Grande Enciclopedia della Sardegna, vol. 8 (Quattrocchi - Sibiola) [2 ed.]

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Grande Enciclopedia della Sardegna, vol. 8 (Quattrocchi - Sibiola) [2 ed.]

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LA GRANDE ENCICLOPEDIA DELLA SARDEGNA

Volume 8

Quattrocchi - Sibiola

Enciclopedia della Sardegna – Volume 8

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LA GRANDE ENCICLOPEDIA DELLA SARDEGNA

Volume 8: Quattrocchi-Sibiola

Edizione speciale e aggiornata per La Nuova Sardegna § 2007 Editoriale La Nuova Sardegna S.p.A. dell’edizione originale La Grande Enciclopedia della Sardegna a cura di Francesco Floris § 2002 Newton & Compton Editori S.r.l.

Supplemento al numero odierno de La Nuova Sardegna Direttore responsabile: Stefano Del Re Amministratore delegato: Odoardo Rizzotti Reg. Trib. di Sassari nº 4 del 19/6/1948

I contenuti della presente edizione speciale sono stati rielaborati, aggiornati, arricchiti e completati da La Nuova Sardegna. Tutti i diritti di copyright sono riservati. Nessuna parte di questo ` essere riprodotta, memorizzata o trasmessa in alcuna forma e con alcun mezzo, eletvolume puo tronico, meccanico, in fotocopia, in disco o in altro modo, compresi cinema, radio e televisione, ` perseguita a termini di legge. senza autorizzazione scritta dell’Editore. Ogni violazione sara

Finito di stampare nel mese di ottobre 2007 presso ILTE S.p.A., Moncalieri (TO)

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LA GRANDE ENCICLOPEDIA DELLA SARDEGNA a cura di Francesco Floris

Enciclopedia della Sardegna – Volume 8

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Per l’edizione speciale:

Progetto e consulenza editoriale: Manlio Brigaglia

Opera a cura di Francesco Floris

Coordinamento redazionale: Salvatore Tola

Progetto grafico e impaginazione: Edigeo s.r.l., Milano

Collaboratori: Mario Argiolas, Piero Bartoloni, Marcella Bonello Lai, Aldo Borghesi, Aldo Brigaglia, Maria Immacolata Brigaglia, Antonio Budruni, Paolo Cabras, Gerolama Carta Mantiglia, Rita Cecaro, Ercole Contu, Fabrizio Delussu, Roberto Dessanti, Giovanni Dore, Piergiorgio Floris, Federico Francioni, Piero Frau, Sergio Frau, Franco Fresi, Elisabetta Garau, Alberto Gavini, Giovanni Gelsomino, Michele Guirguis, Antonio Ibba, Marcello Madau, Giovanni Marginesu, Attilio Mastino, Antonello Mattone, Lucia Mattone, Gianluca Medas, Francesco Melis, Paolo Melis, Giuseppe Meloni, Vico Mossa, Fabrizio Mureddu, Anna Maria Nieddu, Francesca Nonis, Francesco Obinu, Gianni Olla, Pietro Pala, Giampiero Pianu, Tomasino Pinna, Enrico Piras, Giuseppe Piras, `, Paolo Pulina, Marco RenNatalino Piras, Giuseppe Podda, Valentina Porcheddu, Franco Porra deli, Paola Ruggeri, Sandro Ruju, Antonello Sanna, Barbara Sanna, Mauro Giacomo Sanna, Piero Sanna, Pietro Sassu, Tiziana Sassu, Simone Sechi, Giuseppe Serri, Francesco Soddu, Piergiorgio Spanu, Alessandro Teatini, Marco Tedde, Eugenia Tognotti, Francesca Tola, Giovanni Tola, Dolores Tomei, Raimondo Turtas, Esmeralda Ughi, Luisanna Usai, Adriano Vargiu, Massimiliano Vidili, Bepi Vigna, Gianna Zazzara, Raimondo Zucca

Consulenza iconografica: Giancarlo Deidda

Referenze iconografiche: pag. 392: Archivio Edizioni Della Torre (Cagliari) pag. 547: Archivio Sergio Serra (Cagliari) pagg. 3, 27, 33, 38, 42, 44, 55, 61, 71, 74, 77, 80, 96, 98, 108, 116, 117, 119, 124, 130, 132, 139, 149, 150, 154, 158, 167, 168, 169, 170a, 172, 179, 183, 191, 194, 202, 209, 210, 216, 222, 224, 225, 226, 252, 254, 258, 267, 269, 270, 271, 294, 295, 262, 264, 280, 282, 286, 287, 290, 292, 317, 319, 321, 332, 334, 335, 381, 383, 385, 390, 401, 402, 408, 413, 414, 415, 455, 460, 486, 494, 495, 505, 518, 533, 534, 535, 539, 551, 553, 554, 556, 561, 562, 589, 600, 602, 610, 622, 635: De Agostini Picture Library (Novara) pagg. 338, 340: Salvatore Pirisinu (Sassari) pagg. 235, 416: Tore Ligios Immagine di copertina: De Agostini Picture Library

Si ringraziano per la collaborazione tutti gli artisti, gli archivi fotografici e gli enti di conserva` a dispozione che hanno dato permesso di riproduzione. L’Editoriale La Nuova Sardegna S.p.A. e sizione degli aventi diritto per eventuali fonti iconografiche e testuali non individuate. Si ringraziano le Edizioni Della Torre per la collaborazione.

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Guida alla consultazione Ordine alfabetico ` stata La sequenza alfabetica dei lemmi e fissata trascurando i caratteri non alfabetici. Quando il lemma contiene una virgola – come avviene nei nomi propri di persona tra cognome e nome – l’ordinamento considera solo la parte del lemma che precede la virgola, passando alla parte successiva solo in caso di omografia:

*

– Voci dedicate ai santi. Subito dopo l’attacco del lemma e, se presente, il nome al secolo, vengono indicate le varianti sarde del nome che differiscono dall’italiano: Lorenzo da Brindisi, san (Giulio Cesare Russo; in sardo, Santu Lorenzu, Santu Lorentu, Santu Larentu, Santu Laurentu) ...

San Benedetto San Carlo Sanchez Sanchez de Calatayud, Pietro Sanchez Martinez, Manuel

Dopo l’esposizione generale della vita e delle opere del santo sono spesso presenti i paragrafi In Sardegna, in cui si ` patrono e citano i centri di cui egli e dove possono essere descritti i suoi legami col mondo della storia o delle tradizioni sarde, e Festa, nel quale ven` che gono elencate le date e le localita hanno particolari ricorrenze dedicate al suo culto:

Struttura delle voci ` evidenziato in carattere neIl lemma e retto. ` alcuni lemmi di santi riPer comodita mandano a quelli dedicati a un altro personaggio con cui i primi hanno avuto rapporti e all’interno della cui voce sono citati. ` possibile Nei casi di lemmi complessi e che sia presente una suddivisione in paragrafi. Per le voci di alcune categorie `, generalmente, specifiche la struttura e la medesima. *

Andrea, santo ... In Sardegna Patrono di Birori, Giave, Gonnesa, Modolo, Sant’Andrea Frius, Sedini, Sennariolo, Tortolı`, Ula Tirso e Villanova ` il nome al mese di novemTruschedu. Da bre, Sant’Andria. Patrono dei pescatori e dei pescivendoli, invocato contro i tuoni e per guarire gli animali dal mal di ventre. I proverbi: «Po Sant’Andria si toccat sa pibizia» (Per Sant’Andrea si spilla, si assaggia, il vino nuovo); «Seu cumenti sa perda de Sant’Andria, beni stemmu e mellu stau» (Sono come la pietra di Sant’Andrea, bene stavo e meglio sto): persona che si adatta a tutto. Festa Si festeggia il 30 novembre; il 24 maggio a Sant’Andrea Frius. Sagre estive e in altre date durante l’anno.

– Voci dedicate ai comuni. Vengono forniti alcuni dati essenziali come popolazione, superficie, posizione geografica, suddivisioni amministrative e storiche di appartenenza, seguiti dai paragrafi: TERRITORIO, STORIA, ECONOMIA, DATI STATISTICI, PATRIMONIO ARCHEOLOGICO (solo se rilevante), PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE (e AMBIENTALE, solo se rilevante), FESTE E TRADIZIONI POPOLARI.

– Voci dedicate a botanica e zoologia. Vengono di norma indicati i nomi scienti-

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` un formaggio a pasta ... Bonassai. E ... ` dell’insediamento rurale Precarieta ... Villaggi abbandonati GIUDICATO D’ARBOREA Nel giudicato d’Arborea sono stati individuati i seguenti villaggi abbandonati: 1. Abbagadda, villaggio che sorgeva ... 2. Almos, villaggio che sorgeva ... GIUDICATO DI GALLURA Nel giudicato di Gallura sono stati individuati i seguenti villaggi abbandonati: 1. Agiana ... ... Villaggi i cui abitanti si trasferirono altrove ... GIUDICATO D’ARBOREA ... GIUDICATO DI GALLURA ... ...

fici delle specie citate e una classificazione sistematica generale. Nel caso in cui il lemma faccia riferimento a spe` essere presente un cie diverse puo ` semelenco interno per rendere piu plice la consultazione. I nomi sardi, se presenti, sono dati in corsivo e con l’eventuale specificazione del dialetto tra parentesi: Cicerchia Genere di piante erbacee perenni della famiglia delle Leguminose, rappresentato in Sardegna da diverse specie, caratterizzate da fusti lunghi, spesso rampicanti: 1. la c. a foglie larghe (Lathyrus latifolius L.) ... 2. la c. porporina (Lathyrus articulatus L.) ... Nomi sardi: che´rigu (logudorese); letı´tera (Sardegna centrale); piseddu, pisu de coloru (campidanese); pisu de coloru (Sardegna meridionale).

– Voci dedicate a elementi del patrimonio storico e tradizionale sardo. Il testo viene spesso ordinato secondo paragrafi, attinenti alla categoria degli elementi trattati, o in elenchi:

– Voci dedicate alle famiglie storiche. Nel caso in cui la famiglia si sia divisa in ` rami essi vengono solitamente piu elencati distintamente:

Formaggi della Sardegna ... &

IL FORMAGGIO NELLA STORIA

` il centro della produFin dall’antichita zione ... & TIPI DI FORMAGGIO Attualmente i tipi ` diffusi sono: di formaggio sardo piu ` un formaggio ... Biancospino. E

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Amat Illustre e antica famiglia ... ` la baronia di Ramo di Pietro. Pietro eredito Sorso ... ` la Ramo di Francesco. Francesco continuo linea dei marchesi di Villarios ... Ramo di Francesco (San Filippo). Da Francesco, figlio cadetto del marchese Gavino di Villarios, discende ... Rami collaterali. Attualmente, oltre al ramo marchionale primogenito ...

Quattro Mori

Quattrocchi, Alfio Elio Fotografo (n. Carbonia, sec. XX). Le sue foto sono distribuite in Italia e all’estero dalla prestigiosa agenzia milanese MARKA, e sono apparse in servizi su ‘‘Panorama Travel’’, ‘‘I Viaggi di Repubblica’’, ‘‘Il Corriere della sera’’, oltre che su libri della RCS e della Fabbri. Vincitore del concorso fotografico ‘‘Airone’’ del 1986, ha realizzato campagne pubblicitarie nazionali per il marchio Superga negli anni 1986-1988. Ha curato, per conto del Touring Club Italiano, due Guide Vacanze (Gallura e Gennargentu).

Studi fenici’’, IV, 1, 1986; Jewellery, in A catalogue of material in the British Museum from Phoenician and other tombs at Tharros, 1987.

Quattro Coronati, santi (in sardo, Is Coronaus) Santi (secc. III-IV). Martiri. Ormai arrimaus, messi da parte, un tempo erano veneratissimi in Sardegna, patroni dei muratori, degli stuccatori e degli impresari edili. Dal 1969 il ` limitato a calendari locali o loro culto e particolari. Atti del secolo VI: Claudio, Castorio, Simproniano o Sinforiano e Nicostrato (a essi si aggiunse Simplicio) cristiani della Pannonia, scultori del marmo, per aver rifiutato di scolpire una statua di Esculapio furono chiusi in casse di piombo e gettati in un fiume l’8 novembre d’un anno sotto Diocleziano, reliquie portate a Roma. Dalla Pannonia a Roma, dove Diocleziano fece costruire un tempio in onore di Esculapio, ordinando a tutti di sacrificare. Quattro soldati cristiani, sconosciuti i loro nomi (qualche agiografo sostiene che erano di Albano e si chiamavano Carpoforo, Secondo, Severiano e Vittorino), si rifiutarono e furono condannati a morte mediante flagellazione; San Sebastiano li seppellı` nella via Labicana. Papa Milziade ` con i nomi dei mar(311-314) li chiamo ´ erano morti tiri della Pannonia, poiche nel giorno del loro anniversario. Il loro culto si confuse con quello dei Quattro (e non cinque) Coronati della Pannonia. [ADRIANO VARGIU] Festa Si festeggiano l’8 novembre.

Quattrocchi Pisano, Giovanna Archeologa (n. Roma 1947). Allieva di Sabatino Moscati, dopo la laurea ha intrapreso la carriera universitaria. Nel ` diventata professore associato 1980 e di Archeologia fenicio-punica; attual` di Letmente insegna presso la Facolta ` di Tor Vergata a tere dell’Universita Roma. Ha preso parte ad alcune cam` autrice di pagne di scavo a Tharros. E numerosi lavori scientifici che docu` di archeologa, mentano la sua attivita tra cui: I gioielli fenici di Tharros nel Museo nazionale di Cagliari, 1970; Un cippo a Tharros, ‘‘Rivista di Studi fenici’’, V, 1, 1977; Una stele inedita di Sulci, ‘‘Rivista di Studi fenici’’, V, 2, 1977; Dieci scarabei da Tharros, ‘‘Rivista di Studi fenici’’, VI, 1, 1978; La colle` fenicio-puzione Garovaglio. Antichita niche al Museo di Como, ‘‘Rivista di Studi fenici’’, IX, supplemento, 1981 (nello stesso articolo, in appendice quattro schede su Le terrecotte, I vetri, I gioielli, Cippo con iscrizione); Ancora su una stele inedita di Sulci, ‘‘Rivista di ` puniStudi fenici’’, X, 1, 1982; Antichita che nel Museo di Como, in Atti del I Convegno internazionale di Studi fenici e punici, I, 1983; Nuovi studi sull’oreficeria tharrense, ‘‘Rivista di Studi fenici’’, XIII, 2, 1985; Studi sull’oreficeria fenicio-punica (1970-1974), ‘‘Rivista di

Quattro Mori Stemma della Sardegna. ` diventato per anIl simbolo dei Q.M. e tonomasia il simbolo della Sardegna. Da un punto di vista araldico si tratta di un’insegna presente in stemmi, medaglie e bandiere: una croce rossa in campo bianco con la testa di un moro bendato in ciascuno dei quattro qua` antiche notizie storiche dranti. Le piu

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Quazza su questa insegna risalgono al secolo XV. In effetti essa era di origine catalana: le quattro teste di mori sono riferibili ad antiche imprese del regno d’Aragona nei confronti dei regni mori della penisola iberica, in particolare alla battaglia di Alcoraz (1096), nella quale la miracolosa apparizione di un guerriero vestito di bianco splendente con una croce rossa sul petto (San Giorgio, poi assunto come protettore della Catalogna) avrebbe condotto alla vittoria Pietro I d’Aragona, e dopo la vittoria sarebbero state trovate sul campo di battaglia quattro teste di mori ben` redate e coronate, simbolo di dignita ` gale. Allo stato attuale delle cose non e possibile sapere per quale motivo questa insegna, che in Aragona fu presto sostituita dallo scudo con i colori giallo e rosso a bande, sia stata utilizzata poi ` ranel Regno di Sardegna. La tesi piu ` che, nel momento di aggionevole e giungere alla federazione catalanoaragonese un nuovo regno, ci si fosse posti, da parte dei conquistatori, il problema di dotarlo anche di un suo emblema: la prima attestazione di esso si troverebbe infatti nel sigillo di una carta di privilegio per il municipio cagliaritano, datata al 1328, pochi anni ` dopo la conquista. Quando l’isola passo ` a essere ai Savoia il simbolo continuo usato e addirittura fu inserito al centro dei grandi stemmi gentilizi della nuova dinastia. Nel corso di quello stesso se` , i mori, che precedencolo XVIII, pero temente erano raffigurati con una benda sulla fronte, presero a essere raffigurati con una benda sugli occhi, secondo Vico Mossa per la distrazione nella fattura di un nuovo punzone, ` vecchiamato a sostituirne uno piu chio, in cui la reale posizione delle bende era diventata illeggibile. Una ` d’Italia semvolta proclamata l’unita ` che l’antico simbolo del Regno bro

sardo fosse caduto in disuso, ma dopo la fine della prima guerra mondiale, con l’affermarsi della cultura sardista, esso divenne l’insegna del Partito Sardo d’Azione e prese nuovamente a essere considerato come il simbolo ` . Quando, dopo l’entrata della sardita in vigore della Costituzione repubblicana, fu istituita la Regione autonoma della Sardegna, il simbolo ufficiale della Regione divenne appunto quello dei Q.M. Infatti con il D.P.R. 5 luglio 1952 (trascritto nel Registro Araldico dell’Archivio di Stato di Roma il 28 ottobre 1952 e nei registri dell’Ufficio Araldico il 14 dicembre 1957), «Concessione alla Regione Autonoma della Sardegna di uno stemma e di un gonfalone», la Regione si dotava di un emblema ufficiale, con uno stemma «d’argento alla croce di rosso accantonata da quattro teste di moro bendate». Una successiva deliberazione all’inizio degli anni Duemila ha fissato la collocazione delle bende sulla fronte e l’orientazione delle quattro teste dei mori a destra.

Quazza, Guido Storico (n. Torino 1922). ` autorevoli studiosi della stoTra i piu ria moderna italiana ed europea, ha dedicato alla Sardegna alcuni scritti: Un temuto sbarco spagnolo in Sardegna (1732) nei rapporti di un diplomatico savoiardo, ‘‘Fert’’, XV, 1943; Una mancata impresa spagnola in Sardegna nel 1732, in Atti del VI Congresso internazionale di studi sardi, 1962; Bogino Giovanni Battista Lorenzo, voce nel Dizionario biografico degli Italiani, X, 1969.

Quercia Nome generico attribuito a

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piante della famiglia delle Fagacee. 1. La q. coccifera, o q. spinosa (Quercus ` coccifera L. o Quercus calliprinos), e una pianta arbustiva sempreverde, con rami intricati e fusto tortuoso. Le foglie sono coriacee, semplici, glabre, ovali o tondeggianti, con margine den-

Quercia tato e spinuloso. I fiori sono a sessi separati e riuniti in infiorescenze, pendule quelle maschili, raccorciate quelli femminili. I frutti sono ghiande ` della con cupola che riveste circa meta ` diffusa in tutto il bacino del ghianda. E ` presente Mediterraneo, in Sardegna e ` del settore sudsolo in alcune localita occidentale dell’isola (agro di Uta, Porto Pino, Bugerru, agro di Pabillo` una specie da pieno sole, prefenis). E risce stazioni assolate, sabbiose o roc` un eleciose, e clima caldo-arido. E mento importante delle formazioni arbustive a macchia alta e, avendo una forte resistenza sia al taglio che agli incendi, rappresenta una garanzia di ` nelle aree soggette a questi continuita ` essere aggredita da un inrischi. Puo setto conosciuto come falsa cocciniglia, e per reazione alla puntura produrre delle escrescenze legnose (galle) dalle quali in passato si estraeva un pigmento rosso, meno pregiato della porpora ma a disposizione anche dei ` poveri della societa ` . Nomi ceti piu ´ ndiri de arroi, la ´ ndiri sardi: arroi, la marru. 2. La q. da sughero, o sughera ` una pianta arbo(Quercus suber L.), e rea alta fino a 15 m con chioma irregolare, rada, a foglie semipersistenti (permangono sull’albero fino all’emissione delle nuove foglie, quindi cadono ` una specie molto lontutte insieme). E ` raggiungere notevoli digeva che puo ` mensioni del tronco. La corteccia e molto screpolata e fessurata, con un’elevata suberificazione. Le foglie sono coriacee, semplici, picciolate, ovate o ovato-lanceolate, con margine dentato, glabre alla pagina superiore, fittamente pelose alla pagina inferiore. I fiori sono unisessuali, quelli maschili riuniti in amenti lassi, quelli femminili corti e avvolti da un involucro peloso, ` compaiono in aprile-maggio. Il frutto e una ghianda che compare in ottobre-

novembre e diventa matura in parte nello stesso anno della fioritura in parte nell’estate dell’anno successivo.

Quercia – Sughera.

` una specie tipicamente mediterraE nea: in Italia si ritrova soprattutto in ` estesi Sicilia e in Sardegna, dove i piu popolamenti sono quelli galluresi; preferisce i climi temperato-subumidi, con suoli freschi e profondi e una di` annua. I boschi a suscreta piovosita ghera sono sempre governati dall’uomo, che ripulisce il sottobosco per poterlo sfruttare a pascolo, ma soprattutto per poter raccogliere il suo prodotto principale, il sughero, uno speciale tessuto della corteccia. Il sughero ha un ciclo rigenerativo di 9-12 anni e la prima estrazione (demaschiatura) ` di 15-18 anni, ottenendo avviene all’eta il ‘‘sughero maschio’’, grossolano e ruvido, usato soltanto per prodotti di aggregazione. Le successive estrazioni forniranno il ‘‘sughero femmina’’, con migliori caratteristiche merceologiche, da cui, con diverse lavorazioni, si ottiene una vasta gamma di prodotti. L’estrazione del sughero (decorticazione) deve essere effettuata con grande cura per evitare di danneggiare

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Quercino il tessuto che lo produce (fellogeno) e ` indicati per tale ragione i periodi piu ` in magsono quelli in cui la pianta e ` fisiologica, cioe ` tra maggiore attivita gio e agosto. Le foreste di sughere, oltre alla caratterizzazione di taluni paesaggi mediterranei, contribuiscono al mantenimento degli equilibri idrogeo-biologici per l’azione di contrasto all’erosione e per la produzione di ossigeno e sostanze nutritive, rappresentano quindi un bene da tutelare non soltanto per il mero valore economico delle materie prime che forniscono ma anche per i vantaggi complessivi che offrono. Deve essere cura degli amministratori provvedere al mantenimento dei boschi in un ottimo stato di conservazione e in particolare di quelli che danno prodotti fondamentali per le microeconomie locali. In Sardegna, la Stazione Sperimentale del Sughero di Tempio Pausania ha proceduto alla certificazione dello stato di conservazione della sughereta di Cosseddu, ricorrendo alla procedura internazionale FSC (Forest Stewardship Council) che certifica la qua` del governo delle foreste, divenlita tando l’unica sughereta al mondo a ottenere questo riconoscimento. Il su` da sempre considerato ghero sardo e uno dei migliori in assoluto; le produ` importanti sono quelle di Cazioni piu langianus, Aggius, Tempio Pausania e Luras. Oltre che nell’impiego indu` da sempre una striale, il sughero e delle materie prime per la costruzione artigianale di oggetti e utensili di uso domestico, come i vassoi per la carne arrosto, o l’uppu, sorta di bicchieremestolo dal manico lunghissimo, usato in Gallura per attingere l’acqua dalle sorgenti. Molti strumenti musicali antichi, come quelli conservati al Museo Dore di Tadasuni, sono in sughero. ` sempre stata consideTutta la pianta e

rata una pianta magica e ad essa sono legati leggende e riti tradizionali: tra tutti quello di sa tuva, in occasione di Sant’Antonio Abate, in cui vengono benedetti e bruciati grossi tronchi di q., a volte sradicando, incautamente, alberi secolari. I nomi sardi si riferiscono al ` ara (gallurese); subergiu sughero: su (Sardegna centrale); suergiu (campidanese); suerzu (logudorese). [TIZIANA SASSU]

Quercino = Zoologia della Sardegna Querqueti (o Querquedo, Cherchedu) Antico villaggio che faceva parte del giudicato di Torres, compreso nella cura` toria dell’Oppia. Era situato in localita San Giacomo nelle campagne di Ittireddu. Dopo l’estinzione della famiglia ` ai Doria che lo inclugiudicale, passo sero nei loro domini. Dopo la conquista ` a far parte catalano-aragonese entro `i del Regnum Sardiniae; quando pero Doria si ribellarono, divenne teatro delle operazioni militari e decadde rapidamente. Prima della fine del secolo XIVera spopolato.

Querqueto (o Cherchedu, Querceto) Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato di Torres, compreso nella curatoria del Mei` San Nicola logu. Era situato in localita nelle campagne di Siligo. Dopo l’estin` ai zione della famiglia giudicale, passo Doria che lo inclusero nei loro domini. Dopo la conquista catalano-aragonese, con la ribellione dei Doria, divenne teatro delle operazioni militari e decadde rapidamente. Prima della fine del secolo XIV era quasi spopolato. ` di esistere nel secolo XV quando Cesso ` a far parte del villaggio di Siligo. entro

Querqui (o Cerki, Kerki) Antico villaggio che faceva parte del giudicato di Torres, compreso nella curatoria di Flu` Funminargia. Era situato in localita tana de Cerchi nelle campagne tra Porto Torres e Sassari. Dopo l’estin-

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Quesada zione della famiglia giudicale fu amministrato direttamente dal Comune di Sassari, ma la sua popolazione diminuı` rapidamente e agli inizi del secolo XIV era completamente spopolato.

Quesada Famiglia sassarese (sec. XIVesistente). Sulle sue origini si fanno due ipotesi: una vuole che derivi dall’antica famiglia gallurese dei Casada, molto importante nel secolo XIV; l’al` a una tradizione famitra, che si rifa liare, la vuole originaria dell’Andalusia, da dove si sarebbe trapiantata a Sassari nel corso del secolo XVI con ` nel un Pietro, giurato capo della citta 1538. I suoi discendenti continuarono a risiedere a Sassari e da Francesco Nicola e da Giovanni Benedetto, due fra` del secolo telli vissuti nella prima meta XVII, sono derivati i due grandi rami della famiglia. Ramo di Francesco Nicola. Da Francesco Nicola, giurato capo di Sassari, discese un ramo dal quale uscirono alcuni illustri giureconsulti. Si estinse agli inizi del secolo XVIII. Ramo di Giovanni Benedetto. Da Giovanni Benedetto, tramite i suoi figli Giovanni Maurizio, Giuseppe Proto e ` Pietro Giovanni, nella seconda meta del secolo discesero altri due rami. Ramo di Pietro Giovanni. Pietro Giovanni diede asilo a suo fratello Giovanni Maurizio coinvolto in alcuni fatti di sangue; condannato a morte nel ` . I suoi di1691, fu privato della nobilta scendenti furono reintegrati nel titolo e diedero luogo a un’intricatissima serie di rami secondari tuttora fiorenti. Da uno di questi discesero i marchesi di San Saturnino, titolo ottenuto nel 1806, oggi estinto. Ramo di Giovanni Proto. Anche Gio`, vanni Proto fu privato della nobilta ma i suoi discendenti la ripresero nel 1699 e si divisero a loro volta in alcune linee secondarie. Da una di queste de-

` la linea dei marchesi di San Sebarivo stiano, titolo ottenuto nel 1816, e il feudo di Cuglieri nel 1834.

Quesada, Antonio Gentiluomo (Sas` sec. XVII-ivi, dopo sari, prima meta 1693). Entrato nell’amministrazione finanziaria, fece una splendida carriera acquistando la stima dei suoi concittadini. Nel 1665 era luogotenente del clavario di Sassari, nel 1676 fu nominato tesoriere della dogana. Nel 1679 fu ri` e nel 1692 e conosciuta la sua nobilta 1693 venne eletto giurato capo della `. sua citta

Quesada, Carlo Marchese di San Sebastiano, diplomatico (Sassari, se` sec. XVIII-ivi?, prima conda meta ` sec. XIX). Ufficiale di carriera di meta ` , entro ` al servizio del grandi capacita ` in deduca di Modena che lo impegno licate missioni in alcune capitali europee. Abbellı` il suo palazzo di Sassari e nel 1816 fu creato marchese di San Se` la contea di bastiano; nel 1834 acquisto Cuglieri per suo figlio Eugenio e quella di Scano di Montiferro per l’altro figlio Ignazio.

Quesada, Cristiano Genealogista (n. Cagliari 1954). Laureato in Scienze po` dedicato all’insegnamento litiche, si e ` stunella formazione professionale. E dioso di problemi di genealogia. Tra i suoi scritti: I Quesada signori utili delle scrivanie del real patrimonio di Sassari, ‘‘Bollettino bibliografico della Sardegna’’, 20, 1995; I Mossa. Una famiglia di podatari, ‘‘Quaderni bolotanesi’’, XXIV, 1998.

Quesada, Cristoforo Gentiluomo sas` sec. sarese (Sassari, seconda meta XVII-ivi, dopo 1718). Figlio di Pietro, uomo attivo, scoppiata la guerra di suc` nel parcessione spagnola si schiero tito favorevole agli Asburgo. Cosı`, una ` in loro povolta che la Sardegna passo tere, fu ripetutamente eletto giurato capo di Sassari fino al 1718.

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Quesada

Quesada, Francesco I Giureconsulto ` sec. XVII-Spa(Sassari, seconda meta gna?, inizi sec. XVIII). Figlio di Pietro, dopo aver conseguito la laurea in ` nella carriera giudiziaria. Legge entro Nel 1686 fu nominato assessore criminale della Regia Governazione di Sassari; in seguito divenne giudice della Reale Udienza. Scoppiata la guerra di successione spagnola, rimase fedele a Filippo V, per cui fu costretto ad andare in esilio in Spagna.

Quesada, Francesco II Giureconsulto (Sassari 1664-ivi 1731). Dopo la condanna a morte di suo zio Giovanni Maurizio, fu costretto a lasciare Sassari e, intrapresa la carriera delle armi, si sta` in Legge. bilı` a Madrid, dove si laureo ` a Sassari dove fu nomiNel 1696 torno nato assessore della Reale Governazione e nel 1699 venne reintegrato nei suoi privilegi. Rimasto in magistratura, raggiunse il grado di giudice della Reale Udienza.

Quesada, Francesco Nicola Genti` sec. XVIIluomo (Sassari, prima meta ivi 1652). Figlio di Giovanni Stefano, ` di spicco, prese parte atpersonalita ` tiva all’amministrazione della sua citta natale e tra il 1644 e il 1649 fu continuativamente eletto giurato capo. A lui si deve il rifacimento della bella fontana del Rosello, «la quale – dice Pasquale Tola – fu ridotta in miglior forma ed ornata di marmi sotto il di lui consolato, come appare nell’iscrizione nella suddetta fonte».

Quesada, Giovanni Maurizio Genti` sec. XVIIluomo (Sassari, prima meta ivi 1681). Uomo dal carattere violento, comandante della cavalleria miliziana di Sassari, fu coinvolto in diversi fatti di sangue che gli alienarono l’opinione pubblica. Condannato per omicidio, fu privato dei suoi privilegi e decapitato nel 1681.

Quesada, Giovanni Serafino Giurista

`, fine sec. XVI-Sassari, prima (Budduso ` sec. XVII). Laureato in Legge, si meta ` per la sua buona preparazione segnalo e divenne avvocato dei poveri presso l’Inquisizione. Difese i privilegi giurisdizionali dell’Inquisizione sarda durante i lavori del parlamento Gandı´a.

Quesada, Mario Studioso e critico d’arte (Chiusaforte 1941-Roma 1996). Figlio di un Antonio della storica famiglia sassarese, dopo la laurea divenne funzionario del Ministero del Turismo ` con passione l’interesse per e coltivo l’arte applicata, divenendone uno dei critici di maggiore prestigio a livello nazionale. Autore di importanti mono` con digrafie specifiche, collaboro verse riviste e fece parte di prestigiosi organismi culturali tra cui l’Ente della Quadriennale romana.

Quesada, Pietro (o P. Quesada Pilo) Giurista (Sassari 1629-Napoli 1675). Figlio di Francesco Nicola, conseguita la lau` in magistratura e rea in Legge entro percorse una brillante carriera giungendo a essere giudice della Reale Udienza: fu – secondo il Tola – «uno ` insigni vissuti in Sardedei maestri piu gna nel secolo XVII». Prese parte ai parlamenti del suo tempo schierandosi nel partito dei Castelvı` per cui, ´ Camarassa, dopo l’uccisione del vicere nel 1668 fu mandato in esilio a Napoli. Fu autore di due opere giuridiche che permettono di avere uno spaccato della vita giudiziaria e civile di Sassari del Seicento: Dissertationum quotidianarum juris in tribunalibus Turritanis controversiae, edita a Napoli nel 1662, e Controversiarum forensium utriusque iuris miscellaneam conficientium tomus unicus, in quo amplissimi senatus sardoi centesimum numerum excedentes decisiones continentur (edito a Roma nel 1665, era dedicato a Cristoforo Crespi di Valdanza, vicecancel-

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Questione sarda liere del Supremo Consiglio di Aragona). «Chi non conoscesse la condizione de’ tempi nei quali egli visse, gli ` del suo usi, i pregiudizi e le calamita paese – scrive il Tola – , basterebbe al certo che leggesse le sue Controversie forensi e le Dissertazioni ancora».

Quesada, Raimondo1 Religioso (Sassari 1702-Bosa 1758). Vescovo di Bosa dal 1750 al 1758. Entrato in Seminario fu ordinato sacerdote. Nominato canonico turritano, per anni resse la parrocchia di Ploaghe. Nel 1750 fu nomi` la dionato vescovo di Bosa: governo cesi con lungimiranza e apertura, promosse la pubblicazione delle opere di ` Giovan Francesco Fara e si preoccupo di tenere in efficienza il sistema dei monti granatici in tutti i villaggi della sua diocesi.

Quesada, Raimondo 2 Marchese di San Saturnino, funzionario (Sassari, ` sec. XVIII-ivi?, inizi sec. seconda meta ` nella XIX). Laureatosi in Legge, entro magistratura e percorse la carriera fino a giungere al grado di giudice della Reale Udienza. Nel 1800 fu nominato segretario di Stato e incaricato di ´ dirigere la segreteria del vicere quando era in Sardegna Carlo Felice, ` in grande amicizia. Porcol quale entro tato a termine il suo incarico, nel 1806 fu nominato marchese di San Saturnino.

Quesada, Salvatore Luigi Poeta e scrittore (Sassari 1845-Porto Torres 1915). Apparteneva al ramo dei signori della scrivania del Patrimonio reale ed esercitava la professione di notaio. Legato agli ambienti della cultura sassarese di fine Ottocento, amico di Salvatore Farina e di Luigi Falchi, fu delicato scrittore e poeta, autore di numerose opere nelle quali seppe rievocare, con raffinata eleganza, le tradizioni della Sassari popolare. Tra le sue opere letterarie vanno in particolare

ricordate Ultimi accordi, pubblicato a Sassari nel 1900, e Canti sassaresi, uscito nel 1909. Fu anche attento studioso delle testimonianze storiche e dei monumenti, su cui scrisse alcune interessanti monografie tra cui: Torres e la sua basilica cristiana, pubblicato a Sassari nel 1906; Ponte Romano in Torres, Sassari 1913.

Quessa Cappay, Gian Pietro Letterato (Sassari, sec. XVII-?). Il Tola lo dice «probabilmente cagliaritano di ` autore di una Storia di San patria». E Lussorio, opera destinata a una sacra ` rappresentazione, il cui manoscritto e custodito nella Biblioteca Universitaria di Sassari. Il Tola diceva di aver visto ed esaminato, nella biblioteca Simon di Alghero, una operetta dal titolo Historia de la vida del nobilissimo caballero calaritano, apostol del reyno de Sarden ˜ a y invicto martir S. Luxorio, compuesta de quanto se halla escrito en varios codices, calendarios, marturologios y autores sardos y forasteros an ˜ o 1751.

Questione sarda Termine con cui la storiografia indica il complesso di squilibri, di ineguaglianze, di problemi che sono riferibili alla Sardegna in relazione al vasto mondo che la circonda, ma in particolare alle condizioni generali del Paese e insieme ai rapporti con lo Stato. Storicamente essa ha inizio col passaggio della Sardegna ai Savoia; la nuova dinastia non aveva accettato volentieri il cambio tra la ricca e popolosa Sicilia e la Sardegna povera e arretrata, di cultura e tradizioni molto vicine a quelle spagnole, nella quale, oltretutto, si parlavano due lingue, lo spagnolo e il sardo, estranee alle tradizioni piemontesi e savoiarde. La Sardegna, inoltre, oltre che nella grande crisi economica che condivideva con la Spagna, si trovava ancora in una profonda crisi politica conseguente al fallimento delle aspirazioni autonomisti-

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Questione sarda che che erano maturate nella seconda ` del secolo XVII. La sua societa ` meta appariva in generale apatica e frustrata. I nuovi arrivati non furono in grado di capire i gravi problemi che affliggevano l’isola: la guardarono come ` estranea, nei confronti della una realta quale assunsero un atteggiamento di diffidenza che si tradusse nell’esclusione dei sardi (i nazionali) dalle decisioni politiche che li riguardavano e ` amministrativa che veniva dall’attivita svolta nei loro confronti (e, si sarebbe dovuto credere, a loro vantaggio). Essi invece avrebbero dovuto impostare un’azione di governo che fosse consapevole delle ragioni storiche della di` e delle difficolta ` dell’isola; un versita impegno capace di realizzare un’effettiva coesione tra sardi e piemontesi e distaccare la Sardegna dall’area di influenza culturale spagnola per inse` gravitante rirla nella nuova realta verso l’Italia. Questo processo richiedeva chiarezza di idee e conoscenze profonde, condizioni che mancavano ai nuovi governanti: cosı` alla diffidenza iniziale nel corso dei decenni si aggiunse una crescente incomprensione che sarebbe esplosa nell’aprile del 1794 portando alla famosa cacciata dei Piemontesi (ora ricordata per legge come Sa die de sa Sardigna). Quando nel 1793, grazie all’azione degli Stamenti che si erano autoconvocati, furono i sardi stessi a riportare una clamorosa vittoria sulla flotta d’invasione francese, nacque fra loro la consapevolezza che la soluzione della q.s. avrebbe potuto essere trovata soltanto nel loro coinvolgimento diretto nell’azione di governo della dinastia. Questo chiesero, ma senza ottenerlo: per cui il secolo XVIII si chiuse anche con il fal` limento dei moti antifeudali e sembro portare a una accentuazione del governo assolutistico. Tutti i problemi

che stavano alla base della q.s. condizionarono l’esistenza del piccolo regno fino al 1848; la monarchia, dal canto suo, con l’abolizione del feudalesimo e con qualche altra riforma, con l’apertura della strada ‘‘Carlo Felice’’, con il miglioramento dei trasporti marittimi, ` con l’editto delle chiudende, sembro voler tentare una nuova strada per risolvere il problema della ‘‘modernizza` la zione’’ dell’isola. Rimaneva pero profonda diffidenza tra popolazione e ´ c’era, in questi, la vogovernanti: ne ` di superare una serie di pregiulonta dizi, di false interpretazioni della ` , che avevano scavato un prorealta fondo abisso e isolato di fatto i sardi. Nei primi decenni dell’Ottocento una felice stagione culturale, legata ai nomi di Giuseppe Manno, Pasquale Tola, Lodovico Baylle, Domenico Alberto Azuni, Pietro Martini, Giovanni Siotto Pintor e di moltissimi altri, ` come una riscossa per i sardi. suono La crescente consapevolezza di un grande passato storico (o comunque creduto tale) fece ritrovare uno spirito ‘‘nazionale’’ che sembrava perduto; ma ancora una volta, nell’affrontare i problemi che stavano alla base della q.s., questa rinnovata consapevolezza in ` razioparte impedı` la soluzione piu nale. La scelta che gli intellettuali, i politici e i ceti dirigenti sardi fecero tra il 1847 e il 1848 fu quella della ‘‘fusione’’ della Sardegna con gli stati di terraferma. I sardi rinunciarono alla propria autonomia: in cambio furono introdotti gli ordinamenti in vigore in Piemonte e, nel momento in cui – paradossalmente – con la concessione dello statuto del 1848 l’isola godette delle li` costituzionali, i problemi che berta erano alla base della cosiddetta q.s. furono accentuati invece che risolti; un triste destino fu quello riservato al regno che, almeno formalmente, aveva

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Quinque Libri avuto il primato politico di avviare la ` dello Stato naformazione dell’unita ` d’Italia, i zionale. Proclamata l’unita governi liberali prefascisti ereditarono l’atteggiamento che la vecchia classe politica piemontese aveva avuto nei confronti della Sardegna. E sebbene, come ha scritto Franco Venturi, ` conosciuto una la Sardegna avesse gia ‘‘sua’’ questione meridionale nel rapporto squilibrato fra il Piemonte e l’isola che si era determinato dopo la ‘‘fusione’’, l’espressione ‘‘questione sarda’’, cosı` pregnante di significati e di protesta, sarebbe stata coniata soltanto nel 1865 in un articolo di G.B. Tuveri. Lo Stato liberale non ammise mai l’esistenza di una q.s., al massimo de` all’isola una parte dell’attivita ` di stino legislazione speciale di cui, tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, fu fatto oggetto il Mezzogiorno d’Italia: la sua classe politica non aveva d’altronde la consapevolezza dell’esi` sarda. I problemi stenza dell’identita della Sardegna non divennero mai un problema nazionale, come era avvenuto per la Sicilia e per il Mezzogiorno, ` quindi a risolverli non in tere si penso mini politici ma in termini amministrativi. Anche dopo l’entrata in vigore della Costituzione repubblicana, pur essendo stata concessa all’isola l’autonomia speciale, i Governi nazionali non riuscirono a comprendere le ragioni profonde che stavano alla base della ` erano legate alla q.s. e che sempre piu `. A partire dalla coscienza dell’identita ` d’Italia a proclamazione dell’unita oggi, passata l’illusione che aveva condotto alla ‘‘fusione perfetta’’, gli intellettuali sardi e la classe politica tentarono di assumere nei confronti di questa situazione atteggiamenti che sono stati talvolta contraddittori.

‘‘Questione sarda, La’’ Periodico politico-amministrativo, stampato a Ca-

gliari tra giugno e luglio 1907. Di ispi` la nerazione autonomistica, affermo ` di dar vita a un partito che socessita stenesse gli interessi dei sardi per risolvere il problema della ‘‘questione sarda’’.

Quigini Puliga Famiglia di Tortolı` (sec. XVI-esistente). Le sue notizie risalgono al secolo XVI. Di buona condizione, nel 1640 ottenne il cavalierato ` con un Giovanni ereditario e la nobilta che nel 1643 fu ammesso allo Stamento militare durante il parlamento Avellano. I suoi discendenti continuarono a prendere parte a tutti gli altri parlamenti. Nel secolo XVIII la famiglia era ` ricche dell’Oconsiderata tra le piu ` in grandi opere gliastra e si impegno di bonifica. Agli inizi del secolo XIX si trasferı` a Torino con un Pietro, nominato membro del Supremo Consiglio di Sardegna e dal 1828 insignito del titolo ` ancora oggi recomitale. La famiglia e sidente a Torino.

Quinque Libri Registri parrocchiali contenenti la registrazione dei battesimi, dei matrimoni, delle morti, delle cresime e gli stati delle anime, introdotti dopo il concilio di Trento. Nel loro insieme rappresentano un documento fondamentale per lo studio ` in della popolazione e della societa Sardegna tra il secolo XVI e il XIX. La tenuta dei registri venne disciplinata ` in parsolo alla fine del secolo XVI, piu ticolare fu monsignor Perez del Frago che in un sinodo di Alghero celebrato nel 1573 introdusse alcune regole da seguire nelle registrazioni delle parrocchie limitatamente ai peregrinos y estrangeros. Successivamente le registrazioni si estesero alle altre diocesi ` e con sempre maggiore con regolarita precisione. Nel 1642 l’arcivescovo di ` le Instrucciones para Cagliari emano los Curas (i curati), nelle quali le registrazioni vennero accuratamente di-

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Quinque Libri sciplinate in tutta l’archidiocesi di Cagliari, che allora comprendeva anche quelle di Galtellı` e di Iglesias. Nel 1655 anche la diocesi di Bosa regola` le registrazioni ispirandosi alle mento istruzioni dell’arcivescovo di Cagliari. Nel 1680 le stesse disposizioni vennero adottate dall’archidiocesi di Oristano ` da e nel 1696 dalla diocesi di Ales. E ricordare inoltre che l’archidiocesi ` le sue regole di returritana conservo gistrazione. Delle diocesi sarde l’unica a mantenere una regolamentazione generica e incompleta fu quella di Ampurias e Civita. Il valore anagrafico delle registrazioni parrocchiali venne meno nel corso del secolo XIX con l’introduzione degli appositi uffici di anagrafe ` il presso tutti i comuni; rimase pero loro enorme valore storico per lo studio dell’evoluzione della popolazione. Ecco i quinque libri, per comune, provincia (prima del 2004) e diocesi attualmente conosciuti. Abbasanta (provincia e diocesi di Oristano). La prima registrazione nel 1594 relativa ai decessi; dal 1643 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Aidomaggiore (diocesi di Bosa, provincia di Oristano). La prima registrazione nel 1597 relativa ai matrimoni; dal 1674 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Ales (diocesi di Ales-Terralba, provincia di Oristano). La prima registrazione nel 1604 relativa ai decessi; dal 1607 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Allai (diocesi e provincia di Oristano). La prima registrazione nel 1669 relativa ai battesimi; dal 1707 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Arbus (diocesi di Ales-Terralba, provincia di Cagliari). Dal 1659 si conservano

le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Ardali (diocesi di Lanusei, provincia di Nuoro). La prima registrazione nel 1649 relativa ai battesimi decessi e stato d’anime; dal 1653 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Ardauli (diocesi e provincia di Oristano). La prima registrazione nel 1600 relativa ai matrimoni; dal 1739 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Aritzo (diocesi di Oristano, provincia di Nuoro). La prima registrazione nel 1609 relativa ai decessi; dal 1739 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Arixi (diocesi e provincia di Cagliari). La prima registrazione nel 1597 relativa ai battesimi e cresime; dal 1646 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Armungia (diocesi e provincia di Cagliari). La prima registrazione nel 1599 relativa ai battesimi; dal 1603 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Arzana (diocesi di Lanusei, provincia di Nuoro). La prima registrazione nel 1555 relativa ai battesimi; dal 1562 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Assemini (diocesi e provincia di Cagliari). La prima registrazione nel 1578 relativa ai battesimi; dal 1589 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Assolo (diocesi e provincia di Oristano). La prima registrazione nel 1601 relativa ai battesimi; dal 1659 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Asuni (diocesi e provincia di Oristano). La prima registrazione nel 1583 relativa ai battesimi; dal 1792 si conser-

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Quinque Libri vano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Atzara (diocesi di Oristano, provincia di Nuoro). La prima registrazione nel 1617 relativa ai battesimi; dal 1667 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Austis (diocesi di Oristano, provincia di Nuoro). La prima registrazione nel 1667 relativa ai battesimi; dal 1667 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Ballao (diocesi e provincia di Cagliari). La prima registrazione nel 1599 relativa ai decessi; dal 1633 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Banari (diocesi e provincia di Sassari). Dal 1663 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Baradili (diocesi di Ales-Terralba, provincia di Oristano). La prima registrazione nel 1586 relativa ai matrimoni; dal 1588 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Baratili San Pietro (diocesi e provincia di Oristano). La prima registrazione nel 1646 relativa ai decessi; dal 1649 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Baressa (diocesi di Ales-Terralba, provincia di Oristano). La prima registrazione nel 1625 relativa ai battesimi; dal 1626 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Bari Sardo (diocesi di Lanusei, provincia di Nuoro). La prima registrazione nel 1584 relativa ai matrimoni e ai decessi; dal 1586 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Barrali (diocesi e provincia di Cagliari). La prima registrazione nel 1646 relativa ai battesimi; dal 1650 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Barumini (diocesi di Oristano, provin-

cia di Cagliari). La prima registrazione nel 1655 relativa ai battesimi; dal 1815 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Bauladu (diocesi e provincia di Oristano). Dal 1603 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Baunei (diocesi di Lanusei, provincia di Nuoro). Dal 1624 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Belvı` (diocesi di Oristano, provincia di Nuoro). La prima registrazione nel 1665 relativa ai decessi; dal 1718 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Bidonı` (diocesi e provincia di Oristano). La prima registrazione nel 1667 relativa ai battesimi; dal 1670 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Bitti (diocesi e provincia di Nuoro). Dal 1594 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi e gli stati d’anime. Bonarcado (diocesi e provincia di Oristano). La prima registrazione nel 1646 relativa ai battesimi; dal 1702 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Boroneddu (diocesi di Bosa, provincia di Oristano). La prima registrazione nel 1707 relativa ai battesimi. Bosa (diocesi di Bosa, provincia di Nuoro). La prima registrazione nel 1594 relativa ai battesimi e alle cresime; dal 1675 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Burcei (diocesi e provincia di Cagliari). La prima registrazione nel 1656 relativa ai battesimi; dal 1660 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Busachi (diocesi e provincia di Oristano). La prima registrazione nel 1601

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Quinque Libri relativa ai battesimi; dal 1642 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Cabras (diocesi e provincia di Oristano). La prima registrazione nel 1627 relativa ai battesimi; dal 1650 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Cagliari (diocesi e provincia di Cagliari); rione Castello: la prima registrazione nel 1571 relativa ai battesimi, dal 1584 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi; rione Marina: la prima registrazione nel 1579 relativa ai battesimi, dal 1594 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi; rione Stampace: la prima registrazione nel 1580 relativa alle cresime, dal 1597 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi; rione Villanova: dal 1560 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Calasetta (diocesi di Iglesias, provincia di Cagliari). La prima registrazione nel 1771 relativa ai decessi; dal 1776 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Capoterra (diocesi e provincia di Cagliari). La prima registrazione nel 1658 relativa ai battesimi; dal 1684 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Carloforte (diocesi di Iglesias, provincia di Cagliari). La prima registrazione nel 1738 relativa ai battesimi; dal 1836 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Cheremule (diocesi e provincia di Sassari). Dal 1763 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Chiaramonti (diocesi e provincia di Sassari). Dal 1703 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Codrongianos (diocesi e provincia di

Sassari). Dal 1646 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Collinas (diocesi di Ales-Terralba, provincia di Cagliari). Dal 1617 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Cuglieri (diocesi di Bosa, provincia di Oristano). La prima registrazione nel 1586 relativa ai battesimi; dal 1606 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Curcuris (diocesi di Ales-Terralba provincia di Oristano). La prima registrazione nel 1714 relativa ai battesimi e decessi; dal 1715 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Decimomannu (diocesi e provincia di Cagliari). Dal 1677 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Decimoputzu (diocesi e provincia di Cagliari). La prima registrazione nel 1560 relativa ai battesimi; dal 1564 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Desulo (diocesi di Oristano, provincia di Nuoro). La prima registrazione nel 1718 relativa ai decessi; dal 1743 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Domus de Maria (diocesi e provincia di Cagliari). Dal 1722 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Domusnovas (diocesi di Iglesias, provincia di Cagliari). La prima registrazione nel 1645 relativa alle cresime e ai matrimoni; dal 1652 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Domusnovas Canales (diocesi di Bosa, provincia di Oristano). La prima registrazione nel 1661 relativa ai decessi; dal 1667 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi.

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Quinque Libri Donigala Fenughedu (diocesi e provincia di Oristano). La prima registrazione nel 1603 relativa ai battesimi. Donori (diocesi e provincia di Cagliari). La prima registrazione nel 1629 relativa ai matrimoni; dal 1631 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Dorgali (diocesi e provincia di Nuoro). La prima registrazione nel 1590 relativa alle cresime; dal 1591 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Elini (diocesi di Lanusei, provincia di Nuoro). Dal 1643 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Elmas (diocesi e provincia di Cagliari). La prima registrazione nel 1591 relativa alle cresime; dal 1592 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Escalaplano (diocesi di Lanusei, provincia di Nuoro). La prima registrazione nel 1592 relativa ai battesimi; dal 1607 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Escolca (diocesi di Cagliari, provincia di Nuoro). Dal 1643 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Escovedu (diocesi di Ales, provincia di Oristano). La prima registrazione nel 1644 relativa ai battesimi e ai decessi; dal 1653 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Esterzili (diocesi di Lanusei, provincia di Nuoro). La prima registrazione nel 1604 relativa ai battesimi; dal 1608 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Figu (diocesi di Ales-Terralba, provincia di Oristano). La prima registrazione nel 1672 relativa ai battesimi; dal 1677 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Fluminimaggiore (diocesi di Iglesias,

provincia di Cagliari). La prima registrazione nel 1767 relativa ai battesimi; dal 1790 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Flussio (diocesi di Bosa, provincia di Nuoro). La prima registrazione nel 1616 relativa ai battesimi e alle cresime; dal 1653 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Fonni (diocesi e provincia di Nuoro). La prima registrazione nel 1636 relativa ai matrimoni; dal 1702 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Fordongianus (diocesi e provincia di Oristano). La prima registrazione nel 1650 relativa ai decessi; dal 1661 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Furtei (diocesi e provincia di Cagliari). Dal 1562 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Gadoni (diocesi di Oristano, provincia di Nuoro). La prima registrazione nel 1644 relativa ai battesimi. Gairo (diocesi di Lanusei, provincia di Nuoro). Dal 1643 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Galtellı` (diocesi e provincia di Nuoro). Dal 1560 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Gavoi (diocesi e provincia di Nuoro). Nel 1611 il primo stato d’anime; dal 1807 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Genoni (diocesi di Oristano, provincia di Nuoro). La prima registrazione nel 1533 relativa ai battesimi; dal 1665 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Genuri (diocesi di Oristano, provincia di Cagliari). La prima registrazione nel 1589 relativa ai decessi; dal 1631 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi.

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Quinque Libri Gergei (diocesi di Cagliari, provincia di Nuoro). La prima registrazione nel 1559 relativa ai battesimi; dal 1595 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Gesico (diocesi e provincia di Cagliari). Dal 1616 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Gesturi (diocesi di Oristano, provincia di Cagliari). La prima registrazione nel 1579 relativa ai matrimoni; dal 1599 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Ghilarza (diocesi e provincia di Oristano). La prima registrazione nel 1592 relativa ai battesimi e ai matrimoni; dal 1623 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Giave (diocesi e provincia di Sassari). Dal 1635 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Giba (diocesi di Iglesias, provincia di Cagliari). Dal 1845 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Girasole (diocesi di Lanusei, provincia di Nuoro). La prima registrazione nel 1589 relativa alle cresime e ai decessi; dal 1596 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Goni (diocesi e provincia di Cagliari). Dal 1643 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Gonnesa (diocesi di Iglesias, provincia di Cagliari). Dal 1778 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Gonnoscodina (diocesi Ales e Terralba, provincia di Oristano). Dal 1676 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Gonnosfanadiga (diocesi di Ales-Terralba, provincia di Cagliari). Dal 1676 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. ` (diocesi di Ales-Terralba, Gonnosno provincia di Oristano). Dal 1626 si con-

servano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Gonnostramatza (diocesi di Ales-Terralba, provincia di Oristano). Dal 1656 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Gorofai (diocesi e provincia di Nuoro). Dal 1590 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Guamaggiore (diocesi e provincia di Cagliari). Dal 1562 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Guasila (diocesi e provincia di Cagliari). La prima registrazione nel 1569 relativa ai battesimi; dal 1582 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Guspini (diocesi di Ales-Terralba, provincia di Cagliari). Dal 1655 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Iglesias (diocesi di Iglesias, provincia di Cagliari). La prima registrazione nel 1562 relativa ai battesimi; dal 1588 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Ilbono (diocesi di Lanusei, provincia di Nuoro). La prima registrazione nel 1601 relativa ai battesimi, alle cresime e ai matrimoni; dal 1603 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Irgoli (diocesi e provincia di Nuoro). La prima registrazione nel 1559 relativa ai decessi; dal 1560 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Isili (diocesi di Oristano, provincia di Nuoro). La prima registrazione nel 1656 relativa ai battesimi; dal 1658 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Jerzu (diocesi e provincia di Nuoro). Dal 1669 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Laconi (diocesi di Oristano, provincia

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Quinque Libri di Nuoro). La prima registrazione nel 1597 relativa ai battesimi e ai decessi; dal 1704 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Lanusei (diocesi di Lanusei, provincia di Nuoro). La prima registrazione nel 1611 relativa ai matrimoni e ai decessi; dal 1624 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Las Plassas (diocesi di Ales-Terralba, provincia di Cagliari). La prima registrazione nel 1605 relativa ai decessi; dal 1629 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e ai decessi. Loceri (diocesi di Lanusei, provincia di Nuoro). Dal 1643 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Loculi (diocesi e provincia di Nuoro). La prima registrazione nel 1582 relativa ai matrimoni e decessi; dal 1617 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. ´ (diocesi e provincia di Nuoro). La Lode prima registrazione nel 1622 relativa ai battesimi e ai decessi; dal 1623 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Lodine (diocesi e provincia di Nuoro). La prima registrazione nel 1800 relativa ai battesimi e ai decessi. Lollove (diocesi e provincia di Nuoro). La prima registrazione nel 1634 relativa ai decessi; dal 1691 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Lotzorai (diocesi di Lanusei, provincia di Nuoro). La prima registrazione nel 1589 relativa ai battesimi; dal 1591 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Lula (diocesi e provincia di Nuoro). La prima registrazione nel 1594 relativa ai decessi; dal 1607 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Lunamatrona (diocesi di Ales-Ter-

ralba, provincia di Cagliari). La prima registrazione nel 1588 relativa ai battesimi, alle cresime e ai matrimoni; dal 1589 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Magomadas (diocesi di Bosa, provincia di Nuoro). La prima registrazione nel 1600 relativa ai battesimi; dal 1613 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Mamoiada (diocesi e provincia di Nuoro). La prima registrazione nel 1558 relativa alle cresime; dal 1582 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Mandas (diocesi e provincia di Cagliari). La prima registrazione nel 1583 relativa ai battesimi; dal 1599 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Manurri (diocesi di Lanusei, provincia di Nuoro). Dal 1643 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Mara (diocesi di Alghero, provincia di Sassari). La prima registrazione nel 1700 relativa ai battesimi; dal 1727 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Maracalagonis (diocesi e provincia di Cagliari). La prima registrazione nel 1559 relativa ai battesimi; dal 1561 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Marrubiu (diocesi e provincia di Oristano). La prima registrazione nel 1650 relativa ai battesimi; dal 1653 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Masainas (diocesi di Iglesias, provincia di Cagliari). La prima registrazione nel 1817 relativa ai battesimi e ai matrimoni; dal 1818 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Massama (diocesi e provincia di Ori-

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Quinque Libri stano). La prima registrazione nel 1688 relativa ai battesimi. Masullas (diocesi di Ales-Terralba, provincia di Oristano). Dal 1676 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Meana Sardo (diocesi di Oristano, provincia di Nuoro). La prima registrazione nel 1657 relativa ai decessi; dal 1741 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Milis (diocesi e provincia di Oristano). La prima registrazione nel 1589 relativa ai battesimi; dal 1849 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Modolo (diocesi di Bosa, provincia di Nuoro). La prima registrazione nel 1719 relativa ai decessi; dal 1741 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Mogorella (diocesi e provincia di Oristano). La prima registrazione nel 1661 relativa ai matrimoni; dal 1668 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Mogoro (diocesi di Ales-Terralba, provincia di Oristano). La prima registrazione nel 1592 relativa ai battesimi e ai decessi; dal 1676 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Monastir (diocesi e provincia di Cagliari). La prima registrazione nel 1569 relativa alle cresime e ai decessi; dal 1599 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Monserrato (diocesi e provincia di Cagliari). La prima registrazione nel 1563 relativa ai battesimi; dal 1576 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Montresta (diocesi di Bosa, provincia di Nuoro). La prima registrazione nel 1686 relativa ai battesimi; dal 1786 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi.

Mores (diocesi e provincia di Sassari). Dal 1647 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Morgongiori (diocesi di Ales-Terralba, provincia di Oristano). La prima registrazione nel 1652 relativa ai battesimi e alle cresime; dal 1661 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Muravera (diocesi e provincia di Cagliari). La prima registrazione nel 1572 relativa ai battesimi; dal 1577 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Musei (diocesi di Iglesias, provincia di Cagliari). La prima registrazione nel 1649 relativa ai battesimi; dal 1659 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Narbolia (diocesi e provincia di Oristano). La prima registrazione nel 1622 relativa ai battesimi; dal 1680 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Narcao (diocesi di Iglesias provincia di Cagliari). La prima registrazione nel 1811 relativa ai decessi; dal 1827 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Neoneli (diocesi e provincia di Oristano). La prima registrazione nel 1667 relativa ai battesimi; dal 1668 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Norbello (diocesi e provincia di Oristano). La prima registrazione nel 1686 relativa ai battesimi; dal 1763 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Nughedu Santa Vittoria (diocesi e provincia di Oristano). Dal 1634 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Nuoro (diocesi e provincia di Nuoro). La prima registrazione nel 1646 relativa ai decessi; dal 1667 si conservano

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Quinque Libri le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Nurachi (diocesi e provincia di Oristano). La prima registrazione nel 1634 relativa ai battesimi; dal 1668 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Nuragus (diocesi di Oristano, provincia di Nuoro). La prima registrazione nel 1635 relativa ai battesimi; dal 1668 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Nurallao (diocesi di Oristano, provincia di Nuoro). Dal 1667 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Nuraminis (diocesi e provincia di Cagliari). La prima registrazione nel 1595 relativa alle cresime e ai matrimoni; dal 1598 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Nuraxinieddu (diocesi e provincia di Oristano). La prima registrazione nel 1578 relativa alle cresime; dal 1587 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Nureci (diocesi e provincia di Oristano). La prima registrazione nel 1583 relativa ai battesimi; dal 1714 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Nurri (diocesi di Cagliari, provincia di Nuoro). La prima registrazione nel 1598 relativa alle cresime e ai matrimoni; dal 1619 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Nuxis (diocesi di Iglesias, provincia di Cagliari). La prima registrazione nel 1797 relativa ai matrimoni e ai decessi; dal 1808 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Oliena (diocesi e provincia di Nuoro). La prima registrazione nel 1574 relativa ai battesimi e ai decessi; dal 1586 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi.

Ollastra (diocesi e provincia di Oristano). La prima registrazione nel 1545 relativa ai battesimi; dal 1590 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Ollolai (diocesi e provincia di Nuoro). La prima registrazione nel 1682 relativa ai matrimoni e ai decessi. Dal 1705 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Olzai (diocesi e provincia di Nuoro). La prima registrazione nel 1635 relativa ai battesimi; dal 1636 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Onanı` (diocesi e provincia di Nuoro). La prima registrazione nel 1690 relativa ai battesimi; dal 1708 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Oniferi (diocesi e provincia di Nuoro). La prima registrazione nel 1713 relativa ai matrimoni e ai decessi; dal 1741 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Orani (diocesi e provincia di Nuoro). La prima registrazione nel 1595 relativa ai battesimi; dal 1784 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Orgosolo (diocesi e provincia di Nuoro). La prima registrazione nel 1634 relativa ai decessi; dal 1635 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Oristano (diocesi e provincia di Oristano): la prima registrazione in cattedrale nel 1631 relativa ai battesimi, dal 1673 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi; la prima registrazione nei Borghi nel 1603 relativa ai decessi, dal 1660 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Orosei (diocesi e provincia di Nuoro). La prima registrazione nel 1560 relativa ai battesimi, alle cresime e ai ma-

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Quinque Libri trimoni; dal 1568 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Orotelli (diocesi e provincia di Nuoro). La prima registrazione nel 1726 relativa ai decessi; dal 1737 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Orroli (diocesi di Cagliari, provincia di Nuoro). Dal 1588 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Ortacesus (diocesi e provincia di Cagliari). La prima registrazione nel 1643 relativa ai battesimi; dal 1645 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Ortueri (diocesi di Oristano, provincia di Nuoro). La prima registrazione nel 1644 relativa ai battesimi; dal 1653 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Orune (diocesi di Nuoro, provincia di Nuoro). La prima registrazione nel 1703 relativa ai battesimi. Oschiri (provincia di Sassari). Dati non disponibili. Osilo (diocesi e provincia di Sassari). Dal 1661 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Osidda (provincia di Nuoro). Dati non disponibili. Osini (diocesi di Lanusei provincia di Nuoro). La prima registrazione nel 1611 relativa ai decessi; dal 1616 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Ossi (diocesi e provincia di Sassari). Dal 1697 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Ottana (diocesi e provincia di Nuoro). La prima registrazione nel 1611 relativa alle cresime; dal 1616 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Ovodda (diocesi di Oristano, provincia di Nuoro). La prima registrazione nel

1608 relativa ai battesimi; dal 1627 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Pabillonis (diocesi di Ales-Terralba, provincia di Cagliari). Dal 1676 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Padria (diocesi di Alghero, provincia di Sassari). La prima registrazione nel 1646 relativa ai battesimi; dal 1682 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Palmas Arborea (diocesi e provincia di Oristano). La prima registrazione nel 1662 relativa ai battesimi e ai decessi; dal 1666 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Pau (provincia di Oristano). La prima registrazione nel 1608 relativa ai battesimi e ai decessi; dal 1609 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Pauli Arbarei (diocesi di Ales-Terralba, provincia di Cagliari). La prima registrazione nel 1577 relativa alle cresime; dal 1580 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Paulilatino (diocesi e provincia di Oristano). La prima registrazione nel 1593 relativa ai battesimi; dal 1595 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Perdasdefogu (diocesi di Lanusei, provincia di Nuoro). Dal 1599 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Perdaxius (diocesi di Iglesias, provincia di Cagliari). Dal 1845 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Pimentel (diocesi e provincia di Cagliari). La prima registrazione nel 1698 relativa ai battesimi, alle cresime e ai matrimoni; dal 1699 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi.

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Quinque Libri Pirri (diocesi e provincia di Cagliari). La prima registrazione nel 1572 relativa alle cresime; dal 1604 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Pompu (diocesi di Ales-Terralba, provincia di Oristano). La prima registrazione nel 1596 relativa ai decessi; dal 1676 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Porto Torres (diocesi e provincia di Sassari). Dal 1686 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Portoscuso (diocesi di Iglesias, provincia di Cagliari). Dal 1747 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Posada (diocesi e provincia di Nuoro). La prima registrazione nel 1594 relativa ai matrimoni; dal 1595 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Pula (diocesi e provincia di Cagliari). La prima registrazione nel 1622 relativa alle cresime; dal 1721 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Quartucciu (diocesi e provincia di Cagliari). Dal 1643 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Quartu Sant’Elena (diocesi e provincia di Cagliari). La prima registrazione nel 1596 relativa ai battesimi; dal 1599 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Rebeccu (diocesi e provincia di Sassari). Dal 1765 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Riola Sardo (diocesi e provincia di Oristano). La prima registrazione nel 1604 relativa ai decessi; dal 1652 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Ruinas (diocesi e provincia di Ori-

stano). La prima registrazione nel 1628 relativa ai battesimi; dal 1724 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Sadali (diocesi di Lanusei, provincia di Nuoro). La prima registrazione nel 1589 relativa ai battesimi; dal 1590 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Sagama (diocesi di Bosa, provincia di Nuoro). Dal 1700 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Samassi (diocesi e provincia di Cagliari). Dal 1597 si conservano le registrazioni dei battesimi, cresime, matrimoni e decessi. Samatzai (diocesi e provincia di Cagliari). La prima registrazione nel 1561 relativa ai battesimi e alle cresime; dal 1568 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Samugheo (diocesi e provincia di Oristano). Dal 1633 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. San Basilio (diocesi e provincia di Cagliari). La prima registrazione nel 1584 relativa ai battesimi; dal 1597 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. San Gavino Monreale (diocesi di AlesTerralba, provincia di Cagliari). La prima registrazione nel 1632 relativa ai battesimi, alle cresime e ai matrimoni; dal 1636 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. San Giovanni Suergiu (diocesi di Iglesias, provincia di Cagliari). La prima registrazione nel 1832 relativa ai decessi; dal 1833 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Sanluri (diocesi e provincia di Cagliari). La prima registrazione nel 1589 relativa ai battesimi, alle cresime e ai

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Quinque Libri matrimoni; dal 1591 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. ` d’Arcidano (diocesi d’Ales e San Nicolo Terralba, provincia di Oristano). La prima registrazione nel 1655 relativa ai decessi; dal 1676 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. ` Gerrei (diocesi e provincia San Nicolo di Cagliari). La prima registrazione nel 1594 relativa ai battesimi, alle cresime e ai matrimoni; dal 1600 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. San Pantaleo (diocesi e provincia di Cagliari). Dal 1597 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. San Sperate (diocesi e provincia di Cagliari). La prima registrazione nel 1586 relativa ai battesimi e ai decessi; dal 1766 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Santadi (diocesi di Iglesias, provincia di Cagliari). Dal 1766 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Santa Giusta (diocesi e provincia di Oristano). La prima registrazione nel 1610 relativa ai battesimi; dal 1683 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Sant’Andrea Frius (diocesi e provincia di Cagliari). Dal 1710 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Sant’Antioco (diocesi di Iglesias, provincia di Cagliari). La prima registrazione nel 1756 relativa ai battesimi e ai decessi; dal 1757 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Sant’Antonio Ruinas (diocesi e provincia di Oristano). La prima registrazione nel 1723 relativa ai decessi. Santu Lussurgiu (diocesi di Bosa, pro-

vincia di Oristano). La prima registrazione nel 1578 relativa ai battesimi; dal 1638 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. San Vero Congius (diocesi e provincia di Oristano). La prima registrazione nel 1610 relativa ai decessi; dal 1624 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. San Vero Milis (diocesi e provincia di Oristano). La prima registrazione nel 1589 relativa ai battesimi; dal 1669 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. San Vito (diocesi e provincia di Cagliari). La prima registrazione nel 1558 relativa ai decessi; dal 1574 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Sardara (diocesi di Ales-Terralba, provincia di Cagliari). La prima registrazione nel 1600 relativa ai decessi; dal 1617 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Sarroch (diocesi e provincia di Cagliari). Dal 1731 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Sarule (diocesi e provincia di Nuoro). La prima registrazione nel 1746 relativa ai battesimi; dal 1782 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Sassari (diocesi e provincia di Sassari). Dal 1571 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Scano di Montiferro (diocesi di Bosa, provincia di Oristano). La prima registrazione nel 1584 relativa ai battesimi; dal 1597 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Sedilo (diocesi di Bosa, provincia di Oristano). La prima registrazione nel 1595 relativa ai decessi; dal 1627 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Segariu (diocesi e provincia di Ca-

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Quinque Libri gliari). Dal 1643 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Selargius (diocesi e provincia di Cagliari). La prima registrazione nel 1574 relativa ai battesimi; dal 1575 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Selegas (diocesi e provincia di Cagliari). La prima registrazione nel 1588 relativa alle cresime e ai matrimoni; dal 1609 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Seneghe (diocesi e provincia di Oristano). Dal 1600 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Senis (diocesi e provincia di Oristano). La prima registrazione nel 1667 relativa ai battesimi; dal 1714 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Sennariolo (diocesi di Bosa, provincia di Oristano). La prima registrazione nel 1645 relativa ai battesimi; dal 1653 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Senorbı` (diocesi e provincia di Cagliari). La prima registrazione nel 1596 relativa ai battesimi e ai matrimoni; dal 1597 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Serdiana (diocesi e provincia di Cagliari). La prima registrazione nel 1643 relativa ai battesimi e ai decessi; dal 1644 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Serramanna (diocesi e provincia di Cagliari). La prima registrazione nel 1560 relativa ai battesimi; dal 1567 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Serrenti (diocesi e provincia di Cagliari). Dal 1561 si conservano le registrazioni dei battesimi, delle cresime, dei matrimoni e dei decessi. Serri (diocesi di Cagliari, provincia di

Nuoro). Dal 1569 si conservano le registrazioni dei battesimi, delle cresime, dei matrimoni e decessi. Sersela (diocesi di Ales-Terralba, provincia di Oristano). La prima registrazione nel 1627 relativa ai decessi; dal 1670 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Sestu (diocesi e provincia di Cagliari). La prima registrazione nel 1581 relativa ai battesimie ai decessi; dal 1597 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Settimo San Pietro (diocesi e provincia di Cagliari). La prima registrazione nel 1569 relativa ai battesimi e ai decessi; dal 1572 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Setzu (diocesi di Ales-Terralba, provincia di Cagliari). La prima registrazione nel 1587 relativa ai decessi; dal 1591 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Seui (diocesi di Lanusei, provincia di Nuoro). La prima registrazione nel 1631 relativa ai matrimoni; dal 1633 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Seulo (diocesi di Lanusei, provincia di Nuoro). La prima registrazione nel 1569 relativa ai matrimoni e ai decessi; dal 1672 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Seuni (diocesi e provincia di Cagliari). La prima registrazione nel 1625 relativa ai matrimoni; dal 1626 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Siamaggiore (diocesi e provincia di Oristano). La prima registrazione nel 1623 relativa ai battesimi e ai decessi; dal 1624 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Siamanna (diocesi e provincia di Oristano). La prima registrazione nel 1639 relativa ai matrimoni; dal 1646 si con-

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Quinque Libri servano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Siapiccia (diocesi e provincia di Oristano). La prima registrazione nel 1706 relativa ai decessi. Sicci (diocesi e provincia di Cagliari). La prima registrazione nel 1572 relativa ai decessi; dal 1597 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Siddi (diocesi di Ales-Terralba, provincia di Cagliari). La prima registrazione nel 1652 relativa ai battesimi e ai matrimoni; dal 1653 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Silı` (diocesi e provincia di Oristano). La prima registrazione nel 1650 relativa ai battesimi; dal 1668 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Siligo (diocesi e provincia di Sassari). Dal 1707 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Siliqua (diocesi e provincia di Cagliari). La prima registrazione nel 1591 relativa ai battesimi; dal 1597 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Silius (diocesi e provincia di Cagliari). La prima registrazione nel 1642 relativa ai decessi; dal 1643 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Simala (diocesi di Ales-Terralba, provincia di Oristano). Dal 1592 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Simaxis (diocesi e provincia di Oristano). La prima registrazione nel 1637 relativa ai battesimi; dal 1642 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Sindia (diocesi di Bosa, provincia di Nuoro). La prima registrazione nel 1622 relativa ai decessi; dal 1682 si con-

servano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Sini (diocesi di Ales-Terralba, provincia di Oristano). Dal 1617 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Siniscola (diocesi e provincia di Nuoro). Dal 1630 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Sinnai (diocesi provincia di Cagliari). Dal 1599 si conservano le registrazioni dei battesimi, delle cresime, dei matrimoni e dei decessi. Siris (diocesi di Ales-Terralba, provincia di Oristano). La prima registrazione nel 1668 relativa ai battesimi; dal 1676 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Siurgus Donigala (diocesi e provincia di Cagliari): la prima registrazione a Donigala nel 1592 relativa ai decessi, dal 1594 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi; la prima registrazione a Siurgus nel 1591 relativa ai battesimi, dal 1599 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Soddı` (diocesi di Bosa, provincia di Oristano). La prima registrazione nel 1667 relativa ai battesimi; dal 1819 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Solanas (diocesi e provincia di Oristano). La prima registrazione nel 1600 relativa ai decessi; dal 1602 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Solarussa (diocesi e provincia di Oristano). La prima registrazione nel 1667 relativa ai battesimi; dal 1687 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Soleminis (diocesi e provincia di Cagliari). La prima registrazione nel 1680 relativa ai matrimoni e ai decessi; dal

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Quinque Libri 1698 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Sorgono (diocesi di Oristano, provincia di Nuoro). La prima registrazione nel 1580 relativa ai battesimi; dal 1643 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Sorradile (diocesi e provincia di Oristano). La prima registrazione nel 1595 relativa ai decessi; dal 1677 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Sorso (diocesi e provincia di Sassari). Dal 1634 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Suelli (diocesi e provincia di Cagliari). La prima registrazione nel 1601 relativa alle cresime; dal 1603 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Suni (diocesi di Bosa, provincia di Nuoro). La prima registrazione nel 1599 relativa ai decessi; dal 1601 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Tadasuni (diocesi e provincia di Oristano). La prima registrazione nel 1599 relativa ai decessi; dal 1601 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Talana (diocesi di Lanusei, provincia di Nuoro). Dal 1643 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni, decessi e stati d’anime. Terralba (diocesi di Ales-Terralba, provincia di Oristano). La prima registrazione nel 1643 relativa ai decessi; dal 1668 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Tertenia (diocesi di Lanusei, provincia di Nuoro). La prima registrazione nel 1594 relativa ai matrimoni e ai decessi; dal 1596 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Teti (diocesi di Oristano, provincia di Nuoro). La prima registrazione nel 1667 relativa ai battesimi; dal 1741 si

conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Teulada (diocesi di Iglesias, provincia di Cagliari). Dal 1679 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Thiesi (diocesi e provincia di Sassari). Dal 1633 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Tiana (diocesi di Oristano, provincia di Nuoro). La prima registrazione nel 1757 relativa ai battesimi; dal 1768 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Tinnura (diocesi di Bosa, provincia di Nuoro). La prima registrazione nel 1695 relativa ai battesimi; dal 1755 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Tissi (diocesi e provincia di Sassari). Dal 1762 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Tonara (diocesi di Oristano, provincia di Nuoro). La prima registrazione nel 1581 relativa ai decessi; dal 1589 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Torpe` (diocesi e provincia di Nuoro). Dal 1680 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Tortolı` (diocesi di Lanusei, provincia di Nuoro). La prima registrazione nel 1560 relativa ai battesimi; dal 1572 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Tramatza (diocesi e provincia di Oristano). La prima registrazione nel 1664 relativa ai battesimi e ai decessi; dal 1669 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Tratalias (diocesi di Iglesias, provincia di Cagliari). La prima registrazione nel 1802 relativa ai matrimoni e ai decessi; dal 1826 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Tresnuraghes (diocesi di Bosa, provin-

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Quinque Libri cia di Oristano). La prima registrazione nel 1828 relativa ai battesimi. Triei (diocesi di Lanusei, provincia di Nuoro). La prima registrazione nel 1577 relativa ai battesimi; dal 1579 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Tuili (diocesi di Ales-Terralba, provincia di Cagliari). Dal 1676 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Tula (provincia di Sassari). Dati non disponibili. Turri (diocesi di Ales-Terralba, provincia di Cagliari). Dal 1603 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Ula Tirso (diocesi e provincia di Oristano). La prima registrazione nel 1603 relativa ai battesimi; dal 1667 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Ulassai (diocesi di Lanusei, provincia di Nuoro). La prima registrazione nel 1569 relativa ai battesimi; dal 1578 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Uras (diocesi di Ales-Terralba, provincia di Oristano). Dal 1694 si conservano le registrazioni dei battesimi, delle cresime, dei matrimoni e dei decessi. Urzulei (diocesi di Lanusei, provincia di Nuoro). Dal 1590 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Usellus (diocesi di Ales-Terralba, provincia di Oristano). La prima registrazione nel 1671 relativa ai battesimi; dal 1672 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Usini (diocesi e provincia di Sassari). Dal 1739 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Ussana (diocesi e provincia di Cagliari). La prima registrazione nel 1569 relativa ai battesimi, alle cresime e ai matrimoni; dal 1570 si conservano le

registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Ussaramanna (diocesi di Ales-Terralba, provincia di Cagliari). Dal 1598 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Ussassai (diocesi di Lanusei, provincia di Nuoro). La prima registrazione nel 1564 relativa ai battesimi; dal 1584 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Uta (diocesi e provincia di Cagliari). La prima registrazione nel 1598 relativa ai matrimoni e ai decessi; dal 1611 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Vallermosa (diocesi e provincia di Cagliari). La prima registrazione nel 1647 relativa ai battesimi; dal 1652 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Villacidro (diocesi di Ales-Terralba, provincia di Cagliari). Dal 1643 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Villagrande Strisaili (diocesi di Lanusei, provincia di Nuoro). Dal 1633 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Villagreca (diocesi e provincia di Cagliari). Dal 1643 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Villamar (diocesi e provincia di Cagliari). Dal 1598 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Villamassargia (diocesi di Iglesias, provincia di Cagliari). Dal 1632 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Villanovaforru (diocesi di Ales-Terralba, provincia di Cagliari). La prima registrazione nel 1592 relativa ai decessi; dal 1597 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi.

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Quintillo Villanovafranca (diocesi di Oristano, provincia di Cagliari). La prima registrazione nel 1600 relativa ai decessi; dal 1667 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Villanova Monteleone (diocesi di Alghero, provincia di Sassari). La prima registrazione nel 1682 relativa ai battesimi; dal 1684 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Villanova Strisaili (diocesi di Lanusei, provincia di Nuoro). La prima registrazione nel 1626 relativa ai decessi; dal 1643 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Villanovatulo (diocesi di Cagliari, provincia di Nuoro). Dal 1599 si conservano le registrazioni dei battesimi, delle cresime, dei matrimoni e dei decessi. Villanova Truschedu (diocesi e provincia di Oristano). La prima registrazione nel 1636 relativa ai battesimi e ai matrimoni; dal 1671 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Villaputzu (diocesi di Lanusei, provincia di Cagliari). La prima registrazione nel 1619 relativa ai decessi; dal 1620 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Villasalto (diocesi e provincia di Cagliari). La prima registrazione nel 1584 relativa ai battesimi, alle cresime e ai matrimoni; dal 1589 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Villa San Pietro (diocesi e provincia di Cagliari). La prima registrazione nel 1721 relativa ai battesimi e ai decessi; dal 1722 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Villasimius (diocesi e provincia di Cagliari). Dal 1823 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi.

Villasor (diocesi e provincia di Cagliari). La prima registrazione nel 1578 relativa ai battesimi; dal 1585 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Villaspeciosa (diocesi e provincia di Cagliari). Dal 1599 si conservano le registrazioni dei battesimi, delle cresime, dei matrimoni e dei decessi. Villaurbana (diocesi e provincia di Oristano). La prima registrazione nel 1704 relativa ai decessi; dal 1791 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Villa Verde (diocesi di Ales-Terralba, provincia di Oristano). La prima registrazione nel 1595 relativa ai battesimi; dal 1601 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Zeddiani (diocesi e provincia di Oristano). La prima registrazione nel 1596 relativa ai battesimi; dal 1667 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Zerfaliu (diocesi e provincia di Oristano). La prima registrazione nel 1597 relativa ai battesimi. Zeppara (diocesi di Ales-Terralba, provincia di Oristano). Dal 1597 si conservano le registrazioni dei battesimi, matrimoni e decessi. Zuri (diocesi e provincia di Oristano). La prima registrazione nel 1665 relativa ai battesimi.

Quintasio Religioso (?, seconda meta` ` sec. IV). sec. III-Cagliari?, prima meta Vescovo di Cagliari intorno al 314. Si sa che nel 314 prese parte al concilio di Arles con il presbitero Ammonio di Cagliari. Contribuı` alla condanna della teoria dei donatisti, per i quali la vali` del sacramento dipendeva escludita ` del sacerdote. sivamente dalle qualita ` l’intera In quel concilio Q. rappresento provincia della Sardegna. Morı` entro ` del secolo IV. la prima meta

Quintillo Imperatore romano (Darda25

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Quintino nia, 210/220-Aquileia 270). Fratello minore dell’imperatore Claudio II, Q. go` la Sardegna (268) e in seguito fu verno trasferito in Italia (Aquileia?) per difenderla in assenza dell’imperatore impegnato nei Balcani. Forse adlectus fra i senatori e divenuto console suffeta, alla morte di Claudio (270), senato e truppe italiche lo acclamarono augusto: fu riconosciuto nelle province non ancora controllate da barbari o usurpatori, fra le quali la Sardegna, dove un testo da Ossi dimostrerebbe il particolare rapporto stretto con i Sardi. Incapace tuttavia di opporsi allo sfaldamento dell’Impero e di captare le richieste dell’esercito danubiano, si sui` dopo 77 (?) giorni, travolto dal procido nunciamento del magister equitum Aureliano. [ANTONIO IBBA]

Quintino, san (in sardo, Santu Quintinu) Santo martire (sec. III). Romano, ` il di famiglia senatoriale, annuncio Vangelo nella Gallia, arrestato, liberato, nuovamente arrestato, processato, torturato, condannato alla decapitazione, martire sotto Massimiano. Il suo corpo venne gettato nel fiume Somme, nella regione di Vermandois, ` sorta la citta ` di Saint-Quentin. dov’e ` ormai scomIn Sardegna Il suo culto e parso, rimane il nome nella toponomastica e soprattutto nell’onomastica, al maschile e al femminile. [ADRIANO VARGIU]

Festa Si festeggia il 31 ottobre.

Quinto, san = Crescentino, san e = Emiliano e Priamo, santi

Quio Antico villaggio del giudicato di Torres, incluso nella Planargia. Da tempo immemorabile apparteneva ai Malaspina, che nel 1308 lo cedettero in pegno al giudice d’Arborea. Dopo la ` conquista aragonese, il villaggio entro a far parte del giudicato d’Arborea, ma la sua popolazione diminuı` e prima

della fine del secolo XIV era ormai completamente spopolato.

Quirico e Giulitta, santi (in sardo, Santu Quirigu, Santu Chirigu, Santu Chiricu, Santu Tiriagus, Santa Giulitta, Santa Giuletta, Santa Julitta, Santa Giuditta) Santi martiri. Giulitta – secondo la passio, poco attendibile – nacque a Iconio, l’odierna Konya, nell’Asia Minore. Per sfuggire alla persecu` a Tarso, zione di Diocleziano si rifugio con il figlio Quirico di tre anni. Denun` al proconsole Alessanciata, confesso dro di essere cristiana, rifiutandosi di sacrificare agli dei. «Proconsole: – ` di te, sacrifica agli dei o ti Abbi pieta ` lacerare i fianchi con pettini di faro ` versare una pentola di ferro e ti faro pece bollente sopra i piedi; Giulitta: – Non sacrifico alle sorde e mute statue. Venero e adoro il mio Cristo; Quirico, con la sua vocina: – Anch’io sono cri` il bamstiano!; Il proconsole sollevo ` a terra, facendogli bino e lo scaravento battere la testa sui gradini di pietra. Quirico morı` all’istante; Giulitta, inginocchiandosi e volgendo gli occhi al cielo: – Grazie, o Signore, per esserti degnato di chiamare al premio eterno mio figlio per primo». Un’altra leg` il viso genda narra che Quirico graffio del giudice, il quale infuriato lo pic` a morte. Prima di essere decapichio tata, Giulitta subı` la tortura: le furono lacerati i fianchi e bruciati i piedi, senza che le labbra pronunciassero un solo lamento. Martire il 16 giugno del 305. I corpi di Giulitta e del figlio Quirico (che i francesi chiamano Cyr) vennero gettati nella fossa dei malfattori. In Sardegna Patroni di Cargeghe, Nor` pabello e San Quirico; San Quirico e trono di Ussaramanna. Chiesa nell’agro di Sassari, menzionata nel condaghe di San Pietro di Silki con il nome ` il poedi Santu Imbricu. Del 1802 e metto popolare: Vida de sos gloriosos

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Quirra santos martires Quirigu e Julitta descripta in octava rima sarda. A Norbello Santa Giulitta viene chiamata Santa Giuditta. [ADRIANO VARGIU] Festa Si festeggiano il 15 luglio; il Lunedı` dell’Angelo e il 24 agosto ad Ardauli, il 16 giugno a San Quirico, il primo sabato di agosto a Luogosanto, il 10 settembre a Lotzorai e Oschiri; il 22 ` si festeggiano i settembre a Budduso Ss. Anastasia, Quirico e Ambrogio.

Quirino, san = Balbina, santa

Quirra – Chiesa di San Nicola.

Quirra, castello di Castello situato sul

Quirra – Paesaggio nei dintorni dell’antico villaggio.

Quirra Antico villaggio di origini romane, situato lungo la strada che da Sarcapos conduceva a Olbia. Nel Medioevo fece parte del giudicato di Cagliari e fu compreso nell’omonima cu` protetto dal vicino ratoria e si sviluppo castello. Il villaggio divenne cosı` il capoluogo della curatoria, e quando nel 1258 il territorio dell’ormai estinto giudicato fu diviso, fu assegnato ai Visconti, che lo inclusero nel giudicato di Gallura. Alla loro estinzione venne amministrato direttamente dal Comune di Pisa fino alla conquista aragonese. Entrato in possesso degli Aragonesi, la sua storia seguı` quella del castello ed entro gli inizi del secolo XV si ` completamente. spopolo

monte Codias, domina tutta la regione circostante e il mare che lo fronteggia. Fu costruito nel secolo XIII dai giudici di Cagliari, al confine tra il giudicato di Cagliari e quello di Gallura. Dopo la spartizione del 1258, quando il Quirra ` a far parte del giudicato di Galentro lura prese a svolgere una funzione di difesa del territorio dalle scorrerie delle popolazioni dell’interno. Analogo compito svolse quando alla fine del secolo XIII fu amministrato direttamente dal Comune di Pisa. Con la conquista aragonese vi fu stanziata una guarnigione comandata da un castellano con la speranza che la sua presenza potesse contribuire a scoraggiare le continue incursioni che le popolazioni dell’interno facevano nel territorio, molestando le popolazioni dei ` sbagliato e villaggi. Il calcolo si mostro il castello fu isolato dal resto del territorio dai pastori che di fatto lo circondarono, utilizzando i boschi circostanti come comoda base per le loro imprese, tanto che a un castellano venne l’idea di farli incendiare per snidarne gli ingombranti ospiti. Terminate le guerre tra Aragona e Arborea il castello fu concesso ai Carroz che lo inclusero nel loro grande feudo facendone una delle residenze preferite. Nel corso del se` in rovina. Attualmente ricolo XVando mangono considerevoli avanzi dei

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Quirra muri di cinta, di una torre e qualche cisterna.

Quirra, curatoria di Curatoria del giudicato di Cagliari. Si stendeva su un territorio montuoso a sud dell’Ogliastra, su una superficie di 200 km2. Comprendeva i villaggi di Lentiscu, Quirra, Perdasdefogu con il castello di Quirra. Dopo la caduta del giudicato di Cagliari, nella divisione del 1258 il territorio fu incluso nella parte toccata al giudicato di Gallura. Dopo l’estinzione dei Visconti venne amministrato direttamente dal Comune di Pisa. Con la conquista aragonese nel castello fu posta una guarnigione comandata da un castellano e i villaggi furono concessi in feudo a Diego Zapata, che avrebbe dovuto concorrere al mantenimento del castello. Nei decenni successivi il territorio fu tormentato dalle continue ribellioni della popolazione e dai dissapori tra i feudatari e i castellani. Gli Zapata si estinsero nel 1350 e poco dopo, scoppiata la prima guerra tra Mariano IV e Pietro IV, la c. di Q. fu devastata. Terminata la guerra, il territorio e il castello furono concessi ai Carroz che li inclusero nel loro grande feudo.

Quirra, marchesato di Feudo. Era il ` esteso della Sardegna; costituito piu da due nuclei ben definiti ma territo` rialmente non contigui, la parte piu estesa comprendeva i territori della baronia di San Michele con parte del Campidano di Cagliari, parte delle curatorie di Decimomannu e di Nora e il territorio delle curatorie del Sarrabus, del Colostrai, del Quirra, dell’Ogliastra con Oliena; il secondo nucleo comprendeva i territori delle curatorie di Bonorcili, Monreale, Marmilla, Parte Usellus. La superficie complessiva era di circa 4800 km2. Quando fu riscattato, nel 1838, comprendeva 76 villaggi: Ales, Arbus, Arzana, Assemini, Banari

di Usellus, Baradili, Baressa, Bari Sardo, Baunei, Curcuris, Elini, Escovedu, Figu, Forru, Gairo, Genuri, Girasole, Gonnoscodina, Gonnosfanadiga, ` , Gonnostramatza, Guspini, Gonnosno Ilbono, Jerzu, Lanusei, Loceri, Lotzorai, Lunamatrona, Maracalagonis, Masullas, Mogoro, Morgongiori, Muravera, Oliena, Ollastra Usellus, Osini, Pabillonis, Pau, Pauli Arbarei, Perdasdefogu, Pompu, Samassi, San Gavino, San Vito, Sardara, Selargius, Sestu, Settimo San Pietro, Setzu, Siddi, Simala, Sini, Sinnai, Siris, Talana, Tertenia, Tortolı`, Triei, Tuili, Turri, Ulassai, Uras, Urzulei, Usellus, Ussarella, Ussaramanna, Uta, Villagrande Strisaili, Villanovaforru, Villanova Strisaili, Zeppara. Aveva 69 140 abitanti. Il pe` colloriodo di costituzione del feudo e cabile tra il 1325 e il 1450; il nucleo originario era costituito dalla baronia di San Michele, dalla curatoria dell’Ogliastra e dal villaggio di Cologone, concessi nel 1325 a Berengario I Carroz. Nel 1332 egli ottenne anche buona parte del Sarrabus e poco dopo il villaggio di Tertenia. Suo figlio Berenga` l’acquisto del Sarrabus rio II completo e di buona parte del Quirra, dopo il 1355 di Urzulei e della curatoria del Colostrai. Nel 1363 ottenne il titolo di conte di Quirra e altri territori che gli ` permisero di realizzare la continuita territoriale praticamente dalle porte di Cagliari sino a Oliena. Il secondo nucleo fu acquistato in occasione delle nozze tra Eleonora Manrique e Berengario Bertran Carroz. I suoi discendenti nel 1604 ottennero il titolo marchionale e riorganizzarono l’amministrazione del feudo. Al vertice fu posto un regidor e il territorio fu diviso in dipartimenti, ciascuno dei quali corrispondeva alle antiche curatorie, amministrati da funzionari dipendenti dal regidor. Anche l’amministrazione

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Quotidiano Sardo della giustizia era affidata a organismi detti curie baronali che funzionavano da tribunali di prima istanza, mentre la curia maior, presieduta dallo stesso regidor, rappresentava il tribunale di seconda istanza.

res, compreso nella curatoria della Fluminargia. Dopo l’estinzione della famiglia giudicale venne amministrato direttamente dal Comune di Sassari, ma agli inizi del secolo XIV era ormai completamente spopolato.

Quiterano Famiglia catalana (sec.

‘‘Quotidiano Sardo, Il’’ Quotidiano

XIV). Ne facevano parte alcuni cavalieri che nel corso del secolo XIV si trasferirono in Sardegna. Ad essi, subito dopo la conquista, fu concessa in feudo una parte della curatoria del Sarrabus con i villaggi di Castiadas, Pupus, Villa Trono, Pedredu, Ulmos. La loro discendenza si estinse nel 1361 con un Bernardo.

fondato a Oristano il 9 aprile 1947 per ` dell’episcopato sardo e in parvolonta ticolare dell’arcivescovo. Per tre mesi ebbe sede a Oristano, ma dall’agosto ` a Cagliari, diretto del 1947 si pubblico dal monsignor Giuseppe Lepori. Fu un organo di riferimento per la trattazione dei principali problemi politicoamministrativi nella fase di avvio della autonomia regionale. Povero di mezzi, ` coebbe scarsa diffusione. Continuo munque a essere pubblicato fino alla ` degli anni Cinquanta. seconda meta

Quiteroni (o Kiterone) Antico villaggio di ` origine medioevale, situato in localita Sant’Eusebio nelle campagne di Sassari. Faceva parte del giudicato di Tor-

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R Raccis, Renato Calciatore (Mandas 1922-Cagliari 1981). Trasferitosi giovanissimo a Cagliari con la famiglia, ini` a giocare al calcio nella squadra del zio ‘‘San Saturnino’’ di via Fossario met` di reatendosi in luce per le sue qualita lizzatore. In seguito, ancora giovanissimo, fu ingaggiato dal San Giorgio, squadra toscana di I divisione che ottenne la promozione in serie C. Acquistato nel 1939 dal Prato (serie B), ri` toscana per tre stamase nella citta gioni mettendo a segno 69 gol. Con que` di vensto biglietto da visita, all’eta t’anni fece il suo esordio in serie A con la maglia del Livorno (12 reti) per poi passare all’Asti (10 reti) e alla Juventus ` (10 reti). Al termine della guerra torno al Livorno, dove in due stagioni rea` 30 gol, entrando a far parte della lizzo `. schiera dei ‘‘grandi’’ di questa societa ` al Milan, ma dopo poche Nel 1947 passo partite e 9 gol segnati fu costretto ad abbandonare il calcio da una grave ma` alla morte premalattia che lo porto ` dedicato lo stadio comutura. A lui e nale di Mandas. [GIOVANNI TOLA]

Rachel (o Rachele) Famiglia di musicisti (sec. XVIII-esistente). Di origine francese trapiantata a Parma nel secolo XVIII da un Francesco, si trasferı` a Ca` del secolo XIX gliari nella prima meta con un Giovanni che, avendo preso parte ai moti modenesi del 1830-31, fu

costretto ad andare in esilio. Dopo molte peripezie, nel 1834, scampato a un naufragio sulle coste della Sardegna, vi si stabilı` definitivamente, ponendosi in luce come violoncellista di ` il capostipite dei R. sardi anvalore. E ` cora oggi presenti in seno alla societa cagliaritana.

Rachel, Aroldo Compositore (Cagliari 1875-ivi 1928). Figlio di Raimondo, anche lui musicista, apprese le prime nozioni di musica dal padre e dagli zii, tutti musicisti per tradizione. Trasferitosi all’Istituto musicale di Lucca, vi si ` ; in seguito intraprese la cardiplomo riera di insegnante di musica e si de` alla composizione. Fu autore di dico numerosi quartetti e di alcune sinfonie che dimostrano la sua solida preparazione musicale e il suo interesse per la musica del primo Novecento.

Rachel, Francesco Musicista (Cagliari 1837-ivi 1921). Figlio di Giovanni, vio` il violoncellista e compositore, studio loncello e il flauto sotto la direzione del padre. Precocissimo, a dieci anni si esibı` suonando l’ottavino nel Teatro ` ancivico di Cagliari; in seguito studio che il clarino e dopo aver suonato per anni nella cappella del Duomo divenne primo violoncellista dell’orchestra del Civico. Negli stessi anni inse` il violoncello e compose numerose gno marce, balletti e fantasie.

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Rachel

Rachel, Giovanni Musicista (Parma, ` al inizi sec. XIX-Cagliari 1891). Studio Conservatorio di Parma dove si mise in luce per le sue doti tecniche e interpretative. Di idee liberali, fu coinvolto nei moti di Ciro Menotti nel 1831, per cui ` . Dopo dovette lasciare la sua citta mille peripezie, scampato a un naufragio, nel 1834 si stabilı` in Sardegna; dap` a Sassari, dove fu imprima si fermo piegato nella cappella del Duomo. Successivamente si trasferı` a Cagliari ` la residenza. Suono ` per dedove fisso cenni nell’orchestra del Teatro civico `. della citta

Rachel, Luigi Compositore (Cagliari 1879-ivi 1949). Fu il primo musicista a trarre ispirazione dalla musica tradi` in forma orizionale sarda, che elaboro ginale. Compose anche pezzi di grande livello sinfonico e si esibı` nei maggiori teatri d’Europa, ottenendo riconoscimenti ovunque.

Racheli, Gin Scrittrice di viaggi (n. Mi` stata per molti anni lano, sec. XX). E consulente e dirigente d’azienda e ha coltivato molteplici interessi culturali. Stabilitasi in Sardegna, che considerava la sua seconda patria, dal 1975 si ` dedicata alla ricerca e a scrivere libri e di viaggio, molti dei quali espressamente dedicati alle isole della Sardegna: L’arcipelago del Sulcis e la sua storia, 1981; L’arcipelago di La Maddalena nella storia, 1982; La Sardegna, un’isola un mondo, 1985; Le isole del Sulcis: San Pietro e S. Antioco. Natura, storia, cultura, 1985; La Maddalena e le isole inter` dell’Arcimedie. Natura, storia, societa pelago maddalenino, 1991.

Racugno, Nora Studiosa di filosofia (n. sec. XX). Dopo aver conseguito la lau` dedicata all’inserea in Filosofia, si e gnamento nelle scuole secondarie superiori. Studiosa di grande apertura, si interessa anche di didattica del ci` autrice di numerose opere nema ed e

di buon livello scientifico. Tra i suoi scritti: Antonio Labriola e il positivismo, ` di Magistero del‘‘Annali della Facolta ` di Cagliari’’, 1978; Il l’Universita tempo, ‘‘Alla bottega’’, 4-5, 1988; I filosofi e l’uguaglianza, in Atti del congresso na` Filosofica Italiana, zionale della Societa 1989; Platone, conoscere i miti, 1989; Una filosofia per vivere, ‘‘Alla bottega’’, 1990; Manuale di filosofia, voll. 3, 1990; Rileggendo Antigone, ‘‘Alla bottega’’, 2, 1992; La morte di Dio, ‘‘Alla bottega’’, 3, 1992; A passeggio per Milano con Emilio De Marchi, ‘‘Alla bottega’’, 2, 1994; Il cinema a scuola: l’insegnante animatore, ` culturali’’, ‘‘Segnalazioni per attivita 1996; Discutiamo su cinema e letteratura?, ‘‘Insegnare’’, 1, 1997.

Racugno, Vincenzo Radiologo (n. Jerzu 1920). Laureatosi in Medicina ` dedicato alla ricerca nel 1946, si e scientifica e nel 1949 ha iniziato l’atti` di docente universitario. Dopo alvita cune esperienze all’estero, nel 1959 ha ` ottenuto la libera docenza e dal 1966 e stato professore di Radiologia presso ` autore di nu` di Cagliari. E l’Universita merose pubblicazioni e ha fondato e diretto per trent’anni la Scuola di specializzazione di radiologia.

Radica = Erica Radicati, Gioacchino Michele Domenico Religioso (Saluzzo 1719-Cagliari 1793). Vescovo di Alghero dal 1772 al 1793. Entrato nell’ordine dei Domenicani, fu ordinato sacerdote e divenne maestro di Teologia. Nel 1772, per intervento del conte Bogino, allora onnipotente ministro incaricato degli affari di Sardegna, fu nominato vescovo di Alghero. Nella sua diocesi promosse la ` alcuni siformazione del clero, celebro nodi e fu attento alle condizioni sociali dei suoi fedeli. Nel 1792, avvicinandosi la flotta francese alle coste della Sar` la resistenza a un degna, organizzo eventuale sbarco nel territorio della

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Radicchio ` pochi mesi dopo sua diocesi. Morı` pero la vittoria sui francesi, che aveva anche celebrato in una Lettera pastorale al clero della diocesi di Alghero per la vittoria riportata contro i Francesi, stampata a Cagliari nella Stamperia Reale nello stesso 1793.

Radicchio – Fiori.

Radicchio Pianta erbacea perenne della famiglia delle Composite (Cichorium intybus L.) introdotta da secoli nelle coltivazioni e pertanto fortemente manipolata dall’uomo per otte` molto produttive e resinere varieta ` alta 30-120 cm `. E stenti alle avversita con fusti eretti o prostrati e radice fittonante. Le foglie sono pennatopartite (sono composte con foglioline disposte su ciascun lato del rachide) a margine dentato. I fiori, di colore azzurro intenso, sono riuniti in capolini che si aprono in giugno. Radici e foglie hanno azioni depurative, amaro-toniche, diuretiche e digestive. Vive su pascoli e incolti soprattutto in area collinare. Da questa specie derivano tutte le va` coltivate, in particolare i ‘‘veri rarieta

dicchi’’, che fanno parte della catego` una ria delle cicorie a foglie colorate. E specie molto rustica e particolarmente apprezzata sia nella gastronomia tradizionale che in quella moderna per il suo gusto amarognolo. I nomi sardi sono traduzioni dall’italiano ‘‘cicoria’’: ` legato gigoria, zicoria; un fitonimo e ` della chiusura dei alla particolarita fiori, aperti il mattino e chiusi intorno a mezzogiorno, che le ha fatto meritare il nome di erba fintz’a prangiu (erba fino al pranzo). In Sardegna cresce anche il r. selvatico (Hyoseris radiata L.), con capolini gialli, usato come erba alimentare: infatti le rosette di foglie basali hanno un buon sapore, sia crude in insalata sia cotte, da sole o in miscugli. In passato, i bambini si divertivano a mangiare lo stelo dei fiori non ancora aperti: lu ziru di pabantzolu a Tempio ` -pito ` ad Alghero. Altre Pausania e pito due specie di Hyoseris sono presenti nell’isola: Hyoseris glabra, con steli allargati, e H. taurina, endemica del Sul` cis, con fiori grandi e con ziri molto piu ` soliti celebrare il lunghi. A Ploaghe si e 25 aprile come la giornata di chentu de sos pabanzolos. [TIZIANA SASSU]

` coltivata. Radicchio – Varieta

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Radio private

Radio private Sino al 1974 le trasmissioni radiofoniche (e poi televisive) furono realizzate dalla RAI (Radio Audi` statale atzioni Italiane), di proprieta traverso l’IRI, in regime di monopolio, ` volte difeso dalle sentenze della piu Corte costituzionale. In quell’anno la ` delle traCorte riconobbe la legittimita smissioni private locali via cavo e quindi, di fronte al veloce sviluppo di emittenti private prima radiofoniche (le cosiddette ‘‘radio libere’’) e televi` delle trasmissioni sive, la legittimita locali via etere (1976). La regolamentazione di legge (che conobbe diverse tappe, tutte caratterizzate dall’allargamento e dall’abolizione dei confini originariamente imposti all’iniziativa privata) fu preceduta da una vera ‘‘guerra per l’etere’’, combattuta attraverso la creazione di emittenti radiofoniche (e in seguito anche televisive) che agivano in assenza di specifiche autorizzazioni. In Sardegna il 18 giugno 1975 iniziava le sue trasmissioni una piccola stazione radiofonica privata di Cagliari, la oramai storica Radiolina, cui nel settembre dello stesso anno si af` l’emittente televisiva Videolina. fianco In poco tempo le radio private proliferarono operando in una situazione di incertezza giuridica. Ben presto il monopolio della RAI venne posto in discussione e una sentenza del 1976 sta` detto – il principio che bilı` – come si e l’installazione e l’esercizio di impianti di diffusione di trasmissioni radiotele´ visive via etere era legittimo purche esse non valicassero l’ambito locale. Negli anni successivi si ebbe l’apertura di moltissime emittenti locali, alcune delle quali hanno avuto una funzione storica. In particolare, in Sarde` in funzione ne gna, tra quelle non piu vanno ricordate alcune nate in centri di piccole e medie proporzioni: Abbasanta, Radio Studio 90; Arbatax, Radio

Rama Sound; Arbus, Radio 80; Arzachena, Radio Arzachena Stereo; Assemini, Radio Antenna Sud TIR; Bonnanaro, Radio K Due; Bosa, Radio Planargia; Cabras, Radio Cabras; Capoterra, Radio Emmedue; Carloforte, Radio Carloforte; Castelsardo, Radioreporter; Dorgali, Radio Luna Sardegna; Golfo Aranci, Radio Golfo Aranci; Guspini, Radio Super Sound TV; Ittiri, Teleradio Ittiri; Lanusei, Radio Music; Marrubiu, Radio Tele Marrubiu; Monserrato, Radio Spazio; Morgongiori, Radio Monte Arci; Oliena, Alpha Radio; Orosei, Radio Punto 5 stereo; Paulilatino, Radio Free Sound; Portoscuso, Radio Portoscuso; Porto Torres, Radio del Golfo; Posada, Radio Posada; Quartucciu, Radio Regione Sardegna; San Gavino Monreale, La Piccola Radio; Sant’Antioco, Radio International; Selargius, Radio Stella; Serramanna, Radio Fantasy; Tempio Pausania, Radio Tele Gallura; Thiesi, Radio Tele Mejlogu; Tortolı`, Radio Rama Sound; Uta, Radio Master; Valledoria, Radio 5; Villanovafranca, Radio Oasy; Villanova Monteleone, Radio Villanova Monteleone. Attualmente, nell’isola operano le seguenti emittenti radiofoniche private, ` l’‘‘Almasecondo l’elenco che ne da nacco della Sardegna’’ 2004-2005 dell’Associazione Stampa Sarda. CAGLIARI Radio Karalitana, fondata nel 1997, opera in via Monsignor Cogoni 9, diretta da Antonio Serra, giornalista pubblicista; Radio Mambo, fondata negli anni Ottanta, ha sempre operato nella sede di via Canelles 33, attualmente diretta dal dottor Patrizio Mulas (n. Nuxis 1948), cattolico impegnato, giornalista pubblicista; Radio Manila, fondata nel 1990, ha operato prima nella sede di via San Saturnino 30, ora in via dei Donoratico 57, diretta da Giuseppe Ortu, giornalista pubblici-

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Radio private sta; Radio Sintony International, fon` diretta da Luigi Aldata nel 1990, gia fonso (n. Cagliari 1962), giornalista pubblicista, attualmente da Vittorio Sanna; Radio X, fondata nel 1996, ha la sua sede in piazza del Carmine, direttore Sergio Benoni (n. Padova 1959), giornalista professionista; Radiolina, ` antica l’emittente radiofonica piu della Sardegna, fondata nel 1975, attualmente ha sede presso Videolina in viale Marconi 185, legata al gruppo edi` diretta toriale de ‘‘L’Unione sarda’’, gia da Nicola Scano (n. Cagliari 1960), giornalista professionista; Radio Press, fondata nel 1996, ha avuto sede prima in via Garibaldi 105, ora in via Barone Rossi 27, diretta da Angelo Porru, giornalista pubblicista; Radio Santuario di Bonaria, di recente fondazione, diretta da Nicola Boccuzzo, giornalista pubblicista. SASSARI Mondoradio Network, fondata nel 1997, ha la sua sede in via Biasi, direttore Giovanni Mario Zara (n. La Maddalena 1941), giornalista pubblicista; Radio Eco, fondata a Sassari nel 1998 ha la sua sede in via M. Saba; Radio Venere, fondata nel 1990, ha sede in viale Gramsci; Radio Zero, fondata negli anni Ottanta, ha sede in piazza Castello, attualmente diretta dal giornalista pubblicista Lucio Masia (n. Sassari 1943). ORISTANO Radio Cuore, fondata nel 1992, attualmente diretta da Gianni Massa (n. Tripoli 1935), giornalista professionista; Radio Oristano, fondata nel 1993, ha sede in Galleria Porcella, direttore Paolo Desogus (n. Milis 1941), giornalista professionista. NUORO Radio Barbagia, una delle radio storiche fondata dalla diocesi di Nuoro nel 1976, diretta prima da Rosario Menne, attualmente da Francesco Mariani (n. Orune 1956), giornalista pubblicista; Radio Nuoro Centrale, fon-

` diretta da data negli anni Ottanta, gia Francesco Merche, giornalista pubblicista, ora da Giampiero Careddu (n. Nuoro 1950), giornalista pubblicista. OLBIA Radio Internazionale Costa Smeralda, nata dalla fusione di Radio Costa Smeralda (1990) e Radio Internationale (1995), attualmente diretta da Pierantonio Bardanzellu (n. Tempio Pausania 1939), giornalista pubblicista. ALTRI CENTRI Abbasanta: Radio Studio 90. Alghero: Radio Onda Stereo, fondata nel 1994, direttore Maria Antonietta Izza (n. Alghero 1963), giornalista pubblicista. Capoterra: Radio Emmedue, direttore Graziella Marchi (n. Cagliari 1962), giornalista pubblicista. Carbonia: Radio Star, diretta da Giacomino Desole, giornalista pubblicista; Radio Luna Carbonia, in piazza Rinascita, diretta da Sebastiano Solinas, giornalista pubblicista. Carloforte: Radio San Pietro News, direttore Mariano Froldi, giornalista pubblicista. Gonnosfanadiga: Radio RGF News Gonnosfanadiga, direttore Antonio Mastinu (n. Silanus 1946), giornalista pubblicista. Guspini: Radio Super Sound, direttore Giovanni Pierpaolo Ledda (n. Oristano 1958), giornalista pubblicista. Iglesias: Radio Arcobaleno, fondata nel 1990 da Mauro Pili, attualmente diretta da Marco Bittau (n. Iglesias 1960), giornalista pubblicista. La Maddalena: Radio Arcipelago, fondata nel 1978 come ra` Addis, diretdio televisione da Nicolo tore Salvatore Marco Abate (n. Sassari 1965), giornalista pubblicista. Macomer: Radio Macomer Centrale, direttore Roberto Melis (n. Macomer 1957), giornalista pubblicista. Pirri: Radio Italia Stereo. Sorso: Radio Nova, direttore Gianni Rigoldi (n. Olbia 1932), giornalista pubblicista. Porto Torres: Radio del Golfo, diretta da Aulio Baduena (n. Castelsardo 1947), giornalista pubblicista. Pula: Radio Nora Noti-

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Radio Sardegna zie, direttore Andrea Porcu (n. Cagliari 1956), giornalista professionista. San Gavino Monreale: Radio Sardinia, direttore Antonio Contu (n. Escalaplano 1945), giornalista pubblicista. Sanluri: Nuova Radio Castello. Tempio Pausania: Radio Hobby. Sant’Antioco: Radio In, direttore Timoteo Locci (n. Sant’Antioco 1937), giornalista pubblicista. Terralba: Radio Telestudio 2000, direttore Antonio Melis (n. Nuoro 1942), giornalista pubblicista. Villacidro: Radio Studio 4, direttore Giampaolo Marcialis (n. Villacidro 1949), giornalista pubblicista.

Radio Sardegna Emittente sarda. Fu la prima emittente dell’isola; nacque subito dopo l’8 settembre a Bortigali, ` militari utilizzarono dove le autorita un camion adibito a comunicazioni per trasmettere dei comunicati che i soldati inviavano alle loro famiglie o messaggi in codice ai partigiani che operavano nel Nord Italia occupato. Questo centro radio fu in grado di captare Radio Londra, Radio Algeri e Radio Tunisi, facendo cosı` nascere il primo notiziario dell’Italia liberata. Sabato 8 ottobre, alle 13,15, Radio Sardegna inizia le sue trasmissioni: in palinsesto, musica e molti notiziari. A questi programmi si aggiungono le trasmissioni di carattere religioso, tenute da un cappellano militare, Paolo Carta, futuro arcivescovo di Sassari, e alcuni `, programmi musicali di grande qualita grazie alla presenza, nell’isola, di molti musicisti ‘‘continentali’’. Nel gennaio del 1944 il camion venne spostato a Cagliari e le trasmissioni ripresero da Is Mirrionis, prima in una ‘‘grotta’’, poi in ´ nel un casamento popolare, finche ` in viale maggio la sede non si sposto Bonaria. Con il crescente successo anche gli impianti furono potenziati. Lo sviluppo dell’emittente si dovette anche all’opera di giornalisti come Guido

Martis, Jader Jacobelli, Armando Rossini, Amerigo Gomez, che furono tra i primi redattori e/o direttori di Radio Sardegna. Nel febbraio del 1945 l’emittente viene ceduta dall’amministrazione militare alla neocostituita RAI e Radio Sardegna, assorbita nel ‘‘sistema’’ RAI, perdette rapidamente la sua autonomia. Nei decenni successivi ` tardi Radio Sardegna (diventata piu ` i suoi proRadio Cagliari) continuo grammi. Negli anni Sessanta con il boom radiofonico, la diffusione e l’ascolto delle trasmissioni radiofoniche locali ebbero un netto incremento, anche grazie a concorsi radiofonici come il Nuraghe d’argento che coinvolse tutti i centri dell’isola. Sulla storia di Radio Sardegna un volume intitolato Radio Brada, a cura di Romano Cannas, con prefazione di Jader Jacobelli (a lui si deve la definizione di ‘‘Radio Brada’’ per l’emittente degli anni 1943-1945, totalmente libera a onta del controllo del PWB alleato, peraltro esercitato da ufficiali-intellettuali democratici e intelligenti), raccoglie una serie di scritti che ne rievocano le vicende. Lo arricchisce un dvd che correda le pagine con immagini spesso inedite.

Radmilli, Antonio Mario Paletnologo (n. sec. XX). Sostenne l’esistenza di industrie paleolitiche in Sardegna. In ` la teoria polemica con Segre elaboro dell’esistenza di un ponte tettonico scomparso. Ha dedicato all’isola due scritti, La preistoria della Sardegna, ‘‘Universo’’, XLIII, 1963, e Stadio dei ` metalli: la Sardegna, in Popoli e civilta dell’Italia antica, I, 1974.

Raffaele, san (in sardo, Santu Raffaeli, Sant’Arraffaeli, Santu Serafinu) Santo, ` l’angelo che nel Libro di arcangelo. E ` Tobia o ToTobia guarisce dalla cecita bia il Vecchio. E sotto il nome di Azaria accompagna Tobia il Giovane da Ga` di Rage, bael figlio di Gabri nella citta

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Ragazzo nella Media, per ritirare dieci talenti d’argento. Durante il viaggio libera Sara figlia di Raguel dall’influsso del demonio Asmodeo e favorisce le nozze di Tobia e Sara. Infine si manifesta: «Io sono Raffaele, uno dei sette angeli che sono al servizio di Dio e hanno accesso ` del Signore». Per la Chiesa alla maesta greca rappresenta il potere religioso, mentre San Michele rappresenta quello militare e San Gabriele quello civile. Per la Chiesa latina la celebrazione liturgica risale al secolo XI, festa il 24 ottobre (data ufficializzata da Benedetto XV nel 1921), spostata nel nuovo calendario al 29 settembre. Raffaele, dall’ebraico repha’El, significa ` il guaritore’’, ‘‘Dio ha guarito’’, ‘‘Dio e ` da ‘‘Dio ha sanato i miei mali’’. Percio ` invocato per la salute del sempre e corpo e dell’anima, raffigurato con il vaso della medicina, emblema dei me` ` patrono. E dici e dei farmacisti di cui e anche protettore vigile e sollecito dei viaggi e degli adolescenti, nell’iconografia vestito da pellegrino e al fianco di Tobia il Giovane, dal secolo XVI nelle vesti dell’angelo custode. Angelo ` alta gerarchia, serafino: daldella piu l’ebraico seraf, ‘‘serpente’’, altro emblema della medicina. In Sardegna Patrono di Is Urigus. Il culto di San Serafino fu diffuso dai Bizantini, i quali lo consideravano, per il suo ruolo di guaritore, successore di Asclepio, nella simbologia rappresentato da un serpente: nelle chiese sarde erette in suo onore veniva praticato il rito dell’incubazione. A pochi chilometri da Ghilarza, chiesa d’origine bizantina; nell’architrave «Mariano IV – secondo Giorgio Farris (1986) – porge i frutti della legge agraria al Serafino benedicente»: «Su nomen de Raphaele / significat meighina, / dadu pro gratia divina / cumpagnu a Tobia fidele / et de Asmodeu crudele / Sara curat cun cle-

mentia. / Raphaele de Deus meighina / sana sa nostra dolentia» (Il nome di Raffaele – significa medicina, – dato per grazia divina – compagno fedele a Tobia, – dall’influsso del crudele Asmodeo – cura Sara con clemenza. – Raffaele, di Dio medicina – guarisci tutti i nostri mali). [ADRIANO VARGIU] Festa Si festeggia il 29 settembre; il 9 aprile a Neoneli, la terza domenica dopo Pasqua a Is Urigus e Sindia, il 24 ottobre a Ghilarza e Villasimius.

Raffaele da Santa Giusta Storico (Santa Giusta 1880-Cagliari 1958). Al secolo Giacomo Efisio Contini, entrato nell’ordine francescano fu ordinato sa` cerdote nel 1905 e in seguito si laureo in Teologia alla Gregoriana di Roma. Tornato in Sardegna diresse il primo ‘‘Seminario serafico’’ dell’isola; trasferito ancora in continente, tra il 1923 e il ` la sua attivita ` all’Azione 1927 dedico Cattolica di Massa Carrara. Rientrato definitivamente in Sardegna, proseguı` nei suoi studi di storia e riuscı` a rintracciare i documenti relativi alle vicende del suo ordine smarriti dopo il 1860-61. Tra i suoi scritti: Missionari sardi dei Minori cappuccini, 1931; Mores e il suo convento dei Cappuccini. Cenno storico 1714-1738, 1938; I frati minori cappuccini in Sardegna 1590-1946, 1958.

Raga, Francesco Fisico (n. Cagliari 1939). Allievo di Giuseppe Frongia, conseguita la laurea ha intrapreso la carriera universitaria. Attualmente in` di Cagliari segna presso l’Universita ` stato prenella quale per lunghi anni e ` autore ` di Scienze. E side della Facolta di numerosi importanti lavori che gli ` nazionale. hanno dato notorieta

Ragazzo, Antonio Calciatore (Cagliari 1922-ivi 1978). Attaccante di grande ca` , aveva non comuni doti tecniche pacita e di realizzatore. Esordı` nei campionati regionali nel 1942; nel dopoguerra

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Raggio ` a giocare nella squadra del continuo Cagliari nei primi campionati nazionali fino al 1950. In seguito fece l’allenatore.

Raggio, Andrea Geometra, uomo politico (n. Cagliari 1929). Consigliere regionale, presidente del Consiglio regionale, parlamentare europeo. Impegnato fin da giovane nel Partito Comunista Italiano, nel 1961 ha preso parte alle elezioni regionali per la IV legisla` stato eletto. Nel corso tura, ma non e ` della legislatura, il 28 febbraio 1963 e subentrato a Luigi Pirastu in Consiglio regionale per il collegio di Cagliari. ` stato rieletto nello Successivamente e stesso collegio, senza interruzioni, fino al 1984 per altre quatto legislature. In ` stato questi anni, nel gennaio del 1977 e eletto presidente del Consiglio regionale e ha tenuto l’incarico fino al termine della legislatura nel giugno del 1979. In seguito, tra il dicembre 1980 e ` stato assessore regioil marzo 1982 e nale al Bilancio nelle giunte Rais. In` stato eletto deputato eufine nel 1984 e ropeo e riconfermato in seguito fino al ` stato eletto an1994; negli stessi anni e che consigliere comunale di Cagliari.

Raimondo1 Religioso (Sassari?, prima ` sec. XIV-Ploaghe 1357). Vescovo meta di Ploaghe dal 1352 al 1357. Era arciprete della cattedrale di Torres quando fu nominato vescovo da papa ` nei difClemente VI nel 1352. Governo ficili anni della guerra tra Doria e Aragona e prese parte al Parlamento celebrato a Cagliari da Pietro IV nel 1355.

Raimondo2 Religioso (sec. XIV). Vescovo di Civita dal 1349 al 1351. Apparteneva all’ordine domenicano. Fu nominato vescovo nel 1349, ma nel 1351 fu trasferito a Mariana in Corsica.

San Raimondo di Pen ˜ afort – Il santo mentre si dedica agli studi giuridici. (Dal convento di San Esteban a Salamanca)

˜ afort, san (in sardo, Raimondo di Pen Santu Arremundu) Santo (Villafranca, Spagna, 1180-Majorca 1275). Nacque nella Catalogna da nobile famiglia, in` a Barcellona, dove fu ordinato segno sacerdote. Domenicano (1222), predicatore, da Gregorio IX incaricato di ordinare e ampliare il diritto canonico. Fu lui a incoraggiare Tommaso d’Aquino a scrivere la Summa contra gentiles. Canonizzato da Clemente VIII (1601). Secondo una tradizione senza fondamenti storici avrebbe collaborato con San Pietro Nolasco alla fondazione dell’ordine dei Mercedari. Patrono dei giuristi e degli avvocati. [ADRIANO VARGIU]

Festa Si festeggia il 7 gennaio.

Raimondo Nonnato, san (in sardo, Santu Remundu Nonnadu, Santu Ramundu, Sant’Arremundu) Santo (Portell, Spagna, 1204 ca.-Cordova, 1240/ 1241). Mercedario, nacque nella Catalogna, chiamato Nonato, Nonnato, ´ estratto dal ventre ‘‘non nato’’, perche della madre morta durante il parto. Av` lo viato agli studi dal padre, che pero fece smettere per paura che diven` in campatasse un religioso e lo mando gna a pascolare il gregge. Sostituı` San Pietro Nolasco nell’ufficio di reden-

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Ram ` volte ostaggio tore degli schiavi. Fu piu in terra d’Africa per riscattare i cristiani. Volle convertire i musulmani e ` le loro ire: il governatore lo suscito fece arrestare e gli fece mettere un luc` chetto in bocca. Gregorio IX lo nomino cardinale. Morı` a Cordova, mentre era in viaggio verso Roma. «Sentendosi alla fine – si legge nella sua Vita leggen´ il sadaria – chiese il viatico e poiche cerdote tardava gli venne somministrato dagli angeli. Morto, sorsero delle ` per il seppellimento. Caricadifficolta rono la sua bara su una mula cieca, che ` svelta alla chiesa rurale di San s’avvio Nicola, dove pregava davanti all’immagine della Madonna quando pascolava il gregge, e lı` venne sepolto. Sopra la sua tomba San Pietro Nolasco fece costruire un convento di mercedari». Canonizzato da Alessandro VII (1657). Patrono dei neonati e delle ostetriche. ` limitato a calenDal 1969 il suo culto e dari locali o particolari. [ADRIANO VARGIU]

Festa Si festeggia il 31 agosto a Seneghe, l’ultima domenica d’agosto a Bono con la festa satirica della zucca di San Raimondo, legata a un fatto storico, quando gli abitanti il 21 luglio 1796 s’impossessarono dei cannoni della truppa inviata da Cagliari a sedare la rivolta antifeudale all’indomani dell’espatrio di Giovanni Maria Angioy.

Rais, Franco Funzionario, uomo politico (n. Serramanna 1940). Consigliere regionale, presidente della Regione, presidente del Consiglio regionale, deputato al Parlamento. Dopo essersi laureato in Economia e Commercio ha intrapreso la carriera di funzionario amministrativo nel Ministero del la` impegnato in politica. Di voro e si e ` stato idee socialiste, dal 1970 al 1975 e eletto consigliere e assessore comunale a Cagliari e nel 1974 consigliere regionale per la VII legislatura nel col-

legio di Cagliari nella lista del PSI. ` stato riconfermato Successivamente e nello stesso collegio fino alla IX legislatura 1984-1989. Negli stessi anni, ` dal gennaio 1977 all’ottobre 1978, e stato assessore al Lavoro nella seconda giunta Soddu, dall’ottobre 1979 al set` nelle tembre 1980 assessore alla Sanita due giunte Ghinami; dal 24 dicembre successivo all’11 marzo 1982 ha presieduto due giunte regionali di sinistra, segnando una svolta politica di notevole rilievo nella storia autonomistica ` stato dell’isola. Il 31 maggio 1983 e eletto presidente del Consiglio regio` rimasto in carica fino al ternale ed e mine della legislatura, nel 1984. Rie` letto consigliere, nel maggio 1987 si e dimesso per candidarsi al Parlamento; eletto deputato per la X legislatura re` dimesso per pubblicana, nel 1991 si e accettare la carica di presidente del CIS (Credito Industriale Sardo), che ha tenuto fino al 1996.

Rajadell, Berengario Camerario reale ` sec. XIII(Catalogna, seconda meta Sassari 1350). Camerarius reale, prese parte alla spedizione dell’infante Alfonso unitamente a suo fratello Dalmazio. Conclusa la conquista, si stabilı` a Sassari e nel 1330 seguı` Raimondo Cardona nella sua spedizione in Anglona e in Gallura contro i Doria. Per ricompensarlo, nel 1333, il re gli concesse in ` non feudo Ardara e Sorres, di cui pero riuscı` a entrare in possesso per il riaccendersi della guerra contro i Doria. In ` a Guglielmo Cervellon, seguito si lego ` in importanti missioni che lo utilizzo diplomatiche alla corte di Mariano IV. Nel 1339 ottenne in feudo Settepalme, Morores e Ardu nella Fluminargia; nel 1347 concorse alla difesa di Sassari contro l’assedio dei Doria.

Rally = Automobilismo Ram Famiglia originaria di Saragozza (secc. XV-XVII). Trasferita a Cagliari

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Ramasso nel secolo XV con un Giovanni, saliniere minore, che ben presto ottenne che l’ufficio divenisse ereditario nella famiglia; i suoi figli nel 1504 furono ammessi allo Stamento militare nel parlamento Dusay. I loro discendenti presero parte a tutti gli altri parlamenti fino all’estinzione. Nel corso del secolo XVI ebbero anche l’ufficio di maestro razionale che tennero ereditariamente e nel 1562 ottennero il riconosci` . Negli stessi anni mento della nobilta presero parte attiva alle fazioni dell’aristocrazia cagliaritana schierati nel partito contrario agli Aymerich; alla fine del secolo, perso il controllo dell’ufficio di maestro razionale, le loro condizioni decaddero. La famiglia allora si divise in due rami: il ramo cagliaritano, che si estinse poco tempo dopo con un Onofrio, e il ramo di Iglesias, che si estinse prima della fine del secolo XVII.

Ramasso, Francesco Letterato, uomo ` sec. XIXpolitico (Cagliari, prima meta ?). Originale personaggio e uomo di cultura, attivo a Cagliari nella prima ` dell’Ottocento. Fu il presunto aumeta tore di scritti polemici nei confronti della Storia letteraria di Sardegna del Siotto Pintor comparsi subito dopo la pubblicazione dell’opera. Il primo di questi fu la Piccola storia letteraria di ` leggerla, Sardegna ad uso di chi vorra 1844.

Ramasso, Francesco Maria Censore generale dei Monti di soccorso (Cagliari 1756-ivi 1816). Laureato in Legge, ` esercitando la professione di avinizio vocato, e dopo alcuni anni fu nominato vice-censore generale dei Monti di soc` corso. Nel 1793 prese parte all’attivita degli Stamenti e fu inserito, in rappresentanza dello Stamento reale, nella `a delegazione di sei deputati che porto Torino le Cinque domande. Nel 1794 fu tra coloro che chiesero la sospensione

di Girolamo Pitzolo e del Paliaccio dai loro incarichi, accusandoli di collusione con i disegni repressivi del vi´ Vivalda. In seguito, pur condivicere dendo il pensiero di Giovanni Maria ` con i moderati. Nel Angioy, si schiero 1796 fu nominato censore generale e segretario dei Monti di soccorso.

Randaccio, Walter Funzionario di banca, consigliere regionale (n. Roma 1958). Funzionario di banca ed esperto finanziario con esperienze di lavoro a ` avvicinato alla Roma e a Milano, si e politica schierandosi con Forza Italia e ha concorso allo sviluppo del nuovo ` stato partito in Sardegna. Nel 1994 e eletto consigliere regionale del suo partito nel collegio di Cagliari per l’XI legislatura, al termine della quale, `, non e ` stato piu ` rieletto. pero

Randacio, Francesco Studioso di anatomia (Cagliari 1821-ivi 1903). Laureato in Medicina a Palermo nel 1848, nel ` la carriera universitaria a 1853 inizio Torino. Nel 1855 fu nominato profes` sore di Anatomia presso l’Universita di Cagliari e direttore del Gabinetto anatomico di Sassari. Nel 1862 si tra` di Palermo, dove sferı` all’Universita divenne dirigente dei servizi sanitari durante l’epidemia di colera che sconvolse la Sicilia. Uomo dai molteplici in` anche le Carte d’Arboteressi, studio rea difendendone con forza l’autenti` in diversi scritti, tra cui Intorno cita alle carte d’Arborea, pubblicato a Cagliari nel 1871, e La questione delle pergamene e dei codici di Arborea, stampato a Palermo nel 1871.

Randaciu, Raffaele Giurista (Cagliari 1783-ivi 1842). Dopo aver conseguito la laurea in Giurisprudenza presso l’Uni` di Cagliari, nel 1807 intraprese versita la carriera in magistratura. Nel 1818 fu nominato giudice della Reale Udienza; dopo essere stato avvocato generale dell’Udienza nel 1835, ne fu

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Ranieri nominato presidente. Fu autore di alcuni interessanti trattati di diritto.

Randazzo, Alberto Operatore sociale, consigliere regionale (n. Cagliari 1971). Diplomato ragioniere, ha affiancato suo padre nella conduzione dell’AIAS (Associazione Italiana Assistenza Spa` della famistici) e delle altre attivita ` interessato da sempre di poglia e si e ` stato eletto consilitica. Nel 1999 e gliere regionale del Partito Popolare Italiano per la XII legislatura nel collegio di Cagliari. Nel corso della legislatura ha lasciato il Partito Popolare: nel 2000 ha fondato con suo padre il Movimento dei Democratici Cristiani Sardi ` confluito nell’UDC. Nel e poco dopo e ` stato rieletto consigliere regio2004 e nale per la XIII legislatura.

Randazzo, Bruno Consigliere regionale (n. Aritzo 1936). Cattolico impe` il fondatore e l’anignato nel sociale, e matore dell’AIAS (Associazione Italiana Assistenza Spastici), che gestisce in Sardegna numerosi centri di assi` divenuta stenza e nel corso degli anni e un’impresa di notevoli proporzioni. Schierato nella Democrazia Cristiana, dopo essere stato consigliere e asses` sore comunale di Cagliari, nel 1984 e stato eletto consigliere regionale per la IX legislatura nel collegio di Cagliari. Successivamente riconfermato ` dimesso per canper la X, nel 1992 si e didarsi al Parlamento; eletto deputato per l’XI legislatura repubblicana nel ` ripresentato per dedi1994 non si e carsi alla gestione dell’AIAS e degli altri interessi di famiglia. Dopo una parentesi di alcuni anni, ha ripreso a fare ` dei suoi politica affiancando l’attivita figli.

Ranieri Religioso (Sassari, prima meta` sec. XIII-Ploaghe 1309). Vescovo di Ploaghe dal 1295 al 1309. Eminente sacerdote turritano, quando nel 1290 morı` l’arcivescovo Torchitorio il capi-

` come arcivescovo di Tortolo lo indico res, ma la sua elezione fu annullata da papa Bonifacio VIII. Nel 1295 fu nominato vescovo di Ploaghe e prese pos` desesso della sua diocesi; fu tra i piu ` che cisi sostenitori dell’opportunita Giacomo II d’Aragona prendesse possesso della Sardegna, di cui negli stessi anni era stato investito dal papa.

Ranieri, san (o San Rainiero, San Rainerio; in sardo, Santu Raineriu) Santo confessore (Pisa 1128-ivi 1160). Suonatore di liuto assai richiesto nelle feste. Dopo aver incontrato il pellegrino Alberto ` strumento, di Corsica, abbandono ` devoto e penidanze e feste e si reco tente in Terrasanta, «digiunando qua` dove Gesu ` aveva digiuranta giorni la nato». Al rientro, fu tra i canonici del Duomo di Pisa, poi converso nei monasteri benedettini di Sant’Andrea e di San Vito. Morı` il 17 giugno 1160. Riposa nel Duomo, sull’urna si legge: «San Ranieri, laico di Pisa». La sua mano de´ in epoca stra manca di due dita: poiche medioevale ai ladri tagliavano le dita e ` nata la leggenda d’un anche la mano, e furto commesso quand’era ragazzo. ` la Entrato in una bottega, allungo mano per rubare del formaggio: se ne ` accorse il padrone, il quale gli assesto un colpo di coltello, staccandogli due dita. «Levato quer viziaccio di rub` un gran santo di bare, – San Ranieri e ’ve’ boni», cosı` inizia il sonetto San Ranieri miraoloso di Renato Fucini. Ma come avrebbe potuto suonare il liuto? ` volte ha salPatrono di Pisa, che piu vato dalla peste e dalle piene dell’Arno, e dei ladri. ` stato diffuso In Sardegna Il suo culto e dai pisani. A Villamassargia, la chiesa romanica della Madonna del Pilar in origine era dedicata a lui. [ADRIANO VARGIU]

Festa Si festeggia il 17 giugno a Villamassargia.

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Ranieri

Ranieri, Ugo Forma errata con cui, per

Ranuccio Religioso (?, prima meta` sec.

un equivoco dello schedatore, Ranieri ` registrato nella Bibliografia Ugo (=) e sarda del Ciasca.

XIII-Cagliari 1322). Arcivescovo di Cagliari dal 1299 al 1322. Entrato nell’ordine dei Minori conventuali, fu ordinato sacerdote. Uomo di grande cultura, nel 1299 fu nominato arcivescovo di Cagliari, ma subito dopo lo stesso ` vicario di Bonifacio VIII lo nomino Roma, nei periodi in cui questi fu arrestato e condotto ad Anagni. Alla morte ´ ragdel papa (1303) finalmente pote giungere Cagliari e reggere la diocesi.

Ranieri Sardo Cronista pisano (Pisa, ` sec. XIV-?). Cittadino piprima meta sano, fu tra gli autori degli Annali della repubblica pisana, una cronaca che ricostruisce la storia della Repubblica di Pisa, nella quale sostiene la tesi che il papa avrebbe donato a Pisa la giurisdizione sulla Sardegna (Cronaca pisana dall’anno 962 sino al 1400, ‘‘Archivio storico italiano’’, VI, parte II).

Ranno Nome generico di piante appartenenti alla famiglia delle Ramnacee. ` un 1. Il r. alpino (Rhamnus alpinus) e arbusto caducifoglio, eretto, poco ra` raggiungere i 4 m di mificato, che puo altezza; le foglie hanno la lamina ovata, con nervature evidenti e margine seghettato, leggermente ricoperta di peluria sulla pagina superiore; i fiori, verde-giallastri, sono riuniti in gruppi ` una all’ascella delle foglie; il frutto e `. Vegeta spontadrupa, nera a maturita neo nelle aree montane della Sardegna centrale, su terreni rocciosi; fiorisce in tarda primavera a giugno. Nome sardo: pipireddu. 2. Il r. di Sardegna (Rhamnus ` un piccolo albero, alto persicifolius) e fino a 5 m; ha foglie lanceolate allungate, con margine seghettato, la lamina ` ondulata da nervature marcate, la e ` ricoperta da una legpagina inferiore e gera peluria; i fiori, simili ai prece` numerosi denti nella forma, sono piu nei mazzetti ascellari e formano delle ` una infiorescenze raccolte; il frutto e ` . Fioridrupa nera bluastra a maturita sce da aprile a maggio. Vegeta in terreni freschi delle aree montane, dove ` endemico; specie inserita nell’ee lenco delle piante da sottoporre a protezione in base alla proposta di L.R. n. 184/2001. Nome sardo: prugna agreste. [MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]

Ranuncolo – Fiori di ranuncolo favagello.

Ranuncolo Nome generico di piante della famiglia delle Ranuncolacee. 1. ` Il r. acquatico (Ranunculus aquatilis) e un’erbacea perenne che vive nei ruscelli e nelle fosse d’acqua; ha foglie differenziate: quelle immerse sono divise in segmenti molto sottili, quelle sulla superficie sono reniformi con 3-5 lobi; i fiori sono bianchi e gialli, con lunghi peduncoli. Pianta tipica degli ambienti acquatici, fiorisce da maggio a giugno e ricopre con intense fioriture gli specchi d’acqua sia degli stagni che dei ruscelli: particolarmente spettacolari i ranuncoli acquatici dei paulis, i laghetti stagionali della Giara di Gesturi. 2. Il r. favagello (Ranunculus fica` un’erbacea perenne, ha foglie baria) e sali con lungo picciolo e lamina a forma di cuore; i fiori peduncolati hanno 8-12 petali color giallo oro, lu` un achenio peloso. Difcidi; il frutto e

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Rassegna sarda fuso, vive nei luoghi umidi della macchia e dei boschi e vicino ai corsi d’acqua. Fiorisce dall’inverno sino a tutta la primavera. Nomi sardi: erba de arranas, fundurassu. [MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]

Rapallo Famiglia genovese (secc. XVIII-XIX). Si trasferı` a Cagliari agli inizi del secolo XVIII. I suoi membri fecero fortuna dedicandosi al commercio e agli appalti delle rendite dei grandi feudi. Alla fine del secolo due fratelli, Giuseppe e Francesco, diedero vita a due rami della famiglia. Quello discendente da Francesco ottenne il ` nel cavalierato ereditario e la nobilta 1787; quello discendente da Giuseppe ottenne gli stessi privilegi nel 1793 e nel 1820 ebbe il titolo comitale. Questo secondo ramo nel corso del secolo XIX si stabilı` nuovamente a Genova, dove risiede.

Rappresentanze Termine con cui vennero chiamati i documenti inviati dagli Stamenti al re Vittorio Amedeo III tra il luglio e il settembre 1795, tutti riferiti alla drammatica evoluzione della Sarda Rivoluzione. 1. Rappresentanza rassegnata dai tre Stamenti di Sardegna a S.M. relativa all’occorso a Cagliari del giorno 6 luglio ` una relazione che 1795. Il documento e riguarda la richiesta di arresto di Gerolamo Pitzolo e del generale Gavino Paliacio della Planargia, formulata al ´ dagli Stamenti in seguito al comvicere ´ il vicere ´ portamento dei due. Poiche prendeva tempo in merito alla richie` una sollevazione poposta, si scateno lare che si concluse tragicamente: il Pitzolo fu arrestato e subito ucciso dai manifestanti; il Paliacio, anche lui arrestato dalla folla e rinchiuso nella torre dell’Elefante, fu linciato pochi giorni dopo. 2. Rappresentanza seconda rassegnata dai tre Stamenti di Sardegna a S.M. re-

lativa all’occorso a Cagliari nel giorno 22 luglio 1795. Il documento contiene una relazione sui tragici fatti che seguirono alla pubblica lettura fatta in una riunione stamentaria dei documenti sequestrati al generale Paliacio. ` l’indignazione Il loro contenuto suscito generale: la torre dell’Elefante, dove il generale si trovava in stato d’arresto, fu assalita dal popolo in rivolta e il generale, trascinato fuori, fu ucciso sulla pubblica via. 3. Rappresentanza terza rassegnata dai tre Stamenti di Sardegna a S.M. nel 14 ` una relazione analitica agosto 1795. E nella quale i rappresentanti dei tre ` Stamenti riaffermano al re la fedelta degli Stamenti e del meridione della Sardegna, stigmatizzando invece l’incauto atteggiamento assunto a Sassari dal governatore e dai feudatari che avevano avviato una secessione della parte settentrionale dell’isola sulla base della convinzione che a Cagliari stesse per arrivare una flotta francese. 4. Rappresentanza quarta rassegnata dai tre Stamenti di Sardegna a S.M. nei ` una pro24 agosto 1795. Il documento e testa degli Stamenti nei confronti della indifferenza mostrata dal governo reale di fronte al precipitare della situazione a Sassari e nel Logudoro, ` teso e ` diventato il rapdove sempre piu porto tra i feudatari e i loro vassalli. 5. Rappresentanza quinta rassegnata dai tre Stamenti di Sardegna a S.M. nel ` il memoriale fatto 28 settembre 1795. E stampare dagli Stamenti e consegnato all’arcivescovo di Cagliari monsignor Melano di Portula, incaricato di chiedere al sovrano misure per la pacificazione dell’isola e il pieno accoglimento delle Cinque domande formulate nel 1793.

‘‘Rassegna sarda’’ Rivista di politica e di cultura, pubblicata a Sassari tra il maggio 1920 e l’aprile 1921.

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Rassu

Rassu, Massimo Ingegnere, studioso di storia (n. Venezia 1964). Ha al suo attivo articoli e monografie di urbanistica e di storia dell’architettura, alcuni dei quali dedicati alla investigazione delle tracce dei cavalieri Templari nell’isola: Il castello di Marmilla, ‘‘Sardegna Magazine New’’, 1994; Templari e crociati in Sardegna (con G. Deplano), 1995; Templari a Norbello, ‘‘Sardegna Magazine New’’, 1995; Ipotesi sui Templari in Sardegna, 1996; L’Ordine di Malta in Sardegna, 1996; Oristano la ` della Sartiglia, 1996; Oristano: il citta palazzo dei giudici d’Arborea, ‘‘Sardegna Magazine New’’, 1996; Villasalto, l’ambiente, la storia, la miniera, 1997; Pellegrini e Templari in Sardegna, 1997; Pozzomaggiore, l’ambiente, la storia, l’arte, 1999; Guida alle torri costiere della Sardegna, 2000; La Geometria del Tempio, 2002; Baluardi di pietra. Storia delle fortificazioni di Cagliari, 2003.

fitta, nel 1849 si oppose al governo d’A` con Cavour, zeglio e nel 1852 si alleo dando vita al Connubio, permettendo cosı` l’inizio della politica cavouriana. Divenne in cambio presidente della Camera e ministro di Giustizia, nel 1855 fu ministro dell’Interno. Nel 1858 ` in dissidio col Cavour. Fu a capo entro dell’opposizione a Ricasoli e, dopo l’U` , fu presidente del Consiglio nel nita ` suo l’articolo Depu1862 e nel 1867. E tati sardi, ‘‘L’Epoca’’, 15, 1859.

` Funzionario di banca, Rassu, Nicolo consigliere regionale (n. Torralba 1949). Cattolico impegnato, geometra, esperto dei problemi della piccola im` stato funzionaprenditoria agricola, e ` stato eletto conrio del CIS. Dal 1973 e sigliere comunale di Torralba e dal 1976 sindaco del suo paese fino al ` dimesso per can1992, anno in cui si e didarsi nel Consiglio provinciale di Sassari. In seguito ha lasciato la Democrazia Cristiana e ha aderito a Forza ` stato Italia, nelle cui liste nel 1999 e eletto consigliere regionale nel collegio di Sassari per la XII legislatura. Riconfermato per la XIII nel 2004.

Rattazzi, Urbano Uomo politico (Alessandria 1808-Frosinone 1873). Ministro del Regno di Sardegna, presidente del Consiglio del Regno d’Italia. Eletto deputato al Parlamento subalpino nel 1848, divenne ministro dell’Agricoltura nel governo Casati e della Giustizia nel governo Gioberti. Dopo la scon-

Urbano Rattazzi – Il politico piemontese in un ritratto caricaturale del 1866.

Ratto = Zoologia della Sardegna Rattu, Gaetano Giurista (Cagliari 1757ivi 1833). Dopo essersi laureato in Di` di ritto canonico presso l’Universita Cagliari, fu attirato dalla vita religiosa. ` ad apOrdinato sacerdote, continuo profondire i suoi studi; fu nominato

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Rau giudice di Appellazioni e Gravami e in` Diritto civile nell’Ateneo della segno ` . Dopo quindici anni fu creato sua citta ` nucanonico della cattedrale. Lascio merosi manoscritti di carattere giuridico e corsi di lezioni universitarie.

Rattu, Salvatore Architetto, docente universitario (Cagliari 1899-ivi 1970). Combattente della Brigata ‘‘Sassari’’, decorato al V.M., aderı` al fascismo. Fu ` di Cagliari, professore dell’Universita dove diresse l’Istituto di Disegno della ` di Ingegneria, ma il suo inteFacolta resse preminente fu volto alla rilevazione e allo studio della storia delle fortificazioni militari in Sardegna, che ` dedicando specifici volumi alle studio opere di difesa di Cagliari, Alghero, Castelsardo e Santa Teresa Gallura. Membro dell’Istituto Italiano di Urbanistica, fu anche provveditore agli studi per qualche anno. Studioso di valore, ` numerosi lavori scientifici, tra lascio cui La chiesa di S. Saturnino a Cagliari, ` di Ca1935; Bastioni e torri della citta gliari. Contributo alla storia militare e alla sistemazione urbanistica della zona, 1939; Mussolinia di Sardegna, ‘‘Urbanistica’’, 1939; La chiesa di San Nicola di Quirra in Sardegna, 1942; Il modello ligneo della basilica di Bonaria a Cagliari, ‘‘Palladio’’, I, 1, 1942; Bastioni e torri in Alghero, Sardegna. Contributo alla storia dell’architettura militare, 1951; Bastioni e torri di Castelsardo, Sardegna. La roccaforte dai tre nomi: Castel Genovese, Castell’Aragonese, Castelsardo, 1953; La chiesa di San Nicola di Silanus, ‘‘Palladio’’, VII, 2, 1957; Santa Teresa Gallura (Sassari). Longonsardo, in Studi storici in onore di Francesco Loddo Canepa, I, 1959.

blici. La famiglia si estinse nel corso del secolo XVII.

Rau Famiglia di imprenditori sassaresi (secc. XIX-XX). Originari di Berchidda, agli inizi dell’Ottocento erano ` presenti e attivi a Sassari, dove gia aprirono un negozio di liquori e di pasticceria. Nel 1842, insieme ad altri due negozianti, Bargone e Valdettaro, erano impegnati nella costruzione di un edificio in piazza Castello, per il quale chiesero (senza ottenerla) la demolizione di una delle torri del castello. Dopo la creazione di piazza d’Italia, sul finire degli anni Ottanta del ` che, pure secolo XIX aprirono un caffe attraverso mutate gestioni, conserva la ` divisa in sede e il nome. La famiglia si e diversi rami, e mantiene – sotto diverse sigle aziendali – la tradizione della fab` molto bricazione di liquori, fra i quali e conosciuto quello di mirto.

Rau, Antonio Giurista (n. Tempio Pausania 1929). Dopo aver conseguito la ` dedicato laurea in Giurisprudenza si e alla ricerca e all’insegnamento univer` specializzato in Diritto trisitario. Si e ` diventato profesbutario e nel 1980 e sore associato della materia. Attual` di mente insegna presso l’Universita ` autore di alcune pregevoli Cagliari; e pubblicazioni, tra cui Le origini del catasto in Sardegna, ‘‘Studi economico` di Giurisprugiuridici della Facolta ` di Cagliari’’, denza dell’Universita XLV, 1965-68; Analisi della prima legislazione tributaria sarda, 1969; La ri` delforma tributaria sarda nella meta l’Ottocento, ‘‘Studi economico-giuri` di Giurisprudenza dici della Facolta ` di Cagliari’’, XLVI, dell’Universita 1969-70.

Ratu Famiglia di Oristano (secc. XV-

Rau, Concetta Manager, assessore re-

XVII). Le sue notizie risalgono al secolo XV. Godeva di grande considerazione e nel corso del secolo i suoi membri ricopersero importanti uffici pub-

gionale (n. Sassari 1966). Dopo essersi laureata in Scienze politiche all’Uni` di Sassari si e ` perfezionata versita ` e, a partire dal presso altre Universita

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Rau` 1990, ha fatto le sue esperienze di la` attualvoro nel settore industriale. E mente considerata una delle maggiori esperte italiane nel campo dell’inno` stata vazione di impresa; nel 2004 e chiamata da Renato Soru a far parte della sua giunta come assessore tecnico all’Industria.

legittima si estinse nel 1726; rimase ` un ramo, discendente da un figlio pero naturale dell’ultimo marchese, che si estinse alla fine del Settecento.

Ravaneda, Alfonso Ricevitore del ri-

XIII-XIV). Le sue notizie risalgono agli inizi del secolo XIII. I suoi membri presero parte attiva alla vita politica del Comune e alcuni di essi, a partire dalla ` del secolo, ricoprirono seconda meta importanti cariche in Sardegna, dove rimasero fino alla conclusione della presenza pisana nell’isola, nel 1326.

` sec. servato (Cagliari, seconda meta XV-ivi, dopo 1565). Figlio di Antonio I, nel 1525 succedette al padre nell’ufficio e nel 1534 ebbe confermate le sue prerogative da Carlo V. Nel 1553 si ri` a vita privata e fu sostituito da suo tiro ` questi fu figlio Antonio II. Quando pero costretto a recarsi a Madrid per difendersi da accuse di cattiva amministrazione, nel 1565, lo sostituı` e resse per breve tempo l’ufficio di maestro razionale.

` , Benvenuto Cittadino pisano (sec. Rau

Ravaneda, Antonio I Giureconsulto

XIII). Prese parte attiva alla vita politica del Comune; nel 1271 fu nominato castellano di Cagliari. Tornato in patria, nel 1275 fu nominato anziano del Comune.

` sec. XV-Ca(Spagna, seconda meta gliari 1523). Uomo di notevole preparazione, quando nel 1514 fu istituito l’Ufficio di ricevitore del Riservato per regolamentare l’amministrazione finanziaria del Regno di Sardegna, fu lui il primo a essere investito della carica. ` si trasferı` nell’isola, fissando la Percio sua residenza a Cagliari; con molta spregiudicatezza spesso concesse il suo ufficio in commenda ad altri, traendone cosı` notevoli profitti.

` Famiglia popolare pisana (secc. Rau

` , Cione Cittadino pisano (Pisa, seRau ` sec. XIII-Sardegna?, dopo conda meta 1314). Prese parte attiva alla vita politica del suo Comune e tra il 1295 e il 1305 fu per quattro volte eletto tra gli Anziani di Pisa. In seguito, nel 1314, fu rettore di Villa di Chiesa (l’attuale Iglesias).

Ravaneda Famiglia di funzionari dell’amministrazione reale (secc. XVI` XVIII). Di origine spagnola, approdo in Sardegna agli inizi del secolo XVI con un Antonio, che in seguito si stabilı` a Cagliari. Nel corso del secolo i suoi discendenti ricoprirono importanti uffici nell’amministrazione reale, in particolare quello di maestro razionale, e si imparentarono con famiglie della ` feudale. Alla fine del Trecento, nobilta ereditati i feudi di Monti e di Thiesi, la ` famiglia si stabilı` a Sassari dove entro ` potenti; nel nel novero di quelle piu 1635 ottenne il titolo di marchese di Montemaggiore. La loro discendenza

Ravaneda, Antonio II Maestro razio` sec. XVInale (Cagliari, prima meta ` Sassari 1585). Figlio di Alfonso, eredito il titolo di ricevitore del Riservato, ma nel 1558 l’ufficio fu abolito ed egli fu nominato maestro razionale del Regno. Nell’esplicazione dei suoi compiti fu funzionario ligio alle direttive reali nella difesa dei diritti della Corona. Si stabilı` a Sassari dove aveva sposato una De Sena. Avendo avviato la procedura per la confisca dei feudi di Monti e Thiesi appartenenti ai Cariga e ai ` potenti feudatari Manca, allora i piu ` in conflitto con loro. di Sassari, entro Fu difeso da Giovanni Pietro Arquer, ma, accusato di scorrettezze, nel 1565

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Ravanello selvatico fu costretto a recarsi a Madrid per difendersi. Una volta a Madrid, non solo fu discolpato ma riuscı` anche a risolvere a proprio favore la situazione a tal punto che nel 1566 finı` per acquistare il feudo di Monti dai Cariga e fece sposare suo figlio Francesco con Marchesia Cariga.

Ravaneda, Francesco I Signore di ` sec. XVIMonti (Sassari, prima meta ivi 1602). Figlio di Antonio II, succedette a suo padre anche nell’ufficio di ` definitivamaestro razionale e fisso mente la residenza della famiglia a ` Marchesia Cariga Sassari. Sposo quando, nel 1566, suo padre riuscı` ad acquistare dalla famiglia di Marchesia il feudo di Monti, di cui divenne signore per diritto maritale.

Ravaneda, Francesco II Cavallerizzo ` sec. maggiore (Sassari, seconda meta XVII-Cagliari, dopo 1652). Figlio di ` una Torrellas e si Francesco I, sposo stabilı` a Cagliari, dove ebbe anche l’ufficio di Commissario della scrivania del mare; nel 1611 fu nominato vicario `. Quando nel 1622 morı` reale della citta suo fratello Pietro, resse temporaneamente l’ufficio di maestro razionale, ` di suo nipote. Cridata la minore eta ´ Vives e tico nei confronti del vicere della politica della Union de Armas, nell’esercizio dei compiti d’ufficio ` di indurre il governo ad affroncerco tare i gravi problemi della Sardegna e a non spendere il poco denaro a disposizione in un inutile accumulamento di `a armi. Negli anni successivi continuo `a sostenere questa posizione e si lego Bernardino Mattia Cervellon, di cui condivideva le idee. Nel 1652 per que´ sti motivi fu fatto arrestare dal vicere Guevara.

Ravaneda, Pietro I Maestro razionale ` sec. XVI-Ca(Sassari, seconda meta gliari?, 1622). Fratello di Francesco II, ` l’ufficio di maestro razionale e eredito

` vendette nel il feudo di Monti, che pero 1609 a Francesco Dell’Arca. Nel 1622 morı` improvvisamente, quando era ancora giovane.

Ravaneda, Pietro II Marchese di Mon` sec. temaggiore (Sassari, seconda meta XVII-ivi 1644). Figlio di Pietro I, quando suo padre morı` nel 1622 era an` fu posto cora un bambino, e percio sotto tutela dello zio Francesco II. Ere` il grande feudo di Thiesi da sua dito madre Erilla Cariga e nel 1635 ottenne il titolo di marchese di Montemag` all’ufficio di giore. Nel 1639 rinuncio maestro razionale, conservandone ` lo stipendio. pero

Ravaneda, Pietro III Marchese di Mon` sec. temaggiore (Sassari, prima meta ` sec. XVII). FiXVII-ivi, seconda meta glio di Pietro II, succedette al padre nell’amministrazione del grande ` di limitare l’autofeudo. Si preoccupo ` e fece costruire nomia delle comunita ` un grande palazzo a Thiesi, dove fisso anche la sede degli uffici amministrativi e giudiziari. Morı` relativamente giovane a Sassari.

Ravaneda, Pietro IV Marchese di Mon` sec. temaggiore (Sassari, seconda meta XVII-ivi 1726). Figlio di Pietro III, scoppiata la guerra di successione spa` accesi sostenitori del gnola, fu tra i piu passaggio dell’isola agli Asburgo. In se` feguito, all’avvento dei Savoia, giuro ` alla nuova dinastia. Morı` senza delta lasciare discendenza legittima nel 1726.

Ravanello selvatico Pianta della famiglia delle Crocifere (Raphanus raphanistr um); erba annuale completamente ricoperta da una fitta peluria, ha foglie a forma di lira, incise in segmenti dentati; i fiori possono essere ` una sı`liqua bianchi o gialli; il frutto e composta. Predilige terreni incolti, ruderi e bordi delle strade, dove fiorisce da marzo a giugno. In passato venivano

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Ravasio raccolte le foglie giovani, che cotte da sole o con altre verdure costituivano uno dei contorni abituali per le carni ` oggi scarsamente utilizarrosto; il r.s. e zato, mentre da esso sono state selezio` con radici eduli (radice, nate qualita rafano, ramolaccio) o per erbe da foraggio. Nomi sardi: aburlanta, almuraccia, ambrulanthia. [MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]

Ravasio, Marco Musicista (n. Milano 1952). Violoncellista di grande valore, unitamente ai fratelli ha fondato il Quartetto Ravasio, specializzato nell’esecuzione di musica da camera, che si ` esibito nei maggiori teatri del mondo e ` internazioraggiungendo notorieta ` tardi ha costituito l’Ensemble nale. Piu barocco italiano, con il quale ha continuato a mietere successi. Dopo aver insegnato musica da camera presso il Conservatorio di Firenze, da qualche anno insegna a Cagliari.

Ravastrello marittimo Pianta della famiglia delle Crocifere (Cakile maritima); erba annuale e carnosa, ha fusti striscianti o eretti; le foglie sono divise in lobi a margine liscio o dentato; i fiori di colore lilla sono riuniti in una infio` una rescenza rada a racemo; il frutto e sı`liqua doppia. Vegeta diffusamente sulle dune sabbiose e sui terreni delle zone costiere in genere. Fiorisce tutto l’anno. Nomi sardi: araussa de mari, arrucca de mari. [MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]

Ravot, Emanuele Avvocato, sindaco di Cagliari (Cagliari 1814-ivi 1900). Conseguita la laurea in Giurisprudenza si de` con successo alla professione di dico ` avvocato. Di idee liberali, si impegno anche in politica. Fu eletto consigliere della provincia di Cagliari, di cui fu anche vicepresidente, dal 1861 al 1885; fu eletto anche consigliere comunale di Cagliari, di cui fu sindaco dal 1884 al 1888.

Raya, Antonio Inquisitore per la Sar` sec. XVIdegna (Spagna, prima meta ` , 1606). Nato in Spagna, si Cuzco, Peru ` in Teologia a Bologna. Tornato laureo in Spagna fu ordinato sacerdote e si de` all’insegnamento; nel 1581 fu nodico minato inquisitore del Regno di Sarde` nell’isola con molto zelo gna. Opero fino al 1587. In seguito fu trasferito in Sicilia e nel 1594 fu nominato arcive`. scovo di Cuzco in Peru

Razza = Zoologia della Sardegna Re, Carlo Religioso (Giaveno 1893-Piemonte, dopo 1961). Vescovo di Ampurias e Tempio dal 1951 al 1961. Era in Seminario allo scoppio della prima guerra mondiale, alla quale prese parte. Nel 1920 fu ordinato sacerdote e subito dopo partı` per l’Africa come missionario della Consolata; nel 1931 fu nominato vicario apostolico di Nyeri e amministratore apostolico di Meru, tutt’e due in Kenya, dove visse i difficili anni della seconda guerra mondiale. Nominato vescovo di Ampurias e Tem` la diocesi con pio nel 1951, governo ` fino al 1961, quando grande capacita ` a causa dell’eta `. rinuncio

Re, Luigi Ammiraglio (Cagliari 1897-ivi 1969). Capitano di fregata della Marina militare, all’indomani dell’8 settembre ` al comando delle forze italiane si trovo nell’isola di Lero (Egeo). Respinto l’ordine del comando tedesco di consegnare le armi, resistette sino al 16 novembre, sebbene l’isola fosse duramente bombardata. Fu catturato e tenuto in ostaggio; i suoi uomini in parte si rifugiarono nella vicina Turchia, in parte furono deportati in Germania. Nella seduta della Camera dei deputati del 28 novembre 1948 l’on. Leonetto Amadei, che lo aveva avuto comandante a Lero, chiese che lo Stato riconoscesse i meriti dell’ufficiale, che alla fine del conflitto nulla aveva rivendicato. Andato in pensione con il

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Reale Societa` Agraria ed Economica grado di ammiraglio, morı` a Cagliari pochi anni dopo.

Real Consiglio (o Consiglio regio) Organismo che dipendeva direttamente dal ´ e aveva competenze giurisdiziovicere nali e patrimoniali. Era composto dal reggente della Reale Cancelleria (=), che aveva funzioni di giudice di seconda istanza per tutti i tribunali del Regno, dal procuratore reale (=), dal maestro razionale (=), dal reggente della Reale Tesoreria (questi ultimi tre avevano compiti amministrativi e pa` perfetrimoniali). L’organismo si ando zionando a partire dagli inizi del secolo XV, quando fu introdotta la figura ´ , ma cesso ` di esistere con l’idel vicere stituzione della Reale Udienza (=), voluta da Filippo II. Da quel momento le sue funzioni furono svolte appunto dalla Reale Udienza e dal Consiglio del Reale Patrimonio.

Reale Amministrazione delle Torri Organismo istituito nel 1581 da Filippo II per organizzare e gestire la difesa delle coste della Sardegna dalle incursioni dei corsari nordafricani e turchi. Era costituito da tre Amministratori, rappresentanti ciascuno dei tre Stamenti del Parlamento, ed era presie´. Per perseguire i suoi duto dal vicere compiti si avvaleva di un apparato burocratico al cui vertice era il Contadore, che aveva sede nel Palazzo regio di Cagliari (precisamente, in alcune stanze poste al piano terreno). Traeva i mezzi finanziari necessari dalle entrate di un diritto fisso sulle esportazioni di alcune merci specifiche: formaggio, sale, lana e cuoio. Provvedeva alla manutenzione delle torri esistenti, alla progettazione e fabbricazione di nuove torri e al pagamento delle guarnigioni necessarie. L’organizzazione, riformata da Carlo ` a funEmanuele III nel 1766, continuo zionare fino al 1841.

Reale Cancelleria Prima della costitu-

zione della Reale Udienza (1562-1564) era l’organismo giudiziario che svolgeva le funzioni di tribunale di seconda istanza nei confronti di tutti i tribunali operanti nel Regno e all’occorrenza concorreva ad assolvere fun´. zioni di assistenza politica del vicere A partire dal 1487 a capo della R.C. fu posto un Reggente che era individuato ` alti magistrati delle Audientra i piu cias dei regni dipendenti dalla Corona ` impored era la figura istituzionale piu ´; di fatto, tante del Regno dopo il vicere era il primo ministro del Regno e spesso presiedeva il Real Consiglio. Con la istituzione della Reale Udienza ` ragione di esila R.C. non ebbe piu ` , continuo `a stere. Il suo Reggente, pero essere il principale consigliere del vi´ e a presiedere in sua vece la Reale cere Udienza.

Reale Governazione Organismo che nel periodo catalano-aragonese e in seguito in quello spagnolo assisteva i due governatori nell’esplicazione delle loro funzioni giurisdizionali, che erano molto simili a quelle esercitate dal vi´ ma territorialmente limitate: il cere Governatore del Capo di Cagliari e Gallura era assistito da un assessore esperto in questioni giuridiche e da un certo numero di funzionari minori, di segretari e di scrivani. Le decisioni delle cause adottate dalla Governazione di Cagliari non ammettevano appello; il Governatore del Capo di Sassari e Logudoro era assistito da un uditore delle cause civili, da un uditore delle cause criminali, da un procuratore fiscale regio e da una serie di ufficiali subalterni, da un notaio e da segretari e scrivani: le decisioni delle cause adottate dalla Governazione di Sassari erano appellabili presso la Reale Udienza.

` Agraria ed Economica Reale Societa Associazione-istituzione fondata a Ca-

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Reale Udienza gliari nel 1804 su ispirazione di Carlo ´ di Sardegna. Era Felice, allora vicere presieduta dallo stesso principe e costituita da un vicepresidente, un segretario, un vicesegretario, un tesoriere, un vice-tesoriere e da 36 membri ordinari; il sodalizio era completato dai membri onorari ammessi dagli organi` ; accanto smi statutari per opportunita a questi erano membri di diritto in particolare l’arcivescovo di Cagliari, il reggente della Reale Cancelleria, il segretario di Stato, l’intendente generale, l’avvocato fiscale reale patrimoniale e il censore generale. Il presidente, il segretario e il tesoriere erano cariche vitalizie, le altre venivano rinnovate ogni tre anni. Nel 1806 si asso` all’Accademia dei Georgofili di Ficio renze. Si riuniva abitualmente nella sua sede, ubicata in Castello nel Palazzo Pes di Villamarina in via Lamarmora, e fino al 1811 ebbe anche un orto sperimentale (la botanica) situato fuori dalle mura nei pressi dell’attuale viale Regina Margherita; in quell’anno l’orto sperimentale fu trasferito a Villa Muscas (l’attuale ex Istituto tecnico agrario, nell’area dove oggi sorgono il Conservatorio e il Teatro Comunale) e ` svolqui rimase fino al 1858. La societa geva un vasto programma di studio, collettivo o di singoli soci, del quale ` accarendeva ragione con un’attivita demica annuale articolata in sedute ` venivano pubbliche. Di questa attivita pubblicati gli Atti. Pur avendo una funzione eminentemente accademica, ` (cesso ` di esistere fino a quando opero nel 1861 quando fu istituita la Camera di Commercio), ebbe una funzione anche di orientamento politico ed economico. Tra i suoi membri vanno ricordati numerosi personaggi: Giuseppe Amat, barone di Sorso; Gabriele Asquer; Ignazio Aymerich; Antonio Ballero (=); Lodovico Baylle (=); Gio-

vanni Maria Bua (=), arcivescovo di Oristano; Stanislao Caboni (=); Giovanni Maria Dettori (=); conte Pietro Fancello; Bernardino Falqui Pes (=); Francesco Flores d’Arcais (=); Giuseppe Floris, teologo a Isili; Tommaso Floris, avvocato; Raimondo Garau (=); Agostino Grondona (=); Giovanni Mameli de’ Mannelli; Stefano Manca di Villahermosa (=); Federico Mossa; Pietro Nieddu di Santa Margherita; Tommaso Nin di San Tommaso; Vittorio Pilo Boyl (=), marchese di Putifigari; Gaetano Pollini; Leonardo De Prunner; Luigi Serra (=); Giambattista Serralutzu; Pietro Sisternes de Oblites; Pasquale Tola (=) e molti altri.

Reale Udienza Organismo istituito tra il 1562 e il 1564 da Filippo II per ren` funzionale il sistema giudiziadere piu rio del Regno di Sardegna. L’assetto della nuova istituzione fu perfezionato e definito con una Prammatica del 1573. Il collegio giudicante inizialmente fu composto da cinque magi´ strati (uditori) e presieduto dal vicere o dal reggente della Reale Cancelleria, mentre l’azione di tutela degli interessi generali del Regno erano affidati all’avvocato fiscale regio. Per svolgere il proprio compito la R.U. si avvaleva di una serie di funzionari subalterni che erano detti scrivani, segretari, porteros (uscieri) e alguaziles (guardie), carcerieri; dipendevano inoltre dalla R.U. l’avvocato e il procuratore dei poveri e il procuratore fiscale. La R.U. finı` per diventare il tribunale d’appello oltre che dei tribunali dipendenti dall’amministrazione reale anche di tutti gli altri dipendenti dalle altre giurisdizioni. Le sue sentenze erano appellabili presso il Supremo Consiglio d’Ara` snello il suo gona. Per renderne piu funzionamento, nel 1637 gli Stamenti chiesero che la R.U. fosse sdoppiata; la domanda fu accolta nel 1643, quando

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Reale Udienza furono istituite due sezioni (quella civile e quella criminale), composta ciascuna da quattro magistrati. Col tempo la R.U. ebbe un suo Presidente e le furono attribuiti altri compiti: in conse` anche di cause feuguenza si occupo dali, di conflitti di competenza, dei processi per l’attribuzione della no` , di cause fiscali e di disciplina mibilta litare. Le fu inoltre attribuito l’importantissimo compito di verificare se esistevano i requisiti per la registrazione degli atti normativi e delle nomine dei ´ pafunzionari e quello di dare al vicere reri vincolanti su todas las cosas de gobierno. Finı` cosı` per diventare non solo il supremo organo giurisdizionale ma anche un organo di garanzia e di tutela dell’azione del governo. Con il passaggio della Sardegna ai Savoia, la R.U. ` a mantenere intatte le sue continuo competenze e le sue prerogative fino alla ‘‘fusione perfetta’’ (1847) e all’estensione alla Sardegna degli ordinamenti degli altri territori sabaudi. Du` fu comrante il periodo in cui funziono posta da giuristi di grande talento e di ottima preparazione tra i quali vanno ricordati: Alciator Gaspare, dottore in Legge, giudice della sala criminale dal 1690; Aleman Stefano, dottore in Legge, giudice dal 1669; Andreu Giuseppe, dottore in Legge, giudice dal 1648; Angioy Giovanni Maria (=), giudice della sala civile dal 1780; Bonfant Michele, dottore in Legge, giudice; Brunengo Domenico (=), giudice della sala criminale dal 1649; Cadello Giuseppe (=), dottore in Legge, giudice; Canales de la Vega Antonio (=), giudice dal 1637; Canelles Cosimo, dottore in Legge, giudice; Cani Michele Angelo, giudice nel 1577; Cani Antioco, dottore in Legge, giudice dal 1599; Cao Francesco, dottore in Legge, giudice dal 1646; Carcassona Eusebio, dottore in Legge, giudice della sala criminale dal 1641, dal 1668

della sala civile; Carcassona Salvatore, dottore in Legge, giudice dal 1611; Carta Giovanni Battista, dottore in Legge, giudice; Castro Francesco, dottore in Legge, giudice dal 1634; Cavassa Giorgio, dottore in Legge, giudice dal 1670; Corz Francesco, dottore in Legge, giudice dal 1613; Cossu Madau Bonaventura, dottore in Legge, giudice della sala civile dal 1795; Cugia Giovanni Battista (=), giudice della sala civile dal 1711; Cugia Litterio, dottore in Legge, giudice della sala criminale e dal 1775 della sala civile; Cugia Michele Gerolamo, dottore in Legge, giudice; Darp Gabriele Angelo, dottore in Legge, giudice nel 1608; De Andrada Giovanni, dottore in Legge, giudice dal 1618; De Heredia Michele, giudice dal 1673; De la Mata Giovanni, giudice della sala criminale dal 1694; Deliperi Paliacio Gavino, giudice dal 1657; Del Vecchio Alfonso, dottore in Legge, giudice dal 1701; De Maran ˜ osa Ignazio, dottore in Legge, giudice dal 1715; Descalz Salcedo Diego, dottore in Legge, giudice dal 1669; Dexart Giovanni (=), ` giudice dal 1628; Escharchoni Nicolo (=), dottore in Legge, giudice dal 1612; Espin Filiberto, dottore in Legge, giudice della sala civile dal 1704; Esporrin Lorenzo, giudice dal 1657; Fernandez Giuseppe, dottore in Legge, giudice della sala criminale dal 1674; Flores Andrea, dottore in Legge, giudice della sala criminale dal 1794; Flores Antonio, dottore in Legge, giudice della sala criminale; Floris Salvatore, dottore in Legge, giudice dal 1830; Forc ¸ada Domenico, dottore in Legge, giudice della sala civile dal 1653; Garau Raimondo (=), giudice della sala criminale dal 1812; Garcia Luca, dottore in Legge, giudice dal 1613; Giagaraccio Michele, dottore in Legge, giudice nel 1586; Giua Francesco Angelo, dottore in Legge, giudice della sala criminale;

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Re Arlot ´ lveda Giuseppe, dotGonzalez de Sepu tore in Legge, giudice della sala civile dal 1714; Janez Gomez Michelangelo, dottore in Legge, giudice; Lepori Tommaso, dottore in Legge, giudice della ` Salvasala criminale dal 1793; Lledo tore, dottore in Legge, giudice nel 1565; Locci Salvatore, dottore in Legge, giudice della sala criminale dal 1702; Lopes de Bailo, giudice dal 1645; Lostia Giovanni Battista, dottore in Legge, giudice della sala criminale dal 1795; Mameli Giovanni (=), giudice della sala criminale dal 1787; Manca Andrea, dottore in Legge, giudice della sala criminale dal 1673; Manfredi Gavino, dottore in Legge, giudice della sala criminale; Mannu Francesco Ignazio (=), giudice della sala civile dal 1795; Martines Tommaso, giudice dal 1641; Martorell Raffaele, dottore in Legge, giudice dal 1673; Masons Giovanni, dottore in Legge, giudice nel 1606; Matta Antonio Ignazio, dottore in Legge, giudice dal 1751; Meloni Pietro, dottore in Legge, giudice dal 1731; Mossa Francesco, dottore in Legge, giudice dal 1840; Mossa Luigi, dottore in Legge, giudice dal 1815; Nater Ignazio, dottore in Legge, giudice; Navarro Emanuele, giudice della sala civile dal 1684; Nieddu Gavino, dottore in Legge, giudice; Paglietti Carlo, dottore in Legge, giudice dal 1799; Pani Luigi, dottore in Legge, giudice della sala criminale dal 1796; Pasella Antonio, dottore in Legge, giudice; Pau Cristoforo, dottore in Legge, giudice dal 1795; Pes Giuseppe, dottore in Legge, giudice; Pilo Andrea, dottore in Legge, giudice della sala criminale; Planty Giuseppe, dottore in Legge, giudice della sala civile dal 1711; Podda Diego (=), giudice della sala criminale dal 1806; Podda Pisano Felice, dottore in Legge, giudice della sala civile dal 1795; Quesada Francesco, giudice della sala civile dal 1698;

Rialt Francesco, giudice del primo collegio nel 1562; Ruggiu Antonio, dottore in Legge, giudice della sala criminale dal 1672; Tries Monserrato, dottore in Legge, giudice nel 1567; Salaris Sebastiano, giudice dal 1840; Siotto Pintor Giovanni Maria, dottore in Legge, giudice della sala civile dal 1795; Soro Simone, dottore in Legge, giudice della sala civile dal 1669; Tiragallo Luigi, dottore in Legge, giudice della sala criminale dal 1784; Valonga Martino, dottore in Legge, giudice della sala civile dal 1678; Vico Francesco, dottore in Legge giudice dal 1608; Villa Martino, dottore in Legge, giudice della sala civile dal 1634; Zucca Francesco, dottore in Legge, giudice della sala criminale dal 1674.

Re Arlot (o alcaide della taffureria) Nome del funzionario catalano-aragonese preposto al governo delle bische. Preposto al governo delle case da gioco pubbliche (taffurerie o ribalderie), che nel periodo immediatamente successivo alla conquista catalano-aragonese ebbero un notevole sviluppo, specialmente a Sassari e a Bosa. Erano frequentate da personaggi dubbi (thaur) e restarono in funzione fino al 1336.

Re Baldo, castello di Castello i cui resti si trovano lungo la strada che collega Luogosanto ad Arzachena, vicino alla chiesa campestre di Santo Stefano ` detta Stazzu di Baldu. L’ediin localita ficio, di cui rimangono avanzi di una certa consistenza delle mura di cinta, ` non precisabile dai fu costruito in eta giudici di Gallura. La sua denominazione fa pensare al giudice Baldo o Ubaldo, vissuto nel secolo XI; di lui si ` che afferma Giovan conosce solo cio ` che sostenne Francesco Fara, e cioe una guerra con il giudice di Torres Comita I e che fu fatto prigioniero da Giorgia, sorella del giudice turritano.

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Rebeccu

Rebeccu Centro abitato della provincia di Sassari, frazione di Bonorva (da cui dista 6 km), con circa 2 abitanti, posto a 425 m sul livello del mare a est del comune capoluogo, affacciato sulla piana di Santa Lucia. Regione storica: Costaval. Archidiocesi di Sassari. & TERRITORIO Il territorio e ` costituito dai contrafforti settentrionali dell’altipiano di Campeda che vanno a smorzarsi della piana di Santa Lucia, detta anche Valle dei Nuraghi. Le comunicazioni sono assicurate da una breve bretella che si distacca dalla secondaria che unisce Bonorva alle campagne sottostanti e si collega alle strade per Thiesi e per Bono. Si tratta di un territorio ricco di nuraghi e di altre testimo` nianze che dimostrano la continuita dell’insediamento. & STORIA L’attuale villaggio deriva da un insediamento romano situato lungo la strada tra Cagliari e Olbia; nel Medioevo faceva parte del giudicato di Torres ed era compreso nella curatoria del Costaval. A partire dal secolo XIII venne in possesso dei Malaspina che continuarono a conservarlo anche dopo la conquista aragonese. Dopo il 1325 essi affiancarono i Doria nella ribellione contro i nuovi venuti e il villaggio fu gravemente danneggiato a causa della guerra. Scoppiata la seconda guerra tra Mariano IV e Pietro IV il villaggio fu occupato dalle truppe giudicali che lo tennero fino alla caduta dell’Arborea. Dopo la breve parentesi del visconte di Narbona, nel 1421 R. fu compreso nel grande feudo concesso a Bernardo Centelles. ` nel 1439 Francesco GilaQuando pero berto Centelles si sentı` pressato dalla ` di pagare la dote delle sue necessita sorelle, il villaggio fu ceduto a Salvatore Cubello. Questi, nel 1463, lo incluse nel marchesato d’Oristano; dopo che il grande feudo fu sequestrato, nel

1479 il villaggio fu concesso a Enrico Henriquez che lo unı` al suo feudo del Meilogu. Il villaggio, la cui popolazione era diminuita, nel 1506 fu venduto dalle eredi dell’Henriquez ad Alfonso Carrillo. I Carrillo nel 1578, per neces` finanziaria, lo vendettero ai Leda ` sita che lo inclusero nel feudo di Bonorva. ` R. passo ` ai Tola e da questi Dai Leda ultimi, dopo il 1701, agli Amat del ramo di Villarios. I suoi abitanti ebbero un brutto rapporto con gli ultimi feudatari e nel 1795 presero parte ai moti antifeudali e distrussero gli uffici dell’amministrazione baronale. Nel 1821 il villaggio fu incluso nella provincia di Alghero, nella quale rimase fino al 1848. Vittorio Angius ci ha lasciato una preziosa testimonianza: «Popolazione. Il ` piu ` numero totale degli abitanti non e ` andato ridudi un centinajo a quanto e cendosi in questo luogo la gran popolazione, che, come vi ho notato sopra, vi stanziava in altri tempi, e segnatamente nel secolo XIV, quando era principale fra’ luoghi della curatoria di Costa di Valli, e residenza del magistrato ` di 30. del cantone. I fuochi non sono piu Agricoltura. La seminagione del grano, dell’orzo, delle fave, de’ legumi e del ` notevole ne’ territori prossimi a lino, e questo paese in proporzione de’ colti` si spiega co’ vatori ribecchesi; ma cio lavori che fanno i bonorvesi, che possedono la massima parte de’ terreni. I terreni sono molto produttivi, se il cielo favorisce la vegetazione con opportune pioggie. L’orticoltura occupa un consi` giovata dall’acderevole spazio, ed e qua delle due grandi fonti che abbiamo indicate prossime al paese. La viticol` pure molto estesa, ma la maggior tura e ` di proprieta ` de’ bonorvesi. In parte e generale i vini sono bianchi, e questo porta semplicemente la negazione del nero. Di vin nero se ne fa pochissimo. Quando si travasa se gli aggiunge il mo-

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Rebolledo ´ abbia maggior forza e sto cotto, perche ` a lungo tempo senza inaciduri piu ` fatta con dirsi. La manipolazione e ` copoca intelligenza. Fruttiferi. I piu muni sono i noci, i peschi, i meli, i peri, i fichi. La somma delle piante non passa forse le due migliaja. Pastorizia. I pastori che trovansi con numerose greggie e grossi armenti ne’ territori di R., appartengono tutti a proprietari di Bonorva». Abolite le province, ` a far parte della divisione amR. entro ministrativa di Sassari e nel 1859 della ricostituita omonima provincia. Oramai la sua popolazione era ridotta a ` di 100 abitanti e nel 1928, poco piu persa l’autonomia, divenne frazione di Bonorva. In seguito la popolazione ha continuato a trasferirsi nel capoluogo: ` praticamente disabioggi il villaggio e tato, ma le abitazioni vengono ancora utilizzate dai proprietari come seconde abitazioni o come supporto ai lavori nelle vicine campagne. Vi ha sede un ristorante. & PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE La chiesa di San Lorenzo, co` del secolo struita nella seconda meta XII sulle rovine di un nuraghe polilobato, era l’antica parrocchiale del villaggio. Ha un’unica navata con abside e la copertura in legno a capriate. La facciata, costruita in conci trachitici scuri ` arricchita da un e calcarei bianchi, e campaniletto a vela e dal portale architravato con lunetta semicircolare. Nel ` in rovina e fu parcorso dei secoli ando zialmente demolita per costruire la ` stata completacasa parrocchiale; e mente restaurata tra il 1976 e il 1982.

Rebolledo Famiglia algherese di origine spagnola (sec. XVI). Le sue notizie risalgono al secolo XVI. I R., nel 1528, furono ammessi allo Stamento militare durante il parlamento Vilanova e in seguito continuarono a prendere parte agli altri parlamenti fino a quello del

1583. Nel corso del secolo alcuni dei suoi membri ricoprirono uffici pubblici ad Alghero; la famiglia, comunque, si estinse prima della fine del secolo.

Recio Costante Governatore della Sardegna nel 203(?)-204. Dione Cassio ricorda fra gli avvenimenti che caratterizzarono quell’anno l’abbattimento in ` dell’Impero delle statue che varie citta raffiguravano il potente prefetto del pretorio C. Fulvio Plauziano, genero di Caracalla. Secondo lo storico, R.C. diede quest’ordine dopo che l’imperatore Settimio Severo, sdegnato per la ` di statue che Plauziano si era quantita fatto erigere, decise di farne abbattere alcune. In conseguenza di questo fatto si sarebbe diffusa la notizia secondo cui il prefetto era stato rovesciato ed ` dell’Impero era morto e in molte citta si demolirono le statue raffiguranti ` che accadde anche in Plauziano. Cio ` Sardegna per ordine di R.C., che pago la sua iniziativa con la vita. [ANTONELLO SANNA]

Re di Sardegna Nel corso dei secoli, dal 1297 al 1861, furono re di Sardegna 24 principi appartenenti a sei diverse dinastie. Prima di loro avevano avuto il titolo di re Barisone I, giudice d’Arbo` da Federea, che nel 1164 lo acquisto rico Barbarossa e se ne fece incoronare in Pavia, ma non riuscı` ad affer` , ed Enzo, fimare la propria autorita glio naturale di Federico II di Svevia. Quest’ultimo gli aveva ‘‘regalato’’ il titolo al momento delle nozze con Adelasia di Torres, ma Enzo rimase solo per breve tempo nell’isola. Dinastia dei conti di Barcellona. Giacomo II re d’Aragona (1291-1327), ottenne il titolo da Bonifacio VIII il 4 aprile 1297; Alfonso IV, re d’Aragona (1327-1336); Pietro IV, re d’Aragona (1336-1387); Giovanni I, re d’Aragona

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Regaldi (1387-1395); Martino I, re d’Aragona (1395-1410). Dinastia dei Trastamara. Ferdinando I, re d’Aragona dopo il concordato di Caspe (1412-1416); Alfonso V, re d’Aragona (1416-1458); Giovanni II, re d’Aragona (1458-1479); Ferdinando II, re d’Aragona (1474-1516).

Amedeo III (1773-1796); Carlo Emanuele IV (1796-1802); Vittorio Emanuele I (1802-1821); Carlo Felice (18211831); Carlo Alberto (1831-1849); Vittorio Emanuele II fino al 1861, quando venne proclamato re d’Italia.

Re di Sardegna – Carlo Alberto di Savoia firma lo statuto il 4 marzo 1848. Re di Sardegna – Carlo Emanuele III di Savoia.

R&DT Casa editrice fondata a Capo-

Dinastia degli Asburgo di Spagna. Carlo ` il titolo dal V, imperatore, eredito nonno materno Ferdinando II (15161556); Filippo II, re di Spagna (15561598); Filippo III, re di Spagna (15981621); Filippo IV, re di Spagna (16211665); Carlo II, re di Spagna (16651700). Dinastia dei Borbone-Spagna. Filippo ` il titolo dallo V, re di Spagna, eredito zio Carlo II (1700-1714). Dinastia degli Asburgo d’Austria. Carlo III d’Asburgo ebbe il titolo durante la guerra di successione spagnola in contrapposizione a Filippo V (1714-1720). Dinastia dei Savoia. Vittorio Amedeo II, duca di Savoia, ottenne il titolo con il trattato di Londra (1720-1732); Carlo Emanuele III (1732-1773); Vittorio

terra nel 1996, affronta e propone temi legati al mondo etnografico e dell’arte, al patrimonio bibliografico antico, all’ambiente. Dal 2002 arricchisce le sue pubblicazioni con testi in lingua inglese, tedesca, francese e spagnola. [MARIO ARGIOLAS]

Regaldi, Giuseppe Filologo e poeta improvvisatore (Varallo Sesia 1809-Bologna 1883). Fuggito da Milano per le sue idee liberali, dopo aver lungamente viaggiato si stabilı` a Parma, dove gli venne offerto di insegnare al` . Quando nel 1860 fu autol’Universita ` di Letrizzata l’apertura della Facolta tere e Filosofia a Cagliari, fu incaricato della cattedra di Letteratura italiana e Storia antica; divenuto amico di Pietro Martini, difese con passione l’autenti` delle Carte d’Arborea, che il Marcita

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Reggente della Reale Cancelleria tini aveva ‘‘scoperto’’ e valorizzato. Ma ` fu chiusa per mannel 1866 la Facolta canza di studenti, e allora si trasferı` a Bologna, dove nei suoi corsi universitari fece spesso riferimento ai contenuti delle Carte, che parevano dimostrare come il volgare italiano (e la sue prime manifestazioni letterarie) avessero avuto origine in Sardegna. Tra i suoi scritti: Carlo Magno e l’abate cagliaritano di S. Fulgenzio, 1865; La principessa Eleonora d’Arborea, 1865; Memorie storiche della Sardegna. Pietro Martini, ‘‘Nuova Antologia’’, III, 1866; ` l’orazione funePietro Martini, 1866 (e bre pronunciata nel Cimitero di Bonaria in occasione del seppellimento di P. Martini); Eleonora d’Arborea, ‘‘Monitore di Bologna’’, 1869; Carte d’Arborea e La giudicessa Eleonora d’Arborea e le Carte d’Arborea, due capitoli in Lezioni inedite, 1887.

Reggente della Reale Cancelleria Magistrato istituito da Ferdinando il Cattolico nel 1487 come aiutante prin´ nei problemi di nacipale del vicere tura giurisdizionale. Di norma fu ` alti magistrati dei tribuscelto tra i piu nali delle Audiencias del Regno d’Aragona e di fatto, per le sue funzioni, divenne una sorta di primo ministro del Regno di Sardegna. Quando nel 1564 fu costituita la Reale Udienza le sue competenze furono modificate; di fatto ne divenne il presidente, con il compito di ´ l’elenco dei laureati fornire al vicere di particolare competenza giuridica, ´ traeva i giudici della dal quale il vicere Reale Udienza. Nelle discussioni ine` il suo renti le cause, in caso di parita voto era determinante.

Reggente la Tesoreria Generale Funzionario istituito da Filippo II nel 1560, riunendo nelle sue mani le funzioni del ricevitore del marchesato di Oristano e del contado del Goceano (=) e quelle del ricevitore del Riservato (=). Era

un tesoriere che dipendeva direttamente dal Tesoriere generale d’Aragona e che aveva il compito di amministrare i feudi del re nel Regno di Sardegna.

Regidor Funzionario dell’amministrazione feudale, che compare nel corso del secolo XVII quando i feudatari, per amministrare i loro feudi, istituirono una vera e propria burocrazia in concorrenza con quella reale. In genere era cavaliere e doveva essere laureato in Legge; dipendeva direttamente dal feudatario e aveva poteri ´ illimitati nel feudo. Era prepressoche posto principalmente all’organizza` giurisdizionale; in zione dell’attivita particolare presiedeva il tribunale baronale d’appello, e da lui dipendevano tutti gli altri giudici baronali operanti nel feudo. Molto spesso riuniva nelle sue mani anche le funzioni amministrative, che di norma sarebbero state proprie del podatario.

‘‘Regione, La’’ Rivista mensile di cultura. Fu pubblicata a Cagliari dall’agosto 1922 al maggio-agosto 1925. Aveva un consiglio di direzione di cui facevano parte Sebastiano Deledda, Raffaele Di Tucci ed Ernesto Concas (ma quest’ultimo si dimise nel gennaio 1925). Di intonazione fortemente regionalistica, nel cui quadro la Sardegna era vista – sono parole di S. Deledda – «non come semplice rappresentazione geografica o antropica, ma come cen` come una bella tro di forze morali, cioe ` spirituale». e originalissima totalita Presentando la rivista, aveva scritto: «L’organo di cultura, a cui vogliamo dar vita, si propone un compito d’importanza fondamentale: vincere l’accorata solitudine della nostra insula` , portando nelle correnti di penrita ` belli siero italiano gli elementi piu della vita spirituale sarda». Fra i collaboratori, Enrico Besta, Arrigo Solmi, Damiano Filia, Pietro Casu, Egidio Pi-

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Regione autonoma della Sardegna lia, Salvator Ruju, Guido Scano, Antonio Scano, Antonio Taramelli.

Regione autonoma della Sardegna La Regione autonoma della Sardegna ` la concretizzazione di una delle aspie ` profonde che sono alla base razioni piu dei dibattiti fra gli intellettuali e i politici sardi sull’autonomismo, la ‘‘que` dell’isola inistione sarda’’ e l’identita ` a meta ` dell’Ottocento. Venne ziati gia costituita come ripartimento del territorio della Repubblica Italiana con l’entrata in vigore della Costituzione (Titolo V, artt. 114-133). Le Regioni sono enti autonomi con propri poteri e funzioni in campo legislativo, amministrativo e finanziario. Alla Sardegna, alla Sicilia, al Trentino-Alto Adige, al Friuli-Venezia Giulia e alla Valle d’Aosta la Costituzione (art. 116) attribuisce forme e condizioni particolari per l’esercizio dell’autonomia secondo statuti adottati con leggi costituzionali. Lo statuto speciale per la Sardegna fu pubblicato con legge costituzionale n. 3 del 26 febbraio del 1948 e contiene i ` dell’autonotermini della specialita mia concessa dalla Costituzione alla Sardegna e dei poteri e le funzioni assegnatile in base ad essa. Nel corso de` gli anni il contenuto dello statuto e stato integrato da una serie di norme di attuazione, con le quali gli ambiti delle competenze regionali e i rapporti con lo Stato sono stati ulteriormente definiti. Attualmente l’organizzazione dell’Ente Regione risulta cosı` strutturata: PRESIDENZA DELLA GIUNTA Ha la sua sede ufficiale a Villa Devoto a Cagliari ` artico(attualmente poco utilizzata). E lata in vari servizi di interesse generale per il funzionamento dell’apparato regionale: 1. la Direzione generale, che coordina gli uffici dei rapporti della Regione con l’Unione Europea, il Servizio Documentazione ed Elabora-

zione Dati, il Servizio Espropriazioni; 2. la Direzione generale della Ragioneria; 3. il Servizio legislativo; 4. il ‘‘Bollettino Ufficiale’’ (BURAS); 5. l’Ufficio ispettivo; 6. l’Ufficio di rappresentanza della Regione in Roma. ASSESSORATI REGIONALI 1. Assessorato degli Affari Generali, Personale e Riforma della Regione; 2. Assessorato della Programmazione, Bilancio, Credito e Assetto del Territorio (dall’Assessorato dipende il Centro Regionale di Programmazione); 3. Assessorato degli Enti Locali, Finanze e Urbanistica; 4. Assessorato della Difesa dell’Ambiente (dall’Assessorato dipendono la Direzione generale del Corpo forestale e l’Ufficio regionale della Protezione civile); 5. Assessorato dell’Agricoltura e Riforma agro-pastorale; 6. Assessorato dell’Industria; 7. Assessorato dei Lavori pubblici; 8. Assessorato del Turismo, Artigianato e Commercio; 9. Assessorato ` e Assistenza sociale; dell’Igiene, Sanita 10. Assessorato della Pubblica Istruzione, Beni culturali, Informazione, Spettacolo e Sport; 11. Assessorato del Lavoro, Formazione professionale, Cooperazione e Sicurezza sociale; 12. Assessorato dei Trasporti. CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA Ha sede in via Roma a Cagliari. Il ` articolato in: 1. Ufficio di Consiglio e presidenza, composto dal presidente e dai vicepresidenti, dai questori e dai segretari del Consiglio; 2. Segreteria generale; 3. Gruppi consiliari; 4. Commissioni consiliari permanenti: I commissione: Autonomia, Ordinamento regionale, Rapporti con lo Stato, Riforma dello Stato, Enti locali, Organizzazione regionale degli Enti e del Personale, polizia rurale, partecipazione popolare; II commissione: Adeguamento dell’Ordinamento regionale agli atti normativi comunitari, Rapporti con la C.E., Cooperazione internazionale, Di-

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Re Giorgio ritti civili, Emigrazione e immigrazione, Etnie, Informazione; III commissione: Programmazione economica ` , Cree sociale, Bilancio, Contabilita dito, Finanza e tributi, demanio e patrimonio, Partecipazioni finanziare; IV commissione: Assetto generale del territorio, Pianificazione territoriale ` e tragenerale, Urbanistica, Viabilita sporti, Navigazione e porti, Edilizia, Lavori pubblici; V commissione: Agricoltura, Forestazione produttiva, Bonifica, Acquacoltura, Caccia e pesca, Pesca industriale e marittima, Alimentazione, Tutela dell’ambiente, Forestazione ambientale, Recupero ambientale, Parchi e riserve naturali, Difesa del suolo; VI commissione: Industria, Miniere, Cave e torbiere, Artigianato, Cooperazione, Lavoro e occupazione, Turismo, Commercio, Fiere e mercati, Risorse energetiche, Fonti alternative `, di energia; VII commissione: Sanita Igiene pubblica, Medicina sociale, Edilizia ospedaliera, Servizi sanitari e sociali, Assistenza, Igiene veterinaria, Personale delle UU.SS.LL.; VIII commissione: Diritto allo studio, Scuole materne, Edilizia scolastica, Cultura, Musei, Biblioteche e archivi storici, Sport e spettacolo, Ricerca scientifica, Formazione professionale. ` prevista la riENTI REGIONALI Ne e forma, in larga parte anche l’abolizione. Al dicembre 2005 erano: 1. Azienda Regionale Sarda Trasporti (ARST); 2. Azienda speciale Fiera internazionale della Sardegna; 3. Centro Regionale Agrario Sperimentale (CRAS), istituito nel 1956 per sviluppare la sperimentazione agraria soprattutto in materia di pedologia, agronomia, zootecnia; 4. Ente Autonomo del Flumendosa (EAF), istituito nel 1946 come emanazione del Ministero dei Lavori Pubblici per la bonifica del Campidano; 5. Ente Regionale per il

diritto allo Studio Universitario (ERSU); 6. Ente Regionale di Sviluppo e Assistenza Tecnica in agricoltura (ERSAT), costituito nel 1966 come l’erede dell’ETFAS costituito nel 1951; 7. Ente Minerario Sardo (EMS), costituito negli anni Settanta; 8. Ente Sardo Acquedotti e Fognature (ESAF), costituito nel 1957 per venire incontro ai problemi della distribuzione dell’acqua nell’isola; 9. Ente Sardo Industrie Turistiche (ESIT), creato nel 1950 per promuovere iniziative atte allo sviluppo del turismo; 10. Istituto per l’Incremento ippico della Sardegna, con sede in Ozieri; 11. Istituto zooprofilattico sperimentale della Sardegna, con sede in Sassari; 12. Istituto Sardo per l’Organizzazione del Lavoro artigiano (ISOLA), creato nel 1957 per promuovere lo sviluppo delle produzioni artigianali; 13. Istituto Superiore regionale etnografico, con sede in Nuoro; 14. Istituto zootecnico e caseario per ` stata aggiunta la Sardegna (dal 1959 e l’intitolazione a Giuseppino Carta), con sede nell’azienda Bonassai, loca` Tottubella (Sassari), costituito nel lita 1948; 15. Stazione Sperimentale del Sughero, con sede in Tempio Pausania, istituita nel 1952.

Re Giorgio Maschera del Carnevale di ` il personaggio piu ` Tempio Pausania. E caratteristico, in qualche misura il vero ‘‘re’’ del Carnevale di Tempio, la cui fase finale ha inizio il Giovedı` grasso con la sfilata di carri e maschere, aperta proprio da re Giorgio. Il colorato pupazzo di cartapesta, che viene fabbricato ogni anno, precede il corteo mascherato. I festeggiamenti continuano nei giorni successivi e il grande pupazzo sfila per le strade in un crescendo spettacolare la domenica e il martedı`. L’ultimo giorno, Martedı` grasso, dopo una grande sfilata di carri allegorici seguiti da migliaia di

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Regno di Sardegna e di Corsica maschere, all’imbrunire viene celebrato uno scherzoso processo a re Giorgio e a sua moglie Mannena, in cui il re viene condannato al rogo. Alla fine ` coinvolta nella tutta la popolazione e tradizionale sagra delle ‘‘frittelle lun´li). Col falo ` del pupazzo e la ghe’’ (frisgio frittellata chiude il Carnevale tem` piese. Il termine dialettale Ghjolghju e riferibile al nome proprio Giolzi, protagonista come personaggio e oggetto sessuale insieme, del Carnevale di Bosa. Max Leopold Wagner lo riferisce al linguaggio erotico-genitale frequente nella satira e nell’uso scher` zoso quotidiano di diverse comunita dell’isola.

Regno di Sardegna e di Corsica Regno ‘‘inventato’’ da papa Bonifacio ` VIII, che il 4 aprile del 1297 ne infeudo il re d’Aragona Giacomo II, ottenendone in cambio la rinuncia al trono siciliano. L’atto del pontefice era un tentativo di trovare una soluzione alla crisi politica apertasi in Italia dalle ` e la monarchia lotte tra la casa d’Angio d’Aragona per il controllo del Regno `, delle Due Sicilie. Il papa, in realta ` sul Mepretendeva di avere sovranita ridione d’Italia e sulle isole in base alla cosiddetta ‘‘donazione costantiniana’’ (un documento falso, redatto probabil` del secolo mente nella seconda meta VIII, con cui l’imperatore Costantino aveva donato a papa Silvestro I, si sosteneva, la parte occidentale dell’Im` di Roma, per pero, compresa la citta ` averlo liberato dalla lebbra: la falsita ` Cudella carta fu dimostrata da Nicolo sano e in particolare dall’umanista Lorenzo Valla nella sua De falso credita et ementita Costantini donatione dissertatio, nel secolo XV). Nella circostanza papa Bonifacio l’aveva utilizzata strumentalmente, come peraltro i suoi predecessori Gregorio VII e Innocenzo III ` fatto in altre occasioni, inavevano gia

tervenendo pesantemente nella vita dei quattro giudicati sardi. Il re d’Aragona si rese conto che per poter dare un senso compiuto all’investitura papale egli avrebbe dovuto conquistare militarmente le due isole. L’opera` zione fu avviata nel 1323, ma si fermo alla conquista della sola Sardegna, consolidata soltanto dopo un periodo di guerre ‘‘nazionali’’ durato praticamente per tutto il secolo XIV, sino alla morte di Eleonora d’Arborea (1404?) e alla battaglia di Sanluri (1409). Il nuovo soggetto politico nato dalla conquista si pose come regno della Corona d’Aragona legato alla dinastia aragonese in unione personale, ma completamente autonomo rispetto agli altri regni dipendenti dalla Corona. La conquista ` peraltro la fine dei giudicati, i segno vecchi stati che avevano caratterizzato la storia della Sardegna a partire dall’Alto Medioevo e di tutti gli altri stati territoriali (Della Gherardesca, Doria, Malaspina, Comune di Sassari), che si erano sviluppati durante il Medioevo sardo. Il Regno di Sardegna mantenne le sue caratteristiche di autonomia anche con le dinastie successive. Quando ` ai Savoia, fu questo piccolo poi passo regno che permise alla dinastia savoiardo-piemontese di appagare l’aspirazione al titolo di re che la famiglia ` da tempo, e che era stata in nutriva gia ` soddisfatta con un primo momento gia l’assegnazione del Regno di Sicilia a Vittorio Amedeo II a conclusione della guerra di successione spagnola e della ` , col pace di Utrecht (1714). In realta passaggio dell’isola sotto i Savoia il termine Regno di Sardegna assume due ben distinti significati: il Regno di Sardegna, erede del Regno infeudato a Giacomo II, e che corrisponde alla sola isola dei sardi; e il Regno di Sardegna, titolo della monarchia piemontese, che comprende, oltre la Sardegna

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Reinach (e dunque anche il Regno di Sardegna propriamente detto), anche i cosiddetti stati di terraferma, facenti parte del patrimonio ‘‘continentale’’ della monarchia sabauda (dal 1720 al 1861 l’aggettivo ‘‘sardo’’ indica spesso, appunto, la semplice cittadinanza del Regno sardo-piemontese). La Sardegna ` pero ` a conservare la propria continuo autonomia fino al 1847, anno della ‘‘fusione perfetta’’. L’equiparazione al sistema giuridico delle regioni di terraferma governate dai Savoia non fece venir meno il Regno di Sardegna, che ` a esistere fino al 1861, quando continuo fu proclamato il Regno d’Italia.

Reinach, Salomon Archeologo (SaintGermain-en-Laye, Francia, 1858-Parigi 1932). Prese parte a numerose campagne di scavi in Grecia e in Tunisia; dal ´ cole du Louvre e dal ` all’E 1901 insegno 1903 divenne condirettore della ‘‘Re´ologique’’. Nel 1906 fu nomivue arche nato presidente dell’Accademia delle iscrizioni e diede un grande impulso al rinnovamento degli studi classici in Francia. A lui si deve un articolo su Les ´s de la Sardaigne, ‘‘Republiantiquite que franc ¸aise’’, 1887.

Reinaldi, Simone Mario Religioso, ` sec. XVIII-?, scrittore (Cagliari, meta inizi sec. XIX). Frate cappuccino fa` di oratore relimoso per le sue qualita gioso, mostrate in numerosi elogi funebri come quello per il Beato Lorenzo da Brindisi e del teologo Giovanni Melis ` la sua fama a un Discorso di (1795), lego ringraziamento a Dio in occasione che dai cannonieri sardi tributansi pubblici culti al martire S. Efisio per la riportata vittoria dai sardi nel replicato attacco dato dai francesi alla nostra Cagliari, ` un pubblicato nello stesso 1793. Merito duro giudizio nella Storia letteraria di Giovanni Siotto Pintor, che disse di lui: «Fu pio frate e divoto, ma che di stile e

d’artifizio oratorio non s’intendea meglio che di trombe e di cannoni».

Relli, Roberta Archeologa (n. sec. XX). Laureata in Lettere a Cagliari, collabora con la Soprintendenza archeologica di Cagliari. Ha al suo attivo alcuni saggi, La torre C del complesso nuragico di Antigori. Seconda nota allo scavo del vano superiore, ‘‘Quaderni della Soprintendenza archeologica per le province di Cagliari e Oristano’’, 11, 1995; Testimonianze inedite del Bronzo recente e finale nel nuraghe Antigori di Sarroch (con A. Forci), in La ceramica racconta la sua storia, 1995; Ceramiche vascolari nuragiche in pasta grigia di San Gemiliano-Sestu (con A. Forci), ‘‘Quaderni della Soprintendenza archeologica per le province di Cagliari e Oristano’’, 12, 1996; Bibliografia della Sardegna prenuragica (con A. Forci), 1997.

Rellini, Ugo Paletnologo (Firenze 1870` Roma 1943). Dopo la laurea si dedico ` all’insegnamento e alla ricerca, e studio ` del Bronzo nei territori appenla civilta ninici. Fu per molti anni professore di ` di Paletnologia presso l’Universita Roma; di idee socialiste, si tenne sempre distante dal regime. Fu maestro di Giovanni Lilliu: quando questi si lau` – ha scritto Antonello Mattone – reo U.R. «diede un giudizio estremamente favorevole sulla sua tesi (Pettazzoni era ` a continuare il correlatore) e lo invito gli studi». Da lui, dice sempre Mattone, Lilliu «ha appreso non soltanto la solida tecnica di scavo basata sul metodo stra` di intratigrafico ma anche la capacita vedere dietro i reperti archeologici le forme complesse della vita sociale». Tra i suoi scritti: Miniere e forni preisto` nurarici, 1922; Miniere e fonderie di Eta gica in Sardegna, ‘‘Bollettino di Paletnologia italiana’’, XLIII, 1, 1923; Notizie varie. Sepolcri preistorici di Fanne Massa in comune di Cuglieri, ‘‘Bollettino di Palet-

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Reparata nologia italiana’’, XLIII, 2-3, 1923; Appunti sul Paleolitico italiano, ‘‘Bollettino di Paletnologia italiana’’, XLIV, 1924; Dolmen e monumenti preistorici vari in `, ‘‘Bollettino di Paterritorio di Budduso letnologia italiana’’, XLIV, 1924; Notizie paletnologiche: idolo femminile scoperto a Senorbı`, ‘‘Bollettino di Paletnologia italiana’’, nuova serie, III, 1939.

Remeraro, Pietro Religioso (Genova, ` sec. XIII-?, 1299?). Vescovo prima meta di Bisarcio dal 1283 al 1299. Fu nominato vescovo di Bisarcio nel 1283 e prese possesso della diocesi nei difficili anni seguiti all’estinzione della dinastia giudicale di Torres. All’interno ` ripetutamente della sua diocesi cerco ` natale, Genova, l’aiuto della sua citta per contrastare lo strapotere dei Pisani. Morı` intorno alla fine del secolo, forse nella stessa sede di Bisarcio, che ` vacante per quattro dopo di lui resto anni.

` dicarriera universitaria. Nel 1995 e ventato ricercatore di Etruscologia; at` di tualmente lavora presso la Facolta ` di Napoli. Ha Lettere dell’Universita partecipato alle prime fasi degli scavi recenti di Nora e ne ha scritto in due saggi, Nora II. Prospezione a Nora (con M. Botto), ‘‘Quaderni della Soprintendenza archeologica per le province di Cagliari e Oristano’’, 10, 1993; Nora III. Prospezione a Nora 1993 (con M. Botto), ‘‘Quaderni della Soprintendenza archeologica per le province di Cagliari e Oristano’’, 11, 1995.

Rennu Demanio pubblico. Nei documenti giudicali il termine indica il complesso dei beni immobili che costituiscono il demanio pubblico, distinto dai beni privati del giudice.

Remigio, san (in sardo, Santu Remigiu) Santo vescovo (m. 530 ca.). Per settant’anni fu vescovo di Reims, chiamato l’‘‘apostolo della Gallia’’. Il 25 dicembre (in qualche testo si legge «nella ve` «Cloglia pasquale») del 496 battezzo doveo e tutti i suoi franchi». Morı` centenario. Culto del passato in Sardegna, ` rimasto il suo nome nell’onomastica e dell’area meridionale. [ADRIANO VARGIU] Festa Si festeggia il 1º ottobre.

Rena, Giovanni Religioso (Venezia, se` sec. XVI-Pamplona?, dopo conda meta 1538). Vescovo di Alghero dal 1534 al ` documentato anche 1538. Il suo nome e come Renne, Rene. Probabilmente originario di Venezia, quando si trovava in Curia a Roma venne eletto vescovo di Alghero nel 1534 da papa Paolo III cui era molto legato. Dopo alcuni anni, nel 1538, lo stesso papa lo trasferı` nella diocesi spagnola di Pamplona.

Rendeli, Marco Archeologo (n. Roma 1960). Dopo la laurea ha intrapreso la

Santa Reparata – La santa in una scultura in marmo di Andrea Pisano.

Reparata, santa (in sardo, Santa Reparada) Santa. Vergine e martire secente` sca, di quel secolo di motivazioni piu profane che sacre. Nacque a Cagliari

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Reparata di Cesarea da nobile famiglia, martire a cinquantasei anni con Acasio, Teodoro e Gennaro, sotto l’imperatore Traiano. Reliquie rinvenute il 2 maggio 1616 nell’area cimiteriale di San Saturno, traslate in cattedrale. [ADRIANO VARGIU] In Sardegna Patrona di Narbolia e Santa Reparata. Festa Si festeggia il 2 maggio; l’8 ottobre a Narbolia e Santa Reparata.

Reparata di Cesarea, santa (in sardo, Santa Reparada, Sant’Arreparada, Sant’Apparada) Santa. Vergine e martire, nacque a Cesarea di Palestina. Secondo la passio, arrestata per non aver rispettato il decreto di Decio che obbligava i cittadini a partecipare ai pubblici sacrifici, pena la morte. Tortu` la fede cristiana, derata, non rinnego capitata che aveva dodici anni, la sua ` al cielo in forma di candida anima volo colomba. Traslata in Campania o in Abruzzo. [ADRIANO VARGIU] Festa Si festeggia l’8 ottobre; il 19 maggio e la prima domenica di settembre a Santa Reparata, frazione di Santa Teresa Gallura, il 20 maggio a Tempio Pausania, i martedı` e mercoledı` precedenti l’Ascensione a Luogosanto, la prima domenica di settembre a Bud`, l’8 dicembre a Narbolia. duso

‘‘Reporters’’ Mensile, uscito a partire dal 2002, collegato attualmente al Ma` di ster in Giornalismo della Facolta Scienze politiche di Sassari. Direttore ` il responsabile Virgilio Mura, che e `, e ` redatto norpreside della Facolta malmente dagli allievi del Master e anche dagli studenti del corso di laurea in Scienze della comunicazione e gior` . Ha avuto nalismo della stessa Facolta inizialmente sede nei locali della ` stampato nel ‘‘Nuova Sardegna’’ ed e Centro stampa dello stesso quotidiano, presso il quale gli studenti frequentano alcuni stages (altri sono assicurati da altri giornali italiani).

‘‘Repubblicano, Il’’ Periodico del Partito Repubblicano di Sassari. Fu pubblicato come settimanale tra il settembre e il novembre 1913, in vista delle elezioni politiche, in cui il PRI presentava un suo candidato, l’avvocato Fortunato Bibbiana, in seguito alla scissione del gruppo repubblicano di Sassari, quando lo schieramento radicalrepubblicano che faceva capo al senatore Filippo Garavetti e all’avvocato ` al Partito Pietro Satta Branca passo Radicale. Era diretto da Michele Saba, che sarebbe stato per oltre mezzo secolo il leader del repubblicanesimo mazziniano di Sassari. Su posizioni an` duramente la tigiolittiane, critico guerra di Libia.

Requesens Famiglia feudale catalana (secc. XV-XVII). Un suo ramo si trasferı` ` del sein Sardegna nella prima meta colo XV con un Galcerando. Egli nel 1437 ottenne di poter fare la guerra di corsa lungo le coste dell’isola. Suo figlio, un altro Galcerando, dopo la caduta del marchesato di Oristano ottenne in feudo il Canales e nel 1481 fu ammesso allo Stamento militare. La ` , si estinse poco sua discendenza, pero dopo con le sue figlie. Nel corso del secolo XVI un altro ramo della famiglia, discendente dai R. che si erano trapiantati in Sicilia fin dal secolo XIV, si stabilı` a Cagliari dando vita a un’illustre discendenza. Questo ramo fu ammesso allo Stamento militare nel 1626 durante il parlamento Bayona e conti` a prendere parte ai successivi parnuo lamenti fino alla sua estinzione, avvenuta dopo il 1678.

Reseda bianca Pianta della famiglia delle Resedacee (Reseda alba); erbacea, ha fusto dritto e ramificato; le foglie sono divise in lobi a margine ruvido; i fiori sono bianchi riuniti in numerose e lunghe infiorescenze a ra` una capsula. Fiorisce cemo; il frutto e

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Restituta da aprile a settembre, vegeta diffusamente nei terreni incolti, anche rocciosi, nei pressi di ruderi e di strade. In Sardegna vegeta anche un’altra specie, la Reseda lutea, dai fiori gialli. Nome sardo: allupa guaddos. [MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]

Respicio, san = Trifone, san Resquion Antico villaggio del giudicato di Gallura, compreso nella curatoria di Posada. Con l’estinzione della dinastia dei Visconti, venne amministrato da funzionari del Comune di Pisa. Subito dopo la conquista arago` a far parte del Regnum Sarnese entro diniae, e nel 1324 fu concesso in feudo a ` morı` poBernardo de Poses, che pero chi anni dopo. Intanto il territorio, scoppiata la guerra tra Aragona e Genova, divenne teatro delle operazioni ` a decabelliche e il villaggio comincio dere. Nel 1346 fu incluso da Pietro de So nel grande feudo che andava formando; negli anni successivi il villag` a causa della gio ebbe altre difficolta peste e delle continue guerre e conti` a decadere. Prima della fine del nuo ` completamente secolo XIV si spopolo e scomparve.

Restaino, Franco Storico della filosofia (n. Cagliari 1939). Conseguita la lau` dedicato allo carriera universirea si e taria. Dopo aver insegnato per anni ` di Cagliari, dove e ` presso l’Universita ` di stato anche preside della Facolta ` trasferito Lettere e Filosofia, si e ` di Roma. Studioso presso l’Universita di riconosciuto prestigio, autore di una importante Storia della Filosofia, ha scritto inoltre numerosi saggi e monografie di alto livello scientifico.

Restituta, santa Santa martire. «Nacque a Cagliari – scrive Felice Putzu `e (1927) – da parenti chiari per nobilta ` piu ` per la profesricchezza e quel che e sione della religione cristiana. La si ritiene discendente di San Restituto

martire nella persecuzione sotto Lucio Comodo, le cui reliquie vennero ritrovate nella chiesa cagliaritana di San Lucifero il 16 luglio 1615. Fin da bam` a praticare le virtu ` e vebina imparo ` venne collocata in nuta a matura eta matrimonio con un giovane di nome ` (era diCecilio, pari a lei per nobilta scendente della nobile famiglia romana dei Cecilii, proveniente da Caia Cecilia Tanaquilla moglie di Tarquinio Prisco e da Cecilia Metella moglie di Crasso) e per ricchezza e per la professione della religione cristiana, l’uno e l’altra disposti a sacrificare anche la vita se la maggior gloria di Dio l’avesse richiesto. Il Signore benedisse la loro unione e diede loro dei figli ch’educarono santamente. Si ritiene comunemente che abbia avuto un figlio che fu Eusebio vescovo di Vercelli e una figlia ` un monastero a VerEusebia che fondo celli e vi morı` santamente (nella chiesa ` un altare cagliaritana di Santa R. v’e dedicato a Sant’Eusebia e vi si vede un grazioso simulacro della santa col bacolo in mano). Costretto a partire in ` a Cagliari R. e i Africa, Cecilio lascio teneri figli. Accusato di professare la religione cristiana, venne condannato dal preside romano, ma siccome per ` di natali godeva del privilegio nobilta di cittadino e cavaliere romano, e non ` del preside di farlo moera in facolta rire, venne nondimeno sottoposto a duri tormenti e poi mandato a Roma per esservi giudicato dall’imperatore. Ma durante il viaggio i soldati lo sottoposero a ogni genere di maltrattamenti e prima di giungere a Roma morı`, andando a ricevere la meritata corona ` . R. conobbe tutto per per le sue virtu ´ i tedivina rivelazione e presi con se ` a Roma e si preneri figlioletti ando ` al pontefice, ch’era allora Eusesento bio. Il pontefice, come ci dice Sant’Antonino arcivescovo di Firenze, sapeva

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Restituta del loro arrivo, non solo, ma di quanto la divina provvidenza disponeva di quelle tenere creature, e battezzatele impose loro il proprio nome. R., lasciati a Roma in sicuro asilo i suoi figli, ` a Cagliari, dandosi interase ne ritorno mente alla vita contemplativa. Con lei si ritirarono altre nobili matrone e zitelle nella grotta sottostante alla sua abitazione, nel quartiere di Stampace, servita a uso oratorio nel tempo delle precedenti persecuzioni. Scoperta dagli idolatri, venne condotta dal preside romano e forte nella confessione della fede venne prima condannata a camminare coi piedi nudi su ardenti carboni, venne poi versato sulle sue carni olio bollente, pece, piombo e altri metalli liquefatti e bollenti, dai quali supplizi uscı` illesa. Gettata infine fra le ` in cielo a ragfiamme, l’anima sua volo giungere il suo sposo Cecilio e ricevere `. il guiderdone delle sue elette virtu Non sappiamo di certo l’anno della sua morte e per conseguenza sotto quale imperatore venne immolata: Giovan Francesco Fara porta all’anno 311 la venuta a Roma di Santa Restituta e la presentazione dei suoi figli al pontefice Eusebio. Sant’Antonino arcivescovo di Firenze e altri ne parlano cosı` pure e l’assegnano al tempo della persecuzione di Diocleziano e Massimiano. Per quanto riguarda il giorno i bollandisti l’assegnarono al 15 giugno, ` ma la Chiesa cagliaritana la festeggio sempre nel 17 maggio. Le sue reliquie, raccolte diligentemente dai cristiani, vennero tumulate nella stessa grotta, dove si rinvennero il 26 dicembre 1614. Venne trovata una piccola lastra di marmo bianco con l’iscrizione: ‘‘Hic sunt reliquiae Sanctae Restitutae’’ (Qui sono le reliquie di Santa Restituta) e sotto un vaso contenente le reliquie. Dopo essere state portate in processione per le vie del quartiere di Stam-

pace, le reliquie vennero collocate nella sua chiesa e parte del teschio venne donato alla chiesa dei padri cappuccini». Qualche studioso la riporta a ` i propri Roma nel 301: «Raccomando ` di papa Eusebio, il quale figli alla pieta ` nel battesimo, imponendo li rigenero loro il suo medesimo nome, Eusebio ` ed Eusebia. Tornata a Cagliari, meno per alcun tempo giorni tranquilli e solitari, consacrandoli interamente alle ` . Accusata opere di religione e di pieta come cristiana dal preside imperiale, dopo molti crudeli martoriamenti ` l’anima gloriosa nella confesspiro sione della fede, con la figlia Eusebia, nel 309». A Cagliari, lapide al n. 14 della via Sant’Efisio: «Domus et carcer Sanctae Restituae». Si tratta di una cripta paleocristiana, dove fino al secolo scorso – come ricorda Giovanni Spano (1861) – «le donne portavano i loro piccoli per farli coricare e rivoltare nella polvere, onde liberarli dal vaiolo, senza che avessero bisogno di ricorrere alla scoperta di Edward Jenner». Sull’altare a tre nicchie dei secoli IV-V domina la statua bianca, marmorea, della santa, vestita all’orientale, il capo velato, la mano sinistra aperta in segno di servizio cristiano e di fede, quella destra a pugno sul petto, in to` . Nella tale dedizione a Dio e a Gesu ` invocata contro tradizione popolare e il vaiolo e contro il mal di testa: «Po Santa Restituta / passe’ dolore ’e conca» (Per Santa Restituta – passi il mal di testa). Storicamente Eusebio fu papa nel 309 o 310; esiliato in Sicilia nel 310 a causa di aspre controversie, vi morı` nello stesso anno. Come avrebbe potuto battezzare i figli di R. nel 301 o nel 311? «Anche la storia del martirio di R. ` di Arnaldo Satta a Cagliari – la nota e Branca (1968) – non regge alla critica. Nel 305 Costanzo Cloro era diventato ´ Augusto e aveva chiamato presso di se

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Retablo il figlio Costantino, dando inizio alla tolleranza imperiale verso il Cristianesimo che nel 310 venne ufficialmente riconosciuto. Si deve anche aggiungere che nel Martirologio Romano non ` ` traccia d’una R. di Sardegna». E v’e menzionata a partire dall’850 in alcune biografie del presunto figlio Eusebio. Si tratta senz’altro d’una contaminatio: il 17 maggio la Chiesa ricorda Santa Restituta martire giovanissima a Cartagine, forse sotto Valeriano (255) o forse sotto Diocleziano (304), reliquie custodite nella cattedrale di Napoli. Nel famigerato Seicento sardo, alcuni agiografi ritennero la santa africana figlia di quella sarda. Studi recenti, soprattutto dopo gli scavi nella grotta o cripta della santa, a Cagliari, la ritengono una martire del gruppo di Abi` dell’Africa proconsolare. tina, citta Con il suo primo editto emanato nel febbraio del 303, Diocleziano «co` che fossero dati alle fiamme i mando sacrosanti testamenti del Signore e le ` quanto si legge nedivine Scritture – e gli Atti dei martiri di Abitina – che fossero distrutti i templi consacrati al Signore, che fossero proibiti i sacri riti e le sante riunioni di culto. Ad Abitina furono arrestati quarantanove cristiani mentre celebravano, secondo la consuetudine, i misteri del Signore. Dopo aver ricevuto ad Abitina le prime desiderate catene, i martiri di Cristo, lieti e gioiosi, furono inviati a Cartagine, per essere interrogati dal proconsole Anulino». Non abiurarono, furono torturati e gettati in carcere, dove morirono di stenti. Gli atti riferiscono gli interrogatori e i supplizi di alcuni. Non ` della loro fine e non ripordicono pero tano la data dell’avvenimento. Secondo Sant’Agostino gli interrogatori, e non la loro uccisione, si svolsero il 12 febbraio del 304. La Chiesa li ricorda l’11 febbraio. [ADRIANO VARGIU]

Festa Si festeggia il 17 maggio a Benetutti, Bono e Nule.

Restituto, san = Restituta, santa. Retablo Dipinto di grandi dimensioni (voce spagnola dal latino recta tabula, in riferimento – pare – alla loro collocazione verticale) che orna molti altari di chiese sarde. La maggior parte delle ` opere sono databili tra la seconda meta del secolo XIV e tutto il XVI; nell’arredo delle chiese assolvevano a una funzione di informazione dei fedeli ma anche alla loro catechizzazione. Furono introdotte da pittori catalani e per i secoli seguenti fino a tutto il se` colo XVI rappresentano la forma piu diffusa e rilevante dell’arte religiosa in Sardegna. Purtroppo nel corso dei secoli molti di questi dipinti sono scomparsi o sono stati smembrati. Attualmente si ha notizia dei seguenti retabli. 1. Retablo dell’Annunciazione. Dipinto ` del da Joan Mates (=) nella prima meta secolo XV; proveniva dalla chiesa di San Francesco di Stampace a Cagliari, attualmente fa parte della raccolta della Pinacoteca Nazionale di Ca` una tempera su tavola compogliari. E sta all’origine da sette tavole e una predella, di cui rimangono solo tre tavole e la predella. 2. Retablo di Ss. Antonio e Gabriele. Dipinto con la tecnica della tempera da Lorenc ¸ Saragossa nel 1365 per il Duomo di Cagliari, oggi perduto. 3. Retablo dei Beneficiati. Dipinto con la tecnica della tempera e dell’olio su tavola, uscito dalla bottega di Pietro Cavaro (=) attorno al 1527 per la sacrestia dei Beneficiati del Duomo di Cagliari, dove attualmente si trova. Ha una superficie di 2,40 x 2,00 m e raffigura momenti della vita della Vergine e una splendida crocifissione. 4. Retablo di Bonaria. Dipinto con la tecnica della tempera da Michele Ca-

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Retablo varo (=) tra il 1545 e il 1550 per la chiesa di Bonaria a Cagliari. Era composto da 6 tavole e una predella, oggi scomparsa. Tre delle tavole superstiti si trovano nella Pinacoteca Nazionale di Cagliari, la tavola centrale (La Ma` ancora nella donna del Cardellino) e chiesa di Bonaria, le altre due sono nel convento annesso. 5. Retablo di Castelsardo. Dipinto con la tecnica della tempera dal Maestro di Castelsardo (=) nel 1492 per il convento di Santa Maria delle Grazie. Fu smembrato; attualmente se ne conservano quattro tavole nella cattedrale di Sant’Antonio a Castelsardo. 6. Retablo dei Consiglieri. Dipinto con la tecnica della tempera e dell’olio su tavola nel 1527 ca. nella bottega di Pietro Cavaro (=) per la sala delle adunanze ` a Cagliari. Fu molto del Palazzo di Citta manomesso; attualmente nel Palazzo municipale di via Roma, ha una superficie di 4,75 x 3,00 m. 7. Retablo dei Consiglieri di Oristano. Dipinto con la tecnica dell’olio su tavola da Antioco Mainas (=) tra il 1564 e il ` 1565 per la cappella del Palazzo di Citta di Oristano. Smembrato, attualmente se ne conservano due tavole, una (La Madonna in trono) nell’Antiquarium Arborense, l’altra (La Sepoltura di Cristo) nella collezione Piloni, presso l’U` di Cagliari. niversita 8. Retablo dei due San Giovanni. Dipinto con la tecnica dell’olio da un anonimo nel corso del secolo XVI per la chiesa di San Francesco di Stampace. Mancante di una delle sei tavole di cui era composto, attualmente si trova nella Pinacoteca Nazionale di Cagliari. 9. Retablo di Gergei. Dipinto con la tecnica della tempera e dell’olio su tavola da Antioco Mainas (=) nella seconda ` del secolo XVI per la chiesa delmeta l’Assunta di Gergei, attualmente si

` mancante trova nella parrocchiale. E di parte del polvarolo. 10. Retablo del Giudizio Universale. Dipinto con la tecnica della tempera dal Maestro di Olzai (=) ai primi del secolo XVI. Smembrato, se ne conservano due tavole provenienti dalla chiesa di Santa Maria di Sibiola, attualmente nella Pinacoteca Nazionale di Cagliari. 11. Retablo di Gonnostramatza. Dipinto con la tecnica della tempera da Lorenzo Cavaro (=) nel 1501 per la chiesa di San Paolo di Serzele e poi trasferito in quella di San Michele di Gonnostramatza, dove attualmente si trova. 12. Retablo di Lunamatrona. Dipinto con la tecnica della tempera e dell’olio su tavola da Antioco Mainas (=) nella ` del secolo XVI per la seconda meta chiesa parrocchiale di Lunamatrona dove attualmente si trova, ha una su` costituito perficie di 4,50 x 4,0 m ed e da sei tavole e la predella. 13. Retablo della Madonna col Bambino. Dipinto con la tecnica della tempera da Lorenzo Cavaro (=) nel 1507. Smembrato, attualmente se ne conservano due tavole: una con una Crocifissione nella Pinacoteca Nazionale di Cagliari, l’altra con La Madonna col Bambino in una collezione privata. Fu dipinto per la chiesa di Sant’Efisio di Giorgino a Cagliari. 14. Retablo di Milis. Dipinto con la tecnica della tempera da anonimo nel 1503 per la chiesa di San Paolo a Milis. Smembrato, attualmente se ne conservano tre tavole, ancora custodite a Milis. 15. Retablo maggiore di Ardara. Dipinto con la tecnica della tempera per la chiesa di Ardara (ha in una parte la firma di Giovanni Muru =, e la data ` il 1515). Ha una superficie 10 x 6 m, e ` grande dei retabli sardi. Ha forma piu

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Retablo ` riccamente decodi un tempietto ed e rato. 16. Retablo maggiore di Saccargia. Dipinto con la tecnica della tempera da anonimo nel 1504 per la basilica di Saccargia. Smembrato, attualmente se ne conservano una tavola e la predella, in deposito presso la Soprintendenza ai Beni Artistici di Sassari. 17. Retablo di Uta. Dipinto con la tecnica della tempera e dell’olio su tavola da Antioco Mainas (=) nella seconda ` del secolo XVI per la chiesa di meta Santa Maria di Uta. Fu smembrato dopo il 1862; attualmente se ne conservano cinque tavole, due (La Madonna col Bambino e San Paolo) nella parrocchiale di Santa Giusta di Uta; una (Arcangelo Michele) in una collezione privata a Milano; una (i Santi Nicola e Antonio) a Torino in una collezione privata; l’ultima (una Crocifissione) in una collezione privata. 18. Retablo Manca di Villahermosa. Dipinto con la tecnica della tempera da anonimo vicino al Maestro di Olzai (=) ` alla fine del secolo XV. Era di proprieta dei marchesi Manca di Villahermosa: fu venduto a una confraternita della penisola dopo il 1960, ma non si sa dove sia attualmente. 19. Retablo minore di Saccargia. Dipinto con la tecnica della tempera dal Maestro di Castelsardo (=) alla fine del secolo XV per la basilica di Saccargia, attualmente si trova in deposito presso la Soprintendenza ai Beni Artistici di Sassari. 20. Retablo di Nostra Signora di Loreto. Dipinto con la tecnica dell’olio su tavola dal Maestro di Ozieri (=) tra il 1591 e il 1593 per la chiesa di Santa Maria di Loreto a Ozieri, ha una superficie di 2,30 x 1,90 m e attualmente si trova nella sacrestia della cattedrale di Ozieri. 21. Retablo di Nostra Signora della

Neve. Dipinto con la tecnica della tempera da Michele Cavaro (=) nel 1568 per la chiesa di San Francesco di Stampace. Era di grandi dimensioni e fu smembrato; attualmente se ne conservano tre tavole tutte nella Pinacoteca Nazionale di Cagliari. 22. Retablo di Nostra Signora dei Sette Dolori. Dipinto con la tecnica della tempera da Pietro Cavaro (=) agli inizi del secolo XVI per la chiesa di San Francesco di Oristano. Fu smembrato: attualmente se ne conservano due tavole, una (la Deposizione) nella Pinacoteca Nazionale di Cagliari, l’altra (la Madonna Addolorata), che costituiva la parte centrale del dipinto, nella chiesa di Santa Rosalia a Cagliari. 23. Retablo della Peste. Dipinto con la tecnica della tempera dal Maestro di Olzai (=) dopo il 1477 per la chiesa di Santa Barbara di Olzai, dove attualmente ancora si trova. 24. Retablo della Porziuncola. Dipinto dal Maestro di Castelsardo (=) tra la fine del XV e gli inizi del XVI con la ` largamente tecnica della tempera, e carente. Attualmente ne rimangono 14 tavole. 25. Retablo del Presepio. Dipinto alla fine del secolo XV con la tecnica della tempera dal cosiddetto Maestro del Presepe (=) alla fine del secolo XV. Proviene dalla chiesa di San France` consco di Stampace e attualmente e servato nella Pinacoteca Nazionale di Cagliari. Ha una superficie di 2,75 x ` composto da 13 tavole. 2,61 m ed e 26. Retablo di Sant’Elia. Dipinto con la tecnica della tempera e dell’olio su tavola da Antioco Mainas (=) nella se` del secolo XVI per la chieconda meta setta di Sant’Elia di Quartu Sant’Elena. Fu smembrato nel 1874; attualmente se ne conservano nove tavole, sette del polvarolo (con figure di santi) e due (San Pietro e San Paolo) delle

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Retablo porte, nella parrocchia di Sant’Elena a Quartu. 27. Retablo di Sant’Eligio. Dipinto con la tecnica della tempera ai primi del secolo XVI dal Maestro di Sanluri (=), proviene dalla chiesa di San Pietro a ` custodito nella Sanluri. Attualmente e Pinacoteca Nazionale di Cagliari: ha una superficie complessiva di 4,47 x ` composto da 19 tavole, 3,33 m ed e molte delle quali danneggiate. 28. Retablo di San Bernardino. Dipinto con la tecnica della tempera nel 1455 da Juan Figuera (=), proviene dalla chiesa di San Francesco di Stampace. ` custodito nella PinacoAttualmente e teca Nazionale di Cagliari: ha una superficie complessiva di 3,98 x 2,53 m ed ` composto da 25 tavole nelle quali e ` e narrata la vita del santo. 29. Retablo di San Cristoforo. Dipinto con la tecnica della tempera dal Maestro di Oliena (=) nel secondo quarto ` conserdel secolo XVI. Attualmente e vato presso la parrocchiale di Sant’Ignazio. 30. Retablo di San Francesco. Dipinto con la tecnica dell’olio su tavola da Michele Cavaro (=) nel 1549 ca. per la chiesa di San Francesco di Stampace. Fu smembrato nel 1859 e quattro delle tavole di cui era composto entrarono nella collezione di Giovanni Spano (=) ` due alla parrocchia di che ne dono Ploaghe. 31. Retablo di San Francesco di Oristano. Dipinto con la tecnica della tempera e dell’olio su tavola da Antioco ` del seMainas (=) nella seconda meta colo XVI per la chiesa di San Francesco di Oristano. Smembrato, attualmente se ne conservano tre tavole (la Crocifissione, l’Annunciazione e la Dormitio Virginis) nel deposito della Pinacoteca Nazionale di Cagliari. 32. Retablo di San Lussorio. Dipinto con la tecnica della tempera nella bottega

di Michele Cavaro (=) per la chiesa di San Lussorio di Selargius, oggi andato perduto. 33. Retablo di San Martino. Dipinto con la tecnica della tempera da un Maestro ` del secolo catalano nella prima meta XV per la chiesa di San Martino di Oristano. Smembrato, attualmente se ne conservano due tavole nell’Antiquarium Arborense di Oristano. 34. Retablo di San Pantaleo. Dipinto con la tecnica della tempera da anonimo prima del 1503 per la chiesa di San Pantaleo. Attualmente privo della predella, si trova nella chiesa. 35. Retablo di SS. Pietro Martire e Marco Evangelista. Dipinto con la tecnica della tempera da Joan Figuera (=) nel 1455 ca. per la chiesa di San Domenico di Cagliari. Fu portato a Venezia alla fine del secolo XIX e successivamente segnalato a New York; attualmente la ` sconosciuta. sua ubicazione e 36. Retablo di Sant’Anna. Dipinto con la tecnica dell’olio su tavola nella bottega di Antioco Mainas (=) tra il 1571 e il 1576 per la chiesa di Sant’Anna di San` manluri, dove attualmente si trova; e cante dell’elemento centrale. 37. Retablo di Sant’Antonio Abate. Dipinto con la tecnica della tempera e dell’olio su tavola da Michele Cavaro (=) nel 1567 per la chiesa di Maracalagonis, dove attualmente si trova; ha ` comuna superficie di 4,40 x 3,50 m ed e posto da cinque tavole riccamente incorniciate con figure di santi, dal tabernacolo e da una predella. 38. Retablo di Sant’Elena. Dipinto con la tecnica dell’olio trasportato su tela dal Maestro di Ozieri (=) nel 1596 per la parrocchiale di Benetutti. Fu smem` dell’Ottobrato entro la prima meta cento: ne rimangono quattro scomparti che, restaurati a cura della Soprintendenza dei Beni Artistici di Sassari,

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Reyna sono stati riportati nella sacrestia della chiesa di Sant’Elena. 39. Retablo di Santa Croce. Dipinto con la tecnica dell’olio su tavola dal Maestro di Ozieri (=) nel 1596 ca. per la chiesa di Santa Croce di Sassari. Smembrato, attualmente se ne conservano due tavole, una (la Crocifissione) si trova a Cannero in provincia di Novara, l’altra (San Sebastiano) nel Museo nazionale ‘‘G.A. Sanna’’ di Sassari. 40. Retablo di Santa Maria di Monserrat. Dipinto con la tecnica della tempera da Antioco Mainas (=) nel corso del secolo XVI per la chiesa di San Francesco di Stampace. Smembrato, attualmente se ne conservano due tavole nella Pinacoteca Nazionale di Cagliari. 41. Retablo del Santo Cristo. Dipinto con la tecnica della tempera e dell’olio su tavola da Pietro Cavaro (=) nel 1533 per la chiesa di San Francesco di Oristano. Smembrato, attualmente se ne conservano quattro scomparti laterali (raffiguranti Santi) nella sacrestia della chiesa, e i cinque riparti della predella (momenti della Vita di San Francesco) presso l’Antiquarium Arborense. 42. Retablo di Sinnai. Dipinto con la tecnica della tempera da Lorenzo Cavaro (=) nel 1508 ca. per la chiesa di Santa Vittoria di Sinnai. Privato della predella e degli elementi laterali del polvarolo, attualmente le sei tavole superstiti sono nella stessa chiesa. 43. Retablo di Suelli. Dipinto con la tecnica della tempera e dell’olio su tavola da Pietro e Michele Cavaro (=) tra il 1533 e il 1537 per la chiesa cattedrale di San Pietro di Suelli, dove attualmente si trova. Ha una superficie di ` costituito da sei ta4,45 x 3,25 m ed e vole, il tabernacolo e una predella incorniciati. 44. Retablo di Tuili. Dipinto con la tec-

nica della tempera e dell’olio su tavola dal Maestro di Castelsardo (=) tra il 1498 e il 1500 per la parrocchiale di Tuili, dove attualmente si trova. Ha ` comuna superficie di 5,50 x 3,50 m ed e posto da sei tavole, la predella e la cornice, dipinta con figure di santi. 45. Retablo della Vergine. Dipinto con la tecnica della tempera da Antioco Mainas (=) nel corso del secolo XVI per i Francescani di Iglesias. Ha una superficie di 3,35 x 2,42 m e attualmente si trova nella Pinacoteca Nazionale di Cagliari, anche se di tempo in tempo viene rivendicato con forza da Iglesias. 46. Retablo di Villamar. Dipinto con la tecnica della tempera e dell’olio su tavola da Pietro Cavaro (=) nel 1518 per gli Aymerich, che lo posero nella chiesa parrocchiale del villaggio di Mara di cui erano signori feudali. Ha una superficie di 7,57 x 3,79 m: ricca` costituito da cinque mente decorato, e tavole, cornice con figure, tabernacolo, predella e scomparti laterali con raffigurazioni di santi. 47. Retablo della Visitazione. Dipinto con la tecnica della tempera alla fine del secolo XV da Joan Barcelo (=), proviene dalla chiesa di San Francesco di Stampace e attualmente si trova nella Pinacoteca Nazionale di Cagliari. Ha ` comuna superficie di 2,89 x 1,88 m ed e posto da 6 tavole.

Rettili = Zoologia della Sardegna Reyna, Giovanni Battista Visitatore generale (sec. XVI). Dotto funzionario dell’amministrazione reale, particolarmente legato a Filippo II, fu inviato in Sardegna nel 1575 come visitatore generale. Durante il suo soggiorno nell’isola ebbe modo di conoscere tutti i principali problemi sardi che con` in una importante relazione che denso ` al re. al suo ritorno in Spagna consegno ` sulle diffiIn particolare si soffermo ` che il grande sviluppo delle coste colta

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Rezoli rappresentava per la difesa dell’isola; ` tra i primi a sostenere la nefu percio ` della costituzione di una squacessita dra di galere per difendere le coste. Le sue idee furono ancora sostenute durante il parlamento Vivas.

Rezoli Antico villaggio del giudicato di Cagliari, compreso nella curatoria di Siurgus. Caduto il giudicato, nel 1258 fece parte dei territori assegnati ai Capraia; alla loro estinzione venne in possesso del Comune di Pisa. Scoppiata la guerra per la conquista della Sardegna, il villaggio cadde in mano aragonese e nel 1326 fu concesso in feudo a `, nel 1330, Guglielmo Serrani, che pero ´ n Pe ´rez de Cornel. lo rivendette a Xime Il villaggio rimase in suo possesso fino al 1337, quando fu ancora venduto a Goffredo Gilaberto Cruilles, il quale morı` senza figli nel 1340. Negli anni ` a causa della pesuccessivi si spopolo ste del 1348 e fu nuovamente concesso in feudo a Guglielmo de Torres. Questi, `, non riuscı` a entrarne in possesso pero a causa di una lite con Francesco Resta, al quale le rendite feudali erano state appaltate precedentemente. Frattanto, scoppiate le guerre tra Arborea e Aragona, il villaggio subı` gravi danni. Dopo il 1365, scoppiata la seconda guerra tra Mariano IV e Pietro IV, fu occupato dalle truppe arborensi ` rapidamente. e si spopolo

Ribadaneyra Famiglia sassarese di origine spagnola (secc. XVI-XVIII). Se ne hanno notizie a partire dalla se` del secolo XVI. I R. furono conda meta ammessi allo Stamento militare nel 1613 durante il parlamento del duca di Gandı´a. Successivamente presero parte a tutti gli altri parlamenti e nel 1649 ottennero l’appalto per le forniture militari per il Capo di Sassari e del Logudoro. La famiglia si estinse agli inizi del secolo XVIII.

Ribelles Famiglia cagliaritana (sec.

XV). Di probabile origine catalana, le sue notizie risalgono al secolo XV. I R. erano mercanti molto facoltosi; nel 1460 uno di essi, un Emanuele, unita` da Almente a sua moglie acquisto donsa Civiller, vedova di Giacomo de Besora, il grande feudo del Parte Ippis, ` rivendette nel 1461 ai Boter. che pero La famiglia si estinse entro la fine del secolo XV.

Ribelles, Emanuele Cittadino di Cagliari (sec. XV). Nobile, nel 1460, unita` da Almente a sua moglie, acquisto donsa Civiller il feudo di Parte Ippis, ma nel 1461 lo rivendette vantaggiosamente a Raimondo Boter.

Ribelles, Gombaldo Feudatario di Bionis (sec. XIV). Appartenente a famiglia catalana, si trasferı` in Sardegna negli anni Venti del secolo XIV al seguito dell’infante Alfonso. Era cognato ` della di Berengario Carroz e approfitto situazione per sposare la vedova di Giacomo Carroz, quando quest’ultimo morı` nel 1337. Dopo le nozze Gombaldo si impadronı` del feudo di Bionis nella Nurra, sottraendolo al piccolo Giovanni, figlio del defunto. In seguito, ` la seconda ribellione quando scoppio dei Doria, fu tra i principali sostenitori della guerra contro di loro e difese Sassari durante l’assedio del 1347. Morı` poco dopo e i suoi eredi tornarono in Spagna.

Ribes Pianta della famiglia delle Grossulariacee (R. multiflorum ssp. sanda` lioticum Arrigoni); arbusto che puo raggiungere i 2 m di altezza, ha i rami giovani ricoperti di peluria, quelli adulti di placche scure; le foglie sono piccole, arrotondate e divise in 3 lobi ` o meno marcati, con picciolo pepiu loso come la pagina inferiore; i fiori ` sono verde bruno, piccoli, riuniti pero in un fitto grappolo pendente; i frutti, piccole bacche rosse, sono anch’esse raccolte in grappoli pendenti, con sa-

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Riccio pore acidulo, meno gradevole delle specie. Vegeta oltre i 1000 m sul Gennargentu, sul Limbara, e sul monte Novo San Giovanni, in siti riparati, freschi e umidi, dove fiorisce da aprile a ` una specie endemica della maggio. E ` inserita nell’elenco Sardegna ed e delle piante da sottoporre a protezione in base alla proposta di L.R. n. 184/ 2001. Un altro endemismo sardo, raris` il R. sardoum Martelli, con un simo, e ` areale ridotto soltanto a una localita alle pendici del monte Corrasi di Oliena; si differenzia dalla specie precedente per il numero ridotto di fiori e frutti nei grappoli. Per la sua notevole ` stato dichiarato importanza botanica e specie di importanza comunitaria. [MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]

logia. Ha nella sua vasta bibliografia l’articolo Note sardo-meridionali, ‘‘Archivio storico sardo’’, VII, 1911.

Riccaboni, Angelo Economista (n. La Spezia 1959). Dopo la laurea ha intrapreso la carriera universitaria. Nel ` diventato professore associato 1992 e di Economia aziendale; attualmente ` di Economia insegna presso la Facolta ` di Siena. Ha al suo atdell’Universita ` sabauda a tivo il saggio La dominacio l’Alguer a trave`s dels documents comptables de la bisenda del moll 1829-1846 (con A. Barretta), ‘‘L’Alguer’’, 41, 1996.

Riccardi, E. Archeologo (n. Genova, sec. XX). Studioso del Neolitico antico, nel 1979 ha partecipato allo scavo nel laghetto interno della Grotta Verde di Alghero e ne ha scritto in Lo scavo del laghetto interno della Grotta Verde di Alghero. Campagna 1979, ‘‘Rivista di Studi liguri’’, LI, 4, 1986.

Ricci, Carlo Storico della letteratura

Ribes – I tipici grappoli di bacche rosse.

Ribezzo, Francesco Glottologo (Francavilla Fontana 1875-Lecce 1952). ` alla ricerca e Dopo la laurea si dedico all’insegnamento universitario. Nel ` la ‘‘Rivista-indo-greco-ita1917 fondo lica’’, che uscı` fino al 1938; nel 1920 fu nominato professore di Storia comparata delle lingue classiche presso l’U` di Messina. Nel 1925 passo ` da niversita Messina a Palermo a insegnare glotto-

` laureato in Let(n. Cagliari 1937). Si e tere e ha intrapreso la carriera di insegnante di italiano negli istituti superiori. Negli stessi anni ha continuato ad approfondire i suoi studi di letteratura; diventato allievo e collaboratore di Carlo Salinari, quando questi fu do` di Lettere cagliaricente nella Facolta tana, ha scritto con lui una conosciutissima Storia della Letteratura italiana con Antologia degli scrittori e dei critici, di grande efficacia didattica, destinata agli studenti delle scuole medie superiori, che ha avuto fortuna a livello nazionale. Lasciati gli istituti superiori, ha intrapreso la carriera universitaria, insegnando per anni presso l’Univer` di Cagliari; e ` autore di numerosi sita interessanti saggi.

Riccio1 = Zoologia della Sardegna Riccio2 Famiglia di Tempio Pausania (sec. XVII-esistente). Le sue notizie risalgono al secolo XVII. Nel 1633 ot-

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Riccio tenne il cavalierato ereditario con un Gavino, che nel 1643 fu ammesso allo Stamento militare durante il parlamento Avellano. I suoi discendenti presero parte a tutti gli altri parlamenti, e nel 1679 ottennero il riconosci` . Alla fine del semento della nobilta colo formarono due rami che espres` . Nel sero alcune distinte personalita 1940 ottennero il titolo comitale.

Riccio, Loris Pittore (Palermo 1896USA 1988). Figlio del giornalista Me` giovanissimo per i dardo, si segnalo suoi disegni, all’inizio sulla scia di Giu´ nella prima seppe Biasi. Combatte guerra mondiale, fu a Fiume con D’Annunzio. Nei brevi periodi in cui tornava in Sardegna non disdegnava di prestare la sua penna ai giornaletti goliardici: i critici ricordano le sue caricature in ‘‘La Coda di Paglia’’, 19221923. Subito dopo si stabilı` a Milano, dove divenne un cartellonista di successo (il suo manifesto per la Cipria Gi.` in tutte le storie della graVi.Emme e fica italiana) e collaboratore fisso di riviste e periodici illustrati. Amico dell’allora principe ereditario Umberto di ` a Milano alla decoraSavoia, partecipo zione di diverse case aristocratiche: lui stesso era un frequentatore abituale di quegli ambienti mondani, dove teorizzava un ideale di vita decadente ancora largamente dannunziano. Dopo il 1927, quando vinse un concorso nazionale per un figurino di moda (un altro degli ambiti che fre` con successo), si trasferı` a Paquento rigi, dove divenne collaboratore fisso di ‘‘Vogue’’. Nel 1932 sposa una ricca americana e – come hanno scritto Giuliana Altea e Marco Magnani – «abban` grafica: il suo nome dona l’attivita passa cosı` definitivamente, nelle riviste, dalle pagine dei figurini di moda a ` quelle delle cronache mondane». E morto negli USA nel 1988.

Riccio, Medardo Giornalista (Tempio 1859-Sassari 1923). Alcuni testi lo dicono nato a Cagliari. In effetti fece le sue prime prove a Cagliari, ne ‘‘L’avvenire di Sardegna’’. Dopo un periodo professionale passato tra Palermo e ` a Sassari, dove Como nel 1882 torno dal 1882 al 1893 diresse il quotidiano ‘‘La Sardegna’’ fondato dal Giordano Apostoli. Nel 1892 fu chiamato a succedere a Genserico Granata, il primo direttore de ‘‘La Nuova Sardegna’’, del cui successo editoriale fu costantemente il promotore instancabile. Protagonista del dibattito politico della ` direttaSassari giolittiana, partecipo mente agli eventi politici cittadini, entrando nel 1915 nel comitato ‘‘Pro Dalmazia’’ e prendendo la parola nelle manifestazioni interventiste. Arroccato su posizioni moderate (dunque in contrasto con quella che era stata la linea del quotidiano nei primi 13-14 anni della sua direzione – l’avvenimento determinante fu sicuramente la prima guerra mondiale), non nascose – insieme con l’avversione al socialismo, al sardismo e nel dopoguerra perfino al PPI – le sue simpatie per il fascismo, ` sposare apertamente la di cui sembro ` all’indomani della ‘‘marcia causa gia su Roma’’. La sua morte improvvisa, nel gennaio 1923, insieme con quella (a luglio) di Pietro Satta Branca, permise al gruppo proprietario di spostare il giornale su posizioni liberaldemocratiche solidamente antifasciste. «Sassari – ha scritto Pasquale Marica ricordandone la carriera – signi` per lui soprattutto spirito di indifico ` , intranpendenza, amore per la liberta sigente affetto per l’isola tutta. Fu il giornalista sardo per antonomasia». ` durante la guerra aveva cominGia ciato a pubblicare presso le Edizioni del Risorgimento di Milano i due volumi di Valore dei sardi in guerra, usciti

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Ricino fra il 1917 e il 1920, ricchi di documenti e di dati. Tra i suoi scritti: La Maddalena. A proposito degli armamenti. Note, 1883; Colonizzazione, 1890; Il Congresso radicale, ‘‘La Nuova Sardegna’’, 1905; Francesco Crispi, la Sardegna e la Sicilia, ‘‘Nuova Antologia’’, XLIX, 1914; suoi inediti furono pubblicati dopo la morte, La vittoria dei sardi su Napoleone, ‘‘Mediterranea’’, VII, 4, 1933; La vittoria della Maddalena nel 1793, ‘‘Rassegna storica del Risorgimento’’, 22, 1935; A proposito della difesa della Maddalena, ‘‘Rassegna storica del Risorgimento’’, 7, 1936.

Riccio, Myriam Giornalista e scrittrice ` essere con(Sassari 1895-ivi 1965). Puo siderata la prima donna giornalista professionista in Sardegna; figlia di Medardo, fece le sue prime esperienze a ‘‘La Nuova Sardegna’’ e in seguito divenne corrispondente de ‘‘La Tribuna’’, di numerosi quotidiani e collaboratrice di ‘‘Mediterranea’’. Tra i suoi articoli: Figure di banditi sardi. La tragedia di Orgosolo, ‘‘L’Unione sarda’’, 1923; Antioco Casula: il poeta della montagna, ‘‘La Tribuna’’, 1925; Lavori d’arte sarda, ‘‘Mediterranea’’, III, 1929.

Riccio, Pietro Avvocato, deputato al Parlamento (Sedilo 1921-?, 1975). Conseguita la laurea in Giurisprudenza si ` alla professione di avvocato, afdedico fermandosi come penalista di chiara fama. Cattolico impegnato, fu per alcuni anni sindaco di Oristano e nel 1972 fu eletto deputato per la VI legislatura repubblicana. Parlamentare ` a far parte attivo e preparato, entro della commissione consultiva per il nuovo Codice di procedura penale, ma nel novembre del 1975 fu sequestrato mentre faceva ritorno a casa e barbaramente assassinato. I suoi resti sono stati ritrovati e riconosciuti soltanto alcuni anni fa.

Ricciola = Zoologia della Sardegna

` sec. XIIRicco Religioso (?, prima meta Cagliari 1217). Arcivescovo di Cagliari dal 1183 al 1217. Personaggio di grande prestigio politico, fu nominato arcivescovo di Cagliari nel 1183. Resse la diocesi fino al 1217; particolarmente legato a Innocenzo III, ne condivise le ` di idee e il programma politico. In piu `a un’occasione il pontefice si appoggio lui per tentare di condizionare l’azione dei giudici sardi e di piegarli alla sua strategia politica.

Ricevitore del Marchesato di Oristano Funzionario istituito da Ferdinando il Cattolico nel 1481 per amministrare i feudi tolti a Leonardo Alagon nel 1478 e acquisiti direttamente dal re che li gestiva come signore feudale. L’ufficio fu abolito nel 1560 da Filippo II e le sue funzioni furono assorbite dal reggente la Tesoreria generale del Regno.

Ricevitore del Riservato Funzionario istituito da Ferdinando il Cattolico nel 1497. Aveva il compito di raccogliere e custodire in una cassa speciale i proventi e i tributi feudali che il re raccoglieva in Sardegna sui feudi della Barbagia di Belvı`, del Campidano Maggiore, del Campidano di Milis, del Campidano di Simaxis, del Goceano, del Mandrolisai, del Parte Ocier Real, di Quartu Sant’Elena, che costituivano il ` del re, il territorio di diretta proprieta cosiddetto realenco. I fondi cosı` raccolti non potevano essere impegnati senza un preventivo espresso ordine del re. Assieme al maestro razionale e al procuratore reale faceva parte del Consiglio patrimoniale del Regno. L’ufficio fu abolito nel 1560 da Filippo II e le sue funzioni furono assorbite dal reggente la Tesoreria generale del Regno.

Ricino Pianta della famiglia delle Euforbiacee (Ricinus communis L.); arbusto che raggiunge anche i 3 m, ha foglie

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Ricon de Ribadaneyra di notevoli dimensioni, palmate e divise in lunghi segmenti con margine seghettato, prima verdi, poi rosso cupo tendente al bruno, come i fusti; i fiori, a sessi separati, sono riuniti in pannocchie, rossicce quelle femminili, gialle ` rotondo, con quelle maschili; il frutto e lunghi aculei, e persiste sulla pianta anche dopo la caduta delle foglie. Originario dell’Asia centrale, dopo l’introduzione come pianta ornamentale il r. ` inselvatichito e cresce ormai sponsi e taneo nei bordi dei campi e delle strade, in luoghi in genere degradati. Fiorisce in luglio. In fitoterapia vengono usati i semi da cui si ricava un principio con forti effetti lassativi. Nomi sardi: cagamengia, ricinu (campidanese); ociu ricinu (gallurese); ozzu de ricci (sassarese). [MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]

Ricino – Particolare durante la fioritura.

Ricon de Ribadaneyra, Giovanni Battista Magistrato del Santo Uffizio ` sec. XVI-Sas(Spagna, seconda meta sari?, dopo 1620). Nel 1613 fu nominato visitatore dell’Inquisizione sarda, allora impegnata in gravi conflitti di competenza giurisdizionale con l’amministrazione reale. Giunto in Sardegna, entro il 1614 concluse l’inchiesta che gli era stata affidata e ripartı`. Tor-

nato nell’isola nel 1620, vi morı` poco dopo.

Ricotta – Ricotta salata.

Ricotta Latticino che si riallaccia alla ` antica tradizione dei pastori sardi, piu ben conosciuta fin dal periodo nura` prodotta stagionalmente dal gico. E siero proveniente dalla lavorazione del pecorino sardo in due tipi: la ricotta gentile, dal gusto dolce e raffinato, utilizzabile a ogni ora della giornata come alimento completo, e la ricotta salata (o ` ottenuta dalla stagionamustia), che e tura sotto sale delle ricotte in ambiente ` freddo e ben arieggiato con umidita bassa, a volte anche leggermente affu` ottenuta famicata. La ricotta gentile e cendo coagulare il siero residuo della lavorazione del formaggio; ottenuto il coagulo la ricotta viene estratta con mestoli forati, versata nei caratteristici stampi troncoconici (un tempo erano di sughero), e quindi lasciata spurgare per alcune ore. Si ottengono cosı` formelle di differenti pezzature da 1 kg a 3,5 kg di colore bianco e di consistenza morbida e cremosa. Un tempo rappresentava l’alimento tipico dei pastori, che spesso vi aggiungevano miele, ottenendo cosı` un cibo decisamente sontuoso. Per la ricotta salata la ` identica preparazione delle formelle e a quella dell’altro tipo; una volta ottenute, vengono lasciate spurgare per un giorno e pressate per ridurne l’umi-

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Ridgeway ` . Subito dopo le forme cosı` ottenute dita vengono salate a secco e ulteriormente disidratate. La stagionatura va dai 12 e 15 giorni a qualche mese. La ricotta cosı` ottenuta conserva le caratteristi` utilizche della ricotta normale ed e zata generalmente per insaporire le minestre.

Ricotti, Ercole Storico, uomo politico (Voghera 1816-Torino 1883). Deputato al Parlamento subalpino, senatore del Regno. Dopo la laurea in Ingegneria divenne ufficiale del Genio. Nel 1846 fu nominato insegnante di Storia militare dell’Italia all’Accademia militare di Torino. Nel 1848 prese parte alla prima guerra d’indipendenza e fu fatto prigioniero. Finito il breve conflitto, ` l’esercito e si dedico ` completalascio mente ai suoi studi di storia. Ebbe l’incarico di Storia moderna all’Univer` di Torino; impegnato in politica, sita fu eletto deputato ininterrottamente dalla I alla IV legislatura del Parlamento subalpino. Nel 1862 venne nominato senatore del Regno. La Sarde` intensamente presente nella sua gna e opera maggiore, Storia della monarchia piemontese, in 6 volumi, pubblicata a Firenze negli anni 1861-66.

Ricuperati, Giuseppe Storico (n. Isernia 1936). Dopo la laurea ha intrapreso la carriera universitaria. Attualmente ` professore di Storia moderna presso e ` di Lettere dell’Universita ` di la Facolta Torino. Molto interessato ai rapporti fra Sardegna e Piemonte negli anni del riformismo boginiano e ai legami fra intellettuali sardi e cultura piemontese, ha scritto tra l’altro Il riformismo sabaudo settecentesco e la Sardegna. Appunti per una discussione, ‘‘Studi storici’’, XXVII, 1986 (lo stesso ` ripreso nel III capitolo de I saggio e ` , 1989); volti della pubblica felicita L’esperienza intellettuale e storiografica di Giuseppe Manno fra le istituzioni cul-

turali piemontesi e la Sardegna, in Intel` in Sardegna tra restaulettuali e societa ` d’Italia (a cura di Girorazione e l’unita lamo Sotgiu, Aldo Accardo e Luciano Carta); Gli strumenti dell’assolutismo sabaudo: Segreterie di Stato e Consiglio delle finanze nel XVIII secolo, in Dal ` . Trasformatrono all’albero della liberta ` istituzionali nei terrizioni e continuita tori del Regno di Sardegna dall’antico ` rivoluzionaria, Atti del regime all’eta Convegno di Torino 1989, I, 1991.

Ridgeway, David Archeologo (n. USA, ` interessato ripetutasec. XX). Si e mente alla Sardegna; nel 1984 ha sostenuto, in polemica con F. Bondı`, la presenza di bronzi ciprioti originali a Su Benatzu (tripode dei secoli XII-XI). Tra i suoi scritti: Bronze Hoard from Santa Maria in Paulis Sardinia (con F. Serra Ridgeway ed E. MacNamara), ‘‘British Museum Occasional Papers’’, 45, 1984; Mediterranean comparanda for the Statues from Prama, in Studies in Sardinian Archaeology: Sardinia in the Mediterranean, 1986; Sardinia and the first Western Greeks, in Studies in Sardinian Archaeology II: Sardinia in the Mediterranean, 1986; La Sardegna e il Mediterraneo occidentale allo scorcio del II millennio (con Fulvia Lo Schiavo), in Un millennio di relazioni tra la Sardegna e i paesi del Mediterraneo. Atti del II Convegno di studi di Selargius 1986: la Sardegna nel Mediterraneo tra il II e il I millennio a.C., 1987; Nota di rettifica sul frammento ceramico Tht da Tharros, ‘‘Rivista di Studi fenici’’, XVII, 1, 1989; Sardinia and History, in Sardinia in the Mediterranean: a Footprint in the sea, 1992; Archaeology in Sardinia and South Italy, ‘‘Archaeological reports for 1989-1994’’, 1995; Forum. Su Tempiesu and the Ceri effect: two Nuragic Notes (con F. Serra Ridgeway), ‘‘Acta Hyperborea’’, 6, 1995; Fenici e indigeni a Sant’Imbenia (con S. Bafico, G. Gar-

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Rifa` i Llimona bini e I. Oggiano), in I Fenici in Sardegna, 1997.

` i Llimona, Merce ` Studiosa di stoRifa ria (n. Spagna, sec. XX). Nel 1990 ha preso parte al XIV Congresso di storia della Corona d’Aragona svoltosi ad Alghero, presentando una comunicazione sulle Repercussiones de la campa` a Sarnya dels reis de la Corona d’Arago denya en la historia de la vila de Cambrils, ora in Atti del XIV Congresso di storia della Corona d’Aragona, II, 1995.

Righini Cantelli, Valeria Archeologa (n. Faenza 1942). Dopo la laurea ha intrapreso la carriera universitaria. Nel ` diventata professore associato 1980 e di Archeologia classica e attualmente ` di Bologna. insegna presso l’Universita Ha dedicato alla Sardegna una serie di saggi su Tharros, alle cui campagne di scavo ha partecipato: La ceramica ellenistica e romana, in Tharros V, VII, 1, ‘‘Rivista di Studi fenici’’, 1979; Tharros VI, ‘‘Rivista di Studi fenici’’, VIII, 1, 1980; Tharros VII, ‘‘Rivista di Studi fenici’’, IX, 1, 1981; Tharros VIII, ‘‘Rivista di Studi fenici’’, X, 2, 1982; Una marca anforaria di Malies da Tharros, ‘‘Rivista di Studi fenici’’, X, 2, 1982; Tharros IX, ‘‘Rivista di Studi fenici’’, XI, 1, 1983.

Rigoldi, Maddalena Studiosa di storia dell’architettura (n. Cagliari 1939). ` Dopo essersi laureata in Lettere si e dedicata all’insegnamento nella scuola media. Ha al suo attivo gli articoli Lo sviluppo urbanistico di Cagliari: ` moderna, ‘‘Studi da piazzaforte a citta sardi’’, XVII, 1963, e Trasformazione urbanistica di Cagliari nell’Ottocento, in Atti del XIII Congresso di storia dell’Architettura, 1966.

Rinaldi, R. Geologo (n. 1944). Dopo aver conseguito la laurea, ha intrapreso la ` carriera universitaria. Attualmente e professore di Mineralogia, e ha dedicato ai musei cagliaritani l’articolo I musei sardi di Geologia e Paletnologia e

` di Cadi Mineralogia dell’Universita gliari: stato e prospettive, ‘‘Museologia scientifica’’, 8, 1972.

‘‘Rinascita sarda’’ Periodico del PCI, uscito tra gli anni 1957 e 1990, sia pure con interruzioni e alterno rispetto delle cadenze. Fu fondato nel 1957 su indicazione dello stesso Palmiro Togliatti in sostituzione del settimanale ‘‘Il Lavoratore’’, che appariva troppo interno al partito e in qualche misura eccessivamente operaista. ‘‘R.s.’’ voleva invece stabilire un colloquio soprattutto con gli intellettuali democratici sardi: ne fu nominato direttore Velio Spano e vicedirettore responsabile fu Umberto Cardia, che proprio in quell’anno abbandonava il lavoro giornalistico per la carriera politica. Sino al 1961 la rivista uscı` a Sassari, con pochi numeri (ricchi peraltro di contributi interessanti). Dopo una breve interruzione riprese, stampata a Cagliari con un diverso formato, diretta da Renzo Laconi ed Enrico Berlinguer vicedirettore responsabile (nel frattempo venne pubblicata anche ‘‘Rivista sarda’’, redatta da comunisti e psiuppini, condiretta da Girolamo Sot` solo 2 nugiu e Carlo Sanna: ma duro meri). Nel 1963 ne diventava direttore Umberto Cardia; Giuseppe Podda, vicedirettore responsabile, sarebbe diventato direttore negli anni Settanta (con una breve parentesi, alla direzione, di Gavino Angius). Interrotte le pubblicazioni agli inizi degli anni Ottanta, riapparve nel 1987 come ‘‘Nuova Rinascita sarda’’, diretta da Gianni Derosas: ancora interrotta dopo 10 numeri, riapparve sotto la direzione di G. Podda per cessare definitivamente nel 1990 con quattro numeri speciali (dedicati, tra gli altri, a Gramsci, Lussu, Michelangelo Pira).

‘‘Rinnovamento, Il’’ Rivista quadrime-

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Riola Sardo strale di lettere e arti, Cagliari 18981901.

Rio Altana Sito archeologico sul basso corso del rio Altana e del rio Anzos tra Perfugas e Laerru in Anglona dove sono stati ritrovati manufatti ascrivibili al Paleolitico Inferiore. Vi sono stati raccolti in superficie – come scrive Giovanni Lilliu – «un migliaio di manufatti silicei», circa 600 dei quali sono stati classificati: «367 (il 61,1%) litotipi primari (bulini, grattatoi, troncature, becchi, punte, raschia` lunga, corta, erta diffetoi della varieta renziata e denticolata, scagliati). Tra gli strumenti prevalgono i raschiatoi `, corti, e quelli denticolati, per lo piu come gli altri tipi primari, a ritocchi profondi. Per le caratteristiche tipologiche, tipometriche e tecnologiche le industrie di Perfugas-Laerru sembrano rientrare nell’ambito dei complessi litici del clactoniano (da Clacton-on-Sea, nella contea dell’Essex-Inghilterra dove si rinvenne simile industria su scheggia)». Il Paleolitico Inferiore si colloca a 200 000-150 000 anni ` a.C. Partendo da questi ritrovamenti e stato creato a Perfugas l’interessante Museo archeologico e paleobotanico dell’Anglona.

Riola Sardo Comune della provincia di Oristano, incluso nel Comprensorio n. 16, con 2129 abitanti (al 2004), posto a 9 m sul livello del mare una decina di chilometri a nord-ovest di Oristano. Regione storica: Campidano Maggiore. Archidiocesi di Oristano. & TERRITORIO Il territorio comunale, di forma allungata da oriente a occidente, si estende per 48,23 km2 e confina a nord con un’isola amministrativa di San Vero Milis e con Narbolia, a est con San Vero e Baratili San Pietro, a sud con Cabras e a ovest per un breve tratto col mare Mediterraneo. Si tratta di una porzione della piana campida-

nese, fertile e ricca di acque: alla periferia settentrionale dell’abitato scorre il Rio di Mare Foghe, che poco dopo confluisce nello stagno di Cabras; mentre a occidente si stendono gli stagni di ` atMurtas e di Sal’e Porcus. Il paese e traversato dalla statale 292 che si dirige da Oristano lungo la costa nord-occidentale; nei pressi di R.S. se ne distaccano una traversa a occidente, ` del litorale, e una a verso le localita oriente, verso San Vero e Narbolia.

Riola Sardo – Coltivazioni. & STORIA Il territorio e ` ricco di testimonianze archeologiche, a partire dal` nuragica. Il villaggio attuale ha l’eta origini medioevali, faceva parte del giudicato d’Arborea ed era compreso nella curatoria del Campidano Maggiore. Caduto il giudicato d’Arborea, nel 1410 fu incluso del marchesato di Oristano e dopo che, nel 1477, il grande feudo fu sequestrato a Leonardo Alagon, prese a essere amministrato da funzionari reali. Nei secoli successivi i suoi abitanti conservarono gelosamente questo privilegio fino al 1767 quando il villaggio fu incluso nel feudo di Arcais concesso a Damiano Nurra (= Nurra3 ). I suoi abitanti tentarono inutilmente di liberarsi dal vincolo ed ebbero cattivi rapporti col feudatario. A partire dal 1780 si rifiutarono di pagare i tributi e Damiano Nurra fu costretto a chiedere l’intervento di una

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Riola Sardo forza armata per riscuoterli. In seguito ` difficili; i rapporti si fecero ancora piu ` ai Flores d’Arcais ai nel 1706 passo quali fu riscattato nel 1838. Nel 1821 fu incluso nella provincia di Oristano e quando, nel 1848, furono abolite le pro` a far parte della divisione vince entro amministrativa di Cagliari. Vittorio Angius ci ha lasciato una preziosa testimonianza: «Popolazione. Si numerano in R. anime 1040, distinte in maggiori d’anni 20 maschi 317, femmine 326, e in minori maschi 197, femmine 200, e distribuite in famiglie 265. Nel 1826 si numeravano anime 868. Il movimento della medesima si rappresenta ne’ numeri seguenti, che sono le medie del decennio; nescite 35, morti 20, matrimoni 6. I longevi non sono rari. La ` maggiore e ` nella prima eta `e mortalita dopo i sessanta anni. Agricoltura. R. ha ottimi territori pe’ cereali, non infe` produttiva a’ piu ` vantati riori per virtu della regione arborese. La seminagione ordinaria rappresentasi da’ seguenti numeri, starelli di grano 1700, d’orzo 500, di fave 300, di legumi 25, di ` ordilino 50. Il prodotto, nella fertilita ` del 10 pel grano, del 14 per naria e l’orzo, dell’8 per le fave, del 6 pe’ legumi. Il lino poco prospera. Le condizioni sono qui comodissime per la cultura della meliga, e tuttavolta non si fa alcun lavoro per tale specie. Si fanno ` si semina a zappa in de’ narboni, cioe terre novelle, e se ne ha gran frutto. Ma questo frutto non compensa il danno della mancanza delle legne cedue, per´ i narbonatori svelgono le radici deche ` gli alberi e degli arbusti. Il vigneto e assai vasto, e forse occupa uno spazio di circa 700 starelli; la vendemmia co` piosa e il mosto buono. La vernaccia e il vino che bevesi comunemente e in ` un supplemento delabbondanza. E l’acqua. I fruttiferi sono di molte spe` ; ma il numero complescie e varieta

sivo forse non sorpassa le quattro mi` comuni sono figliaja. Le specie piu caje, susini, peschi, albicocchi, meligranati, melicotogni, peri. Il numero ` circa 3500. Potrebbero complessivo da in questo territorio prosperare gli aranci e i limoni; ma nessuno li coltiva; potrebbero prosperare i gelsi, e appena se ne trovano due piante in tutto il territorio. Sono coltivati con qualche diligenza gli olivi, e saranno non meno di 2200. L’orticoltura si pratica sopra un’area notevole e produce molto. Pastorizia. Essendo ampie le regioni del territorio di Riola, che restano incolte, molti educano del bestiame, e si possono numerare vacche 400, cavalle 100, pecore 4700, porci 800. Nel bestiame manso sono buoi per l’agricoltura 280, cavalli e cavalle 150, majali ` quasi 127, giumenti 60. L’apicultura e generalmente negletta». Dal 1859 R. ` a fare parte della ricostituita entro omonima provincia; nel 1927 estese il suo territorio con quelli di Baratili San Pietro e di Nurachi che persero la loro autonomia divenendo sue frazioni fino al 1945, quando riacquistarono l’autonomia. Nel 1933 assunse l’attuale denominazione di R.S. e nel 1974, quando fu definitivamente ricostituita la pro` a farne parte. vincia di Oristano, entro & ECONOMIA Le attivita ` di base della sua economia sono quelle legate alla pesca e alla piscicoltura, ma anche all’agricoltura, in particolare la cerealicoltura, la viticoltura e la frutticoltura; e all’allevamento del bestiame, in particolare di bovini e suini, in misura minore di ovini e caprini. Negli ultimi decenni si sta sviluppando anche l’atti` industriale nel settore alimentare vita e in quelli dell’edilizia e della metal` sufficientemente organizzata lurgia. E la rete di distribuzione commerciale. Vi operano anche 5 aziende agrituristiche con 52 posti letto e un ristorante a

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Riola Sardo sostegno del nascente turismo. Servizi. ` collegato da autolinee agli altri R.S. e centri della provincia. Dispone di stazione dei Carabinieri, medico, farmacia, scuola dell’obbligo, sportello bancario. & DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 2169 unita di cui stranieri 5; maschi 1097; femmine 1072; famiglie 762. La tendenza complessiva rivelava un aumento della popolazione, con morti per anno 18 e nati 22; cancellati dall’anagrafe 32 e nuovi iscritti 38. Tra i principali indicatori economici: imponibile medio IRPEF 12 677 in migliaia di lire; versamenti ICI 861; aziende agricole 193; imprese commerciali 116; esercizi pubblici 8; esercizi all’ingrosso 6; esercizi al dettaglio 41; ambulanti 1. Tra gli indicatori sociali: occupati 532; disoccupati 87; inoccupati 198; laureati 15; diplomati 201; con licenza media 665; con licenza elementare 762; analfabeti 73; automezzi circolanti 757; abbonamenti TV 635. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il territorio conserva testimonianze nuragiche, tra cui i nuraghi Arcibisqua, Biancu, Civas, Francisca Perra, Oru Simbula, Piudu, Porcu Silva, Priogu, S’Imbuccada, Ziricottu, Zuaddias. Il territorio conserva anche resti romani a Conca de s’Omini e a Villa Maiore. & PATRIMONIO ARTISTICO E CULTU` possibile anRALE Nel centro storico e cora individuare alcune antiche case `costruite in mattoni di terra cruda (la ` interessante e ` la diri). L’edificio piu chiesa di Sant’Anna, parrocchiale costruita nel secolo XVII e successivamente rimaneggiata. Ha un impianto a tre navate e la copertura a volta a botte, al proprio interno conserva un coro ligneo del 1884 e un crocifisso del secolo ` completato dal camXVII. L’edificio e panile costruito nel 1796. Altra chiesa

` quella di San Martino interessante e che sorge nei pressi del cimitero alla estrema periferia del villaggio; fu costruita nel 1580 in forme tardogotiche e successivamente ristrutturata. Ha ` complel’impianto a una navata ed e ` antata dal presbiterio. Interessante e che Casa Carta, palazzetto appartenente a una famiglia originaria di Benetutti (=) e residente a Riola dal Sei` stato costruito nel cento. L’edificio e Settecento, ha due piani e conserva qualche elemento di una certa ele` il comganza. Di grande importanza e plesso di Capo Mannu con le torri di Sa Mora, Capo Mannu, Saline, Scala de Sali. Da R.S. con un percorso di pochi chilometri si giunge sul mare nella lo` di Capo Mannu che possiede nocalita tevoli bellezze naturali purtroppo parzialmente alterate dal disordinato sviluppo di alcuni insediamenti turisticobalneari a Putzu Idu, Mandriola e Su ` posto anche Pallosu. Lungo la costa e un sistema di torri costiere. La torre di Sa Mora fu costruita probabilmente nel ` 1639 in forma cilindrica. L’edificio e oggi in cattivo stato di conservazione; al suo interno, collocato al primo piano e raggiungibile da una scaletta interna, ` un ambiente a cupola; in passato e svolse funzioni di avvistamento e di difesa ed era servito da una guarnigione. ` di Putzu Idu, Poco oltre, in prossimita sorge la torre di Capo Mannu, edificio costruito nel Seicento in forma cilindrica e oggi ridotto allo stato di rudere; ` svolgeva funzioni di avvistamento ed e situato in una posizione dalla quale si gode un panorama immenso. Sempre ` Putzu Idu, sulle rive dello in localita stagno omonimo, sorge la torre delle Saline, anche questa molto mal ridotta. Si tratta di un edificio a forma cilindrica di notevoli proporzioni, costruito nel 1720 con funzioni di osservazione e di difesa; in altri tempi era servito da

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Rio Murtas una guarnigione. Procedendo lungo costa dove una scogliera si erge sul ` situata la torre di Scala de Sali: mare e costruita nel 1639 in forma troncoco` oggi in cattive condizioni, pratinica, e camente ridotta a rudere; svolgeva funzioni di avvistamento e di difesa e in passato era potentemente armata con artiglierie e servita da una guarnigione.

Riola Sardo – Chiesa di San Martino.

FESTE E TRADIZIONI POPOLARI La festa che meglio conserva il patrimo` quella di Sant’Anna. nio di tradizioni e ` vecchia di secoli, in La ricorrenza e ` la patrona del paese, quanto la santa e e si svolge ogni anno dal 24 al 26 luglio; culmina in una solenne processione in costume nel corso della quale la statua ` portata attraverso il della santa e paese al suono delle launeddas. Nei giorni della festa si svolgono, a contorno delle celebrazioni religiose, gare sportive e altre manifestazioni che sono occasione per il ritrovarsi degli emigrati.

&

Rio Murtas Centro abitato della provincia di Carbonia-Iglesias, frazione di Narcao (da cui dista 3 km), con circa 700 abitanti, posto a 165 m sul livello del mare a est del comune capoluogo, affacciato sulla vallata del rio Mannu. Regione storica: Sulcis. Diocesi di Iglesias. & TERRITORIO Il territorio e ` costituito

dalle alture non molto elevate, ma erte e povere di corsi d’acqua, dell’Iglesiente, che tuttavia in questa regione lasciano spazio all’amena vallata del rio Mannu, che si dirige a occidente per alimentare il bacino artificiale di ` svilupMonte Pranu. La frazione si e pata lungo la strada che, passando anche per Perdaxius e Narcao, unisce Carbonia alla statale 293. & STORIA L’insediamento trae origine da un furriadroxiu edificato nel corso del secolo XVIII da un gruppo di agricoltori che vi si stabilirono; ebbe poi un incremento di popolazione col moltiplicarsi sulle colline circostanti delle ` estrattive, poi tutte abbandoattivita nate. & ECONOMIA Oggi la popolazione vive ` di agricoltura, allevamento e attivita terziarie, mentre si prospetta la possi` di sviluppo del turismo, legato bilita anche dalla trasformazione delle miniere in parco geominerario.

Ripoll Antica famiglia catalana (secc. XVII-XIX). Nel corso del secolo XVII si stabilı` a Cagliari con un Pietro, regidor dei feudi dei Borgia in Sardegna, signore della Scrivania della Reale Udienza. I suoi discendenti nel 1700 furono riconosciuti nobili sardi e acquistarono alcune saline e peschiere nello stagno di Cagliari. Nel 1775, avendo rinunciato alla signoria della scrivania della Reale Udienza a favore dell’amministrazione reale, ebbero i feudi di Neoneli col titolo di marchese e quello di Tuili col titolo di conte. La famiglia si estinse nel 1822 con un Emanuele.

Ripoll, Emanuele I Gentiluomo (Ca` da suo pagliari 1675-ivi 1731). Eredito dre la signoria della scrivania della ` considereReale Udienza e aumento volmente il patrimonio di famiglia acquistando alcune saline e peschiere situate nello stagno di Cagliari. Giurata ` ai Savoia, nel 1720 fu nominato fedelta

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Riscossa sardista ` anvicario reale di Cagliari e acquisto che la Scrivania della Capitania generale.

Ripoll, Emanuele II Marchese di Neoneli (Cagliari 1750-ivi 1802). Figlio di Pietro II, dopo la morte di suo padre ebbe rapporti difficili con i suoi vassalli che si rifiutavano di pagare i tri` convinti sostebuti feudali. Fu tra i piu ` di far riprennitori dell’opportunita dere agli Stamenti la loro tradizionale funzione parlamentare. Quando nel 1792 lo Stamento militare si autocon` per organizzare la difesa dell’ivoco sola dalla minacciata invasione fran` attivi nei preparativi cese, fu tra i piu e fece parte della delegazione inviata ´ per spiegare gli obiettivi delal vicere l’azione degli Stamenti. Nel 1793 fu nominato colonnello di uno dei reggimenti di miliziani (=) e prese parte attiva alla difesa dell’isola. Del periodo ` una vivace relazione manolascio scritta molto interessante.

Ripoll, Pietro I Gentiluomo (Valencia, ` sec. XVII-Cagliari, seprima meta ` sec. XVII). Laureato in conda meta Legge, abile amministratore, fu inviato dal duca di Gandı´a in Sardegna come regidor del suo immenso patrimonio ` feudale. Stabilitosi a Cagliari, acquisto la signoria della scrivania della Reale Udienza e, sposata una Asquer, incre` il patrimonio di famiglia. mento

Ripoll, Pietro II Marchese di Neoneli (Cagliari 1709-ivi 1775). Figlio di Emanuele I, fu un abile uomo d’affari. Dopo una lunga trattativa con l’amministrazione reale, nel 1774 cedette la signoria della Capitania generale e quella della Scrivania della Reale Udienza consentendo cosı` la modernizzazione dell’apparato amministrativo del Regno: ne ottenne in cambio i feudi di Tuili e di Neoneli con i titoli di marchese e di conte.

‘‘Riscossa’’ Settimanale politico e di

informazione, pubblicato a Sassari tra il luglio 1944 e il dicembre 1946. Fu redatto da un gruppo di intellettuali di tutte le tendenze politiche, incoraggiati dal PWB alleato che voleva educare alla democrazia la generazione ` un uscita dal fascismo. Svolse percio ruolo importantissimo nel rinascente dibattito politico, soprattutto sui temi dell’autonomismo e della ricostruzione e del ruolo dei giovani nella so` che si andava preparando. Fu dicieta retto da Francesco Spanu Satta (=) con la collaborazione di Giuseppe Dessı`. Tra gli altri vi scrissero: Manlio Accardo, Gavino Alivia, Camillo Bellieni, Mario Berlinguer, Antonio Borio, Antonio Bua, Lanfranco Caretti, Salvatore Cottoni, Giuseppe Dessı`, Francesco Fancello, Giovanni Lilliu, Emilio Lussu, Carlo Manunta Bruno, Mario Montagnana, Pietro Moro, Vico Mossa, Enrico Musio, Giuseppe Musio, Gonario Pinna, Luigi Pirastu, Rodolfo Prunas, Luigi Battista Puggioni, Aurelio Roncaglia, Michele Saba, Antonio Segni, Bartolomeo Sotgiu, Nicola Valle. Alla rivista sono dedicati 2 volumi della collana ‘‘Stampa periodica in Sardegna 1943-1949’’ (Riscossa, a cura di M. Brigaglia, 1974).

‘‘Riscossa, La’’1 Giornale politico-amministrativo e letterario, pubblicato a Sassari tra il settembre 1877 e il dicembre 1879. Bisettimanale, usciva il giovedı` e la domenica. Fu diretto da Salvatore Manca Leoni e dal professor Giovanni Maria Devilla.

‘‘Riscossa, La’’2 Settimanale uscito a Cagliari dall’aprile al luglio 1914. Finanziato e ispirato da Felice Porcella, dal n. 3 ebbe il sottotitolo ‘‘Settimanale ` con i socialista-riformista’’. Polemizzo massimalisti e con i nazionalisti e il loro periodico ‘‘Il Maglio’’.

‘‘Riscossa sardista’’ Periodico del Partito Sardo d’Azione Socialista, fon-

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Riserve naturali in Sardegna dato da Emilio Lussu in contemporanea con la scissione del PSd’Az (1948), uscı` per 24 numeri dal giugno 1946 al maggio 1949. Diretto da Anton France` tardi affiancato da sco Branca, piu Carlo Sanna, ospita le prese di posizione e le polemiche ‘‘socialsardiste’’ tra la nascita del nuovo partito e le elezioni del primo Consiglio regionale ` dedicato della Sardegna. Alla rivista e un volume-antologia della collana ‘‘Stampa periodica in Sardegna 19431949’’ (Sardegna democratica, a cura di G. Melis – Riscossa Sardista, a cura di A. Mattone, 1975)

Riserve naturali in Sardegna Le riserve naturali e le aree di rilevante interesse naturalistico sono state istituite con la legge 31 giugno 1989 unitamente ai parchi naturali (=). Sono distribuite nelle quattro province del tempo e rappresentano una ricchezza inestimabile dal punto di vista ambien´ conservano e proteggono tale perche aspetti caratteristici della Sardegna, che altrimenti sarebbero stati esposti a ulteriore degrado o a rischi di estinzione per endemismi vegetali e particolari esemplari di fauna. In particolare le riserve e le aree di particolare interesse sono: 1. Arcipelago di La Maddalena. La ri` costituita dal tratto di serva naturale e costa della Gallura che va da capo Falcone a capo d’Orso e dalle isole di La Maddalena, Santo Stefano, Spargi, Budelli, Razzoli, Santa Maria e Caprera, ` imporper una superficie di 4973 ha. E tante per le bellezze naturali, distribuite lungo 70 km di coste in gran parte disabitate, e disseminate di spiagge come la ‘‘spiaggia rosa’’ dell’isola di Budelli e altre di indescrivibile bellezza. 2. Badde Salighes. Foresta in territorio di Bolotana, dichiarata Area di rilevante interesse naturalistico. Impor-

tante per la vegetazione fittissima costituita da sughere, lecci, agrifogli e roverelle; la fauna comprende astori, sparvieri, gatti selvatici e cinghiali. Il territorio comprende anche un parco impiantato nell’Ottocento dai Piercy, un tempo molto curato ma attualmente decaduto. 3. Barbusi. Riserva naturale di 32 ha in territorio di Carbonia, costituita da due valli che per la loro esposizione a nord consentono lo sviluppo di una macchia che permette, unico sito in Italia, la crescita del Buxus balearicus. 4. Badde Moras. Area di rilevante interesse naturalistico situata nei territori di Capoterra e di Sarroch per la natura geologica del suo suolo con erosioni colonnari e tafoni e l’impressionante canale di Badde Moras presso Santa Barbara. 5. Foresta di Burgos. Foresta del Go` e bellezza, ceano di particolare maesta ricca di grandi esemplari di leccio e di roverella con un rigoglioso sottobosco. ` particolarmente inteAnche la fauna e ressante e comprende rapaci, gatti selvatici, ghiri, cinghiali e molte altre specie. Area di rilevante interesse naturalistico. ´rchida e di 6. Stagni di Bidderosa, di Be Sa Curcurica. Area costiera di 562 ha nei comuni di Siniscola e Orosei, comprende i tre stagni, le dune e i colli gra` nitici dell’entroterra. La vegetazione e ricca di salicornia, salsola, lembi di sughereta ed esemplari di palma nana. Notevole l’avifauna col raro falco pescatore. 7. Capo Caccia. La riserva comprende l’insenatura tra Porto Conte e punta Giglio e comprende il promontorio omo` situata in territorio di Alghero nimo. E e ha una superficie di 2515 ha. Il com` caratterizzato da falesie e da plesso e splendide grotte quali la Grotta di Nettuno, la Grotta dei Ricami e la Grotta

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Riserve naturali in Sardegna Verde; dall’Isola Piana e dall’isola Fo` ad radada, caratterizzata da una cavita arco che la divide in due. La vegeta` quella tipica della macchia mezione e ` diterranea, con la palma nana, ed e sede del falcone pellegrino, del gabbiano reale, della pernice e di altre specie. 8. Capo Figari e isola di Figarolo. La riserva si estende per 458 ha lungo le coste settentrionali della Gallura. Il ter` caratterizzato da falesie alte ritorio e fino a 300 m sul livello del mare, che permettono di godere splendidi panorami su una vasta area incontaminata. La vegetazione comprende foreste di sclerofille con ginepri, olivastri, lentischi e lecci ed endemismi rarissimi. Al` la fauna: vi trettanto interessante e sono presenti la foca monaca, il muflone, l’aquila del Bonelli, il cormorano dal ciuffo e altre specie. ` un promontorio 9. capo Cacciaiu. E sulla costa occidentale in comune di ` Bosa; ha una superficie di 298 ha ed e ` suggestivi considerato uno dei siti piu della costa. Si staglia sul mare in un susseguirsi di dirupi erosi dal vento, di calette e di spiagge racchiuse da rocce altissime, coperto da una rigogliosa macchia mediterranea e boschi di leccio; nella riserva sono presenti il grifone, il falco pellegrino, il falco della regina, il corvo imperiale e molte altre specie. 10. Capo Pecora. La riserva si stende per 1659 ha in territorio dei comuni di Arbus e Fluminimaggiore. Si tratta di un promontorio con una formazione di grandi dune, frammiste a una profonda macchia mediterranea, che si presentano modellate dalla continua azione del vento. La fauna comprende il cervo sardo, il gatto selvatico e altre specie; nelle parti rocciose del litorale nidificava anche la testuggine marina. 11. Cugnana. Area di rilevante inte-

resse naturalistico a nord di Olbia e di ` costituita da un fiordo Golfo Aranci; e profondissimo e roccioso scavato nel ` interna, progranito, la cui parte piu ` occupata da tetta da due penisolette, e una peschiera. ` un promontorio calca12. Sant’Elia. E reo che si proietta nel cagliaritano ` importante per la golfo degli Angeli. E sua rarissima flora e per la sua vegetazione, tipica dei territori rupestri. Nel sito sorgeva anche il santuario di Astarte Ericina. ` un 13. Spartivento e stagni di Chia. E promontorio granitico ricoperto da fitta macchia mediterranea; rappresenta il confine occidentale del golfo di Cagliari e si protende in un alternarsi di dirupi e di dune sabbiose, spiagge e insenature su una superficie ` importante per i piccolisdi 401 ha. E simi stagni di Chia, ricchi di una vegetazione palustre e per la fauna che comprende aironi, gheppi e altre rare specie. 14. Capo Testa. Promontorio a ovest di Santa Teresa Gallura, costituisce una ` importante per le riserva di 220 ha. E ` sue rocce di granito dalle fogge piu ` varie, che sono considestrane e piu ` belle della Sardegna. Nella rate le piu parte settentrionale della riserva si trova la famosa Valle della Luna dalla natura bellissima e selvaggia. ` una fascia litora15. Costa di Nebida. E nea in territorio di Iglesias che si ` caratterizzata da stende per 116 ha; e un insieme di cale, di falesie e di costoni che strapiombano sul mare in un ` l’unico luogo in magnifico scenario. E Italia dove ancora cresce spontaneamente il pino inserito in una macchia rigogliosa di ginepri, filliree e querce spinose. 16. Foci del Coghinas. L’area si stende per 275 ha nei territori di Badesi e di ` caratterizzata da una coValledoria. E

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Riserve naturali in Sardegna sta sabbiosa con dune consolidate da ` sede una importante vegetazione ed e di gabbiani, gallinelle d’acqua, folaghe e altre specie. 17. Foresta di Ispulgi de Nie. Area di rilevante interesse. 18. Grotta di Santa Barbara. Rilevante interesse (Gonnesa). 19. Grotta di San Giovanni. Rilevante interesse (Domusnovas). 20. Is Aruttas. Rilevante interesse (Cabras). 21. Isola Rossa e capo Teulada. La riserva naturale ha una superficie di ` un promontorio roccioso e 282 ha; e ` meristrapiombante nella punta piu dionale della Sardegna, collegato alla terraferma da un istmo che forma una ` intespiaggia con magnifiche dune. E ´ frequentata da feniressante perche cotteri e dall’aquila di mare e saltuariamente dalla foca monaca. ` com22. Isola Rossa di Badesi. L’isola e presa nel territorio del comune di Tri` d’Agultu e ha una superficie di 38 nita ha. Di granito porfirico di colore rossastro, ricoperta da un’interessante mac` frechia mediterranea lungo la costa, e quentata dal rarissimo gabbiano corso e dal gabbiano reale. In quest’isola, nel ` il tradimento di Gia1670, si consumo como Alivesi nei confronti del marchese di Cea che egli aveva attirato in ´ Sardegna dopo l’assassinio del vicere Camarassa; l’Alivesi, infatti, uccise a tradimento Francesco Aymerich, Francesco Cao e Francesco Portugues ` il vecchio marchese al vie consegno ´ perche ´ lo giustiziasse. cere 23. San Pietro, isola di. Isola situata lungo le coste occidentali della provin` di origine vulcanica e cia di Cagliari; e ha una superficie di 50 km 2 ; unitamente all’Isola Piana e a quelle dei Ratti e del Corno costituisce una riserva naturale che ha una superficie complessiva di 5204 ha, importante

per le sue pinete spontanee di pino d’Aleppo miste a macchia mediterranea, per la vegetazione lacustre e per la sua avifauna, che comprende il falcone della regina, il fenicottero, il cormorano e altri. 24. Isole di Serpentara e dei Cavoli. Le due isole, che costituiscono una riserva, sono prospicienti al capo Carbo` la piu ` piccola nara. L’isola dei Cavoli e ` caratterizzata dalla presenza di ed e una colonia di cavolo selvatico; l’isola di Serpentara, lunga circa 1 km e larga mediamente 200 m, si trova lungo la costa sud-orientale e ha una superficie di ` importante per la macchia me68 ha. E diterranea che la ricopre completamente, per gli uccelli che la frequentano e per la saltuaria presenza della foca monaca. 25. Isole di Tavolara, Molara e Molarotto. La riserva ha una superficie comples` interessante per la siva di 1075 ha; e sua fauna stanziale e migratoria, tra cui una piccola popolazione di capre selvatiche a Tavolara e una rarissima ´ per la lucertola a Molarotto, nonche frequentazione della foca monaca. 26. Isole del Toro e della Vacca. Isolotti vulcanici a sud dell’isola di Sant’Antioco, dalla superficie complessiva di 25 ha. La riserva importante per la sua vegetazione, che comprende tra l’altro il lentischio, e per la frequentazione del falco pellegrino e del falco della regina; ospita anche una lucertola endemica e il geco. 27. Stagno di Calich. Riserva di 702 ha in territorio di Alghero, costituita dalla laguna di Calich, separata dal mare da un cordone sabbioso e alimentata dal ` caratteristica per il suo rio Barca. E fondo melmoso che consente la crescita di grandi canneti e di altre 350 specie vegetali tra cui rarissimi ende` interessante mismi. Anche la fauna e

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Riserve naturali in Sardegna per la presenza di germani reali, cavalieri d’Italia e altre specie. 28. Monte Pranu. Lago artificiale creato nel 1951 per far fronte alle piene del rio Palmas, inserito in un comprensorio di 1480 ha nel territorio dei comuni di San Giovanni Suergiu, Villape` importante per ruccio e Tratalias. E l’avifauna, che comprende il pollo sultano, il cavaliere d’Italia e altre specie ` luogo di sosta per fenicotteri, cored e morani e altro. 29. Stagni di Marceddı`, Corru d’Ittiri e San Giovanni. Il complesso forma una laguna della complessiva superficie di ` situato nelle province di 1863 ha ed e Cagliari e di Oristano (comuni di Arbus, Guspini, Arborea e Terralba). ` importanti zone Forma una delle piu umide del Mediterraneo. Di rilievo in` la sua avifauna: vi sono ternazionale e presenti i fenicotteri, l’airone cinerino, il pollo sultano, la folaga, il cormorano, il gabbiano reale e moltissime ` analtre specie. Di grande interesse e che la vegetazione acquatica e in particolare i caratteristici canneti. 30. Monte Albo. La riserva comprende una superficie di 6708 ha nei territori ´, Lula dei comuni di Irgoli, Loculi, Lode e Siniscola, e comprende un complesso montuoso di natura calcareo-dolomitica dal caratteristico colore bianco, panoramico e di magnifico effetto. Il ` ricco di fenomeni carsici territorio e che formano grotte, voragini, canyons, laghetti segreti e sotterranei di bellezza incomparabile e di grande interesse scientifico per la presenza di ra` nella flora e nella fauna. rita 31. Monte Arcuentu e rio Piscinas. La riserva copre una superficie di 10 972 ha nei comuni di Arbus, Gonnosfanadiga ` caratterizzata dalla pree Guspini; e senta di ricchi resti fossili di piante carbonizzate e caratteristiche punte dal profilo seghettato in cui la fantasia

ha voluto di volta in volta vedere il volto di Dante o quello di Napoleone. 32. Monte Ferru di Tertenia. Riserva naturale di 976 ha tra Gairo e Tertenia, comprende un lembo di costa intatto intorno a capo Sferracavallo, caratterizzato da formazioni di porfido rosso di grande effetto. Interessantissima per la fauna che annovera l’aquila reale, l’aquila del Bonelli, il cormorano, il gabbiano reale, il falco pellegrino, il gatto selvatico, la martora, il cinghiale e saltuariamente la foca monaca. 33. Monte Minerva. Montagna isolata di rilevante interesse naturalistico nel territorio di Villanova Monteleone. Il ` segnato dalla caldera vulsuo profilo e ` canica di Sa Cozzula che nei millenni e stata trasformata dalle acque del rio Badde Muttiga in una vallata delineata da alte pareti a picco su cui nidificano uccelli rapaci di diverse specie; nella ` presente il cinfolta vegetazione e ghiale. 34. Monte Moro. Collina di rilevante interesse naturalistico affacciata sul golfo di Arzachena; per la sua lunga ` ha conservato intatte inaccessibilita la flora e la fauna tipiche della zona. 35. Monte Nieddu. La riserva copre una superficie di 2767 ha in comune di Bud` e San Teodoro; si tratta di un masduso siccio granitico isolato, coperto da una fittissima vegetazione di macchia mediterranea, pini, tassi, ontani, ginepri e altro. Ospita un insieme importante di specie faunistiche come il grifone, l’aquila reale, il falco pellegrino, il gatto selvatico, la volpe, la martora, la donnola e altro. In passato fu imprendibile rifugio di banditi. 36. Mularza Noa. Area di rilevante interesse naturalistico nel territorio di Bo` caratterizzata dalla sorgente lotana; e del rio Mularza che si raccoglie nella ` valle di Mandra Mudada. L’ambiente e

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Riserve naturali in Sardegna caratterizzato da esemplari di tassi di notevoli dimensioni. ` una montagna granitica 37. Ortobene. E che ricopre un’area di 248 ha in comune di Nuoro; isolata e panoramica, si eleva fino a 955 m a punta Cuccuru Nigheddu; importante per le macchie di corbezzolo e per le foreste di leccio. ` importante: vi sono Anche la fauna e presenti il cinghiale, la volpe, il gatto selvatico, la lepre e altre specie. 38. Monte Pinu di Telti. Un massiccio granitico che si stende per 473 ha nei territori dei comuni di Olbia, Sant’Antonio di Gallura e Telti, caratterizzato da profonde valli e ricoperto da macchia mediterranea e da boschi di sughero: vi cresce spontaneo il pino marittimo, rarissimo in Sardegna. La fauna comprende il cinghiale, il gatto selvatico, la pernice, la lepre e altre specie proprie della macchia mediterranea. 39. Monte Russu. Fascia di spiagge e di promontori rocciosi che si stende per 90 ha nel territorio di Aglientu-Vignola, caratterizzata dalla presenza di una ricca macchia mediterranea e frequentata da una colonia di cormorani. 40. Monte Senes. Un massiccio di granito situato di fronte al monte Albo, compreso in un’area di 100 ha in comune di Irgoli. Ricoperto da macchia mediterranea e da lembi di foresta mi` popolato da musta di sclerofille, e floni, grifoni e falco pellegrino; di re` stato imcente in un’area circoscritta e messo il cervo sardo. ` uno stagno litoraneo inse41. Osalla. E rito in un’area di 704 ha nei comuni di Orosei e di Dorgali. Interessante per la sua folta vegetazione palustre; la fauna comprende il pollo sultano, il germano reale, la folaga e altre specie tipiche. 42. Sa Praia e vecchie foci del Flumen` uno stagno che si stende per 407 dosa. E ha tra i comuni di Muravera e di Villa-

putzu. Importante per la sua rarissima vegetazione palustre e per le specie di uccelli, tra i quali il falco pescatore, l’airone cinerino e altre specie. ` un’area di 239 ha 43. S’Ena Arrubia. E in provincia di Oristano che comprende l’omonimo stagno dalla super` importante ficie di 190 ha. La riserva e per la sua vegetazione e per la presenza di rare specie di uccelli come l’airone rosso, il tarabuso, il falco di palude e il pollo sultano. Ma soprat` di rilievo internazionale lo statutto e gno, protetto dalla Convenzione di Ramsar: si tratta di uno stagno d’acqua dolce, residuato del famoso stagno di Sassu che fu bonificato ai tempi dell’impianto di Arborea negli anni VentiTrenta del Novecento. ` un comprensorio di 44. Serra ’e Mari. E 620 ha in territorio di Arzana, dalla natura dirupata, coperto da una folta vegetazione di macchia mediterranea. Il ` molto importante per la presenza sito e dell’aquila del Bonelli, del falco pellegrino e di altre rare specie. ` dei 45. Santa Gilla. Stagno di proprieta comuni di Assemini e di Cagliari, costituisce una riserva naturale di 5674 ha; comunica col mare ma vi si scaricano anche i torrenti Mannu, Cixerri e Santa Lucia, che concorre a rendere le sue acque un unicum per quanto riguarda ` e lo sviluppo della vegetala salinita zione. La sua avifauna migratoria e quella stanziale hanno un’importanza internazionale. 46. Stagni di Colostrai e di Feraxi. Riserva naturale che si stende su una superficie di 867 ha nel territorio di Muravera. Racchiude i due stagni che furono formati tra il 1945 e il 1950 quando, in seguito a opere di bonifica, fu deviato il rio Picocca e le acque del fiume riempirono una depressione: gli specchi d’acqua hanno una superficie di 140 ha. Ricca la vegetazione tipica-

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Riserve naturali in Sardegna mente palustre, ricchissima l’avifauna che comprende fenicotteri, pollo sultano, tarabuso e forse il falco pesca` segnalato anche il rarissimo tore; e orco marino. ` la piu ` importante 47. Molentargius. E zona umida della Sardegna. Lo stagno ` dicopre una superficie di 620 ha ed e stinto in due zone, quella di Bellarosa ` la piu ` grande e conMaggiore, che e tiene acque salmastre, quella di Bella` inserosa Minore, con acque dolci. E rito in un’area di 1622 ha in territorio dei comuni di Cagliari e Quartu San` interessato alla costitut’Elena ed e zione di un grande parco. Vi soggior` di cento specie di uccelli, alnano piu cune rare e in via di estinzione. 48. Stagni di Murtas e S’Acqua Durci. Posti al confine delle province di Cagliari e di Nuoro in territorio di Villaputzu, sono compresi in un’area di 691 ha. Si stendono lungo la costa in una zona solitaria di spiagge e rocce dominata dal massiccio del castello di ` interessante per i rapaci che Quirra. E vi nidificano, tra cui il falco grillaio, il corvo imperiale e altri; nelle molte ca` e ` presente anche il geotritone vita sardo. 49. Notteri. Stagno di acqua salata che si stende per 55 ha in territorio di Vil` un’importante zona di sosta lasimius. E per i fenicotteri, i trampolieri e i gabbiani. 50. Orrı`. Piccolo territorio, con un’area di 17 ha vicino a Tortolı`; comprende l’omonima spiaggia e un piccolo stagno interessante per la vegetazione a salicornia, salsola e altre piante; lo stagno ` sede di nidificazione del pollo sule tano e della gallinella d’acqua e sito di passaggio del fenicottero. 51. Stagno di Pilo. Inserito in un comprensorio di 362 ha in territorio di Sassari, lontano da strade, circondato da ` luogo di una rigogliosa vegetazione, e

avvistamento del fenicottero rosa, della volpoca, del martin pescatore, del pollo sultano e di altre specie. 52. Stagno di Platamona. Stagno di 95 ha compreso entro un’area di 165 ha ` in cosituata nell’omonima localita ` profondo mediamune di Sassari. E ` pescosissimo; e ` sede mente 50 cm ed e di importanti specie di uccelli migratori rari quali lo svasso maggiore, l’airone cinerino, il falco di palude, il fenicottero e altri. 53. Stagno di Posada. Una zona costiera nel territorio di Posada che si stende per 771 ha e comprende il lago artificiale costruito nel 1958, i piccoli stagni di Arenariu de Graneri (adibito a peschiera) e le paludi di Santa Lucia. Ricco di vegetazione dove nidificano la folaga, la gallinella d’acqua e altre ` anche importante per il transpecie, e sito di stambecchi, piro piro, gabbiani e altro. 54. San Teodoro. Stagno della superficie di 220 ha che, con i vicini piccoli stagni di Budoni, costituisce una riserva naturale di 750 ha, importante per la sua vegetazione lacustre praticamente incontaminata e per la sua fauna che comprende alcune specie di anatre, i cormorani, gli aironi cinerini e molte altre specie. 55. Pauli Maiori. Stagno di acqua dolce che comunica con quello di Santa Giusta; si stende per 570 ha e costituisce ` importanti del Meuna delle zone piu diterraneo occidentale per le specie di uccelli che la frequentano. Sono presenti tra gli altri il pollo sultano, il gobbo rugginoso, l’airone rosso, il germano reale, il falco di palude, il porciglione e molti altri. 56. Piana dei Grandi Sassi e Pietre Bal` una piana granitica che si lerine. E stende per 800 ha in territorio di Ag` caratterizzata dalla presenza gius. E di grandi massi di granito, isolati o in

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Riso cumuli, interrotta da tratti erbosi. Di grandissima suggestione, i numerosi ruscelletti che vi scorrono favoriscono la formazione di piccole paludi con ricchissima vegetazione caratterizzata da endemismi di grande interesse per lo studioso. 57. Porto Palmas e punta Lu Caparrori. La riserva comprende un’area di 1105 ` della miha che si stende in prossimita ` niera dell’Argentiera nella Nurra. E interessante per le sue dune e per la sua vegetazione di gargia e graminacee alternate a macchia mediterranea di lentischio e cisto e il rarissimo endemismo di Anchusa crispa. 58. Foresta di Sant’Antonio. Area di rilevante interesse naturalistico in territorio di Macomer. La foresta ha roverelle, lecci e sughere con fittissimo sot` la fauna, tobosco; notevolmente ricca e in cui sono presenti tutte le specie tipiche del territorio. 59. Sa Spe´ndula. Area di rilevante interesse naturalistico in territorio di Villacidro, comprende l’omonima cascata formata dal rio Coxinas, caratterizzata dalla ricca vegetazione a macchia mediterranea. ` un complesso 60. Stagni di Porto Pino. E di quattro stagni (Maestrale, del Corvo, Is Berbeis e Foxi), interessanti per i cordoni sabbiosi formati in tempi diversi, che attualmente li separano. Occupano una superficie di 500 ha nell’omonimo golfo sulla costa sud-occidentale. 61. Su Turrunu. Cascata nelle campagne di Seulo, dichiarata area di rilevante interesse naturalistico. 62. Punta S’Unturzu. Area di 375 ha in comune di Berchidda, interamente coperta di boschi e importante per la sua fauna, che comprende l’aquila reale, il grifone, il falco pellegrino, il cinghiale, la martora, il gatto selvatico e altre specie.

` costituita da 63. Tepilora. La riserva e una montagna ricoperta da foreste, isolata al centro di una zona di pascoli nel comune di Bitti. Copre una superficie ` importante per la predi 704 ha ed e senza dell’aquila reale, del corvo imperiale, del cinghiale, della martora, del gatto selvatico e sporadicamente del grifone e del muflone. 64. Torre dei Corsari di Pistis. Complesso di dune in territorio di Arbus, dichiarato di rilevante interesse natu´ costituisce un piccolo ralistico perche deserto che conserva integro l’ambiente. Oltre le dune si stendono tratti di macchia mediterranea impenetrabile dove vivono volpi e cinghiali e nidificano i rapaci. 65. Tuviois. Foresta nelle campagne di Sinnai, dichiarata di rilevante interesse naturalistico per la sua vegetazione che comprende lecci secolari di grandi proporzioni che spesso raggiungono il diametro di 1,5 m, raro documento superstite di quello che dovette essere il manto forestale dell’isola sciaguratamente distrutto in un passato neppure tanto lontano. 66. Valle del Temo. La riserva copre una superficie di 4669 ha al confine tra le province di Nuoro e Sassari e interessa i territori di Bosa, Mara, Villanova Monteleone, Monteleone Rocca Doria, Cossoine, Padria e Romana. Vi scorre il Temo in un paesaggio caratterizzato da strapiombi, gole, falesie, altipiani che costituiscono un ambiente di grande interesse per la fauna e per la flora. Sono presenti tutti i rapaci tipici della Sardegna e la vegetazione comprende foreste di lecci di straordinaria bellezza.

Riso Pianta erbacea della famiglia delle Graminacee (Oryza sativa L.). ` ricca di radici, con Bassa (60/70 cm), e culmi fistolosi. Le foglie sono verde chiaro lanceolate e parallelinervie,

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Risveglio piuttosto lunghe e ricoperte di spessi peli bianchi. Ha una infiorescenza a pannocchia apicale e pendente, costituita da spighette con fiori ermafroditi. ` una cariosside ellittica o sfeIl frutto e rica, piatta e avvolta da due piccole brattee membranose (glumette) e da una pellicola che racchiude le cellule ` molto ricco. La amidacee di cui e ` originaria dell’Estremo pianta e Oriente, probabilmente dell’India o dell’Indocina, da dove provengono i due ceppi originali a cui vengono fatte ` coltivate: il r. risalire tutte le varieta indiano a granello allungato e quello giapponese a granello tondeggiante. ` si diNell’ambito di queste due varieta versificano moltissime razze, che diffe` , esigenze periscono per produttivita dologiche e colturali, per il periodo di maturazione e per la forma della cariosside. Si coltiva per la cariosside impiegata sia nell’alimentazione umana sia per il bestiame, per la produzione di cosmetici (cipria) e per la produzione di olii. Generalmente la pianta si coltiva nelle risaie coperte d’acqua; ` un tipo di r. che si sviluppa esiste pero in terreno secco, detto ‘‘r. secco’’ o ‘‘di ` una delle cinque specie alimonte’’. E mentari fondamentali per il genere ` la principale pianta coltiumano ed e vata sulla terra. In Europa il maggiore ` l’Italia, sia per Paese produttore e ` che per qualita `; la Sardegna quantita contribuisce alle produzioni nazionali con circa 250 000 q annui, ottenuti nelle province di Cagliari e Oristano. Commerciato anche come semente, il r. ` di qualita ` elevatissima, tanto sardo e da essere inserito nella speciale tabella dei ‘‘prodotti tradizionali di qua` ’’ redatta dal Ministero delle Politilita che agricole e forestali. La sua coltivazione nell’isola risale al secolo XVIII, quando furono realizzati i primi campi sperimentali nell’agro di Ussana. In

` comuni sono quelle Italia le razze piu ` difgiapponesi, solo ultimamente si e fusa la coltivazione del Thaibonnet che ` colappartiene al ceppo indiano. Il r. e tivato in terreni paludosi o resi tali artificialmente. Si semina a primavera e ` del mese di settemsi raccoglie a meta bre (risaia stabile); oppure si effettua un trapianto a primavera. La semina del r. si effettua mediante disposizione a righe, lasciando uno strato di circa 5 cm d’acqua a coprire la pianticella nascente, aumentando l’altezza dello strato d’acqua fino a 20 cm con il crescere della pianta. Prima della maturazione viene periodicamente operata la monda del r., ovvero l’eliminazione di erbe estranee alla coltura; questa operazione deve essere fatta almeno 4 volte e un tempo veniva eseguita a mano dalle mondine. Alla raccolta segue la trebbiatura, per far uscire il chicco di r. dal suo involucro vegetale. ` detto ‘‘risone’’ Questo primo prodotto e e va reso commestibile attraverso una serie di operazioni diverse: l’essicca` l’eliminazione zione, la pilatura, cioe delle glumette che avvolgono il frutto, ottenendo come residuo la pula, la bril` la lucidatura dei chicchi. latura, cioe Nomi sardi: arrosu de Valentia (r. di Valenza, campidanese); risu (logudorese). [TIZIANA SASSU]

Riso sardonico = Sardonico, riso ‘‘Risveglio, Il’’ Settimanale cattolico pubblicato a Cagliari tra l’ottobre 1882 e il gennaio 1895, con una breve interruzione nel periodo dicembre 1889gennaio 1891. Usciva il sabato: dal 1894 prese il sottotitolo di ‘‘Periodico sardo politico religioso’’. Diretto da monsignor Luca Canepa, espresse una linea di cattolicesimo intransigente, polemizzando con gli esponenti della cultura laica cagliaritana, ma «non alieno – dice il Ciasca – dal discutere

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Risveglio dell’Isola questioni regionali di carattere sociale e culturale».

‘‘Risveglio dell’Isola, Il’’ Periodico pubblicato a Cagliari dal marzo 1912 al settembre 1922. Fu all’inizio il portavoce dei socialisti riformisti cagliaritani, poi divenne l’organo regionale ` le sue pubblicadella corrente. Inizio zioni come settimanale ma, a partire dal 1914, divenne quotidiano. Sostenne le posizioni moderate di Angelo Corsi e, dopo il 1920, fu in polemica aperta con i massimalisti e con i comunisti. ` del fascismo alla Sostenne l’estraneita ` politica sarda, ma nei suoi conrealta ` un atteggiamento fronti tenne in realta tiepido. «Nei primi anni di vita – scrivono Giuseppina Fois ed Elisabetta Pi` caratteristica una certa intonalia – e zione corporativa dovuta al ruolo svolto da Gino Corradetti che, in qua` di segretario aggiunto della Calita mera del Lavoro di Cagliari, si batteva per la statizzazione delle reti ferroviarie sarde» (a un certo punto, con l’a. V, ebbe addirittura in testata la dicitura ‘‘Organo dei Ferrovieri sardi’’); nel quinto Congresso del PSI sardo questa sua egemonia fu denunciata e il gior` piu ` decisamente sulla nale si schiero linea riformista, «entrando in contatto, anche organizzativo, con il gruppo bissolatiano». Ne fu a lungo redattore responsabile, nell’ultima fase, Giulio Marongiu.

Rita, santa (in sardo, Sant’Arrita, Santa Rita) Santa (Rocca Porena, Perugia, 1381-Cascia 1457). Agostiniana, nacque nei pressi di Cascia da Amata e Antonio Mancini. Margherita, al diminutivo Rita, diciottenne fu costretta dai genitori a sposare Paolo di Fernando, un giovane autoritario e violento. Dal matrimonio nacquero due figli: in una sera d’inverno il marito venne assassinato, i figli giurarono di vendicarlo, ma morirono poco dopo

perdonando gli assassini. «Rimasta sola, chiese di entrare fra le Agostiniane, non venne accettata. I suoi santi protettori – San Giovanni Battista, Sant’Agostino e San Nicola da Tolentino – la confortarono e la portarono dentro il monastero, superando porte chiuse con robuste serrature. Al mattutino fu trovata dalle monache inginocchiata ` dalla leggenda, vestı` nel coro». Di la l’abito delle Agostiniane di Cascia nel 1413. Mistica, segnata nel corpo da una malattia cronica e da una spina sulla fronte, staccatasi dalla corona di ` . Morı` il 22 maggio 1457. CanonizGesu ` la santa zata da Leone XIII (1900). E degli ‘‘impossibili’’, dei casi disperati. ` chiesa che non In Sardegna Non c’e abbia una sua immagine, un suo simulacro, che non celebri il 22 maggio la benedizione delle rose. Fioriscono le rose dalle spine: sono le grazie della ` presa i dolori di tutti. Le santa che s’e ` , le spine i patirose sono la felicita ` dopo i patimenti. La menti: la felicita ` il simbolo dello rosa per i cristiani e ` spirito, dell’illuminazione (il loto lo e per gli orientali). Patrona della squadra calcistica del Cagliari. [ADRIANO VARGIU]

Festa Si festeggia il 22 maggio.

Riti della Settimana santa Ciclo di riti dedicati alla Pasqua – considerata in ` importante tra le ricorSardegna la piu renze annuali – , collocati nel periodo che va dalla Domenica delle Palme al lunedı` detto di Pasquetta. Per la Domenica delle Palme vengono preparati caratteristici intrecci di palme da benedire assieme a ramoscelli d’olivo: alle palme benedette le credenze popolari attribuiscono la funzione di allontanare il malocchio, per cui dopo la benedizione vengono appese dietro la porta di casa o, ridotte in frammenti, vengono sistemate a guisa di portafortuna addosso alle persone. Il secondo

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Riti della Settimana santa momento dei riti pasquali riguarda la settimana che precede la Pasqua (Cida Santa), durante la quale si celebrano in moltissimi centri dell’isola i riti della Passione del Cristo, che rappresentano un’occasione di incontro tra ` una fede radicata e profonda e le piu antiche colorite tradizioni popolari. La passione, la morte e la resurrezione del Cristo sono ricordate con manifestazioni che coralmente coinvolgono ` con rituali antichissimi e le comunita suggestivi e che per la loro spettacola` ricordano in alcuni aspetti le anarita loghe tradizioni spagnole. I momenti salienti di questa corale rappresentazione sono le processioni; in particolare, a Castelsardo si tiene la processione del Lunedı` santo (Lunissanti) che si riallaccia alla tradizione della Via Crucis, nella quale sono ricordati i ` drammatici della Pasmomenti piu sione. Durante la processione, che prevede un percorso da Castelsardo a Tergu e ritorno, dopo la pausa a Tergu vengono portati i simboli dei Misteri e generalmente vengono osservate delle soste nelle quali i momenti della Passione vengono ricordati da cori in sardo cantati da confratelli in costume bianco, di grande suggestione ed efficacia. I riti proseguono il Giovedı` santo (Giobia Santa), il Venerdı` santo (Cenabara Santa), il Sabato Santo (Sabudu Santu) e la Domenica di Pasqua (Paska Manna). Nei giorni che precedono la Pasqua la Chiesa si considera in lutto: nel Giovedı` santo (Giobia Santa) il momento culminante riguarda la preparazione del sepolcro del Cristo, allestito in una cappella che viene addobbata con composizioni floreali; le ` particochiese rimangono aperte ed e larmente sentita la ‘‘visita ai sepolcri’’ a partire dalla sera del Giovedı` santo. Nei sepolcri tra altri addobbi primeg´nniri (‘‘giardini giano i piatti con su ne

´ nniri), germogli di di Adone’’, = Ne grano e legumi color verde pallido, a cui viene attribuito un significato magico, fatti crescere al buio appositamente per essere esposti nei sepolcri.

Riti della Settimana santa – Un momento delle processioni a Sassari.

Nel pomeriggio del Venerdı` santo (Cenabara Santa) in molti centri si svolgono spettacolari processioni in costume col Cristo Morto, che procedono tra lamenti cantati in modo struggente e il rumore prodotto dalle matrakkas, gli strumenti che sostituiscono il rintocco delle campane fermate in segno di lutto; sono formati da due tavolette di legno che sbattono l’una contro l’altra, avevano la funzione di cacciare gli spiriti maligni. Al termine della processione, in molti centri si rappresenta la cerimonia della Deposizione del Cristo (s’Iscravamentu), una essenziale sacra rappresentazione con personaggi in costume, che culmina con l’adagiamento del corpo del Cristo nel sepolcro. Nel Sabato Santo (Sabudu Santu) vengono celebrati i riti per la riconsacrazione dell’olio, del fuoco, dell’acqua e del sale, cui le credenze popolari attribuiscono valore magico. Nel giorno di Pasqua (Paska Manna), escono contemporaneamente dalla chiesa due processioni, una con la Madonna e l’altra con il Cristo Risorto:

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Riva quando si incontrano (S’incontr u) esplode il giubilo dei fedeli, spesso accompagnato da spari a salve. I riti della Settimana santa si svolgono con grande suggestione in particolare ad Alghero, Barumini, Belvı`, Bosa, Cagliari, Castelsardo, Desulo, Furtei, Galtellı`, Iglesias, Laconi, Lunamatrona, Oliena, Oristano, Teulada.

Riva, Alessandro Studioso di anatomia (n. Milano 1939). Ha conseguito la laurea in Medicina nel 1964, intraprendendo la carriera universitaria. Prima allievo del Castoldi, poi suo assistente, nel 1968 ha preso il posto del maestro diventando professore di Anatomia ` di Cagliari. Nel presso l’Universita 1971 ha ottenuto la libera docenza in ` diventato direttore delAnatomia ed e ` curatore del Museo delle l’Istituto; e cere anatomiche. Studioso di livello, ha pubblicato molti lavori scientifici e alcune opere sulla storia delle cere ` di Caanatomiche dell’Universita gliari, in particolare Cere anatomiche ` di di Clemente Susini dell’Universita Cagliari (con L. Cattaneo), 1993.

Riva, Luigi (detto Gigi) Calciatore (n. Leggiuno 1944). Quando giunse a Cagliari, nel 1963, proveniente dal Legnano, squadra di serie C, pochi scommettevano su questo spilungone serio ` e taciturno; aveva 19 anni ma dimostro subito che i gol li sapeva fare. Il Cagliari allora giocava in serie B e proprio nella stagione 1963-64, sotto la guida di Arturo Silvestri, ottenne la storica promozione in serie A, inizio di un crescendo che in sei stagioni avrebbe portato la squadra sarda fino allo scudetto, guidata dal ‘‘filosofo’’ Manlio Scopigno. L.R. crebbe assieme al Cagliari e il Cagliari insieme a lui e soprattutto ai suoi gol. In 13 anni con la ` (l’unica oltre a quella maglia rossoblu del Legnano delle origini) ‘‘Rombo di tuono’’, come venne definito da Gianni

` Brera per la sua potenza e la capacita di tirare in porta con improvvisi guizzi ` impensati, mise a segno e dai punti piu 170 reti e vinse per tre volte la classifica ‘‘cannonieri’’. Nel frattempo otteneva grandi risultati nella nazionale di Ferruccio Valcareggi: nel 1968 vinse il campionato europeo e nel 1970 ottenne il secondo posto ai mondiali del Messico, dopo il mitico 4-3 con la Germania. La sua carriera sarebbe potuta es` ricca se non avesse susere ancora piu bito due gravi infortuni, uno dei quali (nel 1971) lo tenne lontano dai campi per circa un anno. Ancora oggi il suo ` record di 35 reti in nazionale non e ` anche logico che il stato superato. E grande calciatore si affezionasse alla ` di Cagliari, dove ha messo radici citta e dove abita ancora oggi, come altri suoi compagni di squadra dei tempi ` ha avviato una scuola cald’oro. In citta cio che porta il suo nome oltre a varie ` . Oggi fa parte dello staff altre attivita delle squadre nazionali come dirigente accompagnatore della selezione maggiore. [GIOVANNI TOLA]

Rivara, Paolina Archeologa (n. sec. XX). Nel 1994 ha preso parte al convegno internazionale di studi sulla storia di Olbia. La sua comunicazione, Annotazioni sulle necropoli puniche olbiensi, ` in Da Olbı`a a Olbia: 2500 anni di storia e ` mediterranea, I (a cura di di una citta Attilio Mastino e Paola Ruggeri), 1996.

Rivarolo, Carlo Amedeo Vicere´ di Sardegna (Alessandria 1749-Torino, 1740 ca.). In carica dal 1735 al 1738. Ufficiale di carriera, comandante delle galee sabaude, portava il titolo di marchese di ´ e di Rivarolo. San Martino d’Aglie Dopo essere stato governatore di Nizza ´ di e poi di Cremona fu nominato vicere Sardegna nel 1735 e insignito del Collare dell’Annunziata. Preso possesso ` con grande del suo ufficio si adopero energia a reprimere il banditismo: or-

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Riva Villasanta ganizzava delle spedizioni, dette ‘‘colonne volanti’’, con giudici e forca al seguito, procedendo villaggio per villaggio a processi sommari ed esecuzioni. I suoi metodi spietati e violenti gli procurarono presso le popolazioni una fama sinistra. Portato a termine il ` la Sardesuo mandato nel 1738, lascio gna. Era favorevole a ‘‘importare’’ nell’isola gruppi di popolatori dall’esterno, per impedire ai banditi di rifugiarsi nelle vaste zone deserte della regione e anche nell’illusione di potere, con queste ‘‘iniezioni’’ di sangue ` nuovo, cambiare abitudini e mentalita dei sardi: «Nulla da fare coi Sardi – scriveva – , cosı` refrattari al progresso».

Riva Villasanta, Alberto Militare (Cagliari 1900-Trivio di Paradiso, Udine, 1918). Sottotenente dei Bersaglieri, medaglia d’oro al V.M. alla memoria nella prima guerra mondiale. Appartenente a nobile casata, era figlio di Giovanni, anch’egli morto eroicamente in battaglia nel 1916. Non ancora diciassettenne fuggiva di casa per arruolarsi volontario; nominato sottotenente fu destinato all’8º Reggimento Bersaglieri. Assegnato a un reparto d’assalto, nell’agosto 1918 fu decorato di medaglia d’argento al V.M. per la conquista dell’Isola Caserta, sul Piave. L’azione nella quale perdette la vita fu una delle ultime della guerra, avvenuta pochi minuti prima della cessa` . «Mancavano solo 5 zione delle ostilita minuti alle ore 15 – avrebbe scritto Gabriele D’Annunzio – , quando i Bersaglieri dell’8º Reggimento e i Cavalleggeri di Aquila raggiunsero il nemico al Trivio di Paradiso. Quivi era l’ultima resistenza. Quivi era lo sguardo della Patria, quello sguardo che l’eroe sente sul suo cuore segreto e il cuore gli balza. Ecco un giovane italiano, ecco un adolescente, Alberto Riva, della ca-

sata di Villasanta, un italiano in Sardegna. Suo padre era caduto nella battaglia il 7 giugno 1916. Quattro dei suoi consanguinei erano caduti nella battaglia. Al suo fianco un suo fratello era stato ferito. Al passaggio del Piave, al passaggio della Livenza, questo fanciullo aveva operato prodigi, conducendo il reparto d’assalto dell’ottavo reggimento bersaglieri. Il 4 novembre, all’ora precisa dell’armistizio, cadde anche Egli, alla testa dei suoi arditi, colpito nell’atto del balzo, per spingere ` lontano, per accostarsi a la vittoria piu quelli che ci aspettano, a quelli che ancora ci aspettano. Aveva diciott’anni». La motivazione della medaglia d’oro al V.M. dice: «Adolescente ancora, trasse volontario alla guerra, assumendone i rischi maggiori. Comandante gli arditi di un reggimento bersaglieri, fu valo` rischiose roso fra i valorosi. Delle piu imprese, primo a chiedere l’onore, spesso prevenne l’ordine con l’esecuzione, e al suo reparto, provato ad ogni cimento, fu ognora esempio di sublime eroismo. Con fede ardente nella vittoria, nei giorni che precedettero l’offensiva della riscossa, riuscı` a trasfondere nei suoi uomini quella forza ed energia combattiva, che fu consacrata sul campo da una magnifica gara di eroici ardimenti. Nel passaggio del Piave e della Livenza, respinti, con infrenabile ardore, violenti contrattacchi, sempre primo fra i primi, bello di sublime furore, seppe con audace fermezza, trascinare le sue truppe in vari travolgenti assalti, sbaragliando ovunque il nemico. Pochi istanti prima della ces` , infrante in un susazione delle ostilita premo attacco le disperate difese avversarie, cadde gloriosamente sul campo, esempio magnanimo di sacrificio per la grandezza della Patria. (Piave-Livenza-Tagliamento, ottobre – 4 novembre 1918)».

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Rive´a

´ a Nome gallurese di un piatto tiRive pico, sia pure con qualche variante, di tutta la cucina agropastorale, che si ` antiche tradizioni riallaccia alle piu ` confeziodella vita rustica isolana. E nata con la coratella dell’agnello o del capretto da latte che, dopo essere stata accuratamente pulita e tagliata in fette regolari, viene infilzata, alternando alle varie fette una fetta di lardo e una di pane, in un lungo spiedo (in genere di legno selvatico). Si ottiene cosı` una specie di cilindro che poi si avvolge nella reticella dell’omento, legando quindi il tutto con le budella ben pulite in modo da ottenere una massa compatta (rivea). Una volta guarnito lo spiedo, lo si fa cuocere lentamente al fuoco del camino fino alla doratura.

‘‘Rivista economica della Sardegna’’ Periodico fondato da Antioco Cadoni (=), venne pubblicato a Roma dal di` cembre 1876 all’ottobre 1878. Affronto le maggiori questioni economiche che riguardavano la Sardegna, in particolare i problemi delle comunicazioni, dell’agricoltura e delle miniere.

‘‘Rivista sarda, La’’ Effemeride bimestrale di scienze, lettere e arti pubblicato a Cagliari dal gennaio al novembre 1875, diretto dall’avvocato Francesco Carta Cau e in seguito da Giovanni Spano. Fu un’importante pubblicazione di informazione scientifica, che conteneva articoli di archeologia e di storia e preziose indicazioni bibliografiche. Fra i collaboratori, Carlo Brundo e Filippo Vivanet.

‘‘Rivista sarda di criminologia’’ Periodico scientifico a cadenza trimestrale, pubblicato a Cagliari dalla ‘‘scuola criminologica’’ di Raffaele Camba e Nereide Rudas negli anni Ses` con mesanta del Novecento: affronto todi scientifici moderni il problema del banditismo in un periodo in cui ap` urgente darne una corretta pariva piu

interpretazione, in vista anche dei rimedi da assumere (Camba, deputato liberale, fece poi parte della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla sicurezza pubblica in Sardegna, 19691972).

‘‘Rivista sarda politica-economicaletteraria-artistica’’ Mensile diretto da Pantaleo Ledda e (per il solo 19191920) Giovanni Russino, uscito a Roma dal 1919 al 1923.

` , R. Archeologo (n. sec. XX). Nel Rivo 1981 ha lavorato nel villaggio nuragico La Lunetta di Alghero; ha anche diretto gli scavi di Sa Tanca ’e Sa Mura a Villanova Monteleone nel 1984. Ne ha scritto in Notiziario: scavi a La Lunetta e nel nuraghe S. Imbenia, ‘‘Rivista di Scienze preistoriche’’, XXXVII, 1982, e Scavi a Monteleone Roccadoria, ‘‘Rivista di Studi fenici’’, XIII, 2, 1989.

‘‘Rivoluzione liberale’’ Periodico che divenne organo ufficiale del ricostituito Partito Liberale Italiano subito dopo la caduta del fascismo. Fu pubblicato a Cagliari tra il febbraio 1945 e l’agosto 1947, con una interruzione di cinque mesi fra il settembre 1946 e il marzo 1947. Ispirato e diretto da Francesco Cocco Ortu junior (=). Prese parte al dibattito politico sul problema dell’autonomia regionale sostenen`. Tra i suoi collaboratori done l’inutilita ` importanti: Antonio Romagnino piu (=), appena tornato da lunghi mesi di prigionia di guerra in USA, che fu redattore-capo nella ripresa del 1947 (insieme con Rita Carboni), succedendo nella carica a Giuseppe Susini (=). ` dedicato un volume-antoAlla rivista e logia nella collana ‘‘Stampa periodica in Sardegna 1943-1949’’ (Rivoluzione liberale, a cura di R. Turtas, 1974).

Roadı`a Prestazione personale. Con questo termine, che deriva dal latino ` giudicale venivano inrogativa, in eta dicate tutte le prestazioni di carattere

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Roberti di Castelvero personale che alcune categorie di servi erano tenute a fornire in agricoltura a comando del fisco (Rennu). In seguito, quando a opera dei catalanoaragonesi, a partire dal 1323, fu istituito anche in Sardegna il sistema feu` a essere dale, il termine continuo usato, ma ora genericamente riferito a una prestazione di lavoro gratuito che i vassalli dovevano al loro signore, sia che fosse il feudatario, sia che fossero il clero o il re. In alcuni casi (come per i monti granatici), la prestazione era fornita a diretto vantaggio della comu` : in quel caso vi si poteva ottempenita rare anche di domenica, una volta adempiuto l’obbligo della messa festiva.

Robbia Pianta lianosa della famiglia delle Rubiacee (Rubia peregrina L.); caratterizzata da fusti striscianti a sezione quadrangolare e totalmente ricoperti di piccole spine rivolte verso il basso che li rendono ispidi al tatto; le ` inserite foglie sono verticillate, cioe nei nodi a raggiera, di dimensioni e forme diverse, anche in relazione all’ambiente, da allungate e lanceolate con margine seghettato ad arrotondate con margine liscio; i fiori sono infiorescenze lasse all’ascella delle foglie; tutta la pianta ha un colore rossastro, maggiormente nella radici e nei fusti ` sotterranei, usati per le loro proprieta tintorie. Cresce in quasi tutti gli ambienti, dalle sabbie costiere alla mac´chia di alta collina. Nomi sardi: arru bia (barbaricino); battilinga (gallu´ grese); ciorixedda (campidanese); ru gia (Planargia). [MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]

Roberti, Melchiorre Storico del diritto (Padova 1879-Milano 1961). Intrapresa la carriera universitaria, ha insegnato ` di Padova, di Cagliari, nelle Universita di Siena, di Modena e infine presso l’U` Cattolica di Milano. Ebbe niversita

modo, nella sua vasta produzione scientifica, di affrontare alcuni aspetti ` morto a Milano del Medioevo sardo. E nel 1961. Tra i suoi scritti: Per la storia dei rapporti patrimoniali tra coniugi in Sardegna, ‘‘Archivio storico sardo’’, IV, 1908; Intorno alla scoperta di tesori in Sardegna, ‘‘Archivio storico sardo’’, VI, 1910; Privativa della neve in Sardegna, ‘‘Studi economico-giuridici dell’Uni` di Cagliari’’, III, 1910; Rapporti versita tra Venezia e la Sardegna sul principio del Trecento, 1911; Ricerche e documenti intorno allo jus naufragii del diritto sardo, ‘‘Studi economico-giuridici del` di Cagliari’’, IV, parte II, l’Universita 1912; Le origini della comunione dei beni fra coniugi in Sardegna, 1915.

Roberti di Castelvero, Edmondo Uomo politico (Piemonte 1809-Cagliari 1888). Giunse in Sardegna nel 1829, quando suo padre Giuseppe fu nomi´ , e vi si stabilı` sposando Gionato vicere vanna Carcassona, erede di un ricco patrimonio feudale. Nel 1846 divenne sindaco di Cagliari; convinto sostenitore della ‘‘fusione’’, nel 1849 fu eletto deputato per la IV legislatura del Par` a lamento subalpino; nel 1853 torno fare il sindaco di Cagliari, carica che tenne fino al 1856. Fu nuovamente ` nel 1863 e rieletto sindaco della citta coprı` l’incarico ininterrottamente fino ´ al 1875, anno in cui si dimise perche nel 1874 era stato nuovamente eletto deputato per la XII legislatura del Parlamento italiano. Terminato il mandato parlamentare, a partire dal 1876 riprese a essere eletto consigliere e assessore del Comune di Cagliari fino alla sua morte, avvenuta a Cagliari nel 1888.

Roberti di Castelvero, Giuseppe Vi´ di Sardegna (Asti 1775-Incisa cere Belbo, Cuneo, 1844). In carica dal 1829 al 1831. Conte di Castelvero, comandante del reggimento Savoia cavalleria,

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Robinia nel 1825 fu nominato governatore di Ca´. Nel 1831 fu gliari con funzioni di vicere ` la promosso tenente generale e lascio Sardegna: sotto di lui, in questo stesso anno, fu istituito il Consiglio di Stato. Nel 1835 fu nominato governatore di Cuneo e nel 1842 infine fu nominato governatore di Novara. «Salito al trono Carlo Alberto – scrive Rossana Poddine Rattu – propose, a nome dei Sardi, la rinuncia dei secolari privilegi per unirsi al Pie` dei diritti e dei domonte sulla parita veri. Tale rinuncia fu solennemente offerta dai deputati dei tre Stamenti sardi, ma il veto dell’Austria, la quale ufficialmente richiamava all’osservanza del trattato di cessione dell’isola, non permise che venisse accolta».

a foglie caduche con rami spinosi e chioma allargata; ha grandi foglie imparipennate con foglioline ovali; i fiori sono grappoli bianchi penduli, il frutto ` un legume appiattito scuro, che pere mane a lungo sulla pianta. Originaria ` stata indell’America nord-orientale, e trodotta in Europa nel Seicento. Da al` diffusa, naturalizzandosi anlora si e che nei boschi. In Sardegna ha trovato larga utilizzazione negli impianti stradali per il suo accrescimento rapido e ` di consolidare scarper la sua capacita pate con il suo esteso apparato radi` diffusa anche nel verde urbano cale. E pubblico e privato. Nome sardo: carruba aresti. [MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]

Rocabertı` Famiglia feudale catalana

Robinia – Originaria dell’America settentrionale, si e` diffusa ampiamente anche in Sardegna.

Robinia Pianta della famiglia delle Leguminose (R. pseudoacacia L.). Albero

(secc. XIV-XV). Imparentata con la famiglia reale, alcuni dei suoi membri presero parte alla spedizione dell’infante Alfonso, e uno di essi, il visconte Dalmazio, morı` durante l’assedio di Cagliari mentre i suoi figli Goffredo, Guglielmo Galcerando e Timbora ebbero un ruolo importante negli anni che seguirono alla conquista. Goffredo prese parte alla spedizione dell’in` ancora nelle fante Alfonso e si segnalo ` operazioni successive; Timbora sposo il giudice Mariano IV d’Arborea e Guglielmo Galcerando, signore di Cam` Maria di Bas Serra, sobrenys, sposo rella del giudice. I discendenti nati da questo matrimonio, quando nel 1410 fu istituito il marchesato di Oristano, contestarono ai Cubello l’investitura e la ´ sulla base dell’inrivendicarono per se vestitura che del giudicato aveva fatto l’infante Alfonso a Ugone II d’Arborea, padre della loro antenata Maria. In un primo momento ottennero una sentenza favorevole dal Supremo Consiglio d’Aragona, ma il re non ne consentı` l’esecuzione temendo per le possibili conseguenze che essa avrebbe potuto

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Rocca avere sull’equilibrio politico della Sardegna. La controversia con i Cubello ` dopo il 1430, quando i R. tencontinuo tarono di ottenere l’esecuzione della sentenza e fu chiusa solo dopo il 1450 con il loro silenzio.

Rocabertı`, Timbora Giudicessa d’Arborea (sec. XIV). Moglie di Mariano IV ` da Giod’Arborea, nel 1344 acquisto vanni Villana la signoria di Capoterra ` la signoria di Orosei e nel 1346 acquisto col porto ma, per opposizione del re, non riuscı` a entrare in possesso del suo ultimo acquisto. Scoppiata la prima guerra tra suo marito e Pietro IV, il territorio del feudo di Capoterra fu devastato dalle truppe aragonesi.

Rocamarti Famiglia algherese (secc. XVI-XVIII). Di probabile origine comune con i Roca di Castelsardo, come l’impianto dello stemma farebbe pensare, le sue notizie risalgono al secolo XVI con un Agostino e i suoi figli Agostino, Gerolamo e Tommaso. Essi acquistarono all’asta il feudo di Monteleone nel 1570; i loro discendenti nel 1630 ottennero che fosse ripristinato il titolo di conte di Monteleone con un Francesco. La sua discendenza si estinse nel 1702 con un Simone.

Rocamarti, Agostino Signore di Mon` sec. XVIteleone (Alghero, prima meta ivi?, dopo 1575). Era regidor della baronia di Posada e nel 1570 riuscı` ad acquistare all’asta la signoria di Monteleone che era stata sequestrata a Sebastiano Carrillo. Nel 1573 fu ammesso allo Stamento militare durante il parlamento Coloma e nel 1574 fu ricono`, sciuto generoso. Subito dopo, pero ebbe ad affrontare un duro contrasto ` di Bosa, che pretendeva di con la citta rientrare in possesso di una parte dei territori del feudo che in passato le erano stati attribuiti; la lite si concluse a suo favore nel 1575.

Rocamarti, Francesco Lussorio

Conte di Monteleone (Alghero, prima ` sec. XVII-Spagna 1670). Sposata meta una Castelvı` si trasferı` a Cagliari, dove ` si mise in luce per le notevoli capacita politiche. Schierato nel partito che faceva capo alla famiglia di sua moglie, ´ Casubito dopo l’assassinio del vicere marassa sostenne la linea politica di Bernardino Mattia Cervellon e impedı` la nomina del principe di Piombino a capitano generale del Regno. Fu pertanto sospettato di congiurare contro ` del Regno e mandato in esila stabilita ´ duca di San lio in Spagna dal vicere Germano.

´ n StuRoca Mussons, Marı´a Asuncio diosa di letteratura spagnola (n. Barcellona 1947). Ha intrapreso la carriera universitaria in Italia, quando nel 1980 ` diventata ricercatore di Lingua e lete ` teratura spagnola presso l’Universita di Sassari; attualmente insegna presso ` di Lettere dell’Universita ` di la Facolta Firenze. Riguardano la Sardegna diversi scritti fra cui Il giudice negato, in Alghero, la Catalogna, il Mediterraneo. ` e di una minoranza Storia di una citta catalana in Italia (sec. XV-XX) (a cura di Antonello Mattone e Piero Sanna), ` importante e ` il vo1994, ma l’opera piu lume Antonio Lo Frasso militar de l’Al´r, 1992, che riproduce in edizione gue anastatica Los diez libros de Fortuna de Amor, uscito a Barcellona nel 1573, con una accurata introduzione.

Rocca, Francesco Teologo (Sassari 1570-ivi?, 1639). Divenuto sacerdote, si ` per la profondita ` della sua culsegnalo tura teologica e fu nominato canonico della cattedrale di Sassari. Calificador y consultor del Sant’Uffizio e priore della Confraria dei ‘‘gloriosi martiri’’, ` legato ad alcune opere di il suo nome e valore, in particolare ai 2 volumi De fin, modo y consideraciones della visita della basilica dei Martiri turritani, pubblicati nel 1620 col titolo Hystoria

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Rocco muy antigua llamada condaghe o fundaghe: de la fundacion, consecracion e indulgencias del milagroso temple de nuestros martyres y patronos S. Gavino, S. Proto y S. Januario, en lengua sarda antigua.

San Rocco – Il santo in un dipinto di Andrea Lilli (1596).

Rocco, san (in sardo, Sant’Arroccu, Santu Roccu) Santo (Montpellier, 1295 ca.-?, 1327). Confessore, nacque a Montpellier in Francia da Libera e da `. Giovanni Rog governatore della citta Ventenne, distribuı` i suoi beni ai po` dignita ` e cariche allo zio veri, lascio materno Bartolomeo e partı` pellegrino per Roma. Dalla sua Vita anonima (sec. XV): «Pellegrino di messer Iddio. Statura poco sopra la media, volto breve e rotondo, occhi grandi e modesti, naso regolare, barba rossiccia, corta e poco folta, capelli crespi ricadenti in riccioli sulle spalle, dita lunghe e affusolate, un non so che di distinto in tutta la sua persona. Porta un cappello di feltro a base rialzata davanti, un lungo mantello verde agganciato al collo [che da lui ha preso il nome di sanrocchino o sarocchino] e ornato di conchi-

glie per attingere l’acqua, una tonaca rossa stretta alla vita con una correggia, gambali di stoffa, in mano un lungo bastone reggente una zucca per l’acqua, sulla spalla un sacco di tela ad armacollo. Giunto ad Acquapendente ` la [oggi in provincia di Viterbo] trovo ` all’assistenza peste e subito si dedico degli appestati, liberando in breve il luogo dal terribile male. Apostolo della ` , in fama di taumaturgo, continuo ` carita il suo viaggio, toccando e liberando ` dalla peste, compresa molte citta Roma, dove giunse nel 1317. Un cardinale, il solo rimasto a Roma, mentre gli altri si erano rifugiati ad Avignone, venne guarito all’istante dal santo. Dopo tre anni, nella strada del ritorno, a Piacenza, fu a sua volta colpito dalla ` in un bosco, vicino al Po, peste. Si ritiro riparandosi in una capanna di tronchi d’albero e pietrame, con il tetto di paglia e d’arbusti. Sarebbe morto di fame se il cane del nobile Gottardo Pallastrelli [o Pallostrelli], che aveva il castello a pochi chilometri dal suo rifugio, non gli avesse quotidianamente portato un pane. Un giorno il padrone volle seguire il proprio cane, sco` il santo nel caprendo ogni cosa. Porto ` e gli offrı` compagnia e stello, lo curo amicizia. Rocco guarı` e riprese il cammino verso la Francia. Ad Angera sul lago Maggiore venne arrestato come spia e gettato in prigione, morı` dopo cinque anni di reclusione». Non mancano le varianti della leggenda: dalla ` lo zio Bartolomeo, gli Francia arrivo ` la parte sinistra del petto, dove guardo portava impressa dalla nascita una croce rossastra, e lo riconobbe. Tornato in Francia, continuarono i miracoli. Oppure: tornato a Montpellier di` terziario francescano, i suoi mivento ` , morı` nella racoli non si contarono piu ` nel 1327. Reliquie traslate ad sua citta Arles, a Voghera e infine nella sua

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Rodriguez chiesa di Venezia (1485). Patrono dei viandanti, selciatori, farmacisti, protegge il bestiame, allontana le catastrofi naturali e il colera, con San Sebastiano invocato contro la peste fin dai primi del Quattrocento. In Sardegna Patrono di Seui. Il suo ` stato potenziato sotto i Piemonculto e tesi, di maestro sardo cinquecentesco una sua tela nella Pinacoteca Nazionale di Cagliari, del 1750 la sua chiesa di Cagliari, patrono secondario della diocesi di Bosa. Il detto cagliaritano: «Hat connotu Sant’Arroccu bendendi colostru» (Ha conosciuto San Rocco vendendo colostro), per uno avanti con gli anni, ma anche ironicamente per chi crede di sapere e non sa. [ADRIANO VARGIU]

Festa Si festeggia il 16 agosto.

Rocha Famiglia cagliaritana di origine catalana (secc. XIV-XVI). Le sue notizie risalgono al secolo XIV, quando, a partire dal 1360, alcuni dei suoi mem`. bri furono eletti consiglieri della citta Accumularono un considerevole patrimonio e nel corso del secolo XV un Arnaldo, chiamato a far parte del Consiglio minore di Cagliari per diversi anni, fu tra coloro che trassero mag` di comgiori utili dall’intensa attivita pravendita dei feudi di quegli anni. Egli infatti prestava ad alcune famiglie le somme necessarie all’acquisto del feudo, traendone notevoli utili. Nel 1497 fu ammesso allo Stamento militare durante il parlamento Dusay; un suo discendente, un Antonio, nel 1533 ottenne il riconoscimento della no` . La famiglia si estinse entro la bilta fine del secolo XVI.

Rocha, Andreotto Mercante e finan` sec. XIVziere (Cagliari, seconda meta ` sec. XV). Subito dopo la ivi, prima meta fine della guerra tra Aragona e Arborea, nel 1416 ottenne il feudo di Sibiola, ` completamente spopolato. allora gia

` lo rivendette ad Antonio Nel 1432 pero Bollax.

Rodero Riaza, Alicia Archeologa (n. Madrid, sec. XX). Lavora presso il Museo archeologico nazionale di Madrid; tra il 1981 e il 1982 ha preso parte a due campagne annuali di scavo a Tharros, come collaboratrice di Enrico Acquaro. Ha scritto sulle anfore di Tharros, Anfore del tofet di Tharros, ‘‘Rivista di Studi fenici’’, IX, 1981, e Anforas de la campan ˜ a 1981, in Tharros VIII, ‘‘Rivista di Studi fenici’’, X, 2, 1982.

Rodolfo Religioso (sec. XII). Vescovo di Dolia dal 1163 al 1206?. Personaggio di spicco, fu nominato vescovo di Dolia nel 1163 e resse la sua diocesi per molti anni. Durante il suo episcopato furono iniziati i lavori per la costruzione della cattedrale di San Pantaleo (1170); strenuo difensore dei diritti della diocesi, ` in conflitto con i Vittorini costrinentro gendo il pontefice a inviare in Sardegna l’arcivescovo di Pisa Villano.

Rodrigo de, Antonio Religioso (Spa` sec. XV-Santa Giusta gna, prima meta 1494). Vescovo di Santa Giusta dal 1489 al 1494. Sacerdote di grande cultura, baccelliere in Decretali e canonico di Calahorra. Nel 1489 fu nominato vescovo di Santa Giusta da papa Inno` la diocesi con cenzo VIII. Governo ` , probabilmente a grande difficolta ` avanzata. causa dell’eta

Rodriguez 1 Famiglia cagliaritana (secc. XVII-XIX). Le sue notizie risal` del secolo gono alla seconda meta XVII. Nel 1693 ottenne il cavalierato ereditario con un Salvatore, segretario della Governazione reale, che nel 1698 fu ammesso allo Stamento militare durante il parlamento Montellano; la sua discendenza si estinse nel 1804 con un Francesco.

Rodriguez2 Famiglia di Iglesias (sec. XVIII-esistente). Se ne ha notizia a par-

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Rodriguez tire dal secolo XVIII. Apparteneva alla borghesia e fu interessata alle prime concessioni di miniere; nel 1787 con un Pasquale ebbe il riconoscimento del cavalierato ereditario e della no` . I suoi discendenti continuarono bilta a risiedere a Iglesias e si divisero in alcuni rami, nel corso del secolo XX si trasferirono a Cagliari.

Rodriguez, Alberto Giornalista, musicista e musicologo (Cagliari 1941-ivi 1999). Esordı` giovanissimo in campo giornalistico, collaborando a diversi periodici tra cui ‘‘Rinascita Sarda’’ dal 1962. Negli stessi anni contribuı` come musicista alla formazione di alcuni gruppi jazz e si trasferı` a Parigi dove fece esperienze con Arrabal, Don` per due nesco e altri e dove collaboro ´ raianni al giornale ‘‘Nouvelles Litte res’’, partecipando intensamente, nel 1968, alle vicende culturali del Maggio ` la collaborafrancese. Al ritorno inizio zione con la RAI, in particolare con Radio Cagliari (ma il suo programma di maggior successo resta ‘‘Per voi giovani’’, una trasmissione dedicata alle avanguardie del jazz mondiale che andava in onda nel notturno di RAI-Radio Tre). Nella stessa Radio Cagliari ` come regista diversi programmi, curo fra cui uno sceneggiato ricavato da Un anno sull’Altipiano, la cui realizzazione piacque allo stesso Lussu, notoriamente molto esigente nell’occasione di queste rielaborazioni, e la ‘‘rivista’’ Controgiornale di Radio Sardegna di Michelangelo Pira, andata in onda fra il 1967 e il 1969. In quegli stessi anni fu anche apprezzato collaboratore della prestigiosa rivista ‘‘Musica jazz’’, in cui scrisse alcuni saggi di estetica musicale e numerosi articoli che lo fecero conoscere a livello interna` a far parte della zionale. Nel 1974 entro redazione de ‘‘L’Unione sarda’’ dove ` la pagina culturale, attiper anni curo

rando col suo carisma numerosi collaboratori. Nel 1985 divenne direttore editoriale del giornale e contribuı` anche al rinnovo degli impianti del quotidiano, sviluppandone in modo mirabile il sistema editoriale elettronico e costituendo il Centro Stampa: a questi stessi temi aveva dedicato la sua tesi di laurea in Storia del Giornalismo. Par` quindi alla gestione delle iniziatecipo tive di Nicola Grauso in Polonia (un’emittente televisiva e un quotidiano). Nel 1996 fu nominato condirettore dell’‘‘Unione sarda’’.

´ Luı´s ArchiRodriguez de Diego, Jose vista (n. Spagna, sec. XX). Direttore dell’Archivio storico generale di Simancas, nel 1984 ha preso parte al Seminario di studi sugli Atti dei Parlamenti sardi svoltosi a Cagliari, presentando una relazione su Fundos documentales sobre Cerden ˜ a en el Archivo general de Simancas, in Acta Curiarum Regni Sardiniae. Istituzioni rappresentative nella Sardegna medioevale e moderna. Atti del Seminario di studi, Cagliari 1984, I, 1986.

Roero di Cortanze, Bernardino Ignazio Religioso (Asti, fine sec. XVII-Novara 1750). Arcivescovo di Sassari dal 1730 al 1741. Era ufficiale di carriera, ma dopo aver guadagnato brillantemente una serie di meriti militari, en` in convento e si fece monaco captro puccino, diventando presto provinciale del Piemonte. Nel 1730 fu nomi` la nato arcivescovo di Sassari. Governo sua diocesi con grande fermezza. Nel 1741 fu trasferito a Novara.

Roero di Cortanze, Tommaso Ercole ´ di Sardegna (Torino 1661-ivi Vicere 1747). In carica dal 1727 al 1731. Marchese, diplomatico di carriera, fu impegnato in diverse delicate missioni durante la guerra di successione spagnola. Fu l’inviato di Vittorio Amedeo di Savoia a Londra nel 1719 per trattare

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Rogier il passaggio del Regno di Sardegna ai Savoia, in seguito fu nominato gover´ natore d’Alessandria e nel 1727 vicere ` l’isola fino al di Sardegna. Governo 1731. «Con lui – ha scritto Rossana Poddine Rattu – la finanza sarda riesce finalmente ad essere in attivo e poter dare inizio alla restituzione al Piemonte delle ingenti somme anticipate per il progresso dell’Isola». Nel 1729` il sistema monetario me1730 riordino ` un nuovo reggitallico dell’isola, creo mento «con l’ingiusto nome di ‘‘Sicilia’’», proseguı` senza tregua l’azione contro i banditi riuscendo a ridurne il ` l’indulto genumero (ma a nulla giovo nerale concesso nel 1730 da Carlo Emanuele III appena asceso al trono), propose la nomina di prestigiosi nobili sardi alla Camera regia. Nel 1731 fu sottoposto a un’inchiesta, ma venne prosciolto. Tornato in Piemonte, nel 1733 fu nominato governatore della cittadella di Torino e insignito del Collare dell’Annunziata.

Roero di Monticelli, Gennaro Vicere´ di Sardegna (Torino 1758-ivi 1846). In carica dal 1823 al 1825. Conte, ufficiale di carriera, giunse al grado di tenente ´ generale. Nel 1823 fu nominato vicere ` l’isola nel 1825. Dudi Sardegna, lascio rante il pur breve incarico, regola` il servizio delle esattorie nell’imento sola, abolı` molte esenzioni, diede im` iniziata nel pulso alla costruzione (gia 1822) della ‘‘strada reale’’ fra Cagliari e Porto Torres. Al ritorno in terraferma fu nominato gran maresciallo in seconda dell’ordine mauriziano.

Roffi, Giacinto Religioso (Mondovı` 1727-Iglesias 1789). Vescovo di Iglesias dal 1783 al 1789. Apparteneva all’ordine degli Agostiniani ed era un uomo di profonda cultura teologica. Chiamato a Roma, divenne vicario generale consultore della Sacra Congregazione dell’Indice. Nel 1783 fu nominato ve-

scovo di Iglesias; nella nuova diocesi ` per portare a termine il si adopero nuovo Palazzo vescovile.

Roger Famiglia di probabile origine catalana (secc. XV-XVIII). Proveniva dalla Baronia. Le notizie risalgono al secolo XV, quando i suoi membri risiedevano a Orosei, dove si imparentarono con i Guiso. A partire dal 1512 alcuni di loro ebbero ereditariamente gli uffici di maggiore del porto e di saliniere di Posada. Accumularono un discreto patrimonio e acquisirono molta considerazione sociale; agli inizi del secolo XVII si divisero in due rami. Quello di Pietro ottenne il riconosci` nel 1647 ma si mento della nobilta estinse poco tempo dopo; quello discendente da Ferdinando ottenne gli stessi privilegi nel 1645. Vennero ammessi allo Stamento militare durante il parlamento Lemos e presero parte a tutti gli altri parlamenti. Si estinsero agli inizi del XVIII.

Rogier, Francesco Luigi Ufficiale di carriera (Cagliari 1844-Torino 1916). Prese parte alla terza guerra di indi` alla pendenza e nel 1870 partecipo presa di Porta Pia, dove ottenne una medaglia d’argento. Nel 1893 fu pro` mosso generale e dal 1894 comando l’Accademia militare di Modena. Nel 1898 gli fu affidato il comando della divisione militare di Cagliari; nel 1915, promosso generale di corpo d’armata, si trasferı` a Torino dove morı` poco dopo nel 1916.

Rogier, Luigi Studioso di storia (n. Ca` stato gliari 1932). Laureato in Lettere, e professore di italiano e storia negli istituti secondari superiori. Studioso di storia moderna (in particolare della ` autore di alcuni interesSardegna), e santi saggi, tra cui Memoriale del re Ferdinando II riguardante alcuni problemi amministrativi della Sardegna 1491, ‘‘Cagliari economica’’, 8, 1961; due

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Rogier saggi Un progetto d’invio in Sardegna di prigionieri e disertori durante la prima guerra d’indipendenza e La Sardegna e il banditismo nel 1747 in una relazione della Reale Udienza, con annesso un prospetto per la repressione, entrambi in La Sardegna e il Risorgimento, 1962; Istruzioni di Ferdinando il Cattolico al vicere´ don Ignazio Lopez de Mendoza, in Studi storici e giuridici in onore di Antonio Era, 1963.

Rogier, Lussorio Religioso (Cagliari, ` sec. XVII-Alghero 1676). prima meta Vescovo di Alghero dal 1672 al 1676. Di` in utroque a venuto sacerdote, si laureo Bologna. In seguito fu parroco a Guasila, quindi nominato canonico della cattedrale di Cagliari. Nel 1672 divenne vescovo di Alghero. Nella nuova ` con grande energia. sede opero

Rogio Figoni, Quirico Letterato (Sas` sec. XVII-?). Cittadino sari, prima meta sassarese. Nel 1649 fece pubblicare il poemetto del padre Antonio Sortes ` e la carestia a Sassari nel sulla siccita ´n verdadera de las cosas 1648, Relacio maravillosas que sucedieron en la ciudad de Sacer en el an ˜ o 1648, stampato dalla tipografia di Gavino Seque nel 1649.

Roissard de Bellet, Jean Baptiste Scrittore di viaggi (Francia 1810-?, 1896). Il barone di Bellet giunse in Sar` del secolo degna nella seconda meta XIX per ricerche minerarie e si inte` alla storia dei nuraghi, scrivendo resso in un libro le proprie impressioni. Ma ` importante e ` quella cola sezione piu stituita dalle numerose foto che sono tra i primi documenti fotografici sull’isola di fine Ottocento. I loro originali, ` vol d’oiriprodotti ne La Sardaigne a seau en 1882, edito a Parigi da Plon nel `1884, sono conservati nella Bibliothe que nationale di Parigi (il libro speci` dal sottotitolo: fica i suoi contenuti gia

´ologie, ‘‘Son histoire, ses moeurs, sa ge ´ tallife `res’’). ses richesses me

Rojch Nobile famiglia aragonese (secc. XVII-XX). Trasferita in Sardegna agli inizi del secolo XVII con un Francesco, capitano delle armate reali, che nel 1619 fu nominato alcaide di Castelsardo; nel 1624 fu ammesso allo Stamento militare durante il parlamento Vivas. I suoi discendenti formarono due rami della famiglia e presero parte a tutti gli altri parlamenti: da un Giu` a seppe discese il ramo che continuo risiedere a Castelsardo e si estinse nel secolo XVIII; da un Giovanni Francesco discese invece il ramo che si trasferı` a Ozieri, imparentandosi con al` . Agli inizi deltre famiglie della nobilta l’Ottocento questo ramo si trasferı` a ` dai Sanjust i titoli Cagliari ed eredito di conte di San Lorenzo e di barone di Furtei, estinguendosi nella prima ` del secolo XX. meta

Rojch, Angelo Funzionario, uomo politico (n. Galtellı` 1935). Consigliere regionale, presidente della Regione, deputato al Parlamento. Dopo aver con` enseguito la laurea in Pedagogia e trato nell’amministrazione dello Stato. ` stato esponente Cattolico impegnato, e di punta della Democrazia Cristiana ` stato eletto consinuorese. Nel 1969 e gliere regionale del suo partito nel collegio di Nuoro per la VI legislatura e successivamente riconfermato per altre tre legislature fino alla IX (19841989). Dal gennaio 1977 al giugno 1979 ` stato assessore alla Sanita ` nelle due e giunte Soddu, e dal luglio 1982 al giugno 1984 presidente della Giunta regio` dimesso nale. Nel maggio del 1987 si e da consigliere regionale per candi` stato eletto darsi al Parlamento, ed e deputato per la X legislatura repubblicana.

Rojch de Candia, Luisa Gentildonna cagliaritana (secc. XIX-XX). Figlia di

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Rollo una sorella di Mario de Candia, scrittrice attenta e depositaria della memoria del grande cantante, ne scrisse in Mario de Candia, pubblicato a Cagliari nel 1910.

Rolandi, Giovanni Ingegnere (Milano ` stato per anni presidente 1898-1975). E del Sindacato meccanici e metallurgici; ha diretto la miniera di Montevec` interessato chio dal 1939 al 1946 e si e alla storia delle miniere in Sardegna, scrivendone in La metallurgia in Sardegna, 1974, e Ricordi della crisi mineraria degli anni Trenta in Sardegna, ‘‘L’Industria mineraria’’, 3, 1983.

Rolando, Luigi Studioso di anatomia e fisiologia (Torino 1773-ivi 1831). Dopo aver conseguito la laurea in Medicina, fu professore di Fisiologia e di Medicina teorico-pratica presso l’Univer` di Sassari dal 1804 al 1815, e quindi sita professore di Anatomia nell’Univer` di Torino, dove fondo ` e diresse il sita ` il Museo anatomico. A Sassari pubblico suo fondamentale Saggio sopra la vera struttura del cervello dell’uomo e degli animali e sopra le funzioni del sistema ` internervoso, che gli diede notorieta nazionale. Nel libro sono esposti i risultati delle ricerche che lo avevano portato alla scoperta delle ramificazioni cerebrali e dei processi fibrosi del cervello. La particolare scissura sulla faccia dei due emisferi cerebrali, ` conosciuta da lui studiata e descritta, e appunto come scissura di Rolando. Parlando nel 1866 del Teatro anatomico ` di Medicina, Pasquale della Facolta Tola ricorda che vi si custodivano le «forme plastiche in gesso lamelloso» che erano servite agli studi di L.R., che le aveva plasmate di propria ` di Sassari mano. Nel 1882 l’Universita ` una lapide per avere «illugli dedico strato per 13 anni» l’Ateneo sassarese, «iniziandovi, primo in Europa, gli esperimenti sulle localizzazioni cere-

brali, conquista imperitura della scienza».

Rollandi, Maria Stella Studiosa di storia economica (n. Genova 1948). Dopo ` dedicata all’insegnala laurea si e ` divenmento universitario. Nel 1980 e tata ricercatore di Storia economica e quindi professore associato. Attual` di mente insegna presso la Facolta ` di Genova. Economia dell’Universita Ha approfondito in particolare la storia delle miniere in Sardegna negli scritti La formazione della nuova Irlanda in Sardegna. Industria estrattiva e sottosviluppo (1848-1914), ‘‘Classe’’, 6, 1972; Industria mineraria e agricoltura in Sardegna (1922-1943), ‘‘Archivio sardo del movimento operaio contadino e autonomistico’’, 8-10, 1977; Le ` miniere di ferro in Sardegna dall’unita al 1939, ‘‘Ricerche storiche’’, VIII, 1, 1978; Miniere e minatori in Sardegna dalla crisi del dopoguerra alla nascita di Carbonia, 1981; Storia delle miniere dalle origini al 1943, in La Sardegna. Enciclopedia (a cura di Manlio Brigaglia), II, 1982; Il sistema Bedaux nelle miniere sarde della Pertusola, ‘‘Studi storici’’, XXVI, 1, 1985; Organizzazione del lavoro di miniera e condizione operaia tra le due guerre, in Le miniere e i minatori della Sardegna (a cura di Francesco Manconi), 1986.

Rollo, Piero Pugile (Cagliari 1927-?, 2001). Professionista dal 1955 al 1963 nella categoria dei pesi gallo, nel 1955 conquista il suo primo titolo italiano a Cagliari contro Roberto Spina. Tre anni dopo, in un memorabile incontro ` , toglie la che si svolge nella sua citta corona europea all’altro italiano Mario D’Agata. Dopo appena un anno perde il titolo e ricomincia da capo: un altro ` nuovamente campione itaanno ed e liano; nel 1961 ha addirittura la possi` di conquistare la corona monbilita diale contro Eder Joffre, ma perde l’in-

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Romagnani ` un anno piu ` tardi riconcontro. Si rifa quistando l’europeo a spese di Cossemyns, sconfitto per ko. Nel giro di pochi mesi perde e riconquista il titolo continentale contro il francese Halimi. Nel 1963, ultimo anno di una prestigiosa carriera, perde definitivamente il titolo in un drammatico incontro con l’altro francese Mimoun Ben Ali. [GIOVANNI TOLA]

Romagnani, Gian Paolo Storico (n. Torino 1957). Dopo la laurea ha intrapreso la carriera universitaria. Nel ` diventato ricercatore di Storia 1988 e moderna; attualmente insegna presso ` di Lettere dell’Universita ` di la Facolta Verona. Ha dedicato alla Sardegna due saggi, Un secolo di progetti e tentativi: il ‘‘Dizionario storico-geografico degli Stati sardi’’ da Carena a Casalis 17651856, ‘‘Rivista italiana’’, 2, 1983, e Il parere di Prospero Balbo sui diritti signorili in Sardegna (1818). Una proposta di riforma giuridica ed economica dei primi anni della Restaurazione, in Intel` in Sardegna tra restaulettuali e societa ` d’Italia (a cura di Girorazione e unita lamo Sotgiu, Aldo Accardo e Luciano Carta), II, 1991.

Romagnino, Antonio Scrittore, poeta, critico letterario (n. Cagliari 1917). Dopo aver conseguito la laurea in Let` tere nel 1939 a Cagliari, nel 1941 si e laureato anche in Scienze politiche. Combattente nella seconda guerra mondiale, fu fatto prigioniero di guerra durante la ritirata in Tunisia (febbraio 1943) e trasferito in campi di concentramento in Missouri e Nebraska, sino al 1945, dovendo affrontare l’aspra polemica che divise i prigionieri italiani sull’atteggiamento da assumere dopo l’8 settembre (l’espe` stata raccontata in un libro di rienza e memorie, Diario americano. Prisoner of War 1943-1945, pubblicato nel 2003). Al ` italiano e latino nei liritorno insegno

` cei cittadini, diventando uno dei piu prestigiosi animatori della vita culturale cagliaritana e partecipando al rinato dibattito politico come redattore` capo di ‘‘Rivoluzione liberale’’ (=). E stato per anni presidente dell’associazione culturale Amici del libro. Giornalista pubblicista dal 1972, collabora ormai da decenni con ‘‘L’Unione sarda’’ e con periodici nazionali e locali. Finissimo lettore di letteratura, tema preferito delle sue riflessioni e dei suoi ` diventata la sua citta ` natale, studi e che ha ‘‘raccontato’’ in molti volumi di ` stato consi`. E particolare intensita gliere nazionale e regionale di Italia ` recenti ha pubNostra. Negli anni piu blicato anche raccolte di liriche, spesso anche nel vernacolo cagliaritano, in cui la sua ispirazione di scrittore colto e raffinato mette a frutto le ` popolare, insuggestioni di una civilta tensamente frequentata fin dalla sua giovinezza di abitante di Castello e poi attentamente indagata come portatrice di una ‘‘idea della vita’’ che la ` sembra in procinto di perdere citta nella irrazionale assunzione del costume consumistico contemporaneo. La sua bibliografia di scrittore infaticabile conta un numero sterminato di articoli e saggi. Qui di seguito se ne ri` importanti: Il sesso degli cordano i piu angeli, ‘‘Rivoluzione liberale’’, 1947; Il romanzo dell’Uomo qualunque, ‘‘L’Unione sarda’’ 1974; L’ultima raffica `, del futurismo. Gli ultimi versi in liberta ‘‘L’Unione sarda’’, 1974; Avanguardia e poesia nella Cagliari degli anni 30, ‘‘L’Unione sarda’’, 1974; Cagliari a piedi ` del secolo, ‘‘L’Unione nella prima meta sarda’’, 1978; Un’isola una cultura, ‘‘L’Unione sarda’’, 1978; I grandi sardi in camicia nera, ‘‘L’Unione sarda’’, 1979; La storia delle banche a Cagliari. Il largo Carlo Felice nei primi anni del 1900, ‘‘L’Unione sarda’’, 1979; Cagliari:

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Romana Marina. Memorie e immagini per il recupero del vecchio quartiere, 1981; Cagliari: Castello. Passato e presente di un centro storico, 1982; Il territorio come cultura, in La Sardegna. Enciclopedia (a cura di Manlio Brigaglia), I, 1982; Una capitale tra regionalismo e cosmopolitismo, in Cagliari tra memoria e anticipazione, 1985; Le miniere nelle memorie dei viaggiatori, in Le miniere e i minatori della Sardegna (a cura di Francesco Manconi), 1986; La cultura, in Dentro Castello, 1986; I poeti del 179396, ‘‘Archivio sardo del movimento operaio contadino e autonomistico’’, 32-34, 1990; Guida di Cagliari (con Ludovica Romagnino), 1992; Giuseppe Sanna Sanna: un personaggio di primo piano dell’Ottocento Sardo, ‘‘Almanacco di ` , in I Cagliari’’, 1992; La cagliaritanita cagliaritani illustri, I, 1993; Giorni e stagioni, 1995; Torri e mare, 1995; Farfalle e altro, 1997; Is launeddas e Sant’Efis, in Launeddas. La storia, i protagonisti, la discografia, 1997; Passeggiate cagliaritane, 1997; Chicchi di melagrana, 1999; Epigrammi di Stefano, 2000; La mano sul mento, 2001; Ne´ morsi ne´ carezze, epigrammi, 2002; Nuove passeggiate cagliaritane, 2002.

Romagnino, Ludovica Intellettuale ` (n. Cagliari 1955). Figlia di Antonio, e funzionario presso l’Ente Lirico cagliaritano. Attenta conoscitrice dei ` problemi della cultura cagliaritana, e giornalista pubblicista dal 1990. Tra i suoi scritti: I passatempi nei teatri cittadini, ‘‘Almanacco di Cagliari’’, 1990; Guida di Cagliari (con Antonio Romagnino), 1996; La battaglia delle dame cagliaritane per assicurarsi i palchi a teatro, ‘‘Almanacco di Cagliari’’, 1992; La moda a Cagliari tra la fine dell’Ottocento e la seconda guerra mondiale, ‘‘Almanacco di Cagliari’’, 1993.

Romana Comune della provincia di ` Sassari, compreso nella I Comunita

montana, con 604 abitanti (al 2004), posto a 267 m sul livello del mare a oriente del lago artificiale del Temo. Regione storica: Bosa o Monteleone. Diocesi di Alghero-Bosa. & TERRITORIO Il territorio comunale, di forma grosso modo romboidale, si estende per 21,63 km2 e confina a nord con Villanova Monteleone, a est con Thiesi, a sud con un’isola amministrativa di Cossoine e a ovest con Monteleone Rocca Doria. Si tratta di una regione di colline al confine tra il Logudoro e il Bosano. A occidente del paese scorre il rio Melas, un tempo affluente del Temo e oggi immissario del lago omonimo. Le comunicazioni sono assicurate da una strada secondaria che si distacca a nord dalla statale 131 bis, nei pressi di Ittiri, e nel paese e nelle sue vicinanze si connette con altre strade provenienti rispettivamente da Thiesi, da Giave, da Mara e da Villanova Monteleone. & STORIA Nel territorio si conservano nuraghi e altre testimonianze della ` dell’insediamento delcontinuita ` di origine l’uomo. Il villaggio attuale e medioevale, apparteneva al giudicato di Torres ed era incluso nella curatoria del Monteleone che, a partire dal se` a far parte dei possedicolo XIII, entro menti dei Doria. Estinta la famiglia giudicale, il villaggio fu incluso nel piccolo stato che essi costituirono nella Sardegna nord-occidentale. Dopo la conquista aragonese, quando i Doria si ribellarono agli invasori, il suo territorio divenne teatro delle guerre tra gli stessi e Aragona e poi contro gli Arborea e subı` gravi danni. Dopo la caduta ` a ridel giudicato d’Arborea continuo ` Doria manere in possesso di Nicolo fino al 1436 quando, con la distruzione del castello di Monteleone, l’antica cu` nelle mani degli Aragoratoria passo nesi che lo divisero tra coloro i quali

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Romana avevano contribuito alla conquista. R. fu incluso nei territori toccati a Sassari ` nel 1537 vene Alghero che le due citta `. Nel corso dei dettero a Bernardo Simo ` secoli successivi il villaggio dai Simo ` ai Carrillo e da questi ultimi ai passo Rocamarti che si estinsero nel 1702. Dopo una lite col fisco, R. nel 1712 ` a Domenico Brunengo la cui dipasso scendenza maschile si estinse nel 1775; ` allora a Giovanna Carcassona R. passo con cui gli abitanti non ebbero un felice rapporto e nel 1796 presero parte ai moti antifeudali. Nel 1821 fu incluso nella provincia di Alghero e nel 1838 si ` dal vincolo feudale. Vittorio Anlibero gius ha lasciato una vivida testimonianza: «Agricoltura. Sebbene le terre coltivabili sieno larghissime, e la natura delle medesime comodissima per molte produzioni; non pertanto pic` l’area coltivata, in ragione della cola e coltivabile, e trascurata la coltura di molti generi che vi verrebbero felice` maggiore mente. L’area coltivata non e di starelli 1500, e quella che produce ` piu ` che tre quinti annualmente non e ` starelli 900, comdella medesima, cioe presevi tutte le vigne e i giardini prossimi all’abitato. La seminagione ordi` computare di starelli 350 naria si puo di frumento, 100 d’orzo, 60 di fave, 30 di legumi, 30 di lino, 25 di meliga. La produzione, se le condizioni atmosferiche ` notevole; e sarebbe sieno favorevoli e anche di molto maggiore, se si sapesse ` diligenmeglio l’arte e si studiasse piu ` temente dell’opera. L’orticoltura non e molto curata. La viticoltura praticata con poca intelligenza, onde dipende la ` del prodotto. I fruttiferi poca bonta sono in notevole numero; ma si vede ´ non pertanto la poca industria, perche certe specie utilissime non furono ancora introdotte. Pastorizia. La regione ` ben idonea alla educazione del bee stiame; ma questo non ha persuaso an-

cora ai romanesi a profittare de’ pascoli. Il bestiame manso numera i seguenti capi, buoi per l’agricoltura 100, cavalli e cavalle 45, giumenti 60, majali 80. Nel bestiame rude sono vacche 150, cavalle 60, capre 400, pecore 2000, porci 500». Quando nel 1848 furono eliminate le province, R. fu incluso nella divisione amministrativa di Sassari e dal 1859 della ricostituita provincia di Sassari. & ECONOMIA Le attivita ` di base della sua economia sono l’allevamento del bestiame, in particolare di ovini, bovini e suini e in misura minore di caprini ed equini; e l’agricoltura, in particolare la cerealicoltura, l’orticoltura, la viticoltura e la frutticoltura. Negli ultimi decenni si sta sviluppando an` industriale che una modesta attivita ` modenei settori alimentare e edile. E stamente organizzata la rete di distri` colbuzione commerciale. Servizi. R. e legato da autolinee agli altri centri della provincia. Dispone di stazione dei Carabinieri, guardia medica, farmacia, scuola dell’obbligo, sportello bancario. Possiede una Biblioteca comunale. & DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 635 unita di cui maschi 313; femmine 322; famiglie 247. La tendenza complessiva rivelava una diminuzione della popolazione con morti per anno 12 e nati 3; cancellati dall’anagrafe 12 e nuovi iscritti 11. Tra i principali indicatori economici: imponibile medio IRPEF 14 974 in migliaia di lire; versamenti ICI 246; aziende agricole 99; imprese commerciali 29; esercizi pubblici 5; esercizi al dettaglio 6. Tra gli indicatori sociali: occupati 173; disoccupati 24; inoccupati 40; laureati 9; diplomati 35; con licenza media 203; con licenza elementare 206; analfabeti 49; automezzi circolanti 233; abbonamenti TV 205.

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Romangia PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il territorio conserva numerose testimonianze archeologiche a partire dal periodo prenuragico; in particolare le domus de janas di Chisternas, Monte Fenosu, Santu Iorzi, Sos Aladervos. Del periodo nuragico conserva i nuraghi Cuguttu, Iscora, Mandra ’e Sa Giua, Mastru Bachis, Montigiu, Pibirra, Santa Maria S’Ispidale, Santu Iagu, Selvina, Suezzones, Su Muttigu, Su Pradu, Trigiadas. & PATRIMONIO ARTISTICO E CULTU` interessante del RALE L’edificio piu ` la chiesa di Santa Macentro storico e ria degli Angeli, parrocchiale costruita nel secolo XVI in forme tardogotiche e radicalmente rimaneggiata nel corso del secolo XVIII. Ha un impianto a una navata completato da cappelle laterali e dal presbiterio che conserva le ` originarie forme gotiche. La facciata e stata radicalmente rifatta nel secolo ` completato dal camXVIII, l’edificio e panile a canna quadrata sormontato da una cuspide. Al suo interno conserva un altare maggiore in marmo e alcuni altari lignei e statue del Seicento. Altra ` quella di Santa interessante chiesa e Croce, costruita nel secolo XVI in forme tardogotiche e successivamente rimaneggiata. Ha l’impianto a una navata arricchito da cappelle laterali e dal caratteristico presbiterio. Al suo interno conserva un antico altare in tufo rosa. A qualche chilometro dal centro abitato sorge la chiesa di San Lussorio, ricavata in una grotta dove si dice che il santo si fosse nascosto per sette anni per sfuggire ai suoi nemici. All’interno si trova una fonte che viene considerata miracolosa. Nell’avancorpo ha un lungo porticato costruito nel secolo XVII. Il 21 agosto vi si svolge ` la festa. con particolare solennita & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI La festa che meglio rispecchia il patrimo&

`e ` nio delle tradizioni della comunita quella di San Lussorio che si apre con una veglia di preghiera nella notte del 20 agosto e prosegue il 21 con un nutrito programma di manifestazioni.

Romangia Curatoria situata nel giudicato di Torres. Si stendeva per 98 km2 su un territorio fertile e densamente popolato, situato a nord di Sassari. Confinava con la Fluminargia e comprendeva i villaggi di Sorso, Sennori, Otheri, Gennor, Uruspe, Gerito, Taniga, Settepalme, Erti, Plaiano, Querqui, Domusnovas, Soranna, Tavera. Dopo l’estinzione della famiglia giudicale fu amministrata direttamente dal Comune di Sassari tramite un funzionario che portava il titolo di Rettore della R.. Subito dopo la conquista catalano-aragonese, i nuovi venuti, senza tener conto della situazione, dopo la ribellione di Sassari presero a dividerne il territorio in piccoli feudi, di cui gli investiti ebbero peraltro un possesso precario a causa della situazione di continua guerriglia provocata da Sassari e dai Doria che vi facevano continue incursioni. Dopo la campagna di Raimondo Cardona nel 1330, la R. sem` pacificata e il sistema di feudi vi fu bro completamente sviluppato. Scoppiata, `, di lı` a poco la guerra tra Genova e pero l’Aragona, i Doria ripresero a devastare il territorio: nel 1334 Sorso fu assalita e semidistrutta dagli abitanti di Castelgenovese (l’attuale Castelsardo). ` la seQuando poi, nel 1347, scoppio conda ribellione dei Doria, la R. fu percorsa da eserciti in armi che la devastarono ulteriormente. La sua situazione ` nei decenni successivi non miglioro nel periodo delle guerre tra Arborea e Aragona. Occupata stabilmente dalle ` a essere teatruppe giudicali, continuo ` in tro di operazioni militari e torno mani aragonesi solo nel 1420 dopo la partenza del visconte di Narbona. Ne-

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Romani gli anni successivi tutto il suo territo`a rio, grandemente danneggiato, entro far parte del feudo di Sorso e ne condivise le vicende fino al riscatto dei feudi.

` Felice Romani – Ritratto del letterato in eta matura.

Romani, Felice Letterato (Genova 1788-Moneglia 1865). Amico di Vincenzo Monti, fu direttore della ‘‘Gazzetta del Piemonte’’. Ha al suo attivo una monografia, Il re Carlo Alberto legislatore, stampata a Cagliari dalla So` Tipografica nel 1848. cieta

Romanico in Sardegna La Sardegna ` vantare una notevole presenza delpuo l’architettura romanica sul suo territo` consirio. Essa rappresenta la parte piu stente e meglio studiata del suo patrimonio artistico. La vicenda dell’arte ro` legata alle vimanica in Sardegna e cende dei quattro giudicati in cui l’isola fu divisa nel corso del Medioevo, ciascuno dei quali fu aperto a esperienze culturali diverse. In ordine di tempo le prime testimonianze del r. sono indicate nel giudicato di Torres: a comin` del secolo XI ciare dalla seconda meta esso si sovrappose bruscamente a pre-

` cedenti strutture bizantine o si sviluppo in forme originali e autonome in concomitanza con l’apertura dei giudicati sardi all’influenza occidentale, all’affermarsi in Sardegna dei grandi ordini religiosi e all’intensificazione dei legami fra la Chiesa sarda e la Chiesa romana. Fiorı` con un apporto culturale estremamente diversificato nei secoli successivi fino al secolo XIII. Nel corso del secolo XIII, pur nel permanere dei caratteri strutturali del r., in alcuni edifici si nota una lenta transizione a forme ` si afferma definidi un gotico che pero tivamente soltanto nel secolo XIV con edifici dovuti ai catalano-aragonesi. In particolare gli edifici di arte romanica in Sardegna sono: Anela, chiesa di Santa Maria, costruita prima del 1162; Ardara, chiesa di Santa Maria del Regno, costruita nel secolo XI, in forme romanico-pisane; chiesa di San Pietro, co` del secolo XII; struita nella prima meta Banari, chiesa di Santa Maria di Cea, ` del secolo XII; Barucostruita a meta mini, chiesa di San Nicola, costruita ` del secolo XIII; nella seconda meta chiesa di San Giovanni, costruita nella ` del secolo XIII; Benetutti, seconda meta chiesa di San Saturnino, costruita nella ` del secolo XII; Bidonı`, seconda meta ` chiesa di San Pietro, costruita a meta del secolo XII; Bisarcio, cattedrale di Sant’Antioco, iniziata alla fine del secolo XI e poi ancora ripresa nel 1153 e nel 1174; Bonarcado, chiesa di Santa Maria, ultimata prima del 1146 da maestranze toscane e ristrutturata nel 12421268 da maestranze iberiche di cultura araba; Borutta, basilica di San Pietro di Sorres, costruita tra il secolo XI e il XII e completata 1170-1190; Bono, chiesa di San Gavino di Lorzia, costruita nella se` del secolo XII; Bonorva, conda meta ` chiesa di San Lorenzo, costruita a meta del secolo XII, restaurata nel 1982; Bosa, chiesa di San Pietro extramuros

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Romanico in Sardegna costruita tra il 1073 e il 1147; castello di Serravalle, costruito tra il secolo XII e il XIV; Bulzi, chiesa di San Pietro delle Immagini, costruita agli inizi del secolo XII; Bultei, chiesa di San Saturnino di Usolvisi, costruita prima del 1163; Burgos, castello del Goceano, costruito tra il secolo XII e il XIII; Cabras, chiesa di San Giovanni di Sinis, ristrutturata alla fine del secolo XI se su un edificio del secolo VII; Cagliari, nella basilica di San Saturnino (sec. V) interventi dei Vittorini tra il 1089 e il 1119 che trasformarono la chiesa in forme romaniche realizzate da maestranze provenzali; chiesa di San Lorenzo, costruita nel secolo XII; chiesa di San Pietro dei pescatori, costruita nell’ultimo quarto del secolo XIII; chiesa di San Pancrazio, costruita nel primo quarto del secolo XII; chiesa di Santa Maria del Porto, co` del XII, ultistruita nella prima meta mata nel secolo XIII; torri di San Pancrazio e dell’Elefante, costruite nel secolo XIII e in seguito profondamente modificate; castello di San Michele, costruito nel secolo XIII; Capoterra, chiesa di Santa Barbara, costruita nel 1290; Cargeghe, chiesa di Santa Maria ` ’e Contra, costruita nella seconda meta del secolo XII; Chiaramonti, chiesa di Santa Maria di Orria Piccinna, costruita dopo il 1205; chiesa di Santa Giusta, costruita agli inizi del secolo XIII dai Camaldolesi; Decimomannu, chiesa di Santa Greca, costruita nel secolo XI; Decimoputzu, chiesa di San Giorgio, costruita dopo il 1089; Dolianova, chiesa di San Pantaleo, costruita in tre fasi tra il secolo XII e il XIII da maestranze che si ispirarono a modelli romanico-pisani nel primo intervento e alla cattedrale di Cagliari nel secondo intervento, da maestranze franco-gotiche nel terzo (1261-1289); Domusnovas, chiesa di Santa Barbara, costruita nel primo quarto del secolo XIV, poi profonda-

mente modificata; Elmas, chiesa di Santa Caterina di Semelia, costruita nel secolo XII; Florinas, chiesa di Sant’Antonio Abate, costruita nel secolo XIII; Fordongianus, chiesa di San Lussorio, costruita dai Vittorini sopra un martyrium del secolo V tra il secolo XI e il XII, completata nel secolo XIII; Furtei, chiesa di San Marco, costruita nell’ultimo quarto del secolo XIII; Galtellı`, costruita prima del 1138, conserva nel suo interno un ciclo di affreschi; Gesico, chiesa di Santa Maria, costruita prima del 1305; Ghilarza, chiesa di San Palmerio costruita tra il 1220 e il 1225; chiesa di San Serafino, costruita alla fine del secolo XIII; Guamaggiore, chiesa di San Pietro, costruita nell’ultimo quarto del secolo XIII; Guasila, chiesa di Santa Maria di Bangio, costruita nella se` del secolo XIII; Iglesias, conda meta chiesa di Santa Chiara, costruita tra il 1284 e il 1288; Ittireddu, chiesa di Santa ` del Croce, costruita nella prima meta secolo XIII; chiesa di San Giacomo, co` del secolo struita nella prima meta XIII; Ittiri, chiesa di Nostra Signora di Paulis, costruita nel secolo XII dai Cistercensi; chiesa di Santa Maria di Co` del secolo XIII dai ros, costruita a meta Cistercensi; chiesa di San Leonardo di ` del Cuga, costruita nella seconda meta secolo XII; Las Plassas, castello di Marmilla, costruito nell’ultimo quarto del secolo XIII; Luogosanto, chiesa di San Leonardo di Balaiana, costruita nel terzo quarto del secolo XII; Macomer, chiesa di Santa Maria, costruita nella ` del secolo XII; Maracalagoprima meta nis, chiesa di Santa Maria Assunta, costruita dopo il 1237; chiesa di Santa Ma` ria d’Itria, costruita nella seconda meta del secolo XIII; Martis, chiesa di San ` Leonardo, costruita nella prima meta del secolo XII; Massama, chiesa di San ` del Nicola, costruita nella prima meta secolo XIII; Masullas, chiesa di San

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Romanico in Sardegna ` Leonardo, costruita nella seconda meta del secolo XIII su un edificio precedente riconducibile al secolo XII; Milis, chiesa di San Paolo, iniziata tra il 1140 e il 1150 e completata nel 1200 e con parti romaniche; Monastir, chiesa di Santa ` del Lucia, costruita nella seconda meta secolo XIII; Monteleone Rocca Doria, chiesa di Santo Stefano, costruita nella ` del secolo XIII; chiesa di seconda meta Sant’Antonio, costruita nella prima ` del secolo XIII; Nora, chiesa di meta Sant’Efisio, costruita dai Vittorini nel secolo XI; Norbello, chiesa di Santa Maria della Mercede, costruita tra la se` del secolo XII e il secolo conda meta XIII; chiesa dei Santi Quirico e Giu` del secolo XII; ditta, costruita a meta Olbia, cattedrale di San Simplicio, iniziata nel secolo XI e completata tra il 1110 e il 1120; Ollastra Simaxis, chiesa di San Pietro, costruita nella seconda ` del secolo XII; Olmedo, chiesa di meta Nostra Signora di Talı`a, costruita nel secolo XII; Onanı`, chiesa di San Pietro, ` del secolo costruita nella seconda meta XII; Oristano, torre di San Cristoforo, costruita nel 1290; Orotelli, chiesa di San Giovanni Battista, costruita nel secolo XII; chiesa di San Pietro di Ollin, costruita dopo il 1139; Oschiri, chiesa di Nostra Signora di Castro, costruita agli inizi del secolo XII; chiesa di San Demetrio, costruita prima del 1168; chiesa di ` del Santa Maria di Otti, costruita a meta secolo XII; Osilo, chiesa di Santa Maria ` de Iscalas, costruita nella seconda meta del secolo XII, in rovina; chiesa di Santa Maria di Sassalu, costruita nell’ultimo quarto del secolo XIII, in rovina; Ossi, chiesa di San Silverio, costruita nella ` del secolo XII, in rovina; seconda meta chiesa di Sant’Antonio di Briave, co` del secolo struita nella seconda meta XII; chiesa di Santa Margherita, co` del secolo struita nella seconda meta XIII; Ottana, chiesa di San Nicola, ter-

minata nel 1160; Ozieri, chiesa di San Nicola di Guzule, costruita nell’ultimo quarto del secolo XIII; Perdaxius, chiesa di San Leonardo, costruita nella ` del secolo XIII; chiesa di seconda meta San Giacomo, costruita nella seconda ` del secolo XIII; Perfugas, rovine meta della chiesa di Santa Maria, costruita prima del 1160; chiesa di Santa Vittoria di Gavazana (frazione di Erula), costruita prima del 1170 e completata nel secolo XIII; Ploaghe, chiesa di San Michele di Salvenero, costruita nel secolo XII; chiesa di Sant’Antonio di Salvenero, costruita agli inizi del secolo XIII; Porto Torres, basilica di San Gavino, costruita tra il 1065 e il 1111; Posada, castello della Fava, costruito nel secolo XIII; Quartu Sant’Elena, chiesa di San Pietro in Ponte, costruita nel secolo XII e ristrutturata nel secolo XIII in forme che preludono al gotico; chiesa di Santa Maria di Cepola, costruita dopo il 1089; chiesa di San Forzorio, co` del secolo struita nella seconda meta XIII; chiesa di Sant’Agata, costruita a ` del secolo XII, modificata nel semeta colo XIV; Quartucciu, chiesa di Sant’Efisio, costruita nell’ultimo quarto del secolo XIII; Quirra, chiesa di San Nicola, costruita in cotto tra la fine del XII e gli inizi del secolo XIII; Rebeccu, chiesa di San Lorenzo, costruita nel secolo XII in forme romanico-toscane; Saccargia, ba` , cosilica della Santissima Trinita struita nel 1116, ampliata tra il 1180 e il 1200, all’interno affreschi e vicino alla chiesa rovine del convento; Samassi, chiesa di San Gemiliano, del secolo XII, e rovine del convento; San Giovanni Suergiu, rovine della chiesa di Santa Maria di Palmas, costruita prima del 1066; rovine della chiesa di San Giovanni, costruita nel primo quarto del secolo XIV; San Vero Milis, Santa Sofia di Santa Eru, costruita nel primo quarto del secolo XIII; Sant’Antioco, chiesa di

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Romanico in Sardegna Sant’Antioco, costruita tra il secolo XI e il XII su un edificio dei secoli V-VI; Santa Giusta, basilica di Santa Giusta, del secolo XI-XII; Santa Maria Coghinas, chiesa di Santa Maria, costruita tra il 1100 e il 1120; Sardara, castello di ` Monreale, costruito nella seconda meta del secolo XIII; Sarroch, chiesa di Sant’Antonio, costruita tra la fine del XIII e gli inizi del secolo XIV; Sassari, chiesa di San Michele di Plaiano, costruita nel secolo XI; chiesa di Santa Barbara di Li Punti, costruita prima del 1280; chiesa di Sant’Antonio di Noi Noi, costruita ` del secolo XIII; chiesa nella prima meta di San Michele di Murusas, costruita ` del secolo XIII; chiesa nella prima meta di Santa Maria e Santa Margherita de lo ` del seArdo, costruita nella prima meta colo XIII, in rovina; chiesa di San Pietro ` del di Silki, costruita nella prima meta secolo XIII, successivamente rimaneggiata; chiesa di San Nicola, cattedrale, ` del secolo costruita nella seconda meta XIII, rimaneggiata nei secoli successivi; chiesa di San Quirico, costruita ` del secolo XII; nella seconda meta chiesa di San Biagio, costruita nella se` del secolo XIII; Sedini, conda meta chiesa di San Nicola di Silanis, costruita nel secolo XII; chiesa di San ` Pancrazio di Nursi, costruita a meta del secolo XII; Segariu, chiesa di Sant’Antonio, costruita nell’ultimo quarto del secolo XIII; Selargius, chiesa di San Giuliano, costruita tra il secolo XII e il XIII; chiesa di San Lussorio, costruita nel secolo XII, in rovina; Semestene, chiesa di San Nicola di Trullas, costruita nel 1113, all’interno conserva affreschi; Seneghe, chiesa di San Pietro ` del seMilis Piccinnu, costruita a meta colo XIII; Senorbı`, Santa Maria di Segolai, costruita nell’ultimo quarto del secolo XIII; Serdiana, chiesa di Santa Maria di Sibiola, costruita tra il 1120 e il 1130 dai Vittorini; Serrenti, chiesa di

Santa Vitalia, costruita nell’ultimo quarto del secolo XIII; Sestu, nell’abitato chiesa di San Salvatore, seconda ` del secolo XII; chiesa campestre meta di San Gemiliano, costruita nel secolo XIII; Settimo San Pietro, chiesa di San ` Giovanni, costruita nella seconda meta del secolo XIII; Siddi, chiesa di San Michele, costruita nell’ultimo ventennio del secolo XIII; Sietefuentes, chiesa di ` del seSan Leonardo, costruita a meta colo XII, riadattata nel secolo XIV; Silanus, chiesa di Santa Sabina, ristrutturata in forme romaniche nel secolo XI; chiesa di San Lorenzo, costruita nella ` del secolo XII dai Cisterseconda meta censi; Siligo, chiesa di Sant’Elia di Montesanto, costruita nel secolo XI; chiesa di Santa Maria di Bubalis (Mesumundu), edificio del secolo VI completato in forme romaniche nell’XI; chiesa di San Pietro, costruita nel secolo XII, in rovina; Siliqua, castello di Acquafredda, costruito nel terzo quarto del secolo XIII; Sindia, chiesa di Santa Maria di Corte, costruita nel secolo XII; chiesa ` del sedi San Pietro, costruita a meta colo XII; chiesa di San Pietro, costruita nel secolo XII dai Cistercensi; Solarussa, chiesa di San Gregorio Magno, costruita nel secolo XII; Sorradile, chiesa di San Nicola di Nurozo, co` del secolo XII; Suelli, struita a meta chiesa di San Pietro, costruita nella se` del secolo XIII, con il camconda meta panile, rimaneggiata nei secoli successivi; Tergu, chiesa di Santa Maria, costruita nel secolo XII, rovine del convento; Terralba, chiesa di San Pietro, costruita in forme romaniche nel secolo XII, fu demolita nel 1821; Tissi, chiesa di Sant’Anastasia, costruita nel secolo XI e ristrutturata nel secolo XVII; chiesa di Santa Vittoria, costruita nel secolo XII e ristrutturata nel secolo XVII; oratorio di Santa Croce, costruito nel secolo XII e inglobato nella parroc-

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Romano chiale; Torralba, chiesa di Sant’Andrea, ` del secolo XI; chiesa di costruita a meta Santa Maria di Capuabbas, costruita tra ` del XII e la seconda la seconda meta ` del secolo XIII; Tratalias, chiesa meta di Santa Maria, edificata nel secolo XIII da maestranze locali; Tula, chiesa di Santa Maria, costruita prima del 1175; Usellus, chiesa di Santa Reparata, costruita nel secondo quarto del secolo XII, completamente ristrutturata nel XVIII; Usini, chiesa di San Giorgio di Oleastreto, costruita nella seconda ` del secolo XII; chiesa di Santa Mameta ` del ria, costruita tra la seconda meta XIII e il primo quarto del secolo XIV; Ussana, chiesa di San Saturno, costruita nel secolo XI dai Vittorini; Uta, chiesa di Santa Maria, costruita in forme romanico-pisane entro la prima ` del secolo XII; Viddalba, chiesa di meta San Giovanni, rovine; Villamar, chiesa di San Giovanni di Mara Arbarei, co` del secolo struita nella seconda meta XIII; chiesa di San Pietro, costruita ` del secolo XIII; Vilnella seconda meta lamassargia, chiesa tardoromanica di San Ranieri, costruita nel secolo XIV e largamente rimaneggiata; chiesa di Santa Maria ad Nives, costruita nel secolo XIII e largamente rimaneggiata; Villa San Pietro, chiesa di San Pietro, ` del secolo costruita nella seconda meta XIII; Villaspeciosa, chiesa di San Platano, costruita dai Vittorini nella prima ` del secolo XII con maestranze prometa venzali; Zeddiani, chiesa di Sant’Anto` del senio, costruita nella prima meta colo XIII; Zerfaliu, chiesa di San Gio` del sevanni, costruita nella prima meta colo XIII e ampliata nei secoli successivi; Zuri, chiesa di San Pietro, costruita nel 1291 da Anselmo da Como in forme romanico-lombarde.

Romano, David Storico (n. Spagna, sec. ` di XX). Professore presso l’Universita Barcellona, nel 1990 ha preso parte ai

lavori del XIV Congresso di storia della Corona d’Aragona svoltisi ad Alghero, in cui ha presentato una comunicazione sugli Ebrei in Sardegna 1335-1445, ora negli Atti del XIV Congresso di storia della Corona d’Aragona, III, 1996.

Romano, Ferdinando Religioso (Sara` sec. XV-Oristano gozza, prima meta 1492). Arcivescovo di Oristano dal 1485 al 1492. Divenuto sacerdote, si pose in evidenza per il grande fervore, nel 1485 fu nominato arcivescovo di Oristano. Giunto nella sua sede, si impe` nella riforma dell’organizzazione gno della diocesi.

Romano, Giuliano Archeoastronomo (n. sec. XX). Nel 1989 ha partecipato al Colloquio internazionale di archeologia e astronomia svoltosi a Venezia, dove ha presentato una relazione Astronomical orientations of Monte d’Accoddi (con F. Proverbio e A. Aveni), ora in ‘‘Archeologia e Astronomia’’, supplemento alla ‘‘Rivista di Archeologia’’, 1991.

Rombi, Bruno Scrittore (n. Calasetta ` trasferito a Genova 1931). Nel 1960 si e dove risiede e dove svolge un’intensa ` anche come giornalista. Ha inattivita fatti, per anni, curato il supplemento letterario de ‘‘Il Lavoro’’ di Genova e ha collaborato con riviste letterarie di ` autore di numerosi rilievo nazionale. E romanzi e raccolte di versi, tradotti in diverse lingue, per i quali ha ottenuto prestigiosi riconoscimenti. Tra i suoi scritti: Canti per un’isola, versi, 1980; Sebastiano Satta. Vita e opere, 1983; Un anno a Calasetta, 1989; Salvatore Cambosu, cantore solitario, 1992; Otto tempi per un presagio, 1998; Sardegna, madre di pietra, 2000; A Costantino Nivola, versi, 2001; Un battello fantasma, 2001; ˆ dese ´dda, versi in dialetto di Vuxe de Ca Calasetta, 2002; Una donna di carbone, romanzo, 2004.

Rombi, Guido Storico (n. Tempio Pausania 1965). Bibliotecario dal 1992

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Romero i Frias presso la Biblioteca comunale di Tempio, dottore di ricerca in Storia sociale e religiosa dal 1997. I suoi studi riguardano la storia politica e religiosa della ` contemporanea: La Sardegna nell’Eta cultura cattolica e la DC in Sardegna. Dalla caduta del fascismo al 18 aprile 1948, 1995; Tempio nelle guide di viaggio ` imponente e cupa, dell’Ottocento. Citta ‘‘Almanacco gallurese’’, 2001-2002; ` a Sassari dal 1931 al Chiesa e societa 1961. L’episcopato di Arcangelo Mazzotti, 2000; Don Enea Selis, un protagonista sardo del ’900, 2002; Il tenente Scopa (Alfredo Graziani) e l’amico Emilio Lussu, ‘‘Almanacco gallurese’’, 2002` in Sardegna tra gli 2003; Chiesa e societa anni Venti e gli anni Cinquanta, in Albino Morera. L’uomo e il pastore nel contesto socio-religioso della diocesi di Tempio-Ampurias, 2004; Il riformista. Claudio Demartis e il socialismo a Tempio e in Gallura. Una storia da rivedere e ancora da scrivere, ‘‘Almanacco gallurese’’, 2005-2006; Gli anni difficili 1944-1949. La provincia di Sassari nelle relazioni dei prefetti, 2006. Nel 2002 ha curato la prima ristampa dell’opera di Silla Lissia La Gallura. Studi storico-sociali, uscita nel 1903.

Rombi, Paride Magistrato, scrittore (Calasetta 1921-Napoli 1997). Laureatosi in Giurisprudenza, giovanissimo ` dedicato alla carriera della magisi e stratura giudiziaria in cui ha raggiunto ` stato anche nello staff ` alti. E i gradi piu dell’Ufficio di presidenza del presidente della Repubblica Giuseppe Saragat (1969-1971). Ha sempre coltivato interessi letterari, scrivendo romanzi e racconti di buon livello. Ha esordito nel 1952 vincendo il premio ‘‘Grazia Deledda’’ con il romanzo Perdu, ambientato nel Sulcis, storia di un pastorello al centro di un caso giudiziario; il ` stato pubblicato, secondo le romanzo e regole di quelle edizioni del premio, da

Mondadori nella prestigiosa collana della ‘‘Medusa’’. Accanto a Perdu, protagonista del racconto, appare «questo Sulcis arretrato e povero – ha scritto Maria Giacobbe in prefazione dell’ultima edizione, quella della ‘‘Bibliotheca sarda’’ della nuorese Ilisso, 2000 – , con la sua spesso violenta bellezza e la sua guatante tragedia», che agli occhi dell’autore appare «come la quintessenza stessa della Sardegna». Di` seguito un secondo versi anni dopo e romanzo, Il raccolto, 1969. Negli ultimi anni, raccogliendo le sollecitazioni del movimento per la lingua sarda, ha tradotto diversi testi, fra cui l’Antigone di ` Sofocle in dialetto sulcitano (l’opera e stata edita nel 1983 dalla ‘‘Lao Silesu’’).

Romero, Angelo Cantante lirico (n. Cagliari 1939). Sin da bambino ha manifestato spiccate attitudini al canto e ha debuttato a soli 11 anni al teatro ‘‘Giardino’’ di Cagliari, interpretando la parte del pastorello nella Tosca. Baritono, dopo aver studiato col maestro Albergoni a Cagliari e con Elena d’Ambrosio a Roma ha debuttato alla televisione nell’Orfeo di Monteverdi e subito dopo a Spoleto, nella Manon di Massenet. In seguito ha ampliato il proprio repertorio sino a portarlo al numero ` record di 120 opere, con le quali si e esibito nei maggiori teatri europei e ` stato particolarstatunitensi dove e mente apprezzato per l’interpretazione del Barbiere di Siviglia. Di re` tornato a Cagliari dove insegna cente e canto e in alcune occasioni si esibisce per beneficenza, riscuotendo sempre notevole successo.

Romero i Frias, Marina Studiosa di storia della lingua catalana (n. Barcellona, sec. XX). Insegna da molti anni ` di Sassari. Si e ` occunell’Universita pata dell’evoluzione del catalano a Cagliari tra il Cinque e il Seicento, nel momento dell’imposizione del casti-

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Romice gliano come lingua ufficiale, e ha curato opere di scrittori catalani o sardi, come l’algherese Rafael Sari, di cui ha pubblicato la raccolta Ombra i sol, 1980; tra gli scritti scientifici, Note sulla situazione linguistica a Cagliari nel periodo 1598-1615, ‘‘Estudis Universitaris catalans’’, XXV, 1983.

Romice = Erba brusca Romualdo e Zenone, santi (o Santi Romualdo e Zeno; in sardo, Santu Romualdu e Zenoni) Santi. San Romualdo abate nacque a Ravenna nel 907 da nobile famiglia. Dopo aver assistito a un delitto commesso dal padre, il duca Sergio, inorridito e sentendosi in colpa per non averlo fermato, per espiazione vestı` l’abito benedettino. Per tre anni nel monastero di Sant’Apollinare in Classe, poi prese la strada dei pellegrinaggi, Veneto, Lombardia, Francia, Istria, Ungheria. Fondatore dell’ordine dei Camaldolesi (1012), cosiddetto dall’eremo di Camaldoli, oggi in provincia d’Arezzo, che il santo fece costruire (1009) a 1104 m, basato su una ` della regola benemaggiore austerita dettina. Morı` nel monastero di Valdicastro vicino a Fabriano il 19 giugno 1027. San Zenone nacque nella Mauritania, fu vescovo di Verona dal 362 al 372, eli` abusi liturgici, incoraggio ` il voto mino ` delle ragazze. Rimangono i di castita suoi Sermoni, sedici lunghi e settantasette brevi, rivolti alla dottrina trinitaria, alla mariologia, ai sacramenti, alle ` cristiane, al paganesimo ancora virtu presente, all’arianesimo. ` patrono In Sardegna San Romualdo e ` di Bonarcado; insieme a San Zenone e titolare della parrocchia di quel comune, che ha sede nella chiesa romanica di Santa Maria, consacrata nel 1146 e annessa a un monastero camaldolese dipendente dall’abbazia di San Zenone di Pisa. [ADRIANO VARGIU] Festa San Romualdo si festeggia il 7

febbraio (giorno della traslazione del suo corpo incorrotto da Valdicastro a Fabriano) e il 19 giugno; San Zenone si festeggia il 22 aprile; i due santi si festeggiano l’8 febbraio a Bonarcado.

Rondine = Zoologia della Sardegna Rondone = Zoologia della Sardegna ` Ferrer, Pedro Storico del diRoque ritto (n. Barcellona, sec. XX). Nel 1983 ha preso parte al convegno di studi sugli statuti sassaresi svoltosi a Sassari. Ha in particolare approfondito lo studio del diritto penale nella Sardegna catalana, conducendo uno studio parallelo a quello di Angelo Castellaccio. Esemplare del suo rigore metodologico il bel saggio I fiorini, il re e il visconte, ‘‘Quaderni sardi di Storia’’, 3, 1981-83. Tra gli altri suoi scritti: L’infrazione della legge a Cagliari dal 1340 al 1380, ‘‘Quaderni sardi di Storia’’, 5, 1985-86; Dinamicas sociales y dinamicas penales en Sasser 1342-43, in Gli Sta` , istitututi sassaresi. Economia, societa ` zioni a Sassari nel Medioevo e nell’Eta Moderna (a cura di Antonello Mattone e Marco Tangheroni), 1986.

Roqueta Famiglia della borghesia cagliaritana (secc. XVI-XVII). Le sue origini risalgono al secolo XVI; nel 1597 ottenne il cavalierato ereditario con un Antioco, ma si estinse nel corso del secolo XVII.

Ros Famiglia di origine catalana (secc. XV-XVI). Un suo ramo si trasferı` in Sardegna agli inizi del secolo XV con un Luigi, governatore del Capo di Cagliari e Gallura. Nel corso del secolo i suoi discendenti acquistarono il feudo di Teulada e quello di Olmedo, ma si estinsero nel 1512 con un Gabriele Giuliano.

Ros, Francesco Signore di Teulada ` sec. XV-ivi?, (Alghero, prima meta ` sec. XVI). Nel 1472 fu nomiprima meta nato luogotenente del procuratore ` reale del Logudoro; nel 1475 acquisto

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Rosa da Ausia Torrellas il feudo di Olmedo e tutti i territori da esso dipendenti.

Ros, Luigi Governatore del Capo di Ca` gliari e Gallura (Spagna?, seconda meta ` sec. XV). sec. XIV-Cagliari, prima meta Tra il maggio e il luglio del 1413 svolse funzioni di governatore generale del ` Capo di Cagliari e Gallura. Si adopero ´ fosse rapidamente restaurata la perche darsena del porto di Cagliari.

Rosa Pianta arbustiva della famiglia delle Rosacee. In Sardegna allo stato spontaneo vegetano: 1. la r. selvatica, o r. canina (R. canina L.), una pianta arbustiva molto ramificata, con numerose spine a uncino; le foglie sono composte da un numero dispari, 5-7, di foglioline con margine seghettato; i fiori sono bianchi o leggermente rosati, con 5 petali e con evidenti stami gialli; i frutti sono bacche allungate e carnose, di diverse gradazioni di rosso, generalmente intenso. Diffusa, cresce indipendentemente dall’altitudine a ridosso di muri e siepi e fiorisce da aprile a luglio. Nella medicina popolare le vengono riconosciute molte pro` : tutte le parti della pianta sono prieta usate per preparare infusi contro i disturbi gastro-enterici; ottime come ricostituenti le marmellate ottenute con la polpa dei frutti. In cosmesi si usa l’‘‘acqua di rose’’ come detergente e decongestionante. Negli ultimi tempi si nota una rivalutazione generale delle piante spontanee, e la r. canina si sta ` anche diffondendo sempre di piu come pianta ornamentale rustica e ‘‘antica’’; 2. la r. di macchia (R. agrestis), ` simile alla precedente, con fusti piu grossi e spinosi, foglie rade e allungate, ` ridotti. Nomi sardi: baddaiolu; fiori piu fusighittu; rosa cabrina; rosa de mar` cra ` binu (logudorese); 3. la r. giani; ru sempreverde o r. lustra (R. sempervirens L.), con foglie rade e lucide, pochi aculei non uncinati e fiori bianchi dai

petali bilobati; i frutti allungati, di colore rosso scuro, sono ricoperti di peli; cresce rigogliosa al livello del mare ma ` trovare anche nelle fasce collisi puo nari sino ai 1000 m. Nomi sardi: arrosi` riu, pippilloddi; 4. xedda bianca, ispina la r. di Serafino (R. seraphini Viv.), con rami grossi, rigidi, rossastri, e moltissimi aculei; le foglie sono rade, con foglioline ovate a margine fittamente seghettato e apice arrotondato, lucide nella pagina superiore; i fiori con petali grandi e arrotondati, rosa intenso; ` rosso e liscio; distribuita in il frutto e areali ristretti a zone montane oltre gli 800 m, in ambienti soleggiati; fiorisce all’inizio dell’estate e fruttifica in autunno; 5. la r. di Pouzin (R. pouzinii), una piccola pianta arbustiva a foglie caduche, rami esili ed eretti, fiori ter` di colore dal minali, con tonalita bianco al porpora e frutti a forma di fuso, rossi e lisci; poco diffusa in Sardegna, cresce negli ambienti montani, ai bordi della macchia o nelle siepi dove fiorisce intensamente a fine primavera. [MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]

Rosa, Gianni Scrittore (n. Milano 1930). Di famiglia originaria di Cuglieri, dopo la laurea in Agraria a Firenze ha vissuto a lungo all’estero; entrato nella Commissione europea a Bruxelles, ha svolto la maggior parte del suo lavoro alla direzione ‘‘Informazione, Comunicazione e Cultura’’. Ha tenuto sempre i contatti con la Sardegna, ha collaborato a di` stato verse testate giornalistiche ed e per otto anni direttore del periodico ‘‘Europa verde’’. Ha pubblicato in Inghilterra Speak Italian and know Italy (1964 e 1967); e in seguito La Sardegna vista da lontano. Asterischi, storia, giornalismo, viaggiatori dell’Ottocento (1999) e La mia Cuglieri. Storia e immagini del ` bello della Sardegna (2003). paese piu

Rosa, santa = Antioco, santo e = Platano, san

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Rosa da Lima

Santa Rosa da Lima – Particolare di un dipinto dedicato alla vita della santa.

Rosa da Lima, santa (Isabella Flores; in sardo, Sant’Arrosa, Santa Rosa) Santa (Lima 1586-ivi 1617). Terziaria domeni` il 20 aprile 1586. cana, nacque nel Peru Contro il volere dei genitori fece il voto del terz’ordine domenicano, prendendo il nome di Rosa di Santa Maria, e pur non essendo religiosa in senso stretto condusse una vita di preghiera e di penitenza. Una delle tante ‘‘beate’’, come venivano chiamate allora le donne che sceglievano di dedicare la propria vita alla fede e al servizio dei bisognosi, rimanendo nelle proprie abitazioni, beateiros (case delle beate) in lingua spagnola. Morı` il 30 agosto 1617. Canonizzata da Clemente X (1671), prima santa del Nuovo Mondo. Patrona principale dell’America Latina, delle Filippine e delle In´ dei fiorai e dei die Occidentali, nonche giardinieri. [ADRIANO VARGIU] Festa Si festeggia il 23 agosto; l’ultima domenica d’agosto a Monti.

Rosa da Viterbo, santa (in sardo, San-

t’Arrosa, Santa Rosa, Santa Rosalia) Santa (Viterbo, 1233/1235-ivi, 1252/ 1253). Terziaria francescana, nacque da genitori poverissimi, Caterina la madre, Giovanni il padre. «Le sue prime parole – si legge nella sua Vita anonima, fantasiosa e devozionale, datata 1457 – ` e Maria. A tre anni risuscito ` furono Gesu ` una una zia materna, a sei aggiusto brocca che un’amica aveva rotto alla fonte, adolescente vestiva di lana grezza, portava il cilicio e si flagellava, si privava del suo per darlo ai poveri. Il padre la sorprese con del pane nel grembiule, mentre lo portava ai poveri, e le domando: ‘‘A chi porti quel pane?’’. ` le braccia e mostro ` il suo Rosa allargo grembiule pieno di magnifiche rose. Un giovedı` [del 1244 o del 1250 secondo alcune fonti] le apparve la Madonna e le ` di diventare terziaria franceordino ` l’amore, la fedelta ` alla scana». Predico Chiesa e al papa, la preghiera e la peni` contro le eresie dei Catenza. Predico tari, contro i ghibellini e le sanguinose `. Il podesta ` Mainetto di lotte delle citta Bovolo, interpretando le sue prediche ` a Soriano contro Federico II, la esilio nel Cimino. Tornata a Viterbo dopo la morte dell’imperatore, chiese di entrare dalle Clarisse, respinta disse: «Se non volete ricevermi da viva, mi riceve` inrete da morta». Morı` nella sua citta torno al 1252-1253. Seppellita senza cassa nella chiesa di Santa Maria del Poggio, dopo diciotto mesi il suo corpo fu ritrovato intatto. Traslato il 4 settembre 1258 nella chiesa delle Clarisse, ` conservato Santa Maria delle Rose, si e incorrotto nei secoli. Rimasto integro anche dopo un incendio che ha ridotto l’urna che la conteneva in cenere. Per alcuni agiografi sarebbe stata canoniz` sozata da Callisto III (1457), ma i piu ` mai stata canonizstengono che non e zata. [ADRIANO VARGIU] Festa Si festeggia il 6 marzo; il 4 set-

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Rosalia tembre a Nurri, dove viene chiamata Santa Rosalia.

Santa Rosalia – La santa ai piedi della Madonna in gloria insieme a San Giovanni Battista. Dipinto di Pietro Novelli.

Rosalia, santa (in sardo, Sant’Arresuli, Santa Resulia) Santa vergine (sec. XII). La sua era una famiglia che discendeva da Carlo Magno: nacque nel 1130 a Santo Stefano Quisquina, feudo del padre, sbarcato in Sicilia (1072) con i conquistatori normanni. Nobile normanna anche la madre, Maria Guiscarda. Ma i ` la fanno nascere a Palermo, «battezpiu zata nella cattedrale dall’arcivescovo, padrino re Guglielmo I di Sicilia (11541166), madrina la moglie regina Margherita di Navarra, alla cui corte visse per diversi anni, nel lusso e nell’agiatezza, istruita da insigni maestri nella lingua latina e nel sapere. A quattordici ` e si ritiro ` in una anni fece voto di castita

spelonca nutrendosi di bacche e di erbe, del latte di una capretta e del cibo che di tanto in tanto le portavano gli angeli». Davvero tante le leggende: il monte Pellegrino, avuto in dono dalla ` il suo luogo di preghiera regina, divento e di penitenza, vestita da basiliana o da benedettina o senza un’identificazione di tipo monastico. Nel suo ritiro morı` il 4 settembre 1160. La grotta sul monte Pellegrino, dove condusse vita anacoretica e dove il 15 luglio 1624 furono ritrovate le reliquie, traslate a Palermo il 9 ` diventata luogo di culto e giugno 1625, e ` ancora chi per di pellegrinaggio, c’e voto vi si reca in ginocchio o scalzo. Patrona di Palermo, invocata contro la peste e i tanti mali quotidiani. Il suo nome ` di origine latina: Rosalia significa ‘‘coe rona di fiori’’. Le rosarie, diventate ‘‘rosalie’’, erano cerimonie funebri pagane: durante il pasto comunitario ai convitati venivano date delle rose da deporre sulle tombe dei propri defunti. ` nata l’usanza dei fiori sulle Cosı` e tombe. ` stato diffuso dai In Sardegna Il culto e siciliani. La chiesa di Cagliari, officiata ` stata data «dal munidai Frati minori, e cipio ai siciliani il 26 agosto 1695, in segno di riconoscenza per aver la santa ` dalla peste». I detti caliberato la citta gliaritani: «Tocchete a Sant’Arresulia!», ‘‘Avviatevi a Santa Rosalia!’’. Nel 1794 Cagliari insorse contro i piemontesi. Durante la sommossa i piemontesi catturati dai cagliaritani furono sistemati nella chiesa di Santa Rosalia, prima di ` , imbarcati. essere espulsi dalla citta Con un pizzico di riguardo i cagliaritani dicevano ai piemontesi: «Tocchete a Sant’Arresulia!», ‘‘Avviatevi a Santa Ro´ il sardo «Toccai a Sansalia!’’, anziche t’Arresulia», ‘‘Andate a Santa Rosalia’’. «S’unguentu de Santa Rosalia», ‘‘L’unguento di Santa Rosalia’’: in passato i frati del convento cagliaritano di Santa

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Rosanes Rosalia producevano un unguento buono, come l’elisir di Dulcamara, per tutti i mali. [ADRIANO VARGIU] Festa Si festeggia il 4 settembre; il 19 ottobre a Benetutti.

Rosanes, Ugone Governatore del Capo di Cagliari e Gallura (Catalogna, se` sec. XIV-ivi?, prima meta ` conda meta sec. XV). Fu nominato governatore nel 1407 e prese possesso del suo ufficio nel periodo conclusivo della guerra contro ` la Sardegna poco l’Arborea. Lascio prima dell’arrivo di Martino il Giovane.

Rosas1 Localita` abitata, situata a qual` che chilometro da Narcao in prossimita dell’omonimo monte a nord dell’abitato. Trae origine da un antico medau ` imprecisabile da pastabilito in un’eta stori nel comprensorio ricco di pascoli.

Rosas2 Miniera di piombo, zinco e rame in territorio di Narcao. La sua impor` del suo sfruttamento tanza e la difficolta furono intuite nel 1832 da Francesco Mameli, che favorı` la fondazione della ` Unione Miniere Sulcis e Sarrasocieta bus, costituita da tre imprenditori di Iglesias, cui la miniera fu concessa nel ` dell’estrazione, deri1851. La difficolta vante dal fatto che i filoni dei solfuri presentavano minerali misti e, per quei tempi, difficilmente separabili, ` la societa ` sull’orlo del fallimento, porto ma nel 1883, grazie all’ingegnere Gior` riprese. Furono gio Asproni, l’attivita introdotte delle innovazioni che consentirono di sviluppare la cernita dei ` razionalminerali e di sfruttarli piu mente; tuttavia la valorizzazione della miniera non riuscı` a trovare neppure allora adeguato sbocco, creando non ` ai minatori che vivepoche difficolta vano (circa 600) nella borgata di Terrubia che si era formata poco distante dalla miniera. Un nuovo tentativo di razionalizzazione fu compiuto nel 1911 da ` Charles Wright, un inglese che miglioro l’accesso alla miniera, introdusse l’elet-

` dei grandi depositi trificazione e trovo di galena. Subito dopo la fine della prima guerra mondiale la vecchia so` si trasformo ` in Societa ` Miniere cieta Rosas e l’apporto di nuovi capitali consentı` il rilancio dei lavori, ma ben pre` che posero sto insorsero altre difficolta ´ il numero in crisi il complesso, cosicche degli operai scese rapidamente a non ` di 200. La crisi continuo ` irreversipiu bile negli anni Trenta, sebbene gli impianti venissero ulteriormente ammodernati. Nel secondo dopoguerra l’atti` fu fermata e infine entro il 1986 gli vita impianti furono smantellati.

Rosas, Mario Fotografo (n. Cagliari 1963). Collaboratore dell’agenzia ANSA agli inizi della sua carriera, oggi Rosas lavora per ‘‘La Nuova Sardegna’’ e pubblica le sue immagini sui maggiori quo` tidiani e periodici nazionali ed esteri. E l’autore della fotografia intitolata ‘‘Aids nessun contagio’’, che ritrae il bacio del professor Aiuti a una giovane sieropositiva in un ospedale cagliaritano: immagine che, trasmessa dall’ANSA, ha fatto ` aggiudicata il il giro del mondo e si e premio speciale della giuria alla settima edizione del premio nazionale ‘‘Chia Sardegna’’. Autore dei libri fotografici Il lunedı` del Santo e Gisella, cronaca di un delitto.

˜ olas, Dalmazio (o D. Rodigina di Ros Ban Bagno ) Gentiluomo (Cagliari, prima ` sec. XIV-ivi?, dopo 1361). Compare meta nel 1361 come acquirente da Timbora di Rocabertı` del feudo di Capoterra. In una cronaca feudale di recente pubblicazione si ipotizza che egli fosse il visconte Dalmazio di Rocabertı` cui Timbora avrebbe venduto il feudo nella speranza di riuscire a conservarlo. L’ipotesi appare improbabile: nella genealogia dei Rocabertı` a quella data non si ´ il padre della trova un Dalmazio perche giudicessa, il visconte Dalmazio, era morto nel 1324. Il neo-feudatario perse

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Rossello` comunque il controllo del feudo, che fu occupato dalle truppe giudicali. Solo dopo la battaglia di Sanluri sua figlia ˜ ans, Paola, sposata con Bernardo Castan ` la disponibilita `. ne riacquisto

Rosellas Famiglia di Ozieri (secc. XVI-

(nuorese); romasinu (logudorese); romazzinu, zippari. La sua diffusa presenza ha dato luogo a numerosi topo` di Romazzinu in nimi, come la localita Costa Smeralda. [MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]

XVII). Le sue notizie risalgono al secolo XVI; i suoi membri, considerati pubblicamente nobili, nel 1583 furono ammessi allo Stamento militare durante il parlamento Moncada. Alla fine del secolo si trasferirono a Cagliari dove ottennero ereditariamente l’ufficio di alguazil mayor e continuarono a prendere parte ai parlamenti successivi. Si estinsero nel corso del secolo XVII.

Rosmarino Pianta della famiglia delle Labiate (Rosmarinus officinalis L.). Arbusto sempreverde, alto sino a 2 m, con molti rami legnosi ricoperti di foglie lineari, coriacee, verde scuro nella pagina superiore e chiare in quella inferiore; i fiori crescono fitti all’apice dei rami, con corolla violetta disposta a ` un achenio. Pianta inspiga; il frutto e ` una delle tensamente aromatica, il r. e essenze principali della macchia bassa, distribuito a quasi tutte le altitudini, tranne quelle oltre i 1200 m, con preferenza per i luoghi assolati. Viene anche coltivato negli orti o come bordura ornamentale, fiorisce tutto l’anno a livello del mare, e crea, in primavera, colorate e profumate macchie di vio` freschi. Molto letto negli ambienti piu usato in cucina come aroma per arrosti e carni in genere, ha anche molteplici ` officinali: gli infusi e i deproprieta cotti delle sue foglie sono digestivi, antidolorifici, tonificanti e antidepressivi. Considerato una pianta con poteri ` veniva ofmagici, sin dall’antichita ` ; in molti paesi della ferto alle divinita Sardegna il giorno di Sant’Antonio Abate, il 17 gennaio, vengono accesi ` con rami di r. Nomi sardi: cı`ppiri falo romaniu (campidanese); gramassinu

Rosmarino – Le foglie sono uno dei principali aromi usati per condire le carni.

Rosola, santa = Simplicio, san Rospo verde = Zoologia della Sardegna

` Famiglia di origine majorRossello china (secc. XVI-XVII). Trapiantata a Cagliari nel corso del secolo XVI, raggiunse una discreta posizione econo` la signoria mica e nel 1552 acquisto della scrivania del vicariato di Cagliari e in seguito il feudo di Musei. La famiglia si estinse agli inizi del secolo XVII con il celebre umanista Monserrato.

` , Bartolomeo Notaio (CaRossello ` sec. XVI-ivi, dopo gliari, prima meta ` , nel 1553). Uomo di notevoli capacita ` dai Mora la signoria della 1552 acquisto scrivania del vicariato di Cagliari. Nel 1553 fu eletto consigliere di Cagliari. Morı` poco dopo senza figli.

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Rossello`

` , Monserrato Signore di MuRossello ` sei, magistrato (Cagliari, seconda meta sec. XVI-ivi 1607). Uomo di grande cul` nella cartura, laureato in Legge, entro riera giudiziaria che percorse brillantemente sino al grado di giudice della sala civile della Reale Udienza. Nel 1598 lo ` come suo sinStamento militare lo invio daco a Madrid per far approvare da Filippo II i capitoli del parlamento Aytona. «E conciliato avendosi con tale occasione – scrive Pasquale Tola – la fiducia del monarca spagnolo e del Supremo Consiglio di Aragona», fu nominato visitatore del Regno di Sardegna. Fu nell’espletamento di questo incarico che «si rendette benemerito della Sardegna», raccogliendo tutti i manoscritti ` rari che poteano illustrarne l’isto«piu ria, e tra gli altri, i libri inediti De rebus sardois e la Corographia del Fara (=)». Raccolse cosı`, anche con altri acquisti, ` di 5000 un’imponente biblioteca di piu volumi, oggi conservati nella Biblioteca Universitaria di Cagliari. Era protettore dei Gesuiti ai quali, morendo, la` il suo feudo e ogni altro suo bene. scio

Rosselmini Famiglia pisana (secc. XIII-XIV). Di estrazione popolare, le sue notizie risalgono al secolo XIII. Attivamente impegnata nella vita politica del Comune dell’Arno, espresse numerosi personaggi, alcuni dei quali ` del secolo a partire dalla seconda meta XIII ebbero importanti uffici in Sarde` dalla Sargna. La famiglia si allontano degna nel secolo XIV, quando l’isola cadde in mano agli Aragonesi; si tra` estinta. sferı` a Pisa, dove in seguito si e

Rosselmini, Lorenzo Castellano di Ca` sec. XIII-ivi, gliari (Pisa, seconda meta 1350 ca.). Eminente cittadino politicamente molto attivo, nel 1291 fu nominato per la prima volta tra gli Anziani ` a essere del Comune di Pisa. Continuo ancora eletto negli anni successivi per

altre nove volte fino al 1347. Nel 1304 fu nominato castellano di Cagliari.

Rossi Famiglia cagliaritana (secc. XVIII-XIX). Era originaria della Calabria, da dove si trasferı` in Sardegna alla fine del secolo XVIII. Iniziatore delle fortune della famiglia fu Salvatore, che ottenne il titolo di barone nel 1847. I suoi discendenti conservarono il considerevole patrimonio che egli aveva accumulato, ma si estinsero alla fine dell’Ottocento.

Rossi, Francesco Religioso (Thiene 1863-Ferrara 1929). Arcivescovo di Cagliari dal 1913 al 1920. Una volta ordinato sacerdote, fece le sue prime esperienze pastorali in Veneto fino al 1910, quando fu nominato rettore del Seminario di Perugia e vicario generale di quella diocesi. Nel 1913 fu nominato ar` la diocivescovo di Cagliari e governo cesi nei difficili anni della prima guerra mondiale sino al 1919, quando fu nominato arcivescovo di Ferrara. A Cagliari ` agli appartenenti al clero la frevieto ` «per pericolo di quenza dell’Universita sovversione» e nella sua relazione ad li` la diffusione mina del 1916 lamento nella diocesi (ma soprattutto nel capoluogo) di «pratiche malthusiane». La` Cagliari solo nel 1920. scio

Rossi, Guido Archeologo (n. sec. XX). Nel 1985 ha scavato con l’archeologa Bafico a Santu Antine, scoprendone le fondamenta; dal 1988 ha concorso all’impianto del Museo della Valle dei Nuraghi del Logudoro-Meilogu a Torralba. Tra i suoi scritti, riguardano la Sardegna Nuove acquisizioni cronologiche ed architettoniche sul nuraghe Santu Antine di Torralba (con S. Bafico), in Un millennio di relazioni fra Sardegna e paesi del Mediterraneo. Atti del II Convegno di studi di Selargius 1986: la Sardegna nel Mediterraneo tra il II e il I millennio a.C., 1987; due schede, Torralba. L’idea del Museo, sua realizzazione e as-

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Rossini setto (con S. Bafico e Antonietta Boninu), e La sezione prenuragica e nuragica (con S. Bafico), entrambe in L’Antiquarium arborense e i civici musei archeologici della Sardegna, 1988; Il nuraghe di S. Antine. Gli scavi e i materiali (con S. Bafico), in Il nuraghe di S. Antine nel Logudoro Meilogu (a cura di Alberto Moravetti), 1988; Monte d’Accoddi e la cultura di Ozieri (con T. Mannoni, S. Ba`), in La cultura di Ozieri. lice e Santo Tine Problematiche e nuove acquisizioni, 1989; Le ceramiche del saggio XXIII di Monte d’Accoddi (con S. Bafico), in Monte d’Accoddi e la cultura di Ozieri, 1989; Una proposta di attribuzione cronologica per le ceramiche decorate dal nuraghe Santu Antine di Torralba (con S. Bafico), in Un millennio di relazioni tra la Sardegna e i paesi del Mediterraneo. Atti del III Convegno di studi, Selargius 1987: ‘‘La Sardegna nel Mediterraneo tra il Bronzo medio e il Bronzo recente (XVI-XIII sec. a.C.)’’, 1992.

Rossi, Rosanna Pittrice (n. Cagliari 1937). Dopo avere studiato al Liceo artistico di Cagliari, ha completato la sua formazione a Firenze e a Roma, dove ha esordito con i suoi primi lavori, ma ` stata a Cala sua prima personale e gliari, ‘‘Il Cenacolo’’, 1957. Ha preso parte a numerose mostre in Italia e all’estero, ottenendo riconoscimenti e consensi. Molte delle sue opere sono in importanti gallerie. «R.R. – ha scritto Francesca Angela Zaru – ha instaurato con il colore un rapporto particolare. Rinunciando fin dal 1970 ad ` utilizzarlo per dar vita a immagini piu ` , lo ha indao meno allusive alla realta gato in uno sperimentalismo vario e fruttuoso, nelle sue molteplici poten` espressive». E ancora: «In chi zialita guarda restano come in sospensione i richiami a esperienze di atmosfere naturali, si impone il tempo lontanissimo

dell’emanazione luminosa che porta in ´ l’idea astratta di spazio». se

Rossi, Salvatore Imprenditore, uomo politico (Cagliari 1774-ivi 1858). Sindaco di Cagliari. Abile imprenditore, soccorse i suoi concittadini durante la micidiale carestia del 1812, conosciuta come S’annu de su famini, l’anno della fame, organizzando delle spedizioni a Malta per sopperire, come si poteva, ` . Il alle urgenze alimentari della citta ` legato in particolare all’imsuo nome e pianto a Cagliari di una fabbrica di berrittas che ebbe grande successo. Si oc` inoltre di tonnare e creo ` a Cagliari cupo un istituto di credito e un Monte di `, divenendo uno degli uomini piu ` Pieta `. Consigliere comunale ricchi della citta dal 1836 e sindaco nel 1842-1843, nel 1847 ottenne il titolo di barone. Nel 1848 fu eletto deputato al Parlamento subalpino per la I legislatura nel collegio di Isili, ma l’elezione fu poi annullata per difetti nello scrutinio dei voti.

Rossignoli, Cinzia Archeologa (n. sec. XX). Nel 1992 ha fatto parte della mis` di Pasione di studio dell’Universita dova a Nora, e ne ha scritto in Nora III. Lo scavo Area D macellum (con M.T. Lachin e S. Bullo), ‘‘Quaderni della Soprintendenza archeologica per le province di Cagliari e Oristano’’, 11, 1995.

Rossini, Armando Avvocato, giornalista (n. sec. XX). Nel 1944 fu il primo direttore della neonata Radio Sarde` Cagliari nel 1944 e continuo ` gna; lascio la sua carriera alla RAI, fino a raggiungere il grado di amministratore delegato. Fu – ha scritto Manlio Brigaglia – non solo il primo direttore, ma anche «il primo ‘‘cercatore di uomini’’ per l’impresa che si preparava. Aveva alle spalle una lunga esperienza giornalistica: era stato capo dell’Ufficio Stampa dell’ultimo governo Giolitti e resocontista parlamentare di un giornale romano. Di simpatie liberali, nel

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Rossino ` anche ai quoperiodo sardo collaboro tidiani regionali, in particolare sul tema angosciante dell’inflazione». Suo successore fu Amerigo Gomez, che si ` anche per l’impegno con cui segnalo difese (invano) l’autonomia dell’emittente: A.R., da Roma, sosteneva invece la centralizzazione dell’intero sistema radiofonico nazionale, in paradossale opposizione all’esperienza sarda, che di tanto era debitrice alla sua intelligenza e al suo pragmatismo.

Rossino, Giovanni Battista Pittore (Cagliari 1872-ivi 1956). Ritrattista e di` per molti segnatore incisivo, insegno anni negli istituti superiori. Si impose tra i pittori cagliaritani dei primi del Novecento, e negli anni Venti-Trenta fu tra gli organizzatori del movimento pittorico in Sardegna; di questo lavoro ` testimonianza anche l’articolo L’arte e in Sardegna, ‘‘Rivista sarda’’, I, 2, 1919. Molti suoi lavori sono conservati in collezioni private.

Rossi Vitelli, Luigi Avvocato (prima ` sec. XIX-?). Consigliere provinmeta ciale di Cagliari dal 1860 al 1866, si oc` della riforma dei Monti di soccupo corso. Ne scrisse in Monti di soccorso e credito fondiario in Sardegna, 1867. Al suo attivo anche una Monografia storico-statistica del comune di Quarto Sant’Elena, 1878.

Rosso Famiglia di origini genovesi (secc. XVII-XVIII). Si trasferı` a Bosa nel corso del secolo XVII per curarvi i ` propri affari. Ben presto l’attivita crebbe e i suoi membri si imparenta` rono con alcune famiglie della nobilta ` del secittadina. Nella seconda meta colo si trasferirono a Cagliari e nel 1682 ottennero il cavalierato eredita` con un Giovanni Antorio e la nobilta nio che nel 1688 fu ammesso allo Stamento militare durante il parlamento Monteleone. La famiglia si estinse nel corso del secolo XVIII.

Rosso, Francesca Moglie del bey di Tunisi (Carloforte 1790-Tunisi, dopo 1840). Fu rapita ancora bambina dai pirati tunisini nella famosa incursione a Carloforte del 2 settembre 1798 e condotta a Tunisi come schiava. Divenuta una bellissima giovane, fu posta nell’` sposa a harem del bey; nel 1805 ando ` bin Mahmud, fratello del bey, Mustafa che nel 1835 divenne bey a sua volta. Dall’unione nel 1806 nacque Ahmad ` , che nel 1837 succedette a bin Mustafa suo padre sul trono.

Rosso, Maria Chiara Insegnante, deputato al Parlamento (n. Busachi 1941). Laureata in Lingue e docente di Francese negli istituti superiori, sul finire della VII legislatura (1976-1979) ´, dimissionasuccedette a Carlo Mole rio, come prima dei non eletti della precedente consultazione nella lista della DC. Pure nel breve periodo in cui sedette alla Camera dei deputati si ` per una proposta di legge che segnalo estendeva il titolo di ‘‘signora’’ anche alle cittadine nubili.

Rossore, san = Lussorio, san Rota, Antonio Docente di Storia del Diritto italiano (Roma 1926-ivi, seconda ` sec. XX). Allievo e assistente all’Umeta ` di Roma di Francesco Calasso niversita (1904-1965), uno dei maggiori storici italiani del diritto, negli anni Sessanta, incaricato dell’insegnamento di Esegesi delle fonti del diritto medioevale nella ` di Giurisprudenza dell’UniverFacolta ` di Sassari, ebbe contemporaneasita mente cattedra di storia e filosofia nel locale Liceo classico ‘‘D.A. Azuni’’. Nominato a Sassari professore aggregato, divenne ordinario poco tempo prima di andare in pensione. Negli anni sardi si ` anche di storia del diritto in Saroccupo degna, scrivendo i saggi Aspetti giuridici della Carta de Logu di Eleonora d’Arborea, ‘‘Archivio storico sardo di Sassari’’, I, 1975; Il donativo agli inizi del Parla-

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Roverella mento sardo, ‘‘Archivio storico sardo di Sassari’’, IV, 1978; L’interpellanza preliminare nel Parlamento del 1421 e l’alienazione regia delle ville, ‘‘Archivio storico sardo di Sassari’’, VI, 1980.

Roth, Angelo Patologo, deputato al Parlamento (Alghero 1855-Sassari 1919). Il` a Torino e inlustre patologo, si laureo traprese la carriera universitaria. Dopo alcuni anni di insegnamento presso l’U` di Cagliari, dal 1900 si trasferı` niversita ` di Sassari di cui fu presso l’Universita anche rettore. Scienziato di valore, contribuı` alla realizzazione dell’Istituto di Clinica chirurgica e fu autore di alcune pubblicazioni di grande valore scientifico. Negli anni di permanenza a Sassari, attirato dalla cerchia dei radicorepubblicani che facevano capo al deputato Filippo Garavetti, prese a occuparsi anche di politica, vicino a istituzioni laiche come la massoneria o l’associazione studentesca ‘‘Corda Fratres’’. Fu eletto consigliere e assessore comunale di Sassari; nel 1909 fu eletto deputato per la XXIII legislatura, nel collegio di Alghero e riconfermato poi per la XXIV. Tra il 1916 e il 1918 fu sottosegretario alla Pubblica Istruzione nei governi Boselli e Orlando. Tra i suoi scritti: Sulla tubercolosi dell’anca, 1883; Sull’intervento chirurgico nelle anchilosi angolari del ginocchio, 1884; Contributo alla conoscenza degli esiti lontani sulla cura radicale dell’ernia non strozzata, 1886; Osservazioni e note di chirurgia: ano preternaturale; resezione circolare dell’intestino tenue, 1886; Contributo alla patologia e terapia della ipertrofia prostatica, 1889; La fortuna del chirurgo, 1889; Osservazioni e note di chirurgia ortopedica, 1894; Craniectomia esplorativa, 1895.

Rotondo Famiglia originaria di Palermo (secc. XVIII-XIX). Si stabilı` a Cagliari nel corso del secolo XVIII. Nel 1787 ottenne il cavalierato ereditario

` con un Giulio, alfiere degli e la nobilta ´ . Si estinse nel alabardieri del vicere corso del secolo XIX.

Roure Famiglia catalana originaria di Barcellona (secc. XIV-XV). Vi apparteneva un Giacomo, uomo d’armi, che giunse in Sardegna con Martino il Giovane prima della battaglia di Sanluri. Prese parte all’ultima fase della secolare guerra tra Aragona e Arborea e nel 1417 ebbe come ricompensa la signoria di Nuragi de Frotey, Sebuci e Post` erede la mont. Non ebbe figli e lascio figlia di Pietro suo fratello, Caterina, sposata con Antonio De Sena.

Roux, Amedeo Avvocato (sec. XIX). Interessato alla storia della letteratura ` delle Carte italiana, difese l’autenticita d’Arborea polemizzando col filologo Meyer nel 1864. Ebbe un’amichevole corrispondenza col Martini. Tra i suoi scritti: Pergamene d’Arborea, ‘‘Corriere di Sardegna’’, 1866; Les codici d’Arborea, ‘‘Revue moderne’’, XXXV, 1868.

Roverella Pianta arborea caducifoglia alta fino a 20 m della famiglia delle Fagacee (Quercus pubescens Willd.). Ha chioma espansa e globosa, le foglie, semplici e alterne, hanno forme e dimensioni variabilissime tra i diversi individui e anche nello stesso, sono lobate e pelose alla pagina inferiore; secche, persistono sui rami anche fino all’emissione delle nuove foglie. I fiori sono unisessuali riuniti in infiorescenze, allungate nei fiori maschili, corte, tozze e avvolte in squame in quelli femminili, compaiono da aprile a maggio contemporaneamente alle foglie. I frutti sono ghiande (frutti secchi indeiscenti) ma` difture da ottobre a novembre. La r. e fusa dalla Francia al centro Europa e nelle regioni meridionali fino alla Tur` una specie che vegeta bene dai chia. E 500 m ai 1400 m e in Sardegna, dove non sono presenti i faggi, rappresenta il limite altitudinale superiore delle forma-

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Rovina ` un albero longevo che zioni boschive. E assume proporzioni maestose; notevoli gli esemplari monumentali presenti in Sardegna nei boschi del Marghine, dove si consocia con il tasso, l’agrifoglio, l’a` cero e il ciavardello nei versanti piu umidi e freschi esposti a nord per formare bellissimi ed estesi nuclei a bosco ` particolarmente premisto. La pianta e diletta dagli allevatori in quanto fornisce foglie e ghiande per il bestiame e ` sia per l’intaglio legno di buona qualita sia come combustibile. L’aggressione di alcuni insetti cinipidi provoca la formazione di globuli legnosi (galle) sui suoi rami: le galle sono ricche di tannino e venivano utilizzate in tintoria e per la concia delle pelli. Nomi sardi: kerku (logudorese e Sardegna centrale); orroli (campidanese); numerosi e diffusi in tutta l’isola i toponimi derivati da questi termini. [TIZIANA SASSU]

Roverella – Un esemplare nei dintorni di Villanova Strisaili.

Cagliari e Oristano. Tra i suoi scritti: Recenti scoperte in Sardegna, in Atti del VI Congresso nazionale di Archeologia cristiana (1983), 1985; Sorso. Tempio a ` Serra Niedda, ‘‘Nuovo pozzo in localita Bullettino archeologico sardo’’, 2, 1985; Sorso. Santa Filitica, in Atti del I Convegno su Archeologia cristiana e altomedioevale nell’Oristanese, Cuglieri 1984, 1986; Sassari. Tissi, in L’Archeologia tardo-romana e medioevale nella Sardegna centro-settentrionale, 1986; Ceramiche graffite medioevali e postmedioevali dal S. Nicola di Sassari e altri siti della Sardegna centro-settentrionale, in Atti del XIX Convegno internazionale della Ceramica, Albisola 1986, 1988; Il Duomo di San Nicola. Recenti indagini archeologiche, in Sassari. Le origini, 1989; Alghero. Loc. S. Imbenia. ` tardoInsediamento e necropoli di Eta romana e altomedioevale e Sorso. Loca` S. Filitica, entrambi in Il suburbio lita ` in Sardegna: persistenze e tradella citta sformazioni. Atti del III Convegno di Archeologia tardoromana e altomedioevale, Cuglieri, 1986, 1989; Un tipo ceramico da corredi funerari: la forma Boninu 1971-72, in Le sepolture in Sardegna dal IV al VII secolo, IV Convegno sull’Archeologia tardoromana e medioevale, Cuglieri 1987, 1990; Il santuario nuragico di Ser ra Niedda-So rso, ‘‘Nuovo Bullettino archeologico sardo’’, 3, 1990; Sepolture tardoromane e altomedioevali nella Sardegna nordoccidentale e centrale, ‘‘Scavi e Ricerche’’, 8, 1990.

Rovo Pianta della famiglia delle Rosa-

Rovina, Daniela Archeologa (n. Rosignano Marittimo 1951). Laureata in Lettere, ha intrapreso la carriera del Ministero dei Beni culturali. Dal 1986 ` funzionario presso la Soprintene denza dei beni ambientali e artistici di

cee (Rubus ulmifolium Schott). Cespuglio sempreverde, con moltissimi rami intricati e striscianti; le foglie sono composte da foglioline dentate; i fiori sono riuniti in grappoli all’apice dei rami e sono bianchi con sfumature rosate; il ` una mora rossa dapprima e frutto e `. Diffusissimo, quasi innera a maturita

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Rowland festante, il r. cresce sui muretti a secco e ai bordi delle strade, ma anche ai margini delle macchie e dei boschi, vicino alle fonti e ai corsi d’acqua; fiorisce in tarda primavera e i frutti maturano da agosto sino ad autunno inoltrato, a seconda dell’altitudine: ricchi di vitamina A e C, sono molto saporiti e vengono mangiati freschi, conservati sotto zucchero e alcool o usati per la preparazione di ottime marmellate dalle pro` astringenti e depurative; i deprieta cotti della radice sono antireumatici e disinfettanti del cavo orale. Le sue radici rosse sono usate come coloranti. Nomi sardi: arruaxu; lama (gallurese); ` , ru, ruvu. In un piccolismura de arru ` simo areale ristretto alla sola localita Sos Nı´beros (i tassi), in territorio di Bono vegeta il r. di Arrigoni (Rubus arrigonii Camarda), un rarissimo endemismo sardo; ha foglie larghe, infiorescenze allungate e frutti piccoli e scuri, `. di sapore acidulo anche a maturita ` inserita nell’elenco delle Tale specie e piante da sottoporre a vincolo di protezione in base alla proposta di L.R. n. 184/ 2001. [MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]

Rowland, Robert Joseph Jr. Studioso ` classiche (Shenandoah, di antichita USA, 1942-Philadelphia 2007). Ha inse` del gnato Storia antica all’Universita Missouri. Attualmente insegna all’Uni` del Maryland, dove e ` direttore versita ` andel Dipartimento di Studi classici; e che presidente dell’Associazione americana di Filologia. Ha iniziato a occuparsi di storia e archeologia sarde dal 1973, producendo una nutrita serie di studi che caratterizzano la sua ricchissima bibliografia. Tra i suoi scritti: Mortality in Roman Sardinia, ‘‘Studi sardi’’, XXII, 1973; Onomasticon Sardorum Romanorum, ‘‘Beitra ¨ ge zur Namenforschung’’, 8, 1973; Onomastic Remarks on roman Sardinia, ‘‘Names’’, XXI, 2, 1973; Sardinian in the Roman Empire,

‘‘Ancient Society’’, 5, 1974; Cultural Continuity and Romanization in Sardinia, negli Atti del VI Congreso international de Estudios clasicos, 1974; Baths, Mosaics and the Romanization of Sardinia, negli Atti dell’Assemblea annuale dell’‘‘Archaeological Institute of America’’, 1974; The Biggest Island in the World, ‘‘Classical World’’, LXVIII, 1975; Onomasticon Sardorum Romanorum. Addenda, ‘‘Beitra ¨ ge zur Namenforschung’’, X, 2, 1975; Isis in Roman Sardinia, ‘‘Classical Philology’’, LXXI, 2, 1976; Aspects of Ancient Sardinia, 1976; ` culturale nella SarAspetti di continuita degna romana, ‘‘Latomus’’, XXXVI, 1977; Aristo and Mutumbal Ricoce, ‘‘Beitra ¨ge zur Namenforschung’’, XII, 3 1977; Onomasticon Sardorum Romanorum: addenda additis, ‘‘Beitra ¨ge zur Namenforschung’’, XII, 4, 1977; Another Anachronism in the Historia Augusta?, ‘‘Liverpool Classical Monthly’’, II, 1977; The Christianisation of Sardinia to ca. A.D. 600, ‘‘Bulletin of the Institute of Mediterranean Archaeology’’, II, 1977; A Unique (roman?) Burial in Sardinia, ‘‘Antiquity’’, 52, 1978; Numismatic and the Military History of Sardinia, in Akten des XI Internationalen Limeskongresses, 1978; A Sardinian Bronzetto in Sicily, ‘‘Liverpool Classical Monthly’’, 7, 1978; Two Sardinian notes, ‘‘Zeitschrift fu ¨ r Papyrologie und Epigraphik’’, XXX, 1978; The distribution Patterns of Roman Materials in Sardinia, negli Atti dell’Assemblea annuale dell’‘‘Archaeological Institute of America’’, 1979; Rural Archaeology in Roman Sardinia, in Second International Colloquium on Sardinian Archaeology, 1980; Surface Surveys at Serramanna and Ozieri, Sardinia, in Atti dell’Assemblea annuale dell’‘‘Archaeological Institute of America’’, 1981; Matronymics and other rarities in Medioeval Sardinia, ‘‘Beitra ¨ ge zur Namenforschung’’, XVI, 4, 1981; I ritrovamenti ro-

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Rowland mani in Sardegna, ‘‘Studia archeologica’’, XXVIII, 1981; Notes in the Use of Iron in Nuragic and Roman Sardinia, ‘‘Journal of Field Archaeology’’, IX, 1982; Romans and Barbarians in the Sardinian Barbagia, in Atti dell’Assemblea annuale dell’‘‘American Philological Association’’, 1982; The Sardinian Condaghi: neglected evidence for medioeval sex ratio, ‘‘Florilegium’’, IV, 1982; Addenda to ‘‘I ritrovamenti romani in Sardegna’’, 1982; Where did all the Nuragic go? Observations on the Distribution of Nuragic Bronzes, in Fourth International Colloquium on Sardinian Archaeology, 1982; Women in Medioeval Sardinia, in Southestern Medioeval Association, 1982; Roman invasion and nuragic response, in Fifth international colloquium on Sardinian archeology, 1983; The decline of the aristocracy in Eleventh and Twelft Century Sardinia, ‘‘Quaderni d’Italianistica’’, IV, 1983; The Case of the Missing Sardinian Grain, ‘‘The ancient World’’, I, 1984; The Roman Invasion of Sardinia, in Third conference of Italian Archaeology, 1984; The country-side of Roman Sardinia, in Studies in Sardinian Archaeology, 1984; Beyond the Frontier of Punic Sardinia, ‘‘American Journal of Ancient History’’, 1985; Archeologia giovanile, ‘‘The Old World Archaeology Newsletter’’, IX, 2, 1985; The cities of Roman Sardinia, in Meeting of Classical Association of the Atlantic States, 1985; From the Roman to the Medioeval Period in Sardinia: Archaeological Problems and Prospects, in The first Millennium Conference, 1985; Donne proprietarie terriere nella Sardegna medievale, ‘‘Quaderni bolotanesi’’, XII, 1986; Postscript to a unique (Roman?) burial in Sardinia, ‘‘Antiquity’’, 61, 1987; The faunal remains of Prehistoric Sardinia, in Studies in Nuragic Archaeology, ‘‘British Archaeological Reports International Series’’, 373, 1987; The Roman Period

around Bauladu, in Tufts University Colloquium on Sardinian Archaeology, 1987; The production of Sardinian Grain in the Roman Period, ‘‘American Philological Association’’, 1987; The Maryland Wesleyan Bauladu Survey (con S.L. Dyson), ‘‘Archaeological Institute of America’’, 1987; Survey Archaeology in the territory of Bauladu: preliminary notice (con S.L. Dyson), ‘‘Quaderni della Soprintendenza archeologica per le province di Cagliari e Oristano’’, 5, 1988; Preliminary Etymological Observations on the romanization of Sardinia, ` di Lettere e Filo‘‘Annali della Facolta ` di Cagliari’’, XLV, sofia dell’Universita 1988; The archaeology of Roman Sardinia: a Selected Typological Inventory, ‘‘Aufstieg und Niedergang der Ro ¨ mischen Welt’’, XI, 1988; Continuity in Preroman to Roman Sardinia, ‘‘Giornale americano di Archeologia’’, 92, 1988; Settlement Change in Roman Sardinia, ‘‘Quaderni della British School at Rome’’, 1988; The Mariland Wesleyan Sardinia Survey: the 1988 Season, ‘‘Classical Association of the Midwest and South, Southern Section’’, 1988; Colloquium on Sardinian Archaeology, 1988; ` nella SarMatronimici e altre singolarita degna medioevale, ‘‘Quaderni bolotanesi’’, XV, 1989; Survey Archaeology in the territories of Paulilatino and Fordongianus: preliminary notice (con S.L. Dyson), ‘‘Quaderni della Soprintendenza archeologica per le province di Cagliari e Oristano’’, 6, 1989; New Methodologies and the Archaeology of Roman Sardinia, ‘‘Hannual Harpham Lecture University of Akron’’, 1989; Bronze Hoards, Settlements Patterns and the Evolution of Nuragic Society, ‘‘Quaderni dell’Istituto svedese di Studi classici a Roma’’, 1989; The production of grain in Roman Sardinia, ‘‘Mediterranean History Review’’, 5, 1990; Conservatism and Change in Roman Rural Sardinia (con S.L. Dy-

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Rubattu son), e Appunti sulla rete stradale romana attorno a Forum Traiani, entrambi in L’Africa romana. Atti del VII Convegno di studi, 1990; Settlement in the Tirso River Valley, Sardinia, in Fourth Conference of Italian Archaeology, 1990; Notes on some Obsidian Hydration Dates in Sardinia (con C.M. Stevenson) ‘‘Quaderni della Soprintendenza archeologica per le province di Cagliari e Oristano’’, 7, 1990; Ancient Sardinia, ‘‘Archaeological Institute of America Lecture Tour’’, 1990; High and Low Culture in Roman Sardinia, Panel on Backwater Provinces of the Roman Empire, ‘‘Classical Association of the Midwest and South Columbia’’, 1990; Su alcuni toponimi greco-orientali in Sardegna, ‘‘Quaderni bolotanesi’’, XVII, 1991; Contadini-guerrieri, an Alternative Hypothesis of Sardinian Cultural Evolution in the Nuragic Period, in Nuragic Architecture in its Military and Socio-economic Context, 1991; Survey Archaeology in Sardinia (con S.L. Dyson), ‘‘Papers of the British School at Rome’’, vol. 2, 1991; Survey archeology around colonia Iulia Augusta Uselis. First preliminary report, ‘‘Quaderni della Soprintendenza archeologica per le province di Cagliari e Oristano’’, 8, 1991; Sardinia Provincia Frumentaria, ‘‘Quaderni del ´ rard’’, 1991; When did Centre Jean Be the Nuragic Period in Sardinia End?, in Sardinia antiqua. Studi in onore di Piero Meloni per il suo 70º compleanno, 1992; L’importanza storica del ripostiglio romano di Berchidda, ‘‘Studi sardi’’, 1992; Survey and Settlement Reconstruction in West Central Sardinia, ‘‘American Journal of Field Archaeology’’, 1992; Sardinia, voce in Encyclopedia of Near Eastern Archaeology, 1997; The Periphery of the center. Sardinia in the ancient world, 1997.

Royg de Los Fayos, Pietro Gentiluomo catalano (sec. XIV). Nel 1371

Pietro IV gli concesse il feudo di Villamajor nel Fundimonte, ma non riuscı` a venirne in possesso a causa della guerra tra Aragona e Arborea.

˜ igo Religioso Royo de Calatayud, In ` sec. XVII-Albara(Spagna, prima meta cia, Spagna, dopo 1669). Arcivescovo di Sassari dal 1660 al 1669. Benedettino, ` , disegnalatosi per le sue capacita venne maestro generale del suo ordine. Nel 1660 fu nominato arcivescovo di Sassari; preso possesso della sede ` a suo agio e nel 1666, apnon si trovo profittando delle forti tensioni che laceravano l’isola, dopo l’omicidio Ca` in Spagna e vi si tratmarassa torno tenne fino al 1668. Tornato malvolen` tieri in Sardegna, nel 1669 abbandono definitivamente la sua diocesi e preferı` essere trasferito ad Albaracia. Se` e conticondo Pasquale Tola rinnovo ` la galleria dei ritratti degli arcivenuo scovi turritani nelle sale dell’Episco` pio, iniziata dal De Lorca (=). Sollecito el rezo (l’ufficio) dei Santi Martiri turritani (=), approvato dalla relativa congregazione nel 1668.

Rubattu, Tonino Mario Letterato e poeta (n. Rodi 1938). Compiuti gli studi a Sassari, ha insegnato per lunghi anni nella scuola elementare; quindi, conse` stato docente a conguita la laurea, e tratto presso le cattedre di Linguistica ` di sarda e di Filologia dell’Universita ` stato per otto anni sindaco di Sassari. E Sennori, dove risiede. Ha diretto per anni la rivista ‘‘S’Ischiglia’’ e ha ottenuto numerosi riconoscimenti per la ` di poeta, di studioso della sua attivita lingua sarda e di promotore del premio di poesia in lingua sarda ‘‘Romangia’’. Ha esordito come poeta in italiano ` passato poi alla (Primi voli, 1976) ed e poesia e alla prosa in lingua sarda: Lagrimas e isperas, 1982; Sas contascias de tia Massiana ’e Lolloe, 1993; Sos diccios non sun... fae, 2004; Ruju lidone, 2005.

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Rubeddu Nell’intento di valorizzare la lingua e la ` impegnato nella letteratura sarde si e trasposizione in logudorese dei poemi omerici: Odissea, 1979, e Iliade, s.d., entrambi in nuova edizione 2005. Ha tradotto anche le tragedie di Federico Garcia Lorca (Amore e morte, 1991, 3 volumi) ´n Jime ´nez (Eternie versi di Juan Ramo dades, 1997). Ha messo infine a frutto la conoscenza della lingua sarda, in tutte le sue varianti, nel monumentale Dizionario universale della lingua di Sardegna (DULS), del quale sono usciti sino ad ora sei volumi, 2003-2004.

lebrazione del parlamento di Pietro IV, ` a queste rendite e Francesco rinuncio ottenne come indennizzo il feudo di Sarroch, Perdasal, Luche, Santa Maria Maddalena nella curatoria di Nora. I suoi discendenti, scoppiata la seconda guerra tra Mariano IV e Pietro IV, ne persero il controllo e riuscirono a tornarne in possesso solo dopo la battaglia di Sanluri. Nel corso del secolo XV la ` a occupare una posifamiglia continuo zione di grande rilievo in seno alla so` cagliaritana, ma si estinse prima cieta della fine del secolo.

Rubeddu, Salvatore Poeta (Nuoro

Rubeo, Bernardo (o B. Roig) Religioso

1847-ivi 1891). Avviato agli studi, in Sar` per dedidegna e a Pisa, li abbandono ` carsi alla ricerca e alla scrittura. Entro a pieno titolo nel gruppo dei poeti nuo` dell’Ottocento, resi della seconda meta che scrivevano nel linguaggio locale ` del moto Su ispirandosi alle idealita Connottu, le cui opere sono state raccolte da Gonario Pinna (=). Mentre nelle poesie d’amore appare «schiavo di certo andazzo letterarieggiante del tempo» (Pinna), che comprendeva mitologia ed arcadia, in quelle politicosatiriche mostra una decisa presa di posizione a favore delle classi umili e oppresse, condita da un profondo anticlericalismo e da alcune punte di li`: lo si vede ad esempio nella cenziosita ` ampia, Su Zudissiu unisua opera piu versale.

Rubeo (o Roig) Famiglia di origini catalane (secc. XIV-XV). Fu tra le famiglie che per prime popolarono il castello di Cagliari dopo che, nel 1326, fu abbandonato dai Pisani. Erano mercanti di grano e di sale e ben presto accumula` rono una considerevole fortuna. Gia prima del 1350 erano in grado di prestare considerevoli somme all’amministrazione reale, ottenendone come pegno alcune rendite sullo stagno e sulle saline di Cagliari. Nel 1355, dopo la ce-

` sec. XV-Bosa (Cagliari, prima meta 1463). Vescovo di Bosa dal 1460 al 1463. Fratello di Simone, fu nominato canonico della cattedrale di Cagliari. ` in la ` con gli Quando oramai era gia anni, nel 1460 fu nominato vescovo di Bosa. Resse la diocesi per poco tempo, ´ morı` a Bosa nel 1463. perche

Rubeo, Francesco (o F. Roig) Signore di ` sec. Sarroch (Cagliari, seconda meta ` sec. XV). Nel XIV-ivi?, prima meta 1396 fu eletto consigliere capo di Cagliari. Subito dopo la battaglia di San` in possesso del suo feudo, luri torno che era stato occupato per lungo tempo dalle truppe del giudice d’Arborea e gravemente danneggiato.

Rubeo, Giovanni (o G. Roig) Religioso ` sec. XV-Avi(Sardegna, prima meta gnone 1345). Vescovo di Terralba dal 1332 al 1333. Apparteneva all’ordine dei Carmelitani ed era dottore in Teologia. Fu nominato vescovo di Bosa nel 1332 da papa Giovanni XXII, che nel ` ad Avignone. 1333 lo chiamo

Rubeo, Simone (o S. Roig) Signore di ` sec. XVSarroch (Cagliari, prima meta ` sec. XV). Protagoniivi, seconda meta sta della vita politica ed economica ` , fu eletto ripetutamente condella citta sigliere di Cagliari. Nella seconda ` del secolo accumulo ` grandi ricmeta

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Rucola chezze speculando sulla compravendita di feudi che in quel periodo carat` la storia della citta `. terizzo

Rubeo, Tommaso (o T. Roig) Religioso ` sec. XIV-Bosa (Sicilia, seconda meta 1449). Vescovo di Bosa dal 1445 al 1449. Appartenente a nobile famiglia, entrato nell’ordine domenicano divenne maestro di Teologia. Uomo di profonda cul`, divenne il confessore e il tura e pieta teologo preferito di Alfonso V. Nel 1445 fu nominato vescovo di Bosa; preso possesso della diocesi, vi condusse una intensa battaglia contro gli usurai.

Rubino, Salvatore Microbiologo (n. Cuglieri 1955). Dopo aver conseguito la ` dedicato alla rilaurea in Medicina si e cerca e ha compiuto numerosi soggiorni ` in di studio presso altre Universita America (San Diego di California, Princeton) e in Europa (Istituto Pasteur di Parigi, Siviglia). Tornato in Italia ha intrapreso la carriera universitaria: at` professore di Microbiolotualmente e ` di Sassari, dove gia presso l’Universita dirige il Dipartimento di Scienze biomediche. Interessato alla diffusione e alla promozione della ricerca scientifica, ha concorso alla realizzazione del Museo della Tonnara di Stintino (e in questa occasione ha pubblicato un ampio studio, La tonnara Saline. Tradizioni e riti di una tonnara, 1994). Ha fatto anche alcune esperienze di cooperazione ` autore nei paesi in via di sviluppo ed e di numerose pubblicazioni che gli ` internazionale. hanno dato notorieta Fa parte di prestigiose istituzioni cultu` rali italiane e straniere, e nel 2005 e stato inserito in un comitato di otto esperti consulenti dell’OMS (Organizza`) che hanno zione Mondiale della Sanita ` dei il compito di potenziare le attivita ` pubblica nei Paesi laboratori di Sanita in via di sviluppo per fronteggiare le epidemie dovute ad agenti patogeni emergenti (SARS e influenza aviaria) e

riemergenti (tubercolosi, colera e salmonellosi).

Rubrenses Etnico di una popolazione (forse una civitas) della Sardegna romana, stanziata nell’area ogliastrina, presso il distaccamento militare di Custodia Rubriensis (odierna Bari Sardo), citato dall’Anonimo Ravennate. Il ` noto grazie nome della popolazione e a un cippo terminale custodito nel Settecento presso una chiesa rurale di ` andato perBari Sardo. Il cippo, che e duto, portava inscritti su entrambe le facce gli etnici di due popolazioni confinanti: Altic(ienses) e Rubr(enses). I R. del documento epigrafico sono stati accostati dagli studiosi ai Roubrensioi citati da Tolomeo. L’etnico deriverebbe dall’aggettivo latino ruber con riferimento alla colorazione rossastra dei cosiddetti ‘‘Scogli Rossi’’ di Arbatax. Risulta perspicua, a questo proposito, l’analogia con l’etnico Rubrenses con ` di Saxa Rubra riferimento alla localita (attuale Grottarossa), sulla via Flaminia a nord di Roma, citato in un’iscrizione proveniente dalla capitale. [PAOLA RUGGERI]

Ruby, Giuseppe Antonio Vicere´ di ` sec. Sardegna (Spagna?, seconda meta ` sec. XVIII). In XVII-ivi?, prima meta carica nel 1717. Ufficiale di carriera, ` la guerra di succesquando scoppio ` con Carlo sione spagnola si schiero ´ d’Asburgo. Nel 1714 fu nominato vicere ´ di Sardedi Majorca e nel 1717 vicere gna. Giunto nell’isola, saputo che incombeva la spedizione progettata dal cardinale Alberoni tendente a resti` di tuire l’isola al re di Spagna, cerco organizzare la difesa con gli scarsi mezzi a sua disposizione.

Ruchetta = Rucola Rucola Pianta erbacea annuale della famiglia delle Crocifere (Eruca sativa Miller). Ha fusto ascendente e molto ramoso. Le foglie sono succose a lobi den-

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Ruda ` tati. I fiori hanno 4 petali bianchi, piu raramente giallo pallido venati di violetto, e sono raccolti in infiorescenze a racemo. I frutti sono sı`lique (frutti secchi deiscenti), glabre e molto appressate al fusto. Vive negli incolti preferibilmente su substrati calcarei. Le foglie sono commestibili e vengono consumate crude in insalata o cotte in vario modo e utilizzate come condimento.

in casseruola per risotti e pastasciutte. La medicina popolare italiana attribuisce alla ruchetta un’azione positiva per la crescita dei capelli. I nomi sardi sono tutti rifatti sull’italiano ‘‘rucola’’: ´ kas (campidanese); ruarruchitta; arru chetta, ruga; rughitta (logudorese); rukitta (Sardegna centrale). [TIZIANA SASSU]

Ruda Antico villaggio di origine medio` non idenevale, situato in una localita tificata della curatoria del Meilogu nel giudicato di Torres. Nel secolo XII ` nelle mani dei Doria per matripasso monio con una principessa della casa giudicale. Quando questa famiglia si estinse essi lo inclusero nello stato che andavano formando nella parte nord-occidentale del disciolto giudicato. Dopo la conquista catalano-aragonese ne conservarono il possesso, ma quando a partire dal 1325 scoppiarono le guerre tra loro e l’Aragona, il villaggio divenne teatro delle operazioni militari e subı` gravi danni; poco ` del secolo scomparve. dopo la meta

` coltivata. Rucola – Varieta

Ruda 1 Famiglia sassarese (sec. XV). ` apprezzata dall’antichita ` per le sue E ` stimolanti e antiscorbutiche. proprieta ` conosciuta con il nome In Sardegna e di ruchetta la Diplotaxis tenuifolia, erba perenne, alta fino a 70 cm, con base legnosa e fusto eretto, ramoso, con foglie solo nella parte inferiore; le foglie basali sono lunghe e spatolate, divise in 4 segmenti, le foglie superiori sono allungate e divise in 3 lobi; i fiori sono di un bel giallo vivo, riuniti in infiorescenze allungate all’apice degli steli. Si trova nei substrati calcarei, in ` frequente sui colli di campi incolti; e Cagliari. La ruchetta ha un uso alimentare: le foglie hanno un sapore forte che ricorda quello della r. e sono usate per insaporire insalate di altre erbe. Si `, anche cotte e saltate utilizzano, pero

Compare per la prima volta nel secolo XV in seno all’oligarchia che dominava `. Nel 1441 la vita economica della citta ottenne il riconoscimento della genero` con uno Stefano, la cui discendenza sita si estinse nel corso dello stesso secolo.

Ruda 2 Famiglia di Samatzai (sec. XVIII-esistente). Di grandi proprietari terrieri, le sue prime notizie risalgono al secolo XVIII. Per tutto il secolo i suoi membri si dedicarono allo sviluppo di una grande azienda nella Trexenta. Nel 1814 ottennero il cavalierato eredi` con un Filippo, i cui tario e la nobilta discendenti contrassero importanti matrimoni ed entro la fine del secolo ereditarono dai Musso il titolo di conte di Villanova Montesanto e dai Sanjust quelli di conte di San Lorenzo e di ba-

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Rufo rone di Furtei. La famiglia risiede ancor oggi a Cagliari.

Ruda, Villa Edificio che sorge a Suelli nella via centrale. Costruita in epoche diverse, fu completata nel 1847 da Bartolomeo Casu, un nobile di Mandas dal ` costiquale i Ruda la ereditarono. E tuita da una casa padronale al cui interno sono alcuni ingenui affreschi che hanno per soggetto scene di repressione di banditi, un interessante archivio domestico di Casa Ruda e arredi che permettono di ricostruire la vita ` rurale nell’Ottocento. della nobilta ` completato da un vastisL’edificio e simo complesso di magazzini, stalle e altri locali di servizio che si articolano su alcuni cortili interni; su di essi si ` soraprono dei loggiati, uno dei quali e retto da misteriose colonne di pietra lavorata che hanno interessato alcuni studiosi per la loro origine sicuramente medioevale. Da alcuni decenni ` in una parte di questi vasti locali e stato aperto un ristorante tipico.

Rudas, Nereide Docente di Psichiatria (n. Macomer 1925). Dopo aver conse` dedicata guito la laurea in Medicina si e alla ricerca e ha intrapreso la carriera universitaria. Dapprima libera docente in Psichiatria, ha insegnato all’Univer` di Roma e successivamente in sita ` stata profesquella di Cagliari, dove e sore di Clinica psichiatrica e direttore dell’Istituto e della Scuola di specializzazione di Psichiatria. Profonda conoscitrice della disciplina, nel 1987 ha fondato a Cagliari la prima Clinica psichiatrica e ha condotto ricerche sul campo sui principali aspetti della condizione ` contemporadell’uomo nella societa nea. Ha fondato e diretto con Raffaele Camba, negli anni Sessanta, la ‘‘Rivista sarda di criminologia’’ (=) che ha offerto un importante contributo alla conoscenza e alla comprensione del fenomeno del banditismo in quegli anni

` presidente dell’Istituto drammatici. E Gramsci della Sardegna e presidente ` italiana di Psichiatria fodella Societa ` autrice di numerosissimi saggi rense. E scientifici di notevole livello per i quali ha avuto riconoscimenti internazionali. Tra i suoi scritti: Caratteristiche, tenden` e dinamiche dei fenomeni di crimizialita ` in Sardegna (con Giuseppe Pugnalita gioni), in Atti della commissione parlamentare d’inchiesta sui fenomeni di cri` in Sardegna, I, 1972; L’emigraminalita zione sarda. Caratteristiche strutturali, ` nella ge1974; Identificazione e identita nealogia individuale e collettiva: il caso delle Carte d’Arborea, in Sardegna, Medi` terraneo e Atlantico tra Medioevo ed Eta Moderna. Studi storici in memoria di Alberto Boscolo, 1983; Mille anni di solitudine, ‘‘Essere secondo Natura’’, 6, 1986; `, L’isola dei coralli. Itinerari dell’identita ` stata riedita nel 2003 per 1997 (l’opera e la collana ‘‘La Biblioteca della Nuova Sardegna’’: «Qui non si sa – ha scritto nella prefazione al libro Bruno Calleri con riferimento, in particolare, all’emozionante Storia di Marco che ne costituisce la seconda parte – se a parlare sia ` la neuropsichiatra, la psichiatra fopiu rense, la fine psicopatologa o, maggiormente, la scrittrice, la narratrice, la creatrice di metafore»); Le Carte d’Arborea come romanzo delle origini, in Le Carte d’Arborea. Falsi e falsari nella Sardegna del XIX secolo (a cura di Luciano Marrocu), 1997; Storie senza, 2000.

Rufo Magistrato cagliaritano. L (uci) f(ilius) Rufus fu un importante cittadino di Carales attestato nell’iscrizione mutila rinvenuta a Cagliari in via dei Genovesi nel quartiere di Castello. Dall’iscrizione si coglie l’importanza di questo cittadino che, dopo aver ricoperto cariche militari (prefetto di coorte, tribuno legionario) e amministrative (addetto alla cura della via Emilia, procuratore dell’Augusta Plotina moglie di Traiano,

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Rufrio Crispino procuratore ad ripam di Adriano) proprie di un cavaliere, rientrato nella sua ` vi rivestı` la carica sacerdotale di citta ` importante magistrapontefice e la piu tura cittadina: il quattuorvirato iure dicundo quinquennale. Quest’ultima carica permette di attribuire alla princi` della Sardegna romana nei pale citta primi decenni del secolo II la condizione giuridica di municipium. Rufo fu ` della forse il finanziatore nella sua citta costruzione delle Terme Rufiane ricor` citato come date in un’iscrizione. R. e amministratore di Cagliari nel Caralis Panegyricus, opera di Roderigo Hunno Baeza, umanista probabilmente cagliaritano della fine del Cinquecento. `] [FRANCO PORRA

Rufrio Crispino Prefetto (sec. I). Cavaliere romano, primo marito di Poppea Sabina, dalla quale ebbe un figlio di lui omonimo che fu eliminato da Nerone in `. Con l’appoggio di Messalina tenera eta divenne prefetto del pretorio nel 47 d.C. Durante l’esercizio di questa carica gli furono attribuite dapprima le insegne pretorie e quindi quelle consolari. Nel 51 entrambi i prefetti, troppo legati alla memoria di Messalina, furono rimossi ´ invisi ad Agrippina, dalla carica perche che li fece sostituire con Afranio Burro. Nell’anno 65 anche R.C. divenne vittima del ‘‘terrore’’ neroniano e in seguito all’accusa di cospirazione fu condannato all’esilio in Sardegna. L’isola, quindi, ancora una volta rivestiva il ruolo di terra di confino per importanti personaggi politici dell’Urbe. In Sardegna R.C. si uccise nel 66 dopo aver ricevuto la notizia che era stata decretata la sua morte. [PIERGIORGIO FLORIS]

Rugby Sport. Questa pratica sportiva fece una breve apparizione negli anni Trenta del Novecento con la nascita di due squadre, una a Sassari (il GUF, 11º ai campionati italiani del 1935) e l’altra a Cagliari, la GIL. La prima iscrizione

di una squadra sarda a campionati re` solo molti anni golari avviene pero dopo, quando ad Alghero nasce l’Amatori Rugby, fondata da alcuni appassio` isonati nel 1975 e oggi maggiore realta lana di questo sport non molto diffuso. Dopo un avvio nei campionati minori, grazie al supporto tecnico dell’ex azzurro Marco Bollesan (che tuttora presta la sua collaborazione), viene raggiunta la serie A e conseguito nel 20032004 il miglior risultato con il secondo ` algheposto nel girone A. La societa rese, che organizza anche un buon set` presieduta attualtore giovanile, e mente da Francesco Badessi e allenata da Ramiro Cassina. Dispone anche di una seconda squadra che partecipa al campionato di serie C assieme alle al` sarde: F. Sinnai, A.R. Capotre realta terra, R. Olbia e A.R. Sassari. Attual` in mente il movimento del r. sardo e crescita; lo testimoniano i numerosi tornei giovanili e la presenza di una squadra femminile, la Grazia Deledda di Sassari, che disputa il massimo campionato. [GIOVANNI TOLA]

Rugby – Un momento di una partita.

Ruggeri, Giovanni Operaio, consigliere regionale (Elmas 1946-ivi 1997). Militante comunista fin da giovane, dopo essere stato protagonista delle lotte operaie per difendere il polo industriale di Macchiareddu, nel 1984 fu eletto consigliere regionale del suo

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Ruinas partito nel collegio di Cagliari per la IX legislatura e successivamente riconfermato per la X. Morı` prematuramente nel 1997.

Ruggeri, Paola Docente di Storia romana (n. La Maddalena 1962). Profes` di sore associato presso l’Universita Sassari (2000), formatasi alla scuola di ` fatta apprezzare Attilio Mastino, si e per i numerosi lavori sull’Africa e sulla Sardegna romana, in parte raccolti nel volume Africa ipsa parens illa Sardiniae. Studi di storia antica e di epigrafia, 1999. Membro del comitato scientifico L’Africa romana, collabora fattivamente dal 1992 alla pubblicazione degli Atti del Convegno. Fra i vari lavori si ricordano: Un signifer della cohors ligurum in Sardegna, ‘‘Zeitschrift fu ¨ r Papyrologie und Epigraphik’’, 101, 1994; Alle origini della viticoltura in Sardegna, 1995; Mommsen e le iscrizioni latine della Sardegna: per una rivalutazione delle falsae con tema africano, ‘‘Sacer’’, III, 1996; L’epigrafia paleocristiana: Theodor Mommsen e la condanna delle falsae caralitanae, in Atti del convegno ‘‘La Sardegna paleocristiana tra Eusebio da Vercelli e Gregorio Magno’’, 1996; I falsi epigrafici romani delle Carte d’Arborea, ‘‘Santu Antine’’, I, 1996; I falsi epigrafici romani delle Carte d’Arborea, in Le Carte d’Arborea. Falsi e falsari nella Sardegna del XIX sec. (a cura di Luciano Marrocu), 1997; Roma dalle origini della Repubblica al Principato, 2004. Ha recentemente edito il volume Roma dalle origini della Repubblica al Principato, 2004. [ANTONIO IBBA]

Ruggieri, Francesco Storico del teatro (n. Cagliari 1937). Laureato in Economia e Commercio, per lunghi anni professore nell’Istituto tecnico ‘‘Mar` ricercatore scrupotini’’ di Cagliari. E loso e attento della storia di Cagliari, specializzato soprattutto in storia del teatro; ha collaborato alla realizza-

zione di alcune mostre storiche. Tra i suoi scritti: Medioevo a Cagliari cupo e boccacesco, ‘‘Esse come Sardegna’’, I, 1, 1983; Requiem in lingua sarda per una fallita banca, ‘‘Esse come Sardegna’’, I, 3, 1983; Nelle carte intestate uno spac` anni cato della Cagliari di cento e piu fa, ‘‘Almanacco di Cagliari’’, 1984; I vigili del fuoco a Cagliari, ‘‘Almanacco di Cagliari’’, 1985; Cagliari alla fine del XVIII secolo in un libro del cappellano tedesco Joseph Fuos, ‘‘Almanacco di Cagliari’’, 1986; Il primo dicembre 1619 a Cagliari si svolse un grande torneo, ‘‘Almanacco di Cagliari’’, 1987; Notizie sul Teatro regio di Cagliari nel periodo della residenza della corte sabauda in Sardegna, ‘‘Bollettino bibliografico della Sardegna’’, 11-12, 1989; La visita a Cagliari del principe Carlo Alberto nel 1829, ‘‘Almanacco di Cagliari’’, 1991; Storia del Teatro Civico di Cagliari, 1993; Risalgono a fine Ottocento i primi passi della cinematografia nell’isola, ‘‘Sardegna fieristica’’, 1996; La lenta penetrazione del Cristianesimo in Sardegna, ‘‘Sardegna fieristica’’, 1997.

Rugiu Famiglia algherese (sec. XVIIesistente). Le sue notizie risalgono al secolo XVII. Apparteneva alla borghesia e nel 1677 ottenne il cavalierato ere` con un Antonio, giuditario e la nobilta dice della Reale Udienza. Nei secoli successivi i suoi membri continuarono a risiedere ad Alghero e a ricoprire importanti uffici pubblici. Con questo cognome esiste anche una famiglia di Sassari.

Ruinas1 Comune della provincia di Oristano, incluso nel Comprensorio n. 17, con 821 abitanti (al 2004), posto a 359 m sul livello del mare a oriente di Oristano. Regione storica: Parte Valenza. Archidiocesi di Oristano. & TERRITORIO Il territorio comunale, di forma grosso modo trapezoidale, si estende per 30,38 km2 e confina a nord

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Ruinas con Allai, a est con Samugheo, a sud con Asuni e Villa Sant’Antonio e a ovest con Mogorella e Villaurbana. Si tratta di un territorio di colline non molto alte, ma tagliato da vallate piuttosto erte e profonde, come quella del rio Mannu che scorre a oriente del paese e si dirige verso il Tirso. R. comunica per mezzo di una strada secondaria che si distacca dalla Allai-Samugheo e si dirige a sud per raggiungere Mogorella e Villa Sant’Antonio. & STORIA Il suo territorio e ` ricco di nuraghi e di altre testimonianze ar` pero ` cheologiche; il villaggio attuale e di origine medioevale, faceva parte del giudicato d’Arborea ed era incluso nella curatoria del Parte Valenza. Caduto il giudicato d’Arborea, i suoi abitanti continuarono a tenere un atteggiamento ostile nei confronti degli Aragonesi ma nel 1416 fu incluso nel feudo concesso a Ludovico Pontons il quale a sua volta vendette R. ad Antonio Madello nel 1421. Nel 1429 i suoi eredi vendettero il villaggio a Pietro Joffre che lo unı` al feudo di Senis cui rimase unito nei secoli successivi. Cosı` dagli Joffre ` ai Cardona e da questi, nel 1486, passo ` che pero ` vendettero il villagai Besalu gio a Bernardino Margens. In seguito R. ` dai Margens ai Fogondo, ai Nin passo cui fu riscattato nel 1838. Nel 1821 fu incluso nella provincia di Isili e quando, nel 1848, furono abolite le province, fu incluso nella divisione amministrativa di Cagliari. Vittorio Angius ci ha lasciato una preziosa testimonianza: «Popolazione. Nell’anno 1847 si numerarono in Ruinas anime 690, distinte in maggiori di anni 20, maschi 206, femmine 217, in minori, maschi 133, femmine 134, distribuite in famiglie 169. Agricoltura. La superficie coltivata da’ ` computare in starelli ruinesi si puo 2300, poco meno di tre miglia quadrate, vale a dire circa un settimo del territo-

rio. Ma quella che produce annual` molto, perche ´ non si arano piu ` mente e di 1170 starelli, e la vigna con gli orti non ´ restano in supera li starelli 230, sicche ` di starelli 900. L’ordinaria seriposo piu ` di starelli 650 di grano, 200 minagione e d’orzo, 60 di fave, 200 di lino, 40 di legumi. La fruttificazione in circostanze favorevoli aumenta il seme del grano a 15, dell’orzo ad altrettanto, delle fave a 8, de’ legumi ad altrettanto. Uno starello di semenza di lino si computa in media che possa dare libbre 35 di lino. Nelle regioni incolte e di pascolo si fanno de’ novali, che producono molto. In alcuni siti i terreni, spesso dissodati da uno stesso colono, sono stati riconosciuti di `. Gli alberi fruttiferi sono sua proprieta `, ma non molto di molte specie e varieta numerosi. De’ grandi chiusi destinati per la pastura e in qualche loro parte anche per la coltura che si dicono tanche appena se ne possono indicare sette ` poco prospera se si od otto. Pastorizia. E confronti l’estensione dei pascoli col numero dei capi che si educano. Nel bestiame domito si annoverano, buoi per l’agricoltura 340, cavalli 60, majali 60, giumenti 110. Nel bestiame rude erano, vacche 350, capre 1500, pecore 2000, porci 800. Il caseificio si fa con metodi ` poco saggi, onde la non buona qualita del prodotto. Ne’ cortili del paese si ha ` gran copia di pollame. L’apicoltura e `a piuttosto negletta». Nel 1859 R. entro far parte della ricostituita provincia di ` con Mogorella e Cagliari; nel 1928 formo Sant’Antonio R. il nuovo comune di Mogorella R. che nel 1936 prese il nome di R. Nel 1950 i tre villaggi riacquistarono le rispettive autonomie; quando poi nel 1974 fu costituita la provincia di Ori` a farne parte. stano R. entro & ECONOMIA Le attivita ` di base della sua economia sono l’agricoltura, in particolare la cerealicoltura e la viticoltura, la frutticoltura; e l’alleva-

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Ruinas mento del bestiame, in particolare di ovini, bovini e suini e in misura minore di caprini. Negli ultimi decenni si sta sviluppando anche una modestissima ` industriale nei settori alimenattivita tare e edilizio. Modesta anche la rete di distribuzione commerciale. Servizi. R. ` collegato da autolinee agli altri cene tri della provincia. Dispone di Pro Loco, stazione dei Carabinieri, guardia medica, farmacia, scuola dell’obbligo, sportello bancario. & DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 856 unita di cui stranieri 3; maschi 420; femmine 436; famiglie 300. La tendenza complessiva rivelava una diminuzione della popolazione, con morti per anno 6 e nati 3; cancellati dall’anagrafe 19 e nuovi iscritti 10. Tra i principali indicatori economici: imponibile medio IRPEF 11 262 in migliaia di lire; versamenti ICI 307; aziende agricole 142; imprese commerciali 41; esercizi pubblici 3; esercizi al dettaglio 9; ambulanti 3. Tra gli indicatori sociali: occupati 236; disoccupati 37; inoccupati 51; laureati 10; diplomati 60; con licenza media 262, con licenza elementare 306; analfabeti 45; automezzi circolanti 223; abbonamenti TV 276. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Notevoli sono le testimonianze archeologi` dell’inche che denotano la continuita sediamento nel territorio; in particolare risalgono al periodo prenuragico le domus de janas di Su Fossu. Al periodo nuragico risalgono i nuraghi Nuraghi, Nurampei, Nura Olla. All’epoca romana risalgono i resti del villaggio di Ghentiana che ha restituito numerose suppellettili. & PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE Il centro storico conserva l’assetto tradizionale, lungo le strade si affacciano le tipiche case in basalto che gli conferiscono un aspetto partico-

` significativo e ` la lare. L’edificio piu chiesa di San Giorgio, parrocchiale costruita nel secolo XVII in conci di trachite rosa. Sorge su un colle e domina l’abitato, ha l’impianto a una navata completato da cappelle laterali e dal ` a volte a presbiterio; la copertura e botte. A qualche chilometro dal centro abitato sorge la chiesa di San Teodoro, costruita nel secolo X in forme bizantine e successivamente rimaneggiata. Nelle sue vicinanze sono visibili alcuni resti di edifici probabilmente risalenti alla statio romana di Ghentiana. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI A R. si celebra il 19 maggio la festa campestre di San Teodoro, con processione, sfilata di carri e manifestazioni di folclore; il 19 agosto di festeggia invece il patrono San Giorgio: anche in questa occasione processione, canti e musiche.

Ruinas2 Antico villaggio del giudicato d’Arborea, compreso nella curatoria del Guilcier a qualche chilometro da Sedilo. Dopo la conquista catalano-arago` a restare in possesso del nese continuo giudice d’Arborea. Nel 1378 fu incluso nei territori giudicali che il re d’Aragona, provocatoriamente, concesse al traditore Valore de Ligia. Dopo la caduta del giudicato d’Arborea la sua popolazione tenne un atteggiamento ostile ` nei confronti dei vincitori e si ribello apertamente quando nel 1415 i De Ligia tentarono di far valere i propri diritti. ` a LeoDopo alcuni anni, nel 1420, passo ` nardo Cubello, ma in seguito si spopolo completamente e scomparve.

Ruinas, Stanis (pseud. di Giovanni A. De Rosas) Giornalista, scrittore (Usini 1900` attivi Roma 1984). Giornalista fra i piu nel ventennio fra le due guerre, esordı` giovanissimo collaborando subito a quotidiani sardi (in particolare ‘‘L’Unione sarda’’) e della penisola (fra ` gli altri, ‘‘Il Tempo’’ di Roma, su cui gia nel 1921 apparve un suo articolo su La

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Ruiu grande anima di Sebastiano Satta). Si av` presto al fascismo, di cui sarebbe vicino ` entusiasti sostenitori, stato uno dei piu a partire dall’opuscolo polemico Deputati sardi aventiniani alla sbarra, pubblicato a Roma nel 1924, con una premessa di Teresa Labriola. Attento a quanto si muoveva in Sardegna (e anzi, nonostante una carriera tutta ‘‘continentale’’, fortemente legato alle proprie ra` nel 1927 un ampio invendici), pubblico tario, La Sardegna e i suoi scrittori (che erano Sebastiano Satta, Ottone Bacaredda, Grazia Deledda, Antioco Zucca, Antonio Scano, Luigi Falchi, Filippo Addis, Pietro Casu, Salvator Ruju, Francesco Cucca, Giuseppe Senes, Tullio Marcialis, Gavino Leo, Vincenzo Soro); allo stesso tema sono collegati gli articoli Pietro Casu: «La dura tappa» e Poetesse di Sardegna, entrambi su ‘‘L’Unione sarda’’, 1923, e il polemico Contro i vecchi democratici-massoni in favore dei giovani scrittori fascisti, ‘‘Sardegna’’, VI, 8, 1928. Fu anche scrittore di novelle (Il mio viaggio di nozze, ‘‘L’Unione sarda’’, 1923), e di romanzi (La Montagna, 1937). Dopo il 25 luglio fu ` alcuni mesi a Regina arrestato e passo `, diede vita alla Coeli. Tornato in liberta rivista, ‘‘L’Idea nazionale’’, una delle prime pubblicazioni di questo secondo dopoguerra in cui era facile agli ex fascisti riconoscere alcune delle proprie convinzioni. Fortemente polemico, ebbe numerose querele ma anche notevole audience nella ‘‘maggioranza silenziosa’’. Alcune recenti ricostruzioni della storia della rivista la collocano all’interno di un progetto di Palmiro Togliatti per portare verso il PCI gli ancora giovani nostalgici del fascismo. Altri ` vastissuoi articoli (ma la bibliografia e sima), I pittori sardi alla XC Esposizione di Belle Arti, ‘‘La Nuova Sardegna’’, 1922; Scrittori e pittori sardi e poeti dialettali, ‘‘L’Unione sarda’’, 1924; Figure del

fascismo sardo, 1928; L’Alternos: Giovanni Maria Angioy, ‘‘L’Unione sarda’’, 1936; Garibaldi in Gallura, ‘‘L’Unione sarda’’, 1950.

Ruiu, Domenico Fotografo naturalista ` impegnato da diversi (n. Nuoro 1949). E anni nella divulgazione di temi ambientali e per la conservazione del patrimonio faunistico della Sardegna, con atti` propagandistiche nelle scuole, vita scritti e mostre itineranti; collabora inoltre con riviste di settore italiane ed estere, sia come autore di articoli che come fotografo (‘‘Airone’’, ‘‘Oasis’’, ‘‘Qui Touring’’), e con quotidiani, testate televisive nazionali e private. Ha organizzato mostre sul grifone e sull’ambiente della Sardegna centrale. Ha curato in particolare la ricerca fotografica sulla biologia dell’avvoltoio grifone. Tra i suoi scritti: Compagni di viaggio, 1979; Caro grifone, 1983; Il muflone, 1993; Il Supramonte, 1999; Su puzonarju, 2005.

Ruiz Famiglia sassarese di origine catalana (secc. XVI-XIX). Le sue notizie risalgono al secolo XVI: godevano di grande considerazione e nel 1558, durante il parlamento Madrigal, furono ammessi allo Stamento militare. Alcuni dei suoi membri si segnalarono soprattutto come valorosi guerrieri negli eserciti reali, combattendo con onore in mezza Europa. Scoppiata la guerra di ` successione spagnola, furono tra i piu fieri sostenitori di Filippo V per cui furono costretti ad andare in esilio in Spagna. Dopo l’avvento dei Savoia tornarono ad Alghero, dove la famiglia si estinse nel corso del secolo XIX.

Ruiz, Michele Ufficiale di carriera (Al` sec. XVII-Valencia ghero, prima meta 1720). Nel 1673 si trasferı` in Catalogna dove percorse una brillante carriera e nel 1697 fu insignito dell’ordine di San` in Sardegna; tiago. Subito dopo torno ` la guerra di succesquando scoppio sione spagnola rimase fedele a Filippo

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Ruju

ivi 1974). Collaboratore della ‘‘Nuova Sardegna’’ e di riviste letterarie, esordı` nella narrativa col romanzo autobiografico Il salto del fosso, 1967, col quale ottenne l’anno successivo il secondo premio al concorso ‘‘Grazia Deledda’’ sezione ‘‘Opera prima’’. Nel 1970 fece seguire Quel giorno a Buggerru, rievocazione drammatica dell’eccidio avvenuto nel 1904: rappresentata per la ` tornata prima volta a Nuoro nel 1971, e ` riprese sulle scene dei teatri poi a piu ` Su connottu, ‘‘azione isolani. Del 1972 e scenica in due tempi’’ ispirata ai moti per la terra scoppiati a Nuoro nel 1868, anche questa utilizzata da alcune compagnie. Poco dopo la sua morte prema` uscita la raccolta di versi La tura e danza dell’argia, 1974.

` aveva esorgelo Sommaruga. In realta dito giovanissimo nel 1902 con la raccolta di versi A vent’anni e con il Canto d’Ichnusa, pubblicato in occasione della collocazione del monumento a Cristo Redentore di Vincenzo L. Ierace sull’Ortobene nuorese. Alcune parti del poemetto L’eroe cieco, pubblicate dalla ‘‘Rivista sarda’’, 1919, lo fecero apprezzare a livello nazionale e lodare dal D’Annunzio. Tornato a Sassari, si de` all’insegnamento negli istituti sudico periori e al giornalismo: particolarmente apprezzata fu la sua opera di curatore della pagina letteraria del sassarese ‘‘L’Isola’’, che fece diventare palestra dei giovani scrittori e poeti isolani. ` allora, nel 1928, a pubblicare, Comincio sotto lo pseudonimo di Agniru Canu, poesie in dialetto sassarese che comparvero su ‘‘L’Isola’’ e, nel secondo dopoguerra, su ‘‘La Nuova Sardegna’’, in seguito raccolte nei volumi Agnireddu e Rusina e Sassari ve´ccia e noba. «Con Agnireddu e Rusina – ha scritto la nipote Caterina Ruju per la edizione in un solo volume delle due raccolte sassaresi, Ilisso 2001 – nasce il personaggio di ` un giovane contadino, Agniru Canu: e ` si crea a poco a poco la cui personalita ` mai negata, anzi e rappresenta la realta sempre messa in rilievo delle origini e dei rapporti con la terra di S.R. Agni` un poemetto d’amore, reddu e Rusina e di sapore apparentemente petrarche´ccia e noba rappresenta sco. Sassari ve ` sassarese come il insieme la realta poeta la vive, pur nella mitizzazione dei tempi passati e dell’infanzia».

Ruju, Salvator (noto con lo pseud. Agniru

Ruju, Salvatore Religioso (Cuglieri, se-

Canu) Letterato e poeta (Sassari 1878-ivi

` sec. XVII-Ales 1728). Veconda meta scovo di Ales e Terralba dal 1726 al ` in 1728. Ordinato sacerdote, si laureo utroque a Sassari e in seguito si pose in ` . Canoluce per le sue grandi qualita nico cagliaritano, fu nominato vescovo di Ales e Terralba da papa Benedetto

Ve nel 1706 fu nominato governatore di Alghero. Passata la Sardegna agli Asburgo, nel 1708 fu incarcerato: una volta liberato si trasferı` in Spagna, ` al Bacallar e quando il cardove si lego ` la spedizione dinale Alberoni preparo per la riconquista della Sardegna vi prese parte. Dopo il fallimento dell’im` in Spagna. presa torno

Ruju, Antonio (detto Nino) Avvocato, consigliere regionale (Osilo 1931-Sassari 1983). Di cultura sardista, dopo essersi laureato in Giurisprudenza e avere intrapreso la carriera forense si ` alla politica nel Partito Sardo avvicino d’Azione. Nel 1965 fu eletto consigliere regionale del suo partito nel collegio di Sassari per la V legislatura (1965-1969), ` rieletto. ma in seguito non fu piu

Ruju, Romano Scrittore (Nuoro 1935-

1966). Compı` i suoi primi studi a Sassari, ` in Legge, e quindi fredove si laureo ` la Facolta ` di Lettere a Roma, quento dove, protetto dalla Deledda che molto lo stimava, si inserı` negli ambienti letterari della ‘‘Cronaca Bizantina’’ di An-

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Ruju ` fu XIII nel 1726; il suo episcopato pero interrotto da una morte prematura, che lo colse ad Ales nel 1728.

Ruju, Sandro Insegnante, storico dell’industria (n. Sassari 1949). Esperto di ` studioso formazione professionale, e dei processi di industrializzazione, con particolare riguardo alla Sardegna. Responsabile dell’ufficio studi della CGIL, ha dedicato numerosi scritti alla storia dello sviluppo economico della Sardegna, segnalandosi per il rigore del metodo, che lo porta a indagare e ricostruire fenomeni ancora in progress con la stessa prospettiva dello storico che indaga su eventi del passato. Ma, forte anche della sua partecipazione al dibattito nei movimenti studenteschi degli anni Sessanta-Settanta e del suo impegno diretto nelle lotte sindacali (che aggiungono elementi di informazione diretta alla sua profonda conoscenza del mondo del lavoro isolano), ogni suo ` attraversato da una intensa scritto e passione civile che anima il suo stile di convincente chiarezza. Tra i suoi scritti: Al carro del monopolio petrolchimico, ‘‘Tuttoquotidiano’’, 1976; Questo il futuro chimico che piace alla Sir, ‘‘Tuttoquotidiano’’, 1977; Dinamica, contraddizioni strutturali e prospettive di sviluppo dell’industria petrochimica, ‘‘Quaderni sardi di Economia’’, 4, 1979; Quali produzioni industriali per la Sardegna?, ‘‘Quaderni bolotanesi’’, VII, 1981; tre capitoli: Storia dell’industrializzazione, Storia della Sir, Storia del movimento sindacale, in La Sardegna. Enciclopedia (a cura di M. Brigaglia), II, 1982; C’e` ancora una petrolchimica nel futuro della Sardegna?, ‘‘Ichnusa’’, n.s., I, 1, 1982; Dalla scuola al lavoro. Due indagini sui diplomati e sugli studenti degli istituti alberghieri sardi, ‘‘La Provincia di Sassari’’, VI, 7, 1987; Via delle Conce. Storia e memorie dell’industria del cuoio a Sassari ` e campagna. Sto1850-1970, 1988; Citta

ria della Camera del Lavoro di Sassari dalla fondazione all’avvento del fascismo 1900-1922, 1990; L’industria di trasformazione del sughero, in Atlante economico della Sardegna, II, 1990; Struttura produttiva, livelli occupativi e trasformazioni nel settore delle costruzioni in provincia di Sassari, ‘‘Informazioni statistiche ed economiche della Provincia di Sassari’’, 3-4, 1990; L’alimentazione dei minatori nella Sardegna del primo Novecento: il caso dell’Argentiera, ‘‘Il Risorgimento’’, XLIV, 1992; La condizione operaia in Sardegna durante il fascismo, ‘‘Archivio sardo del movimento operaio contadino e autonomistico’’, 47-49, 1996; L’Argentiera. Storia e memorie di una borgata mineraria in Sardegna (18641963), 1996; Fiammiferi di Sardegna. All’origine dell’industria degli zolfanelli, `, economia, politica dal se1997; Societa condo dopoguerra ad oggi (1944-1998), in ‘‘Storia d’Italia’’, Einaudi, Le regioni ` ad oggi. La Sardegna (a cura dall’Unita di L. Berlinguer e A. Mattone), 1998; I mondi minerari della Sardegna, in Tra ` , 1999; Il peso del sufabbrica e societa ghero, 2002.

Rullero Famiglia di mercanti cagliaritani (secc. XVII-XVIII). Le sue notizie risalgono al secolo XVII. Raggiunta una ragguardevole condizione economica, nel 1687 ottennero il cavalierato ` con un Onorato. I ereditario e la nobilta suoi figli nel 1688 furono ammessi allo Stamento militare durante il parlamento Monteleone; la loro discendenza si estinse nel corso del secolo XVIII.

Runchina, Giovanni Latinista (n. Roma 1936). Conseguita la laurea, ha insegnato per lunghi anni nei Licei classici ` divenuto professore assoe nel 1985 e ciato di Letteratura latina. Attualmente lavora nel Dipartimento di Filologia ` di classica e Glottologia della Facolta Scienze della Formazione dell’Univer` autore di numerosi, ` di Cagliari. E sita

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Ruta pregevoli lavori monografici e di arti` importanti riviste coli apparsi nelle piu scientifiche. Tra gli altri Da Ennio a Si` di Magilio Italico, ‘‘Annali della Facolta stero di Cagliari’’, VI, 1, 1982; La Sardegna e i Tullii Cicerones, in Sardinia antiqua. Studi in onore di Piero Meloni per il suo 70º compleanno, 1992.

lippo II, in Sardegna, Spagna e Stati Ita` di Filippo II (a cura di liani nell’eta Bruno Anatra e Francesco Manconi), 1999.

Rundine, Angelo Studioso di storia della cultura (Sassari 1952-ivi 2005). Im` piegato in un ente pubblico, si dedico dagli ultimi anni Settanta allo studio della storia delle istituzioni scolastiche e culturali nella Sardegna spagnola, lasciando – nonostante la morte prematura – numerosi importanti contributi fra cui Chiese e conventi di Sassari. Le carte del convento di S. Maria di Betlem e di Sant’Antonio Abate, XIV XIX sec., 1979; La stampa a Sassari alla fine del ’600, in Arte e cultura del ’600 e ’700 in Sardegna (a cura di Tatiana Kirova), ` di 1984; Gli studenti sardi all’Universita `, studenti, maeSalamanca, in Universita stri. Contributi alla storia della cultura in Sardegna (con Eugenia Tognotti e Raimondo Turtas), collana di ‘‘Studi del Centro interdisciplinare per la Storia ` di Sassari’’, 1990; due dell’Universita capitoli, La stregoneria e I libri proibiti, ` sarda in Eta ` spaentrambi in La societa gnola (a cura di Francesco Manconi), I, 1992; Corsari barbareschi, schiavi e rinnegati nelle coste galluresi nel ’500 e ’600, in Da Olbı`a a Olbia. 2500 anni di storia di ` mediterranea, II (a cura di Giuuna citta seppe Meloni e Giuseppina F. Simbula), 1995; Inquisizione spagnola, censura e libri proibiti in Sardegna nel ’500 e ’600, ` e migrazioni stu1996; Piccole Universita ` dentesche. Studenti sardi in universita spagnole e italiane (sec. XVI-XVII), in Le ` minori in Europa, 1998; Gli Universita inquisitori del tribunale del S. Ufficio in Sardegna (1493-1718), ‘‘Archivio storico sardo’’, XXXIX, 1998; Corsari, schiavi e ` di Firinnegati nei mari sardi nell’eta

Ruta – Fioritura estiva.

Ruta Pianta della famiglia delle Rutacee (R. chalepensis L.). Arbusto sempreverde con rami legnosi e flessibili; le foglie, di color verde-grigiastro, sono composte, pennatosette; i fiori sono piccoli, gialli, riuniti in mazzi rotondi (corimbi) ` lunghi dei petali; i frutti con stami piu sono globosi, con semi lucidi, scuri, a ` intenforma di fagiolo. Tutta la pianta e samente aromatica, con un odore non gradevole. Cresce spontanea negli in` diffusamente nelle zone cocolti, piu stiere, e fiorisce per tutta l’estate. Pur essendo amarissima, tutta la pianta viene usata in decotti, infusi e tisane che, efficaci sui sistemi digerente e ner` antiemorragiche voso, hanno proprieta ` endee antidolorifiche. In Sardegna e mica la R. corsica DC., rinvenuta soltanto sul Gennargentu, inserita nell’elenco delle piante da sottoporre a vincolo di protezione in base alla proposta di L.R. n. 184/2001. La r. che si usa per aromatizzare la grappa appartiene a una specie (R. graveolens L.) che non cresce spontanea nell’isola. Antonia

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Rutilio Namaziano Pessei in Le piante officinali della Sardegna (2000) riporta l’antico uso di cospargere le case di r. per prevenire o scongiurare il contagio della peste, legato ` della r. di scacciare forse alla capacita insetti e parassiti sia dal corpo che dai loro nascondigli. Con il nome di r. canina (detta anche r. selvatica o scrofularia comune) si indica la Scrophularia canina L., piccolo cespuglio con numerosi rami a sezione quadrangolare; le foglie sono composte e divise in segmenti allungati con margine dentato; i fiori sono tubulari, piccoli, rosso scuro, distribuiti nella parte terminale dei fusti; il frutto ` una cassula con semi scuri e oblunghi; e la pianta cresce in luoghi aridi e sulla rocce, a tutte le altitudini, e fiorisce a primavera inoltrata. (Per la r. caprina = Iperico). Nomi sardi: arruda; arrura (campidanese); elba di santa Maria, kurruma; ruda (sassarese); rutedda (nuorese). [MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]

Rutilio Namaziano, Claudio Poeta ori` sec. ginario della Gallia (seconda meta IV-inizi sec. V). Appartenente a una famiglia di alti funzionari imperiali, ricoprı` egli stesso, a Roma, importanti cariche, fino a quella di praefectus urbi, nel 414. Lega il suo nome a un poemetto, giuntoci incompleto, nel quale descrive il viaggio di ritorno (De reditu suo) da lui compiuto nel 415 via mare da Roma alla Gallia, regione devastata, a quell’epoca, dalle scorrerie dei Goti. Ricco di digressioni dotte, il De reditu contiene, nel primo libro, un fugace riferimento alla Sardegna, lı` dove l’autore, elogiando l’isola d’Elba «celebrata per metalli», ricorda, enumerando altre regioni ricche di miniere,

anche i giacimenti metalliferi sardi. [ANNA MARIA NIEDDU]

Ruxoto Famiglia cagliaritana (secc. XVII-XVIII). Se ne parla a partire dal secolo XVII: nel 1691 ottenne il cavalierato ereditario con un Francesco che nel 1698 fu ammesso allo Stamento militare durante il parlamento Montellano. Suo figlio Diego, nel 1712, ottenne `; i suoi il riconoscimento della nobilta discendenti si estinsero nel corso del secolo XVIII.

Ruzittu, Michele Insegnante (Arza` il ‘‘padre’’ delchena 1871-ivi 1960). E l’autonomia comunale di Arzachena, il cui distacco dalla ‘‘matrigna’’ Tempio ` vasto ter(allora uno dei comuni dal piu ritorio d’Italia) sostenne con intensi contatti con i politici sardi e con una forte campagna giornalistica: il suo capolavoro furono le elezioni amministrative del 1914, in cui diede vita a una lista ` gli abitanti detta dei ‘‘frazionisti’’ (cioe ` delle frazioni di Tempio) che conquisto la maggioranza. Suo fratello Salvatore divenne sindaco di Tempio. La battaglia riprese nell’immediato dopoguerra, ´ una legge del 1920 (attuata nel finche 1922) concesse l’autonomia ad Arzachena. Appassionato dilettante di archeologia, promosse gli scavi nel territorio del comune, scoprendo nel 1959 la necropoli di Li Muri, sede – secondo alcuni studiosi – di una specifica facies della cultura di Ozieri. La sua opera ` la monografia Cronistoria principale e ` della pietra ai nodi Arzachena dall’Eta stri giorni, 1948, ristampata nel 2002 in occasione dell’ottantesimo anniversario della conquista dell’autonomia comunale del paese.

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S Saba Famiglia sassarese (sec. XV). Le sue notizie risalgono agli inizi del secolo XV con un Francesco che nel 1419 ottenne il riconoscimento della gene` . Avevano una posizione finanziarosita ` solide della citta ` ed erano ria tra le piu in grado di partecipare agli appalti per la riscossione dei tributi, traendone notevoli profitti. Uno dei figli di Fran` , alla meta ` del secolo, a cesco, pero causa del non felice andamento degli ` incontro a una crisi fiappalti, ando nanziaria che rapidamente condusse la famiglia alla rovina.

Saba, Agostino Religioso, storico della Chiesa (Serdiana 1888-Sassari 1962). Arcivescovo di Sassari dal 1961 al 1962. Fu ordinato sacerdote e si tra` in Teologia sferı` a Roma dove si laureo e in Lettere, avendo come professore alla ‘‘Sapienza’’ Pietro Fedele. Tornato in Sardegna, dopo un breve soggiorno come docente ad Arzana, si trasferı` ` in nuovamente a Roma, dove insegno ` in alcuni istituti privati. Infine rientro ` a insegnare Sardegna, dove inizio presso il Liceo ‘‘Dettori’’ di Cagliari e ` il Liceo scientifico prinel 1924 fondo vato di Iglesias, di cui fu preside per alcuni anni. Tra il 1927 e il 1928 fu a ` allo stuMontecassino, dove si dedico dio dei documenti sui rapporti fra quel monastero e la Sardegna medioevale. Nel 1930 si trasferı` a Milano, dove inse-

` Storia medioevale e Storia della gno ` Cattolica, Chiesa presso l’Universita dando avvio alla redazione delle sue due monumentali opere, una sulla storia dei papi e l’altra sulla storia della Chiesa. Nel 1953 fu nominato vescovo di Nicotera e Tropea e prese parte alla preparazione del concilio Vaticano II; nel 1961 fu nominato arcivescovo di Sassari. Tra i suoi numerosissimi scritti, frutto di una eccezionale capa` di lavoro: Studi sui Cartolari d’Arcita borea, 1923; Guardando la luna. Ricordi di mitologia sarda, ‘‘Il Nuraghe’’, I, 8-9, 1923; Spighe [in memoria del vescovo di Tortolı` monsignor Emanuele Virgilio], 1923; San Giorgio di Suelli e la sua leggenda, ‘‘Il Nuraghe’’, II, 18, 1924; Le monache della Purissima a Cagliari attraverso un memoriale dell’arcivescovo Delbecchi, ‘‘Il Nuraghe’’, III, 33, 1925; Montecassino e la Sardegna medioevale. Note storiche e codice diplomatico sardo-cassinese, 1927; Asili del Beato Cottolengo in Sardegna nel 1º decennio di apostolato educativo, ‘‘La scuola di Sardegna’’, V, 5, 1927; Il Pontificato Romano e la Sardegna medioevale, I [dal sec. VI al sec. VIII], 1929; Il Monachismo benedettino in Sardegna, ‘‘Convivium’’, 3, 1929; L’abate Luigi Tosti e la Conciliazione, 1929; La Sardegna cristiana, ‘‘Convivium’’, 1930; Cassinensia, 1930; Bernardo I Ayglerio, abate di Montecas-

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Saba sino, 1931; P. Luigi Tosti e un’Antologia di Edoardo Fenu, ‘‘Convivium’’, 1931; Il vescovo del concilio di Efeso negli ‘‘Anecdota’’ raccolti dal Muratori, ‘‘Convivium’’, 1931; Il cardinale Federico Borromeo e la Biblioteca Ambrosiana, ‘‘Convivium’’, 1931; ‘‘De Pestilentia’’ del ` un codice Card. Federico Borromeo [e inedito dell’Ambrosiano], 1932; Un fondo dialettologico sardo nella biblioteca Ambrosiana di Milano, ‘‘Annuario del Liceo scientifico pareggiato di Iglesias’’, 1932; La Biblioteca Ambrosiana (1609-1932), ‘‘Aevum’’, 1932; Francesco Rivola e Alessandro Manzoni, ‘‘Convivium’’, 1933; Federico Borromeo e i mistici del suo tempo, 1933; Maria Vergine Immacolata, 1933; I grandi Cardinali italiani nella vita e nella storia, ‘‘Convivium’’, 1933; Lineamenti per una storia ` , 1933; Gli incuecclesiastica della carita naboli della Biblioteca Ambrosiana, ‘‘L’Italia’’, 1934; Montecassino e Federico Borromeo, ‘‘Convivium’’, 1934; Le Corporazioni medioevali, ‘‘Vita e Pensiero’’, 1934; San Bernardino da Siena, ‘‘Scuola Cattolica’’, 1935; Storia dei papi (con Carlo Castiglioni), voll. 2 [di ` il vol. I, Da S. Piemonsignor A. Saba e tro a Celestino V, di monsignor C. Castiglioni il vol. II, Da Bonifacio VIII a Pio XI], 1952; La biblioteca di San Carlo Bor` del romeo, 1936; Spirito e azione nell’eta Rinascimento Cristiano, ‘‘Convivium’’, 1937; Alcuni ricordi francescani ad Iglesias, ‘‘L’Italia francescana’’, 1938; Storia della Chiesa. I, Dalle origini al sec. VIII, 1938; L’atto di unione di Roma con i Greci, ‘‘Vita e pensiero’’, 1939; Profilo storico di S. Ambrogio, ‘‘L’Osservatore Romano’’, 1940; Storia della Chiesa. II, Dal potere temporale dei Papi a Bonifacio VIII, 1940; Appunti sull’opera politica di S. Ambrogio, ‘‘Bollettino storico agostiniano’’, 1941; Martirio e trionfo del Cristianesimo, 1942; Il ‘‘povero’’ Manzella, ‘‘L’Italia’’, 1942; Sant’Antonio

Abate, 1944; Le varie confessioni ortodosse, 1945; Storia della Chiesa. III, 1, Dai Pontefici di Avignone a Pio XII, 1943; 2, 1945 [«i 4 volumi dell’opera – scrive Raimondo Bonu – hanno avuto una ristampa della stessa casa editrice UTET nel 1954, con l’aggiornamento ` recenti e una bibliofino agli anni piu grafia arricchita di tutte le indicazioni ` importanti»]; Le grandi critiche piu giornate del Concilio di Trento, ‘‘Vita e Pensiero’’, 1946; Barba e divorzio di Luigi VII, ‘‘L’Osservatore Romano’’, 1949; Il Romitaggio e la Fatebenesorelle, ‘‘L’Osservatore Romano’’, 1949; Un vescovo missionario in Italia: Emanuele Virgilio, ‘‘L’Osservatore Romano’’, 1950; Le sante Bartolomea Capitanio e ` delVincenza Gerosa nella spiritualita l’Ottocento, ‘‘La scuola cattolica’’, 1950; Montecassino rinasce, ‘‘L’Osservatore Romano’’, 1951; Storia del Cristianesimo, in Enciclopedia del Cattolico, I, 1953; Verso la definizione del simbolo niceno costantinopolitano, in Il simbolo, 1955.

Saba, Andrea Economista (n. Sassari ` formato alla 1932). Dopo la laurea si e scuola di Paolo Sylos Labini. Nel 1964 ha insegnato Economia politica nella ` di Giurisprudenza dell’UniFacolta ` di Sassari ed e ` quindi passato a versita Roma dove ha insegnato Economia in` di Statistica e dustriale nella Facolta di Scienze attuariali. Ha al suo attivo numerosi scritti, fra cui Costi e prezzi delle fonti energetiche in Italia e nei ` economica europaesi della Comunita pea, 1963; I prezzi dell’energia in Gran Bretagna e nella CEE, 1964; La politica di incentivazione degli investimenti industriali in Italia ed Europa, 1969; La situazione economica e le proposte di sviluppo nella zona di Sassari, 1970 (il testo deriva da un rapporto preparato tra il 1966 e il 1968 per una ricerca su Sassari commissionata dal Centro regionale

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Saba della Programmazione ad Alessandro Pizzorno e Laura Balbo); I costi umani dello sviluppo industriale, 1971; Proposte per una politica economica in Sardegna, 1976.

mosphere’’, ‘‘D di Repubblica’’, ‘‘Meridiani’’. Apre a Cagliari, tra il 1987 e il 1995, l’agenzia ‘‘Supportivisivi’’, nella quale opera come art director e fotografo.

Saba, Antonio1 Operaio, consigliere

Saba, Benito Consigliere regionale,

regionale (n. Buggerru 1928). Militante ` fin da giovane nella Sinistra, nel 1979 e stato eletto consigliere regionale del Partito Comunista Italiano per l’VIII legislatura nel collegio di Cagliari. Al ` stato ricandidato, ma ha termine non e continuato nell’impegno politico. Dopo la costituzione del Partito Demo` passato a Rifoncratico della Sinistra e ` stato per qualdazione Comunista ed e che tempo consigliere d’amministrazione della SFIRS.

sindaco di Sassari (n. Cagliari 1936). Dopo aver conseguito la laurea in Giu` trasferito a Sassari, risprudenza, si e ` impegnato anche nell’attivita ` dove si e politica schierato nelle file della De` volte mocrazia Cristiana. Eletto piu ` consigliere comunale di Sassari, ne e stato sindaco dal 1971 al 1974, anno in ` stato eletto consigliere regionale cui e del suo partito per la VII legislatura nel ` stato collegio di Sassari. In seguito e riconfermato nello stesso collegio per l’VIII e la IX legislatura fino al 1989. Nel corso della IX legislatura ha clamorosamente lasciato il gruppo democristiano per alcune settimane; ripre` sentatosi per la X legislatura non e stato rieletto.

Saba, Antonio2 Docente di Chimica, assessore regionale tecnico (n. Sassari 1939). Dopo aver conseguito la laurea ha intrapreso la carriera universitaria; ha lavorato per tre anni presso la Scuola di Scienze Chimiche dell’Uni` dell’East Anglia e presso il Diversita ` partimento di Chimica dell’Universita ` professore di della Florida. Dal 1989 e ` Chimica organica presso l’Universita ` adoperato per l’idi Sassari, dove si e stituzione del corso di laurea in Chimica. Studioso di notevole prestigio, fa parte di diverse istituzioni scientifi` autore di apprezzati saggi che che ed e ` a livello intergli hanno dato notorieta nazionale. Dal giugno 1995 al settem` stato anche chiamato a far bre 1996 e parte della seconda giunta Palomba in ` di tecnico come assessore alla qualita Difesa dell’Ambiente.

Saba, Antonio3 Fotografo (n. Cagliari, sec. XX). Diplomato presso l’Istituto Europeo di Design di Cagliari con specializzazione in fotografia commerciale, si perfeziona in California e poi opera come free lance a Cagliari, Milano e Los Angeles. Le sue immagini vengono pubblicate sulle riviste ‘‘At-

Saba, Franceschino Finanziere (Sas` sec. XV-?). Figlio di sari, prima meta ` un’enorme fortuna Francesco, eredito che gli permise di continuare le atti` e di estendere il patrimonio della vita ` il feudo di famiglia. Nel 1439 acquisto Codrongianos; nello stesso anno fu in grado di concludere un affare che se` i destini della famiglia: egli infatti gno ottenne in appalto per 12 anni la dogana di Sassari, fonte di grandi proventi e di altrettanta considerazione sociale. Cosı` nel 1440 ottenne l’ufficio di maggiore del porto e fu riconosciuto nobile. Era ormai diventato uno dei ` eminenti della citta `, personaggi piu per cui fu inviato dai suoi concittadini come ambasciatore presso Alfonso V per trattare il problema dell’infeuda` . Al suo rizione della Nurra alla citta ` anche il feudo torno, nel 1442, acquisto di Mores, ma pochi anni dopo, a partire ` ed ebbe dal 1448, la sua fortuna muto

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Saba inizio il suo declino finanziario. Infatti, a causa dell’infelice andamento dell’appalto della dogana, le sue disponi` finanziarie cominciarono a dimibilita nuire e presto non riuscı` a pagare gli utili ai soci che aveva coinvolto nell’impresa. Essi pretesero con insistenza di avere indietro le somme che gli avevano affidato e i relativi interessi; in un primo momento la protezione di Alfonso V gli consentı` di resistere alle loro richieste, ma i soci, ormai passati a un atteggiamento apertamente ostile, si rivolsero al governatore Giovanni De Flors, col quale peraltro S. non aveva buoni rapporti. Le cose precipitarono subito dopo la morte di Alfonso; Giovanni De Flors, legato a Giovanni II, che poco dopo lo ` vicere ´ , approfitto ` della situanomino zione per colpirlo, e quando S. non riuscı` a coprire una fideiussione della tesoreria reale, gli fece sequestrare i feudi per venderli all’asta. Fu la rovina: per far fronte ai suoi impegni si ` di debiti, Giacomo Cardona, a carico ` il nome degli altri creditori, occupo feudo di Codrongianos e infine nel 1455 il De Flors fece vendere all’asta tutti i feudi.

Saba, Francesco Finanziere (Sassari, ` sec. XIV-ivi, 1436 ca.). seconda meta L’andamento fortunato dei suoi affari lo pose nella condizione di avere una ` finanziaria che enorme disponibilita gli consentiva di prestare somme di denaro allo stesso Alfonso V e di ottenere credito illimitato presso i suoi concit` con la contadini. Il re lo ricompenso cessione del feudo di Quirquiddo nel 1434 e di Ottava ed Eristala nel 1435.

Saba, Giovanni Religioso (Cagliari 1775-Oristano 1860). Arcivescovo di Oristano dal 1842 al 1860. Completati i ` in Teologia e fu orsuoi studi si laureo ` per alcuni dinato sacerdote. Insegno ` di anni Scrittura presso l’Universita

Cagliari, guadagnandosi una notevole fama; fu cosı` nominato canonico penitenziere della diocesi. In seguito fu nominato vicario generale di monsignor Tore, arcivescovo di Cagliari dal 1837 al 1840, e nel 1842 arcivescovo di Ori` la diocesi con grande stano. Governo fermezza, soprattutto nel difficile momento seguito a una grave carestia per ` grandi far fronte alla quale impegno somme acquistando grano da distribuire alla gente. Difensore dei privi` inutillegi del clero, nel 1850 tento mente di opporsi all’abolizione del foro ecclesiastico. Attento conoscitore ` al pittore Giod’arte, commissiono vanni Marghinotti la famosa Ultima Cena che si trova nel Duomo di Oristano. Esiste una vasta raccolta di sue Lettere pastorali alla diocesi di Oristano e all’archidiocesi di Cagliari in italiano e in latino (1839-1855).

Saba, Giuseppe Maria (detto Peppinello) Medico, docente universitario (n.

Sassari 1927). Figlio di Michele, ha studiato a Sassari nel Liceo ‘‘Azuni’’; dopo aver conseguito la laurea in Medicina ha avuto esperienze di studio in Inghilterra. Tornato in Sardegna ha intrapreso la carriera universitaria. Ordi` nel 1965 (erano nario di Anestesia gia sei in tutta Italia), ha insegnato dap` di Cagliari, prima presso l’Universita dove ha impiantato un moderno centro di anestesia e di rianimazione acqui` a livello nazionale. stando notorieta ` stato nominato diNegli stessi anni e rettore del servizio di rianimazione degli Ospedali Riuniti di Cagliari e nel ` della Mi1972 ha fondato la Fraternita sericordia per il soccorso rapido degli ` attivissimo presiammalati, di cui e ` stato chiamato alla dente. Nel 1982 e ` di Medicina dell’Universita ` Facolta ‘‘La Sapienza’’ di Roma come professore di Rianimazione, anestesia e terapia del dolore. Fa parte integrante del

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Saba suo dinamico carattere l’esperienza giornalistica, condotta a Sassari negli anni Cinquanta come redattore de ‘‘La Gazzetta sarda’’ (=), giornale del lunedı`, da lui fondato con un valente gruppo di amici quando era ancora studente universitario.

Saba, Michele Avvocato, giornalista (Ossi 1891-Sassari 1957). Dopo essersi ` la laureato in Giurisprudenza esercito ` in professione di avvocato e si impegno politica professando idee repubbli` a dicane. Negli stessi anni collaboro verse testate nazionali e a giornali lo` la prima guerra cali; quando scoppio mondiale assunse posizioni interventiste molto simili a quelle di Mussolini del quale divenne amico. Terminata la ` guerra, quando il fascismo manifesto la sua natura totalitaria, prese le distanze da Mussolini. Tornato a Sassari ` riprese la sua professione e continuo nel suo impegno politico e giornalistico, diventando un protagonista della ` insieme con il vita culturale della citta fratello Stefano e la sorella Maria. Nel 1925, scoppiata la polemica tra Antonio Boi e Sebastiano Pola sulla figura e l’opera di Giovanni Maria Angioy, difese il Boi; durante il fascismo fu sospettato di appartenere al movimento di Giusti` ; arrestato nell’autunno zia e Liberta 1930 e incarcerato a Regina Coeli, fu prosciolto nel 1931. Fu nuovamente arrestato nel 1935, quando si scoprı` che era stato l’organizzatore, in Sardegna, di una colletta che doveva servire a permettere a Emilio Lussu, operato di toracoplastica nel sanatorio di Clavadel-Davos, in Svizzera, di sottoporsi a una seconda operazione, richiesta dai risultati della prima. In questa occasione, si racconta, fu lo stesso Mussolini a disporre la sua liberazione, in considerazione dello spirito di solida` che l’aveva mosso. Caduto il rerieta ` con Francegime, nel 1944-45 collaboro

sco Spanu Satta alla rivista democratica ‘‘Riscossa’’, sulla quale tenne una rubrica, ‘‘Senza tanti riguardi’’, molto seguita. Tra i suoi scritti: Collaborazione necessaria, ‘‘L’Unione sarda’’, 1944; Gli antifascisti e la collaborazione, ‘‘L’Isola’’, 1944; Fuochi di bivacco, ‘‘Riscossa’’, 1944; Qualche dovere da compiere, ‘‘Riscossa’’, 1944; Separatismo, ‘‘Riscossa’’, 1944; Gli antifascisti e la collaborazione, ‘‘Riscossa’’, 1944; Antonio Gramsci e Attilio Deffenu, ‘‘Riscossa’’, 1945; La fine della tregua, ‘‘Riscossa’’, 1945; Lo sviluppo della stampa antifascista prima del gennaio 1925, ‘‘Voce repubblicana’’, 1949; Balzac in Sardegna, ‘‘La Nuova Sardegna’’, 1950; Giornali e giornalisti nella vita pubblica e nella cultura in Sardegna, in Atti del III Congresso nazionale della Stampa, 1951.

Saba, Salvatore Religioso (Ozieri 1795-Roma 1864). Entrato nell’ordine dei Cappuccini, prese i voti e in seguito ` per alcuni anni nelle scuole insegno che il suo ordine aveva in Sardegna. Prima del 1850 fu chiamato a Roma come segretario del padre generale e, per le sue non comuni doti, divenne consultore delle congregazioni di Propaganda Fide e dell’Inquisizione. Nel 1853 fu eletto a sua volta padre generale dei Capuccini. In seguito fu nominato arcivescovo di Cartagine e commissario apostolico delle Indie.

Saba, Vincenzo Sindacalista (n. Ozieri ` prima al ginnasio di 1916). Studio Ozieri, poi al liceo Mamiani di Roma e ` in Lettere nel 1938 con Natasi laureo lino Sapegno (tesi su Cecco Angiolieri e la poesia d’arte). Quello stesso anno vince il concorso per i licei e sceglie la sede di Cagliari, dove a partire dal 1939 insegna italiano e latino al Liceo scientifico. Caduto il fascismo partecipa alla ` dei movimenti sindacali, prima attivita iscrivendosi alla CGIL unitaria dove fa

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Sabas parte della corrente cristiana. Dal 1947 organizza ‘‘Cronache sociali’’, legandosi a Rossetti; partecipa ai congressi DC di Napoli del 1947 e di Venezia del 1949. All’atto della scissione sindacale si schiera con la CISL dedicandosi all’organizzazione dei professori di scuola media, del cui sindacato unita` stato dirigente negli anni rio era gia precedenti. Quando Dossetti rompe con la DC anche S. esce dal partito, nel ` piu ` , occupandosi quale non rientrera soltanto del sindacato. Dal 1954 e sino al 1956 lavora all’Ufficio speciale per l’azione sindacale nel Mezzogiorno, costituito quell’anno dal Consiglio generale Cisl allo scopo di approfondire l’azione sindacale nel Sud. Direttore del Centro studi CISL di Firenze dal 1956 al 1960, si trasferisce da quell’anno a Roma, dove sino al 1969 dirige l’Ufficio studi CISL. Sono gli anni della sua intensa collaborazione (e amicizia fra` in geterna) con Mario Romani, e, piu nerale, della sua partecipazione alle ` di elaborazione promosse da attivita Giulio Pastore. Dopo il 1969 insegna Storia del Movimento sindacale alla Pro Deo (chiamato da Vittorio Bache` tra let) e poi, sino al 1977, alla LUISS. E i promotori della Fondazione Giulio Pastore, diretta prima da Romani, poi, alla sua morte (1975), da Giovanni Marongiu. Alla scomparsa di questi, nel ` presidente 1993, lo stesso S. ne sara ` presidente sino al 2000 (attualmente e emerito). Attento studioso dei movimenti sindacali e dei problemi del la` autore di numerosi saggi e vovoro, e lumi, tra cui: Le esperienze associative in Italia, 1978; Verso un nuovo sindacato (luglio 1948-1955), nel volume collettaneo Il sindacato nuovo, 1981; Giulio Pastore sindacalista. Dalle leghe bianche alla formazione della Cisl (1818-1858), 1983; Il ‘‘Patto di Roma’’, 1994; Quella specie di laburismo cristiano. Dossetti,

` a De Pastore, Romani e l’alternativita Gasperi. 1946-1951, 1996; Il problema storico della Cisl. La cittadinanza sinda` civile e nella cale in Italia nella societa ` ` politica (1950-1993), 2000. E societa coautore con Sergio Zaninelli di Mario Romani, la cultura al servizio del ‘‘sindacato nuovo’’, 1995.

Sabas, Is Localita` abitata in territorio ` sviluppata in eta ` non di Santadi che si e precisabile, e comunque non prima del secolo XVII, da un furriadroxiu costruito da un gruppo di pastori in terre concesse in enfiteusi a una famiglia Saba dalla quale ha finito per prendere il nome.

Sabatini, Francesco Agrotecnico, consigliere regionale (n. Lotzorai 1962). Imprenditore agricolo di rilievo, interessato da sempre alla politica, milita ` recenti nelle file della negli anni piu Margherita. Consigliere e assessore ` stato provinciale di Nuoro, nel 2004 e eletto consigliere regionale del suo partito per la XIII legislatura nel collegio di Nuoro.

Sabatini, Renzo Violinista (Cagliari, ?` Lucca, sec. XIX). Precocissimo, mostro ` , per cui di possedere notevoli capacita fu mandato a studiare a Lucca e in se` presso l’Accademia di guito si diplomo Santa Cecilia a Roma. Fece parte dell’orchestra del Teatro ‘‘Argentina’’ in Roma, fu apprezzato concertista e infine, ormai anziano, si stabilı` a Lucca ` violino alla scuola munidove insegno cipale di musica fino alla sua morte.

Sabattini, Gianfranco Economista (n. Comacchio 1935). Dal 1947 risiede a Cagliari, dove ha conseguito la laurea e ha iniziato la carriera universitaria. ` diventato professore assoNel 1980 e ciato di Politica economica e attual` ordinario della stessa materia mente e ` di Economia dell’Upresso la Facolta ` di Cagliari. Nel corso degli niversita anni ha anche ricoperto altri impor-

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Sabina tanti incarichi pubblici; attualmente fa parte del consiglio di amministrazione della banca CIS. Studioso molto conosciuto, ha approfondito i temi dello sviluppo e del sottosviluppo e ha ` della costitustudiato le possibilita zione di una zona franca in Sardegna. Ha scritto numerosi saggi scientifici, fra i quali Il sistema economico della Sardegna (con Beniamino Moro), 1973; ` minerarie regionali La crisi delle attivita e il ruolo del settore pubblico (con B. Moro), 1975; L’occupazione femminile. Il caso della Sardegna, 1979; Il passaggio dal sottosviluppo allo sviluppo (con Giulio Bolacchi), ‘‘Quaderni sardi di Economia’’, 4, 1983; Oligopoli e crescita economica: il passaggio dal sottosviluppo allo sviluppo in Sardegna (con G. Bolacchi e Giuseppe Usai), 1985; Uno sviluppo economico mancato, in Storia dei Sardi e della Sardegna (a cura di Massimo Guidetti), IV, 1988; La speranza della Rinascita (1960-1972), in Ca` , 1999. gliari. Storia e futuro della citta Ha collaborato alla nuova edizione del volume di Alberto Boscolo, Luigi Bulferetti e Lorenzo Del Piano, Profilo storico-economico della Sardegna dal riformismo settecentesco al Piano di Rinascita, 1991. ` orientale. Era spesso Sabazio Divinita identificato con Dioniso-Libero proba´ anch’egli provocava bilmente perche l’estasi nei suoi devoti tramite una bevanda, la saba (o sapa). Dei rituali che caratterizzavano questo culto si sa da Arnobio che durante le cerimonie si utilizzava un serpente d’oro e lo si faceva strisciare sul corpo degli iniziati. Era raffigurato sempre con folta barba e con abbigliamento frigio (berretto conico, tunica corta e calzari); nei casi in cui la figura era intera teneva la mano destra sollevata nel gesto della bene` con le prime tre dita dictio latina, cioe distese e con l’anulare e il mignolo ri-

piegati a contatto con il palmo. Il docu` importante relativo a questo mento piu ` stato rinvenuto a culto in Sardegna e Padria: una mano destra bronzea, nel gesto della benedizione, ornata da vari elementi legati al dio fra i quali un serpente. [ALBERTO GAVINI]

Sabbatucci, Giovanni Storico (n. 1944). Dopo aver conseguito la laurea ha intrapreso la carriera universitaria; ` professore di Storia conattualmente e temporanea alla ‘‘Sapienza’’ di Roma ` dopo esserlo stato presso l’Universita di Macerata. Ha studiato fin da giovane il movimento degli ex combattenti all’indomani della prima guerra mondiale, e questo l’ha portato spesso a occuparsi della Sardegna, in particolare del Partito Sardo d’Azione e delle origini del fascismo nell’isola. Oltre i due testi fondamentali, I combattenti del primo dopoguerra, 1974, e La stampa del combattentismo (1918-1925), 1980, ha scritto: La Sardegna di fronte al fascismo, ‘‘La Nuova Sardegna’’, 1971; L’esperienza del combattentismo e il Partito Sardo d’Azione, in Lotte sociali, antifascismo e autonomia in Sardegna, 1982.

Sabina, santa (in sardo, Santa Sabina, Santa Sirbana, Santa Sarbana) Santa martire (m. 119). Martirologio Romano in passato: «29 agosto, a Roma, sul colle Aventino, la nascita al cielo di Santa Sabina martire, la quale sotto l’imperatore Adriano venne uccisa con la ` la palma del martirio». spada e riporto La passio: sposata con Valentino, matrona ricca e felice. Morto il marito, venne convertita al Cristianesimo da Serapia, una sua schiava originaria d’Antiochia. Insieme si ritirarono a Vindena, nei pressi di Terni, fondando ` . Denunciate, processate una comunita separatamente: Serapia fu condannata a morte dal magistrato Berillus, martire il 29 luglio 119, S. fu fatta deca-

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Saca pitare dal prefetto Elpidio il 29 agosto 119. Le reliquie delle due martiri furono traslate (823) nella basilica sull’Aventino, fatta costruire in onore di ` Santa S. da Pietro d’Illiria (430). C’e chi ritiene la basilica, dei secoli III-IV, costruita da un’agiata matrona romana ` limidi nome S. Dal 1969 il suo culto e tato a calendari locali o particolari. In Sardegna Patrona di Pattada. A Si` romanica, lanus la chiesa della santa e dei secoli IX-XI, a croce greca, costruita sopra un pozzo sacro nuragico, tempio del culto delle acque. Unica in tutta la Sardegna per la planimetria a tre vani absidati, ricalcante la protome bovina del pozzo sacro. L’acqua della ` detta s’abba de sa berivicina fonte e ` : secondo la dade, l’acqua della verita ` , pertradizione farebbe dire la verita ` veniva fatta bere alle persone socio spettate di qualche delitto. [ADRIANO VARGIU]

Festa Si festeggia il 29 agosto; la seconda settimana di settembre a Silanus.

Saca (o sacca) Licenza di esportazione. Veniva rilasciata dopo una complessa procedura amministrativa a chi volesse esportare dal Regno di Sardegna cereali, in particolare il grano; si conoscono comunque sacas concesse per l’esportazione dell’orzo e delle fave. La sua concessione era legata alla procedura dell’afforo (=) ed era possibile solo dopo che fosse stato portato a termine l’ammasso del grano necessario al fabbisogno di Cagliari e stabilito il prezzo annuale del grano. Generalmente la concessione della licenza comportava il pagamento di una tassa e veniva formalizzata dal personale dell’amministrazione viceregia con una procedura lunga e complessa che spesso ritardava la vendita, danneggiando il concessionario. Una volta rilasciata, la licenza doveva essere vi-

stata anche da uno dei segretari di ` comportava ulteriori spese e Stato: cio altre perdite di tempo. Nel corso del secolo XVII le sacas, oltre che come normale pratica commerciale, potevano essere concesse anche come ricompensa per particolari benemerenze che la persona che ne beneficiava avesse acquisito nei confronti dell’amministrazione; ad esempio, questo tipo di saca veniva concesso a personaggi che si erano posti in evidenza durante i parlamenti, assecondando con la loro influenza e il loro ´ duvoto i disegni politici del vicere rante la trattativa per stabilire il donativo. In altri casi veniva concessa a personaggi ligi alla Corona nel momento in cui venivano investiti di uffici da svolgere in Sardegna: in questo caso i vantaggi legati alla concessione servivano come indennizzo per il trasferimento.

Saccargia Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato di Torres, compreso nella curatoria di Figulinas. Era situato nel territorio di Codrongianos, dove, agli inizi del secolo XII, i giudici di Torres fecero costruire l’omonima abbazia donandola ai Camaldolesi. A partire dagli ` inizi del secolo XIII il villaggio passo nelle mani dei Malaspina i quali, estinta la famiglia giudicale, lo compresero nel loro piccolo stato. Subito dopo la conquista catalano-aragonese, avendo essi prestato omaggio al prin` a far parte del Recipe Alfonso, entro gnum Sardiniae. Ma quando nel 1325 si allearono ai Doria ribelli, soffrı` gravi danni a causa delle operazioni militari ` a dimie la sua popolazione comincio ` comunque a essere nuire. Continuo posseduto dai Malaspina, ai quali fu sequestrato definitivamente nel 1353. In quella occasione il villaggio, quasi deserto, cadde nelle mani delle truppe

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Saccargia del giudice d’Arborea, che lo tennero fino al 1409. Dopo la battaglia di Sanluri, trascorsa la parentesi nella quale fu tenuto dal visconte di Narbona, nel 1420 fu concesso in feudo a Bernardo Sellent che lo unı` al feudo di Codrongianos. Nei secoli successivi le vicende di Saccargia furono legate a quelle di Codrongianos. Il villaggio era semispo` del sepolato, ed entro la prima meta colo XVII gli ultimi abitanti si rifugiarono nel centro vicino.

Basilica di Saccargia – La celebre chiesa sorge nelle campagne di Codrongianos.

Saccargia, basilica di Chiesa romanico-pisana del secolo XII a 16 km da Sassari lungo la S.S. detta ‘‘direttissima’’ per Olbia, in territorio del comune di Codrongianos (=).Solitaria in una verde silenziosa vallata, la chiesa fu fondata dal giudice Costantino I di Torres e da sua moglie Marcusa, che la fecero costruire in forme romaniche da maestranze pisane. Il nome Saccar` ‘‘la gia verrebbe da s’accargia, cioe vacca pezzata’’: in effetti in un capitello del portico una mucca scolpita sui quattro lati richiamerebbe la leg-

genda di fondazione della basilica, legata alla presenza di una vacca che aveva l’abitudine di inginocchiarsi sul dosso dove poi sorse il tempio, in atteggiamento di preghiera (o per offrire il proprio latte ai frati di un convento lı` vicino). Un’altra leggenda racconta invece che il giudice Costantino e sua moglie, sostando nel convento durante un loro viaggio da Ardara al porto di Torres, confidarono ai frati il loro desiderio, ancora inesaudito, di avere un figlio; convinti dai frati a rivolgersi alla Vergine (e secondo una terza leggenda confortati in questo dall’appari` nel zione della Madonna che annuncio sonno a Marcusa il prossimo evento), quando l’erede nacque fecero edificare la chiesa per ringraziamento. Donata ai Camaldolesi, fu consacrata nel 1116. All’origine l’abbazia aveva una pianta a croce commissa con aula mononavata e il transetto con tre absidi. Tra la fine del secolo XII e gli inizi del XIII fu ampliata e completata anche con la costruzione del portico anteriore e del campanile. All’interno nell’abside conserva un ciclo di affreschi risalenti al secolo XIII e riconducibili ad ambienti artistici umbro-toscani. Gli affreschi comprendono quattro zone: il catino absidale con il Cristo in gloria che sovrasta tre fasce con altri soggetti; nella prima, che comprende la parte superiore del semicilindro ` raffigurata la Madonna dell’abside, e con i 12 Apostoli; nella fascia mediana sono rappresentate alcune Scene della ` convita di Cristo; la fascia inferiore e cepita come un finto velario. All’esterno la facciata, il campanile e i muri perimetrali sono realizzati con file di conci di trachite alternativamente bianchi e neri, disposti con re` e di grande effetto scenogragolarita fico. La facciata, oltre che dal portico, ` ingentilita da due ordini di archetti e

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Sacco sorretti da eleganti colonnine. Dalla zona sud della chiesa si accede ai resti del monastero – oggetto di una recente campagna di restauri – dalle cui note` intuire l’imporvoli dimensioni si puo ` del complesso tanza e la grandiosita ` in rovina entro il secolo XVI. che ando

` difficile riconoscere gli elenile, dov’e menti risarciti e quelli originali senza il soccorso di occasionali documenti fotografici d’archivio». Collocata su un piccolo rilievo al centro di una grande vallata (per quanto manomessa nel Novecento da scavi sulle sue pa` ’’ di Saccargia e ` uno reti), la ‘‘Trinita ` emozionanti monumenti medei piu ` dioevali della Sardegna. La festa piu importante, fra le molte che si svolgono ` quella che ha intorno alla chiesa, e luogo l’ultima domenica di maggio.

Sacco, Federico Geologo e paletnologo (Fossano 1864-Torino 1948). Intrapresa la carriera universitaria, fu pro` di Torino fessore presso l’Universita dal 1897 al 1935; nel 1925 fu nominato accademico dei Lincei. Ha dedicato all’archeologia sarda un articolo sulle Domos de Gianas di Scampilis-Perdasdefogu, ‘‘Atti della R. Accademia di Scienze di Torino’’, LXI, 1926.

Saccomanno, Luigi Tenore (Cagliari

Basilica di Saccargia – Affreschi absidali.

Sull’edificio sono stati eseguiti, a partire dalla fine dell’Ottocento, restauri che ne hanno in parte alterato la primitiva fisionomia. «A partire dal 1894 – ha scritto Roberto Coroneo – la serie dei ` fra l’altro la rimorestauri comporto zione dell’intonaco interno, listato in bianco e nero, e probabilmente fedele alla situazione originaria. In particolare, fra il 1903 e il 1906, ‘‘lavori di riat` che di restauro’’ comprotamento piu ` del monumisero la piena leggibilita mento, specialmente nel prospetto principale (demolito e ricostruito per intero) e nella parte alta del campa-

1825-ivi 1871). Era dotato di mezzi vocali prodigiosi, per cui fu mandato a studiare canto nella penisola. Terminati gli studi esordı` come tenore ottenendo presto un clamoroso successo che gli diede fama in tutta Europa. Gli eccessivi sforzi cui sottopose la sua voce gli fecero contrarre una malattia alle corde vocali che lo costrinse a operarsi. Ristabilitosi, riprese a cantare interpretando parti da baritono e continuando a ottenere clamorosi successi ` in tutto il mondo. Nel 1867 si ritiro ` a Cagliari. dalle scene e torno

Sacerci Toponimo citato dall’Anonimo Ravennate (sec. VII) e, nella variante Sacercin, dal geografo Guidone (secc. XI-XII). Nella Cosmographia del Ravennate era menzionato dopo Turris Librisonis colonia Iulia (Turris Lybisonis) e dopo Adselona. Il tratto di strada in cui era ubicata S. costituiva un’appendice della strada a Caralibus Tur-

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Sadali rem, in direzione di Tibula. Il toponimo ` stato in passato assimilato all’HeS. e reum di Tolomeo o all’Erucium citato nell’Itinerario Antoniniano, forse a nord di Perfugas. Ettore Pais aveva proposto per S. l’identificazione con ad Herculem – stazione che si pensava ` di Osilo – , a partire da in prossimita Sacellum Herculis, con successiva fusione e contrazione dei due termini. Attualmente si tende a identificare Ad Herculem con il sito individuato in ` di Pozzo San Nicola (lungo prossimita la strada che congiunge Porto Torres a Stintino), noto come Cuili Ercoli e atte` medioevale come Erstato nell’Eta quilo. [ANTONELLO SANNA]

Sachero, Carlo Giacinto Medico, docente universitario (Sciolze, seconda ` sec. XVIII-Torino, dopo 1840). meta Dopo aver conseguito la laurea in Me` di Torino, nel dicina all’Universita 1826 fu nominato professore di Medi` di Sassari, cina presso l’Universita ` per molti anni. Nel 1834 dove insegno ` la richiesta del governatore appoggio ´ venisse di Sassari Pietro Crotti perche ` di concessa ai sassaresi la possibilita costruire fuori della cerchia di mura medioevali: in una sua specifica memoria «espose il pericolo di una epide` – scrive Enmia che minacciava la citta rico Costa – , indicando i diversi punti ` anche del proda demolire». Si occupo blema della malaria, scrivendo una monografia Dell’intemperie di Sardegna e delle febbri periodiche perniciose, stampata a Torino nel 1833.

Sadali Comune della provincia di Ca` gliari, compreso nella XIII Comunita montana, con 1037 abitanti (al 2004), posto a 705 m sul livello del mare alle falde meridionali del massiccio del Gennargentu. Regione storica: Barbagia di Seulo. Diocesi di Lanusei. & TERRITORIO Il territorio comunale, di forma grosso modo trapezoidale, si

estende per 49,88 km2 e confina a nord con Seulo, a est con Seui ed Esterzili, a sud ancora con Esterzili e a ovest con Nurri e Villanovatulo. Si tratta di una regione di montagna, nella quale un breve pianoro si alterna a una ricca serie di rilievi e ad alcune profonde vallate, quali ad esempio la zona a sud del paese, nella quale scorre il rio che porta lo stesso nome, e si dirige a occidente per confluire nel Flumendosa. S. comunica per mezzo della tortuosa statale 193, che taglia questo versante del Gennargentu toccando anche Seui e Ussassai; e per mezzo della ferrovia a scartamento ridotto Mandas-Arbatax, impiegata oggi per scopi prevalentemente turistici.

Sadali – Edificio del centro storico. & STORIA Il suo territorio conserva ` molti monumenti preistorici dell’eta ` successive. L’atnuragica e delle eta `e ` di origini altometuale villaggio pero dioevali; faceva parte del giudicato di Cagliari ed era incluso nella curatoria della Barbagia di Seulo. Quando nel 1257 Pisa pose fine al piccolo stato, nella divisione del 1258, S. fu incluso nei territori toccati ai Visconti e annesso al giudicato di Gallura. All’estinzione della dinastia prese a essere amministrato direttamente da funzionari del Comune di Pisa; dopo la conquista aragonese con tutta la Barbagia di ` Seulo, fu concesso in feudo a Nicolo

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Sadali Carroz, Bartolomeo Subirats e Gu` noto (= Barglielmo Montgry. Come e bagia) entro il 1345 tutta la curatoria ` nelle mani di Nicolo ` Carroz che, passo ` erede sua figlia alla sua morte, lascio Stefania sposata con Olfo da Procida (=). Nel 1349 egli vendette a Bartolomeo Cespujades il quale vendette a sua volta ad Alibrando de Ac ¸en. Quest’ultimo, probabilmente nel 1352, vendette il territorio a Giovanni Carroz che lo unı` al suo feudo di Mandas. Scoppiata la seconda guerra tra Mariano IV e Pietro IV, la Barbagia di Seulo divenne teatro delle operazioni e fu occupata dalle truppe arborensi che la tennero fino alla battaglia di ` in posSanluri. Subito dopo S. torno sesso dei Carroz e, alla loro estinzione, ` ai Maza de Lic passo ¸ana. Nei secoli successivi fu dei Ladron e, via via, degli ˜ iga, dei Hurtado de Mendoza, degli Zun Pimentel e infine dei Tellez Giron cui nel 1838 fu riscattato. Vittorio Angius ci ha lasciato una preziosa testimonianza: «Popolazione. Sono in S. anime 637 distinte in maggiori di anni 20, maschi 185, femmine 180, e in minori maschi 130, femmine 142, distribuite in famiglie 146. Sono applicate all’agricoltura persone 180, alla pastorizia 80, a’ ` devono mestieri diversi 20. Questi pero ´ aggiungersi agli agricoltori, perche coltivano i loro terreni se ne hanno. Le donne lavorano sempre e fanno le tele e il panno per il bisogno della famiglia vendendo quello che sia loro superfluo. Lo stato dell’istruzione primaria ` come in ogni altra parte, poco soddie sfacente. Non concorrono alla scuola ` che 8 ragazzi, e non si puo ` dire che piu dopo la istituzione di questa scuola siane uscito alcuno che sapesse quello che avrebbe dovuto imparare. In tutto il paese non erano 10 persone che sappian leggere e scrivere. Agricoltura. Il territorio di S. ha molte regioni attis-

sime alla coltura de’ cereali. La ordina` come ne’ numeri seria seminagione e guenti, di grano starelli 400, d’orzo 200, di fave 50, di granone 10, di legumi 15, ` di lino 30. La fruttificazione media e del 7 per il grano, del 10 per l’orzo. Il ` poco esteso e pero ` il suo provigneto e ` insufficiente alla consumadotto e zione. Generalmente non si fa questa cultura ne’ luoghi idonei, dove le uva non maturano, e le operazioni del vinificio facendosi con poca intelligenza si ` . L’orticolha un vino di cattiva qualita ` molto studiata, sebbene tura non e siavi il comodo delle acque per una facilissima irrigazione. Le specie che comunemente si coltivano sono cavoli, cipolle, zucche, pomi d’oro. Pastorizia. Il ´ non territorio essendo esteso, perche ` forse meno di 16 miglia quadrate, avra e l’agricoltura essendo cosı` ristretta, come abbiam veduto, dovrebbe credersi che fosse assai notevole la pastorizia, massime per la copia dei buoni ´ pur in questa pascoli; tuttavolta ne parte i sadalesi sono diligenti. Il bestiame manso comprende buoi 100 per l’agricoltura, cavalli 40, giumenti 50, majali 80. Il bestiame rude componesi di vacche 350, capre 250, pecore 3000, porci 800, cavalle 75». Nel 1821 S. fu incluso nella provincia di Isili; quando nel 1848 le province furono incluse `a nelle divisioni amministrative, entro far parte di quella di Cagliari; nel 1859 infine della ricostituita omonima provincia; nel 1927, quando fu formata la provincia di Nuoro, vi fu incluso. Con la recente formazione delle nuove province ha scelto di essere incluso in quella di Cagliari. Da qualche anno a questa parte, accanto alle tradizionali ` agropastorali, il villaggio attivita sfrutta una discreta corrente di turismo attratta dalle sue bellezze naturali. & ECONOMIA Le attivita ` di base della

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Sadali sua economia sono l’allevamento del bestiame, in particolare di ovini, caprini ma anche bovini e suini, e l’agricoltura, in particolare l’orticoltura, la viticoltura e la frutticoltura. Negli ultimi decenni si sta sviluppando anche ` industriale nei una modesta attivita ` settori estrattivo e dell’edilizia. Non e adeguatamente organizzata la rete di distribuzione commerciale. Vi operano anche due aziende agrituristiche ` collegato e due ristoranti. Servizi. S. e mediante autolinee e con la ferrovia agli altri centri della provincia. Dispone di Pro Loco, stazione dei Carabinieri, medico, farmacia, scuola dell’obbligo, sportello bancario. & DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 1089 unita di cui stranieri 21; maschi 558; femmine 541; famiglie 419. La tendenza complessiva rivelava una forte diminuzione della popolazione, con morti per anno 18 e nati 9; cancellati dall’anagrafe 32 e nuovi iscritti 15. Tra i principali indicatori economici: imponibile medio IRPEF 14 786 in migliaia di lire; versamenti ICI 487; aziende agricole 246; imprese commerciali 69; esercizi pubblici 8; esercizi al dettaglio 26; ambulanti 6. Tra gli indicatori sociali: occupati 306; disoccupati 42; inoccupati 112; laureati 17; diplomati 94; con licenza media 402; con licenza elementare 341; analfabeti 42; automezzi circolanti 313; abbonamenti TV 305. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il suo territorio comprende alcune grotte che testimoniano la presenza dell’uomo fin dal periodo Eneolitico. Vi si trovano anche alcuni nuraghi tra cui quelli di Accodu, Casteddu de Seddori, Istria, Larzu, Nurassolu, Pala Nuraxi, Su Padente, Taccu Piccinnu. Da alcune ` possibile individuare tracce di tombe e una presenza romana nel territorio.

PATRIMONIO ARTISTICO, CULTURALE E AMBIENTALE Il tessuto urbano ha conservato in gran parte l’assetto tradizionale, caratterizzato da strade tortuose sulle quali si affacciano le tipi` che case barbaricine in pietra a piu ` interessante e ` la piani. L’edificio piu chiesa di San Valentino, parrocchiale ` riconducibile al seil cui impianto e colo XV; fu radicalmente ristrutturata ` del secolo XVII. La nella seconda meta ` ingentilita da un bel porsua facciata e tale gotico e da un grande rosone. All’interno conserva un tabernacolo ligneo del 1655 a forma di tempietto, di grande effetto scenografico. Nei suoi pressi sgorga una caratteristica cascatella formata dalle acque di diverse sorgenti che zampillano nei territori circostanti l’abitato. Essa appare improvvisamente da un baratro sotterraneo detto Sa Bucca Manna e rinfresca con i suoi zampilli la piazzetta circostante. Altri edifici importanti sono la chiesetta di Sant’Elena che sorge alla periferia del villaggio presso la sorgente di Funtana Manna che con il suo scrosciare rappresenta un’altra delle meraviglie del centro storico di S. Edificata probabilmente nel secolo X, la ` estrechiesa ha forme bizantine ed e mamente semplice e suggestiva. Infine Sant’Antonio, chiesa costruita nel secolo XVII; ha l’impianto a una navata completata da alcune cappelle laterali e dal presbiterio. Viene indicata come chiesa di Sant’Antoni de su fogu ma non si sa se l’espressione sia riferibile al classico fuoco che i fedeli accendono sulla piazza antistante il 16 gennaio o se invece sia riferibile alla convinzione che all’interno della chiesa si sono verificate tante miracolose guarigioni dal ‘‘fuoco di Sant’Antonio’’. Le campagne, ricche di boschi e di sor` belle del territorio genti, sono tra le piu e fin dagli inizi del Novecento rappre&

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Saddington sentarono un richiamo per comitive di cagliaritani che servendosi del trenino delle complementari le raggiungevano ` di magperiodicamente. La localita ` costituita dalle giore suggestione e grotte di Is Janas (Le Fate), uno dei maggiori fenomeni carsici osservabili ` di in Sardegna. Si sviluppano per piu 300 m e sono ricche di meravigliose stalattiti che secondo le leggende popolari niente altro sono che alcune fate ` illuminata adepietrificate. La grotta e guatamente e custodita da una cooperativa di guide. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI La ` significativa tra le feste popolari e ` piu quella che si svolge il 2-3 giugno in onore di Santa Maria d’Itria e culmina in una magnifica processione in costume che dalla parrocchiale conduce la statua della santa all’omonima chiesetta campestre dove si svolge un grande banchetto. Singolari sono anche le tradizioni ancora rinnovate in occasione del matrimonio, conosciute come Su tillitu ’e porta: lo sposo e i suoi parenti si presentano alla porta della casa della sposa alla quale bussa S’Anguli ’e su sposu, un parente che figura come il custode dello sposo. A questo punto la porta si apre e le parenti e le amiche della sposa fanno finta di bastonarlo fino a quando non si presenta lo sposo che interrompe la pantomima ´ la sposa, l’accompagna e, presa con se in chiesa per la cerimonia.

Saddington, Denis B. Storico (n. Repubblica Sudafricana, sec. XX). Studioso di storia romana, insegna nel Di` partimento classico dell’Universita Withwatersrand di Johannesburg. Ha dedicato alla Sardegna il saggio The armed forces and the equestrian administrators of early imperial Sardinia and Corsica, in Sardinia antiqua. Studi in onore di Piero Meloni in occasione del suo 70º compleanno, 1992.

Saettone = Zoologia della Sardegna

Aurelio Saffi – Il politico e scrittore romagnolo ` due saggi alla Sardegna. dedico

Saffi, Aurelio Scrittore, uomo politico (Forlı` 1819-San Varano, Forlı`, 1890). Mazziniano, nel 1849 fu uno dei triumviri della Repubblica Romana e, dopo ` esule in Svizzera e la sua caduta, ando ` definitivapoi a Londra. Nel 1867 torno mente in Italia, e dal 1877 divenne pro` di fessore di Storia presso l’Universita Bologna. Due suoi saggi dedicati alla Sardegna, L’eventuale cessione della Sardegna e Mazzini e la Sardegna, si leggono in Ricordi e scritti, rispettivamente VII, 1899, e XIII, 1905.

Safortesa, Pedro Ramon Presidente del Regno di Sardegna (Majorca, se` sec. XVI-ivi, prima meta ` conda meta sec. XVII). In carica dal 1625 al 1626. Uomo di buona preparazione giuridica, nel corso degli anni aveva percorso una brillante carriera nell’amministrazione reale; era stato consigliere reale e membro del Consiglio di guerra delle Fiandre. Ricopriva l’ufficio di

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Sagama procuratore reale a Majorca quando, in seguito all’improvvisa morte del vi´ di Sardegna Vives, nel novembre cere del 1625 gli fu affidata la presidenza ´ in atdel Regno con funzioni di vicere tesa della nomina del successore del Vives. Giunto a Cagliari, resse l’ufficio fino all’aprile del 1626, disimpegnan` dolo con energia. Lasciata l’isola torno a vivere a Majorca.

Sagama Comune della provincia di ` Oristano, compreso nell’VIII Comunita montana, con 205 abitanti (al 2004), posto a 333 m sul livello del mare a sud-est di Bosa. Regione storica: Planargia. Diocesi di Bosa. & TERRITORIO Il territorio comunale, di forma grosso modo semicircolare, si estende per 11,67 km2 e confina a nord con Tinnura e Suni, a est con Sindia, a sud con Scano di Montiferro e a ovest con Flussio e Tinnura. Si tratta di un territorio costituito in parte dall’estre` occidentale dell’altipiano di Cammita peda, in parte dal primo digradare dei rilievi verso la costa marina. S. comunica per mezzo di una strada secondaria che, partendo dalla statale 292 in ` di Flussio, si dirige a sud, prossimita verso Scano di Montiferro. A Flussio, 4 km di distanza, si trova anche la stazione lungo la ferrovia a scartamento ridotto Macomer-Bosa, utilizzata oggi prevalentemente per scopi turistici. & STORIA Il territorio conserva alcuni ` nuramonumenti preistorici dall’eta gica fino al periodo romano. Nel Medioevo il villaggio faceva parte del giudicato di Torres ed era incluso nella curatoria della Planargia che da tempo immemorabile apparteneva ai Malaspina. Dopo l’estinzione della famiglia giudicale essi lo inclusero nel loro piccolo stato e nel 1308 lo cedettero in pegno al giudice d’Arborea. Dopo la conquista aragonese nel 1328, S., unitamente a tutta la Planargia, malgrado

le proteste dei Malaspina fu concesso come feudo della Corona d’Aragona a Ugone II d’Arborea che la unı` formalmente al giudicato d’Arborea. Dopo la battaglia di Sanluri S. fece parte dei territori riconosciuti ai Carroz come eredi di Giovanni d’Arborea, ma quando nel 1423 Benedetta Carroz d’Arborea morı`, il villaggio e la Planargia tornarono al fisco. Nel 1430 fu compreso nel feudo concesso a Guglielmo Raimondo Moncada che nel 1453 fu confiscato a suo figlio. Nel 1469 fu nuovamente concesso a Giovanni Vilamarı`; quando i Vilamarı` si estinsero ` sotto il diretto controllo nel 1569, torno reale. Per alcuni decenni il villaggio fu abbandonato a se stesso e visse nel perenne terrore delle incursioni dei cor` a spoposari barbareschi e comincio ` di larsi. Dopo che inutilmente la citta ` di farsi infeudare la PlanarBosa tento ` gia, nei cui territori peraltro i suoi piu facoltosi cittadini andavano impian`a tando allevamenti, nel 1629 S. entro far parte del feudo concesso ai Brondo. Nel 1652 soffrı` a causa della peste e si ` quasi completamente, la dimispopolo ` la crisi nuzione degli abitanti provoco dell’amministrazione feudale e il territorio fu tolto ai Brondo nel 1670. In seguito S., sempre legata al feudo della ` agli Olives, ai quali fu Planargia, passo sequestrato dopo il 1717. Fu infine compreso nel feudo concesso ai Paliacio nel 1756 e ad essi riscattato nel 1838. Il rapporto tra i suoi abitanti e gli ultimi feudatari fu tempestoso a causa ` dell’amministrazione e nel dell’esosita 1761 si ribellarono; tornata la pace, il ` a covare e quando nel fuoco continuo 1795 gli abitanti di Sindia aderirono ai moti antifeudali, anche gli abitanti di S. scesero nuovamente in piazza. Vittorio Angius ha lasciato una precisa te` di stimonianza: «La popolazione di S. e anime 450, distinte in maggiori di anni

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Sagama 20, maschi 105, femmine 210, e minori maschi 65, femmine 70, spartite in famiglie 115. Non pochi vivono oltre il sessantesimo anno, se non soccombano a’ dolori di punta, che per la poca cura in ripararsi dalle variazioni atmosferiche sogliono romper la vita anche a persone di robusta natura. La scuola primaria suole esser chiusa per difetto ` in chi dodi concorrenti, e di volonta vrebbe istruirli. Le sole professioni esercitate sono l’agricoltura e la pastorizia. Agricoltura. Le terre del sagamese sono atte per i cereali e producono bene se favorisca il cielo. L’ordi` di starelli 300 di naria seminagione e grano, 100 di orzo, 50 di fave, 10 di legumi, 12 di lino. Per la copia delle acque, che danno le fonti di S. Michele, si ` per l’orticoltura, ma ha molta comodita non sono molti che vi si applichino. La ` occupa alcuni tratti notemeliga pero voli. La vigna prospera e produce ot´ e ` poco estesa, timi frutti; ma perche ` il frutto e ` scarso. L’intero prodotto pero di rado sopravanza le 350 cariche. Gli ` alberi fruttiferi sono poco curati, ed e ristrettisimo il numero degli individui delle specie de’ peri, pomi, susini, fichi e noci. L’olivo vi prospererebbe benissimo come nel territorio di Cuglieri e ` nessuna industria. di Bosa; ma non v’e ` notare nessuna tanca, e non Non si puo ` che si trovano in tutto il territorio piu 10 chiusi piccoli, ne’ quali alternativamente si semina e si tiene il bestiame a ` una meschipastura. La pastorizia e ` . Gli animali mansi sono ne’ senita guenti numeri, buoi per l’agricoltura 60, vacche mannalite 30, cavalli e cavalle domite 30. I rudi sono vacche 50, cavalle 45, pecore 250. Il superfluo de’ prodotti vendesi a Bosa». Nel 1821 S. fu incluso nella provincia di Cuglieri; quando nel 1848 le province furono ` a far parte della diviabolite, entro sione amministrativa di Nuoro e nel

1859 della ricostituita provincia di Sassari. Nel 1927, quando fu formata la ` a farne provincia di Nuoro, entro parte. & ECONOMIA Le attivita ` di base della sua economia sono l’agricoltura, in particolare la cerealicoltura, l’olivicoltura e la viticoltura, e l’allevamento del bestiame, in particolare di ovini e bovini, in misura minore di suini e ca` industriale prini. Non esiste attivita ` modesta la rete di distribuzione ed e ` collegato da commerciale. Servizi. S. e autolinee e con la ferrovia agli altri centri della provincia. Dispone di scuola dell’obbligo e di sportello bancario. & DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 218 unita di cui maschi 102; femmine 116; famiglie 91. La tendenza complessiva rivela un aumento della popolazione, con morti per anno 3 e nati 2; cancellati dall’anagrafe 1 e nuovi iscritti 7. Tra i principali indicatori economici: imponibile medio IRPEF 11 362 in migliaia di lire; versamenti ICI 122; aziende agricole 66; imprese commerciali 3; esercizi pubblici 1; esercizi al dettaglio 1. Tra gli indicatori sociali: occupati 50; disoccupati 6; inoccupati 23; laureati 3; diplomati 14; con licenza media 56; con licenza elementare 135; analfabeti 3; automezzi circolanti 80; abbonamenti TV 80. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il ter` ricco di testimonianze archeoritorio e ` nuragica; in logiche a partire dall’eta particolare conserva i nuraghi Funtanedda, Gianas, Multineddu, Piscialzos, Sa Resi, Su Nuratolu. Vi si trovano anche alcune Tombe di giganti. Dei nura` interessante e ` quello di Funghi il piu tanedda, situato alle porte del villaggio; si tratta di una costruzione risa` antica della civilta ` lente alla fase piu nuragica, definibile come pseudonu-

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Sagra di Sant’Efisio raghe; ha una forma di ellisse tronca di ` attraversato notevoli dimensioni ed e da parte a parte da un corridoio cui si accede da due ingressi. Di grande importanza sono anche le Tombe di giganti che si trovano nei territori circostanti all’abitato, in particolare quella conosciuta come Su Crastu Covaccadu: ` in situata alle porte dell’abitato, e buone condizioni di conservazione. Un’altra, conosciuta come Su Crastu ` situata in localita ` San MiIscrittu, e chele, lungo la strada per Scano di Montiferro. Il territorio conserva anche le tracce di alcuni insediamenti ro` interessante dei quali si mani, il piu ` Murenda dove sono trova in localita state ritrovate alcune tombe che hanno restituito suppellettili e monete del periodo di Marco Aurelio. & PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE L’abitato, circondato da una vasta distesa di vigneti, ha conservato in molti punti l’assetto urbanistico tradi` zionale. L’edificio di maggiore rilievo e la chiesa di San Gabriele Arcangelo, ` un parrocchiale ultimata nel 1606: e ` edificio architettonicamente tra i piu interessanti della Planargia, ha un’aula mononavata e la copertura ` ingenticon volte a botte; la facciata e lita da un solenne portale con elementi classicheggianti e da un frontone curvilineo; al proprio interno conserva alcune pregevoli tele dei secoli XVI e XVII e una statua opera di Nino Pisano. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Le tradizioni del paese rivivono in occa` imsione delle feste popolari: la piu ` quella in onore di San Gaportante e briele, il patrono. Si svolge il 24 marzo e richiama moltissima gente anche dai paesi vicini.

Sagantia Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato di Torres, compreso nella curato-

ria del Costavall. Era situato in prossi` di Bonorva. Entro il secolo XII mita ` nelle mani dei Malaspina che, passo dopo l’estinzione della famiglia giudicale, lo inclusero nello stato che avevano formato con i loro possedimenti. ` , lo cedettero in pegno al Nel 1308, pero giudice d’Arborea e, dopo la conquista catalano-aragonese, tentarono vanamente di riottenerne il possesso seb` prestato omaggio al bene avessero gia re d’Aragona. Il villaggio rimase nelle mani del giudice d’Arborea che, quando i Malaspina si schierarono con i Doria appoggiandone la ribellione, nel 1328 ne ottenne l’investitura feudale. Scoppiate le guerre tra Aragona e Arborea, fu investito dalle operazioni militari e scomparve in pochi anni.

Sagheddu, Maria Gabriella Beata (Dorgali 1914-Grottaferrata 1939). Monaca a vent’anni dell’ordine dei Cistercensi riformati, nel monastero delle Trappiste di Grottaferrata. Offrı` la pro` della Chiesa e per i pria vita per l’unita fratelli separati. Riposa nella ‘‘Cap`’’ del monastero di Vipella dell’Unita torchiano. Proclamata beata da Giovanni Paolo II il 25 gennaio 1983. Chiesa in suo onore a Nuoro, cappella, ` venerata la reliquia costituita «dov’e dal cervello», nella chiesa di Santa Caterina d’Alessandria a Dorgali.

Sagra di Sant’Efisio Solenne festa religiosa che si svolge il 1º maggio a Cagliari in onore del santo patrono della Sardegna. La sua celebrazione risale al 1657, quando la sagra volle onorare lo scioglimento di un voto fatto dalla ` di Cagliari nel 1652 ai municipalita tempi della grande peste che flagel` quindi una festa lava tutta l’isola. E che, pur coinvolgendo contemporaneamente anche Pula e Sarroch e tutti i centri della Sardegna che prendono parte alla processione in costume ` tipicanella mattinata del 1º maggio, e

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Sagra di Sant’Efisio mente (se non esclusivamente) cagliaritana.

Sagra di Sant’Efisio – Partecipanti in costume tradizionale.

Il suo svolgimento presenta problemi analoghi a quelli della sagra del Re-

dentore a Nuoro (=): infatti negli ultimi anni l’aspetto meramente turistico e spettacolare ha minacciato di far perdere il tradizionale senso religioso della manifestazione. A partire ` dalla sua prima edizione la sagra si e sempre svolta il 1º maggio, con due sole eccezioni: nel 1794, anno in cui in conseguenza dei fatti del 28 aprile (= Die de sa Sardigna, Sa) la festa fu spostata al 1º giugno successivo, e nel 1916, quando, per motivi legati alle esigenze belliche, si svolse il 7 maggio. La tradizione fu rispettata anche in situazioni eccezionali come nel maggio del 1943, quando il simulacro compı` il suo pellegrinaggio percorrendo, caricato su un’auto solitaria, scortata da pochi fe` silenziosa dideli, le strade della citta ` strutta dai bombardamenti. La festa e organizzata dall’Arciconfraternita del Gonfalone sotto l’invocazione di Sant’Efisio, nata nel 1618 dalla fusione della Confraternita di Sant’Efisio (che esisteva fin dal 1558) con quella del ` fa pensare che la festa Gonfalone. Cio ` anin onore del santo abbia origini piu ` contiche del 1657: la supposizione e fermata dalla statua del cosiddetto Sant’Efis sballiau, che fino al Settecento veniva utilizzata per la proces` stata resione e che recentemente e staurata. Questo simulacro, infatti, ` antico e riferibile alsembrerebbe piu meno al secolo XVI. Nel 1796 il sodali` la zio divenne arciconfraternita, trovo sua sede nella chiesa di Sant’Efisio nel quartiere di Stampace ed ebbe come protettore Carlo Felice. La festa ha inizio il 30 aprile con la vestizione della statua del santo che, tratta dalla sua nicchia, viene rivestita con gli abiti di gala e il ricco patrimonio di gioielli di ` dei fedeli l’ha docui nei secoli la pieta tata; la vestizione avviene a cura dei soci dell’arciconfraternita, che subito dopo la collocano in un artistico coc-

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Sagra di Sant’Efisio chio settecentesco sistemato al centro della chiesa, destinato a trasportare il santo nel suo viaggio verso Pula. Nella mattina del 1º maggio col canto dei goccius (=) in onore del santo (Protettori poderosu, / de Sardigna speziali, / liberanoisi de mali, / Efis Martiri gloriosu) si apre ufficialmente la sagra, che prosegue con la messa solenne alla quale prende parte l’Alternos (oggi rappresentante del sindaco di Cagliari, un ´ ). tempo rappresentante del vicere Questi giunge alla chiesa indossando la marsina sulla quale porta un collare ` di d’oro, donato da Carlo II alla citta Cagliari, detto comunemente Toson ` accompagnato dalla Guardiad’oro; e nı`a, i cui membri vestono tutti rigorosamente cilindro e marsina e sono scortati dai valletti del Comune in costume settecentesco. Frattanto, all’inizio della messa, lungo un percorso prestabilito (e ora in gran parte transennato e bordato di tribune per il pubblico), inizia a muoversi la solenne pro` aperta da cessione in costume. E gruppi di cavalieri in costume, seguiti dalle traccas e da gruppi in abbigliamento tradizionale provenienti dai diversi villaggi dell’isola. Si tratta di non meno di quattromila costumi che sfilano compostamente a piedi con gli stendardi delle confraternite, intonando l’Ave Maria in sardo e altri canti di carattere religioso, in osservanza del significato prettamente religioso che la festa aveva all’origine. La ric` dei costumi che afchezza e la varieta fluiscono da tutta la Sardegna coinvolgono emotivamente i turisti, che solo in maniera confusa percepiscono la vera natura della manifestazione (o comunque tendono a fruirla in quel modo). A mezzogiorno, subito dopo la celebrazione della messa, il cocchio con la statua del santo esce dalla chiesa preceduto dai miliziani (=) a cavallo nelle

tradizionali divise rosse e con l’archibugio, in funzione di scorta (un tempo anche di difesa e dissuasione, quando il viaggio da Cagliari a Pula poteva tramutarsi in una pericolosa avventura), dalla Guardianı`a e dall’Alternos. Il cocchio, circondato da una fila di Carabinieri a cavallo in alta uniforme e dai soci dell’arciconfraternita nel caratteristico costume azzurro con la mantellina bianca, si muove preceduto da suonatori di launeddas (=), seguito dal cappellano e da un numero crescente di fedeli che lo accompagnano fino alla zona di La Plaia, alla periferia della `, dove la processione si scioglie. A citta questo punto il cocchio viene accompagnato dal presidente dell’arciconfraternita, dal cappellano e da una scorta nella cappella privata dei conti Ballero Ciarella, che sorge nel borgo di Giorgino, alle porte di Cagliari, lungo la via per Nora. In questa chiesetta, a opera dei membri della famiglia Ballero, vengono tolti al santo i gioielli e le vesti di gala, che vengono sostituite con le vesti da viaggio; anche il cocchio ` adatto al viene sostituito con uno piu ` modesto e robusto di viaggio, piu quello usato per la processione. Il cocchio da campagna riprende quindi il suo viaggio accompagnato dal cappellano, da alcuni miliziani a cavallo e da una folla di pellegrini che a piedi affronta il percorso in preghiera. Il corteo giunge a Maddalena Spiaggia (=) dove si incontra con la rappresentanza del comune di Capoterra che rende omaggio al santo. La tappa successiva ` in localita ` Su Loi, dove prestano e omaggio al santo i rappresentanti della famiglia Manca di Villahermosa; solo a tarda sera il corteo giunge a Sarroch, dove il cocchio viene ospitato dalla famiglia Maxia e dove si celebra una messa solenne. Trascorsa la notte a Sarroch, nella mattina del 2 maggio il

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Sagrestani cocchio riprende il suo viaggio e, dopo una breve sosta a Villa San Pietro, raggiunge Pula, dove viene accolto dal sindaco e dall’Alternos accompagnato dalla Guardianı`a in costume. Nel primo pomeriggio il cocchio percorre la sua ultima tappa raggiungendo la chiesetta di Nora (=), luogo del martirio di Efisio. Qui la statua sosta anche il 3 maggio, mentre si svolgono alcuni riti religiosi che si concludono nella tarda mattinata del 3 con il pranzo offerto ai poveri dall’Alternos. Nel pomeriggio inizia il viaggio di ritorno a Cagliari; il cocchio passa la notte a Pula e, nella prima mattina del 4 maggio, riparte ` per giungere in sealla volta della citta rata a Giorgino dove, nella chiesetta dei Ballero Ciarella, la statua viene di nuovo rivestita dei paramenti solenni, nuovamente adornata dei gioielli e ricollocata nel cocchio di gala. Nella `e tarda serata il corteo giunge in citta percorre le vie del centro accompagnato dai miliziani a cavallo e da una scenografica fiaccolata per concludersi nella chiesa da cui era partito. ` esposta fino al 22 La statua rimarra maggio; al termine di due novenari, il santo, spogliato degli abiti di gala, ` ricollocato nella sua nicchia. verra

Sagrestani, Marco Storico (n. Firenze 1946). Dopo la laurea ha intrapreso la ` divecarriera universitaria. Nel 1980 e nuto ricercatore di Storia contemporanea e attualmente lavora presso la Fa` di Scienze politiche dell’Univercolta ` di Firenze. Ha dedicato a Francesita sco Cocco Ortu jr. un ampio saggio, Un contributo per l’itinerario politico del leader del liberalismo sardo, pubblicato nel ‘‘Bollettino bibliografico della Sardegna’’, 20, 1995.

Sahe Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato di Torres, compreso nella curatoria della Fluminargia. Era ubicato nelle vici-

nanze dell’attuale borgata di Tottubella (Sassari). Dopo l’estinzione della famiglia giudicale fu conteso tra i Doria e il Comune di Sassari, che finı` per spuntarla. Prese cosı` a essere amministrato direttamente da funzionari del Comune e dopo la conquista catalanoaragonese, avendo Sassari prestato ` a far omaggio al re d’Aragona, entro parte del Regnum Sardiniae. Dopo la ` , si trovo ` inveribellione del 1325, pero stito dalle continue operazioni militari provocate dalle guerre tra Doria e Aragona e fu abbandonato dalla popola` del secolo XIV. zione prima della meta

Sailis, Enrico Giurista, uomo politico (Guasila 1899-Cagliari 1967). Deputato al Parlamento, senatore della Repubblica. Cattolico attivo nel Partito Popolare Italiano fin dal 1919. Laureatosi in Giurisprudenza, durante il fascismo si tenne in disparte e intraprese la carriera accademica divenendo professore di Diritto costituzionale presso ` di Cagliari. Alla ripresa l’Universita della vita democratica, nel 1946, fu uno dei protagonisti della elaborazione dello statuto sardo d’autonomia. Fu deputato dal 1948 al 1953 e senatore nel 1967. Tra i suoi numerosi articoli della battaglia pubblicistica, Ieri e oggi, ‘‘Corriere di Sardegna’’, 1945; Socialismo responsabile, ‘‘Corriere di Sardegna’’, 1945; Monarchia o repubblica?, ‘‘Corriere di Sardegna’’, 1945; Sardegna e Italia, ‘‘Corriere di Sardegna’’, 1946; Alle soglie dell’autonomia, ‘‘Corriere di Sardegna’’, 1947; Lo sciogli` inmento dei consigli regionali, 1957, e vece l’ultima sua opera di Diritto costituzionale.

Saint John Wilkes, W.G. Archeologo (n. Regno Unito, sec. XX). Archeologo inglese, specialista in archeologia subacquea, nel 1966 compı` delle esplorazioni nell’antico porto di Nora e a Tharros in base alle quali, nel 1984, fu varato

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Saiu Deidda il progetto ‘‘Sardinian Coast’’. Di quelle sue esperienze di studio in Sardegna diede conto in Underwater explorations of ancient port of Nora. Sardinia (con E. MacNamara), ‘‘Papers of British School at Rome’’, XXXV, 1967.

´ verin, Charles Viaggiatore Saint Se (sec. XIX). Viaggiatore francese, arrivato in Sardegna nel 1820, vi si trattenne fino al 1821 ed ebbe modo di approfondirne la conoscenza. Nel 1827 ` un libro, Souvenirs d’un se´pubblico jour en Sardaigne pendant les anne´es 1821 et 1822, ou notice sur cette ˆıle, edito a Lione, che ebbe una qualche noto` e fu tra le prime opere che fecero rieta conoscere la Sardegna (anche se quasi contemporaneamente veniva pubblicato a Parigi, in francese, il primo volume del Voyage del Lamarmora).

Sais, Is Localita` abitata in territorio di ` sviluppata in Narcao. La frazione si e ` non precisabile, e comunque non eta prima del secolo XVII, da un furriadroxiu costruito in territori a poca distanza dall’abitato principale. Attualmente ha pochissimi abitanti.

Saiu Famiglia cagliaritana (secc. XVIIXVIII). Di condizione borghese, le sue notizie risalgono al secolo XVII, nel corso del quale alcuni dei suoi membri ` ; nel furono eletti consiglieri della citta 1712 la famiglia ottenne il cavalierato ereditario con il dottor Giacomo, ma le sue condizioni decaddero nel corso del secolo XVIII.

Saiu Deidda, Anna Storica dell’arte (n. Cagliari 1940). Intrapresa la carriera ` diventata ricercatore universitaria, e di Storia dell’Arte moderna. Attualmente insegna nel Dipartimento di Studi storici e geografico-artistici ` di Scienze della Formadella Facolta ` au` di Cagliari. E zione dell’Universita trice di numerosi articoli su monumenti e opere d’arte sardi pubblicati in riviste scientifiche. Tra i suoi scritti:

La chiesa cassinese di S. Maria di Palmas nel Sulcis, ‘‘Studi sardi’’, XXIV, 1978; Il Santuario dei martiri a Cagliari. Le testimonianze di S. Esquirro e F. Car` di Magimona, ‘‘Annali della Facolta ` di Cagliari’’, IV, stero dell’Universita 1980; Il tetramorfo nella pila della parrocchiale di Sarroch, ‘‘Annali della Fa` di Magistero dell’Universita ` di colta Cagliari’’, IV, 1980; Una nuova lettura del Santuario dei martiri cagliaritani sulla base di alcune considerazioni di Giovanni Spano, ‘‘Studi sardi’’, XXV, 1981; Scultura decorativa nell’architettura romanica della Sardegna sud-occi` di Magidentale, ‘‘Annali della Facolta ` di Cagliari’’, V, stero dell’Universita parte II, 1981; Osservazioni sull’iconografia di alcune acquasantiere dei secoli XVI-XVII in Sardegna, 1981; Sulla atti` ingegneristica di Giuseppe Viana, vita ‘‘Archivio sardo del movimento operaio contadino e autonomistico’’, 1719, 1982; Dal manierismo al barocco, in La provincia di Cagliari, I, 1983; Documenti e notizie sulla chiesa sotterranea di Santa Restituta a Cagliari, ‘‘Archivio storico sardo’’, XXXIV, 1983; Come nell’Ottocento i centri urbani modificarono la loro fisionomia, in Sardegna. L’uomo e la pianura (a cura di Angela Terrosu Asole), 1984; Opere d’arte e d’architettura in Sardegna nei disegni del ’600, in Arte e cultura del ’600 e del ’700 in Sardegna (a cura di Tatiana Kirova), 1984; L’uso cristiano delle grotte e delle architetture rupestri in Sardegna, in Atti del VI Convegno nazionale di Archeologia cristiana, Ancona, 1985; I centri montani tra Ottocento e Novecento, in Sardegna. L’uomo e la montagna (a cura di Angela Terrosu Asole), 1985; L’arte, in Dentro Castello, 1986; I luoghi di Santa Gilla nella storia dell’arte, ‘‘Biblioteca francescana sarda’’, I, parte I, 1987; L’antico portale del chiostro di San Francesco in Oristano, ‘‘Biblioteca

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Sala francescana sarda’’, I, 1987; Teatro e scenografia a Cagliari nel Settecento, ‘‘Studi sardi’’, XXVII, 1987; La chiesa nella documentazione storico-letteraria, in Domus et carcer Sanctae Restitutae, 1988; Architettura rupestre medioevale in Sardegna, in Archeologia paleocristiana e altomedioevale in Sardegna: Studi e ricerche recenti, Seminario 1986, 1988; Il santuario sotterraneo di S. Agostino nel contesto dell’architettura r upestre medioevale a Cagliari, in L’Africa romana. Atti del VI Convegno di studi, 1989; Immagini di una batta` di Caglia. L’attacco francese alla citta gliari nel 1793, ‘‘Atti dell’Accademia clementina’’, 1990; La cultura artistica ` napoleonica, in Alin Sardegna nell’Eta l’ombra dell’aquila imperiale, II, 1994; Due opere d’arte della Sardegna tra le carte del barone Giuseppe Vernazza, ‘‘Biblioteca francescana sarda’’, VI, 1995.

Sala, Oddone Religioso (Pisa, seconda ` sec. XIII-Napoli 1325). Vescovo di meta Terralba dal 1300 al 1302, arcivescovo di Oristano dal 1308 al 1312. Entrato ` nell’ordine dei Domenicani, completo i suoi studi e subito dopo si trasferı` a ` in Teologia. TorParigi, dove si laureo ` buona fama per nato a Pisa si guadagno la sua cultura teologica e fu nominato lettore presso il convento di Santa Caterina. Era priore dello stesso convento quando, nel 1300, fu nominato vescovo di Terralba, il cui territorio era compreso nel giudicato d’Arborea. Nel 1302 fu trasferito alla diocesi di Pola, ma nel 1308, nominato arcivescovo di ` in Sardegna nel moOristano, torno mento in cui il giudicato d’Arborea era retto in condominio dai giudici Andreotto e Mariano. Giunto nella nuova ` un sinodo i cui sede, nel 1309 vi celebro atti vennero diffusi in alcuni centri della diocesi anche in sardo. Particolarmente legato a Clemente V, dal pon-

tefice gli fu dato l’incarico di inquisire i Templari che risiedevano nelle diocesi di Arborea, Cagliari e Torres. Nel 1312, infine, fu trasferito a Pisa dove ` a essere impegnato in imporcontinuo tanti missioni diplomatiche.

Sala, Vincenzo Studioso piemontese (sec. XIX). Preso atto dell’arretratezza nella quale versava la Sardegna, dopo i moti sassaresi del 1852 prese parte al dibattito relativo ai provvedimenti necessari per porvi rimedio. Cosı` nel 1853 ` un intervento per la colonizzateorizzo zione dell’isola da parte del governo piemontese nell’opuscolo Memorie politico-economiche intorno alla Sardegna nel 1852, stampato a Sassari da Ciceri.

Saladino Religioso (m. 1355). Vescovo di Dolia dal 1340 al 1355. Fu nominato ` la diovescovo nel 1340 e amministro cesi con molta saggezza acquistando ` e prestigio. Cosı`, quando nel notorieta 1341 morı` l’arcivescovo di Cagliari Gondisalvo, i canonici del capitolo cagliaritano lo indicarono come suo suc` , non convalido ` la cessore. Il papa, pero ` a regdesignazione, per cui continuo gere la sua diocesi negli anni difficili che culminarono nella prima guerra tra Aragona e Arborea. Morı` prima dell’inizio del Parlamento celebrato a Cagliari da Pietro IV.

Salafier, Andrea Commerciante (secc. ` in Sardegna nel XVIII-XIX). Approdo 1777 stabilendosi a Oristano, dove ebbe anche l’ufficio di viceconsole di Francia. Alcuni anni dopo si trasferı` a Sassari, dove nel drammatico periodo che seguı` i moti antifeudali angioyani ` di fu sospettato di svolgere attivita spionaggio a favore della Francia; arrestato nel 1799 fu tenuto in carcere per un anno e poi estradato forzosamente in Corsica, dove si stabilı` ad Ajaccio.

Salamatta Antico villaggio di origine

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Salaris medioevale che faceva parte del giudicato di Torres, compreso nella curatoria del Montiferru. Dopo l’estinzione della famiglia giudicale il villaggio fece parte dei territori che, con un colpo di mano, i giudici d’Arborea an` netterono al loro stato. Ma presto ando spopolandosi e prima della conquista catalano-aragonese era deserto.

Salamatter Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato di Torres, compreso nella curatoria della Planargia. Era ubicato in ` di Suni. Spesso fu resiprossimita denza giudicale; dopo l’estinzione della dinastia di Torres cadde in mano ´ al al giudice d’Arborea che lo annette suo stato. Ma nei decenni successivi la ` a diminuire sua popolazione comincio ` del secolo XIV era completae a meta mente spopolato.

Salamura Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato di Torres, compreso nella curatoria del Montiferru. Era ubicato nelle ` Salacampagne di Cuglieri in localita mare. Dopo l’estinzione della famiglia giudicale il villaggio cadde nelle mani dei giudici d’Arborea che lo annetterono al loro stato. Ma nei decenni suc` spopolandosi rapidacessivi ando mente e prima della conquista cata` deserto. lano-aragonese era gia

Salanes Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato di Cagliari, compreso nella curatoria del Sigerro. Era situato nella vallata del Cixerri. Caduto il giudicato, nella divisione del 1258 fu incluso nella parte toccata ai Della Gherardesca. Alcuni anni dopo, quando la famiglia procedette a un’ulteriore divisione tra i ` ai discendenti del suoi due rami, tocco conte Gherardo. Dopo la conquista catalano-aragonese essi giurarono fe` alla Corona d’Aragona e riuscidelta rono a conservare il possesso del vil-

` nei decenni successivi laggio, che pero ` completamente. si spopolo

Salaris1 Famiglia di Bosa (secc. XIII` presente XVIII). Molto antica, era gia nel giudicato di Torres a partire dal secolo XIII con un Alipertino, i cui discendenti furono allontanati da Sassari dopo la ribellione antiaragonese del 1325. Ricompaiono a Bosa fin dalla ` del secolo XV con i fratelli prima meta Paolo e Antonio, entrambi ragguardevoli cittadini. I due erano legati agli Aragonesi e presero parte alla guerra ` Doria, contribuendo alla contro Nicolo conquista del castello di Monteleone. Nello smembramento dei domini di `, nel 1435 Paolo ebbe il salto e la Nicolo montagna della Minerva, Antonio ebbe i salti di Uliot Lobeo, che quando morı` passarono al fratello. Nel 1458 questi prese in appalto la dogana di Bosa traendo dall’ufficio notevoli proventi; i suoi discendenti impiantarono nei territori del feudo grandi allevamenti di bestiame che seppero sviluppare `, uno vantaggiosamente. Nel 1573 pero `, entro ` in conflitto con di essi, un Nicolo ˜ ez, fu processato dal l’inquisitore Iban Santo Uffizio e scomunicato. Poco dopo il suo feudo fu confiscato e nel 1585 venduto al barone di Pozzomaggiore. I suoi discendenti, ormai impoveriti, si dedicarono alla carriera mili` del secolo tare ed entro la prima meta XVII si trasferirono a Macomer. Nel 1678 ottennero il riconoscimento del ` cavalierato ereditario e della nobilta con un Felice; egli si stabilı` a Oristano, dove i suoi discendenti continuarono a risiedere fino agli inizi del secolo ` del SetteXVIII. Nella prima meta cento la famiglia si trasferı` a Cagliari, dove si estinse nel 1780 con un Raimondo.

Salaris2 Famiglia sassarese (sec. XIXesistente). Le sue notizie risalgono al secolo XIX, quando nel 1842 ottenne il

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Salaris ` con cavalierato ereditario e la nobilta il dottor Sebastiano, giudice della Reale Udienza. Egli ebbe numerosa discendenza: uno dei suoi figli fu il celebre deputato Francesco, che ebbe residenza a Cagliari, Villasor e Bologna, dando vita ad alcuni rami della famiglia ancor oggi fiorenti.

Salaris, Francesco Avvocato, deputato al Parlamento (Sassari 1822-Cagliari 1900). Laureato in Giurispru` all’inizio alla carriera denza, si dedico militare. Lasciate le armi, nel 1857 ` in Sardegna stabilendosi a Carientro ` la professione di gliari, dove esercito avvocato e ottenne un incarico all’Uni` . Guadagnata la stima dei conversita cittadini, tra il 1860 e il 1892 fu eletto ` volte consigliere comunale e consipiu gliere provinciale e nel 1867 divenne presidente dell’Amministrazione provinciale. Contemporaneamente, nel 1861, ebbe inizio la sua lunga carriera di parlamentare: infatti, dopo la prima elezione fu rieletto deputato ininterrottamente fino al 1897. Schierato con la Sinistra, fino al 1876 si oppose alla Destra storica interessandosi delle condizioni della Sardegna e, nel 1867, della questione ferroviaria. In seguito assunse una posizione autonoma rispetto a Francesco Cocco Ortu. Nel 1885 fu relatore per la Sardegna dell’inchiesta agraria promossa dallo Jacini. Tra i suoi scritti: Ferrovie sarde, 1875; Ferrovie sarde. Considerazioni, 1875; Condizioni di alcuni comuni della provincia di Cagliari, 1882; Agli elettori del primo collegio di Cagliari, 1882; Convenzioni ferroviarie, 1884; Relazione del commissario Salaris Francesco sulla dodicesima circoscrizione (provincia di Cagliari e Sassari), in Atti della Giunta per la Inchiesta agraria sulle condizioni della classe agricola, XIV, 1-2, 1885 [la ` stata antologizzata quasi relazione e per intero nel volume Le inchieste par-

lamentari sulla Sardegna dell’Ottocento, II, L’inchiesta agraria e la relazione Pais Serra (a cura di Manlio Brigaglia), edito dalla Edes nel 1987]; Discorsi parlamentari e scritti vari, s.d.; Interrogazione al presidente del Consiglio dei ministri e al ministro delle Finanze per conoscere se e come intenda il governo provvedere alle desolanti condizioni di non pochi comuni della provincia di Cagliari, s.d.; Discorso pronunziato il 2 novembre 1896, nella solenne commemorazione dei trapassati che ` , l’indipencombatterono per la liberta ` d’Italia, 1896. denza e l’unita

Salaris, Ignazio Militare (Bortigali 1892-monte Sief, Belluno, 1916). Tenente in s.p.e. di fanteria, medaglia d’oro al V.M. alla memoria nella prima guerra mondiale. Conseguı` ancora giovanissimo il diploma di maestro. Sottotenente nel 45º Reggimento Fanteria ‘‘Reggio’’, si fece notare subito tanto da meritare la medaglia d’argento al ` con mirabile slancio, V.M.: «Guido energia e perizia il suo plotone fin sotto i reticolati avversari. Ferito alla spalla destra, dopo essersi fasciato alla me` a combattere incitando i glio, continuo suoi dipendenti a perseverare nella lotta ed a procedere alla distruzione ` il comando dei reticolati stessi. Lascio del plotone, soltanto quando venne l’ordine di ritirarsi. (Piccolo Lagazuoi, 22 ottobre 1915)». Il 21 maggio 1916 cadde nell’assalto al monte Sief. Alla sua memoria fu concessa la medaglia d’oro al V.M. con questa motivazione: «Costante, fulgido esempio di eccezionale coraggio, di calma e di prudenza, in un combattimento per la conquista d’una forte posizione nemica, gli fu affidato il comando di un reparto scelto incaricato d’una difficile missione. Fe` a comrito una prima volta, continuo battere; ferito nuovamente, non appena medicato, volle ritornare al co-

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Salavert y Roca mando del suo reparto, e, mentre arditamente incorava i suoi all’esecuzione dell’arduo compito, colpito da scheggia di granata, perdette eroicamente la vita. (Monte Sief, 21 maggio 1916)».

Salassa Antico villaggio di probabile origine romana che faceva parte del giudicato di Torres, compreso nella curatoria dell’Anglona. Era ubicato nelle vicinanze di Castelsardo. A partire da` nelle mani gli inizi del secolo XII passo dei Doria i quali, estinta la famiglia giudicale, lo compresero nel loro piccolo stato. Quando essi prestarono omaggio al re d’Aragona, il villaggio, terminate le operazioni della guerra ` a far parte del Redi conquista, entro ` si ribelgnum Sardiniae. Quando pero larono, divenne una delle basi della ` spopolandosi raloro resistenza e ando pidamente a causa della guerra successiva.

Salat, Giovanni Religioso (?, sec. XIVOristano 1412). Arcivescovo di Oristano dal 1379 al 1412. Entrato nell’ordine dei Domenicani fu ordinato sacerdote ` . Divenne in seguito un ape si laureo prezzato insegnante di Sacra Scrittura; fu eletto arcivescovo nel 1379, un anno dopo l’elezione di Roberto di Ginevra a papa come Clemente VII, cui egli era molto legato. Apertosi lo scisma d’Occidente rimase fedele al papa avignonese, per cui la sua presenza a Oristano fu osteggiata dalla dinastia giudicale, che per ragioni politiche si era schierata a sostegno del pontefice romano Urbano VI. Cosı`, negli anni seguenti, gli furono contrapposti dai papi romani numerosi vescovi di loro obbe` , pero `, di nomine puradienza; si tratto `a mente formali. Egli infatti continuo reggere la diocesi e la sua posizione fu rafforzata dopo che nel 1409 il giudi` di esistere; morı` cato d’Arborea cesso ` stata documentata nel 1412 (la data e da Francesco Artizzu in base a una let-

tera di Ferdinando I che ne annuncia la morte a papa Benedetto XIII).

Salavert, Clemente Scrivano reale ` sec. XIII-ivi (Catalogna, seconda meta 1340). Notaio di grande preparazione, divenne uno degli uomini di fiducia di Giacomo II, che sostenne nel suo progetto di trasformazione della struttura dell’amministrazione reale. Nel 1323 il ` in Sardegna come consire lo invio gliere dell’infante Alfonso. Dopo la cacciata dei Pisani da Cagliari, fu nominato scrivano della bajulia, del porto ` di Cagliari, e della dogana della citta ` assunse una posizione nella cui societa di assoluto rilievo. Nel 1328 ottenne i feudi di Ussana, Serdiana, Turris e Siserri; nello stesso anno fu nominato an` pero ` in che scrivano di Iglesias; entro conflitto con Bonanato De Petra, scrivano della curia di Cagliari, geloso dei ` fu cosuoi successi, per la cui ostilita stretto a lasciare la Sardegna. Tornato in Catalogna, fu nominato scrivano reale e gli fu affidato il compito di registrare i documenti segreti; il nuovo ufficio gli consentı` di prendere parte alle riunioni del Consiglio reale e di divenire personaggio di preminente in` , torno ` fluenza a corte. Nel 1330, pero in Sardegna per assolvervi alcune delicate missioni e per occuparsi dell’amministrazione dei suoi feudi. Negli anni successivi ebbe modo di tornare ancora nell’isola nel 1334 e nel 1339 per celebrare i processi contro i ribelli di Sassari. Al ritorno in patria morı` senza lasciare discendenti.

Salavert y Roca, Vicente Storico cata` segretario lano (n. Valencia 1956). Gia dell’Archivio della Corona d’Aragona e ` di Barcelprofessore nell’Universita lona, nel 1964 divenne direttore generale del Registro general de la proprietad intellectual di Madrid. Fu molto legato agli ambienti degli storici sardi, e ` alcune delle sue opere allo studedico

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Salazar dio dei rapporti tra Sardegna e Catalogna; fu corrispondente del Centro di Studi sardi. Tra i suoi scritti: La isla de Cerden ˜ a y la politica internacional de Jaime II, ‘‘Hispania’’, XXXIX, 1950; El ´n meditratado de Anagni y la expansio ´ nea de la Corona de Arago ´n, 1952; terra Giovanna di Gallura, il suo matrimonio e la politica sarda di Giacomo II d’Aragona, ‘‘Archivio storico sardo’’, XXIV, 1954; Il progetto di cessione della repubblica di Pisa al Regno di Sardegna, in Atti del V Congresso internazionale di Studi sardi, 1954; Cerden ˜ a y la expan´n mediterra ´ nea de la Corona de Arasio ´n, voll. 2, 1956; Los motivos econo ´migo cos en la conquista de Cerden ˜ a, in Atti del VI Congresso di storia della Corona d’Aragona, Madrid, 1959; Datos sobre la ´n y rentas de Gallura en los ultipoblacio ´n pisana en mos an ˜ os de la dominacio Cerden ˜ a, in Atti del VI Congresso internazionale di Studi sardi, 1962; Cerden ˜a ´n mediterra ´ nea de la eje de la expansio ´ n, ‘‘San Jorge’’, 46, Corona de Arago ´n de un 1962; En torno a la designacio oficial real para Cerden ˜ a en tiempo de Pedro IV el Cerimonioso, ‘‘Archivio storico sardo’’, XXVIII, 1962; Un nuevo documento para la historia de Cerden ˜ a, in Studi storici in onore di Francesco Loddo Canepa, II, 1962; Jaime II de Ara´n y Ugone II de Arborea y la conquista go de Cerden ˜ a, in Atti del XIV Congresso di storia della Corona d’Aragona, II, 1995.

Salazar Famiglia di Iglesias (sec. XVIesistente). Le sue notizie risalgono al secolo XVI, quando viveva Peroto, sposato con Giovanna Massa; grazie al matrimonio questi divenne signore della ` , ufficio che apparScrivania della citta teneva alla famiglia della moglie. Egli ` dai Massa anche la signoria di eredito tutte le altre scrivanie; ebbe due figlie, ` a Cagliari, e CateSibilla, che si sposo ` un Nicolo ` Rosso di Gerina che sposo nova. I figli nati da quest’ultima coppia

assunsero il cognome Salazar e diedero vita a questa seconda famiglia Salazar in Sardegna. I loro discendenti, nel corso del secolo XVII, assunsero una posizione di rilievo in seno alla so` di Iglesias e ricoprirono imporcieta tanti uffici pubblici. Nel 1643 furono ammessi allo Stamento militare durante il parlamento Avellano e successivamente presero parte a tutti gli altri parlamenti. Nel 1647 ebbero il riconoscimento del cavalierato ereditario e `. Nella prima meta ` del sedella nobilta ` , le condizioni econocolo XVIII, pero miche della famiglia cominciarono a indebolirsi a causa di una lunga lite con i Satta, discendenti da Sibilla, l’altra figlia di Peroto, che rivendicavano una parte della signoria delle scrivanie. La lite si protrasse a lungo e di que` l’amministrazione reale sto approfitto che intervenne con l’intento di togliere le scrivanie ai S. e acquisirle al patrimonio reale. Stremati dalla lunga contesa, nel 1804 i S. finirono per cedere tutto al fisco. In seguito la famiglia si trasferı` a Cagliari e a Roma, dove i suoi membri attualmente vivono.

Salazar, Maria Antonietta Pittrice (n. Cagliari 1903). Dotata di notevoli capa` innate, fu allieva del Rossino. In cita seguito, per esigenze della sua famiglia, si trasferı` nella penisola dove si stabilı` a Torino. Nella sua nuova resi` in contatto con quegli amdenza entro bienti artistici e prese parte a numerose mostre in Italia e all’estero, riscuotendo riconoscimenti.

Salazar, Pietro Signore delle scrivanie ` sec. di Iglesias (Iglesias, seconda meta XVI-ivi, dopo 1630). Riunı` nelle sue mani la signoria di tutte le scrivanie ` ; attento all’evolversi della della citta ` al duca politica del suo tempo, si lego di Gandı´a che nel 1613 lo fece nominare luogotenente del maestro razio` fu nale. In seguito per le sue capacita

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Salice ` inviato a corte come sindaco della citta ` allo schieramento favorevole e si lego ´n de Armas. Al ritorno in Saralla Unio degna, nel 1625, fu nominato capitano di Iglesias.

Salerno, Maddalena Assessore regionale (n. Mamoiada 1950). Funzionaria della Direzione provinciale del Lavoro di Nuoro, da sempre impegnata in politica, ha militato dal 1971 nel Partito Comunista Italiano e dal 1997 in Rifon` stata consigliere dazione Comunista. E comunale e assessore a Bitti dal 1978 al 1981, consigliere comunale a Nuoro dal 1983 al 1993, assessore della Comu` montana nuorese dal 1987 al 1992. nita ` Esperta di diritto del lavoro, nel 2004 e stata chiamata a far parte della giunta Soru come assessore tecnico al Lavoro.

Saletti, Cesare Archeologo (n. Napoli 1934). Dopo la laurea ha intrapreso la ` carriera universitaria. Attualmente e professore di Archeologia classica ` di Lettere dell’Univernella Facolta ` di Pavia. Tra i suoi scritti, riguarsita dano la Sardegna Note su un ritratto di Traiano nel Museo nazionale di Cagliari, ‘‘Athenaeum’’, 57, 1978; La scultura, in La villa di Tigellio. Mostra degli scavi, 1980; La scultura romana in Sardegna: ritratti e statue iconiche, ‘‘Rivista di Archeologia’’, XIII, 1989.

Salice – Esemplari di salice bianco.

Salice Nome generico con il quale si indicano piante della famiglia delle

Salicacee. 1. Il s. bianco, detto anche s. comune o s. da pertiche (Salix alba L.), ` un albero caducifoglio alto fino a 25 m e con chioma espansa e globosa e rami lunghi e flessibili. Le foglie sono semplici e alterne, con lamina lanceolata e margine denticolato, la pagina supe` glabra a maturita ` , quella inferiore e ` pubescente e grigio-argentea. I riore e fiori sono unisessuali e riuniti in infiorescenze ad amento, compaiono contemporaneamente alle foglie da febbraio-marzo ad aprile a seconda del` ` una capsula. E l’altitudine. Il frutto e una specie a rapido accrescimento che insieme agli ontani e ai pioppi caratterizza le sponde dei corsi d’acqua, suoi habitat di eccellenza. Per l’ecce` di radicazione e ` largazionale velocita mente impiegata nel consolidamento delle ripe e trattata per ottenere perti` una specie diffusa in tutto il conche. E tinente europeo e apprezzata fin dal` per le sue caratteristiche l’antichita ` febbrifumellifere e per le proprieta ghe della corteccia, ricca di acido acetilsalicilico, base dell’Aspirina. 2. Il s. ` di Gallura (Salix atrocinerea Brot.) e una pianta arbustiva o un piccolo albero caducifoglio diffuso in un’area ristretta dell’Europa occidentale e dell’Africa del Nord; in Italia si ritrova solo in Sardegna e pertanto deve il suo nome volgare alla localizzazione geografica. Ha foglie lanceolate oppure ovato-lanceolate, con pagina superiore glabra e inferiore pelosa. I fiori unisessuali, che compaiono a febbraiomarzo prima dell’emissione delle foglie, sono raccolti in infiorescenze. Il ` una capsula. Colonizza gli hafrutto e bitat umidi delle sponde di fossi e canali ma si rinviene anche lungo le scarpate e i bordi delle strade. 3. Il s. pedi` un arcellato (Salix pedicellata Desf.) e busto o un piccolo albero caducifoglio con areale ristretto al bacino occiden-

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Salice ` tale del Mediterraneo, in Sardegna e presente quasi esclusivamente nelle zone centro-meridionali. Ha foglie ovali-lanceolate con margine ondu` glabra, lato, la pagina superiore e quella inferiore pelosa. I fiori sono unisessuali portati su piante diverse e raccolti in infiorescenze, compaiono a febbraio-marzo prima dell’emissione ` una capsula. Ha delle foglie. Il frutto e ` di ibridazione con Sagrande capacita lix atrocinerea. 4. Il s. rosso (Salix pur` un arbusto o un alberello purea L.) e caducifoglio, con foglie lineari-lanceolate che cadono precocemente. I fiori sono unisessuali e riuniti in amenti, compaiono prima dell’emissione delle ` una foglie in febbraio-marzo. Il frutto e ` una specie molto difcapsula pelosa. E fusa in tutta Europa, in Sardegna vive al di sotto dei 500 m, prediligendo come tutti i salici posizioni soleggiate e ` la specie piu ` umide. Tra tutti i salici e largamente impiegata per i lavori di intreccio in quanto produce rami sottili e `facili da manipolare. Nomi sardi: sa ` ighi (campidanese); sa ` lighe bixi, sa biancu (logudorese). [TIZIANA SASSU]

Salice, Lorenzo = Bonifacio, padre

Salicornia – Arbusto adatto ad ambienti salmastri, e` comune nei pressi della costa.

Salicornia Pianta della famiglia delle Chenopodiacee (Arthrocnemum fruticosum (L.) Moq.). Arbusto molto ramificato, basso e a volte strisciante con fusti nodosi, formati da segmenti (scient. articoli) corti e arrotondati, con foglie poco evidenti, ridotte a squame che avvolgono il fusto; i fiori crescono tra gli articoli e i frutti sono grigiastri e seto` di losi. Caratterizzata dalla capacita ` crescere su substrati salmastri, la s. e tipica delle lagune e delle zone umide in vicinanza del mare. Nomi sardi: lessoı`ni (logudorese); sussuı`ni (campidanese). [MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]

Salinas, Renato Architetto (n. Il Cairo 1905). Nato da famiglia ebraica, dopo ` nella essersi laureato nel 1931 entro carriera delle Belle Arti. Fu epurato per motivi razziali e costretto a risiedere e lavorare all’estero. Caduto il fascismo, fu reintegrato e tra il 1948 e il ` presso la Soprintendenza 1953 lavoro di Napoli. Nel 1953 si trasferı` a Cagliari, dove percorse la carriera raggiungendo il grado di soprintendente ai Monumenti. Per alcuni anni, inoltre, ebbe anche l’incarico dell’insegnamento di Storia dell’Arte presso l’Uni` di Cagliari. Studioso di livello, versita ha lasciato numerosi studi sui monumenti della Sardegna, tra i quali L’architettura del Rinascimento in Sardegna. I primi esempi, ‘‘Studi sardi’’, XIVXV, 1958; Il complesso monumentale di S. Croce a Cagliari (con M. Freddi), ‘‘Bollettino tecnico del Circolo culturale Ingegneri e Architetti sardi’’, 4, 1958; La chiesa parrocchiale di San Gavino Monreale, ‘‘Bollettino tecnico del Circolo culturale Ingegneri e Architetti sardi’’, 3, 1959; La chiesetta della Speranza nel Castello di Cagliari (con M. Freddi), ‘‘Cagliari economica’’, 1959; Architetti piemontesi in Sardegna, in Atti del X Congresso internazionale di storia dell’Architettura, Torino 1957,

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Saline 1959; La chiesa di Santa Maria del Monte, ‘‘Bollettino degli Ingegneri e Architetti di Cagliari’’, 1959; L’evoluzione dell’architettura in Sardegna nel Seicento, ‘‘Studi sardi’’, XVI, 1960; Il Rinascimento in Sardegna, ‘‘Bollettino del Centro di Studi per la Storia dell’Architettura’’, XVII, 1961; Lo sviluppo dell’architettura in Sardegna dal gotico al barocco, in Atti del XIII Congresso internazionale di storia dell’Architettura, 1966; La chiesa di San Bachisio a Bolotana e l’architettura del Rinascimento in Sardegna, ‘‘Quaderni bolotanesi’’, 1978.

Saline Il sale ha rappresentato, fin dal ` tempo dei Fenici, uno dei prodotti piu importanti dell’economia della Sardegna. Le strutture attraverso le quali veniva prodotto e i modi della sua commercializzazione hanno avuto sempre un ruolo importante nella storia dell’isola. L’archeologia testimonia l’esistenza delle saline e del commercio del sale dalla Sardegna verso diversi approdi europei continuativamente ` piu ` remote fino al tardo Imdalle eta pero romano.

Saline – Salina a Quartu Sant’Elena.

LA STORIA Sappiamo che durante la dominazione romana furono costituite ` di Pubblicani che associadelle societa rono i mercanti addetti al commercio ´ del sale tentando di regolarlo. Poiche ` inadeguato, questo sistema si mostro

` in un secondo tempo l’intera attivita fu controllata dal Corpus salariorum, un’istituzione pubblica che ne disci` la produzione e la commercializplino zazione. Dal secolo V all’XI molto poco conosciamo sull’industria del sale in Sardegna; si ha ragione di credere che, con le invasioni barbariche prima e con il costante pericolo delle incursioni arabe in seguito, ogni forma di commercio del sale sia scomparsa e che quindi con essa sia diminuita di molto la produzione. Probabilmente ` a esin questo periodo il sale continuo ` per sere prodotto in piccole quantita ` locali; quando sopperire alle necessita agli inizi del secolo XI le fonti a nostra disposizione ci consentono di vedere con sufficiente chiarezza la vita e le istituzioni che regolavano i quattro giudicati, scopriamo che la produzione del sale nell’isola rappresentava un’at` importante, guardata con intetivita resse anche dall’esterno della Sardegna. Nel Medioevo, quindi, il sale fu uno dei motivi per cui i mercanti stranieri presero a frequentare stabilmente l’isola e a cercare di controllare la produzione della preziosa merce. Nel secolo XI le saline appaiono incluse nel demanio dello Stato che i giudici amministravano direttamente. Data l’importanza e il valore del prodotto, essi presero a concederle a stranieri per ricavare cosı` le somme di denaro che servivano per perseguire i loro interessi politici. In un primo tempo le saline furono concesse all’ordine dei monaci di San Vittore di Marsiglia che, dalla fine del secolo XI e per ` quasi una tutto il secolo XII, esercito forma di monopolio; successivamente si interessarono al sale anche i mer` presenti canti pisani e genovesi gia nell’isola per lo sfruttamento di altre ricchezze. Il meccanismo delle concessioni delle saline divenne una delle

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Saline principali vie per instaurare la dipendenza politica della Sardegna, soprattutto da Pisa. Il sistema di sfruttamento delle saline, pur passando dalle mani dei giudici a quelle dei nuovi padroni dell’isola, mantenne il suo carattere pubblico. La conquista catalano-ara` la situagonese, quindi, non modifico zione: per i nuovi venuti il sale era un prodotto strategico che il re volle conservare direttamente nelle proprie mani, avviando un sistema di sfruttamento monopolistico.

Saline – Cagliari e` stata nei secoli uno dei ` importanti porti del Mediterraneo per piu il commercio del sale. Le sue saline erano famose.

L’ORGANIZZAZIONE Il sistema posto in essere dagli Aragonesi si mantenne im-

mutato anche in periodo spagnolo e nel periodo sabaudo. Alla conduzione delle saline venivano comandati dei funzionari reali, chiamati ‘‘salinieri’’, cui erano demandati tutti i compiti relativi alla gestione dell’intero ciclo at` . Essi erano affiancati dal sobretivita posat, uno scrivano che aveva il compito di rilasciare le licenze di esportazione. Il lavoro di questi funzionari veniva integrato da quello della guardia dels estanys. Quest’ultimo aveva compiti tecnici e provvedeva alla manutenzione e alla conservazione degli impianti, si serviva di personale subal´ terno ed era lautamente pagato perche ` tecnica che diera dalla sua capacita pendeva il livello della produzione. ` di estrazione fu regolaAnche l’attivita mentata minutamente; a garantirla furono chiamati gli abitanti dei villaggi ` vicini alle saline che, in una sorta piu di pubblica dipendenza assimilabile alle prestazioni di natura feudale, furono chiamati a lavorarvi periodicamente e gratuitamente (mandai a tirai sali). Questo regime aprı` una delle pia` dolorose della gestione delle ghe piu saline e fu fonte di terribili tensioni soprattutto negli anni successivi alla conquista. Il sistema, a partire dal secolo XV, fu parzialmente modificato e molte saline furono date in appalto a privati, dando cosı` vita a una situazione nuova, ` entro la fine del secolo fu reche pero golamentata da Ferdinando II il Cattolico, che istituı` formalmente il monopolio del sale, primo moderno stru` mento di disciplina totale dell’attivita delle saline. Le funzioni dei salinieri e dei loro collaboratori furono minutamente regolamentate: furono definite ` di misura del sale e fu fissato il le unita loro prezzo unitario; furono regolati gli appalti e le quote che gli appaltatori avrebbero dovuto garantire all’amministrazione reale; inoltre fu regola-

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Saline mentato il sistema del commercio sulla base di un prezzo ufficiale del sale che avrebbe potuto essere venduto solo nei magazzini controllati dai funzionari ` di produzione. In reali nelle localita considerazione della particolare situa` furono fatte zione di alcune comunita anche delle eccezioni, in base alle quali agli abitanti di Cagliari venne garantita una porzione gratuita del sale. ` mantenuto l’obbligo del serviFu pero zio pubblico nelle saline per gli abitanti dei disgraziati villaggi che fossero vicini agli impianti (le cosiddette ‘‘comandate del sale’’), che divenne ancor ` gravoso a partire dalla fine del sepiu colo XVI quando fu esteso ad altri centri del Campidano. Questo sistema fu praticamente mantenuto fino alla fine del periodo spagnolo. Passata l’isola ai Savoia, i principi che avevano governato il monopolio del sale furono mantenuti e venne costituita la Reale Azienda del sale che ebbe il compito di ` di produpresiedere a tutte le attivita zione e di commercializzazione. Con questo sistema il porto di Cagliari divenne l’esclusivo luogo di caricamento del prodotto e tutta la produzione vi fu convogliata e concentrata. Anche il sistema delle odiate ‘‘comandate del sale’’ fu mantenuto, anzi venne esteso a molti altri villaggi gravitanti intorno a Cagliari, a Oristano e in misura minore a Sassari e ad Alghero. Un’altra preoccupazione costante dell’amministrazione sabauda fu quella della lotta all’evasione dal pagamento della dogana, azione che fu condotta con grande efficacia. Agli inizi del secolo ` a pensare XIX finalmente si comincio di liberare gli abitanti dei villaggi da ` , che fu abolita questa antica servitu nel 1836 in concomitanza con l’abolizione del feudalesimo. Da quel momento in poi il lavoro delle saline fu assegnato ai forzati. Il regime pubblico

della produzione del sale si mantenne inalterato anche dopo il 1861, ma solo dopo il 1922 cominciarono a svilupparsi alcune saline gestite da privati. I LUOGHI Data la particolare natura delle coste, le saline in ogni tempo furono sviluppate nelle zone delle grandi lagune e degli stagni costieri. Le principali di cui abbiamo notizia sono: Saline di Bertica, secolo XIII, che erano nella Nurra e appartenevano a San Michele di Salvenor; Saline di Cabu Mannu, nell’Oristanese, attive dal secolo XVI; Saline di Cagliari, di cui si ha ` in epoca romana: si svilupnotizia gia parono in diversi luoghi del golfo e furono continuativamente attive; nel secolo XVI erano divise in due zone, quella di Quartu e quella del Lazzaretto; Saline del Capo Mannu, attive a partire dal secolo XVII nell’Oristanese; Saline di Carloforte, che iniziarono la loro produzione nel 1738 ma si svilupparono compiutamente nella se` del secolo XIX; Saline dello conda meta stagno di Casaraccio, lungo le coste della Nurra, che furono abbandonate nel corso del secolo XVI; Salina del Fangario, presso Alghero, attiva fin dal secolo XV, poi concessa in feudo alla famiglia Abella (=); Saline dello stagno di Genano, lungo le coste della Nurra ` sul golfo dell’Asinara, in funzione gia ` giudicale rimasero attive fino al in eta secolo XV; Saline di Nuri Ermi, nell’Oristanese, presso lo stagno di Mari Ermi, attive a partire dal secolo XVII; Saline di Palmas, attive dal secolo XIV fino al secolo XVI, poi riattivate nel 1743; Saline del golfo dell’Asinara, attive dal secolo XVI; Saline di Guturu de Panjone, di cui si ha notizia nel secolo XIII: si trovavano nella Nurra ed ` del monastero di erano di proprieta San Michele di Salvenor; Saline dello stagno di Mistras, nell’Oristanese, attive nel secolo XVII; Saline di Pauli Ma-

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Saliniere rigosa, nella zona di Cabras, attive dal secolo XVII; Saline di Pauli Pirastu, nell’Oristanese, attive dal secolo XVI; Saline dello stagno di Pilo, nelle vicinanze di Porto Torres sulle rive del golfo dell’Asinara, attive fino al secolo XVI; Saline di Plaiano, nella Nurra nel secolo XIII, appartenenti a San Michele di Salvenor; Saline di Posada, attive fin dal Medioevo; Saline di Terralba, attive fin dal secolo XVI; Saline di Terranova, attive dal Medioevo; Saline di Teulada, attivate nel secolo XVII; Saline di Vertigues, nel Sassa` di un ordine relirese, di proprieta gioso.

` specifiche minori con responsabilita di amministrazione e di gestione.

Salis Famiglia di Ales (sec. XVII-esistente). Appartenente alla ricca bor` nota ghesia agraria della Marmilla, e fin dal secolo XVII. Nel 1729 ottenne il ` con cavalierato ereditario e la nobilta ` , i cui discendenti si Ignazio Salis Ferra stabilirono in diversi centri della Marmilla continuando a segnalarsi per le ` nel campo dell’agricoltura. attivita

Salis, Adriano Dirigente, consigliere regionale (n. Settimo San Pietro 1951). ` Impegnato in politica fin da giovane, e ` stato eletto consigliere comunale ed e stato sindaco del suo paese natale dal ` stato 1980 al 1995. Negli stessi anni e eletto consigliere provinciale di Ca` gliari dal 1990 al 1995, anno in cui e stato nominato assessore provinciale ` dimesso da consialla Cultura e si e gliere. Militante del PCI e poi dei De` stato mocratici di Sinistra, nel 2004 e eletto consigliere regionale per la XIII legislatura nel collegio di Cagliari nella lista Italia dei Valori (Di PietroOcchetto).

Salis, Aldo Poeta, scrittore (n. Sassari

Saline – Salina a Carloforte.

Saliniere Funzionario delle saline. Istituito dopo la nascita del Regnum Sardiniae, aveva il compito di sorvegliare e di amministrare le saline reali dell’isola. Il primo s. fu nominato dal re nel ` a essere di 1324; in seguito continuo nomina regia e venne sottoposto al procuratore reale (=), al quale era tenuto a presentare annualmente il rendiconto ` . Egli doveva inoltre della sua attivita preoccuparsi di provvedere a tenere efficienti gli impianti delle saline, a rifornire i magazzini reali del sale e a sovrintendere alle operazioni di vendita del prodotto sia al minuto che all’ingrosso. Per svolgere i suoi compiti si serviva di una schiera di funzionari

` conside1925). Scrive in sassarese ed e rato tra i rinnovatori della poesia sassarese degli ultimi anni. Egli infatti, pur ispirandosi alla grande tradizione di Pompeo Calvia e di Salvator Ruju, applica le moderne tendenze della lirica a questa tradizione, giungendo cosı` a un personale stile espressivo. Ha ottenuto numerosi riconoscimenti nei principali concorsi letterari. Ha anche pubblicato raccolte di racconti in italiano di grande efficacia. Tra i suoi scritti: La cianchetta zappuradda, versi, 1979; Una gallina per il dottore, 1980; Adiu a li fiori, versi, 1983; Un cugnoru pienu di parauri, 2003.

Salis, Francesco Insegnante, operatore culturale (n. Santu Lussurgiu ` nei primi anni di attivita ` 1923). Gia

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Salis ` dicome insegnante elementare si e stinto per iniziative originali e innova` tive. All’aprirsi degli anni Cinquanta e stato chiamato a occuparsi del Centro di Cultura popolare UNLA (Unione Nazionale per la Lotta contro l’Analfabetismo) aperto nel suo paese, e ha av` viato una molteplice serie di attivita che hanno lasciato traccia profonda nella vita sociale e culturale: non solo l’alfabetizzazione vera e propria, ma anche teatro e cineforum, ricerche ´ sulla cultura e la lingua locali, nonche ` iniziative per la promozione di attivita produttive, come la fondazione di cooperative di tessitrici, magliaie, guantaie. Ha dato quindi vita al Museo della Tecnologia contadina, uno dei primi del genere nell’isola, che raccoglie oltre duemila strumenti e oggetti di lavoro esposti in un palazzetto del secolo XVII sito in via Meloni.

Salis, Giovanni Battista1 (detto Corbeddu o Crobeddu) Bandito (Oliena 1844ivi 1898). Accusato di diversi delitti, riuscı` a sfuggire alla cattura e si diede alla macchia, raggiungendo una noto` sinistra per la sua ferocia. In dirieta ` in inacciotto anni di latitanza, abito cessibili rifugi della valle di Lanaittu, dove si trova quello che viene conside`, il rato, forse senza grande probabilita suo rifugio, e che da lui ha preso il nome: la Grotta Corbeddu, nella quale sono stati trovati reperti che hanno fatto retrodatare la presenza dell’uomo in Sardegna a oltre il 10 000 a.C. nel Paleolitico superiore. Terrore delle popolazioni del Nuorese, spesso si spinse anche nel Campidano. Per la ` delle sue imprese finı` per temerarieta essere conosciuto come il ‘‘re del bosco’’, una sorta di Robin Hood pastorale: in effetti, l’altro soprannome di ‘‘Nestore dei banditi’’, che gli fu dato, voleva riferirsi all’opera di mediatore e in qualche modo di pacificatore che

in diverse occasioni veniva chiamato a svolgere. Cosı`, quando nel 1884 nel suo territorio vennero sequestrati (a scopo d’estorsione) due commercianti fran` docucesi di legname, Paty e Pral, e mentato che il sottoprefetto di Nuoro ´ si adoperasse si rivolse a lui perche per la loro liberazione. E quando que` fama che C. rifiutasse le sta avvenne, e 20 000 lire di compenso che gli furono ` in cambio un orologio offerte: accetto ´ d’oro, che portava ancora con se quando nel 1898 fu ucciso in un conflitto a fuoco dal carabiniere Aventino Moretti.

Salis, Giovanni Battista2 Insegnante, scrittore (Orgosolo 1919-Cagliari, fine sec. XX). Dopo essersi laureato in Let` all’insegnatere e in Filosofia si dedico mento negli istituti secondari superiori. Dopo alcuni anni divenne preside del Liceo ‘‘Asproni’’ di Nuoro. Successivamente si trasferı` a Cagliari, dove fu preside di alcuni istituti superiori. Studioso dei problemi della scuola, segretario generale dell’IRRSAE Sardegna, ottenne la medaglia d’oro dei benemeriti della Pubblica ` scomparso negli anni NoIstruzione. E vanta. Tra i suoi scritti: Pane d’orzo, 1983; Orgosolo tra storia e mito, 1989.

Salis, Luciano Insegnante (Cagliari 1920-ivi 2004). Conseguita l’abilita` all’insegnazione magistrale, si dedico mento contribuendo a educare generazioni di cagliaritani; studioso e appassionato sostenitore della tradizione di Sant’Efisio, fu presidente dell’arciconfraternita dal 1976 al 1986 e dal 2001 al 2002: in questo incarico diede un deciso impulso al mantenimento del carattere religioso della sagra di Sant’Efisio (=).

Salis, Marco Pedagogista (n. Cagliari, sec. XX). Dopo aver conseguito la lau` dedicato alla rirea in Pedagogia si e cerca; allievo di Alberto Granese, ha

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Salis intrapreso interessanti studi di storia della pedagogia. Avviato nella carriera accademica, attualmente insegna ` di Scienze della Forpresso la Facolta ` di Cagliari. Al mazione dell’Universita suo attivo una serie di monografie su Pedagogia e curricolo, 1988; Spencer ` . Educazione, filosofia, nella modernita scienza e natura umana, 1993; Scuola, pedagogia, didattica, curricolo: aspetti storici e teorici, 1996; Auguste Comte. L’educazione tra filosofia positiva e reli` , 2003. gione dell’Umanita

Salis, Michele Scrittore (Oliena 1931` stato insegnante di scuola ivi 2004). E media e ha coltivato in forma eclettica interessi nel campo della storia, della letteratura e della lingua, attento in particolare ai temi legati alla Sardegna e al suo paese natale. Collaboratore di giornali e riviste, da ‘‘Fron` tiera’’ a ‘‘Sardegna mediterranea’’, e coautore di Oliena. Immagini e testimonianze di vita (1085), e autore di Oliena. Personaggi e problemi, 1980, Elias Portolu di Grazia Deledda in ottave sarde, 1998 e Piccolo vocabolario sardo olianese-italiano (1999).

Salis, Pietro1 Magistrato, deputato al Parlamento, senatore del Regno (Ploaghe 1811-?, 1901). Laureatosi in Legge, ` nella carriera della magistraentro tura. Di idee liberali prese parte al dibattito politico negli anni della ‘‘fusione’’ e in seguito fu eletto consigliere provinciale di Sassari; nel 1874 fu eletto deputato al Parlamento. A Mon` con i moderati; nel tecitorio si schiero ` rieletto. Eletto 1876 non venne pero nuovamente consigliere provinciale, divenne presidente del Consiglio provinciale di Sassari. Nel 1890 fu nominato senatore del Regno per la 9ª cate´ presidente di Corte d’Apgoria, perche pello. Al Senato aderı` al gruppo liberale costituzionale. Tra i suoi scritti: Ferrovie sarde. Ragioni giuridiche che

obbligano il Governo al loro compimento, 1875; Il commiato, 1886; Comme` Ferracciu, 1892; morazione di Nicolo ` di Sassari, Soppressione dell’Universita ‘‘La Sardegna’’, 1893; Interpellanza al ministro della P. Istruzione sull’Univer` di Sassari, 1895; Statua di Vittorio sita Emanuele II nella piazza d’Italia a Sassari, 1898; A proposito del Macrobio bosano, 1896; Agli elettori del mandamento di Ploaghe, 1899.

Salis, Pietro2 (noto con lo pseud. Piero Marras) Cantautore, consigliere regio-

nale (n. Nuoro 1949). Ha iniziato la sua ` nel 1965, nel 1967 si e ` trasferito attivita a Cagliari dove ha subito acquistato no` ; nel 1974 e ` entrato a far parte torieta del gruppo 2001 e ha assunto il nome d’arte di Piero Marras. Musicista raffinato, sensibile ai problemi sociali e a ` stato autore quelli della lingua sarda, e di numerosi album e di CD dal contenuto fortemente impegnato sul piano della rivendicazione identitaria. Tra i ` noti gli album Fuori suoi lavori piu campo del 1974, Marras, pubblicato dalla EMI nel 1983 e vincitore della ‘‘Vela d’Argento’’; nel 1985 esce Abbardente, seguito presto da molti altri. L’impegno culturale e le sue convinzioni lo hanno portato a militare nel ` stato Partito Sardo d’Azione; nel 1989 e eletto consigliere regionale nel collegio di Cagliari per la X legislatura, al ` stato ricantermine della quale non e didato.

Salit, Giovanni Notaio (Cagliari, prima ` sec. XIV-?). Nel 1353 ebbe il feudo meta di Orto de Cidro tolto ai Donoratico dopo che il villaggio era stato sequestrato all’infelice conte Gherardo. Egli ` non si interesso ` dell’amministrapero zione del feudo e qualche anno dopo lo rivendette a Berengario Carroz.

Saliu Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato di Cagliari, compreso nella curatoria di

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Saltarelli Nora. Era situato nelle campagne di Pula. Con la capitolazione del giudicato, nella divisione del 1258 fu compreso nella parte che venne assegnata ai Della Gherardesca e nella divisione cui i due rami della famiglia procedet` ai Donoratero alcuni anni dopo, tocco tico discendenti dal conte Gherardo (= Della Gherardesca, Gherardo I). Prima che iniziasse la conquista catalanoaragonese i membri di questo ramo si dichiararono vassalli del re d’Aragona, per cui il villaggio fu loro riconosciuto come feudo. Nel 1348 soffrı` a causa ` quasi compledella peste e si spopolo tamente; scoppiata nel 1353 la prima guerra tra Mariano IVe Pietro IV, fu sequestrato a un altro conte Gherardo di Donoratico. Nel 1358 fu concesso in feudo a Emanuele de Entenc ¸ a, che allo scoppio della seconda guerra tra Mariano IV e Pietro IV ne perse il con` sotto trollo. Negli anni successivi passo il controllo delle truppe giudicali e si ` rapidamente. Gli Entenc spopolo ¸a non recuperarono il feudo, ormai deserto, e dopo la battaglia di Sanluri, nel 1415, il suo territorio fu concesso a Berengario Bertran Carroz.

Salmi, Mario Storico dell’arte (San Giovanni Valdarno 1889-Roma 1980). Dopo la laurea intraprese la carriera universitaria e, a partire dal 1927, fu professore di Storia dell’Arte presso le ` di Milano, di Firenze e di Universita Roma. Fu inoltre presidente del Consi` fino al glio superiore delle antichita 1971; dal 1963 era accademico dei Lin` occupato della Sardegna nella cei. Si e relazione Toscana e Sardegna nel periodo romanico, ora in Atti del XIII Congresso internazionale di storia dell’Architettura, 1963.

Salmis Aureis, Giovanni Religioso ` sec. XV-Bosa, (Spagna?, prima meta 1483 ca.). Vescovo di Ottana dal 1454 al 1471, vescovo di Bosa dal 1471 al 1483.

Entrato nell’ordine dei Minori osservanti, dopo essere stato ordinato sacerdote divenne maestro di Teologia. Alcuni anni dopo fu nominato vicario generale del suo ordine e nel 1452 inviato ` V come inquisitore del Reda Nicolo gno di Sardegna. Nel 1454 fu nominato anche vescovo di Ottana e prese possesso della sua diocesi, ma mantenendo contemporaneamente l’ufficio `, fu accudi inquisitore. Nel 1459, pero sato da Pio II di aver abusato del proprio potere. Nonostante l’accusa, con` a governare la sua diocesi fino al tinuo 1471, quando fu trasferito a Bosa.

Salpa = Zoologia della Sardegna Salsapariglia Pianta della famiglia delle Liliacee (Smilax aspera L.), nota anche come smilace; ha fusti legnosi, lunghissimi, rampicanti, con rami erbacei, flessibili e spinosi; le foglie sono coriacee, alterne, a forma di asta appuntita con margine spinoso; i fiori sono riuniti in mazzetti giallo-verda` stri, all’ascella della foglia; il frutto e una bacca rossa, a grappolo. Diffusissima in tutti gli ambienti di macchia, ricopre spesso gli arbusti e gli alberi con le sue liane; fiorisce in autunno e colora con i suoi frutti rossi il paesaggio invernale. Se ne conoscono pro` officinali: un decotto della raprieta dice, bevuto a digiuno, allevia disturbi di fegato e reni. Prima dell’avvento degli antibiotici, un estratto di s. veniva usato nella cura della sifilide. Nomi ` biu, a ` smila, breddu ` la sardi: arru kra `ni. [MARIA IMMACOLATA aresta, teti, tintio BRIGAGLIA]

Saltarelli, Lapo Giurista e poeta (Fi` sec. XIII-Cagliari, renze, seconda meta 1320 ca.). Fu tra i protagonisti della vita politica e culturale fiorentina a partire dal 1282. La sua carriera politica si interruppe nel 1300 quando, dopo aver denunciato pubblicamente le intese tra Bonifacio VIII e alcuni fiorentini

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Saltaro de Gunale ` , fu accuper impadronirsi della citta sato di baratteria e nel 1302 costretto a rifugiarsi a Pisa, da dove, anche per la cattiva fama che lo seguiva e la sua vocazione a intessere pericolose amicizie politiche, dovette trasferirsi a Ca` essere considegliari. Come poeta puo rato l’inventore di una nuova forma di sonetto ‘‘rinforzato’’ che ebbe un buon successo tra i rimatori del suo tempo. Morı` in esilio a Cagliari; sulla vicenda nella quale fu coinvolto si ricorda il non lusinghiero giudizio che di lui diede Dante nella Divina Commedia, citandolo come esempio del degrado del costume morale nella Firenze del Trecento. Temendo «l’inesorabile ira» di Bonifacio VIII – come scrive Dionigi ` in Sardegna con l’aiuto e Scano – riparo la protezione del potente fratello Simone (che nel 1323 sarebbe stato nominato arcivescovo di Pisa). A Cagliari ve´ quando stı` il saio francescano, sicche morı` fu sepolto nella chiesa di San Francesco di Stampace: nella lapide, conservata al Museo archeologico na` detto ‘‘doctor lezionale di Cagliari, e gum de Florentia’’.

Saltaro de Gunale Principe (sec. XII). Figlio di Marcusa de Gunale e del suo primo marito, fratello uterino del giudice Gonario, visse alla corte del patrigno, il giudice Costantino I di Torres. Prese parte alla spedizione contro le Baleari, coprendosi di gloria. In seguito visse alla corte del suo fratellastro.

Salto Unita` fondiaria. Nel periodo giu` dicale il termine era riferito a un’unita fondiaria da porre in relazione con la ` fondi di didomo, un complesso di piu verso tipo che costituivano nel loro in` produttiva completa. sieme una unita Generalmente in una domo, accanto ai fondi coltivati, esisteva una superficie, che era anche la parte di maggiore estensione, destinata al pascolo e di-

stinta in tre parti: su pardu, che era il terreno a prato, sa silva che era il bosco, su saltu che consisteva in un territorio boscoso, lasciato incolto per l’allevamento brado. Introdotto in Sardegna il feudalesimo nel secolo XIVe sparito l’assetto delle domos, l’uso del termine rimase riferito genericamente a una estensione di terreno incolto che spesso veniva data in enfiteusi. Questa pratica, a partire dagli inizi del secolo ` in una vera e propria XV, si trasformo concessione feudale, soprattutto in quei territori, frequenti in un’isola ` poco popolata, dove i salti erano piu numerosi. Col tempo, nel corso del secolo XVI, il termine, originariamente riferito semplicemente a un terreno incolto, fu riferito anche a un terreno aperto in contrapposizione alla tanca, che era il terreno chiuso per antonomasia, pur se era anch’essa, come il s., destinata all’allevamento.

Salustiano, san (o San Saluziano, San ` ritenuto cagliariGiustiniano) Santo. E tano, martire il 27 maggio, non si cono` sce l’anno. Con il titolo di confessore e passato dal Martirologio Geronimiano al Martirologio Romano. [ADRIANO VARGIU]

Salutare, san = Eugenio, santo Salvador, Berengario Guardasigilli ` d’Aragona (Barcellona, prima meta sec. XIV-Alghero 1354). Notaio di grande competenza, percorse una brillante carriera nell’amministrazione reale. Era guardasigilli del procuratore di Catalogna quando nel 1347 giunse in Sardegna. Nello stesso anno gli fu donato il feudo di Ossi, situato nella curatoria del Coros; poco dopo fu nominato scrivano della Cancelleria ` in patria. Quando pero ` reale e torno Pietro IV decise di intervenire personalmente in Sardegna per ristabilirvi l’ordine, lo seguı` nell’impresa, ma

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Salvadori Lussu morı` durante l’assedio di Alghero nel 1354.

Salvador Esteban, Emilia Storica (n. Spagna, sec. XX). Docente nell’Univer` di Valencia, nel 1991 ha preso parte sita ai lavori del XIV Congresso di storia della Corona d’Aragona svoltosi ad Alghero, in cui ha presentato una comu´ n al nicazione dal titolo Aproximacio trafico maritimo entre la isla de Cerden ˜a y la ciudad de Valencia en el siglo XVI, ora in Atti del XIV Congresso di storia della Corona d’Aragona, II, 1995; ha anche pubblicato il saggio Las tempranas ´ nes hacendisticas de Ferpreocupacio nando el Catolico. El caso sardo, ‘‘Archivio storico sardo’’, XXXIX, 1998.

Salvadori Lussu, Gioconda (nota con il nome Joyce Lussu) Patriota, scrittrice (Firenze 1912-Roma 2001). Di genitori marchigiani, figlia del conte Guglielmo Salvadori e di ascendenza inglese da parte materna, crebbe in un ambiente familiare ricco di tradizioni risorgimentali, di liberalismo progressista (delle sue antenate femministe ` un ironico e affettuoso ritratto in fara Le inglesi in Italia, 1970) e di cultura ´, positivista mitteleuropea. Allorche nell’aprile 1924, per sfuggire alle aggressioni fasciste, da Firenze il padre ` esule in Svizzera con tutta la faando miglia, stabilendosi in un villaggio del Vaud, le figlie furono ospitate in un collegio fondato dal movimento pacifista ispirato da Bertrand Russell e dal ` anche a fregandhismo. S.L. continuo quentare l’Italia col fratello Max, che ` arrestato, e proseguı` gli nel 1932 sara ` tedesca di Heildelstudi all’Universita berg, interrompendoli all’avvento del nazismo. Giovanissima, aveva pubblicato un libretto di Liriche (edito da Ricciardi, Napoli) che aveva avuto un’entusiastica presentazione di Benedetto Croce. Nel 1933, nella casa di Giuseppe ` Emilio Chiostergi a Ginevra, incontro

Lussu, cui doveva consegnare un messaggio da parte dei confinati di Ponza. Quando Lussu dovette essere ricoverato in un sanatorio di Clavadel (Davos) per una lunga cura contro la tubercolosi contratta in carcere e aggravata dal confino, Joyce si trasferı` a Parigi e ` alla Sorbona. Nello stesso pestudio riodo, fra il 1934 e il 1938, visse anche in Kenya dove la famiglia tentava la fortuna con una impresa agricola. Nel ` con Lussu quello che 1938 celebro ` «un matrimonio socialista»; chiamera ` il suo rapporto con Joyce raccontera Lussu e, attraverso di lui, con la Sardegna, nell’introduzione a L’olivastro e l’innesto, una raccolta di scritti pubbli` Parigi cata a Cagliari nel 1982. Lascio insieme a Lussu il 14 giugno 1940, mentre le avanguardie tedesche entravano ` . Rifugiatisi a Tolosa presso Silin citta vio Trentin e poi in montagna, si trasferirono a Marsiglia per coordinare l’imbarco dei rifugiati antifascisti verso gli USA. Nel giugno del 1941 passarono a piedi i Pirenei e attraversarono la Spagna, giungendo dopo un avventuroso viaggio a Lisbona, da dove Lussu si tenne in contatto con i gruppi di Giusti` negli USA e con la Mazzini zia e Liberta Society di New York. A Lisbona S.L. si ` , prendendovi iscrisse all’Universita un altro diploma universitario. Poi si ` con Lussu in Inghilterra, dove frereco ` per tre mesi un corso di addequento stramento per commandos. Rientrata ` con in Francia con Lussu, partecipo ` clandestina. Fermata lui all’attivita dalla Gestapo per aver fatto passare il ` ’’ Modigliani e confine svizzero a ‘‘Mene a sua moglie Vera, la sua conoscenza del tedesco le permise di farsi rilasciare dopo poche ore. Rientrata in Italia all’indomani del 25 luglio, dopo l’8 ` alla Resistenza settembre partecipo ` volte le liromana, attraversando piu nee del fronte come ‘‘corriere’’, sotto il

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Salvagnolo nome di ‘‘Simonetta’’. Dopo la Libera` decorata di medaglia d’arzione sara ` riconosciuto il gento al V.M. e le sara grado di capitano: «Ha assolto – conclude la motivazione – missioni di estrema delicatezza ed importanza irraggiando intorno alla sua mirabile at` un alone di leggenda». In occativita sione delle prime elezioni amministrative del 1946 fu capolista del Partito d’Azione a Porto San Giorgio (Ascoli Piceno), unico comune in Italia dove questo partito ottenne la maggioranza assoluta. Nell’immediato dopoguerra fu tra le promotrici dell’Unione Donne Italiane e nel 1948 fu eletta nella direzione del PSI, come responsabile nazionale della sezione femminile. Il suo ` uno dei libro Donne come te (1947) e primi testi italiani del movimento delle donne. A partire dagli anni Cin` nel movimento dei quanta si impegno Partigiani della pace e nel sostegno delle lotte di liberazione anticoloniale in Africa (colonie portoghesi e nel Medio Oriente, curdi), compiendo inchie` un’inste e viaggi. A questi affianco ` di scrittrice politica: pubtensa attivita ` traduzioni di poeti rivoluzionari blico (Nazim Hikmet, Agostinho Neto, Ho Ciminh, poeti curdi, mozambicani, guineani, albanesi, jugoslavi, eschimesi: ` spiegato in il senso di questa ricerca e ` a Cuba neTradurre poesia, 1969). Ando gli anni del movimento Tricontinentale e in Cina durante la Rivoluzione ` alcuni culturale. Dopo il 1968 coordino gruppi locali impegnati a ricostruire in termini nuovi la storia del proprio territorio. Nella collana da lei diretta per Marsilio sono usciti Storia del Fermano, Storia del Viterbese, Storia della gente trentina. Insieme ai temi della pace e della liberazione della donna, cui ha dedicato alcuni originali pamphlet di scrittura raffinata e insieme energica (Padre padrone padre-

terno, 1976; L’acqua del 2000, 1977; L’uomo che volle nascere donna, 1978) ha anche tentato la letteratura di fantasia con Sherlock Holmes nelle Marche, ` a scri1982. Negli ultimi anni continuo vere e a partecipare, soprattutto nelle scuole, a incontri e conferenze sui pro` contemporanea. blemi della societa

Salvagnolo Famiglia sassarese (sec. XVII). Compare agli inizi del secolo XVII; i suoi membri ricoprivano uffici pubblici di un certo rilievo ed erano in possesso di un discreto patrimonio. Nel 1636 ottenne il cavalierato eredita` con Carlo, Francesco e rio e la nobilta Gavino, tre fratelli che nel 1643 furono ammessi allo Stamento militare durante il parlamento Avellano. I loro discendenti continuarono a prendere parte ai parlamenti successivi, ma si estinsero prima della fine del secolo.

Salvagnolo, Pietro Giurista (Sassari, ` sec. XVII-?). Conseguita la prima meta laurea in Legge, prese a esercitare la professione di avvocato con grande successo. Venuto in notevole considerazione, nel 1636 gli furono conferiti il ` . Nel cavalierato ereditario e la nobilta 1630 scrisse un trattato di Consultazioni forensi, nel quale raccolse un considerevole numero di pareri giuridici.

Salvatore, san (o Santissimo Salvatore; in sardo, Santu Sarbadori, Gesus Sarbadori, Santu Srabadori, Santu Salvadori, Santu Sarbadore, Su Sarbadore, Santu ` venerato Trabadore) Nome con cui e ` , il Messia, il Salvatore. Gesu In Sardegna Patrono di Baratili San Pietro, Gorofai, Sas Murtas di Posada e Serdiana. Protettore dei bottai. ATortolı` chiamato Sarbadoreddu o Santixeddu. Nella penisoletta del Sinis si ` trova l’ipogeo di San Salvatore: in eta classica tempio di Ercole Soter, Ercole Salvatore, e fino al secolo IV santuario pagano del culto delle acque, come testimoniano le pitture parietali (Afro-

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Salvatore da Horta dite, ninfe, Eros, Ercole che strozza il leone Nemeo ecc.). Nel secolo XVII prigione di marinai, i quali hanno disegnato nelle pareti galeoni e figure in costume spagnolo. Diventata chiesa, la gente ha continuato ad attingere, dalla fonte nella cripta, l’acqua salutare e rigeneratrice. Tra sacro e profano la corsa degli scalzi, che rievoca un fatto storico, quando dal mare arrivarono i mori («Mamma mia, su moro, ohi su moro!») e i pescatori di Cabras trasportarono la statua del Salvatore ` di 14 km, cordalla chiesa al paese, piu rendo a piedi nudi, «per non sollevare polvere – vuole la tradizione – ed essere visti dal nemico». No, scalzi secondo il costume dei pescatori, dei marinai. Altra processione caratteristica a Perdasdefogu: ex voto di croci di canne ricoperte con drappi colorati.

(una cassa di caratteri, un torchio e la carta).

San Salvatore da Horta – Il santo e l’inquisitore di Aragona in un dipinto ´ Esteban Murillo. di Bartolome

Salvatore da Horta, san (in sardo,

[ADRIANO VARGIU]

Festa Si festeggia il martedı` dopo Pasqua a Uras, la domenica che segue la Pasqua a Luogosanto, la seconda domenica di maggio a Sas Murtas di Posada e Serdiana, il 6 agosto a Baratili San Pietro, Gorofai e Nuoro, la prima domenica d’agosto a Sestu, la prima domenica di settembre a Cabras, il 12 settembre ad Arborea, Benetutti, Gergei, Meana Sardo, Perdasdefogu, Tortolı` e Ussassai, l’8 novembre a Selargius, il 9 novembre a Pattada.

Salvatore da Bologna Tipografo (sec. XV). Alla fine del secolo era presente a Cagliari, dove nel 1493, su commis` Agreda, stampo ` quello sione di Nicolo ` essere considerato il primo che puo esemplare di stampa in Sardegna, lo Speculum Ecclesiae di Ugo di Santo Caro. Si presume che fosse uno dei tanti stampatori ambulanti che negli stessi anni operavano in diverse parti ´ gli strud’Europa, portando con se menti essenziali del proprio mestiere

Santu Salvadori de Horta) Santo (Santa ´ s, Spagna, 1520-CaColoma de Farne gliari 1567). Francescano, nacque nella provincia di Gerona, il 24 dicembre del 1520, di domenica. Trascorse l’infanzia in un ospedale, dove i genitori lavoravano come inservienti, e l’adolescenza pascolando le pecore. Dopo la morte dei genitori, si trasferı` con la sorella a ` il mestiere Barcellona, dove esercito di calzolaio. Sposatasi la sorella, il 3 maggio 1540 vestı` l’abito di fratello laico dei Minori francescani. Questuante e portinaio del convento di Horta, umile, caritatevole, taumaturgo. Scambiandolo per un invasato, i superiori lo trasferirono da un convento all’altro: cuoco a Reus e a Belpuig, nuovamente a Reus sotto falso nome, fra Alfonso, infine a Barcellona. Dappertutto era un accorrere di gente, di fanatismo popolare. Processato dall’Inquisizione, assolto ed esaltato dagli stessi giudici. Da Filippo II re di Spa´ pregna chiamato a Madrid perche

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Salvennor gasse per lui, per la sua famiglia e per i suoi stati. Francesco Borgia, governatore della Catalogna e futuro santo, lo ` nel suo ducato di Gandı´a. Freinvito quenti le estasi, gli apparve la Madonna col Bambino, dopo una questua fu visto rientrare al convento accompagnato da due angeli. A Barcellona gli venne dato il foglio di obbedienza per ` da lui desiderata e proCagliari, citta fetizzata come ultima dimora: «Varie – scrive Joaquı´n Arce (1956) – sono le congetture che si sono fatte per inda` la sua gare sulla causa che determino ` chi crede presenza in Sardegna, v’e che i suoi genitori fossero d’origine ´ conoscevano la lingua sarda, poiche sarda. E lo stesso santo sentiva per essa uno speciale affetto. Scelto con alcuni compagni per accompagnare un commissario provinciale che doveva ` a Cagliari andare in Sardegna, arrivo nel novembre del 1565». Per diciotto mesi visse nel convento di Santa Maria ` , che sorgeva nell’area oggi ocdi Gesu cupata dalla Manifattura dei Tabacchi nel viale Regina Margherita, assediato da malati e bisognosi d’ogni genere. ´ Alvaro de Madrigal e Anche il vicere l’arcivescovo Antonio Parragues de Castillejo andarono a trovarlo. Morı` il 18 marzo 1567, solenni i funerali. Vene` a esserlo dopo rato in vita, continuo morto. Agl’inizi del secolo XVII un ` il suo cuore, oggi frate fanatico rubo custodito nella chiesa di San Pietro di Silki di Sassari. Distrutto il convento di ` , de Gesusu per i cagliaritani Gesu (1717), il suo corpo venne traslato nella ` rimasta la chiesa di San Mauro, dov’e bara e una reliquia, successivamente in quella di Santa Rosalia. Reliquie sono state donate a Horta e a Madrid. Beatificato da Paolo V (1605-1621), che nell’occasione definı` la Sardegna «Hortus coelestium plantationum» (Giardino di celesti piantagioni). Cano-

nizzato da Pio XI il 17 aprile 1938. [ADRIANO VARGIU]

Festa Si festeggia il 18 marzo; la terza domenica di maggio a Quartu Sant’Elena.

Salvennor Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato di Torres, compreso nella curatoria di Figulinas, nei cui territori nel secolo XII fu costruita, nelle campagne di Ploaghe, l’abbazia dei Vallombro` essere considerata l’orisani che puo gine del villaggio. A partire dagli inizi ` nelle mani dei del secolo XIII passo Malaspina i quali, estinta la famiglia giudicale, lo compresero nel loro piccolo stato. Avendo essi prestato omaggio al re d’Aragona, subito dopo la con` a far parte del Regnum quista entro Sardiniae. Ma a partire dal 1325 il villaggio soffrı` gravi danni durante la ribellione dei Doria e la sua popolazione ` a diminuire. Continuo ` cocomincio munque a essere posseduto dai Malaspina, ai quali fu sequestrato definitivamente soltanto nel 1353. In seguito il villaggio, che era quasi deserto, scoppiata la seconda guerra tra Mariano IV e Pietro IV, fu occupato dalle truppe arborensi che lo tennero fino al 1409. Dopo la parentesi dell’occupazione da parte del visconte di Narbona, nel 1424 fu compreso nel feudo concesso a Pietro De Feno. In poco tempo dai De Feno ` ai Saba e infine nel 1444 ai Monpasso ˜ ans che lo unirono al loro feudo di tan ` ai Ploaghe. Nei secoli successivi passo Castelvı`, ma la sua popolazione conti` a diminuire: entro la prima meta ` nuo del secolo XVIII era completamente deserto.

Salvi, Donatella Archeologa (n. Roma ` entrata 1947). Laureatasi in Lettere, e nella carriera delle Soprintendenze archeologiche. Attualmente lavora presso la Soprintendenza archeologica per la province di Cagliari e di Ori-

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Salvi stano. Specialista in archeologia medioevale e tardoantica, ha preso parte a numerose campagne di scavo e pubblicato numerosi interessanti lavori, tra i quali: Ruderi romani a Sant’Andrea, ‘‘Mondo archeologico’’, 15, 1978; ` puAspetti topografici di Cagliari in eta nica e romana, ‘‘Ashart’’, 1, 1980; Un tardo capitello composito in piazza Trento a Cagliari, ‘‘Studi sardi’’, XXVI, 1986; Pirri. Rinvenimento di un nuovo cippo funerario romano, ‘‘Nuovo Bullettino archeologico sardo’’, I, 1986; La maiolica arcaica del pozzo medioevale di Bia ’e Palma a Selargius, ‘‘Quaderni della Soprintendenza archeologica per le province di Cagliari e Oristano’’, 4, 1987; La villa di Tigellio. Cenni archeologici, ‘‘Antheo’’, IV, 1987; Sancti innumerabiles. Scavi nella Cagliari del ’600. Testimonianze e verifiche (con D. Mureddu e G. Stefani), 1988; Aspetti di archeologia medioevale e postmedioevale nel Cagliaritano, in Archeologia paleocristiana ed altomedioevale in Sardegna: studi e ricerche recenti, Seminario, 1988; Riscoperta di alcune iscrizioni rinvenute a Cagliari nel Seicento (con G. Stefani), ‘‘Epigraphica’’, L, 1988; L’officina dei martiri. La fantasia del Bonfant: hic iacent corpora sanctorum martyrum: i reliquari, in Falsi e falsari della Sardegna (a cura di Luciano Marrocu), 1988; Aspetti di Archeologia medioevale e postmedioevale nel Cagliaritano, in Archeologia paleocristiana e altomedioevale in Sardegna. Studi e ricerche recenti, 1988; Il battistero, la basilica, la chiesa di San Giovanni, ‘‘Tharros. Quaderni didattici della Soprintendenza Archeologica’’, 2, 1989; Norbello. Santa Maria della Mercede: il corredo della tomba alpha, ‘‘Quaderni della Soprintendenza delle province di Cagliari e Oristano’’, 6, 1989; Il mausoleo di Cirredis. Villaputzu, in Atti del VI Convegno sull’Archeologia tardoromana e medio-

evale in Sardegna, 1989; La ceramica d’importazione, in Traffici, naufragi, miracoli, testimonianze di terra e di mare. Catalogo della mostra, 1989; Oreficerie altomedioevali nei corredi funerari femminili, in Corredi tombali e oreficerie nella Sardegna altomedioevale, ‘‘Quaderni didattici della Soprintendenza archeologica per le province di Cagliari e Oristano’’, 3, 1990; La comu` del culto. La stipe votiva di S. Annita drea Frius, in L’Africa romana. Atti del VII Convegno di studi, 1990; Il battistero, la basilica, la chiesa di San Giovanni, in Tharros, ‘‘Quaderni didattici della Soprintendenza archeologica per le province di Cagliari e Oristano’’, 4, 1990; Alcuni contesti funerari cagliaritani attraverso le cronache del Seicento, in Le sepolture in Sardegna dal IV al VII secolo. IV Convegno sull’Archeologia tardoromana e medioevale, Cuglieri 1987, 1990; Capitelli con colombe nella basilica di San Gavino a Porto Torres, ‘‘Studi sardi’’, XXIX, 1991; Lo stemma di Eleonora Manrique sul sarcofago di Violante Carroz, ‘‘Medioevo. Saggi e Rassegne’’, 16, 1991; Contributo per la ricostruzione topografica della Cagliari punica. Notizie preliminari sullo scavo di S. Gilla 1986-87, in Atti del II Congresso internazionale di studi fenici e punici, 1991; Le ‘‘massae plumbee’’ di Maldiventre, in L’Africa romana. Atti del IX Convegno di studi, 1992; Passeggiando per Cagliari con l’archeologo (con O. Fonzo e D. Mureddu), ‘‘Quaderni didattici della Soprintendenza archeologica per le province di Cagliari e Oristano’’, 5, 1993; La ceramica postmedioevale in Sardegna: indicazioni documentali e primi riscontri materiali (con M.F. Porcella), in Atti del XXIV Convegno internazionale sulla ceramica, 1994; L’area archeologica di via Angioy a Cagliari ed i suoi elementi architettonici, ‘‘Nuovo Bullettino archeologico sardo’’, 4, 1995; Capi-

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Salvi telli romani nel Sulcis Iglesiente, in Carbonia e il Sulcis. Archeologia e territorio, 1995; I sotterranei del Castello di Cagliari, 1996; Un nuovo settore della necropoli di Tuvixeddu, in Tuvixeddu tomba su tomba, 1998; La necropoli orientale di Cagliari. Due scavi inediti del 1952, ‘‘Quaderni della Soprintendenza archeologica per le province di Cagliari e Oristano’’, 15, 1999; La pro` duzione ceramica in Sardegna nell’eta moderna attraverso le testimonianze archeologiche, in Corporazioni, Gremi e Artigianato tra Sardegna, Spagna, Ita` moderna (selia, nel Medioevo e nell’eta coli XIV-XIX), 2000; Testimonianze di ` punica e Romana tra Ogliastra e Sareta ` storica di rabus, in Ogliastra. Identita una provincia, 2000; Il pozzo della parrocchia di Tramatza: i dati archeologici, in Strexiu de terra. Produzioni ceramiche di area oristanese nei secoli XVIXVII, 2001; Archeologia medievale: i Castelli di san Michele a Cagliari, di Monreale a Sardara, di Acquafredda a Siliqua, di Orgoglioso a Silius, in Le architetture fortificate della Sardegna centromeridionale, 2001; Sovrani, dame e cavalieri e i castelli conquistati dagli Arborea in ferro e fuoco, in Castella Arborensia, 2001; Dalla terra e dall’acqua. Patrimonio sconosciuto e relitti di alta profon` , in Traffico illecito del patrimonio dita archeologico. Internazionalizzazione del fenomeno e problematiche di contrasto, 2002; Ville romane nel golfo degli Angeli tra il I e il II secolo d.C., in Stabiae. Storia e architettura, 2002; otto schede: La gioielleria, Bonarcado: la chiesa bizantina di Bonacatto, Norbello: l’area cimiteriale di Santa Maria della Mercede, Sant’Antioco: tomba a camera, Tratalias: l’area cimiteriale, Nuraminis: ` San Costantomba a camera in localita tino, Cagliari: San Saturnino le fasi altomedioevali, Cagliari: l’area archeologica di Santa Gilla, tutte in Ai confini

dell’impero. Storia, arte e archeologia nella Sardegna bizantina, 2002; I relitti ` lungo le coste della di alta profondita Sardegna meridionale, in L’Africa Romana, XIV, II, 2002; tre schede: Il ‘‘limes Ecclesiae’’ di Santa Gilla, Quartuc` Pill’e Matta: necropoli ciu, localita tardo-romana, Le terme romane e la chiesa di Santa Maria di Paradiso a Vallermosa, tutte in Insulae Christi. Il Cristianesimo primitivo in Sardegna, Corsica e Baleari, 2002; La vita sociale a Ka` marittima nel rales. Un’antica citta cuore del Mediterraneo, 2003.

Salvi, Sergio Scrittore, giornalista (n. Firenze 1932). Studioso dei problemi ` autore di numerosi delle minoranze, e interessanti saggi, alcuni dei quali riguardano la Sardegna, indicata come ` evidenti uno degli esempi storici piu di quelle che S. chiama ‘‘le nazioni proibite’’. L’espressione, derivata dal titolo del suo primo libro di successo ` entrata nel linguaggio ponazionale, e litico dei movimenti identitari, cosı` come ‘‘le lingue tagliate’’, titolo del suo secondo libro. Anche la terza opera, Patria e matria, riprende il tema, sempre suggestivo, della cittadinanza ‘‘regionale’’ se non addirittura etnica, al cui dibattito S. ha portato un contributo importante. Tra i suoi scritti: Le nazioni proibite, 1973; Costi` sarda, tuzione italiana e identita ‘‘L’Unione sarda’’, 1975; Le lingue tagliate, 1975; Patria e matria, 1978.

Salvia Pianta della famiglia delle Labiate (S. officinalis L.); piccolo arbusto sempreverde a fusti alti fino a 1 m, lignificati nella parte inferiore, erbacei ` in quella superiore; tutta la pianta e coperta di una fitta peluria biancastra; le foglie con un lungo picciolo sono ovali, appuntite e rugose; i fiori sono riuniti in infiorescenze violaceo-ro` formato da 4 acheni sate; il frutto e ovali neri. Pianta fortemente aroma-

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Samassi tica, assente allo stato spontaneo viene coltivata per i suoi usi sia terapeutici che alimentari. In Sardegna vegeta spontanea una specie endemica, la S. desoleana Atzei et Picci, osservata soltanto in quattro areali puntiformi vicino a Sassari, nei pressi di Oliena e in ` , quest’ulOgliastra. Per la sua rarita ` inserita nell’elenco delle piante tima e da sottoporre a vincolo di protezione in base alla proposta di L.R. n. 184/2001. [MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]

guito, nel 1655, ebbe il riconoscimento del cavalierato ereditario con un Agostino. I suoi discendenti continuarono a prendere parte ai parlamenti, ma si estinsero nel corso del secolo XVIII.

Salvioni, Carlo Glottologo (Bellinzona, Svizzera, 1858-Milano 1920). Dopo la laurea intraprese la carriera universitaria e nel 1884 fu nominato professore ` di di Glottologia presso l’Universita ` nell’UniverTorino; dal 1890 insegno ` di Pavia. Nel 1915 fu nominato acsita cademico dei Lincei. Tra i suoi scritti: Bricciche sarde, ‘‘Archivio storico sardo’’, V, 1909; Note di lingua sarda (serie I-III, e IV-V), ‘‘Rendiconti del R. Istituto lombardo di scienze e lettere’’, s. II, XLII, 162, 1909; Versioni sarde, corse e caprajese della «parabola del Figliol prodigo» tratte dalle carte Biondelli, ‘‘Archivio storico sardo’’, IX, 1912.

Salzet Famiglia cagliaritana (secc. XV-

Salvia – In Sardegna e` spontanea una specie endemica.

Salvino Famiglia di Castelsardo (secc. XVII-XVIII). Di probabile origine ` a essere presente a Cacorsa, comincio stelsardo (allora Castellaragonese) agli inizi del secolo XVII. Fin dai primi tempi ebbe una posizione di rilievo in ` della cittadina: per seno alla societa quanto non avesse riconoscimento di ` sarda, nel 1643 fu ammessa nobilta allo Stamento militare durante il parlamento Avellano come discendente in linea femminile dagli Zonza. In se-

XVI). Di origine spagnola, le sue notizie risalgono al secolo XV, quando i suoi membri comparvero in seno alla ` cittadina. In poco tempo entrasocieta rono a far parte dell’oligarchia mercantile che dominava la vita economica e politica di Cagliari. Nel 1421 un Pietro fu uno dei rappresentanti della ` durante il Parlamento indetto da citta Alfonso V. I suoi discendenti, nel 1483, ottennero il riconoscimento della no` con un Antonio, giurato capo della bilta ` . La famiglia si estinse nel corso citta del secolo XVI.

Samassi Comune della provincia del Medio Campidano, incluso nel Comprensorio n. 20, con 5347 abitanti (al 2004), posto a 56 m sul livello del mare una decina di chilometri a sud di Sanluri. Regione storica: Nuraminis. Archidiocesi di Cagliari. & TERRITORIO Il territorio comunale, di forma grosso modo trapezoidale, si estende per 42,21 km2 e confina a nord con Sanluri, a est con Serrenti, a sud

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Samassi con Serramanna e a ovest ancora con Serramanna e Sanluri. Si tratta di una porzione della pianura campidanese, fertile e ricca di acque; alla periferia occidentale del paese scorre il rio Mannu, che si dirige da nord a sud, verso lo stagno di Cagliari. S. si trova a breve distanza dalla superstrada Ca` collegato gliari-Sassari, alla quale e per mezzo di tre bretelle, due dirette a nord, rispettivamente verso Furtei e Sanluri, l’altra a sud, verso Serrenti. Altre strade si diramano dal centro abitato a sud, verso Serramanna, e a ovest, verso Vallermosa e verso Villacidro. Il paese dispone anche di stazione ferroviaria lungo la linea Cagliari-Oristano. & STORIA L’abitato ha origini preistoriche, il succedersi ininterrotto dei ritrovamenti di reperti archeologici di` dell’insediamostra la continuita ` mento dell’uomo nel territorio dall’eta punica fino all’Alto Medioevo. Nel Medioevo apparteneva al giudicato di Cagliari ed era compreso nella curatoria del Nuraminis. Dopo la caduta del giudicato, nella divisione del 1258, S. fu incluso nei territori toccati al conte di Capraia e, all’estinzione della sua di` ai Giudici di Arboscendenza, passo ` il giudice Mariano rea. Nel 1295 pero II lo cedette al Comune di Pisa e prima della fine del secolo prese a essere amministrato direttamente dal Comune. Dopo la conquista aragonese, nel 1331 fu acquistato da Raimondo Desvall i cui discendenti ne persero la disponi` dopo la prima guerra tra Mariano bilita ` IV e Pietro IV. Il villaggio si spopolo quasi completamente a causa della peste del 1348 e, a partire dal 1366, scoppiata la seconda guerra tra Mariano IV e Pietro IV, fu occupato dalle truppe del giudice d’Arborea. Con il trattato di Sanluri del 1388 sarebbe dovuto tornare nelle mani del re che prontamente lo concesse in feudo ad Antonio

` noto pero ` la guerra Pujalt (=). Come e tra Arborea e Aragona riprese nel 1391 e il villaggio cadde nuovamente nelle mani delle truppe giudicali fino alla ` battaglia di Sanluri. Poco dopo torno nelle mani dei Montbuy eredi dei Pujalt che nel 1450 lo vendettero agli ` ai Erill. Dagli Erill S., nel 1542, passo Cavaller e nel 1547 a uno dei rami dei Castelvı` (=) che ne fecero il capoluogo del feudo. Nel secolo XVII quando S. era divenuto un fiorente centro agricolo, soffrı` per la peste del 1652 e si ` quasi completamente. I Caspopolo stelvı` continuarono a tenere il villaggio fino agli inizi del XVIII quando si estinsero. Tornato al fisco, nel 1736 fu venduto ad Antonio Simon (= Simon1 ) il quale ebbe il titolo di marchese. Dai ` ai Ricca di Castelvero cui Simon passo fu riscattato nel 1838. Vittorio Angius ci ha lasciato questa testimonianza: «Popolazione. Sono in S. anime 2170, distinte in maggiori di anni 20 maschi 685, femmine 700, e in minori maschi 385, femmine 400, distribuite in famiglie 450. Nel movimento della popolazione si trovarono i seguenti numeri, nascite 48, morti 30, matrimoni 10. Le ` frequenti sono infiammamalattie piu zioni e febbri periodiche o perniciose. Non sono molti i longevi, e i pochi che oltrepassano i 60 anni appartengono `e ` molto alle classe agiata. La mortalita ` e nella classe notevole nella prima eta povera. Agricoltura. Le terre di S. sono `, e se i metodi fossero midi gran bonta gliori, e le pioggie frequenti e opportune, i frutti cereali sarebbero d’una maravigliosa abbondanza, come sono in quegli anni, quando il cielo risponde a’ voti dell’agricola. L’ordinaria semi` ne’ numeri seguenti, frunagione e mento starelli 3200, orzo 600, fave 800, legumi 170; e l’ordinaria fruttifica`e ` di stazione delle suddette quantita ` al decurelli 32 000 di frumento, cioe

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Samassi ` al doplo, di starelli 7300 di orzo, cioe ` al decuplo, star. 11,200 di fave, cioe quattordecuplo, e di star. 1500 di legumi. Di lino se ne seminano star. 40, e ` , le nebse ne raccolgono 60. La siccita bie e le locuste scemano spesso le messi. Per essere liberati dal flagello delle locuste i samassesi festeggiano solennemente a S. Isidoro. Orticoltura. ` dir negletta, ma certamente Non si puo non vi si studia quanto vorrebbe la pro` . Il territorio adoperato pria utilita ` piu ` esteso nella medesima forse non e di dodici starelli, 6 ha. Gli alberi fruttiferi sono rarissimi e forse non oltrepassano il migliajo compresi pure sessanta olivi: quindi i samassesi devono desiderare molte frutta, e per incuria si privano d’una parte sussidiaria del vitto. Le specie de’ pochi fruttiferi sono ficaje, peri di gelsi bianchi, olivi, i cui frutti si confettano. Il vigneto ha un’area non minore di starelli 1000 (ettari 500) e produce quartare di vino 200 000 in circa, o litri 1 000 000. Di questa ` solo una piccolissima parte si quantita brucia per acquavite, l’altra si beve nel paese. Sono chiusi per pastura e per agricoltura circa 360 starelli di terreno. Il chiostro suol essere a siepe `lima. viva di certa pianta, che dicono e I fichi d’India difendono rarissimi poderi. Bestiame manso. Servono all’agricoltura ed a’ carri circa 640 buoi, alla sella cavalli 60, alla macinazione del ` che non si ha grano giumenti 455, gia che un solo molino idraulico. I majali che si hanno ne’ cortili sono ingrassati col brenne e co’ fichi moreschi, messi al siero. Bestiame rude. In questo si possono solo indicare vacche, pecore e porci; le prime in numero di 200 incirca, le seconde 3000, gli ultimi di 300». Nel 1821 S. fu incluso nella provincia di Cagliari; dal 1848 fece parte della omonima divisione amministra-

tiva e infine dal 1859 della provincia ricostituita. & ECONOMIA Le attivita ` di base della sua economia sono l’agricoltura, in particolare la cerealicoltura, l’orticoltura, la viticoltura e la frutticoltura, e l’allevamento del bestiame, in particolare di bovini e suini, in misura minore di ovini ed equini. Negli ultimi decenni si sta sviluppando anche l’atti` industriale nei settori alimentare, vita per la lavorazione e conservazione della frutta, della lavorazione del legno, della metallurgia e dei prodotti ` sufficientemente orgaper edilizia. E nizzata la rete di distribuzione commerciale. Vi operano un albergo con 14 posti letto e un ristorante. Servizi. ` collegato da autolinee e mediante S. e ferrovia agli altri centri della provincia. Dispone di Pro Loco, stazione dei Carabinieri, medico, farmacia, scuola dell’obbligo, sportello bancario. Possiede una Biblioteca comunale e impianti sportivi adeguati per il calcio, l’atletica leggera, il tennis e la pallacanestro. & DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 5533 unita di cui stranieri 14; maschi 2711; femmine 2822; famiglie 1805. La tendenza complessiva rivelava una diminuzione della popolazione, con morti per anno 52 e nati 45; cancellati dall’anagrafe 77 e nuovi iscritti 72. Tra i principali indicatori economici: imponibile medio IRPEF 14 772 in migliaia di lire; versamenti ICI 1672; aziende agricole 577; imprese commerciali 229; esercizi pubblici 21; esercizi all’ingrosso 4; esercizi al dettaglio 84; ambulanti 21. Tra gli indicatori sociali: occupati 1434; disoccupati 268; inoccupati 417; laureati 57; diplomati 436; con licenza media 1761; con licenza elementare 1665; analfabeti 299; automezzi circolanti 1796; abbonamenti TV 1356.

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Samassi PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il ter` ricchissimo di testimonianze ritorio e archeologiche dal periodo prenuragico al periodo tardoantico. Di particolare rilievo sono la stazione e le tombe di Palazzu risalenti alla cultura di ` la Monte Claro. Altro importante sito e stazione di Sa Mandara, risalente alla cultura di Ozieri, dove sono stati rinvenuti un bell’esemplare di Dea Madre e numerosi altri manufatti. Sono inoltre individuabili i nuraghi Argiddas, Castroni, Palamuras, Satani e Sa Uga. ` importante e ` quello di Tra tutti il piu Argiddas, nuraghe a torre semplice riconducibile al Nuragico medio. L’edi` ha una caratteristica che lo ficio pero rende assolutamente singolare: la sua ` parzialmente scavata camera interna e nella roccia. A breve distanza dai con` stato infini con i territori di Sanluri e dividuato nel 1981 un centro punico, che a partire dal secolo V si sovrappose a un precedente villaggio prenuragico. Vi si possono osservare tratti di muri con pietre piccole cementate con fango e vi si trovano moltissimi frammenti di ceramica punica decorata. In diverse ` inoltre sono stati individuati localita ` romana che confermano reperti di eta come il territorio dopo la conquista fosse diventato un importante centro ` agricole. di sviluppo delle attivita & PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE Il paese ha conservato in parte l’assetto urbanistico tipico del Campidano con le grandi case in mattoni di ` diri) affacciate su un vaterra cruda (la sto cortile circondato da porticati (sa ` arlolla). Nel corso dell’Ottocento si e ricchito anche di alcuni pretenziosi palazzotti di una qualche eleganza. Gli edifici di maggior rilievo sono San Gemiliano (Santu Millanu), chiesa che si trova nella parte alta dell’abitato e in passato ne era la parrocchiale. Fu edificata alla fine del secolo XIII sulle ro&

vine di un altro edificio, risalente al secolo XI, situato al centro di un’area cimiteriale altomedioevale che ha restituito una tomba bizantina contenente un’iscrizione frammentaria. Ha ` un’aula mononavata con abside ed e costruita in arenaria; l’interno conserva il mausoleo di Giacomo Castelvı` (=), feudatario del villaggio, opera di ` scanScipione Aprile (=). La facciata e ` arricchita da un dita in tre specchi ed e campaniletto a vela e da un portale ´ centrale di grande eleganza, nonche ` luce alda un’ampia monofora che da ` quella di Nol’aula. Altra bella chiesa e stra Signora di Monserrato, l’attuale chiesa parrocchiale; di impianto go` stata costruita nel tico-aragonese, e ` dei corso del secolo XVI per volonta Castelvı` e successivamente ristrutturata tra la fine del secolo XVII e l’inizio del XVIII. Cosı` che dell’edificio originario si conservano solo alcune cappelle laterali, il presbiterio e il bel portale della facciata. Nell’interno sono conservate alcune decorazioni dell’Altomonte (=). & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Il pa` trimonio delle tradizioni popolari e conservato in alcune ricorrenze che ancor oggi attirano la partecipazione ` . La prindi buona parte della comunita ` la festa di Sant’Antonio Abate cipale e che si svolge il 16 e 17 gennaio e culmina con la formazione attorno a un palo alto 6 m di una grande catasta di legno che sul far della sera viene incendiata: si ha cosı` su fogaroni (il grande fuoco) intorno al quale gli abitanti danzano e cantano quasi a presagio dell’imminente Carnevale e della fine del` l’inverno. Altro importante momento e rappresentato appunto dalle celebrazioni del Carnevale che si protraggono per una settimana e culminano il Martedı` grasso con mascherate, cortei e balli. Di particolare suggestione sono i

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Samatzai riti della Settimana santa che culminano la domenica di Pasqua con la processione de S’Incontru nel corso della quale le statue secentesche della Madonna e del Cristo risorto si incontrano, al termine di una duplice processione segnata da una grande partecipazione popolare. Legate alla tradi` sono la zione contadina della comunita festa di Sant’Isidoro, che si svolge a maggio, e quella di Santa Margherita che si svolge a luglio. Da qualche anno a questa parte durante il mese di giu` sede della festa della mugno il paese e sica, occasione per ascoltare buone esecuzioni di musica di ogni genere.

Samatzai Comune della provincia di Cagliari, incluso nel Comprensorio n. 20, con 1750 abitanti (al 2004), posto a 162 m sul livello del mare una trentina di chilometri a nord di Cagliari. Regione storica: Nuraminis. Archidiocesi di Cagliari. & TERRITORIO Il territorio comunale, di forma allungata da nord-ovest a sudest, si estende per 31,12 km2 e confina a nord con Guasila, a est con Pimentel e Barrali, a sud con Donori e Ussana e a ovest con Nuraminis e Serrenti. Si tratta di un territorio ai confini tra le modeste colline della Trexenta e la fertile pianura campidanese; a breve distanza dall’abitato scorre uno degli affluenti di sinistra del rio Mannu, che ` a sud si getta nello stagno di poco piu Cagliari. Il paese si trova 5 km a oriente della superstrada Cagliari-Sassari, cui ` unito da una bretella che continua e poi, toccando Pimentel, sino a connettersi con la 128 centrale sarda. & STORIA Il territorio e ` ricco di testimonianze preistoriche; il succedersi dei reperti archeologici dimostra la ` dell’insediamento fino alcontinuita l’Alto Medioevo. Nel Medioevo S. apparteneva al giudicato di Cagliari ed era compreso nella curatoria del Nura-

minis. Dopo la caduta del giudicato, nella divisione del 1258 fu incluso nei territori toccati al conte di Capraia, e all’estinzione della sua discendenza ` al giudice d’Arborea. Nel 1295 passo ` il giudice Mariano II lo cedette al pero Comune di Pisa e prima della fine del secolo prese a essere amministrato direttamente da funzionari del Comune. Dopo la conquista aragonese fu concesso in feudo a Bernardo Ballester i cui discendenti si estinsero nel 1348. Subito dopo il villaggio fu nuovamente concesso a Guglielmo de Torres che ` non riuscı` a entrarne immediatapero mente in possesso a causa di una lite giudiziaria con Francesco Resta. Il suo comunque fu un rapporto tormentato: infatti il villaggio soffrı` a causa della peste e per le vicende della prima guerra tra Mariano IVe Pietro IV. Il villaggio era spopolato quasi completamente quando Guglielmo nel 1362 morı` senza eredi. Successivamente fu concesso ad Antonio Pujalt ma, a partire dal 1366, scoppiata la seconda guerra tra Mariano IV e Pietro IV, fu occupato dalle truppe del giudice d’Arborea. Con il trattato di Sanluri del 1388 sarebbe dovuto tornare nelle mani del Pujalt (=). La guerra tra Ar` riprese nel 1391 borea e Aragona pero e il villaggio cadde nuovamente nelle mani delle truppe giudicali che lo tennero fino alla battaglia di Sanluri. Poco ` nelle mani dei Montbuy, dopo torno eredi dei Pujalt, che nel 1450 lo vendettero agli Erill. Dagli Erill S., nel 1542, ` ai Cervellon, i cui discendenti passo continuarono a possederlo fino all’estinzione avvenuta nel 1826. Nel 1821 S. era stato incluso nella provincia di Cagliari e dopo l’estinzione dei Cervel` lon la sua dipendenza feudale sembro finita ma il marchese d’Arcais, avendo sposato l’ultima dei Cervellon, pretese la successione nel feudo dando inizio a

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Samatzai una lite che non era ancora conclusa nel 1838 quando i feudi furono riscattati. Vittorio Angius ci ha lasciato una preziosa testimonianza: «Popolazione. Sono in S. anime 1110, divise in maggiori di anni 20 maschi 280, femmine 300, e minori maschi 265, femmine 275, distribuite in famiglie 254. Nascono ordinariamente 35, muoiono 10, e si fanno matrimoni 7. Gli abitanti si ammalano per febbri, reumi, e infiammazioni al petto ed a’ visceri inferiori: sono alcuni che vivono a 70 anni. Agri` nientecoltura. Questo territorio e meno di quello della vicina Trexenta fecondissimo di cereali, e produce molto, se non manchino le pioggie. La ` di starelli seminagione ordinaria e 1300 di grano, 350 d’orzo, 440 di fave, 200 di legumi. La fruttificazione me` del 12 per il grano, l’orzo e le diocre e ` fave, del 10 per i legumi. Pochissimo e il terreno adoperato per la orticoltura, non coltivandosi che poche specie e ` esser necessario per le quanto puo case particolari. Di lino non si semina ` che vogliasi per le tele, di cui abbipiu sogna la famiglia. Il vigneto occupa una notevole superficie intorno al paese e produce molta copia di mosto e di ` la cui vendemmia puo ` buona qualita produrre circa 200 mila litri. Gli alberi fruttiferi, come nelle altre regioni granifere meridionali, sono in piccolissimo numero e in poche specie. Il numero non oltrepassa li 500 individui, le specie sono ficaje, mandorli e peri. Dopo il vigneto l’altro terreno chiuso non sopravanza li starelli 150, de’ quali 100 formano una tanca, gli altri 50 alcuni piccoli chiusi, che dicono cungiaus. In essi si semina alternativamente un anno a grano, l’altro a foraggio e a legumi. Bestiame. Nel bestiame manso si possono indicare buoi per l’agricoltura e per carreggiare 320, cavalle 30, giumenti 225. Nel bestiame

rude vacche 160, cavalle 60, pecore 3500, capre 200, porci 400. Il prodotto ` in giovenchi, lana e formaggio puo ` ascendere a Lit. 15 000. L’apicoltura e ` il propraticata da pochissimi; pero ` buonissimo». Dal 1848 S. fece dotto e parte della divisione amministrativa di Cagliari e infine dal 1859 della omonima provincia ricostituita. & ECONOMIA Le attivita ` di base della sua economia sono l’agricoltura, in particolare la cerealicoltura, la viticoltura e l’orticoltura, e l’allevamento del bestiame, in particolare di bovini e suini, in misura minore di ovini ed equini. Negli ultimi decenni si sta svi` industriale luppando anche l’attivita nei settori dei materiali da costruzione ed estrattivo, in particolare con un grande cementificio sorto a ovest del ` paese, e della lavorazione del legno. E sufficientemente organizzata la rete di distribuzione commerciale. Servizi. S. ` collegato da autolinee agli altri cene tri della provincia. Dispone di Pro Loco, stazione dei Carabinieri, medico, farmacia, scuola dell’obbligo, sportello bancario. Possiede una Biblioteca comunale. & DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 1758 unita di cui stranieri 3; maschi 888; femmine 870; famiglie 591. La tendenza complessiva rivelava una diminuzione della popolazione, con morti per anno 15 e nati 12; cancellati dall’anagrafe 33 e nuovi iscritti 24. Tra i principali indicatori economici: imponibile medio IRPEF 15 029 in migliaia di lire; versamenti ICI 571; aziende agricole 211; imprese commerciali 76; esercizi pubblici 4; esercizi al dettaglio 24; ambulanti 3. Tra gli indicatori sociali: occupati 465; disoccupati 63; inoccupati 113; laureati 12; diplomati 146; con licenza media 526; con licenza elemen-

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Samatzai tare 554; analfabeti 82; automezzi circolanti 627; abbonamenti TV 477. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il ter` ricco di testimonianze archeoritorio e logiche a partire dal periodo prenuragico, con menhir di differente tipologia e resti di villaggi. Del periodo nuragico rimangono le tracce di alcuni nuraghi ` quello tra i quali di grande rilievo e chiamato Domu is Abis ma detto anche Su Nuraxi e posto a poca distanza dall’abitato; si tratta di un nuraghe polilobato la cui torre centrale conserva ancora una certa imponenza. Altro sito ` il nuraghe Bruncu Maurimportante e reddu, situato ai confini tra il territorio di S. e quello di Pimentel; si tratta di un nuraghe complesso rafforzato da un poderoso antemurale. Attorno alla fortezza si stende anche un villaggio nuragico. & PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE Il paese ha conservato in parte l’antico tessuto urbanistico con alcune caratteristiche case a corte costruite alla campidanese, con mattoni in terra ` diri). Al centro dell’abitato si cruda (la trova la chiesa di San Giovanni Battista, parrocchiale costruita in forme gotico -catalane nel secolo XVI; ha un’aula mononavata a copertura li` argnea sorretta da archi ogivali, ed e ricchita da un bell’altare marmoreo. L’edificio conserva un complesso di ` belle statue lignee del secolo XVI ed e completato da un campanile probabil` antico, anch’esso in forme mente piu gotico-aragonesi. A poca distanza sorge il Monte granatico: costruito nel corso del secolo XVIII, ha forme molto ` sviluppato secondo una semplici ed e pianta molto irregolare in funzione delle operazioni di ammasso del grano; ha la copertura lignea. Va poi ricordata Santa Barbara, chiesa costruita nel secolo XVII entro un’area cimiteriale; ha l’impianto a una navata e la copertura

` in legno a capriate, mentre la facciata e arricchita da un campanile a vela. Al suo interno si notano sul pavimento sei tombe coperta da lastre d’ardesia; l’altare maggiore ha forme tardorinascimentali. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Le feste popolari tramandano la memoria delle antiche usanze contadine; ad esempio quella della Candelora, che si svolge il 2 febbraio e viene organizzata dalla Arciconfraternita della Madonna del Rosario secondo un rigido cerimoniale che ricorda antiche cerimonie propiziatorie precristiane. Imponente ` la festa in onore dei santi a maggio e Bertorio, Giustino e Fedele le cui reliquie sarebbero state trovate nel 1625 in una tomba nella chiesa di San Marco; prevede oltre il momento liturgico manifestazioni folcloristiche di grande li` quella di vello. Altra festa importante e San Giovanni Battista che si svolge il 29 agosto presso la chiesa parrocchiale con grande partecipazione di popolo; in passato era l’occasione per il rinnovo dei contratti tra servi pastori e datori di lavoro (s’accodradura). La ri` tuttacorrenza di maggiore richiamo e via la festa di San Pietro, che si svolge sia nell’abitato che presso la chiesetta ` di San Pietro, che sorge nella localita ` costituito da di Oliri. Il suo culmine e una processione che dalla parrocchia accompagna la statua del santo alla chiesetta dove sul sagrato (sa prazza de is timballus) si effettua un tradizionale ballo tondo; terminate le cerimonie religiose, la statua viene riaccompagnata in parrocchia sul far della sera con una suggestiva fiaccolata. Ma prima che la processione faccia il suo ritorno si organizza nella prazza de is timballus un grande banchetto attorno a sa carradedda de Santu Perdu, una gran botte nella quale ogni vignaiolo del villaggio versa del vino che serve a innaffiare il

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Sambigucci ` pasto. Dal 1989 a contorno della festa e ripresa l’organizzazione di gare ippiche che destano vivo interesse tra i presenti.

Sambigucci, Gavino Medico e umani` sec. XVI-ivi, sta (Sassari, prima meta ` Filodopo 1570). Probabilmente studio ` pesofia e Medicina a Pisa (la notizia e raltro controversa, come l’informazione secondo cui vi avrebbe tenuto cattedra e pubblicato un libro De arte ` a Bologna, rethorica) e si perfeziono dove nel 1546 fu ammesso all’Accademia Bocchiana, di cui – dice Pasquale Tola – fu «nel 1556 facondo ed erudito inauguratore della sua ristaurata esistenza». Siccome il simbolo dell’Accademia erano le statue di Minerva e di Mercurio unite fra loro, con un amo` Hermathena rino in mezzo, lo chiamo ` il discorso pronunciato nele pubblico l’occasione col titolo In Hermathenam Bocchiam interpretatio, esaltazione dell’amore allo studio, della pazienza e della fatica. Il lavoro fu dedicato all’arcivescovo turritano Salvatore Alepus, protettore della famiglia Sambigucci, cui viene ascritto il merito di avere incoraggiato agli studi il giovane ` Gavino. Giovan Francesco Fara chiamo l’amico ‘‘filosofo, medico e poeta insigne’’. Tornato in Sardegna, nel 1567 ricopriva la carica di protomedico gene` improbabile, dice rale dell’isola. Non e il Tola, che fosse ancora vivo nel 1570.

`, pianta; i frutti, drupe nere a maturita sono riuniti in grappoli penduli, con rami rossi. Diffuso nella vegetazione spontanea, il s. predilige terreni freschi, radure e margini di macchia e bosco; si rinviene anche nel verde urbano, utilizzato come pianta ornamentale. Fiorisce nella tarda primavera. Ricche di vitamina C e di carotene, tutte le parti della pianta sono usate in ` offitoterapia con molteplici proprieta ficinali, soprattutto depurative e purganti; inoltre con i frutti si ottengono saporite marmellate e si aromatizzano liquori. Nomi sardi: sabukku, sambucu. [MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]

Sampante, Ranieri Giureconsulto, ret` tore di Cagliari (Pisa, seconda meta sec. XIII-ivi?, dopo 1304). Eminente cittadino impegnato nella vita politica del Comune dell’Arno, dopo essere stato nel 1287 delegato a trattare la pace con Genova dopo la battaglia ` una carriera polidella Meloria, inizio tica prestigiosa e tra il 1289 e il 1309 fu eletto per ben 13 volte anziano della ` . In diverse occasioni svolse un citta ruolo importante anche in Sardegna; cosı` nel 1294 fu nominato castellano di San Michele e rettore del castello di Castro. Nel 1304, unitamente a Betto Alliata e a Giovanni Cinquini, fu incaricato di stendere la versione definitiva del Breve di Villa di Chiesa, gli sta` mineraria. tuti della citta

Sambuco Pianta della famiglia delle

Sampero Famiglia sassarese (secc.

Caprifoliacee (Sambucus nigra L.), conosciuta come s. comune o s. nero; arbusto rampicante o piccolo albero ` molto ramificato a foglie caduche, puo raggiungere i 7 m di altezza; le foglie sono composte da un numero dispari di foglioline ovato-lanceolate, con margine dentato e lungo picciolo; i fiori, piccoli, bianco-giallastri, formano grandi e dense infiorescenze a ombrella, che permangono a lungo sulla

XVI-XVIII). Di origine corsa, le sue notizie risalgono al secolo XVI, quando i suoi membri compaiono tra i protago`. nisti della vita pubblica della citta Essi infatti presero a ricoprire con una certa frequenza uffici pubblici di una qualche importanza. Nel 1641 ottennero il cavalierato ereditario e la ` con Giovanni Battista, che fu nobilta ammesso allo Stamento militare nel 1653 durante il parlamento Lemos. I

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Samugheo suoi discendenti continuarono a prendere parte agli altri parlamenti ed espressero alcune distinte persona` . Si estinsero nel corso del secolo lita XVIII.

Sampero, Francesco Religioso (Sas` sec. XVII-Castellarasari, prima meta gonese 1688). Vescovo di Ampurias e Civita dal 1685 al 1688. Completati i suoi studi, fu ordinato sacerdote e si ` in trasferı` a Bologna, dove si laureo utroque. Al suo ritorno fu nominato canonico della cattedrale di Sassari e per ` fu chiamato a le sue grandi capacita coprire l’incarico di vicario capitolare durante l’assenza di cinque arcivescovi. Nel 1685 fu a sua volta nominato vescovo di Ampurias e Civita; nel 1686 pose fine alle diatribe tendenti alla ricostituzione della diocesi di Civita. Morı` a Castellaragonese (oggi Castelsardo).

Sampero, Lorenzo Religioso (Sassari, ` sec. XVII-Castellaragonse prima meta 1669). Vescovo di Ampurias e Civita dal 1656 al 1669. Ordinato sacerdote, si trasferı` a Cagliari dove divenne maestro di Teologia e canonico della cattedrale. Nel 1656 fu nominato vescovo di Ampurias e Civita; una volta insediato, resse la diocesi con energia cercando di rinnovarne le strutture. Morı` a Castellaragonese (oggi Castelsardo).

penisola. Nel 1856, probabilmente per motivi politici, fu ferito a pugnalate a ` continuo ` a risiedere. Torino dove pero Una antologia del suo giornale, ricco di spunti polemici e spesso anche di autentiche campagne di quella che oggi si ` chiamerebbe ‘‘controinformazione’’, e L’‘‘Eco della Sardegna’’ (a cura di Giuseppe Marci e Leopoldu Ortu), pubblicata a Cagliari nel 1991. Prima di partire dalla Sardegna aveva pubblicato dei Versi estemporanei cantati nella sua prima accademia nel teatro civico di Cagliari, 1843; L’eremita di Ripaglia, romanzo storico, fu pubblicato postumo nel 1887.

Samuele, san1 (in sardo, Santu Samueli) Santo (sec. XI a.C.). Profeta, ultimo giudice d’Israele, dalla tradizione ritenuto l’autore dei due Libri di Sa` stato muele. Il suo culto in Sardegna e diffuso dai Bizantini. Caduto nel dimenticatoio, resiste il nome nell’onomastica. [ADRIANO VARGIU] Festa Si festeggia il 20 agosto.

Samuele, san2 = Daniele, san2

Sampol Gandolfo, Stefano Giornalista (Alghero 1820-Roma 1880). Nel 1844 si stabilı` a Torino dove conobbe il ` a Cavour e il Lamarmora e comincio occuparsi di giornalismo. Cattolico convinto, malgrado la frequentazione degli ambienti laici e liberali legati al Cavour, fu uno dei maggiori difensori del potere temporale dei papi. Nel ` ‘‘L’Eco della Sardegna’’, un 1852 fondo periodico che, sebbene da posizioni conservatrici, avrebbe dovuto concorrere a far conoscere i problemi della Sardegna all’opinione pubblica della

Samugheo – Chiesa di San Basilio.

Samugheo Comune della provincia di ` Oristano, compreso nella XV Comunita montana, con 3435 abitanti (al 2004), posto a 370 m sul livello del mare nel retroterra di Oristano. Regione storica: Mandrolisai. Archidiocesi di Oristano. & TERRITORIO Il territorio comunale,

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Samugheo di forma grosso modo triangolare, si estende per 81,27 km2 e confina a nord con Busachi e Ortueri, a est con Atzara, Meana Sardo e Laconi, a sud con Asuni e a ovest con Ruinas e Allai. Si tratta di una regione tutta di colline, che non raggiungono grandi altezze, ma sono piuttosto mosse e tagliate da incisioni profonde, come quella scavata dal rio Imbessu, poi Mannu, che si dirige verso nord per confluire nel Tirso. S. comunica per mezzo di una strada secondaria che ha inizio a Fordongianus e, toccando anche Allai e Asuni, va a collegarsi con la statale 442 Uras-Laconi; altre strade collegano S. con Busachi, a nord, e con Sorgono, a est. & STORIA Il suo territorio e ` ricco di testimonianze preistoriche prevalen` nuragica; dopo la contemente di eta quista cartaginese vi fu costruita una cinta fortificata di grande importanza strategica, probabilmente collegata alla vicina fortezza di Medusa (=). Il ` a essere abitato anterritorio continuo ` romana; nel Medioevo apche in eta parteneva al giudicato di Arborea ed era compreso nella curatoria del Mandrolisai. Dopo la caduta del giudicato, ` a far parte dei territori nel 1410 entro concessi in feudo a Giovanni Deana suocero del marchese d’Oristano. Poco dopo il villaggio, estinti i Deana, fu ereditato da Leonardo Cubello che ` al suo secondogenito Salvalo lascio tore. Divenuto quest’ultimo marchese ` a far parte d’Oristano, nel 1463 S. entro del marchesato; nel 1470 fu ereditato da Leonardo Alagon che, essendosi ri`. A bellato, ne perse la disponibilita partire dal 1477 fu amministrato direttamente da funzionari reali e nel 1507, unitamente a tutti gli altri villaggi del Mandrolisai, ottenne il privilegio di essere amministrato da un official scelto annualmente tra le persone native del Mandrolisai. Nei secoli successivi il

privilegio fu rispettato fino a che la ` agli Asburgo. Allora inSardegna passo fatti, nel 1716, quando la riscossione delle rendite civili del Mandrolisai fu infeudata ai Valentino (=), S. fu assoggettato al vincolo feudale e inutilmente i suoi abitanti tentarono di liberarsi. Nel 1821 fu incluso nella provin` dalla cia di Oristano e nel 1838 si libero sua dipendenza feudale. Vittorio Angius ci ha lasciato una testimonianza di cui riportiamo qualche passo: «Popolazione. Il comune di S. consta di anime 1880, distinte in maggiori di anni 20, maschi 469, femmine 453, e minori maschi 458, femmine 500, distribuite in famiglie 417. Possono tenersi i seguenti numeri per conoscere il movimento annuo della popolazione, nascite 56, morti 30, matrimoni 20 per anno. Agricoltura. Il territorio in quelle ` coltivato mostrasi benigno e parti che e non si rifiuta a nessun genere di riproduzione se sia bene scelto il luogo. Nella regione settentrionale vien bene l’orzo, nell’altra il grano e il lino ` che annuale la vigna. Le quantita mente si danno a’ solchi sogliono essere starelli 1200 di frumento, 700 d’orzo, 400 di fave, 150 di legumi, 400 ` ordinaria e ` di lino; la produzione piu dell’8 per il frumento, del 12 per l’orzo, del 10 per le fave, dell’8 per i legumi. Il ` che in altra conlino non rende piu ´ offre prodotto migliore. Si sotrada, ne gliono avere per il lavoro donnesco circa 600 cantara di fibra. Sono adoperati nell’orticoltura circa 60 starelli di terreno, non poche le specie colte, e ` molto stimati i frutti copiosi. La vite e molto fruttifera e se vegeta in luoghi ` frutti di molta bonta ` , de’ idonei da ` aversi un ottimo vino. Il terquali puo reno impiegato in questa coltura non pare meno di 350 starelli, e la vendemmia di litri 120 000. D’alberi fruttiferi ` si ha una nodi molte specie e varieta

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Samugheo tevole copia, sebbene debba dirsi, che in questa parte non si adopera molta ` la diligenza de’ sacura, e che nulla e mughesi per gli olivi e per i gelsi, i quali potrebbero nutrire l’industria serica e ` proficuo che dar alle donne lavoro piu ` la loro opera sul lino. I piccoli non e chiusi sono molti, le grandi chiudende pochissime, e tutt’insieme appena un quinto de’ terreni coltivabili, i quali si ` tenere che non sorpassino un terzo puo di tutta l’area territoriale: gli altri due terzi, in molti tratti incoltivabili, per´ nude roccie, restano alla pastura. che Pastorizia. Sono entro i termini di questa contrada abbondanti pascoli per le diverse specie di bestiame, e se fosse maggiore intelligenza se ne potrebbero ` . Nel beavere in maggiore quantita stiame manso si possono numerare i seguenti capi, buoi per l’agricoltura 630, vacche 350, majali 300, cavalli 180, giumenti 300: in totale capi 1440. Nel bestiame rude, vacche 1800, capre 3000, pecore 4500, porci 2300, cavalle 120: in totale capi 11,720». Dal 1848 S. fece parte della divisione amministrativa di Cagliari e infine dal 1859 della omonima provincia ricostituita. Quando nel 1974 fu definitivamente ` istituita la provincia di Oristano, entro a farne parte. & ECONOMIA Le attivita ` di base della sua economia sono l’agricoltura, in particolare la cerealicoltura, la frutticoltura e la viticoltura, e l’allevamento del bestiame, in particolare di bovini e ovini, in misura minore di caprini, suini ed equini. Negli ultimi decenni ` insi sta sviluppando anche l’attivita dustriale nei settori agroalimentare, lattiero-caseario, del legno, dei mate` diriali da costruzione, dell’edilizia. E scretamente sviluppata la rete di distribuzione commerciale. Vi operano anche tre aziende agrituristiche con 9 posti letto e tre ristoranti. Artigianato.

` la tessitura con i Di antica tradizione e telai domestici di coperte, arazzi, tappeti dai tipici e vivacissimi colori. Ser` collegato mediante autolinee vizi. S. e agli altri centri della provincia. Dispone di Pro Loco, stazione dei Carabinieri, medico, farmacia, scuola dell’obbligo, sportello bancario. Possiede una Biblioteca comunale e il Museo unico regionale dell’Arte tessile. & DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 3565 unita di cui stranieri 3; maschi 1770; femmine 1795; famiglie 1139. La tendenza complessiva rivelava una diminuzione della popolazione, con morti per anno 54 e nati 28; cancellati dall’anagrafe 42 e nuovi iscritti 30. Tra i principali indicatori economici: imponibile medio IRPEF 11 889 in migliaia di lire; versamenti ICI 1178; aziende agricole 743; imprese commerciali 398; esercizi pubblici 21; esercizi al dettaglio 74; ambulanti 10. Tra gli indicatori sociali: occupati 1037; disoccupati 166; inoccupati 184; laureati 29; diplomati 263; con licenza media 1080; con licenza elementare 1203; analfabeti 199; automezzi circolanti 1134; abbonamenti TV 966. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il ter` ricco di testimonianze archeoritorio e ` dellogiche che attestano la continuita l’insediamento dell’uomo a partire dall’Eneolitico. Di particolare rilievo ` una necropoli eneolitica costituita e da numerose domus de janas di differente tipologia. Numerosi e molto interessanti sono i siti nuragici, tra cui i nuraghi Aspu, Istui, Longu, Mura Maere, Nieddu, Nugreo, Paule Lutturu, Perdadossu, Pirarba, Taccu, Urei e numerose Tombe di giganti tra cui quella di S’Altare de Su Scudu, situata a qualche chilometro dall’abitato ` coe in buono stato di conservazione. E stituita da un’esedra di discrete di-

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Samugheo mensioni dalla quale si accede al corpo sepolcrale vero e proprio. Durante scavi archeologici condotti di recente sono stati ritrovati dei vaghi di pasta vitrea che testimoniano dei rapporti esterni che avevano gli abitanti del ter` anche la forritorio. Di grande rilievo e tezza tardopunica di Santa Vittoria, si` del colle omonimo tuata alla sommita dal quale si dominano gli accessi alle zone interne. Infine sono presenti alcuni siti romani come Trabi, Planu de ` importante dei Lacos e altri, il piu ` quello di Moro Meres, con notequali e voli ruderi e colonne, che ha restituito monete e suppellettili varie. & PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE Il tessuto urbanistico ha conser´ integro il centro storico vato pressoche caratterizzato da un complesso di antiche case in pietra ingentilite da porte e finestre dalle cornici intagliate opera degli scalpellini (picaparderis) locali. ` interessante e ` la chiesa L’edificio piu di San Sebastiano, parrocchiale edificata nel secolo XV in forme gotico-aragonesi e successivamente modificata nel corso del secolo XVII con l’aggiunta di alcune cappelle laterali. L’interno ha una navata unica e copertura ` ingentilita da un a volta; la facciata e rosone poligonale riccamente deco` interessante anche il camparato. E nile a canna quadrata edificato nel secolo XVI. Altro edificio di grande inte` la chiesa di San Basilio: isolata resse e nella campagna, fu costruita nel 1603; al suo interno si trova una fonte tardomedioevale di grande bellezza. Ai confini con il territorio di Asuni, al culmine di un colle affacciato su un’ansa del rio Araxisi, si trovano i resti del castello di Medusa, sul quale sono fiorite molte leggende. Le poderose strutture sono state sottoposte di recente a scavi ` emerso che la e indagini dalle quali e fortezza, utilizzata nel periodo medio-

` su una preesievale, era nata in realta ` in epoca stente struttura, creata gia tardoromana e bizantina per controllare il passaggio, allora importante, lungo la valle che mette in comunicazione l’Oristanese con la Barbagia. Alla periferia del paese, in un edificio ap` visitare il positamente costruito, si puo Museo dell’arte tessile, nel quale si possono ammirare manufatti di varie epoche delle varie zone della Sardegna.

Samugheo – Costumi tradizionali.

FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Mo` antiche mento di richiamo delle piu tradizioni sono i festeggiamenti per il Carnevale che si svolgono a febbraio e culminano in grandi balli e nella classica sfilata con l’antica maschera locale detta de Su Mamutzone. Di grande suggestione sono anche i riti della Settimana santa durante i quali si svolgono scenografiche processioni di sapore spagnolo e hanno luogo sacre rappresentazioni in sardo. A maggio si svolge la festa di Sant’Isidoro che culmina con una magnifica cavalcata in costume; ad agosto il villaggio si anima con la mostra etnografica Artes anticas, durante la quale vengono fatte ri-

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San Bartolomeo ` tradizionali e si svolge vivere le attivita la mostra dell’artigianato del Centro ` diventata un momento Sardegna, che e di grande richiamo turistico. Infine la festa di San Basilio, istituita nel 1603, si svolge nella prima domenica di settembre. I festeggiamenti durano alcuni giorni e si aprono con una processione con la quale il simulacro del santo viene portato, accompagnato da un corteggio in costume, dalla parrocchia alla chiesetta campestre a lui intitolata. Nella chiesetta si celebra un novenario, e dal 1988 vi si svolgono altri festeggiamenti tra cui una corsa rituale a cavallo o ardia, nel corso della quale i partecipanti si contendono un trofeo costituito da uno stendardo di broccato (su pannu de su bruccau). Di ` il costume. L’abbigrande bellezza e ` cogliamento tradizionale femminile e stituito da una camicia di cotone celestina col girocollo plissettato, pettina ricamata e polsini alti; sotto la camicia si indossa una maglina rosa (sa fla` nella) lasciata intravedere; la gonna e plissettata, di orbace nero col bordo superiore e la banda inferiore di broccatello verde; sotto il bordo superiore un panno rosso ricamato e a seguire sopra la balza una striscia nera con fiori gialli (sa kinta de fattu). Sopra la camicia si indossano il busto (su corpittu) di broccato di vari colori, bordato di raso rosso con code da infilare sotto la gonna; e, solo in occasione di lutto, una giacca (su gippone) in velluto scuro con maniche a tre quarti. Sopra la gonna si indossa il grembiule di panno nero con bordo di raso verde ricamato a fiori negli angoli inferiori (sa kinta de ` completato ananti). L’abbigliamento e da quattro fazzoletti: uno a contatto con i capelli per tenerli fermi, di tibet marrone o verde oliva legato sulla fronte (su mucadore ’e ligare o turbanti); quindi un fazzoletto di tessuto

di lana leggero beige con rose stampate (su mucadore ’e rosas); come terzo ne va sistemato uno color castagno con le falde pendenti ripiegate e riportate sul capo posto in modo che lasci intravedere il precedente (su mucadore ’e moda); infine un panno d’orbace verde scuro bordato di raso verde con ricamo floreale (su mantigheddu). L’abbiglia` costimento tradizionale maschile e tuito da una camicia di lino tessuto in casa, a foggia di casacca con pettina e polsi ricamati; e dai calzoni di lino ricamati lateralmente (sa braga bianca). Sopra la camicia si indossa il gilet (su cosso) di velluto blu con bordi di raso azzurro ricamato sul davanti con motivi floreali, che si porta aperto. Sopra i calzoni si portano il gonnellino (sa braga niedda) di orbace nero molto corto e plissettato, e le ghette (is carzas) ` comdi orbace nero. L’abbigliamento e pletato da una berritta di orbace nero.

Sanatello Famiglia sassarese (secc. XVI-XVIII). Compare nel corso del secolo XVI; i suoi membri ricoprivano con una certa frequenza uffici nell’amministrazione del Comune e godevano di discreta considerazione. Nel 1616 ottennero il cavalierato ereditario con un Matteo che nel 1624 fu ammesso anche allo Stamento militare durante il parlamento Vivas. Nel 1630 la famiglia ` ottenne il riconoscimento della nobilta con Giovanni Francescp, giurato capo; i suoi discendenti continuarono a prendere parte agli altri parlamenti e ricoprirono uffici pubblici; si estinsero nel corso del secolo XVIII. ` naSan Bartolomeo, Grotta di Cavita turale in territorio di Cagliari, entro i limiti dell’attuale zona militare nel quartiere di San Bartolomeo. La grotta ` distrutta; fu scoperta come sito oggi e ` delarcheologico nella seconda meta l’Ottocento e studiata dall’Orsoni. Vi furono trovati reperti ceramici riferi-

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San Basilio bili al Neolitico finale (cultura di Ozieri) e alla cultura di Monte Claro. In questa seconda fase la grotta fu usata come luogo di sepoltura collettiva.

San Basilio Comune della provincia di Cagliari, compreso nella XXI Comu` montana, con 1388 abitanti (al nita 2004), posto a 420 m sul livello del mare 7 km a est di Senorbı`. Regione storica: Trexenta. Archidiocesi di Cagliari. & TERRITORIO Il territorio comunale, di forma grosso modo romboidale, si estende per 44,83 km2 e confina a nord con Siurgus Donigala, a est con Goni, ` Gerrei, a sud con Silius e San Nicolo Sant’Andrea Frius e a ovest con Se` oriennorbı`. Si tratta della parte piu tale della Trexenta, caratterizzata da una serie di colline basse e arroton` , a est del date; la punta maggiore e paese, il Cuccuru Turri, 675 m. I corsi d’acqua appartengono in parte al bacino idrico del Mulargia, a nord, in parte a quello del rio Mannu di Cagliari, a sud. S.B. comunica attraverso una strada secondaria che ha inizio a Senorbı` e si divide poi in due bracci, uno per Goni e uno per Silius. & STORIA Il territorio conserva alcune ` nuragica e le testimonianze di eta tracce di un centro abitato romano cui nel Medioevo succedette una comu` di monaci bizantini. Da questa conita ` deriva l’attuale villaggio che munita nel Medioevo apparteneva al giudicato di Cagliari ed era compreso nella curatoria della Trexenta. Dopo la caduta del giudicato nella divisione del 1258 il villaggio fu incluso nei territori toccati al conte di Capraia e, all’estinzione ` ai giudici della sua discendenza, passo ` Mariano II lo d’Arborea. Nel 1295 pero cedette al Comune di Pisa e prima della fine del secolo il paese venne amministrato direttamente da funzionari

del Comune dell’Arno. Dopo la conquista aragonese S.B. nel 1326 fu incluso nel grande feudo della Trexenta concesso dal re al Comune di Pisa. Il Co` con grande fiscalimune lo amministro smo scontentando la popolazione per cui ne perse il controllo nel 1353 allo scoppio della prima guerra tra Mariano IV e Pietro IV quando la popola` per ribellarsi e per zione ne approfitto cacciare definitivamente i funzionari pisani. Successivamente allo scoppio della seconda guerra tra Mariano IV e Pietro IV, S.B. fu occupato dalle truppe arborensi che lo tennero fino alla battaglia di Sanluri. Nel 1421 il villaggio fu compreso nel territorio dato in amministrazione a Giacomo de Besora che nel 1434 fu trasformato in feudo. Nel corso dei secoli successivi dai De Be` agli Alagon che lo unirono sora passo al loro feudo di Villasor. Nel corso del secolo XVII gli Alagon ridussero l’autonomia del piccolo centro e ne aumentarono il carico fiscale; quando agli ` ai De inizi del XVIII si estinsero passo Silva Alagon cui fu riscattato nel 1838. Nel 1821 il villaggio fu incluso nella provincia di Cagliari. Vittorio Angius ci ha lasciato una precisa testimonianza: «Popolazione. Consta questa di anime 1530, distinte in maggiori di anni 20, maschi 410, femmine 425, in minori, maschi 340, femmine 355, distribuite in famiglie 312. Il movimento ` espresso ne’ sedella popolazione e guenti numeri, nascite 50, morti 20, matrimoni 16. Sono applicati all’agricoltura circa 420, alla pastorizia 50, a’ mestieri diversi 25. Nelle professioni liberali sarebbero a notare i notai che sono 7, un chirurgo, un flebotomo ecc. Agricoltura. I terreni di S.B. sono di molta forza produttiva, e se non sieno contrarie le stagioni ottienesi un frutto notevole. I numeri ordinari della seminagione sono i seguenti, starelli di grano

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San Basilio 900, d’orzo 300, di fave 200, di legumi 60, di lino 60. La fruttificazione mediocre ` del 12 per il frumento, del 15 per e l’orzo, del 10 per le fave, dell’8 per i le` quasi affatto negumi. L’orticoltura e gletta. Gli alberi fruttiferi sono di po` , il numero degli che specie e varieta ` ristretto. La vigna e ` proindividui e ` il sufficiente; spera; la vendemmia da ` de’ vini e ` mediocre perche ´ la quantita ` fatta con non buoni la manipolazione e metodi d’arte. Si ha appena il sufficiente per il consumo. Le piccole terre chiuse per le vigne e per seminarvi e pascolarvi (is congiaus) forse non hanno una superficie complessiva di 1250 starelli; di grandi chiudende (tan` indicare una noteche) non se ne puo vole. I terreni aperti coltivabili sono ` di starelli 3600, gli incoltivabili piu 1500. Pastorizia. Nel bestiame manso sono a indicarsi, buoi per l’agricoltura 200, vacche 100, cavalli 70, giumenti 120, majali 80. Nel bestiame rude vacche 600, cavalle 80, capre 2500, pecore 3500, porci 600. Nelle terre incolte di ` pero ` abbondante. E `a S.B. il pascolo e ` di besapersi che l’indicata quantita ` stiame nelle proposte specie non e ` de’ Sanbasiliani, pertutta di proprieta ´ questi pastori non sono ordinariache mente che communari, come dicono, coi proprietari di Senorbı`, Suelli e Selegas». Dal 1848 S.B. fece parte della divisione amministrativa di Cagliari e infine dal 1859 della omonima provincia ricostituita. & ECONOMIA Le attivita ` di base della sua economia sono l’agricoltura, in particolare la cerealicoltura, la frutticolturae la viticoltura, e l’allevamento del bestiame, specialmente di bovini e ovini, in misura minore di suini e di equini. Negli ultimi decenni si sta svi` luppando anche una modesta attivita industriale con piccole aziende nel set` tore lattiero-caseario e dell’edilizia. E

poco organizzata la rete di distribu` colzione commerciale. Servizi. S.B. e legato da autolinee agli altri centri della provincia. Dispone di Pro Loco, stazione dei Carabinieri, medico, farmacia, scuola dell’obbligo, sportello bancario. Possiede una Biblioteca comunale. & DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 1456 unita di cui maschi 744; femmine 712; famiglie 435. La tendenza complessiva rivelava una diminuzione della popolazione, con morti per anno 7 e nati 5; cancellati dall’anagrafe 29 e nuovi iscritti 12. Tra i principali indicatori economici: imponibile medio IRPEF 16 649 in migliaia di lire; versamenti ICI 358; aziende agricole 232; imprese commerciali 40; esercizi pubblici 6; esercizi al dettaglio 14; ambulanti 6. Tra gli indicatori sociali: occupati 356; disoccupati 12; inoccupati 185; laureati 3; diplomati 106; con licenza media 507; con licenza elementare 420; analfabeti 69; automezzi circolanti 473; abbonamenti TV 305. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il ter` ricco di testimonianze sopratritorio e tutto del periodo nuragico con i nuraghi Nuraxi Agus, Pei Cani, Perdu Mo` interessante las, S’omu ’e S’Orcu. Il piu ` S’Omu ’e S’Orcu che sorge a tra questi e ` di nobreve distanza dall’abitato ed e ` del tipo monotevoli proporzioni. E torre, al suo interno si trova una camera con volta a tholos completata da due nicchioni contrapposti. In epoca successiva fu rifasciato con un muraglione subquadrato costituito da blocchi regolari disposti a filari del quale rimangono discreti avanzi. Un altro edificio di rilievo risale al periodo ro` costituito dai resti di un mano ed e complesso termale del secolo I d.C. attualmente compreso nel perimetro del cimitero.

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San Benedetto & PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE Il villaggio conserva l’assetto tradizionale dei centri di media collina; lungo le strade del centro storico si affacciano le corti chiuse da grandi portali dai quali si accede a case in pie` piani. L’edificio di maggior ritra a piu ` la chiesa di San Pietro, parroclievo e chiale costruita tra la fine del secolo XVI e gli inizi del XVII in forme tardogotiche. Ha l’impianto a una navata completata da alcune cappelle laterali e dal presbiterio. Altro monumento di ` la chiesa di San Basilio: l’edirilievo e ficio, oggi situato alla periferia, era un tempo chiesa parrocchiale del villaggio. Costruito in forme romaniche nel secolo XII, sorge su un’area che recenti scavi hanno rivelato essere stata utilizzata in periodo bizantino; fu poi modi` a ficata nel secolo XVI. L’interno e pianta rettangolare, attualmente ha una sola navata ma alcuni elementi inducono a pensare che fosse a due navate. La facciata, arricchita da un cam` stata profondamente paniletto a vela, e modificata nel corso del secolo XVI; nell’Ottocento l’edificio fu utilizzato anche come Monte granatico. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Le antiche tradizioni del paese rivivono durante le feste popolari che richiamano ogni anno visitatori dai paesi circonvicini. Il 19 e il 20 gennaio si svolge quella di San Sebastiano, che culmina con una processione solenne per le vie del centro e si chiude, dopo la celebrazione della messa, con l’accensione del ` rituale (su fogadoni). Il 30 giugno si falo svolge la festa di San Basilio che ora` considerata la piu ` importante mai e del territorio circostante: prevede una nutrita serie di manifestazioni folcloristiche con il concorso di fedeli e di pubblico da tutta la Trexenta e dal Gerrei. ` per le strade si La tradizione dei falo rinnova l’ultima domenica di agosto in

occasione della festa di San Giovanni Battista e l’ultima domenica di settembre in occasione di quella di Sant’Ignazio.

San Benedetto Miniera di piombo, argento e zinco in territorio di Iglesias. Il filone fu scoperto nel 1869 da Leone ` lo sfruttaGou ¨ in che nel 1871 ne avvio ` francese mento per conto della societa ` nel 1872 lo ce‘‘Petin Gaudet’’ che pero dette alla ‘‘Vieille Montagne’’. La ` miglioro ` gli impianti e nuova societa nei primi anni del Novecento ne svi` la produttivita ` . Entro il 1907 luppo nelle vicinanze dei pozzi fu costruito anche un modernissimo villaggio dotato di scuola elementare e di molti altri servizi a disposizione dei 700 operai che dipendevano dalla miniera. Con lo scoppio della prima guerra mondiale ` in crisi; la difficile sila miniera entro ` fino al 1920; subito dopo tuazione duro ` riprendersi, ma la ripresa fu sembro ´ negli anni seguenti, effimera perche ` concessionaria enessendo la societa trata in contrasto con il governo per ragioni doganali, nel 1932 i lavori furono ` interrotti. Nel 1941 la miniera passo ` Anonima Nichelio e Mealla Societa talli Nobili dell’AMMI e immediatamente i lavori ripresero, ma dopo l’armistizio furono nuovamente interrotti per ricominciare solo nel 1949, dopo ` , la ‘‘Sapez’’, che una nuova societa aveva rilevato gli impianti. Ben presto, `, emerse la inadeguatezza delle ripero ´ lo sfruttasorse disponibili perche mento potesse continuare producendo utili. Negli anni seguenti, comunque, ` non fu interrotta e furono prol’attivita mosse nuove campagne di ricerca nella speranza di trovare altri filoni: ` , non diedero risultati. Nel esse, pero 1987 gli impianti passarono alla SIM, `. che nel 1990 chiuse l’attivita

San Carlo Feudo istituito nel 1712 da Carlo VI: comprendeva il villaggio di

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Sanciu Marrubiu con i salti di Zuradili, e fu concesso a Giovanni Battista Borro dietro il pagamento di 5000 scudi. L’investitura fu definita come libero e franco allodio (=), ma all’avvento dei Savoia i feudatari entrarono in con` il feudo. flitto col fisco, che sequestro Ne seguı` una lite giudiziaria che fu definita soltanto nel 1753 a favore dei Borro; essi rientrarono in possesso del feudo comprendente Marrubiu e Zuradili e le montagne di Cheddus e Nuros col titolo di marchese di San Carlo, pagando al fisco altri 4500 scudi.

Sanchez Famiglia sassarese (secc. XVXVII). Proveniente dalla Spagna, com` nel corso del secolo XV. pare in citta Nel 1473 un Giacomo fu nominato ricevitore del Riservato; i suoi discendenti continuarono a ricoprire importanti uffici nell’amministrazione finanziaria del Regno. La famiglia si estinse ` del secolo XVII. nella prima meta

Sanchez de Calatayud, Pietro Vicere´ di Sardegna dal 1604 al 1610 (Valencia, ` sec. XVI-ivi, prima meta ` seconda meta sec. XVII). Apparteneva a una potente famiglia feudale ed era consigliere ´ di reale. Nel 1604 fu nominato vicere Sardegna: arrivato a Cagliari, svolse il `; suo mandato con notevole dinamicita ` di reprimere il banditismo mantento dando delle truppe in Gallura per ristabilirvi la pubblica sicurezza; nel 1606 soccorse Bosa durante una terri` il numero bile inondazione; aumento dei giudici della Reale Udienza e si ` di potenziare il sistema preoccupo delle fortificazioni del Regno. Termi` l’inato il suo mandato, nel 1610 lascio ` in Spagna. sola e ritorno

Sanchez Martinez, Manuel Storico (n. Spagna, sec. XX). Ha lavorato presso la ` i Fontanell; ricercaFondazione Mila tore presso il ‘‘Consejo superior de Investigaciones cientificas’’, nel 1991 ha preso parte ai lavori del XIV Congresso

di storia della Corona d’Aragona svoltosi ad Alghero, in cui ha presentato una relazione, Despue´ s de Aidu de ´nes de los suTurdu 1347: las repercusio cesos de Cerden ˜ a en el patrimonio real, ora in Atti del XIV Congresso di storia della Corona d’Aragona, II, 1995.

Sanchis, Giuseppe Religioso (Spagna, ` sec. XVII-ivi, seconda prima meta ` sec. XVII). Vescovo di Ampurias meta e Civita dal 1672 al 1673. Entrato nell’ordine dei Mercedari scalzi fu ordinato sacerdote e poco dopo divenne dottore in Filosofia. Uomo di grande equilibrio, percorse una brillante carriera nell’ordine arrivando a essere eletto maestro generale. Ricoperse l’ufficio per sei anni; nel 1672 fu nominato vescovo di Ampurias e Civita, ma dopo appena un anno, nel 1673, fu trasferito nuovamente in Spagna nella diocesi di Segorbe.

Sanciot, Andrea Gentiluomo alghe` sec. XV-?). rese (Alghero, prima meta ´ discendeva per parte di madre Poiche dai Pinna, famiglia che nel corso del XIV aveva subito delle ingiustizie a opera dei Doria, animato da antica ruggine nel 1436 prese parte alla guerra ` Doria. Si distinse nella contro Nicolo conquista del castello di Monteleone e nello smembramento dei domini tolti ai Doria ebbe modo di ottenere in ` appartenuti a suo feudo i territori gia nonno materno, dei quali a suo tempo i Doria si erano arbitrariamente impadroniti.

Sanciu, Antonio Archeologo (n. Bud` 1948). Lavora presso la Soprintenduso denza archeologica per le province di Sassari e Nuoro; negli ultimi anni ha prevalentemente lavorato a Olbia collaborando con Rubens D’Oriano. Tra i suoi scritti: Notiziario: Monte Colvos` e Sa janna ’e Su Laccu-BudBudduso `, entrambi in ‘‘Rivista di Scienze duso preistoriche’’, XXXVII, 1-2, 1982; Lo

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Sanciu scavo del nuraghe Belveghile di Olbia, ‘‘Nuovo Bullettino archeologico sardo’’, 3, 1986; Olbia, via Porto Romano. Scavo in area urbana e Corso Umberto. Scavo in area urbana, ‘‘Nuovo Bullettino archeologico sardo’’, 2, 1989; Olbia: nuraghe Belveghile, ‘‘Bollettino di Archeologia’’, 1-2, 1990; Le matrici fittili, in Contributi su Olbia punica, 1991; Olbia. Il territorio, in Olbia e il suo territorio. Storia e archeologia, 1991; Bolli su terra sigillata italica da Olbia, in L’Africa romana. Atti del IX Convegno di studi, 1992; Cheremule. Censimento archeologico, ‘‘Bollettino di Archeologia’’, 19-21, 1994; Olmedo. Censimento archeologico, ‘‘Bollettino di Archeologia’’, 19-21, 1996; Le popolazioni r urali tra Cartagine e Roma: Santu Giolzi di Romana, in I Fenici in Sardegna, 1997.

Sanciu, Fedele Allevatore, consigliere ` 1959). Fin da gioregionale (n. Budduso vane interessato alla dimensione sociale del rapporto dell’uomo con l’ambiente, nel corso degli anni ha ricoperto numerosi incarichi pubblici; dal ` presidente del Consorzio di bo1998 e nifica del Liscia e consigliere della Camera di Commercio di Sassari. Nel ` stato eletto consigliere regio2004 e nale di Forza Italia per la XIII legislatura nel collegio di Olbia, ma nel 2006 si ` dimesso avendo optato per il Senato e della Repubblica.

Sancta Maria Magdalena Antico centro, probabilmente una corte, ubicata ` di Lollove. Faceva parte in prossimita del giudicato di Gallura ed era compresa nella curatoria di Orosei. Il suo ` attorno alla nucleo abitato si sviluppo chiesa di Sancta Maria Magdalena e dopo la conquista catalano-aragonese ` a far parte del Regnum Sardientro niae. Nei decenni successivi fu danneggiato dalle vicende della guerra

tra Genova e Aragona e rimase abitato ` del secolo XIV. soltanto fino a meta

Sancta Victoria Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato di Torres, compreso nella curatoria del Montiferru. Era ubicato nelle vicinanze di Sennariolo. Quando la famiglia giudicale di Torres si estinse il villaggio, unitamente a tutta ` al giudice d’Arbola curatoria, passo rea, che entro la fine del secolo lo an´ al suo stato. Dopo la caduta del nette ` a far parte giudicato, nel 1417 entro dei territori concessi in feudo a Gu` nel 1421 ˜ ans, che pero glielmo Montan lo vendette agli Zatrillas. Negli anni ` e dopo il 1436 fu successivi si spopolo abbandonato.

Sancti innumerabiles Espressione usata dall’arcivescovo di Cagliari Francesco D’Esquivel nella lettura del frammento di una lapide rinvenuto nel 1615 nelle catacombe di San Lucifero, a Cagliari, insieme con una grande ` di ossa. Il frammento, in vequantita ` , recava solo il testo monco ‘‘+ rita s...inum....’’, ma la lettura data dall’arcivescovo fece ritenere che le ossa ritrovate fossero quelle di un certo numero di martiri dei primi secoli del Cristianesimo. Fu pertanto decisa la loro translazione in Duomo, dove l’arcivescovo fece costruire appositamente la cripta; la translazione delle reliquie fu compiuta nel 1618 con una solenne cerimonia. Il fatto si inquadra ` di ricerca di relinell’intensa attivita quie di martiri che tra il 1614 e il 1618 ` la vita delle diocesi di Cacaratterizzo gliari e di Sassari, che si disputavano il titolo di Primate della Sardegna usando le reliquie cosı` ritrovate come testimonianza della diffusione della fede nei rispettivi territori di competenza.

Sanctus Simeon Antico villaggio di probabile origine altomedioevale, po-

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San Gavino di Torres sto alle pendici di monte Caccao in ` di Bonorva in un sito freprossimita quentato fin dall’epoca nuragica; faceva parte del giudicato di Torres, compreso nella curatoria del Costavall. A partire dal secolo XII appartenne ai Malaspina, che quando si estinse la dinastia giudicale di Torres lo inclusero nello stato che formarono con i loro possedimenti nella Sardegna ` , lo cedetsettentrionale. Nel 1308, pero tero in pegno al giudice d’Arborea, che ` . Avendo prestato non lo restituı` piu omaggio al re d’Aragona, dopo la conquista catalano-aragonese vanamente tentarono di ottenerne la restituzione; anzi, quando si schierarono a fianco dei Doria ribelli, nel 1328 ne persero definitivamente il possesso. Il villaggio fu concesso allora dal re d’Aragona al ´ defigiudice d’Arborea, che lo annette nitivamente al suo regno. Scoppiate le guerre tra Aragona e Arborea, fu investito dalle operazioni militari e gravemente danneggiato; nel 1376 fu abbandonato per la peste.

(n. Gand, Belgio, sec. XX). Antichista, dirige il Seminario post-classico del` di Gand. Ha al suo attivo l’Universita un saggio che riguarda la Sardegna, Ces pierres que l’on compte en Sardai`tre hommage a ` Piero Meloni, in gne: pie Sardinia antiqua. Studi in onore di Piero Meloni in occasione del suo 70º compleanno, 1992.

Sanfilippo, Ignazio Archeologo (Sici-

(sec. XIV). Scoppiate le guerre tra Ara` con gli Aragona e Arborea, si schiero ` gona contro gli Arborea. Nella fase piu acuta del confronto, nel 1380 gli fu dato in feudo un villaggio nel Goceano: fu ´ il territorio una provocazione, perche apparteneva al giudicato d’Arborea.

lia, sec. XIX-?, sec. XX). Regio ispettore agli scavi e alla conservazione dei monumenti nell’ultimo decennio del secolo XIX, si trasferı` a Iglesias agli ` leinizi del Novecento. Il suo nome e gato alla scoperta e all’esplorazione del villaggio nuragico di Seruci a Gonnesa nel 1901. Tra i suoi scritti: Relazione sulle catacombe di S. Antioco, 1892; Sepolture antichissime riconosciute nella regione di Genna Luas, ‘‘No` ’’, 1893; tizie degli Scavi di Antichita Esplorazioni archeologiche nella grotta del bandito, ‘‘Notizie degli Scavi di An`’’, 1893; Scoperta di una caverna tichita con fittili preistorici nella regione di San Lorenzo in territorio di Iglesias, ‘‘Arte e Storia’’, XII, 1893; Memorie su una grotta funeraria in Sant’Antioco, 1894; Relazione sulla scoperta di una stazione preistorica nel comune di Gonnesa, 1908; Le abitazioni preistoriche in agro di Gonnesa, ‘‘Archivio storico sardo’’, IX, 1914.

Sandaliotis (o Sandalia) Antica denomi-

San Gavino di Torres Cattedrale ro-

Sanda, Giuliano Gentiluomo sardo

nazione della Sardegna; dal greco san´ lion (sandalo). Secondo Plinio (sec. I da ` lo storico siceliota Timeo di d.C.) gia Tauromenio, vissuto nei secoli IV-III a.C., chiamava cosı` l’isola: Sardiniam ipsam Timaeus Sandaliotim appellavit ab effigie soleae. Numerose fonti antiche ricordano l’alternanza tra questa denominazione e Ichnussa (dal greco ichnos, ‘‘orma’’, ‘‘pianta del piede’’). [ANTONELLO SANNA]

Sanders, Gabriel Studioso fiammingo

manica, attualmente parrocchiale di Porto Torres. La sua costruzione fu iniziata prima del 1065 da Gonario Comita giudice di Torres e d’Arborea e fu completata entro il 1111 da suo figlio Tor` prima della cochitorio Barisone I. Gia struzione dell’attuale basilica l’area `, della necropoli orientale della citta detta di Monte Agellu, era sede del vescovo di Torres e qui sorgeva una chiesa edificata su un martyrium cristiano. La chiesa fu demolita e l’edifi-

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San Gavino Monreale ` il martyrium cio romanico incorporo che fu trasformato in ipogeo; la basilica fu concepita con impianto a tre navate ad absidi contrapposte. Costruita da maestranze di formazione pisana guidate da architetti pisani su un progetto unitario, l’opera fu portata a termine in due tempi: l’abside orientale e il corpo orientale furono edificati nella prima fase, il resto fu completato alla ripresa dei lavori.

giudice Gonario Comita, del sogno in cui gli apparve S. Gavino, dello scioglimento del voto per la liberazione dalla lebbra, del ritrovamento dei corpi dei protomartiri turritani nella grotta di Balai; indagini successive, calate sui dati sia formali che archeologici, con` di fermeranno la sostanziale validita simile categoria di fonti, basate su perduti documenti autentici e pertanto fe` dei fatti». deli alla realta

San Gavino Monreale Comune della

San Gavino di Torres – Interno della basilica di San Gavino a Porto Torres.

Nel 1492 la basilica fu restaurata e vi fu aperto il portale in forme gotico-arago` legato il culto dei nesi. Alla basilica e martiri turritani Gavino, Proto e Gianuario. «Nell’ambito dei contributi in base alle fonti agiografiche delle ‘‘passioni’’ dei protomartiri isolani – ha scritto Roberto Coroneo (Architettura ` del Mille al primo romanica dalla meta ’300, 1993) – , Bacchisio Raimondo ` pure la Passio di GaMotzo esamino vino, Proto e Gianuario; riconoscendola di redazione altomedioevale in quanto non conserva memoria dell’edificazione della basilica, a differenza dell’Inventio corporum sanctorum Gavini, Proti et Januari (secc. XIII-XIV) e dello Pseudocondaghe di san Gavino (sec. XV), che arricchisce di nuovi dettagli la narrazione della malattia del

provincia del Medio Campidano, com` montana, preso nella XVIII Comunita con 9331 abitanti (al 2004), posto a 54 m sul livello del mare 9 km a ovest di Sanluri. Regione storica: Monreale. Diocesi di Ales. & TERRITORIO Il territorio comunale, di forma grosso modo trapezoidale, si estende per 87,54 km2 e confina a nord con Pabillonis e Sardara, a est con Sardara e Sanluri, a sud con Villacidro e a ovest con Gonnosfanadiga. Si tratta della parte centrale della pianura campidanese, fertile e ricca di acque: intorno al paese passa il rio Bruncu Fenugu, poi rio Malu, che si dirige a nord per gettarsi negli stagni di Marceddı`. S.G.M. si trova pochi chilometri a occidente della superstrada Cagliari-Sas` collegato con due sari, alla quale e strade, una diretta a Sardara, l’altra a Sanluri; altre strade si diramano a raggiera verso Pabillonis a nord, Guspini e Gonnosfanadiga a ovest; Villacidro e Samassi a sud. Il paese dispone anche di stazione lungo la linea ferroviaria Cagliari-Oristano. & STORIA Il territorio conserva alcune ` nuragica e le testimonianze di eta tracce di insediamenti punici e di un centro abitato romano dal quale nel ` il villaggio di NuMedioevo si sviluppo razzeddu dove fu costruita la chiesa di San Gavino. Da questo primitivo nucleo deriva l’attuale centro abitato. Ap-

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San Gavino Monreale parteneva al giudicato d’Arborea ed era compreso nella curatoria del Monreale. Per la sua posizione di confine col giudicato di Cagliari e per la vicinanza del castello di Monreale, durante le guerre tra Aragona e Arborea il suo territorio fu spesso teatro delle operazioni militari e subı` gravi danni. Dopo la caduta del giudicato, nel 1420 fu concesso in feudo a Raimondo Guglielmo Moncada ai cui discendenti fu sequestrato nel 1453. Subito dopo il villaggio fu compreso nei territori acquistati da Simone Royg che, nello stesso ` anno, li rivendette a Pietro di Besalu ` genero del conte di Quirra. Egli pero non aveva il denaro sufficiente per pagare il suo acquisto per cui fu costretto a rivolgersi al suocero per onorare il suo debito col Royg. Quando il conte ` diede il pretesto a Dalmazio morı`, cio Carroz, marito della contessa Violante ` la resti(=), di pretendere dal Besalu tuzione della somma avuta in prestito. ´ lo sfortunato non era in condiPoiche zione di pagare, lo costrinse a cedergli l’intero territorio. Cosı` S.G., a partire ` a far parte della contea dal 1477, entro di Quirra. Nel corso dei secoli succes` ai Centelles, ai sivi dai Carroz passo ` e infine agli Osorio, a Borgia, ai Catala cui fu riscattato nel 1838. Nel 1821 il villaggio fu creato capoluogo di mandamento e incluso nella provincia di Cagliari. Vittorio Angius ci ha lasciato una precisa testimonianza: «Nell’anno 1846, quando la popolazione era di anime 2646, queste erano distinte, in maggiori di anni 20, maschi 832, di femmine 854, in minori, maschi 471, femmine 489, e distribuite in famiglie 635. Per il movimento della medesima si ` medie possono tenere come quantita annuali, nascite 95, morti 70, matri` moni 25. L’ordinario corso della vita e alli 60 anni: molti arrivano agli 80, ed alcuni di forte temperamento e che si

abbiano cura, si approssimano al secolo. Le malattie comuni sono: nell’inverno, infiammazioni di petto per brusco cangiamento di temperatura; nell’estate, febbri gastriche per abuso di frutte immature; nell’autunno, febbri intermittenti e perniciose. Agricoltura. ` di ducento persone che posSono piu sedendo terreni esercitano l’agricoltura sopra i medesimi; degli altri che ` compresi nel totale de’ coloni, ho gia ` con proprietari di alcuni fanno societa terre, o con altra persona che metta le spese del fitto del terreno, il rimanente de’ coloni lavora per mercede nei ` campi altrui. Il territorio di S.G.M. e coltivato in circa tre quinti della sua superficie. In questa parte si comprendono ambe le vidazzoni in cui si alterna la seminagione, i chiusi (cungiaus), le vigne ed i terreni de’ novali (narboni) che nel 1845 furono divisi dalla strovina. Le vigne comprendono un’area, ` computarsi di circa un miglio che puo ` di starelli 800. I chiusi quadrato, cioe sono forse contenuti in una superficie maggiore. In essi si semina, e si introduce a pastura il bestiame di servigio, ` , dove o manso. I terreni, dove piu meno, sono atti ad ogni sorta di biade, e per produrre abbondantemente, basta che le pioggie vengano opportune, e nel tempo della fioritura e maturazione de’ frutti, i seminati non patiscano le nebbia, principalmente quella cosı` malefica che annulla le speranze de’ coloni in poche ore. La seminagione ordinaria si computa di starelli 3500 di grano, 500 d’orzo, 800 di fave, 200 di legumi, tra piselli, lenticchie, ecc., di lino in tot. 5/m. La comune fruttificazione del grano nelle annate ` del 7.plo, nelle annate medioscarse e cri al 10, nelle buone dal 12 al 15, nelle ` . Il grano di S.G.M. e ` ottime dal 20 e piu molto stimato per il panificio. L’orzo, le fave ed i legumi sogliono produrre di

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San Gavino Monreale ` . Il lino non prospera perche ´ il terpiu ` propizio. Appena si posreno non gli e sono avere 25/m manipoli. Uno dei pro` lo zaffedotti particolari di S.G.M. e ` in maggior quanrano, che vi si coltivo ` che in altre parti del regno, ed e ` tita molto stimato nel commercio. Dispiace ` il notare che alcuni ne vanno pero smettendo la coltivazione. Se questa coltura sterilizza il terreno, si sa bene come fare per ingrassarlo. Il Fara nella sua corografia, dando un cenno del giudicato (come erano appellati i grandi dipartimenti) del Colostrai, nota sopra S.G. l’unico particolare dell’ottimo zafferano, che produceva questo territorio. Pastorizia. I pascoli delle terre incolte (sa strovina) sono sostanziosi, ma non molto abbondanti, massime se le pioggie si facciano desiderare. Se fossero chiusi il loro prodotto sarebbe certamente molto maggiore. In inverno e ` nella primavera tutto il territorio puo parere una prateria, e porge largo nutrimento a cavalli, pecore e vacche. In ` del bestiame era altri tempi la quantita ` notevole, che sia nel preassai piu sente, che si possono computare nel Bestiame manso, buoi per l’agricoltura 718, vacche mannalite, o manse 30, cavalli 80, majali 120, giumenti 412; Bestiame rude, vacche 1040, tori, vitelli e vitelle 340, cavalle 300, capre 1500, porci 1200, pecore 7600. I buoi servono ´ generalanche a carreggiare, perche mente chi ha buoi e carro vettureggia all’occasione. I cavalli portano la sella e il basto con carico di cereali, di stoviglie e di bosco per venderlo in quei paesi, dove se ne abbia bisogno. I giumenti servono per la macinazione del grano, non avendosi che un solo molino idraulico, il quale lavora quando possa avere il moto da una sufficiente corrente. I pastori vagano per le terre incolte esposti a tutte le inclemenze at´ non fermandosi in mosferiche perche

nessuna parte non possono ripararsi in ` sono fortunati alcuna capanna, eppero sempre che possano trovare un albero frondoso che li protegga dalla pioggia e dal sole». Dal 1848 S.G.M. fece parte della divisione amministrativa di Cagliari e infine dal 1859 della omonima provincia ricostituita. A partire dalla ` dell’Ottocento, dopo che seconda meta fu collegato dalla ferrovia, la sua eco` . Alle attivita ` tradinomia si sviluppo ` zionali si affiancarono alcune attivita industriali di rilievo e nel 1932 a S.G.M. fu inaugurata una fonderia fatta costruire dalla Montevecchio. Lo svi` venuto luppo industriale del centro e ` meno con la cessazione dell’attivita ` comundella fonderia, la sua vivacita que ha continuato a sorreggerne lo svi` divenuto luppo e negli ultimi anni e uno dei punti di riferimento per la nascita della provincia del Medio Campidano cui ha aderito. & ECONOMIA Le attivita ` di base della sua economia sono l’agricoltura, in particolare la cerealicoltura, l’orticoltura, la frutticoltura, la coltivazione dello zafferano; e l’allevamento del bestiame, in particolare di bovini e suini, in misura minore di ovini, equini e volatili. Negli ultimi decenni si sta svi` industriale luppando anche l’attivita nei settori agroalimentare, lattiero-caseario, dei laterizi, della metallurgia e ` discretamente svilupdell’edilizia. E pata la rete di distribuzione commerciale. Vi operano due alberghi con 24 posti letto e due ristoranti. Servizi. ` collegato da autolinee e da ferS.G.M. e rovia agli altri centri della provincia. Dispone di Pro Loco, stazione dei Carabinieri, ospedale, medico, guardia medica, farmacia, scuola dell’obbligo e scuola secondaria superiore (Liceo scientifico e Liceo pedagogico), sportelli bancari. Possiede una Biblioteca

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San Gavino Monreale comunale, una stazione radiotelevisiva, un periodico quindicinale. & DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 9938 unita di cui stranieri 117; maschi 4857; femmine 5081; famiglie 3189. La tendenza complessiva rivelava una diminuzione della popolazione, con morti per anno 93 e nati 62; cancellati dall’anagrafe 123 e nuovi iscritti 82. Tra i principali indicatori economici: imponibile medio IRPEF 17 817 in migliaia di lire; versamenti ICI 3043; aziende agricole 882; imprese commerciali 429; esercizi pubblici 64; esercizi all’ingrosso 9; esercizi al dettaglio 197; ambulanti 27. Tra gli indicatori sociali: occupati 2648; disoccupati 322; inoccupati 752; laureati 148; diplomati 1392; con licenza media 3312; con licenza elementare 2633; analfabeti 414; automezzi circolanti 3468; abbonamenti TV 2557. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il ter` ricco di testimonianze archeoritorio e logiche, tra le quali i nuraghi Nuraxeddu, Porcedda, Sa Sennora, Scrocca, Su Nuraxi, Su Pranu. Di grande importanza sono poi numerosi siti risalenti al periodo romano che dimostrano come il territorio fosse in quell’epoca intensamente sfruttato da alcune co` di agricoltori. munita & PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE Nel corso del secolo XX il centro abitato ha subı`to profonde trasformazioni urbanistiche, conserva comunque ancora qualche vecchia casa a corte costruita in mattoni di terra ` diri) e numerose chiese a tecruda (la ` stimonianza del passato. Il nucleo piu ` individuabile attorno alla antico e chiesa di San Gavino. L’edificio, che attualmente appartiene a un ordine monastico, fu costruito tra il 1310 e il 1350 per impulso della famiglia giudicale; ha una sola navata con l’abside e aveva forme gotiche e la copertura in legno a

capriate. Divenne uno dei centri di spi` della famiglia dei Bas Serra. ritualita Nel corso del secolo XV il prospetto venne trasformato in forme aragonesi; un altro intervento posto in essere nel ` la volta che fu secolo XVIII riguardo sostituita con l’attuale a botte. Nel 1983 sono stati individuati, nelle sculture antropomorfe di quattro peducci nel catino dell’abside, i ritratti di Eleonora d’Arborea, Brancaleone Doria, ` Ugone III e Mariano IV. La parte piu ` sviluppata inrecente del paese si e torno alla chiesa di Santa Chiara, parrocchiale costruita nel secolo XVI e successivamente rimaneggiata. L’interno ha una navata scandita in quattro campate da archi ogivali che sorreggono la copertura in legno; su di essa si aprono alcune cappelle laterali che conservano elementi di architettura gotica e il presbiterio ristrutturato nel secolo XVII. Il campanile, a canna quadrata, fu demolito nel 1937 e ricostruito alcuni anni dopo. Non lontana sorge la chiesa di Santa Croce, costruita nel secolo XVI e sede della Confraternita del Rosario; ha un’unica navata e vi si custodiscono il grande crocifisso usato per il rito de s’Iscravamentu e una sta` di Antotua della Madonna della Pieta nio Cano (=) della fine del secolo ` anche il comXVIII. Di grande rilievo e plesso di Santa Lucia, costituito da una chiesa e un convento dei Minori osservanti costruiti nel secolo XVI sulle rovine di un precedente complesso benedettino del secolo XIII. La chiesa ha ` complel’impianto a una navata ed e tata da alcune cappelle laterali e dal presbiterio; nel 1700 fu ampliata ulteriormente. L’intero complesso nel 1866, con lo scioglimento degli ordini ` al demanio e fu ceduto religiosi, passo ` a privati che lo destinarono ad attivita industriali snaturandone la struttura. Solo nel 1939 il complesso fu restituito

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Sanges ai Francescani e furono iniziati i lavori ` stata di restauro; nel 1977 la chiesa e riaperta al culto. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Tradizionale, nei mesi di febbraio e marzo, ` il Carnevale sangavinese che negli ule timi decenni ha assunto importanza e richiama un numero crescente di persone anche da altri centri per le numerose manifestazioni che vi si svolgono; culmina in un’imponente sfilata di carri allegorici appositamente costruiti. Importanti e assolutamente singolari sono i riti della Settimana santa, specie la cerimonia de s’Iscravamentu che si svolge il Venerdı` santo nella piazza antistante la chiesa parrocchiale illuminata a giorno. Consiste nella deposizione del Cristo dalla croce; alle varie fasi della manifestazione, che si svolgono nella forma di una sacra rappresentazione, prendono parte Giuseppe d’Arimatea, Nicodemo, la Madonna, San Giovanni e altri personaggi vestiti in costume. Avvenuta la deposizione, la statua del Cristo viene trasferita alla chiesa di Santa Croce e adagiata su una lettiga che viene accompagnata, al canto del Miserere, da una solenne processione. Tra il giugno e il settembre si svolgono numerose altre manifestazioni che sono sconosciute come Estate sangavinese; ma la ricorrenza di maggior richiamo si svolge a novembre in occasione della Mostra regionale dello zafferano, prodotto al quale S.G.M. riserva molti dei suoi terreni. Alla mostra fanno da contorno numerose manifestazioni di carattere culturale e anche gastrono´ viene data la possibilita ` mico, perche di assaggiare piatti caratteristici che prevedono appunto l’impiego dello zafferano. Infine il 13 dicembre, in occasione della festa di Santa Lucia, molti fedeli indossano l’antico costume.

Sanges, Mario Archeologo (n. Ozieri 1943). Assistente di scavo, tecnico presso la Soprintendenza archeologica per le province di Sassari e Nuoro. In anni di studio ha affinato le proprie competenze divenendo un esperto del periodo prenuragico, al quale ha dedicato numerosi studi. Tra i suoi scritti: Testimonianze della cultura di Bonnanaro nella grotta di Sisaia, ‘‘Gruttas e Nurras’’, I, 2, 1974; Nuoro. Museo civico, 1978; Due domus de janas nel territorio di Oliena, in La Sardegna centro-orientale dal Neolitico alla fine del mondo antico, 1980; due schede di Notiziario: grotta di Corbeddu-Oliena e grotta Murroccu-Urzulei, entrambe in ‘‘Rivista di Scienze preistoriche’’, XXXVII, 1-2, 1982; tre saggi, First report on a Paleolithic culture in Sardinia (con Y.P. Sondaar, T. Kostakis e D. Esu), Pleistocene vertebrate faunal evolution in Man on Sardinia, Le culture di Monte Claro e di Bonnanaro in alcune grotte delle codule di Ilune e di Sisine nella costa orientale della Sardegna, tutti in The Deya conference of Prehistory, ‘‘British Archaeological Report International Series’’, 229, I e II, 1984; quattro schede, La tomba megalitica di Aiodda Nurallao, La grotta Corbeddu-Oliena, Tombe ipo` domus de janasgeiche in localita Oliena, La grotta Murroccu-Urzulei, ` nel territotutte in Dieci anni di attivita rio della provincia di Nuoro 1975-1985, 1985; The Pleistocene deer hunter of Sardinia (con Y.P. Sondaar), ‘‘Geobios’’, XIX, 1, 1986; La valle di Lanaittu: note archeologiche, in Guida delle escursioni al Congresso internazionale su I primi uomini in ambiente insulare, 1988; Oliena: la preistoria, in L’Antiquarium Arborense e i civici musei archeologici della Sardegna, 1988; Un aspetto della cultura di Monte Claro da Orroli, ‘‘Rassegna di Archeologia’’, 7, 1988; Dating of the upper Pleistocene lithic industry of

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San Giovanni Sardinia, ‘‘Radiocarbon’’, 31, 3, 1989; Il Paleolitico e l’industria litica del Neolitico (con G. Pitzalis), ‘‘Sardegna archeologica’’, 1990; Il nuraghe Arrubiu ` nuragica, 1990; di Orroli, in La civilta La valle di Lanaittu. Oliena, in Archeologia e territorio, Catalogo della mostra, 1990; La fine del Pleistocene nella grotta Corbeddu in Sardegna. Fossili umani, aspetti paleontologici e cultura materiale, ‘‘Rivista di Scienze preistoriche’’, XLI, 1-2, 1990; Atzara. Chiesa di S. Gavino, ‘‘Scavi e Scoperte’’, 10, 1991; due schede, I primi abitanti dell’isola e La fauna pleistocenica, in Sardegna. Ci` di un’isola mediterranea, Catalogo vilta della mostra, 1993; Oliena. Grotta Corbeddu e grotta Concas ’e sos TroccosGolfo Aranci Capo Figari. Campagna di scavo e prospezioni (con P.Y. Sondaar), ‘‘Bollettino di Archeologia’’, 10, 1993; Il nuraghe Arrubiu di Orroli (con Fulvia Lo Schiavo), collana ‘‘Itinerari e guide’’, 20, 1994; Il popolamento della Sardegna nel tardo Pleistocene: nuova acquisizione di un resto fossile umano della grotta Corbeddu, ‘‘Rivista di Scienze preistoriche’’, XLV, 1995; The human colonization of Sardinia: late Pleistocene human fossil from Corbeddu Cave, ‘‘Comptes rendues de l’Accademie des Sciences de Paris’’, 320, II, 1995; Oliena. Grotta Corbeddu, campagna di scavo 1992-93 (con P.Y. Sondaar), ‘‘Bollettino di Archeologia’’, 19-21, 1996; La cultura di Ozieri a Orroli, in La cultura di Ozieri. La Sardegna e il Mediterraneo tra il IV e il III millennio a.C., ` del Sarcidano e della 1997; L’eredita Barbagia di Seulo (a cura di), 2000.

San Giorgio Miniera di piombo e zinco situata in territorio del comune di Iglesias. Il suo sfruttamento risale a epoche lontane: sono riscontrabili segni ` fin dal periodo pievidenti di attivita ` imsano, quando divenne uno dei piu portanti campi minerari d’Europa. Ab-

bandonato durante il periodo spagnolo, il suo sfruttamento riprese nel 1870; pochi anni dopo vi fu costruito un singolare edificio a forma di castello medioevale detto Sa macchina beccia. Era un centro di sollevamento del minerale che funzionava con energia a vapore; unico nel suo genere, riusciva ad azionare un ascensore in grado di portare in superficie i materiali scavati a qualche centinaio di me`. tri di profondita

San Giovanni1 Miniera di piombo e zinco in territorio del comune di Gon` tra le piu ` antiche della Sardenesa. E gna, sfruttata fin dai tempi dei Romani. Nel periodo pisano, quando veniva chiamata miniera di Barlao, era sfruttata intensamente, tanto che pur con ` a scatecniche rudimentali si arrivo vare pozzi profondi fino a 100 m. Si ha ` mineraria notizia di una certa attivita ` del secolo ancora nella prima meta XVI, alla quale segue un silenzio inter` dell’Ottocento. Le atrotto solo a meta ` ripresero nel 1867 a opera della tivita Gonnesa Mining Company Limited che ` gli impianti ottenendo buoni sviluppo ` non fu risultati. In seguito la societa ` in condizione di sorreggerne lo svipiu luppo e, dopo un tentativo di cessione alla Monteponi, alla fine dell’Otto` alla Pertusola. In pochi cento passo anni la miniera divenne la terza nell’isola per la produzione delle calamine; le sue strutture e i suoi impianti furono migliorati e nel 1904 fu costruita una nuova grande laveria. Nel 1918, poi, fu scoperta una nuova enorme massa mi` neralizzata, per cui lo sviluppo sembro poter continuare con le migliori prospettive. Molte gallerie furono elettrificate, furono migliorati i sistemi di trasporto del minerale scavato; in que` con ste condizioni la miniera supero successo la recessione degli anni ` a produrre anche Trenta e continuo

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San Giovanni negli anni successivi, ma allo scoppio della seconda guerra mondiale fu fer` riprese mata. Nel dopoguerra l’attivita ` dalle 20 000 t ane la produzione passo nue alle 426 000 t degli anni Sessanta, quando gli occupati toccarono il numero record di 6700. Negli stessi anni, ` , ebbe inizio la crisi che porto ` pero come conseguenza una drastica diminuzione degli addetti, seguita da dure lotte sindacali. Nel 1967 la Pertusola ` cedette l’impianto alla Societa ` Piombo-Zincifera Sarda di proprieta pubblica; erano questi gli anni in cui cominciava a prendere forma il progetto di centralizzare le produzioni del piombo e dello zinco nella miniera di Campo Pisano, per cui San Giovanni fu gradualmente abbandonata e in ` alla parte smantellata. Nel 1982 passo ‘‘Samin’’ e infine, nel 1987, alla SIM, `. che ridusse ulteriormente l’attivita Ormai il suo prodotto viene convogliato a Campo Pisano. GROTTA DI SANTA BARBARA All’interno della miniera di San Giovanni si trova la grande e spettacolare Grotta di Santa Barbara. Le sue volte sono coperte da cristalli tabulari di barite blu di grande effetto, che l’illuminazione artificiale valorizza nel contrasto che essi creano con fantastiche colonne di stalattiti bianche. Entrando nella grotta il visitatore ha l’impressione di essere immerso in uno scenario nel complesso fiabesco. La direzione della ` di miniera sta studiando la possibilita aprire al pubblico la grotta, che fino al 1993 non era visitabile.

San Giovanni2 Centro abitato della provincia di Sassari, frazione di Sassari (da cui dista 8 km), con circa 1000 abitanti, posto a 93 m sul livello del mare a nord-ovest del comune capoluogo, lungo la superstrada per Porto Torres. Regione storica: Fluminargia. Archidiocesi di Sassari.

` costituito TERRITORIO Il territorio e da un tavolato calcareo che digrada dolcemente verso il litorale del golfo dell’Asinara, tradizionalmente adibito all’allevamento e all’agricoltura (olio e cereali). Le comunicazioni sono assicurate dalla superstrada, ma a S.G. si trova anche una stazione ferroviaria lungo la linea Sassari-Porto Torres. & STORIA Nato dapprima come punto di concentrazione di allevatori e agri` sviluppato coltori, l’insediamento si e ` lungo la poi come appendice della citta ` sede grande via di comunicazione, ed e ` commerciali e anche di alcune attivita produttive. & PATRIMONIO ARTISTICO E CULTU` significativo e ` la RALE L’edificio piu chiesa di San Giovanni, situata poco fuori dall’abitato a breve distanza dalla strada per Porto Torres; fu costruita nel secolo XVI; ha tre navate scandite da archi a tutto sesto pog` completata gianti su tozzi pilastri ed e da un presbiterio quadrato; la coper` con volte a botte. tura e &

San Giovanni di Ofillo Antica corte situata a poca distanza del villaggio di Orfili nella curatoria omonima del giudicato di Gallura. Si sviluppava attorno alla chiesa di San Giovanni, che dipendeva dalla diocesi di Civita; apparteneva all’ordine dei Templari, che riuscirono a conservarne il possesso per qualche tempo anche dopo la bolla di soppressione dell’ordine, nel 1312.

San Giovanni di Ossillili Antica corte situata nella curatoria di Galtellı` del giudicato di Gallura. Le sue origini risalgono al secolo XII; nel 1150 apparteneva al monastero toscano di San Felice di Vada; in seguito il suo abitato si ` notevolmente e si arricchı` in sviluppo conseguenza di alcune generose donazioni dei giudici di Gallura. Ma nel ` comcorso del secolo XIII si spopolo pletamente.

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San Giovanni di Sinis

` – La torre, visibile in San Giovanni di Sarrala lontananza, si affaccia sul litorale di Tertenia.

` Torre coSan Giovanni di Sarrala ` Marina di Tertenia. stiera in localita Fu costruita nel 1639 e destinata alla difesa pesante; dotata di quattro cannoni e di quattro spingarde, nel corso dei secoli contribuı` a scoraggiare diversi tentativi di sbarco. Durante la seconda guerra mondiale fu sventrata e adattata a fortino.

San Giovanni di Sinis Centro abitato della provincia di Oristano, frazione di Cabras (da cui dista 12 km), con circa 40 abitanti, posto a 7 m sul livello del mare a sud-ovest del comune capoluogo, sulla punta della penisola che chiude a nord il golfo di Oristano. Regione storica: Campidano Maggiore. Archidiocesi di Oristano. & TERRITORIO Il territorio e ` costituito da una penisola che ha a occidente il mare aperto, a oriente l’area riparata del golfo e lo stagno di Mistras, importante oasi naturalistica. Le comunicazioni sono assicurate da una strada che giunge da Cabras e Oristano e si conclude qui, in corrispondenza con le vicine rovine di Tharros. & STORIA Il villaggio si sviluppo ` pre-

sumibilmente in periodo altomedioe` della chiesa di San vale in prossimita Giovanni, per poi scomparire nel corso del secolo XI, dopo il trasferimento della capitale giudicale da Tharros a Oristano. Fu abbandonato dagli abitanti anche a causa delle frequenti incursioni di corsari; solo dopo secoli di abbandono e di silenzio fu di nuovo frequentato da pescatori. Il territorio fu ` sicuro dalle torri litoranee reso piu che limitarono i pericoli. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il territorio circostante conserva numerose vestigia punico-romane legate alla vi` di Tharros. cina citta & PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE A partire dal secolo XVIII vi si ` un insieme di capanne (barsviluppo raccas) che i pescatori costruirono come residenza temporanea e punto ` . Col d’appoggio per le loro attivita tempo queste abitazioni divennero sta` del bili e nel corso della seconda meta Novecento furono trasformate in comode residenze balneari suscitando una non sopita polemica. Si trattava delle tipiche capanne dei pescatori costruite a pianta rettangolare: una intelaiatura portante in tronchi sulla quale vengono connesse pareti e spioventi in canne e in fascine. L’insieme e le dune circostanti conferivano a queste costruzioni un carattere singolare di enorme bellezza e di grande fascino. Altro documento di grande rilievo sono le torri costiere tra le quali la torre di Sevo: sorge a poca distanza dall’attuale abitato lungo il tratto settentrionale della costa a picco sul mare; di forma cilindrica, in buone condizioni, fu costruita intorno al 1720 e aveva funzione di osservazione e di difesa; a due piani, conserva al proprio interno due vasti ambienti a cupola comunicanti attraverso una scaletta. Infine quella detta di San Giovanni di Sinis: co-

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San Giovanni Suergiu struita nel 1591 e destinata alla difesa ` un edificio di notevoli dipesante, e mensioni con una grande volta a cupola e con muri perimetrali spessi circa 4 m. Posta a una quota di 50 m sul livello del mare, domina le rovine della ` di Tharros ed e ` in collegamento citta con le altre torri del golfo di Oristano.

San Giovanni di Sinis – Abitazioni temporanee di pescatori.

San Giovanni Suergiu Comune della provincia di Carbonia-Iglesias, com` montana, preso nella XXII Comunita con 6072 abitanti (al 2004), posto a 16 m sul livello del mare a ridosso della fascia costiera antistante l’isola di Sant’Antioco. Regione storica: Sulcis. Diocesi di Iglesias. & TERRITORIO Il territorio comunale, di forma allungata da nord-ovest a sudest, si estende per 70,63 km2, comprendenti anche le frazioni di Matzaccara, Palmas e Is Origas, e confina a nord con Portoscuso e Carbonia, a est ancora con Carbonia e con Tratalias, a sud con Giba e a ovest col mare Mediterraneo e con Sant’Antioco. Si tratta di una fascia costiera pianeggiante, delimitata a occidente dal litorale, a oriente ` atdai primi rilievi dell’Iglesiente; e

traversata da alcuni piccoli corsi d’acqua che scendono dalle alture al mare, e ha a sud, delimitato tra l’altro dall’istmo utilizzato per i collegamenti con Sant’Antioco, l’ampio stagno di Santa Caterina. S.G.S. si trova lungo la statale 126 che, proveniente da Sant’Antioco, si dirige verso nord lungo la costa; e proprio in corrispondenza col paese si connette con la 195 proveniente da Cagliari lungo il litorale meridionale. & STORIA Il territorio conserva alcune ` prenuragica e nutestimonianze di eta ragica, le tracce di insediamenti punici e di un centro abitato romano dal ` la villa quale nel Medioevo si sviluppo di Palmas de Sols. Presso Palmas de Sols, a partire dal secolo IX, si rifugiarono gli abitanti di Sulci per proteggersi dalle incursioni degli Arabi. Apparteneva al giudicato di Cagliari ed era compreso nella curatoria del Sulcis. Dopo la caduta del giudicato, nella divisione del 1258 fu compreso nei territori assegnati ai Della Gherardesca e alcuni anni dopo, quando i due rami della famiglia fecero tra loro una se` al ramo del conda divisione, tocco ` noto, alla fine conte Ugolino. Come e del secolo XIII i suoi figli fecero guerra al Comune di Pisa per vendicarne la ` sconfitti e persero morte, furono pero tutto; da quel momento il villaggio prese a essere amministrato da funzionari del Comune. Subito dopo la conquista aragonese Palmas fu concesso in feudo a Guglielmo di Montgry i cui figli, nel 1349, lo cedettero ad Alibrando de Ac ¸ en che lo inserı` in un feudo di grandi proporzioni che andava formando. Quando nel 1364 egli ` con il giudice d’Arborea il si schiero villaggio fu confiscato e concesso a Pie` ne perse il contro De Milany che pero trollo allo scoppio della seconda guerra tra Pietro IV e Mariano IV. Du-

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San Giovanni Suergiu rante le guerre tra Aragona e Arborea il suo territorio fu spesso teatro delle operazioni militari, subı` gravi danni e ` a spopolarsi. Fu occupato comincio dalle truppe giudicali che lo tennero fino alla battaglia di Sanluri nonostante nel 1391 il re lo avesse concesso in feudo ai Montbuy. Finita la guerra Palmas de Sols pervenne finalmente ad Alamanno Montbuy, ma oramai il suo territorio era una vasta plaga boscosa rifugio di pastori e di bande di briganti. Nel corso dei secoli succes` agli Aragall, ai sivi dai Montbuy passo Bellit, ai Gualbes, ai Brondo e infine ai Bou Crespi ai quali fu riscattato nel ` a rimanere 1838. Il territorio continuo disabitato e solo a partire dal secolo ` un XVIII prese a ripopolarsi e si formo medau attorno alla antica chiesa del villaggio scomparso. Nel 1853 Palmas divenne comune ma nel 1880 l’amministrazione fu trasferita nella sua sede attuale che prese a chiamarsi Palmas Suergiu. Solo nel 1952 il villaggio assunse l’attuale denominazione. & ECONOMIA Le attivita ` di base della sua economia sono l’agricoltura, in particolare la cerealicoltura, la viticoltura e l’orticoltura, e l’allevamento del bestiame, in particolare di bovini e suini e in misura minore di ovini e caprini. Negli ultimi decenni si sta svi` industriale luppando anche l’attivita nei settori della piscicoltura, degli ali` mentari, del vetro e della stampa. E sufficientemente organizzata la rete di distribuzione commerciale. Servizi. ` collegato da autolinee agli altri S.G.S. e centri della provincia. Dispone di Pro Loco, stazione dei Carabinieri, medico, guardia medica, farmacia, scuola dell’obbligo, sportelli bancari. Possiede una Biblioteca comunale. & DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 6279 unita di cui stranieri 49; maschi 3154; fem-

mine 3125; famiglie 1827. La tendenza complessiva rivelava una diminuzione della popolazione, con morti per anno 50 e nati 59; cancellati dall’anagrafe 171 e nuovi iscritti 102. Tra i principali indicatori economici: imponibile medio IRPEF 17 530 in migliaia di lire; versamenti ICI 1952; aziende agricole 864; imprese commerciali 229; esercizi pubblici 21; esercizi al dettaglio 66; ambulanti 21. Tra gli indicatori sociali: occupati 1536; disoccupati 242; inoccupati 598; laureati 53; diplomati 535; con licenza media 1997; con licenza elementare 1961; analfabeti 300; automezzi circolanti 2252; abbonamenti TV 1576. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il ter` ricco di testimonianze archeoritorio e logiche a partire dal periodo prenuragico; in particolare le domus de janas di Loci Santus, risalenti alla cultura di Ozieri, e quelle di Cramina Lana, complesso di domus di diverse tipologie; in alcune di esse si notano lastroni incisi con figure umane e un carro a ruote radiate. Di qualche interesse sono anche i nuraghi Is Paras, Loci, Palangianu e in territorio di Matzaccara, frazione a 8 km dal paese, le imponenti ` purovine di un centro abitato di eta ` a essere abitato in nica che continuo ` romana (forse il Populum citato da eta ` possibile inTolomeo); di questa fase e dividuare i resti di un complesso termale e la necropoli. & PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE Di grande interesse per la ricostruzione della memoria storica del ` il nucleo abitato di Palmas villaggio e che sorge a 3,5 km da S.G.S. Fu il primo nucleo di ripopolamento del territorio; ` presso il rio Palmas attorno si sviluppo alla chiesa di Santa Maria, edificio costruito nel secolo XII in forme romaniche. Ha un’aula mononavata con abside e copertura in legno a capriate;

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San Giovanni Suergiu all’esterno i muri perimetrali e la facciata sono decorati da un motivo continuo a doppie listelle. Certamente fu la parrocchia dell’antica Palmas de Sols e, quando nel corso del secolo XVIII il centro riprese a vivere, subı` radicali restauri. Qualche anno fa il piccolo ` stato rimesso a nuovo, scrive tempio e S. Mantega: «Una chiesa dell’anno Mille testimone solitaria degli ultimi ` dieci secoli della storia del Sulcis. E quello che rimane dell’antica borgata medioevale di Palmas. La chiesa sorge in una radura. Poggia le fondamenta sui resti di un antico tempio pagano se ` antico nuraghe. Palmas non di un piu ` piu ` . Trentasei anni fa le case non c’e dei contadini e pastori sono state rase al suolo e ricostruite qualche chilome` in la ` , verso S.G.S. Le infiltratro piu zioni di acqua provocate dalla costruzione della diga di Monte Pranu le avevano minate alle fondamenta. Del vecchio paese restano soltanto pietre sparse nel pianoro... Ma a testimoniare ` rimasta la chiesa del tempo passato e dell’anno Mille... Una paziente opera di recupero e restauro ha consentito ora di ristrutturare il tempio. La pic` uno spettacolo di archicola chiesa e tettura romanico-pisana. Risale al` cil’anno Mille, non ci sono dubbi. ‘‘E tata insieme alla chiesa di S. Antioco nel Cartulaire dell’abate di San Vittorio di Marsiglia’’, spiega Don Nicolino Vacca che da appassionato archeologo ne ha ricostruito la storia ‘‘che testimonia la presenza della chiesa dall’anno ` il documento che consente di 1010’’. E datare con sicurezza la chiesa. Cin` tardi, nel 1606 Torchitoquant’anni piu ` le rio, giudice cagliaritano, consegnera chiese del Sulcis ai monaci benedet` tini di Montecassino. E trent’anni piu tardi, nel 1089, il figlio Costantino chia` a Palmas i Benedettini di San Vitmera tore di Marsiglia. I monaci in quel pe-

riodo erano presenti in altre quattro chiese sparse nel Sulcis. C’era la chiesa madre a Flumentepido, nei ` l’unica rimasta pressi di Carbonia. E ancora in piedi assieme a quella di Palmas. Della chiesa di Santa Maria di Villarios resiste soltanto la facciata. Men` piu ` traccia delle chiese di tre non c’e San Giorgio di Tului (Giba) e di San Vincenzo di Taberna, vicino a Matzac` anche molto probabile che la cara. E chiesa di Santa Maria di Palmas sia stata sede vescovile per alcuni decenni. Nel primo secolo dopo l’anno Mille i vescovi del Sulcis dovettero infatti abbandonare Sant’Antioco a causa delle incursioni dei pirati sara` probabile che si siano ceni. Ebbene e rifugiati a Palmas. La chiesa di Tratalias (diventata poi sede vescovile) venne inaugurata infatti soltanto nel 1213. Gli storici concordano nel ritenere che le spoglie dei vescovi Aimone e Alberto che vi si trovano, siano state ` un trasferite lı` da una chiesa vicina. E miracolo che l’antica chiesa sia arrivata quasi intatta sino ai nostri giorni. Dalla partenza dei Benedettini, nel ` del 1800 la chie1340, fino alla meta ` stata periodicamente abbandosetta e nata. Era diventata un ricovero per il bestiame. Il restauro le ha restituito ` tutto il suo splendore». Cuore delpero ` la chiesa di San l’attuale villaggio e Giovanni Battista, parrocchiale costruita nel 1959 su progetto dell’architetto Di Tomassi in forme modernissime: a pianta rettangolare, con un’unica aula e cappelle laterali. All’interno conserva un grande mosaico realizzato da Filippo Figari (=) e altre statue di scultori contemporanei. Si affac` collegata cia su una grande piazza cui e da una scenografica scalinata. Altro complesso interessante sono i ruderi dell’antica chiesa di San Giovanni Battista, situati alla periferia dell’abitato;

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San Gregorio costruita nel secolo XIV in forme tardoromaniche, aveva l’impianto a una navata. Attualmente restano una parte della facciata e del muro perimetrale. Altra importante testimonianza del passato sono i ruderi del castello di Palmas, fortezza che fu fatta costruire nel secolo XI dai giudici di Cagliari per proteggere l’antico villaggio di Palmas de Sols (=), dove si erano rifugiati gli abitanti di Sulci. Caduto il giudicato, ` nelle mani dei Della nel 1258 passo Gherardesca e alcuni anni dopo, quando essi fecero una nuova divisione tra i due rami della famiglia, al conte Ugolino. I suoi figli ne persero il possesso alla fine del secolo XIII, quando furono sconfitti da Pisa nella guerra che avevano iniziato per vendicare la morte del padre. Nel 1323 fu investito dalle truppe aragonesi sbarcate per iniziare la conquista della Sardegna, espugnato e gravemente danneggiato. Il castello fu occupato da una `a guarnigione di truppe reali ma inizio decadere ed entro la fine del secolo ` in rovina. Attualmente restano ando una torre in pessimo stato e qualche tratto del muro di cinta. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Le tradizioni popolari del villaggio sono connesse non tanto al suo passato medioevale quanto alla fase della sua ri` costituzione e ripopolamento. Le piu importanti manifestazioni si tengono durante l’estate, in particolare a luglio, quando si svolge la festa in onore della Madonna delle Grazie; conosciuta come Sa Festixedda, culmina in una spettacolare processione a mare. Ad agosto, in occasione dell’Estate Sangiovannese, si svolge un nutrito programma di manifestazioni che richia` di turisti. mano una grande quantita

San Gregorio Centro abitato della provincia di Cagliari, frazione di Sinnai (da cui dista 20 km), con circa 100 abi-

tanti, posto a 265 m sul livello del mare a ovest del comune capoluogo, lungo la statale 125 Orientale sarda. Regione storica: Campidano di Cagliari. Archidiocesi di Cagliari. & TERRITORIO Il territorio e ` costituito dalle pendici occidentali del massiccio dei Sette Fratelli (1023 m), a tratti boscose e a macchia, a tratti a pascolo. Nei pressi del villaggio scorre il rio Longu, che scende a gettarsi nel golfo di Quartu. Le comunicazioni sono assicurate dalla statale 125 che, prima di arrivare alla periferia di Cagliari, ha una deviazione per Maracalagonis e per il capoluogo Sinnai. & STORIA Il territorio di S.G. fu frequentato fin dall’epoca romana e vi sorse il centro di Ferraria, posto lungo la strada da Cagliari a Tibula e specializzato nella raccolta di minerali. Scomparsa Ferraria, in epoca bizan` una comunita ` di motina vi si insedio naci Basiliani che vi introdusse il culto di San Gregorio Nazianzeno. Il territo` a far parte del giudicato di rio entro Cagliari e fu incluso nella curatoria del Campidano. Attorno alla chiesa di ` il villaggio di San Gregorio si sviluppo Villanova Sa Pannuga. A partire dal 1258 fu amministrato direttamente dal Comune di Pisa. Dopo la conquista aragonese fu incluso nel grande feudo dei Carroz, ma il villaggio fu abbandonato prima della fine del secolo XIV. Il terri` a far torio, oramai deserto, continuo parte del feudo di Quirra di cui seguı` le sorti fino al riscatto dei feudi nel 1838. La chiesa di San Gregorio conti` pero ` a essere frequentata periodinuo camente in occasione della festa del ` santo. A partire dalla seconda meta dell’Ottocento, a opera di un gruppo di famiglie della borghesia cagliaritana che costruirono le loro case di villeggiatura attorno alla chiesa, la borgata prese a svilupparsi e a essere animata

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Sangualo tra la primavera e la fine dell’estate. A partire dal 1950 il territorio circostante fu ulteriormente valorizzato da alcuni insediamenti turistici e dal rinnovato interesse per il comprensorio dei Sette Fratelli (=). & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Interessanti i resti delle Terme Rufiane, complesso termale romano risalente ai secoli III-IV che sorgeva non lontano dalla chiesa omonima. Alcuni decenni fa il sito ha restituito abbondanti resti ` imperiale, di manufatti ceramici di eta monete, spezzoni di colonne e un’iscrizione frammentaria del secolo III che ricorda il restauro dello stabilimento.

Sangualo, Antonio Religioso (Casti` sec. XIV-Santa Seglia, seconda meta verina 1454). Vescovo di Bosa dal 1407 al 1413. Fu nominato vescovo di Bosa nel 1407, ma prese possesso della sua diocesi solo nel 1410, dopo la caduta del giudicato d’Arborea. Il suo rapporto con la popolazione fu difficile, ´ nel 1413 fu trasferito a Stronsicche goli; dopo alcuni anni fu nominato ar` la civescovo di Santa Severina. Lascio Sardegna e morı` nella sua sede.

Sanguinetti, Giuseppe (detto Pippo) Pittore (Cagliari 1904-ivi 1977). Autodidatta oltre che buon pittore, fu un abilissimo disegnatore: fu anche apprezzato caricaturista. Si fece notare soprattutto come grafico pubblicitario; molte delle sue caricature illustrano periodici della Sardegna e della penisola.

Sanguinetti, Sebastiano Religioso (n. Lula 1945). Vescovo di Ozieri dal 1997 al 2006, vescovo di Tempio-Ampurias dal ` 2006. Una volta ordinato sacerdote, e stato per diciotto anni viceparroco e poi parroco a Orgosolo; in seguito, dopo aver ricoperto altri incarichi nella diocesi di Nuoro, tra il 1987 e il ` stato chiamato a Roma come as1991 e sistente centrale dell’Ufficio famiglia

dell’Azione Cattolica. Giornalista pubblicista, dal 1989 ha diretto per un anno ‘‘L’Ortobene’’. Nel 1997 divenne ve` stato scovo di Ozieri, nel giugno 2006 e nominato vescovo della diocesi di Tempio-Ampurias.

Sanjust Famiglia cagliaritana (sec. XIII-esistente). Originaria della Catalogna, le sue notizie risalgono al secolo XIII. I suoi membri erano legati all’ordine dei Templari e possedevano ` ; uno di essi, un Piegrandi proprieta tro, era commendatore del Tempio a Majorca nel 1301. Accanto a lui opera` e Andrea, suoi nivano i fratelli Nicolo poti che, quando nel 1307 l’ordine templare fu sciolto, continuarono a risie` divenne dere a Majorca, dove Nicolo tesoriere di Sancio I di Majorca. Egli nel 1318 ebbe la baronia di San Martı` d’Alzanell, che precedentemente era appartenuta ai Templari. In seguito, subito dopo la fine della spedizione dell’infante Alfonso, la famiglia si tra` percio ` essferı` in Sardegna: essa puo sere oggi considerata come l’ultima e unica rappresentante di quel primissimo nucleo di catalani che si stanziarono nell’isola. I S. furono investiti del feudo di Villagreca con un Andrea, fra`, che fu tra i finanziatori tello di Nicolo del trasferimento. Il primo personag` in Sardegna fu gio che si fermo Ughetto, castellano di Iglesias nel ` da Andrea il feudo di 1353, che eredito Villagreca. Suo figlio Michele, dopo la battaglia di Sanluri, nel 1415, ottenne ` alla anche il feudo di Furtei e si lego nuova dinastia dei Trastamara. Nel 1426 il figlio Dalmazio ottenne quello di Pauli (l’attuale Monserrato) nelle vicinanze di Cagliari e nel 1432 il titolo di barone. Nel corso del secolo XV i suoi discendenti estesero la loro influenza politica e la consistenza finanziaria della famiglia; continuando nella espansione della loro ricchezza, acqui-

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Sanjust starono alcuni feudi, tra cui quello di Elmas nel 1526. Alla fine del secolo XVI, con Antioco e Giovanni figli di un Gerolamo, la famiglia si divise in due rami. Ramo di Antioco. Da Antioco discese il ramo non feudale, che espresse alcune ` che ricoprirono distinte personalita importanti uffici nell’amministrazione reale. Questo ramo si estinse nel 1718 con un Filippo. Ramo di Giovanni. Da Giovanni, erede del patrimonio feudale della famiglia, ` il ramo principale. I suoi diderivo scendenti nel 1689 ottennero il titolo di conte di San Lorenzo e, scoppiata la ´ guerra di successione spagnola, poiche erano rimasti fedeli a Filippo V furono costretti a fuggire in Spagna. Tornati in Sardegna dopo il 1720, con i figli del conte Dalmazio, Francesco e Giovanni, formarono due nuovi rami della famiglia, il ramo dei conti di San Lorenzo e il ramo dei baroni di Teulada. Ramo dei conti di San Lorenzo. Francesco fu erede del patrimonio feudale e ` la linea dei conti di San Locontinuo renzo, che per buona parte del secolo ` a risiedere in Spagna. Suo ficontinuo ` in Sardeglio, il conte Dalmazio, torno gna a curare gli interessi della famiglia; questo ramo fu continuato dai figli di suo fratello Giuseppe, la cui discen` deldenza si estinse nella prima meta l’Ottocento, facendo passare i feudi ai Roych per matrimonio. Ramo dei baroni di Teulada. Giovanni, che si era tenuto fuori dalla politica, ebbe un figlio, Giovanni Battista, che da sua moglie Maria Grazia Catalan ` la baronia di Teulada. Dal maeredito trimonio nacque numerosa prole da cui discendono tutti i Sanjust attuali. Agli inizi dell’Ottocento questo ramo della famiglia ottenne per matrimonio anche la contea di Tuili e il marchesato di Neoneli. Nel corso del secolo XIX si

divise in alcune linee, tutte ancora oggi fiorenti, dalle quali vennero alcune di` . Anche nel Novestinte personalita cento i Sanjust non hanno cessato di ` di rilievo. Atesprimere personalita tualmente risiedono a Cagliari e a Roma.

Sanjust, Antonio Ansberto Barone di ` sec. XV-ivi Furtei (Cagliari, prima meta 1494). Figlio di Dalmazio, rimasto orfano quando era ancora bambino, crebbe sotto la tutela della madre Mar`, gherita, donna di notevoli capacita che seppe anche aumentare il patrimonio della famiglia con l’acquisto di Segariu nel 1454. Divenuto adulto, si ` uomo di non comuni capacita ` rivelo ` Antonia politiche e finanziarie e sposo Roig, ricchissima ereditiera; fatta so` con Giacomo Aragall, divenne cieta ` di uno dei protagonisti dell’attivita compravendita dei feudi. Prima del ` i feudi della famiglia 1450 eredito dopo la morte del fratello primogenito Pietro. Entratone in possesso, si oc` con cura della loro amministracupo ` nuove zione; tra l’altro vi sperimento tecniche per migliorare la produzione del grano e fece costruire la chiesa parrocchiale di Pauli. Unı` Segariu al feudo di Furtei, ottenendo l’approvazione reale per questa operazione nel 1467. Negli anni successivi e fino al ` la sua fortunata attivita ` 1485 continuo finanziaria tenendosi abilmente al di fuori dalla controversia tra Alagon e ` forti Carroz. Negli stessi anni presto somme al Comune di Cagliari, ottenendo in pegno le rendite del feudo di ` il piccolo Quartu; nel 1484 acquisto feudo di Nuragi de Frotey estendendo cosı` ulteriormente i confini dei suoi possedimenti. Frattanto nel 1480 aveva ottenuto il riconoscimento della no` e nel 1484 il privilegio di poter dibilta sporre dei feudi per successione femminile.

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Sanjust

Sanjust, Carlo 1 Deputato al Parlamento subalpino (Cagliari 1811-ivi 1872). Barone di Teulada, figlio di En` Mariangela Ripoll; ebbe rico, sposo cosı` anche il marchesato di Neoneli e ` vanla contea di Tuili. Nel 1838 tratto taggiosamente il riscatto dei feudi che possedeva. Attento alle problematiche dei suoi tempi, di idee liberali moderate, fu favorevole alla ‘‘fusione perfetta’’. Negli anni seguenti fu eletto deputato per la IV legislatura del Parla` riconfermento subalpino. Non piu ` a prendere parte alla mato, continuo vita politica e per 25 anni fu eletto consigliere comunale di Cagliari.

Sanjust, Carlo2 Consigliere regionale (n. Cagliari 1970). Da sempre interes` schierato con sato alla politica, si e Forza Italia; dopo essere stato consi` stato gliere circoscrizionale, dal 1998 e eletto consigliere comunale di Cagliari ` stato nominato assessore e nel 2001 e comunale nella giunta di Emilio Flo` stato eletto consigliere ris. Nel 2004 e regionale del suo partito nel collegio di Cagliari per la XIII legislatura.

` fu coCagliari. Dopo la resa della citta stretto ad andare in esilio in Spagna con i figli Ignazio, Giovanni e Francesco.

Sanjust, Dalmazio III Conte di San Lorenzo (Cagliari 1698-ivi 1778). Figlio del conte Francesco II, costretto ad andare in esilio in Spagna con suo padre e col nonno, dopo il passaggio della ` definitivaSardegna ai Savoia torno ` fedelta ` alla mente nell’isola. Giuro nuova dinastia e percorse una brillante carriera fino a giungere al grado di Reggente di cappa e spada del Supremo Consiglio di Sardegna; nel 1778 fu insignito del Collare dell’Annunziata. Era sposato con Caterina Castelvı`, per cui, maritali nomine, ebbe i titoli di marchese di Laconi e di visconte di Sanluri. Morı` senza lasciare figli nel 1778.

Sanjust, Dalmazio I Barone di Furtei ` sec. XIV-ivi (Cagliari, seconda meta 1438). Figlio di Michele, uomo d’armi, ` al servizio dei Trastamara e comentro ´ per Alfonso V negli assedi di batte Calvi e di Bonifacio. Tornato a Cagliari, nel 1426 ebbe come ricompensa per il suo valore il vasto feudo di Pauli nel Campidano di Cagliari e nel 1432 il titolo di barone.

Sanjust, Dalmazio II Conte di San Lorenzo (Cagliari 1645-Madrid, dopo 1715). Figlio di Francesco I, continuatore delle tradizioni di famiglia, scoppiata la guerra di successione spagnola ` unitamente ai suoi figli nel si schiero partito che era favorevole a Filippo V. Nel 1708 fu tra coloro che sostenevano ` di resistere con le armi la necessita agli anglo-olandesi che bombardavano

Edmondo Sanjust – Il politico cagliaritano in una foto d’epoca.

Sanjust, Edmondo Ingegnere, uomo politico (Cagliari 1858-ivi?, 1936). Deputato al Parlamento, senatore del Regno. Figlio del barone Enrico III di Teulada, dopo la laurea in Ingegneria divenne responsabile del Genio civile a Cagliari e, nel 1895, fu eletto consi` il gliere comunale. Nel 1908 elaboro piano regolatore di Roma e nel 1910 fu chiamato a far parte del Consiglio superiore dei Lavori pubblici. Frattanto, nel 1908, era stato eletto deputato al

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Sanjust ` attivamente al Parlamento: partecipo dibattito parlamentare e fu ininterrottamente rieletto fino al 1921. Nel 1923 fu nominato senatore e nel 1924 fu tra i fondatori del partito nazionale cattolico. Successivamente aderı` al fascismo. Tra i suoi scritti: Cagliari antica, medioevale e moderna (con Filippo Vivanet), 1902, e Il porto di Cagliari, 1922.

Sanjust, Enrico I Gentiluomo di corte (Cagliari 1788-ivi 1821). Barone di Teulada, figlio di Francesco, negli anni della permanenza dei Savoia a Cagliari fece una brillante carriera a corte. Nel 1812 fu nominato maresciallo delle Guardie del corpo del re e nel 1817 ebbe il titolo di scudiero reale. Nel 1820 fu nominato commissario generale della cavalleria miliziana di Ca` il gliari. Attraverso i suoi quattro figli e capostipite di tutti i rami attuali della famiglia.

Sanjust, Enrico II Avvocato, sindaco di Cagliari (Cagliari 1839-ivi 1910). Barone di Teulada, figlio di Carlo, dopo aver conseguito la laurea in Giurispru` alla professione di avdenza si dedico vocato e prese parte alla vita politica ` . Fu ripetutamente eletto della citta consigliere comunale di Cagliari, tra il ` e fu 1876 e il 1882 fu sindaco della citta anche eletto consigliere provinciale. Fece interessanti studi di carattere ge` alla biblioteca del Conealogico e dono mune una collezione di libri rari e di documenti.

Sanjust, Enrico III Avvocato, giornalista (Cagliari 1846-ivi 1936). Figlio di Ignazio, cattolico impegnato, dopo essersi laureato in Giurisprudenza si de` alla professione di avvocato e al dico giornalismo. Uomo di profonda religio` , fu l’indiscusso leader del nasita scente movimento cattolico dell’inizio ` alcune prestidel Novecento. Animo ` giose istituzioni sociali come la Societa Operaia e il Conservatorio delle Figlie

` e diresse i della Provvidenza; fondo quotidiani ‘‘La Sardegna Cattolica’’ e ‘‘Il Corriere di Sardegna’’. Fu eletto ` volte consigliere comunale di Capiu `, per gliari. Papa Leone XIII lo nomino i suoi meriti, conte palatino. Oltre i ` moltissimi scritti della sua attivita pubblicistica ha lasciato diversi opuscoli, fra cui Nella solenne inaugura` Opezione della bandiera della Societa raia Cattolica di Mutuo Soccorso, 1914, e In memoria di suor Maria Calcagno, 1916.

Sanjust, Francesco I Conte di San Lorenzo (Cagliari 1621-ivi 1695). Figlio del barone Giovanni, erede dei feudi della famiglia, fu uomo di grande prudenza: quando in seno allo Stamento militare si andarono formando i due partiti che facevano capo ai Castelvı` e ` in quello degli agli Alagon, si schiero Alagon, continuando cosı` la tradizio` della famiglia alla dinastia. nale lealta `, la rivalita ` tra questi e i Quando, pero ` acuta, seppe abilCastelvı` si fece piu mente tenersi in disparte; cosı`, quando nel 1662 fu nominato governatore di ` Cagliari e rimase nella Sassari, lascio sua sede fino al 1680, anno in cui cedette l’ufficio a Felice, uno dei suoi figli. Tornato a Cagliari, contribuı` alla normalizzazione della vita civile dopo le vicende seguite all’assassinio del vi´ Camarassa e fu tra i maggiori artecere fici della buona riuscita del parlamento Monteleone, per cui nel 1689 ottenne il titolo di conte di San Lorenzo sul feudo di Pauli.

Sanjust, Francesco II Conte di San Lorenzo (Cagliari 1678-ivi 1751). Figlio del conte Dalmazio II, durante la guerra di successione spagnola fu costretto ad andare in esilio in Spagna al seguito di suo padre. Passata la Sardegna ai Savoia, dopo aver giurato fe` alla loro dinastia nel 1720 ottenne delta ` dei feudi nuovamente la disponibilita

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Sanjust appartenuti alla famiglia. Pur avendo instaurato buoni rapporti con i nuovi signori, rimase legato alla Spagna, dove spesso tornava risiedendovi per lunghi periodi: in effetti in segreto con` a sperare fino alla morte in un tinuo possibile ritorno della Sardegna al re di Spagna.

Sanjust, Francesco III Barone di Teulada, ufficiale di carriera (Cagliari ` da sua 1731-ivi 1802). Nel 1737 eredito madre la baronia di Teulada; completata la sua formazione, divenne uffi` nella diciale di carriera. Si segnalo fesa delle coste dagli attacchi dei cor` con sari barbareschi, e si occupo grande entusiasmo dell’amministra` l’industria zione del feudo. Impianto del sale nel suo feudo di Teulada e rimboschı` Monte Urpinu, ai margini di Cagliari, sviluppandovi alcune moderne aziende agrarie. Nel 1793 fu nominato Reggente di cappa e spada del Supremo Consiglio di Sardegna.

Sanjust, Gerolamo Barone di Furtei, ` sec. finanziere (Cagliari, seconda meta XV-ivi 1528). Nipote di Antonio Ansberto, proseguendo le tradizionali at` della famiglia divenne un potivita tente finanziere. Estese ulteriormente il suo patrimonio acquistando dai To` il feudo di Mogor sulle rive dello rello stagno di Santa Gilla e nel 1522, dai Bernat, il contiguo feudo di Elmas; unı` i nuovi acquisti al feudo di Pauli, formando cosı` un vasto complesso territo` di Cagliari. riale ai margini della citta

Sanjust, Giacomo1 Governatore del ` sec. Paraguay (Spagna, prima meta XVIII-?). Figlio del conte Francesco II, ` a risienacque in Spagna e continuo dervi anche dopo che la famiglia, nel 1720, aveva riacquistato i feudi sardi. Entrato nell’amministrazione reale, vi fece una brillante carriera, giungendo a essere nominato governatore del Paraguay e del territorio del Potosı´.

Sanjust, Giacomo2 Religioso (Catalo` sec. XIII-?). Vescovo gna, seconda meta di Ampurias dal 1332. Entrato nell’ordine dei Domenicani fu ordinato sacerdote e si pose in evidenza per le sue `. Nel 1332 fu nominato vescovo qualita di Ampurias: resse la diocesi negli anni difficili della guerra tra Doria e Aragona.

Sanjust, Giuseppe I Conte di San Lorenzo (Cagliari 1699-Madrid 1782). Fratello di Dalmazio III, allo scoppio della guerra di successione spagnola fu costretto ad andare in esilio con i suoi familiari. Si stabilı` definitivamente in Spagna dove fece una brillante carriera militare; nel corso degli anni fu governatore di Maastricht, di Peni` di un’ocscola e di Porto Santo. In piu ` di togliere Gibilterra agli casione tento inglesi; quando nel 1778 morı` suo fra` tutti i feudi che tello Dalmazio, eredito la famiglia possedeva in Sardegna ma decise di continuare a risiedere in Spagna, inviando nell’isola uno dei suoi figli.

Sanjust, Giuseppe II Conte di San Lo` sec. XVIIIrenzo (Spagna, prima meta Cagliari 1791). Figlio di Giuseppe I, tor` nei territori nato in Sardegna sviluppo del suo feudo di San Lorenzo interessanti sperimentazioni in agricoltura come la coltivazione della salicornia e ` anla produzione della soda. Impianto che alcune peschiere nello stagno di Santa Gilla.

Sanjust, Giuseppe III Ufficiale di carriera (Cagliari 1785-Torino 1859). Figlio del conte Giuseppe II, percorse una brillante carriera nel reggimento di ` a far parte Sardegna; nel 1825 entro delle Guardie del corpo del re e fu nominato precettore del futuro Vittorio Emanuele II. Nel 1835 fu insignito del Collare dell’Annunziata.

Sanjust, Ignazio Ufficiale di carriera (Cagliari 1817-ivi 1884). Figlio del ba-

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Sanjust rone Enrico, uscito dall’Accademia Militare prese parte alla seconda e alla terza guerra dell’indipendenza nazionale, ottenendo onorificenze e la promozione a generale. Negli anni se` le legioni di Palermo guenti comando e di Napoli. Morı` dopo essere stato collocato a riposo.

Sanjust, Maria Giovanna Studiosa di letteratura italiana (n. Cagliari 1942). ` dedicata alla Conseguita la laurea, si e carriera universitaria; ha sempre inse` di Cagliari, gnato presso l’Universita ` diventata professore dove nel 1985 e associato. Specializzata in letteratura ` autrice moderna e contemporanea, e di numerosi interessanti saggi. Tra i suoi scritti: Tra rivoluzione e restaurazione. Itinerario nella cultura di Sardegna, 1993.

Sanjust, Michele Signore di Villagreca ` sec. e di Furtei (Cagliari, seconda meta XIV-ivi, 1420 ca.). Figlio di Ughetto, come suo padre rimase legato alla dinastia e dopo la battaglia di Sanluri ` in possesso del feudo di Villarientro greca. Negli anni che seguirono si im` a ripopolarlo e a riparare i pegno danni che la guerra aveva provocato; legatosi alla nuova dinastia dei Trastamara, nel 1415 ottenne anche il feudo di Furtei, il cui territorio unı` a quello ` possedeva. che gia

Sanjust, Monserrato Barone di Furtei ` sec. XVI-ivi (Cagliari, prima meta ` da 1579). Figlio di Gerolamo, eredito ` suo padre i feudi e le fiorenti attivita ` in lite che vi aveva impiantato. Entro ´, con il Comune di Cagliari perche quando pretese di esercitare alcuni diritti fiscali sui nuovi territori che il pa` dre aveva acquistato in prossimita ` si dello stagno di Santa Gilla, la citta oppose sostenendo che essi facevano parte dei territori a suo tempo asse` . Il contrasto duro ` fino gnati alla citta ´ riconobbe al 1564, anno in cui il vicere

che mai questi territori erano apparte` nuti a Cagliari. Signore munifico, curo in particolare il feudo di Pauli nel quale introdusse il culto della Vergine di Monserrato.

` Gentiluomo catalano Sanjust, Nicolo ` sec. XIII-Ma(Spagna, seconda meta ` allo zio Pietro e si jorca 1345). Si lego trasferı` a Majorca, dove divenne tesoriere di Sancio I di Majorca che nel 1318 gli diede la baronia di Sant Martı` ` posseduta dai Templari. d’Alzanell, gia Nel 1321 fu mandato come ambasciatore alla corte del re d’Aragona; stabi` la spedilitosi a Barcellona, finanzio zione in Sardegna con 2000 ducati; per`, dopo la fine delle operazioni milicio ` una rendita annua di tari, si assicuro 200 ducati da esigere sui proventi degli stagni di Cagliari e l’investitura del feudo di Villagreca per suo fratello Andrea. Le sue fortune politiche e finanziarie ebbero termine nel 1344 con la caduta del Regno di Majorca.

Sanjust, palazzi Nome sotto cui sono ` noto ben conosciuti due palazzi: il piu ` quello che sorge a Cagliari, l’altro si e trova a Teulada. Il palazzo di Cagliari sorge in piazza Indipendenza; fu progettato alla fine dell’Ottocento da Ed` un’antica mondo Sanjust, che adatto costruzione del secolo XV, in passato adibita a monastero, a sede dell’Uni`, a teatro e infine a caserma. Coversita struito in forme che si ispirano al gusto neoclassico, l’edificio ha tre facciate, una sulla via Canelles, una sulla piazza Indipendenza e la terza sulla via La Marmora. Nel complesso ha forme molto semplici ed eleganti. Nella se` del Novecento la famiglia conda meta ` . Il palazzo di ne cedette la proprieta Teulada sorge in piazza Parrocchia. Probabilmente costruito nel Seicento per i Catalan, fu ereditato dai Sanjust ` del Settecento e ristrutturato a meta nelle forme attuali agli inizi dell’Otto-

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Sanjust cento. Ha un solo piano e forme molto semplici; era probabilmente il centro dell’amministrazione baronale e insieme la residenza estiva della fami` di proprieta ` del Coglia. Attualmente e mune di Teulada.

Sanjust, Ughetto Signore di Villagreca, castellano di Iglesias (Majorca, ` sec. XIV-Cagliari, seconda prima meta ` sec. XIV). Figlio di Nicolo `, uomo meta d’armi, dopo la disgrazia del padre en` al servizio di Pietro IV che lo invio ` tro ` cain Sardegna e nel 1353 lo nomino stellano di Iglesias. Scoppiata la prima ` guerra tra Mariano IVe Pietro IV, cerco ` dalle inutilmente di difendere la citta truppe giudicali, ma fu costretto ad abbandonarla e a rifugiarsi a Cagliari. ` il feudo di Villagreca dallo zio Eredito ` la Andrea, ma quando nel 1363 scoppio seconda guerra tra Aragona e Arborea non riuscı` a conservarne il possesso. Negli anni seguenti si stabilı` nuovamente a Cagliari e nel 1376 fu nominato `a castellano di San Michele. Continuo rimanere legato alla dinastia, e morı` a Cagliari prima della fine del secolo.

San Leonardo Centro abitato della provincia di Olbia-Tempio, frazione di Oschiri (da cui dista 9 km), posto a 264 m sul livello del mare a nord del comune capoluogo, alle pendici meridionali del Limbara. Regione storica: Montacuto. Diocesi di Ozieri. & TERRITORIO Il territorio e ` costituito da una valle riparata alle falde del monte, in parte a bosco e a macchia mediterranea, in parte a pascolo. A breve distanza si stende l’ampio lago artificiale del Coghinas. Le comunicazioni sono assicurate dalla strada Oschiri-Tempio, che passa a brevissima distanza dal villaggio. & STORIA Il piccolo nucleo si sviluppo ` nel corso del secolo XVIII da un complesso di stazzi dove i pastori conducevano le loro greggi. Ha nell’insieme

conservato le caratteristiche originarie e costituisce un complesso di grande suggestione ambientale.

San Leonardo di Siete Fuentes Centro abitato della provincia di Oristano, frazione di Santu Lussurgiu (da cui dista 7 km), con circa 40 abitanti, posto a 684 m sul livello del mare a nord-est del comune capoluogo, lungo la strada per Macomer. Regione storica: Montiferru. Diocesi di Alghero-Bosa. & TERRITORIO Il territorio e ` costituito dalle falde occidentali del monte Ferru, in parte a bosco e in parte a pa` scolo, e ricche di acque: in prossimita dell’abitato ha origine il rio omonimo, che va a confluire nel Tirso. Le comunicazioni sono assicurate dalla provinciale proveniente da Macomer, che subito dopo si divide in due bracci, uno per Cuglieri e uno per Santu Lussurgiu. & STORIA Nel Medioevo il villaggio faceva parte del giudicato di Torres ed era inserito nella curatoria del Montiferru; prendeva il nome dalle sette fontane che sgorgano da una sorgente e ` e le prosono rinomate per la bonta ` terapeutiche delle loro acque. prieta Dopo l’estinzione della famiglia giudicale di Torres, il giudice d’Arborea si impadronı` del villaggio e di tutto il Montiferru. S.L. di S.F. fu donato dai giudici all’ordine di San Giovanni di Gerusalemme che alla fine del secolo XIII vi aprı` un ospedale nel quale, nel 1297, morı` il conte Lotto Della Gherardesca per le ferite riportate nella guerra che, con suo fratello, aveva scatenato contro il Comune di Pisa per vendicare suo padre. Nel corso del secolo XIV, durante le guerre tra Arborea e Aragona, il Montiferru divenne spesso teatro delle operazioni e l’or` il villaggio che dedine abbandono cadde rapidamente. Tornata la pace, nel 1421 fu concesso in feudo ai De

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Sanluri Marı`. Questi nel 1455 lo rivendettero agli Zatrillas che lo unirono al loro grande feudo. Il villaggio scomparve entro il secolo XVI. & PATRIMONIO ARTISTICO E CULTU` situata nel RALE L’attuale frazione e cuore di un meraviglioso parco residuato di una smisurata e magnifica foresta che si stendeva fino a Scano di Montiferro e fu distrutta tra il 1818 e il ` nel corso del secolo 1822. La localita ` sviluppata come centro di sogXX si e giorno montano. L’edificio di maggior ` la chiesa di San Leonardo di pregio e Siete Fuentes, edificio che probabil` quanto resta dell’antico villagmente e gio scomparso e dell’Ospedale dei cavalieri dell’Ordine gerosolimitano. La sua costruzione risale al secolo XI, fu impiantata in forme romanico-pisane e alla fine del secolo XIII fu ristrutturata in forme che risentono del gotico. Ha una sola navata completata da ` in un’abside, la copertura dell’aula e legno a capriate. Attualmente viene usata dall’Ordine di Malta per suggestive cerimonie. A breve distanza dalla ` posta l’antica fonte con le sette chiesa e bocche, da molti ritenuta miracolosa, ancor oggi meta di persone che confi` medicamendano nelle sue proprieta tose e da turisti. La festa di maggior richiamo si svolge il 2 giugno e culmina nella fiera del cavallo; in questa occasione gli allevatori che operano nella Sardegna centrale espongono i migliori esemplari dei loro allevamenti.

San Leone Miniera di ferro situata in territorio di Assemini. Scoperta da ` in funzione nel Leone Gou ¨ in, entro 1865, unitamente alla ferrovia di 15 km che portava il materiale scavato alla spiaggia di Maddalena, nel golfo di Ca` essere considerata la gliari, e che puo prima ferrovia sarda. Gli elevati costi `, determinarono la di produzione, pero sospensione dei lavori dopo alcuni

anni. Agli inizi del Novecento la So` Mediterranea tento ` un suo rilancieta cio, ma fu un momento effimero e cosı` nel 1921 la concessione fu revocata. Su` bito dopo il Gruppo Breda si interesso alla miniera e nel 1941 ottenne una nuova concessione; la licenza di sfruttamento fu favorita dalla particolare congiuntura della guerra, ma nel 1943, con la distruzione del porto di Cagliari, ` venne sospesa. Nel dopol’attivita ` alla Ferromin guerra la miniera passo della Finsider, che riuscı` a rilanciarne la produzione. Furono costruiti dei ` funzionuovi impianti che resero piu nale il trattamento del materiale scavato e furono trovate ingenti riserve di minerale, ma gli alti costi di produzione nel 1963 determinarono la fermata del complesso. Negli anni Settanta l’intera struttura fu venduta a un’industria alimentare, che attualmente ne sfrutta i boschi.

San Luigi Torre costiera. Destinata alla difesa dell’isola, fu costruita nel 1639 sull’isola di Serpentara e potentemente armata. Era dotata di tre cannoni, cinque spingarde e servita da un’adeguata guarnigione.

Sanluri Comune capoluogo, insieme a Villacidro, della provincia del Medio Campidano, incluso nel Comprensorio n. 20, con 8556 abitanti (al 2004), posto a 135 m sul livello del mare lungo la superstrada Cagliari-Sassari. Regione storica: Nuraminis. Archidiocesi di Cagliari. & TERRITORIO Il territorio comunale, di forma allungata da nord a sud, si estende per 84,16 km2, comprendenti anche la frazione di San Michele, e confina a nord con Villanovaforru e Lunamatrona, a est con Villamar, Furtei e Serrenti, a sud con Samassi e Serramanna e a ovest con Villacidro, San Gavino Monreale e Sardara. Si tratta di una regione al confine tra le modeste

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Sanluri alture della Marmilla e della Trexenta a occidente, e la fertile piana campidanese a oriente. A sud dell’abitato scorre il fiume Mannu, che si dirige verso lo stagno di Cagliari. S. usufrui` della superstrada sce della prossimita ‘‘Carlo Felice’’, ma costituisce nodo stradale anche per altre strade che si lo collegano ai centri circostanti: con Villanovaforru e Lunamatrona a nord; Villamar e Guasila a est; Samassi a sud; San Gavino Monreale e Pabillonis a ovest. S. dispone anche di stazione ferroviaria, Sanluri Stato, lungo la linea Cagliari-Oristano, a 6 km.

Sanluri – Veduta del centro abitato con la chiesa della Madonna delle Grazie e il castello.

STORIA Il territorio conserva testimonianze dell’insediamento dell’uomo a partire dal periodo prenuragico. L’attuale centro abitato deriva da un villaggio punico-romano situato lungo la via tra Cagliari e Torres. Il vil` a essere abitato in eta ` laggio continuo bizantina e nel Medioevo fu conosciuto come Sellori; compreso nel giudicato di Cagliari, fece parte della curatoria di Nuraminis e mantenne una notevole importanza per la sua posizione strategica. Caduto il giudicato, nella divisione del 1258 fu incluso nella parte toccata al conte di Capraia, e all’estin` al zione della sua discendenza passo &

` Magiudice d’Arborea. Nel 1295 pero riano II lo cedette al Comune di Pisa e prima della fine del secolo prese a essere amministrato da funzionari del Comune di Pisa. Dopo la conquista aragonese fu concesso in feudo a Urraca ` morı` senza eredi, de Entenc ¸a che pero per cui nel 1332 fu nuovamente infeudato a Goffredo Gilaberto Cruilles. I ` ne discendenti di quest’ultimo pero persero il possesso e nel 1349 fu concesso ancora a Ponzio Santa Pau (=). Nel 1353, scoppiata la prima guerra tra Mariano IV e Pietro IV, S. fu investito dalle truppe giudicali, conquistato e gravemente danneggiato. Finita la guerra, il re vi fece costruire il castello adattando una precedente for` la difesa ai tezza giudicale e ne affido Santa Pau. Scoppiata la seconda guerra tra Aragona e Arborea, S. fu investito nuovamente dalle truppe giudicali e occupato; il castello caduto in mano giudicale divenne anche una delle residenze di Eleonora d’Arborea. Negli anni che seguirono il villaggio ebbe una cinta di mura poligonale rafforzata da torri, di cui rimangono po` del castello. che tracce in prossimita ` fino al termine L’occupazione continuo della guerra, nel 1388 vi fu firmata la pace tra Eleonora e Giovanni I d’Ara` non servı` a far cessare il gona che pero conflitto. Nel 1409 nelle sue campagne ` si svolse la celebre battaglia che segno la fine del giudicato d’Arborea. Il vil` ai Santa Pau che pero ` nel laggio torno 1427 preferirono venderlo ai De Sena. Questi nel 1436 ottennero il titolo di visconti di S. ma, per essersi legati a Leonardo Alagon (= Alagon), nel 1477 si videro confiscare il villaggio che nel 1479 fu donato a Enrico Henriquez. `, pochi giorni dopo, vendette Egli pero vantaggiosamente S. ai Castelvı` che lo tennero fino alla loro estinzione; dai ` agli Aymerich ai quali Castelvı` passo

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Sanluri fu riscattato nel 1838. Nel 1821 divenne capoluogo di mandamento e fu incluso nella provincia di Cagliari. Vittorio Angius ci ha lasciato una viva testimo` volte cinianza: «Popolazione. Nel piu tato censimento la popolazione di S. fu computata di anime 3710, distribuita in famiglie 975 e in case 889. In rispetto alla condizione domestica erano gli abitanti di S. distinti in maschi scapoli 1079, ammogliati 724, vedovi 71, totale 1874: e in femmine zitelle 934, maritate 714, vedove 188, totale 1836. Pel movimento della popolazione si possono notare i seguenti numeri: nascite 125, morti 65, matrimoni 30. Agricoltura. I terreni di S. sono generalmente di ` , per cui possono mettersi tanta fertilita ` fecondi delle regioni a paro con i piu ´ la Treriputate le meglio granifere. Ne ´ la Marmilla, che sono le recenta, ne ` feraci dell’isola, hanno terre gioni piu migliori. Aggiugnesi alla natura l’ausilio dell’arte, e la produzione cresce per ` vero che in altra parte i questa. Egli e ` diligenti nel cucoloni non sono piu rare i loro seminati, in sarchiarli e sgombrarli dalle erbe parassite. La se` ne’ seguenti numinagione ordinaria e meri. Di frumento starelli 3800, di fave 2500, di legumi 100, d’orzo 1000, di lino ` stimati sono le len20. Tra’ legumi i piu ticchie, i ceci e i piselli, e della prima specie se ne seminano forse starelli 30, delle due seguenti starelli 50. La produzione media del frumento in anno di ` di 10 pel frumento, di mediocre frutto e 15 per l’orzo, di 8 per le fave, di 20 per i legumi. Cosı` secondo le supposte quan` di seminagione si tolgono dalle aje tita starelli di grano 60 mila in circa, d’orzo 15 000, di fave 35 000, di legumi 1600. Dal lino si hanno starelli di semenza 30, maniche 10,000 di buona stoppa. Pa` ristrettisstorizia. Questa industria e ´ il suolo essendo in massima, perche sima parte coltivato resta poco spazio

al pascolo comune, e non trovasi pastura acconcia per alcune specie, come le vacche e le capre. Il bestiame rude consiste in alcuni armenti di vacche, e in pochi branchi di pecore e di porci. Le vacche appartengono a pochi proprietari, e per la enunciata ragione si mandano in altri territori. Il loro numero non somma forse a capi 400. I porci rudi forse sorpassano i capi 2000. Le pecore divise in varie greggie, e pascolanti nel territorio proprio, non ` di capi 4500. I formaggi di sono piu ` mediocre sono di molto inferiori bonta ` che si suol consumare nel alla quantita paese, e devesi comprarne da altre parti. Il bestiame manso consiste in buoi circa 2000, i quali servono a’ lavori ´ le poche agrari. Si comprano perche vacche che furono indicate non possono bastare per supplire a un decimo delle mancanze che avvengono, e sono mantenute con molta cura. Si hanno poi a notare circa 400 cavalli, che servono per sella e per vettureggiare. Quasi ogni principale agricoltore ha il suo. Non mancano i majali, ma non ` di 500. I giumenti per la sono forse piu macinazione del grano ascendono ` a far forse a 1000». Nel 1848 S. entro parte della divisione amministrativa di Cagliari e dal 1859 della omonima ricostituita provincia. Nel corso del` l’Ottocento la sua economia si sviluppo ´ fu collegato mirabilmente sia perche ´ fu avalla rete ferroviaria, sia perche viata la bonifica della palude. Negli ul` stato uno dei centri dai timi anni e ` sviluppato il movimento che quali si e ha portato alla costituzione della provincia del Medio Campidano. & ECONOMIA Le attivita ` di base della sua economia sono l’agricoltura, in particolare la cerealicoltura, l’orticoltura, la frutticoltura e la viticoltura, e l’allevamento del bestiame, in particolare di bovini e suini ma anche di ovini,

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Sanluri equini e pollame. Negli ultimi decenni ` insi sta sviluppando anche l’attivita dustriale nel settore alimentare e in quelli dell’abbigliamento, della stampa, della lavorazione della plastica, della chimica e della produzione ` discretadi materiali per l’edilizia. E mente sviluppata la rete di distribuzione commerciale. Vi operano tre alberghi con 67 posti letto e quattro risto` collegato da autoliranti. Servizi. S. e nee e dalla ferrovia agli altri centri della provincia. Dispone di Pro Loco, stazione dei Carabinieri, medico, guardia medica, farmacia, scuola dell’obbligo e scuola secondaria superiore (Liceo linguistico, Istituto tecnico, Istituto professionale), sportelli bancari. Possiede una Biblioteca comunale e due musei.

Sanluri – Chiesa della Madonna delle Grazie. & DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 8592 unita di cui stranieri 60; maschi 4248; femmine 4594; famiglie 2907. La tendenza complessiva rivelava un lieve aumento della popolazione, con morti per anno 61 e nati 72; cancellati dall’anagrafe

138 e nuovi iscritti 138. Tra i principali indicatori economici: imponibile medio IRPEF 15 356 in migliaia di lire; versamenti ICI 3115; aziende agricole 741; imprese commerciali 427; esercizi pubblici 51; esercizi all’ingrosso 9; esercizi al dettaglio 175; ambulanti 91. Tra gli indicatori sociali: occupati 2484; disoccupati 309; inoccupati 615; laureati 133; diplomati 989; con licenza media 2864; con licenza elementare 2239; analfabeti 320; automezzi circolanti 3128; abbonamenti TV 2138. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il ter` ricco di testimonianze archeoritorio e logiche che a partire dal periodo pre` nuragico testimoniano la continuita dell’insediamento umano. Al periodo prenuragico appartiene il villaggio di Corti Beccia, formato da 42 capanne circolari, una delle quali fu usata come tomba in quanto vi furono rinvenuti due scheletri rannicchiati. Risale alla cultura di Monte Claro dell’Eneo` databile tra il 2400 e litico recente ed e il 2100 a.C. Altro complesso di notevole ` quello di domus de janas di interesse e ` omonima. Pardu Jossu, nella localita Scavate nell’arenaria, risalgono al periodo della cultura di Monte Claro e hanno restituito depositi funerari di grande ricchezza: oltre che molte ceramiche, vi sono stati rinvenuti resti di animali che permettono di avere un quadro della fauna del tempo. Intorno a S. si trovano anche le tracce di alcuni nuraghi tra i quali quelli di Candela, Corti Sa Perda, Fenu, Gattus, Nuraghe Mannu e Puxeddu. Altro importante ` la necropoli di Bidd’e Cresia, di sito e epoca punico-romana, utilizzata tra il secolo IV a.C. e il secolo IV d.C. Era legata a un piccolo centro di agricoltori di cui si sono perse le tracce. Le tombe sono del tipo a fossa e del tipo a enchytrismos che veniva utilizzato per la sepoltura dei bambini e ha restituito ab-

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Sanluri bondanti corredi, soprattutto vasellame e frammenti di pasta di vetro.

Sanluri – Uno dei torrioni del castello.

PATRIMONIO ARTISTICO, CULTURALE ` E AMBIENTALE Cuore della cittadina e il centro storico, quartiere sistemato su una vasta area quadrata che nel Medioevo era cinto da mura di cui riman` del castello: gono tracce in prossimita fortezza costruita probabilmente dai giudici d’Arborea nel corso del secolo XII e ristrutturata radicalmente dopo il 1353 dagli Aragonesi. Attualmente l’edificio ha pianta quadrata (20 x 27 m) con mura alte 10 m e spesse mediamente 1,80 m, coronate da un cammino di ronda e rafforzate da quattro tor` una spettarette merlate. All’interno e colare corte sulla quale si affaccia una scala a T simmetrica che consente l’accesso ai piani superiori. L’edificio, che ` l’unico castello attualmente abitato e in Sardegna, appartiene ai conti Villasanta (=) e ospita nelle sue sale il Museo risorgimentale Emanuele Filiberto duca d’Aosta che contiene ricche ` collezioni formate dai Villasanta ed e arredato con mobili d’epoca di discreto interesse. La sua secolare esi` scandita da episodi imporstenza e tanti: fu residenza di Eleonora d’Arborea e soprattutto dopo la battaglia di Sanluri sarebbe stato teatro dei tragici &

amori tra re Martino il Giovane (=) e la donna ricordata come ‘‘La Bella di Sanluri’’. All’interno del quartiere storico si trova la chiesa di San Lorenzo: costruita nel secolo XIV e radicalmente ristrutturata nel corso del XVI, ha l’impianto a una navata abbellita da cappelle laterali e dal presbiterio; la ` estremamente semplice. Al facciata e suo interno conserva un altare in legno dorato e intagliato del secolo XVI e alcune pregevoli statue del secolo XVII. Dalla piazza del castello attraverso una dolce salita si giunge alla chiesa di San Rocco, costruita nel secolo XVI in forme tardogotiche come ringraziamento per la fine di una terribile epidemia di peste. Ha l’impianto a una navata arricchita da cappelle laterali. La ` in pietra a vista, arricchita facciata e da un rosone e da un portale a sesto acuto. Proseguendo poco oltre si trova il convento dei Cappuccini: edificato ` situato su un colle dal nel Seicento, e quale si domina l’abitato. La chiesa, dedicata a San Francesco, conserva poco del suo originario impianto secentesco: al suo interno si trova un bell’altare in legno intagliato e dorato di pregevole fattura. Il convento dopo un ` stato relungo periodo di abbandono e staurato completamente e ha ripreso a ` di noteessere centro di spiritualita vole richiamo. In una delle ali del fab` stato realizzato il Museo stobricato e rico etnografico cappuccino, articolato in tre sezioni, rispettivamente di storia sacra, di archeologia e della vita dell’ordine. Di particolare interesse sono le sale di quest’ultima sezione dove sono stati ricostruiti minutamente gli ambienti tipici della vita dei frati durante il secolo XVII. Nella sezione di ` inoltre custodita una colstoria sacra e lezione di ben 11 000 immaginette sacre, unica nel suo genere. A sud-ovest rispetto al castello si sviluppano i quar-

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Sanluri ` moderni dove si trovano altieri piu cuni pretenziosi palazzotti ottocenteschi e la chiesa della Madonna delle Grazie, attuale parrocchiale, che fu costruita tra il 1781 e il 1786 sulla chiesa precedente di cui si conserva il solo campanile in forme gotico-aragonesi, risalente al secolo XVI. L’edificio attuale fu realizzato da Carlo Maino e da Antonio Ignazio Carta su disegno di Giuseppe Viana (=) in forme tardobarocche. Ha un impianto a tre navate, il ` completato da un’impotransetto e nente cupola; al suo interno conserva un bel crocifisso del Quattrocento, alcune tele di Giovanni Marghinotti e di Raffaele Arui e un retablo del secolo ` raffigurato il S. del tempo. XVI in cui e ` la Altro interessantissimo edificio e chiesa di San Pietro, costruita nel secolo XIV con un impianto basilicale a due navate e la copertura in legno; fino al secolo XVIII fu la parrocchiale del villaggio. Al suo interno sono conservati il Retablo di Sant’Eligio, opera su tavola del Cinquecento del Maestro di S.; alcune tele del secolo XVI; il pulpito in legno del secolo XVIII, intagliato e dipinto; e il fonte battesimale del secolo XIV in pietra scolpita. Da una strada che si diparte dalla stazione ferroviaria (Sanluri Stato) si giunge al complesso dell’Azienda Agraria Bonifica che comprende l’antico stabilimento ‘‘Vittorio Emanuele II’’ e si stende su una superficie di 2500 ha ricavati nel 1913 dal prosciugamento degli stagni di S. e di Samassi che per secoli erano stati regno della malaria. Possiede una rete di strade interpode` sviluppata in un sirali (27 km) ed e stema di case coloniche, stalle, foraggere razionalmente agglomerate nei complessi di Strovina e di San Michele.

Sanluri – Camera da letto di Preziosa di Sanluri nel castello: letto a baldacchino e cassettone spagnoli del secolo XVI.

FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Di grande rilievo per la memoria storica della cittadina sono alcune feste popolari tra le quali quella della Madonna delle Grazie che si svolge il 31 maggio presso la parrocchia, organizzata da un comitato di prioresse (Is priorissas) scelte nel giorno della Candelora. Si apre con la vestizione della statua e ha il suo culmine in una solenne processione in costume nel corso della quale la statua collocata su un carro sfila per le vie della cittadina. Da pochi anni un altro appuntamento, organizzato con grande cura, sta assumendo il compito di rievocare una fase saliente della storia del centro. Si tratta della rievocazione della Battaglia di S. che si svolse il 30 giugno del 1409 tra le truppe catalano-aragonesi guidate da re Martino il Giovane e quelle del giudicato d’Arborea guidate dal giudice Guglielmo III di Narbona. L’armata iberica, che proveniva da Cagliari, meglio disposta ` con e forse meglio armata, si scontro l’esercito piuttosto composito che il visconte era riuscito a mettere in campo. Dopo alcune ore di combattimento nella piana circostante il paese i primi riuscirono a rompere lo schieramento dei sardi dividendolo in due tronconi;

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San Marco uno fu sospinto nei pressi del rio ` detta Su BocciMannu in una localita droxiu (lett. ‘‘l’ammazzatoio’’), dove fu circondato e sterminato; l’altro fu sospinto verso il castello e massacrato unitamente a una parte della popolazione del villaggio. La battaglia ebbe conseguenze determinanti per la storia della Sardegna: da quel momento ` il giudicato d’Arborea non si risollevo ` e poco tempo dopo fu costretto a piu capitolare: cosı` ebbe inizio una lunghissima dominazione straniera in Sardegna. La rievocazione ha luogo in ` Bruncu ’e Sa Batalla (Collina localita della Battaglia), alle pendici di un colle posto a est dell’abitato, e vede la partecipazione di numerosi figuranti in costume d’epoca che rappresentano le fasi culminanti dello storico confronto richiamando numerosissimi spettatori. La rappresentazione sto` sempre accompagnata da mostre rica e e da altre manifestazioni che ripropongono ai moltissimi turisti il clima nel quale l’evento si svolse. In questo spirito a settembre si svolge anche la festa del Borgo, durante la quale entro il perimetro del centro storico vengono rievocati i mestieri tradizionali della co`. Di grande interesse e ` anche il munita costume. L’abbigliamento tradizionale ` sostanzialmente di due femminile e ` costitipi. Quello dei giorni di festa e tuito da una camicia di cotone con pizzi applicati ai polsini e al collo, molto scollata, tanto che per coprire il seno si usa un fazzoletto (su mucadori de zugu), e da una gonna in panno marrone con bordature a sfondo scuro. Sopra la camicia si indossano il busto di broccato con sfondo nero e disegno verde (su cossu) ornato di trina verde e chiuso con ganci, e una giacca in panno scuro. Sopra la gonna si indossano il grembiule di panno nero (sa fascadroxia) e una cinta d’argento a cerchietti

` com(sa gancera). L’abbigliamento e pletato da un fazzoletto per raccogliere i capelli, da uno scialle di seta viola a fiori neri (su sciallu) e dalle scarpe in vernice nera. L’abbigliamento di tutti i ` costituito da una camicia sigiorni e mile a quella usata nei giorni di festa e da una gonna plissettata di bordatino blu e rosso (sa gunnedda sarda). Sopra la camicia si indossa il busto di broccato con sfondo nero e disegno verde (su cossu); sopra la gonna il grembiule di seta nera o viola a disegni dorati (su ` compledeventali). L’abbigliamento e tato da un fazzoletto per raccogliere i capelli e da uno scialle di seta viola a fiori neri (su sciallu). L’abbigliamento ` costituito da tradizionale maschile e una camicia di cotone pieghettata e chiusa al collo da due bottoni d’oro e dai calzoni di tela grezza o di orbace. Sopra la camicia si indossa il gilet (su collettu) di pelle, ornato con borchie di metallo e chiuso lateralmente, che ar` riva ad altezza del ginocchio ed e stretto in vita da una cintura di pelle ` scura; sopra i calzoni si portano le piu ghette (is crazzas) di pelle con bottoni ` comalla caviglia. L’abbigliamento e pletato da una berritta di orbace a forma troncoconica che rimane rigida (berritta impixiada).

San Marco Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato di Torres, compreso nella curatoria di Nulauro. Era ubicato in prossi` di Alghero. Il suo abitato crebbe mita attorno a una residenza giudicale, che ` per maagli inizi del secolo XIII passo trimonio ai Doria. Estinta la dinastia, essi lo inclusero nello stato che formarono nella parte nord-occidentale del disciolto giudicato. Avendo essi prestato omaggio al re d’Aragona, subito dopo la conquista catalano-aragonese ` a far parte del Regnum Sardientro ` essi si ribellarono, niae; quando pero

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San Martin `, riufu loro sequestrato. I Doria, pero scirono a conservarne il possesso anche in seguito, fino al 1353, quando Alghero cadde in mano alle truppe di Pietro IV. San Marco subı` gravi danni a causa della guerra e poco tempo dopo fu abbandonato dalla popolazione.

San Martin Famiglia spagnola (sec. XVI). Di antiche tradizioni, un suo ramo si trasferı` in Sardegna nel 1546 con un Biagio che ricoprı` numerose importanti funzioni pubbliche. La famiglia si estinse nel corso del secolo con suo figlio Pietro Antonio, che ricopriva l’ufficio di gentiluomo dell’artiglieria.

San Martin, Biagio Maestro di posta ` della Sardegna (Spagna, prima meta sec. XVI-Cagliari 1584). Nel 1546 ebbe l’ufficio di maestro di posta e si trasferı` in Sardegna. Negli anni successivi ` di sviluppare il servizio postale tento nell’isola, ma l’inesistenza di una rete ` delle comunistradale e la precarieta cazioni di fatto glielo impedirono. In seguito tenne molti altri uffici pubblici a Cagliari, Oristano e Castellaragonese (l’attuale Castelsardo). 1

Sanna Famiglia di Cagliari (secc. XVIXVII). Le sue notizie risalgono alla se` del secolo XVI, quando viconda meta veva un Salvatore figlio di Antonio. Entrato nell’amministrazione reale, per` Cacorse una brillante carriera e sposo terina Porta, erede della baronia di Teulada. Dal loro matrimonio nacque ` la baronia. Il suo Agostino, che eredito destino fu crudele: dopo le nozze felici e la nascita di alcuni figli, egli infatti, unitamente a tutta la sua famiglia, nel 1656, fu ucciso dalla peste che fin dal 1652 mieteva migliaia di vittime in Sardegna.

Sanna2 Famiglia di Alghero (secc. XVIXVIII). Le sue notizie risalgono al secolo XVI; i suoi membri avevano una buona posizione economica e gode-

vano di buona reputazione in seno alla ` cittadina. Nel 1599 il dottor societa Giovanni Antonio, vicario reale della `, ottenne il cavalierato ereditario citta ` . Nel 1613 fu anche e nel 1605 la nobilta ammesso allo Stamento militare durante il parlamento del duca di Gandı´a; suo figlio Francesco percorse una brillante carriera nell’esercito reale e fu armato cavaliere mentre si trovava in Spagna. I suoi discendenti continuarono a risiedere ad Alghero, dove mantennero una discreta posizione e si estinsero nel corso del secolo XVIII.

Sanna3 Famiglia di Benetutti (secc. XVI-XVII). Le sue notizie risalgono ` del secolo XVI. In alla seconda meta possesso di un discreto patrimonio, ` espresse alcune distinte personalita tra cui il dottor Giovanni Francesco Sanna Bello, che nel 1616 ottenne il cavalierato ereditario. Lo stesso, nel 1624, fu ammesso allo Stamento militare durante il parlamento Vivas. I ` tardi si trasferisuoi discendenti piu rono a Ozieri, dove si estinsero nel corso del secolo XVII.

Sanna 4 Famiglia di Cagliari (secc. XVII-XVIII). Appartenente alla borghesia cagliaritana, le sue notizie risalgono al secolo XVII. Scoppiata la guerra di successione spagnola, uno dei suoi membri, il dottor Bernardino ` con decisione nel Pietro, si schiero partito favorevole a Carlo d’Asburgo e, quando l’isola fu conquistata, nel 1708 ebbe la concessione del cavalierato ` . Uno dei ereditario e della nobilta suoi figli fu il celebre giurista Pietro Sanna Lecca. La famiglia si estinse alla fine del secolo XVIII.

Sanna5 Famiglia di Codrongianos e Pozzomaggiore (sec. XVII-esistente). Famiglia di grandi proprietari, le sue ` del notizie risalgono alla seconda meta secolo XVII; era originaria di Codrongianos, dove possedeva un ingente pa-

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Sanna trimonio. Scoppiata la guerra di suc` nel parcessione spagnola, si schiero tito filoasburgico; nel 1717 uno dei suoi membri, un Filippo, ottenne il ca` poco valierato ereditario e la nobilta prima dell’arrivo nell’isola delle truppe della spedizione progettata dal cardinale Alberoni. Ma a causa del precipitare della situazione politica egli non riuscı` a ottenere l’exequatur; con l’avvento dei Savoia, comunque, i suoi discendenti continuarono a usare pubblicamente i privilegi concessi: nel ` diffidati formal1756 furono percio mente dal continuare a farlo. Dopo altri anni di tensioni, tra il 1788 e il 1790 regolarizzarono la loro posizione e ottennero finalmente il riconoscimento degli antichi privilegi. Alla fine del secolo la famiglia si divise in due rami: ` a risiedere a Codrongiauno continuo nos e a Sassari e uno, nel corso del secolo XIX, si trasferı` a Pozzomaggiore. Entrambi i rami della famiglia esistono ancora oggi.

Sanna6 Famiglia di Cuglieri (sec. XVIIesistente). Originaria di Ortacesus, le sue notizie risalgono al secolo XVII; i suoi membri possedevano un discreto patrimonio e godevano di una considerevole reputazione. Nel 1737 un Salvatorangelo ottenne il cavalierato eredi` ; pochi mesi dopo egli tario e la nobilta ` una nobildonna di Cuglieri e si sposo stabilı` in quel villaggio. Dal loro matrimonio discendono gli attuali Sanna Passino residenti a Cuglieri.

Sanna 7 Famiglia di Mogoro (Sanna Borro e Sanna Randaccio) (sec. XVIesistente). Probabilmente originaria di Maracalagonis, i suoi membri appaiono impegnati in importanti uffici dell’amministrazione del marchesato di Quirra a partire dal secolo XVI. Nel corso dei secoli successivi mantennero ` una posizione in seno alla comunita elevata che nel 1806 fu sancita con la

concessione del cavalierato ereditario ` per il notaio Antonio e della nobilta Vincenzo, benemerito dell’agricoltura. Dai suoi nipoti Vincenzo, Efisio e Raf` del secolo faele nella seconda meta XIX discesero i tre rami della famiglia, due dei quali tuttora fiorenti. Ramo di Vincenzo. Da Vincenzo vengono i Sanna Borro che continuarono a risiedere a Mogoro e che attualmente risiedono a Cagliari e a Roma. Ramo di Raffaele. Da Raffaele discendono i Sanna Randaccio, profondamente legati a Cagliari e alla sua so` , che hanno espresso alcune emicieta `. nenti personalita Ramo di Efisio. Da Efisio discende il ramo che, imparentatosi con i Sulis, si trasferı` a Muravera.

Sanna8 Famiglia di Oristano (secc. XVIXVII). Fin dal secolo XVI godeva di `. grande considerazione nella citta ` del secolo le sue Nella seconda meta fortune furono legate al possesso della signoria della scrivania del vicariato reale di Oristano. L’importante ufficio pervenne a un Antioco che aveva sposato una Armengol, appartenente alla famiglia che era proprietaria della ` nel 1582 vide moscrivania; egli pero ` rire il suo unico figlio, per cui lascio ` della scrivania al fratello l’eredita Leonardo. Ereditata la signoria, quest’ultimo assunse una posizione di as`; a soluto rilievo nella vita della citta sua volta ebbe un’unica figlia che, sposatasi a un Pira, trasmise la signoria a ` questa famiglia. Il matrimonio segno l’apice di questo ramo dei S.: ne rimane traccia nel palazzo detto Casa di Eleonora, che fu fatto appositamente costruire in occasione del matrimonio. La discendenza fu continuata da un terzo fratello, Antonio, collettore dei diritti della dogana, che fu il capostipite del secondo ramo della famiglia. Suo nipote Gaspare, sergente mag-

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Sanna ` , nel 1631 ottenne il cagiore della citta valierato ereditario. Nel 1643 fu ammesso allo Stamento militare durante il parlamento Avellano; i suoi discendenti presero parte anche ai parlamenti successivi fino al 1673, ma pochi anni dopo si estinsero.

Sanna9 Famiglia di Tempio Pausania (sec. XVIII-esistente). Ricchi proprietari originari di Osilo; le notizie su di loro risalgono al secolo XVIII. Nel 1806 ottennero il cavalierato ereditario e la ` con Salvatorangelo, che si era nobilta distinto nella repressione dei moti angioyani e comandava un battaglione della fanteria miliziana. Suo figlio Salvatore, sposata una Guglielmo, si tra` sferı` a Tempio Pausania e vi impianto la famiglia. Alla fine del secolo un ramo della famiglia si trasferı` in Calabria.

Sanna, Adalberto Funzionario di banca, consigliere regionale (n. Senorbı` 1949). Dopo essersi laureato in ` divenuto funzionaScienze politiche e rio di banca. Da giovane impegnato in politica nelle file della Democrazia Cristiana, dopo essere stato per molte legislature consigliere comunale e ` consigliere provinciale, nel 1989 si e presentato alle elezioni per la X legi` stato eletto. slatura regionale, ma non e `, e ` diNel corso della legislatura, pero ventato consigliere regionale subentrando a Bruno Randazzo nel 1992. Al ` stato ritermine della legislatura non e confermato; ha continuato a fare politica schierato nell’UDC, e attualmente ` sindaco di Senorbı`. e

Sanna, Alberto Consigliere regionale (n. Villaurbana 1950). Militante nella ` fin da giovane dedicato Sinistra, si e alla politica nelle file del Partito De` stato per mocratico della Sinistra. E anni consigliere comunale e sindaco ` stato del suo paese natale; dal 1990 e eletto consigliere provinciale di Ori-

` stato asstano, e negli anni seguenti e sessore e vicepresidente del Consiglio. ` stato eletto consigliere reNel 1999 e gionale del suo partito nel collegio di Oristano per la XII legislatura e nel 2004 riconfermato per la XIII.

Sanna, Andrea Religioso (Maracalago` sec. XV-Oristano nis, seconda meta 1555). Vescovo di Ales dal 1521 al 1554, arcivescovo di Oristano dal 1554 al 1555. Fratello di Giovanni, completati i suoi studi fu ordinato sacerdote e divenne canonico del capitolo di Ca` nell’opera di evangegliari. Si segnalo lizzazione dei mori schiavi a Cagliari; molto legato al fratello, fu da lui chiamato a far parte del tribunale dell’Inquisizione. Quando poi nel 1521 questo ` la diocesi di Ales, fu nominato lascio vescovo al suo posto. Legato alle con` cagliaritana, ensorterie della nobilta ` in contrasto per motivi di giurisditro ´ Antonio Cardona. Tra zione col vicere il 1542 e il 1545 fu coinvolto nel cosiddetto ‘‘affare della viceregina’’ e fu sospeso dal suo incarico presso il tribunale dell’Inquisizione. Nel 1546 riprese il suo ufficio di inquisitore, ma ` a operare con sistemi molto continuo discutibili. Per porre fine alla situazione, nel 1554 fu nominato infine arcivescovo di Oristano.

Sanna, Anna Insegnante, politica (n. Thiesi 1948). Deputato al Parlamento, sindaco di Sassari. Laureatasi in Let` impegnata in politica militere, si e tando nel Partito Comunista Italiano e successivamente nel Partito Democra` stata eletta consitico della Sinistra. E gliere comunale di Samatzai per al` trasferita a cuni anni; in seguito si e ` stata eletta deSassari, dove nel 1987 e putato al Parlamento per il suo partito e successivamente riconfermata; nel 1992, al termine della legislatura, non ` stata ricandidata. Nel 1995 e ` stata ine fine eletta sindaco di Sassari fino al

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Sanna 2000; dopo una legislatura politicamente tormentata, nuovamente candidata a sindaco dopo una frattura nello schieramento cittadino che l’aveva ` stata riconfermata. eletta, non e

Sanna, Antonello Urbanista (n. Cagliari 1949). Dopo essersi laureato in ` dedicato alla carriera Ingegneria si e ` diventato prouniversitaria. Nel 1983 e fessore associato di Architettura tecnica; ordinario, attualmente insegna ` di Progettazione edilizia nella Facolta ` di Cagliari. Ingegneria dell’Universita Si occupa di architettura e di urbani` uno dei massimi conoscitori stica, ed e della storia dell’urbanistica in Sarde` autore di numerosi saggi di nogna. E tevole livello scientifico, tra i quali Insediamento, abitazione, cultura urbana (con A. Cadinu), in Guasila: un paese della Sardegna, 1984; Sardegna. L’architettura popolare in Italia (con Giulio ` , in Angioni e A. Cadinu), 1988; La citta La Provincia di Oristano, 1989; L’archi` sarda in tettura popolare, in La societa ` spagnola (a cura di Francesco ManEta coni) II, 1992; Il paesaggio costruito: case di pietra, case di terra, in I paesi, ` della Sardegna’’, collana ‘‘Paesi e citta 1, 1998.

Sanna, Antonio1 Linguista (Bonorva 1918-Cagliari 1981). Era ancora studente universitario quando partı` per la seconda guerra mondiale; fatto prigioniero in Africa settentrionale fu trasferito in un campo di concentramento in India. Durante la prigionia approfondı` la conoscenza della cultura in` in Lettere a diana; al ritorno si laureo Cagliari nel 1947. Fu assistente del glottologo Gian Domenico Serra e dal 1954 professore di Linguistica sarda ` di Lettere dell’Univernella Facolta ` di Cagliari; negli anni successivi sita diresse l’Istituto di Filologia moderna. Profondo studioso del sardo, fu per due anni presidente della giuria del pre-

` di Ozieri’’. Tra i mio di poesia ‘‘Citta suoi scritti: Due testi antichi in dialetto ` e Cobles de la Conquialgherese: Relacio sta dels Francesos, ‘‘Annali della Fa` di Lettere e Filosofia dell’Univercolta ` di Cagliari’’, XVII, 1950; Aspetti sita della poesia sarda. I maggiori, ‘‘S’Ischiglia’’, III, 9-10, 1951; Il sinodo di Pietro Spano arcivescovo di Torres. Testo inedito logudorese del XV sec., ‘‘Nuovo Bollettino bibliografico sardo’’, II, 12, 1956; La romanizzazione del centro montano di Sardegna, ‘‘Filologia romanza’’, IV, 1957; Libellus judicum turritanorum (con Alberto Boscolo), 1957; Il codice di S. Pietro di Sorres. Testo inedito logudorese del sec. XV, 1957; Il sinodo di Ottana, 3 giugno 1474, ‘‘Nuovo Bollettino bibliografico sardo’’, V, 26, 1960; Tracce di riti bizantini in Sardegna, Atti del Convegno di Studi religiosi sardi 1962, 1963; Il dialetto di Sassari. Origine, formazione, profilo fonetico, 1967-1968; I ‘‘liberos de paniliu’’ nella Sardegna medioevale, ‘‘Annali della Fa` di Lettere e di Filosofia dell’Unicolta ` di Cagliari’’, XXXV, 1973; Il diaversita letto di Sassari, in Il dialetto di Sassari e altri saggi, 1975; [tra gli altri saggi, La lingua della ‘‘Carta de Logu’’ e Una inedita scomunica sarda del ’700]; La situazione linguistica e sociolinguistica della Sardegna, ‘‘Archivio sardo del movimento operaio contadino e autonomistico’’, 6-7, 1976; Una sconosciuta versione del ‘‘Libellus judicum turritano` di Lettere rum’’, ‘‘Annali della Facolta ` di Cagliari’’, e Filosofia dell’Universita I, 1980; Il carattere popolare della lingua della ‘‘Carta de Logu’’, in Il mondo della ‘‘Carta de Logu’’, 1980.

Sanna, Antonio2 Microbiologo (n. Pattada 1917). Dopo essersi laureato a ` dedicato alla riParma nel 1941, si e cerca e alla carriera universitaria. ` di SasProfessore presso l’Universita ` stato chiamato sari nel 1958, nel 1959 e

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Sanna a insegnare Microbiologia presso l’U` di Parma, dove e ` stato anche niversita ` di Medicina. Di preside della Facolta ` trasferito a Roma, dove e ` stato qui si e ` di Medicina delpreside della Facolta ` autore di nu` Cattolica. E l’Universita merose pubblicazioni scientifiche su alcuni virus trasmessi da artropodi.

Sanna, Carlo1 Generale, deputato al Parlamento (Senorbı` 1859-Roma 1928). Dopo aver terminato i suoi studi in Accademia percorse una brillante carriera che lo condusse ai vertici della gerarchia militare. Scoppiata la prima guerra mondiale fu posto a capo della XXXII Divisione cui apparteneva la ` con quegli Brigata ‘‘Sassari’’; instauro uomini un rapporto improntato alla ge` e al rispetto umano, che lo nerosita fece chiamare affettuosamente dai soldati Babbu Mannu, appellativo che oltre l’affetto esprime la grande stima che essi avevano di lui. Nel 1924 fu candidato (ed eletto) al Parlamento nel listone fascista della Sardegna. In seguito fu presidente del tribunale speciale per la difesa dello Stato.

Sanna, Carlo2 Deputato al Parlamento (Monserrato 1920-Cagliari 2007). Laureato in Lettere, di idee sardiste, su` bito dopo la caduta del fascismo si e impegnato nel rilancio del partito. Nel 1948 ha aderito alla scissione provo` passato al cata da Emilio Lussu ed e Partito Sardo d’Azione Socialista. Nel ` stato eletto consigliere regio1949 e nale del suo partito per la I legislatura, durante la quale, nel novembre dello stesso 1949, il PSd’AS ha aderito al Partito Socialista Italiano. Successiva` stato riconfermato consigliere mente e regionale, eletto nelle liste del PSI, fino al 1963 per altre tre legislature. ` dimesso da Nel febbraio del 1963 si e consigliere regionale per candidarsi al Parlamento. Eletto deputato per la IV legislatura repubblicana, nel 1964 ha

` aderito al Partito Socialista di Unita Proletaria. Riconfermato deputato per la V legislatura, tra il 1968 e il 1972 ` stato vicepresidente della commise sione Pubblica Istruzione alla Camera.

Sanna, Carlo3 Uomo politico (n. Menaggio 1926). Consigliere regionale, senatore della Repubblica. Sardista, impegnato nel suo partito, nel 1965 viene eletto consigliere regionale per la V legislatura. Nel 1969 non viene riconfermato, ma viene rieletto dieci anni dopo nel 1979 per l’VIII legislatura. Dal dicembre 1980 al marzo 1982 diviene assessore alla Pubblica Istruzione nelle due giunte Rais. Riconfermato anche per la IX legislatura, nell’agosto 1985 diviene assessore al Lavoro nella giunta Melis; nel luglio 1987 si dimette da consigliere per candidarsi al Parlamento. Eletto contemporaneamente per la Camera e per il Senato, opta per il Senato.

Sanna, Celestina Studiosa di storia, archivista (n. Iglesias, sec. XX). Laureata in Lettere, ha diretto per anni l’Archivio comunale di Iglesias, riordinandolo e dandogli nuovo impulso. ` della sua citta `, Studiosa delle antichita ` autrice di importanti lavori di carate tere storico, tra i quali Iglesias: la chiesa di San Francesco, ‘‘Corriere del Sulcis’’, 3, 1984; Apprestamenti difensivi e architetture militari a Iglesias, in Arte e cultura del ’600 e ’700 in Sardegna (a cura di Tatiana Kirova), 1984; Un fondo inedito dell’Archivio storico comunale di Iglesias, ‘‘Bollettino bibliografico della Sardegna’’, 4, 1985; I Parlamenti sardi nell’Archivio storico comunale di Iglesias, in Acta Curiarum Regni Sardiniae. Istituzioni rappresentative nella Sardegna medioevale e moderna. Atti del Seminario di Studi, Cagliari 1986, I, 1986.

Sanna, Daniela Studiosa di storia romana ed epigrafia latina (n. Sassari,

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Sanna sec. XX). Allieva di Attilio Mastino, laureata in Lettere, ha lavorato con Paola Ruggeri. Nel 1996 ha preso parte a Cagliari al convegno sulla Sardegna paleocristiana ai tempi di Gregorio Magno con una relazione su L’epigrafia paleocristiana: Theodor Mommsen e la condanna delle ‘‘falsae calaritanae’’, ora in Atti del Convegno ‘‘La Sardegna paleocristiana tra Eusebio da Vercelli e Gregorio Magno’’, 1996. Ha al suo attivo anche il saggio Mommsen e le iscrizioni latine della Sardegna: per una rivalutazione delle ‘‘falsae’’ con tema africano, ‘‘Sacer’’, III, 1996.

Sanna, Daniele Studioso di storia (n. Sassari 1970). Giornalista pubblicista, ` ricercatore presso l’Istituto per la e Storia della Resistenza di Sondrio. Studioso del periodo successivo all’8 settembre, ha curato la pubblicazione del volume di Antonio Tedde, Un ufficiale scomodo. Dall’armistizio alla guerra di liberazione (1943-45) (prefazione di Giorgio Rochat) e scritto Da `. Gioacchino SoliPorta S. Paolo a Salo nas comandante antitedesco, 2005.

Sanna, Demetrio Gesuita, latinista (Thiesi 1729-Fano 1801). Entrato nell’ordine dei Gesuiti, fu ordinato sacer`, dote e fu inviato missionario in Peru ` alcuni anni a Lima. Indove soggiorno vitato dal ministro Battista Lorenzo ` in Sardegna e si Bogino nel 1766 torno stabilı` a Cagliari. Nel 1768 si trasferı` a Roma, dove risiedette fino al 1773; in seguito allo scioglimento della Compa` a Fano, dove visse in dignia si ritiro ` scrivendo con lo pseugnitosa poverta donimo di Mariano Pistofilo degli Eusebi. Ha lasciato due volumi di riflessioni su Il peccato in religione e in logica, pubblicati ad Assisi e Pesaro negli anni 1791-1792.

Sanna, Dino Giornalista e scrittore (Menaggio 1929-Cagliari 2001). Fratello di Carlo, dopo essersi laureato in Giu-

` al giornalismo. risprudenza si dedico Pubblicista nel 1965, professionista dal 1972. Assunto alla RAI, fu per anni redattore del ‘‘Gazzettino sardo’’ della sede di Cagliari e fu il primo conduttore del telegiornale regionale. Uomo dai molteplici interessi, fu con Giovanni Lilliu allo scavo della reggia nuragica di Barumini; preso il brevetto di ` allo stupilota di aliante, si appassiono dio della storia dell’aviazione in Sardegna. Tra i suoi scritti: Febbraio 1943: Cagliari sotto le bombe, ‘‘Mediterraneo’’, I, 1963; La base aerea di Decimomannu, ‘‘Almanacco di Cagliari’’, 1975; Cinquant’anni orsono nasceva la linea aerea Roma-Cagliari, ‘‘Almanacco di Cagliari’’, 1980; Nur. La misteriosa ci` dei sardi (a cura di S.), 1980; Covilta mincia nel 1919 la storia dell’aeroporto di Monserrato, ‘‘Almanacco di Cagliari’’, 1984; Nel 1912 Cagliari fu al centro di un clamoroso affaire, ‘‘Almanacco di Cagliari’’, 1987; Come eravamo: Cagliari tra il 1935 e il 1939, ‘‘Almanacco di Cagliari’’, 1990; La storia del cielo di Elmas, ‘‘Sardegna economica’’, 30, 1992; Le spie della Repubblica sociale e dei tedeschi in Sardegna, ‘‘Almanacco di Cagliari’’, 1992; Nel novembre del 1943 le SS trucidarono diciassette soldati sardi a Montefosco nel Viterbese, ‘‘Almanacco di Cagliari’’, 1993; Storia dell’aviazione in Sardegna, 2001.

Sanna, Elisabetta Venerabile (Codrongianos 1788-Roma 1857). Sposata, madre di sette figli, dopo la morte del marito partı` pellegrina per la Terrasanta. Terziaria francescana, a Roma incon` San Vincenzo Pallotti ed entro ` nella tro ` Apostolato Cattolico. Sesua Societa polta nella chiesa di San Salvatore in Onda.

Sanna, Emanuele Medico, uomo politico (n. Samugheo 1943). Consigliere regionale, presidente del Consiglio regionale, deputato al Parlamento. Lau-

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Sanna ` specializzato in reato in Medicina, si e Pediatria e ha iniziato la carriera come medico ospedaliero a Cagliari. Impegnato fin da giovane nel Partito Comunista Italiano, nel 1975 viene eletto consigliere comunale di Cagliari, segnalandosi per l’impegno col quale affronta i problemi sanitari in relazione ` stato eletto conal territorio. Nel 1979 e sigliere regionale del suo partito per l’VIII legislatura e successivamente riconfermato fino alla X. Negli anni del ` stato assessore regiosuo mandato e ` dal dicembre 1980 alnale alla Sanita l’aprile 1981 nella giunta Rais. Nell’a` stato eletto presidente del gosto 1984 e Consiglio regionale, ufficio che ha mantenuto per tutta la legislatura, adoperandosi per il trasferimento della sede del Consiglio nel nuovo palazzo su via Roma. Rieletto per la X legislatura, nominato assessore alla Difesa dell’ambiente nel novembre 1992, in ottemperanza a quanto disposto da una legge regionale sulle incompatibi` approvata nell’agosto precedente, lita ` dimesso da consigliere regionale; e ` si e rimasto assessore fino al termine della legislatura, nel giugno 1994. Negli anni ` stato segretario regionale successivi e ` del suo partito e nel giugno del 1999 e stato rieletto consigliere regionale per la XII legislatura, al termine della ` ricandidato, ma ha acquale non si e cettato di candidarsi come sindaco del suo paese natale. Nella consultazione ` stato eletto alla Cadell’aprile 2006 e mera dei deputati nelle liste dell’Unione. Ha al suo attivo l’articolo L’evoluzione secolare della statura in Sardegna (con G.G. Cosseddu e G. Floris), ` di Scienze na‘‘Bollettino della Societa turali’’, XXIII, 1984.

Sanna, Enedina Studiosa di tradizioni popolari (n. Cheremule 1962). Insieme con il musicista Enzo Favata ha creato ad Alghero negli anni Ottanta gli ‘‘Ar-

chivi del Sud’’, all’interno del cui programma ha condotto numerose ricerche sui racconti orali della tradizione isolana, restaurandone diverse registrazioni e pubblicandole in tre Cd, Contami unu contu. Racconti popolari della Sardegna, dedicati rispettivamente a Logudoro, Baronie e Campidano. Ha al suo attivo anche Le mille e una voce, Atti del seminario sull’arte del racconto tenuti ad Alghero nell’ottobre 1999, 2000, curati insieme a Marina Favata. Ha tradotto per Sellerio il libro della ricercatrice francese Nicole Belmont, Poetica della fiaba, 2003.

Sanna, Francesco1 Avvocato, consigliere regionale (n. Iglesias 1965). Dopo aver conseguito la laurea in Giu` dedicato alla profesrisprudenza si e sione di avvocato e ha approfondito studi di management e di progetta` stato zione finanziaria. Dal 1985 e eletto consigliere comunale di Igle` affermato sias; negli stessi anni si e nel movimento giovanile della Demo` divenuto nel crazia Cristiana di cui e 1992 segretario nazionale. Negli anni seguenti ha continuato a interessarsi di politica; sciolta la Democrazia Cri` passato al Partito Popolare, stiana, e ` entrato nella cui direzione nazionale e nel 1995; ha in seguito partecipato alla costituzione della Margherita e nel ` stato eletto consigliere regio2004 e nale per la XIII legislatura.

Sanna, Francesco2 (detto Franco) Impiegato, consigliere regionale (n. Perdasdefogu 1946). Perito elettrotecnico, ha fatto politica fin da giovane militando nelle file dei Democratici di Si` stato consigliere comunale di nistra. E Perdasdefogu e in seguito consigliere comunale e assessore di Tertenia. Poco ` stato eletto consigliere provindopo e ` stato eletto ciale di Nuoro. Nel 2004 e consigliere regionale del suo partito

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Sanna nel collegio dell’Ogliastra per la XIII legislatura.

Sanna, Francesco Antonio Gesuita, missionario (Cagliari 1697-ivi 1779). ` nel Entrato nella Compagnia di Gesu 1712, professo di 4 voti nel 1735, fu professore di Retorica in Sardegna. Nel 1729 era stato inviato a Quito, in Ecuador, dove le sue deboli forze lo costrin` : qui fu professero a restare nella citta sore di Teologia, prefetto degli studi, direttore del Collegio massimo. Costretto a rientrare in Europa dall’e` a Cagliari ditto di Carlo III (1767), torno nel noviziato di San Michele, e qui dovette sperimentare anche la soppressione della Compagnia decretata da Clemente XIII nel 1773. Morı` nella stessa Cagliari pochi anni dopo.

fatta pubblicare da Aldo Cesaraccio sulla ‘‘Nuova Sardegna’’ verso il 1955). Subito dopo il diploma, nel 1960, si trasferı` a Milano, dove, con l’aiuto del pubblicitario sassarese Rodolfo Mura, ` a collaborare col prestigioso comincio studio ‘‘Sigla’’.

Sanna, Fulvio Dirigente politico (n. Bo` sec. XX). Militante norva, prima meta socialista, nel 1944 aderı` al Partito Comunista di Sardegna con Antonio Cassitta e Giovanni Antioco Mura. Poco ` passo ` al PCI, nella tempo dopo pero cui federazione di Sassari divenne responsabile dei problemi dell’agricol` tura, nel momento in cui si faceva piu viva la lotta per la terra. In seguito a una delle manifestazioni di massa che caratterizzarono il periodo, accusato come responsabile dei disordini, espa` andando a stabilirsi a Berlino, trio nella Repubblica Democratica Tede` negli organismi di prosca, dove lavoro paganda radiofonica e giornalistica rivolti verso l’Italia. Tra gli articoli scritti al ritorno in patria, ricorda uno dei ‘‘maestri’’ della sua giovinezza socialista in Giovanni Antioco Mura e l’affermazione del socialismo sassarese, ‘‘Rinascita sarda’’, 1969.

Sanna, Gavino1 Pubblicitario (n. Porto Torres 1940). Ha frequentato l’Istituto d’Arte di Sassari segnalandosi fin da ragazzo come caricaturista (la sua prima, dedicata ad Antonio Segni, fu

Gavino Sanna – Dalle affermazioni negli Stati Uniti al lavoro a Milano e, di tanto in tanto, un viaggio nella terra d’origine.

` recato negli USA per stuNel 1969 si e diare cinematografia alla New York University e ha preso a collaborare con alcune grandi agenzie pubblicita` gli ha dato notorieta ` rie. Questa attivita internazionale e gli ha fatto ottenere negli USA numerosi importanti rico` stabinoscimenti. Tornato in Italia si e ` stata confelito a Milano; nel 1998 gli e rita la laurea honoris causa in Scienze ` di della Comunicazione dalla Facolta ` ` di Sassari. E Lettere dell’Universita autore di numerosi volumi sulla pub` e di una simpatica autobiograblicita fia, Le uova di Woody Allen (1995); tra le altre opere, Ancora una e poi basta; Caricature; Un anno di vita; Se si taglia i capelli ci daremo del tu, 1998; Professione creativo, 2000; L’inganno di un sorriso, 2003. Ha anche pubblicato presso

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Sanna l’editore sassarese Delfino Lo sguardo inquieto. Grandi caricaturisti del Novecento (con Aldo Tanchis), 2003. Di recente ha dato vita con alcuni soci a una moderna azienda vitivinicola, ‘‘Mesa’’, a Sant’Anna Arresi. Le sue bottiglie, di cui ha disegnato le etichette, sono state scelte dal Vinitaly di Verona per rappresentare l’Italia sui mercati mondiali nel 2007.

Sanna, Gavino2 Fotografo (n. Monti 1953). Si interessa anche di pittura, e dipinge su tela i paesaggi e i colori della sua Gallura. Collabora con la redazione di Olbia (dove vive) de ‘‘La Nuova Sardegna’’, ma anche con altre testate, come ‘‘La Repubblica’’ e ‘‘The ´ per riviste come ‘‘Oggi’’ e Sun’’, nonche ‘‘Gente’’.

Sanna, Giacomo Consigliere regio` da nale (n. Sassari 1949). Sardista, gia ` stato giovane impegnato in politica, e eletto ripetutamente consigliere provinciale di Sassari e nei primi anni Novanta presidente della Provincia. Nel ` stato eletto consigliere regio1994 e nale del PSd’Az per l’XI legislatura nel collegio di Sassari. Nel corso della legislatura, tra il giugno 1995 e il gen` stato assessore ai Trasporti naio 1998, e in quattro giunte Palomba. Successivamente riconfermato consigliere per la XII legislatura, nel 2004, presentandosi a capo della lista Indipendentzia, ` stato rieletto. non e

Sanna, Gian Valerio Uomo politico (n. Abbasanta 1958). Consigliere regionale, assessore regionale. Fin da giovane impegnato in politica prima nelle file della Democrazia Cristiana e in seguito in quelle del Partito Popolare Ita` stato, nel 1997, il primo liano, di cui e segretario regionale. Dopo essere stato consigliere comunale di Abbasanta e coordinatore provinciale del PPI, nel ` stato eletto presidente della 1995 e ` stato Provincia di Oristano. Nel 1999 e

eletto consigliere regionale per la XII legislatura nel collegio di Oristano nella lista del PPI. Allo scadere della ` ricandilegislatura, nel 2004, non si e ` stato chiamato a far parte dato ma e della giunta Soru come assessore regionale agli Enti locali.

Sanna, Gigi Insegnante, militante politico (n. Abbasanta 1939). Dopo essersi ` dedicato all’inlaureato in Lettere si e segnamento nelle scuole secondarie. Sardista da sempre, ha rilanciato il ` ruolo del suo partito a Oristano, dove e stato anche eletto consigliere comu` impenale per alcuni anni. Da tempo e gnato sul fronte della battaglia identitaria, segnalandosi in particolare per gli interventi in difesa della lingua sarda. Tra i suoi scritti: Sardegna. Lingua, comunicazione e letteratura (con G. Atzori), 1994; Omines. Dal Neolitico al` nuragica (con G. Atzori), 1996. l’Eta

Sanna, Giovanni1 Intellettuale e uomo politico (Sardegna, fine sec. XIX-?). Nel 1914 aderı` al Gruppo d’Azione per gli interessi della Sardegna, fondato da Attilio Deffenu su posizioni antiprotezionistiche. Tra i suoi interventi giornalistici, Le delizie della protezione granaria, ‘‘La Nuova Sardegna’’, 1913; La Sardegna nel momento presente dell’economia nazionale, ‘‘Sardegna’’, 1, 1914.

Sanna, Giovanni2 Religioso (Maraca` sec. XV-Sassari lagonis, seconda meta 1523). Vescovo di Ales e Terralba dal 1507 al 1516, arcivescovo di Sassari dal 1516 al 1523. Fratello di Andrea, completati i suoi studi e ordinato sacerdote, fu incaricato da Leone X di riformare tutti i conventi della Sardegna. Portato a termine il proprio compito, nel 1507 fu nominato vescovo di Ales e di Terralba. Preso possesso della dio` per il restauro della cesi si adopero ` poco dopo; cattedrale, che consacro nello stesso periodo svolse un ruolo di

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Sanna primo piano nel parlamento Dusay-Rebolledo. Nel 1515, al culmine della potenza, venne nominato inquisitore per ` a tenere i due la Sardegna. Continuo ` di numerosi paincarichi e si circondo renti, tra i quali il fratello Andrea. Nel 1516 fu nominato arcivescovo di Sassari. Raggiunta la sua nuova sede, con` pero ` a governare anche quella di tinuo Ales e a svolgere i compiti di inquisitore. Nel 1516 acconsentı` alla separazione del Gremio dei Falegnami da quello dei Muratori, di cui faceva parte.

Sanna, Giovanni3 Religioso, vescovo di Ampurias e Civita (Santu Lussurgiu, ` sec. XVI-Castellaragonese prima meta 1607). Laureato in utroque, uomo di `, legato ai Gesuiti, fu nogrande abilita minato canonico della cattedrale di Ales e inviato ad Algeri a trattare il riscatto di molti sardi fatti prigionieri dai corsari. Fu nominato vescovo di Ampurias e Civita nel 1586; preso pos` di far cosesso della sede si preoccupo struire la cattedrale di Castellaragonese (l’attuale Castelsardo); negli stessi anni promosse l’apertura di due noviziati dei Gesuiti a Cagliari e a Sassari. Durante il suo governo, i sacerdoti della collegiata di Tempio – rinnovando una rivendicazione del centro gallurese – chiesero il ripristino dell’antica diocesi di Civita, ma il vescovo, richiamandosi a una disposizione di ` che la diocesi Pio V (1568), dichiaro era «suppressa et extincta».

Sanna, Giovanni4 Giornalista, scrittore (n. Cagliari 1935). Fratello di Carlo e di Dino, conseguita la laurea in Giu` dedicato al giornalirisprudenza si e smo. Dopo aver animato la vita culturale di Cagliari negli anni Sessanta, segnalandosi anche come abile chitarri` stato resta in famosi complessi jazz, e dattore di ‘‘Tuttoquotidiano’’ e successivamente de ‘‘L’altro Giornale’’, dove

ha curato le pagine della cultura e del ` entrato alla RAI, parteteatro; infine e cipando a numerosi programmi radiofonici. Ha ottenuto numerosi riconoscimenti tra cui per due volte il premio ‘‘Iglesias’’ di giornalismo. Studioso di ` autore teatro e di tradizioni popolari, e di numerose interessanti pubblicazioni, tra cui il recente Sonadoris e cantadoris, edito a Cagliari nel 2001.

Sanna, Giovanni Antonio Finanziere, uomo politico (Sassari 1819-Firenze 1875). Deputato al Parlamento subalpino e al Parlamento italiano. Pioniere ` mineraria a Montevecchio dell’attivita fin dal 1845, con gli anni divenne proprietario della miniera e vi costruı` un moderno impianto. Dopo il 1848 promosse in Sardegna la pubblicazione dei primi giornali ‘‘democratici’’. Esponente della Sinistra, amico di Ga` molte sue iniziative ribaldi, finanzio politiche. Nel 1857 fu eletto deputato per la prima volta nella VI legislatura; schierato con la Sinistra intervenne nel 1859 nella questione degli ademprivi. Nel 1860 divenne proprietario dell’autorevole quotidiano ‘‘Il Diritto’’ di Torino. Negli anni successivi, pur continuando a rimanere deputato (fu eletto per la VII legislatura ancora in Sardegna e per la IX in quella di Grosseto), estese la rete dei propri affari e per riuscire a conservare la conces` in sione di Montevecchio si imbarco una lunga lite con Francesco Domenico Guerrazzi e il nipote Franceschino, suo genero. Terminata nel 1865 ` parlamentare, nel 1871 fondo ` l’attivita la Banca Agricola Industriale Sarda, ` fallı` alcuni anni dopo, anche che pero se le somme versate dai risparmiatori furono tutte restituite col tempo. Mo` suo esecutore testamenrendo nomino tario il deputato bittese Giorgio Asproni, zio dell’omonimo Giorgio Asproni, suo braccio destro a Monte-

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Sanna ` diede luogo a una vecchio: ma l’eredita serie infinita di liti giudiziari, forse an`. In che in conseguenza della sua entita vita aveva messo insieme una ricca collezione di oggetti antichi e di dipinti, ` per la realizzazione di un che lascio museo a Sassari, che infatti, realizzato dopo un lungo e sofferto iter burocratico, fu poi intitolato a lui. Tra i suoi scritti: Discorso pronunciato alla Camera dei Deputati in tornata del 21 febbraio 1859 sul progetto di legge relativo degli ademprivi in Sardegna, 1859; La Sardegna. I dolori della Sardegna, ‘‘Il Diritto’’, 1859; Memoriale al presidente del Consiglio sulle condizioni e sui bisogni della Sardegna, ‘‘La Gazzetta popolare’’, 1862; L’arruffapopoli di Giuseppe Giusti e Francesco Domenico Guerrazzi, 1869; I due Guerrazzi, 1870 (sulla miniera di Montevecchio e la lunga lite ` ; su questo tema per la sua proprieta aveva iniziato a scrivere un documentato saggio Dionigi Scano; il testo, ri` leggere nei masto incompiuto, si puo suoi Scritti inediti).

Sanna, Giovanni Battista Religioso, vescovo di Ales e Terralba (Sassari, se` sec. XVII-Bosa 1736). Dopo conda meta essere stato ordinato sacerdote, si lau` in utroque e fu nominato canonico a reo Bosa. Era da alcuni anni vicario generale di Bosa quando nel 1728 fu nominato vescovo di Ales; una volta preso ` di abpossesso della sede si preoccupo bellire la cattedrale di Ales, provvedendo a farvi costruire la tomba dei vescovi.

Sanna, Giovanni Leonardo Religioso ` sec. XVII-ivi (Cuglieri, seconda meta 1741). Vescovo di Ampurias e Civita dal 1736 al 1737, vescovo di Bosa dal 1737 al 1741. Nato da nobile famiglia, dopo essere stato ordinato sacerdote, ` in utroque e si dedico ` all’insesi laureo gnamento universitario. Per le sue ` fu nominato ‘‘giudice dei graqualita

vami’’ e incaricato di numerose delicate missioni negli anni che segnarono il passaggio della Sardegna ai Savoia. ` di CaFu anche rettore dell’Universita gliari e nel 1736 vescovo di Ampurias e ` fu trasferito alla Civita. Nel 1737 pero diocesi di Bosa. Tra i suoi scritti: Oracion panegirica de S. Saturnino, 1711; Festivos cultos, publicos aplausos, ovaciones panegiricas en la canonizacion de S. Pio V, de la Orden de Predicadores, 1714.

Sanna, Giovanni Maria1 Religioso, ve` scovo di Ampurias e Tempio (Budduso 1936-Cagliari 2007). Entrato nell’ordine dei Minori conventuali fu ordinato sacerdote alla fine dell’Ottocento. ` fu nominato Per le sue grandi qualita commissario generale del suo ordine per la Sardegna e per la Spagna. Nel 1915 divenne vescovo di Ampurias e Tempio, ma nel 1922 fu trasferito alla ` a diocesi di Gravina, dove continuo operare con grande impegno.

Sanna, Giovanni Maria2 (detto Mimmia) ` 1936). Esperto di turismo (n. Budduso ` entrato Laureato in Giurisprudenza, e nell’amministrazione regionale, dove ` giunto al grado di direttore dei sere ` occupato dei problemi dei vizi. Si e beni culturali e della loro fruizione da ` stato diparte del grande pubblico; e rettore dell’ESITe commissario straordinario delle aziende di soggiorno e turismo di Cagliari e di Sassari. Nell’am` stato organizzabito del suo incarico e tore della sagra di Sant’Efisio (=), della Cavalcata sarda e della sagra del ` Redentore di Nuoro. In particolare e stato l’artefice del regolamento che ha restituito alla sagra di Sant’Efisio il carattere di manifestazione prettamente religiosa.

Sanna, Ignazio Antropologo cristiano, arcivescovo di Oristano (n. Orune 1942). Dopo aver frequentato i seminari di Nuoro e di Cuglieri (1954-1963)

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Sanna ha continuato gli studi a Roma, prima al Seminario romano maggiore e quindi all’Accademia ecclesiastica (1963-1972). Ha conseguito le lauree in Teologia, in Filosofia e in Diritto cano` nico. Ordinato sacerdote nel 1967, e stato nel 1972 segretario della Nunziatura a Quito (Ecuador). Tornato a Roma ha rivestito numerose cariche: cappellano del papa, assistente centrale dei giovani di Azione Cattolica, prorettore ` lateradella Pontificia Universita nense, membro della Pontificia Acca` demia di Teologia. Dal giugno 2006 e arcivescovo di Oristano. Tra i suoi scritti: La cristologia antropologica di P. Karl Rahner, 1970; Appunti di antropologia, 1979; L’uomo via fondamentale della Chiesa. Trattato di antropologia teologica, 1984, 1989 e 1994; L’Azione Cattolica dal Concilio al Sinodo, 1988; ` umana. Per Immagine di Dio e liberta un’antropologia a misura d’uomo, 1990; Dalla parte dell’uomo. La chiesa e i valori umani, 1992; Chiamati per nome. Antropologia teologica, 1994; Le beatitudini del prete, 1994; Karl Rahner, 2000; L’antropologia cristiana tra mo` e postmodernita ` , 2001; I papi e dernita ` lateranense, la Pontificia Universita 2001; Nomade o pellegrino? Sentieri di ` aperta. Il crisperanza, 2005; L’identita stiano e la questione antropologica, 2006.

per la XII, allo scadere della legisla` stata riconfermata. tura non e

Sanna, Matteo Consigliere regionale ` inte(n. Olbia 1975). Precocissimo, si e ressato da molto giovane alla politica; schierato in Alleanza Nazionale, nel ` stato eletto consigliere comu1997 e nale di Telti, nel 2000 eletto consigliere provinciale di Sassari, e a soli 24 anni ` stato assessore provinciale. Nel 2004 e eletto consigliere regionale del suo partito per la XIII legislatura nel collegio di Olbia.

Sanna, Natale Insegnante, storico (Sedilo 1918-Cagliari 2000). Conseguita la laurea in Lettere a Cagliari nel 1941, divenne professore negli istituti superiori. Per alcuni anni fu incaricato dell’insegnamento di Storia contempora` di Cagliari. Rinea presso l’Universita cercatore attento e scrupoloso, ha lasciato numerosi lavori tra cui un’opera poderosa sulla storia della Sardegna, ` tutta la la cui redazione lo impegno vita. Tra i suoi scritti: Il cammino dei sardi: storia, letteratura ed arte di Sardegna, 1964 [un testo di base, che ha avuto grande diffusione e molte ristampe]; La Sardegna contemporanea dal 1870 al 1924, in Breve Storia della Sardegna (a cura di Alberto Boscolo), 1965; Importante ritrovamento archeologico, ‘‘Frontiera’’, I, 7, 1968.

Sanna, Maria Noemi Medico, consi-

Sanna, Paolo Giornalista, scrittore (n.

gliere regionale (n. Ozieri 1949). Dopo essersi laureata in Medicina ha fatto un’esperienza di studio in Canada; tor` specializzata in nata in Sardegna, si e Psichiatria e in Criminologia: attualmente lavora nella Clinica psichiatrica ` di Sassari. All’impegno dell’Universita scientifico ha accoppiato quello politico, schierandosi in Alleanza Nazio` stata eletta consigliere nale. Nel 1994 e regionale del suo partito per l’XI legislatura nel collegio di Sassari; rieletta

` Sassari 1942). Professionista dal 1975, e stato sino alla fine del secolo XX redattore del ‘‘Gazzettino sardo’’ della RAI nella sede di Sassari. In quel periodo ha anche collaborato a numerosi programmi delle tre reti nazionali. Lasciato il servizio, ha potuto dedicarsi alla letteratura saggistica (L’altro Pavese. Un ‘‘misfatto’’ non solo letterario, 2000) e alla poesia (Sud. Il segno e il viaggio, con Matteo Gazzolo, 2001; Duetto, con Adele Loriga Camoglio,

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Sanna 2002), anche in dialetto sassarese (Fogghi e lumi, 2004, riedito nel 2007).

Sanna, Paolo Terzo Imprenditore agricolo, consigliere regionale (n. San Gavino Monreale 1956). Dopo essersi ` delaureato in Ingegneria chimica si e dicato alla conduzione della vasta ` seazienda agricola di famiglia. Si e ` sperignalato per una estesa attivita mentale nel campo delle nuove coltivazioni, introducendo tra l’altro la coltura del riso nel Medio Campidano. ` ha ottenuto riPer questa sua attivita conoscimenti a livello nazionale e nel ` diventato presidente del Con1997 e sorzio di Bonifica della Sardegna meridionale. Attirato dalla politica, schierato in Forza Italia, dopo essere stato eletto consigliere comunale di San Ga` stato eletto consigliere vino, nel 2004 e regionale del suo partito per la XIII legislatura nel collegio del Medio Campi`, e ` stata imdano; la sua elezione, pero pugnata davanti al tribunale amministrativo regionale dal suo collega di partito Pietro Pittalis, che nel maggio 2005 ha ottenuto di sostituirlo in Consiglio regionale, schierandosi poi con l’UDEUR.

Sanna, Piero Storico (n. Sassari 1949). Dopo la laurea ha intrapreso la car` divenriera universitaria. Nel 1984 e tato professore associato di Storia moderna, disciplina che attualmente in` di Scienze polisegna presso la Facolta ` di Sassari. Stutiche dell’Universita dioso della storia politica e sociale ` recenti della Sardegna, negli anni piu ha curato in particolare alcuni aspetti del periodo sabaudo, scrivendo importanti saggi di spessore, spesso in collaborazione col collega Antonello Mattone. Si interessa anche di storia delle ` istituzioni. Nei primi anni Ottanta e stato nel comitato di direzione dei ‘‘Quaderni sardi di Storia’’. Tra i suoi scritti: Due giornali comunisti sardi del

1944, ‘‘Archivio sardo del movimento operaio contadino e autonomistico’’, 3, 1974; I quotidiani nel periodo del CLN, introduzione al vol. I della collana ‘‘Stampa periodica in Sardegna 194349’’, 1975; La ricostituzione della provincia di Nuoro, ‘‘Archivio sardo del movimento operaio contadino e autonomistico’’, 8-10, 1977; Storia del PCI in Sardegna dal 25 luglio alla Costituente, 1977; I Monti frumentari, ‘‘Agricoltura Informazioni’’, 1-2, 1983; Per una storia del movimento contadino, ‘‘Archivio sardo del movimento operaio contadino e autonomistico’’, numero speciale, 1985; Dai Monti frumentari alle banche dell’Ottocento. Storia del credito agrario in Sardegna, in La Sardegna. Enciclopedia (a cura di Manlio Brigaglia), III, 1988 [nella stessa opera ha anche curato la Cronologia della Sardegna sabauda]; Problemi di politica agraria in Sardegna e in Corsica nella se` del XVIII secolo, ‘‘Archivio conda meta sardo del movimento operaio contadino e autonomistico’’, 29-31, 1990; Giovanni Maria Angioy e un progetto sulla storia del diritto patrio del Regno di Sardegna (1802) (con Antonello Mattone), in Studi e ricerche in onore di Girolamo Sotgiu, I, 1993; due saggi, Il grano delle ville e le istituzioni annonarie del XVIII secolo e Per una storia economica e ci` di Alghero (con A. Matvile della citta tone), entrambi in Alghero, la Catalo` gna, il Mediterraneo. Storia di una citta e di una minoranza catalana in Italia (XV-XX sec.) (a cura di A. Mattone e P. Sanna), 1994; I Simon, una famiglia di intellettuali tra riformismo e restaurazione (con A. Mattone), in All’ombra dell’aquila imperiale. Trasformazioni e ` istituzionale nei territori sacontinuita ` napoleonica (1802-1814), II, baudi in Eta 1994; La Sardegna sabauda, in Storia della Sardegna (a cura di M. Brigaglia), 1995; I parlamenti del Regnum Sardi-

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Sanna niae: problemi storico-istituzionali, ‘‘Archivio sardo del movimento operaio contadino e autonomistico’’, 47-49, 1996; La rivoluzione delle idee: la ri` sarde e la cirforma delle due universita colazione della cultura europea (17641790) (con A. Mattone), ‘‘Rivista storica italiana’’, CX, 3, 1998; Istruire nelle ve` patrie. Il ‘‘prospetto dell’isola di Sarrita degna’’ di Matteo Luigi Simon (con A. ` Mattone), in Dal mondo antico all’eta contemporanea. Studi in onore di Manlio Brigaglia, 2001.

`; nel 1900 fu nominato diretsue qualita tore delle miniere sarde. Svolse il suo lavoro fino al 1919, attraversando il difficile momento della prima guerra mondiale in cui le miniere entrarono in crisi per mancanza di mano d’opera. ` Subito dopo la guerra, nel 1920, fondo ` per la distribuzione dell’euna societa nergia elettrica e in seguito divenne presidente del Sindacato delle miniere della Sardegna. Fu anche il decano degli ingegneri italiani: morı` centenario a Cagliari nel 1958.

Sanna, Pietro1 Religioso (Maracalago-

Sanna, Roberta Archeologa (n. Ca-

nis 1500-Oristano 1563). Arcivescovo di Oristano dal 1556 al 1563. Completati i suoi studi fu ordinato sacerdote e divenne dottore in Decretali. Uomo di grande cultura, protetto dagli zii Giovanni e Andrea, divenne canonico della cattedrale di Cagliari. Nel 1556, alla morte dello zio Andrea, fu nominato arcivescovo di Oristano.

gliari 1957). A partire dal 1980 ha diretto per alcuni anni il Gruppo archeologico giovanile di Villaspeciosa. In seguito ha continuato a dedicarsi con passione all’archeologia, prendendo parte a scavi importanti. Ha al suo attivo numerosi scritti, tra i quali otto tra schede e capitoli in Villaspeciosa. Censimento archeologico del territorio, ` Mitza 1984: Materiali nuragici. Localita Purdia-Decimoputzu, Menhir Loc. Cuccureddus, Epoca punica, Sepolture ad inumazione. Loc. Su Carropu de Sa ` Is Femmina, Abitato nuragico, localita ` Monti Crus, Nuraghe Cilixianu, localita Cilixianu, La frequentazione in epoca storica, Sigillata chiara; e ancora, Materiali nuragici da Mitza Purdia-Decimoputzu, ‘‘Studi sardi’’, XXVI, 1986; Il villaggio di Is Arridelis-Uta, in La cultura di Ozieri. Problematiche e nuove acquisizioni, 1989; Gallura. Introduzione storico-geografica, in Guida ai musei regionali e locali della Sardegna, 1991.

Sanna, Pietro2 Gesuita, missionario (Cagliari 1700-ivi, dopo 1773). Entrato ` nel 1716, pronella Compagnia di Gesu fesso di 4 voti nel 1733, alcuni anni dopo venne inviato in missione in Paraguay, dove fu per tre anni procuratore della Compagnia. L’editto di Carlo III (1767) che lo costrinse a rientrare in ´ n di CorEuropa lo colse nella reduccio ` a Cagliari, dove fu pus Christi. Torno confessore nel noviziato di San Michele. A Cagliari morı` poco tempo dopo la soppressione della Compagnia (1773).

Sanna, Riccardo Ingegnere minerario (Cagliari 1858-ivi 1958). Figlio di Giuseppe Sanna Sanna, dopo aver comple` a lavorare nelle mitato gli studi inizio niere di Monteponi ma, dopo la morte di suo padre, preferı` trasferirsi nella penisola e fare esperienza in altri ambienti minerari. Tornato in Sardegna riprese il lavoro nella miniera di San Giovanni, dove si impose presto per le

Sanna, Salvatore1 Gentiluomo caglia` sec. ritano (Cagliari, seconda meta XVI-ivi, 1630 ca.). Entrato nell’amministrazione reale, per anni fu nel Napoletano e infine, tornato in Sardegna, fu nominato pagatore della Tanca Regia. Nel 1605 fu nominato maestro razio` l’erede della banale e in seguito sposo ronia di Teulada.

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Sanna

Sanna, Salvatore2 (detto Tore) Funzionario, consigliere regionale (n. Villasimius 1947). Funzionario amministra` di Cagliari, da semtivo dell’Universita pre impegnato in politica, ha militato prima nel Partito Comunista Italiano e attualmente nei Democratici di Sinistra. Eletto consigliere comunale di ` stato sindaco del suo Villasimius, e paese interrottamente per 23 anni, dal 1978 al 2001, contribuendo in modo notevole allo sviluppo turistico del piccolo centro e alla costituzione di quel ` stato eletto parco nazionale. Nel 1994 e consigliere regionale del suo partito nel collegio di Cagliari per l’XI legislatura, riconfermato nel 1999 per la XII legislatura, nel corso della quale ha ricoperto la carica di vicepresidente del Consiglio regionale. Non rieletto nelle ` stato eletto elezioni del 2001, nel 2004 e ancora una volta sindaco di Villasimius.

Sanna, Simonetta Docente universitario, consigliere regionale (n. Bonorva ` laureata in 1949). Figlia di Fulvio, e Lingue, specializzata in Lingua e letteratura tedesca, che ha studiato nel lungo soggiorno giovanile a Berlino ` ritenuta uno dei maggiori (RDT): e esperti italiani nel campo della didattica delle lingue. Dopo le esperienze di studio in Germania, ha intrapreso la carriera universitaria dapprima ` di Cagliari, in sepresso l’Universita ` guito a Sassari, dove attualmente e professore ordinario di Lingua e letteratura tedesca. Da preside della Fa` ha provveduto all’ampliamento colta dei locali e soprattutto all’arricchimento dell’offerta didattica, anche attraverso il Centro linguistico d’Ateneo. Autrice di numerosi studi sulla letteratura tedesca, dal 1991 fa parte del Comitato scientifico della ‘‘Zeitschrift fu ¨r Germanistik’’ della Humboldt Univer` stata eletta sita ¨ t di Berlino. Nel 2004 e

consigliere regionale di Progetto Sardegna nel listino ‘‘Sardegna insieme’’ per la XIII legislatura.

Sanna, Ulrico Studioso di scienza dei materiali (n. Torino 1947). Dopo la laurea ha intrapreso la carriera universitaria. Professore associato di Scienza e tecnologia dei materiali, attualmente ` di Ingegneria insegna presso la Facolta ` di Cagliari, dove fa andell’Universita che parte del Gruppo di ricerca ‘‘Scienza e tecnologia dei materiali’’. Autore di numerose pubblicazioni, ha approfondito alcuni aspetti della tecnologia metallurgica nella Sardegna nuragica negli articoli Bronze metalworking in nuragic site of Santa Barbara, Sardinia, Italy, ‘‘Journal of the Historical Metallurgy Society’’, 26, 1992; Some metallurgical remarks of Sardinian Bronzetti, in Sardinia in the Mediterranean: a Footprint in the Sea, 1992; The use of ceramic materials in metallurgy in Sardinia in the early iron age, in Atti dello World Ceramic Congress, 1994.

Sanna, Vittoria Docente di Letteratura inglese (Cagliari 1918-ivi 2004). Dopo ` alessersi laureata in Lettere si dedico l’insegnamento negli istituti secon` la sua dari; successivamente continuo ` di Cacarriera presso l’Universita gliari, dove fu anche preside della Fa` di Lingue. Ricercatrice di grande colta livello, fece lunghi soggiorni di studio in Inghilterra dove approfondı` le sue conoscenze su molti autori contemporanei. Tra i numerosi suoi scritti, Il romanzo di Virginia Wolf, 1951; Orizzonti ` dell’Otsociali inglesi nella prima meta tocento, 1952; Arnold Bennett e i ro` , 1953. manzi delle Cinque Citta

Sanna Borro, Giuseppe Chimico (Cagliari 1887-Roma 1970). Conseguita la ` alla ricerca e all’inselaurea si dedico gnamento universitario. Volontario du` rante la prima guerra mondiale, fu piu

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Sanna Bruno volte decorato per i suoi numerosi atti ` la Sodi valore. Nel dopoguerra fondo ` Idrogeno ed Ossigeno e fu il procieta motore della diffusione dell’industria del gas a Cagliari. Studioso di valore, fu autore di numerosi lavori di carattere scientifico, tra cui Composizione delle acque madri delle saline demaniali di Cagliari, 1920 e Studio fisico-chimico sui terreni di bonifica sarda, 1920.

Sanna Bruno Famiglia siciliana (secc. ` XVI-XVII). Radicata fin dai tempi piu antichi nel Trapanese, un suo ramo si ` in Sardegna agli inizi del setrapianto colo XVI con un Giovanni Bruno figlio di Pietro. Apparteneva a un ramo secondario della famiglia: in possesso di una buona preparazione giuridica, giunse in Sardegna per cercare fortuna in qualche settore dell’ammini` all’arcivescovo di strazione. Si lego Sassari, Giovanni Sanna, inquisitore ` generale per la Sardegna, e ne sposo la sorella Isabella. Dal matrimonio con Isabella nacque Pietro che, secondo il modello di assimilazione, assunse il cognome Sanna e nel 1542 fu compartecipe dell’operazione che ` Salvatore Aymerich all’acquisto porto dei feudi degli Erill ottenendone i villaggi di Gesico e Goni. Alla fine del secolo i suoi nipoti furono travolti dallo scandalo finanziario che aveva toccato Gerolamo Comellas, loro nonno materno, ma comunque riuscirono a salvare i due feudi. La discendenza si ` del secolo estinse nella seconda meta ` al fisco. XVII e il feudo torno

Sanna Bruno, Giovanni (o G. Bruno) ` Gentiluomo (Trapani, seconda meta sec. XV-Cagliari 1542). In possesso di buona preparazione giuridica, trasferitosi in Sardegna a cercar fortuna ` Isabella Sanna, sorella di Giosposo vanni arcivescovo di Sassari e grande inquisitore. L’arcivescovo, uomo di potere e convinto nepotista, lo fece nomi-

nare avvocato del Sant’Ufficio e lo as` alla sua famiglia secondo un mosimilo dello abbastanza diffuso a tutti i livelli ` a essere sociali in Sardegna. Continuo protetto anche dall’altro cognato, il vescovo Andrea Sanna; fu cosı` coinvolto nella rete di affari in cui il prelato era implicato e, nel tormentato periodo nel quale una parte dell’aristocrazia ` di opporsi ai disegni innosarda cerco ´ Cardona, fu tra i provatori del vicere tagonisti dell’opposizione ai progetti riformatori. La resistenza al Cardona fece maturare, nel 1541, l’accusa mossa alla viceregina di eresia e stregoneria (il cosiddetto ‘‘affare della vicere`, gina’’), un espediente ideato, in realta pare dai fratelli Zapata, per colpire il ´ . Ad esso si pensa che Giovanni vicere non fosse stato estraneo; la morte, sopraggiunta nel 1542, probabilmente gli ` spiacevoli sorprese che l’evolevito versi dell’affare in seguito avrebbe portato ad altri membri del clan familiare.

Sanna Bruno, Pietro Barone di Gesico ` sec. XVIe Goni (Cagliari, prima meta ivi, dopo 1558). Figlio di Giovanni, laureatosi in Legge fu coinvolto nella rete di traffici e maneggi di cui suo padre era protagonista. Legato a Salvatore ` a termine con lui l’oAymerich, porto perazione di acquisto dei feudi appar` in tenenti agli Erill e nel 1542 entro possesso dei feudi di Gesico e di Goni. Nel 1558 fu ammesso allo Stamento militare durante i lavori del parlamento Madrigal, inserendosi cosı` definitivamente nel giro dell’aristocrazia cagliaritana anche attraverso il matrimonio con una figlia di Gerolamo Comellas, amministratore delle rendite di Oristano. Morı` pochi anni dopo.

Sanna Bruno, Tiberio Barone di Ge` sec. sico e Goni (Cagliari, prima meta XVI-ivi 1583). Figlio di Pietro, quando suo padre morı` era ancora minorenne

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Sanna Corda ` fu posto sotto la tutela del e percio ` del nonno materno. Ma verso la meta secolo quest’ultimo fu travolto da uno ` a doscandalo finanziario e T. si trovo ver affrontare un periodo di grandi dif`. Nel 1560 fu addirittura condanficolta nato a pagare 1000 ducati per aver prestato fideiussione al nonno.

Sanna Corda, Francesco Sacerdote, patriota della Sarda Rivoluzione (Torralba 1759-Longosardo 1802). Laureatosi nel 1778, teologo, fu ordinato sacerdote nello stesso anno; divenuto par` fama roco del suo paese, si guadagno di buon oratore e di difensore dei deboli. Di idee liberali, aderı` al programma politico di Giovanni Maria Angioy, che seguı` nei tormentati momenti della sua esperienza politica. Dopo la ` la caduta dell’Alternos, nel 1798 lascio sua parrocchia e, a causa dalla repressione degli angioyani posta in quegli ` , fu anni in atto con crescente intensita costretto a espatriare clandestina` nella vicina mente dall’isola. Si rifugio ` nel giro degli amici Corsica, dove entro della famiglia Bonaparte; stabilitosi ad Ajaccio, divenne confessore di Leti` di orzia, madre di Napoleone, e cerco ganizzare i fuorusciti sardi nell’intento di rientrare in Sardegna con l’aiuto del Direttorio per instaurare nell’isola un governo repubblicano. Per realizzare ` in incoil progetto addirittura sbarco gnito alcune volte in Sardegna e in se` a Parigi a chiedere un inguito si reco tervento francese nell’isola, come del resto proponevano in quel periodo quasi tutti gli altri esuli sardi. Rimase nella capitale fino al 1802, partecipando nel 1801 al concilio nazionale della Chiesa francese, cui seguı` l’accordo fra la Chiesa costituzionale e il cosiddetto Clero refrattario, che aveva rifiutato di giurare la Costituzione civile del clero del 1790. Subito dopo si ` a Bastia, dove si adopero ` per orgareco

nizzare una spedizione. Fallı` un primo tentativo in maggio, nel giugno successivo, messo insieme un piccolo corpo da sbarco, comandato da lui e dal giovane notaio Francesco Cilocco, raggiunse le coste della Sardegna sulle Bocche di Bonifacio prendendo terra in due diversi punti. S.C., sbarcato all’imboccatura del fiordo di Longosardo, ebbe facilmente ragione della piccolissima guarnigione che ne difendeva la torre. Alzata su questa la bandiera della Rivoluzione, S.C. scrisse ` della una serie di lettere alle autorita Gallura invitandole a riconoscere il nuovo stato di cose. Ma nel giro di pochi giorni un concentrico attacco di forze sabaude da mare e da terra si concluse con un breve scontro ai piedi ` la morte (18 della torre in cui S.C. trovo giugno). Quasi contemporaneamente falliva anche l’impresa del Cilocco, catturato a tradimento e subito dopo giustiziato a Sassari.

Sanna Denti, Pietro Magistrato, deputato al Parlamento (Bono 1812-Cagliari?, 1890). Laureato in Legge, entrato in magistratura percorse una brillante carriera giungendo al grado di consigliere onorario della Corte di Cassazione. Fu anche attento alla vita politica del suo tempo; interprete delle idee della Sinistra, fu eletto consigliere provinciale di Cagliari una prima volta tra il 1860 e il 1861 e successivamente tra il 1868 e il 1872. Negli stessi anni prese anche parte alle elezioni politiche riuscendo a essere eletto deputato in diverse occasioni, ma le sue elezioni furono sempre annullate fino al 1870, quando finalmente fu eletto per l’XI legislatura.

Sanna Lecca, Pietro Magistrato (Cagliari 1715-Torino 1798). Uomo di vasta cultura, dopo aver conseguito la laurea ` in magistratura percorin Legge entro rendo una luminosa carriera giudizia-

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Sanna Randaccio ria. Giunto ai massimi vertici, fu chiamato a Torino da Carlo Emanuele III e nominato reggente del Supremo Consi` per sviglio di Sardegna. Si adopero luppare la pratica della chiusura dei terreni; ma suo grande merito fu la pubblicazione della fondamentale raccolta di Editti, pregoni ed altri provvedimenti emanati pel Regno di Sardegna sotto il governo dei Reali di Savoia fino al 1774, 3 volumi stampati a Cagliari dalla Stamperia Reale nel 1775. La Raccolta degli Atti governativi ed economici del Regno di Sardegna, pubblicata con autorizzazione del governo venne continuata in molti altri volumi sino al 1847, sulla scia dell’opera di S.L., un «corpo di leggi patrie – come scrisse Pasquale Tola – molto stimabile, non cosı` per l’ordine e per la chiarezza, di cui in molti luoghi manca la collezione, come per la saggezza dei provvedimenti».

Sanna Naitana, Giuseppe Uomo poli` tico, intellettuale (Bosa, seconda meta sec. XIX-?). Fu ripetutamente eletto consigliere provinciale di Cagliari tra il 1893 e il 1901. Ha al suo attivo un saggio su Il conte Ugolino della Gherardesca ed i suoi figli in Sardegna, ‘‘Vita sarda’’, 12, 1892.

Sanna Oliver, Gabriel Giureconsulto ` sec. XVIcagliaritano (seconda meta ?). Esperto in diritto feudale, ha lasciato una serie di scritti ricchi di preziosi riferimenti alle vicende della storia medioevale di Sardegna. Tra gli altri: Responsum sive juris allegationes ad causam comitatus Quirrae pro Don Joachimo Carros et de Centelles Barchinonae populato, 1591; Responsum ad causam quae in R. Audientia praesentis Sardiniae regni vertitur super missione in possessionem baroniarum et castrorum Bellae Loylae Guardae, Aquae Frigidae et Baradili in caralitano capite sitorum, 1599; Epitome juris allegatio-

num ad propriam causam contra Quirrae olim comites, ratione mercedis laboris eximii per ipsum praestiti pro quandam Don Joachimo Carroz et de Centelles Quirrae comite, in causa adjudicationis totius eiusdem Quirrae comitatus, 1606.

Sanna Randaccio, Francesco Avvocato, magistrato (Iglesias 1877-Oristano 1962). Dopo aver conseguito la ` in magistratura. laurea in Legge entro ` la carriera e si mise Antifascista, lascio a esercitare la professione di avvocato a Oristano. Alla caduta del fascismo ` al dibattito politico in Sardepartecipo gna, schierato su quelle posizioni liberali che facevano parte della tradizione familiare. Tra i suoi scritti del tempo, l’articolo Potere giudiziario e li` , ‘‘Rivoluzione liberale’’, 1945. berta

Sanna Randaccio, Giuseppe Avvocato, uomo politico (Iglesias 1868-Cagliari 1944). Deputato al Parlamento, sindaco di Cagliari. Conseguita la lau` la prorea in Giurisprudenza esercito fessione di avvocato a Cagliari impegnandosi anche in politica. Inizial` idee radicali, in semente manifesto ` gradualmente alle poguito si avvicino sizioni liberali di Francesco Cocco Ortu e fu eletto consigliere provinciale e comunale di Cagliari; dal 1911 al 1914 fu assessore comunale (ne sarebbe stato sindaco nel 1921). Nel 1919 fu eletto deputato per la XXV legislatura e riconfermato fino al 1924. Nel 1921 fu sottosegretario di Giustizia e culto nel governo Bonomi; in seguito, con l’av` dalla polivento del fascismo, si ritiro tica attiva.

Sanna Randaccio, Raffaele Avvocato, uomo politico (Cagliari 1896-ivi 1968). Consigliere regionale, senatore della Repubblica. Laureato in Legge, eser` la professione di avvocato. Di idee cito liberali, durante il periodo fascista si ` a vita privata dedicandosi alla ritiro

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Sanna Salaris professione. A partire dal 1943 fu a capo dell’Ufficio affari civili delle ` alla politica atForze Armate e torno tiva, in particolare fu uno degli ispiratori della politica degli Alti comandi e dell’Alto Commissario per la Sardegna. A partire dal 1944 fece parte della Consulta regionale, in seno alla quale ` dello studio dell’ordinasi occupo mento regionale, ipotizzando un’ampia autonomia. Consigliere comunale di Cagliari nel 1946, nel 1948 fu anche ` riconfermato eletto senatore. Non piu ` esclusivamente alla nel 1953, si dedico professione. Nel 1963 fu eletto consigliere regionale per il PLI, ma si dimise dalla carica nel 1968, quando divenne membro del Consiglio superiore della Magistratura. Morı` poco dopo a Cagliari. Tra gli scritti dell’immediato dopoguerra, L’autonomia regionale, ‘‘Rivoluzione liberale’’, 1945; Federalismo, ‘‘Rivoluzione liberale’’, 1945; Po` di spirito, ‘‘Rivoluzione liberale’’, verta 1945; Fronte autonomistico, ‘‘Rivoluzione liberale’’, 1945; Prima di tutto il plebiscito, ‘‘Rivoluzione liberale’’, 1945; 8 settembre 1943. L’armistizio in Sardegna, ‘‘L’Unione sarda’’, 1947.

Sanna Salaris, Giuseppe Psichiatra ` sec. XIX-?). (Cagliari, seconda meta Medico, fu direttore del manicomio di Cagliari; sostenitore delle teorie an` tropologiche del Lombroso, le applico in particolare agli arrestati della ‘‘caccia grossa’’ del 1899 nell’articolo Una centuria di delinquenti sardi. Ricerche analitiche e comparative sui banditi e sui loro parenti prossimi, ‘‘Archivio di Psichiatria e Scienze penali’’, XXII, 12, 1901, e in Delinquenza negli alienati sardi, ‘‘Archivio psichiatrico di scienze penitenziarie e antropologiche criminali’’, XXIV, 1903.

Sanna Sanna, Giuseppe Avvocato, giornalista, uomo politico (Anela 1821Genova 1874). Deputato al Parlamento

subalpino e al Parlamento italiano. Conseguita la laurea in Giurisprudenza, si trasferı` a Cagliari, divenuta presto sua patria d’adozione, dove ` la professione di avvocato. Si esercito diede anche al giornalismo e alla politica, schierato nella Sinistra. Nel 1850 ` con Giovanni Battista Tuveri ‘‘La fondo Gazzetta popolare’’, che uscı` sino al 1869, e nelle elezioni suppletive della IV Legislatura fu eletto deputato. Con` a essere rieletto fino al 1857, per tinuo la VII e l’VIII nel collegio di Ozieri, condusse una impegnativa battaglia contro la Destra storica in Parlamento e dalle colonne del suo giornale. Inter` politica, dopo alcune dirotta l’attivita savventure legate all’accusa di avere allineato il giornale alle posizioni governative per gli interessi che aveva ` della diligenza, fu nuovanella Societa mente rieletto tra il 1860 e il 1865; in questi anni fu strenuo avversario dell’ingegner Giorgio Asproni sui problemi delle miniere sarde. Interessato allo sviluppo delle ferrovie, promosse l’inchiesta parlamentare del 1869. A ` partire dagli anni Sessanta si avvicino al Mazzini e ne sostenne le posizioni. Tra i molti suoi scritti, Discorsi parlamentari sul progetto di legge per gli assegni suppletivi al clero della Sardegna, 1853; Agli elettori del collegio di Ozieri, 1860; Schizzi storici della camarilla di Cagliari, 1862; Altre poche parole sul mio progetto di studi pel porto di Terranova Pausania, 1865; Grandi utopie sulla Sardegna, 1872; Ferrovie economiche nella provincia di Cagliari. Proposte alla rappresentanza provinciale, 1872.

Sanna Tolu, Vincenzo Storico del diritto (Osilo 1812-Sassari 1885). Dopo essersi laureato in Legge intraprese la ` per carriera universitaria. Insegno molti anni Storia del Diritto presso l’U` di Sassari; negli stessi anni si niversita ` di politica e fu eletto piu ` volte occupo

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San Nicolo` d’Arcidano consigliere comunale di Sassari. Nel 1848 fu eletto nel primo Consiglio co` e quindi assessore. munale della citta Durante l’epidemia di colera (=) del ` per la grande genero1855 si segnalo ` con la quale si adopero ` per soccorsita ` ofrere gli ammalati e per l’ospitalita ferta ai cinque primi medici accorsi da ` con altri proCagliari. Nel 1869 fondo ` il ‘‘Cirfessionisti e borghesi della citta colo di Sassari’’, di cui fu eletto primo ` da questa istituzione che presidente (e deriva il ‘‘Circolo sassarese’’, ancora oggi esistente).

Sannia, Marisa Cantante (n. Iglesias 1947). Giocatrice di pallacanestro di notevole livello, ha militato nel CUS Cagliari e ha fatto parte della nazio` divenuta poponale femminile. Ma e lare soprattutto come cantante negli anni Sessanta, quando, vincendo un concorso nazionale per ‘‘voci nuove’’, ` imposta all’attenzione generale olsi e tre che per la sua voce per il suo stile ` arrivata sobrio e delicato. Nel 1968 e seconda al Festival della canzone italiana di Sanremo, e per molti anni ha conquistato altri successi. Da alcuni ` in pubblico, ma si anni non canta piu dedica alla rielaborazione e all’approfondimento di testi di canzoni sarde di grandi poeti, di cui pubblica di tanto in tanto un’edizione in disco.

´ , Laura Studiosa di letteSannia Nowe ratura italiana (n. Dualchi 1943). Dopo la laurea ha intrapreso la carriera uni` diventata profesversitaria. Nel 1980 e sore associato di letteratura italiana; ` di attualmente insegna nella Facolta ` di Cagliari. La Lingue dell’Universita ` importante e ` il volume sua opera piu Dai lumi alla patria italiana. Cultura letteraria sarda, 1996.

` d’Arcidano Comune della San Nicolo provincia di Oristano, compreso nella ` montana, con 2900 abiXVI Comunita tanti (al 2004), posto a 13 m sul livello

del mare a oriente degli stagni di Marceddı`. Regione storica: Monreale. Archidiocesi di Oristano. & TERRITORIO Il territorio comunale, di forma grosso modo trapezoidale, si estende per 28,36 km2 e confina a nord con Terralba, a est con Uras e Mogoro, a sud con Pabillonis e a ovest con Guspini. Si tratta di una parte della pianura campidanese, fertile e qui particolarmente ricca di acque: nei pressi del paese scorrono il fiume Mannu, in ` a sud il due distinti bracci, poco piu Sitzerri e a nord il Mogoro, tutti diretti ` verso gli stagni di Marceddı`. Il paese e attraversato dalla statale 126 che da Oristano si dirige verso Iglesias; e dalla quale si distacca una traversa che in 6 km conduce a Uras, dove si trovano sia l’innesto nella superstrada CagliariSassari sia la stazione lungo la linea ferroviaria Cagliari-Oristano. & STORIA Il territorio conserva testimonianze archeologiche risalenti al ` a essere periodo nuragico; continuo abitato anche in periodo romano ma ` di origini mel’attuale centro abitato e dioevali. Apparteneva al giudicato d’Arborea e col nome di Arcidano era compreso nella curatoria del Bonorcili. Subito dopo la caduta del giudicato fu amministrato direttamente da funzionari reali e prima del 1430 in` a Eleocluso nei territori che il re dono nora Manrique in occasione delle sue nozze con Berengario Bertran Carroz. ` a far parte della Cosı` il villaggio entro contea di Quirra. Nei secoli successivi ` dai Bertran Carroz ai Centelles e passo `e successivamente ai Borgia, ai Catala infine agli Osorio ai quali fu riscattato solo nel 1838. Nel corso del secolo XVI soffrı` per le continue invasioni dei corsari barbareschi che ne avviarono lo spopolamento e ne fecero decadere l’e` a far parte conomia. Nel 1821 entro della provincia di Oristano e dal 1848

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San Nicolo` d’Arcidano della divisione amministrativa di Cagliari. Vittorio Angius ci ha lasciato questa testimonianza: «L’unica profes` l’agricoltura; sione di questi paesani e le donne fabbricano delle tele e del fo` solo quanto basta pel prorese, pero prio bisogno. Di qualunque rango ella sia una fanciulla che va a marito, tra gli altri mobili e arnesi, che porta nella di ` sempre il telajo: la qual lui casa, vi e ` comune alla maggior consuetudine e parte dei villaggi della Sardegna meri` un consiglio di comunita `, dionale. Vi e una giunta locale sul monte di soccorso, una scuola normale frequentata da 12 fanciulli. Si celebrano ordinariamente all’anno da 7 matrimoni, nascono circa 25 0 30, muoiono 20. Il numero delle famiglie va a 206. La totale ` 36 individui popolazione a 815, che da al battaglione Monreale dei corpi mili` assai ziani baracellari. Il territorio e ` quasi circoristretto; la sua figura e lare, e la superficie, non maggiore di 9 ` poco miglia quadrate, nel generale e idonea al seminario per essere sabbioso, e la fruttificazione non va che di rado oltre il sei per uno. Lo stato presente del monte di soccorso porta il fondo granatico a 710; il nummario a ` di starelli lire 65. 15. 4. La dotazione e 400 (litr. 19 680), e di lire sarde 581 (lire nuove 1115.52). Seminasi pure orzo, fave, e lino, ma poco commercio si fa di questi prodotti. Si coltivano pochissime specie di alberi fruttiferi, e invece abbondano assai i fichi d’India. ` la principale occupazione e La vigna e risorsa del contadino arcidanese: vi prospera, essendo il terreno a questo principalmente adattato, riescono buoni i vini, e si vendono ai genovesi. Gran parte di questo territorio viene occupato da tanche, che servono al pascolo del bestiame domito, buoi per l’agricoltura, vacche ammansite, e pochi ` qualche segno cavalli e giumenti. Vi e

di pecore, ma in piccol numero». Nel 1859 S.N. d’A. fu incluso nella ricostituita provincia di Cagliari e nel 1863 prese l’attuale denominazione. Nel 1928 perse la propria autonomia e divenne frazione di Terralba; terminata la seconda guerra mondiale, nel 1946 ` la propria autonomia. Nel riacquisto 1974 infine, quando fu definitivamente ` istituita la provincia di Oristano, entro a farne parte. & ECONOMIA Le attivita ` di base della sua economia sono l’agricoltura, specialmente la cerealicoltura, l’orticoltura, la viticoltura, e l’allevamento del bestiame, specialmente di bovini e ovini, in misura minore di suini ed equini. Negli ultimi decenni si sta svi` luppando anche una modesta attivita industriale nei settori alimentare, tes` sufficientemente sile e dell’edilizia. E organizzata la rete di distribuzione commerciale. Vi opera anche un’azienda agrituristica con 9 posti letto. Artigianato. Nel rispetto di un’antica ` sviluppata la produtradizione vi e zione di tappeti e di coperte confezionati con i telai domestici. Servizi. S.N. ` collegato tramite autolinee agli d’A. e altri centri della provincia. Dispone di Pro Loco, stazione dei Carabinieri, medico, farmacia, scuola dell’obbligo, sportello bancario. Possiede una Biblioteca comunale. & DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 2938 unita di cui stranieri 72; maschi 1496; femmine 1442; famiglie 908. La tendenza complessiva rivelava una sostanziale ` della popolazione, con morti stabilita per anno 27 e nati 36; cancellati dall’anagrafe 38 e nuovi iscritti 32. Tra i principali indicatori economici: imponibile medio IRPEF 12 946 in migliaia di lire; versamenti ICI 928; aziende agricole 456; imprese commerciali 144; esercizi pubblici 12; esercizi al detta-

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San Nicolo` Gerrei glio 52; ambulanti 4. Tra gli indicatori sociali: occupati 707; disoccupati 182; inoccupati 211; laureati 27; diplomati 207; con licenza media 847; con licenza elementare 942; analfabeti 131; automezzi circolanti 821; abbonamenti TV 704. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il territorio conserva un notevole patrimonio archeologico, soprattutto del periodo nuragico. Vi si individuano infatti i nuraghi Corti Perda, Figurassa, Melas, Maringianu, Nuracciolu, Peppi Zappas, Urradili. Tra questi l’edificio ` quello di Peppi di maggior rilievo e Zappas, posto a poca distanza dall’abitato; si tratta di una costruzione del tipo polilobato, costituita da una torre ` ascrivibile alla fase piu ` centrale che e antica, attorno alla quale in epoca successiva furono costruite altre torri collegate da una potente cinta. Di grande interesse sono anche i resti relativi al` romana tra cui quelli di un coml’eta ` Sa Cresia de plesso termale in localita ´ quelli in Santa Maria de Nabui; nonche ` San Pantaleo che sono ascrivilocalita bili a una villa rustica e hanno restituito numerose suppellettili. & PATRIMONIO ARTISTICO, CULTURALE E AMBIENTALE Negli ultimi decenni il ` notevolmente tracentro abitato si e sformato, ma conserva ancora alcune caratteristiche case a corte, costruite ` diri) tipiin mattoni di terra cruda (la che dell’architettura campidanese. ` significativo e ` la chiesa L’edificio piu `, parrocchiale costruita di San Nicolo tra il 1855 e il 1857 al posto della vecchia oramai insufficiente. Ha un impianto a una navata su cui si aprono le cappelle laterali e il presbiterio; la co` a volte a botte e la facciata, pertura e ` completata da scandita da tre lesene, e un timpano su cui si apre un oculo. Il campanile a canna quadrata, costruito ` situato poco discosto dall’enel 1856, e

` riccamente dificio. All’interno l’aula e decorata con marmi di pregio e ha un ` fonte battesimale del 1919. Singolare e ` di organizzare escursioni la possibilita lungo le rive del rio Mogoro e del rio ` possibile praticare la peMannu dove e sca delle anguille. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Tra le manifestazioni che richiamano le tradizioni del villaggio vanno ricordate quelle in onore di Santa Margherita che si tengono a luglio e quelle in onore ` patrono, il 10 settembre. di San Nicolo Ma ad attirare un gran numero di persone sono soprattutto la ciclopedalata ` occasione che si svolge a maggio ed e per rievocare le belle escursioni in bicicletta che si usava fare in tempi passati quando la circolazione automobilistica non era ancora sviluppata; e la sagra agro-zootecnica che si svolge in ` occasione per promuovere agosto ed e la conoscenza dei prodotti del territorio.

` Gerrei Comune della proSan Nicolo vincia di Cagliari, compreso nella XXI ` montana, con 944 abitanti (al Comunita 2004), posto a 365 m sul livello del mare 25 km a oriente di Senorbı`. Regione storica: Gerrei. Archidiocesi di Cagliari. & TERRITORIO Il territorio comunale, di forma grosso modo triangolare, si estende per 62,64 km2 e confina a nord con Silius e Ballao, a est con Armungia e Villasalto, a sud ancora con Villasalto e a ovest con Dolianova, Sant’Andrea Frius e San Basilio. Si tratta di una regione di colline al centro di una vasta area montuosa, in questa parte sudorientale dell’isola, tradizionalmente poco popolata. A sud e a nord dell’abitato scorrono rispettivamente i rii Marrada e Cannas, entrambi affluenti di destra del Flumendosa, che passa a una decina di chilometri di distanza. S.N.G. comunica per mezzo della sta-

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San Nicolo` Gerrei tale 387, che proviene da Cagliari e si dirige verso Muravera passando anche per Ballao; dal paese altre strade minori si dirigono verso Villasalto a est, Silius a nord e Dolianova a sud-ovest. & STORIA L’attuale centro ha origini romane; nel Medioevo apparteneva al giudicato di Cagliari ed era incluso nella curatoria del Gerrei (Galilla) con l’antico nome di Pauli Gerrei. Quando il giudicato scomparve, nella divisione del 1258 il villaggio fu compreso nei territori assegnati al conte di Capraia e all’estinzione della sua discendenza ` ai giudici d’Arborea. Nel 1295 passo Mariano II lo cedette al Comune dell’Arno e prima della fine del secolo fu amministrato direttamente da funzionari del Comune. Dopo la conquista aragonese i suoi abitanti si mantennero ostili e in stato di potenziale ribellione contro i nuovi venuti; nel 1350 fu concesso in feudo a Bernardo Ladrera ` ne perse rapidamente il conche pero trollo quando scoppiarono le guerre tra Aragona e Arborea. Il territorio fu invaso e occupato dalle truppe giudicali che lo tennero fino al 1409. Il villag´ la gio gravemente danneggiato, poiche discendenza del Ladrera era estinta, ` sotto il controllo del re; nel 1493 torno fu acquistato dagli Zatrillas che lo inclusero nel loro grande feudo che comprendeva buona parte del Gerrei. Nei secoli successivi la sua importanza crebbe, divenne il capoluogo del feudo e la sede della curia baronale; i feudatari inoltre regolamentarono l’elezione del majore e il corpo dei barra` dagli celli. Nel 1814 il villaggio passo Zatrillas ai Vivaldi Pasqua ai quali fu riscattato nel 1838. Nel 1821 fu creato capoluogo di mandamento e incluso nella provincia di Cagliari. Vittorio Angius ci ha lasciato una viva testimonianza: «Popolazione. I paulesi sono attualmente anime 865, distinte in mag-

giori d’anni 20 maschi 275, femmine 282, e minori maschi 153, femmine 155, distribuiti in famiglie 205. Professioni. ` di lavorare 215 sono Dei maschi in eta applicati all’agricoltura, 52 alla pasto` farizia, 25 ai mestieri necessari, cioe legnami, muratori, fabbri-ferrai, scarpari ecc. Agricoltura. L’estensione del ` meno di 26 territorio del paulese non e miglia quadrate, delle quali 14 sono superficie aspra, inetta o difficilissima alla cultura, le rimanenti 12 facilmente ` molto a lodarsi genecoltivabili. Non e ralmente la natura di questi terreni, i quali sono poco fertili anche quando non mancano le pioggie. Numeri ordinari della seminagione, starelli di grano 600, d’orzo 200, di fave 100, di legumi 6, di lino 25, e forse di poco sono aumentati, non essendosi osservato alcun progresso nelle cose agrarie di questo paese. La produzione ordinaria ` il 7, dell’orzo il 9, delle fave del grano e il 7, del lino l’1 e ½ di seme e cantare 1, 1,5 di fibra. I fruttiferi sono in gran nu`, e mero, e di molte specie e varieta danno bei prodotti, principalmente ` lucro che dalle noci. Non ricavasi pero mandorle, e passeranno molti anni prima che possa ottenersene dagli ` poco esteso e olivi. Il vigneto di P. e ` necessario alla non produce quanto e consumazione del paese e de’ passeg` si gieri che vanno nell’Ogliastra; pero va distendendo. Il vino del medesimo ` inferiore in bonta `a piace al gusto, ma e quello che si manipola in Villasalto, Armungia e Ballao. I luoghi scelti per la cultura delle viti non sono i meglio ` adattati. Pastorizia. Il territorio di P. e molto idoneo alla pastorizia, e se vi fos` intelligenti la pastorisero persone piu ` larga e profizia potrebbe essere piu cua per la copia de’ pascoli che piacciono alle diverse specie e per la como` de’ prati irrigui nelle valli, che abdita biamo indicate col mezzo di tante ac-

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San Nicolo` Gerrei que perenni. Bestiame manso, buoi per l’agricoltura 280, vacche mannalite 100, cavalli 100, somari 200, majali 70. Bestiame rude, vacche 500, pecore 3200, capre 3000, porci 800, cavalle ` di qualche bonta `: 120. Il formaggio e ` del latte delle capre e delle peesso e ´ non si usa mungere le vaccore, perche ` fin che, come generalmente si pratico qui nella Sardegna meridionale. Il ca` delle due qualita ` il micio pecorino e gliore. I pastori paulesi vanno erranti, come altrove, e si ricoverano o nelle spelonche o in capanne formate da rami. Essi non sono come in altre parti maligni verso gli agricoltori, anzi molti fra i medesimi si procurano col proprio ` loro neceslavoro il grano e l’orzo che e ` a far parte sario». Nel 1848 S.N.G. entro della divisione amministrativa omonima e dal 1859 nuovamente della ricostituita provincia. & ECONOMIA Le attivita ` di base della sua economia sono l’allevamento del bestiame, in particolare di bovini, ovini ed equini, e l’agricoltura, in particolare la cerealicoltura, la viticoltura, l’olivicoltura e la frutticoltura. ` del settore Alla tradizionale attivita lattiero-caseario si sta aggiungendo negli ultimi decenni anche una modesta iniziativa industriale nei settori ali` poco organizzata la mentare e edile. E rete di distribuzione commerciale. Vi operano anche due aziende agrituristi` che con 9 posti letto. Servizi. S.N.G. e collegato da autolinee agli altri centri ` dotato di Pro Loco, della provincia. E stazione dei Carabinieri, guardia medica, scuola dell’obbligo, sportello bancario. Possiede una Biblioteca comunale. & DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 998 unita di cui stranieri 1; maschi 497; femmine 501; famiglie 360. La tendenza complessiva rivelava un aumento della po-

polazione, con morti per anno 11 e nati 7; cancellati dall’anagrafe 10 e nuovi iscritti 18. Tra i principali indicatori economici: imponibile medio IRPEF 14 060 in migliaia di lire; versamenti ICI 325; aziende agricole 190; imprese commerciali 47; esercizi pubblici 6; esercizi al dettaglio 12; ambulanti 3. Tra gli indicatori sociali: occupati 263; disoccupati 32; inoccupati 94; laureati 6; diplomati 72; con licenza media 326; con licenza elementare 357; analfabeti 46; automezzi circolanti 320; abbonamenti TV 263. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il territorio conserva testimonianze archeologiche risalenti al periodo nuragico e al periodo punico e romano. Il ` quello di sito di maggiore interesse e ` vicina al centro Santu Iacci, localita abitato dove sorgono un tempio nuragico a pozzo e un edificio a pianta rettangolare. Nelle sue vicinanze fu rinvenuta nel 1861 la base di una colonna in bronzo con un’iscrizione risalente al secolo II a.C. in punico, latino e greco. Contiene un ringraziamento a Esculapio (Esshum Merre) formulato da un certo Cleone per la sua guarigione. & PATRIMONIO ARTISTICO, CULTURALE E AMBIENTALE Il tessuto urbanistico conserva l’assetto tradizionale, lungo le strade del centro storico si affacciano ancora numerose grandi case a corte alle quali si accede da portali in pietra, talvolta pretenziosi; le case hanno le fondamenta e la parte bassa dei muri in pietra schistosa mentre la ` costruita con mattoni in parte alta e ` diri). L’edificio princiterra cruda (la ` la chiesa di San Nicola di Bari, pale e parrocchiale costruita nel Seicento in forme barocche con un impianto a una sola navata e la copertura con volte a ` affacciata su una botte. La chiesa e ` sistemata una bella sculpiazza dove e tura di Pinuccio Sciola (=). Una delle

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Sannio ` interessanti nelle campagne mete piu ` l’altipiano di che circondano il paese e ` nguni, lungo la strada per Planu Sa Sant’Andrea Frius, chiamato cosı` per la presenza di un’erba dal colore rossastro. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Di ` la festa di particolare importanza e Santa Lucia che si svolge la terza domenica di settembre nella omonima chiesa campestre a poca distanza dal paese; si tratta di una festa campestre che nell’arco di due giorni prevede un intenso programma di manifestazioni civili e religiose.

Sannio Famiglia originaria di Lula (sec. XVIII-esistente). Conosciuta fin dagli inizi del secolo XVIII, ottenne il ` nel cavalierato ereditario e la nobilta 1750 con un Salvatore. I suoi discendenti continuarono a risiedere a Lula fino agli inizi del secolo XIX, quando si stabilirono in alcuni altri centri del Nuorese. Attualmente la famiglia ri`. siede a Budduso

tale 125 Orientale sarda poco a nord di Olbia e vi si ricollega poco a sud di Arzachena. & STORIA Fin dal secolo XVIII la regione era frequentata sporadicamente da gruppi di pastori che avevano come punto di riferimento la chiesetta di San ` del secolo XIX Pantaleo. Dopo la meta i pastori presero a risiedere stabilmente nella zona e a sviluppare il tessuto urbano del nuovo villaggio. Agli inizi del Novecento vi fu istituita la parrocchia e proseguı` nel suo svi` luppo; negli ultimi decenni il centro e cresciuto ulteriormente per il grande richiamo turistico che le zone vicine esercitano.

San Pantaleo1 = Dolia San Pantaleo2 Centro abitato della provincia di Olbia-Tempio, frazione di Olbia (da cui dista 20 km), con circa 800 abitanti, posto a 166 m sul livello del mare a nord del comune capoluogo, all’interno rispetto alla Costa Smeralda. Regione storica: Gemini. Diocesi di Tempio-Ampurias. & TERRITORIO Il territorio e ` rappresentato dalle colline di questa parte della Gallura, granitiche, ricoperte di macchia mediterranea, povere di acqua. Il villaggio si trova in una posizione suggestiva nei pressi di tre colline, chiamate monte Cugnana, monte Lurisincu e monte Murvone, in una conca ricca di vegetazione nella quale sgorga la sorgente di Beddoro, considerata una delle migliori della Sardegna. Le comunicazioni sono assicurate da una bretella che si distacca dalla sta-

San Pantaleo – Vigneti.

` di base dell’eECONOMIA Le attivita conomia sono l’agricoltura, in particolare la cerealicoltura e la frutticoltura, e l’allevamento del bestiame, in particolare di ovini e caprini. Negli ultimi decenni si sta sviluppando anche una ` industriale. S.P. e ` modesta attivita unito tramite autolinee agli altri centri della provincia. & PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE Il suo centro urbano conserva le caratteristiche architetture galluresi &

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San Pasquale in granito e alcune chiese di un qualche pregio architettonico. Tra queste la chiesa di San Pantaleo, parrocchiale costruita nel 1904 sulle rovine dell’antica chiesetta omonima. In granito, ha un impianto a un’unica navata scandita in tre campate. A breve distanza dall’abitato sorge poi la chiesa di San Giovanni, posta lungo la strada per Arzachena; costruita in periodo non precisabile, ha un’unica navata, la copertura in travi di legno e la facciata a due ingressi. Al proprio interno conserva una statua che, secondo una tradizione non documentata, sarebbe stata trovata in una vicina palude. Altro edificio che sorge nelle campagne circo` la chiesa di San Michele, posta stanti e sull’Orientale sarda ai confini col ter` ritorio di Arzachena in una localita punteggiata da magnifici ulivi secolari. Costruita in granito in periodo imprecisabile e restaurata nell’Ottocento, ha una navata unica e la facciata con due ingressi e il campanile a vela. Conserva il pavimento originale in cotto e la copertura in travi in legno. Infine la chiesa di Sant’Antonio da Padova, posta alle falde del colle di Cugnana in posizione panoramica in mezzo a un suggestivo boschetto di ` stata in ulivi. Di origini medioevali, e tempi relativamente recenti ricostruita nelle forme attuali, ha una navata unica scandita in tre campate. La ` arricchita da alcune rozze facciata e sculture e dal campaniletto a vela. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI La festa che meglio conserva le tradizioni ` quella di San Saldel piccolo centro e vatore che si svolge nella prima domenica di maggio con un ricco programma di manifestazioni.

San Pasquale Centro abitato della provincia di Olbia-Tempio, frazione in parte di Santa Teresa Gallura (da cui dista 16 km) e in parte di Tempio Pau-

sania (da cui dista 44 km): la linea di confine fra i due territori comunali `– passa all’interno del paese (qua e la si dice – all’interno di una stessa abita` posto zione). Ha circa 300 abitanti ed e a 139 m sul livello del mare a breve distanza dalla costa nord-occidentale, nel retroterra di Palau. Regione storica: Gemini. Diocesi di Tempio-Ampuris. & TERRITORIO Il territorio e ` costituito in parte dalle colline granitiche di questa parte della Gallura, in parte da una breve piana litoranea. Le comunicazioni sono assicurate dalla statale 125 ` unito da Orientale sarda, cui l’abitato e una brevissima bretella. & STORIA Nel Medioevo si svilupparono in questa zona alcuni piccoli cen` pero ` persa qualsiasi tri, dei quali si e traccia; nei secoli successivi il territorio rimase spopolato. A partire dalla ` a essere fine del secolo XVIII comincio frequentato da gruppi di pastori che vi costruirono uno stazzo da cui nell’Otto` sviluppato il villaggio atcento si e tuale. & ECONOMIA Le attivita ` di base della sua economia sono l’agricoltura, in ` particolare la frutticoltura, l’attivita sugheriera e la viticoltura, e l’allevamento del bestiame, in particolare di ` collegata ovini e caprini. La frazione e tramite autolinee agli altri centri della provincia. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il territorio conserva alcune testimonianze archeologiche che documentano la frequentazione dell’uomo fin dalla preistoria. & PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE Di un certo pregio la chiesa campestre di San Michele, posta a qualche chilometro dall’abitato sulle sponde del Liscia in un ambiente ricco di ulivi millenari di grande bellezza. Costruita ` volte riin tempi molto antichi, fu piu

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San Pietro maneggiata; ha una navata unica e al suo interno conserva molti caratteristici ex voto.

Isola di San Pietro – La costa nei dintorni di capo Sandalo.

San Pietro, isola di Isola di 51 km2 di superficie compresa nell’arcipelago delle isole sulcitane circa due miglia a nord dell’isola di Sant’Antioco. Di origine vulcanica, ha terreno collinare; la ` alta e ` la Guardia dei sua punta piu mori, 211 m sul livello del mare; le sue coste presentano alcune bellezze incomparabili, specialmente quelle dette ‘‘della Mezzaluna’’ nella parte meridionale dell’isola, a picco sul mare di fronte ai faraglioni detti ‘‘le Colonne’’ che si stagliano a una ventina di metri dalla costa; dalle Colonne al capo Sandalo, lungo la parte occidentale del suo perimetro, si possono am` impervie e selmirare le coste piu ´ intatta, vagge, dalla natura pressoche spesso a picco sul mare. Anche l’interno dell’isola, che ha un solo centro ` di Carloforte, e ` di partiabitato, la citta colare bellezza paesaggistica, anche ricca di una fauna interessante che comprende il falco della regina (detto ‘‘falco di Eleonora’’), i fenicotteri, i cormorani, i gabbiani, una particolare specie di coniglio. Il suo nome antico, datole dai Punici che vi avrebbero costruito un tempio dedicato a Baal Inosim, sarebbe quello di isola degli spar-

vieri (che i Romani latinizzarono in Accipitrum Insula). Secondo una leggenda, dovrebbe il suo attuale nome al fatto che San Pietro, mentre era in viaggio per mare verso Cagliari, vi si sarebbe fermato per sfuggire a una tempesta. Nel Medioevo appartenne al giudicato di Cagliari, compresa nella curatoria del Sulcis. Dopo la conquista catalano-aragonese, invece, rimase abbandonata e indifesa. Spesso divenne rifugio per le navi dei corsari ` di un’occasione barbareschi, che in piu ne fecero la base per le loro incursioni lungo le coste del Sulcis; fu per porre rimedio a questa situazione che nel corso del secolo XVIII il governo sa` quindi baudo decise di colonizzarla. E in questo contesto che l’isola divenne ` di pescatori la sede di una comunita liguri, in gran parte originari di Pegli, invitati a trasferirsi in Sardegna dall’isola di Tabarca, di fronte alla costa tunisina. Furono loro che nel 1738 diedero vita a Carloforte con un primo nu` . Attualmente i cleo di circa 250 unita loro discendenti rappresentano l’intera popolazione dell’isola; essi hanno mantenuto fortemente la propria iden` culturale, il proprio dialetto (antita cora tutto ligure, seppure non impermeabile agli influssi del sardo) e custodiscono un interessantissimo, originale patrimonio di usanze e di tradizioni.

San Pietro di Quirra Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato di Cagliari, compreso nella curatoria di Quirra. Era situato a pochi chilometri dal castello di Quirra. Caduto il giudicato di Cagliari, nella divisione del 1258 fu assegnato ai Visconti, che lo unirono ai loro territori nel giudicato di Gallura. Alla estinzione dei signori toscani, fu amministrato direttamente da Pisa fino alla conquista catalano-aragonese. In se-

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San Salvatore guito la sua storia fu simile a quella del ` a spopolarsi, ed encastello; comincio tro la fine del secolo XIII era deserto.

San Priamo Centro abitato della provincia di Cagliari, frazione di San Vito (da cui dista 15 km), con circa 250 abitanti, posto a 9 m sul livello del mare a sud del comune capoluogo, lungo la statale 125 Orientale sarda. Regione storica: Sarrabus. Archidiocesi di Cagliari. & TERRITORIO Il territorio e ` costituito dalla parte finale della vallata del rio Sa Picocca, che scende dai monti del Sarrabus per andare a gettarsi nel vi`, cino mare Tirreno, formando pero prima, alcuni stagni costieri. Le comunicazioni sono assicurate dall’Orientale, che in questo punto si connette con la strada che si dirige lungo la costa sino a Castiadas e Villasimius. & STORIA Nel Medioevo questo territorio faceva parte del giudicato di Cagliari, era compreso nella curatoria del Colostrai e vi sorgeva il villaggio di Villamajori. Abbandonato poi per molti secoli, tra gli anni Venti e Trenta del secolo XX fu sottoposto a una bonifica idraulica e a un’intensa opera di trasformazione agraria. Fu cosı` possibile costruire nel 1926 l’attuale villaggio che divenne il centro di aggregazione dei contadini impegnati nella bonifica. Nel 1946 vi fu anche costruita una moderna chiesa. & ECONOMIA Le attivita ` di base della sua economia sono l’agricoltura, in particolare la viticoltura e l’orticoltura, e l’allevamento del bestiame, in particolare di ovini e bovini. Il suo ter` collegato da autolinee agli alritorio e tri centri della provincia. & PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE Il principale monumento che testimonia del passato del piccolo centro ` la torre delle Saline (detta anche di e Colostrai), costruita agli inizi del se-

colo XVIII sulla spiaggia di San Priamo, su un colle impervio a picco sul mare dalla quale si gode un panorama eccezionale. Restaurata di recente, ha la pianta quadrata, esempio unico tra le torri litoranee della Sardegna. Aveva una funzione di avvistamento ed era servita da una modesta guarnigione. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI La ` dedifesta principale del villaggio e cata a San Priamo e si svolge la dome` una ` vicina al 28 maggio. E nica piu ` caratteristiche del Sarrabus delle piu e dura tre giorni: si apre con una processione che parte dalla parrocchia di Muravera, da dove la statua del santo viene collocata su un cocchio trainato da buoi. Scortata da molti cavalieri la statua giunge all’omonima chiesetta, posta in riva a un torrente (secondo la leggenda sorgerebbe sul luogo in cui il santo abitava). Gli intervenuti nel partecipare alle cerimonie e all’intenso programma di manifestazioni folcloristiche scrutano il livello del torrente dal quale tentano di trarre utili informazioni sull’andamento dell’annata agraria. Terminate le cerimonie, la statua viene posta nuovamente sul suo cocchio e riaccompagnata a Muravera con una imponente fiaccolata.

San Salvatore Centro abitato della provincia di Oristano, frazione di Cabras (da cui dista 8 km), posto a 6 m sul livello del mare a ovest del comune capoluogo, nella penisola del Sinis. Regione storica: Campidano Maggiore. Archidiocesi di Oristano. & TERRITORIO Il territorio e ` costituito dalla distesa arida e ventosa della piana del Sinis, interrotta a sud dallo stagno di Mistras e dal mare, a nord dal grande stagno di Cabras. Le comunicazioni sono assicurate dalla strada che unisce Cabras alle rovine di Tharros, dalla quale si stacca in questo punto la

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San Sperate deviazione per la parte settentrionale della penisola. & STORIA L’insediamento ha origini ` attorno altomedioevali: si sviluppo alla chiesa omonima con la trasformazione delle cumbessı`as che circondavano l’edificio in case di abitazione. Con il trasferimento della capitale giudicale da Tharros a Oristano, nel corso del secolo XI il villaggio decadde ma ` a essere frequentato periodicontinuo camente in occasione della festa (= Cabras). & PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE Attorno al 1960 il suo tessuto urbanistico fu trasformato radicalmente per le esigenze dell’industria cinema` come sito tografica che lo individuo adatto a girarvi film del genere ‘‘western all’italiana’’. Qualche traccia di ` questo adattamento cinematografico e ancora visibile; ma il monumento di ` la chiesa, in particomaggior rilievo e lare la cripta sotterranea, della quale scritte e incisioni di vario genere attestano l’antichissimo uso.

San Sperate Comune della provincia di Cagliari, compreso nella XXIII Co` montana, con 6922 abitanti (al munita 2004), posto a 41 m sul livello del mare una quindicina di chilometri a nordovest di Cagliari. Regione storica: Decimo. Archidiocesi di Cagliari. & TERRITORIO Il territorio comunale, di forma grosso modo trapezoidale, si estende per 26,15 km2 e confina a nord con Villasor e Monastir, a est ancora con Monastir, a sud con Sestu, Assemini e Decimomannu e a ovest con Villasor. Si tratta della parte meridionale della piana campidanese, fertile e ricca di acque. A ovest del paese scorre il rio Mannu, che proviene da nord e ` a sud si getta nello pochi chilometri piu stagno di Cagliari. S.S. si trova a breve distanza dalla superstrada Cagliari` collegato tramite alcune Sassari, cui e

brevi bretelle; altre strade lo uniscono a Villasor a nord-ovest, ad Assemini a ` sud-ovest. Le stazioni ferroviarie piu vicine, lungo la linea Cagliari-Oristano, sono a Decimomannu o a Villasor, entrambe a 6 km di distanza. & STORIA Il suo territorio e ` ricchissimo di testimonianze che risalgono fino all’epoca prenuragica e che dimostrano che fu abitato continuativamente dall’uomo. Nel Medioevo faceva parte del giudicato di Cagliari ed era incluso nella curatoria di Decimomannu. Caduto il giudicato, nella divisione del 1258 fu assegnato ai Della Gherardesca e pochi anni dopo, quando i due rami della famiglia fecero tra loro una seconda divisione, ` al ramo che discendeva dal conte tocco Gherardo (Donoratico). I suoi discendenti prima della conquista aragonese si erano riconosciuti vassalli del re d’Aragona per cui fin dal 1323 il villaggio, unitamente a quasi tutto il territorio dell’antica curatoria, fu riconosciuto loro come feudo della Corona. Scoppiata la prima guerra tra Mariano IV e Pietro IV, nel 1353 il villaggio fu occupato dalle truppe giudicali e subito dopo confiscato al conte Gherardo II della Gherardesca (=) sospettato di tradimento. Poco dopo fu concesso in feudo a Bartolomeo Cespujades che ` , scoppiata la seconda guerra tra pero Mariano IV e Pietro IV, ne perse il con´ fu occupato dalle truppe trollo perche giudicali. S.S. rimase in loro possesso fino alla pace del 1388; tornato in possesso del re, nel 1391 fu concesso in ` non riuscifeudo ai De Toulon che pero ´ , come e ` rono ad insediarvisi poiche ` il villagnoto, alla ripresa delle ostilita gio fu nuovamente occupato dalle truppe giudicali. Finita la guerra, i De Toulon entrarono finalmente in possesso di S.S. che trovarono gravemente desolato per cui, nel 1442, preferirono

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San Sperate ` (=). Questi ultimi, a venderlo ai Torello loro volta, nel 1490 lo vendettero ai Boter. Nei secoli successivi il villaggio ` dai Boter ai Porcella e infine ai passo Forteza che nel 1744 rinunciarono all’investitura. S.S. fu allora venduto ai Cadello che nel 1749 ebbero anche il titolo di marchesi e tennero il territorio fino al riscatto dei feudi nel 1838. Nel 1821 fu incluso nella provincia di Cagliari, nel 1848 nella divisione amministrativa omonima e finalmente nel 1859 nella ricostituita provincia di Cagliari. Vittorio Angius ci ha lasciato una vivace testimonianza: «Popolazione. Si annoverano in questo comune anime 1420, distinte in maggiori di anni 20, maschi 358, femmine 401, minori, maschi 342, femmine 519, distribuite in famiglie 310. La professione ` l’agricoltura, alcuni pochisgenerale e simi fanno la pastorizia, e saranno circa 60 quelli che esercitano i mestieri necessari di muratori, fabbri da ferro, legname, botti, scarpe, vesti ecc. Le donne sono sempre occupate nelle opere proprie o del panificio, o della filatura e tessitura per provvedere al bisogno della famiglia in tele di panno. ` come altrove L’istruzione elementare e ` notarne trascuratissima, e non si puo alcun profitto in tanti, da che essa fu ´ quelli che nel paese stabilita; perche san leggere e scrivere non sommano a ` di 20, compresi anche i preti. Agripiu coltura. I terreni di S.S. sono molto adattati alla coltivazione de’ cereali, e in alcune parti a’ giardini ed agli orti. I cereali vi prosperano e fruttificano largamente, se non manchino le pioggie, e se nel tempo che fioriscano non passi su essi alcuna nebbia nociva; se in quello che maturino non regnino i venti caldi del levante. La mediocre ` produzione del frumento e dell’orzo e al 10, delle fave al 12, de’ legumi altret` che si semina e ` raptanta. La quantita

presentata approssimativamente da’ seguenti numeri, frumento starelli 2200, orzo 300, fave 500, legumi 150, lino 120. La vigna prospera, come altri ` prodotto copioso, e, se non vegetali, da sia ottimo, dipende questo dalla causa generale del non buon metodo nella manipolazione. L’estensione occupata ` meno di starelli 400. dalle viti non sara Pastorizia. Il bestiame rude di S.S. consiste in pecore e porci, non essendo nel ´ per vacche, ne ´ territorio pastura ne ` potuto intendere. per capre, come si e Attendono al governo del medesimo 20 persone tra grandi e piccoli. Le greggie delle pecore possono avere in totale capi 2500, gli armenti di porci 350. Il bestiame manso consiste in tori o buoi 600, cavalli 50, giumenti 320. Il formag` , serve in parte gio, di mediocre bonta alla consumazione del paese». A par` del secolo XIX tire dalla seconda meta l’economia di S.S., e in particolare la frutticoltura, sfruttando la disponibi` sviluppata otte` dell’acqua, si e lita nendo ottimi risultati. Prima del 1968, grazie all’iniziativa dello scultore Pi` nuccio Sciola (=), l’intero villaggio e stato coinvolto nell’iniziativa meglio nota come ‘‘paese museo’’ che ne ha vitalizzato la cultura. & ECONOMIA Le attivita ` di base della sua economia sono l’agricoltura, in particolare la frutticoltura, l’orticoltura, la viticoltura e l’olivicoltura, e l’allevamento del bestiame, in particolare di bovini e suini, in misura minore ` sviluppata di ovini, equini e pollame. E l’apicoltura, con la produzione del caratteristico miele all’arancio che si colloca accanto ai mieli di cardo e di eucalipto. Negli ultimi decenni si sta svi` industriale luppando anche l’attivita nel settore alimentare e in quelli della carta, dei materiali da costruzione, metalmeccanico, dell’edilizia e della ` discretafabbricazione di mobili. E

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San Sperate mente sviluppata la rete di distribuzione commerciale. Vi operano anche un albergo con 12 posti letto e due ri` tradizionalstoranti. Artigianato. E mente sviluppato l’artigianato della ` collegato traceramica. Servizi. S.S. e mite autolinee e con la ferrovia agli altri centri della provincia. Dispone di Pro Loco, stazione dei Carabinieri, medico, farmacia, scuola dell’obbligo, sportelli bancari. Possiede una Biblioteca comunale. & DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 6837 unita di cui stranieri 15; maschi 3475; femmine 3362; famiglie 2150. La tendenza complessiva rivelava una sostanziale ` della popolazione, con morti stabilita per anno 51 e nati 54; cancellati dall’anagrafe 132 e nuovi iscritti (130). Tra i principali indicatori economici: imponibile medio IRPEF 14 853 in migliaia di lire; versamenti ICI 2039; aziende agricole 1073; imprese commerciali 259; esercizi pubblici 36; esercizi all’ingrosso 6; esercizi al dettaglio 102. Tra gli indicatori sociali: occupati 1835; disoccupati 328; inoccupati 490; laureati 53; diplomati 631; con licenza media 2244; con licenza elementare 1804; analfabeti 240; automezzi circolanti 2346; abbonamenti TV 1605. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il territorio conserva interessanti testimonianze archeologiche che attestano ` dell’insediamento della continuita umano a partire dal periodo prenura` il sito di Pigico. Di grande rilievo e ` non lontana dalscina ’e Ortu, localita l’attuale abitato, dove sono stati individuati un villaggio con capanne riconducibili al periodo del Bronzo medio e la relativa necropoli. Le prime hanno restituito macine e altri utensili non´ ossa di animali domestici, attrache ` possibile ricostruire la verso i quali e ` che vi si svolgevano. La vita e le attivita

` costituita da tombe a sacca, necropoli e che hanno restituito ceramiche lisce e decorate. Il territorio conserva inoltre importanti testimonianze del periodo nuragico, punico e romano.

San Sperate – Maschera ghignante del periodo fenicio-punico. & PATRIMONIO ARTISTICO E CULTU` sviluppato noteRALE Il villaggio si e volmente nel corso degli ultimi decenni; ha tuttavia conservato il nucleo originario con strade strette sulle quali si affacciano le case a corte tipiche dell’architettura campidanese, costruite ` diri). con mattoni di terra cruda (la ` una piazCuore di questo quartiere e zetta sulla quale si affaccia la chiesa di San Sperate, costruita nel secolo XVI in forme gotico-catalane sul luogo dove si ` il dice fosse la tomba del santo che da nome al paese. Fu fortemente rimaneggiata nei secoli successivi, in particolare nel Seicento. Ha una sola navata completata da alcune cappelle e dal presbiterio di forma quadrata; la co` con volte a botte; la facciata pertura e ` coronata da una merlatura; la torre e campanaria, a base quadrata, con-

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San Sperate serva invece i caratteri originali. Sulla stessa piazza si affaccia l’edificio del Monte granatico che fu costruito alla ` fine del secolo XVIII e attualmente e molto danneggiato. Altri edifici degni di nota sono la chiesa di Santa Lucia, costruita nel secolo XIV in forme roma` antico del niche su un edificio piu quale rimangono alcuni elementi che fanno pensare a una chiesa bizantina. Infine la chiesa di San Giovanni Battista, costruita nel secolo XV in forme gotico-catalane con una sola navata; in passato fu per secoli la chiesa parrocchiale. Ma il vero tesoro artisticoculturale del paese sono i murales (=), pitture che decorano le pareti esterne degli edifici in molte strade e piazze. Sono nati da un’esperienza iniziata nel maggio del 1968 da un gruppo di pittori guidati da Pinuccio Sciola (=); alcuni muri di vecchie case a corte vennero intonacati e preparati dagli stessi abitanti e servirono agli artisti per avviare il primo ciclo di murales. Oltre a Sciola negli anni seguenti hanno dipinto a S.S. tutti i maggiori esponenti del movimento della pittura murale a livello internazionale quali C. Dominguez, H. Reuter e tra i sardi Farci, Argiolas, Mameli, Pilloni, Muscas e molti altri. Ben presto l’assetto urbanistico del villaggio assunse un nuovo volto e le pitture murali, che nell’intenzione degli artisti che le avevano create avrebbero dovuto avere un carattere di rinnovamento e di protesta sociale, divennero anche occasione assolutamente originale di espressione artistica. Tutto il paese ne fu coinvolto e si arricchı` di opere d’arte non solo pittoriche ma anche di scultura, e divenne con gli anni il ‘‘paese museo’’. Molte strade e alcune piazze inoltre sono arricchite dalle sculture dello stesso Sciola che ha voluto cosı` donare al suo paese natale alcune testimonianze

della sua arte conosciuta in tutta Europa. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI La memoria delle antiche tradizioni si conserva in alcune feste popolari di grande suggestione tra cui caratteri` la Celebrazione dei defunti il 2 stica e novembre; in quest’occasione i bambini girano per le case chiedendo offerte per le anime dei defunti; ricevono in dono il tipico pan’e saba, un dolce confezionato per l’occasione con la sapa ottenuta dalla bollitura del mo` sto. Altra festa di grande effetto e quella di Santa Lucia che si svolge il 13 dicembre; per l’occasione viene preparata in piazza una gigantesca catasta ` fuoco; attorno ad essa alla quale si da sostano i fedeli che chiedono alla santa la protezione per la propria vista o la guarigione dalle malattie degli occhi. ` significativa pero `e ` quella La festa piu in onore di San Sperate, il santo patrono; si svolge il 17 luglio nella chiesa parrocchiale. Il momento culminante ` costituito da una processione in coe stume che si snoda per le strade del paese con la partecipazione di numerosi carri a buoi riccamente addobbati ` stata ag(traccas). Alla festa religiosa e gregata da qualche anno la sagra delle pesche per far conoscere il frutto che viene prodotto in abbondanza nel territorio circostante. (Le pesche sono talmente importanti nell’economia del ` villaggio che in una delle sue piazze e stato sistemato un monumento che riproduce un cumulo di questi frutti, giganteschi e coloratissimi). I festeggiamenti si protraggono per una settimana e prevedono tra l’altro che in alcune case, dove nella tradizionale corte funziona ancora il forno a legna, si confezioni con metodi tradizionale il pane (= Pane sardo) per la gioia dei tu` anche il risti. Di particolare bellezza e costume. L’abbigliamento tradizionale

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Santa Caterina di Pittinuri ` costituito da una camicia femminile e di tela bianca a collo basso riccamente ricamata, e da una gonna formata da sette teli per complessivi 8 m di seta nera a fiori rossi o bianchi guarnita a mezza altezza da una trina fiorita (sa gunnedda). Sopra la camicia si indossano un busto (su cosso) di broccato giallo a fiori dorati con bordi di tela rossa e ornato con trine o lustrini, e la giacca (su gipponi) di raso nero a fiori viola bordata di tela verde e il collo alto con pieghe; se non si indossa la giacca si porta sul busto un fazzoletto di seta gialla che copre il seno (su panneddu). Sopra la gonna si indossa il grembiule di raso nero (su davantali) tenuto in vita da una catena d’argento (sa gan` completato ciera). L’abbigliamento e da un fazzoletto di seta gialla (su mucadori a turbanti) e da uno scialle rettangolare di seta viola o verde (su mucadori mannu). L’abbigliamento tradizio` costituito da una caminale maschile e cia di tela a colletto alto (a izzughittu) e dai calzoni di tela bianca (is carzonis de arroda). Sopra la camicia si indossano il gilet di panno nero, chiuso al centro, e la giacca corta di orbace nero. Sopra i calzoni si portano il gonnellino (sa roda) di panno nero e le ghette (is crazzas) ugualmente di panno nero. L’abbi` completato da una berritta gliamento e di panno nero molto lunga.

Santa Caterina di Pittinuri Centro abitato della provincia di Oristano, frazione di Cuglieri (da cui dista 15 km), con circa 300 abitanti, posto a 21 m sul livello del mare a sud-ovest del comune capoluogo, lungo il litorale. Regione storica: Montiferru. Diocesi di Alghero-Bosa. & TERRITORIO Il territorio e ` costituito dagli ultimi contrafforti del monte ` Ferru che arrivano sino in prossimita del mare, dando luogo a una costa alta, nella quale si aprono alcune cale e

` ancora piu ` spiagge; a nord la costa e scoscesa, mentre a sud si abbassa in corrispondenza con la penisola del Sinis. Le comunicazioni sono assicurate dalla statale 292 che attraversa il villaggio collegandolo col capoluogo Cuglieri a nord, con Oristano a sud.

Santa Caterina di Pittinuri – Suggestiva appendice marina di Cuglieri, il piccolo borgo si `e sviluppato soprattutto nella ` del Novecento. seconda meta & STORIA I dintorni sono ricchi di testimonianze prenuragiche e nuragiche. Nel Medioevo si ebbe il primo sviluppo del villaggio che faceva parte del giudicato di Torres ed era compreso nella curatoria del Montiferru. Dopo l’estinzione della dinastia giudicale, il giudice d’Arborea si impadronı` del ter` a far parte del ritorio e Pittinuri entro giudicato d’Arborea. Rimase in mano arborense fino alla caduta del giudi` gradualmente cato nel 1409, ma ando spopolandosi dopo la peste del 1376. A partire dal 1420 il territorio fu ripetutamente concesso in feudo e alla fine del secolo fu acquistato dagli Zatrillas (=). Essi, nel corso del secolo XVI, tentarono di ripopolare il villaggio im-

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Santa Cruz piantandovi un porto e una tonnara difesi dalla torre di Santa Caterina, ma senza successo. Il territorio nel 1669 fu confiscato a Francesca Zatrillas (=) e ` ai Manca Guiso che si in seguito passo estinsero nel 1788 lasciando eredi gli Amat ai quali fu riscattato nel 1838. Nel corso del secolo XIX finı` per essere incluso nella provincia di Cagliari e prese gradualmente a ripopolarsi ` del suo piccolo porto. grazie all’attivita ` del secolo A partire dalla seconda meta XX il villaggio, che assunse il nome at` cresciuto ulteriormente grazie tuale, e ad alcuni insediamenti turistici; la sua popolazione aumenta di molto nel periodo estivo.

Santa Chiara del Tirso Centro abitato della provincia di Oristano, frazione di Ula Tirso (da cui dista 8 km), con circa 100 abitanti, posto a 202 m sul livello del mare a ovest del comune capoluogo, su un colle che domina la vecchia diga del lago Omodeo. Regione storica: Gilciber. Archidiocesi di Oristano. & TERRITORIO Il territorio e ` costituito dalle propaggini orientali dell’altipiano di Abbasanta che lasciano spazio al versante destro della vallata del ` occuTirso, nel punto in cui questa e ` pata dall’invaso artificiale, oggi piu ` profondo con la costruampio e piu zione a valle di un nuovo sbarramento. Le comunicazioni sono assicurate dalla strada che collega Abbasanta e Paulilatino da un lato con Busachi e Ula Tirso dall’altro. & STORIA Il villaggio si sviluppo ` dopo il 1920 con la costruzione dello sbarramento che diede vita al lago Omodeo e inizialmente servı` da residenza agli operai impegnati nell’opera e nella centrale idroelettrica.

Santa Cruz Famiglia di origine spagnola (sec. XV-esistente). Comparve in ` del seSardegna nella seconda meta

colo XV con due personaggi, Ludovico, vescovo di Bisarcio, e il dottor Giovanni, che probabilmente era suo nipote, un magistrato che nel 1481 acqui` all’asta il feudo di Tuili sequestrato sto a Salvatore De Sena. I suoi discendenti furono chiamati in giudizio dai Dedoni, antichi proprietari del feudo, che tentarono di rientrarne in possesso appigliandosi ad alcune imperfezioni nelle condizioni della vendita fatta dal loro antenato. I Dedoni infatti sostenevano che, avendo essi ceduto solo Tuili in pegno al De Sena, col sequestro ne sarebbero dovuti rientrare in possesso e quindi il feudo non avrebbe potuto essere venduto all’asta. Per conservare il feudo, quindi, i S.C. furono costretti ad affrontare un contenzioso; le spese per sostenere la lite e il tenore di vita che essi mantennero nel corso del secolo XVI determinarono il tracollo finanziario della fami` decisaglia. La situazione si aggravo mente a causa di una ulteriore lite ` tra i due nata per motivi di eredita rami in cui si era divisa. Nel 1659, divenuta ormai insostenibile la situazione debitoria, un Emanuele fu costretto a consentire che il feudo fosse venduto all’asta per soddisfare i creditori. I discendenti dello sfortunato barone, ` , continuarono a prendere parte pero ai parlamenti e nel giro di una generazione, con una serie di matrimoni felicemente indovinati, ricostruirono le stremate sostanze della casata. Dopo un matrimonio con una Castelvı`, la famiglia si trasferı` a Laconi, dove risiedette fino agli inizi dell’Ottocento. Da Laconi i S.C. passarono a Isili e successivamente a Mandas, dove, impegnandosi in fortunate intraprese agricole e nell’industria del formaggio, raggiunsero una considerevole condizione economica. Attualmente i loro discendenti risiedono a Cagliari.

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Santa Cruz

Santa Cruz, Giovanni Signore di Tuili (sec. XV). Esperto giurisperito, fu investito dell’ufficio di Giudice reale. In questa veste fece parte del collegio che nel 1475 raccolse le prove testimoniali contro Leonardo Alagon in base alle quali questi fu dichiarato ribelle. Nel 1478 prese parte alla battaglia di ` all’asta il Macomer e nel 1481 acquisto feudo di Tuili. Uomo di grande cultura ` , volle che dell’investitura e sensibilita rimanesse imperitura memoria donando un magnifico retablo (=) alla chiesa parrocchiale di Tuili.

Santa Cruz, Palazzo Edificio di Mandas, situato in via Cagliari. Fatto costruire nel 1905 da Edoardo Santa Cruz, ha due piani; la sua facciata presenta elementi decorativi in bugnato ` abbellita da un portale e da tre ed e balconi, dei quali quello centrale aggetta sul portale d’ingresso.

Santadi – Veduta del centro abitato.

Santadi Comune della provincia di Carbonia-Iglesias, compreso nella ` montana, con 3767 abiXXII Comunita tanti (al 2004), posto a 135 m sul livello ` del mare all’interno della costa che da sull’arcipelago sulcitano. Regione storica: Sulcis. Diocesi di Iglesias. & TERRITORIO Il territorio comunale, di forma grosso modo rettangolare, si estende per 115,59 km2, comprendenti anche le frazioni di Is Cattas, Is Sabas e Terresoli, e confina a nord con Narcao

e Nuxis, a est con un’isola amministrativa di Assemini, con Villa San Pietro e Pula, a sud con Teulada e a ovest con Giba e Villaperuccio. Si tratta di una porzione centrale dei rilievi dell’Iglesiente, tagliati trasversalmente dalla vallata del rio Mannu, poi rio di S., che scorre da oriente a occidente per gettarsi nel lago artificiale di Monte Pranu, e quindi nel mare a sud di San` collegato con una t’Antioco. Il paese e bretella di 3 km alla statale 293 GibaSiliqua; strade minori si diramano a nord verso Nuxis, a est verso Assemini, a sud verso Teulada. & STORIA Il villaggio attuale ha origini probabilmente altomedioevali legate all’arrivo dei Mauri dall’Africa nel se` a far parte del giudicolo V d.C. Entro cato di Cagliari ed era incluso nella curatoria del Sulcis; caduto il giudicato di Cagliari, nella divisione del 1258 fu incluso nei territori assegnati ai Della Gheradesca. Nella divisione che pochi anni dopo i due rami della famiglia fecero tra loro, fu assegnato al conte Ugo` ne persero la dispolino, i cui figli pero ` alla fine del secolo XIII a causa nibilita della guerra che scatenarono contro il Comune di Pisa per vendicarne la morte. Cosı` S., che allora era un grosso villaggio (Santa Ada de Sulcis), prese a essere amministrato dal comune toscano; subito dopo la conquista aragonese venne concesso in feudo a Gomita ` , nel de Ac ¸ en i cui discendenti, pero 1355, dopo la celebrazione del Parlamento, lo vendettero ad Arnaldo ` che comunque non riuscı` a enAguilo trarne in possesso. Nel 1362 il villaggio e il suo territorio furono donati a Emanuele de Entenc ¸a il quale dopo pochi anni, allo scoppio della seconda guerra tra Mariano IV e Pietro IV, ne perse la ` ; il centro abitato fu indisponibilita fatti occupato dalle truppe giudicali che lo tennero fino alla battaglia di

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Santadi Sanluri. Furono anni terribili nei quali il territorio di S. fu ripetutamente de` a spopolarsi. Torvastato e comincio nata la pace in una zona oramai quasi completamente spopolata, il paese fu infeudato al vescovo di Iglesias, e quando la diocesi fu unita a quella di ` a eserciCagliari l’arcivescovo inizio tarvi le funzioni giurisdizionali. Nel corso dei secoli XVII e XVIII vi furono frequenti contrasti tra il vescovo e il fisco per stabilire i limiti della giurisdizione. Nel 1754 infine l’arcivescovo ne venne formalmente investito e quando nel 1763 fu ricostituita la dio` a essere ammicesi di Iglesias, S. torno nistrato dallo stesso vescovo fino al riscatto dei feudi nel 1838; nel corso dell’Ottocento divenne il centro di una vasta area di ripopolamento nella quale si formarono i boddeus di Nuxis (=), Murdeu, Villaperuccio (=), Tirongis, Gutturu Ponti, Riu Siriddi, Terraseo (=), Tattinu, Perdedu, Isca Gessa, Su Benatzu. L’intero complesso nel 1821 fu incluso nella provincia di Iglesias; ` a far parte della divinel 1848 entro sione amministrativa di Cagliari e nel 1853 fu costituito in comune e in capoluogo di mandamento, mentre tutti i suoi medaus divennero frazioni. Nel 1859 fu incluso nella ricostituita provincia di Cagliari e a partire dalla se` dell’Ottocento il suo terriconda meta torio venne intensamente sfruttato per la produzione di carbone vegetale e per l’impianto di alcune miniere. La crisi del settore minerario, giunta dopo la fine della seconda guerra mon` un radicale cambiadiale, determino `, mento della struttura della comunita ` impegnata in una che attualmente e fiorente agricoltura e nel turismo. Negli ultimi anni questo comune ha preso parte al dibattito che ha portato alla costituzione della provincia di Carbo-

nia-Iglesias, altrimenti detta del Sulcis. & ECONOMIA Le attivita ` di base della sua economia sono l’agricoltura, in ` rinomata particolare la viticoltura (e la Cantina sociale), l’orticoltura e l’olivicoltura, e l’allevamento del bestiame, in particolare di bovini e suini e in misura minore di ovini, caprini e pollame. Negli ultimi decenni si sta sviluppando anche una modesta atti` industriale nel settore lattiero-cavita ` seario, del legno e metalmeccanico. E sufficientemente organizzata la rete di distribuzione commerciale. Vi ope` rano anche due ristoranti. Servizi. S. e collegato tramite autolinee agli altri ` dotato di Pro centri della provincia. E Loco, stazione dei Carabinieri, medico, guardia medica, farmacia, scuola dell’obbligo e scuola secondaria superiore (Istituto professionale), sportello bancario. Possiede una Biblioteca comunale e un Museo etnografico. & DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 3855 unita di cui stranieri 5; maschi 1924; femmine 1931; famiglie 1315. La tendenza complessiva rivelava una diminuzione della popolazione, con morti per anno 26 e nati 23; cancellati dall’anagrafe 79 e nuovi iscritti 62. Tra i principali indicatori economici: imponibile medio IRPEF 14 910 in migliaia di lire; versamenti ICI 1021; aziende agricole 465; imprese commerciali 178; esercizi pubblici 24; esercizi all’ingrosso 4; esercizi al dettaglio 71; ambulanti 8. Tra gli indicatori sociali: occupati 926; disoccupati 210; inoccupati 365; laureati 28; diplomati 289; con licenza media 1194; con licenza elementare 1182; analfabeti 401; automezzi circolanti 1399; abbonamenti TV 1053. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Ric` il patrimonio archeologico chissimo e che documenta la ininterrotta pre-

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Santadi senza dell’uomo nel territorio a partire dal periodo prenuragico. Tra i molti ` di siti di questo periodo nella localita Su Benatzu, posta a qualche chilometro dall’abitato, si aprono due grotte, quella di Is Zuddas, di grande interesse speleologico, e quella di Su Pi` un sito archeologico. Fu rosu, che e esplorata per la prima volta nel 1968 e ` ai visitatori i resti di un santuarivelo ` del Ferro, tra i rio della prima Eta ` di ceramiquali una enorme quantita che di ogni tipo risalenti al Nuragico medio e un piccolo tripode in bronzo disposti in un vasto ambiente che fa pensare che la caverna fosse un luogo di culto molto frequentato; ulteriori indagini hanno dimostrato la presenza di tracce della cultura di Bonuighinu e della cultura di Ozieri. Altri siti prenuragici sono le grotte di San Paolo e Monte Maina, tutte ascrivibili alla cultura di Ozieri. Il territorio conserva molti nuraghi tra cui quelli di Arcu de Mesu, Cixiri, Conchilleddu, Cristu, de Is Animas, de Is Paras, de Magai, de S’Angioni, de Schisorgiu, Diana, Frassu, Is Pireddas, Is Pistis, Manigas, Mannu de Barrua, Marigas, Monticello, Muentinu, Niedda, Perd’e Fogu, Pimpini, Pintus, Santus, Sanna, S’Arriorgiu, Sa Serba Andria, Senzu e Sessini, alcuni dei quali in buone condizioni. Sono state individuate anche alcune Tombe di giganti tra cui quella di Sa Turr’e Fraigada. Ma il sito di mag` quello di giore interesse scientifico e Pani Loriga che si trova su un altipiano a 1 km dall’abitato e a 15 dal mare. Nel sito sono state rinvenute una necropoli di domus de janas e i resti di un villaggio nuragico sul quale nel secolo VII a.C. fu costruita una fortezza punica. Nel 1965 vi furono iniziati scavi archeologici sistematici condotti da Ferruccio Barreca (=) e in seguito da Gianni Tore (=), che hanno rivelato l’e-

sistenza di una cinta fortificata, di un nucleo consistente di abitazioni e di una necropoli a cremazione, e hanno ` di ceramirestituito una gran quantita che.

Santadi – Coltivazioni.

PATRIMONIO ARTISTICO, CULTURALE E AMBIENTALE Il tessuto urbanistico consta di due nuclei. Quello di S. Susu ` il piu ` antico ed e ` (Santa Ada de Sulcis) e caratterizzato dalla presenza della ` , parrocchiale chiesa di San Nicolo molto antica ricostruita nell’Ottocento; ha un impianto a navata unica e la copertura con volte a botte. Al suo interno sono custoditi un crocifisso del Settecento, due candelabri d’argento, un ostensorio in stile neoclassico e alcuni paramenti di pregio. Si affaccia su una grande piazza a giardino sulla quale si affacciano anche alcuni palazzotti ottocenteschi e la chiesa della Madonna delle Grazie, costruita nel secolo XV; ha un impianto a una sola navata e la facciata arricchita da un campanile a vela; al suo interno sono conservati una statua lignea del secolo XVII e una tela raffigurante le Anime Purganti, di autore ignoto. Poco distante sorge la Casa museo ‘‘Sa Domu ` una vecchia casa antiga’’. Il locale e dell’Ottocento situata in via Mazzini. Contiene arredi dell’Ottocento riferibili alla cultura contadina, suppellettili e utensili distribuiti nei diversi ambienti lungo un percorso espositivo &

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Santadi coerente. Nel cortile si trovano il forno, il tipico porticato (lolla) e gli attrezzi da lavoro. L’altro nucleo, detto di ` sviluppato nell’Ottocento S. Basso, si e e con case tradizionali dalla tipica struttura sulcitana. Nelle campagne sono inoltre visibili numerosi furriadroxius che documentano ancora come si siano installate sul territorio ` di pastori e di contadini le comunita che hanno dato luogo al ripopola` Su Benatzu si trova, mento. In localita come si diceva, la grotta di Is Zuddas, che riveste un notevole interesse speleologico per alcune grandi sale tappezzate da bellissime concrezioni: la ` nota e ` chiamata ‘‘Sala Paradiso’’ a piu causa dei cristalli candidi di aragonite di cui le pareti e la volta abbondano, offrendo al visitatore uno spettacolo fantastico. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI La ` nota e piu ` significativa tra le manipiu festazioni che rievocano le antiche tra` il Matrimonio mauritano. Sedizioni e condo una leggenda l’usanza risalirebbe all’arrivo dei Mauri, esiliati in Sardegna al tempo dei Vandali; l’ipo` piu ` creditesi sembra poco credibile, e bile invece che il rito ricalchi antiche tradizioni contadine legate ai rapporti di S. con la diocesi di Iglesias, dove tra ` elevate il matrimonio vele classi piu niva celebrato in modo molto simile. ` La cerimonia si svolge ad agosto ed e ` a parstata riproposta con continuita tire dal 1969. Due distinti cortei di carri a buoi addobbati a festa (traccas), che trasportano persone vestite in costume, prelevano i due sposi, anch’essi in costume, e li conducono seguendo percorsi diversi fino alla piazza del paese dove si svolge la cerimonia religiosa. Alla fine di essa gli sposi inginocchiati vengono benedetti dalle rispettive madri che li purificano rinnovando un antico rito dell’acqua (sa

gratzia): porgono agli sposi due coppe colme d’acqua sulle quali hanno tracciato il segno della croce; la cerimonia si ripete col pane e il grano e subito dopo sul capo degli sposi viene versato il contenuto di una ciotola contenente del sale, simbolo della saggezza e contro il malocchio, del grano simbolo `, delle monete simbolo della fecondita della ricchezza, e dei petali di rosa, simbolo dell’amore. La cerimonia si conclude con un corteo in costume che raggiunge la casa degli sposi dove si svolge un lauto banchetto. Di grande ` il costume. L’abbigliamento bellezza e ` sostanzialtradizionale femminile e ` mente di tre tipi. Quello della sposa e costituito da una camicia di lino ricamata e guarnita nel collo e nei polsini di pizzo finissimo (sa camisa a polanias), e da una gonna plissettata composta da nove teli di seta di colore vario (su manteo) sotto la quale si indossa una sottogonna di tela bianca (sa fardetta bianca). Sopra la camicia si indossa una giacca (su gipponi) di seta o di raso con le maniche chiuse e guarnite da 24 bottoncini di filigrana d’oro, e sopra la giacca, disposto a guisa di scialle che copra il collo e il petto, un fazzoletto di seta (sa perra ’e seda) adornato da gioielli. Sopra la gonna si indossa il grembiule di seta di vari colori ` com(su ventalicu). L’abbigliamento e pletato da una cuffia di raso rosso (sa scuffia), da un fazzoletto di tulle o mussola (su mucaroi biancu) e infine da un manto rettangolare di lana celeste (su panniccu ’e colori). L’abbigliamento ` costituito femminile della domenica e da una camicia simile a quella dell’abbigliamento nuziale, e da una gonna plissettata di seta; sopra la gonna si indossa il grembiule di seta damascata nera a disegni dorati (su ventalicu). ` completato da un L’abbigliamento e fazzoletto rosso legato sopra la nuca

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Santa Gilla (sa tocca) e da un fazzoletto colorato (su mucaroi de colori). L’abbigliamento ` costituito da femminile da lavoro e una camicia uguale alle altre e da una gonna di tela fantasia. Sopra la camicia si indossa il busto (su cosso) di tessuti vari. Sulla gonna si indossa il grem` completato da biule; l’abbigliamento e un fazzoletto di tela fantasia. L’abbi` cogliamento tradizionale maschile e stituito da una camicia di tela bianca dalle maniche molto ampie, riccamente ricamata e col collo chiuso da bottoni d’oro; e dai calzoni (pantalone ’e linu). Sopra la camicia si indossano il gilet (su cossu) di panno nero sul davanti, e la giacca (sa casacca) di orbace nero a doppio petto guarnita da due file di bottoni d’oro o d’argento. Sopra i calzoni si portano il gonnellino e le ghette (is crazzas), tutti di orbace nero. ` completato da una L’abbigliamento e berritta di panno nero fermata sulla fronte con un fazzoletto di seta rosso.

Santa Gilla Stagno situato nel golfo di ` . Ha una Cagliari a occidente della citta superficie di 5600 ha e ha la forma di un triangolo. Le sue acque sono salmastre e poco profonde, separate dal mare da una sottile striscia di terra detta La ` diviso in due grandi Plaja. Lo stagno e comprensori: quello settentrionale, dove si riversano il Fluminimannu e il Cixerri, e la parte sud-occidentale che invece comunica direttamente col ` in quest’ultima che si e ` da semmare. E ` di produzione pre sviluppata l’attivita del sale. S.G. ha una storia molto antica e complessa. Fu frequentato fin dal tempo dei Fenici che stabilirono lungo le sue rive il loro primo insediamento, ` tardi si sviluppo ` Carales. da cui piu ` romana, dopo la diTrascurato in eta struzione di Carales da parte degli ` giudicale torno ` a essere Arabi, in eta rifugio sicuro per la nascente Santa Igia, che divenne la capitale del giudi-

cato di Cagliari. Dopo la distruzione di ` il silenzio Santa Igia, sullo stagno torno ` ; nei secoli succesma non l’inattivita sivi, fin dalla prima fase della conquista catalano-aragonese, vi furono impiantate molte peschiere (= Peschiera), il cui prodotto era particolarmente apprezzato. Nel corso del secolo XVIII le concessioni delle peschiere fecero la fortuna di molte famiglie cagliaritane, ma il grande spazio fu anche compreso nel feudo di Las Conquistas. A partire dal secolo XIX si comin` a pensare di sfruttare lo specchio cio d’acqua anche per impiantarvi delle ´ S.G. divenne uno degli saline, cosicche ` la nascente induspazi a cui guardo strializzazione della Cagliari del primo Novecento. Fu appunto nei primi decenni del Novecento che lo stagno divenne la sede di una grande salina pri` grazie all’impegno vata che si sviluppo ` di Luigi Contivecchi e che si comincio a guardarlo anche come spazio capace di garantire comunicazioni moderne non solo per Cagliari ma per l’intera isola. Cosı`, a partire dagli anni Trenta, le sue acque furono prescelte come specchio d’approdo comodo e protetto per gli idrovolanti: da queste prime esperienze si svilupparono dapprima la grande base militare di Elmas e successivamente l’aeroporto civile, che sta accrescendo la sua importanza e ` assunto una dimensione interha gia nazionale. Nel secondo dopoguerra si ` a guardare alla laguna anche comincio come alla possibile sede di un grande porto commerciale: paradossalmente, dopo millenni si tornava all’idea che aveva spinto i Fenici a valorizzarla. Cosı`, dopo l’avvio del processo di industrializzazione dell’isola, negli anni Sessanta del Novecento si decise di costruirvi un grande porto-canale che fosse in grado di servire da polmone per la nascente zona industriale di

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Santa Giusta Macchiareddu. Attualmente l’intero ` di proprieta ` della Recomprensorio e gione che si trova a dover fare fronte a ` di tre ordini di problemi: 1. la necessita ` rivitalizzare le tradizionali attivita della pesca e delle saline: in questo set` stata bonificata e semtore la laguna e bra che le sue acque stiano tornando a essere quelle di sempre. In quanto alle saline, il problema va certamente in` ampio (= quadrato in un discorso piu ` di rivedere il Saline); 2. la necessita problema dello stagno come spazio di grandi comunicazioni, disciplinando lo sviluppo dell’aeroporto ma soprattutto affrontando il problema del ` stato porto-canale: il porto, in effetti, e costruito faticosamente e con grande ´ , tramondispendio di risorse, sicche tati gli obiettivi della prima industria` attualmente lizzazione, la struttura e pensata come il grande porto commerciale di Cagliari, centro di smistamento dei containers, anche se per ora ` di salstenta a decollare; 3. la necessita vaguardare il grande patrimonio fau` depositario e nistico di cui lo stagno e nello stesso tempo di proteggere il patrimonio archeologico, che ancora attende di essere studiato adeguatamente. ` un’isoletta situata al cenSA ILLETTA E tro della laguna in un territorio frequentato dall’uomo fin dalla preistoria. Nel corso dei secoli condivise le vicende di S.G. fino al riscatto dei feudi (1838). Vi sorge la chiesa di San Simone, costruita probabilmente nel secolo XI e poi successivamente rimaneggiata a ` riprese: ha impianto a una navata, piu copertura in legno a capriate; la fac` arricchita da un campaniletto a ciata e vela e da un affresco raffigurante il ` in epoca recente). santo (eseguito pero Accanto alla chiesa sorgono alcuni am` al bienti risalenti con ogni probabilita secolo XVII, quando l’isola fu inclusa

nel marchesato di Las Conquistas; nel secolo XVIII vi si riuniva un gruppo di letterati che aveva dato vita a una sorta di Arcadia cagliaritana.

Santa Giusta – Lo stagno.

Santa Giusta Comune della provincia di Oristano, compreso nella XVI Comu` montana, con 4408 abitanti (al nita 2004), posto a 10 m sul livello del mare alla periferia meridionale di Oristano. Regione storica: Campidano di Simaxis. Archidiocesi di Oristano. & TERRITORIO Il territorio comunale, di forma grosso modo triangolare, si estende per 69,17 km2, comprese le frazioni di Cuccuru de Portu e Corte Baccas, e confina a nord con Oristano, a est con Palmas Arborea e Ales, a sud con Marrubiu e Arborea e a ovest col mare del golfo di Oristano. Si tratta di una porzione della piana campidanese, fertile e ricca di acque: il paese si trova tra il grande stagno che porta il suo stesso ` ristretto Pauli nome, a ovest, e il piu ` situato a breve diMinori, a est. S.G. e stanza dalla superstrada Cagliari-Sassari; e comunica direttamente anche con Oristano, a nord, e con Arborea a sud. Dispone anche di stazione lungo la linea ferroviaria Cagliari-Oristano. & STORIA L’attuale centro sorge in un ` sito frequentato dall’uomo fin dall’eta ` la nuragica, dove in seguito si sviluppo ` fenicio-punica di Othoca che concitta ` a esistere anche in eta ` romana. tinuo

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Santa Giusta Nell’Alto Medioevo quando vi si svi` il culto per Santa Giusta, il picluppo colo centro faceva parte del giudicato d’Arborea ed era incluso nella curatoria del Campidano di Oristano; a partire dal secolo XI fu sede dell’omonima diocesi e, caduto il giudicato d’Arborea, nel 1410 fu incluso nel marchesato di Oristano. Nei decenni successivi, ` data la sua vicinanza al mare comincio a soffrire per le continue incursioni dei corsari barbareschi e la sua popolazione diminuı` rapidamente. Quando nel 1477, per le vicende di Leonardo Alagon (= Alagon), il marchesato fu confiscato, S.G. prese a essere governato da funzionari reali. La sua deca` oramai inarrestabile: indenza sembro fatti subı` un altro duro colpo con l’abolizione della diocesi agli inizi del Cinquecento. Il villaggio si era ridotto a poche case attorno alla bella catte` dipendente da Oridrale, sempre piu stano, in un territorio che le incursioni barbaresche, l’incuria degli uomini e la malaria rendevano desolato. Gli abitanti comunque difesero gelosamente il loro privilegio di dipendere direttamente dal re fino al 1767, quando fu istituito il marchesato d’Arcais concesso a Damiano Nurra (= Nurra3 ). Malgrado le proteste degli abitanti, il nuovo vincolo feudale fu mantenuto e ` dai all’inizio dell’Ottocento S.G. passo Nurra ai Flores ai quali rimase fino al ` alla fine dei diritti feudali in 1838, cioe Sardegna. Nel 1821 fu incluso nella `a provincia di Oristano; nel 1848 entro far parte della divisione amministrativa di Cagliari e dal 1859 dell’omonima ricostituita provincia. Di questo periodo abbiamo la preziosa testimonianza di Vittorio Angius: «Popolazione. Si computa presentemente di anime 1047, distinte in maggiori, maschi 206, femmine 214, distribuite in famiglie 293. Agricoltura. I terreni di S.G.

` un sono in gran parte sabbionicci, pero po’ magri e facili a inaridirsi, come quelli che i campidanesi d’Arborea di`ri; quindi i frutti non sono cono grego molto abbondanti. I numeri ordinari della seminagione delle solite specie sono: starelli 700 di grano, 200 d’orzo, 250 di fave e poco di lino. La fruttificazione comune ed ordinaria del 7 per il grano, del 10 per l’orzo, dell’8 per le fave. I novali (narboni) che si coltivano con la zappa nelle migliori parti della landa di Sant’Anna, producono assai ` , spesso al quadruplo de’ campi piu ` della vidazzone. Il monte di soccorso e ` popiuttosto in buono stato: sono pero chi i contadini che prendano il suo prestito. Le vigne occupano una notevole superficie, e producono; ma la manipolazione poco saggia cagiona che i vini non abbiano generalmente la `, che si loda in quello delle altre bonta vigne arboresi. Sono in gran numero e di molte specie gli alberi fruttiferi, e si ` coltivano alcuni oliveti. L’orticoltura e ` quemolto ristretta. Pastorizia. Non e sta cosı` estesa come pare lo permette` del territorebbe l’estensione e qualita rio, e molta parte de’ pascoli si consuma da bestiame straniero. Il bestiame manso numera buoi per l’agricoltura 150, cavalli 20, giumenti 115. Il bestiame rude, vacche 300, capre 2000, pecore 3000, e piccol numero di porci. Le pecore hanno nell’inverno ottimo nutrimento nella regione di Cirras, la ` computare di micui superficie si puo glia quadrate 4 ½ tolti gli stagnuoli. Questa regione comprende la terra interposta a’ due stagni di S.G. e del Sassu e quella parte del littorale che trovasi fra la foce del Sassu, quella del Tirso e il canale per cui lo stagno comunica col mare nella imboccatura del fiume. La pastura della medesima si appalta ogni anno per lire 10 000 ai pastori delle Barbagie, che vengono a

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Santa Giusta svernarvi con le loro greggie e vi restano fino a maggio». Nel 1927 S.G. fu aggregato a Oristano di cui divenne fra` la prozione e solo nel 1947 riacquisto pria autonomia. Quando poi nel 1974 fu istituita definitivamente la provincia di Oristano, il paese vi fu nuovamente incluso. & ECONOMIA Le attivita ` di base della sua economia sono l’agricoltura, in particolare la cerealicoltura, la frutticoltura e l’orticoltura, e l’allevamento del bestiame, in particolare di bovini e ovini, in misura minore di suini ed equini. Negli ultimi decenni si sta svi` industriale luppando anche l’attivita nei settori chimico, metallurgico, della piscicoltura e della pesca, della lavorazione del legno, delle produzioni ali` dimentari, dei laterizi e della carta. E scretamente sviluppata la rete di distribuzione commerciale. Vi operano anche tre aziende agrituristiche con 29 posti letto e tre ristoranti. Servizi. ` collegato da autolinee e dalla ferS.G. e rovia agli altri centri della provincia. Dispone di Pro Loco, stazione dei Carabinieri, medico, guardia medica, farmacia, scuola dell’obbligo, sportello bancario. Possiede una Biblioteca comunale. & DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 4378 unita di cui stranieri 5; maschi 2198; femmine 2180; famiglie 1425. La tendenza complessiva rivelava un aumento della popolazione, con morti per anno 29 e nati 45; cancellati dall’anagrafe 75 e nuovi iscritti 159. Tra i principali indicatori economici: imponibile medio IRPEF 17 188 in migliaia di lire; versamenti ICI 1466; aziende agricole 294; imprese commerciali 145; esercizi pubblici 13; esercizi all’ingrosso 5; esercizi al dettaglio 64; ambulanti 17. Tra gli indicatori sociali: occupati 1196; disoccupati 215; inoccupati 253;

laureati 56; diplomati 396; con licenza media 1301; con licenza elementare 1241; analfabeti 98; automezzi circolanti 1474; abbonamenti TV 916. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il ter` ricco di tracce dell’esistenza ritorio e ` punica di Othoca (=) che della citta probabilmente si stendeva nel punto in cui si trova l’attuale parte settentrio` continuo ` a fionale dell’abitato; la citta rire anche in epoca romana: di essa rimane la necropoli con alcune interessanti tombe a camera.

Santa Giusta – Imbarcazioni in giunco in occasione della regata de is fassonis. & PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE Il tessuto urbano ha conservato alcune tipiche case del Campidano co` diri) struite in mattoni di terra cruda (la e affacciate su grandi cortili. L’edificio ` importante e ` la cattedrale di Santa piu ` rappresentativi Giusta; uno dei piu esempi del romanico sardo, costruita su un piccolo rilievo a opera di uno sconosciuto architetto pisano, domina l’attuale abitato. L’edificio fu portato a termine nel corso del secolo XII su un

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Sant’Agostino martyrium precedente, che attualmente funge da cripta, in forme pisano-lucchesi; fu sede della diocesi omonima soppressa nel 1503, quando fu unita a quella di Oristano. Nel corso dei secoli, pur mantenendo l’assetto ` stato piu ` volte rimanegoriginario, e giato: nel 1847 fu realizzato un arredo ` marmoreo per il presbiterio, che pero fu rimosso nel 1985 durante un restauro. «Questa rimozione – ha scritto Roberto Coroneo – ha prodotto il recupero di frammenti di un pluteo romanico decorato a cerchi intersecatisi». Nel 1910 all’esterno fu costruito un campanile a canna quadrata in forme romanico-pisane su progetto di Dionigi Scano. L’edificio ha un’aula a tre navate scandite da colonne di riporto, ` chiuso da un’abside semicircoed e lare; il presbiterio sopraelevato ingloba il martyrium al quale si accede da due scalette laterali. Di grande inte` anche la chiesetta di Santa Seresse e vera, costruita nel Medioevo e inserita in un’area ricca di tombe a camera pu` apparteniche, con ogni probabilita nenti alla necropoli di Othoca. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Caratteristici sono i riti della Settimana santa che coinvolgono l’intera comu` in una serie di fastose cerimonie. nita ` interessante e ` La manifestazione piu ` la regata de is fassonis e dei cius, pero le imbarcazioni usate da tempo immemorabile dai pescatori degli stagni. Le origini di questa manifestazione, che si svolge tra agosto e settembre, sono molto antiche e, secondo alcuni, sarebbero da far risalire alla fondazione della diocesi nel secolo XII. Fu da questo periodo infatti che si svolgeva, organizzata appunto dalla diocesi, la festa del perdono dei peccati per chi si fosse confessato e comunicato il giorno di Pasqua presso la cattedrale. Tale pos` avrebbe provocato l’afflusso di sibilita

` di penitenti che una grande quantita raggiungevano la basilica con ogni mezzo, a piedi, a cavallo ma soprattutto, data la natura dei luoghi ricchi di paludi e di lagune, con is fassonis, barche costruite artigianalmente con i giunchi delle paludi, con le quali era possibile a tutti la navigazione. Infine in settembre, in occasione della festa di Santa Severa, da qualche anno si svolge anche la sagra dei malloreddus, occasione per gustare i saporiti gnocchi cucinati secondo le antiche tradizioni.

Santa Giusta – Un momento della regata de is fassonis.

Sant’Agostino Centro abitato della provincia di Oristano, frazione di Abbasanta (da cui dista 7 km), con circa 50 abitanti, posto a 364 m sul livello del mare a ovest del comune capoluogo, sulla strada per Santu Lussurgiu. Regione storica: Gilciber. Archidiocesi di Oristano. & TERRITORIO Il territorio e ` costituito dall’altipiano di Abbasanta, che ha a occidente il monte Ferru e a oriente la vallata del Tirso, fiume verso il quale scorrono i corsi d’acqua, tra i quali il rio San Leonardo che passa a breve distanza dalla frazione. Le comunicazioni sono assicurate dalla provinciale che in 15 km di percorso collega Abbasanta a Santu Lussurgiu. Il piccolo in` inserito in un vasto terrisediamento e

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Santa Lucia torio che comprende numerose tanche ` praticato intensamente l’allevadove e mento. & STORIA S.A. si e ` sviluppato a partire dal secolo XVIII attorno alla chiesetta omonima; in un primo periodo fu abitato solo periodicamente dai pellegrini che durante il novenario che precede la festa del santo si stabilivano nel complesso di piccoli rifugi (cumbessı`as o muristenes) attorno alla chiesa. Col tempo furono costruite alcune case rurali che costituirono il nucleo dell’attuale villaggio. & PATRIMONIO ARTISTICO E CULTU` RALE L’edificio di maggiore rilievo e la chiesa di Sant’Agostino, presumibilmente costruita nel secolo XVII. In basalto scuro, ha un impianto a una sola navata e la copertura con volta a botte; ` il complesso delle mucaratteristico e ristenes o cumbessı`as (=) che circonda l’edificio e serve per ospitare i pellegrini durante la festa in onore del santo e il novenario che la precede. ` del giudicato di Santa Igia Antica citta Cagliari. Era situata sulle sponde occidentali della laguna di Santa Gilla in una posizione facilmente difendibile dagli attacchi da mare e da terra. Con ` sorse subito dopo la ogni probabilita distruzione della vecchia Carales, in un momento imprecisato del secolo VIII. Fu anche la prima capitale del giudicato, e dopo il secolo X dovette conoscere uno sviluppo notevole per´ fu sede della residenza del giudice, che del vescovo e di tutte le principali atti` e strutture amministrative del giuvita dicato. A partire dal secolo XI, quando la presenza dei Pisani in Cagliari si ` trasformando da commerciale in ando politica, la sua posizione si fece alternativa a Castello e Bagnaria, residenze dei mercanti pisani. Fu rasa al suolo nel 1257 dall’esercito mandato da Pisa per porre fine al giudicato di Cagliari.

Santa Lucia – Veduta del litorale.

Santa Lucia Centro abitato della provincia di Nuoro, frazione di Siniscola (da cui dista 8 km), con circa 250 abitanti, posto a 3 m sul livello del mare a est del comune capoluogo, affacciato sulla costa tirrenica. Regione storica: Posada. Diocesi di Nuoro. & TERRITORIO Il territorio consiste in una pianura che si stende tra il monte Albo e il litorale; a breve distanza dalla frazione sfocia in mare il Rio de Siniscola, che scende dalla vallata a sud del massiccio. Le comunicazioni sono assicurate dalla statale 125 Orientale sarda, che passa a breve distanza e ` unito da due brevi traalla quale S.L. e verse. & STORIA Il suo territorio era frequentato fin dal periodo romano, come dimostrano le rovine poste in luce dagli scavi effettuati nel 1978. Le origini dell’abitato attuale risalgono al secolo XVIII quando il sito, reso sicuro dalle torri costiere, prese a essere frequen` attorno a tato da pescatori. Si sviluppo una chiesetta costruita nel Seicento in ` dell’omonima torre, edifiprossimita cata nel 1639, destinata alla difesa pesante e dotata di un cannone e quattro spingarde. Nel corso dei secoli subı` di` volte versi attacchi e fu restaurata piu ma la sua presenza, nel secolo XVIII, ` un gruppo di pescatori ponincoraggio zesi che frequentavano l’insenatura a

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Santa Margherita ` del sestabilirvisi. Nella seconda meta ` ultecolo XX il minuscolo centro si e riormente sviluppato col crescere del turismo balneare. & PATRIMONIO ARTISTICO E CULTU` significativo RALE Il monumento piu ` la torre di S.L., ordel piccolo centro e mai inglobata dal tessuto urbano del ` in buone condizioni e ha villaggio; e una forma cilindrica. Articolata su due piani, ha al suo interno ambienti a cupola; aveva funzioni di avvistamento e di difesa ed era armata con un cannone e servita da una piccola guarnigione.

Santa Margherita Centro abitato della provincia di Cagliari, frazione di Pula (da cui dista 6 km), posto a 4 m sul livello del mare a sud-ovest del comune capoluogo, affacciato sulla costa meridionale. Regione storica: Nora. Archidiocesi di Cagliari. & TERRITORIO Il territorio e ` costituito da una piccola pianura stretta tra la linea di costa e i primi contrafforti dei vicini monti dell’Iglesiente: punta Eva, 551 m, punta Is Crabus, 576 m. Le comunicazioni sono assicurate dalla statale 185 Iglesiente, che proviene da Cagliari e si dirige verso Teulada e Carbonia. & STORIA Gia ` oggetto di sperimentazioni agrarie nel corso del secolo XIX da parte del conte Nieddu (= Nieddu di Santa Margherita) e di altri illuminati aristocratici, nel secondo dopoguerra, a partire dagli anni Cinquanta, ` stata teatro di due comla regione e plesse esperienze di trasformazione fondiaria. La prima ebbe inizio con la costruzione dell’omonimo centro e di una Cantina sociale che hanno dato luogo alla radicale trasformazione del territorio promossa dall’ETFAS (=), Ente per la Trasformazione Fondiaria e Agraria della Sardegna; successivamente una vastissima pineta, che co-

` pre la maggior parte del territorio, e stata integralmente lottizzata e trasformata in un centro di residenza balneare dotato di moderne infrastrutture. & PATRIMONIO ARTISTICO E CULTU` importante e ` RALE Il monumento piu la torre di Cala d’Ostia, edificata nella ` del secolo XVII in forma prima meta troncoconica su due piani e ancora oggi in buono stato di conservazione. L’ambiente del secondo piano ha la volta a cupola e gli alloggiamenti per due cannoni. Svolse una funzione di avvistamento e di difesa e fu servita da una discreta guarnigione.

´ lvaro Storico ´ ndez, A Santamarı´a Ara (Borriol, Spagna, 1917-Palma di Majorca 2004). Professore presso l’Univer` di Palma di Majorca, e ` studioso sita della storia dei traffici commerciali nel Mediterraneo, su cui ha scritto molti importanti studi, fra i quali riguardano la Sardegna El gobierno de Olfo da Procida, ‘‘Hispania’’, XXV, 1965; Cautivos genoveses en Mallorca durante las campan ˜ as sardas 1353-55, ‘‘Anuario de Estudios medioevales’’, 1968.

Santa Maria Coghinas Comune della provincia di Sassari, compreso nella II ` montana, con 1418 abitanti Comunita (al 2004), posto a 21 m sul livello del mare a sud-ovest di Castelsardo. Regione storica: Gemini. Diocesi di Tempio-Ampurias. & TERRITORIO Il territorio comunale, di forma grosso modo triangolare, si estende per 22 km2, comprese le frazioni di Buroni, Casteldoria, Isolana, La Scalitta e Longareddu, e confina a nord con Valledoria e Bortigiadas, a est ancora con Bortigiadas, a sud con Perfugas e a ovest con Valledoria. Si tratta ` interna della piana del della parte piu Coghinas e dei primi contrafforti dei rilievi dell’Anglona. A breve distanza

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Santa Maria Coghinas scorre il Coghinas, che dopo aver dato ` a monte al secondo invaso vita poco piu artificiale si dirige verso la foce, pochi ` a nord. Il paese comuchilometri piu nica per mezzo di una strada che proviene da Codaruina, centro principale di Valledoria, e si dirige verso Badesi; da qui ha inizio una strada di collegamento con Perfugas, nel retroterra. & STORIA Il territorio conserva le tracce dell’antico villaggio di Coghinas, compreso nel giudicato di Torres e incluso nella curatoria dell’Anglona. A partire dal secolo XII apparteneva ai Doria, che dopo l’estinzione della famiglia giudicale lo inclusero nel piccolo stato che avevano formato nella Sardegna centro-settentrionale. Dopo la conquista aragonese fu teatro dei terribili conflitti che devastarono l’Anglona per ` a spopotutto il secolo XIV e comincio ` del secolo larsi. Nella seconda meta XIV fu occupato dalle truppe giudicali che lo tennero fino al 1409. Tornato in ` a decapossesso dei Doria continuo ` del secolo XV dere ed entro la meta scomparve completamente. L’abitato ` attuale ha origini recenti: si sviluppo nel corso del secolo XIX come uno dei piccoli agglomerati del Campo del Coghinas; la sua economia era basata prevalentemente sull’agricoltura e amministrativamente dipese fino al 1961 da Sedini. Nel 1961 divenne fra` divenzione di Valledoria e dal 1983 e tato comune autonomo. Nel secondo ` svidopoguerra la sua economia si e luppata grazie soprattutto alle colture orticole nella piana, ma anche in seguito al crescere dei flussi turistici e allo sfruttamento delle sue terme. & ECONOMIA Le attivita ` di base della sua economia sono l’agricoltura, in particolare l’orticoltura (la coltivazione dei carciofi), e l’allevamento del bestiame, in particolare di bovini e suini. Negli ultimi decenni si sta svi-

` luppando anche una modesta attivita industriale nel settore alimentare e in ` poco organizzata la quello estrattivo. E rete di distribuzione commerciale. Vi operano due alberghi con 36 posti letto ` collee due ristoranti. Servizi. S.M.C. e gato da autolinee agli altri centri della ` dotato di uno stabilimento provincia. E per le cure termali, medico, guardia medica, farmacia, scuola dell’obbligo, sportelli bancari. Possiede una Biblioteca comunale. & DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 1453 unita di cui stranieri 1; maschi 703; femmine 750; famiglie 515. La tendenza complessiva rivelava una sostanziale stabi` della popolazione, con morti per lita anno 14 e nati 9; cancellati dall’anagrafe 22 e nuovi iscritti 25. Tra i principali indicatori economici: imponibile medio IRPEF 13 244 in migliaia di lire; versamenti ICI 573; aziende agricole 173; imprese commerciali 75; esercizi pubblici 13; esercizi al dettaglio 25; ambulanti 2. Tra gli indicatori sociali: occupati 189; disoccupati 83; inoccupati 95; laureati 10; diplomati 129; con licenza media 408; con licenza elementare 472; analfabeti 86; automezzi circolanti 432; abbonamenti TV 415. & PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE L’abitato si sviluppa ai piedi del colle dove si trovano i resti del castello dei Doria, edificato nel secolo XIII, del quale restano una torre pentagonale, una parte delle mura perimetrali e una cisterna. A questo proposito riportiamo alcuni brani di un articolo di A.M. Premoli comparso sulla ‘‘Nuova Sardegna’’ del 10 settembre 1998, in occasione dell’appalto per il restauro dell’edificio: «Per procedere corretta` indispensabile una mente al restauro e lettura cronologica dei caratteri architettonici e costruttivi. E la storia del

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Santa Maria de Claro castello ne ha tanta e tutta di grande interesse. La data della sua edifica` certa, ma molti elementi zione non e fanno ritenere agli studiosi che possa ` del essere collocata intorno alla meta 1200. Dell’antico castello ora resta solo il mastio centrale a pianta pentagonale alto 18 m e costruito in pietra locale: arenaria, roccia porfirica e granito. Sono ancora visibili i resti delle tre cinte murarie, mentre della torre restano i muri perimetrali nei quali si ` in aprono larghe brecce. L’interno e condizioni disastrose, ma da tracce re` notare come una parte del sidue si puo piano terra sia stato aggiunto in epoca posteriore. L’accesso ai diversi piani era assicurato da scale e impalchi in legno retti da poderose travi, e un’ultima scala portava al terrazzo attraverso una larga botola che oggi appare ` la cimurata. Veramente particolare e sterna che presenta singolari analogie con quella del castello costruito a Gravina da Federico II. La cisterna, pro` scavata in parte nella fonda 4,5 m, e roccia e si presenta con due ambienti a volta separati da due pilastri che sostengono tre archi. Dei Malaspina prima e dei Doria poi, il castello fu teatro di assedi, lotte e tradimenti, in parte raccolti dallo storico Giuseppe Meloni in un saggio dal suggestivo titolo Casteldoria: processo per una ` resa». Altro edificio di grande pregio e la chiesa di Santa Maria delle Grazie che era la parrocchiale del villaggio medioevale; la sua costruzione fu avviata nel secolo XII in forme romaniche, aveva una sola navata e l’abside era coperta in legno a capriate. Fu modificata nel corso del secolo XIV quando fu costruita la facciata in forme gotiche, col campanile a vela e gli archetti. Un successivo intervento fu fatto agli inizi del Cinquecento quando la chiesa fu ampliata e la fac-

ciata medioevale fu inclusa nella nuova con caratteri gotico-aragonesi. ` costituito Altro complesso di rilievo e dalle terme di Casteldoria: lo stabilimento termale, costruito negli anni Cinquanta, sfrutta una sorgente di acque sulfuree che sgorga ad alta temperatura; essa era conosciuta sin dal tempo antico dalle popolazioni della regione circostante, che approfittavano del fatto che essa si mescola alle acque del fiume per immergersi a scopo terapeutico nelle polle d’acqua particolarmente calda e nel fango che vi si forma. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI La ` la seconda maggiore celebrazione e domenica di maggio, per la patrona Santa Maria: si svolge una processione, si tengono spettacoli di musica e canto e si disputa la gara di scalata all’albero della cuccagna.

Santa Maria de Claro Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato di Cagliari, compreso nella curatoria del Campidano. Era situato ai piedi del colle di San Michele, tra Cagliari e Pirri. Dopo la capitolazione del giudicato, nella divisione del ` a far parte dei territori am1258 entro ministrati direttamente dal Comune di Pisa. Subito dopo la conquista catalano-aragonese la sua popolazione era cosı` diminuita che fu considerato come una semplice appendice di Cagliari e compreso nei territori che il re ` . Nel 1345, aveva concesso alla citta `, nonostante le proteste della citta `, pero fu venduto a Francesco di Sant Clement; dopo la peste del 1348, peraltro, risultava completamente spopolato. Nel 1355 i Sant Clement lo vendettero ai Carroz, che lo unirono al loro feudo di Quirra.

Santa Maria de Iscalas Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato di Torres, com-

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Santa Maria La Palma preso nella curatoria di Montes. Era situato nelle campagne di Osilo. A par` in tire dagli inizi del secolo XIII passo mano ai Malaspina i quali, estinta la famiglia giudicale, lo compresero nel loro piccolo stato. Subito dopo la conquista catalano-aragonese soffrı` gravi danni durante la ribellione dei Doria e ` a dimila sua popolazione comincio ` del secolo i nuire: prima della meta suoi ultimi abitanti si trasferirono a Osilo.

Santa Maria de Larathano Insediamento di origine medioevale. Si trattava di un’azienda agricola (corte) situata nei pressi del villaggio di Larathano nelle campagne di Olbia. Fu impiantata nel 1089 dai Vittorini di Marsi` alglia e agli inizi del secolo XII passo l’Opera di Santa Maria di Pisa. Dal 1323, dopo la conquista catalano-ara` in crisi e decadde rapigonese, entro damente. Nel 1339 fu abbandonata definitivamente.

Santa Maria del Budella Piccolo agglomerato di origine medioevale che faceva parte del giudicato di Gallura, compreso nella curatoria di Unali. Era situato nell’isola di Budelli nell’arcipelago maddalenino. Sorgeva vicino a un monastero che nel 1243 fu assegnato ` di esistere ai Benedettini e che cesso ` del secolo XIV, deentro la prima meta terminando anche la fine del villaggio.

Santa Maria de Lugula Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato di Gallura, compreso nella curatoria di Posada. Sor` di Lula. All’estingeva in prossimita zione della dinastia dei Visconti, nella ` del secolo XIII passo ` seconda meta nelle mani del Comune di Pisa che prese ad amministrarlo con propri funzionari di fiducia. Dopo la conquista ` a far parte catalano-aragonese entro del Regnum Sardiniae, ma a causa dello stato di tensione ingeneratosi in

seguito alla guerra tra Genova e Ara` a spopolarsi e in poco gona comincio tempo scomparve.

Santa Maria de Paradiso Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato di Cagliari, compreso nella curatoria del Campi` di dano. Era situato in prossimita Quartucciu nel territorio dell’attuale frazione di Sant’Isidoro. Dopo la capitolazione del giudicato, nella divisione ` a far parte dei territori del 1258 entro amministrati direttamente da Pisa. Subito dopo la conquista catalano-arago` a far parte del Regnum Sarnese entro diniae e nel 1324 fu infeudato a Ranieri di Donoratico. Il villaggio era popoloso e ricco, ma soffrı` a causa della peste ` completamente. del 1348 e si spopolo ` la prima guerra tra Quando scoppio Mariano IV e Pietro IV, del villaggio ` traccia: il territorio non esisteva piu fu sequestrato al conte Gherardo di Donoratico (= Della Gherardesca, Gherardo I) nel 1353 e nel maggio del 1355 venne concesso a Bartolomeo Cespujades che nel 1363 lo vendette ai Carroz, i quali lo unirono al loro feudo di Quirra.

Santa Maria La Palma Centro abitato della provincia di Sassari, frazione di Alghero (da cui dista 14 km), con circa 60 abitanti, posto a 34 m sul livello del mare a nord del comune capoluogo, nella vasta regione agricola della Nurra. Regione storica: Alghero. Diocesi di Alghero-Bosa. & TERRITORIO Il territorio e ` costituito da una vasta regione, pianeggiante o di modeste colline, un tempo ricoperta di bosco e di macchia mediterranea e in seguito sottoposta a grandi lavori di bonifica. Le comunicazioni sono assicurate dalla strada che da Sassari si dirige verso la baia di Porto Conte, dalla quale si distacca in questo punto una traversa per Alghero.

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Santa Maria Maddalena STORIA Il centro fu edificato in base a una rigorosa progettazione quando dopo il 1950 l’ETFAS (Ente per la Trasformazione Fondiaria e Agraria in ` la bonifica della Piana Sardegna) avvio ` dived’Alghero. Da allora S.M. la P. e nuto il centro della produzione agraria di qualche centinaio di agricoltori assegnatari dei poderi della riforma. Di ` che vi furono promosse tutte le attivita ` meglio sviluppata e ` la quella che si e viticoltura, che ruota attorno a una ` imposta nel Cantina sociale che si e tempo per il livello dei vini che produce. &

di Baunei (da cui dista 10 km), con circa 1000 abitanti, posto a 9 m sul livello del mare a sud del comune capoluogo, affacciato sulla costa tirrenica. Regione storica: Ogliastra settentrionale. Diocesi di Lanusei.

Santa Maria Maddalena Antico villaggio che faceva parte del giudicato di Cagliari, compreso nella curatoria di Nora. Dopo la caduta del giudicato, nella divisione del 1258 fu compreso nella parte che venne assegnata ai Della Gherardesca. Nella divisione cui procedettero, alcuni anni dopo, i ` ai Donodue rami della famiglia, tocco ratico discendenti dal conte Gherardo. Prima che iniziasse la conquista catalano-aragonese i discendenti di questo Gherardo si dichiararono vassalli del ´ il villaggio fu re d’Aragona, cosicche loro riconosciuto come feudo. Nel 1348 soffrı` a causa della peste e si spo` quasi completamente; scoppiata polo nel 1353 la prima guerra tra Mariano IV e Pietro IV, fu sequestrato a un altro conte Gherardo di Donoratico. Nel 1358 fu concesso in feudo a Francesco Royg che, allo scoppio della seconda guerra tra Mariano IV e Pietro IV, ne perse il controllo. Negli anni succes` in mano alle truppe giudicali sivi passo ` rapidamente. I Royg non e si spopolo furono in grado di recuperare il feudo se non dopo la battaglia di Sanluri, ma a quel tempo il villaggio era ormai deserto.

Santa Maria Navarrese Centro abitato della provincia dell’Ogliastra, frazione

Santa Maria Navarrese – L’antica torre costiera.

` costituito TERRITORIO Il territorio e dalla piana ogliastrina, che in questo suo punto settentrionale confina con i primi contrafforti della grande massa calcarea conosciuta come Supramonte di Baunei. Le comunicazioni sono assicurate da un doppio collegamento con la vicina statale 125 Orientale sarda, uno in direzione di Baunei e uno in direzione di Lotzorai. La frazione dispone anche di un porto, dal quale tra l’altro, nella stagione estiva, partono le barche che trasportano i turisti a visitare le famose spiagge di Cala Luna e di Cala Sisine (= Spiagge in Sardegna). L’insediamento si trova al centro di un comprensorio di belle spiagge che si alternano a spettacolari scogliere, zona destinata al turismo estivo che determina una notevole crescita stagionale degli abitanti. & STORIA Nel corso dei secoli il sito fu luogo di frequenti sbarchi di corsari barbareschi e teatro di duri scontri tra questi e i difensori cristiani che riuscirono quasi sempre a respingerli. L’at` sviluppato nel corso tuale centro si e &

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Sant’Andrea Frius ` di pedel Novecento da una comunita scatori e ha avuto un notevole incremento con gli insediamenti turistici. & PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE Nel suo territorio si trovano due ` la caratteristici monumenti. Il primo e torre, una torre costiera di origine incerta la cui tipologia farebbe addirittura pensare a un edificio del secolo ` la chiesa di S.M.N., XI. Il secondo e che ha dato appunto il nome alla loca` . Si tratta di un edificio del secolo lita ` volte ristrutturato e ampliato, XI piu ` lema la cui costruzione originaria e gata alla storia di una principessa, figlia del re di Navarra, che nel secolo XI l’avrebbe fatta costruire per sciogliere un voto. Si racconta infatti che la principessa avrebbe voluto ricordare cosı` lo scampato pericolo di un naufragio, o anche che la chiesa sarebbe legata alle pene d’amore di questa misteriosa fanciulla. Singolare interesse riveste una pianta di olivastro millenario che ` di 10 m sorge vicino alla chiesa, alto piu e con un diametro superiore a 8 m. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Le` antiche tradizioni del picgata alle piu ` la sagra della capra che si colo centro e svolge l’ultima domenica di agosto at` un sicuro ritorno alla chiesetta ed e chiamo per i molti turisti che nel periodo si trovano nella zona. La carne delle capre viene arrostita su appositi spiedi di legno e poi distribuita unitamente a su pistoccu, tipico pane locale, e al Cannonau della zona.

Sant’Andrea Centro abitato della provincia di Cagliari, frazione di Quartu Sant’Elena (da cui dista 8 km), con circa 7000 abitanti, posto a 6 m sul livello del mare a est del comune capoluogo, lungo il litorale. Regione storica: Campidano di Cagliari. Archidiocesi di Cagliari. & TERRITORIO Il territorio, costituito da un’estensione della piana campida-

nese, si incunea tra la linea di costa e i primi contrafforti dei monti del Sarrabus e dei Sette Fratelli. Le comunicazioni sono assicurate dalla strada costiera che unisce Cagliari e Quartu a Villasimius, lungo la quale la frazione ` sviluppata. si e & STORIA Si tratta di un centro che a ` sviluppato partire dal secolo XVII si e anche in collegamento con la presenza della chiesa omonima (= Quartu Sant’Elena). Alla fine del secolo XVIII il territorio fu teatro di alcuni degli episodi culminati del tentativo di sbarco francese nel 1793. Nel corso della se` del secolo XX si e ` svilupconda meta pato col sorgere di nuove abitazioni e l’aggiunta di alcuni insediamenti turistico-balneari.

Sant’Andrea Frius Comune della provincia di Cagliari, compreso nella XXI ` montana, con 1892 abitanti Comunita (al 2004), posto a 300 m sul livello del mare una trentina di chilometri a nord di Cagliari. Regione storica: Trexenta. Archidiocesi di Cagliari. & TERRITORIO Il territorio comunale, di forma allungata da est a ovest, si estende per 36,43 km2 e confina a nord con Senorbı` e San Basilio, a est con San ` Gerrei, a sud con Dolianova, Nicolo Serdiana e Donori e a ovest con Barrali e Ortacesus. Si tratta di una regione di colline al confine tra Trexenta e Gerrei. A sud del paese scorre il rio Coxinas, a nord il Cirras, entrambi affluenti del rio Mannu che va a gettarsi nello stagno di Cagliari. Il paese si trova lungo la statale 387 che, proveniente da Cagliari, qui piega a oriente per rag` e gli altri centri giungere San Nicolo del Gerrei; da S.A.F. ha inizio la 547, che lo collega con Senorbı` e si dirige poi verso Sanluri. & STORIA Il territorio e ` ricco di testimonianze archeologiche; il centro abitato attuale sorge su un antico centro

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Sant’Andrea Frius punico che si trovava sulla strada tra Cagliari e Isili e aveva una funzione mi` ad litare. In periodo romano continuo assolvere alla sua funzione di difesa dalle incursioni dei Barbaricini. Nel Medioevo faceva parte del giudicato di Cagliari ed era incluso nella curatoria della Trexenta. Nella divisione del 1258 seguita alla fine del giudicato di Cagliari, il villaggio fu incluso nei territori toccati al conte di Capraia. All’e` al stinzione di questa famiglia passo ` il giugiudice d’Arborea. Nel 1295 pero dice Mariano II lo cedette al Comune di ` a essere ammiPisa dal quale comincio nistrato prima della fine del secolo. Con la conquista aragonese nel 1326 fu incluso nel territorio concesso in feudo della Corona proprio al Comune di ` la prima Pisa. Quando nel 1353 scoppio guerra tra Mariano IV e Pietro IV, la repubblica marinara toscana ne perse definitivamente il controllo. In seguito, scoppiata la seconda guerra tra Arborea e Aragona, S.A.F. fu occupato dalle truppe del giudice d’Arborea che lo tennero fino alla battaglia di Sanluri del 1409. Tornato in mano aragonese, il piccolo centro col suo territorio fu dato in amministrazione nel 1420 a Giacomo De Besora e nel 1434 la concessione fu trasformata in feudo. Nei secoli suc` dai De Besora cessivi il villaggio passo agli Alagon e da questi ultimi ai De Silva, ai quali fu riscattato nel 1838. Il villaggio ebbe una grave crisi demogra` del Seicento a fica nella seconda meta causa della grande epidemia di peste del 1652 e delle incursioni che nei suoi territori compivano i pastori del Gerrei. Sembrava che il suo debole tessuto sociale non dovesse reggere e si spo` quasi completamente, ma dopo polo qualche decennio di abbandono, nel 1699 gli Alagon favorirono il suo ripopolamento introducendovi una colonia di contadini provenienti da Villa-

greca e da Nuraminis. I nuovi coloni furono incentivati in modo notevole e posti nella condizione di resistere e di avere infine ragione delle scorrerie che i pastori del Gerrei avevano ripreso. Nel 1821 S.A.F. fu incluso nella provincia di Cagliari e nel 1848 nell’omonima divisione amministrativa. Di questo periodo abbiamo la testimonianza di Vittorio Angius: «Componesi questo popolato di 210 case, le quali occupano una estensione maggiore del bisogno a cagione che ciascuna casa ha il suo piazzale, e questo assiepato da fichi d’india. La popolazione componesi di circa 910 anime, le quali sono distinte in maggiori d’anni 20 maschi 240, femmine 263, e minori maschi 197, femmine 200. Notaronsi le seguenti medie, nascita annuali 30, morti 17, matrimoni 6. Agricoltura. Il terreno ` in molti tratti assai fecondo, e se la e coltivazione fosse meglio praticata i prodotti, dove concorresse il favore ` ricchi. del cielo, sarebbero assai piu Sono applicati all’agricoltura persone 240. Le misure della seminagione sono di starelli 800 di grano, 550 d’orzo, 160 di fave, 50 di legumi, 60 di lino. La pro` al 12, duzione ordinaria del grano e quella dell’orzo al 15, quella delle fave al 12, quella dei legumi al 7. L’orticultura si esercita sopra una ristrettissima superficie, sebbene molti siti si prestino alla medesima. La vigna vi trova conveniente il suolo ed il clima, escluse certe posizioni poco favorevoli. La vendemmia suol essere copiosa e i vini riuscirebbero di maggior ` se la manipolazione fosse fatta bonta con maggior intelligenza. Sono pochi ` condanna la gli alberi fruttiferi, e cio poca industria de’ Friasini, i quali potrebbero avere un sussidio dalle varie frutta, e lucro dalla coltivazione de’ ` delle gelsi e degli olivi. Si hanno a piu vigne circa 600 starelli di terreno

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Sant’Andrea Frius chiuso, dove si fa seminagione e si tiene a pascolo il bestiame manso, quando sono a maggese. La pastorizia ` negletta, ma non tanto curata, non e quanto permetterebbe il terreno vasto e molto fertile di pascoli. Il bestiame manso numera buoi per l’agricoltura 220, vacche mannalite, vitelli e vitelle 150, cavalli e cavalle 80, giumenti 200, majali 90. Nel bestiame rude sono vacche 700, esclusi i capi minori, pecore 3500, capre 5000, porci 800, cavalle 60. Quei che attendono alla pastorizia tra grandi e minori non sono meno di 90». Dal 1859, ricostituita la provincia di ` definitivamente Cagliari, S.A.F. entro a farne parte. & ECONOMIA Le attivita ` di base della sua economia sono l’allevamento del bestiame, in particolare di bovini e ovini, in misura minore suini, caprini ed equini, e l’agricoltura, in particolare la cerealicoltura, la frutticoltura, la viticoltura e l’orticoltura. Negli ultimi decenni si sta sviluppando anche ` industriale con una modesta attivita piccole aziende nel settore alimentare (soprattutto formaggi), metalmecca` sufnico e dei prodotti per l’edilizia. E ficientemente organizzata la rete di distribuzione commerciale. Vi opera an` colche un ristorante. Servizi. S.A.F. e legato da autolinee agli altri centri ` dotato di Pro Loco, della provincia. E stazione dei Carabinieri, medico, farmacia, scuola dell’obbligo, sportello bancario. Possiede una Biblioteca comunale. & DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 1911 unita di cui stranieri 24; maschi 997; femmine 914; famiglie 625. La tendenza complessiva rivelava una diminuzione della popolazione, con morti per anno 16 e nati 17; cancellati dall’anagrafe 42 e nuovi iscritti 26. Tra i principali indicatori economici: imponibile medio

IRPEF 15 541 in migliaia di lire; versamenti ICI 506; aziende agricole 363; imprese commerciali 63; esercizi pubblici 7; esercizi al dettaglio 35; ambulanti 2. Tra gli indicatori sociali: occupati 441; disoccupati 82; inoccupati 127; laureati 15; diplomati 178; con licenza media 583; con licenza elementare 539; analfabeti 75; automezzi circolanti 678; abbonamenti TV 506. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il territorio comprende diversi siti archeo` logici che documentano la continuita dell’insediamento umano a partire dal periodo prenuragico. Nello stesso cen` stata rinvenuta una tomba tro abitato e a cassone che ha restituito numerose suppellettili di vario genere. Di un certo interesse sono inoltre i nuraghi Is Piagas, Mannu, Monte Uda, Montroxiu. Il territorio era intensamente popolato anche in epoca romana; sono state infatti individuate alcune ville ` . Di particorustiche in diverse localita lare importanza sono quelle rinvenute ` Bangius che hanno restiin localita tuito anche iscrizioni e cippi funerari. Di rilievo il sito di Linna Pertunta, lo` a qualche chilometro dall’abicalita tato, dove sono stati individuati i resti di un edificio a pianta rettangolare di epoca punico-romana, costruito con grossi blocchi squadrati accostati a secco; gli scavi hanno restituito numerosi ex voto in terracotta riproducenti parti del corpo umano di diversa grandezza e gioielli di vario tipo; il tutto fa supporre che l’edificio fosse un tempio ` della salute. dedicato a una divinita & PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE Il villaggio ha conservato in parte il tessuto urbanistico tradizionale con case in pietra a un piano, inserite in un vasto cortile che si affaccia lungo le strade attraverso un portale in legno, spesso di grande eleganza. L’edi` interessante e ` la chiesa di ficio piu

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Sant’Anna Arresi Sant’Andrea, attuale parrocchiale costruita nel secolo XVII; ha un impianto semplice a una sola navata con copertura a volta a botte. Altre chiese interessanti sono quelle della Madonna di Bonaria e di Sant’Isidoro. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Le feste popolari conservano la memoria delle antiche tradizioni della comu` ; di particolare rilievo sono quelle nita di Carnevale. Si svolgono nelle due domeniche a cavallo del Martedı` grasso: in quella che lo precede si svolge un grande corteo con maschere e carri allegorici che si conclude con una abbondante distribuzione di frittelle (zipolata) e di fave lesse alle quali partecipano tutti gli intervenuti. Nella domenica che segue si svolge uno spettacolare palio con cavalieri in costume, detti ‘‘Cavalieri di San Giorgio’’, che danno vita alla ‘‘corsa del drago’’ e a spericolate acrobazie che esaltano la ` . Altra importante manifeloro abilita ` la sagra del mandorlo, stazione e ` molto difpianta la cui coltivazione e fusa nelle campagne del paese; in questa occasione si possono gustare i tipici dolci di mandorla, di grande delicatezza. Altra festa che conserva le anti` quella in onore del pache tradizioni e trono Sant’Andrea che si svolge il 30 novembre; per l’occasione si esibi` gli artiscono i maistrus de gera, cioe giani che in passato fabbricavano i ceri e le candele, arte nella quale gli abitanti del villaggio eccellevano. Durante la festa si tiene ancor oggi un ` possimercato spontaneo nel quale e bile anche vedere ancora le bancarelle dei venditori di torroni e biscotti calati dalle montagne della Barbagia (Is zius de de is turronis e de costeddas), quelle dei pescivendoli del Campidano con muggini e anguille, e quelle dei venditori di piantine di cipolla.

Sant’Anna Arresi – La chiesa di Sant’Anna e il vicino nuraghe.

Sant’Anna Arresi Comune della provincia di Carbonia-Iglesias, compreso ` montana, con nella XXII Comunita 2583 abitanti (al 2004), posto a 77 m sul livello del mare a ridosso del litorale del golfo di Palmas. Regione storica: Sulcis. Diocesi di Iglesias. & TERRITORIO Il territorio comunale, di forma grosso modo triangolare, si estende per 36,69 km2, compresa la frazione di Porto Pino, e confina a nord con Giba, a est con Teulada, a sud e a ovest col mare Mediterraneo. Si tratta di una zona in parte pianeggiante, in ` della costa, e in parte costiprossimita tuita dai primi rilievi dell’Iglesiente (monte Cogotis, 438 m). Alcuni corsi d’acqua scendono da questi ad alimentare gli ampi stagni costieri, detti del ` Maestrale e de Is Brebeis. Il paese e attraversato dalla statale 195 Sulcitana che proveniente da Cagliari si dirige verso Carbonia; da questa si distaccano vie secondarie che raggiungono Piscinas nell’interno e Porto Pino sul litorale. & STORIA Il territorio conserva testi` nuragica che dimomonianze di eta ` della sua frequentastrano l’antichita zione da parte dell’uomo, che in se` deserto fino al tardo Meguito lo lascio dioevo: nei documenti di questo pe` a essere menzionato riodo comincio come zona ricca di volpi (arresi). Nel

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Sant’Anna Arresi tardo Seicento fu frequentato da pastori che col tempo costruirono le prime case attorno alla chiesetta campestre di Sant’Anna, che ancora funge ` da chiesa parrocchiale, e in prossimita di un nuraghe a pianta complessa che ` inglobato nell’abitato. Il suo oramai e ` recente ed e ` legato a quello sviluppo e ` balneare di della contigua localita ` stato costituito come Porto Pino (=); e comune autonomo dal 1965. Nel 1981 ` stato uno dei primi paesi della S.A.A. e Sardegna ad avere un sindaco donna: Teresa Diana. In un’intervista rilasciata nel 1984 a Rossana Meloni, emergono i numerosi problemi e le prospettive del paese: «Sta cambiando ` legata al passato. tutta una mentalita Cominciamo dall’agricoltura: prima ` passati c’era la cultura dell’orto, si e alle coltivazioni in serra, si cercano mercati fuori dai nostri confini e si capisce che per guadagnare occorre vendere fuori casa. Parliamo di turismo: sono sorte cooperative per gestire i servizi, sı`, come avviene nelle riviere del` vuol dire posti l’Emilia Romagna. Cio di lavoro, denari che circolano e restano da noi. Altri giovani si occupano del servizio antincendio, altri ancora punteranno alla pulizia dei boschi. `e ` modernita ` , tutto cio ` – lo riTutto cio peto con orgoglio – testimonia i passi in ` ». avanti, una nuova imprenditorialita & ECONOMIA Le attivita ` di base della sua economia sono l’agricoltura, in particolare l’orticoltura, la viticoltura e la cerealicoltura, e l’allevamento del bestiame, in particolare di bovini, suini e ovini. Negli ultimi decenni si sta sviluppando anche una modesta at` industriale nel settore alimentivita tare e in quelli della pesca e della pi` suf´ dell’edilizia. E scicoltura, nonche ficientemente organizzata la rete di distribuzione commerciale. Vi operano anche due alberghi con 165 posti letto,

due aziende agrituristiche con 12 posti letto, un campeggio con 360 posti letto e ` colquattro ristoranti. Servizi. S.A.A. e legato da autolinee agli altri centri ` dotato di Pro Loco, della provincia. E medico, farmacia, scuola dell’obbligo, sportello bancario. Possiede una Biblioteca comunale. & DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 2600 unita di cui stranieri 10; maschi 1326; femmine 1274; famiglie 865. La tendenza complessiva rivelava una lieve diminuzione della popolazione, con morti per anno 24 e nati 20; cancellati dall’anagrafe 60 e nuovi iscritti 58. Tra i principali indicatori economici: imponibile medio IRPEF 14 534 in migliaia di lire; versamenti ICI 1046; aziende agricole 220; imprese commerciali 111; esercizi pubblici 21; esercizi al dettaglio 46; ambulanti 2. Tra gli indicatori sociali: occupati 675; disoccupati 171; inoccupati 197; laureati 15; diplomati 145; con licenza media 786; con licenza elementare 716; analfabeti 180; automezzi circolanti 848; abbonamenti TV 646. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il ter` ricco di testimonianze archeoritorio e ` logiche che documentano la continuita dell’insediamento dell’uomo a partire dal periodo prenuragico. Di grande importanza sono i siti del periodo nuragico, in particolare i nuraghi Antiogu Deiana, Chirigu, Feminedda, Gianni Efisi, Gruttiacqua, Monte Arbus, Monte S’Orgiu, Noccus, Punta S’Ega de Funtana, S’Ega Marteddu. Tra tutti ` Punta di particolare rilievo in localita Giara, a 316 m di quota sul mare a qualche chilometro dall’abitato, un nuraghe polilobato costituito da una torre centrale e da quattro torri laterali, che ` di essere messo meglio in attende pero ` domiluce e studiato; dal sito si puo nare tutto il territorio circostante. Di

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Sant’Antioco grande rilievo sono alcuni ruderi ascrivibili al periodo punico, tra cui quelli ` sidi Guardia Sa Perda Fitta, localita tuata su di un’altura dove, a partire dal secolo V a.C., sorse un centro fortificato; vi sono stati individuati resti di una muraglia a blocchi poligonali e di numerosi altri edifici a pianta quadrata di incerta destinazione. Gli scavi hanno restituito ceramiche fenicie e puniche. & PATRIMONIO ARTISTICO, CULTURALE E AMBIENTALE Cuore del centro abitato sono le due chiese di Sant’Anna e il vicino nuraghe. Secondo la tradizione il nuraghe avrebbe costituito nel tardo Seicento il polo di aggregazione ` costituito da per il nascente villaggio; e ` antico, e ` una due corpi: il primo, piu ` tarda si e ` torre alla quale in epoca piu contrapposta un’altra torre, quindi i due edifici sono stati uniti con una cortina che racchiude il cortile. Accanto al nuraghe sorge la chiesa di Sant’Anna, costruita nel 1805 e completata nel 1835; ha un impianto a una sola navata scandita da tre archi e arricchita da un presbiterio. La nuova chiesa parroc` antica chiale sorge dirimpetto alla piu ` stata costruita nel 1965 dall’archied e tetto Angelo Marongiu. Ha l’impianto a una navata e al suo interno conserva un bel dipinto di scuola genovese risalente al secolo XIX. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Tra le feste tradizionali legate alla memoria storica del paese da ricordare la sagra del pesce che si svolge in agosto ed ` stata introdotta stabilmente dal 1985. e In questa occasione nella piazza principale del villaggio viene allestita una gigantesca padella dove vengono fritte ` di pesce che poi viene grandi quantita offerto a tutti i presenti. La manifestazione comprende anche altri momenti di grande aggregazione, tra i quali un’importante gara di pesca subac-

quea. Alla fine di ogni estate si svolge poi da vent’anni una grande manifestazione musicale di valore internazionale dal suggestivo titolo ‘‘Ai confini tra la Sardegna e il Jazz’’, che porta a S.A.A. musicisti e amanti della musica provenienti da tutto il mondo.

Sant’Antioco – Il centro abitato visto dalla fortezza.

Sant’Antioco Comune della provincia di Carbonia-Iglesias, incluso nel Comprensorio n. 23, con 11 730 abitanti (al 2004), posto a 7 m sul livello del mare ` sul versante orientale dell’isola cui da `e ` unita alla Saril nome, e che in realta degna grazie a un istmo. Regione storica: Sant’Antioco. Diocesi di Iglesias. & TERRITORIO Il territorio comunale, pari a tutta la porzione orientale dell’isola, si estende per 87,53 km2, comprese le aree speciali di Santa Caterina e dello stagno di Cirdu, e confina a nord con Calasetta, a est col mare Mediterraneo e con San Giovanni Suergiu, a sud e a ovest ancora col mare. Si tratta di un territorio piuttosto accidentato, dove le colline, che al centro raggiungono i 250 m circa di altitudine, arrivano fino nei pressi del litorale, determinando nella maggior parte dei casi coste alte e frastagliate, con poche spiagge. Il paese comunica per mezzo della statale 126, che giunge da Carbonia attraverso l’istmo e si inoltra poi nell’isola sino a raggiungere Calasetta.

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Sant’Antioco Dispone anche di porto turistico e di porto commerciale. & STORIA La citta ` fu fondata dai Fe` ad assolvere un’impornici e continuo tante funzione economica nei successivi periodi punico e romano. Il piccolo centro si mantenne in vita nei secoli del tardo Impero romano e dopo la conquista bizantina il suo sistema fortifi` era imponente, fu ultecato, che gia riormente rafforzato con la costruzione del Castrum. A partire dal secolo ` comincio ` a essere graveVIII la citta mente danneggiata dalle incursioni ` spopolandosi. In degli Arabi e ando quel periodo era compresa nel giudicato di Cagliari e faceva parte della curatoria del Sulcis (Sols), della quale per un certo periodo fu anche capoluogo e sede della diocesi. La sua decadenza a causa delle continue incur` inarrestabile: la sioni arabe fu pero ` comincio ` a spopolarsi e nel corso citta del secolo XII la sede della diocesi fu ` sicura Tratalias (=). spostata nella piu ` decadde, fu abbandonata e il La citta ` del veterritorio divenne proprieta scovo di Iglesias che vi mantenne viva la memoria del culto per S.A. di cui si celebrava annualmente la ricorrenza. ` una presenza precaria a Era pero causa del persistere delle incursioni dei corsari nordafricani. Il vecchio castello di Castro, oramai fatiscente, era inadeguato a difendere il territorio e l’isola, e le sue coste addirittura divennero spesso base sicura per le navi dei ` predoni. La situazione peggioro quando nel secolo XVI la diocesi di Iglesias fu unita a quella di Cagliari e il territorio prese a essere amministrato dall’arcivescovo. Nel corso della ` del secolo XVI, per voseconda meta ` di Filippo II, furono costruite le lonta prime torri costiere di difesa e di avvistamento a Portoscuso, a Porto Paglia e a Cala Domestica. Successivamente ne

furono costruite anche altre per cui le ` sicure e il territocoste divennero piu rio riprese a essere frequentato stabilmente. Agli inizi del Seicento, poi, la campagna di scavi promossa dall’arcivescovo di Cagliari alla ricerca delle ` richiamare reliquie del santo sembro in vita l’antico sito. Sorsero cosı` i primi medaus e boddeus per cui, nel corso del secolo, l’arcivescovo pretese di esercitare diritti feudali sul territorio entrando in duro contrasto con il fisco e ` di Iglesias che ritenevano il con la citta territorio di loro pertinenza. La lite si ` per decenni, proprio mentre trascino si andava costituendo un nuovo nucleo abitato attorno all’antica chiesa di S.A. ` di otteNel 1752 l’arcivescovo tento nerne formalmente l’investitura feu` di negoziarne dale: allora il fisco cerco l’investitura col prelato proponendo che vi venisse stanziata una colonia di greco corsi, ma l’arcivescovo si oppose decisamente. Nel 1758 infine l’isola fu ceduta all’ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro che vi istituı` una commenda. Il territorio fu diviso in due parti, quella di maggiore estensione al centro di ` rapidamente nelS.A. che si sviluppo ` attorno alla l’area della vecchia citta chiesa del santo; quella di minore estensione fu attribuita alla nascente colonia di Calasetta (=). Nel 1782 l’Ordine Mauriziano ottenne la giurisdi` di subinfeuzione sull’isola e la facolta ` per alcuni anni invedare che sfrutto stendo di Sant’Antioco Vittorio Porcile `, il paese ri(=). Sostanzialmente, pero mase in possesso dell’ordine fino al riscatto nel 1838. Furono decenni di grande sviluppo ma anche di molti tormenti: infatti il villaggio, a guardia del quale il governo sabaudo aveva costruito un importante fortilizio al posto dell’oramai semidistrutto castello di ` a essere obiettivo di Castro, continuo frequenti incursioni dei corsari. Nel

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Sant’Antioco 1792 poi fu per breve periodo occupato dalle truppe francesi della flotta diretta a Cagliari che aveva conquistato Carloforte. In seguito S.A. nel 1821 fu istituito capoluogo di mandamento e fu incluso nella provincia di Iglesias. ` a far parte della diviNel 1848 entro sione amministrativa di Cagliari e dal 1859 della omonima provincia. Per quanto riguarda questo periodo, esiste una vivace testimonianza di Vittorio Angius: «Attualmente (1849) la popolazione di Sulci, o S.A., compresi i pastori che ne dipendono, ammonta ad anime 2900, distinte in maggiori di anni 20 maschi 866, femmine 897, e minori maschi 580, femmine 557. Il movimento ` notevole, e le medella popolazione e die del medesimo si possono definire a nascite circa 100, morti 45, matrimoni 30 l’anno. Agricoltura. Nel territorio proprio degli Antiochesi sono forse ` di giornate diecimila, e di esse colpiu tivate non meno di 6000. Le rimanenti ` possono essere coltivate e non scorrera gran tempo che lo sieno, come lo saranno pure le isolette dell’istmo. Il ter` gereno nella parte a greco dell’isola e neralmente sabbioso, nelle altre argilloso: il primo ottimo per le viti, l’altro per i cereali. La seminagione si calcola approssimativamente di starelli 1700 di frumento, 500 d’orzo, 650 di fave, ´ viene impiegata 100 di legumi. Sicche alla produzione di cereali una superficie di starelli 2950, o ettari 5900. La ` del 12 pel fruttificazione ordinaria e frumento, del 14 per l’orzo e le fave, dell’8 per i legumi. Vigna. I terreni sabbiosi prossimi al paese sono adattis` i filari non solo simi alle viti, eppero vedonsi rigogliosi di pampini, ma carichi e spesso stracarichi di grossissimi ` grappoli. L’ordinaria vendemmia da ` di 2500 botti di tanto da riempire piu cento quartara, o di litri 500; qualche volta bastano appena tutti i vasi, usati e

´ come accadde in uno denuovi, perche gli anni prossimamente passati si ebbe di mosto circa 4000 botti, ossieno litri 2 000 000. Si manipolano pochi vini ` di un nero cagentili. Il vino comune e rico, ma comparativamente agli altri ` poco spiritoso; vini della Sardegna e quindi offende poco il beverne assai come fanno gli antiochesi. Una parte del vino superfluo, che non si possa vendere si distilla in acquavite. Questa ` pure una bevanda, di cui si fa gran e consumazione nel paese e nel suo territorio. Pastorizia. In altri tempi, quando non era dissodata e coltivata tanta estensione di terre, pascolavano in quest’isola molti e numerosi branchi di vacche, capre, pecore, e vi erano pure armenti di cavalli e di porci; poscia prevalendo, come sempre prevale l’agricoltura, il bestiame si diminuı` nelle specie e nel numero de’ capi, e presentemente non vi si educano che pochi armenti di vacche, e sole pecore. I buoi destinati all’agricoltura sono circa 380, i cavalli per servigio 130, i giumenti 250. Le vacche rudi forse sono in totale 750, le pecore circa 12 000. Mancano gli armenti equini, ` ingresso mancano le capre, e non si da ´ mancano i a’ porci nell’isola, sı` perche ´ torrebbero alle ghiandiferi, sı` perche pecore di potersi dissetare in quelle pochissime fonti, che sono nell’interno ` cangiandole in pantani. L’apicultura e affatto negletta. La pescagione sarebbe un ramo di grandissimo lucro per la copia immensa de’ pesci che vi` ne’ due seni vono ne’ mari intorno, cioe che forma l’istmo tra quest’isola e la Sardegna, che sono, uno il celebre golfo Palmas, l’altro il m are che dicesi ´ l’acqua ha pochissima stagno, perche ` sı` che appena vi posson profondita scorrere le barche piatte». Nel corso dell’Ottocento l’importanza econo` crescendo con lo svimica di S.A. ando

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Sant’Antioco ` mineraria; nel 1936 luppo dell’attivita fu costruito il porto che divenne punto di riferimento per l’imbarco dei prodotti minerari. La sua costruzione ` provoco ` non pochi problemi alle pero acque del mare circostante. Dopo la fine della seconda guerra mondiale, con la progressiva chiusura delle miniere, il porto decadde per anni fino a ` l’agglomerato quando non si sviluppo industriale di Portovesme (=). Negli ultimi decenni la sua economia ha ripreso a crescere grazie allo svilupparsi di una moderna agricoltura e della viticoltura, ma soprattutto del turismo. ` stato uno dei Alla fine del secolo XX e ` sviluppato il movicentri dove si e mento che ha portato alla costituzione della provincia di Carbonia-Iglesias. & ECONOMIA Rispetto alle attivita ` tradizionali, quelle che attualmente hanno maggiore importanza sono quella industriale e quella turistica. Nell’industria particolarmente importanti sono i settori della produzione del sale, della conservazione della frutta e degli ortaggi, della produzione del materiale da costruzione e del vetro, non´ il settore cantieristico. A sostegno che ` turistica sono in funzione dell’attivita sette alberghi con 233 posti letto, un campeggio con 708 posti letto, dieci ristoranti e il porto turistico con 130 posti barca. Sono ancora praticate le atti` di base, in particolare l’agricoltura vita ` vita (l’orticoltura, la viticoltura che da a una Cantina sociale, l’olivicoltura) e l’allevamento del bestiame (in particolare di bovini e suini, in misura minore ` discretamente svidi ovini e caprini). E luppata la rete di distribuzione commerciale. Artigianato. Importantis` la tradizione artigianale, in parsima e ticolare la fabbricazione dei cesti di ´ la racgiunco e delle nasse, nonche ` colta e lavorazione del bisso, attivita esclusiva di S.A. risalente alla sua sto-

` antica, e infine la tessitura di ria piu ` colletappeti e arazzi. Servizi. S.A. e gato da autolinee agli altri centri della provincia; possiede porto turistico e ` dotato di Pro porto commerciale. E Loco, stazione dei Carabinieri, caserma della Guardia di finanza, medico, guardia medica, farmacia, scuola dell’obbligo e scuola secondaria superiore (Liceo scientifico, Liceo pedagogico, Istituto tecnico), sportelli bancari. Possiede una Biblioteca comunale, due musei, una importante casa di riposo e un palazzetto dello sport. & DATI STATISTICI Al censimento del 2001 la popolazione contava 11 827 ` , di cui stranieri 26; maschi 5882; unita femmine 5945; famiglie 4306. La tendenza complessiva rivelava una diminuzione della popolazione, con morti per anno 111 e nati 89; cancellati dall’anagrafe 228 e nuovi iscritti 207. Tra i principali indicatori economici: imponibile medio IRPEF 17 430 in migliaia di lire; versamenti ICI 4308; aziende agricole 642; imprese commerciali 586; esercizi pubblici 70; esercizi al dettaglio 227; ambulanti 34. Tra i principali indicatori sociali: occupati 3090; disoccupati 462; inoccupati 1065; laureati 223; diplomati 1661; con licenza media 3559; con licenza elementare 3481; analfabeti 504; automezzi circolanti 4145; abbonamenti TV 3230. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il territorio conserva testimonianze della presenza dell’uomo continuativamente a partire dal periodo prenuragico. A questa prima fase sono infatti attribuibili le domus de janas di Pruinis, che comprendono un complesso di tombe a camera scavate nel calcare, e la stazione di Grutt’Acqua, riconducibile alla cultura di Ozieri. Al periodo nuragico appartengono i resti di un villaggio nuragico e di un nuraghe posti nell’attuale centro abitato, non lontano

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Sant’Antioco ` ridalla fortezza settecentesca. Le piu levanti testimonianze archeologiche della cittadina sono riconducibili al periodo fenicio-punico e sono quelle ` che fu fondata dai Fedi Sulci, la citta nici tra il secolo IX a.C. e l’VIII a.C. In seguito, con l’insediamento dei Carta` si sviluppo ` ulteriorginesi, la citta mente, divenne il porto per l’imbarco del piombo estratto nell’Iglesiente. Fu congiunta alla terraferma da un istmo lungo 3 km e ottenuto da colmate di materiali che unirono tra loro alcune isolette di carattere alluvionale formando cosı` un utile passaggio e allo stesso tempo un approdo sicuro. Fu fortificata e durante le guerre puniche assolse a un importante ruolo militare.

Sant’Antioco – Urne cinerarie del tofet.

L’attuale centro abitato si stende su parte dell’antica Sulci di cui rimangono ancora la necropoli, situata a poca distanza dalla basilica a nord del ` possicentro abitato. Nella necropoli e bile visitare tombe puniche di vario

tipo tra cui una con arcosolio dipinto risalente ai secoli II-III d.C.; in alcune ` stato conservato il corredo cosı` come e ` stato trovato durante gli scavi archeoe logici. A nord della necropoli si trova il tofet, sito sacro in cui avvenivano i sacrifici dei primogeniti alla dea Tanit, usanza terribile molto diffusa tra i Punici. Il tofet di S.A. sorge in un ampio spazio circondato da spuntoni di roccia al quale si accede per una via sacra che la processione notturna percorreva nei giorni del sacrificio (rito del molk). Il fanciullo prescelto veniva accompagnato di notte all’interno del tofet, deposto su un piano di roccia naturale e ucciso dal sacerdote con un colpo di coltello; quindi da lı` portato sull’altare. Oltre all’altare gli scavi hanno rivelato la presenza di decine e decine di piccole steli, di piccole urne e un cumulo di ceneri e di ossa che con terrificante evidenza documentano il culto. Da qualche anno, peraltro, si fa strada l’ipotesi che le ceneri conservate nel tofet appartengano a bambini morti di morte naturale: l’incinerazione assolveva in seguito a una funzione rituale e propiziatoria. Passata ` continuo ` a svilupai Romani, la citta parsi: allora fu completato il collegamento alla terraferma con la costruzione di un ponte a due arcate che sca` valca l’ultimo braccio di mare. La citta nel secolo I d.C. fu eretta a municipium ` , fu e, a partire dalla tarda antichita sede della diocesi di Sulci e del nascente culto per Sant’Antioco. Oltre al ponte risalgono a questo periodo i resti della strada di collegamento con la Sardegna, le tombe e la fonte di Is Solus che fu ricavata dal drenaggio di una zona paludosa e collocata nel cuore dell’attuale centro urbano. Poco oltre si trova il mausoleo di Presonedda, del periodo repubblicano; si tratta di una tomba scavata nel calcare e com-

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Sant’Antioco prende una camera sepolcrale che denota la persistenza di elementi punici.

Sant’Antioco – Torre Cannai.

PATRIMONIO ARTISTICO, CULTURALE E AMBIENTALE Il tessuto urbanistico ` ad assolvere un’importante continuo funzione economica nei secoli del tardo Impero romano e dopo la conquista bizantina. Di questo periodo rimangono la basilica, il martyrium e le catacombe. La basilica fu la sede dei vescovi di Sulci fino al trasferimento della diocesi a Tratalias; fu costruito in epoche differenti e la sua struttura ` di difficile lettura cronologica, in ase senza di adeguata documentazione. Consta di un corpo centrale cupolato che nel complesso fa pensare alla basi` lica di San Saturnino di Cagliari ed e riconducibile approssimativamente al secolo VI. Attorno a questo corpo si svi` , entro i secoli IX-X, un edificio a luppo croce libera con un’aula a tre navate ` un antico con volte a botte che inglobo martyrium. Quando poi l’edificio, nel corso del secolo XI, fu consegnato ai Vittorini, venne ulteriormente ristrutturato in forme romaniche di cui ri&

mangono alcuni elementi; infine agli inizi del secolo XVII, nel fervore per il ritrovamento del corpo del santo verificatosi nel 1615, l’edificio fu ampliato e la facciata assunse l’attuale configurazione. Nel sottosuolo della chiesa restano ancora le catacombe risalenti al` antica diffusione del l’epoca della piu Cristianesimo nell’isola; sono visitabili solo in piccola parte e contengono tracce di pitture, di iscrizioni e conservano il luogo dove Sant’Antioco avrebbe trascorso molti anni. Non rimane invece traccia del suo sistema ` era imponente e fu fortificato che gia ulteriormente rafforzato con la costruzione di un Castrum a pianta quadrata rafforzato da torri, i cui materiali furono utilizzati nell’Ottocento per consolidare l’istmo. Altri edifici di periodi ` recenti sono il Monte granatico e il piu Museo archeologico. Il sito su cui la cit` ubicata ha sempre restituito tadina e ` di renel tempo una grande quantita perti archeologici e dall’inizio del No` posto il problema della vecento si e loro esposizione. Quando furono avviati gli scavi archeologici fu formato un primo Antiquarium ospitato in via Castello in due salette nelle quali ven` interesnero esposte le collezioni piu ´ l’edificio era assolutasanti. Poiche mente inadeguato fu avviata la costruzione di un moderno Museo archeolo` protratti gico i cui lavori si sono pero molto a lungo. Nel 1995 pertanto la Soprintendenza archeologica decise di utilizzare i locali del Monte granatico situati in via Regina Margherita e appena restaurati. Venne cosı` allestita una mostra che documentava sufficientemente l’intensissima vicenda archeologica del territorio. Agli inizi del 2006, col completamento dei lavori, il Museo ha trovato finalmente posto nella sede appositamente costruita. Intitolato all’archeologo Ferruccio Bar-

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Sant’Antioco reca (=) e diretto da Piero Bartoloni, mostra all’ingresso i due grandi leoni in tufo che stavano un tempo all’in` ; il percorso esposigresso della citta tivo comprende 8000 dei 15 000 reperti posseduti dall’istituzione, una documentazione di grande rilievo per la ` e per la civilta ` fenicio-punica in citta generale. Nella parte alta dell’abitato si trova il complesso della fortezza, insieme di ruderi di grande importanza ` . Nella posiper la storia della citta ` dominante sorge la fortezza zione piu vera e propria, edificio costruito nel secolo XVIII per difendere il villaggio ` a dalle incursioni dei barbareschi. E pianta quadrata con mura esterne dotate di contrafforti e coronate da un cammino di ronda. Fu armata con artiglierie e servita da una guarnigione adeguata. A poca distanza, in posizione meno elevata, nell’area dove sorgeva l’Antiquarium sono emersi i resti delle fortificazioni nord-occidentali dell’antica Sulci e di un edificio a portici co` tardo repubblicana su un struito in eta precedente edificio punico. Interes` anche la chiesa di Santa Maria sante e Goretti, costruita dopo il 1950 nella parte nuova della cittadina. Ha forme modernissime, un impianto a tre navate di forma rettangolare completato dal presbiterio. La facciata, estremamente originale, ha un profilo molto mosso e ricco di vetrate; a poca distanza sorge il campanile quadrangolare. All’interno, nell’abside del pre` posto un mosaico realizzato sbiterio e da Filippo Figari nel 1965. Fuori dall’abitato si trova la torre di Cannai, co` struita nel 1746 nell’omonima localita ` di 10 km da S.A.; si tratta di un a piu edificio di forma troncoconica a due piani in ottimo stato di conservazione. Al suo interno sono due ambienti a cupola comunicanti con una scaletta interna. La torre era munita di un ade-

guato numero di pezzi di artiglieria e servita da una guarnigione di soldati e ` contare di artiglieri. La cittadina puo sulle magnifiche spiagge e sulle loca` di rilievo naturalistico che si trolita vano lungo le coste dell’isola (= Spiagge in Sardegna). & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI La manifestazione che meglio riassume ´ le tradizioni dell’antico centro e ` in se la festa di Sant’Antioco. Le celebrazioni in onore del santo martire, che si svolgono quindici giorni dopo Pasqua, sembrerebbero risalire al 1519 e hanno importanza non solo per il Sulcis ma per l’intera Sardegna. La ` organizzata da un comitato festa e presieduto dal parroco e consiste in alcuni giorni di manifestazioni che culminano in una solenne processione nel corso della quale viene condotta per le strade dell’abitato la statua del santo, mentre le reliquie vengono trasportate da quattro uomini sotto un grande baldacchino; alla processione partecipano moltissimi gruppi in costume che danno alla sfilata un carattere spettacolare e di intensa partecipazione. A contorno della processione si svolge un nutrito programma di balli e canti sardi e si tiene una gara poetica (= Gare poeti` quella che). Altra importante festa e in onore della Madonna di Bonaria, che si svolge a partire dal 1947 nella prima domenica di settembre e culmina in una solenne processione con la quale si trasferisce la statua della Madonna dalla chiesa omonima alla capitaneria di porto, dove viene caricata su un peschereccio che la porta al quartiere Marina. Durante la navigazione viene lanciata in mare una corona in memoria dei caduti. Una volta sbarcata la statua si forma una nuova processione, sempre con la partecipazione di gruppi in costume,

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Sant’Antioco che fa ritorno alla chiesa. Di grande ` anche il costume. L’abbiinteresse e ` gliamento tradizionale femminile e sostanzialmente di tre tipi. Quello dei giorni di festa e delle classi ele` covate, denominato de mesu grana, e stituito da una camicia di lino guarnita al collo e ai polsini di pizzo (sa camisa a pulanias), tanto lunga che serve anche da sottogonna, e da una gonna plissettata in panno rosso con bordature di velluto rosso (sa fardetta). Sopra la camicia si indossa una giacca (su gipponi) in velluto rosso con ricami e le maniche chiuse da sei-otto bottoni di filigrana d’oro; sopra la giacca, disposto a guisa di scialle, si indossa un fazzoletto di seta verde o viola a fiori stampati (sa perra ’e seda). Sopra la gonna si indossa il grembiule di panno nero (su ` compleventalicu). L’abbigliamento e tato da una cuffia azzurra (sa scuffia), da un fazzoletto di tulle o mussola (su mucadori biancu) e infine da un manto rettangolare di lana celeste (su panniccu de colori). L’abbigliamento delle donne della media bor` costituito da una camicia sighesia e mile a quella appena descritta e da una gonna plissettata di seta damascata (sa gunnedda ’e matas); sopra la gonna il grembiule di seta damascata nera a disegni dorati (su ventalicu). ` completato da una L’abbigliamento e cuffia di tela rossa (sa scuffia), da un fazzoletto (su mucadori biancu) e da un manto di lana verde acqua (su panniccu). L’abbigliamento della massaia ` costituito da una camicia uguale e ` descritte e da una gonna alle altre gia di tela fantasia arricciata in vita; sopra la camicia si indossa una giacca (su gipponi) di raso con maniche pieghettate; su tutto si indossa un fazzoletto di seta (perra ’e seda). Sulla gonna si indossa il grembiule di seta

` completato da nera; l’abbigliamento e una cuffia di tela rossa (sa scuffia) e da un grande fazzoletto di tela fantasia (mucadori mannu). L’abbigliamento ` di due tipi. tradizionale maschile e ` ricco e ` costituito da una Quello piu camicia di lino lunga fino al ginocchio, col collo alto e stirato in modo da formare tre pieghe, e dai calzoni di lino che sporgono appena dal gonnellino. Sopra la camicia si indossano il gilet (su cossu) di panno di lana nera, ornato di velluto nero e chiuso a doppio petto da due file di bottoni di metallo (o antiche monete), e la giacca (su cappottinu) in panno nero guarnita di velluto e col cappuccio, sopra ` ricchi indossano un la quale i piu mantello di panno (su sereniccu) trapuntato all’esterno di marrone e oro ` , bordato da e all’interno color caffe velluto rosso e guarnito da un ricamo che raffigura la foglia di vite, chiuso al collo da una catena d’oro con un fermaglio che raffigura ugualmente la foglia di vite. Sopra i calzoni si portano il gonnellino (crazzonis a campana) di panno nero sostenuto da una larga cintura di cuoio con i disegni del ballo sardo, le ghette (is crazzas) di panno nero e le scarpe di capretto nero con punta arrotondata. L’abbi` completato da una bergliamento e ritta di panno nero tenuta ferma sulla fronte con un fazzoletto a disegni bianchi. L’abbigliamento popolare ` simile al precedente per maschile e quanto riguarda la camicia e i calzoni, sopra i quali si indossano il gilet di orbace nero e il gonnellino e le ghette dello stesso tessuto. Sopra il tutto i pastori indossano sa besti di pelle col vello all’esterno, lunga fino ai piedi, mentre i contadini indossano su cuguttu, a forma di sacco, confezionato con orbace fittissimo, sempre lungo fino ai piedi.

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Sant’Antioco

Isola di Sant’Antioco – Veduta del litorale.

Sant’Antioco, isola di Isola situata in ` della costa sulcitana. Con la prossimita ` la piu ` grande sua superficie di 108 km2 e tra le isole minori della Sardegna. L’isola fu collegata a terra prima da un ponte e poi da un istmo artificiale entro `, il vecchio canale il 1939. Nel 1981, pero ` stato riaperto; le sue coste a nord sono e prevalentemente sabbiose, mentre a sud sono frastagliate e rocciose: vi si aprono insenature quali Maladroxia e Cala Lunga, che da qualche decennio sono diventate rinomate stazioni balneari. L’isola ha un territorio collinare ` alta a Monte Perdas de con la punta piu Fogu, a 271 m sul livello del mare. La sua ` legata a quella di Sulci, di Sanstoria e t’Antioco e di Calasetta.

Isola di Sant’Antioco – Vecchio faro sul monte Arbus.

Sant’Antonio di Gallura Comune della provincia di Olbia-Tempio, compreso

` montana, con 1635 nella IV Comunita abitanti (al 2004), posto a 355 m sul livello del mare a est del lago del Liscia. Regione storica: Gemini. Diocesi di Tempio-Ampurias. & TERRITORIO Il territorio comunale si estende per 76 km2, compresa la frazione di Priatu, e confina a nord con Arzachena, a est con Olbia, a sud con Calangianus e a ovest con Luras. Si tratta di una regione di colline granitiche, ricoperte in parte di pascoli, in parte di macchia mediterranea e in parte di bosco, con prevalenza di su` il Ligheri. Il maggiore corso d’acqua e scia, che a occidente del paese forma un invaso artificiale. Le comunicazioni sono assicurate dalla statale 327 che unisce Calangianus ad Arzachena. Il paese dispone anche di una fermata lungo la linea ferroviaria a scartamento ridotto Tempio-Palau, utilizzata oggi soprattutto per scopi turistici. & STORIA S.A.G. prende il nome dal protettore che fu scelto al momento della sua fondazione, che non risale a molto tempo fa. Per tutto il Settecento e l’Ottocento il poggio era disabitato: esisteva soltanto, nel punto in cui oggi sorge la parrocchiale, una piccola chiesa di campagna, luogo di ritrovo per le famiglie sparse tutt’intorno. Apparteneva, col terreno circostante, a una famiglia che viveva a Luras e la trascurava, tanto che stava cadendo in rovina. Come raccontano Dionigi Panedda e Angelo Pittorru in una monografia sul paese, un colono che se ne preoccupava, Antonio Mannu, ne ebbe la concessione, e la rimise in buono stato; la sua famiglia prese a curarla e a organizzare la festa annuale, e nel 1873 suo figlio Andrea la ricostruı` dalle ` il piccolo tempio in grafondamenta: e ` nito che oggi sorge al fianco della piu ampia chiesa di Sant’Antonio. Nel 1885 fu aperto a breve distanza un piccolo

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Sant’Antonio di Gallura cimitero, e col tempo gli abitanti della zona iniziarono ad avvertire sempre ` forte l’esigenza di una vera e propiu pria parrocchia; per ogni cerimonia dovevano recarsi a Calangianus, attraverso strade impervie, e c’erano persone che trascorrevano tutta la vita senza aver mai incontrato un sacer` religiose chiedote. Quando le autorita sero quante erano le persone che vive` che vano cosı`, senza un pastore, risulto assommavano a un migliaio: il primo ` l’ultimo giorno del parroco arrivo 1907, quando ancora il villaggio non ` la costruesisteva. Subito dopo inizio zione della chiesa oggi in uso – quasi una sorella maggiore al fianco della ` antica – , e il luogo inizio ` finalpiu mente a popolarsi: alla fine degli anni Quaranta del Novecento il paese, che era sempre frazione di Calangianus, contava circa 400 abitanti. La crescita ` continuata ancora, sino ai 1600 abie ` di oggi, tra centro e campatanti e piu ` arrivata anche, alla fine degli gne, ma e anni Settanta, la conquista dell’autonomia comunale. Negli ultimi anni lo sviluppo della Costa Smeralda e quello dell’industria del granito hanno dato un ulteriore impulso alla crescita del villaggio. Recentemente ha preso parte attivamente al dibattito che ha portato alla costituzione della provincia di Olbia-Tempio. & ECONOMIA Le attivita ` di base della sua economia sono l’agricoltura, in particolare l’orticoltura, la viticoltura, l’olivicoltura, la silvicoltura, e l’allevamento del bestiame, in particolare di bovini e suini, in minor misura di ovini e caprini. Negli ultimi decenni si sta sviluppando anche una modesta atti` industriale basata sull’estrazione vita e la lavorazione del granito e anche del sughero, la fabbricazione dei laterizi, la lavorazione del legno. Modesta la rete di distribuzione commerciale. Vi

operano anche un albergo con 30 posti ` letto e due ristoranti. Servizi. S.A.G. e collegato da autolinee e dalla ferrovia ` doagli altri centri della provincia. E tato di Pro Loco, medico, farmacia, scuola dell’obbligo, sportello bancario. Possiede una Biblioteca comunale. & DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 1655 unita di cui stranieri 8; maschi 853; femmine 802; famiglie 627. La tendenza complessiva rivelava una diminuzione della popolazione, con morti per anno 17 e nati 10; cancellati dall’anagrafe 31 e nuovi iscritti 24. Tra i principali indicatori economici: imponibile medio IRPEF 13 739 in migliaia di lire; versamenti ICI 578; aziende agricole 155; imprese commerciali 98; esercizi pubblici 14; esercizi al dettaglio 11; ambulanti 1. Tra gli indicatori sociali: occupati 485; disoccupati 61; inoccupati 65; laureati 14; diplomati 124; con licenza media 488; con licenza elementare 521; analfabeti 54; automezzi circolanti 674; abbonamenti TV 434. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il patrimonio archeologico del territorio comprende la muraglia prenuragica di Serra S’Aglientu, di grande interesse scientifico e ascrivibile probabilmente alla cultura di Arzachena (=). Sono individuabili anche i resti di alcuni nuraghi. & PATRIMONIO ARTISTICO, CULTURALE E AMBIENTALE L’abitato ha i caratteri moderni che la sua recente formazione gli ha fatto assumere; l’edificio princi` la chiesa di Sant’Andrea, copale e struita in forme romaniche nel secolo XII e andata in rovina nei secoli successivi. Allo stato oramai di rudere, di` dei Pes (=) che alla venne proprieta fine del secolo XVIII la fecero ricostruire e la donarono al vescovo di ` Tempio. Nel corso dell’Ottocento ando ` stata renuovamente in rovina, ma e

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Sant’Antonio di Santadi staurata nel 1996 e riaperta al culto nel 1999. Ha l’impianto a una navata scandita da quattro campate su cui poggia ` la copertura in legno. La facciata e completata da un campaniletto a vela. ` la chiesa di SanDi qualche interesse e t’Antonio, l’attuale parrocchiale, costruita in forme moderne lungo la strada principale; al proprio interno conserva alcune antiche statue. Nelle campagne circostanti sorge la chiesa di Sant’Elena e San Costantino, situata a poca distanza dal paese e costruita nel secolo XVII; ha una sola navata e originariamente la copertura era in travi in legno, purtroppo sostituite di recente, durante l’ultimo restauro. All’interno conserva un altare barocco con tre belle statue del secolo XVIII. Vi si svolgono due distinte feste in date differenti: quella di Sant’Elena, organizzata dagli abitanti di Luras, e quella di San Costantino, organizzata invece dagli abitanti del paese. Un’al` quella di San Giacomo, potra chiesa e ` La Cruzitta lungo la sta in localita ` strada per Arzachena; costruita in eta imprecisabile, ha un’unica navata molto semplice, la copertura in travi di ginepro e il pavimento in cotto; la facciata ha il caratteristico doppio ingresso e il campaniletto a vela. Il borgo ` circondato da ridenti campagne rice che di boschi e di suggestivi roccioni di granito; di particolare bellezza sono il vallone di rio Fasciolu e il monte Capriuleddu. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Di ` la festa di San Giaparticolare rilievo e como, che si svolge la prima domenica di maggio presso la chiesetta omonima e culmina con un grande banchetto offerto a tutti i partecipanti, durante il ` possibile gustare il brodo di quale e carne di bue e la carne lessa.

Sant’Antonio di Santadi – Veduta del litorale e del piccolo centro abitato.

Sant’Antonio di Santadi Centro abitato della provincia del Medio Campidano, frazione di Arbus (da cui dista 34 km), con circa 100 abitanti, posto a 6 m sul livello del mare a nord-ovest del comune capoluogo, nella penisola che chiude a sud il golfo di Oristano. Regione storica: Monreale. Diocesi di Ales-Terralba. & TERRITORIO Il territorio e ` costituito da una lunga penisola, occupata per la maggior parte da basse colline, che ha a oriente gli stagni di Marceddı` e San Giovanni, a occidente il mare Mediterraneo. A nord del villaggio il territorio ` precluso alla visita perche ´ quasi e completamente occupato dal poligono della base militare dove gli aerei della NATO fanno le esercitazioni di tiro (poligono di capo Frasca). Le comunicazioni sono assicurate da una strada secondaria che si distacca dalla statale ` d’Arcidano 126 nei pressi di San Nicolo e in questo punto piega a sud, verso la Costa Verde. A breve distanza si trova un ponte che attraversando lo stagno permette il collegamento con Marceddı` e la zona di Terralba, Arborea, Oristano. & STORIA Il villaggio e ` un agglomerato di case abitate da pescatori, formatosi a partire dal secolo XVIII attorno all’omonima chiesetta a opera di gruppi di pastori provenienti da Arbus; negli ultimi decenni si sta ulteriormente svi-

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Santa Sofia luppando in concomitanza col crescere dei flussi turistici. & PATRIMONIO ARTISTICO E CULTU` la torre RALE Di particolare rilievo e di capo Frasca, attualmente in condizioni molto precarie. Si tratta di un edificio di forma cilindrica costruito nella ` del secolo XVI con funseconda meta zioni di avvistamento e di difesa. Era armato con artiglieria e servito da una ` andiscreta guarnigione. Di rilievo e che la chiesa di Sant’Antonio da Padova, dove si svolge ogni anno un’importante festa che comprende anche una processione che giunge dal lontano capoluogo (= Arbus).

Santa Pau Famiglia feudale catalana (secc. XIII-XV). Legata per tradizione all’espansione mediterranea della Corona d’Aragona, le sue prime notizie risalgono al secolo XII, quando viveva un Naimaro de Porcheres che fu il primo ad assumere il nome di S.P. I suoi discendenti presero parte alle guerre contro i Mori e alla fine del secolo XIII uno di loro, un Ponzio figlio di un altro Ponzio, seguı` Pietro III in Sicilia e vi si ` . Con i suoi figli ebbe inizio il stanzio legame dei Santa Pau con la Sardegna; uno di loro, Galcerando, morı` nell’assedio di Iglesias nel 1323. Fu suo figlio, un Ponzio, che nel 1348 si stabilı` in Sardegna per combattere contro i Doria e alla fine della guerra ebbe i feudi di Sanluri e di Donigala. I figli ottennero altri piccoli feudi, ma preferivano risiedere prevalentemente in Catalogna ´ quando nel 1366 e in Sicilia, cosicche ` la seconda guerra tra Aragona scoppio e Arborea non furono in grado di conservare i loro possedimenti sardi, che vennero occupati dalle truppe di Mariano IV. Uno dei loro discendenti, un ` in Sardegna altro Galcerando, torno agli inizi del secolo XV al seguito di Martino il Giovane e prese parte alla battaglia di Sanluri. Subito dopo recu-

` i feudi che erano stati dei suoi anpero ` , gli interessi della tenati. Ormai, pero famiglia erano legati stabilmente alla Sicilia, per cui nel 1427 vendette i feudi ` in questo sardi ai De Sena. Termino modo il rapporto dei S.P. con la Sardegna; essi peraltro continuarono a prosperare in Sicilia per molti secoli.

Santa Pau, Ponzio Consigliere reale, ` sec. uomo d’armi (Sicilia, prima meta XII-Costantinopoli 1352). Nel 1348 si trasferı` in Sardegna alla testa di un contingente di armati per combattere contro i Doria, che si erano ribellati per la seconda volta. Appena giunto investı` con le sue truppe l’Anglona, dove ` gli fu concesso un vasto feudo che pero non fu in grado di conservare quando il governatore concesse tutta l’Anglona a Giovanni d’Arborea. Come indennizzo egli ebbe allora i feudi di Sanluri e di ` in patria Donigala, ma poco dopo torno ` il chiamato dal re. Pietro IV gli affido comando della flotta che avrebbe dovuto combattere contro i Genovesi in ` Oriente; egli partı` e nell’impresa trovo la morte in battaglia a Costantinopoli nel 1352.

Santa Pau, Ugo Signore di Sanluri (Si` sec. XIV-ivi, seconda cilia, prima meta ` sec. XIV). Figlio di Ponzio, si trameta sferı` in Sardegna con il padre e nel 1353 sostenne l’intervento militare di Pietro IV nell’isola. Ottenne il feudo di Paulis nel Coros e nel 1353 quello di Decimomannu che era stato confiscato al conte Gherardo di Donoratico (= Della Gherardesca, Gherardo I). Poco ` in Catalogna, cosicche ´ dopo torno ` la seconda guerra tra quando scoppio Mariano IV e Pietro IV perdette il controllo dei feudi che possedeva in Sar` a recuperarli. degna e non riuscı` piu

Santa Sofia Centro abitato della provincia di Oristano, frazione di Laconi (da cui dista 10 km), con circa 100 abitanti, posto a 818 m sul livello del mare

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Santa Teresa Gallura a est del comune capoluogo, al centro del Sarcidano. Regione storica: Parte Valenza. Archidiocesi di Oristano. & TERRITORIO Il territorio e ` costituito da una regione di colline che in questa parte lasciano spazio a un tavolato; il ` il Flumenmaggiore corso d’acqua e dosa, che scorre pochi chilometri a oriente. Le comunicazioni sono assicurate da una provinciale che, distaccandosi dalla statale 128 nei pressi della cantoniera di Ortuabis, si dirige verso Villanovatulo. & STORIA In origine si trattava di un salto completamente deserto; nel se` di colonizcolo XVIII il governo penso zarlo. Il primo tentativo fu fatto nel 1735 da un colonnello corso di nome ` di farvi stanziare un Matra che penso gruppo di famiglie provenienti dalla Corsica ma non ebbe successo. Nel 1767 il salto fu infeudato a Salvatore ` a edificarvi Lostia (=) che si impegno un villaggio e a popolarlo. I suoi discendenti, dopo aver costruito il villaggio che prese il nome di Villanova di Sarcidano, se lo videro devastare per ben tre volte dai pastori dei villaggi vicini e cosı` dopo il 1820 rinunciarono ` all’impresa. In seguito il salto continuo a rimanere deserto, solitario regno di pastori e di qualche bandito. Dopo il ` stato nuovamente 1950 il territorio e colonizzato a cura dell’ETFAS che vi ha costruito un complesso di piccole case coloniche.

Santa Teresa Gallura Comune della provincia di Olbia-Tempio, compreso ` montana, con 4508 nella IV Comunita abitanti (al 2004), posto a 44 m sul livello del mare, affacciato verso la Corsica nei pressi di capo Falcone, sulla costa nord-orientale. Regione storica: Gemini. Diocesi di Tempio-Ampurias.

Santa Teresa Gallura – La baia di Santa Reparata e l’istmo di capo Testa.

TERRITORIO Il territorio comunale, di forma grosso modo circolare, si estende per 101,19 km2, comprese le frazioni di Porto Pozzo, La Marmorata, Ruoni e San Pasquale, e confina a nord col mare, a est ancora col mare e con Palau, a sud con un’isola amministrat i v a d i Te m p i o Pa u s a n i a e c o n Aglientu, a ovest col mare. Si tratta di una penisola rocciosa che si spinge verso nord, in direzione della Corsica; territorio granitico, di colline non ` di 200-300 m), ricomolto alte (non piu perte per la massima parte di pascoli e di macchia mediterranea. I maggiori pregi stanno nella linea di costa e nel mare circostante, che negli ultimi decenni hanno attirato un numero crescente di villeggianti e turisti. S.T.G. comunica attraverso due strade, una costiera che arriva da Castelsardo e una, la statale 133, che arriva per via prima interna e poi costiera da Tempio Pausania; molto attivo, specie in estate, il porto, che assicura tra l’altro le comunicazioni di linea con la Corsica. & STORIA Il territorio e ` ricco di nuraghi e conserva resti di epoca romana in quanto vi sorsero i centri di Longone e di Tibula. Nel Medioevo era compreso nel giudicato di Gallura nella curatoria di Taras e durante il secolo XIV vi fu costruito il castello di Longonsardo &

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Santa Teresa Gallura `e ` di origine (=). L’attuale centro pero recente, fu edificato nel 1803 secondo un progetto elaborato dall’ufficiale piemontese Francesco Maria Magnon su un territorio donato dalla famiglia Pes alla quale, come ricompensa, fu concesso il titolo di conti del Campo. Nel 1808 il re Vittorio Emanuele I le diede il nome di Santa Teresa in onore di sua moglie Maria Teresa; il centro ` a svilupsuccessivamente continuo parsi grazie al Magnon e, dopo che questi fu assassinato da un pastore, grazie all’infaticabile lavoro del parroco don Gavino Balata. Nel 1821 fu incluso nella provincia di Ozieri e dal 1831 in quella di Tempio. Di questo periodo abbiamo la testimonianza di Vittorio ` questo il paese piu ` settenAngius: «E ` prossimo trionale della Sardegna, piu alla Corsica, e siede in sulla sponda dritta del Porto Longone, dirimpetto a Bonifacio, dal quale non dista che sole miglia marine 9 (pari alle italiane), in sito piano, esposto a tutti i venti. L’aria ` salubre, ma nell’estate e ` un po’ vie ziata dalle esalazioni delle acque stagnanti in fondo del porto. Il suo territorio estendesi nella parte meridionale, in parte piano e in parte montuoso. Presso all’abitato dalla parte di po` un’eminenza che dicono Monte nente e Bandera. La popolazione ha molte fa` vero che miglie di origine corsa, ed e sino a questi tempi S.T. e stato l’asilo di quei delinquenti corsi che si volean sottrarre alla pena de’ loro delitti, e di coloro che temevano dall’ira o vendetta de’ loro nemici. Da questa comunicazione avvenne che lo spirito di vendetta sia stato osservabile quanto ´ fu ne’ galluresi. Agricoltura. Comeche il territorio sia ottimo pe’ cereali, tuttavolta l’agricoltura non ha fatto grandi progressi. Si coltivano in pochi tratti le piante ortensi: gli alberi fruttiferi sono rari; la vigna molto ristretta, e

` non produce piu ` che basti per sei pero mesi. Quasi tutti gli abitanti sono agri´ questa e ` di micoltori. Pastorizia. Ne glior condizione. Si nutrono vacche, pecore, capre e porci, e si fa buon formaggio. Pesca. Sono pochi che attendono alla pesca, e le barchette si usano piuttosto pel contrabbando». Dal 1848 ` a far parte della divisione S.T.G. entro amministrativa di Sassari e dal 1859 dell’omonima ricostituita provincia. A ` del secolo partire dalla seconda meta XX, grazie alla sua incantevole posizione e alle bellezze naturali di cui il ` ricco, il villaggio si svisuo territorio e ` ulteriormente e divenne un cenluppo tro turistico di primaria importanza. ` stato protagonista Negli ultimi anni e del movimento che ha portato alla costituzione della provincia di OlbiaTempio.

Santa Teresa Gallura – Graniti sulle bocche di Bonifacio.

ECONOMIA Da qualche decennio il ` diventato l’attivita ` princiturismo e pale del centro, vi operano 43 alberghi con 3372 posti letto, cinque aziende agrituristiche con nove posti letto, tre campeggi con 3564 posti letto, 21 ristoranti, il porto turistico e un’organizzazione per il turismo equestre. Le atti` tradizionali della sua economia vita sono l’agricoltura, in particolare la frutticoltura e l’orticoltura, e l’allevamento del bestiame, in particolare di

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Santa Teresa Gallura bovini e ovini, ma anche di suini. Negli ultimi decenni si sta sviluppando an` industriale nei settori che l’attivita della piscicoltura e della pesca, della cantieristica, della lavorazione del le` discretamente svigno, dell’edilizia. E luppata la rete di distribuzione com` collegato da merciale. Servizi. S.T.G. e autolinee agli altri centri della provincia, e con navi di linea a Bonifacio, in ` dotato di stazione dei CaraCorsica. E binieri, caserma della Guardia di finanza, medico, guardia medica, farmacia, scuola dell’obbligo e scuola secondaria superiore (Istituto professionale), sportelli bancari. Possiede una Biblioteca comunale. & DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 4160 unita di cui stranieri 93; maschi 2043; femmine 2117; famiglie 1995. La tendenza complessiva rivelava un aumento della popolazione, con morti per anno 34 e nati 33; cancellati dall’anagrafe 99 e nuovi iscritti 104. Tra i principali indicatori economici: imponibile medio IRPEF 14 977 in migliaia di lire; versamenti ICI 4840; aziende agricole 134; imprese commerciali 483; esercizi pubblici 107; esercizi all’ingrosso 4; esercizi al dettaglio 184; ambulanti 11. Tra gli indicatori sociali: occupati 1278; disoccupati 242; inoccupati 64; laureati 79; diplomati 538; con licenza media 1276; con licenza elementare 1317; analfabeti 72; automezzi circolanti 1843; abbonamenti TV 1182. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il territorio conserva alcuni siti archeologici tra cui il nuraghe Testa, abbastanza ben conservato. Nell’isola di Municca si trovano i resti delle antiche cave romane di granito, di grande interesse storico. Il complesso archeolo` importante e ` tuttavia quello gico piu di Lu Brandali, a ovest dell’attuale abitato, non lontano dalla strada per Ca-

stelsardo. Comprende i resti di un nuraghe del tipo a corridoio, di un villaggio di una quarantina di capanne di forma circolare e di una Tomba di gi´ di sepolture collocate alganti, nonche l’interno dei tafoni, i ripari naturali che si formano, a causa dell’azione degli agenti atmosferici, alla base di massi e rupi di granito. L’insediamento, che fu frequentato in un periodo compreso tra il XIV e il X secolo ` interessato in questi anni da una a.C., e serie di campagne di scavi diretti da Angela Antona Ruju.

Santa Teresa Gallura – Torre di Longosardo.

PATRIMONIO ARTISTICO, CULTURALE E AMBIENTALE Il centro storico conserva ancora l’assetto a scacchiera disegnato dal Magnon (=) agli inizi dell’Ottocento e si sviluppa attorno alla chiesa di San Vittorio, parrocchiale costruita gli inizi dell’Ottocento grazie alle donazioni della principessa Anna Maria di Savoia e di sua madre Maria Teresa d’Austria; ha l’impianto a una navata e conserva un crocifisso e altri arredi d’argento donati da Maria Teresa d’Austria. Una statua lignea dell’Assunta e un’icona russa, entrambe del secolo XVIII, sono invece dono della principessa Anna Maria. Il quar` abbellito da una grande piazza, tiere e punto di ritrovo degli abitanti e dei turisti, dalla quale attraverso il lungomare si giunge al promontorio dove &

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Santa Teresa Gallura sorge la torre di Longonsardo fatta co` del secolo struire nella seconda meta XVI da Filippo II per la difesa costiera e l’avvistamento. Sorge probabilmente nel sito dove si trovava in precedenza il castello medioevale di Longone, poi completamente distrutto. Ha forma cilindrica, all’interno conserva ampi ambienti con volta; era potentemente armata con artiglierie ed era servita da una guarnigione comandata da un al` affacciato da una pacaide. L’edificio e rete a picco sull’insenatura di Porto Longone, dove si trova il porto dal quale tra l’altro partono i traghetti per Bonifacio; l’insenatura ha i caratteri di ` delimitata da spettacolari un fiordo, e pareti a strapiombo e si protende su ` raguna costa rocciosa da cui si puo giungere l’isola di Municca. Ai piedi dell’abitato si stende, in una breve insenatura, la spiaggia della ‘‘Rena ` Bianca’’, considerata una delle piu belle dell’isola. Nelle campagne vicine si trova la chiesa di Santa Reparata, che fu costruita a breve distanza da capo ` del Testa su un terreno di proprieta Magnon, tra il 1803 e il 1809, probabilmente sui resti di un’antica chiesa me` , ritenendo il dioevale. Il Magnon pero luogo troppo esposto a possibili intemperanze dei pastori, nel 1811 fece trasportare la statua e l’altare nella parrocchia del villaggio, e la chiesetta ` in rovina. Nel 1851 pero ` don Gaando vino Balata ne fece costruire una nuova su un altro terreno. La chiesa di Nostra Signora di Buon Cammino, posta a qualche chilometro dall’abitato e circondata da ulivi secolari, fu co` imprecisabile, ha una struita in eta pianta a croce greca e il presbiterio completato da una cupola; all’esterno la facciata conserva sul crinale del tetto una statua della Madonna e sul lato sinistro un porticato. Tra le molte ` che concorrono a formare il localita

ricco patrimonio di bellezze naturali di S.T.G. va ricordata la punta Falcone. `, chiamata dai Romani EreLa localita bantium, si trova a est rispetto all’abitato e costituisce la punta settentrio` avanzata della Sardegna. Si nale piu precipita sul mare in uno scenario fantastico di falesie orlate da scogli e dall’isoletta antistante la grande spiaggia della Marmorata. I turisti frequentano ` soprattutto il capo Testa, localita ` pero a ovest dell’abitato che conserva uno ` suggestivi delle codegli ambienti piu ste galluresi. Si tratta di un enorme scoglio di granito di forma circolare, del diametro di quasi 2 km, collegato alla terra da un istmo sabbioso di sug` ricco di rocce gestiva bellezza. Il capo e che, sagomate dal vento, hanno as` strane e spettacosunto le forme piu lari; una leggenda locale suggerisce che abbiano ispirato il grande scultore inglese Henry Moore. Sullo stesso capo ` possibile visitare una cava romana di e granito dove si trovano delle colonne appena sbozzate e pronte a essere asportate, a testimoniare un’intensa ` interrotta bruscamente. Menattivita ` ` documentata la possibilita tre non e che da queste cave siano uscite le colonne del Pantheon di Roma, pare certo che alcune di esse siano state utilizzate nel Duomo di Pisa. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Numerose le feste popolari attraverso le quali si conserva la memoria storica ` quella in del paese. La principale e onore di Santa Reparata, che si svolge nella seconda domenica di settembre e viene organizzata da un comitato (li suprastanti); oltre alle cerimonie religiose, sono molto frequentati due banchetti organizzati dal comitato durante i quali vengono serviti a tutti i presenti trippa, minestra di patate, carne bollita, pane di grano duro e vino. Di note` anche il costume. L’abvole interesse e

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Santa Vittoria ` bigliamento tradizionale femminile e costituito da una camicia di tela bianca guarnita con pizzi Sangallo e chiusa da bottoni di corallo, e da una gonna di panno blu guarnita con trine rosse a fiori e completata in vita da un’ampia fascia rossa di panno chiusa da lacci. Sopra la camicia si indossano il busto di panno blu simile alla gonna e una giacca di panno rosso o blu aperta sul davanti. L’abbigliamento tradizionale ` costituito da una camicia maschile e di tela bianca col collo di pizzo e dai calzoni di panno blu con una larga fascia rossa in vita. Sopra la camicia si indossa il gilet di panno blu chiuso da ` completato bottoni. L’abbigliamento e da un berretto da pescatore in maglia di lana blu con la nappina rossa.

Santa Vittoria Centro abitato della provincia di Sassari, frazione di Osilo (da cui dista 5 km), con circa 200 abitanti, posto a 445 m sul livello del mare a nord del comune capoluogo, lungo una vallata profonda e ricca di verde. Regione storica: Osilo. Archidiocesi di Sassari. & TERRITORIO Il territorio e ` costituito da una serie di colline calcaree che di` in gradano verso il mare e poco piu basso lasciano spazio alla vallata del fiume Silis. Le comunicazioni sono assicurate da una strada secondaria che ha inizio da Osilo e si dirige appunto verso la vallata del Silis, dove si divide in un braccio che va a Sennori, uno che raggiunge la costa e uno verso Nulvi e Tergu. & STORIA Il villaggio risale al secolo ` tutto raccolto intorno alla XVII ed e sua chiesa dalla semplice architettura. & PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE Il monumento di maggiore inte` la chiesa di Santa Maria di resse e Utali, attualmente in rovina, situata a qualche chilometro dall’abitato; di origine medioevale, era probabilmente la parrocchia del villaggio scomparso di

Utali. Ha l’impianto a una navata completato dall’abside; nel corso dei secoli ` andata progressivamente in degrado e ` stata chiusa al culto nel 1744. Ated e tualmente le sue rovine semisommerse dalla vegetazione sono di grande suggestione. Altro bel monu` Santa Maria di Sassalu, chiesa mento e costruita nel secolo XIII in forme romaniche lungo la strada per Tergu a poca distanza dall’abitato attuale. Fu ristrutturata nel corso del secolo XVII ` andata in roma successivamente e vina. Ha l’impianto a una navata completata dall’abside semicilindrica.

Sant Clement Famiglia di origine majorchina di antiche tradizioni (sec. XIV). Un suo ramo si stabilı` in Sardegna con due fratelli, Francesco e Pietro, venuti al seguito dell’infante Alfonso. Pietro nel 1325 ebbe in feudo Mogor, Xicosi e Simbilia e nel 1332 ebbe anche Bangargia nella curatoria di Dolia; Francesco, uomo di grande prestigio, ebbe in feudo Santa Maria ` da Pietro de Claro e nel 1345 acquisto di Mediavilla Soleminis, Sirio e Se` anche hanno; poco tempo dopo eredito i feudi che erano stati di suo fratello, ai quali ne aggiunse degli altri. Essendo i ` morti, quando poco prima suoi figli gia del 1376 morı` anche lui, i feudi passarono ai Cespujdes, nati da una delle sue figlie che aveva sposato Bartolomeo.

Sant Clement, Francesco Consigliere ` sec. XIIIreale (Majorca, seconda meta Cagliari, 1375 ca.). Subito dopo la conquista si stabilı` a Cagliari e divenne ` autorevoli in uno dei cittadini piu ` appena insediata. seno alla comunita Convinse il re a cedere l’amministrazione di Iglesias ai Desvall e nel 1331 ottenne il diritto dell’agrarium undecimi sui territori prospicienti lo stagno di Santa Gilla. Nel 1333 fu eletto consi` e nel 1336 fu ingliere capo della citta

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San Teodoro viato dal re ad Avignone per trattare la pace con Genova. Al suo ritorno, nel 1339, quando il re ingiunse a Giacomo d’Aragona di lasciare l’ufficio di vica` , fu incaricato di rio reale della citta ´ il titoreggerlo per alcuni mesi finche lare non venne reintegrato. Nel 1345 ` i feudi di Soleminis, Sehanno acquisto e Sirio nella curatoria di Dolia, di Santa Maria de Claro e di Sisali nel Campidano di Cagliari; nel 1347 acquisı` dai figli superstiti di suo fratello Pietro anche i feudi di Mogor, Xicosi e Simbilia nella curatoria di Dolia, ai quali aggiunse Sicci e Trugudori. Al culmine della potenza, nel 1349 fu no` e si seminato vicario reale della citta ` per la grande prudenza con la gnalo quale trattava i problemi che doveva affrontare. Nel 1353, scoppiata la prima guerra tra Mariano IV e Pietro ` ; nel IV, fu tra i difensori della citta 1355 prese parte al Parlamento convocato da Pietro IV e ottenne altri piccoli feudi nella curatoria di Decimo ` per un mannu. Subito dopo si reco breve periodo a Barcellona e al suo ritorno divenne luogotenente di Olfo da Procida. Scoppiata la seconda guerra tra Aragona e Arborea, assistette impotente alla devastazione dei suoi feudi.

` . Si tratta di una regione in Budduso parte collinare, comprendente le ultime propaggini occidentali dei rilievi del Logudoro, e in parte pianeggiante, ` nei pressi del litorale, che tuttavia e per buona parte frastagliato, e comprende anche un grande stagno che porta lo stesso nome del paese. Le comunicazioni sono assicurate dalla statale 125 Orientale sarda e dalla superstrada Abbasanta-Nuoro-Olbia, che passano entrambe a breve distanza dall’abitato.

San Teodoro Comune della provincia di Olbia-Tempio, compreso nella X Co` montana, con 3103 abitanti (al munita 2004), posto a 15 m sul livello del mare sulla costa tirrenica. Regione storica: Posada. Diocesi di Nuoro. & TERRITORIO Il territorio comunale, di forma grosso modo trapezoidale, si estende per 104,83 km2, comprese le frazioni di Budditolgiu, Straulas, capo Coda Cavallo, Lu Impostu, Monte Petrosu, Salina Bamba, Suaredda e Tra´ le isole Rossa, Probatoversa, nonche ria e Cana, e confina a nord con Loiri Porto San Paolo, a est col mare Tirreno, ` e a ovest con a sud con Budoni e Torpe

San Teodoro – La spiaggia di Cala Girgolu. & STORIA Il villaggio attuale trae origine da gruppi di pastori di Posada che nel corso del Seicento presero l’abitu` dello dine di trasferirsi in prossimita stagno per il pascolo. Nel corso del secolo XVIII l’insediamento divenne stabile e i numerosi piccoli aggregati nel corso dell’Ottocento furono considerati frazione di Posada. L’attuale aggre`e ` di origine relatigato principale pero vamente recente e deve il suo sviluppo al turismo che, grazie alle sue bellezze naturali e alle spiagge, attira un nu-

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San Teodoro mero crescente di visitatori; nel 1959 fu staccato da Posada e divenne comune autonomo. Negli anni seguenti ` a crescere e il la popolazione continuo centro divenne uno dei principali protagonisti del movimento che ha determinato il suo distacco dalla provincia di Nuoro e la sua adesione alla provincia di Olbia-Tempio. & ECONOMIA Le attivita ` di base sono tutte legate da qualche anno a questa parte al turismo, che conta tra l’altro su 17 alberghi con 1877 posti letto, un’azienda agrituristica, tre campeggi con 1859 posti letto, 21 ristoranti e il porto ´ turistico con 390 posti barca, nonche un’organizzazione per il turismo equestre. Vi si praticano anche l’agricoltura, in particolare la frutticoltura, l’orticoltura, la viticoltura e l’olivicoltura, e l’allevamento del bestiame, in particolare di bovini, ovini, suini e caprini. Negli ultimi decenni si sta svi` industriale, luppando anche l’attivita incentrata soprattutto sulla pesca e sulla piscicoltura, sulla lavorazione ` sufficientedel legno e sull’edilizia. E mente organizzata la rete di distribu` svizione commerciale. Artigianato. E luppata la lavorazione dei gioielli in fi` collegato da auligrana. Servizi. S.T. e tolinee agli altri centri della provincia. ` dotato di Pro Loco, stazione dei CaE rabinieri, medico, guardia medica, farmacia, scuola dell’obbligo, sportello bancario. Possiede una Biblioteca comunale. & DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 3391 unita di cui stranieri 105; maschi 1760; femmine 1631; famiglie 1409. La tendenza complessiva rivelava un deciso aumento della popolazione, con morti per anno 26 e nati 29; cancellati dall’anagrafe 56 e nuovi iscritti 158. Tra i principali indicatori economici: imponibile medio IRPEF 16 007 in migliaia

di lire; versamenti ICI 6416; aziende agricole 290; imprese commerciali 312; esercizi pubblici 85; esercizi all’ingrosso 2; esercizi al dettaglio 131; ambulanti 9. Tra i principali indicatori sociali: occupati 817; disoccupati 133; inoccupati 40; laureati 37; diplomati 299; con licenza media 796; con licenza elementare 762; analfabeti 80; automezzi circolanti 1030; abbonamenti TV 637. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il ter` ricco di testimonianze archeoritorio e logiche che risalgono al periodo nuragico e dimostrano che fu frequentato anche nel periodo punico e romano. & PATRIMONIO ARTISTICO, CULTURALE ` caE AMBIENTALE Il tessuto urbano e ratterizzato dalla coesistenza di due ` antico, che conserva nuclei: quello piu un gruppo di vecchie case tradizionali ` piani, e quello moderno, in pietra a piu sviluppatosi negli ultimi decenni attorno al primo, caratterizzato da edifici residenziali turistici di poco pre` l’ampia piazza gio. Cuore del paese e Gallura, centro di ritrovo dei turisti durante l’estate sul quale si affaccia la chiesa parrocchiale di San Teodoro, bell’edificio costruito in tempi relativamente recenti. In un articolo del 1998 Gianni Pititu ne descrive il nuovo portale: «Il grande portale riempie quasi la facciata. Legno chiaro, decorazioni colorate con motivi floreali, uno spesso zoccolo in ceramica azzurra smaltata. Un’opera d’arte per una chiesa modesta ma con una storia importante. Sorta alla fine del Settecento, poi danneggiata da un’alluvione e quindi abbattuta, ricostruita malamente e infine fatta rinascere nel 1975 ` del senatore migrazie alla generosita lanese Walter Fontana, la cui figlia Ornella fu sequestrata dai banditi proprio nella costa santeodorina quattro anni dopo, insieme al marito Roberto

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Sant’Imbenia ` un artiPancirolli. Autore del portale e ` , Mario giano intagliatore di Budduso Renzo Solinas, che ha avuto la felice intuizione di concepire l’ingresso della chiesa come un enorme libro che si apre quando si spalancano le due ante e si chiude quando esse combaciano. Un libro sacro, evidentemente, tanto che ha impresse nel legno le parole del Vangelo: Ego sum via, veritas et vita».

San Teodoro – Fenicotteri nello stagno.

FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Numerose sono le feste popolari che ricordano il patrimonio di tradizioni del paese, tra le quali quella in onore di Sant’Antonio Abate (Sant’Antoni di lu focu) che si svolge il 16 e 17 gennaio e culmina con l’accensione nella piazza principale di una grande catasta di legno attorno alla quale i presenti ballano e consumano dolci e bevande. La ` caratteristica e ` quella in festa piu onore di San Teodoro, che si svolge la terza domenica di maggio e dura due giorni; il programma dei festeggiamenti si conclude con un banchetto che viene offerto a tutti i partecipanti ` occasione per assaggiare le speed e ` del paese, in particolare la cialita carne di pecora bollita.

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Santi Amantini, Luigi Storico (n. Rapallo 1946). Dopo la laurea ha intrapreso la carriera universitaria e nel ` diventato professore associato 1980 e

di Storia greca. Attualmente insegna ` di Lettere dell’Unipresso la Facolta ` di Genova. Nell’VIII convegno versita di studi sull’‘‘Africa romana’’ ha presentato una comunicazione su Alcuni attributi della Sardegna nella tradizione letteraria greca da Erodoto a Procopio, ora in L’Africa romana. Atti dell’VIII Convegno di studi, 1990.

Sant’Imbenia Villaggio nuragico aperto sulla baia di Porto Conte presso Alghero, l’antico Portus Nimpharum di ` romana. Le prime indagini sisteeta matiche sul sito sono state condotte ` costitra il 1982 e il 1990. Il complesso e tuito da una torre centrale e due minori disposte sul lato sud-est, un bastione a cortina ad andamento rettoconcavo e il vero e proprio villaggio articolato a isolati. Sebbene il rinvenimento di ceramiche con decorazione a pettine comprovi una prima costru` nel corso zione fin dal Bronzo medio, e ` del Ferro che l’insediamento dell’Eta assunse una forma strutturata e svi` le grandi potenzialita ` garantite luppo dalla felice posizione topografica. Il ` del Ferro comprende villaggio dell’Eta ambienti circolari interpretabili come capanne adibite a scopo abitativo ma anche edifici di dimensioni maggiori e settori a cielo aperto destinati alla pubblica fruizione. Due cosiddetti ripostigli sono stati recuperati al di sotto ` redei livelli di pavimentazione piu centi. Numerose panelle di rame, prevalentemente del tipo piano-convesse per un totale di 43,7 kg, erano conservate all’interno di un’anfora fenicia databile tra la fine dell’VIII e la prima ` del secolo VII a.C. Un secondo rimeta ` stato rinvenuto alpostiglio di 44,6 kg e l’interno di un’anfora di ispirazione fenicia ma di evidente fabbricazione nuragica. Accanto a cospicui materiali ceramici fenici e di fabbricazione levantina sono testimoniate delle forme

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Santini Ferrieri ceramiche greche tra cui uno skyphos a ` semicerchi pendenti della prima meta del secolo VIII a.C. che rappresenta il ` antico prodotto d’importazione eupiu boica nel Mediterraneo centrale. Sulla base di numerosi indizi come la produzione locale dell’anfora contenente il primo ripostiglio (desumibile dalla presenza di fessure createsi in fase di cottura), l’abbondante presenza di ceramica fenicia da mensa e da trasporto e di una tipica pentola da cucina di ` stata correttaproduzione levantina, e mente ipotizzata – e ulteriormente rafforzata dall’attestazione epigrafica di un antroponimo di probabile origine filistea – la presenza stabile di un nucleo di residenti provenienti dalla costa siro-palestinese, forse insediati in ` di prospectors all’interno delqualita l’insediamento nuragico. Lo stretto rapporto intessuto in seno alla comu` indigena e la conseguente trasmisnita ` persione di nuovi modelli culturali e cepibile attraverso i riflessi individuabili negli elementi della cultura materiale: imitazione di forme ceramiche allogene e utilizzo del tornio veloce per la realizzazione di brocche askoidi con decorazione di tipo orientalizzante. La compresenza di materiale di produzione levantina e greca sembrerebbe indice di un commercio non concorrenziale tra Fenici ed Euboici, al` del semeno per l’VIII e la prima meta colo VII a.C., e probabilmente di una sostanziale cogestione dei traffici mer` possibile, tuttavia, procantili. Non e porre anche una presenza stabile a ´ il maS.I. dell’elemento greco perche ` con ogni verosimiteriale ceramico e glianza veicolato dal commercio di impronta orientale e si riferisce a vasellame legato alla sfera simposiaca, di ` articolata gamma della contro alla piu produzione fenicia, tra cui prevalgono le anfore da trasporto. Collocato in un

luogo strategico lungo la rotta marina da e per la penisola iberica, l’insediamento nuragico si trova sintomatica` di terrimente ubicato in prossimita tori particolarmente ricchi di metalli come l’argento (Argentiera), il ferro ` Canaglia) e il rame (localita ` (localita Calabona). Seppure in termini quantitativamente esigui, le attestazioni della frequentazione dell’area non si esauriscono completamente nel corso del secolo VII a.C. ma proseguono al` classica e oltre, come meno fino all’eta testimonia la presenza di una villa romana nelle immediate vicinanze del complesso nuragico. Tuttavia, ai fini di una precisa contestualizzazione storica, sussiste il problema della mancata evoluzione della presenza fenicia in forme pienamente urbane: fenomeno forse riconducibile alle complesse dinamiche in atto tra i cantoni nuragici della Nurra oppure legato a una defunzionalizzazione nel quadro delle rotte commerciali che interessa` arcaica. [MIrono la Sardegna in eta CHELE GUIRGUIS]

Santini Ferrieri, Arturo Giornalista, intellettuale (sec. XIX). Nel 1881 diresse a Cagliari il giornale ‘‘La Bandiera Sarda’’, quotidiano economicopolitico vicino alle posizioni del deputato Francesco Salaris. Tra i suoi scritti: due monografie su La Sardegna. Memorie storico-descrittive, 1876, e Polizia e giustizia nel Nuorese, 1884.

Santi patroni e santi protettori La re` dei sardi si e ` manifestata in ligiosita ogni tempo con la dedica al santo pa` dell’isola, trono delle molte comunita dove peraltro, nel corso dell’anno, vengono festeggiati molti altri santi (= Fe` ste popolari). Anche le varie attivita umane hanno il loro santo protettore. L’analisi di queste scelte consente di seguire da una prospettiva originale la storia dell’isola e di individuare i suoi

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Santi patroni e santi protettori legami con le molte culture con le quali ha avuto rapporti nel corso dei secoli. 1. PATRONI Abbasanta: Santa Caterina d’Alessandria, si festeggia il 25 novembre. Acquacadda: San Giovanni Battista, si festeggia il 24 giugno. Aggius: Santa Vittoria, si festeggia la prima domenica di ottobre. Aglientu: San Francesco d’Assisi, si festeggia il 4 ottobre. Aidomaggiore: Santa Maria della Palma, si fe` dei Sardi: Sansteggia il 24 maggio. Ala t’Agostino, si festeggia il 28 agosto. Albagiara: San Sebastiano, si festeggia il 20 gennaio. Ales: San Pietro, si festeggia il 29 giugno. Alghero: San Michele Arcangelo, si festeggia il 29 settembre. Allai: lo Spirito Santo, si festeggia il 16 maggio. Anela: Santi Cosma e Damiano, si festeggiano il 27 settembre. Arborea: Cristo Redentore, si festeggia la terza domenica di luglio. Arbus: San Sebastiano, si festeggia il 20 gennaio. Ardara: la Beata Vergine del Regno, si festeggia il 9 maggio. Ardauli: San Sebastiano, si festeggia il 20 gennaio. Argentiera: Santa Barbara, si festeggia il 4 dicembre. Aritzo: San Michele Arcangelo, si festeggia l’8 maggio. Arixi: Santa Lucia, si festeggia il 13 dicembre. Armungia: Santa Maria, si festeggia l’ultima domenica di maggio. Arzachena: Beata Vergine della Neve, si festeggia la terza domenica di maggio. Arzana: San Giovanni Battista, si festeggia il 24 giugno. Assemini: San Pietro, si festeggia la prima domenica dopo Pasqua. Assolo: San Sebastiano, si festeggia il 20 gennaio. Asuni: Santa Vitalia, si festeggia il 14 ottobre. Atzara: Sant’Antioco, si festeggia il 13 novembre. Austis: l’Assunta, si festeggia il 15 agosto. Bacu Abis: Santa Barbara, si festeggia il 4 dicembre. Badesi: il Sacro ` , si festeggia il 19 giugno. Cuore di Gesu Ballao: Santa Maria Maddalena, si festeggia il 22 luglio. Banari: San Lo-

renzo, si festeggia il 10 agosto. Bancali: San Gavino, si festeggia il 25 aprile. Bantine: San Giacomo Maggiore, si festeggia l’ultima domenica di luglio. Baradili: Santa Margherita, si festeggia il 22 maggio. Baratili San Pietro: San Salvatore, si festeggia il 6 agosto. Baressa: San Giorgio, si festeggia il 23 aprile. Bari Sardo: Santa Maria di Monserrato, si festeggia l’8 settembre. Barrali: Santa Lucia, si festeggia la prima domenica di luglio. Barumini: San Sebastiano, si festeggia il 20 gennaio. Bassacutena: San Pietro, si festeggia il 29 giugno. Bauladu: San Gregorio Magno. Baunei: San Nicola di Bari, si festeggia il 6 dicembre. Belvı`: Sant’Agostino, si festeggia il 28 agosto. Benetutti: Sant’Elena, si festeggia il 18 agosto. Berchidda: San Sebastiano e Santa Lucia, si festeggiano la prima domenica di settembre. Bessude: San Martino, si festeggia l’11 novembre. Biancareddu: San Paolo Apostolo, si festeggia il 29 giugno. Bidonı`: San Giovanni Battista, si festeggia il 24 giugno. Birori: Sant’Andrea, si festeggia il 30 novembre. Bitti: San Giorgio, si festeggia il 23 aprile. Bolotana: Santi Bachisio e Isidoro, si festeggiano il 10 maggio. Bonarcado: San Romualdo, si festeggia il 7 febbraio. Bonnanaro: San Giorgio, si festeggia il 24 aprile. Bono: San Michele Arcangelo, si festeggia il 29 settembre. Bonorva: San Leonardo, si festeggia il lunedı` dopo Pentecoste, e Maria Bambina, si festeggia l’8 settembre. Boroneddu: San Lorenzo, si festeggia il 10 agosto. Borore: San Lussorio, si festeggia il 21 agosto. Bortigali: San Palmerio, si festeggia il secondo lunedı` di luglio. Bortigiadas: San Pancrazio, si festeggia il 12 maggio. Borutta: Santa Maria Maddalena, si festeggia il 22 luglio. Bosa: Sant’Emilio e San Priamo, si festeggiano l’ultima domenica di maggio. Bottidda: San Costantino, si festeg-

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Santi patroni e santi protettori `: Sant’Anastasia, gia il 7 luglio. Budduso si festeggia il 21 settembre. Budoni: San Giovanni Battista, si festeggia il 29 agosto. Buggerru: San Pietro Apostolo, si festeggia il 29 giugno. Bultei: Santa Margherita, si festeggia il 20 luglio. Bulzi: San Sebastiano, si festeggia il 20 gennaio. Burcei: Santa Maria di Monserrato, si festeggia l’8 settembre. Burgos: Sant’Antonio Abate, si festeggia il 17 gennaio. Busachi: Sant’Antonio da Padova, si festeggia il 13 giugno. Cabras: Santa Maria Assunta, si festeggia il 24 maggio. Cagliari: San Saturnino, si festeggia il 30 ottobre. Calangianus: Santa Giusta, si festeggia il 14 maggio. Calasetta: San Maurizio, si festeggia il 22 settembre. Caniga: San Domenico, si festeggia il 4 agosto. Cannigione: San Giovanni Battista, si festeggia il 24 giugno. Capoterra: Sant’Efisio, si festeggia la terza domenica di maggio. Carbonia: San Ponziano, si festeggia la seconda domenica di agosto. Cardedu: San Paolo Apostolo, si festeggia il 29 giugno. Cargeghe: San Quirico e Santa Giuditta, si festeggiano il 15 luglio. Carloforte: San Pietro, si festeggia il 29 giugno. Castelsardo: Sant’Antonio Abate, si festeggia il 17 gennaio. Castiadas: San Giovanni Battista, si festeggia il 18 maggio. Cheremule: San Gabriele Arcangelo, si festeggia il 29 settembre. Chiaramonti: San Matteo, si festeggia il 21 settembre. Codrongianos: la Conversione di San Paolo, si festeggia il 25 gennaio. Collinas: San Michele Arcangelo, si festeggia il 29 settembre. Cortoghiana: Sant’Antonio da Padova, si festeggia la prima domenica di giugno. Cossoine: Santa Chiara, si festeggia il 12 agosto. Cuglieri: Santa Maria della Neve, si festeggia il 5 agosto. Curcuris: San Sebastiano, si festeggia il 20 gennaio. Decimomannu: Sant’Antonio Abate, si festeggia il 17 gennaio. Decimoputzu: la Madonna delle Grazie, si

festeggia la prima domenica di luglio. Desulo: Sant’Antonio Abate, si festeggia il 17 gennaio. Dolianova: ad anni alterni si festeggiano San Pantaleo, la seconda domenica dopo Pasqua, e San Biagio, l’ultima domenica di agosto. Domus de Maria: la Madonna del Rosario, si festeggia la prima domenica di ottobre. Domusnovas: l’Assunta, si festeggia il 15 agosto, il compatrono Sant’Ignazio da Laconi l’11 maggio. Domusnovas Canales: San Giorgio, si festeggia il 23 aprile. Donigala Fenughedu: Sant’Antonino Pierozzi, si festeggia. Donori: San Giorgio, si festeggia il 23 aprile. Dorgali: San Cipriano e San Cornelio, si festeggiano il 15 settembre. Dualchi: San Leonardo, si festeggia la prima domenica di novembre. Elini: San Gavino, si festeggia il 25 ottobre. Elmas: San Sebastiano, si festeggia il 20 gennaio. Escalaplano: San Sebastiano, si festeggia il 20 gennaio. Escolca: Santa Cecilia, si festeggia il 22 novembre. Escovedu: San Vito e San Demetrio, si festeggiano la terza domenica di maggio. Esporlatu: San Gavino, si festeggia il 25 ottobre. Esterzili: San Michele Arcangelo, si festeggia il 29 settembre. Florinas: San Francesco d’Assisi, si festeggia il 4 ottobre. Fluminimaggiore: Sant’Antonio da Padova, si festeggia il 13 giugno. Flussio: San Bartolomeo, si festeggia il 24 agosto. Fonni: San Giovanni Battista, si festeggia il 24 giugno. Fordongianus: San Pietro Apostolo, si festeggia il 29 giugno. Furtei: Santa Barbara, si festeggia il 4 dicembre. Gadoni: l’Assunta, si festeggia il 15 agosto. Gairo: Sant’Elena, si festeggia il 30 agosto. Galtellı`: Santu Cristos, si festeggia il 3 maggio. Gavoi: San Gavino, si festeggia il 25 ottobre. Genoni: Santa Barbara, si festeggia il 4 dicem` di Maria Verbre. Genuri: la Nativita gine, si festeggia l’8 settembre. Gergei: San Vito, si festeggia il 15 giugno. Ge-

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Santi patroni e santi protettori sico: Santa Giusta, si festeggia il 14 ´ vila, maggio. Gesturi: Santa Teresa d’A si festeggia il 15 ottobre. Ghilarza: San Palmerio, si festeggia il secondo lunedı` di luglio. Giave: Sant’Andrea, si festeggia il 30 novembre. Girasole: Santa Maria di Monserrato, si festeggia l’8 settembre. Giba: San Pietro Apostolo, si festeggia il 29 giugno. Golfo Aranci: San Giuseppe, si festeggia il 19 marzo. Goni: San Giacomo Maggiore, si festeggia l’ultima domenica di luglio. Gonnesa: Sant’Andrea apostolo, si festeggia il 30 novembre. Gonnoscodina: San Sebastiano, si festeggia il 20 gennaio. Gonnosfanadiga: Santa Barbara, si fe`: San steggia il 4 dicembre. Gonnosno Basilio Magno, si festeggia il 1 gennaio; Sant’Elena imperatrice, si festeggia il 14 settembre. Gonnostramatza: San Michele Arcangelo, si festeggia il 29 settembre. Gorofai: San Salvatore, si festeggia il 6 agosto. Guamaggiore: San Sebastiano, si festeggia il 5 maggio. Guasila: l’Assunta, si festeggia il 15 agosto. Guspini: San Nicola di Bari, si festeggia il 6 dicembre. Iglesias: Santa Chiara, si festeggia l’11 agosto. Ilbono: San Giovanni Battista, si festeggia il 24 giugno. Illorai: San Gavino, si festeggia il 25 ottobre. Ingurtosu: Santa Barbara, si festeggia il 4 dicembre. Irgoli: San Nicola di Bari, si festeggia la prima domenica di maggio. Is Gannaus: San Marco Evangelista, si festeggia il 25 aprile. Is Urigus: San Raffaele Arcangelo, si festeggia la terza domenica dopo Pasqua. Isili: San Saturnino, si festeggia il 30 ottobre. Ittireddu: San Giacomo Maggiore, si festeggia il 25 luglio. Ittiri: San Pietro, si festeggia il 29 giugno. Jerzu: Sant’Erasmo, si festeggia il 2 giugno. Laconi: Sant’Ambrogio, si festeggia il 7 dicembre, Sant’Ignazio da Laconi il 28 agosto. Laerru: Santa Margherita, si festeggia il 20 luglio. La Maddalena: Santa Maria Maddalena, si fe-

steggia il 22 luglio. Lanusei: Maria Ausiliatrice, si festeggia il 24 maggio. Las Plassas: Santa Maria Maddalena, si festeggia il 22 luglio. Lei: San Marco, si festeggia il 25 aprile. Loceri: San Pietro, si festeggia il 29 giugno. Loculi: San Pietro, si festeggia il 18 gennaio. Lode´: Sant’Antonio da Padova, si festeggia il 13 giugno. Lodine: San Giorgio, si festeggia la seconda domenica di settembre. Loiri Porto San Paolo: San Nicola di Bari, si festeggia il 6 dicembre. Lollove: Sant’Eufemia, si festeggia la terza domenica di settembre. Lotzorai: San Cristoforo, si festeggia la prima domenica d’agosto. Lula: San Francesco d’Assisi, si festeggia il 4 ottobre. Lunamatrona: San Giovanni Battista, si festeggia il 24 giugno, San Giacomo Apostolo il 25 luglio. Luogosanto: Maria Bambina, si festeggia l’8 settembre. Luras: la Madonna del Rosario, si festeggia la prima domenica di ottobre. Macomer: San Pantaleo, si festeggia negli ultimi giorni di maggio. Magomadas: San Giovanni Battista, si festeggia il 24 giugno. Mamoiada: Santi Cosma e Damiano, si festeggiano il 26 settembre. Mandas: San Giacomo Apostolo, si festeggia il 25 luglio. Mara: San Giovanni Battista, si festeggia il 24 giugno. Maracalagonis: Santo Stefano, si festeggia il 5 luglio. Margine Rosso: San Luca Evangelista, si festeggia il 13 dicembre. Maristella: Stella Maris, si festeggia l’8 settembre. Marrubiu: la Madonna del Rimedio, si festeggia l’8 settembre. Martis: San Pantaleo, si festeggia il 27 luglio. Masainas: San Giovanni Battista, si festeggia il 24 giugno. Masullas: San Sebastiano, si festeggia il 20 gennaio. Mazzacara: Sant’Elena, si festeggia il 18 agosto. Meana Sardo: San Bartolomeo, si festeggia il 24 agosto. Milis: San Sebastiano, si festeggia il 20 gennaio. Modolo: Sant’Andrea apostolo, si festeggia il 30 novembre. Mogo-

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Santi patroni e santi protettori rella: San Lorenzo, si festeggia il 10 agosto. Mogoro: San Bernardino da Siena, si festeggia il 20 maggio. Monastir: San Pietro Apostolo, si festeggia il 29 giugno. Monserrato: Sant’Ambrogio, si festeggia il 7 dicembre. Monteleone Rocca Doria: Sant’Antonio Abate, si festeggia il 17 gennaio. Monteponi: Santa Barbara, si festeggia la seconda domenica di agosto. Monti: San Gavino, si festeggia il 17 settembre. Montresta: San Cristoforo, si festeggia il 28 settembre. Mores: San Giovanni Battista, si festeggia il 24 giugno. Morgongiori: Santa Maria Maddalena, si festeggia il 22 luglio. Mulargia: Sant’Elena, si festeggia il 18 agosto. Muros: Santi Gavino, Proto e Gianuario, si festeggiano il 25 ottobre. Muravera: San Nicola di Bari, si festeggia il 6 dicembre. Musei: Sant’Ignazio di Loyola, si festeggia il 31 luglio. Narbolia: Santa Reparata, si festeggia l’8 ottobre. Narcao: San Nicola e Santa Barbara, si festeggiano il 20 agosto. Neoneli: San Pietro Apostolo, si festeggia il 29 giugno. Noragugume: San Giacomo Maggiore, si festeggia il 25 luglio. Norbello: Santa Giuditta e San Quirico, si festeggiano il 15 luglio. Nughedu San `: San Nicola di Bari, si festeggia Nicolo il 6 dicembre. Nughedu Santa Vittoria: San Giacomo Apostolo, si festeggia il 25 luglio. Nulvi: l’Assunta, si festeggia il 15 agosto. Nuoro: Santa Maria della Neve, si festeggia il 5 agosto. Nurachi: San Giovanni Battista, si festeggia il 24 giugno. Nuragus: Santa Maria Maddalena, si festeggia il 22 luglio. Nurallao: San Pietro Apostolo, si festeggia il 29 giugno. Nuraminis: San Pietro apostolo, si festeggia il 29 giugno. Nuraxi Figus: Sant’Isidoro, si festeggia il 15 maggio. Nureci: Santa Barbara, si festeggia il 4 dicembre. Nurri: San Michele Arcangelo, si festeggia il 29 settembre. Nuxis: San Pietro Apostolo, si festeggia il 29 giugno. Olbia: San Sim-

plicio, si festeggia il 15 maggio. Olia Speciosa: San Pietro, si festeggia il 29 giugno. Oliena: San Lussorio, si festeggia il 21 agosto. Ollastra: San Sebastiano, si festeggia il 20 gennaio. Ollolai: San Michele Arcangelo, si festeggia il 29 settembre. Olmedo: Nostra Signora di Talı`a, si festeggia il 1º maggio. Olzai: Santa Barbara, si festeggia il 26 agosto. Onanı`: San Trifone, si festeggia il 10 novembre. Onifai: San Sebastiano, si festeggia il 20 gennaio. Oniferi: Sant’Anna, si festeggia il 26 luglio. Orani: San Daniele, si festeggia il 13 ottobre. Orgosolo: San Pietro e Paolo, si festeggiano il 29 giugno. Oristano: Sant’Archelao, si festeggia il 13 febbraio. Orosei: San Giacomo Apostolo, si festeggia il 25 luglio. Orotelli: San Giovanni Battista, si festeggia il 29 agosto. Orroli: San Vincenzo Ferreri, si festeggia il 24 settembre. Ortacesus: San Pietro, si festeggia il 29 giugno. Ortueri: San Nicola di Bari, si festeggia la seconda quindicina di maggio. Oschiri: San Demetrio, si festeggia il 17 ottobre. Osidda: Sant’Angelo, si festeggia il 27 agosto. Osilo: l’Immacolata Concezione, si festeggia l’8 dicembre. Osini: Santa Susanna, si festeggia l’11 agosto. Ossi: San Bartolomeo, si festeggia il 24 agosto. Ottana: San Nicola di Bari, si festeggia il 18 maggio. Ozieri: Sant’Antioco, si festeggia il 13 novembre. Ovodda: San Giorgio, si festeggia il 23 aprile. Pabillonis: la Madonna della Neve, si festeggia la prima domenica di agosto. Padria: Santa Giulia, si festeggia il 22 maggio. Padru: San Michele Arcangelo, si festeggia il 29 settembre. Palau: San Mauro, si festeggia il lunedı` dopo la prima domenica d’agosto. Palmas Arborea: Sant’Antioco, si festeggia quindici giorni dopo Pasqua. Paringianu: San Giuseppe, si festeggia il 19 marzo. Pattada: Santa Sabina, si festeggia il 29 agosto. Pau: San Giorgio, si festeggia il

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Santi patroni e santi protettori 23 aprile. Pauli Arbarei: San Vincenzo, si festeggia il 22 gennaio. Paulilatino: Santa Maria Maddalena e San Teodoro, si festeggiano il 22 luglio. Perdasdefogu: San Pietro Apostolo, si festeggia il 29 giugno. Perdaxius: San Giacomo Maggiore, si festeggia il 25 luglio. Perfugas: la Beata Vergine degli Angeli, si festeggia il 2 agosto. Pimentel: la Madonna del Carmine, si festeggia il 16 luglio. Pirri: San Pietro, si festeggia il 29 giugno. Ploaghe: San Pietro, si festeggia il 29 giugno. Pompu: San Sebastiano, si festeggia il 20 gennaio. Porto Cervo: Stella Maris, si festeggia il 28 agosto. Porto Pino: Sant’Anna, si festeggia il 26 luglio. Portoscuso: Santa Maria d’Itria, si festeggia il martedı` dopo la Pentecoste. Porto Torres: Santi Gavino, Proto e Gianuario, si festeggiano il 25 aprile. Portovesme: San Giovanni Battista, si festeggia il 24 giugno. Posada: Sant’Antonio Abate, si festeggia la domenica dopo Pasqua. Pozzomaggiore: San Giorgio, si festeggia il 23 aprile. Pula: San Giovanni Battista, si festeggia il 24 giugno. Quartu Sant’Elena: Sant’Elena imperatrice, si festeggia il 21 maggio. Quartucciu: San Giorgio, si festeggia il 23 aprile. Rebeccu: Santa Giulia, si festeggia il 22 maggio. Riola Sardo: Sant’Anna, si festeggia il 26 luglio, San Martino il 27. Rio Murtas: San Giuseppe, si festeggia il 19 marzo. Ruinas: San Giorgio, si festeggia il 23 aprile. Sadali: San Valentino, si festeggia l’8 maggio. Sagama: San Gabriele, si festeggia il 24 marzo. Samassi: San Gemiliano, si festeggia la terza domenica di settembre. Samatzai: San Bertorio, si festeggia il 27 maggio, San Giovanni Battista il 29 agosto. Samugheo: San Sebastiano, si festeggia il 20 gennaio. San Basilio: San Pietro, si festeggia il 29 giugno. San Gavino di Budoni: San Lorenzo, si festeggia il 10 agosto. San Gavino Monreale: Santa Chiara, si

festeggia l’11 agosto. San Giovanni d’Ottava: San Giovanni Battista, si festeggia il 24 giugno. San Giovanni di Iglesias: San Giovanni Battista, si festeggia il 24 giugno. San Giovanni di Sinis: San Giovanni Battista, si festeggia il 24 giugno. San Giovanni Suergiu: San Giovanni Battista, si festeggia il 29 agosto. San Leonardo di Siete Fuentes: San Leonardo, si festeggia il 3 giugno. San Lorenzo di Budoni: San Lorenzo, si fe` d’Arcisteggia il 10 agosto. San Nicolo ` , si festeggia il 10 setdano: San Nicolo ` Gerrei: San Nicola tembre. San Nicolo di Bari, si festeggia la terza domenica di maggio. San Pantaleo: San Pantaleo, si festeggia la terza domenica di settembre. San Pasquale: San Pasquale Baylon, si festeggia l’ultima domenica di luglio. San Priamo: San Priamo e Sant’Emilio, si festeggiano la dome` vicina al 28 maggio. San Quinica piu rico: San Quirico e Santa Giulitta, si festeggiano il 16 giugno. San Sperate: Santa Prisca, si festeggia il 5 maggio, San Sperate il 17 luglio. San Teodoro: San Teodoro, si festeggia la terza domenica di luglio. San Vero Congius: San Nicola di Bari, si festeggia la terza domenica di maggio. San Vero Milis: Santa Sofia, si festeggia il 17 giugno. San Vito: San Vito, si festeggia il 15 giugno. Sanluri: la Madonna delle Grazie, si festeggia il 31 maggio. Sant’Andrea Frius: Sant’Andrea apostolo, si festeggia il 24 maggio. Sant’Anna Arresi: Sant’Anna, si festeggia il 26 luglio. Sant’Anna di Marrubiu: Sant’Anna, si festeggia il 26 luglio. Sant’Antioco: Sant’Antioco, si festeggia quindici giorni dopo Pasqua. Sant’Antonio di Gallura: Sant’Antonio Abate, si festeggia la prima domenica di settembre. Sant’Antonio di Santadi: Sant’Antonio da Padova, si festeggia il 13 giugno. Sant’Isidoro di Quartucciu: Sant’Isidoro, si festeggia il 15 maggio. Santa Caterina

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Santi patroni e santi protettori di Pittinuri: Santa Caterina, si festeggia il 25 novembre. Santa Giusta: Santa Giusta, si festeggia il 14 maggio. Santa Lucia di Siniscola: Santa Lucia, si festeggia il 13 dicembre. Santa Margherita di Pula: Santa Margherita, si festeggia il 20 luglio. Santa Maria Coghinas: Santa Maria, si festeggia la prima domenica di maggio. Sant’Orsola: Sant’Orsola, si festeggia il 21 ottobre. Santa Reparata: Santa Reparata, si festeggia l’8 ottobre. Santa Sofia: Santa Sofia, si festeggia il 30 settembre. Santa Teresa Gallura: San Vittorio, Santa Teresa ´ vila, Sant’Isidoro, si festeggiano la d’A seconda domenica di ottobre. Santa Vittoria di Osilo: Santa Vittoria, si festeggia il 15 maggio. Santadi: San Nicola di Bari, si festeggia la prima domenica di settembre. Santu Lussurgiu: San Lussorio, si festeggia il 21 agosto. Sardara: San Gregorio Magno, si festeggia il 12 maggio e la prima domenica di settembre. Sarroch: Santa Vittoria, si festeggia la terza domenica di settembre. Sarule: Santa Lucia, si festeggia il martedı` dopo Pasqua. Sas Murtas di Posada: San Salvatore, si festeggia la seconda domenica di maggio. Sassari: San Nicola di Bari, si festeggia il 6 dicembre. Scano di Montiferro: San Pietro, si festeggia il 29 giugno. Sedilo: San Giovanni Battista, si festeggia il 24 giugno. Sedini: Sant’Andrea apostolo, si festeggia il 30 novembre. Segariu: San Giorgio, si festeggia il 23 aprile. Selargius: l’Assunta, si festeggia il 15 agosto. Selegas: Sant’Anna, si festeggia il 26 luglio. Semestene: San Giorgio, si festeggia il 23 aprile. Seneghe: San Sebastiano, si festeggia il 20 gennaio. Senis: San Giovanni Battista, si festeggia il 24 giugno. Sennariolo: Sant’Andrea apostolo, si festeggia il 30 novembre. Sennori: San Basilio Magno, si festeggia la terza domenica di giugno. Senorbı`: Santa Barbara, si fe-

steggia il 4 dicembre. Serbariu: Santi Narciso e Felice, si festeggiano il 28 ottobre. Serdiana: San Salvatore, si festeggia la seconda domenica di maggio. Serramanna: San Leonardo, si festeggia la prima domenica di novembre. Serrenti: Santa Vitalia, si festeggia il primo lunedı` di ottobre. Serri: San Basilio Magno, si festeggia il 1º settembre. Sestu: San Giorgio, si festeggia il 23 aprile, San Gemiliano la terza domenica di maggio. Settimo San Pietro: San Pietro Apostolo, si festeggia la prima domenica di settembre. Setzu: San Leonardo eremita, si festeggia il 6 novembre. Seui: San Rocco, si festeggia il 16 agosto. Seulo: Santi Cosma e Damiano, si festeggiano l’ultima domenica di settembre. Seuni: Santa Vittoria, si festeggia il terzo lunedı` di maggio. Siamaggiore: San Costantino, si festeggia il 23 aprile. Siamanna: Santa Lucia, si festeggia il 22 agosto. Siapiccia: San Nicola, si festeggia la prima domenica di settembre. Siddi: la Vergine delle Grazie, si festeggia il 2 luglio. Silanus: Sant’Antonio Abate, si festeggia il 17 gennaio. Silı`: San Michele Arcangelo, si festeggia il 29 settembre. Siligo: Santa Vittoria, si festeggia il 23 dicembre. Siliqua: San Giorgio, si festeggia il 23 aprile. Silius: Santa Felicita e Santa Perpetua, si festeggiano il secondo lunedı` di giugno. Simala: San Nicola di Bari, si festeggia il 6 dicembre. Simaxis: San Simmaco, si festeggia l’ultima domenica di gennaio. Sindia: San Demetrio, si festeggia il 17 ottobre. Sini: Santa Chiara, si festeggia il 12 agosto. Siniscola: San Giovanni Battista, si festeggia il 24 giugno. Sinnai: Santa Barbara, si festeggia la terza domenica di luglio. Siris: San Sebastiano, si festeggia il 20 gennaio. Sisini: San Pietro, si festeggia il 29 giugno. Siurgus Donigala: Santa Maria di Monserrato, si festeggia a Donigala l’8 settembre.

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Santi patroni e santi protettori Soddı`: Lo Spirito Santo, si festeggia il 1º settembre. Solanas (Cabras): San Pietro Apostolo, si festeggia il 29 giugno. Solarussa: San Gregorio Magno, si festeggia il secondo martedı` di ottobre. Soleminis: San Giacomo, si festeggia il 25 luglio. Sorgono: l’Assunta, si festeggia il 15 agosto. Sorradile: San Sebastiano, si festeggia il 20 gennaio. Sorso: San Pantaleo, si festeggia il 27 luglio. Stintino: la Madonna della Difesa, si festeggia l’8 settembre. Suelli: San Giorgio, si festeggia il lunedı` dopo Pentecoste. Suni: San Narciso, si festeggia la prima domenica di giugno. Tadasuni: San Nicola di Bari, si festeggia il 6 dicembre. Talana: Santa Marta, si festeggia la prima domenica di settembre. Telti: Sant’Anatolia e Santa Vittoria, si festeggiano la prima domenica di maggio. Tempio Pausania: San Paolo eremita, si festeggia la prima domenica di settembre. Tergu: Nostra Signora di Tergu, si festeggia il 1º maggio. Terralba: San Pietro Apostolo, si festeggia il 29 giugno. Terraseo: San Gioacchino, si festeggia il 26 luglio. Terresoli: San Giovanni Bosco, si festeggia il 15 agosto. Tertenia: l’Assunta, si festeggia il 15 agosto. Teti: la Madonna della Neve, si festeggia il 5 agosto. Teulada: Maria Santissima del Carmelo, si festeggia il 16 luglio. Thiesi: Santa Vittoria e la Beata Vergine di Seunis, si festeggiano l’8 settembre. Tiana: Sant’Elena, si festeggia il 18 agosto. Tinnura: Sant’Anna, si festeggia il 26 luglio. Tissi: Sant’Anastasia, si festeggia la seconda domenica di settembre. Tonara: San Gabriele Arcangelo, si festeggia il 2 `: Nostra Signora degli Anagosto. Torpe geli, si festeggia il 7 settembre. Torralba: San Pietro, si festeggia il 29 giugno. Tortolı`: Sant’Andrea apostolo, si festeggia il 30 novembre. Tramatza: Santa Maria Maddalena, si festeggia il 22 luglio. Tratalias: Santa Maria di

Monserrato, si festeggia il 27 maggio. Tresnuraghes: San Giorgio, si festeggia il 23 aprile. Triei: Santi Cosma e Damiano, si festeggiano il 26 settembre. ` d’Agultu: la SS. Trinita ` , si feTrinita steggia la domenica di Pentecoste. Tuili: Sant’Antonio Abate, si festeggia il 17 gennaio. Tula: Sant’Elena imperatrice, si festeggia il 21 maggio. Turri: San Sebastiano, si festeggia il 20 gennaio. Ula Tirso: Sant’Andrea apostolo, si festeggia il 30 novembre. Ulassai: Sant’Antioco, si festeggia la seconda domenica dopo Pasqua. Uras: Santa Maria Maddalena, si festeggia il 22 luglio. Uri: la Madonna di Paulis, si festeggia il 20 maggio. Urzulei: San Giorgio, si festeggia nella terza domenica di agosto. Usellus: San Bartolomeo, si fe` steggia il 24 agosto. Usini: la Nativita della Beata Vergine, si festeggia l’8 settembre. Ussana: San Sebastiano, si festeggia il 20 gennaio. Ussaramanna: San Quirico, si festeggia il 15 luglio. Ussassai: la Decollazione di San Giovanni Battista, si festeggia il 29 agosto. Uta: Santa Giusta, si festeggia il 14 maggio. Vacileddi: Sant’Antonio da Padova, si festeggia il 13 giugno. Valledoria: San Giuseppe, si festeggia il 19 marzo. Vallermosa: San Lucifero, si festeggia il 20 maggio. Viddalba: la Madonna di Pompei, si festeggia la seconda domenica di maggio. Vignola: Santa Maria, si festeggia l’8 maggio. Villa San Pietro: San Pietro Apostolo, si festeggia il 29 giugno. Villa Sant’Antonio: Sant’Antonio da Padova, si festeggia la prima domenica di giugno. Villacidro: Santa Barbara, si festeggia il 4 dicembre. Villagrande Strisaili: San Gabriele Arcangelo, si festeggia il 2 agosto. Villagreca: San Vito, si festeggia la terza domenica di maggio. Villamar: la Beata Vergine d’Itria, si festeggia la terza domenica di agosto. Villamassargia: la Madonna della Neve, si festeggia il 7 agosto. Vil-

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Santi patroni e santi protettori lanova Monteleone: San Leonardo, si festeggia l’11 giugno. Villanova Truschedu: Sant’Andrea apostolo, si festeggia il 30 novembre. Villanovatulo: San Giuliano, si festeggia la prima domenica di giugno. Villanovafranca: San Lorenzo, si festeggia il 10 agosto. Villanovaforru: San Francesco d’Assisi, si festeggia il 4 ottobre. Villaperuccio: la Beata Vergine del Rosario, si festeggia il 22 agosto. Villaputzu: San Giorgio, si festeggia il 15 maggio. Villasalto: Santa Barbara, si festeggia il 4 dicembre. Villasimius: San Gabriele, si festeggia il 24 marzo. Villasor: San Biagio, si festeggia il 3 febbraio. Villaspeciosa: l’Assunta, si festeggia il 15 agosto. Villaurbana: Santa Margherita, si festeggia il 15 marzo. Villa Verde: l’Assunta, si festeggia la seconda quindicina di agosto. Zeddiani: San Giuseppe, si festeggia il 1 maggio. Zeppara: San Simeone vescovo, si festeggia il 18 febbraio. Zerfa` Trasfigurato, si festeggia il 6 liu: Gesu agosto. Zuri: San Pietro Apostolo, si festeggia il 29 giugno. In Sardegna, si festeggiano anche i pro` diffusi tra i mestieri. I tettori dei piu ` noti tra questi sono: piu 2. SANTI PROTETTORI DEI MESTIERI Agenti di custodia: Sant’Ippolito, Sant’Adriano. Agricoltori: Sant’Isidoro, San Biagio. Albergatori: San Giovanni Battista. Artigiani: San Luca e San Nicola. Artisti: San Luca, San Giovanni. Autisti: San Cristoforo. Avvocati: San ˜ afort. Balie: Sant’ARaimondo di Pen gata. Bancari: San Matteo. Barbieri: Santi Cosma e Damiano. Baristi: Sant’Amando. Becchini: Sant’Antonio. Boscaioli: Sant’Anna. Bottai: San Firmino. Cacciatori: Sant’Uberto. Calzolai: San Pietro e San Marco. Carbonai: San Lorenzo e San Teobaldo. Carpentieri: San Giuseppe. Carrettieri: Sant’Eligio. Cartolai: San Giovanni. Chirurghi: Santi Cosma e Damiano. Commer-

cianti: San Gottardo. Conciatori: San Marco, San Giovanni Battista. Cuochi: San Pasquale Baylon. Dentisti: Sant’Apollonia. Domestici: Santa Zita. Droghieri: Sant’Antonio e San Giacomo. Elettricisti: Santa Lucia. Fabbri: Sant’Adriano. Facchini: San Cristoforo. Falegnami: San Giuseppe. Farmacisti: San Marco e San Giacomo. Fiorai: Santa Rosa da Lima. Fornai: San Clemente. Fotografi: Santa Veronica. Fruttivendoli: San Cristoforo. Giardinieri: Santa Rosa da Lima. Giornalisti: San Francesco di Sales. Idraulici: San Fabiano. Infermieri: San Giovanni di Dio. Ingegneri: San Benedetto. Lavandaie: Santa Veronica. Librai: San Tommaso d’Aquino. Macellai: Sant’Antonio, San Bartolomeo. Maestri: San Giovanni Battista. Magistrati: Sant’Ivo di Bretagna. Maniscalchi: Sant’Eligio. Marinai: San Giovanni Nepomuceno, San Nicola. Marmisti: San Luigi re di Francia. Meccanici: Sant’Eligio. Medici: Santi Cosma e Damiano. Mietitori: San Pietro. Militari: San Giorgio, San Maurizio. Minatori: San Patrizio, Sant’Anna. Mugnai: Santa Verena. Muratori: San Luigi re di Francia. Naviganti: Madonna di Bonaria. Negozianti: San Frumenzio. Notai: San Marco. Operai: San Giuseppe. Orefici: Sant’Anna e San Bernardo. Orologiai: San Pietro. Ostetriche: San Raimondo Nonnato. Osti: Santa Marta, San Martino. Panettieri: San Firmino. Parrucchieri: Santa Maria Maddalena. Pasticcieri: San Pasquale Baylon. Pastori: San Vito, Sant’Egidio. Pescatori: San Pietro. Pescivendoli: San Pietro. Pittori: San Marco, San Luca. Postini: San Cristoforo. Profumieri: Santa Maria Maddalena. Ragionieri: San Matteo. Rosticcieri: San Lorenzo. Salumieri: Santa Rita da Cascia. Scaricatori: San Cristoforo. Selciatori: San Rocco. Sellai: San Giorgio. Stiratrici: Santa Chiara. Tagliapietre: San

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Santi patroni e santi protettori Martino. Tessitori: Sant’Agata. Tipografi: Sant’Agostino. Tornitori: San Bernardo. Tosatori: Sant’Antonio. Vasai: Santa Radegonda. Vendemmiatori: San Martino di Tours. Veterinari: Sant’Eligio. Vetrai: San Marco. Vetturini: Sant’Eligio. Vigili del Fuoco: San Floriano. Vignaioli: San Servizio. Viticoltori: San Martino di Tours. 3. SANTI PROTETTORI Infine abbiamo santi protettori di categorie sociali particolari: Bambini: San Nicola da Tolentino. Bambini malati: Sant’Antonio da Padova. Carcerati: San Giovanni Battista, San Vincenzo de Paoli. Celibi: Sant’Ermanno. Clero: San Vincenzo Pallotti. Condannati a morte: San Disma, San Valerio. Confessori: Sant’Alfonso dei Liguori. Emigranti: San Francesco Saverio. Eremiti: Sant’Antonio. Esiliati: Sant’Ilario da Poitiers. Fanciulli: San Pancrazio. Fidanzati: Sant’Agnese. Forze armate: Santa Genoveffa. Gente di colore: San Benedetto il Moro. Gestanti: Santa Maria di Oigines. Giovani: San Giovanni Bosco. Giovinette: Santa Maria Goretti. Guardie di Finanza: San Matteo. Guardie forestali: Sant’Uberto. Madri di famiglia: Sant’Anna. Militari: San Giorgio. Missionari: Santa Teresa ` Bambino. Naufraghi: Sant’Edel Gesu rasmo. Neonati: San Raimondo Nonnato. Oppressi: San Nicola da Tolentino. Orfani e trovatelli: Sant’Antonio da Padova, San Vincenzo de Paoli. Padri di famiglia: San Giuseppe. Partorienti: Santa Felicita, San Domenico Savio. Pellegrini: San Cristoforo, San Rocco. Poveri: Sant’Ivo e San Nicola. Predicatori: San Bernardino da Siena. Prigionieri: Sant’Antonio da Padova. Puerpere: Sant’Agata, Sant’Anna. Ragazze: Santa Blandina. Reclute: Sant’Antonio da Padova. Studenti: San Tommaso d’Aquino. Turisti: San Fran-

cesco Saverio. Vedove: Santa Francesca Romana. 4. SANTI PROTETTORI DEGLI ANIMALI Animali domestici: Santa Valburga. Bestiame: Sant’Antonio, San Biagio. Bovini: Santa Brigida, San Carmelo. Cani da caccia: Sant’Uberto. Cavalli: San Marcello, San Giorgio. Gallinacei: San Gallo. Gatti: Santa Gertrude. Suini: San Gildas. Volatili: San Gallo. 5. PROTETTORI DALLE MALATTIE Alienati: Santa Dinfna. Angina Pectoris: San Biagio. Apoplessia: San Volfango. Avvelenamento: San Giovanni. Bambini malati: Sant’Antonio da Padova. Calcoli renali: Santi Cosma e Da` : Santa Lucia. Ciechi: San miano. Cecita Tommaso. Colera: San Rocco. Dissenteria: San Martino di Tours. Emicrania: San Giovanni Battista. Emorragie: Santa Casilda. Emorroidi: San Fiacrio. Enterite: Santi Cosma e Damiano. Epilessia: Santa Dinfna. Ernia: San Corrado. Febbri: Sant’Anna. Febbricitanti: Beato Rizziero. Fuoco di Sant’Antonio: Sant’Antonio Abate. Geloni: San Pancrazio. Gotta: Sant’Andrea. Idropisia: Santi Cosma e Damiano. Infiammazioni: San Benedetto. Lebbra: Sant’Egidio. Lombaggini: San Lorenzo. Mal di denti: Sant’Apollonia. Mal di gola: San Biagio. Mal d’orecchie: Sant’Eligio. Mal di stomaco: Sant’Erasmo. Malaria: San Sigismondo. Malattie cardiache: Santa ´ vila. Malattie del fegato: San Teresa d’A Brizio. Malattie intestinali: Sant’Erasmo. Malattie mentali: San Pantaleone. Malattie delle ossa: San Servizio. Malattie della pelle: Sant’Antonio e San Giorgio. Malattie dei polmoni: San Bernardino da Siena. Malattie veneree: Sant’Antonio e San Giorgio. Moribondi: Santa Geltrude di Nivelles. Paralitici: Santa Giovanna di Francia. Peste: San Sebastiano. Punture di insetti: San Vito. Rabbia: Sant’Uberto. Raffreddore: San Mauro. Raucedine: San Bernar-

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Santolina delle spiagge dino da Siena. Reumatismi: San Giacomo. Scabbia: San Marco. Sciatica: San Mauro. Scottature: San Lorenzo e San Giovanni. Singhiozzo: San Biagio. Slogature: San Felice. Torcicollo: Sant’Andrea. Tosse: San Biagio e Sant’Agostino. Tubercolosi: San Pantaleone. Tumori: Sant’Elena. Ulcere: Sant’Eligio. Vaiolo: Santa Rita da Cascia. Varici: Sant’Antonio. Vomiti: Santa Giuliana.

Santolina delle spiagge Pianta della famiglia delle Composite (Otanthus maritimus (L.) Hoffmanns. et Link o Diotis maritima (L.) Desf. ex Cass.). Piccolo cespuglio litoraneo, aromatico, con foglie e fusti ricoperti da una fitta peluria argentata; le foglie sono sessili, oblunghe, con margine liscio o finemente seghettato; i fiori, corolle tubulose gialle, sono riuniti in capolini sfe` un achenio ricurvo. Crerici; il frutto e sce sulle sabbie e fiorisce per tutta l’estate. (Per Santolina corsica e Santolina insularis = Crespolina). [MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]

San Tommaso Marchesato. Comprendeva i villaggi di Gesico e di Goni e fu istituito nel 1747 per Maria Cervellon, ` dal fisco per 9000 scudi. che lo acquisto La nuova feudataria ebbe un’amplis` di disporre del feudo, desima facolta signando come erede chi avesse voluto tra i figli maschi o le femmine.

Santoni, Vincenzo Archeologo (n. Oro` entrato telli 1940). Dopo la laurea e nella carriera delle Soprintendenze archeologiche. Ha diretto il Museo archeologico di Cagliari e da qualche ` soprintendente archeologo per anno e le province di Cagliari e di Oristano. Ha diretto importanti scavi in diverse ` delle due province, in particolocalita lare gli scavi a Seruci tra il 1983 e il 1988 e gli scavi e il consolidamento del nuraghe Losa tra il 1989 e il 1990. Ha dato grande impulso agli scavi di Pani Loriga. Ha pubblicato molti lavori di

notevole interesse scientifico, tra cui: Il dolmen di Sculacacca-Oniferi, ‘‘Studi sardi’’, XXII, 1973; Nota preliminare sulla tipologia delle grotticelle funerarie in Sardegna, ‘‘Archivio storico sardo’’, XXX, 1976; Nota di protostoria nura`ce de gica, in Les ce´ramiques de la Gre l’Est et leur diffusion en Occident, 1976; Osservazioni sulla protostoria della Sar´ cole franc ´langes de l’E degna, ‘‘Me ¸aise de Rome’’, LXXXIX, 1977; Il villaggio nuragico di Tharros. Campagna 1977, ‘‘Rivista di Studi fenici’’, VI, 1, 1978; Quando i sardi avevano un’architettura, ‘‘Nazione sarda’’, 1978; Nota di protostoria nuragica, ‘‘Colloques internationaux du Centre National de la recherche scientifique’’, 569, 1978; Il segno del ` dei potere, in Nur. La misteriosa civilta sardi (a cura di Dino Sanna), 1980; Il ` neolitica, ‘‘Le mondo del sacro in Eta Scienze’’, XV, vol. XIX, 1982; CabrasCuccuru S’Arriu. Nota preliminare di scavo 1978-1980, ‘‘Rivista di Studi fenici’’, X, parte I, 1982; La preistoria, in Villasimius. Prime testimonianze archeologiche nel territorio, 1982; Com` Mitza Cucplesso Cuccureddus-Localita cureddus, in Villaspeciosa. Censimento archeologico del territorio, 1984; I templi ` nuragica, in Sardegna preistoin Eta rica. Nuraghi a Milano, 1985; Il villaggio nuragico di Muru Mannu, ‘‘Rivista di Studi fenici’’, XII, 1, 1985; Le stazioni nuragiche dello stagno di S. Gilla, in Santa Igia capitale giudicale, 1986; Ceramica fenicia nel nuraghe Sirai di Carbonia, ‘‘Rivista di Studi fenici’’, XIV, 2, 1986; Il complesso nuragico del Rimedio (con S. Sebis), ‘‘Nuovo Bullettino archeologico sardo’’, 1, 1986; Cultura e ambiente, in Atti della I Conferenza regionale sui Beni culturali e ambientali, 1986; L’isolato A del villaggio nuragico di Seruci. Lo scavo della capanna n. 5 (con G. Bacco), in Un millennio di relazioni tra la Sardegna e i paesi del Mediterra-

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Santoni neo. Atti del II Convegno di studi di Selargius 1986, La Sardegna tra il secondo e il primo millennio a.C., 1987; Le stazioni nuragiche all’aperto nell’entroterra del golfo di Cagliari, in Cultura del paesaggio e metodi del territorio, 1987; Cabras. Necropoli neolitica sull’isolotto Cuccuru S’Arriu, in Memorabilia. Il futuro della memoria, 1987; sette schede, Oristano origine e sviluppo (con Raimondo Zucca e Giuseppe Pau), Il materiale preistorico e protostorico [a Oristano], Padria. Origine ed assetto del museo (con F. Galli e G. Tore), Padria. Territorio e materiali (con G. Tore e F. Galli), I materiali pre-protostorici [a Padria], Carbonia (con Piero Bartoloni e S.F. Bondı`), Il repertorio preistorico e protostorico [a Carbonia], tutte in L’Antiquarium arborense e i civici musei archeologici della Sardegna, 1988; Lo scavo del nuraghe Candala di Sorradile e le indagini territoriali al lago Omodeo (con G. Bacco) ‘‘Quaderni della Soprintendenza archeologica per le province di Cagliari e Oristano’’, 4, 1988; La valorizzazione del nuraghe Losa di Abbasanta, in Atti del I Seminario internazionale ‘‘La musealizzazione delle zone archeologiche’’, 1988; Carbonia. Museo e territorio, in Museo di Villa Sulcis. Primi documenti, 1988; Le tombe neolitiche di Cuccuru S’Arriu, ‘‘Quaderni didattici della Soprintendenza archeologica per le province di Cagliari e Oristano’’, 1, 1988; Cuccuru S’Arriu-Cabras. Il sito di cultura di San Michele di Ozieri. Dati preliminari, in La cultura di Ozieri. Problematiche e nuove acquisizioni, 1989; ` prenuragica. Il Neolitico. L’EneoL’Eta ` nuralitico (con Enrico Atzeni), e L’Eta gica. Dal bronzo finale all’orientalizzante, entrambi in Il Museo archeologico nazionale di Cagliari, 1989; La preistoria e la protostoria, in Sulcis, vol. III della collana ‘‘Itinerari fenici e pu` prenuragica. I reperti nici’’, 1989; L’Eta

di cultura San Michele e San Giuseppe. I materiali preistorici, entrambi in Padria. Museo civico archeologico, 1989; L’isolato A del villaggio nuragico di Seruci-Gonnesa. Lo scavo dei vani 3 e 6 (con G. Bacco), ‘‘Quaderni della Soprintendenza archeologica per le Province di Cagliari e Oristano’’, 5, 1988; Il territorio in epoca nuragica, in La provincia di Oristano. L’orma della storia, I, 1990; Il periodo nuragico: architettura e produzione materiale, in Sardegna archeologica, catalogo della mostra, 1990; Nuraghe Piscu. L’orientalizzante antico e medio, Suelli (Cagliari), ‘‘Bollettino di Archeologia’’, 3, 1990; L’orientalizzante antico medio della capanna n. 1 del nuraghe Piscu di Suelli, ‘‘Quaderni della Soprintendenza archeologica per le province di Cagliari e Oristano’’, ` preistorica e protostorica e 6, 1990; L’Eta Nuraghe Su Nuraxi, Sisini (con C. Tronchetti), entrambi in Il Museo Sa Domu Nosta, 1990; Il nuraghe Losa di Abbasanta, ‘‘Quaderni didattici della Soprintendenza archeologica per le province di Cagliari e Oristano’’, 4, 1990; ` della Soprintendenza archeoL’attivita logica per le province di Cagliari e di Oristano, in Le sepolture in Sardegna tra il IVe VII secolo. IV Convegno di studi sull’archeologia tardoromana e medioevale, Cuglieri 1987, 1990; Soleminis. ` nuragica Documenti materiali di Eta (con G. Bacco), in Soleminis. Un paese e la sua storia, 1991; Il nuraghe Cabulas di Milis-Oristano: preesistenze e riuso, in L’Africa romana. Atti dell’VIII Convegno di studi, 1991; Suelli. Nota preliminare sull’orientalizzante antico medio della capanna n. 1 del nuraghe Piscu e Seruci-Gonnesa. Insediamento nura` del bronzo, entrambi in gico dell’Eta Atti del II Congresso internazionale di Studi fenici e punici, Roma 1987, III, 1991; Il complesso nuragico di Su Monte in territorio di Sorradile (con G. Bacco),

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Santoni Rugiu ‘‘Quaderni della Soprintendenza archeologica per le province di Cagliari e Oristano’’, 8, 1991; Nuraghe Piscu di Suelli. Documenti materiali del Bronzo medio recente, in Un millennio di relazioni tra la Sardegna e i paesi del Mediterraneo. Atti del III Convegno di studi di Selargius 1987: ‘‘La Sardegna nel Mediterraneo tra il Bronzo medio e il Bronzo recente (XVI-XIII sec. a.C.)’’, 1992; Il nuraghe Baumendula di Villaurbana, Oristano, in Sardinia antiqua. Studi in onore di Piero Meloni per il suo 70º compleanno, 1992; Cabras. Cuccuru S’Arriu. L’orizzonte eneolitico sub Ozieri, ‘‘Quaderni della Soprintendenza archeologica per le province di Cagliari e Oristano’’, 8, 1992; La necropoli di Cuccuru S’Arriu e i paleosardi ` ), medio-neolitici (con Franco Germana ‘‘Quaderni della Soprintendenza archeologica per le province di Cagliari e Oristano’’, 9, 1992; Cuccuru S’Arriu. L’orizzonte eneolitico sub Ozieri, in Sardinia in the Mediterranean: a Footprint in the Sea. Studies in Sardinian Archaeology, 1992; Cagliari. Preistoria o protostoria, in Lo scavo di via Brenta, supplemento ai ‘‘Quaderni della Soprintendenza archeologica per le province di Cagliari e Oristano’’, 1993; Il mistero di Santa Gilla. Preistoria e protostoria nel territorio della laguna, ‘‘Archeologia viva’’, XII, 37, 1993; Il nuraghe San Giovanni di Villaurbana-Siamanna, in Sardegna, Mediterraneo, ` Moderna. Atlantico tra Medioevo e Eta Studi storici in memoria di Alberto Boscolo, I, 1993; L’architettura e la produzione materiale nuragica e La necropoli a incinerazione, entrambi in Il nuraghe Losa di Abbasanta. Appendice, supplemento dei ‘‘Quaderni della Soprintendenza archeologica per le province di Cagliari e Oristano’’, 1993; Il Neolitico medio a Cuccuru S’Arriu di Cabras, in La ceramica racconta la sua storia. Atti

del Convegno ‘‘La ceramica artistica, d’uso e da costruzione nell’Oristanese dal Neolitico ai giorni nostri’’, 1995; I Nuragici e i fenici: modi d’incontro. Osservazioni preliminari, in I Fenici, ieri, oggi, domani, 1995; tre capitoli, Il sito preistorico di Cuccuru S’Arriu, La necropoli ipogeica di Sas Concas-Oniferi, Museo archeologico nazionale di Cagliari (con Luisanna Usai), tutti in Sardegna, vol. II della collana ‘‘Guide archeologiche. Preistoria e Protostoria in Italia’’, 1995; Domus de janas in loca` Cannas di Sotto-Carbonia (con Luilita sanna Usai), in Carbonia e il Sulcis. Archeologia e territorio, 1995; La statuina femminile di Santa Mariedda di Olbia, in Da Olbia a Olbı`a. 2500 anni di storia ` mediterranea, I (a cura di di una citta Attilio Mastino e Paola Ruggeri), 1996; Rappresentazione scenica del bronzetto di Ittiri, ‘‘Quaderni della Soprintendenza archeologica per le province di Cagliari e Oristano’’, 12, 1996; due comunicazioni, Il Neolitico superiore di Cuccuru S’Arriu. Cabras (con L. Usai), The aeneolithic settlement in South western Sardinia (con L. Usai) in The Sections of XIII international Congress of Prehistoric and Protohistoric Sciences, 1996; Museo archeologico nazionale di Cagliari, in Guida ai musei e alle collezioni della Sardegna, 1997; La rappresentazione scenica del bronzetto di Ittiri e la produzione figurata barbaricino mediterraneizzante, in Launeddas. La storia, i protagonisti, la discografia, 1997; L’orizzonte Neolitico superiore di Cuccuru S’Arriu di Cabras. Le sacche C.S.A nn. 377, 380/1979 e n. 2/1989 (con G. Bacco e D. Sabatini), in La cultura di Ozieri. La Sardegna e il Mediterraneo tra il IVe il III millennio, 1997.

Santoni Rugiu, Antonio Docente di Pedagogia (n. Sassari 1921). Dopo es` sersi laureato in Filosofia a Roma, si e dedicato alla ricerca e ha intrapreso la

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Santo Stefano carriera universitaria. Dopo la libera ` diventata docenza in Pedagogia, che e la sua disciplina d’elezione, dal 1962 ` di ha insegnato presso l’Universita ` trasferito presso Trieste e dal 1967 si e ` di Firenze, dove ha prosel’Universita guito a insegnare fino al suo collocamento a riposo. Ricco di interessi per i problemi della scuola, tra il 1966 e il ` stato direttore della prestigiosa 1976 e `’’ e ha collaborato rivista ‘‘Scuola e citta alla commissione di indagine sulla ` autore di numerose Scuola Italiana. E pubblicazioni di alto livello scientifico, tra cui: Il professore nella scuola italiana, 1959; Educatori oggi e domani, 1966; Guida alle Scienze dell’educazione, 1974; Crisi del rapporto educativo, 1975; Storia sociale dell’educazione, 1979.

Santoreggia Pianta della famiglia delle Labiate (Satureja timbra L.). Piccolo arbusto aromatico diffuso in tutto il bacino del Mediterraneo medio` presente in Italia in un’uorientale, e ` : il colle di San Michele, nica localita alla periferia di Cagliari. Ha rametti pelosi, rossastri; le foglie sono piccole, pelose, con nervature marcate, fitte ` sulla base dei rami, via via sempre piu rade verso l’apice; i fiori sono lilla, a gruppi di due all’ascella fogliare; i frutti sono acheni rotondeggianti. Il ` calcareo, in vicisubstrato ideale e nanza delle coste; fiorisce in prima` , la s. e ` inserita vera. Per la sua rarita nell’elenco delle piante da sottoporre a vincolo di protezione in base alla proposta di L.R. n. 184/2001. [MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]

Sant’Orsola Centro abitato della provincia di Sassari, frazione di Sassari (da cui dista 3 km), con circa 3000 abitanti, posto a 200 m sul livello del mare a nord-ovest del comune capoluogo, a breve distanza dalla superstrada per

Porto Torres. Regione storica: Fluminargia. Archidiocesi di Sassari. & TERRITORIO Il territorio e ` costituito dal tavolato calcareo sul quale sorge anche Sassari, che digrada dolcemente verso il litorale del golfo dell’Asinara. Terreni fertili e ricchi d’acqua, coltivati tradizionalmente a orto e ce` aride a oliveto. La reali, nelle parti piu frazione comunica facilmente attraverso una breve bretella che la unisce alla superstrada; dispone anche di una fermata lungo la linea ferroviaria Sassari-Porto Torres. & STORIA Il primo nucleo abitato si ` nel corso del secolo XVIII nei sviluppo territori che appartenevano alla famiglia Cugia. Nel corso del secolo XIX divenne una piccola borgata di agricoltori; dal secondo dopoguerra in poi si ` trasformato in un elegante quartiere e residenziale, costituito per massima parte di case unifamiliari con terreno. & PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE All’ingresso dell’abitato si trova la piccola chiesa di Sant’Orsola, fatta costruire nel Settecento dai Cugia ` , come ricorda una nella loro proprieta lapide che si conserva all’interno: era allora la loro cappella gentilizia. Ha un’aula ottagonale coperta da una cu` lineare, completata pola; la facciata e da un timpano, e si affaccia su una scenografica scalinata.

Santo Stefano Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato di Gallura, compreso nella curatoria della Balariana. Estinta la dinastia dei Visconti, fu amministrato da funzionari pisani. Subito dopo la `a conquista catalano-aragonese entro far parte del Regnum Sardiniae, ma i suoi abitanti tennero un atteggiamento ostile nei confronti dei nuovi venuti. Nel 1330 fu attaccato dalle truppe di Raimondo Cardona e nel 1331 fu compreso nel feudo concesso allo stesso

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Santo Stefano di Posada ` morı` nel 1337. Negli Cardona, che pero anni che seguirono il villaggio fu ininterrottamente teatro di tutte le guerre che si susseguirono in Sardegna; subı` gravi danni e dopo il 1366 fu occupato dalle truppe del giudice d’Arborea. La sua popolazione diminuı` rapidamente e prima della fine del secolo era completamente spopolato.

Santo Stefano di Posada Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato di Gallura, compreso nella curatoria di Posada. ` di Posada. L’abiSorgeva in prossimita ` nel secolo XI attorno tato si sviluppo all’omonima corte che fu donata ai Vittorini di Marsiglia nel 1089. Quando questi abbandonarono il territorio, prima del 1135, anche il villaggio decadde e scomparve entro il secolo XIII.

Santu Arenti Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato di Cagliari, compreso nella curatoria del Sigerro. Sorgeva a pochi chilometri da Villamassargia. Dopo la fine del giudicato, nella divisione del 1258 fu incluso nella parte toccata ai Della Gherardesca. Alcuni anni dopo la famiglia procedette a un’ulteriore divisione tra i suoi due rami e il villag` ai discendenti del conte Ghegio tocco rardo. Dopo la conquista catalano-ara` alla Cogonese essi giurarono fedelta ` a far rona d’Aragona e il villaggio entro parte del Regnum Sardiniae. Essi pertanto riuscirono a conservarne il possesso come feudo della Corona d’Ara` , nei degona; il piccolo centro, pero ` completacenni successivi si spopolo mente.

Santuccio (o Santucho) Famiglia algherese (secc. XVI-XIX). Le sue notizie risalgono al secolo XVI, quando i suoi membri acquistarono una discreta condizione economica e notevole con` cittasiderazione in seno alla societa dina. Nel 1627 ottennero il cavalierato

ereditario con un Antonio Angelo al quale nel 1636 fu concessa anche la no` . I suoi figli Ambrogio e Michele bilta diedero vita a due rami della famiglia. Ramo di Ambrogio. Ambrogio, sposata una Torrellas nel 1650, si trasferı` a Cagliari e nel 1653 fu ammesso allo Stamento militare durante il parlamento Lemos; dal suo matrimonio nacquero diversi figli che continuarono a risiedere a Cagliari, formando a loro volta alcuni altri rami. La loro discendenza si estinse nel corso del secolo XVIII. ` a Ramo di Michele. Michele continuo risiedere ad Alghero; da suo nipote Fr a n c e s c o , g i u d i c e d e l l a Re a le Udienza, nacque Antioco, che morendo nel 1804 ultimo della famiglia la` i suoi beni all’Ospedale di Sassari. scio

Santuccio, Antioco Governatore di Sassari (Sassari 1723-Cagliari 1804). ` nella carCompletati gli studi, entro riera militare. Legittimista e profondamente attaccato alla dinastia, fu nomi´ nato capitano della guardia del vicere e nel 1794 fu nominato governatore di Sassari e riformatore del Logudoro. Non comprese il significato delle forti tensioni che laceravano l’isola e finı` per essere travolto dai moti angioyani. Quando, il 28 dicembre del 1795, l’armata di contadini e vassalli in rivolta ` l’assedio di Sascontro i baroni inizio sari, dopo aver tentato inutilmente di ` e di resistere al loro ingresso in citta convincere i cittadini ad aiutarlo, si di` favorevole alla resa. Entrati in chiaro `, i rivoltosi lo arrestarono assieme citta all’arcivescovo e lo chiusero nel convento di Sant’Agostino. Tre giorni dopo venne condotto verso Cagliari da Francesco Cilocco e da Gioacchino Mundula, ma fu liberato a Sardara per ordine degli Stamenti. Nel 1796, dopo la fuga dell’Angioy dall’isola, venne re` mai stituito al suo ufficio, ma non torno ` a Sassari. Collocato a riposo, contipiu

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Santu Lussurgiu ` a vivere a Cagliari dedicandosi nuo `. Morı` nel 1804, ulalle opere di pieta timo della sua famiglia, lasciando l’intero patrimonio personale all’Ospedale di Sassari.

Santuccio, Francesco Giurista (Sas` sec. sari, fine sec. XVII-ivi, prima meta ` XVIII). Studioso di diritto, si procuro notevole stima, per cui fu nominato giudice della Reale Udienza.

Santu Lussurgiu – Veduta del centro abitato.

Santu Lussurgiu Comune della provincia di Oristano, compreso nella ` montana, con 2664 abiXIV Comunita tanti (al 2004), posto a 503 m sul livello del mare alle falde sud-orientali del monte Ferru. Regione storica: Montiferru. Diocesi di Alghero-Bosa. & TERRITORIO Il territorio comunale, di forma grosso modo trapezoidale con un prolungamento verso la costa occidentale, si estende per 99,67 km2, compresa la frazione di San Leonardo di Siete Fuentes (=), e confina a nord con Cuglieri, Scano di Montiferro e Borore, a est con Norbello e Abbasanta, a sud con Paulilatino, Bonarcado e Seneghe, a ovest con Cuglieri. Si tratta di un territorio montano, caratterizzato a tratti da bosco e da aree di rimboschimento, a tratti da pascolo, coltivato solo in al` riparate. Alcuni corsi cune parti piu d’acqua che si formano nel pendio montano si dirigono verso il Rio di Mare Foghe, che finisce nello stagno

di Cabras. Il paese comunica per mezzo di una strada provinciale che parte da Macomer e prosegue poi per Bonarcado e la piana oristanese. & STORIA Il territorio e ` ricco di testimonianze prenuragiche e nuragiche; era stato abitato anche in epoca ro` di origini mana ma l’attuale centro e medioevali. Secondo una tradizione popolare sarebbe sorto a opera di un gruppo di abitanti di San Leonardo che nel secolo XI avrebbe lasciato il suo villaggio in seguito a un imprecisato evento straordinario. Apparteneva al giudicato di Torres e, dopo l’estinzione della famiglia giudicale, il ´ con tutta giudice d’Arborea lo annette la curatoria al suo stato. Caduto il giu` a far dicato d’Arborea, nel 1417 entro parte del grande feudo concesso a Gu` nel ˜ ans che pero glielmo di Montan 1421 lo rivendette alla famiglia Zatrillas. Questi tennero il paese fino al 1661 quando, con la morte di Giuseppe che ` a Francesca Zanon aveva figli, passo trillas, l’avventurosa protagonista della complicata vicenda seguita all’assassinio di suo marito il marchese ´ Camarassa. di Laconi (=) e del vicere In seguito a questa vicenda la marchesa era stata costretta a lasciare la Sardegna: nel 1669 S.L., unitamente a tutti gli altri beni che le appartenevano, fu confiscato. Per il suo possesso si aprı` una lunghissima lite tra numerosi pretendenti alla successione che ` alcuni decenni e consentı` agli duro abitanti di godere di una relativa li` dai vincoli feudali. La vicenda si berta concluse nel 1731 quando la lite fu risolta con un compromesso e con una divisione tra i Manca Guiso, gli Zatril` s. las del ramo di Villaclara e i Genove Cosı` S.L., inclusa nella baronia del ` ai Manca Guiso marMontiferru, passo chesi di Albis. Il rapporto con i nuovi ` dei migliori a feudatari non fu pero

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Santu Lussurgiu causa di una cattiva amministrazione del feudo e dell’eccessiva durezza nel pretendere il pagamento dei tributi feudali. Nel 1788 i Manca Guiso si ` agli Amat, ma estinsero e S.L. passo neanche con questi la situazione mi` , e quando nel 1795 scoppiarono glioro i moti antifeudali i lussurgesi vi presero parte guidati da Michele Obino e altri che erano legati a Giovanni Maria Angioy; gli abitanti si sollevarono ancora nel 1800. Nel 1821 S.L. fu creato capoluogo di mandamento e incluso nella provincia di Oristano; nel 1848 ` a far parte della divisione ammientro nistrativa di Cagliari e dal 1859 dell’omonima provincia. Degli anni Quaranta di questo secolo abbiamo la viva testimonianza di Vittorio Angius: «In S.L. sono famiglie 925 e anime (anno 1840) 4469 distinte in maggiori 3324, delle quali 1665 nel sesso maschile e 1659 nel femminile, e in minori di anni 20 1145, delle quali 580 nel sesso maschile e 565 nel femminile. Le risultanze del decennio furono di annuali matrimoni 40, nascite 125, morti 65. Professioni. Sono applicati all’agricoltura uomini 525, alla pastorizia 185, a’ mestieri 85, al negozio 40. Quindi si hanno preti 26, frati 12, impiegati civili 20, maestri di scuola 1, avvocati 1, procuratori 4, notai 5, medici 1, chirurghi 1, flebotomi 1, farmacisti 1, una levatrice. Tra le altre arti fiorisce quella de’ falegnami, sia nel segare tavole, travicelli e doghe di castagno, sia in altre opere meno grossolane. Le botti fabbricate da’ lussurgiesi sono molto ` i paesi d’intorno si riputate, e pero provvedono da questi artefici. Dopo i ` i gualchierai, sempre falegnami notero ` gualoccupati nelle venticinque e piu chiere che si hanno ne’ rivi a sodare il sajo tessuto nel paese, e in quegli altri paesi del Logudoro che mancano di comodo siffatto. Finalmente sono in S.L.

` di quaranta distillatorı`e, delle piu quali si provvede a molti paesi. Le donne sempre laboriose, studiano nel filare e tessere il lino e la lana, in tin` gere il sajo a color nero e rosso; ed e tanto il prodotto, che possono soddisfare alle molte domande che son fatte anche da’ paesi lontani. Il pettine ` di 300 tesuona continuamente in piu lai. Le famiglie possidenti sono circa 780, le nobili hanno circa 50 persone. Alla scuola primaria concorrono circa 20 fanciulli, che ciascun vede quanta parte sieno de’ 350 che sono nel paese ´ molto si puo ` lotra gli anni 7 e 14. Ne dare il profitto de’ medesimi per tutte ` da se ´ quelle ragioni che il lettore puo pensare. Agricoltura. Le terre lussurgiesi, come generalmente sono le montane, pajono men idonee al frumento, ` che si che all’orzo. L’ordinaria quantita ` di starelli 1500 di grano, e semina e 2400 d’orzo. Il grano nella comune non moltiplica sopra il 6, l’orzo spesso sopravanza il 12. Sono alcuni anni, da che ` cominciata la coltivazione del si e ` distengrano turco, e va sempre piu dendosi, essendo molti siti utilissimi a tale specie. Pastorizia. I lussurgiesi educano molto bestiame. Le cavalle si ` o meno capi computano esser poco piu 450, e in gran parte domite; i cavalli circa 90; le vacche sommeranno a capi 4000, i buoi a 800, le pecore a 15 000; i porci a 3000, i majali a 150; le capre ´ sono sono in piccol numero perche poco salutari a questa specie i pascoli molto nutrienti de’ monti prossimi. In essi abbondano i mori, e quel frutto au` causa della mortalita ` che altunnale e lora si patisce in quella specie. Le vacche e le pecore quando torna la stagione invernale emigrano in luoghi ` tepidi, nelle terre della valle arbopiu rese o nelle maremme del Sinis. Le ma` frequenti nel bestiame luslattie piu surgiese sono nel cavallo e nel bue il

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Santu Lussurgiu carbonchio, nel bue e nella pecora su baddinzu (toenia hydatigena), nella pe` cora e nel porco i vajuolo. Il porco e pure molto soggetto all’angina. La presenza d’un veterinario ha giovato a’ pastori, a’ quali furono insegnati medicamenti e metodi curativi per le malattie ` comuni, cui andavano soggette in piu questo territorio le varie specie». Nel 1927 S.L. fu aggregato nella provincia di Nuoro ma dal 1974, quando fu istituita la nuova provincia di Oristano, ` a farne parte. torno

Santu Lussurgiu – Cascata dei Mulini. & ECONOMIA Le attivita ` di base della sua economia sono l’allevamento del bestiame, in particolare di bovini (il celebre bue rosso, una razza sarda di grande pregio), ma anche di ovini, suini e caprini; e l’agricoltura, in particolare la cerealicoltura, la viticoltura, l’olivicoltura e la frutticoltura. Negli ultimi decenni si sta sviluppando an` industriale nei settori aliche l’attivita mentare, lattiero-caseario (le famose forme di caciocavallo note come casiz-

zolus), tessile, metallurgico, edilizio, della distillazione (la celebre acquardente o filuferru) e della lavorazione ` discretamente sviluppata del legno. E la rete di distribuzione commerciale. Vi operano anche due alberghi con 32 posti letto, un ristorante e un’organizzazione per il turismo equestre. Arti` molto svilupgianato. L’artigianato e pato e di antica tradizione nei settori del legno intagliato, della tessitura, del ferro battuto, dei coltelli, dei finimenti ` e delle selle per i cavalli. Servizi. S.L. e collegato da autolinee agli altri centri ` dotato di Pro Loco, della provincia. E stazione dei Carabinieri, medico, farmacia, scuola dell’obbligo, sportello bancario. Possiede la Biblioteca comunale e un Museo della tecnologia contadina. & DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 2704 unita di cui stranieri 4; maschi 1306; femmine 1398; famiglie 997. La tendenza complessiva rivelava una diminuzione della popolazione, con morti per anno 29 e nati 23; cancellati dall’anagrafe 29 e nuovi iscritti 22. Tra i principali indicatori economici: imponibile medio IRPEF 12 178 in migliaia di lire; versamenti ICI 1187; aziende agricole 462; imprese commerciali 176; esercizi pubblici 13; esercizi al dettaglio 52; ambulanti 13. Tra gli indicatori sociali: occupati 802; disoccupati 64; inoccupati 150; laureati 52; diplomati 289; con licenza media 706; con licenza elementare 1070; analfabeti 61; automezzi circolanti 1041; abbonamenti TV 809. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il ter` ricco di testimonianze archeoritorio e logiche, a partire dal periodo prenura` gico, che testimoniano la continuita dell’insediamento umano. Di particolare interesse per il periodo prenuragico sono le domus de janas di Frochiddas e quelle di Funtana Orruos, tutte

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Santu Lussurgiu scavate nella roccia ma di tipologia di` interessante e ` versa; tra tutte la piu quella di Matziscula, molto ampia e a pianta complessa, scavata con partico` tecnica che denota un alto lare abilita livello di cultura. Allo stesso periodo appartengono numerosi betili sparsi ` e alcuni dolmen di in diverse localita grande suggestione. Particolarmente importanti sono le testimonianze del periodo nuragico, tra cui i nuraghi Banzos, Campuzzola, Chentianu, Elighe Onna, Matta Ittiri, Muralavros, Mura Matta, Mura Surzagos, Nuscu, Oschera, Piscu, Porcarzos, Sarrentes, Silvanis, Su Mullone. Quelli di maggior rilievo sono il nuraghe Silvanis, del tipo polilobato, e quelli di Elighe Onna e di Campuzzola, del tipo a torre e abbastanza ben conservati. Allo stesso periodo appartengono i villaggi nuragici di Santa Ittoria Camputzola e di Banzos e le Tombe di giganti di Sa Bucolica e quella vicina al nuraghe Pi` riccu. Numerosi sono anche i siti di eta ` romana, in particolare in prossimita ´ i resti del nuraghe Procalzos, nonche ` Bau Olia di una villa rustica in localita che ha restituito colonne, monete e suppellettili varie. & PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE La cittadina ha conservato il quartiere che costituisce il suo centro storico, cui si giunge dalla piazza Mercato posta in posizione panoramica. Sulla piazza si affaccia la chiesa di Santa Maria degli Angeli, un tempo unita al convento dei Minori osser`. vanti che attualmente non esiste piu Il complesso fu fondato nel 1483 da ` San Bernardino da Feltre; la chiesa e in forme gotico-catalane, con un impianto a una navata arricchito da cappelle laterali e dal presbiterio. All’interno conserva l’altare maggiore in legno policromo del secolo XVIII, alcune sculture lignee del secolo XVI e alcune

tele del secolo XVII. Dalla chiesa si giunge al quartiere che costituisce la ` antica dell’abitato; vi si troparte piu vano alcuni palazzetti del Settecento adorni di decorazioni architettoniche di buon livello opera di scalpellini (picaparders) locali, e la chiesa di Santa Croce, che nel Medioevo era intitolata a San Lussorio e nel 1644 fu completamente restaurata e ristrutturata. Nel centro storico si trova anche la chiesa di San Pietro, parrocchiale costruita nel secolo XVI in forme tardogotiche e in seguito ricostruita in forme neoclas` del secolo siche nella seconda meta XX. Ha l’impianto a una navata arricchito da alcune cappelle laterali e dal ` ricco di vasto presbiterio. L’interno e decorazioni in marmo e di alcune tele ` andel Seicento. Interessantissimo e che il Museo della tecnologia contadina; ospitato in un’antica casa del secolo XVIII situata all’ingresso del centro storico, comprende una collezione ` di 1400 pezzi distribuiti in 15 sale di piu (= Musei della Sardegna). & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Alcune feste conservano il patrimonio di tradizioni e la memoria storica del villaggio; in particolare durante il Carnevale si svolge Sa Carrela ’e nanti, una spericolata corsa di cavalieri che si lanciano al galoppo lungo le ripide stradine del centro storico esibendosi in spettacolari acrobazie. Di grande suggestione sono anche i riti della Settimana santa che culminano nell’Ufficio delle tenebre. La suggestiva cerimonia si svolge nella serata di Venerdı` santo e culmina nella deposizione del Cristo morto (s’Iscravamentu), mentre i vari personaggi danno vita a una vera e propria azione scenica muovendosi sulla scena, il coro intona canti polivocali tra i quali il Miserere in sardo. Subito dopo si forma il corteo funebre che accompagna il Cristo morto alla chiesa

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Santu Venuci di Santa Maria degli Angeli. Il corteo procede nella notte al suono delle matracas (= Riti della Settimana santa) e del canto di struggenti laudi in sardo. Sono ancora abbastanza diffuse le tra` della fabbricazione dizionali attivita dei casizzolus nelle case dei pastori e della distillazione del filuferru aromatizzato con l’anice, due prodotti per i ` in quali il paese ha grande notorieta tutta la Sardegna.

Santu Lussurgiu – Un partecipante alla festa de Sa Carrela ’e nanti.

Santu Milanu Antico villaggio di origini punico-romane, che sorgeva in ` di Guasila. Nel Medioevo prossimita fece parte del giudicato di Cagliari, compreso nella curatoria della Trexenta. Caduto il giudicato, nel 1258 fece parte dei territori assegnati ai Ca` nelle praia; alla loro estinzione passo mani del giudice d’Arborea. Nel 1295, `, Mariano II lo cedette al Comune pero di Pisa e prima della fine del secolo co` a essere amministrato direttamincio mente da funzionari del Comune. Scoppiata la guerra per la conquista della Sardegna, il villaggio pervenne ` a far parte in mano aragonese ed entro del Regnum Sardiniae. Nel 1326, con tutta la Trexenta, fu concesso in feudo ` ne perse il al Comune di Pisa, che pero controllo dopo il 1353, allo scoppio della prima guerra tra Mariano IV e Pietro IV. Dopo il 1365, scoppiata la se-

conda guerra tra Mariano IV e Pietro IV, il villaggio fu occupato dalle truppe ` rapidamente. arborensi e si spopolo

Santus Famiglia della borghesia cagliaritana (secc. XVI-XVII). Le sue notizie risalgono al secolo XVI, quando alcuni dei suoi membri furono eletti ` . Nel corso tra i consiglieri della citta ` del secolo XVII un della prima meta Francesco, sposata una Esgrecho, ere` una parte della signoria della scridito vania della Luogotenenza generale per cui nel 1643 fu ammesso allo Stamento militare durante i lavori del parlamento Avellano. Dal matrimonio nacque Giacomo, che ottenne il cavalierato ereditario nel 1656 e nel 1666 fu ammesso allo Stamento militare durante il parlamento Camarassa. In seguito fu eletto consigliere capo della ` ; ebbe un’unica figlia, Maria, che citta ` sposa a Giacomo Carroz. ando ` abitata in territorio Santus, Is Localita ` si e ` sviluppata di Nuxis. La comunita ` non precisabile, e comunque non in eta prima del secolo XVII, presumibilmente da un furriadroxiu. Attualmente ha pochissimi abitanti.

Santu Sadurru de Chiida Antico villaggio di origini medioevali, che faceva parte del giudicato di Cagliari, compreso nella curatoria della Trexenta. ` di Selegas. Era situato in prossimita Caduto il giudicato, nel 1258 fece parte dei territori assegnati ai conti di Ca` nelle praia; alla loro estinzione passo mani del giudice d’Arborea. Nel 1295, `, Mariano II lo cedette al Comune pero di Pisa, ma in quegli stessi anni si spo` rapidamente ed entro la fine del polo secolo XIII era ormai deserto.

Santu Venuci (o Sanvinessi) Antico villaggio di origini altomedioevali, che faceva parte del giudicato di Cagliari, compreso nella curatoria di Decimomannu. Era situato nelle campagne di ` del secolo XI Uta. Nella seconda meta

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Sant Vicent il giudice Orzocco I lo cedette ai monaci Vittorini che vi avviarono una fiorente azienda, ma lo abbandonarono entro la fine del secolo XII. Dopo la capitolazione del giudicato, nella divisione del 1258 fu compreso nella parte toccata ai Della Gherardesca. Quando poi, alcuni anni dopo, i due rami della famiglia procedettero a un’ulteriore divisione tra loro, fu compreso nei territori che toccarono ai Donoratico. Subito dopo la conquista catalano-arago` a far parte del Regnum Sarnese entro diniae; il villaggio era semispopolato e fu confermato ai Donoratico, che lo tennero come feudo della Corona. Nel 1348 soffrı` a causa della peste e si spo` completamente; scoppiata la polo prima guerra tra Mariano IV e Pietro IV, il territorio fu sequestrato al conte Gherardo e concesso a Francesco Sant Clement prima della celebrazione del Parlamento del 1355.

Sant Vicent Famiglia catalana originaria della provincia di Barcellona (sec. ` da XIV). Un suo ramo nel 1337 eredito Berengario Vilademany alcuni feudi in Sardegna. I membri della famiglia, `, si rifiutarono di trasferirsi in Sarpero ` ricedegna e trascurarono l’eredita ` entro vuta, per cui ne furono privati gia ` del secolo XIV. la prima meta

Sant Vicent, Berengario Uomo d’armi ` sec. XIV-?). Nel (Spagna, prima meta ` da Berengario Vilade1337 eredito ´ e Sinimany i feudi di Posada, Lode scola. Egli non risiedeva in Sardegna e non obbedı` all’ingiunzione reale di venire in Sardegna a prendere possesso ` , come sarebbe stato suo dell’eredita obbligo. Nel 1346, pertanto, i feudi gli furono confiscati e donati a Francesca Inserigo, vedova di suo fratello Bernardo, che li vendette a Pietro de So.

San Vero Congius Centro abitato della provincia di Oristano, frazione di Simaxis (da cui dista 3 km), con circa 100

abitanti, posto a 18 m sul livello del mare a est del comune capoluogo, lungo il rio San Giovanni, affluente di sinistra del vicino fiume Tirso. Regione storica: Campidano di Simaxis. Archidiocesi di Oristano. & TERRITORIO Il territorio e ` costituito dalla piana campidanese, fertile e ricca di acque, tanto che in passato il villaggio ha avuto notevoli disagi a causa di alluvioni e allagamenti. Il pic` di colo insediamento non ha difficolta ´ si trova lungo la comunicazione perche statale 388 che collega Oristano con Busachi e gli altri centri del Barigadu. & STORIA Il territorio conserva testi` nuragica ma l’atmonianze dell’eta tuale centro sembra di origine altome` svilupdioevale e probabilmente si e pato intorno a un convento di monaci bizantini. Il villaggio era compreso nel giudicato d’Arborea e faceva parte della curatoria del Campidano di Simaxis; si era sviluppato nella curtis di San Teodoro (Santu Eru) e nel 1229 era chiamato Sanctu Eru de Simmakkis. Caduto il giudicato d’Arborea venne compreso nel marchesato di Oristano e, dopo la sua fine, fu amministrato direttamente da funzionari reali. Nel secolo XVI il Fara (=) lo indicava come Oppidum Sancti Hieri o Oppidum Con` indivigii e solo a partire dal 1698 e duato col nome attuale. I suoi abitanti ` da difesero gelosamente la loro liberta vincoli feudali, ma quando nel 1767 fu costituito il marchesato d’Arcais, S.V.C. ` a farne parte e i suoi abitanti non entro riuscirono a liberarsi dalla nuova di` dai Nurra pendenza. Il villaggio passo ai Flores d’Arcais, ai quali fu riscattato nel 1838. Nel 1821 fu incluso nella provincia di Oristano; nel 1848 nella divisione amministrativa di Cagliari e dal 1859 nella ricostituita provincia di Cagliari. Tra il 1917 e il 1924, non appena fu progettata la costruzione della diga

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San Vero Milis del Tirso, il vecchio abitato, nel quadro dei lavori di sistemazione dell’invaso, fu spostato nell’attuale sito lungo la statale che da Oristano porta a Fordongianus. Allora era ancora comune autonomo, ma dal 1928 divenne frazione. Quando nel 1974 fu ricostituita la pro`a vincia di Oristano il villaggio torno farne parte. & ECONOMIA Le attivita ` di base della sua economia sono l’agricoltura, in particolare la frutticoltura e la cerealicoltura, e l’allevamento del bestiame, ` in particolare di ovini e bovini. S.V.C. e collegato da autolinee agli altri centri della provincia. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Sul suo territorio si trova il nuraghe di San Giuliano. & PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE Il suo tessuto urbanistico conserva l’assetto tradizionale, lungo le strade si affacciano le case a corte costruite con i tipici mattoni in terra ` diri). Il monumento piu ` intecruda (la ` la chiesa di San Teodoro, che ressante e sorge a poca distanza dall’attuale abi` a pianta a croce greca libera e tato; e ` absidata; all’intersezione dei non e due bracci si eleva una cupola emisferica sorretta da un basso tamburo qua` databile tra il secolo drato. L’edificio e ` sicuramente riferibile a VII e il IX ed e una presenza bizantina.

San Vero Milis Comune della provincia di Oristano, incluso nel Comprensorio n. 16, con 2403 abitanti (al 2004), posto a 10 m sul livello del mare una quindicina di chilometri a nord di Oristano. Regione storica: Campidano di Milis. Archidiocesi di Oristano. & TERRITORIO Il territorio comunale si divide in due parti, per complessivi 72,20 km2. La prima si sviluppa intorno al paese, ha forma grosso modo trapezoidale e confina a nord con Narbolia e Milis, a est con Tramatza, a sud con

Zeddiani e Baratili San Pietro, a ovest ` un’ampia con Riola Sardo; la seconda e isola amministrativa spostata a occidente, comprende le frazioni costiere di Capo Mannu, Mandriola, Putzu Idu, S’Arena Scoada, Sa Rocca Tunda e Su Pallosu e confina a nord col mare Mediterraneo e con Narbolia, a est e a sud con Riola Sardo e a ovest col mare. Si tratta della parte settentrionale della pianura campidanese, fertile e qui particolarmente ricca di acque, grazie ai corsi d’acqua che scendono dal vicino massiccio del monte Ferru. L’isola am` caratterizzata anche ministrativa e dalla presenza di alcuni stagni: Is Benas, Sal’e Porcus, Murtas. Le comunicazioni sono assicurate al paese dal fitto reticolo di strade che caratterizza questa parte dell’Oristanese: ha collegamento diretto con Narbolia e con Milis a nord, con Tramatza e la superstrada Cagliari-Sassari a est, con Zeddiani e quindi Oristano a sud; verso occidente si dirige una strada che, dividendosi poi in due bracci, crea il collegamento con gli insediamento della costa. & STORIA Il territorio conserva molti reperti di epoca prenuragica e nuragica. L’attuale abitato deriva da un aggregato del periodo nuragico cui si so` punico-rovrappose un centro di eta mana al quale succedette una villa altomedioevale. Era incluso nel giudicato d’Arborea nella curatoria del Campidano di Milis; dopo la caduta del giudicato fu compreso nel marchesato di Oristano fino al 1477. Dopo la fine del marchesato, S.V.M. fu amministrato direttamente da funzionari reali. I suoi abitanti, gelosi del loro privilegio, lo difesero fino al 1767 quando fu costituito il marchesato d’Arcais. Malgrado le proteste, il villaggio fu incluso nel nuovo feudo concesso a Damiano Nurra (= Nurra3 ), ma i rapporti

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San Vero Milis con questa famiglia rimasero sempre tesi, tanto che nel 1795 la popolazione prese parte ai moti antifeudali. Agli ` ai inizi dell’Ottocento dai Nurra passo Flores ai quali fu riscattato nel 1838. Nel 1821 era stato aggregato alla provincia di Oristano, mentre nel 1848 en` a far parte della divisione amminitro strativa di Cagliari. Vittorio Angius, nell’ambito della ricerca per il Dizionario del Casalis, ci ha lasciato una preziosa testimonianza: «Le anime che sono in questo paese sommano a 2080, distinte in maggiori di anni 20, maschi 666, femmine 640, e in minori maschi 399, femmine 426, distribuite ` e ` generalin famiglie 490. La sanita ` frequenti mente buona; le malattie piu nell’inverno sono i dolori laterali e le tossi, nell’estate ed autunno le febbri periodiche. Non sono rari i podagrosi. ` fra grandi e piccoli alLa mortalita l’anno si computa di 30, l’ordinario corso della vita a’ 60, sono rarissimi quelli che varcano il 70. Le nascite annuali sono ordinariamente 60, i matrimoni 15. Agricoltura. I terreni prossimi alla popolazione e chiusi sono molto produttivi; gli aperti e meno lontani, i quali si cominciano a ingrassare, pro` o meno abbondantemente ducono piu secondo il maggior o minor favore ` lontani si coltivano delle stagioni. I piu e si lasciano riposare alternativa` di mente. L’ordinaria seminagione e starelli di grano 1800, di orzo 500, di fave 100, di lino 50, di legumi 40, di me` liga 14. L’ordinaria fruttificazione e dell’8 pel grano, del 12 per l’orzo, del 15 per le fave, di altrettanto pe’ legumi, del 60 per la meliga. Pastorizia. I pascoli del Sinis sono poco sostanziosi, quelli delle altre regioni scarsi, ma buoni. Devo ripetere che se fosse maggior industria si avrebbe il vantaggio di ` largo al bestiame, pernutrimento piu ´ si potrebbero avere alcuni prati arche

tificiali, adoprando le acque de’ rivi, che ho notato, e che passano inutili sopra il territorio sanverese. Il bestiame manso si computa di buoi e tori 800, cavalli 60, giumenti 400, majali 60. Il rude consiste in vacche 200, pecore 2500, porci 300, cavalle 70. Il formaggio fino, ` `. E o affumicato riesce di buona qualita ` maggiore la quantita ` del formagpero gio bianco, o da cantina. Non v’hanno ´ cacciatori, ne ´ pescatori di profesne sione, e solo per diletto si pesca o si ` totalmente necaccia da pochissimi. E gletta la cura delle api; tanto sono indifferenti i sanveresi pel proprio vantaggio di trascurare questo ramo di produzione, che nel loro clima non esigerebbe altra fatica, che quella di raccogliere il prodotto». Dal 1859 S.V.M. fu aggregato alla ricostituita provincia di Cagliari e nel 1927 gli fu assegnato come frazione il villaggio di Zeddiani ` la propria au(che nel 1947 riacquisto tonomia). Nel 1974, ricostituita definitivamente la provincia di Oristano, vi fu incluso e vi rimane anche attualmente, dopo la costituzione delle nuove province. & ECONOMIA Le attivita ` di base della sua economia sono l’agricoltura, in particolare la frutticoltura (celebri gli aranceti), l’orticoltura, l’olivicoltura e la viticoltura, e l’allevamento del bestiame, in particolare di bovini e ovini, in misura minore di suini, equini e pollame. Negli ultimi decenni si sta svi` luppando anche una modesta attivita industriale nel settore alimentare e in quelli della pesca e della piscicoltura, ` discretamente svilupdei laterizi. E pata la rete di distribuzione commerciale. Vi operano anche 5 alberghi con 57 posti letto, 8 aziende agrituristiche con 84 posti letto, un ristorante e una organizzazione per il turismo equestre. Artigianato. Nel passato, ma anche in ` recenti, S.V.M. era conosciuto anni piu

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San Vero Milis per la tradizione dell’intreccio, in particolare per rivestiture confezionate con giunchi o paglia di grano. Servizi. ` collegato da autolinee agli altri S.V.M. e ` dotato di Pro centri della provincia. E Loco, stazione dei Carabinieri, medico, farmacia, scuola dell’obbligo, sportello bancario. Possiede una Biblioteca comunale. & DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 2470 unita di cui stranieri 7; maschi 1235; femmine 1235; famiglie 928. La tendenza complessiva rivelava una diminuzione della popolazione, con morti per anno 27 e nati 18; cancellati dall’anagrafe 64 e nuovi iscritti 49. Tra i principali indicatori economici: imponibile medio IRPEF 12 714 in migliaia di lire; versamenti ICI 2472; aziende agricole 434; imprese commerciali 128; esercizi pubblici 11; esercizi all’ingrosso 1; esercizi al dettaglio 50; ambulanti 1. Tra gli indicatori sociali: occupati 699; disoccupati 103; inoccupati 130; laureati 37; diplomati 234; con licenza media 705; con licenza elementare 797; analfabeti 57; automezzi circolanti 955; abbonamenti TV 711. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il territorio conserva un patrimonio archeologico di assoluto rilievo che testimonia la sua frequentazione a partire ` prenuragica. Di grande impordall’eta tanza sono i ritrovamenti presso le rive degli stagni, tra cui il villaggio eneolitico di Sal’e Porcus, dove sono state rinvenute numerose capanne e una importante necropoli di domus de janas, costituito da tombe ipogeiche. Altro sito importante sono le domus de janas di Saline, complesso di tombe di varia tipologia costituito da grotticelle scavate nel tufo. Infine l’ipogeo e la stele `us, complesso costituito di Serra Is Ara da una tomba a pozzetto con un’unica cella e da una statua-stele in arenaria,

il tutto riferito a un culto della Dea Ma` raffigurata in maniera dre, la quale e essenziale sia nel portello dell’ipogeo che sulla stele. Si ipotizza che risalga alla cultura di Ozieri. A poca distanza ` stato trovato un menhir dalla tomba e ` raffigurata una alto 1,35 m sul quale e Dea Madre con quattro mammelle. Anche i nuraghi sono numerosi, vanno ricordati quelli di Abili, Arili, Curtei, de Is Senas, Gutturu Diegu, Lilloi, Melas, Nuraghe ’e Mesu, Priogu, Sal’e Porcus, S’Omu, Sorighis, Spinarba, Su Cunventu, S’Uraki, Zerrei. Tra questi di ` il complesso particolare importanza e di S’Uraki, a pochi chilometri dall’abitato, tra questo e Narbolia. Si tratta di un complesso archeologico di grande interesse scientifico i cui scavi iniziati ` rinel 1948 sono stati continuati a piu prese nel 1979 e nel 1984, ma attendono ancora di essere completati. Il sito conserva l’omonimo nuraghe a pianta complessa e in parte ancora interrato; ` l’edificio risale al Nuragico medio, e costituito da un corpo centrale difeso da un antemurale articolato con altre ` considerato il piu ` vasto dieci torri ed e della Sardegna. Attorno al nuraghe si sviluppa un villaggio nuragico a capanne circolari; i suoi abitanti, a partire dal secolo VIII, entrarono in rapporto con i Fenici, come dimostra il ritrovamento di un bellissimo torciere in bronzo di fattura orientale. Dopo l’insediamento dei Cartaginesi a Tharros, a partire dal secolo V, al villaggio nuragico si sovrapposero costruzioni puniche, caratterizzate da abitazioni plurivani con le pareti in mattoni di fango poggianti su basi di pietra. Il sito ha restituito vasi punici e attici dipinti con figure rosse e con vernice nera e terrecotte figurate. & PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE Il tessuto urbanistico del villaggio ha conservato le sue caratteristiche

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San Vero Milis tradizionali: lungo le sue strade si affacciano le tipiche case in pietra scura ` piani; l’edificio piu ` importante e ` a piu la chiesa di Santa Sofia, parrocchiale costruita nel primo quarto del secolo XIII in forme romaniche della quale rimane la parte del presbiterio con mura in bicromia a fasce regolari. Fu quasi integralmente rifatta nel 1604 da maestranze liguri e cagliaritane; l’edificio attuale ha forme rinascimentali e rappresenta il primo esempio di architettura di questo tipo dell’Oristanese. La facciata fu ultimata nel 1638 e il campanile, altissimo, a pianta quadrata, fu completato nel corso del Set` quella di tecento. Altra bella chiesa e San Michele Arcangelo, costruita nel secolo XVII in forme rinascimentali; i successivi restauri, eseguiti in tempi diversi, ne hanno alterato profondamente i caratteri. Originariamente aveva un impianto a una sola navata completato dal presbiterio a pianta ` elevato rispetto alquadrangolare piu l’aula. La navata aveva la copertura in legno a capriate e il presbiterio con volta lunettata poggiante su peducci. Alla fine del secolo fu ampliata con l’aggiunta di due navate scandite da archi a tutto sesto. Di notevole impor` anche la chiesa della Vergine tanza e delle Grazie, costruita nel secolo XVI in forme gotiche e successivamente andata in rovina; fu ricostruita nelle forme attuali tra il 1781 e il 1786 dal piemontese Carlo Maino. Ha l’impianto a tre navate con transetto completato da una cupola poggiante su un tamburo ottagonale; a poca distanza sorge il campanile a canna quadrata, unico avanzo della originaria chiesa cinquecentesca. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI In alcune feste popolari si conservano le ` vivaci tradizioni della comunita `; piu tra queste quella di San Nicola da To-

lentino, sagra campestre che si svolge il 10 settembre e che, pur rifacendosi a ` stata ripristiuna antica tradizione, e nata a partire dal 1980 dopo un’interruzione che durava dal 1860. Si svolge presso le rovine della chiesetta di San Nicola che era stata abbandonata dopo l’interruzione della festa, e che nella ` dell’Ottocento servı` da seconda meta rifugio al celebre bandito Buzzardone (Leonardo Barraco), ucciso in un conflitto a fuoco nel maggio del 1881. In ` ; la ripresa seguito l’edificio crollo ` ha fatto nascere la spedella festa pero ranza, soprattutto presso i pastori del luogo, in una sua ricostruzione. Tipica ` la festa di San e di grande significato e Giuseppe, che si svolge il 19 marzo: mo` la preparazione mento culminante e della zuppa di ceci che viene fatta con i proventi di un piccolo tancato lasciato alla parrocchia cento anni or sono da un sacerdote. Il giorno della festa i fedeli si riuniscono nei locali degli istituti di beneficenza e dopo la benedizione viene avviata la distribuzione della zuppa ai poveri. Degno di ` il costume. L’abbigliamento tranota e ` sostanzialmente dizionale femminile e ` di due tipi. Quello dei giorni di festa e costituito da una camicia di tela bianca con il collo e la pettina ricamati, e da una gonna di tessuto nero a fiori e a grappoli d’uva stampati (zinellu de chimbe, letteralmente ‘‘ciniglia da cinque soldi’’). Sopra la camicia si indossano il busto (su cossu) di broccato di vari colori e chiuso sotto il seno con lacci, legato al busto e infilato sotto la gonna, un fazzoletto che copre il seno (mucadori ’e pitturras), e la giacca (su zipponi) in velluto nero operato. Sopra la gonna si indossa il grembiule dello ` comstesso tessuto. L’abbigliamento e pletato da una cuffia (sa scuffiottu), sopra la quale si indossa un fazzoletto di seta marrone scuro; per assistere alla

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San Vito messa si aggiunge anche uno scialle di tibet nero con frange. L’abbigliamento ` costituito da femminile quotidiano e una camicia meno ricamata di quella precedente e da una gonna di teletta fantasia a vari colori; sopra la camicia si indossano il busto (s’imbustu) di broccatello o di broccato e la giacca (su zipponi), utilizzata solo d’inverno; sopra la gonna si porta il grembiule di teletta di vari colori (su panni ’e in` completato nanti). L’abbigliamento e da un fazzoletto rosso legato dietro la testa per raccogliere i capelli (su scuffiottu) e da un grande fazzoletto (su mucadori). L’abbigliamento tradizionale ` costituito da una camicia maschile e di tela a collo basso e dai calzoni di lino (is crazzonis). Sopra la camicia si indossano il gilet (su croppetto) di orbace nero e la giacca (su cappottinu), sempre di orbace nero. Sopra i calzoni si portano il gonnellino (s’arroda) e le ghette (is crazzas), anche questi di or` complebace nero. L’abbigliamento e tato da una berritta di orbace nero.

San Vetrano Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato di Cagliari, compreso nella curatoria del Campidano. Era situato alle porte di Cagliari. Dopo la capitolazione del giudicato, nella divisione del ` a far parte dei territori am1258 entro ministrati direttamente dal Comune di Pisa. Subito dopo la conquista catalano-aragonese fu concesso in feudo a ` , il Guglielmo Sorell. Poco dopo, pero villaggio fu compreso nei territori da considerare immediatamente dipen`, per cui il suo possesso denti dalla citta fu conteso tra il Sorell e i rappresentanti del Comune. A rendere precaria la posizione del feudatario contribuı` anche l’atteggiamento degli abitanti del villaggio nei suoi confronti. Infatti essi, in conseguenza della concessione del feudo, avrebbero dovuto adem-

piere alle prestazioni che la loro condizione di vassalli comportava, ivi compreso l’obbligo di lavorare per un certo periodo dell’anno nelle saline reali; ` , quando il villaggio divenne essi, pero `, praticamente un’appendice della citta ritenendosi liberati dal vincolo feudale si rifiutarono di adempiere ai loro obblighi. Il neo-feudatario, stanco della situazione, nel 1331 decise di vendere il villaggio a Raimondo Desvall. ` la lite con Cagliari per Questi continuo ` con il possesso del feudo e perseguito decisione i vassalli, costringendoli a soddisfare i loro obblighi, ivi compresa la prestazione del sale. Ottenne cosı` dal re la conferma dell’investitura ai ` e la potesta ` di costrindanni della citta gere i vassalli a compiere i loro doveri, anche nel caso in cui si fossero rifugiati ` nella speranza di essere sotin citta tratti alla dipendenza dal signore. I rapporti tra gli abitanti del villaggio e i feudatari furono definitivamente compromessi da questo lungo contenzioso. S.V. negli anni successivi fu spesso teatro di tumulti violenti, nel 1348 soffrı` a causa della peste e subito dopo si spo` completamente. polo

San Vito Comune della provincia di Ca` gliari, compreso nella XXI Comunita montana, con 3895 abitanti (al 2004), posto a 13 m sul livello del mare lungo il tratto terminale del Flumendosa. Regione storica: Sarrabus. Archidiocesi di Cagliari. & TERRITORIO Il territorio comunale, di forma allungata da nord a sud, si estende per 231,55 km2, comprese le frazioni di San Priamo e di Tuerra, e confina a nord con Villaputzu, a est ancora con Villaputzu e con Muravera, a sud con Castiadas e a ovest con Burcei e con Villasalto. Mentre il paese si trova nella vallata di origine fluviale, lungo il Flumendosa, il restante terri` costituito da colline e da modetorio e

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San Vito ste montagne (monte Narba, 659 m; Baccu Scovas, 613 m) che vengono utilizzate prevalentemente per l’allevamento. S.V. si trova lungo la statale 387, che ha origine da Cagliari e, dopo aver attraversato il Gerrei, si conclude a Muravera. & STORIA L’attuale centro abitato ha origini medioevali: faceva parte del giudicato di Cagliari ed era compreso nella curatoria del Sarrabus. Quando il ` di esistere, nella congiudicato cesso seguente divisione del 1258 il piccolo centro fu incluso nei territori toccati ai Visconti e annessi al giudicato di Gallura. All’estinzione dei Visconti prese a essere amministrato da funzionari del Comune di Pisa. Con la conquista aragonese la sua indomita popolazione, approfittando della particolare `a conformazione del terreno, continuo fare delle scorrerie che misero in ` la guarnigione del cagrande difficolta stello di Quirra. Nel 1332 il villaggio fu concesso in feudo a Berengario Carroz che, nel tentativo di pacificarne gli abitanti, lo unı` ai suoi possedimenti. In seguito, a causa delle continue guerre che si susseguirono, subı` gravi danni e nel 1366 fu occupato dalle truppe del giudice d’Arborea che lo tennero fino al 1409. Dopo la battaglia di Sanluri ` in possesso di Berengario Bertorno tran Carroz e nei secoli successivi ` dai Centelles ai Borgia, ai Catala ` passo e infine agli Osorio, ai quali fu riscattato solamente nel 1838, alla fine del feudalesimo in Sardegna. Di questo periodo abbiamo la documentata testimonianza di Vittorio Angius: «Sono in S.V. anime 2700, distinte in maggiori di anni 20, maschi 890, femmine 915, e in minori, maschi 445, femmine 450. Professioni. Si esercitano nell’agricoltura circa 900 persone tra grandi e piccoli, nella pastorizia 100, ne’ mestieri di ferrai, falegnami, bottai, muratori, calzo-

lai, sarti, vasai, e nella fabbrica di mattoni, circa 60. Non v’ha famiglia che non possieda qualche cosa, almeno la casupola, che abita; ma molti sono cosı` ristretti di fortuna che vivono in gran disagio. Il nessuno o pochissimo com` causa che si giace in siffatte mercio e angustie. Le donne filano e tessono solo per il bisogno della famiglia. I telai sono di antica forma e sommeranno in tutto il paese a 540. La scuola primaria ` meno numera circa 30 studenti, cioe del sesto di quelli che vi dovrebbero concorrere, i quali sono 200 da’ 2 a’ 14 anni. Quelli che nel paese sanno leg` di 40, gere e scrivere saranno non piu la massima parte de’ quali studiarono nei ginnasi. Da questo intendesi il pro` finora avuto dallo stabilifitto, che si e mento di siffatte scuole dopo 27 anni. Agricoltura. L’ordinaria seminagione nel territorio di S.V., in Villamaggiore ` di starelli 2000 e piu ` di e in Castiada e grano, 800 di orzo, 600 di fave, 100 di legumi, e altrettanto di lino. L’ordina` da 7 a 10 per il ria fruttificazione e grano, del 12 di orzo, del 15 per le fave. I novali (narbonis) producono tre o ` , e sono nel comquattro volte di piu plesso una somma notevole di giornate. Nei siti scelti il terreno si sgombra delle macchie per essere seminato con la zappa, e le macchie si bruciano per accrescere con le ceneri la fecon` , la quale e ` pure aumentata dal dita bruciamento. Pastorizia. Dalla descri` il lettore zione del territorio di S.V. puo aver inteso quanto sia esso favorevole alla coltura del bestiame, e quanto questo ramo d’industria potrebbe profittare, se fosse curato con intelligenza. In vari punti trovansi delle capanne stabili per i pastori, e non saranno meno di 60, fatte senz’arte e capaci quanto basti per ricoverarsi e difendersi dalle maggiori inclemenze atmosferiche. Altre simili baracche trovansi

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San Vito nel territorio di Villamaggiore e del Camisas, e non sono meno di 80, le quali servono a’ contadini per riposarvi dopo i lavori della seminagione e della messe. Nel tempo di marzo restano deserte. I pascoli per le capre e le vacche sono copiosi; i ghiandiferi offrono frutti abbondantissimi a’ branchi porcini, come abbiamo notato; ma quello che vuolsi dalle pecore e dalle cavalle ` scarso, e i pastori devono patir spesso e danno nel deperimento delle greggie e ` del prodotto. Il bestiame nella tenuita manso de’ sanvitesi consiste in buoi 650, cavalli e cavalle 200, giumenti 500. Il bestiame rude in vacche 1500, capre 1800, pecore 3000, porci 1200. Come ve` cosı` poca quantita ` di bedesi non puo stiame provvedere il sufficiente alla ` spesso beccheria del paese, la quale e chiusa. Vendesi poca carne vaccina, as` di caprina. Il formaggio fino e ` sai piu ` salato per compregiato, il bianco e `. Le mercio estero in maggior quantita pelli e i cuoi si conciano nel paese in cinque diversi siti». Nel 1821 S.V. era stato incluso nella provincia di Lanusei; dal 1848 invece fece parte della divisione amministrativa di Cagliari e dal 1859 dell’omonima provincia, definitivamente ricostituita. Nel corso dell’Ottocento nel suo territorio si svilup` della miniera di parono le attivita Monte Narba (=) che portarono a un discreto aumento della popolazione. Nel 1906 i suoi abitanti presero parte ai moti sociali che interessarono tutta l’isola e per far tornare la calma fu necessario inviare nel piccolo centro un contingente militare. La chiusura degli impianti minerari, determinata dall’esaurimento dei filoni dopo il 1960, ha provocato una profonda crisi economica per cui la popolazione ha dovuto in parte emigrare alla ricerca di un lavoro sicuro. & ECONOMIA Le attivita ` di base della

sua economia sono l’allevamento del bestiame, in particolare di ovini e caprini, ma anche di bovini, suini ed equini; in misura minore l’agricoltura, in particolare la cerealicoltura, la viticoltura, l’orticoltura e la frutticoltura. Negli ultimi decenni si sta svilup` inpando anche una modesta attivita dustriale nel settore alimentare e in ` sufquello dei prodotti dell’edilizia. E ficientemente organizzata la rete di distribuzione commerciale. Vi operano anche un albergo con 48 posti letto, un’azienda agrituristica con 4 posti letto e quattro ristoranti. Artigianato. Sono sviluppate la tessitura di arazzi e tappeti e la produzione di cestini, e alcuni specialisti confezionano ancora gli strumenti musicali tipici del luogo, ` collegato le launeddas. Servizi. S.V. e tramite autolinee agli altri centri della ` dotato di Pro Loco, staprovincia. E zione dei Carabinieri, scuola dell’obbligo, sportello bancario. Possiede una Biblioteca comunale. & DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 3952 unita di cui stranieri 32; maschi 1967; femmine 1985; famiglie 1575. La tendenza complessiva rivelava una diminuzione della popolazione, con morti per anno 55 e nati 31; cancellati dall’anagrafe 84 e nuovi iscritti 90. Tra i principali indicatori economici: imponibile medio IRPEF 13 061 in migliaia di lire; versamenti ICI 1486; aziende agricole 475; imprese commerciali 191; esercizi pubblici 28; esercizi al dettaglio 90; ambulanti 15. Tra gli indicatori sociali: occupati 995; disoccupati 226; inoccupati 276; laureati 30; diplomati 330; con licenza media 1241; con licenza elementare 1054; analfabeti 280; automezzi circolanti 1404; abbonamenti TV 1293. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il ter` ricco di testimonianze archeoritorio e

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San Vito logiche che, a partire dal periodo pre` nuragico, testimoniano la continuita della frequentazione dell’uomo. Di ` la stazione di Nuparticolare rilievo e raj, ascrivibile alla cultura di Ozieri, che ha restituito numerose interessanti suppellettili; allo stesso periodo risalgono le domus de janas di Santa Rosa, poste alle pendici del monte Narba; si tratta di un complesso di tombe ipogeiche, scavate nel granito e costituite da un vano di ingresso e da una camera monocellulare. Anche il periodo nuragico ha lasciato numerose testimonianze, tra le quali i nuraghi Accu, Antoni Usai, Arcu S’Arena, Basoru, Cardaxiu, Cerbinu, Comideddu, Corrocoi, Cuili Ledda, Cuili Paliu, De Muru, Fotianu, Giomaria, Mereu, Meurru, Giogadroxiu, Miali Pili, Miura, Monte Narbeddu, Orridroxiu, Pala, Perda Asuba de Pari, Perdu Loddu Pibilla, Piras, Piricoccu, ` , S’Achilori, Sa Figu, Sa Priamo Orru Murta, Santoro, Sa Pala, S’Arridelaxiu, Sa Spadula, Scrocca, Serra Is Abis, Su Linnamini, Su Presiu, Su Presoni, Su Tasuru, Su Tronti. Tra tutti ha un particolare rilievo scientifico il nuraghe Asoru, del tipo polilobato, situato a qualche chilometro dall’abitato, nei pressi della frazione di San Priamo. ` Costruito in due fasi, nella parte piu antica conserva la torre centrale cui si accede da una porta architravata che immette in un andito in parte crollato e in una camera centrale con una volta a tholos che dovette raggiungere i 9 m. Di grande interesse per i periodi succes` il complesso di Santa Maria, locasivi e ` nella quale sono stati individuati i lita ruderi di un tempio romano; accanto a ` stato trovato un cippo questi avanzi e monolitico di granito alto 2 m, sulla cui ` sono scolpite due lettere delsommita l’alfabeto punico che avrebbero funzione di numero; il cippo quindi po-

trebbe essere una pietra miliare. Poco ` stata individuata una tomba a oltre e poliandro nella quale furono trovati i resti di 14 persone e un ricco corredo funebre con oggetti di uso disparato e gioielli riferibili a un periodo tra il secolo Va.C. e il IVa.C. & PATRIMONIO ARTISTICO, CULTURALE E AMBIENTALE Il villaggio ha conservato integro il suo centro storico, costituito da un complesso di strade strette sulle quali si affacciano grandi case in ` piani, completate dalla pietra a piu corte alla quale si accede da imponenti portali, alcuni dei quali di una certa eleganza. Il complesso ruota attorno alla chiesa di San Vito, parrocchiale costruita nel secolo XIV e ristrutturata nei secoli successivi in modo da non perdere alcuni dei caratteri originari. Conserva al suo interno un crocifisso ligneo del Seicento e una statua del santo titolare dello stesso periodo. Al` San Lussorio, tro edificio di rilievo e chiesa costruita nel Medioevo; ha un impianto a navata unica completata da alcune cappelle laterali e dal presbiterio con copertura a volte a botte; la navata invece ha la copertura in legno a capriate poggianti su mensole di legno intagliato. Infine Santa Maria, chiesa costruita nel secolo XVII e successivamente modificata nelle forme attuali. Ha l’impianto a una navata completata da cappelle laterali e dal ` a volte a presbiterio, la copertura e ` fiancheggiata da botte; la facciata e due campanili. Al suo interno si conservano una statua lignea del santo titolare e un crocifisso del Settecento. ` Monte Fuori dal paese, in localita Narba, si trovano i resti del villaggio minerario omonimo, fatto costruire dopo il 1870 per ospitare gli operai che lavoravano nella vicina miniera; abbandonato con la chiusura degli impianti, attende di essere adeguata-

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Saponaria mente sfruttato da un punto di vista tu` tutto il terristico. Di grande bellezza e ritorio che si stende alla foce del Flumendosa con le sue suggestive colline granitiche e la sue rive che sono diventate richiamo per un numero crescente di turisti. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Nelle feste popolari rivivono le tradizioni del paese e il lavoro dei suoi abi` la festa tanti. Di particolare rilievo e del patrono che si svolge il 15 giugno e ha un carattere prevalentemente religioso. Culmina in una processione solenne che si snoda per le strade dell’abitato e alla quale prendono parte gruppi in costume e molti fedeli che, in molti casi per lo scioglimento di un voto, accompagnano cavalli e gioghi di buoi parati a festa. Tra le altre manifestazioni va in particolare ricordata la festa della capra (Sa prazzida de sa pezza ’e craba) che si svolge in campagna il 25 luglio, organizzata dai pastori ` occasione di far conoscere per i quali e i prodotti dei loro allevamenti e per far gustare la carne di capra cucinata secondo le ricette tradizionali; la festa culmina con un grande banchetto al quale prendono parte anche numerosi turisti.

Sanx Antico villaggio sviluppatosi su ` un insediamento romano in localita Fiumesanto nelle vicinanze di Porto Torres. Nel Medioevo apparteneva al giudicato di Torres ed era compreso nella curatoria della Fluminargia. Estinta la famiglia dei giudici di Tor` a essere amministrato res, comincio direttamente dal Comune di Sassari; negli anni che seguirono la conquista catalano-aragonese, essendo esposto a continue operazioni militari, fu abbandonato dalla popolazione e finı` per sparire definitivamente.

Saona Famiglia di mercanti di origine genovese (secc. XVII-XVIII). Compare

a Villa di Chiesa (Iglesias) fin dagli inizi del secolo XVII. Raggiunta una buona posizione economica, nel 1692 ottenne il cavalierato ereditario e la ` con un Francesco che nel 1698 nobilta fu ammesso allo Stamento militare durante il parlamento Montellano. I suoi discendenti continuarono a risiedere a Iglesias e si estinsero nel corso del secolo XVIII.

Saoni Famiglia cagliaritana di origine genovese (secc. XVII-XVIII). Nel 1661 ottenne il cavalierato ereditario con un dottor Antonio che nel 1666 fu ammesso anche allo Stamento militare durante i lavori del parlamento Camarassa. I suoi discendenti presero parte agli altri parlamenti e si estinsero agli inizi del secolo XVIII.

Sapelli, Giulio Storico dell’economia (n. Torino 1947). Dopo aver conseguito la laurea ha intrapreso la carriera universitaria; attualmente insegna presso ` di Milano. Studioso atl’Universita ` della Sardegna contento della realta temporanea, ha analizzato lo sviluppo della sua industrializzazione, criticando l’ipotesi dei poli di sviluppo che considera causa di effetti devastanti ` autore di nusugli equilibri sociali. E merosi lavori di notevole livello, tra cui: La memoria dell’impresa. Fonti archivistiche e indagini storiche per l’industria in provincia di Cagliari (con Maria Luisa Di Felice e Francesco Boggio), 1995; L’impresa industriale nel Nord Sardegna: dai pionieri ai distretti (19221997) (con M.L. Di Felice e Laura Sanna), 1997.

Saponaria Pianta della famiglia delle Cariofillacee (S. officinalis L.). Erba perenne, ha il fusto ramificato nella parte superiore; le foglie possono essere lanceolate o ovate appuntite con nervature parallele; i fiori rosa-biancastri formano una fitta infiorescenza a corimbo all’apice dello stelo, e sono pro-

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Sar fumatissimi. Velenosa, cresce nei prati o ai margini della macchia, in luoghi umidi; fiorisce per tutta l’estate. Nella tradizione popolare veniva usata sia come detergente sbiancante nel bucato, sia come disinfettante in ferite e ustioni. Nomi sardi: erba de saboni, sa` ria (nuoponette (Lula); linna sapona rese). La specie endemica S. alsinoides ` inserita nell’elenco delle piante Viv. e da sottoporre a vincolo di protezione in base alla proposta di L.R. n. 184/2001. [MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]

liano togliendolo al toscano Radman e totalizzando 6110 punti. In quello ` il record altre stesso anno miglioro quattro volte fino a raggiungere in un meeting a Foggia 7019 punti, acquisendo cosı` il diritto a partecipare l’anno successivo ai giochi olimpici di Roma. Qui S. giunse sesto stabilendo ancora una volta il record italiano e nel 1964 ottenne in Baviera il primato italiano nel salto con l’asta (4,45 m). Nel 1965, dopo essersi classificato 13º alle Olimpiadi di Tokyo ed essere passato ` alla SNIA di Milano, a 32 anni di eta stabilı` a Formia per l’ottava volta il record italiano di decathlon, 7368 punti (primato superato solo dieci anni dopo da Gianni Modena). Nel 1966, dopo i campionati europei a Budapest e un ` dall’attivita ` agoniinfortunio, si ritiro ` la sua carriera alla stica; continuo SNIA come allenatore. [GIOVANNI TOLA]

Saracco, L. Giureconsulto (sec. XIX).

Saponaria – L’infiorescenza a corimbo.

Sar, Franco Decatleta (n. Arborea 1933). Giunto alla pratica dell’atletica ` l’attivita ` leggera quasi per caso, inizio ` sunella Monteponi di Iglesias. Mostro bito la predisposizione a varie specia` che lo portarono a primeggiare lita prima in campo nazionale e poi mon` in diale nel decathlon (dieci specialita una competizione a punti che si svolge in due giornate). Notato dagli allenatori federali, pur rimanendo legato ` iglesiente si trasferı` a Foralla societa mia presso il centro di allenamento della Nazionale. I risultati non tardarono ad arrivare: nel 1959 a Firenze ´ per la prima volta il primato itabatte

` Avvocato civilista piemontese, tutelo gli interessi dei Paliacio quando rivendicarono la successione nel titolo di marchesi di San Carlo. La sua memoria fu stampata nel 1851 col titolo Brevi osser vazioni sull’interesse di don G. Mearza Guirisi marchese di San Fedele in ordine alla questione relativa al marchesato di San Carlo contro don G.A. Paliacio marchese della Planargia, 1851.

Saragat, Cesare Poeta (Sanluri 1867Cagliari 1929). Scrisse in lingua sarda ` i suoi campidanese; non completo ` alla poesia da autodistudi e si dedico ` aldatta. Tra il 1891 e il 1899 pubblico cune delle sue composizioni sulle riviste ‘‘Vita Sarda’’ e ‘‘La piccola Rivista’’; in seguito, pur continuando a scrivere, ` inedite le altre numerose raclascio colte di versi. Fu Francesco Alziator nel 1969 a riscoprirne il valore letterario e a patrocinare la pubblicazione dei suoi scritti nella collana ‘‘Testi campidanesi di poesie popolareg-

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SARAS gianti’’. Tra le raccolte che aveva pubblicato negli ultimi anni della sua vita si ricordano Su nasu de ziu Cicciu a cantu su metru? e Su molenti seddoresu, entrambi ne ‘‘Il Nuraghe’’, VI, 1928.

Saragat, Giovanni (noto con lo pseud. Toga Rasa) Avvocato, poeta e scrittore (Sanluri 1855-Torino 1938). Laureatosi `a in Legge a Cagliari nel 1875, comincio esercitare la professione di avvocato occupandosi contemporaneamente di giornalismo. Diresse il giornale umoristico ‘‘Il Diavolo’’ ed ebbe fama di scrittore elegante e pungente. In seguito si ` alla sua trasferı` a Torino dove si dedico professione e, seguendo l’altra sua grande passione, al giornalismo. Fu collaboratore apprezzato della ‘‘Gazzetta piemontese’’ e di altri giornali come notista giudiziario con lo pseudonimo di ‘‘Toga Rasa’’. Nel 1925 fu colpito da paralisi. Tra i suoi scritti: Storie intime, 1887; Mondo birbone, 1889; Gior` dal mare, 1889; I banditi di nale di la Sardegna. Come le bande fanno l’assalto nei paesi, ‘‘La Nuova Sardegna’’, 1895; La commedia della giustizia nell’era presente, 1897; La donna secondo gli Statuti della Repubblica sassarese, ‘‘Gazzetta popolare della Domenica’’, 1899; Tribunali umoristici, 1900; La giustizia che diverte, 1902; Ironie, 1916; Le fortune del signor Valli, 1924.

Saragat, Giuseppe Uomo politico (Torino 1898-Roma 1988). Deputato al Parlamento, presidente della Repubblica. Figlio di Giovanni, formatosi a Torino, fu amico di Piero Gobetti e giovanissimo aderı` al socialismo; nel 1925 fu costretto a emigrare in Svizzera, da ` in Austria e indove in seguito passo ` con Pietro fine in Francia, dove opero Nenni per l’unificazione dei due partiti in cui si erano divisi i socialisti (1931). Tornato in Italia nel 1943, fu arrestato a Roma e consegnato ai tedeschi, ma riuscı` a evadere da Regina

Coeli con Sandro Pertini. Nel 1947 ` la cosiddetta ‘‘scissione di Paguido lazzo Barberini’’, con cui la corrente ` dai sociasocialdemocratica si separo listi nenniani, schierati con i comunisti, dando vita al Partito Socialdemocratico. In seguito fu vicepresidente del Consiglio dal 1947 al 1957 nei governi De Gasperi, Scelba e Segni. ` un Dopo la destalinizzazione, tento riavvicinamento tra socialdemocratici ` per la formae socialisti e si adopero zione del centro-sinistra. Dopo essere stato ministro degli Esteri, nel 1964 fu eletto presidente della Repubblica in sostituzione di Antonio Segni, dimissionario per malattia. Allo scadere del suo mandato riprese a dirigere il PSDI.

Sarago = Zoologia della Sardegna Saralapis Antico insediamento ubicato sulla costa centro-orientale della Sardegna identificabile col centro attuale ` , in cui sorge di San Giovanni di Sarrala una torre omonima. Nonostante la carenza di precise testimonianze rapportabili alle fasi arcaiche di vita dell’insediamento si tratta, con buona proba`, di un possibile fondaco fenicio bilita di tipologia cosiddetta precoloniale, ` dall’eta ` nuragica. Le teforse attivo gia stimonianze di frequentazione dell’area si infittiscono nel corso di una fase cronologica posteriore alla conquista romana della Sardegna. [MICHELE GUIRGUIS]

SARAS Raffineria. Entro` in funzione nel 1965 a Sarroch. Fu ideata da Angelo Moratti, un grande industriale milanese del petrolio, che aveva un rapporto privilegiato con l’ENI, l’ente pe` rapidatrolifero di Stato. Si sviluppo mente col favore della classe politica ` una di allora e per anni rappresento delle iniziative che meglio sembravano dimostrare la fondatezza della scelta di un’industrializzazione poggiata sull’industria petrolchimica. Al

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Sarassi momento del suo avvio rappresentava ` grosso complesso industriale il piu realizzato in Sardegna; aveva richiesto un investimento di 100 miliardi di lire e aveva creato 900 posti di lavoro. Anche da un punto di vista tecnologico era all’avanguardia e fu per anni l’im` di raffipianto con maggiori capacita nazione in Italia, in grado di lavorare 12 000 000 di t di greggio all’anno. Una volta avviata la raffineria, alcuni anni dopo il complesso industriale di Sarroch fu completato con la SARAS Chimica per la lavorazione dei prodotti della raffinazione del petrolio. La linea produttiva avrebbe dovuto essere completata con lo stabilimento dell’Italproteine, e in vista dell’iniziativa fu ` nel 1971, ma una costituita una societa grossa polemica relativa agli effetti cancerogeni del prodotto che si pen` l’entrata in sava di fabbricare blocco funzione dell’impianto. Negli anni seguenti la SARAS e la SARAS Chimica continuarono a svilupparsi: ancora oggi rappresentano una delle poche ` industriali della Sardegna. realta

SARAS – Impianti di raffinazione a Sarroch.

Sarassi Antico villaggio di probabili origini romane che sorgeva in prossi-

` di Gesico. Nel Medioevo faceva mita parte del giudicato di Cagliari, compreso nella curatoria della Trexenta. Con la capitolazione del giudicato, nella divisione del 1258 fu compreso nella parte che venne concessa ai conti ` di Capraia, e alla loro estinzione passo nelle mani del giudice d’Arborea. Nel ` , Mariano II lo cedette al Co1295, pero mune di Pisa e prima della fine del secolo venne amministrato direttamente da funzionari del Comune dell’Arno. Dopo la conquista catalano-aragonese ` a far parte del Regnum Sardientro niae, ma nel 1326 fu compreso nel feudo concesso dal re d’Aragona allo stesso Comune di Pisa. Nel 1348 soffrı` ` quasi a causa della peste e si spopolo completamente; scoppiata nel 1353 la prima guerra tra Mariano IVe Pietro IV ` a spopolarsi subı` altri danni e continuo fino a sparire completamente.

Sarcapos Insediamento menzionato dall’Itinerario Antoniniano lungo la strada a Portu Tibulas Caralis e ancora nella Cosmographia dell’Anonimo Ravennate nella forma Sarpach/th. Il cen` collocato sulla costa orientale tro e sarda presso S. Maria di Villaputzu (Muravera) a circa 4 km dall’attuale foce del Flumendosa. Alcuni studi tesi alla ricostruzione dell’antica linea di costa inducono a ritenere che l’antico abitato, ora emergente solamente di 28 m sul livello del mare, si estendesse un tempo sulla sponda sinistra del Flu` della sua mendosa e in prossimita ` si presentava foce, che nell’antichita ` estesa e percio ` in certamente piu grado di garantire la navigazione e l’approdo. L’esistenza di un porto fluviale, tipico dei primi fondaci del periodo precoloniale dell’accessione fenicia, trova puntuali paralleli nella stessa Sardegna (Bosa, Bitia, Cuccureddus di Villasimius), nel sud della penisola iberica e in area orientale.

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Sardara L’ipotesi sull’ubicazione del sito potrebbe essere confermata dall’antico ` dito dall’antichita ` clastoponimo tra sica il quale risulta strettamente legato al sostrato linguistico mediterraneo *Sar ‘‘ghiaia (di fiume)’’, ravvisabile anche nel nome moderno di Sarrabus. La ricognizione effettuata a cura di Ferruccio Barreca nel 1966, nel quadro della missione congiunta tra l’Univer` di Roma e la Soprintendenza alle sita ` di Cagliari, ha condotto alAntichita l’individuazione di un esteso insediamento situato a 1,5 km a sud-ovest dell’abitato di Villaputzu, il cui arco cronologico di frequentazione si estende ` del secolo VII a.C. dalla seconda meta ai secoli VII-VIII d.C. Il rinvenimento di elementi della cultura materiale nuragica indurrebbe a considerare la preesistenza di uno stanziamento indigeno, forse un’enclave con spiccate ` arpropensioni mercantili. Per l’eta caica, assieme alla ceramica fenicia tra cui spicca un’urna monoansata ` del secolo VI a.C., della prima meta sono stati rinvenuti numerosi frammenti ceramici d’importazione etrusca (kantharos in bucchero, coppe etrusco-corinzie del Gruppo a Maschera Umana, piatto del Pittore senza graffito) e greca (coppe ioniche) che te` commerciale stimoniano della vitalita di S. nel quadro dei rapporti tra la Sardegna e i principali centri dell’Etruria tirrenica. Nell’entroterra si segnalano miniere di piombo argentifero nella vi` di Monte Narba, forse cina localita ` del Bronzo finale sfruttate fin dall’Eta cosı` come le altre risorse minerarie derivanti dal bacino del medio corso del Flumendosa, di cui S. dovette costituire il principale collettore. Le testimonianze di cultura materiale si protraggono tra il secolo Va.C. e il IVa.C. e dimostrano il pieno inserimento del centro nei circuiti commerciali tirre-

nici. Ancora in periodo tardorepubbli` romana imcano e nella successiva eta periale l’insediamento si presenta particolarmente attivo nel quadro delle rotte mercantili che legavano la penisola italica all’Africa settentrionale. Le ultime attestazioni di una frequentazione dell’area si riferiscono, allo stato attuale delle ricerche, a un periodo che non supera i secoli VII-VIII d.C. [MICHELE GUIRGUIS]

Sarcidano – Paesaggio nei pressi di Villlanovatulo.

Sarcidano Regione storica. Ampio territorio situato tra la Barbagia, il Gerrei, la Trexenta e la Marmilla, a cavallo tra le zone interne e il Campidano. Il ` costituito dal Tacco del suo nucleo e Sarcidano, un vasto altipiano calcareo ` di 15 km e largo dolomitico, lungo piu 12 km, che ha un’altezza media di 600 m ` ricchissimo di sul livello del mare ed e boschi. Da sempre terra di confine e di transito, ha avuto una storia complessa condizionata da questa sua margina`. lita

Sarda, santa (in sardo, Santa Srada) = Giusto, san

Sardara Comune della provincia del Medio Campidano, compreso nella ` montana, con 4350 abiXVIII Comunita tanti (al 2004), posto a 155 m sul livello del mare lungo la superstrada CagliariSassari. Regione storica: Monreale. Diocesi di Ales.

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Sardara TERRITORIO Il territorio comunale, di forma grosso modo rettangolare, si estende per 56,11 km2, compresa le frazione di Santa Maria de Is Acquas, e confina a nord con Mogoro e Collinas, a est con Villanovaforru e Sanluri, a sud con San Gavino Monreale e a ovest con Pabillonis. Parte di questo territorio si estende nella piana campidanese, parte sulle ultime propaggini occidentali dei modesti rilievi della Marmilla. A nord e a sud del paese scorrono corsi d’acqua che rientrano nel bacino idrografico del Malu-Mannu, immissario degli stagni di Marceddı`. Oltre che tramite la ‘‘Carlo Felice’’, S. comunica attraverso strade secondarie per Collinas a est, per Pabillonis e per San Gavino Monreale a ovest. La ` vicina stazione, lungo la linea ferpiu ` a San Garoviaria Cagliari-Oristano, e vino, 7 km.

&

Sardara – Castello di Monreale. & STORIA Il territorio e ` ricco di testimonianze archeologiche che documentano la presenza continua dell’uomo a partire dal periodo prenura` romana, nel sito dove oggi gico. In eta sorge il moderno stabilimento termale, era presente il centro conosciuto come Aquae Neapolitanae, dipendente pro` di Neapolis e babilmente dalla citta ` il dal quale nell’Alto Medioevo derivo villaggio di Santa Maria de Is Acquas al confine tra il giudicato d’Arborea e

quello di Cagliari. Il villaggio era protetto dal castello di Monreale, fatto costruire nel secolo XII a difesa della curatoria del Monreale (=). Il vecchio abitato, ritenuto insicuro, fu abbandonato probabilmente nel secolo XIV in favore del sito dove sorge attualmente S. La sua posizione lungo un confine tormentato come quello tra il giudicato di Cagliari e il giudicato d’Arborea ne rese malsicuro il possesso fino al secolo XIV quando, come risulta dai documenti, appare compreso nel giudicato d’Arborea e nella curatoria di Monreale. Dopo la battaglia di Sanluri ` sotto il controllo reale e nel 1421 passo fu incluso nell’ampio feudo concesso a Raimondo Guglielmo Moncada, al cui ` nel 1454 fu sequestrato e figlio pero successivamente venduto all’asta al ricco finanziere cagliaritano Simone Royg. Poco dopo questi lo vendette a ` , brillante e sua volta a Pietro di Besalu squattrinato genero del conte di Quirra, il quale, non essendo in grado di pagare la somma dovuta per l’acquisto, si rivolse al suocero che fu costretto a intervenire. Morto il conte, `, Dalmazio Carroz, che aveva spopero sato la contessa Violante, erede del defunto conte, ingiunse allo sventurato ´ cognato di rendere la somma. Poiche questi non fu in grado di adempiere, ` S. e il relativo territorio con le occupo sue truppe. Cosı` a partire dal 1477 il piccolo centro con tutto il Monreale en` a far parte del grande feudo di tro ` ai Quirra. Nei secoli successivi passo Centelles, da questi ai Borgia, poi ai ` e infine agli Osorio, cui fu riscatCatala tato solo nel 1838. Nel 1821 intanto S. era stato incluso nella provincia di Cagliari, dal 1848 nella omonima divisione amministrativa e infine dal 1859 ` definitivamente a far parte di entro questa provincia. Nel periodo di questi passaggi amministrativi Vittorio An-

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Sardara gius compiva il suo attento itinerario di studio: «Popolazione. Si numerano anime 2400, distinte in maggiori di anni 20 maschi 598, femmine 590, e in minori, maschi 552, femmine 560, distribuite in famiglie 570. Professioni. Sono applicate all’agricoltura persone 740, de’ quali 490 maggiori e 250 minori; alla pastorizia 80, a’ vari mestieri di ferrari, falegnami, muratori, fabbricatori di mattoni e tegole, sarti, calzolai, sellai 65, carrettieri 50. Di questi mestieranti non pochi sono compresi nel novero degli agricoltori. Nelle professioni liberali sono a notarsi cinque notai, e quelli che s’indicarono nella cura della salute pubblica. Le famiglie ` , i Serpi e i nobili sono tre, gli Orru ` ricche saranno dieci, le Diana. Le piu benestanti 40, le poco o nulla agiate 460. Agricoltura. I terreni sardaresi della pianura impiegati nella cultura dei cereali sono di prima forza; le colline attissime alle viti ed alle specie ` che si semina fruttifere. La quantita suol essere di starelli 2500 di grano, 600 d’orzo, 700 di fave, 5 di meliga, 50 di legumi, 20 di lino. La fruttificazione ` il 20 del grano e in annate buone da quasi altrettanto dell’orzo e delle fave; ` e anche meno. Il nelle scarse la meta lino produce poco, se non abbondano le pioggie. Le lenticchie sono la specie ` comune de’ legumi. Il monte di socpiu ` bene amministrato ed ha fiocorso e renti i due fondi, il granatico ed il nummario. Nell’orticoltura impiegansi ` circa 10 starelli di terreno, e non piu per causa che mancano le acque. Si coltiva da pochi la patata: i melloni sono stimati per il sapore. Il vigneto occupa ` di 500 starelli di terreno, ed forse piu ` d’uve, che si coltiha tutte le varieta ` vinifere. I vini vano nelle regioni piu comuni sono buoni, sebbene non manipolati con buon metodo: i vini gentili di ` e molto pregiati: i mimolte qualita

gliori sono il moscato, il cannonao, la monica e la malvagia. Se ne vende ad altri paesi. Anche del vino comune si ha un superfluo, che parte si vende, parte distillasi da tre lambicchi. I sardaresi non bevono molto e amano poco i liquori. Vendesi pure la sapa. Pastorizia. Il bestiame manso de’ sardaresi ha capi bovini 900, cavalli e cavalle 120 per sella e carrettoni, giumenti 500, majali 130. Il bestiame rude consiste in vacche 500, capre 300, pecore 3000, porci 2000. Non si educano cavalle per difetto di pascoli adattati. La becche` sempre provveduta. Nutresi nelle ria e case gran copia di pollame. Il bestiame rude pascola nel paese. I porci si mandano per ingrassarsi nelle montagne di altri paesi, mancando i ghiandiferi nel sardarese. I formaggi sono di medio` , e quello che sopracrissima bonta vanza alla consumazione del paese, si ` mette nel commercio. L’apicoltura e poco studiata e il numero de’ bugni non sorpassa le due centinaja». & ECONOMIA Le attivita ` di base della sua economia sono l’agricoltura, in particolare la cerealicoltura, la frutticoltura e la viticoltura, e l’allevamento del bestiame, in particolare di bovini e ovini e in misura minore di caprini e suini. Negli ultimi decenni si sta sviluppando, oltre che l’iniziativa turi` industriale nel settore stica, l’attivita alimentare e in quelli della produzione di mangimi zootecnici, metallurgica, di materiali per l’edilizia e di og` sufficientemente getti di oreficeria. E organizzata la rete di distribuzione commerciale. Vi operano anche due alberghi con 218 posti letto e un risto` di antica tradirante. Artigianato. E zione soprattutto nel settore dei tessuti al telaio e in quello dell’intaglio del le` collegato da autolinee gno. Servizi. S. e e dalla ferrovia agli altri centri della ` dotato di Pro Loco, staprovincia. E

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Sardara zione dei Carabinieri, stabilimento termale, medico, guardia medica, farmacia, scuola dell’obbligo, sportello bancario. Possiede una Biblioteca comunale, il Museo archeologico e il campo sportivo con impianti per l’atletica. & DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 4407 unita di cui stranieri 6; maschi 2189; femmine 2238; famiglie 1420. La tendenza complessiva rivelava una diminuzione della popolazione, con morti per anno 45 e nati 23; cancellati dall’anagrafe 57 e nuovi iscritti 63. Tra i principali indicatori economici: imponibile medio IRPEF 16 228 in migliaia di lire; versamenti ICI 1332; aziende agricole 624; imprese commerciali 173; esercizi pubblici 26; esercizi al dettaglio 86; ambulanti 10. Tra gli indicatori sociali: occupati 1260; disoccupati 173; inoccupati 228; laureati 62; diplomati 479; con licenza media 1354; con licenza elementare 1469; analfabeti 140; automezzi circolanti 1456; abbonamenti TV 1225. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il ter` ricco di testimonianze archeoritorio e ` dellogiche che attestano la continuita l’insediamento umano a partire dal periodo prenuragico; di particolare importanza sono le numerose domus de janas, tra le quali quelle di Pedralba e di Sa Costa, quest’ultima posta a poca distanza dalla chiesa di Sant’Anastasia e rinvenuta agli inizi del Novecento; databile al secolo VIII a.C., apparteneva probabilmente a un personaggio eminente, forse a un principe; ha restituito un notevole corredo funerario tra cui due bronzetti di arcieri saettanti. Di grande importanza sono i nuraghi Arigau, Arrubiu, Barumeli, Camparriga, Columbus, Jana, Nurateddu, Ortu Comidu, Orzia, Otzi, Perra, Scrocca, Serretzi. Spicca quello di Ortu Comidu, quadrilobato, situato ad

alcuni chilometri dall’abitato; la parte ` antica, costituita dal mastio, sempiu brerebbe risalire alla fase del Nuragico medio, mentre il rifascio esterno sarebbe riconducibile alla fase del Nu` stato scaragico terminale. L’edificio e ` riprese dopo il 1980 da misvato a piu sioni di archeologi provenienti da una ` americana. Il territorio di Universita S. conserva anche testimonianze del periodo romano, in particolare, in lo` Santa Maria de is Acquas, i resti calita dell’impianto termale.

Sardara – Chiesa di San Gregorio. & PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE Il villaggio ha conservato il suo assetto tradizionale nel rione Sa Costa, che costituisce il centro storico dell’attuale villaggio; nel Medioevo questo era protetto da una robusta recinzione di cui rimangono pochi avanzi. L’in` costituito sieme delle strade da cui e forma un complesso disposto a cellule

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Sardara in cui si notano ancore le vecchie case disposte attorno a un’ampia corte interna delimitata da grandi ed eleganti ` portali in pietra. Tra le costruzioni piu significative si segnala il cosiddetto Pa` , appartenente alla famiglia lazzo Orru dei conti di San Raimondo: costruzione ristrutturata nel 1818 in forme neoclassiche, nella quale la famiglia ` talvolta anche i Savoia. Altro ospito ` la palazzina edificio interessante e ` ospitato il Museo dove attualmente e di Villa Abbas (= Musei della Sardegna). Di grande suggestione sono la chiesa di Sant’Anastasia e l’adiacente tempio nuragico. Nella parte alta del villaggio fu costruita nel secolo XV la chiesa di Sant’Anastasia, di forme tardogotiche, proprio di fronte a un tempio a pozzo risalente al Nuragico medio. Vi si accede da un atrio rettangolare attraverso una scalinata di 12 gradini che immette nel vano con volta a ` il pozzo di acqua curativa tholos dove e detto comunemente Funtana de Is Dolus (Fontana dei Dolori); scavi archeologici condotti nel sito hanno restituito ` di materiale cerauna grande quantita mico. Infine la chiesa di San Gregorio, edificio che risale al primo quarto del secolo XIV e ha forme chiaramente gotiche. Ha una sola aula e l’abside, che ` semicircolare mentre alall’interno e ` quadrata. Ha la copertura l’esterno e ` arricin legno a capriate; la facciata e chita da un campaniletto a vela a due archetti e da una decorazione ad ar` tripartita da lesene, la parte chetti; e centrale ha un elegante rosone e il portale lunettato a sesto acuto. Infine la chiesa della Beata Vergine Assunta, parrocchiale costruita nel secolo XIV in stile romanico e successivamente rimaneggiata in forme gotiche alla fine del secolo XVI. Ha un impianto a una navata arricchito da cappelle laterali e dal presbiterio; all’interno conserva

una serie di rilievi scolpiti del secolo XVI nella prima cappella a destra, una statua di San Bartolomeo e l’organo a canne del 1758. La cittadina inoltre possiede il complesso delle terme, posto tra l’attuale abitato e il castello di ` Santa Maria Is Monreale in localita Aquas, frequentata continuativamente dall’uomo, a scopi curativi, fin dall’Eneolitico recente. Il sito conserva in` nuragica, di eta ` fatti monumenti di eta ` altomedioevale che diromana e di eta mostrano come questo luogo sia stato frequentato per scopi terapeutici da millenni. Fu abbandonato nel Tardo Medioevo, ma la memoria delle pro` curative delle sue acque non si prieta perse nei secoli successivi; ma solo tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del No` a impostare su vecento si comincio basi adeguate il loro sfruttamento. ` del secolo Cosı` entro la prima meta XX fu ricostruito lo stabilimento delle moderne terme per iniziativa soprattutto del professor Mario Mossa. Adiacente allo stabilimento, oltre all’albergo, si sviluppa un bel parco ricco di esemplari di flora mediterranea e di impianti sportivi che permettono di ` . Presso lo praticare numerose attivita stabilimento termale sorge la chiesa di Santa Maria delle Acque, costruita nel Settecento su un precedente edificio; ha un impianto a una navata e una facciata molto semplice; presso questa chiesa si svolge la festa tradizionale. ` termale e ` dominata da un La localita colle a forma di cono al culmine del quale si scorgono i resti del castello di Monreale: costruito per iniziativa dei giudici d’Arborea, era posto a guardia delle vie di comunicazione tra Cagliari e Oristano. Utilizzato come rifugio da diversi personaggi, tra i quali Brancaleone Doria dopo la sconfitta di Sanluri, venne occupato dalle truppe aragonesi nel 1478 e poi lasciato in abban-

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Sarda Rivoluzione dono. Restano ruderi del mastio e delle prime due cortine che lo recingevano. Il punto in cui si trovano offre ampia vista del territorio circostante.

Sardara – Chiesa di Santa Maria delle Acque.

FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Le tradizioni del centro si conservano nelle feste popolari tra cui quella di Santa Maria delle Acque, articolata in due momenti: la penultima domenica di maggio quello prettamente religioso, che culmina con una processione nella quale si trasporta la statua della Madonna (Santa Mariacqua beccia); il penultimo lunedı` di settembre si svolge la grande sagra popolare.

&

Sarda Rivoluzione Espressione riferita alle vicende che si svolsero in Sardegna a partire dal 1792 quando, scoppiata la guerra tra la Francia rivoluzionaria e il Regno di Sardegna, fu progettata dal governo rivoluzionario l’invasione della Sardegna, caldeggiata dai giacobini corsi, che pareva facilmente realizzabile. Quando ormai si addensavano i venti di guerra e l’evento sem´ Balbrava inevitabile allo stesso vicere biano, per iniziativa dell’aristocrazia sarda, lo Stamento militare – senza ´ – si aspettare la decisione del vicere ` , dopo piu ` di novant’anni autoconvoco dall’ultima riunione del periodo spa` la difesa delgnolo (1698), e organizzo l’isola affidandola soprattutto ai miliziani (=). Fu questo il primo passo per

` degli altri Stala ripresa dell’attivita menti; il successo militare che, tra lo stupore generale e dello stesso re, conseguı` all’iniziativa, fece rinascere tra i ` nasardi un sentimento di solidarieta zionale che sembravano avere smarrito. Entro il febbraio del 1793 i due tentativi di sbarco dei francesi (quello effettuato a La Maddalena vide addirittura tra i protagonisti il giovane Napoleone Bonaparte) furono respinti dai sardi. Cosı`, mentre il re distribuiva ` dei ricompense, privilegiando al di la meriti funzionari e ufficiali non sardi, gli Stamenti stabilirono di continuare a riunirsi e lavorarono intensamente per definire su nuove basi i rapporti con la Corona. Si decise cosı` di inviare a Torino una delegazione di sei rappresentanti (due per ciascuno Stamento) che avrebbero recato al re quelle che poi vennero chiamate le Cinque domande, un vero e proprio programma costituzionale, elaborato dagli Stamenti, che si articolava appunto su cinque punti: ` di 1. riconoscimento della opportunita riprendere a convocare regolarmente il Parlamento per la trattazione degli affari generali del Regno e per la discussione del donativo; ` di ripristinare gli antichi 2. necessita ordinamenti e le leggi fondamentali del Regno caduti in desuetudine; 3. nomina di sardi negli impieghi civili e militari e nelle cariche ecclesiasti´ , natuche (fatta eccezione per il vicere ralmente, e l’arcivescovo di Cagliari); 4. creazione di un ministero per la Sardegna a Torino; 5. istituzione a Cagliari del Consiglio di `. Stato per i controlli di legittimita I delegati inviati a Torino non furono ricevuti e, snobbati dagli alti funzionari (a cominciare dal ministro Graneri, che aveva delle questioni private ancora aperte con i sardi), furono te-

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Sarda Rivoluzione nuti per mesi in attesa delle decisioni del sovrano mentre in Sardegna la tensione aumentava. Ben presto in seno agli Stamenti presero il sopravvento i fautori di un programma di riforme co` avanzato, a costituzionali molto piu minciare dalla richiesta dell’abolizione dell’odiato sistema feudale. Ad infiammare la situazione contribuivano le notizie che giungevano da Torino anche attraverso le lettere che alcuni dei delegati inviavano ai loro ´ premeva amici; cosı`, mentre il vicere per lo scioglimento degli Stamenti, il ` a lavorare assuParlamento continuo mendo la funzione di una vera Costituente. Nel marzo del 1794 il re diede finalmente una risposta alle Cinque domande inviandola direttamente al ´ , senza che i delegati, ancora a vicere ` Torino, fossero stati informati, e ordino l’immediata cessazione delle riunioni ` prestamentarie. (Uno dei delegati piu stigiosi, l’algherese Domenico Simon, motivando la propria decisione col giuramento fatto agli Stamenti di non tornare nell’isola se non con la risposta del re, rimase a Torino dove visse per quasi altri quarant’anni in assoluta po` ). Il traccheggiamento del goverta verno – anzi, il sostanziale rifiuto di prendere in considerazione quasi tutte ` un’ondata di sdele domande – provoco gno irrefrenabile che fu la premessa inevitabile dei fatti del 28 aprile. Il risentimento del popolo, esasperato per la mancata accoglienza da parte del re delle richieste formulate nelle Cinque domande e per l’ingiunzione di interrompere le riunioni degli Stamenti, esplose come conseguenza di un episodio a suo modo molto circoscritto. Credendo che fosse in atto una congiura ´ ordino ` l’arcontro il governo, il vicere resto di Vincenzo Cabras e di Efisio Luigi Pintor, che riteneva i capi della congiura. Dopo l’arresto dei due, il po-

polo in armi diede assalto al castello, ` le porte che lo dividevano da incendio ` nelle sue strette vie, Stampace, dilago e dopo un rapidissimo scontro a fuoco con i soldati del Reggimento svizzero ` il padi stanza nel castello espugno ´ costringendolo a rifulazzo del vicere giarsi nel palazzo dell’arcivescovo. ` veniva asMentre il governo della citta sunto dalla Reale Udienza e nasceva una milizia popolare, i funzionari piemontesi furono arrestati e, nei giorni successivi, imbarcati su una nave e rispediti in Piemonte. Oltre i funzionari furono arrestati (e rinchiusi in diversi conventi) anche privati cittadini piemontesi: il numero di quanti furono imbarcati, passando fra due ali di folla festante, in una scena non priva d’un suo fascino scenografico, fu calcolato in 514. Fra i ‘‘partenti’’ c’era lo stesso ´ , mentre fu trattenuto a Cagliari vicere l’arcivescovo Melano di Portula, che il governo stamentario avrebbe utilizzato come ambasciatore presso il re per giustificare gli eventi cagliaritani. Fu quindi costituito un comitato permanente, composto da due rappresentanti di ciascuno Stamento e da un giudice della Reale Udienza, col compito di dare concretezza al programma di riforme costituzionali. A guidare questa prima fase fu Giovanni Maria Angioy, attorno al quale si trovarono uniti concordemente Ignazio Musso, i fratelli Simon, il ‘‘tribuno’’ Vincenzo Sulis, il canonico Pietro Sisternes de Oblites, i Pintor, i Cabras e a Sassari il Fois, Gioacchino Mundula, Michele Obino e molti altri. La concordia di in` , duro ` poco: in effetti, tenti, pero quando cominciarono a emergere le posizioni radicali e scoppiarono i primi moti antifeudali, la paura che la situazione diventasse incontrollabile ` a serpeggiare nel gruppo e a comincio ` modespingere i suoi componenti piu

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Sarda Rivoluzione rati su posizioni di grande cautela. Il 19 maggio, al ritorno a Cagliari di Gerolamo Pitzolo, uno dei membri della delegazione che aveva portato a Torino le Cinque domande, dopo l’esposizione di tutta la vicenda torinese che egli fece agli Stamenti riuniti, suggerendo di trovare un compromesso tra la posizione stamentaria e quella del governo ` . Attorno centrale, il comitato si spacco al Pitzolo si schierarono parecchi di coloro che avevano aderito alle posizioni dell’Angioy e si formarono cosı` due partiti: i ‘‘novatori’’, che avrebbero voluto proseguire sostenendo fino in fondo la riforma della costituzione del Regno, e i ‘‘moderati’’, che avrebbero ` che voluto la normalizzazione. Sembro l’azione del Pitzolo avesse successo. Il 30 maggio del 1794 fu inviata a Torino una nuova delegazione col compito di esporre al re la situazione, mentre subito dopo dal re veniva chiamato a dirigere gli affari dell’isola il conte Avoga` piu ` sensibile nei condro, che si mostro fronti delle posizioni della delegazione: e cosı` il 22 luglio il re con un suo ` le riunioni degli Stabiglietto autorizzo ` a dare a breve una menti e si impegno risposta concreta alle altre richieste. Nell’intento di dare concretezza alle ` promesse, Vittorio Amedeo III nomino Gerolamo Pitzolo intendente generale dell’isola, Gavino Paliacio generale delle Armi, Antonio Santuccio governatore di Sassari e Gavino Cocco reggente la Reale Cancelleria. La scelta `, fu fatta di questi magistrati sardi, pero dal sovrano senza il rispetto della pro` consolidata cedura costituzionale gia dal periodo spagnolo, che prevedeva che il sovrano procedesse alle nomine scegliendo da una terna precedentemente formata dalla Reale Udienza. Il fatto insospettı` i ‘‘novatori’’ che si posero sul piede di guerra proprio quando il 6 settembre giunse a Cagliari

´ Filippo Vivalda, accomil nuovo vicere ´ pagnato dal Paliacio. Il nuovo vicere non seppe trovare una linea d’azione equilibrata e il confronto tra i due par` duro; la posititi si fece sempre piu ` zione del Vivalda, che alla fine sembro appoggiare i programmi dei ‘‘nova` la reazione dei ‘‘modetori’’, scateno rati’’, alla cui testa si pose il Paliacio, che finı` per interpretare le posizioni di chi avrebbe voluto una netta reazione nei confronti del movimento riformatore. Dal canto suo a Torino l’Avogadro mostrava di dare poco credito alle valutazioni del Paliacio; trascorse cosı` tutto il 1794, ma quando, nel marzo del 1795, l’Avogadro fu sostituito dal Galli della Loggia, le valutazioni del Paliacio trovarono maggior credito a Torino. ` inasprı` il conflitto tra i due partiti, Cio soprattutto dopo che il 12 maggio furono nominati alcuni giudici della Reale Udienza (Flores, Sircana e altri), anche questa volta senza il rispetto delle procedure costituzionali. In un ´ si rifiuto ` di regiprimo tempo il vicere strare le nomine formalmente illegittime, ma quando il re gli ingiunse di `. I registrarle la situazione precipito ‘‘novatori’’ presero a riunirsi segretamente, mentre il malcontento popolare era palpabile al punto che il Palia` di caricare le batterie sulle cio ipotizzo ` . Questa mura orientandole sulla citta posizione indusse gli Stamenti a inter´ che ingiunvenire; fu chiesto al vicere gesse al Paliacio di recedere da questo atteggiamento, ma questi, unitamente ` di ubbidire: il 6 lual Pitzolo, si rifiuto ` improvvisa (ma sobillata glio scoppio dagli elementi radicali degli Stamenti) una sommossa popolare nella quale Pitzolo fu catturato e ucciso sulla piazza e il Planargia rinchiuso nel carcere di San Pancrazio, dal quale poi il 22 luglio fu anche lui strappato e lin` a surriscalciato. Il clima continuo

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Sarda Rivoluzione darsi: nelle discussioni stamentarie e ` delle cose comincio ` a prennella realta dere sempre maggiore concretezza il progetto di abolire i feudi. A questo punto la situazione parve precipitare: mentre a Cagliari sembrava che i feudatari non si opponessero al progetto, un gruppo di feudatari sassaresi ipo` di operare una sorta di secessione tizzo separando il Capo di sopra da Cagliari ` cagliaritane e di chiee dalle autorita dere l’aiuto dell’inglese Lord Elliot, di stanza in Corsica con un piccolo corpo d’occupazione, per restaurare lo status ` respinta dal quo. La proposta fu pero re; nel novembre i moti contro i feudatari scoppiarono in tutti i villaggi del Logudoro e del Sassarese; allora il vi´ invio ` a Sassari, nel tentativo di cere comporre la situazione, come ‘‘commissari’’ degli Stamenti, Francesco Cilocco e Gioacchino Mundula, espo` radicali, peraltro) della nenti (tra i piu cerchia dell’Angioy. In effetti i due, constatando che da parte dei feudatari ` di non esisteva la minima possibilita dialogare, finirono per assecondare i moti antifeudali. Man mano che da Cagliari risalivano la Sardegna, al loro se` l’insurrezione generalizguito maturo zata: contadini e pastori di buona parte dei villaggi del Sassarese si univano a loro nella marcia su Sassari. Il 27 dicembre arrivarono alla porta della ` e le posero l’assedio. L’epilogo fu citta rapido: gli insorti, dopo breve combattimento, indussero le poche truppe rimaste ad arrendersi. Solo la media` che i zione di Cilocco e Mundula evito rivoltosi si abbandonassero alla violenza. Il mattino del 30 dicembre la ` fu occupata, l’arcivescovo Della citta Torre e il governatore Santuccio furono fatti prigionieri: la maggior parte dei feudatari, capeggiata dal duca dell’Asinara, era fuggita. Gli insorti decisero di inviare a Cagliari i due prigio-

nieri, ma, arrivati a Sardara, la colonna di armati che accompagnava i due prigionieri fu intercettata da una delegazione inviata dagli Stamenti, dove la maggioranza si stava sempre ` orientando sulle posizioni dei ‘‘mopiu derati’’. Ai due prigionieri fu restituita ` e vennero indirizzati lontano la liberta da Cagliari, mentre la colonna dei conquistatori di Sassari raggiunse la capitale per vie diverse, ormai presaga della mutata situazione generale. Mentre ormai era chiaro che la frattura tra ` ‘‘novatori’’ e ‘‘moderati’’ si era fatta piu profonda, gli Stamenti, il 2 febbraio del 1796, deliberarono di convincere il vi´ a inviare a Sassari, ancora turbata cere dai recenti avvenimenti, lo stesso Giovanni Maria Angioy con funzioni amplissime di Alternos (una spiegazione forse non del tutto superflua: siccome ´ spettava il nos del cosiddetto al vicere plurale maiestatis, il suo Alter-ego si chiamava, dal periodo spagnolo, Alternos). Il suo arrivo a Sassari il 28 febbraio in un tripudio di folla – su un cavallo bianco e avvolto in un mantello di ` in piazza del «vaio rosso», arrivo Duomo, dal cui sagrato il capitolo turritano lo benedisse – fece entrare la ‘‘Sarda Rivoluzione’’ nella sua fase estrema. Nel periodo della sua perma` muoversi nenza a Sassari egli sembro ` ampia riin una prospettiva ben piu spetto ai problemi della situazione sarda, attento a quanto contemporaneamente avveniva nella penisola italiana: anche lui, probabilmente, nel marzo del 1796 fu tra i molti che guardarono a Napoleone ‘‘liberatore’’ e ac` l’idea di una repubblica sarda, carezzo in qualche modo collegata alla Francia rivoluzionaria (ma forse anche, in alternativa, allo stesso Regno di Sardegna). Il suo fu un dramma intimo, non sostenuto peraltro dalla situazione ge` noto, dopo l’armistinerale che, come e

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Sardegna zio di Cherasco fece tramontare l’idea che Napoleone fosse un liberatore. ` nella sua azione a SasEgli continuo sari, sostenuto dal partito ‘‘patriottico’’, cercando di porre concretamente le basi per l’abolizione dei feudi secondo quello che era il programma stamentario, ma si rese conto che la sua posizione in seno agli Stamenti si andava rapidamente modificando: i ‘‘moderati’’, temendo per le conseguenze della sua azione, premevano ´ la situazione fosse ‘‘normalizperche zata’’ e quando il 2 giugno l’Angioy si mosse da Sassari per portare a Cagliari le istanze dei vassalli sassaresi, la sua avanzata, in un crescente consenso delle popolazioni (ma a Macomer in` una resistenza che suono ` come contro un segnale d’allarme), indusse i suoi ` . Su avversari a muoversi con rapidita ´ fu privato delle sue ordine del vicere funzioni e il 9 giugno il giudice Del Rio fu mandato a fermarne la marcia con `a 2500 uomini. La sua marcia si arresto Oristano: ormai braccato, abbandonato da molti degli uomini che lo avevano seguito fino a quel momento, si ` a Sassari da dove si sposto ` surifugio bito a Porto Torres e il 17 con alcuni ` la Sardegna. I suoi seguaci abbandono ‘‘moderati’’ avevano vinto: in poco ` tempo la normalizzazione si trasformo nella persecuzione poliziesca degli angioyani; eppure negli anni successivi le speranze fatte nascere da Giovanni Maria Angioy non tramontarono e almeno fino all’infelice impresa di Francesco Sanna Corda e Cilocco in Gallura (1802) il suo programma politico conti` a operare. Nella coscienza e nella nuo memoria generale, poi, il suo ideale di riscatto ‘‘nazionale’’ della Sardegna continua a essere attivamente presente.

Sardegna 1 Per grandezza seconda isola del Mediterraneo, ha una superfi-

cie di 24 089 km2 con coste estese per 1849 km, spesso scoscese e rocciose, ricche di approdi naturali; ha la forma di un rettangolo, una forma di un piede calzato da un sandalo, donde il suo antico nome di Sandaliotis, con una lunghezza massima di 270 km e larghezza ` estesa e ` il di 145 km. La sua pianura piu Campidano, i suoi monti principali sono il massiccio del Gennargentu (Bruncu Spina, 1829 m), il Supramonte (Corrasi, 1436 m), il Limbara (Balestrieri, 1359 m), il monte Rasu nel Goceano (1259 m) e poche altre cime oltre i 1000 m (monte Linas, Serpeddı`, Gonare ecc.). Dei fiumi, dei laghi e degli stagni, delle isole minori, della flora, della fauna, dell’evoluzione geologica si parla nelle pagine precedenti sotto ciascuna delle voci relative. Popolata dall’uomo fin dal Paleolitico, ha avuto una storia complessa, la cui interpreta`e zione pone il problema della identita ` che la dei rapporti con le altre realta circondano (= Questione sarda, = Storiografia della Sardegna, = Lingua sarda). Qualche decennio fa lo scrittore Marcello Serra definı` la S. «quasi un continente», volendo esprimere con ` delle tradizioni, della questo la varieta cultura, della lingua, della conformazione naturale di quelle che possiamo definire vere e proprie regioni storicogeografiche. Come ha scritto Ilario ` di Principe, la Sardegna offre piu molte altre regioni italiane «una ricchezza di nomi territoriali e regionali che ben riflettono la straordinaria cantonalizzazione delle sue caratteristiche fisiche e antropiche», e precisa che essi «non identificano relitti sto` ma circorici di dubbia riconoscibilita scrivono regioni ancora ben vive nell’uso corrente, quasi che le antiche suddivisioni amministrative d’epoca giudicale, plasmate su precisi vincoli naturali, abbiano ingabbiato per sem-

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Sardegna pre in ristrette partizioni il territorio sardo». Queste le principali suddivisioni: Logudoro, Gallura, Barbagia, Marghine, Planargia-Montiferru, Sardegna centro-orientale, Arborea, Campidano centrale, Sulcis-Iglesiente, Cagliaritano. & REGIONI STORICHE 1. ARBOREA Comprende un territorio che corrisponde in gran parte a quello dell’antico giudicato d’Arborea (=) e che attualmente coincide con la provincia di Oristano. Il suo territorio comprende tre sub-regioni: a. il Guilcier, che corrisponde all’antica omonima curatoria del giudicato d’Arborea con i centri di Abbasanta, Aidomaggiore, Boroneddu, Ghilarza, Paulilatino, Sedilo, Soddı`, Tadasuni; b. il Barigadu, che corrisponde all’antica omonima curatoria del giudicato d’Arborea con i centri di Allai, Ardauli, Bidonı`, Busachi, Fordongianus, Neoneli, Nughedu Santa Vittoria, Sorradile, Ula Tirso, Villanova Truschedu; c. il Campidano d’Oristano, che corrisponde alle antiche curatorie del Campidano Maggiore, del Campidano di Milis e del Campidano di Simaxis e di Bonorcili nel giudicato d’Arborea con i centri di Arborea, Baradili, Baratili San Pietro, Bauladu, Bonarcado, Cabras, Marrubiu, Massama, Milis, Narbolia, Nurachi, Ollastra, Oristano, Pal` mas Arborea, Riola Sardo, San Nicolo d’Arcidano, Santa Giusta, San Vero Milis, Seneghe, Siamaggiore, Siamanna, Siapiccia, Silı`, Simaxis, Soddı`, Solarussa, Terralba, Tramatza, Uras, Villanova Truschedu, Villaurbana, Zeddiani, Zerfaliu. ` pianeggiante o collinare; Il territorio e la sua popolazione vive soprattutto nei centri abitati. Ha un’economia basata sull’agricoltura, che vi viene praticata in modo intensivo con alti indici di pro` , sull’allevamento del beduttivita

stiame bovino in stalle razionali, sulla pastorizia, sull’artigianato e sul turi` dell’economia di quesmo. Una realta ` la stessa citta ` di Oristo territorio e ` prevalentemente stano, le cui attivita commerciali la integrano col territorio ` dispone anche di circostante: la citta un porto in crescente espansione e di un aeroporto (Fenosu) che attende di svilupparsi. Il territorio ha una rete stradale e ferroviaria inadeguata alle esigenze del traffico commerciale. La sua posizione e la sua storia ne fanno ancora una terra culturalmente molto compatta, ricca di tradizioni. La par` il sardo lata prevalentemente diffusa e nella sua variante detta campidanese. ` ria che i 2. BARBAGIA Il nome Barba Romani riferivano genericamente alle parti interne della Sardegna chiamandone gli abitanti Barbaricini, viene oggi fatto coincidere con quello della Barbagia e viene genericamente riferito a molta parte dell’attuale territo` rio della provincia di Nuoro. In realta comprende tre sub-regioni dalla cultura molto simile: a. le Baronie, che corrispondono alle antiche curatorie di Posada (=) e Orosei (=), che facevano parte del giudicato di Gallura, con i centri di Dorgali, ´ , Orosei, Galtellı`, Irgoli, Loculi, Lode Osidda, Posada, San Teodoro, Sini`; scola, Torpe b. il Nuorese, che corrisponde alle antiche curatorie del Dore (=) e di Bitti (=), che facevano parte del giudicato di Gallura e del giudicato di Torres, con i centri di Nuoro, Bitti, Lula, Oliena, Onanı`, Onifai, Oniferi, Orani, Orgosolo, Orotelli, Orune, Ottana, Sarule; c. la Barbagia propriamente detta, che corrisponde alle antiche curatorie di Austis (=), Barbagia di Ollolai (=), Barbagia di Belvı` (=), Mandrolisai (=), che facevano parte del giudicato

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Sardegna d’Arborea, con i centri di Aritzo, Atzara, Austis, Belvı`, Desulo, Fonni, Gadoni, Gavoi, Lodine, Mamoiada, Meana Sardo, Ollolai, Olzai, Ortueri, Ovodda, Samugheo, Sorgono, Teti, Tiana, Tonara. La Barbagia non ha pianure; la sua popolazione ama risiedere esclusivamente nei centri abitati, trascurando le campagne secondo una tradizione che ha caratterizzato il territorio fin ` antico popolamento. La dal suo piu ` basata soprattutto sua economia e sulla pastorizia (un tempo transumante, ovini e caprini), sull’agricoltura, sull’artigianato e su un nascente turismo stimolato da una strategia di promozione che da qualche anno valorizza le antiche tradizioni: una grande ` a decollare risorsa che trova difficolta a causa dell’incomprensione del governo centrale per le esigenze particolari della Barbagia e la mancanza di ` interessate accordo fra le comunita dal Parco del Gennargentu. Il territorio ha una rete stradale e ferroviaria inadeguata alle esigenze del traffico commerciale e turistico. La parlata ` il sardo, prevalentemente diffusa e nella sua variante detta nuorese (o logudorese centrale). 3. CAGLIARITANO Corrisponde alla regione centro-occidentale dell’antico giudicato di Cagliari (=), che attualmente coincide con la parte occidentale della provincia di Cagliari e comprende quattro sub-regioni:: a. il Campidano Meridionale, che comprende l’antica curatoria del Campidano di Cagliari, di Decimomannu (=) e parte di quella del Nuraminis (=) con i centri di Assemini, Burcei, Cagliari, Capoterra, Decimomannu, Decimoputzu, Elmas, Maracalagonis, Monserrato, Nuraminis, Quartucciu, Quartu Sant’Elena, San Sperate, Selargius, Sestu, Settimo San Pietro, Sinnai, Uta;

b. la Trexenta, che comprende le antiche curatorie della Trexenta (=) e del Siurgus (=) con i centri di Arixi, Barrali, Donigala Siurgus, Guamaggiore, Guasila, Ortacesus, San Basilio, Segariu, Selegas, Senorbı`, Seuni, Sisini, Suelli, Turri; c. Parte Olla che comprende l’antica curatoria di Dolia (=) con i centri di Dolianova, Donori, Monastir, Serdiana, Soleminis, Ussana; d. il Sarrabus e il Gerrei, che comprendono le antiche omonime curatorie con i centri di Armungia, Ballao, Esca` Gerrei, laplano, Muravera, San Nicolo San Vito, Silius, Villaputzu, Villasalto. ` prevalentemente colliIl territorio e ` pianegnare, solo una piccola parte e ` concengiante. La sua popolazione e ` di centri piuttotrata in una pluralita sto piccoli, quasi tutti fortemente gravitanti su Cagliari; nel complesso essi ` territoriale e costituiscono un’unita culturale notevolmente integrata, che storicamente costituiva il cuore dell’antico giudicato. Attualmente la sua economia cerca di emergere concen` del grande porto trandosi sulla realta di Cagliari, concepito come il polmone dell’intera regione, capace di proiettare l’isola in una dimensione mediter` basata sull’agricoltura, che vi ranea; e viene praticata in modo moderno e razionale, e sull’allevamento del bestiame bovino e suino, ma sono svilup` industriale, che pati anche l’attivita gravita sul Cagliaritano, l’artigianato e il turismo. Il territorio ha una rete stradale e ferroviaria inadeguata alle esigenze del suo traffico commerciale e soprattutto del movimento del porto di Cagliari: questa carenza impedisce al territorio di collegarsi organicamente col resto dell’isola. La sua posizione e la sua storia ne fanno una terra culturalmente compatta e ricca di tradizioni specifiche, un soggetto che aspira a re-

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Sardegna citare un ruolo trainante per l’economia di tutta l’isola. La parlata preva` il sardo nella sua lentemente diffusa e variante detta campidanese. 4. CAMPIDANO CENTRALE Corrisponde alla regione di confine tra il giudicato di Cagliari (=) e il giudicato d’Arborea (=), che nel corso del secolo XIII finı` per essere acquisita dal giudicato d’Arborea e che attualmente coincide con la parte meridionale della provincia di Oristano e una parte del territorio nord-occidentale della provincia di Cagliari, comprendente tre sub-regioni: a. la Marmilla, che corrisponde alle antiche curatorie di Usellus (=), Marmilla (=) e Parte Montis (=) con i centri di Ales, Banari, Baradili, Baressa, Barumini, Collinas, Curcuris, Escovedu, Figu, Genuri, Gesturi, Gonnosco` , Gonnostramatza, Las dina, Gonnosno Plassas, Lunamatrona, Masullas, Mogoro, Morgongiori, Pau, Pompu, Setzu, Siddi, Simala, Sini, Siris, Tuili, Turri, Usellus, Ussaramanna, Villamar, Villanovaforru, Villanovafranca; b. il Monreale, che corrisponde all’omonima antica curatoria, con i centri di Arbus, Gonnosfanadiga, Guspini, Pabillonis, San Gavino Monreale, Sardara, Villacidro; c. il Campidano centrale, che comprende una parte delle antiche curatorie del Gippi (=) e del Nuraminis (=) con i centri di Decimoputzu, Nuraminis, Samassi, Samatzai, Sanluri, Serramanna, Serrenti, Villasor, Villaspeciosa. ` pianeggiante; la sua Questo territorio e popolazione vive distribuita in una ` di centri medio-piccoli fortepluralita mente concentrati, che realizzano ` territoriale e culturale noteun’unita volmente integrata. Ha un’economia basata sull’agricoltura, che viene praticata in modo moderno e razionale e

`, raggiunge una discreta produttivita nell’allevamento del bestiame bovino e suino realizzato in stalle razionali e ` sono nella pastorizia; queste attivita sostenute da stabilimenti di tipo industriale per la trasformazione dei pro` sviluppato anche l’artigianato. dotti; e Il territorio ha una rete stradale e ferroviaria inadeguata alle esigenze del traffico commerciale. La sua posizione e la sua storia ne fanno una terra culturalmente molto compatta e ricca di tradizioni. Questa serie di caratteristiche lo ha costituito in un soggetto che giustamente, grazie al suo sviluppo, ha rivendicato una esistenza autonoma ri` spetto alle due province nelle quali e stato per lungo tempo inserito. La par` il sardo lata prevalentemente diffusa e nella sua variante detta campidanese. 5. GALLURA Comprende quasi tutto il territorio che corrisponde in gran parte a quello dell’antico giudicato di Gallura (=) e coincide con la parte ` stata a nord-orientale di quella che e ` lungo la provincia di Sassari, da cui e stata distaccata la provincia di OlbiaTempio. Il suo territorio corrisponde alle antiche curatorie di Balariana (=), Canhain (=), Fundimonte (=), Gemini, Montangia (=), Orfilli, Taras (=), Unale (=) con i centri di Aggius, Aglientu, Arzachena, Bortigiadas, Calangianus, Golfo Aranci, La Maddalena, Loiri Porto San Paolo, Luogosanto, Luras, Monti, Olbia, Palau, Sant’Antonio di Gallura, Santa Teresa Gal` d’Alura, Tempio Pausania, Trinita gultu. La Gallura non ha pianure; la sua popolazione, che pur risiede in ` e nei centri migran parte nelle citta ` distribuita anche nelle campanori, e gne secondo la tradizione tipica delle cussorgie e degli stazzi, che a partire dal secolo XVII ha caratterizzato il suo ` baripopolamento. La sua economia e sata soprattutto sul turismo (Costa

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Sardegna Smeralda, arcipelago della Maddalena, Santa Teresa Gallura); vi si esercitano anche l’agricoltura, la pastorizia, lo sfruttamento di sughero e granito, due materie prime specifiche di ` induquesta sub-regione. Le attivita striali sono prevalentemente concentrate attorno a Olbia. Il territorio ha una rete stradale e ferroviaria inadeguata alle esigenze del traffico commerciale e turistico e soprattutto dei porti di Olbia, Golfo Aranci e Palau; ha inoltre un moderno aeroporto interna` la parlata zionale (Olbia). Il gallurese e prevalentemente diffusa: deriva dal corso-toscano, mentre il dialetto di Bonifacio ha fortemente influenzato quello di La Maddalena. 6. LOGUDORO Comprende in gran parte il territorio che corrisponde alla parte nord-occidentale dell’antico giudicato di Torres (=), coincidendo cosı` con quasi tutta l’attuale provincia di Sassari. Il suo territorio comprende quattro sub-regioni: a. il Turritano e la Nurra, che corrispondono alle antiche curatorie della Nurra (=), della Romangia (=), della Fluminargia (=), del Coros (=), del Figulinas (=) e del Nulauro (=), del Monteleone (=) con i centri di Sassari, Alghero, Cargeghe, Codrongianos, Florinas, Ittiri, Monteleone Rocca Doria, Muros, Olmedo, Osilo, Ossi, Ploaghe, Porto Torres, Putifigari, Romana, Sennori, Sorso, Tissi, Uri, Usini, Villanova Monteleone; b. l’Anglona, che corrisponde all’antica omonima curatoria con i centri di Badesi, Bulzi, Castelsardo, Chiaramonti, Erula, Laerru, Martis, Nulvi, Perfugas, Santa Maria Coghinas, Sedini, Tergu, Valledoria, Viddalba; c. il Meilogu, che corrisponde alle antiche curatorie del Meilogu (=), Cabudabbas (=), Costavall (=), con i centri di Banari, Bessude, Bonnanaro, Bo-

norva, Borutta, Cheremule, Cossoine, Giave, Mara, Padria, Pozzomaggiore, Semestene, Siligo, Thiesi, Torralba; d. il Montacuto, che corrisponde alle antiche curatorie di Oppia (=) e del ` dei Montacuto (=) con i centri di Ala ` , ItSardi, Ardara, Berchidda, Budduso `, tireddu, Mores, Nughedu San Nicolo Oschiri, Ozieri, Pattada, Tula; e. il Goceano, che corrisponde all’antica omonima curatoria con i centri di Anela, Benetutti, Bono, Bottidda, Bultei, Burgos, Esporlatu, Illorai, Nule. Il Logudoro ha poche pianure; la sua popolazione preferisce prevalente` e nei centri mente risiedere nelle citta minori, salvo che nella Nurra, dove an` popolata con il coche la campagna e siddetto ‘‘habitat disperso’’. La sua ` basata ancora sull’agricoleconomia e tura, sull’allevamento del bestiame, sulla pastorizia, sul turismo e sull’artigianato. Dopo l’avvio promettente del polo petrolchimico di Porto Torres, le ` industriali vi hanno subito un attivita rallentamento e da qualche anno conoscono una profonda trasformazione, indirizzata, sembrerebbe, verso la creazione di piccole e medie imprese e la moltiplicazione della rete commerciale e dei servizi. Il territorio ha una rete stradale e ferroviaria inadeguata alle esigenze del traffico commerciale e turistico che ha i suoi centri soprattutto nel porto di Porto Torres e nell’aeroporto di Alghero-Fertilia. La lingua sarda vi viene parlata nella sua variante detta appunto logudorese (o settentrionale), ma vi si parlano anche un dialetto di origine catalana (Alghero) e il sassarese (Sassari, Sorso), che come il gallurese deriva in gran parte dal corso-toscano. 7. MARGHINE Comprende un territorio che corrisponde in gran parte alla regione di confine tra l’antico giudicato di Torres (=) e quello d’Arborea (=),

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Sardegna che fu lungamente contesa tra i due stati e che attualmente coincide con la parte occidentale della provincia di Nuoro. Il suo territorio corrisponde a quello dell’antica curatoria, con i centri di Birori, Bolotana, Borore, Bortigali, Dualchi, Lei, Macomer, Noragu` una zona montuosa, gume, Silanus. E ` andata arroccanla cui popolazione e dosi col tempo nei centri abitati. La sua ` basata sulla pastorizia, suleconomia e l’allevamento del bestiame bovino, sull’agricoltura, sull’artigianato e sul commercio, facilitato dalla sua posizione geografica baricentrica. Il territorio ha una rete stradale e ferroviaria inadeguata alle esigenze del traffico commerciale. La lingua prevalente` il sardo nella sua vamente diffusa e riante detta logudorese. 8. PLANARGIA-MONTIFERRU Anche questa sub-regione comprende un territorio che corrisponde in gran parte alla regione di confine tra l’antico giudicato di Torres e quello d’Arborea (=) e che fu ugualmente a lungo contesa tra i due stati. Attualmente coincide in parte con l’estrema propaggine occidentale della provincia di Nuoro e con ` settentrionale della prola parte piu vincia di Oristano. Il suo territorio comprende due sub-regioni: a. la Planargia, che corrisponde all’omonima antica curatoria con i centri di Bosa, Flussio, Magomadas, Modolo, Montresta, Sagama, Sindia, Suni, Tinnura, Tresnuraghes; b. il Montiferru, che corrisponde all’omonima antica curatoria con i centri di Cuglieri, Santu Lussurgiu, Scano di Montiferro, Sennariolo. ` montuoso, la sua popolaIl territorio e zione vive nei centri abitati. Ha un’economia basata sulla pastorizia, sull’agricoltura, sull’artigianato e sul turismo. Il territorio ha una rete stradale e ferroviaria inadeguata alle esigenze

del traffico commerciale; una impor`e ` rappresentata dal porto tante realta di Bosa. La sua posizione e la sua storia ne fanno ancora una terra di confine anche se, nel quadro del recente rias` profonda setto delle province, la piu ` stata aspirazione della Planargia e quella di staccarsi dalla provincia di Nuoro e di entrare a far parte della provincia di Oristano. La parlata pre` il sardo nella valentemente diffusa e sua variante detta logudorese centrale, sia pure con particolari connotazioni da luogo a luogo. 9. SARDEGNA CENTRO-ORIENTALE Comprende un territorio che corrisponde in gran parte alla regione di confine tra l’antico giudicato d’Arborea (=) e quello di Cagliari (=), che fu lungamente contesa tra i due stati e che attualmente coincide con la parte centro-meridionale della provincia di Nuoro. Il suo territorio comprende tre sub-regioni: a. il Sarcidano, che corrisponde all’antica curatoria del Parte Valenza (=) nel giudicato d’Arborea, con i centri di Escalaplano, Escolca, Genoni, Gergei, Isili, Laconi, Nuragus, Nurallao, Nurri, Orroli; b. la Barbagia di Seulo, che corrisponde all’omonima curatoria del giudicato di Cagliari con i centri di Esterzili, Sadali, Seui, Seulo, Ussassai; c. l’Ogliastra, che corrisponde alle curatorie di Ogliastra (=) e di Quirra (=) del giudicato di Cagliari con i centri di Arzana, Bari Sardo, Baunei, Cardedu, Elini, Gairo, Girasole, Ilbono, Jerzu, Lanusei, Loceri, Lotzorai, Osini, Perdasdefogu, Talana, Tertenia, Tortolı`, Triei, Ulassai, Urzulei, Villagrande Strisaili, che hanno praticamente costituito la base territoriale della nuova provincia d’Ogliastra. ` montuoso; la popolaIl suo territorio e zione vive nei centri abitati. Ha un’eco-

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Sardegna nomia basata sulla pastorizia, sull’agricoltura, sull’artigianato e sul turismo. Il territorio ha una rete stradale e ferroviaria inadeguata alle esigenze del traffico commerciale e anzi risulta molto isolato: questa situazione non facilita i collegamenti tra il nord e il sud `e ` dell’isola; un’altra importante realta rappresentata dal porto di Tortolı`-Arbatax, presso il quale funziona anche un aeroporto. La sua posizione e la sua storia ne fanno ancora una terra di con´ nel quadro del recente fine, sicche ` proriassetto delle province la piu fonda aspirazione che l’Ogliastra ha ` stata quella di staccarsi espresso e dalla provincia di Nuoro e di costituire una provincia autonoma, mentre il Sarcidano ha chiesto di entrare a far parte della provincia di Oristano. La ` il parlata prevalentemente diffusa e sardo nella sua variante detta campidanese, con particolari inflessioni locali, che distinguono il dialetto ogliastrino da quello sarcidanese. 10. SULCIS-IGLESIENTE Corrisponde alla regione occidentale dell’antico giudicato di Cagliari (=) e che attualmente coincide in parte con il territorio occidentale della provincia di Cagliari, occupato un tempo dalle antiche curatorie del Sulci e del Sigerro (=) con i centri di Buggerru, Calasetta, Carbonia, Carloforte, Domus de Maria, Domusnovas, Fluminimaggiore, Giba, Gonnesa, Iglesias, Masainas, Musei, Narcao, Nuxis, Perdaxius, Piscinas, Portoscuso, San Giovanni Suergiu, Santadi, Sant’Anna Arresi, Sant’Antioco, Siliqua, Teulada, Tratalias, Villamassargia, Villaperuccio. Il territo` pianeggiante; la popolazione e ` rio e ` di centri concentrata in una pluralita medio-piccoli, alcuni dei quali sono la conseguenza di un processo di ripopolamento avviato nel corso del secolo XVII, altri invece rappresentano la

` che sussistenza di antiche realta hanno avuto un ruolo fondamentale nella storia di questa parte del territorio isolano. Nel complesso costitui` territoriale e culturale scono un’unita notevolmente integrata, sulla cui base ` nata la recente provincia di Carboe nia-Iglesias. Attualmente la sua economia, che fino a qualche decennio fa era tutta espressione di un’intensissima ` mineraria tra le piu ` antiche attivita del Mediterraneo (= Miniere in Sardegna), dopo la profonda crisi del settore, che ha avuto come conseguenza la chiusura della maggior parte degli impianti, cerca di uscire dalla situazione ` basata sull’agridi declino. Ora essa e coltura, che vi viene praticata in modo moderno e razionale, sull’allevamento del bestiame bovino e ovino, sull’artigianato e sul turismo. Il territorio ha una rete stradale e ferroviaria inadeguata alle esigenze del suo traffico commerciale. La parlata prevalente` il sardo nella sua vamente diffusa e riante detta campidanese, ma a Carloforte e in parte a Calasetta e Portoscuso si parla anche un’antica forma di dialetto ligure. & PROVINCE E COMUNI ` amministrativaAttualmente l’isola e mente divisa in 8 province: Cagliari, Sassari, Oristano, Nuoro, Olbia-Tempio, Medio Campidano, Ogliastra, Igle` montane sias-Carbonia; 24 Comunita ` di tempo in tempo an(di cui peraltro e nunciata la riforma), e 365 comuni. Qui di seguito se ne danno alcuni dati essenziali. Provincia di Cagliari La provincia di Cagliari ha assunto la configurazione attuale nel 2004, in seguito alla creazione, accanto e a spese delle quattro province tradizionali (Cagliari, Nuoro, Oristano e Sassari), di altre quattro nuove: Carbonia-Iglesias, Medio Campidano, Ogliastra, Olbia-Tempio. Nel

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Sardegna caso specifico Cagliari ha perduto tutti i comuni che sono andati a formare le province di Carbonia-Iglesias e del Medio Campidano, e ha acquisito 13 co` inseriti in quella d Nuoro. In muni gia seguito a queste trasformazioni la provincia di Cagliari occupa oggi la parte ` una fascia sud-orientale dell’isola, piu che corre lungo la costa meridionale sino a raggiungere la punta di sudovest. Ha una superficie di 4570 km2, ` di 540 000 abitanti e conconta poco piu fina a nord con le province di Oristano, di Nuoro e dell’Ogliastra, a est e a sud col mare, a ovest con quelle di Carbonia-Iglesias e del Medio Campidano. ` occupata per La parte orientale e buona parte dai monti del Sarrabus, che hanno le punte maggiori nei monti Genis, 910 m, e Sette Fratelli, 1023; al ` meridiocentro si stende la parte piu nale della pianura campidanese, men` tre a ovest buona parte del territorio e occupata dai rilievi dell’Iglesiente, che superano i 1000 m con le punte Maxia e Sa Mirra e i 1100 con Is Caravius. I maggiori corsi d’acqua sono il Flumendosa, che si getta nel mar Tirreno, e il Mannu, che alimenta lo Stagno di Cagliari. Provincia di Carbonia-Iglesias La pro` stata covincia di Carbonia-Iglesias e stituita nel 2004, in concomitanza con la creazione, accanto e a spese delle quattro province tradizionali (Cagliari, Nuoro, Oristano e Sassari), di questa e di altre tre nuove: Medio Campidano, Ogliastra, Olbia-Tempio. Nel caso specifico tutti i comuni che hanno dato luogo alla nuova provincia provenivano da quella di Cagliari. In seguito a queste trasformazioni la provincia di Carbonia-Iglesias occupa oggi una fascia di territorio nella parte sud-occi` le isola di dentale della Sardegna, piu San Pietro e Sant’Antioco. Ha una su` di perficie di 1494 km2, conta poco piu

130 000 abitanti e confina a nord con la provincia del Medio Campidano, a est e a sud con quella di Cagliari, a ovest ` occol mare. La parte settentrionale e cupata dal versante meridionale del monte Linas, la meridionale dai rilievi del Sulcis, che raggiungono le quote maggiori nella linea di confine con la provincia di Cagliari: Is Caravius (1116 m), punta Maxia (1017 m). Nello spazio tra i due sistemi montuosi si apre la ` il maggior vallata del rio Cixerri, che e corso d’acqua; nella parte meridionale scorre il rio Palmas. Nelle due isole si trovano modesti rilievi che raggiungono i 271 m a Sant’Antioco e i 211 m a San Pietro. Provincia del Medio Campidano La ` stata provincia del Medio Campidano e costituta nel 2004, in concomitanza con la creazione, accanto e a spese delle quattro province tradizionali (Cagliari, Nuoro, Oristano e Sassari), di questa e di altre tre nuove: Carbonia-Iglesias, Ogliastra e Olbia-Tempio. Nel caso specifico tutti i comuni che hanno dato luogo alla nuova provincia provenivano da quella di Cagliari. In seguito a queste trasformazioni la provincia del Medio Campidano occupa un’area che dalla costa occidentale si stende verso l’interno, incuneandosi tra la provincia di Oristano e quella di Cagliari. Ha una superficie di 1516 km2, conta poco ` di 105 000 abitanti e confina a nord piu con la provincia di Oristano, a est con quella di Cagliari, a sud con quelle di Cagliari e di Carbonia-Iglesias, a ovest col mare. Al centro del territorio si stende la pianura campidanese, dove scorrono i tratti iniziali di due corsi d’acqua, denominati entrambi Mannu (Grande): uno si dirige verso il golfo di Oristano, l’altro verso Cagliari. Nella parte orientale si stendono i rilievi collinari tipici della Marmilla, mentre a ovest raggiungono quote maggiori il

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Sardegna monte Linas (1236 m), e i rilievi dell’Arburese che si allungano verso nord, sino al golfo di Oristano. Provincia di Nuoro La provincia di Nuoro ha assunto la configurazione attuale nel 2004, in seguito alla creazione, accanto e a spese delle quattro province tradizionali (Cagliari, Nuoro, Oristano e Sassari), di altre quattro nuove: Carbonia-Iglesias, Medio Campidano, Ogliastra, Olbia-Tempio. Nel caso specifico questa provincia ha ceduto 13 comuni a quella di Cagliari, 9 a ´ i 23 con quella di Oristano, nonche ` stata costituita la nuova provinquali e cia dell’Ogliastra. In seguito a queste trasformazioni la provincia di N. occupa oggi la parte centrale dell’isola che comprende buona parte del massiccio del Gennargentu e si estende poi verso nord, allargandosi a oriente fino a comprendere un buon tratto della costa orientale a sud di Olbia, e a occidente incuneandosi, pur senza ` la costa, tra quelle di raggiungere piu Sassari e Oristano. Ha una superficie ` di 164 000 di 3933 km2, conta poco piu abitanti e confina a nord con le province di Sassari e di Olbia-Tempio, a est col mare, a sud con quelle dell’Ogliastra e di Cagliari, a ovest con quella ` ocdi Oristano. La parte meridionale e cupata dal massiccio del Gennargentu, che con la punta Lamarmora raggiunge i 1834 m; nella parte nord-orientale domina la lunga massa del monte Albo, che tocca i 1127 m, mentre a occidente la catena del Marghine raggiunge i 1025 m. Verso la costa tirrenica ` luogo a scorre il fiume Cedrino, che da un’ampia e fertile vallata, mentre la ` attraverparte centrale del territorio e sata dal Tirso, ai lati del quale si allarga la piana di Ottana. Provincia dell’Ogliastra La provincia ` stata costituita nel dell’Ogliastra e 2004, in concomitanza con la creazione,

accanto e a spese delle quattro province tradizionali (Cagliari, Nuoro, Oristano e Sassari), di questa e di altre tre nuove: Carbonia-Iglesias, Medio Campidano e Olbia-Tempio. Nel caso specifico i 23 comuni che sono entrati a far parte della nuova provincia provengono tutti da quella di Nuoro. La nuova circoscrizione occupa un’area in forma di semicerchio che si stende grosso modo tra il massiccio del Gennargentu e il mar Tirreno. Ha una su` di perficie di 1854 km2, conta poco piu 58 000 abitanti e confina a nord con quella di Nuoro, a est col mare, a sud con quella di Cagliari,; a ovest ancora con quelle di Cagliari e Nuoro. La parte affacciata sul mare ha al centro una breve pianura; intorno a questa si levano, sugli altri tre lati, una serie di alture disposte ad anfiteatro: a sud il monte Ferru (875 m), a nord il Supramonte di Baunei (1024 m), a ovest il Gennargentu, che al confine con la provincia di Nuoro culmina con i 1834 m della punta Lamarmora. Scorre in questo territorio il primo tratto del Flu` stato ricamendosa, lungo il quale e vato il lago Alto; altri corsi d’acqua, necessariamente brevi per la scarsa distanza tra monti e mare, sono il Pramaera e il Corongiu. Provincia di Olbia-Tempio La provin` stata costituita cia di Olbia-Tempio e nel 2004, in concomitanza con la creazione, accanto e a spese delle quattro province tradizionali (Cagliari, Nuoro, Oristano e Sassari), di questa e di altre tre nuove: Carbonia-Iglesias, Medio Campidano e Ogliastra. Nel caso specifico i comuni che sono entrati a far parte della nuova circoscrizione provengono dalla provincia di Sassari, salvo due, Budoni e San Teodoro, che sono stati sottratti a quella di Nuoro. La nuova provincia occupa un’area di forma romboidale che costituisce la

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Sardegna parte nord-orientale della Sardegna, ` l’arcipelago di La Maddalena. Ha piu una superficie di 3398 km2, conta poco ` di 138 000 abitanti e confina a nord piu e a est col mare, a sud con quella di Nuoro, a ovest con quella di Sassari. Al centro della parte interna si leva il `a monte Limbara (1362 m), mentre piu ` (1027 m); sud si trovano i Monti di Ala entrambi i rilievi digradano verso il mare con grandi estensioni collinari che lasciano spazio a vallate e brevi pianure costiere. I maggiori corsi d’acqua sono il Liscia, che si dirige verso nord-est dopo aver dato luogo a un utilissimo invaso, e il Padrogiano, che ha la foce nei presi di Olbia. Provincia di Oristano La provincia di Oristano ha assunto la configurazione attuale nel 2004, in seguito alle modifiche legate alla creazione, accanto e a spese delle quattro province tradizionali (Cagliari, Nuoro, Oristano e Sassari), di altre quattro nuove: CarboniaIglesias, Medio Campidano, Ogliastra e Olbia-Tempio. Nel caso specifico la provincia di Oristano non ha perduto nessun comune e ne ha acquisiti invece dieci nuovi: nove provenienti da quella di Nuoro e uno da quella di Sassari. In seguito a queste trasformazioni occupa oggi la parte centro-occiden` delimitale dell’isola, in un’area che e tata da un lungo tratto di litorale ma si estende poi ben all’interno, sino alle alture del Mandrolisai e del Sarcidano. Ha una superficie di 3039 km2, conta ` di 167 000 abitanti e confina a poco piu nord con quella di Sassari, a est con quelle di Nuoro e di Cagliari, a sud con quella del Medio Campidano, a ` ocovest col mare. La parte centrale e cupata dalla piana campidanese, che a sud continua verso Cagliari, mentre a ` delimitata dal monte Ferru nord e (1050 m), a est dall’Arci (m 812) e dalle prime propaggini del Gennargentu. Il

` tagliato trasversalmente territorio e dal tratto finale del maggior fiume isolano, il Tirso, che nella parte interna si allarga a formare, grazie anche allo sbarramento costruito di recente, il grande lago Omodeo. Provincia di Sassari La provincia di Sassari ha assunto la configurazione attuale nel 2004, in seguito alla creazione, accanto e a spese delle quattro province tradizionali (Cagliari, Nuoro, Oristano e Sassari), di altre quattro nuove: Carbonia-Iglesias, Medio Campidano, Ogliastra, Olbia-Tempio. Nel caso specifico la provincia di Sassari ha ceduto 24 dei 26 comuni che sono andati a costituire la provincia di Ol` uno che e ` passato a bia-Tempio, piu quella di Oristano. In seguito a queste trasformazioni la provincia di Sassari occupa oggi la parte nord-occidentale ` l’isola dell’Asinara. Ha dell’isola, piu una superficie di 4282 km2, conta poco ` di 322 000 abitanti e confina a nord piu col mare, a est con quelle di Olbia-Tempio e di Nuoro, a sud con quelle di Nuoro e di Oristano, a ovest col mare. La Nurra, che occupa la punta di nord` pressoche ´ pianeggiante, menovest, e ` occupata tre tutta la regione interna e da una teoria di colline; tra le punte maggiori si trovano il monte Sassu a est (640 m) e il Minerva a sud (644 m). Il confine con la provincia di Olbia-Tem` segnato per un lungo tratto dal pio e ` luogo a due infiume Coghinas, che da vasi artificiali; altri rilevanti corsi d’acqua sono il Mannu, che sfocia a Porto Torres, il Cuga, che termina nei pressi di Alghero, e il Temo, che dopo aver dato luogo a un invaso si spinge nella provincia di Oristano. & STORIA E CULTURA Storia Nella vicenda millenaria della ` stato detto, la geografia conta piu ` S., e della storia. La geografia marca l’insu` e dunque anche lunghi isolalarita

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Sardegna menti, ma allo stesso tempo pure de` distini di incontri con popoli e civilta verse: il mare (nella fattispecie, il mare ` lo sfondo su cui si svolMediterraneo) e gono molti momenti fondamentali dell’isola. A cominciare dai primissimi popoli che la raggiunsero (forse passando su terre emerse fra Liguria-Toscana e S. attraverso Corsica, ma anche per mare se furono popoli navigatori e migranti): il ritrovamento di alcuni sassi lavorati con la tecnica clactoniana nel greto del rio Altana di Perfugas colloca al Paleolitico inferiore (400 000-120 000 a.C.) l’apparizione dell’uomo in S. Poche tracce restano del Paleolitico superiore (35 000-10 000 a.C.), mentre molto studiate sono le ‘‘culture’’ che si susseguono nella preistoria: la prima a essere diffusa sull’in` la cultura di tero territorio isolano e Ozieri o di San Michele, che si sviluppa nel Neolitico recente (3800-2900 a.C.).

Sardegna – Il pozzo sacro di Is Pirois nei pressi di Villaputzu.

Questo susseguirsi di esperienze e di ` nuragica, popoli culmina nella civilta

` del Bronzo ed Eta ` del tra Media Eta Ferro (1600-500 a.C.): straordinaria stagione dell’architettura (nuraghi, Tombe di giganti, pozzi sacri, villaggi, santuari), della grande statuaria in pietra e dell’artigianato dei piccoli bronzi. L’esplorazione delle coste da parte di navigatori-commercianti fenici e la conquista militare cartaginese segnano il (forse drammatico) ingresso dei Sardi nella storia. DOMINAZIONE ROMANA I Cartaginesi restano padroni dell’isola per quasi tre secoli, dalle prime conquiste (520510 a.C.) all’indomani della fine della prima guerra punica (241 a.C.), portandovi le istituzioni civili urbane, la ` , la loro reli‘‘forma’’ stessa della citta gione e la loro economia. Roma si impadronisce della S. nel 238 a.C. e ne ` il dominio sino alla fine dell’Imterra pero (476 d.C.). In questi settecento anni, pure segnati, soprattutto nella prima parte, da frequenti ribellioni di ` montane, Roma porta nell’isola tribu ` : la dura occupazione mila sua civilta litare (e lo sfruttamento fiscale e annonario dell’isola, frumentarium subsidium Reipublicae, una delle basi dell’approvvigionamento granario del` accompagnata dalla fondal’Urbe) e ` o dalla ‘‘romanizzione di nuove citta ` esistenti (Carazazione’’ di quelle gia les, Nora, Sulci, Olbia, Turris Lybisonis), dall’insediamento di magistrature civili, dalla creazione di un articolato sistema stradale. Nasce la lingua sarda, la parlata neo-latina che, in dipendenza anche dal fenomeno dell’accan` della conservazione tonamento (cioe ` la lingua roin un’area marginale), e ` somigliante al latino. manza piu ` GIUDICALE Quando cade l’ImL’ETA ` da pero romano d’Occidente la S. e quasi quarant’anni sotto i Vandali d’Africa. Nel 534 ritorna sotto il dominio di Bisanzio, integrata con Corsica e le Ba-

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Sardegna leari nelle province d’Africa. Ma Bi` lontana: al giro di boa del Mille sanzio e la S. appare divisa in quattro territori, ` di sostanzialmente autonomi (autorita ` semmai il papa di Roma), riferimento e con a capo un signore detto iudex (in sardo juighe, ‘‘giudice’’), ma anche rex eletto da un’assemblea di notabili del ` obbeterritorio (logu, loku) in realta dendo a leggi di successione familiare. ` ’’ Si discute sull’origine e la ‘‘qualita ` che dei giudicati: una delle ipotesi e siano nati proprio nell’isolamento da Bisanzio, forse da un’unica famiglia di grandi funzionari bizantini, pronti a dividere l’isola in quattro aree (Torres o Logudoro a nord-ovest, Gallura a nordest, Calari a sud, Arborea nel centrosud). Se l’intero sistema istituzionale fosse quello di una monarchia (invece che di una signoria territoriale di tipo ` tema discusso, che seprefeudale) e duce gli storici e stuzzica l’orgoglio nazional-regionale. Un complesso intreccio di relazioni politiche con grandi potentati (Genova, Pisa, grandi Chiese metropolitane, lo stesso papato) e potenti aggregazioni parentali (i liguri Malaspina e Doria, i toscani Massa, Capraia, Visconti e Della Gherardesca e gli stessi grandi ordini religiosi, Benedettini, Camaldolesi, Vallombrosani, Vittorini di Marsiglia), che scoppia in piccole guerre di successione, campagne di conquista, grandi spostamenti patrimoniali, caratterizza la storia dei giudicati. Tre di essi scompaiono in` del Duecento torno alla seconda meta (Calari nel 1258, Gallura e Torres negli ultimi decenni). Sopravvive il giudicato di Arborea: il suo giudice Mariano IV nel 1323 favorisce lo sbarco in S. di un grande corpo di spedizione aragonese (il 4 aprile 1297 Bonifacio VIII aveva infeudato a Giacomo II d’Aragona un Regnum Sardiniae et Corsicae), ma subito dopo leva la bandiera del-

l’indipendenza ‘‘nazionale’’, aprendo ` eroina una stagione di battaglie di cui e sua figlia Eleonora, ‘‘giudicessa di fatto’’ negli anni finali del secolo. A ` attribuita la promulgaEleonora e zione, in un anno fra il 1391 e il 1395, ` del della Carta de logu d’Arborea (cioe ‘‘codice del territorio’’), un corpus di leggi agrarie messo a punto da Mariano IV e completato da giuristi presenti nella corte oristanese: una straordinaria sintesi di consuetudini e nuove norme che regolavano (e avrebbero dovuto regolare in seguito) i rapporti eco` locale (alnomici e civili nella societa tre cartas e statuti si erano avuti, a partire dalla fine del secolo precedente, in ` e aree dell’isola). diverse citta `’’ TRA ARAGONA E SPAGNA La ‘‘liberta giudicale finisce con la morte di Eleonora (1404 circa): l’Aragona si riprende i territori che aveva perduto durante le fasi di quella che, anche quando si voglia sottolineare il carattere signoriale del dominio arborense, appare, sotto i vessilli con l’albero diradicato simbolo d’Arborea, una guerra di ‘‘liberazione nazionale’’. Ultimo episodio di questa ` la ribellione di Leonardo lunga lotta e Alagon, marchese di Oristano, fra il 1470 e il 1478: in quest’anno il marchese viene sconfitto in battaglia campale a Macomer, catturato a tradi` tiva mento, rinchiuso nel castello di Xa (sotto Valencia) e lasciato morire dopo sedici anni di prigionia. Intanto l’Aragona ha provveduto a ‘‘importare’’ nell’isola alcuni suoi istituti politici: primo fra tutti il Parlamento, organo della rappresentanza dei ceti sardi (costituito da tre ordini, detti Bracci o Stamenti, quello militare dei nobili, quello ecclesiastico di vescovi e clero, quello ` di diritto regio). reale delle sette citta Riunito per la prima volta nel 1355, quando Pietro IV era dovuto accorrere nell’isola a stroncare la ribellione filo-

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Sardegna genovese di Alghero, sarebbe dovuto essere convocato ogni dieci anni per contrattare col re le richieste di nobili, ` in cambio di un tributo, il clero e citta `, ‘‘donativo’’, da versare a lui. In realta il Parlamento era soprattutto l’organo di rappresentanza delle centinaia di feudatari fra i quali l’isola era stata divisa subito dopo la conquista: attra´ (il titolo appare per la verso il vicere prima volta nel 1418) i feudatari dialogano con la monarchia lontana, ottenendone disposizioni e privilegi detti ` il capitoli di corte. Il Parlamento sara luogo anche delle lotte fra potenti gruppi di pressione feudali, che in alcuni momenti sembreranno assumere, nella ostinata difesa dei propri diritti, anche la rappresentanza (di una parte) degli interessi dei sardi: episodio cul` , nel 1668, la cosiddetta minante sara ‘‘crisi Camarassa’’, culminata nell’uccisione del marchese di Laconi, ‘‘prima voce’’ del Braccio militare, e ´ Camarassa. subito dopo del vicere Quando nel 1479 Ferdinando II d’Aragona detto il Cattolico, sposato dieci anni prima a Isabella di Castiglia, succede al padre, alla dominazione aragonese si sostituisce quella spagnola. La Spagna esercita in S. un potere e un ` pervasivi, man mano che, influsso piu soprattutto sotto Carlo V e Filippo II, l’impero spagnolo si espande territorialmente, diventando la prima potenza mondiale. Dalla Spagna vengono ` (che toccano alla S. influenze di civilta ` e i ceti privilein particolare le citta giati, mentre nel mondo rurale prende ` locale a forte caratcorpo una civilta tere comunitario), la diffusione della lingua e di aspetti di fondo della reli` ; contemporaneamente, nonogiosita stante il divieto fissato ai giovani sardi da Filippo II di frequentare le Univer` italiane, comincia a farsi sentire sita anche l’influsso delle culture e delle

istituzioni presenti nei diversi stati della Penisola. A partire dalla fine del Cinquecento la grande crisi che travolge la Spagna tocca anche con i suoi riflessi la periferia sarda, pure resa ` sicura dalla vittoria di Lepanto piu (1571) e organizzata intorno a istituzioni di derivazione spagnola, prima fra tutte la Reale Udienza, massimo organo giudiziario, istituito nel 15541556. L’ultimo Parlamento viene convocato nel 1698, alla vigilia della guerra di successione spagnola: la pace di Utrecht (1713) che assegna l’isola all’Austria e soprattutto il trattato di Londra che suggella il fallimento del tentativo spagnolo di rivincita e consegna la S. al ‘‘nuovo’’ Regno di Sardegna sardo-piemontese (1718), riportano l’isola in un’area d’influenze politiche e culturali italiane. LA SARDEGNA SABAUDA Il trattato di Londra costringe i Savoia, da pochi anni re di Sicilia, a scambiare la ricca isola meridionale con la povera isola tirrenica, alla quale tocca il curioso privilegio di dare il suo nome a un re` sempre di gno di cui la S. lamentera ` trascurata. Per i essere la parte piu primi quarant’anni i governanti piemontesi non si occupano molto dell’isola, anzi sperano di poterla usare ` amcome moneta di scambio con piu biti territori della pianura padana. L’atteggiamento muta sotto il governo di Carlo Emanuele III, grazie anche al`, l’iml’impegno riformatore (in realta pegno di uno zelante amministratore ‘‘alla piemontese’’) del conte Giambattista Lorenzo Bogino, incaricato degli affari di S. a partire dal 1759. Sotto di lui vengono emanate alcune leggi importanti per l’isola: vengono riorganizzati i Monti frumentari destinati a fornire le sementi ai contadini poveri, riordinati i Consigli comunitativi (che ` delle povedono rafforzata la capacita

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Sardegna polazioni rurali di resistere alle pretese dei feudatari), ‘‘restaurate’’ le ` di Cagliari e di Sassari, due Universita che erano state fondate fra la fine del Cinquecento e i primi decenni del Seicento. Alla fine del secolo le idee e i ` nata la Rivoluzione bisogni da cui e francese si manifestano anche in S.: dopo aver difeso l’isola da un tentativo di invasione francese (1793) il partito ‘‘patriottico’’ mette sul tavolo le rivendicazioni della borghesia isolana (ma anche di una parte del ‘‘popolo’’ che vuole rappresentare): il cosiddetto ‘‘triennio rivoluzionario’’ conosce la rivolta di Cagliari con la conseguente cacciata di tutti i piemontesi dall’isola (1794), i tumulti cagliaritani in cui vengono linciati due dei massimi rappresentanti (sardi) del potere sabaudo e il tentativo di secessione dei baroni sassaresi contro i ‘‘giacobini’’ cagliaritani (1795), lo sfortunato tentativo del giudice Giovanni Maria Angioy di porre fine al sistema feudale (1796). Nel 1799 i Savoia, fuggendo davanti all’avanzata francese in Piemonte, si rifugiano in S.: vi resteranno fin dopo la battaglia ` aldi Lipsia e qualche vantaggio verra l’isola dall’obbligata conoscenza dei suoi problemi. Cosı` nell’Ottocento le tocca una maggiore attenzione dei governanti, che si concretizza nell’editto del 1823 che crea (o meglio, vorrebbe creare) le scuole elementari in ogni paese dell’isola e nella costruzione della grande ‘‘strada reale’’ fra Ca` intitolata gliari e Porto Torres che sara ` reaa Carlo Felice, il re sotto cui sara lizzata (1822-1829). Ma le tre leggi fondamentali per la storia dell’isola in questo secolo sono: l’editto delle chiudende (1820, ma operativo soprattutto dopo il regolamento del 1839), che permettendo ai privati di chiudere i ter` e ai comuni di venreni di proprieta dere quelli su cui si esercitava la ge-

stione comunitaria della terra dovrebbe favorire la nascita di una piccola ma attiva borghesia agraria (ma i ` stato scritto – dopo aver prinzipales – e eretto i muretti a secco in un clima di violenza, vi si sederanno sopra per far ` caro ai pastori il fitto dei pagare piu pascoli); l’abolizione del feudalesimo, attraverso il riscatto dei feudi da parte ` gravare dello Stato, che a sua volta fara ` il costo di quella storica sulle comunita ‘‘liberazione’’ (1835-1839); la soppressione degli ademprivi (1865), che libera la terra dai diritti d’uso collettivo delle ` per agevolarne lo sfruttacomunita ` per sotmento, ma finisce in realta trarre le pur misere risorse necessarie alla sopravivenza de sos poveros de sas biddas (come diceva l’inno de Su patriottu sardu a sos feudattarios). La S. sperimenta cosı`, con alcuni decenni d’anticipo, lo squilibrato rapporto fra ` alla base della Nord e Sud che sara ‘‘questione meridionale’’ (di cui la ‘‘questione sarda’’ – il termine sarebbe stato usato per la prima volta nel 1865 – ` una specificazione). e IL NOVECENTO Dopo una fase d’espansione economica connessa alla nascita ` estrattiva (la S. sara ` per un dell’attivita ` mineraria’’ d’Isecolo la regione ‘‘piu talia) e al commercio dei prodotti dell’agricoltura con la Francia, la ‘‘guerra ` al fallimento delle tariffe’’ portera delle banche sarde nate in quel contesto e al dilagare del banditismo nelle ` di porvi zone rurali: lo Stato cerchera rimedio nel 1899 inviando nell’isola un corpo di spedizione militare per la ‘‘caccia grossa’’ ai fuorilegge delle Bar` giolittiana, bagie e del Goceano. L’eta ` delricordata come una sorta di eta l’oro per l’Italia, vede in S. non soltanto la nascita di una forte corrente migratoria ma anche sommosse popolari contro il carovita (a Buggerru nel 1904, a Cagliari e in diversi centri dell’isola

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Sardegna nel 1906, con alcune decine di morti); principale esponente della classe diri` il giolittiano Francesco gente isolana e Cocco Ortu: sotto il suo patronato Cagliari conosce un notevole impulso (53 000 abitanti nel 1901, quando l’isola ` da questo ne conta 791 000) e diventera momento l’incontrastata ‘‘capitale’’. Una nuova grande svolta nella storia ` segnata dalla prima guerra dei sardi e mondiale, alla quale parteciparono quasi centomila degli 868 000 abitanti che l’isola contava al censimento del 1911. A partire dal novembre 1915, quando il bollettino del Comando supremo segnala la conquista di due trincee da parte degli «intrepidi Sardi della Brigata ‘‘Sassari’’» e la brigata viene autorizzata a ricevere tutti i militari isolani che vogliano trasferirvisi, la ‘‘guerra dei sardi’’ diventa un grande momento di coesione non solo fra i combattenti, ma anche fra i combat` tenti e le loro famiglie nell’isola: piu ancora, fra tutti i sardi. Nella guerra la S. conta 13 mila 600 morti, dei quali poco meno di 2 mila nella ‘‘Sassari’’: ` questa formazione, cosı` forteeppure e ` mente caratterizzata dalla sua identita etnica, a colpire l’immaginazione e l’orgoglio dei sardi. Durante le pause dei combattimenti, gli ufficiali (in genere giovani intellettuali della borghesia cittadina e rurale dell’isola) parlavano ai soldati dei problemi e, insieme, dei diritti della S.: di quello che lo Stato le doveva non soltanto per le miserie del passato ma sopratutto per il grande sacrificio che si chiedeva al ‘‘popolo in trincea’’ (la S. ebbe, in quella guerra, 138,6 morti ogni 1000 chiamati alle armi, contro una media nazionale inferiore a 105). L’apparizione, nel maggio del 1918, di un opuscolo siglato Y.K. (Umberto Cao) dal titolo Per l’Autonomia! sintetizza uno stato d’animo largamente diffuso, la

‘‘coscientizzazione’’ di una vasta avanguardia che nel dopoguerra, dando vita al Partito sardo d’Azione (una ` originali delle formazioni politiche piu del tempo, avrebbe detto Piero Go` proprie le rivendicazioni betti), fara ` esistevano nel diregionaliste, che gia battito politico sardo dell’Ottocento, ma diventate ora domanda generalizzata e popolare. Fondato nel 1921, alle elezioni politiche di quello stesso anno il PSd’Az raccoglieva il 28,8% dei voti. L’autonomia regionale, la richiesta dell’autogoverno, era l’aspirazione di fondo. L’esperienza sardista dovette ` scontrarsi presto con l’ascesa al pero potere del fascismo. Alcuni gruppi di dirigenti sardisti passarono al PNF, cui li accomunava una serie di posizioni (il combattentismo, l’antiparlamentarismo, in gran parte anche l’antioperaismo), altri furono costretti ` dopo il delitto Matnella clandestinita teotti e la repressione dell’ottobre-novembre 1926, quella delle ‘‘leggi eccezionali’’, che a Cagliari fu caratterizzata dall’attacco di una squadra fascista allo studio di Emilio Lussu, costretto a difendersi uccidendo uno degli aggressori. La storia del fascismo (e ` raccontata anche dell’antifascismo) e nelle voci ad esse dedicate nelle pagine di questa enciclopedia. Cosı` come la vicenda della S. nella seconda guerra mondiale, con i massicci bombardamenti alleati su Cagliari nel 1943 e, all’indomani, la nascita della Regione autonoma della Sardegna (31 gennaio 1948). Di qui comincia una fase non ancora terminata, della quale singole ‘‘voci’’ di queste pagine (in particolare quelle dedicate allo Statuto regionale e alla politica di ‘‘Rinascita’’) ` urgenti cercano di indicare i temi piu ` importanti. [MANe gli interrogativi piu LIO BRIGAGLIA]

Cultura e arte Per millenni, dalla prei-

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Sardegna storia sino alla conquista romana, la S. non conosce la scrittura. Roma ce ne lascia pochi documenti, affidati in genere a epigrafi e pietre miliari; dal 500 al 1000, mentre viene prendendo corpo la lingua sarda, i pochi prodotti della scrittura escono dai monasteri, sull’onda della lezione di Fulgenzio di Ruspe e dei suoi vescovi africani, esiliati ` del primo millennio a Cagliari a meta dai re vandali. Subito dopo appaiono le prime registrazioni di atti amministrativi dei quattro giudicati, scritti in gran parte in lingua sarda, segnati in registri detti condaghes. Gli stessi giudicati ci lasciano soltanto documenti di governo, donazioni agli ordini religiosi, contratti fra privati. Quella che si chiama generalmente la ‘‘cultura’’ si esaurisce in una (solida ma elitaria) cultura giuridica e nell’attitudine, ormai, a registrare sulla pagina scritta gli eventi economici e le norme di legge: gli ‘‘statuti’’ comunali e le Cartas de ` esempio insuperato la logu, di cui e Carta d’Arborea (1391-95), rimandano ` in cui orall’immagine di una societa ` la conferma degli immai la scrittura e pegni e la regolamentazione dei comportamenti. Nel pieno periodo giudi` o la fine del Duecale (sin verso la meta cento) i sardi scrivono in sardo, i religiosi in latino. L’eclissi del sardo scritto – mentre la lingua si afferma e matura nell’uso parlato – coincide con la conquista aragonese (1323-1410) e l’applicazione alla S. di leggi importate dall’Aragona, cosı` come con l’arrivo di funzionari destinati al governo esclusivo dell’isola e l’assegnazione a titolo di feudo di quasi tutto il territorio isolano, fatta eccezione per le cosiddette ` regie’’ (Castelgenovese – l’at‘‘citta tuale Castelsardo – , Sassari, Alghero, Bosa, Oristano, Villa di Chiesa – l’attuale Iglesias – , Cagliari) a potenti signori catalani e aragonesi che hanno

accompagnato l’infante Alfonso nella conquista dell’isola. Il sardo assorbe parte del lessico e alcune strutture sintattiche dalla lingua dei conquistatori, ´ intatta questa ma conserva pressoche ` che pure va prendendo sua identita corpo nel contatto-contrasto con la lingua dei nuovi signori. L’ampliarsi dei rapporti, non solo linguistici, in particolare la formazione di professionisti che vanno a studiare in Spagna ma anche nella penisola italiana, agevola l’ingresso della lingua italiana. A partire dal Cinquecento nasce cosı` una let` un poema teratura – la prima opera e dedicato alla ‘‘leggenda sacra’’ dei Santi Martiri Turritani da parte dell’arcivescovo di Sassari Antonio Cano (scritto prima del 1470) – che si esprime spesso in lingua sarda, adotta il cata` ancora il castigliano (linlano ma piu gue dominanti negli atti ufficiali, da quelli notarili ai verbali dei Parlamenti), usa il latino nella teologia, `, nella scienza e nelle due Universita ` del secolo, e non ignora fondate a meta ` (o, meglio, una l’italiano; una societa ` – come ha fatto spesso cultura) che e ` plunotare Nicola Tanda – una societa rilingue: come dice un proverbio sardo, meda limbazos, sapienzia. L’in` , cotento prevalente in molti scrittori e munque, quello di una integrazione nella cultura del paese dominante: sembra di poter leggere una ironica critica a questa ambizione perfino in una enfatica espressione di lode nel Don Chisciotte per il ‘‘militare di Alghero’’ Antonio Lo Frasso, autore di un fortunato Diez libros de la fortuna de Amor (1573). Il Seicento conosce forse una maggiore integrazione nel mondo della cultura iberica (la politica culturale di Filippo II aveva teso a separare ` nettamente la S. dalla penisola), piu ma la crisi dell’impero spagnolo, il rientro dell’isola nell’area ‘‘italiana’’

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Sardegna dopo la guerra di successione spagnola (il Regno di Sardegna diventa il regno della monarchia e della classe dirigente piemontese con il trattato di Londra, 1718), l’importanza stessa della cultura dell’Illuminismo italiano, l’aumento generale della cultura attraverso le strutture pubbliche liberano energie intellettuali che si manifestano soprattutto nello studio del diritto ‘‘patrio’’ dei sardi: la generazione ` vita alla che alla fine del secolo dara ` ormai in gran ‘‘sarda rivoluzione’’ e parte italo-parlante (o, comunque, italo-scrivente), anche se il castigliano ` ancora vivo nell’uso quotidiano, in e cui peraltro prevalgono le varianti locali del sardo. ` il secolo della ‘‘scoperta’’ L’Ottocento e della S. da parte degli stessi sardi: Giovanni Spano fonda gli studi di linguistica e di archeologia, Giuseppe Manno mette a punto la prima grande storia generale dell’isola, Pasquale Tola pubblica i documenti del passato, Pietro Martini (come lo stesso Tola) segnala i ‘‘sardi illustri’’ dettandone le biografie, Giovanni Siotto Pintor disegna una polemica storia letteraria. I loro libri toccano, nel secondo quarto dell’Ottocento, tirature che sembrano corrispondere, in alcuni casi, alla tota` dei sardi dotati di una qualche lita ` dire, istruzione. Le loro opere, si puo continuano a essere ancora oggi il fondamento dell’idea stessa di S. che i sardi si portano appresso. Monumento di questo nuovo orgoglio locale sono le Carte d’Arborea, una raccolta di codici e pergamene apparsi fra il 1845 e il 1860, che si dicono provenienti dagli archivi distrutti della corte d’Arborea (di qui il nome): esse disegnano il paesaggio di un ambiente cortese animato da poeti, letterati, giuristi, cronisti di vario tipo, capaci di ‘‘inventare’’ lo stesso italiano ancora prima che ne ap-

paiano le prime testimonianze ‘‘conti` si tratta di uno nentali’’. In realta straordinario falso, di cui sono stati solo sospettati, non dimostrati, gli autori, mossi non tanto da desiderio di guadagno (i codici costano, e costa soprattutto decifrarne la scrittura, inventata per l’occasione pare da un fantasioso archivista) quanto, forse, da un malinteso senso d’amore all’isola, di cui si vuole da una parte rivendicare ` e dall’altra ‘‘ricordare’’ un la dignita (immaginario) contributo dato alla costruzione della stessa cultura italiana. L’ambiente dei letterati sardi si divi` in due campi: in qualche misura dera chi sta nell’isola finisce nel campo degli ‘‘ingannati’’ (lo Spano, il Martini), chi vive sul continente (Tola, Manno) cerca di mettere sull’avviso i conterra` anche il genenei. Fra gli ingannati c’e rale Alberto Ferrero della Marmora ` , il Lamarmora), che nei (per brevita suoi lunghi soggiorni sardi, dal 1819 sin quasi al 1860, ha percorso l’isola palmo a palmo, l’ha studiata con lungo impegno e ne ha condensato i risultati in una poderosa opera in quattro parti intitolata Voyage en Sardaigne (la quarta ha un titolo suo, Itine´raire de l’Ile de Sardaigne); scritta in francese, ` pubblicata inizialmente a Parigi, sara un potente veicolo della conoscenza della S. negli ambienti colti europei e ` anche da specchio e da stifunzionera molo agli occhi degli stessi sardi. La stagione finale dell’Ottocento, cosı` ` la come quella del primo Novecento, e stagione di Sebastiano Satta e Grazia Deledda, costruttori, da differenti versanti, di un’immagine dell’isola che ` ai sardi cosı` come si riflette piacera nei versi postcarducciani di Satta e si ` piacevolmente fra i lettori insediera ‘‘continentali’’ con le pagine della De` ledda, ricche di quella severa moralita che le meriteranno, nel 1926, il premio

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Sardegna Nobel. Dalla fine della prima guerra mondiale la letteratura sarda si svolge in bilico fra un desiderio di integrazione nella cultura e nel costume na` zionali e la sensazione della necessita di difendere le radici stesse della ci` tradizionale isolana, attaccata vilta dalla politica fascista di nazionalizzazione, che si esprime anche nella lotta al ‘‘dialetto’’. Ma il dialetto, la lingua, ` da questo volgere degli resiste: anzi e anni Trenta, con opere di poesia come quelle di Antioco Casula detto ‘‘Montanaru’’, che la cultura sarda risale all’indietro la propria storia di popolonazione, soprattutto in quell’inesplo` la poesia orale, rato continente che e frequentata dai poeti di paese: affidata per secoli alla memoria, comincia ora a essere recuperata, trascritta, pubbli` vicina al cata e guardata come la piu ‘‘cuore’’ sardo. Questo atteggiamento si rafforza nel secondo Novecento, sulla spinta anche della rivendicazione e poi, dal 1949, della pratica istituzionale dell’autonomia: la resistenza ` dei consumi all’invasione della societa e all’ingresso prepotente del grande capitalismo prima e della cultura della ` facile, ma la globalizzazione poi non e sensazione di trovarsi sull’ultima fron` tiera della lingua (e della stessa civilta ` molto forte e anche propria dei sardi) e diffusa. La letteratura in italiano dei sardi, pur partecipando in termini di ` alla vita della letteratura pari dignita ` percepita, anche in scritnazionale, e tori d’aura europea (Giuseppe Dessı` primo fra tutti) come connotata da una ` ’’ profonda. L’ultima stasua ‘‘sardita gione, al giro del Duemila, vede le nuove generazioni di scrittori (di cui ` essere indicato come capofila Salpuo vatore Mannuzzu) attori sul grande teatro della letteratura nazionale ed europea. ARTE FIGURATIVA L’arte (o, meglio, l’in-

sieme delle arti) figurativa si articola in S. intorno, soprattutto, a tre grandi ` artistica memomenti in cui l’attivita glio esprime – a volte forse neppure ` quedel tutto consapevolmente, ma e sto un carattere proprio di ogni forma di arte – sentimenti e valori, modi di essere, di pensare, di vivere propri dei sardi. Essi sono, per indicarli rapida` nuramente, i monumenti della civilta gica, le grandi architetture del Medioevo, i retabli del Quattrocento e del ` obiettare che una Cinquecento. Si puo scelta come questa rischierebbe di fermare a cinquecento anni fa l’origina` dell’arte sarda. La verita `e ` molto lita ` semplice: e ` che nei periodi di magpiu ` giore isolamento l’isola (la S. non e stata mai veramente isolata, ma sino almeno alla fine del Medioevo comunicazioni e rapporti erano rari e precari) tendeva a rielaborare in modo originale – proprio in conseguenza dell’isolamento, anche nella misura non radicale in cui si manifestava – le influenze ` piu ` evidente nell’aresterne. Questo e chitettura e nella scultura del periodo nuragico (dunque un millennio che ha il suo punto centrale nel 1000 a.C.), ` forte, anquando l’isolamento fu piu ` negare l’apparteche se non si puo nenza di questa cultura costruttiva ed espressiva a una generale aura medi` terranea. Certo, peraltro, che l’isola e ancora oggi, grazie a quel momento eccezionale, una sorta di ‘‘grande museo a cielo aperto’’: settemila torri erette con una sapienza che sorprende (i grandi massi sono sovrapposti in filari e tenuti su soltanto dalla forza di gra` , senza alcun legamento di malta), vita cinquecento Tombe di giganti – che seguono le centinaia di domus de janas dell’ultimo Neolitico – , seicento piccoli bronzi (da 8 a 40 cm di altezza), oltre 30 grandi statue di pietra. Il castello-fortezza di Barumini, detto per

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Sardegna ` stato dichiaantonomasia Su Nuraxi, e rato dall’Unesco ‘‘patrimonio dell’U`’’: ma i sardi lo sentono sopratmanita tutto come ‘‘fondamento’’ del loro lungo patrimonio identitario. L’archi` quasi tettura religiosa del Medioevo e tutta legata alle iniziative dei giudici, anche quando le grandi basiliche e le piccole chiese rurali venivano erette sotto la guida dei diversi ordini religiosi che diffusero nell’isola la fede e le opere del Cristianesimo: il ricordo della contemporanea architettura del ` iteromanico di Pisa o di Lombardia e rato nell’isola da maestranze toscane, lombarde e francesi. Le grandi basiliche stanno in genere (soprattutto al nord dell’isola) nelle campagne solitarie: quel vasto silenzio le connota ed esse stesse gli danno carattere; la storia diventa anch’essa geografia. Al sud ` piu ` facile vederle nei piccoli centri e (qualcuna anche diventata santuario campestre), dove soltanto negli ultimi anni hanno cominciato a essere difese dall’architettura ruspante dei villaggi. Quelle chiese, le piccole e le grandi, parlano di una cultura (sia pure di importazione, come quella degli ordini religiosi o, a volte, dello stesso clero isolano) capace di domesticare il paesaggio, di mettere risorse risparmiate faticosamente dai frutti dell’allevamento e dell’agricoltura a servizio di ` anche momento di civiuna fede che e ` parola di orilizzazione. ‘‘Retablo’’ e gine spagnola, ma che verrebbe da un ` un qualatino come recta tabula, cioe dro tutto verticale, o retrotabula, nel senso di tavola che sta dietro l’altare. Lo caratterizza la grande superficie dipinta, scandita fra immagine centrale, quadretti laterali e predella, e incorniciata in gustosi lavori d’intaglio di pazienti maestri d’ascia. Il centinaio di retabli che si conoscono (molti dei quali spartiti in frammenti dispersi in

sedi anche lontane), collocati soprat` tutto nell’area occidentale dell’isola, e presenza non solo urbana ma anche ru` belli e piu ` rale: molti dei retabli piu noti stanno in sedi periferiche (Castelsardo, Olzai, Sanluri, Ardara) o fortemente rurali (Tuili, Villamar, Serdiana, Maracalagonis). D’importazione catalana, i loro autori – spesso anonimi, conosciuti solo col nome di ‘‘Maestro’’ di quel particolare retablo (il Maestro di Castelsardo, il Maestro di Olzai ecc.) – non abbandonano da subito la lezione della contemporanea arte italiana, e vi ritornano nella fase finale: protagonisti, nella seconda ` del Cinquecento, i Cavaro della meta ‘‘Scuola di Stampace’’, infaticabili produttori di quest’arte lungo quasi tutto il secolo (Pietro opera a partire dal primo decennio, i suoi figli sono attivi alla fine). Gli studiosi si affaticano a dare un nome ai Maestri che non ce l’hanno, e a definire quanto questa pittura – che agli occhi del lettore non specialista evoca spesso il fiammeggiante mondo dei pittori fiamminghi, sia pure via Barcellona – risenta di influssi italiani e quanto di memoria visiva iberica. Dal Cinquecento alla fine del Set` tecento la gran parte dell’arte isolana e d’importazione continentale: il barocco sopravvive nell’architettura anche all’arrivo dei Piemontesi, grandi costruttori di chiese e palazzi. L’Otto` dominato da due figure, che si cento e ` come rappresentanti di un citano pero ormai diffuso gusto del bello (almeno ` urbane postfeudali): l’arnelle nobilta chitetto cagliaritano Gaetano Cima e il pittore, sassarese solo di nascita, Giovanni Marghinotti, tardivo ma piacevole emulo di Goya nelle scene di ‘‘campagnate’’. A pensar bene, forse ` conosciuta dell’Ottol’opera d’arte piu ` la decorazione, esemplificata cento e soprattutto in due grandi affreschi,

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Sardegna della Sala delle Adunanze del Palazzo della Provincia di Sassari (intorno al ` Giuseppe Sciuti, sici1880). L’autore e liano di nascita e romano di forma` , nel Pazione; suo antagonista sara lazzo della Provincia di Cagliari, Domenico Bruschi, romano di nascita e d’arte (fra il 1893 e il 1896). La chiamata dei due ‘‘continentali’’ vuol significare l’allargarsi del periodo di formazione degli artisti sardi alle parallele espe` dei rienze della penisola, e la capacita committenti isolani (soprattutto quelli pubblici) di scegliere senza sciovinismi regionali. La S. si reinventa nella pittura proprio all’inizio del Novecento: sia pure stimolati in qualche misura da un gruppo di pittori spagnoli che, studiando a Roma, vengono in S. per cogliervi colori e linee d’un folclore che richiama quello iberico (a ` uno di loro, Antonio Ortiz Echagu ¨ e, e intitolata la Pinacoteca di Atzara, dove specialmente soggiornarono), nasce una vera e propria ‘‘scuola sarda’’ di pittura che, arricchita dalle esperienze della prima Secessione, conno` – si potrebbe dire per tutto il setera colo, sia pure, nel caso, con tardi epigoni – l’intera esperienza pittorica del figurativismo sardo. Gli esponenti della generazione di fine Ottocento ` essere consiGiuseppe Biasi, che puo derato il capofila, Filippo Figari, Stanis Dessy, Carmelo Floris, Mario Delitala ne sono i massimi rappresentanti; molti di loro si dedicano anche all’incisione (in particolare alla xilografia, di cui si immagina a volte l’origine nel ‘‘passatempo’’ con l’intaglio dei pastori sui pascoli), per la quale, nella prima ` del Novecento, l’isola detiene – in meta particolare con Delitala e Dessy – un autentico primato nazionale. Nella se` del secolo la presenza a conda meta capo dell’Istituto statale d’Arte per la Sardegna (a Sassari) del pittore Mauro

Manca, reduce da giovanili esperienze romane, avvia nell’isola un rapido collegamento con le correnti dell’avanguardia italiana ed europea. La moltiplicazione di Licei artistici, l’istituzione dell’Accademia di Belle Arti a Sassari, gli esempi che provengono da gallerie private e da istituzioni pubbliche (in particolare il MAN di Nuoro) hanno formato, al volgere del Duemila, una nuova schiera di interessanti sperimentatori. [MANLIO BRIGAGLIA] ` sarda I sardi Cultura popolare/civilta ` sarda’’ tout court le chiamano ‘‘civilta forme caratteristiche di vita materiale e immateriale (artigianato popolare, abbigliamento tradizionale, gastrono` , valori comumia, ma anche religiosita nitari, la lingua medesima) prodotti dai modi di pensare e di essere concretatisi nel corso dei secoli. ` La ‘‘sardita ` ’’ e ` l’insieme degli SARDITA elementi che compongono, prima di tutto nello stesso immaginario collet` nato nell’isola, il carattere tivo di chi e ` diversa», diproprio dei sardi. «La S. e cono i sardi quando devono ‘‘spiegare’’ la loro terra (e se stessi) a chi viene da ` ’’ non e ` una fuori. In effetti, la ‘‘sardita mera invenzione, come del resto non lo `, in ogni parte del mondo, il carattere e regionale, anche se vi si mescolano risultati di un modo di essere lungo la storia e riflessi d’un’autostima conso` indubbio inlatoria (‘‘terapeutica’’). E fatti che i sistemi di organizzazione ` agropastorale, in un’isola della societa che ha avuto per millenni la maggioranza di abitanti fatta da pastori e contadini (solo nel censimento del 1971 gli addetti all’agricoltura risultarono meno degli addetti all’industria e molto meno, naturalmente, degli addetti al terziario), hanno influito sul carattere: per esempio, la gestione comune delle terre adibite alla coltura del grano e al mantenimento del be-

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Sardegna stiame da lavoro, durata sino agli anni Quaranta dell’Ottocento, e l’istituto de ` nella Carta de logu s’incarica che gia ` a rid’Arborea obbligava la comunita spondere in solido di reati commessi nel suo territorio di cui non si fossero scoperti i colpevoli, hanno sicuramente modellato il carattere dei singoli, non solo dei villaggi, attraverso i secoli, sviluppando contrapposizioni `. Peraltro, il domima anche solidarieta ` panio politico e sociale che la societa storale (la montagna) ha sempre eser` contadina (la piacitato sulla societa nura) porta ogni sardo a immaginarsi come un pastore, severo abitatore delle alture, custode implacabile (a pa` della stirpe, alto sul role) delle virtu ` , l’isola e ` paese di colmare: in realta ` alta non arriva ai 2000 line, la cima piu ` anche ospitale, ha metri. Ma il sardo e un forte senso della giustizia, un attaccamento profondo ai propri diritti: ` un po’ oleografico, ma pure esiste. sara ` parte fondaLINGUA La lingua sarda e ` ’’. Non tanto per mentale della ‘‘sardita l’ovvia importanza che ha nella comunicazione quotidiana quanto per la ` di valori propri dell’identita ` quantita ` capace di storica dei sardi che essa e ` la storia veicolare. In altri termini, c’e ` losecolare di centinaia di comunita ` stata vissuta ed espressa in cali che e questa lingua. La consapevolezza di ` fatta piu ` viva negli ultimi questo si e ` calcolare, decenni – a partire, si puo dagli anni Sessanta del Novecento – , ` venuta scomparendo dalin cui essa e l’uso sotto la spinta dei modi di pensare, di lavorare, di consumare, in una parola di vivere, introdotti nell’isola da fenomeni comuni a ogni altra periferia dell’Occidente capitalistico. L’alfabetizzazione e la diffusione della scuola, la crescita dell’area d’utenza dei media tradizionali e l’ingresso della televisione (in S., dicembre

1956), l’emigrazione di massa, l’abbandono delle campagne e la crescita abnorme dei centri urbani, la crisi della pastorizia e l’approdo nell’isola della grande industria di base (la petrolchimica), lo stesso ambizioso tentativo di realizzare in S. un grande esperimento di pianificazione regionale (il Piano di Rinascita, 1962-1974 nella sua prima fase) travolgono, insieme alla lingua, l’intero assetto territoriale e spesso an` individuale: nel che la stessa mentalita giro di pochi anni si compie quella che ` stata chiamata, magari con un ece cesso di enfasi metaforica, una ‘‘catastrofe antropologica’’. ‘‘Catastrofe’’ ´ – come nella tragedia greca – perche capovolge e trasforma d’improvviso abitudini e valori consolidati che si credevano immutabili; ‘‘antropolo´ il soggetto-oggetto di quegica’’ perche ` l’uomo sardo, la sua testa mutazione e sta e il suo cuore. ‘‘Chi perdi a so’ lingua perdi ’a so’ anima’’, dice un antico detto di Corsica: la lingua regionale, nelle sue cento varianti locali, viene aggredita e sgretolata al punto che, a partire ` la data di una mozione del dal 1971 (e ` di Consiglio dei docenti della Facolta ` di Cagliari, che Lettere dell’Universita segnala la crisi e chiede a cittadini e governanti un impegno nuovo sul tema), nascono diversi movimenti di difesa della lingua. Secondo l’inchie` recente (2007) il 75,6% degli ocsta piu cupati maschi, il 55,6% delle occupate donne, l’89,8% dei pensionati o delle persone in condizione non lavorativa maschi, l’82% delle pensionate o delle persone in condizione non lavorativa donne parlano il sardo. Lo si parla all’85,5% nei centri sotto i 4000 abi` di tanti, al 57,9% nei due centri con piu 100 000 abitanti. Quelli che non lo parlano, in gran parte lo capiscono: solo il ´ lo capisce. La si2,9% non lo parla ne tuazione sembra, ad alcuni osserva-

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Sardegna tori, meno felice di quanto risulti dal` che l’inchiesta, ma quello che conta e ` oggi, nell’isola (come del resto in c’e ` Corsica per il corso, e il dato non sara senza significato, se si considera la storia dell’isola vicina), la diffusa convinzione che il sardo deve essere difeso, recuperato e valorizzato. La stessa Regione ha adottato una legge (la L.R. n. 26 del 1997) e diverse provvidenze che vanno in questa direzione, fino a dar vita a una ‘‘Limba sarda comuna’’ ` (LSC) che la Regione stessa deve/puo adottare nei suoi provvedimenti. COSTUME Col termine ‘‘costume’’ si indica, in S., l’abbigliamento tradizionale. Composto da un numero limitato ` fogge e di elementi essenziali, ha pero colori anche profondamente diversi da ` paese a paese: centri distanti non piu d’un paio di chilometri possono avere costumi diversissimi e inconfondibili. Dall’Ottocento nei centri urbani, dall’inizio del Novecento nei centri minori, ` cominciato a vestire a sa zivile, sesi e condo le forme dell’abbigliamento ` ‘‘continentale’’. Nella seconda meta ` praticadel Novecento il costume e mente scomparso dall’uso quotidiano e, diventato prezioso oggetto dell’arti´ memoria gianato femminile (nonche condivisa di famiglia), viene conservato nelle cassepanche per essere esi` spesso bito in occasioni solenni e, piu ancora, nei grandi appuntamenti del ` calcolare che folclore isolano. Si puo almeno 250 dei circa 380 comuni dell’isola abbiano un loro proprio costume: alcuni, che per la nascita recente o ` accadere anche in un centro (come puo d’antica urbanizzazione) non lo posseggono, tendono a reinventarlo. Con il costume si va alla festa: la S. ne conosce ormai di tre tipi, a seconda che abbiano conservato un alto tasso di tradizione o abbiano ceduto alle lusinghe dello

sfruttamento turistico di alcuni caratteri ‘‘nazional-regionali’’. FESTE La S. conosce da secoli centi` feste, anzi, e ` naia di feste: Mille e piu intitolata una intelligente guida a questo argomento. Ma ci sono feste e feste. Se ne distinguono almeno tre tipi. Il primo comprende le feste nei grandi santuari campestri: dall’ardia di Sedilo in onore di San Costantino a San Mauro di Sorgono, da San Francesco di Lula alla festa di San Salvatore in Sinis con la sua ‘‘corsa degli scalzi’’, dalla Madonna del Rimedio di Orosei alla lunga processione a San Pietro di Golgo, nel Supramonte di Baunei. Queste feste conservano molto del carattere originario e, a parte la presenza di bancarelle con cibi e merci, sono rimaste uguali a se stesse negli anni: attirano i turisti, ma non fanno loro alcuna concessione. A questo tipo di celebrazioni vanno assegnate anche ` piccole, tutte carattemolte feste piu ` popolare e rizzate dalla religiosita dalla mancanza di mascheramenti a uso del visitatore esterno. Il secondo tipo di feste sono i quattro grandi appuntamenti del folclore isolano, collocate nei quattro capoluoghi storici dell’isola: a Carnevale la Sartiglia di Oristano (corse di cavalieri che cercano di infilzare una stella con lo stocco, nel` dei l’ordine dei pali italiani dell’eta Comuni); il primo maggio la sagra di sant’Efisio a Cagliari, cui partecipano gruppi in costume da ogni parte dell’isola, memoria d’un voto fatto 351 anni fa; la penultima domenica di maggio la Cavalcata sarda di Sassari: ‘‘inventata’’ nel 1951, ha guadagnato negli anni la simpatia popolare, chi vi partecipa in costume – a onta della espressa destinazione turistica della manifestazione – non sente di essere mascherato per uno spettacolo; a fine agosto la festa del Redentore a Nuoro, ora sdop-

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Sardegna ` propriapiata in due momenti, uno piu mente religioso (con la grande proces` ‘‘laico’’. Si sione in costume) e uno piu possono assegnare a questo secondo tipo altre grandi feste tradizionali, prima fra tutte, a Sassari, la discesa dei Candelieri, organizzata dai gremi, le antiche corporazioni di arti e me`, che alla vigilia di Ferstieri della citta ragosto ‘‘scendono’’ lungo il corso principale portando dei grandi ceri consacrati alla Vergine Assunta come ricordo di un voto di 450 anni fa per la liberazione dalla peste (cerimonie di ` modeste dimensioni, ma con ripiu tuali simili, si celebrano in altri due centri del Sassarese, Ploaghe e Nulvi). Nutrite di antico spirito popolare sono anche due stagioni opposte ma contigue dell’anno sardo: il Carnevale e la Quaresima. Il Carnevale (‘‘maccu, / de peccatos unu saccu / d’allegria fattu e ` tempo di balli margura [amarezza]’’) e e, in molte zone dell’isola, di mascherate popolari: famosi i mamuthones di ` les di Ottana, Mamoiada, i boes e merdu i thurpos di Orotelli; Carnevali speciali sono quelli di Bosa, dove si va maliziosamente in cerca di Giolzi, simbolo sessuale; di don Conte a Ovodda, celebrato eterodossamente il Mercoledı` delle Ceneri; lu Carrasciali Timpiesu, a Tempio, con una sfilata di carri (un po’ troppo ‘‘viareggina’’, secondo alcuni) e il processo finale ai grandi pupazzi di Re Ghjolghju e la moglie Mannena. In Quaresima il momento che vede la grande partecipazione popo` la Settimana santa: i ‘‘sepolcri’’ lare e adorni di fili di grano verde pallido per essere stati cresciuti nell’ombra, visitati il Giovedı` santo; s’Iscravamentu, la discesa dalla croce ‘‘recitato’’ come una sacra rappresentazione nelle chiese, dopo la processione della Madonna dei Sette Dolori, fortemente ` isolana, spagnolesca (nella religiosita

e non solo nei riti, molto viene dalla ` della Controriforma ibecupa ritualita rica), il Venerdı` santo; s’Incontru, l’incontro della Madonna e del Cristo risorto, a capo di due diverse processioni che convergono verso un unico luogo, la domenica di Pasqua. A Castelsardo la Settimana santa si apre con le processioni e i canti medioevali di Lunissanti, il Lunedı` santo che apre la settimana. Altri momenti della vita pastorale (la tosatura delle pecore, la marchiatura del bestiame) e della vita contadina (s’alzola, la trebbiatura, e la vendemmia) conoscono una socializzazione gioiosa, celebrazione di un’abbondanza non abituale di cibo: l’etnologa Clara Gallini ha intitolato al ‘‘consumo del sacro’’ un suo famoso libro sulle Feste lunghe di Sardegna. MANGIARE E BERE I sardi hanno conservato molte delle loro abitudini alimentari: non poche di esse sono diventate ingredienti importanti, fortemente attrattivi, dell’offerta turistica isolana. Tempio del mangiare e bere ‘‘alla sarda’’ sono oggi le aziende di agriturismo, diffusesi rapidamente (partendo dall’Oristanese) in tutta l’isola. Naturalmente gli agriturismi offrono cibi in genere genuini (una norma di legge richiede che una quota non modesta degli alimenti sia preparata con prodotti provenienti dall’azienda medesima), cucina in genere accurata, menu solitamente abba` instanza ripetitivo, centrato com’e torno al ‘‘mangiare alla sarda’’ come lo ` ricettiva: anintende l’odierna attivita tipasto di salsiccia, prosciutto, olive, frutti della campagna e dell’orto sotto aceto; primi di ravioli (culorzones), di vario tipo a seconda della regione, con` di salsiccia o carne, opditi con ragu pure pasta fatta a mano (malloreddus in tutta l’isola, maccarrones de busa nel Nuorese); secondo obbligatorio, il

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Sardegna maialino arrosto (su porcheddu) e anche, raccomandate nelle zone a cultura pastorale, la cosiddetta pecora in cap` potto, dove ‘‘in cappotto’’ sono in realta le patate, lessate con la buccia insieme con le cipolle e la carne di pecora; for` famoso e ` il maggi di tutti i tipi: il piu casizzolu del Macomerese e del Monti` richiesto su casu marzu, ferru, il piu che essendo il risultato di una fermentazione del formaggio prolungata fino ` vietato dalle leggi a farlo ‘‘marcire’’, e alimentari. Ogni paese ha suoi dolci tipici, autentici capolavori d’inventiva in una regione povera di dolcificanti (a parte il miele: speciale quello amaro, conosciuto ai poeti latini). Il Cannonau e il Vermentino sono i due ` importanti e piu ` diffusi: vicino vini piu ai 14º il nero Cannonau, di profumo fondo, sui 13º il bianco aromatico Vermentino, attorno ai quali lavorano in S. attenti vignaioli ed enologi di fama: le medaglie delle rassegne nazionali ne fanno testimonianza. La S. ha anche altri vini: il dolce moscato (segnalato ` (semquello tempiese), il nasco e il giro ` rari), la storica liquorosa verpre piu naccia dell’Oristanese; tra i liquori, il mirto ha conosciuto una splendida stagione legata alle preferenze dei ‘‘forestieri’’, cosı` come il fil’e ferru, la grappa di vino un tempo distillata clandestinamente poco meno che in ogni casa, forte, aspra, austera come a volte i sardi sognano se stessi. [MANLIO BRIGAGLIA]

ECONOMIA Nel 2004 la Sardegna disponeva di un prodotto interno lordo pro capite pari al 78% della media italiana, anche se superiore di alcuni punti rispetto al Mezzogiorno. Nell’ultimo decennio il ` cresciuto valore aggiunto regionale e a un tasso medio annuo dell’1,5%, in linea col dato nazionale. ` Per dotazione di infrastrutture l’isola e &

nelle posizioni di coda tra le regioni italiane, mentre si colloca su livelli accettabili rispetto alle risorse umane e precede le regioni del Sud (con l’eccezione dell’Abruzzo) per tasso di innova` economica del sizione e per vitalita stema produttivo. LA POPOLAZIONE ATTIVA Per delineare ` la struttura economico-sociale sarda e utile analizzare la distribuzione della popolazione attiva nei principali set` svolto tori. Un ruolo preponderante e dal terziario, che assorbe il 70% dei quasi 600 000 occupati totali e contribuisce a realizzare i tre quarti della ricchezza prodotta. Al suo interno il ` rappresentato maggiore comparto e dal commercio: gli esercizi commerciali al dettaglio sono 26 637 per un to` di 100 000 addetti (piu ` o tale di piu meno quanti ne assorbe l’intera pubblica amministrazione). Nella sola grande distribuzione sono presenti 138 supermercati, 28 grandi magazzini e 8 ipermercati che danno lavoro a 4652 ` anche il settore addetti. In crescita e turistico, sui cui livelli occupativi non si conoscono dati precisi, sia per la ` del fenomeno, sia forte stagionalita ´ le statistiche lo affiancano ai perche pubblici esercizi. In Sardegna i bar sono 5403, circa il doppio dei 2754 ristoranti. I 756 alberghi dispongono di quasi 86 000 posti letto; quasi altrettanti fanno capo ai cosiddetti esercizi complementari (campeggi, villaggi, B&B, agriturismi). Nell’insieme l’offerta ricettiva sarda classificata costituisce il 4% del totale dei posti-letto in Italia; mentre i 10 208 000 di presenze (vale a dire il totale dei pernottamenti) rappresentano solo il 2,8% del totale dei flussi turistici nazionali. Tuttavia l’incidenza del turismo sull’economia ` di quanto emerge dalle sarda va al di la statistiche ufficiali, per il forte rilievo che assume il fenomeno delle seconde

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Sardegna case e dunque del turismo ‘‘sommerso’’. Non a caso nella graduatoria dei comuni sardi predisposta dal Censis in base agli standard di sviluppo socioeconomico oltre ai quattro capoluoghi delle province tradizionali e a Tempio, capoluogo storico della Gallura, figurano in testa solo centri costieri (nell’ordine, Arzachena, Santa Teresa Gallura, Olbia, La Maddalena, Budoni, Alghero). Nel settore primario lavora ormai soltanto il 6% della popolazione attiva (gli addetti sono complessivamente 38 000). L’agricoltura, confinata in pochi territori, ha visto contrarsi negli ultimi anni la produzione di grano duro, ridotta oggi a meno di 1 000 000 di q. Tra le produzioni specializzate mantiene una sua rilevanza la coltivazione del carciofo e, tra i prodotti di nicchia, va segnalato lo zafferano (nella zona di San Gavino se ne producono circa 300 kg, due terzi del totale nazionale). Il la` stato sopravanzato anvoro dei campi e che in termini di addetti dalla pastorizia, peraltro in crisi a causa delle diffi` legate alla svalutazione del dolcolta laro e alla conseguente crisi del pecorino romano. Da parte sua il comparto ` di della pesca costituisce, con poco piu 160 000 q, circa il 6% della produzione ittica nazionale. Quanto all’industria, ` lavoro a con i suoi 142 000 addetti, da quasi un quarto dell’occupazione complessiva. Nel manifatturiero (che contribuisce per il 14% al valore aggiunto regionale) mantengono un ruolo im` legate alla valorizportante le attivita zazione delle risorse locali, in particolare dei comparti caseario, vitivinicolo e sugheriero, ma dimostrano una certa ` anche altre produzioni tipiche vitalita (dal pane carasau al dolciario) e, sia `, resistono alpure non senza difficolta tri comparti dell’artigianato, in particolare la lavorazione del tappeto tradizionale (in cui sono specializzati i cen-

tri di Nule, Samugheo e Mogoro) e dei gioielli artistici.

Sardegna – Impianti industriali a Sarroch.

STRUTTURA PRODUTTIVA La struttura ` fragile e parcellizproduttiva sarda e ` di zata, tanto che le imprese con piu venti addetti sono solo 300. Mentre la crisi dell’industria tessile sembra irreversibile, stentano a crescere i comparti innovativi. Anche se molto ridimensionati rispetto a qualche anno fa, i grandi impianti di base (gestiti in parte da capitali esteri) assorbono ancora quasi i due terzi della produzione ` dei proenergetica sarda che, al di la ` a tutt’oggi ottenuta grammi futuri, e ` del 90% con la termocombuper piu stione nei poli di Fiume Santo, Porto ` energeVesme e Sarroch. All’attivita tica, con l’utilizzo di nuove tecnologie, ` finalizzata la recente riapertura e della miniera di Carbonia. Nel comparto estrattivo il granito sardo deve fare i conti con l’agguerrita concorrenza cinese. Nel complesso del set` tore industriale sardo la produttivita del lavoro, anche se in calo rispetto a qualche anno fa, resta comunque in linea con gli standard nazionali. Un ` rilevante rispetto ad altre reruolo piu ` svolto dal comparto delle cogioni e struzioni, che nel 2004 aveva 70 000 ad` dell’intero settore detti (quasi la meta secondario), di cui un quarto costituito da artigiani lavoratori indipendenti. Per completare questo quadro sinte-

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Sardegna tico del mercato del lavoro va detto che ` di un terzo degli occupati sono piu donne (una quota superiore alla media del Sud ma inferiore al dato nazionale). Ma allo stesso tempo sono donne ` della meta ` dei 90 000 sardi in cerca piu ` dei due di occupazione, dei quali piu ` avuto qualche esperienza terzi ha gia di lavoro. Contribuiscono al reddito globale anche i trattamenti pensionistici, il cui importo medio, nel 2005, era di 8076 euro, allineato al dato nazionale. In Sardegna vengono erogati ` e vec424 277 assegni di invalidita chiaia, 128 935 assegni sociali e invali` civili, 35 289 pensioni per infordita tuni e malattie professionali. Nel com` al quindiceplesso comunque l’isola e simo posto tra le regioni italiani nel rapporto tra assegni erogati e abitanti. L’indice dei consumi pro capite in Sardegna, pari all’85% della media ita` di alcuni punti superiore al reliana, e sto del Mezzogiorno. CONSUMI La spesa media mensile delle famiglie sarde per l’alimenta` stimata in 453 euro, cifra allizione e neata al dato medio nazionale, mentre risulta inferiore il livello dei consumi non alimentari (1695 euro mensili contro i 1941 euro della media italiana). ` sebbene gli abitanti della Sardegna Cio ` propensi al risultino in assoluto i piu debito in termini di prestiti personali e acquisti a rate, con un’esposizione ` di cremedia verso banche e societa dito al consumo pari a 1597 euro per abitante. Un dato positivo, in quanto esprime il ` ’’ di un territorio, livello di ‘‘affidabilita ` peraltro la consistente riduzione e ` dei credelle sofferenze bancarie (cioe diti insoluti): il calo del 35% registrato ` stato in Sardegna tra il 2000 e il 2005 e ` che doppio rispetto all’andamento piu ` signigenerale del Paese. Cosı` come e ficativo che la provincia di Cagliari fi-

guri addirittura al nono posto nella graduatoria nazionale dei depositi per sportello (23 154 000 euro). Quanto al livello degli impieghi bancari medi delle imprese, le graduatorie nazionali collocano invece le province sarde su ` arretrate: Cagliari posizioni molto piu ` 65ª con una media di 80 000 euro per e ` al 72º posto azienda, il nord Sardegna e con 70 000, Oristano e Nuoro sono in coda con 40 000 euro. [I dati citati in questa scheda sono stati tratti o elaborati dalle seguenti pubblicazioni: Istat, Annuario statistico italiano 2006; Svimez, Rapporto 2006 sull’economia del Mezzogiorno; Crenos, Economia della Sardegna. 13º Rapporto 2006].

‘‘Sardegna’’2 Rivista fondata e diretta da Attilio Deffenu. Uscı` per sei numeri, ` in 4 fascicoli, dal condensati in realta gennaio al giugno 1914. «La rivista – ha scritto Manlio Brigaglia, che ne ha curato un reprint nel 1976 – appare dotata ` e di una sua riledi una sua originalita ` delle posizioni vante rappresentativita ` vivace; della intellighenzia isolana piu e graficamente ricercata, persino qua ` elegante secondo i moduli dell’ime la perante liberty». Fondata insieme con Ugo E. Imperatori, un pubblicista capitato nell’isola per ragioni di lavoro, la ` il primo numero a Temrivista stampo pio (dove Imperatori risiedeva) nella Tipografia Tortu, e gli altri a Milano, dove Deffenu si era trasferito nell’ufficio legale dell’Unione Sindacale Italiana. Partendo dalla convinzione che ‘‘S.’’ dovesse essere «la prima rivista regionale che va dicendo al mondo quale sia e quali meriti di essere la ` la piu ` preziosa terra che Nelson chiamo del Mediterraneo», a partire dal secondo numero Deffenu le impresse il carattere di strumento di analisi della ` isolana («La Sardegna econorealta ` tutt’ora un’incognita»), ma somica e prattutto di luogo di coagulo delle tesi

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Sardegna ` avanzate del discorso sulla ‘‘quepiu stione sarda’’. A questa operazione fu destinato soprattutto il questionario di una inchiesta tra i suoi collaboratori che chiedeva di rispondere a domande chiave sul progresso della Sardegna negli ultimi cinquant’anni (c’era stato veramente? e in che cosa era consistito? quali ne erano i fattori?), sulla legislazione speciale (di cui proprio in quei mesi si tentava un bilancio con il Congresso di Castel Sant’Angelo), sui princı`pi che avrebbero dovuto ispirare il governo al momento del rinnovo dei trattati commerciali (in accordo con il meridionalismo democratico, Deffenu era schierato sul fronte antiprotezionista). Al questionario risposero tra gli altri Giovanni Sanna, Rinaldo Caddeo, Lucio Secchi, Pasquale Marica, Clau` lucide dio Demartis: ma le rispose piu e coraggiose furono quello dello stesso Deffenu che, in sede di commento o intervenendo direttamente, attaccava – come ha scritto Salvatore Sechi – «le premesse del naturalismo e dell’empirismo tecnicistico rinnovando i termini della questione sarda». «Politica ` economica e di giustizia didi liberta stributiva, decentramento amministrativo, autonomia» fanno parte della ` moderna del resua «formulazione piu gionalismo e dell’azione autonomi´ il sardistica»: questo spiega perche ` la rivista come uno dei smo considero suoi incunaboli. Ma lo scoppio della guerra ne interruppe le pubblicazioni e la morte sul Piave dello stesso Def` il dibattito politico isolano fenu privo del dopoguerra di un interlocutore fondamentale.

‘‘Sardegna, Il’’ Quotidiano del gruppo E-polis, fondato dall’editore Nicola Grauso. Uscı` nell’ottobre 2004 col titolo ‘‘Il Giornale di Sardegna’’, seguito nel 2005 da un’edizione per il Nord Sardegna con altra testata. Dal marzo 2006

quotidiani locali che hanno per testata ` in cui escono sono il nome della citta apparsi in diversi centri della penisola. La tiratura complessiva dichia` stata di 732 000 rata nel gennaio 2007 e copie. Il giornale viene distribuito gratuitamente negli esercizi commerciali, in edicola costa 50 cent.

‘‘Sardegna, La’’1 Settimanale ‘‘politico, economico, scientifico e letterario’’ pubblicato a Sassari tra l’aprile e il settembre 1848. Usciva ogni sabato. Diretto da Gavino Passino, redattori Fulgenzio Delitala, F.M. Dettori e Paolo Monticelli, si avvalse della collaborazione di Antonio Maninchedda, ` Ferracciu, Francesco Sulis, PaNicolo ` diffuso nell’Isquale Tola. «Fu il piu ´ vi sola – scrive Enrico Costa – perche ` la fiamma dell’amor patrio, alimento in quel primo anno del Risorgimento italiano». «In ultimo – dice ancora Costa – avendo attaccato violentemente le ` malumori e discordie». persone, creo

‘‘Sardegna, La’’2 Giornale ‘‘di politica, commercio ed arti’’, pubblicato a Cagliari dal luglio 1869 al marzo 1870. Si avvalse della collaborazione di Giuseppe Palomba, di Filippo Vivanet e di altri.

‘‘Sardegna, La’’3 Quotidiano (il quarto, ` dell’Ottocento), nella seconda meta fondato a Sassari dall’on. Giuseppe Giordano Apostoli, diretto in un primo periodo da Leopoldo Calchapuz e successivamente da Medardo Riccio. Uscı` dal 1º maggio 1882 al novembre 1893, e si avvalse della collaborazione di Enrico Costa, che curava la parte letteraria, di Salvatore Farina, di Francesco Giganti, di Ottone Bacaredda, di Grazia Deledda, di Pietro Tamponi, di Ranieri Ugo, di Michele Operti e di altri intellettuali. Negli anni nei quali uscı` divenne il quotidiano politico di Sassari, ma nel 1893 finı` per confluire ne ‘‘La Nuova Sardegna’’ di cui si era trovato

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Sardegna socialista a non poter sostenere la concorrenza. Chiudendo, cedette alla ‘‘Nuova’’ i suoi impianti e la stessa sede, al piano terra del Palazzo Giordano in piazza d’Italia.

della Camera di Commercio, da ‘‘Cagliari economica’’ (1954-1961), a sua volta preceduto dal ‘‘Bollettino economico’’ (1947-1953).

‘‘Sardegna agricola e scientifica’’ Bi-

‘‘Sardegna fieristica’’ Periodico an-

mensile pubblicato a Sassari dall’agosto 1878 all’agosto 1879, diretto da Luigi Intina. Di buon contenuto scientifico, svolse un’importante funzione di divulgazione tra gli agricoltori e af` con competenza i problemi del fronto settore.

nuale. Esce a Cagliari, fondato nel 1949 e diretto da Vittorio Scano: comin` a essere pubblicato in coincidenza cio con le prime edizioni della Fiera campionaria della Sardegna. Pubblica arti` culturale e di economia, coli di varieta generalmente opera di valenti collaboratori.

‘‘Sardegna avanti!’’ Settimanale del Partito Socialista Italiano, uscı` a Cagliari dal luglio 1946 al gennaio 1948. Ebbe come primo direttore Jago Siotto, ma dopo la scissione socialdemocratica (gennaio 1947) fu diretto da Sergio Massacci, redattore capo Alberto Boscolo. Interruppe le pubblicazioni a luglio e riapparve in novembre a Sassari: i pochi numeri finali furono diretti da Edoardo (Dino) Fiori, redattore capo Sergio Morgana.

‘‘Sardegna cattolica, La’’ Quotidiano ‘‘politico religioso’’, pubblicato a Cagliari dall’aprile 1896 al dicembre 1904. Diventato settimanale, uscı` fino al 30 dicembre 1906. Aveva preso il sottotitolo di ‘‘Organo ufficiale della Curia’’.

‘‘Sardegna democratica’’ Settimanale del Partito Democratico del Lavoro. Uscı` a Cagliari dall’agosto 1945 ` prestigioso dei al marzo 1946. Il piu suoi collaboratori fu l’avvocato Giuseppe Sotgiu, leader del demolaburismo sardo. (Con lo stesso titolo uscı` anche il 17 aprile 1948 un foglio unico, definito ‘‘Periodico della D.C. di Nuoro’’, come supplemento dell’‘‘Ortobene’’).

‘‘Sardegna economica’’ Periodico della Camera di Commercio di Cagliari, fondato nel 1962. Era stato preceduto, come organo d’informazione

‘‘Sardegna libera’’ Settimanale del Comitato delle Opposizioni di Sassari, costituito all’indomani del delitto Matteotti. Diretto dall’avvocato socialista Angelo Panu, uscı` a Sassari dal settembre 1924 al gennaio 1925.

‘‘Sardegna medica’’ Rivista ‘‘teoricopratica di medicina, chirurgia e scienze’’, stampata a Cagliari a partire dal giugno 1863 come organo ufficiale del Comitato Medico, diretta dal chimico Efisio Cugusi e dal medico Antonio Carruccio, che ne fu l’ideatore. Prese il posto di ‘‘Il giornale medico chirurgico farmaceutico dell’isola di Sardegna’’ che era uscito a Cagliari tra il 1856 e il 1857. La rivista ebbe dapprima una cadenza bimensile, poi dal 1867 divenne mensile. Si avvalse della collaborazione di illustri medici che operavano in Sardegna, tra i quali vanno ricordati Giovanni Falconi, Francesco Barrago, Pietro Meloni Satta, Pasquale Umana e altri che lavo`, come il ravano presso altre Universita ` e il Marignano. Fu pubblicata fino Faa al 1878.

‘‘Sardegna socialista, La’’1 Settimanale dei socialisti dell’Iglesiente, stampato a Cagliari dove era anche la redazione, uscı` dal luglio 1916 al settembre 1917.

‘‘Sardegna socialista, La’’2 Settima371

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Sardegna Web nale socialista, uscı` a Iglesias dal febbraio 1945 al gennaio 1946. Di tendenze riformiste, fu diretto da Angelo Corsi. Redattori Carlo Meloni, Ruggero Pintus, Salvatore Fois.

Sardegna Web Casa editrice fondata a ` specializzata nella Nuoro nel 2000, e edizione di guide illustrate, corredate da relative carte geografiche tematiche, carte stradali e turistiche e libri fotografici. [MARIO ARGIOLAS]

‘‘Sardenya catalana, La’’ Rivista a carattere letterario, con redazione a Barcellona e ad Alghero, fondata e diretta da Antonio Ciuffo (=) nel 1908. Ebbe ` importante pervita molto breve ma e ´ si lega al processo del ricongiungiche mento di Alghero con la mitica madrepatria catalana, che iniziava in quegli anni, grazie prima al viaggio di alcuni spagnoli in Sardegna, e poi alla permanenza in Catalogna di alcuni algheresi, primo tra i quali Ciuffo.

‘‘Sardigna antiga’’ Rivista ‘‘in duas ` , stolimbas’’ di archeologia, antichita ria. Pubblicata a Nuoro dal 1983.

Sardin, Ponzio Donnicello catalano (sec. XIV). Trasferitosi in Sardegna, prese parte alla seconda guerra tra Pietro IV e Mariano IV e si fece notare per il suo valore. Nel 1370, nel momento di maggiore tensione tra i due contendenti, il re gli concesse in feudo i villaggi di Simala, Tramatza, Mogoro e Gonnoscodina situati nella curatoria ` di un gesto della Marmilla. Si tratto provocatorio, simile ad altri compiuti ´ i vilnello stesso periodo dal re, perche laggi oggetto della concessione appartenevano al giudicato d’Arborea.

Sardina = Zoologia della Sardegna

dipendenza da Pisa instaurata da suo marito.

Sardi pelliti Antico popolo della Sardegna. Livio, unica fonte a nostra disposizione in proposito, ricorda che nell’estate del 215 a.C., in occasione della rivolta antiromana di Sardi e Cartagi` a nesi, il princeps Ampsicora si reco cercare aiuto fra i S.p., ai quali forse era legato per schiatta. I S.p., che vive` nelle zone vano con tutta probabilita ` impervie del Marghine-Goceano, piu si unirono alle forze ribelli guidate da Ampsicora e Asdrubale il Calvo e parteciparono allo scontro decisivo contro l’esercito romano di Manlio Torquato. La battaglia ebbe luogo in un’area del Campidano, probabilmente in prossi` di Carales, dove gli effettivi mita sardo-punici, forse meno di 20 000 uomini compresi i S.p., non riuscirono a reggere l’urto dell’esercito romano, ` 20 000 fanti schierati che contava piu al centro e 1200 cavalieri sui lati. Poco avvezzi a combattimenti regolari, i S.p. furono ben presto soverchiati da un’ala ´, della cavalleria romana che poi pote compiendo una manovra di aggiramento, contribuire a spezzare la resistenza della fanteria pesante cartaginese. Secondo Livio, che riprende le cifre fornite dallo storico Valerio Anziate, sarebbero caduti in battaglia 12 000 uomini tra Sardi e soldati cartaginesi, mentre 3700 sarebbero stati fatti prigionieri: tra questi anche Asdrubale il Calvo. La scarsa resistenza dei S.p. diede ai Sardi la fama di pessimi combattenti: lo stesso Livio li definı` come facile vinci adsueti ovvero «abituati ad essere battuti facilmente». [ANTONELLO SANNA]

Sardinia Principessa di Gallura (sec.

Sardismo Termine riferibile a una di-

XII). Fu la seconda moglie del giudice Costantino III di Gallura, al quale ` sconodiede una figlia il cui nome e sciuto. Condivise la politica di stretta

` matumensione culturale che ando rando in Sardegna a partire dalla fine dell’Ottocento, quando i nodi della ‘‘questione sarda’’ (=) non trovavano

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Sardismo da parte del governo una risposta poli` , l’origine di tica appagante. In realta un sentimento (anche politico, ma non solo politico) che privilegia la Sardegna come punto di riferimento culturale e identitario, sino alla scoperta di un ‘‘carattere nazionale dei sardi’’, co` intitolato un testo di Pasquale Tola m’e ` nella prima meta ` dell’Ottocento, si gia ` fare risalire al ‘‘triennio rivoluziopuo nario’’ di fine Settecento (se addirittura non si vuol tornare indietro sino ad alcune posizioni di duro confronto col governo viceregio che furono proprie di alcuni parlamenti del secolo XVII). Questo rinnovato interesse per la Sardegna e i suoi problemi, che secondo alcuni storici si pone come una ` vera e propria ‘‘scoperta’’ della realta storica dell’isola, ha il suo centro negli anni fra il 1830 e il 1848, quando nascono alcune opere fondamentali per la formazione di una nuova idea della Sardegna (dal Tola al Manno, dallo Spano al Siotto Pintor). Subito dopo la ` un ripensa‘‘fusione’’ (1847-48) c’e mento generale del rapporto fra la Sardegna e lo Stato e negli anni Sessanta Giovanni Battista Tuveri conia, a indicare questo insieme di problemi e di rivendicazioni, l’espressione ‘‘questione sarda’’. Ma diventa un sentimento diffuso anche in vasti strati della popolazione soprattutto nell’ultimo decennio del secolo. Per quanto la relazione di cui Francesco Pais Serra era stato incaricato da Crispi nel 1894 avesse posto in evidenza quali fos` delsero le reali cause della precarieta l’ordine pubblico in Sardegna, l’azione del governo non seppe andare oltre la legislazione speciale promossa dal ministro Cocco Ortu a partire dal 1897, ma neppure oltre l’invio di un corpo militare nel Nuorese nel 1899: la situazione richiedeva un impegno diverso, culturale prima che politico. Di una dimen-

sione, insomma, che fosse in grado di individuare e capire i problemi dell’isola, aggravati dalla crisi di fine secolo, la cui esigenza si era manifestata anche nell’opera di grandi intellettuali come Sebastiano Satta, Francesco ` fin Ciusa, Grazia Deledda, e che porto dai primi anni del Novecento alla rinascita delle aspirazioni autonomistiche. Il dibattito sull’autonomismo negli anni che precedettero lo scoppio della prima guerra mondiale fu particolarmente vivace: al suo interno andarono maturando non solo ipotesi di soluzioni politico-istituzionali ma soprattutto una nuova consapevolezza del posto e della funzione che una cultura sarda avrebbero potuto avere nella soluzione dei problemi dell’isola. L’espe` porto ` a coagulare tutte rienza che pero ` al queste istanze e che diede unitarieta diffuso ‘‘spirito’’ sardista fu quella maturata durante la prima guerra mondiale tra i combattenti, e in particolare nella Brigata ‘‘Sassari’’, composta quasi per intero da soldati sardi. L’esperienza militare di una vita comune unı` tra loro uomini provenienti da esperienze culturali e sociali differenti, fece superare preconcetti e diffi´ al ritorno denze e pose le basi perche nella vita civile si trovassero le condizioni per un’azione innovatrice autonoma. Il s. finı` quindi per essere, ancor prima che una dimensione politica, una dimensione culturale, che fu in grado di permeare dei suoi valori tutte le manifestazioni della vita sarda nei primi decenni del secolo XX. Dallo sviluppo della coscienza sardista nacque, attraverso il movimento degli ex combattenti, il Partito Sardo d’Azione (1921), che fu una prima risposta politica alla prospettiva aperta dal movimento; accanto alla nuova formazione politica nacquero anche altre esperienze culturali e soprattutto l’autono-

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Sardissima mismo regionalista (= Regione autonoma della Sardegna), la cui tensione ` tutt’altro che esaupolitica e civile e rita.

‘‘Sardissima’’ Rassegna di lettere, politica, economia. Fondata da Filiberto Farci ed Egidio Pilia a Cagliari nel ` pubblico ` soltanto il 1920, in realta primo fascicolo che nelle sue 52 pagine ospita le firme di numerosi intellettuali isolani, in genere schierati sulle (o vicino alle) posizioni di sardismo radicale di E. Pilia, che era il vero ispiratore dell’iniziativa.

Sardo1 Eroe eponimo della Sardegna. ` senza dubbio la figura Quella di S. e ` importante fra quelle che popopiu lano lo scarno ma complesso panorama `i che le fonti antiche assodi eroi e de ciano all’isola. Sallustio (sec. I a.C.) conosce Sardus come il figlio di Ercole ` la Sarche, mossosi dalla Libye, occupo degna, traendo dal proprio il nome dell’isola. Da Sallustio dipendono le successive attestazioni latine e, probabilmente, anche la narrazione di Pausania (sec. II d.C.). Il geografo nella Descrizione della Grecia racconta che i primi uomini a passare con navi in Sardegna sarebbero stati i Libici e che loro condottiero fosse S. figlio di Maceride (l’Ercole e il Melqart punico). In seguito a questa occupazione l’isola ` il suo antico nome Ichnussa in cambio `. La flotta dei Libici non scaccio ` Sardo ` gli indigeni, ma questi li accolsero piu ´ i Liper forza che per benevolenza. Ne ´ i nativi sapevano edificare bici ne ` , ma abitavano dispersi in cacitta panne e spelonche come potevano. Pausania informa anche che una statua in bronzo di S. fu inviata «dai barbari che sono all’occidente ed abitano la Sardegna», attribuendo implicitamente quest’azione ai Sardi e non ai Cartaginesi dell’isola. Nella sua Raccolta delle cose memorabili, Solino (sec.

III d.C.) annotava che S., nato da Ercole, e Norace, figlio di Mercurio, «l’uno dall’Africa, l’altro da Tartesso, in Spagna, arrivassero sino a questa isola e da S. si sia denominato il paese, ` di Nora». Ancora da Norace la citta Marziano Capella (sec. V d.C.) ricordava che «invero la Sardegna fu denominata da Sardo figlio di Ercole» e due ` tardi il vescovo di Siviglia secoli piu Isidoro riprendeva quasi alla lettera le affermazioni di Sallustio. La notizia di Pausania sull’invio della statua del dio eponimo da parte degli abitanti della Sardegna, evidenzia il ruolo di ‘‘padre’’ fondatore che i sardi riservarono all’eroe, come dimostra anche la presenza dell’attributo Pater per S. nella moneta di M. Azio Balbo. D’altra parte in onore di S., identificato con Sid Babi punico e con Iolao, l’eroe greco che condusse i figli di Herakles in Sardegna (per il quale Diodoro Siculo pone l’attributo di pater), fu innalzato un tempio (il Sardopatoros iern ricordato da Tolomeo) detto di Sardus Pater ad Antas, presso Fluminimaggiore. Sul suo epistilio compare l’iscrizione temp[l(um) d]ei [Sa]rdi Patris Bab[i], nella quale Babi, attributo di Sid, sta per padre, in quanto patrono o protettore venerabile. Attraverso que` potuto accertare il sta iscrizione si e fenomeno di sincretismo che ha interessato S., Sid e Iolao. La tradizione relativa a S. deve essere interpretata come una ricostruzione in chiave mitica dei contatti e degli scambi intercorsi tra l’Africa numida e la Sardegna ` storica nuragica, intensificatisi in eta con l’arrivo dei Fenici sull’isola e la successiva dominazione cartaginese. [ANTONELLO SANNA]

Sardo2 Famiglia di Tempio Pausania (sec. XVII-esistente). Le sue notizie risalgono agli inizi del secolo XVII. I suoi membri erano ricchi proprietari e alle-

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Sardofascismo vatori galluresi, che nel 1642 ottennero il cavalierato ereditario con uno Stefano, luogotenente del procuratore reale di Terranova, ammesso nel 1643 allo Stamento militare durante il parlamento Avellano. I suoi figli continuarono a occuparsi dell’ingente patrimonio di famiglia e furono spesso in lotta con altre famiglie tempiesi per il controllo dei pascoli. Uno di essi, Giovanni Antonio, si mise a capo di una banda di ` per anni il cirfuorilegge e terrorizzo ´ nel 1657 ottenne il condario, finche perdono reale. Nel corso del Seicento i S. continuarono a essere ammessi agli altri parlamenti e nel 1693 due esponenti della famiglia, Bernardino e Giovanni Battista Sardo Pes, ottennero la `. Scoppiata la concessione della nobilta guerra di successione spagnola, Giovanni Battista rimase fedele a Filippo V. I suoi discendenti continuarono a vivere a Tempio Pausania fino agli inizi dell’Ottocento. Un suo pronipote, un Michele capitano dei porti di Gallura, ` una dei Piccolomini (=) sardi e sposo nel 1828 chiese inutilmente l’infeudazione dell’isola di Salciai di cui era proprietario e la concessione del titolo comitale. I suoi discendenti si trasferirono a Cagliari, dove finirono per risiedere stabilmente.

‘‘Sardo, Il’’ Settimanale ‘‘politico-amministrativo-indipendente’’, si pub` a Sassari tra il novembre e il diblico cembre 1888. Uscı` per soli 7 numeri ogni domenica del periodo.

Sardofascismo Termine che fa riferimento alla fusione tra movimento sardista e fascismo. Quando anche in Sardegna nel 1922 (in particolare dopo la conquista del potere da parte di Mussolini) la lotta tra fascisti e antifascisti ` provocando vittime e si radicalizzo precipitando l’isola in un diffuso clima ` e nei cendi violenza specie nelle citta ` parti si comincio `a tri operai, da piu

pensare a una possibile convergenza tra sardisti e fascisti che, risolvendo i problemi dell’isola, potesse porre fine allo scontro. Il progetto (che si intravede anche nelle posizioni di alcuni sardisti ‘‘di destra’’) fu fatto proprio dall’ala moderata del fascismo sardo, in opposizione al fascismo squadristico della cosiddetta ‘‘prima ondata’’, e presto sponsorizzato dallo stesso governo, che a partire dal 1º gennaio 1923 ` a Cagliari come prefetto (in insedio ` con poteri e responsabilita ` realta estesi a tutta l’isola) il generale Asclepia Gandolfo. La base culturale d’un incontro sembrava rintracciabile nella comune origine combattentistica dei due movimenti, nella ideologia antiparlamentarista e nel diffuso antiope` consensi in seno al raismo. L’idea trovo neonato Partito Sardo d’Azione, ma soprattutto fu una parte considerevole del PNF sardo a ritenerla possibile. ` nel novembre del 1922, del resto, Gia Mussolini si era posto il problema di far confluire nel PNF gli ex combattenti che militavano nel Partito Sardo d’Azione; l’operazione era stata sostenuta dal sottosegretario alle Finanze Pietro Lissia il quale, giunto in Sardegna, aveva cominciato a trattare la ‘‘conciliazione’’, in un clima di grande confusione politica, che comunque non aveva impedito che il 14 novembre venisse sottoscritto fra le due parti un ´ pero ` la patto di pacificazione. Poiche situazione di confronto continuava in un clima di crescente violenza (negli ultimi giorni di dicembre una spedizione squadrista aveva ucciso a Portoscuso i socialisti fratelli Fois), Musso` Gandolfo di procedere lini incarico con un’azione energica a una effettiva pacificazione. Questi in pochi mesi, avvalendosi del suo indubbio prestigio conquistato durante la guerra e vin` cendo anche le resistenze dell’ala piu

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Sardonico intransigente dei fascisti sardi, riuscı` a portare a termine il progetto. Il 14 febbraio 1923, di fronte a una folla di ex combattenti di ogni provenienza, fece dichiarare sciolte le organizzazioni fa` la centi capo ai due movimenti e avvio costituzione di un soggetto politico nuovo (il cui nucleo forte era peraltro il potere fascista), nel quale ben presto confluirono molti sardisti. Il 26 aprile ` compleil processo di fusione sembro tato. Con la ‘‘fusione’’ entrarono nel PNF alcuni dirigenti sardisti di sicuro prestigio; ad alcuni di loro la storiografia del secondo dopoguerra ha accreditato il progetto di una strumentalizzazione del fascismo ‘‘a fini sardisti’’, ` l’idea di utilizzare il potere acquicioe sito di fronte al governo con l’ingresso nella gerarchia fascista per ottenere quei vantaggi per l’isola che il PSd’Az, sconfitto dalla violenza fascista, non era riuscito a ottenere: il R.D. 1931 del novembre 1924 (la cosiddetta ‘‘legge del miliardo’’) apparve come il primo, importante risultato di questa strategia. Essa ebbe il suo principale interprete in Paolo Pili, prima dirigente sardista quindi ‘‘gerarca’’ fascista e deputato al Parlamento dal 1924, che svi` nell’isola il movimento cooperaluppo tivistico caro all’ideologia sardista fra i pastori con le cooperative lattiero-casearie, e fra i contadini con l’organizzazione del commercio dei grani in una ` prospettiva antimonopolistica. Ma gia alla fine degli anni Venti il progetto di Pili fallı`, lo stesso Pili fu espulso dal ` ’’ l’isola e il PNF, il regime ‘‘fascistizzo sardismo rimase un sentimento diffuso soprattutto negli strati di popolazione che scontavano la crisi economica e sociale di quel periodo.

Sardonico, riso Locuzione desunta dall’Odissea (XX, 301-2). Ritornato in patria sotto mentite spoglie, Odisseo assiste alle violenze e alla tracotanza

dei Proci: poco prima del banchetto uno di loro, Ctesippo, dopo avergli rivolto parole sprezzanti, presa dal canestro una zampa di bue la scaglia contro l’ospite. Scansato il colpo, Ulisse «sorride nel cuore in modo sardonio». La locuzione esprime, di fronte a un atto di arroganza, un moto di tacita afflizione che l’eroe dissimula, esprimendo in volto non il riso, ma una compostezza dei tratti facciali che cela un segreto progetto di vendetta o anche ` emozionale e una sorta di superiorita ` stato definito interiore di quello che e l’‘‘io organico’’ dell’eroe omerico. La ` dell’espressione e il suo caratrarita tere oscuro hanno suscitato un certo interesse fino in antico (soprattutto presso gli scoliasti), e hanno spinto a cercare interpretazioni etimologiche ´ nion, che in alcuni dell’aggettivo sarda ´codici compare nella variante sardo nion. L’accostamento alla Sardegna, ` invenzione dei moderni, che non e compare per esempio nel Lessico omerico del grammatico Timeo. Alla spie` (spoglia gazione etimologica da Sardo comunque di ulteriori delucidazioni), se ne aggiungono altre due. La prima, a parte certe varianti, ricollega l’agget´ nion al verbo sa ´ iro (in partitivo sarda ´seros) usato per colare al participio se esprimere una smorfia facciale. La tradizione si sarebbe formata poco dopo la sistemazione scritta dei poemi. Infatti Zenobio, riferendo di un passo eschileo, ricollega l’espressione all’uso di coloni cartaginesi installati in Sardegna, i quali avrebbero sacrificato a Crono i genitori che avessero superato ormai gli ottant’anni. Il filone si arricchisce di ulteriori particolari relativi ora all’uccisione di prigionieri di guerra (nella paremiografia con Apostolio e Demone), ora al sacrificio, da parte di Fenici e Cartaginesi, di uno dei loro figli deposto fra le braccia di

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Sardus Pater Crono e ustionato da bracieri ardenti posti ai piedi della statua (Clitarco). Esiste poi anche una versione mitica, secondo cui Talo, il guardiano posto a vigilare sull’isola di Creta, avrebbe ustionato con le braccia incandescenti quanti si fossero avvicinati all’isola. ` la Preziosa, nell’opera di Zenobio, e versione che localizza il guardiano, prima del soggiorno cretese, in Sardegna. In tutti questi casi dalla contrazione dei lineamenti facciali (dal sese´nai) sarebbe derivato il ghigno defire nito r.s. Il terzo filone, ben espresso nella Suda (fonte Sileno di Calatte) e assai diffuso nella letteratura medica, ricollega il r.s. all’effetto di un’erba velenosa (sardane), presente in Sardegna, che, se ingerita, avrebbe provocato con la morte una contrazione della muscolatura facciale. Una recente e ` stata avanzata utile revisione dei dati e da Giulio Paulis proprio partendo dall’ultimo filone tradizionale descritto. ` le altre Destituendo di attendibilita tradizioni, Paulis si concentra sostanzialmente sul tema dell’erba velenosa, ricordando l’esistenza in Sardegna di un’erba tossica, Oenanthe crocata, che agendo sui centri nervosi provocherebbe realmente la nota smorfia facciale; tuttavia la descrizione delle ustioni deriverebbe dalla confusione con un’altra erba, il Ranunculus scele` terapeutiche ma ratus, con proprieta responsabile di ulcerazioni epidermi` dunque diffusa presso gli stuche. E diosi l’opinione che l’espressione sia in rapporto con la Sardegna, con pro` sin dal motto omerico. [GIObabilita VANNI MARGINESU]

Sardo Pes, Giovanni Battista Genti` sec. luomo (Tempio, seconda meta XVII-ivi 1754). Impegnato nelle fazioni che laceravano l’aristocrazia tempiese, fu fiero avversario della fazione dei Valentino Pes. Scoppiata la guerra

di successione spagnola, rimase fedele a Filippo V e per questo fu costretto a riparare in Spagna. Nel 1717 prese parte alla spedizione contro l’isola progettata dal cardinale Alberoni; dopo la precaria conquista si stabilı` nuovamente in Sardegna, tentando con ogni mezzo di conservarne il possesso alla Spagna. Per sostenere le sue posizioni si diede alla macchia e, postosi a capo di una banda, fu considerato un bandito. Passata l’isola sotto il ` fedelta ` alla dominio sabaudo, giuro nuova dinastia e fu riabilitato. Trascorse il resto della sua vita a Tempio `. occupandosi delle sue proprieta

Sardu, Antonio Organizzatore sociale, consigliere regionale (n. Sorgono 1948). Interessato alla politica fin da giovane, ha militato nelle file della Si` impegnato per la promonistra e si e zione di iniziative tese a sviluppare l’e` dilizia residenziale per i lavoratori. E stato consigliere comunale di Cagliari ` stato candidal 1980 al 1993; nel 1989 e dato alle elezioni regionali per la X le` stato eletto; nel 1993 gislatura ma non e ` entrato in Consiglio regionale subene trando a Emanuele Sanna ma al ter` stato riemine della legislatura non e letto.

Sardu, Salvatore Cineasta (n. Arbus ` dedicato per 1942). Dopo la laurea si e anni all’insegnamento negli istituti superiori e ha fatto le sue prime esperienze di cineasta. Col tempo, dopo la realizzazione del suo primo film Nasce ` affermato realizun paese museo, si e zando una serie di documentari televisivi e cinematografici sulle principali manifestazioni folcloristiche nelle lo` della Sardegna. Ha collaborato calita come documentarista con la RAI e con altre reti televisive, ottenendo importanti riconoscimenti.

Sardus Pater Dio eponimo dei Sardi e della Sardegna di origine libica, vene-

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Sardus Pater rato presso il tempio di Antas nell’area mineraria del Sulcis-Iglesiente (il Sar´ toros iero `n, citato dal geografo Todopa lomeo): il complesso monumentale e religioso fu attribuito al culto del S.P. grazie agli scavi promossi a partire dal 1966 da Gennaro Pesce e Sabatino Moscati. In questa circostanza venne rinvenuta una tabella bronzea con dedica a S.P., di lı` a poco completata con il ritrovamento di un nuovo frammento, l’iscrizione dell’epistilio del santuario, che ricorda l’erezione del Tem[lum D]ei [Sa]rdi Bab[i] (Tempio del Dio Sardus Pater Babi). Il S.P. rappresenta un universo religioso complesso e stratificato nel quale a istanze locali si affiancarono e sovrapposero elementi culturali e simbolici di diversa natura e provenienza, dalla cui fusione nacque l’immagine di questo dio ‘‘nazionale’’. IL NOME Figlio del dio africano Makeris (identificabile con l’Eracle venerato dai nordafricani con il nome di Melqart), S.P. sarebbe giunto dalla Libye (Nord Africa) nell’isola di Ichnussa, secondo la testimonianza di fonti storico-mitografiche che vanno dal secolo I a.C. al II d.C. (Sallustio e Pausania), alla testa di un gruppo di coloni. L’occupazione dell’isola da parte dei nuovi arrivati, presto integratisi con la popolazione locale, avrebbe altresı` comportato il cambio dello stesso nome dell’i`fleps ne ´sos (isola dalle sola, da Arguro `vene d’argento) e Ichnussa in Sardo Sardinia. Risultano abbastanza evidenti le radici nordafricane del dio che lo pongono all’interno del pantheon fenicio-punico; del resto proprio ad Antas il culto di S.P. fu preceduto in ` punica da quello di Sid, figlio di eta ` di Melqart e Tanit, eponimo della citta ` ricordato in una ventina Sidone; Sid e di iscrizioni puniche tra il secolo Va.C. e la fine del II a.C. e anche in un’iscri` imperiale. Sia a S.P. zione latina di eta

sia a Sid, che finirono per sovrapporsi, venne attribuito l’appellativo Babi, che sottolinea le stratificazioni antropolo´ gico-religiose del culto di S.P., perche ` l’anBabi esprime con tutta probabilita tica devozione per un dio paleosardo, anch’esso a matrice culturale multipla, nel quale si colgono aspetti di Baal-Hammon/Saturnus (il cui compagno Frugiferius era venerato a Tharros). Attilio Mastino ha recentemente scritto che il tempio di Antas ha rap` preistorica, presentato «nell’antichita ` poi in quella punica e soprattutto in eta romana, il luogo alto dove era ricapitolata tutta la storia del popolo sardo, nelle sue chiusure e resistenze, ma an` di adattarsi e di che nella sua capacita confrontarsi con le culture mediterranee». IL CULTO In epoca romano-imperiale e in particolare con l’imperatore Augusto, in linea con un’operazione gene` rale di recupero dei riti e delle divinita tradizionali, volta a costituire un ele` dopo la stagione mento di stabilita delle guerre civili, si assistette a una valorizzazione del culto di S.P. e del complesso di Antas. Proprio Augusto ` la costruzione presso l’antico ordino tempio di Babi e di Sid, di un nuovo tempio secondo lo schema architettonico romano-italico, intitolato al dio ` noto, come testimoSardus; del resto e niano le Res Gestae, che a partire dal 28 a.C. Augusto fece restaurare ottanta` di Roma ed ebbe due templi nella citta una particolare attenzione verso i santuari ritenuti fondanti per la religione nazionale, ad esempio il tempio di Quirino. Nella tradizione mitografica sulle origini della Sardegna Sardus appare inoltre collegato al mito di Eracle padre dei Tespiadi arrivati nell’isola con Iolao; come figlio di Makeris-Melqart-Eracle, il culto di S.P. si riconnetteva, seppur indirettamente, all’anti-

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Sari chissimo culto di Eracle-Melqart praticato presso l’Ara Maxima nel foro boa` antica della rio, l’area mercantile piu ` di Roma. citta ` rappresentato iconoL’IMMAGINE S.P. e graficamente come un dio dalla testa barbata, con una corona piumata e un giavellotto sulle spalle, sul rovescio di monete che al dritto recano l’effigie di Marco Azio Balbo, avo materno di Otta` la Sardegna nell’eta ` viano, che governo di Pompeo. Le monete furono battute, dopo il 38 a.C., per ordine di Ottaviano, uscito vittorioso dallo scontro con Sesto Pompeo per il possesso sulla Sarde` sarda gna, nella zecca di una citta (forse Carales, Sulci o Neapolis). Il S.P. ` antica e tradiera dunque una divinita zionale, quella del dio cacciatore, venerato dalle popolazioni nuragiche: dagli strati protostorici di Antas proviene una statuina bronzea raffigurante un individuo ignudo che impugna nella mano sinistra una lancia (sec. IX-inizi sec. VIII a.C.); secondo l’opinione degli studiosi potrebbe essere ` antica raffigurazione di S.P.la piu Babi. Il S.P. sarebbe stato dunque l’antenato fondatore della stirpe dei Sardi. LA FORTUNA Il culto di S.P. si mantenne a lungo nella Sardegna romana. Ancora nel secolo III, durante il principato di Caracalla, il tempio di Antas, in ` audecadenza rispetto ai fasti dell’eta gustea, fu fatto oggetto di un ampio rifacimento, testimoniato da un’iscrizione incisa sull’epistilio dell’edificio. Fu l’imperatore ammalato a ricorrere ` salutifere del grande dio naalle virtu ´ cozionale dei Sardi, il cui culto dove noscere una riscoperta e un rilancio. ` ebbe il Del resto analoga longevita ` testimoniato dal culto di Sid, come e rinvenimento di un anello in argento e stagno con dedica a Sida Babi in una tomba con corredo di materiali tar` altomedoantichi o della prima eta

dioevale presso il villaggio sito 200 m a sud-ovest del tempio di Antas. [PAOLA RUGGERI]

Sari, Aldo Storico dell’arte (n. Alghero ` dedi1946). Conseguita la laurea si e cato alla carriera universitaria; attual` di mente insegna presso l’Universita ` autore di numerosi interesSassari. E santi lavori scientifici, tra cui: Un monumento medioevale inedito nel Sassarese (S. Giorgio di Usini), ‘‘Studi sardi’’, XXIII, 1975; Aggiunte all’‘‘Architettura del Medioevo in Sardegna’’ di R. Delogu, ‘‘Archivio storico sardo’’, XXX, 1976; La chiesa romanica di Nostra Signora di Talia a Olmedo, ‘‘Studi sardi’’, XXIV, 1978; Cenni sull’architettura ecclesiastica a Bosa e sul suo territorio, in Le chiese di Bosa, 1978; Nuove testimonianze architettoniche per la conoscenza del Medioevo in Sardegna, ‘‘Archivio storico sardo’’, XXXII, 1981; Contributi all’architettura tardo-gotica in Sardegna. La chiesa di S. Francesco di Alghero, in Studi in onore di Giovanni Lilliu per il suo 70º compleanno, 1985; Una chiesa romanica del Goceano: il Saturnino di Usolvisi, ‘‘Sesuja’’, I, 1985; Presenze neoclassiche nel Duomo di Al` ’’, IV, 10, 1985; ghero, ‘‘Nuova Comunita Genesi e struttura della Santa Maria di ` ’’, IV, 12, Alghero, ‘‘Nuova Comunita 1985; Architettura francescana. Contributo alla storia dell’arte in Sardegna, ‘‘Archivio storico sardo di Sassari’’, XII, 1986; Felice Festa e la scultura neoclassica in Sardegna, ‘‘Studi sardi’’, XXVII, 1987; L’opera architettonica di Antonio Cano tra neocinquecentismo e rigore neoclassico, ‘‘Biblioteca francescana sarda’’, I, 1, 1987; Il Cristo di Nicodemo nel S. Francesco di Oristano e la diffusione del crocifisso gotico doloroso in Sardegna, ‘‘Biblioteca francescana sarda’’, I, 2, 1987; Storia di una chiesa francescana. S. Maria di Betlem a Sas`’’, VIII, 1, 1989; sari, ‘‘Nuova Comunita

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Sari La Nurra e l’Algherese, in Le chiese nel verde, 1989; L’architettura di Alghero dal XV al XVII secolo, ‘‘Biblioteca francescana sarda’’, IV, 1990; Aspetti architettonici, in San Francesco di Alghero. Chiesa e complesso monumentale, 1991; L’architettura del Cinquecento e L’archi` sarda tettura del Seicento, in La societa ` spagnola (a cura di Francesco in Eta Manconi), I e II, 1992; Architettura tardogotica d’influsso rinascimentale (con Francesca Segni Pulvirenti), 1994; L’antica cattedrale di Civita. Indagine storico-statistica sul S. Simplicio di Olbia, ‘‘Santu Antine’’, I, 1996; Pietro Canonica e il monumento a Giuseppe `’’, Manno in Alghero, ‘‘Nuova Comunita XVII, 6, 1996.

Sari, Rafael Poeta (Alghero 1904-ivi 1976). Fu uno dei protagonisti della rinascita della letteratura catalana ad Alghero nel corso del Novecento. Co` a farsi conoscere a partire dal mincio 1929 pubblicando su giornali e riviste in Italia, in Catalogna e in Sudamerica. Per anni diresse la Biblioteca civica e ` ; nel l’Archivio storico della sua citta 1950 ottenne il secondo premio nella sezione della poesia vernacola nel concorso ‘‘Grazia Deledda’’ e nel 1966 ` di Ozieri’’. Le vinse il premio ‘‘Citta sue opere principali sono le raccolte di liriche, alcune delle quali pubblicate (o ripubblicate) dopo la sua morte: Ombra i sol. Poemes de l’Alguer, edito a Barcellona nel 1952 ma riedito nel 1980 (a cura di Marina Romero i Frias); Res` de casa), pubsols, 1953; Ciutat mia (Pa blicato nel 1984 (con una nota di Manlio Brigaglia).

Saria Toponimo registrato nella Cosmographia dell’Anonimo Ravennate (sec. VII) e nelle cronache di Guidone (secc. XI-XII). Menzionata subito dopo Assinarium (identificabile con Settimo S. ` di Pietro o con un centro in prossimita Quartu Sant’Elena), S. deve essere lo-

calizzata lungo la strada che congiungeva Carales con la costa est della Sardegna; potrebbe coincidere col centro di Ferraria (San Gregorio, nel Sarrabus) ricordato dall’Itinerario Antoniniano. [ANTONELLO SANNA]

Sariapis Toponimo citato dall’Anonimo Ravennate (sec. VII) e dal geografo Guidone (secc. XI-XII). Il centro di S., ricordato subito dopo Saria, si trovava sulla via che univa Carales alla costa orientale dell’isola. In passato era stata proposta la sua identificazione con la Saralapis di Tolomeo, forse `, nei pressi di Tertenia. Questa Sarala ubicazione mal si presta al percorso ricostruibile attraverso il Ravennate. ` Secondo Ignazio Didu sarebbe piu plausibile una identificazione con la medioevale villa di Sarrabus. [ANTONELLO SANNA]

Sarpach Insediamento registrato nella Cosmographia dell’Anonimo Ravennate (sec. VII) e, nella variante Sarpath, nelle cronache del geografo Guidone (secc. XI-XII). S. si trovava lungo la direttrice che congiungeva Carales alla costa orientale dell’isola. La succes` sione nell’elenco delle due fonti (S. e citata in entrambi i casi dopo Sariapis, forse la medioevale villa di Sarrabus) consente di assimilare il centro di S. con quello di Sarcapos citato nell’Itinerario Antoniniano e localizzabile al pochi chilometri dalla foce del Saeprus flumen (il Flumendosa), oggi Santa Maria di Villaputzu. [ANTONELLO SANNA]

Sarrablo Aguareles, Eugenio Storico ` (Spagna 1894-Spagna?, dopo 1957). E stato segretario dell’Archivio storico nazionale di Madrid; nel 1957 ha preso parte al VI Congresso di storia della Corona d’Aragona, svoltosi a Cagliari dove ha presentato una relazione su Cerden ˜ a y el periglo turco en el Mediter´ neo durante el siglo XVI, ora in Atti ra

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Sarroch del VI Congresso di storia della Corona d’Aragona, 1959.

Sarrech Famiglia della borghesia cagliaritana (secc. XVI-XVII). Le sue notizie risalgono al secolo XVI quando godeva di una considerevole condizione economica. Nel 1573 ottenne il cavalierato ereditario con un Giovanni `. I Giacomo consigliere capo della citta suoi discendenti si estinsero nel corso del secolo XVII.

Sarritzu, Gianni Deputato al Parla-

Sarrabus – L’ex colonia penale di Castiadas.

Sarrabus Antica curatoria del giudicato di Cagliari. Si stendeva su una superficie di 480 km2; confinava a nord con la curatoria dell’Ogliastra e a sud con quella del Colostrai. Costituiva la ` selvaggia della parte orienzona piu tale del giudicato: scarsamente popolata, comprendeva i villaggi di Carruti, Muravera, San Vito, Scolca de Orrea, Sorrui e Villaputzu e aveva un’economia marcatamente agropastorale; lungo le coste era praticata una qualche forma di pesca. Dopo la divisione seguita alla caduta del giudicato, nel 1257 il territorio fu compreso nella parte toccata ai Visconti e annesso al giudicato di Gallura. All’estinzione della famiglia, dalla fine del secolo XIII fu amministrata direttamente da funzionari del Comune di Pisa. Dopo la conquista catalano-aragonese i suoi abitanti si mantennero ostili nei confronti dei nuovi arrivati, e con le loro continue scorrerie resero difficile il controllo del territorio alla piccola guarnigione che era stata stanziata nel non lontano castello di Quirra. Per pacificare la regione furono formati alcuni piccoli feudi, ma entro il 1362 il suo territorio fu donato o acquistato dai Carroz che unirono l’intera curatoria al loro grande feudo di Quirra.

mento (Quartu Sant’Elena 1946-ivi 2000). Di formazione comunista, fu ripetutamente eletto consigliere comunale e assessore del Comune di Quartu Sant’Elena. Dopo la trasformazione del Partito Comunista Italiano in Partito Democratico della Sinistra preferı` aderire a Rifondazione Comunista e nel 1992 fu eletto deputato per l’XI legislatura repubblicana. Nel corso ` Ridella legislatura, nel 1993, lascio fondazione e aderı` al gruppo misto; nel 1994 non fu rieletto. Morı` prematuramente nel 2000.

Sarroch Comune della provincia di Ca` gliari, compreso nella XXIII Comunita montana, con 5253 abitanti (al 2004), posto a 47 m sul livello del mare, nei pressi della costa occidentale del golfo di Cagliari. Regione storica: Nora. Archidiocesi di Cagliari. & TERRITORIO Il territorio comunale, di forma grosso modo triangolare, si estende per 67,88 km2, comprese le frazioni di Porto Colombu, Forada Is Olias, Genniauri, Monte Arrubiu, Spagnolu e Villa d’Orri, e confina a nord con Capoterra e con un’isola amministrativa di Assemini, a est col mare Mediterraneo, a sud con Pula e Villa San Pietro, a ovest ancora con Villa San Pietro. Si tratta in parte di una stretta piana costiera, in parte dei primi contrafforti dei rilievi interni, che raggiungono quote di alta collina: monte Tiriaxeddu, 595 m, monte Is Laccuned` impordas, 601 m. Il corso d’acqua piu

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Sarroch tante, il Rio di Monte Nieddu, scorre a sud di S. e va a sfociare nei pressi di Pula. Le comunicazioni sono assicurate dalla statale 185 Sulcitana, che va da Cagliari a Carbonia seguendo il litorale, e ora ha in questa zona anche un ` moderno. percorso nuovo e piu

Sarroch – Nuraghe Domu ’e S’Orcu.

STORIA Per quanto l’attuale centro ` antiche abitato abbia origini non piu del secolo XVIII, il territorio conserva ` prenuragica e nuramonumenti di eta gica. Nel Medioevo vi sorse un villaggio, chiamato anch’esso S., che era compreso nel giudicato di Cagliari e incluso nella curatoria di Nora. Caduto il giudicato, nella suddivisione del 1258 ` ai Della Gherardesca, e quando tocco alcuni anni dopo i due rami di cui si componeva questa famiglia fecero tra ` al ramo loro una nuova divisione ando del conte Gherardo. I rappresentanti di questo ramo poco prima della spedizione dell’infante Alfonso si erano riconosciuti vassalli del re d’Aragona, per cui nel 1323 una parte della curatoria fu loro concessa come feudo della ` a far parte di queCorona. Cosı` S. entro sto territorio; scoppiata la prima guerra tra Mariano IV e Pietro IV, il conte Gherardo II Della Gherardesca (=) fu sospettato di tradimento e il suo feudo venne sequestrato. Allora S. nel 1355 fu concesso a Francesco Royg; i `a suoi discendenti non riuscirono pero &

conservarne il possesso a causa della seconda guerra tra Mariano IVe Pietro IV: il villaggio divenne teatro delle operazioni militari, fu ripetutamente de` . Quando, dopo la vastato e si spopolo ` battaglia di Sanluri, il territorio torno ` in possesso dei Royg, non esisteva piu traccia dell’antico villaggio, il tutto era ridotto a una plaga deserta percorsa solo dai pastori e facile rifugio per torme di corsari nordafricani che con frequenza battevano le acque del golfo di Cagliari. Nel 1500 i Royg lo vendettero col territorio ad Ausia Torrellas, che lo unı` al suo feudo di Capoterra. ` a essere battuto Inizialmente continuo dalle incursioni dei corsari, ma ` quando, a partire dalla seconda meta del secolo XVI, fu avviata la costruzione delle torri litoranee di difesa, la ` piu ` sicura. Il sua situazione divento ` a rimanere in posterritorio continuo sesso dei Torrellas fino all’estinzione; successivamente, agli inizi del secolo ` agli Zonza Vico. I nuovi XVIII, passo feudatari nel 1730 favorirono la nascita ` nella posidel nuovo S. che si sviluppo zione attuale, facilmente difendibile dalle incursioni. Estinti gli Zonza ` agli ZaVico, il centro abitato passo pata, ai quali fu riscattato nel 1838 quando finalmente finı` il feudalesimo in Sardegna. Nel 1821 fu incluso nella `a provincia di Cagliari; nel 1848 entro far parte della omonima divisione amministrativa e infine nel 1859 della ricostituita provincia. Di questo periodo abbiamo la viva testimonianza di Vittorio Angius: «Popolazione. Hanno i due rioni di S. anime 822, distinte in maggiori di anni 20, maschi 242, femmine 238, e in minori maschi 168, femmine 182, distribuite in famiglie 223. Nascono ordinariamente all’anno 25, muojono 16, e si celebrano 5 matrimoni. Agricoltura. Non mancano le terre idonee alla coltura dei cereali e

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Sarroch in alcune regioni si riconoscono ot´ se sieno tempestivamente time, perche innaffiate dalle pioggie producono ` di molto. L’ordinaria seminagione e starelli 650 di grano, 300 d’orzo, 100 di fave, 30 di legumi, 20 di lino. L’orticol` praticata da pochissimi per tura e quello solamente che vuolsi per la fa` poco estesa sebbene miglia. La vigna e sieno luoghi comodissimi per la medesima nelle prossime colline. Il vino ha ` , e l’avrebbe maggiore se qualche bonta la manipolazione fosse praticata con ` molto miglior arte. L’arboricoltura e ` estesa per lo smercio, che se ne puo fare nella prossima capitale, trasportandovi per barca i frutti. Pastorizia. Il territorio di S. ha pascolo per ogni sorta di bestiame, e non se ne patisce difetto se non manchino le pioggie autunnali. Nel bestiame domito si numerano buoi per l’agricoltura 400, vacche 60, cavalli e cavalle 80, giumenti 200, majali 120. Si tiene ne’ cortili molto pollame. Nel bestiame rude si possono notare vacche 600, capre 4500, porci 1200, pecore 2000, cavalle 180. I pastori essendo ancora in preponderanza sopra gli agricoltori e quindi audacissimi, invadono spesso i campi seminati, forano le siepi e devastano le al` . Non volendo che si retrui proprieta stringano i pascoli si oppongono alle novelle chiusure, e se qualche proprietario voglia godere del beneficio della legge con cingere i suoi campi di muro, essi distruggono il muro, come han ben fatto l’anno scorso, che in una notte distrussero quello, con cui il cav. Giuseppe Siotto chiudeva un suo terreno. ` una Cotesta tracotanza de’ pastori e delle cause principali, per cui l’agri` avere incremento, e coltura non puo ` ». Nel se non sia repressa si peggiorera corso dell’Ottocento alcuni aristocratici cagliaritani impiantarono nel territorio di S. importanti sperimenta-

zioni in agricoltura, ma la vita del piccolo centro fu radicalmente cambiata solo dopo il 1960, quando nel suo territorio fu avviata la costruzione delle grandi raffinerie della SARAS (=) e la sistemazione del porto, detto Porto Foxi, con un pontile che consente l’attracco delle petroliere.

Sarroch – Il complesso petrolchimico.

ECONOMIA Da qualche decennio ` industriale, dopo l’impianto l’attivita ` della grande raffineria della SARAS, e divenuta il fattore trainante dell’economia, ma oltre a questo settore dei derivati dal petrolio e della chimica il paese conta su aziende dei rami metalmeccanico, lattiero-caseario, degli alimentari e dei prodotti per l’edilizia. Continuano anche a essere praticate ` di base tradizionali quali l’ale attivita gricoltura, in particolare la cerealicoltura, l’orticoltura, la frutticoltura e l’olivicoltura, e l’allevamento del bestiame, in particolare di suini, ovini e caprini, in misura minore equini e pol` discretamente sviluppata la lame. E

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Sarroch rete di distribuzione commerciale. Vi operano anche 3 alberghi con 52 posti letto, 6 ristoranti e il porto turistico con ` collegato 260 posti barca. Servizi. S. e da autolinee agli altri centri della pro` dotato di Pro Loco, stazione vincia. E dei Carabinieri, caserma della Guardia di finanza, medico, guardia medica, farmacia, scuola dell’obbligo, sportelli bancari. Possiede una Biblioteca comunale. & DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 5349 unita di cui stranieri 35; maschi 2714; femmine 2635; famiglie 1644. La tendenza complessiva rivelava una diminuzione della popolazione, con morti per anno 30 e nati 35; cancellati dall’anagrafe 156 e nuovi iscritti 115. Tra i principali indicatori economici: imponibile medio IRPEF 19 757 in migliaia di lire; versamenti ICI 2449; aziende agricole 197; imprese commerciali 188; esercizi pubblici 33; esercizi al dettaglio 64; ambulanti 3. Tra gli indicatori sociali: occupati 1620; disoccupati 164; inoccupati 190; laureati 45; diplomati 534; con licenza media 1822; con licenza elementare 1661; analfabeti 107; automezzi circolanti 2070; abbonamenti TV 1247. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il ter` ricco di testimonianze riconritorio e ducibili al periodo nuragico; in particolare quelle dei nuraghi Antigori, de Is Baccas, Pruna Cristi, Domu ’e ` di maggiore rilievo S’Orcu. Tra tutti e per il suo valore scientifico il nuraghe Antigori, situato in una posizione panoramica dalla quale si gode la vista dell’intero golfo di Cagliari. Conosciuto anche come Sa Domu ’e S’Orcu (la casa dell’Orco), ha una struttura complessa, con cinque torri che si sviluppano attorno a un singolare nuraghe centrale a camera unica; il complesso risale al Nuragico medio. Il sito

` interessante perche ´ in scavi recenti, e iniziati nel 1926 e ripresi dopo il 1980, vi sono stati rinvenuti abbondanti frammenti di vasi micenei associati a materiale nuragico che documentano come il nuraghe fosse centro di scambi con naviganti di provenienza orientale. & PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE Il paese, nonostante la crescita degli ultimi decenni, ha conservato nel suo centro storico l’assetto tradizionale; di discreto livello la chiesa di San Giorgio, antica parrocchiale costruita nel secolo XVII in stile tardogotico; ha un impianto a una sola navata scandita da archi a tutto sesto che ne ` arricchita sorreggono la volta a botte; e da cappelle laterali e dal presbiterio con copertura con volte a stella. Al suo interno custodisce altari di legno intagliato del secolo XVIII. Altro edificio ` la chiesa di sacro di un certo rilievo e Santa Vittoria, attuale parrocchiale co` dell’Ottostruita nella seconda meta cento in forme che richiamano lo stile neoclassico. Ha l’impianto a una navata arricchita da cappelle laterali; al ` custodita un’acquasansuo interno e tiera del secolo XII formata da un tronco di colonna e da un capitello scolpito. Altro edificio che arricchisce ` il tessuto urbanistico del villaggio e Villa Siotto, splendida costruzione della fine dell’Ottocento immersa in ` di 30 ha; fu realizzata un parco di piu dai Siotto (=) che amavano trascorrervi lunghi periodi di vacanza trasferendosi da Cagliari. All’estinzione ` stata ceduta della famiglia, la villa e dalla Fondazione Siotto al Comune di S. che ne ha fatto un centro culturale. Nei dintorni del paese si trova la Villa d’Orri, fatta costruire nella seconda ` del secolo XVIII dai Manca di Vilmeta lahermosa che ne fecero una residenza che utilizzavano per buona parte del-

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Sartorio l’anno. Il marchese Stefano (=) nei ` primi anni dell’Ottocento vi impianto un magnifico parco ricco di essenze e di piante rare che faceva arrivare da tutto il mondo. L’edificio comprende molte sale splendidamente arredate e ricche di quadri, tappeti e mobili d’e` annessa una cappella che e ` poca; vi e abituale tappa del simulacro di Sant’Efisio nell’annuale viaggio verso Nora. Durante il periodo della permanenza dei Savoia in Sardegna (1798-1814), i sovrani vi risedettero spesso, in particolare Carlo Felice. Molto interessante ` l’archivio che custodisce carteggi, e epistolari e documenti. Di grande ri` ancora, il sistema lievo era, e in parte e delle torri costiere di Antigori, Zavorra e del Diavolo. Nel corso del secolo XVI le condizioni di sicurezza del litorale furono migliorate con la costruzione di due torri che consentirono di limitare il flagello delle incursioni barbaresche. Per prima venne quella conosciuta come torre Zavorra, eretta nel ` Monte Arrubiu, vicino 1578 in localita all’abitato; aveva una funzione di di` ormai fesa e di avvistamento ma oggi e completamente distrutta. Quella detta di Antigori fu costruita nel 1591 e sorgeva nella zona dove attualmente si trovano gli impianti della SARAS; aveva ugualmente funzione di difesa e ` didi avvistamento e attualmente e strutta. La terza, detta torre del Dia` volo, si trova come la prima in localita Monte Arrubiu, fu costruita nel 1639 ed ` in uno stato di conservazione scae dente; ha una forma troncoconica ed era servita da una piccola guarnigione. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI La ` quella di principale festa religiosa e Sant’Efisio, che si celebra il 1º maggio nel corso del viaggio di trasferimento della statua del santo da Cagliari a Nora (= Sagra di Sant’Efisio). Ma la ` antiche tradizioni e ` memoria delle piu

consegnata ad alcune feste di carattere civile. Per prima la singolare sagra ` delle fave, che si svolge il 4 aprile ed e occasione per gustare alcuni piatti tipici a base di fave cucinati secondo le antiche ricette. Il 30 maggio si svolge Su tundimentu, una festa che si riallac` antiche tradizioni delle cia alle piu ` di pastori che si stanprime comunita ziarono nel territorio e culmina nella tosatura di un intero gregge di pecore. Con la sagra del pesce, che si svolge l’8 ` agosto, si mettono in risalto le attivita dei pescatori; anche in questo caso i ` di gupartecipanti hanno la possibilita stare piatti cucinati secondo ricette tradizionali.

Giuseppe Sartorio – Lo scultore ritratto da Arturo Rietti.

Sartorio, Giuseppe Scultore (Boccio` tra Toleto 1854-Roma 1922). Si formo rino e Roma frequentando sia l’Accademia Albertina che quella di San Luca. Giunse in Sardegna nel 1885 chiamato dalla Monteponi per realizzare il monumento a Quintino Sella a

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Sarule ` Iglesias. Subito dopo, nel 1886, realizzo il Monumento ai Martiri italiani nell’omonima piazza a Cagliari, nel 1888 il busto di Giovanni Spano e numerosi altri busti collocati in diversi edifici ` ; nello stesso anno aprı` in della citta ` un laboratorio e divenne cosı` uno citta dei principali protagonisti della fioritura dei monumenti funerari del cimi` tero di Bonaria. In quel periodo lavoro anche a Sassari, dove eseguı` l’imponente Monumento a Vittorio Emanuele II, collocato al centro della piazza d’Italia e inaugurato solennemente nell’aprile 1899 da Umberto I e Margherita di Savoia: «Nel monumento – ha scritto Maria Grazia Scano – , forse meno ricco di quanto l’autore avrebbe desiderato, la statua del sovrano, modellata secondo canoni veristi, si erge ` di una piramide tronca alla sommita che sorge su un robusto basamento sopra il quale son disposte le allegorie celebrative e retoriche del potere». Sempre a Sassari, nel 1901 avrebbe scolpito il busto di Giuseppe Mazzini, collocato nell’atrio del Palazzo ducale. ` vasta A lui, del resto, si deve «la piu produzione di opere commemorative e funerarie che la Sardegna possa vantare fra Otto e Novecento». In seguito si trasferı` a Roma: nella capitale aprı` ` a lavorare intendue studi e continuo samente fino alla morte, avvenuta nel 1922 durante una traversata del Tirreno.

Sarule Comune della provincia di ` Nuoro, compreso nella IX Comunita montana, con 1905 abitanti (al 2004), posto a 626 m sul livello del mare, una quindicina di chilometri a sud-ovest di Nuoro. Regione storica: Doris. Diocesi di Nuoro. & TERRITORIO Il territorio comunale, di forma allungata da oriente a occidente, si estende per 52,65 km2 e confina a nord con Orani, a est con Ma-

moiada, a sud con Ollolai e Olzai e a ovest con Ottana. Si tratta di una regione di colline e montagne del versante settentrionale del massiccio del ` il Gennargentu; la punta maggiore e monte Gonare, 1083 m, a oriente del ` a sud scorre il rio Binpaese; poco piu zas, affluente di sinistra del Tirso. S. si trova lungo la lunga statale 128 Cen` a nord e trale sarda, che ha inizio piu scende sin quasi a Cagliari; da questa si stacca, nei pressi del paese, la strada per Ottana che ha un duplice tracciato, uno vecchio e uno moderno. & STORIA Il territorio e ` ricco di testimonianze risalenti al periodo nuragico ` di origini medioma l’attuale centro e evali: apparteneva al giudicato di Torres ed era compreso nella curatoria di Dore. Dopo l’estinzione della dinastia giudicale il territorio fu conteso tra Arborea e Visconti; questi ultimi riuscirono a impadronirsene, ma alla loro estinzione venne amministrato direttamente da Pisa. Dopo la conquista ` compreso entro aragonese S. si trovo un vasto territorio montano i cui abitanti avevano mantenuto un atteggiamento apertamente ostile nei confronti dei nuovi venuti. Nel 1335 fu assegnato dal re d’Aragona a Giovanni ´ ne tentasse la sottod’Arborea perche missione e quando, dopo il 1348, l’infelice principe fu fatto arrestare da suo fratello il giudice Mariano IV (=), S. finı` per essere occupato dalle truppe arborensi che di fatto lo annetterono allo stesso giudicato. Caduto questo ` immediatamente a nel 1410, S. entro far parte del grande feudo concesso a ` Turrigiti (=), i cui discendenti Nicolo ` nel 1430 lo vendettero al marpero chese di Oristano. Il piccolo centro fu cosı` incluso nel marchesato fino a che il grande feudo non fu confiscato a Leonardo Alagon nel 1477. Occupato dalle truppe reali, S. fu allora compreso nel

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Sarule vasto territorio che era stato assegnato ` di dialla famiglia Carroz in qualita scendente di Giovanni d’Arborea. Quando i Carroz si estinsero nel 1479. ` ai Maza de Lic Il villaggio passo ¸ana; una volta estinta anche questa famiglia, prima del 1550 si accese una lunga lite giudiziaria tra i vari pretendenti ` feudale. La lite si all’enorme eredita concluse solamente nel 1571 con una divisione: S. con tutto il territorio del` ai Portugal, dai l’antica curatoria tocco ` ai De Silva che lo quali nel 1584 passo tennero fino all’abolizione dei feudi in Sardegna, avvenuta nel 1838. Nel 1617 il vasto feudo era stato chiamato marchesato di Orani e al suo interno S. era amministrato da un regidor che risiedeva nello stesso Orani e sceglieva il capo villaggio (majore): per i sarulesi questi gerarchicamente era il rappre` immediato del potere basentante piu ronale. Nei secoli successivi il rapporto tra gli abitanti del villaggio e i funzionari baronali fu spesso teso a ` dei tributi feudali e causa dell’esosita in certe occasioni i sarulesi si ribellarono, come quando seguirono l’esempio di Nuoro, in rivolta nel 1776, e in altre occasioni. Nel 1821 S. fu incluso nella provincia di Nuoro e nel 1848 nell’omonima divisione amministrativa. Vittorio Angius, nel suo lungo peregrinare per la Sardegna, ci ha lasciato molte notizie di S. in questo periodo: «Popolazione. Nel censimento dell’anno 1845 si trovarono anime 1457 distribuite in famiglie 359, e in case 317. Istruzione. La scuola primaria numera ` di 15 fanciulli, sebbene donon piu ´ vesse contarne almeno 80, giacche come abbiamo notato i fanciulli da 5 a ` di 100. Ne ´ solo il bene10 anni sono piu ` ristretto a pochi, ma fizio d’istruzione e ` generalmente proneppure a questi e ´ non saprei dire quanti ficuo, perche abbiano per lo meno imparato a scri-

vere in quella scuola. Agricoltura. Un ` terreno solo quarto del sarulese e chiuso o per la cultura delle viti, degli alberi fruttiferi e delle specie ortensi, o per conservare il pascolo al be` aperto, e una parte stiame; il restante e ` per il pacoltivasi a cereali, un’altra e scolo comune. Le persone applicate all’agricoltura sono non meno di 350. La ` di seminagione ordinaria di cereali e circa 600 starelli di grano, di 700 di orzo, di 30 di fave, di 20 di legumi. La ` mediofruttificazione del frumento e ´ di rado da ` piu ` del settuplo cre perche ` piu ` della semenza; quella dell’orzo e notevole e ordinariamente non minore del dodecuplo. Le terre coltivate a cereali sono nelle regioni di ponente e del meriggio, che sono meno ingombre di alberi ghiandiferi e cedui. Si semina pure un poco di lino. Pastorizia. Le regioni a levante di questo territorio sono per la frequenza delle acque e per l’abbondanza de’ pascoli molto favorevoli alla educazione delle vacche, delle capre e de’ porci; quelle a ponente ed al meriggio, somministrano larga pastura anche alle pecore. Le persone applicate alla pastorizia sono 80 ca. Il bestiame manso ha circa 400 ` distintamente circa capi vaccini, e diro 300 buoi e 100 tra vacche mannalite, o manse, e vitelli o vitelle: cavalli di servigio 60, giumenti 125, majali 60. Edu` di pollame, il quale casi gran quantita supplisce al bisogno quando resti sprovveduta la beccheria. Nel bestiame rude si numerano: capi vaccini 1000, capre 2500, porci 1200, cavalle 220, pecore 2800. Manca affatto ogni ` spesso nozione di veterinaria, e pero ` nelle varie si patisce gran mortalita specie». Quando nel 1859 furono rico` a far parte stituite le province, S. entro della provincia di Sassari e solo quando nel 1927 fu definitivamente ri-

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Sarule ` costituita la provincia di Nuoro, torno a farne parte. & ECONOMIA Le attivita ` di base della sua economia sono l’allevamento del bestiame, in particolare bovini e ovini, ma anche di suini, equini e pollame; e l’agricoltura, in particolare la cerealicoltura, l’orticoltura, la viticoltura e la frutticoltura. Negli ultimi decenni si ` industa sviluppando anche l’attivita striale nei settori estrattivo, tessile, ` poco meccanico e degli alimentari. E organizzata la rete di distribuzione commerciale. Vi opera un ristorante. ` Artigianato. Di antica tradizione, e ben sviluppata la tessitura di pregiati tappeti con i telai domestici in legno. ` collegato da autolinee agli Servizi. S. e ` dotato di altri centri della provincia. E Pro Loco, stazione dei Carabinieri, medico, farmacia, scuola dell’obbligo, sportello bancario. Possiede una Biblioteca comunale. & DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 1950 unita di cui stranieri 5; maschi 954; femmine 996; famiglie 757. La tendenza complessiva rivelava una diminuzione della popolazione, con morti per anno 30 e nati 18; cancellati dall’anagrafe 41 e nuovi iscritti 26. Tra i principali indicatori economici: imponibile medio IRPEF 14 592 in migliaia di lire; versamenti ICI 418; aziende agricole 125; imprese commerciali 99; esercizi pubblici 15; esercizi al dettaglio 38; ambulanti 5. Tra gli indicatori sociali: occupati 554; disoccupati 73; inoccupati 98; laureati 25; diplomati 187; con licenza media 546; con licenza elementare 684; analfabeti 60; automezzi circolanti 661; abbonamenti TV 452. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il ter` particolarmente ricco di testiritorio e monianze archeologiche che attestano ` dell’insediamento della continuita l’uomo a partire dal periodo prenura-

gico. A questo periodo appartengono le domus de janas di Binzales e di Neunele che hanno una notevole importanza scientifica. Vi sono conservati anche numerosi nuraghi tra cui quelli di Badu Orane, Canu Virde, Gospanilo, Granari, Iavu, Ilarra, Illoe, Illudei, Letza, Monte Illudei, Orvanilo, Peddio, Valeri. Alcuni di questi sono conservati perfettamente. Interessanti sono anche le Tombe di giganti di Inuteu e soprattutto quella detta S’Altare ’e Ligula, situata a 6 km dall’abitato lungo ` costila vecchia strada per Ottana. E tuita da un’esedra abbastanza ben conservata dalla quale si accede alla camera funeraria che attende di essere ` della studiata a fondo. In prossimita tomba si erge, in posizione elevata, il nuraghe Iloe, del tipo monotorre. & PATRIMONIO ARTISTICO, CULTURALE E AMBIENTALE L’abitato ha conservato nel centro storico un complesso di grandi case in pietra che si affacciano lungo stradine tortuose e di grande effetto scenografico, tutte convergenti alla strada principale dove fino a pochi anni si affacciavano le botteghe degli artigiani. Al centro si trova la chiesa di San Michele, parrocchiale la cui costruzione fu iniziata nel 1714 e completata solo nel 1814. Ha un impianto a una navata su cui si affacciano alcune cap` piu ` elepelle laterali; il presbiterio e ` vato rispetto all’aula; la copertura e con volte a botte. Al suo interno conserva un battistero in legno del Settecento e un crocifisso ligneo dello stesso ` completato da un periodo; l’edificio e caratteristico campanile a cuspide di grande effetto. Accanto alla parrocchiale sorge la chiesa della Madonna del Rosario, che riprende nel suo assetto l’impianto della chiesa duecente` quella sca di San Nicola. Altra chiesa e di Santa Lucia, elegante e anch’essa completata da un caratteristico cam-

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Sassari ` del panile a cuspide. In prossimita paese sorge la mole granitica di monte Gonare (=), di suggestiva bellezza. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Numerose feste popolari sono occasione per tramandare il ricco patrimonio di ` ; in particotradizioni della comunita lare sono da ricordare i riti della Settimana santa, che hanno come momento culminante la cerimonia della Deposizione (s’Iscravamentu) che si svolge nella tarda serata del Venerdı` santo nella chiesa di San Michele. All’imbru` piena di una nire, quando la chiesa e folla silenziosa, sull’altare maggiore viene deposta una grande croce con la statua del Cristo morto. Subito dopo un corteo di personaggi in costume, tra cui quattro priori vestiti da ebrei e col volto celato da una maschera, raggiunge l’altare dando inizio a una sacra rappresentazione in lingua sarda durante la quale il Cristo morto viene distaccato dalla croce e portato in pro` allestito cessione alla cappella dove e il Santo Sepolcro. Il martedı` dopo Pa` di grande richiamo la sagra di squa e Santa Lucia, la patrona del paese, che culmina in una spettacolare corsa di cavalli nella quale si esibiscono le pariglie e si chiude con una gara poetica contornata da danze di gruppi in co` anche la processtume. Suggestiva e sione che si svolge l’8 settembre per raggiungere il monte Gonare, dove si svolge la festa in onore della Madonna cui i sarulesi prendono parte con gli oranesi (= Feste popolari).

Sassai Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato di Cagliari. Situato tra Silius e San Ni` Gerrei in prossimita ` del castello di colo Orguglioso, era compreso nella curatoria del Gerrei. Con la capitolazione del giudicato, nella divisione del 1258 fu incluso nella parte concessa ai conti di ` al Capraia e alla loro estinzione passo

` , Magiudice d’Arborea. Nel 1295, pero riano II lo cedette al Comune di Pisa da cui, prima della fine del secolo, venne amministrato direttamente. Dopo la ` conquista aragonese il villaggio entro a far parte del Regnum Sardiniae e fu ` Carroz perconcesso in feudo a Nicolo ´ si adoperasse per pacificarne gli che `a abitanti. Nel 1347 il villaggio passo Giovanni Carroz. Nel 1348 soffrı` a ` quasi causa della peste e si spopolo completamente; scoppiata nel 1353 la prima guerra tra Mariano IVe Pietro IV subı` altri danni fino a sparire completamente.

Sassalu Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato di Torres, compreso nella curatoria di ` di Osilo Montes. Sorgeva in prossimita ` . A partire dagli nella omonima localita ` in mano ai inizi del secolo XIII passo Malaspina i quali, estinta la famiglia giudicale, lo compresero nel loro piccolo stato. Subito dopo la conquista ca` a far parte del talano-aragonese entro Regnum Sardiniae ma avendo i Malaspina prestato omaggio al re d’Aragona rimase nelle loro mani. Il villaggio soffrı` gravi danni durante la ribellione dei Doria e la sua popolazione comin` a diminuire. Continuo ` comunque a cio essere posseduto dai Malaspina, ai quali fu sequestrato definitivamente nel 1353. Il villaggio era ormai quasi deserto e in poco tempo gli ultimi abitanti si rifugiarono nella vicina Osilo.

Sassari Comune capoluogo della provincia omonima, sede del Comprensorio n. 1, con 121 849 abitanti (al 2004), posto a 225 m sul livello del mare nel retroterra del golfo dell’Asinara. Regione storica: Fluminargia. Sede dell’archidiocesi omonima. & TERRITORIO Il territorio comunale, di forma allungata da oriente a occidente, si estende per 546,08 km2, comprese le frazioni di Argentiera, Ban-

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Sassari cali, Biancareddu, Campanedda, Caniga, Li Punti, Palmadula, San Giovanni, Ottava, Sant’Orsola e Tottubella; confina a nord con Stintino, Porto Torres e Sorso e col mare Mediterraneo, a est ancora con Sorso, Sennori e Osilo, a sud con Muros, Ossi, Tissi, Usini, Uri, Olmedo e Alghero, a ovest col mare Mediterraneo. La parte `, e ` una orientale, dove si trova la citta zona di colline calcaree e ricche di acque, intercalate da vallate; verso occidente le quote tendono ad abbassarsi verso il litorale, salvo qualche rilievo ` alto nella vasta area chiamata piu Nurra (monte Alvaro, 342 m, punta Pedru Ghisu, 305 m).

`. Sassari – Veduta della citta

` importante e ` il Il corso d’acqua piu `e Mannu, che scorre a ovest della citta sfocia alla periferia di Porto Torres; nei pressi della costa occidentale si trova l’unico lago naturale dell’isola, il Baratz. La maggiore via di comunica` la ‘‘Carlo Felice’’ che oggi, trazione e sformata in superstrada, fa anche da circonvallazione e si dirige con due diversi tracciati verso Porto Torres. Altre strade si diramano a settentrione verso Sennori, a est verso Osilo e l’Anglona, a sud verso Ossi e i centri vicini, a ovest `e ` verso Usini e verso Alghero. La citta servita dalla linea ferroviaria Chili` capolinea per vani-Porto Torres ed e

quelle a scartamento ridotto per Alghero, per Sorso e per Tempio. Il porto ` vicino e ` quello – merci e passeggeri piu – di Porto Torres (a 20 km), l’aeroporto quello di Alghero-Fertilia (a 35 km). & STORIA Il suo territorio conserva molte testimonianze archeologiche della presenza dell’uomo a partire dal ` comincio `a Neolitico, ma l’attuale citta svilupparsi dal secolo XII. Probabil` dai secoli precedenti molti mente gia degli abitanti di Torres lasciarono l’an` , nella quale risiedevano il tica citta giudice e il vescovo, ritenendola poco protetta dai continui attacchi degli Arabi, e si rifugiarono nell’interno. I primi documenti che fanno riferimento a S. (Tathari) sono del 1135 e probabilmente a quella data il villaggio ` formato e inserito nella curatoera gia ria della Fluminargia (=). Per la sua posizione, per il suo clima, per l’abbon` con redanza delle sorgenti si sviluppo ` e divenne capoluogo lativa facilita della curatoria. Nel corso del secolo ` grave crisi di TorXIII la sempre piu res, oltre che catalizzare popolazione, ` anche la sua crescita polidetermino tica; in pochi decenni da grosso borgo ` a citta ` e a centro commerciale di passo notevole importanza, aperto all’influsso di Pisa e di Genova cui era collegato da una crescente rete di traffici. A ` del secolo XIII la dinastia giudimeta cale di Torres si estinse e il nuovo cen` della situazione per comtro approfitto pletare il suo sviluppo politico; nel corso del secolo assunse forma urbana, si munı` di una potente cinta di mura rafforzata da torri ed estese la propria giurisdizione alla Fluminargia, alla Romangia e alla Nurra. Questo processo si definı` meglio nel 1294, quando venne costituito il Comune di S. con i suoi statuti e sotto il protettorato di Genova. Quando fu certa la conquista aragonese l’oligarchia mercantile che do-

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Sassari ` opto ` per la sottomisminava la citta sione al re d’Aragona, cosı` i delegati sassaresi nel 1323 si presentarono al campo dell’infante Alfonso e presta` un raprono omaggio al re. Fu pero porto precario: infatti la popolazione, abituata all’autonomia, mal tollerava ` reale e la nuova condizione di citta l’amministrazione dispotica degli Ara`, nel 1325, sotto la spinta gonesi, percio ` di Genova e dei Doria, S. si ribello dando avvio a un burrascoso periodo ` . Per meglio condella storia della citta trollare la situazione gli Aragonesi costruirono un castello e addirittura ipotizzarono di disperdere la popolazione e di sostituirla con abitanti di provenienza iberica. S. non rimase estranea alle vicende conseguenti alla guerra tra Genova e Aragona, tra i Doria e Aragona, e tra gli Arborea e Aragona; di fatto, durante il secolo XIV, dovette sopportare alcuni assedi e l’occupazione delle truppe del giudice d’Arborea. Dopo la battaglia di Sanluri cadde in mano al visconte di Narbona, ma la situazione non piacque a una parte dell’oligarchia mercantile che si ` apertamente contro il visconte schiero ` sotto il a favore di un ritorno della citta re d’Aragona, che avvenne nel 1417. Le furono confermati gli antichi privilegi ` e la propria autonomia e, come citta regia, prese parte nello Stamento reale al Parlamento celebrato a Cagliari da Alfonso V nel 1421. Nel corso del secolo XV S. crebbe ulteriormente, l’oligarchia di mercanti e di finanzieri che la ` ad Alfonso V e lo sogovernava si lego stenne in tutti i modi, ottenendo bene` del fici e privilegi. Nella seconda meta secolo, dopo la morte del sovrano, men` con Giovanni II tre i rapporti della citta si facevano meno felici, anche l’assetto ` e la vecchia oligarchia sociale cambio mercantile fu soppiantata dall’emergente classe feudale. Il nuovo sovrano

aveva messo in atto una radicale riforma dell’amministrazione che comportava una drastica riduzione dell’au` ; il conflitto con S., tonomia delle citta gelosa custode dei propri privilegi, fu inevitabile e alcuni eminenti cittadini che avevano sostenuto la ribellione pagarono duramente. La riforma dell’amministrazione comunque fu posta in essere e l’autonomia fu molto ridotta; nel ` risentı` anche corso del secolo la citta della mutata situazione nella quale il Regno di Sardegna si trovava; l’isola infatti era divenuta un piccolo regno di frontiera di un Impero impegnato in una lotta per la supremazia mondiale. ` aveva provocato una profonda crisi Cio negli interessi commerciali di S. che risentı` direttamente delle guerre tra Carlo V e Francesco I. Nel 1527 fu invasa da truppe francesi e saccheggiata; per la mutata situazione nel Mediterraneo subı` continue incursioni di cor` di sari turchi lungo le sue coste e cesso essere un centro di grandi traffici com` merciali, divenendo una piccola citta di provincia dominata da gruppi di famiglie con interessi prevalentemente feudali, preoccupate di difendere i propri privilegi. La situazione di crisi ` nel corso del secolo non si modifico XVII: la confusa e per certi versi grottesca fase del conflitto con Cagliari per il primato ecclesiastico (= Controver` la conferma. La sia sul primato) ne e crisi economica e politica non impedı` ` di avere una certa vituttavia alla citta ` culturale: si impegno ` nello svivacita luppo dell’istruzione, venne istituita ` ed espresse, a partire l’Universita ` del secolo XVI, aldalla seconda meta ` come il Fara, cune distinte personalita il Fontana, il Canopolo e altri nel secolo successivo come Vico e Francesco Scano Castelvı`. Passata la Sardegna ai ` non modifiSavoia, la vita di S. sembro carsi sostanzialmente per tutto il se-

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Sassari colo XVIII, ma quando, a partire dal 1793, ebbe inizio la fase della cosid` visse detta Sarda Rivoluzione, la citta una intensissima stagione politica incentrata su due istanze che si opponevano tra loro. Da una parte si trovavano gli esponenti dell’aristocrazia feudale; questi, gelosi custodi dei loro privilegi, ` deguardavano con terrore all’attivita gli Stamenti autoconvocati a Cagliari e temevano che i programmi di abolizione dei feudi potessero andare a buon fine e compromettere i loro interessi. Vi furono passi concreti per staccare S. e il Capo di sopra da Cagliari e ` un centro di goper costituire in citta ` fu atverno autonomo. Quando la citta taccata dai rivoltosi e dai partigiani dell’Angioy (=), i feudatari furono i ` dura reazione nei confautori della piu fronti dei ‘‘novatori’’. Dall’altra parte stavano i borghesi illuminati, i commercianti, il popolo, che nel moto non avevano visto niente di sovversivo e si batterono quindi per sostenere l’azione dell’Angioy. S. comunque uscı` a pezzi dall’esperienza e ci vollero molti anni prima che le ferite si rimarginassero completamente. Nel corso dell’Ot` si evolvette rapidatocento la citta mente, l’abolizione dei feudi e la concessione dello statuto avviarono in ` cittadina una noteseno alla societa vole ripresa economica e un interes` risante confronto politico. La citta ` a essere il centro dei commerci torno di un intero territorio, qui confluivano le correnti di traffico dei prodotti agricoli e dell’allevamento del bestiame, Porto Torres (=) rinacque come porto vitale attivo, naturale sfogo dell’economia sassarese. Anche il dibattito politico e culturale riprese e si formarono due schieramenti, uno che potremmo definire ‘‘conservatore’’, portato a sostenere sempre posizioni moderate e filogovernative, l’altro ‘‘progressista’’

o, come molti amano definirlo, ‘‘repubblicano’’, che si identificava nel pas` e nelle posisato autonomo della citta zioni della borghesia colta degli imprenditori e dei professionisti.

Sassari – Acquerello di don Simone Manca ` municipali in divisa ritraente autorita ` d’ordinanza nella seconda meta dell’Ottocento. (Collezione privata)

` crebbe, modiNell’Ottocento la citta ` profondamente il proprio assetto fico urbanistico e la propria struttura sociale. Vittorio Angius ci documenta su questo periodo storico, con un’analisi sulla condizione socioeconomica della ` . I dati del censimento, precisa citta l’Angius, sono quelli pubblicati dalla commissione statistica dell’anno 1846. ` . Dividesi S. in cin«Divisione della citta que rioni o parrocchie, e sono, la prima ` , la seconda di s. Catterina, di s. Nicolo la terza di s. Apollinare, la quarta di s. Sisto, la quinta di s. Donato. Popolazione in ragione delle anime, del sesso e delle famiglie: case 3763, fam. 6152, anime 22 883, mas. 11 312, fem. 11 571. Popolazione secondo la condizione domestica: scapoli 7502, ammogliati 3555, vedovi 252, totale 11 312; zitelle 6234, maritate 3681, vedove 1656, totale 11 571. Popolazione secondo l’origine

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Sassari provinciale, forestieri, stranieri. Provinciali: mas. 8961, fem. 10 438. Non provinciali. Mas. 1049, fem. 1051. Stranieri: mas. 1302, fem. 82. Totale 22 883. Longe` nella popolazione di S. Da’ 60 a’ 70 vita mas. 362, fem. 531; da’ 70 a’ 80 mas. 142, fem. 191; da’ 80 a’ 90 maschi 31, fem. 75; da’ 90 a’ 100 mas. 7, fem. 11; sopra i 100 mas. 0, fem. 1. La popolazione di S. va sempre crescendo per i molti che emigrano dalle ville e si stabiliscono ne’ nuovi sobborghi. Le famiglie emigrate sino a quest’ora non saranno meno di 180, che avranno accresciuto forse di 1350 il numero delle anime. Il numero ` di 160 a 200 per anno. degli esposti e Siccome in S. sono molte fanciulle di villaggi per servigio domestico, e sono molte cagioni di seduzione per i molti ` il nustudenti, militari e altri; pero ` esagerato mero de’ trovatelli parra ` della Sardegna. Stato saper una citta nitario. Comunemente godesi in S. ` durare ferbuona salute, la quale puo missima se abbiansi certe precauzioni che consiglia l’igiene, e soprattutto contro le mutazioni repentine dell’atmosfera, che qui, come in altre parti dell’isola, avvengono spesso troppo bruscamente. Le malattie predominanti nell’inverno sogliono essere le infiammazioni sporadiche, come pleuriti, bronchiti, catarri, sinocchie e simili, prodotte dalle predette vicende termometriche; nell’estate le periodiche e sovente con aspetto grave, le quali verso la fin d’agosto sogliono di` e di numero. L’auminuire di intensita ` piuttosto una stagione salubre. tunno e In altri tempi era non rara la lepra in S., e aveasi un lebbrosario nelle vicinanze, prossimamente a Silki, nel luogo detto Lu regnu vecciu. Cessata infine l’orribile malattia, che ancora dura in qualche provincia continentale dello Stato sardo, si vide assai co` sino ai nostri mune la rogna, e continuo

tempi a causa della negletta pulizia `, e de’ letamai che si accumudella citta ` . Tra le lavano presso le porte della citta fonti di S. eravi il fonte detto della ro` diede poi per le concie, gna, che la citta quando fu riconosciuto che il bagno ` nelle sue acque non aveva alcuna virtu contro quella malattia cutanea (1603). In altro tempo regnavano in S. per causa della suddetta negligenza tali febbri, che erano comparabili a quelle delle prigioni e degli spedali. Medici, chirurghi e flebotomi. Essendo in S. `, sono piuttosto in gran una universita numero questi ministri dell’arte salutare. Nessuno di essi pratica la medi` cina omeopatica, e se questa non vi e sconosciuta e giova ad alcuni, ne ha merito un estraneo alla scienza medica. Vaccinazione. Ormai non ha questo preservativo salutare alcuna diffi` per il suo esercizio benefico, e si colta ` le inpratica con molto frutto; pero fluenze vajolose non sono tanto funeste, quanto erano per il passato. Farmacie. Sono molte, ma in pochissime si adoprano processi chimici per ottenere i prodotti che servono a medica` . Le proprieta ` sono in mento. Proprieta S. molto divise e largamente distri` di predi urbuite. I proprietari pero bani sono in molto minor numero, che i possessori di predi rurali. Si possono computare circa 5000 proprietari, tra maggiori, minori e mediocri. I proprietari maggiori forse non sopravanzano i 60, comprendendo ne’ medesimi i ` ricchi. I minori e micorpi morali piu nimi non sono meno di 2500. Quei di mediocre fortuna tanti, quanti portano la differenza delle due notate parziali ` 2440. Da quecol totale suddetto, cioe ` dedurre lo stato di agiatezza sto si puo ` de’ sassaresi, e restera ` e della poverta evidente che se in Cagliari possa essere maggiore il numero di famiglie ` pero ` in S. un numero molto ricche, e

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Sassari maggiore di famiglie agiate con fortuna ben fondata, e una somma di ricchezze superiore alla somma di ric` . Mendicanti. Se chezze dell’altra citta vedesi in anni di carestia una gran folla di poveri, la massima parte de’ medesimi sono avventizi, e vi concorrono da’ paesi vicini. Professioni. Le principali professioni esercitate dai popolani di S. erano otto, e formavano altrettante compagnie, o collegi d’arte, che dicevansi, come tuttora son dette, gremi. I gremi aveano una camera per le radunanze, un particolare statuto, un’am` levavano, anministrazione, e i piu dando in corpo, un particolare gonfalone, nel quale era l’immagine del santo patrono. Formando questi collegi una religiosa confraternita aveano una cappella particolare per celebrarvi nei dı` festivi i divini offici, e un ` detto, al santo patrono, come ho gia quale ogni anno faceano sacri onori, spesso con pubblici spettacoli di corsa di barberi o di fuochi artificiali. Ciascuna di queste associazioni d’arte ha la sua amministrazione, composta dall’operajo maggiore, di un controllo, che dicono fisco, e di altri membri anziani, con un segretario che tiene la custodia degli archivi. I membri del collegio sono tassati per un’annua retribuzione. La somma di queste cresce `, per le questue che si fanno nella citta e per l’interesse che danno all’associa` zione i fondi che possiede e acquisto coi risparmi, o per legato di qualche socio. Le rendite s’impiegano per la festa del patrono, e per altri riti religiosi. Il residuo se gli amministratori sono fedeli serve per accrescere o migliorare i fondi, in altro caso giova ai particolari. Non si pratica alcun atto di beneficienza verso i soci, che per impotenza al lavoro cadono nella miseria, ´ verso gli orfani e le vedove dei mene desimi. L’unico vantaggio che uno

speri dall’associazione, dopo aver ` molti anni pagata la sua retribuzione e che sia accompagnato gratuitamente al sepolcro, o che sia seppellito a spese dell’associazione se muoja in tal po` , che non abbia mezzi. Massari, laverta voratori, ortolani, zappatori, potatori, giardinieri. I massari, come si dicono volgarmente gli agricoltori, sono proprietari o fittajuoli. Questi ultimi sono in numero molto maggiore. Coltivano alcuni con proprii capitali, altri coi capitali altrui, ma tutti sono ajutati dal monte di soccorso in semenza di frumento e in danaro. Quest’associazione ha la sua camera e cappella nella chiesa di San Pietro, e leva un gonfalone, dove in campo d’oro e fondo giallo ` dipinta la Vergine delle spighe, che ale ` intitolata delle Grazie. I mastrimenti e sari seminano molto, e alcuni anche trecento cinquanta starelli cagliaritani. I massari principali saranno circa un centinajo. I minori, compresi i pa` stori della Nurra e i narbonatori, cioe quelli che coltivano a zappe un terreno nuovo, sommeranno a circa 800. Alcuni hanno dei servi, che si obbligano per un anno, e devono avere alloggio, vitto, vestito e una mercede, che secondo l’i` del servigio va dai 14 ai 20 doneita scudi. Gli altri chiamano de’ giornalieri, i quali, o servono con la loro sola opera personale, o portano il proprio giogo con i necessari istromenti per le opere agrarie. Lavoratori agricoli. Son questi una classe sussidiaria degli agricoltori, e vanno a lavorare coi propri tori ed istromenti. I detti lavoratori agricoli non lavorano solo nei campi per la seminagione, ma anche negli orti e negli oliveti. Per siffatto servigio vengono molti dai vicini paesi, o sono ´ non basterebbero i chiamati, perche ` dell’opera. Gli uosassaresi alla meta mini che nel territorio di S. lavorano nel tempo della seminagione forse non

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Sassari saranno tra grandi e piccoli meno di tre mila. I gioghi che si adoperano si computano a non meno di 2500, e quindi a capi 5000. Stato dell’agraria. Questo `, rispettivamente pero ` ai cereali, non e migliore qui che in altre parti della ` stimare inferiore Sardegna, e si puo alla pratica dei coloni meridionali della Trecenta e della Marmilla. Si lavora secondo i metodi tradizionali, e generalmente senza intelligenza della ` del suolo, della opportunita ` qualita della seminagione, e senza diligenza, anzi sbadatamente se il principale ` non bada con tutta attenzione. Egli e ` della terra favorita vero che la fertilita dalle condizioni del cielo non lascia sentirne gran danno; tuttavolta il ` intendere facilmente, danno si puo ´ la fruttificazione del seme al perche 20 p.e. sarebbe stata forse doppia e maggiore ancora, se avesse cooperato l’intelligenza dell’arte e se avesse coadiuvato la fatica. Vidazzoni. Le vidaz` zoni di S. sono nella Fluminaria in la dei poderi, nella Nurra e nell’Asinara. ` la seminaSono esse doppie, e pero ` alternata, riposando una parte gione e e coltivando l’altra. Quella che dopo aver prodotto riposa, resta per il pubblico pascolo del bestiame, a paberile, come dicesi, se non sia chiusa. Al presente la seminagione essendo notevol` computare che mente cresciuta si puo diansi ogni anno a’ solchi da circa star. 12 000, comprendendo i novali (narbo` i terreni che si dissodano con nis), cioe la zappa. Nelle vidazzoni della Fluminaria e della Nurra sono terreni di tal natura, che quando corron fauste le ` per gli stranieri una maravistagioni e glia veder germogliare i solchi con erba cosı` spessa, che la vegetazione ´nnere come dicono pare quella d’un ne i sardi, e veder poi cosı` alti e vigorosi gli steli spigati, che pare di vedere un canneto. Macinazione de’ grani. Molini.

Sono nel territorio di S. circa 60 molini lungo i corsi di acque; nella valle dove scorre il rio Ottava, in quella del Rosello, di Bunnari e di Mascari, e in altro tempo ve ne sono stati ancora in quella di Tingari ecc. Me ne furono nel 1831 indicati 9 nella valle di Rosello, 8 in s. Giovanni, 6 in Logulentu, 6 in Crabolu e Valtorta, 7 in Bunnari, 5 in Chighizzu; ma non era in questi il totale. Sono poi in S. alcune macchine. Un cavallo mette in movimento due o tre ruote e macine. Il grano che traesi da S. per essere macinato si pesa in una porta ` , e si ripesa di nuovo quando della citta si riporta la farina. Pagasi ora di dazio ` questo `e per ogni rasiere lir. 2; eppero ` forte cui sono soggetti i citil dazio piu ` ottenere dal tadini. Il municipio puo medesimo dalle 60 alle 70 mila lire. Monte di soccorso. Il suo fondo grana` di circa 2500 ettolitri, eguali a tico e star. cagliaritani 500; il fondo numma` ristaurato. rio fu esaurito e non fu piu Ha come tutti gli altri tre amministratori, il censore locale, il depositario ed un ecclesiastico, quasi per controllo, i quali hanno una chiave per ciascuno, ` particolarsı` che il depositario non e ` nominato, perche ´ il mente tale quale e ` sotto la fede e la risponsabideposito e ` di tutti e tre; egli pero ` attende spelita cialmente alla distribuzione. Il servi` gratuito. Si gio che prestano non e fanno poi ogni anno delle sottrazioni dal monte, per pagare a titolo di avarie una certa somma in danaro a favore dell’officio del censorato generale di Cagliari; una simile all’officio del censorato diocesano; e un’altra in grano dell’1% sulla dote in favore dello stesso officio. Deve poi pagare lo stesso monte una contribuzione in favore del`, e un’altra all’ospizio Carlo l’universita Felice di Cagliari per la manutenzione d’un allievo della provincia, che ordi` mandarsi da tutti i conariamente puo

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Sassari muni della medesima, e deve tenersi per tutto il corso della educazione. Distribuzione. Regolarmente nei primi di novembre, quando si comincia la seminagione, si distribuiscon i i fondi granatici. Quando sopravanzano fondi a questa distribuzione se ne fa un’altra ´ nel principio della primavera, perche ` bisognosi si riparte quel residuo ai piu al fine di ajutarli nella ripulitura che molti fanno dei loro seminati, sgombrandoli dalle erbe parassite. La restituzione del prestito si fa nel tempo della raccolta, e dovrebbesi togliere dal mucchio dell’aja ancora intero, ` prima di satisfare ai decimatori e cioe a qualunque altro creditore. Lino. La cultura di questa specie non occupa ´ non fruttifica molto terreno, perche molto per le condizioni del clima. Ortolani. Molti coloni sono specialmente addetti alla cultura degli orti, che sono in gran numero nell’agro sassarese per ` che godesi in molti luoghi la comodita dell’irrigazione. Questi sebbene potessero formare un solo collegio coi massari si sono costituiti in una particolare associazione, ed hanno camera e cappella nella chiesa di s. Maria e una bandiera di color bianco dipinta della ` la Vergine di Valsanta patrona che e verde. Deve in essi lodarsi la diligenza ` nel lavoro, e in molti una e assiduita grande intelligenza dell’arte, e basta per convincersene osservare gli accuratissimi loro lavori e il lusso maraviglioso della vegetazione, e vedere come si profitti di tutte le parti del suolo, e tutte si tengano in continuo esercizio. Essendo essi laboriosi e la terra tanto benigna pare che dovessero ` cosı`, fare cospicui guadagni; ma non e non solo per causa, che i fitti sono molto gravi, la paga de’ lavoratori un ´ le po’ forte; ma principalmente perche ` i loro donne, che vendono nella citta prodotti, sono spesso gente di mala

´. Si fa difede che vogliono tutto per se stinzione di orti irrigui e orti a secco. Gli orti irrigui si trovano nelle vallate lungo il corso di acque utili. Nella Valverde sono distesi per tutta la sua lunghezza in una linea di circa miglia 5, in quella, dove scorre il Rio di Ottava, per un tratto quasi eguale; quindi in quelle di Tingari e della Madonna del Latte, altrimenti di s. Leonardo, nel corso delle acque delle Concie, ed in altre per tratti molto minori. Gli orti a secco sono in siti secchi e non irrigabili. Nei primi si coltivano moltissime specie e ` , e le radici nutritive, patate, varieta rape, carote, ravani, ecc., varie specie di cavoli, di lattuche, endivie, bietole, apio, cardo, cipolla, melingiane, zucche, poponi, cocomeri, citriuoli, finocchio d’anice, spinace, broccoli, fagiuoli, ceci, piselli, fave, fragole, pomidoro, tabacco ed altre specie, or queste, or quelle, secondo le stagioni. Gli ortolani non sono proprietari, ma locatari. Abbiamo indicato maggiori le spese per i lavoratori ortensi, e in spie` diremo, che la paga di gazione di cio ` superiore a quella dei zappaquesti e ´ se la giornata di questi sia tori, perche ` di l,25, e se di lir. 1, quella dei primi e paghisi a quelli lir. 1,25, devesi a questi lir. 1,50. Tabacco. Abbiam notato ` del prodotto, ed e ` cosa grande la bonta notoria che le foglie scelte di S. non cedono in nulla ai tabacchi migliori di Spagna e della Turchia, e superano di gran lunga quelle del Regno di Napoli, e di altre contrade d’Italia. L’istituzione della attuali regalie sopra il tabacco data dal 1716, sotto il governo d’Austria, quando per arricchire il tesoro d’una entrata considerevole, abo` e riserbavasi al livasi l’antica liberta fisco l’acquisto, la manifattura e il traf´ fico del medesimo: il che non si pote fare senza grandi sommovimenti, per´ i cittadini di S., da’ quali molto perche

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Sassari devasi per questa gravezza levarono rumore, e la sedizione tanto increbbe, ´, conte di Atalaya, dovette che il vicere portarvisi con l’esercito per campeg` . Ma meglio che le armi giare la citta avendo valutato la prudenza del marchese Almenara, capo di quelle ` si astruppe, si venne a patti, e la citta ` alla nuova legge sotto la condisoggetto zione d’un compenso della perdita che faceva del prodotto della suddetta gabella. Questa piantagione si fa nell’a` prile, e matura nel luglio. La raccolta e copiosa sempre quando nel giugno abbiasi opportunamente la pioggia. Contrabbandieri. Un quinto della raccolta va in potere dei contrabbandieri, e gli ortolani fanno sempre che possono questa frode per guadagnare qualche cosa, essendo troppo bassi i prezzi, a’ quali compra l’appalto, superiori almeno d’un quarto quelli che offrono i fabbricatori clandestini. Nel territorio suburbano di S. sono molto stimate le foglie delle regioni de’ Cappuccini, di s. Agostino e di Calamasciu. Fabbrica del tabacco. Una parte dell’antico collegio di s. Giuseppe che, come altrove ` a’ gesuiti, fu notammo, appartenne gia poi destinato alla manifattura del tabacco. La manifattura di S. ebbe in ogni tempo gran riputazione presso i ` mossero alti latabaccanti. Questi pero menti, quando le finanze sconsigliatamente accettarono il progetto d’uno speculatore straniero, il quale trasportava in Cagliari la manifattura, e a’ metodi tradizionali dell’arte sassarese, che aveano dato ottimi prodotti, sostituiva la pratica di fabbriche estere; ed ´ i tabacchi erano giusti i lamenti perche erano malamente manipolati, e non ` il gran pregio della purezza aveano piu per certe materie estranee, che vi si mescolavano. Fu tolto poi il divieto di fabbricarne in S.; ma l’antica pratica ´ ancora ristabilire, e or si non si pote

lavora male in Cagliari, ma anche in S. con discapito delle finanze e con lucro de’ contrabbandieri. Zappatori. Questi ´ lavocoloni sono cosı` nominati, perche rano quasi sempre con la zappa nella coltura degli oliveti, de’ giardini e delle vigne. Formano una classe numerosissima, quanta vuolsi dalla grande estensione che si coltiva. Vedesi in molti di essi non poca intelligenza del ` mestiere, e se abbiano buona volonta lavorano con gran profitto di chi li ` raro di trovar siffatta vopaga; ma e ` , frequentissimo di incontrarsi in lonta tali che fan poco e oprano di mala fede, mostrandosi invidi de’ proprietari maggiori, e prossimi alle opinioni de’ comunisti, sebbene nulla sappiano delle teorie attuali de’ proletari francesi. Ho detto che lavoran poco, e infatti le ore del lavoro non sono forse ` di sei. Movono tardi per andare a’ piu poderi, e abbiam notato che alcuni di ` questi sono lontani fino a quattro o piu miglia. Necessariamente dunque vorranno riposarsi per riprendere lena, e si riposano sebbene la via non li abbia stancati. Il lavoro patisce poi frequenti ´ interrompesi da intermittenze, perche tre a quattro pause. Intendesi bene che ` prima della dovendo rientrare in citta notte devon cessare dall’opera molto ` questo coprima del tramonto; e v’e stume che cessino in quell’ora, nella quale sanno che i frati conventuali di s. Maria di Betlem soglion suonare a vespro (a giumpelta come essi dicono per dir compieta), e non si ingannano ´ la conomai dell’ora giusta, perche scono dal luogo del sole. Il numero delle famiglie di questi coloni giorna` computare di circa due lieri si puo mila. Vigneti. In tutte le parti dell’agro sassarese, prossimamente e lungi dalla ` , sui colli e nelle valli sono frecitta quenti le vigne, ma la massima parte delle medesime trovasi alla sinistra

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Sassari dello stradone, che va a Portotorre. Le ` delle uve sono in gran numero, varieta cosı` di quelle che danno grappoli rossi e neri con acini rotondi od oblunghi, come di quelle che portano grappoli di color bianco con acini rotondi od oblunghi. Se ne possono indicare non meno di 25. Vinificio. Il prodotto delle vigne di S. sopravanza, anche negli `, la consumaanni di mediocre fertilita ´e ` quasi nulla l’esporzione; ma perche ` devesi vendere a vilistazione, pero simo prezzo e i proprietarii si curan poco di migliorare i metodi. Si manipolano alcuni vini gentili, ma in pochis`, i quali non possono sosima quantita stenere il confronto con quelli di Sorso, Alghero e della Planargia. Dopo essere state calcate le uve e lasciate fermentare nel gran tino, si comincia il trasporto del mosto, il quale si travasa in barili capaci di pinte o litri 25. Quattro di siffatti barili si caricano sul basto di ` un cavallo e si trasportano nella citta per empire le botti delle particolari cantine. Nel tempo della vendemmia di S. guadagnano non solo i zappatori, ma anche i villici de’ paesi circostanti che concorrono co’ loro cavalli. Anche alcuni acquaroli, invece di portar acqua alle famiglie, adattano sul basto dei loro asinelli due barili e ajutano a empire le cantine. Distillerie. Esuberando solitamente le vendemmia deve ` restare gran copia di per necessita vino per i lambicchi. Da poco tempo in qua si sono stabilite alcune grandi distillerie con molto profitto di quelli che prima non sapeano che fare del mosto superfluo o del vino, che non fosse po` uno dei tabile. Arboricoltura. Questo e rami maggiori dell’industria agraria sassarese. Sono intorno a S., come fu ` notato, amplissimi boschi di olivi, i gia quali in qualche parte si estendono a `. Il numero decirca 4 miglia dalla citta gli alberi di questa specie tra grandi e

` computar in meno di piccoli non si puo un milione e cinquecento mila. In anni di grande abbondanza S. come Sorso suol vendere, e tante volte ha venduto circa 100 mila barili d’olio, e siccome il ` meta ` del genovese, e tutta barile di S. e ` fertilisla Riviera di ponente, che e ` dare al commercio sima di olive puo 200 mila barili, ne conseguita che gli oliveti di S. producano il quarto di tutto il prodotto di quella parte della Liguria! In pochi de’ maggiori poderi si hanno molini per macinarvi le olive e spremerne l’olio. I molini, che sono in S. e nelle sue vicinanze non sono meno ` sono compresi in una sola di 136. I piu camera e poco spaziosa. Esportazione. In buona raccolta e se l’olio sia buono si ha un commercio attivissimo, e se ne imbarca molto nella stagione, sı` per´ i proprietari non hanno fondi, sı` che ´ non hanno stive. I prezzi dell’operche ` si regolano selio di prima qualita condo i prezzi della piazza di Genova. ` interessanti Dopo gli olivi le specie piu sono gli agrumi e i meli. I migliori giardini di S. sono nelle valli di Logulentu, di Rosello, di Rizzeddu, di Tingari, di Bunari, di Gioscari e in qualche altro sito. Ne’ giardini e nelle vigne sono molte altre specie di fruttiferi, e in cia`. Pastoriscuna specie di molte varieta zia. Ne’ vasti territori incolti di S. e ne’ ` nelle terre a maggese, e ` paberili, cioe grandissima copia di pastura; e sono alcune regioni dove potrebbe esservi ` abbondante se fosse altro sistema piu pastorale, e si potrebbero formare de’ prati artificiali, servendosi delle acque e di vari rivoli, che scorrono inutili. Sono nella Nurra e Fluminaria molti pastori nomadi delle regioni vi` cine, che pagano certo diritto alla citta per introdurre il bestiame, e tenervelo per certo tempo ne’ pascoli comunali. Beccari. Sono essi circa 14. Peschetteria. Il mercato de’ pesci fu separato

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Sassari dalla becheria sino al 1541, quando si chiusero i portici, ne’ quali si solea farsi vendita di questo genere. Sic` abbastanza come questo locale non e ` verso l’antico giarcapace si ampliera dino de’ frati carmeliti. Concie. Sono in S. alcuni antichi laboratorii per conciare i cuoi e le pelli, e si possono notare truogoli 4, cuboni 10, lavatoi 5, macine per il mirto 2, e otto mastri, con altrettanti calcinieri e 4 mirtajuoli, come son detti. Si possono conciare nell’anno da 5700 pezzi, tra cuoi e pelli. ` che rimane di quest’articolo, il Cio ` molto abbonquale in queste parti e dante, vendesi all’estero. Nella concia si adopera il mirto, da che fu vietato l’uso della ruca, come dicesi la corteccia dell’elce». L’Angius fa quindi un ` dettagliato elenco delle varie attivita artigianali che si praticavano nella `; fra queste le piu ` attive i «Calzolai. citta In questa corporazione si numerano mastri 160, lavoranti 200. Sellai. Si hanno sole quattro officine di quest’arte per fornimenti e selle di forma sardesca di uso ordinario e di parata. Muratori, architetti, capimastri. Il numero degli individui di quest’associazione supera forse i 600, non comprese le professioni affini. Calcinatori. Le fornaci di calcina sono molte nel prato ` e in altri siti, dove si ha la comodita delle legne. Fabbriche di tegole e mattoni. Se ne possono indicare due stabili e una temporaria. Le due prime son, una nel monte di Rosello, l’altra alli Punti, in sulla via a Portotorre; la terza ` prossima alla citta ` dalla parte di e Pozzo di rena. Ferrari. Sono in buon numero, e distinti in fabbri d’arte grossa e di arte fina. I fabbri d’arte grossa lavorano aratri, zappe, marre, scuri, picconi, cerchi di ruote e altri utensili d’arte, in generale tutti i grossi ferramenti. I fabbri d’arte fina fanno opere ` di gentili. Armaruoli. Saranno non piu

` assai 10, e siccome l’uso delle armi e ` han molto lavoro, per monlargo, pero tare archibugi e pistole, fabbricar piastre, e incidere in rabesco le lamine che accerchiano la canna, e le altre che adornano la cassa. Oreficeria. Si possono contare quattro o cinque offi` cine, nelle quali non lavorano forse piu di 16 persone. Stagnieri. Lavorasi in sei botteghe sullo stagno e la latta, e si fanno fiaschi, piatti, bottiglie, e molte maniere di utensili. Si esercitano in quest’arte 20 persone circa. Ottonai. Si possono numerare sette officine, e tra mastri e lavoranti 18 individui, che fanno candelieri, posate, scrivanie, sproni, campanelle e vari altri articoli. I medesimi fondono pure all’occasione delle campane di qualche grandezza. Falegnami. Si distinguono in falegnami d’arte gentile e d’arte grossa. Nell’arte gentile primeggiano gli ebanisti, tra’ quali sono molti di gran perizia ed abi` , e fanno opere di tanto merito, lita ` ammirare nelle princiquanto si puo ` del continente. Accadde cosı`, pali citta ´ si mandarono giovani scelti per perche imparare in Parigi, e profittarono molto. Non manca tra questi chi sappia lavorare bene instrumenti musicali da corda e da fiato, e v’ha qualche artista d’organi. Sarti. I sarti di arte grossa lavorano vesti sardesche. In altro tempo, quando non solo i contadini, ma altri delle classi operarie, vestivano alla sarda, erano in gran numero, questi sarti; ora son pochissimi. I sarti di arte gentile, che lavorano vesti da uomo nelle foggie francesi, sono in grandissimo numero. Si numerano 40 botteghe ` di 100 lavoranti, 60 garin circa con piu zoni e 40 donne. Sarte e modiste. Le maestre di vestiario civile e signorile non sono forse meno di 50. Di modiste di prima classe, che lavorano per le eleganti, secondo i figurini della moda francese, se ne contano non meno di

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Sassari ` un numero sufficiente, sei, di cuffiaje e ` difetto, e sole sono pratidi fioriste e che di questa industria le fanciulle dell’orfanotrofio. Tessitura. Troverai in grandissimo numero i telai nelle famiglie della plebe, e tutti nell’antica forma. Tipografie. Quest’arte non ha potuto fare ancora notevoli progressi, e se le officine sono cresciute a quattro, ` di cinnon vi ha in tutte e quattro piu que torchi e di 11 persone. Si stampano e ristampano libri scolastici, e si fanno altri piccoli lavori. Legatori di libri. ` che due o tre, ma si Non saranno piu vede qualche lavoruccio elegante. Librai. Si vendono libri in tre negozi, sufficientemente provveduti di opere letterarie italiane e francesi, e di quelle scientifiche, che si possono spacciare. ` abbondanti dopo la letteraI rami piu tura, sono: le scienze ecclesiastiche, l’oratoria sacra con molti libretti religiosi, la giurisprudenza. Si scarseggia per l’arte salutare. Commercio. Il com` quasi tutto in mano de’ mercio di S. e genovesi, i quali riescono negli affari non pure meglio de’ sardi, ma anche ´ questo vale sodegli altri forestieri. Ne ´e ` stato lamente per il presente, perche sempre cosı`, sin da’ primi tempi storici di S. Esportazione. I principali articoli, che da S. si mandano nel commercio sono, l’olio, il grano, il formaggio; gli articoli minori sono, capi vivi, cuoi e ` poca pelli, pietralane, sugheri ecc. E ` di vini che si manda all’ela quantita ` acresciuta stero; invece da quando si e e raffinata la distilleria esportasi gran copia di spirito. I negozianti maggiori di S. sono 50 in circa, alcuni fra’ quali sono creduti milionari, computando ` aggiungendo al valor ogni avere, cioe delle merci i crediti e le grandi possessioni. I negozianti minori hanno piccole botteghe, dove vendono tele, panni, corami, droghe, chincaglierie e gran va` di altri articoli. Sono in gran nurieta

mero, forse 120, e quasi tutti sardi e sassaresi. I negozianti girovaghi (li bittuleri) sono quelli che prendon la roba da’ grandi negozianti e la trasportan sul basto, per venderla nelle fiere che si fanno in occasione di qualche festa. Inservienti al commercio. Sono nella piazza di S. alcuni sensali, che servono a’ negozianti del paese e a quelli che vengon dal porto. Facchini. Sono in gran numero e fanno da sensali per olio e grano. Non hanno distinti servigi e ciascuno fa di tutto secondo il bisogno. Carrattori e carrettonieri. I carrattori sono in gran numero e si impiegano per trasporti di sale, formaggio, tabacco, carbone e legna. Viandanti. Battono le antiche strade e trasportano ` carregmerci, massime dove non si puo giare. Acquaroli. Conducono e caricano due barilotti detti mezzine, sul basto di due asinelli, le riempiono alcuni alla fonte del Rosello, altri alla fonte delle Concie, e provvedono le case di quella ` che e ` necessaria per i bisogni quantita delle famiglie. La cassa civica percepisce annualmente dagli acquaroli una ´ devon questi per certa somma, perche ogni giumento centesimi 6 al giorno. Il numero de’ giumenti adoperati in que` di 100 circa». Nel primo sto servigio e Novecento S. fu dominata da una classe politica progressista che si identificava nelle posizioni di Filippo Garavetti (=), il principale protagonista del dibattito politico. Al termine della ` vide naprima guerra mondiale la citta scere il confronto tra fascisti e antifascisti e poi si chiuse nel silenzio per vent’anni. Il secondo dopoguerra, la rinascita del dibattito politico, l’esplo` quali Andere di eminenti personalita tonio Segni, Francesco Cossiga, Enrico Berlinguer sono storia recente.

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Sassari

Sassari – Piazza d’Italia.

& ECONOMIA Le attivita ` di base della sua economia sono il commercio e le ` industriali che negli ultimi deattivita cenni si stanno sviluppando nei settori alimentare, metallurgico, della fabbricazione dei mobili, della stampa, della vetreria, dei materiali per l’edilizia, della plastica e dell’oreficeria. Vi si praticano ancora l’agricoltura, in particolare la cerealicoltura, l’olivicoltura, l’orticoltura e la frutticoltura, e l’allevamento del bestiame, in particolare di bovini, suini, equini e pollame. ` discretamente sviluppata la rete di E distribuzione commerciale, che con i grandi empori sorti nella zona industriale di Predda Niedda serve anche gli abitanti dei centri vicini. Vi operano 20 alberghi con 1225 posti letto, 18 aziende agrituristiche con 140 posti ´ un’organizletto e 46 ristoranti, nonche zazione per il turismo equestre. Ser` collegata da autolinee e da vizi. S. ed e ferrovia agli altri centri della provin` dotata di Pro Loco, stazione dei cia. E Carabinieri, caserme della Guardia di finanza, della Polizia di Stato e dei Vi` sede del comando gili del Fuoco, e della Brigata ‘‘Sassari’’ e annovera ospedali e cliniche private, medici, Guardie mediche, farmacie, asili nido, scuole dell’obbligo e scuole secondarie ´ l’Usuperiori di ogni indirizzo, nonche ` (con 11 Facolta ` ), l’Accademia niversita di Belle Arti, 21 sportelli bancari. Pos-

siede numerose biblioteche, musei, palazzetto dello sport, piscine, campi sportivi. & DATI STATISTICI Al censimento del 2001 la popolazione contava 120 803 ` , di cui stranieri 1087; maschi unita 58 619; femmine 62 184; famiglie 32 305. La tendenza complessiva rivelava un aumento della popolazione, con morti per anno 1014 e nati 1055; cancellati dall’anagrafe 1635 e nuovi iscritti 1758. Tra i principali indicatori economici: imponibile medio IRPEF 21 832 in migliaia di lire; versamenti ICI 45 562; aziende agricole 4938; imprese commerciali 6132; esercizi pubblici 1043; esercizi all’ingrosso 465; esercizi al dettaglio 1193; ambulanti 665. Tra i principali indicatori sociali: occupati 40 936; disoccupati 3368; inoccupati 8770; laureati 7869; diplomati 25 016; con licenza media 35 554; con licenza elementare 31 990; analfabeti 22 552; automezzi circolanti 63 354; abbonamenti TV 30 677. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il territorio di S. conserva tracce di insediamenti del periodo prenuragico e nuragico. Riguardo al primo, importante la grotta di Scala di Giocca, che risale al periodo della cultura di Monte Claro. Sono presenti anche i dolmen di Arcone, Frusciu, Sa Bovula. Domus de janas si trovano invece a Calancoi, Li Cuccureddi, Marinaru, Montale, Oredda, Ponte Secco, Sa Marcesa, Santa Maria de Claro. Sono numerosi ` ridotti a anche i nuraghi, ma per lo piu ` , Andria Mannu, Banruderi: Agliado cali, Ertas, Estru, Fenosu, Ferro, Frusciottu, Giagu de Serra, Gioscari, Iscalaccas, Li Luzzani, Liori, Mandras, Pilotta, Punta Manna, Sa Bosa, Speranza, Uccari, Ziu Santona. & PATRIMONIO ARTISTICO, CULTURALE ` assunse la sua E AMBIENTALE La citta forma urbana tra la fine del secolo XIII

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Sassari ` all’ine l’inizio del XIV e si sviluppo terno di una cinta di mura che racchiudeva l’area dove oggi sorge il centro ` . In questa parte si storico della citta trova il Duomo, intitolato a San Nicola da Bari. Edificato in forme romaniche ` del secolo XIII, fu nella seconda meta la prima parrocchia della nascente Sassari prima che nel 1278 fossero co` cattestituite le altre quattro. Divento ` prima di drale nel 1441 e, anche se gia allora aveva avuto diverse ristrutturazioni, fu necessaria una sua radicale ricostruzione. Nel 1480 furono iniziati i lavori che portarono alla ristrutturazione dell’interno, alla costruzione della grande cupola e di molte delle cappelle laterali. I lavori andarono avanti lentamente a causa della scar` di mezzi e si protrassero fino alla sita ` del secolo XVI, richiedendo l’immeta pegno degli arcivescovi che via via si succedevano. Dell’impianto originario furono mantenuti il campanile a canna quadrata e brevi tratti dei muri perimetrali; l’interno a una sola navata assunse le forme del gotico-catalano. Nel corso del secolo XVII furono fatte ulteriori modifiche e alla fine del secolo la facciata gotica che aveva ceduto fu demolita e sostituita con l’attuale, inserita in un corpo porticato che la sorregge e coronata da un fastigio tipicamente barocco, arricchita da nicchie e decorazioni. Anche l’interno fu modificato e arricchito da nuovi arredi marmorei e da nuovi affreschi. Negli ultimi anni vi ha trovato sede un Museo diocesano con statue, paramenti e altri do`. cumenti della vita religiosa della citta Vicino al Duomo si trova la chiesa di San Michele, intitolata in origine a San Gavino; fu costruita tra il 1708 e il 1717; ha l’impianto a una navata completata dall’abside semicircolare e la ` scandita da volta a botte; la facciata e

lesene, chiusa da un fastigio ricurvo e si apre su una scalinata.

Sassari – Duomo.

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Sassari Tra le altre parrocchie ‘‘storiche’’ viene poi quella di Sant’Apollinare, che fu edificata in forme romaniche ma nel corso dei secoli ha subı`to numerose modificazioni. Nel 1646 fu ricostruita completamente la facciata e il suo interno, distrutto da un incendio, fu completamente rifatto nel 1906. Conserva un crocifisso di legno del Trecento, alcuni quadri del Seicento e una bella collezione di argenterie liturgiche di scuola napoletana e geno` vese dei secoli XVI e XVII. San Sisto e ` antiche della citta ` , eretta una tra le piu anch’essa a parrocchia nel 1278. Presumibilmente era costruita in forme romaniche con l’impianto a una navata; ` progressivanel corso dei secoli ando mente rovinando, tanto che agli inizi dell’Ottocento si decise di demolirla e ricostruirla ex novo. La nuova chiesa fu terminata nel 1849 su progetto dell’architetto Piretto; ha l’impianto a una sola navata con presbiterio e tre nicchioni a ogni lato in funzione di cap` a volte a botte. La pelle; la copertura e ` scanfacciata nella parte inferiore e dita da lesene e nella parte superiore completata da un timpano su cui si aprono tre finestre; si affaccia su una scalinata. Altra parrocchia del centro storico quella di San Donato. La chiesa fu costruita nell’ultimo quarto del secolo XIII in forme gotiche. Aveva allora una sola navata, l’abside quadrangolare e la copertura in legno a capriate; fu continuamente ristrutturata fino al 1695. La chiesa di Santa Caterina, detta ` e Maria, fu costruita dai anche di Gesu Gesuiti tra il 1586 e il 1606. Il progetto era elaborato da un architetto dell’ordine e fu sviluppato secondo i canoni della Controriforma, ed era simile ad altri che l’ordine stava realizzando in ` . Per la costruzione i molte altre citta Gesuiti si servirono di maestranze lo` a una sola navata con cali. L’impianto e

transetto e presbiterio. Sulla navata si aprono sei cappelle laterali e al transetto si trova una cupola sorretta da un ` ricimponente tamburo. L’interno e chissimo di opere d’arte, tra cui alcuni dipinti del secolo XVII e alcune statue lignee; originariamente l’altare maggiore era in legno intagliato di grande effetto, nel 1890 fu sostituito con quello attuale su disegno di Simone Manca ` collegata con l’ex Casa (=). La chiesa e professa dei Gesuiti, edificio progettato dallo stesso architetto che si era occupato della chiesa; la costruzione fu avviata nel 1597 ma fu completata solo dopo il 1630. Era in comunicazione con la chiesa e aveva due corpi e due ` disabitata e in atcortili; attualmente e tesa di restauro. Lungo il corso Vittorio Emanuele si trova la chiesa di Sant’Andrea, costruita nel secolo XVII grazie alla munificenza di Andrea Vico Guidone (=) per farne la sede della Confraternita del SS. Sacramento che radu` . Ha nava i corsi e i genovesi della citta l’impianto a una navata scandita in due campate e con la volta a botte. La facciata barocca, riccamente adorna, munita di nicchie e partita da lesene, culmina con un timpano triangolare. Nel centro storico si trovano anche alcuni importanti edifici d’uso civile, ` la sede quali il Palazzo ducale, che e attuale del Comune di S. Venne eretto dal Valino (=) tra il 1775 e il 1806 per il duca dell’Asinara Antonio Manca (=) che non fece a tempo ad abitarvi per´ morı` nel 1805. Furono percio ` i suoi che figli a trasferirvi la residenza della famiglia dal palazzo di piazza Tola, pre` a cedente abitazione. Ha tre piani, e ` strutturato pianta quadrangolare ed e ` ; dall’atrio del piano in forme rococo terra, attraverso uno scalone a tenaglia, si accede al primo piano dove si trovano la cappella e i saloni di rappresentanza. Nel secondo piano le altre

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Sassari ` scansale residenziali. La facciata e dita in tre fasce corrispondenti ai piani ` sobriamente elegante, con un amed e pio portale di accesso al cortile sul quale si affaccia un balcone; al primo piano una fuga di finestre incorniciate. Il palazzo fu abitato dalla famiglia per qualche decennio ed era riccamente arredato. Fu acquistato dall’amministrazione comunale che vi trasferı` la propria sede nel 1900. Sul corso Vittorio Emanuele si affacciano la Casa Guarino e la Casa Farris, edifici ricon` la prima ducibili al secolo XV. In realta ˜ ans (=) e la seapparteneva ai Montan conda ai Manca. Sono entrambe in forme gotico-catalane e possono essere considerate un esempio di civile abitazione della S. del tempo. Dell’assetto originario rimane la facciata tripartita, al piano terra hanno un portico sorretto da un colonnato dal quale si accede al fondaco; al primo e al secondo piano si conservano eleganti bifore riccamente adornate di tipiche decorazioni catalane. Il fondaco della casa Guarino fu restaurato nel 1925 e affrescato dal Maninchedda (=). In piazza Tola si affaccia il Palazzo Manca di Usini che fu fatto costruire nella se` del secolo XVI da Giacomo conda meta Manca barone di Usini. Rappresenta un esempio di residenza signorile del secolo XVI, originariamente a due piani; nel secolo XVIII fu costruito an` caratche un terzo piano. La facciata e terizzata da un bel portale contornato da una cornice bugnata di grande effetto scenografico; anche le finestre del primo piano sono delimitate da una cornice di pietra finemente lavo` di rata. Recentemente il palazzo, che e ` comunale, e ` stato restaurato proprieta e adibito a sede della Biblioteca comu` situato nel Corso nale. Il Teatro civico e e sorge sulla sede dell’antico palazzo medioevale del Comune che fu demo-

lito agli inizi dell’Ottocento. Il nuovo edificio fu avviato nel 1826 e completato nel 1829; progettato dal Cominotti (=), prevedeva una duplice funzione, quella di nuovo Palazzo comunale e quella di annesso teatro civico; ma da subito si comprese che era poco funzionale alle esigenze del comune, per cui nel 1879 gli uffici furono trasferiti al Palazzo d’Usini e nel 1900 a Palazzo ducale. Il teatro, le cui decorazioni originarie furono demolite nel 1947, ha una ` molto elepianta a ferro di cavallo ed e gante. L’edificio svolge una importante funzione durante la festa dei Candelieri (=). In via delle Muraglie, nei pressi della porta Rosello, si trova la Frumentaria, costruita a partire dal 1597 da maestranze locali e completata entro il 1610; era destinata ai magaz` il primo esempio di zini del grano. E deposito pubblico di grano; la sua fun` legata alla procedura dell’afzione e ` foro (=); ha due piani, il piano terra e molto semplice e disadorno, il piano superiore, a cui si accede da una scala ` partito in grandi arcate a seesterna, e sto acuto di sicuro effetto. Restaurato di recente, l’edificio viene utilizzato ` culturali. Restano per molte attivita `, ai margini del centro storico, qua e la tratti della cinta delle mura. La sua costruzione ebbe inizio alla fine del secolo XIII e fu completata ai primi del Trecento. Le mura erano non molto alte ed erano protette dal fossato; vi si aprivano quattro porte: la porta Gurusele, detta anche di Rosello, la porta detta Capu de Vila, detta anche porta Castello, la porta Utzeri e quella di Santu Flasiu, detta anche porta di Sant’Antonio. La cinta inoltre era rafforzata da un certo numero di torri; dopo il 1340 gli Aragonesi costruirono inoltre un castello le cui strutture si integrarono nella cinta muraria. Quando a ` perse partire dal Quattrocento la citta

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Sassari qualsiasi funzione strategica, l’amministrazione, a corto di riserve finanzia` piu ` alcuna risorsa alle rie, non dedico mura. La decadenza della cinta conti` e pochi interventi furono posti in nuo essere nel corso dei secoli successivi. Della vecchia cinta si sono conservati alcuni brevi tratti e qualche torre, il re` stato demolito o instante perimetro e globato in costruzioni successive. Al di fuori della cinta si trova la chiesa di Sant’Antonio Abate, costruita con ` pianta a croce latina in prossimita della porta omonima; apparteneva all’ordine dei Serviti e fu portata a termine nei primi decenni del secolo XVIII, dopo la demolizione di una precedente chiesa. Ha un’unica navata su cui si affacciano le cappelle laterali e ` completato si innesta il transetto che e da due cappelle e dalla zona del presbi` arricchito da un imterio. L’interno e ` biponente altare ligneo; la facciata e partita, nella parte inferiore si apre un grande portale inquadrato da eleganti colonne, nella parte superiore, delimitata da un elemento curvilineo, si aprono tre finestre. Nei pressi delle mura si trovava anche la chiesa di Santa Maria di Betlem, che fu costruita ` del secolo XIII dai nella seconda meta Francescani, quando il Comune di S. era sotto l’egemonia genovese. Attualmente inserita nel tessuto urbano, quando fu eretta sorgeva vicino a porta Utzeri; aveva forme romanico-lom` risentono dell’influsso barde che pero della nascente arte gotica; la pianta era a croce greca, mononavata e coperta in legno a capriate, nel transetto invece la copertura era a volte. Fu ristrutturata nel 1465 quando furono edificate le grandi volte a crociera e costruite alcune cappelle laterali in stile gotico-aragonese. Ulteriori interventi furono fatti nel corso dei secoli XVIII e XIX, quando nel 1823 Antonio Cano

(=) demolı` il transetto e, modificando le cappelle aragonesi e ampliando la zona dell’abside, costruı` la cupola in forme neoclassiche. Fu rifatto anche l’interno. Della costruzione originaria rimane attualmente parte della facciata principale col bel portale in forme romanico-pisane e il grande rosone incompleto. La chiesa ha una grande importanza nella storia di S. ´ e ` la sede delle feste in onore perche all’Assunta e il punto d’arrivo della sfilata dei Candelieri (=). La chiesa di San Pietro di Silki era in origine la parrocchiale dell’antico villaggio di Silki ` inserita nel tessuto urbano (=); oggi e ` annessa all’omonimo monadi S. ed e stero. Fu fondata dal giudice Mariano I nel corso del secolo XI in forme romaniche e completata entro il secolo XIII. All’origine aveva un’aula mononavata e il campanile; quando nel corso del secolo XV il convento venne concesso ai Francescani, l’assetto romanico ` a essere modifidella chiesa comincio cato con l’aggiunta di alcune cappelle in forme gotico-aragonesi, tra le quali quella dedicata alla Madonna delle Grazie. Nel corso del secolo XVI fu avviato il suo ampliamento che si concluse nel 1641. I lavori riguardarono soprattutto il convento, dove fu completato il chiostro a due piani con archetti a sesto acuto e fu costruito un portico di accesso alla chiesa. Anche la chiesa subı` qualche modificazione, soprattutto nelle cappelle; nel 1640 vi fu costruito il mausoleo del barone di Usini. Nella zona di espansione della ` oltre piazza d’Italia si trova la citta chiesa di San Giuseppe, nuova parrocchia costruita nel 1884 sul progetto di Francesco Agnesa per impulso di monsignor Diego Marongiu Del Rio (=). Ha forme neoclassiche, l’impianto a tre navate completate dall’abside semicircolare, la copertura con volte a botte; la

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Sassari ` partita da colonne corinzie facciata e che sorreggono il timpano triangolare. Ai margini del quartiere Cappuccini si trova la chiesa di San Francesco, costruita nel Medioevo fuori dalla cerchia delle mura. Apparteneva ai Serviti, che vi edificarono un convento, ed era conosciuta come Madonna di Valverde o Chiesa del Monte; nel 1591 fu acquisita dai Cappuccini che diedero in cambio ai Serviti la chiesa e il convento di Sant’Antonio Abate. Agli inizi del secolo XVII i nuovi proprietari ne modificarono l’assetto ricostruendo ex novo l’antica chiesa della quale fu conservata una delle cappelle laterali. Attualmente l’edificio ha l’impianto a una navata arricchita da cappelle laterali e scandita in quattro campate con archi a crociera chiusi da gemme finemente lavorate. Nei pressi del cimitero si trova San Paolo, chiesa costruita agli inizi del secolo XIV in forme romaniche tarde. Nei secoli successivi subı` molti restauri e fu ricostruita dopo il 1633 quando ne entrarono in possesso i Mercedari. Ha un impianto a una sola navata completata da alcune cappelle laterali e da un vano che contiene l’al` a volte a tare maggiore; la copertura e botte. La facciata, scandita in tre ` completata da un campi da lesene, e timpano triangolare e dal campanile a vela; i muri perimetrali sono rafforzati da contrafforti. Nei nuovi quartieri della parte occidentale si trova Sant’Agostino, chiesa costruita nel secolo XVI in forme tardogotiche e completata nel 1606 con la facciata a portico; ` risuccessivamente fu restaurata a piu ´ prese fino al 1952, anno in cui, poiche minacciava di crollare, fu praticamente rifatta. Attualmente ha un impianto a una sola navata scandita in cinque campate con volta a crociera e completata da un’abside quadrata; ` la cantoria. nella prima campata e

Sulla navata si affacciano le cappelle laterali, alcune aperte da archi ogivali. ` custodita la statua della All’interno e Madonna del Buoncammino, patrona del Gremio dei viandanti. Nei pressi della vecchia cerchia delle mura si trovano vari importanti edifici a carattere civile, prima tra tutte la Fonte di Ro` , che si trova sello, simbolo della citta nella vallata di fronte all’antica porta omonima. La grande risorgiva era conosciuta fin dal Medioevo e veniva chiamata ‘‘di Gurusele’’ con riferimento alla vicina porta che dava ac` . Alla fine del secolo cesso alla citta XVI l’amministrazione cittadina volle ` a darle forma monumentale e affido due bravi artigiani genovesi il compito. La fontana fu quindi terminata tra il 1605 e il 1606 assumendo l’aspetto at` costituita da tuale. Sostanzialmente e due parallelepipedi sovrapposti, rivestiti di marmo verde e bianco e dalle forme vagamente rinascimentali, sormontati da due archi incrociati recanti al loro culmine una statuetta di San Ga` arvino a cavallo. Il blocco maggiore e ricchito da alcune statue, tra le quali quelle delle quattro stagioni, e dalle 12 bocche leonine dalle quali sgorga sempre abbondante l’acqua. Nei pressi si trova il mercato, costruito nel 1863 nel quadro del rinnovamento urbani` per razionalizzare il stico della citta commercio e creare condizioni igieniche migliori per la vendita degli alimentari. Di grande interesse sono la tettoia in ghisa tipica dell’epoca e i banchi di vendita disposti secondo una pianta razionale. Nella zona di nuovo sviluppo della parte opposta si trova la piazza d’Italia, realizzata nella ` dell’Ottocento secondo seconda meta le direttive del piano di sviluppo urbanistico elaborato dal Cominotti (=) e dal Marchesi (=). Racchiude uno spazio della superficie di 1 ha e al centro

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Sassari ospita il monumento a Vittorio Emanuele II realizzato dal Sartorio (=) e inaugurato da Umberto I nel 1899; la piazza forma un complesso armonica` teatro mente elegante che da sempre e ` tipiche abitudini sasdi una delle piu saresi, l’incontro, la passeggiata e la conversazione dei cittadini, abitudine ` non rinuncia. Tra gli alla quale la citta ` edifici che vi si affacciano quello piu ` il Palazzo della Prorappresentativo e vincia, che fu progettato dagli architetti Sironi e Borgnini e costruito tra il ` allo 1873 e il 1880. Ha tre piani, si rifa stile neoclassico; la facciata ha tre ordini di finestre e culmina in un fregio. Vi si accede da un elegante cortile e attraverso uno scalone si giunge agli appartamenti interni dove sono, tra l’altro, la maestosa sala consiliare decorata dallo Sciuti (=) e l’apparta` Umberto I e la mento reale che ospito regina nel 1899. Tra le chiese della campagna va ricordato per primo il santuario del Lattedolce, che risale al secolo XIVe attorno al quale dal 1964 si ` sviluppato l’omonimo popoloso quare `, tiere. All’estrema periferia della citta ma a poca distanza l’una dall’altra, si trovano le chiese di Santa Barbara di Li Punti e di Sant’Antonio di Noi Noi, attualmente molto rovinate; erano forse le chiese di un villaggio oggi scomparso. Quella di Sant’Antonio fu costruita in forme romaniche nella prima ` del secolo XIII, con una sola nameta vata absidata e la copertura in legno a ` estremamente capriate. La facciata e semplice, arricchita da un campaniletto a vela e da un portale architravato e lunettato; era ornata anche da otto bacini ceramici inseriti in simmetria. La chiesa di Santa Barbara fu costruita invece in forme romaniche nella se` del secolo XIII, ha una conda meta sola navata con abside e la copertura ` arricin legno a capriate. La facciata e

chita da un campanile a vela e da una decorazione composta da 48 archetti che prosegue nei fianchi e nell’abside: quasi tutti avevano inserito nella lunetta un bacino ceramico che provocava all’esterno dell’edificio un effetto di straordinaria ricchezza di colori. La chiesa di San Michele di Murusas fu ` del secolo costruita nella prima meta XIII in forme romaniche e apparteneva allo scomparso villaggio di Muru` , non ` alla periferia della citta sas; oggi e molto distante dalla borgata di Li Punti. Di strutture essenziali, ha una sola navata con abside ed era coperta ` liscia, in legno a capriate. La facciata e arricchita soltanto da un piccolo campanile a vela e da uno spoglio portale al centro. San Michele di Plaiano sorge invece lungo la strada per Platamona, a qualche chilometro dall’abitato; fu costruita dall’Opera di Santa Maria di ` del secolo XI Pisa nella seconda meta su un territorio donato dal giudice Mariano I di Torres e successivamente ceduta ai Camaldolesi, quindi ristrutturata e ingrandita. Ha un’aula a una sola navata con copertura in legno a ` costruita in cantoni di capriate ed e arenaria di mezza pezzatura. La fac` tripartita da lesene che termiciata e ` abbellita da un pornano con archi ed e tale lunettato. San Giacomo di Taniga si trova dietro il complesso ospedaliero di San Camillo; risale al secolo XIV, ha forme gotiche ed era in origine parrocchia dello scomparso villaggio di Taniga. Ha una sola navata e un’ab` a caside rettangolare; la copertura e priate nella navata, con volta a cro` arricciera nell’abside. La facciata e chita da un portale con un architrave in trachite rossa e da una grande finestra gotica. Molto interessanti sono anche le fiancate che presentano pregevoli elementi gotici, tra i quali teste umane e di animali allineate subito

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Sassari sotto la linea di gronda. Nei pressi si trova la chiesetta di Santa Maria, che apparteneva in origine ai monaci cassinesi ed era andata progressivamente in rovina. Fu ricostruita nel secolo XVIII in forme barocche. Caratteri` la sua facciata completata dal stica e timpano ricurvo e da un campaniletto ` una chiesa che a vela. San Quirico e ` Eba Ciara. Costruita sorge in localita nel secolo XII, era originariamente dedicata a San Martino. Nel corso dei secoli subı` numerose modifiche e fu interamente ricostruita nel Seicento in forme baroccheggianti. Ha l’impianto a una sola navata e la copertura a volte ` arricchita da un a botte; la facciata e campanile a vela e dal portale architravato e lunettato. Al suo interno conserva un altare del Settecento. Sant’Anatolia, situata a qualche chilometro ` in regione Caniga, fu codalla citta struita nel Medioevo e radicalmente ristrutturata nel secolo XVI; ha una navata unica con abside. All’esterno la ` completata dal campanile a facciata e vela e preceduta da un atrio che si regge su colonne con capitelli ornati di figure antropomorfe. Santa Marghe` rita de lo Ardo, situata in localita Truncu Reale, fu costruita in forme romaniche nel secolo XIV ed era forse la parrocchia del villaggio scomparso di Ardu. Ne rimangono alcuni ruderi dei muri perimetrali che sono elegantemente decorati con motivi ad archetti ` posta a circa 1 pensili. San Francesco e ` nella localita ` omonima. km dalla citta Fu costruita nel secolo XVII, ha una unica navata rettangolare e la coper` detura con volta a botte; la facciata e corata e fino agli anni Cinquanta recava affreschi con episodi della vita ` si del santo. Santa Barbara di Molafa trova lungo la vecchia strada per Ittiri, nella regione omonima a 8 km dalla ` . Costruita nel secolo XVIII, ha citta

` un’insolita aula circolare; la facciata e arricchita da un portale ad arco affiancato da due oculi. Accostato alla chiesa si trova un edificio a due piani di grandi proporzioni, un tempo probabilmente utilizzato come mulino ad ac` un’altra chiesa siqua. Sant’Eusebio e tuata a poca distanza dall’abitato lungo la strada per Ittiri. Costruita nel Medioevo in forme romaniche, fu radicalmente restaurata nel secolo XIX. Ha l’impianto a una sola navata comple` in legno tata dall’abside; la copertura e ` arricchita da a capriate. La facciata e un campaniletto a vela; sul muro perimetrale sinistro si aprono due monofore. Del patrimonio naturalistico che si trova distribuito nell’ampio territorio ricordiamo gli stagni di Platamona, luogo di soggiorno di fauna stanziale e migratoria, e il lago di Baratz, unico lago naturale della Sardegna, dove l’Amministrazione provinciale tiene, a uso soprattutto delle scuole, un Centro per l’Educazione ambientale.

Sassari – Fonte di Rosello.

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Sassari FESTE E TRADIZIONI POPOLARI La penultima domenica di maggio si tiene ` la Cavalcata sarda, grande rasin citta segna del folclore isolano che trae le sue origini dall’abitudine di mostrare agli ospiti illustri i costumi delle zone interne. Un evento del genere si ebbe nel 1711 in onore di Filippo V, e ancora nel 1899 in onore di re Umberto I e della regina Margherita. La Cavalcata ha assunto carattere stabile nel 1951, per iniziativa del Rotary cittadino che, in concomitanza con l’aumento dei flussi turistici, si propose di offrire ai forestieri una rassegna del meglio che l’isola potesse offrire nel campo dell’abbigliamento tradizionale e delle tradizioni popolari. La Cavalcata ha tre distinti momenti: al mattino la sfilata, che si svolge lungo un percorso at` importanti del traverso le strade piu centro storico, alla quale partecipano mediamente oltre duemila costumi e qualche centinaio di cavalli che danno vita lungo il percorso a esibizioni con canti e balli e, talvolta, a spericolate esibizioni di abili cavalieri; nel pome` di Sassari’’, che si riggio il Palio ‘‘Citta svolge all’ippodromo ‘‘Pinna’’, durante il quale si esibiscono i cavalieri di tutta l’isola nelle spettacolari e tradizionali pariglie; la sera il Festival del Folclore, che si svolge in piazza d’Italia, al quale partecipano gruppi in costume che si esibiscono in canti e danze tradizionali. La Cavalcata rimane comunque una festa per forestieri; la manifesta`e zione legata alle tradizioni della citta ` invece quella dei veramente sentita e Candelieri (=), che si tiene il 14 agosto.

&

Sassari, diocesi di Diocesi antica` mente chiamata di Turris o di Torres: e ` antica diocesi della Sardegna la piu dopo quella di Cagliari. Aveva sede in Torres, e pur avendo fin dal secolo XIII spostato la loro residenza a Sassari i suoi vescovi continuarono a intitolarsi

arcivescovi di Torres. A partire dal `, la sede fu realmente trasfe1441, pero rita a Sassari e gli arcivescovi cominciarono a intitolarsi arcivescovi di Sassari; avevano come diocesi suffraganee Sorres, Ampurias, Bisarcio, Castro, Ottana e Bosa. Nel 1503 Giulio II unı` a quella di Sassari le diocesi di Ploaghe e di Sorres. ARCIVESCOVI DI TURRIS 1. Felice, reggeva la diocesi nel 484. 2. Mariniano, reggeva la diocesi tra il 591 e il 599. 3. Valentino, reggeva la diocesi nel 649; Anonimo (o Novello?). ARCIVESCOVI DI TORRES 4. Simone, reggeva la diocesi nel 1065. 5. Costantino di Castra, reggeva la diocesi tra il 1073 e il 1074. 6. Cristoforo, reggeva la diocesi nel 1090. 7. Attone, reggeva la diocesi tra il 1112 e il 1114. 8. Manfredi, reggeva la diocesi nel 1116. 9. Anonimo, reggeva la diocesi nel 1118. 10. Vitale Tola, resse la diocesi tra il 1117 e il 1122. 11. Costantino Berrica, vescovo di Ploaghe prima del 1125, fu nominato arcivescovo nel 1127. 12. Attone, reggeva la diocesi nel 1134. 13. Pietro de Canneto, era vescovo di Ploaghe quando nel 1134 fu nominato arcivescovo, resse la diocesi fino al 1139. 14. Attone, resse la diocesi tra il 1139 e il 1146. 15. Pietro, frate, resse la diocesi tra il 1154 e il 1170. 16. Alberto, era monaco cassinese quando nel 1170 fu nominato arcivescovo, resse la diocesi fino al 1179. 17. Erberto, monaco cistercense, era abate di Montes quando nel 1181 fu nominato arcivescovo, resse la diocesi fino al 1195. 18. Anonimo, resse la diocesi dal 1195 al 1200, quando fu trasferito in altra sede da Innocenzo III. 19. Bandino, era canonico di Pisa quando nel 1196 fu nominato arcivescovo, resse la diocesi fino al 1199. 20. Biagio, era maestro e notaio quando nel 1202 fu nominato arcivescovo, resse la diocesi fino al 1215. 21. Ano-

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Sassari nimo, cui scrisse Onorio III nel 1218. 22. Gianuario, reggeva la diocesi nel 1225. 23. Piacentino, reggeva la diocesi nel 1230. 24. Opizzo di Genova, resse la diocesi tra il 1230 e il 1231. 25. Anonimo, ricordato nel 1233 da Gregorio IX. 26. Anonimo, ricordato da Gregorio IX. 27. Sede vacante nel 1247. 28. Stefano, frate domenicano, resse la diocesi tra il 1249 e il 1252. 29. Anonimo, cui nel 1254 scrisse Innocenzo IV. 30. Anonimo, ricordato da Alessandro IV nel 1255. 31. Anonimo, reggeva la diocesi nel 1257. 32. Prospero, monaco cistercense, era abate di Preully quando nel 1261 fu nominato arcivescovo, resse la diocesi fino al 1264. 33. Torgotorio, resse la diocesi tra il 1278 e il 1290. 34. Pandolfo, era vescovo di Patti quando nel 1290 fu nominato arcivescovo, resse la diocesi fino al 1296, anno in cui fu trasferito ad Ancona. 35. Giovanni, frate minore, era vescovo di Nicosia quando nel 1296 fu nominato arcivescovo, resse la diocesi fino al 1298. 36. Tedicio, era priore di San Sisto a Pisa quando nel 1298 fu nominato arcivescovo, resse la diocesi fino al 1322. 37. Giacomo, era pievano di Tissi quando nel 1324 fu nominato arcivescovo, resse la diocesi fino al 1327. 38. Pietro de Portello, monaco domenicano, resse la diocesi tra il 1327 e il 1349. 39. Bartolomeo Ialmar, era canonico di Torres quando nel 1349 fu nominato arcivescovo, resse la diocesi fino al 1352. 40. Diego Navasquez, monaco carmelitano, resse la diocesi tra il 1354 e il 1355. 41. Arnaldo Bordach, cistercense, era monaco nel monastero di Santa Creu quando nel 1355 fu nominato arcivescovo, resse la diocesi fino al 1360. 42. Arnaldo Baiuli, apparteneva all’ordine dei Frati minori, resse la diocesi tra il 1360 e il 1368. 43. Bernardo, era vescovo di Ploaghe quando nel 1368 fu nominato arcivescovo, nel

` fu trasferito a Cagliari. 44. 1369 pero Guglielmo Belvaysii, appartenente all’ordine dei Frati minori, era vescovo titolare di Nazaret quando nel 1369 fu nominato arcivescovo, nel 1371 fu trasferito a Coira. 45. Giacomo Gualterotti Lanfranchi, apparteneva all’ordine dei Domenicani ed era maestro di Teologia quando nel 1371 fu nominato arcivescovo, resse la diocesi fino al 1372. 46. Giacomo Petri, apparteneva all’ordine dei Domenicani, resse la diocesi tra il 1372 e il 1373. 47. Giovanni de Fornellis, apparteneva all’ordine dei Frati minori ed era maestro di Teologia, reggeva la diocesi nel 1373. 48. Guglielmo, nominato da Urbano VI, reggeva la diocesi nel 1378. 49. Bertando, nominato da Urbano VI, reggeva la diocesi nel 1379. 50. Paolo, nominato da Urbano VI, reggeva la diocesi nel 1379. 51. Giacomo, nominato da Bonifacio IX. 52. Francesco, nominato da Bonifacio IX. 53. Giovanni de Passaviis, apparteneva all’ordine dei Domenicani, era priore di Urgell quando nel 1391 fu nominato arcivescovo dall’antipapa Clemente VII. 54. Ubaldino Bonamici, era vescovo di Cortona quando nel 1393 fu nominato arcivescovo da Bonifacio IX, nel 1396 fu trasferito a Oristano. 55. Antonio Cipollonio, appartenente all’ordine dei Domenicani, era vescovo di Egina in Grecia, quando nel 1397 fu nominato arcivescovo. 56. Perino (Primo?, Priamo?), resse la diocesi tra il 1399 e il 1412. 57. Giovanni de Azaro, era parroco di San Nicola di Sassari quando nel 1412 fu nominato arcivescovo dall’antipapa Giovanni XXIII, resse la diocesi fino al 1422. ARCIVESCOVI DI SASSARI 1. Pietro Spano, era canonico di Torres quando nel 1422 fu nominato arcivescovo, nel 1441 trasferı` la sede a Sassari e resse la diocesi fino al 1448. 2. Antonio Cano, era vescovo di Bisarcio

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Sassari quando nel 1448 fu nominato arcivescovo, resse la diocesi fino al 1476. 3. Giovanni de Sos, era decano della cattedrale di Barcellona quando nel 1478 fu nominato arcivescovo. 4. Berengario de Sos, resse la diocesi tra il 1481 e il 1500. 5. Francesco Pellicer, era vescovo coadiutore con diritto di successione quando nel 1500 fu nominato arcivescovo, resse la diocesi fino al 1509. 6. Angelo Leonini, era vescovo di Tivoli quando nel 1509 fu nominato arcivescovo, resse la diocesi fino al 1515. 7. Francesco Minerbeti de Medici, fu nominato arcivescovo nel 1515 ma rinun` e fu trasferito ad Arezzo. 8. Giocio vanni Sanna, era vescovo di Ales quando nel 1516 fu nominato arcivescovo, resse la diocesi fino al 1524. 9. Salvatore Alepus, resse la diocesi tra il `, era 1524 e il 1566. 10. Giovanni Segria vescovo titolare di Cristopoli e arcidiacono di Valencia quando nel 1568 fu nominato arcivescovo, nel 1569 fu trasferito a Palermo (ma morı` a Cagliari prima di potersi imbarcare per la Sicilia). 11. Martino Martı´nez de Villar, era inquisitore per la Sardegna quando nel 1569 fu nominato arcivescovo, nel 1572 fu trasferito a Barcellona. 12. Mi˜ ez, sacerdote di Tarragona, chele Iban resse la diocesi tra il 1572 e il 1573. 13. Alfonso de Lorca, dottore in Diritto canonico, era inquisitore per la Sardegna quando nel 1576 fu nominato arcivescovo, resse la diocesi fino al 1603. 14. Andrea Bacallar, era vescovo di Alghero quando nel 1604 fu nominato arcivescovo, resse la diocesi fino al 1612. 15. Gavino Manca Cedrelles, era vescovo di Alghero quando nel 1613 fu nominato arcivescovo, resse la diocesi fino al 1620. 16. Antonio Canopolo, era arcivescovo di Oristano quando nel 1620 fu trasferito a Sassari, resse la diocesi fino al 1621. 17. Giacomo Passamar, era vescovo di Ampurias quando nel

1622 fu nominato arcivescovo, resse la diocesi fino al 1643. 18. Andrea Manca, era vescovo di Ampurias quando nel 1644 fu nominato arcivescovo, resse la diocesi fino al 1652. 19. Gaspare Litago, era vescovo di Ampurias quando nel 1656 fu nominato arcivescovo, ma morı` nello stesso anno. 20. Onofrio Gerona, era decano della cattedrale di Cagliari quando fu nominato arcivescovo nel 1659, ma morı` nello stesso anno. 21. ˜ igo Royo, appartenente all’ordine In dei Benedettini, era abate di San Vittoriano quando fu nominato arcivescovo nel 1660, resse la diocesi fino al 1670. 22. Gavino Cattayna, era vescovo di Bosa quando nel 1671 fu nominato arcivescovo, resse la diocesi fino al 1678. 23. Antonio de Vergara, appartenente all’ordine dei Domenicani, maestro di Teologia, era vicario generale del Guatemala quando nel 1680 fu nominato arcivescovo, resse la diocesi fino al 1683 quando fu trasferito a Cagliari. 24. Giovanni Morillo Velarde, dottore in utroque, resse la diocesi tra il 1685 e il 1699. 25. Giuseppe Sicardo, appartenente all’ordine degli Eremitani, dottore in Teologia, resse la diocesi tra il 1702 e il 1714. 26. Gaspare Fuster, appartenente all’ordine degli Oratoriani e dottore in Teologia, era professore al` di Valencia quando nel l’Universita 1714 fu nominato arcivescovo, resse la diocesi fino al 1720. 27. Costantino Giordini, appartenente all’ordine dei Carmelitani scalzi, professore di Filosofia, era provinciale del suo ordine quando nel 1726 fu nominato arcivescovo, resse la diocesi fino al 1729. 28. Bernardino Ignazio Roero di Cortanze, appartenente all’ordine dei Cappuccini, era provinciale del Piemonte quando nel 1730 fu nominato arcivescovo, resse la diocesi fino al 1741. 29. Matteo de Bertollinis, era vescovo di Alghero quando nel 1741 fu nominato

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Sassari arcivescovo, resse la diocesi fino al 1750. 30. Carlo Francesco Casanova, era vescovo di Alghero quando nel 1751 fu nominato arcivescovo, resse la diocesi fino al 1763. 31. Giulio Cesare Viancini, laureato in utroque, era rettore del Collegio delle province a Torino quando nel 1763 fu nominato arcivescovo, resse la diocesi fino al 1772 quando fu trasferito a Biella. 32. Giuseppe Maria Incisa Beccaria, era vescovo di Alghero quando nel 1772 fu nominato arcivescovo, resse la diocesi fino al 1782. 33. Filippo Giacinto Olivieri di Vernier, dottore in utroque, resse la diocesi tra il 1784 e il 1787. 34. Giacinto della Torre, appartenente all’ordine degli Eremitani, era lettore di Teologia quando nel 1790 fu nominato arcivescovo, resse la diocesi fino al 1797 quando fu trasferito ad Acqui. 35. Giovanni Battista Simon, dottore in utroque, era vicario generale e capitolare di Sassari quando nel 1798 fu nominato arcivescovo, resse la diocesi fino al 1806. 36. Gavino Murru, era vescovo di Bosa quando nel 1819 fu nominato arcivescovo, resse la diocesi fino al 1820. 37. Carlo Tommaso Arnosio, dottore in Teologia, resse la diocesi tra il 1822 e il 1828. 38. Giovanni Antonio Gianotti, dottore in utroque, era canonico penitenziere della diocesi di Torino quando nel 1833 fu nominato arcivescovo, resse la diocesi fino al 1837, quando fu trasferito a Saluzzo. 39. Alessandro Domenico Varesini, dottore in utroque, era canonico ad Aosta quando nel 1838 fu nominato arcivescovo, resse la diocesi fino al 1864. 40. Diego Marongio Delrio, dottore in utroque, ` e era professore presso l’Universita decano capitolare quando nel 1871 fu nominato arcivescovo, resse la diocesi fino al 1905. 41. Emilio Parodi, appartenente all’ordine dei Vincenziani, dal 1902 era vescovo coadiutore con diritto

a successione quando nel 1905 fu nominato arcivescovo, resse la diocesi fino al 1916. 42. Cleto Cassani, dottore in utroque, vescovo titolare di Tacia Montana e coadiutore quando nel 1917 fu nominato arcivescovo, resse la diocesi `. 43. Maufino al 1929, quando rinuncio rilio Fossati, era vescovo di Nuoro quando nel 1929 fu nominato arcivescovo, resse la diocesi fino al 1930, quando fu trasferito a Torino (nominato cardinale nel 1933). 44. Arcangelo Mazzotti, appartenente all’ordine dei Minori osservanti, resse la diocesi dal 1931 al 1961. 45. Agostino Saba, laureato in Lettere e Filosofia, era vescovo di Nicotera e di Tropea quando nel 1961 fu nominato arcivescovo, resse la diocesi fino al 1962. 46. Paolo Carta, laureato in Economia, era vescovo di Foggia quando nel 1962 fu nominato arcivescovo, resse la diocesi `, laufino al 1982. 47. Salvatore Isgro reato in utroque, era vescovo di Gravina quando nel 1982 fu nominato arcivescovo, resse la diocesi fino al 2005. 48. Paolo Atzei, appartenente all’ordine dei Minori, laureato in Teologia, era vescovo di Tempio quando nel 2005 ` stato nominato arcivescovo. e La diocesi ha avuto giurisdizione, nel corso dei secoli, sulle parrocchie dei villaggi di: Altasar, Arave, Ardo, Banari, Bancali, Bangios, Barake, Bessude, Billikennor, Bionis, Biosevi, Bonnanaro, Bonorva, Borutta, Bosue, Bualis, Cannedu, Cansello, Cargeghe, Cheremule, Cleu, Codrongianos, Cossoine, Crucca, Cuga, Curtajanna, Domusnovas, Duosnuraghes, Elba, Enene, Erisi, Eristala, Erquilli, Erthas, Esse, Essola, Filisquentino, Florinas, Gennor, Gerito, Giave, Giliti, Gutoi, Iscalas, Issi, Ittireddu, Ittiri, Jenano, Jonc ¸a, Juncu, Ledaur, Lentas, Lequili, Liessis, Li Punti, Logu, Manuscolca, Mascar, Mores, Muros, Murusas, Noale, Nonnoi,

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Sassari Nurachertos, Nuraghe Longu, Nurchi, Occoa, Osilo, Ossi, Ottava, Palmadula, Paulis, Plaiano, Ploaghe, Porto Torres, Querqui, Quiteroni, Santa Giusta de Monte, Sassalu, Sassari, Save, Semestene, Sennori, Settepalme, Siligo, Silki, Silvori, Sojana, Sorso, Stintino, Tamarikes, Taniga, Tavera, Thiesi, Thilikennor, Thitari, Tissi, Torralba, Tottubella, Turrighe, Uralossi, Uri, Uruspe, Usini, Ussi, Utali, Villafranca di Erice.

perduto tutta la parte orientale in seguito alla L.R. n. 9/2001, che ha dato vita alla provincia di Olbia-Tempio. Ora occupa la parte nord-occidentale dell’isola, un territorio prevalentemente collinare intercalato da brevi ` economiche sono pianure. Le attivita all’interno l’allevamento e l’agricoltura; lungo il litorale intense le iniziative turistiche e balneari, concentrate in particolare a Castelsardo, Stintino e ` centro Alghero; il capoluogo Sassari e soprattutto di commerci e servizi. Le ` industriali, di natura petrolattivita chimica, predominano a Porto Torres. Tra i centri maggiori Alghero, 34 000 abitanti; Castelsardo, 5000; Ittiri, 9000; Ozieri, 11 000; Porto Torres, 21 000; Sennori, 7000; Sorso, 12 000. Il capoluogo Sassari conta 120 000 abitanti.

Provincia di Sassari – Terme centrali di Porto Torres.

Sassari, provincia di Circoscrizione amministrativa della Sardegna che si estende per 4282 km2 e ospita 322 000 abitanti. Ebbe una prima configurazione con le riforme introdotte da Carlo Felice nel 1821, che individuavano nell’isola dieci province. Nel 1859 la Sardegna fu divisa invece in due sole province, Cagliari e Sassari, e quest’ultima comprendeva anche il territorio di quella di Nuoro, configurata in forma autonoma nel 1927. La provincia di Sassari non ha risentito della costituzione della nuova provincia di Oristano, nel 1974, mentre ha

Provincia di Sassari – Veduta di Ozieri con la cattedrale.

COMUNI Alghero, Anela, Ardara, Banari, Benetutti, Bessude, Bonnanaro, Bono, Bonorva, Borutta, Bottidda, Bultei, Bulzi, Burgos, Cargeghe, Castelsardo, Cheremule, Chiaramonti, Codrongianos, Cossoine, Erula, Esporlatu, Florinas, Giave, Illorai, Ittireddu, Ittiri, Laerru, Mara, Martis, Monteleone Rocca Doria, Mores, Muros, Nu` , Nule, Nulvi, Olghedu San Nicolo medo, Osilo, Ossi, Ozieri, Padria, Pattada, Perfugas, Ploaghe, Porto Torres, Pozzomaggiore, Putifigari, Romana,

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Sassifraga Santa Maria Coghinas, Sassari, Sedini, Semestene, Sennori, Siligo, Sorso, Stintino, Tergu, Thiesi, Tissi, Torralba, Tula, Uri, Usini, Valledoria, Viddalba, Villanova Monteleone.

Sassifraga – Particolare durante la fioritura.

Sassifraga Genere di piante della famiglia delle Sassifragacee. In Sardegna vegeta un endemismo sardo-corso, ` la s. corsa (Saxifraga cervicornis Viv.): e una pianta erbacea che forma cespugli arrotondati (a portamento pulvinato); le foglie sono triangolari, divise in 5-7 lobi; i fiori sono piccole campanule ` una bianche, su lunghi steli; il frutto e capsula sferica. Il nome deriva dalla ` di crescere sulle rocce, anche capacita in nicchie terrose piccolissime; fiori` sce da giugno a luglio. In Sardegna e diffusa prevalentemente sul Gennargentu, sul Supramonte e sul monte Albo; nel settore occidentale si ritrova soltanto in alcune stazioni del Monti` inserita, insieme alla specie ferru. E Saxifraga corsica (Ser. ex Duby) Gren. et Godr., nell’elenco delle piante endemiche da sottoporre a vincolo di protezione in base alla proposta di L.R. n. 184/2001. [MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]

Sasso (o Sassu) Famiglia sassarese di

buona condizione (secc. XV-XIX). Si stabilı` a Sassari nel corso del secolo XV proveniente probabilmente da ` del seMantova. Nella seconda meta colo un Andrea, giureconsulto, fu uno ´ degli avvocati che sostennero il vicere ´nez Pe ´rez nella controversia per Xime il possesso dei feudi appartenuti a Rosa Gambella. Suo figlio Martino nel 1507 ottenne la cittadinanza sassarese; in base a questa concessione i suoi discendenti furono autorizzati a rico` . Uno prire le magistrature della citta di essi, un Gavino, avvocato fiscale di Sassari, nel 1564 ottenne il cavalierato ereditario e nel 1573 fu ammesso allo Stamento militare durante il parlamento Coloma, unitamente ai figli dottor Gavino e dottor Valerio. Con i nipoti di Valerio, un altro Gavino e Francesco, agli inizi del Seicento, la famiglia si divise in due rami. Ramo di Gavino. Da Gavino discesero i S. che continuarono a risiedere a Sassari e furono presenti agli altri parlamenti fino al 1626, ma pochi anni dopo si estinsero. Ramo di Francesco. Nel Seicento stabilı` la propria residenza a Ozieri imparentandosi con le famiglie nobili della `. Nel corso del secolo i suoi memcitta bri presero a essere chiamati Sassu e nel 1738 ottennero la conferma dei loro privilegi con un Antonio. I discendenti ` del secolo XVIII di quest’ultimo a meta diedero a loro volta vita a due nuovi ` a risiedere rami: il principale continuo a Ozieri, il secondario si stabilı` ad Alghero. Entrambi si estinsero nel corso del secolo XIX.

Sassu Famiglia di Ozieri (secc. XVIIXVIII). Le sue notizie risalgono agli inizi del secolo XVII. La famiglia era di buona condizione e durante la guerra di successione spagnola rimase fedele a Filippo V per cui, quando la ` a questo soSardegna nel 1717 torno

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Sassu vrano dopo la spedizione del cardinale Alberoni, ottenne il cavalierato eredi` con un Antonio, assestario e la nobilta sore della Regia Governazione di Sassari. Egli ebbe i privilegi il 5 luglio del ´ Ca1720, un mese prima che il vicere chon cedesse la Sardegna alla nuova dinastia per cui, date le circostanze politiche, non riuscı` ad avere l’exequatur. I suoi discendenti si estinsero alla fine del secolo XVIII.

con la polizia fascista. Dopo la seconda ` all’affresco guerra mondiale si dedico ` a lungo in Liguria e al mosaico e opero ` e in Sardegna, dove tra l’altro realizzo il mosaico per la nuova chiesa del Carmine a Cagliari. A partire dagli anni ` i legami con la Cinquanta riannodo Sardegna, lavorando a diverse committenze isolane: in particolare due grandi opere murali a Ozieri (Prometeo) e a Thiesi, patria della sua famiglia (Giovanni Maria Angioy). L’Ammini` nestrazione provinciale gli organizzo gli anni Ottanta una grande antologica: un suo quadro di imponenti dimensioni domina ora lo scalone d’onore del Palazzo della Provincia. Espose in tutto il mondo raggiungendo grande ` e ottenendo numerosi riconotorieta ` a molte edizioni noscimenti; partecipo della Biennale di Venezia e della Quadriennale di Roma. Molte sue opere sono ospitate in musei e gallerie. Nel ` 362 opere alla Svizzera. Morı` 1996 dono a Palma di Majorca, dove da anni aveva fissato la sua residenza.

Sassu, Antonio Economista (n. Sassari Aligi Sassu – I ciclisti.

Sassu, Aligi Pittore (Milano 1912Palma di Majorca 2000). Di famiglia sarda, esordı` nel 1926 aderendo al Futurismo e redigendo il manifesto Dinamismo e riforme muscolari. Nel 1928 ` alla Biennale di Venezia. In partecipo seguito la sua arte si evolvette a con` e Birolli. tatto con la lezione di Manzu A questa fase definita ‘‘intimista’’ appartengono i cicli degli Uomini Rossi e dei Ciclisti. «Nel 1934 – ha scritto Cri` a dipingere i stina Giudice – inizio ` e i Cavalli e accentro ` l’impegno Caffe politico con Fucilazione nelle Asturie (1935) e Fucilazione in Spagna (1937)». ` a Parigi e nel 1935 Nel 1934 soggiorno fu tra i promotori del gruppo Corrente, andando incontro ad alcuni problemi

1941). Conseguita la laurea in Scienze politiche, ha fatto esperienze di studio in Inghilterra e negli USA. Al suo rientro in Sardegna ha intrapreso la car` proriera universitaria: attualmente e fessore di Politica economica presso ` di Cagliari, dove e ` stato l’Universita ` di Scienze anche preside della Facolta politiche dal 1990 al 1994. Dal settem` bre del 1994 al dicembre del 1997 e stato assessore regionale alla programmazione come tecnico nelle cinque ` entrato a giunte Palomba. In seguito e far parte del consiglio di amministrazione del Banco di Sardegna, di cui at` presidente. Studioso di tualmente e ` autore di numerosi notevole livello, e lavori scientifici che gli hanno dato no` a livello internazionale; dirige torieta le riviste dell’ISPROM (Istituto di

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Sassu Studi e Programmi per il Mediterraneo) ‘‘Quaderni mediterranei’’ e ‘‘Cooperazione mediterranea’’. Tra i suoi scritti: Strategia dell’impresa e sviluppo economico. L’esperienza della Sardegna (con P.G. Lepori, S. Lodde e L. Selis), 1980; L’economia di Cagliari attraverso i censimenti 1951-1981, in Cagliari tra memoria e anticipazione, 1985; Innovazione tecnologica e piccole imprese, 1992; Artigianato artistico in Sardegna, 1993; Il Parco del Gennargentu (a cura di A. Sassu), 1994; Le nuove linee della programmazione regionale, ‘‘La Programmazione in Sardegna’’, XXVIII, 22-23, 1995; La dinamica economica di un sapere locale, 2001.

` invasive per lo spazio delsempre piu ` il caso della Valle l’azione artistica. E degli orti (1997): un esercito di morbidissimi batteri colorati realizzati in panno imbottito, muniti di tentacoli e protuberanze, sinonimo di mutazione genetica devastante, che in Di sana e robusta costituzione (1999) presentato per Atlante – geografia e storia della giovane arte Italiana al Masedu di Sassari, assumevano forme tendenti all’antropomorfo ipernutrito».

Sassu, Giuseppe Insegnante, consigliere regionale (n. Banari 1942). Insegnante elementare, impegnato fin da giovane in politica, dapprima nelle file del Partito Comunista Italiano e in seguito in quelle dei Democratici di Sinistra. Consigliere provinciale di Sas` stato eletto ripesari dal 1980 al 1985, e tutamente consigliere comunale di Sassari, assessore e vicesindaco dal ` stato eletto con1990 al 1993. Nel 1994 e sigliere regionale del suo partito per l’XI legislatura nel collegio di Sassari; ` stato rieletto. nel 1999 non e

Sassu, Josephine Pittrice (n. Emschetten, Germania, 1970). Vive e lavora a Banari. Studia all’Accademia delle Belle Arti di Sassari e i suoi primi interventi in campo artistico hanno come tema privilegiato quello della contaminazione e del contagio, utilizzando un codice ironico, influenzato da una scienza mediata dalla divulgazione e dai programmi televisivi. «I Nanomegalovirus (1995) realizzati in multistrato dipinto e, in seguito, Affettuosi bacilli (1996), Conquisteremo il mondo (1996) realizzati in cernit rosa, – ha scritto Anna Rita Chiocca – porteranno a pratiche tecniche adatte ad essere

Josephine Sassu – Pittrice sassarese, fa parte del movimento dell’ultima generazione di artisti sardi.

Sassu, Nicolino Imprenditore agricolo, consigliere regionale (Cossoine 1907-Sassari 1991). Prese parte al dibattito politico del secondo dopoguerra e fu tra i fondatori della Democrazia Cristiana a Sassari; per lunghi anni fu presidente dell’organizzazione dei Coltivatori Diretti. Nel 1953 fu eletto consigliere regionale del suo partito per la II legislatura nel collegio di Sassari. Successivamente fu riconfermato per altre quattro legislature nello stesso collegio. Morı` dopo essersi ritirato a vita privata.

Sassu, Pietro Etnomusicologo (Sassari

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Satta 1937-ivi 2001). Studioso e profondo conoscitore della musica tradizionale ` stato per anni segredella Sardegna, e tario della sezione di etnomusicologia del Museo ‘‘Sanna’’ di Sassari. Dopo ` diventato una rapidissima carriera e professore ordinario di Etnomusicolo` di gia (con cattedra all’Universita ` della fama che si era Udine), in virtu conquistata fin dalle sue prime ricerche, che riguardavano la musica popolare sassarese: «La scelta di Sassari – ` di ricordare – era del tutto gli capito naturale, quasi obbligatoria, dall’essere nato e cresciuto tra i suoi vicoli, a contatto di un mondo oggi spesso rievocato con rimpianto ma allora ancora ` e nelle sue cruvivo nelle sue vivacita dezze». Ha lasciato numerosi saggi di carattere scientifico e delicate raccolte di versi. Tra i suoi scritti: Le voci di Sassari. Gobbule e altri canti, 1998; Sulla gobbula sassarese, 2000; Gli strumenti della musica popolare sarda, in Sonos, 1994.

Satirione macchiato Pianta della famiglia delle Orchidacee (Neotinea maculata (Desf.) Stearn, Satyrium maculatum, Neotinea intacta, Orchys intacta). Orchidea spontanea della flora ` alta da 10 cm a 30 cm, ha uno sarda, e scapo esile, con striature violacee; le foglie inferiori sono maculate di bruno o viola scuro e riunite in una rosetta basale, quelle superiori sono verdi e ` allungate; i lanceolate, erette e piu fiori sono riuniti in una fitta infiorescenza cilindrica e assumono colorazioni che vanno dal bianco al porpora; ` piccolo e trilobato. Alil labello e quanto diffusa, fiorisce in primavera nelle radure e ai margini della macchia, ma anche su scarpate e lungo le strade. [MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]

Satta1 Famiglia gallurese (secc. XVXVIII). Le sue notizie risalgono alla se` del secolo XV: un Angelo conda meta

´ a Granada con Leonardo combatte ` una figlia. Nel Tola nel 1492 e ne sposo 1502 ottenne la podesteria della baronia del Coghinas. I suoi discendenti tennero questo ufficio ereditariamente fino al 1596 e nel 1599 ottennero il cavalierato ereditario con un Antonio. I suoi figli Giovanni Maria e Giacomo furono ammessi allo Stamento militare nel 1624 durante il parlamento Vivas e diedero vita a due rami della famiglia. Ramo di Giovanni Maria. Giovanni Ma` una del Mestre e continuo `a ria sposo risiedere a Ozieri; ebbe anche l’ufficio di saliniere di Terranova. Attraverso i suoi figli Francesco e Salvatore si formarono altri due rami. Da Francesco, ` a risiedere a Ozieri e che che continuo fu ammesso allo Stamento militare nel 1643 durante il parlamento Avellano, discesero i Satta di Ozieri, che otten` nel nero la conferma della nobilta 1741, i Satta Gaya di Pattada e di Bonorva che ottennero un ulteriore riconoscimento e che si estinsero nel corso ` del secolo XIX; da Salvatore, che sposo una Aquenza, nacque Stefano che ottenne il cavalierato ereditario e la no` nel 1640. Da lui discesero i Satta bilta Minutili di Anela e i S. di Tempio e i S. di Nulvi, che si estinsero nel corso del secolo XVIII. ` AnRamo di Giacomo. Giacomo sposo gela Falabrino, di origine corsa, ed ebbe numerosa discendenza, a sua volta articolata in alcuni rami residenti a Ozieri e a Tempio, che si estinsero entro il secolo XVIII.

Satta2 Famiglia originaria di Codrongianos (secc. XVIII-XIX). Le sue notizie ` del secolo risalgono alla seconda meta XVIII; i suoi membri erano ricchi proprietari terrieri e ottennero il cavalie` con Giurato ereditario e la nobilta seppe Satta Nurra, capitano della ca-

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Satta valleria miliziana. La sua discendenza si estinse nel corso del secolo XIX.

Satta3 Famiglia originaria di Orani e diramata a Bitti (sec. XVI-esistente). Le sue notizie risalgono al secolo XVI. ` del secolo XVII si diNella prima meta ` vise in due diversi rami di cui non e possibile conoscere l’esatta genealogia: la grande rassomiglianza degli stemmi concessi a Dionigi nel 1640 e a Francesco Satta Sotgiu nel 1642 rivela l’appartenenza allo stesso ceppo. Ramo di Dionigi. Dionigi, cui furono concessi il cavalierato ereditario e la ` nel 1640, risiedeva a Cagliari e, nobilta ` i diritti sposata una Piccioni, eredito su una parte della signoria della scri` era dei Salavania di Iglesias, che pero zar. Per poterne entrare in possesso ` una lite continuata dai suoi diinizio scendenti, uno dei quali nel corso del Seicento morı` nel crollo della sua casa. Questi S. continuarono a risiedere a Cagliari e a Quartu Sant’Elena, ricoprendo importanti uffici pubblici. La lite sussisteva ancora agli inizi dell’Ottocento quando nel 1804 i Salazar rinunciarono alla scrivania. Ramo di Francesco Satta Sotgiu. Fran` cesco ottenne il privilegio della nobilta nel 1642 e fu subito ammesso allo Stamento militare durante il parlamento Avellano. Risiedeva a Bitti: da lui discese una numerosa stirpe divisa in alcuni rami, tra cui quello residente a Gavoi attualmente fiorente.

Satta, Antonello Intellettuale, scrittore (Gavoi 1929-Cagliari 2003). Funzionario del Consiglio regionale, da sempre impegnato nello studio e nella di` importanti vulgazione dei temi piu ` in partidella cultura sarda, si occupo `e colare dei problemi della nazionalita ` . In giovinezza aderı` al dell’identita Partito Comunista Italiano, da cui si ` nel 1957 in occasione della crisi stacco provocata dall’invasione dell’Unghe-

ria; vicino ai socialisti, diede vita ai periodici ‘‘Sardegna oggi’’ e ‘‘Il Gior` intenale’’, che furono fra le voci piu ressanti del dibattito politico isolano ` il negli ‘‘Anni della Rinascita’’. Fondo ` campagna, auspicando circolo Citta una soluzione federalista della ‘‘que` con molti pestione sarda’’. Collaboro riodici locali e nazionali, e in seguito diresse ‘‘Natzione Sarda’’; nel 1976, ` campagna, chiusa l’esperienza di Citta ` il movimento Sardegna Cultura. fondo Fu anche finissimo conoscitore della letteratura sarda, in particolare della poesia: sia di quella del passato, come nella riedizione di un testo popolarissimo come Sa scomuniga de Predi Antiogu arrettori de Masuddas, edito molte volte dalla sua prima apparizione cagliaritana nel 1888 (l’edizione ` del 1983), sia di quella contemdi S. e poranea (fu grande estimatore della poesia di Benvenuto Lobina, di cui ` nel 1974 un volume dedicato alle curo sue liriche dalla milanese Jaca Book, Terra disisperada terra, e nel 1992 la raccolta delle sue poesie, Is canzonis, nella collana della cagliaritana Della Torre dedicata ai ‘‘Grandi poeti in lingua sarda’’). Tra i suoi scritti: Gli intellettuali sardi e Simon Mossa. Alla ri` , ‘‘La Nuova Sardecerca della identita gna’’, 1973; Un popolo alla ricerca della ` , ‘‘Quaderni del Mezzosua identita giorno e delle Isole’’, 40, 1976; Il neosardismo sull’onda verde, ‘‘Il Messaggero sardo’’, 1982; La storia segreta della nazione sarda, ‘‘Il Messaggero sardo’’, 1983; Il concetto di nazione e il senti` , in Cronologia mento della nazionalita della Sardegna autonomistica 19481983 (a cura di M. Brigaglia e Simone Sechi), 1985; Cronache dal sottosuolo: la Barbagia, 1991; Breve cronistoria di Urzulei, 1993.

Satta, Antonico Agitatore politico, ` sec. mazziniano (Sassari, prima meta

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Satta XIX-Genova 1851). Di idee repubblicane, dopo aver conseguito il diploma ` la citta ` e viaggio `a di geometra lascio lungo. Visse a Parigi e Londra a con` vivaci della tatto con gli ambienti piu nascente Sinistra europea. Nel 1848, sbarcando da un ‘‘legno inglese’’ a ` nella sua citta ` dove Porto Torres, torno con una serie di discorsi infuocati mosse severe critiche ai moderati e al potere in genere, prendendosela in particolare con Pasquale Tola e con il suo ‘‘partito’’. Fu arrestato ma, difeso in Parlamento dal Sulis e dal Ferracciu, fu liberato; nel 1849 fu il promotore di una sommossa popolare contro l’arcivescovo Varesini, per cui fu nuovamente arrestato. Liberato poco dopo, si stabilı` a Genova dove diresse ‘‘Italia e Popolo’’. Qui morı` durante un tafferuglio, colpito dall’ombrellata di un avversario. «Era un bell’uomo – scrive di questo personaggio, ancora non del tutto decifrato, Enrico Costa – , vestiva elegantemente con cappello a cilindro, e non deponeva mai i suoi occhialini affumicati. Ne’ suoi modi e nel suo tratto notavasi quella disinvoltura e finezza che si acquistano da un intelligente che ha girato il mondo. Molte voci, e diverse, corsero per il paese [Sassari] sulla sua venuta, sulla sua vita, sulle sue avventure. Chi lo diceva un emissario dell’Inghilterra mandato in Sardegna per mire politiche; altri assicurava che, con gli studi profondi e la lunga pratica nelle grandi capitali, egli fosse diventato un celebre ingegnere poliglotta. La sua parola era fa´ tardo ` a catcile, calda, affascinante, ne tivarsi la simpatia di tutti, e special` intelligenti del paese. mente dei piu In quel tempo di agitazioni politiche, di nobili aspirazioni, d’odio allo stra` volte niero, il S. dovette prendere piu la parola per esprimere le sue opinioni, con una facondia e un sano crite-

rio che valsero ad attirargli la generale `, i diammirazione». «Poco a poco, pero ` incisivi, piu ` scorsi del S. divennero piu violenti. Comparando i nuovi con i vec` del passato questo e chi tempi, incolpo ` scappare tratto tratto quello, e si lascio delle allusioni molto trasparenti a pro` , del clero e dei priposito della nobilta vilegi, gettando insinuazioni su persone rispettabili». «Costui – scrisse di lui Giuseppe Torchiani – , ammae` alle grandi ristrato nelle grandi citta voluzioni, fornito di mente adatta a vasti disegni, ma rovinosi, accrebbe la di` , la vendetta, prescordia, l’animosita dicando pubblicamente che le berrette dovevano sormontare i cappelli».

Satta, Antonio1 Insegnante, uomo poli` 1941). Consigliere retico (n. Budduso gionale, deputato al Parlamento. Dopo essersi diplomato all’ISEF ha iniziato ` laureato in a insegnare, e in seguito si e Pedagogia. Negli stessi anni ha svolto ` giornalistica come corrisponattivita dente de ‘‘La Nuova Sardegna’’. Catto` lico impegnato, a partire dal 1964 e stato ininterrottamente eletto consigliere comunale e assessore del suo paese natale, consigliere provinciale ` di Sassari dal 1985 al 1990. Nel 1989 e stato eletto consigliere regionale della Democrazia Cristiana per la X legislatura nel collegio di Sassari; pochi mesi ` divenuto assessore dopo l’elezione e ` agli Enti locali nella giunta Floris ed e stato riconfermato nel 1991 nella giunta Cabras; al termine della legisla` stato rieletto. Ha pero ` contitura non e nuato a fare politica: ha aderito all’U` diventato vicepresiDEUR, di cui e dente nazionale. Nella consultazione ` stato eletto alla Cadell’aprile 2006 e mera dei deputati nella lista dell’UDEUR nella circoscrizione della Calabria.

Satta, Antonio2 Fotografo (n. Olbia 1962). Appassionato inizialmente al

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Satta bianco e nero, solo in seguito si specializza nello sviluppo e stampa del colore. Collaboratore de ‘‘L’Unione sarda’’ e ‘‘La Nuova Sardegna’’, nel 1995 l’agenzia ‘‘Publifoto Olympia’’ di Milano lo include nel suo staff di fotografi: tramite le agenzie di stampa ANSA e ‘‘Associated Press’’ i suoi servizi sono stati pubblicati da varie testate straniere. Incaricato dal marchio ‘‘Sector’’, nel 1997 produce la fotocronaca di un’eccezionale traversata del Tirreno di uno sciatore trainato da un potente motoscafo, poi pubblicata sulle riviste ‘‘No Limits World’’ e ‘‘The Best of No Limits World’’.

Satta, Diego Studioso di storia locale ` stato negli anni (n. Ittireddu 1944). E Novanta e all’inizio del Duemila direttore dell’Istituto per l’Incremento ippico della Sardegna. Giornalista pub` stato a lungo sinblicista dal 1994, e daco del suo paese, nel quale ha creato il Museo civico archeologico ed etnografico. Dalle sue esperienze ha tratto i due volumi, Ittiri Fustialbos. Origini ed evoluzione di un villaggio, 1991, e Chilivani. Ottanta anni di ippica in Sardegna, 2002.

Satta, Enzo Architetto (n. Budduso` 1945). Laureato in Architettura a Roma e in Pianificazione territoriale e Urbanistica ad Harvard, dopo aver ` fatto esperienze di studio negli USA e ` dedicato con suctornato in Italia e si e ` responcesso alla libera professione. E sabile di importanti progetti in Sud ` stato Africa, negli USA e in Australia; e anche responsabile del ‘‘Master Plan’’ della Costa Smeralda e dal 1985 dirige l’Ufficio planning e architettura del Consorzio della Costa. Attirato dalla politica, dopo essere stato assessore ` presentecnico al Comune di Olbia, si e tato alle elezioni regionali per la XII ` stato eletto; nel legislatura, ma non e ` tuttavia entrato in Consiglio re2001 e

gionale subentrando a Pasquale Federici, dimessosi per candidarsi al Parlamento; al termine della legislatura, nel ` stato rieletto. 2004, non e

Satta, Gabriele Economista, consigliere regionale (n. Sassari 1943). Dopo aver conseguito la laurea in Giu` entrato in banca come risprudenza e funzionario dell’Ufficio studi del ` impegnato Banco di Sardegna e si e ` politica militando come nell’attivita indipendente nelle file della Sinistra. ` stato eletto ripetutamente consiE ` gliere comunale di Sassari, dove e stato anche vicesindaco e assessore ` stato eletto alle Finanze. Nel 1979 e consigliere regionale come indipendente per l’VIII legislatura e riconfermato per la IX e la X fino al 1994. Nel ` stato assessore al settembre del 1984 e Bilancio nella prima giunta Melis e successivamente riconfermato nelle altre giunte Melis fino al giugno del 1989.

Satta, Giacinto (noto con lo pseud. Dottor Pamfilo) Letterato e pittore (Orosei 1851-Bosa 1912). Completati gli studi liceali a Nuoro, nel 1885 si trasferı` a ` di Roma per frequentare la Facolta Giurisprudenza. Qui fece esperienze artistiche e letterarie variamente collegate alla Scapigliatura milanese e ` gli ambienti culturali della frequento ` aperti alle avanguardie Capitale piu ` in Sardegna europee; in seguito torno ` gli studi laureandosi in e completo Legge a Sassari. Poco dopo, nel 1888, si stabilı` a Parigi dove condusse una vita ´mien ed entro ` in contatto con gli da bohe ambienti dell’Impressionismo e delle altre correnti innovative della pittura ` poi ancora a lungo in europea. Viaggio Inghilterra, in Spagna e nell’Africa settentrionale, per tornare in Sardegna nel 1893; stabilitosi a Nuoro, dove inse` al Ginnasio, fu tra gli animatori gno ` . Come della vita culturale della citta

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Satta pittore esordı` nel 1896 con quadri di ` a soggetto sardo; in seguito continuo dipingere sintetizzando nella sua tec` che aveva acquisito nei suoi nica cio soggiorni a Parigi con l’esigenza di trovare canoni espressivi specifici di una ` anche tentare pittura ‘‘sarda’’. Si lascio dalla politica e nel 1900 fu eletto sindaco. Travolto da uno scandalo, fu costretto ad andare vivere a Oristano ` a insegnare; in seguito dove continuo ` con ‘‘La fu a Sassari dove collaboro Nuova Sardegna’’, per la quale, sotto lo pseudonimo di ‘‘dottor Pamfilo’’, scrisse due ampi romanzi storici pubblicati dal giornale come puntate di feuilleton: Il tesoro degli Angioini, 1907, che si svolge nel quadro di avventure seguite al fallimento dei moti antifeudali di fine Settecento, e I misteri di Sassari, 1909, collegato a un oscuro giallo cittadino. Nel 1910 si trasferı` a Bosa.

Satta, Giovanni Luigi Militare (n. Ozieri 1892). Tenente dei Carabinieri, medaglia d’oro al V.M. nella seconda guerra mondiale. Giovanissimo si ar` nell’Arma dei Carabinieri. Parteruolo ` alla guerra 1915-1918 dove merito ` cipo una medaglia d’argento e una di bronzo. Sottufficiale competente e valoroso fu destinato in Sardegna, rive` nella lotta contro lando la sua abilita `, tanto da meritare la prola criminalita mozione a ufficiale in s.p.e. e un’altra medaglia d’argento al V.M. Nel 1939 veniva inviato in Africa orientale, dove si distinse per coraggio e competenza nella difesa di Agordat e di Cheren. A questo momento si riferisce la motivazione della medaglia d’oro al V.M. che gli fu concessa: «Leggendaria figura di eroe faceva rifulgere in aspri, durissimi combattimenti ed in circostanze quanto mai difficili il suo alto valore di soldato e di comandante. Nella difesa contro avversario assai superiore

per forza e mezzi, il suo eroismo, nel` ammirazione. l’impari lotta, desto Nelle furiose mischie corpo a corpo conclusesi sempre con la nostra vittoria, il suo ardimentoso slancio fu su` volte ferito mai abbandono ` perbo. Piu il campo della lotta. Animatore e trascinatore impareggiabile, in altro epico combattimento, nell’accingersi al lancio della penultima bomba rimastagli, riceveva in pieno un colpo avversario che provocava lo scoppio dell’ordigno impugnato, il quale gli asportava nettamente la mano e l’avambraccio destro ferendolo gravemente anche al petto ed alla gola. Straziato nelle carni, noncurante del dolore, trovava modo di rincuorare la sua gente nella ` di vincere ad ogni costo. ferma volonta `, In uno sforzo sublime di ferrea volonta quando le sue forze incominciavano a vacillare, trovava ancora la forza di lanciare sull’avversario l’ultima ` faticosabomba la cui sicura strappo mente con i denti. Sul suo volto esan` l’espressione rague, alla fine, affioro diosa che la vittoria sa conferire a chi ` a tutti i costi ed a gravisla conquisto simo prezzo. (Difesa di Agordat e di Cheren, 24 gennaio – 15 marzo 1941)».

Satta, Giuseppe1 Funzionario dello Stato, giurista (Nuoro 1866-?, prima ` sec. XX). Dopo essersi laureato meta ` nell’amminiin Giurisprudenza entro strazione giudiziaria; fu per molti anni direttore generale delle carceri e direttore della biblioteca del Ministero di Grazia e giustizia. Per anni fece parte della commissione legislativa del Ministero, curando anche una Raccolta delle principali disposizioni attinenti a diversi servizi del Ministero, pubblicata in 3 volumi tra il 1909 e il 1911. Tra i suoi scritti: La conversione dei negozi giuridici, 1903.

Satta, Giuseppe2 Microbiologo (n. sec. XX). Conseguita la laurea in Medicina,

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Satta ha intrapreso la carriera universitaria insegnando per alcuni anni presso l’U` di Cagliari. In seguito si e ` traniversita sferito presso quella di Siena; attualmente insegna Microbiologia presso ` rima` Cattolica di Roma. E l’Universita sto legato alla Sardegna e recentemente ha elaborato un progetto per la creazione nell’Oristanese di un centro per le biotecnologie.

Satta, Iosto Studioso di scienza delle ` finanze (Cagliari 1867-?, prima meta sec. XX). Dopo essersi laureato in Giu` nella carriera del risprudenza entro Ministero delle Finanze giungendo al grado di direttore di sezione. Studioso di riconosciuto prestigio, scrisse per la rivista ‘‘Rivista delle gabelle, delle privative e della Regia guardia di fi` la ‘‘Biblioteca Gabellananza’’ e fondo ria’’. Per anni fu anche incaricato dell’insegnamento di Scienza delle fi` di Sassari. nanze presso l’Universita ` Il reato di La sua opera principale e contrabbando doganale: studio tecnicogiuridico, pubblicato a Milano nel 1897.

Satta, Luigi1 Avvocato, consigliere re` sec. XXgionale (Nuoro, prima meta Nuoro 1964). Dopo aver conseguito la ` laurea in Giurisprudenza si dedico alla professione di avvocato. Sardista, fu tra i protagonisti della ripresa del suo partito nel secondo dopoguerra; nel 1949 fu eletto consigliere regionale per la I legislatura nel collegio di Nuoro, ma successivamente non fu riconfermato.

Satta, Luigi2 Religioso (Orgosolo 1708Iglesias 1772). Vescovo di Iglesias dal 1763 al 1772. Dopo essere stato ordinato sacerdote fece esperienze pastorali a Nuoro e ad Alghero, dove divenne canonico metropolitano. Nel 1763 fu nominato primo vescovo della ricostituita diocesi di Iglesias; una ` per vitalizvolta insediato si prodigo ` di costruire il Pazarla: si preoccupo

lazzo episcopale e di ridar vita alle molte parrocchie sparse in un territorio che si andava intensamente ripopolando.

Satta, Maria Margherita Studiosa di storia delle religioni (n. Torralba 1946). Dopo aver conseguito la laurea ha intrapreso la carriera universitaria ` trasferita presso a Cagliari. Quindi si e ` di Sassari, dove nel 1985 e ` l’Universita diventata professore associato di Discipline demoantropologiche. Attualmente insegna Storia delle Religioni ` di Lettere dell’Unipresso la Facolta ` di Sassari. Profonda conosciversita ` popolare, in ispetrice della religiosita ` autrice di numecie di quella sarda, e rosi saggi tra cui: La religione popolare nei sinodi sardi, ‘‘La Grotta della Vipera’’, III, 12-13, 1978; Credenze e riti magici in Sardegna (con Mario Atzori), 1980; Donne e preghiere tradizionali in ` e le feste, Sardegna, 1980; La religiosita in La Sardegna. Enciclopedia (a cura di Manlio Brigaglia), II, 1982; Riso e pianto nella cultura popolare. Feste e tradizioni sarde, 1982; Chiesa, morti e classi sociali ` di in Sardegna, ‘‘Annali della Facolta ` di Cagliari’’, Lettere dell’Universita 1983; Le colture costruttive: abitazioni e ceti sociali nel centro storico di Alghero, ‘‘Santu Antine’’, I, 1996; Ex voto e intervento soprannaturale, in Pesca e pescatori in Sardegna (a cura di Gabriella Mondardini), 1997.

Satta, Mariangela Insegnante, scrittrice (n. Orosei 1922). Insegnante elementare, ha coltivato una grande passione letteraria che l’ha portata a scrivere fin dalla giovinezza. Ha esordito come romanziera nel 1960 ottenendo una segnalazione al V premio ‘‘Grazia ` trasferita in Deledda’’. Dopo il 1968 si e Inghilterra, dove ha proseguito a scrivere dedicandosi prevalentemente alla poesia. Ha al suo attivo due romanzi di delicati sentimenti e di raffi-

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Satta nata scrittura: Il grano e il loglio, 1960, e Il ventilabro, 1966.

Satta, Melissa Attrice (n. Boston 1986). Figlia dell’architetto Enzo Satta, dal 1986 al 2005 responsabile della pianificazione urbanistica della Costa Sme` nata a Boston quando il padre ralda, e ` vi lavorava. Studentessa a Cagliari, e stata eletta miss Liceo ‘‘Siotto’’. Ha esordito nella carriera televisiva in programmi di Teo Mammucari, Maurizio Costanzo e Antonio Ricci (‘‘Striscia la notizia’’).

Satta, Salvatore1 Giurista e scrittore (Nuoro 1902-Roma 1975). Dopo essersi laureato in Giurisprudenza nel 1923, si trasferı` a Milano dove intraprese la ` doprofessione di avvocato, che pero vette interrompere per ragioni di salute: conobbe cosı` quegli ambienti dei sanatori in cui avrebbe ambientato il suo primo romanzo La veranda. Inviato al Premio Viareggio, il dattiloscritto non fu preso in considerazione: questo insuccesso lo indusse a concentrarsi ` il negli studi di diritto, ai quali applico suo profondo senso dei meccanismi processuali. Ottenuta la libera do` presso l’Univercenza nel 1932, inizio ` di Camerino una luminosa carsita riera accademica che lo vide insegnare a Genova e a Trieste (dove fu anche rettore negli anni della seconda guerra ` con il conferimondiale) e che culmino mento della cattedra di Diritto proces` di Roma nel suale presso l’Universita 1958. Ricercatore di grande livello, i suoi numerosi lavori sulla disciplina che insegnava sono considerati fondamentali per lo studio del diritto italiano contemporaneo. L’impegno ` di coltiscientifico non gli impedı` pero vare, quasi in segreto, una passione letteraria che gli permise di scrivere un’opera di altissimo valore letterario, Il giorno del giudizio. Poco fiducioso ` come scrittore nelle proprie capacita

` di trovare il con(o della possibilita ` inesenso di critici e lettori), lo lascio dito. Ma quasi subito dopo la sua morte la famiglia decise di pubblicarlo, quasi come un omaggio a quella che era stata una sua autentica insoddisfatta passione. Il romanzo uscı` presso la Cedam ` famose case di Padova, una delle piu editrici italiane, ma specializzata in te´ il libro passo ` quasi sti giuridici, sicche inosservato (tranne forse che in Sardegna, sia per la fama del giurista sia per una pronta recensione di Michelan` l’eccezionalita ` gelo Pira che segnalo del libro e contemporaneamente la ` dei suoi contenuti). forza e l’originalita Nel 1979 il libro fu ripubblicato da Adelphi: la fama della casa editrice favorı` l’attenzione nei confronti del ro` come il caso letteramanzo e lo rivelo ` interessante dell’intero rio forse piu Novecento. «Il giorno del giudizio – ha scritto il grande critico americano George Steiner nella prefazione alla sua edizione nella ‘‘Bibliotheca sarda’’ ` un libro diffidella nuorese Ilisso – e cile da descrivere. La voce stoica del cronista interviene e si domanda se avvenimenti, gesti, dramatis personae di Nuoro prima e dopo la prima guerra mondiale dovrebbero essere richiamati in vita come presenze spettrali; se i morti non dovrebbero – come dice Cristo in uno dei suoi comandamenti ` enigmatici – essere incaricati della piu sepoltura dei morti. Satta dileggia la ` della sua impresa, la sua prevanita tesa di resurrezione. Allo stesso tempo, riconosce il diritto alla memoria, la richiesta, gentile ma insistente, del defunto di essere ricordato dai vivi. Nessun rimembrante, eccetto Walter Ben` tocjamin, comunica in maniera piu cante di Salvatore Satta (si noti il presagio contenuto nel suo nome) il diritto che lo sconfitto, il ridicolo e l’apparentemente insignificante hanno di essere

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Satta ricordati». Sulla scia del successo del romanzo furono riportate alla luce le altre due opere letterarie di Satta, La veranda, scritto nel 1927 in sanatorio ` stato detto piu ` volte, (sul modello, e della Montagna incantata di Thomas Mann), e il De profundis, implacabile riflessione sull’Italia del dopo 8 settembre (l’espressione ‘‘morte della patria’’ fu poi mutuata proprio da questo libro, pubblicato nel 1948 dalla Cedam e nel 1980 da Adelphi). Numerosi e importanti sono i suoi scritti giuridici: Contributo alla dottrina dell’arbitrato, 1931; La rivendita forzata, 1933; L’esecuzione forzata, 1937; Introduzione allo studio del diritto processuale civile, 1939; Appunti di diritto processuale civile, 1940; Teoria e pratica del processo, 1940; Guida pratica per il nuovo processo civile italiano, 1941; Istituzioni di diritto fallimentare, 1943; Lezioni di diritto processuale civile, 1947; Manuale di diritto processuale civile, 1948; Respon` dello scienziato, ‘‘Il Ponte’’, sabilita ` nella vita del no1954; Poesia e verita taio, ‘‘Rivista di diritto processuale’’, I, 1955; Il professor Lorenzo Mossa, ‘‘Nuova rivista del diritto commerciale’’, 1957; Forma e sostanza nel ministero del procuratore, ‘‘Giustizia civile’’, I, 1958; Commentario al codice di procedura civile. Libro primo: disposizioni generali, 1959; Commentario al codice di procedura civile. Libro secondo: processo di cognizione, parte prima, 1960; Commentario al codice di procedura civile. Libro secondo: processo di cognizione, parte seconda, 1962; Commentario al codice di procedura civile. Libro terzo: il processo di esecuzione, 1965; Commentario al codice di procedura civile. Libro quarto: procedimenti speciali, 1968; Quaderni del diritto e del processo civile, I-II, 1969; III, 1970; IV-V, 1972; VI, 1973; Commentario al codice di procedura civile. Libro quarto: procedimenti

speciali, parte seconda, 1971; Diritto fallimentare, 1974.

Satta, Salvatore2 Insegnante, critico ` letterario (Sassari 1872-?, prima meta sec. XX). Dopo essersi laureato si de` all’insegnamento nelle scuole sedico ` in diverse condarie superiori. Insegno sedi nella penisola, collaborando con prestigiosi periodici come il ‘‘Giornale d’Italia’’ e ‘‘Il Fanfulla della domenica’’ e scrivendo penetranti saggi critici. Tra i suoi scritti: La Sardegna in Montecitorio. Note e ricordi, 1899; Azzeccagarbugli. Contributo alle fonti manzoniane, 1904; Annotazioni fonetiche al Condaghe di San Pietro di Silki, 1909; Alcune fonti della ‘‘Francesca da Rimini’’ di d’Annunzio, s.d.

Satta, Sebastiano1 Avvocato, poeta (Nuoro 1867-ivi 1914). A causa della prematura morte del padre ebbe una giovinezza difficile; costretto a interrompere gli studi sassaresi al Liceo e ` per il servizio militare, all’Universita ` in Giurisprudenza solo nel si laureo 1894. A Sassari aveva avuto come professore il Marradi, e aveva collaborato intensamente, anche con ‘‘articoli’’ in versi, alla ‘‘Nuova Sardegna’’. Subito ` con successo alla prodopo si dedico fessione di avvocato nel foro di Nuoro, sorretto da un’oratoria brillante e da ` di cogliere gli una grande capacita aspetti umani di ogni vicenda. Fu uno degli animatori della vita culturale ` a cavallo tra l’Otto e il Novedella citta cento. Come poeta aveva esordito nel 1893 pubblicando a Sassari una raccolta, Versi ribelli, che aveva composto durante il servizio militare a Bologna. ` nella redaNello stesso anno entro zione de ‘‘L’isola’’, un quotidiano sassarese moderato diretto da Gastone Chiesi. Nel 1894 riuscı` a intervistare i banditi Derosas, Delogu e Angius, suscitando grande scalpore e diventando noto anche a livello nazionale. Nella

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Satta sua Nuoro, dove visse dalla laurea alla morte precoce, ogni dibattito culturale lo vide protagonista accanto a Francesco Ciusa, del quale divenne amico fraterno, a Grazia Deledda, che muoveva i suoi primi passi e lo considerava suo maestro, ad Antonio Ballero e altri intellettuali che andavano imponendo la ` , fino ad allora conosciuta come citta capoluogo d’un territorio di banditi, all’attenzione della Sardegna colta, che ` a chiaproprio in quegli anni comincio mare Nuoro ‘‘l’Atene sarda’’. Molti dei suoi versi di questi anni, pervasi da grande impegno civile, rievocavano entro una drammatica luce nuova gli aspetti della vita dei pastori e dei banditi, «belli feroci prodi». Contribuı` ` , ad arriccosı`, con grande originalita chire il dibattito sullo specifico della `’’ che in quegli anni impegnava ‘‘sardita gli ambienti culturali dell’isola. Nel 1907 compose i Canti della culla per la figlia Raimonda ma, dopo la morte della bambina, ne chiuse il manoscritto nella bara della piccola. Poco dopo, nel 1908, fu colto da un primo at` sutacco di paralisi; comunque sembro ` a lavorare con perarlo e continuo grande energia. Nel 1910, al culmine ` , pubblico ` a Roma una della notorieta grande raccolta di versi, Canti barbaricini, che fu considerata il suo capola` a scrivere con grande voro. Continuo impegno, ma nel 1912 fu colpito da una nuova grave paralisi dalla quale non si ` gli ultimi anni della sua ristabilı`; passo vita in solitudine e in silenzio. Nel 1924 fu pubblicata postuma un’altra grande raccolta dei suoi versi, Canti del salto e della tanca; nello stesso anno, aperta la bara della figlioletta, furono recuperati e pubblicati i Canti della culla. «Satta – ha scritto Paola Pittalis – esprime una nuova figura di poeta: di estrazione borghese, laureato. Inserito spesso dalla critica ufficiale in un re-

gionalismo di maniera, negli ultimi ` stato riportato a una cultura anni e conflittuale di una terra di frontiera ` la Sardegna tra Ottocento e Noqual e ` , come voleva Pevecento. Satta non e tronio, un intellettuale ‘‘anacronistico’’ rispetto alla cultura italiana, volto al passato, uno dei tardi epigoni di Carducci: va ricondotto, seppure con qualche cautela, al Novecento. Anzitutto a D’Annunzio: in alcune sue liri` simile ad un Abruzzo che la Sardegna e affatturato e decadente; infine a Pascoli, nei moduli narrativi e nei toni ` il socialismo di cuore piu ` patetici. E che di mente di cui parla Paolo Spriano per definire la discesa verso il popolo di alcuni intellettuali borghesi ` stato popodi fine Ottocento. Satta e lare ed amato, fra i lettori sardi contemporanei, per il ribellismo anarchico, l’amore per l’uguaglianza e il progresso sociale». «Ai ‘‘sattiani’’ che lo ripeteranno – ha scritto Gabriella ` di un reperContini – , lascia l’eredita torio di luoghi poetabili e di generi codificati: l’epopea storica carducciana, l’idillio rustico pascoliano e soprat` tutto un modello di canto facile, cioe abbondante, leggibile a senso unico e di immediato consumo, non toccato dal dubbio e dal travaglio tecnico, incapace di costituire interrogazione». Nella bibliografia che segue sono citati molti componimenti poi confluiti nelle due raccolte maggiori, ma l’indicazione della sede in cui apparvero per la prima volta (in genere giornali, primo fra tutti l’amata ‘‘Nuova Sardegna’’) e la data offrono un’ulteriore indicazione sulla ‘‘carriera’’ poetica di Satta: Amicis defunctis, ‘‘Vita Sarda’’, I, 17, 1891; Heu, miserande!, ‘‘Nella terra dei nuraghes’’, I, 1892; La notte di San Silvestro, ‘‘Sardegna letteraria’’, I, 1, 1892; Nuoro, in Guida della Sardegna (a cura di Costa Esperson), 1893; Versi

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Satta ribelli, 1893; In Quaresima, ‘‘L’Isola’’, II, 1894; Intervista coi banditi Derosas, Delogu e Angius (con Gastone Chiesi), 1894; Notte di Natale, ‘‘L’Isola’’, 1894; Cucine economiche, 1895; Discorso in di` di Sassari, ‘‘La fesa dell’Universita Nuova Sardegna’’, 1895; Per il centenario dell’ingresso di G.M. Angioy. La poesia della rivoluzione angioina, ‘‘La Nuova Sardegna’’, 1896; Primo Maggio. Ode a G.M. Angioy, 1896; L’Agnella. Erinni, ‘‘La piccola rivista’’, 1, 1898; Post nubila, ‘‘Il dovere’’, 1898; Duplice canzonetta d’un piccolo sı`, ma monarchico ragazzetto sardo, ‘‘La Nuova Sardegna’’, 1899; Aristeo, ‘‘La piccola rivista’’, II, 2-3, 1900; Il cane, ‘‘La Nuova Sardegna’’, 1901; Saluto ai goliardi di Sardegna, ‘‘La Nuova Sardegna’’, 1901; ` , ‘‘La Nuova SardeIl canto della bonta gna’’, 1902; I grassatori, ‘‘La Sardegna letteraria’’, I, 5, 1902; I derelitti, ‘‘La Sardegna letteraria’’, I, 17, 1902; Paesaggio di Barbagia, ‘‘Barbagia’’, 1902; ...E poi che tra le mistiche..., ‘‘Il Burchiello’’, 11, 1904; Sardinia mater, ‘‘La Nuova Sardegna’’, 1904; I tre Re, ‘‘La Nuova Sardegna’’, 1905; Il discorso per il centenario di Garibaldi, ‘‘La Nuova Sardegna’’, 1907 [pronunciato a Caprera]; La madre dell’ucciso, ‘‘La Nuova Sardegna’’, 1907; Il discorso di Tissi, ‘‘La via’’, 1908; Alle madri di Barbagia, ‘‘Il Burchiello’’, 1908; Canto dell’ombra, ‘‘Il Burchiello’’, 1908; Ode al Gennargentu [e altre poesie], ‘‘Nuova Antologia’’, XLIV, 896, 1909; Le prefiche, ‘‘La Nuova Sardegna’’, 1909; Ninna Nanna di Vindice, 1909; Canti Barbaricini, 1910; Epitalamio barbaricino. Nozze Ganga-Garganico, 1910; Murrazzanu. Ortobene. Stella, ‘‘La Tribuna’’, 1910; Ai rapsodi sardi, frammento, ‘‘Il Logudoro’’, I, 2, 1911; Muttos [e altre poesie], ‘‘Nuova Antologia’’, XLVI, 943, 1911; L’automobile passa, ‘‘La Nuova Sardegna’’, 1911; Cani da battaglia,

‘‘La Nuova Sardegna’’, 1911; Il presente, ‘‘La Nuova Sardegna’’, 1913; La madre di Orgosolo, ‘‘Il Giornale d’Italia’’, 1913; Muttos di Capodanno, ‘‘Il Giornale d’Italia’’, 1914; L’aquilastro, ‘‘Sardegna!’’ I, 1, 1914; Estate, ‘‘Il Giornale d’Italia’’, 1915; Barbadoro [e altre poesie], ‘‘Il Nuraghe’’, II, 22, 1921; Banditi sardi: Zulianu, ‘‘La Nuova Sardegna’’, 1924; Calendimaggio, ‘‘L’Isola’’, 1924; Caserma. Notte in caserma, ‘‘Il Nuraghe’’, II, 23, 1924; Muttos d’amore, ‘‘L’Isola’’, 1924.

Satta, Sebastiano2 Uomo politico (n. Sassari 1929). Funzionario di partito, consigliere regionale. Schierato fin da giovane nella Sinistra, fu eletto consigliere regionale per il Partito Comunista Italiano per l’VIII legislatura. Al termine di essa non fu riconfermato.

Satta, Ubaldo Tipografo, intellettuale (Sassari 1834-ivi 1926). La sua tipografia, a partire dal 1880 e fino al 1920, fu il punto di riferimento dei giovani intellettuali sassaresi che egli ospitava e aiutava con amicizia disinteressata. Fu l’editore di alcuni settimanali, tra cui ‘‘Nella terra dei nuraghes’’, il ‘‘Diavolo zoppo’’, il ‘‘Burchiello’’ e altri che rappresentarono momenti importanti della cultura sassarese, in particolare di quella degli universitari impegnati nella lotta politica. Tra il 1900 e il 1924 ebbe anche il merito di pubblicare le poesie in sardo di Luca Cubeddu, Melchiorre Murenu, Pietro Pisurzi, Paolo Mossa, Pompeo Calvia e altri, contribuendo cosı` a diffondere la cultura sarda e soprattutto i ‘‘classici’’ della poesia dialettale, poco conosciuti (fatta eccezione per Calvia) negli ambienti urbani della stessa isola. Morı` `. vecchissimo nella sua citta

Satta, Vindice Intellettuale, poeta (Nuoro 1908-?, 1984). Figlio di Sebastiano, visse curando il lascito culturale e civile del padre.

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Satta Branca

Satta Branca, Arnaldo Avvocato, giornalista, scrittore (Sassari 1893-ivi 1980). Figlio di Pietro, deputato e fondatore de ‘‘La Nuova Sardegna’’, dopo ` a la laurea in Giurisprudenza inizio esercitare la professione di avvocato nello studio del padre. Volontario e pluridecorato durante la prima guerra mondiale, fu tra i fondatori delle prime forme associative degli excombattenti. Tornato a Sassari al termine del con` al giornalismo e fu uno flitto, si dedico ` attenti osservatori del nascente dei piu confronto tra fascismo e sardismo da posizioni liberaldemocratiche che facevano capo a Salvemini e alla rivista ` ’’. Dopo l’improvvisa morte di ‘‘Volonta suo padre, nel luglio 1923, gli fu affidata la direzione di ‘‘La Nuova Sardegna’’, cui fece assumere – invertendo la precedente linea filofascista – una linea politica antifascista. Il giornale, ` , fu fatto oggetto di una serie di percio violenze fasciste e di sequestri prefet´ nel 1926 dovette chiudere. tizi, sicche ` a esercitare la Ritiratosi, S.B. continuo professione di avvocato. Caduto il fascismo, nel 1943 gli fu affidata la direzione de ‘‘L’isola’’, il quotidiano sassarese del PNF debitamente ‘‘defascistizzato’’, che mantenne fino al dicembre 1946, quando il giornale fu chiuso. Nell’aprile 1947 ‘‘La Nuova Sardegna’’ riprese le sue pubblicazioni sotto la ` subito un sua direzione e incontro lungo consenso di pubblico che ne ` diffuso fece il quotidiano sardo piu nell’isola dopo l’‘‘Unione sarda’’. Negli stessi anni scrisse alcune opere sulla storia della Sardegna che ebbero notevole successo. Dopo il 1967, quando la ` del giornale passo ` alla SIR proprieta ` la direzione. di Nino Rovelli, lascio Tra i suoi scritti: Gli inizi del moto rivoluzionario sardo nell’azione degli Stamenti e della Reale Udienza, ‘‘La Nuova Sardegna’’, 3-4, 1926; Luci e ombre del-

l’autonomismo, ‘‘Riscossa’’, 1945; Partito dell’Uomo Qualunque, ‘‘Riscossa’’, 1945; Gli ordinamenti amministrativi in Sardegna dal 1720 al 1859, in Cento anni della provincia di Sassari, 1960; La storia delle strade sarde, ‘‘La Nuova Sardegna’’, 1960; Un archivista e un frate di ` insigne falsiPattada gli autori della piu ficazione della storia sarda, ‘‘La Nuova Sardegna’’, 1963; Dall’8 al 17 settembre 1943 in Sardegna, ‘‘La Nuova Sardegna’’, 1963; I tragici albori del comune di Sassari, ‘‘La Nuova Sardegna’’, 1964; I fasti del teatro lirico a Sassari, ‘‘La Nuova Sardegna’’, 1965; La Sardegna attraverso i secoli. Leggende, storia, cronache, 1966; Le origini del comune di Sassari, ‘‘La Nuova Sardegna’’, 1967; Solo Carlo Emanuele III si impietosı` per la sorte dei tabarchini fatti schiavi dal bey di Tunisi, ‘‘La Nuova Sardegna’’, 1967; Giornale dell’antica Sardegna, 1968; La Sardegna di Carlo Felice, ‘‘La Nuova Sardegna’’, 1968; Quattro parlamentari sardi nel primo Parlamento subalpino, ‘‘La Nuova Sardegna’’, 1968; Ricordi personali di un’epoca tribolata. Come il fascismo si inse` a Sassari, ‘‘La Nuova Sardegna’’, dio ` a Sas1969; Come il fascismo si insedio sari, ‘‘La Nuova Sardegna’’, 1969; Ancora sugli anni ruggenti del fascismo a Sassari, ‘‘La Nuova Sardegna’’, 1969; ` sulla iniziativa di Lussu per la La verita pacificazione in Sardegna, ‘‘La Nuova Sardegna’’, 1969; I rapporti del fascismo col sardismo dopo la marcia su Roma, ‘‘La Nuova Sardegna’’, 1969; La parziale fusione fu preordinata da alcuni sardisti con un o.d.g. che i congressisti approvarono senza esaminarlo, ‘‘La Nuova Sardegna’’, 1969; Le ripercussioni della Marcia in provincia di Sassari dopo i contrasti tra la nuova e la vecchia generazione, ‘‘La Nuova Sardegna’’, 1969; La Sardegna nel Senato subalpino, ‘‘La Nuova Sardegna’’, 1970;

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Satta Branca Banditismo d’altri tempi, ‘‘La Nuova Sardegna’’, 1970; Il Goceano. Notizie storiche, geografiche, demografiche ed economiche (con Pasquale Brandis e Francesco Giordo), 1971; Contributo ` di Sassari, alla storia dell’Universita ‘‘La Nuova Sardegna’’, 1974; La bella ` il turismo principessa Chilivani invento a Pattada, ‘‘La Nuova Sardegna’’, 1975; Rappresentanti sardi al Parlamento subalpino, 1975.

` la professione di avvodenza esercito cato. Militante socialista, fu costretto a ` politica durante il falasciare l’attivita scismo. Caduto il regime, nel 1945 fu designato dal Partito Socialista Italiano a far parte della Consulta regionale (=), ma si dimise quasi subito. Riprese a fare l’avvocato, ma nel 1957 fu eletto consigliere regionale per la III legislatura: anche in questa occasione si dimise dopo pochi mesi.

Satta Branca, Pietro Avvocato, giorna-

Satta Ginesu, Maria Chiara Archeo-

lista, uomo politico (Sassari 1861-ivi 1923). Sindaco di Sassari, deputato al Parlamento. Laureatosi in Legge, eser` la professione di avvocato. Repubcito blicano, nel 1891 ruppe con Gavino Soro Pirino patriarca del mazzinianesimo sassarese e unitamente a Filippo Garavetti diede vita a uno schieramento radico-repubblicano, animando ` . Nel 1891 fu la vita politica della citta tra i fondatori di ‘‘La Nuova Sardegna’’, che diresse per un certo periodo. Fu sindaco di Sassari dal 1900 al 1910; eletto deputato dal 1919 al 1921 per la XXV legislatura, in Parlamento fu nominato presidente di commissione. ` una posizione filoLentamente maturo fascista, schierandosi su quella posizione, soprattutto dopo la ‘‘marcia su Roma’’, per la quale peraltro ebbe parole di approvazione. La morte lo colse improvvisamente nel luglio 1923. Col` con passione anche gli studi stotivo rico-giuridici e fu autore di un importante lavoro sugli statuti medioevali `. Nel 1905 era stato tra i della sua citta ` storica sarda. fondatori della Societa Tra i suoi scritti: Il circolo ‘‘La Gio` ’’, Relazione dall’agosto 1875 al ventu 31 dicembre 1879, 1880; Il Comune di Sassari nei secoli XIII e XIV. Studio storico-giuridico, 1885.

loga (n. Sassari 1952). Laureata in Lettere, ha intrapreso la carriera delle Soprintendenze archeologiche. Attual` funzionario presso la Soprinmente e tendenza archeologica di Sassari e Nuoro. Tra i suoi scritti: Porto Torres. Necropoli orientale. Scavo zona ex Shell, ‘‘Nuovo Bullettino archeologico sardo’’, 1, 1984; Le tombe e l’area circostante a Turris Libisonis. La necropoli meridionale o di San Gavino, ‘‘Quaderni della Soprintendenza archeologica per le province di Sassari e di Nuoro’’, 16, 1987; due capitoli, Il terri` romana e La citta ` . L’Eta ` rotorio. L’Eta mana, in Sassari. Le origini, 1989; Cos` S. Maria Iscalas chiesa soine. Localita ` preromanica, in Il suburbio delle citta in Sardegna. Persistenze e trasformazioni. Atti del III Convegno di Archeologia tardoromana e altomedioevale, Cuglieri 1986, 1989; S’Abba druche: un insediamento produttivo a Bosa. Relazione preliminare, in Africa romana. Atti del X Convegno di studi, 1994.

` , Filippo Avvocato, consiSatta Galfre gliere regionale (Nuoro 1891-ivi 1969). Conseguita la laurea in Giurispru-

Satta Musio, Antonio Giuseppe Magistrato, deputato al Parlamento subal` sec. XIX-Capino (Bitti, prima meta gliari, dopo 1881). Laureatosi in Legge divenne magistrato. Nipote del senatore Giuseppe Musio, percorse una lunga carriera a Cagliari, dove fu presidente di quel tribunale e divenne un personaggio di spicco nella vita poli` . Dopo essere tica e culturale della citta

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Saturno divenuto consigliere provinciale, nel ` candidato al Parla1857 si presento mento in competizione con Giorgio Asproni e fu eletto deputato, sino al ` a molteplici iniziative 1860. Collaboro culturali. Fervido sostenitore dell’op` di onorare Eleonora d’Arboportunita rea e di esaltarne la figura, nella stampa d’opposizione era ironicamente chiamato ‘‘Brancaleone’’. Tra i suoi scritti: Appello ai circondari della provincia di Sassari, 1860; Relazione della Commissione eletta dal Consiglio provinciale di Sassari sui fatti storici, giuridici e legislativi sui feudi e ademprivi in Sardegna, 1862; Seconda commemorazione degli illustri sardi celebrata in Bosa il 12 agosto 1877, 1878; Parole per l’inaugurazione del monumento ad Eleonora d’Arborea, 1881.

Satta Musio, Francesc’Angelo Sacer` sec. XIX-Orune dote (Bitti, prima meta 1873). Nipote del senatore Giuseppe Musio e fratello del deputato e magistrato Antonio Giuseppe, fu a lungo parroco di Orune. Figura di spicco nella vita politica e sociale per le larghe parentele, fu ucciso nel febbraio 1873 in un agguato, mentre tornava dal suo predio nella vallata di Marreri, in cui aveva dato vita a un esperimento di agricoltura moderna che ha attirato l’attenzione di storici come Lorenzo Del Piano e Carlino Sole. «Pesate le ` dell’ucciso buone e non buone qualita – scrisse Giorgio Asproni nel suo Diario – , risulta senza fallo una grave e dolorosa perdita per il circondario. Era uomo inventivo, intraprendente, operoso, perseverante nei suoi propositi, e voleva vincere sempre. Aveva contribuito assai a umanizzare i selvaggi di Orune, vi costrusse la parrocchia, as` le donne alla nettezza, e diede suefo grande impulso all’agricoltura creando un predio che era il modello del circondario di Nuoro. Liberale,

scevro di pregiudizj, aveva naturale ingegno, pochi studj e instabile carattere». Nel primo processo, celebrato a Torino, vennero riconosciuti colpevoli e condannati a dure pene il sacerdote Giovanni (Nanni) Mossa e suo fratello Vito, anch’essi di Bitti. Della sua atti` pastorale (che fu anche sociale) ci vita resta una Esortazione in occasione de sa distribussione de sos premios ad sas iscolas de cussa populassione [di Orune], fatta sa die 16 de triulas 1871, 1871.

Saturnino, san = Saturno, san Saturno, san (in sardo, Santu Sadurru, Santu Saturninu) Santo (m. sec. IV). Pasquale Tola (1837-1838): «Nacque a Cagliari da genitori cristiani, figlio unico, allevato nel culto del vero Dio, si dimo` nemico degli idoli e delle superstistro ziose pratiche del paganesimo. Accusato a Barbaro, preside della Sardegna sotto la persecuzione di Diocleziano e Massimiano, non avendo voluto sacrificare a Giove e ai falsi numi, patı` la ` Cristo nel 30 morte pel nome di Gesu ottobre del 303-304. Le antiche leggende della sua vita sono discordanti in molte circostanze anteriori al suo ` martirio, ma sono tutte uniformi in cio che riguarda la sua decollazione avvenuta il 30 ottobre, giorno nel quale la Chiesa sarda lo commemora». Francesco Artizzu (1974): «Il racconto della ` compresa vita e della morte del santo e in una Legenda risalente sicuramente ai secoli XI-XII-XIII. Narra la Legenda che S., nato da genitori cristiani e da essi cristianamente educato, era nell’anno 304, al tempo della persecuzione ordinata da Diocleziano e Massi` . Aveva miano, ancora in giovane eta ` raggiunto maturita ` e fermezza di pero ´ pur essendo di alta carattere, sicche statura e di forte complessione rinchiudeva nel suo corpo un grande e forte animo. A quel tempo non si poteva ´ vendere ne ´ comprare senza aver ne

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Saturno prima sacrificato agli dei. I cristiani che non si piegavano agli ordini degli imperatori venivano sottoposti a tormenti e successivamente decapitati. Il 23 novembre di quell’anno si celebravano nel Campidoglio cagliaritano, situato vicino al mare, solenni sacrifici a Giove, e molte persone transitavano, recando le vittime, per la via Sacra, detta anche di Apollo, che congiungeva allora il Campidoglio con un luogo detto Fonte Nuova. Il giovane S., che si trovava in quei pressi, fu riconosciuto e condotto davanti al sacerdote, inter´ non fosse interverogato sul perche ` virilnuto al sacrificio, egli proclamo mente la propria fede ed ebbe parole di aperto biasimo per coloro i quali s’inchinavano ai falsi dei di bronzo o di marmo, che niente odono e nulla fanno per la salvezza dei loro fedeli. Alcuni gentili presenti rimasero toccati dalle parole del giovane, ma il grosso della turba, eccitato a male agire dalla sua fermezza, lo fece subito decapitare. Il corpo fu successivamente portato dai suoi compagni di ` e seppellito in fede fuori della citta ` nel una cripta. Il luogo fuori di citta quale fu sepolto il martire, costituı` la parte centrale, il martyrium, di quella che poi divenne la basilica intitolata al santo». Per Piero Meloni (1975) i docu` antichi riguardanti San S. menti piu ` del secolo VI, cisono due: il primo e tato in una Vita di San Fulgenzio da Ruspe, scritta probabilmente da un discepolo del santo esiliato in Sardegna da ` del primo Trasamondo, il secondo e quarto del secolo XII, Passione di San Saturno scritta da un monaco benedettino di San Vittore di Marsiglia, «i cui confratelli possedettero a Cagliari la basilica e il monastero del santo per tre secoli e mezzo circa», dono del giudice Costantino (1089). Secondo Anna Maria Nieddu, intorno

` di questo personaggio, da alla identita non confondere con il Saturnino di Tolosa e con l’omonimo martire di Abitina, in Africa proconsolare, scarne notizie sono fornite da due racconti agiografici, la Passio Sancti Saturni, composta forse nell’Alto Medioevo, e la Legenda Sancti Saturni, risalente all’incirca al secolo XII, che fanno di S. un giovane di nobili origini, educato alla fede cristiana e per questo sottoposto al martirio mediante decapitazione durante il regno di Diocleziano, mentre era governatore della Sardegna Barbarus (303). Le due narrazioni, pur divergendo intorno alla data del martirio, che collocano l’una il 30 ottobre (Passio), l’altra il 23 novembre (Legenda), concordano nel ritenerlo avvenuto durante una celebrazione di sacrifici in onore di Giove nel capitolium `; entrambe, inoltre, convendella citta gono nell’indicare il luogo della sepoltura in un’area extraurbana, notizia che trova conferma nei dati emersi durante le indagini eseguite presso la chiesa dedicata al martire, sorta nell’ambito di una necropoli estesa a oriente dell’antico centro abitato di Karales; nell’area in cui si erge la basi` l’esito della lica, il cui stato attuale e sistemazione effettuata agli inizi del secolo XII di una chiesa a croce greca risalente al secolo VI, sono stati infatti ` antico messi in luce i resti di un piu ` voluta edificio di culto nel quale si e riconoscere la primitiva memoria sorta sulla tomba del martire, da identificarsi, probabilmente, con la basilica sancti Martyris Saturnini menzionata, nel secolo VI, nella biografia del vescovo di Ruspe, Fulgenzio, che vicino ad essa istituı` un monastero. SATURNO O SATURNINO? Nella tra` al diminutivo. Ma il dizione sarda e santo cagliaritano – come ha dimostrato Bacchisio Raimondo Motzo

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Sauren ` Saturno. Il diminutivo e la (1926) – e confusione vengono dagli spagnoli, i quali hanno diffuso nell’isola il culto di San Saturnino primo vescovo di Tolosa, il Sernin dei francesi, martire nel 250 sotto Decio, legato a un toro da sa` fino a ridurlo crificare, che lo trascino in pezzi. Cosı` Saturno cagliaritano in ` diventato ossequio a quello spagnolo e e purtroppo continua a essere Satur` un ragazzo: le nino. Nell’iconografia e leggende dicono quattordici, quindici, diciotto, diciannove anni. Dies natalis: 23 novembre o 30 ottobre del 303 o del 304. Per il Motzo non ci sono dubbi sull’anno, 304, quarto editto imperiale contro i cristiani. Nelle leggende anteriori al Seicento, compare sempre 23 novembre; in documenti medioevali il mese di novembre, in area cagliaritana, compare come «su mesi de Santu Sadurru». Con il ritrovamento delle re` liquie, 12 ottobre 1621, il dies natalis e stato fissato al 30 ottobre. Pur non figu` rando nel Martyrologium Romanum e patrono di Cagliari: la sua basilica co` antico monumento delstituisce il piu l’arte paleocristiana in Sardegna e uno ` importanti del bacino mediterdei piu raneo. Sorge in un’area cimiteriale pagano-cristiana, utilizzata dal secolo II al V, dove sono state rinvenute la maggior parte delle reliquie dei santi secenteschi. Titolare della parrocchia di Isili, ha anche dato il nome alle terme di Benetutti. I proverbi: «Po Santu Saturninu is damas boganta su vigliudu» (Per San Saturno, le dame indossano gli abiti di velluto, autunnali), detto cagliaritano. «Gei no t’hat a durai che ` non ti Santu Sadurru in cresia!» (Gia ` come San Saturno in chiesa), durera ` esposto in detto di Isili: il santo e chiesa solo nei giorni della festa (italiano «Da Natale a Santo Stefano»), di breve durata. «Po Santu Saturninu cumenza su binu» (Per San Saturno inizia

il vino nuovo): quando veniva festeggiato il 23 novembre. [ADRIANO VARGIU] In Sardegna Patrono di Cagliari e Isili. Festa Si festeggia il 30 ottobre; il 27 agosto a Isili.

Sauccu Antico villaggio di origine romana, situato a qualche chilometro da ` a essere Mulargia. Il villaggio continuo abitato in periodo bizantino e successivamente fece parte del giudicato di Torres, compreso nella curatoria del Marghine. Dopo l’insediamento bizantino, che nel secolo XI fu ceduto ai Ca` a cremaldolesi, il villaggio continuo scere fino al secolo XIII. All’estinzione della dinastia dei giudici di Torres ` nelle mani del giudice d’Arbopasso ´ al suo stato. Dopo rea, che lo annette la conquista catalano-aragonese fu teatro delle guerre tra Aragona e Arbo` acuto rea e nel 1378, nel momento piu ` a far parte dei terridel conflitto, entro tori che il re d’Aragona concesse provocatoriamente a Valore de Ligia. Caduto il giudicato, inutilmente i De Ligia tentarono di entrarne in possesso; nel 1421 il villaggio fu incluso nel grande feudo concesso a Bernardo Centelles. Nel 1439 i Centelles lo cedettero a Salvatore Cubello, che nel 1463 lo unı` al marchesato di Oristano. La ` , diminuı` e dopo sua popolazione, pero la sfortunata impresa di Leonardo Alagon il villaggio scomparve.

Sauren Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato di Torres, compreso nella curatoria di Cabudabbas. Era situato tra Chere` San Quirico. mule e Thiesi in localita ` da una domo che dipenSi sviluppo deva dall’abbazia di San Pietro di Silki (=), e a partire dal secolo XII fu incluso nei territori che passarono in mano ai ` di loro matrimoni. Doria in virtu Estinta la dinastia giudicale di Torres, ` a far parte del piccolo stato che i entro Doria formarono con i loro possedi-

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Save menti nella parte nord-occidentale del disciolto giudicato. Dopo la conquista catalano-aragonese, avendo i Doria prestato omaggio al re d’Aragona, en` a far parte del Regnum Sardiniae. tro ` essi si ribellarono, nel Quando pero 1325, divenne teatro delle operazioni militari e in pochi anni fu abbandonato dalla popolazione.

Save Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato di Torres, compreso nella curatoria di Coros. Era situato nelle campagne di Ossi. A partire dagli inizi del secolo ` in mano ai Malaspina, i XIII passo quali, estinta la famiglia giudicale, lo inclusero nel loro piccolo stato. Subito dopo la conquista aragonese, avendo essi prestato omaggio al re d’Aragona, ` a far parte del Regnum Sardientro niae; i Malaspina, comunque, continuarono a possederlo anche dopo la ribellione del 1325. Agli stessi fu sequestrato definitivamente nel 1353. Nella ` del secolo divenne teaseconda meta tro delle operazioni militari durante le guerre tra Aragona e Arborea e co` a spopolarsi, tanto che prima mincio della fine del secolo era completamente deserto.

Savina, santa Santa (m. 311). Matrona milanese, operatrice di misericordia, sotto la persecuzione di Diocleziano ` i cristiani incarcerati, provveaiuto dendo anche a seppellirli dopo il loro martirio. Morı` mentre pregava sulla tomba dei Santi Nabore e Felice. Vene` rimasto il nome rata in Sardegna, ne e nell’onomastica. [ADRIANO VARGIU] Festa Si festeggia il 30 gennaio.

Savoia Famiglia sovrana (sec. XI-esistente). Le prime notizie risalgono al secolo XI, quando viveva il conte Umberto Biancamano, che controllava alcuni territori situati a cavallo tra Francia, Italia e Svizzera e i principali valichi alpini. Egli portava il titolo di conte

di Savoia; nel corso dei secoli successivi i suoi discendenti consolidarono il proprio potere, arrivando a formare un complesso territoriale che comprendeva la Savoia, la contea di Nizza, la Moriana, il Genevese, il Chiablese, la Valle d’Aosta, il Piemonte, su cui instaurarono un governo assoluto e amministrativamente ben organizzato. A partire dal secolo XVII essi parteciparono alla grande politica europea tentando di estendere il proprio dominio nell’Italia centro-settentrionale; que` a prendere parte a sta politica li porto tutte le guerre che caratterizzarono il secolo. Cosı` nell’ambito della guerra di successione spagnola, nella quale si schierarono nella coalizione antiborbonica, prima con la pace di Utrecht (1713) ottennero il Regno di Sicilia e con esso il titolo di re, quindi, dopo il fallimento della spedizione del cardinale Alberoni, con il trattato di Londra nel 1720 ottennero il Regno di Sardegna, legando indissolubilmente da quel momento in poi la loro storia familiare a quella dell’isola. Il primo re di Sardegna di casa Savoia fu Vittorio Amedeo II. Suoi successori furono Carlo Emanuele III (1732-1773), Vittorio Amedeo III (1773-1796), Carlo Emanuele IV (1796-1802), Vittorio Emanuele I (1802-1821), Carlo Felice (18211831). Con questo sovrano si estinse il ramo principale della famiglia che discendeva direttamente dal conte Um` il berto Biancamano; ad esso subentro ramo Savoia Carignano, un ramo collaterale che si era formato nel corso del secolo XVII. Il primo re di Sardegna appartenente a questo ramo fu Carlo Alberto (1831-1848), al quale succedette Vittorio Emanuele II (1848-1861), che nel 1861 divenne re d’Italia, pur continuando a portare tra i suoi titoli quello di re di Sardegna. I suoi discendenti (Umberto I, Vittorio Emanuele

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Savona III, Umberto II) continuarono a portare anche il titolo di re di Sardegna fino a quando il referendum istituzionale del 2 giugno 1946 diede vita alla Repubblica Italiana.

Savoia, Maurizio Benedetto di Duca del Chiablese (Torino 1741-Roma 1808). Seguı` suo nipote il re Carlo Emanuele IV a Cagliari nel marzo del 1799, quando la famiglia reale dovette lasciare precipitosamente il Piemonte. Quando poi nel settembre dello stesso ` Cagliari per Livorno lo anno il re lascio seguı`.

Savoia, Maurizio Giuseppe di Duca di Monferrato (Torino 1762-Alghero 1799). Fratello di Carlo Emanuele IV, dopo la cacciata della famiglia dal Piemonte, seguı` suo fratello in Sardegna nel 1799 ma morı` ad Alghero, dov’era governatore, probabilmente di malaria, poco prima che il re ripartisse dalla Sardegna. A lui il fratello Carlo Felice fece erigere un monumento nel Duomo di Alghero, opera dello scultore torinese Felice Festa, eseguita nel 1807.

Savoia, Placido Benedetto di Conte di Moriana (Torino 1766-Sassari 1802). Fratello di Carlo Emanuele IV, nel marzo 1799 lo seguı` in Sardegna quando la famiglia fu costretta a fuggire da Torino a causa della conquista napoleonica. Stabilitosi nell’isola, fu nominato commissario generale della cavalleria miliziana e in seguito, nel 1799, governatore di Sassari in sostituzione del fratello Maurizio Giuseppe, destinato ad Alghero. Nel 1800, scop` piati i moti angioyani di Thiesi, cerco una inutile mediazione con i rivoltosi. Morı` improvvisamente a Sassari nel 1802, 17 giorni dopo l’esecuzione di Francesco Cilocco, come fa notare En` la rico Costa, che aggiunge: «Circolo voce che morisse di veleno, propinatogli in un bicchier d’acqua. Fattasi l’au-

topsia del cadavere 38 ore dopo il decesso, tutti i medici e due chirurghi riconobbero sanissime le viscere: ‘‘Grazie a Dio non siamo fra i Tartari (dice la lettera di Gaspare Richelmı`, gentiluomo di Corte del principe defunto); ` venire in mente un dee a nessuno puo litto sı` enorme’’». Carlo Felice fece erigere nel Duomo di Sassari un monumento in memoria del fratello, scolpito nel 1807 dal torinese Felice Festa.

Savona, Paolo Economista, banchiere (n. Cagliari 1936). Dopo la laurea in ` specializEconomia e Commercio si e ` di zato a Cambridge e ha svolto attivita ricerca alla sezione Studi speciali della ‘‘Federal Reserve’’ di Washington. Tornato in Italia, dal 1975 ha iniziato una prestigiosa carriera universi` di Cagliari; attaria presso l’Universita tualmente insegna Economia monetaria e creditizia alla LUISS di Roma. Agli impegni accademici ha sempre af` di ricerca e di consufiancato attivita lenza ad altissimo livello; conosciuto e stimato da Guido Carli, dal 1973 – quando questi era ministro del Tesoro ` stato suo consigliere economico e in –e seguito, quando lo stesso Carli divenne presidente della Confindustria, ne fu ` nominato direttore generale. Quindi e stato presidente del Fondo Interbancario di tutela dei depositi dopo essere stato, dal 1979, presidente del CIS (Credito Industriale Sardo), incarico che ha lasciato nel 1989 per quello di direttore generale della Banca Nazionale del Lavoro. Dall’aprile 1993 al marzo ` stato ministro dell’Industria nel 1994 e ` governo Ciampi. Nel settembre 2000 e stato nominato presidente degli Aero` diventato preporti di Roma, e quindi e ` Impregili del sidente della societa gruppo Gemina. Studioso di grande au` , ha raggiunto notorieta ` internatorita zionale con i suoi lavori. Tra i suoi ` internazionale, scritti: La liquidita

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Sblendorio ` monetaria, lira schiava 1972; Sovranita o padrona (con M. Fratianni), 1974; Per un’altra Sardegna, 1984; Strutture finanziarie e sviluppo economico, 1989.

Sblendorio, Maria Teresa Latinista (n. Cagliari 1947). Dopo aver conseguito la laurea in Lettere, ha intrapreso la carriera universitaria. Attual` professore di Latino presso il mente e Dipartimento di Filologia classica e ` di Scienze Glottologia della Facolta ` di della Formazione dell’Universita Cagliari. Ha al suo attivo il saggio La multa imposta a Sulci, ‘‘Bollettino di Studi latini’’, VII, 1977.

Scacceri, Michele Castellano di Ca` sec. XIIIgliari (Pisa, seconda meta ivi?, dopo 1348). Illustre cittadino di Pisa, tra i maggiori protagonisti della vita politica della sua patria, tra il 1290 e il 1348 fu eletto ben 28 volte tra gli Anziani del Comune. Ebbe intensi rapporti economici con la Sardegna e nel 1311 fu nominato castellano di Cagliari. Durante il suo mandato, che ebbe termine nel 1312, fu donato al Duomo di Cagliari il celebre pulpito di Mastro Guglielmo.

Scafa, torre della Torre costiera di difesa leggera costruita nel 1639 nella lo` della Scafa, lungo la strada per calita Giorgino nelle vicinanze di Cagliari. Era destinata alla difesa delle lagune di Santa Gilla e assolveva anche al compito di riscossione della gabella dovuta dai pescatori per l’utilizzo degli specchi d’acqua per la pesca.

Scala di Giocca Localita` alle porte di Sassari. La denominazione, che tradotta letteralmente significa ‘‘Scala della lumaca’’ (giogga) indica il tratto di accesso a Sassari dal vecchio tracciato della S.S. 131 ‘‘Carlo Felice’’. Fu realizzata tra il 1826 e il 1828 dagli ingegneri piemontesi che lavorarono alla realizzazione della grande ‘‘strada reale’’ fra Cagliari e Porto Torres, e per

l’epoca rappresenta un capolavoro di ingegneria stradale. La strada si inerpica passando da quota 132 a quota 312 su arditi tornanti ricavati lungo un ciglione dominato da pareti calcaree a strapiombo il cui candore spicca per il contrasto dei boschi e degli uliveti di ` ricca la regione attraversata. cui e «Un nostro piccolo Moncenisio», la definı` il Lamarmora nel suo Itine´raire de l’ıˆle de Sardaigne (1860). Terminati i tornanti, la strada immette direttamente nell’abitato di Sassari. Nel 1972-1979 il rifacimento generale del tracciato della ‘‘superstrada’’ ha portato a sostituirla con un rapido tratto quasi tutto in galleria, che valica la vallata del rio ` scari. La S. di G. continua pero ` a esMa sere frequentata per la bellezza del paesaggio e (agli occhi degli appassionati del motore) il fascino delle sue curve.

Scalas, Gianfranco Ufficiale di carriera (n. Assemini 1951). Esperto dei problemi della comunicazione, tra il ` stato novembre 1993 e il marzo 1994 e addetto stampa del contingente ita` la famosa liano in Somalia, dove creo ` stato ‘‘Radio Ibis’’. Tra il 1995 e il 1996 e responsabile unico della comunicazione per l’Italia nella Ifor Joint in Bosnia Erzegovina e successivamente addetto stampa della missione Alba in Al` stato nomibania. Tornato in Italia e nato Capo sezione stampa e direttore dell’Agenzia di pubblica informazione dell’Esercito e ha contribuito a riformare le strutture della comunicazione dell’Esercito sul territorio nazionale. ` stato quindi col contingente italiano E in Kossovo, dove ha diretto ‘‘Radio West’’. Ha poi fatto parte della missione in Iraq della Brigata ‘‘Sassari’’. ` , in cui ha Nel corso di questa attivita ` stato raggiunto il grado di colonnello, e insignito di una medaglia d’argento e una di bronzo al merito dell’Esercito e

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Scano ha ricevuto numerosi encomi. Andato ` dedicato all’attivita ` in pensione, si e politica, candidato alle regionali del 1999 con Alleanza Nazionale e nel 2004 con la lista Sardistas. Quando que` fuso con il PPS e sto movimento si e l’UPS dando vita al movimento Fortza ` stato eletto presidente. Paris ne e

Scaleta, Sebastiano Pittore (Cagliari, ` sec. XVII-ivi, dopo 1762). seconda meta Secondo Maria Grazia Scano era figlio di uno Juan Maria Scaleta, pittore trasferitosi dal continente in Sardegna e attivo nel 1721 nella parrocchiale di Quartucciu. Lo Spano, invece, ne parla come del figlio «d’un beccajo», man` dato a studiare in continente in virtu del suo precoce talento. La prima noti`e ` del 1731, quando zia della sua attivita decora due frontales della parroc` a piu ` richiale di Sinnai, dove operera prese sin dopo il 1750. Pittore attivissimo, molto dipinse e molte opere gli ` furono attribuite dallo Spano: opero soprattutto a Cagliari (lo Spano lo ri` di dieci chiese, cordava presente in piu ma diverse opere sono andate perdute), a Iglesias, a Bosa, nei villaggi della Sardegna meridionale (Suelli). Nel 1762 dipinse la Madonna dei Consiglieri per il Palazzo civico di Cagliari. ` riuscite il Sant’OTra le sue opere piu mobono di Sant’Antonio Abate a Cagliari (1750) e il San Giacomo maggiore di San Giacomo, che – dice M.G. Scano – «si caratterizza per la compostezza ` d’impianto, delle figure e la solennita in sintonia con analoghe tendenze del classicismo fra Roma e Napoli».

Scandellari, Simonetta Storica della Filosofia (n. Bologna 1946). Dopo aver conseguito la laurea ha intrapreso la ` di carriera universitaria nella Facolta ` di Sassari. Magistero dell’Universita ` diventata professore assoNel 1985 e ciato di Storia delle istituzioni politiche; attualmente lavora presso la Fa-

` di Lettere dell’Universita ` di Fercolta rara. Ha dedicato un saggio a Un illuminista sardo tra il XVIII e il XIX secolo: G.A. Massala, ‘‘Archivio storico sardo di Sassari’’, 1977.

Scandone Matthiae, Gabriella Archeologa (n. sec. XX). Allieva di Sabatino Moscati, laureata in Lettere, nel 1975 ha studiato la collezione degli scarabei del Museo archeologico nazionale di Cagliari, e ha dedicato alla Sardegna l’articolo Egitto e Sardegna. Con`’’, 3, 1988. tatti fra due culture, ‘‘Sardo

Scano1 Famiglia sassarese (sec. XIIIesistente). Godeva di una notevole con` nel secolo XIII, nel modizione gia ` formando la citta `. mento in cui si ando ` un Il primo personaggio conosciuto e Leonardo, eminente cittadino che nel ` 1420 fu inviato ambasciatore della citta ad Alfonso V. Un suo discendente, un Antonio, nel 1461 ottenne il riconosci` . Da lui discese mento della generosita Gerolamo, castellano di Porto Torres nel 1547, che nel 1556 ottenne il cavalierato ereditario e nel 1558 fu ammesso allo Stamento militare durante il parlamento Madrigal. I suoi discendenti continuarono a prendere parte agli altri parlamenti. Uno di loro, Fran`, nel cesco, sposata una Castelvı` Lledo ` una parte della signoria 1602 eredito ` della scrivania di Sassari e acquisto una tipografia. I suoi figli ne sviluppa`, facendone una impresa rono l’attivita redditizia cosı` che i loro eredi nel 1640 cedettero la signoria della scrivania ma continuarono a tenere la tipografia fino alla fine del secolo. Essi diedero vita a tre rami della famiglia: un ramo ` a risiedere a Sassari, la che continuo cui importanza e posizione sociale nel corso del secolo XVIII decadde e che si estinse nel secolo XIX; un secondo ramo che si stabilı` a Torralba, ma che si estinse quasi subito; un terzo ramo ` l’unico anche si stabilı` a Sorso ed e

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Scano cora fiorente: questo nel 1740 con un Antonio ottenne il riconoscimento dei suoi privilegi; i suoi discendenti continuarono a risiedere a Sorso fino alla fine del secolo XVIII; nel corso del secolo XIX la famiglia si stabilı` anche a Ittiri, Sassari e Cagliari.

Scano2 Famiglia di Luras (secc. XVIIIXIX). Era una famiglia di grossi proprietari, le cui notizie risalgono al secolo XVIII. Nel 1799 ottenne il cavalie` con un Mirato ereditario e la nobilta chele, benefattore dei suoi concittadini. La sua discendenza si estinse nel corso del secolo XIX.

Scano3 Famiglia di Austis (secc. XVIIIXX). Le sue notizie risalgono al secolo XVIII; i suoi membri esercitavano tradizionalmente la professione di notaio e nel 1831 ottennero il cavalierato ere` con i fratelli Pietro, ditario e la nobilta sacerdote, e Giacinto e Giuseppe Maria, notai. I loro discendenti si stabilirono a Cagliari dove si estinsero nel corso del secolo XX.

Scano, Antonio Letterato, deputato al Parlamento (Neoneli 1859-Cagliari ` 1945). Precocissimo, nel 1876 fondo con Luigi Congiu il periodico ‘‘La gio` sarda’’ e negli anni seguenti colventu ` a molti altri periodici: fu redatlaboro tore di ‘‘Vita di pensiero’’ di Giuseppe Putzolu, del ‘‘Movimento sardo’’, di ‘‘La Stella di Sardegna’’ e di ‘‘Cronaca bizantina’’. Resse anche il quotidiano ‘‘Avvenire di Sardegna’’ nel 1882, in assenza del suo direttore, e nel 1891-1893 ` diresse ‘‘Vita sarda’’. Nel 1880 si laureo ` alla professione di in Legge e si avvio avvocato, divenendo un apprezzato penalista; contemporaneamente si inte` alla vita politica: fu eletto consiresso gliere provinciale di Cagliari e dal 1904 al 1919 fu ininterrottamente deputato ` voce che un veto di dell’Ogliastra. E Giolitti gli impedı` di essere nominato senatore nel 1908. Di idee liberali, in

` con la Sinistra, Parlamento si schiero impegnandosi a favore della Sardegna. Nonostante l’impegno politico e pro` mai di intefessionale, non tralascio ressarsi alla vita culturale di Cagliari ` , il e della Sardegna – che era, in realta centro della sua vocazione di letterato – e di collaborare a numerosi periodici con la sua prosa elegante. Autore di interessanti saggi e romanzi, aveva pubblicato nel 1905 Il libro della vita, una raccolta di poesie largamente riprodotte in molti testi scolastici. Morı` lasciando inediti tre volumi di memorie e scritti sparsi, che si sarebbero dovuti intitolare Luci e ombre della mia giornata. Tra i suoi scritti: Amor peloso, ‘‘Vita di pensiero’’, I, 19, 1878; Canzoni dei morti, ‘‘Serate letterarie’’, I, 3, 1882; Poesie varie, ‘‘La Stella di Sardegna’’, IX, 1885; Fra quadri e statue, ‘‘Ars’’, 1886; I giornali d’altri tempi, ‘‘Vita sarda’’, I, 1, 1891; A Ippolito Nievo, versi, ‘‘Vita sarda’’, I, 7, 1891; Madrigale, versi, ‘‘Vita sarda’’, II, 1892; Arte `cle, ‘‘Vita sarda’’, III, 1893; Paefin de sie saggi di Sardegna, sonetti, ‘‘Vita italiana’’, I, 2, 1895; Notte aquilana, ‘‘Piccola rivista’’, I, 2, 1898; Ore triste, versi, ‘‘La piccola Rivista’’, II, 1899; Agli elettori del collegio di Lanusei, ‘‘L’Unione sarda’’, 1904; Acqua alpina, versi, ‘‘Vita Letteraria’’, 1905; Nido fuggito, sonetti, ‘‘La Patria degli Italiani’’, 1905; Per la Sardegna, 1907; Per l’avvenire della Sardegna, ‘‘Nuova Antologia’’, 879, 1908; Agli elettori del collegio di Lanusei, ‘‘L’Unione sarda’’, 1913; Lettera agli elettori del suo antico collegio di Lanusei sul suo ritiro dalla vita pubblica, ‘‘L’Unione sarda’’, 1919; Invito, versi, con musica di Raffa Garzia, ‘‘Rivista Sarda’’, II, 1920; Il pastore rapace. La vana illusione, ‘‘Il Nuraghe’’, I, 1923; Il mondo poetico di Sebastiano Satta, ‘‘A Bustianu’’, 1924; Un periodo di vita giornalistica e letteraria cagliaritana, ‘‘Me-

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Scano diterranea’’, I, 4, 1927; Figure di oratori della vecchia curia cagliaritana, ‘‘Mediterranea’’, I, 9, 1927; Periodo di vita giornalistica e letteraria cagliaritana, 1927; La poesia di Sebastiano Satta, 1928; Amori degli alberi, ‘‘Il Nuraghe’’, VI, 9, 1928; Primo giornale goliardico in Cagliari, ‘‘Lunedı` dell’Unione’’, 1929; Un grande dimenticato: Stanislao Caboni, ‘‘Mediterranea’’, V, 4-6, 1931; Viaggio letterario in Sardegna, 1932; Pascarella, D’Annunzio e Scarfoglio in Sardegna, ‘‘Tribuna’’, 1932; Sigismondo Arquer, 1933; Canti del tramonto, 1933; La poesia di Montanaru, ‘‘L’Unione sarda’’, 1933; Un errore giudiziario del secolo scorso in Sardegna, ‘‘Mediterranea’’, VII, 8, 1933; Quadro intellettuale della Sardegna, in Vita e poesia di Sardegna (a cura di Remo Branca e Francesco Pala), 1937; Cagliari ottocentesca. Giornalismo d’altri tempi e la figura di un insigne cittadino: Ottone Bacaredda, ` Canel‘‘L’Unione sarda’’, 1942; Nicolo les, ‘‘L’Unione sarda’’, 1942; Antico giornalismo cagliaritano: ‘‘La Meteora’’, ‘‘L’Unione sarda’’, 1952.

Scano, Barore (noto con lo pseud. Brottu di Paima) Giornalista, poeta (Sas` sec. sari, fine sec. XIX-?, prima meta XX). Salvatore all’anagrafe, fu a lungo redattore della ‘‘Nuova Sardegna’’ nei primi venti anni del Novecento. Uomo di grande spirito e di umori popolareschi, come mostrano le sue composizioni in dialetto sassarese (sotto lo ` ripseudonimo ‘‘Brottu di Paima’’), e cordato come autore di due brevi opere di tipo parodistico destinate alla rappresentazione: Amsicora, ‘‘Scene d’un antico dramma’’, si presenta come un libretto d’opera, e infatti fu musicato da un ‘‘Gianni’’ che `, il grande musicista sasera, in realta sarese Luigi Canepa, 1905, e Men che ` che l’al’odio, risposta satirica a Piu more di D’Annunzio, 1909.

Scano, Dionigi Ingegnere, storico, storico dell’arte (Sanluri 1867-Cagliari 1949). Dopo essersi laureato in Inge` in Sargneria a Torino nel 1901, torno degna dove fu chiamato a collaborare con Filippo Vivanet nell’impianto dell’Ufficio regionale per la conservazione dei monumenti. Di questo periodo sono i suoi primi lavori di un certo respiro sull’architettura medioevale in Sardegna; nel 1905 succedette al Vivanet alla guida dell’Ufficio e lo resse fino al 1925, con grandissimo entusiasmo e forte dinamismo. Avendo avuto l’incarico dal Ministero di procedere all’inventario degli edifici di pregio artistico nell’isola, per quindici anni ebbe modo di percorrerla in lungo e in largo, ovunque misurando, annotando, descrivendo in uno sforzo senza precedenti. Contemporaneamente condusse a termine il restauro di molti importanti monumenti (tra cui la basi` di Saccargia) e avlica della SS. Trinita ` la classificazione del romanico vio sardo che mai nessuno aveva studiato ` a imfino ad allora. In seguito continuo pegnarsi in importanti studi di carattere storico collaborando alla rivista ‘‘Mediterranea’’ e ad altre riviste e scrivendo numerosi saggi di robusto impianto scientifico, che contribuirono ad allargare le conoscenze sulla storia della Sardegna nel Medioevo. ` ebbe La sua complessa personalita modo di manifestarsi anche in altri campi: cosı` dal 1905 al 1910 fu eletto consigliere comunale di Cagliari e divenne anche assessore. Intuendo l’importanza delle bonifiche per l’econo` contrimia dell’isola, se ne interesso buendo alla realizzazione di quella che comprendeva il comprensorio di Marrubiu-Terralba. Durante la seconda guerra mondiale, costretto a ‘‘sfollare’’ in un vicino villaggio del Campidano, pose mano a tre impegna-

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Scano tivi saggi che nel 1962 la figlia, donna ` Tona Scano Musio, raccolse e pubblico in un volume di Scritti inediti; i due saggi compiuti furono poi ristampati separatamente, Ricordi di Sardegna nella ‘‘Divina Commedia’’, con scritti di Alberto Boscolo, Geo Pistarino e Manlio Brigaglia (1986), e La vita e i tempi di Giommaria Angioy, introduzione di Federico Francioni (1985). Il terzo saggio, dedicato alla lunga lite giudiziaria di Giovanni Antonio Sanna contro F.D. Guerrazzi e suo nipote Francesco per il possesso della miniera di Montevecchio, era rimasto incompiuto. Tra i numerosi scritti in cui si rispecchia l’ampiezza dei suoi interessi professionali e culturali, Mineralogia e geologia sarda, ‘‘Avvenire di Sardegna’’, 1888; Impressioni e note sull’esposizione di architettura di Torino, 1891; Relazione della commissione esaminatrice dei progetti per la decorazione dell’aula del Consiglio provinciale di Cagliari, 1893; La nuova Cagliari, ‘‘Vita sarda’’, 1893; Arte funeraria, ‘‘L’Unione sarda’’, 1894; Pagine d’arte pisana in Sardegna, ‘‘La Vita italiana’’, I, 1896; Una statua di Nino Pisano in Sardegna, ‘‘Arte e Storia’’, XIX, 1900; Per Cagliari pisana, 1901; A proposito del pulpito pisano della cattedrale di Cagliari, ‘‘L’Arte’’, IV, 5-6, 1901; Notizie di Sardegna. Scoperte artistiche nel Duomo di Oristano, ‘‘L’Arte’’, IV, 7-8, 1901; Chiesa di San Pietro delle Immagini nell’agro di Bulzi, ‘‘L’Arte’’, IV, 9-10, 1901; Cagliari medioevale. Impressioni d’arte, 1902; La cattedrale di Cagliari, 1902; La chiesa di Santa Maria del Regno in Ardara, ‘‘Sardegna letteraria’’, 1, 1902; Cagliari antica, medioevale e moderna (con Filippo Vivanet e Edmondo Sanjust), 1902; La chiesa di San Saturnino e i primi giudici di Cagliari, ‘‘Bullettino bibliografico sardo’’, III, 1903; Scoperte artistiche in Oristano. Contributo alla Storia del-

l’arte in Sardegna, ‘‘L’Arte’’, VI, 1-4, 1903; Notizie di Sardegna: chiostro di San Domenico in Cagliari. La chiesa di San Pantaleo in Martis. Chiesa della Maddalena. Una finestra con architettura scolpita in Sassari, ‘‘L’Arte’’, VI, 810, 1903; Chiesa di San Nicola nell’agro di Semestene, ‘‘L’Arte’’, VIII, 2, 1905; Antico pulpito del duomo di Pisa scolpito da Guglielmo di Innsbruck, 1905; Storia dell’arte in Sardegna dal XI al XIV secolo, 1907; Le pietre da taglio negli edifici monumentali della Sardegna, ‘‘Bollettino d’Arte’’, 5, 1908; Piano regolatore ferroviario della Sardegna, 1913; I rappresentanti del regno di Sardegna alla corte di Torino, ‘‘Regione’’, I, 3, 1922; For ma Karalis, ‘‘Archivio storico sardo’’, XIV, 1922; Alberto della Marmora per Cagliari, ‘‘Il Nuraghe’’, III-IV, 35, 1925; Note d’arte sul sacco di Roma, ‘‘Mediterranea’’, I, 6, 1927; La bottega d’arte ceramica in Sardegna, ‘‘Mediterranea’’, I, 12, 1927; Tornei e caroselli a Cagliari, ‘‘L’Unione sarda’’, 1928; Perche´ nell’auto da fe` di Toledo del 3 giugno 1571 fu bruciato il cagliaritano dott. Sigismondo Arquer, ‘‘Mediterranea’’, III, 7, 1929; Morte e sepoltura di Martino d’Aragona, ‘‘Mediterranea’’, III, 9, 1929; Chiese medioevali di Sardegna, 1929; I Mameli da don Giovanni Maria Mameli (1751) a Goffredo Mameli (1849), ‘‘Mediterranea’’, IV, 6, 1930; La Sardegna e i sardi nelle imprese africane di Carlo V, ‘‘Mediterranea’’, VII, 2, 1933; Il processo di Sigismondo Arquer, 1933; Sigismondo Arquer. Con Appendice di documenti tratti dall’Archivio di Madrid, ‘‘Archivio storico sardo’’, XIX, con 83 tav. di documenti, 1934; Forma Karalis. ` e dei sobborStradario storico della citta ghi di Cagliari dal XIII al XIX secolo, 1934; La Sardegna nelle lotte mediterranee del sec. XVI, ‘‘Archivio storico sardo’’, XX, 1-2, 1935; Castello di Bonifacio e Logudoro, ‘‘Archivio storico

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Scano sardo’’, XX, 3-4, 1936; Artisti, patrioti, statisti nelle miniere di Sardegna, ‘‘Ariel’’, I, 1937; Un giurista arborense, Filippo Mameli, ‘‘Archivio storico sardo’’, XXI, 1-2, 1938-39; Serie cronologica dei giudici sardi, ‘‘Archivio storico sardo’’, XXI, 3-4, 1939; Il giudice Barisone d’Arborea intermediario fra il conte di Barcellona e il comune pisano per una spedizione contro Majorca, ‘‘Archivio storico sardo’’, XXII, 1940; Dove sorse Mussolinia, ‘‘Archivio storico sardo’’, XXII, 1940; Codice diplomatico delle relazioni fra Santa Sede e la Sardegna. Parte prima: da Innocenzo III a Bonifacio IX, 1940, e Parte seconda: da Gregorio XII a Clemente XIII, 1941; Donna Francesca Zatrillas marchesa di Laconi e di Sietefuentes, ‘‘Archivio storico sardo’’, XXIII, 1941; Giorgio Asproni nel quadro degli avvenimenti politici del Risorgimento, ‘‘Studi sardi’’, VIII, 1948; Il gruppo elettrico sardo e gli impianti dell’Alto Flumendosa, 1949.

Scano, Emanuele Pedagogista, storico della letteratura (Cagliari, seconda ` sec. XIX-ivi, prima meta ` sec. meta ` presto la sua carriera di inXX). Inizio segnante: la scuola e la storia dell’istruzione in Sardegna divennero i temi del suo impegno didattico e scientifico. Nel 1899, insieme ad altri insegnanti impegnati come lui nel rinnovamento della scuola sarda (Giossantus Corrias, Matteo Ruiu, Andrea Marcia` una Lettera a Guido Baclis) indirizzo celli ministro della P.I. su questi problemi. Attento alla poesia popolare, ` due libretti, D. Luca Cubeddu pubblico nella vita e nell’arte, 1892, Cappomania, poemetto in dialetto sassarese del padre Basilio Dettori, 1901, e un Saggio storico critico sulla poesia dialettale sarda, 1901. Ma la sua opera principale resta la Storia dell’educazione e degli istituti educativi in Sardegna, che aveva pubblicato a Cagliari nel 1894.

Scano, Gavino Giurista, uomo politico (Austis 1818-Cagliari 1898). Deputato al Parlamento subalpino, senatore del Regno. Conseguita la laurea in Legge ` la professione di a Cagliari, esercito avvocato e intraprese la carriera universitaria facendosi notare per viva` di ingegno e preparazione. Nel cita 1850 fu nominato professore di Diritto ` di Cagliari, penale presso l’Universita dove percorse tutta la carriera accademica; tra il 1881 e il 1882 fu anche rettore. Di idee liberali, prese parte al dibattito politico e nel 1849 fu eletto deputato nel collegio di Cagliari IV per la II e III legislatura del Parlamento subalpino e successivamente riconfermato fino al 1857 per la IVe la V legislatura, schierato in genere con la maggioranza. Nel 1890 fu nominato senatore del Regno. Tra i suoi scritti: Ad Prolisin, 1839; Agli elettori del quarto collegio di Cagliari, 1849; Onoranze funebri per Vittorio Emanuele II nella R. ` degli studi di Cagliari, il 9 febUniversita braio 1878, ‘‘Corriere di Sardegna’’, 1878; Il Tirso, ‘‘Imitazione biblica pubblicata per l’inaugurazione del monumento ad Eleonora d’Arborea, avvenuta in Oristano il 22 maggio 1881’’, 1881; Il due di giugno, 1882; Resoconto morale al comizio agrario di Cagliari nel 1882, 1882; Orthovene, ‘‘Imitazione biblica’’, 1883; L’ebreo errante, ossia il colera, ‘‘Imitazione biblica’’, 1884; Bitti e Orune alle paci di San Giovanni, 5 dicembre 1887, ‘‘Imitazione biblica’’, 1888 [tradotta in dialetto logudorese nel 1891 da Giuseppe Egris-Pintus]; Dalla valle ai monti: ossia Cagliari al centro della Sardegna, ‘‘Impressioni e ricordi’’, 1891; Il Foro, la Giustizia, la Patria, 1891.

Scano, Giovanni (detto Nanneddu) Avvocato, deputato al Parlamento (Calangianus 1902-ivi 1948). Conseguita la ` la profeslaurea in Legge, esercito

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Scano sione di avvocato a Tempio Pausania. Scoppiata la seconda guerra mondiale ` come ufficiale di Marina, vi partecipo ottenendo molte decorazioni. Cattolico ` impegnato, nel dopoguerra si adopero per la costituzione della Democrazia `a Cristiana in Gallura; nel 1946 entro far parte della Consulta regionale, ` di dare dove sostenne l’opportunita l’autonomia all’isola. Nel 1948 fu eletto deputato per la I legislatura repubblicana, ma morı` pochi mesi dopo.

Scano, Giovanni Battista Pittore (Ca` noto come Bagliari 1889-ivi 1966). Piu ` alla pittura da autociccia, si avvicino ` notevoli consensi nella didatta e trovo Cagliari dei primi del Novecento esprimendosi in uno stile lineare e comunicativo. Molte delle sue opere si trovano in chiese cagliaritane e di altri centri e in collezioni pubbliche e private.

Scano, Giuseppe Pittore (Cagliari 1862-ivi 1942). Nato in una famiglia po` verissima, superando mille difficolta riuscı` a frequentare per anni l’Accademia di Belle Arti di Roma grazie a una borsa di studio del Comune di Cagliari. Non riuscı` a completare i suoi studi ´ a un certo punto la borsa fu reperche vocata e S. costretto a rientrare in Sar` i suoi degna. Tornato a Cagliari, affino ` famezzi frequentando gli studi dei piu mosi pittori sardi del tempo. Per gua` nella dagnarsi da vivere si specializzo pittura a fresco, un genere che in quegli anni assicurava una certa committenza proveniente soprattutto da una ricca borghesia desiderosa di decorare convenientemente le proprie case. ` e fu chiamato anBen presto si affermo che a decorare alcune chiese di Cagliari (Santo Sepolcro, Sant’Antonio), ma anche piccoli ambienti del Palazzo municipale e molte case, specialmente nei centri dell’hinterland. Dipinse anche usando le tecniche dell’olio, della `a tempera e dell’acquerello. Partecipo

importanti collettive: nella mostra d’arte cagliaritana della Primavera 1929 espose un quadro di genere, I ri` puro stile Ottocento». masti, «del piu Molti suoi lavori sono in collezioni private.

Scano, Guido Avvocato, giornalista e scrittore (Cagliari 1895- ivi 1968). Figlio di Antonio, dopo essersi laureato in ` con successo alla proLegge si dedico fessione di avvocato. Ricco di interessi culturali, studioso di storia sarda, col` dal 1913 a ‘‘L’Unione sarda’’ e laboro alla ‘‘Nuova Sardegna’’ curando rubriche di critica di grande efficacia. Si distinse anche come autore di delicate fiabe e fu anche apprezzato enigmista a livello nazionale con lo pseudonimo di ‘‘Guiscardo’’. Tra i suoi scritti: Le astuzie di Antoneddu. Leggenda campidanese, ‘‘Primavera’’, 11, 1912; Nel cinquantesimo della morte di Alberto La Marmora, ‘‘L’Unione sarda’’, 1913; Uno scherzo di Natale, fiaba, ‘‘L’Unione sarda’’, 1913; Falsi poeti e falsa arte, ‘‘L’Unione sarda’’, 1913; La poesia popolare sarda, ‘‘Il Giornale d’Italia’’, 1914; Il tiro al pollo e il brutto tiro ai sardi, ‘‘Regione’’, I, 2, 1922; Ai margini della storia. Insulti alla Sardegna e difese della Sardegna, ‘‘Il Nuraghe’’, III, 1925.

Scano, Lorenzo Sacerdote, poeta e ` sec. XIXscrittore (?, seconda meta ` sec. XX). Entrato in Suelli, prima meta Seminario divenne sacerdote e fu parroco di Suelli per molti anni. Nel 1896 ` un poema in ottave sulla vita pubblico di San Giorgio vescovo, intitolato Poema sulla vita ed opere di S. Giorgio, vescovo di Suelli.

Scano, Marco1 Bibliofilo (Cagliari, se` sec. XIX-ivi 1905). Studioso conda meta ` nel 1903 un di storia del libro, pubblico Catalogo illustrato dei libri preziosi, rari, ricercati e curiosi, degli aldini e dei giuntini, stampati dopo l’anno 1500, esistenti

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Scano nella Biblioteca Universitaria di Cagliari.

Scano, Marco2 Violoncellista (n. Cagliari 1943). Diplomato a soli 18 anni ` stato uno sotto la guida del Selmi, e `. Ha vinto dei migliori allievi di Casado numerosi premi internazionali, tra cui ` anche quello di Mosca. Attualmente e considerato uno dei migliori violoncellisti viventi.

Scano, Marco3 Pugile (n. Cagliari, sec. XX). Ottiene ottimi risultati da dilettante nei pesi welter, divenendo campione italiano ed europeo nel 1967. Dopo una sfortunata partecipazione ai ` del Messico nel giochi olimpici di Citta 1968, passa al professionismo; nel 1971 conquista la corona italiana battendo per ko tecnico Giovanni Zampieri. Dopo aver perso e riconquistato il titolo due volte con Di Iorio, nel 1976 a Cagliari diventa campione europeo dei welter dopo un grande combatti` il mento contro Pat Thomas. Perdera titolo due anni dopo a Randers contro Jorgen Hansen. [GIOVANNI TOLA]

Scano, Piersandro Insegnante, consigliere regionale (n. Villamar 1951). ` Conseguita la laurea in Filosofia, e ` polistato presto assorbito nell’attivita ` stato eletto tica della Sinistra. Cosı` e ` volte consigliere comunale nel suo piu ` stato anche sinpaese natale, dove e ` stato daco per qualche anno. Nel 1989 e eletto consigliere regionale per la X legislatura nel collegio di Cagliari, successivamente riconfermato per l’XI. ` Nel 1998, durante l’XI legislatura, si e dimesso da consigliere – pur non essendovi obbligato per legge, ma in obbedienza alla sua convinzione sulla in` fra l’incarico legislativo compatibilita e l’impegno nell’esecutivo – per poter ricoprire l’ufficio di assessore alla Programmazione nella sesta giunta Pa` stato rieletto consilomba. Nel 1999 e gliere regionale per la XII legislatura

` ricandial termine della quale non si e dato. Nel luglio 2000 ha fondato con Graziano Milia (=) il Movimento Democratzia per il nuovo centro-sinistra, decisione che ha portato lui e altri suoi colleghi, nel luglio del 2002, ad autosospendersi dal gruppo consiliare dei DS, incorrendo nella espulsione dal partito.

Scano, Vittorio Editore, giornalista (n. Sant’Andrea Frius 1936). Laureato in ` pubblicista dal Giurisprudenza, e 1962. Ha fondato e dirige l’‘‘Almanacco di Cagliari’’ e ‘‘Sardegna Fieristica’’, due riviste per ciascuna delle quali viene pubblicato un ampio numero an` dinuale. Con gli anni l’‘‘Almanacco’’ e venuto la memoria della storia e dell’e` cittavoluzione non solo della societa ` in generale della societa ` dina, ma piu ` autore di numerosi articoli isolana. E sul Novecento cagliaritano, con particolare riguardo agli anni del Ventennio, della seconda guerra mondiale e del suo dopoguerra. Tra i suoi scritti, tutti nell’‘‘Almanacco’’: La tipografia a Cagliari: una storia che inizia nel 1566, 1974; Il commercio ambulante nell’immediato dopoguerra, 1975; A Sanluri per ritrovare la storia, 1976; Uno scaffale di storia. L’Archivio di Stato di Cagliari, 1978; Inizia nel 1843 la storia dell’isti` con i Fenici tuto S. Vincenzo, 1980; Inizio la lunga storia del porto di Cagliari, 1981; L’isola di Sant’Antioco, 1983; La Giara di Gesturi, 1984; Anche nel 1943 S. Efisio partı` per Nora, 1986; L’occupazione militare a Cagliari dopo l’armistizio, 1992; L’8 settembre tra i nuraghi, 1993; In Sardegna la storia dei carabinieri comincia nel 1822, 1996; Negli anni venti Cagliari fu teatro di vari duelli, 1997. In ‘‘Sardegna Fieristica’’ gli articoli: Un appassionante giallo culturale dell’Ottocento: gli idoli sardo fenici, 1980; L’Esposizione agraria artistica industriale di Cagliari del 1871,

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Scano Castelvı` 1981; Dal torchio alla fotocomposizione, 1982; La Mostra campionaria svoltasi a Cagliari nel 1921, 1992; La lunga vicenda di Santa Chiara, il villaggio sorto a due passi della diga del Tirso, 1994; L’affondamento dell’incrociatore Trieste, 1995.

Scano Castelvı`, Francesco Genti` sec. luomo (Sassari, seconda meta XVI-ivi 1628). Signore della scrivania della Luogotenenza di Sassari, uomo ` podi grande autorevolezza e capacita litica, fu inviato a corte in Spagna come sindaco dello Stamento militare. Nel ` la signoria della scrivania, 1604 eredito per cui riuscı` ad accumulare ingenti ` la tipograricchezze. Nel 1623 acquisto fia che era stata fondata dall’arcive` scovo Antonio Canopolo e ne sviluppo `. le attivita

Scano di Montiferro – Veduta del centro abitato.

Scano di Montiferro Comune della provincia di Oristano, compreso nella ` montana, con 1725 abiXIV Comunita tanti (al 2004), posto a 380 m sul livello del mare alle falde settentrionali del monte Ferru. Regione storica: Montiferru. Diocesi di Alghero-Bosa. & TERRITORIO Il territorio comunale, di forma grosso modo pentagonale, si estende per 60,48 km2 e confina a nord con Flussio, Suni e Sindia, a est con Macomer e Borore, a sud con Santu Lussurgiu e a ovest con Cuglieri, Sen-

nariolo e Tresnuraghes. Si tratta di un territorio di alta collina, in buona parte di origine vulcanica, ricco di acque e ricoperto per la maggior parte della sua estensione da boschi e pa` collegato per mezzo di scoli. Il paese e alcune strade secondarie, a nord con Sagama, a est con Macomer, a sud con Cuglieri e a ovest con Sennariolo. & STORIA Il territorio conserva molti ` nuranuraghi e altri monumenti di eta ` di origini megica ma l’attuale paese e dioevali. Apparteneva al giudicato di Torres ed era compreso nella curatoria del Montiferru. Estinta la dinastia giu` del secolo dicale nella prima meta XIII, tutto il territorio fu occupato dal giudice d’Arborea e annesso al giudi` a far parte del cato. Cosı` S. di M. entro giudicato d’Arborea fino alla battaglia di Sanluri nel 1409. Caduto il giudicato, il villaggio, nel 1417, fu compreso nel feudo concesso a Guglielmo di Monta` nel 1421 lo vendette ˜ ans il quale pero n agli Zatrillas. Nei secoli successivi ` a rimanere in possesso degli continuo Zatrillas fino al 1669 quando fu confiscato alla marchesa Francesca Zatrillas (=) per le vicende seguite all’ucci´ Camarassa. Nel 1670 il sione del vicere paese fu venduto all’asta e acquistato da Francesco Brunengo; all’acquisto ` si opposero Giovanni Battista Zapero trillas marchese di Villaclara e Isabella Cervellon Zatrillas marchesa d’Albis: si aprı` una lunghissima lite giudiziaria per il possesso dell’intero Montiferru che si concluse, dopo varie fasi, solo nel 1735. Nel 1706 infatti il Brunengo aveva venduto il villaggio `s (=) che ad Antonio Francesco Genove fu anche lui coinvolto nella lite; nel 1709 poi, passata la Sardegna agli Asburgo, il paese con tutto il Montiferru, quando ancora la causa era pendente, fu assegnato a Gabriele Aymerich come discendente diretto di Fran-

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Scano di Montiferro cesca Zatrillas. Negli anni seguenti la lite proseguı` tra tutti i contendenti, il marchese di Albis, il marchese di Villa`s e, come si e ` detto, si clara e i Genove concluse solo nel 1735 quando il paese fu incluso nella contea di Cuglieri che ` ai Genove `s. A partire dal 1750 il tocco rapporto del paese con i nuovi feuda´ gli amminitari si fece difficile perche stratori del feudo erano persone senza ` finirono scrupoli che per la loro esosita per esasperare la popolazione. Nel 1760 il feudo fu sequestrato e cosı` fino al 1769 fu amministrato da funzionari reali con notevole sollievo degli abi` il paese torno ` nelle tanti. Nel 1769 pero ` s e le vessazioni ripremani dei Genove sero, ma nel 1774 gli abitanti si ribellarono e si rifiutarono apertamente di `s, nel pagare i tributi. Estinti i Genove ` agli Zatrillas del 1812 il villaggio passo ramo di Villaclara che si estinsero nel ` allora ai Vivaldi Pasqua 1814; passo che nel 1834 lo vendettero ai Quesada (=) di San Saturnino. Fu questa l’ultima infeudazione: infatti ai Quesada S. di M. fu riscattato nel 1838. Nel 1821 il villaggio era stato incluso nella pro` a far vincia di Cuglieri, nel 1848 entro parte della divisione amministrativa di Nuoro e quando nel 1859 furono ri` a far parte costituite le province entro di quella di Cagliari. Vittorio Angius nella scheda che sul paese scrisse per ` un quadro il Dizionario del Casalis ci da della situazione economica e delle stato sociale del paese: «Si numerano circa 300 famiglie, che danno anime 1500. L’ordinario numero delle nascite ne’ prossimi anni fu di 50, delle morti 30, dei matrimoni 18. Sono rari che di molto oltrepassino i 60 anni. Le malat` frequenti, e spesso mortali, sono tie piu i dolori laterali, le febbri perniciose e le idropisie. Molte donne periscono nel puerperio per mancanza di ostetrici, nessuna del paese volendosi applicare

ad assistere le partorienti, per esser tenuto assai vile un tal officio. Si riclama da quelli che in simili disgrazie addolorano, ma i capi del comune non vi badano. Le professioni che numerano molta gente sono l’agricoltura e la pastorizia, quindi i calderari e i falegnami. Questi servono a quei del paese, e lavorano insieme per altri luoghi, i falegnami travi, aratri e utensili grossi; i calderai le solite loro opere. Gli altri artefici che sono fabbri-ferrari, muratori e scarpari son meno numerosi e agiati. Ogni famiglia ha il suo ` di telaio, e vi si lavora in lino e lana piu quello che serve a’ propri bisogni. Vendesi il panno forese negli altri villaggi ` di Bosa per della Planargia e nella citta vesti a’ barcajuoli, e per tende. Si tinge in rosso, giallo, nero e verde. Il color nero piace agli uomini, il roseo usasi nelle gonnelle, il giallo e verde nelle coperte da letto. Concorrono alla scuola primaria 20 fanciulli; qualche volta appena la quarta parte. Il profitto ` quasi nullo. Agricoltura. Ampio e ` il e ` territorio scanese; ma quello che puo ` una piccola parte, essendo coltivarsi e il rimanente per le roccie basaltiche che in gran parte lo ricoprono, atto solamente al pascolo. Quindi appena si seminano starelli di grano 300, d’orzo 150, di granone 4, di ceci 26, di fave 40, di fagiuoli 20, e altrettanto di lino. Il ` 6 quando e ` maggior fertilita `, grano da ordinariamente il 3, l’orzo altrettanto, ´ nelle terre nuove presso alle fuorche foreste, i legumi il 6; il granone l’8 e ` . Le donne ajutano i talvolta assai piu mariti ne’ lavori agrarii, e sono impiegati anche i figliuolini appena saltano i 4 anni. Le vigne vegetano maravigliosamente, e in esse si potranno distin` di uve. Il vino guere diciotto varieta ` di poca bonta ` per la non per tanto e ` sogliono pessima manifattura. I piu mettere i grappoli spesso non maturi

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Scano di Montiferro entro vasche di pietra, ed ivi li calpestano anche a ciel piovoso; quindi versano il mosto entro le botti meschian´ non inacidivi un po’ di sappa, perche disca. Quelli che usano miglior arte ot` tengono un miglior prodotto. Grande e ` del mosto che raccogliesi; la quantita ´ tutti, uomini e nondimeno perche ` necessadonne, ne bevono volentieri, e rio che ne comprino da Cuglieri e da s. Lussurgiu, che hanno vigneti assai estesi. Bevesi pure con molto gusto ´ i due lambicchi l’acquavite, e perche che impiegansi nel villaggio non danno ` ne dimandano a’ la sufficienza, pero lussurgesi e a’ villacidresi. La cultura ` si degli ulivi va sempre crescendo, e gia ` di 3000 alberi grossi, oltre un hanno piu numero maggiore di arboscelli e di innesti. Quando queste piante fruttifi` avere piu ` di 300 caricano bene, si puo che d’olio buono, del quale gran parte vendono a’ bosinchi. Le altre specie di fruttiferi che si coltivano sono pomi, noci, peschi, fichi, ciliegi, susini, che in complesso non sopravanzeranno di molto le due migliaja. Per gli scanesi, ` un bel frutto come per altri popoli, e quello che producono i fichi moreschi, coi quali sogliono ingrassare i majali. Sono anche ne’ predii frequentissimi i perastri, ma non si attende a ingenti´ i ladri rare volte lascian lirli, perche gustare ai padroni i frutti delle loro ` contepiante. Tra chiusi e tanche sara nuta la quarta parte del territorio. Delle tanche alcune si coltivano, e alternativamente servono a pascolo del bestiame; altre che hanno un terreno inetto alla agricoltura, si lasciano solo al secondo uso. In molte sono folte macchie e frequentissimi cespugli, i quali non solo restringono il pascolo che potevano avere i buoi, ma servono ai medesimi di nascondiglio, quando in sul mattino il padrone li chiama, o per l’aratro o per il carro. Accade spesso che

quegli, credendoli fuggiti o rubati, vada errando da una in altra regione e perda la giornata. Conoscono gli sca` di nesi nel loro territorio due qualita terra: d’una ne formano crogiuoli che molto resistono al fuoco; dell’altra, che appellano terra padeddas, fanno pentole assai rozze ma solide e durevoli. Bestiame. Si educano vacche circa 1400, cavalle 300, porci 2000, giumenti 200. I buoi per l’agricoltura non sono ` di 100. Il pascolo in qualche anno piu ` necessario passare trovasi scarso, ed e in territorio altrui, come anche accade di dover fare quando dura il maltempo, ` troppo vivo, o la terra coe il freddo e perta dal nevazzo. I pecorai nell’inverno non si fanno alcuna difesa dal rigor della stagione; ma poi che viene la buona stagione si formano delle capanne con tronchi e frondi dove abitano fino a mezzo l’autunno sı` che pare ` che meno siano sofferenti del caldo. E pregiatissimo il cacio vaccino che di`lu formato a pere entro vecono casigio sciche. Si fa pure dal medesimo ottimo ` burro e manteca. Il cacio pecorino e ` , e se i pascoli pur di buona qualita sono ubertosi, cresce a tanto che se ne possa vendere ai paesi circonvicini. Pesca. I mugnai si sogliono occupare ´ altri vi in prender anguille e trote, ne ` opera, se non che occorra di dover da fare qualche presente, o fornire alcun banchetto nuziale, od onorare gli ospiti ` . Da in occasione di qualche solennita quando i ministri di giustizia hanno mostrato del rigore contro quei pesca` quasi tori che infettavano le acque, e dimenticata quella trista arte. Usavano queste erbe all’avvelenamento, sa feruledda, di fior giallo, su trubiseu e s’aspidda, pianta simile alla cipolla, ma di larghe foglie adoperate da’ pastori per involgere la ricotta e per coprire le capanne in tempo di estate». Nel 1862 il paese assunse l’attuale de-

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Scano di Montiferro nominazione di S. di M. e nel 1927, quando fu istituita la provincia di Nuoro, vi fu compreso, ma dal 1974 fa parte della provincia di Oristano. & ECONOMIA Le attivita ` di base della sua economia sono l’agricoltura, in particolare la cerealicoltura, la viticoltura, l’olivicoltura e la frutticoltura, e l’allevamento del bestiame, soprattutto bovini, ovini, e in misura minore caprini ed equini. Negli ultimi decenni si sta sviluppando anche una modesta ` industriale nel settore alimenattivita tare e in quelli dei materiali da costru` zione e della lavorazione del legno. E poco organizzata la rete di distribuzione commerciale. Artigianato. Di antica tradizione sono la tessitura di fini manufatti nei telai domestici e la produzione clandestina di acquavite (filu ` . Ser’e ferru) di grandissima qualita ` collegato per mezzo di vizi. S. di M. e autolinee agli altri centri della provin` dotato di Pro Loco, stazione dei cia. E Carabinieri, medico, farmacia, scuola dell’obbligo, sportello bancario. Possiede una Biblioteca comunale. & DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 1798 unita di cui stranieri 3; maschi 850; femmine 948; famiglie 928. La tendenza complessiva rivelava una diminuzione della popolazione, con morti per anno 32 e nati 14; cancellati dall’anagrafe 23 e nuovi iscritti 20. Tra i principali indicatori economici: imponibile medio IRPEF 11 727 in migliaia di lire; versamenti ICI 806; aziende agricole 416; imprese commerciali 91; esercizi pubblici 7; esercizi al dettaglio 12; ambulanti 1. Tra i principali indicatori sociali: occupati 419; disoccupati 82; inoccupati 58; laureati 53; diplomati 163; con licenza media 458; con licenza elementare 414; analfabeti 67; automezzi circolanti 593; abbonamenti TV 618.

PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il ter` ricchissimo di testimonianze ritorio e archeologiche che dimostrano la conti` dell’insediamento a partire dal nuita periodo prenuragico. Ascrivibili a questo periodo sono numerose domus de janas tra cui quelle di Ispinioro. Al periodo nuragico appartengono i nuraghi Abbauddi, Altorio, Arbucchi, Baddeona, Barisones, Beranula, Cuncula, Curadores, De Rittos, Donnigheddu, Elitos, Ennari, Figu Ranchida, Leari, Lobos, Mazzala, Mazzaledda, Muradu Arca, Nuracale, Nurtaddu, Orosu, Padra, Porcos, Primidio, S’Ena, Sa Chessa, Sagola, Salaggiore, Salama` , Urassala. In tile, Santa Barbara, Sulu gran parte si tratta di nuraghi monotorre, molti dei quali in buone condizioni di conservazione; tra questi in ` da ricordare quello di particolare e Abbauddi che si erge in posizione elevata con la sua torre ben conservata, caratterizzata dalle venature tendenti al rosso della sua muratura che conferiscono all’edificio una notevole sugge` di grande intestione. Altra localita ` quella di Nuracale dove si erge resse e una potente fortezza nuragica a pianta ` precisamente del tipo complessa, piu quadrilobato, che meriterebbe di essere scavata e studiata; accanto al grande nuraghe sono ubicate alcune Tombe di giganti molto belle. Altra Tomba di giganti di particolare impor` Perdas Dolatanza si trova in localita das, vicino al nuraghe Porcos, abbastanza ben conservato; altre ancora sono quelle di Beranula e di Su Crastu Iscrittu. Infine sono stati individuati resti di costruzioni punico-romane ` di Sulu ` e in altri siti. nella localita & PATRIMONIO ARTISTICO, CULTURALE E AMBIENTALE Il tessuto urbanistico del paese ha conservato il suo assetto ` piani cotradizionale con case a piu struite in pietra che si affacciano lungo &

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Scano Naitza strade tortuose creando angoli di sicuro effetto. Il paese conserva alcuni edifici di pregio tra cui la chiesa della Madonna del Rosario, parrocchiale risalente al secolo XV ma totalmente rifatta nel XVIII; dell’impianto originale rimane il caratteristico campanile a cuspide quattrocentesco. Altro edifi` la chiesa di San Nicio interessante e ` che ha un impianto a una sola nacolo vata e la facciata del Seicento in stile barocco. Nei pressi della strada per Macomer si trova la chiesetta campestre di Sant’Antioco, dove si fa festa due volte l’anno; ma importante anche ´ sorge a guardia di una enorme perche risorgiva, dalla quale si alimentano mediante condotta alcuni dei paesi vi` vita anche a un laghetto e incini. Da ` stata realizzata un’area verde torno e ` meta di passeggiate. che e & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Nelle feste popolari si conserva il patrimonio di tradizioni che costitui`, a coscono la memoria della comunita minciare dalla festa di Sant’Antonio Abate, che si svolge il 17 gennaio e che culmina nell’accensione in piazza di ` (Su fogulone) intorno al un grande falo quale la gente balla quasi presagendo la fine dell’inverno. Altra tradizione ` quella del Carnevale che si singolare e svolge a febbraio; momento significa` la corsa a puddas, che tivo della festa e prevede l’esibizione dei cavalieri in sfrenate corse a pariglias. Ricchi di suggestione sono i riti della Settimana santa.

Scano Naitza, Maria Grazia Storica dell’arte (n. Isili 1943). Dopo la laurea ha intrapreso la carriera universitaria. L’incontro con uno studioso raffinato e attento come Salvatore Naitza, diventato suo marito, ha dato vita a una coppia di specialisti della storia dell’arte isolana particolarmente affiatati e do` di lavoro. tati di una grande capacita

Dopo la scomparsa prematura di S. Naitza ne ha continuato la lezione di `. I due volumi derigore e di sensibilita dicati rispettivamente a Pittura e scultura del ’600 e del ’700, 1991, e Pittura e scultura dell’Ottocento, 1997, nella grande Storia dell’arte in Sardegna edita dalla nuorese Ilisso col patrocinio del Banco di Sardegna, costituiscono due autentiche pietre miliari nella generale ‘‘ricapitolazione’’ degli studi sulle vicende della cultura arti` diventata stica in Sardegna. Nel 1980 e professore associato di Storia dell’Arte moderna. Attualmente insegna nel Dipartimento di Scienze archeologiche e ` di Letstorico-artistiche della Facolta ` di Cagliari. Stutere dell’Universita ` autrice di nudiosa seria e rigorosa, e merosi lavori di notevole livello nei quali ha approfondito aspetti spesso inediti della pittura sarda. Tra i suoi ` ricordati: scritti, oltre i due volumi gia Nota sul ritratto di Eleonora d’Arborea e su altri dipinti di Bartolomeo Castagnola, ‘‘Studi sardi’’, XXII, 1973; Pantaleone Calvo, voce in Dizionario biografico degli Italiani, XVII, 1974; Due inediti di Orazio De Ferrari al Museo nazionale di Cagliari, ‘‘Studi sardi’’, XXIII, 1975; Momenti della cultura pittorica del ’700 in Sardegna, ‘‘Archivio storico sardo’’, XXX, 1976; Un accademico di S. Luca in Sardegna: Pietro Angeletti, ‘‘An` di Lettere e di Filonali della Facolta ` di Cagliari’’, sofia dell’Universita XXXVII, 1976; Un dipinto di Vittorio Amedeo Rapous nell’Episcopio di Sas` di Lettere e sari, ‘‘Annali della Facolta di Filosofia di Cagliari’’, XXXIX, 1981; Su alcune attribuzioni di Giovanni Spano allo Strozzi, ‘‘Studi sardi’’, XXV, 1981; Diramazioni della pittura genovese nel Seicento. Una pala di Giovanni Carlone ai Cappuccini di Oristano, ‘‘An` di Lettere e di Filonali della Facolta ` di Cagliari’’, XL, sofia dell’Universita

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Scanu 1982; La pittura del Seicento, in La so` sarda in Eta ` spagnola (a cura di cieta Francesco Manconi), II, 1982; La pittura del Seicento e del Settecento in Sardegna. Arte e cultura del ’600 e ’700 in Sardegna, 1984; La scultura nella prima ` dell’Ottocento tra la Sardegna, Tometa rino e Roma, in Studi in onore di Giovanni Lilliu per il suo 70º compleanno, 1985; La chiesa di Sant’Agostino: alla ` scoperta di opere d’arte, in La citta nuova, 1985; Antonio Ballero (con Salvatore Naitza), 1986; Quarant’anni di incisione in Sardegna 1930-1970 (con S. Naitza), 1986; La scultura nella prima ` dell’Ottocento in Sardegna, 1986; meta Aspetti della cultura artistica sarda dell’Ottocento (pittura, scultura e grafica), ` in Sardegna tra in Intellettuali e societa ` d’Italia (a cura restaurazione e l’unita di Girolamo Sotgiu, Aldo Accardo e Luciano Carta), II, 1991; Incisori sardi ` del ’900, in L’Isola in della prima meta bianco e nero, 1993; Dipinti sacri di Giovanni Marghinotti ad Oristano, ‘‘Quaderni oristanesi’’, 31-32, 1993; Felice Melis Marini, 1993; Il pittore Guglielmo Bilancioni, ‘‘Almanacco di Cagliari’’, 1996; Le launeddas nell’arte (con S. Naitza), in Launeddas. La storia, i protagonisti, la discografia, 1997; Felice Melis Marini, 2004; Antonio Ballero, 2004; Giovanni Spano, la ‘‘sua’’ collezione e i problemi attuali della pittura sarda, in Paolo Pulina e Salvatore Tola, Il tesoro ` di Giodel Canonico. Vita, opere e virtu vanni Spano (1803-1878), 2005.

Scanu, Giampiero Dirigente, deputato al Parlamento (n. Telti 1953). Laureato ` di in Scienze politiche all’Universita ` dal 1980 era consiSassari nel 1984, gia gliere comunale di Olbia, eletto nelle ` stato liste della DC. Dal 1985 al 1994 e ` . Deputato per il sindaco della citta Patto per l’Italia (Patto Segni) nel ` stato uno dei soli quattro candi1994, e dati eletti in Italia per quella lista nei

collegi uninominali. Non riconfer` stato consigliere d’amministramato, e ` sottosegrezione del’INPS. Dal 2006 e tario alle riforme ed all’innovazione della pubblica amministrazione nel governo Prodi.

Scanu, Giuseppe Docente di Geografia economica (n. Benetutti 1950). Dopo ` dedicato all’insegnala laurea si e ` mento universitario presso la Facolta ` di Sassari. di Magistero dell’Universita ` diventato professore assoNel 1987 e ciato di Geografia economica e subito dopo professore ordinario. Ha collaborato a numerosi piani territoriali di sviluppo. Attualmente insegna presso ` di Lettere dell’Universita ` di la Facolta Sassari. Tra i suoi scritti: Contributo alla riorganizzazione del paesaggio agrario in Sardegna, in Un millennio di relazioni tra la Sardegna e i paesi del Mediterraneo. Atti del II Convegno di studi di Selargius 1986, La Sardegna nel mondo mediterraneo tra il secondo e il primo millennio, 1987.

Scanu, Pasquale Poeta, studioso della cultura catalana (Alghero 1908-Sassari 1979). Dopo essersi laureato in Lettere ` dedicato all’insegnamento ed e ` si e stato per molti anni preside di scuola media a Sassari dove viveva. Studioso ` andella cultura catalana di Alghero, e che autore di delicate poesie e di importanti saggi che contribuirono a rin` e gli saldare i legami fra la sua citta ambienti della cultura catalana (e catalanista) non solo nella sede ‘‘storica’’ di Catalogna ma anche in diverse altre ` gli parti del mondo. Questa sua attivita ` premi e riconoscimenti nei Giomerito chi Floreali di Buenos Aires nel 1960, e in seguito in quelli di Valencia e di Santiago del Cile; vinse anche il premio ` di Ozieri’’ nel 1967. Tra i suoi ‘‘Citta scritti: Pervivencia de la llengua catalana official a l’Alguer, in Studi storici e giuridici in onore di Antonio Era, 1963;

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Scanus Le cantafere sarde delle 12 parole della ` , 1967; Alghero e la Catalogna. verita Saggio di storia e di letteratura popolare algherese, 1964; Sardegna, 1964; Il Cristo della Misericordia secondo la tradizione e le fonti storiche, 1970; Vincles entre Tarragona i l’Alguer, 1979.

trattacco con lancio di bombe a mano. Colpito nuovamente da una raffica di mitragliatrice, prima di cadere, scagliava al nemico il grido di vittoria e di fede: ‘‘Viva l’Italia’’. Fulgido esempio di eroismo. (Monte Mureve [fronte greco], 27 dicembre 1940)».

Scanus, Is Localita` abitata in territo-

Scarabelli, Luciano Agronomo, lette-

` sviluppata in eta ` rio di Santadi. Si e non precisabile, e comunque non prima del secolo XVII da un furriadroxiu, costruito da gruppi di pastori nomadi come rifugio per le loro pecore. Col tempo l’insediamento da precario divenne stabile, probabilmente attorno alla terra appartenente a una famiglia Scanu che ha dato il nome al piccolo centro.

` sec. XIX-?). Era un rato (prima meta agronomo del servizio agrario statale, e come tale venne trasferito in Sardegna, dove dovette affrontare una calamitosa invasione di cavallette, cominciata nel 1864, su cui scrisse una Statistica del danno delle cavallette nella provincia di Cagliari, 1868, 1869 (ha al suo attivo anche delle Notizie di statistica agraria della Sardegna, 1868). Appassionato dilettante di filologia e storia della letteratura, fu convinto soste` delle Carte nitore dell’autenticita d’Arborea, intervenendo con diversi scritti nella polemica che la loro com` . Tra questi: Carte arboparsa suscito rensi, ‘‘L’Annunziatore’’, 1864; Carte d’Arborea. Lettere al cav. Pietro Fanfani, ‘‘Perseveranza’’, 1864; Pergamene codici e fogli cartacei di Arborea raccolti e illustrati da Pietro Martini presidente della biblioteca di Cagliari, 1864.

Scapolo, Ivone Raffaele Luigi (detto Ivo) Militare (Alghero 1917-monte Mu-

reve, Grecia, 1940). Sottotenente di complemento degli Alpini, medaglia d’oro al V.M. alla memoria della seconda guerra mondiale. Volontario, dopo aver frequentato il Corso Allievi Ufficiali, partecipava con gli Alpini della ‘‘Pusteria’’ ai combattimenti sul fronte occidentale, rimanendo ferito. Sul finire del 1940 rifiutava l’esonero che gli spettava come laureando in Lettere e restava con i propri Alpini. Nella successiva battaglia cadeva il 27 dicembre 1940 a Monte Mureve in Grecia. La motivazione della sua medaglia d’oro al V.M. alla memoria dice: «Partecipava a numerosi combattimenti guidando con ardimento e sprezzo del pericolo i propri uomini. In una cruenta azione, offertosi per difendere con pochi valorosi una importante posizione che si prestava per proteggere il ripiegamento del proprio reparto, resisteva all’impeto del nemico al quale infliggeva gravi perdite. Esaurite le muni` ferito al torace continuava a zioni e gia incitare i suoi pochi superstiti nella eroica resistenza e li guidava al con-

Scaraffia, Lucetta Storica (n. Torino 1948). Ha intrapreso la carriera univer` divenuta ricercasitaria e nel 1980 e trice di Storia contemporanea e quindi professoressa della stessa disciplina. ` Attualmente insegna presso la Facolta ` ‘‘La Sadi Lettere dell’Universita pienza’’ di Roma. Ha avuto occasione, soprattutto nel periodo torinese, di occuparsi della storia della Sardegna. Con una sua opera sul rapporto fra la religione e le donne (La Santa degli impossibili) ha anche vinto il ‘‘Premio Iglesias’’ di saggistica nel 1991. Tra i suoi scritti: Le rivolte contadine in Sardegna: ipotesi di ricerca, ‘‘Quaderni sto´ villarici’’, 32, 1976; La communaute

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Scardaccio ´tat pie ´montois XVIIIgeoise sarde et l’e `cles, ‘‘Peuples Me ´ diterrane ´ es’’, XIX sie 27-28, 1985; La Sardegna sabauda, in La Sardegna medioevale e moderna (con John Day e Bruno Anatra), vol. X della ‘‘Storia d’Italia’’ diretta da G. Galasso, 1987.

Scaramuccia, Antonio Pittore (Cagliari 1911-Massa Marittima 1959). Disegnatore tecnico presso la Marina mi` l’impiego stalitare di Cagliari, lascio tale nel 1953 per dedicarsi completamente alla pittura, alternando la propria residenza tra Milano, Venezia e Parigi. Eccelse nel figurativo dipingendo ‘‘en plein air’’ alla maniera degli impressionisti. Solo due le mostre realizzate in Sardegna, a causa della sua troppo breve vita artistica, entrambe presso la sede dell’Associazione degli ` ‘‘Amici del Libro’’ di Cagliari, alla meta degli anni Cinquanta.

Scardaccio Famiglia della borghesia sassarese (secc. XVII-XIX). Le sue notizie risalgono alla fine del secolo XVII. Alcuni dei suoi membri ricoprirono uffici minori nell’amministra` . Nel 1736 Salvatore, zione della citta ` e protomedico, otclavario della citta tenne il cavalierato ereditario e la no` . I suoi discendenti continuarono bilta a godere di una discreta posizione; alla fine del secolo XVIII i fratelli Giorgio, ` ferDiego e Stanislao furono tra i piu venti partigiani di Giovanni Maria Angioy. La famiglia si estinse nel corso del secolo XIX.

Scardaccio, Giuseppe Giurista, magi` sec. XVIIIstrato (Sassari, prima meta ivi, dopo 1767). Conseguita la laurea in ` nella magistratura e perLegge entro corse una brillante carriera fino a essere nominato giudice della Reale Udienza nel 1761. Nel 1765 fu chiamato a Torino come reggente di toga del Su` premo Consiglio di Sardegna, ma entro in contrasto col conte G.B. Lorenzo Bo-

gino, del quale criticava il metodo di lavoro. Nel 1766 un memoriale del vi´ lo accuso ` di diversi reati d’opicere ` nione, il primo dei quali era l’ostilita mostrata nei confronti dei professori ` di mandati a ‘‘restaurare’’ l’Universita Sassari, nel 1765. Fra le molte accuse mosse allo Scardaccio – dice Enrico Costa – vi erano quelle di aver chiamato ‘‘frascherie’’ tanti ottimi provvedimenti del Bogino; di aver chiamato l’arcivescovo Viancini ‘‘giansenista e di doppio carattere’’; «di aver biasimato apertamente il nuovo sistema delle scuole, dicendole fatali alla religione; di aver asserito che le questioni che si trattavano nelle scuole ristabilite non miravano che ad insinuare ` un vero pirronismo e un nella gioventu completo disprezzo per la Corte romana; che nessuna degna persona di Sassari voleva esser membro dell’Uni` , la quale stava per morire apversita pena nata; che i sardi che avevano studiato in Italia e gli stessi italiani non sapevano niente di sodo; che reputava inutile, anzi nociva alla patria, l’Uni`, sostenendo che gli studi si faversita cevano meglio prima; che in Sardegna eranvi numerosi uomini cosı` eccel`, lenti in ogni sorta di scienze e facolta ` ». da poter spiccare in qualunque citta Il Costa sostiene che erano stati i Gesuiti spagnoli e anche l’arcivescovo Viancini ad aver ordito tutte queste calunnie a danno dello Scardaccio, «il cui torto era quello di aver la lingua troppo lunga, e di esser rimasto sempre spagnuolo, rinnegando la nuova ci` italiana». Nel 1767, percio `, l’onnivilta potente ministro lo fece collocare in pensione d’ufficio; sdegnato, l’anziano ` la pensione e tornato magistrato rifiuto a Sassari visse gli ultimi anni in digni` . Ironia volle che i suoi tosa poverta eredi, meno rigidi lui, accettassero quanto il loro parente aveva rifiutato.

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Scardaccione

Scardaccione = Cardo Scarfoglio, Edoardo Giornalista, scrittore (Paganica 1860-Napoli 1917). Unitamente a Cesare Pascarella e a Gabriele D’Annunzio prese parte nel 1882, quando lavorava nella redazione della ‘‘Cronaca bizantina’’, al famoso viaggio in Sardegna che i tre letterati compirono per trarne elementi per articoli da pubblicare nei periodici del ` tempo. L’unico articolo che pubblico fu la corrispondenza Dalla Sardegna. Masua (con G. D’Annunzio), ‘‘Cronaca bizantina’’, II, 2, 1882; ma nel suo Libro ` alcune di Don Chisciotte (1884), dedico pagine al ricordo di quel viaggio.

Scarlina = Cardo Scarpa Famiglia logudorese (sec. XIIesistente). Le sue notizie risalgono al secolo XII, quando compaiono alcuni personaggi di questo cognome annoverati nell’ambito ristretto dei majorales del giudicato di Torres. Alcuni di loro amministravano benefici ecclesiastici, altri possedevano vistosi patrimoni fondiari. Passata la Sardegna all’Aragona, nel 1430 ebbero il riconosci` con un mento della loro generosita Guantino. La storia dei suoi discen` poco nota fino al 1582, quando denti e un Bartolo, residente a Nulvi, fu ammesso allo Stamento militare durante il parlamento Moncada. Suo nipote Pietro Paolo si stabilı` a Bolotana, che divenne cosı` il centro principale della famiglia, i cui membri continuarono a essere ammessi ai parlamenti successivi. Nel corso dei secoli successivi, la ` anche a Cagliari e in famiglia si diramo altri centri della Sardegna.

Scarpa, Bachisio Igienista, sindaco di Cagliari (Bolotana 1931-Cagliari 2007). Allievo di Giuseppe Brotzu, conseguita la laurea in Medicina ha intrapreso la carriera universitaria. Ha insegnato Microbiologia, virologia e igiene ` di Cagliari, della presso l’Universita

` stato prorettore dal 1976 al quale e ` stato per lunghi anni 1979. Dal 1983 e direttore dell’Istituto di Igiene e del Laboratorio di Epidemiologia. Ricer` diventato catore di grande prestigio, e un esperto a livello nazionale dei problemi dell’inquinamento delle acque ` autore di moltissimi superficiali; e saggi di epidemiologia che gli hanno ` internaziofatto raggiungere notorieta ` nale. Cattolico impegnato nel sociale, e stato anche consigliere comunale e sindaco di Cagliari dal 1980 al 1981.

Scarpa, Beniamino Avvocato, consigliere regionale (n. Porto Torres 1965). Dopo aver conseguito la laurea in Giu` dedicato alla profesrisprudenza si e sione di avvocato. Interessato fin da giovane alla politica, negli anni Novanta ha aderito dapprima al ‘‘Nuovo Movimento’’ costituito da Nicola Grauso, in seguito all’UDR e infine al Partito Sardo d’Azione. Dopo essere stato assessore comunale tecnico della ` natale, nel 1999 e ` stato eletto sua citta consigliere regionale del ‘‘Nuovo Movimento’’ per la XII legislatura nel col` stato asseslegio di Sassari; dal 2001 e sore alla Pubblica Istruzione nella ` stato riconfergiunta Pili. Nel 2004 e mato per la XIII legislatura, candidato dal Partito Sardo d’Azione.

Scarpa, Guantino Gentiluomo (Sas` sec. XV-ivi?, dopo sari, seconda meta 1440). Nel 1430 gli fu concesso il ricono` ma nel 1435, scimento della generosita non avendo adempiuto all’obbligo di prestare il servizio a cavallo cui era tenuto nei confronti del sovrano, fu privato dei suoi privilegi. Pochi anni dopo, chiarita la sua posizione, ebbe la loro riconferma nel 1440.

Scarpa, Palazzo Edificio che sorge a Bosa in corso Vittorio Emanuele II. Fu costruito nel Seicento per il ramo della ` famiglia Delitala residente nella citta del Temo, dalla quale gli Scarpa lo ere-

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Schena ditarono nel corso del Novecento. In ` abbellita linee semplici, la facciata e da un portale in stile rinascimento nella tipica trachite rosa della Planargia; l’interno ha i soffitti affrescati da ` Emilio Scherer, un pittore che decoro ` nella seconda la cattedrale della citta ` dell’Ottocento. meta

Scarpa Senes, Mirella Storica del Medioevo (n. Cagliari, sec. XX). Dopo essersi laureata in Lettere ha conseguito ` il dottorato di ricerca e attualmente e ricercatrice di Storia medioevale ` di Lettere dell’Unipresso la Facolta ` specialista della ` di Cagliari. E versita storia del marchesato di Oristano. Tra i suoi scritti: Studi sulla Sardegna medioevale, ‘‘Archivio sardo del movimento operaio contadino e autonomistico’’, 14-16, 1981; La battaglia di Macomer 1478, ‘‘Medioevo. Saggi e Rassegne’’, 10, 1985; Il territorio in epoca regnicola catalano-aragonese, in La provincia di Oristano. Le orme della storia, I, 1990; Una lunga controversia feudale: gli aspetti giuridici dell’istituzione del marchesato, in Sardegna, Mediterraneo ` Moderna. e Atlantico tra Medioevo e Eta Studi storici in memoria di Alberto Boscolo, I, 1993; La guerra e la disfatta del marchese di Oristano. Dal manoscritto di Giovanni Proto Arca, 1997.

Scarpetta, Alessandro Illustratore (n. Cagliari, sec. XX). Grafico pubblicita` di disegnatore rio, collabora in qualita in uno studio di ingegneri di Cagliari, e ` di illustratore ispiransvolge attivita dosi soprattutto alle opere di Norman Rockwell. Ha curato le illustrazioni per il libro Mark. Il lupo dell’Ontario, per l’editoriale Mercury, e altre ne ha pubblicate su libri d’ambito fumettistico.

Scarteddus, Is Localita` abitata in territorio posto ai confini tra i comuni di San Giovanni Suergiu e di Portoscuso ` non precisabile, e sviluppatasi in eta

comunque non oltre il secolo XVII, da un furriadroxiu costruito da pastori nomadi come rifugio per le pecore.

Scasseddu, Myriam Artista, poetessa e scrittrice (n. Cagliari 1927). Ha completato i suoi studi a Cagliari e a Roma presso l’Accademia di Belle Arti. Ha preso parte a numerose collettive e ha ` in allestito personali in numerose citta Italia e all’estero ottenendo riconoscimenti e lusinghieri giudizi dalla critica. Le sue opere si trovano presso il Museo francescano di Assisi e in altre gallerie pubbliche e private. Come ` distinta in alcuni concorsi poetessa si e letterari, scrivendo anche nel catalano ` inserita in di Alghero e in logudorese; e numerose antologie e ha pubblicato una raccolta di versi e una di racconti, entrambe in italiano e con presentazione di Maria Luisa Spaziani: Cerchi nell’acqua, 1995; Giuditta, 2002.

Scauro, Marco Emilio = Emilio Scauro, Marco

Schena, Olivetta Storica del Medioevo (n. Rivamonte Agordino 1953). Dopo aver conseguito la laurea in Lettere si ` dedicata alla ricerca e ha intrapreso e ` dila carriera universitaria. Nel 1980 e ventata ricercatrice di Paleografia; in ` specializzata in Storia meseguito si e dioevale e ha progredito nella carriera accademica. Attualmente insegna ` di Lettere dell’Unipresso la Facolta ` di Cagliari. Allieva di Franceversita ` autrice di numesco Cesare Casula, e rosi saggi su aspetti della storia medioevale sarda apparsi su riviste scientifiche. Nel 1998 ha curato, con Anna Maria Oliva, il volume n. 5 della collana ‘‘Acta Curiarum Regni Sardiniae’’, I Parlamenti del vicere´ Giovanni Dusay e ´ n de Rebolledo, 1495, Ferdinanto Giro 1497, 1500, 1504-1511. Tra gli altri suoi scritti: Note sulla presenza e sulla cultura dei Basiliani in Sardegna nel Medioevo, ‘‘Archivio storico sardo’’, XXX,

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Scherma 1976; Una presenza sarda al concilio di ` evangeAvignone del 1322 sulla poverta lica, ‘‘Clio’’, XV, 1, 1979; Le scritture del Condaghe di S. Maria di Bonarcado, in Miscellanea di studi medioevali sardocatalani, 1981; La seconda presa arborense di Villa di Chiesa nel 1391 (con A.M. Oliva), ‘‘Medioevo. Saggi e Rassegne’’, 9, 1984; Note su un sigillo dell’abbazia cistercense di Santa Maria di Paulis e del monastero di S. Maria di Coros, ‘‘Rivista cistercense’’, V, 1, 1988; La cultura giudicale, in La Provincia di Oristano. Le orme della storia, I, 1990; Un’orazione di Pietro il Cerimonioso contro il giudice Mariano d’Arborea, in Sardegna, Mediterraneo e Atlantico tra Medio` Moderna. Studi storici in meevo e Eta moria di Alberto Boscolo, I, 1993; I parlamenti Dusay-Rebolledo nella Sardegna di Ferdinando II, collana di ‘‘Studi italo-iberici’’ del CNR, 1994; Guido Cattaneo, arcivescovo di Oristano dal 1312, ‘‘Almanacco di Cagliari’’, 1997; Il secondo parlamento del regno di Sardegna, ‘‘Almanacco di Cagliari’’, 2000.

Scherma Sport. Tra la fine dell’Ottocento e i primi anni del Novecento, quando ancora si svolgono sanguinosi duelli per questioni d’onore, va crescendo la pratica della s. come gara sportiva, soprattutto negli ambienti ` di ginnastica, militari. Sono le societa ` in questi anni una grande di cui vi e fioritura in Sardegna, a organizzare i primi tornei, poi confortati dall’inserimento di questa disciplina nei giochi ` inolimpici, avvenuto nel 1908. Gia torno agli anni Ottanta dell’Ottocento ` di s. in Sardegna erano nate societa come la Gialeto di Cagliari e il Club di Sassari, presieduto da Antonio Ricci. Il primo risultato importante in campo nazionale fu ottenuto da Francesco Stefanopoli, che nel 1897 vinse a Piacenza un torneo di sciabola nel quale un altro sardo, l’oristanese Loffredo,

giunse terzo. I primi campionati sardi si svolsero a Cagliari nel 1904 e videro la vittoria di Ilario nella spada e di Mauri nella sciabola. Ma fino all’avvento della Grande guerra e anche in seguito questa disciplina rimase legata ` militari, anche a causa del alle attivita grande sviluppo di altri sport. Negli anni Trenta erano presenti numerose scuole di scherma (dette ‘‘accademie’’) ` maggiori ma non si svolnelle due citta gevano competizioni se non nei reparti militari e presso i GUF (Gruppi universitari fascisti); a Sassari resisteva autonomamente il CS Sassarese, presieduto dall’avvocato Antonio Leoni e ` si trasferı` la sede renella stessa citta gionale della Federazione, presieduta prima da Vico Ferrucci e poi da Enrico Rovasio. Questi nel 1938 riuscı` a organizzare allo stadio ‘‘Acquedotto’’ i campionati nazionali assoluti che videro la presenza di campioni come Dario Mangiarotti. Invece le ‘‘pioniere’’ della s. femminile furono, sempre a Sassari, le sorelle Martinolo, Speranza Ferri e Vanda Simula. Tra gli uomini Enzo Rovasio e Mario Maniga. A Cagliari era il GUF a favorire la pratica della scherma e in seguito il Dopolavoro Industria: si misero in luce tra gli altri Salvatore Baldinu, Paolo Racugno e tra le ragazze Mimma Bitti e Adriana ` si riduce drasticaTuveri. L’attivita mente nel periodo bellico per riprendere alla fine degli anni Quaranta. Nel 1949 lo spadista del Circolo Schermistico Sassarese Franco Tammaro vince a Pesaro il titolo italiano giovanile del CSI (Centro Sportivo Italiano). Negli anni Cinquanta il CS Sassarese organizza un torneo nazionale dedicato a Efisio Marghinotti: vi partecipano, oltre ai migliori sardi, le medaglie d’oro di Melbourne Pavesi (spada) e i fratelli Mangiarotti (spada e fioretto). La Sardegna produce, soprattutto a Sassari,

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Schiavazzi ` non ottengono rivari talenti che pero sultati di altissimo livello se si eccettua il titolo italiano di spada del sassarese Valentino Blasina del CUS Sassari del 1958 e la vittoria di Enrico Mollica del CS Brigata ‘‘Sassari’’ nel Criterium militare di sciabola a Roma nel 1960. Lo ` nel 1965 il Cirstesso Mollica fondera colo Schermistico ‘‘Brigata Sassari’’, il cui fiorettista Roberto Piazza nel 1977 ` 2º nei campionati itasi classifichera ` il tiliani e nel 1990 in Olanda vincera tolo di campione mondiale nella categoria ‘‘maestri’’. Un altro risultato di ` quello del rilievo negli anni Settanta e cagliaritano Carlo Songini (CUS Cagliari), campione italiano universitario nel 1977. Negli ultimi anni la pra` in tica di questo sport in Sardegna e crisi, sebbene siano stati fatti dei tentativi di coinvolgere la scuola con corsi gratuiti. Attualmente in Sardegna sono operanti sei circoli di s.: tre a Sassari, due a Cagliari e uno a Cuglieri. [GIOVANNI TOLA]

Schiapparelli, Ernesto Egittologo (Occhieppo Inferiore 1856-Torino 1928). Condusse molti scavi in Egitto arricchendo cosı` le collezioni del Museo egizio di Torino, che fu chiamato a dirigere nel 1894. Nell’ambito della sua va` sta produzione scientifica si occupo degli scarabei di Tharros scrivendone in Tharros. Di uno scarabeo sardo proveniente dalla necropoli di Tharros, ‘‘Noti` ’’, 1887. zie degli Scavi di Antichita

Schiavazzi, Piero Tenore, attore e pittore (Cagliari 1875-Roma 1949). Il padre, originario di Gignese (Novara), e la madre, di Fiumalbo, erano sbarcati in Sardegna nel 1874. Allo stato civile S. venne registrato con tre nomi, Pietro Francesco Teobaldi (sic); al fonte battesimale ne aggiunsero un quarto, Alberto. I suoi scelsero la variante Piero. Quindicenne, lavorava alle dipendenze dell’affrescatore friulano Giu-

seppe Citta, quando fu scoperto dall’avvocato e musicista Giovanni Battista Dessy, fondatore e direttore della Scuola municipale di Musica ‘‘Mario De Candia’’. Pur continuando il lavoro di decoratore (fu anche al servizio del pittore perugino Domenico Bruschi), seguı` le lezioni di canto individuale e corale tenute dal Dessy. La bellezza ` l’attenzione della sua voce richiamo del Comune – sindaco Ottone Baca` una redda – che nel 1895 gli assegno borsa di studio, mandandolo a studiare canto al Liceo musicale ‘‘Gioacchino Rossini’’ di Pesaro, diretto da Pietro Mascagni, dove ebbe per insegnanti Felice Coen e Luigi Leonesi. Spirito libertario e libertino, picaresco, non ` il Liconseguı` il diploma, abbandono ceo prima che la sua istruzione potesse dirsi completa. Forse per motivi economici, o forse per un colpo di testa. Eppure Mascagni gli aveva dato la parte del Cenciaiuolo nella prima dell’Iris, in scena il 22 novembre 1898 al teatro ‘‘Costanzi’’ di Roma, e quella di protagonista nel Silvano, saggio finale dell’anno scolastico 1898-1899, assieme a Maria Farneti e Aurelio Buscarini. Non solo, ma contravvenendo al regolamento del Liceo, restrittivo e repressivo, l’aveva sempre protetto, autorizzandolo anche a cantare in diversi concerti. Il suo esordio ufficiale avvenne al Teatro Comunale di San Giovanni in Persiceto, 23 settembre 1899: `me di Puccini, dieci rappresenLa Bohe tazioni diventate dodici, un trionfo. Subito scritturato dal politeama ‘‘Regina Margherita’’ di Cagliari, 1899 (Cavalleria rusticana e Lucia di Lammermoor) e dal Teatro Comunale di Ferrara, 18991900 (Manon Lescaut di Puccini, Iris e Romeo e Giulietta), la sua fu una carriera in crescendo, in un’epoca di grandi voci, conteso dai maggiori teatri del mondo, sotto la bacchetta di grandi

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Schiavazzi maestri come Pietro Mascagni, Ruggero Leoncavallo, Arturo Toscanini ´ pera di (che nel 1904 al Teatro de la O Buenos Aires lo diresse in Faust, Falstaff, Linda di Chamonix e Iris). Pietro Mascagni lo definı` «tenore di grazia». Fu applaudito nei ruoli di lirico leggero (Rigoletto, Faust, Manon, Werther, L’amico Fritz, Falstaff ecc.), di lirico mezzo carattere (Lohengrin, Mefistofele, Cavalleria rusticana, La Traviata, `me, Manon Lescaut, MaTosca, La Bohe dama Butterfly, Adriana Lecouvreur ecc.) e di lirico spinto o drammatico ´nier, Pagliacci, Iris, La Gio(Andrea Che conda, Lucia di Lammermoor, Fedora, Carmen, Ernani, La forza del destino, La fanciulla del West ecc.), ma anche in quelli di tenore leggero (Il barbiere di Siviglia, La Sonnambula, Don Pasquale, I pescatori di perle ecc.) e di tenore drammatico (Norma ecc.). «La sua voce – ha scritto Rodolfo Celletti – univa allo smalto lucidissimo e alle vibrazioni intense e auree, un timbro carezzevole e malioso, di puro colorito tenorile, e un impasto duttile e morbido (nella serenata dell’Iris, deliziosa` con De Lumente sospirata, rivaleggio cia, Borgatti e Caruso). S. avrebbe pertanto potuto eccellere in qualsiasi genere operistico ma, insofferente di studi assidui e sistematici e affascinato dal dinamismo dello stile verista, ` ai lavori della Giovane si dedico Scuola di cui fu uno degli esecutori ` rappresentativi. I suoi scatti entrapiu ` verirono nella leggenda della vocalita sta come i ‘‘colpi di petto’’ della Carelli e i ‘‘singhiozzi’’ di Caruso. Ma alle bru` travolcianti effusioni e alla sincerita gente dell’espressione (soprattutto in Cavalleria rusticana e in Pagliacci) si congiungevano in lui il fascino fisico, l’eleganza del gesto e del portamento scenico. Cosı` nella Manon di Puccini e ` , S. fu un soprattutto in Fedora e Zaza

‘‘amoroso’’ non meno convincente di Edoardo Garbin (anche se non altrettanto misurato). La pesantezza del re` del pertorio, la sfrenata prodigalita temperamento e l’incauto metodo di canto (emissione sistematicamente aperta) intaccarono prematuramente ` intorno al 1911) il suo stupendo or(gia gano vocale». Le scritture lo portarono a cantare quattro, cinque, sei opere per stagione, per un totale di venti, venticinque, trenta recite in sı` e no tre mesi, raddoppiate se non addirittura tripli´ le stagioni cate in un anno, poiche erano primaverili, estive e invernali, andando in scena dopo viaggi lunghi, scomodi, massacranti. Bisogna distinguere tra voce e carriera. La sua splendida ed eccezionale voce fu un mirag` una gio. Apparve e scomparve. Duro ` , la quindicina d’anni. Nonostante cio sua carriera fu lunga. Spinto da neces` economiche, sfruttando il suo tasita ` nel mondo lento d’artista, si trascino dello spettacolo come organizzatore di manifestazioni (persino compositore e direttore d’orchestra), fino al 1946. Bello, elegantissimo, vestiva abiti costosissimi e camicie su misura, farfalla, cappello a larghe falde, bastone sottobraccio, caramella all’occhio destro. Le donne impazzivano per lui. Molte le onorificenze conferitegli da ` una vensovrani e capi di Stato. Giro tina di film muti, dal romanzo all’enfasi del melodramma: Il bastardo (1915, soggetto da Alessandro Dumas padre, regista Emilio Graziani-Walter), La morte del duca d’Ofena (1915, soggetto scritto da Gabriele D’Annunzio, registi Emilio Graziani-Walter e Alfredo Robert), L’ombra di un trono (1921, regista Carmine Gallone), Il trionfo della vita (1922, regista Antonio Gravina), Cavalleria rusticana (regia di Ubaldo Maria Del Colle), L’amico Frizt ´ (in italiano e francese, regia di Rene

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Schirru Hervil), Il Trovatore (regia di Ugo Fa` gli lena). A Cagliari nel 1923 inauguro studi cinematografici della Fidua, interpretando il film Il richiamo della terra. Morı` a Roma, nel Policlinico Umberto I. Le sue incisioni vanno dal 1904 al 1914. Sono state riproposte in LP nel 1975, con presentazione di Daniele Rubboli, ristampato in CD nel 1995. Di ` stato ritrovato un suo film. recente e [ADRIANO VARGIU]

Piero Schiavazzi – Il tenore nei panni di Giorgio nell’Amica di Pietro Mascagni.

Amico di Lussu, nel 1964 ha concorso a ` fondare il Partito Socialista di Unita ` stato eletto Proletaria, per il quale e consigliere regionale nel 1969 per la VI legislatura e successivamente riconfermato per la VII e l’VIII legislatura.

Schioppetti = Vescicaria Schirru, Amalia Dirigente statale, politica (n. San Sperate 1953). Consigliere regionale, deputato al Parlamento. Dopo essersi laureata in Pedagogia ha cominciato a lavorare nell’organizzazione sanitaria pubblica. Fin da giovane impegnata in politica nelle file ` stata consigliere comudella Sinistra e nale e sindaco del suo paese natale dal 1980 al 1987. In seguito, presentatasi alle elezioni regionali per l’XI legisla` stata eletta, ma nel tura nel 1994 non e ` stata nominata assessore tec1995 e nico e vicepresidente della giunta provinciale di Cagliari presieduta da Ni` entrata in Consicola Scano. Nel 1998 e glio regionale per l’XI legislatura subentrando a Pier Sandro Scano. Al ter` stata rimine della legislatura non e confermata, ma nella consultazione ` stata eletta alla Cadell’aprile 2006 e mera dei deputati nella lista dell’Unione.

Schirru, Marco Storico (n. Cagliari

Schintu, Andrea Sindacalista, consigliere regionale (n. Bosa 1926). Operaio, ha militato da giovanissimo nel Partito Socialista Italiano. Come sindacalista ha preso parte alle lotte operaie del Sulcis-Iglesiente negli anni Cinquanta: per questo suo impegno ha ` stato anche subito il carcere. Nel 1952 e eletto consigliere comunale di Carbonia e successivamente riconfermato fino al 1960; negli stessi anni, a partire ` stato anche dal 1956 e fino al 1964, e consigliere provinciale di Cagliari.

1954). Dopo aver conseguito la laurea ` dedicato all’insegnamento universi e ` diventato ricercasitario. Nel 1980 e tore di Storia moderna; specializzatosi negli studi di demografia storica isolana, attualmente lavora nel Dipartimento di Studi storici e geografico-ar` di Scienze della tistici della Facolta ` di CaFormazione dell’Universita gliari. Tra i suoi scritti: Gli ‘‘status animarum’’ in Sardegna. Sanluri (16581675) – Villafranca – Desulo 1843, ‘‘An` di Magistero dell’Unali della Facolta ` di Cagliari’’, IV, 1980; Il censiniversita mento sardo del 1776, ‘‘Annali della Fa-

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Schirru ` di Magistero dell’Universita ` di colta Cagliari’’, VIII, 1984; Il censimento del 1737. Confronto fra due manoscritti, ` di Magistero del‘‘Annali della Facolta ` di Cagliari’’, XI, 1987; La l’Universita diocesi di Buonavoglia. Popolazione e decime fra il 1819 e il 1847, ‘‘Annali della ` di Magistero dell’Universita ` di Facolta Cagliari’’, XIV, 1990; I censimenti del ` e altitudine, 1776 e del 1857. Mascolinita ` , ‘‘Annali della mutamenti e continuita ` di Magistero dell’Universita ` Facolta di Cagliari’’, XV, 1991-92.

Schirru, Michele Anarchico (Padria 1899-Roma 1931). Quando nasce, il padre, di Decimomannu, vive nella vicina Pozzomaggiore, esattore del dazio: ` negli USA nel 1914. S. parteemigrera cipa da volontario alla prima guerra ` arrestato a Tomondiale, ma nel 1917 e rino durante i moti operai. «Abbeverandosi, ancora acerbo, a un ribellismo nutrito di sarcasmi anticlericali – ha scritto Giuseppe Fiori, autore d’una esemplare biografia del personaggio – , un anticlericalismo elementare e sguaiato, naturalmente approda all’anarchia». Nel 1920 emigra anche lui negli USA, e dopo due anni a Pittsfield, nel Massachusetts, dove vive e lavora un robusto gruppo di anarchici italiani, si sposta a New York, dove il padre gli apre una bancarella per la vendita delle banane. Qui intensifica i suoi rapporti con gli anarchici, fra i quali un altro sardo suo amico, Costantino Zonchello, ha fondato ‘‘L’Adunata dei refrattari’’. Le letture e la frequentazione dei compagni italiani nel pieno della campagna in difesa di Sacco e Vanzetti fanno maturare in lui il progetto di uccidere Mussolini: «Senza de` dispotismo», affermava. spota non c’e E in un suo scritto autobiografico: «Fin dal 1923 pensavo che per stroncare le tirannie bisogna stroncare il tiranno». Nel 1926 diventa cittadino americano.

Nel 1926, quando Paolo Pili si reca a New York per cercare nuovi mercati al formaggio sardo, scrive un polemico articolo su ‘‘Il Nuovo Mondo’’ di New York, ‘‘quotidiano dei lavoratori italiani d’America’’, firmato ‘‘Mike Schirru da Pozzomaggiore’’. Nel 1930 parte per l’Europa, destinazione Roma. Passando per Parigi, incontra ` e uscira ` dall’IEmilio Lussu. Entrera talia senza essere riconosciuto, anche ` di un suo se la polizia fascista sa gia pericoloso progetto. Viene arrestato a Roma nel febbraio 1931. Ha in una valigetta due bombe alla cheddite. Non esiste altro contro di lui, ma – sostiene Fiori – l’idea di avere fallito di fronte ai compagni americani lo spinge ad autoaccusarsi: «Lo sospettano di aver voluto uccidere Mussolini. Non prove, non indizi. Il possibile testimone d’ac` uno solo: lui, Schirru. Potrebbe cusa e tacere, negare. Ma da subito, non aspettando che glielo domandino, dice provocatoriamente, orgogliosamente, tutto». Il 28 maggio il tribunale speciale lo condanna a morte. Viene fucilato il giorno dopo da un plotone d’esecuzione composto da 24 militi fascisti ‘‘volontari’’, tutti sardi, che hanno chiesto l’onore. ‘‘L’Osservatore Ro` fare a meno di ossermano’’ non potra ` stato giustiziato ‘‘per avere vare che e pensato’’ di uccidere il duce. Prima di partire dagli USA aveva lasciato un te` molto letto. stamento politico, che sara

Schubart, Hermanfrid Archeologo (n. Kassel, Germania, 1930). Dopo la lau` dedicato alla carriera universirea si e ` stato coordinatore dell’Accataria. E demia delle scienze di Berlino e successivamente ha lavorato presso l’Istituto tedesco di Archeologia a Madrid. ` Ha scritto con Giovanni Lilliu Civilta mediterranee. Corsica, Sardegna, le Baleari, edito da Il Saggiatore, 1968.

Scilla Nome generico di piante della fa-

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Scintu miglia delle Liliacee. Secondo quanto riportato da Mauro Ballero in Flora sarda: le geofite (1995), in Sardegna sono state ritrovate otto specie. Con il nome s. si indicano, fra le altre, le specie S. peruviana L., S. hyacinthoides L. (non spontanee, introdotte come ornamentali e in seguito naturalizzate), S. bifolia L., S. autumnalis L. e S. obtusifolia Poiret: solo le ultime due sono abbastanza diffuse. Tutte le specie hanno bulbi ingrossati o a forma di pera, stelo eretto e flessuoso, di 20-30 cm, che ` l’infiorescenza a regge all’estremita racemo, con un numero di fiori che varia da 10 a 30; le foglie sono da nastriformi e un po’ carnosette (S. peruviana L.), a scanalate e avvolgenti alla base del fusto (S. bifolia L.); le diverse specie si distinguono per il colore dei fiori: bianco-violetti nella S. peruviana, azzurro-violacei nella S. hyacinthoides, rosa porpora nella S. autumnalis e nella S. obtusifolia. La fioritura avviene in primavera, prima della comparsa delle foglie, o in autunno, contemporaneamente o dopo la fogliazione. Le scille crescono diffusamente nei luoghi erbosi, nei pascoli e nelle garighe sassose. In fitoterapia dai bulbi si ` carestraggono sostanze con proprieta diotoniche. Con lo stesso nome italiano si indicano anche specie appartenenti al genere Urginea: 1. la s. marittima ` una (Urginea marittima (L.) Baker) e pianta alta fino a 150 cm: alla base ha un grosso bulbo piriforme (anche 30 cm di diametro), in parte emergente dal suolo; le foglie sono lunghe e lanceolate e consistenti. All’apice di un lungo ` un lungo e comstelo l’infiorescenza e patto racemo, composto da oltre 40 fiori bianchi con nervatura centrale verde o purpurea, peduncolati, formanti una stella. Diffusa, cresce preferibilmente nei terreni incolti, nei pa` della scoli e nelle garighe in prossimita

costa. Fiorisce dall’estate sino a tutto ` una tra le specie officinali l’autunno. E ` conosciute per le accertate propiu ` cardiotoniche e diuretiche prieta sfruttate anche industrialmente con l’estrazione di un glucoside: la scillarina. I bulbi vengono ancora adoperati come topicidi. Nomi sardi: abridda(logudorese); ambridda, aspridda, asquidda, chipudda marina; 2. la s. fili` siforme (U. fugax (Moris) Steinh.) e mile alla specie precedente ma ha un bulbo di diametro nettamente inferiore (5-6 cm); le foglie, larghe al massimo un paio di centimetri, sono filiformi; i tepali sono bianchi e hanno una carena porporina; fiorisce, molto fugacemente, tra luglio e agosto, nei pendii aridi, nei prati sassosi, soprattutto in zone litoranee; 3. la s. undulata (U. undulata (Desf.) Steinh.) ha caratteristiche generali molto simili alle specie precedenti, con la differenza che le foglie sono significativamente ondulate sul bordo e i tepali rosei hanno carena porporina. Prediligono terreni ` una molto scoscesi e collinari. Non e specie molto comune. Fiorisce da luglio a settembre. Nome sardo: cipuddina (logudorese), ciuddhina (gallurese). [MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]

‘‘Scintilla, La’’ ‘‘Rivista letteraria settimanale’’, fu pubblicata a Cagliari dal settembre 1881 al dicembre 1894. Diretta da Francesco Todde, usciva la domenica e aveva un orientamento bona` imporriamente critico-umoristico; e tante soprattutto per le molte biografie ` locali e per i disegni e le di personalita ` cittadine che caricature di personalita ospitava.

Scintu, Raimondo Militare (Guasila 1889-Roma 1968). Caporale di fanteria, medaglia d’oro al V.M. nella prima guerra mondiale. Appartenente al 151º Reggimento Fanteria ‘‘Sassari’’ fin dalla sua costituzione, si distinse

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Scintu per ardimento in tutte le operazioni del suo reparto. Il suo nome fu su tutti ` i giornali per la frase che pronuncio rivolto al proprio fratello Giovanni: «Ricordati di andare sempre avanti e di fare onore alla Sardegna e alla famiglia Scintu!». Venne decorato (unitamente al fratello Giovanni) di medaglia d’argento al V.M. per le operazioni del 10 giugno 1917 a monte Zebio: «Ciclista al comando di un battaglione, durante il violento bombardamento nemico, in piedi e completamente allo scoperto, tratteneva i compagni. Latore di ordini in zone fortemente battute, calmo e sereno, adempiva il proprio compito. In circostanze difficili, coadiuvava efficamente l’ufficiale, e si offriva infine volontariamente di far parte delle ondate d’assalto, mirabile esempio a tutti di ` slancio e di coraggio». Famoso resto l’episodio che lo vide protagonista nel settembre del 1917, sulla Bainsizza, dove operava la Brigata ‘‘Sassari’’. Per fornire al comando delle informazioni sul nemico, si offrı` di recarsi da solo nella trincea avversaria; dopo circa ` con cinque prigiodieci minuti ritorno nieri, dicendo al suo comandante: «Sono andato solo e ne ho portati cin` sette uomini, signor Magque, se mi da giore, ne porto cento!». Il maggiore accetta la sfida e gli fa scegliere un piccolo manipolo di volontari. Dopo pochi minuti dalla partenza della piccola schiera, dalla cresta si vede precipitare una valanga di austriaci. Tra la sorpresa di tutti ben presto ci si rende conto che quei soldati austriaci sono i prigionieri che ha promesso Scintu; i suoi uomini ci sono tutti. S. arriva poco dopo sanguinante: «Mi sono inoltrato in una caverna – racconta – gridando: ‘‘Arrendetevi tutti’’. Un ufficiale superiore austriaco allora mi ha esploso due colpi di pistola al braccio, l’ho ucciso e ho costretto quest’altro uf-

ficiale ad arrendersi». Fu promosso aiutante di battaglia e gli fu concessa la medaglia d’oro al V.M. con questa motivazione: «Caporale ciclista di un battaglione, in un momento critico del combattimento, si offriva spontaneamente per recarsi da solo nella trincea nemica allo scopo di prendere prigionieri per illuminare sulla situazione il proprio comandante, con mirabile ardimento ne catturava cinque successivamente. Ritornava poi, in compagnia di pochi coraggiosi, nel trinceramento avversario, e vi catturava altri cinquanta nemici. Spingendosi quindi in una caverna, dove erano ricoverati degli ufficiali, intimava loro la resa, e, ferito gravemente al petto da due pallottole tirategli a bruciapelo da un ufficiale superiore, aveva l’indomita forza di ucciderlo e di catturare un altro ufficiale. Sempre e dovunque luminosis` fulgido simo esempio a tutti del piu ` belle eroismo di soldato e delle piu ` della gente di Sardegna. (Altiqualita piano di Bainsizza, 16 settembre 1917)».

Scintu, Salvator Angelo Studioso di storia (Solarussa 1813-Oristano, 1875 ca.). Entrato in Seminario fu ordinato ` in Teologia. Nel sacerdote e si laureo 1840 fu nominato segretario dall’arcivescovo Bua; nel 1853 divenne canonico arborense e arciprete della cattedrale. Prese parte alla vita culturale del suo tempo; in occasione del dibattito sulle Carte d’Arborea scrisse numerosi saggi sui falsi documenti e uno studio sulla storia della Chiesa arborense purtroppo fortemente influenzata dalle Carte. Tra i suoi scritti: Raccolta di memorie d’Arborea, 1873.

Sciola, Pinuccio Scultore (n. San Sperate 1942). Contadino fino ai diciotto ` arrivato alla scultura da autoanni, e didatta; i suoi lavori lo fecero apprezzare e, avendo vinto il primo premio in

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Scisma d’Occidente una mostra collettiva alla quale aveva partecipato nel 1959, ottenne una ` a frequenborsa di studio e comincio tare il Liceo artistico di Cagliari, dove ha conseguito il diploma. Successiva` perfezionato al Magistero mente si e d’Arte a Firenze, inserendosi negli ambienti artistici internazionali. Negli anni successivi ha viaggiato a lungo per perfezionarsi, frequentando prestigiose istituzioni e seguendo importanti seminari; ha cosı` avuto modo di conoscere Marcuse, Moore e altri protagonisti della cultura del nostro tempo e di prendere parte a mostre in tutta Europa. Nel 1967 ha frequentato ` de la Moncloa a Madrid e, l’Universita ` stato tornato in Sardegna, dal 1968 e chiamato a insegnare presso il Liceo artistico di Cagliari. Dal 1968 ha avviato il movimento dei murales, presto diffuso in molti centri della Sardegna, che gli ha consentito di avere rapporti a livello internazionale e di creare a San Sperate un centro di aggregazione per gli artisti che aderiscono al movimento. Negli anni Novanta ha insegnato scultura presso l’Accademia di Belle Arti di Sassari. Ha preso parte a diverse mostre in Italia e all’estero, ha esperienze di lavoro in America e in Africa. Molte delle sue opere sono ospitate nei musei e nelle piazze di diverse ` europee. La sua piu ` recente especitta ` la realizzazione (grazie anche rienza e ad alcune complesse attrezzature elettroniche) di una serie di litofoni, grandi pietre sarde che, segnate da solchi e ‘‘graffi’’, vengono ‘‘suonate’’ dallo scultore emettendo suoni di forte fascino primordiale.

Sciolla, Mario Insegnante, consigliere regionale (n. Fordongianus 1946). Impegnato fin da giovane nel Partito Comunista Italiano, dopo aver conseguito ` dedicato la laurea in Matematica si e ` stato all’insegnamento a Iglesias. E

eletto ripetutamente consigliere co` ; nel munale e assessore della citta ` stato eletto consigliere regio1984 e nale del suo partito per la IX legislatura nel collegio di Cagliari. Al termine ` stato riconferdella legislatura non e mato.

Scisma d’Occidente Nome con cui si indica un lungo periodo di divisione interna della Chiesa cattolica, nato in conseguenza del trasferimento della sede papale ad Avignone. Esso inte` la Sardegna tra il 1378 e il 1414 resso non solo per motivi religiosi ma anche per motivi politici, legati alla fase culminante delle guerre tra Aragona e Arborea. Infatti in questi anni le diocesi sarde facevano capo o al giudicato d’Arborea o al Regnum Sardiniae. Quelle il cui territorio era sotto il controllo delle truppe d’Arborea rimasero in genere fedeli al papa di Roma, quelle controllate dalle truppe catalano-aragonesi finirono per essere legate ai papi avignonesi. In seno al clero `, nello stesso periodo si ebsardo, pero bero forti contrasti tra i partigiani dei vari pontefici, per cui molto spesso in una stessa diocesi si ebbe contempora` di un vescovo. In partineamente piu colare i vescovi nominati da antipapi nelle varie diocesi sarde furono: NOMINATI DA CLEMENTE VII Giacomo Aiati, vescovo di Suelli, 1384; Giovanni de Beciaco, vescovo di Dolia, 1389-1410; Giovanni, vescovo di Sulci, 1388; Pietro Tordora, vescovo di Sulci, 1388-1410; Antonio di Pietro, vescovo di Galtellı`, 1379-1386; Guglielmo Arnaudi, vescovo di Galtellı`, 1386-1388; Giovanni Salat, arcivescovo di Oristano, 1379-1412; Pietro Ferrari, vescovo di Terralba, 1389; Giovanni de Passaviis, arcivescovo di Torres, 1391; Nicola, vescovo di Sorres, 1375-1382; Berengario de Surripis, vescovo di Sorres, 1386; Goffredo di Tommaso, vescovo di Civita, 1383-1388; Pie-

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Sciuti tro, vescovo di Ampurias, 1379-1387; Egidio da Murello, vescovo di Ampurias, 1393; Giovanni Laboratoris, vescovo di Ottana, 1386; Gerardo, vescovo di Ottana, 1390-1402; Martino de Campo, vescovo di Bisarcio, 1388. NOMINATI DA BENEDETTO XIII Diego, arcivescovo di Cagliari, 1386; Giovanni, arcivescovo di Cagliari, 1400; Antonio Dexart, arcivescovo di Cagliari, 14031413; Ludovico de Turri, vescovo di Dolia, 1410; Pietro Gilbert, vescovo di Suelli, 1400; Gerardo Vermell, vescovo di Suelli, 1409-1415; Giovanni Rodrigo de Corella, vescovo di Sulci, 1410-1415; Elia de Palma, arcivescovo di Oristano, 1414-1437; Pietro, vescovo di Ales, 14121414; Guglielmo, vescovo di Terralba, 1412; Antonio de Podio, vescovo di Bosa, 1410-1418. NOMINATI DA GIOVANNI XXIII Elia da Siena, vescovo di Suelli, 1410-1420; Pietro Spinola, vescovo di Ales, 1413; Francesco De Roma, vescovo di Terralba, 1411; Giovanni de Azaro, arcivescovo di Torres, 1412-1422; Tommaso di Bobbio, vescovo di Ampurias, 1413-1428; Antonio Stamingo da Tricarico, vescovo di Bosa, 1413-148; Simone Cristofori, vescovo di Bisarcio, 1412-1421; Leonardo di Sassari, vescovo di Castra, 1412-1445.

Giuseppe Sciuti – Il tempio di Venere.

suoi studi si stabilı` a Roma dove aperse uno studio e raggiunse una qualche no` . Nel 1877 prese parte al contorieta corso bandito dall’Amministrazione provinciale di Sassari per l’esecuzione di un affresco nel salone delle riunioni del nuovo Palazzo della Provincia. Vinse il concorso superando i progetti di 21 concorrenti di cui molti quotatis` simi come Domenico Bruschi, che sara il decoratore del Palazzo della Provincia di Cagliari (1893). Raggiunta Sassari nel 1878, pur tra le polemiche col ` a termine il faBruschi, nel 1879 porto moso Ingresso trionfale di Giovanni Maria Angioy a Sassari nel febbraio 1796 e la decorazione dell’ampia volta del salone. Il dipinto fu molto apprezzato per cui, entrato in rapporti privilegiati con l’Amministrazione, nel 1880 fu incaricato di eseguire l’affresco de La proclamazione della Repubblica sassarese nel 1294 e la schermatura pittorica delle dieci grandi finestre: il titolo di Salone dello Sciuti dato all’aula delle adu` pienamente giunanze del Consiglio e stificato. «In Sardegna – scrive Maria ` il Grazia Scano – , quello dello Sciuti e primo ciclo di pittura di livello nazionale; sebbene l’autore non riesca a risolvere in maniera del tutto convincente il dualismo tra verismo e allego` di grande rileria, la sua lezione e vanza». La vasta opera del Palazzo della Provincia (insieme con la presenza del riminese Guglielmo Bilancioni che quasi negli stessi anni deco` dirava Palazzo Giordano) influenzo rettamente i pittori sassaresi come Enrico Murtula, Angelica Azzati (che copia il suo bozzetto di una scena greca) e ` artiMario Paglietti. La sua attivita ` tranquilla fino alla stica continuo morte.

Sclopis, Federico Paolo Storico, Sciuti, Giuseppe Pittore (Zafferana Etnea 1835-Roma 1911). Terminati i

uomo politico (Torino 1798-ivi, 1878?). Deputato al Parlamento subalpino, se-

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Scolca de Orrea natore del Regno. Prese parte alla elaborazione del Codice albertino nel 1837, e nel 1848 alla redazione dello Statuto Albertino. Nel 1848 fu eletto deputato e divenne ministro di Grazia e giustizia nel ministero di Cesare Balbo; dal 1849 fu senatore e, dal 1863 al 1864, divenne presidente del Senato; nel 1877 fu nominato accademico dei Lincei. Amico del Manno, dal 1855 cri` aspramente le Carte d’Arborea, tico che riteneva false. Tra i suoi scritti: Documenti relativi alla questione del riscatto delle baronie, 1859; Storia della legislazione negli stati del re di Sardegna dal 1814 al 1847, 1860; Notizia storica sul barone Giuseppe Manno, ‘‘Atti dell’Accademia delle Scienze di Torino’’, III, 1867.

Scolastica, santa = Benedetto, san Scolca Termine di origine bizantina (da scoulka, letteralmente ‘‘guardia’’). Rimanda al periodo in cui fu organizzato l’exercitus Sardiniae, concepito nel secolo VII, similmente a quanto avveniva in altre regioni dell’Impero, come strumento di difesa territoriale che non poco contribuı` a salvare l’isola quando nei secoli successivi fu attaccata dagli Arabi. La s. era quindi un corpo militare costituito da tutti coloro che risiedevano in un determinato territorio e che, sulla base di un giuramento che li univa tra loro, erano tenuti a provvedere alla sua difesa. Il ter` giudicale e fu mine rimase in uso in eta riferito, oltre che a un preciso corpo militare, anche a un determinato territorio nel quale esso veniva reclutato. La s. cosı` fu concepita come circoscrizione territoriale, corrispondente a una parte del territorio della curato` l’unita ` territoriale ad essa ria, percio assegnata non necessariamente coincideva con quella assegnata al villag´ nella curatoria vi gio (villa), cosicche erano villaggi senza scolca e scolche

senza villaggio. A capo della s. era un majore, che aveva il compito di organizzare i servizi che i componenti della s. erano tenuti a esplicare nel territorio di loro pertinenza. Nel caso in cui ` territoriale della s. coincideva l’unita con quella del villaggio era lo stesso majore de villa (=) a esercitare questa funzione; nel caso, invece, in cui non esisteva questa coincidenza il majore veniva indicato come majore de scolca. Le sue funzioni erano sostanzialmente due: organizzare l’azione di polizia ru` e il rale per salvaguardare le proprieta bestiame compresi nella circoscrizione e organizzare i turni di partecipazione dei membri della s. alle operazioni dell’esercito giudicale. Si presume che dalla prima di queste funzioni si ` dei barracelli; sia sviluppata l’attivita ` labili le tracce della seconda sono piu anche se, quando nel secolo XVI furono organizzati i corpi dei miliziani, ` la funzione del con ogni probabilita majore de scolca fu assegnata al sergente maggiore (=).

Scolca de Orrea Territorio facente parte del giudicato di Cagliari, compreso nella curatoria del Sarrabus; comprendeva i villaggi di Orrea, Cortina, Ulumus e Ygalis situati non lontano da San Vito e collegato tra loro da una jura de scolca. Con la capitolazione del giudicato, nella divisione del 1258 ` ai Visconti e fu incluso nel giuditocco cato di Gallura. All’estinzione della fa` sotto la diretta amminimiglia passo strazione del Comune di Pisa. Dopo la `a conquista catalano-aragonese entro far parte del Regnum Sardiniae, ma i suoi abitanti mantennero un atteggiamento ostile e di potenziale continua ribellione nei confronti dei nuovi venuti. Per anni fecero lega con bande di pastori e terrorizzarono il territorio. Per porre fine alla situazione la S. de O. fu concessa nel 1332 a Berengario

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Scopa Carroz, che la incluse nel suo feudo. Negli anni successivi la sua popolazione diminuı` a causa della guerra tra Genova e Aragona, ed entro la fine del ` completasecolo il territorio si spopolo mente.

Scopa = Erica Scopeto Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato di Gallura, compreso nella curatoria di Unali. Era situato nelle vicinanze dell’odierno Sant’Antonio di Gallura. Su` bito dopo la conquista aragonese entro a far parte del Regnum Sardiniae e nel 1327 fu concesso in feudo a Pietro Torrents, e nei decenni successivi comin` a spopolarsi a causa della guerra cio ` tra Genova e Aragona, che provoco molti danni al territorio. Nel 1358, ` al estinti i Torrents, il villaggio torno ` di infeudarlo nuovafisco che cerco ´ sulle sue rendite gramente, ma poiche vava l’obbligo di pagare annualmente la somma di 100 fiorini a Sibilla vedova dell’ultimo Torrents, non fu facile trovare il nuovo feudatario. Scoppiata la seconda guerra tra Pietro IV e Mariano IV, nel 1366 fu occupato dalle truppe `. giudicali e in pochi anni si spopolo

Scorfano = Zoologia della Sardegna Scornabecco = Cisto Scorza Famiglia patrizia genovese (sec. XVII). Un suo ramo si trasferı` in ` Sardegna nel corso della prima meta del secolo XVII con un Francesco Antonio, che si stabilı` ad Alghero e nel 1627 ottenne il riconoscimento della ` sarda. I suoi discendenti, pernobilta tanto, furono ammessi allo Stamento militare nel parlamento Avellano nel 1643. Successivamente la famiglia si ` si estinse trasferı` a Cagliari, dove pero entro la fine del secolo.

Scrapie Grave malattia trasmissibile degli ovini e dei caprini. Caratterizzata da assenza di febbre, degenerazione

del sistema nervoso centrale e scarsa ` sempre letendenza alla diffusione, e tale, dopo un decorso lento. L’agente ` il prione, che si caeziologico della s. e ratterizza per l’assenza di acido nucleico e per il fatto di essere formato solo da materiale di natura proteica. La s. appartiene a un gruppo di malattie, presenti tanto nell’uomo come negli animali domestici, definite encefalopatie spongiformi trasmissibili, di cui fa parte anche la cosiddetta ‘‘mucca pazza’’ (= Encefalopatia spongiforme bovina) o encefalopatia spongiforme bovina. Queste malattie hanno tutte caratteristiche comuni: sono sostenute da prioni; provocano solo turbe neurologiche; si manifestano dopo un periodo di incubazione molto lungo, e dopo una lenta evoluzione portano sempre alla morte; si sviluppano senza destare reazioni infiammatorie o immunitarie nell’organismo colpito; determinano la degenerazione dei ` di contagio negli neuroni. Le modalita ovicaprini non sono ancora perfettamente conosciute. L’ingestione di organi infetti rappresenta forse la via principale di contagio, anche se non si escludono quella placentare e digerente attraverso l’assunzione di colostro. Il coinvolgimento del maschio ` nella trasmissione della malattia e stato preso in considerazione dopo aver constatato la comparsa di casi di s. dopo l’introduzione di nuovi maschi nel gregge. L’agente della s., penetrato attraverso la via orale, arriva nell’intestino, attraversa la sua parete e raggiunge il torrente circolatorio. Si localizza nei tessuti linfoidi in cui si moltiplica e da qui attraverso il sangue o le vie nervose arriva al cervello. Dopo un periodo di incubazione variabile da due mesi e due anni si manifestano le prime alterazioni del comportamento. Gli animali colpiti restano spesso in-

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Scrivanie dietro rispetto agli altri, sono irrequieti, eccitabili pur in assenza di febbre e conservando l’appetito. Superata questa fase i segni clinici aumentano e sono riferibili a due forme, a seconda che vengano colpiti i neuroni sensitivi o quelli motori. Nel primo caso si osserva prurito nella regione dorso-lombare accompagnato da abrasioni e perdita del vello. Sempre in questa forma ` possibile osservare il cosiddetto e ` il sollevamento della te‘‘nibble’’, cioe sta e del collo accompagnato da digrignamento dei denti e da un movimento rapido del labbro superiore. Questo fe` essere provocato anche nomeno puo grattando l’animale all’altezza del garrese e del dorso. Quando sono interes` casati i neuroni motori il sintomo piu ` l’incoordinazione dei ratteristico e movimenti. Alcuni soggetti hanno una tipica andatura al trotto con un esagerato spostamento in avanti degli arti ` anteriori, altri hanno grosse difficolta nel movimento (atassia) e quando stanno fermi si poggiano al recinto o dondolano. In base alla razza ovina o caprina, al ceppo e ai fattori ambientali si possono osservare forme in cui coesistono tutti e due i quadri clinici. Il ` variabile da decorso della malattia e una settimana a parecchi mesi e si conclude sempre con la morte anche se l’a` di alimennimale mantiene la capacita ` tarsi. La profilassi igienico-sanitaria e l’unico strumento per ridurre l’incidenza della malattia e nei Paesi in cui ` endemica si sono applicati dei sie stemi di eradicazione e di controllo. Questi piani prevedono l’abbattimento dei soggetti malati o dell’intero gregge, dietro indennizzo. A causa delle incomplete conoscenze sulla epidemiologia della s., malgrado l’abbattimento ` verificare di nuovo delle greggi si puo la sua comparsa. Gli animali che vengono acquistati dovrebbero provenire

da allevamenti indenni oppure superare una quarantena prima di essere ` preuniti agli altri. In Sardegna la s. e sente. Sono stati registrati quattro focolai nella provincia di Nuoro e altri in quelle di Oristano e Sassari (in quest’ultima viene segnalato un caso ati´ l’agente eziologico e ` stato pico, perche ritrovato nel cervelletto e non nel midollo allungato, sede elettiva). La legislazione prevede per i casi sospetti l’esame del midollo allungato, che viene eseguito all’Istituto zooprofilattico di ` si procede Torino. In caso di positivita all’abbattimento coatto del bestiame. Le ricerche hanno dimostrato che al` resistenti alla s. cuni animali sono piu di altri, fattore legato al patrimonio genetico. Dal 2005 si sta promuovendo l’adesione degli allevatori a un programma di selezione genetica, che permette di avere pecore che non si ammalano. Questo potrebbe evitare l’abbattimento coatto, in caso di comparsa ` del gregge, e permetdi s., della totalita terebbe di limitarlo a quei capi che ` suscettipossiedono un patrimonio piu bile e hanno quindi maggiori possibi` di contrarre la malattia. [FRANCElita SCATOLA]

Scricciolo = Zoologia della Sardegna Scrivanie Uffici preposti alla conservazione, alla registrazione e alla riproduzione degli atti amministrativi che avessero pubblico valore, costituiti nell’amministrazione del Regno di Sardegna a partire dal periodo catalano-aragonese. Esse furono sostanzialmente la cancelleria dell’organizzazione, di cui i funzionari centrali (officials) si servivano nell’esplicazione delle loro funzioni in base alle specifiche competenze loro attribuite. Le s. avevano quindi il compito di istruire le pratiche curando che la loro forma rispondesse ai princı`pi della legge, di custodirle una volta definite, di predi-

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Scrofularia sporre speciali e specifiche formule di scrittura degli atti, di riprodurli fedelmente quando se ne presentasse la ne`. Questi uffici furono concessi a cessita notai di professione che dipendevano direttamente dall’official ed erano assistiti da un certo numero di scrivani e di funzionari subalterni. Naturalmente i notai titolari facevano pagare la scritturazione, la registrazione e la riproduzione degli atti e traevano no` , che tevoli guadagni dalla loro attivita ` in tutto il territoben presto si sviluppo rio del Regno. Col tempo, soprattutto nel corso del secolo XVI, le s. divennero ereditarie e molto spesso furono cedute dai titolari in appalto ad altri notai. A Cagliari, a Sassari, a Iglesias e in altri luoghi si formarono delle vere e proprie dinastie di notai ‘‘signori delle scrivanie’’ che concentrarono nelle ` di una scrivaproprie mani anche piu nia. Ad esempio a Cagliari operarono i Carnicer (=), a Sassari i Paliacio (=) e i Quesada (=), a Oristano i Ponti (=) e i Sanna (=), a Iglesias i Salazar (=). Que` nel tempo e il sto sistema si consolido governo sabaudo, nel corso del secolo XVIII, dovette penare non poco per eliminarlo e consentire l’organizzazione di una moderna gestione degli atti pubblici.

Scrofularia Nome generico di piante della famiglia delle Scrofulariacee. 1. La s. di Sardegna (Scrophularia trifo` un’erba perenne con fusto liata L.) e eretto; le foglie sono profondamente incise in segmenti (pennatosette) con margine dentato; i fiori, con corolla giallo-rossastra, sono riuniti in infiorescenza all’ascella delle foglie; il frutto ` una capsula appuntita. Cresce spone tanea in terreni incolti e nei ruderi, preferibilmente in ambienti freschi. Fiorisce in tarda primavera. Endemica della Sardegna, della Corsica e ` inserita neldell’Arcipelago toscano, e

l’elenco delle piante endemiche da sottoporre a protezione in base alla proposta di L.R. n. 184/2001. Nomi sardi: sui mele, urtiga maseda. 2. S. comune (Scrophularia canina L.; = Ruta). [MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]

Scuderi Nome generico di piante della famiglia delle Composite. In Sardegna sono diffuse diverse specie: 1. lo s. co` mune (Phagnalon rupestre (L.) DC.) e un piccolo cespuglio con rami legnosi alla base, foglie allungate con margine ondulato, ricoperte di peluria verdebiancastra; i fiori, su lunghi steli, sono capolini gialli con sfumature rossastre; i frutti sono acheni cilindrici. Diffusissimo, cresce su terreni rocciosi e aridi a tutte le altitudini, e fiorisce da gennaio a maggio in relazione a queste. Nome sardo: erva de incontru; 2. lo s. tricefalo (P. sordidum (L.) Reichenb.) ha foglie lineari e fiori doppi o tripli sullo stelo, vegeta su rupi soleggiate e fiorisce in tarda primavera; 3. lo s. angustifolio (P. saxatile (L.) Cass.) ha numerose foglie lineari e allungate, che persistono secche sulla pianta, il fiore ` un capolino solitario, grande, giallae stro. Vegeta preferibilmente in zone costiere, ma anche in garighe montane. I. Camarda e F. Valsecchi in Piccoli arbusti della Sardegna (1990) riportano l’uso di bruciare i rami di queste piante per s’affumentu, rito tradizio´ per Corpus Donale che si tiene a Lode mini o per la notte di San Giovanni. [MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]

Scudo sardo Moneta d’oro che equivaleva agli altri scudi circolanti in di` d’Italia; fu battuta nella verse citta zecca di Cagliari in primo luogo ai tempi di Carlo V (= Monete della Sardegna) e successivamente da Filippo V quando salı` al trono e da Carlo III durante la guerra di successione spagnola. In periodo sabaudo lo scudo fu coniato a Torino: in argento, il suo va-

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Scuola in Sardegna lore era di un decimo rispetto a quello del Carlino.

Scuola in Sardegna1 Si puo` parlare dell’esistenza di una organizzazione scolastica in Sardegna soltanto a par` tire dal secolo XIV, quando nelle citta ` importanti, e in particolare a Capiu ` documentabile la preoccupagliari, e zione degli amministratori per la buona formazione dei giovani attraverso lo studio. In seguito alcuni emi` italiane e nenti maestri di Universita straniere sarebbero stati invitati a tenere cicli di lezioni a Cagliari. Nel corso del secolo XV a Cagliari e a Sassari gli amministratori comunali si adoperarono per aprire e far funzionare alcune scuole. Un sistema orga` pero ` a operare nico di scuole comincio solo a partire dal secolo XVI, gestito esclusivamente dagli ordini religiosi o dal clero secolare. Quest’azione, che ` , un numero limitato coinvolgeva, pero ` a funzionare entro la di persone, inizio ` del secolo; cosı` nel 1530 il prima meta ` stabilComune di Sassari stipendio mente un maestro di Grammatica e pochi anni dopo anche Cagliari prese un’iniziativa simile. Negli anni che seguirono furono prese altre iniziative nel campo dell’istruzione primaria; in questo campo si segnalarono specialmente i Frati minori che, dopo aver stipulato specifiche convenzioni con al`, aprirono loro scuole a cune comunita Nuoro, Busachi e Mandas. Lo sviluppo di un sistema di scuole destinato a un ` legata livello medio-alto di istruzione e invece ai Gesuiti, che nella seconda ` del secolo aprirono i loro collegi meta a Cagliari e a Sassari, destinati a diven` del Cinquetare, fra la seconda meta cento e i primi decenni del Seicento, il ` nucleo fondativo delle due Universita cittadine. L’apertura dei due collegi permise l’organizzazione di un primo sistema di studi rigoroso, basato sulla

ratio studiorum gesuitica articolata su tre livelli: un primo corso della durata di cinque anni, finalizzato a fornire una buona formazione letteraria secondo i fondamenti della cultura umanistica; un secondo corso della durata di tre anni, finalizzato allo studio della Teologia; un terzo corso della durata di quattro anni, finalizzato invece allo studio della Filosofia. I due collegi si servirono di un complesso di insegnanti provenienti dall’Ordine, in genere professionalmente preparati, che in complesso riuscirono a offrire un buon livello di preparazione ai giovani che li frequentavano. Gli stessi Gesuiti, poi, aprirono un altro collegio a Iglesias nel 1578, ad Alghero nel 1588 ed entro la fine del secolo altri a Nuoro, Oliena e Bonorva. Alla fine del Cinquecento i collegi arrivavano a un totale di circa 1500 allievi: l’opinione pubblica ` ` a capire che la marginalita comincio nella quale la Sardegna era ridotta avrebbe potuto essere superata solo con un’ulteriore diffusione dell’istruzione. Nel corso del secolo XVII ai Gesuiti si affiancarono gli Scolopi, che aprirono alcuni altri collegi, ma soprattutto si dedicarono alla diffusione della scuola di base, elementare e di primo livello superiore (praticamente, dai 6 ai 14 anni). Nel corso del Seicento le condizioni dell’istruzione non subirono alcuna modifica, per cui le scuole continuarono a essere frequentate da una ristretta minoranza di allievi, an´ gli studi erano economicache perche mente alla portata di poche famiglie. ` Anche i giovani delle classi sociali piu ` ad accedeboli cominciarono pero dervi frequentando i Seminari tridentini o pagandosi gli studi con l’umiliante servizio nelle case delle famiglie cittadine benestanti. Quando la Sarde` ai Savoia il sistema scolagna passo stico era ancora poco diffuso e l’intero

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Scuola in Sardegna livello della istruzione elementare era controllato dal clero regolare. L’istru` a eszione superiore, invece, continuo sere gestita dai Gesuiti e in parte dagli Scolopi (che avevano aperto alcuni Ginnasi in importanti centri minori, come Tempio). Una volta insediatasi, ` di promuovere la nuova dinastia cerco l’istruzione in generale e, attraverso di essa, l’insegnamento della lingua italiana. Per realizzare questo obiettivo ` di comprare e diil governo delibero stribuire gratuitamente le grammati` comunque che necessarie, ma trovo ` che parforti resistenze in una societa lava in genere il dialetto e scriveva (e `) in castigliano o parlava, nella nobilta perfino, ancora, in catalano. Il livello complessivo dell’istruzione comunque rimase non molto elevato e nei primi quarant’anni della dominazione sabauda non fu fatto alcun tentativo per invogliare a una maggiore frequenza ´ per diminuire il numero degli analne fabeti. Ma a partire dal 1760 il ministro G.B. Lorenzo Bogino mise a punto un progetto di riordino dell’intero sistema dell’istruzione superiore, che faceva perno soprattutto sulla ‘‘restau` , in cui si razione’’ delle due Universita trattava, praticamente, di riportare l’abitudine all’insegnamento e agli esami attraverso la regolamentazione degli studi e il trasferimento nell’isola di un intero corpo di insegnanti, non solo preparati ma in qualche misura organici all’idea di Stato che la monarchia piemontese stava realizzando. La ria` di Cagliari pertura dell’Universita (nel 1764) e quella, in un primo tempo non prevista, ma fortemente rivendi` di cata dal Municipio, dell’Universita Sassari (nel 1765), contribuı` al rinnovamento radicale della cultura, non solo ` la accademica, nell’isola e formo classe dirigente destinata a essere protagonista dei grandi avvenimenti del-

l’ultimo decennio del secolo. Al contrario, invece, l’azione sabauda – anche per una sostanziale sottovalutazione ` il della sua importanza – non miglioro sistema dell’istruzione primaria, che ` a rimanere immutata. Un’acontinuo ` incisiva in questo zione di riforma piu specifico campo fu decisa soltanto sotto il regno di Carlo Felice. Un decreto del 1823, infatti, dispose che ogni villaggio avrebbe dovuto avere la sua scuola elementare, che avrebbe dovuto avere la durata di tre anni e si sarebbe dovuta servire dell’opera di un maestro indicato dal parroco o dal sindaco; il maestro avrebbe dovuto essere pagato in denaro (la cosiddetta dirama) o con le rendite di un certo numero di terreni agricoli a lui affidati. L’impegno del governo per sostenere la riforma fu notevole e furono aperte scuole in tutti i villaggi, ma la percentuale dei frequentanti si mantenne a lungo molto bassa: le voci sarde scritte dall’Angius per il famoso Dizionario del Casalis (=) mostrano, attraverso il censimento degli alunni frequentanti la scuola ‘‘normale’’ in ciascun villaggio dell’isola nel ventennio 1830-1850, la preoccupante sproporzione fra la quota di fanciulli che avrebbero dovuto ricevere l’istruzione e quelli effettivamente presenti nelle povere e precarie ‘‘aule’’ delle scuole comunali. La causa principale di questo assenteismo era, insieme alla generale diffi` agropastorale nei denza di una societa confronti dell’istruzione in genere, il precoce avviamento dei ragazzi al lavoro (della campagna) che impediva la ` anche vero che frequenza scolastica: e in molti centri erano gli stessi dirigenti ` (proprietari terrieri e della comunita amministratori comunali) a non preoccuparsi dello sviluppo dell’istruzione, per la quale molto spesso – per la condizione stessa delle finanze locali –

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Scuola in Sardegna mancava anche il denaro per il pagamento dello stipendio dei maestri. Nel corso dell’Ottocento i problemi della scuola rimasero immutati: cosı` nel 1901, a fronte di una media nazionale del 48% di analfabeti, in Sardegna il fenomeno raggiungeva il 68%, poco al di sotto delle punte del 75% della Puglia e della Calabria (ma a quella percentuale andava aggiunta un’altra quota dovuta al rilevante fenomeno dell’analfabetismo di ritorno). Nei de` , il sistema scolacenni successivi, pero ` a frontegstico pubblico si impegno giare la piaga; cosı` nel 1931 la percentuale degli analfabeti era scesa al 36% e nel 1951 al 22%. Ulteriori passi avanti furono fatti nei decenni successivi e nel 1971 la percentuale era di poco superiore al 5% ed entro il 1990 si era attestata sulla media nazionale. Un passo decisivo fu fatto con la diffusione delle scuole nel territorio quando l’obbligo scolastico fu elevato a 14 anni. Attualmente il sistema scolastico terri` cosı` costitoriale delle scuole statali e tuito: Direzioni didattiche, 90; Istituti comprensivi, 131; Scuole Medie, 70; Istituti secondari di II grado, 130; Istituti globali, 6; Centri territoriali permanenti, 15. Accanto alle scuole statali operano in Sardegna numerose scuole paritarie distribuite nei vari comuni ` dell’isola. In particolare il sistema e cosı` organizzato: Distretto n. 1 Sassari. Popolazione residente 208 360 (24 comuni), popolazione scolastica 34 142 (scuola statale 32 128; scuola paritaria 1924). Scuola dell’infanzia: statale 4086 (classi 188), paritaria 1365 (classi 58); scuola elementare: statale 9290 (classi 514), paritaria 319 (classi 16); scuola media: statale 6944 (classi 328); scuola superiore: statale 11 818 (classi 540), paritaria 240 (classi 25). In particolare nei vari centri compresi nel distretto operano: Bulzi: man-

cano i dati; Cargeghe: una scuola media statale con 3 classi e 49 alunni, amministrativamente dipendente da Florinas; vi si trova anche una scuola materna paritaria; Castelsardo: una scuola materna con 2 sezioni e 58 alunni; un Istituto comprensivo con 15 classi di scuola elementare (205 alunni) e 10 classi di scuola media (190 alunni): da questo Istituto dipendono Sedini e Tergu, il Liceo scientifico con 5 classi (94 alunni). Vi si trova anche una scuola materna paritaria; Chiaramonti: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Nulvi; vi operano 2 sezioni di scuola materna (42 alunni), 5 classi di scuola elementare (59 alunni), 3 classi di scuola media (59 alunni); Codrongianos: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Florinas; vi operano 2 sezioni di scuola materna (30 alunni), 5 classi di scuola elementare (52 alunni), 3 classi di scuola media (42 alunni); Florinas: vi opera un Istituto comprensivo con 2 sezioni di scuola materna (29 alunni), 5 classi di scuola elementare (62 alunni), 3 classi di scuola media (55 alunni); da questo Istituto dipendono Cargeghe, Codrongianos, Muros; Laerru: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Perfugas; vi operano 1 sezione di scuola materna (18 alunni), 5 classi di scuola elementare (46 alunni); Martis: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Nulvi; vi operano 1 sezione di scuola materna (15 alunni), 2 classi di scuola elementare (25 alunni); Muros: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Florinas; vi operano 5 classi di scuola elementare (63 alunni). Vi opera anche una scuola materna paritaria; Nulvi: vi opera un Istituto comprensivo con 1 sezione di scuola materna (20 alunni), 7 classi di scuola elementare (129 alunni), 6 classi di scuola media (125 alunni); da questo

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Scuola in Sardegna Istituto dipendono Chiaramonti e Martis. Vi opera anche una scuola materna paritaria; Osilo: vi opera un Istituto comprensivo con 3 sezioni di scuola materna (71 alunni), 7 classi di scuola elementare (136 alunni), 5 classi di scuola media (98 alunni). Vi opera anche 1 scuola materna paritaria; Ossi: vi opera un Istituto comprensivo con 5 sezioni di scuola materna (93 alunni), 16 classi di scuola elementare (307 alunni), 11 classi di scuola media (199 alunni). Vi opera anche 1 scuola materna paritaria; Ploaghe: vi opera un Istituto comprensivo con 2 sezioni di scuola materna (53 alunni), 10 classi di scuola elementare (208 alunni), 8 classi di scuola media (199 alunni). Vi opera anche 1 scuola materna paritaria; Porto Torres: vi operano 2 direzioni didattiche con 21 sezioni di scuola materna (463 alunni) e 52 classi di scuola elementare (990 alunni), 1 scuola media con 31 classi (729 alunni), il Liceo scientifico con 18 classi (399 alunni), l’Istituto professionale con 9 classi (170 alunni), l’Istituto tecnico nautico con 10 classi (190 alunni). Vi operano anche scuole materne paritarie; Sassari: vi operano 5 direzioni didattiche con 111 sezioni di scuola materna (2477 alunni) e 295 classi di scuola elementare (5442 alunni), 7 scuole medie con 187 classi (4057 alunni), 2 Licei classici con 51 classi (1130 alunni), 1 Istituto magistrale con 33 classi di indirizzo linguistico (773 alunni) e 22 classi di indirizzo psico-pedagogico (506 alunni), 3 Licei scientifici con 137 classi (3293 alunni), 1 Istituto tecnico agrario con 44 classi (843 alunni), 3 Istituti tecnici commerciali con 60 classi (1199 alunni), 1 Istituto tecnico per geometri con 18 classi (334 alunni), 2 Istituti tecnici industriali con 68 classi (1532 alunni), 3 Istituti professionali con 87 classi (1932 alunni), 1 Istituto d’Arte

con 25 classi (521 alunni). Vi operano anche scuole materne, elementari e superiori paritarie; Sedini: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Castelsardo; vi operano 2 sezioni di scuola materna (31 alunni), 5 classi di scuola elementare (77 alunni), 3 classi di scuola media (54 alunni); Sennori: vi opera un Istituto comprensivo con 7 sezioni di scuola materna (195 alunni), 16 classi di scuola elementare (328 alunni) e 13 classi di scuola media (266 alunni); Santa Maria Coghinas: mancano i dati; Sorso: vi opera un Istituto comprensivo con 13 sezioni di scuola materna (283 alunni), 27 classi di scuola elementare (626 alunni) e 21 classi di scuola media (499 alunni). Vi opera anche 1 scuola materna paritaria; Stintino: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Porto Torres; vi operano 1 sezione di scuola materna (27 alunni), 5 classi di scuola elementare (54 alunni), 3 classi di scuola media (44 alunni); Tergu: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Castelsardo; vi operano 1 sezione di scuola materna (18 alunni), 2 classi di scuola elementare (18 alunni); Tissi: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Ossi; vi operano 2 sezioni di scuola materna (48 alunni), 5 classi di scuola elementare (80 alunni), 3 classi di scuola media (52 alunni); Usini: vi opera un Istituto comprensivo con 3 sezioni di scuola materna (62 alunni), 10 classi di scuola elementare (170 alunni) e 8 classi di scuola media (107 alunni); da questo Istituto dipende Uri. Vi opera anche una scuola materna paritaria; Valledoria: vi opera un Istituto comprensivo con 4 sezioni di scuola materna (76 alunni), 10 classi di scuola elementare (con 152 alunni) e 5 classi di scuola media (con 101 alunni). Distretto n. 2 Alghero. Popolazione residente 77 210 (23 comuni), popolazione

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Scuola in Sardegna scolastica 10 688 (scuola statale 9938; scuola paritaria 750). scuola dell’infanzia: statale 1196 (classi 54), paritaria 672 (classi 29); scuola elementare: statale 3300 (classi 194), paritaria 78 (classi 5); scuola media: statale 2398 (classi 115); scuola superiore: statale 3084 (classi 160). In particolare nei vari centri che si trovano nel distretto operano: Alghero: 1 direzione didattica con 25 sezioni di scuola materna (587 alunni) e 88 classi di scuola elementare (1577 alunni), 2 scuole medie con 54 classi (1257 alunni), 1 Liceo classico con 11 classi (216 alunni) di indirizzo classico e 7 classi (161 alunni) di indirizzo linguistico, 1 Istituto d’Arte con 7 classi (125 alunni) dipendente amministrativamente dal Liceo classico, 1 Liceo scientifico con 20 classi (471 alunni) di indirizzo scientifico e 6 classi (118 alunni) di indirizzo sociopsico-pedagogico, 1 Istituto tecnico commerciale e per geometri con 28 classi (592 alunni), 1 Istituto tecnico industriale con 7 classi (120 alunni) dipendente dall’Istituto professionale per i servizi alberghieri, 2 Istituti professionali per i servizi alberghieri con 35 classi (686 alunni), 1 Istituto professionale per l’agricoltura con 3 classi (42 alunni) dipendente dal Professionale per i servizi turistici, 1 Istituto professionale per l’industria con 9 classi (154 alunni) dipendente dallo stesso. Vi operano anche 5 scuole materne e 1 scuola elementare paritaria; Banari: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Thiesi; vi operano 2 classi di scuola elementare (17 alunni). Vi opera anche 1 scuola materna paritaria; Bessude: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Thiesi; vi operano 2 classi di scuola elementare (16 alunni); Bonnanaro: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Thiesi; vi operano 5 classi di

scuola elementare (47 alunni) e 1 classe di scuola media (10 alunni). Vi opera anche 1 scuola materna paritaria; Bonorva: vi opera un Istituto comprensivo con 2 sezioni di scuola materna (45 alunni),10 classi di scuola elementare (183 alunni) e 7 classi di scuola media (151 alunni); da questo Istituto dipende Giave. Vi operano anche 1 Liceo classico con 4 classi (46 alunni) dipendente amministrativamente da Thiesi, 1 Istituto professionale per l’agricoltura con 5 classi (59 alunni). Vi opera anche 1 scuola materna paritaria; Borutta: tutte le scuole dipendono da Thiesi; vi opera 1 classe di scuola elementare (alunni 8); Cheremule: tutte le scuole dipendono da Thiesi; vi operano una sezione di scuola materna e 2 classi di scuola elementare con 35 alunni complessivi; Cossoine: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Pozzomaggiore; vi operano 1 sezione di scuola materna (19 alunni), 4 classi di scuola elementare (34 alunni) e 3 classi di scuola media (25 alunni); Giave: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Bonorva; vi operano 1 sezione di scuola materna (12 alunni) e 2 classi di scuola elementare (15 alunni); Ittiri: vi operano 1 direzione didattica con 6 sezioni di scuola materna (148 alunni) e 25 classi di scuola elementare (424 alunni), 1 scuola media con 13 classi (2363 alunni), 1 Istituto professionale per l’agricoltura con 2 classi (24 alunni) dipendente da quello di Sassari. Vi operano anche 2 scuole materne paritarie; Mara: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Pozzomaggiore; vi operano 4 classi di scuola elementare (40 alunni); Monteleone Rocca Doria: gli alunni delle elementari frequentano a Villanova Monteleone; Olmedo: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Alghero; vi operano 4 sezioni

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Scuola in Sardegna di scuola materna (57 alunni), 10 classi di scuola elementare (164 alunni) e 6 classi di scuola media (116 alunni); Padria: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Pozzomaggiore; vi opera 1 sezione di scuola materna (10 alunni); Pozzomaggiore: vi opera un Istituto comprensivo con 3 sezioni di scuola materna (59 alunni), 6 classi di scuola elementare (106 alunni) e 7 classi di scuola media (132 alunni); da questo Istituto dipendono Cossoine e Padria. Vi opera anche 1 Liceo scientifico con 5 classi (97 alunni), dipendente da Thiesi; Putifigari: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Villanova Monteleone; vi operano 1 sezione di scuola materna (17 alunni) e 4 classi di scuola elementare (40 alunni); Romana: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Villanova Monteleone; vi operano 1 sezione di scuola materna (16 alunni) e 2 classi di scuola elementare (20 alunni); Semestene: mancano scuole di ogni ordine e grado; Siligo: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Thiesi; vi operano 2 classi di scuola elementare (21 alunni) e 2 classi di scuola media (25 alunni); Thiesi: vi operano 1 direzione didattica con 3 sezioni di scuola materna (72 alunni) e 8 classi di scuola elementare (162 alunni); 1 scuola media con 6 classi (106 alunni): da queste scuole dipendono Banari, Bessude, Bonnanaro, Siligo, Torralba. Vi operano anche 1 Istituto tecnico commerciale con 11 classi (179 alunni), dal quale dipende amministrativamente il Liceo scientifico di Pozzomaggiore. Vi opera anche 1 scuola materna paritaria; Torralba: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Thiesi; vi operano 4 classi di scuola elementare (43 alunni) e 3 classi di scuola media (38 alunni); Uri: tutte le scuole dipendono amministrativamente da

Usini; vi operano 4 sezioni di scuola materna (88 alunni),10 classi di scuola elementare (165 alunni) e 5 classi di scuola media (100 alunni); Villanova Monteleone: vi opera un Istituto comprensivo con 2 sezioni di scuola materna (35 alunni), 6 classi di scuola elementare (121 alunni) e 6 classi di scuola media (127 alunni); da questo Istituto dipende Romana. Vi opera anche 1 scuola materna paritaria. Distretto n. 3 Tempio. Popolazione residente 35 596 (12 comuni), popolazione scolastica 5156 (scuola statale 4800; scuola paritaria 356). Scuola dell’infanzia: statale 560 (classi 29), paritaria 335 (classi 14); scuola elementare: statale 1492 (classi 91); scuola media: statale 1093 (classi 57); scuola superiore: statale 1655 (classi 88), paritaria 21 (classi 4). In particolare nei vari centri che si trovano nel distretto operano: Aggius: vi opera un Istituto comprensivo con 2 sezioni di scuola materna (35 alunni), 5 classi di scuola elementare (52 alunni) e 3 classi di scuola media (43 alunni); da questo Istituto dipendono Aglientu, Bortigiadas e Luogosanto. Aglientu: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Aggius; vi operano 1 sezione di scuola materna (20 alunni), 3 classi di scuola elementare (30 alunni) e 3 classi di scuola media (25 alunni); Badesi: vi opera un Istituto comprensivo con 3 sezioni di scuola materna (53 alunni); 5 classi di scuola elementare (67 alunni) e 3 classi di scuola media (57 alunni): da questo ` d’Agultu e Istituto dipendono Trinita Viddalba; Bortigiadas: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Aggius; vi operano 1 sezione di scuola materna (9 alunni) e 3 classi di scuola elementare (34 alunni); Calangianus: vi opera un Istituto comprensivo con 2 sezioni di scuola materna (42 alunni), 11 classi di scuola elementare (209

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Scuola in Sardegna alunni) e 8 classi di scuola media (159 alunni), 1 Istituto professionale per l’industria e l’agricoltura con 10 classi (116 alunni); da questo Istituto dipende Tempio Pausania. Vi opera anche 1 scuola materna paritaria; Erula: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Perfugas; vi operano 1 sezione di scuola materna (25 alunni) e 3 classi di scuola elementare (33 alunni); Luogosanto: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Aggius; vi operano 2 sezioni di scuola materna (40 alunni), 5 classi di scuola elementare (76 alunni) e 3 classi di scuola media (33 alunni); Luras: vi opera un Istituto comprensivo con 2 sezioni di scuola materna (45 alunni), 7 classi di scuola elementare (108 alunni) e 6 classi di scuola media (87 alunni). Vi opera anche 1 scuola materna paritaria; Perfugas: vi opera un Istituto comprensivo con 2 sezioni di scuola materna (31 alunni), 6 classi di scuola elementare (116 alunni) e 7 classi di scuola media (158 alunni); da questo Istituto dipendono Laerru, Erula; 1 Istituto professionale per l’agricoltura con 5 classi (71 alunni). Vi opera anche 1 scuola materna paritaria; Tempio Pausania: vi operano 1 direzione didattica con 9 sezioni di scuola materna (197 alunni) e 33 classi della scuola elementare (626 alunni), 1 scuola media con 18 classi (421 alunni), 1 Liceo classico con 5 classi (96 alunni) di indirizzo classico, 11 classi (269 alunni) di indirizzo scientifico, 8 classi (161 alunni) di indirizzo socio-psico-pedagogico e 6 classi (129 alunni) di indirizzo linguistico, 1 Liceo artistico con 10 classi (171 alunni), 1 Istituto tecnico commerciale e per geometri con 23 classi (471 alunni), 1 Istituto tecnico industriale con 10 classi (201 alunni), dipendente amministrativamente da quello di Calangianus. Vi operano anche 3 scuole materne e 1

` Istituto professionale paritari; Trinita d’Agultu: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Badesi; vi operano 3 sezioni di scuola materna (52 alunni), 5 classi di scuola elementare (79 alunni) e 3 classi di scuola media (53 alunni); Viddalba: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Badesi; vi operano 1 sezione di scuola materna (22 alunni), 5 classi di scuola elementare (66 alunni) e 3 classi di scuola media (52 alunni). Vi opera anche una scuola materna paritaria. Distretto n. 4 Olbia. Popolazione residente 89 270 (11 comuni); popolazione scolastica 14 775 (scuola statale 13 511; scuola paritaria 1274). Scuola dell’infanzia: statale 1678 (classi 77), paritaria 1027(classi 43); scuola elementare: statale 3907 (classi 220), paritaria 247 (classi 11); scuola media: statale 2820 (classi 136); scuola superiore: statale 5096 (classi 253). In particolare nei vari centri che si trovano nel distretto operano: Arzachena: 1 direzione didattica con 8 sezioni di scuola materna (183 alunni) e 28 classi di scuola elementare (542 alunni), 1 scuola media con 18 classi (315 alunni), 1 Istituto professionale per i servizi alberghieri con 17 classi (383 alunni), 1 Liceo scientifico con 5 classi (135 alunni), dipendente da quello di Olbia. Vi opera anche 1 scuola materna paritaria; Golfo Aranci: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Olbia; vi operano 2 sezioni di scuola materna (52 alunni), 10 classi di scuola elementare (119 alunni) e 3 classi di scuola media (43 alunni); La Maddalena: vi operano 1 direzione didattica con 11 sezioni di scuola materna (218 alunni) e 23 classi di scuola elementare (423 alunni), 1 scuola media con 13 classi (283 alunni), 1 Liceo classico con 5 classi (90 alunni) di indirizzo classico, 2 classi (35 alunni) di indirizzo socio- psico-pedagogico, 6

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Scuola in Sardegna classi di indirizzo linguistico (116 alunni) e 5 classi (116 alunni) di indirizzo scientifico, 1 Istituto tecnico nautico con 10 classi (150 alunni). Vi operano anche 1 scuola materna e 1 scuola elementare paritarie; Loiri Porto San Paolo: vi opera un Istituto comprensivo con 4 sezioni di scuola materna (62 alunni), 8 classi di scuola elementare (85 alunni) e 5 classi di scuola media (45 alunni); da questo Istituto dipende Padru; Monti: vi opera un Istituto comprensivo con 3 sezioni di scuola materna (60 alunni), 7 classi di scuola elementare (98 alunni) e 3 classi di scuola media (62 alunni); da questo Istituto dipende Telti; Olbia: vi operano 4 direzioni didattiche con 22 sezioni di scuola materna (327 alunni) e 83 classi di scuola elementare (1706 alunni), 1 scuola media con 31 classi (744 alunni), 1 Istituto comprensivo con 10 sezioni di scuola materna (213 alunni), 20 classi di scuola elementare (366 alunni) e 18 classi di scuola media (374 alunni), 1 Liceo classico con 12 classi (266 alunni) di indirizzo classico, 20 classi (391 alunni) di indirizzo linguistico, 1 Liceo scientifico con 28 classi (628 alunni), 2 Istituti tecnico commerciali con 62 classi (862 alunni), 1 Istituto tecnico commerciale e per geometri con 39 classi (806 alunni), 1 Istituto di istruzione superiore con sezioni di Istituto professionale per l’agricoltura, per l’industria e l’artigianato con 17 classi (296 alunni), 1 Liceo artistico con 10 classi (145 alunni). Vi operano anche 10 scuole materne e 1 scuola elementare paritarie; Padru: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Loiri Porto San Paolo; vi operano 5 classi di scuola elementare (83 alunni) e 4 classi di scuola media (79 alunni). Vi opera anche 1 scuola materna paritaria; Palau: vi opera un Istituto comprensivo con 3 sezioni di scuola ma-

terna (79 alunni), 9 classi di scuola elementare (133 alunni) e 6 classi di scuola media (106 alunni), 1 Istituto tecnico commerciale e per geometri con 15 classi (254 alunni); Santa Teresa Gallura: vi opera un Istituto comprensivo con 5 sezioni di scuola materna (105 alunni), 10 classi di scuola elementari (165 alunni) e 6 classi di scuola media (116 alunni), 1 Istituto professionale per i servizi alberghieri con 7 classi (129 alunni); Sant’Antonio di Gallura: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Olbia per la scuola materna ed elementare e da Calangianus per la scuola media; vi operano 2 sezioni di scuola materna (34 alunni), 5 classi di scuola elementare (57 alunni) e 2 classi di scuola media (33 alunni); Telti: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Monti; vi operano 2 sezioni di scuola materna (40 alunni), 5 classi di scuola elementare (75 alunni) e 3 classi di scuola media (45 alunni). Distretto n. 5 Ozieri. Popolazione residente 46 737 (20 comuni), popolazione scolastica 6560 (scuola statale 6137; scuola paritaria 423). Scuola dell’infanzia: statale 746 (classi 40), paritaria 423 (classi 21); scuola elementare: statale 2243 (classi 141); scuola media: statale 1574 (classi 88); scuola superiore: statale 1574 (classi 81). In particolare nei vari centri che si trovano nel di` dei Sardi: tutte le stretto operano: Ala scuole dipendono amministrativa`; vi operano 5 classi mente da Budduso di scuola elementare (86 alunni) e 3 classi di scuola media (49 alunni); Anela: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Bono; vi operano 1 sezione di scuola materna (14 alunni) e 2 classi di scuola elementare (21 alunni); Ardara: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Ozieri per la scuola elementare e da Ploaghe per la scuola media; vi operano 4 classi

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Scuola in Sardegna di scuola elementare (51 alunni) e 3 classi di scuola media (33 alunni). Vi opera anche 1 scuola materna paritaria; Benetutti: vi opera un Istituto comprensivo con 3 sezioni di scuola materna (55 alunni), 7 classi di scuola elementare (119 alunni) e 4 classi di scuola media (72 alunni); da questo Istituto dipende Nule; Berchidda: vi opera un Istituto comprensivo con 2 sezioni di scuola materna (39 alunni), 9 classi di scuola elementare (136 alunni) e 6 classi di scuola media (98 alunni). Vi opera anche una scuola materna paritaria; Bono: vi opera un Istituto comprensivo con 6 sezioni di scuola materna (116 alunni), 10 classi di scuola elementare (195 alunni) e 8 classi di scuola media (150 alunni); da questo Istituto dipendono Anela e Bultei. 1 Istituto di istruzione superiore con 5 classi di Liceo scientifico (90 alunni); 5 classi di Istituto professionale per l’agricoltura (590 alunni), 5 classi di Istituto tecnico commerciale (116 alunni); Bottidda: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Illorai; vi operano 1 sezione di scuola materna (22 alunni) 3 classi di scuola elementare (28 alunni) e 3 classi di scuola media `: vi opera un Isti(34 alunni); Budduso tuto comprensivo con 3 sezioni di scuola materna (72 alunni), 10 classi di scuola elementare (207 alunni) e 8 classi di scuola media (141 alunni); da ` dei Sardi. questo Istituto dipende Ala Vi opera anche 1 Istituto tecnico commerciale con 5 classi (101 alunni) dipendente dal Liceo scientifico di Ozieri. Vi opera infine 1 scuola materna paritaria; Bultei: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Bono; vi operano 2 sezioni di scuola materna (29 alunni), 5 classi di scuola elementare (46 alunni), 3 classi di scuola media (60 alunni); Burgos: tutte le scuole dipendono amministrativa-

mente da Illorai; vi operano 1 sezione di scuola materna (12 alunni), 5 classi di scuola elementare (48 alunni) e 4 classi di scuola media (60 alunni); Esporlatu: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Illorai; vi operano 1 sezione di scuola materna (12 alunni) e 3 classi di scuola elementare (27 alunni); Illorai: vi opera un Istituto comprensivo con 1 sezione di scuola materna (17 alunni), 5 classi di scuola elementare (46 alunni) e 3 classi di scuola media (34 alunni); da questo Istituto dipendono Bottidda ed Esporlatu; Ittireddu: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Ozieri; vi operano 2 classi di scuola elementare (23 alunni). Vi opera anche 1 scuola materna paritaria; Mores: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Ozieri; vi operano 5 classi di scuola elementare (85 alunni) e 3 classi di scuola media (70 alunni). Vi opera anche una scuola materna paritaria; `: tutte le scuole diNughedu San Nicolo pendono amministrativamente da Ozieri; vi operano 1 sezione di scuola materna (25 alunni), 4 classi di scuola elementare (43 alunni) e 1 classe di scuola media (7 alunni); Nule: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Benetutti; vi operano 6 classi di scuola elementare (90 alunni) e 3 classi di scuola media (64 alunni). Vi opera anche 1 scuola materna paritaria; Oschiri: vi opera un Istituto comprensivo con 3 sezioni di scuola materna (49 alunni), 10 classi di scuola elementare (178 alunni) e 6 classi di scuola media (68 alunni). 1 Istituto professionale per l’agricoltura. Vi opera anche una scuola materna paritaria; Ozieri: vi operano 2 direzioni didattiche con sezioni di scuola materna (mancano i dati) e classi di scuola elementare, 1 Liceo classico, 1 Liceo scientifico, 1 Istituto tecnico commer-

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Scuola in Sardegna ciale, Istituti tecnici per geometri. Vi operano infine 2 scuole materne paritarie; Pattada: vi opera un Istituto comprensivo con sezioni di scuola materna, classi di scuola elementare e classi di scuola media (complessivi alunni 500). Vi opera anche una sezione di scuola materna paritaria; Tula: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Oschiri; vi operano sezioni di scuola materna, classi di scuola elementare e classi di scuola media (complessivi alunni 257). Vi opera anche 1 scuola materna paritaria. Distretto n. 6 Macomer. Popolazione residente 36 434 (18 comuni), popolazione scolastica 5480 (scuola statale 5009; scuola paritaria 471). Scuola dell’infanzia: statale 569 (classi 30), paritaria 338 (classi 16); scuola elementare: statale 1455 (classi 94); scuola media: statale 1051 (classi 59); scuola superiore: statale 1934 (classi 110), paritaria 133 (classi 5). In particolare nei vari centri che si trovano nel distretto operano: Birori: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Borore; vi operano sezioni di scuola materna e classi di scuola elementare (complessivi alunni 59); Bolotana: vi opera un Istituto comprensivo con sezioni di scuola materna, classi di scuola elementare e classi di scuola media (complessivi alunni 472); Borore: vi opera un Istituto comprensivo con sezioni di scuola materna, classi di scuola elementare e classi di scuola media (mancano i dati). Vi opera anche 1 scuola materna paritaria; Bortigali: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Macomer; vi operano sezioni di scuola materna, classi di scuola elementare e classi di scuola media (complessivi alunni 194). Vi opera anche una scuola materna paritaria; Bosa: vi operano 1 Direzione didattica con se-

zioni di scuola materna e classi di scuola elementare, 1 scuola media. Vi operano 1 Liceo classico, 1 Liceo scientifico, 1 Istituto professionale per i servizi turistici (complessivi alunni scuole statali 2078). Vi operano anche 2 scuole materne paritarie; Dualchi: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Borore; vi operano sezioni di scuola materna, classi di scuola elementare e classi di scuola media (complessivi alunni 117); Flussio: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Bosa; vi operano sezioni di scuola materna e classi di scuola elementare (complessivi alunni 34); Lei: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Bolotana; vi operano sezioni di scuola materna, classi di scuola elementare e classi di scuola media (complessivi alunni 77); Macomer: vi operano 1 direzione didattica con sezioni di scuola materna e classi di scuola elementare; 1 scuola media; vi operano anche 1 Istituto tecnico commerciale e per geometri, 1 Istituto professionale per l’industria e l’artigianato; 1 Liceo scientifico (complessivi alunni scuole statali 3895). Vi operano anche 1 scuola materna e 1 Istituto magistrale paritari; Magomadas: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Bosa; vi operano sezioni di scuola materna e classi di scuola elementare (complessivi alunni 35); Modolo: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Bosa; vi operano sezioni di scuola materna e classi delle scuole elementari (complessivi alunni 24); Montresta: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Bosa; vi operano sezioni della scuola materna, classi della scuola elementare e classi di scuola media (complessivi alunni 59); Noragugume: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Silanus; vi operano sezioni di scuola materna e

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Scuola in Sardegna classi di scuola elementare (complessivi alunni 32); Sagama: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Sindia; vi operano classi di scuola elementare (alunni 14); Silanus: vi opera un Istituto comprensivo con sezioni di scuola materna, classi di scuola elementare e classi di scuola media (complessivi alunni 543). Vi opera anche 1 scuola materna paritaria; Sindia: vi opera un Istituto comprensivo con sezioni di scuola materna, classi di scuola elementare e classi di scuola media (complessivi alunni 256). Vi opera anche 1 scuola materna paritaria; Suni: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Sindia; vi operano sezioni di scuola materna, classi di scuola elementare e classi di scuola media (complessivi alunni 187); Tinnura: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Sindia; vi operano classi di scuola elementare e classi di scuola media (complessivi alunni 42). Vi opera anche una scuola materna paritaria. Distretto n. 7 Nuoro. Popolazione residente 89 703 (20 comuni), popolazione scolastica 15 402 (scuola statale 14 448; scuola paritaria 936). Scuola dell’infanzia: statale 1890 (classi 96), paritaria 826 (classi 40); scuola elementare: statale 4399 (classi 253); scuola media: statale 2966 (classi 155); scuola superiore: statale 5193 (classi 266), paritaria 110 (classi 5). In particolare nei vari centri che si trovano nel distretto operano: Bitti: 1 Istituto comprensivo con sezioni di scuola materna, classi di scuola elementare e classi di scuola media, 1 Liceo scientifico (complessivi alunni scuole statali 662). Vi operano anche 2 scuole materne paritarie; Dorgali: vi operano 1 direzione didattica con sezioni di scuola materna e classi di scuola elementare, 1 scuola media, 1 Liceo scientifico (complessivi alunni

scuole statali 1519). Vi opera anche 1 scuola materna paritaria; Fonni: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Orgosolo; vi operano sezioni di scuola materna, classi di scuola elementare e classi di scuola media, 1 Liceo pedagogico (complessivi alunni scuole statali 632). Vi operano anche 2 scuole materne paritarie; Gavoi: vi opera 1 Istituto comprensivo con sezioni di scuola materna, classi di scuola elementare e classi di scuola media, 1 Istituto tecnico commerciale e per geometri; (complessivi alunni 955); Lodine: mancano scuole di ogni ordine e grado; Lula: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Dorgali; vi operano sezioni di scuola materna, classi di scuola elementare e di scuola media (complessivi alunni 210); Mamoiada: vi opera un Istituto comprensivo con sezioni di scuola materna, classi di scuola elementare e classi di scuola media (complessivi alunni 432). Vi opera anche 1 scuola materna paritaria; Nuoro: vi operano 4 direzioni didattiche con sezioni di scuola materna e classi di scuola elementare, 4 scuole medie, 1 Liceo classico, 1 Liceo scientifico, 1 Istituto tecnico commerciale e per geometri; 1 Istituto tecnico agrario; 1 Istituto d’arte; 1 Liceo pedagogico (complessivi alunni scuole statali 12 994). Vi operano anche 4 scuole materne e 1 Liceo linguistico paritari; Oliena: vi operano 1 direzione didattica con sezioni di scuola materna e classi di scuola elementare, 1 scuola media (complessivi alunni 1162). Vi opera anche 1 scuola materna paritaria; Ollolai: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Gavoi; vi operano sezioni di scuola materna, classi di scuola elementare e di scuola media (complessivi alunni 253). Vi opera anche una scuola materna paritaria; Olzai: tutte

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Scuola in Sardegna le scuole dipendono amministrativamente da Ottana; vi operano sezioni di scuola materna, classi di scuola elementare e di scuola media (complessivi alunni 162). Vi opera anche una scuola materna paritaria; Onanı`: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Bitti; vi operano sezioni di scuola materna, classi di scuola elementare e di scuola media (complessivi alunni 101); Oniferi: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Orotelli; vi operano sezioni di scuola materna, classi di scuola elementare e di scuola media (complessivi alunni 155); Orani: vi opera un Istituto comprensivo con sezioni di scuola materna, classi di scuola elementare e di scuola media (complessivi alunni 481); Orgosolo: vi opera 1 Istituto comprensivo con sezioni di scuola materna, classi di scuola elementare e di scuola media (complessivi alunni 564). Vi opera anche una scuola materna paritaria; Orotelli: vi opera un Istituto comprensivo con sezioni di scuola materna, classi di scuola elementare e di scuola media (complessivi alunni 351); Orune: vi opera un Istituto comprensivo con sezioni di scuola materna, classi di scuola elementare e di scuola media. Vi opera anche 1 Liceo scientifico (complessivi alunni 760); Ottana: vi opera un Istituto comprensivo con sezioni di scuola materna, classi di scuola elementare e di scuola media (complessivi alunni 473); Sarule: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Orani; vi operano sezioni di scuola materna, classi di scuola elementare e di scuola media (complessivi alunni 282). Vi opera anche una scuola materna paritaria. Distretto n. 8 Siniscola. Popolazione residente 37 651 (11 comuni), popolazione scolastica 5507 (scuola statale 5234; scuola paritaria 273). Scuola del-

l’infanzia: statale 883 (classi 43), paritaria 273 (classi 12); scuola elementare: statale 1917 (classi 107); scuola media: statale 1360 (classi 72); scuola superiore: statale 1074 (classi 61). In particolare nei vari centri che si trovano nel distretto operano: Budoni: 1 Istituto comprensivo con sezioni di scuola materna, classi di scuola elementare e classi di scuola media; Galtellı`: vi operano 1 Istituto comprensivo con sezioni di scuola materna, classi di scuola elementare e classi di scuola media; Irgoli: vi opera 1 Istituto comprensivo con sezioni di scuola materna, classi di scuola elementare e classi di scuola media; Loculi: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Irgoli; vi operano sezioni di scuola materna, classi di scuola elementare e di scuola media (complessivi alunni 83). Vi opera anche una scuola materna paritaria; Lode`: vi opera un Istituto comprensivo con sezioni di scuola materna, classi di scuola elementare e di scuola media (complessivi alunni 225). Vi opera anche una scuola materna paritaria; Onifai: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Irgoli; vi operano sezioni di scuola materna, classi di scuola elementare e di scuola media (complessivi alunni 78); Orosei: vi opera un Istituto comprensivo con 6 sezioni di scuola materna (alunni 155); 16 classi di scuola elementare (alunni 339) e 13 classi di scuola media (alunni 266). Vi opera anche un Istituto tecnico commerciale con 8 classi (alunni 149). Vi opera anche una scuola materna paritaria; Posada: vi opera un Istituto comprensivo con 3 sezioni di scuola materna (alunni 75); 6 classi di scuola elementare (alunni 113) e 4 classi di scuola media (alunni 75); Siniscola: vi operano 1 direzione didattica con 12 sezioni di scuola materna (alunni 251) e 27 classi di scuola elementare (alunni

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Scuola in Sardegna 551), 1 scuola media con 22 classi (alunni 405). Vi operano anche 1 Liceo scientifico con 12 classi (alunni 236), 1 Istituto professionale per i servizi alberghieri con 10 classi (alunni 167), 1 Istituto tecnico Commerciale e per geometri con 31 classi (alunni 531). Vi opera anche una scuola materna paritaria; San Teodoro: vi opera un Istituto comprensivo con 4 sezioni di scuola materna (alunni 81); 10 classi di scuola elementare (alunni 191) e 6 classi di scuola media (alunni 121); Torpe`: vi opera un Istituto comprensivo con 4 sezioni di scuola materna (alunni 90); 9 classi di scuola elementare (alunni 126) e 6 classi di scuola media (alunni 88). Distretto n. 9 Lanusei. Popolazione residente 58 281 (23 comuni), popolazione scolastica 9528 (scuola statale 9358; scuola paritaria 170). Scuola dell’infanzia: statale 1448 (classi 77), paritaria 170 (classi 8); scuola elementare: statale 2749 (classi 185); scuola media: statale 1811 (classi 107); scuola superiore: statale 3350 (classi 175). In particolare nei vari centri che si trovano nel distretto operano: Arzana: vi opera un Istituto comprensivo con 3 sezioni di scuola materna (alunni 43), 9 classi di scuola elementare (alunni 134) e 4 classi di scuola media (alunni 72). Vi opera anche una scuola materna paritaria; Bari Sardo: vi opera un Istituto comprensivo con 5 sezioni di scuola materna (alunni 95), 10 classi di scuola elementare (alunni 167) e 6 classi di scuola media (alunni 113); da questo Istituto dipende Loceri; Baunei: vi opera un Istituto comprensivo con 5 sezioni di scuola materna (alunni 100), 10 classi di scuola elementare (alunni 152) e 7 classi di scuola media (alunni 115); da questo Istituto dipende Triei. Vi opera anche una scuola materna paritaria; Cardedu: tutte le scuole dipen-

dono amministrativamente da Gairo; vi operano 3 sezioni di scuola materna (alunni 53), 5 classi di scuola elementare (alunni 81) e 4 classi di scuola media (alunni 64); Elini: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Ilbono; vi operano 1 sezione di scuola materna (alunni 19), 4 classi di scuola elementare (alunni 43); Gairo: vi opera un Istituto comprensivo con 3 sezioni di scuola materna (alunni 50), 5 classi di scuola elementare (alunni 84) e 3 classi di scuola media (alunni 49); da questo Istituto dipende Cardedu; Girasole: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Tortolı`; vi operano 2 sezioni di scuola materna (alunni 48) e 5 classi di scuola elementare (alunni 47); Ilbono: vi opera un Istituto comprensivo con 3 sezioni di scuola materna (alunni 50), 6 classi di scuola elementare (alunni 121) e 6 classi di scuola media (alunni 92); da questo Istituto dipende Elini; Jerzu: vi opera un Istituto comprensivo con 3 sezioni di scuola materna (alunni 73), 10 classi di scuola elementare (alunni 157) e 6 classi di scuola media (alunni 85); da questo Istituto dipendono Osini e Ulassai. Vi operano anche 1 Liceo scientifico con 13 classi (alunni 246), 1 Istituto tecnico commerciale con 8 classi (alunni 138); Lanusei: vi opera un Istituto comprensivo con 6 sezioni di scuola materna (alunni 118), 15 classi di scuola elementare (alunni 247) e 11 classi di scuola media (alunni 200). Vi operano anche 1 Liceo scientifico con 16 classi (alunni 317), 1 Liceo classico con 15 classi (alunni 295), 1 Istituto tecnico commerciale e per geometri con 15 classi (alunni 255), 1 Istituto d’arte con 7 classi (alunni 117). Vi opera anche una scuola materna paritaria; Loceri: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Bari Sardo; vi operano 2 sezioni di scuola materna (alunni 30), 5

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Scuola in Sardegna classi di scuola elementare (alunni 49) e 3 classi di scuola media (alunni 45); Lotzorai: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Tortolı`; vi operano 3 sezioni di scuola materna (alunni 54), 6 classi di scuola elementare (alunni 85) e 2 classi di scuola media (alunni 17); Osini: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Jerzu; vi operano 1 sezione di scuola materna (alunni 20), 2 classi di scuola elementare (alunni 41) e 2 classi di scuola media (alunni 17); Perdasdefogu: vi opera un Istituto comprensivo con 3 sezioni di scuola materna (alunni 57), 6 classi di scuola elementare (alunni 98) e 4 classi di scuola media (alunni 69). Vi opera anche 1 Istituto professionale per l’industria e l’artigianato con 9 classi (alunni 169); Seui: vi opera un Istituto comprensivo con 3 sezioni di scuola materna (alunni 49), 5 classi di scuola elementare (alunni 75) e 2 classi di scuola media (alunni 29); da questo Istituto dipende Ussassai. Vi opera anche 1 Liceo scientifico con 8 classi (alunni 135); Talana: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Urzulei; vi operano con 2 sezioni di scuola materna (alunni 35), 4 classi di scuola elementare (alunni 37) e 3 classi di scuola media (alunni 25); Tertenia: vi opera un Istituto comprensivo con 6 sezioni di scuola materna (alunni 127), 9 classi di scuola elementare (alunni 197) e 6 classi di scuola media (alunni 117); Tortolı`: vi operano 2 direzioni didattiche con 12 sezioni di scuola materna (alunni 243), 36 classi di scuola elementare (alunni 562), 1 scuola media con 19 classi (alunni 397). Vi opera anche un Istituto professionale per i servizi alberghieri con 18 classi (alunni 378), 1 Istituto tecnico commerciale con 19 classi (alunni 392), 1 Istituto professionale per l’industria e l’artigianato con 10 classi

(alunni 141), 1 Istituto tecnico industriale con 9 classi (alunni 204), 1 Liceo classico con 5 classi (alunni 75); 1 Liceo scientifico con 18 classi (alunni 426). Vi opera anche una scuola materna paritaria; Triei: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Baunei; vi operano 2 sezioni di scuola materna (alunni 22), 4 classi di scuola elementare (alunni 33) e 3 classi di scuola media (alunni 33); Ulassai: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Jerzu; vi operano 2 sezioni di scuola materna (alunni 36), 6 classi di scuola elementare (alunni 96) e 3 classi di scuola media (alunni 60); Urzulei: vi opera un Istituto comprensivo con 2 sezioni di scuola materna (alunni 31), 5 classi di scuola elementare (alunni 57) e 5 classi di scuola media (alunni 57); da questo Istituto dipende Talana; Ussassai: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Seui; vi operano 1 sezione di scuola materna (alunni 19), 4 classi di scuola elementare (alunni 41) e 2 classi di scuola media (alunni 13); Villagrande Strisaili: vi opera un Istituto comprensivo con 4 sezioni di scuola materna (alunni 64), 13 classi di scuola elementare (alunni 177) e 7 classi di scuola media (alunni 107). Vi opera anche una scuola materna paritaria. Distretto n. 10 Sorgono. Popolazione residente 19 131 (13 comuni), popolazione scolastica 2638 (scuola statale 2506; scuola paritaria 132); scuola dell’infanzia: statale 291 (classi 18), paritaria 132 (classi 7); scuola elementare: statale 834 (classi 66); scuola media: statale 582 (classi 40); scuola superiore: statale 799 (classi 43). In particolare nei vari centri che si trovano nel distretto operano: Aritzo: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Desulo; vi operano 1 sezione di scuola materna (alunni 15), 5 classi

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Scuola in Sardegna di scuola elementare (alunni 64) e 4 classi di scuola media (alunni 73). Vi opera anche un Istituto tecnico commerciale con 8 classi (alunni 144). Vi opera anche una scuola materna paritaria; Atzara: vi opera un Istituto comprensivo con 2 sezioni di scuola materna (alunni 25), 5 classi di scuola elementare (alunni 47) e 3 classi di scuola media (alunni 37), da questo Istituto dipendono Austis, Meana Sardo, Sorgono; Austis: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Atzara; vi operano 2 sezioni di scuola materna (alunni 28), 5 classi di scuola elementare (alunni 45) e 3 classi di scuola media (alunni 30); Belvı`: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Desulo; vi operano 4 classi di scuola elementare (alunni 37). Vi opera anche una scuola materna paritaria; Desulo: vi opera un Istituto comprensivo con 3 sezioni di scuola materna (alunni 52), 10 classi di scuola elementare (alunni 123) e 9 classi di scuola media (alunni 97); da questo Istituto dipendono Aritzo, Belvı` e Gadoni. Vi opera anche 1 Istituto commerciale per i servizi turistici con 7 classi (alunni 114). Vi opera anche una scuola materna paritaria; Gadoni: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Desulo; vi operano 1 sezione di scuola materna (alunni 19), 3 classi di scuola elementare (alunni 32) e 3 classi di scuola media (alunni 28); Meana Sardo: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Atzara; vi operano 6 classi di scuola elementare (alunni 98) e 3 classi di scuola media (alunni 53); Ortueri: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Atzara; vi operano 5 classi di scuola elementare (alunni 63) e 3 classi di scuola media (alunni 43). Vi opera anche una scuola materna paritaria; Ovodda: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Tonara;

vi operano 3 sezioni di scuola materna (alunni 50), 5 classi di scuola elementare (alunni 75) e 4 classi di scuola media (alunni 68); Sorgono: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Atzara; vi operano 1 sezione di scuola materna (alunni 20), 6 classi di scuola elementare (alunni 95) e 3 classi di scuola media (alunni 57). Vi opera anche 1 Liceo scientifico con 13 classi (alunni 294), 1 Istituto professionale per i servizi alberghieri con 9 classi e (alunni 140). Vi opera infine una scuola materna paritaria; Teti: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Tonara; vi operano 1 sezione di scuola materna (alunni 17), 4 classi di scuola elementare (alunni 35) e 3 classi di scuola media (alunni 23); Tiana: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Tonara; vi operano 1 sezione di scuola materna (alunni 13), 2 classi di scuola elementare (alunni 20); Tonara: vi opera un Istituto comprensivo con 3 sezioni di scuola materna (alunni 54), 6 classi di scuola elementare (alunni 97) e 6 classi di scuola media (alunni 83); da questo Istituto dipendono Ovodda, Teti e Tiana. Vi opera anche 1 Istituto tecnico industriale con 6 classi (alunni 107). Distretto n. 11 Isili. Popolazione residente 23 296 (15 comuni), popolazione scolastica 3115 (scuola statale 2928; scuola paritaria 187); scuola dell’infanzia: statale 356 (classi 20), paritaria 187 (classi 9); scuola elementare: statale 896 (classi 60); scuola media: statale 702 (classi 44); scuola superiore: statale 974 (classi 52). In particolare nei vari centri che si trovano nel distretto operano: Escalaplano: vi opera un Istituto comprensivo con 3 sezioni di scuola materna (alunni 59), 6 classi di scuola elementare (alunni 92) e 5 classi di scuola media (alunni 79); Escolca: tutte le scuole dipendono amministra-

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Scuola in Sardegna tivamente da Gergei; vi operano 1 sezione di scuola materna (alunni 11) e 3 classi di scuola elementare (alunni 33); Esterzili: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Sadali; vi operano 1 sezione di scuola materna (alunni 12), 2 classi di scuola elementare (alunni 19) e 2 classi di scuola media (alunni 19); Genoni: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Laconi; vi operano sezioni di scuola materna, classi di scuola elementare e di scuola media (complessivi alunni 169). Vi opera una scuola materna paritaria; Gergei: vi opera un Istituto comprensivo con 2 sezioni di scuola materna (alunni 33), 5 classi di scuola elementare (alunni 53) e 4 classi di scuola media (alunni 62); da questo Istituto dipendono Escolca e Serri; Isili: vi opera un Istituto comprensivo con 1 sezione di scuola materna (alunni 18), 6 classi di scuola elementare (alunni 124) e 6 classi di scuola media (alunni 118); da questo Istituto dipende Nurallao. Vi operano anche un Liceo scientifico con 19 classi (alunni 389), 1 Istituto tecnico commerciale e per geometri con 26 classi (alunni 516). Vi opera anche una scuola materna paritaria; Laconi: vi opera un Istituto comprensivo con 1 sezione di scuola materna (alunni 22), 5 classi di scuola elementare (alunni 76) e 4 classi di scuola media (alunni 71); da questo Istituto dipende Nuragus. Vi opera anche 1 Liceo classico con 4 classi (alunni 36). Vi opera anche una scuola materna paritaria; Nuragus: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Laconi; vi operano 1 sezione di scuola materna (alunni 21), 5 classi di scuola elementare (alunni 76) e 3 classi di scuola media (alunni 58); Nurallao: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Isili; vi operano 5 classi di scuola elementare (alunni 63) e 3 classi di scuola media

(alunni 40). Vi opera anche una scuola materna paritaria; Nurri: vi opera un Istituto comprensivo con 3 sezioni di scuola materna (alunni 58), 6 classi di scuola elementare (alunni 117) e 4 classi di scuola media (alunni 63); Orroli: vi opera un Istituto comprensivo con 2 sezioni di scuola materna (alunni 50), 5 classi di scuola elementare (alunni 96) e 5 classi di scuola media (alunni 84). Vi opera anche una scuola materna paritaria; Sadali: vi opera un Istituto comprensivo con 2 sezioni di scuola materna (alunni 26), 3 classi di scuola elementare (alunni 39) e 3 classi di scuola media (alunni 32); da questo Istituto dipendono Esterzili e Seulo; Serri: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Gergei; vi operano 2 classi di scuola elementare (alunni 23). Vi opera anche una scuola materna paritaria; Seulo: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Sadali; vi operano 1 sezione di scuola materna (alunni 19), 3 classi di scuola elementare (alunni 31) e 2 classi di scuola media (alunni 24); Villanovatulo: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Nurri; vi operano 2 sezioni di scuola materna (alunni 27), 4 classi di scuola elementare (alunni 55) e 4 classi di scuola media (alunni 46). Distretto n. 12 Ghilarza. Popolazione residente 18 567 (16 comuni), popolazione scolastica 1987 (scuola statale 1806; scuola paritaria 181); scuola dell’infanzia: statale 253 (classi 13), paritaria 181 (classi 10); scuola elementare: statale 754 (classi 52); scuola media: statale 529 (classi 31); scuola superiore: statale 270 (classi 14). In particolare nei vari centri che si trovano nel distretto operano: Abbasanta: vi operano 1 direzione didattica con 3 sezioni di scuola materna (alunni 83) e 9 classi di scuola elementare (alunni 145); 5 classi di scuola media (alunni 80), di-

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Scuola in Sardegna pendenti da Ghilarza. Vi opera anche una scuola materna paritaria; Aidomaggiore: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Ghilarza; vi operano 2 classi di scuola elementare (alunni 22). Vi opera anche una scuola materna paritaria; Ardauli: vi opera un Istituto comprensivo con 1 sezione di scuola materna (alunni 19), 3 classi di scuola elementare (alunni 27), 5 classi di scuola media (alunni 80); da questo Istituto dipende Neoneli; Bidonı`: mancano i dati; Boroneddu: mancano i dati; Busachi: vi opera un Istituto comprensivo con 1 sezione di scuola materna (alunni 20), 4 classi di scuola elementare (alunni 59) e 3 classi di scuola media (alunni 62); da questo Istituto dipende Fordongianus; Fordongianus: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Busachi; vi operano 5 classi di scuola elementare (alunni 47) e 3 classi di scuola media (alunni 41). Vi opera anche una scuola materna paritaria; Ghilarza: vi opera un Istituto comprensivo con 4 sezioni di scuola materna (alunni 88), 11 classi di scuola elementare (alunni 234) e 8 classi di scuola media (alunni 162). Vi operano anche 1 Liceo scientifico con 9 classi (alunni 179), 1 Istituto professionale per l’industria e l’artigianato con 5 classi (alunni 91). Vi opera infine una scuola materna paritaria; Neoneli: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Ardauli; vi operano 3 classi di scuola elementare (alunni 25). Vi opera anche una scuola materna paritaria; Norbello: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Ghilarza; vi operano 3 classi di scuola elementare (alunni 25) e 3 classi di scuola media (alunni 27); Nughedu Santa Vittoria: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Ardauli; vi operano 2 sezioni di scuola materna (alunni 26); Sedilo: tutte le scuole dipendono am-

ministrativamente da Ghilarza; vi operano 1 sezione di scuola materna (alunni 25), 5 classi di scuola elementare (alunni 97) e 4 classi di scuola media (alunni 77). Vi opera anche una scuola materna paritaria; Soddı`: i pochi alunni frequentano in un paese vicino; Sorradile: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Ardauli; vi operano 4 classi di scuola elementare (alunni 37); Tadasuni: 5 classi di scuola elementare (alunni 19); Ula Tirso: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Busachi; vi operano 1 sezione di scuola materna (alunni 13) e 3 classi di scuola elementare (alunni 26). Distretto n. 13 Santu Lussurgiu. Popolazione residente 15 003 (8 comuni), popolazione scolastica 1447 (scuola statale 1249; scuola paritaria 198). Scuola dell’infanzia: statale 139 (classi 7), paritaria 198 (classi 11); scuola elementare: statale 580 (classi 38); scuola media: statale 455 (classi 28); scuola superiore: statale 75 (classi 5). In particolare nei vari centri che si trovano nel distretto operano: Bonarcado: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Santu Lussurgiu; vi operano la scuola materna e 5 classi di scuola elementare (alunni 158) e 4 classi di scuola media (alunni 110). Vi opera anche una scuola materna paritaria; Cuglieri: vi opera un Istituto comprensivo con 1 sezione di scuola materna (alunni 19), 5 classi di scuola elementare (alunni 85) e 4 classi di scuola media (alunni 75). Vi opera anche un Liceo scientifico con 5 classi (75 alunni), dipendente da quello di Ghilarza. Vi opera anche una scuola materna paritaria; Paulilatino: le scuole materne ed elementari dipendono amministrativamente da Abbasanta, le scuole medie da Ghilarza; vi operano 2 sezioni di scuola materna (alunni 38), 6 classi

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Scuola in Sardegna di scuola elementare (alunni 101) e 5 classi di scuola media (alunni 77); Santu Lussurgiu: vi opera un Istituto comprensivo con 2 sezioni di scuola materna (alunni 29), 7 classi di scuola elementare (alunni 114) e 5 classi di scuola media (alunni 90); da questo Istituto dipendono Bonarcado e Seneghe. Vi opera anche una scuola materna paritaria; Scano di Montiferro: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Cuglieri; vi operano 1 sezione di scuola materna (alunni 27), 5 classi di scuola elementare (alunni 55) e 3 classi di scuola media (alunni 43). Vi opera anche una scuola materna paritaria; Seneghe: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Santu Lussurgiu; vi operano 5 classi di scuola elementare (alunni 75) e 4 classi di scuola media (alunni 71). Vi opera anche una scuola materna paritaria; Sennariolo: i pochi bambini frequentano in un paese vicino; Tresnuraghes: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Cuglieri; vi operano 1 sezione di scuola materna (alunni 26), 5 classi di scuola elementare (alunni 66) e 3 classi di scuola media (alunni 45). Vi opera anche una scuola materna paritaria. Distretto n. 14 Oristano. Popolazione residente 100 366 (29 comuni), popolazione scolastica 17 133 (scuola statale 16 139; scuola paritaria 984). Scuola dell’infanzia: statale 1819 (classi 84), paritaria 779 (classi 36); scuola elementare: statale 2473 (classi 264), paritaria 126 (classi 5); scuola media: statale 3325 (classi 176); scuola superiore: statale 6722 (classi 315), paritaria 79 (classi 5). In particolare nei vari centri che si trovano nel distretto operano: Allai: vi opera una scuola materna paritaria; Arborea: vi opera un Istituto comprensivo con 5 sezioni di scuola materna (alunni 107), 11 classi di

scuola elementare (alunni 281) e 7 classi di scuola media (alunni 165); Baratili San Pietro: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Riola Sardo; vi operano 2 sezioni di scuola materna (alunni 31), 5 classi di scuola elementare (alunni 55) e 3 classi di scuola media (alunni 33); Bauladu: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Milis; vi operano 4 classi di scuola elementare (alunni 32). Vi opera anche una scuola materna paritaria; Cabras: vi opera un Istituto comprensivo con 8 sezioni di scuola materna (alunni 187), 20 classi di scuola elementare (alunni 328) e 11 classi di scuola media (alunni 228); Marrubiu: vi opera un Istituto comprensivo con 5 sezioni di scuola materna (alunni 127), 12 classi di scuola elementare (alunni 200) e 8 classi di scuola media (alunni 165); Milis: vi opera un Istituto comprensivo con 2 sezioni di scuola materna (alunni 40), 5 classi di scuola elementare (alunni 78) e 5 classi di scuola media (alunni 79); da questo Istituto dipendono Bauladu e Tramatza; Narbolia: tutte le scuole dipendono amministrativamente da San Vero Milis; vi operano 6 classi di scuola elementare (alunni 69) e 3 classi di scuola media (alunni 71). Vi opera anche una scuola materna paritaria; Nurachi: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Riola Sardo; vi operano 5 classi di scuola elementare (alunni 72) e 3 classi di scuola media (alunni 59). Vi opera anche una scuola materna paritaria; Ollastra: le scuole materne ed elementari dipendono amministrativamente da Simaxis, le scuole medie da Solarussa; vi operano 2 sezioni di scuola materna (alunni 40), 5 classi di scuola elementare (alunni 79) e 3 classi di scuola media (alunni 33); Oristano: vi operano 4 direzioni didattiche con 24 sezioni di scuola materna (alunni

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Scuola in Sardegna 557) e 74 classi di scuola elementare (alunni 1321); vi operano anche scuole medie con 57 classi (alunni 1204), 1 Liceo classico con 25 classi (alunni 612), 1 Istituto magistrale con 36 classi (alunni 813), 1 Liceo scientifico con 38 classi (alunni 880), 1 Istituto professionale per l’agricoltura con 21 classi (alunni 415), 1 Istituto professionale per i servizi sociali con 18 classi (alunni 345), 1 Istituto d’arte con 14 classi (alunni 279), 2 Istituti tecnici commerciali con 77 classi (alunni 1642), 1 Istituto tecnico industriale con 48 classi (alunni 1055), 1 Istituto superiore con sezioni nautiche e per geometri con 21 classi (alunni 348). Vi operano anche alcune scuole materne, elementari e secondarie superiori paritarie; Palmas Arborea: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Santa Giusta; vi operano 4 classi di scuola elementare (alunni 38) e 3 classi di scuola media (alunni 40). Vi opera anche una scuola materna paritaria; Riola Sardo: vi opera un Istituto comprensivo con 2 sezioni di scuola materna (alunni 46), 5 classi di scuola elementare (alunni 74) e 3 classi di scuola media (alunni 63); da questo Istituto dipendono Baratili San Pietro e Nurachi; Samugheo: vi opera un Istituto comprensivo con 4 sezioni di scuola materna (alunni 89), 10 classi di scuola elementare (alunni 149) e 6 classi di scuola media (alunni 120). Vi opera anche 1 Istituto d’arte con 2 classi (alunni 37), dipendente da quello di Oristano; Santa Giusta: vi opera un Istituto comprensivo con 5 sezioni di scuola materna (alunni 112), 11 classi di scuola elementare (alunni 114) e 7 classi di scuola media (alunni 139); da questo Istituto dipende Palmas Arborea; Siamaggiore: le scuole elementari dipendono amministrativamente da Simaxis, le scuole medie da Solarussa. Vi operano 5 classi di scuola

elementare (alunni 80) e 3 classi di scuola media (alunni 42). Vi opera anche una scuola materna paritaria; Siamanna: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Villaurbana; vi operano 5 classi di scuola elementare (alunni 55) e 3 classi di scuola media (alunni 44). Vi opera anche una scuola materna paritaria; Siapiccia: 27 alunni nella scuola elementare; Simaxis: vi opera 1 direzione didattica con 2 sezioni di scuola materna (alunni 44) e 6 classi di scuola elementare (alunni 109), dalla quale dipendono Solarussa e Ollasta Simaxis; 3 classi di scuola media (alunni 50), che dipendono dalla scuola media di Solarussa. Vi opera anche una scuola materna paritaria; San ` d’Arcidano: tutte le scuole diNicolo pendono amministrativamente da Uras; vi operano 4 sezioni di scuola materna (alunni 86), 10 classi di scuola elementare (alunni 153) e 5 classi di scuola media (alunni 79); Solarussa: le scuole elementari dipendono amministrativamente da Simaxis con 2 sezioni di scuola materna (alunni 31) e 5 classi di scuola elementare (alunni 92). Vi opera 1 scuola media con 4 classi (alunni 65), dalla quale dipende Simaxis; San Vero Milis: vi opera un Istituto comprensivo con 3 sezioni di scuola materna (alunni 54), 6 classi di scuola elementare (alunni 58) e 3 classi di scuola media (alunni 65); da questo Istituto dipende Narbolia; Terralba: vi operano 1 direzione didattica con 8 sezioni di scuola materna (alunni 180) e 25 classi di scuola elementare (alunni 445). Vi operano anche 1 scuola media con 18 classi (alunni 335), 1 Istituto superiore con 12 classi della sezione di Istituto tecnico commerciale (alunni 220) e 1 classe di Liceo scientifico (alunni 18). Vi opera anche una scuola materna paritaria; Tramatza: tutte le scuole dipendono amministrativa-

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Scuola in Sardegna mente da Milis; vi operano 1 sezione di scuola materna (alunni 21), 5 classi di scuola elementare (alunni 51) e 3 classi di scuola media (alunni 28); Uras: vi opera un Istituto comprensivo con 2 sezioni di scuola materna (alunni 30), 6 classi di scuola elementare (alunni 100) e 5 classi di scuola media (alunni 80); da questo Istituto dipende San Ni` d’Arcidano. Vi opera anche una colo scuola materna paritaria; Villanova Truschedu: 5 classi di scuola elementare (25 alunni); Villaurbana: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Milis; vi opera un Istituto comprensivo con 2 sezioni di scuola materna (alunni 34), 5 classi di scuola elementare (alunni 47) e 4 classi di scuola media (alunni 61); Zeddiani: tutte le scuole dipendono amministrativamente da San Vero Milis; vi operano 1 sezione di scuola materna (alunni 17), 5 classi di scuola elementare (alunni 54) e 3 classi di scuola media (alunni 30); Zerfaliu: le scuole elementari dipendono amministrativamente da Simaxis, le scuole medie da Solarussa; vi operano 4 classi di scuola elementare (alunni 46) e 3 classi di scuola media (alunni 45). Vi opera anche una scuola materna paritaria. Distretto n. 15 Ales. Popolazione residente 19 189 (25 comuni), popolazione scolastica 1780 (scuola statale 1688; scuola paritaria 98). Scuola dell’infanzia: statale 244 (classi 14), paritaria 98(classi 6); scuola elementare: statale 707 (classi 57); scuola media: statale 527 (classi 33); scuola superiore: statale 210 (classi 11). In particolare nei vari centri che si trovano nel distretto operano: Albagiara: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Ales; vi opera 1 sezione di scuola materna (alunni 25); Ales: vi opera un Istituto comprensivo con 1 sezione di scuola materna (alunni 23), 7 classi di

scuola media (alunni 124). Vi opera anche 1 Istituto tecnico industriale con 6 classi (alunni 106), dipendente da quello di Oristano; Assolo: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Senis; gli alunni della scuola elementare frequentano a Senis; Asuni: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Senis; vi operano 2 classi di scuola elementare (alunni 17); Baradili: i pochi bambini frequentano in un paese vicino; Baressa: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Ales; vi operano 5 classi di scuola elementare (alunni 43) che raccolgono anche gli alunni di Sini; Curcuris: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Ales; vi opera 1 sezione di scuola materna (alunni 17); Gonnoscodina: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Ales; vi opera 1 sezione di scuola materna `: tutte le scuole (alunni 15); Gonnosno dipendono amministrativamente da Ales; vi operano 1 sezione di scuola materna (alunni 14) e 3 classi di scuola elementare (alunni 28); Gonnostramatza: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Mogoro; vi operano 1 sezione di scuola materna (alunni 20), 5 classi di scuola elementare (alunni 54) e 3 classi di scuola media (alunni 31); Masullas: le scuole dipendono amministrativamente da Mogoro, le scuole medie da Ales; vi operano 5 classi di scuola elementare (alunni 62), che raccolgono anche gli alunni di Siris; 3 classi di scuola media (alunni 49); Mogoro: vi opera un Istituto comprensivo con 2 sezioni di scuola materna (alunni 35) e 10 classi di scuola elementare (alunni 216). Vi operano anche 8 classi di scuola media (alunni 143), dipendenti dalla Scuola Media di Ales, e 1 Istituto tecnico commerciale con 5 classi (alunni 104); Mogorella: tutte le scuole dipendono amministrativa-

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Scuola in Sardegna mente da Senis; vi opera 1 sezione di scuola materna (alunni 19); Morgongiori: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Ales; vi operano 1 sezione di scuola materna (alunni 10) e 3 classi di scuola elementare (alunni 24); Nureci: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Senis; vi operano 2 sezioni di scuola materna (alunni 31); Pau: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Ales; vi operano 5 classi di scuola elementare (alunni 53); Pompu: 2 classi di scuola elementare (alunni 38); Ruinas: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Senis; vi operano 5 classi di scuola elementare (alunni 63), che raccolgono anche gli alunni di Mogorella e di Villa Sant’Antonio. Vi opera anche una scuola materna paritaria; Senis: vi opera un Istituto comprensivo con 3 classi di scuola elementare (alunni 31), che raccolgono anche gli alunni di Assolo e Nureci, e 3 classi di scuola media (alunni 37); Simala: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Ales; vi operano 5 classi di scuola elementare (alunni 56), che raccolgono anche gli alunni di Curcuris e di Gonnoscodina; Sini: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Ales; vi operano 2 sezioni di scuola materna (alunni 34); Siris: gli alunni delle elementari frequentano a Masullas; Usellus: le scuole elementari dipendono amministrativamente da Ales, la scuola media da Sinis; vi operano 4 classi di scuola elementare (alunni 43) e 3 classi di scuola media (alunni 59); Villa Verde: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Ales; vi operano 2 classi di scuola elementare (alunni 17); Villa Sant’Antonio: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Senis; vi operano 3 classi di scuola media (alunni 49). Distretto n. 16 Guspini. Popolazione re-

sidente 60 083 (8 comuni), popolazione scolastica 8380 (scuola statale 8132), scuola paritaria 248). Scuola dell’infanzia: statale 1050 (classi 51), paritaria 248 (classi 10); scuola elementare: statale 2521 (classi 140); scuola media: statale 1852 (classi 96); scuola superiore: statale 2858 (classi 148). In particolare nei vari centri che si trovano nel distretto operano: Arbus: vi opera un Istituto comprensivo con 5 sezioni di scuola materna (alunni 128), 14 classi di scuola elementare (alunni 258) e 12 classi di scuola media (alunni 217). Vi opera 1 Istituto professionale per i servizi alberghieri con 12 classi (alunni 241), dipendente da quello di Guspini; Gonnosfanadiga: vi opera un Istituto comprensivo con 4 sezioni di scuola materna (alunni 76), 15 classi di scuola elementare (alunni 291) e 11 classi di scuola media (alunni 220). Vi opera anche una scuola materna paritaria; Guspini: vi operano 1 direzione didattica con 12 sezioni di scuola materna (alunni 241) e 28 classi di scuola elementare (alunni 508); 1 scuola media con 20 classi (alunni 404), 1 Istituto tecnico commerciale e per geometri con 12 classi (alunni 409), 1 Istituto professionale per l’industria e l’artigianato con 25 classi (alunni 422). Vi opera infine una scuola materna paritaria; Pabillonis: vi opera un Istituto comprensivo con 4 sezioni di scuola materna (alunni 71), 10 classi di scuola elementare (alunni 149) e 6 classi di scuola media (alunni 102). Vi opera una scuola materna paritaria; Sardara: vi opera un Istituto comprensivo con 4 sezioni di scuola materna (alunni 78), 11 classi di scuola elementare (alunni 191) e 7 classi di scuola media (alunni 122); San Gavino Monreale: vi opera 1 direzione didattica con 4 sezioni di scuola materna (alunni 90) e 20 classi di scuola elementare (alunni 350). Vi operano 1

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Scuola in Sardegna scuola media con 14 classi (alunni 267), 1 Liceo scientifico con 31 classi (alunni 643), 1 Istituto magistrale con 28 classi (alunni 568). Vi opera infine una scuola materna paritaria; Vallermosa: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Siliqua; vi operano 2 sezioni di scuola materna (alunni 47), 5 classi di scuola elementare (alunni 88) e 3 classi di scuola media (alunni 56); Villacidro: vi opera 1 direzione didattica con 16 sezioni di scuola materna (alunni 315) e 37 classi di scuola elementare (alunni 686). Vi operano 1 scuola media con 23 classi (alunni 423), 1 Liceo classico con 27 classi (alunni 563), 1 Istituto professionale per l’agricoltura con 4 classi (alunni 43), dipendente da quello di Cagliari. Vi opera infine una scuola materna paritaria.

Scuola in Sardegna – L’Istituto tecnico industriale minerario ‘‘Asproni’’ di Iglesias.

Distretto n. 17 Iglesias. Popolazione residente 53 466 (8 comuni), popolazione scolastica 8571 (scuola statale 8171, scuola paritaria 400); scuola dell’infanzia: statale 819 (classi 36), paritaria 400 (classi 21); scuola elementare: statale 2131 (classi 124); scuola media: statale 1772 (classi 91); scuola superiore: statale 3449 (classi 184). In particolare nei vari centri che si trovano nel distretto operano: Buggerru: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Fluminimaggiore; vi operano 4 classi di scuola elementare (alunni 32) e 3 classi di scuola media (alunni 40). Vi opera una scuola materna paritaria; Domusnovas: vi opera 1 direzione didattica con 2 sezioni di scuola materna (alunni 37) e 17 classi di scuola elementare (alunni 289); 1 scuola media con 15 classi (alunni 262). Vi opera anche una scuola materna paritaria; Fluminimaggiore: vi opera un Istituto comprensivo con 4 sezioni di scuola materna (alunni 78), 8 classi di scuola elementare (alunni 140) e 6 classi di scuola media (alunni 94); da questo Istituto dipende Buggerru; Gonnesa: vi opera un Istituto comprensivo con 3 sezioni di scuola materna (alunni 70), 12 classi di scuola elementare (alunni 188) e 8 classi di scuola media (alunni 167). Vi opera anche una scuola materna paritaria; Iglesias: vi operano 2 direzioni didattiche con 18 sezioni di scuola materna (alunni 419) e 59 classi di scuola elementare (alunni 1140); 2 scuole medie con 42 classi (alunni 897). Vi operano 1 Istituto magistrale con 30 classi (alunni 613), 1 Liceo scientifico con 24 classi (alunni 524), 1 Istituto professionale per l’industria e l’artigianato con 44 classi (alunni 701), 1 Liceo artistico con 10 classi (alunni 175), 1 Istituto tecnico commerciale e per geometri con 35 classi (alunni 681); 1 Istituto tecnico industriale con 36 classi (alunni 654).

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Scuola in Sardegna Vi operano infine alcune scuole materne paritarie; Musei: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Domusnovas; vi operano 1 sezione di scuola materna (alunni 29), 5 classi di scuola elementare (alunni 72) e 3 classi di scuola media (alunni 52); Siliqua: vi opera un Istituto comprensivo con 4 sezioni di scuola materna (alunni 98), 9 classi di scuola elementare (alunni 160) e 8 classi di scuola media (alunni 140); da questo Istituto dipende Vallermosa; Villamassargia: vi opera un Istituto comprensivo con 4 sezioni di scuola materna (alunni 91), 10 classi di scuola elementare (alunni 180) e 6 classi di scuola media (alunni 115). Distretto n. 18 Carbonia. Popolazione residente 86 567 (17 comuni), popolazione scolastica 11 346 (scuola statale 10 879; scuola paritaria 584). Scuola dell’infanzia: statale 1369 (classi 69), paritaria 480 (classi 21); scuola elementare: statale 3223 (classi 211), paritaria 66 (classi 5); scuola media: statale 2578 (classi 146), paritaria 38 (classi 3); scuola superiore: statale 3709 (classi 215). In particolare nei vari centri che si trovano nel distretto operano: Calasetta: vi opera un Istituto comprensivo con 6 classi di scuola elementare (alunni 99) e 6 classi di scuola media (alunni 73). Vi opera inoltre una scuola materna paritaria; Carbonia: vi operano 4 direzioni didattiche con 22 sezioni di scuola materna (alunni 480), 71 classi di scuola elementare (alunni 1135) e 48 classi di scuola media (alunni 954). Vi operano 1 Liceo classico con 14 classi (alunni 257), 1 Liceo scientifico con 17 classi (alunni 374), 1 Istituto professionale per l’industria e i servizi sociali con 26 classi (alunni 396), 1 Istituto tecnico commerciale con 29 classi (alunni 483), 1 Istituto tecnico commerciale e per geometri con 31 classi (alunni 604). Vi operano inol-

tre alcune scuole materne, elementari e medie paritarie; Carloforte: vi opera un Istituto comprensivo con 5 sezioni di scuola materna (alunni 79), 11 classi di scuola elementare (alunni 211) e 9 classi di scuola media (alunni 157). Vi operano anche 1 Istituto tecnico nautico con 10 classi (alunni 131), 1 Istituto magistrale con 10 classi (alunni 138). Vi opera anche una scuola materna paritaria; Giba: vi opera un Istituto comprensivo con 2 sezioni di scuola materna (alunni 41), 5 classi di scuola elementare (alunni 75) e 3 classi di scuola media (alunni 51); da questo Istituto dipendono Masainas, Sant’Anna Arresi e Piscinas. Vi opera 1 Istituto tecnico commerciale con 4 classi (alunni 63); Masainas: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Giba; vi operano 1 sezione di scuola materna (alunni 21), 5 classi di scuola elementare (alunni 42) e 3 classi di scuola media (alunni 47); Narcao: vi opera un Istituto comprensivo con 5 sezioni di scuola materna (alunni 56), 12 classi di scuola elementare (alunni 147) e 7 classi di scuola media (alunni 134); da questo Istituto dipende Perdaxius; Nuxis: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Santadi; vi operano 2 sezioni di scuola materna (alunni 37), 6 classi di scuola elementare (alunni 71) e 3 classi di scuola media (alunni 55); Perdaxius: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Narcao; vi operano 2 sezioni di scuola materna (alunni 36), 5 classi di scuola elementare (alunni 60) e 3 classi di scuola media (alunni 45); Piscinas: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Giba; vi operano 1 sezione di scuola materna (alunni 16), 4 classi di scuola elementare (alunni 38) e 3 classi di scuola media (alunni 22); Portoscuso: vi opera un Istituto comprensivo con 3 sezioni di scuola materna (alunni 56),

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Scuola in Sardegna 13 classi di scuola elementare (alunni 178) e 7 classi di scuola media (alunni 144). Vi opera anche una scuola materna paritaria; Sant’Anna Arresi: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Giba; vi operano 3 sezioni di scuola materna (alunni 56), 7 classi di scuola elementare (alunni 108) e 5 classi di scuola media (alunni 90); Santadi: vi opera un Istituto comprensivo con 2 sezioni di scuola materna (alunni 50), 8 classi di scuola elementare (alunni 134) e 8 classi di scuola media (alunni 116); da questo Istituto dipendono Nuxis e Villaperuccio. Vi opera 1 Istituto professionale per l’agricoltura con 7 classi (alunni 121), dipendente da quello di Cagliari. Vi opera anche una scuola materna paritaria; Sant’Antioco: vi operano 1 direzione didattica con 9 sezioni di scuola materna (alunni 188) e 29 classi di scuola elementare (alunni 482); 1 scuola media con 18 classi (alunni 334). Vi operano 1 Liceo scientifico con 44 classi (alunni 788); 1 Istituto professionale per l’industria e l’artigianato con 10 classi (alunni 152). Vi opera inoltre una scuola materna paritaria; San Giovanni Suergiu: vi opera un Istituto comprensivo con 7 sezioni di scuola materna (alunni 133), 13 classi di scuola elementare (alunni 244) e 11 classi di scuola media (alunni 188); da questo Istituto dipende Tratalias; Teulada: vi opera un Istituto comprensivo con 3 sezioni di scuola materna (alunni 45), 8 classi di scuola elementare (alunni 118) e 6 classi di scuola media (alunni 102). Vi opera 1 Liceo scientifico con 4 classi (alunni 59); Tratalias: tutte le scuole dipendono amministrativamente da San Giovanni Suergiu; vi operano 1 sezione di scuola materna (alunni 21), 4 classi di scuola elementare (alunni 39) e 3 classi di scuola media (alunni 32); Villaperuccio: tutte le scuole dipendono amministrativa-

mente da Santadi; vi operano 1 sezione di scuola materna (alunni 24), 4 classi di scuola elementare (alunni 42) e 3 classi di scuola media (alunni 33). Distretto n. 19 Senorbı`. Popolazione residente 29 051 (19 comuni), popolazione scolastica 3772 (scuola statale 3483; scuola paritaria 292). Scuola dell’infanzia: statale 472 (classi 27), paritaria 292 (classi 14); scuola elementare: statale 1339 (classi 99); scuola media: statale 895 (classi 65); scuola superiore: statale 777 (classi 44). In particolare nei vari centri che si trovano nel distretto operano: Armungia: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Villasalto; vi operano 1 sezione di scuola materna (alunni 8), 2 classi di scuola elementare (alunni 20) e 1 classe di scuola media (alunni 6); Ballao: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Villasalto; vi operano 1 sezione di scuola materna (alunni 15), 3 classi di scuola elementare (alunni 37) e 3 classi di scuola media (alunni 35); Barrali: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Donori; vi operano 2 sezioni di scuola materna (alunni 29), 5 classi di scuola elementare (alunni 65) e 3 classi di scuola media (alunni 45); Gesico: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Mandas; vi operano 2 sezioni di scuola materna (alunni 29), 5 classi di scuola elementare (alunni 50) e 3 classi di scuola media (alunni 29); Goni: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Sant’Andrea Frius; vi operano 1 sezione di scuola materna (alunni 18), 3 classi di scuola elementare (alunni 23) e 2 classi di scuola media (alunni 18); Guamaggiore: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Guasila; vi operano 1 sezione di scuola materna (alunni 22), 5 classi di scuola elementare (alunni 59) e 3 classi di scuola media (alunni 31); Gua-

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Scuola in Sardegna sila: vi opera un Istituto comprensivo con 2 sezioni di scuola materna (alunni 35), 8 classi di scuola elementare (alunni 129) e 5 classi di scuola media (alunni 79); da questo Istituto dipendono Guamaggiore e Ortacesus. Vi opera anche una scuola materna paritaria; Mandas: vi opera un Istituto comprensivo con 2 sezioni di scuola materna (alunni 39), 5 classi di scuola elementare (alunni 86) e 5 classi di scuola media (alunni 69); da questo Istituto dipendono Gesico e Siurgus Donigala. Vi opera inoltre una scuola materna paritaria; Ortacesus: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Guasila; vi operano 4 classi di scuola elementare (alunni 36) e 3 classi di scuola media (alunni 20). Vi opera anche una scuola materna paritaria; Pimentel: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Donori; vi operano 2 sezioni di scuola materna (alunni 33), 5 classi di scuola elementare (alunni 54) e 3 classi di scuola media (alunni 25); Sant’Andrea Frius: vi opera un Istituto comprensivo con 7 classi di scuola elementare (alunni 107) e 3 classi di scuola media (alunni 56); dipendono da questo Istituto Goni e San Basilio. Vi opera anche una scuola materna paritaria; San Basilio: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Sant’Andrea Frius; vi operano 2 sezioni di scuola materna (alunni 32), 5 classi di scuola elementare (alunni 75) e 3 classi di scuola media (alunni 55); Selegas: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Guasila; vi operano 5 classi di scuola elementare (alunni 79) e 3 classi di scuola media (alunni 59). Vi opera anche una scuola materna paritaria; Senorbı`: vi opera un Istituto comprensivo con 3 sezioni di scuola materna (alunni 56), 13 classi di scuola elementare (alunni 235) e 8 classi di scuola media (alunni 149). Vi opera 1

Istituto tecnico commerciale e per geometri con 36 classi (alunni 685). Vi opera anche una scuola materna paritaria; Silius: tutte le scuole dipendono ` amministrativamente da San Nicolo Gerrei; vi operano 2 sezioni di scuola materna (alunni 34), 5 classi di scuola elementare (alunni 63) e 3 classi di scuola media (alunni 44). Vi opera 1 Istituto tecnico commerciale e per geometri con 3 classi (alunni 30); Siurgus Donigala: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Mandas; vi operano 3 sezioni di scuola materna (alunni 67), 5 classi di scuola elementare (alunni 88) e 5 classi di scuola media (alunni 75). Vi opera anche una ` scuola materna paritaria; San Nicolo Gerrei: vi opera un Istituto comprensivo con 1 sezione di scuola materna (alunni 19), 5 classi di scuola elementare (alunni 37) e 3 classi di scuola media (alunni 33); Suelli: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Senorbı`; vi operano 4 classi di scuola elementare (alunni 47) e 3 classi di scuola media (alunni 32). Vi opera anche una scuola materna paritaria; Villasalto: vi opera un Istituto comprensivo con 2 sezioni di scuola materna (alunni 36), 5 classi di scuola elementare (alunni 52) e 3 classi di scuola media (alunni 31). Distretto n. 20 Muravera. Popolazione residente 20 849 (6 comuni), popolazione scolastica 3223 (scuola statale 3071; scuola paritaria 182). Scuola dell’infanzia: statale 443 (classi 20), paritaria 182 (classi 7); scuola elementare: statale 957 (classi 56); scuola media: statale 676 (classi 37); scuola superiore: statale 995 (classi 56). In particolare nei vari centri che si trovano nel distretto operano: Burcei: vi opera un Istituto comprensivo con 2 sezioni di scuola materna (alunni 44), 10 classi di scuola elementare (alunni 160) e 6

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Scuola in Sardegna classi di scuola media (alunni 115). Vi opera anche una scuola materna paritaria; Castiadas: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Villasimius; vi operano 2 sezioni di scuola materna (alunni 40), 5 classi di scuola elementare (alunni 75) e 3 classi di scuola media (alunni 51); Muravera: vi opera un Istituto comprensivo con 4 sezioni di scuola materna (alunni 108), 11 classi di scuola elementare (alunni 214) e 8 classi di scuola media (alunni 159). Vi operano anche 1 Liceo scientifico con 18 classi (alunni 330), 1 Istituto tecnico commerciale e per geometri con 15 classi (alunni 278); 1 Istituto professionale per l’agricoltura con 5 classi (alunni 86), dipendente da quello di Cagliari. Vi opera inoltre una scuola materna paritaria; San Vito: vi opera un Istituto comprensivo con 4 sezioni di scuola materna (alunni 89), 10 classi di scuola elementare (alunni 143) e 6 classi di scuola media (alunni 106). Vi opera anche una scuola materna paritaria; Villaputzu: vi opera un Istituto comprensivo con 5 sezioni di scuola materna (alunni 82), 11 classi di scuola elementare (alunni 182) e 8 classi di scuola media (alunni 147). Vi operano anche 1 Istituto professionale per i servizi turistici con 10 classi (alunni 187); 1 Istituto professionale per l’industria e l’artigianato con 8 classi (alunni 114). Vi opera anche una scuola materna paritaria; Villasimius: vi opera un Istituto comprensivo con 3 sezioni di scuola materna (alunni 80), 9 classi di scuola elementare (alunni 152) e 6 classi di scuola media (alunni 106). Vi opera anche una scuola materna paritaria. Distretto n. 21 Sanluri. Popolazione residente 58 620 (24 comuni), popolazione scolastica 7093 (scuola statale 6386; scuola paritaria 707). Scuola dell’infanzia: statale 913 (classi 45), paritaria 536 (classi 24); scuola elementare:

statale 2397(classi 150); scuola media: statale 1682 (classi 98); paritaria 65 (classi 3); scuola superiore: statale 1394 (classi 72); paritaria 106 (classi 5). In particolare nei vari centri che si trovano nel distretto operano: Barumini: vi opera un Istituto comprensivo con 2 sezioni di scuola materna (alunni 41), 5 classi di scuola elementare (alunni 70) e 3 classi di scuola media (alunni 51); Collinas: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Lunamatrona; vi operano 5 classi di scuola elementare (alunni 57). Vi opera anche una scuola materna paritaria; Furtei: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Villamar; vi operano 1 sezione di scuola materna (alunni 21), 5 classi di scuola elementare (alunni 73) e 3 classi di scuola media (alunni 51). Vi opera anche una scuola materna paritaria; Genuri: mancano i dati; Gesturi: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Barumini; vi operano 2 sezioni di scuola materna (alunni 24), 5 classi di scuola elementare (alunni 57) e 3 classi di scuola media (alunni 43); Las Plassas: mancano i dati; Lunamatrona: vi opera un Istituto comprensivo con 2 sezioni di scuola materna (alunni 34), 6 classi di scuola elementare (alunni 96) e 4 classi di scuola media (alunni 61); Nuraminis: vi opera un Istituto comprensivo con 2 sezioni di scuola materna (alunni 44), 7 classi di scuola elementare (alunni 89) e 5 classi di scuola media (alunni 77). Vi opera anche una scuola materna paritaria; Pauli Arbarei: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Lunamatrona; vi operano 2 classi di scuola elementare (alunni 26). Vi opera anche una scuola materna paritaria; Samassi: vi opera un Istituto comprensivo con 4 sezioni di scuola materna (alunni 77), 13 classi di scuola elementare (alunni 223) e 8 classi di scuola me-

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Scuola in Sardegna dia (alunni 138). Vi opera anche una scuola materna paritaria; Samatzai: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Nuraminis; vi operano 2 sezioni di scuola materna (alunni 51), 5 classi di scuola elementare (alunni 86) e 3 classi di scuola media (alunni 58); Sanluri: vi opera un Istituto comprensivo con 7 sezioni di scuola materna (alunni 147), 19 classi di scuola elementare (alunni 369) e 12 classi di scuola media (alunni 263). Vi opera 1 Istituto tecnico commerciale e per geometri con 44 classi (alunni 895). Vi operano anche una scuola materna, una scuola media e un Istituto secondario paritari; Segariu: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Villamar; vi operano 2 sezioni di scuola materna (alunni 43), 5 classi di scuola elementare (alunni 67) e 3 classi di scuola media (alunni 58); Serramanna: vi opera un Istituto comprensivo con 6 sezioni di scuola materna (alunni 130), 22 classi di scuola elementare (alunni 392) e 14 classi di scuola media (alunni 249). Vi opera 1 Istituto tecnico industriale con 11 classi (alunni 175). Vi opera anche una scuola materna paritaria; Serrenti: vi opera un Istituto comprensivo con 6 sezioni di scuola materna (alunni 118), 11 classi di scuola elementare (alunni 206) e 11 classi di scuola media (alunni 171); Setzu: mancano i dati; Siddi: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Lunamatrona; vi operano 5 classi di scuola elementare (alunni 52); Tuili: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Barumini; vi operano 2 sezioni di scuola materna (alunni 30), 5 classi di scuola elementare (alunni 53) e 3 classi di scuola media (alunni 43); Turri: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Lunamatrona; vi opera 1 sezione di scuola materna (alunni 18); Ussaramanna:

tutte le scuole dipendono amministrativamente da Lunamatrona; vi operano 3 classi di scuola media (alunni 45); Villamar: vi opera un Istituto comprensivo con 2 sezioni di scuola materna (alunni 33), 9 classi di scuola elementare (alunni 133) e 6 classi di scuola media (alunni 106). Vi opera 1 Istituto professionale per i servizi alberghieri con 17 classi (alunni 324). Vi opera anche una scuola materna paritaria; Villanovaforru: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Lunamatrona; vi operano 3 classi di scuola media (alunni 48). Vi opera anche una scuola materna paritaria; Villanovafranca: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Barumini; vi operano 5 classi di scuola elementare (alunni 51) e 3 classi di scuola media (alunni 36). Vi opera anche una scuola materna paritaria; Villasor: vi opera un Istituto comprensivo con 4 sezioni di scuola materna (alunni 89), 16 classi di scuola elementare (alunni 289) e 11 classi di scuola media (alunni 184). Vi opera una scuola materna paritaria. Distretto n. 22 Cagliari ovest. Popolazione residente 96 440 (12 comuni escluso quello di Cagliari), popolazione scolastica (escluso il comune di Cagliari) 14 542 (scuola statale 10 672; scuola paritaria 763). Scuola dell’infanzia: statale 1697 (classi 76), paritaria 763 (classi 29); scuola elementare: statale 4180 (classi 240); scuola media: statale 2885 (classi 150); scuola superiore: statale 1910 (classi 102). In particolare nei vari centri che si trovano nel distretto operano: Assemini: vi operano 2 direzioni didattiche con 15 sezioni di scuola materna (alunni 321), 60 classi di scuola elementare (alunni 1070), 2 scuole medie con 35 classi (alunni 712). Vi opera 1 Istituto tecnico industriale con 6 classi (alunni 117). Vi opera anche una scuola materna pari-

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Scuola in Sardegna taria; Elmas: vi opera un Istituto comprensivo con 6 sezioni di scuola materna (alunni 137), 17 classi di scuola elementare (alunni 302) e 12 classi di scuola media (alunni 248). Vi opera anche una scuola materna paritaria; Capoterra: vi operano 2 direzioni didattiche con 18 sezioni di scuola materna (alunni 382), 55 classi di scuola elementare (alunni 976), 1 scuola media con 32 classi (alunni 614). Vi opera 1 Istituto tecnico commerciale con 14 classi (alunni 235), 1 Liceo scientifico con 9 classi (170 alunni), dipendente dal Liceo ‘‘Pacinotti’’ di Cagliari. Vi opera anche una scuola materna paritaria; Decimomannu: vi opera un Istituto comprensivo con 6 sezioni di scuola materna (alunni 159), 17 classi di scuola elementare (alunni 329) e 12 classi di scuola media (alunni 228). Vi opera 1 Istituto tecnico commerciale e per geometri con 38 classi (alunni 755). Vi opera anche una scuola materna paritaria; Decimoputzu: vi opera un Istituto comprensivo con 4 sezioni di scuola materna (alunni 96), 11 classi di scuola elementare (alunni 187) e 7 classi di scuola media (alunni 127); Domus de Maria: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Pula; vi operano 5 classi di scuola elementare (alunni 51) e 3 classi di scuola media (alunni 42). Vi opera anche una scuola materna paritaria; Pula: vi opera un Istituto comprensivo con 7 sezioni di scuola materna (alunni 175), 19 classi di scuola elementare (alunni 290) e 11 classi di scuola media (alunni 218). Vi opera 1 Istituto professionale per i servizi alberghieri con 15 classi (alunni 252); Sarroch: vi opera un Istituto comprensivo con 3 sezioni di scuola materna (alunni 60), 10 classi di scuola elementare (alunni 170) e 9 classi di scuola media (alunni 161). Vi opera una scuola materna paritaria; San Spe-

rate: vi opera un Istituto comprensivo con 4 sezioni di scuola materna (alunni 92), 15 classi di scuola elementare (alunni 289) e 9 classi di scuola media (alunni 181). Vi opera anche una scuola materna paritaria; Uta: vi operano 1 direzione didattica con 8 sezioni di scuola materna (alunni 180) e 21 classi di scuola elementare (alunni 336); 1 scuola media con 14 classi (alunni 256); Villaspeciosa: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Decimoputzu; vi operano 3 sezioni di scuola materna (alunni 57), 5 classi di scuola elementare (alunni 85) e 3 classi di scuola media (alunni 51); Villa San Pietro: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Sarroch; vi operano 2 sezioni di scuola materna (alunni 38), 5 classi di scuola elementare (alunni 90) e 3 classi di scuola media (alunni 49). Distretto n. 23 Cagliari est. Popolazione residente 90 019 (7 comuni, escluso quello di Cagliari); popolazione scolastica (escluso il comune di Cagliari) 9913 (scuola paritaria, mancano i dati). Scuola dell’infanzia: statale 1658 (classi 78), paritaria mancano i dati; scuola elementare: statale 3585 (classi 198), paritaria mancano i dati; scuola media: statale 2618 (classi 133), paritaria mancano i dati; scuola superiore: statale 2073 (classi 101), paritaria mancano i dati. In particolare nei vari centri che si trovano nel distretto operano: Monserrato: vi operano 2 direzioni didattiche con 12 sezioni di scuola materna (alunni 224) e 37 classi di scuola elementare (alunni 657); 1 scuola media con 26 classi (alunni 534). Vi opera 1 Istituto tecnico commerciale; Monastir: vi operano 1 direzione didattica con 4 sezioni di scuola materna (alunni 95), 11 classi di scuola elementare (alunni 180), 1 scuola media con 7 classi (alunni 117); Quartucciu: vi opera 1 di-

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Scuola in Sardegna rezione didattica con 10 sezioni di scuola materna (alunni 239) e 20 classi di scuola elementare (alunni 354); 1 scuola media con 14 classi (alunni 245); Selargius: vi operano 2 direzioni didattiche con 21 sezioni di scuola materna (alunni 477) e 63 classi di scuola elementare (alunni 1199); 2 scuole medie con 44 classi (alunni 933). Vi operano 1 Liceo scientifico con 35 classi (alunni 775) e 1 Istituto tecnico per geometri con 10 classi (alunni 172); Sestu: vi operano 2 direzioni didattiche con 19 sezioni di scuola materna (alunni 379) e 42 classi di scuola elementare (alunni 769); 1 scuola media con 25 classi (alunni 493); Settimo San Pietro: vi opera un Istituto comprensivo con 8 sezioni di scuola materna (alunni 151), 15 classi di scuola elementare (alunni 254) e 9 classi di scuola media (alunni 169); Ussana: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Monastir; vi operano 4 sezioni di scuola materna (alunni 93) e 10 classi di scuola elementare (alunni 172); 8 classi di scuola media (alunni 127). Distretto n. 24 Quartu Sant’Elena. Popolazione residente 104 886 (7 comuni); popolazione scolastica 12 256 scuola paritaria mancano i dati. Scuola dell’infanzia: statale 1915 (classi 89), paritaria mancano i dati; scuola elementare: statale 4456 (classi 246), paritaria mancano i dati; scuola media: statale 3395 (classi 177), paritaria mancano i dati; scuola superiore: statale 2490 (classi 120), paritaria mancano i dati. In particolare nei vari centri che si trovano nel distretto operano: Quartu Sant’Elena: vi operano 6 direzioni didattiche con 59 sezioni di scuola materna (alunni 1259) e 156 classi di scuola elementare (alunni 2230); 4 scuole medie con 116 classi (alunni 2230). Vi operano anche 1 Liceo scientifico-classico con 55 classi (alunni

1226); 1 Liceo artistico con 10 classi (alunni 167); 1 Istituto tecnico commerciale con 41 classi (alunni 830); 1 Istituto tecnico industriale con 7 classi (alunni 132); Dolianova: vi operano 1 direzione didattica con 6 sezioni di scuola materna (alunni 150) e 16 classi di scuola elementare (alunni 313); una scuola media con 13 classi (alunni 230); Donori: vi opera un Istituto comprensivo con 3 sezioni di scuola materna (alunni 59), 7 classi di scuola elementare (alunni 97) e 5 classi di scuola media (alunni 83); Maracalagonis: vi opera un Istituto comprensivo con 8 sezioni di scuola materna (alunni 172), 12 classi di scuola elementare (alunni 228) e 10 classi di scuola media (alunni 187). Vi opera anche 1 Istituto professionale per i servizi alberghieri con 7 classi (alunni 130); Serdiana: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Dolianova; vi operano 6 classi di scuola elementare (alunni 108) e 5 classi di scuola media (alunni 72). Vi opera anche una scuola materna paritaria; Sinnai: vi operano 2 direzioni didattiche con 13 sezioni di scuola materna (alunni 299) e 40 classi di scuola elementare (alunni 717); 1 scuola media con 24 classi (alunni 517); Soleminis: tutte le scuole dipendono amministrativamente da Dolianova; vi operano 5 classi di scuola elementare (alunni 93) e 4 classi di scuola media (alunni 66). Vi opera anche una scuola materna paritaria. Comune di Cagliari. Popolazione residente 162 864; popolazione scolastica 30 111; scuola paritaria mancano i dati. Scuola dell’infanzia: statale 1981 (classi 94), paritaria mancano i dati; scuola elementare: statale 5568 (classi 293), paritaria mancano i dati; scuola media: statale 4749 (classi 229), paritaria mancano i dati; scuola superiore:

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Scuola in Sardegna statale 17 813 (classi 832), paritaria mancano i dati.

‘‘Scuola in Sardegna’’ 2 Periodico. ‘‘Rassegna di orientamenti per l’iniziativa scolastica’’, uscı` per 6 numeri dal 1954 al 1956. Era diretta da Antonio Pigliaru e Manlio Brigaglia, nel quadro delle iniziative prese dal gruppo che faceva capo alla rivista ‘‘Ichnusa’’ (=) nel campo del rinnovamento della scuola sarda, con particolare riferimento alla formazione dei maestri e dell’educazione popolare.

‘‘Scuola sarda, La’’ Periodico quindicinale, diretto da Andrea Pirodda, pubblicato prima a Sassari e poi a Tempio, nella tipografia Tortu, nel corso del 1906. Dedicato ai problemi dell’istru` per 13 numeri. zione in Sardegna, duro

per le formaggelle, tagliati con la rotella in modo da ottenere bordi frastagliati. Su uno dei dischi cosı` ottenuti si dispone un tocco di formaggio fresco colto all’inizio del processo di inacidimento, ben sciolto e caldo, quindi si ricopre con un altro disco e si chiudono i bordi ottenendo cosı` la seada, che si fa friggere. Da mangiare appena fritta, si condisce di miele amaro o zucchero (in Gallura con l’uno e l’altro insieme). Il ` ridolce, nato nelle zone pastorali, vi e ` degli anni masto a lungo; dalla meta ` invece Cinquanta del Novecento si e diffuso in ogni altra zona dell’isola, di´ ventando un componente pressoche obbligatorio della cucina ‘‘turistica’’.

Scuola Sarda Editrice Casa editrice fondata nel 1986 a Cagliari come esten` tipografica preesisione di una attivita stente; specializzata nella pubblicazione di opere a carattere scientifico su diversi problemi della cultura sarda. [MARIO ARGIOLAS]

Scutiferi, Giacomo Religioso (prima ` sec. XIV-1387). Vescovo di Suelli meta dal 1386 al 1387. Apparteneva all’ordine degli Eremitani di Sant’Agostino; fu nominato vescovo di Suelli nel 1386 da papa Urbano VI in una diocesi nella quale l’antipapa Clemente VII aveva nominato il domenicano Giacomo Aiati. Egli non riuscı` a raggiungere la ` la diocesi servenSardegna e governo dosi di un procuratore.

Seada (o sebada) Dolce caratteristico il cui nome si fa risalire a seo, il grasso ` tipico ` impastata la farina. E con cui e delle zone interne della Sardegna e si ` antica tradizione pastolega alla piu ` costituito da due dischi di sforale. E glia sottile ottenuta da un impasto di farina fine di grano duro, simile a quella che si prepara per le panadas o

Seada – Un piatto dei tipici dolci della tradizione pastorale.

Sebastiano Religioso (Tortosa, fine sec. XIII-Cagliari 1344). Arcivescovo di Cagliari dal 1342 al 1344. Dopo essere ` nella stato ordinato sacerdote opero diocesi di appartenenza. Era parroco di Vandesina quando nel 1342 fu nominato arcivescovo di Cagliari. Prese pos` governo ` sesso della diocesi, che pero per pochissimo tempo.

Sebastiano, san (in sardo, Santu Sebastianu, Santu Srebastianu, Santu Pitanu, Santu Tatanu) Santo martire (sec. III). Sant’Agostino, commentando il Salmo 118, scrive: «San S. nacque a Milano, dove il persecutore forse non era ancora venuto o se n’era allonta-

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Sebastiano nato o era piuttosto moderato. Egli si accorse che qui il combattimento non ci sarebbe stato affatto o sarebbe stato fiacco. Partı` quindi per Roma, dove infuriavano aspre persecuzioni contro la ` nostra fede. Ivi subı` il martirio, cioe ` il domiebbe la sua corona. Cosı` merito ` eterna la ` dove cilio dell’immortalita era giunto ospite». Secondo la Passione di San Sebastiano scritta nel secolo V dal monaco Arnobio il Giovane e falsamente attribuita a Sant’Ambrogio, S. era un ufficiale, comandante della guardia pretoria, godette dell’amicizia di Diocleziano e di Massimiano. Con` i cristiani perseguitati e vertito, aiuto ` il Vangelo. Denunciato e arannuncio restato, con grande dispiacere di Diocleziano e Massimiano. In carcere convertı` il governatore di Roma Cromazio e suo figlio Tiburzio, diede la parola alla moglie del capocarceriere Nicostrato, Zoe, muta dalla nascita. Condannato a essere trafitto dalle frecce dei suoi soldati, martire nel 288. Seppellito dalla vedova Irene, santa nella tradizione, o dalla matrona Lucina nella via Appia, ad catecumbas: sulla ` sorta sua tomba in epoca medioevale e la basilica. Variante della passio: S., ufficiale in servizio a Narbona, la prima colonia romana della Gallia, venne arrestato. Diocleziano volle vederlo e ` cosı` che ripaamareggiato gli disse: «E ghi la mia amicizia? Il mio palazzo era il tuo palazzo. Avevi davanti a te una brillante carriera. Sacrifica agli dei, torna alla religione dei tuoi avi». Eseguita la condanna, Irene di nascosto si ` al corpo per dargli sepoltura, avvicino quando s’accorse che era ancora vivo. ` nella sua casa e lo curo ` . GuaLo porto ` a Diocleziano dicenrito, S. si presento ´ sei cosı` crudele contro i dogli: «Perche cristiani? Lasciali in pace, non perseguitarli. Convertiti nel nome del Signore». Dopo un attimo di smarri-

` ai suoi solmento, Diocleziano ordino dati di ucciderlo con le verghe e con le mazze.

San Sebastiano – Il martirio del santo in un dipinto della scuola del Perugino.

In Sardegna Patrono di Albagiara, Arbus, Ardauli, Assolo, Barumini, Berchidda (insieme a Santa Lucia), Bulzi, Curcuris, Elmas, Escalaplano, Gonnoscodina, Guamaggiore, Masullas, Milis, Ollastra, Onifai, Pompu, Samugheo, Seneghe, Siris, Sorradile, Turri e Us` veneratissimo, il suo nome e ` sana. E assai diffuso nell’onomastica. Pro` invocato contro tegge dalla peste, ma e tutte le malattie contagiose. Giovanni Francesco Fara (1580) ricorda: «Nel 1529 fece cessare la peste a Sassari,

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Sebatzus Jossu proprio il giorno della sua festa, peste che aveva mietuto sedicimila vittime». Molte delle tradizioni tipiche del giorno della Festha manna sono finite nel dimenticatoio: la benedizione in chiesa dei rami d’alloro, che i fedeli portavano nelle case per allontanare la peste; la distribuzione del pane di sapa ai fedeli della prima messa; il tiro alla candela, usanza di Teti, con una sola palla di fucile si doveva spegnere la fiamma d’una candela. Sono ` , fogadonis o foghidonis, rimasti i falo ` scomparsa anche l’usanza di sparma e ` sui tetti della gere la cenere dei falo case, per preservarle dagli incendi. Patrono anche dei tappezzieri e dei vigili urbani. A Cagliari, tela di maestro sardo cinquecentesco nella Pinacoteca Nazionale; secentesco, attribuito a Orazio De Ferrari, il dipinto San S. curato da Sant’Irene, nella chiesa di Sant’Antonio da Padova. «Valorosu capitanu / de sa fidi defensore, / sias nost’ intercessore / martire Sebastianu. / A su Re Celestiale / ses tantu caru e amadu, / qua pro te hamus logradu / su remediu a ogni male / et ti venerant pro tale / Narbon’, insigne Milanu» (Valoroso capitano – difensore della fede, – sia tu nostro intercessore – martire Sebastiano. – Al Re Celeste – sei tanto caro e amato, – grazie a te abbiamo ottenuto – il rimedio per ogni male – e ti venerano Narbona e l’insigne Milano). [ADRIANO VARGIU]

Festa Si festeggia il 20 gennaio; il 5 maggio a Guamaggiore, la prima domenica di settembre a Berchidda. Sagre estive e in altre date durante l’anno.

Sebatzus Jossu Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato di Cagliari, compreso nella curatoria del Sigerro. Sorgeva tra Siliqua e Vallermosa. Dopo che il giudicato fu debellato nella divisione del 1258 fu compreso nella parte che

venne assegnata ai Della Gherardesca. Nella divisione cui alcuni anni dopo i due rami della famiglia procedettero ` al ramo del conte Ugotra loro, tocco lino. Quando i suoi figli, per vendicarne la morte, scatenarono una guerra contro il Comune di Pisa e furono sconfitti, alla fine del secolo XIII ` sotto la diretta amministraS.J. passo zione del Comune dell’Arno. Dopo la ` a far parte conquista aragonese entro del Regnum Sardiniae; nel 1331 fu concesso a Berengario Castelvell, che ` poco dopo lo rivendette a Giapero como Carroz. Alla sua morte, nel 1337 ` infine ad Alibrando de Ac passo ¸en unitamente a Sebatzus Susu. Scoppiata nel 1353 la prima guerra tra Mariano IV e Pietro IV, fu gravemente danneggiato; quando poi ebbe inizio la seconda guerra tra Mariano IV e Pietro ` dalla IV, Alibrando de Ac ¸en si schiero parte del giudice; fu dichiarato ribelle e il villaggio gli fu confiscato e concesso in feudo a Pietro de Milany. Negli anni successivi fu occupato dalle truppe del giudice d’Arborea che lo tennero fino alla pace del 1388. Tornato in mani aragonesi, fu concesso ai Montbuy, ma a causa della ripresa della guerra essi riuscirono a entrarne in possesso solo dopo il 1409. Alla estin` al fisco, ma era zione del casato torno ormai quasi completamente spopolato; nel 1471 fu nuovamente concesso ` agli Aragall, ma poco dopo si spopolo completamente.

Sebatzus Susu Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato di Cagliari, compreso nella curatoria del Sigerro. Sorgeva tra Siliqua e Vallermosa. Dopo che il giudicato fu debellato, nella divisione del 1258 fu compreso nella parte che venne assegnata ai Della Gherardesca. Nella ulteriore divisione cui alcuni anni dopo i due rami della famiglia proce-

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Sebis ` al ramo del conte dettero tra loro, tocco Ugolino. Quando i suoi figli, per vendicarne la morte, scatenarono una guerra contro il Comune di Pisa e furono sconfitti, alla fine del secolo XIII, ` sotto la diretta amministraS.S. passo zione del Comune dell’Arno. Dopo la `a conquista catalano-aragonese entro far parte del Regnum Sardiniae; nel 1331 fu concesso a Berengario Castel` poco dopo lo rivendette a vell che pero Giacomo Carroz. Alla sua morte, nel ` infine ad Alibrando de 1337 passo ` un latiAc ¸ en, che vi possedeva gia fondo. Nel 1348 soffrı` a causa della pe` quasi completamente; ste e si spopolo scoppiata nel 1353 la prima guerra tra Mariano IVe Pietro IV, subı` altri danni. Allo scoppio della seconda guerra tra Mariano IV e Pietro IV Alibrando de ` dalla parte del giudice: Ac ¸en si schiero fu dichiarato ribelle e il villaggio gli fu confiscato e concesso in feudo a Pietro de Milany. Negli anni successivi fu occupato dalle truppe del giudice d’Arborea che lo tennero fino alla pace del 1388. Tornato in mani aragonesi, fu concesso ai Montbuy, ma a causa della ripresa della guerra essi riuscirono a entrarne in possesso solo dopo il 1409. ` al fiAlla estinzione del casato torno sco; era ormai quasi completamente spopolato quando nel 1471 fu nuovamente concesso agli Aragall. Ma poco ` completamente. dopo si spopolo

Sebera Antico villaggio di origini ro` Santa Nastamane, situato in localita sia nelle campagne di Guasila; nel Medioevo faceva parte del giudicato di Cagliari, compreso nella curatoria della Trexenta. Con la capitolazione del giudicato, nella divisione del 1258 fu compreso nella parte che venne concessa ai conti di Capraia e, alla loro ` ai giudici d’Arborea. estinzione, passo Nel 1295 Mariano II lo cedette al Co´ prima della mune di Pisa, cosicche

fine del secolo venne amministrato direttamente da funzionari pisani. Dopo ` a far la conquista aragonese entro parte del Regnum Sardiniae e fu concesso in feudo a Pietro di Montpavon. ` fu stipulata la pace del Quando pero 1326 tra Aragona e Pisa, il villaggio fu compreso nel feudo concesso dal re d’Aragona al Comune dell’Arno, per cui il Montpavon dovette rinunciarvi. Negli anni successivi il Comune lo fece amministrare dai propri funzionari; nel 1348 soffrı` a causa della peste ` quasi completamente; e si spopolo scoppiata nel 1353 la prima guerra tra Mariano IV e Pietro IV subı` altri danni `. Entro e Pisa ne perse la disponibilita la fine del secolo scomparve completamente.

Sebis, Salvatore Archeologo (n. sec. XX). Laureato in Lettere, collabora con la Soprintendenza archeologica di Cagliari e Oristano. Dal 1995 ha provveduto al riordino della sezione archeologica del Museo archeologico etnografico di Paulilatino e di quella del Museo civico di Cabras. Tra i suoi scritti: ` CucTempio a pozzo nuragico. Localita curu S’Arriu-Cabras, ‘‘Rivista di Studi fenici’’, X, 1982; Villaggio nuragico di Santa Barbara-Bauladu, ‘‘Nuovo Bullettino archeologico sardo’’, 2, 1985; Il complesso nuragico del Rimedio (con Vincenzo Santoni), ‘‘Nuovo Bullettino archeologico sardo’’, 1, 1986; Villaggio ` del bronzo a Montegonella-Nuradi Eta xinieddu, ‘‘Studi sardi’’, XXVI, 1986; Ricerche archeologiche nel Sinis centro` meridionale. Nuove acquisizioni di Eta nuragica, in Un millennio di relazioni fra la Sardegna e i paesi del Mediterraneo. Atti del II Convegno di studi di Selargius 1986: la Sardegna nel Mediterraneo tra il II e il I millennio a.C., 1987; ` ne. Intervento di scavo nel sagrato Arista della cattedrale di Oristano (con Raimondo Zucca), ‘‘Quaderni della So-

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Sebolla printendenza archeologica per le province di Cagliari e Oristano’’, 4, 1987; Di un tipo tombale ipogeico mediterraneo (domus de janas di Su Triargiu-Paulilatino) (con L. Manca Demurtas e S. Demurtas), ‘‘Rendiconti di Preistoria e Protostoria dell’Accademia dei Lincei’’, III, 1987; Introduzione. Scheda monumentale della Domus de janas di su Tiriarzu a Paulilatino (con S. Demurtas e L. Manca Demurtas), e Reperti mobili: materiale ceramico, in Domus de janas di Su Tiriarzu a Paulilatino, ‘‘Quaderni della Soprintendenza archeologica per le province di Cagliari e Oristano’’, 4, 1988; Apetianh, ‘‘Quaderni della Soprintendenza archeologica per le province di Cagliari e Oristano’’, ` nu4, 1988; I materiali ceramici di Eta ragica, in Bauladu. Villaggio nuragico di S. Barbara, 1989; Siti con ceramica a pettine del Campidano Maggiore e rapporti con la facies Bonnanaro B, in Un millennio di relazioni tra la Sardegna e i paesi del Mediterraneo. Atti del III Convegno di studi di Selargius 1987: la Sardegna e il Mediterraneo tra Bronzo medio e Bronzo recente (XVI-XIII sec. a.C.), 1992; Materiali dal villaggio nuragico di ` nel territorio di Su Cungiau ’e Funta Nuraxinieddu, ‘‘Quaderni della Soprintendenza archeologica della Sardegna per le province di Cagliari e Oristano’’, 11, 1995; La ceramica nuragica del Bronzo medio XVI-XIV sec. a.C. e del Bronzo recente XIII-XII a.C. nell’Oristanese, in La ceramica racconta la sua storia. Atti del Convegno ‘‘La ceramica artistica d’uso e da costruzione nell’Oristanese dal Neolitico ai giorni nostri’’, 1995.

Sebolla (o Cepola) Antico villaggio di probabile origine romana situato vicino a Quartu; nel Medioevo faceva parte del giudicato di Cagliari, compreso nella curatoria del Campidano. Nel corso del secolo XI il giudice di Ca` ai Vittorini di Marsiglia, gliari lo dono

che ne conservarono il possesso per qualche decennio. Dopo la capitolazione del giudicato, nella divisione del 1258 fu compreso nei territori amministrati direttamente da Pisa. Subito dopo la conquista catalano-aragonese, fu compreso nel Regnum Sardiniae e concesso in feudo a Guglielmo Sorell, che nel 1331 lo vendette a Raimondo Desvall. Il villaggio era popoloso: i suoi abitanti erano tenuti a lavorare per un certo periodo nelle saline del re, prestazione odiosa che avevano tentato di eludere con ogni mezzo. Il ` , li perseguito ` nuovo feudatario, pero con decisione ottenendo dal re la pote` di costringere i vassalli alla prestasta zione del lavoro nelle saline. Nel 1348 ` soffrı` a causa della peste e si spopolo completamente e i Desvall, prima della celebrazione del Parlamento convocato da Pietro IV, lo cedettero al fisco. Il villaggio, tuttavia, per quanto provato, fu in grado di mandare i propri rappresentant al Parlamento. Pochi anni dopo, scoppiata la seconda guerra tra Aragona e Arborea, divenne teatro delle operazioni militari ed en` completro la fine del secolo si spopolo tamente.

Seccamerenda, Donato Rettore di ` Villa di Chiesa (Pisa, seconda meta sec. XIII-ivi, 1325 ca.). Eminente cittadino del Comune dell’Arno, tra il 1299 e il 1323 fu eletto per sei volte tra gli Anziani. Nel 1318 con Vigo di Masseo e Guido del Tignoso corresse il Breve del porto di Cagliari; nel 1321 fu inviato come rettore a Villa di Chiesa (l’attuale Iglesias) e durante il mandato, che ter` nel 1322, si adopero ` per dotare la mino ` di adeguate opere di difesa in precitta visione dell’attacco aragonese. Subito ` a Pisa, dove morı`. dopo torno

Secchi, Lucio Impiegato, sindacalista ` sec. XIX-prima meta ` (seconda meta sec. XX). Nel 1904 vinse un concorso

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Secci per impiegato nel Comune di Sassari, ma per la sua militanza socialista fu fatto oggetto di provvedimenti disciplinari da parte del commissario prefettizio in occasione delle elezioni politiche 1904-1905; socialista intransigente, fu attivo collaboratore del settimanale ‘‘La Via’’ (=), uscito a Sassari fra il 1907 ` e il 1909: dalle sue colonne polemizzo aspramente con l’ala moderata del partito, propensa alle alleanze con il gruppo radico-repubblicano che faceva capo a Filippo Garavetti. In polemica con la maggioranza, dopo le elezioni politiche del 1909 uscı` dal partito con il leader massimalista locale Massimo Stara e il segretario della Camera ` del Lavoro Giuseppe Pasquino: «Faro il socialista a Bonorva – scriveva sul ` quello giornale – , se il nostro destino e di stare sempre alla coda di un altro partito». Amico di Attilio Deffenu, altro animatore de ‘‘La Via’’, nel 1913 aderı` al Gruppo di azione e di propaganda per gli interessi della Sardegna, schierato su posizioni antiprotezionistiche. Fu uno degli intellettuali sardi ` il questionario della cui Deffenu invio sua rivista sui problemi della Sarde` Il Congresso dei gna: la sua risposta e sardi a Roma, ‘‘Sardegna’’, 3-4, 1914. Fu candidato nella lista socialista nelle elezioni comunali sassaresi del 1920, ma non fu eletto.

Secchi, Pasquale Insegnante, scrittore (n. Tempio Pausania 1940). A lungo insegnante di geografia a Sassari, gior` fatto nalista pubblicista dal 1980, si e conoscere dagli anni Ottanta per una pungente raccolta di epigrammi sul periodico‘‘Sassari sera’’. Oltre una traduzione del Corographia Sardiniae di Gian Francesco Fara, 1975, ha al suo attivo una serie di opere, spesso di polemica sociale e politica, tra cui Per una sociologia del banditismo sardo, 1972; La Sardegna senza eroi, 1973;

Amore da cani, romanzo, 1982; Amore e controamore, romanzo, 2004; Il Mar ` , epigrammi, 2005. Morto non c’e` piu

Secci, Adriano Imprenditore, consigliere regionale (n. Selargius 1937). Geometra, imprenditore di talento nel ` dedicato ansettore dell’edilizia, si e che alla politica schierandosi nella Democrazia Cristiana. Dopo essere stato ` diveneletto consigliere comunale e tato sindaco di Selargius nel 1979; ` stato eletto consinello stesso anno e gliere regionale per l’VIII legislatura nel collegio di Cagliari, al termine ` stato rieletto. Nel della quale non e ` pero ` riencorso della IX legislatura e trato in Consiglio regionale nel maggio del 1987 in sostituzione di Pinuccio Serra, dimissionario in occasione delle elezioni politiche di quell’anno. In se` ritirato dalla vita politica. guito si e

Secci, Angelo Illustratore (n. Villasimius, sec. XX). Ha aperto nel 2000 lo studio ‘‘Diart Digital Art’’, in cui si occupa di grafica creativa e digitale, web design e prodotti multimediali. Collabora con l’associazione Imago Mundi di Cagliari e con la Comunit.it s.r.l., per le quali elabora e realizza siti web e satellite collegati alla home page di ‘‘Comuni d’Italia’’.

Secci, Eliseo Dirigente industriale, ` Gerrei uomo politico (n. San Nicolo 1948). Perito industriale, dirigente industriale, ha lavorato a lungo all’Eni` entrato chem. Impegnato nelle ACLI, e in politica nella Democrazia Cristiana e successivamente nel Partito Popo` stato per anni consilare Italiano. E gliere comunale di Decimomannu, ` stato anche sindaco dal 1983 al dove e ` stato eletto al Consi1990, anno in cui e glio provinciale di Cagliari di cui ha fatto parte fino al 1995, divenendone presidente dal marzo al novembre ` stato eletto 1993. In seguito, nel 1994 e consigliere regionale del suo partito

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Sechi per l’XI legislatura nel collegio di Cagliari. Non rieletto nel 1999 per la XII ` tornato in Consiglio relegislatura, e gionale nel 2001 subentrando a Gianfranco Tunis dimissionario. Frattanto nel 1998 era stato eletto nuovamente sindaco di Decimomannu. Nel 2003 ` ricandidato come sindaco e ha non si e continuato a rimanere in Consiglio regionale fino allo scadere della legisla` stato poi rieletto nel 2004 per la tura; e XIII legislatura nelle liste dell’Unione. ` stato chiamato a Nel luglio del 2007 e ricoprire la carica di assessore regionale al Bilancio nella giunta Soru.

Sechi, Antonio (detto Lello) Uomo politico (Furtei 1937-Cagliari 1999). Dirigente di cooperative, consigliere regionale. Impegnato in politica fin da giovane nel Partito Comunista Italiano, si ` soprattutto di promuovere lo occupo sviluppo del movimento delle Cooperative. Nel 1974 fu eletto consigliere regionale del suo partito nel collegio di Cagliari per la VII legislatura; riconfermato anche per l’VIII, tra il 1980 e il 1982 fu assessore al Lavoro nelle due giunte Rais. Nel 1984 assunse la presidenza regionale del movimento delle ` ricandidato; Cooperative e non fu piu ` a lanegli anni che seguirono continuo vorare nel settore della cooperazione. Morı` prematuramente nel 1999.

Sechi, Antonio Giuseppe (detto Tonino) Funzionario, consigliere regionale (n. Bova 1933). Dipendente del Ministero dei trasporti, impegnato fin da giovane in politica nelle file della De` stato per molti mocrazia Cristiana, e anni consigliere e assessore comunale di Nuoro; presentatosi alle elezioni re` stato gionali per la IX legislatura non e ` subentrato in Coneletto, ma nel 1987 e siglio regionale ad Angelo Rojch dimis` stato riconfersionario. In seguito e mato anche per la X legislatura. Ripre-

` stato sentatosi nel 1994 per l’XI non e rieletto.

Sechi, Antonio Leonardo Pittore e incisore (Sassari 1928-ivi 1968). Dopo aver completato la sua formazione nell’Istituto d’Arte di Sassari, dove fu al` sopratlievo di Stanis Dessy, si affermo tutto come disegnatore e incisore, raggiungendo fama a livello nazionale. Educato al gusto delle architetture nella collaborazione da assistente con un altro suo maestro, Vico Mossa, ha rivolto la sua attenzione di artista soprattutto al paesaggio urbano, ritraendo vie, case e scorci di Sassari in uno stile garantito dallo straordinario possesso delle tecniche incisorie. Molte delle sue opere si trovano nella Calcografia di Stato di Roma e nel Ga` di binetto delle Stampe dell’Universita Cagliari. Precocemente ammalato, morı` purtroppo ancora giovane nel ` 1968. Testimonianza della sua attivita ` il libro postumo, Ritrovare Saccargia. e Documento grafico storico della basilica ` , pubblicato nel romanica di SS. Trinita 1982 a cura di Maria Lintas, sua moglie e compagna di esperienze artistiche.

Sechi, Forico (pseud. di Salvatore Se` 1911chi) Poeta (Nughedu San Nicolo ivi 1980). Fino ai 18 anni pastore e contadino, divenne poi falegname, me` , insieme a quello di stiere che pratico apprezzato intagliatore del legno, per tutto il resto della vita. Mancano notizie sul suo apprendistato di poeta in ` evidente che si nutrı` lingua sarda, ma e alla scuola poetica del suo villaggio, viva come un po’ in tutti quelli della zona. La fase ulteriore della sua matu` legata al premio ‘‘Ozieri’’, cui razione e prese parte dalle prime edizioni. Alla ` il seconda ottenne il terzo premio e gia primo alla terza, con S’ammentu chi ligat (Il ricordo che lega), rievocazione nostalgica di un amore giovanile e ` poi al massimo della giovinezza. Torno

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Sechi riconoscimento dodici anni dopo (XV edizione), con S’ultima iscurrizada (L’ultima galoppata), dialogo con un cavallo protagonista con l’autore di fantastiche scorribande. Fedele alla rima, l’abbandonava molto raramente, come ` vedere nelle raccolte delle sue si puo poesie, una curata da lui, A coro in manu (A cuore in mano), 1977, e una uscita postuma, A coro in manu. ‘‘In sa chijina de sas illusiones’’ (Tra la cenere delle illusioni), 1992. L’autore della presentazione della prima (che firma ` A.M.M.) scrive che la sua poesia «e priva di note di natura intellettualistica, mitologica e storica» e che egli rimane «fedele all’ambiente in cui vive» e ne canta «usi e tradizioni», esal` del latando «la bellezza e l’utilita voro»; al fondo un tono di «dolore pudico e raccolto», espresso «senza smancerosi rilasciamenti».

Sechi, Giovanni Ammiraglio, uomo politico (Sassari 1871-Roma 1935). Ministro della Marina, senatore del Regno. Dopo aver frequentato l’Accademia Navale di Livorno, percorse una brillante carriera giungendo ancora giovane al grado di ammiraglio. All’indomani della prima guerra mondiale fu ministro della Marina prima nel governo Nitti e quindi nell’ultimo governo Giolitti, nel periodo fra il giugno 1919 e il luglio 1921. Nel luglio 1919 era stato nominato senatore. Studioso di problemi della Marina italiana, scrisse anche su Il trattato di Locarno e l’equilibrio mediterraneo, 1926, sul comandante Ribetti, 1929, e l’armatore Rubattino, 1930. Contribuı` a rafforzare la posizione di La Maddalena come piazzaforte marittima.

Sechi, Giuseppe Antonio Clinico (Fonni 1776-Cagliari 1860). Dopo avere studiato presso i Frati minori del paese natio, si trasferı` a Cagliari laureandosi in Medicina nel 1800. Nel 1803 fu aggre-

` e quando, nel 1805, gato alla Facolta morı` Pietro Leo, fu incaricato di supplirlo. In seguito divenne professore ti` neltolare di Materia medica e insegno ` di Cagliari acquistando l’Universita fama e considerazione.

Sechi, Salvatore1 = Sechi, Forico Sechi, Salvatore2 Giurista (n. Tempio Pausania 1937). Consigliere di Stato, consigliere del presidente della Repubblica per gli Affari giuridici. Dopo la laurea in Giurisprudenza all’Uni` di Sassari, nel 1960 vince una versita borsa di studio della Confindustria e l’anno dopo viene assunto come funzionario. Fino al 1965 svolge intensa atti` pubblicistica su organi di stampa, vita periodici e quotidiani specializzati in materia economica. Nel 1967 si classifica al primo posto nel concorso a funzionario della carriera direttiva del Senato della Repubblica. Addetto all’Ufficio Studi legislativi, ha curato la traduzione e la pubblicazione dei regolamenti parlamentari dei paesi della Co` europea e ha condotto diverse munita ricerche in materia finanziaria e di bi` legislativa e lancio. Addetto all’attivita di sindacato ispettivo svolta dall’Assemblea, nel 1970 collabora con il gruppo di lavoro che assiste il Comitato incaricato di elaborare il testo del nuovo regolamento del Senato. Dal ` consigliere speciale del presi1983 e dente del Senato. Dal luglio 1985 al ` consigliere del presimaggio 1992 e dente della Repubblica Cossiga con l’incarico di direttore della Segreteria generale e quindi di capo di gabinetto. ` consigliere del preDal maggio 1992 e sidente della Repubblica Scalfaro con l’incarico di direttore dell’Ufficio per gli Affari giuridici e le Relazioni costituzionali; ricopre lo stesso incarico col presidente Ciampi e lo mantiene dal 2006 col presidente Napolitano. Nel giugno del 1986 viene nominato consi-

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Sechi gliere di Stato. Molto legato alla Gallura, ha al suo attivo l’edizione della Canzona di mastru Juanni, un popolare poemetto anonimo del primo Ottocento in gallurese (1982), e la prefazione al libro di Manlio Brigaglia e Franco Fresi Tempio e il suo volto (1995).

Sechi, Salvatore3 (in arte De Gonare). Pittore e incisore (n. Sarule 1937). Di` alplomato all’Istituto d’Arte, dove e lievo di Filippo Figari e Stanis Dessy, insegnante per alcuni anni di Educazione artistica, allestisce la sua prima personale a Nuoro nel 1961. Specializzatosi nella pittura su tavola, che mette a frutto la tecnica dei fondi d’oro di sapore orientale, realizza numerose opere per edifici sacri (il polittico sulla Parola per San Paolo, le due Via Crucis per Sant’Apollinare e la parrocchia del SS. Crocifisso, tutte a Sassari, dove vive e lavora). Nel 1969 esordisce come grafico, segnalandosi per la nettezza del segno e la raffinata padronanza delle diverse tecniche incisorie ` dedi(a L’opera grafica di de gonare e cato nel 1987 un volume riccamente documentato). Ha al suo attivo quasi cento personali in Italia e in numerosi paesi europei.

Sechi, Salvatore4 Scrittore, giornalista (n. Sindia 1938). Laureato in Peda` gogia a Sassari, vive a Macomer dove e stato per molti anni direttore didattico. ` Giornalista professionista dal 1971, e stato per anni corrispondente de ‘‘La Nuova Sardegna’’ e de ‘‘L’Unione ` autore di alcuni romanzi e di sarda’’. E raccolte di versi che gli hanno procurato molti lettori e attenzione di critici. «Una narrazione a tutto campo – ha scritto Paolo Pillonca del suo secondo romanzo – , dove gli strumenti della sua musica interiore suonano come un inno tenero e dolente». I suoi libri, Fuga nella memoria, romanzo, 1990;

La stazione dei sogni, romanzo, 1998; Abbalughente, versi, 2002.

Sechi, Salvatore5 Storico (n. Nulvi ` stato 1939). Formatosi a Sassari, dove e da giovanissimo collaboratore di ‘‘Ichnusa’’, dopo essersi laureato ha compiuto la sua specializzazione a Torino, dove ha lavorato per anni nella Fondazione Einaudi. In questo periodo ha trasformato la sua tesi di laurea nel suo libro d’esordio, Dopoguerra e fascismo in Sardegna, 1969, che ha contribuito al rinnovamento dell’attenzione per la storia contemporanea dell’isola e delle tecniche di analisi. In seguito ha fatto esperienze di studio a Oxford e in altri istituti all’estero, intraprendendo poi la carriera universitaria. Attualmente insegna Storia dei partiti e ` dei movimenti politici all’Universita di Ferrara. Protagonista di una tormentata polemica con il Partito Comunista Italiano, cui era iscritto, per aver in un suo scritto anticipato le critiche al metodo del centralismo democratico e sostenuto la tesi della ‘‘seconda ` avvicinato ondata’’ rivoluzionaria, si e ai movimenti extraparlamentari, dirigendo l’edizione italiana di riviste internazionali. Chiamato a far parte dell’Assemblea nazionale del Partito Socialista Italiano durante la segreteria ` stato per due anni direttore Craxi, e dell’Istituto Italiano di cultura di San Francisco (USA). Collaboratore prestigioso di alcuni importanti quotidiani ` ancora oggi fortemente crinazionali, e ` autico nei confronti della Sinistra. E tore di numerosi saggi sulla storia contemporanea, alcuni dei quali riguardano la Sardegna. Tra gli altri: Spunti critici sul Piano di rinascita, ‘‘Ichnusa’’, 48/49, 1962; Piano di sviluppo e sindacato di classe in Sardegna, ‘‘Ichnusa’’, 52, 1964; Nota su A. Deffenu e la rivista ‘‘Sardegna’’, ‘‘Ichnusa’’, 56-57, 1964; Sardegna tra guerra e dopoguerra, ‘‘Mo-

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Sechi Copello vimento di Liberazione in Italia’’, 88, 1967; Il movimento degli ex combattenti in Sardegna dal Congresso di Macomer alla fondazione del Partito Sardo d’Azione, ‘‘Autonomia Cronache’’, 2, 1968; Dopoguerra e fascismo in Sardegna. Il movimento autonomistico nella crisi dello Stato liberale (1918-1926), 1969; L’autonomismo in Sardegna, in Il fascismo e le autonomie locali (a cura di Sandro Fontana), 1973; A Macomer nacque la rivolta dei sardi contro il fascismo, ‘‘L’Unione sarda’’, 1973; Il movimento autonomistico in Sardegna (1917-1925), 1975; Il movimento autonomistico in ` alla Ricostruzione, Sardegna dall’Unita ‘‘Archivio storico siciliano’’, III, 1977; L’antico fascino del centralismo demo` un detonatore nella cratico, 1980; C’e questione Sardegna?, ‘‘Mondoperaio’’, 12, 1985. La pelle di zigrino, 1985; Dimenticare Livorno (con Sandro Merli), 1986; La questione sarda, in La Sardegna. Enciclopedia (a cura di Manlio Brigaglia), III, 1988.

Sechi, Simone Insegnante, storico (n. Bortigiadas 1948). Studioso di storia contemporanea, dopo aver conseguito la laurea in Lettere nel Magistero di ` dedicato all’insegnamento Sassari si e ` stato borsista presso e alla ricerca. E l’Istituto Superiore Regionale Etnografico approfondendo la sua tesi di laurea sullo sviluppo del polo industriale di Ottana (= Ottana). Interessato ai movimenti popolari in Sardegna, ha partecipato alle grandi iniziative di manifestazioni di massa organizzando convegni e seminari di studi. Attualmente insegna Filosofia e Scienze umane nel Liceo ‘‘Azuni’’ di ` il responsabile della sede di Sassari; e Sassari dell’ISSRA (Istituto Sardo per la Storia della Resistenza e dell’Autonomia), dove continua le sue ricerche sulla partecipazione dei sardi alla lotta di Liberazione e dirige numerosi corsi

di formazione nella scuola sarda. Tra i suoi scritti: tre voci, Storia delle elezioni politiche dal 1848 al 1979, Storia di Ottana, Storia delle elezioni regionali dal 1949 al 1979, tutte in La Sardegna. Enciclopedia (a cura di Manlio Brigaglia), I e II, 1982; La fabbrica di Ottana contro la memoria del popolo, ‘‘Quaderni bolotanesi’’, IX, 1983; Mollati dal mondo cattolico?, ‘‘Ichnusa’’, n.s., III, 5, 1983; Cronologia della Sardegna autonomistica (con M. Brigaglia), 1985; La partecipazione dei Sardi alla Resistenza italiana, in L’antifascismo in Sardegna (a cura di M. Brigaglia, F. Manconi, A. Mattone e G. Melis), II, 1986; due voci, Le consultazioni elettorali dal 1983 al 1987 e Cronologia della Sardegna contemporanea (con M. Brigaglia, Antonio Budruni, Rita Cecaro), tutte in La Sardegna. Enciclopedia (a cura di M. Brigaglia), III, 1988; 1943: il crollo del regime fascista in Sardegna, in Mezzogiorno 1943, 1996.

Sechi Copello, Beppe Scrittore (Alghero 1912-Genova 1985). Compiuti gli ` natale e Sasstudi secondari tra la citta ` poi in Economia e Comsari, si laureo mercio, con una tesi su Il Comune di ` di Torino. Per Alghero, all’Universita quanto abbia vissuto a lungo lontano ` , ne ha sempre seguito le dalla sua citta vicende e ha approfondito con lo studio la conoscenza della sua storia e dei suoi beni culturali. Collaboratore per lunghi anni della ‘‘Nuova Sardegna’’ ha pubblicato numerosi resoconti dei viaggi compiuti in diversi paesi dell’Europa e dell’Africa, poi raccolti in volume: Taccuino di viaggio, 1987. `, Rientrato ad Alghero nel 1970 inizio in collaborazione con lo storico sassarese Costanzo Deliperi, lo studio delle chiese del centro storico, di cui riferı` in articoli comparsi sul periodico dio` ’’; si dedico ` cesano sassarese ‘‘Liberta poi all’approfondimento di altri temi di storia e cultura locali: Il Duca di

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Sechi Dettori Monferrato, 1979; Storia di Alghero e del suo territorio, due volumi, 1984; Conchiglie sotto un ramo di corallo. Galleria di ritratti algheresi, 1987; Breve storia delle biblioteche di Alghero, 1989; Alghero. Riviera del Corallo. Stradario e profilo storico, 1990; Tradizioni popolari in Alghero, 1991.

Sechi Dettori, Salvatore Insegnante, ` sec. scrittore (Torralba, prima meta XIX-Foggia 1896). Conseguita la laurea ` all’insegnamento e al giornasi dedico ` a numerosi periodici lismo. Collaboro ` a Sassari il bisettimae nel 1869 fondo nale ‘‘Il progresso’’, che diresse fino al 1870. Prese parte al dibattito sulle ` Carte d’Arborea, sulla cui autenticita ` scettico, polemizzando persi mostro ` con Salvator Angelo De Castro e cio con Ignazio Pillito. L’insegnamento lo ` a risiedere in alcune citta ` della porto penisola. Tra i suoi scritti: Le pergamene d’Arborea, ‘‘La Stella di Sardegna’’, III, 1876; Lamentu. Poesia sarda, ‘‘La Stella di Sardegna’’, III, 1876; Etimologia sarda, ‘‘La Stella di Sardegna’’, V, 1878.

Sechis, Gerolamo Religioso (?, prima ` sec. XV-Ottana 1481). Vescovo di meta Ottana dal 1474 al 1481. Entrato nell’ordine dei Frati minori fu ordinato sacerdote. Operava da qualche anno in Sardegna quando nel 1474 fu nominato vescovo di Ottana da papa Sisto IV. Go` la sua diocesi in anni difficili, verno nei quali il territorio soffrı` per le conseguenze della guerra tra Leonardo ` Carroz. Alagon e Nicolo

Sedano Pianta erbacea biennale o perenne della famiglia delle Ombrellifere (Apium graveolens L.). I fusti angolosi possono raggiungere il metro di altezza. Le foglie sono pennate, divise in segmenti ovato-lobati, seghettate al margine. I fiori sono piccoli di colore bianco-verdastro e riuniti in infiorescenze a ombrella. Il frutto, comune-

` formato mente scambiato per seme, e da 2 acheni con costole verticali. Allo stato spontaneo si trova nei terreni acquitrinosi, lungo i fossi e i corsi d’ac` coltivata qua; da essa deriva la varieta del s. da coste, di cui si consumano i lunghi piccioli fogliari, carnosi e aromatici. I nomi sardi distinguono il s. ´llaru, da coltivato, chiamato appiu o se quello spontaneo, denominato invece: appiu de arrı´u (s. di fiume); appiu burdu (logudorese e campidanese), se´llari aresti (s. selvatico, sassarese). [TIZIANA SASSU]

Sedanu Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato di Cagliari, compreso nella curatoria del Campidano. Dopo la capitolazione del giudicato, nella divisione del 1258 ` a far parte dei territori amminientro strati direttamente dal Comune di Pisa. Subito dopo la conquista arago` a far parte del Regnum Sarnese entro diniae e poco dopo il villaggio fu concesso ai Della Gherardesca del conte Gherardo, che avevano fatto omaggio al re d’Aragona. Nel 1348, a causa della ` completamente. peste, si spopolo Scoppiata la prima guerra tra Mariano IV e Pietro IV, nel 1353 il suo territorio fu sequestrato al conte Gherardo e nel 1363 ceduto a Berengario Carroz, che lo unı` al grande feudo di Quirra.

Sedda Famiglia originaria del Mandro` nota nella selisai (secc. XVI-XIX). Gia ` del secolo XVI, quando alconda meta cuni dei suoi membri ricoprirono uffici nell’amministrazione reale. Nel 1607 un Mauro fu nominato collettore delle rendite del Mandrolisai; suo figlio Pietro Francesco, che risiedeva a Mamoiada, fu nominato ufficiale della Barbagia di Belvı`; nel 1649 questi ottenne il cavalierato ereditario e nel 1653 fu ammesso allo Stamento militare durante il parlamento del conte di Lemos; i suoi discendenti presero

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Sedilo parte a tutti gli altri parlamenti. Dai ` del sesuoi nipoti, nella seconda meta colo, si formarono tre rami della famiglia. Ramo di Lucifero. Da Lucifero, che ` ebbe il riconoscimento della nobilta ` la nel 1694 discese il ramo che fisso sua residenza a Gavoi e che si estinse nel corso del secolo XIX. Ramo di Martino. Martino, che ottenne ` nel il riconoscimento della nobilta ` invece a risiedere a Ma1700, continuo moiada. I suoi discendenti si stabilirono in seguito in molti altri centri e col tempo persero memoria dei propri privilegi. Ramo di Pietro Antioco. Da Pietro Antioco discese il ramo che si stabilı` a Samugheo; suo figlio Antonio Ignazio fu nominato ufficiale del Mandrolisai. Da lui nacque Giovanni Andrea, che nel 1746 fu nominato, a sua volta, ufficiale del Mandrolisai. Anche da lui viene una numerosa discendenza, che nel corso dell’Ottocento perse memoria dei suoi privilegi.

nella quale morı` nel 1936 e che i suoi discendenti tennero fino al 1970. Preso dal problema di ottimizzare i profitti, ` il problema della sicurezza trascuro sul lavoro, per cui nel corso degli anni nella miniera si registrarono molti infortuni, tanto che gli impianti furono polemicamente chiamati dagli stessi operai ‘‘la miniera dei mutilati’’. Dopo il 1936 gli eredi Asproni tentarono di ´ migliorare gli impianti, anche perche nuove prospezioni permisero la sco` di barite. Nel perta di ingenti quantita dopoguerra, intorno al 1959, gli impianti passarono sotto il controllo della Monteponi, che diede un nuovo im` . Nel 1962 Seddas pulso alle attivita ` alla Societa ` MetalsulModdizzis passo cis dell’ingegner Musio e in seguito fu collegata agli impianti di Campo Pisano.

Seddas Moddizzis Miniera di piombo, zinco e bario nei territori di Gonnesa e di Iglesias. Il suo sfruttamento ebbe inizio nel 1868, quando fu costituita, ` dell’ingegner Giorgio per volonta ` di Seddas ModdizAsproni, la Societa zis per lo sfruttamento dei suoi minerali principalmente della calamina. Grazie all’impegno dell’Asproni, che entro qualche anno divenne azionista `, gli impianti furono unico della societa migliorati e il livello della produzione fu elevato. Attorno alla miniera lo ` anche un vasto stesso Asproni sviluppo programma di miglioramenti agrari e fece costruire delle case coloniche, la ` a dipendenti cui conduzione affido della miniera; a partire dal 1893 promosse la costruzione di un villaggio, nel quale fece edificare quella che divenne la residenza della sua famiglia,

Sedilo – Ex voto del secolo XX conservato nel santuario di San Costantino.

Sedilo Comune della provincia di Ori` stano, compreso nella XV Comunita montana, con 2445 abitanti (al 2004), posto a 283 m sul livello del mare poco a nord del lago Omodeo. Regione storica: Gilciber. Diocesi di Alghero-Bosa. & TERRITORIO Il territorio comunale, di forma grosso modo triangolare, si estende per 68,88 km2, compresa una porzione del lago, e confina a nord con quelli di Dualchi, Noragugume e Ot-

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Sedilo tana, a est con Olzai e un’isola amministrativa di Sorradile, a sud con Bidonı` e a ovest con Ghilarza e Aidomaggiore. Si tratta di un territorio costituito in parte da colline e in parte, a settentrione, dal lembo meridionale dell’altipiano di Abbasanta. A oriente scorre il fiume Tirso che subito dopo forma la ` ampia dell’invaso artificiale parte piu ` unito con doppio del lago Omodeo. S. e svincolo alla superstrada AbbasantaNuoro, che passa a brevissima distanza; una strada secondaria si dirige verso nord-ovest per unirlo a Borore. & STORIA Il territorio e ` ricco di testimonianze archeologiche che risalgono al periodo prenuragico e testimoniano ` dell’insediamento della continuita l’uomo fino al periodo romano. Nel Medioevo era compreso nel giudicato d’Arborea e incluso nel distretto di Canales della curatoria del Guilcier (=). ` noteNel 1376 la sua popolazione calo volmente a causa della peste; nel 1378, nel momento cruciale della guerra tra Aragona e Arborea, il re d’Aragona, provocatoriamente comprese S. nei territori dati in feudo ai De Ligia (=). ` a riIl villaggio ovviamente continuo manere nelle mani del giudice, ma l’infeudazione, una volta caduto il giudicato d’Arborea, ebbe le sue conseguenze sulla storia di S. Dopo la battaglia di Sanluri, infatti, i suoi abitanti mantennero un atteggiamento ostile e il paese, nel 1410, fu concesso in feudo a Leonardo Ferrari (=), uomo fedele al ´ tentasse marchese d’Oristano, perche di pacificarne gli abitanti, ma quando il re nel 1412 riconobbe ai De Ligia i diritti sul Canales, la tensione au` , e nel 1415 la popolazione inmento sorse apertamente quando gli stessi si presentarono per essere investiti. S. comunque rimase in mano ai Ferrari fino al 1420 quando essi vendettero ai Pardo. I nuovi feudatari tennero il

paese fino al 1455, quando vendettero il villaggio al marchese di Oristano; era ` che S. rimanesse poco destino pero tempo unita al marchesato, infatti per le vicende legate a Leonardo Alagon (=) il feudo nel 1477 fu sequestrato. Tornato sotto la diretta amministrazione reale, il villaggio nel 1485 fu nuovamente concesso in feudo a Galcerando Requesens i cui discendenti nel 1507 lo trasmisero ai Cardona. Nel 1537 i Cardona vendettero il villaggio e tutto ` Torreil distretto del Canales a Nicolo sani e a Pietro Mora; rimasti unici possessori del feudo nel 1558, i Torresani dal 1566 ottennero il titolo di conti di Sedilo. Nei secoli successivi il villaggio ` dai Torresani ai Cervellon che si passo estinsero nel 1725. Dopo alcuni anni nel 1737 il villaggio fu nuovamente infeudato al canonico Francesco Solinas (=) che ottenne anche il titolo di mar` ai Delichese di S. Dai Solinas S. passo tala (=) ai quali fu riscattato nel 1838. Nel 1821 divenne capoluogo di mandamento e fu incluso nella provincia di ` a far ` entro Oristano; dal 1848 pero parte della divisione amministrativa di Cagliari e dal 1859 dell’omonima provincia. Nel 1974, costituita la provincia di Oristano, S. vi fu incluso. Della situazione socioeconomica del ` dell’Ottocento paese nella prima meta ci parla lo studioso Vittorio Angius (nel Dizionario del Casalis): «Nel censimento della Sardegna pubblicato nell’anno 1846 si notarono in Sedilo anime 2326, distribuite in famiglie 530 e in case 525. Nella tav. IV dove si presenta la distinzione secondo le condizioni domestiche si notano per la stessa popolazione maschi 646 scapoli, 409 ammogliati, 25 vedovi, e femmine 814 zitelle, 403 maritate e 20 vedove. Si celebrano ordinariamente 20 matrimoni, nascono 80, muojono 50. I matrimoni si sogliono contrarre dagli uomini nel-

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Sedilo ` da 22 a 30 anni, dalle donne tra’ 16 l’eta e 25. Ordinariamente si effettuano dopo la raccolta dei frutti agrari. Professioni. La massima parte degli uomini che possono lavorare si esercitano nell’agricoltura e nella pastorizia, pochissimi ne’ mestieri, che sono in istato di rozzezza, come si avvera generalmente. Si possono notare tra maggiori e minori applicati all’agricoltura 450, alla pastorizia 218, alcuni de’ quali fanno pure qualche coltivazione, ai mestieri 50. Le donne lavorano con as` sul telajo e tessono di lino tela siduita comune, lingerie di tavola; di cotone e ` unas o lino, coperte di letto (diconsi va ` nughas) con disegno vario; di lana il fa panno che serve per il vestiario, coltri, dette frassadas, e bisaccie di lana a disegni colorati. Ne’ tempi scorsi non era condotto nessun medico, e aveasi solo ´ nelle malattie si un flebotomo, sicche abbandonavano alla natura, provocando sudori, e dove nol vietasse l’inappetenza nutrendosi meglio che in altro tempo. Non vi sono famiglie veramente ricche; ma le agiate in gran numero. Istr uzione. Concorrono alla ` di 25 ragazzi, scuola primaria poco piu ` che altrove. e non profittano molto piu Talvolta si ha il comodo di qualche scuola privata per l’insegnamento de’ rudimenti della grammatica latina. Le persone che sappiano leggere e scrivere, oltre i preti, saranno in circa una ` parti il trentina. Agricoltura. Nelle piu ` idoneo alla cultura de’ territorio di S. e ` questa e ` notevolmente cereali, pero ` de’ estesa, come vedesi dalla quantita semi che annualmente si commettono a’ solchi, senza porre in conto la coltivazione dei novali (narboni) L’ordina` della seminagione e ` di staria quantita relli (mezzo ettolitro) di grano 7000, d’orzo 2000, 1000 di fave ed altrettanto di ceci, 300 di lino. La fruttificazione ` di 12. L’orticoltura ordinaria e media e

` molto negletta, e ristretta alle lattue ghe, bietole, a’ cavoli e ravanelli. Nella estate si lavorano alcuni orti presso le sponde del Tirso per melloni, cocomeri, citriuoli, fagiuoli e zucche. La meliga e le patate sono coltivate da pochi. Fruttiferi. Gli alberi fruttiferi sono ` propoca cosa. La nessuna industria e vata nel nessun frutto che ritrae da una ` di olivastri, i grandissima quantita quali aspettano che la mano dell’uomo li adatti a produrre frutti migliori. Non si fa altr’olio che quello del lentisco, e in grandissima copia. Le vigne sono ancora ristrette sı` che la vendemmia non ` ancora sufficiente alla consumae zione. Pastorizia. Larghe e fertili sono le regioni destinate al pascolo comune, `, e e se queste fossero date a proprieta non invase e calpestate da ogni genere di bestiame, basterebbero per nutrire ` del doppio e triplo del bestiame, al piu quale tante volte non basta. Bestiame manso. Sono per l’agricoltura circa 300 tori e gran numero di vacche manse; per servigio di sella e di basto cavalli 150, per macinare il grano e portar carichi giumenti 230, infine majali 160. Bestiame rude. Si computarono vacche 2500, capre 3000, pecore 8000, porci 800, cavalle 400. S. abbonda di latticini, che in massima parte si ha dalle ` de’ formaggi vacche manse. La qualita ` ordinariamente buona, la quantita ` e ` che si mette in vendita forse non e meno di quintali 1500. Gran parte di questo prodotto vendesi a Bosa, dove ´ pure si mandano tutte le pelli, perche nel paese non esistono concie. Le lane che sovrabbondano a’ bisogni del luogo si smerciano ne’ villaggi vicini. Apicultura. Anche questo ramo d’industria ha ` che il numero pochi che lo curino, gia delle arnie forse non sopravanza le ducento. Eppure se ne potrebbero coltivare migliaja essendo favorevoli le condizioni del clima. Commercio. Si

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Sedilo esercita questo principalmente con Bosa e con Oristano. I grani si mandano in Oristano e una parte ne’ villaggi delle montagne della vicina Barbagia. Nelle annate medie si possono estrarre da 2 a 5 mila ettolitri di grano. ` in La vendita dell’orzo e delle fave e ` . Di capi bovini se ne minor quantita vendono da 4 in 500, da 2 a 3000 montoni, ecc. In totale il valore delle ven` computare di circa 106 000 dite si puo ll. nuove». & ECONOMIA Le attivita ` di base dell’economia di S. sono l’agricoltura, in particolare la cerealicoltura, la viticoltura, la frutticoltura e l’olivicoltura, e l’allevamento del bestiame, soprattutto di bovini e ovini, e anche di suini, caprini ed equini. Negli ultimi decenni si sta sviluppando anche una modesta ` industriale nei settori alimenattivita ` tare, estrattivo e della meccanica. E poco organizzata la rete di distribuzione commerciale. Vi opera un risto` collegato da autolirante. Servizi. S. e ` nee agli altri centri della provincia. E dotato di Pro Loco, stazione dei Carabinieri, medico, farmacia, scuola dell’obbligo, sportello bancario. Possiede una Biblioteca comunale. & DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 2495 unita di cui stranieri 29; maschi 1217; femmine 1273; famiglie 919. La tendenza complessiva rivelava una diminuzione della popolazione, con morti per anno 43 e nati 17; cancellati dall’anagrafe 39 e nuovi iscritti 15. Tra i principali indicatori economici: imponibile medio IRPEF 13 110 in migliaia di lire; versamenti ICI 929; aziende agricole 314; imprese commerciali 105; esercizi pubblici 16; esercizi al dettaglio 33; ambulanti 2. Tra gli indicatori sociali: occupati 722; disoccupati 130; inoccupati 128; laureati 61; diplomati 285; con licenza media 765; con licenza elemen-

tare 793; analfabeti 114; automezzi circolanti 896; abbonamenti TV 717. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Ric` il patrimonio archeologico chissimo e del suo territorio, con monumenti che vanno dal Prenuragico al periodo ro` delmano e dimostrano la continuita l’insediamento dell’uomo. Al periodo prenuragico appartengono le domus de janas di Iloi e di Lochele, di Pedra Cuba, di Pudderigos, Sa Perca, Cannizzus, Sos Tattis; numerosi anche i betili, di grande interesse scientifico. Ma le testimonianze di maggiore rilievo sono del periodo nuragico, in particolare i nuraghi Araiola, Boladigas, Busoro, Busurtei, Calavrighedu, Columbos, Cunzaos, de Montemajore, de Su Conte, Erighine, Filigorri, Iloi, Irghiddo, Ladu, Lure, Melas, Mindalai, Mura, Oligai, Orbezzari, Perras, Pizzinnu, Puligone, Putzu de Lottas, Ruju, Sa Maddalena, Scudu, Serra, Serra Majore, Serra Sanae, Su Putzu, Surzaga, Talasai. A questi vanno aggiunte le Tombe di giganti di Busoro, Iloi, Santu Antine ’e Campu. Tra tutti ` quello di il sito di maggiore interesse e Iloi, dove, accanto alle domus de janas ` detto, sorge un imponente di cui si e nuraghe accanto al quale si trova un complesso di tre Tombe di giganti del tipo a poliandro, situate a breve distanza l’una dall’altra. Si tratta di sepolture collettive costituite da un’esedra semicircolare dalla quale attraverso una stele finemente lavorata a rilievo ci si immette in un lungo corridoio coperto che funge da cella funera` quello di ria. Altro interessante sito e S’Ena ’e Sa Vacca, a qualche chilometro dall’abitato oltre il santuario di San Costantino e vicino al nuraghe Su Puddu. Vi si trova una tomba risalente ` antica della civilta ` nuraalla fase piu gica che documenta l’evoluzione dalle sepolture a dolmen a quelle dette ‘‘di

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Sedilo giganti’’; il vano funerario, di forma ` costituito da lastroni rettangolare, e perimetrali e da uno di copertura che misura 3,80 x 0,92 m. Al periodo punico infine va ricondotto il sito di Talasai, posto sul poggio di un’altura a guardia ` di un guado sul Tirso; qui nel 1970 e stata individuata una fortezza punica, costruita nel secolo V a.C., il cui impianto ricorda quello di Monte Sirai: vi sono stati identificati i resti di una muraglia e di costruzioni quadrangolari. & PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE Il tessuto urbano ha conservato nel nucleo storico l’assetto tradizio` piani nale con le case in pietra a piu affacciate su strade strette e tortuose di grande suggestione. Alcuni edifici del centro storico sono di rilievo come la chiesa di San Giovanni Battista, parrocchiale costruita in forme goticoaragonesi nel secolo XV e ristrutturata quasi totalmente agli inizi del XVIII; di ` la facciata, ediparticolare eleganza e ficata in conci di pietra rosata e terminata nel 1703. Sulla piazza antistante si affaccia anche la sede del Comune e vi sono stati collocati alcuni betili aniconici di grande effetto. Altro edificio di ` la chiesa di San Basilio e San rilievo e Giacomo, costruita nel secolo XVI con un impianto a una sola navata, unica chiesa della provincia di Oristano con l’ingresso laterale. Infine la cappella Manca Zonchello, chiesa gentilizia costruita nel secolo XVIII in forme eleganti. A poca distanza dal centro sorge poi il santuario di San Costantino, posto in una conca affacciata sul lago Omodeo (=).L’edificio fu costruito nel 1789, probabilmente su una chiesa medioevale, in forme baroccheggianti. L’interno, a una sola navata, conserva un gran numero di ex voto; la facciata, in conci rosati, ha forme baroccheggianti complessivamente solenni.

L’edificio si trova all’interno di un suggestivo recinto al quale si accede per un imponente portale e alle cui pareti sono appoggiati dei porticati e le piccole casette per i novenanti e i pellegrini (cumbessı`as); tutti gli anni questi edifici e lo spazio che racchiudono costituiscono lo scenario particolarmente suggestivo entro il quale si corre l’ardia. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Numerose sono le feste popolari che tramandano la memoria di antiche tradizioni. Tra queste il 16 e 17 gennaio la festa di Sant’Antonio Abate che culmina con l’accensione di un grande ` propiziatore della primavera; falo nella stessa occasione si svolge un’asta dei prodotti tipici del territorio che ` dal guconsente di gustare specialita sto antico e raro. Spettacolari sono le feste del Carnevale che si svolgono a febbraio e durano una settimana durante la quale si svolgono una ‘‘frittellata’’, una ‘‘favata’’, balli pubblici e soprattutto la spettacolare giostra a cavallo detta cursa ’e su puddu (del gallo). Suggestive sono le feste di giugno, in particolare quella detta de S’arzola (l’aia) che ripropone la falciatura e trebbiatura secondo gli antichi metodi oramai abbandonati. Quest’ultima fe` degno prodromo della piu ` spettasta e colare e famosa ardia, momento culminante della festa di San Costantino. Secondo un’antica tradizione la chiesa sarebbe stata fatta costruire da un uomo di Scano di Montiferro per sciogliere un voto fatto durante la sua ` in Africa; non e ` possibile veschiavitu rificare il fondamento della leggenda, ` certo pero ` che fino al 1806 la sagra e era organizzata dagli abitanti di Scano. Da quell’anno infatti il parroco di S. lo impedı` e, per quanto l’intervento provocasse una rissa tra i cavalieri dei due villaggi, la sua scelta da allora in poi fu

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Sedini ` la tradizione della rispettata. In realta sagra si perde nella notte dei tempi. Il ` qualificante e ` rapsuo momento piu presentato dall’ardia, una corsa sfrenata lungo un sentiero scosceso e accidentato che dalla chiesa conduce nella parte bassa dello spiazzo circostante. Questa ardimentosa cavalcata, nella quale spesso la bravura dei cavalieri ` evitare incidenti, alcuni dei non puo quali mortali, nel giro di poche ore si svolge due volte, la prima nel pomeriggio del 6 luglio con il concorso di migliaia di persone, la seconda all’alba del 7 luglio in una non meno suggestiva solitudine. La competizione ha un si` gnificato profondamente religioso, e legata allo scioglimento di un voto e si regge sulla bravura del capocorsa (pandela mazore) cui il parroco consegna lo stendardo; egli sceglie altre due pandelas che hanno il compito di organizzare ciascuno una propria scorta (iscorta) i cui componenti devono ostacolare con gli stendardi la corsa degli altri. I cavalieri durante la corsa tentano con ogni mezzo di mettere in diffi` il capocorsa e i suoi difensori, colta raggiungono al galoppo il portale d’ingresso del santuario che debbono riuscire a infilare senza rallentare, poi, giunti alla parte bassa del piazzale, tornano a inerpicarsi lungo il pendio che porta al santuario passando davanti alle cumbessı`as, tra il tripudio degli spettatori e gli spari a salve; giunti al santuario ne fanno per tre volte il giro. Poi si lanciano di nuovo a capofitto nella discesa in direzione di un recinto (sa muredda) posto al centro dell’area ` innalzata una del santuario, dove e croce, e infine tornano al santuario, e la corsa ha termine. A questo punto il parroco e le pandelas offrono vino e dolciumi. La sagra ha una coda all’ottava quando si svolge un’ardia a piedi che segue un rituale identico a quello

dell’ardia a cavallo e culmina con una corsa in cui le tre pandelas (vessillo giallo, vessillo rosso e vessillo bianco) e le rispettive scorte competono tra loro lungo il consueto percorso. Bellis` anche il costume. L’abbigliasimo e ` costimento tradizionale femminile e tuito da una camicia bianca ricamata e lunga, tanto che serve anche da sottogonna, e da una gonna plissettata di tibet nero (sa gunnedda). Sopra la camicia si indossano il busto (s’imbustu) di broccato bianco sulle spalle e rosso violetto attorno alla vita, chiuso sotto il seno da un nastro, e una giacca (su zippone) in tibet nero con maniche larghe, che termina sulla vita con due punte. Sulla gonna si indossa il grembiule di seta nera con disegno di fiori stampati (su parenanti). L’abbiglia` completato da una benda mento e bianca che incornicia il viso (sa tiazola). L’abbigliamento tradizionale ma` costituito da una camicia schile e bianca pieghettata sul petto e da pantaloni di panno grigio (sos pantalones murros). Sopra la camicia si indossano la giacca (su zippone) in velluto nero a doppio petto con bordo di lana nera, chiusa da due file di bottoni, e il gilet (sa este) di pelle di vitello a pelo raso, aperto in modo da mostrare la giacca. ` completato da una L’abbigliamento e berritta lunga di panno nero.

Sedini Comune della provincia di Sas` monsari, compreso nella II Comunita tana, con 1432 abitanti (al 2004), posto a 306 m sul livello del mare nel retroterra di Castelsardo. Regione storica: Anglona. Diocesi di Tempio-Ampurias. & TERRITORIO Il territorio comunale, di forma grosso modo ad L, si estende per 41,49 km2 e confina a nord con Castelsardo e Valledoria, a est ancora con Valledoria e con Bulzi, a sud con Laerru e a ovest con Nulvi. Si tratta di una regione, tipica dell’Anglona, di

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Sedini colline calcaree che da questo punto iniziano lentamente a digradare verso la piana del Coghinas e il litorale del golfo dell’Asinara. Il paese comunica con la costa e con la litoranea SassariSanta Teresa Gallura tramite la statale 134 per Castelsardo e una secondaria per Valledoria; a sud la statale continua per Bulzi e Laerru, mentre a ovest una traversa si dirige verso Tergu. & STORIA Il territorio e ` particolarmente ricco di testimonianze archeo` prenuragica e nuragica, logiche di eta ` di origini medioma l’attuale centro e evali. Apparteneva al giudicato di Torres ed era incluso nella curatoria dell’Anglona che, a partire dal secolo XII, ` nelle mani dei Doria per matripasso monio. Estinta la famiglia giudicale, S. fu incluso nello stato feudale che i Doria formarono nella parte nord-occidentale dell’isola. Dopo la conquista aragonese il villaggio, quando nel 1330 fu investito dalle truppe di Raimondo ` Cardona, subı` gravi danni ma continuo a rimanere in mano ai Doria. Altri danni subı` a causa della ribellione del 1347 e negli anni successivi, scoppiata la prima guerra tra Mariano IVe Pietro ` a essere IV, il suo territorio continuo ` quasi completadevastato e si spopolo mente. I Doria tuttavia, avvicinatisi al re d’Aragona, riuscirono a mantenerne ` la seil possesso ma, quando scoppio conda guerra tra Mariano IV e Pietro IV, fu occupato da truppe giudicali. Cosı` S. rimase in possesso degli Arborea fino alla caduta del giudicato e subito dopo i Doria, schieratisi contro il visconte di Narbona, tentarono di riprenderne il dominio ma furono sconfitti. Finita la parentesi narbonese, S. ` a far parte del grande nel 1420 entro feudo concesso a Bernardo Centelles. Nel corso dei secoli successivi il villag` dai Centelles ai Borgia che si gio passo estinsero nel 1740 lasciando eredi gli

` ai Pimen˜ iga; da questi poi passo Zun tel e infine ai Tellez Giron ai quali fu riscattato nel 1838. Nel 1821 fu incluso nella provincia di Sassari, nel 1848 en` a far parte della divisione amminitro strativa di Sassari e dal 1859 della ricostituita omonima provincia. Di questo periodo ci parla Vittorio Angius, nel Dizionario del Casalis, soffermandosi sulle condizioni economiche e sociali del paese: «Popolazione. Secondo il censimento del 1845 era in S. una popolazione di 1323 anime, distribuite in famiglie 359, e in case 309. Rispettiva` e al sesso fu distinta nelle mente all’eta classi seguenti: sotto li 5 anni, maschi 72, femmine 62; da 5 ai 10, maschi 91, femm. 83, da’ 10 ai 20, mas. 136, femm. 116; da’ 20 a’ 30, maschi 118, femm. 108; da’ 30 a’ 40, mas. 111, femm. 60; da’ 40 a’ 50, mas. 71, femm. 98; da’ 50 a’ 60, mas. 35, femm. 75; da’ 60 a’ 70 mas. 19, femm. 29; dai 70 a’ 80, mas. 7, femm. 5; dagli 80 a’ 90, mas. 3, femm. 4. E rispettivamente alla condizione domestica si notarono maschi, scapoli 405, ammogliati 258, vedovi 20, in totale 683; femmine zitelle 294, maritate 265, vedove 81, in totale 640. L’ordinario numero delle ` di 40, quello delle nascite all’anno e morti 20, quello de’ matrimoni 8. La ` frequentata da poscuola primaria e chissimi ragazzi, non curando i genitori di farli istruire. Le principali professioni sono l’agricoltura e la pastori` sono zia; i mestieri di prima necessita esercitati da poche persone. Le donne lavorano sempre, e fanno delle tele e de’ panni per provvedere a’ bisogni della famiglia. Agricoltura. S. ha terre nientemeno idonee a’ cereali, che ` vantate dell’Anglona, il sieno le piu ` lodato tra i piu ` qual dipartimento e graniferi dell’Isola. L’ordinaria seminagione del frumento di circa 800 ettolitri, di 400 d’orzo, di 100 di fave, e in proporzione de’ vari legumi, piselli,

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Sedini ceci, lenticchie, ecc. S. semina molto di lino, e quello che sopravanza al bisogno delle famiglie si vende in Gallura. La fruttificazione media del frumento ` del dieci per uno. Le altre specie rene ` o meno. La dono ordinariamente piu ` fissata a dote del Monte granatico e mille rasieri, o star. 3500 ma non ve ` di 500. La vite prospera, e le n’ha piu uve maturano bene: in massima parte ` bianca e producono sono della varieta `e ` insufficiente buon vino, il quale pero ` puo ` alla consumazione interna. Da cio ` dedursi che questa coltivazione e molto ristretta, se non manchino luoghi idonei alla medesima, manca l’in` di circa dustria. Il numero delle vigne e ` fra le quali sono di brevis150, le piu sima area. Le maggiori appena potranno produrre quaranta cariche. Si distilla una porzione del vino, e questa acquavite serve a particolar provista delle famiglie. Gli alberi fruttiferi non ` cosono in gran numero; le specie piu muni sono peri, pomi, susini, mandorli, noci, ficaje. Le chiudende dette tanche per seminarvi e tenervi a pascolo il bestiame, quando i pascoli comunali scarseggino, sono poche. In queste introducesi il bestiame di lavoro ne’ rigori del verno. Pastorizia. Le regioni incolte del sedinese sono fertili di buoni pascoli per le solite specie che si educano. Il bestiame manso numera 180 buoi per il servigio agrario e per trasporto, 100 cavalli per sella e per basto, 150 giumenti, e 60 majali. Si alleva gran copia di pollame. Il bestiame rude ha pochi armenti di cavalle, i quali non sommano a 140 capi. Le vacche sorpassano forse i 1000 capi, le capre i 2500, le pecore i 4500, i porci 900. I formaggi, sebbene manipolati non molto bene, hanno riputazione di buoni, e si mettono in commercio per l’estero. Gli altri articoli della pastorizia si vendono principalmente a’ mercanti di Sassari.

` negletta, e forse il totale L’apicultura e degli alveari non sorpassa i 200. Commercio. Dopo aver notato il commercio degli articoli pastori e detto con chi si fa, noteremo il commercio degli articoli agrari e diremo che questo si fa co’ galluresi, i quali ancora non fanno ` necesprodurre quanto di frumento e sario alle loro provisioni. La somma ` ritrarre dalla vendita di queche S. puo sti diversi articoli forse non giugne alle l. 90 mila». & ECONOMIA Le attivita ` di base della sua economia sono l’agricoltura, in particolare la cerealicoltura, la frutticoltura, la viticoltura e l’olivicoltura; l’allevamento del bestiame, in particolare di bovini e suini, ma anche di ovini e caprini. Negli ultimi decenni si sta sviluppando anche una modesta atti` industriale limitata ai settori alivita ` modesta anche la mentare e edile. E rete di distribuzione commerciale. ` collegato tramite autolinee Servizi. S. e ` doagli altri centri della provincia. E tato di stazione dei Carabinieri, medico, guardia medica, farmacia, scuola dell’obbligo, sportello bancario. & DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 1490 unita di cui stranieri 5; maschi 732; femmine 758; famiglie 545. La tendenza complessiva rivelava una diminuzione della popolazione, con morti per anno 20 e nati 6; cancellati dall’anagrafe 22 e nuovi iscritti 23. Tra i principali indicatori economici: imponibile medio IRPEF 14 745 in migliaia di lire; versamenti ICI 655; aziende agricole 254; imprese commerciali 89; esercizi pubblici 12; esercizi all’ingrosso 2; esercizi al dettaglio 22; ambulanti 4. Tra gli indicatori sociali: occupati 393; disoccupati 12; inoccupati 112; laureati 22; diplomati 137; con licenza media 415; con licenza elementare 538; analfabeti 92;

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Sedini automezzi circolanti 575; abbonamenti TV 417. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il ter` ricchissimo di testimonianze ritorio e del periodo prenuragico e nuragico; in particolare le domus de janas di Algosa e molte altre inglobate nel centro abitato. Degni di nota sono anche i nuraghi Cannalzu, Capitale, Conca Niedda, Monti Falcadu, Padru, Sa Ruinosa. Il ` suggestivo e ` la cosidmonumento piu detta Casa delle fate, un complesso di domus de janas situato nella strada principale del villaggio e ricavato da un imponente roccione calcareo nel quale furono scavate le camerette sepolcrali. Queste vennero riutilizzate nel Medioevo, allargate e messe in comunicazione tra loro fino a formare un ` piani. Nel corso dei complesso a piu ` del secolo XIX fusecoli e fino a meta rono utilizzate sia come abitazione che come carcere. Oggi finalmente sono adibite alla visita. & PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE Il centro abitato nella sua parte storica presenta delle caratteristiche singolari: inglobato in una valle stretta ` costituito da case che e pittoresca, e sembra quasi si sovrappongano le une alle altre e che si fondano con roccioni calcarei nei quali si trovano domus de janas che nel corso dei millenni sono state utilizzate e riutilizzate in varie maniere, anche come abitazioni fino a tempi relativamente recenti. Tra gli edifici di maggior pregio la chiesa di Sant’Andrea, parrocchiale costruita in forme gotico-aragonesi tra il 1517 e il 1527. Ha una sola navata e cappelle laterali i cui archi di ingresso sono particolarmente ricchi di intagli eseguiti dagli scalpellini locali (= Picaparders); vi si conservano un dipinto che Andrea Lusso (=) eseguı` nel 1597 rifacendosi a un’opera di Raffaello e un crocifisso ligneo del secolo XVI. La fac-

` abbellita da un portale inquaciata e drato da due lesene in forme tipicamente gotico-aragonesi. Altra chiesa ` quella di Nostra Signora interessante e del Rosario, costruita nel Seicento in ` di piccole diforme baroccheggianti; e mensioni, ha l’impianto a una navata completata da un piccolo presbiterio. ` conservato un coro di leAll’interno e gno intagliato del secolo XVII realizzato da artigiani locali. Nelle campagne circostanti si trova anche l’abbazia di San Nicola di Silanis, che sorge nella vallata del rio omonimo sulla strada per Bulzi. Fu fatta costruire agli inizi del secolo XII da Furatu de Gitil e da sua moglie Susanna de Zori, parenti della dinastia giudicale, e poi donata ai monaci di Montecassino. Edificata in forme romaniche lucchesi da un architetto di gusto raffinato, ha un’aula a tre navate scandite da campate e absidate, con copertura a volte a botte. Era annessa a un monastero di cui riman` in gono alcune vestigia. L’edificio ando rovina a partire dal secolo XVI e non fu mai restaurato; attualmente le sue vestigia coperte di edera sono di grande suggestione per il visitatore. Gli elementi stilistici superstiti rivestono grande importanza per lo studioso e inducono ad auspicare il suo restauro. A poca distanza sorge anche la chiesa di Santa Barbara e Sant’Anna, a una sola ` arnavata e volta a botte; la facciata e ricchita da un campanile a vela e da un elegante portale architravato; pur` stata lasciata andare in rovina troppo e da alcuni decenni. Sempre nella vallata del Silanis sono la chiesa de L’Annunziata, costruita nel Medioevo, che fu probabilmente la parrocchia del villaggio di Speluncas, poi abbandonato. ` stata abbandonata Da alcuni decenni e ` andata in rovina. A anche la chiesa ed e breve distanza si apre la grotta detta ` molto estesa e conConca Bulia che e

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Segariu serva al suo interno interessanti concrezioni. Di grande interesse anche San Pancrazio, chiesetta che sorge a 5 ` cio ` che resta del km dall’abitato ed e priorato cassinese omonimo; l’edificio, che era probabilmente un locale di servizio del convento fatto costruire da Gonario di Lacon nel secolo XII, fu adattato a chiesa nel secolo XIII. La ` in conci di calcare disua struttura e sposti a bande intercalate a filari di conci di trachite scura. Ha una sola navata non absidata, la facciata era arricchita da un campaniletto a vela poi crollato. La chiesa di San Giacomo sorge a poca distanza dall’abitato in lo` Campo di S.; fu costruita nel Mecalita dioevo, nei secoli successivi fu trascu` in rovina; dopo il 1970 e ` rata e ando stata completamente restaurata. Al suo interno conserva la statua lignea del santo del secolo XVII. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Numerose sono le feste popolari, occasione per far rivivere le antiche tradi` ; tra queste si zioni della comunita svolge, nella seconda domenica di maggio, quella in onore di San Pancrazio, presso la chiesa campestre dedicata al santo. Si protrae per due giorni con un ricco programma che culmina in uno spettacolare palio nel quale i cavalieri si esibiscono in giostre speri` importante e ` pero ` colate. La festa piu quella in onore del patrono Sant’Andrea, che dura due giorni e dopo diverse manifestazioni religiose e profane si conclude con una grande cena nel corso della quale vengono offerti a tutti i partecipanti pesce e ‘‘porcetto’’ arrosto abbondantemente innaffiati con vini locali.

Segariu Comune della provincia del Medio Campidano, incluso nel Comprensorio n. 25, con 1358 abitanti (al 2004), posto a 117 m sul livello del mare 9 km a oriente di Sanluri. Re-

gione storica: Nuraminis. Archidiocesi di Cagliari. & TERRITORIO Il territorio comunale, di forma grosso modo trapezoidale, si estende per 16,69 km2 e confina a nord con Villamar, a est con Guasila, a sud ancora con Guasila e con Furtei, a ovest con Furtei. Si tratta di una regione mista, formata in parte dalle valli del rio Mannu e del suo affluente Lanessi, in parte dalle modeste alture della Trexenta che si vanno affievolendo verso la vicina piana campida` attraversato dalla stanese. Il paese e tale 547 che unisce Sanluri a Guasila, e dalla quale si distacca una traversa a nord, per il collegamento diretto con Villamar. & STORIA L’attuale centro abitato e ` di origine altomedioevale, probabil` da una popolazione mente si sviluppo ` di insediata attorno a una comunita monaci bizantini. Apparteneva al giudicato di Cagliari ed era compreso nella curatoria della Trexenta. Scomparso il giudicato, nella divisione del 1258 il villaggio fu compreso nella parte di territori assegnata al conte di Capraia; all’estinzione della sua di` ai giudici d’Arborea. scendenza passo Nel 1295 Mariano II lo cedette al Comune di Pisa e prima della fine del secolo XIII venne amministrato direttamente da funzionari pisani. Dopo la ` a far parte conquista aragonese entro del Regnum Sardiniae e quando nel 1326 fu stipulata la seconda pace tra Aragona e Pisa, S. fu compreso nel grande feudo della Trexenta che fu ` concesso al Comune di Pisa. Pisa pero ` nel 1353 allo ne perse la disponibilita scoppio della prima guerra tra Mariano IV e Pietro IV; in seguito il suo territorio fu teatro delle guerre e soffrı` gravi danni. Dal 1366 alla battaglia di Sanluri il villaggio rimase occupato dalle truppe giudicali. Tornato in

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Segariu mani aragonesi, nel 1420 fu concesso in amministrazione a Giacomo de Besora ` e nel 1436 la concessione si trasformo in vincolo feudale. Nel 1454 la vedova ` del De Besora, trovandosi in difficolta finanziarie, vendette il villaggio ai Sanjust che lo unirono al loro grande feudo di Furtei. La vendita ebbe conseguenze determinanti per la storia del paese: ` il distacco di S. dalla Treinfatti segno xenta e il suo inserimento nella curatoria di Nuraminis; nei secoli successivi ` a essere posseduto dai Sancontinuo ` quasi completajust ma si spopolo ` del XVII rimente. Nella seconda meta prese a popolarsi forse grazie alla atti` di produzione delle tegole sarde vita ` in tutta l’iper le quali ebbe notorieta sola; fu riscattato ai Sanjust nel 1838. Nel 1821 fu inserito nella provincia di ` a far parte Cagliari; dal 1848 entro della divisione amministrativa di Cagliari e dal 1859 fu nuovamente compreso nella ricostituita provincia. Del periodo ci parla Vittorio Angius nella scheda che scrisse per il Dizionario del Casalis: «Nel censimento del 1845 la ` di 629 anime, popolazione dei S. si noto distribuite in famiglie 163, e in case 148. Il vero numero della popolazione, ` di anime come rilevo da altri dati, e 688, divise in maggiori di anni 20, mas. 218, fem. 215, e in minori mas. 137, fem. 118. Le medie del movimento della popolazione sono le seguenti, nati 35, morti 18, matrimoni 6. Attendono all’agricoltura 210 persone tra grandi e piccoli, alla pastorizia 20, a diversi mestieri 12. Le donne sono laboriose, e filando e tessendo provvedono molte parti del vestiario e le lingerie della casa. La scuola primaria non ha prodotto nessun frutto. Agricoltura. Il territorio di S., come il rimanente della ` attissimo ai cereali, e riTrecenta, e ceve i diversi soliti semi di frumento, orzo, fave, ceci, cicerchie, lenticchie e

di lino. Nel complesso delle terre ` compreso il piano che e ` sul piane e colle a levante del popolato dove si ´ i cereali non si suol seminare. Perche ` si dice seminano che nei piani, pero che nel territorio di S. non si possono ` di 450 starelli nelle due seminare piu ` tanti nella seminata e alregioni, cioe trettanti nel maggese, ma forse potrebbe accomodarsi alla seminagione un altro numero considerevole di giornate se si avesse maggior industria. Per causa di questo difetto di suolo seminativo devono i segarivesi prender in af` sefitto campi di altri territori, e pero ` di frumento minano un centinajo e piu di starelli di frumento in quello di Guasila, altrettanto di orzo, e non meno ancora di legumi. Tutta la suddetta quan` non si semina con l’aratro, perche ´ tita ` poveri sogliono coltigli agricoltori piu vare con la zappa e fare de’ narboni. I quali certamente non producono ´ in questo terriquanto altrove, perche torio, dove mancano le grandi mac` concimare il novale chie, non si puo con le ceneri delle medesime. La coltura del granone e del canape, sebbene le acque del Lanessi dieno comodo alla medesima, manca totalmente: quella delle specie ortensi, che sarebbe pure molto favorita dalle stesse condizioni, ` ristrettissima a’ bisogni de’ particoe lari, che hanno sito idoneo alla mede` al sima. L’ordinaria fruttificazione e dodici; ma se non manchi il favor del cielo nel bisogno de’ seminati si ha un prodotto assai maggiore. Le vigne sono prospere, e si avrebbe suolo idoneo per applicarne la coltivazione al settuplo, se questi paesani sapessero provvedere al loro interesse. La vendemmia solendosi fare quando i grappoli non ` sono ancora ben maturi, accade pero `, e che i vini non abbiano molta bonta non reggano per tutto l’anno. Se ne smercia una piccola parte, e un’altra

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Segariu ancor minore si brucia per acquavite. La distillazione sarebbe maggiore se non si mancasse di legna da ardere. La ` ordinaria del mosto si comquantita puta di circa 60 mila litri. Fruttiferi. Le ` comuni sono peri, susini, specie piu peschi, albicocchi, ficaje, mandorli, olivi e meli. Le terre chiuse in tutta la estensione del suo territorio si possono computare per l’ottava della superficie totale. Pastorizia. I pascoli erbosi non sono scarsi nel segarivese, se non manchino le pioggie. Il bestiame manso comprende buoi 130, poche vacche, 40 cavalli, 60 majali, e 130 giumenti. Il bestiame rude consiste in vacche 170, pecore 2500, porci 600. I frutti agrari di S. si mandano in Sanluri, donde si trasportano ne’ carrettoni sino a Cagliari. I segarivesi dopo che hanno fatto la raccolta se non hanno occupazioni di maggiore interesse si applicano al lavoro sull’argilla per formare tevoli e mattoni, che vendono nel paese e fuori. Spesso continuano questa industria ne’ mesi di agosto, settembre e otto` del bre». Nel corso della seconda meta secolo vi fu avviato lo sfruttamento industriale del caolino e ne fu incrementata la lavorazione con la produzione delle tegole e dei fornelli. Agli inizi del Novecento, con la costruzione nel paese degli argini lungo il corso del rio ` Lanessi, si pose fine alla precarieta dell’abitato che spesso era stato minacciato dalle piene del torrente. Negli ultimi anni S. ha partecipato attivamente al dibattito per la costituzione della provincia del Medio Campidano. & ECONOMIA Le attivita ` di base della sua economia sono l’agricoltura, in particolare la cerealicoltura, l’orticoltura, la viticoltura e l’olivicoltura, e l’allevamento del bestiame, soprattutto bovini, suini e in misura minore ovini, equini e pollame. Negli ultimi decenni si sta sviluppando anche una

` industriale nei settori modesta attivita alimentare, metallurgico, edile e dei ` sufficientemateriali da costruzione. E mente organizzata la rete di distribuzione commerciale. Artigianato. Di ` la fabbricatradizioni molto antiche e zione delle tegole di argilla un tempo ` ormai del apprezzatissime; mentre e tutto tramontata la fabbricazione di fornelli in argilla per i quali gli artigiani di S. erano famosi in tutta la Sar` collegato da autolidegna. Servizi. S. e ` nee e agli altri centri della provincia. E dotato di Pro Loco, medico, casa di riposo per anziani, farmacia, scuola dell’obbligo, sportello bancario. Possiede una Biblioteca comunale. & DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 1389 unita di cui stranieri 3; maschi 690; femmine 699; famiglie 467. La tendenza complessiva rivelava una lieve diminuzione della popolazione, con morti per anno 12 e nati 15; cancellati dall’anagrafe 24 e nuovi iscritti 19. Tra i principali indicatori economici: imponibile medio IRPEF 14 493 in migliaia di lire; versamenti ICI 492; aziende agricole 224; imprese commerciali 47; esercizi pubblici 4; esercizi al dettaglio 20. Tra gli indicatori sociali: occupati 302; disoccupati 62; inoccupati 151; laureati 15; diplomati 118; con licenza media 442; con licenza elementare 346; analfabeti 71; automezzi circolanti 463; abbonamenti TV 361. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il territorio conserva testimonianze del periodo prenuragico e nuragico; in particolare al periodo prenuragico appartengono numerose domus de janas tra ` Sa Gisterra; si le quali quelle in localita ` scavate nella roccia caltratta di cavita carea; di esse due sono di grande interesse: la prima, alla quale si accede attraverso due entrate, ha una camera molto grande con la volta a cupola sor-

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Segaso ` retta da una colonna centrale; l’altra e praticamente un pozzo (sa gisterra: la cisterna) sempre ricco di acqua. Non molto numerosi i nuraghi, tra i quali Fragamorus, Pranu, Su Rai, Su Casteddu, Su Miali, alcuni dei quali molto danneggiati. Sempre al periodo nuragico appartiene il pozzo sacro di La` del paese nessi, posto in prossimita lungo le rive dell’omonimo rio in pros` del nuraghe Pranu; nello stesso simita luogo sono i resti di un villaggio nuragico ancora da scavare. Scarsissime sono le testimonianze del periodo romano. & PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE L’assetto urbanistico del paese ` rimasto quello tradizionale, lungo le e strade abbastanza ampie si affacciano le case costruite in mattoni di terra ` diri) e completate da una cruda (la grande corte alla quale si accede da un ampio portale in legno. L’edificio ` importante e ` la chiesa di San Giorpiu gio, parrocchiale costruita nel secolo XVII in forme tardogotiche con influssi rinascimentali; ha una sola navata con volte a botte rinforzate da sottarchi a tutto sesto, alcune cappelle laterali e il presbiterio con volte a stella di forme gotico-catalane; al suo interno sono alcuni altari lignei di pregevole fattura. Alla periferia del paese si trova la sorgente di Sa Mitza de S’Arei che sgorga nel luogo dove secondo la tradizione Pedru Pinna, un pastore di Senorbı`, avrebbe ricostruito il paese agli inizi ` interessante del Seicento. Il sito piu `e ` quello di Lanessi all’estrema pepero riferia del paese, dei cui reperti ar` detto; a poca distanza cheologici si e ` dal nuraghe sorge anche la chiesa piu antica del territorio, dedicata a Sant’Antonio. Risale all’ultimo quarto del secolo XIII e fu costruita in forme romaniche probabilmente dai Benedettini su un antico edificio bizantino. Ha

un’aula mononavata e l’abside, e si chiude con copertura in legno a ca` piu ` recente sul fianco priate; in eta sud furono addossati la sacrestia e un portico che comprende anche la facciata antica. L’interno, estremamente spoglio, custodisce un locale ipogeico al quale si accede da una scalinata e che contiene una fonte ritenuta salutifera che secondo alcuni studiosi locali si riallaccia all’antico culto delle acque del periodo nuragico. Altro sito di grande interesse, a poca distanza dal` quello di Casteddu, cosı` l’abitato, e ´ vi si trovano, su una chiamato perche cresta rocciosa (Sa Mob’e Su Casteddu), ` precisale rovine del castello, piu mente pochi resti della cortina muraria; si tratta di una fortezza fatta costruire dai giudici di Cagliari per difendere i confini da eventuali attacchi dell’Arborea. Dopo la caduta del giudicato, nella divisione del 1258 il castello seguı` le sorti del villaggio fino alla battaglia di Sanluri. Tornato nelle mani del re e perduta definitivamente qualsiasi importanza militare, nel corso del ` in rosecolo XV fu abbandonato e ando vina. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Le ` antiche della comunita ` tradizioni piu rivivono in alcune feste popolari, in particolare quella di San Giorgio e quella di Sant’Antonio da Padova, organizzate dalle rispettive confraternite. Culminano con una grande processione nella quale sfila l’Arciconfraternita del Rosario che indossa il costume bianco col cappuccio di foggia spagnolesca.

Segaso Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato di Cagliari, compreso nella curatoria di Dolia. Dopo la caduta del giudicato, nella divisione del 1258 fu incluso nei territori assegnati ai conti di Capraia. ` ai Con l’estinzione della famiglia passo

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Segassus giudici d’Arborea, ma nel 1295 il giudice Mariano II lo cedette al Comune ` prima della fine del secolo di Pisa. Gia il villaggio fu cosı` amministrato da funzionari pisani; dopo la conquista ara` a far parte del Regnum gonese entro ` rapidamente Sardiniae, ma si spopolo dopo la peste del 1348.

Segassus Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato d’Arborea, compreso nella curatoria del Campidano di Milis. Sorgeva nelle campagne di Riola Sardo. Se ne hanno notizie a partire dal secolo XII; ` a decadere nella seconda comincio ` del secolo XIV e probabilmente meta ` a spodopo la peste del 1376 comincio ` del secolo polarsi. Entro la prima meta XVera completamente abbandonato.

Segavenu Antico villaggio di origini punico-romane. Sorgeva nelle campagne di Nuraminis, non lontano dall’abitato attuale; nel Medioevo faceva parte del giudicato di Cagliari, compreso nella curatoria di Nuraminis. Con la capitolazione del giudicato, nella divisione del 1258 fu compreso nella parte toccata ai conti di Capraia, ` ai giudici e alla loro estinzione passo d’Arborea. Nel 1295 Mariano II lo ce´ gia ` dette al Comune di Pisa, cosicche prima della fine del secolo venne amministrato direttamente dal Comune di Pisa. Dopo la conquista aragonese ` a far parte del Regnum Sardiniae entro e nel 1324 fu concesso in feudo ad Arnaldo Caciano; nel 1348 soffrı` a causa ` a spopolarsi; della peste e comincio ` a rimanere nelle mani dei Cacontinuo ` nel 1364, prima dello ciano, che pero scoppio della seconda guerra tra Mariano IV e Pietro IV, se ne disfecero. Scoppiata la guerra, il villaggio fu occupato dalle truppe giudicali e si spo` completamente. polo

Tabarca nel secolo XVII; qui nacque un Francesco Maria, il cui figlio Giovanni Gerolamo fu iscritto nel libro ` nel 1681. Da lui nacque a della nobilta Tabarca Giovanni Battista che, nella ` del secolo XVIII, dalla Liprima meta ` a stabilirsi a Carloforte alla guria ando guida di un folto gruppo di coloni. Egli ebbe tre figli: Angelo, che fu sindaco di Carloforte nel 1753, Giacomo, anche lui sindaco di Carloforte, e Benedetto, ` anche quest’ultimo sindaco della citta nel 1768. Da lui discesero tutti i Segni sardi: suo nipote Maurizio, anche lui sindaco, fu padre di Gregorio e di Pasquale con i quali la famiglia si divise in due rami nel corso dell’Ottocento. ` Ramo di Carloforte. Pasquale continuo a risiedere a Carloforte, dove i suoi discendenti, che continuarono a espri` cittadine, rimere distinte personalita siedono ancor oggi. ` delRamo di Sassari. Nella prima meta l’Ottocento un Gregorio si trasferı` a Sassari per ragioni di lavoro e qui stabilı` la famiglia. Da lui discendono i Segni di Sassari, cui appartiene il presidente della Repubblica Antonio.

Antonio Segni – Il presidente della Repubblica tra il primo ministro giapponese Hayato Ikeda e il presidente del Consiglio Amintore Fanfani nel 1962.

Segni Famiglia patrizia genovese (sec.

Segni, Antonio Giurista, uomo politico

`a XVII-esistente). Un suo ramo si fisso

(Sassari 1891-Roma 1972). Deputato al

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Segni Parlamento, presidente del Consiglio, presidente della Repubblica. Figlio dell’avvocato Celestino, figura di ` spicco del cattolicesimo sassarese, piu ` volte consigliere comunale, si laureo in Giurisprudenza nel 1913; allievo del Chiovenda, non aveva ancora trent’anni quando divenne professore di Diritto processuale civile presso l’Uni` di Perugia, dove insegno ` fino al versita 1925. La sua carriera accademica pro` di Cagliari dal seguı` nelle Universita 1925 al 1930, di Pavia dal 1931 al 1932, e dal 1932 al 1954 in quella di Sassari, dove fu anche rettore tra il 1946 e il 1951; in quell’anno fu chiamato all’U` ‘‘La Sapienza’’ di Roma. Atniversita tento politico, cattolico impegnato, fu tra i fondatori del Partito Popolare in Sardegna; delegato della Sardegna al Congresso di Torino del PPI che decise l’uscita dei propri rappresentanti dal governo Mussolini, nel 1924 fu candidato al Parlamento per il suo partito ` nella circoscrizione sarda e risulto primo dei non eletti. Dopo il 1925 visse appartato, ma mantenendo rapporti con colleghi e compagni di fede collocati su quelle posizioni che vengono ` prima della definite ‘‘afasciste’’. Gia `, soprattutto caduta del fascismo, pero nell’approssimarsi della crisi del re` i suoi rapporti con gime, intensifico l’antifascismo cattolico, in Sardegna e nella penisola, e subito dopo l’8 settem`, insieme con i leader del catbre guido tolicesimo laico cagliaritano e sotto la supervisione dei vescovi sardi, la costituzione della DC in Sardegna, di cui i responsabili nazionali lo consideravano il capo. Superata l’opposizione interna del cosiddetto ‘‘gruppo di Pozzomaggiore’’, che faceva capo a Pietro Fadda, a suo fratello Angelico, sacerdote, al sacerdote Salvatore Fiori e a giovani come Giuseppe Masia e Giovanni Filigheddu, divenne il leader

della DC sarda, seppure in (amichevole) competizione col nuorese Salvatore Mannironi e in concorrenza (spesso aspra) con il cagliaritano Antonio Maxia. Questo suo ruolo fu ricono` nel dicembre 1944 quando fu sciuto gia chiamato a Roma come sottosegretario all’Agricoltura nel secondo governo Bonomi: era ministro il comunista Fausto Gullo, e con i loro due nomi sono firmati alcuni dei provvedimentichiave per il mondo agrario degli anni 1944-1947. Diventato ministro dell’Agricoltura dopo l’uscita del PCI e del PSI dal governo De Gasperi, fece della riforma agraria il centro della sua azione politica, arrivando tra il 1950 e il 1951 alla approvazione delle prime leggi-stralcio (nel 1950 per la Sila e altre zone specifiche, e nel 1951 per la Sardegna, con la creazione dell’ETFAS). Nel giugno 1946 fu eletto deputato alla Costituente. Nell’Assemblea (pur dovendo confrontarsi con le pro` di governo e soprie responsabilita prattutto con la latente avversione del suo partito al regionalismo) fu uno dei ` strenui difensori del diritto della piu Sardegna all’autonomia speciale: nel 1945 aveva scritto sul periodico sassarese ‘‘Riscossa’’ una serie di articoli sul progetto di Regione che andava maturando, ispirati a un solido autonomismo di radice sturziana. Nel 1948 fu eletto deputato per la I legislatura repubblicana e successivamente rieletto senza interruzione fino al 1958. Ministro dell’Agricoltura dal maggio 1948 fino al 1951, fu successivamente ministro della Giustizia e quindi ministro della Pubblica Istruzione dall’agosto 1953 al 1954, due volte presidente del Consiglio (dal luglio 1955 al maggio 1957 e dal febbraio 1959 al marzo 1960), ministro degli Esteri nel governo Fanfani dall’agosto 1960 al maggio 1962. Era vicepresidente del Consiglio

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Segni e ministro degli Esteri quando il 7 maggio 1962, al nono scrutinio, fu eletto presidente della Repubblica. Colpito da trombosi l’8 agosto 1964, il 6 dicem` le sue dimissioni. Morı` a bre rassegno ` stato auRoma il 10 dicembre 1972. S. e tore, soprattutto negli anni interamente occupati dalla carriera universitaria (1918-1944), di numerose opere di diritto processuale civile. Anche la ` stata accompasua carriera politica e ` pubblicignata da un’intensa attivita stica, volta da una parte a spiegare o difendere le sue iniziative legislative e dall’altra a intervenire (in genere nei quotidiani sardi) sui principali problemi dell’isola. Tra questi ultimi si possono ricordare Nota bibliografico-critica sui giudicati, ‘‘Studi sassaresi’’, 1936; La regione, ‘‘L’Isola’’, 1944; Che cosa non e` la regione, ‘‘Riscossa’’, 1944; La sicurezza nelle campagne, ‘‘L’Isola’’, 1944; La sicurezza pubblica in Sardegna, ‘‘L’Unione sarda’’, 1944; Regione o decentramento?, ‘‘Riscossa’’, 1944; La Sardegna nel quadro della ricostruzione nazionale, ‘‘Riscossa’’, 1945; Vento del Nord, ‘‘Corriere di Sardegna’’, 1945; Nord e Sud, ‘‘Corriere di Sardegna’’, 1945; L’isola ignorata, ‘‘Corriere di Sardegna’’, 1945; Un piano di riforma del sistema degli ammassi, ‘‘Corriere di Sardegna’’, 1945; I diritti della Sardegna, ‘‘Corriere di Sardegna’’, 1945; Autonomia, ‘‘Corriere di Sardegna’’, 1946; Questi liberali, ‘‘Corriere di Sardegna’’, 1946; La bonifica in Sardegna e il problema del Flumendosa, ‘‘L’Unione sarda’’, 1947; L’isola dei sardi, ‘‘Il Ponte’’, V, 9, 1949; Riforma fon` coltivatrice, ‘‘Critica diaria e proprieta economica’’, IV, 1949; Discorsi politici, ` facile spendere male anche quat1959; E trocento miliardi, ‘‘La Nuova Sardegna’’, 1961; Genova e la Sardegna, ‘‘La Nuova Sardegna’’, 1962; I rapporti della Sardegna con la repubblica di Genova,

1963. Un vasto gruppo di carte e documenti riguardanti in gran parte la sua ` stato riunito in un carriera politica e archivio sotto il nome Carte di Antonio Segni, che la Fondazione a lui intitolata ha affidato in custodia al Diparti` di Sasmento di Storia dell’Universita ` sari. Si tratta di circa 9000 carte, gia ordinate e catalogate, che documentano le diverse fasi della carriera di S.

Segni, Celestino Dirigente industriale (Sassari 1926-Roma 1985). Primogenito di Antonio, durante gli studi universi` alla tari di Giurisprudenza si avvicino politica, partecipando prima all’atti` dell’Associazione Universitaria vita Antifascista e quindi a quella dei giovani democratici cristiani tra i quali Arturo Parisi, Francesco Cossiga e Nino Giagu De Martini. Trasferitosi a Roma subito dopo la laurea, si allon` dalla politica per dedicarsi a una tano brillante carriera come dirigente indu` in breve alla carica striale, che lo porto di presidente e amministratore dele` di gato della ‘‘Italconsult’’, una societa progettazione e consulenza operante in diversi paesi del mondo. Ma la morte lo colse prematuramente a Roma nel 1985.

Segni, Giovanni Battista Patrizio genovese (Tabarca 1682-Carloforte 1745). Da Tabarca, davanti alla costa tunisina, dove era nato, fu costretto dalla minaccia dei tunisini e dal pericolo di incursioni barbaresche a trasferirsi in Liguria, dove fu nominato comandante del porto di Ventimiglia e subintendente patrimoniale. Dopo la fondazione di Carloforte, nella speranza di ` tabarchina, ricostituire la comunita decise di andarvi a risiedere e nel ` un folto gruppo di coloni 1738 vi guido che si integrarono con quelli che erano arrivati direttamente da Tabarca. Fu sindaco di Carloforte nei difficili anni dell’impianto della colonia.

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Segni Berlinguer

Segni, Mariotto (detto Mario) Docente

` Sacerdote (Liguria?, seSegni, Nicolo

universitario, uomo politico (n. Sassari 1939). Deputato al Parlamento repubblicano, deputato al Parlamento europeo. Figlio di Antonio, dopo aver conseguito la laurea in Giurisprudenza si ` dedicato alla carriera universitaria, e divenendo professore di Procedura ci` di Sassari. Pur vile presso l’Universita essendosi occupato di politica fin da ` intrapreso la cargiovane, ha in realta riera politica soltanto negli anni Settanta: schierato nella Democrazia Cri` stato eletto deputato stiana, nel 1976 e nella VII legislatura repubblicana e successivamente riconfermato fino all’XI legislatura per la Democrazia Cri` stato stiana. Nel corso di questi anni e sottosegretario all’Agricoltura nel secondo governo Craxi e nel sesto governo Fanfani e vicecapogruppo del suo partito alla Camera. Nel 1991 ha promosso il referendum elettorale sulla preferenza unica che lo ha reso popolarissimo in tutta Italia come uomo capace di realizzare il cambiamento del quale il Paese aveva bisogno (un interessante diario di quella av` nel suo libro La rivoluzione ventura e interrotta, 1994). Nel 1993 ha lasciato la Democrazia Cristiana fondando il ‘‘Movimento dei Popolari per le Ri` nato in seguito il ‘‘Patto forme’’ da cui e per l’Italia’’; rieletto deputato nel 1994, ` ripresentato alle elenel 1996 non si e zioni preferendo riprendere il suo insegnamento universitario. In seguito ha ripreso a fare politica e nel 2003 ha fondato con altri un nuovo partito liberaldemocratico conosciuto come Patto ` stato eletto Segni; nello stesso anno e deputato al Parlamento europeo sotto il segno dell’‘‘Elefantino’’, sostenuto dai voti di Alleanza Nazionale. Ha quindi dato vita, nel 2005, a un nuovo gruppo politico schierato su posizioni di centro.

` sec. XVIII-Carloforte, conda meta ` sec. XIX). Detto u prevı`n, prima meta ‘‘il pretino’’, per la sua corporatura ` a consegnarsi nelle esile, non esito mani dei pirati barbareschi che nella notte fra il 2 e il 3 settembre 1798 rapirono e deportarono novecento carolini, portandoli a Tunisi e qui vendendoli come schiavi. Assistette (grazie anche alla tolleranza religiosa del bey) i suoi cittadini durante i cinque anni di ` . A lui si rivolse il ragazzo Nischiavitu cola Moretto per raccontare del ‘‘miracoloso’’ ritrovamento, il 15 novembre 1800, sulla spiaggia di Benjknyar, vicina al piccolo centro di Nebel, di un simulacro della Madonna (in tiglio massiccio, con le tracce di chiodi di fis` forse la saggio nella parte posteriore, e polena di una nave). Subito venerata dai deportati carolini e battezzata ‘‘La Madonna dello Schiavo’’, fu da loro riportata a Carloforte nel 1803, al ritorno in patria. Lo stesso don Segni fece erigere l’oratorio dell’Immacolata, costruito fra il 1803 e il 1815, per custodire la statua della Madonna, la cui festa si celebra solennemente il 15 novembre. Altri Segni furono sacerdoti: fra questi don Angelo (nipote di don Ni`), primo dei sacerdoti carolini nati colo nell’isola, parroco dal 1841 al 1860, e un don Antonio, viceparroco dal 1850 al 1859.

Segni Berlinguer, Giovannica Poetessa (Sassari 1824-ivi 1886). Figlia di Gerolamo Berlinguer, donna di pro` fonda cultura e di non comuni capacita ` Francesco Segni. Dopo poetiche, sposo le nozze aprı` il suo salotto agli intellettuali sassaresi e ne face un punto di riferimento per la vita culturale della `, i cui avvenimenti in qualche micitta sura celebrava con i suoi versi spesso d’occasione. Tra i suoi scritti: Ode agli amici algheresi, 1833; Ode per il giorno

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Segni Pulvirenti natalizio di S.M. Carlo Alberto re di Sardegna, 1836; Ode all’Italia, 1848; Ode per la morte della giovanetta Maria Quesada uccisa per l’amore furente dall’ufficiale cavalier Delitala cui fu negata la mano e pel quale misfatto fu condannato alla morte, 1854; Terzine scritte e dedicate alla memoria del cavalier Francesco Segni da Carloforte suo consorte, 1855; Ode per la pace, 1866; Tre sonetti in onore dell’eroina sarda Eleonora d’Arborea guerriera e legislatrice, 1870; Sonetto al maestro Luigi Canepa e al poeta Enrico Costa da Sassari pel loro ‘‘David Rizio’’, 1873; Alla memoria di Speranza Segni Spano, ‘‘La Stella di Sardegna’’, II, 1, 1876; A Francesco Giganti, ‘‘La Stella di Sardegna’’, IV, 30, 1878; Al cavalier Antioco Pintor Melis, ‘‘La Stella di Sardegna’’, V, 4, 1879.

gresso di storia della Corona d’Aragona, 1985; Santa Maria di Sibiola in agro di Serdiana: un paesaggio, un’architettura, in Serdiana. Santa Maria di Sibiola, 1987; Cagliari. Santa Maria Chiara. Tracce e resti di un insediamento cistercense? (con C. Antonio Borghi), ‘‘Rivista cistercense’’, V, 1, 1988; Fortificazioni e difese a Majorca e in Sardegna fra Due e Trecento, in Atti del XIII Congresso di storia della Corona d’Aragona, 1989; Architettura tardogotica d’influsso rinascimentale (con Aldo Sari), 1994; Fortificazioni giudicali e regnicole in Sardegna fra Tre e Quattrocento, in Atti del XIV Congresso di storia della Corona d’Aragona, II, 1995; L’edilizia ospedaliera in Cagliari, in Studi storici in memoria di Giancarlo Sorgia, ‘‘Archivio storico sardo’’, XXXIX, 1998.

Segni Pulvirenti, Francesca Archi-

Segolai Antico villaggio di origine me-

tetto, storica dell’arte (n. Catania, sec. XX). Dopo essersi laureata in Architet` entrata nella carriera delle Sotura e printendenze, percorrendo una bril` stata lante carriera. Per molti anni e Soprintendente per i beni ambientali, architettonici, artistici e storici nelle ` moprovince di Cagliari e Oristano. E glie di Paolo Segni, figlio di Antonio, professore di Biochimica nell’Univer` di Cagliari. Studiosa attenta, e ` ausita trice di numerosi importanti lavori sulla storia delle fortificazioni in Sardegna e su altri aspetti della cultura artistica dell’isola. Tra gli altri: Elenchi del materiale conservato nella Pinacoteca nazionale di Cagliari, in La Cittadella museale della Sardegna in Cagliari, 1981; Storia e immagine di una forma urbana (con Enrico Milesi), 1983; Fortificazioni in Sardegna con particolare riferimento alle mura urbane di Cagliari e la loro persistenza nel contesto urbano, in Atti del I Convegno nazionale sul riuso dei castelli, 1984; La casa forte di Villasor, in Atti del XII Con-

dioevale che faceva parte del giudicato di Cagliari, compreso nella curatoria della Trexenta. Era situato a poca distanza dall’abitato di Senorbı`. Con la capitolazione del giudicato, nella divisione del 1258 fu compreso nella parte che venne concessa ai conti di Capraia ` ai giudici di e alla loro estinzione passo ` Mariano II lo Arborea. Nel 1295 pero ´ cedette al Comune di Pisa, cosicche ` prima della fine del secolo venne gia amministrato direttamente dai funzionari pisani. Dopo la conquista arago` a far parte del Regnum Sarnese entro diniae e nel 1326 fu compreso nel feudo concesso dal re d’Aragona al Comune di Pisa. Nel 1348 soffrı` a causa della peste, da cui prese l’avvio la sua decadenza; scoppiata nel 1353 la prima guerra tra Mariano IV e Pietro IV, subı` ` a spopolarsi. Dualtri danni e continuo rante la seconda guerra tra Mariano IV e Pietro IV fu occupato dalle truppe giudicali, nelle cui mani rimase fino al 1409. Nel 1420, dopo la battaglia di Sanluri, ormai quasi completamente spo-

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Sehanno polato, fu compreso nel territorio concesso dapprima in amministrazione e successivamente in feudo a Giacomo ` , la sua de Besora. A quel punto, pero decadenza era inarrestabile: il villaggio scomparve entro la fine del secolo XVII.

Segre, Aldo G. Paletnologo (n. sec. XX). Professore nell’Istituto di Palet` di nologia umana dell’Universita Roma, unitamente a P. Graziosi, in polemica col Radmilli (=), ha rifiutato l’ipotesi dell’esistenza di industrie del Paleolitico in Sardegna. Ha al suo attivo due scritti che riguardano la Sardegna: Note sui graffiti scoperti nella Grotta Verde presso Alghero durante l’esplorazione effettuata dal CSR il 5.5.1952, ‘‘Notiziario del Circolo Speleologico Romano’’, VI, 1952, e Segnalazione di graffiti rupestri in Sardegna, ‘‘Studi sardi’’, XIV-XV, 1958.

Segreti Tilocca, Anna Archivista (n. Sassari, sec. XX). Dopo essersi lau` entrata nella carriera degli Arreata, e chivi di Stato. Attualmente dirige l’Archivio di Stato di Sassari e, ad interim, quello di Nuoro. Tra i suoi scritti: I fondi costituenti l’Archivio di Stato di Sassari, ‘‘Nuovo Bollettino bibliografico sardo’’, 1969; I Parlamenti sardi: cenni sulle fonti reperibili negli archivi del Nord Sardegna, in Acta Curiarum Regni Sardiniae. Istituzioni rappresentative nella Sardegna medioevale e moderna, Collana ‘‘Acta Curiarum Regni Sardiniae’’, 1, 1986; Fonti sull’alimenta` a oggi, ‘‘Il zione in Sardegna dall’unita Risorgimento’’, XLIV, 1992; Cronaca di un processo ai frati francescani nell’Alghero del Cinquecento, ‘‘Revista de L’Alguer’’, IV, 4, 1993; Fonti per la storia di Alghero negli archivi del Nord Sardegna, in Alghero, la Catalogna, il Mediter` e di una minoraneo. Storia di una citta ranza catalana in Italia (XV-XX sec.) (a

cura di Antonello Mattone e Piero Sanna), 1994.

` , Giovanni Religioso (Valencia, Segria ` sec. XVI-Cagliari 1569). Arprima meta civescovo di Sassari dal 1568 al 1569. Ordinato sacerdote, fu predicatore di fama. Con gli anni divenne arcidiacono di Valencia e vescovo titolare di Cristopoli. Nel 1568 fu nominato arcivescovo di Sassari; arrivato nella diocesi conti` l’opera del suo predecessore, Salnuo vatore Alepus, cercando di migliorare le condizioni del clero. Dopo un anno, ` , fu nominato arcivescovo di Papero ` Sassari per la nuova lermo. Lascio sede, ma morı` a Cagliari nell’attesa di un imbarco per la Sicilia.

Seguale Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato di Cagliari, compreso nella curatoria di Gerrei. Caduto il giudicato, nella divisione del 1258 fece parte dei territori assegnati ai Capraia; alla loro estin` in possesso del giudice zione passo d’Arborea. Nel 1295 Mariano II lo ce´ gia ` dette al Comune di Pisa, cosicche prima della fine del secolo venne amministrato da funzionari pisani. Ma ` a spoproprio in quegli anni comincio polarsi. Dopo la conquista aragonese ` a far parte del Regnum Sardientro niae; la sua popolazione mantenne un atteggiamento ostile nei confronti dei ` completanuovi venuti. Si spopolo ` del secolo mente entro la prima meta XIV.

Sehanno Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato di Cagliari, compreso nella curatoria di Dolia. Era situato nelle campagne di Soleminis. Con la capitolazione del giudicato, nella divisione del 1258 fu compreso nei territori toccati ai conti di Capraia. Alla loro estinzione ` ai giudici d’Arborea, ma nel passo 1295 Mariano II lo cedette al Comune ´ gia ` prima della fine di Pisa, cosicche

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SEI del secolo venne amministrato direttamente da funzionari pisani. Dopo la ` a far parte conquista aragonese entro del Regnum Sardiniae e fu concesso in ` feudo ad Arnaldo Ballester, che pero morı` nel 1338 lasciando erede Pietro Oulomar. Nel 1348 il villaggio soffrı` a ` complecausa della peste e si spopolo tamente. Nel 1358 gli eredi Oulomar furono estromessi dal feudo dal loro tutore Francesco Sant Clement. Scoppiata la seconda guerra tra Mariano IV e Pietro IV venne occupato dalle ` a decatruppe giudicali e comincio dere; quando, con la pace del 1388, ` in mano al re, era quasi completorno `, tamente spopolato. Riprese le ostilita nel 1391 fu nuovamente occupato dalle truppe giudicali, che lo tennero fino al 1409; nel 1392, frattanto, era stato con` cesso a Giordano de Toulon, che pero non riuscı` a entrarne in possesso. Ma il villaggio ormai era completamente spopolato.

SEI Sigla della Societa` Editrice Ita` a Caliana, storica editrice che opero ` del quotidiano gliari legata all’attivita ‘‘L’Unione sarda’’, prevalentemente negli anni del secondo dopoguerra.

Selargius Comune della provincia di Cagliari, incluso nel Comprensorio n. 24, con 27 440 abitanti (al 2004), posto a 11 m sul livello del mare 7 km a nord-est di Cagliari. Regione storica: Campidano di Cagliari. Archidiocesi di Cagliari. & TERRITORIO Il territorio comunale, di forma grosso modo rettangolare con un prolungamento verso il capoluogo, si estende per 26,71 km2, compresa la frazione di Su Planu, e confina a nord con Sestu, a est con Settimo San Pietro, a sud con Maracalagonis e a ovest con Monserrato e con Cagliari. Si tratta di una porzione della piana campidanese, fertile e ricca di acque; a breve distanza da S. scorre da nord a sud il

Rio di San Giovanni, che va a gettarsi nello stagno di Molentargius. Il grosso ` inserito nella fitta maglia di centro e strade che attraversano il territorio intorno a Cagliari; a breve distanza passa la superstrada 554, che mette in comunicazione la ‘‘Carlo Felice’’ con la strada costiera per Villasimius. & STORIA L’attuale centro abitato si ` gia ` in epoca fenicio-punica e sviluppo in epoca romana divenne centro della raccolta del sale. Nel Medioevo apparteneva al giudicato di Cagliari, incluso nella curatoria del Campidano. Nella ` del secolo XI il villaggio seconda meta fu incluso nella donazione fatta dal giudice di Cagliari ai Vittorini di Marsiglia che lo legarono al loro priorato di ` San Saturno e vi svilupparono l’attivita di estrazione del sale sfruttando la sua posizione geografica in riva al grande stagno di Molentargius (=). Anche ` quando il giudicato di Cagliari cesso di esistere nel 1257, per alcuni decenni ` a rimanere in possesso dei S. continuo ´ il Comune di Pisa, inteVittorini finche ressato alle saline, non se ne impadronı`. Dopo la conquista aragonese fu incluso nella Baronia di San Michele concessa a Berengario Carroz. A partire dal 1353 il villaggio fu investito dalle operazioni militari durante le guerre tra Arborea e Aragona e gravemente danneggiato. Dopo il 1366 fu occupato dalle truppe giudicali fino alla `ai battaglia di Sanluri. Nel 1410 torno Bertran Carroz e alla loro estinzione ` ai Centelles. Da questi nei secoli passo ` e infine successivi ai Borgia, ai Catala agli Osorio, ai quali fu riscattato nel 1838. Nel 1821 fu incluso nella provincia di Cagliari; dal 1848 nella omonima divisione amministrativa e infine dal 1859 nella ricostituita provincia. Durante tutto l’Ottocento la sua economia, basata soprattutto sull’agricol` mirabilmente soprattura, si sviluppo

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Selargius tutto nel settore della viticoltura pro`. Di queducendo vini di ottima qualita sto periodo ci parla Vittorio Angius nella relazione sul paese inserita nel Dizionario del Casalis, dove tra l’altro ` 610 e forse dice: «Il numero delle case e ` , tutte costrutte di mattoni di argilla piu cruda, a riserva delle fondamenta e di uno zoccolo non molto elevato. La massima parte hanno un cortile o avanti o addietro. Le strade sono irregolarmente larghe e non molto diritte, senza selciamento, quindi fangose nell’in` copiosa e il torverno. Se l’alluvione e rente impetuoso i Selargini patiscono ´ il materiale suddetto danno, perche (mattoni di argilla cruda) non resiste, e rovinano i tetti con offesa delle persone e danno de’ prodotti raccolti ne’ magazzini. Popolazione. Il numero delle anime fu computato nel 1845 nel censimento della popolazione dell’Isola di 2658, distribuite in 644 famiglie. Secondo la condizione domestica essi si distinguevano cosı`. Scapoli 827, ammogliati 442, vedovi 27, totale 1296; zitelle 751, maritate 450, vedove 161, totale 1342. Il movimento della popola` per computo medio di nati 86, zione e ` morti 50, matrimoni 20. Le malattie piu frequenti sono febbri periodiche e gastriche. Per cura della salute si hanno alcuni flebotomi. La massima parte de’ selargini sono dediti all’agricoltura; gli altri, che saranno una cinquantina ` , sono applicati a vari mestieri. I al piu ` di dieci o quindici pastori non sono piu che pascolano pochi branchi di pecore. Tra’ coloni alcuni sono proprietari di terre, altri ne mancano e servono a’ maggiori proprietari per un anno sotto ` sono mal dicerti patti. Le proprieta vise, essendo alcune assai notevoli, al` non possedendo altro tre poco. E i piu che la casa, in cui vivono. Siccome i selargini possono facilmente vendere le loro derrate, cosı` sono moltissimi

quelli che vivono in qualche agiatezza. ` quasi nulla, L’istruzione elementare e poco curandosi i parenti di mandare all’istruzione i figli, e poco curandosi il maestro di provare la sua diligenza col profitto de’ giovanetti. Le donne filano e tessono per la famiglia e anche per vendere. Ogni casa ha il suo telajo. Agricoltura. I terreni di S. sono molto idonei alla cultura de’ cereali. Si seminano ordinariamente star. di grano 700, d’orzo 120, di fave e legumi 350, poco di lino e di meliga. Le specie ortensi sono ´ poi vengono coltivate con cura, perche `. I molini d’acassai vendute nella citta qua sono spesso in movimento per l’in` vicini al vilnaffiamento. I terreni piu laggio verdeggiano sempre per l’alternativa delle differenti specie che si succedono. Il monte di soccorso per l’agricoltura ha in grano starelli 1000, in denaro ll. 4800. La cultura degli alberi ` estesa e fatta con diligenza, fruttiferi e ´ da’ medesimi guadagnasi molto perche o affittando il prodotto a’ rigattieri cagliaritani, o vendendolo essi stessi `. Le specie piu ` comuni sono nella citta i mandorli, i peri, gli albicocchi, i pomi ` varieta ` . La vigna vi e ` prosperisdi piu sima e le vendemmie sono abbondan` non inferiore a tissime; i vini di bonta ` si vendono facilquei di Pirri, che pero mente ad altri paesi, e principalmente ` de’ vini gentili, a Cagliari. La quantita moscato, cannonao, malvasia, ecc. si ` stimare di litri 40 000. Una parte puo del mosto, ma non molto notevole, si brucia per acquavite, della quale si ` vende e si compra secondo la quantita che si distilla; un’altra parte si cuoce ` che basti per per la sapa in quantita mescolarla alla farina e fare il pan dolce, che dicono pan di sapa. Le terre chiuse, ma non svignate, sono trecento circa di varia superficie. Cosı` questi come gli altri poderi sono circondati dalla siepe viva de’ fichi d’India, i quali

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Selargius producendo copiosissimi frutti sono un ramo di lucro per quella parte che ` vendere nella citta ` , dove trasi puo sportasi in grandi cestoni sul basto dei cavalli, porgono parte del vitto a’ poveri per due o tre mesi, e servono a ingrassare i majali, che si tengono ne’ cortili e poi si vendono. Bestiame. Ho ` quasi nulla, detto che la pastorizia e ´ non meritano essere notate poperche che greggie di pecore, dalle quali non ` avere che una parte menoma si puo ` di formaggio, che suole della quantita consumare la popolazione. I suoi inservienti all’agricoltura sono circa 280, e servono pure al carreggio per trasportare le derrate in Cagliari. Di cavalle e vacche manse non si hanno che pochis` di simi capi; ma il numero de’ majali e ` , come quello dei due centinaja e piu giumenti che servono per la macinazione del grano. Pochissimi hanno cura delle api. Commercio. I selargini portano a Cagliari la massima parte delle loro derrate. Il prodotto delle ` calcolare in circa 450 vendite si puo mila lire». Nel 1881 S. fu colpito da una grave alluvione che fece alcune vittime e moltissimi danni. & ECONOMIA Le attivita ` di base della sua economia sono l’industria e, in mi` sura minore, il commercio; la prima e discretamente sviluppata nei settori della lavorazione e conservazione della frutta e degli ortaggi, tessile, dell’abbigliamento, della carta e della stampa, della plastica, dei laterizi, ´ metalmeccanico e dell’oreficenonche ria. Sono praticati anche l’agricoltura, in particolare la viticoltura, l’orticoltura e la frutticoltura, e l’allevamento del bestiame, in particolare di bovini e ` discretamente sviluppata la suini. E rete di distribuzione commerciale. Vi operano anche due alberghi con 276 posti letto e due ristoranti. Servizi. S. ` collegato da autolinee agli altri ed e

` dotato di Pro centri della provincia. E Loco, stazione dei Carabinieri, cliniche private, casa di riposo per anziani, asilo nido, medico, guardia medica, farmacia, scuola dell’obbligo e scuola secondaria superiore (Liceo scientifico, Istituto tecnico), sportelli bancari. Possiede una Biblioteca comunale, una TV privata, lo stadio, il palazzetto dello sport. & DATI STATISTICI Al censimento del 2001 la popolazione contava 27 026 ` , di cui stranieri 207; maschi unita 13 191; femmine 13 835; famiglie 9149. La tendenza complessiva rivelava un netto aumento della popolazione, con morti per anno 127 e nati 295; cancellati dall’anagrafe 844 e nuovi iscritti 1090. Tra i principali indicatori economici: imponibile medio IRPEF 21 474 in migliaia di lire; versamenti ICI 9870; aziende agricole 913; imprese commerciali 1109; esercizi pubblici 83; esercizi all’ingrosso 14; esercizi al dettaglio 291; ambulanti 119. Tra gli indicatori sociali: occupati 7358; disoccupati 1116; inoccupati 1545; laureati 889; diplomati 4245; con licenza media 7737; con licenza elementare 5499; analfabeti 436; automezzi circolanti 10 595; abbonamenti TV 5397. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il territorio conserva importanti testimonianze del periodo prenuragico nel ` posta alla pesito di Su Coddu, localita riferia dell’abitato dove, in scavi ar` stato rinvenuto cheologici recenti, e un vasto insediamento riconducibile alla cultura di Ozieri. Sono state riportate alla luce tracce di una trentina di abitazioni che hanno restituito moltissimo materiale e hanno permesso di capire che i suoi abitanti erano dediti alla raccolta dei molluschi e alla caccia. S. conserva anche numerose testimonianze del periodo punico e romano

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Selargius che documentano come vi sorgesse un importante centro abitato. & PATRIMONIO ARTISTICO E CULTU` notevolmente RALE La cittadina si e ` di sviluppata negli ultimi decenni ed e fatto unita a Monserrato e a Quartucciu; nel centro storico conserva numerose case campidanesi caratterizzate dalla muratura in mattoni di terra ` diri), ingentilite dal porticato cruda (la (lolla) che si affaccia su un grande cortile al quale si accede dalla strada attraverso un monumentale portone, spesso di grande imponenza. Cuore ` la piazza dove sorge il Codell’abitato e mune, un edificio modernissimo dotato di una elegante sala consiliare che spesso viene adibita a usi culturali. Poco lontano sorge la chiesa della Maria Vergine Assunta che divenne parrocchiale dopo quella di San Giuliano. Fu edificata nel secolo XV e successi` riprese. Ha vamente modificata a piu pianta a croce latina con abside semicircolare, cappelle laterali e cupola; all’interno si trova un grandioso altare di marmo del Settecento e sono custodite alcune statue lignee e una croce processionale in argento risalente al ` affacciata su una piazza secolo XIV. E dalla quale in breve si giunge alla chiesa di San Giuliano, parrocchia del ` villaggio fino al secolo XVI; nel 1986 e stata restaurata e studiata in una campagna di scavi archeologici. Fu costruita tra il secolo XII e il XIII, ha un’aula a tre navate scandite da pilastri e coperta con volte in legno. La fac` in grossi conci di pietra da taciata e ` arricchita da un campanile a glio ed e vela. Nel Seicento fu munita di un portico poggiante su colonne di spoglio a imitazione delle lollas delle case campidanesi. Altro interessante edificio ` la chiesa legato alla storia del centro e di San Lussorio che si trova in campagna e nel Seicento fu attribuita erro-

neamente a San Lucifero. Fu edificata presumibilmente nel corso del secolo XII in forme romanico-pisane con un impianto a tre navate con copertura in ` andata legno. Nei secoli successivi e ` crollata, decadendo, una delle navate e ` stata oggetto di e solo recentemente e un accurato restauro. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI La ` antiche usanze di memoria delle piu ` conservata nelle feste popolari, le S. e ` caratteristiche delle quali sono la piu sagra di San Giuliano, ripristinata a partire dal 1988; si svolge il 9 gennaio, dura due giorni e prevede una caratteristica processione per le vie del cen` che tro e l’accensione di un grande falo ` rappresenta quasi la premessa al falo (fogaroni) che viene acceso il 16 successivo in occasione della festa di Sant’Antonio Abate, che prevede anche balli e canti propiziatori della fine dell’inverno. Solenni festeggiamenti si svolgono nella parrocchia il 15 agosto in occasione dell’Assunta con l’esposizione del simulacro della Madonna dormiente e grande concorso di po` polo. A settembre poi si svolge la piu caratteristica delle feste del paese, il Matrimonio selargino. Si tratta di un’antica usanza ripresa a partire dal 1960 e celebrata con cadenza annuale nel mese di settembre. La manifestazione ha inizio il giorno precedente alle nozze con la visita reciproca delle due parentele per ammirare il corredo che poi viene trasportato alla casa degli sposi dove le due madri preparano il talamo e consentono alle parenti nubili di sdraiarsi sullo stesso in segno di partecipazione. La mattina delle nozze i due sposi indossano i costumi tradizionali; quindi lo sposo raggiunge l’abitazione della sposa e in ricco corteggio in costume i due, accompagnati dai rispettivi padri e preceduti da suonatori di launeddas e seguiti da alcuni carri

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Selargius (traccas) che trasportano gli oggetti per arredare la nuova casa, si recano in chiesa dove avviene il rito nuziale, celebrato in lingua sarda. Al termine della cerimonia gli sposi, uniti l’uno all’altro con una lunga catena d’argento e accompagnati da un corteo in costume, giungono alla loro futura casa sulla cui soglia trovano ad attenderli le rispettive madri, anch’esse in costume, che li fanno inginocchiare e li benedicono, quindi lanciano sul loro capo monete, grano, sale e petali di rose (s’aratzia) contenuti in un vassoio che poi le due donne rompono davanti agli sposi in segno beneaugurante. Subito dopo ha inizio il banchetto (su ´ mbidu) che si protrae fino a notte. cu L’ultima domenica di ottobre, infine, si festeggia San Lussorio con una suggestiva processione in costume nella quale la statua del santo, posta su un cocchio dorato costruito nell’Ottocento da artigiani locali, viene portata dalla parrocchia al santuario che si ritiene essere sorto sul luogo del suo ` il costume di S. martirio. Bellissimo e L’abbigliamento tradizionale femmi` di due tipi. Quello dei giorni di nile e ` costituito da una festa e delle spose e camicia di tela bianca molto scollata e guarnita con pizzi, e da una gonna di seta o di velluto rosso vino con una balza di broccato e oro rifinita da una trina (sa gunnedda). Sopra la camicia si indossa il busto (su cossu) di velluto rosso vino o di broccato bianco a fiori rosso vino, bordato di velluto e chiuso sotto il seno da ganci; in tempi andati, ´ la scollatura della camicia era poiche talmente profonda da scoprire il seno, fu introdotto con un editto del vescovo l’obbligo di indossare sopra la camicia un fazzoletto di seta gialla (mucadori ’e pitturras); viene poi la giacca (su spenzu) in velluto nero bordato da un gallone dorato molto ricco. Sopra la

gonna si indossa il grembiule di broccato bianco e oro con al centro un quadrato di velluto rosso (su deventali). Completa il tutto una cuffia di raso nero con bordo di velluto (sa scuffia), sopra cui si poggia un velo bianco quadrato ricamato a mano. Un capitolo a parte nel costume della sposa meritano i gioielli che sono ricchissimi e di sicuro effetto: distribuiti ovunque danno alla sposa un aspetto di grande eleganza e fasto. L’abbigliamento fem` costituito da una minile quotidiano e camicia meno ricamata di quella precedente e da una gonna plissettata di bordatino rosso e blu; sopra la camicia si indossa il busto (su cossu) di velluto o di broccato rosso ornato di trine e chiuso da lacci; sopra la gonna il grembiule di seta di vari colori (su dantali). ` completato da una L’abbigliamento e cuffia di tela (sa scuffia) e da uno scialle di seta di vari colori. L’abbigliamento ` denominato a tradizionale maschile e ` costituito da carzonis de arroda ed e una camicia di lino a collo alto irrigidito con l’amido, e chiusa da due grandi bottoni d’oro; e dai calzoni di lino (is mutandonis). Sopra la camicia si indossa il gilet (su groppettu) di velluto di seta verde scuro o rosso vino, abbottonato al centro da una doppia fila di bottoni d’argento tenuta da una catenella, e completato da una cinta irrigidita da pezzi di legno foderati di velluto e ornati con trina dorata (sa carrighera); quindi la giacca (su sereniccu) in panno nero con maniche guarnite di velluto marrone chiuso al collo da una fermaglio con catena d’argento (sa gancera) e col cappuccio che si porta come un mantello senza infilare le maniche. Sopra i calzoni si portano il gonnellino (s’andivia) di panno nero e le ghette (is ghettas), dello stesso tessuto. L’abbi` completato da una berritta gliamento e

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Selegas di panno nero tenuta ferma sulla fronte con un fazzoletto rosso.

Selegas Comune della provincia di Ca` gliari, compreso nella XX Comunita montana, con 1523 abitanti (al 2004), posto a 234 m sul livello del mare 5 km a nord-ovest di Senorbı`. Regione storica: Trexenta. Archidiocesi di Cagliari. & TERRITORIO Il territorio comunale, di forma grosso modo triangolare, si estende per 20,51 km2, compresa la frazione di Seuni, e confina a nord con Gesico, a est con Suelli, a sud con Ortacesus e a ovest con Guamaggiore. Si tratta di una regione di basse colline, nel cuore della Trexenta, terra da secoli destinata soprattutto alla coltivazione dei cereali. Il paese comunica con una breve bretella con Suelli, che si trova lungo la statale 128 Centrale ` ubicata anche la stasarda e dove e zione lungo la ferrovia a scartamento ridotto Cagliari-Mandas; altre strade secondarie si diramano a nord per la frazione di Seuni; a est per Guamaggiore e Guasila, a sud una per Ortacesus e una per Senorbı`. & STORIA Il territorio conserva testi` nuragica ma il S. atmonianze di eta ` di origini medioevali; appartetuale e neva al giudicato di Cagliari ed era compresa nella curatoria della Trexenta. Caduto il giudicato, nella divi` al conte di Capraia sione del 1258 tocco e all’estinzione della sua famiglia ` ai giudici d’Arborea. Nel 1295 passo ` Mariano II lo cedette al Comune pero di Pisa e prima della fine del secolo il villaggio fu amministrato direttamente dal Comune. Dopo la conquista arago` a far parte del Regnum Sarnese entro diniae e nel 1326, una volta conclusa la pace tra Pisa e Aragona, fu compreso nel feudo della Trexenta concesso dal re d’Aragona al Comune di Pisa. Pisa, ` , scoppiata la prima guerra tra pero

Aragona e Arborea, ne perdette la di` . In seguito S. fu occupato sponibilita dalle truppe del giudice d’Arborea fino al 1409. Dopo la battaglia di Sanluri, nel 1420 fece parte dei territori concessi in amministrazione a Giacomo de Besora e trasformato in feudo nel 1434. Nel corso dei secoli succes` dai De Besora agli Alagon sivi S. passo e infine ai De Silva Alagon ai quali fu riscattato nel 1838. Nel 1821 fu compreso nella provincia di Cagliari; nel ` a far parte della divisione 1848 entro amministrativa di Cagliari e dal 1859 della ricostituita omonima provincia. ` dell’OttoDel paese nella prima meta cento ci parla lo studioso Vittorio Angius (nel Dizionario del Casalis) che dello stato sociale dice: «Le case comunemente sono ben costrutte, e ve n’ha alcune comode e di bell’aspetto. Molte strade hanno un solido impietramento e quasi tutte un marciapiede. Popolazione. Nel censimento della popolazione dell’isola altre volte indicato si notarono per S. anime 816, distribuite in famiglie 182 e contenute in case 159. Nel rispetto poi della condizione domestica erano distinti i maschi in scapoli 131, ammogliati 289, vedovi 18, totale 438; le femmine in zitelle 203, maritate 134, vedove 41, totale 378. La massima parte di essi attendono all’a` gricoltura, pochi alla pastorizia, e piu pochi a’ mestieri. La scuola elementare ` frequentata da circa 18 fanciulli, ma e sinora a nulla ha giovato. I seleghesi hanno per cura della loro salute un chirurgo. Le malattie ordinarie sono le infiammazioni toraciche e le febbri periodiche autunnali. Agricoltura. Il territorio in parte cretaceo, in parte sabbioso, trovasi attissimo per i cereali e per la cultura delle viti. L’ordinaria se` di starelli 1000 di grano, minagione e 200 d’orzo, 350 tra fave e legumi. La ` del produzione mediocre del grano e

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Selegas 10, quella dell’orzo 14, quella delle fave del 15. Si semina poco di lino, quanto basta per le tele necessarie alle famiglie, occupandosi tutte le donne, quando han finito le altre faccende domestiche, a filare e a tessere. La colti` assai rivazione delle piante ortensi e stretta. La vigna prospera nella conve` avere, e la niente esposizione che puo vendemmia produce assai per la consumazione del paese e per bruciarne ad acquavite. I fruttiferi hanno siti opportunissimi, ma sono poco curati e quindi poco notevole il loro numero. ` farsi eccezione in rispetto Deve pero ` un gran numero. degli olivi, de’ quali e Pastorizia. L’angustia de’ pascoli non ha permesso che quest’industria si al` largasse, quindi il numero de’ capi e ristretto nelle tre specie, porcina, pecorina e vaccina. I branchi diversi de’ porci non danno forse un totale di 700 capi: le greggie di pecore possono ` di 2500; gli armenti avere capi non piu delle vacche non numerano forse 100 capi. Il bestiame manso si computa di buoi per l’agricoltura 60, di cavalli e cavalle 55, di giumenti 160, di porci 70. Il superfluo del formaggio vendesi ` di mediocre fuori del paese. Esso e ` per la mala intesa manipolabonta ` negletta, sebbene zione. L’apicultura e il clima la favorisca. Commercio. Le derrate di questo paese si smerciano principalmente in Cagliari. Il prodotto delle vendite forse non sopravanza le 80 mila lire». & ECONOMIA Le attivita ` di base dell’economia di S. sono l’agricoltura, in particolare la cerealicoltura, ma anche l’orticoltura, la viticoltura e l’olivicoltura, e l’allevamento del bestiame, in particolare di bovini, suini e ovini. Negli ultimi decenni si sta sviluppando ` industriale anche una modesta attivita ` poco nei settori metallurgico e edile. E organizzata la rete di distribuzione

` collegato da commerciale. Servizi. S. e autolinee e dalla ferrovia agli altri cen` dotato di Pro tri della provincia. E Loco, medico, farmacia, scuola dell’obbligo, sportello bancario. Possiede una Biblioteca comunale. & DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 1537 unita di cui stranieri 3; maschi 739; femmine 798; famiglie 516. La tendenza com` plessiva rivelava una certa stabilita della popolazione, con morti per anno 19 e nati 14; cancellati dall’anagrafe 13 e nuovi iscritti 16. Tra i principali indicatori economici: imponibile medio IRPEF 15 204 in migliaia di lire; versamenti ICI 397; aziende agricole 226; imprese commerciali 56; esercizi pubblici 5; esercizi al dettaglio 114; ambulanti 1. Tra gli indicatori sociali: occupati 353; disoccupati 62; inoccupati 94; laureati 10; diplomati 88; con licenza media 482; con licenza elementare 404; analfabeti 89; automezzi circolanti 468; abbonamenti TV 384. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il ter` ricco di testimonianze archeoritorio e logiche che, a partire dal periodo pre` delnuragico, dimostrano la continuita l’insediamento dell’uomo. Al periodo ` essere ricondotto il prenuragico puo sito di Turriga, un insediamento dell’Eneolitico che ha restituito numerose suppellettili di vario genere tra cui una statuetta di Madre Mediterranea di pregevole fattura che attualmente si trova presso il Museo nazionale di Cagliari. Notevoli sono i siti del periodo nuragico tra cui i nuraghi Bruncu Simieri, Is Olias, Mulloni Mannu, Nuritzi, Piscu e alcuni altri, tutti del tipo monotorre e discretamente conservati. Di particolare inte` il nuraghe Nuritzi, polilobato e resse e dalle strutture imponenti, scavato ` dopo il 1980; nel corso degli scavi e stato individuato anche un insedia-

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Selegas mento punico che nei secoli V-IVa.C. si era sviluppato nell’area circostante al nuraghe. Sono state rinvenute numerose ceramiche puniche e attiche dipinte con vernice nera, alcune delle quali dipinte poi nuovamente di ` a essere pobianco. Il centro continuo polato in periodo romano, come dimostrano i molti reperti che restituisce. Altri insediamenti romani si trovano presso Nostra Signora d’Itria e in altri luoghi. & PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE Il tessuto urbanistico del paese ` rimasto integro, con le case in pietra e precedute da un ampio cortile che comunica con la strada attraverso un grande portale ad arco, talvolta di fattura elegante. Inseriti nel complesso sono alcuni edifici di pregio, primo tra tutti la chiesa di Sant’Anna, parrocchiale costruita nel secolo XVI in forme gotico-catalane e successivamente modificata nel corso del secolo XVII, con l’introduzione di elementi ` a una sola navata barocchi. L’interno e con cappelle laterali e nel corso del se` stato abbellito con altari colo XVIII e marmorei e portali a bussola lignei di fattura baroccheggiante. Secondo una leggenda i marmi sarebbero stati destinati al santuario dei Martiri di Fonni ma i buoi che li trasportavano, giunti a ` proSelegas, non avrebbero voluto piu cedere e nessuno sarebbe riuscito a farli proseguire; nella chiesa sono custodite le reliquie dei martiri Virgilio e Serso, uccisi sotto Dioclezioano nel ` completato da una ri303. L’edificio e produzione della grotta di Lourdes costruita dove prima era un cimitero. A breve distanza da Sant’Anna sorge l’oratorio, che fu costruito nel secolo XVI in forme tardogotiche. Ha una navata unica e la copertura in legno a ca` arricchita da un priate. La facciata e rosone e da un campaniletto a vela.

Nell’abitato sorge anche la chiesa di Sant’Elia, costruita nel 1810 sopra i resti dell’antica chiesa distrutta di San Pietro. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Poche sono le feste che restano a conser` le antiche tradivare nella comunita zioni. Una di queste si svolge nella seconda domenica di luglio in onore di Sant’Elia, presso la chiesetta omo` detta anche festa de is bagadı`us nima; e ´e ` organizzata da (degli scapoli) perche un comitato di giovani che provvede a raccogliere i fondi necessari e ad attuare il programma delle manifestazioni, che si protraggono per due ` il cogiorni. Di grande interesse e stume. L’abbigliamento tradizionale ` costituito da una camicia femminile e di lino bianco ricamata, con maniche molto ampie inamidate e stirate a organetto, e da una gonna di broccato di seta bordata di pizzo dorato (sa gunnedda). Sopra la camicia si indossano il corsetto (su cossu) di broccato azzurro a fiori, bordato di nastro di raso rosso e di filo azzurro, e una giacca (su giachino) di seta nera con maniche strette con risvolto. Sulla gonna si indossa il grembiule dello stesso tessuto della gonna (su deventabi). L’abbiglia` completato da un piccolo fazmento e zoletto rosso che tiene fermi i capelli, sopra il quale si indossa un fazzoletto bianco legato lateralmente con un fiocco. L’abbigliamento tradizionale ` costituito da una camicia a maschile e piccolo collo e maniche molto larghe e dai calzoni di lino ugualmente molto abbondanti. Sopra la camicia si indossano il gilet (su farsettu) di panno nero chiuso lateralmente da una fila di bottoni bordati di velluto blu o rosso e la giacca a gilet di pelle che si porta sopra il farsetto. Sopra i calzoni si portano il gonnellino di panno nero con bordo di velluto rosso vino, e le ghette (is craz-

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Selis zas) di panno nero con bordo rosso ` completato da vino. L’abbigliamento e una berritta di panno nero.

Selis, Domenico Storico (n. Ploaghe 1944). Dopo la laurea ha intrapreso la ` dicarriera universitaria. Nel 1985 e ventato professore associato di Storia contemporanea; attualmente insegna Storia dei movimenti e dei partiti poli` di Scienze polititici presso la Facolta ` di Cagliari. Stuche dell’Universita dioso di storia contemporanea, ha dedicato i suoi studi in particolare alla Sardegna dell’Ottocento, pubblicando numerosi lavori su riviste scientifiche. Tra i suoi scritti: Alla ricerca dell’Italia liberale. Note sul diario politico di Giorgio Asproni, ‘‘Archivio sardo del movimento operaio contadino e autonomistico’’, 14-16, 1981; Se il seme non ` e muore. Giorgio Asproni: continuita mutamento politico nella democrazia dell’Ottocento, 1983; Questione sarda. Ideologia e classi sociali (con V. Pusceddu), ‘‘Archivio sardo del movimento operaio contadino e autonomistico’’, 20-22, 1984.

Selis, Enea Sacerdote (Bonorva 1910` una Roma 1999). Fin da ragazzo rivelo precoce vocazione religiosa, confortato, nel suo paese natale, dal parroco ` tardi vedon Giovanni Pirastru, piu scovo di Iglesias, e Giuseppe Masia, ` tardi parroco di San Giuseppe a piu Sassari. Per l’opposizione del padre fece a Sassari studi pubblici, pur abitando in Seminario, dove ebbe come direttore spirituale padre G.B. Manzella. Laureato in Filosofia all’Univer` Cattolica, pote ´ finalmente essere sita ordinato sacerdote. Dopo una stagione di studi di teologia a Friburgo, in Sviz` a Sassari, dove dai primi zera, torno anni Quaranta al 1961 fu segretario dell’arcivescovo monsignor Arcangelo Mazzotti. Sacerdote di straordinario carisma, insegnante di religione nel

Liceo ‘‘Azuni’’ e assistente della FUCI ` prestigiosi sassarese, S. fu uno dei piu animatori della vita culturale cittadina: istituı` cicli di conferenze (‘‘I venerdı` della FUCI’’), costruı` due case per studenti universitari (il pensionato per ragazzi e il ‘‘Marianum’’ per le stu` nel 1955 il ‘‘Collegium dentesse), fondo Mazzotti’’, un’associazione che, con la ´ pendance della grande residenza di de ‘‘La Madonnina’’, presso Santu Lussurgiu (di cui fu in seguito direttore e cireneo un altro grande sacerdote sassarese, monsignor Giovanni Budroni), ` come punto di riferimento funziono per la formazione e la promozione culturale dei cattolici laici isolani. A lui avevano fatto capo, fino al 1956, alcuni dei giovani democratici cristiani destinati a essere conosciuti come i ‘‘Giovani Turchi’’. Nel 1964 fu nominato vescovo ausiliare di Iglesias, presso lo stesso monsignor Pirastru che lo aveva indirizzato alla religione; di qui nel 1968 fu chiamato da Paolo VI, suo compagno di studi, al difficile incarico di ` assistente generale dell’Universita Cattolica a Milano: drammaticamente coinvolto nei giorni della contestazione studentesca, nel 1971 fu nominato arcivescovo di Cosenza, dove rimase sino al 1979. Si trasferı` a Roma come canonico di San Pietro e qui morı`. Ne ha scritto un’attenta biografia il giovane storico Guido Rombi (=).

Selis, Gian Mario Sociologo, presidente del Consiglio regionale (n. Sorso 1944). Laureato in Giurisprudenza, ha fatto le sue prime esperienze come sociologo, pubblicando i risultati di una lunga inchiesta nel quartiere cagliaritano di Sant’Elia. Dopo un periodo di ` entrato nell’ammilavoro alla SFIRS e nistrazione regionale, diventando direttore del Centro regionale di programmazione nel periodo in cui si andava sviluppando il dibattito sulla ri-

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Sella forma del Piano di Rinascita. Cattolico impegnato nel sociale, ha fondato il movimento Partecipazione e Solida` e si e ` impegnato per la trasformarieta zione della presenza dei cattolici in po` stato eletto consilitica. Nel 1989 e gliere regionale della Democrazia Cristiana per la X legislatura e successivamente riconfermato per l’XI e la XII. In questi anni, coerente alle sue convin` adoperato per un rinnovazioni, si e mento della vita politica. Dopo la fine ` passato della Democrazia Cristiana e al Partito Popolare Italiano. Dall’otto ` stato presiluglio 1994 al giugno 1999 e dente del Consiglio regionale; in se` stato in corsa per la carica di guito e presidente della Regione a capo di una giunta di centro-sinistra, ma il suo ` stato battuto per un ritentativo e stretto numero di voti.

d’Arborea la sua popolazione tenne un atteggiamento ostile nei confronti dei ` apertamente vincitori, cui si ribello quando nel 1415 i De Ligia tentarono di far valere i propri diritti. Dopo la battaglia di Sanluri nel 1417 il villaggio fu concesso in feudo a Barisone Cano, ` nel 1426 lo vendette al marche pero chese di Oristano. Dopo alcuni anni si ` completamente e scomparve. spopolo

Sella, Emanuele Economista (Valle Mosso 1879-Milano 1946). Dopo la laurea intraprese la carriera universita`, ria, insegnando in alcune Universita tra le quali quella di Genova. Nel 1932 divenne socio corrispondente dell’Ac` due scritti cademia dei Lincei. Dedico alla Sardegna, Storia della popolazione di Sardegna, ‘‘La Riforma sociale’’, 1903; Questione sarda, ‘‘Vita internazionale’’, 1919.

Selis, Nico Fotografo (n. Cagliari, sec. XX). Inizia a fotografare negli anni Settanta, documentando la vita nei paesi, ` contadina galluil volto della societa rese. Nel periodo successivo si interessa anche di paesaggio, costiero e ` che continua ad affamontano, ma cio ` ‘‘il mondo dell’uomo’’, il scinarlo e ` che riesce a cosenso di religiosita gliere sui visi degli intervenuti alle feste, l’atmosfera gioiosa delle sagre di paese, i dettagli del lavoro artigianale. Pubblica Launeddas e Venditrici di sesso nella Sardegna dell’800, espone le sue immagini a San Marino, nel 1996, e a Villasimius.

Quintino Sella – Il politico piemontese raffigurato mentre parla al Teatro Castelli di Milano nel 1880.

Sella Antico villaggio di origine medio-

Sella, Quintino Ingegnere minerario,

evale che faceva parte del giudicato di Arborea, nella curatoria del Guilcier. ` di Norbello. Sorgeva in prossimita ` Dopo la conquista aragonese continuo a restare in possesso del giudice d’Arborea. Nel 1378 fu incluso nei territori giudicali che il re d’Aragona, provocatoriamente, concesse al traditore Valore de Ligia. Alla caduta del giudicato

uomo politico (Valle Mosso 1827-Biella 1884). Deputato al Parlamento, ministro. Ingegnere minerario nel 1847, dopo avere insegnato per diversi anni ` in politica e fu eletto denel 1860 entro putato; nel 1862 fu nominato ministro ` delle Finanze e resse il dicastero a piu riprese fino al 1876, riuscendo a portare in pareggio il bilancio dello Stato.

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Sella & Mosca Dopo la battaglia di Mentana (1867) ebbe una parte di primo piano nel promuovere l’annessione di Roma; quindi fu tra gli ispiratori della Legge delle guarentigie che avrebbe dovuto regolare i rapporti fra la presenza italiana ` l’Accadea Roma e la Chiesa. Restauro ` a farne mia dei Lincei e nel 1872 entro parte, divenendone presidente nel 1874. Particolarmente legato alla Sar` una prima volta nel degna, la visito 1869 con la commissione Depretis: siccome, appena sbarcato nell’isola con i colleghi della commissione, dovette reimbarcarsi per la penisola a causa d’un grave lutto familiare, volle comunque mantenere l’impegno e ri` subito dopo da solo nell’isola. Actorno compagnato dal direttore del Corpo delle miniere ingegner Eugenio Marchese, suo compagno di studi e suo amico, compı` un vero periplo dell’isola, cavalcando per 18 giorni da una miniera all’altra (lo stesso Marchese ` del viagdescrisse fatiche e curiosita gio nel libretto Quintino Sella in Sardegna, 1869, riedito nel 1994 con una prefazione di M. Brigaglia). A conclusione ` alla Camera la sua relazione presento sul settore che la commissione lo aveva incaricato di studiare: dalle sue proposte nacque, fra l’altro, la scuola per ‘‘capi minatori’’ di Iglesias, importante motore dello sviluppo dell’Iglesiente. ` gli dedico ` un monumento, La citta opera di Giuseppe Sartorio, inaugurato nel 1885. Tra i suoi scritti: Studi sulla mineralogia sarda, ‘‘Memorie dell’Accademia delle Scienze’’, 1858; Giacimenti metalliferi di Sardegna, ‘‘Bollettino del regio Comitato Geologico d’Italia’’, III, 1871; Condizioni dell’industria mineraria nell’isola di Sardegna, 1871; Forme cristalline dell’anglesite di Sardegna, ‘‘Atti dell’Accademia nazionale dei Lincei’’, III, 1879.

Sella & Mosca – Particolare della superficie vitata.

Sella & Mosca Azienda vitivinicola. Fu fondata nel 1901 da due fratelli appartenenti a una ricca famiglia di lanieri biellesi, Erminio (1865-1948), ingegnere, e Vittorio (1859-1943), uno dei ` celebri fotografi di montagna itapiu liani, compagno del Duca degli Abruzzi nelle sue spedizioni geografiche, e dal loro cognato avvocato Edgardo Mosca Riatel. Dopo un casuale viaggio in Sar` degna Erminio intravide la possibilita di impiantare nell’isola, le cui vigne erano state distrutte dalla fillossera, un vivaio di barbatelle resistenti all’insetto. Acquistati prima 45 ha di terreno nella zona Nuraghe Maiore, presso Al` Planu ghero, e quindi 600 ha in localita su Sotzu, l’azienda crebbe cosı` rapida` 1671 mente che nel 1905 produceva gia ` fra portinnesti americani e barvarieta batelle europee, fondamentali nella rinascita della viticoltura in Sardegna. ` in seguito alla La stessa azienda passo produzione diretta di vini. Durante i ` lavori di messa a cultura, nella localita ` Anghelu Ruju fu portata in luce la piu grande necropoli preistorica della Sardegna, poi studiata da Antonio Taramelli. Nel secondo dopoguerra l’a` un periodo di crisi zienda attraverso per cui ai soci fondatori succedettero ` oggi leader nuovi azionisti. L’azienda e in Sardegna nel settore vitivinicolo: la ` di 450 ha, coperti da superficie vitata e

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Selles un unico vigneto a pergola sarda, inte` ramente irriguo. A partire dal 1964 e stata costruita una nuova cantina, con impianto di imbottigliamento (poten` oraria 12 000 pezzi) e impianto zialita ` di di vinificazione della capacita 70 000 hl. Nel 1961 fu assunto come direttore l’enologo Mario Consorte, considerato l’autore dei grandi successi recenti dell’azienda.

con Alghero in relazione alla giurisdi´ nel 1503 lo zione sul salto, cosicche vendettero ai Font. I S. continuarono a possedere Minutadas, ma nel corso del secolo XVI il loro prestigio e le loro condizioni economiche cominciarono ad appannarsi per cui furono costretti a cedere altri salti ad altre famiglie. Si ` ai estinsero nel 1640 e Minutadas passo Prunas.

Selles Famiglia della borghesia caglia-

Sella & Mosca – Cantina della casa vinicola ad Alghero.

Sellent Famiglia di Alghero originaria della Catalogna (secc. XV-XVII). Comparve in Sardegna nel corso del secolo XV con un Bernardo, che nel 1420 ebbe in feudo il villaggio di Saccargia e nel 1434 in dono da suo zio Pietro De Feno le signorie di Monti e Calangianus. Ma le clausole della donazione prevedevano che le due signorie sarebbero passate al Sellent solo in assenza di di´ scendenti del De Feno, e poiche quando questi morı` le condizioni non ` , il Sellent non riuscı` a sussistevano piu entrarne in possesso. Poco tempo dopo prese parte alla conquista del castello di Monteleone e nel 1436 ebbe in feudo i salti di Minutadas e di Lunafras, quello di Modolo e molti altri nel Cabudabbas e nel Monteleone. La concessione del salto di Lunafras gli impo` i suoi neva il ripopolamento, che pero discendenti non riuscirono a realizzare; essi ebbero inoltre dei contrasti

ritana (secc. XVI-XVII). Le sue notizie ` del secolo risalgono alla prima meta XVI, quando alcuni dei suoi membri `. furono eletti consiglieri della citta Nel 1549 un Giovanni fu nominato ricevitore del Riservato. Pochi anni dopo furono coinvolti nelle fazioni che sconvolsero Cagliari; parenti degli Arquer, sospettati di aver fatto condannare i Torrellas in una causa su diritti feudali, si schierarono contro la consorteria Aymerich-Torrellas. Fu Pietro, vicario reale di Cagliari, a ottenere il cavalierato ereditario nel 1566. Da lui discese un Giovanni che nel 1633 ottenne ` e fu ammesso allo Stamento la nobilta militare nel 1643 durante il parlamento Avellano. Poco tempo dopo la famiglia si estinse.

Selles, Bartolomeo Eminente cittadino cagliaritano (Cagliari, prima ` sec. XVI-ivi, seconda meta ` sec. meta XVI). Fratello di Giovanni, fu eletto ` nel 1552, nel moconsigliere della citta mento in cui il contrasto tra la sua fa` miglia e quella dei Torrellas si fece piu ` gli forte. In pieno Consiglio egli accuso Aymerich e i Torrellas di praticare la ` e speculazione sui grani della citta prese le difese di un artigiano che aveva insultato Melchiorre Torrellas. ´ la situazione minacciava di dePoiche ´ fece arrestare i due generare, il vicere ` di porre pace tra le contendenti e tento famiglie; in questa prospettiva i due furono scarcerati, ma il Torrellas, pochi

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Selles mesi dopo, fece assalire e bastonare Bartolomeo mentre, con le insegne da consigliere, si recava in cattedrale. Il ´ allora fece arrestare nuovavicere mente i due, ma questa volta il conflitto esplose inarrestabile non solo fra le due famiglie ma fra i due veri e propri ‘‘partiti’’ loro collegati, provocando l’assassinio di Gerolamo, fratello di Bartolomeo.

Selles, Gerolamo (Cagliari, prima ` sec. XVI-ivi 1552). Fratello di Barmeta tolomeo e di Giovanni, fu coinvolto nella lite tra suo fratello Bartolomeo e i Torrellas. Nel 1552, dopo il secondo arresto di suo fratello e di Melchiorre ` cadeva in baTorrellas, mentre la citta lı`a di compagnie di armati assoldati dagli Aymerich e dai Torrellas, non sentendosi sicuro chiese protezione presso il convento di San Domenico: il ` venne assalito durante convento pero la notte e il povero Gerolamo fu assassinato.

Semangos, Giovanni Uomo d’armi ` sec. XIV-?, (Catalogna, prima meta ` sec. XV). Giunto in Sardeprima meta ` del secolo XIV, gna nella seconda meta era di stanza a Cagliari quando nel 1383 Brancaleone Doria, prigioniero a Barcellona, fu trasferito nel Castello di Cagliari nel corso della dura contrapposizione fra la monarchia catalanoaragonese ed Eleonora d’Arborea. Fu proprio lui a essere incaricato di provvedere alla sua custodia unitamente a Bartolomeo Dolores; assolvette il suo compito con diligenza, tanto che nel `, riuscı` a 1386, con grande tempestivita sventare il tentativo di fuga dal castello posto in atto da Brancaleone.

Semenza, Gaetano Finanziere (Sant’Angelo Lodigiano 1826-?, 1870). Di idee liberali, fu costretto a riparare in esilio dal governo austriaco del Lombardo-veneto. Dopo qualche tempo si stabilı` a Londra, dove conobbe Mazzini

e Garibaldi e aprı` una casa commerciale con la quale fece fortuna col commercio della seta. Tornato in Italia, ` il quotidiano ‘‘Il sole’’ e, pur confondo tinuando a sviluppare i propri affari, si diede alla vita politica. Interessatosi al problema delle ferrovie sarde, di cui intuı` l’importanza (e le prospettive di guadagno), si inserı` negli ambienti economici dell’isola; dopo il 1861 si can` nelle prime elezioni per il Parladido mento italiano nel collegio di Iglesias ` eletto sucma non venne eletto (sara cessivamente nei collegi lombardi di Verolanuova e Como per la IX e la X ` pero ` , contemporalegislature). Fondo ` finanziaria con neamente, una societa uomini d’affari inglesi, e nel 1862 vinse (appoggiato dai deputati sardi Costa e Sanna Sanna) l’appalto per la costruzione delle ferrovie sarde, ottenendo cosı`, a titolo di rimborso, 200 000 ha di ` dal paterra che il demanio scorporo trimonio statale dei terreni ex adem` ad avviare i lavori privili, e si impegno ` presto possibile. Poiche ´ trovo `, al piu ` , delle difficolta ` , cedette la conpero cessione alla Compagnia reale delle ferrovie reali, costituitasi a Londra nel 1863.

Semestene Comune della provincia di ` Sassari, compreso nella V Comunita montana, con 218 abitanti (al 2004), posto a 405 m sul livello del mare, a breve distanza dalla superstrada CagliariSassari. Regione storica: Costaval. Diocesi di Alghero-Bosa. & TERRITORIO Il territorio comunale, di forma grosso modo trapezoidale, si estende per 39,72 km2 e confina a nord con Cossoine, a est con Bonorva, a sud con Macomer e a ovest con Pozzomaggiore. Si tratta di un territorio di colline, anche piuttosto alte (oltre i 500 m), con al centro la bella e ampia valle nella quale si trova il paese, e nella ` di monaci scelse quale una comunita

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Semestene da tempo immemorabile di insediarsi. ` unito alla superstrada e a Il paese e Bonorva con una strada che poi prosegue per Pozzomaggiore. A Bonorva si trova anche la fermata lungo la ferrovia Oristano-Chilivani. & STORIA Per quanto il suo territorio sia ricco di testimonianze archeologi` prenuragica e nuragica, il che di eta ` di origini mediovillaggio attuale e evali. Apparteneva al giudicato di Torres ed era compreso nella curatoria di Costaval il cui territorio da tempo immemorabile era nelle mani dei Malaspina che, una volta estinta la dinastia giudicale, lo compresero nel loro piccolo stato. Ma nel 1308 cedettero in pegno il villaggio, unitamente al territorio dell’intera curatoria, al giudice d’Arborea. Per quanto negli anni successivi essi tentassero di recuperarne ` non fu possibile e, dopo il possesso, cio la conquista aragonese, tutto il territorio fu formalmente concesso a Ugone II d’Arborea dal re d’Aragona nel 1328. ` a rimanere in mani arborensi Continuo fino alla battaglia di Sanluri; tornato ` del re dopo che il nella disponibilita visconte di Narbona aveva lasciato l’isola, nel 1420 fu incluso nel grande feudo concesso a Bernardo Centelles. Nel 1439 i Centelles cedettero il villaggio unitamente all’intera curatoria al marchese di Oristano che lo incluse ` nel nel suo grande feudo. Quando pero 1479 il marchesato fu confiscato a Leonardo Alagon (=), i Centelles non riuscirono a recuperare completamente il Costaval, e Semestene con alcuni altri villaggi nel 1480 fu concesso in feudo a Enrico Henriquez che unı` tutto il territorio al suo feudo del Meilogu (=). Nel 1506 il villaggio unitamente all’intero feudo, fu acquistato da Alfonso Carrillo i cui discendenti, per motivi finanziari, furono costretti a romperne ` e a cedere S. e la parte del l’unitarieta

` (=). Nel Costaval a Gerolamo Leda corso dei secoli successivi il villaggio ` dai Leda ` ai Tola e da questi ulpasso timi agli Amat del ramo di Villarios ai quali fu riscattato nel 1838. Nel 1821 fu incluso nella provincia di Alghero; dal ` alla divisione amministra1848 passo tiva di Sassari e dal 1859 alla ricostituita omonima provincia. Di S. ci parla Vittorio Angius nella scheda che scrisse per il Dizionario del Casalis ` dell’Otto(siamo nella prima meta cento), in cui dice tra l’altro: «Popola` notato censimento della zione. Nel gia popolazione dell’isola pubblicato nel 1846, sono numerate anime 606, famiglie 166, case 165. Secondo la condizione domestica; scapoli 186, ammogl. 118, vedovi 9; e zitelle 136, maritate 123 (?), vedove 34. L’ordinario numero ` di 25, delle morti 14, de’ delle nascite e matrimoni 9. I semestenesi si dimostrarono quasi sempre gente tranquilla ` comuni e laboriosa. Le malattie piu sono dolori reumatici, febbri autunnali, raramente putride, dolori laterali, e altre infiammazioni. Le donne sogliono usare il color giallo nelle loro ` trascurata gonnelle. La educazione e non meno che nelle altre parti. La ` spesso deserta, e il scuola primaria e profitto, che sinora se n’ebbe, fu veramente nullo. Le persone che san leggere e scrivere posson sommare a 16. Professioni. Dei semestenesi 170 sono applicati all’agricoltura, 30 alla pastorizia, 15 agli altri mestieri. Le donne lavorano alla tessitura per il servigio della famiglia. Si possono numerare 110 telai. Agricoltura. I terreni di S., massime quei della valle, sono ottimi per i cereali; ma sono ancora ben produttivi gli altri, se culti con diligenza. La seminagione solita farsi ne’ mede` computarsi nel modo sesimi puo guente: starelli di grano 2,400, d’orzo 800, di fave 200, di ceci 20, di altri le-

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Semestene gumi 30, di lino 200, di canape 20, di meliga 30. Notisi che la massima parte della notata moltiplice seminagione si fa da’ Bonorvesi limitrofi, a’ quali mancano i terreni idonei, essendo quel territorio migliore al pascolo, che alla cul` al tura. La fruttificazione ordinaria e dieci per uno: il che accade per la ´ il poca diligenza nel lavoro, e perche bestiame entra spesso ne’ seminati e li calpesta e tosa. L’orticultura vi ha terreni adattissimi e potrebbe essere estesa e molto fruttifera, se i semestenesi avessero maggiore industria. Le ` comuni sono cavoli di tutte specie piu ` , rape, pomidoro, cocomeri, le varieta citriuoli e melloni. Gli alberi fruttiferi sommano in totale a circa 3000 indivi` comuni, noci, fichi, dui. Le specie piu peri, castagni, pomi peschi, susini, ecc. ` delle uve che si coltivano Le varieta sono 25. Generalmente la vite prospera, l’uva matura bene, la vendem` copiosa; e non pertanto il vino e ` mia e ` , e serve solo per la di mediocre bonta consumazione del paese. Pastorizia. I pascoli di S. sono abbondanti, cosı` nella valle come nelle pendici e sul monte. Pascono entro i termini di questo territorio molti armenti e greggi; ma qui pure bisogna avvertire che la massima parte del bestiame appartiene ai bonorvesi. Il bestiame manso de’ semestenesi si riduce a 120 buoi e vacche manse per l’agricoltura, a 60 cavalli per basto e sella, a 70 giumenti per la macinazione del frumento, e a 50 majali. Si educa ne’ cortili una gran quan` di pollame. Il bestiame rude consitita ste in vacche 200, cavalle 80, capre ` poca 1200, pecore 2000, porci 800. E cosa quello che sopravanza da’ prodotti del bestiame alla consumazione e si mette in commercio». & ECONOMIA Le attivita ` di base dell’economia di S. sono l’agricoltura, in particolare la cerealicoltura, la viticoltura

e l’olivicoltura, e l’allevamento del bestiame, in particolare di ovini, suini, ` del tutto bovini ed equini. L’industria e ` modesta la rete di diinesistente ed e ` stribuzione commerciale. Servizi. S. e collegato da autolinee e tramite la vicina linea ferroviaria agli altri centri ` dotato di medico e della provincia. E sportello bancario. & DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 247 unita di cui stranieri 1; maschi 113; femmine 134; famiglie 119. La tendenza complessiva rivelava una diminuzione della popolazione, con morti per anno 4 e nati 0; cancellati dall’anagrafe 4 e nuovi iscritti 3. Tra i principali indicatori economici: imponibile medio IRPEF 10 031 in migliaia di lire; versamenti ICI 196; aziende agricole 72; imprese commerciali 9; esercizi al dettaglio 3; ambulanti 1. Tra gli indicatori sociali: occupati 51; disoccupati 7; inoccupati 14; laureati 1; diplomati 19; con licenza media 55; con licenza elementare 103; analfabeti 14; automezzi circolanti 78; abbonamenti TV 104. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il ter` particolarmente ricco di testiritorio e monianze archeologiche; appartengono al periodo prenuragico le domus de janas di Codinas e di Scala ’e Figu, Queste ultime hanno quattro piccole celle comunicanti tra loro, ma sono molto rovinate. Numerosi anche i nuraghi, tra questi quelli di Aspiu, Bade Sanna Mulina, Badu Fenniu, Codes, Craba Agiana, Crastu ’e Sant’Annae, Fenosu, Giudeo, Loscheri, Muru, Pedrania, Pedra Ruja, S’Appiu, Sa Fe` interesrula, Scolca. Tra tutti il piu ` il nuraghe Scolca, del tipo a sante e torre unica, situato a qualche chilometro dall’abitato sul ciglione dell’altipiano di Campeda. Si tratta di un edificio imponente e molto ben conservato, ` antica della cirisalente alla fase piu

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Semilitenses ` nuragica. Bellissimo e quasi invilta ` anche il nuraghe de Iscolca che tatto e domina la vallata che guarda verso Bosa: si tratta di un edificio complesso con una gran torre centrale a due piani comunicanti con scala interna. In pros` di San Nicola di Trullas sono simita state trovate anche numerose tombe romane a cappuccina che risalgono al` imperiale. l’eta & PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE Il villaggio ha conservato il suo assetto tradizionale; lungo le strade si affacciano le tipiche case in pietra a ` piani, di grande effetto palattu a piu ` importante scenografico. L’edificio piu ` la chiesa di San Giorgio, parrocchiale e costruita in forme gotico-catalane tra il 1623 e il 1633 su una precedente chiesa romanica risalente al secolo XII; l’in` partito in terno, a una sola navata, e quattro campate con la volta a botte. ` possibile indiviNella sua struttura e duare alcuni elementi rinascimentali, soprattutto nella facciata dove si apre un portale in forme classiche; la chiesa scenograficamente si affaccia su una piazzetta delimitata da una scalinata di accesso.

tempo inclusi in un ricco latifondo su ` di monaci bicui viveva una comunita ` vi cozantini che con ogni probabilita struirono una chiesa cupolata, come sembra indicare la denominazione: trulla in greco significa cupola. Agli inizi del secolo XII il nobile turritano ` il complesso, osPietro de Athen dono sia chiesa e monastero, con argenti, paramenti, libri e reliquie, ai monaci di Montecassino a patto che i monaci bizantini (donnos heremitas) potessero continuare a risiedervi (ibi habent essere a restare). Poco tempo dopo la chiesa fu ricostruita in forme romanico-lombarde, probabilmente dallo stesso maestro che costruı` la chiesa di Ardara. La chiesa cosı` realizzata, ` vedere ancora oggi, e ` quella che si puo a navata unica divisa in due campate, con le volte a crociera e l’abside semicilindrica; recenti restauri hanno messo in evidenza l’esistenza di un ci` ingenticlo di affreschi. La facciata e lita da una finta loggia riquadrata da doppia cornice e da un portale di grande eleganza. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Ca` la festa di San Nicola di ratteristica e Trullas, che si svolge in due momenti distinti, il 16 giugno e la seconda domenica di agosto, con grande partecipazione popolare.

Semidano Vitigno e vino. Il vitigno e`

Semestene – Chiesa di San Nicola di Trullas.

Lungo la strada per Pozzomaggiore si trova la chiesa di San Nicola di Trullas, situata nei territori che erano un

molto antico, tipico della Sardegna. Un tempo era molto diffuso, attual` coltivato esclusivamente nel mente e Campidano di Oristano. Dal s. la Cantina sociale di Mogoro produce il vino Semidano di Mogoro, dal colore bianco paglierino con riflessi oro, dal profumo fruttato e dal sapore morbido, sapido e ` un vino fresco, ideale nei mesi estivi. E tipico, esclusivo della Sardegna, che si ` limitate. produce in quantita

Semilitenses Nome di origine etnica di una popolazione rurale, noto attra-

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Seminis verso un’iscrizione, rinvenuta nell’agro di Sanluri (= Maltamonenses). I S. erano dei lavoratori della terra di condizione servile – come suggerirebbe il genitivo di appartenenza che nel testo accompagna l’etnico, Semilitenses Quartes (sic) h(onestae) f(eminae) – , che prestavano la propria opera all’in` di una latifonditerno delle proprieta sta, Quarta. La donna nell’iscrizione si fregia di un titolo, quello di h(onesta) f(emina), ossia di una precisa qualifica della sua condizione sociale di appartenenza all’ordine equestre, raggiunta forse attraverso il matrimonio con un cavaliere. L’appellativo h(onesta) f(emina), per quanto privo di reali implicazioni di ordine giuridico, qualificava dunque Quarta come donna di condizione sociale elevata, con ampie ` patrimoniali, in questo caso capacita ` fondiarappresentate dalla proprieta ria. Del resto per la Sardegna si conoscono altri casi di possessores donne, come ad esempio quello di Iunia Rufina, nota attraverso un signaculum (timbro) di forma rettangolare, proveniente dall’attuale comune di Neoneli che veniva utilizzato dal curatore patrimoniale della domina (proprietaria) per marcare i suoi beni. Spesso queste proprietarie terriere, di rango elevato ` forse anche il caso di Quarta – – ed e non risiedevano nell’isola e delegavano la cura dei propri interessi a li` di Quarta berti e servi. La proprieta confinava con quella del senatore (vir clarissimus) Cens(orius ?) o Cens(or?) Secundinus sulle cui terre lavoravano, ` di servi, i Maltamonenses. in qualita Una lite per l’estensione dei confini dei rispettivi latifondi contrappose i due possessores e i lavoratori dei loro ` probabile che a dirimere la fondi. E controversia sia stato un arbitrato del governatore provinciale, come farebbe pensare l’attestazione epigrafica di

Sanluri che documenta l’avvenuto ripristino dei cippi confinari che divide` e che erano stati vano le due proprieta divelti, trafugati e riposizionati (limites ebulsi sunt... quia inter?ierant?... ?p?ositi de?nuo?). L’iscrizione risalirebbe a epoca tardoimperiale (secc. III-IV). [PAOLA RUGGERI]

Seminis Antico villaggio di origine punico-romana posto a pochi chilometri da San Sperate. Faceva parte del giudicato di Cagliari, compreso nella curatoria di Decimomannu. Dopo la capitolazione del giudicato, nella divisione del 1258 fu compreso nella parte toccata ai Della Gherardesca, e quando alcuni anni dopo si procedette a un’ulteriore divisione interna tra i due rami della famiglia, fu incluso nella parte toccata ai Donoratico del conte Gherardo. Subito dopo la conquista aragonese, avendo questi ultimi prestato omaggio al re d’Aragona, fu compreso nel Regnum Sardiniae e loro confermato come feudo della Corona. Nel 1348 soffrı` a causa della peste e si spo` completamente. Scoppiata la polo prima guerra tra Mariano IV e Pietro IV, il territorio fu sequestrato al conte Gherardo II e concesso a Giacomo Dormans prima della celebrazione del Parlamento del 1355. Investito dalle operazioni militari durante la seconda guerra tra Mariano IVe Pietro IV, il villaggio scomparve e se ne perse memoria.

Sempronio Gracco, Caio Politico romano (Roma, 154 a.C.-ivi, 121 a.C.). Figlio di Tiberio, alla morte del fratello Tiberio (133) diventa capo della famiglia e dei populares, distinguendosi per iniziative in favore dei ceti mediobassi. Nominato questore (126), viene inviato in Sardegna con il governatore Lucio Aurelio Oreste per porre termine alle razzie dei rebellantes Sardos. Grazie alle clientele locali, persuade

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Senafer ` sarde alleate a fornire cibo e le citta vettovaglie alle truppe; ottiene quindi dal re di Numidia Micipsa frumento per i soldati e si fa apprezzare per one`, integrita ` morale, imparzialita ` . Poista ´ l’incarico di Oreste viene contiche nuamente prorogato, lascia (124?) senza autorizzazione l’isola. Accusato dai censori di insubordinazione, si difende con un discorso ricordando i dodici anni di servizio militare, i due anni di questura, il valore mostrato in guerra, la gestione delle finanze pubbliche. Prosciolto dalle accuse, si candida al tribunato della plebe e vince le elezioni. [ANTONIO IBBA]

Sempronio Gracco, Tiberio1 Generale romano (sec. III a.C.). Edile plebeo nel 246 a.C., giunse al consolato nel 238. ` il compito di prenIl Senato gli affido dere possesso dell’isola, sottratta a Cartagine dopo la rivolta dei mercenari. Secondo Zonara, G. non avrebbe incontrato alcuna resistenza; la stessa fonte bizantina e Livio riferiscono d’altronde di una campagna contro Sardi e Corsi o Liguri (confusi talora con i Corsi), forse iniziata nel 238, comunque terminata nella primavera del 237: per Aurelio Vittore l’elevato numero degli nemici catturati avrebbe causato un crollo del mercato degli schiavi, generando l’espressione Sardi venales (Sardi a basso costo). La critica preferisce riferire questa notizia al S.G. omonimo; la frase peraltro potrebbe alludere semplicemente all’abitudine dei Sardi di servire come mercenari per il miglior offerente. [ANTONIO IBBA]

quinqueremi, batte i Sardi in campo aperto (12 000 morti), li insegue sino ai montes Insani e ne distrugge i castra (i nuraghi?), ma solo nel 176 termina le operazioni, imponendo agli sconfitti severi tributi e la consegna di 230 ostaggi. Nel 175 ritorna in patria, celebra un trionfo (174?) e dedica a Giove, nel tempio di Mater Matuta, una tabula picta (un quadro) che descrive la campagna sarda e ricorda la morte o cattura di 80 000 nemici. Di nuovo console nel 163, viene inviato in Sardegna per sostituire il collega M’Iuventius Thalna, caduto in Corsica in un’imboscata: fa quindi invalidare le elezioni del 162 che permettevano di assegnare questa provincia al cognato Publio Cornelio Scipione Nasica Corculo. [ANTONIO IBBA]

Sempronio Gracco, Tiberio3 Ufficiale romano (Roma, 142 a.C.-Sardegna, 124? a.C.). Figlio del tribuno della plebe Tiberio Gracco1 , accompagna lo zio Caio Sempronio Gracco in Sardegna: Valerio Massimo ci informa che il giovane, indossata da poco la toga virile, muore nell’isola, forse negli scontri contro i Sardi. [ANTONIO IBBA]

Semura Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato di Torres, compreso nella curatoria di Montiferru. Era situato nelle campagne a poca distanza da Cuglieri. Estinta la dinastia giudicale di Torres, cadde nelle mani del giudice d’Arbo´ al suo regno. Nel rea che lo annette `, la sua popocorso del secolo XIV, pero lazione diminuı` rapidamente e il villaggio scomparve dopo il 1357.

Sempronio Gracco, Tiberio2 Politico

Senafer Diocesi paleocristiana della

romano (220 a.C.-154 a.C.). Nipote di Tiberio Gracco1 , viene nominato console (177) e inviato in Sardegna contro Iliensi e Balari in rivolta, su richiesta ` alleate. Arruolate nuove delle citta truppe e una squadra navale di 10

Sardegna. Un vescovo di S., Bonifacio, compare per la prima volta tra i presuli che parteciparono al concilio di Cartagine del 484; dopo questa menzione, la ` registrata nell’elenco di Giordiocesi e gio di Cipro, geografo bizantino vissuto

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Sendadi nel secolo VII, e nelle notitiae Episcopatuum Orientalium di Leone il Sapiente. Gli storici sono ormai unanimi nell’identificare S. con la cattedra vescovile di Cornus, documentata ar` Columbacheologicamente in localita ` punica ris (=), nel suburbio della citta e romana, a circa 1 km verso settentrione. Possiamo ipotizzare che il vescovo di Cornus vantasse una duplice denominazione: da un lato quella della ` antica, dall’altro quello del nuovo citta centro, S. appunto, se dobbiamo intendere questo nome come attribuito all’insediamento, e non come dato esclusivamente al territorio diocesano. Oltre ad apparire superata la localizzazione di S. presso Siniscola, sulla costa orientale, si esclude l’interpretazione di S. come nome della diocesi in riferimento al Sinus Afer, il golfo di Oristano, che avrebbe bagnato il territorio diocesano: sembra preferibile l’ascrizione di S. a uno strato linguistico paleosardo. [PIERGIORGIO SPANU] ` di Villa di Sendadi, Guidone Podesta ` sec. XIII-ivi, Chiesa (Pisa, prima meta fine sec. XIII). Era un eminente cittadino di Pisa, legato al conte Ugolino. ` di Tra il 1284 e il 1285 divenne podesta Villa di Chiesa (l’attuale Iglesias), che ` mantenendosi fedele a lui. governo Durante il suo governo fu avviata la co`. struzione del Duomo della citta

Seneghe Comune della provincia di Oristano, compreso nella XIV Comu` montana, con 1972 abitanti (al nita 2004), posto a 305 m sul livello del mare alle falde meridionali del monte Ferru. Regione storica: Campidano di Milis. Archidiocesi di Oristano. & TERRITORIO Il territorio comunale, di forma grosso modo poligonale, si estende per 57,82 km2 e confina a nord con Santu Lussurgiu, a est con Bonarcado e Milis, a sud con Narbolia e a ovest con Cuglieri. Si tratta di una

zona di rilievi, a nord anche piuttosto alti (oltre i 700 m) che vanno digradando dolcemente verso la piana campidanese; tra i corsi d’acqua che seguono il pendio il rio Pizzı`u, che passa ` affluente del Rio a ovest del paese ed e di Mare Foghe, immissario del grande stagno di Cabras. Attraverso una strade secondaria S. comunica a nord con Bonarcado e Santu Lussurgiu; con altre due a sud rispettivamente con Narbolia e con Milis, la superstrada CagliariSassari e quindi Oristano. & STORIA Il territorio conserva numerose testimonianze archeologiche; il paese attuale deriva probabilmente dal villaggio scomparso di Milis piccinnu di antica origine romana i cui ultimi abitanti alla fine del secolo XIV si trasferirono nell’attuale sito. Apparteneva al giudicato di Arborea ed era incluso nella curatoria del Campidano di Milis. Caduto il giudicato d’Arborea, nel 1410 il villaggio fu incluso nel marchesato di Oristano e quando nel 1477 il grande feudo fu confiscato a Leonardo Alagon (=) venne amministrato direttamente da funzionari reali. Nei secoli successivi gli abitanti di S. furono gelosi custodi di questa loro autonomia e rifiutarono sempre una nuova ` nel investitura feudale. Quando pero 1767 fu costituito il marchesato d’Arcais concesso a Damiano Nurra (= Nurra3 ), nonostante le loro proteste, gli abitanti del villaggio furono costretti ad accettare la situazione. Agli ` dai inizi dell’Ottocento il feudo passo Nurra ai Flores ai quali fu riscattato nel 1838, Nel 1821 S. fu incluso nella provincia di Oristano, dal 1848 fece ` parte della divisione amministrapero tiva di Cagliari e dal 1859 della provincia omonima. Della situazione socioeconomica del paese verso la prima ` dell’Ottocento ci parla Vittorio meta Angius: «Il numero delle anime com-

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Seneghe prese nel comune di S., che fu riferito ` di anime nel censimento del 1846 e 2154, distinte in famiglie 546 e distribuite in 535 case. In rispetto delle condizioni domestiche: maschi, scapoli 634, ammogliati 385, vedovi 49; femmine, zitelle 576, maritate 385, vedove 125. Il movimento della popolazione si computa nel seguente modo: nascite 75, morti 40, matrimoni 20. L’istruzione ` come altrove. La scuola elementare e che potrebbe essere frequentata da circa 150 fanciulli non ne numera che soli 20, e questi vi sono mandati solo per esservi iniziati allo studio della grammatica latina. Il numero delle persone, che in tutto il paese sanno leggere e scrivere, forse non sorpassa i 40. La professione principale de’ sene` l’agricoltura: gli altri appartenghesi e gono alla pastorizia, ma pochi a’ mestieri. Gli agricoltori sono circa 650, i pastori 90, gli applicati a’ mestieri e ad altre professioni 50. Agricoltura. Molte regioni del seneghese si riconoscono ben idonee alla coltura de’ cereali, e si ha un buon prodotto, se non manchino ` infrequente. La le pioggie, come non e ` ne ´ micondizione dell’agricoltura e ´ peggiore, che sia nella prosgliore, ne sima pianura del Campidano. La semi` computare nagione ordinaria si puo che sia di starelli 1900 grano, 600 orzo, 200 fave, 60 legumi, 250 lino. La fruttificazione comune in annata media del 10 pel grano, 15 per l’orzo, d’altrettanto ` per i legumi. Il lino per le fave, e di piu ´ produce piuttosto largamente, perche se ne raccolgono circa 2500 cantare. ` curata, sebbene L’orticultura non e non manchino favorevoli condizioni. ` negletta. Le Anche l’arboricoltura e specie fruttifere possono essere non ` di 15, e complessivamente le dipiu ` delle specie non sono verse varieta ` di trentacinque. Gli individui delle piu diverse specie non sommano forse a

` di 5000. La varieta ` delle uve sono piu ` di dodici, e la vendemmia non non piu ` piu ` di quello che sia sufficiente alla da ` non e ` poco. consumazione, che pero ` sopravanzare si brucia Quello che puo ´ il prodotto de’ per acquavite; e perche loro lambicchi non basta se ne provvedono da altre parti. Pastorizia. Essendo il territorio di S. quasi tutto montano ed essendo in un clima mite e riparato da’ venti glaciali del settentrione, in` una regione idonea alla tendesi che e industria pastorale. Infatti abbondano i pascoli per ogni sorta di bestiame; ma questi pascoli sono in parte inutili. Il bestiame domito e manso appartenente ` ne’ numeri e nelle a questo comune e specie seguenti: buoi, e vacche manse per l’agricoltura e pel carreggio 740, cavalli 90, giumenti 380, majali 90. Il bestiame rude ha vacche, vitelli e vitelle 1600, capre 2800, pecore 6000, porci 1200, cavalle 250. Commercio. Riducesi questo a’ cereali, che sono superflui alla consumazione del paese, e ` di formaggio. I a una piccola quantita due articoli si vendono a’ negozianti oristanesi. La somma media del guada` ben calcolare per mangno non si puo ` tenere che non canza di dati; ma si puo giunga alle 100 mila lire nuove». Nel ` stata ricostituita la pro1974, quando e ` entrato a farne vincia di Oristano, S. e parte. & ECONOMIA Le attivita ` di base della sua economia sono l’agricoltura, in particolare la cerealicoltura, la viticoltura, l’olivicoltura e la frutticoltura, e l’allevamento del bestiame, soprattutto bovini (rinomato per le sue carni il cosiddetto ‘‘bue rosso’’), ovini, caprini ed equini. Negli ultimi decenni ` si sta sviluppando una modesta attivita industriale nel settore alimentare e in ` sufquello dei prodotti per l’edilizia. E ficientemente organizzata la rete di distribuzione commerciale. Vi opera

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Seneghe un’azienda agrituristica con 10 posti ` collegato da autoliletto. Servizi. S. e ` nee agli altri centri della provincia. E dotato di Pro Loco, stazione dei Carabinieri, medico, guardia medica, farmacia, scuola dell’obbligo, sportello bancario. Possiede una Biblioteca comunale. & DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 2007 unita di cui stranieri 5; maschi 1000; femmine 1007; famiglie 718. La tendenza complessiva rivelava una diminuzione della popolazione, con morti per anno 10 e nati 6; cancellati dall’anagrafe 15 e nuovi iscritti 12. Tra i principali indicatori economici: imponibile medio IRPEF 11 277 in migliaia di lire; versamenti ICI 867; aziende agricole 376; imprese commerciali 102; esercizi pubblici 9; esercizi al dettaglio 25. Tra gli indicatori sociali: occupati 550; disoccupati 98; inoccupati 60; laureati 30; diplomati 171; con licenza media 535; con licenza elementare 707; analfabeti 118; automezzi circolanti 679; abbonamenti TV 608. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il suo patrimonio archeologico, molto ricco, comprende testimonianze che vanno dal periodo prenuragico al periodo altomedioevale e dimostrano la conti` dell’insediamento umano. Al penuita riodo prenuragico sono ascrivibili le domus de janas di Sa Facca ’e S’Altare e il villaggio prenuragico di Narbu. Al periodo nuragico sono riferibili i nuraghi Aide Muru, Aranzola, Arbari, Arbios, Arburi, Aresti, Baughiennargiu, Campu, Cinzimurreddus, Codinas, Codinazza, Comina, Concu Piscamu, Cracheras, Cuil’e Marzu, Fiorosu, Littu, Maganzosa, Maso Majore, Mollusu, Muresorighe, Murta, Nughe, Oes, Ozzastru, Pallai, Palloi, Pista, Pranispidda, Prantalla, Pranu, Pruna, Ruju, Scala, Sega Saccos, Suerzu, Su Mortuzzu, Ter-

` raduni, Zacca, Zippiriu. Tra tutti il piu ` il nuraghe Littu, perrimarchevole e fettamente conservato, le cui muraglie ricoperte di licheni hanno assunto un gradevole color arancione. Il nuraghe Cinzimurreddus, in regione Maistimpera, del tipo polilobato, ha la torre centrale ben conservata e la camera interna con volta a tholos perfettamente conservata, alla quale si accede regolarmente attraverso la porta d’ingresso. La Tomba di giganti di Sa Domu de Zana, del genere a corridoio, ` di 4 m, conserva la grande lunga piu stele d’ingresso e i lastroni laterali che sorreggono ancora alcuni dei lastroni di copertura. Degni di nota sono infine i ruderi del periodo romano in regione Barile, vicino al nuraghe Scala: comprendono resti di muratura ed hanno restituito monete del periodo degli Antonini e ceramiche varie. & PATRIMONIO ARTISTICO, CULTURALE E AMBIENTALE Il villaggio ha conservato il suo centro storico che rappre` antico dell’abitato; senta il nucleo piu ` costituito da un complesso di viuzze e che si diramano dalla chiesa parrocchiale, sulle quali si affacciano alcune costruzioni appartenute a famiglie nobili che conservano elementi decorativi nelle cornici delle finestre e dei portali che ripetono motivi goticheggianti e sono opera di valorosi scalpellini (picaparders) locali. Cuore del ` il complesso costituito da quartiere e due chiese costruite nel Seicento. La parrocchiale di Santa Maria Immaco` arlata ha l’impianto a una navata ed e ricchita da alcune cappelle laterali e da un ampio presbiterio. Nel corso dei ` lentamente in secoli successivi ando rovina per cui nell’Ottocento fu sotto` posta a un radicale restauro che pero ne ha conservato in parte le forme ori` ginarie. Il vicino oratorio del Rosario e di piccole proporzioni ed ha le stesse

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Seneghe caratteristiche della chiesa parrocchiale; fu anch’esso restaurato nell’Ot` interessante anche la chiesa tocento. E di Santa Maria della Rosa, costruita nel Duecento e ricostruita nelle forme attuali nel Quattrocento. Ha un impianto a croce greca che nel corso dei secoli ha mantenuto le sue caratteristiche originali nonostante alcuni interventi ` la e aggiunte. Altro edificio di rilievo e chiesa di San Pietro, che era la parrocchiale di uno scomparso villaggio me` del sedioevale. Fu costruita a meta colo XII e ristrutturata nel secolo XIII. Aveva una sola navata e l’abside e la copertura di legno a capriate. Nel secolo XIII fu ampliata e fu completata con la facciata arricchita da un campaniletto a vela. S. dispone di un notevole patrimonio naturalistico in un contrafforte montuoso che si trova a nord dell’abitato e raggiunge i 745 m. Chiamato ` ricoperto semplicemente Su Monte, e di pregevoli essenze boschive, utilizzate anche per il legnatico, e comprende due piccoli parchi con fontana che possono essere raggiunti seguendo un’apposita e comoda strada carrozzabile. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Tra le manifestazioni che conservano la memoria delle antiche tradizioni va ricordata la festa di San Sebastiano, il patrono, che si svolge tra il 20 e il 22 gennaio. La speciale venerazione ` legata alla tradiverso questo santo e zione, secondo la quale egli avrebbe fermato nel 1642 un’orribile epidemia ` di 500 di peste che aveva mietuto piu vittime; momento culminante della festa sono le ‘‘Quarant’ore di San Seba` in piazza. Le stiano’’ e il classico falo feste per il Carnevale si svolgono a febbraio, e prevedono ancora i balli in piazza e una cavalcata per le vie del centro storico. A maggio si svolge il Concorso nazionale ‘‘Montiferru’’, con

mostre dei prodotti della sviluppatissima olivicoltura che danno l’occa` di sione di gustare speciali qualita ` il calendario di olio d’oliva. Intenso e feste a luglio, con le concomitanti ricorrenze di Santa Maria della Rosa, che si svolge il giorno 2 e culmina nel` attorno l’accensione di un grande falo al quale si balla e si canta fino all’alba; il 3 si celebra invece la festa di Sant’Elisabetta, che prevede molte esibizioni folcloristiche e una spericolata corsa nella quale si esibiscono i famosi cavalieri di S. Ad agosto si svolgono infine la Settimana sul monte e la Mostra dell’artigianato che danno l’occasione di ammirare i prodotti dell’artigianato, di ` gastronogustare le notevoli specialita miche e di rivedere praticati antichi e ` il dimenticati mestieri. Molto bello e costume. L’abbigliamento tradizionale ` sostanzialmente di due femminile e ` costituito da una tipi. Quello estivo e camicia di tela bianca di lino ricamata con le maniche inamidate e piegate a sonette, e da una gonna plissettata di panno rosso con una balza di raso bianco (sa bunnedda arrubia). Sopra la camicia si indossa il busto (s’imbustu) di broccato di vari colori, bordato di velluto nero e chiuso sotto il seno con un laccetto. Sulla gonna si indossa il grembiule di raso nero con una cornice di pizzo nero (su panneddu). L’abbiglia` completato da un fazzoletto mento e triangolare di rigatino rosso legato dietro la nuca (s’iscaffiotto), sopra il quale si mette un velo bianco ricamato a mano (su mucadore de tullu). L’abbi` costigliamento femminile invernale e tuito da una camicia di tela di cotone meno ricamata di quella precedente, con maniche larghe e aperta fino a ` e abbottonata con bottoncini a gemeta mello, e da una gonna di satin lucido con fiorellini dorati e completata nella parte inferiore da una trina a trama

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Senes fitta (sa bunnedda); sopra la camicia si indossa un corpetto di raso con ricami, molto attillato e aderente (sa baschina). Sopra la gonna il grembiule di colore ` scuro (su panneddu). L’abbigliamento e completato da un fazzoletto marrone di seta a fiori, legato al collo (su mucadori) e da un grande fazzoletto portato a mo’ di scialle (su mucadore mannu). L’abbi` cogliamento tradizionale maschile e stituito da una camicia di tela di cotone con le maniche molto larghe e aperta ` ; e dai pantaloni lunghi di fino a meta panno nero (su pantalone) completati da una cinta di pelle scura (sa chintorza). Sopra la camicia si indossano il gilet (su cosso) di velluto nero a doppio petto e chiuso con doppia fila di sette bottoni, bordato con doppia treccia di lana e foderato di tela bianca; e la giacca (su cappotto) in orbace nero con maniche di velluto nero e rifinita di fu` , munita di capstagno che le da rigidita puccio con doppia trina. L’abbiglia` completato da una berritta di mento e panno nero tenuta ferma sulla fronte con un fazzoletto rosso.

Senes Famiglia di Bolotana (sec. XVIIesistente). Le sue notizie risalgono alla ` del secolo XVII. Grandi seconda meta ` la proprietari agrari, quando scoppio guerra di successione spagnola si schierarono col partito favorevole agli Asburgo. Cosı` nel 1717 ottennero il ca` con un valierato ereditario e la nobilta Bartolomeo, che in seguito ebbe la conferma dei privilegi dai Savoia. I suoi discendenti continuarono a risiedere a Bolotana per tutto il secolo XVIII. Agli inizi dell’Ottocento, con Costantino e Antonio, figli di un Gabriele, si formarono due rami della famiglia: An` il ramo di Bolotana, che tonio continuo attualmente risiede a Bolotana e a Sassari; Costantino, imparentatosi con i Lostia, si trasferı` a Orotelli, dove la

sua discendenza si estinse agli inizi del secolo XX.

Senes, Antonio Avvocato, scrittore, consigliere regionale (Bolotana 1890ivi 1982). Laureato in Giurisprudenza a Sassari, vi si stabilı` facendone una seconda patria. All’indomani della prima guerra mondiale fu tra i fondatori e i dirigenti del Partito Sardo d’Azione. Ripreso l’impegno politico all’indomani della seconda guerra mondiale, fu eletto nel 1949 al Consiglio regionale per la I legislatura nella lista del MSI. Allo scadere della legislatura, nel 1953, non fu rieletto. Studioso della ` inediti storia sarda (morendo lascio dei saggi sui condaghes e sulla Carta de ` sulla ‘‘Nuova SardeLogu), pubblico ` di cento puntate di una rugna’’ piu brica dedicata all’antropologia e alle tradizioni popolari isolane, viste attraverso il filtro della lingua. Nel 1971 le ` del vocaraccolse in volume, Curiosita bolario sardo (sottotitolato Contributo alla conoscenza della lingua e di altre cose sarde), poi riedito nel 1984, dopo la sua morte. Dagli anni Settanta aveva iniziato la collaborazione ai ‘‘Quaderni bolotanesi’’, in cui apparvero molti suoi articoli.

Senes, Felice Giornalista (secc. XIXXX). Divenne redattore de ‘‘L’Unione sarda’’ negli anni in cui il giornale era diretto da Raffa Garzia. Quando il ` in Forti ne assunse la direzione, entro contrasto con lui costringendolo a dimettersi. Tra i suoi scritti: Brevi note di statistica penale sarda dal 1779 al 1844, ‘‘Studi economici e giuridici dell’Uni` di Cagliari’’, III, I, 1911; Il patroversita nato scolastico e la sua opera, ‘‘L’Unione sarda’’, 1913.

Senes, Giovanni Battista Sacerdote (Osilo 1730-Cagliari 1815). Entrato nell’ordine dei Gesuiti, fu ordinato sacerdote e si fece apprezzare per la sua profonda preparazione. Dopo lo sciogli-

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Senesterra mento del suo ordine divenne confessore delle Cappuccine a Cagliari; avvicinatosi agli ambienti della corte, riparata in Sardegna, si pose in evidenza ` oratorie, ebbe incaper le sue capacita richi di fiducia e dal 1799 al 1802 fu confessore della regina Maria Clotilde.

sardo’’, II, 93, 102, 107, 118, 1901; Visione, 1904; Donosa, 1904; Alcuni perche´ al cuore di Pio X nel suo giubileo episcopale, 1907; Regole certe di ortografia e di ortoepia italiana ad uso dei sardi, 1909; Sebastiano Satta, ‘‘Le lettere’’, I, 1920.

Senes, Giuseppe Sacerdote, letterato, scrittore (Nule 1851-America Latina?, ` in Seminario e nel dopo 1920). Entro 1877 fu ordinato sacerdote. In seguito, con grandissimi sacrifici, riuscı` a laurearsi in Teologia e per qualche anno ` nella Facolta ` teologica di Sasinsegno sari. Ricco di interessi culturali, ebbe un atteggiamento di critica nei confronti della gerarchia. Negli ultimi anni dell’Ottocento riuscı` a trasferirsi a Roma, ma agli inizi del nuovo secolo fu coinvolto nella questione modernista, per cui dovette lasciare la capitale e tornare in Sardegna: come l’altro famoso modernista sardo, Bacchisio R. ` la veste talare. Tra Motzo, abbandono ` a lungo; fu dapil 1910 e il 1920 viaggio prima per un certo periodo in Inghilterra, e poi si trasferı` in Argentina, ` a studiare e a scrivere. dove continuo Di lui si persero le tracce e si dice che sia morto in America Latina dopo il 1920. Ricco di interessi culturali, ha lasciato originali saggi sulla lingua sarda e sulle sue idee relative alla Chiesa. Nella Biblioteca Universitaria di Sassari si conservano molti suoi manoscritti. Tra gli scritti pubblicati, Spigolature, 1887; Sardologia. Una passeggiata filologica in Sardegna e l’evoluzione della lingua latina, ‘‘Indirizzo sardo-latino al ministro Baccelli’’, ` e per la storia. Chi e` 1894; Per la verita ` le maschere! A perpetua canaglia? Giu infamia dei deputati della Sardegna, 1895; Cesare e Pietro. Ossia dei rapporti fra la Chiesa e lo Stato in Italia, 1898; Importanza scientifica della lingua e dei dialetti della Sardegna, ‘‘Corriere

Senesterra – Arma. Un ramo della famiglia si trasferı` in Sardegna all’inizio del Trecento. Ebbe terre in Gallura, ma alla fine del secolo ` estinto. era gia

Senesterra Famiglia feudale catalana (sec. XIV). Un suo ramo si trasferı` in Sardegna nel secolo XIV con un Bernardo che prese parte all’impresa dell’infante Alfonso. Subito dopo la conquista gli fu concesso un feudo che comprendeva i villaggi di Villamaggiore e di Torcis ricavato nella curato` Saurina Anria del Fundimonte. Sposo glesola, alla quale nel 1331 fu restituito il grande feudo di Terranova, ma poco dopo i due villaggi subirono gravi ´ il territorio dei loro feudi danni perche divenne teatro della guerra tra Genova e Aragona. Entro il 1347 i loro discen-

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Senis denti cedettero quasi tutti i propri feudi, con l’eccezione di Villamaggiore, Taras e Luogosanto, a Giovanni d’Arborea. Scoppiata la seconda guerra tra Mariano IV e Pietro IV essi non furono in grado di conservare quanto era loro restato. La famiglia si estinse prima della fine del secolo con Ponzio, che aveva sposato Violante I Carroz.

Senis Comune della provincia di Ori` stano, compreso nella XVII Comunita montana, con 576 abitanti (al 2004), posto a 256 m sul livello del mare a nord della Giara di Gesturi. Regione storica: Parte Valenza. Archidiocesi di Oristano. & TERRITORIO Il territorio comunale, di forma grosso modo romboidale, si estende per 16,05 km2 e confina a nord con Asuni, a est con Laconi e Nureci, a sud e a ovest con Assolo e Villa Sant’Antonio. Si tratta di un territorio di modeste colline al confine tra la provincia di Oristano e quella di Nuoro. Nei pressi del paese scorre il rio Imbessu, che poco oltre piega verso nord e si dirige vero il Tirso. Il paese si trova lungo la statale 442 che unisce Uras a Laconi; e dalla quale si distacca una deviazione che si dirige a nord, verso Villa Sant’Antonio e Asuni. & STORIA Il primo nucleo abitato sorse probabilmente attorno al castello che i giudici d’Arborea costruirono nel secolo XII a guardia della via di comunicazione con le zone interne. Il villaggio era compreso nella curatoria del Parte Valenza. Dopo la caduta del giudicato d’Arborea i suoi abitanti vissero momenti di grande tensione e tennero un ` atteggiamento di potenziale ostilita nei confronti degli Aragonesi; per riuscire a pacificarli nel 1416 S. fu concesso in feudo a Ludovico Pontons (=) ` nel 1421 lo vendette a il quale pero Francesco Carbonell che, a sua volta,

lo cedette a Pietro Montalbano poco tempo dopo. Il Montalbano infine nel 1432 cedette il villaggio a Pietro Joffre che lo riunı` ad altri villaggi formando un feudo di medie proporzioni. In se` ai Cardona e da questi ai guito S. passo Margens che a loro volta lo lasciarono ai Fogondo. Estinti i Fogondo alla fine ` ai Nin del secolo XVI, il villaggio passo che sul feudo dal 1699 portarono il titolo di conte del Castillo e ai quali fu riscattato nel 1838. Nel 1821 fu creato capoluogo di mandamento e incluso ` nella provincia di Isili; dal 1848 entro a far parte della divisione amministrativa di Cagliari e dal 1859 della ricostituita omonima provincia. In tutti questi anni la vita del piccolo villaggio fu condizionata da una lite con gli eredi dei feudatari sull’ammontare delle somme da versare per il riscatto dei diritti feudali, che si concluse solo nel 1863. Vittorio Angius, per il Dizionario del Casalis scrive della situazione del ` dell’Ottocento: paese nella prima meta «Si nota la popolazione di S. composta di anime 810, distinta in famiglie 222, e distribuita in case 213. In rispetto alla varia condizione domestica, scapoli 247, ammogliati 155, vedovi 10, totale 412; zitelle 216, maritate 152, vedove 30, totale 398. Il movimento della popo` nascite 36, morti 18, malazione ci da trimoni 6. Alle orfane o zitelle povere in tempo del loro matrimonio si distribuiscono per i loro bisogni i proventi di `. I senesi sono una lascita fatta per cio in massima parte applicati all’agricoltura, essendo i medesimi non meno di ` esercitata da circa 280. La pastorizia e 30 persone, i mestieri da circa 15 individui, che praticano quelle poche arti, delle quali si ha massimo bisogno, ferrari, falegnami, scarpari, muratori, ecc. La scuola elementare conta ordina` di dieci ragazzi. riamente non piu ` stabiDopo circa 30 anni da che essa e

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Senis lita non si trovano nel paese che 16 persone che sanno leggere e scrivere. Le ` sovente sul lino, donne lavorano piu ` comunemente che sulla lana, e pero vestono tessuti forestieri. Per cura della salute hanno due flebotomi. Le ` frequenti malattie sono infiammapiu zioni di petto e dell’addome, febbri periodiche, gastrite, e intermittenti spesso con complicazioni. I dolori late` comune causa della rali sono la piu morte negli uomini. Agricoltura. L’agro ` uno de’ piu ` felici per le produdi S. e ` incontestata la sua zioni cereali, ed e attitudine anche per gli altri generi, per l’orticoltura, la vigna e per i fruttiferi. La seminagione ordinaria si computa nel seguente tenore, starelli 900 di grano, 300 d’orzo, 200 di fave, 30 di diversi legumi, 100 di lino. La fruttifi` di 15 cazione nelle annate mediocri e pel grano, di altrettanto per l’orzo, di 20 per le fave, del 18 per i legumi. Quella ` pure soddisfacente. La quadel lino e ` del grano e degli altri cereali e ` lita molto stimata. Il monte di soccorso mantiene i fondi della sua dotazione in grano e in denaro. L’orticultura ha ottimi siti, e i lavori che vi si fanno sono bene compensati da larghi ed ottimi frutti. La meliga viene felicemente, i melloni, i citrioli, i cocomeri, le zucche e gli altri articoli vegetano ` delle uve con gran forza. Le varieta ` non sono meno di quattordici. Il vino e solitamente dolcigno, probabilmente ´ tale lo vuole il gusto de’ senesi. perche Si consuma tutto nel paese e non se ne brucia nessuna parte per acquavite. Pastorizia. Il bestiame rude numera approssimativamente vacche 100, pecore 1200, porci 200, cavalle 40, Man´ non trovasi un cano le capre, perche pascolo proprio alle medesime. Il bestiame di servigio consiste in buoi 180, cavalli 50, giumenti 150. Si nutre un certo numero di majali, e si educa

` di polli. Commercio. I segran quantita ` che sopravanza a’ nesi vendono cio loro bisogni, e lo trasportano in Oristano con gran fatica e spesa per la dif` della via. Le comunicazioni co’ ficolta paesi d’intorno sono pure difficili per gli spessi movimenti del suolo». Nel 1928 furono aggregati a S. come frazioni i paesi di Assolo e di Nureci che tornarono autonomi rispettivamente nel 1945 e nel 1950. Quando nel 1974 fu istituita la provincia di Oristano S. en` a farne parte. tro & ECONOMIA Le attivita ` di base della sua economia sono l’agricoltura, in particolare la cerealicoltura, la viticoltura e l’olivicoltura, e l’allevamento del bestiame, soprattutto bovini, ovini e suini. Negli ultimi decenni si sta svi` industriale luppando anche un’attivita molto modesta nel settore alimentare e ` la rete nell’edilizia. Poco sviluppata e di distribuzione commerciale. Servizi. ` collegato da autolinee agli altri S. e ` dotato di Pro centri della provincia. E Loco, stazione dei Carabinieri, medico, farmacia, scuola dell’obbligo, sportello bancario, Biblioteca comunale. & DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 611 unita di cui stranieri 8; maschi 295; femmine 316; famiglie 234. La tendenza complessiva rivelava una diminuzione della popolazione, con morti per anno 10 e nati 6; cancellati dall’anagrafe 15 e nuovi iscritti 12. Tra i principali indicatori economici: imponibile medio IRPEF 12 235 in migliaia di lire; versamenti ICI 228; aziende agricole 105; imprese commerciali 34; esercizi pubblici 3; esercizi al dettaglio 11. Tra gli indicatori sociali: occupati 165; disoccupati 44; inoccupati 33; laureati 2; diplomati 23; con licenza media 232; con licenza elementare 273; analfabeti 49;

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Sennariolo automezzi circolanti 146; abbonamenti TV 185. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il ter` ricchissimo di testimonianze ritorio e archeologiche che documentano la ` dell’insediamento delcontinuita l’uomo a partire dal periodo prenuragico. Riferibili a questo periodo sono i menhir antropomorfi rinvenuti nei pressi del nuraghe di Bidda ’e Perda. Al periodo nuragico risalgono i nuraghi Bittitai, Bolanola, Fromigas, Liortinas, Maria Turri, Murcu, Rodeddu, Santa Luxia, Sa Mandra, Sarigoni, S’Ena de Tiana, Senismannu. Tra tutti ` quello di Senidi grande bellezza e smannu, una costruzione complessa e in buone condizioni complessive che secondo una antica tradizione avrebbe una galleria che lo mette in collegamento col nuraghe Santa Luxia. Degne di nota sono anche le tracce di abitato romano di Santa Vittoria. & PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE Il tessuto urbanistico ha conservato le caratteristiche case in pietra a ` piani che si affacciano su strade piu strette e tortuose, formando un complesso quasi circolare che ha al suo centro la chiesa di Santa Lucia, parrocchiale costruita in forme romaniche nel secolo XIII e andata poi progressivamente in rovina; nel 1922 fu completamente ricostruita in stile composito. Ha l’impianto a tre navate scandite da archi poggianti su pilastri e completate dall’abside; al suo interno conserva un’iscrizione che risale alla prima chiesa romanica e alcune statue lignee di pregevole fattura. All’esterno sul lato sinistro dell’abside recenti scavi hanno riportato in luce un pozzo di pro` nuragica, collegabile a un babile eta nuraghe che sorge a poca distanza dalla chiesa, e un complesso di tombe. All’ingresso del paese si stagliano su un piccolo rilievo il castello e il Palazzo

` cobaronale. Il complesso di edifici e stituito da una torre a pianta rettangolare alta 12 m (recentemente restaurata), che risale probabilmente al secolo XII, quando il castello fu edificato dai giudici d’Arborea; e una parte dei muri perimetrali; addossata al castello ` un’altra costruzione a due piani con e finestre, edificata probabilmente nel corso del secolo XVII per i Nin e poi utilizzata ancora nei secoli successivi. Prospicienti questo complesso di edi` possibile riscontrare alcuni elefici e menti di un grande giardino che i Nin ` deliavevano in animo di costruire; e mitato dal corso del rio Imbessu, sulla cui sponda sinistra sono gli avanzi di una fontana secentesca finemente lavorata. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Alcune feste popolari conservano in parte il patrimonio di tradizioni della ` e la sua memoria storica. In comunita particolare va ricordata quella di San Giovanni Battista, il patrono, che ha un carattere religioso e culmina dopo due giorni nell’accensione di un grande ` nella piazza antistante la parrocfalo chia. A luglio si svolge la festa dell’emigrato, occasione di ritrovo per i molti emigrati sparsi in tutte le parti d’Europa, che prevede un intenso programma di manifestazioni. Infine, a settembre, la festa dei santi Cosma e Damiano alterna, dal 26 al 29, manifestazioni religiose a balli e canti tradizionali.

Sennariolo Comune della provincia di Oristano, compreso nella XIV Comu` montana, con 173 abitanti (al nita 2004), posto a 274 m sul livello del mare tra Bosa e Cuglieri. Regione storica: Montiferru. Diocesi di AlgheroBosa. & TERRITORIO Il territorio comunale, di forma grosso modo triangolare, si estende per 15,68 km2 e confina a nord

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Sennariolo con Tresnuraghes, a est con Scano di Montiferro, a sud con Cuglieri e a ovest con Tresnuraghes. Si tratta di una regione di colline e in parte tavolato, di natura vulcanica, propaggini del monte Ferru che vanno gradatamente digradando verso la vicina Planargia. Nel territorio di S. scorrono alcuni affluenti di uno dei tanti rio Mannu di Sardegna: in questo caso quello che va a sboccare in mare nei pressi della torre Foghe. S. si trova lungo la statale 292, nel tratto che unisce Cuglieri a Bosa; in questo punto se ne distacca una traversa che collega Scano di Montiferro e quindi Macomer.

Sennariolo – Un murale.

STORIA Il territorio conserva molte testimonianze del periodo prenura` di gico e nuragico ma l’attuale paese e origini medioevali. Apparteneva al giudicato di Torres ed era compreso nella curatoria del Montiferru. Estinta

&

` la dinastia giudicale, nella prima meta del secolo XIII il territorio fu occupato ´ dal giudice d’Arborea che lo annette all’Arborea. S. fece parte giudicato d’Arborea fino alla battaglia di Sanluri nel 1409; caduto il giudicato, il villaggio, nel 1417, fu compreso nel feudo ˜ ans, il concesso a Guglielmo di Montan ` nel 1421 lo vendette agli Zaquale pero `a trillas. Nei secoli successivi continuo rimanere in possesso degli Zatrillas fino al 1669 quando fu confiscato unitamente a tutto il Montiferru alla marchesa Francesca Zatrillas (=) coin´ Camavolta nell’assassinio del vicere rassa. Negli anni successivi S. rimase confiscato in attesa che si decidesse una complessa controversia giudiziaria avviata da Giovanni Battista Zatrillas marchese di Villaclara e Isabella Cervellon Zatrillas marchesa d’Albis per il possesso dell’intero Montiferru, nella quale intervennero anche i Geno`s, e che in un primo tempo si conve cluse nel 1709 quando l’intero territorio fu dato a Gabriele Aymerich come discendente diretto di Francesca Za` trillas. Negli anni seguenti la lite pero proseguı` tra tutti i contendenti e il territorio fu nuovamente confiscato; la lite si concluse nel 1735 con un compromesso tra il marchese di Albis, il mar`s in base chese di Villaclara e i Genove al quale S. fu incluso nella baronia del ` al marchese d’AlMontiferru che tocco bis. Il rapporto degli abitanti di S. con i ´ nuovi feudatari si fece difficile poiche il feudo era amministrato da persone senza scrupoli che finirono per esaspe` rarli. Nel 1788 estinti i Manca, S. passo agli Amat ai quali fu riscattato nel 1838. Nel 1821 il villaggio era stato incluso nella provincia di Cuglieri, nel ` a far parte della divisione 1848 entro amministrativa di Nuoro e quando nel 1859 furono ricostituite le province en` a far parte di quella di Cagliari. Del tro

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Sennariolo paese e del suo stato sociale nella ` dell’Ottocento scrive Vittoprima meta rio Angius (nel Dizionario del Casalis) che dice: «Popolazione. Nel censimento pubblicato nel 1846 si notano per S. anime 380, distinte in famiglie 107 e distribuite in case 98. In rispetto alla condizione domestica, scapoli 111, ammogliati 78, vedovi 6; zitelle 86, maritate 78, vedove 21. L’ordinario nu` di 3, mero annuale de’ matrimoni e delle nascite 14, delle morti 6. Le ma` frequenti sono infiammalattie piu zioni toraciche e addominali; quella cui frequentemente soccombono gli uomini il dolor laterale. Non si ha alcuno, che possa curar gli ammalati, e chi non ha per chiamare un medico si abbandona alla natura, la quale non contrariata risolve spesso felicemente ` il malore. Agricoltura. Il terreno di S. e idoneo alla produzione de’ cereali, e se non mancano le pioggie, moltiplica assai la semenza. La ordinaria semina` di starelli 550, gione del frumento e quella dell’orzo di starelli 20, quella delle fave di star. 50. Nelle vallate si semina un poco di legumi e di meliga. ` La fruttificazione mediocre del grano e al dieci, quella dell’orzo del 13, quella delle fave del 15. I legumi e la meliga danno largo frutto, e parimente il lino, di cui si raccoglie otto o dieci cantara. Negli orti coltivansi varie specie, ma solo quanto basti per il particolar bisogno delle famiglie. La vigna vi pro` delle uve sono sette spera; le varieta od otto della specie nera, e altrettante della specie bianca. Il vino sebbene non fatto con molta arte riesce buono, e spesso niente inferiore a quello di altre parti della Planaria; ma la sua ` e ` meno che vogliasi della quantita stessa consumazione interna. Le piante comuni fruttifere sono in numero non molto largo e qui voglio indicare i fichi, i ciriegi, i peschi, i peri, i

` , i mandorli, i noci, meli di molta varieta i sorbi, i meligranati, che complessivamente non sorpassano forse i 2500 indi` relativavidui. La cultura degli olivi e ` alla estenmente agli abitanti, non gia ` che sione territoriale, assai estesa, gia non si numerano meno di 6000 alberi di questa specie, da’ cui frutti estraesi un olio, che, come quello che si produce nel resto del Montiferro e nella Planar` molto stimato nel commercio e gia, e pagato meglio che quello di Sassari, d’Oristano, e di altri siti. I poderi di S. sono cinti da grosse siepi di fichi d’In` difesa la coltivadia, onde non solo e zione, ma si produce un frutto, che ` mesi un articolo forma per due o piu ´ ne mangiano di sussistenza, perche ´ tutti, un articolo di commercio perche si vende negli altri paesi, e serve ancora a ingrassare i majali che si allevano in quasi tutte le case. Questi pae` che non fanno in altre sani fanno cio ´ conservano alparti dell’isola, perche l’inverno molti di questi fichi attaccati alla loro foglia grassa, e allora li ven` cari. Pastorizia. Nel bedono molto piu ` di 200 stiame rude forse non sono piu vacche, di 700 capre e di 60 cavalle. Di pecore e porci non si ha forse alcun branco. Nel bestiame di servigio possono annoverarsi 120 buoi, 40 giumenti, 30 cavalli, 80 majali. Il formag` di megio delle vacche e delle capre e ` e appena sufficiente a’ bidiocre bonta sogni della popolazione. Commercio. I proprietari di S. vendono a’ negozianti di Bosa, o a quei di Cuglieri». Nel 1927, quando fu istituita la provincia di Nuoro, S. vi fu compreso fino al 1974, quando, istituita la provincia di Oristano, vi fu incluso. & ECONOMIA Le attivita ` di base della sua economia sono l’agricoltura, in particolare la cerealicoltura, la frutticoltura e la viticoltura, e l’allevamento del bestiame, in particolare di bovini e

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Sennariolo ` poco organizzata la rete di diovini. E ` stribuzione commerciale. Servizi. S. e collegato da autolinee agli altri centri ` dotato di sportello della provincia. E bancario.

Sennariolo – Un murale nei pressi della chiesa di Sant’Andrea. & DATI STATISTICI Al censimento del 2001 la sua popolazione contava 185 ` , di cui maschi 90; femmine 95; faunita miglie 88. La tendenza complessiva rivela un sostanziale equilibrio della popolazione, con morti per anno 3 e nati 1; cancellati dall’anagrafe 6 e nuovi iscritti 8. Tra i principali indicatori economici: imponibile medio IRPEF 10 261 in migliaia di lire; versamenti ICI 133; aziende agricole 67; imprese commerciali 12; esercizi al dettaglio 2. Tra gli indicatori sociali: occupati 42; disoccupati 11; inoccupati 10; laureati 2; diplomati 18; con licenza media 46; con licenza elementare 101; analfabeti 8; automezzi circolanti 70; abbonamenti TV 77. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il ter-

ritorio conserva alcune significative testimonianze che documentano la presenza dell’uomo a partire dal periodo prenuragico, in particolare a questo periodo sono riconducibili le domus de janas di Percias de Lobos, presso il rio Mannu, scavate nella trachite. Al periodo nuragico appartengono invece i nuraghi Bittitai, Leortinas, Murcu, Patargia, Sa Mandra, Sanna, Su Nuraxi. Un certo numero di ` luogo a un allineaquesti nuraghi da ` notevole il mento lungo il rio Mannu; e nuraghe di Sa Pattargia, considerato ` di uno dei maggiori della regione: e tipo polilobato, con una pianta complessa che meriterebbe uno scavo ac` curato. Altro nuraghe interessante e quello di Leortinas, anch’esso polilobato e dalla struttura molto articolata. & PATRIMONIO ARTISTICO E CULTU` il RALE Di particolare suggestione e tessuto urbanistico, che ristretto in ` considerato il uno spazio triangolare e ` piccolo del Montiferru; si sviluppa piu in un insieme di viuzze sulle quali si affacciano le case tradizionali in pie` piani, creando scenografie di tra a piu grande effetto. L’edificio di maggiore ` la chiesa di Sant’Andrea, parrilievo e rocchiale costruita nel 1679 in forme baroccheggianti. Ha l’impianto a una navata completata dal presbiterio; la ` a volte a botte. All’esterno copertura e si trova il campanile a canna quadrata caratterizzato da un’interessante cupola a cipolla. Di qualche interesse sono anche le chiese di Santa Vittoria e di San Quirico. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Di particolare rilievo sono la festa di Santa Vittoria al Monte, che si svolge la terza domenica di maggio con un ricco programma di manifestazioni folcloristiche. Il 30 novembre invece si svolge la festa di Sant’Andrea, patrono

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Sennori del paese, con manifestazioni di carattere prettamente religioso.

Sennori – Veduta del centro abitato.

Sennori Comune della provincia di ` Sassari, compreso nella I Comunita montana, con 7299 abitanti (al 2004), posto a 277 m sul livello del mare pochi chilometri a nord di Sassari. Regione storica: Romangia. Archidiocesi di Sassari. & TERRITORIO Il territorio comunale, di forma grosso modo trapezoidale, si estende per 31,43 km2 e confina a nord con Sorso, a est e a sud con Osilo, a ovest con Sassari. Si tratta di un territorio di colline che dalla zona interna vanno digradando verso il litorale del golfo dell’Asinara. Il maggior corso ` il Silis, che scorre in una d’acqua e valle a nord del paese. S. si trova lungo la statale 200 Sassari-Castelsardo, dalla quale si distacca una secondaria che, dirigendosi appunto verso la vallata del Silis, si divide poi in tre bracci, uno diretto a Osilo, uno a Tergu e Nulvi e l’altro a Castelsardo. & STORIA Il territorio e ` ricco di testimonianze archeologiche che attestano ` dell’insediamento; l’atla continuita tuale centro deriva da un insediamento romano. Nel Medioevo apparteneva al giudicato di Torres ed era incluso nella curatoria della Romangia. Estinta la dinastia giudicale, il Co` poteri giumune di Sassari, esercito

risdizionali su S. e sull’intero territorio. Con la conquista aragonese, dopo le ribellioni di Sassari e dei Doria, S. nel 1330 fu conquistato dalle truppe di Raimondo Cardona e immediatamente concesso in feudo a Raimondo di Mont` riprepavon. Negli anni seguenti pero ` e il territorio torno ` a essero le ostilita sere teatro di terribili azioni di guerra. Nel 1353 S. fu nuovamente concesso in feudo a Borristor de lo Poyo e, per quanto avesse subı`to notevoli danni, fu in grado di inviare propri rappresentanti al Parlamento che nel 1355 si ` a Cagliari. Scoppiata la secelebro conda guerra tra Mariano IV e Pietro IV il villaggio nel 1366 fu occupato dalle truppe del giudice d’Arborea che lo tennero fino alla pace di Sanluri nel 1388 nonostante il re nel 1366 e nel 1375 avesse tentato di infeudarlo nuovamente. Subito dopo la stipula del trattato di pace il villaggio, nel 1391, fu compreso nel grande feudo concesso a ` Galcerando di Santa Coloma che pero ne perse il controllo a causa della ripresa della guerra. S. fu cosı` nuovamente occupato dalle truppe giudicali fino alla caduta dell’Arborea. Dopo la parentesi del visconte di Narbona, nel 1420 fu venduto a Pietro Plicano. Il villaggio aveva subı`to gravi danni ed era quasi completamente spopolato, nel 1424 il Plicano lo rivendette a Pietro De Ferraria che nel 1436 lo rivendette a Gonario Gambella che lo unı` al feudo di Sorso. Da questo momento la storia dei due villaggi fu identica, scandita dalle vicende che coinvolsero le varie famiglie di baroni che furono in possesso del grande feudo. Nel corso dei ` dai Gambella secoli successivi S. passo ai Marongio, ai Milia, ai De Sena, ai Castelvı`, ai Deliperi e infine agli Amat che lo tennero fino al riscatto avvenuto nel 1838. Nel 1821 fu incluso nella provincia di Sassari, nel 1848 nella omo-

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Sennori nima divisione amministrativa e infine dal 1859 nella ricostituita provincia di Sassari. Della situazione socioeconomica del paese in questo periodo ci parla Vittorio Angius nel Dizionario del Casalis, dove tra l’altro si legge: «Popolazione. Nel censimento del 1846 si notarono sotto S. anime 1899 distribuite in famiglie 549, e in case 497. Que`e ` certamente erst’ultimo numero pero rato essendo pochissime le famiglie che sieno accompagnate, se non sia di figli che con le loro mogli convivono nella casa de’ vecchi genitori, nel qual caso si computano le due famiglie per una sola. Generalmente ne’ villaggi sardi quante son famiglie diverse, tante sono le case. Nel rispetto della condizione domestica si notano scapoli 519, maritati 375, vedovi 17, in totale 911; quindi zitelle 458, maritate 374, vedove 156, e in totale femmine 988. Per la cura della salute hanno un chirurgo e due flebotomi. Le malattie ` comuni sono nell’inverno e primapiu vera le pleuritidi e le bronchitidi, nell’estate ed autunno le febbri periodiche. Le medie del movimento della popolazione sono, nascite 75, morti 36, ` matrimoni 17. La scuola elementare e poco frequentata, e non vi sono altri assidui, che quei pochissimi, che i geni` al gintori voglion poi mandare in citta nasio. Il numero ordinario degli accor` di 12. I giorni di scuola sono non renti e come vuole il calendario, ma come piace al maestro. In tutto il paese forse non sono 40 persone che sappian leggere e scrivere, e bisogna dire che forse ´ pur una imparo ` nella scuola primane ria, sebbene fondata circa da 30 anni. Professioni. Sono applicati all’agricoltura individui 600, alla pastorizia 86, a’ mestieri 40, gli altri oziano consumatori. Le donne sono operosissime, ma ´ piu ` vopoche filano e tessono perche lentieri si occupano a fabbricare

sporte, canestri, ed altro col fieno e ´ con le foglie del palmizio, e perche ` per vendere viaggian spesso alla citta diversi articoli e pane assai pregiato, movendo tanto per tempo anche nell’inverno, cha al primo aggiornar sono ` dentro la citta ` . Agricoltura. I terrigia tori in molte regioni di S. sono feraci di cereali, ottimi per le vigne, per gli orti e per i giardini. La seminagione ordinaria suol essere di starelli 1400 di grano, 400 d’orzo, 100 di fave, 100 di legumi, 120 di lino ecc. La fruttificazione ordi` dell’8; ma se non naria e comune e manchino le pioggie all’uopo sorpassa questa meta. In alcuni siti piani e veramente idonei alla cultura del frumento ` che nella pendice. Orticulsi ha piu tura. Essendo luoghi molto adatti alla medesima e potendo aver lucro portando in Sassari i diversi articoli, si usa in questo rispetto qualche diligenza. I sennoresi sogliono attendere alla coltura del tabacco e hanno profitto per le foglie che vendono alla fabbrica ed anche per quelle che sottraggono e macinano per venderne le polveri a contrabbando. Siccome la maggior parte di questa coltivazione si fa in ` della orti di secco e giova alla bonta ` i tabacchi foglia l’aria marina; pero sennoresi di contrabbando sono molto stimati e pagati meglio di quelli, che provengono dagli orti della Nurra, della Fluminaria e della restante Romandia. La vigna, se non esposta al set` ottimi frutti tentrione, prospera e da nell’abbondante vendemmia. Si possono fare de’ vini gentili come in Sorso. Gli alberi fruttiferi sono di molte spe` e in grandissimo numero cie e varieta ´ le frutta possono vendersi nelle perche ` principalmente nelle vallate, `. E citta ` forti e nocivi alla difese da’ venti piu vegetazione, che si coltivano le specie ` delicate, e principalmente gli piu agrumi. I pomi, i ciriegi, i susini, i pe-

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Sennori ` schi, gli albicocchi, i peri, sono i piu comuni. Attendesi pure alla cultura ` vantato degli olivi e l’olio che estraesi e ` e finezza, sebbene non si per liquidita ´ , trapaghi secondo il merito, perche scurate le separazioni, il buono mescolano col gramo. Pastorizia. I pascoli del sennorese se non sono abbondantis` di bonta `, e accomodati simi, sono pero alle solite specie che si educano comunemente. Il bestiame manso comprende buoi per l’agricoltura 700, cavalli 80, giumenti 350, majali 70. Si al` di pollame, il leva una gran quantita cui prodotto vendesi nel mercato di Sassari. Il bestiame rude contiene le seguenti specie e capi: vacche 1350, capre 2000, pecore 5600, porci 1000, cavalle 160. I formaggi e altri prodotti servono per il paese, per Sorso e anche ` aperta quasi sempre per Sassari. In S. e la beccheria. Alcuni studiano alla cultura delle api per le quali sono faustissime quelle valli sempre fiorenti, ma i ` trascurano questo ramo d’indupiu stria, che produrrebbe un notevole lucro. Commercio. I sennoresi portano a Sassari o a Portotorre quello che de’ cereali sopravanza al bisogno della consumazione interna. Portandolo a Sassari bisogna che impieghino i cavalli; ma a Portotorre possono facilmente carreggiare. Abbiam notato tra’ sennoresi alcuni che negoziano, trasportando i prodotti del paese, o le sue manifatture (le suddette corbe, canestri ecc.) e anche robe estere. Il prodotto di tutte queste industrie ascende ` di 160 mila lire». probabilmente a piu & ECONOMIA Le attivita ` di base dell’economia di S. sono l’agricoltura, in particolare la cerealicoltura, l’olivicoltura, la frutticoltura e l’orticoltura, e l’allevamento del bestiame, soprattutto bovini e ovini, ma anche suini, equini e pollame. Negli ultimi decenni si sta sviluppando anche una discreta

` industriale nei settori lattieroattivita caseario, alimentare, della lavorazione del legno e dei materiali da costruzione. Molto sviluppata la rete di distribuzione commerciale, e molti sennoresi vivono del commercio anche in altre parti dell’isola. Vi operano anche due aziende agrituristiche e due ristoranti. Artigianato. Per antica tra` sviluppata la lavorazione dizione vi e ` collegato da audei cestini. Servizi. S. e tolinee agli altri centri della provincia. ` dotato di Pro Loco, stazione dei CaE rabinieri, medico, farmacia, scuola dell’obbligo, sportello bancario, Biblioteca comunale.

Sennori – Paesaggio delle colline dell’Anglona.

DATI STATISTICI Al censimento del 2001 la sua popolazione contava 7346 ` , di cui stranieri 53; maschi 3685; unita femmine 3661; famiglie 2325. La tendenza complessiva rivelava una diminuzione della popolazione, con morti per anno 67 e nati 69; cancellati dall’anagrafe 133 e nuovi iscritti (87). Tra i principali indicatori economici: imponibile medio IRPEF 14 617 in migliaia di lire; versamenti ICI 2209; aziende agricole 593; imprese commerciali 334; esercizi pubblici 39; esercizi all’ingrosso 3; esercizi al dettaglio 111; ambulanti 83. Tra gli indicatori sociali: occupati 1810; disoccupati 407; inoccupati 712; laureati 96; diplomati 539; con

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Sennori licenza media 2192; con licenza elementare 2301; analfabeti 151; automezzi circolanti 2558; abbonamenti TV 1601. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il territorio conserva testimonianze archeologiche che, a partire dal periodo prenuragico, sono la documentazione ` dell’insediamento della continuita umano. Al periodo prenuragico appartengono le domus de janas dette del Beneficio parrocchiale, situate ai margini dell’abitato, scavate nel tufo con un im` cellette. Al periodo nurapianto a piu gico appartengono i nuraghi Chercos, Sa Pattada, San Biagio, Scala de Todde e un singolare monumento di grande interesse scientifico: si tratta della tomba di Oridda, situata a breve distanza dall’abitato e costituita da due elementi riconducibili a periodi differenti che ne fanno un esempio col ` possibile documentare il pasquale e saggio dalle tombe dolmeniche a ` antica quelle ‘‘di giganti’’. La parte piu ` costituita da una galleria di forma e rettangolare, lunga 8 m, ottenuta dall’accostamento di lastre ortostatiche; ` medio nuragica l’edificio fu poi in eta riutilizzato e trasformato in Tomba di giganti mediante la costruzione di un’esedra semicircolare. Numerosissimi sono anche i siti risalenti al periodo romano: si tratta di resti di edifici termali e di ville rustiche disposti ` ancora secondo una rete viaria che e possibile leggere e che dimostrano come nel territorio si fosse sviluppato un centro di una qualche importanza. & PATRIMONIO ARTISTICO E CULTU` l’impianto urbaRALE Caratteristico e nistico disposto ad anfiteatro su una collina calcarea al cui interno si con` antico delserva ancora il nucleo piu l’abitato caratterizzato dalla chiesa di San Basilio, parrocchiale edificata nel secolo XV in forme gotico-catalane e

` volte restaurata. successivamente piu ` a tre navate con copertura a L’interno e volte a crociera; vi si conserva un retablo di scuola cagliaritana del Cinquecento rappresentante L’Incoronazione della Vergine. L’altro edificio caratteristico, posto anch’esso nel centro sto` rico e confuso con le altre abitazioni e il castello di Ozula. Si trova nel centro ` detto comunemente Pastorico ed e lattu Ezzu (Palazzo Vecchio). Le feritoie che ne caratterizzano il primo piano fanno pensare a un’antica fortezza costruita in epoca medioevale per la difesa del paese. Nel 1638 fu trasformato in palazzo gentilizio, con l’aggiunta di un secondo piano e di un portico da cui si accede al cortile interno. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Alcune feste popolari tramandano antiche tradizioni e costituiscono la memoria storica del paese. Tra queste la festa di San Giovanni Battista, che ha per epicentro una chiesa situata a breve distanza dal paese. La festa vi si svolge l’ultima domenica di giugno, organizzata dai giovani che devono partire per il servizio militare. Alcune delle celebrazioni si riallacciano probabilmente a un’antichissima festa pagana. ` anche il costume. Di grande interesse e L’abbigliamento tradizionale femmi` sostanzialmente di due tipi. nile e ` costituito da una Quello della sposa e camicia di tela bianca, guarnita con pizzi sangallo e due strisce a traforo sul petto, con il collo chiuso da due bottoni d’oro (sa camisgia), e da una gonna con piegoline fatte a mano, di panno nero con una balza di raso rosso alta 20 cm sopra una striscia di 30 cm di un ricamo di seta a fiori su raso bianco (sa fardetta), completata sul davanti da un pannello bianco applicato con bottoni automatici (sa tel’e nanti). Sopra la camicia si indossano la giacca (su colpittu) di velluto di seta molto aderente,

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Sennoris ricamata a fili d’oro e d’argento con rami di rose in rilievo sui polsini e una guarnizione di organdis celeste che si estende su tutta la manica; quindi il busto (su soltigliu) che completa la giacca, realizzato con broccato verde e beige con rose rosse in rilievo e strisce ricamate a fili d’oro e d’argento. Sulla gonna si indossa il grembiule di seta celeste ricamato in rilievo con motivi floreali in seta e oro, guarnito dallo stesso nastro della guarnizione delle maniche (su cameddu). L’abbiglia` completato da una sorta di cufmento e fia di tela bianca che ferma i capelli (su ducche´), sopra la quale si indossa un velo di tulle bianco che lega la cuffia con un sottogola (su ’elu); su tutto un fazzoletto di lino ricamato a mano.

` impreziosito da gioielli Il costume e tutti d’oro. L’abbigliamento femminile ` costituito da una camicia quotidiano e semplice e da una gonna; sopra la camicia si indossa il busto semplice, sulla ` gonna il grembiule semplice; il tutto e completato da un fazzoletto verde ornato da motivi floreali in rilievo. L’ab` bigliamento tradizionale maschile e costituito da una camicia di tela bianca a collo basso chiuso da due bottoni d’argento e dai calzoni di tela grezza (sos calzones). Sopra la camicia si indossa la giacca (sa camisgiola) in velluto rosso a doppio petto, guarnita di trina dorata e chiusa di lato con ganci, le maniche aperte alle ascelle lasciano fuoriuscire la camicia e si chiudono ai polsini con nove bottoni d’oro inseriti in altrettante pezzuole di velluto verde guarnite di trine. Sui calzoni si portano il gonnellino (sas ragas) di panno nero e le ghette dello stesso tessuto. L’abbi` completato da una berritta, gliamento e anch’essa di panno nero.

Sennoris Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato di Cagliari, compreso nella curatoria di Nora. Era situato nelle vicinanze di Capoterra. Caduto il giudi`a cato, nella divisione del 1258 entro far parte dei territori assegnati ai Della Gherardesca. Dopo alcuni anni essi procedettero a una nuova divi` ai discendenti sione tra loro; S. tocco ` a spodel conte Gherardo, ma comincio polarsi. Avendo i suoi signori prestato omaggio al re d’Aragona, dopo la con` a far parte del quista aragonese entro Regnum Sardiniae come feudo in loro possesso. Ma la sua popolazione conti` a diminuire e dopo il 1348 fu definuo nitivamente abbandonato. Sennori – Il costume tradizionale del vivace centro della Romangia e` caratterizzato dalla ricchezza dei suoi ricami a fili dorati.

Senorbı` Comune della provincia di Ca` gliari, compreso nella XX Comunita montana, con 4419 abitanti (al 2004), posto a 199 m sul livello del mare una

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Senorbı` quarantina di chilometri a nord di Cagliari. Regione storica: Trexenta. Archidiocesi di Cagliari. & TERRITORIO Il territorio comunale, di forma allungata da nord a sud, si estende per 34,35 km2, comprese le frazioni di Arixi e di Sisini, e confina a nord con Suelli, a est con Siurgus Donigala e San Basilio, a sud con Sant’Andrea Frius e Barrali e a ovest con Ortacesus. Si tratta di un territorio di basse colline, arrotondate e fertili, utilizzate da lungo tempo per l’agricoltura, in particolare la coltivazione dei cereali. I corsi d’acqua hanno tutti direzione da nord a sud e fanno parte del bacino idrico del rio Mannu, immissario del grande stagno di Cagliari. Il paese si trova alla confluenza da sud della statale 128, che poi prosegue verso il settentrione dell’isola, con la 547 proveniente da Dolianova; una secondaria si dirige a oriente verso San Basilio, ` tocuna a occidente verso Guasila. S. e cato anche dalla ferrovia delle complementari Cagliari-Mandas. & STORIA Il territorio e ` ricco di testi` nuramonianze archeologiche di eta ` punica e di eta ` romana che gica, di eta ` dell’insediadimostrano la continuita mento dell’uomo. Nel Medioevo S. apparteneva al giudicato di Cagliari ed era compreso nella curatoria della Trexenta di cui era il capoluogo. Caduto il giudicato, nella divisione del ` al conte di Capraia e all’e1258 tocco ` ai stinzione della sua famiglia passo ` Magiudici d’Arborea. Nel 1295 pero riano II lo cedette al Comune di Pisa e prima della fine del secolo venne amministrato direttamente dal Comune. Dopo la conquista aragonese il villag` a far parte del Regnum Sardigio entro niae e nel 1326, una volta conclusa la pace tra Pisa e Aragona, fu compreso nel feudo della Trexenta concesso dal re d’Aragona al Comune di Pisa. Scop-

piata la prima guerra tra Aragona e Arborea, Pisa ne perdette la disponibi` . In seguito S. fu occupato dalle lita truppe del giudice d’Arborea fino al 1409. Dopo la battaglia di Sanluri, nel ` a far parte dei territori con1420 entro cessi in amministrazione a Giacomo de Besora e trasformato in feudo nel 1434. ` Nel corso dei secoli successivi S. passo dai De Besora agli Alagon e infine ai De Silva Alagon ai quali fu riscattato nel 1838. Nel 1821 fu compreso nella `a provincia di Cagliari; nel 1848 entro far parte della divisione amministrativa di Cagliari e dal 1859 della ricostituita omonima provincia. Di questo periodo storico scrive Vittorio Angius: «Popolazione. Proporremo qui pure ` che trovasi notato nel censimento cio della popolazione dell’isola, pubblicato nel 1846. S. avrebbe numerato in uno degli anni antecedenti anime 1257, distribuite in famiglie 308, e ripartite in 306 case. Si distinguevano quindi in rispetto delle condizioni domestiche in quest’altro modo; maschi, scapoli 419, ammogliati 222, vedovi 19, totale 660; femmine, zitelle 328, maritate 224, vedove 45, totale 597. I numeri del movimento della popolazione sono i seguenti: nascite 60, morti 28, matrimoni ` comuni sono le feb14. Le malattie piu bri autunnali e infiammazioni, che spesso sono micidiali, e si patiscono per difetto di precauzioni contro la va` della temperatura. Si ha nel riabilita paese un flebotomo ed un farmacista. Sono in S. cinque famiglie nobili, di notevole fortuna e agiatezza. Quasi tutte le famiglie sono proprietarie e le povere possiedono almeno la casa dove abitano. Come nelle altre regioni piane ` sono maldivise, e e fertili le proprieta mentre un certo numero di famiglie hanno estesi possedimenti, tante altre non hanno di proprio una sola giornata di terreno, dove lavorare a proprio

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Senorbı` ` non pochi devono porsi conto, eppero sotto certe condizioni al servigio annuo dei grandi proprietarii, o lavorare alla giornata quando alcuno li chiama alle proprie terre. Professioni. Sono applicati all’agricoltura circa 380, alla pa` 30, e storizia 40, ai mestieri di necessita al negozio 2. Le donne sono laboriose e quando hanno assestato le cose di casa filano senza posa e tessono tele di lino. ` cosı` trascuL’istruzione elementare e rata come altrove, e il profitto nullo. Gli scolari sono in lista 20. Le persone del comune non impiegate che sanno leg` di 20, gere e scrivere non saranno piu ed impararono altrove che nella scuola primaria. Agricoltura. Le terre di S. ` , da sono nel generale di tanta feracita meritar con l’altre della Trecenta la riputazione che hanno di prima forza, e ` granifere delda primeggiare tra le piu l’isola. Se producono tanto non ostante la imperfezione dell’arte, produrreb` se si operasse con bero anche di piu maggior intelligenza. La seminagione dei cereali suole essere nei numeri seguenti; starelli 1500 di grano, 250 d’orzo, 300 di fave, 100 di legumi, 60 di lino. La moltiplicazione mediocre ` del 15 pel grano, del delle semenze e 20 per l’orzo, del 18 per le fave. I legumi comunemente usati sono ceci, cicerchie, lenticchie. Le specie ortensi comunemente coltivate sono cavoli, rape, cipolle, ravani, lattughe, andivie e altre poche. Gli alberi fruttiferi sono in piccol numero e di poche specie, peri, meli, susini, fichi, pomi granati, peschi, albicocchi ecc. che in totale non sorpassano i quattromila indivi` assai esteso, le uve di dui. Il vigneto e ` bene maturanti e abbonmolta varieta danti di mosto. I vini hanno riputa` specialzione di buoni, e la malvasia e ` forse il mente stimata. Il buon vino e miglior antidoto che abbian ne’ luoghi malsani contro l’azione venefica de’

miasmi che si bevono nella respirazione. Una piccola porzione di mosto si cuoce per la provvista della sapa, un’altra si distilla per acquavite. Pastorizia. Un terreno cosı` fertile produce liberalmente anche dove non soccorre ` un pal’industria umana, e si ha pero scolo abbondante. Nel bestiame manso di S. si numerano buoi 390 per i servigi agrari e per trasporto, cavalli per sella e basto 115, giumenti per macinare i grani 380, majali per provvista domestica 90. Nel bestiame rude sono vacche 550, pecore 5000, porci 900, cavalle 200. Le capre sono in pochissimo numero per causa che il pascolo conve` rarissimo. I prodotti niente ad esse e del bestiame non solo bastano alla consumazione del paese, ma danno un superfluo che si esita nei paesi d’intorno ` generalo nella capitale. L’apicultura e mente negletta. Commercio. L’articolo principale da cui lucrano i coloni di S. sono i cereali, da’ quali complessivamente con gli articoli minori possono ` di 130 000 lire. Questo ottenere piu ` de’ paese ha il comodo della facilita ´ passa nel suo mezzo trasporti, perche ` la strada reale, che da Cagliari or e ` di Serri e sara ` pretracciata sino in la sto continuata sino alla Gallura». & ECONOMIA Le attivita ` di base dell’economia di S. sono l’agricoltura, in particolare la cerealicoltura, la viticoltura (importante la Cantina sociale), l’olivicoltura e la frutticoltura, e l’allevamento del bestiame, in particolare di bovini e ovini, in misura minore di suini, equini e pollame. Negli ultimi decenni si sta sviluppando anche una ` industriale nel settore discreta attivita alimentare e in quelli dell’abbigliamento, dei materiali da costruzione, ` della metallurgia e dell’informatica. E discretamente sviluppata la rete di distribuzione commerciale. Vi operano anche un albergo con 90 posti letto e

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Senorbı` un ristorante. Artigianato. Di grande tradizione la lavorazione del ferro bat` tuto e del legno intagliato. Servizi. S. e collegato da autolinee e dalla ferrovia ` doagli altri centri della provincia. E tato di Pro Loco, stazione dei Carabinieri, medico, guardia medica, farmacia, scuola dell’obbligo e scuola secondaria superiore (Istituto tecnico), sportelli bancari. Possiede una Biblioteca comunale, il Museo archeologico, il campo sportivo.

Senorbı` – Statuetta della Dea Madre. (Museo archeologico nazionale, Cagliari) & DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 4367 unita di cui stranieri 3; maschi 2130; femmine 2237; famiglie 1496. La tendenza complessiva rivelava un leggero aumento della popolazione, con morti per anno 40 e nati 28; cancellati dall’anagrafe 63 e nuovi iscritti 95. Tra i principali indicatori economici: imponibile medio IRPEF 16 257 in migliaia di lire; versamenti ICI 1362; aziende agricole 397; imprese commerciali 268; esercizi pubblici 38; esercizi al detta-

glio 141; ambulanti 28. Tra i principali indicatori sociali: occupati 1184; disoccupati 116; inoccupati 181; laureati 48; diplomati 494; con licenza media 1443; con licenza elementare 1096; analfabeti 190; automezzi circolanti 1651; abbonamenti TV 1025. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Numerose sono le testimonianze archeo` logiche che dimostrano la continuita dell’insediamento umano a partire dal periodo prenuragico fino al periodo romano. Tra queste va ricordato il villaggio di Corte Auda, posto a poca distanza dalla statale 128, che ha restituito i resti di alcune capanne e una ` di materiale ceragrande quantita mico; gli scavi hanno posto in evidenza come il villaggio sia stato abitato conti` ronuativamente fino alla tarda eta ` di Monte Luna e ` mana. Ma la localita certamente quella di maggiore inte´ conserva documenti a resse perche ` stato partire dalla cultura di Ozieri. E messo in luce con una serie di campagne di scavo che hanno avuto inizio nel 1968: sono stati ritrovati un villaggio di capanne e un sistema di domus de janas scavate nel tufo, molto danneggiate. Il sito ha restituito grande quan` di materiali litici e ceramici. La lotita ` era stata frequentata dapprima calita ` dai Punici, nel secolo Va.C., e continuo a esserlo fino al secolo III. Di fatto una ` con acropoli, quarvera e propria citta tieri suburbani e necropoli. L’acropoli ` sorge nel sito di Santu Teru, localita ` delposta su un altipiano in prossimita l’omonimo torrente. Nel 1977 vi sono stati condotti scavi sistematici che hanno evidenziato un centro abitato punico di probabile carattere militare fondato nel secolo V a.C. e popolato almeno fino al secolo III a.C. La necropoli che sorge a poca distanza ha restituito tombe di differente tipologia, in prevalenza si tratta di sepolture ipo-

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Senorbı` geiche con cella laterale a pianta rettangolare, accessibili da un pozzo verticale; ma ci sono anche tombe a fosso, a cassone e a cista che contengono urne con resti cremati. La necropoli ha restituito ricchi corredi funerari con ceramiche dipinte, bronzi, scara` Turbei e altre suppellettili. In localita riga, a qualche chilometro dall’abitato, sono stati poi individuati i resti di un villaggio all’aperto risalente al periodo della cultura di Ozieri. Durante gli scavi fu ritrovata una statuina in marmo raffigurante una Dea Madre fortemente stilizzata in forme geometrizzanti e alta 42 cm. La statuina, attualmente conservata presso il Museo ` considerata un nazionale di Cagliari, e documento archeologico di grande importanza e in tempi recenti la sua ri` divenuta il logo del celeproduzione e bre vino Turriga. Il territorio annovera anche i nuraghi Fenugu, Simieri, ` interessante S’Arcu ’e S’Orcu. Il piu ` quello di Simieri, situato a tra questi e ovest dell’attuale abitato, del tipo a ` costituito da un pianta complessa: e mastio centrale che rappresenta la ` antica dell’edificio, alla quale fase piu durante il Nuragico medio fu aggiunta una cortina muraria sorretta da quattro torri ancora parzialmente sotterrate. Numerosi sono i siti riconducibili al periodo romano, che dimostrano come il territorio fosse intensamente ` popolato e teatro di una vivace attivita agricola che consentiva grande floridezza agli abitanti. & PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE Il centro urbano, per quanto interessato da una forte crescita edilizia, ha conservato le caratteristiche tradizionali; si sviluppa intorno a una grande piazza nella quale si affaccia la chiesa di Santa Barbara, parrocchiale costruita nel secolo XV in forme goticocatalane, successivamente modificata

e completata nel Seicento; nel corso del secolo XVIII ebbe poi un ulteriore ` alla costruzione intervento che porto dell’attuale facciata in stile barocchetto piemontese. Ha pianta irregolare con un’unica navata, con volta a botte, le cappelle laterali, il transetto e il coro. Il transetto e il coro sono completati da cupole poggiate su tamburi; nell’interno si conservano alcune opere del Lonis (=), di notevole pregio artistico.

Senorbı` – Chiesa di Santa Barbara e torre campanaria.

` Santa MaAltro edificio interessante e riedda, chiesa risalente all’ultimo quarto del secolo XIII, posta su un colle alle porte dell’attuale abitato. Era la parrocchiale dello scomparso villaggio di Segolai (=), dalle forme romaniche. Aveva una sola navata, l’abside e la copertura in legno a capriate; la facciata era arricchita da un campa-

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Senuschi nile a vela e da un portale lunettato, ed era guarnita da una decorazione ad archetti. Nei secoli successivi fu ricostruita e la vecchia facciata fu inglobata nell’attuale prospetto. Nel centro abitato, allestito in una casa dell’Ottocento dall’architettura tipica della Trexenta, si trova il Museo archeologico ‘‘Sa Domu Nosta’’ (La Nostra ` importante dell’eCasa). La parte piu ` costituita da manufatti e sposizione e gioielli provenienti dagli scavi di Monte Luna, ma sono documentate anche le successive fasi della vita nel territorio, sino al Medioevo. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI ` il patrimonio di usanze tradiRicco e zionali che si conserva nelle numerose ` caratteristifeste popolari. Tra le piu ` il Carnevale senorbiese che si che e svolge a febbraio e prevede un ricco insieme di manifestazioni con sfilate di maschere, balli in piazza e soprattutto la caratteristica grande favata, occasione per gustare un piatto della tradizione contadina. A fine luglio si svolge la Giornata internazionale del folclore, con l’esibizione di gruppi folcloristici stranieri. Questa manifestazione precede la festa di Santa Maria della Neve (Santa Mariedda) che si svolge il 5 ago` sto presso la chiesetta omonima ed e aperta con una solenne processione nella quale la statua della Madonna viene portata dalla parrocchia; dopo la cerimonia religiosa si svolgono numerose manifestazioni di folclore. In` anche il costume. L’abbiteressante e ` cogliamento tradizionale femminile e stituito da una camicia di cotone bianco guarnita con pizzi applicati, tanto lunga che funge anche da sottogonna, e da una gonna di bordatino rosso e blu (sa gunnedda). Sopra la camicia si indossa il busto (su cossu) di broccato rosso ornato di trina nera a perline e chiuso anteriormente da un

gancio. Sopra la gonna si indossa il grembiule nero con ricami floreali (su ` compledeventabi). L’abbigliamento e tato da un fazzoletto bianco che tiene i capelli, sul quale si posa uno scialle di tibet nero ricamato a fiori (su sciallu). L’abbigliamento tradizionale maschile ` costituito da una camicia di tela a e collo basso e pettina ricamata; e dai calzoni di lino (is crazzonis de arroda). Sopra la camicia si indossa il gilet (su croppettu) di panno nero chiuso da due bottoni rivestiti di cuoio. Una giacca di pelle viene indossata solo dai pastori (sa best’e peddi). Sopra i calzoni si portano il gonnellino (sa roda) di panno nero e le ghette (is crazzas) dello stesso ` completato tessuto. L’abbigliamento e da una berritta di panno nero.

‘‘Sentinella, La’’ Giornale politico-letterario cagliaritano. Settimanale, era ostile tanto a Francesco Cocco Ortu quanto a Francesco Salaris. Fu probabilmente diretto da Giuseppe Fara Musio, che peraltro firmava i suoi articoli con diversi pseudonimi. Per il suo aspro tono polemico, questi fu prima minacciato e poi aggredito da Efisio Sulliotti.

Senuschi Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato d’Arborea, compreso nel Campi` dano Maggiore. Era situato in localita Pauli Sa Nuschi nelle campagne di Nu` a decadere nella serachi. Comincio ` del secolo XIV a causa conda meta della peste del 1376; dopo la battaglia di Sanluri, caduto il giudicato d’Arbo` a far parte del Regnum Sarrea, entro diniae. Nel 1410 fu compreso nei territori che formarono il marchesato di Oristano e ne condivise la sorte fino al 1479 quando, confiscato il marchesato ` a far parte a Leonardo Alagon, entro dei territori amministrati direttamente dalla Corona. Nei decenni successivi fu teatro di frequenti spedi-

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Separassiu zioni di corsari barbareschi che indus´ sero la popolazione a fuggire, cosicche ` completamente dopo il 1604 si spopolo e scomparve.

Separassiu Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato di Cagliari, compreso nella curatoria del Campidano. Era situato nelle campagne di Quartucciu. Dopo la capitolazione del giudicato, nella divisione del 1258 fu compreso nei territori amministrati direttamente da Pisa. Subito dopo la conquista aragonese, en` a far parte del Regnum Sardiniae e tro fu compreso nella baronia di San Michele concessa a Berengario Carroz. Il `, a causa della peste nel villaggio, pero ` completamente. 1348 si spopolo

´ lveda Famiglia di antica nobilta` Sepu aragonese (secc. XVIII-XIX). Si trasferı` a Cagliari agli inizi del secolo XVIII con il dottor Giuseppe Gonzales ´ lveda, giudice della Reale de Sepu Udienza. Scoppiata la guerra di successione spagnola, la Sardegna nel ` ripetutagiro di pochi anni cambio mente sovrano, ma il dottor Giuseppe ` a esercitare le sue mansioni, continuo ormai radicato nell’isola. I suoi discendenti si estinsero agli inizi del secolo XIX.

Sequestro di persona Reato tipico ` in Sardegna. Esistito della criminalita ` lontano, la sua anche nel passato piu ` essere indicata stagione ‘‘alta’’ puo nei cento anni che vanno dalla fine del secolo XIX (sequestro dei commercianti francesi Paty e Prall, Barbagia, 1884) alla fine del secolo XX (sequestro della signora Silvia Melis, Tortolı`). ` essere Questo secolo a sua volta puo diviso in due parti: una prima, che oc` del cupa praticamente la prima meta ` fenomeno Novecento, in cui il s. di p. e ancora raro, spesso legato a faide paesane nelle quali il sequestro del membro di un ‘‘partito’’ nemico prelude alla

sua soppressione (come nella faida di Orgosolo, 1904-1917), e una seconda, ` finale del secolo, che occupa la meta in cui, a partire dal 1966 (sequestro dell’industriale Palazzini a Olbia), il feno` evimeno assume proporzioni piu denti, spesso drammatiche per la frequenza con cui i reati vengono com` delle somme richieste, la piuti, l’entita lunghezza della detenzione dell’ostaggio in vista anche del tempo necessario per il reperimento della somma stessa. La tesi secondo cui la stagione del s. di ` far terminare con la fine del p. si puo ` sostenuta dall’osservasecolo XX e zione che, dopo l’ultimo clamoroso sequestro (Silvia Melis) e salvi due tentativi rapidamente esauritisi nel Nuorese, negli anni iniziali del secolo XXI ` registrato un solo caso (Bonorva). si e Si calcola che nel periodo 1945-1996 siano state sequestrate 215 persone (numerosi anche i casi di tentato sequestro). Dividendo questo arco di tempo in trienni si hanno le seguenti cifre (che riguardano solo i sequestri di persona realmente compiuti): 19451947, 17; 1948-1950, 9; 1951-1953, 12; 1954-1956, 12; 1957-1959, 3; 1960-1962, 3; 1963-1965, 2; 1966-1968, 33; 16691971, 11; 1972-1974, 21; 1975 1977, 25; 1979-1981, 24; 1982-1984, 18; 1985-1987, 18; 1988-1990, 8; 1991-1993, 4 (nel 1991, nessun sequestro); 1994-1996, 5. Un intelligente studio statistico (Sebastiano Lai, Il sequestro di persona in Sardegna. Dati per un’analisi del fenomeno, 19711996) ha calcolato, per il periodo in esame, i seguenti dati su un campione ` alto nudi 176 vittime del s. di p.: il piu mero di reati, compiuti o tentati, cade nei trienni 1974-1976 e 1977-1979 (nel solo 1979, 14 sequestri); le percentuali generali sono 67% di sequestri compiuti, 24% tentati, 9% di sequestri di ` non piu ` tornati emissari; dispersi (cioe a casa) su un campione di 119 vittime:

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Sequi 17%; esiti dei tentativi di sequestro su 42 vittime: 17% deceduti, 83% sfuggiti; vittime divise per sesso: 87% maschi, 13% donne; 176 vittime suddivise per ` : da 0 a 20 anni 12%, da 20 a fasce d’eta 40 30%, da 40 a 60 42%, oltre i 60 16%; stato civile delle vittime: coniugati 63%, celibi o nubili 36%; residenza delle vittime per provincia: Nuoro 37%, Sassari 23%, Cagliari 12%, Oristano 12%, altri 19%; professione delle vittime: liberi professionisti 44%, allevatori-possidenti 24%, studenti 16%, dipendenti o operai 10%, altri 6%; durata della prigionia dei sequestrati e degli emissari, su un campione di 114: da 0 a 50 giorni 57%, da 50 a 100 25%, da 100 a 150 9%, da 150 a 200 5%, oltre 4%; ` del rilascio per provincia: localita Nuoro 74%, Sassari 7%, Cagliari 3%, Oristano 1%, non rilasciati 15%. Lo stesso autore calcolava l’ammontare dei riscatti pagati nel venticinquennio 1971-1996, rapportati al valore della lira 1994, in 88 925 074 000 lire.

Sequi 1 Famiglia di Bortigali (sec. XVIII-esistente). Le sue notizie risalgono agli inizi del secolo XVIII; i suoi membri appaiono in possesso di un discreto patrimonio fondiario ed esercitano le professioni liberali. Con un Gavino, avvocato, nel 1731 la famiglia ottenne il cavalierato ereditario e la no` . Egli ebbe molti figli, tre dei quali, bilta Gavino, Bartolomeo e Andrea lasciarono discendenza che si stabilı` in diversi centri della Sardegna. Ramo di Gavino. Da Gavino discese il ` a risiedere a Bortiramo che continuo gali e che si estinse nel secolo XIX. Ramo di Bartolomeo. Bartolomeo con` a risiedere a Bortigali, ma i suoi tinuo discendenti si stabilirono a Nuoro, dove vivono tuttora. Ramo di Andrea. Andrea ebbe due figli, Salvatorangelo e Antonio, che a loro volta ebbero numerosa discendenza.

Da Salvatorangelo discendono i Sequi di Sassari e di Macomer; da Antonio i Sequi di Muravera e Cagliari.

Sequi2 Famiglia di Ozieri (secc. XVIIXIX). Le sue notizie risalgono alla fine del secolo XVII. Ottenne il cavalierato ` nel 1716 con un ereditario e la nobilta Paolo, la cui discendenza presumibilmente si estinse nel secolo XIX.

Sequi, Carlo Giurista (n. Cagliari 1907). Ottenuta la laurea in Giurisprudenza nel 1929, si trasferı` a Roma dove nel ` nella redazione del ‘‘Foro 1931 entro ` a numerose altre Italiano’’ e collaboro riviste giuridiche. Tornato in Sardegna ´ chiamato alle armi nella seperche conda guerra mondiale, subito dopo l’8 settembre fece parte del piccolo gruppo di militari che furono incaricati di dar vita a una emittente che fu chiamata Radio Sardegna, «la prima voce dell’Italia libera». S. fu, con Armando Rossini, Jader Jacobelli e Guido Martis fra i redattori del notiziario e dei programmi d’informazione della radio, prima a Bortigali (settembre 1943-gennaio 1944) poi a Cagliari. ` a Roma, dove Dopo alcuni anni rientro fece parte della commissione di studio per la preparazione della Costituzione ` la libera profese, dal 1950, esercito sione. Tra i suoi scritti giovanili, La po` polazione studentesca nella Universita di Cagliari dalle origini ai nostri giorni, ‘‘Metron’’, 1928.

Sequi, casa Edificio situato a Macomer in piazza Santa Croce. Al portale e alle finestre conserva elementi decorativi in stile catalano-aragonese realizzati in trachite rosa e risalenti alla seconda ` del secolo XVI. La casa fu cometa struita, sembra, nel 1563 e pervenne ai ` in eredita ` ai Sequi, Fois, dai quali passo attuali proprietari dell’edificio.

Sequi, Francesco Militare di carriera ` sec. XIX-?). Fra(Oristano, prima meta ` con lui tellastro di G.B. Tuveri, coltivo

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Serafino una lunga, affettuosa amicizia, pur ` auavendo idee politiche diverse. E tore di una Memoria dei cacciatori guardie del 1847-1848 e ’49, pubblicata a Cagliari nel 1850.

Serafino Famiglia originaria di Bonifacio (secc. XVII-XX). Nel corso del secolo XVII si stabilı` a Tempio Pausania. Nel 1698 ottenne il cavalierato eredita` con un Giovanni Battirio e la nobilta sta, che nello stesso anno fu ammesso allo Stamento militare durante il parlamento Montellano. I suoi figli Stefano, Andrea e Carlo, scoppiata la guerra di successione spagnola, furono coinvolti nelle fazioni che dilaniarono l’aristocrazia gallurese. Essi erano favorevoli al passaggio della Sardegna ` si allearono ai Pes: all’Austria e percio negli scontri tra fazioni contrapposte il loro palazzo a Tempio fu preso e incendiato. Passata l’isola ai Savoia, continuarono a restare legati ai Pes e si divisero in due rami: 1. il ramo che conti` a risiedere a Tempio Pausania e nuo che, avendo perso i diplomi di concessione nell’incendio del palazzo di famiglia, fu costretto a rinnovare i privilegi nel 1757: questo ramo si estinse nel secolo XIX; 2. il ramo che, rimasto legato ai Pes, fu incaricato di amministrare per loro la baronia di Quartu. In questo centro i Serafino si stabilirono e si estinsero nel secolo XX.

Serafino, san 1 ( Felice Rapagnano ; in sardo, Santu Serafinu) Santo cappuccino (Montegranaro 1540-Ascoli Piceno 1604). Pastore, muratore, a diciotto anni divenne converso dei Cap` puccini di Tolentino. Mistico, opero molti miracoli e fu consigliere di per` religiose e civili. Morı` il 12 otsonalita tobre 1604. Canonizzato da Clemente XIII (1767). [ADRIANO VARGIU] Festa Si festeggia il 12 ottobre.

Serafino, san2 = Raffaele, san Serapia, santa = Sabina, santa

Serapide1 Divinita` egizia. Fu introdotta da Tolomeo I nel pantheon ufficiale; il suo nome era l’esito della fusione di Osiride con il dio toro Apis. Era il dio dell’oltretomba, ma aveva anche attributi solari. Ad Alessandria Tolomeo I fece erigere un grande tempio nel quale si trovava la statua del dio che lo scultore Briasside aveva concepito fissandone per sempre l’iconografia. La grande statuaria lo raffigurava stante o seduto con la mano destra su una testa di Cerbero e con un modio sul ` . Il suo culto capo, a evocare la fertilita si diffuse prima nel mondo ellenistico e successivamente nell’Impero romano. S. acquisı` presto un ruolo importante che gli permise non solo di condi` di alcuni templi con videre la titolarita Iside, ma anche di avere edifici esclu` da eta ` resivamente dedicati a lui gia ` impubblicana. La testimonianza piu ` portante del culto di S. in Sardegna e rappresentata da un’epigrafe rinvenuta a Sant’Antioco che ricordava il restauro, effettuato da un liberto, di un tempio consacrato a Iside e S. Il suo ` presente anche in un’iscrizione nome e in caratteri greci incisi su una corniola ritrovata a Sorgono. L’immagine del ` invece riportata sui dio alessandrino e dischi di alcune lucerne rinvenute in varie zone della Sardegna. Un’attenta analisi della superficie dell’ara di Bubastis di Turris Lybisonis (35 d.C.) ha infine permesso di escludere la presenza dell’immagine del volto di S. precedentemente proposta da Marcel Le Glay. [ALBERTO GAVINI]

Serapide2 Nome generico di piante della famiglia delle Orchidacee, rappresentate in Sardegna da diverse specie spontanee. 1. La s. cuoriforme, nota anche come satirio barbone (Serapias ` alta circa 20-40 cm, ha lo cordigera), e ` scapo verde tendente al rosso, piu scuro alla base; le foglie inferiori sono

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Serci verdi, lanceolate, quelle superiori avvolgono lo stelo; i fiori, sino a 10, sono riuniti a gruppi: vistosi e di notevoli dimensioni, con labello allungato, hanno colori che vanno dal viola chiaro al porpora vinaccia, con nervature evidenti; ` molto diffusa cresce sino ai 600 m ed e nei campi, dove fiorisce tra la primavera e l’inizio dell’estate. 2. La s. minore (Serapias parviflora o Serapias oculata), meno evidente della precedente, per le ridotte dimensioni e per i ` di colore porpora verdafiori radi, e stro, con striature scure; comune, fiorisce in primavera nei prati e vicino ai corsi d’acqua, sino ai 1000 m di altitudine. 3. La s. lingua, nota anche come lingua di gallina (Serapias lingua, sin. Serapias excavata e Serapias oxyglot` alta 10-30 cm e ha lo scapo eretto tis), e ed esile; le foglie sono verdi, lineari, con apice appuntito; l’infiorescenza ha pochi fiori (2-6) distanziati, caratterizzati da un lungo labello pendulo, rosso carminio, che ne giustifica il ` diffuse e piu ` facilnome; tra le piu ´ in mente riscontrabili, anche perche primavera ricopre con abbondanti fioriture prati, radure e margini delle strade. 4. La s. della Nurra (Serapias ` un endemismo sardo, con nurrica) e areale ristretto alle fasce costiere occidentali e alle isole, ha fiori rosati con labello allungato e pelosetto, che sbocciano in primavera in ambienti asciutti e soleggiati. [MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]

Serapio, san (o San Serapione; in sardo, Santu Serapiu) Santo martire (m. 1240). Forse inglese, mercedario, ostaggio in attesa del riscatto per i cristiani schiavi, fu crocifisso ad Algeri. Il suo culto venne confermato nel 1728. [ADRIANO VARGIU]

Festa Si festeggia il 14 novembre.

Serbariu Miniera di lignite in territorio di Carbonia a sud del monte Sirai. Su-

bito dopo l’inaugurazione di Carbonia (dicembre 1938), iniziarono i lavori di preparazione per l’apertura della miniera, il cui sfruttamento fu affidato ` Mineraria Carbonifera alla Societa Sarda. Gli impianti, sfruttati allo spasimo nonostante le gravose condizioni di lavoro degli operai e le strutture di sicurezza insufficienti, in poco tempo giunsero a un livello di produzione di ` la difficolta ` 500 000 t all’anno che pero ` di dei trasporti e la diminuita capacita carico della flotta non consentirono di trasportare sulla penisola; d’altra parte i bombardamenti bellici avevano distrutto il porto di Sant’Antioco, che era l’unico imbarco praticabile a breve distanza. Nel dopoguerra l’impianto rimase aperto grazie agli sforzi della Carbosarda cui la miniera apparteneva; ma la crisi degli anni Sessanta fu ` un colpo mortale. La miniera passo dapprima all’ENEL e successivamente all’amministrazione regionale, ma la produzione non si riprese. Nel territorio della concessione mineraria sorge la chiesa di Santa Maria di Flumentepido, costruita in forme romaniche nel secolo XI e donata ai Cassinesi. Ha l’impianto a una navata e la copertura in legno a capriate. La facciata, ` completata da un del tipo a capanna, e campaniletto a vela e da un pronao di piccole proporzioni aggiunto nel secolo XVII. Al suo interno si conservano alcuni sedili in pietra costruiti con materiali di spoglio.

Serci, Igino Maria Religioso (Nuraminis 1884-Trieste 1938). Vescovo di Ozieri dal 1934 al 1938. Nipote di Paolo Maria, compiuti i suoi studi a Cagliari, ` in fu ordinato sacerdote e si laureo ` Teologia. Per alcuni anni insegno ` teologica presso la Pontificia Facolta di Cagliari; nel 1931 fu nominato canonico penitenziere e nel 1934 vescovo di Ozieri. Nel 1938, recatosi al Congresso

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Serci Serra eucaristico internazionale di Budapest, sulla via del ritorno morı` improvvisamente a Trieste.

Serci Serra, Paolo Maria Religioso (Nuraminis 1827-Cagliari 1898). Vescovo di Ogliastra dal 1871 al 1882, arcivescovo di Oristano dal 1882 al 1893, arcivescovo di Cagliari dal 1893 al 1898. ` in SeAttirato dalla vita religiosa entro minario, nel 1849 fu ordinato sacerdote ` in Teologia. In seguito come si laureo ` i suoi studi nell’Accademia di Supleto perga a Torino, dove rimase fino al ` in Sardegna e 1852; subito dopo torno ` al periotra il 1856 e il 1860 collaboro dico ‘‘Ichnusa’’, vivacizzando con la ` la sua cultura e la sua profonda pieta vita della diocesi cagliaritana; negli stessi anni fu parroco di Sant’Eulalia. Nel 1871 fu nominato vescovo di Oglia` per riaprire quel Sestra e si adopero minario e incentivare le opere di bonifica del territorio. Dopo dieci anni di governo, nel 1882 fu nominato arcivescovo di Oristano. Per altri dieci anni si ` alla nuova diocesi, ma nel 1893 dedico fu nominato arcivescovo di Cagliari, ` per l’istituzione del dove si adopero Collegio salesiano e lo sviluppo di numerose altre istituzioni. Tra i suoi scritti, oltre un Elogio funebre di mons. Emanuele Marongiu Nurra arcivescovo di Cagliari, stampato a Cagliari nel 1866, tre interessanti volumi di memorie e documenti, I miei tre episcopati di Ogliastra, Arborea, Cagliari, edito a Cagliari da Dessı` nel 1897-98.

´ ioi Popolazione menzionata in Serda un trattato greco. Riprodotto in una tavoletta bronzea esposta a Olimpia e rinvenuto nel 1960 non lontano dalle vestigia del thesauros dei Sibariti, il documento, datato tra il 530 e il 510 a.C., ` costituisce, se non il primo, uno dei piu ` greche conserantichi trattati fra citta vati per via epigrafica. Nella seconda ` del secolo VI a.C. Sibari, colonia meta

fondata in Italia meridionale dagli Achei del Peloponneso intorno al 720 a.C., stipulava insieme ai suoi alleati (synmachoi) un trattato di amicizia eterna (aeidı´on) con la popolazione dei S. A testimoni/garanti (proxenoi) erano ` chiamati Zeus, Apollo, le altre divinita e, accanto ad essi, la polis di Poseidonia. L’ethnos dei S. rappresentava tut` apportavia la vera (e inattesa) novita tata dall’iscrizione. Dapprima, Paola Zancani Montuoro (1962) volle riconoscere nella popolazione i Sardi, per trarre dall’accordo una testimonianza ` arcaica fra di rapporti risalenti all’eta le genti della Sardegna e le popolazioni magno-greche. In queste relazioni il ruolo privilegiato di Poseidonia si spiegherebbe con una sorta di mediazione tirrenica fra Sibari e l’isola (nei fatti relativi ai Focei, scacciati dalla Corsica e infine installati a Elea, la mediazione poseidoniate si sarebbe rivelata preziosa, secondo Erodoto). Assai imprudente, per varie ragioni, sarebbe il richiamo alla notizia di un invio da parte dei Sardi della statua del loro eponimo Sardo a Delfi, tramandata da Pausania, a dimostrare il contatto dell’isola con i santuari panellenici. Varie considerazioni (ora di carattere generale ora di indirizzo metodologico) ridimensionano ‘‘l’argomento sardo’’. Anzitutto, una certa cautela sembra dettata dal fatto che non conosciamo le forme di controllo politico della Sardegna nel secolo VI a.C., quando pare assente un potere centrale capace, in qualche modo, di farsi attore della conclusione del trattato (come osservava Piero Meloni, La Sardegna romana, 1991). Dall’altro canto, stando ad alcune notizie che Erodoto ` del farebbe risalire alla seconda meta secolo VI, l’isola sarebbe concepita come una regione fatta oggetto di avventurosi disegni di una colonizza-

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Serdiana zione mancata e rappresentata nei termini quasi mitici di una primigenia fe` (eudaimonı´a) e di una sconfinata licita ` di spazi. A e favolosa disponibilita ` di parte va considerata l’eccezionalita un testo dall’aura non poco raffinata, con un dettato non scevro da rimandi epici e preziosismi linguistici, che presuppone una discreta omologia culturale fra i contraenti. Sono ancora preziose le critiche di Margherita Guarducci, portatrice di un’interpretazione equilibrata del documento (1962). Non nascondendo «massicci ostacoli di carattere archeologico e storico» all’idea di un coinvolgimento della Sardegna, la studiosa ribadiva come sul piano linguistico risultasse insicuro l’accostamento del radicale Serd- di S. a Sard´nioi. Ridotto a una mera condi Sardo sonanza, decadeva cosı` l’argomento principe nella costruzione dell’ipotesi. Peraltro, il radicale Serd-, certo non diffuso nella toponomastica magnogreca, compare nella legenda SERDimposta con caratteri dell’alfabeto acheo in alcuni esemplari monetali con effigi dionisiache, coniazioni attribuibili a un centro dell’Italia meridionale. Queste monete, tagliate nello standard ponderale di Sibari (datate all’inizio del sec. V a.C.), sembrerebbe che testimonino in altri termini l’esistenza di un gruppo integrato nel sistema di predominio sibarita, e, se la legenda monetale fa realmente riferimento ai S., si potrebbe localizzare la popolazione contraente il trattato in ` precisamente nel ambito italico, piu versante enotrio-tirrenico. Di recente, Giovanni Pugliese Carratelli (2004), mantenendo il collegamento con la Sardegna, ha voluto porre in ambito campano i S. e ha ricostruito un’ampia sfera di influenza politica sibarita ` del giunta a intrecciarsi con l’attivita tiranno di Cuma Aristodemo. In defini-

` ora concortiva, la popolazione dei S. e demente collocata in ambito italico an´ in Sardegna. [GIOVANNI MARGINESU] ziche

Serdiana Comune della provincia di Cagliari, compreso nella XXIII Comu` montana, con 2279 abitanti (al nita 2004), posto a 171 m sul livello del mare una ventina di chilometri a nord di Cagliari. Regione storica: Parte Olla. Archidiocesi di Cagliari.

Serdiana – Chiesa di San Salvatore.

TERRITORIO Il territorio comunale, di forma allungata da sud-ovest a nordest, si estende per 55,66 km2 e confina a nord con Ussana, Donori e Sant’Andrea Frius, a est con Dolianova, a sud con Soleminis, Settimo San Pietro e Sestu, a ovest ancora con Sestu e con Monastir. Si tratta di una regione di modeste colline tra i monti del Sarrabus, a oriente, e la piana campidanese, a occidente. A nord del paese scorre il rio Flumineddu, che si dirige verso il grande stagno di Cagliari. Il paese comunica per mezzo della statale 486, che unisce Monastir e la superstrada Cagliari-Sassari con la statale 387, rag&

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Serdiana giungendola nei pressi di Dolianova. Tra S. e Dolianova si trova anche una stazione lungo la linea a scartamento ridotto Cagliari-Mandas. & STORIA L’attuale centro abitato, il cui territorio conserva numerose testimonianze archeologiche a partire dal periodo prenuragico, ha origine da un centro romano; nel Medioevo apparteneva al giudicato di Cagliari ed era compreso nella curatoria di Dolia. Nel corso del secolo XI il giudice di Ca` il villaggio ai Vittorini di gliari dono Marsiglia che vi svilupparono un convento attivo fino al secolo XII. Caduto il giudicato, nella divisione del 1258 S. fu compreso nei territori toccati al conte di Capraia. Estinta la sua discendenza, ` ai giudici d’Arborea. il villaggio passo ` Mariano II lo cedette al Nel 1295 pero Comune di Pisa e prima della fine del secolo fu amministrato da funzionari del Comune di Pisa. Dopo la conquista ` a far parte del Rearagonese S. entro gnum Sardiniae, nel 1328 fu concesso in feudo a Clemente Salavert ma nel 1342 i suoi discendenti lo vendettero a Giacomo Camos. Poco tempo dopo subı` gravi danni a causa della peste del 1348 ` a spopolarsi; altri gravi e comincio danni subı` durante la prima guerra tra Mariano IVe Pietro IVe probabilmente furono questi i motivi che indussero il Camos, poco tempo dopo la celebrazione del Parlamento del 1355, a cedere S. nuovamente al fisco. Fu cosı` che dopo il 1361 il villaggio fu nuovamente infeudato a Raimondo di Montpavon; scoppiata la seconda guerra tra Mariano IV e Pietro IV tutta la regione fu occupata dalle truppe del giudice d’Arborea e quando nel 1388 fu firmata la pace di Sanluri il villaggio era completamente spopolato e alla ripresa ` nel 1391 fu nuovamente delle ostilita occupato dalle truppe giudicali. Caduto il giudicato d’Arborea, nel 1420 il

territorio completamente spopolato e gravemente danneggiato fu concesso ad Antonio Bollax che lo unı` al territorio, ugualmente spopolato, di Sibiola. Nel 1442 i Bollax vendettero il territorio ai Tomich che nel corso della se` del secolo XV avviarono il conda meta ripopolamento del paese. Nel corso ` dai Todei secoli successivi S. passo mich ai Mora, ai Porcella e infine ai Forteza che nel 1744 cedettero S. al fisco. Nel 1749 il villaggio, unitamente a quello di Donori, fu venduto a Maria Francesca Brunengo vedova Carcassona col titolo di marchesato di San Tommaso. Nell’ultima fase della sua lunga vicenda feudale S. dai Carcas` ai Quesada, e infine ai Nin sona passo ai quali fu riscattato nel 1838. Nel 1821 fu incluso nella provincia di Cagliari; ` a far parte dell’omonima nel 1848 entro divisione amministrativa e infine nel 1859 della ricostituita provincia di Cagliari. Vittorio Angius nella relazione scritta per il Dizionario del Casalis dice di S.: «Popolazione. Nello spesso citato censimento del 1846 si notarono sotto S. anime 915, distribuite in famiglie 308 e in case 306. Noto che non sono molti anni che la popolazione era di anime 1615, sı` che parmi il numero proposto nel censimento sia di molto inferiore al vero. E in riguardo alla condizione domestica si ordinarono i maschi in 283 scapoli, 180 maritati, 12 vedovi, in totale maschi 475; le donne in 216 zitelle, 179 maritate, 45 vedove, in totale fem. 440. Devesi notare che gli esempi di ` non sono rari, e non sono longevita ` promolti anni che viveano alcuni gia ` dei novant’anni, i quali si vetti in la conservavano prosperi e vigorosi nelle membra e ne’ sensi, senza essere stati diminuiti di un solo dente. Le malattie, ` infiamche dominano, sono per lo piu mazioni di petto, idropisia alla stessa parte e febbri periodiche autunnali. In

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Serdiana questi casi assiste agli ammalati un semplice flebotomo. Per il movimento della popolazione possiamo stabilire in media nascite 35, morti 22, matrimoni 6. Professioni. Sono applicati all’agricoltura individui 300, alla pastorizia 50, a’ mestieri 10, al commercio altrettanti. In tutto il paese saranno 120 telai, che oprano continuamente. ` Si tesse lino e lana, ma si consuma piu della prima materia. La scuola elementare numera circa 12 fanciulli. Il ` nullo. Persone che sappiano profitto e ` di leggere e scrivere non saranno piu venti; ma forse nessuna ha imparato nella scuola. Tra questi sono compresi i preti e cinque o sei notai. Agricoltura. Le terre della regione doliese furono ` , e se l’arte sempre nomate per fertilita ` intelligente i frutti sarebbero fosse piu ` copiosi. L’ordinaria quantita ` della piu ` computarsi ai nuseminagione puo meri seguenti: starelli di grano 1300, d’orzo 35, di fave 450, di legumi 30, di ` si moltiplilino 40. Le dette quantita cano ordinariamente al 12 quella del grano, al 14 quella dell’orzo, al 16 quella delle fave, a’ 18 quella de’ legumi. Il lino produce molto, sı` che ne sopravanza per venderlo ne’ paesi del Campidano. Come abbiam accennato a ` dell’abitato sono terre umide, le pie quali potrebbero con profitto de’ coloni e con miglioramento dell’aria essere adoperate alla cultura delle specie ortensi; ma si lasciano oziose ad appestar l’aria con i loro miasmi, e pochi coltivano alcune specie per i bisogni particolari. Anche la cultura della vi` assai negletta, e sebbene sieno gna e siti ottimi alla medesima nelle piccole colline che sono a ponente i serdianesi non se ne prevalgono. Accade da questo che la vendemmia sia molto scarsa, e i vini di nessun pregio; quindi devono compire la provvista comprandone da ` coS. Pantaleo e da Sicci. Le uve piu

muni sono le cosi dette, bovali, nura` , moscato, gus, semidanu, monica, giro ` bianche e sinzillosu; le altre varieta ` `. E rosse sono in menoma quantita pure negletta la cultura degli alberi fruttiferi, e sono poche le specie e le ` , assai ristretto il numero loro varieta degli individui. Le specie comuni sono mandorli, fichi, peri, susini, olivi. Il to` le tale delle piante di poco sorpassera tremila. Gli olivi non sommano a una decina, non ostante che il clima sia a’ medesimi favorevolissimo. Pastorizia. I pascoli di questo territorio permetterebbero che l’industria pastorale fosse ` estesa; ma spesso in Sardegna i fapiu vori della natura restano inutili in tutto o in parte. Il bestiame che i serdianesi hanno per il servigio rurale e domestico si riduce a buoi 260 che servono per l’agricoltura e per i carri, cavalli 70, asini 250. Molte famiglie ingrassano de’ majali per la provvista del lardo ` molto usato, per salsiccioni e sache e lami. Le donne hanno gran cura del pollame onde ritraggono qualche parte per la sussistenza e qualche lucro. Il bestiame rude numera vacche 450, pecore 4000, capre 2500, cavalli 100, porci 300. Dalle vacche, come in quasi tutte le regioni della Sardegna meridionale, non si ha che il solo feto, al quale lasciano tutto il latte, nella persuasione che i vitelli e le vitelle riuscirebbero per scarsezza di nutrimento di debole complessione, se fosse loro tolta una ` departe del latte. Da questo si puo durre il poco frutto, che i proprietari ricavano dalla educazione di questa specie. I formaggi sono di mediocre ` per la malintesa manipolazione. bonta ` niente curata da’ serdiaL’apicultura e nesi, e forse non si hanno negli orti del ` di 100 bugni. Commercio. I paese piu serdianesi vendono quello che sopravanza a’ loro bisogni a’ negozianti di Cagliari e qualche parte anche ne’

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Serdiana paesi vicini. Dalla vendita de’ frutti agrari e pastorali probabilmente non ` di ll. 30 mila ottengono per media piu all’anno». & ECONOMIA Le attivita ` di base dell’economia di S. sono l’agricoltura, in particolare la cerealicoltura, la viticoltura, l’olivicoltura e la frutticoltura, e l’allevamento del bestiame, in particolare di bovini, ovini e suini. Negli ultimi decenni si sta sviluppando anche ` industriale nel una modesta attivita settore alimentare e in quelli dei materiali da costruzione e della chimica. Nel corso degli ultimi anni ha preso grande importanza la produzione vinicola, in particolare quella di due cantine private che operano nel paese, Pala e Argiolas, che ottengono ottimi risultati da una attenta lavorazione ` tradizionalmente coltidelle varieta vate nella regione: Moscato, Malvasia, ` discretaMonica, Nasco, Nuragus. E mente sviluppata la rete di distribuzione commerciale. Vi operano un’azienda agrituristica con 5 posti letto e ` collegato da un ristorante. Servizi. S. e autolinee e dalla ferrovia agli altri cen` dotato di Pro tri della provincia. E Loco, medico, farmacia, scuola dell’obbligo, sportelli bancari. Possiede una Biblioteca comunale. & DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 2272 unita di cui stranieri 3; maschi 1154; femmine 1118; famiglie 728. La tendenza complessiva rivelava un aumento della popolazione, con morti per anno 19 e nati 19; cancellati dall’anagrafe 28 e nuovi iscritti 37. Tra i principali indicatori economici: imponibile medio IRPEF 16 531 in migliaia di lire; versamenti ICI 718; aziende agricole 504; imprese commerciali 78; esercizi pubblici 9; esercizi al dettaglio 36. Tra gli indicatori sociali: occupati 539; disoccupati 131; inoccupati 176; laureati 24;

diplomati 156; con licenza media 748; con licenza elementare 681; analfabeti 89; automezzi circolanti 794; abbonamenti TV 550. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il territorio conserva alcuni documenti di ` nuragica tra cui i nuraghi Domu de eta S’Orcu, Frisa, Nuragus; e poche altre testimonianze di scarso rilievo.

Serdiana – Chiesa di Santa Maria di Sibiola.

PATRIMONIO ARTISTICO, CULTURALE E AMBIENTALE Il paese ha conservato abbastanza integro il suo centro storico con un insieme di strade a reticolo sulle quali si affacciano le caratteristiche case a corte ingentilite dal porticato interno (lolla) e costruite in mat` diri); al centro toni di terra cruda (la ` la chiesa di San Salvadell’abitato e tore, parrocchiale costruita in stile gotico-catalano tra il secolo XV e il XVI; ha una sola navata con cappelle laterali e presbiterio. Fu ristrutturata nelle forme attuali nel corso del secolo XVIII. Al suo interno si conservano un’acquasantiera del secolo XII e due dipinti attribuiti al Maestro di Olzai. ` il castello RoAltro edificio di rilievo e berti, costruzione risalente alla fine del secolo XVIII appartenuta ai Nin (=) e da questi passata poi ai Roberti di Castelvero. Era stata in passato il centro dell’amministrazione baronale, nell’Ottocento divenne luogo di resi-

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Serdis de Monte denza per la villeggiatura della fami` molto vasto e si affaccia su un glia. E ` ampio parco oramai in decadenza; e costituito da un corpo centrale cui si affiancano due torrette, e da un complesso di costruzioni rustiche per la ` . Appena fuori dall’abitato si servitu ` interessante trova il monumento piu del paese, la chiesa di Santa Maria di Sibiola che fu costruita nel corso del secolo XI dai Vittorini cui quella parte di terreno era stata donata dai giudici di Cagliari. L’interno ha un’aula divisa in due navate absidate e scandite da ` coperto da volte a botte; pilastri ed e conserva decorazioni risalenti al periodo di primo impianto della chiesa, con qualche intervento successivo in ` di forma quastile gotico. La facciata e drata con due porte centinate di diversa dimensione che richiamano la bipartizione dell’interno. A poca distanza dall’abitato si stende lo stagno di S., interessante oasi faunistica dove stagionalmente stazionano i fenicotteri e numerose altre specie di uccelli rari. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Tra le molte feste che conservano la memo` antiche tradizioni del ria delle piu ` quella di San Salvatore, paluogo vi e trono del paese, che si celebra la seconda domenica di maggio e dura tre giorni; durante le celebrazioni, che riecheggiano probabilmente antichi riti pagani, i contadini impetrano dal santo un buon raccolto. Altra significativa ricorrenza legata alle tradizioni ` la festa di Santa agricole del luogo e Maria di Sibiola che si svolge l’8 set` occasione perche ´ i viticoltembre ed e tori affidino alla protezione della Madonna il raccolto dell’annata prima della vendemmia. Nel corso delle manifestazioni si tiene una processione propiziatoria che si muove attraverso ` la le campagne circostanti; il culmine e

grande processione in costume con la quale la statua della Madonna viene riportata alla parrocchiale. Nella prima domenica di novembre si svolge infine una seconda festa in onore di San Salvatore durante la quale a partire dal 1986 viene inaugurata la sagra del vino, occasione per gustare il vino novello e gli ottimi vini del territorio. Di ` anche il costume. notevole bellezza e L’abbigliamento tradizionale femmi` costituito da una camicia di conile e tone bianco guarnita con pizzi e da una gonna plissettata di broccato rosso (sa unnedda). Sopra la camicia si indossano il busto (su cossu) di velluto rosso vino bordato di trine dorate, e una giacca molto attillata (su gipponi) in broccato rosso chiusa davanti e nei polsini da automatici. Sopra la gonna si indossa il grembiule di velo bianco legato con nastri di velluto (su deventali). ` completato da un fazzoletto Il tutto e bianco che tiene fermi i capelli e da un velo di tulle color crema. L’abbiglia` costimento tradizionale maschile e tuito da una camicia bianca con collo alto chiuso da bottoni di madreperla con pizzi applicati e ricami; e dai larghi calzoni di cotone bianco. Sopra la camicia si indossano il gilet (su croppettu) di velluto nero abbottonato al centro con una doppia fila di bottoni tenuta da una catenella; e la giacca in panno nero chiusa da tre doppi bottoni. Sui calzoni si portano il gonnellino (s’arrodeddu) di panno nero bordato di velluto, e le ghette (is crazzas) ugualmente di panno nero bordato di ` completato velluto. L’abbigliamento e da una berritta di panno nero e da un fazzoletto giallo sulla fronte.

Serdis de Monte Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato d’Arborea, compreso nella curatoria nel Parte Montis. Era situato nelle campagne di Uras. Co-

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Sergente maggiore ` a decadere nella seconda meta ` mincio del secolo XIV dopo la peste del 1376 ` del secolo XV ed entro la prima meta era completamente spopolato.

Sergente maggiore Ufficio che fu istituito nel secolo XVI in seno all’organizzazione militare del Regnum Sardiniae. La carica nacque quando da Carlo V fu favorita la costituzione di milizie territoriali (= Miliziani), costituite da sardi residenti nel territorio. Esse avevano il compito principale di difendere il territorio dagli attacchi esterni, anche se la loro funzione era considerata sussidiaria rispetto a quella delle truppe regolari inquadrate nell’esercito reale. Uno dei problemi di maggiore rilievo posto dall’esistenza e dalla utilizzazione di queste truppe nazionali era quello della loro formazione nel corso del periodico addestramento. Questo compito fu affidato al s.m., generalmente un ufficiale di provata esperienza che aveva lungamente servito nell’esercito reale. Nella gerarchia del corpo egli era collocato subito dopo il comandante ed era alle sue dirette dipendenze. Nel corso del secolo XVII l’ufficio tese a trasformarsi in ereditario.

Sergi, Giuseppe Antropologo (Messina 1841-Roma 1936). Dopo aver conseguito la laurea, intraprese la carriera universitaria e nel 1880 divenne professore di Antropologia presso l’U` di Bologna; nel 1884 si traniversita ` fino al sferı` a Roma, dove insegno ` il Museo di antropologia e 1916. Fondo il Laboratorio di psicologia sperimentale; appartenendo alla corrente dominante della teoria lombrosiana, teo` l’appartenenza dei sardi alla rizzo stirpe euro-africana, giustificando con questo carattere il loro temperamento bellicoso. Tra i suoi scritti: Alcune va` umane della Sardegna, ‘‘Bolletrieta tino della Reale Accademia medica’’,

XVIII, 1892; Crani antichi della Sarde` romana di Angna, ‘‘Atti della Societa tropologia’’, III, 1895; Origine e diffusione della stirpe mediterranea, 1895; Intorno alla psicologia della popolazione sarda, ‘‘Nuova Antologia’’, CXXVII, 1906; La Sardegna. Note e commenti di un antropologo, 1907; Ammiratori della Sardegna, ‘‘Rivista sarda’’, I, 1919.

Sergio Vescovo di Suelli (n. Cagliari, sec. XIII). Nato presumibilmente a Cagliari, dove fu ordinato sacerdote, era canonico di quella cattedrale; compare come vescovo di Suelli tra il 1225 e il 1237. Legato alla dinastia giudicale di Cagliari, ne ricette notevoli benefici per la sua diocesi.

Sergio, san = Bachisio, san Serpi Famiglia di ricchi proprietari di Sardara (sec. XVIII-esistente). Le sue notizie risalgono al secolo XVIII. Ottenne il cavalierato ereditario e la no` nel 1824 con un Antioco, notaio bilta resosi benemerito per aver contribuito finanziariamente alla costruzione della grande ‘‘strada reale’’ tra Cagliari e Porto Torres intitolata a Carlo Felice. I suoi figli Giovanni e Francesco formarono due rami della famiglia. Ramo di Giovanni. Da Giovanni, che fu deputato, la discendenza si trasferı` a ` del secolo Genova nella seconda meta ` del see vi si estinse nella prima meta colo XX. Ramo di Francesco. Francesco conti` a risiedere a Sardara; alla fine del nuo secolo la sua discendenza si trasferı` a Donori e attualmente risiede a Cagliari.

Serpi, Antonio Scultore (Como, se` sec. XVI-Cagliari, 1630 conda meta ca.). Chiamato a Cagliari agli inizi del Seicento da monsignor de Esquivel, quando veniva realizzato il santuario dei Martiri nel Duomo di Cagliari, ne ` e diresse la decorazione sculprogetto

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Serra torea, creando i famosi rosoni. In seguito eseguı` anche il monumento funebre del suo mecenate su disegno dell’Aurelio.

Serpi, Dimas Storico e agiografo (Cagliari 1545-Roma 1609). Compiuti i suoi studi in Sardegna, si trasferı` a Roma e di lı`, dopo un paio d’anni, in Spagna. Si stabilı` a Valencia, dove, entrato nell’ordine dei Frati minori, fu ordinato sacerdote. Dopo aver inse`, gnato per alcuni anni nella stessa citta tornato a Cagliari divenne guardiano del convento di Santa Maria e nel 1591 ` la pratica di beatificazione di avvio Salvatore da Horta. Poco dopo fu nuovamente inviato in Spagna come commissario apostolico per il suo processo di santificazione. Studioso dei santi ` anche di aldella Sardegna, si occupo cuni altri aspetti della sua storia. La ` appunto la sua opera principale e Chronica de los santos de Sarden ˜ a dividida en quatro libros, pubblicata a Barcellona, presso Cormellas, nel 1600, cui seguı` l’Apodixis Sanctitatis sancti Georgii suellensis episcopi, stampato a Roma nel 1609.

Serpi, Giovanni Generale, uomo politico (Sardara 1815-Cagliari 1890). Deputato al Parlamento subalpino e al Parlamento del Regno d’Italia. Nato da nobile famiglia, ufficiale di carriera, fu combattente nelle guerre per l’indipendenza e nelle campagne per `, raggiungendo il grado di genel’Unita rale. Di idee liberali, fu attirato dal mondo della politica e, a partire dal 1849, fu eletto deputato al Parlamento subalpino per la III e IV legislatura, ma ` al mandato; piu ` nel 1852 rinuncio tardi, abbandonata la carriera militare, tra il 1867 e il 1876 fu rieletto per altre tre legislature.

Serpieri, Enrico Imprenditore, uomo politico (Rimini 1809-Cagliari 1872). Deputato della Repubblica Romana e

al Parlamento subalpino. Di idee re` gli studi di medipubblicane, lascio cina per prendere parte ai moti di Rimini e dopo il loro fallimento fu costretto a fuggire a Marsiglia. Tornato in Italia nel 1842 fu arrestato; liberato poco dopo, prese parte ai moti di Bologna del 1843 e strinse amicizia con Felice Orsini. Arrestato ancora nel 1844, fu condannato al carcere a vita. Liberato nel 1846, nel 1849 fu eletto deputato della Repubblica Romana. Caduta la repubblica fuggı` a Genova e con l’aiuto del Cavour fu eletto deputato nel collegio di Iglesias, per cui nel 1850 si trasferı` in Sardegna. Qui si inserı` rapidamente negli ambienti economici dell’isola, interessandosi delle miniere e dando un impulso decisivo ` industriali allo sviluppo delle attivita ` volte considi Cagliari. Fu eletto piu ` e per anni gliere comunale della citta fu presidente di quella Camera di Commercio.

Serpillo = Timo Serra1 Famiglia di Bosa (sec. XVII-esistente). Le sue notizie risalgono al secolo XVII; apparteneva alla borghesia `: in possesso di un notevole della citta patrimonio, i suoi membri erano tradizionalmente investiti di uffici pubblici. Alla fine del secolo XVIII l’avvocato Giuseppe concorse personalmente all’organizzazione della difesa dell’isola contro l’invasione francese, per cui nel 1801 fu insignito del cavalierato eredi`. I suoi discendenti, tario e della nobilta tra i quali il celebre professor Alberto, continuarono a risiedere a Bosa.

Serra2 Famiglia cagliaritana (secc. XVXVII). Famiglia di notai, le cui notizie risalgono agli inizi del secolo XV quando viveva un Matteo, eminente e ricco cittadino. Nel 1421 gli fu concessa la signoria utile della scrivania della Luogotenenza della Sardegna; negli ` anche la sianni successivi acquisto

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Serra gnoria del Consolato dei castigliani a Cagliari. I suoi discendenti, raggiunta una posizione economica considerevole, presero l’abitudine di concedere in arrendamento i due uffici ad altre famiglie. Nel corso del secolo XVI si imparentarono con alcuni membri dell’aristocrazia cagliaritana, ma le condizioni della famiglia cominciarono a decadere e nel corso del secolo XVII persero il controllo delle due scrivanie.

Serra3 Famiglia di Santu Lussurgiu (secc. XVII-XVIII). Le sue notizie risalgono al secolo XVII, quando viveva un ` Pietro, uomo d’armi che si arruolo ´ lunnelle armate reali. Egli combatte gamente durante la Guerra dei Trent’anni giungendo al grado di capitano. Congedato, si trasferı` a Cagliari dove suo figlio Antonio Efisio ottenne il ca` nel valierato ereditario e la nobilta 1659. Nel 1666 fu ammesso allo Stamento militare durante i lavori del parlamento Camarassa. I suoi discendenti presero parte agli altri parlamenti, ma la famiglia si estinse agli inizi del secolo XVIII.

Serra4 Famiglia di Selegas (sec. XVIIIesistente). Famiglia di grandi proprietari terrieri stabilitasi a Selegas nel corso del secolo XVIII, proveniente da Nurri. Uno di essi, un Francesco Felice, abile commerciante, durante la carestia del 1780 soccorse generosamente i suoi concittadini e in premio nel 1782 ottenne il cavalierato eredita` . Nel 1783 istituı` sulle rio e la nobilta ` una commenda dei Santi sue proprieta Maurizio e Lazzaro, ottenendo il predicato di Santa Maria. Nel 1824 suo figlio ` inutilmente Giuseppe Agostino tento di farsi concedere il titolo marchionale; pochi anni dopo si trasferı` a Ca` la residenza della fagliari, dove fisso ` la costruzione di un immiglia e avvio portante palazzo in Castello. Nel corso

`a del secolo XIX la famiglia continuo risiedere a Cagliari imparentandosi con altre nobili famiglie. Risiede tut`. tora in questa citta

Serra5 Famiglia del Mandrolisai (sec. XIV-esistente). Il suo nome compare a ` del secolo partire dalla seconda meta ` gia ` in possesso di un noXIV, quando e tevole patrimonio e di una considerevole posizione sociale. Nel 1388 un donnu Nicola, proprietario di grandi mandrie di bestiame, fu unitamente ai suoi figli tra i firmatari del trattato di pace tra Aragona e Arborea. I suoi discendenti rimasero fedeli alla dinastia arborense fino alla battaglia di Sanluri; in seguito essi si integrarono nel sistema catalano-aragonese, tanto che ` del secolo XV, nella seconda meta ` la guerra tra Leonardo quando scoppio ` Carroz, i suoi nipoti, Alagon e Nicolo un Gemiliano e un Guglielmo, consentirono che nel Mandrolisai venissero arruolate truppe reali contro il marchese d’Oristano. Dopo la battaglia di Macomer, nel 1480 i due furono riconosciuti generosi e Gemiliano fu nominato ufficiale reale del Mandrolisai. Egli riuscı` a trarre enormi vantaggi personali dall’amministrazione del territorio, che non era sottoposto a vincoli feudali, entrando in conflitto con ´ sostel’amministrazione reale perche neva di non dover presentare il rendiconto del proprio operato. I suoi figli Tommaso, Pietro e Giovanni sono da considerare i capostipiti di tre grandi rami della famiglia. Ramo di Tommaso. Tommaso, il primogenito, prese parte alla battaglia di Macomer. Fu il preferito di suo padre e ne condivise la politica; nel 1496 divenne ufficiale reale della Barbagia di Belvı`; la sua discendenza nel corso del secolo XVII si stabilı` a Irgoli dove si estinse nel secolo XVIII. Ramo di Pietro. Da Pietro nacque Gio-

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Serra vanni, che si trasferı` a Genoni, dove ebbe numerosi figli, alcuni dei quali diedero vita ad altri rami della famiglia. I loro discendenti si arricchirono notevolmente estendendo la propria influenza politica. Cosı` da Giovanni Antioco discese un ramo che nel secolo XVII si trasferı` a Oristano, dove la fa` nel novero delle famiglie miglia entro importanti, esprimendo alcuni canonici del Capitolo arborense e ottenendo nel 1652 il riconoscimento della ` ; questo ramo si estinse nel senobilta colo XVIII. Da Sebastiano venne il ` a risiedere a Geramo che continuo noni e con i suoi nipoti, un altro Sebastiano, Giacinto e Giovanni Antioco, diede vita ad altri tre rami: Sebastiano ` il ramo di Genoni, che si continuo estinse nel secolo XIX; Giacinto fu l’iniziatore di un ramo che espresse numerosi canonici arborensi e si estinse nel secolo XVIII; Giovanni Antioco ini` un ramo che nel corso dei secoli si zio ` una Santa Cruz, stabilı` a Laconi: sposo e dal matrimonio venne numerosa di` con altre scendenza che si imparento importanti famiglie e si stabilı` in diversi centri. Attualmente i rappresentanti di questo ramo risiedono a Cagliari. Ramo di Giovanni. Da Giovanni, terzo dei figli di Gemiliano, discese un ramo ` a risieche fino al secolo XVI continuo ` essere considere a Sorgono e che puo ` importante della faderato il ramo piu ` dal padre l’ufficio miglia. Egli eredito di ufficiale reale del Mandrolisai e ` di rendere conto del come lui si rifiuto proprio operato, instaurando una lite col fisco, al quale talvolta si oppose perfino con le armi; suo nipote Sebastiano nel 1613 fu ammesso al parlamento del duca di Gandı´a: ebbe due figli, Giampietro e Salvatore, che formarono due nuovi rami della famiglia. Discendenza di Giampietro. Giampietro,

ufficiale del Mandrolisai, si trasferı` ad Atzara ed ebbe numerosi figli, tra i quali Giuseppe, che diede vita a una discendenza che si stabilı` a Belvı` e si estinse alla fine del secolo XVII; Salva` la discendenza raditore, che continuo cata ad Atzara, nobilitata nel 1799 con un Gerolamo, che a sua volta si stabilı` a Gesturi da dove i suoi discendenti si spostarono poi in molti altri centri. Discendenza di Salvatore. Salvatore conti` a risiedere a Sorgono ed ebbe nunuo merosi figli, che a loro volta ebbero discendenza. In particolare Giambiagio, Sebastiano e Pietro continuarono a risiedere a Sorgono. Alla fine del Seicento uno dei tre, Giambiagio, per una fortunata serie di circostanze riuscı` a raccogliere nelle proprie mani l’intero patrimonio della famiglia, consistente in un territorio immenso e in molte migliaia di capi di bestiame; viveva circondato da servitori e scherani armati in un magnifico palazzo, di cui ancora si possono apprezzare le vestigia: la sua discendenza si estinse nel corso del secolo XVII. Giovanni Antioco si trasferı` a Oristano, dove ottenne il ri` nel 1652, conoscimento della nobilta ma anche la sua discendenza si estinse ` nel corso del secolo; Antioco continuo ` il prestila linea di Sorgono, dove pero gio della famiglia subı` un grave colpo dopo il 1711, quando la riscossione delle rendite civili del Mandrolisai fu infeudata ai Valentino. Questo ramo si estinse nel secolo XIX. Infine Ippolito, i cui discendenti, dopo aver risieduto per un periodo a Las Plassas, tornarono a Sorgono dando vita ai Serra attuali.

Serra6 Famiglia di Uta (sec. XVII-esistente). Risiedeva a Cagliari; le sue notizie risalgono alla fine del secolo XVII. Possedeva a Uta un immenso patrimonio terriero; alla fine del secolo XVIII un Michele era capitano della

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Serra fanteria miliziana e nel 1791 ottenne il ` . Con cavalierato ereditario e la nobilta i figli di suo figlio Ignazio la famiglia si ` delstabilı` a Cagliari nella prima meta l’Ottocento formando due rami. Ramo di Luigi. Da Luigi, generale e deputato, discese attraverso i figli Giuseppe e Giovanni una numerosa stirpe di nobili Serra. Ramo di Francesco Maria. Da Francesco Maria discese il ramo comitale, a sua volta variamente articolato, i cui rappresentanti attualmente risiedono a Cagliari, Torino e Roma.

Serra, Alberto Rettore dell’Universita` di Cagliari (Bosa 1874-Cagliari 1955). Dopo aver conseguito la laurea in Medicina, nel 1908 ottenne la libera docenza e intraprese la carriera universitaria. Per anni fu professore di Dermo` di sifilopatologia presso l’Universita ` in particolare la diffuCagliari; studio sione della lebbra in Sardegna e scrisse importanti lavori che gli die` internazionale. Tra il dero notorieta 1923 e il 1925 diresse anche la Clinica dermosifilopatica di Sassari; in se` di Mediguito fu preside della Facolta ` di Cacina e rettore dell’Universita gliari. Studioso di largo prestigio, per i suoi studi sulla lebbra ebbe numerosi riconoscimenti e fu chiamato a far parte di prestigiose istituzioni cultu´tat actuel de la rali. Tra i suoi scritti: L’e `pre en Sardaigne (con P. Colombini), le «Lepra. Bibliotheca internationalis», X, 1909; La lepra in Sardegna, 1912; La lepra sarda fino al 1921, ‘‘Giornale Italiano delle malattie della pelle e veneree’’, LXIII, 1, 1922; Ricerche biologiche sull’infezione leprosa, ‘‘Patologica’’, 328, 1924; Progetto per la costruzione di un lebbrosario in Sardegna, 1925; Tentativi di vaccinoterapia della lepra in Sardegna, ‘‘Charitas Scientia’’, II, 3-4, 1925; La clinica dermosifilopatica di Cagliari, 1927; Frequenza e diffusione delle

malattie cutanee nelle scuole e negli istituti di beneficenza di Cagliari, 1929.

Serra, Antonio1 Docente di Diritto commerciale, avvocato (n. Sassari 1937). Dopo aver conseguito la laurea in Giurisprudenza, ha intrapreso la carriera universitaria. Professore di Diritto commerciale, dopo un breve ` torperiodo alla ‘‘Sapienza’’ di Roma e ` nato alla sua cattedra nell’Universita di Sassari, dove ha diretto l’Istituto ` anche avvocato amminigiuridico; e ` conosciuti. Ha constrativista tra i piu dotto un’importante ricerca in materia ` autore di numerose societaria ed e pubblicazioni che gli hanno dato noto` nazionale. rieta

Serra, Antonio2 Insegnante, consigliere regionale (n. Thiesi 1930). Insegnante elementare, cattolico impegnato da giovane nella Democrazia Cri` interessato soprattutto dei stiana, si e ` pressanti problemi sociali ed e ` piu stato per anni presidente dell’Istituto autonomo Case popolari di Sassari. ` stato eletto consigliere reNel 1989 e gionale del suo partito per la X legislatura nel collegio di Sassari; al termine ` ricandidato. della legislatura non si e Dal 1995 anima nel suo paese l’associazione culturale ‘‘Seunis’’, che organizza annualmente il premio omonimo di poesia sarda.

Serra, Enrico Letterato (Cagliari 1924ivi 1992). Dopo essersi laureato in Filo` all’insegnamento e per sofia, si dedico molti anni fu professore della sua disciplina in diverse scuole superiori. Profondo conoscitore della storia e ` cagliaritane, ha lasciato della societa alcune pregevoli opere e qualche commedia in lingua sarda. Tra i suoi scritti: Mistu Sbertu, commedia cagliaritana, 1987; Po curpa ’e mamma tua, 1987; Aiutando i fratelli. I 135 anni della So` degli operai, ‘‘Amici Bancari’’, cieta ` di mutuo soccorso S. 1990; La Societa

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Serra Giovanni dalle origini ad oggi, 1991; L’Arciconfraternita della solitudine. ` degli opeNote storiche, 1992; La Societa rai di mutuo soccorso di Cagliari dalle origini ad oggi, 1993.

Serra, Fiorenzo Regista (Sassari 1921ivi 2005). Dopo gli studi liceali si trasferı` a Firenze per studiare Scienze naturali. Ma lı`, dall’incontro con il sassa` rese Antonio Simon Mossa e l’attivita ` a intedel Cineguf fiorentino, comincio ressarsi di cinema. Uomo di raffinata ` cultura, negli anni Quaranta si segnalo anche per un manipolo di liriche, pubblicate sul periodico sassarese ‘‘Ri` e di scossa’’, di grande modernita mano sicura. Alla fine della guerra, in cui era stato ufficiale di stanza in Sar` nel 1945 il suo primo docudegna, giro mentario, Il grande flagello, dedicato alla micidiale invasione di cavallette di quell’anno. Da quel momento comincia la sua carriera di documentari` a fondare una casa di sta, che lo porto produzione indipendente e a realizzare, avendo come organizzatore generale il fratello minore Elio, una lunga serie di cortometraggi, premiati in diversi concorsi. Nella sua opera, che ` di 30 documentari, esploro ` conta piu la Sardegna nei suoi aspetti peculiari del paesaggio ma soprattutto delle tradizioni popolari e del lavoro umano (i pastori, gli artigiani, i pescatori di corallo: nei primi anni Cinquanta docu` le realizzazioni della riforma mento agraria in Sardegna). Suoi principali collaboratori per la redazione dei commenti parlati furono nel tempo Luca Pinna, Mario Motta e soprattutto Manlio Brigaglia. Nei cosiddetti ‘‘anni ` , col patrocidella Rinascita’’ realizzo nio dell’Assessorato alla Rinascita della Regione sarda, il lungometraggio L’ultimo pugno di terra (testo parlato di M. Brigaglia e Giuseppe Pisanu), che nel 1966 fu premiato al Festival dei Po-

poli di Firenze. Negli anni successivi ` , che era andata speciala sua attivita lizzandosi nel cinema etnografico, fu svolta in collaborazione con l’Istituto Superiore regionale etnografico per il ` , con Clara Gallini, nuquale realizzo merosi documentari (tra gli altri, sulla festa di San Francesco di Lula). Preparava una riedizione dei suoi migliori documentari per un progetto di collana elaborato dalla nuorese Ilisso sotto il titolo ‘‘La Sardegna di Fiorenzo Serra’’, quando morı` nell’estate 2005.

Serra, Francesco (detto Franco) Funzionario, studioso di storia (n. Cagliari 1925). Dopo essersi laureato in Giurisprudenza, ha percorso una brillante carriera nell’Avvocatura dello Stato raggiungendo il grado di avvocato dello Stato per Cagliari. In seguito, dal ` divenuto difensore civico regio2000 e ` autore di interessanti studi nale. E sulla seconda guerra mondiale in Sardegna, vista nella prospettiva della guerra aerea nel Mediterraneo, di cui l’isola fu di volta in volta punto di partenza e bersaglio di bombardamenti: a questo tema ha dedicato due volumi di eccezionale interesse, La portaerei del Mediterraneo (con Marco Coni), 1982, e Portaerei a stelle e strisce (con M. Coni), 2001.

Serra, Francesco Maria Magistrato, uomo politico (Uta 1804-Cagliari 1884). Deputato al Parlamento subalpino, senatore del Regno. Dopo la laurea in ` in magistratura Giurisprudenza entro nel 1826 e percorse una brillante carriera fino a divenire avvocato fiscale nel 1837, giudice della Reale Udienza ` aunel 1841. Fu uno dei personaggi piu torevoli nella vita della Cagliari del periodo preunitario; nel 1848, dopo aver contribuito alla creazione della guardia nazionale, fu eletto deputato per la I legislatura del Parlamento subalpino ` in diversi collegi dell’isola: prima opto

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Serra per quello di Cagliari, poi si dimise. Riconfermato per la III e IV legislatura nei collegi di Cagliari e Lanusei per la IV, nella V fu eletto a Lanusei ma si di` con la nomise per incompatibilita mina ad avvocato fiscale generale; fu ancora eletto nella VI (Senorbı`), VII (Decimomannu: elezione annullata per eccedenza del numero di magistrati eletti parlamentari), VIII (Cagliari). Fu segretario della Camera e ministro di Stato nel 1861. Schierato col partito filogovernativo era considerato il capo del ‘‘partito’’ governativo in Sardegna: fu l’anima della cosiddetta ‘‘camarilla’’ che finı` per dominare la ` cagliaritana, in continua consocieta trapposizione con il ‘‘partito’’ che faceva capo ai fratelli Giovanni e Giuseppe Siotto Pintor. Divenuto primo presidente della corte d’appello di Cagliari nel 1860, nel 1861 fu nominato senatore per meriti e, consolidata la propria influenza politica, fu considerato il protagonista della vita politica della `. Dal 1873 fu eletto vicepresidente citta del Senato, carica che tenne fino al 1876, e nel 1875 creato conte. Tra i suoi scritti: Agricoltura, ‘‘La Meteora’’, I, 8, 1843; Interpellanza al ministro dell’in` viceregia, terno sulla prorogata autorita 1848; Discorso sul progetto di legge per gli assegni supplementari al clero sardo, 1853; Discorso pronunciato in Senato sull’abolizione degli ademprivi, 1859; Discorsi pronunciati in Senato sulla questione delle Ferrovie Sarde, 1862; Ferrovie Sarde, ‘‘Avvenire di Sardegna’’, 1876; Sunto sulle sessioni degli Stamenti ` un manel 1793 fatto per proprio uso (e noscritto conservato nella miscellanea Manno presso la Biblioteca Universitaria di Cagliari).

Serra, Gabriele Religioso (Spagna, ` sec. XV-Cagliari 1484). Arprima meta civescovo di Cagliari dal 1472 al 1484. Entrato nell’ordine dei Cistercensi, fu

ordinato sacerdote. Con gli anni si pose ` e fu in evidenza per le sue qualita eletto abate di Verola vicino a Tarazona. Nel 1472 fu nominato arcivescovo di Cagliari; si trasferı` nella nuova sede, dove morı` nel 1484.

Serra, Giacomo Religioso (Spagna, se` sec. XV-ivi?, 1517). Arciveconda meta scovo di Oristano dal 1492 al 1510. Era un rinomato maestro di Teologia, amico di papa Alessandro VI, che nel 1492 lo fece nominare arcivescovo di ` la diocesi lungaOristano. Governo ` interrompere i suoi mente, senza pero rapporti con il potente amico che gli conferı` anche il titolo di vescovo di ` cardinale. OrElna e nel 1500 lo creo ` con gli anni e non piu ` sorretto mai in la ` dalla cadalla salute, nel 1510 si ritiro ` che al rica oristanese, ottenendo pero suo posto venisse nominato il nipote Pietro.

Serra, Giandomenico Linguista (Locana Canavese 1885-Napoli 1958). Conseguita la laurea, intraprese la carriera universitaria e nel 1920 fu nomi` nato professore presso l’Universita ` fino al Rumena di Cley, dove lavoro 1939. Nel 1940 divenne professore di ` di CaGlottologia presso l’Universita gliari; bloccato dalla seconda guerra mondiale nell’isola, contribuı` in modo determinante alla rinascita della Fa` di Lettere nell’immediato dopocolta `a guerra, a partire dal 1943. Continuo insegnare a Cagliari fino al 1954, contribuendo a formare molti giovani studiosi e dando agli studi sulla lingua ` determinata impronta sarda una piu scientifica, in contatto con Max Leopold Wagner, suo amico, allora inse` portoghese di gnante nell’Universita Coimbra. Nel 1954 si trasferı` infine nel` di Napoli. Tra i suoi l’Universita scritti: Nomi personali di origine grecobizantina fra i membri di famiglie giudicali e signorili del Medioevo, ‘‘Byzan-

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Serra tion’’, XIV, 1949; Il nome Cagliari e la Galilea di Sardegna, ‘‘Il Ponte’’, VII, 910, 1951; Etruschi e latini in Sardegna, ´langes M.K. Michaelsson, 1952; Atin Me testazioni della voce ‘‘pieve’’ in Sardegna, ‘‘Studi sardi’’, XII-XIII, 1957.

Serra, Gino Farmacologo (n. Escovedu 1953). Allievo di Gian Luigi Gessa, dopo aver conseguito la laurea in Medicina ha intrapreso la carriera universitaria lavorando nel dipartimento di Neuro` di Cagliari fino scienze dell’Universita ` professore di al 1994. Attualmente e ` di Farmacologia presso l’Universita ` interesSassari; nelle sue ricerche si e sato allo studio dell’azione dei farmaci nella terapia della depressione, impo` nendosi all’attenzione della comunita ` autore di scientifica internazionale. E numerosi lavori scientifici pubblicati su riviste specializzate di tutto il mondo.

Serra, Giovanni Religioso (Tarragona 1510-Alghero 1576). Vescovo di Bosa dal 1575 al 1576. Apparteneva all’ordine degli Agostiniani. Ordinato sacerdote, era considerato un eccellente teologo; per questa ragione fu inviato in Sardegna come confessore del vi´ . Nel 1575 fu nominato vescovo, cere ma morı` improvvisamente alcuni mesi dopo ad Alghero nel 1576.

Serra, Giuseppe (detto Pinuccio) Funzionario, uomo politico (n. Sinnai 1934). Consigliere regionale, deputato al Parlamento. Cattolico impegnato fin da studente nella Democrazia Cri` stiana della provincia di Cagliari, ne e ` rapprediventato uno degli uomini piu ` volte consigliere sentativi. Eletto piu ` dicomunale del suo paese natale, ne e venuto sindaco dal 1960 al 1964. Funzionario dell’Ersat (Ente regionale di sviluppo e assistenza tecnica in agricoltura), nel 1965 viene eletto consigliere regionale del suo partito nel collegio di Cagliari per la V legislatura;

quindi ininterrottamente riconfermato fino al 1987 per altre quattro legislature, dal gennaio 1971 all’ottobre ` assessore al Turismo nelle 1972 e giunte Giagu e Spano, dal dicembre 1973 al giugno 1974 assessore agli Enti locali nella giunta Del Rio. Torna in giunta tra il dicembre 1978 e il giugno 1979 nella giunta Soddu; nel dicembre 1984, dopo le dimissioni di Giagu, viene eletto vicepresidente del Consiglio regionale ma, a sua volta, nel maggio 1987 si dimette da consigliere per candidarsi al Parlamento. Non riesce a essere eletto, ma nel 1989 viene rieletto consigliere regionale per la X legislatura. Il 7 luglio 1990 si dimette dal Consiglio regionale per subentrare a Felice Contu nella Camera dei deputati. Riconfermato deputato del Partito Popolare Italiano per l’XI legislatura re` stato riepubblicana, dopo il 1994 non e ` ritirato dalla vita politica letto e si e attiva.

Serra, Ignazio Avvocato, consigliere regionale (Cagliari 1903-ivi 1980). Dopo essersi laureato in Giurispru` con successo la profesdenza esercito sione di avvocato e divenne uno degli animatori del movimento cattolico in Sardegna durante i difficili anni del fa` in poliscismo. A partire dal 1943 entro tica e fu tra i promotori della nascita della Democrazia Cristiana nell’isola. Subito dopo la fine della seconda guerra mondiale fu eletto presidente della Provincia di Cagliari e nel 1949 consigliere regionale per la I legislatura nel collegio di Cagliari. Fu successivamente riconfermato per altre quattro legislature fino al 1967. Negli anni del suo mandato, dal giugno 1954 al giugno 1955 fu assessore all’Industria nella seconda giunta di Alfredo Cor` in giunta tra il luglio 1961 e rias; torno il novembre 1963 nella seconda giunta di Efisio Corrias e infine tra l’aprile

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Serra 1966 e il febbraio 1867 fu assessore agli Enti locali nella giunta Dettori. Nel novembre dello stesso anno si dimise da consigliere per candidarsi al Parlamento, ma non venne eletto.

Serra, Luigi Militare, deputato al Parlamento (Uta 1798-Cagliari 1872). Ufficiale di carriera, prese parte alle guerre d’indipendenza; giunse al grado di generale e fu luogotenente nel Principato di Monaco. Fu eletto deputato al Parlamento subalpino nel 1860 per il collegio di Bitti e rieletto per la IX legislatura al Parlamento italiano nel 1865 e per la X nel 1867; si dimise nel 1870. Moderato, schierato ` delle con la maggioranza, si interesso condizioni della Sardegna e fu nel 1867 il proponente dell’inchiesta sulla Sardegna che avrebbe avuto luogo nel 1869. Nel 1842 aveva pubblicato una sorta di sintesi commentata, Il rifiorimento della Sardegna proposto nel miglioramento di sua agricoltura del padre Francesco Gemelli, riprodotto in compendio con molte osservazioni e aggiunte.

Serra, Luigia Contralto (Cagliari 1877ivi 1971). Diplomata all’Accademia di Santa Cecilia a Roma, esordı` giovanissima cantando con artisti famosi come il tenore Francesco Tamagno e la soprano Adelina Patti, riscuotendo ovunque notevoli successi. Scoppiata la ` il teatro prima guerra mondiale, lascio ` completamente all’organize si dedico ` di beneficenza a vanzazione di attivita taggio dei combattenti. Finito il con` a sviluppare le sue attiflitto continuo ` a favore degli orfani di guerra. vita

Serra, Marcello Insegnante, scrittore, poeta (Lanusei 1913-Cagliari 1992). ` Laureato in Lettere a Cagliari, insegno nelle scuole medie; fu anche incaricato di Letteratura italiana presso l’U` di Cagliari e di Letteratura niversita poetica e drammatica al Conservatorio

`. Nel 1931 diresse e fondo ` la della citta rivista ‘‘Sud-Est’’, che uscı` fino al 1934; ` la sua negli stessi anni Trenta pubblico prima raccolta di versi, Accordi. Alla fine della seconda guerra mondiale, ` una nuova raccolta nel 1945, pubblico di versi, Ora umana, e negli anni Cin` e diresse alcuni altri pequanta fondo riodici come ‘‘Arcobaleno sera’’ e ‘‘Sar` degna Illustrata’’. Nel 1958 pubblico Sardegna quasi un continente; il libro, ` strada fra il poema in prosa e a meta una guida ‘‘lirica’’ ai luoghi e ai monumenti, pubblicato in una edizione fortemente illustrata e con il dispiegamento, da parte del tipografo-editore ` moderni mezzi allora Fossataro dei piu disponibili, propose una lettura inedita della Sardegna, in parte per il tipo di prospettiva in cui si poneva l’autore, in parte soprattutto per lo stile letterario in cui era scritto. Piacque ai ´ presentava un’immagine sardi, perche quasi mitica della Sardegna (a cominciare dal titolo, destinato a diventare presto uno slogan, e non solo turistico), ma piacque soprattutto ai lettori non ` nella scoperta sardi che accompagno d’una terra sino ad allora poco conosciuta dagli stessi italiani. Archetipo di ogni futura letteratura turistica ` comunque sulla Sardegna, il libro e ` persuasivo e piu ` degno di tante imipiu tazioni che ha avuto negli anni successivi. Nel 1989 Chiara Samugheo ripercorse il corredo fotografico del libro, proponendo in due volumi una nuova, emozionante iconografia (C. Samugheo e M. Serra, Sardegna quasi un continente. Trent’anni dopo). Negli anni successivi per due volte gli fu attribuito il premio ‘‘Grazia Deledda’’ per ` a scrivere molte la poesia; continuo opere sulla Sardegna, cimentandosi anche con fortuna nel genere drammaturgico. Tra gli altri suoi scritti: Giovanni Siotto Pintor, 1940; Viaggio in

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Serra Ogliastra, ‘‘L’Unione sarda’’, 1947; Uomini preistorici abitarono la grotta dei Colombi, ‘‘L’Unione sarda’’, 1947; Un villaggio nuragico, un tempio e una fortezza preistorica nell’aperta radura ove massiccio si eleva il nuraghe Arrubiu, ‘‘L’Unione sarda’’, 1949; Guida della Sardegna (con Alberto Boscolo e Mario Pintor), 1952; Efisio d’Elia, poema, 1953; Da trenta secoli Cagliari discorre con il mare, ‘‘Il Convegno’’, 1958; Tavola di pietra, 1962; Mal di Sardegna, 1963; Il mondo dei sardi. Geografia, storia, costumi e gastronomia della Sardegna, 1964; Il popolo dei nuraghi, 1965; L’au` , 1971; Eleorora sui graniti `e rossoblu nora la giudicessa, poema, 1975; Enciclopedia della Sardegna, 1978; Il continentale, romanzo, 1979; Sardegna, 1981; Cagliari da trenta secoli discorre ` , 1983; Il futucol mare. Guida della citta rismo in Sardegna: un capitolo breve ma non privo d’interesse, ‘‘Almanacco di Cagliari’’, 1986; Esule sul mare, poesie, 1989; I tesori, in Dentro Castello, 1986; Bacco in Sardegna, 1990; Malati di cultura con lo sguardo a sud-est, ‘‘L’Unione sarda’’, 1990; Cagliari scoprı` le avanguardie, ‘‘L’Unione sarda’’, 1990.

Serra, Maria Cristina (detta Kikita) Consigliere regionale (n. Cagliari 1939). Figlia di Ignazio, cattolica impegnata, dopo essersi laureata in Scienze politi` stata ` dedicata alla politica. E che si e consigliere comunale di Cagliari dal 1975 al 1985 ricoprendo in diverse circostanze l’ufficio di assessore ai Ser` stata eletta convizi sociali. Nel 1984 e sigliere regionale per la Democrazia Cristiana per la IX legislatura e in seguito riconfermata anche per la X, al ` stata rietermine della quale non e letta. Attualmente fa parte del direttivo regionale dell’UDC.

Serra, Matteo Religioso (seconda meta` sec. XIV-Terralba 1425). Vescovo di Terralba dal 1419 al 1425. Apparteneva al-

l’ordine dei Domenicani e si fece notare per la sua buona preparazione teologica. Nel 1419 fu eletto vescovo di Terralba da papa Martino V e prese possesso della sua diocesi negli anni in cui Leonardo Cubello, marchese d’Oristano, ne governava il territorio.

Serra, Odile Religiosa (Cagliari 1858Torino 1932). Impegnata nel sociale, prese parte alla prima guerra mondiale come crocerossina e nel dopoguerra si stabilı` a Torino. Nella nuova sede diede vita a diversi istituti di beneficenza.

Serra, Paolo Benito Archeologo (n. ` entrato sec. XX). Laureato in Lettere, e nella carriera delle Soprintendenze ` funzioarcheologiche. Attualmente e nario presso la Soprintendenza archeologica di Sassari e Nuoro. Tra i suoi scritti: Ruderi di una chiesa tardobizantina a Is Mortorius, ‘‘Annali della ` di Lettere e Filosofia e di MaFacolta ` di Cagliari’’, gistero dell’Universita XXXIV, 1973; Su una eulogia fittile del Museo archeologico nazionale ‘‘Sanna’’ di Sassari, ‘‘Studi sardi’’, XXII, 1973; Miliari romani del Basso Impero. Bonorva, loc. Mura Mantedu, in Nuove testimonianze archeologiche della Sardegna centro-settentrionale, 1976; Reperti tardoantichi e altomedioevali della Nurra nel Museo nazionale ‘‘Sanna’’ di Sassari, ‘‘Quaderni della Soprintendenza archeologica per le province di Sassari e Nuoro’’, 3, 1976; Tomba a poliandro alto-medioevale di via Ballero Nuoro, in Sardegna centro-orientale dal Neolitico alla fine del mondo antico, 1978; La necropoli romana. Cabras-Cuccuru S’Arriu. Nota preliminare di scavo, ‘‘Rivista di Studi fenici’’, X, 1, 1982; due ` bizansaggi, Contesto tombale di Eta tina. Lo scavo del nuraghe Candala di Sorradile e le indagini territoriali al lago Omodeo, e Quartu S. Elena: coppia di orecchini aurei con cestello a calice

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Serra floreale, ‘‘Quaderni della Soprintendenza archeologica per le province di Cagliari e Oristano’’, 4, 1988; Exagia e tesserulae nominibus virorum laudabi` bizantina della lium inscriptae in Eta Sardegna, ‘‘Archivio storico sardo’’, XXXVI, 1989; Suppellettile in bronzo di ` bizantina di Villaurbana, ‘‘QuaEta derni della Soprintendenza archeologica per le province di Cagliari e Oristano’’, 5, 1989; San Giuliano di Selargius (con Roberto Coroneo e Renata Serra), ‘‘Quaderni della Soprintendenza archeologica per le province di Cagliari e Oristano’’, 6, 1990; due comunicazioni, Tombe a camera in muratura con volta a botte nei cimiteri altomedioevali della Sardegna, e Complesso bizantino nel mastio del nuraghe Su Nuraxi di Siurgus Donigala (con G. Ugas), in Le sepolture in Sardegna dal IV al VII secolo. Atti del IV Convegno sull’Archeologia tardoromana e medioevale, Cuglieri 1987, 1990; Corredi tombali: oggetti d’abbigliamento e equipaggiamento dei guerrieri, in Corredi tombali della Sardegna altomedioevale, ‘‘Quaderni didattici della Soprintendenza archeologica per le province di Cagliari e Oristano’’, 3, 1990; Il villaggio tardo romano. Il nuraghe Cobulas di Milis: preesistenze e riuso, in L’Africa romana. Atti dell’VIII Convegno di studi, II, 1991; I ` storica: dall’Alto Immateriali di Eta pero all’Alto Medioevo (sec. I-VII d.C.), in Il nuraghe Losa di Abbasanta, I supplemento ai ‘‘Quaderni della Soprintendenza archeologica per le province di Cagliari e Oristano’’, 1993; Contesti ` tardoromana e altometombali di Eta dioevale da Santadi, in Carbonia e il Sulcis. Archeologia e territorio, 1995; Campidano maggiore di Oristano: ceramiche di produzione locale e d’importazione locale e altri materiali di uso nel periodo tardoromano e altomedioevale,

in Atti del Convegno su ‘‘La ceramica e la storia’’, 1995.

Serra, Renata Storica dell’arte (n. Cagliari 1927). Allieva di Corrado Maltese e di Raffaello Delogu, dopo aver conseguito la laurea ha intrapreso la car` stata professoriera universitaria. E ressa di Storia dell’Arte medioevale ` di Udine e dopo alpresso l’Universita ` tornata all’Universita ` di cuni anni e Cagliari. Studiosa di riconosciuta au` , vanta una considerevole produtorita zione scientifica; tra i suoi lavori vanno ricordati il saggio sui caratteri dell’an` dell’arte sarda, pubblicato ticlassicita unitamente a Corrado Maltese nel 1969 che la impose all’attenzione nazionale, quello sulla Pinacoteca di Cagliari uscito nel 1973 e quello sui retabli sardi del Quattro e Cinquecento, 1980. I suoi studi sugli argentieri sardi hanno attirato l’attenzione su un settore poco indagato. Tra i suoi scritti: Il santuario di Bonaria a Cagliari e gli inizi del gotico catalano, ‘‘Studi sardi’’, XIV-XV, 1957; Alcuni rilievi scultorei nella chiesa di S. Giorgio di Tului, ‘‘Studi sardi’’, XVII, 1961; Contributi all’architettura gotico-catalana: il San Domenico di Cagliari, ‘‘Bollettino del Centro Studi per la storia dell’Architettura’’, XVII, 3, 1961; Sassari. La fontana Rosello, in Arte in Sardegna dal V al XVIII secolo (a cura di Corrado Maltese), 1962; Su un enkolpion orientale trovato a Telti-Olbia, ‘‘Studi sardi’’, XIV, 1965; Le parrocchiali di Assemini, Sestu e Settimo S. Pietro. Per una storia dell’architettura tardo-gotica in Sardegna, in Atti del XIII Congresso di storia dell’Architettura, 1966; La chiesa di San Michele in Cagliari, ‘‘Il Convegno’’, XIX, 2, 1966; Su alcuni aspetti del Manierismo nell’Italia meridionale: Francesco Pinna, pittore sardo della maniera tarda, ‘‘Annali ` di Lettere e di Filosofia della Facolta ` di Cagliari’’, XXX, dell’Universita

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Serra 1968; La chiesa parrocchiale di Ardauli. Un singolare monumento sardo del XVII secolo (con A. Garau), ‘‘Studi ` antisardi’’, XX, 1968; Episodi di civilta classica in Sardegna (con Corrado Maltese), in Sardegna, 1969; Per il Maestro della Madonna di Bonaria, ‘‘Studi sardi’’, XXI, 1971; Sull’oreficeria del XVI e del XVII secolo in Sardegna secondo A. Lipinsky, ‘‘Studi sardi’’, XXI, 1971; L’oratorio delle Anime a Massama, ` di Lettere e di ‘‘Annali della Facolta ` di Cagliari’’, Filosofia dell’Universita XXXIV, 1971; La chiesa quadrifida di S. Elia a Nuxis e diversi altri documenti altomedioevali in Sardegna, ‘‘Studi sardi’’, XXI, 1971; Ruderi di una chiesetta tardobizantina a Is Mortorius, ‘‘An` di Lettere e Filosofia nali delle Facolta ` di Cagliari’’, XXXV, dell’Universita 1972; Il santuario di S. Mauro a Sorgono (con G. Cavallo), ‘‘Studi sardi’’, XXIII, 1975; I plutei tardo-bizantini dell’isola di San Macario e di Maracalagonis, ‘‘Archivio storico sardo’’, XXX, 1976; La grande tradizione degli argentieri cagliaritani, ‘‘Almanacco di Cagliari’’, 1977; Un reliquiario cinquecentesco di bottega cagliaritana, in Le chiese di Bosa, 1978; Medaglia ebraica trovata a Bitti, ‘‘Studi sardi’’, XXV, 1980; Retabli pittorici in Sardegna nel Quattrocento e nel Cinquecento, 1980; Giovanni Spano ` e cadute, conoscitore d’arte. Validita ‘‘Studi sardi’’, XXV, 1981; Pittura e scultura dal Medioevo all’Ottocento, in La Sardegna. Enciclopedia (a cura di M. Brigaglia), I, 1982; Stato attuale della ricerca sulla storia dell’arte in Sardegna: Medioevo e Rinascimento, secoli IV-XVI, in La ricerca storica sulla Sardegna, ‘‘Archivio storico sardo’’, XXXIII, 1982; Dipingeva in vernacolo Antioco Mainas, ‘‘Almanacco di Cagliari’’, 1983; L’architettura sardo catalana, in I Catalani in Sardegna (a cura di Jordi Carbonell e Francesco Manconi), 1984; Il mo-

donostro gesuitico e le architetture della ` in Sardegna, in Arte Compagnia di Gesu e cultura del ’600 e ’700 in Sardegna (a cura di Tatiana Kirova), 1984; Argenti sassaresi dal primo Cinquecento al tardo Settecento, in Studi in onore di Giovanni Lilliu per il suo 70º compleanno, 1985; La possibile memoria di una fortezza bizantina in Sardegna: il castello di Castro a Sant’Antioco, ‘‘Archivio storico sardo’’, XXXVI, 1986; La chiesa di Sant’Agostino nel contesto artistico di Cagliari e della Sardegna, in S. Agostino e la tradizione agostiniana a Cagliari e in Sardegna, 1987; Antichi argenti arborensi inediti e riproposte, ‘‘Biblioteca francescana sarda’’, II, 1-2, 1988; Appunti sul tema della Veronica nella pittura del ’400 e del ’500 in Sarde` , teologia e arte. Congna, in Religiosita ` vegno di studi della Pontificia Facolta teologica della Sardegna (1987), 1989; La posizione della pittura nel panorama sardo-aragonese, in La Corona d’Aragona: un patrimonio comune per Italia e Spagna (secc. XIV-XV), 1989; Sardaigne romaine, collana ‘‘La Pierre qui vive’’, 1989; La Sardegna romanica, collana ‘‘Italia romanica’’, XI, 1989; Sant’Antioco. Le catacombe, la chiesa, il martyrium, i frammenti marmorei (con L. Porru e R. Coroneo), 1989; La chiesa romanica di S. Giuliano di Selargius (con P.B. Serra e R. Coroneo), ‘‘Quaderni della Soprintendenza archeologica per le province di Cagliari e Oristano’’, 6, 1989; Pittura e scultura dal` romanica alla fine del ’500, collana l’Eta ‘‘Storia dell’arte in Sardegna’’, 1990; In margine all’esistenza di un’arte giudicale, ‘‘Archivio sardo del movimento operaio contadino e autonomistico’’, 35-37, 1991; La chiesa parrocchiale di Ardauli, in I musuleos e le chiese di Ardauli, 1992; Questioni proposte dalle mensole giustinianee del martyrium cagliaritano di San Saturno, in Sardinia

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Serra antiqua. Studi in onore di Piero Meloni in occasione del suo 70º compleanno, 1992; Il retablo di Villamar. Committenza ed integrazione fra pittura e archi` , la tettura, in Villamar. Una comunita sua storia, 1993; La chiesa di S. Lussorio a Selargius, in Sardegna, Mediterraneo ` Moderna. e Atlantico tra Medioevo e Eta Studi in memoria di Alberto Boscolo, I, 1993; Sardegna, in Dizionario della pittura e dei pittori, V, 1994; Ancora sui frammenti epigrafici del ciborio bizantino di Nuraminis, ‘‘Archivio storico sardo’’, XXXVIII, 1995; Riscontri tipologici tra il complesso basilicale di Cornus-Columbaris (Sardegna) e le architetture cristiane d’Africa, in La Sardegna nei rapporti con l’Africa, 1995; Il martyrium di S. Antioco nell’isola omonima. Status quaestionis, in Carbonia e il Sulcis. Archeologia e territorio, 1995; Sull’arte del giudicato d’Arborea dal XII al XV sec., in Atti del Convegno interna` e cultura nel zionale di studi su ‘‘Societa giudicato d’Arborea e nella Carta de Logu’’, 1995; La chiesa e il monastero di S. Agostino a Cagliari: un monumento da salvare, in Studi di geografia e storia in onore di Angela Terrosu Asole, 1996. Ha scritto anche, a partire dal 1976, voci su artisti sardi nel Dizionario biografico degli Italiani (Capula Giovanni, Castagnola Bartolomeo, Cavaro Lorenzo, Cavaro Michele, Cavaro Pietro, Cima Gaetano).

Serra, Salvatore Funzionario, consigliere regionale (n. Isili 1951). Lavora nell’organizzazione sanitaria pubblica; da sempre militante nella Sinistra, dopo lo scioglimento del Partito ` passato dapComunista Italiano e prima a Rifondazione Comunista e in ` stato seguito ai Comunisti d’Italia. E consigliere provinciale di Nuoro dal 1975 al 1980, consigliere comunale di ` stato Isili dal 1997 al 2000. Nel 2004 e eletto consigliere regionale del suo

partito nel collegio di Cagliari per la XIII legislatura.

Serra, Sergio Storico e araldista (Sassari 1937-Cagliari 2004). Laureatosi in ` nella carriera Giurisprudenza, entro delle Camere di Commercio, giungendo al grado di vicesegretario generale nella Camera di Commercio di Cagliari. Giornalista pubblicista dal 1970, ricco di interessi culturali, studioso di araldica, genealogia e di storia sarda `, membro deldi riconosciuta autorita l’Accademia Internazionale di Genealogia, membro del direttivo nazionale dell’Istituto Italiano dei Castelli, sodalizio del quale fu per anni presidente nella sezione di Cagliari, ha lasciato numerosi importanti lavori di araldica e di genealogia che si distinguono per ` delil rigore scientifico e l’originalita ` morto a Cagliari nel l’impostazione. E 2004. Tra i suoi scritti: Il porto container di Cagliari, ‘‘Posta’’, 1968; Pasquale Demurtas, ‘‘Sardegna economica’’, 1969; Gli archibugieri sardi alla battaglia di Lepanto, ‘‘Almanacco di Cagliari’’, ` Agraria ed Eco1979; La Reale Societa nomica, in Le opere e i giorni. Contadini e pastori nella Sardegna tradizionale (a cura di Giulio Angioni e Francesco Manconi), 1982; Chi ha bendato i quattro mori?, ‘‘Esse come Sardegna’’, I, 3, 1983; Vecchie botteghe di Cagliari: il commercio e la memoria, ‘‘Cagliari economica’’, 8 1984; Le grandi dinastie sardo-catalane, in I Catalani in Sardegna (a cura di Jordi Carbonell e Francesco Manconi), 1984; Il mercato. Cent’anni orsono nasceva il tempio della gastronomia, ‘‘Sardegna economica’’, 1415, 1986; Gli stemmi, in Dentro Castello, 1986; Modifiche e cambiamenti di stemmi nobiliari in Sardegna, in Atti del V Colloquio internazionale di Aral` in Sardedica, 1987; Storia della nobilta gna (con Francesco Floris), 1987; Lo stemma di Alghero, ‘‘Revista de L’Al-

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Serra Boyl ` guer’’, 1992; Ville e palazzi della nobilta in Sardegna. Cagliari e dintorni, 1993; La ville de Cagliari et ses habitants: ´raldiques, in Atti del XXI Conaspects he gresso internazionale di scienze genealogiche araldiche, 1994; Lo stemma di Bosa, ‘‘Sardigna antiga’’, 1994; L’araldica nella Sardegna medioevale, in Mili` Agraria ed tes, 1997; La Reale Societa Economica, in La Camera di Commercio di Cagliari, I, 1997; Ville e palazzi ` in Sardegna. Alghero, della nobilta Bosa, Oristano e centri minori, 1997. Tra i suoi scritti, da segnalare una serie di articoli sull’‘‘Almanacco di Cagliari’’ dedicati alle famiglie nobili cagliaritane: Aymerich (1981), Manca (1982), Cao di San Marco (1983), Sanjust di Teulada (1984), Amat (1985), Arquer (1986), De Magistris (1987), Canelles (1988), Cugia di Sant’Orsola (1989), Lostia di Santa Sofia (1990), Zapata (1991), Serra (1992), Villa Santa (1993), Pes ` di San Rai(1994), Carboni (1995), Orru mondo (1996), Ballero (1997), Castelli (1998), Siotto Pintor (1999).

´var. batte a monte Pelato e ad Almude Nell’aprile 1937 lascia il fronte. Corrispondente del giornale ‘‘Guerra di ` arrestato classe’’ di Camillo Berneri e a Barcellona nelle sanguinose giornate di maggio. Liberato dopo 47 giorni di ` accompadetenzione, nel settembre e gnato alla frontiera francese. Consegnato alla polizia italiana nel settem` tradotto a Nuoro e assebre 1941, e gnato al confino a Ventotene per 5 anni. Dopo l’8 settembre partecipa alla Resistenza romana. Finita la ` anguerra, torna a Barrali, dove vivra cora molti anni, fedele ai suoi ideali.

Serra, Tonino Studioso di storia locale,

tire (Cagliari 1572-Mar della Cina 1603). Entrato nell’ordine domeni` i suoi studi a Cordova. cano, completo Ben presto si fece notare per le sue ` di predicatore, per cui grandi qualita fu inviato come missionario in Estremo Oriente. Subı` il martirio nel Mar della Cina durante il viaggio per raggiungere la sua sede nel 1603.

scrittore (n. Jerzu 1946). Laureato in Medicina, esercita la sua professione a Cagliari. Da sempre interessato alla politica, ha militato nella Democrazia Cristiana e in seguito nel Partito Popolare Italiano. Dopo essere stato sin` stato eletto consigliere daco di Jerzu, e e assessore provinciale di Cagliari, in seguito consigliere comunale di Cagliari. Ricco di interessi culturali ed ` studioso della stoelegante scrittore, e ria dell’Ogliastra. Tra i suoi scritti: Saggio demografico sui villaggi di Jerzu e Ulassai 1558-1561, ‘‘Studi ogliastrini’’, II, 1987; La spedizione francese contro la Sardegna del 1793 e il notaio Antonio Pisano, ‘‘Studi ogliastrini’’, III, 1991; Jerzu. Storia di un paese contadino, 1992; Jerzu. La gente, i luoghi e la memoria, 1996.

Serra, Tommaso2 Antifascista mili-

Serra, Veronica (nota con lo pseud. Zia

tante, partigiano (Lanusei 1900-Barrali 1994). Emigrato giovanissimo in Francia, dopo l’avvento di Mussolini al potere prende parte a numerose iniziative antifasciste. Segnalato come ` ‘‘anarchico pericoloso’’, espulso piu volte da diversi paesi europei, il 20 agosto 1936 accorre a Barcellona in difesa della Repubblica spagnola. Inserito nella Colonna Ascaso-Rosselli, com-

Serra Boyl Famiglia di grandi proprie-

Serra, Tommaso1 Missionario e mar-

Veronica) Pittrice naı¨ve (n. Zeddiani ` le sue notevoli capa1923). Manifesto ` fin da bambina, ma organizzo ` la cita sua prima mostra solo nel 1966. Da `e ` crequel momento la sua notorieta sciuta e le sue opere sono state apprezzate a livello nazionale; ha preso parte a numerose mostre in Italia e all’estero.

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Serra Boyl tari terrieri di Ittiri (secc. XVII-XX). Conosciuta fin dal secolo XVII, quando ` la guerra di successione spascoppio ` decisagnola un Giuseppe si schiero mente nel partito filoasburgico, favorendo il passaggio dell’isola alla nuova dinastia e nel 1712 ottenne il cavalie` . Con il figlio rato ereditario e la nobilta Giovanni Antonio gli interessi della famiglia cominciarono a gravitare su Alghero, dove il figlio di questi, Cosimo, finı` per stabilirsi definitivamente ` del secolo XVIII; nella seconda meta nel 1763 sui suoi vasti possedimenti istituı` una commenda mauriziana col predicato di San Giovanni Battista. Alla fine del secolo un suo nipote Cosimo, maggiore della piazza di Alghero, ` una Pilo Boyl ed ebbe numerosa sposo discendenza che prese ad aggiungere il cognome Boyl a quello di famiglia. Tra i suoi figli vanno ricordati Francesco, deputato, la cui discendenza si estinse alla fine del secolo, e Gaspare, comandante in seconda della piazza di Alghero, che nel 1832 ottenne il titolo ` una Pilo comitale; anche lui sposo Boyl, ma la sua discendenza si estinse agli inizi del secolo XX.

Serra Boyl, Francesco Intendente generale, deputato al Parlamento subalpino (Alghero 1799-ivi 1873). Dopo essersi laureato in Legge intraprese la carriera amministrativa. Aveva raggiunto il grado di intendente delle gabelle quando nel 1848 fu eletto deputato al Parlamento subalpino per la I legislatura e riconfermato per la II. In seguito non fu rieletto e proseguı` la sua carriera giungendo al grado di intendente generale.

Serralonga Antico villaggio del giudicato di Torres, compreso nella curatoria della Fluminargia. Estinta la famiglia dei giudici di Torres, fu amministrato direttamente dal Comune di Sas` omagsari. Dopo che il Comune presto

` a far parte del gio al re d’Aragona entro Regnum Sardiniae, ma scoppiata la ribellione del 1325 negli anni che seguirono fu esposto alle continue operazioni militari in conseguenza delle guerre tra Doria e Aragona. Per questo motivo fu abbandonato dalla popola` del secolo zione e prima della meta XIV scomparve.

Serralutzu Famiglia di Cuglieri (sec. XVII-esistente). Le sue notizie risalgono al secolo XVII. Nel 1697 un Giovanni Battista, giudice della Reale Udienza, ottenne il cavalierato eredi` e nel 1698 fu ammesso tario e la nobilta allo Stamento militare durante il parlamento Montellano. I suoi discendenti continuarono a risiedere a Cuglieri e alla fine del Settecento formarono due rami della famiglia dai quali vennero altri magistrati e distinti personaggi. Attualmente la famiglia risiede a Cuglieri, Cagliari, Oristano e Sassari.

Serralutzu, Giovanni Battista Giudice della Reale Udienza (Cuglieri, se` sec. XVIII-Cagliari, 1830 conda meta ` nella ca.). Laureatosi in Legge entro carriera giudiziaria e la percorse brillantemente sino al grado di giudice della Reale Udienza. Per le sue grandi ` e la profonda preparazione nel qualita 1815 venne nominato reggente della Segreteria di Stato e di Guerra presso ´ di Sardegna. il vicere

Serramanna Comune della provincia del Medio Campidano, sede del Comprensorio n. 20, con 9545 abitanti (al 2004), posto a 30 m sul livello del mare al centro del Campidano. Regione storica: Parte Ippis Giosso. Archidiocesi di Cagliari. & TERRITORIO Il territorio comunale, di forma allungata da oriente a occidente, si estende per 83,90 km2, compresi la frazione di San Michele e un insediamento della Compagnia degli

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Serramanna Evaristiani; confina a nord con Sanluri, Samassi e Serrenti, a est con Nuraminis, a sud con Villasor e a ovest con Villacidro. Si tratta di un’ampia porzione della piana campidanese, fertile e ricca di acque; a breve distanza dal paese scorre il rio Mannu, che riceve il Leni, affluente di destra (proveniente dal monte Linas), e prosegue verso sud, per gettarsi nello stagno di Cagliari. S. ` collegato con due bretelle alla supere strada Cagliari-Sassari, una diretta a Serrenti, 10 km, l’altra a Nuraminis (8); per mezzo di altre strade comunica ` con Samassi, a nord, con con facilita Villasor, a sud, e con Villacidro e Vallermosa, a ovest. Il paese dispone anche di stazione lungo la linea ferroviaria Cagliari-Oristano.

Serramanna – Chiesa di San Leonardo. & STORIA Il territorio conserva alcune ` testimonianze archeologiche di eta prenuragica; il centro attuale ha origini puniche. Nel Medioevo apparteneva al giudicato di Cagliari ed era incluso nella curatoria del Gippi. Caduto il giudicato, nella divisione del 1258 fu

incluso nei territori toccati al conte di Capraia; all’estinzione della sua di` ai giudici d’Arborea. scendenza passo ` Mariano II lo cedette al Nel 1295 pero Comune di Pisa e prima della fine del secolo venne amministrato da funzionari del Comune di Pisa. Subito dopo la conquista aragonese il villaggio en` a far parte del Regnum Sardiniae e tro nel 1324 fu concesso in feudo a Ber` nel 1326 fu nardo Cespujades che pero costretto a cederlo al Comune di Pisa. ` della pace stipulata Infatti, in virtu nello stesso anno con l’Aragona, S. era stato concesso in feudo unitamente all’intera curatoria al Comune. Pisa lo tenne fino al 1353 quando, scoppiata la prima guerra tra Mariano IV e Pietro IV, il villaggio fu occupato dalle truppe giudicali. Nel periodo successivo il Gippi fu teatro delle guerre che si susseguirono e fu gravemente danneggiato; la maggior parte dei suoi villaggi `, S. pero ` , pur subendo danni si spopolo ` a sopravvivere. gravissimi, continuo Caduto il giudicato d’Arborea, nel 1414 il paese fu incluso nel grande feudo concesso a Giovanni Civiller dal ` ai De Besora che si estinquale passo sero nel 1480 con un Galcerando che ` erede dell’intero feudo la moglie lascio Angela Bertan. La sua successione venne contestata da Isabella de Besora, sorella di Galcerando e moglie di Salvatore Alagon, che rivendicava l’e` ; ne nacque una lunghissima lite redita giudiziaria nella quale Angela fu difesa da Bartolomeo de Gerp (=). La lite non era conclusa quando le due cognate morirono lasciando i loro diritti agli eredi, Angela ad Angelo de Gerp e Isabella a Giacomo Alagon; i contendenti finalmente nel 1506 trovarono un compromesso in base al quale il territorio del Gippi fu diviso. Da quel momento S., unitamente a Villacidro, ` ai De Gerp e nel corso dei secoli tocco

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Serramanna ` ai Brondo successivi dai De Gerp passo e infine ai Bou Crespi ai quali fu riscattato nel 1838. Nel 1821 S. fu creato capoluogo di mandamento e inserito nella provincia di Cagliari; dal 1848 fece parte della omonima divisione amministrativa e infine nel 1859 nuovamente della ricostituita provincia di Cagliari. A partire dall’Ottocento nel suo territorio furono realizzati gli argini che consentirono di disciplinare il corso del rio Mannu e di canalizzarne ` agricole le acque per cui le attivita trassero un enorme vantaggio contribuendo allo sviluppo dell’economia. Della situazione socioeconomica del ` dell’Ottopaese nella seconda meta cento scrive Vittorio Angius: «Popolazione. Nel censimento del 1846 si notarono in S. anime 2486, distribuite in famiglie 659 e in case 575. Cotesto totale si ordinava poi cosı` nell’uno e nell’altro sesso secondo i diversi stati del` . Quindi si ordinava, secondo lo l’eta stato domestico, il totale de’ maschi 1268, in scapoli 743, ammogliati 478, vedovi 47; il totale delle femmine 1218, in zitelle 642, maritate 468, vedove 108. Forse il totale delle anime che ab` infebiamo riferito al censimento e ´ se non si patı` nesriore al vero, perche ` straordinaria, e ` credisuna mortalita bile che in 12 anni la popolazione siasi aumentata. Ora dalle mie note del 1834 mi risultano anime 2490, distinte in maggiori di anni 20, mas. 790, fem. 836, e in minori, mas. 420, fem. 444. Nello stesso anno il computo mi dava le seguenti medie del movimento della popolazione: nascite 86, morti 44, matrimoni 19. Si ha in questo paese per i bisogni delle malattie una farmacia, e per cura degli ammalati un medico, un chirurgo e alcuni flebotomi. La vacci` opposizione, nazione non trova piu ´ se ne conosce gia ` il bene, e solo perche ` zelanti quelli si desidera che sieno piu

che son pagati per farla. Le malattie dominanti sono le infiammazioni del petto e dell’addome, e le febbri perio` diche autunnali. La maggior mortalita `; il che si suole essere nella prima eta attribuisce alla poca cura de’ genitori che lasciano esposti i piccoli a tutte le intemperie atmosferiche, e cibarsi di cibi malsani e di frutte acerbe. Istruzione elementare. La scuola primaria annovera soli 40 fanciulli, i quali non ` che un terzo de’ fanciulli d’eta ` son piu tra’ 7 e i 12 anni, che si devono trovare in questa popolazione. Saranno in S. persone che san leggere e scrivere, tutti compresi 60 in circa. Scuola serale. Per proposta del vicario parrocchiale e ` del maestro della per buona volonta ` aperta una scuola serale primaria si e ` in per i giovani adulti, i quali sono gia numero notevole. Professioni. Sono applicate all’agricoltura persone 650, ` coalla pastorizia 80, a’ mestieri piu muni e necessarii 40. Professano officio di notari 8, di procuratori 4, di avvocati 1. Si ha un medico di condotta, un chirurgo, un flebotomo, due levatrici, un farmacista. Le famiglie possidenti, che prima della distribuzione dei ter` di 400, reni comunali erano poco piu sono poi cresciute quasi al totale. Tra’ possidenti sono forse 75, che hanno ampli poderi e che coltivano in grande tenendo in annuo servigio un sufficiente numero di coloni. Le donne di questo paese lavorano con instanca` , e fabbricano ne’ loro telai bile attivita ` di panno e di tela per gran quantita l’uopo della famiglia e anche per venderne. Si sono introdotti molti telai di ` di molto miglior forma, e quest’arte si e avvantaggiata per cura specialmente ` della tela e deldel prebendato. A piu l’albagio (albaci, che alcuni pronunziando alterano in orbaci), si tessono tappeti, coperte di letto, sacchi, bisac` nove e tovagliuoli fini. Agricolcie, fa

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Serramanna ` uno de’ principali paesi agritura. S. e coli della Sardegna. Il suo territorio ` parti attissimo alla cultura nelle piu ` di una fertilita ` da non scade’ cereali e pitare in confronto con quella di altre celebri regioni granifere; ma vuole una laboriosa cultura. In quanto poi all’arte agraria devesi dire, che rispettivamente a’ cereali i serramanesi ne sanno a sufficienza per massime tradizionarie e per propria esperienza. I numeri ordinari della seminagione sono di star. 3500 di grano, 300 d’orzo, 700 di fave, 200 di legumi, 100 di lino. Sono moltiplicate in annata mediocre le sementi del grano a 14, dell’orzo a 15, delle fave a 12, de’ legumi a 15. I legumi ` comuni sono ceci, lenti, e cicerpiu chie. A questi prodotti si aggiunge la meliga, alla qual cultura sono siti molto convenienti, e si devono aggiungere le patate, alla coltivazione delle ´ tuttavia il canonico Maquali non pote nunta eccitar molti con tutto il suo zelo. Il vicario parrocchiale fece fare il saggio del riso a secco, che diede il 15 per uno, ma si dubita di imitarlo. Il fondo granatico del monte di soccorso ` di 2500 ettolitri (star. ascende a piu 5000) e prospera bene amministrato ` sotto la vigilanza del vicario che e ` agcapo dell’Amministrazione. Si e ´ le assidue grandito il locale merce cure ed i suggerimenti dello stesso vicario, che con tutta sollecitudine studia al vantaggio del suo popolo. Il vigneto occupa un’area di circa 200 ettari, e sarebbe molto fruttifero, se nella fioritura non fosse offeso dalla nebbia e se meno nuocesse la brina delle notti ` delle uve rosse e fredde. La varieta bianche per vino e per mangiare sono molte. I vini comuni e fini sono di me` comparativamente a diocre bonta quello del Campidano orientale di Cagliari; tuttavolta se la manipolazione fosse meglio intesa potrebbero avere

un pregio maggiore. Sono pochi quelli che traggan profitto dal prodotto delle ` se abbiano la sufvigne bastando a’ piu ficienza per la propria famiglia. Del ` si cuoce mosto una piccola quantita ` pure pochissimo per sapa, e del vino e quello che si brucia per acquavite non ` di tre lambicavendosi nel paese piu chi. Si hanno cinque orti che si irrigano con l’acqua del molino, dove sono coltivate molte specie per provvedere al ` pero ` nelle paese in tutto l’anno. Egli e ` sunnotate tuerre, dove l’orticultura e esercitata in grande, e si pianta anche la meliga con altre specie esotiche, e quindi non comuni, non solo per il bisogno della popolazione, ma anche per provvedere altri luoghi e la stessa capitale. Prosperano tutte le diverse specie, ma nessuna meglio de’ citriuoli, alcuni de’ quali ingrossano tanto da aver quasi 2 m di circonferenza, e sebbene tanto sviluppati hanno un’acqua deliziosa e una polpa che imita spesso il color del corallo. In alcuni le filamenta ´ biandella polpa sono varie, perche che, rosastre e cerulee, e questi son di ` . Si possono conservare minor bonta sino all’estremo inverno e si trovano ancora tali, come se fossero tolti dalla pianta poco prima. I coloni di questi orti ottengono un notevole lucro da queste frutta, da’ carcioffi, e dalle canne che vendono ai paesi d’intorno. Gli alberi fruttiferi sono di poche specie e di piccol numero. Fra le specie di pochi ceppi erano gli olivi, ma da qual` destata l’attenzione de’ che tempo si e coloni sopra i medesimi e si sono pian´ ora tra alberi tati alcuni oliveti, sicche e arboscelli se ne possono annoverare circa 2000. L’altra specie che si va pro` si pospagando sono i mandorli e gia sono numerare bene allignate piante 2000 a un dipresso. Pastorizia. Il bestiame di servigio che hanno i serramanesi contiene buoi 800, vacche manse,

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Serramanna volgarmente mannalite, 120, con altri 80 capi minori tra vitelli e vitelle; quindi cavalli 120 per tiro, sella e basto, e 450 giumenti per la macinazione del grano, che in parte si fa da essi nella maniera comune, mentre il resto si lavora in due molini idraulici, che sono sempre in movimento. Si aggiungono 150 majali, che si ingrassano con fichi d’India e civaje, per provvista de’ particolari che li nutrono, ed una gran copia di pollame. Il formaggio peco` che le vacche non si sogliono rino (gia ` grasso e di buon gusto. Samungere) e rebbe assai migliore, se fosse fatto con ` razionali. Si fa formaggio metodi piu fino e formaggio di cantina, che ven`. desi all’estero in notevole quantita Nel paese si ha quasi sempre aperta la ` curata, e beccheria. L’apicultura non e si potrebbero numerare pochissimi bugni. Commercio. L’articolo primario del commercio de’ serramanesi sono i ce` computare che da quereali e si puo st’articolo guadagnino circa 140 mila lire, e tanto da tutti gli altri prodotti, che si abbia una somma di circa 200 ` di 20 botmila. Sono nel paese forse piu teghe, dove si vendono articoli di sussistenza, vino, liquori e generi coloniali: in due sole e ben provvedute vendonsi panni e tele, ed altri tessuti di manifattura estera». & ECONOMIA Le attivita ` di base dell’economia di S. sono l’agricoltura, in particolare l’orticoltura, la frutticoltura, la cerealicoltura e la viticoltura, e l’allevamento del bestiame, in particolare di bovini e suini; ma anche di ovini, equini e pollame. Negli ultimi decenni si sta sviluppando anche una discreta ` industriale nei settori della laattivita vorazione e conservazione della frutta, alimentare, lattiero-caseario, metalmeccanico, dei materiali da costru` discretamente svizione e dei mobili. E luppata la rete di distribuzione com-

merciale. Vi operano un albergo con nove posti letto e quattro ristoranti. ` collegato da autolinee e Servizi. S. e dalla ferrovia agli altri centri della ` dotato di Pro Loco, staprovincia. E zione dei Carabinieri, medico, guardia medica, farmacia, scuola dell’obbligo e scuola secondaria superiore (Istituto tecnico), quattro sportelli bancari. Possiede una Biblioteca comunale. & DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 9715 unita di cui stranieri 42; maschi 4844; femmine 4871; famiglie 3220. La tendenza complessiva rivelava una diminuzione della popolazione, con morti per anno 78 e nati 86; cancellati dall’anagrafe 201 e nuovi iscritti 139. Tra i principali indicatori economici: imponibile medio IRPEF 14 608 in migliaia di lire; versamenti ICI 3247; aziende agricole 1053; imprese commerciali 348; esercizi pubblici 48; esercizi all’ingrosso 6; esercizi al dettaglio 188; ambulanti 12. Tra gli indicatori sociali: occupati 2455; disoccupati 559; inoccupati 937; laureati 90; diplomati 943; con licenza media 2989; con licenza elementare 3033; analfabeti 451; automezzi circolanti 3464; abbonamenti TV 2513. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il territorio conserva soprattutto testimonianze del periodo prenuragico, tra le quali il sito di Cuccuru Ambudu, loca` a ovest dell’abitato nella quale e ` lita stato trovato un menhir (perda fitta) ` appena sbozzato alto 1,65 m. Il masso e ed ha sembianze di una rudimentale statua femminile caratterizzata da circa 12 coppelle a rilievo simboleggianti mammelle. Sono state identificate anche le tracce di alcuni nuraghi, ` noto dei quali e ` quello di Santa il piu Maria, messo in luce di recente durante gli scavi presso la chiesetta rurale che gli ha dato il nome. & PATRIMONIO ARTISTICO E CULTU-

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Serra Manna RALE Il centro storico conserva l’assetto tradizionale e lungo le strade si affacciano le tipiche case costruite in ` diri) e arricmattoni di terra cruda (la chite da un porticato ad archi (lolla) e dalla corte alla quale si accede attraverso un sontuoso portale ad arco in pietra, talvolta riccamente decorato. ` interessante e ` al centro L’edificio piu del paese, si tratta della chiesa di San Leonardo, parrocchiale costruita in forme gotico-aragonesi nel secolo XVe completata nel secolo XVI con il campanile a pianta ottagonale di grande effetto. L’interno ha una sola navata sulla quale si affacciano le cappelle laterali; tra queste va ricordata la cappella di Santa Maria, riccamente ornata di marmi finemente intagliati. Molte delle suppellettili appartenute alla chiesa sono comprese nella mostra Memorie e tradizioni religiose di S. allestita nell’oratorio delle Anime, non lontano dalla parrocchiale, attualmente chiuso al culto. La mostra contiene arredi, paramenti, argenterie e statue lignee provenienti da diverse chiese del Comune. A poca distanza sorge la chiesa di Sant’Angelo, costruita nel secolo XVIII in forme barocche con impianto a unica navata e la copertura con volta a botte. Sempre nei pressi sorge un interessante edifi` delcio costruito nella seconda meta l’Ottocento e destinato a mercato, che contribuiva a dare al paese il ruolo di `; vi sono conservati gli ampiccola citta bienti nei quali venivano venduti i generi alimentari. Altro edificio interes` la chiesa di San Sebastiano (Sa sante e Cresiedda ’e Guventu, ‘‘la chiesetta del convento’’), costruita nel secolo XVI in forme tardogotiche; nel 1631 fu annessa al vicino convento dei Domenicani che rimase aperto fino allo scioglimento dell’ordine, nel 1855. In seguito, ` parabbandonata a se stessa, rovino

zialmente ma poi, dopo la seconda ` stata restaurata guerra mondiale, e ` anche la completamente. Notevole e moderna chiesa parrocchiale di Sant’Ignazio, costruita in forme modernissime nel 1971, che conserva al proprio interno un bel crocifisso. Nelle campagne vicine al paese sorge poi la chiesa di Santa Mariedda, edificio antichissimo le cui forme fanno pensare a una data di edificazione anteriore al Mille; nel secolo XI fu donata ai Vittorini e in seguito intitolata a Santa Maria di Monserrato. Ha un impianto a una navata e la copertura in legno a capanna. ` ingentilita da un suggeLa facciata e stivo porticato. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI La festa principale, che meglio tramanda ` le antiche tradizioni del paese, e quella in onore di Santa Maria di Monserrato che si svolge a partire dall’8 settembre nella chiesetta campestre di Santa Mariedda e dura sei giorni. Si apre con una suggestiva processione in costume che accompagna la statua della Madonna dalla parrocchiale alla chiesetta; al corteggio partecipano anche numerosi carri a buoi ornati a festa (traccas); nel pomeriggio del sesto giorno di festeggiamenti la statua viene riportata nella parrocchia con la stessa suggestiva processione, resa an` spettacolare da una fiaccolata. cor piu Nella terza domenica di ottobre altra ` quella in onore di festa suggestiva e Sant’Angelo; anche in questa occasione la statua del santo viene accompagnata in processione presso l’omonima chiesetta al suono delle launeddas.

Serra Manna, Bernardo Chirurgo (Ca` sec. XVIII-Gibilgliari, seconda meta terra 1830). Conseguita la laurea in Medicina a Cagliari, intraprese alcuni viaggi in Italia e all’estero per appro` cosı` fondire la sua preparazione. Entro

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Serrani ` note in rapporti con alcune tra le piu ` della medicina del suo personalita tempo, facendosi apprezzare per la preparazione. Dal 1811 si stabilı` a To` all’attenzione gerino, dove si segnalo nerale per la perizia con la quale eseguiva le operazioni. Dopo alcuni anni fu nominato professore di Chirurgia ` di Cagliari; in sepresso l’Universita ` , decise di lasciare nuovaguito, pero ` e si trasferı` a Gibilmente la sua citta terra, impegnandosi nella cura delle ` gravi malattie; morı` per il contagio piu contratto durante un’epidemia di feb` bre gialla. Studioso di valore, pubblico diverse opere che lo fecero apprezzare, tra cui sono ricordate le Osservazioni sulla storia dell’aneurisma del Nonnis, 1820.

Serrani, Guglielmo Camerario reale ` sec. XIII(Barcellona, seconda meta ` sec. XIV). CameValencia, prima meta rarius di Giacomo II d’Aragona, fu inviato in Sardegna al seguito dell’infante Alfonso e nel 1324 ebbe in feudo Aliri e Arcu nella curatoria della Trexenta, Goni e Rezoli nella curatoria del Siurgus. La pace conclusa con Pisa nel `, a cedere i due 1326 lo costrinse, pero feudi che possedeva nella Trexenta, ´ tutto il territorio della curatoperche ria fu concesso in feudo a Pisa. Poco ` in Catalogna, riprese la sua dopo torno vita di corte e nel 1330 fu nominato giudice generale di Valencia. Ormai lontanissimo dai problemi della Sardegna, alcuni anni dopo cedette quanto an´n Pe ´cora possedeva nell’isola a Xime rez de Cornel. Morı` (con ogni probabi` nella stessa Valencia) nella prima lita ` del secolo XIV. meta

Serrano = Zoologia della Sardegna Serra Orrios Villaggio nuragico. Raggiungibile dalla strada provinciale ` il maggiore agglomeNuoro-Orosei, e ` corato nuragico finora conosciuto. E ` di 70 capanne, in gran stituito da piu

parte circolari, che rispetto agli assetti degli altri villaggi nuragici fanno pensare a una disposizione premeditatamente rispondente a criteri urbanistici. Le capanne, infatti, sono disposte a isolati attorno a una piazzetta baricentrica nella quale si apre un pozzo comune. Al loro interno le capanne hanno un pavimento lastricato, al cui ` delimitato da un centro il focolare e anello di pietre. Nella parte ovest del villaggio sorgono due tempietti a ` inpianta rettangolare, uno dei quali e serito in un complesso di recinti sacri. Una parte notevole dei materiali (ceramiche, bronzi, pietre) provenienti dalla prima campagna di scavi (1936` esposta nel Museo civico ar1937) e cheologico della vicina Dorgali, inaugurato nel 1980.

Serra Sanna Banditi nuoresi (fine sec. XIX). Fratelli, nell’ultimo decennio dell’Ottocento terrorizzarono con la ` criminale Nuoro e il Nuoloro attivita rese. Giacomo (Nuoro 1865-Morgogliai 1899) ed Elias (Nuoro 1872-Morgogliai 1899), che secondo la sorella il popolo chiamava sos senatores, ‘‘i senatori’’, erano due piccoli proprietari che vissero lungo tempo alla macchia a capo di una banda che raccoglieva temuti latitanti dei paesi vicini, ricattando e taglieggiando. Nella loro latitanza erano coperti e aiutati dalla sorella Maria Antonia, detta sa reina, ‘‘la regina’’, che li riforniva di viveri e indumenti ed era il loro tramite nei ricatti e nei taglieggiamenti che i due imponevano alle persone benestanti di Nuoro e del circondario. Le persone che erano oggetto del ricatto erano costrette a pagare se volevano porre i loro beni e spesso le loro stesse vite al riparo dalla violenza dei due S.S., che dalla macchia potevano colpire chi si fosse rifiutato di pagare; le richieste erano trasmesse e le riscossioni effet-

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Serreli tuate da Maria Antonia, che si faceva aiutare dalle amiche Rosa Cambosu, Maria e Marietta Cambosu e Giuseppa Lunesu: quest’ultima bella, benestante, diplomata alla scuola normale (l’istituto che formava le maestre elementari) era arrivata a circuire un ufficiale dei carabinieri che fu trasferito ` cri«per decoro dell’Arma». L’attivita minosa si protrasse dal 1894 al 1899. Sembrava che nessuno potesse porvi rimedio e Maria Antonia a Nuoro investiva i soldi acquistando spudoratamente bestiame e terre e facendo la ` vita della gran signora. Nel 1899 pero `: i due fratelli fula macchina si fermo rono uccisi a Morgogliai, nelle campagne di Orgosolo, in un famoso conflitto a fuoco (14-15 agosto 1899), Maria Antonia e le sue amiche furono arrestate, processate e condannate. La loro vicenda, che riempı` le cronache giorna` al centro di Caccia listiche del tempo, e grossa, una sorta di reportage e diario ‘‘di viaggio’’, scritto nel 1900 da Giulio Bechi, un ufficiale fiorentino di fanteria che era stato mandato nell’isola con il vero e proprio corpo di spedizione ordinato dal governo Pelloux per dare una risposta che ci si illuse potesse essere definitiva alla dilagante crimina` della Sardegna interna. Dalla vilita ` stata tratta nel 2006 una fiction cenda e televisiva (L’ultima frontiera), con larghe concessioni al gusto del vasto pubblico.

Serra S’Ilixi Miniera di argento e piombo situata nel territorio del comune di Sinnai alle pendici del monte Genis. Pur essendo conosciuta da molto tempo, il suo sfruttamento ebbe inizio dopo il 1880 (quando esplose la febbre delle miniere d’argento del Sar´te ´ des Mines rabus) a opera della Socie du Rio Ollastu a capitale francese. Per alcuni decenni lo sfruttamento si ri` vantaggioso, ma in seguito, con l’evelo

saurirsi del giacimento, i lavori furono fermati. Attualmente con le rovine delle vicine miniere d’argento di Nicola Secci e S’Arcilloni forma un complesso di grande richiamo turistico lungo una ‘‘Via dell’argento’’ che si snoda dal monte Genis al rio Picocca in uno scenario di incomparabile bellezza.

Serra Urru, Giovanni Antioco Reli` sec. XVIIIgioso (Genoni, prima meta Nuoro 1786). Vescovo di Galtellı`-Nuoro dal 1780 al 1786. Entrato in Seminario, ` a fu ordinato sacerdote e comincio operare nella curia di Oristano. Per le ` fu nominato canonico penisue qualita tenziere e vicario generale di quella diocesi. Nel 1780 fu nominato primo vescovo della diocesi di Galtellı`-Nuoro ricostituita l’anno precedente. Prese ` per la possesso della sede e si adopero sua organizzazione operando in un ambiente molto difficile. Morı` a Nuoro, che era stata scelta come capoluogo della nuova diocesi.

Serreli, Giacomo Storico della musica (n. Cagliari 1955). Giornalista professionista dal 1983, ha collaborato con successo a numerosi periodici. Ha esordito nel 1975 curando una serie di trasmissioni sul rock e la musica pop ` pasper la RAI; negli anni successivi e ` diventato caposato a Videolina dove e servizio della redazione del Tg. Negli ` specializzato in musica, apanni si e profondendo in particolare la storia della musica leggera e del jazz in Sar` autore di alcuni saggi, il piu ` degna. E ` Sardegna rock conosciuto dei quali e 1960-1990. 30 anni di musica nell’isola dal beat al pop, dal jazz all’etno rock, edito a Cagliari nel 1991.

Serreli, Marcella Studiosa di storia dell’arte (n. Cagliari, sec. XX). Conse` entrata nella carriera guita la laurea e delle Soprintendenze. Attualmente lavora presso la Soprintendenza dei beni

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Serrenti artistici di Cagliari e Oristano; nel 1988 ha organizzato a Cagliari la mostra I guardiani del tesoro. Tra i suoi scritti: ` dell’Arciconfraternita della L’attivita morte attraverso i suoi documenti nella chiesa di San Sepolcro in Cagliari nei secoli XVII e XVIII (con A.G. Maxia), in Arte e cultura nel ’600 e ’700 in Sardegna (a cura di Tatiana Kirova), 1984; Joan Mates. Retablo dell’Annunciazione, in Cultura quattro-cinquecentesca in Sardegna. Retabli restaurati e documenti, 1985; La pittura del Seicento e del Settecento, in Pinacoteca nazionale di Cagliari, I, 1988; La virgen de la Piedad nella chiesa del Santo Sepolcro a Ca` , 1990. gliari, in Omaggio a una citta

Serrenti Comune della provincia del Medio Campidano, incluso nel Comprensorio n. 20, con 5174 abitanti (al 2004), posto a 114 m sul livello del mare pochi chilometri a sud di Sanluri. Regione storica: Nuraminis. Archidiocesi di Cagliari. & TERRITORIO Il territorio comunale, di forma grosso modo trapezoidale, si estende per 42,82 km2, compresa la frazione Case Genna, e confina a nord con Sanluri, Furtei e Guasila, a est con Samatzai, a sud con Nuraminis e Serramanna e a ovest ancora con Serramanna e Sanluri. Si tratta di una regione che si compone in parte delle ultime propaggini occidentali delle colline della Trexenta, in parte della piana campidanese: il centro abitato si trova al confine tra le due. I piccoli corsi d’acqua che scorrono nelle vicinanze fanno parte del bacino idrico del rio Mannu, che si dirige a sud, per confluire nello stagno di Cagliari. Le comunicazioni sono assicurate dalla superstrada Cagliari-Sassari, che sfiora l’abitato; da questo due strade secondarie, di 6 e 10 km, si dirigono a ovest, rispettivamente a Samassi e a Serramanna, centri nei quali si tro-

vano anche stazioni lungo la linea ferroviaria Cagliari-Oristano. & STORIA Il territorio fu frequentato continuativamente dall’uomo fin dal Neolitico. Nel Medioevo apparteneva al giudicato di Cagliari ed era compreso nella curatoria di Nuraminis. Dopo la caduta del giudicato, nella divisione del 1258 S. fu incluso nei territori toccati al conte di Capraia e, all’e` stinzione della sua discendenza, passo ` Maai giudici d’Arborea. Nel 1295 pero riano II lo cedette al Comune di Pisa e prima della fine del secolo venne amministrato direttamente dal Comune di Pisa. Dopo la conquista aragonese ` a far parte del Regnum Sardientro niae, nel 1328 fu concesso in feudo a Bonanato De Petra, nel 1348 la sua popolazione ebbe una forte diminuzione a causa della peste. Scoppiata la prima guerra tra Mariano IV e Pietro IV il villaggio fu occupato dalle truppe giudicali e subı` molti danni. Dopo la morte del De Petra i discendenti lo resero al fisco prima del 1358. A partire dal 1366, scoppiata la seconda guerra tra Mariano IV e Pietro IV, fu nuovamente occupato dalle truppe del giudice d’Arborea. Con il trattato di Sanluri del ` sotto il dominio del re che 1388 torno prontamente lo concesse in feudo ad Antonio Pujalt (=) unitamente a Sa` noto, pero ` , la guerra massi (=). Come e tra Arborea e Aragona riprese nel 1391 e S. cadde nuovamente nelle mani delle truppe giudicali rimanendovi fino alla battaglia di Sanluri. Poco dopo il villaggio divenne possesso dei Montbuy eredi dei Pujalt che nel 1450 lo vendettero agli Erill. Dagli Erill, unitamente a Samassi, S. nel 1542 fu acquistato da Mattia Cavaller la cui unica figlia nel 1547 lo fece pervenire a uno dei rami dei Castelvı` (=). I Castelvı` continuarono a tenerlo fino all’estinzione agli inizi del secolo XVIII.

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Serrenti Nel secolo XVII soffrı` per la peste del 1652 e fu quasi completamente spopolato. Tornato al fisco, la sorte di S. rimase unita a quella di Samassi: infatti i due villaggi nel 1736 furono venduti ad Antonio Simon (=) il quale ebbe il ti` tolo di marchese. Dai Simon S. passo ai Ricca di Castelvero cui fu riscattato nel 1838. Nel 1821 fu incluso nella provincia di Cagliari; dal 1848 fece parte della omonima divisione amministrativa e infine dal 1859 della provincia ricostituita. Nel Dizionario del Casalis si trovano alcune annotazioni scritte da Vittorio Angius sulla situazione economica e sociale di S. nella prima ` dell’Ottocento: «Popolazione. Semeta condo il censimento del 1846 erano in S. anime 1643, distinte in famiglie 402, distribuite in altrettante case. Secondo la condizione domestica si spartivano gli 874 maschi in scapoli 519, ammogliati 338, vedovi 17, e le 769 femmine in zitelle 377, maritate 328, vedove 64. I numeri medii del movimento di questa popolazione portano nascite 64, morti ` fre30, matrimoni 14. Le malattie piu quenti sono le infiammazioni massime dell’addome, febbri periodiche estive ed autunnali, ostruzioni di fegato e di milza. Spesso per cura degli infermi non si ha che un flebotomo. Nelle diverse professioni si possono notare, applicati all’agricoltura 480, alla pastorizia 30, a’ mestieri 40, al negozio 20, a’ trasporti 45. Le donne sono come tutte le altre molto laboriose e filano e tessono massime il lino. La scuola ele` frequentata da circa 45 fanmentare e ` pero ` piu ` simile alle antiche ciulli. E scuole de’ fanciulli, che alle scuole pri´ senza riguardo al regomarie, perche lamento i fanciulli che malamente sappian leggere si iniziano nello studio ` . Le proprieta ` sono inedella latinita gualmente divise, e non poche famiglie possiedono appen la loro casa, altre

hanno grandi estensioni territoriali. Agricoltura. I terreni del serrentese `, e sono generalmente di gran fertilita producono molto se non manchino le pioggie, o avvengono quelle tali meteore, che sono nocive ai seminati mentre fioriscono o maturano il frutto. ` nello stesso grado, che L’arte agraria e ne’ paesi circonvicini, in rispetto alla cultura de’ cereali. L’ordinaria quan` della seminagione e ` di starelli tita 3400, di grano, 400 d’orzo, 900 di fave, 100 di legumi. La semenza del grano suol essere in comune moltiplicata al 40, dell’orzo al 16, delle fave al 12. Si ´ le terre semina poco di lino, perche non sembrano molto idonee al medesimo. L’orticultura occupa pochissimo terreno per il difetto delle acque, al ` si potrebbe supplire quale pero estraendola dai pozzi col comune ordegno del molino che usano i campidanesi. Tra le specie ortensi quelle che meglio riescono sono i melloni e i pomi d’oro, essendo d’un gusto molto piacevole. Le vigne parimenti sono ristrette in un’area minore di quanto vorrebbe la consumazione del paese, non ´ manchino le terre idonee alla perche ´ veramente sono idonee le vite, perche pendici meridionali delle colline indi´ sono piantate in luocate; ma perche ghi niente adattati a questa specie. La manipolazione delle uve essendo fatta con poca intelligenza accade che il vino sia generalmente di cattiva qua` . Il che certamente dipende dalla lita indicata ragione, se i proprietari che vi danno la debita attenzione otten` gono vini migliori. L’arboricultura e poco curata, quindi si scarseggia di frutta nell’estate e nell’autunno. Le ` comuni sono mandorli, fispecie piu chi, olivi, che numereranno complessi` di 2500 ceppi. Dopo le vamente non piu vigne i terreni chiusi per seminarvi e tenervi il bestiame a pastura sommano

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Serrenti ` di 150 giornate. Le forse a poco piu siepi per questi e per gli altri poderi sono di fichi d’India, i quali si trovano pure dentro il paese per chiostra de’ cortili e degli orticelli. I frutti danno nella loro stagione parte di alimento alle famiglie povere e servono a ingrassare i majali. Pastorizia. In questo terreno manca il pascolo per le capre e nessuno ne educa, e mancherebbe spesso alle vacche nei tempi che le erbe sono secche. Il bestiame di servigio comprende buoi per l’agricoltura 460, vacche manse 60, cavalli e cavalle 120, giumenti per la macinazione 260, ` ristretto majali 110. Il bestiame rude e alle due sole specie, pecore e porci. La ` non meno di 9000 capi, la prima avra ` di 1200. Il formaggio e ` seconda non piu ` e quello che sovrabdi mediocre bonta ` venduto agli altri od a’ bonda al paese e ` negozianti di Cagliari. L’apicultura e quasi nulla, e non potrebbero quegli insetti moltiplicarsi assai mancando i propri pascoli. Commercio. I serrentesi vendono principalmente a Cagliari i loro prodotti e potranno ottenere annualmente 100 mila lire in circa. Da’ paesi vicini si manda in S. gran quan` di cereali, per essere trasportati a tita ` gia ` Cagliari su’ carrettoni, dei quali e un notevole numero in questo paese. Alcuni serrentesi, e gli stessi carrettonieri comprano dai proprietari, per rivendere a’ negozianti della capitale». & ECONOMIA Le attivita ` di base dell’economia di S. sono l’agricoltura, in particolare la cerealicoltura, l’orticoltura e la frutticoltura, e l’allevamento del bestiame, soprattutto bovini e suini, in misura minore ovini ed equini. Negli ultimi decenni si sta sviluppando an` industriale nei settori aliche l’attivita mentare, lattiero-caseario, della lavorazione del legno e della produzione di laterizi e di mangimi. Sono attive anche cave della pregiata pietra locale.

` sufficientemente organizzata la rete E di distribuzione commerciale. Vi operano anche un albergo con otto posti ` colleletto e tre ristoranti. Servizi. S. e gato da autolinee e dalla ferrovia agli ` dotato di altri centri della provincia. E Pro Loco, stazione dei Carabinieri, medico, guardia medica, farmacia, scuola dell’obbligo, sportello bancario. Possiede una Biblioteca comunale. & DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 5218 unita di cui stranieri 8; maschi 2603; femmine 2615; famiglie 1792. La tendenza complessiva rivelava una diminuzione della popolazione, con morti per anno 48 e nati 41; cancellati dall’anagrafe 71 e nuovi iscritti 54. Tra i principali indicatori economici: imponibile medio IRPEF 14 528 in migliaia di lire; versamenti ICI 1744; aziende agricole 649; imprese commerciali 239; esercizi pubblici 20; esercizi al dettaglio 85; ambulanti 41. Tra gli indicatori sociali: occupati 1363; disoccupati 269; inoccupati 351; laureati 56; diplomati 485; con licenza media 1720; con licenza elementare 1308; analfabeti 311; automezzi circolanti 2014; abbonamenti TV 1369. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il territorio conserva alcune testimonianze ` archeologiche di rilievo: una tra le piu ` il sito di Bruncu Su Cainteressanti e stiu, collinetta lungo la strada S.-Samassi ove sorge un nuraghe quadrilobato risalente al Nuragico medio. ` costruito con blocchi di calL’edificio e ` di nocare grezzi o appena squadrati, e tevoli dimensioni e meriterebbe di essere scavato. Il territorio circostante ` a essere frequentato dalcontinuo l’uomo fino al periodo romano, come dimostrano le numerose tombe romane a cassone che sono state rinvenute a poche centinaia di metri dal nuraghe.

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Serrenti & PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE Il paese, per quanto interessato negli ultimi decenni da una notevole crescita edilizia, ha conservato nel centro storico numerose case tradizionali costruite in una pregiata pietra trachitica estratta localmente e detta ‘‘pietra di Serrenti’’. Nella parte alta ` la chiesa dell’Immacolata del paese e Concezione, parrocchiale affacciata su un vasto piazzale che la circonda e costruita in forme gotico-aragonesi nel secolo XIV con un impianto a una navata arricchita da un presbiterio con volte a stella; al suo interno conserva una bella statua di Santa Vitalia. Altra ` quella di Santa Vitalia, bella chiesa e costruita in campagna, nel luogo dove si sarebbe prodigiosamente fermata una statua della santa che dalla chiesa di Genoni, dove si trovava, si sarebbe spostata appunto in quelle campagne di S. L’edificio risale all’ultimo quarto del secolo XIII e fu edificato, utilizzando la pietra di S., in forme romaniche; aveva in origine un’unica navata con copertura in legno a capriate. Nel ` corso dei secoli fu ristrutturata piu volte, nell’Ottocento fu poi radicalmente ricostruita e fu attuato il mutamento dell’asse liturgico rispetto a quello della chiesa romanica. Attualmente nel fianco nord-ovest della ` compresa la facciata nuova chiesa e del vecchio edificio romanico; all’interno ospita moltissimi interessanti ex voto. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Numerose feste popolari conservano la memoria del ricco patrimonio di tradi` zioni di questo centro; caratteristica e la festa della Purificazione della Vergine (la Candelora), che si tiene il 2 febbraio con la benedizione dei ceri e l’incoronazione della statua della Madonna secondo un cerimoniale che si perde nella notte dei tempi. Altra im-

` quella in onore portante ricorrenza e di San Giacomo, caratteristica festa introdotta durante il periodo spagnolo che si celebra il 25 luglio. Il momento ` costituito dalla procesculminante e sione, con alla testa la statua del santo, che procede per le strade del paese ` sparso un tappeto di lungo le quali e petali di fiori (s’arramadura). Al termine della processione i convenuti danzano sotto una tettoia di canne fresche (su stabi) appositamente costruita sotto la direzione di un obriere (su massaiu) nei giorni che precedono la festa. La raccolta delle canne lungo le rive ` occasione per pranzi e del rio Mannu e libagioni. Il primo lunedı` di ottobre ha ` importante e radiinizio la festa piu `, cata nelle tradizioni della comunita quella in onore di Santa Vitalia. Viene accuratamente preparata fin da luglio, quando vengono fatte scoppiare alcune granate come preludio alla questua che gli obrieri fanno in tutte le case del paese per raccogliere i fondi necessari a realizzare il ricco programma dei festeggiamenti: girano con pazienza di strada in strada, fermandosi a ogni casa, accompagnati da un fisarmonicista. La festa vera e propria dura diversi giorni con una serie di manifestazioni folcloristiche di grande suggestione. Interessante anche il costume. L’abbigliamento tradizionale femmi` costituito da una camicia di tela nile e bianca guarnita con pizzi e completata da un fazzoletto che copre il collo e le spalle (su mucadori de zugu), e da una gonna di bordatino rosso e blu (sa unnedda). Sopra la camicia si indossa il corsetto di broccatello (is pabas sardas) bordato con vellutino violetto; sulla gonna va il grembiule di raso nero ricamato con motivi floreali (sa vascatro` completato da xia). L’abbigliamento e una cuffia di tela rossa (su turbanti) che tiene fermi i capelli, sopra la quale

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Serrenti si indossa uno scialle di tibet nero ricamato a motivi floreali. L’abbigliamento ` costituito da tradizionale maschile e una camicia di cotone a collo basso ricamata; e dai calzoni di tela o di cotone (is crazzonis de arroda). Sopra la camicia si indossano il gilet (su groppettu) di panno nero e la mantella di panno nero ornata da fasce bordate di velluto rosso vino. Sui calzoni si portano il gonnellino (s’arroda) di panno nero e le ghette (is crazzas), dello stesso tessuto. L’abbi` completato da una berritta gliamento e di panno nero.

Serrenti, Efisio Ragioniere, presidente del Consiglio regionale (n. ` Quartu Sant’Elena 1945). Sardista, e stato negli anni Ottanta tra i protagonisti della rinascita del suo partito. Dopo essere stato ripetutamente eletto consigliere provinciale di Cagliari, per anni assessore provinciale alla Cul` stato eletto consigliere tura, nel 1989 e regionale del suo partito per la X legislatura nel collegio di Cagliari. Successivamente, sempre riconfermato fino ` stato al 2004, durante l’XI legislatura e assessore regionale alla Pubblica Istruzione tra il giugno 1995 e il giugno 1997 in quattro giunte Palomba. Dal ` stato presidente del Con1999 al 2004 e siglio regionale eletto dal centro-de` stra; in polemica col suo partito, ne e uscito dando vita alla nuova formazione dei ‘‘Sardistas’’. Presentato alle elezioni per la XIII legislatura nel ‘‘listino’’ del candidato presidente di cen` stato eletto. tro-destra, non e

Serri Comune della provincia di Ca` gliari, compreso nella XIII Comunita montana, con 760 abitanti (al 2004), posto a 617 m sul livello del mare tra Isili e Mandas. Regione storica: Siurgus. Archidiocesi di Cagliari. & TERRITORIO Il territorio comunale, di forma grosso modo trapezoidale, si estende per 19,13 km2 e confina a nord

con Isili, a est con Nurri, a sud con Mandas e a ovest con Escolca e Gergei. ` una regione di colline di media alE ` tezza, dominate dalla Giara di S., piu piccola di quella di Gesturi ma dalla struttura analoga: si tratta infatti di un altipiano delimitato da bordi rocciosi. Il paese si trova nei pressi della statale 128 Orientale sarda, nel tratto tra Man` di S. hanno das e Isili; in prossimita inizio la 198, che passando a sud del Gennargentu si dirige verso Tortolı`; e una secondaria che attraverso Escolca e Gergei raggiunge Barumini. S. dispone anche di una stazione lungo la linea a scartamento ridotto MandasSorgono.

Serri – Veduta del centro abitato con la chiesa di San Basilio Magno.

STORIA Il territorio vanta un’antichissima frequentazione dell’uomo di cui rimangono imponenti testimonianze che risalgono al periodo prenuragico e nuragico. L’attuale paese, secondo una leggenda, trarrebbe le sue origini dagli abitanti della romana Biora (=) che vi si sarebbero trasferiti nell’Alto Medioevo trovando la sua po` sicura per difendersi dalle sizione piu incursioni dei Barbaricini. Nel Medioevo il villaggio apparteneva al giudicato di Cagliari ed era compreso nella curatoria di Siurgus. Quando il giudicato fu conquistato, nella divisione del 1258 S. fu incluso nei territori toccati al

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Serri conte di Capraia; all’estinzione della ` ai giudici d’Arborea. famiglia passo ` Mariano II lo cedette al Nel 1295 pero Comune di Pisa e prima della fine del secolo venne amministrato da funzionari pisani. Dopo la conquista arago` a far parte del Regnum nese S. entro Sardiniae e nel 1329 fu concesso in feudo a Raimondo Cardona i cui eredi nel 1337 lo vendettero ad Alibrando de Ac ¸ en. I suoi abitanti non ebbero un rapporto pacifico col nuovo feudatario e nel 1348 furono decimati dall’epidemia di peste. Quando Alibrando de Ac ¸ en nel 1352 vendette ai Carroz la Barbagia di Seulo (=) incluse nella vendita anche S. che da quel momento fu unito al grande feudo di Mandas. In seguito il villaggio fu occupato dalle truppe del giudice d’Arborea durante la prima guerra tra Mariano IVe Pietro IV e negli anni che seguirono fino allo scoppio della seconda guerra la sua posizione fu poco chiara; dal 1366 comunque Serri fu occupata dalle truppe giudicali fino alla caduta del giudicato ` in posd’Arborea. Dopo il 1410 torno sesso dei Carroz. Nei secoli seguenti le sue vicende continuarono a essere legate a quelle del feudo di Mandas. ` ai Estinti i Carroz, il villaggio passo Maza e successivamente ai Ladron, ˜ iga, agli Hurtado de Mendoza, agli Zun ai Pimentel e infine ai Tellez Giron ai quali fu riscattato nel 1838. Nel 1821 il villaggio fu incluso nella provincia di ` a far parte della Isili; dal 1848 entro divisione amministrativa di Cagliari e infine dal 1859 della ricostituita provincia di Cagliari. Quando nel 1927 fu istituita la provincia di Nuoro, Serri vi fu compreso. & ECONOMIA Le attivita ` di base della sua economia sono l’agricoltura, in particolare la cerealicoltura, la viticoltura, l’olivicoltura e la frutticoltura, e l’allevamento del bestiame, soprat-

tutto ovini e bovini, in misura minore ` industriale e ` suini e caprini. L’attivita ` poco limitata a poche imprese edili. E organizzata la rete di distribuzione ` collegato da commerciale. Servizi. S. e autolinee e da ferrovia agli altri centri ` dotato di Pro Loco, della provincia. E ospedale, medico, farmacia, scuola dell’obbligo, sportello bancario. Possiede una Biblioteca comunale. & DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 773 unita di cui maschi 389; femmine 384; famiglie 303. La tendenza complessiva rivelava una diminuzione della popolazione, con morti per anno 14 e nati 4; cancellati dall’anagrafe 13 e nuovi iscritti 15. Tra i principali indicatori economici: imponibile medio IRPEF 12 495 in migliaia di lire; versamenti ICI 286; aziende agricole 182; imprese commerciali 12; esercizi pubblici 3; esercizi al dettaglio 8; ambulanti 1. Tra gli indicatori sociali: occupati 196; disoccupati 33; inoccupati 83; laureati 6; diplomati 60; con licenza media 233; con licenza elementare 305; analfabeti 36; automezzi circolanti 209; abbonamenti TV 219. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il ter` ricco di testimonianze archeoritorio e logiche soprattutto del periodo nuragico, come i nuraghi Curreli, Ladu` impormini, Tannara. Ma il sito piu ` costituito dal viltante e significativo e laggio e santuario nuragico di Santa Vittoria. Situato sulla Giara a non molta distanza dall’abitato, fin dagli inizi del Novecento fu studiato dal Taramelli (=) che vi condusse importantissimi scavi. Il complesso sembra aver avuto una funzione sacra e fu probabilmente sede di riunioni politiche delle genti che erano stanziate nei territori ` costituito da circa 20 cocircostanti. E struzioni distribuite in quattro gruppi ` distanziati tra loro. Tra gli edifici piu

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Serri ` il vastissimo ‘‘recinto significativi c’e delle riunioni’’ a pianta ellittica il cui asse raggiunge i 75 m e ha incorporati capanne circolari, vani per il ricovero dei pellegrini e locali per la mensa comune. Era eretto a protezione di un ampio luogo di raccolta e di riunione dove probabilmente l’accoglienza dei pellegrini e i momenti di riunione politica venivano scanditi secondo dinamiche che forse sono riscontrabili nelle attuali grandi sagre popolari che si svolgono attorno ai santuari campestri e nei piccoli rifugi temporanei chiamati cumbessı`as. Oltre questo recinto si trova un gruppo di capanne, detto ‘‘piazzale delle abitazioni’’ disposte attorno a uno spazio aperto, tra le quali una molto grande con al centro un altare per le offerte e un doppio betile. Altro importante elemento del ` il ‘‘tempio a pozzo’’, che complesso e sorge poco distante dal recinto. Era inserito in un’area sacra, vi si accedeva attraverso una scalinata ed era coperto da una volta a tholos in parte crollata. L’area fu chiaramente ristrutturata in periodo punico-romano, il vecchio tempio a partire dal secolo III a.C. fu utilizzato come fontana e poco distante con i suoi materiali fu costruito un tempio scoperto a pianta rettangolare. Accanto al tempio sono anche alcune capanne circolari con sedili. Sull’orlo dell’altipiano sono poi i resti di una torre circolare con feritoie e quelli di una lunga cinta muraria che fa pensare a delle imponenti fortificazioni; poco distante la chiesetta medioevale di ` posta infine Santa Vittoria. Poco oltre e una costruzione a pianta circolare con avancorpo rettangolare detta ‘‘capanna del capo’’. Il sito durante le campagne di scavo ha restituito un ricchissimo materiale costituito da armi di bronzo, statuine votive e un elegante candelabro di bronzo. Alcuni edifici

del villaggio recano tracce d’incendio. Giovanni Lilliu ha immaginato che il luogo, divenuto una sorta di ‘‘santuario nazionale’’ dei Sardi nuragici, sia stato distrutto col fuoco dai nuovi padroni dell’isola (i Cartaginesi): una sorta di Troia tirrenica. Sulla Giara si trovano anche i resti di Biora, antico centro ro` precisamente una mansio, mano, piu costruita nel secolo I a.C. lungo la strada che da Cagliari conduceva a Valentia. Il sito conserva ruderi di opere in muratura e di un pozzo, e restituisce moltissimi frammenti di ceramiche e di tegole. Fu abitato almeno fino al secolo VIII; a questo periodo risalgono infatti quattro tombe bizantine scoperte nel 1962 in un’area distante circa 200 m, accanto ai resti della chiesa medioevale di San Sebastiano. In queste ` stato rinvenuto un corredo di tombe e armi di vario tipo. Accanto alla chiesetta di San Sebastiano, a meno di 1 km dall’attuale abitato, si trovano anche i resti di un altro piccolo villaggio romano.

Serri – Resti del villaggio nuragico di Santa Vittoria.

PATRIMONIO ARTISTICO, CULTURALE E AMBIENTALE Il villaggio conserva il

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Serri suo assetto tradizionale, con le case in pietra arricchite dalla corte che si affacciano su strade regolari; al centro del paese la chiesa di San Basilio Magno, costruita nel secolo XIV in forme romaniche e successivamente rimaneggiata; all’interno conserva alcuni altari barocchi di pregevole fattura. Al` quella di tra chiesa interessante e Santa Vittoria, situata nell’area ar` detto; fu costruita cheologica di cui si e in forme romaniche e secondo una tradizione sostituı` un altare pagano costruito dopo che il sito era stato espugnato dai Romani. Altre chiesette campestri sono quelle di San Salvatore e di Santa Lucia. La Giara di S. oltre al complesso archeologico conserva estesi boschi di querce di rara bellezza. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Due feste popolari conservano la memoria ` antiche della codelle tradizioni piu ` . La terza domenica di maggio munita vicino alla chiesetta omonima si svolge la festa di Santa Lucia, collegata a una fiera del bestiame che si tiene in un’area appositamente attrezzata circondata dalle paradas, locali provvisori ` possibile gustare gli arrosti nei quali e di ‘‘porcetto’’ e di agnello appositamente cucinati secondo antiche ricette contadine; la fiera si ripete a settem` quella bre. Altra festa caratteristica e di Santa Vittoria che si svolge l’11 settembre presso la chiesetta omonima ` nel cuore della zona archeologica. E detta festa de is serbidoris (dei servi) ´ questi in passato per l’occaperche sione erano liberi da qualsiasi obbligazione nei confronti del padrone. Era anche l’occasione per rinnovare o modificare i contratti di prestazione d’opera tra pastori. Attualmente le cerimonie religiose si svolgono nella chiesetta con la partecipazione di gruppi in costume nel meraviglioso scenario dei monumenti antichi. Una singolare cre-

` legata a San Basilio, santo prodenza e tettore del paese, che viene invocato ` perche ´ facdurante i periodi di siccita cia il prodigio di piogge abbondanti. A ` stato detta degli anziani, il paese non e mai deluso nelle sue aspettative: il simulacro del santo viene tolto dalla sua piccola nicchia e, accompagnato dalla ` portato in procesfolla in preghiera, e sione dalla chiesa parrocchiale verso le campagne del paese. Si ricorda che nel 2000 il giovane parroco di S., di `, abbia fronte a una persistente siccita ordinato: «Portate in processione Santu Basileddu, il santo della piog` arrivata davvero. gia», e la pioggia e

Serri, Giuseppe Docente di Storia moderna (n. Nule 1934). Laureato in Giurisprudenza, dopo aver insegnato per alcuni anni Filosofia negli istituti superiori, ha intrapreso la carriera uni` diventato profesversitaria. Nel 1985 e sore associato di Storia moderna ` di Cagliari. Redatpresso l’Universita tore della rivista ‘‘Archivio sardo del movimento operaio contadino autono` stato responsabile della semistico’’, e zione didattica dell’Istituto Sardo per la Storia della Resistenza, attivando numerose iniziative di formazione per insegnanti. Ricercatore molto apprez` dedicato soprattutto allo stuzato si e dio della demografia storica e a quello ` audei donativi dei parlamenti sardi. E tore di numerosi lavori e monografie, tra cui Situazione demografica della Sardegna del secolo XVII, in Le fonti della demografia storica in Italia, 1970; In tema di didattica della storia, ‘‘Archivio sardo del movimento operaio contadino e autonomistico’’, 2, 1973; Introduzione, a ‘‘Il Corriere dell’Isola’’, vol. VI della collana ‘‘Stampa periodica in Sardegna 1943-49’’, 1974-1976; I donativi sardi nel XVI secolo, in Problemi di storia della Sardegna spagnola (con Bruno Anatra e Raffaele Puddu), 1975;

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Serri Intorno ai mutamenti in Sardegna nel XVII secolo, ‘‘Archivio sardo del movimento operaio contadino e autonomistico’’, 6-7, 1976; La popolazione sarda nel XVII secolo attraverso i censimenti fiscali, in La rivolta di Messina e il mondo mediterraneo, 1979; Gli stati d’anime nelle diocesi della Sardegna cen` tro-meridionale, ‘‘Annali della Facolta ` di di Scienze politiche dell’Universita Cagliari’’, 1979; Aspetti della produzione cerealicola in Sardegna 17701848. Dati globali e linee di tendenza della produzione, ‘‘Archivio sardo del movimento operaio contadino e autonomistico’’, 11-13, 1980; Due censimenti inediti dei fuochi sardi: 1583, 1627, ‘‘Archivio sardo del movimento operaio contadino e autonomistico’’, 11-13, ` e andamento 1980; Crisi di mortalita della popolazione nella Sardegna del XVIII secolo, ‘‘Archivio storico sardo’’, XXXI, 1980; Il censimento dei fuochi sardi del 1655, ‘‘Archivio sardo del movimento operaio contadino e autonomistico’’, 14-16, 1981; Su un censimento della popolazione sarda del XVI secolo, ` di Magistero del‘‘Annali della Facolta ` di Cagliari’’, XXIII, 1983; l’Universita Il prelievo fiscale in una periferia po` spagnola, vera: i donativi sardi in Eta ` di Magistero del‘‘Annali della Facolta ` di Cagliari’’, VII, I, 1983; l’Universita Istituzioni della Sardegna moderna. I Parlamenti, problemi e prospettive, ‘‘Archivio sardo del movimento operaio contadino e autonomistico’’, 20-22, 1984; Il problema del prelievo fiscale nella Sardegna spagnola: i donativi, in Acta Curiarum Regni Sardiniae. Istituzioni rappresentative nella Sardegna medioevale e moderna, vol. I della collana ‘‘Acta Curiarum Regni Sardiniae’’, 1986; Cronologia della Sardegna spagnola, in La Sardegna. Enciclopedia (a cura di M. Brigaglia), III, 1988; La Sardegna e la storia. Antologia di storia

della Sardegna (con Paola De Gioannis, Luisa Maria Plaisant e Gian Giacomo Ortu), 1988; La Storia moderna del Manno tra pamphlettismo e storiografia, in Giuseppe Manno politico storico e letterato, 1989; La Sardegna. Cultura e so` . Antologia storico- letteraria (con P. cieta De Gioannis), 1991; La penuria d’uo` sarda in Eta ` spamini, in La societa gnola (a cura di Francesco Manconi), II, 1993; La popolazione di Alghero nel` spagnola (XV-XVII secolo), in All’Eta ghero, la Catalogna, il Mediterraneo. ` e di una minoranza Storia di una citta catalana in Italia XV-XX secolo (a cura di Antonello Mattone e Piero Sanna), 1994; In tema di storia locale, in Studi e ricerche in onore di Giampaolo Pisu, 1996; Minatori e miniere. Un itinerario didattico di storia sociale (con Luisa Maria Plaisant), 1996; Evoluzione della po` mopolazione della Gallura dall’Eta ` contemporanea (con D. derna all’Eta Angioni e Giuseppe Puggioni), in Da Olbı`a a Olbia. 2500 anni di storia di una ` mediterranea (a cura di Giuseppe citta Meloni e Giuseppina F. Simbula), 1996; Villasalto, un convegno per riflettere sulla propria storia, in Quel maggio del 1906. I moti sociali nella Sardegna giolittiana, 1997; La popolazione sarda nel XVII secolo attraverso i censimenti fiscali, in Storia della popolazione in Sardegna nell’epoca moderna (con G. Puggioni e B. Anatra), 1997; Storia locale ` come prostoria generale, in Identita getto, 1998.

Serri, Linetta Insegnante, consigliere regionale (n. Armungia 1947). Dopo es` dedicata sersi laureata in Lettere si e all’insegnamento. Impegnata in politica nel Partito Comunista Italiano e in seguito nei Democratici di Sinistra, ` stata per molti anni consigliere coe munale e sindaco di Armungia; nel ` stata eletta consigliere regio1984 e nale del suo partito per la IX legisla-

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Servi tura e successivamente riconfermata per la X legislatura, nel corso della ` stata eletta vicepresiquale, nel 1993, e dente del Consiglio regionale. Al ter` mine della legislatura, nel 1994, non e ` ricandidata; ha comunque stata piu ` continuato a impegnarsi in politica: e stata rieletta sindaco del suo paese e ` stata eletta presidente delnel 2001 e l’Anci (Associazione Nazionale dei Comuni d’Italia) Sardegna.

Serrovira Famiglia algherese di origine catalana (secc. XV-XVI). Le sue ` del secolo notizie risalgono alla meta ` XV con un Luigi che nel 1454 acquisto il feudo di Olmedo. I suoi discendenti, `, lo rivendettero gia ` nel 1475; conpero tinuarono a risiedere ad Alghero e si estinsero nel corso del secolo XVI.

Serru Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato d’Arborea, compreso nella curatoria di Monreale. Era situato nelle campa` a degne di Gonnosfanadiga. Comincio cadere nel corso del secolo XIV, quando il suo territorio fu teatro delle operazioni nelle guerre tra Aragona e Arborea. Caduto il giudicato d’Arborea fu amministrato da funzionari reali e ` a far parte del feudo connel 1421 entro cesso a Raimondo Guglielmo Moncada, al cui figlio fu sequestrato nel 1454. Fu poi acquistato da Simone Royg, che lo ` , genero rivendette a Pietro di Besalu del conte di Quirra, il quale, non essendo in grado di pagare la somma dovuta per l’acquisto, si rivolse al suocero che fu costretto a intervenire. Morto il ` , Dalmazio Carroz, che conte, pero aveva sposato la contessa Violante erede del defunto conte, ingiunse allo sventurato cognato di rendere la ´ questi non fu in grado somma e poiche ` il terdi adempiere all’obbligo occupo ritorio con le sue truppe. Cosı` a partire dal 1477 S., insieme con tutto il Mon` a far parte del grande reale, entro

feudo di Quirra. Nel secolo successivo il territorio fu oggetto di continue incursioni di corsari barbareschi che fecero fuggire buona parte della sua popolazione. Nel 1610 ca., sorpresi di notte da un attacco di corsari, i suoi abitanti furono massacrati; i superstiti ripararono a Gonnosfanadiga e ad Arbus e del villaggio, ormai deserto, si perse memoria.

Servent Famiglia cagliaritana di origine spagnola (secc. XVII-XVIII). Le sue notizie risalgono alla seconda ` del secolo XVII, quando compare meta un Valeriano, sergente maggiore del Capo di Cagliari e Gallura e regidor del ducato di Mandas; come tale nel 1698 prese parte ai lavori del parlamento Montellano. I suoi discendenti continuarono a risiedere a Cagliari, ma nel corso del secolo XVIII la famiglia perdette la sua condizione e scomparve.

Servi Classe sociale del periodo giudi` giudicale cocale. In seno alla societa ` numerosa della stituivano la parte piu ` popolazione, collocata al gradino piu basso della scala sociale. Erano divisi in tre categorie: i servi integri, che appartenevano a un solo proprietario; i servi laterati, che appartenevano a due proprietari, ciascuno dei quali era tito`; i servi pedati, che aplare per la meta partenevano a quattro proprietari. La dipendenza servile riguardava il lavoro che il servo era in grado di svol´ nel caso di dipendenza gere, cosicche ` padroni la sua attivita ` doveva da piu essere minutamente regolamentata tra loro. La dipendenza si costituiva o per nascita (da servo, generalmente, ma anche nel caso fosse nato da donna libera) o in seguito a evento grave (guerra o altro); il proprietario poteva vendere o donare il servo a suo piaci` per gli mento e aveva la responsabilita eventuali reati che avesse commesso. ` Dal canto suo il servo aveva la facolta

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Servilio Gemino di sposarsi e di possedere un proprio patrimonio col quale poteva riscattarsi in tutto o in parte; per il resto faceva ` del parte a pieno titolo della comunita villaggio in cui risiedeva e poteva sfruttare i territori di uso comune.

Servilio Gemino, Cneo Uomo politico romano appartenente alla gens patrizia dei Servilii. Eletto console nel 217 a.C., in seguito alla morte del suo collega C. Flaminio avvenuta nella batta` l’esercito al glia del Trasimeno affido suo comando al dittatore Q. Fabio Massimo. Posto a capo di 120 navi si mise sulle tracce di una flotta cartaginese di ` che operava nel Tirreno tra le 70 unita isole maggiori e le coste toscane. Durante queste operazioni, per prevenire un’eventuale rivolta delle popolazioni della Corsica e della Sardegna, resa possibile dai successi colti da Anni` bale nella penisola italica, S.G. prelevo ostaggi da entrambe le isole. Quindi, sempre tenendo dietro alla flotta punica, si diresse verso le coste dell’A` degli sbarchi e sulla frica dove effettuo ` l’isola di Pantelrotta di ritorno occupo leria. Nel successivo 216 ottenne la proroga del comando e alla testa di un ` Annibale in Apulia, esercito fronteggio ` trovo ` la morte nella battaglia ove pero di Canne. [PIERGIORGIO FLORIS]

Servilio Gemino, Tiberio Claudio Governatore della Sardegna durante il ` atteprincipato di Nerva. Il suo nome e stato in un diploma militare rinvenuto a Dorgali che costituisce l’estratto di una costituzione di Nerva del 10 ottobre 96 d.C. Il diploma menziona come operanti nell’isola a quella data due coorti ausiliarie: la I gemina Sardorum et Corsorum e la II gemina Ligurum et Corsorum. Il soldato che beneficiava dei privilegi previsti dalla costituzione in questione (civitas et conubium) era Tunila Cares(ius), un sardo appartenente alla cohors II gemina Ligurum et

Corsorum allora sotto il comando di T. Flav[ius Ma?]gnus. Il governatore apparteneva all’ordine equestre e il suo ` riportato nel diploma, titolo, che non e ` proporre nella forma procurator si puo et praefectus Sardiniae, confortati dalle titolature dei governatori della Sardegna immediatamente precedenti e seguenti. [PIERGIORGIO FLORIS]

Serzela Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato d’Arborea, incluso nella curatoria del Parte Montis. Sorgeva nelle campagne di Gonnostramatza. Caduto il giudi` a far parte del Regnum Sarcato, entro diniae. Prima del 1430 fu incluso nei territori donati a Eleonora Manrique in occasione delle sue nozze con Berengario Bertran Carroz. Cosı` il villag` a far parte del grande feudo gio entro ` di Quirra e nei secoli successivi passo dai Bertran Carroz ai Centelles, ai Bor`. Agli inizi del XVIII si gia e ai Catala ` completamente e scomparve. spopolo

Sese Famiglia cagliaritana di origine spagnola (sec. XVIII). Compare agli inizi del secolo XVIII: i suoi membri erano tradizionalmente investiti di uf` conofici di carattere militare; il piu sciuto fu Giuseppe, sergente maggiore del Capo di Cagliari e Gallura, che nel 1626 fu ammesso allo Stamento militare durante i lavori del parlamento Bayona. Nel 1639 ottenne di poter disporre ereditariamente del proprio ufficio; i suoi discendenti continuarono a risiedere a Cagliari, ma la famiglia si estinse nel corso del secolo XVIII.

Sestan, Ernesto Storico (Trento 1898Firenze 1986). Conseguita la laurea intraprese la carriera universitaria. Nel 1948 fu nominato professore presso ` di Cagliari, ma nel 1949 l’Universita ` alla Scuola Normale di Pisa passo ` fino al 1952. Si trasferı` dove insegno ` di Pisa e nel 1954 quindi all’Universita ` fino al 1969. a Firenze, dove insegno

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Sestu Redattore dell’Enciclopedia Italiana per la storia medioevale, nel 1975 fu nominato accademico dei Lincei. Tra i suoi scritti: Sardegna, Corsica e nazione italiana, in Europa settecentesca e altri saggi, 1951; I Sardi in bilico tra Spagna e Italia sec. XIV-XVIII, ‘‘Annuario dell’I` moderna e constituto storico per l’Eta temporanea’’, XXIX-XXX, 1979.

Sesto Peduceo Governatore della Sardegna nel 48 a.C. Legato per tradizione familiare al Partito Popolare, parti` tribuno della plebe giano di Cesare, gia (55?), come propraetor fu inviato in Sardegna per sostituire Quinto Valerio Orca. Cicerone lo descrive come uomo `a di nobili costumi; nell’isola si trovo fronteggiare le incursioni delle navi pompeiane, che secondo Cassio Dione ` della dall’Africa attaccavano le citta costa depredando vettovaglie e quanto fosse utile alla guerra (imbarcazioni, armi, metalli non lavorati): non sappiamo se si trovava ancora in Sardegna quando l’ammiraglio Lucio Nasidio, ` a Sulci (47). partito da Utica, sbarco ` a OttaAlla morte di Cesare (44) si lego viano e da questi fu inviato come legato nella penisola iberica (40). [ANTONIO IBBA]

Sesto Pompeo (76 o 67-35 a.C.). Secondogenito di Pompeo Magno e di Mucia, sulla scena politica dal 48, alla morte del padre fu uno dei capi del partito pompeiano. Ucciso Cesare, il Senato ` e la restituzione dei gli offrı` l’impunita beni e durante la guerra di Modena lo ` praefectus classis et orae marinomino timae (dunque padrone della flotta e dei mari). Votata la lex Pedia contro i cesaricidi (43), S.P. fu inserito nelle li` allora la Siste di proscrizione. Occupo ` schiavi, proscritti, avvencilia, arruolo ` l’approvturieri e con una flotta blocco vigionamento di Roma. Dopo la guerra di Perugia, condotta da Ottaviano, e la `, su invito severa punizione della citta

` Menodoro in Sardi Antonio S.P. invio degna contro Marco Lurio (40), occu` sarde, pando facilmente tutte le citta ` la eccetto Carales; quindi conquisto Corsica. Escluso dagli accordi di Brin` le azioni di piratedisi (40), intensifico ria, sfruttando anche le basi sarde. Dopo l’incontro di Miseno (39) gli fu riconosciuto il controllo delle isole e gli fu promesso il Peloponneso (tuttavia mai ceduto da Antonio): deluso, conti` a praticare la pirateria. Tradito da nuo Menodoro, perse Sardegna e Corsica (38), che tornarono a Ottaviano. Sconfitto a Mile e Nauloco (36) da Agrippa, generale di Ottaviano, fu raggiunto in Asia Minore dagli uomini di Antonio e ucciso a Mileto. [MARCELLA BONELLO LAI]

Sestu Comune della provincia di Cagliari, incluso nel Comprensorio n. 24, con 15 233 abitanti (al 2004), posto a 44 m sul livello del mare 10 km a nord di Cagliari. Regione storica: Campidano di Cagliari. Archidiocesi di Cagliari. & TERRITORIO Il territorio comunale, di forma grosso modo triangolare, si estende per 48,32 km2 e confina a nord con San Sperate, Monastir e Serdiana, a est con Settimo San Pietro e Selargius, a sud con Cagliari e a ovest con Assemini. Si tratta di una porzione della piana campidanese, fertile e ricca di acque, e quindi ideale per l’agricoltura; ma inserita anche, da qualche anno a questa parte, nella regione intorno a Cagliari caratterizzata da una fitta rete di strade e da un notevole sviluppo edilizio. Il paese comunica attraverso due bretelle che lo collegano alla superstrada Cagliari-Sassari, pochi chilometri a occidente; e poi tramite altre strade secondarie con Ussana a nord, con Settimo San Pietro a est, con Monserrato e Cagliari a sud. & STORIA Il territorio conserva testimonianze archeologiche che docu` dell’insediamentano la continuita

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Sestu mento dell’uomo fin dal periodo neoli` a un tico. Il paese attuale risale pero insediamento romano (Sexto ab urbe lapide) posto sulla strada che da Cagliari conduceva a Turris Lybisonis (Porto Torres). Nel Medioevo apparteneva al giudicato di Cagliari ed era incluso nella curatoria del Campidano. Nella divisione del 1258 seguita alla conquista del giudicato di Cagliari, S. fu compreso nei territori amministrati direttamente dal Comune dell’Arno. Subito ` a far dopo la conquista aragonese entro parte del Regnum Sardiniae e nel 1325 fu compreso nella baronia di San Michele concessa a Berengario Carroz. Negli anni seguenti il villaggio soffrı` per la peste del 1348 e per le guerre tra Mariano IV e Pietro IV. A partire dal 1366 e fino al 1409 fu di fatto occupato dalle truppe del giudice d’Arborea; solo dopo la battaglia di Sanluri i Bertran Carroz ne tornarono in possesso. ` Nel corso dei secoli seguenti S. passo dai Bertran Carroz ai Centelles, ai Bor` e infine agli Osorio ai gia, ai Catala quali fu riscattato nel 1838. Nel 1821 fu incluso nella provincia di Cagliari; dal 1848 al 1859 fece parte della divisione amministrativa omonima e dal 1859 infine della ricostituita provincia di Cagliari. A questo periodo si riferisce la testimonianza di Vittorio Angius: «Popolazione. Nel censimento del 1846, la popolazione di S. notossi composta di anime 1295, distribuite in famiglie 340, e in case 310 (?). In rispetto poi dello stato domestico il totale de’ maschi 687, si divideva in scapoli 419, ammogliati 233, vedovi 26; il totale delle femmine 615, in zitelle 303, maritate 229, vedove 83. I numeri del movimento della popolazione nascite 46, morti 24, matrimoni 13. Sono applicati all’agricoltura 330, alla pastorizia 60, ai mestieri 25. Tra’ primi sono compresi quelli che esercitano esclusivamente

la coltivazione ortense. Aggiungansi alcuni pochi che esercitano il negozio, un flebotomo, talvolta anche un chirurgo, uno o due notai e due preti. Le donne lavorano sulla lana e il lino, non ` molto in questo rispetto, fanno pero ´ vanno spesso in Cagliari a venperche dere certi articoli, come sogliono fare le altre campidanesi. Le malattie dominanti in S. sono infiammazioni e febbri intermittenti estive ed autunnali. L’istruzione manca in ogni rapporto, e la scuola elementare, frequentata da 15 fanciulli, giova pochissimo a’ medesimi. In tutto il paese sono appena 18 persone che san leggere e scrivere. Agricoltura. Sono entro le circoscrizioni di S. molti terreni ottimi per i cereali, e che producono abbondevolmente se vengono opportunamente le ` che annualmente pioggie. La quantita ` di starelli 1400 di si suol seminare e grano, 400 d’orzo, 500 di fave, 60 di legumi, 10 di meliga, 100 di lino. La frut` al 12 del grano, tificazione mediocre e al 15 dell’orzo, al 18 delle fave, al 12 de’ legumi, al 100 della meliga. Il lino produce esso pure bene secondo le condi` zioni del suolo. Oltre le notate quantita di grano e di orzo, seminate da’ coloni del paese, si devono notare le seminagioni, che fanno sullo stesso territorio i coloni de’ vicini paesi di Pirri e Pauli. L’orticultura ha nel fondo di questo val´ le spelone un terreno ottimo, e perche cie ortensi si possono facilmente ven` molti sono applidere in Cagliari, pero cati alla loro coltivazione. I prodotti `. Anche le vigne sono di ottima qualita hanno nello stesso territorio siti di felicissima esposizione in un suolo di natura propizia a quella specie. Si colti` di uve bianche e vano tutte le varieta rosse, da vendemmia e mangiabili, che si trovano nelle vigne del restante Campidano, e i vini comuni e gentili, se ne sia curata la manipolazione,

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Sestu ` de’ vini di Pirri sono della stessa bonta e Quarto. Il vigneto essendo esteso si vendono uve mangiabili e si fa gran ` di mosto. Una piccola parte quantita di questo si cuoce per la sapa di provvista. La cultura degli alberi fruttiferi di tutte le specie comuni nel Campidano ` anche qui curata con certo studio per e il profitto che ritraggono vendendo i frutti pendenti a’ rigattieri di Cagliari, o vendendogli gli stessi proprietari a proporzione che maturano. Pastorizia. Dalla sunnotata estensione del territo` dedurre che non manrio di S. si puo cano i pascoli, principalmente per le ` lecito eduvacche e le pecore, e che e carne in gran numero; tuttavolta questo ramo non ottiene quella attenzione ` meno curato che che si merita; ed e fosse per l’addietro, eccettuata la specie pecorina. Il bestiame rude numera capi vaccini 180, caprini 350, porcini 440, equini 100, pecorini 8000. Ma notisi che in questa ultima somma sono molte greggie, i cui proprietari sono in altri paesi. Il bestiame di servigio comprende buoi 300, cavalli 60, giumenti 200. In molti cortili si hanno de’ majali, che dopo esser ben cresciuti e ingrassati co’ fichi d’India si macellano per i bisogni delle case particolari. La cul` molto ristretta, e forse tura delle api e non si hanno 200 alveari, sebbene sia questa una regione, dove se ne potrebbero aver migliaja. Commercio. Tutto il ` con Cagliari, commercio de’ sestani e dove portano i loro prodotti. Computato il provento approssimativo de’ di` dire che entri in S. versi articoli si puo non meno di ll. 120 mila». Nel corso del ` secolo XIX l’agricoltura del paese si e razionalizzata e sviluppata, consentendo la crescita rapida della popola` ecozione e la nascita di altre attivita nomiche. & ECONOMIA Le attivita ` di base dell’economia di S. sono l’agricoltura, in par-

ticolare la cerealicoltura, l’orticoltura, la viticoltura e la frutticoltura, e l’allevamento del bestiame, soprattutto di bovini, suini e ovini, in misura minore di equini e di pollame. Negli ultimi decenni si sta sviluppando discreta` industriale nei mente anche l’attivita settori alimentare, lattiero-caseario, dell’abbigliamento, della pelletteria, della stampa, della lavorazione del legno e della plastica, della produzione di materiali da costruzione. La rete di ` ben svidistribuzione commerciale e luppata, anche con empori e depositi che servono la clientela della vasta conurbazione cagliaritana. Vi operano quattro ristoranti. Artigianato. Di ` la lavorazione di grande tradizione e ` cestini in fibre naturali. Servizi. S. e collegato da autolinee agli altri centri ` dotato di Pro Loco, della provincia. E stazione dei Carabinieri, medico, guardia medica, farmacia, scuola dell’obbligo, tre sportelli bancari. Possiede una Biblioteca comunale, campo sportivo, piscina, pista per i gokart. & DATI STATISTICI Al censimento del 2001 la popolazione contava 14 326 ` , di cui stranieri 47; maschi 7185; unita femmine 7141; famiglie 4464. La tendenza complessiva rivelava un deciso aumento della popolazione, con morti per anno 71 e nati 158; cancellati dall’anagrafe 285 e nuovi iscritti 526. Tra i principali indicatori economici: imponibile medio IRPEF 16 287 in migliaia di lire; versamenti ICI 3179; aziende agricole 1057; imprese commerciali 664; esercizi pubblici 53; esercizi all’ingrosso 28; esercizi al dettaglio 199; ambulanti 75. Tra gli indicatori sociali: occupati 3313; disoccupati 553; inoccupati 1273; laureati 106; diplomati 983; con licenza media 4227; con licenza elementare 3451; analfabeti 408; automezzi circolanti 5063; abbonamenti TV 2684.

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Sestu PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il territorio conserva importanti siti che te` dell’insediastimoniano la continuita mento dell’uomo a partire dal periodo prenuragico. Caratteristica del territo` la presenza di piccoli villaggi, il rio e ` noto dei quali e ` quello di San Gemipiu liano. Si tratta di un insediamento dell’Eneolitico situato a circa 300 m dalla omonima chiesa. Sorgeva su un piccolo colle ed era formato da capanne a pianta circolare e a pianta quadrata disposte senza preciso schema urbanistico. Le capanne, delle quali gli scavi ` ai primi del Novecento iniziati gia hanno restituito le basi, erano costruite parte in muratura e parte in frasche, e intonacate all’interno con argilla. Gli abitanti del villaggio erano in grado di dominare la campagna circo` che vi si svolgevano; stante e le attivita gli scavi hanno consentito di stabilire che l’insediamento ebbe una prima fase ascrivibile alla cultura di Ozieri e una seconda ascrivibile a quella di Monte Claro, che si era sovrapposta `a alla prima. San Gemiliano continuo ` successiva, come essere abitato in eta dimostrano alcune capanne riconduci` nuragica, e ancora in bili alla civilta ` recenti, durante il periodo tempi piu punico-romano e fino alla tarda anti` . Altro sito importante e ` il villagchita gio di Seurru dove a partire dal 1950 sono stati ritrovati reperti riconducibili alla cultura di Ozieri che testimoniano la presenza di un villaggio di ca` a essere abitato panne. Il sito continuo in periodo punico-romano fino al primo Medioevo. Altri piccoli villaggi ` romana sono stati indidatabili all’eta viduati a Piscina Matzeu, a Pardu e a Nuracada: in tutti questi casi si tratta di piccoli villaggi di agricoltori il cui sviluppo era legato al sistema di sfruttamento del territorio instaurato in questo periodo; tutti hanno restituito &

interessanti reperti ceramici, iscrizioni e monete.

Sestu – Interno della chiesa di San Giorgio. & PATRIMONIO ARTISTICO E CULTU` creRALE L’impianto urbanistico e sciuto in questi ultimi decenni e solo nel centro storico si conservano ancora le tipiche case costruite in mattoni di ` diri) e ingentilite dal terra cruda (la porticato (lolla) che si affaccia su una grande corte alla quale si accede attraverso un portale spesso di dimensioni monumentali. Al centro del nucleo originario si trova la chiesa di San Giorgio, parrocchiale costruita nel 1567 in `a forme gotico-catalane. L’impianto e una navata, arricchita da cappelle laterali e dall’abside quadrata, nel complesso ha conservato i caratteri architettonici originari: la copertura della ` scandita da archi ogivali, navata e ` a crociera, quella quella dell’abside e ` abdelle cappelle a stella. La facciata e bellita da un rosone e nel coronamento orizzontale da merli a pettine tipici dell’architettura gotica; e si affaccia

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Sestu su una piccola piazza caratteristica. Poco distante sorge la chiesa di San Salvatore, costruita in stile romanico probabilmente dai Vittorini nel secolo XII e successivamente utilizzata come parrocchiale fino al secolo XVI. L’edificio ha un’aula a tre navate scandite da colonne e copertura a volte a botte; fu costruita utilizzando materiali di spoglio provenienti dall’antico centro ` abbellita da un romano. La facciata e portale centinato, che denota interventi in stile gotico ascrivibili al secolo XIII, e da un campanile a vela con gli stessi elementi. I cantoni della facciata hanno caratteristiche incisioni con motivi che ricordano quelli degli intagli in legno, con motivi a losanghe o a righe orizzontali e verticali intersecantisi ad angolo retto. La chiesa nel corso del secolo XVIII fu abbandonata e ridotta a deposito militare. Nell’abitato sono anche la chiesa di Sant’Antonio, ricostruita tra il 1931 e il 1936 sulle rovine di un’antica chiesa che era stata fondata nel Seicento dai Francescani; e la recente parrocchia della Madonna delle Grazie, istituita nei quartieri di nuova formazione e edificata in forme moderne a partire dal 1980. Fuori dall’abitato, a qualche chilometro dal centro, sorge la chiesa di San Gemiliano, che fu costruita nel secolo XI dai Vittorini con un’aula a due navate absidate e successivamente ristrutturata nel corso del secolo XIII. Nel secolo XVI, per poter meglio ospitare i pellegrini, venne addossato alla chiesa un vasto portico scandito da archi poderosi e di sicuro effetto scenografico. A S., ospitata nei locali dell’associazione culturale ‘‘MaddariSport’’, in una piccola ` una mostra nata dalla palestra, vi e passione per il collezionismo di Gesuino Addaris che ha raccolto da ven` vari. Iniziata col t’anni gli oggetti i piu proposito di conservare gli strumenti

del mondo contadino appartenuti alle ` estesa poi agli generazioni passate, si e ` diversi e particolari: orooggetti piu logi, sveglie, radio, grammofoni, strumenti musicali e scientifici di varie epoche, fossili e minerali, libri, oggetti ` l’Epsod’arte sacra ecc. Tra le rarita mite Goslarite, un minerale di cui esistono solo tre campioni al mondo, un uovo di dinosauro, un’alga fossile risalente a 435 milioni di anni fa. Da segnalare anche le cassepanche del Settecento, una Via Crucis della seconda ` dell’Ottocento e una statua inmeta glese raffigurante una deposizione sempre dello stesso periodo. La mostra ` aperta tutto l’anno ed e ` visitabile grae tuitamente. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI La ` caratteristica delle feste e ` quella piu di San Gemiliano, che si svolge la terza domenica di maggio preso la chiesa de` caratterizzata da una dicata al santo. E solenne processione nel corso della quale la statua del santo viene trasportata su un cocchio dorato trainato da buoi dalla parrocchiale alla chiesa campestre. Subito dopo viene impar` initita la benedizione ai campi e si da zio a un intenso programma di feste con canti e danze sarde e gara poetica. La festa viene ripetuta nella prima domenica di settembre, come ringraziamento per il raccolto ottenuto. Da qualche anno si va affermando l’Estate sestese, un nutrito programma di manifestazioni che si svolgono tra la fine di giugno e la fine d’agosto e si incentra su concerti, proiezioni cinematografiche all’aperto e altri intrattenimenti come il festival della canzone sarda e una mostra di prodotti agroalimentari. ` anche la maniDi grande importanza e festazione Natale insieme, che pre` belli vede un concorso per i presepi piu e la degustazione dei prodotti tipici lo` il costume. cali. Di grande effetto e

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Sette Fratelli-Monte Genis L’abbigliamento tradizionale femmi` costituito da una camicia di tela nile e bianca scollata e guarnita con un pizzo alto una decina di centimetri inamidato e rivoltato all’indietro, e da una gonna di bordatino rosso e blu plissettata in modo da porre in evidenza il rosso (sa gunnedda). Sopra la camicia si indossano il busto (su cossu) di broccatello rosso bordato di verde e chiuso sotto il seno da un nastro, e una giacca (su spenzu) in seta nera o di altro colore scuro con maniche strettissime da indossare d’inverno. Sopra la gonna si indossa il grembiule di seta nera o rossa ` com(su deventali). L’abbigliamento e pletato da un piccolo fazzoletto che trattiene i capelli (su mucadoreddu a turbanti), sopra il quale si indossa un altro fazzoletto bianco di seta che si porta disteso e ripiegato. L’abbiglia` costimento tradizionale maschile e tuito da una camicia a collo rotondo chiusa da due grandi bottoni; e dai calzoni di tela o di cotone (is carzonis de arroda). Sopra la camicia si indossano il gilet (su croppettu) di panno nero con bordo e fodera di panno rosso e la giacca (sa giacca niedda) di orbace nero di fattura civile. Sopra i calzoni si portano il gonnellino (su vardachino) di panno nero e le ghette (is crazzas) dello ` comstesso tessuto. L’abbigliamento e pletato da una berritta di panno nero guarnita con un fazzoletto rosso arrotolato sulla fronte.

Sette Fratelli-Monte Genis, parco dei Parco naturale compreso nell’area della catena dei Sette Fratelli. Si stende interamente nella provincia di Cagliari su una superficie di 58 456 ha compresi nei territori dei comuni di Burcei (9367 ha), Castiadas (10 270 ha), Maracalagonis (10 160 ha), Quartucciu (2500 ha), Quartu Sant’Elena (9628 ha), San Vito (23 155 ha), Sinnai (22 338 ha), Villasalto (13 062 ha) e Villasimius

` caratterizzato (5802 ha). Il complesso e da picchi rocciosi di origine paleozoica dalle caratteristiche forme, risultato dell’erosione eolica e idrica, e da spettacolari strapiombi, da grandi canaloni e profonde vallate; di partico` la gola dei Sette Fratelli, lare bellezza e ` un proche presenta alla sua sommita filo dentellato da torrioni di roccia granitica che gli hanno dato la caratteri` il nome all’intero stica forma che da ` ricco di sorcomplesso. Il territorio e genti e di torrenti e custodisce uno dei ` estesi e meglio complessi forestali piu conservati della Sardegna. Vi si possono trovare leccete pure, sugherete e boschi misti, macchia mediterranea e ` interessante angariga. Il complesso e che per la sua fauna, che comprende il cervo, il gatto selvatico sardo, il cinghiale e, tra gli uccelli, l’aquila del Bonelli, l’aquila reale, l’astore, il falco pellegrino e molte altre specie. Nei nu` possibile tromerosi corsi d’acqua e vare la tartaruga palustre e la trota.

Parco dei Sette Fratelli-Monte Genis – La cima detta ‘‘La Sfinge’’. Nella montagna il vento e la pioggia hanno modellato le diverse vette in forme sempre sorprendenti.

Settepalme Antico villaggio di origine altomedioevale che faceva parte del giudicato di Torres, compreso nella curatoria della Fluminargia. Sorgeva in ` di Sassari. Estinta la famiprossimita glia giudicale, fu amministrato dal Comune di Sassari. Quando il Comune

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Settimio Severo ` omaggio al re d’Aragona, subito presto ` a far parte del dopo la conquista entro Regnum Sardiniae; successivamente soffrı` gravi danni durante la ribellione dei Doria e nel 1339 fu concesso in feudo a Berengario Rajadel. Negli ` a essere teatro anni seguenti continuo delle operazioni militari, che devasta´ rapidarono il territorio, cosicche `. mente si spopolo

Settimio Gianuario, Tito Governatore `a della Sardegna nel 315-316. Dedico Licinio un miliario della a Caralibus Olbiam per Hafam e una base di marmo nel foro (?) di Turris Lybisonis, a Costantino due cippi sempre dalla a calaribus Olbiam e probabilmente la lastra marmorea da Olbia, con dedica cosmocratica [propagator imp]erii urbiu[m restitutor (?)]. Membro dell’ordine sena` probabile che fosse un cavatorio, e liere promosso fra i clarissimi da Costantino, nell’ambito di un programma di riequilibrio sociale e di riorganizzazione delle carriere. [ANTONIO IBBA]

Settimio Nigrino Governatore della Sardegna prima del 274 (forse nel 270271). Procuratore nell’isola durante il principato di Aureliano, S.N. viene ricordato su due miliari della a Caralibus Olbiam per Hafam come vir egregius (da Sbrangatu) e vir perfectissimus (da Pedra Zoccada), titoli che corrispondevano a diversi gradi della gerarchia ´ in Sardegna il primo equestre. Poiche ` Lucio Setgovernatore perfectissimus e timio Leontico, praeses nel 269-270 con Claudio II e Aureliano, dovremmo supporre che con uno di questi imperatori ` il rango dei procuratori sardi e muto ` che per errore in seguito si continuo ad attribuire loro il titolo di egregius in ` corretto perfectissimus. luogo del piu ` presente Sul cippo da Pedra Zoccada e anche la formula SC, sciolta dubitativamente in senatus consulto. [ANTONIO IBBA]

Settimio Severo Imperatore romano (Leptis Magna 146-Eburacum 211). Di famiglia equestre, fu inserito da Marco Aurelio fra i senatori (162); questore (169), riebbe l’incarico nel 171. Ap` in presa la morte del padre, torno Africa; secondo l’Historia Augusta, a causa di un’invasione dei Mauri in Be´ rientrare nella provincia tica non pote e fu trasferito in Sardegna (per l’occasione passata dall’amministrazione imperiale a quella senatoria). Fece una brillante carriera militare: secondo Cassio Dione, al comando delle tre legioni di Pannonia fu acclamato imperatore dalle truppe (aprile 193). Dopo complesse vicende che lo portarono in Oriente e nelle Gallie, si asso` al potere i figli Caracalla (198) e cio Geta (209), avuti dalla siriana Giulia ` il governo della SardeDomna. Affido gna a un procurator et praefectus di rango equestre, retribuito con 200 000 sesterzi annui e con alle spalle una carriera amministrativa: lungo questo periodo furono riattate le terme Rufianae di Carales con Marco Domizio Terzio, furono riparate le strade a Caralibus Olbiam (1 miliario del 195?), a Caralibus Turrem (3 cippi del 200-209), forse ab Ulbia Carales per mediterranea (1 miliario del 208 da Sestu), si posero dediche probabilmente a S.S. (a Cornus e Ghilarza), a Caracalla (Carales e forse Nora), a Geta (Tharros), a S.S. con i figli (Nora), alla Ninfe (Forum Traiani), a Giove Dolicheno (rinvenuta a Ossi). Da un cippo a botte menzionante due (servi) Caesarum duorum, si potrebbe supporre che S.S. avesse in Sardegna dei latifondi legati alla viticoltura; di ` severiana anche le iscrizioni del eta foro delle Corporazioni di Ostia, menzionanti i naviculari Turritani e i naviculari et negotiantes Caralitani, corporazioni legate al reperimento e al trasporto delle derrate alimentari dalla

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Settimo San Pietro Sardegna. Il ricordo di un decurio equitum, strator (addetto alle scuderie) permette di supporre la presenza nell’isola con S.S. di una coorte equitata; conosciamo inoltre un tabularius (responsabile dell’archivio provinciale) e un dispensator (sovrintendente alle operazioni di cassa). Compı` numerose riforme in campo amministrativo, fiscale, militare; condusse campagne militari contro i Parti e contro i Caledoni; morı` in Britannia per cause naturali. [MARCELLA BONELLO LAI]

Settimo San Pietro Comune della provincia di Cagliari, incluso nel Comprensorio n. 24, con 5949 abitanti (al 2004), posto a 70 m sul livello del mare una decina di chilometri a nord-est di Cagliari. Regione storica: Campidano di Cagliari. Archidiocesi di Cagliari. & TERRITORIO Il territorio comunale, di forma grosso modo rettangolare, si estende per 23,21 km2 e confina a nord con Serdiana e Soleminis, a est con Sinnai, a sud con Maracalagonis e a ovest con Selargius e Sestu. Si tratta di una regione al confine tra le ultime propaggini dei rilievi del Sarrabus e la piana campidanese. Terreni tradizionalmente impiegati per l’agricoltura, ma negli ultimi anni interessati anche al forte sviluppo dei traffici e dell’edi` esteso a tutto il circondalizia che si e rio del capoluogo. Il paese comunica per mezzo di una strada secondaria che unisce Cagliari a Sinnai; mentre dal paese si distacca una diramazione verso ovest che, dividendosi in due, raggiunge Sestu e la statale 387 per Dolianova. & STORIA Il territorio conserva testimonianze archeologiche che docu` dell’insediamentano la continuita mento dell’uomo fin dal periodo neolitico recente. Il villaggio attuale risale a una stazione di sosta romana posta sulla strada che da Cagliari conduceva

a Olbia. Nel Medioevo apparteneva al giudicato di Cagliari ed era incluso nella curatoria del Campidano. Nella divisione del 1258 seguita alla conquista del giudicato di Cagliari, S.S.P. fu compreso nei territori che furono amministrati direttamente dal Comune. Subito dopo la conquista aragonese en` a far parte del Regnum Sardiniae e tro nel 1325 fu compreso nella baronia di San Michele concessa a Berengario Carroz. Negli anni seguenti il villaggio soffrı` per la peste del 1348 e per le guerre tra Mariano IVe Pietro IV. A partire dal 1366 e fino al 1409 fu di fatto occupato dalle truppe del giudice d’Arborea; solo dopo la battaglia di Sanluri i Bertran Carroz ne tornarono in possesso. Nel corso dei secoli successivi ` dai Bertran Carroz ai CenS.S.P. passo ` e infine agli telles, ai Borgia, ai Catala Osorio ai quali fu riscattato nel 1838. Nel 1821 fu incluso nella provincia di Cagliari; dal 1848 al 1859 fece parte della divisione amministrativa omonima e dal 1859 infine della ricostituita provincia di Cagliari. Dello stato sociale del paese in questo periodo ci parla Vittorio Angius (nel Dizionario del Casalis), che scrive: «Popolazione. Notaronsi nel censimento del 1846 anime 1263, distribuite in famiglie 300 e in case 300. Si distinsero poi in rispetto alle diverse condizioni domestiche i 666 maschi, in scapoli 412, ammogliati 235, vedovi 19; e le 602 femmine, in zitelle 310, maritate 228, vedove 64. Il movimento ordinario della popolazione porta nascite 55, morti 28, matri` frequenti sono moni 12. Le malattie piu infiammazioni addominali, febbri intermittenti autunnali. Sono curati nelle malattie da un chirurgo e da un flebotomo. Non vi sono fortune straor` cosı` divise che dinarie, e le proprieta restano poche famiglie che non possedano qualche tratto di terreno oltre la

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Settimo San Pietro casa. Mentre un buon numero vive con qualche agiatezza sono rarissimi quelli che si trovino nella indigenza. Le donne non cedono agli uomini nello studio del lavoro, e fanno qualche guadagno con la tessitura del fieno in canestri e altri utensili che servono nel panificio. In altre ore lavorano alla rocca e al telajo per provvedere il necessario alla famiglia. Si numerano in tutto il paese circa 300 telai di forma ` senza antica. La istruzione primaria e ´ sono pochi i giovani che frutto, perche dopo il corso sappian leggere e a stento. I ragazzi concorrenti non sono ` di 25. Le persone che san leggere e piu ` d’otto, le quali scrivere non sono piu imparavano ne’ ginnasii di Cagliari. Professioni. Gli uomini che esclusivamente si occupano dell’agricoltura sono 400 circa, quelli che fanno la pastorizia sommano tra grandi e piccoli a 45, quelli che esercitano mestieri a 16. ` ottimo Agricoltura. Il territorio di S. e per i cereali e produce largamente se sia inaffiato opportunamente dalla ` ordinaria della sepioggia. La quantita ` di starelli 1700 di grano, minagione e 250 d’orzo, 350 di fave, 30 di legumi, 20 ` di lino. La fruttificazione mediocre e del 10 pel grano, 15 per l’orzo, 12 per le ` fave, 10 per i legumi. L’orticultura e esercitata per guadagnare vendendone i prodotti in Cagliari, che vi portano in grandi canestri adattati al basto ` prospera e made’ giumenti. La vigna e tura bene i suoi frutti. La vendemmia suol essere abbondante e il vino, se sia manipolato bene, riesce di molta `. La cultura degli alberi e ` cosı` cubonta rata, come nei paesi del Campidano ` prossimi a Cagliari, dove facilpiu mente si spacciano i frutti con notevole `, lucro. Si hanno molte specie e varieta ` considerevole il numero delle ed e piante che forse oltrepassa i 12 000 ` potuto preceppi. Pastorizia. Come si e

sumere dal numero delle persone che ` questa un’indula professano non e stria molto notevole. Una delle cause `e ` la scarsezza che vi si patisce di di cio pascolo in certe stagioni. Nel bestiame che tienesi per diversi servigi si numerano approssimativamente buoi 500, cavalli 100, giumenti 280. Si ingrassano nel paese molti majali col frutto dei fichi d’India, del quale sono formate le ` di polsiepi, e si educa gran quantita ` . Il lame, di cui si fa vendita nella citta bestiame rude comprende vacche 350, cavalle 140, capre 1500, pecore 4500, porci 430. I prodotti del medesimo sono in massima parte consumati nel ` mepaese. I formaggi sono di qualita ` curata da pochi diocre. L’apicultura e ` di 140 arnie. e non si hanno forse piu Commercio. I settimesi vendono i loro prodotti agrari in Cagliari, come fu notato, e vi portano gli altri articoli. Rica` di 140 mila lire». vano forse poco piu Nel corso del secolo XIX l’agricoltura ` razionalizzata e sviluppata di S.S.P. si e soprattutto nel settore della viticol` tura; il centro ha acquistato notorieta ` artigianali. anche per le sue attivita & ECONOMIA Le attivita ` di base dell’economia di S.S.P. sono l’agricoltura, in particolare la frutticoltura, la viticoltura, l’orticoltura e la cerealicoltura, e l’allevamento del bestiame, di bovini e ovini, ma anche, in misura minore, di suini e caprini. Negli ultimi decenni si sta sviluppando anche una modesta at` industriale nei settori alimentivita tare, edile, della produzione dei mate` sufriali da costruzione e dei laterizi. E ficientemente organizzata la rete di distribuzione commerciale. Vi opera un ` collegato da ristorante. Servizi. S.S.P. e autolinee agli altri centri della provin` dotato di Pro Loco, medico, guarcia. E dia medica, farmacia, scuola dell’obbligo, sportello bancario. Possiede una Biblioteca comunale.

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Settimo San Pietro & DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 5906 unita di cui stranieri 15; maschi 3032; femmine 2874; famiglie 1724. La tendenza complessiva rivelava un netto aumento della popolazione, con morti per anno 33 e nati 44; i cancellati dall’anagrafe 125 e nuovi iscritti 191. Tra i principali indicatori economici: imponibile medio IRPEF 17 149 in migliaia di lire; versamenti ICI 1678; aziende agricole 346; imprese commerciali 181; esercizi pubblici 11; esercizi al dettaglio 53; ambulanti 9. Tra gli indicatori sociali: occupati 1496; disoccupati 393; inoccupati 427; laureati 68; diplomati 498; con licenza media 1846; con licenza elementare 1600; analfabeti 188; automezzi circolanti 1990; abbonamenti TV 1213. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il territorio conserva importanti testimonianze del periodo nuragico tra cui il complesso di Cuccuru Nuraxi, sito ar` interessanti e per cheologico tra i piu certi versi ancora poco conosciuti ` posto a poca didella Sardegna. E ` stanza dall’attuale centro abitato ed e costituito da una stazione riconducibile alla cultura di Ozieri (=). Comprende un gruppo di tombe a cista litica scavate nell’arenaria, in ciascuna delle quali erano sepolti da 10 a 15 `; gli scavi corpi di individui di ogni eta eseguiti hanno restituito interessanti materiali tra cui lamine d’argento, punteruoli in rame e bronzo appiattiti a losanga, vasi e suppellettili varie ´ gli elementi di una collana. A nonche circa 200 m dal complesso di tombe sono i resti dell’omonimo nuraghe e di un imponente pozzo sacro. A questo si accedeva da un edificio dotato di una facciata ornata di un coronamento dipinto di rosso e addossato alla cortina del nuraghe; all’interno di questo ambiente sotterraneo si trova una scala di

17 gradini che conduce nella camera ` di 5 m, nel con volta a tholos, alta piu cui pavimento si apre il pozzo sacro ` di 22 m e largo mediaprofondo piu ` cirmente 1,50. La sua imboccatura e condata da una ghiera scolpita a forma ` di cornice. Di fronte al pozzo sacro e anche un pozzetto votivo profondo 3 m che durante gli scavi ha restituito una ` di materiali. Sono ingrande quantita dividuabili anche numerosi resti ascrivibili al periodo romano che documentano come il territorio fosse continuativamente abitato. & PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE Il centro storico ha mantenuto il suo assetto tradizionale, con case co`struite con mattoni di terra cruda (la diri) e ingentilite dal porticato (lolla) affacciato su una corte alla quale si accede da un portone ad arco di proporzioni spesso monumentali. L’edificio ` importante e ` la chiesa di San Giopiu vanni Battista, parrocchiale costruita nel secolo XV in stile gotico-aragonese e successivamente modificata nel secolo XVII con l’aggiunta di due delle cappelle laterali e del campanile. L’in` riccaterno ha una sola navata ed e mente decorato. Nelle campagne, a breve distanza dall’abitato, sorge la chiesa di San Pietro che, edificata nel ` secolo XIII in forme romaniche, ando in rovina e venne ricostruita in forme gotiche nel secolo XVI. Nel corso dei secoli successivi la chiesa fu rimaneggiata; ha l’impianto a una navata completata da alcune cappelle laterali costruite nel Seicento; a breve distanza fu aggiunto nel 1627 il campanile a canna quadrata. Altra chiesa campe` stre di una qualche importanza e quella di San Giovanni, situata a poca distanza dall’abitato, di forme tardoromaniche, che risale al secolo XIV. Ha l’impianto a tre navate scandite da archi poggianti su pilastri e colonne; la

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Setzi facciata culmina con un campanile a vela. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI La ` importante e ` quella in onore festa piu di San Giovanni Battista che si svolge presso la chiesetta omonima l’ultima domenica di giugno, organizzata sino ad alcuni anni fa dai giovani che dovevano partire per il servizio militare. La festa ha lo scopo di purificare le campagne e probabilmente si riallaccia a un’antichissima festa pagana. Altra festa che si svolge nella prima domenica di settembre in onore di San Pietro, patrono del paese, presso l’omonima chiesetta. Si apre con una solenne processione in costume con la statua del santo e nell’arco di tre giorni prevede un ricco programma di manifestazioni ` il folcloristiche. Di grande bellezza e costume. L’abbigliamento tradizionale ` sostanzialmente di tre femminile e ` costituito da tipi. Quello da sposa e una camicia di tela bianca guarnita con pizzi e completata da un fazzoletto che si porta sul davanti su cui si puntano dei gioielli, e da una gonna di velluto color melagrana con una balza di broccato e oro rifinita da una trina (sa gunnedda). Sopra la camicia si indossano il busto (su cossu) di broccato di vari colori chiuso sotto il seno con lacci e una giacca (su gipponi) in velluto nero bordato da un gallone dorato molto ricco e foderato di rosso. Sopra la gonna si indossa il grembiule di velluto con cornice di broccato (su deventali). ` completato da una cuffia di Il tutto e cotone nero lavorata a uncinetto e con bordo di velluto, sopra la quale si indossa un velo di tulle bianco quadrato ricamato a mano. L’abbigliamento fem` costituito da minile della domenica e una camicia con le maniche larghe e un pizzo meno ricco di quello della sposa, e da una gonna di bordatino rosso blu plissettato in modo che non

si veda il blu (sa gunnedda). Sopra la camicia si indossano il busto identico a quello della sposa e la giacca (su gipponi) di velluto operato a maniche strette che si allargano a sbuffo al gomito. Sopra la gonna si indossa il grembiule di raso o di seta gialla (su deven` completato da tali). L’abbigliamento e un fazzoletto stretto come una cuffia che trattiene i capelli, sul quale si pone poi uno scialle di seta. L’abbiglia` costimento femminile quotidiano e tuito da una camicia semplice e da una gonna plissettata di bordatino rosso e blu; sopra la camicia si indossa il busto semplice, sopra la gonna il grembiule semplice. L’abbigliamento ` completato da un fazzoletto. L’abbie ` cogliamento tradizionale maschile e stituito da una camicia di tela bianca a collo alto chiuso da due grandi bottoni d’oro e con le maniche molto ampie; e dai calzoni di tela di cotone. Sopra la camicia si indossano il gilet (su croppettu) di panno, di velluto o di broccato di vari colori abbottonato al centro con una fila di monete; e la giacca (su sereniccu) in panno nero con maniche di velluto rosso che si porta come un mantello senza infilare le maniche. Sopra i calzoni si portano il gonnellino (crazzoni de arroda) di panno nero e le ghette (is crazzas) dello stesso tessuto. ` completato da una L’abbigliamento e berritta di panno nero fermata sulla fronte con un fazzoletto rosso.

Setzi, Antonio Sociologo (Orune 1943Sassari 1992). Laureato in Giurispru` presso l’Institut denza, si specializzo ´diterrane ´en di MontAgronomique Me pellier; giornalista pubblicista, si oc` di problemi sociali connessi alla cupo pastorizia e all’agricoltura. Negli anni Settanta fece parte del collettivo di Scienze sociali del Magistero di Sassari. Scomparve prematuramente a 49 anni. Tra i suoi scritti, il saggio L’evolu-

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Setzu zione dell’economia pastorale sarda nel periodo 1960-1980 (con E. Antoniacci), ‘‘Quaderni bolotanesi’’, XIV, 1988.

Setzu Comune della provincia del Medio Campidano, incluso nel Comprensorio n. 25, con 166 abitanti (al 2004), posto a 206 m sul livello del mare sul versante sud-occidentale della Giara di Gesturi. Regione storica: Marmilla. Diocesi di Ales-Terralba. & TERRITORIO Il territorio comunale, di forma grosso modo rettangolare, si estende per 7,82 km2 e confina a nord con Gesturi, a est con Tuili, a sud con Turri e a ovest con Genuri. Si tratta di una regione che comprende in parte il pendio e l’altipiano della Giara, in parte le morbide colline della Marmilla. Nei pressi del paese scorre uno dei rami del Rio di Baressa, che fa parte del bacino imbrifero del Mogoro. S. comunica con la maggiore strada della zona, la Villamar-Usellus, attraverso una bretella che tocca anche i vicini villaggi di Turri, Genuri e Sini. & STORIA Il territorio e ` ricco di testimonianze prenuragiche, nuragiche e `e ` romane, l’attuale centro abitato pero di origini medioevali. Apparteneva al giudicato d’Arborea ed era incluso nella curatoria della Marmilla; dopo la caduta del giudicato dal 1409 venne governato direttamente da funzionari reali unitamente a tutta la Marmilla. Nel 1421 fu incluso nei territori che furono concessi in feudo a Raimondo Guglielmo Moncada e che nel 1454 furono confiscati a suo figlio. Poco dopo il villaggio e il vasto territorio furono venduti all’asta e acquistati da Simone Royg, un finanziere cagliaritano che a sua volta li rivendette a Pietro di Be` (=), genero del conte di Quirra. salu Le vicende dello squattrinato gentiluomo sono ben note: S. quindi fu compreso in quella parte della Marmilla che gli fu tolta da Dalmazio Carroz e

annessa al grande feudo di Quirra nel 1477. Da questo momento il villaggio ` a far parte del vasto feudo di entro Quirra e nel corso dei secoli successivi ` ai Centelles, ai Borgia, ai Catala ` passo e infine agli Osorio ai quali fu riscattato nel 1838. Nel 1821 il villaggio fu incluso nella provincia di Oristano; dal 1848 fece parte della divisione amministrativa di Cagliari e dal 1859 della ricostituita provincia. & ECONOMIA Le attivita ` di base della sua economia sono l’agricoltura, in particolare la cerealicoltura e la viticoltura, e l’allevamento del bestiame, soprattutto bovini, suini ed equini (i ben noti cavallini della Giara). Unico ` industriale una picsegno di attivita cola impresa metallurgica; poco sviluppata anche la rete di distribuzione ` collegato da commerciale. Servizi. S. e autolinee agli altri centri della provin` dotato di Pro Loco e medico. Poscia. E siede una Biblioteca comunale. & DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 166 unita di cui maschi 86; femmine 80; famiglie 70. La tendenza complessiva rivelava una diminuzione della popolazione, con morti per anno 0 e nati 2; cancellati dall’anagrafe 5 e nuovi iscritti 3. Tra i principali indicatori economici: imponibile medio IRPEF 12 468 in migliaia di lire; versamenti ICI 53; aziende agricole 49; imprese commerciali 6; esercizi pubblici 1; esercizi al dettaglio 2. Tra gli indicatori sociali: occupati 47; disoccupati 7; inoccupati 19; laureati 3; diplomati 17; con licenza media 33; con licenza elementare 70; analfabeti 11; automezzi circolanti 52; abbonamenti TV 60. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il ter` ricco di testimonianze archeoritorio e logiche che documentano la presenza dell’uomo a partire dal periodo prenuragico. Riferibili a questa fase sono le

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Seui domus de janas di Sa Domu ’e S’Orcu e di Grutta Sa Pedra, individuate da Giovanni Lilliu (=) e risalenti al Neolitico recente. Le due tombe, scavate nel calcare, sono caratterizzate dall’ingresso detto ‘‘a bocca di forno’’. Sono presenti anche numerosi nuraghi tra cui quelli di Furconi Pardu, Maghia Sattania, Narazzaxiu, Pau, Setzu, Suraxiu. Il ` interessante complesso nuragico piu `e ` quello di Corte Murus, situato pero ` sul ciglio meridionale della Giara. E costituito da un nuraghe monotorre che all’interno ha una camera ricoperta con volta a tholos e nell’area ` circondato da resti di abitaesterna e ` romana in pietra e laterizi zioni di eta che dimostrano come il sito sia stato ` ben utilizzato da una piccola comunita ` nuragica. Il oltre la fine della civilta fenomeno individuabile a Corte Murus si ripete anche in altri siti del territorio di S. Nel paese venne rinvenuta nel 1996 una tomba romana: proprio al centro dell’abitato, nella piazza Angelica, fu scoperta una sepoltura che ha restituito lo scheletro di una donna, di ` non superiore ai 25 anni, in dieta screto stato di conservazione. Il ricco corredo funebre (lacrimatoi, coppe, unguentari e la classica moneta posta nella bocca della morta) dimostra che si tratta di una sepoltura di epoca romana. & PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE Il paese ha conservato il suo impianto urbanistico tradizionale, con le case in pietra ingentilite dal porticato ` su un cortile al interno (lolla) che da quale si accede attraverso un impo` nente portale ad arco. L’edificio piu ` la chiesa di San Leoimportante e nardo, parrocchiale costruita nel secolo XIII in forme romaniche e andata in rovina nei secoli successivi. Nel secolo XVII fu totalmente ricostruita in forme baroccheggianti. Ha un im-

pianto a croce latina con una sola na` semplice, con il cavata; la facciata e ratteristico coronamento curvilineo. Accanto alla chiesa sorge il campanile a canna quadrata, unico avanzo della primitiva chiesa romanica. S., come del resto tutta la Marmilla, costituisce un patrimonio paesaggistico e ambientale che con varie iniziative recente` cercato di valorizzare: si e ` mente si e restaurato il Monte granatico e sono ` culturali. state promosse varie attivita & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Tra ` significative e ` da le feste popolari piu ricordare quella in onore di Sant’Ignazio da Laconi, che si svolge ad agosto. Nel periodo precedente si tiene una questua nel corso della quale gli organizzatori vanno di casa in casa, accompagnati da compaesani che cantano e ballano, e raccolgono dolci, vino e altri generi alimentari. Tutto quello che riescono a ottenere viene benedetto dal parroco e messo a disposizione dei partecipanti alla festa.

Setzu, Carlo Studioso di storia locale, ` sec. XIXscrittore (Pirri, seconda meta ?). Entrato in Seminario, divenne sacerdote; diresse per qualche anno il periodico ‘‘Voce Mariana’’. Tra i suoi scritti: La Barbagia e i Barbaricini, 1911; Antico simulacro di S. Maria Chiara, 1917; Calendario storico descrittivo sardo, 1928; Cuncalliccu, commedia, 1930.

Seu, Giuseppe Archeologo (n. Siniscola 1943). Giornalista pubblicista dal 1992, dirige ‘‘Sardigna antiga’’, periodico dell’associazione archeologica nuorese. Tra i suoi scritti: La dea madre di Gardupintu, ‘‘Sardigna antiga’’, I, 2, 1982; Nuovi ritrovamenti dal Neolitico al punico. Orgosolo, ‘‘Sardigna antiga’’, II, 1, 1983; Menhirs nella valle dell’Isalle, ‘‘Sardigna antiga’’, VIII, 5, 1989.

Seui Comune della provincia dell’O` gliastra, compreso nell’XI Comunita

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Seui montana, con 1587 abitanti (al 2004), posto a 820 m sul livello del mare alle pendici meridionali del Gennargentu. Regione storica: Barbagia di Seulo. Diocesi di Lanusei. & TERRITORIO Il territorio comunale, di forma grosso modo triangolare con un prolungamento verso sud, si estende per 148,20 km 2 e confina a nord con Arzana e Gairo, a est ancora con Gairo, con Ussassai e Ulassai, a sud con Esterzili, a ovest ancora con Esterzili, con Sadali e con Seulo. Si tratta di una regione montuosa, coperta in parte di boschi, e adibita prevalentemente a pascolo. Appartiene tutta al bacino idrico del Flumendosa, che scorre a nord per poi piegare verso la parte meridionale dell’isola; a breve distanza dal paese scorre il Rio di Sadali, suo affluente di sinistra. S. comunica attraverso la statale 198, che ha inizio dalla 128 nei pressi di Serri e va a concludersi in Ogliastra, a Tortolı`; il ` toccato anche dalla ferrovia a paese e scartamento ridotto Mandas-Arbatax, utilizzata oggi soprattutto a scopo turistico. & STORIA Il territorio possiede numerosi nuraghi, ma l’attuale centro abi` di origine medioevale. Appartetato e neva al giudicato di Cagliari ed era incluso nella Barbagia di Seulo di cui per un certo periodo fu il capoluogo. Nella divisione del 1258, seguita alla caduta del giudicato, S. fu incluso nei territori toccati ai Visconti e annessi al giudicato di Gallura. Quando la dinastia si estinse alla fine del secolo XIII venne amministrato da funzionari pisani. Su` bito dopo la conquista aragonese entro a far parte del Regnum Sardiniae e fu infeudato con tutta la curatoria a Ni` Carroz, Bartolomeo Subirats e Gucolo glielmo di Montgry, i quali divisero il territorio in tre parti. Negli anni successivi i Subirats acquistarono la parte

` Carroz, dei Montgry e nel 1345 Nicolo che aveva sposato l’erede dei Subirats, ` in possesso dell’intero territorio. entro ` S. passo ` a Olfo Dopo la morte di Nicolo da Procida che nel 1349 lo vendette a Bartolomeo Cespujades. Quest’ultimo lo cedette ad Alibrando de Ac ¸ en il quale nel 1352 vendette tutto il territorio a Giovanni Carroz che lo unı` al suo feudo di Mandas. Fu questa una scelta ` in modo decisivo la storia di che segno S.; il villaggio infatti, a parte la parentesi tra il 1366 e il 1409 quando durante le guerre tra Aragona e Arborea fu occupato dalle truppe giudicali, rimase indissolubilmente legato a Mandas. ` dai Carroz Nei secoli successivi passo ai Maza de Lic ¸ana, ai Ladron, agli Hur˜ iga, ai Pimentado de Mendoza, agli Zun tel e infine ai Tellez Giron ai quali fu riscattato nel 1838. Nel corso del secolo ` sede di una delle curie XVII divento che amministravano la giustizia nel vasto feudo di Mandas e divenne quindi un piccolo capoluogo con gli uffici dell’amministrazione baronale e le carceri. Nel 1821 fu creato capoluogo di mandamento e inserito nella provincia di Isili. Dal 1848 fece parte della divisione amministrativa di Cagliari e dal 1859 dell’omonima provincia. Quando ` nel 1927 fu istituita la provincia di pero ` a farne parte. Nel corso Nuoro S. entro dell’Ottocento il Lamarmora promosse la valorizzazione delle miniere di car` pero ` cesso ` nella bone, la cui attivita ` del Novecento. Dello stato prima meta ` delsociale del paese nella prima meta l’Ottocento ci parla lo studioso Vittorio Angius che scrive: «Popolazione. Nel censimento del 1846 si notaron per Seui anime 1750, distribuite in famiglie 409 e in case 360 (?). Si distinsero poi in rispetto alla condizione domestica i 791 maschi in scapoli 455, ammogliati 310, vedovi 26, e le 959 femmine in zitelle 562, maritate 308, vedove 89. I

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Seui disagi e la poca cautela contro le varia` zioni atmosferiche fanno che la sanita pubblica non sia tanto buona, quanto ` de’ due principrometterebbe la bonta pali elementi della vita, l’aria e l’acqua. Le infiammazioni toraciche e addominali e le febbri autunnali sono le malattie comuni. Per cura delle quali non si suole avere che un chirurgo e ` stata stabilita una due flebotomi. Vi e farmacia, e si intende che molte droghe non sono tanto fresche. In alcune case, dove non si ha molta fiducia nelle persone dell’arte, usano le donne seuesi di preparare a’ febbricitanti delle decozioni di centaura minore, di gramigna, di fior di sambuco o di assenzio. La scuola primaria numera, ` , circa 20 fanciulli, alcuni quando piu de’ quali appena imparano a leggere. Professioni. Sono applicate all’agricoltura persone 260, alla pastorizia 340, al piccol commercio 110, a’ mestieri 50. I ferrari e falegnami lavorano continuamente non solo per servigio del paese, ma anche per il commercio. Le donne sono laboriosissime in filare e in tessere principalmente la lana per i bisogni della casa e per il commercio, ottenendo per la incessante fatica un notevole guadagno. Agricoltura. Non mancano in questa regione montuosa dei siti nei quali i cereali vegeterebbero prosperamente; ma accade spesso che quelli si lascino sodi e si arino altre terre, le quali sono naturalmente poco idonee a questa produzione. L’ordinaria seminagione suol essere di starelli di grano 750, d’orzo 400. Non si colti´ fave, ne ´ legumi, sebbene anche vano ne a queste specie non manchino siti perfettamente adattati. Il frumento di rado nella misura comune rende oltre l’8, e l’orzo oltre il 15. Nelle famiglie benestanti mangiasi pane di frumento, ma i servi devono contentarsi del pane d’orzo, che in tempi antichi era il pane

` fortunati, mentre gli altri mande’ piu giavano il pane delle ghiande. Non pare che siasi ancora introdotta la cultura della meliga, che potrebbesi coltivare in grande col favore delle acque; ` pero ` introdotta quella delle patate si e e distendendosi aumenta i mezzi di sussistenza. I terreni sono generalmente ottimi per questa specie. Non si ´ di lino, ne ´ di fa alcuna seminagione ne canape, sebbene, massime questa seconda specie, possa ben vegetare. Anche per l’orticultura sono terreni assai convenienti nelle vallate, ma all’infuori de’ cavoli, de’ pomi d’oro e delle ` cipolle, non si coltiva altro. La vite vi e prospera e fertile, e i grappoli se non ` in ogni giungono a perfetta maturita ` accade perche ´ non si e ` saputo parte cio scegliere il sito conveniente. Si hanno ` di uve bianche e rosse. I molte varieta ` , e credo vini sono di mediocre bonta massime per difetto di manipolazione. Se ne fa a sufficienza per i bisogni della consumazione. Gli alberi fruttiferi frondeggiano intorno al paese con molto lusso di vegetazione e fanno ` coselve in alcune parti. Le specie piu muni sono: noci, nociuoli, castagni, peri, susini, ciriegi. La prima specie non sorpassa di molto il migliajo, la seconda eccede forse i 3000 ceppi, la terza i 5000, la quarta i 4000, la quinta i 4500, la sesta i 5000. Pastorizia. Questa ` piu ` idoregione nella massima parte e nea alla pastura, che alla coltura, nell’attuale condizione di queste due industrie nell’isola. I pascoli sono abbondanti per vacche, capre e porci, e nella buona stagione vi possono essere nutrite le pecore con erbe sostanziose ed aromatiche. I terreni di pastura sono divisi in varie cussorgie, o distretti pastorali. Il bestiame per servigio dell’agricoltura numera buoi 340, cavalli 300, asini 220. Si tengono anche de’ majali, in totale 80, e si educa pure del

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Seui pollame. Il bestiame rude componesi di vacche 1000, capre 7000, pecore 10 000, porci 1200, cavalle 200. Pascono tutti ne’ terreni comunali, ma le pecore dagli ultimi d’ottobre al maggio, per´ il clima si fa freddo, e non potrebbe che la specie reggere sotto le inclemenze atmosferiche, principalmente nelle grandi nevate, discendono verso le marine. I pastori spendono per la pastura quasi tutto il frutto delle greggie. I formaggi fini sono molto riputati a causa ` dei pascoli. Quello che sodella bonta pravanza al paese vendesi a’ negozianti dell’Ogliastra e del Sarrabus insieme con le pelli, e le lane, e vendesi pure ne’ paesi della gran valle, secondo che vadano a svernare o nelle marine orientali, o nelle occidentali, o ne’ piani. In molti siti del territorio, massime in quelli che sono ben riparati, sogliono i pastori coltivar le arnie. Commercio. I seuesi vendono alcuni articoli agrari, segnatamente le frutta de’ castagni, nociuoli, noci, ciriegi, ecc.; vendono pure de’ tessuti di lana, e alcuni articoli di ferro e di legno lavo` rato; ma il principale ramo del lucro e nei prodotti pastorali, capi vivi, pelli, ` difficile computare lane, formaggi. E quanto sia il totale provento, ma proba` superiore alle ll. bilmente non sara ` del trasporto 120 000! La difficolta delle derrate scema di molto i guadagni, e faticano molto per poco i viandanti che girano le provincie trasportando sul dorso de’ ronzini gli articoli del loro commercio per l’interno o per l’estero. Quando la strada traversale ` fatta, e agevolato il alla Ogliastra sara carreggiamento, e tutti gli indugi che ora comandano i fiumi, la sorte di que` di molto». A parsto paese migliorera tire dal secondo dopoguerra la popola` andata diminuendo a zione di S. e causa di forti correnti di emigrazione.

Seui – Veduta del centro abitato. & ECONOMIA Le attivita ` di base della sua economia sono l’allevamento del bestiame, in particolare di ovini e caprini ma anche di suini e bovini, e in misura minore l’agricoltura, in particolare l’orticoltura e la frutticoltura. Negli ultimi decenni si sta svilup` inpando anche una modesta attivita dustriale limitata al settori alimentare ` poco organizzata la e dell’edilizia. E rete di distribuzione commerciale. Vi operano un albergo con 16 posti letto e ` collegato da un ristorante. Servizi. S. e autolinee e dalla ferrovia agli altri cen` dotato di Pro tri della provincia. E Loco, stazione dei Carabinieri, medico, guardia medica, farmacia, scuola dell’obbligo e scuola secondaria superiore (Liceo scientifico), sportello bancario. Possiede la Biblioteca comunale e un museo. & DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 1609 unita di cui maschi 797; femmine 812; famiglie 682. La tendenza complessiva rivelava una diminuzione della popolazione, con morti per anno 15 e nati 15; cancellati dall’anagrafe 43 e nuovi iscritti 22. Tra i principali indicatori economici: imponibile medio IRPEF

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Seui 14 713 in migliaia di lire; versamenti ICI 845; aziende agricole 263; imprese commerciali 99; esercizi pubblici 15; esercizi all’ingrosso 3; esercizi al dettaglio 46; ambulanti 5. Tra gli indicatori sociali: occupati 370; disoccupati 114; inoccupati 198; laureati 27; diplomati 149; con licenza media 666; con licenza elementare 498; analfabeti 39; automezzi circolanti 377; abbonamenti TV 408. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il ter` particolarmente ricco di testiritorio e monianze del periodo nuragico: tra ` , Ardassi, Caqueste i nuraghi Anulu steddu, Cercessa, Margiani Pubusa, Funtana Manna, Salei, S’Ollastu Entosu, alcuni collocati a quote particolarmente elevate. Di notevole interesse anche il villaggio nuragico di Ar` alcuni pozzi sacri e Tombe di dasi, piu giganti. & PATRIMONIO ARTISTICO, CULTURALE E AMBIENTALE Il paese ha conservato il suo assetto tradizionale, specie nel rione Pes de Idda, cuore del centro storico, dove sono ancora conservate le ` piani in abitazioni tradizionali a piu pietra schistosa e legno con i caratteristici balconi in ferro battuto. Il suo tessuto urbano comprende anche gli edifici del Percorso museale monumen` da qualtale seuense, in funzione gia ` riprese ampliato e orche anno e a piu dinato a cura del professor Francesco Carboni, nativo del luogo e docente ` di Cagliari, e che presso l’Universita contiene alcune interessanti collezioni. A poca distanza la chiesa di Santa Maria Maddalena, parrocchiale costruita nel secolo XVI e successivamente modificata; nel 1904, ormai in rovina, fu chiusa al culto, ricostruita e riaperta dopo qualche anno. Ha un impianto a tre navate completate da cappelle laterali e dal presbiterio. All’interno sono conservate una statua in le-

gno policromo della santa titolare risalente al Seicento e un fonte battesimale dello stesso periodo. A poca distanza sorge il campanile a canna quadrata che ha conservato i caratteri della chiesa originaria. Altro edificio ` il Carcere barodi grande interesse e nale, costruito nel secolo XVII a opera ` del duca di Mandas; recentemente e stato restaurato e inserito in un percorso museale. Notevole il compendio naturalistico che fa capo al paese: si tratta della foresta demaniale di Montarbu, importante per la presenza di specie endemiche, e luogo di passeggiate all’interno dei tratti ricoperti di vegetazione che portano anche ai nuraghi d’alta quota e ad alcuni punti panoramici. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI In alcune feste popolari si conserva la memoria storica del paese; tra queste occorre ricordare la festa di Sant’Efisio. I festeggiamenti hanno inizio la sera del 14 gennaio con l’accensione in tutti i rioni del paese di grandi fuochi (is fogaronis), attorno ai quali la popolazione passa tutta la notte in allegria e tra abbondanti libagioni, intenta a celebrare una sorta di unione tra tutti gli abitanti del paese. A pochi giorni di distanza, il 16 e 17 gennaio, in occasione della festa di Sant’Antonio ` attorno Abate, vengono accesi altri falo ai quali si rinnovano i canti e i balli degli abitanti, quasi a salutare l’imminenza della fine dell’inverno. Suggestivi i riti della Settimana santa e in particolare la cerimonia della deposizione del Cristo dalla Croce (s’Iscrava` luogo a una specie di samentu) che da cra rappresentazione in sardo. Altra ri` la festa della correnza importante e Madonna del Carmelo che si svolge il 16 e 17 luglio presso la chiesa campestre omonima (Nostra Segnora ’e su Cramu), che fu costruita nel 1920 nella

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Seulo ` di Arquerı`, a piu ` di 1000 m sul localita livello del mare in mezzo a un fitto bosco e non lontano dalle grotte di Arquerı`, legate alla leggenda delle fate ` che vi avrebbero abitato. La chiesa e centro di un culto profondamente radicato. La sua costruzione fu voluta dagli abitanti di S. per conservare la tradizione di una festa che si svolgeva vicino ad Arzana e vedeva riunite le genti dell’Ogliastra e della Barbagia di Seulo, ma che era stata interrotta nel 1919 in seguito a un grave fatto di sangue. La festa viene organizzata da un comitato di obrieri eletto annualmente, e culmina nella processione con la quale la statua della Madonna viene accompagnata dalla parrocchia fino ad Arquerı`, sistemata su un carro trainato da buoi seguito da cavalieri in costume. Durante i giorni della festa i momenti religiosi si alternano ai momenti delle danze, dei canti e delle gare poetiche; nella notte talvolta i pellegrini rischia`. Di grande rano le tenebre con dei falo ` anche il costume. L’abbiinteresse e ` cogliamento tradizionale femminile e stituito da una camicia di tela bianca con il collo tondo e due strisce a traforo sul petto, e da una gonna di raso nero a fiori viola guarnita con trina e lustrini (sa unnedda). Sopra la camicia si indossano il busto (su cossu) di broccato a fiori giallo oro con bordo blu chiuso sul davanti con automatici e la giacca (su gipponi) dello stesso tessuto della gonna e con le stesse guarnizioni. Sopra la gonna si indossa il grembiule di pizzo nero (su deventali). L’abbiglia` completato da un fazzoletto di mento e panno rosso con bordo azzurro (su mantu) chiuso con una catena d’oro (su giunchigliu). L’abbigliamento tradi` costituito da una cazionale maschile e micia di tela bianca a collo basso e pettina pieghettata e dai calzoni di tela grezza (bragas). Sopra la camicia si in-

dossano il gilet (su croppette) di panno sul davanti e di tela nella parte posteriore, chiuso al centro con cinque bottoni; e la giacca semplice di panno e senza cappuccio. Sopra i calzoni si portano il gonnellino (sa raga) di tessuto leggero nero e le ghette (sas carzas) di ` comorbace nero. L’abbigliamento e pletato da una berritta di panno nero.

Seulo Comune della provincia di Ca` mongliari, sede della XIII Comunita tana, con 1023 abitanti (al 2004), posto a 799 m sul livello del mare alle falde sud-occidentali del Gennargentu. Regione storica: Barbagia di S. Diocesi di Lanusei. & TERRITORIO Il territorio comunale, di forma grosso modo romboidale con un prolungamento verso sud, si estende per 58,86 km2 e confina a nord con Gadoni e Aritzo, a est con Seui, a sud con Sadali e Villanovatulo, a ovest con Gadoni. Si tratta di un territorio montano, in parte spoglio, in parte ricoperto di boschi, e inciso profondamente da alcune vallate tracciate dal Flumendosa, che scorre a occidente del paese, e dai suoi affluenti. A nordest di S. si trova il monte Perdedu, 1334 m, a sud-ovest il Gastea, 797. Il paese comunica per mezzo di una strada secondaria che ha inizio lungo la statale 295, nei pressi di Aritzo, e passando anche per Gadoni si dirige verso la 198, che raggiunge a Sadali; tra Gadoni e S. oltrepassa il Flumendosa con un ar` alto di quelli esistenti dito ponte, il piu nell’isola. & STORIA Il territorio possiede numerosi nuraghi ma l’attuale centro abitato, che ha dato il nome alla regione, ` di origine medioevale. Apparteneva e al giudicato di Cagliari ed era incluso nell’omonima curatoria. Nella divisione del 1258, seguita alla caduta del giudicato, S. fu incluso nei territori toccati ai Visconti e annessi al giudicato

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Seulo di Gallura. Quando la dinastia si estinse a partire dalla fine del secolo XIII fu amministrato da funzionari pisani. Subito dopo la conquista arago` a far parte del nese il villaggio entro Regnum Sardiniae e fu infeudato, uni` tamente a tutta la curatoria, a Nicolo Carroz, Bartolomeo Subirats e Guglielmo di Montgry, i quali divisero il territorio in tre parti. Negli anni successivi i Subirats acquistarono la parte ` Nicolo ` Cardei Montgry. Nel 1345 pero roz, che aveva sposato l’erede dei Subi` in possesso dell’intero terrirats, entro ` a Olfo torio. Dopo la sua morte S. passo da Procida che nel 1349 vendette a Bartolomeo Cespujades. Quest’ultimo lo cedette ad Alibrando de Ac ¸en il quale nel 1352 vendette tutto il territorio a Giovanni Carroz che lo unı` al suo feudo di Mandas. Da questo momento il villaggio infatti, fatta salva la parentesi tra il 1366 e il 1409 quando durante le guerre tra Aragona e Arborea fu occupato dalle truppe giudicali, rimase indissolubilmente legato a Mandas. Nei ` dai Carroz ai secoli successivi passo Maza de Lic ¸ana, ai Ladron, agli Hur˜ iga, ai Pitado de Mendoza, agli Zun mentel e infine ai Tellez Giron ai quali fu riscattato nel 1838. Nel 1821 fu inserito nella provincia di Isili. Dal 1848 fece parte della divisione amministrativa di Cagliari e dal 1859 dell’omo` nel 1927 nima provincia. Quando pero fu istituita la provincia di Nuoro S. en` a farne parte. Lo studioso Vittorio tro Angius ci parla della vita economica e ` dell’Otsociale di S. nella prima meta tocento nella relazione che troviamo nel Dizionario del Casalis, dove si legge: «Popolazione. Nel censimento del 1846 notossi la popolazione di S. di anime 744, distribuite in famiglie 208 e in case 206. Era il numero de’ popolatori maggior che sia adesso prima del 1830; ma per l’influenza vajuolosa e

per le petecchie che imperversavano in quell’anno accadde una notevole diminuzione, essendo mancati 117. In rispetto quindi allo stato domestico si distinsero i 350 maschi in scapoli 214, ammogliati 122, vedovi 14; le 394 femmine in zitelle 228, maritate 124, in vedove 42. Probabilmente la popolazione attuale supera di anime 90 il numero notato nel censimento. I numeri del movimento della popolazione sono nascite ` 30, morti 17, matrimoni 6. L’istruzione e mancante, e restano vive nel volgo molte assurde credenze e molte pratiche ridicole, contro le quali sono quasi sempre muti i preti, che tanto gridarono contro le cantiche funerali (attitidu) le quali per antichissimo costume si soleano fare in onore de’ defunti. Le ` frequenti sono negli uomalattie piu mini la pleuritide e l’ernia, nelle donne i morbi provenienti dalla cessa` causa zione del mestruo, della quale e l’andar scalze nella campagna anche in tempi piovosi. Non sono infrequenti le febbri autunnali colte in qualche vallata produttiva di miasmi. Per la cura delle malattie non si ha spesso che qualche flebotomo. Manca ogni soccorso di levatrice, e le partorienti sono assistite dalle parenti. Professioni. Le persone che sono applicate al` di 100, l’agricoltura non sono forse piu molte delle quali in tempo che vacano dai lavori viaggiano per vendere certe derrate; all’agricoltura circa 180, a’ mestieri 16, al commercio forse 30, non compresi quelli, che fanno pure l’agricoltura. Le donne lavorano indefessamente nei telai fabbricando panni e tele, provvedendo al bisogno della casa e ottenendo qualche guada` un mobile di tutte le gno. Il telajo e ` frequentata case. La scuola primaria e da circa 12 fanciulli. Quelli che in tutto il paese sanno leggere e scrivere non ` di 20, compresi i preti ed i nosono piu

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Seulo tai! Agricoltura. Essendo, come abbiamo accennato, poco idoneo il ter` reno alla coltivazione de’ cereali, e ` che si semina, e si pospoca la quantita sono computare dati a’ solchi starelli di grano 200, di orzo 250, di fave 20, di granone 6, di lino 3, di canapa 2, di le` gumi 5. La fruttificazione ordinaria e del 7 pel frumento, del 12 per l’orzo, del 10 per le fave, di cantara 6 di stoppia, e di due di canape. Sebbene paja ` vero l’agricoltura negletta, tuttavolta e ´ la che ha fatto de’ progressi, perche ` che si seminava in altri tempi quantita era di molto inferiore, massime in rispetto al frumento. La maggior parte mangiano pane d’orzo. La cultura delle ` convenientissimo il patate alle quali e suolo si va distendendo: cosı` si accresce un altro facil mezzo di sussistenza. ` pero ` vero che si avanza troppo Egli e lentamente. Per le specie ortensi si ` hanno ottimi terreni nelle valli, dove e il comodo di poter inaffiare la piantagione; ma pochi attendono a questa ` comuni sono i cultura. Le specie piu cavoli, le cipolle, lattughe, pomi d’oro, e i fagiuoli. Qui, come in Seui, prospera la vite, ma non matura bene in quelle parti, che non sono ben soleggiate. Il ` di mediocre bonta ` . Le varieta ` vino e ` di 16 tra bianche e delle uve non piu nere. Una piccola porzione di mosto si cuoce per la sapa. Gli alberi fruttiferi ´ si sono in numero notevole, perche computano in totale intorno a 13 000, i quali sono sparsi ne’ vigneti, in alcuni orti e tra l’abitato. Le specie sono noci, castagni, ciriegi, peri, meli, susini, mandorli, olivi, nociuoli, peschi, fichi, albicocchi, ecc. Si hanno pure de’ gelsi, sebbene in pochissimo numero, e in qualche tempo si facean dei bozzoli. Oltre le vigne sono alcune terre chiuse, ma di poca estensione, le quali servono spesso per la pastura del bestiame manso, e talvolta per seminarvi. Anti-

camente la seminagione e il maggese si alternava, come costumasi generalmente, ma poi invalse il costume di seminare per due anni consecutivi lo stesso suolo. Generalmente dopo l’8 settembre e anche prima a dispetto della legge molti attaccano il fuoco alle stoppie, senza nessuna precau´ la fiamma non si propazione perche ghi, come talvolta avviene con distruzione de’ grandi vegetabili. Pastorizia. Abbondano i pascoli per i porci, le capre e le vacche, e nella primavera e prima estate quello delle pecore nelle erbe comuni e principalmente nel serpillo o sermollino (armidda), di cui in ` gran questo, come in quello di Seui, e copia. Quando l’autunno si inoltra e manca la pastura alle pecore, allora i pastori discendono dalla montagna, e ` miti, dove sieno pavanno in climi piu scoli abbondanti. Il bestiame manso di S. ha nelle seguenti specie questi numeri: buoi per l’agricoltura 80, vacche mannalite che posson fare lo stesso servigio 70 con quaranta capi minori tra vitelli e vitelle, cavalli 90, porci 80, giumenti 70. Il bestiame rude componesi di vacche 1200 e di 250 tra tori e vitelle, di cavalle 120, di capre 3500, di porci 2000, di pecore 6500. I formaggi fini, o rossi, che si fanno ne’ pascoli del paese, se manipolati bene, sono molto pregiati per il gusto, e si vendono in Cagliari e in altri luoghi. I formaggi bianchi si porgono al commercio estero. ` praticata da’ pastori in L’apicultura e alcune regioni riparate dagli aquiloni. Commercio. Gli articoli da’ quali guadagnano i seulesi sono principalmente i prodotti pastorali, formaggi, capi vivi per le beccherie, e pelli; quindi i tessuti di lana e di lino che si portano nelle varie provincie dell’isola, e delle frutta degli alberi. Il totale che essi ricavano dalla vendita di questi articoli forse non sorpassa le 70 mila lire».

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Seulo ` di base dell’eECONOMIA Le attivita conomia di S. sono l’allevamento del bestiame, in particolare di ovini e caprini, ma anche di ovini e suini, e l’agricoltura, in particolare la viticoltura, la frutticoltura e orticoltura (rinomate le ciliegie e le patate), la silvicoltura. ` industriale, con qualche ecL’attivita cezione per alcune piccole aziende ` poco organizzata ` inesistente. E edili, e la rete di distribuzione commerciale. Vi operano un albergo con 24 posti letto e un’azienda agrituristica con sei posti ` collegato da autoliletto. Servizi. S. e ` nee agli altri centri della provincia. E dotato di Pro Loco, stazione dei Carabinieri, medico, farmacia, scuola dell’obbligo, sportello bancario. Possiede una Biblioteca comunale. & DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 1041 unita di cui stranieri 1; maschi 517; femmine 524; famiglie 437. La tendenza complessiva rivelava una diminuzione della popolazione, con morti per anno 9 e nati 6; cancellati dall’anagrafe 22 e nuovi iscritti 8. Tra i principali indicatori economici: imponibile medio IRPEF 14 224 in migliaia di lire; versamenti ICI 484; aziende agricole 370; imprese commerciali 55; esercizi pubblici 6; esercizi all’ingrosso 1; esercizi al dettaglio 15; ambulanti 3. Tra gli indicatori sociali: occupati 281; disoccupati 24; inoccupati 85; laureati 2; diplomati 42; con licenza media 377; con licenza elementare 383; analfabeti 22; automezzi circolanti 321; abbonamenti TV 285. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il ter` ricco di testimonianze archeoritorio e logiche che documentano la presenza dell’uomo a partire dal periodo prenuragico. All’Eneolitico appartengono le domus de janas di Ticci, scavate nella roccia e comprendenti diversi ambienti nei quali sono state rinvenute &

tra le altre cose numerose punte di freccia di ossidiana. Interessanti sono anche i nuraghi Gastea, Mannu, Nuraxeddu e Pauli, e il villaggio nuragico di Ticci. & PATRIMONIO ARTISTICO, CULTURALE E AMBIENTALE Il tessuto urbanistico ha mantenuto l’assetto tradizionale: su un insieme di strade larghe si affac` piani tipiciano le case in pietra a piu ` che delle zone montane. L’edificio piu ` la chiesa della Beata Verimportante e gine Immacolata, parrocchiale costruita in forme gotiche nel secolo ` XVI, probabilmente su una chiesa piu antica di cui rimangono tracce nella cappella della Vergine Assunta. L’edificio fu ristrutturato agli inizi dell’Ottocento e per l’occasione furono aggiunti il campanile, che ha una pianta quadrata, il presbiterio, la cupola e le due sagrestie laterali. All’interno conserva un fonte battesimale in marmo bianco a intarsi policromi e alcune statue in marmo dei secoli XVIII e XIX. Interessanti sono anche due chiese campestri, quella di Santa Barbara, posta all’ingresso del paese, e quella dei SS. Cosma e Damiano che, costruita nel secolo XVII, ha la facciata con un portale e un rosone tardogotici di buon ef` il patrimonio di fetto. Meraviglioso e foreste che circonda il paese con alberi rari e animali selvaggi tipici dell’in` anche la terno. Di grande bellezza e grotta di Is Janas, situata nella regione di Odoli lungo la strada per Sadali; al proprio interno comprende magnifiche concrezioni e spettacolari massi di alabastro. Fu conosciuta e frequen` ; nel tata dall’uomo fin dall’antichita Seicento il suo alabastro, lavorato da abili cavatori, permise la fabbricazione di molte delle colonne che adornano alcune chiese di Cagliari. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Nelle feste popolari si conservano le

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Seuni tradizioni e la memoria storica della ` . Le piu ` importanti sono il comunita ` incentrato sulla fiCarnevale, che e gura di un fantoccio di legno ricavato dal fondo di una botte; il fantoccio viene portato in giro per il paese a ricevere vino e altri doni; al termine della giornata le maschere che lo hanno accompagnato consumano le bevande e i cibi ricevuti in dono, nel corso di un grande banchetto comunitario. L’ultimo giorno il fantoccio viene bruciato nella piazza principale mentre una prefica intona antichi canti funebri. ` quella dei SS. CoAltra festa popolare e sma e Damiano che si svolge nella terza domenica di maggio e culmina con una processione nel corso della quale il simulacro dei due santi viene accompagnato dalla parrocchiale alla chiesetta omonima al canto di suggestivi gosos in sardo. Altro retaggio del passato sono le usanze che ancora sono praticate in occasione del matrimonio: lo sposo prima della cerimonia si reca a casa della sposa accompagnato dai parenti e da s’anguli ’e su sposu, vale a dire ‘‘l’angelo custode dello sposo’’; all’arrivo alla casa della sposa i parenti di lei tentano di allontanare l’angelo, che ` difeso dai parenti dello sposo; ne nae sce una breve ma gustosa pantomima mentre lo sposo e la sposa si recano da soli in chiesa.

Seuni Centro abitato della provincia di Cagliari, frazione di Selegas (da cui dista 2 km), con circa 200 abitanti, posto a 340 m sul livello del mare a nord-est del comune capoluogo, al centro della Trexenta. Regione storica: Trexenta. Archidiocesi di Cagliari. & TERRITORIO Il territorio e ` costituito dalle colline basse e arrotondate di questa regione, utilizzate soprattutto, da tempo immemorabile, per la coltivazione dei cereali. A oriente del villaggio scorre uno degli affluenti del

rio Mannu, che si dirige a sud per gettarsi nello stagno di Cagliari. Le comunicazioni sono assicurate da una breve bretella che collega S. al comune capoluogo; a Suelli, a 5 km di distanza, si trova anche la stazione lungo la linea ferroviaria a scartamento ridotto Cagliari-Mandas. & STORIA Il villaggio e ` di origine medioevale; faceva parte del giudicato di Cagliari ed era compreso nella curatoria della Trexenta. Con la capitolazione del giudicato e la divisione del 1258, fu compreso nella parte che venne concessa ai conti di Capraia e, ` ai giudici alla loro estinzione, passo d’Arborea. Nel 1295 Mariano II lo cedette al Comune di Pisa, e prima della ` sotto l’amminifine del secolo passo strazione diretta di Pisa. Dopo la con` a far parte del quista aragonese entro Regnum Sardiniae e nel 1326, all’atto della pace tra il re d’Aragona e Pisa, il villaggio fu compreso nel feudo concesso dal re d’Aragona al Comune di Pisa. Nel 1348 soffrı` a causa della peste ` quasi completamente; e si spopolo scoppiata nel 1353 la prima guerra tra Mariano IV e Pietro IV subı` altri danni ` a spopolarsi; rimase occue continuo pato dalle truppe del giudice d’Arborea fino al 1409. Dopo la battaglia di Sanluri, a partire dal 1420 fece parte dei territori concessi in amministrazione a Giacomo de Besora e nel 1434 venne trasformato in feudo. Nel corso dei secoli successivi tutto il territorio ` dai De Besora agli di Selegas passo Alagon e infine ai De Silva Alagon ai quali fu riscattato nel 1838. Nel 1821 S., che iniziava lentamente e ripopolarsi, fu compreso nella provincia di Ca` a far parte della gliari; nel 1848 entro divisione amministrativa di Cagliari e dal 1859 della ricostituita omonima provincia. Nel 1871 perse la propria

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Severa autonomia amministrativa e divenne frazione di Selegas. & PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE Il villaggio ha conservato l’assetto tradizionale, con le case in pietra completate da un grande cortile al quale si accede da un portale talvolta ` impormonumentale. L’edificio piu ` la chiesa di Santa Vittoria, partante e rocchiale costruita nel secolo XVI. La ` quella dedicata apfesta principale e punto alla patrona Santa Vittoria e si svolge il terzo lunedı` di maggio.

Seve Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato di Torres, compreso nella curatoria di Figulinas. Era posto a pochi chilometri da Banari. Nel secolo XII vi si impiantarono i monaci dell’ordine di San Giacomo di Altopascio, che vi costruirono un monastero-ospedale sfruttando la posizione del villaggio, situato lungo uno degli itinerari preferiti dai pellegrini (via Greciska). Agli inizi del secolo ` a far parte dei territori che XIII entro pervennero ai Malaspina per matrimonio; i nuovi signori favorirono lo sviluppo del monastero, ma estinta la dinastia giudicale lo inclusero nel loro piccolo stato feudale. Al momento della conquista aragonese essi si di´ chiararono vassalli del re, cosicche riuscirono a conservarne il possesso anche quando, scoppiata la ribellione dei Doria del 1325, vi aderirono. Con la morte dell’ultimo Malaspina, che aveva lasciato il villaggio a Pietro IV il ` sotto il dominio Cerimonioso, S. passo aragonese, ma a causa delle guerre tra Aragona e Arborea fu gravemente danneggiato e quindi abbandonato dalla popolazione.

Severa, santa (in sardo, Santa Severa, Santa Seda, Santa Sera, Santa Era) Santa vergine. La sua Vita, fantasiosa, fu scritta dal fratello Modoaldo vescovo di Treviri (622): discendente

dalla nobile famiglia D’Aquitania, visse intorno al 660-680, sua sorella ` il duca Pipino. Itta o Iduberga sposo ` il monastero di Santa Gemma, Fondo `re, a Villeneuve nella oggi Sainte-Seve diocesi di Bourges, del quale fu la prima badessa. Alcuni agiografi sostengono che discendeva da una famiglia d’Aquitania e che fu anche badessa del monastero benedettino di San Sinforiano a Treviri, dove morı` e venne sepolta, traslata nella chiesa di Santa Mattia durante uno scisma. Ma ` propennon tutti sono d’accordo; i piu dono per due sante diverse ricordate dalla Chiesa lo stesso giorno: una badessa di Santa Gemma e l’altra di San Sinforiano morta verso il 750. In Sardegna Non manca la santa se` centesca, vergine, martire in localita S’Utturu, territorio di Gonnosfana` stata costruita forse nel sediga, dov’e colo XI la chiesa in suo onore. Venerata anche a San Gavino Monreale: secondo la tradizione, sotto l’altare della sua chiesa sono sepolti due beati. La sterrina di Francesco Farci (1885-1975) riassume i santi venerati nell’area meridionale dell’isola: «In Deximu Sant’Arega / in Biddesorri Santa Fidi / in Serramanna Santa Maria diletta / in Samassi Sant’Emilianu patronu / in Seddori Santu Lorenzu siguru / in San Gavinu Santa Seda tali / Pabillonis a Santu Anni affesta / in Uras sa Maddalena in comunu / in Marrubiu su Rimediu precisu / e in Oristani Santa Gruxi» (A Decimomannu Santa Greca – a Villasor Santa Vitalia – a Serramanna Santa Maria – a Samassi Sant’Emiliano – a Sanluri San Lorenzo – a San Gavino Monreale Santa Severa – Pabillonis festeggia San Giovanni – Uras la Maddalena – Marrubiu la Madonna del Rimedio – e Oristano Santa Croce). [ADRIANO VARGIU]

Festa Si festeggia il 20 luglio; il Lunedı`

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Severino dell’Angelo a Gonnosfanadiga, la prima domenica di luglio a San Gavino Monreale, l’ultima domenica di settembre a Santa Giusta.

Severino, san (in sardo, Santu Severinu) Santo (?, 410 ca.-Passavia 482). Abate, nacque da una nobile famiglia romana; fu eremita in Oriente, monaco nel Norico. La sua Vita fu scritta dal discepolo Eugippo: «Dal 454 diffuse il ` monamessaggio evangelico, fondo steri, fu sempre riverito e amato da tutti, spesso inviso al clero, d’estate e d’inverno coperto d’una veste di lino, portava una ruvida cintura per penitenza, dormiva sulla nuda terra, in Quaresima mangiava una sola volta la settimana». Morı` l’8 gennaio 482 nel monastero di Favinae, traslato nel castello di Lucullano vicino a Napoli, nel 909 nell’abbazia benedettina di Napoli e infine a Frattamaggiore. [ADRIANO VARGIU]

Festa Si festeggia il 26 maggio a Igle` dedicata una chiesa cosias, dove gli e struita nel 1889 nella frazione di Bindua.

Severo, Alessandro Governatore ` della Sardegna (Roma, seconda meta ` sec. III). Nomisec. II-?, prima meta nato governatore della Sardegna durante il regno di Marco Aurelio, nel 227 fu il primo ad assumere il titolo di ` estesi sopraeses e ottenne poteri piu prattutto in campo giurisdizionale.

Severo, Flavio Valerio Imperatore romano (m. 307). Originario dell’Illirico, probabilmente un ufficiale al seguito di Galerio, divenne cesare della seconda tetrarchia (1 maggio 305) e gli fu verosimilmente affidata parte delle ` controllate da Massiprovince gia miano, fra le quali la Sardegna: nell’isola fu tuttavia ricordato solo in un miliario da Torralba, posto da Valerio Domiziano, dove V. occupa correttamente il terzo posto nel collegio imperiale.

Morto Costanzo Cloro (306), nonostante il pronunciamento delle truppe per Costantino, fu nominato Augusto d’Occidente da Galerio (agosto). L’usurpa` all’immezione di Massenzio porto ` dell’Italia diata defezione delle citta centro-meridionale e delle isole; da ` su Roma ma, sconfitto Milano V. marcio da Massimiano, corso in aiuto del figlio, fu catturato a Ravenna (aprile? 307). Trasportato nell’Urbe, dopo vane trattative fu giustiziato. [ANTONIO IBBA]

Severo, san = Anastasia, santa Sevillano Colom, Francesco Archivista, storico (Oropesa 1909-Barcellona ` come archivista 1976). Dal 1944 entro nell’Archivio della Corona d’Aragona di Barcellona, divenendone segretario; dal 1963 al 1965 fu inviato dall’UNESCO in diversi paesi del mondo. Tornato in Spagna, fu nominato direttore dell’Archivio di Majorca e docente ` delle di Paleografia nell’Universita Baleari. Autore di numerose pubblicazioni, in alcune ha affrontato problemi particolari della storia dei rapporti tra Sardegna e Catalogna nel Medioevo: tra gli altri, Cautivos sardos en Mallorca (siglo XIV), pubblicato in ‘‘Studi sardi’’, XXI, 1971.

Sevin Antico villaggio di origine romana, situato in territorio di Martis. Nel Medioevo fece parte del giudicato di Torres, compreso nella curatoria ` dell’Anglona. Fin dal secolo XII entro a far parte dei territori che i Doria ottennero in seguito ai matrimoni con alcune principesse della famiglia giudicale. Dopo l’estinzione della dinastia, essi lo inclusero nel piccolo stato feudale che formarono riunendo e organizzando villaggi e territori in loro possesso. Dopo la conquista aragonese, avendo i Doria prestato omaggio al re ` a far parte del Red’Aragona, entro gnum Sardiniae. Ma, scoppiata la ribellione del 1325, divenne teatro della

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Shadrapha lunga guerra tra Doria e Aragona, subı` gravi danni e scomparve prima della ` del secolo. meta

Sfogliano, Rossella Storica dell’arte ` en(n. sec. XX). Conseguita la laurea, e trata nella carriera del Ministero dei Beni culturali. Da funzionario della Soprintendenza ai beni artistici, ambientali di Sassari e Nuoro, ha avuto modo di occuparsi di alcuni importanti monumenti delle due province, su cui ha scritto: Il retablo di Castelsardo, ‘‘Archivio storico sardo di Sassari’’, VII, 1981; Il ciclo di affreschi tardo-medioevale, in Il castello di Bosa (a cura di Salvatorangelo Spano), 1981; Esempi significativi della scultura lignea del Seicento nella Sardegna settentrionale, in Arte e cultura del ’600 e ’700 in Sardegna (a cura di Tatiana Kirova), 1984; Santa Tecla di Nulvi: immagine di una chiesa cappuccina, ‘‘Quaderni nulvesi’’, I, 1985.

Sforza, Giovanni Archivista, studioso di storia (Montignoso 1846-ivi?, 1922). ` e diresse l’Archivio di Stato di Fondo Massa. Nel 1903 fu nominato sovrintendente agli archivi del Piemonte; nel 1922 divenne socio corrispondente dell’Accademia dei Lincei. Tra i suoi scritti: Mugaid e le sue imprese contro la Sardegna e Luni, ‘‘Giornale ligustico’’, XX, 3-4, 1893.

Sgarbi, Vittorio Storico dell’arte, deputato al Parlamento (n. Ferrara 1952). Dopo aver conseguito la laurea in Let` entrato nella carriera del Minitere e stero dei Beni culturali come funziona` ai programmi rio. Deve la sua notorieta televisivi che per alcuni anni ha con` e notevole verve poledotto con abilita mica. Particolarmente legato alla Sardegna, di cui ha studiato l’arte medioevale (il suo articolo Il maestro di Ozieri, pubblicato in ‘‘AD Sardegna’’, ` del 1985), dopo il suo ingresso in 50, e ` stato eletto deputato nel colpolitica e

legio della Sardegna nelle liste del ` per l’XI legislatura Polo delle Liberta repubblicana nel 1992. Sottosegretario ai Beni culturali nel secondo governo Berlusconi, ha continuato a mantenere rapporti con l’isola, mostrando interesse per personaggi e momenti dell’arte contemporanea sarda (da Giuseppe Biasi a Brancaleone Cugusi). Nel 1999, candidato nella lista promossa dall’editore Nicola Grauso, suo ` stato eletto conamico ed estimatore, e sigliere regionale del ‘‘Nuovo Movimento’’ per la XII legislatura nel colle` immediatagio di Sassari. Ha pero mente rinunciato preferendo optare per il Parlamento.

Sgarza = Zoologia della Sardegna Sgombro = Zoologia della Sardegna Shadrapha Divinita` orientale. Shadrapa o Shadrafa (in semitico sdrp, ‘‘ge` un dio guaritore, nio guaritore’’) e ` scudo contro i malefici, la cui origine e da ricercarsi intorno al II millennio a.C. nelle regioni orientali, probabilmente iraniche, e il cui culto, diffuso dai Fenici, prosegue fino a epoca ro` essere rappresentato sia mana. Puo come un giovane imberbe che come un adulto armato e i suoi animali attributo sono il serpente e lo scorpione. In ` trovare assimilato ad Egitto lo si puo Horus bambino, a sua volta legato a Bes, simbolo di vecchiaia e decrepitezza, che rinasce e si rinnova proprio in funzione della giovinezza di Horus, ` noto come Satrapes. mentre in Grecia e La sfera d’intervento di S. si sovrappone parzialmente con quella di altri ´ i taumaturghi fra i quali Horon e de Sid, e proprio a quest’ultimo compare associato in un rinvenimento epigrafico dal tempio di Antas (Fluminimaggiore), nel quale un supplice afferma di votare un’immagine di S. a Sid; questo ` insolito nell’antichita `, fenomeno non e per cui poteva accadere che talvolta si

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Sherdana votasse un oggetto in un luogo di culto non specificatamente dedicato al dio del quale si impetrava l’intervento (visiting god), in altri casi che l’ex voto riproducesse un singolo aspetto di una ` maggiore (nel multiforme divinita caso di Antas, Sid). [BARBARA SANNA]

Sherdana Termine designante un nucleo di genti attestate tra i cosiddetti Popoli del Mare i quali sconvolsero, approfittando di un grave periodo di crisi che investı` tutto il Mediterraneo orientale, gli assetti politici dei maggiori stati e potentati degli ultimi anni del secolo XIII a.C., specialmente in Egitto e nella costa siro-palestinese. Nella ` stato storia degli studi il termine e spesso messo in relazione con le antiche popolazioni della Sardegna nuragica sulla base della denominazione feˇ rdn come appare nella nicia dell’isola S stele di Nora. Nella stessa direzione si sono mossi i vari tentativi di accostare le rappresentazioni dei templi egiziani ai guerrieri espressi della bronzistica nuragica. Recenti scoperte di documenti in lingua accadica hanno consentito, diversamente dalla trascrizione geroglifica, la vocalizzazione del termine in Sherdana. Le attestazioni di genti S. coprono un arco cronologico esteso dai primi decenni del secolo XIV a.C. al XII a.C. Le lettere di corrispondenza da Tell El-Amarna, l’antica Akhetaton del faraone Amenhotep IV, riportano le comunicazioni del vassallo Rib-Addi di Biblo, al cui servizio vengono annoverati per la prima volta gli Sherdana. Ancora nella battaglia di Qadesh, un contingente di S. risulta schierato al fianco dell’esercito egiziano retto da Ramesse II, mentre alcuni dei successivi Popoli del Mare di possibile origine anatolica ed egea si trovano schierati col re ittita Muwatalli: di questo evento rimane traccia nei rilievi di Luxor e Abido. Nell’ul-

timo quarto del secolo XIII a.C. il faraone Merneptah dovette fronteggiare l’avanzata delle popolazioni libiche coadiuvate da S., Teresh, Shekelesh e altri, come si evince dai rilievi e dalle iscrizioni di Karnak e Athribis. Al tempo del faraone Ramesse III, nei primi decenni del secolo XII a.C., si ebbero infine i tragici combattimenti contro la grande coalizione dei Popoli del Mare, che si risolsero con la vittoria egiziana raffigurata nei rilievi dell’edi` ficio templare di Medinet Habu. Non e ` secondo agevole stabilire le modalita le quali alcuni S. furono fatti prigionieri e/o inquadrati militarmente in ` egizia. Infatti, anche seno alla societa grazie ad alcune importanti testimonianze letterarie (il papiro Harris e Wilbour) si desume il successivo asservimento di alcuni S. sotto il pieno con` docutrollo egizio, mentre per altri e mentato lo stanziamento in area palestinese. Appare evidente, in primo ` costiluogo, come le genti S. siano gia tuite e definite prima ancora di venire annoverate tra i Popoli del Mare. Sul piano letterale andrebbe inoltre sfumato il valore ‘‘geografico’’ da attribuire all’espressione di Popoli del Mare, che nella lingua e nell’immaginario egiziano dovette indicare piutto` col mare e le sto una certa familiarita ` , tra le quali il comcorrelate attivita mercio e la pirateria svolsero indubbiamente un ruolo importante. A que` stato affermato che le sto proposito e tragiche rappresentazioni del tempio di Medinet Habu non registrano acriticamente l’evento storico ma rispondono piuttosto a intenti autocelebrativi e motivazioni di ordine politico. D’altronde l’azione e le manovre militari dei Popoli del Mare (e degli S. in particolare) non presentano quel ca` e programmarattere di unitarieta zione che presupporrebbe, invece, un

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Siamaggiore disegno organico opportunamente prestabilito. Lo stesso raggio d’azione degli S. pare notevolmente allargato sia nella dimensione geografica che diacronica. Sembrerebbe desumibile, infine, una certa autonomia di manovra in relazione al fatto che sono gli unici tra i Popoli del Mare a trovarsi schierati anche contemporaneamente ` fronti opposti, fatto che posu piu trebbe attenuare l’ipotesi della sola appartenenza a un corpo militare rigidamente disciplinato, in favore di un legame etnico che potrebbe giustificare differenti scelte di campo. Tanto ` che si ha notizia di S. catturati in piu battaglia da altri S. Sul piano archeologico, se non sussistono argomenti decisivi a favore dell’identificazione con le ` pur vero popolazioni della Sardegna, e che recenti scoperte e vecchie acquisizioni convincono ad abbandonare definitivamente l’impressione di una cultura lontana dal mare e non avvezza alla navigazione. La rete delle rela` delineata dalla zioni internazionali e presenza di ceramica micenea in diversi siti della Sardegna e dalle testimonianze di cultura filistea restituite da Neapolis e Sant’Imbenia che inducono a riflettere ulteriormente sui rinvenimenti di elementi della cultura materiale nuragica a Creta, a Lipari e, recentemente, nel sud della penisola ` reiberica (Huelva). Tra gli scritti piu centi, a partire dal romanzo Shardana di Vittorio Melis, 2001, si possono vedere Leonardo Melis, Shardana. I popoli del mare, 2002, e Giangiacomo Pisu, La flotta Shardana. Storia, tecnica, mito e rotte, 2004. [MICHELE GUIRGUIS]

Siamaggiore Comune della provincia di Oristano, incluso nel Comprensorio n. 16, con 1007 abitanti (al 2004), posto a 8 m sul livello del mare poco a nord del corso terminale del Tirso. Regione sto-

rica: Campidano Maggiore. Archidiocesi di Oristano. & TERRITORIO Il territorio comunale, di forma grosso modo triangolare, si estende per 13,22 km2, compresa la frazione di Pardu Nou, e confina a nord con Zeddiani e Tramatza, a est con Solarussa, a sud e a ovest con Oristano. Si tratta di una porzione della piana campidanese, fertile, ricca di acque e tradizionalmente utilizzata per l’agricoltura. Il paese si trova a breve distanza dalla superstrada Cagliari-Sassari; comunica inoltre, per mezzo di strade secondarie, con Zeddiani a nord, con Solarussa a est e con Silı` e Oristano a sud. ` vicina stazione ferroviaria e `, La piu lungo la linea Oristano-Chilivani, a Solarussa, a 6 km di distanza. & STORIA Il villaggio ha origini medioevali; apparteneva al giudicato d’Arborea ed era incluso nella curatoria del Campidano Maggiore. Dopo la caduta ` del giudicato d’Arborea, nel 1410 entro a far parte del marchesato di Oristano e, da quando il grande feudo fu confiscato a Leonardo Alagon, prese a essere amministrato da funzionari del re dal 1479. I suoi abitanti continuarono a godere di questo privilegio e a difenderlo gelosamente nei secoli succes` , quando fu costisivi; nel 1767, pero tuito il marchesato d’Arcais concesso a Damiano Nurra (= Nurra3 ), S. nonostante le proteste dei suoi abitanti vi fu ` incluso. Agli inizi dell’Ottocento passo dai Nurra ai Flores ai quali fu riscattato nel 1838. Nel 1821 fu incluso nella provincia di Oristano; dal 1848 nella divisione amministrativa di Cagliari e dal 1859 nella omonima ricostituita provincia. Di questo periodo abbiamo la testimonianza di Vittorio Angius: «Popolazione. Nel censimento del 1846 si contarono in S. anime 701, distribuite in famiglie 195 e in altrettante case. Furono distinte nell’uno ed altro

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Siamaggiore ` sesso in rispetto ai vari stadi dell’eta nel modo seguente. E si distinsero in rispetto del vario stato domestico i 366 maschi in scapoli 208, ammogliati 145, vedovi 13; e le 335 donne in zitelle 160, maritate 145, vedove 30. I numeri del movimento della popolazione sono, nascite 28, morti 18, matrimoni 5. Le malattie predominanti sono infiammazioni di vario genere, febbri periodiche autunnali, cachessie. L’istruzione ` pochissima in tutti i rispetti, e l’elee ` stata stabilita la mentare, per cui e scuola primaria, poco o nulla giova, per negligenza del maestro e per altre cause. Le donne lavorano al telajo e provvedono almeno delle tele la famiglia. Agricoltura. La parte bassa del ter` fertile di tutto, la ritorio (su Benaji) e ` rilevata (su Gregori) che per parte piu ` men umida dell’altra e ` conseguenza e idonea alla cultura del grano, dell’orzo, del lino, e in alcuni tratti anche ` della a quella delle fave. La quantita seminagione suol essere la seguente, starelli di grano 550, d’orzo 200, 100 di fave, legumi 20. La fruttificazione ordinaria del grano, orzo e fave, suol essere del 10. Di lino se ne raccolgono 270 cantare. Nel Benaji si ha un luogo molto acconcio alla coltura del granone e delle specie ortensi, e non pertanto pochi ci badano, e per poca intelligenza hanno men lucro che potrebbero avere. Le cornacchie che vengono su queste terre in grandi stormi danneggiano i seminati, scavando e mangiando i semi delle fave. La nebbia diminuisce spesso le raccolte. Bestiame. Il bestiame di servigio consta di buoi 180, vacche 50, cavalli 30, giumenti 180. In alcuni cortili si nutrono e ingrassano de’ majali coi fichi d’India. Il bestiame rude consiste in alcune greggie di pecore, che in totale possono sommare a capi 1500. Si hanno alveari». Nel 1927 S. perse la propria au-

tonomia e fu aggregato a Solarussa fino ` a essere coal 1950, quando ritorno mune autonomo. Con la costituzione della provincia di Oristano nel 1974, ` a farne parte. entro & ECONOMIA Le attivita ` di base della sua economia sono l’agricoltura, in particolare l’orticoltura (carciofi), la cerealicoltura, la frutticoltura e l’olivicoltura, e l’allevamento del bestiame, in particolare di bovini e ovini, ma anche di suini, equini e pollame. Negli ultimi decenni si sta sviluppando an` industriale liche una modesta attivita mitata ai settori alimentare, dell’edili` zia e della produzione dei laterizi. E poco organizzata la rete di distribuzione commerciale. Vi operano un’azienda agrituristica con nove posti ` colleletto e un ristorante. Servizi. S. e gato da autolinee e dalla ferrovia agli ` dotato di altri centri della provincia. E Pro Loco, medico, farmacia, scuola dell’obbligo, sportello bancario. Possiede una Biblioteca comunale. & DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 997 unita di cui stranieri 2; maschi 500; femmine 497; famiglie 333. La tendenza complessiva rivelava una diminuzione della popolazione, con morti per anno 7 e nati 4; cancellati dall’anagrafe 26 e nuovi iscritti 22. Tra i principali indicatori economici: imponibile medio IRPEF 14 846 in migliaia di lire; versamenti ICI 334; aziende agricole 111; imprese commerciali 36; esercizi pubblici 5; esercizi all’ingrosso 2; esercizi al dettaglio 11; ambulanti 2. Tra gli indicatori sociali: occupati 256; disoccupati 56; inoccupati 58; laureati 7; diplomati 83; con licenza media 300; con licenza elementare 253; analfabeti 29; automezzi circolanti 367; abbonamenti TV 267. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il ter` povero di testimonianze arritorio e

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Siamanna cheologiche; l’unico sito di rilievo si ` San Pietro, dove sono trova in localita state trovate numerose tombe dei secoli VI-VII che hanno restituito una ` di suppellettili. certa quantita & PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE Il villaggio ha conservato l’impianto urbanistico tradizionale, con le tipiche case del Campidano di Oristano costruite in mattoni di terra ` diri) e affacciate su un grande cruda (la cortile al quale si accede da un portale ` importante del ad arco. L’edificio piu ` la chiesa di San Costantino, villaggio e parrocchiale costruita nel secolo ` del cimiXVIII; si trova in prossimita tero, ha l’impianto a una navata completata da cappelle laterali e dal presbiterio. Al suo interno sono alcune statue lignee del Settecento e gradevoli decorazioni in marmo policromo. Nelle campagne circostanti si trovano la chiesetta di San Ciriaco, edificio semplice costruito nel secolo XVII; e la grande azienda di Pardu Nou, sviluppatasi alla fine degli anni Cinquanta da un comprensorio di bonifica dell’Ente di Trasformazione Fondiaria e Agraria della Sardegna (ETFAS) ed evolutosi con gli anni in piccola borgata contadina. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI La ` memoria delle antiche tradizioni e conservata in alcune feste popolari; la ` importante e ` quella in onore di San piu Costantino, il patrono del paese, che si svolge il 23 aprile e dura due giorni con un nutrito programma di manifestazioni folcloristiche. Siamanna Comune della provincia di Oristano, ` moncompreso nella XVI Comunita tana, con 842 abitanti (al 2004), posto a 49 m sul livello del mare una quindicina di chilometri a oriente di Oristano. Regione storica: Campidano di Simaxis. Archidiocesi di Oristano.

Siamanna – Veduta del centro abitato. & TERRITORIO Il territorio comunale si estende per 28,32 km2, compresa la frazione di Pranixeddu, e confina a nord con Siapiccia, a est con Allai, a sud con Villaurbana e a ovest con Simaxis. Si tratta di un territorio al confine tra la piana campidanese, fertile e ricca di acque, e le prime colline della regione interna. A breve distanza dal paese scorrono due piccoli corsi d’acqua, il San Giovanni e il San Crispo, che si uniscono per confluire nel vicino Tirso. S. si trova lungo la strada che da Oristano attraverso Simaxis raggiunge Usellus. Due traverse secondarie hanno origine nelle vicinanze: una si dirige a nord, e passando per Siapiccia raggiunge Fordongianus, l’altra a sud, ` vicina stazione fino a Marrubiu. La piu ferroviaria, lungo la linea Oristano` a Simaxis, a 6 km di diChilivani, e stanza. & STORIA Il villaggio ha probabili origini romane; deriverebbe da una statio posta lungo la via che collegava Usellus a Fordongianus. Nel Medioevo S. apparteneva al giudicato d’Arborea ed era incluso nella curatoria del Campidano di Simaxis. Dopo la caduta del `a giudicato d’Arborea, nel 1410 entro far parte del marchesato di Oristano e a partire dal 1479, dopo che il grande feudo fu confiscato a Leonardo Alagon, prese a essere amministrato direttamente da funzionari reali. I suoi abi-

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Siamanna tanti continuarono a godere di questo privilegio e a difenderlo gelosamente `, nei secoli successivi; nel 1767, pero quando fu costituito il marchesato d’Arcais concesso a Damiano Nurra (= Nurra3 ), S. nonostante le proteste dei suoi abitanti vi fu incluso. Agli inizi ` dai Nurra ai Flodell’Ottocento passo res ai quali fu riscattato nel 1838. Nel 1821 fu incluso nella provincia di Oristano; dal 1848 nella divisione amministrativa di Cagliari e dal 1859 nella omonima ricostituita provincia. Vittorio Angius ci ha lasciato di questo periodo una viva testimonianza: «Popolazione. Nel censimento del 1846 furono annoverate in S. anime 562, distribuite in famiglie 161, e in case 156. In rispetto poi dello stato domestico, i 245 maschi erano distinti in scapoli 119, ammogliati 114, vedovi 12, e le 317 femmine in zitelle 177, maritate 114, vedove 26. ` delle femmine soLa differenza in piu ` pra i maschi, quale risulta di 62, e ´ si possa ammettroppo grande, perche tere, ed io rigettandola riconosco di ` nuovo, che il censimento del 1846 e stato fatto con la stessa negligenza, che per lo passato, e che si sono omessi molti di quelli, che restano nella campagna al pascolo, o al servigio agrario in altri paesi. Le donne lavorano sul lino e la lana, ma la maggior parte non ` che sia necessario a’ bisogni fa piu della propria casa. L’istruzione prima` negletta, e sono sempre piu ` pochi ria e quelli che vi concorrono, dei quali quelli solamente sono assidui che i loro parenti destinano allo studio, sempre con l’intenzione di avere un prete, che avvantaggi la famiglia con le rendite ecclesiastiche. Agricoltura. Il terreno di S. nelle due regioni, in cui si ` idosuole alternare la seminagione, e neo ad ogni specie di granaglie, frumento, orzo, fave, ceci ed altri legumi. Si suole seminare di grano starelli 800,

d’orzo 200, di fave altrettanto, di ceci 100. La fruttificazione negli anni mediocri suol essere del 14 per il grano, del 20 per l’orzo e le fave, dell’8 per i ` del frumento e ` prececi. La qualita giata di assai sopra le altre granaglie del Campidano, essendo nel grano siamannese maggiore il peso e la durezza. ` di circa La raccolta ordinaria del lino e cento quintali, e adoprasi quasi tutta nel paese. Pastorizia. I pascoli sono abbondanti massime per le capre e le vacche nella montagna e sopra il sunnotato altipiano, per le pecore nella valle e nel maggese. Bestiame manso: in questo si numerano buoi per l’agricoltura e per il carreggio 240, cavalli 40, giumenti 160, majali 80. Bestiame rude: tra gli armenti e le greggie del bestiame grosso e minuto si possono ` di capi avere da’ siamannesi non piu 4750, distinti in vacche 250, capre 1500, pecore 2500, porci 500». Nel 1928 S. perse la propria autonomia e fu aggregato a Villaurbana come frazione; riacquistata la propria autonomia, nel 1947 si fuse con Siapiccia dando vita al comune di S.- Siapiccia. Con la costituzione della provincia di Oristano nel ` da Siapiccia e i due cen1974, si stacco tri abitati riacquistarono ciascuno la propria autonomia, restando compresi nella nuova provincia. & ECONOMIA Le attivita ` di base della sua economia sono l’agricoltura, in particolare la cerealicoltura, la frutticoltura, la viticoltura e l’olivicoltura, e l’allevamento del bestiame, in particolare di bovini, ovini e suini. Negli ultimi decenni si sta sviluppando anche ` industriale limiuna modesta attivita tata ai settori lattiero-caseario, metal` modestalurgico e dell’edilizia. E mente sviluppata anche la rete di di` stribuzione commerciale. Servizi. S. e collegato da autolinee e dalla ferrovia ` doagli altri centri della provincia. E

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Siapiccia tato di Pro Loco, medico, farmacia, scuola dell’obbligo, sportello bancario. Possiede una Biblioteca comunale. & DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 870 unita di cui maschi 454; femmine 416; famiglie 293. La tendenza complessiva rivelava una diminuzione della popolazione, con morti per anno 6 e nati 5; cancellati dall’anagrafe 15 e nuovi iscritti 9. Tra i principali indicatori economici: imponibile medio IRPEF 13 226 in migliaia di lire; versamenti ICI 272; aziende agricole 94; imprese commerciali 43; esercizi pubblici 5; esercizi all’ingrosso 1; esercizi al dettaglio 13; ambulanti 11. Tra gli indicatori sociali: occupati 233; disoccupati 50; inoccupati 51; laureati 1; diplomati 17; con licenza media 286; con licenza elementare 295; analfabeti 56; automezzi circolanti 282; abbonamenti TV 245. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il territorio contiene numerose testimonianze archeologiche del periodo nuragico tra cui i nuraghi Concu, Curreli, Paba ’e Soli, Paiolu e San Giovanni. Di ` importante e ` quello tutti questi il piu ` del genere polilobato, di Paiolu, che e ` di 20 m e con una torre centrale alta piu nell’insieme abbastanza ben conservato. Sono rintracciabili anche tracce di una strada romana. & PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE L’impianto urbanistico ha conservato il suo assetto tradizionale, con le case costruite in mattoni di terra ` diri) affacciate ai grandi corcruda (la tili circondati da porticati (lollas) ai quali si accede da un portale ad arco. ` interessante e ` la chiesa L’edificio piu di Santa Lucia, parrocchiale costruita nel 1512 in forma gotico-catalana grazie alla munificenza di un canonico arborense e successivamente modificata; all’esterno ha un campanile costruito nel 1745. Altro edificio di rilievo

` la chiesa di San Sebastiano, costruita e nel secolo XVIII in forme baroccheggianti in ricordo di una scampata epi` demia. Ha l’impianto a una navata ed e completata da alcune cappelle laterali e dal presbiterio; al proprio interno conserva alcune decorazioni in marmo policromo. Nelle campagne si trova la chiesetta di San Giovanni Battista, costruita nel secolo XVII con un impianto a una sola navata e le forme molto semplici. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI La ` memoria delle antiche tradizioni e conservata nella festa di Santa Lucia, che si svolge il 22 agosto presso la parrocchia; culmine delle manifestazioni ` Su Pannu (Il Drappo), un’usanza abe bandonata nel corso del secolo XIX e poi riportata in uso, che consiste in una corsa con cavalli nella quale i componenti del comitato organizzatore si contendono un drappo di broccato o di damasco che il vincitore utilizza poi durante la festa come vessillo. ` legata all’antica tradizione L’usanza e secondo la quale in passato i componenti del comitato si recavano a Oristano ad acquistare il drappo: dopo es`, sersi trattenuti a banchettare in citta riprendevano la via del ritorno e, quando erano prossimi al paese, si mettevano a gareggiare tra di loro. A ` stata agqueste usanze tradizionali e giunta, a partire dal 1986, una sagra dell’uva da tavola e degli altri prodotti tipici.

Siapiccia Comune della provincia di Oristano, compreso nella XVI Comu` montana, con 360 abitanti (al nita 2004), posto a 64 m sul livello del mare una quindicina di chilometri a oriente di Oristano. Regione storica: Campidano di Simaxis. Archidiocesi di Oristano. & TERRITORIO Il territorio comunale si estende per 17,94 km2 e confina a

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Siapiccia nord con Ollastra e Fordongianus, a est con Allai, a sud con Siamanna e a ovest con Simaxis. Si tratta di un territorio al confine tra la piana campidanese, fertile e ricca di acque, e le prime colline della regione interna. A breve distanza dal paese scorrono alcuni corsi d’acqua che si uniscono per confluire nel ` collegato da una breve vicino Tirso. S. e bretella, che poi continua per Fordongianus, alla strada che da Oristano attraverso Simaxis raggiunge Usellus. Un’altra traversa secondaria ha origine nelle vicinanze e si dirige a sud ` viper raggiungere Marrubiu. La piu cina stazione ferroviaria, lungo la li` a Simaxis, a nea Oristano-Chilivani, e 6 km di distanza. & STORIA Nel territorio rimangono ` nuranumerose testimonianze di eta gica ma il villaggio, posto lungo la via che da Usellus conduceva a Fordongianus, potrebbe avere origini romane. Nel Medioevo S. apparteneva al giudicato d’Arborea ed era incluso nella curatoria del Campidano di Simaxis. Dopo la caduta del giudicato d’Arbo` a far parte del marrea, nel 1410 entro chesato di Oristano e, da quando il grande feudo fu confiscato a Leonardo Alagon, dal 1479 prese a essere amministrato da funzionari del re. I suoi abitanti continuarono a godere di questo privilegio e a difenderlo gelosamente `, nei secoli successivi; nel 1767, pero quando fu costituito il marchesato d’Arcais concesso a Damiano Nurra (= Nurra3 ), S. nonostante le proteste dei suoi abitanti vi fu incluso. Agli inizi ` dai Nurra ai Flodell’Ottocento passo res ai quali fu riscattato nel 1838. Nel 1821 fu incluso nella provincia di Oristano; dal 1848 nella divisione amministrativa di Cagliari e dal 1859 nella omonima ricostituita provincia. Di questo periodo abbiamo la testimonianza preziosa di Vittorio Angius:

«Popolazione. Nel censimento del 1846 si notarono in S. anime 273, distribuite in famiglie 78 e in case 77. Esercitano questi paesani l’agricoltura e la pastorizia, e in certi tempi tagliano legna e fan carbone. Cinque o sei praticano gli altri mestieri. Le donne lavorano sul telajo e tessono lini e lane. La scuola ` di 5 fanciulli, e primaria conta non piu in tutto il paese quelli che san leggere ` di 6. Agricoltura. Sono in non sono piu questo territorio de’ luoghi attissimi alla produzione de’ cereali. La semina` di starelli di grano gione ordinaria e 500, d’orzo 80, di fave 60, di ceci 6; la ` al fruttificazione ordinaria del grano e 10, dell’orzo al 12, delle fave all’8, di ceci altrettanto. Di lino si possono raccogliere annualmente mille dozzine di manipoli, e quasi tutto lavorasi nel ` negletta, sebpaese. L’orticoltura e bene vi siano molti siti opportunissimi, e appena si coltiva qualche specie per il bisogno dei particolari, e nell’estate si piantano i melloni del luogo che abbiamo indicato su Grugu. La vite vi prospera quanto nelle migliori regioni del ` piccolo il vigneto e Campidano, ma e molto scarsa la vendemmia per quanto si divorano gli uccelli, i conigli e le volpi che sono numerosissime. Gli alberi fruttiferi sono in piccol numero: ` numerosa i fichi. In dile specie piu fetto di migliori prodotti questi paesani si contentano de’ fichi d’India, delle cui piante sono circondati i loro poderetti. Tra vigne e chiusi per seminarvi e per pastura si possono computare 120 diversi tenimenti. Pastorizia. I pascoli sono in copia e adattati alle diverse sorta di bestiame che si suole educare. Nel bestiame manso si possono computare buoi 150, cavalli 30, giumenti 60, majali 40. Nel bestiame rude vacche 160, capre 1200, pecore 1500, porci 300». Nel 1928 S. perse la propria autonomia e fu unito a Sia-

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Siarus manna e aggregato a Villaurbana. Nel 1947 i due villaggi si staccarono e costituirono il nuovo comune di SiamannaS. fino al 1974. Con la costituzione della provincia di Oristano entrambi i villaggi riacquistarono la propria autonomia. & ECONOMIA Le attivita ` di base della sua economia sono l’agricoltura, in particolare la cerealicoltura, l’orticoltura, la viticoltura e l’olivicoltura, e l’allevamento del bestiame, in particolare di bovini e ovini, in misura minore ` l’attivita ` insuini. Quasi inesistente e dustriale. Modesta anche la rete di di` stribuzione commerciale. Servizi. S. e collegato da autolinee e dalla ferrovia ` doagli altri centri della provincia. E tato di Pro Loco, medico, farmacia, scuola dell’obbligo, sportello bancario. & DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 401 unita di cui maschi 199; femmine 202; famiglie 134. La tendenza complessiva rivelava un lieve aumento della popolazione, con morti per anno 3 e nati 4; cancellati dall’anagrafe 4 e nuovi iscritti 5. Tra i principali indicatori economici: imponibile medio IRPEF 11 624 in migliaia di lire; versamenti ICI 92; aziende agricole 100; imprese commerciali 12; esercizi pubblici 1; esercizi al dettaglio 4; ambulanti 5. Tra gli indicatori sociali: occupati 89; disoccupati 31; inoccupati 35; diplomati 13; con licenza media 123; con licenza elementare 126; analfabeti 29; automezzi circolanti 99; abbonamenti TV 100. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il territorio comprende numerose testimonianze archeologiche, in particolare quelle riferibili al periodo nuragico. Tra queste i nuraghi Arigu, Auredda, Bingiganna, Canureu, Crogana, De Arriu, De Perda Mura, Don Pauli, Feurreddu Majori, Nuraxeddu, Paba de

Soli, Piscau, Pizzu Cau, Santu Perdu, Urrabi; molti dei quali, come accade ` agrinelle regioni d’intensa attivita cola, danneggiati dall’azione dell’uomo. & PATRIMONIO ARTISTICO, CULTURALE E AMBIENTALE Il tessuto urbanistico ha conservato l’assetto tradizionale con le case costruite in mattoni di terra ` diri) affacciate sulla corte alla cruda (la quale si accede da un portale ad arco talvolta di discreta eleganza. L’edificio ` la chiesa parrocdi maggior pregio e chiale di San Nicola di Bari, costruita nel secolo XVII con impianto a una navata e la copertura con volta a botte. ` anche la Funtana MaInteressante e jori, una fonte da cui sgorga un getto di ` possibile acqua tiepida. Dal paese e fare escursioni sul vicino monte Grighini (673 m) e ammirare le sue vaste foreste e i panorami sulla piana del Campidano. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Alcune feste popolari conservano la memoria di antiche tradizioni tipiche della cultura contadina; tra queste la festa in onore di Sant’Antonio Abate, che si svolge il 16 e 17 gennaio e culmina con l’accensione di un grande ` in piazza attorno al quale i prefalo senti danzano e cantano fino a notte tarda. La festa in onore della Madonna del Rimedio, patrona del paese, si ` l’8 settemsvolge con grande solennita bre, con un programma di manifestazioni piuttosto ricco.

Siarus Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato di Cagliari, compreso nella curatoria del Gippi. Dopo la capitolazione del giudicato, nella divisione del 1258 fu compreso nella parte toccata ai conti di Capraia, che a loro volta lo concessero agli Ospedalieri di San Michele. All’estinzione dei Capraia, il villaggio ` ai giudici d’Arborea, ma nel 1295 passo

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Sias Mariano II lo cedette al Comune dell’Arno. Gli Ospedalieri continuarono a mantenere i loro privilegi anche quando il villaggio venne amministrato direttamente dal Comune di Pisa e quando, dopo la conquista ara` a far parte del Regnum gonese, entro Sardiniae. Conclusa nel 1326 la pace tra Pisa e Aragona, fu compreso nel feudo concesso a Pisa dalla Corona e che comprendeva l’intera curatoria. Negli anni successivi fu sfruttato da Pisa senza inconvenienti, ma nel 1348 ` soffrı` a causa della peste e si spopolo completamente.

Sias, Gianfranco Sociologo (n. Sorso 1949). Una volta conseguita la laurea, ha intrapreso la carriera universitaria nel gruppo animato prima da Marcello Lelli e poi da Alberto Merler. Nel 1980 ` diventato ricercatore di Sociologia e dei processi culturali, e attualmente ` di Lettere insegna presso la Facolta ` di Sassari. Tra i suoi dell’Universita scritti: La risposta popolare al fallimento del Piano di rinascita, in La rinascita fallita (a cura di M. Lelli e A. Merler), 1975; Media e sviluppo in Sardegna tra passato e presente, ‘‘La Programmazione in Sardegna’’, XXVI, 11, 1992; La ` di Montresta tra presente, un po’ realta di passato e uno sguardo al futuro, in ` (a cura di MaMontresta. Storia e societa rina Sechi Nuvole), 2005.

Sibello Famiglia di Iglesias (secc. XVIIXVIII). Le sue notizie risalgono al secolo XVII; godeva di una notevole considerazione e nel 1643, durante i lavori del parlamento Avellano, un Bartolomeo con i suoi figli Bernardo e Antioco fu ammesso allo Stamento militare. Nel 1664 ottennero il cavalierato eredi-

tario; continuarono a prendere parte agli altri parlamenti e a ricoprire uffici `. La famiglia si estinse pubblici in citta nel corso del secolo XVIII.

Sibiola Antico villaggio di origine romana, situato nelle campagne di Serdiana. Nel Medioevo faceva parte del giudicato di Cagliari, compreso nella curatoria di Dolia. Con la capitolazione del giudicato, nella divisione del 1258 fu compreso nella parte toccata ai conti di Capraia e alla loro estinzione ` ai giudici d’Arborea. Nel 1295, passo `, Mariano II lo cedette al Comune pero ´ gia ` prima della fine di Pisa, cosicche del secolo veniva amministrato direttamente da Pisa. Dopo la conquista ` a far parte del Rearagonese entro gnum Sardiniae, e nel 1333 fu concesso ` in feudo a Giacomo Burgues, che pero non risiedeva in Sardegna. Alla sua morte gli eredi dovettero affrontare una lite col fisco che, non essendo essi residenti nell’isola, voleva sequestrarlo. Nel 1348 soffrı` a causa della pe` quasi completamente; ste e si spopolo subı` altri danni nel 1353 a causa della prima guerra tra Mariano IV e Pietro IV, per cui gli eredi Burgues, prima della celebrazione del Parlamento del 1355, decisero di cederlo al fisco. Nel `, il villaggio fu nuovamente 1358, pero concesso in feudo: ma il nuovo signore, Berengario Entenc ¸a, ne perse il controllo a causa della seconda guerra tra Mariano IV e Pietro IV. Il villaggio rimase nelle mani delle truppe giudicali fino alla battaglia di Sanluri e soffrı` ulteriori danni, per cui entro la prima ` del secolo XV si spopolo ` complemeta tamente.

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