La "Grande Enciclopedia della Sardegna", edita e distribuita da "La Nuova Sardegna", è nata con l
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Italian Pages 640 Year 2007
LA GRANDE ENCICLOPEDIA DELLA SARDEGNA
Volume 6
Melataras - Ortica
Enciclopedia della Sardegna – Volume 6
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LA GRANDE ENCICLOPEDIA DELLA SARDEGNA
Volume 6: Melataras-Ortica
Edizione speciale e aggiornata per La Nuova Sardegna § 2007 Editoriale La Nuova Sardegna S.p.A. dell’edizione originale La Grande Enciclopedia della Sardegna a cura di Francesco Floris § 2002 Newton & Compton Editori S.r.l.
Supplemento al numero odierno de La Nuova Sardegna Direttore responsabile: Stefano Del Re Amministratore delegato: Odoardo Rizzotti Reg. Trib. di Sassari nº 4 del 19/6/1948
I contenuti della presente edizione speciale sono stati rielaborati, aggiornati, arricchiti e completati da La Nuova Sardegna. Tutti i diritti di copyright sono riservati. Nessuna parte di questo ` essere riprodotta, memorizzata o trasmessa in alcuna forma e con alcun mezzo, eletvolume puo tronico, meccanico, in fotocopia, in disco o in altro modo, compresi cinema, radio e televisione, ` perseguita a termini di legge. senza autorizzazione scritta dell’Editore. Ogni violazione sara
Finito di stampare nel mese di ottobre 2007 presso ILTE S.p.A., Moncalieri (TO)
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LA GRANDE ENCICLOPEDIA DELLA SARDEGNA a cura di Francesco Floris
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Per l’edizione speciale: Progetto e consulenza editoriale: Manlio Brigaglia Opera a cura di Francesco Floris Coordinamento redazionale: Salvatore Tola Progetto grafico e impaginazione: Edigeo s.r.l., Milano
Collaboratori: Mario Argiolas, Piero Bartoloni, Marcella Bonello Lai, Aldo Borghesi, Aldo Brigaglia, Maria Immacolata Brigaglia, Antonio Budruni, Paolo Cabras, Gerolama Carta Mantiglia, Rita Cecaro, Ercole Contu, Fabrizio Delussu, Roberto Dessanti, Giovanni Dore, Piergiorgio Floris, Federico Francioni, Piero Frau, Sergio Frau, Franco Fresi, Elisabetta Garau, Alberto Gavini, Giovanni Gelsomino, Michele Guirguis, Antonio Ibba, Marcello Madau, Giovanni Marginesu, Attilio Mastino, Antonello Mattone, Lucia Mattone, Gianluca Medas, Francesco Melis, Paolo Melis, Giuseppe Meloni, Vico Mossa, Fabrizio Mureddu, Anna Maria Nieddu, Francesca Nonis, Francesco Obinu, Gianni Olla, Pietro Pala, Giampiero Pianu, Tomasino Pinna, Enrico Piras, Giuseppe Piras, `, Paolo Pulina, Marco RenNatalino Piras, Giuseppe Podda, Valentina Porcheddu, Franco Porra deli, Paola Ruggeri, Sandro Ruju, Antonello Sanna, Barbara Sanna, Mauro Giacomo Sanna, Piero Sanna, Pietro Sassu, Tiziana Sassu, Simone Sechi, Giuseppe Serri, Francesco Soddu, Piergiorgio Spanu, Alessandro Teatini, Marco Tedde, Eugenia Tognotti, Francesca Tola, Giovanni Tola, Dolores Tomei, Raimondo Turtas, Esmeralda Ughi, Luisanna Usai, Adriano Vargiu, Massimiliano Vidili, Bepi Vigna, Gianna Zazzara, Raimondo Zucca
Consulenza iconografica: Giancarlo Deidda Referenze iconografiche: pag. 123: Archivio del Banco di Sardegna (Sassari) pag. 441: Archivio Edizioni Della Torre (Cagliari) pag. 387: Archivio Sergio Serra (Cagliari) pagg. 5, 13, 15, 26, 47, 49, 52, 59, 60, 61, 62, 64, 65, 86, 87, 89, 90, 94, 106, 107, 151, 153, 158, 160, 163, 167, 192, 214a, 229, 230, 256, 258, 260, 261, 262, 264, 285, 295, 317, 318, 319, 321, 325, 326, 327, 330, 338, 340, 341, 343, 401, 404a, 404b, 405a, 405b, 409, 417, 428, 433, 451, 452, 464, 475, 485, 489, 503, 511, 512, 513, 516, 518, 520, 521, 528, 531, 535, 544, 545, 548, 549, 555, 559, 560, 561, 570, 586, 589, 592, 595, 599, 600, 605, 612, 630, 633: De Agostini Picture Library (Novara) pag. 524: Giancarlo Deidda (Cagliari) pag. 337: Tore Ligios Immagine di copertina: De Agostini Picture Library
Si ringraziano per la collaborazione tutti gli artisti, gli archivi fotografici e gli enti di conserva` a dispozione che hanno dato permesso di riproduzione. L’Editoriale La Nuova Sardegna S.p.A. e sizione degli aventi diritto per eventuali fonti iconografiche e testuali non individuate. Si ringraziano le Edizioni Della Torre per la collaborazione.
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Guida alla consultazione Ordine alfabetico ` stata La sequenza alfabetica dei lemmi e fissata trascurando i caratteri non alfabetici. Quando il lemma contiene una virgola – come avviene nei nomi propri di persona tra cognome e nome – l’ordinamento considera solo la parte del lemma che precede la virgola, passando alla parte successiva solo in caso di omografia:
*
– Voci dedicate ai santi. Subito dopo l’attacco del lemma e, se presente, il nome al secolo, vengono indicate le varianti sarde del nome che differiscono dall’italiano: Lorenzo da Brindisi, san (Giulio Cesare Russo; in sardo, Santu Lorenzu, Santu Lorentu, Santu Larentu, Santu Laurentu) ...
San Benedetto San Carlo Sanchez Sanchez de Calatayud, Pietro Sanchez Martinez, Manuel
Dopo l’esposizione generale della vita e delle opere del santo sono spesso presenti i paragrafi In Sardegna, in cui si ` patrono e citano i centri di cui egli e dove possono essere descritti i suoi legami col mondo della storia o delle tradizioni sarde, e Festa, nel quale ven` che gono elencate le date e le localita hanno particolari ricorrenze dedicate al suo culto:
Struttura delle voci ` evidenziato in carattere neIl lemma e retto. ` alcuni lemmi di santi riPer comodita mandano a quelli dedicati a un altro personaggio con cui i primi hanno avuto rapporti e all’interno della cui voce sono citati. ` possibile Nei casi di lemmi complessi e che sia presente una suddivisione in paragrafi. Per le voci di alcune categorie `, generalmente, specifiche la struttura e la medesima. *
Andrea, santo ... In Sardegna Patrono di Birori, Giave, Gonnesa, Modolo, Sant’Andrea Frius, Sedini, Sennariolo, Tortolı`, Ula Tirso e Villanova ` il nome al mese di novemTruschedu. Da bre, Sant’Andria. Patrono dei pescatori e dei pescivendoli, invocato contro i tuoni e per guarire gli animali dal mal di ventre. I proverbi: «Po Sant’Andria si toccat sa pibizia» (Per Sant’Andrea si spilla, si assaggia, il vino nuovo); «Seu cumenti sa perda de Sant’Andria, beni stemmu e mellu stau» (Sono come la pietra di Sant’Andrea, bene stavo e meglio sto): persona che si adatta a tutto. Festa Si festeggia il 30 novembre; il 24 maggio a Sant’Andrea Frius. Sagre estive e in altre date durante l’anno.
– Voci dedicate ai comuni. Vengono forniti alcuni dati essenziali come popolazione, superficie, posizione geografica, suddivisioni amministrative e storiche di appartenenza, seguiti dai paragrafi: TERRITORIO, STORIA, ECONOMIA, DATI STATISTICI, PATRIMONIO ARCHEOLOGICO (solo se rilevante), PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE (e AMBIENTALE, solo se rilevante), FESTE E TRADIZIONI POPOLARI.
– Voci dedicate a botanica e zoologia. Vengono di norma indicati i nomi scienti-
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` un formaggio a pasta ... Bonassai. E ... ` dell’insediamento rurale Precarieta ... Villaggi abbandonati GIUDICATO D’ARBOREA Nel giudicato d’Arborea sono stati individuati i seguenti villaggi abbandonati: 1. Abbagadda, villaggio che sorgeva ... 2. Almos, villaggio che sorgeva ... GIUDICATO DI GALLURA Nel giudicato di Gallura sono stati individuati i seguenti villaggi abbandonati: 1. Agiana ... ... Villaggi i cui abitanti si trasferirono altrove ... GIUDICATO D’ARBOREA ... GIUDICATO DI GALLURA ... ...
fici delle specie citate e una classificazione sistematica generale. Nel caso in cui il lemma faccia riferimento a spe` essere presente un cie diverse puo ` semelenco interno per rendere piu plice la consultazione. I nomi sardi, se presenti, sono dati in corsivo e con l’eventuale specificazione del dialetto tra parentesi: Cicerchia Genere di piante erbacee perenni della famiglia delle Leguminose, rappresentato in Sardegna da diverse specie, caratterizzate da fusti lunghi, spesso rampicanti: 1. la c. a foglie larghe (Lathyrus latifolius L.) ... 2. la c. porporina (Lathyrus articulatus L.) ... Nomi sardi: che´rigu (logudorese); letı´tera (Sardegna centrale); piseddu, pisu de coloru (campidanese); pisu de coloru (Sardegna meridionale).
– Voci dedicate a elementi del patrimonio storico e tradizionale sardo. Il testo viene spesso ordinato secondo paragrafi, attinenti alla categoria degli elementi trattati, o in elenchi:
– Voci dedicate alle famiglie storiche. Nel caso in cui la famiglia si sia divisa in ` rami essi vengono solitamente piu elencati distintamente:
Formaggi della Sardegna ... &
IL FORMAGGIO NELLA STORIA
` il centro della produFin dall’antichita zione ... & TIPI DI FORMAGGIO Attualmente i tipi ` diffusi sono: di formaggio sardo piu ` un formaggio ... Biancospino. E
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Amat Illustre e antica famiglia ... ` la baronia di Ramo di Pietro. Pietro eredito Sorso ... ` la Ramo di Francesco. Francesco continuo linea dei marchesi di Villarios ... Ramo di Francesco (San Filippo). Da Francesco, figlio cadetto del marchese Gavino di Villarios, discende ... Rami collaterali. Attualmente, oltre al ramo marchionale primogenito ...
Mele
Melataras Antico villaggio di origine
Mele, Diego Teologo e poeta (Bitti
medioevale. Era situato a qualche chilometro dall’attuale Santa Teresa Gal` Bonu Camminu; faceva lura, in localita parte del giudicato di Gallura, compreso nella curatoria del Taras; era dotato di porto e aveva una qualche importanza. Dopo l’estinzione della dinastia dei Visconti pervenne nelle mani del Comune di Pisa; con la conquista ` a far parte aragonese nel 1324 entro del Regnum Sardiniae e fu concesso in feudo a Ponzio de Vilaragut. La sua po`, mantenne un atteggiapolazione, pero mento ostile nei confronti del feudatario e, scoppiata la ribellione dei Doria, ` apertamente, per cui nel 1330 si sollevo fu investito dalle truppe di Raimondo Cardona e gravemente danneggiato. ` a subire Negli anni successivi continuo ` rapidamente e altri danni, si spopolo scomparve.
1797-Olzai 1871). Entrato in Seminario, fu ordinato sacerdote e negli anni seguenti fu parroco in diversi villaggi della Barbagia. Fu poeta bernesco di grande efficacia, che nelle feste popolari improvvisava con inimitabile bravura i suoi versi, non preoccupandosi di scriverli. Le sue composizioni furono tramandate da altri cantori estemporanei e pubblicate solo nel 1914 col titolo Sa chenscia de duas feminas cojudas, composizione in «ottava rima torrada», inserita in una antologia posta sotto il nome di Paolo Mossa (Donnu Donadu, stampata a Sassari nella tipografia di Ubaldo Satta), con la traduzione intitolata Dialogo tra due donne maritate sopra la sorte del matrimonio. Una raccolta completa tuttavia fu curata da Pietro Meloni Satta, che aveva avuto modo di conoscerlo quando, negli ultimi anni della sua vita, era stato parroco ad Olzai e l’aveva incoraggiato a lasciare memoria scritta della sua opera: Il Parnaso sardo del poeta bernesco estemporaneo Diego Mele ordinato e illustrato dal prof. P.M.S., fu pubblicato a Sassari nel 1922, nell’anno stesso della morte del Meloni Satta.
Melay de Romanguera Famiglia algherese (secc. XVI-XVII). Di origine spagnola, le sue prime notizie risalgono al secolo XVI, quando viveva un Giovanni, uomo d’armi, il cui figlio ottenne il cavalierato ereditario. La sua discendenza si estinse nel secolo XVII.
Melay de Romanguera, Giovanni ` sec. Gentiluomo (Alghero, prima meta ` nell’esercito spaXVI-?, 1582). Entro ` combattendo contro gnolo e si segnalo i Turchi. Morı` in battaglia.
Mele, Franca Studiosa di storia del diritto (n. Nuoro 1965). Ricercatrice di ` di Storia del Diritto presso la Facolta ` di Scienze politiche dell’Universita Sassari. Ha scritto due saggi, La fondazione della colonia penale, in L’isola dell’Asinara, 1998, e L’insegnamento del ` di Sassari Diritto penale nell’Universita ` tra Otto e Novecento, in Le Universita minori in Europa (sec. XV-XIX), 1998, e una monografia su Un codice unico per l’Italia nuova, 2002.
Mele Antica famiglia pisana (sec. XIII). Risiedeva nel quartiere di Fuori porta. ` del secolo XIII ebbe Nella prima meta interessi a Cagliari e progressivamente estese i suoi traffici a buona parte del territorio del giudicato. In particolare vanno ricordati tre fratelli: Albizello, Ildebrando e Odimondo. Il primo fu per un certo periodo giudice a Cagliari e nel 1257 assistette alla distruzione di Santa Igia, Odimondo e Ildebrando erano invece mercanti molto agiati.
Mele, Giampaolo Musicologo e studioso di storia della musica (n. Santu Lussurgiu 1960). Dopo la laurea in Let` dedicato alla ricerca e all’insetere si e
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Mele gnamento universitario. Attualmente ` di Lettere e Filoinsegna nella Facolta ` di Sassari e sofia dell’Universita ` teologica della Sarpresso la Facolta ` l’adegna a Cagliari. Da alcuni anni e nima di molte iniziative culturali a Oristano, di cui ha indagato e portato in ` luce importanti documenti storici. E direttore scientifico dell’Istituto Storico Arborense, istituzione del Comune di Oristano per lo studio della ` e del giudicato di Arstoria della citta borea. Pubblicista dal 1985, dirige il periodico di politica e cultura ‘‘Arbor, Oristano e dintorni’’. Tra i suoi scritti: La musica catalana nella Sardegna medioevale, in I Catalani in Sardegna (a cura di Jordi Carbonell e Francesco Manconi), 1984; Appunti per lo studio della musica liturgica nella Sardegna medioevale, ‘‘Quaderni bolotanesi’’, XI, 1985; Un manoscritto arborense inedito del Trecento, 1985; Un inedito codice arborense del sec. XIV contenente la regola urbanista di S. Chiara, ‘‘Acta Historica et Archaeologica Medioevalia’’, 9, 1988; Una sconosciuta antifona mariana in B.A.V Ottob. Lat 527 e in a.C.O P. XIII (Sardegna), ‘‘Studi gregoriani’’, V, 1989; Nuove ricerche sui manoscritti liturgici francescani in Sardegna, ‘‘Biblioteca francescana sarda’’, II, 1-2, 1989; La passione di Nostro Si` Cristo. Testi liturgici, paralignore Gesu turgici e musicali in un manoscritto sardo del Settecento, 1989; Primo sondaggio sulle fonti liturgiche della Sardegna, 1990; Fonti liturgiche monodiche della Sardegna medioevale, un bilancio storico e codicologico, 1990; Note storiche e paleografiche sui libri liturgici nella Sardegna medioevale, in Sardegna, Mediterraneo e Atlantico. Tra Me` Moderna. Studi storici in dioevo e Eta memoria di A. Boscolo, I, 1993; Le launeddas e la miniatura della carta 79 del manoscritto emeriadese delle Cantigas
di Maria, in Launeddas (a cura di Giampaolo Lallai), 1997; Chiesa, potere poli` giuditico e cultura in Sardegna dall’eta cale al Settecento (a cura di G.P. Mele), 2005.
Mele, Maria Grazia Studiosa di storia medioevale (n. Fordongianus 1961). ` Dopo essersi laureata in Lettere, si e ` sarde. Stuspecializzata in Antichita diosa del Medioevo, collabora con l’Istituto di storia dell’Europa mediterranea del Centro Nazionale delle Ricerche a Cagliari. Tra i suoi scritti: Due idoletti prenuragici a forma di accetta, ‘‘Studi sardi’’, XXVI, 1986; Ceramiche rinascimentali di Montelupo Fiorentino rinvenute in un pozzo di Allai Oristano (con M.F. Porcella), in Atti del XXI Congresso internazionale sulla ceramica, Albissola 1988, 1989; Allai: rinvenimento di ceramiche tardo-rinascimentali (con M.F. Porcella), ‘‘Quaderni oristanesi’’, 21-22, 1989; Un’acquasantiera del Trecento arborense, ‘‘Quaderni della Soprintendenza archeologica per le province di Cagliari e Oristano’’, 11, 1994; Due interessanti ritrovamenti medioevali nella curatoria arborense di Barigadu, ‘‘Bollettino bibliografico della Sardegna’’, 17, 1994.
Mele, Pietro Pittore (Dorgali 1914-Cala
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` all’Accademia Gonone 1989). Studio delle Belle Arti di Roma. Rientrato in Sardegna si stabilı` a Nuoro, dove fre` gli ambienti artistici della citta ` quento ` la sua formazione con Gioe completo vanni Ciusa Romagna. Dopo alcuni ` anni si trasferı` a Sassari e frequento gli ambienti dei grandi maestri che gravitavano attorno all’Istituto d’Arte ` . Decise quindi di trasferirsi della citta nella penisola, stabilendosi a Monza, dove fece le sue prime esperienze e prese parte ad alcune mostre. Qui – ha scritto Salvatore Naitza – «la sua tavo` schiarita e decantata; non lozza si e ammette, se non eccezionalmente, le
Melis mescolanze sottrattive; si serve, molto liberamente, della lezione dei comple` squilmentari; la luce dei suoi dipinti e lante e colorata». Nel secondo dopo` a vivere a Roma per alguerra torno cuni anni e raggiunse una discreta no` a livello nazionale. Nell’ultima torieta fase della sua vita si stabilı` a Cagliari, dove aprı` uno studio.
malati secondo le tradizioni del suo ordine. Nel 1171 fu nominato vescovo di Sorres e godette fama di taumaturgo. Nel 1176 volle tornare a Citeaux per assistere alla traslazione delle reliquie ` di San Bernardo di Chiaravalle: lascio ` mai piu ` in Sarla diocesi, ma non torno degna.
Melia Pianta arborea ornamentale della famiglia delle Meliacee (M. azede` stata inrach L.). Originaria dell’Asia, e trodotta nel verde pubblico e privato per la sua rapida crescita e per la chioma abbondante. Ha grandi foglie imparipennate, caduche; i fiori, primaverili, sono a grappolo, violetti e intensamente profumati; caratteristici i `, frutti: bacche giallo-ocra a maturita persistono sulla pianta anche dopo la ` conosciuta anche caduta delle foglie; e ´ i suoi come albero dei rosari, perche semi angolosi, regolari e resistenti venivano usati per infilare le corone di preghiera dei buddisti. Ha diverse pro` officinali: purgante, antipireprieta tica, antidolorifica, astringente e tonificante. [MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]
Meledina, Libero Pittore (Sassari ` l’Istituto 1917-ivi 1995). Frequento d’Arte di Sassari e in seguito si trasferı` ` la sua formaa Milano, dove completo zione all’Accademia di Brera, alla scuola di Marino Marini e di Pio Semeghini. Tornato in Sardegna, si impose ` e per la padroper le grandi qualita nanza dei mezzi tecnici negli anni in cui, nell’immediato dopoguerra, si andava affermando nell’isola il realismo. Animato da una sincera passione so` essere considerato il capociale puo scuola del realismo sardo. Pure attento ad «un’altra vena, fantastica e visionaria, che lo avvicina ai turbamenti esistenziali di Mauro Manca», hanno scritto Giuliana Altea e Marco Ma` comunque la via del realismo gnani, «e quella che l’artista percorre con mag` di risultati; olgior coerenza e felicita tre che nelle composizioni di figura nelle succose nature morte di frutta, fiori e di barattoli accartocciati e corrosi tolti alla bottega del padre decoratore, e nei ritratti che negli anni Quaranta costituiscono, a sentire Tavolara, ` importante». la sua produzione piu Prese parte a numerose mostre in Italia e all’estero. Molte delle sue opere figurano in musei e collezioni di di` d’Italia. verse citta
Meliloto Pianta erbacea annuale o biennale della famiglia delle Leguminose (Melilotus officinalis (L.) Bartal.), conosciuta come m. comune o trifoglio ` diffusa del Melilotus elecavallino, piu gans. Ha fusto ramificato, con foglie picciolate a tre segmenti ellittici, con margine dentato; i fiori, gialli, sono riuniti in racemi all’ascella fogliare; i frutti sono piccoli legumi lisci. Cresce in luoghi incolti e ai bordi stradali e fiorisce tra la primavera e l’estate. La cumarina presente nelle foglie fresche le conferisce un gusto sgradito al bestiame. Viene usata nella medicina popolare come diuretico e calmante contro l’insonnia. Nomi sardi: truvul` ddu (campidaleddu; truvullu de cua nese). [MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]
Meleduno, Goffredo Religioso (Fran` sec. XII-Citeaux?, cia, prima meta 1178). Vescovo di Sorres dal 1171 al 1176. Benedettino dell’ordine dei Cistercensi, era un monaco infermiere, andato in Sardegna per curare gli am-
Melis1 Famiglia di Cagliari (sec. XVII3
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Melis esistente). Originaria di Silius, le sue prime notizie risalgono al secolo XVII. Era di condizione borghese e i suoi membri venivano spesso eletti consiglieri di Cagliari. Nel 1674 ottenne il cavalierato ereditario con un Efisio Melis Esquirro, che nel 1678 fu ammesso allo Stamento militare durante i lavori del parlamento Las Navas. I suoi discendenti continuarono a risiedere a Cagliari, ma nel corso del secolo XVIII la loro condizione economica e sociale decadde.
Melis2 Famiglia di Fonni (sec. XVII-esistente). Le sue notizie risalgono agli inizi del secolo XVII, quando viveva un Giovanni Sisinnio, che nel 1610 ottenne il cavalierato ereditario. Nel 1626 fu ammesso allo Stamento militare durante i lavori del parlamento Vives. I suoi figli, Giovanni e Diego, diedero vita a due diversi rami della famiglia. Giovanni fu il capostipite dei Melis Fortesa, che continuarono a risiedere a Fonni e in seguito si stabilirono anche a Mamoiada; da Diego, invece, discese il ramo dei Melis Armanyach che finirono per trasferirsi a Cagliari da dove, nei secoli successivi, si spostarono a Isili e ad Aritzo.
Melis3 Famiglia di Iglesias (secc. XVIIXVIII). Le sue notizie risalgono al secolo XVII, quando viveva un Francesco Melis Massa, che nel 1646 ottenne il ca` . I suoi valierato ereditario e la nobilta discendenti furono ammessi allo Stamento militare; la famiglia si estinse nel corso del secolo XVIII.
Melis, Antioco Storico (Barumini 1866Oristano 1953). Fu ordinato sacerdote ` in Teologia nel 1888. Nel 1889 si laureo a Cagliari; dal 1908 al 1951 fu parroco della cattedrale di Oristano e canonico capitolare. Autore di opere storiche, fu convinto assertore dell’assoluta nega` del periodo aragonese e spagnolo tivita ` sı` larga messe («che in Sardegna lascio
di piangevoli sventure!») e della positi` di quello piemontese. Sostenne vita ` delle Carte d’Arborea. l’autenticita Tra i suoi scritti: Il santuario del Rimedio presso Oristano, 1905; Memorie storiche della sede di Oristano, ‘‘Gaudeamus’’, 1914; Gloria di Bosa, 1915; Titoli della sede Arborense, ‘‘Exultemus’’, 1921; Innocenzo III per la Sardegna, ‘‘Exultemus’’, 1921; Anno 1236; fra Stefano spagnolo domenicano, arcivescovo di Oristano, ‘‘Exultemus’’, 1921; Appunti storici, ‘‘Exultemus’’, 1921; L’anello e le gemme nella storia e nell’arte. L’anello in Sardegna, 1921; Lo sbarco a Tharros e l’invasione dei francesi ugonotti in Oristano nel 1637. La vittoria dei sardi, 1923; Guida storica di Oristano, 1924; Il governo aragonese in Sardegna. Storia politica, religiosa, civile, 1926; Storia politica, religiosa e civile di Arborea, 1928; sei articoli nella rivista ‘‘Sardegna’’ su alcune diocesi scomparse dell’isola: Chiesa vescovile di Dolia, VI, 7, 1928; Chiesa vescovile di Ottana, VI, 9, 1928; Diocesi di Castro, VI, 12, 1928; Diocesi di Fordongianus, VII, 1929; Diocesi di Ploaghe, VII, 6, 1929; Diocesi di Sorres, VII, 1929; e ancora la monografia Dominazione sabauda in Sardegna, 1932, e l’articolo Ademprivi, ‘‘Sardegna’’, XII, 1936.
Melis, Antonio1 Magistrato (Cagliari, ` sec. XVIII-ivi, dopo 1807). prima meta ` nelLaureato in Giurisprudenza entro l’amministrazione giudiziaria, dove percorse una brillante carriera. Nel 1794 fu nominato assessore della Regia Vicaria. In questa veste fu impegnato in alcune delicate missioni: nel 1797 fu inviato a pacificare la faida tra Santu Lussurgiu e Paulilatino e nel 1799 fu nominato difensore d’ufficio di ` l’ufficio Vincenzo Sulis. Nel 1800 lascio della Regia Vicaria, ma nel 1801 fu chiamato a far parte della delegazione ` la terribile faida che da che pacifico
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Melis anni divideva Dorgali, Orune, Oliena, Orgosolo e Nuoro. Infine, nel 1807, fu nominato prefetto di Villacidro. Morı` pochi anni dopo.
` a Milano dove divenne insegnante tiro di canto alla Scala; morı` nella sua villa di Longone al Segrino, sul lago di Como.
Melis, Antonio2 Impiegato, consigliere
Melis, Domenico Magistrato, deputato
regionale (Cagliari 1923-ivi 1983) Di cultura cattolica, dirigente delle ACLI, fu eletto consigliere regionale per la Democrazia Cristiana nel collegio di Cagliari per la VI legislatura (1969-1974) e rieletto per la VII (19741979). Fra il 1974 e il 1976 fu assessore ` in una giunta Del all’Igiene e sanita Rio e dal 1976 al 1977 ancora all’Igiene ` nella prima giunta Soddu. e sanita
al Parlamento subalpino (Cagliari, ` sec. XIX-ivi, dopo 1860). prima meta Laureatosi in Legge, intraprese la carriera di magistrato. Nel 1840 fu nominato capo della Segreteria di Stato dell’amministrazione vicereale della Sardegna; negli anni successivi divenne giudice della Reale Udienza e fu creato barone. Nel 1857 fu eletto deputato di Cagliari in opposizione al candidato governativo; alla Camera si oc` del problema degli ademprivi. cupo ` eletto. Tra Dopo il 1860 non venne piu i suoi scritti: Discorso sui diritti territoriali della Sardegna contro le pretensioni del demanio nel progetto di legge sugli ademprivi presentato alla Camera dei Deputati nella tornata 17 febbraio 1858, 1858.
Melis, Efisio1 Ufficiale d’artiglieria
Carmen Melis – Ritratto del celebre soprano cagliaritano.
Melis, Carmen Soprano (Cagliari 1885Longone al Segrino 1967). Dotata di mezzi vocali eccezionali, fu considerata tra le maggiori interpreti delle ` nei piu ` imporopere di Puccini e canto tanti teatri del mondo riscuotendo ` ovunque grandi successi. Spesso canto col famoso tenore cagliaritano Piero Schiavazzi. Terminata la carriera si ri-
(Cagliari 1785-Sant’Antioco 1815). Arruolatosi a 15 anni, raggiunse presto il grado di tenente d’artiglieria. Preposto con 17 uomini alla difesa della penisola di Sant’Antioco, il 16 ottobre 1815 resistette eroicamente a una improvvisa incursione di mille pirati tunisini, dando modo agli abitanti, col valore suo e dei suoi soldati, di porsi in ` salvo. Ritiratosi nel castello, continuo la resistenza, fino alla resa dei superstiti e alla sua stessa morte. Fu seppellito nella chiesa di Sant’Antioco. Una lapide latina ricorda il suo valore.
Melis, Efisio2 Scrittore di teatro (Guamaggiore 1889-Cagliari 1921). Dopo es` sersi laureato in matematica si dedico ` la sua pasall’insegnamento e coltivo sione per il teatro. Scrisse in sardo-trexentese numerose opere teatrali nelle quali, secondo il modello della commedia, descrisse il contrasto tra il mondo
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Melis tradizionale e l’irrompente scomposta `. Morı` giovane a Cagliari nel modernita ` Ziu 1921. La sua opera principale e Paddori, «farsa in tre atti – scrive Sergio Bullegas – rappresentata per la prima volta all’Esperia di Cagliari il 27 febbraio 1919 e replicata il primo e il 22 giugno dello stesso anno al politeama Regina Margherita», poi stampata a Cagliari nel 1926. Seguono Su banditori, 1920, e L’onorevole a Campodaliga, 1921.
` inrose mostre raggiungendo notorieta ternazionale. Nel 1943 fu chiamato a dirigere la Scuola d’Arte Ceramica; ` a Urbania, dove si era nel 1944 fondo stabilito, la Ceramica d’Arte Durante e ` tardi la Scuola Artigiana di Cerapiu mica Metauro. Morı` al culmine della fama. Ha lasciato numerose opere, alcune delle quali esposte in musei e gallerie in Italia e all’estero.
Melis, Giovanni1 Religioso (Cagliari,
ivi 1927). Allievo di Gaetano Cima, ` dopo aver completato i suoi studi entro nell’amministrazione comunale di Cagliari e percorse una brillante carriera giungendo all’incarico di Ingegnere capo. A lui si deve il progetto del mercato che fu costruito nel largo Carlo Felice nel 1886, demolito nel 1956.
` sec. XVI-Bosa 1575). Veprima meta scovo di Bosa dal 1572 al 1575. Entrato nell’ordine dei Minori fu ordinato sacerdote e si pose in evidenza per la sua ` . Fu il preparazione e le sue qualita primo provinciale del suo ordine in Sardegna e fu nominato teologo privato dell’arcivescovo di Cagliari Parragues de Castillejo. Nel 1572 fu nominato vescovo di Bosa, ma resse la sua diocesi per pochi anni.
Melis, Federico Ceramista (Bosa 1891-
Melis, Giovanni2 Teologo (Cagliari
Melis, Egidia = Melis Spiga, Egidia Melis, Enrico Architetto (Cagliari 1835-
Urbania 1969). Fratello di Melkiorre, fu allievo di Francesco Ciusa. Fece le sue prime esperienze artistiche aderendo al movimento della secessione. Prese parte ad alcune mostre in campo nazionale e in seguito si stabilı` a Cagliari dove dal 1927 diresse una bottega-scuola. Chiamato a insegnare presso l’Istituto d’Arte di Urbino, vi ` una sezione di ceramica. Nel fondo 1931 prese parte alla Quadriennale di ` forse la Roma dove espose quella che e ` conosciuta, la Sposa ansua opera piu tica, terraglia dipinta e invetriata, «un idolo arcaico – hanno scritto Giuliana Altea e Marco Magnani – , abbagliante nel fasto barbarico della policromia, nella profusione di particolari orna` la commentali che non intaccano pero pattezza del blocco plastico». Nel 1934 ` e disi trasferı` a Pesaro, dove fondo resse una scuola artigiana di ceramica legata all’Istituto d’Arte di Urbino. Negli anni seguenti prese parte a nume-
1760-Roma 1794). Fu allievo prediletto del padre Giuseppe Gagliardi, che mo` i suoi scritti. Ordinato rendo gli lascio sacerdote, giovanissimo divenne pro` di Cagliari fessore presso l’Universita ` e si fece apprezzare per la profondita della sua preparazione. Nel 1793 si tra` morı` prematusferı` a Roma, dove pero ` nel 1794. ramente in odor di santita
Melis, Giovanni3 Religioso (n. Sorgono 1916). Vescovo di Ampurias e Tempio dal 1963 al 1970, vescovo di Nuoro dal 1970 al 1992. Fu ordinato sacerdote gio` in vanissimo e subito dopo si laureo Teologia. Dopo alcuni anni fu nominato canonico arborense e vicario capitolare dell’archidiocesi di Oristano. Nel 1963 fu nominato vescovo di Ampurias e Tempio e resse la diocesi fino al 1970, anno in cui fu trasferito a Nuoro. ` la nuova diocesi fino al 1992 Governo ` . Ha quando si dimise a causa dell’eta lasciato due raccolte di scritti, La
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Melis chiesa e` comunione, 1980, e La chiesa di Nuoro tra luci ed ombre, 1988.
Melis, Giovanni4 Economista (n. Cagliari 1945). Subito dopo aver conse` dedicato alla riguito la laurea si e cerca e ha intrapreso la carriera uni` stato preside della Faversitaria. E ` di Economia e Commercio dell’Ucolta ` di Cagliari; attualmente inseniversita gna sia a Cagliari che a Sassari. Ha inoltre ricoperto numerosi incarichi prestigiosi, tra cui quello di presidente del Credito industriale Sardo; studioso ` autore di numerose pubblidi livello, e cazioni.
Melis, Giovanni Battista Avvocato, uomo politico (Oliena 1904-Cagliari 1976). Consigliere regionale, deputato ` nel al Parlamento. Di idee sardiste, gia ` l’associa1920, giovanissimo, fondo zione Giovane Sardegna, che fu sciolta dalla polizia nel 1926. Coinvolto come ‘‘camicia grigia’’ nella lotta tra fascisti e antifascisti, nel 1926 si trasferı` a Mi` in Giurilano, dove nel 1927 si laureo sprudenza. Arrestato nel 1928 a Baunei come «pericoloso all’ordine nazionale dello Stato» e aderente alla ‘‘Giovane Italia’’, fu condotto a Milano, liberato poco dopo e diffidato. Dal 1929 prese a praticare la professione di avvocato a Nuoro, legandosi agli antifascisti nuoresi. Nel 1937 un rapporto di polizia lo segnalava come «oppositore irriducibile». Scoppiata la seconda guerra mondiale, fu ufficiale di complemento a Oristano, da dove si teneva clandestinamente in contatto con Lussu. All’indomani del 25 luglio 1943 fu arrestato e tenuto per alcuni giorni in carcere a Cagliari per avere schiaffeggiato un ufficiale tedesco. In settembre fu nominato presidente del Comitato di concentrazione antifascista di Nuoro. Nel 1944 si trasferı` a Cagliari dove diresse ‘‘Il Solco’’, organo ufficiale del PSd’Az fino al 1949. Nel 1948 fu eletto depu-
tato, ma non seguı` Lussu nel momento della scissione del partito, dove M. era uno dei leader della corrente centrista di maggioranza. Negli anni successivi visse la crisi dei consensi al sardismo ` ancora eletto defino al 1974; fu pero putato dal 1963 al 1968 e successivamente consigliere regionale nella VI e VII legislatura, dal 1969 al 1976, anno della sua morte, sopravvenuta a Cagliari. Tra i suoi scritti, gli articoli Battaglia sardista, ‘‘Battaglia sardista’’, 1948, Quando la minima storia si fa grande cronaca, ‘‘L’Unione sarda’’, 1985.
Melis, Giuseppe Avvocato, giacobino ` sec. XVIII-ivi (Cagliari, prima meta 1816). Conseguita la laurea in Giuri` la professione di sprudenza, esercito ` ai avvocato. Di idee liberali si avvicino circoli ‘‘patriottici’’ negli anni che precedettero lo scoppio della Sarda Rivoluzione. Fu chiamato a far parte dello Stamento reale come procuratore di Sassari e fu, probabilmente, uno degli organizzatori dei moti popolari dell’aprile del 1794. Subito dopo gli fu affidata la direzione del ‘‘Giornale di Sardegna’’ (=), che divenne l’organo degli Stamenti. A questo punto seppe accortamente prendere le distanze dalle posizione del partito dei novatori e, durante gli anni della reazione antiangioiana, visse in disparte.
Melis, Guido Storico (n. Sassari 1949). Laureatosi in Giurisprudenza a Sas` dal sari, allievo di Luigi Berlinguer, e 1986 professore ordinario di Storia delle istituzioni politiche. Ha inse` di Sassari gnato nelle Universita (1976-1990), Siena (1991-96) e dal 1999 titolare di Storia dell’Amministra` di Roma zione pubblica all’Universita ` stato ‘‘La Sapienza’’. Dal 1996 al 1999 e anche docente presso la Scuola superiore della pubblica amministrazione. ` di Professore ‘‘invitato’’ all’Universita
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Melis Aix-en-Provence (Marseille) nel 1988, nel luglio 1994 ha tenuto un corso di Storia delle istituzioni creditizie ´ n en presso l’Escuela d’especializacio ciencias economicas dell’Universidad Nacional de La Plata (Buenos Aires). Collabora a varie riviste scientifiche e ` il direttore de ‘‘Le Carte e la dal 1995 e ` per Storia’’, semestrale della Societa gli studi di storia delle istituzioni ` stato per sei anni il pre(della quale e ` attualmente membro del sidente). E comitato di redazione dello Jahrbuch ¨ r Europa ¨ i s c h e Ver w a l t u n g s g e fu schichte, del comitato scientifico di ‘‘Studi storici’’, del comitato studi e pubblicazioni degli Archivi di Stato e del comitato scientifico della Fondazione Ugo Spirito. Ha dato alle stampe numerosi saggi in tema di storia della Sardegna, storia della pubblica amministrazione e della burocrazia, storia delle istituzioni politiche. Tra i suoi scritti: Antonio Gramsci e la questione sarda, 1975; Burocrazia e socialismo nell’Italia liberale. Alle origini dell’organizzazione sindacale del pubblico impiego (1900-1922), 1980; Due modelli di amministrazione fra liberalismo e fascismo. Burocrazie tradizionali e nuovi apparati, 1988; Storia dell’amministrazione italiana. 1861-1993, 1996; La burocrazia, 1998 (poi 2003); Uomini e scrivanie. Personaggi e luoghi della pubblica ` amministrazione, 2000; nel 2006 e uscito Il Consiglio di Stato nella storia d’Italia. Biografie dei magistrati (18611948), 2 tomi di oltre 2000 pagine, da lui diretto. Nel Trattato di diritto amministrativo (a cura di Sabino Cassese), ` autore del capitolo intro2003, II ed., e duttivo su La storia del diritto amministrativo.
Melis, Marcello Musicista (Cagliari 1939-Roma 1994). Fece le prime esperienze a Cagliari, suonando in complessi jazz con Alberto Rodriguez e
Bruno Massidda. Nel 1962 si trasferı` a ` poco dopo a Cagliari Roma, ma torno ` in Scienze polidove nel 1965 si laureo ` a Roma dove initiche. Nel 1966 torno ` la sua ascesa nel mondo del jazz. Si zio ` a Giancarlo Schiaffini e ad altri lego ` concerti per la RAI musicisti, registro ` la colonna sonora per un film e realizzo di Ugo Gregoretti. Negli stessi anni condusse una ricerca sulla musica tradizionale sarda e compose celebri pezzi tra i quali Supramonte e Mamuthones; nel 1973 si trasferı` a New York, dove compose altri brani destinati a divenire celebri come Perdas de Fogu e ` il patriSa Bruscia, con i quali rivisito monio tradizionale sardo alla luce dell’esperienza americana, e che lo imposero all’attenzione internazionale. Nel ` in Italia e dopo aver costi1978 torno tuito un quartetto d’archi si trasferı` in Giappone dove compose Angedras, un altro dei suoi album. Tornato in Italia, si stabilı` a Roma, dove morı` prematuramente nel 1994.
Melis, Maria Grazia Archeologa (n. sec. XX). Laureata in Lettere, ha collaborato con la Soprintendenza archeologica di Cagliari. Nel 1985 ha lavorato a Cobulas con Vincenzo Santoni. Tra i suoi scritti: Il tesoretto di monete imperiali da Barumini, ‘‘Quaderni della Soprintendenza archeologica per le province di Cagliari e Oristano’’, 5, 1988; ` prenuraMateriali e monumenti di Eta gica e nuragica (con A. Depalmas), ‘‘An` sarde. Studi e ricerche’’, 2, 1989; tichita Materiali di cultura San Michele di Ozieri dall’insediamento preistorico di Su Cungiau de Is Fundamentas-Simaxis, ‘‘Quaderni della Soprintendenza archeologica per le province di Cagliari e Oristano’’, 6, 1989; La cultura di Monte Claro negli insediamenti preistorici di Su Cungiau de is Fundamentas e di Campu ’e Cresia presso Simaxis, ‘‘Studi sardi’’, XXVIII, 1989; Gli inse-
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Melis diamenti preistorici di Su Cungiau de Is Fundamentas e di Campu ’e Cresia presso Simaxis, in Monumenti e mate` prenuragica e nuragica, riali dell’Eta 1990; I nuraghi del territorio di Gesico, ‘‘Quaderni della Soprintendenza archeologica per le province di Cagliari e Oristano’’, 7, 1990; Il tesoretto di denari imperiali da Barumini. Catalogo, ‘‘Studi sardi’’, XXIX, 1991; Materiali preistorici dall’insediamento di Cuccuru Ambudu-Serramanna, ‘‘Quaderni della Soprintendenza archeologica per le province di Cagliari e Oristano’’, ` prenura8, 1992; I monumenti di Eta gica, in Goceano. I segni del passato, 1992; L’insediamento preistorico di Craviole Paderi, Sestu, ‘‘Quaderni della Soprintendenza archeologica per le province di Cagliari e Oristano’’, 11, 1994; La necropoli a domus de janas di Lochele-Sedilo (con Giuseppa Tanda e A. Depalmas), ‘‘Preistoria e Protostoria in Etruria’’, I, 1995; I pesi da telaio eneolitici della Sardegna, ‘‘Studi sardi’’, XXX, 1996.
Melis, Mario Avvocato, uomo politico (Arbatax 1921-Nuoro 2005). Presidente della Regione sarda, senatore della Repubblica, parlamentare europeo. Fratello di Giovanni Battista e di Pietro. Laureato in Legge ha esercitato la professione di avvocato. Sardista, fu tra i protagonisti della ricostituzione del partito dopo la caduta del fascismo; non aderı` alla scissione promossa nel 1948 da Lussu, e negli anni Settanta fu protagonista della ripresa sardista. Sindaco di Oliena per oltre 15 anni, eletto consigliere regionale dal 1969 al ` stato assessore agli 1974, nel 1969 e Enti locali nella giunta Giagu. Nel ` stato eletto senatore come sardi1976 e sta nelle liste del PCI; tornato in Consi` diventato glio regionale dopo il 1979, e assessore all’Ambiente tra il 1980 e il 1982 nelle due giunte Rais di sinistra.
Nello stesso anno, eletto presidente della Giunta nel maggio 1982 non riuscı` a formare un governo; eletto nel giugno 1983 alla Camera dei deputati, si dimise per tornare in Consiglio regio` il suo primo governo nale, dove formo a guida sardista. Rieletto al Consiglio ` nel 1987 e riconfermato presidente, e rimasto in carica fino al giugno 1989 alla guida di diverse giunte laiche e di ` stato eletto quindi europarsinistra. E lamentare. Tra i suoi scritti: Caro Bocca, noi facciamo sardismo dentro la Costituzione, ‘‘La Nuova Sardegna’’, 11 settembre 1984 (un articolo scritto nel pieno della polemica che sembrava imputare alle posizioni sardiste una spinta separatista). Molti suoi interventi sono raccolti nel volume Discorsi, pubblicato a Cagliari nel 1989, a conclusione della lunga esperienza di governo.
Melis, Melkiorre Ceramista e pittore (Bosa 1889-Roma 1983). Fratello di Fe` all’Accademia di Belle derico, studio ` a ‘‘RiArti di Roma. Dal 1919 collaboro vista Sarda’’ e a partire dal 1920 ne diresse la sezione artistica. Nel 1921 de` la sala sarda della Biennale coro d’arte, nel 1923 la sala sarda al Palazzo delle Esposizioni a Roma. Negli anni ` molto e collaboro ` come Trenta viaggio grafico di prestigio a ‘‘L’illustrazione Italiana’’ e a ‘‘Rivista delle arti decorative’’. Dal 1934 al 1940 si trasferı` a Tripoli, chiamatovi da Italo Balbo a dirigere la Scuola Mussulmana di Arti e Mestieri. «Qui – hanno scritto Giuliana Altea e Marco Magnani – avrebbe messo a frutto il suo talento e la sua lunga esperienza di decoratore, dedicandosi a una reinvenzione dall’interno dei motivi e delle forme dell’artigianato tradizionale nordafricano, dalla ceramica alla pittura murale, al `a tessuto». Successivamente continuo ` incessante, spaprodurre con attivita
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Melis ziando con la sua produzione in tutti i generi di arte decorativa. In effetti, tor` a numenato dalla Libia, M. partecipo rose rassegne, tornando di frequente in Sardegna, con personali a Sassari nel 1945 e nel 1951, a Nuoro nel 1946 e nel 1952, a Cagliari nel 1956, coltivando, accanto all’amata ceramica, «una pittura – hanno scritto Altea e Magnani – dai modi icasticamente abbreviati, cui le ombre marcate e la schematizzazione del disegno conferiscono un che di scenografico». Tra i suoi scritti: L’arte dei pastori sardi, ‘‘Il piccolo’’, 1922; La I Mostra internazionale di Arte decorativa e la Sardegna, ‘‘Il Giornale d’Italia’’, 1922; Gli artisti sardi, ‘‘L’Unione sarda’’, 1926; La ceramica di Sardegna, ‘‘L’Unione sarda’’, 1946.
Melis, Paolo 1 Architetto (n. Roma ` dedicato al1941). Dopo la laurea si e l’insegnamento universitario. Nel 1980 ` diventato ricercatore di Composie zione architettonica. Attualmente la` di Architettura vora presso la Facolta ` ‘‘La Sapienza’’ di dell’Universita Roma.
Melis, Paolo2 Pugile (Quartu Sant’E` pugilena 1928-Cagliari 1973). Si formo listicamente a Cagliari e si pose in luce da dilettante. Diventato professionista percorse una brillante carriera; dotato ` di eccezionali mezzi tecnici, conquisto il titolo italiano e nel 1953 quello europeo nella categoria dei welter. Ritira` agonistica, si stabilı` a tosi dall’attivita Cagliari, dove morı`.
Melis, Paolo3 Archeologo (n. Sassari 1958). Laureato in Materie letterarie a ` allievo di ErIndirizzo archeologico, e ` tecnico laureato cole Contu. Dal 1989 e ` di Lettere dell’Unipresso la Facolta ` di Sassari. Si occupa prevalenversita temente di preistoria e protostoria. Ha diretto gli scavi nella necropoli ipogeico-megalitica di Sa Figu (Ittiri) e
nella Tomba X di Santu Pedru (Alghero). Ha condotto il censimento archeologico dei comuni di Florinas, `, Castelsardo, Sedini, Tergu, BorLode tigiadas. Tra le sue opere: Carta archeologica del comune di Tergu, in ‘‘Bollettino dell’Associazione Italiana di Cartografia’’, 1995; New data regarding ‘‘Architectonic Prospect Domus’’ of the Bronze Age in Sardinia, in ‘‘Paper from the E.A.A. Third Annual Meeting at Ravenna’’, 1998; La tomba di Campu Lontanu nel territorio di Florinas, 2001; Ci` nuragica, 2003; Preistoria e protovilta storia nel territorio di Castelsardo, in Castelsardo. 900 anni di storia, 2007.
Melis, Pietrino Impiegato, consigliere regionale (Nuoro 1923-ivi 1991). Schierato fin da giovane con la Sinistra, fu eletto consigliere regionale per il Partito Comunista Italiano nel collegio di Nuoro per la V legislatura (1966-1970) e confermato nella VI (1970-1974). Non fu ricandidato.
Melis, Pietro Insegnante, consigliere regionale (Oliena 1907-Cagliari 1969). Fratello di Giovanni Battista e di Mario, sardista, dopo la laurea in Lettere ` all’insegnamento nelle si dedico scuole secondarie. A partire dal secondo dopoguerra fu uno dei protagonisti delle dinamiche interne del PSd’Az, e nel 1948 non aderı` alla scis` volte consisione di Lussu. Eletto piu ` volte assessore: gliere regionale, fu piu dal 1958 al 1961 e dal 1961 al 1963 all’Industria in due giunte Corrias. Tra i suoi scritti: Il VI Congresso del PSd’Az, ‘‘Forza paris’’, 1944; Esigenze autonomistiche dei partiti sardi, ‘‘Il Solco’’, 1945; Note a un congresso, ‘‘Il Solco’’, ` polemica, ‘‘Il Solco’’, 1945; Dell’onesta 1945; La nostra battaglia, ‘‘Il Solco’’, 1946; Problemi e compiti attuali del Partito Sardo, ‘‘Il Solco’’, 1947; Responsabi` politica della mancata industrializlita zazione della Sardegna, ‘‘Il Solco’’,
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Melis Atzeni 1958; Nuovo ciclo per Carbonia, ‘‘La Nuova Sardegna’’, 1959; Nel codice di Villa di Chiesa la prima legge sulle miniere sarde, ‘‘La Nuova Sardegna’’, 1962; Storia del diritto minerario sardo, ‘‘Sardegna economica’’, IV, 1966.
Melis, Pino Pittore (Bosa 1902-Roma 1985). Fratello di Melkiorre e di Federico, esordı` appena quattordicenne nella mostra sassarese per la Mobilitazione civile, 1916, esponendo dei figurini di moda («signore dall’eleganza viennese, con la tecnica cara ai secessionisti e ai loro seguaci italiani», scriveva Michele Saba) ed eseguendo l’anno dopo una serie di mattonelle artistiche. Compiuti i suoi studi in Sardegna, nel 1921 si trasferı` a Roma dove fece le sue prime esperienze artistiche. Ben presto si impose come illu` a importanti periostratore e collaboro dici italiani raggiungendo una noto` internazionale. Di notevole lirieta vello sono anche i disegni dei costumi tradizionali sardi, che poi fece realizzare da una sarta ottenendo un grandissimo successo.
Melis, Sebastiano Torraro (Ogliastra, ` sec. XVIII-ivi, meta ` sec. seconda meta XIX). Nel 1812 comandava la torre lito` quando fu sorpreso da ranea di Sarala un’improvvisa incursione di corsari barbareschi che sbarcarono nella vicina spiaggia. Egli non si perse d’animo e riuscı` a tener loro testa; usando il cannone di cui era dotata la torre, ne uccise molti e costrinse alla fuga i superstiti. Per questo episodio fu insignito di medaglia d’oro; morı` entro la ` del secolo XIX. prima meta
Melis, Sigismondo Ceramista e scultore (Iglesias 1902-ivi 1975). Allievo del ` a Roma e a Faenza. Gambellotti, studio ` negli ambienti della capiSi affermo tale con grandi pannelli policromi a bassorilievo, che ornarono diversi locali pubblici. Antifascista, nel 1931 fu
mandato al confino nell’isola di Ponza; ` nella capitale e riprese nel 1937 torno ` artistica. Finita la sua intensa attivita la seconda guerra mondiale, espose in ` d’Italia e all’estero. Molte diverse citta delle sue opere furono ospitate nei pa` lazzi dei ministeri e nel 1950 lavoro come scenografo per il film Ben Hur; ` in Sardegna. dopo il 1970 torno
Melis, Tullio Direttore didattico, consigliere regionale (Tertenia 1914-Nuoro 1988). Conseguita l’abilitazione magi` all’insegnamento perstrale si dedico correndo una brillante carriera sino alla nomina a direttore didattico. Impegnato nelle file delle organizzazioni cattoliche, dopo la caduta del fascismo fu tra i protagonisti della nascita della Democrazia Cristiana nel Nuorese. Nel 1969 fu eletto consigliere regionale per il suo partito nel collegio di Nuoro per la VI legislatura, ricandidato per la ` in VII legislatura non fu rieletto. Torno Consiglio nel 1976, subentrando a Giovanni Del Rio dimissionario.
Melis, Valerio Poeta (n. Villamar 1951). ` e fantasia, ha Scrittore di sensibilita esordito giovanissimo con la raccolta di versi Divenire, pubblicata nel 1977, cui ha fatto seguito nel 1995 la raccolta E l’assedio continua....
Melis Atzeni, Giuseppe Teologo, gior` sec. nalista (Cagliari, seconda meta XVIII-ivi, dopo 1816). Per quanto laico, conseguı` la laurea in Teologia. Legato a Giovanni Maria Angioy, prese parte attiva alle vicende politiche cagliaritane a partire dal 1794. Tra il 1795 e il ` ‘‘Il Giornale di 1796 diresse e compilo Sardegna’’, organo degli Stamenti. Successivamente prese le distanze dal movimento angioyano; divenne consigliere comunale di Cagliari dal 1805 al 1806, e nel 1806 divenne giurato capo; dopo alcuni anni nel 1814 e 1815 fu nuovamente eletto consigliere e nel 1816 ancora giurato capo. Morı` subito dopo.
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Melis Bassu Nello stesso anno 1794, cosı` denso di avvenimenti politici, aveva pubblicato un opuscolo di Avvertimenti importanti di un cagliaritano ai sardi.
Melis Bassu, Giuseppe Avvocato, intellettuale (n. Sassari 1920). Ancora studente, insieme con Antonio Pigliaru, dal 1943 fu uno dei protagonisti del risveglio politico sassarese conducendo una serrata critica al fascismo ` all’interno di ‘‘Intervento’’, il giorgia nale del GUF di cui entrambi erano redattori. Laureatosi in Legge, divenne ` nel suo impegno avvocato e continuo intellettuale e politico a fianco di Pigliaru, con cui aveva intrattenuto una intensa corrispondenza epistolare nel periodo 1944-1946 in cui quest’ultimo era stato in carcere per motivi politici. Ma mentre Pigliaru maturava il suo complesso itinerario intellettuale che doveva portarlo a diventare una voce importante della Sinistra isolana, ` schierato su posizioni M.B. si era gia liberali democratiche che lo avvicinarono spesso al Partito Radicale. Nel 1948 diede vita con Pigliaru e altri intellettuali democratici alla rivista ‘‘Ichnusa’’, della cui prima serie, uscita fra il 1948 e il 1964, fu uno dei ` autorevoli. Intanto parteredattori piu cipava, attraverso puntuali interventi sulla ‘‘Nuova Sardegna’’, al dibattito sui grandi temi della vita sociale e politica dell’isola, in particolare negli anni caldi del banditismo, in cui oc` e difese posizioni di forte garanticupo smo. Studioso di antropologia criminale di riconosciuto prestigio, negli ` alla ripresa anni Ottanta collaboro delle pubblicazioni di ‘‘Ichnusa’’. Tra i suoi scritti: Contributi sui risultati elettorali delle regionali del 1957, ‘‘Ichnusa’’, V, 18, 1957; Note sugli Atti del Convegno liberale sui problemi della Sardegna, ‘‘Ichnusa’’, V, 21, 1957; Appunti sulla delinquenza in Sardegna,
‘‘Ichnusa’’, IX, 41, 1961; Non disturbate l’Agha Khan, ‘‘Sardegna oggi’’, I, 1, 1962; Il fascismo come feticcio, ‘‘Ichnusa’’, XII, 56-57, 1964; Il rapporto tra banditismo e apparato giudiziario, ‘‘I problemi di Ulisse’’, 1969; Mussolini in Sardegna (con Aldo Cesaraccio e Antonello Mattone), 1983; Giugno 1945: smarrimento e ricerca, ‘‘Ichnusa’’, n.s., ` organiz5, 1983; La nuova criminalita zata e il tessuto sociale della Sardegna, ‘‘La Nuova Sardegna’’, 1984; Il giovane Pigliaru: il fascismo come esperienza e come rimorso, ‘‘Ichnusa’’, n.s., supplemento al n. 19, 1987; La criminologia e la Sardegna, in La Sardegna. Enciclopedia (a cura di M. Brigaglia), III, 1988; La questione morale. Intransigenza e mazzette, ‘‘Ichnusa’’, n.s., 14, 1988; Carteg` gio con Antonio Pigliar u, ‘‘Societa ` un lungo saggio con sarda’’, 4, 1997 (e numerose citazioni della corrispondenza 1944-1946, introdotto da M. Brigaglia, Melis Bassu-Pigliaru); Sequestro ` sarda’’, I, 1988; Un di persona, ‘‘Societa ` sarda’’, 10, dialogo interrotto, ‘‘Societa ` o equivoco?, 1999; ‘‘Zona grigia’’: realta ` sarda’’, 11, 1999. ‘‘Societa
Melis Devilla, Amelia Scrittrice (Iglesias 1882-Monterotondo 1956). Compiuti gli studi, nel 1911 si trasferı` a Ca` a vivere a gliari, e da qui nel 1921 ando ` attivamente a diversi Roma. Collaboro ` periodici locali e nazionali. Pubblico un romanzo, Alba sul monte, 1931, e due raccolte di racconti, «Faula de orbaci» ed altre novelle sarde, 1913, e Piccole prose di guerra, 1917, e anche un breve saggio su Poesia popolare e poesia dialettale in Sardegna, ‘‘Rassegna nazionale’’, VII, 1929. Tra i suoi numerosi articoli sui quotidiani sardi, Un antico esempio romano d’amore coniugale a Cagliari, ‘‘L’Unione sarda’’, 1928; Idee di un vescovo agricoltore sull’educazione femminile, ‘‘L’Isola’’, 1929 (su
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Melissa monsignor Virgilio, vescovo di Ogliastra).
´ nimo AvvoMelis Escarchoni, Jero ` cato, giurista (Iglesias, seconda meta sec. XVI-ivi?, dopo 1642). Compiuti gli studi di legge a Cagliari, si mise a esercitare la professione di avvocato. Per la sua grande cultura e preparazione fu nominato professore di Diritto civile ` di Cagliari. Tra i presso l’Universita suoi scritti: Pro collegio turritano societatis Jesu contra comtissa d. Mariana de Maza y Dixar, s.d.; Pro d. Diego de Aragall gubernatore capitum Calaris et Gallurae et nobilibus d. Joanne Dexart regio senatore et d. Antonio Barbarano tutoribus d. Blaci de Alagon et Cardona marchionis de Villasor contra collegium societatis Jesu Calaritanae, s.d.; Pro nob. d. Ioanne Baptista Fortesa barone Serdiani et S. Esperat contra regium Fiscum patrimonialem super investitura eorundem feudorum, 1640; Pro nob. ´ don Bernardino Mathia de Cervello equite calatravensi contra egreg. D. Mar` et Eril, comtissam gheritam de Cervello de Eril, 1641; Por d. Angela Sanjust Escarchoni sen ˜ ora de la baronias de `, Furtey, Pauli y Mas con Juan Catala 1642; Pro egregia domna Marianna de ´ et Ferreras comtissa de Sedilo Cervello contra egregiam domnam Margaritam ´ et de Erill comtissa de Erill de Cervello eius nurum, 1642; Pro insigni civitate calaritana et litis consortibus contra Jacobum et alios fratres Giancardi, s.d.
hanno scritto Giuliana Altea e Marco ` maestro». ConMagnani – diventera temporaneamente divenne un illustratore raffinato raggiungendo diversi riconoscimenti a livello internazionale. ` un manuale di inciNel 1916 pubblico sione, L’acquaforte, che fu universalmente apprezzato, e negli stessi anni ` anche come poeta pubblisi affermo cando alcune raccolte di versi come Sonetti durante la guerra, 1919. Dopo un nuovo ritorno da Milano in Sarde` alla incisione su gna, dal 1933 si dedico legno, spinto anche dal successo degli altri xilografi sardi suoi amici. Nel 1939 gli venne dedicato l’album Vecchia Sardegna, che riproduceva le sue inci` note. sioni piu
Melissa – Dalle foglie si ottengono preparati medicamentosi.
Melis Marini, Felice Pittore, incisore, ` poeta (Cagliari 1871-ivi 1953). Rifiuto di percorrere la carriera del padre (un noto architetto, cui si devono alcune importanti operazioni nell’assetto urbanistico cagliaritano) per dedicarsi alla pittura. Frequentata a Roma la Scuola Libera del Nudo e un anno dell’Accademia di Venezia, nel 1904 rea` le sue prime incisioni all’acqualizzo ` tardi – forte, «tecnica nella quale piu
Melissa Pianta erbacea perenne della famiglia delle Labiate (M. officinalis L.). Da un breve rizoma sotterraneo si sviluppano fusti che possono raggiungere i 150 cm di altezza, con rami a sezione quadrangolare; le foglie, opposte, di color verde chiaro, hanno apice acuto e margine dentato; i fiori sono bianco-rosati e crescono al vertice delle foglie. Distribuita in tutta la Sar-
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Melis Spiga degna, preferisce ambienti freschi e ombrosi di collina e di montagna; fiorisce tra maggio e agosto, quando si raccolgono fiori e foglie per essere utilizzati a scopi terapeutici: le sue pro` sono riconosciute sin dai tempi prieta antichi (il suo nome deriva dalla stessa ´ pianta prediradice di ‘‘miele’’, perche letta dalle api e da sempre sinonimo di dolcezza); l’olio essenziale che se ne estrae ha azione sedativa, spasmoli` efficacissimo tica, antibatterica, ed e ` usata nella cura dei disturbi gastrici. E anche nell’industria profumiera. Famosa l’‘‘acqua di m.’’, ottenuta per distillazione o per macerazione delle foglie, e usata per frizioni analgesiche o impacchi disinfettanti e cicatrizzanti. Nomi sardi: erba chidru (logudorese); folla de limoni (Sardegna centrale); limoncina (gallurese); menta de abe (nuorese); menta de abis, menta limonada (campidanese). [MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]
Melis Spiga, Egidia Consigliere regionale (n. Cagliari 1929). Militante da giovane nella Sinistra, esperta dei pro` stata eletta consiblemi della donna, e gliere regionale del Partito Comunista Italiano nel collegio di Cagliari per la VII legislatura nel 1974. Al termine ` stata riconferdella legislatura non e mata.
Melis Tedeschi, Efisio Garibaldino, scrittore (Cagliari 1845-ivi 1932). Giovanissimo prese parte alla terza guerra d’indipendenza e ad altre campagne nelle formazioni garibaldine, coprendosi di gloria. Ritiratosi a vita privata, ` all’insegnaa partire dal 1886 si dedico mento elementare e scrisse alcuni libri per ragazzi. Dopo aver educato alcune generazioni di concittadini, nel 1918 fu collocato a riposo.
Mello Antico villaggio di origine medioevale situato nelle campagne di Bonnanaro; faceva parte del giudicato di
Torres, compreso nella curatoria del Cabudabbas. Dopo l’estinzione della dinastia giudicale se ne impadronirono i Doria che lo inclusero nel loro ` prese a stato. La sua popolazione pero diminuire rapidamente e agli inizi del secolo XIV era completamente spopolato.
Melo Pianta arborea della famiglia delle Rosacee (Malus communis Dek.) ` raggiungere notevoli dimenche puo sioni (8-10 m), dotata di radici striscianti che non approfondiscono molto. Ha gemme cotonose, foglie alterne, ovali o ovato-ellittiche, con margine leggermente seghettato, tomentose e biancastre alla pagina inferiore. I fiori sono riuniti in un’infiorescenza a corimbo (a formare un piccolo ombrello), hanno 5 petali bianchi con sfumature rosa all’esterno. La feconda´ zione deve essere incrociata perche pur essendo i fiori ermafroditi spesso ` fesono autosterili, non possono cioe condare gli ovari con il proprio polline. ` un pomo di forma globosa, Il frutto e ` o meno schiacciata e di dimensioni piu ` , anvariabili in relazione alla varieta ` variabile dal giallo al che il colore e rosso porpora. In Sardegna si coltiva ` da sempre, con grande diffusione gia ` probabile che dall’epoca romana ed e la cultivar tradizionale ‘‘appio’’ sia stata introdotta proprio in questo periodo. Nonostante nei secoli si siano ` o meno favoresucceduti periodi piu voli alla coltivazione del m. in Sardegna, ancora oggi il patrimonio genetico ` qualitativamente ricco; sono locale e ` riportate nello studio a 21 le varieta cura di Agabbio, sebbene talora diffuse solo in maniera puntiforme sul territo` di cui non si conorio. Molte le varieta sce l’origine: tra le tante ricordiamo la gustosa Trempa ar r ubia (guancia rossa), reperita a Ussassai e in diverse ` della provincia di Nuoro, dove localita
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Melonda ` oggetto di intensa coltivazione in e quanto una delle poche cultivar proponibili per la frutticoltura delle zone di alta collina dell’isola. Cherchi Paba, ` 1974-77, fa notare che alcune varieta isolane, oramai poco reperibili e a rischio di estinzione, mostrano nume` di rose analogie con alcune varieta mele citate da Plinio: pettus de dama (petto di dama) con orthonomastica, piberi (pepe) con piper, mela ’e porcus (mela dei maiali) con pulmunea, rosa con orbiculata, Santu Giagu (San Giacomo) con siriaca ruberrima. Attualmente sono prodotte in Sardegna al` di mele inserite nella specune qualita ciale tabella, redatta dal Ministero delle Politiche agricole e forestali, dei ` ’’: appi‘‘prodotti tradizionali di qualita cadorza o baccalana, noi unci, miali, trempa arrubia. Il m. selvatico (Malus ` citato da Camarda dasyphilla Borkh.) e e Valsecchi come unica specie selva` repetica di m. presente in Sardegna; e ribile sul Gennargentu e nei boschi del Marghine. Le caratteristiche botaniche sono come quelle del Malus com` ridotta e i fiori munis, ma la taglia e ` intensamente colorati. [TIZIANA piu
come dessert, ma impiegato anche nella preparazione di pietanze in salsa ` una pianta con tante agrodolce. Il m. e `: e ` ricca di princı`pi attivi conproprieta ` tintro i parassiti gastro-intestinali, e toria: infatti dalla sua buccia essiccata si ottiene una vasta gamma di gialli mentre dalla corteccia si ottiene un bel colore nero, stabile alla luce e che non vira al verde con i lavaggi. Nella ` simbolo di fertilita ` tradizione il frutto e e veniva spesso rappresentato nei corredi da sposa, sia come decorazione del letto matrimoniale, sia nei servizi ´ da (logudi stoviglie. Nomi sardi: arena ´ da (campidanese). dorese); melarena [TIZIANA SASSU]
SASSU]
Melo cotogno = Cotogno Melograno Pianta della famiglia delle Punicacee (Punica granatum L.). Il m. ` una delle due sole specie di cui e ` e composta questa famiglia, strettamente imparentata con quella delle Mirtacee, con la quale mostra notevoli ` una specie a portamento ar`. E affinita ` dibustivo, cespuglioso, talvolta puo ventare un alberello di modeste dimensioni; i fiori sono ermafroditi e dotati di 6 sepali e 6 petali di un bel colore ` una particorosso-aranciato; il frutto e lare bacca con setti membranosi chiamata balausto, tra le membrane sono racchiusi i semi avvolti in un tessuto succoso e dolciastro molto appetito
Melograno – Frutti.
Melonda Famiglia cagliaritana (secc. XVI-XVIII). Le sue prime notizie risalgono al secolo XVI, quando viveva un Gaspare. Era originario di Valencia ed era giunto in Sardegna come regidor del ducato di Mandas e in questa veste prese parte ai lavori del parlamento
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Melonda Vivas. Nel 1631 ottenne il cavalierato ` . Suoi discenereditario e la nobilta denti continuarono a risiedere a Cagliari, dove si estinsero nel corso del secolo XVIII.
Melonda, Francesco1 Gentiluomo ca` sec. gliaritano (Cagliari, prima meta ` XVII-ivi 1657). Prese parte all’attivita dei parlamenti del suo tempo; schie` rato nel partito degli Alagon, mostro una netta avversione per i Castelvı`. Volendo uccidere il marchese di Laconi, ` , addirittura, a corrompere un arrivo cameriere dei Castelvı`, ma fu attirato in un tranello e ucciso a schioppettate prima del 1657.
Melonda, Francesco2 Giurista (Ca` sec. XVII-Torino gliari, seconda meta 1747). Dopo aver conseguito la laurea in Legge si fece notare per la profon` della sua preparazione, per cui fu dita nominato professore di Diritto cano` di Cagliari. In nico presso l’Universita seguito si trasferı` a Torino dove inse` Diritto civile. Dopo alcuni anni fu gno nominato presidente del Senato del Piemonte.
Melone1 Pianta annuale della famiglia delle Cucurbitacee (Cucumis melo L.). Ha fusti striscianti, angolosi e molto ramificati; le foglie sono grandi e cuoriformi, di colore verde-azzurro; i fiori sono gialli portati all’ascella delle fo` un peponide (frutto carglie, il frutto e noso simile a una bacca) con buccia co` riacea e polpa succosa e profumata. E una pianta originaria dell’Asia meri` tra dionale e dell’Africa tropicale. E ` largamente coltivati: in gli ortaggi piu ` estese Sardegna le coltivazioni piu sono nell’Oristanese, dove viene prodotto il m. d’inverno o m. a secco (me` inserito nella speloni de jerru) che e ciale tabella redatta dal Ministero delle Politiche agricole e forestali dei ` ’’. ‘‘prodotti tradizionali di qualita
Nomi sardi: maboni, poponi (campidanese). [TIZIANA SASSU]
Melone2 Famiglia sassarese (secc. XIVXVI). Le sue notizie risalgono al secolo XIV; i suoi membri erano mercanti e si legarono agli Aragonesi e nella prima ` del secolo XV alcuni di loro premeta sero parte alle guerre di Alfonso V nel Napoletano. In Sardegna inoltre furono tra i maggiori protagonisti dell’ul` tima fase della guerra contro Nicolo Doria; nel 1428 ottennero il riconosci` con un Giomento della generosita vanni, nel 1436 con un Francesco e nel 1441 ancora con un Antonio. Il personaggio di maggiore spicco tra questi fu ` il Francesco, che nel 1436 acquisto feudo di Pozzomaggiore iniziando le fortune feudali della famiglia. La sua ` anche il discendenza nel 1480 acquisto feudo di Planu ’e Murtas, ma si estinse ` del secolo XVI. I nella seconda meta suoi feudi passarono ai Virde.
Melone, Francesco Barone di Pozzo` sec. maggiore (Sassari, prima meta ` sec. XV). PersoXV-ivi?, seconda meta ` la naggio molto ricco, nel 1424 acquisto ‘‘carra’’ (=) di Sassari traendo grandi utili dall’esercizio della misurazione ` l’imdelle merci. In seguito finanzio ` Doria e nel 1436 presa contro Nicolo ottenne il riconoscimento della gene` ; dopo la conquista del castello rosita di Monteleone, nella spartizione del ` il feudo patrimonio del Doria acquisto di Pozzomaggiore.
Melone, Pietro I Barone di Pozzomag` sec. XV-ivi giore (Sassari, prima meta 1443). Figlio di Francesco, fu investito del feudo di Pozzomaggiore acquistato ` dei problemi da suo padre. Ebbe pero con i signori di Planu ’e Murtas a causa dei continui sconfinamenti che i suoi vassalli compivano in quel territorio per assicurarsi il controllo dei pascoli.
Melone, Pietro II Signore di Planu ’e Murtas, barone di Pozzomaggiore (Sas-
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Meloni sari, sec. XV-?). Riuscı` a concludere la lite annosa con i De Ferraria che gli permise di rientrare in possesso del feudo di Pozzomaggiore nel 1479. Nel ` anche il feudo di Planu 1480 acquisto ’e Murtas, consentendo cosı` ai pastori di Pozzomaggiore di disporre di un ampio spazio di pascolo per le loro mandrie.
Meloni 1 Famiglia di Cagliari (sec. XVIII-esistente). Le sue notizie risalgono al secolo XVIII, quando viveva il dottor Pietro, giudice della Reale Udienza, che nel 1731 ottenne il cava` . Alla fine lierato ereditario e la nobilta ` , le condizioni della fadel secolo, pero miglia decaddero.
Meloni2 Famiglia di Santu Lussurgiu (sec. XVII-esistente). Le sue notizie risalgono al secolo XVII; i suoi membri possedevano un vasto patrimonio immobiliare ed erano divisi in diversi ` facile da rami la cui genealogia non e ricostruire. Sono identificabili due rami, non si sa come imparentati tra loro: Ramo di Diego. Durante la guerra di successione spagnola un Diego M. si ` con gli Asburgo e ottenne il caschiero ` nel valierato ereditario e la nobilta 1713. Ebbe molti figli, due dei quali lasciarono discendenza: da Diego, figlio omonimo, discesero i Meloni che si trasferirono a Fonni e che tuttora sussi` a risiedere a stono; Paolo continuo Santu Lussurgiu ed ebbe a sua volta numerosa discendenza, che alla fine del secolo XVIII si stabilı` in altri centri con un altro Paolo, da cui discendono i Meloni di Mamoiada, e un Giuseppe, dal quale discendono i Meloni di Olzai e di Cagliari. Ramo di Bartolomeo e di Francesco. Da Bartolomeo e Francesco, due fratelli che ottennero il cavalierato ereditario ` nel 1786, discese un altro e la nobilta
` a risieramo di Meloni che continuo dere a Santu Lussurgiu.
Meloni 3 Famiglia di Pozzomaggiore (sec. XVIII-esistente). Le sue notizie risalgono al secolo XVIII, quando viveva un Antonio che nel 1738 ottenne il ca` . La favalierato ereditario e la nobilta miglia, tuttora fiorente, continua a risiedere a Pozzomaggiore, a Sassari e in altri centri.
Meloni, Agostino1 Gentiluomo, colonnello dei miliziani (Santu Lussurgiu, ` sec. XVIII-Cagliari 1795). prima meta Dal paese natio si trasferı` a Cagliari nei difficili anni che precedettero la Sarda Rivoluzione. Prese parte all’atti` degli Stamenti e, legato da amicivita zia a Gerolamo Pitzolo, fu suo sostenitore in politica. Quando scoppiarono i moti popolari del luglio 1795, egli era colonnello dei miliziani del quartiere di Villanova e fu chiamato dal marchese della Planargia a presidiare il ` , catturato dai rivolcastello. Fu, pero tosi e ucciso subito dopo il Pitzolo.
Meloni, Agostino2 Teologo (Selegas 1816-Cagliari 1873). Frate minore, si ` in Teologia a Cagliari; tra il laureo 1841 e il 1844 si stabilı` a Roma per studiare le lingue orientali. Nel 1845 si trasferı` a Torino per continuare i suoi studi; nel 1846 fu nominato professore ` di Cadi Scrittura presso l’Universita ` anche Lingue gliari. A Cagliari insegno orientali fino al 1866. Quando furono sciolti gli ordini religiosi fu nominato applicato nella Biblioteca Universitaria. Resta di lui un Discorso accademico sull’importanza dell’archeologia, stampato a Cagliari da Timon nel 1861.
Meloni, Alessandro Pittore (n. Sassari 1968). Diplomato all’Istituto d’Arte e poi all’Accademia di Belle Arti di Sassari, si specializza poi in incisione a Firenze. In meno di dieci anni tiene numerose mostre. Esordisce con una collettiva, datata 1992, al Museo ‘‘Sanna’’
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Meloni di Sassari dal titolo Tracce antiche e contemporanee del passato. Quattro personali, dal 1994 al 1999, lo hanno portato a San Sperate, nella biblioteca del Monte granatico per l’Autunno musicale 1994, all’Auditorium comunale di Berchidda e infine, dopo Kairos e Man Ray, alla galleria ‘‘Denti’’ di Sassari per una personale di grafica intitolata Incisioni. [G.D.]
Meloni, Bartolomeo Ingegnere, patriota (Cagliari 1900-Dachau 1944). Medaglia d’oro al V.M. alla memoria. Di nobile famiglia originaria di Santu Lussurgiu, si laurea al Politecnico di Torino e dal 1926, ingegnere ferrovia` ispettore generale delle ferrovie rio, e a Venezia. Presto in contatto con i gruppi clandestini del Partito d’Azione, l’8 settembre non riesce a convincere i comandi militari della zona a resistere contro i tedeschi. Con un gruppo di ferrovieri e volontari, che in seguito daranno vita a due brigate ‘‘Matteotti’’, organizza il sabotaggio delle tradotte militari su cui i tedeschi ammassano soldati e marinai italiani per trasportarli in Germania. Organizza l’assalto ai treni per liberare i prigionieri, devia i convogli verso il Friuli e la Jugoslavia, aiuta a fuggire verso rifugi sicuri gli ebrei di Venezia. Arrestato il 4 novembre dalle SS, viene portato a Dachau, poi in un lager in Cecoslovacchia e, in gravi condizioni anche per le percosse ricevute da un guardiano, riportato a Dachau dove muore nel luglio 1944. La motivazione della medaglia d’argento alla memoria (poi commutata in medaglia d’oro) ricorda il suo silenzio davanti a «interrogatori, torture e sevizie» dopo l’arre´ valse la lusto, «senza nulla svelare, ne singa di aver salva la vita».
Meloni, Benedetto Sociologo (n. Austis 1946). Dopo aver conseguito la laurea si ` dedicato all’insegnamento universie
tario; dopo alcuni anni presso l’Uni` di Torino, attualmente insegna versita Sociologia dell’ambiente e del territorio e Sociologia della famiglia presso ` di Cagliari, dove fa parte l’Universita del Dipartimento di Ricerche econo` di miche e sociali della Facolta Scienze politiche. Studioso della strut` delle zone interne e tura della societa ` autore di dell’economia pastorale, e pregevoli lavori, tra i quali La transumanza, in Le opere e i giorni. Contadini e pastori nella Sardegna tradizionale (a cura di Giulio Angioni e Francesco Manconi), 1982; Famiglie di pastori. ` e mutamento in una comuContinuita ` della Sardegna centrale 1950-1970, nita ` ed economia lo1984; Forme di mobilita cale in Centro Sardegna, ‘‘Quaderni bolotanesi’’, XIV, 1988; Mutamento sociale e alcune cause di conflitto nella Sardegna centrale, ‘‘Quaderni bolotanesi’’, XV, 1989; Il pastore e la famiglia: aggregati domestici in Sardegna, in Storia ` contemdell’agricoltura italiana in Eta poranea, II, 1989; Ricerche locali. Comu` , economia, codici e regolazione sonita ciale, 1997; Pastori sardi nella campagna toscana, ‘‘Meridiana’’, 25, 1998; Famiglia meridionale senza familismo: strategie economiche, reti di relazione e parentela, 1999; Emergenza idrica e rischio ambientale, ‘‘Quaderni di ricerche economiche e sociali’’, 2002. Negli ` stato presidente delanni 2005-2007 e l’ERSAT (=).
Meloni, Carlo Geometra, consigliere regionale (Iglesias 1904-ivi 1991). Di idee socialiste, dopo la caduta del fa` scismo divenne sindaco della sua citta natale; nel 1949 fu eletto consigliere regionale per il Partito Socialdemocratico nel collegio di Cagliari per la I legislatura, al termine della quale non fu ` riconfermato In seguito fu nuovapiu mente sindaco di Iglesias. Uomo di molti interessi culturali fu un appas-
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Meloni sionato numismatico e ha lasciato sull’argomento alcune pregevoli opere. Tra i suoi scritti: Dopo il crollo, ‘‘Bollettino di Vita municipale di Iglesias’’, 1, 1944; Socialdemocrazia e sardismo, ‘‘Voce socialista’’, I, 1, 1954; Quintino Sella e la Sardegna, ‘‘L’Unione sarda’’, 1958; Metalla colonia romana augustea e zecca adrianea per le miniere, 1960; Pontefici e galeotti nelle miniere della Sardegna nel lontano passato, ‘‘L’Unione sarda’’, 1965; Da Jolao alla gens Julia, ‘‘Bollettino numismatico’’, IV, 3, 1967; Il passato dell’isola raccontato dalle monete, ‘‘L’Unione sarda’’, 1967; Le monete mute testimoni degli eventi della dominazione bizantina in Sardegna, ‘‘L’Unione sarda’’, 1969; Monete e medaglistica mineraria, ‘‘Soldi’’, 1969; La Sardegna: la monetazione di Bisanzio, ‘‘Bollettino Numismatico Simonetti’’, 1969; Legislazione pisana e breve di Villa di Chiesa, ‘‘Dibattiti rotariani’’, 1969; Croats di Spagna e patacconi della Sardegna, ‘‘Soldi’’, 1970; Sui due bianchi di Pisa attribuiti alla zecca di Villa di Chiesa, in Le zecche minori toscane fino al XIV secolo. Atti del Convegno internazionale di Pistoia, 1974; Dai metalli dell’isola le monete per l’impero, ‘‘L’Unione sarda’’, 1974.
Meloni, Francesco Religioso (Sarde` sec. XV-Bosa 1450). Vegna, prima meta scovo di Bosa dal 1449 al 1450. Apparteneva all’ordine francescano dei Minori `. Fu daped era uomo di grande pieta prima eletto vescovo di Patti in Sicilia e quindi, nel 1449, trasferito a Bosa; la ` fu interrotta da una sua opera pero morte improvvisa.
Meloni, Franco Avvocato, uomo politico (Nulvi 1941-Sassari 2003). Consigliere regionale, senatore della Repubblica. Militante del Partito Socialista Italiano, dopo essere stato consigliere comunale e provinciale e sin` passato al Partito daco di Sassari, e
` stato eletto Sardo d’Azione. Nel 1984 e consigliere regionale del suo partito nel collegio di Sassari per la IX legislatura e successivamente riconfermato ` stato per la X fino al 1994. Nel 1996 e eletto senatore della Repubblica per la XIII legislatura, al termine della quale ` stato ricandidato. nel 2001 non e
Meloni, Giovanni Docente universitario, deputato al Parlamento (n. Sassari 1942). Dopo aver conseguito la laurea in Giurisprudenza ha intrapreso la car` proriera universitaria, attualmente e fessore di Diritto romano presso la Fa` di Giurisprudenza dell’Univercolta ` di Sassari. Da sempre impegnato sita nella Sinistra, militante nel Partito Comunista Italiano dal 1966, successivamente ha aderito al PSIUP per rien` stato consigliere trare poi nel PCI. E ` volte assescomunale di Sassari e piu sore dal 1980 al 1995. Passato a Rifon` stato dazione Comunista, nel 1996 e eletto deputato per la XIII legislatura ` stato anche prerepubblicana, in cui e sidente della Commissione per le autorizzazioni a procedere. Al termine ` stato riconferdella legislatura non e mato.
Meloni, Giuseppe1 (detto Beppe) Bancario, giornalista (n. Oristano 1932). Funzionario di banca, ha svolto anche ` pubblicistica: ha diun’intensa attivita retto per molti anni il mensile ‘‘La Pro` stato corrisponvincia di Oristano’’, e dente del ‘‘Quotidiano sardo’’ e del ‘‘Tempo’’; attualmente collabora con ‘‘La Nuova Sardegna’’. Ha dedicato un volume a ricostruire la storia passata del convitto nazionale ‘‘Canopoleno’’ di Sassari e la propria esperienza personale di studente in quella istituzione (Quelli del Canopoleno. Storia e cronaca del Convitto nazionale, 1996).
Meloni, Giuseppe2 Storico (n. Cagliari 1947). Figlio dello storico di Roma Piero, conseguita la laurea in Lettere
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Meloni ha intrapreso la carriera universitaria. Allievo di Alberto Boscolo, inizialmente ha lavorato nell’Istituto di Sto` di Caria medioevale dell’Universita ` diventato professore gliari; nel 1973 e di Storia medioevale a Sassari, dove ` stato eletto preside della Fanel 2001 e ` di Lettere e Filosofia. Ha partecicolta pato a numerose missioni di studio a ` autore di Barcellona e a Lisbona, ed e numerosi scritti fra cui Su alcuni feudatari maggiori e minori in Sardegna all’epoca di Pietro il Cerimonioso, ‘‘Studi sardi’’, XX, 1967; Genova e Aragona all’epoca di Pietro il Cerimonioso, voll. 3, 1971; Aspetti della politica di Alfonso IV il Benigno nei confronti dei Doria in Sardegna, ‘‘Studi sardi’’, XXII, 1973; La politica matrimoniale di Alfonso IV il Benigno nei confronti dei Doria in Sardegna, in Atti del Convegno storico Liguria-Catalogna 1969, 1974; Un secolo di storia della diocesi di Ales Usellus: il XV, in La diocesi di Ales-Usellus-Terralba. Aspetti e valori, 1975; Presenza di Saragozza nella spedizione di Pietro il Cerimonioso in Sardegna 13541355, ‘‘Medioevo. Saggi e Rassegne’’, 2, ` in Sardegna di Rai1976; L’attivita mondo d’Ampurias dell’ordine di S. Giovanni di Gerusalemme, ‘‘Annali della ` di Lettere e Filosofia dell’UniFacolta ` di Cagliari’’, XXXVII, 1976; versita Contributo allo studio delle rotte e dei commerci mediterranei nel Basso Medioevo, ‘‘Medioevo. Saggi e Rassegne’’, 3, 1977; L’Italia medioevale nella cronaca di Pietro IV d’Aragona, 1980; Genova e la Sardegna nel secolo XII, in La Sardegna nel mondo mediterraneo. Atti del I Convegno internazionale di Studi geografico-storici, Sassari 1978 (a cura di M. Brigaglia), 1981; Note sull’economia della Sardegna basso-medioevale, in La Sardegna nel mondo mediterraneo. Atti del I Convegno internazionale di Studi geografico storici, Sassari 1978,
1981; Studi di storia economica sulla Sardegna medievale, in La ricerca storica sulla Sardegna, vol. XXXIII di ‘‘Archivio storico sardo’’, 1982; Note sulle difese della Sardegna aragonese nel 1333, in Atti dell’XI Congresso di storia della Corona d’Aragona, III, 1984; Documenti demografici ed economici sulla Sardegna catalana, in La Sardegna nel mondo mediterraneo. Atti del II Convegno internazionale di Studi geograficostorici, Sassari 1981 (a cura di M. Brigaglia), 1984; Canyelles. Problemi di toponomastica medioevale iglesiente, in Studi su Iglesias medioevale, 1985; Casteldoria. Processo per una resa, in Studi storici in onore di G. Todde, vol. XXXV di ‘‘Archivio storico sardo’’, 1986; Sassari tra Genova e Aragona, in `, Gli Statuti sassaresi. Economia, societa istituzioni a Sassari nel Medioevo e nel` moderna (a cura di A. Mattone e l’Eta M. Tangheroni), 1986; La Sardegna nel quadro della politica mediterranea di Pisa, Genova e Aragona, in Storia dei Sardi e della Sardegna (a cura di Massimo Guidetti), II, 1988; Il Montacuto nel Medioevo, 1988; Lo stagno di Decimo e alcuni avvenimenti del Medioevo sardo-catalano, 1988; Porto Torres nel Basso Medioevo, 1988; Cronologia della Sardegna medioevale, in La Sardegna. Enciclopedia (a cura di M. Brigaglia), III, 1988; Il periodo aragonese, in La Provincia di Sassari, 1989; Le vicende storiche giudicali, in La provincia di Oristano. L’orma della storia, I, 1990; Il castello di Monte Acuto. Analisi descrittiva (con P. Modde), ‘‘Archivio storico sardo’’, XXXVII, 1992; Premessa, in Il Parlamento di Pietro IV d’Aragona (a cura di G. Meloni), vol. 2 della collana ‘‘Acta Curiarum Regni Sardiniae’’, ` nei territori 1993; Demografia e fiscalita regi del regno di Sardegna al principio del XV secolo, in Atti del XIII Congresso di storia della Corona d’Aragona, 1993;
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Meloni Mondo rurale e Sardegna del XII sec. Il condaghe di Barisone II di Torres (con Andrea Dessı` Fulgheri), 1994; Alghero tra Genova, Arborea, Milano e Catalogna, in Alghero, la Catalogna, il Mediter` e di una minoraneo. Storia di una citta ranza catalana in Italia (sec. XV-XX) (a cura di Antonello Mattone e Piero Sanna), 1994; La Sardegna in un fondamentale documento del XIII secolo: liberi, servi, commercio, potere nel mondo ` isolana, 1994; giudicale di una societa Siniscola nel Medioevo, in Siniscola dalle origini ai nostri giorni, 1994; Da Olbı`a ad Olbia. 2500 anni di storia di ` mediterranea, II (a cura di G. una citta Meloni e P. Simbula), 1996; Il condaghe di San Gavino, in Dal mondo antico al` contemporanea, 2002; Il condaghe l’eta di San Gavino, 2004; Castro e il Logudoro orientale (con Piergiorgio Spanu), 2004.
Meloni, Maria Giuseppina Studiosa di storia (n. Cagliari, sec. XX). Laureata in Lettere, lavora presso l’Istituto sui ` Rapporti italo-iberici di Cagliari. E studiosa di storia medioevale. Tra i suoi scritti: Presenza corsa a Sassari nel 1300, ‘‘Medioevo. Saggi e Rassegne’’, 13, 1988; I Cistercensi nel Monasticon Sardiniae, ‘‘Rivista cistercense’’, V, 1, 1988; Il territorio giudicale, in La Provincia di Oristano, I, 1990; Il castello di Longonsardo, in Castelli della Sardegna medioevale, 1992; Note sulla presenza delle Clarisse in Sardegna nel Medioevo, ‘‘Bollettino bibliografico sardo’’, 18, 1994; Longonsardo estremo baluardo dei Catalano-Aragonesi in Sardegna nel Trecento, ‘‘Medioevo. Saggi e Rassegne’’, 18, 1994.
Meloni, Piero Storico (n. Monti 1920). Allievo di Bacchisio Raimondo Motzo, ` nel 1941 con una tesi su Servio si laureo Sulpicio Rufo pubblicata in volume a Cagliari nel 1946. Libero docente (1947), professore ordinario (1950), ha
insegnato per lunghi anni Storia romana (ma anche Storia greca e Storia della Sardegna romana) presso la Fa` di Lettere e Filosofia dell’Univercolta ` di Cagliari, diventando il severo sita maestro di diverse generazioni di studenti. Il suo lungo insegnamento ha prodotto una vera e propria scuola, ` specializzata negli studi sulle che si e province romane: tra tutti Giovanna Sotgiu, Guido Clemente, Attilio Ma`, Marstino, Ignazio Didu, Franco Porra cella Bonello. Ha svolto un’intensa at` di ricerca, che spazia dalla storia tivita greca alla storia ellenistica, dalla storia repubblicana alla storia imperiale ` di romana, con una notevole quantita studi caratterizzati da rigore metodologico, spirito critico e grande origina` . Tra i lavori piu ` noti sono le monolita grafie su Il valore storico e le fonti del libro macedonico di Appiano, 1955, e Perseo e la fine della monarchia mace` autore di alcuni agili e done, 1953. E apprezzati manuali didattici per la scuola media, per i ginnasi e per l’Uni`. Intensa e significativa e ` stata versita la riflessione sulla Sardegna romana, a partire dall’articolo giovanile sul mito di Iolao e sul popolo degli Ilienses, seguito ben presto da moltissimi altri lavori dedicati ad alcuni degli ` controversi della Sardegna aspetti piu antica, l’occupazione cartaginese, ` ioi di una tabella rinveMalco, i Serda nuta a Olimpia, il cantante Tigellio, l’urbanizzazione dell’isola, in particolare il fenomeno della colonizzazione, insieme la resistenza alla romanizzazione e gli aspetti economici e sociali ` il vodella conquista. Fondamentale e lume sull’amministrazione della Sar` imperiale da Augusto aldegna in eta l’invasione vandalica, ricchissimo di documenti giuridici, epigrafici, lette` La Sarderari. La sua opera maggiore e gna romana, edito da Chiarella a Sas-
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Meloni sari (1975 e 1991), che testimonia un’amplissima conoscenza delle fonti e un’informazione che si giova di una eccezionale competenza topografica, che diventa vera e propria passione quando l’A. affronta ad esempio il tema dei collegamenti stradali. La via` del resto e ` trattata in numerosi bilita articoli dedicati ai miliari, alle fonti geografiche e itinerarie, in particolare nell’originale lavoro sulla Geografia di Tolomeo, che continua a interessare studiosi e appassionati. [ATTILIO MASTINO] Tra i suoi scritti: Gli Iolei e il mito di Iolao in Sardegna, ‘‘Studi sardi’’, VI, 1945; La cronologia della campagna di Malco, ‘‘Studi sardi’’, VII, 1947; Note su Tigellio, ‘‘Studi sardi’’, VII, 1947; Un’iscrizione di Turris Lybisonis in onore di Galerio, ‘‘Studi sardi’’, VIII, 1948; Turris Lybisonis romana alla luce delle iscrizioni, ‘‘Epigraphica’’, 1949; Sei anni di lotte di Sardi e Corsi contro i Romani, 236-231, ‘‘Studi sardi’’, IX, 1950; I miliari sardi e le strade romane in Sardegna, ‘‘Epigraphica’’, XV, 1953; L’amministrazione della Sardegna nel I sec. dopo Cristo, ‘‘Annali della ` di Lettere e Filosofia dell’UniFacolta ` di Cagliari’’, XXI, parte I, 1953; versita Un nuovo miliario sardo e le iscrizioni di Magno Massimo, ‘‘Studi sardi’’, XIIXIII, 1955; L’amministrazione della Sardegna nel II e III secolo d.C., in Studi in onore di Aristide Calderini, I, 1956; L’amministrazione della Sardegna da Augusto all’invasione vandalica, ‘‘An` di Lettere e Filosofia nali della Facolta ` di Cagliari’’, XXV, 1957; dell’Universita Lybisonis Turris, voce in Dizionario epigrafico, IV, 1958; Prosopografia dei magistrati romani in Sardegna da Augusto all’invasione vandalica, ‘‘Studi sardi’’, XIV-XV, 1958; Un nuovo miliario di Settimio Severo, in Studi storici in onore di F. Loddo Canepa, II, 1959; Sul valore storico di alcuni riferimenti contenuti nelle
passioni dei martiri sardi, in Atti del Convegno di Studi religiosi sardi, 1963; Lo stato attuale dell’epigrafia latina in Sardegna e nuove acquisizioni, in Acta V International Congress of Greek and Latin epigraphy, 1971; La geografia della Sardegna in Tolomeo, in Miscellanea di Studi classici in onore di E. Manni, 1979; Luguido. Luguidonis Portus, Liquidonenses, voci in Dizionario epigrafico, IV, ` dei Romani, in La Sardegna. 1979; L’Eta Enciclopedia (a cura di M. Brigaglia), I, 1982; Lo stato attuale della ricerca sulla Sardegna romana, in La ricerca storica sulla Sardegna, XXXIII volume di ‘‘Archivio storico sardo’’, 1982; I FenicioPunici e i Romani: una presa di possesso e una colonizzazione, in Sardegna. L’uomo e le coste (a cura di Angela Terrosu Asole), 1983; Cartaginesi e Romani, latifondo e monocoltura, in Sardegna. L’uomo e la pianura (a cura di A. Terrosu Asole), 1984; La provincia romana di Sardegna. I secoli I-III, ‘‘Aufstieg und Niedergang der Ro ¨ mischen Welt’’, 1985; Cartaginesi e Romani, lotta per la sopravvivenza, in Sardegna. L’uomo e la montagna (a cura di A. Terrosu Asole), 1985; Serdaioi = Sardi?, in Un millennio di relazioni fra la Sardegna e i paesi del Mediterraneo. Atti del I Convegno di studi di Selargius 1985: ` e cultura in Sardegna nei pe‘‘Societa riodi orientalizzante e arcaico (fine VIII sec. a.C.-480)’’, 1986; Ultimi studi sul ` roNord Africa e sulla Sardegna in Eta mana, in L’Africa romana. Atti del V Convegno di studi, 1987; La Sardegna e ` imperiale e la repubblica romana, L’Eta La romanizzazione, in Storia dei Sardi e della Sardegna, a cura di Massimo Guidetti), I, 1988; La Sardegna romana. I centri abitati e l’organizzazione municipale, ‘‘Aufstieg und Niedergang der Ro ¨mischen Welt’’, II, 11, 1988; La vita monastica in Africa e in Sardegna nel VI secolo sulle orme di Agostino, in L’Africa
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Meloni Satta romana. Atti del VI Convegno di studi, 1989; Recenti studi sulla Sardegna e l’Africa romana, in L’Africa romana. Atti dell’VIII Convegno di studi, 1991; Nuovi apporti alla storia della Sardegna romana dalle iscrizioni latine rinvenute nell’isola fra il 1975 e il 1990, in L’Africa romana. Atti del IX Convegno di studi, 1992.
Meloni, Pietro Religioso (n. Sassari 1935). Vescovo di Tempio dal 1983 al 1992 e vescovo di Nuoro dal 1992. Dopo essersi laureato in Lettere, ha intrapreso la carriera universitaria specializzandosi in Letteratura latina e, in un secondo tempo, in Letteratura la` stato quindi ordinato tina cristiana. E sacerdote, e subito dopo ha avuto l’insegnamento di Letteratura latina ` di Sassari. Ma presso l’Universita ` stato nominato vequando nel 1983 e scovo, ha lasciato l’insegnamento; nel ` stato trasferito alla diocesi di 1992 e Nuoro, che tuttora regge.
Meloni, Raffaele Pittore e scultore (n. Escalaplano 1963). Diplomato presso il ` dedicato Liceo artistico di Cagliari, si e ` professionale, dia una intensa attivita stinguendosi oltre che come pittore anche come disegnatore e restauratore. Utilizza con notevole padronanza tutte le tecniche dall’olio all’acquerello alla ` matita. Ha esposto in diverse citta della penisola, in Europa e in America.
Meloni, Rosanna Pittrice (n. Sassari ` l’I1943). Ha frequentato nella sua citta stituto d’Arte sotto la guida di Mauro ` laureata all’Accademia di Manca e si e Belle Arti. Ha esordito come figura` passata presto all’informale, tiva, ma e apprezzata dalla critica. Ha partecipato a numerose mostre in Sardegna e nella penisola.
Meloni, Tullio Disegnatore (n. Cagliari 1958). Ha esordito giovanissimo come vignettista di satira politica e sportiva. Col tempo la finezza del suo disegno lo
ha imposto all’attenzione generale e le sue vignette satiriche sono state ospi` sui maggiori periotate con continuita ` autore del vodici della Sardegna. E lume Sardycon e ha preso parte a numerose mostre.
Meloni, Virgilio Grafico e illustratore (n. Cagliari 1956). Firma con lo pseudonimo di Wim le sue vignette pubblicate dai maggiori periodici e dalle emittenti televisive locali. Ha anche illustrato numerosi libri per ragazzi.
Meloni Baylle, Giovanni Medico, deputato al Parlamento (Cagliari, prima ` sec. XIX-ivi, seconda meta ` sec. meta XIX). Dopo aver conseguito la laurea in Medicina intraprese la carriera universitaria. Interessato ai problemi `, tra il 1860 igienico-sanitari della citta e il 1862 fu eletto sindaco e nel 1861 deputato per l’VIII legislatura. Fu ` richiamato in servizio come dopero cente universitario e per questo gli fu revocato il mandato. Studioso di valore, diresse per anni il gabinetto di ` e fu autore di zoologia dell’Universita alcuni importanti lavori di buon livello scientifico, fra cui un opuscolo di Discorsi sopra alcune imperfezioni dell’agricoltura in Sardegna, stampato a Cagliari nel 1832.
Meloni e Vitelli Casa editrice cagliari` tra Otto e Novecento in tana che opero ` dell’omonima tipomargine all’attivita grafia. ` abitata in territoMelonis, Is Localita rio di San Giovanni Suergiu, in prossi` della frazione di Is Urigus. Si e ` mita ` non precisabile, e cosviluppata in eta munque non prima del secolo XVII, da un furriadroxiu costruito da un gruppo di pastori su un territorio che era stato dato in enfiteusi a una famiglia Meloni, dalla quale finı` per prendere il nome.
Meloni Satta, Pietro Medico, studioso di storia (Olzai 1840-Cagliari 1922).
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Meloniski da Villacidro Laureatosi a Cagliari in Medicina nel 1862, negli anni successivi si specia` in diverse cliniche del contilizzo ` in Sardegna innente. Nel 1867 rientro traprendendo la carriera universitaria, e nel 1871 fu nominato professore ` di Cadi Anatomia presso l’Universita gliari. Nel 1881 prese a insegnare Patologia generale, ma nel 1889 non ebbe la nomina a professore ordinario a causa di intrighi cui non volle piegarsi. Fu comandato a dirigere la Biblioteca Universitaria, che resse fino al 1901, insegnando contemporaneamente Fisica e reggendo il servizio sanitario delle ferrovie fino al 1917. Per tutta la ` vita svolse anche un’intensa attivita ` assiduamente giornalistica e collaboro ` a a diversi periodici. Nel 1902 fondo Olzai un piccolo centro di studi cui ` la sua biblioteca. La sua opera dono ` importante e ` l’Effemeride sarda, piu coll’aggiunta di alcuni cenni biografici, pubblicata a Sassari da Dessı` nel 1877; presso lo stesso editore l’opera fu ristampata in un’edizione ampliata nel 1885, col titolo Ricordi storici. Effemeride storica. Il volume ripercorre l’intera storia sarda con un metodo piuttosto curioso, collocando sotto ogni giorno del calendario, dal 1º gennaio al 31 dicembre, tutti i fatti accaduti in ciascun giorno, ma in qualunque anno ` stata siano accaduti. Nel 2006 l’opera e ` ‘‘ricostruita’’ nell’edizione che percio ne ha curato, per il sassarese Delfino e per la ‘‘Nuova sardegna’’, sotto il titolo Tutti i giorni della Sardegna, Manlio Brigaglia, ricollocando le centinaia di eventi inventariati – di qui lo straordinario interesse dell’opera di M.S., frutto di lunghe e originali ricerche – ` sotto la sequenza degli anni e non piu dei giorni dal 238 a.C., inizio della conquista romana, al 1884. Il fondamen` stato percio ` completale strumento e tato con due volumi 1884-2005 da M.
Brigaglia (a cura di Salvatore Tola). Tra gli altri suoi scritti: Cagliari. Distruzione dei suoi conventi nel secolo VIII, in Giubileo sacerdotale di mons. Paolo Maria Serci arcivescovo di Cagliari. Ricordo, 1899; Marco Porcio Catone e il poeta Ennio in Sardegna, ‘‘Vita sarda’’, 15, 1891; Leonardo Tola, ‘‘Vita sarda’’, I, 1891; L’arma di Sardegna, 1892; Calendario storico sardo, ‘‘L’Unione sarda’’, 1892; Stampace ` ed quartiere di Cagliari. Sua antichita etimologia, ‘‘Spigolature d’Arte’’, II, 12, 1895; Costumanze e ricordi di Olzai, ‘‘Archivio storico sardo’’, VII, 1911; Olzai. Reminiscenze e divagazioni con illustrazioni, 1911.
Meloniski da Villacidro Pittore (n. Villacidro 1943). Autodidatta, nel 1970 sceglie la pittura come unica professione. Nel 1974 espone al Museo della Scienza e della Tecnica di Torino, nel 1979 realizza per la Rai una serie di ` piccole sculture per TG l’Una. «La citta di M. – ha scritto Beba Marsano – dagli smaglianti colori acrilici di grande in` emotiva, sono sogni di sogni, tensita fantasie di un mondo alchemico dove all’uomo riesce sempre di trasformare il piombo in oro».
Melqart Divinita` ai vertici del pantheon fenicio (in fenicio Mlqrt, formato dall’unione dei due termini Mlk e qrt `’’). La prima menzione ‘‘Re della Citta diretta del dio si ha nell’iscrizione aramaica eretta dal re Barhadad alla fine del secolo IX a.C. proveniente da Aleppo. In un momento successivo, nel testo assiro del trattato stipulato tra Esarhaddon e Baal re di Tiro tra il 675 e il 671 a.C., il nome si presenta nella forma vocalizzata Milqartu. La prospettiva civica del culto tributato a M. diviene altamente caratterizzante ` di Tiro, dove apin relazione alla citta pare associato alla figura femminile di ` Giudaiche di Astarte. Nelle Antichita
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Mena de s’Oreri Flavio Giuseppe si trova menzione del fatto che Hiram re di Tiro eresse un tempio nel secolo X a.C. alla coppia divina M.-Astarte e che fu il primo sovrano a officiare la cerimonia sacra ` . Tale fedel ‘‘risveglio’’ della divinita sta annuale della Egersis, ‘‘resurrezione’’, intimamente connessa con la ` ‘‘eroica’’ di M., natura della sacralita potrebbe trovare un’eco suggestiva nel cosiddetto ‘‘giorno del seppellimento `’’ del testo in lingua fenidella divinita cia delle iscrizioni del santuario di Pyrgi. Nel Mediterraneo occidentale il dio pare configurarsi come principale garante e promotore dell’espansione coloniale. Basti pensare alla notevole diffusione del culto a Cipro, Malta, Cartagine, Sardegna, Marocco e nella colonia di Cadice. Anche le fonti classiche sembrano sottolineare questo particolare aspetto nelle narrazioni sulla fondazione dei santuari di Cartagine e Cadice eretti in onore di un Eracle «presso le colonne». Sempre in ambito coloniale si registrano alcune specifiche associazioni divine come EshmunM. a Cipro e Sid-M. a Cartagine. In Sicilia non si ha diretta attestazione del ` , che tuttavia e ` prenome della divinita sente come elemento dell’onomastica. In Sardegna alcune epigrafi menzio` e sono nano direttamente la divinita numerose le attestazioni nell’onomastica locale. Un’iscrizione proveniente da Tharros, incisa su una lastra di marmo nero dei secoli III-II a.C., informa di importanti lavori eseguiti nel tempio dedicato «al Signore dio Santo Melqart su Tiro». Dall’area sacra del tempio di Antas proviene una dedica a «Melqart su Tiro». Un’ultima iscrizione su marmo tra la fine del secolo IVa.C. e gli inizi del secolo III a.C., proveniente dall’area di S. Gilla a Cagliari, registra la dedica di un cippo «al Signore Melqart su Tiro». Nella documentazione
sarda emerge, pertanto, un’evidente e sintomatica corrispondenza in relazione a un formulario specifico adottato dai fedeli per l’invocazione alla di` . Di particolare interesse e ` anche vinita la conferma epigrafica in ambito coloniale d’Occidente del particolare rap` di Tiro, deporto che lega M. alla citta finitosi e caratterizzatosi compiuta` mente nella madrepatria orientale. E ` dall’eta ` arcaica si sia venoto come gia rificata, prima in ambiente greco e successivamente nell’intera koine` ellenistica di dimensione mediterranea, una sostanziale identificazione di M. con la figura divina di Eracle. Sul piano dell’iconografia sacra l’avvenuto sincretismo si percepisce nei numerosi reperti che gli scavi archeologici restituiscono alla luce nelle colonie di antica fondazione fenicia, come un’arula marmorea della fine del secolo IV a.C. proveniente da Sulci con ` di cui una con pelle di tre divinita leone e clava. Infine, anche il celebre giuramento di Annibale tramandato da ` estremamente indicativo al Polibio e riguardo. [MICHELE GUIRGUIS]
` Agra‘‘Memorie della Regia Societa ria ed Economica di Cagliari’’ Periodico. Fu il primo pubblicato in Sardegna a trattare i problemi dell’agricoltura e della zootecnia. Redatto dai re` Agraria ed sponsabili della Societa Economica di Cagliari, uscı` con cadenza annuale tra il 1836 e il 1841.
Mena de s’Oreri, Sa Miniera di piombo, fluoro e bario in territorio di ` iniziaFluminimaggiore, le cui attivita ` di Enrico Serrono nel 1868 per volonta pieri (=). Dapprima venne estratto solo il piombo, in seguito vi fu scavato anche lo zinco. Agli inizi del Novecento ` si interruppero e entrambe le attivita la miniera rimase lungamente inattiva; a partire dal 1964, infine, vi furono avviate l’estrazione della barite e della
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Mendleson fluorite che ebbero un grande sviluppo fino alla fine degli anni Ottanta. Attualmente gli impianti sono nuovamente fermi.
Mendleson, C. Archeologo inglese (n. sec. XX). Nel 1987, unitamente a D. Barnett, ha concorso alla redazione del catalogo del materiale proveniente da Tharros in possesso del British Museum. In particolare ha curato la parte degli amuleti, scarabei e sigilli. Tra i suoi scritti: Amulets; Scarabs and Seals; Tharros. Catalogue of a tombs group, tre schede in A Catalogue of material in the British Museum from Phoenician and other tombs at Tharros, 1987.
Mendulas Antico villaggio di origine medioevale che sorgeva sulle rive del ` di Mores; fario Mannu in prossimita ceva parte del giudicato di Torres, compreso nella curatoria dell’Oppia. Dopo l’estinzione della famiglia giudi` nelle cale di Torres il villaggio passo mani dei Doria, che lo inclusero nello stato da essi formato nella Sardegna nord-occidentale. Avendo i Doria pre` stato omaggio al re d’Aragona, M. entro a far parte del Regnum Sardiniae, ma quando essi nel 1325 si ribellarono ai nuovi venuti fu investito dalle operazioni militari e subı` gravi danni. I Do` , a conservarne ria continuarono, pero il possesso, per quanto la sua popolazione andasse diminuendo; ma dopo il 1353, completamente spopolato, scomparve.
Menhir Termine, di origine bretone, riferito a un monumento del megalitismo preistorico; significa ‘‘pietra ` una grande pietra, di altezza lunga’’. E variante fra i 2 m e i 5 m (ma fuori dell’isola alcuni esempi arrivano sino a 20 m), la cui forma sembrerebbe richia` conosciuta mare un essere umano: e nell’isola col termine sardo di perda fitta, ‘‘pietra conficcata, infissa’’ nel ` antica maniterreno. Si tratta della piu
festazione di arte sacra conosciuta in Sardegna; si contano circa 257 menhir, di cui 125 concentrati nel territorio della Barbagia di Ollolai (nei comuni di Fonni e di Ovodda). Gli altri sono cosı` distribuiti: 98 in provincia di Cagliari, di cui circa 60 concentrati nella necropoli di Pranu Mutteddu a Goni; 9 in provincia di Oristano; 25 in provin` variabile: i cia di Sassari. L’altezza e ` alti superano i 5 m e sono posti piu nella vicinanza delle tombe, probabilmente in connessione con un antico ` o come simbolici rito della fertilita ` antiguardiani dei defunti. Quelli piu chi sono privi di qualsiasi lavorazione, ` recenti, invece, sono rozzaquelli piu mente lavorati e arricchiti con simboli `. che fanno riferimento alla sessualita
Menhir – Nei dintorni di Laconi sono state ritrovate numerose statue-menhir.
Di straordinaria importanza sono quelli conosciuti come ‘‘statue-menhir’’; scolpiti in fattezze umane, si trovano concentrati nel territorio di Laconi. D’altro tipo sono quelli cono´tili, alti da 1 m a 2 m, che sciuti come be recano rappresentazioni di simboli sessuali maschili e hanno una funzione specifica di guardia ai defunti. Le loca` in cui si trovano i menhir piu ` noti lita sono: 1. Ales, Sa perda de Lucia Rajosa; 2. Alghero, Rudas; 3. Calasetta, Sa Perda de Pauli; 4. Decimoputzu; 5. Fonni, Perdas Fittas; 6. Goni, Pranu
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Menta Mutteddu; 7. Ittiri, Sa Iddazza; 8. Laconi, statue menhir; 9. Macomer, Tamuli; 10. Mamoiada, Madonna di Loreto, Perda Pizzina; 11. Morgongiori, Luxia Arrabiosa; 12. Noragugume, Giorgina Rajosa; 13. Olbia, Putzolu; 14. Olzai, Lochilo; 15. Orgosolo, Gorthene; 16. Orune, Sant’Efisio; 17. Ovodda, Passo Rio; 18. Sant’Antioco, Sa Perda de is Ominis, Su Para e Sa Mongia; 19. Sedilo, piazza del Comune, San Costantino; 20. Serramanna, Perda Fitta; 21. Talana, Is Cannas; 22. Torralba, Pedra Longa; 23. Urzulei, Oddai; 24. Villaperuccio, S’Arriorgiu.
Menne, Rosario Scrittore, giornalista (n. Orotelli 1930). Entrato in Seminario si fece sacerdote. Nell’ambito del suo ` soprattutto impegnato in ministero si e ` culturali; e ` diventato giornaliattivita sta pubblicista nel 1968. Tra i suoi scritti: I Camaldolesi in Sardegna, ‘‘L’Ortobene’’, 1962.
Menondoro (o Menas) Pirata e ammiraglio romano (sec. I a.C.). Era un liberto di Sesto Pompeo, forse nativo dell’Asia Minore, dove secondo Plutarco lo avrebbe catturato Pompeo Magno (67 a.C.). Nominato con altri ex pirati navarca della flotta di Sesto Pompeo, fece delle scorrerie nel Tirreno e infine con ` Marco Lurio dalla Sar4 legioni caccio degna (40 a.C.): fu necessario assediare ` Eleno, liberto Carales, dove M. catturo di Ottaviano inviato a riconquistare la provincia. Da qui M. pose il blocco navale alle coste italiche. Con Sesto Pom` agli incontri di capo Mipeo partecipo seno (39 a.C.), suggerendo al patrono di assassinare Antonio e Ottaviano. Screditato di fronte a Pompeo dagli altri na` varchi e accusato di corruzione, passo ` le con Ottaviano (38 a.C.) e gli consegno truppe della Sardegna (3 legioni, reparti ausiliari, una squadra di 60 navi): per Cassio Dione Ottaviano lo ri` iscrivendolo fra i cavalieri. compenso
´ alternativaIn seguito M. combatte mente con Ottaviano e Pompeo, terminando i suoi giorni dopo il 36 a.C. in una scaramuccia in Pannonia. [ANTONIO IBBA]
Menori Antico villaggio di origine medioevale. Faceva parte del giudicato di Cagliari, compreso nella curatoria di Colostrai. Caduto il giudicato, nella divisione del 1258 fu assegnato ai Visconti che lo annetterono al giudicato di Gallura. Alla loro estinzione fu amministrato direttamente da Pisa, ma entro la fine del secolo XIII fu abbandonato dalla sua popolazione.
Menta Nome generico di diverse specie di piante aromatiche della famiglia delle Labiate, tipiche delle zone temperate, dove crescono in luoghi freschi e umidi: 1. la m. piperita (Mentha piperita L.) ha fusto tetragono, ramoso alla base, e foglie opposte, semplici, ovali e seghettate; i fiori sono riuniti in spighe terminali e possono essere bianchi o rosati e fioriscono in tarda estate. Nomi sardi: amentha, pibiritta (sassarese); menta longa (logudorese); menta piperina (nuorese); 2. la m. d’acqua ` un’erbacea pe(Mentha aquatica L.) e renne con foglie ovali a margine seghettato; i fiori sono riuniti in capolini rosati all’apice dei fusti eretti e fioriscono tra maggio e ottobre in vicinanza dei corsi d’acqua; il suo intenso profumo si sprigiona al minimo tocco: in occasione dei matrimoni e delle feste popolari si cospargevano le strade e le soglie delle case con tralci di m. e di altre piante aromatiche, in modo che al passaggio dei cortei l’aria fosse pervasa dei loro profumi. Nomi sardi: menta de arriu, menta de riu, mentastru; 3. la mentuccia o m. poleggio ` quella piu ` pro(Mentha pulegium L.) e fumata e usata come aroma anche in cucina, ha foglie arrotondate e fiori raccolti nelle ascelle fogliari; a Carlo-
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Menzio forte viene chiamata erba de San Gian ´ e ` tradizione scamBattista, perche biarsi un mazzo di questa pianta nella notte di San Giovanni, il 24 giugno, in pegno di amore e di amicizia; con il ` conosciuta anche nome di mentuccia e la 4. Calamintha nepeta L. (Savi) ssp. glandulosa (Req.) P.W.Ball, chiamata anche nepitella o poleggio selvatico: appartiene a un genere diverso da quello delle altre specie, ma presenta caratteristiche simili, con foglie allungate o arrotondate e fiori apicali piccoli e irregolari, dal rosa al violetto; la ` un raro endemismo sottospecie e sardo-corso e cresce sui costoni roc` ciosi; nelle zone dove la sua fioritura e abbondante, le api producono un profumatissimo miele. Nomi sardi: aboleu, buleu (campidanese); puleu (logudorese); 5. la Mentha requienii Benth., ` un presente anch’essa in Sardegna, e endemismo sardo-corso e dell’Arcipelago toscano, la quale, insieme alla ` inserita nelMentha isularis Requien, e l’elenco delle piante da sottoporre a vincolo di protezione in base alla proposta di L.R. n. 184/2001. Nella farmacopea la m. viene usata per le nume` terapeutiche: tonicorose proprieta stimolanti, calmanti, antisettiche, digestive e rinfrescanti. Le foglie di m. sono molto usate anche in cucina, specie nelle zone interne: tipico il sapore di m. dei culurzones ogliastrini, che si differenziano da quelli del resto dell’isola per il ripieno a base di patate e casu axedu (formaggio fresco acido) e per la forma a losanga chiusa da una caratteristica ‘‘spighetta’’; in alcuni paesi del Nuorese con la m. si aromatizza il sanguinaccio. [MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]
Menzio, Francesco Pittore (Tempio 1899-Torino 1979). Trasferitosi giova` all’Accademia nissimo a Torino, studio Albertina sentendo fortissima l’in-
fluenza di Casorati. Artisticamente fece i suoi primi passi a Torino nel cosiddetto Gruppo dei Sei, nella cui prima mostra espose due opere di gusto fauve. Nel 1930 si trasferı` a Parigi ` per alcuni anni, riconodove soggiorno sciuto dalla critica francese – ha scritto ` ‘‘europeo’’ Anna Bovero – come «il piu ` ‘‘pittore’’ del gruppo torinese e il piu che si opponeva al plasticismo accademizzante del ’900 ufficiale». Tornato in Italia si stabilı` nuovamente a Torino, ` a lavorare alacremente. dove continuo Ebbe anche qualche contatto con la Sardegna, che amava profondamente.
Merca Nome con cui si conosce, nel Nuorese, un tipico formaggio (casu de barchine), la cui lavorazione si riallac` antiche usanze dei pastori cia alle piu ` ottenuto mediante la sabarbaricini; e latura per non inacidire e viene usato per condire minestre e anche la pasta ` un asciutta. Nell’Oristanese, invece, e piatto tipico che risale al periodo punico (merca, nel linguaggio punico, si` ottenuto dai gnifica ‘‘cibo salato’’) ed e pescatori con i muggini dello stagno di Cabras. I muggini vengono lessati e salati e quindi avvolti nella ziba, un’erba palustre particolare con la quale si ottiene la fragranza tipica del pesce.
Mercader, Galcerando Vicere´ di Sardegna (sec. XV). In carica nel 1450. Probabilmente era stato luogotenente di Antonio de Montes, e quando nel 1450 quest’ultimo fu chiamato a corte per rendere ragione del proprio operato, ´ interino. assunse la funzione di vicere ` per alcuni mesi fino all’arrivo Governo ´ Goffredo di nell’isola del nuovo vicere Ortaffa.
Merche, Salvatore Studioso di storia (Orotelli 1873-Nuoro 1943). Entrato in Seminario fu ordinato sacerdote nel 1899. Dal 1907 al 1943 fu parroco di Oni` da autodidatta la ricerca feri. Coltivo storica, fu poeta e giornalista. Tra i
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Merella suoi scritti: Santa Maria e Sauccu in Bortigali, 1901; Orotelli, studio storico, 1909; Scritti e articoli di storia e arte isolana, 1910; Cenni storici sull’antico vescovato di Ottana, 1923; La notte di S. Giovanni e il suo folklore, ‘‘Mediterranea’’, I, 1927; Roma eterna nei dialetti della Barbagia di Sardegna, ‘‘Mediterranea’’, II, 8, 1928; Iscrizione inedita del secolo XII, ‘‘Mediterranea’’, II, 9, 1928; ` del cristianesimo in Sardegna, Antichita ‘‘Sardegna’’, VI, 9, 1928; I Barbaricini e la Barbagia nella storia di Sardegna, 1931.
Merci, Paolo Filologo (Pergine Valsugana, 1945-Bologna 2004). Dopo aver ` deconseguito la laurea in Lettere si e dicato alla carriera universitaria. Nel ` diventato professore associato 1980 e di Filologia romanza; per anni ha insegnato Filologia romanza presso l’Uni` di Cagliari, e agli inizi del suo versita soggiorno in Sardegna anche in quella di Sassari; quindi si trasferı` nell’Uni` di Ferrara. Ha dedicato ai proversita blemi della lingua nella Sardegna medioevale alcune delle sue numerose ricerche, tra cui vanno ricordate Le origini della scrittura volgare, pubblicato nel 1982, e l’edizione critica del condaghe di San Nicola di Trullas, uscita nel ` morto a Bologna nel 2004. Tra i 1992. E ` antico documento volsuoi scritti: Il piu gare arborense, ‘‘Medioevo romanzo’’, V, 2-3, 1978; Le origini della scrittura volgare, in La Sardegna. Enciclopedia (a cura di Manlio Brigaglia), I, 1982; Per un’edizione critica degli statuti sassaresi, in Gli Statuti sassaresi. Economia, ` e istituzioni a Sassari nel Mediosocieta ` Moderna (a cura di Antoevo e in Eta nello Mattone e Marco Tangheroni), 1986; Introduzione, in Il condaghe di San Nicola di Trullas (a cura di P. Merci), 1992.
Mercorella Pianta perenne della famiglia delle Euforbiacee (Mercurialis cor-
sica Cosson). Ha fusto legnoso e parti terminali erboree (scient. suffruttice), le foglie lanceolate sono verde scuro, ` o meno allungate a seconda lucide, piu della posizione sul fusto. Presenta fiori maschili in glomeruli fitti all’apice degli steli e fiori femminili solitari e sessili all’ascella fogliare; i frutti sono capsule arrotondate con uncini nella ` un endemismo parte superiore. E sardo-corso e cresce, indifferente al substrato, a varie altitudini, nei settori centro-orientali dell’isola. Contiene, come tutte le altre specie dello stesso genere, la merculiarina, sostanza velenosa per gli animali ma utilizzata nella medicina popolare con effetti lassativi. ` inserita nell’elenco delle piante da E sottoporre a vincolo di protezione in base alla proposta di L.R. n. 184/2001. Nomi sardi: cadoni burdu (campidanese); alba mercurina (gallurese); erba pudida (logudorese). [MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]
` les Maschere tipiche del CarneMerdu ` coperto da una vale di Ottana. Il volto e maschera di legno dall’aspetto orripi` demoniache che lante, di fattezze piu umane. Rappresenta un personaggio sguaiato e petulante che ha il compito di tenere a bada un gruppo di altre maschere di animali (boes, porcos e baccos) che cercano di fuggire. Il m. allora, irritato, lancia urla scomposte e si ` muove goffamente provocando l’ilarita dei presenti.
Merella, Giovanni Eligio Medico, consigliere regionale (n. Sassari 1939). Laureato in Medicina, di cultura re` dedicato alla profespubblicana, si e ` impegnato in politica fin sione e si e ` stato eletto consigliere da giovane. E ` dal 1980, vicecomunale della sua citta ` stato eletto sindaco nel 1983; nel 1984 e consigliere regionale per la IX legisla` divenuto assessore tura e nel 1987 e agli Enti locali in una delle giunte di
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Merello Mario Melis. Riconfermato consigliere regionale per la X legislatura, dal di` stato ascembre 1991 all’ottobre 1992 e sessore all’Agricoltura nella giunta Cabras.
Merello, Luigi Industriale, deputato al Parlamento (Zoagli 1849-Genova 1916). Giunse in Sardegna per impiantare un mulino a vapore, forte dell’esperienza acquisita da impiegato di quell’industria a La Spezia e Venezia. Si stabilı` a Cagliari, che divenne da quel momento ` elettiva. Nel 1872 acquisto ` il la sua citta mulino di un Giuseppe Melis e in pochi ` la propria attivita ` sino a anni sviluppo ` importante imprendidivenire il piu tore del suo settore: riuscı` non solo a estendere la rete dei propri affari all’intero territorio della regione ma anche ad avere costanti rapporti con Napoli e con La Spezia. Nel 1890 «il listino del ‘‘Premiato Stabilimento Luigi Merello’’ – ha scritto Paolo Fadda nel libro dedicato agli Avanguardisti della mo` in Sardegna (1999) – comprendernita deva prodotti sia di grano duro (farina sarda e la cosiddetta Semola Cagliari) che di grano tenero (farina tipo 0)». Ne` la rete degli anni seguenti differenzio ` la concessione gli affari (nel 1892 rilevo della tramvia a vapore per Quartu, inaugurata nel 1893) e si inserı` nella ` cagliaritana: fu nominato societa membro della giunta della Camera di Commercio e fu chiamato a far parte dei consigli di amministrazione di alcuni istituti di beneficenza. Nel 1890 fu eletto deputato per la XVII legislatura nel collegio di Cagliari I e successivamente rieletto per altre quattro legislature fino al 1904. «L’avvocato Luigi Colomo – scrive P. Fadda – , nel pubblicare nel 1925 i suoi ricordi sulla Cagliari degli ultimi anni dell’Ottocento, lo indica come uno dei pochi continentali che avessero veramente amato l’isola, e in modo particolare Cagliari,
‘‘mettendovi salde radici, tanto che le discendenze, per tre generazioni riprodottesi, vantano ormai la naturalizzazione sarda’’». Sedette nelle file della Sinistra, amico e sostenitore di Francesco Cocco Ortu. Nel 1906 tre ` molitorie dell’Alta Itagrandi societa lia costituirono, con l’industria Merello, l’‘‘Esercizio Molini’’, che gestiva gli 11 stabilimenti delle imprese consociate in Liguria, Sardegna, Piemonte, Emilia e Toscana. Nel 1906 si era riti` nell’eta ` rato nella sua Zoagli, partecipo giolittiana, insieme con i genovesi Orlando, all’ambizioso e fortunato programma di elettrificazione dell’isola: nel 1914 a Cagliari veniva inaugurato il primo impianto termico, capace di produrre 1715 Kw.
Mereu Famiglia sassarese (secc. XVIIXVIII). Le sue notizie risalgono al secolo XVII, quando viveva un Antonio, proavvocato fiscale di Sassari, che nel 1671 ottenne il cavalierato ereditario e `. I suoi figli furono ammessi la nobilta allo Stamento militare nel 1688 durante i lavori del parlamento Monteleone; successivamente la famiglia si trasferı` a Cagliari.
Mereu, Angelo Fotografo (n. Dorgali 1946). Vive e lavora a Milano, dove ` di gioielliere col frasvolge l’attivita tello Francesco (=). Ha iniziato a fotografare nel 1979 lavorando con il colore, concentrandosi in seguito sull’uso esclusivo del bianco e nero, in particolare realizzato con uno speciale film all’infrarosso. Sue immagini sono state pubblicate su ‘‘Il Corriere della Sera’’, ‘‘Il Sole 24 Ore’’, e su mensili come ‘‘Airone’’ e ‘‘Photographia’’. Ha realizzato diverse personali, tra le quali ‘‘Il cielo ritorna’’, ‘‘La mia Sarde`’’ a Milano. gna’’ a Ferrara, ‘‘Aria di citta Nel 1996 ha pubblicato con l’editore L’Agrifoglio la monografia La mia Sardegna, silloge di fotografie in bianco e
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Mereu ` stato uno dei primi a sperimennero. E tare una forma di espressione ottenuta rielaborando (anche pittoricamente) delle foto eseguite col telefono cellulare.
Mereu, Antonio1 Insegnante, consigliere regionale (Cagliari 1913-ivi 1965). Cattolico, impegnato nelle organizzazioni ecclesiali, dopo la caduta del fascismo fu tra i protagonisti della nascita della Democrazia Cristiana in Sardegna. Nel 1961 fu eletto consigliere regionale del suo partito nel collegio di Cagliari per la IV legislatura, ma morı` prima che questa avesse termine.
Mereu, Antonio2 Studioso di storia locale (n. Fonni, sec. XX). Ha al suo attivo alcune interessanti monografie sulla storia civile e religiosa della Barbagia come La Basilica e il Convento francescano della Madonna dei Martiri in Fonni, 1973; Fonni resistenziale nella Barbagia di Ollolai e nella storia dell’isola, 1978. Suo anche l’articolo su un Diploma di honesta missio rinvenuto a Fonni, ‘‘Sardigna antiga’’, 1, 1983.
Mereu, Attilio Militare (Cagliari 1895Ansa di Raccogliano 1917). Tenente di fanteria, medaglia d’oro al V.M. alla memoria, caduto della prima guerra mondiale. Ancora adolescente, resta orfano di padre. Allo scoppio della prima guerra mondiale, pur potendo ottenere l’esonero dalla chiamata alle armi, si arruola volontario, come soldato semplice, assegnato al 152º della ‘‘Sassari’’. Partecipa a varie ardite operazioni, e viene promosso caporale e caporalmaggiore, meritando una medaglia di bronzo al V.M. (Castelnuovo, 12-14 novembre 1915). Inviato al corso ufficiali diventa sottotenente e viene assegnato al 265º Fanteria, Brigata ‘‘Lecce’’, di nuova formazione. Compie ardite e difficili ricognizioni sul Faiti e nella zona di Castagneviza. Promosso
tenente, il 19 agosto 1917 trascina i suoi soldati alla conquista del ‘‘Trincerone’’. Cattura alcune decine di prigionieri e respinge furibondi contrattacchi. Il 21, alla testa della prima ondata, si slancia con impeto alla conquista delle trincee di Biglia e nonostante il reticolato intatto e il fuoco micidiale riesce a irrompere in una munita trincea. Contrattaccato da forze preponde` l’anima della resistenza, fino a ranti, e quando una raffica di mitragliatrice non lo abbatte al suolo privo di vita. La medaglia d’oro al V.M. alla sua memoria reca questa motivazione: «Aiutante maggiore in 2a, seppe con l’audacia e l’eroica fermezza, trascinare le proprie truppe in due impetuosi assalti. ` ferveva il periPrimo fra tutti ove piu colo, sotto il fuoco incessante di mitragliatrici ed artiglieria nemica, trasfuse l’energia e il suo grande entusiasmo nei dipendenti. Occupato un trincerone avversario, dopo aver superato ` ed avere attraversata enormi difficolta una linea intatta di reticolati, contrattaccato dal nemico, in piedi sulla trincea, noncurante del fuoco che fulmi` tutti alla nava i nostri reparti, incito ` accanita resistenza, sı` da meritare piu sul campo l’elogio dei superiori e l’ammirazione dei dipendenti. Soverchiato da forze superiori, cadde mortalmente ferito, col grido fatidico di ‘‘Savoia!’’. (Ansa di Raccogliano, 19-21 agosto 1917)».
Mereu, Carlo Atleta (Cagliari 1898-Padova 1964). Dotato di notevoli mezzi fisici, prese parte alle Universiadi di Parigi, di Varsavia e di Roma e nel 1925 divenne primatista italiano dei 200 m. Dopo aver conseguito la laurea in Giu` con successo la risprudenza esercito professione di avvocato.
Mereu, Eraclio Uomo politico (sec. XX). Fu eletto consigliere comunale di Cagliari nel 1920 nella lista degli ex
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Mereu combattenti. Sardista, negli anni successivi fu costretto dal fascismo ad abbandonare la politica. Alla ripresa della vita democratica fu sostenitore della fusione del Partito Sardo d’Azione con gli azionisti. In un suo arti` della cessacolo sostenne la necessita zione del governo alto-commissariale ` necessario sostituire il gen. Pinna, (Sı`. E ‘‘Sardegna avanti!’’, 1946).
Morı` ancora giovane nei primi anni ` con regolarita ` al Novanta. Collaboro periodico ‘‘Almanacco di Cagliari’’, scrivendo su La miniera riscoperta, 1977; Il Breve di Villa di Chiesa, 1979; La Carta de Logu, 1980; Gli Statuti del libero comune di Sassari, 1984; Il Breve portus kallaretani, 1985; Lo Statuto di `, Castelsardo, 1986; Le chiavi della citta 1987.
Mereu, Francesco Gioielliere (n. Dor-
Mereu, Italo Docente di Storia del Di-
gali 1931). Giunto giovanissimo a Milano, aprı` un laboratorio da orologiaio ` ed ebbe ben presto l’idea di creare, piu che gioielli, degli ‘‘oggetti d’ornamento per giovani’’ utilizzando i materiali poveri che poteva trovare nei negozi di ferramenta e di ricambi per auto: cuscinetti a sfera, catene, borchie. In se`, e ` guito, assunto il ‘‘nome d’arte’’ Meru passato ai materiali preziosi, ma conservando spesso l’abbinamento con al` tri di minor costo, e ispirandosi in piu di un caso alle immagini della Sarde` rimasto sempre molto attacgna, cui e cato. Le tappe della sua carriera di creatore di gioielli, che lo ha reso noto in Italia e all’estero, si possono vedere in alcune bacheche del suo negozio di via Solferino, a Milano, dove ha chiamato a lavorare i fratelli Antonio, Giovanni e Angelo (=). Quest’ultimo, noto anche come fotografo, collabora alla creazione dei gioielli. La loro produzione rivela nel suo insieme una ine` creativa, e ` apprezsauribile capacita zata in modo particolare dai giovani e resa celebre da tanti personaggi della televisione, del cinema e dello sport che ne indossano i vari esemplari. Nel 2000 M. ha ricevuto l’‘‘Ambrogino d’Oro’’ per aver dato lustro a Milano.
ritto (n. Cagliari 1920). Da giovane uni` quel tanto di versitario, esercito fronda che era di casa nei GUF (Gruppi Universitari Fascisti): per questo fu posto sotto vigilanza dell’OVRA, arrestato e sospeso di grado. Negli anni dell’immediato dopoguerra fu l’animatore del periodico ‘‘Presente’’, uscito a Cagliari dal 1946 al 1947, compilato da giovani reduci in polemica con la classe dirigente prefascista tornata al potere (bersagli particolari Lussu, Velio Spano, Giovanni Lay). Subito dopo ` la carriera universitaria che lo inizio ` a insegnare Storia del Diritto peporto nale dal 1955 al 1992 in diverse Univer` italiane (Firenze, Ferrara, la lisita ` ‘‘Carlo Cattaneo’’ di bera Universita Castellanza, di cui fu uno dei fondatori, infine alla LUISS di Roma). Autore di molti studi giuridici e di opere di saggistica (Storia del diritto penale nel 1500, La morte come pena, La giusta ingiustizia. Saggio sulla violenza legale, Storia dell’intolleranza in Europa, 1979, riedito nel 1995). A lungo prestigioso collaboratore del ‘‘Sole 24 Ore’’, firmava la sua rubrica con lo pseudonimo Merit.
Mereu, Giorgio Studioso di storia (n. Cagliari, sec. XX). Studioso di storia mineraria, dopo aver lavorato nel` per del’Ente Minerario Sardo si ritiro dicarsi alle sue ricerche preferite.
Mereu, Luciano Patriota garibaldino (Cagliari 1846-Roma 1922). Giovanissimo, prese parte alla spedizione dei Mille e nel 1866 seguı` Garibaldi nella campagna del Trentino. In seguito si ` in Ingegneria, ma non interlaureo ruppe i suoi legami col movimento ga-
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Mereu ribaldino, per cui fu nominato custode del monumento di Mentana. Nel 1897 ` il corpo di volontari garibalcomando ` in Grecia e si comporto ` dini che si reco con valore ottenendo la promozione a colonnello per meriti di guerra.
Mereu, Orazio Impiegato, consigliere regionale (n. Nuoro 1942). Impiegato, esponente di spicco del Partito Social` stato democratico Italiano, nel 1984 e eletto consigliere regionale del suo partito nel collegio di Nuoro per l’VIII legislatura e successivamente riconfermato fino al 1994 per la IX e X legislatura.
Mereu, Peppino Poeta (Tonara 1872ivi 1901). Rimasto orfano di entrambi i ´ seguire studi regogenitori non pote lari, ma seppe allargare le sue conoscenze e le sue letture, da autodidatta, utilizzando probabilmente la biblioteca di famiglia. Dovette ben presto adattarsi a dare lezioni private e a lavorare come scrivano per sopravvivere; nel 1891, quando aveva 19 anni, ` come carabiniere. Fu in vari si arruolo luoghi dell’isola ed ebbe modo di fare nuove esperienze e conoscenze ren` dendosi conto delle gravi difficolta economiche e sociali che l’isola stava incontrando, in quegli anni di fine secolo, in seguito anche alla chiusura delle frontiere con la Francia e al falli` cosı` in mento di alcune banche. Maturo lui l’adesione a idee progressiste e repubblicane, e in particolare a quelle socialiste, che seguiva anche attraverso i discorsi degli uomini politici locali, tra i quali Jago Siotto. Colpito da diverse malattie – la sifilide, probabilmente la tubercolosi e anche il diabete ` al – , fu congedato nel 1895 e ritorno paese, dove riprese a vivere di piccoli ` lavori, dando un accento sempre piu tragico e pessimista ai suoi versi; morı` a soli 29 anni. Una biografia la sua che si esprime in una poesia di protesta e
` improntata anche al denuncia ma e ` che pessimismo personale: in lui piu in tutti gli altri autori di questo periodo ` si sposa a una la crisi di una societa crisi esistenziale, la quale si arricchi` dire, di un altro dissisce, se cosı` si puo ` , rispetto a quelli sofferti dadio in piu gli autori nuoresi, vale a dire l’incapa` di scegliere tra la vita di paese e cita `; come altri intellettuali quella di citta delle zone interne egli avvertiva, ha scritto Manlio Brigaglia, «l’impossibi` di continuare a vivere nel piccolo lita villaggio natio con le sue leggi e le sue abitudini ma anche, insieme, l’impos` di fare il salto verso la citta ` , con sibilita le sue nuove abitudini, le sue occupa` zioni, il suo lusso». Sotto il profilo piu strettamente letterario, Brigaglia lo accosta ai poeti scapigliati e ai crepuscolari, mentre l’alternarsi nei suoi versi dell’immagine della morte con improvvisi scoppi di riso fa pensare a una frequentazione di Stecchetti; ma osserva anche che questo poeta, nutrito della poesia tradizionale sarda e capace a sua volta di improvvisare, fa a volte uso dei «modi della poesia di ` consueta e meno alfabetizpaese piu ` ‘orale’»; e ha comunzata, insomma piu que «sempre coscienza di una destinazione popolare del testo» che propone. Scrive ancora Brigaglia: «La sua poe` famosa e ` Galuse `, dedicata a una sia piu fonte di Tonara, in cui la sorgente parla in prima persona (rivolgendosi, parrebbe da una prima edizione delle sue poesie, alla signorina Lia Pulix Spano), ` e racmagnificando le proprie virtu contando vicende gaie e tristi del piccolo mondo paesano che viene, spinto da mille motivi, a specchiarsi, a rinfrescarsi, a bere, ad attingere, a lavare i panni nelle sue acque. La struttura strofica (in cui l’ottava tradizionale si ` rapido, onpiega a un trattamento piu deggiando facilmente fra malinconia
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Mereu lirica e guizzo ironicamente sentenzioso, grazie alla sostituzione dell’endecasillabo col settenario nelle sedi dispari), la serie dei riferimenti, il rispetto di un motivo´segreto’ che corre sull’ultimo verso di ogni strofa (sempre riferito all’acqua, e possibilmente alla frescura dell’acqua della fonte), sono il segno della costruzione letteraria del componimento: ma, come in tutta la ` sempre la copoesia di Mereu, c’e scienza di una destinazione popolare del testo, e dunque la stessa scioltezza ` del lessico – preso piu ` dale semplicita l’umile linguaggio quotidiano che da quel linguagio laureato dei poeti dialettali, cui il nuorese Pasquale Dessanay quasi negli stessi anni proclamava alta la rinunzia – rivelano che cosa vuol essere, per Mereu, la poesia: ancora e soprattutto luogo della comunicazione comunitaria, della circolazione delle voci e delle sicurezze (non meno delle ´critiche’ e dei fatti) del paese».
Mereu, Salvatorangelo Insegnante, consigliere regionale (n. Senorbı` 1935). Insegnante elementare schierato da sempre nel Partito Socialista ` Italiano, dopo essere stato eletto piu volte consigliere comunale e sindaco ` divendel suo paese natale, nel 1983 e tato consigliere regionale del suo partito nel collegio di Cagliari subentrando a Giuliano Cossu durante l’VIII ` stato rilegislatura. Successivamente e confermato nello stesso collegio per la IX e per la X legislatura; dal luglio 1989 ` stato presidente al novembre 1991 e del Consiglio regionale, e subito dopo, dal novembre 1991 al novembre 1992, assessore all’Ambiente nella giunta Cabras. Uscito dal Consiglio regionale, ha continuato a essere eletto consi` gliere comunale di Senorbı`. Nel 1999 e stato nuovamente eletto consigliere regionale per la XII legislatura, ma dopo ` stato costretto a rinunpochi giorni e
ciare in conseguenza di un ricorso presentato dal collega Raimondo Ibba.
Mereu, Salvatore Regista cinemato` formato grafico (n. Dorgali 1965). Si e alla Scuola Nazionale di Cinema di Roma, diplomandosi in regia, e negli ` dedicato ai cortomeanni Novanta si e traggi (Prima della fucilazione, 1997). Con Ballo a tre passi (2003), lungometraggio girato in sardo, ha ricevuto il premio come miglior film della Settimana della Critica alla 60a Mostra Internazionale del Cinema di Venezia.
Meridda, Giuseppe Militare (Ozieri 1913-Seros, Spagna, 1938). Sottotenente di complemento nei battaglioni d’assalto, medaglia d’oro al V.M. alla memoria nella guerra civile spagnola. Compı` gli studi a Sassari nell’Istituto tecnico ‘‘A. Lamarmora’’. Ufficiale di complemento dei Bersaglieri (suo nonno, sergente dei Bersaglieri, era stato ferito durante la battaglia di San Martino, e aveva avuto la menzione onorevole), ritornato alla vita civile si ` presso il Banco di Napoli a impiego Nuoro. Allo scoppio della guerra di Spagna partı` volontario e fu incorporato nell’VIII Battaglione d’Assalto ‘‘Folgore’’ della Divisione ‘‘Littorio’’. ` a tutte le azioni, meritando Partecipo una prima medaglia di bronzo al V.M. Nell’azione di Benafer, a luglio, gli venne conferita una seconda medaglia di bronzo. Cadde nel dicembre dello stesso anno. Gli fu conferita la medaglia d’oro alla memoria con questa motivazione: «Valoroso ufficiale, distintosi in venti mesi di campagna in O.M.S., incaricato di assaltare posizioni nemiche formidabilmente sistemate a difesa, trascinava i propri legionari a compiere atti di sublime eroismo. Ferito a morte, ma con lo spirito proteso verso la vittoria, si trascinava incitando con nobili parole il reparto a sfruttare il successo conseguito. Si spe-
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Merler gneva serenamente, chiedendo di indossare la sua camicia nera, al grido di ‘‘Viva il Re’’, ‘‘Viva il Duce’’. (Testa di Ponte di Seros, 13-12-1938)».
Meridda, Monserrato Poeta (n. Ozieri 1926). Poeta in lingua sarda, ha partecipato negli anni Settanta e Ottanta del Novecento a diverse edizioni del premio ‘‘Ozieri’’, collaborando anche alla sua organizzazione con l’animatore Tonino Ledda. Nel 1978 ha pubblicato una raccolta di versi, Pensieri vergini.
Merler, Alberto Sociologo (n. Trento 1942). Ha vissuto durante la giovinezza in Brasile e questa esperienza ha orientato la sua attenzione ai problemi dello sviluppo nel Sud del mondo e in genere delle aree arretrate. Dopo la laurea ha intrapreso la carriera universitaria. Allievo di Marcello Lelli, at` professore di Sociologia tualmente e ` di Lettere dell’Univernella Facolta ` studioso dei problemi ` di Sassari. E sita `. Nei primi anni Ottanta dell’insularita ha anche dato vita, con un gruppo di giovani studiosi sassaresi, alla casa editrice Iniziative Culturali, cui si deve l’edizione di opere scientifiche e l’organizzazione di convegni culturali. Tra i suoi scritti: Programmazione culturale e organizzazione della cultura in Sardegna, in La Rinascita fallita (a cura di M. Lelli), 1975; Materiali sugli intellettuali, ‘‘La Grotta della Vipera’’, 1112, 1978; La Sardegna e le sue industrie: una proposta di dibattito, ‘‘Quaderni bolotanesi’’, VI, 1980; La Sardegna e le sue industrie: un dibattito che continua, ‘‘Quaderni bolotanesi’’, VII, 1981; due voci, Sviluppo e sottosviluppo e L’emigrazione in Sardegna, in La Sardegna. Enciclopedia (a cura di M. Brigaglia), II, 1982; Dalla famiglia politica alla famiglia coatta, ‘‘Quaderni bolotanesi’’, IX, 1983; La gente, il territorio, il cambiamento, in La provincia di Sassari. La ci` e l’arte, 1983; Elaborazione cultuvilta
rale e ruolo intellettuale nei processi di cambiamento dipendente, ‘‘Quaderni bolotanesi’’, X, 1984; Il quotidiano dipendente. Lavoro famiglia e servizi in Sardegna, 1984; Sviluppo e politiche sociali, ‘‘Quaderni di ricerca del Diparti` di mento di Economia dell’Universita Sassari’’, 2, 1986; Sviluppo e gestori dello sviluppo, ‘‘Quaderni bolotanesi’’, XIII, 1987; L’immigrazione sarda in Brasile e in America Latina, in Emigrazioni europee e popolo brasiliano, 1987; La terra e` lontana. Note sui sardi d’oltre Atlantico, ‘‘La Grotta della Vipera’’, 4243, 1988; Politiche sociali e sviluppo composito, 1988; Tre idee forza da rive` , ‘‘Quadere: futuro, sviluppo, insularita `. derni bolotanesi’’, XV, 1989; Insularita Declinazioni di un sostantivo, ‘‘Quaderni bolotanesi’’, XVI, 1990; Autono` . La pratica dell’autonomia e insularita mia vissuta in Sardegna e in altre isole, ‘‘Quaderni bolotanesi’’, XVII, 1991; ` L’autonomia insulare che si fa capacita di autogoverno, ‘‘Quaderni bolotanesi’’, XX, 1993; Approches micro e ma´veloppement composite en Sarcro du de daigne (con Maria Lucia Piga), ‘‘Res Mediterranea’’, 2, 1996; Regolazione so` percorsi di sviluppo (con ciale insularita M.L. Piga), 1998; La Sardegna terra insulare, non isolata, in L’ora dei sardi (a cura di Salvatore Cubeddu), 1999; Dal micro al macro (a cura di M., con G. Giorio e F. Lazzari), 1999; Dentro il terzo settore. Alcuni perche´ dell’impresa sociale (a cura di M.), 2000; Introduzione. ` dell’essere terzo settore nei Le modalita territori della Sardegna, in C. Calta`, biano, L’attivazione della solidarieta ` della solidarieta ` . Scritti 2001; La societa in onore di Giuliano Gioria (a cura di M., con F. Lazzari), 2003; Il lavoro sociale che e` in noi, introduzione a Maria Lucia Piga, Teorie sociologiche e lavoro sociale, 2004; Ri-educazione ai saperi sociali. La Sardegna in Europa e nel Mediterraneo
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Merlini (con M. Cocco e R. Deriu), ‘‘Quaderni bolotanesi’’, XXXI, 30, 2004.
Merlini, Pia Clelia Fotografa (n. Sassari, sec. XX). Si diploma nel 1988 in fotografia pubblicitaria presso l’Istituto Europeo di Design di Cagliari, e comincia subito a collaborare, in qua` di libero professionista free lance, lita con agenzie pubblicitarie locali. Nel 1997 partecipa a un progetto di catalogazione di beni archeologici della Soprintendenza di Cagliari, e fotografa reperti conservati nei musei di Sardara, Villanovaforru e Cagliari.
Merlino, Pietro Gentiluomo catalano (sec. XIV). Ricopriva l’ufficio di familiare di Pietro IV. Nel 1372, quando la seconda guerra tra Mariano IV e il re ` nella sua fase piu ` dura, ebbe in entro feudo i villaggi di Codrongianos, Ploa` erano occughe e Salvenor, che pero pati dalle truppe arborensi, per cui non riuscı` a entrarne in possesso.
Merlo = Zoologia della Sardegna Merlo, Maria Rosalia Poetessa (Cagliari 1704-ivi 1777). Nata da genitori sassaresi (suo padre era un medico stabilitosi a Cagliari), battezzata come ` giovanissima Maria Candida, entro nel convento delle Cappuccine di ` . Monaca col nome di Maria quella citta Rosalia, vi trascorse sessant’anni, dedicandosi alla meditazione e alla preghiera nonostante le sofferenze che ` una paralisi per decenni le provoco ` , moche la costrinse a letto. Lascio rendo a Cagliari nel 1772, un «ragionevole volume in 16.mo» di 371 pagine di poesie manoscritte, che Pasquale Tola ebbe modo di vedere presso il futuro vescovo Emanuele Marongio Nurra, suo discendente. Recava tante incisioni in rame quanti erano i componimenti: divisa in otto parti, la raccolta di «rime spirituali», scritte in spagnolo, fu giudicata «pregevole assai, cosı` per ` dei sentimenti, e per le senla pieta
tenze scritturali che vi sono felicemente parafrasate, come per la sponta` e per l’armonia della verseggianeita ` tura». Nel 1921 Salvator Ruju le dedico un nutrito saggio, Rime spirituali di suor Maria Rosalia Merlo, in Studi e ricerche di poesia religiosa sardo-spagnola, I.
Merlo, Prospero Filosofo (Sassari 1584-ivi 1647). Entrato nell’ordine dei Serviti, fu ordinato sacerdote. Subito dopo fu inviato a Roma a completare i suoi studi. Pochi anni dopo fu chiamato a Bologna per insegnarvi Filosofia e Teologia: raggiunse molta noto` , per cui fu chiamato a insegnare rieta ` di InnFilosofia presso l’Universita sbruck. Dopo alcuni anni di perma` in Italia; fu innenza in Austria torno viato in Sardegna come vicario generale del suo ordine e si stabilı` a Sassari. ` autore di importanti lavori di caratE tere filosofico e teologico. Tra i suoi scritti: Letture di filosofia e di teologia, s.d.
Merlot, Michele Cittadino di Cagliari (sec. XIV). Prese parte alla difesa di ` che rimaneva a Pietro IV del Recio gnum Sardiniae, e poco prima della terribile sconfitta di Oristano del 1368, ebbe in feudo il villaggio di Siddi nella ` non riuscı` a Marmilla, del quale pero ´ occupato venire in possesso perche dalle truppe del giudicato d’Arborea.
Merluzzo = Zoologia della Sardegna ` = Mereu, Francesco Meru Meschal, Arnaldo Avventuriero catalano (sec. XIV). Medico, era giunto in Sardegna al seguito dell’infante Alfonso. Terminate le operazioni militari ebbe come ricompensa una rendita di 2000 alfonsini e l’ufficio di vicario reale di Domusnovas. Approfittando della sua posizione, alla testa di una masnada di armati si pose a compiere delle scorrerie terrorizzando le popo-
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Mesina ` lazioni dei centri vicini: nel 1329 arrivo addirittura a togliere i salti di Terra Azzonis a Pietro de Ac ¸en. Subito dopo tolse Musei a Guglielmo de Abbadia e commise altre ribalderie, per cui costrinse il governatore generale a ordinare che il capitano di Iglesias intervenisse a ristabilire la situazione. Ar` riuscı` a spuntarla e continaldo pero ` impunemente a commettere altri nuo misfatti: nel 1338 ebbe addirittura l’investitura dei feudi che aveva usurpato.
Mesina, Antonia Beata (Orgosolo 1919ivi 1935). Cresciuta nell’Azione Cattolica del paese natale e profondamente devota alla Madonna, un giorno del 1935 fu sorpresa in campagna da un giovane che la voleva violentare. Ella resistette alla sua furia ed egli la uc` Ovadduthai di Orgocise in localita ` stata detta ‘‘la Maria Goretti solo. E sarda’’. Fu beatificata da Giovanni Paolo II nel 1987.
Mesina, Graziano Figura del banditismo sardo (n. Orgosolo 1942). Orgolese, diventa presto un personaggio popolare dopo le sue prime clamorose imprese per le quali viene perseguito dalla giustizia. Viene arrestato una prima volta nel 1956, a 14 anni, per porto d’arma abusivo. Nel maggio 1960 ` nuovamente arrestato per spari e e danneggiamento di cosa pubblica. ` stato Scontata la lieve pena alla quale e condannato, si trova coinvolto nella faida che oppone la sua famiglia a quella dei Mereu. Il 24 dicembre 1961 tenta di uccidere Luigi Mereu, parente di uno dei sospettati dell’omicidio da ` nata la faida. Nel settembre 1962 cui e evade dall’Ospedale San Francesco di ` stato ricoverato. Il 13 noNuoro dove e vembre uccide in un bar di Orgosolo Andrea Muscau. Consegnato ai Carabinieri, viene condannato a 24 anni di carcere. L’11 settembre 1966 fugge dal carcere di Sassari con un compagno
che si fa chiamare Miguel Atienza, uno spagnolo arrestato al suo sbarco in Sardegna dopo aver disertato dalla Legione straniera, a Bonifacio. Con lui si ` alla macchia nel Supramonte di Orda gosolo: in un conflitto con i Carabinieri Atienza viene ucciso (giugno 1967). Lo stesso M. viene catturato a un posto di blocco vicino a Nuoro il 26 marzo 1968. Al suo arrivo alla Questura di Nuoro una folla di giovani (in gran parte studenti) lo applaude come un personaggio dello star system. Nel 1972 viene condannato all’ergastolo per cumulo di pena. Negli anni successivi, in occasione di alcuni permessi, non torna in carcere: evade nell’agosto 1976 dal car` catturato vicino a cere di Lecce, e Trento nel marzo successivo; nell’aprile 1985 non rientra da un permesso, ` catturato a Vigevano una settimana e dopo. Nell’ottobre 1991 ottiene la li` condizionata; nel luglio 1992 e ` in berta Sardegna: si pensa che abbia avuto qualche ruolo nella liberazione del piccolo Farouk Kassam, rapito in Costa Smeralda. Nel 1993 viene nuovamente arrestato ad Asti e torna all’ergastolo. Il 22 luglio 2003 firma la domanda di grazia, che il presidente della Repubblica gli concede nel novembre 2004.
Mesina, Tito Livio Funzionario, consigliere di Stato (Olzai 1879-Roma 1948). Laureato in Giurisprudenza nel 1902, ` nell’amministrazione nel 1904 entro centrale dei lavori pubblici, dove avrebbe compiuto gran parte della sua carriera: nel 1907 fu sottosegretario, nel 1924 ispettore centrale, nel 1927 di` . Studio ` rettore generale della viabilita ` nel 1928 l’Azienda autonoma stae creo tale della strade, alla quale, peraltro, fu assegnato con un incarico inferiore al suo grado e ai suoi meriti. Nello stesso 1928 fu nominato consigliere di ` , fra una serie Stato: come tale studio numerosa di altri provvedimenti, lo
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Messaggero Sardo schema di Testo unico per il reclutamento degli ufficiali dell’esercito. Dopo l’armistizio del 1943 seguı` al nord la Repubblica Sociale Italiana, prendendo sede a Cremona. Per questo nel 1945 fu sottoposto a procedura di epurazione e nel 1946 collocato a riposo. Iscritto all’ordine degli avvocati, dal 1928 al 1945 aveva pubblicato numerosi articoli e saggi di diritto.
‘‘Messaggero Sardo, Il’’ ‘‘Mensile della Regione sarda per gli emigrati e le loro famiglie’’, fondato nel 1969 come strumento d’informazione del Fondo sociale istituito per l’assistenza ` edito da una cooagli emigrati sardi, e perativa di giornalisti ‘‘Il Messaggero Sardo’’. Tra i presidenti della cooperativa, i direttori e i redattori del periodico, Enrico Clemente, Lucio Artizzu, Gianni de Candia, Gianni Massa, Villio Atzori, Alberto Rodriguez, Ezio Pirastu, Luigi Coppola, Remo Concas, Mario Aresu. Si avvale della collaborazione di giornalisti e studiosi e contiene notizie relative alla Sardegna, alla sua vita politica, economica e sociale e alla sua cultura; ma soprattutto informazioni sull’organizzazione e i problemi dell’emigrazione sarda in ogni paese del mondo.
Messina, Elisabetta Fotografa (n. Terno 1957). Fotografa pubblicista, diplomata in Fotografia e comunicazione visiva allo IED cagliaritano, vince nel 1990 il premio giornalistico ‘‘Chia’’ per la miglior foto di cronaca dell’anno. Da allora lavora per la Soprintendenza ai Beni culturali di Cagliari con le tecniche di immagine all’infrarosso, dopo aver conseguito il diploma di fotografia all’infrarosso rilasciato dall’Istituto del Restauro ‘‘Palazzo Spinelli’’ a Firenze. Le sue foto sono pubblicate su riviste e quotidiani nazionali ed esteri. Vive e lavora a Quartu Sant’Elena.
Messopio Rustico, Lucio Governatore della Sardegna nel 313-314?. Prae` a Licises provinciae Sardiniae, dedico nio un miliario della a Caralibus Olbiam per Hafam (da Oddastru, presso Arzachena). Secondo Piero Meloni il cippo fu in origine dedicato all’imperatore Valeriano (253-260) e quindi rozzamente riadattato per Licinio. In Sardegna il titolo praeses fu usato in forma assoluta (senza altri epiteti) solo dopo ` la provincia probail 270: M.R. governo bilmente nel 313-314 (difficilmente nel 315-316), quando nominalmente era signore dell’isola Licinio, erede dei ter` affidati a Valerio Severo; e ` ritoria gia stato osservato tuttavia (R. Andreotti) che in Occidente non sono rare le dediche a Licinio unico Augusto, anche nelle province di Costantino. [ANTONIO IBBA]
Mestolone = Zoologia della Sardegna Mesumundu, Nostra Signora di Chiesa bizantina nel territorio di Si` la chiesetta indicata anche ligo. E ` ogcome Santa Maria in Bubalis, gia getto di studio da parte del canonico Spano. L’edificio sorge in un’area inte` roressata da un insediamento di eta mana di estensione limitata ma diver` nuclei funzionali; tra sificato in piu ` stato riconosciuto a livello ipoquesti e tetico un impianto termale dei secoli II-III, a cui si sovrappone parzialmente la costruzione bizantina, oltre a un settore artigianale, chiaramente attestato dalla presenza di alcune fornaci per la ` fabbricazione di laterizi (una di esse e stata recentemente messa in luce in tutta la sua estensione), e a un tempio, individuato solo dal ritrovamento degli elementi della decorazione architettonica, di grandi dimensioni e databili tra la fine del III e gli inizi del secolo IV. L’insediamento costituiva verosimilmente un luogo di sosta lungo ` bizanla via a Caralibus Turrem. In eta
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Meteora tina si costruı`, impostandola sulle strutture romane, una piccola chiesa articolata in un ambiente centrale a pianta circolare con copertura a cupola (diametro interno dell’ambiente 5,90 m) e in due corpi giustapposti a questo, uno in funzione di vano d’ingresso, l’altro, absidato e di minori dimensioni, provvisto di una vasca battesimale al suo interno. L’edificio, realizzato in opera mista a fasce alternate di ` mattoni e piccoli blocchi di basalto, e databile ai secoli VI-VII dai corredi di alcune sepolture ritrovate nelle immediate vicinanze e va forse messo in rap` pastorale promossa porto all’attivita da Gregorio Magno in Sardegna e nota dalle sue lettere: si potrebbe dunque interpretare come un’ecclesia baptismalis destinata alla cura animarum della popolazione delle campagne. ` del secolo XI l’icnoPoco dopo la meta grafia della chiesa venne completata con l’aggiunta di una grande abside e di un ampio vano destinato a sacrestia, costruiti in blocchi appena sbozzati di basalto e calcare, conferendo dunque al monumento la pianta cruciforme che conserva ancora oggi. [ALESSANDRO TEATINI]
Metalla Centro minerario antico (Grugua?) ubicato nell’Iglesiente, non lontano dalla valle di Antas se non addirittura nello stesso sito, che fu sede di un ` nuraluogo sacro noto dall’antichita ` rogica e segnalato dalle fonti di eta mana, il Sardopatoris Fanum (santuario del Sardus Pater), indicato come Sartiparias nel secolo VII dall’Anonimo Ravennate. L’antico centro sacro indigeno di Antas divenne prima punico (dedicato al semitico Sid Baby) e poi romano, sino alla redazione visi` imperiale, con iscrizione al bile di eta Sardus Pater Baby. Pur senza un riferimento topografico diretto, ricordiamo che ad metalla, ovvero ai lavori forzati
in miniera, sotto l’imperatore Commodo fu condannato e deportato in Sardegna con molti cristiani il vescovo Callisto, futuro papa, liberato nel 189 grazie all’intercessione di Marcia, concubina dell’imperatore. Un paio di decenni dopo avremo proprio ad Antas, comunque in relazione con Metalla, la riedificazione – imperatore Caracalla – del grande tempio, straordinariamente simbolico per la storia della Sardegna antica e il controllo della sua ` pre-romana, con icona l’antica identita ` piumata immagine ideale divinita della potenza mineraria nuragica e dei successivi interessi fenicio-punici e romani, da questi ultimi espressi anche con le celebri emissioni monetali del Sardus Pater. [MARCELLO MADAU]
‘‘Meteora, La’’ Periodico cagliaritano. Uscı` col sottotitolo di ‘‘Giornale sardo di scienza, lettere ed arti’’ con cadenza bimestrale dal gennaio 1843 al dicembre 1845. Fu diretto da Gavino Nino e quindi da Salvatorangelo De Castro. Di ispirazione liberale, si avvalse della collaborazione di Alberto De Gioannis, ` , Cesare Balbo, Carlo CatCesare Cantu ` autorevoli intellettuali taneo e dei piu ` sardi tra i quali Pasquale Tola. Affronto ` scottanti problemi della Sartutti i piu degna, trattandoli con una certa indipendenza di giudizio, che lo rese sospetto alla censura viceregia. «Dai problemi della scuola e del lavoro alle recensioni – ha scritto Raimondo Bonu – , alle necrologie, ai cenni sul classicismo e romanticismo; dalle proposte per la coltivazione del riso secco, dagl’inviti per la compilazione dei catechismi di arti e mestieri, e dalle raccomandazioni sia per le assicurazioni sulla vita, sia per l’educazione scientifica del clero e l’istituzione di asili infantili, si passa a propugnare l’introduzione delle ferrovie e i miglioramenti ` tutta una rivoluagricoli e caseari. E
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Metge zione d’idee e persone: realmente, come disse lo stesso De Castro per l’opera di Pasquale Tola, ‘‘la fiamma che ` per tempo o per l’agita non si spegnera fortuna’’». Negli anni 1878-1879 uscı` a Cagliari un quindicinale d’uguale titolo, diretto da E. Castaldi.
Metge, Giovanni Gentiluomo sardo (Sardegna, inizi sec. XIV-ivi, 1360 ca.). Fedele al re d’Aragona, quando nel 1353 fu sequestrato ai Malaspina il loro patrimonio, ebbe in feudo il villaggio di Cargeghe. Morı` senza lasciare eredi.
Metodio, san = Cirillo e Metodio, santi Meucci, C. Archeologo (n. sec. XX). Esperto di vetri medioevali, nel 1984 ha preso parte al I Convegno sull’archeologia tardoromana e altomedioevale nell’Oristanese, svoltosi a Cuglieri; il suo articolo Vetri e scorie di fusione provenienti dal sito di Cornus, in Cultura, materiali e fasi storiche del complesso archeologico di Cornus. Atti del I Convegno di studi sull’Architettura cristiana e altomedioevale nell’Oristanese, Cuglieri 1984, 1986.
Mezzano, Pietro Intellettuale antifascista (Ozieri 1888-ivi 1967). Perseguitato dal regime durante il Ventennio, divenne nel dopoguerra convinto attivista socialdemocratico saragattiano, affatto incline al compromesso. Nel 1946 fu eletto consigliere comunale di Ozieri nelle liste del PSDI. Nel dopoguerra fu anche presidente dell’ECA (Ente Comunale di Assistenza) e della cooperativa agricola ‘‘Matteotti’’. Pubblicista, per alcuni lustri fu corrispon` del quotidente locale dalla sua citta diano di Sassari ‘‘La Nuova Sardegna’’. Nel 1966 ha pubblicato il saggio Ozieri: dalla preistoria ai giorni nostri.
Mezzolani, Antonella Archeologa (n. sec. XX). Allieva di Enrico Acquaro, si ` laureata in Lettere; dal 1993 prende e
` del ‘‘Progetto Tharparte alle attivita ros’’, su cui ha scritto Riflessioni sull’impianto urbano di Tharros, ‘‘Ocnus’’, 2, 1994, e la monografia Tharros (con Enrico Acquaro), 1996.
Mezzolani, Sandro Ambientalista e fotografo (n. Cagliari 1963). Geometra a Cagliari, da alcuni anni collabora con A. Simoncini nella redazione di importanti opere di storia industriale. Tra i suoi scritti: La miniera d’argento di Monte Narba. Storia e ricordi (con A. Simoncini), 1989; Paesaggi e architetture di miniere in Sardegna (con A. Simoncini), ‘‘Collana Sardegna da Salvare’’, 1993; Storie di miniera (con A. Simoncini), 1994; Sardegna da salvare: Archeologia industriale (con A. Simoncini), 1995.
Mibelli, Mirella Pittrice (n. Olbia 1937). Ha fatto i suoi studi presso il Liceo ar` stata allieva tistico di Cagliari, dove e di Foiso Fois e di Dino Fantini. Con lo stesso Foiso Fois e altri artisti, fra cui Hoder Claro Grassi, Antonio Atza, Gaetano Brundu, Primo Pantoli e Rossana Rossi, fonda nel 1958 il gruppo Studio ` esordito espo58. A quella data ha gia nendo nella Biennale nuorese del 1957; all’inizio la sua tecnica preferita ` quella dell’acquerello, nella quale e peraltro mostra quella tendenza «all’effusione lirica del colore» – hanno scritto Giuliana Altea e Marco Ma` piu ` gnani – che contraddistinguera tardi anche la sua produzione astratta.
Michel, Ersilio Studioso di storia (sec. XX). Ha al suo attivo una serie di articoli sulla storia della Sardegna, pubblicati in gran parte su ‘‘Mediterranea’’ verso la fine degli anni Venti. Tra gli altri: Garibaldi reduce dal suo secondo esilio, ‘‘Mediterranea’’, I, 6, 1927; Strascico in Toscana della rivoluzione sarda, ‘‘Mediterranea’’, I, 3, 1927; Strascico livornese della rivoluzione sarda, ‘‘Gazzetta livornese’’, 1927; Il colon-
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Michele nello Monti e la legione italiana da Livorno a Cagliari 1845-1850, ‘‘Mediterranea’’, I, 8, 1927; Carlo Emanuele IV profugo da Torino a Cagliari, ‘‘Mediterranea’’, II, 5, 1928; Controversia tra i sovrani di Napoli e di Torino per la pesca del corallo in Sardegna 1766-67, ‘‘Mediterranea’’, II, 1, 1928; L’occupazione sarda dell’isola di La Maddalena, ‘‘Annali del R. Istituto italiano per la Storia contemporanea’’, I, 1936; Un progetto francese per lo scambio della Sardegna con la Corsica, ‘‘Archivio storico di Corsica’’, XVII, 1941.
San Michele – Chiesa di San Michele a Cagliari.
Michele, san (in sardo, Santu Miali, Santu Micheli, Santu Migheli, Santu Micali, Santu Migali) Santo, arcangelo. L’angelo per eccellenza, avversario di ` Satana e degli angeli ribelli, che caccio dal paradiso con il suo grido di guerra, ` uguale in ebraico «MŒ ka’-El?», ‘‘Chi e a Dio?’’ Protettore del popolo di Dio, della Chiesa, San Paolo lo chiama l’‘‘Israele di Dio’’. Nella liturgia dei de` chiamato Signifer: annuncio ` la funti e Morte a Maria – narrano le leggende – e la protesse con una palma durante l’Assunzione. Il suo culto, diffuso soprattutto dai Bizantini, risale ai primi secoli del Cristianesimo, quando fiorirono i Michaelion, i suoi santuari. Nell’iconografia medioevale appare vestito da guerriero, nella mano sinistra
la bilancia per pesare le anime il giorno del giudizio universale e nella destra la spada levata contro le forze infernali. In quella rinascimentale figura in abiti sontuosi mentre lotta contro il drago, secondo quanto si legge nell’Apocalisse. Davvero infinite le leggende, i santuari e le chiese in suo ` onore. Rivelatore delle anime, percio patrono dei radiologi e radioterapisti. La bilancia l’ha fatto diventare patrono di giudici, commercianti, bottegai, mugnai, droghieri. La spada, invece, di quanti lavorano i metalli e hanno a che fare con fuochi, fucine e forni: armaioli, maniscalchi, fabbri, arrotini, pasticcieri. Per la sua funzione di guerriero coraggioso, capo delle mi` diventato patrono della lizie celesti, e Polizia di Stato e dei paracadutisti. «Principe sanctu e potente / de sa celeste milizia, / refrenade sa malizia / de s’infernale serpente. / Micheli arcangelu santu / de sas animas broqueri / contra s’astutu gherreri / chi nos insidiat tantu / amparu nostr’ et refrantu / et defensore valente, / refrenade sa malizia / de s’infernale serpente» (Principe santo e potente – della celeste milizia, – frenate la cattiveria – dell’infernale serpente. – Michele Arcangelo santo – delle anime scudiero – contro l’astuto guerriero – che tanto c’insidia – nostro protettore e rinfranco– e valoroso difensore, – frenate la cattiveria – dell’infernale serpente). In Sardegna Patrono di Alghero, Aritzo, Bono, Collinas, Esterzili, Gonnostramatza, Nurri, Ollolai, Padru e ` la chiesa Silı`. In territorio di Ploaghe e di San Michele di Salvenero, costruita dai Vallombrosani (1110-1130), all’interno, simulacro quattrocentesco d’ispirazione valenzana. «Salvenero – se` corrucondo Giovanni Spano (1858) – e zione di San Venero, villaggio distrutto nel ’700 da bande di saccheggiatori». ` patrono Dal 25 marzo 1949 il santo e
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Michelini della diocesi di Alghero, con la Madonna di Valverde. [ADRIANO VARGIU] Festa Si festeggia il 29 settembre; il 24 marzo a Sagama, il 1º maggio a Luogosanto, il 1º maggio e la seconda domenica di maggio a Luras, l’8 maggio ad Aritzo, Bono, Ghilarza e Isili, l’11 maggio a Irgoli, l’11 maggio e la prima domenica di settembre ad Arzachena, il secondo lunedı` di maggio a Padru, il terzo lunedı` di maggio a Berchidda, il 18 settembre a Sorradile, il 6 dicembre a Tadasuni.
Michelini, Alessandro Storico (Levaldigi, Cuneo, 1804-Fossano 1864). Nato da una famiglia di nobili tradizioni, a partire dal 1848 fu eletto deputato al Parlamento subalpino, dove sedette ` autore di una per sette legislature. E Storia della marina militare del cessato regno di Sardegna dal 1814 fino alla ` del mese di marzo 1861, edita a Tometa rino da Botta nel 1863.
Michelis, Bernardo Religioso (Catalogna, inizi sec. XV-Ales 1454). Vescovo di Ales dal 1444 al 1454. Entrato nell’ordine dei Domenicani, conseguı` la laurea in Teologia; venuto in Italia, divenne consigliere di Alfonso V e confessore del duca di Calabria. Fu nominato vescovo di Ales nel 1444 e resse la diocesi negli anni in cui il suo territo` a far parte della contea di rio entro Quirra.
Michels, J. Archeologo americano (n. sec. XX). Nel 1984 ha preso parte alla I Sessione di studi sull’archeologia in Sardegna, organizzata dalla Balmuth ` del Michigan. Tra i per l’Universita suoi scritti: Obsidian Hydration Dating in Sardinia (con E. Atzeni, J.S.T. Tsong e G.A. Smith), in Studies in Sardinian Archaeology, 1984; Hydration rate constants for Monte Arci obsidian Sardinia Italy, ‘‘Mohlab technical report’’, 15, 1985; Obsidian hydration dating and proposed chronological scheme for the
Marghine Region, in Studies in Nuragic Archaeology, ‘‘British Archaeological Report’’, International Series, 373, 1987; Villages Excavations at Nuraghe Urpes and Nuraghe Toscano in West Central Sardinia, ‘‘British Archaeologycal Reports’’, International Series, 373, 1987.
Microcitemia Forma di anemia molto diffusa in Sardegna. Comunemente chiamata anemia mediterranea (o ta` caratterizzata dalla prelassemia), e senza nel sangue di microciti (globuli rossi dalle dimensioni ridotte). Si cal` di cola che nell’isola siano presenti piu 1000 individui colpiti da questa malattia, che per poter vivere hanno bisogno di continue trasfusioni di sangue. Accanto agli ammalati veri e propri vi sono poi i portatori (microcitemici), che possono trasmettere la malattia in caso di matrimonio tra loro: nel caso in cui di due coniugi uno solo sia portatore, due figli su quattro nati dal matrimonio saranno portatori a loro volta. In base a questi dati, si calcola che oggi in Sardegna vi siano 200 000 portatori ` che il sani. Per limitare la possibilita numero aumenti, negli ultimi anni si sono diffusi metodi di prevenzione basati in particolare sull’indagine prenatale. Allo stato attuale delle ricerche invece i malati veri e propri (talassemici) possono guarire solo mediante il trapianto del midollo osseo da un donatore compatibile.
Miele amaro Particolare tipo di miele prodotto dalle api che si nutrono di corbezzolo, tipico (ma non esclusivo) della Sardegna. Ha un sapore gradevolissimo e spesso, oltre che per le sue qua` nutrizionali, viene usato come melita dicamento contro il mal di gola. Cono` remota antichita ` (lo sciuto fin dalla piu ricorda Orazio, «Ut gratas inter mensas symphonia discors / et crassum unguentum et Sardo cum melle papaver / offen-
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Migheli dunt», scrive Salvatore Cambosu in ` famoso, intiapertura del suo libro piu tolato appunto Miele amaro. E anche Virgilio, nelle Bucoliche, «Immo ego Sardoniis videar tibi amarior herbis»), era legato alla leggenda secondo la quale le api si sarebbero nutrite della stessa erba utilizzata per produrre la droga necessaria per provocare il riso sardonico. Un tempo era prodotto esclusivamente dalle api selvatiche che avevano i loro alveari in anfratti difficilmente raggiungibili e che audaci predatori sottraevano loro correndo grossi rischi; con il diffondersi della moderna apicoltura il processo ` stato di produzione del miele amaro e razionalmente controllato.
Miele amaro – La Sardegna e` famosa ` per il suo ‘‘miele amaro’’, conosciuto gia dai Romani, di cui parla anche Virgilio.
Migaleddu, Michela Archeologa (n. ` sec. XX). Allieva di Enrico Atzeni, si e ` specialista del laureata a Cagliari. E Paleolitico. Tra i suoi scritti: Il clactoniano in Sardegna, ‘‘Quaderni della Soprintendenza archeologica per le province di Cagliari e Oristano’’, 11, 1994, e Nora IV. Ricognizione. L’insediamento preistorico di S’Abuleu, ‘‘Quaderni della Soprintendenza archeologica per le province di Cagliari e di Oristano’’, 13, 1996.
Migheli, Antonio Domenico Poeta (Osilo 1843-Oschiri, ?). Fu avviato al Se-
minario ma, arrivato alla soglia del sa` la veste e torno ` polemicerdozio, getto camente alla condizione di laico, per poi sposarsi e stabilirsi a Oschiri, dove condusse vita non facile, tenuto d’oc` e dai signorotti lochio dalle autorita cali, cui non risparmiava le frecciate. Come si desume dalla Ode a Luigi de Sanctis, teologo valdese, egli ebbe in seguito come riferimento sul piano religioso questo gruppo evangelico protestante, che nega il potere temporale, l’esistenza del purgatorio e il culto dei santi e della Madonna. Dal punto di vista politico si schierava intanto con i repubblicani, mentre seguiva il diffondersi delle idee socialiste. Nel campo ` sempre in della poesia, che pratico ` dapprima a sardo-logudorese, si ispiro Paolo Mossa (=), componendo versi d’amore; ma diede poi vita a un filone polemico e anticlericale. Di tanto in tanto avvertiva tuttavia l’esigenza di passare alla «satira burlesca», per poter «colpire i potenti ‘‘di riflesso’’, senza ‘‘spaventare’’ il popolo o rischiare di non essere compreso fino in fondo» (Mimmo Bua): su questo ver` celesante si colloca la sua opera piu bre, Sa briga ’e sos santos. La raccolta completa delle sue opere si trova nel volume Sa briga ’e sos santos e altre poesie, a cura di Mimmo Bua e Nino Pericu, 1986.
Migheli, Roberta Illustratrice (n. Sassari 1972). Nel 1996, consigliata da Angelo Stano e da Bepi Vigna, si propone con successo come disegnatrice alla ‘‘Walt Disney Italia’’. Inizia da allora la sua fase di studio del ‘‘disegno Disney’’ e dello stesso stile internazionale, al ` pronta per deditermine della quale e carsi alle storie a fumetti per varie riviste Disney ma anche a eseguire le illustrazioni per l’omonimo sito Internet. Ha collaborato inoltre al progetto pilota di una serie di cartoni animati su
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Miglio ‘‘Paperinik’’ per Disney Channel. Lavora a un progetto di storie a fumetti per l’America ispirato a uno dei prossimi film Disney a cartoni animati.
Miglio Nome di alcune piante erbacee della famiglia delle Graminacee. 1. Il ` una m. (Panicum miliaceum L.) e ` pianta perenne sempreverde che puo raggiungere il metro di altezza. Utilizzato dall’uomo per la propria alimenta` ancora colzione sin da tempi remoti, e tivato su grandi estensioni in Africa e in Asia, anche in zone con scarse precipitazioni, per la sua particolare resi`. Presenta culmi robustenza all’aridita sti, nodosi e ramosi, le foglie lineari` lanceolate sono pubescenti, il frutto e una cariosside di colore variabile dal giallo al dorato. Il suo nome sardo millu, una semplice traduzione dall’italiano, indica la sua introduzione relativamente recente. 2. Il m. selvatico ` una pianta rara e (Milium effusum L.) e diffusa dal livello del mare a 1600 m; fiorisce da maggio ad agosto a seconda ` presente in Sardell’altitudine, non e ` sostituita dal locale m. degna dove e selvatico, detto anche 3. m. multifloro (Orizopsis miliacea L., sin. Milium multiflorum), una specie presente in Sardegna dove occupa alvei umidi e siepi ombrose. Pianta cespitosa, con culmi eretti, talora ramificati alla base, ha foglie lineari-lanceolate; l’infiorescenza ` una pannocchia terminale lunga 12e ` una piccola carios30 cm. Il frutto e side. Nome sardo: erva ferrina (logudorese). [TIZIANA SASSU]
Miglio, Arrigo Religioso (n. San Giorgio Canavese 1942). Vescovo di Iglesias dal 1992 al 1999. Dopo essere stato ordi` impegnato nelle ornato sacerdote si e ganizzazioni del mondo cattolico e per ` stato assistente nazionale delanni e ` stato nominato l’AGESCI. Nel 1992 e vescovo di Iglesias e, insediato nella sua diocesi, ha condotto un’azione pa-
storale attenta a tutti i gravi problemi sociali che la affliggevano, offrendo ` spesso una sua non formale solidarieta ai lavoratori delle miniere iglesienti e ` stato trasferito sulcitane. Nel 1999 e alla diocesi di Ivrea.
Miglior, Francesco Biblista (Cagliari 1831-Aversa 1884). Entrato in Seminario divenne sacerdote. Nel 1866 fu nominato canonico teologale e teologo dell’arcivescovo di Brindisi; nel 1869 fu presente al concilio Vaticano I. Tra il 1872 e il 1874 diresse a Cagliari il quo` ’’. Fu sostenitore di tidiano ‘‘La lealta posizioni culturali antipositivistiche: ` di demolire le teoin particolare tento rie di Darwin diffuse in Italia dal Bar` a lungo. Tra i rago, con cui polemizzo suoi scritti: I paladini delle scimmie al ` un tribunale del buon senso, 1869 (e pamphlet antidarwiniano); Elogio di Eleonora d’Arborea, 1881.
Miglior, Giuseppe Maria Religioso (Cagliari 1875-Lanusei 1936). Vescovo di Ogliastra dal 1927 al 1936. Fu ordinato sacerdote nel 1898 e per molti anni fu parroco in alcune parrocchie cagliaritane e insegnante in quel Seminario. Nel 1927 fu nominato vescovo; fu il primo presule a trasferire la sede della diocesi da Tortolı` a Lanusei.
Miglior, Iosto Medico, studioso di onomastica e toponomastica (Ierzu 1895Cagliari 1995). Laureato in Medicina, ` nella nativa Jerzu dove fu per torno quasi tutta la vita medico condotto. Avendo ricevuto dalla moglie una vasta ` agraria, vi si applico ` con pasproprieta ` la sione e metodi moderni: fondo prima cooperativa vitivinicola del paese, nucleo della futura Cantina sociale e fu sempre attento ai problemi di una razionale vinificazione. Andato in pensione, ha pubblicato una serie di studi sugli argomenti di suo particolare interesse, in particolare I comuni della Sardegna. Origine e significato dei
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Milanese ` , paesi, villaggi e contrade di nomi di citta ` e paesi campagna, 1987; Sardegna. Citta scomparsi. Nomi e significati etimologici, 1989; I cognomi in Sardegna, 1989. ` morto a Cagliari nel 1995, compiuti i E cento anni.
Mikolestzky, Hans Leo Archivista austriaco (sec. XX). Ha lavorato nell’Archivio di Stato di Vienna; nel 1956 prese parte al VI Congresso internazionale di studi sardi, svoltosi a Cagliari. ` autore di due saggi che riguardano la E Sardegna: Sardinien in XVIII Jahrhundert, in Studi in onore di R. Filangeri, 1954, e Il diritto di Villafranca. Un contributo alla storia delle relazioni commerciali fra l’Austria e la Sardegna nel XVII secolo, in Atti del VI Congresso internazionale di Studi sardi, 1962.
Milanese, Marco Archeologo (n. Genova 1958). Insegna Archeologia me` di Pisa e di dioevale nelle Universita ` professore ordinario di Sassari ed e Metodologia della Ricerca archeolo` di Architettura gica presso la Facolta di quest’ultimo Ateneo. Laureato all’U` di Genova, dottore di ricerca niversita in Archeologia medioevale presso le ` di Pisa e Siena, vincitore Universita del Premio internazionale di archeologia ‘‘L’Erma di Bretschneider’’ (1984). ` stato professore associato Dal 1992 e di Metodologia della Ricerca archeologica e di Archeologia medioevale ` di Sassari, Genova, nelle Universita Siena-Arezzo e Pisa. Ha partecipato e diretto 160 campagne di scavo e di ricerca in Liguria, Sardegna, Toscana, Lombardia, Abruzzo, Tunisia, Portogallo e Uzbekistan. Autore di oltre 250 pubblicazioni, nel 1997 ha fondato e dirige la rivista internazionale di studi ‘‘Archeologia Postmedievale’’. I suoi attuali interessi di ricerca sono focalizzati sulle metodologie della ricerca archeologica, sulle strutture insediative medioevali e postmedioevali della Sar-
degna e della Toscana. In Tunisia cura il settore tardoantico e islamico della missione archeologica di Uchi Maius (dal 1995). Le sue ricerche sono da anni indirizzate sul tema dei villaggi medioevali abbandonati e dei castelli ´ sull’archeolodella Sardegna, nonche gia urbana e sulla produzione e circo` in lazione di manufatti ceramici. Si e particolare occupato dello scavo sistematico del villaggio di Geridu (Sorso), che dirige dal 1995, scavo che ha toccato la punta di un iceberg dell’intero patrimonio storico-archeologico dell’isola, rappresentato dall’insediamento rurale sardo nel Medioevo. Promotore del Centro di Documentazione dei Villaggi Abbandonati della Sardegna del` di Sassari e del costil’Universita tuendo Museo dei Villaggi Abbandonati della Sardegna presso il Palazzo ` impegnato per baronale di Sorso, si e una maggiore consapevolezza di una significativa quanto ampia porzione del patrimonio archeologico regionale fino a oggi non sufficientemente valorizzata e tutelata. I castelli di Bosa (dal 1994), Monteleone Rocca Doria (dal 1998) e Castelsardo (dal 2005) sono al centro di progetti di scavo archeologico che hanno portato importanti risultati sulla cronologia degli impianti di questi fortilizi e le loro trasformazioni strutturali nel tempo. Dal 1997 dirige un ampio programma di archeolo` forgia urbana su Alghero, che ha gia nito una straordinaria mole di dati e di ` impegnato in ricerreperti. Dal 1993 e che sulle produzioni materiali, in particolare ceramiche, circolanti o pro` dotte in Sardegna tra Medioevo ed Eta ` di identificare moderna, con la finalita le principali correnti commerciali e il ` nel tempo, variare della loro intensita ´ il livello delle conoscenze tecnonche nologiche locali, la circolazione di
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Milanesi maestranze e di nuovi saperi nel territorio sardo.
Milanesi, Guido Militare di carriera, viaggiatore e scrittore (Roma 1875-ivi 1956). Ufficiale di Marina, si distinse nella campagna italo-turca. Percorse una brillante carriera giungendo al grado di ammiraglio. Come narratore fu popolare fra le due guerre (i suoi ro` famosi, Thalata, 1910, e L’anmanzi piu cora d’oro, 1931). In occasione delle cosiddette ‘‘Celebrazioni sarde’’ volute ` un didal regime fascista, pronuncio scorso su Domenico Millelire e la difesa dell’isola della Maddalena (riprodotto negli Atti delle celebrazioni sarde 1937, 1938). Alla fine degli anni Venti aveva collaborato con ‘‘L’Unione sarda’’ con due articoli, I tre piccoli sardi, 1928 (dedicato a combattenti della prima guerra mondiale), e Vernaccia, 1929.
Milani, Luigi Adriano Archeologo (Verona 1854-Firenze 1914). Completati gli ` alla ricerca e dal 1882 studi, si dedico fu nominato direttore del Museo archeologico di Firenze, nel 1890 Soprintendente agli scavi per l’Etruria, inca` fama e prestirichi nei quali acquisto gio. Membro corrispondente dei Lincei, dal 1895 divenne professore di Archeologia presso l’Istituto di Studi superiori di Firenze. Nell’ambito della sua notevole produzione scientifica ebbe modo di occuparsi della religione ` alcuni scritti, Il nuragica, cui dedico ` asiatica in tempio nuragico e la civilta Sardegna, ‘‘Rendiconti dell’Accademia dei Lincei’’, XVIII, 1909, e Sardo´poque rum sacra et sacrorum signa de l’e des nuraghes et leurs rapports avec la religion astrale et astronomique de l’Asie ´diterrane ´e, ‘‘Hilprecht Anniet de la Me versarii’’, 1909.
Milano, Lucetta Imprenditrice (n. Lucca 1955). Dirige il periodico di problemi commerciali ‘‘Il commercio’’ che si pubblica a Cagliari. Ha scritto La
CISL nel Sulcis-Iglesiente negli anni Cinquanta, ‘‘Quaderni trimestrali di studi sardi’’, 11, 1985.
Milella, Antonio Studioso di scienze agrarie (n. Lecce 1925). Dopo aver con` seguito la laurea in Scienze agrarie si e trasferito in Sardegna, intraprendendo la carriera universitaria proprio negli anni Cinquanta in cui pren` deva a funzionare la neonata Facolta di Agraria. Ha insegnato ininterrotta` di Sassari mente presso l’Universita come professore di Coltivazioni arbo` stato preree; oltre che professore, e ` di Agraria dal 1972 side della Facolta al 1973 e rettore dal 1973 al 1991. Scienziato di valore conosciuto in tutti gli ambienti scientifici europei, ha pubblicato numerosi lavori sulle colture ` socio di istituzioni cultuarboree ed e rali a livello internazionale. Tra i suoi scritti: Direttive per la potatura degli agrumi, 1964; Recenti acquisizioni sulla nutrizione minerale della vite, 1971; Risultati preliminari della potatura meccanica dell’olivo, 1971; Confronto tra tre diversi sistemi di irrigazione dell’arancio dolce Tarocco, 1972; Moderne tecniche colturali della vite in Sardegna, 1972; Potatura meccanica dell’olivo, 1973; Appunti sui problemi della mandorlicoltura in Sardegna (con Mario Agabbio), 1977; Aspetti tecnici e varietali dell’olivo in Sardegna, in Atti del convegno sull’olivicoltura, Dolianova marzo 1979, 1979; Irrigazione localizzata del pompelmo: fisionomia dei sistemi radicali, 1980; Confronto tra le coefficienti colturali per l’irrigazione dell’olivo da mensa (con Sandro Dettori), 1986; La castanicoltura sarda: in` di dagine pomologica su alcune varieta frutto, ‘‘Cellulosa e carta’’, 2, 1987; Regimi idrici particolari per giovani olivi da mensa, 1987.
Milesi, Enrico Urbanista (Cagliari 1941-ivi 2000). Dopo la laurea in Inge-
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Milia ` dedicato alla professione di gneria si e urbanista e ha intrapreso la carriera ` diventato prouniversitaria. Nel 1985 e fessore associato di Composizione architettonica e urbana e ha insegnato nell’Istituto di Architettura della Fa` di Ingegneria dell’Universita ` di colta ` stato consigliere comunale Cagliari. E ` morto nel 2000. Tra i suoi di Cagliari. E scritti: Documenti di architettura ro` in Sardegna. L’altare maggiore coco della parrocchia di Tuili, ‘‘Studi sardi’’, XXIII, 2, 1975; Cagliari. Storia e immagine di una forma urbana (con Francesca Segni Pulvirenti), 1983; Il nuovo e ` di oggi (con Vico l’antico nella citta Mossa), in La Sardegna. L’uomo e le coste (a cura di Angela Terrosu Asole), 1983; L’evoluzione di una forma urbana, in Cagliari tra memoria e anticipazione, ` , modernita ` , progetto. 1985; Identita Note metodologiche sul recupero della forma urbana in Sardegna, ‘‘Quaderni bolotanesi’’, XXIII, 1997.
Milia Famiglia sassarese (secc. XVXVI). Le sue notizie risalgono agli inizi del secolo XV, quando viveva un Antonio che nel 1423 ebbe il riconoscimento ` da Alfonso V. Uno dei della generosita ` Maddalena suoi discendenti sposo Gambella, una delle sorelle di Rosa, e ne sostenne le rivendicazioni negli ` la lite giudianni nei quali si sviluppo ziaria per il possesso del feudo. La loro discendenza si estinse nel 1528 con la morte di Giovanni Antonio.
Milia, Benito Medico, pittore e incisore (n. Cagliari 1928). Dopo essersi lau` dedicato alla reato in Medicina si e sua professione e in seguito, attratto dalla pittura, ha cominciato a dipin` gere e a migliorare la sua tecnica. Si e specializzato nella pittura a olio, ma eccelle nella xilografia; ha preso parte ` d’Ia numerose mostre in diverse citta talia e all’estero. Alcune sue opere sono nelle collezioni del Consiglio re-
gionale e nel Gabinetto delle Stampe ` di Cagliari. dell’Universita
Milia, Domenico de Religioso (Sassari, ` sec. XV-Ottana 1501). Veprima meta scovo di Ottana dal 1483 al 1501. Cano` nanico della cattedrale della sua citta tale, fu creato vescovo di Ottana da Sisto IV nel 1483. Resse la diocesi negli anni che precedettero di poco la sua soppressione in un ambiente in profonda crisi.
Milia, Francesco1 Gentiluomo sassa` sec. XVrese (Sassari, seconda meta ` sec. XVI). Figlio di Gioivi, prima meta ` Maddalena Gambella, vanni, sposo una delle sorelle di Rosa, la signora di Sorso. Quando quest’ultima morı`, sostenne giudizialmente le ragioni della ` di fare in modo che vemoglie e cerco nisse immessa nel possesso del feudo. ` pero ` l’opposizione di Ximene Trovo ´ vedovo di Rosa, e dei Perez, il vicere Marongio, parenti di Angelo primo marito della stessa. Morı` di lı` a poco, quando la lite non era definita.
Milia, Francesco2 Impiegato, consigliere regionale (Sassari 1922-Oristano 1998). Fin da giovane schierato nel Partito Socialista Italiano, nel 1957 fu eletto consigliere regionale del suo partito nel collegio di Sassari per la III legislatura; successivamente fu riconfermato per la IV legislatura; non rieletto nel 1965 per la V legislatura, rien` in Consiglio nel 1967 come eletto tro ` Proletadel Partito Socialista di Unita ria, subentrando al dimissionario Satta ´. Galfre
Milia, Giovanni Gentiluomo sassarese ` sec. XV-?). Uomo (Sassari, prima meta ` politica, di grande equilibrio e abilita fu dai suoi concittadini inviato a corte come ambasciatore straordinario nel 1455 e nel 1458.
Milia, Giovanni Antonio Gentiluomo ` sec. sassarese (Sassari, seconda meta
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Milia XV-ivi 1528). Figlio di Francesco e di Maddalena Gambella, nel 1490 ebbe dalla madre i diritti sul feudo di Sorso e riuscı` finalmente a entrarne in pos` , entro ` in lite con sesso. Poco dopo, pero Antonio Contena, secondo marito di sua madre, il quale vantava dei crediti sulle rendite del feudo; la lite si concluse nel 1495 e M. fu condannato a pagare al Contena una somma da definire. Cosı`, in attesa della definizione della somma da pagare, il feudo fu se` negli anni questrato. La lite continuo successivi, ma non era ancora definita nel 1528, quando M. morı` a causa della grande peste di quell’anno.
Milia, Graziano Storico, uomo politico (n. Nuoro 1959). Allievo di Francesco Cesare Casula, conseguita con lui la ` dedicato alla ricerca, spelaurea, si e cializzandosi nello studio della Storia medioevale della Sardegna. Ha condotto alcune interessanti ricerche, ha collaborato con l’Istituto sui Rapporti italo-iberici e ha scritto numerosi articoli apparsi su riviste scientifiche. Da ` dedicato alla politica alcuni anni si e ` stato sindaco di Quartu Sant’Eed e ` presidente della lena; attualmente e Provincia di Cagliari. Tra i suoi scritti: ` giudicale, in Storia dei Sardi e La civilta della Sardegna (a cura di Massimo Guidetti), II, 1988; I Cistercensi e la cultura del giudicato di Torres, ‘‘Rivista cistercense’’, V, 1, 1988; Un progetto di un acquedotto per Cagliari nel 1647, ‘‘Quaderni bolotanesi’’, XV, 1989; L’alta Marmilla nel Medioevo, ‘‘Quaderni bolotanesi’’, XVI, 1990; Le istituzioni giudicali, in La Provincia di Oristano. Le orme della storia, I, 1990; Dialogo sulla nazione sarda, 2001.
Milia, Raimondo (detto Dino) Avvocato, consigliere regionale, deputato al Parlamento (n. Lanusei 1923). Trasferitosi da giovane a Sassari, dopo aver conse` guito la laurea in Giurisprudenza si e
dedicato alla professione di avvocato, ` conodivenendo uno dei penalisti piu sciuti dell’isola. Di idee monarchiche, ` stato in questo secondo dopoguerra e uno dei leader dei monarchici sardi. ` stato eletto consigliere reNel 1953 e gionale del Partito Nazionale Monarchico nel collegio di Sassari per la II ` stato rilegislatura; successivamente e confermato nello stesso collegio per la III e per la IV legislatura. Nel febbraio ` dimesso per candidarsi al Par1963 si e ` stato riconlamento; eletto deputato, e fermato successivamente per tre legi` stato anslature fino al 1976. Nel 1969 e cora rieletto consigliere regionale per la VI legislatura, ma nel 1969 ha definitivamente optato per il Parlamento. Uomo di grande dinamismo, dopo es` stato anche eletto sere stato deputato e consigliere comunale di Sassari nella Democrazia Cristiana per dieci anni. I suoi molteplici interessi ne hanno fatto anche l’anima della pallacanestro sas` divenuto sarese dopo che nel 1983 e presidente della polisportiva ‘‘Dinamo’’ di Sassari, carica che ha tenuto fino al 2005.
Milia, Sergio Avvocato, consigliere regionale (n. Sassari 1960). Figlio di Dino, laureato in Giurisprudenza, avvocato, vanta anche un passato prestigioso di giocatore di pallacanestro nella squa` natale. Si e ` accostato dra della citta alla politica schierato con Forza Italia, ` stato eletto consigliere ree nel 1994 e gionale per il suo partito nel collegio di ` stato Sassari: durante la legislatura e eletto anche vicepresidente del Consiglio regionale. Riconfermato nel 1999 per la XII legislatura, dal novembre ` dello stesso anno al novembre 2001 e stato nominato assessore all’Urbani` stica nella II giunta Floris; nel 2004 e stato riconfermato per la XIII legislatura.
Miliardo, Legge del Espressione con
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Milis cui viene conosciuto e chiamato il R.D. 29 novembre 1924 n. 1931 che disponeva la realizzazione di un vasto programma decennale di opere pubbliche da realizzare in Sardegna, finanziato con un miliardo di lire; con un successivo decreto al miliardo vennero aggiunti altri 150 milioni. La realizzazione del programma fu affidata al Provveditorato alle Opere Pubbliche della Sardegna, appositamente istituito nel 1925. Il piano prevedeva interventi in tre settori: 1. sviluppo delle infrastrutture, come le strade, gli edifici pubblici, le scuole, le fognature, i cimiteri; 2. lavori di bonifica; 3. potenziamento dell’industria. Tra le realizza` importanti che fu possibile zioni piu ` finanziaria attuare con la disponibilita (realmente ingente, per quei tempi) va ricordata la costruzione di un gran numero di edifici pubblici e di impianti fognari, di cui la maggior parte dei villaggi dell’isola erano sprovvisti, e un vastissimo programma di bonifica delle zone paludose, che fu realizzato principalmente nell’Oristanese, nella Nurra, nella piana di Sanluri e a Santa Gilla. Nel settore industriale, infine, fu possibile realizzare nel 1927 lo sbarramento del fiume Coghinas e il potenziamento dei comparti minerari della Nurra, di Ingurtosu e di Monteponi. Il ` l’intervento governo fascista considero come il suo fiore all’occhiello: certamente le condizioni di vita di molti villaggi furono, seppure solo in parte, modificate, ma una pianificazione troppo rigida non consentı` di incidere sull’intero territorio, e soprattutto nelle zone ` montuose, dove l’arretratezza era piu evidente. Il fatto, poi, che i lavori fossero appaltati quasi esclusivamente a imprese del continente impedı` l’avvio di processi autonomi di sviluppo per l’economia sarda.
Mili Picinnu Antico villaggio di origine
medioevale che sorgeva tra Milis e Seneghe. Faceva parte del giudicato di Arborea, compreso nella curatoria del Campidano di Milis. Probabilmente si ` da una domo che dipendeva sviluppo ` dalla chiesa di Bonarcado; si spopolo entro la fine del secolo XIV.
Milis – Palazzo Boyl.
Milis Comune della provincia di Oristano, incluso nel Comprensorio n. 16, con 1670 abitanti (al 2004), posto a 72 m sul livello del mare al confine tra i rilievi meridionali del monte Ferru e il Campidano. Regione storica: Campidano di Milis. Archidiocesi di Oristano. & TERRITORIO Il territorio comunale, di forma grosso modo romboidale, si estende per 18,71 km2 e confina a nord con Seneghe e Bonarcado, a est ancora con Bonarcado e con Bauladu, a sud con Tramatza, a ovest con San Vero Milis e per breve tratto con Narbolia e Seneghe. Si tratta di una regione fertile e ricca di acque nella quale sono fiorite sin dal tempo antico le colture agricole, in particolare quella degli agrumi ` in passato il che aveva reso celebre gia villaggio; e i suoi abitanti raggiungevano tutte le parti dell’isola come commercianti di arance e Vernaccia. M. si trova a breve distanza dalla super` strada Sassari-Cagliari, alla quale e unita da due bretelle; altre strade si diramano a raggiera dall’abitato verso San Vero, Narbolia, Seneghe e Bonar-
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Milis ` vicina stazione lungo la cado. La piu ` linea ferroviaria Oristano-Macomer e a 5 km di distanza, a Bauladu. & STORIA Le sue origini si fanno risa` a eslire al periodo nuragico; continuo ` romana quando disere abitato in eta venne un importante centro militare; ` ad assolvere allo stesso comcontinuo pito nel periodo bizantino e nel Medio` a far parte del giudicato d’Arevo entro borea. Fu incluso nella curatoria del Campidano Maggiore e ne divenne il centro principale. Con l’arrivo dei Camaldolesi, nel secolo XII, le sue poten` vennero ulteriormente messe in zialita risalto: infatti i monaci vi istituirono un monastero e vi introdussero alcune tecniche agricole innovative. Caduto il ` a far giudicato d’Arborea M. entro parte del Regnum Sardiniae e nel 1410 fu incluso nel marchesato di Oristano concesso ai Cubello. Questi ultimi prediligevano il villaggio e probabilmente contribuirono a svilupparvi ulteriormente la coltura degli agrumi e l’irrigazione razionale della pianura circostante. Conclusa la triste esperienza di Leonardo Alagon, il villaggio nel 1479 fu incluso nel patrimonio reale e prese a essere amministrato dai relativi funzionari. A partire da questo momento gli abitanti di M., orgogliosi del loro ` strenui privilegio, ne divennero i piu difensori anche quando, nei secoli XVI e XVII, l’amministrazione reale, ` di un’occabisognosa di denaro, in piu ` di concedere il paese in sione tento feudo. A partire dagli inizi del secolo XVIII l’agrumicoltura ebbe un ulteriore sviluppo grazie anche al fatto che alcune potenti famiglie dell’aristocrazia oristanese vi impiantarono i ` propri giardini. Nella seconda meta `, le necessita ` finanziadel secolo, pero rie della Corona riservarono ai milesi una brutta sorpresa, infatti le rendite civili del villaggio nel 1767 furono in-
cluse nel nuovo feudo di Arcais concesso a Damiano Nurra (= Nurra3 ). Gli abitanti tentarono inutilmente di liberarsi dal vincolo ma la condotta fi` una fratscale del feudatario provoco tura per cui spesso, per poter riscuotere i tributi feudali, egli dovette richiedere l’intervento della forza pub` blica. Agli inizi dell’Ottocento M. passo dai Nurra ai Flores; nel 1821 fu incluso nella provincia di Oristano e final` dal vincolo feumente nel 1836 si libero dale. A questo periodo appartiene la preziosa testimonianza di Vittorio Angius: «Erano in M. (anno 1839) famiglie 370, e anime 1450, delle quali 740 nel sesso maschile e 710 nel femminile. Il movimento del preceduto decennio rappresentavasi dalle annue medie, nascite 60, morti 30, matrimonii 12. Nel censimento del 1798 la popolazione di questa terra componeasi di fuochi 195, maschi 295, donne 343. In quello del 1678 erano notate famiglie 163. L’ordinario corso della vita anni ` frequenti i laterali e 60, le malattie piu le perniciose. I milesi sono gente di buon tempo, e come i popoli de’ climi ` fruttuosi amano caldi e luoghi piu oziare. Sai bene le solite conseguenze ´ non debba sviluppar dell’ozio, perche un punto cosı` delicato. Professioni. Questi paesani sono in gran parte applicati all’agricoltura, 200 sopra i cereali e 150 sopra i giardini. Nella pastorizia si numerano uomini 50, ne’ mestieri 25, nello smercio de’ frutti 150. I telai (tutti ancora in antica forma) non saranno meno di 300; ma il prodotto in ` quanto vuole il tessuti di lana e di lino e bisogno delle famiglie. Gli ufficiali nell’amministrazione della giustizia sono 3, nella cura sanitaria 2, nelle cose della religione 3, in altri affari civili e ` ficomunali 6. Istruzione primaria. Si e nora fatta male e per pochi; ma quindi in poi le cose si volgeranno a meglio
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Milis per le cure del governo, che con effi` rivolto all’ordicaci provvedimenti si e namento delle scuole elementari. Vega. Cosı` chiamano i sardi una valle `, irrigata, coltivata e di grande uberta ` dicono tuerre. Nella sponda che i piu del predetto fiume, a una varia latitudine per uno spazio di circa tre miglia, sono i celebri giardini di M., che tutti i viaggiatori amano vedere, e vedono con molto diletto e maraviglia. Ora, io potrei, disse un dottissimo viaggiatore, descrivere gli orti delle Esperidi, co´ la descrizione non avesse a pameche ` . Nell’anno 1829 reggiare questa realta il Re Carlo Alberto, allora Principe di Carignano, li visitava; e nell’anno 1841 vedeali il Principe Reale del regno. Le specie del genere cedro coltivate in M. sono le seguenti: nella specie citrus ` il cedro volgare che i sardi medica vi e dicono cidru, il mostruoso che appellano spompia, il limonifoglio che dicono cidru piticcu, e poi altre specie che indistintamente significano col nome specifico di cedrau. Nella specie ` il volgare, limoni citrus limonum vi e naturali, il nitido limoni fini, il dolce limoni dulci, il periforme perottu, il cedrato limoni de santu Gironi, il cedro di paradiso lima, il bergamio bergamotta. ` il volNella specie citrus bigaradia vi e gare arangiu agru, il chinese chinottu. ` il volgare aranNel cedro arancio vi e giu, portugali, arangiu de croju grussu, il chinese arangiu de croju suttili, il san` preferito guigno arangiu sanguignu. E agli altri quello che i milesi dicono ´ da alberi proarangiu de pisu, perche ` degli alvenuti per seme. La quantita beri produttivi in quella estensione di miglia 3 o di metri 5550 in circa, contro ` la larghezza media di metri 420, si puo computare prossimamente al vero di ` , senza individui 300 mila poco piu porre in calcolo le piante giovanissime che sono affollate in piccoli spazi, che
poi si sterpano e si danno al commercio. Pastorizia. Gli animali che si educano da’ milesi sono nel bestiame domito, buoi 900, cavalli 100, majali 60, giumenti 250: nel bestiame rude vacche 200, pecore 2000. I pascoli sono ne’ salti aperti di Mura Cabonis, che appartiene alla mitra di Oristano, di San Simeone spettante al priorato di Bonarcado, e in Murdegu per cui il comune paga un canone enfiteutico al convento di Santa Chiara in Oristano». Quando nel 1848 le province furono ` a far parte della diviabolite, M. entro sione amministrativa di Oristano e infine quando nel 1859 le province fu` a far parte di rono ripristinate entro quella di Cagliari. Nel 1928 gli furono aggregati come frazioni i villaggi di ` riacBauladu e di Tramatza, che pero quistarono la loro autonomia tra il 1950 e il 1976. Infine, quando nel 1974 fu ripristinata la provincia di Oristano, M. ` definitivamente a farne parte. entro & ECONOMIA Le attivita ` di base della sua economia sono l’agricoltura, in particolare l’orticoltura, la viticoltura, l’olivicoltura ma soprattutto l’agrumicoltura che vanta antiche tradizioni e ` di prodotto; vi e ` svilupottima qualita pato anche l’allevamento del bestiame, in particolare quello dei bovini e dei ` invece l’allevasuini, meno rilevante e mento degli ovini. Negli ultimi decenni ` imsi sta sviluppando anche l’attivita prenditoriale con piccole aziende nel ` settore dell’edilizia e modeste attivita ` discretamente svimetallurgiche. E luppata la rete di distribuzione commerciale. Vi operano anche alcune ` aziende agrituristiche. Servizi. M. e collegato per mezzo di autolinee agli ` dotato di altri centri della provincia. E Pro Loco, stazione dei Carabinieri, medico, guardia medica, farmacia, scuola dell’obbligo e sportelli bancari. Possiede una Biblioteca comunale.
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Milis & DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 1668 unita di cui stranieri 4; maschi 788; femmine 870; famiglie 555. La tendenza com` plessiva rivelava una certa stabilita della popolazione, con morti per anno 19 e nati 16; cancellati dall’anagrafe 22 e nuovi iscritti 25. Tra i principali indicatori economici: imponibile medio IRPEF 13 335 in migliaia di lire; versamenti ICI 625; aziende agricole 136; imprese commerciali 97; esercizi pubblici 11; esercizi al dettaglio 16; ambulanti 50. Tra gli indicatori sociali: occupati 449; disoccupati 91; inoccupati 73; laureati 21; diplomati 156; con licenza media 466; con licenza elementare 564; analfabeti 98; automezzi circolanti 511; abbonamenti TV 415. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il suo territorio possiede numerosi nuraghi tra i quali quelli di Canalis, Cuau, Livariu, Mura Cabones, Pertiazzu, Pobulas, Procus, Sa Tanca, Su Riu ’e Sa Tanca, Turrita, Zacca; tra tutti particolarmente suggestivi sono quelli di Cobulas e di Tronza situati lungo le rive del rio Mannu.
Milis – Chiesa di San Paolo. & PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE Il tessuto urbano conserva la struttura originaria con case ingentilite da grandi corti e giardini di aranceti che circondano il paese formando la Vega, un ampio territorio poco di-
` svilupstante dall’abitato nel quale si e pata la coltivazione degli agrumi. Tracce dello sviluppo di questa coltura, favorita dal clima e dalla abbondanza dell’acqua, si trovano nella zona ` col sea partire dal secolo XVI, ma e colo XVIII che ne fu avviato il pieno sviluppo. Nel corso del secolo infatti molte famiglie dell’aristocrazia oristanese vi impiantarono giardini di aranci, limoni, mandarini, bergamotti e cedri che elevarono il livello della produzione e fecero conoscere M. in ` grandi tra quetutta la Sardegna. I piu sti giardini erano quelli della nobile famiglia Spano, con 460 000 piante di aranci e 12 000 di limoni, seguiti da quelli della cattedrale di Oristano con 230 000 piante. Nel corso del secolo XIX furono famosi quelli che i Pilo Boyl di Putifigari avevano ereditato ` ancora ammidai Vacca, dove si puo ` di rare un eccezionale albero alto piu 10 m, che fu mostrato a re Carlo Alberto in occasione di una sua visita. All’interno dell’abitato si trovano alcuni edi` fici importanti. Al centro del paese e posta la chiesa di San Sebastiano, parrocchiale di impianto gotico-aragonese del secolo XV largamente rimaneggiata nei secoli successivi. Nella stessa piazza sorge il Palazzo Boyl co` dell’Ottocento struito nella prima meta da Carlo Boyl come casa di villeggia` completura della famiglia; l’edificio e tato da un magnifico giardino che con` grosso albero d’arancio del serva il piu ` circondario. Rimasto di proprieta ` della famiglia fino a poco tempo fa, e poi passato all’amministrazione comunale, che ne ha fatto un centro culturale per manifestazioni di prestigio e vi ha allestito un piccolo Museo del gioiello e dell’abbigliamento tradizionale di questo e di alcuni altri centri isolani. Altro edificio di grande pregio ` la chiesa di San Paolo in stile romae
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Milis nico fondata dai Camaldolesi tra il 1140 e il 1200; ha un impianto a croce commissa con copertura in legno a capriate nella navata e a volte a crociera ` bicroma in nel transetto. La facciata e basalto e trachite di buon effetto; al suo interno conserva tre tavole di pittori del secolo XV probabilmente catalani, una delle quali raffigura la Crocifissione. Infine la chiesa di San Giorgio che sorge a poca distanza dall’abitato: edificata nel secolo XI in forme romaniche, ha l’impianto a una navata completata dall’abside semicircolare e la copertura in legno a capriate. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI ` il patrimonio delle tradizioni Ricco e di M., legato soprattutto ad alcune feste popolari tra le quali quella di San Sebastiano che si svolge tra il 19 e il 20 gennaio; ha inizio la sera del 19 con l’ac` sulla piazza censione del grande falo antistante alla chiesa che fino a notte ` teatro di balli e canti. La festa, tarda e che culmina con le manifestazioni religiose del giorno 20 in onore del santo, segna l’avvio del Carnevale che prevede una gigantesca ‘‘zipolata’’ in piazza, durante la quale le frittelle vengono distribuite gratuitamente a tutti i presenti. Altra manifestazione caratte` la sagra dei ceci che si svolge ristica e in concomitanza con la festa di San Giuseppe, nella prima domenica che precede il 19 marzo; fu istituita nel 1881 dal parroco Giuseppe Mastinu ` il suo patrimonio perche ´ che lascio nel giorno si San Giuseppe venisse distribuita una minestra di ceci a tutti i ` confezionata in poveri. La minestra e ` condita con ficapaci pentoloni ed e nocchio selvatico e pomodori secchi ` distribuita subito dopo la messa a ed e opera delle Suore del Buon Pastore che la portano anche nelle case degli ammalati. Mentre la sagra degli ` occaagrumi si svolge ad aprile ed e
sione per far conoscere la produzione ` o meno dei suoi grandi giardini; piu nello stesso periodo si svolge un concorso ippico. Altre manifestazioni da ricordare sono la sagra della pecora, collegata alla festa di giugno di San Giovanni Battista, e la sagra dei vini novelli a novembre. Documento significativo dell’antico passato di M. sono i costumi. L’abbigliamento tradizionale, che un tempo costituiva il modo di ve` oggi utilizzato solo in stire abituale, e occasione delle grandi feste e nelle sfilate. L’abbigliamento tradizionale femminile si diversifica a seconda delle ` semplice, indossato circostanze: il piu ` costituito da una camitutti i giorni, e cia di tela bianca con alcuni ricami e da una gonna di stoffe varie bordata di velluto (sa unnedda); sopra la camicia si indossa il busto di stoffa qualunque e su mucadori ’e pitturras, un fazzoletto che un tempo aveva la funzione di coprire il seno e preservare la camicia; la giacca di raso nero a fiori e sopra la ` complegonna un grembiule; il tutto e tato da un fazzoletto di seta di vari co` piu ` lori. L’abbigliamento da sposa e ricco, costituito da una camicia di lino riccamente ricamata cui si accompagna una gonna di panno plissettata con balza di raso viola (sa unnedda); sopra la camicia si indossa un busto di broccato di proporzioni molto ridotte allacciato sotto il seno (s’imbustu ’e oro); sulle spalle un fazzoletto a triangolo molto ampio che copre il busto (su mucadori in thrugu), mentre non si indossa la giacca. Sopra la gonna si porta un grembiule di raso viola (sa fordetta). Completano l’abbigliamento della sposa un fazzoletto di cotone rosso (su ` annodato dietro la scaffiotto), che e nuca e sopra il quale si pone un velo di tulle ricamato che incornicia il volto della sposa (su tullu); completano il tutto i gioielli in filigrana. L’abbiglia-
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Miliziani ` costimento tradizionale maschile e tuito da una camicia di lino bianca con il collo e i polsini finemente ricamati e la pettina plissettata; dai calzoni di lino bianco molto larghi e lunghi fino al ginocchio (sas bragas). Sopra la camicia si indossano un gilet di panno nero a doppio petto chiuso da due file di bottoni dorati (su cossu) e una giacca di pelle di vitello rivoltata (sa este), e d’inverno un cappotto di orbace nero completata da un cappuccio (su cappu); sopra i calzoni viene indossato un gonnellino di panno nero, bordato di velluto nero (is carzones), le ghette dello stesso tessuto. L’abbigliamento era sempre completato dalla berritta di panno nero.
Miliziani Termine con cui venivano genericamente chiamati i sardi che facevano parte di corpi di fanteria e di cavalleria, distribuiti su tutto il territorio dell’isola. Si trattava di milizie volon` tutti gli uomini vatarie, ma in realta lidi fra i 20 e i 60 anni (ma quasi in ogni paese gli esenti erano molti) erano tenuti ad armarsi e radunarsi quando veniva segnalato l’approssimarsi di un pericolo, in particolare incursioni barbaresche. Esse avevano origini antichissime, probabilmente risalenti al periodo bizantino, quando fu costituito l’exercitus Sardiniae: anche l’esercito giudicale era costituito in larga parte su basi volontarie da soldati nazionali. La radicale riforma dei miliziani fu avviata nel corso del secolo XVI da Carlo V e da suo figlio Filippo II, i quali, essendo la Sardegna divenuta un’importante base strategica nella guerra contro i Turchi, avevano bisogno di affiancare alle milizie regolari i corpi volontari dei miliziani, detti milizie nazionali. Nel 1799, sotto Carlo Emanuele IV, i corpi dei miliziani vennero organizzati territorialmente e suddivisi in battaglioni, ciascuno dei quali aveva
circa 1600 soldati e 75 ufficiali; tutti i componenti venivano istruiti periodicamente al maneggio delle armi. Una radicale riforma del corpo fu attuata da Vittorio Emanuele I di Savoia nel 1808. I miliziani, complessivamente, non avrebbero dovuto superare i due quinti delle truppe regolari; con un nuovo decreto di Carlo Alberto, 22 dicembre 1836, furono divisi nei battaglioni di Cagliari (1520 uomini), Busachi (960), Oristano (960), Iglesias (600), Laconi (1200), Ogliastra (720), Nuoro (1200), Sassari (800), Alghero (480), Bosa (640), Ozieri (420), Tempio (420), per un totale di 9920 uomini. L’intero corpo era affidato a un capitano generale, affiancato dagli aiutanti generali di Cagliari e di Sassari, dall’ispettore generale e dall’aiutante maggiore. Ai m. nel Settecento i Savoia affiancarono le milizie cittadine, che avevano il compito di provvedere ad assicurare l’ordine interno nei principali centri urbani. OBBLIGATI ED ESENTI «La scelta dei m. – scrive Alberto Lamarmora negli anni Quaranta dell’Ottocento – deve cadere su persone la cui buona condotta deve essere certificata da documenti rila` del loro comune. sciati dall’autorita Sono eccettuati gli ultrasessantenni, i laureati, gli studenti universitari, i chirurghi e i farmacisti, gli artigiani che esercitano un mestiere, quelli che hanno un impiego pubblico a vita e i padri di almeno cinque figli, e altri ancora». L’UNIFORME «I soldati hanno comune unico segno distintivo una coccarda, che portano solo nelle grandi occasioni. Ognuno veste come vuole: tutta` una certa uniformita ` nell’abbivia c’e gliamento degli uomini di uno stesso cantone, mentre la riunione di reparti provenienti da zone diverse offre un colpo d’occhio molto variopinto. Solo
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Miliziani gli ufficiali hanno una uniforme blu, un bordo sul colletto e i paramenti, che sono cremisi cosı` come i polsini». IL SERVIZIO «Il servizio dei miliziani si distingueva un tempo in servizio ordinario e servizio straordinario. Ma da qualche anno sono obbligati soltanto a fare dei pattugliamenti straordinari quando ne sono richiesti. Questo servizio di pattuglia, regolare e periodico, veniva svolto tanto dalla cavalleria quando dalla fanteria, sulle strade pubbliche e in zone distanti dagli abitati, all’interno e intorno ai villaggi. Il ` richiesto in caso di servizio ordinario e invasione dei barbareschi o di altri attacchi. Di fronte a quella emergenza tutti i m. sono tenuti a prendere le armi e ad accorrere a difendere la patria. I m. devono armarsi e prestare man forte alle truppe regolari anche per arrestare e perseguire i malfattori e i banditi. Li si impiega normalmente per tradurre gli arrestati da un villaggio all’altro sino al capoluogo d’un distretto della provincia o anche sino ` un servizio che svolalla capitale. E ` scrupolosa diligenza: gono con la piu ` scappato dalle loro mai un detenuto e mani dopo essergli stato affidato: cir` degna di nota se si costanza tanto piu pensa agli stretti legami di amicizia e di parentela che spesso li legano gli uni agli altri. Dal momento della sua for` distinto in mazione il corpo dei m. si e numerosi fatti d’arme contro i barbareschi, soprattutto nel 1809, sul litorale d’Ogliastra, dal quale respinsero questi nemici del nome cristiano. Tutte le milizie dell’interno accorsero alla difesa della capitale, nel 1792, quando fu attaccata dai francesi. In quella occasione si vide, nella gente della campagna sarda, e soprattutto della Gallura, che cosa possano l’entusiasmo e l’amore di patria di fronte ad un pericolo comune; si videro nemici irreconcilia-
` macchiati del bili e perfino uomini gia sangue dei propri rispettivi parenti uscire dai loro nascondigli, riavvicinarsi, tendersi la mano, giurare la pace (o almeno, una tregua sincera)».
Miliziani – Due miliziani di Cagliari. L’antica divisa delle milizie territoriali isolane viene ora indossata solo nelle grandi sagre popolari.
LE ARMI «Le armi dei m. sono il fucile, la sciabola, la baionetta e il coltello. Tuttavia i m. possono portare le armi
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Milizie Nazionali solo quando sono in servizio. Nel Campidano di Oristano, e anche dalle parti di Quartu, si vedono talvolta dei m. armati del berudu: il che, unito a certi elementi dell’abbigliamento, i berretti ` loro un’aria che e le pelli di pecora, da richiama molto da vicino le truppe irregolari di Russia. Degne del pennello di Vernet, somigliano in modo stupefacente al colpo d’occhio offerto dai Cosacchi».
Milizie Nazionali = Miliziani Milleddu, Roberto Musicologo (n. Cagliari, sec. XX). Ha al suo attivo numerose ricerche sulla storia della musica in Sardegna. Tra i suoi scritti: Note sulla cappella dei musici e cantori di Ca` del Settecento, gliari nella prima meta ‘‘Bollettino bibliografico della Sardegna’’, 20, 1995; L’orgoglio dell’organaro. Riflessioni e documenti per una storia dell’arte organaria in Sardegna, 1996.
Millefoglio = Achillea Millelire Famiglia di La Maddalena (sec. XVII-esistente). Era conosciuta fin dal secolo XVII con il nomignolo di ` il cognome ‘‘Leoni delle isole’’; derivo ` di Millelı` in Corsica, dove dalla localita si era stabilita alla fine del Seicento. Attorno al 1750 i suoi membri si trasferirono a La Maddalena e vi si stabilirono con un Pietro dal quale derivano le generazioni successive, che si sono rese particolarmente benemerite nel servizio della Marina militare. Il loro cognome compare spesso nelle cronache politiche e militari della Sardegna sabauda, e ancora esiste a La Maddalena. «Due fratelli di Domenico, Giovanni Agostino e Carlo Antonio, si segnalarono per la brillante carriera nella Marina militare – scrive Renzo De Martino nel recente La Maddalena e il suo arcipelago –: il primo era il comandante delle isole Intermedie ` con la sua flotta l’amquando vi sosto miraglio inglese Orazio Nelson (1803-
1805), con il quale ebbe una frequente corrispondenza epistolare; il secondo raggiunse il grado di capitano di vascello e ricoprı` per sei anni la carica di direttore del R. Arsenale di Genova. Singolare destino, quello dei Millelire, sempre coinvolti con la storia dei grandi. A Francesco, comandante della ` il comnave da guerra Tripoli, tocchera pito di condurre in esilio a Tunisi Garibaldi, arrestato dopo il crollo della Repubblica Romana del 1849. Quando il bey di Tunisi non permise lo sbarco al Generale, la nave dovette tornare a Cagliari e qui fu proprio Francesco Millelire a suggerire all’intendente della divisione amministrativa, conte Pes, ´ al comandante generale dell’inonche sola di Sardegna, l’idea di sbarcare Garibaldi alla Maddalena. Questi lo chiamava Millelire il Piccolo per distinguerlo, senza malizia, dal ‘‘grande’’ Domenico. Va anche ricordato che, avvenuta l’occupazione dell’arcipelago da parte dei Piemontesi nel 1767, fu un Pietro Millelire Chef de la Tribu che, dinanzi al maggiore La Roquette, a nome di tutti gl’isolani fece atto di ufficiale sottomissione al re di Sardegna».
Millelire, Domenico (pseud. di Domenico Leoni, noto con il nome di battaglia Debonnefoi) Nocchiero della Real Ma-
rina Sarda (La Maddalena 1761-ivi 1827). Medaglia d’oro al valore. Nato ` gioda famiglia di marinai, si arruolo vanissimo nella Marina Regia. Nel 1815 avrebbe raggiunto il grado di luogotenente di vascello, in seguito capitano del porto e comandante della Ma` una merina a La Maddalena. Merito daglia d’argento al valore «per il vittorioso combattimento sostenuto il 3 gennaio 1794 dalla regia mezza galera Santa Barbara contro due sciabecchi algerini». Ma l’impresa con la quale ` alla storia fu quella compiuta passo ` nel febbraio 1793; nocchiero – cioe
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Minerali in Sardegna capo dell’intero equipaggio – comandante delle mezze galere Beata Margherita e Santa Barbara, a capo di un gruppo di valorosi fece fallire il tentativo francese d’impadronirsi della Maddalena, riprendendo al ventiquattrenne Napoleone Bonaparte l’isola di Santo Stefano e respingendo gli attacchi della squadra navale francese. Per quest’azione gli fu concessa, con R.D. 6 aprile 1793, la medaglia d’oro al valore, che fu la prima della Regia Marina. La motivazione dice: «Per avere ripreso al nemico l’isola di Santo Stefano (Maddalena) e per la valorosa difesa dell’isola della Maddalena contro gli attacchi della squadra navale della Repubblica Francese».
Millelire, Giovanni Battista Ufficiale di marina (La Maddalena 1803-ivi, dopo 1860). Nel 1825 prese parte alla spedizione della Marina sarda contro Tripoli; in seguito percorse una brillante carriera e durante la prima guerra di indipendenza al comando di una piccola squadra della Marina sarda riuscı` a entrare in Adriatico e ad arrivare a Venezia prendendo parte ` . Subito dopo alla difesa della citta prese parte al blocco di Trieste; in seguito fu nominato contrammiraglio.
Mimaut, J. Franc ¸ois Console francese ´ ru, Francia, 1773-Pain Sardegna (Me rigi 1837). Visse a Cagliari dal 1814 al 1817. Fu autore di un volume sulla storia della Sardegna (Histoire de Sardaigne ancienne et moderne, 2 volumi pubblicati a Parigi da Tilliard nel 1825), nel ` la teoria della marginaquale sviluppo ` della Sardegna nei confronti della lita storia d’Europa. «M. rivela cosı` – ha scritto Paola Pittalis – l’esigenza mo` di derna di rivalutare le particolarita una storia ‘‘nazionale’’ isolana, all’in` ampio della citerno del contesto piu ` europea. Un approccio di tipo vilta nuovo, che del resto era stato solleci-
tato dalla ‘‘rivoluzione sarda’’ di fine secolo, attraverso l’azione dei ‘‘giacobini’’ sardi rifugiati in Francia, soprattutto Giommaria Angioy e Matteo Luigi Simon».
Mimosa = Acacia Minerali in Sardegna La Sardegna ha una storia mineraria estremamente ` geologicacomplessa. Il suo suolo e ` possibile mente molto vario, per cui e ` di minetrovare una grande quantita rali; la grande bellezza di alcuni di ` e la posessi, la ricchezza delle varieta ` di entrare in possesso abbasibilita stanza facilmente dei campioni sti` nell’isola, a partire dalla meta ` molo dell’Ottocento un collezionismo molto ` importante diffuso. La collezione piu fu senza dubbio quella raccolta dall’ingegner Giovanni Battista Traverso, che i suoi eredi, quando nel 1867 morı`, ven`, dettero purtroppo a Milano. Egli pero ` e la sua con la sua grande disponibilita competenza, aveva contributo ad avviare la formazione di almeno altre 170 collezioni, alcune delle quali appartenenti a illustri personaggi come il Pelloux, il Ferraris, il Ciampi e altri. Pressappoco negli stessi anni si andarono formando anche i musei mineralogici, a cominciare da quello di Cagliari, aperto nel 1864, che ormai possiede 6000 campioni di 586 specie diverse. La collezione della sezione di ` Geopedologia e geologia della Facolta ` di Sassari di Agraria dell’Universita ` meno importante; quella dell’Inon e stituto minerario di Iglesias comprende 8000 pezzi; il Museo di Bortigia` custodita la collezione das, dove e ` di 1000 pezzi; hanno imTanca, ha piu portanti raccolte anche il Museo di storia naturale di Belvı`, il Museo di Uras, che conserva la collezione Scintu, e il Museo di Alghero con la collezione ` , donata dai coniugi che fondaOrru
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Minerali in Sardegna rono il Gruppo Speleologico della `. citta I MINERALI I minerali conosciuti in Sardegna sono circa quattrocento. Di seguito sono elencati in ordine alfabetico. Acantite: un solfuro d’argento di color grigio ferro, che si trova associato all’argento, alla galena e alla calcite, in Sardegna si trova a Baccu Arrodas di Muravera e a Monte Narba; actinolite: carbonato di magnesio e ferro appartenente al gruppo degli anfiboli, di color verde bruno, in genere si trova associato agli epidoti, in Sardegna si trova soprattutto nelle miniere di Perda Niedda e San Leone; adamite: minerale incolore, talvolta giallo, associato all’olivenite, in Sardegna si trova nelle miniere di Santa Lucia e di San Pietro; ` di ortoclasio traspaadularia: varieta rente conosciuta come ‘‘pietra della Luna’’, in Sardegna si trova a capo Becco; aftitalite: minerale dal colore bianco azzurro, in Sardegna si trova nella miniera di Santa Lucia; agardite: arsenicato di rame che appartiene al gruppo della milite, di color verde ` chiaro, e si trova associato al quarzo, e stato scoperto recentemente in Sardegna nelle miniere di Sa Duchessa nel territorio di Domusnovas e in quella di Santa Lucia a nord di Fluminimag` di quarzo a zonagiore; agata: varieta ture colorate, in Sardegna si trova in ` ; albite: silicato di sodio, molte localita bianco, che si trova associato al quarzo, in Sardegna si trova a La Maddalena e a San Priamo; allanite (ortite): minerale al cromo del genere degli epidoti, in genere associato ai granati, in Sardegna si trova nell’Iglesiente; allofane: `, minerale di colore bianco, verde o blu che si trova associato alla malachite, in Sardegna si trova nelle miniere di S’Ortu Becciu e di Rosas; almandino: neosilicato di ferro e alluminio di colore bruno rossiccio, che appartiene al
gruppo dei granati, in Sardegna si trova a Caprera, all’Asinara, nei din` ; alutorni di Nuoro e in altre localita nite: minerale di colore bruno rossiccio, che si trova associato alla pirite, in Sardegna si trova nell’Iglesiente; alunogeno: minerale di colore bianco, giallo e rosso che si trova associato al caolino, in Sardegna si trova in diverse zone della Sardegna; amesite: minerale dal colore verde chiaro appartenente al gruppo della caolinite, in genere associato alla mica e al quarzo, in Sardegna si trova nell’Iglesiente, nella Nurra e nel Sarrabus; ametista, in Sardegna si trova nel sito di Abbagadda presso Samugheo; amianto: minerale di color grigio bianco, si trova associato al talco; in Sardegna si trova nell’Iglesiente; analcime: silicato idrato di alluminio e sodio appartenente al gruppo degli zeoliti, incolore e spesso associato alla calcite, in Sardegna fu segna` dal Lamarmora a Monastir, ma lato gia ` interessanti sono Osilo e altre localita Masullas; anatasio: minerale di vari colori del genere degli spinelli, in genere associato al quarzo, in Sardegna ` minesi trova nelle principali localita rarie; andalusite: minerale dal colore rosa, bruno e verde che si trova associato alla magnesite, in Sardegna si trova nel Sarrabus; andesina: minerale di colore bianco, giallo e verde del genere dei feldspati, in Sardegna si trova nella miniera di Monte Palmas e a Olmedo; andradite: neosilicato di calcio e ferro appartenente al gruppo dei granati; si trova ad Arenas nell’Iglesiente ma anche a Campanasissa, Funtana Raminosa e Monte Lampanu; anglesite: si tratta di un solfato di piombo del gruppo della barite; comune nelle ` principali miniere dell’Iglesiente e presente anche all’Argentiera nella Nurra, a Baccu Locci nel salto di ` ; ankerite: miQuirra e in altre localita
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Minerali in Sardegna nerale del gruppo delle dolomiti dal colore bruno giallastro, in Sardegna si trova nelle miniere di Nebida e di Crastu Muradu; annabergite: minerale del gruppo delle vivianiti dal colore verde, in Sardegna si trova a Baccu Arrodas di Muravera; anortoclasio: minerale del gruppo dei feldspati, dal colore grigio, in Sardegna si trova a Portoscuso; antimonio nativo, in Sardegna si trova nelle miniere del Sarrabus e in quella di Tinı` nell’Iglesiente.
sente nelle principali miniere dell’Iglesiente, in particolare a San Gio` vanni, Acquaresi, Nebida, Masua, e presente anche a Baccu Locci nel salto di Quirra.
Minerali in Sardegna – Aragonite.
Minerali in Sardegna – Antimonite.
antimonite: solfuro di antimonio, in Sardegna si trova all’Argentiera nella Nurra e nelle miniere del Sarrabus; antimonpearceite: solfuro di antimonio identificato nel 1975, in Sardegna si trova nella miniera di Serra S’Ilixi; antlerite: solfuro di rame dal colore verde scuro, in Sardegna si trova nella miniera di Baccu Locci nel salto di Quirra, spesso accoppiato con la malachite e l’azzurrite; apatite: composto di fluorite del gruppo delle apatiti, di vari colori, in Sardegna si trova nelle miniere di Cala Francese e di Perdu Cara; apofillite: fosfato di potassio del gruppo delle apatiti, bianco o verde, in Sardegna si trova nelle miniere di capo Cacciaiu e di punta de Libezzu; aragonite (pelagosite): carbonato di calcio appartenente al gruppo omonimo, pre-
` per la argento nativo: lo si individuo prima volta nell’Ottocento nel Sarrabus; si trova anche ad Acqua Bona nell’Arburense, ad Acquaresi e ad Arenas nell’Iglesiente, ad Asuni, a Baccu Arro`; ardas di Muravera e in altre localita gentite: solfuro di argento, in Sardegna si trova nelle miniere del Sarrabus, in alcune miniere dell’Iglesiente come Acquaresi, ma anche ad Acqua Bona nell’Arburense e a Domusnovas; argyrodite: solfuro dal colore grigio acciaio, in Sardegna si trova nelle miniere del Sarrabus; armenite: si tratta di un minerale del gruppo delle osumiliti, bianco incolore, in Sardegna si trova nella miniera di Su Zurfuru; armotomo: minerale del gruppo degli zeoliti, dal colore bianco, in Sardegna si trova nella miniera di Baccu Arrodas di Muravera; arsenico: minerale nativo dal colore nero, in Sardegna si trova nella miniera di Baccu Arrodas di Muravera e in quella di Baccu Locci nel salto di Quirra; arseniosiderite: minerale di colore bruno, nero, giallo, in Sardegna si trova a Sa Duchessa; arsenopirite: solfoarseniuro di ferro, in Sar-
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Minerali in Sardegna degna si trova ad Acqua Bona nell’Arburense, ad Acquaresi e Arenas nell’Iglesiente, ad Arcu de Moru nel Gerrei, all’Argentiera nella Nurra, a Baccu Locci nel salto di Quirra e in altre loca` ; asbesto: varieta ` di amianto del lita gruppo delle tremoliti, di colore banco, in Sardegna si trova nella miniera di Monti Pebi; atacamite: minerale dal color verde scuro, in Sardegna si trova nella miniera dell’Argentiera nella Nurra; augite: minerale del gruppo dei prosseni di colore nero, in Sardegna si trova a Monte Olladiri e a Rio Camboni, vicino a Scano di Montiferro; auricalcite: carbonato basico di zinco e ` presente ad Arerame, in Sardegna e nas nell’Iglesiente, a Baccu Locci nel salto di Quirra, a Barraxitta presso Do` ; aumusnovas e in alcune altre localita tunite: minerale di colore giallo, in Sardegna si trova nelle miniere di Arcu Su Linnarbu e di San Leone; axinite: minerale di color giallo bruno, in Sardegna si trova nelle miniere di Cala Francese e di San Priamo.
Minerali in Sardegna – Azzurrite.
azzurrite: carbonato basico di rame, in Sardegna si trova in tutte le miniere ` presente il rame, cioe ` ad Acqua dove e Bona nell’Arburense, ad Acquaresi e ad Arenas nell’Iglesiente, all’Argentiera nella Nurra, a Baccu Lillonis nel Parteolla, a Baccu Locci nel salto di ` , a Bena de Quirra, a Barisone di Torpe `; Padru presso Ozieri, e in altre localita babingtonite: silicato di colore nero, in Sardegna si trova nella miniera di San Priamo; bararite: minerale dal colore bianco, in Sardegna si trova nel nuraghe Sa Pattada di Macomer; barite: solfato di bario appartenente all’omo` molto difnimo gruppo, in Sardegna e fuso nell’Arburense, nell’Iglesiente, nella Nurra, nel Sarrabus e in quasi tutte le altre regioni dell’isola; barrerite: minerale del gruppo degli Zeoliti dal colore bianco rosa, in Sardegna si trova a capo Pula; bassetite: minerale del gruppo dei meta-autuniti dal colore giallo-bruno, in Sardegna si trova nelle miniere di Arcu Su Linnarbu e di San Leone; bavenite: silicato dal colore bianco-giallo trasparente, in Sardegna si trova nella miniera di San Priamo; bayldonite: minerale dal colore verde celeste, in Sardegna si trova nella miniera di Baccu Locci nel salto di Quirra; beaverite: minerale dal colore giallo bianco; in Sardegna si trova a Nuxis; berillo: silicato di berillio e di alluminio (conosciuto nelle sue varianti come smeraldo, acquamarina e morganite, usate in gioielleria), in Sardegna si trova solo a Monte Idda, in ` di San Priamo; berthierite: prossimita solfuro di ferro e antimonio, in Sardegna si trova all’Argentiera nella Nurra, a Baccu Arrodas presso Muravera, a Baccu Locci nel salto di Quirra; beudantite: solfoarseniato idrato di ferro, ` stato ritrovato solo ad in Sardegna e Arenas nell’Iglesiente e a Santa Lucia di Fluminimaggiore; bianchite: mine-
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Minerali in Sardegna rale del gruppo dell’exaldrite dal colore biancastro, in Sardegna si trova nelle miniere di San Giovanni e di Campo Pisano; bindehimite: minerale del gruppo della stibiconite, di colore giallo, in Sardegna si trova nella miniera di Arenas nell’Iglesiente e in quella dell’Argentiera nella Nurra; biotite: silicato del gruppo della mica dal colore nero-verde, in Sardegna si trova nelle miniere di Cala Francese e di San Priamo; bismite: minerale dal colore grigio, in Sardegna si trova nella grotta di Tinı` presso Carbonia; bismutinite: minerale dal color grigio, in Sardegna si trova nelle miniere di Perda S’Oliu, Perda Maiori e Genna S’Olioni; bismutite: minerale dal colore giallo bruno-verde, in Sardegna si trova nelle miniere di Nieddoris e di Fenugu Sibiri; bismuto: minerale del gruppo dell’arsenico dal colore argenteo rosato, in Sardegna si trova nelle miniere di Fenugu Sibiri, di Mogoro, di Genna S’Olioni; boltwoodite: minerale dal colore giallo, in Sardegna si trova nella miniera di Santa Lucia; bornite (erubescite): minerale dal colore bluastro violaceo, in Sardegna si trova ad Acquaresi e ad Arenas nell’Iglesiente, a Bari` , a Bena de Padru presso sone di Torpe Ozieri; bournonite: solfuro dal color grigio acciaio, in Sardegna si trova ad Acquaresi e ad Arenas nell’Iglesiente, all’Argentiera nella Nurra, a Baccu Arrodas Muravera; breithauptite: antimoniuro di Nihiel, appartenente al gruppo della nichelina, in Sardegna si trova nell’Iglesiente, nel Fluminese e nel Sarrabus; breunnerite: minerale dal color bianco grigio, in Sardegna si trova nella miniera di Santa Lucia; brochantite: solfato dal color verde smeraldo trasparente, in Sardegna si trova ad Arenas nell’Iglesiente e a Baccu Locci del salto di Quirra; brucite: minerale dal color verde chiaro, in Sarde-
gna si trova nelle miniere di Monte Lampanu e di Rio Cabriolu; cabasite: silicato del gruppo dello zeolite, incolore o dal color bianco, in Sardegna si trova a Monte Zara e Monte Olladiri presso Monastir e a capo Cacciaiu; calcantite: solfato dal colore blu azzurro, in Sardegna si trova ad Acquaresi e ad Arenas nell’Iglesiente, a Baccu Locci ` nel salto di Quirra; calcedonio: varieta di quarzo, in Sardegna si trova nei siti di Abbagadda presso Samugheo, ad Arenas nell’Iglesiente, a Baccu Arrodas presso Muravera; calcioferrite: fosfato dal color giallo verde, in Sardegna si trova nella miniera di Arcu Genna Arrela.
Minerali in Sardegna – Calcite.
calcite: carbonato di calcio, in Sardegna si trova nelle principali miniere dell’Iglesiente e nel Sarrabus; calcocite: minerale dal color grigio iridescente, in Sardegna si trova nella miniera di Arenas nell’Iglesiente, a Ba` , a Bena de Padru risone di Torpe presso Ozieri; calcofanite: minerale dal color bruno nero, in Sardegna si trova nella miniera di Montevecchio; calcofillite: solfoarseniato basico di ` stato alluminio e rame, in Sardegna e trovato solo nel 1987 a Baccu Locci nel salto di Quirra; calcomenite: selenito di rame idrato, molto raro, in Sar-
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Minerali in Sardegna ` stato trovato solo nel 1989 a degna e Baccu Locci nel salto di Quirra; calcopirite: solfuro dal color giallo ottone, in Sardegna si trova ad Acqua Bona nell’Arburense, ad Acquaresi e ad Arenas nell’Iglesiente, a Baccu Arro`, das di Muravera, a Barisone di Torpe a Bau Arenas di Tertenia, a Baxinieddu di Jerzu, a Bena de Padru di Ozieri, a Bruncu Cardosu di Arzana; caledonite: solfocarbonato basico di piombo e rame, in Sardegna si trova in alcune miniere dell’Iglesiente come Malacalzetta e Acquaresi e anche nella Nurra; caolinite: minerale dai colori vari, in Sardegna si trova nelle miniere di Arenas e di Barega nell’Iglesiente; carbonato cianotrichite: minerale dal colore celesteblu, in Sardegna si trova nella miniera di Sa Duchessa; carminite: minerale dal color carminio, in Sardegna si trova a Nuxis; carnotite: minerale dal color giallo verde, in Sardegna si trova nella miniera di Arcu su Linnarbu; cassiterite: minerale del gruppo del rutilo dal color bruno nero, in Sardegna si trova nelle miniere di Perdu Cara e di Canale Serci; celadonite: minerale del gruppo della mica dal colore celeste-verde, in Sardegna si trova a Benetutti; celestina: minerale del gruppo della barite, dal color celeste-azzurro, in Sardegna si trova nella miniera di Sa Piga; centrolite (kentrolite), in Sardegna si trova a Baccu Lillonis nel Parteolla e a Bena de Padru presso Ozieri; cerussite: carbonato di piombo appartenente al gruppo dell’aragonite, in Sardegna si trova nell’Arburense, in particolare nella miniera di Montevecchio, dove nell’Ottocento sono stati rinvenuti ` di 1 m, e inoltre nelesemplari di piu l’Iglesiente, nella Nurra, nel Sarrabus; cervantite (stibiconite): minerale dal color bianco-giallo arancio, in
Sardegna si trova nella miniera dell’Argentiera nella Nurra; cetineite: minerale dal colore rosso arancio, in Sardegna si trova nella miniera di Su Suergiu; chamosite: minerale del gruppo della clorite, dal colore verde nero, in Sardegna si trova nella miniera di Canaglia; chermesite (kermesite): solfuro dal colore rosso violaceo, in Sardegna si trova nelle miniere di Su Leonaxi e di Genna Flumini; chiastolite (andalusite): silicato dal colore variabile dal grigio-verde al rosa, in Sardegna si trova nella miniera di Oridda.
Minerali in Sardegna – Cinabro.
cinabro: solfuro dal colore rosso, in Sardegna si trova nelle miniere di San Giovanni e di Monteponi; clinoclasio: fosfato dal colore verde scuro, in Sardegna si trova nella miniera di Sa Duchessa; clinocloro: minerale del gruppo della clorite dal color verde, in Sardegna si trova a Baccu Locci nel
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Minerali in Sardegna salto di Quirra; clinoptilolite: minerale del gruppo degli zeoliti, dai colori vari, in Sardegna si trova a capo Cacciaiu; clinozoisite: minerale del gruppo degli epidoti, dal colore grigio verde-rosa, in Sardegna si trova nelle miniere di Rosas e di Sa Marchesa; ` di nikel-skutterucloantite: varieta dite con poco arsenico, in Sardegna si trova nelle miniere di Nieddoris, Fenugu Sibiri, Riu Planu e Is Castangias; clorargirite (cerargirite): alogenuro dal colore bianco giallastro, in Sardegna si trova a Bruncu Arrubiu nel Sarrabus; clorite: silicato dal color verde, in Sardegna si trova nella miniera di Arenas nell’Iglesiente e in alcune miniere del Sarrabus; cobaltite: solfuro dal color bianco stagnorosa, in Sardegna si trova ad Acqua Bona nell’Arburense e a Baccu Arrodas di Muravera; cobalto, in Sardegna si trova a Baranta Arbus; conicalcite: minerale del gruppo dell’adelite, dal color verde mela, in Sardegna si trova a Bosa e a Monte Tamara; connellite: minerale dal colore azzurro blu, in Sardegna si trova nella miniera di Arenas nell’Iglesiente; copiapite: minerale dal colore giallo, in Sardegna si trova nella miniera di Montevecchio; cordierite: silicato dal colore grigio blu, in Sardegna si trova nelle miniere di Rosas e Perda S’Oliu e sul ` di monte Arci; cor niola: varieta quarzo, in Sardegna si trova in di` ; corkite: minerale del verse localita gruppo della beudantite, dal colore variabile dal bruno al verde, in Sardegna si trova a Gennemari; covellite: ` raro, solfuro di rame, in Sardegna e ma si trova ad Arenas nell’Iglesiente, a Baccu Locci nel salto di Quirra e in ` ; crisocolla: silipoche altre localita cato dal colore celeste-azzurro; in Sardegna si trova nella miniera di Arenas nell’Iglesiente e a Baxinieddu
di Jer zu; crisolite: minerale del gruppo dell’olivina dal colore gialloverde, in Sardegna si trova a Siliqua, Codrongianos e Monte Ferru; cronstedtite: minerale del gruppo della kaolinite dal colore nero verdastro, in Sardegna si trova all’Argentiera nella Nurra e a Bena de Padru presso Ozieri; cubante: minerale dal colore nero, in Sardegna si trova nella miniera di Funtana Raminosa; cuprite: ossido di rame, in Sardegna si trova in alcune miniere dell’Iglesiente, a Funtana Raminosa, a Baccu Locci nel salto di Quirra e in poche altre lo` ; cuproadamite: varieta ` cupricalita fera dell’adamite, dal colore gialloverde, in Sardegna si trova nelle miniere di Santa Lucia e di Sa Duchessa; cyrilovite: fosfato idrato di sodio, alluminio e ferro, in Sardegna si trova solo a Porto Managu presso Bosa; dachiardite: minerale dal colore bianco trasparente del gruppo degli zeoliti, in Sardegna si trova a Montresta; descloizite: minerale dal colore bruno, in Sardegna si trova ad Acquaresi nell’Iglesiente e a Bena de Padru presso Ozieri; devillina: minerale dal colore verde-celeste, in Sardegna si trova nella miniera di Monte` di quarzo di vecchio; diaspro: varieta vari colori, in Sardegna si trova in di` ; digenite: minerale dal verse localita colore blu scuro nero, in Sardegna si trova nelle miniere di Calabona di Alghero, Santa Lucia, Sa Duchessa; diopside: silicato del gruppo dei pirosseni, dal colore verde chiaro, in Sardegna si trova nelle miniere di Corti Rosas, Sa Marchesa, Perda Niedda; dioptasio: minerale dal colore verde smeraldo, in Sardegna si trova nella miniera di Sa Duchessa; dolomite: carbonato dal colore biancastro, in Sardegna si trova nella miniera di Ac-
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Minerali in Sardegna quaresi nell’Iglesiente e a Barisone `. presso Torpe
Minerali in Sardegna – Dolomite.
dufrenite: minerale dal colore verde nero, in Sardegna si trova nella miniera di Arenas nell’Iglesiente; duftite: minerale del gruppo dell’adelite, dal color verde oliva, in Sardegna si trova nella miniera di Sa Duchessa; dundasite: minerale dal colore bianco, in Sardegna si trova nelle miniere di San Benedetto, San Giovanni, Seddas Moddizzis; djurleite: minerale dal colore bruno nero, in Sardegna si trova nelle miniere di Calabona e Santa Lucia; ematite: sesquiossido di ferro, in Sar` degna si trova in moltissime localita dell’Arburense, nell’Iglesiente e nelle altre regioni storiche dell’isola; embo` di clorargirite lie: alogenuro, varieta dal colore verde oliva chiaro, in Sardegna si trova nelle miniere di Tacconis e di Nicola Secci; emimorfite (calamina): silicato idrato di zinco, in Sardegna si trova abbastanza diffuso nell’Arburense, nell’Iglesiente, nel Parteolla e in altre regioni storiche; enargite: minerale dal colore nero grigio, in Sardegna si trova nelle miniere di Montevecchio, Calabona, Sa Duchessa; epidoto: orosilicato di calcio, ferro e alluminio appartenente all’omonimo gruppo, in Sardegna si trova nell’Iglesiente, ad
Arzana, ma soprattutto ad Aggius, La `; Maddalena e in poche altre localita epistilbite: minerale del gruppo degli zeoliti dal colore bianco o incolore, in Sardegna si trova nella miniera di Su Marralzu; erionite: minerale del gruppo degli zeoliti dal colore bianco, in Sardegna si trova a Montresta; eritrite: fosfato dal colore rosso purpureo, in Sardegna si trova nella miniera di Baccu Arrodas di Muravera; facolite ` di cabasite del (cabasite): varieta gruppo degli zeoliti dal colore giallo rosa, in Sardegna si trova nella miniera di Su Marralzu; famatinite: minerale del gruppo del sannite dal colore rossorame-grigio, in Sardegna si trova nella miniera di Calabona; farmaco` minerale dal colore bianco grilite: e gio, in Sardegna si trova nella miniera di Riu Planu is Canaglias; farmacosiderite: fosfato dal colore tra verde mela e verde giallo, in Sardegna si trova nelle miniere di Riu Planu is Castangias e Santu Giovanneddu; fayalite: minerale del gruppo dell’olivina dal colore giallo verde, in Sardegna si trova a Villacidro; ferberite: solfuro dal colore bruno nero, in Sardegna si trova nella miniera di Santa Lucia; ferrierite: tectosilicato di sodio, potassio e magnesio appartenente al gruppo degli zeoliti, in ` stato trovato per la prima Sardegna e volta a Monte Olladiri presso Monastir; ferrimolibdite: minerale dal colore giallo, in Sardegna si trova nelle miniere di Perd’e Libera e di Perda Maiori; ferritungstite: minerale dal colore giallo, in Sardegna si trova nella miniera di Santa Lucia Fosso Is Blandus; ferro nativo: minerale dal colore grigio ferro, in Sardegna lo si trova a Bolotana e a Silanus; flogopite: minerale del gruppo della mica dal colore bianco-verde, in Sardegna si trova nella miniera di Perda Steri; fluorite: ` abbafloruro di calcio, in Sardegna e
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Minerali in Sardegna stanza comune nell’Iglesiente, nel Sarrabus, in Ogliastra e in molte altre regioni dell’isola; fosfosiderite: minerale dal colore rosso roseo, in Sardegna si trova nella miniera di Santu Giovanneddu; fosfuranirite: minerale dal color giallo chiaro, in Sardegna si trova nella miniera di Arcu Su Linnarbu; fosgenite: clorocarbonato di piombo, in Sardegna sono famosi gli esemplari provenienti dalla miniera di Monte` presente anche in altre localita ` poni; e come a Baccu Locci nel salto di Quirra; ` della tefreibergite: minerale varieta traedrite, in Sardegna si trova nella miniera di Arenas nell’Iglesiente; gadolinite: minerale dal colore bianco-verde bruno, in Sardegna si trova nella miniera di San Priamo.
Minerali in Sardegna – Galena.
galena: solfuro di piombo, in Sardegna ` molto comune nell’Arburense, nell’Ie glesiente, nel Sarrabus, nella Nurra, nel Parteolla, nell’Ogliastra e in altre regioni storiche dell’isola; gaspeite: minerale del gruppo della calcite dal colore verde chiaro, in Sardegna si ` ; gehlenite: mitrova in diverse localita nerale del gruppo della melitite dal colore verdastro, in Sardegna si trova nella miniera di Montevecchio; gersdorffite: minerale del gruppo della cobaltite dal colore bianco stagno-nero, in Sardegna si trova nelle miniere di Nieddoris e di S’Acqua is Prunas;
gesso: solfato di calcio idrato, in Sarde` presente ad Alghero, nella gna e Nurra, a Sanluri, Pula e in poche altre ` ; gibbsite: minerale dal colore localita grigiastro, in Sardegna si trova a Laconi; glauconite: minerale del gruppo della mica dal colore verdognolo, in Sardegna si trova a Benetutti; goethite (limonite): ossido dal colore bruno nero, in Sardegna si trova ad Acqua Bona nell’Arburense, ad Arenas nell’Iglesiente, all’Argentiera nella Nurra; gonnardite: minerale del gruppo degli zeoliti dal colore bianco grigio, in Sardegna si trova a Monte Olladiri, Crastu Muradu a Noragugume; goslarite: minerale dal colore bruno verdastro, in Sardegna si trova all’Argentiera nella Nurra; grafite: minerale dal colore nero, in Sardegna si trova ad Armun`; gia, a Laconi e in poche altre localita ` di tremolite, in grammatite: varieta Sardegna si trova nelle miniere di San Leone e di Monte Tamara; greenockite: minerale dal colore giallo verde, in Sardegna si trova nella miniera di Acqua Bona nell’Arburense; grossularia: silicato di calcio e alluminio, in Sardegna si trova nella miniera di Nebidedda e nella valle di Oridda; groutite: minerale dal colore nero, in Sardegna si trova a Bosa; gummite: miscela di ossidi di uranio dal colore giallo arancio, in Sardegna si trova nella miniera di San Leone e a Monte Arcosu; gysinite: minerale dal colore verde azzurro, in Sardegna si trova nella miniera di Santa Lucia; halloysite: minerale del gruppo del kaolino di vari colori, in Sardegna si trova nella miniere di Monte Rosso e di Sa Duchessa; hauchecornite: minerale dal colore grigio, in Sardegna si trova a Portoscuso; hausmannite: minerale dal colore bruno nero, in Sardegna si trova a Portoscuso; hauyna: minerale del gruppo ` incolore o dal colore azdella sodalita
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Minerali in Sardegna zurro, in Sardegna si trova nella miniera di Monti Ferru; hawleite: minerale del gruppo della sfalerite dal colore giallo, in Sardegna si trova nella miniera di Funtana Raminosa; hedembergite: minerale del gruppo dei pirosseni dal colore verde bruno, in Sardegna si trova nelle miniere di Gutturu Pau, Perda Niedda e San Leone; hedyfane: minerale del gruppo dell’apatite dal colore bianco, in Sardegna si trova ` di cabaa Nuxis; herschelite: varieta site, in Sardegna si trova a Monte Olla` diri presso Monastir; hessonite: varieta di grossularia, in Sardegna si trova nelle miniere di Perda Niedda, Sa Matta, San Priamo e San Francesco; heterolite: minerale dal colore bruno nero, in Sardegna si trova nella miniera di Sa Duchessa; heulandite: tectosilicato di sodio e calcio appartenente al gruppo dei geoliti, in Sardegna si trova a La Maddalena, San `; Priamo, Osilo e in poche altre localita hidalgoite: minerale del gruppo della beudantite dal colore verde-celeste, in Sardegna si trova nella miniera di Baccu Locci nel salto di Quirra; hinsdalite: minerale del gruppo della beudantite dal colore verde-celeste, in Sardegna si trova nella miniera di Baccu Locci nel salto di Quirra; ialite: ` di opale, in Sardegna si trova a varieta Sant’Antioco, Nurri, Alghero; ialofane: ` di adularia, in Sardegna si varieta trova a Perda Steri; idrocerussite: minerale incolore o dal color bianco, in Sardegna si trova nella miniera di Sa Duchessa; idromagnesite: minerale dal colore bianco, in Sardegna si trova nella miniera di Cava Matta; idroginzite: minerale dal colore bianco, in Sardegna si trova nelle miniere di Buggerru, Monteponi e San Giovanni; igle` di cerussite, in Sardesiasite: varieta gna si trova nella miniera di San Giovanni; ilmenite: minerale dal colore
nero, in Sardegna si trova nelle isole dell’Asinara e di Caprera; ilvaite: minerale dal colore nero, in Sardegna si trova nelle miniere di Perda Niedda, San Leone, Gutturu Pau e Campanisisa; jacobsite: si tratta di un minerale del gruppo dello spinello dal colore nero, in Sardegna si trova a Scala Cavalli; jamesonite (comuccite): minerale dal colore grigio, in Sardegna si trova nelle miniere di Acquaresi e Arenas nell’Iglesiente e dell’Argentiera nella Nurra; jarosite: minerale del gruppo dell’alunite dal colore ocra bruno, in Sardegna si trova nella miniera di Arenas nell’Iglesiente; kalinite: minerale dal colore bianco, in Sardegna si trova nella miniera di Bena de Padru presso Ozieri; kermesite: solfuro dal colore rosso, in Sardegna si trova nelle miniere di Su Suergiu e di Su Leonargiu; koeclinite: minerale dal colore verde giallo, in Sardegna si trova nella miniera di Santa Lucia; kottigite: minerale del gruppo della vivianite dal colore verde bruno, in Sardegna si trova nella miniera di Genna Movevi; lanarkite: minerale dal colore bianco o incolore, in Sardegna si trova nelle miniere di Malacalzetta, Tinı` e San Benedetto; langite: minerale dal colore verde blu, in Sardegna si trova nelle miniere di Arenas, San Giovanni e Sa Duchessa nell’Iglesiente; laumontite: tectosilleato di calcio appartenenente al ` pregruppo degli zeoliti, in Sardegna e sente a Baccu Arrodas presso Muravera, a Osilo, a Sarroch e in poche altre `; lavendulana: minerale dal colocalita lore verde blu o incolore, in Sardegna si trova a Segariu; leahdillite: solfato dal colore bianco o incolore, in Sardegna si trova nella miniera di Arenas nell’Iglesiente e in quelle dell’Argentiera nella Nurra, di Baccu Arrodas a Muravera e a Baccu Locci nel salto di ` di laumonQuirra; leonhardite: varieta
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Minerali in Sardegna tite; lepidocrocite: minerale dal colore rosso rubino, in Sardegna si trova nella miniera di Santa Lucia e nel Sarrabus; levyna: tectosilicato di calcio, sodio e potassio appartenente al gruppo degli zeoliti, in Sardegna si trova a Montresta, Noragugume, Nurri; libethenite: minerale dal colore verde scuro, in Sardegna si trova nelle miniere di Sa Duchessa e di Torre Argentina; linarite: solfato basico di piombo e rame, ` in Sardegna si trova in diverse localita dell’Iglesiente, a Baccu Locci nel salto di Quirra, all’Argentiera nella Nurra, ad Arcu S’Omini Mortu nel Sarrabus; linneite: minerale dal colore grigiobianco, in Sardegna si trova nelle miniere di Riu Planu is Castangias e di Pira Inferida; litargirio: minerale dal colore rosso-mattone, in Sardegna si trova nelle miniere di Arenas e di Sa Duchessa nell’Iglesiente; lizardite: minerale del gruppo dei caolini dal colore verdastro-giallognolo, in Sardegna si trova a Teulada; lollingite: solfuro dal colore bianco-argento, in Sardegna si trova nelle miniere di Baccu Arrodas a Muravera e in quelle di Monte Narba, Ingurtosu, Riu Planu e Is Castangias; lublinite: minerale incolore del gruppo delle calciti, in Sardegna si trova nei dintorni di Sassari; luzonite: minerale del gruppo delle sanniti dal colore grigio-giallo, in Sardegna si trova nella miniera di Calabona; mackinawite: minerale dal colore giallo-bronzo, in Sardegna si trova nelle miniere di Medau Ganoppi e Funtana Raminosa; maghemite: minerale dal colore bruno, in Sardegna si trova nella miniera di Funtana Raminosa; magnesite: minerale del gruppo delle calciti dal colore bianco-giallastro, in Sardegna si trova ad Atzara, a Bruncu Cardosu ad Arzana e a Teulada; magnetite: ossido di ferro appartenente al ` gruppo degli spinello, in Sardegna e
presente nella miniera di San Leone, nella vallata di Oridda, a Teulada e in ` ; malachite: carqualche altra localita bonato basico di rame, in Sardegna si trova nell’Iglesiente, nella Nurra, a Baccu Lillonis nel Parteolla, a Calabona, a Funtana Raminosa; manganite: ossido dal colore nero-grigio, in Sardegna si trova nelle miniere di Calabona e di capo Becco; manjiroite: minerale del gruppo dei criptomelani dal colore nero-bruno, in Sardegna si trova nella miniera di capo Becco e a Carloforte; marcassite: solfuro di ferro, in Sardegna si trova nella miniera di Silius e in quella di Montevecchio, altre ` dove e ` possibile trovarlo sono localita Laconi e Nurallao; marmatite: minerale del gruppo delle sfaleriti, dal colore nero, in Sardegna si trova in di` ; massicotite: minerale verse localita dal colore giallo, in Sardegna si trova nelle miniere di Arenas e di Montevecchio nell’Iglesiente e in quella dell’Argentiera nella Nurra; maucherite: minerale dal colore grigio metallizzato, in Sardegna si trova nella miniera di Nuraxi Mogoro; melanterite: minerale dal colore verde, in Sardegna si trova nelle miniere di Monte Porceddu, Canaglia e Montevecchio; mercurio: minerale dal colore grigio argento allo stato liquido, in Sardegna si trova nelle miniere di Malfidano, Monteponi, San Giovanni, Monte Narba; mesolite: tectosilicato di sodio e di calcio appartenente al gruppo degli zeoliti, in Sarde` raro e si trova a Tavolara e in degna e boli tracce nelle miniere del Sarrabus; metaautunite: minerale dal colore giallo, in Sardegna si trova nella miniera di Monte Linnarbu; metasaleite: minerale del gruppo dei metaautuniti dal colore giallo chiaro, in Sardegna si trova nelle miniere di Aidu Entu a Posada, di San Leone e di Arcu su Linnarbu; metatorbenite: si tratta di un mi-
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Minerali in Sardegna nerale del gruppo dei metaautuniti dal colore verde, in Sardegna si trova nelle miniere di San Leone, di Arcu su Linnarbu e sul monte Arcosu; meymacite: minerale dal colore giallo-verde, in Sardegna si trova nelle miniere di Genna Urcu e Mogoro; microclino: minerale del gruppo dei feldspati incolore, in Sardegna si trova nelle miniere di Cala Francese e a Domus de Maria; millerite: solfuro di nichel, in Sardegna ` molto raro, si trova in qualche mie niera dell’Arburense e dell’Iglesiente; mimetite: cloroarseniato di piombo appartenente al gruppo dell’apatite, in Sardegna si trova nella miniera di Bena de Padru a Ozieri, in quella di Su Zurfuru a Fluminimaggiore e in poche ` ; minio: ossido della gaaltre localita lena dal colore rosso, in Sardegna si trova nelle miniere di Monteponi, Seddas Modditzis e Marganai; minnesotaite: minerale dal colore verde-grigio, in Sardegna si trova nella miniera di Funtana Raminosa; molibdenite: solfuro dal colore grigio, in Sardegna si trova nelle miniere di S’Acqua Arrubia, Riu Planu is Castangias; molibdite: minerale dal colore verde-giallo, in Sardegna si trova nelle miniere di Perda Majori e presso Oliena; monazite: minerale dai colori vari, in Sardegna si trova nella miniera di Perda’e Pibera; monheimite: carbonato di zinco ` molto raro, si e di ferro, in Sardegna e trova solo nella miniera di Montevecchio; monteponite: minerale del gruppo dei pericolasi dal colore nerorosso, in Sardegna si trova nella miniera di Monteponi; montmorillonite: minerale del gruppo della smettite, dal colore biancastro, in Sardegna si trova a Cala Francese; mordenite: tectosilicato di calcio, sodio e potassio, appartenente al gruppo degli zeoliti, in Sardegna si trova a Pula, Osilo, Mon` ; mullite: tresta e in poche altre localita
minerale dal colore bianco-rosato, in Sardegna si trova nella cava di Funtana Figu; muscovite: si tratta di un fillosilicato di potassio e di alluminio appartenente al gruppo delle miche, in ` presente a Villaputzu, Sardegna e Golfo Aranci, Asinara; natrolite: tectosilicato di sodio appartenente al ` pregruppo degli zeoliti, in Sardegna e sente a Osilo, Montresta, Noragugume e Monastir; nefelina: minerale dal colore bianco o incolore, in Sardegna si trova a Sant’Antioco; niccolite: minerale del gruppo delle nicheline dal colore rosso rame chiaro, in Sardegna si trova ad Acqua Bona nell’Arburense e a Baccu Arrodas di Muravera; nickel: ` cloantite, in minerale nella varieta Sardegna si trova a Baranta Arbus, Fenugu Sibiri, Nieddoris, Genna S’Olioni; oligoclasio: minerale del gruppo dei feldspati dal colore bianco grigio, in Sardegna si trova a Cala Francese e a La Maddalena; olivenite: fosfato dal colore verde oliva, in Sardegna si trova a Baccu Locci nel salto di Quirra; olivina (peridoto): minerale del gruppo fayalite-forsterite dal colore verde, in Sardegna si trova a Siliqua, Codrongianos, Padria e Monte Ferru; orneblenda: inosilicato di magnesio, ferro, alluminio e calcio appartenente al gruppo degli anfiboli, in Sardegna si trova a Pula, capo Ferrato, Acquafredda e altre lo` ; opale: ossido dai vari colori, in calita Sardegna si trova sul monte Arci e a Casteldoria, Ploaghe e Masullas; oro: si trova nelle sabbie alluvionali del Tirso e in quelle del Flumendosa, a Furtei e Osilo; ortoclasio: tectosilicato di alluminio e di potassio appartenente al gruppo dei feldspati, in Sarde` utilizzato fin dal tempo dei Rogna e ` presente a mani per la ceramica ed e La Maddalena, Caprera e in altre loca` ; ossidiana: vetro vulcanico dal colita lore nero; in Sardegna si trova sul
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Minerali in Sardegna monte Arci; osumilite: inosilicato di sodio, potassio, ferro e alluminio rarissimo in Sardegna, si trova solo in loca` Funtanafigu sul monte Arci; palylita gorskite: minerale dal colore bianco rosa, in Sardegna si trova a Monte Olladiri; paragonite: minerale del gruppo della mica dal colore verde bruno, in Sardegna si trova a Is Figus; paraauricalcite o rosasite: minerale del gruppo della calcite, in Sardegna si trova nella miniera di Rosas; parsonsite: minerale dal colore giallo, in Sardegna si trova ad Aidu Entu di Posada; partzite: minerale del gruppo della stibiconite dal colore giallo bruno, in Sardegna si trova nella miniera di Santa Lucia; pearceite: minerale dal colore nero lucente, in Sardegna si trova a Serra S’Ilixi; pentlandite: minerale dal colore bronzeo, in Sardegna si trova a Medau Ganoppi e S’acqua is Prunas; periclasio: minerale incolore o verde, in Sardegna si trova nella cava Sa Matta a Teulada; perrierite: minerale dal colore nero bruno, in Sardegna si trova ad Aggius; philipsburgite: minerale dal colore verde, in Sardegna si trova nella miniera di Sa Duchessa; phillipsite: minerale del gruppo degli zeoliti incolore o bianco, in Sardegna si trova a Orroli e a Noragugume; pickeringite: minerale del gruppo dell’alotrichite dal colore bianco, in Sardegna si trova nella Valle di Oridda e nella cava di Sa Matta a Teulada; picotite: minerale del gruppo dello spinello dal colore verde, in Sardegna si trova a Castelsardo; picrofarmacolite: minerale dal colore bianco, in Sardegna si trova a Riu Mesu e a Riu Planu is Castangias; pirargirite: solforale di argento e di antimonio, in Sardegna si trova a Baccu Arrodas di Muravera, nelle altre miniere del Sarrabus e in qualche miniera dell’Iglesiente; pirite; solfuro di ferro, in Sarde` nell’Iglegna si trova in molte localita
siente, nella Nurra, a Baccu Lillonis nel Parteolla, a Baccu Locci nel salto di Quirra, a Tertenia, ad Arzana e in ` ; pirolusite: minerale del altre localita gruppo del rutilo dal colore nero bruno, in Sardegna si trova a capo Becco, capo Rosso e a Padria; piromorfite: cloro fosfato di piombo appartenente al gruppo dell’apatite, in Sarde` dell’Igna si trova in diverse localita glesiente, dell’Arburense a Donori e in `; piropo: minerale alcune altre localita del gruppo dei granati dal colore rosarosso bruno, in Sardegna si trova nella cava di Sa Matta a Teulada; pirostilpnite: minerale dal colore rosso, in Sardegna si trova a Baccu Arrodas di Muravera; pirrotina (pirrotite): minerale del gruppo dal colore giallo ottone, in Sardegna si trova a Baccu Arrodas di Muravera e a Baccu Locci nel salto di ` di epidoto dal Quirra; pistacite: varieta colore verde pistacchio, in Sardegna si ` ; pitticite: minetrova in diverse localita rale dal colore rosato, in Sardegna si trova a Baccu Locci nel salto di Quirra; plancheite: minerale dal colore blu chiaro, in Sardegna si trova ad Arenas nell’Iglesiente; platino nativo: minerale dal colore argenteo chiaro, in Sardegna si trova a capo Ferrato; platnerite: minerale dal colore nero, in Sardegna si trova ad Arenas nell’Iglesiente; pleonasto: minerale del gruppo dello spinello dal colore verde scuronero, in Sardegna si trova a Perda Niedda; plumbocalcite: minerale del gruppo della calcite dal colore grigio, in Sardegna si trova nella miniera di Monteponi; plumbogummite: minerale del gruppo della crandallite dal colore grigio giallo, in Sardegna si trova nell’Iglesiente; plumbohalloisite: minerale del gruppo del caolino dal colore grigio trasparente, in Sardegna si trova nella miniera di Sa Duchessa; plumbojarosite: minerale del gruppo dell’alu-
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Minerali in Sardegna nite dal colore marrone giallo, in Sardegna si trova ad Arenas nell’Iglesiente; polianite: minerale del gruppo del rutilo dal colore nero, in Sardegna si trova a Chiaramonti a Monte Aldu; polibasite: solfoantimoniuro di rame e di argento, in Sardegna si trova a Baccu Arrodas presso Muravera e in altre miniere del Sarrabus; powellite: minerale dal colore giallo bianco, in Sardegna si trova a Cala Francese; prehenite: si tratta di un silicato dal colore verde chiaro, in Sardegna si trova a San Priamo, Cala Francese e capo Carbonara; proustite: minerale dal colore rosso scarlatto, in Sardegna si trova a Baccu Arrodas presso Muravera; pseudobrookite: minerale dal colore rosso bruno, in Sardegna si trova a Funtana Figu; pseudomalachite: minerale dal colore verde cupo, in Sardegna si trova a Bosa e nella miniera di Sa Duchessa; psilomelano: minerale dal colore nero, in Sardegna si trova ad Asuni; quarzo: ` molto ossido di silicio, in Sardegna e comune, si trova nei siti di Abbagadda presso Samugheo, ad Acqua Bona nell’Arburense, ad Acquaresi e ad Arenas nell’Iglesiente, ad Asuni, a Baccu Locci nel salto di Quirra, a Barbusi nel Sulcis, Barega nell’Iglesiente, a Barraxiuta di Domusnovas, a Bau Arenas di ` ; rame: Tertenia e in molte altre localita allo stato nativo si trova nella miniera di Funtana Raminosa e ancora a Montevecchio, nella miniera di Baccu Locci nel salto di Quirra e in poche al` ; rammelsbergite: minerale tre localita del gruppo della lollingite dal colore bianco stagno, in Sardegna si trova a Baccu Arrodas di Muravera e a Baranta di Arbus; ramsdellite: minerale dal colore grigio ferro nero, in Sardegna si trova a Bosa; renierite: minerale dal colore bronzo arancio, in Sardegna si trova nella miniera di San Leone; rodocrosite: minerale del gruppo della
calcite dal colore rosa rosso, in Sardegna si trova a Truba Niedda; rosasite: carbonato basico di rame e zinco, in ` stato trovato per la prima Sardegna e volta nella miniera di Rosas a Narcao, si trova anche nel Fluminese; rutilo: minerale dal colore bruno rosso; in Sardegna si trova nell’isola dell’Asinara, a Perda Niedda e a Monte Plebi; sabugalite: minerale del gruppo dell’autunite dal colore giallo, in Sardegna si trova ad Aidu Entu di Posada; safflorite: minerale del gruppo della lollingite dal colore bianco stagno, in Sardegna si trova a Baccu Arrodas di Muravera; sale´cite: fosfato idrato di magnesio e uranile, appartenente al gruppo dell’autunite, in Sardegna si trova solo nelle miniere di Capoterra; sanidino: minerale del gruppo dei feldspati dal colore rosa giallo, in Sardegna si trova nell’isola di Mal di Ventre, ` Portoscuso e Padria; saponite: varieta di talco del gruppo della smettite dal colore grigio, in Sardegna si trova a Monte Narba; scheelite: wolframiato di calcio, in Sardegna si trova nelle miniere del Gerrei, a Nuxis e a Sant’Antioco; scholzite: minerale incolore o dal colore bianco, in Sardegna si trova a Baccu Locci nel salto di Quirra; schorlite: minerale del gruppo della tormalina dal colore nero, in Sardegna si trova a Monte Plebi, nell’isola di Ca` dei Sardi; schulemberprera e ad Ala gite: minerale dal colore verde-blu chiaro, in Sardegna si trova a Baccu Locci nel salto di Quirra; scolecite: minerale del gruppo degli zeoliti, incolore o dal colore bianco, in Sardegna si trova a Cala Francese; scorodite: minerale del gruppo della variscite dal colore verde giallo, in Sardegna si trova a Riu Planu is Castangias; senarmontite: minerale incolore o dal colore bianco, in Sardegna si trova a Su Suergiu, Su Leonargiu e a Nieddoris; serpentino:
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Minerali in Sardegna minerale del gruppo della caolinite dal colore verde bruno, in Sardegna si trova a Orani; serpierite: solfato idrato di calcio, rame e zinco, in Sardegna si trova a Nuxis e nelle miniere di Sa Duchessa e di Montevecchio; sfalerite (blenda): solfuro di zinco, in Sardegna si trova frequentemente nell’Arburense, nell’Iglesiente, nella Nurra, nel Sarrabus e in molte altre regioni dell’isola; sferocobaltite (cobalto calcite): minerale del gruppo della calcite dal colore rosso rosa, in Sardegna si trova a Nuraxi de Mogoro; siderite: minerale del gruppo della calcite dal colore bruno, in Sardegna si trova ad Acqua Bona nell’Arburense, all’Argentiera `; sidenella Nurra, a Barisone di Torpe rotilo: minerale del gruppo della calcantite dal colore bianco verde, in Sardegna si trova nella miniera di Montevecchio; sillimanite: minerale dal colore rosa grigio, in Sardegna si trova a Perda Steri; simplesite: minerale dal colore verde, in Sardegna si trova a S’Acqua is Prunas, Perda Inferida; sjogrenite: minerale del gruppo della manasseite dal colore rosso, in Sardegna si trova a Teulada e a Orani; skutterudite: minerale dal colore bianco rosso, in Sardegna si trova a Baccu Arrodas di Muravera; smaltite: minerale del gruppo della skuterudite dal colore bianco rosato, in Sardegna si trova a Perdasdefogu e a Nieddoris; smithsonite: carbonato di zinco del gruppo della calcite, in Sardegna si trova ad Acquaresi e ad Arenas nell’Iglesiente, all’Argentiera nella Nurra, a Baccu Locci nel salto di Quirra, a Bauneddu nell’Iglesiente e in alcune altre loca` ; spangolite: minerale dal colore lita verde scuro-blu, in Sardegna si trova ad Arenas nell’Iglesiente; spessartite: mesosilicato di manganese e di alluminio appartenente al gruppo dei granati, in Sardegna si trova nell’Arbu-
rense e sul monte Limbara; spinello: minerale dal colore nero, in Sardegna si trova a Baccu Arrodas di Muravera; stannite: minerale dal colore grigio chiaro, in Sardegna si trova a Canale ` Serci e a Perda Majore; steatite: varieta di talco dal colore verde bianco, in Sardegna si trova a Orani; stefanite: solfato di argento e di antimonio, in Sardegna ` raro, si trova solo a Baccu Arrodas e presso Muravera e in alcune altre miniere del Sarrabus; stellerite: minerale del gruppo degli zeoliti dal colore bianco, in Sardegna si trova a capo Cacciaiu, a Nora e a Montresta; stibiconite: minerale dal colore giallo bruno, in Sardegna si trova a Su Suergiu e a Su Leonargiu; stibina: minerale del gruppo dell’antimonite dal colore grigio acciaio, in Sardegna si trova a Su Suergiu e a Su Lionargiu; stilbite: tectosilicato idrato di sodio e di calcio appartenente al gruppo degli zeoliti, in Sardegna si trova a Osilo, Monastir, Bosa, capo Pula e in poche altre loca` ; stolzite: minerale dal colore giallolita bruno grigio, in Sardegna si trova a Bena de Padru presso Ozieri; svabite: minerale del gruppo dell’apatite dal colore verde chiaro, in Sardegna si trova nella miniera di Sa Duchessa; talco: minerale dal colore bianco verde, in Sardegna si trova nella cava di Sa Matta a Teulada e a Monte Plebi; tantalite: minerale dal colore bianco rosa, in Sardegna si trova all’Argentiera nella Nurra; tennantite: minerale del gruppo della tetraedrite dal colore grigio ferro, in Sardegna si trova a Baccu Arrodas di Muravera; tenorite: minerale dal colore nero, in Sardegna si trova a Calabona e nella miniera di Corongiu a Seui; tetraedrite: minerale dal colore grigio ferro, in Sardegna si trova ad Arenas nell’Iglesiente, all’Argentiera nella Nurra, a Baccu Arrodas presso Muravera; theisite: minerale dal
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Minerali in Sardegna colore blu-verde chiaro, in Sardegna si trova nella miniera di Sa Duchessa; thomsonite: minerale del gruppo degli zeoliti dal colore bianco, in Sardegna si trova in alcune miniere; thuringite: minerale del gruppo della clorite dal colore verde chiaro, in Sardegna si trova nella miniera di Canaglia; titanite: minerale dal colore rosa bruno, in Sardegna si trova a Cala Francese e nella cava di Sa Matta a Teulada; todorokite: minerale dal colore nero grigio, in Sardegna si trova a capo Becco, a Torre Argentina e a Bosa; topazio: neosilicato fluorifero di alluminio, in Sardegna si trova a Villaputzu e sul monte Arci; torbenite: fosfato di rame e di uranile, in Sardegna si trova ad Aidu Entu presso Posada, a Gutturu sa Perda, a Campanasissa; tormalina: ciclosillato di boro, in Sardegna si trova a capo Malfatano, Chia, l’Asinara; traversoite: minerale dal colore verde-celeste, in Sardegna si trova ad Arenas nell’Iglesiente; tremolite: minerale incolore, in Sardegna si trova nella miniera di Sa Duchessa, a Monte Tamara e nella cava di Sa Matta a Teulada; tridimite: si tratta di un minerale incolore, in Sardegna si trova a monte Arci e a Cala Funtanafigu; tungstite: minerale dal colore giallo, in Sardegna si trova a Pira Inferida e a Nuraxi Mogoro; ullmannite: solfoantimoniuro di nichel del gruppo della cobaltite, in Sardegna si trova a Baccu Arrodas presso Muravera, in altre miniere del Sarrabus e nell’Arburese; uralite: pseudomorfosi di pirosseno su anfibolo dal colore verde grigio, in Sardegna si trova nella miniera di Rosas; uraninite: minerale dal colore nero, in Sardegna si trova ad Aidu Entu di Posada e a Monte Arcosu; uranofane: minerale dal colore giallo, in Sardegna si trova ad Aidu Entu di Posada; uvarovite: minerale del gruppo dei granati dal colore verde, in Sardegna si trova
a Tinı` presso Carbonia; valentinite: si tratta di un minerale dal colore grigio bianco, in Sardegna si trova all’Argentiera nella Nurra; valleriite: minerale dal colore giallo bronzo, in Sardegna si trova a Sa Lilla; vanadinite: minerale del gruppo dell’apatite dal colore arancio rosso, in Sardegna si trova a capo Malfidano e a Bena de Padru; variscite: minerale dal colore verde mela, in Sardegna si trova ad Arcu Genna Arcella e a Rocca Oricelli; vesuviana: minerale dal colore bruno rosso, in Sardegna si trova ad Arenas nell’Iglesiente e a Baccu Arrodas di Muravera; wollastonite: minerale incolore o dal colore bianco, in Sardegna si trova ad Arenas nell’Iglesiente; a Baccu Arrodas di Muravera; witherite: minerale del gruppo dell’aragonite incolore o dal colore bianco, in Sardegna si trova a S’Ortu Becciu; wolframite: minerale dal colore nero ferro, in Sardegna si trova a Perda Lada, Perda Majori, Perd’e Pibera, Nuraxi Mogoro; wroewolfenite: minerale dal colore blu verdastro, in Sardegna si trova nella miniera di Santa Lucia; wulfenite: molibdato di piombo, in Sardegna si trova as Arcu S’Omini Mortu nel Sarrabus; a Baccu Arrodas di Muravera, a Baccu Locci nel salto di Quirra; a Bena de Padru presso Ozieri; yugawaralite: minerale del gruppo degli zeoliti, incolore o dal colore bianco, in Sardegna si trova a Crastu Muradu; zincite: minerale dal colore rosso, in Sardegna si trova nelle miniere di San Benedetto e di Monteponi; zinckenite: minerale dal colore rosso grigio, in Sardegna si trova a Cala Francese e a San Giorgio; zircone: minerale di vari colori, in Sardegna si trova a Cala Francese e a Perd’e Pibera; zoisite: minerale del gruppo dell’epidoto dal colore verde bruno, in Sardegna si trova nella valle di Oridda a Is Figus; zolfo: si trova all’Argentiera
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Minerali in Sardegna nella Nurra, a su Zurfuru a Fluminimaggiore, a Montevecchio e in poche `. altre localita I LUOGHI Nel complesso i principali siti di ritrovamento dei minerali sono: Abbagadda, miniera abbandonata di solfuri in territorio di Samugheo; Acqua Bona, miniera abbandonata di piombo e argento lungo la stastale 126 ` di Nieddoris nelle camin prossimita pagne di Arbus; Acquaresi, miniera di piombo e zinco a nord di Montecani nell’Iglesiente; Aggius, cave di granito poste nella zona nord del paese; Aidu Entu, miniera di piombo e bario nei pressi del lago di Posada in Baronia; Aletti, vallata con rocce poste a sud-est di Gonnosfanadiga; Arbus, pegmatiti nei graniti affioranti alla periferia del villaggio; Arcu de Genna Arrela, rocce situate nelle campagne tra Villaputzu e ` nelle Tertenia; Arcu de Moru, localita campagne di Armungia dove si sono svolte ricerche di arsenico; Arcu ` a nord-ovest della miMannu, localita niera di S’Arcilloni nel Sarrabus dove si sono svolte ricerche di fluoro; Arcu ` lungo il rio S’AS’Omini Mortu, localita renada nel Sarrabus dove si sono svolte ricerche di piombo e argento; ` a sud di CaArcu Su Linnarbu, localita poterra, dove si sono svolte ricerche di uranio; Arenas, miniera abbandonata di piombo e zinco nella valle di Oridda; Argentaria, miniera abbandonata si` tra Lula e tuata a Guzzurra localita ´ ; Argentiera, miniera abbandoLode nata di piombo e zinco a nord di Palmadula nella Nurra; Armungia, villaggio nel Gerrei dove sono scisti neri in pros` dell’abitato; Asuni, localita ` simita lungo la strada per Meana Sardo dove si sono svolte ricerche per piombo, ar` lungo la gento e fluoro; Atzara, localita ` del villaggio ferrovia in prossimita dove sono state condotte ricerche di ferro; Baccu Arrodas, miniera abban-
donata d’argento a sud-ovest di Mura` vicina a vera; Baccu Lillonis, localita Tuviois nel Parteolla, dove si sono svolte ricerche di piombo e argento; Baccu Locci, miniera abbandonata di ` Monte piombo e arsenico in localita Cardiga nel salto di Quirra; Baranta, ` a est di Rio Planu is Castangias localita nelle campagne di Arbus, nella quale sono state fatte ricerche di nichel e cobalto; Barbusi, miniera abbandonata ` di Carbonia; Badi bario in prossimita rega, miniera di piombo, zinco e bario posta lungo la strada VillamassargiaCarbonia a poca distanza da Iglesias; ` di Su Ferru posta Bari Sardo, localita a poca distanza dal villaggio; Barisone, miniera abbandonata di piombo e ` ; Barrarame posta a nord di Torpe xiutta, miniera abbandonata di piombo e zinco a poca distanza da Domusnovas; Bau Arenas, miniera abbandonata di solfuri misti a rame, sit u a t a a n o r d - o v e s t d i Te r t e n i a ; Baueddu, miniera abbandonata di piombo e zinco situata nell’Iglesiente tra Malacalzetta e Antas; Bau Gennamari, miniera abbandonata di piombo e zinco situata nei territori tra Fluminimaggiore e Arbus; Baxinieddu, loca` nelle campagne di Jerzu dove si lita sono svolte ricerche di piombo e argento; Bena de Padru, miniera di piombo situata nei pressi di Ozieri; Benetutti, vulcaniti situate nei dintorni del paese; Bolotana, rocce situate nelle campagne attorno al villaggio; Bortigiadas, cava di granito posta a ` di rinord-est dell’abitato e localita ` cerca di rame posta a est; Bosa, localita posta a nord dell’abitato dove sono state condotte delle ricerche di manga` posta a nese; Bruncu Arrubiu, localita sud di Tuviois nel Sarrabus, dove si sono svolte ricerche di piombo e ar` posta gento; Bruncu Cardosu, localita a nord di Arzana nella quale si sono
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Minerali in Sardegna svolte ricerche di ferro e solfuri; Bruncu Crabilis, miniera abbandonata di piombo, bario e fluoro situata a nord ` di Villaputzu; Buddidorgiu, localita nelle campagne di Villaputzu, dove si sono svolte ricerche di arsenico; Burcei, nelle campagne vicine all’abitato si sono svolte ricerche di piombo; Cabitza, miniera abbandonata di piombo situata nell’Iglesiente a sud di quella di Campo Pisano; Calabona, miniera abbandonata di rame situata a nord di Alghero; Cala Francese, cave di granito e di porfido a ovest di La Maddalena; ` nell’isola dell’AsiCala Oliva, localita nara dove sono graniti; Cala Sapone, cave di pietra lungo la strada che conduce da Sant’Antioco alla cala; Calangianus, pegmatiti nelle rocce di granito e nelle cave a est del paese; Campanasissa, zona di ricerca di diversi minerali situata tra Siliqua e Nuxis; Campo Pisano, miniera di piombo e zinco si` di Iglesias; Canatuata in prossimita glia, miniera abbandonata di ferro situata nella Nurra a nord-est di Palma` posta a dula; Canale Figus, localita nord-ovest di San Vito, dove sono avvenute coltivazioni di piombo e argento; Canal Grande, miniera abbandonata di piombo e zinco situata tra Nebida e Buggerru; Canale Serci, miniera abbandonata di stagno situata a Villacidro lungo la strada del rio Leni; Candiazzus, miniera abbandonata di piombo e zinco situata nell’Iglesiente lungo la S.S. 126 dopo il bivio per Antas; capo Becco, miniera abbandonata di manganese situata nell’isola di San ` Pietro; capo Carbonara, in prossimita di Villasimius, rocce metallifere; capo ` presso Stintino, rocce Falcone, localita ` del Sare scisti; capo Ferrato, localita rabus dove sono state condotte ricer` che di solfuri; capo Cacciaiu, localita lungo la Bosa-Alghero dove sono rocce vulcaniche; capo Rosso, miniera ab-
bandonata di manganese situata nella parte meridionale dell’isola di San Pietro; capo Spartivento, filoni quarzitici situati nella scogliera; capo Testa, rocce pegmatitiche poste nella zona vicina al capo; Caprera, graniti posti nella punta nord dell’isola; Carbonia, discariche delle miniere di carbone situate a ovest del centro urbano; castello di Medusa, miniere abbandonate di piombo e argento situate a ovest dei resti del castello; castello di Acquafredda, rocce vulcaniche nella base di appoggio del castello; castello di Bon` nelle campagne di Mara vehı`, localita dove si sono svolte ricerche di vari minerali; castello di Gioiosaguardia; castello di Monreale; Castelsardo, rocce poste nelle campagne a sud dell’abitato; Castiadas, villaggio dove sono state svolte diverse ricerche minera` del rie; Cava Sa Matta; Chia, localita Sulcis dove sono state condotte ricer` che per graniti; Codrongianos, localita nei dintorni del villaggio dove sono state condotte ricerche di ossidi e solfuri misti; Conca de Cuaddu; Conca de ` , miniera abbandonata Sinui; Coremo di piombo e zinco situata tra Domusnovas e Malacalzetta; Corongiu, miniera abbandonata di lignite situata nelle campagne di Seui; Correboi, miniera abbandonata di piombo e argento situata in Barbagia, a sud del valico omonimo; Corti Rosas, miniera abbandonata di antimonio situata nel territorio di Ballao; Costa Paradiso, pegmatiti nei graniti situati lungo la costa; Costa ` nella zona di Pranu Rosada, localita Sanguni vicino a Silius, nella quale si sono svolte ricerche di solfuri; Cuglieri, villaggio del Montiferru nel cui territorio sono state effettuate ricerche di ferro; Domus de Maria, graniti lungo la strada per Teulada; Fenugu ` nelle campagne di GonSibiri, localita nosfanadiga nella quale sono state ef-
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Minerali in Sardegna fettuate delle ricerche di nichel e co` nelle balto; Flumini Binu, localita campagne di Sarroch dove si sono svolte ricerche di molibdeno; Funtana ` nelle campagne di Cenobita, localita Ulassai dove si sono svolte ricerche di lignite; Funtana Figu, cave di riolite nelle campagne di Marrubiu alle pendici del monte Arci; Funtanamare, lo` nell’Iglesiente dove si sono calita svolte ricerche di piombo e zinco; Funtana Perda, miniera abbandonata di ferro situata nelle vicinanze di Iglesias; Funtana Raminosa, miniera di rame situata nella Barbagia di Seulo a sud di Seulo; Genna Contu, miniera abbandonata di piombo situata in Ogliastra a sud di Arzana; Genna Flumini, ` nel Sarrabus nei pressi della localita miniera di Brecca, dove si sono svolte ricerche di antimonio; Genna Gureu, miniera abbandonata di wolframio e di antimonio, situata a nord di Mandas nella strada tra Donigala e Orroli; Genna Olidoni, miniera abbandonata di solfuri situata nel Barigadu nei pressi di Ardauli; Genna Rutta, miniera abbandonata di piombo e zinco situata nel territorio di Iglesias; Genna Scorra, miniera abbandonata di piombo e argento situata nell’Arburense a sud-est di quella di Montevec` nelle camchio; Genna Spina, localita pagne di Marrubiu a nord-est del monte Arci, dove si sono svolte ricerche di ferro; Genna Su Padenti, loca` nelle campagne di San Vito nel Sarlita rabus dove si sono svolte ricerche di wolframio; Genna S’Olioni; Genna Tres Montis, miniera di fluoro e piombo situata nel Gerrei lungo la strada Goni-Silious; Gennemari, miniera abbandonata di piombo e zinco situata tra Fluminimaggiore e Arbus; Genn’e Sa Pira, rocce e scisti situate nel territorio a sud-est del villaggio; Ghilarza, trachiti poste lungo la strada
Ghilarza-Abbasanta; Giacurru, loca` nelle campagne di Aritzo a sud lita della cantoniera Sa Casa, dove si sono svolte ricerche di ferro; Gibas, miniera abbandonata di piombo situata nel Sarrabus a sud-est di Villaputzu; Giolzi ` in Planargia nelle camMori, localita pagne di Bosa, dove si sono svolte ricerche di manganese; Giuanni Bonu, miniera abbandonata di argento situata nel Sarrabus tra quelle di Monte Narba e Masaloni; Golfo Aranci, micascisti situati nei pressi del bivio per la Costa Smeralda; Goni, rocce nelle campagne del paese alle pendici di Monte Moretta; Grugua, miniera abbandonata di piombo e zinco situata nell’Iglesiente lungo la S.S. 126 poco oltre il bivio per Antas; Gutturu is Cardaxius, miniera abbandonata di ferro situata nell’Iglesiente contigua a quella di Acquaresi; Gutturu Pala, miniera abbandonata di piombo e zinco situata a sud di Fluminimaggiore lungo la strada per Is Arenas; Gutturu Perda, zona di scisti e quarzi a nord-est della miniera di Campanasissa; Ingurtosu, miniera di piombo e zinco situata ai confini con quella di Montevecchio; Is Arceddas, ` nelle campagne di Bari Sardo localita dove si sono svolte ricerche di molib` nelle campagne deno; Is Canis, localita di Terresoli, frazione di Santadi, dove si sono svolte ricerche di fluoro e bario; ` nelle campagne Is Frondinus, localita di Baunei, dove si sono svolte ricerche ` nelle camdi rame; Is Inargius, localita pagne di San Vito, dove si sono svolte ricerche di piombo e argento; Is Istrias, miniera abbandonata di ferro situata a nord-ovest di Sarroch; Is Murvonis, miniera abbandonata di fluorite situata nell’Iglesiente tra Domusnovas e la grotta di San Giovanni; isola di Mal di Ventre, rocce poste nella parte nordovest dell’isola; Isola Rossa nell’Anglona, pegmatiti a est dell’abitato; La
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Minerali in Sardegna ` nelle campagne vicine Corte, localita alla miniera di Canaglia nella Nurra, dove si sono svolte ricerche di ferro; Ittireddu, zona del vulcanetto dove sono le cave di basalto; Laconi, cave di calcare poste a nord del villaggio lungo la S.S. 128; Laerru, rocce vulcaniche alle pendici del monte Lidone a ovest dell’abitato; Lago del Flumendosa, graniti posti nella zona a nord del lago; La Speranza, miniera abbandonata di rame situata a sud di Alghero; ` nelle campagne a nordLoceri, localita est del villaggio dove si sono svolte ricerche di solfuri e di ossidi; Lu Bagnu, rocce trachitiche nelle campagne a sud dell’abitato omonimo; Ludu Nieddu, cave di calcare di pietrisco nelle campagne di Laconi; Luras, cave di granito situate lungo i terreni che portano al Liscia; Malacalzetta, miniera abbandonata di piombo e zinco situata nell’Iglesiente nei pressi di Antas; Malfidano, miniera abbandonata di piombo e zinco situata a nord-est di Buggerru; Masaloni, miniera abbandonata di argento situata nel Sarrabus vicino a quella di Monte Narba; Masoni Pizzudo, miniera di solfuri misti situata nel Gerrei in territorio di Escalaplano; Masua, miniera di piombo e zinco situata nell’Iglesiente a nord-est di quella di Nebida; Masullas, rocce andesitiche situate nelle campagne a nord-est del villaggio; Meana Sardo, lo` nelle campagne a sud-est del vilcalita laggio dove si sono svolte ricerche di ferro; Medau Ganoppi, miniera abbandonata di nichel e di cobalto situata nell’Arburense; Mitza Is Sarmentus e Casiddu, area lungo la strada per Truba Niedda nel Sulcis dove si sono svolte ricerche di vari minerali; Mogoro, rocce basaltiche nelle campagne a sud-ovest del villaggio; Monreale, miniera abbandonata di fluoro situata nei pressi del castello di Monreale;
Monte Agruxiau, miniera di piombo e zinco situata nell’Iglesiente a ovest di quella di Monteponi; Monte Aldu, loca` nei pressi di Chiaramonti dove lita sono state condotte ricerche di vari minerali; monte Arci, cave di perlite nel territorio di Uras; Monte Arcosu, loca` alle pendici del monte lungo il rio lita Sa Spindula dove si sono svolte ricerche di uranio; Monte Arrubiu, cave nelle campagne vicine all’abitato di Sarro ch; Montecani, miniera di piombo e zinco situata nell’Iglesiente tra quelle di Nebida e Masua; Monte Colombargiu, rocce basaltiche nelle campagne di Scano di Montiferro; Monte Cuccheddu, miniera abbandonata di piombo e zinco situata nell’Iglesiente vicino a quella di Malacalzetta; Monte Doglia, miniera abbandonata di solfuri misti situata nella Nurra a nord di Fertilia; Monte Ega, miniera abbandonata di bario situata nel Sulcis a nord di Narcao; Monte Enturgiu, loca` nelle campagne di Seneghe dove si lita sono svolte ricerche di ferro e di sol` in furi; Monte Filippeddu, localita ` di Villamassargia nella prossimita quale si sono svolte ricerche; Monte ` nelle campagne di Flacca, localita Santadi dove si sono svolte ricerche di ` vari minerali; Monte Forte, localita nelle campagne della Nurra dove si sono svolte ricerche di ferro; Monte ` nelle campagne di Grighini, localita Siamanna dove si sono svolte ricerche di piombo; Monte Grighini di Allai, miniera abbandonata di solfuri situata in ` Suergiu Mannu nel Barigadu; localita Monte Idolo, miniera abbandonata di galena argentifera situata nell’Ogliastra a nord di Arzana; Monte Lampanu, miniera abbandonata di ferro situata nel territorio della base militare di Teulada; Monte Limbara, rocce e cave di granito alle pendici del monte; ` con rocce situata Monte Lizzu, localita
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Minerali in Sardegna ` ; Monte nelle campagne di Torpe ` nelle campagne di IlLongu, localita bono dove si sono svolte ricerche di piombo e argento; Monte Lora, miniera abbandonata di piombo e bario situata nel Sarrabus nelle campagne di San Vito; Monte Marraconis, miniera abbandonata di antimonio situata nel Gerrei in territorio di Escalaplano; Monte Narba, miniera abbandonata di argento situata nel Sarrabus a sud di San Vito; Nonte Nieddu, rocce situate a poca distanza dalla sorgente del monte a sud di Nuxis; Monte Nieddu a Pula, rocce e ricerche di ferro nelle campagne a sud-est di Pula; Monte Olladiri, cave di pietra nelle campagne a sud di Monastir; Monte Onixeddu, miniera abbandonata di piombo e zinco situata nell’Iglesiente a sud-est di Gonnesa; Monte Palmas, rocce vulcaniche nelle vicinanze di Olmedo; Monte ` a nord di Olbia nella Plebi, localita quale si sono svolte ricerche per solfuri; Monteponi, miniera di piombo e zinco situata a ovest di Iglesias; Monte Porceddu, miniera abbandonata di caolino situata a sud-est di Serrenti nel Medio Campidano; Monte Rosso, miniera abbandonata di ferro situata a est di quella di Canaglia; Monte Sa ` nelle campagne di TeuPalma, localita lada dove si sono svolte ricerche di piombo; Monte Scorra, miniera abbandonata di piombo e zinco situata nell’Iglesiente a ovest di quella di Monte ` Agruxiau; Monte Su Lizzu, localita nelle campagne di Mara dove si sono svolte ricerche di vari minerali; Monte Tamara, miniera abbandonata di piombo, rame e zinco situata nel Sulcis a est di Nuxis; Monte Trudda, miniera abbandonata di ferro situata nella Nurra a est di quella di Canaglia; Monte Uda e Monte Oi, miniera abbandonata di piombo e zinco situata nell’Iglesiente a est di Gonnesa; Monte Uno,
` nelle campagne a nord di Bosa localita dove si sono svolte ricerche di manganese; Montevecchio, miniera inattiva di piombo e zinco situata nell’Arburense a qualche chilometro da Guspini; Monte Zara, cave e trachiti nelle campagne alla periferia di Monastir; Monte Zippiri, miniera abbandonata di piombo situata nell’Iglesiente a nord di Vallermosa; Montresta, cave nelle campagne poste nei dintorni del villaggio; Mucciurru, miniera abbandonata di piombo, zinco e ferro situata nell’Iglesiente a nord di Domusnovas; Muscadroxia, miniera di fluoro e ` piombo situata nel Gerrei in localita Pranu Sanguni presso Silius; Nanni Frau, miniera abbandonata di piombo situata nell’Iglesiente a est della ` strada di Buggerru; Narbolia, localita di Monte Ferru dove si sono svolte ricerche di ferro e di solfuri; Nebida, miniera abbandonata di piombo e zinco situata a qualche chilometro da Iglesias; Nebidedda, miniera abbandonata di piombo, zinco e rame situata nell’Iglesiente nella valle di Oridda; Nicola Secci, miniera abbandonata di argento situata nel Sarrabus a est di Serra S’Ilixi; Nieddoris, miniera abbandonata di piombo e argento situata lungo la S.S. 126 nei pressi della cantoniera di Bidderdi; Noragugume, cave di pietra poste a nord-est del villaggio; ` nelle campagne di Nueddas, localita Orroli dove si sono svolte ricerche di antimonio e di wolframio; Nughedu Santa Vittoria, cave di pietra e rocce nelle campagne del villaggio; Nulvi, trachiti e andesiti situate nella vallata del rio Mannu; Nuoro, rocce pegmatiche nelle campagne della periferia `; Nuracauli, mimeridionale della citta niera abbandonata di piombo e zinco situata nelle vicinanze di quella di Ingurtosu; Nuraghe Cannarzu, trachiti poste a sud-est del nuraghe; Nuraghe
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Minerali in Sardegna Marghine, trachiti nelle campagne a sud-est del nuraghe; Nuraghe Onigu, miniera abbandonata di fluoro situata a poca distanza da Masullas; Nuraghe Sa Pattada, basalti nei pressi di Macomer; Nurallao, cave di calcare nelle campagne poste nei dintorni del villag` nelle gio; Nuraxi de Togoro, localita campagne di Gonnosfanadiga dove si sono svolte ricerche di nichel e di cobalto; Nurri, basalti posti nelle campagne a sud-est del villaggio; Olmedo, miniera di bauxite situata a sud del villaggio; Orbai, miniera abbandonata di bario situata nell’Iglesiente a sud-est di Villamassargia; Orroli, rocce basaltiche nelle campagne poste a sud-est ` nel Mandel paese; Ortuabis, localita drolisai dove si sono svolte ricerche di ` sul solfuri e acidi; Oschiri, localita monte Manno dove si sono svolte ricerche di wolframio; Oscurai Niddai, lo` nelle campagne di Ilbono dove calita si sono svolte ricerche di piombo e ar` nelle campagne gento; Osilo, localita del villaggio dove si sono svolte ricerche di diversi minerali; Ospe, graniti posti nella vallata a sud di Oliena; Pala is Luas, miniera abbandonata di piombo e zinco situata nell’Iglesiente tra Domusnovas e Malacalzetta; Panta` nelle campagne del villagleo, localita gio dove si sono svolte ricerche di ferro; Parredis, miniera abbandonata ` di Sa di piombo situata in prossimita Lilla nelle campagne di Villasalto; Peddiatu, miniera abbandonata di piombo e argento situata nel Sarrabus in territorio di San Vito; Perda de Fogu, miniera di bentonite situata a sud-est di Alghero; Perda de Tronu, lo` nelle campagne di Teulada dove calita si sono svolte ricerche di ferro; Perda ’e Pibera, miniera abbandonata di molibdeno situata nell’Arburense nelle campagne di Gonnosfanadiga; Perda Lada, filoni di quarzo e nichel a sud di
Perda ’e Pibera a Gonnosfanadiga; Perda Majori, miniera abbandonata di wolframio e antimonio situata nel Sarrabus tra Villaputzu e Tertenia; Perda Niedda, miniera abbandonata di ferro e fluoro situata nell’Iglesiente in pros` di quella di Barraxiutta; Persimita d’Arbe, miniera abbandonata di argento situata nel Sarrabus tra quelle di Monte Narba e di Giuanni Bonu; Perdas de Fogu, miniera abbandonata di piombo e argento situata alla periferia di Fluminimaggiore; Perda s’Oliu, miniera abbandonata di piombo e argento nell’Arburense a nord di Fluminimaggiore; Perd’e Sali, rocce sedimentarie affioranti lungo la spiaggia ` nelle omonima; Perdu Cara, localita campagne vicine a Medau Ganoppi dove si sono svolte ricerche di cobalto e nichel; Perredis, miniera abbandonata di piombo situata nel Gerrei a nord di Villasalto; Pira Roma, miniera abbandonata di piombo e zinco situata nell’Arburense a sud-ovest da Fluminimaggiore; Planu Dentis, miniera abbandonata di zinco situata nell’Arburense vicino a Fluminimaggiore; Planu Sartu, miniera abbandonata di piombo e zinco situata nell’Iglesiente tra Nebida e Buggerru; Ploaghe, loca` nelle campagne del villaggio dove lita si sono svolte ricerche di wolframio; Porto Bausu, miniera abbandonata di manganese situata nella Planargia presso capo Marargiu; Porto Botte, sabbie poste sulle rive dello stagno retrostante il porticciolo; Porto Managu, ` della Planargia dove si sono localita svolte ricerche di manganese e solfuri misti; Porto Palmas a Caprera, micascisti posti nella parte nord-est dell’isola; Portoscuso, vulcaniti situate in ` di Nuraxi Figus; Pubuprossimita xe ddu, miniera abbandonata di piombo e zinco situata nell’Iglesiente a nord-est di quella di Montecani;
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Minerali in Sardegna Pula, trachiti e andesiti poste lungo la strada che conduce da Pula agli scavi di Nora; punta Balestreri, rocce del monte Limbara situate a 1000 m sul livello del mare nei pressi della punta; ` situata a punta de Libezzu, localita nord di capo Marargiu sulla AlgheroBosa; punta della Torre, miniera di ` di piombo e zinco situata in prossimita ` quella di San Giovanni, alla quale e unita con gallerie; punta Gortonedda, miniera abbandonata di ferro posta a ` ; Reigraxiu Marganai, misud di Torpe niera abbandonata di piombo e zinco situata nell’Iglesiente tra Domusnovas ` e Malacalzetta; Rio Araxisi, localita nel Mandrolisai sulle rive del torrente omonimo dove si sono svolte ricerche ` nelle di piombo; Rio Moddizzi, localita campagne di Arzana dove si sono svolte ` ricerche di ferro; Rio Molas, localita nelle campagne lungo la S.S. 125 dove si sono svolte ricerche di argento e fluoro; Rio Mulas, rocce nelle campagne tra Ittiri e Romana lungo l’omonimo rio; Rio Murtas, miniera abban` donata di piombo situata in prossimita del castello di Medusa nelle campagne di Samugheo; Rio Planu is Castangias, ` nelle campagne di Gonnosfalocalita nadiga dove si sono svolte ricerche di nichel e cobalto; Rio S’Arenada, loca` lungo il corso del torrente dove si lita sono svolte ricerche di piombo; Rio Solanas, sabbie lungo il corso del tor` del Sarrente; Rocca Arricelli, localita rabus dove si sono svolte ricerche di ` nel Sulcis dove fluoro; Rosas, localita si sono svolte ricerche di piombo, zinco e rame.; S’Acqua Arrubia, miniera abbandonata di piombo, argento e bario situata nel Sarrabus nei pressi di quella di Bruncu Crabilis; S’Acqua is Prunas, miniera abbandonata di nichel e cobalto situata nell’Arburense; ` nelle campagne di Sa Cara, localita Ulassai dove si sono svolte ricerche di
lignite; Sa Duchessa, miniera abbandonata di piombo, zinco e rame situata nell’Iglesiente tra Domusnovas e Tinı`; ` nelle campagne di Sa Ferrela, localita Arzana dove si sono svolte ricerche di ` ferro; Sa Guardia is Biancus, localita nelle campagne di Sarroch dove si sono svolte ricerche di molibdeno; Sa Lilla, miniera abbandonata di antimonio, piombo e argento situata nel Gerrei a nord-est di Villasalto; Sa Marchesa, miniera abbandonata di piombo, zinco e rame situata nel Sulcis al bivio di Acquacadda; Sa Matta, miniera abbandonata situata a ovest di Orani; Sa Nuedda, miniera abbandonata di piombo e zinco situata nell’Arburense a nord-est di Gonnosfanadiga; Sa Scala Ruja, rocce vulcaniche nelle campagne di Scano di Montiferro; Sadali, cave di calcare nelle campagne a sud-est del villaggio; Samugheo, loca` situate a est del villaggio dove sono lita state condotte ricerche di solfuri misti; San Benedetto, miniera di piombo e zinco situata all’ingresso di Iglesias; San Francesco, miniera abbandonata situata a sud-est di Orani; San Giorgio, ` nelle campagne di Ulassai localita dove si sono svolte ricerche di lignite e solfuri; San Giovanni, miniera di piombo e zinco situata nell’Iglesiente vicino a Bindua lungo la S.S. 126; San Leone, miniera abbandonata di ferro situata nei dintorni di Capoterra; San Luigi, miniera abbandonata di piombo e zinco situata nell’Iglesiente oltre quella di Gutturu Cardaxius; San Paolo, miniera abbandonata situata a ovest di Orani; San Priamo, cave abbandonate nelle campagne del villaggio; San Vito, rocce metamorfiche nelle campagne a nord del villaggio in ` del Flumendosa; Santa prossimita Barbara, miniera abbandonata di piombo e zinco situata nell’Iglesiente tra Domusnovas e Malacalzetta; Santa
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Minerali in Sardegna Lucia, miniera abbandonata di piombo, zinco, bario e fluoro situata tra Fluminimaggiore e Buggerru lungo la S.S. 126; Santa Lucia di Muravera, ` nelle campagne di Muravera localita dove si sono svolte ricerche di argento; ` a est di Soleminis Santu Miali, localita dove sono state condotte ricerche di piombo e argento; Santu Miali di Pula, rocce nelle campagne lungo la strada per Perd’e Sali; S’Arcilloni, miniera abbandonata di argento e piombo situata nel Sarrabus a sud di quella di Tacconis; Sarrala, miniera abbandonata di bario e di solfuri situata nell’Ogliastra nei pressi di Tertenia; S’Arre` nelle campagne di Muraxini, localita vera dove si sono svolte ricerche di argento; Sarroch, cave nella zona di Monte Arrubiu lungo la strada per Perd’e Sali; Scala Cavalli, rocce poste nelle campagne a nord del Nuraghe Attentu; Scano di Montiferro, rocce basaltiche nelle campagne del monte Colombargiu; Seddas Moddizzis, miniera abbandonata di piombo e zinco situata nell’Iglesiente a sud di Gonnesa; Sega` a sud-est del villaggio dove riu, localita si sono svolte ricerche di caolino; ` nelle vicinanze di Serra Pira, localita Correboi dove si sono svolte ricerche di piombo; Serra S’Ilixi, miniera abbandonata d’argento situata nel Gerrei a sud di quella di Tuviois; Seui, filoni di quarzo nelle campagne a nord-est del villaggio; Seulo, rocce con solfuri misti nelle campagne a est del ponte ` nelle sul Flumendosa; Silanus, localita campagne del villaggio dove si sono svolte ricerche di solfuri; Sona Su ` nelle campagne di Bari Ferru, localita Sardo dove si sono svolte ricerche di solfuri; S’Ortu Becciu, miniera abbandonata di piombo situata nella Trexenta a est di Donori; Sos Enattos, miniera abbandonata di piombo e zinco situata nel Nuorese a sud-ovest di
Lula; Sos Furrighesos, miniera abbandonata di rame e di solfuri situata nel territorio di Cheremule; Su Benatzu, miniera di bario situata a est di Santadi nel Sulcis; Su Elzu, miniera abbandonata nel territorio tra Lula e ` ; Su Isteri ’e is Figus, localita ` Lode nelle campagne dell’Iglesiente vicino alla miniera di Nebidedda dove si sono svolte ricerche di ferro, fluoro, piombo e zinco; Su Lionargiu, miniera abbandonata di antimonio e piombo situata nel Sarrabus nei pressi di Genna Flumini; Su Menga, miniera abbandonata di nichel e di cobalto situata nell’Arburense lungo la strada di Fluminimaggiore; Suni, cave di pietra nelle campagne poste a nord del villaggio; Su Scivu, miniera abbandonata di piombo situata nell’Arburense nei pressi di capo Pecora; Su Sinibidraxiu, miniera abbandonata di piombo, zinco e arsenico situata a nord di Nuxis; Su Sizzimurreddu, miniera abbandonata ` situata in prossimita ` di di Monte Cidro quella di Santa Lucia; Su Suergiu, miniera abbandonata di antimonio situata nel Gerrei nei pressi di Villasalto; Su Zippiri, miniera abbandonata di argento e fluoro situata nel Sarrabus nelle vicinanze di Muravera; Su Zurfuru, miniera abbandonata di piombo, zinco e bario situata nell’Arburense a sud di Fluminimaggiore; Tacconis, miniera abbandonata d’argento situata nel Sarrabus a sud di quella di Nicola ` Secci; Tattinu ’e Rebecchera, localita nelle campagne di Nuxis dove si sono svolte ricerche di bario; Teccu, basalti posti nelle campagne a sud di Bari Sardo; Telti, graniti nelle campagne a nord-ovest dell’abitato; Tell’e Trigu, ` nelle campagne di Bari Sardo localita dove sono state condotte ricerche di molibdeno; Tergu, rocce trachitiche e area di ricerca poste nei pressi del santuario; Terra Mala, miniera abbando-
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Minerva nata di piombo e argento situata nella Trexenta a est di Soleminis; Terras Nieddas, miniera abbandonata di ferro situata nell’Iglesiente a nord-est di quella di Su Zurfuru; Teulada, cave di marmo di Giuanni Matta poste nelle campagne del paese; Tinı`, miniera abbandonata di piombo e zinco situata nell’Iglesiente a nord di quella di Sa ` Duchessa; Torre Argentina, localita nelle campagne della Planargia dove si sono svolte ricerche di manganese e solfuri misti; Torre Foghe, rocce basaltiche nelle campagne a sud di Santa Caterina di Pittinuri; Torre Murtas, cave di porfido poste nelle campagne del salto di Quirra; Torre Salinas, rocce nelle campagne vicine alla colonia nelle campagne di Muravera; Truba Niedda, miniera abbandonata di piombo, zinco e rame nel Sulcis; ` nei dintorni del paese Tula, localita nella quale si sono svolte ricerche di minerali di vario genere; Tuviois, miniera abbandonata d’argento situata nel Gerrei a nord-est di Burcei; Villacidro, granulati nelle campagne a nordovest dell’abitato; Villagrande Stri` a est del villaggio dove si saili, localita sono svolte ricerche di solfuri; Villamassargia, miniera abbandonata di bario situata nei dintorni del villaggio; Villanova Monteleone, trachiti situate lungo la strada per Alghero; Zerfaliu, sabbie poste lungo le rive del fiume Tirso; Zippiri is Cardaxius, miniera abbandonata di piombo situata nell’Ogliastra a sud-ovest di Talana.
Minerbetti, Francesco Religioso (Firenze, sec. XV-?, sec. XVI). Arcivescovo di Sassari nel 1515. La variante Miner` documentata da G.F. Fara, ma in betti e ` indicato come Minomolti elenchi e berti. Fiorentino (la madre era una de’ Medici), dottore in Teologia, canonico. Fu nominato arcivescovo di Sassari da Leone X dopo la rinuncia di Angelo
` alla cattedra Leoninis, ma rinuncio prima ancora di avere ricevuto le bolle di nomina. Francesco Angelo Vico ri` alla cattedrale un corda che regalo «molto ricco paramento di broccato verde», che secondo Enrico Costa ancora nell’Ottocento si poteva vedere nella sacrestia, sebbene ve ne fosse stato strappato uno stemma, forse quello dello stesso arcivescovo.
Minerva Antico villaggio di origini medioevali a poca distanza da Villanova Monteleone; faceva parte del giudicato di Torres, compreso nella curatoria del Monteleone. Era uno di quei territori che passarono ai Doria entro il secolo XII per i matrimoni che alcuni di loro contrassero con principesse della famiglia giudicale. Quando si estinse la dinastia di Torres essi lo compresero nello stato che formarono nella Sardegna nord-occidentale; avendo poi essi prestato omaggio al re d’Aragona, dopo ` a far parte del Rela conquista entro ` nel 1325 gnum Sardiniae. Quando pero i Doria si ribellarono e divenne teatro ` comunque a delle operazioni, continuo rimanere nelle loro mani; scoppiata la seconda ribellione nel 1347, fu investito dalle truppe di Mariano IV e gra` allora vemente danneggiato. Comincio a spopolarsi e prima della pace del 1388 era scomparso.
Minerva, salto e contea Territorio che comprende l’omonima montagna posta tra Padria e Montresta a est di Bosa, un tempo compreso nei domini dei Doria. Dopo la caduta del castello di Monte` Doria e leone nel 1435, fu tolto a Nicolo dato in feudo ai Salaris, che lo tennero fino al 1582 quando fu sequestrato loro per ordine del Sant’Uffizio. Nel 1585 fu acquistato dai Virde che lo possedettero fino all’estinzione della famiglia ` del secolo avvenuta nella prima meta ` alla XVII con Caterina, che lo dono Confraternita del Rosario di Sassari.
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Minervini Tornato in seguito al fisco, nel 1750 fu ` si estinconcesso ai Todde, che pero ` sero poco dopo lasciandolo in eredita ai Maramaldo. Questi ultimi tentarono di popolarlo, per cui ebbero il titolo co` a buon mitale: il progetto non ando fine, ma essi continuarono a possederlo fino al 1838, anno in cui fu riscattato.
Minervini, Giulio Archeologo (Napoli 1819-Roma 1891). Dal 1860 ispettore del Museo nazionale di Napoli, nel 1875 fu nominato accademico dei Lincei. Ha lasciato due scritti che riguardano la Sardegna: Vaso scoperto in Sardegna, ‘‘Bollettino archeologico napoletano’’, 1856, e Iscrizione di Porto Torres, ‘‘Bullettino Archeologico sardo’’, I, 1859.
Minestra cun merca Minestra tipica ` antiche del Nuorese, legata alle piu tradizioni del mondo pastorale delle ` costituita zone interne. La sua base e da differenti tipi di pasta, di quelli che normalmente si utilizzano per fare il minestrone, un tempo confezionati in casa, e dalla merca, il tipico formaggio secco e salato prodotto dai pastori. In una pentola di terracotta si fanno bollire alcune patate tagliate a dadini, alle quali a un certo punto si aggiunge la pasta: quando la minestra cosı` otte` giunta a mezza cottura, si versa nuta e nella pentola anche la merca, opportunamente schiacciata e ridotta a poltiglia, e si porta a termine la cottura.
Minestra de cocciula Tipica minestra `cciula) e di fregola sarda di arselle (co (fre`gula), confezionata secondo le tradizioni dei pescatori cagliaritani. Un tempo per la base venivano usate le arselle dello stagno di Santa Gilla. Per la cottura del piatto occorrono due distinte pentole: in una si fa bollire un brodo di carne nel quale si versa a pioggia sa fre`gula; nella seconda si fa cuocere a fuoco lento una salsa di pomo-
doro, olio, sale e pepe, nella quale si ´ nelimmergono le arselle vive perche l’ebollizione si aprano. Subito dopo si mescola il contenuto dei due tegami e si rimescola per qualche minuto in modo che il tutto, amalgamato, raggiunga il giusto punto di cottura.
Mingazzini, Paolino Archeologo (Roma 1895-Palermo 1955). Conseguita ` all’insegnamento e la laurea si dedico nel 1931 fu nominato ispettore centrale del Ministero e incaricato dell’insegnamento di Archeologia e storia greca ` di Cagliari. Giunto presso l’Universita in Sardegna, resse anche la Soprintendenza alle Belle Arti di Cagliari fino al 1939. Nel 1940 fu trasferito presso l’U` di Palermo; studioso della niversita ` feniciopreistoria sarda e della civilta punica, ha lasciato pregevoli lavori. Tra i suoi scritti: I nuraghi sardi e il loro ambiente, ‘‘Annali di Ricerca e Studi di Geografia’’, II, 1947; Resti di santuario fenicio in Sulcis, ‘‘Studi sardi’’, VIII, 1948; Resti di un santuario punico e di altri ruderi a monte di piazza del Carmine a Cagliari, ‘‘Notizie degli `’’, 1949; Sul tipo archiScavi di Antichita tettonico del tempio punico di Cagliari e Il santuario punico di Cagliari, ‘‘Studi sardi’’, X-XI, 1952; Restituzione del nuraghe di S. Antine in territorio di Torralba, ‘‘Studi sardi’’, X-XI, 1952; Santuari o altiforni? Note su due bronzetti nuragici, ‘‘Studi sardi’’, X-XI, 1952; Quattro marmi del Museo Sanna provenienti da Turris, ‘‘Studi sardi’’, XIIXIII, 1955.
Miniere in Sardegna L’attivita` delle miniere in Sardegna, favorita dalla particolare ricchezza del suolo e dalla posizione dell’isola nel Mediterraneo, ` documentata sin dal VI millennio a.C. e LE PRIME TESTIMONIANZE Sono legate allo sfruttamento dell’ossidiana, gra` al centro zie alla quale l’isola si trovo di una fitta rete di scambi che la posero
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Miniere in Sardegna in contatto sia con i popoli del sud della Francia che con quelli del Nord Africa. Al III millennio a.C. risale invece la nascita della metallurgia del rame, seguita circa mille anni dopo dallo sviluppo della metallurgia del bronzo e ` di sfruttadall’inizio delle attivita mento dei giacimenti di piombo e d’argento. Si hanno tracce di modeste atti` estrattive a Funtana Raminosa a vita partire dal 1300-1200 a.C. Dal 900 a.C. in poi si hanno le prime tracce di scavi di piombo e d’argento nell’Iglesiente. ` estrattiva ebbe un increL’attivita mento a partire dal secolo VI a.C. con l’arrivo dei Cartaginesi: essi, infatti, arrivarono a scavare piccoli pozzi, talvolta profondi anche 20 m, con cui riuscirono a individuare affioramenti di minerali e a seguire il filone con conti` . Per asportare il minerale si sernuita vivano di mazze e di scalpelli e tra il 400 e il 300 a.C. svilupparono anche la metallurgia del ferro, utilizzando materiali che provenivano anch’essi dall’Iglesiente. I Romani svilupparono ulte` e riuscirono a scariormente l’attivita vare pozzi profondi 60-70 m; essi inoltre cominciarono a sfruttare anche le zone minerarie della Nurra e del Sarrabus. Nell’Iglesiente costruirono il centro di Metalla e nel Sarrabus quello di Sarcapos, che divennero la residenza di tutti coloro che erano interes` di miniera. Essi cosati alle attivita struirono anche, accanto ai pozzi, alcuni forni per la fusione, come dimostrano gli enormi depositi di scorie che furono nuovamente sfruttati a partire dal secolo XVIII. NEL MEDIOEVO Il crollo dell’Impero e le invasioni barbariche fecero entrare ` minerarie nell’isola. in crisi le attivita Tracce di ripresa si individuano solo a ` partire dagli inizi del secolo XI in eta giudicale. In questo periodo iniziarono a frequentare la Sardegna i Pisani e i
Genovesi; il centro principale di que` fu il Sulcis, dove sta rinnovata attivita agli inizi del secolo XIII i Della Gherardesca impressero uno sviluppo decisivo a Villa di Chiesa, dopo che il territorio fu loro assegnato nel 1258 con la spartizione del giudicato di Cagliari. ` crebbe rapidamente, si abbellı` La citta con la costruzione del Duomo e di altre chiese e fu cinta da mura; nello stesso periodo i signori del territorio si pre` occuparono di regolamentare l’attivita mineraria e insieme la vita civile nella ` , promulgando gli statuti meglio citta conosciuti come Breve di Villa di Chiesa. Ormai la tecnologia consentiva ` intensivo dei fiuno sfruttamento piu loni e ben presto si fu in grado di costruire pozzi come quello di Reigra` la profonxius sul Marganai, che tocco ` di 156 m. Nei pozzi lavoravano podita chi operai specializzati, generalmente pisani, che si facevano aiutare da alcuni manovali; essi per facilitare l’estrazione facevano riscaldare le rocce ´ l’aumento con grandi fuochi, perche ` facile della temperatura rendeva piu il distacco del minerale. Il materiale cosı` ottenuto veniva caricato in ceste e trasportato in superficie da un sistema di argani mosso da cavalli. ARAGONESI E SPAGNOLI Con l’arrivo ` estrattiva deldegli Aragonesi l’attivita l’argento fu monopolizzata dal governo, che se ne serviva per far funzionare la zecca che era stata impiantata a ` di estrazione del Iglesias. L’attivita ` in crisi a causa piombo, invece, entro di un sistema esoso e fiscale con il quale essi regolamentarono le concessioni. Nel corso del secolo XIV, poi, a causa della lunghissima guerra che di` la Sardegna, le attivita ` minerarie lanio ` ebbero un ulteriore tracollo; si puo dire che quando, dopo cento anni, l’isola fu nuovamente pacificata, la crisi del settore fosse ormai irreversibile;
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Miniere in Sardegna venivano estratte solo modeste quan` d’argento destinate esclusivatita ` artigiamente a sorreggere l’attivita nale, sviluppatasi a Cagliari e a Iglesias. Agli inizi del Cinquecento il go` di rilanciare l’attivita `, faverno tento vorendo la ricerca con la concessione di notevoli privilegi; questi tentativi, circoscritti peraltro al Sulcis e all’Iglesiente, non ebbero successo: cosı` troviamo tracce dello sfruttamento delle miniere di San Giovanni e di Monteponi e del funzionamento di piccole laverie e fonderie, che venivano sfruttate da consorterie di operai. Ben pre`, le difficolta ` delle condizioni sto, pero ambientali, la mancanza di vie di comunicazione, ma soprattutto la concorrenza dei minerali che giungevano dal` enormi, provocal’America in quantita rono nuovamente rallentamenti e crisi nel settore. Solo agli inizi del Seicento ` che potessero crearsi le condisembro zioni per una ripresa: vennero cosı` concesse numerose licenze, ma anche questi tentativi fallirono. SOTTO I SAVOIA Quando nel 1720 l’i` ai Savoia, la nuova dinastia, sola passo comprendendo il valore strategico ` di rilandelle miniere sarde, tento ciarne lo sfruttamento; esse furono considerate parte del Regio Patrimo` di riavviare l’attivita ` nio e si cerco estrattiva, concedendo a privati permessi di ricerca in determinate zone. ` del secolo Cosı` nella seconda meta XVIII, oltre alla tradizionale zona di Monteponi, furono individuate altre aree e furono impiantati nuovi cantieri ` fu in diverse parti dell’isola. L’attivita coordinata, in un primo tempo, da Vincenzo Mameli, cui succedette con il titolo di sovrintendente delle miniere il ` Belly, che concluse la propria attivita nel 1791. Dopo alcuni anni di incertezze l’incarico fu affidato ad Alessio ` Vincard di Saint Real che si preoccupo
di costituire un fondo di autofinanziamento per procurarsi le risorse necessarie ad avviare lo sfruttamento. A partire dal 1805 lo sviluppo delle miniere ` assicurato dalla costituzione sembro ` faceva di una compagnia, che pero capo a un avventuriero, il conte Vargas, cui era stato concesso lo sfruttamento di tutte le miniere dell’isola per 25 ` nel 1808 la societa ` fallı`, anni. Ma gia provocando una lunga crisi nel settore; la situazione prese a modificarsi solo nel 1831, quando fu nominato direttore generale delle miniere l’ingegner Francesco Mameli. Egli intuı` per primo l’importanza della funzione ` dello Stato nel promuovere l’attivita mineraria e nel sorreggere gli imprenditori che avessero voluto investire capitali nel settore. Sulla base di questa intuizione dopo il 1847 fu estesa alla Sardegna la legge piemontese del ` 1840, in base alla quale la proprieta dei terreni veniva distinta dalla pro` delle risorse del sottosuolo e fu prieta introdotto il principio secondo cui la miniera era da considerarsi come una ` a se ´ rispetto al terreno su cui entita essa insisteva. Questo principio consentı` di creare le condizioni per la co` minerarie che, stituzione delle societa a partire dal 1848, impegnarono ingenti capitali nello sviluppo delle atti` minerarie. Molte di queste societa ` vita erano straniere e presero a operare, oltre che nell’Iglesiente anche in altre parti dell’isola. ` DELL’OTTOCENTO LA SECONDA META Tra il 1848 e il 1870 furono rilasciate ` di cinquanta concessioni a societa ` piu ` estrattiva ebbe un o a privati e l’attivita notevole sviluppo; furono anche impiantate alcune piccole fonderie, ma la maggior parte del materiale scavato veniva trasportato in terraferma. L’at` estrattiva era comunque legata tivita all’andamento dei prezzi sul mercato
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Miniere in Sardegna internazionale, per cui a seconda delle loro oscillazioni in Sardegna si registravano variazioni del livello di produzione che ebbero gravi ripercussioni sull’occupazione. Tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, poi, fu introdotta la meccanizzazione ` ancor di alcune lavorazioni che elevo ` il totale della produzione: si caldi piu cola che nel 1903 venissero estratte mediamente 300 000 t di minerale all’anno e fossero complessivamente impiegati ` di 13 000 operai. piu
Miniere in Sardegna – Miniera di Monteponi.
DAL PERIODO FASCISTA ALLA CRISI Dopo la pausa dovuta alla prima guerra mondiale, nel dopoguerra sem` avviarsi una certa ripresa, furono bro aperti nuovi impianti e furono introdotte nuove tecnologie. La crisi del ` i suoi segni anche sul si1929 lascio stema minerario sardo, ma il regime ` impegnato nella prima fascista, gia fase della sua politica autarchica, lo sostenne adeguatamente. Anzi, dopo ` poterlo la guerra d’Etiopia sembro condurre a una nuova fase di sviluppo: cosı` fu avviato lo sfruttamento delle miniere di carbone e fu costruita Carbonia. Ma finita la seconda guerra mondiale, con la riapertura dei mercati (e della concorrenza), dopo un breve periodo di illusoria ripresa la ` produzione delle miniere sarde calo ´ vistosamente. In primo luogo perche
` a essere chiaro che per comincio quanto riguardava il settore del piombo e dello zinco i filoni erano ora´ mai esauriti, in secondo luogo perche nel settore del carbone il prodotto sardo non poteva reggere la concor` e prezzo con quello renza per qualita ` minerarie. proveniente da altre realta ` di Cosı` in un primo momento si penso ` pubblifar gestire il sistema da societa che: quando poi fu chiaro che le prospettive per una ripresa non c’erano, ` fu entro il 1980 l’insieme dell’attivita fermato e la maggior parte degli impianti chiuso. Nuove speranze si sono accese da qualche anno a questa parte con la scoperta (e la ricerca) dell’oro. La maggior parte degli antichi im`, e ` oramai considerata solo pianti, pero nella prospettiva dell’archeologia industriale. I SITI MINERARI I luoghi dove si sono svolte, lungo i secoli, le principali atti` estrattive sono distribuiti un po’ in vita tutta l’isola. SULCIS, IGLESIENTE, ARBURENSE Genna Sciria, miniera abbandonata di piombo e argento non lontana da Montevecchio; Gennemari, miniera abbandonata di piombo e zinco a sud dell’abitato in direzione Fluminimaggiore; Ingurtosu; Medau Ganoppi; Monreale, miniera abbandonata di fluoro nei pressi del castello; Montevecchio, miniera inattiva di piombo e zinco; Nieddoris, miniera abbandonata di piombo e argento nei pressi della cantoniera di Bidderdi; Nuracauli, miniera abban` donata di piombo e zinco in prossimita di Ingurtosu; S’Acqua Bona, miniera abbandonata di piombo e argento nei pressi di Bidderdi; Su Scivu, miniera abbandonata di piombo nei pressi di capo Pecora; Malfidano; Nanni Frau; Planu Sartu; Barbusi; Cortoghiana; Serbariu; capo Becco; capo Rosso; Barraxiutta; Is Murvonis; Mucciurru;
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Miniere in Sardegna Perdaniedda; Sa Duchessa; Santa Barbara; Tinı`; Acqua bona, miniera di Piombo e argento; Arenas, miniera di piombo e zinco; Baueddu; Candiazzu; Gutturu Pala; Perdas de Fogu; Perda S’Oliu; Pira Roma; Planu Dentis; Porcile Seddori; Sa Mena de S’Oreri; Santa Lucia; Su Menga; Su Zurfuru; Bacu Abis; Funtanamare; Monte Oi; Monte Onixeddu; Nuraxi Figus; Serucci; Monte Uda; Seddas Moddizzis; Fenugu Sibiri; Perda ’e Pibera; Sa Nuedda; Acquaresi, miniera di piombo e zinco; Barena; Cabitza; Campo Pisano; Canal Grande; Coremo; Enna Murtas; Fontanaperda; Fossa Muccini; Genna Luas; Genna Rutta; Gruguas; Malacalzetta; Marganai; Masua; Matoppa; Monte Agruxiau; Montecani; Monte Cuccheddu; Monteponi; Monte Scorra; Nebida; Nebidedda; Pala is Luas; Pubuxeddu; Punta della Torre; Reigraxiu Marganai; San Benedetto; San Giorgio; San Giovanni; San Luigi; Terras Nieddas; Monte Ega; Rosas; Sa Marchesa; Monte Tamara; Su Sinibraxiu; Llaio; Truba Niedda; Canale Serci; Orbai; Villamassargia. Teulada: Monte Lampanu; Su Benatzu. SARRABUS, GERREI, TREXENTA, CAMPIDANO DI CAGLIARI Armungia: Sa Lilla; Gutturu Cardaxius; Miniera dei Genovesi; Corti Rosas; San Leone; Donori: S’Ortu Becciu; Masoni Pizzudo; Monte Marraconis; Mandas: Genna Gureu; Muravera: Baccu Arrodas, miniera di argento; Su Zippiri; Perdasterria; Giuanni Bonu; Masaloni; Nicola Secci; S’Acqua Arrubia; Sarcilloni; Su Lionarzu; Tacconis; Is Istrias; Serrenti: Monte Porceddu; San Vito: Genna Flumini Brecca; Monte Lora; Monte Narba; Peddiatu; Perd’Arbe; Silius: Acqua Frida, piombo e fluoro; Genna Tres Montis; Muscadroxia; Sinnai: Serra S’Ilixi; Tuviois; Soleminis: Terramala; Villasalto: Perredis;
Su Suergiu; Villasor: Monte Zippiri; Villaputzu: Baccu Locci, miniera di piombo e arsenico; Bruncu Crabilis; Gibas.
Miniere in Sardegna – Nastro trasportatore della miniera di San Giovanni a Gonnesa.
PLANARGIA, MARGHINE, CAMPIDANO DI ORISTANO Asuni: Sa Perduccia; Sa Zuddia; Monte Grighini; Morgongiori: Nuraghe Onigu; Planargia: Porto Baosu. BARBAGIA, OGLIASTRA, NUORESE Genna Contu; Monte Idolo; Baunei: Genna Olidoni; Gadoni: Funtana Raminosa; Lula: miniera di piombo e zinco; Guzzurra; Sos Enattos; Orani: Sa Matta; San Francesco; San Paolo; Samugheo: Is Cardaxius; Scala Sa Bingia; Posada: Aidu entu, miniera di piombo, bario e fluoro; Seui: Corongiu; Talana: Zippiri de Castiadas; Tertenia: Baccu Talentino; Bau Arenas; Perda Majori; `; Torpe `: Barisone; Punta GortoSarrala nedda; Villanova Strisaili: Correboi.
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Mioporo NURRA, ANGLONA, LOGUDORO Alghero: Calabona; La Speranza; Pedra de Fogu; Anglona: Nuraghe Cannarzu; Cheremule: Sos Furrighesos; Nurra: Monte Doglia; Monte Trudda; Olmedo: Olmedo; Ozieri: Bena de Padru; Palmadula: Argentiera, miniera di piombo, argento e zinco; Canaglia.
Minoberti, Francesco = Minerbetti, Francesco
Minutadas Antico villaggio di origine ` Monte medioevale situato in localita ` di Villanova Santu Miali in prossimita Monteleone; faceva parte del giudicato di Torres, compreso nella curatoria del Monteleone. Era una porzione dei territori che entro il secolo XII pervennero ai Doria in seguito ai matrimoni di alcuni di loro con principesse della casa giudicale. Dopo l’estinzione della dinastia essi lo compresero nello stato che formarono riunendo i loro domini nella Sardegna nord-occidentale. Il ` si spopolo ` rapidamente villaggio pero ed entro i primi anni del secolo XIV scomparve.
Minutili Famiglia patrizia (secc. XV-
Miniere in Sardegna – Un vecchio stabilimento minerario di Iglesias.
Ministru, Su Zuppa povera, il cui nome ` che si som(tradotto alla lettera, ‘‘cio ministra’’) ricorda l’usanza in base alla quale i proprietari terrieri somministravano un vitto leggero ai braccianti che occasionalmente lavora` . Si ottiene vano nelle loro proprieta preparando un piatto di ciccioli di salsiccia, con aglio e cipolla, che si fa soffriggere e poi si amalgama con della semola grossa (succu ’e rena) simile alla fregula. L’amalgama cosı` ottenuto si fa bollire in una pentola di coccio portandolo a giusta cottura; la zuppa viene spolverata abbondantemente di pecorino stagionato e servita caldissima.
XVII). Di origine napoletana, con un ` a Sassari nel seManilio si trapianto colo XV. Egli ebbe l’ufficio di vicario reale; nel corso del secolo XVI Angelo Francesco e Francesco, due suoi pronipoti, diedero vita a due rami della famiglia. `a Ramo di Angelo Francesco. Continuo ´ nel secolo risiedere a Sassari finche ` a Mores, estinguendosi XVII si sposto nel secolo XVIII. ` Ramo di Francesco. Nel 1521 la nobilta di Francesco fu riconosciuta comune a quella dei Minutili napoletani; ne discese il ramo che si stabilı` a Nuoro. I suoi discendenti furono ammessi allo Stamento militare nel 1555 durante i lavori del parlamento Madrigal. Questo ramo si estinse nel corso del secolo XVII nei Nieddu.
Mioporo Pianta perenne della famiglia delle Mioporacee (Myoporum insularis ` stata R.Br.). Di origine australiana, e introdotta nell’Orto Botanico di Cagliari, da cui ha avuto un’ampia diffusione nel verde pubblico e privato per formare siepi; cresce preferibilmente ` raggiunnelle zone costiere, dove puo
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Mira gere anche le dimensioni di albero. Ha foglie lucide con apice arrotondato, fiori piccoli, bianchi, leggermente odorosi che maturano in maggio. Nome `poru. [MARIA IMMACOLATA BRIsardo: mio GAGLIA]
Mira, Giovanni Storico, uomo politico (Milano 1891-Alzano Lombardo 1966). Combattente e pluridecorato della ` nel prima guerra mondiale, si laureo dopoguerra e divenne professore al Liceo ‘‘Parini’’ di Milano. Nel 1924 fu tra i fondatori dell’Unione Nazionale con Giovanni Amendola; nel 1925 fu dimesso dall’insegnamento per antifascismo. Dal 1936 al 1939 diresse l’ufficio studi dell’ISPI, nel 1942 si trasferı` a ` nella Resistenza. Roma e si impegno Fu a capo della segreteria di Ferruccio Parri nel 1945; dal 1946 fu nominato vicepresidente del Touring Club Italiano e diresse la rivista ‘‘Le Vie d’Italia’’. ` due scritti che riguardano la Lascio Sardegna: Il contributo dell’istruzione superiore allo sviluppo economico e sociale della Sardegna, edito dalla Commissione nazionale italiana dell’UNESCO, pubblicato a Cagliari nel 1959, e Lineamenti di storia economica della Sardegna dall’inizio del periodo sabaudo alla fine dell’Ottocento, in Sviluppo economico e tecnica della programmazione, 1963.
Mirabili, Bonaventura Letterato (Cagliari 1691-ivi?, 1752). Dopo avere studiato presso gli Scolopi si fece monaco francescano. Stimato per le sue qua` , divenne provinciale della provinlita cia francescana di San Saturnino. Inse` filosofia e teologia e fu direttore gno dei lavori della chiesa di Santa Rosalia a Cagliari. Autore di orazioni sacre e ` numepanegirici d’occasione, lascio rosi opuscoli che ne riproducono il Discorso panegirico pel soccorso di grano inviato alla Sardegna dal re Vittorio Amedeo nella carestia del 1728 voltato
dallo spagnolo in italiano, 1739, e la ´n por las conquistas que obtuvo Oracio en el an ˜ o 1746 el Rey de Sarden ˜ a Carlos Emanuel, 1746.
Miracapillis, Giovanni de Religioso ` sec. XIV-meta ` sec. XV). (seconda meta Vescovo di Galtellı` dal 1419 a prima del 1426. Dell’ordine domenicano, baccelliere in Teologia, fu vescovo di Galtellı` dal 1419 a prima del 10 luglio 1426.
Miranda Famiglia feudale spagnola (sec. XVIII). Ad essa apparteneva un Lope marchese di Valdecalzana che ` Isabella Trelles, erede del marsposo chesato di Torralba. I loro discendenti continuarono a possedere il feudo senza chiederne l’investitura al re di Sardegna e per questo motivo furono coinvolti dal fisco in una lite che non era ancora conclusa quando nel 1760 si estinsero.
Miret y Sans, Joachim Storico filologo (Barcellona 1858-ivi 1919). Studioso della storia e della letteratura catalana del Medioevo, nell’ambito dei suoi studi ebbe modo di occuparsi ripetutamente dei rapporti della Catalogna con la Sardegna. Tra i suoi scritti: Los vescomtes de Bas en la illa de Sardenya, ` de en Branca1901; Temptativa d’evasio ` D’Oria del Castell de Caller, ‘‘Boletı´n leo de la Real Academia de Buenas Letras’’, IV, 1907; Saqueig de Sasser en 1329, ‘‘Boletı´n de la Real Academia de Buenas Letras’’, IV, 1907; Itinerario del rey Alfonso IV el conquistador de Cerden ˜ a, ‘‘Boletı´n de la Real Academia de Buenas Letras’’, IX, 33-34, 1909; Notes ´ la historiques de Sardenya, anteriors a ` catalana, ‘‘Archivio storico dominacio sardo’’, V, 1909.
Mirto1 Pianta della famiglia delle Mir` un arbutacee (Myrtus communis L.). E sto sempreverde molto ramificato che in condizioni ottimali di clima, illumi` puo ` raggiungere annazione e umidita che i 3-4 m di altezza, ma generalmente
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Mirto cresce in arbusti compatti di circa 1 m sia nella macchia bassa delle coste sia nel sottobosco delle leccete, fino alle ` umide e protette delle aree zone piu montane. Ha foglie coriacee e lucide, di forma ovato-lanceolata; i fiori, solitari su un peduncolo all’ascella fogliare, sono bianchi con numerosi stami che formano un caratteristico ‘‘piumino’’ e fioriscono a primavera inoltrata e all’inizio dell’estate, ma in ambienti riparati e con temperature ` fiorire per tutto l’anno; i frutti miti puo ` , tra dicemsono bacche che a maturita bre e febbraio, diventano nere-blua` stre. In alcune zone si trova una varieta a bacche bianche-giallastre. Tutte le parti della pianta sono molto aromatiche e vengono usate per produrre il liquore di m. (= Mirto2 ). Il m., pianta tra ` citate anche nella mitologia le piu ` molto utilizzata come sacra a Venere, e nella cucina sarda: il ‘‘porcetto’’ da latte si copre con foglie di m. dopo la ` sapocottura allo spiedo, i tordi (i piu riti sono proprio quelli che si alimentano con le sue bacche) bolliti e infilati in un ramo di m. formano is pillonis de ` ccula, tipici del Campidano e del ta Basso Sulcis. Una preparazione tipica ` la carne cotta a delle zone interne e carraxiu: in una buca del terreno si brucia della legna, poi, tolta la brace, si adagia su un letto di foglie di m. un ‘‘porcetto’’ o, meglio, un cinghiale; il tutto viene coperto dalla terra e sopra vi si accende un altro fuoco, che pro` il calore sufficiente a cuocere a durra puntino un arrosto dal profumo e dal sapore irresistibili. Sia le foglie che i ` officifrutti hanno anche proprieta nali: nella medicina popolare vengono usati per la loro azione digestiva, balsamica e disinfettante. I rami flessibili sono usati anche per intrecciare cestini. Se ne estraeva tannino per la concia delle pelli; il m. si usa anche come
pianta tintoria: dalle sue bacche si ottiene un bel colore viola luminoso, uno ` rari e difficili da ottedei colori piu nere, che veniva utilizzato solo per tingere gli indumenti preziosi e i bordi delle coperte delle spose. Nomi sardi: mirtu (Sardegna settentrionale); multa (gallurese); murtaucci (campidanese). [MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]
Mirto – Bacche mature.
Mirto2 Liquore tipico tradizionale di fabbricazione domestica, diffuso in ` antutta la Sardegna fin dai tempi piu tichi, un tempo confezionato con sistemi artigianali per soddisfare le esigenze della famiglia, oggi prodotto industrialmente da diverse distillerie, ormai anche fuori dell’isola. Il liquore tradizionale viene confezionato utilizzando le bacche di mirto (myrtus communis) e foglie giovani. Quando hanno raggiunto la giusta maturazione le bacche vengono raccolte e collocate in vasi di vetro riempiti di alcool a 95º (1 l di alcool per 1 kg di bacche) e sigillati. All’interno del vaso, in circa un mese, av-
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Miscali viene la macerazione delle bacche. L’infuso cosı` ottenuto viene agitato ogni due o tre giorni. Terminato il processo di macerazione, le bacche vengono spremute e il liquido accuratamente filtrato e mescolato a uno sciroppo di acqua bollente e zucchero, al quale viene aggiunto alcool. Il composto cosı` ottenuto viene agitato e mescolato, quindi nuovamente filtrato e lasciato riposare per alcuni giorni. Su` essere imbottibito dopo il liquore puo gliato e lasciato per almeno un anno a stagionare in luogo fresco. Il liquore di ` stato riconosciuto dal Ministero m. e delle Politiche agricole e forestali `’’. ‘‘prodotto tradizionale di qualita
Miscali, Franco Pittore e mosaicista (n. Ghilarza 1960). Nato da una famiglia ` generache tradizionalmente da piu zioni si dedica all’arte della decorazione musiva, dopo aver lavorato per anni nel suo paese natale, raggiun` spostato gendo risultati pregevoli, si e a Dorgali dove attualmente ha aperto lo studio registrando un crescente successo di critica.
Misorro, Gavino Gentiluomo (Tempio, sec. XVII-?). Era enormemente ricco e si distinse nella repressione del banditismo. Per questo nel 1694 ottenne il `. Di cavalierato ereditario e la nobilta lui rimase memoria nelle tradizioni tempiesi come di un uomo prepotente che amava girare armato, accompagnato da ‘‘bravi’’ e sicari e pronto a ` tradizione che ´. E farsi giustizia da se la chiesa del Purgatorio, nel centro di Tempio, sia stata da lui edificata in penitenza degli omicidi commessi o fatti commettere.
Miss Italia Dalla istituzione della popolare manifestazione che annual` bella d’Italia, mente designa la piu due sarde hanno ottenuto l’ambito riconoscimento: Franca Dall’Olio (n. Cagliari 1946), eletta nel concorso del ` laureata, e ` dive1963; in seguito si e ` stata consigliere nuta insegnante ed e comunale di Cagliari per AN tra il 1994 e il 2000; Alessandra Meloni (n. Cagliari 1972), eletta nel concorso del 1994, laureata in Scienze dell’Educazione.
Misorro Famiglia di Tempio Pausania (secc. XVII-XVIII). Le sue prime notizie risalgono al secolo XVII. I M. esercitavano tradizionalmente la professione di avvocato ed erano in possesso di un discreto patrimonio fondiario. Si conoscono due rami della famiglia, i cui vincoli genealogici sono difficili ` antico discende da determinare. Il piu da un Gavino, che nel 1694 ottenne il ` : la cavalierato ereditario e la nobilta sua discendenza si estinse nel corso del secolo XVIII; l’altro ramo si mantenne in civile condizione a Tempio: i suoi membri nel corso del secolo XVIII ricoprirono importanti uffici pubblici e ottennero il riconoscimento della no` nel 1802 con l’avvocato Giuseppe, bilta la cui discendenza si estinse nel corso del secolo.
Mistras – Una garzetta cattura un pesce nelle acque dello stagno.
Mistras Stagno situato nella parte set` setentrionale del golfo di Oristano; e parato dal mare da alcuni cordoni sabbiosi che rendono difficile il ricambio dell’acqua e, di conseguenza, durante l’estate vi si determina un livello di sa` superiore a quello del mare, d’inlinita
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Mocci verno invece le sue acque diventano ` dolci a causa delle piogge. Lo stagno e incluso nell’elenco delle zone umide da proteggere in base alla convenzione di Ramsar; si stende su un’area di 450 ` molto importante per le numeha ed e rose specie di uccelli, stanziali e non, che lo abitano. Le sue risorse sono attualmente gestite da una cooperativa di pescatori.
Mistretta, Pasquale Urbanista (n. Cagliari 1932). Conseguita la laurea in Ingegneria ha intrapreso la carriera uni` professore versitaria. Attualmente e ` di Ingegneria dell’Upresso la Facolta ` di Cagliari e dal 1991 rettore niversita dell’Ateneo, a cui ha dato notevole impulso. Tra i suoi scritti: Il teatro romano di Nora, ‘‘Dioniso’’, XXXV, 1961; Il tipo edilizio delle vecchie contrade di Cagliari, ‘‘Bollettino tecnico degli Ingegneri e Architetti sardi’’, 1965; Il colore della Barbagia, ‘‘Sardegna economica’’, 11, 1966; Le case della Barbagia, ‘‘Bollettino tecnico degli Ingegneri e Architetti sardi’’, 1-2, 1967; Aspetti tipici del Castello di Cagliari, ‘‘Bollettino tecnico degli Ingegneri e Architetti sardi’’, 1-2, 1968; Alghero. Ipotesi di assetto per lo sviluppo sociale ed economico (con Mario Lo Monaco), 1973; Una montagna di attese, ‘‘Critica tecnica’’, III, 4, 1974; Aritzo e le Barbagie tra Oristano e Tortolı`, ‘‘Nord Sud’’, 1920, 1976; Problemi di pianificazione regionale. Il caso della Sardegna, 1980; La ricostruzione dopo i bombardamenti, ‘‘Almanacco di Cagliari’’, 1984; Il futuro, in Dentro Castello, 1986; Gli habitat minerari, in Le miniere e i minatori in Sardegna (a cura di Francesco Manconi), 1988; La questione urbana in Sardegna, ‘‘Quaderni bolotanesi’’, XVII, 1991.
Mistroni, Renato Operaio, consigliere regionale (Ferrara 1910-Cagliari 1992). Operaio, poi impiegato, schierato sin
da giovane con la Sinistra, fu eletto consigliere regionale del PCI nel collegio di Cagliari per la V e VI legislatura dal 1965 al 1974. Al termine della VI legislatura non fu ricandidato.
Mitchell, Terence C. Archeologo inglese (n. sec. XX). Nel 1987 ha concorso alla redazione del catalogo BarnettMendleson degli oggetti fenici e punici pervenuti da Tharros al British Museum, curando la parte relativa alle ceramiche: Pottery. a) Phoenician and Punic, in Tharros. A Catalogue of Material in the British Museum from Phoenician and other tombs at Tharros, Sardinia, 1987.
Mitchels, J.W. Archeologo americano (n. sec. XX). Studioso dei problemi dell’ossidiana in Sardegna, nel 1984 ha preso parte alla I Sessione di studi sull’archeologia sarda organizzata dalla ` del MichiBalmuth per l’Universita gan, presentando una relazione su Obsidian Hydration Dating in Sardinia (con E. Atzeni, J.S.T. Tsong e G.A. Smith), in Studies in Sardinian Archaeology, 1984.
Mocci, Antonio Storico (Bosa 1866Sassari 1923). Laureato in Lettere nel 1893 e in Giurisprudenza nel 1896, dal 1899 fu nominato insegnante di storia al Liceo classico ‘‘Azuni’’ di Sassari. `, Messosi in evidenza per le sue qualita nel 1915 e nel 1916 fu comandato presso ` di Sassari per insegnarvi l’Universita Storia delle istituzioni giuridiche ed economiche della Sardegna e Diritto ecclesiastico. Fu tra i fondatori della ` storica sarda. Alcune sue pubSocieta blicazioni sono siglate con lo pseudonimo ‘‘Sem’’. Tra i suoi scritti: Antica ` di Cornus con cenni biografici di citta Ampsicora, 1897; Origine del nome Sardegna, ‘‘Sardegna letteraria’’, I, 14, 1898; Eleonora d’Arborea e la battaglia di Sanluri, ‘‘La piccola Rivista’’, I, 7, 1899; Bosa si chiamava Calmedia?,
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Mocci ‘‘L’Unione sarda’’, 1900; Diplomi inediti di Carlo Emanuele III e Vittorio Amedeo III di Savoia sulla colonia greca di Montresta in Sardegna, 1903; Canzone inedita sull’amorosa vicenda di una castellana di Bosa. Per nozze Pitre` -Dalia, 1904; Le decime ecclesiastiche sarde. Introduzione, ‘‘Archivio storico sardo’’, IV, 1908; Antonio Angelo Carcassona giureconsulto sardo del secolo XVI, 1909; Le decime ecclesiastiche sarde. I parte, 1911.
Mocci, Marcella Insegnante, studiosa di storia delle donne (n. Cagliari, sec. XX). Dopo essersi laureata in Lettere ` dedicata con passione all’insegnasi e mento nelle scuole secondarie; impegnata soprattutto nello studio della ` condizione e del mondo femminile, e tra le fondatrici dell’associazione cul` autrice di turale La donna sarda, ed e alcuni interessanti lavori di approfondimento delle problematiche femminili. Ha scritto l’articolo Il gruppo delle Cordeliane di Sardegna, ‘‘Almanacco di Cagliari’’, 1996, e ha collaborato all’importante repertorio bibliografico, Donne. Due secoli di scrittura femminile in Sardegna (1775-1950) (a cura di Franca Ferraris Cornaglia, Mirella Melis Zucca, Marcella Mocci Serri, Maria Luisa Viola), 2001.
Mocci, Vinicio Insegnante, consigliere regionale (Sardara 1915-Cagliari 1975). ` con pasLaureato in Lettere, si dedico sione all’insegnamento nelle scuole superiori. Socialista militante, dopo la caduta del fascismo contribuı` alla ripresa del suo partito in Sardegna e si ` attivamente nella vita poliimpegno tica. Nel 1965 fu eletto consigliere regionale nel collegio di Cagliari, ma al termine della legislatura non fu riconfermato.
Moccia, Antonio Scultore (Alghero 1805-Torino 1842). Compı` i suoi studi a Roma frequentando dal 1823 l’Accade-
mia di San Luca, dove fu allievo del Thorvaldsen. Trasferitosi a Torino, forse con la protezione di Giuseppe Manno, suo concittadino, riuscı` a introdursi negli ambienti della corte e nel 1830 eseguı` la statua della Beata Margherita di Savoia per la chiesa della Gran Madre di Dio a Torino, la sua prima opera in marmo di grandi dimensioni. Nel 1834 eseguı` il busto di Giuseppe Manno per la Biblioteca Universitaria di Cagliari, ordinatogli dal ` la sola cavalier Antonio Ballero, che e sua opera individuata in Sardegna. In ` fu autore di molti altri lavori, realta che in gran parte si trovano a Torino.
Mociga Famiglia sassarese di origine spagnola (secc. XVII-XVIII). Le sue notizie risalgono agli inizi del secolo XVII, quando viveva un Gaspare, commissario di guerra. I suoi discendenti mantennero una discreta posizione in ` cittadina e nel 1653 seno alla societa furono ammessi allo Stamento militare durante i lavori del parlamento Lemos, essendo discendenti in linea femminile da una Paliacio. La famiglia si estinse nel corso del secolo XVIII.
Mociga, Gaspare Gentiluomo sassa` sec. XVIIrese (Sassari, seconda meta ?). Scoppiata la guerra di successione ` accesi sostenitori spagnola, fu tra i piu del passaggio dell’isola agli Asburgo.
Moddamene Antico villaggio di origine medioevale che sorgeva nei pressi della chiesetta di Santa Susanna in ` di Busachi. Faceva parte prossimita del giudicato d’Arborea, compreso nella curatoria di Parte Barigadu. A partire dagli inizi del secolo XIV la ` a diminuire sua popolazione comincio e probabilmente in conseguenza della peste del 1348 e subito dopo di quella ` completamente e del 1376 si spopolo scomparve prima della fine del secolo.
Moddizzosu Pane tipico della Trexenta e del Sarcidano; veniva usato in
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Modigliani occasione delle feste e delle grandi ricorrenze, confezionato con la semola in forma di focaccia morbida e fragrante lavorata con i metodi tradizionali dalle donne di casa.
Modesto, san = Vito, san Modigliani Famiglia livornese di industriali e commercianti (secc. XIX-XX). Nel 1862 il livornese Flaminio M., procuratore del padre per gli affari che la ` famiglia aveva in Sardegna, compro per un’ingente somma una grande pro` presso Iglesias conosciuta come prieta ` volte al centro, il salto di Gessa, piu nella sua storia secolare, di liti fra i suoi signori e il comune di Villa di ` comprendeva Chiesa. La proprieta 12 000 ha di terreno, una foresta, 25 aree minerarie. Al suo centro si trovava la casa padronale di Grugua, dove avrebbe abitato la famiglia del nuovo proprietario. In quella seconda ` dell’Ottocento Iglesias conosceva meta ` alti della sua stouno dei momenti piu ` mineraria e anche Flaminio ria di citta ` alle intraprese comM. accompagno merciali l’iniziativa di sfruttamento del sottosuolo (di cui la famiglia si occupava anche nel Bergamasco). Verso ` la marsigliese Eugenia il 1870 sposo ` sino al 1884 visse a LiGarsin, che pero ` vorno, mentre il marito risiedeva piu di frequente in Sardegna. A Livorno, nel 1884, nacque il figlio Amedeo, de` grandi stinato a diventare uno dei piu pittori del Novecento; purtroppo il giorno della sua nascita – ha notato Christian Parisot, presidente degli Archivi Legali Amedeo M. nel volume Modigliani a Venezia, tra Livorno e Parigi, 2005, edito dal sassarese Delfino in occasione di alcune importanti mostre dedicate al pittore – coincise con il primo pignoramento dei beni dei M., in conseguenza del mancato pagamento di diverse imposte. Di lı` a poco la famiglia avrebbe abbandonato la
Sardegna (il salto di Gessa fu messo all’asta nel 1895). Il ragazzo Amedeo ebbe ` occasione di venirci fra il 1896 e il pero 1901 insieme ai genitori o anche con la famiglia di Tito Taci, proprietario a Iglesias dell’albergo ‘‘Leon d’Oro’’, grande amico di Flaminio. Nella mostra cagliaritana del 2005 e in quelle ` stato esposto un Ritratto successive e di Medea che il Parisot attribuisce a un Amedeo sedicenne; il quadro sarebbe stato dipinto nel 1900, sulla base di una fotografia di Norma Medea Taci, figlia di Tito, morta ancora giovane di meningite nel 1898. L’attribuzione operata dal Parisot ha suscitato un animato dibattito fra gli storici dell’arte isolani.
Modigliani, Amedeo Pittore (Livorno 1884-Parigi 1920). Quello che sarebbe ` grandi pittori del Nostato uno dei piu ` forse a Iglesias nelvecento, soggiorno l’estate del 1898. La sua famiglia aveva acquistato in Sardegna, nel 1862, un’imponente patrimonio terriero: 12 000 ha che, col salto di Gessa, si stendevano da Grugua e Sant’Angelo fino a Buggerru. Prima suo nonno Emanuele e poi suo padre Flaminio erano stati spinti in Sardegna dalla stessa ‘‘febbre delle miniere’’ che attrasse nell’Iglesiente di quel tempo folle di capitalisti, tecnici e operai. Flaminio non fu fortunato: mentre – secondo la ricostruzione che della vicenda ha offerto Valentino Porceddu – pensava di avere acquistato, insieme col suolo, anche i ` del sottosuolo diritti di proprieta (come volevano le leggi minerarie toscane), in base alla legge mineraria piemontese i diritti sul sottosuolo appartenevano allo Stato. Modigliani fu ` vencoinvolto in una causa che duro ` al sequestro dei suoi t’anni e che porto beni e al pignoramento della sua stessa abitazione livornese proprio nel giorno in cui nasceva Amedeo. Ma i Modigliani erano rimasti in buoni rap-
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Modoaldo porti con la famiglia Taci, proprietaria dell’albergo‘‘Leon d’Oro’’ a Iglesias. Di una loro giovane figlia, Medea, M. avrebbe dipinto il ritratto secondo un modulo impressionistico (precocissimo, M. aveva cominciato a dipingere a 14 anni, ma il suo ritratto dovrebbe ` tardi). Sulla essere stato eseguito piu ` di un soggiorno di M. a Iglesias e realta l’attribuzione del ritratto a quel pe` sorta una polemica quando, riodo e nell’estate 2005, l’editore sassarese Carlo Delfino ha organizzato – per conto del Comune di Cagliari – una mostra di opere di M. (e di altri minori) nel castello di San Michele. Nell’occasione, grazie anche alle ricerche del critico Christian Parisot, presidente ` stata espodegli Archivi Modigliani, e ` sta una foto di M., giovanissimo e gia malato, ritrovata presso la famiglia dell’ingener Perpignano, a Iglesias. Altri Modigliani frequentarono Iglesias, a cominciare dal fratello di Amedeo, ` , leaGiuseppe Emanuele detto Mene der del rifomismo socialista, che a Iglesias conobbe forse anche Angelo Corsi. Dalla causa che aveva intentato allo Stato, Flaminio Modigliani «uscı` perdente debitore di una cifra tale – sono ancora parole di V. Porceddu – da costringerlo, stando a quanto lui stesso ` a Quintino Sella in una lettera dichiaro di discolpa, a radere al suolo il bosco che si stendeva da Grugua a Flumini e Buggerru per poter esportare il carbone a Marsiglia. Modigliani venne accusato apertamente e definito ‘‘l’Attila del Sulcis’’».
Modoaldo, san = Severa, santa Modolo Comune della provincia di Ori` stano, compreso nell’VIII Comunita montana, con 181 abitanti (al 2004), posto a 134 m sul livello del mare a ridosso della costiera bosana. Regione storica: Planargia. Diocesi di Alghero-Bosa. & TERRITORIO Il territorio comunale,
di forma grosso modo triangolare, si estende per 2,52 km2 e confina a nord con Bosa e Suni, a est ancora con Suni, a sud con Magomadas e a ovest con Bosa. Si tratta di una conca amena e riparata che digrada verso la vallata del Temo e il mare; il clima dolce e la natura dei terreni favoriscono l’agricoltura, in particolare la viticoltura e ` servito dal la frutticoltura. Il paese e fitto reticolo di strade che collega i piccoli e piccolissimi villaggi della regione; si trova in particolare lungo la secondaria che distaccandosi dalla statale 282 si dirige verso il mare. A breve distanza passa anche la ferrovia a scartamento ridotto Macomer-Bosa Marina, utilizzata oggi solamente a scopi turistici.
Modolo – Veduta del centro abitato.
` di probabile STORIA Il villaggio e `a origine romana; nel Medioevo entro far parte del giudicato di Torres e fu incluso nella curatoria della Planar` , subito gia; e, con ogni probabilita dopo che la Sardegna fu liberata dalla ˆhid fu compreso nei minaccia di Muga territori che furono donati ai Mala` ando ` svispina. La piccola comunita luppandosi tranquillamente; i rapporti con i nuovi signori furono buoni ed essi, quando si estinse la dinastia giudicale di Torres, lo inclusero nello stato che avevano formato. Nel periodo successivo le continue divisioni e le &
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Modolo frequenti liti ereditarie li indebolirono, per cui nel 1308 furono costretti a dare in pegno il villaggio al giudice d’Arborea. Dopo la conquista aragonese essi tentarono invano di rientrarne in possesso; quando poi nel 1325 presero parte alla ribellione dei Doria le speranze cessarono del tutto e ` a far parte del giudicato d’ArM. entro borea. Dopo la battaglia di Sanluri il giudicato scomparve e il villaggio en` a far parte del Regnum Sardiniae, tro quindi fu concesso in feudo a Benedetta d’Arborea figlia dell’infelice Giovanni (=). Alla sua morte, nel 1430, en` a far parte del feudo concesso a Raitro mondo Moncada i cui discendenti se lo videro sequestrare nel 1453. In seguito fu concesso in feudo ai Vilamarı` che si estinsero nel corso del secolo XVI; il villaggio allora, non infeudato, fu ab`, in bandonato a se stesso; la comunita ` economica e isolata, attradifficolta ` un periodo terribile. I suoi abiverso tanti dovettero spesso far fronte a incursioni di corsari nordafricani che sbarcavano indisturbati lungo le spiagge e razziavano terrorizzando le popolazioni. Il villaggio inoltre era disturbato dai cittadini di Bosa che pretendevano, con sempre maggiore prepotenza, di utilizzare il territorio di M. come pascolo per il loro bestiame. Nel 1629 M. fu nuovamente infeudato ai Brondo che riuscirono a impedire la continuazione delle prepotenze da parte degli abitanti di Bosa, ma nel complesso la situazione degli abitanti ` a causa dell’inasprinon miglioro mento del carico fiscale che essi introdussero. M. inoltre perse parte della popolazione a causa della peste, men` del secolo passo ` tre nella seconda meta dai Brondo agli Olives, ai quali in seguito fu sequestrato a causa delle vicende della guerra di successione spa` a essere cosı` gnola. Il villaggio torno
abbandonato a se stesso fino al 1756 quando fu nuovamente infeudato ai Paliacio e incluso nel marchesato della Planargia; il rapporto con i nuovi feudatari fu pessimo, essi infatti imposero un’amministrazione fiscale esosa che ` gli abitanti i quali nel 1795, esaspero quando scoppiarono i moti antifeudali, non esitarono a ribellarsi aperta` nei demente. Il giogo feudale pero ` fino al ricenni successivi continuo scatto avvenuto nel 1838. Di questo periodo abbiamo la preziosa testimonianza di Vittorio Angius: «Nel 1840 erano in M. novanta fuochi e anime 299 distinte in maggiori maschi 89, femmine 96, e minori maschi 64, femmine 70. Le nascite annuali furono 12, le morti 7, i matrimoni 3. I modolesi son ` robusti ` tardi i piu vecchi a’ 60 anni, piu e meglio vissuti, che sorpassano anche il sedicesimo lustro. Le comuni malattie mortali sogliono essere i dolori late` la danza all’arrali. Il sollazzo solito e monia delle canne nella piazza, dove ne’ giorni festivi concorrono i giovani e poi le fanciulle. La comune profes` l’agricoltura, e dopo questa sione e non si esercita alcun mestiere particolare. I telai in cui si lavora non saran ` di 70. La scuola primaria e ` chiusa piu ´ non vi da alcuni anni, e dicesi perche concorresse alcuno ad esservi istruito. Agricoltura. Molte parti del territorio, principalmente le vidazzoni, sono attissime a’ cereali. Si hanno trenta gio` ciascuno semighi per i lavori, e puo nare starelli dodici tra grano ed orzo. Si semina anche un po’ di lino, di fave e di legumi. Le vigne sono in ottimo terreno, e la vendemmia suol dare di vin comune 400 cariche, di vini gentili 60. I `, cosı` ancora le vini sono di gran bonta uve passe che si fanno dal taloppo. Questi, come quelli di altre regioni planargiesi, se nel commercio sono contro il vero riputati come prodotti delle vi-
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Modolo gne bosane, ne hanno per altro rispetto ` . I chiusi pel seminerio in tutta la bonta numero di 50 possono capire di semenza starelli 90. Molti di questi, come la maggior parte delle vigne, appartenendo a’ proprietari bosinchi, accade che alcuni modolesi devano prender a fitto alcuni tratti di terreno ne’ prossimi paesi per poter avere almeno la sufficienza per il pane della famiglia. Le piante comuni sono ciriegi, albicocchi, peri, fichi, susini, pomi, mandorli, noci e ulivi; ma nessuna specie in gran numero, parimente che il totale. Si fanno fichi secchi assai riputati nell’istesso metodo de’ bosinchi. Bestiame. Sopra i 60 buoi che abbiamo notati per servigio dell’agricoltura, si possono annoverare dieci cavalli e trenta giumenti. Ogni altra specie ´ mancano i pascoli». Inmanca perche tanto M. nel 1821 era stato incluso nella provincia di Cuglieri. Quando poi nel 1848 le province furono abolite, il villaggio fu incluso nella divisione amministrativa di Nuoro e nel 1859 nella ricostituita provincia di Sassari. Nella seconda parte dell’Ottocento, grazie ` notevolalla viticoltura, M. si sviluppo mente e divenne un buon produttore di Malvasia. Nel 1927, quando fu ricosti` a tuita la provincia di Nuoro entro farne parte. Quando poi di recente fu` rono costituite le nuove province opto per il passaggio a quella di Oristano. & ECONOMIA Attivita ` di base della sua ` l’agricoltura, in particoeconomia e lare la viticoltura con la produzione di Malvasia di particolare pregio, l’olivicoltura, la frutticoltura e l’olivicoltura. ` prevaL’allevamento del bestiame e ` lentemente incentrato sugli ovini. E sufficientemente organizzata la rete di distribuzione commerciale. Servizi. Il ` collegato per mezzo di autolipaese e ` nee agli altri centri della provincia. E dotato di medico e scuola dell’obbligo.
DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 195 unita di cui maschi 89; femmine 106; famiglie 102. La tendenza complessiva rivelava ` della popolazione, con la stabilita morti 5 e nati 0; cancellati dall’anagrafe 1 e nuovi iscritti 3. Tra i principali indicatori economici: imponibile medio IRPEF 13 311 in migliaia di lire; versamenti ICI 125; aziende agricole 91; esercizi al dettaglio 1. Tra gli indicatori sociali: occupati 40; disoccupati 4; inoccupati 11; laureati 6; diplomati 21; con licenza media 52; con licenza elementare 52; analfabeti 6; automezzi circolanti 66; abbonamenti TV 82. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il territorio comprende le domus de janas di Silatari e Coronedu e i nuraghi di Albaganes, Monte Nieddu e Senes. & PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE Il villaggio ha conservato il suo ` cirassetto tradizionale e l’abitato e condato da un ridente anello di vigneti; ` la l’edificio di maggiore rilievo e chiesa di Sant’Andrea, parrocchiale situata nel centro storico, di origine me` stata completamente ridioevale, che e strutturata nel 1960 dall’architetto Vascellari. Altro caratteristico monu` la chiesa di Santa Croce, comento e struita dalla confraternita omonima nel secolo XVII. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI La festa di Sant’Andrea rappresenta il momento di maggiore richiamo alle antiche tradizioni del paese; si svolge in due diversi momenti dell’anno: il primo tra l’11 e il 12 maggio, con manifestazioni religiose che si concludono con una gara poetica di grande suggestione e con l’esibizione di gruppi folcloristici. Il secondo ha inizio il 30 novembre e si protrae per tre giorni, culminando in una processione solenne &
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Mogor contornata da balli e da altre manifestazioni folcloristiche. ` Modolo, Paolo Sarto (n. Orani 1944). E ` coconsiderato unanimemente il piu nosciuto dei sarti da uomo della Sardegna. Il suo abito ‘‘etnico’’, in velluto o, meno spesso, in fustagno, composto da ` e martingala, gilet, cagiacca con carre ` senza colmicia ‘‘alla coreana’’ (cioe letto: «I sardi la portavano da sempre, anche quando non sapevano che si ` divenchiamava cosı`», dice ridendo), e tato un altro dei simboli della risco` ’’. Apprendista a perta della ‘‘sardita 11 anni, in proprio a 17, la sua prima ´ file ´ all’albergo consacrazione fu un de ‘‘Su Gologone’’, nel 1997, in cui un suo vestito fu ordinato da Francesco Cos` solo sarda, ma siga. La clientela non e anche straniera: la piccola, attivissima sartoria, rimasta a Orani, conta sette lavoratori. Da qualche anno alcuni enti di promozione turistica usano la cerimonia della imposizione della berritta di M. come il riconoscimento di particolari meriti ‘‘identitari’’.
Modulis Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato di Torres, compreso nella curatoria di Cabudabbas. Sorgeva non lontano da Padria. Estinta la famiglia giudicale, il villaggio era caduto nelle mani dei Doria che lo compresero nello stato che avevano formato nella Sardegna nord`, occidentale; la sua popolazione, pero ` a diminuire e nei primi anni comincio ` del secolo XIV il villaggio si spopolo completamente e scomparve.
Modulu Antico villaggio di origine medioevale, compreso nel giudicato di Cagliari. Era situato nelle vicinanze di Serdiana, nella curatoria di Dolia. Caduto il giudicato, nella divisione del ` a far parte dei territori asse1258 entro gnati ai Capraia; alla loro estinzione ` nelle mani del giudice d’Arbopasso ` , Mariano II lo cerea. Nel 1295, pero
dette al Comune di Pisa, che lo fece amministrare dai suoi funzionari. Scoppiata la guerra per la conquista della Sardegna, il villaggio cadde in mano ` a far parte del Rearagonese ed entro gnum Sardiniae. Nel 1328 fu concesso in feudo a Michele Parquet; i rapporti con i feudatari complessivamente fu` a gorono buoni, il villaggio continuo dere dei suoi antichi privilegi e a eleggere annualmente il suo majore, ma a causa della peste del 1348 la popolazione diminuı` in maniera notevole. ` la prima Quando poi nel 1353 scoppio guerra tra Mariano IV e Pietro IV, subı` altri danni, pur continuando a rimanere nelle mani dei Parquet. Dopo il 1365, scoppiata la seconda guerra tra Mariano IV e Pietro IV, il territorio fu occupato dalle truppe arborensi, si ` completamente e scomparve. spopolo
Mogor1 Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato di Torres ed era compreso nella curatoria di Cabudabbas. Sorgeva nei pressi di Bessude. Nel corso del secolo XII divenne possesso dei Doria per i matrimoni di alcuni di loro con principesse della famiglia giudicale. Estinta ` a far parte dello stato la dinastia, entro che i Doria formarono nella parte nord-occidentale del disciolto giudicato. Avendo poi essi prestato omaggio al re d’Aragona, dopo la conquista en` a far parte del Regnum Sardiniae. tro Quando nel 1325 i Doria si ribellarono, divenne uno dei capisaldi della loro resistenza agli Aragonesi, fu spesso teatro delle operazioni militari ed entro la ` . Il suo fine del secolo XIV si spopolo territorio, ridotto a landa boscosa, fu incluso nel feudo concesso a Giacomo Manca nel 1436; pochi anni dopo il vil` . Alla fine del secolo laggio si ripopolo XV, estinta la discendenza maschile dei Manca, per il matrimonio di Erilla Manca con Pietro Cariga il villaggio
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Mogor ` ai Cariga. Estinti anche questi passo ` infine ultimi, nel 1604 il villaggio passo ai Ravaneda; il rapporto con i nuovi feudatari fu piuttosto burrascoso, al punto che gli abitanti del villaggio, esasperati per l’eccessivo fiscalismo, cominciarono a lasciare l’abitato; dopo la peste del 1652 i superstiti si trasferirono a Bessude.
Mogor2 Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato di Cagliari, ed era compreso nella curatoria di Dolia. Sorgeva a nord dell’attuale territorio di Dolianova. Alla caduta del giudicato di Cagliari, nella divisione del 1258 fu compreso nei territori assegnati ai Capraia. Alla loro ` ai giudici d’Arborea, estinzione passo ma nel 1295 Mariano II lo comprese nei territori che trasferı` al Comune di Pisa. Cosı` agli inizi del secolo XIV co` a essere amministrato direttamincio mente dal comune toscano; terminate le operazioni della conquista arago` a far parte del Regnum Sarnese, entro diniae. Poco dopo il villaggio fu concesso in feudo ad Arnaldo Ballester, ` morı` nel 1338 lasciando erede che pero Pietro Oulomar. Con la peste del 1348 si ` quasi completamente; infatti, spopolo cessata l’epidemia, nel 1349 era popolato da appena cinque famiglie. Non si ` piu ` dalla crisi, e quando scoprisollevo ` la prima guerra tra Mariano IV e pio Pietro IV subı` altri danni: i pochi abitanti fuggirono lasciando deserte le poche case che erano rimaste.
Mogor de Liurus Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato di Cagliari, compreso nella curatoria di Decimomannu. Sorgeva nelle campagne della Elmas attuale, non lontano dallo stagno di Santa Gilla. Quando il giudicato cadde, nella divisione del 1258 fu compreso nei territori che toccarono ai Della Gherardesca. Quando poi, alcuni anni
dopo, questi, non riuscendo a sanare i dissidi che li dividevano, procedettero a una nuova divisione tra loro, il villag` ai discendenti del conte Ghegio tocco rardo. Essi, prima della conquista, resero omaggio al re d’Aragona, per cui, terminate le operazioni militari, continuarono a possederlo come feudo della Corona. Negli anni seguenti il villaggio visse tranquillamente, ma subı` gravi danni a causa della peste del `, infatti, 1348. Quando l’epidemia cesso era popolato da sole 12 famiglie; scoppiata la prima guerra tra Mariano IV e Pietro IV, il conte Gherardo della Gherardesca, ultimo signore del feudo, fu sospettato di tradimento e M. de L. fu sequestrato definitivamente dagli Aragonesi. Scoppiata la seconda guerra tra Aragona e Arborea, nel 1365 fu occupato dalle truppe giudicali, finı` di spopolarsi e scomparve.
Mogorella – Il nuraghe Friorosu.
Mogorella Comune della provincia di Oristano, compreso nella XVII Comu` montana, con 513 abitanti (al nita 2004), posto a 265 m sul livello del mare nel retroterra di Oristano. Regione storica: Parte Usellus. Archidiocesi di Oristano. & TERRITORIO Il territorio comunale, di forma grosso modo romboidale, si estende per 17,18 km2 e confina a nord con Ruinas, a est con Villa Sant’Antonio, a sud per breve tratto con Alba-
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Mogorella giara e quindi con Usellus, a ovest con Villaurbana. Si tratta di una regione di colline a nord del monte Arci e della Giara di Gesturi, utilizzate tradizionalmente sia per le coltivazioni agricole ` serche per l’allevamento. Il paese e vito da tre strade secondarie che si dirigono rispettivamente a nord-ovest, verso Siamanna (e Oristano), a nordest, verso Ruinas, e a sud, verso Usellus. & STORIA Il villaggio e ` stato probabil` romana come dimente fondato in eta pendenza della vicina Valentia (=); nel Medioevo faceva parte del giudicato d’Arborea ed era compreso nella curatoria di Parte Valenza. Caduto il giudi` a far parte del Recato, nel 1410 entro gnum Sardiniae ma i suoi abitanti mantennero un atteggiamento ostile nei confronti degli Aragonesi; nell’intento di normalizzare la situazione il re nel 1418 lo concesse in feudo a Ludovico ` nel 1421 lo rivenPontoms che pero dette ad Antonio Madello. Quest’ul` morı` dopo pochi anni e i timo pero suoi eredi, nel 1429, vendettero il villaggio a Pietro Joffre, che in quello stesso periodo andava formando un feudo di discrete dimensioni che fa` definiceva capo a Senis. Cosı` M. entro tivamente a far parte della baronia di Senis della quale condivise le vicende successive fino al riscatto dei feudi. Lo Joffre nel 1436 lo cedette alla figlia Caterina maritata Cardona che a sua volta ` alla figlia Paola maritata Belo lascio ` ; quest’ultima nel 1486 cedette la salu baronia ai Margens. Successivamente ` ai Fogondo e infine ai il villaggio passo Nin, ai quali nel 1838 fu riscattato. Durante tutti questi secoli l’amministra` zione feudale si era fatta sempre piu ` gravosa e l’autonomia della comunita era stata progressivamente limitata. ` del secolo XVII si Nella seconda meta erano costituiti il Monte granatico e il
Consiglio comunitativo che avevano contribuito a risollevare le condizioni ` e a far maturare l’aspidella comunita razione a liberarsi dalla dipendenza feudale; nel 1821 il villaggio fu incluso nella provincia di Oristano e nel 1839 ` le trattative per riscattarsi dalla avvio dipendenza feudale; la fine della poco ` non fu trangradita dipendenza pero ´ al momento della deterquilla perche minazione della somma da pagare per il riscatto sorse una controversia che si concluse solo nel 1863. Relativamente a questo travagliato periodo abbiamo la testimonianza di Vittorio Angius: «Erano nel 1839 anime 388, distinte in maggiori maschi 120, femmine 135, e in minori maschi 65, femmine 70, che si dividevano in famiglie 88. Le nascite annuali sogliono essere 14, le morti 8, i ` frematrimonii 4. Le malattie piu quenti le infiammazioni e le perniciose. Le professioni principali sono l’agricoltura e la pastorizia. Poche persone attendono a’ mestieri di maggior ` , e le donne, che fissamente necessita ` di lavorano in sul telajo, non sono piu 30. Agricoltura. Si sogliono seminare annualmente starelli di grano 400, d’orzo 150, e altrettanto complessivamente di fave e legumi. La fruttifica` all’8, quella zione ordinaria del grano e dell’orzo al 12. Di lino se ne raccoglieranno cantara 25 o 30. In alcuni orti si coltivano cipolle, lattughe, pomidoro ed altre specie. Il clima non pare molto ´ il frutto di queconveniente alle viti, ne ` di molta bonta ` e copia. La maniste e polazione non essendo quale vorrebbe questa condizione de’ grappoli, i vini sono meritamente poco pregiati. I fruttiferi sono di non molte specie e va` , e cosı` pochi di numero che forse rieta il totale non sopravanza il migliajo. Le terre chiuse per seminatura e pastura sono molte, ma la complessiva superficie poco considerevole. La parte sel-
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Mogorella ` grande d’un miglio quadrato, vosa sara e sparsa di varie specie, elci, soveri, olivastri, filiree, corbezzoli, i quali es` , indicano essere sendo tutti di poca eta cresciuti dopo qualche incendio. Pastorizia. I pascoli non consentono l’alimento a numerosi branchi. I buoi sono 300, le vacche domestiche 20, i cavalli 15, i giumenti 60, le vacche rudi 300, i porci 400, le capre 500, le pecore 1000. ` poca bonta ` per difetto Ne’ formaggi e d’arte. Vendonsi capi vivi per l’agricoltura e per il macello». Frattanto, con la soppressione delle province M., nel 1848, era stato incluso nella divisione amministrativa di Cagliari e nel 1859, con la ricostituzione delle province, nell’omonima provincia. Allora aveva ` conticirca 450 abitanti e la comunita ` a condurre una vita legata a monuo delli tradizionali legati prevalentemente all’agricoltura; nei primi decenni del Novecento, la popolazione ` i 500 abitanti, ma nel 1928 M. fu supero ` incluso in un nuovo comune, un’entita che finı` per inglobare anche il villaggio di Sant’Antonio Ruinas e che nel 1936 prese il nome di Ruinas. Gli abitanti di M. vissero la vicenda con disagio e solo nel 1950 riuscirono a riavere la propria autonomia e il villaggio riprese il suo antico nome. Quando nel 1974 fu costi`a tuita la provincia di Oristano entro farne parte; negli ultimi decenni ha sofferto per una forte emigrazione. & ECONOMIA Le attivita ` di base della sua economia sono l’agricoltura, in particolare la cerealicoltura, la viticol` sviluppato antura e l’olivicoltura; vi e che l’allevamento del bestiame in particolare quello dei bovini e degli ovini. Negli ultimi anni si sta sviluppando an` industriale che conta su che l’attivita alcune piccole aziende nel settore edi` sufficientemente organizzata la lizio. E rete di distribuzione commerciale. ` collegato da autolinee Servizi. M. e
` doagli altri centri della provincia. E tato di Pro Loco, scuola dell’obbligo e Biblioteca comunale. & DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 530 unita di cui maschi 277; femmine 253; famiglie 185. La tendenza complessiva rivelava una lieve diminuzione della popolazione, con morti 9 e nati 3; cancellati dall’anagrafe 22 e nuovi iscritti 25. Tra i principali indicatori economici: imponibile medio IRPEF 12 067 in migliaia di lire; versamenti ICI 157; aziende agricole 104; imprese commerciali 27; esercizi al dettaglio 7; ambulanti 2. Tra gli indicatori sociali: occupati 119; disoccupati 15; inoccupati 33; laureati 6; diplomati 33; con licenza media 176; con licenza elementare 195; analfabeti 22; automezzi circolanti 150; abbonamenti TV 160. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il suo territorio comprende i nuraghi di Aresti, Bruncumannu, Fenugu, Friorosu, Luas e Mannu. Di particolare interesse ` il nuraghe Friorosu, costruito in cale care bianco con struttura a corridoio. ` antica della civilta ` Risale alla fase piu ` basso e tozzo, vi si nuragica; l’edificio e accede attraverso una porta con archi` diviso in tre amtrave e all’interno e bienti coperti da rudimentali cupole che preannunciano pur nella loro rozzezza la tholos. & PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE Il suo centro storico ha mantenuto l’assetto tradizionale, lungo le sue strade si affacciano le belle case in pietra non intonacata con il porticato d’antico uso (sa lolla) e circondate dalla grande corte chiusa da bei portali ` signifimolto decorativi. L’edificio piu ` la chiesa di San Lorenzo, parcativo e rocchiale costruita nel Cinquecento su un colle all’ingresso del paese, con facciata gotico-aragonese in trachite rosa;
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Mogoro al suo interno conserva un turibolo e un ostensorio del 1700. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI A maggio si svolge la festa di San Bernardino in concomitanza con la sagra della pecora.
Mogorgor Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato di Torres, compreso nella curatoria di Monteleone. Entro il secolo XII fu incluso nei territori che passarono ai Doria per i matrimoni tra alcuni di loro e principesse della dinastia giudicale. Alla estinzione di questa il villaggio fu compreso dai Doria nello stato che essi formarono nella Sardegna nord-occidentale. La sua popolazione, ` , comincio ` a diminuire rapidapero mente e agli inizi del secolo XIV M. era completamente spopolato.
Mogoro Comune della provincia di Oristano, incluso nel Comprensorio n. 17, con 4779 abitanti (al 2004), posto a 132 m sul livello del mare a breve distanza dalla superstrada ‘‘Carlo Felice’’. Regione storica: Parte Montis. Diocesi di Ales-Terralba. & TERRITORIO Il territorio comunale, di forma grosso modo trapezoidale, si estende per 48,94 km2 e confina a nord con Masullas, a est con Gonnostramatza e Collinas, a sud con Sardara e ` d’ArPabillonis, a ovest con San Nicolo cidano e Uras. Si tratta di un territorio al confine tra le ultime colline della Marmilla e il Campidano fertile, che si presta sia alle colture che all’allevamento. A sud del paese scorre il rio ` stato trattenuto con omonimo, che e una diga per mettere fine all’impaludamento della piana di Terralba: lavoro preliminare alla bonifica da cui ` unito ha avuto vita Arborea (=). M. e alla superstrada Cagliari-Sassari per mezzo di una breve bretella, mentre un paio di strade secondarie lo uniscono ai paesi del retroterra orientale,
Masullas, Gonnoscodina, Gonnostra` vicina matza e numerosi altri. La piu stazione lungo la linea ferroviaria Ca` a 12 km di distanza, a gliari-Oristano e Uras. & STORIA L’attuale centro abitato deriva da un precedente insediamento romano; nel Medioevo faceva parte del giudicato d’Arborea ed era compreso nella curatoria del Parte Montis. Per la sua posizione di confine, quando ` la prima guerra tra Mariano IV scoppio e Pietro IV fu teatro delle operazioni militari e in seguito, quando la seconda guerra tra Aragona e Arborea si fece ` acuta, il re provocatoriamente lo piu ` a Ponzio de Jardı` che ovviainfeudo mente non riuscı` a entrarne in possesso. Nel 1388 i suoi rappresentanti presero parte alla stipulazione della pace di Sanluri. Caduto il giudicato ` a far parte del Red’Arborea, M. entro gnum Sardiniae e fu occupato dalle truppe di Berengario Bertran Carroz che lo avrebbe voluto annettere al suo grande feudo di Quirra. Il re preferı` farlo amministrare da funzionari reali: prima del 1430 lo incluse nei territori ` a Eleonora Manrique, sua che dono lontana parente, al momento del suo matrimonio con lo stesso Berengario; ` a far parte del grande cosı` M. entro feudo di Quirra e ne condivise le vicende. I Bertran Carroz si estinsero nel 1511 con la famosa contessa Vio` ai Centelles, che contilante e M. passo nuarono a tenerlo fino alla loro estinzione avvenuta nel 1670. Nel corso del ` un periodo di notesecolo XVI passo vole sviluppo: infatti gli abitanti di Bonorcili, villaggio situato in pianura, per sfuggire alle continue incursioni di corsari nordafricani, si rifugiarono proprio a M. che in poco tempo divenne il capoluogo del Parte Montis. Durante tutto questo periodo i nuovi feudatari organizzarono amministrativamente il
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Mogoro feudo di Quirra e il villaggio fu compreso nel dipartimento, detto di Parte Montis, che fu amministrato da un funzionario baronale che finı` per risiedervi. Nello stesso periodo venne aumentato il carico fiscale con l’introduzione di alcuni nuovi balzelli e venne `. limitata l’autonomia della comunita ` ai Estinti i Centelles il villaggio passo ` che pero ` nel 1766 lo dovettero Catala cedere agli Osorio. Nonostante l’inasprimento del carico fiscale, la lontananza del feudatario consentı` una ` all’ecerta evasione fiscale che giovo ` , inconomia del villaggio. La comunita ` fatti, godette di una relativa prosperita e l’istituzione del Monte granatico consentı` di superare, senza danni, qualche carestia; nel corso del secolo XVIII la costituzione del Consiglio comunitativo fece nascere negli abitanti il desiderio di liberarsi dal giogo feudale. Nel 1821 il paese fu incluso nella pro` vincia di Oristano e nel 1839 si riscatto dal feudatario. A questo periodo si riferisce la preziosa testimonianza di Vittorio Angius: «Nell’anno 1840 erano in M. famiglie 510, e anime 2160, distinte in maggiori maschi 735, femmine 740, e minori maschi 330, e femmine 355. L’ordinario numero de’ matrimoni ` 25, la cifra delle nascite 110, e quella e delle morti 60. Sono rari, la cui vita trascenda gli anni 80. Una malattia molto ` l’ernia, e frequente tra’ mogoresi e pare cagionata dallo sforzo che debbono fare nel trasporto di pesi enormi sulle spalle alle terre lontane dove lavorano per vie scoscese e sassose. Essi patiscono in queste fatiche proprie de’ muli, sentono le triste conseguenze, e non per tanto ricusano di andare a ` forze atstare sul fondo, ed ivi con piu tendere a’ lavori. Attendono alle cose sanitarie un chirurgo, due flebotomi, e ` stabilito un farmacista. La profesvi e ` l’agricoltura; quindi sione principale e
in piccol numero gli applicati alla pastorizia ed a’ mestieri. Le donne lavorano in 300 telai il lino, e in altrettanti la lana. Le famiglie possidenti non pajon meno di 470. Generalmente vivesi in certa agiatezza. La sola istituzione di beneficenza produce un’annua somma di lire nuove 150 per doti a fanciulle povere. Alla scuola primaria concorrono circa 30 fanciulli, i quali contro il disposto senza aver fatto l’intero corso passano allo studio della grammatica ` di latina. Agricoltura. Il terreno di M. e molta forza, e moltiplica considerevolmente i cereali. Si sogliono seminare starelli di grano 2300, d’orzo 150, di fave 300, e in piccola misura ceci, lenticchie, piselli e lino. La fruttificazione ` del 10 comune negli anni mediocri e per il grano, del 15 per l’orzo, del 12 per le fave. La vite prospera maravigliosamente e molto produce, ma i prodotti, per il nessuno scolo ne’ porti, si consumano nel paese. Il terreno di Bonorcili che fa parte dell’agro mogorese ` attissimo per questa specie; la vene ` abbondante, e i vini non demmia e ` che i terralbesi. sono di minor bonta Fruttiferi. Sono poche specie coltivate; ma gli olivi vanno propagandosi d’anno ` da essi in anno, e quanto prima si avra un lucro considerevole. I gelsi vi prospererebbero a maraviglia. La parte ` per una grand’estensione montuosa e chiusa in molti predii. Vi si introducono a pastura gli animali domiti, e dove le terre sono atte si sparge ogni due anni il seme. Pastorizia. Gli animali che nutrono nel Mogorese sono buoi 1100, vacche 400, pecore 2000, capre 300, porci 500. I pascoli in certe stagioni e regioni sono abbondantissimi, mancano in altri tempi e luoghi. I prodotti non si esitano che in piccola ` , servendo l’altra alle famiglie quantita del paese». Dopo che nel 1848 furono ` a far parte abolite le province, M. entro
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Mogoro della divisione amministrativa di Cagliari e, quando nel 1859 la province furono reintrodotte, rimase legato a quella di Cagliari. Aveva una economia ` del florida e durante la seconda meta `. secolo la sua popolazione aumento Quando nel 1974 fu ricostituita la pro` a farne parte. vincia di Oristano entro & ECONOMIA L’attivita ` di base della ` l’agricoltura e in partisua economia e colare vi si pratica la cerealicoltura e la viticoltura che alimenta la grande Cantina sociale e produce vini di ` ; vi e ` diffuso anche l’algrande qualita levamento del bestiame, in particolare quello bovino e quello ovino, in misura minore quello suino. Negli ultimi decenni si sta sviluppando anche l’atti` industriale che, a parte l’attivita ` vita ` detto, si basa della cantina di cui si e su alcune imprese nel settore alimentare e in quelli della lavorazione del legno, dell’edilizia e dell’abbiglia` discretamente sviluppata anmento. E che la rete di distribuzione commerciale, cui fanno capo i piccoli centri vicini. Vi operano anche alcune strutture ricettive. Artigianato. Di antica ` la tessitradizione e di grande livello e tura dei tappeti e soprattutto quella degli arazzi, conosciuti per la loro eleganza in tutto il mondo; si pratica l’intaglio del legno, si costruiscono mobili ` sore si impagliano le sedie. Il settore e retto annualmente dalla Fiera del tappeto, istituita nel 1962, nella quale si ha occasione di esporre i vari prodotti, tra i quali spiccano i magnifici arazzi tipici ottenuti con la tecnica detta a punta de ` collegato da autoliagu. Servizi. M. e nee e agli altri centri della provincia. ` dotato di Pro Loco, stazione dei CaE rabinieri, medico, guardia medica, farmacia, scuola dell’obbligo e scuole secondarie superiori (Istituto tecnico), sportello bancario, Biblioteca comunale.
DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 4929 unita di cui stranieri 6; maschi 2473; femmine 2526; famiglie 1664. La tendenza complessiva rivelava una diminuzione della popolazione, con morti per anno 56 e nati 37; cancellati dall’anagrafe 78 e nuovi iscritti 55. Tra i principali indicatori economici: depositi bancari 49 miliardi di lire; imponibile medio IRPEF 13 405 in migliaia di lire; versamenti ICI 1604; aziende agricole 885; imprese commerciali 227; esercizi pubblici 31; esercizi al dettaglio 114; ambulanti 38. Tra gli indicatori sociali: occupati 1330; disoccupati 264; inoccupati 302; laureati 53; diplomati 475; con licenza media 1395; con licenza elementare 1661; analfabeti 241; automezzi circolanti 1371; abbonamenti TV 1140. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il suo ` ricco di testimonianze arterritorio e cheologiche a partire dal periodo pre` il vilnuragico; di grande interesse e laggio di Puisteris, risalente alla cultura di Ozieri, che sorge su una collina poco lontana dall’attuale abitato in posizione di dominio rispetto alla pianura del Campidano. Gli scavi hanno posto in evidenza i resti di circa 267 capanne e di uno spazio sacro all’aperto con mensa sacrificale; il sito ha inoltre restituito alcune statuette della Dea Madre e migliaia di suppellettili varie di ceramica e di osso di grande interesse scientifico. Imponenti sono le testimonianze del periodo nuragico, in particolare con i nuraghi Arrazzu, Arrubiu, Cuccarda, Mudegu, Nieddu, Picciu, Pranu Ollastra, San Giovanni, Santa Barbara, Serra Sa Furca, Siaxi, ` attualmente in Su Boi, Su Cunventu. E fase di scavo in grande complesso nuragico di Cuccurada, dominante da una collina sulla piana campidanese, destinato a divenire una importante at&
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Mogoro trazione turistica. Nelle vicinanze dei nuraghi Su Cunventu e Santa Barbara si trovano gli omonimi villaggi nuragici con capanne abbastanza ben conservate; altro importante villaggio nura` Santu Miali: gico si trova in localita conserva tracce della sua utilizzazione ` romana. fino all’eta & PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE Il suo tessuto urbanistico, almeno nel centro storico, ha conservato l’impianto tipico dei paesi collinari, lungo le sue strade si aprono le tipiche case in pietra non intonacata con grande corte alla quale si accede da portali a volte monumentali; al centro sorge la chiesa di San Bernardino, attuale parrocchiale, che risale al secolo ` edificata in forme romaniche; XIII ed e venne dedicata a San Bernardino nel 1580 quando il santo venne proclamato patrono del paese. Ha un impianto a tre navate con un presbiterio sopraelevato di grande effetto; la facciata, completamente rifatta alla fine del secolo XVII, ha forme baroccheggianti e un grande portone monumentale; l’edifi` completato dal campanile alto 30 cio e m. Al suo interno custodisce numerosi pregevoli dipinti, alcune statue di scuola napoletana del Seicento e due bellissimi retabli in legno riccamente dorati. Di grande interesse sono anche la chiesa del Carmine, costruita nel secolo XIV, con elementi di transizione che documentano il passaggio dalle forme romaniche a quelle gotiche. Ha un impianto a una sola navata absidata e la copertura in legno a capriate; la ` ingentilita da una elegante facciata e bifora gotica. Infine la chiesa di Sant’Antioco con un impianto romanico modificata radicalmente nei secoli successivi; l’edificio, che ha un impianto a una navata e due altari, secondo la tradizione fu la prima chiesa parrocchiale di Mogoro. A qualche chi-
lometro dal paese su un colle panora` posta la chiesa di Santa Maria di mico e Cracaxia costruita nel secolo XI in forme romaniche: era la parrocchia del villaggio poi abbandonato di Bo` e fu ricostruita norcili. Nel 1750 crollo nelle forme attuali nel 1922. ha una sola navata e la copertura a capanna. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Alcuni momenti della vita della comu` richiamano le tradizioni del pasnita ` ; a febsato con particolare intensita braio si svolge il vivacissimo Carnevale ricco di maschere, sfilate e balli. Di particolare suggestione sono anche i riti della Settimana santa con canti e ` recitativo in sardo. Di grande rilievo e la festa di San Bernardino, che si svolge il 20 maggio per onorare una tradizione secondo la quale San Bernardino nel 1400 avrebbe mandato in Sardegna alcuni suoi discepoli per fondarvi conventi; il momento culminante della fe` costituito da una processione sosta e lenne con la quale la statua del santo viene accompagnata alla chiesetta di Sant’Antioco nella quale sono custoditi molti ex voto a lui dedicati. I fedeli trascorrono nella chiesetta tre giorni di preghiere al termine dei quali la statua viene riportata in parrocchia con ` solenne una processione ancor piu alla quale prendono parte gruppi in costume, cavalieri e carri a buoi (traccas) riccamente bardati. Altra festa impor` quella di Santa Maria di Cracatante e xia che si svolge nella seconda domenica di settembre sul colle di Cracaxia sul quale nel 1921 un proprietario terriero fece costruire una chiesetta dedicata alla Madonna, la cui statua risalirebbe invece al secolo XI. I festeggiamenti iniziano con il trasporto della statua dalla parrocchia alla chiesetta e durano tre giorni durante i quali i momenti religiosi si alternano agli spettacoli folcloristici. In passato alla
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Molara festa era abbinata un’importante fiera ` purtroppo da del bestiame, che pero ` stata soppressa. Vanno qualche anno e infine ricordati i costumi, l’abbigliamento tradizionale che un tempo costi` tuiva il modo di vestire abituale ed e oggi utilizzato solo in occasione delle grandi feste e nelle sfilate. L’abbiglia` costimento tradizionale femminile e tuito da una camicia di tela bianca a doppio petto con scollatura quadrata e alcuni ricami e da una gonna di panno nero plissettata e bordata di un’ampia balza di broccato verde a fiori (sa gunnedda); sopra la camicia si indossa il busto molto ridotto di broccato viola a fiori bordato da nastri di seta rossa (is pabas) e su mucadori ’e pitturras, un fazzoletto che un tempo aveva la funzione di coprire il seno e le spalle; sopra la gonna un grembiule di raso nero a fiori (sa vaccadroxia) con due file di trine marrone tenuto in vita da una catena d’argento. Completano l’abbigliamento una cuffia di tela rossa (su turbanti) sopra la quale si porta uno scialle nero a fiori e ornato di frange di seta; arricchiscono il tutto i gioielli. L’abbigliamento tradizionale maschile ` costituito da una camicia di lino e bianco con il collo e i polsini finemente ricamati; dai calzoni di lino bianco molto larghi, lunghi fino al ginocchio e fermati da un elastico (crazonis de arroda). Sopra la camicia si indossano un gilet di panno nero a doppio petto chiuso da due file di bottoni dorati (su groppettu) e una giacca di pelle di pecora nera rivoltata (sa besti). Sopra i calzoni vengono indossati un gonnellino di panno nero (s’arroda) e le ghette dello stesso tessuto (is crazzas). L’abbigliamento era sempre completato dalla berretta di panno nero; i pastori inoltre portavano un sacco nero di orbace (su saccu nieddu) e la bisaccia (sa bertula).
Moi, Lucia Insegnante, consigliere regionale (n. Nuoro, sec. XX). Dopo es` dedicata all’insegnasersi laureata si e mento. Fin da giovane ha militato nel ` Partito Comunista Italiano. Nel 1984 e stata eletta consigliere regionale per il suo partito nel collegio di Nuoro per la ` stata IX legislatura. Al termine non e riconfermata.
Mola, Alessandro Ceramista e fotografo (Monti 1903-Cagliari 1957). Auto` di avere grandi doti nadidatta, mostro turali come ceramista; nel 1933 si sta` la produzione bilı` a Cagliari e avvio delle sue opere. Si trattava in particolare di vasetti e di statuine finemente modellate, inizialmente bianche e in seguito colorate. Impegnato nel mandare avanti quella che riteneva una produzione artigianale, non prese ` e parte alla vita artistica della citta ` convincere a solo nel 1936 si lascio esporre le sue opere. Ebbe un successo ` con la notevole e in seguito collaboro ` le Lenci e con la Essevı` e cosı` esporto sue statuine in tutto il mondo; a partire dal 1940, per realizzare le sue crea` presso la galleria Pallazioni, opero ` ando ` distrutta nei bomdino, che pero bardamenti del 1943; cosı` nel dopoguerra si trasferı` a Firenze, dove riprese a lavorare con impegno. Nel ` a Cagliari, dove gli fu possi1946 torno bile riaprire il forno e riprendere la `. sua attivita
Molara Isola prospiciente le coste della Gallura, a sud dell’isola di Tavolara e a est di punta don Diego: con le isole di ` inclusa in Tavolara e di Molarotto e una riserva naturale. Collinosa, di forma quasi circolare, ha numerose bellezze naturali di grande richiamo come il Roccione del dinosauro e il monte Castello con le sue pareti a picco sul mare, alte 146 m. L’isola inoltre possiede alcuni porti naturali di grande interesse: in uno di questi, Cala Pe-
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Molaria cora, sorge la Chiesa detta di San Ponziano, di origini medioevali. Ha un impianto a una navata ed era annessa a un monastero, del quale sono ancora visibili i ruderi. La sua forma presso´ rotondeggiante e il contorno uniche forme hanno permesso di collegare il suo nome, attestato a partire dal Medioevo, alle molae, le antiche macine. Tuttavia, proprio per lo stesso motivo ` da escludere che anticamente l’inon e sola fosse nota come Molaria, dal momento che l’aggettivo latino molaria in` che e ` pertinente alla dica tutto cio mola. D’altronde in Sardegna il topo` attestato con certezza nimo Molaria e ` (l’odierna Mulargia), per una localita sede di cave per l’estrazione di materiale di origine vulcanica (ignimbrite) destinato alla produzione di mole.
Molara – Il profilo dell’isola di Tavolara domina il paesaggio del golfo di Olbia.
La denominazione originaria dell’isola di M. potrebbe essere stata quella ´ i, conosciuta dal secolo XVII, e di Salza il cui suffisso -ai sembrerebbe riconducibile a un substrato paleosardo. Mancano a tutt’oggi evidenze archeologiche capaci di dimostrare l’esistenza di un insediamento antico sull’isola. Di ` nord-occidentale contro, l’estremita
di M. (Cala Chiesa) risulta frequentata ` entro il secolo XII, epoca in cui fu gia edificata la chiesetta romanica intitolata a San Ponziano. Tale realizzazione ` all’identisi deve con tutta probabilita ficazione di M. con l’insula Bucina, sede della deportazione del papa Ponziano. [ANTONELLO SANNA]
Molaria Nome di una localita` registrata nell’Itinerario Antoniniano. Sita tra Hafa e Ad Medias lungo la via che con` stata giungeva Olbia con Cagliari, M. e individuata con certezza per la conti` toponomastica con l’odierna Munuita largia, sede di cave per l’estrazione dell’ignimbrite, roccia eruttiva effusiva utilizzata per la produzione di ` dalla meta ` del secolo IV a.C. A mole gia breve distanza da Molaria cadevano i confini del popolo degli Ilienses del Marghine-Goceano, che sono testimoniati da un’iscrizione terminale incisa sull’architrave del nuraghe Aidu Entos, al centesimo miglio da Carales. Da segnalare in proposito anche un documento epigrafico proveniente dall’altipiano di Campeda (Macomer) con inscritto Molar, inteso in passato come un poleonimo secondo una tesi che fin dal principio non ha trovato i favori di Theodor Mommsen. Una seconda M., non contemplata da fonti antiche, doveva esistere nella media valle del Saeprus fluvius (il Flumendosa), tra i comuni attuali di Orroli e di Siurgus Do` rimasto oggi a innigala. Il toponimo e dicare in quell’area un lago, l’invaso artificiale di Mulargia. Creato dallo sbarramento del Flumendosa, l’invaso ` costituito in seguito allo sfruttasi e mento del terreno, scavato per l’estrazione del basalto destinato alla produzione di macine. [ANTONELLO SANNA]
Molas, Is Piccolo insediamento turistico pochi chilometri a nord-ovest di Pula, sviluppatosi da circa trent’anni attorno a un importante impianto di
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Molina Fajardo ` fungolf considerato tra i migliori e piu zionali del Mediterraneo occidentale, le cui strutture – grazie alla mitezza del clima – possono essere usate praticamente durante tutto l’anno.
` , Carlo Funzionario, deputato al Mole Parlamento (n. Roma 1930). Conseguita ` trasfela laurea in Giurisprudenza si e rito in Sardegna come funzionario dell’Ente di riforma agraria. Cattolico impegnato, schierato nella Democrazia Cristiana, dopo aver ricoperto impor` tanti incarichi di partito nel 1968 e stato eletto deputato per la V legisla` stato in seguito tura repubblicana. E riconfermato per la VI fino al 1976. Lasciato l’impegno parlamentare, per al` stato presidente del CIT cuni anni e (Centro Italiano Turismo).
Molentargius – Veduta dello stagno.
Molentargius Stagno situato nella parte orientale del territorio di Cagliari; in parte ricade anche nel territorio del comune di Quartu. Ha una superficie di 670 ha e si distingue nelle due zone di Bellarosa Maggiore (con acque salmastre) e Bellarosa Minore (con ` una delle piu ` imporacque dolci). E tanti zone umide d’Europa, protetta dalla convenzione di Ramsar. Nel suo ` di 350 comprensorio sono presenti piu ` di 100 specie di specie di piante e piu uccelli, alcune delle quali rarissime e in via di estinzione. Abitualmente vi stanziano la folaga, il germano, il falco
` impordi palude, ma la presenza piu ` costituita dai fenicotteri rosa, tante e che dal 1993 vi nidificano. Attualmente ` stato dichiail territorio, che dal 1989 e ` interessato rato riserva naturale, e dalla realizzazione di un grande parco che comprende anche la vicina area del Poetto e quella delle saline fino al monte Urpino.
Molibodes Nesos (o Plumbaria Insula) Antica denominazione dell’isola di Sant’Antioco nella forma documentata nel secolo II d.C. dalla Geographia di Tolomeo. Nonostante l’appellativo latino di Plumbaria insula, si registra l’assenza in loco di filoni metalliferi; ` stata supposta l’esiper tale ragione e stenza dell’unico porto d’imbarco e smistamento della materia prima (galena argentifera, piombo, ferro) estratta dai bacini minerari della regione circostante. Sulla base di analisi ` stata avanzata l’ipotesi linguistiche e che il nome possa rimontare, nella sua ` geoformulazione originaria, all’eta metrica e dunque principalmente ad ambito euboico. Pertanto, un’originaria forma Moliboussa sarebbe stata so` recente Molibo ´stituita dal termine piu des, secondo un parallelo processo linguistico registrabile nella denominazione antica delle isole Phoinikoussa ` tardi attestate come ed Erikoussa piu Phoinikodes ed Erikodes. In possibile relazione con queste testimonianze letterarie la ricerca archeologica ha messo in luce la presenza di ceramiche importate di ambiente euboico-pithecusano sia nel tessuto urbano che nel santuario-tofet dell’antica Sulky, mentre l’attestazione di cospicue tracce di scorie ferrose, rinvenute nelle stratigrafie arcaiche dell’abitato, documen` metallurterebbe un’intensa attivita ` circa gica in atto a partire dalla meta del secolo VIII a.C. [MICHELE GUIRGUIS]
Molina Fajardo, F. Archeologo spa107
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Molluschi gnolo (n. sec. XX). Archeologo, ha collaborato con Enrico Acquaro tra il 1982 e il 1984 in due delle campagne annuali di scavo a Tharros. Tra i suoi scritti: El corte stratigrafico E14, in Tharros VIII, X, 1, ‘‘Rivista di Studi fenici’’, 1982, e La necropoli sud de Tharros, in Tharros X, XII, 1, ‘‘Rivista di Studi fenici’’, 1984.
Molluschi = Zoologia della Sardegna ‘‘Momento, Il’’1 Settimanale politicoamministrativo, diretto da Alessio Carboni, uscito a Cagliari nel 1899.
‘‘Momento, Il’’2 Settimanale progressista, diretto da Gino Pesci, uscı` a Cagliari tra il 1910 e il 1912.
Momigliano, Arnaldo Storico (Caraglio 1908-Londra 1987). Dopo la laurea ha intrapreso la carriera universitaria. ` stato nominato professore di Nel 1936 e ` di Storia romana presso l’Universita ` passato alla NorTorino e nel 1964 e male di Pisa. Ha anche insegnato storia ` stato nomiantica a Londra e dal 1961 e nato accademico dei Lincei. Trasferi` stabilmente in Inghiltosi sempre piu ` morto a Londra nel 1987. Ha terra, e scritto sulla Sardegna La lotta per la Sardegna tra Punici, Greci e Romani, ‘‘Studia et Documenta Historiae Iuris’’, 1936.
Mommsen, Theodor Storico (Garding, Germania, 1817-Charlottenburg, Germania, 1903). Dopo la laurea in Giurisprudenza a Kiel, nel 1844 venne in Italia, dove risiedette fino al 1847, allievo di B. Borghesi. Tornato in Germania, fu coinvolto nei moti liberali del 1848, per cui nel 1850 perse la cattedra di Diritto civile a Lipsia; dal 1852 fu nominato professore di Diritto romano presso ` di Zurigo. Per le sue non l’Universita ` fu incaricato dall’Accacomuni qualita demia di Berlino di avviare la redazione del Corpus di tutte le iscrizioni latine antiche, opera di straordinaria ` alla quale attese con pazienza vastita
per tutta la vita, tessendo col suo prestigio una fitta rete di rapporti fra tutti ` rogli studiosi europei della civilta mana. Dal 1861 fu chiamato a inse` gnare Storia antica presso l’Universita ` a pubblicare di Berlino, dove continuo le sue grandi opere (la Storia di Roma ` del 1854-1856) in cui diede antica e un’originale e innovativa impostazione allo studio della storia romana e attese alla redazione del Corpus, il cui primo volume, in collaborazione con lo Henzen, uscı` nel 1863. Nel 1870 fece parte della commissione dell’Accademia ` delle Scienze di Berlino che dimostro ` delle Carte d’Arborea; nel la falsita 1877 giunse in Sardegna, dove aveva amici e corrispondenti, per studiare le iscrizioni sarde (la storia di questi suoi ` stata acutamente ricostruita viaggi e da Attilio Mastino). Dal 1881 al 1884 fu deputato al Reichstag, dove si oppose con decisione a Bismarck nel momento ` caldo della cosiddetta Kulturpiu kampf. Al culmine della sua fama, nel 1902 gli fu attribuito il premio Nobel per la letteratura. Tra i suoi scritti: Relazione sui manoscritti d’Arborea, ‘‘Archivio storico italiano’’, XII, 1860; Commento alla lapide bronzea di Esterzili, ¨ ber die ‘‘Hermes’’, 1867; Bericht u Handschriften von Arborea, 1870; Allegato D alla relazione sui manoscritti d’Arborea, ‘‘Archivio storico italiano’’, XII, s. III, p. I, 1870; Le province romane da Cesare a Diocleziano, voll. 2, 1887; Organizzazione dei beni ecclesiastici in Sardegna al tempo di Gregorio Magno, ¨ r Sozial u. Wirthschaft‘‘Zeitschrift fu geschicht’’, I, 1888; Decret der Proconsuls von Sardinien L. Helvius Agrippa, ‘‘Gesammelte Schriften’’, V, 1908.
Monachesimo in Sardegna Il m. e` fenomeno tipicamente religioso: in ` conosciuto da tutte quanto tale esso e ` le religioni del mondo, dalle sette piu antiche come quella degli Esseni all’i-
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Monachesimo in Sardegna slamismo, dal buddismo all’induismo. Il m. nasce dalla decisione di uomini (ma anche donne) di ritirarsi in solitudine per vivere la fede, la meditazione sui suoi valori e l’applicazione dei suoi princı`pi da praticare individualmente (e in questo caso si parla di eremiti o anacoreti) o comunitariamente (e in questo caso si parla di cenobiti). Il mo` in realta ` il contubernio, dello del m. e ` la vita in comune, sul modello cioe ` degli Apostoli che si della societa ` e vive con lui, e forma intorno a Gesu dopo la sua morte la stessa Chiesa primitiva, fondata sull’amore e la socia`. lita FULGENZIO DA RUSPE Il m. in Sardegna inizia con la venuta di Fulgenzio da Ruspe, vescovo africano due volte esiliato in Sardegna dai re vandali insieme a numerosi confratelli. Il suo periodo sardo abbraccia circa quindici anni (508/509-523), interrotti da un intervallo di circa un anno. Durante i due ` due insediasoggiorni Fulgenzio fondo menti monastici, molto diversi tra loro: il primo viene indicato come una domus («prior domus», per distinguerlo dal secondo; si trovava all’interno ` di Carales ed era abitato da della citta una «fraterna congregatio», costituita per spontanea e libera cooptazione tra amici, alcuni vescovi, altri ecclesiastici e monaci, tutti esiliati in Sarde` un vero e proprio mogna); il secondo e nastero, perfettamente strutturato (Fulgenzio l’aveva fatto costruire in un luogo appartato, «procul a strepitu civitatis», presso la basilica del martire Saturno). Il ruolo di Fulgenzio, in questo ` descritto come quello di un caso, e abate: il suo modo di governare la co` , ha scritto Manlio Simonetti, munita «viene a costituire una vera e propria regola monastica». IL MONACHESIMO TRA LA FINE DEL VI E GLI INIZI DELVII SECOLO Sotto il papato
di Gregorio Magno (590-604) il fenomeno monastico appare ormai come ` sociale solidamente imuna realta piantata e diversificata; la straordina` con cui si procede alla fonria facilita dazione di nuovi monasteri e le numerose disposizioni testamentarie a loro favore presuppongono un movimento monastico pacificamente recepito, con una lunga storia alle spalle, soprattutto a Carales. Qui nel luglio 599 esisteva un monastero femminile dei Santi Gavino e Lussorio, di cui conosciamo il nome della badessa in carica, Gavinia. In una lettera del settembre 593 Gregorio invitava il vescovo Gianuario a correggere un abuso invalso nei «monasteri delle ancelle di Dio ubicati in Sardegna», alcune delle quali uscivano dai loro monasteri per fare il giro dei propri possedimenti, an` supporre che che molto distanti. Si puo la diffusione del monachesimo femminile fosse un fenomeno di vecchia data, ` vero che anche i predecessori di se e Gianuario avevano dovuto occuparsene. Un importante ruolo nella fondazione di monasteri sia maschili che femminili era svolto dall’iniziativa privata. Si conoscono diversi nomi di fondatrici non solo defunte, come Vitula a cui si doveva la fondazione del monastero femminile di San Vito, ma anche viventi, come Teodosia e Pompeiana. Di alcuni di questi monasteri viene indicato appena il titolo, solitamente de` dicato a qualche santo, come quello gia citato intitolato ai Santi Gavino e Lussorio; da ricordare anche quelli dedicati a Sant’Erma, a San Giuliano, a San Vito. Questa rapida diffusione delle istituzioni monastiche si era realizzata attraverso una crescita tumultuosa e disordinata, che sembrava essere quasi sfuggita al controllo della gerarchia ecclesiastica locale. Si ha la netta impressione che il m. sardo, nono-
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Monachesimo in Sardegna stante il grande entusiasmo da cui era circondato, risentisse ancora di notevole inesperienza, per non dire di improvvisazione, nel suo tentativo di adattarsi alle condizioni dell’isola. CAMALDOLESI E VALLOMBROSANI Sotto il pontificato di Alessandro II si ` un altro fatto di grande imporverifico tanza per la Chiesa sarda: l’arrivo dei Cassinesi, i primi monaci latini di cui sia attestato l’insediamento nell’isola dopo l’esperienza di Fulgenzio e quella riferita da Gregorio Magno. Secondo il racconto della Chronica monasterii Casinensis, fin dal 1063 il giudice Barisone di Torres aveva inviato un’ambasceria a Montecassino con ricchi doni per ottenere la fondazione di un monastero nel suo rennu (regno o locu) di Ore («de renno quo dicitur Ore» – da cui il ` tardivo coronimo Logudoro, locu piu de Ore – avrebbe fatto scrivere Barisone nella sua donazione del 1065); l’abate Desiderio aveva acconsentito e mandato in Sardegna un gruppo di dodici monaci forniti di «diversarum scripturarum codices», di reliquie e di altri articoli «diversarum rerum» per erigervi il monastero richiesto. Della ` con cui le varie forme del m. rapidita occidentale si diffusero in Sardegna a ` del secolo partire dalla seconda meta XI sono stati formulati almeno due tentativi di spiegazione. Il primo, proposto da Bacchisio Raimondo Motzo e seguito in parte da Alberto Boscolo, circoscrive la propria analisi al successo dei Vittorini nel giudicato di Cagliari, visto come il risultato di una precisa politica pontificia – soprattutto di Gregorio VII e dei suoi immediati successori – tesa alla «deminutio capitis della sede cagliaritana» e del suo presule che, «ostile alle mire accentratrici romane», non avrebbe perduto occasione «per riaffermare l’autonomia della [propria] archidiocesi»; l’altro
` recente, paragona l’intentativo, piu tero fenomeno monastico sardo a un’«invasione» svoltasi in due fasi: la prima proveniente da Montecassino e da San Vittore di Marsiglia, la seconda – con Camaldolesi e Vallombrosani – «di esclusiva provenienza toscana»: la chiamata di questi monaci da parte dei giudici sarebbe stata la «risposta alle pretese che, in modo anche esplicitamente intimidatorio», Gregorio VII aveva avanzato nei loro confronti per costringerli ad accettare la soggezione feudale alla Santa Sede e «incorporare l’isola nel patrimonio di S. Pietro». Effettivamente, le attestazioni dei primi insediamenti camaldolesi risalgono soltanto agli inizi del secondo decennio del secolo XII. Il 13 e 16 dicembre 1112 l’arcivescovo di Torres Attone emanava due privilegi: il primo confermava al priore di Camaldoli la donazione della chiesa di San Pietro di Scano (diocesi di Bosa), fatta dal giudice turritano Costantino e dalla moglie Marcusa; il secondo, invece, era ` destinato alla chiesa della SS. Trinita sita a Saccargia («Sacaria») in diocesi di Ploaghe e ai suoi rectores, la cui designazione sarebbe toccata in perpetuo al priore di Camaldoli. Entrambe le chiese venivano nominate – la seconda anche come titolare di monastero – nel privilegio di Pasquale II (4 novembre 1113) che unificava in una sola congregazione facente capo a Camaldoli tutti i monasteri di tradizione romualdina. Pochi giorni prima alcuni membri di famiglie aristocratiche (de Athen, de Carbia e de Thori) avevano donato loro anche la chiesa di San Nicola di Trullas presso Semestene. Nel 1125 il privilegium protectionis accordato al priore di Camaldoli da Onorio II enumerava nove chiese, tutte nel giudicato di Torres; fra le numerose fondazioni camaldolesi nel giudicato
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Monachesimo in Sardegna ` non menzionare di Arborea non si puo il priorato di Santa Maria di Bonarcado, che venne «affiliato» al monastero di San Zeno di Pisa. I Vallombrosani si diffusero soprattutto nel giudicato di Torres: oltre al cenobio di San Michele di Plaiano, che nel 1127 fu il primo insediamento vallombrosano in ` imporSardegna e ne rimase il piu tante, ricordiamo quello di San Michele di Salvennero presso Ploaghe, due monasteri (Arcuentu e Tamis) e varie chiese nel giudicato di Arborea. CASSINESI E CISTERCENSI Nel frattempo, fin dal secondo decennio del secolo XII, le fondazioni cassinesi avevano conosciuto una nuova fase di crescita, assai sostenuta, nel giudicato di Torres. Ora si conosce meglio la loro consistenza economica che era talvolta piuttosto importante: la dotazione del futuro monastero di San Nicola de Soliu, non molto distante dall’attuale Castelsardo, comprendeva ad esempio, oltre a una congrua estensione di terre coltivabili e di boschi, una cinquantina tra servi e ancelle, 50 cavalle, 20 cavalli domiti, 100 vacche, 300 maiali, 1200 pecore, 50 capre, 15 paia di buoi da lavoro, una dozzina di libri liturgici (specificati soltanto come messali, notturnali, salteri, antifonari, omiliari), oggetti in argento per il culto. Queste donazioni si tradussero talvolta nella fondazione di nuovi monasteri che allargarono notevolmente il prestigio e la potenza dei Cassinesi: ricordiamo i monasteri di Santa Maria di Tergu, ` importante della che divenne il piu congregazione nell’isola, di San Pietro in Simbranos, di San Giorgio di Bonarcadu e di San Pietro di Nurchi con le chiese annesse. Il variegato panorama monastico del giudicato di Torres si arricchı`, nel 1149, con la fondazione dell’abbazia cistercense di Cabuabbas presso Sindia da parte del giudice
Gunnari (Gonario, 1129/30-1154). Scomparso il padre Costantino I (1127) e ricercato a morte dai nemici della sua famiglia, egli si era rifugiato a Pisa, dove aveva anche preso moglie e ottenuto gli aiuti necessari per ricuperare il regno qualche anno dopo. Il suo ritorno fu segnato dall’eliminazione ` che violenta di alcuni suoi nemici, cio forse lo spinse in seguito a intraprendere un viaggio di penitenza a Gerusalemme «a visitare su santu Sepulcru». Durante il viaggio di ritorno, stando al Libellus iudicum Turritanorum, incon` , nel 1148, San Bernardo di Clairtro vaux, cui chiese di avere nel suo regno ` l’anno un monastero cistercense: gia seguente il santo avrebbe inviato in Sardegna nientemeno che «quentu quimbanta monagos et quimbanta conversos». Se queste cifre sembrano poco ` certo invece il legame che credibili, e si stabilı` tra il santo monaco e Gunnari: ` il fatto che, non molto dopo certo e avere appresa la morte di Bernardo ` al suo regno e (1153), Gunnari rinunzio si fece monaco cistercense proprio a Clairvaux. L’ordine cistercense ebbe in Sardegna vari altri cenobi, la maggior parte dei quali nel giudicato di Torres. Fra questi va ricordata la fondazione nel 1204, da parte del giudice Comita (1198-1218), dell’abbazia di Santa Maria di Paulis (o de Padulis), che ricevette una ricchissima dotazione di terre, almeno 300 servi, numeroso bestiame (10 000 pecore, 1000 capre, 2000 porci, 500 vacche, 100 buoi, 200 cavalle e 100 cavalli), 2000 bisanti per vestiti, calzature, libri e paramenti liturgici; inoltre, tutte le spese di viaggio e di sostentamento per i monaci. NUOVE FONDAZIONI DEI VITTORINI Alla ` delle congregazioni momolteplicita nastiche insediate nel giudicato di Torres fa singolare contrasto il ‘‘monopolio’’ dei Vittorini in quello di Cagliari.
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Monachesimo in Sardegna Accolti da Orzocco Torchitorio I poco prima della sua morte (1081), ricevettero le prime grandi donazioni soltanto nel 1089: il complesso della chiesa di ` importante; San Saturno divenne il piu ad esso facevano capo numerose chiese (ben 46) che furono donate alla congregazione da giudici e da vescovi ed erano ubicate a Cagliari o nel sud dell’isola. I monaci marsigliesi si erano stabiliti anche nel nord: fra i pos` importanti sedimenti galluresi i piu erano forse quelli legati alla chiesa di S. Stefano di Posada. Sembra invece che il giudicato d’Arborea sia stato l’ultimo a conoscere il fenomeno mona` solo agli inizi stico, che vi si manifesto del secondo decennio del secolo XII. In una data non meglio precisata il giudice Costantino de Laccon vi fondava il monastero di Santa Maria presso il villaggio di Bonarcado, a nord di Oristano. La consacrazione della chiesa di Bonarcado fu ufficiata nel 1146 da Villano, arcivescovo di Pisa e legato papale per la Sardegna («fuit benidu pro cardinale de Roma cum omnia clericatu suo»), con l’assistenza di alcuni vescovi e di tutti i giudici: il solo caso conosciuto in cui i quattro signori sardi si ritrovarono insieme. INFLUSSI DELLE FONDAZIONI NELLA ` SARDE Non CHIESA E NELLA SOCIETA ` facile dire quale sia stato l’influsso e esercitato in Sardegna da queste numerose fondazioni monastiche. Senza dubbio esse misero capo a importanti realizzazioni architettoniche; se ne conservano ancora molte fra quelle dedicate al culto, mentre sono andate purtroppo quasi del tutto perdute quelle destinate all’edilizia abitativa e – se ve ne furono – quelle connesse con lo sfruttamento delle risorse agricole. Queste strutture contribuirono, comunque, a introdurre in Sardegna correnti e fermenti artistici, culturali e re-
ligiosi che si erano ormai imposti fin ` remote della Cristianelle regioni piu ` latina. Non sappiamo se siano stati nita altrettanto brillanti gli esiti nel campo della cultura, in particolare di quella scritta. Il poco che si conosce o che ne ` rimasto (ancora troppo scarso e frame mentario) suggerisce l’immagine di una vita culturale e letteraria piuttosto piatta. L’apporto monastico all’organizzazione dell’istruzione e alla diffusione della cultura scritta nell’isola non dovette essere molto rilevante; va detto comunque che non solo nel concilio nazionale di Santa Giusta (1226), ma neanche nella documentazione di tutti questi secoli si trovano cenni di ` scolastica eserciuna qualsiasi attivita tata nei monasteri sardi, che pure non dovevano esserne privi. Quanto agli influssi esercitati sulla ‘‘modernizzazione’’ dell’agricoltura, quello che sappiamo delle loro realizzazioni in Sardegna – affidato purtroppo quasi unicamente ai pochi condaghes superstiti – induce a dubitare che essi vi abbiano ` imeffettivamente introdotto novita portanti. CONFLITTI TRA VESCOVI, CLERO DELLE DIOCESI E MONACI Sia per l’importanza delle donazioni ricevute sia per´ i monaci seguivano con attenzione che il lavoro dei campi ed erano molto oculati nell’amministrazione dei propri patrimoni, tutti i condaghes sono costellati di annotazioni evidenziate come «kertu (lite), kertos» (liti): il priore, l’abate, la badessa o il loro procuratore (quello di San Pietro di Silki, ` uno dei ranelle vicinanze di Sassari, e rissimi monasteri femminili della Sardegna giudicale, ma l’unico di cui ci sia pervenuto il condaghe) aprivano la notizia del negozio utilizzando quel termine giuridico che indicava la contesa giudiziaria («kertai», certavi, ‘‘sostenni ` importanti una lite’’). Una delle liti piu
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Monachesimo in Sardegna fu quella che coinvolse da una parte i Vittorini e dall’altra gli arcivescovi di Cagliari, durata oltre sessant’anni, da prima del 1118 a dopo il 1183. Ma proprio a partire dagli ultimi decenni del secolo XII il progressivo affermarsi della presenza pisana nel giudicato di ` l’avvio di un parallelo Cagliari segno declino del prestigio e della ricchezza dei Vittorini; la politica di infeudazione degli Aragonesi avrebbe completato l’opera: un declino di cui soffrirono anche i monasteri di tutte le altre ` i congregazioni. Quanto a litigiosita Cassinesi non furono secondi ai Vittorini. Frequenti furono anche i casi di conflitto tra clero diocesano e monaci – o, come di diceva allora, tra clero «se´ viveva nel colare» (cosiddetto perche mondo, il saeculum, ed era inquadrato in qualche modo nell’organizzazione ´ diocesana) e clero «regolare» (perche apparteneva a una delle tante congregazioni rette da una peculiare regula). Le occasioni di frizione dovettero essere molto numerose: a distanza di ` di un secolo dall’arrivo dei poco piu primi monaci dalla penisola il clima di simpatia con cui i vescovi li avevano accolti sembrava ormai molto deteriorato. UN’ECCEZIONE, IL GIUDICATO DI ARBOREA In questa atmosfera di perdu` non puo ` pasrante ed estesa litigiosita sare inosservata la vistosa eccezione rappresentata dal giudicato di Arbo` vero che qui la penetrazione morea. E ` nastica non raggiunse mai l’intensita riscontrata nei giudicati di Torres e di Cagliari; ma sappiamo che il giudice arborense, probabilmente consigliato dal suo arcivescovo, aveva preso fin dall’inizio le proprie precauzioni per evitare l’insorgere di queste contese, ponendo la clausola che gli dava il con` trollo sulla nomina del priore del piu importante monastero del giudicato,
` quello di Santa Maria di Bonarcado. E presumibile che anche in seguito questo controllo sia stato esercitato d’accordo con l’arcivescovo; l’abbondante documentazione sulla vita di questo monastero, pur cosı` ricca di kertos ` di liti giudiziarie), non presenta (cioe episodi di conflitto con l’arcivescovo e, meno ancora, col giudice. A parte la cura meticolosa – peraltro ben attestata dal condaghe di quel cenobio – posta dai monaci nell’amministrazione del proprio patrimonio, si ha l’impres` fosse di proposione che la loro attivita sito circoscritta entro l’ambito strettamente religioso, con una particolare dedicazione alla preghiera a favore dei giudici sia viventi che defunti. Viene persino da pensare che – forse per evitare frizioni con il clero secolare – la stessa cura animarum sia stata loro interdetta per lungo tempo o consentita solo in forma ridotta. ‘‘CONVERSOS’’ E ‘‘KUNBESSI`AS’’. Quale fu l’influsso religioso esercitato ` gia ` visto dal m. sulla Chiesa sarda? Si e che i monasteri possedevano spesso chiese in cui si esercitava la cura d’a` certo che i clerici che le nime; non e ufficiavano appartenessero sempre alla congregazione monastica proprietaria della chiesa; nel caso che fossero ‘‘secolari’’, essi vivevano di fatto a ` un stretto contatto con i monaci. E fatto, comunque, che durante tutto il secolo XII la documentazione non conosce ulteriori attestazioni di quello stato di ignoranza e di abbandono che ` rilevato per una buona abbiamo gia parte del clero negli ultimi decenni del secolo precedente; testimonianze che, invece, pur se in modo non cosı` clamoroso, riemergeranno ancora nel secolo XIII. Anche molti laici dovettero subire un influsso significativo da parte dei monaci, soprattutto attraverso l’esperienza della conversio (o
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Monachesimo in Sardegna conversatio). Il termine conversus indicava allora due categorie di persone che ruotavano attorno al mondo monastico: la prima indicava coloro che «en` uomini matravano in monastero gia turi», diventando poi monaci a tutti gli effetti; la seconda si riferiva «al crescente numero dei fratelli laici» che, pur essendo tenuti agli obblighi monastici, non emettevano voti e non erano quindi considerati come veri e propri monaci. Salvo qualche rarissimo cenno, la documentazione sarda non parla di questi conversi in senso stretto, ma si riferisce a laici pii – ma anche gli ecclesiastici potevano essere ammessi a questa esperienza – che vivevano verosimilmente nelle vicinanze immediate del monastero conducendovi una vita quasi monastica. Essi vengono indicati con i termini di conbersu, la ` descritta come comloro esperienza e bersare, conversatione o conversione; a volte, anche in assenza di un termine che indicasse esplicitamente la conversio-conversatio, se ne registrava la sostanza, come nel caso di una certa Vera che nel 1122, dopo la morte dei genitori, i noti Furatu de Gitil e sua moglie Susanna de Thori, aveva donato tutti i suoi beni a «Sancto Benedicto de Monte Casino» e aggiungeva: «Ego, quantu appo esser viva, abeam victum et vestitum ego et servitoribus meis de preposito Sancti Nicolay de Solio». Peraltro nel termine ancora in uso di cumbissı`a/s (le modeste casette che fanno tuttora corona alle chiese cam` frequentate) la persipestri sarde piu stenza almeno semantica di un’eventuale conversı`a, abitazione un tempo presumibilmente destinata ad alloggiare i conversos nelle adiacenze dei grandi monasteri, si potrebbe vedere, per la Sardegna, uno stretto legame, forse non soltanto linguistico, tra il fenomeno monastico e la diffusione
delle chiese campestri, un filone tut` popotora molto robusto di religiosita lare che avrebbe quindi radici molto antiche. [RAIMONDO TURTAS] I PRINCIPALI INSEDIAMENTI MONASTICI I principali insediamenti monastici nell’isola, attraverso i secoli sono stati: Santa Maria di Bonarcado (Camaldolesi); San Michele di Plaiano (Vallombrosani), monastero e abbazia da cui nel 1176 dipende la chiesa di Santa Maria di Palma; San Pietro di Nurki (Cassinesi), convento costruito nel 1066 da Gonario di Lacon, da cui dipendevano, dal 1130, la chiesa di San Giorgio di Barache e Santa Maria di Gennor nelle campagne di Sennori; San Pietro di Silki (femminile, Cassinesi); Santa Maria di Tergu (Cassinesi); San Pietro di Simbranos (Cassinesi); Sant’Elia di Setin (Cassinesi); Santa Maria di Soliu (Cassinesi); San Nicola di Soliu (Cassinesi); San Nicola di Nugulbi (Cassinesi); San Giorgio di Nulvi (Cassinesi), chiesa donata nel 1066; San Pietro di ` di SacNugulbi (Cassinesi); SS. Trinita cargia (Camaldolesi), abbazia rimasta in possesso dell’ordine fino al 1355; San Michele di Salvennero (Vallombrosani), da cui dipendevano la chiesa di Santa Maria di Cea in agro di Banari; Santa Maria de Bubalis (Cassinesi), chiesa nelle campagne di Siligo donata nel 1065 da Torchitorio Barisone I, giudice di Torres; Santa Maria de Paulis (Cistercensi), abbazia eretta dal giudice Comita di Torres nelle campagne di Uri dalla quale dipendeva il convento di Santa Maria di Coros presso Ittiri; Sant’Elia di Montesanto (Cassinesi); San Nicola di Gutule (Vittoriani), priorato nel giudicato di Torres; San Nicola di Trullas (Camaldolesi); Santa Maria di Corte (Cistercensi), abbazia fondata nel 1149 nelle campagne di Sindia; San Pietro di Ollin (Camaldolesi), nelle vicinanze di Orotelli, do-
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Monastir nata nel 1189, rimase in possesso dell’ordine fino al secolo XIV; San Pietro di Scano (Camaldolesi); San Giorgio di Bonarcado (Cassinesi); Santa Maria e Santa Giusta di Orria Piccinna (Camaldolesi), chiese in agro di Chiaramonti donate da Maria de Thori nel 1205 e rimaste in possesso dell’ordine fino al secolo XIV; Santa Maria di Bonarcado (Camaldolesi), donata da Costantino I nel 1110: da questa abbazia dipendevano le chiese di Sant’Agostino di Austis; San Pietro di Bidonı` dal 1146; Santa Maria di Boele, San Giorgio di Calcaria, San Pietro di Milis, San Giorgio di Milis Picinnu, Santa Vittoria di Montesanto, Santi Quirico e Giuditta nelle campagne di Norbello, Santa Maria de Norgillo nelle campagne di Norbello, Santa Corona di Riola donata nel 1146. Rimase in possesso dell’ordine fino al secolo XIV; San Nicola di Gurgo (Cassinesi), chiesa nel Campidano di Simaxis donata nel 1182 da Costantino I d’Arborea; San Michele di Tamis (Vallombrosani); San Saturno di Cagliari (Vittorini), nel 1089 ebbero in dono dal giudice Costantino I di Cagliari la chiesa di Santa Barbara di Acquafrida, San Pietro dei Pescatori a Cagliari, Santa Maria del Porto a Cagliari, San Giorgio, chiesa nelle campagne di Decimoputzu donata da Orzocco Torchitorio I, Sant’Elia de Monte, donata da Costantino I, Sant’Efisio di Nora, San Lucifero di Pau, donata da Torchitorio I, Santa Maria di Paradiso, idem, Santa Maria ad Vineas nei dintorni di Pirri, Sant’Efisio di Quartucciu, donata nel 1119; Santa Maria di Cepola a Quartu, da Costantino I; San Pietro di Ponte a Quartu dal 1089; Santa Maria di Mesumundu (Camaldolesi), chiesa ad Anela; Sant’Eliseo (Camaldolesi), chiesa non lontana da Mesumundu; San Giorgio di Aneletto (Camaldolesi); San Lorenzo di Banari (Camaldolesi), donata
prima del 1125; San Pietro delle Immagini (Cassinesi), Bulzi; Santa Maria de Claro (Cistercensi), chiesa vicino a Cagliari; Santa Maria ’e Contra (Camaldo` di Cargeghe: lesi), chiesa in prossimita donata nel 1125 rimase in possesso dell’ordine fino al secolo XIV; San Paolo di Cotroniano (Camaldolesi), chiesa donata nel 1125 da Costantino I di Torres; San Michele di Ferrucesos (Cassinesi), chiesa donata dagli Athen nel 1066; San Lussorio di Fordongianus (Vittorini), chiesa donata nel secolo XII; Santa Maria di Garavata (Cistercensi), chiesa nella diocesi di Bosa; Santa Maria de Iscalas (Cassinesi), chiesa nelle campagne di Osilo; Santa Maria di Olevano (Cassinesi), chiesa donata da Costantino I di Cagliari; San Pantaleo di Oliviano (Cassinesi), chiesa donata nel 1066 da Torchitorio I; San Marco di Olastra (Camaldolesi), nei pressi di Ollastra Simaxis; Santa Maria di Palmas (Cassinesi), chiesa nelle campagne di San Giovanni Suergiu, donata da Torchitorio I di Cagliari; Santa Maria di Sauccu (Cassinesi), chiesa tra Bortigali e Bolotana, dal 1066; Sant’Antonio di Salvenor (Vallombrosani), nelle campagne di Ploaghe a partire dal 1127.
Monagheddu, Rita Studiosa di storia (n. Cagliari, sec. XX). Insegnante, componente del Club modellistico, nel 1987 ha preso parte all’allestimento della mostra La cultura delle coste svoltasi a Cagliari. Tra i suoi scritti compresi nel volume dedicato alla mostra, edito a Cagliari nel 1988, La reale amministrazione delle torri in Sardegna, in La cultura delle coste in Sardegna; Torre di Cala Bernat; Fortezza Vecchia; Torre di Serpentaria; Torre della Zavorra; Il forte del Porto; Sa guardia de su pisu.
Monastir Comune della provincia di Cagliari, incluso nel Comprensorio n. 24, con 4496 abitanti (al 2004), posto a
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Monastir 83 m sul livello del mare 20 km a nord di Cagliari. Regione storica: Decimo. Archidiocesi di Cagliari. & TERRITORIO Il territorio e ` di forma grosso modo trapezoidale; si estende per 31,76 km2 e confina a nord con Nuraminis, a est con Ussana e Serdiana, a sud con Sestu e a ovest con San Sperate e Villasor. Si tratta di una regione al confine tra le ultime propaggini occidentali dei rilievi del Sarrabus-Gerrei e il Campidano di Cagliari: il paese dispone quindi di una serie di rilievi, utilizzati in buona parte per l’allevamento, e di un tratto di pianura molto fertile ideale per l’agricoltura. A breve distanza scorrono il rio Mannu e il Flumineddu che dirigono le loro acque verso lo stagno di Cagliari. Il paese si trova a brevissima distanza dalla superstrada Cagliari-Sassari, dalla quale si diramano in questo punto deviazioni per Dolianova e Senorbı` a oriente, per San Sperate e Villasor a occidente. La stazione lungo la ferrovia Cagliari-Ori` a una decina di chilometri, a stano e Villasor, quella lungo la secondaria Cagliari-Mandas a una distanza analoga, a Donori. & STORIA Il villaggio con ogni proba` risale al periodo bizantino; nel bilita Medioevo fu incluso nel giudicato di Cagliari e fece parte della curatoria del Dolia. Ebbe un sicuro e rapido sviluppo dopo la fondazione di un monastero di Camaldolesi nella regione su Fraigu non lontano dal castello di Baratuli: infatti i monaci contribuirono ad avviare la bonifica dei territori circostanti e M. divenne un florido borgo agricolo; quando il giudicato cadde, nella divisione del 1258 fu assegnato ai territori toccati ai conti di Capraia. ` ai giudici di Alla loro estinzione passo Arborea ma nel 1295 Mariano II lo incluse nei territori da lui ceduti al Comune di Pisa. Cosı` agli inizi del secolo
XIV il villaggio prese a essere amministrato direttamente da funzionari pi` sani. Con la conquista aragonese entro a far parte del Regnum Sardiniae e nel 1326 fu concesso ad Arnaldo Caciano. Gli abitanti accettarono malvolentieri la dipendenza dal feudatario e inoltre il villaggio subı` un vistoso calo di popolazione durante la peste del 1348. Scoppiata la prima guerra tra Mariano IV e Pietro IV, gli abitanti del villaggio si ribellarono apertamente e i Caciano riuscirono a recuperare M. solo dopo la conclusione delle operazioni; quando ` scoppio ` la seconda guerra tra Mapero riano IVe Pietro IV, nel 1364 il villaggio fu occupato dalle truppe arborensi e i Caciano ne persero il possesso. Nei decenni successivi rimase in mano arbo` a subire le conserense e continuo guenze della guerra; caduto il giudi` in mano aragonese, cato, nel 1409 torno ma il suo territorio risultava molto danneggiato e il centro abitato semi` di rinspopolato. Nel 1421 il re penso novarne l’investitura ai Caciano che ` , risiedendo oramai fuori dall’ipero sola, la rifiutarono; cosı` nel 1432 il villaggio fu venduto ai Dedoni. I nuovi ` , essendo carichi di defeudatari, pero biti, nel 1454 vendettero M. a Pietro Bellit che lo unı` agli altri feudi che pos` con sedeva. Il rapporto della comunita i nuovi feudatari nel corso del secolo XVI divenne difficile a causa dell’inasprimento del carico fiscale. Alla fine del Cinquecento il ramo principale dei Bellit si estinse e Ludovico Gualbes, discendente da una Bellit, si impadronı` del villaggio scatenando una grossa lite giudiziaria per la successione. Il feudo che il fisco considerava devoluto ` fu sequestrato e solo nel 1600 M. torno in possesso dell’ultimo Bellit del ramo secondario della famiglia. Quest’ultimo morı` nel 1611 lasciando erede la `a nipote Elisabetta Aymerich che pero
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Monastir sua volta morı` nel 1614; dopo due anni di gravose tribolazioni, nel 1616 M. ` in possesso a Ludovico Gualbes torno e da quel momento il villaggio condivise le vicende del grande patrimonio feudale in mano a questa famiglia. Nel corso del secolo XVII il carico fiscale fu ancora aumentato e definitivamente ` con ridotta l’autonomia della comunita la modifica del sistema di individuazione del majore. Il villaggio inoltre ebbe un notevole calo di popolazione a causa della peste del 1652: nella se` del secolo aveva circa 650 conda meta abitanti; frattanto estinti i Gualbes, il feudo era passato ai Brondo e da questi ai Bou Crespi. La lontananza dei nuovi feudatari che risiedevano in Spagna e che avevano affidato l’amministrazione a funzionari senza scrupoli fece aumentare il disagio della popolazione che nel corso del secolo XVIII aveva ripreso a crescere e che con la costituzione del Monte granatico e del Consiglio comunitativo aveva riacquistato progressivamente coscienza della ne` di sciogliere il vincolo feudale. cessita Nel 1821 fu incluso nella provincia di Cagliari e nel 1839 riuscı` finalmente a riscattarsi dai feudatari. Di questo periodo abbiamo la testimonianza preziosa di Vittorio Angius, eccone qualche passo: «Nel 1839 si numeravano in M. famiglie 325 e anime 1234, distinte in maggiori maschi 452, femmine 462, e minori maschi 150, femmine 170. Le medie del decennio diedero nascite annuali 45, morti 30, matrimoni 12. Le ` frequenti sono infiammamalattie piu zioni e febbri periodiche. Attendono alla salute pubblica un medico, un chirurgo, ed un flebotomo. Professioni. Sono in M. applicati all’agricoltura uomini 330, alla pastorizia 50, a’ mestieri 42, a vettureggiare 35, al negozio 15. Le famiglie possidenti sono 215, le nobili 4 con anime 17. Nel paese sono rarissimi
che vivano nell’indigenza. Le donne la` di 200 telai, e tessono tele vorano in piu e tovaglie. La scuola primaria non nu` di 12 fanciulli. Gli altri cremera piu scono senza istruzione. Sono due istituzioni di beneficenza, una per legato ` per i podel canonico Fabre, che lascio veri il fitto di 13 starelli di terreno; l’altro de’ conjugi Cosimo Ugas ed Angela Mura, che assegnarono a fanciulle orfane e a poveri quello che si avrebbe dal fitto di starelli 51 di terreno aratorio. Agricoltura. Le terre di Monastir ` feraci nella regione Dosono delle piu ` da’ tempi piu ` antichi celeliese gia `. brata per la sua meravigliosa fertilita ` pero ` mediocremente conoL’arte vi e ` di stasciuta. La solita seminagione e relli di grano 1600, d’orzo 400, di fave 300, di legumi 60. In alcuni tratti di terreno sono coltivate le erbe ortensi, e i solchi si inaffiano con l’acqua che traesi da’ pozzi con una macchina semplicissima. La fruttificazione del grano ` per media calcolarsi al 12, quella puo dell’orzo al 15, delle fave al 14. Le vigne vi sono prospere, ma in questa parte bisogna dire che i moristenesi non hanno buoni metodi, e poco ci badano. I fruttiferi crescono giornalmente, e tra le altre specie vannosi moltipli` gia ` incando rapidamente i gelsi. Si e cominciata la educazione dei bachi, e i saggi furono cosı` felici, che invogliarono gli altri a imprendere quella cultura. La seta fu riconosciuta di gran ` , e pagata a maggior prezzo che bonta l’ottima del Piemonte. I grandi tratti di terreno aperto che pochi anni avanti si vedeano, ora a poco a poco si vanno restringendo, e i fichi d’India, che servono per la siepe, crescono a difesa delle tanche. Dove alternatamente si semina e si pascola. Bestiame. I buoi per l’agricoltura sono 480, le vacche domestiche 45, i cavalli 53, i majali 119, i giumenti 350. Si educa grande
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Monastir ` di pollame, e molti le api che quantita possono avere bugni 700. Le pecore sono circa 3000; i porci 1200. I formaggi cominciano a manipolarsi con migliore arte, e giustamente acquistano riputazione». Quando nel 1848 furono ` a far parte abolite le province, M. entro della divisione amministrativa di Ca` alla ricostituita gliari e nel 1859 torno omonima provincia. Nel corso dei decenni successivi la sua economia si svi` notevolmente soprattutto grazie luppo all’agricoltura e la popolazione riprese a crescere. & ECONOMIA Le attivita ` di base della sua economia sono l’agricoltura, in particolare la cerealicoltura, la frutticoltura con una discreta produzione di ` sviluppato agrumi e l’orticoltura; vi e anche l’allevamento del bestiame. Negli ultimi decenni si sta affermando an` industriale che si basa che l’attivita sulle imprese del settore lattiero-caseario e agroalimentare e inoltre nei settori della fabbricazione dei mobili, ` didell’edilizia, della meccanica. E scretamente sviluppata anche la rete di distribuzione commerciale, legata alla vicinanza del capoluogo. Vi operano anche un albergo con 56 posti letto e ristoranti che assolvono un ruolo importante, data anche in questo caso la vicinanza con Cagliari. Servizi. ` collegato da autolinee agli altri M. e ` dotato di Pro centri della provincia. E Loco, stazione dei Carabinieri, medico, guardia medica, farmacia, scuola dell’obbligo, sportello bancario. Possiede la Biblioteca comunale e una ludoteca. & DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 4541 unita di cui stranieri 37; maschi 2322; femmine 2316; famiglie 1751. La tendenza complessiva rivelava una lieve diminuzione della popolazione, con morti per anno 31 e nati 51; cancellati dall’a-
nagrafe 131 e nuovi iscritti 101. Tra i principali indicatori economici: imponibile medio IRPEF 14 914 in migliaia di lire; versamenti ICI 1701; aziende agricole 648; imprese commerciali 308; esercizi pubblici 22; esercizi all’ingrosso 21; esercizi al dettaglio 82; ambulanti 84. Tra gli indicatori sociali: occupati 1340; disoccupati 158; inoccupati 332; laureati 26; diplomati 282; con licenza media 1552; con licenza elementare 1434; analfabeti 164; automezzi circolanti 1732; abbonamenti TV 1118. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Di grande rilievo il patrimonio archeologico specialmente per i siti del periodo prenuragico tra i quali di grande importanza scientifica quello di Monte Olladiri, un villaggio appartenente alla cultura di Monte Claro portato alla luce su una collina che domina l’attuale centro abitato. Il sito si sviluppa per quasi 1 ha e ha restituito i resti di una cinquantina di capanne e un certo numero di domus de janas che ` fungevano da cimitero per la comunita che fu abitata lungamente e fu al centro di intensi traffici commerciali, come dimostrano i frammenti di manufatti nuragici, greci e fenici che arrivano fino al secolo VI a.C. Di grande ` anche il sito di Piscina importanza e ` posta alle falde del S’Aqua, localita monte Zara, dove sono stati trovati manufatti fenici e materiali etruschi e ionici del secolo VII a.C., che documentano i rapporti con i Sardi. Nello stesso luogo sono stati trovati i resti di un’area sacra risalente al periodo cartaginese, della quale sono visibili una gradinata d’accesso, l’altare e una cisterna, scavati nella roccia. & PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE Nel suo centro storico il villaggio ha conservato l’aspetto originario, con le tipiche case campidanesi co-
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Monastir ` diri) struite in mattoni di terra cruda (la e completate da un porticato (lolla) e da una grande corte antistante. Nella parte nuova, interessata a una forte ` persa invece espansione edilizia, si e ` con il passato e sono state la continuita costruite numerose abitazioni unifamiliari del tipo a villetta moderna con giardino intorno. Nella parte bassa del centro storico si trova la chiesa di San Pietro, la parrocchiale, risalente al secolo XV, che conserva al proprio interno alcune cappelle con volte a cro` arricchita da un ciera. La facciata e portale ogivale. Alle falde di una collina poco distante dall’abitato si trova la chiesa di San Sebastiano, costruita per riconoscenza verso il santo che avrebbe salvato il villaggio da un’inondazione (s’unda manna de Santu Sparau). Ha l’impianto a una navata e la copertura in legno a capriate. Altre interessanti chiese sono quella di Sant’Antonio, costruita nel secolo XIII in forme romaniche, e quella di San Giacomo, che ha forme romaniche risalenti al secolo XI ma fu modificata nel corso del secolo XIII; al suo interno sono conservate due statue lignee, raffiguranti San Giacomo e Sant’Anna, che furono realizzate dal Lonis nel secolo XVII. Degne di nota sono anche le rovine del monastero dei Camaldolesi e quelle del castello di Baratuli fatto costruire in cima al monte Olladiri nel secolo XIII per difendere la strada di accesso a Cagliari. Dopo la conquista aragonese, quando scoppiarono le guerre tra Aragona e Arborea, fu uno dei teatri delle operazioni militari e fu distrutto; attualmente ne rimangono solo pochi resti. Infine non lontano sorge la chiesetta campestre di Santa Lucia, di impianto romanico, rifatta completamente nel secolo XVII; sorge sul luogo in cui un gruppo di esuli bi-
zantini provenienti dalla Sicilia avrebbe fondato Baratuli. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Di notevole importanza per la memoria storica e il ricco patrimonio di tradizioni sono alcune feste popolari tra cui quelle di Sant’Antonio Abate e di San Sebastiano che si svolgono il 17 e il 20 gennaio; entrambe culminano in una solenne processione durante la quale vengono eseguiti canti in sardo; al termine si procede a una distribuzione gratuita di vino e dolci e all’ac` in piazza censione di un grande falo che preannuncia l’ormai prossima fine dell’inverno. La concomitanza ` tra i delle due feste provoca la rivalita due comitati organizzatori, ciascuno ` piu ` dei quali mira a realizzare il falo ` con la quale imponente; dalla rapidita divampano le fiamme in ciascuno dei due si solevano trarre in passato le previsioni per l’annata agraria. Ad agosto si svolge la spettacolare festa campestre di Santa Lucia, che culmina con una processione solenne e la sfilata di gruppi in costume di cavalieri e di carri a buoi (traccas), mentre vengono eseguiti canti sacri in sardo. La festa dura tre giorni e vi si svolgono anche i balli in piazza, alcuni giochi tradizionali come la morra e la lotta tradizionale sarda (s’istrumpa), e fuochi d’artificio. Il matrimonio monastirese si svolge presso la chiesetta di San Giacomo a fine luglio nel corso delle feste in onore del santo; gli sposi sono in costume e incatenati, il rito viene offi` molto simile a quello ciato in sardo ed e che si svolge a Selargius (=). Importanti e belli sono anche i costumi. L’abbigliamento tradizionale, che un tempo costituiva il modo di vestire abi` oggi utilizzato solo in occasione tuale, e delle grandi feste e nelle sfilate. L’abito ` costituito da una camicia femminile e bianca ricamata (sa camisa) e da una
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Moncada gonna di bordatino a righe rosse e blu plissettata (sa gunnedda); sotto la gonna vengono indossati i mutandoni di tela bianca bordati di pizzo e stretti alla vita e sotto il ginocchio da un nastro rosso (bita capricciosa); sopra la camicia si indossa il busto molto ridotto di broccato chiuso da ganci (su cossettu); sopra la gonna un grembiule di raso nero a fiori viola (su deventaliu) guarnito con trina dorata e arricchito con una cornice di nastro nero. Completano l’abbigliamento un fazzoletto di seta viola (su panneddu) sopra il quale si porta uno scialle di tibet nero ricamato a fiori, e i gioielli. L’abbiglia` costimento tradizionale maschile e tuito da una camicia di tela bianca con pettina finemente ricamata; dai calzoni di tela bianca (is mudandonis) lunghi fin sotto il ginocchio. Sopra la camicia si indossano un gilet di orbace nero a doppio petto chiuso da due file di bottoni dorati (su groppettu) e ornato da un nastro viola e trina dorata. Completa il tutto una giacca di orbace nero. Sopra i calzoni vengono indossati un gonnellino di orbace nero lungo fino al ginocchio (s’arrodedda) e le ghette dello stesso tessuto (is crazzas). L’abbigliamento maschile comprendeva infine la berritta di panno nero.
Moncada Famiglia catalana di Catalogna e di Sicilia (sec. X-esistente). Fu ` illustri famiglie feudali una delle piu catalane, le cui notizie risalgono al secolo X, quando viveva un Raimondo signore di Moncada morto nel 967. I suoi discendenti, a partire dal 1078, ebbero l’ufficio ereditario di Siniscalco di Catalogna; nel secolo XII due fratelli, Guglielmo e Raimondo, diedero vita a due rami della famiglia: da Guglielmo ven´ arn in nero i visconti sovrani di Be Francia, da Raimondo discendono i visconti di Moncada dai quali derivano i Moncada di Sicilia tuttora fiorenti e i
Moncada che appaiono in diversi momenti della storia moderna della Sar` esattamente questi ultimi degna. Piu discendono da Ottone, signore di Ay` il re Martino in tona, che accompagno Sicilia; suo figlio Guglielmo Raimondo venne con Martino il Giovane in Sardegna, dove nel 1421 ebbe in feudo il Monreale e la Marmilla e nel 1430 Bosa e la Planargia. Tutti i feudi furono sequestrati nel 1454 al figlio Lorenzo e venduti all’asta. Dal ramo siciliano dei Moncada discende la famiglia oristanese dei M., le cui notizie iniziano nel secolo XVI con un Raimondo giunto in Sardegna e nominato capitano del Campidano Maggiore nel 1534. I suoi figli ebbero importanti uffici nell’amministrazione del marchesato e la castellania di Bosa; un loro discendente, un Antonio, nel 1620 ebbe il riconosci` . Suo figlio mento dell’antica nobilta ` omonimo ottenne infine l’ereditarieta degli uffici pubblici che i membri della famiglia ricoprivano. I Moncada oristanesi si estinsero nel secolo XIX.
Moncada, Ferdinando Vicere´ di Sardegna (Palermo 1675-Navarra?, dopo 1703). In carica dal 1699 al 1703. Duca di San Giovanni, apparteneva al ramo siciliano della famiglia. Ricopriva l’ufficio di capitano delle galere del Regno di Sicilia quando nel 1699 fu nominato ´ . Arrivo ` in Sardegna nei difficili vicere anni che precedettero lo scoppio della guerra di successione spagnola, ma go` con molto equilibrio, cercando verno di evitare le tensioni che dividevano ` l’isola nel l’aristocrazia sarda. Lascio ´ di 1703 e in seguito fu nominato vicere Navarra.
Moncada, Gastone Vicere´ di Sarde` sec. gna (Catalogna, seconda meta XVI-Madrid 1626). In carica dal 1589 al 1595. Marchese d’Aytona, appartenente al ramo spagnolo della famiglia, era un abile funzionario dell’ammini-
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Moncada strazione reale e ricopriva l’ufficio di maestro razionale della Catalogna ´. quando nel 1589 fu nominato vicere Assunse i suoi poteri nel 1590 e conti` con grande impegno l’opera del nuo suo predecessore, procedendo nella realizzazione della cintura di torri litoranee di avvistamento e di difesa. Nel ` il Parlamento, i cui lavori 1593 convoco ebbero termine nel 1594; nel 1595 la` l’isola e fu inviato come ambasciascio tore a Roma. Al suo ritorno fu nominato ´ d’Aragona. Nel 1602 fu tra i piu ` vicere ` convinti sostenitori dell’opportunita della cacciata dei moriscos dalla Spagna.
Moncada, Guglielmo Raimondo Signore della Marmilla (Catalogna, fine sec. XIV-Spagna?, 1449). Conte del Monreale e signore della Marmilla, giunse in Sardegna con Martino il Giovane e nel 1409 prese parte alla battaglia di Sanluri; dopo la morte del re ` Pietro Torrellas nella fase finale aiuto della guerra contro gli Arborea. In se` ai Trastamara e fu nomiguito si lego ´ di Valencia. Piu ` tardi seguı` nato vicere Alfonso V nelle sue imprese italiane; nel 1421 ebbe il feudo del Monreale col titolo di conte, e poco dopo gli fu concessa anche la Marmilla. Nel 1430 ebbe in feudo anche Bosa e la Planar` grandi gia, divenendo cosı` uno dei piu feudatari dell’isola. In seguito fu tra i sostenitori dell’autonomia dei baroni nei confronti della Corona e nel 1444 ` di con gli altri feudatari sardi si rifiuto pagare al re una tassa di 10 000 ducati.
Moncada, Lorenzo Vescovo di Castra ` sec. XV-Ozieri (Sicilia?, prima meta 1478). In carica dal 1464 al 1478. Apparteneva all’ordine francescano dei Minori ed era maestro di Teologia. Fu nominato vescovo da papa Paolo II nel 1464 e fu molto attivo; nel 1475 riuscı` anche a compiere la visita alla Santa Sede (ad limina), cosa che, pur essendo
d’uso, era abbastanza rara in Sardegna.
Moncada, Luigi Guglielmo Vicere´ di Sardegna (Salerno 1614-Madrid 1672). In carica dal 1644 al 1649. Duca di Montalto, appartenente al ramo siciliano ´ di Sicilia tra il della famiglia, fu vicere 1635 e il 1639, distinguendosi nell’opera di mantenimento dell’ordine pub´ di blico; in seguito fu nominato vicere Sardegna. Assunse le sue nuove fun` l’isola fino al zioni nel 1644 e governo 1649 con la consueta energia. Tornato in Spagna, molto vicino agli ambienti ´ della corte, tra il 1652 e il 1658 fu vicere di Valencia; rimasto vedovo nel 1664, fu creato cardinale da Alessandro VII.
Moncada, Michele Vicere´ di Sardegna ` sec. XVI-Madrid, (Spagna, prima meta 1595 ca.). In carica dal 1578 al 1590. Nato dal ramo spagnolo della famiglia, era amico personale di Filippo II, che ` vicere ´ di Majorca dapprima lo nomino ` come vicere ´ in Sare nel 1578 lo invio ` l’isola con fermezza e degna. Governo ` il Parlamento; nel 1583 convoco quando i lavori furono conclusi, nel ` l’isola nominando come 1584 lascio suo sostituto l’arcivescovo di Cagliari ` in Vincenzo Novella. Nel 1586 torno Sardegna e proseguı` alacremente nell’opera di costruzione del sistema di torri litoranee: per reperire i fondi ne` nuovamente gli Stacessari convoco menti e li coinvolse nell’impresa. La` definitivamente l’isola nel 1590. scio
Moncada, Sibilla Gentildonna spa` sec. XIVgnola (Catalogna, prima meta ?). Appartenente al ramo spagnolo ` Giovanni d’Arbodella famiglia, sposo rea, figlio del giudice Ugone II, e con lui giunse in Sardegna quando il principe decise di tornare nell’isola nel momento in cui salı` sul trono d’Oristano il giudice Pietro. Giunta nell’isola, seguı` suo marito nelle sue inizia` tardi ne conditive commerciali e piu
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Moncayo vise la politica e l’opposizione al fratello, il giudice Mariano IV. Quando poi Giovanni fu fatto imprigionare dal fratello, si fece carico di amministrare il grande patrimonio feudale della famiglia curando gli interessi dei figli; ma allo scoppio della seconda guerra tra Mariano IV e Pietro IV non riuscı` a evitare che i feudi fossero occupati dalle truppe arborensi.
Moncayo, Isidoro Marchese di Cosco` sec. XVIIjuela (Spagna, seconda meta ` la ivi?, dopo 1713). Quando scoppio guerra di successione spagnola si ` nel partito che sosteneva Carlo schiero ` al sod’Asburgo e nel 1713 presento vrano un memoriale nel quale rivendicava la successione nel marchesato di Oristano e nella contea del Goceano. Discendente in linea femminile dalla famiglia dei marchesi di Oristano, nel memoriale sostenne le sue ragioni con una grande ricchezza di riferimenti, che rendono il documento un testo di grande interesse per la ricostruzione della storia della Sardegna.
Mondardini, Gabriella Antropologa (n. Sarsina 1941). Conseguita la laurea ha ` di iniziato la sua carriera nella Facolta ` di Sassari Magistero dell’Universita ` stata allieva prima di Marcello dove e Lelli e poi di Alberto Merler. Ora insegna Antropologia culturale nella Fa` di Lettere e Filosofia di quella colta ` . Ha approfondito in partiUniversita colare le tradizioni dei pescatori in ` autrice di numerosi preSardegna. E ` econogevoli studi, fra cui Razionalita mica e crisi della piccola pesca: per uno ` dei pescatori, in I studio della comunita rapporti della dipendenza. Ipotesi di ricerca sulla Sardegna, 1976; Villaggi di pescatori in Sardegna. Disgregazione e riurbanizzazione, 1981; Fra rurale e urbano: appunti per un’antropologia del quotidiano, in La provincia di Sassari. ` e l’arte, 1983; Spazio e tempo La civilta
nella cultura dei pescatori sardi e ricerche in area mediterranea, ‘‘Quaderni di Ricerca del dipartimento di Economia ` di Sassari’’, 1988; Pedell’Universita scatori in Sardegna, in La Sardegna. Enciclopedia (a cura di M. Brigaglia), III, 1988; Il mare le barche i pescatori. Cultura e produzione alieutica in Sardegna, 1990; Gente di mare in Sardegna. Antropologia dei saperi dei luoghi e dei corpi, 1997; La piccola pesca, in Pesca e pescatori in Sardegna (a cura di G. Mondardini), 1997.
Mondolfo, Ugo Guido Sociologo, uomo politico (Senigallia 1875-Milano 1958). Appartenente a famiglia di origine ebraica, vivamente interessato alla storia e ai problemi della Sardegna, soprattutto quando dal 1901 fu per alcuni anni professore di Liceo a ` alla rivista ‘‘SardeCagliari, collaboro ` la strutgna’’ di Attilio Deffenu e studio ` sarda nel Medioevo tura della societa approfondendone i rapporti con le istituzioni giuridiche. Antifascista, colla` con Filippo Turati alla ‘‘Critica boro Sociale’’, di cui fu anche direttore nel secondo dopoguerra. Dopo il 1936 fu perseguitato per motivi razziali e nel 1940 confinato. Caduto il fascismo ri` politica, schierato nelprese l’attivita l’ala sinistra del Partito Socialdemocratico. Tra i suoi scritti: Responsabi` e garanzia collettiva per danni patrilita moniali nella storia del diritto sardo nel Medio Evo, ‘‘Rivista italiana per le Scienze giuridiche’’, XXIX, 1-2, 1900; Elementi del feudo in Sardegna prima della conquista aragonese, 1902; Terre e classi sociali in Sardegna nel periodo feudale, ‘‘Rivista italiana di Scienze giuridiche’’, XXXVI, 12, 1903; L’abolizione del servaggio in Sardegna, ‘‘Bullettino bibliografico sardo’’, IV, 1904; Agricoltura e pastorizia in Sardegna nel tramonto del feudalesimo, ‘‘Rivista italiana di Sociologia’’, VIII, 4, 1904; Il re-
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Monete della Sardegna gime giuridico del feudo in Sardegna, ‘‘Archivio giuridico’’, III, 1905; L’abolizione del feudalesimo in Sardegna, ‘‘Archivio storico sardo’’, II, 1906.
Moner Famiglia algherese di origine catalana (sec. XV). Le sue notizie risalgono al secolo XV; uno dei suoi membri, il dottor Michele, nel 1520 ottenne `. La il cavalierato ereditario e la nobilta sua discendenza si estinse prima della fine del secolo.
Monete della Sardegna – Furono i Cartaginesi a introdurre la moneta in un’isola che fino a quel momento aveva vissuto, come tanti altri luoghi del Mediterraneo, sul baratto.
Monete della Sardegna Fino all’avvento del dominio cartaginese il sistema commerciale della Sardegna era basato esclusivamente sul baratto. Si deve ai Cartaginesi l’introduzione nell’isola della moneta, nel momento in cui l’economia sarda estende notevolmente i propri orizzonti e diventa parte integrante dell’economia pu` avviene agli inizi del secolo nica; cio ` da duecento anni la IVa.C., quando gia moneta si era diffusa in tutto il mondo ` di cento anche i greco e quando da piu Cartaginesi avevano incominciato a coniarla. LA CIRCOLAZIONE Per tutto il secolo IV circolano nell’isola monete di conio cartaginese e siculopunico, mentre nel secolo III appaiono alcuni tipi mo` renetali che, secondo gli studi piu
centi, sono certamente di zecca locale: queste monete ebbero un’intensa circolazione nell’isola, unitamente ad altri esemplari di bronzo di zecca siciliana e africana. I tipi di monete coniate nell’isola si differenziano sensibilmente da quelli di zecca africana o sicula, sia per la tecnica di coniazione che per lo stile, il quale richiama spesso, in maniera sorprendente, il tratto essenziale dei bronzi protosardi. Le monete sardo-puniche hanno sempre, al diritto, la testa della dea Tanit (tranne un unico tipo che presenta una testa virile con diadema); i rovesci, pur non essendo numerosi, presentano `: testa equina, cavallo una certa varieta stante, talvolta retrospiciente, con o senza una palma dietro, tre spighe, toro stante. I copiosi ritrovamenti di queste monete in ogni parte dell’isola (soprattutto del tipo con testa equina al rovescio) dimostrano che la loro circolazione era assai intensa; i vari tipi monetali in uso, sardi e non sardi, presentano notevoli oscillazioni di peso, per cui, data anche la scarsa conoscenza che possediamo dei vari sistemi di misura usati prima dai Fenici e in seguito ` possibile inquadrare dai Punici, non e metrologicamente le serie monetali sardo-puniche se non in maniera approssimativa e ipotetica. Da notare infine che la moneta circolante in Sardegna era quasi esclusivamente di bronzo; rari sono infatti i ritrovamenti in terra sarda di monete d’oro e ancor ` rari quelli di esemplari d’argento. piu Nel 238 a.C. inizia l’occupazione ro` da supmana della Sardegna, ma e porre che le ultime emissioni sardopuniche abbiano continuato a circolare nell’isola. A rafforzare questa ipotesi sta anche il fatto che la moneta sardo-punica che ha al rovescio tre spighe, coniata in due moduli di peso differente, e quella che ha al rovescio un
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Monete della Sardegna toro corrispondevano grosso modo alle divisioni ponderali del sistema monetario romano (asse e sestante). SARDEGNA ROMANA L’introduzione del bronzo romano repubblicano nell’isola avviene molto lentamente; non risulta che vi siano stati importanti ritrovamenti di monete bronzee romane della repubblica, ma soltanto rinvenimenti sporadici. Rarissimi sono i ritrovamenti di bronzi romani delle serie ` antiche (aes rude, aes grave, serie piu semilibrale e trientale) e rari quelli di bronzi appartenenti alla serie sestan` frequenti i tale, mentre diventano piu pezzi appartenenti alla serie unciale; `e ` anche facilmente spiegabile, percio ´ la riduzione unciale dell’asse roche mano avviene nel 217 a.C. e dura sino all’89 a.C., data della riduzione semiunciale. Mentre sono relativamente frequenti, per quanto sporadici, i ritrovamenti di assi e sestanti, rari sono invece quelli degli altri sottomultipli dell’asse (semissi, trienti, once e semionce); ` l’ipotesi che il fatto avvalora ancor piu i Romani abbiano tollerato per un certo periodo la circolazione del ` esistente, e che corbronzo punico gia rispondeva all’incirca, come peso e modulo, ad alcuni ‘‘tagli’’ della monetazione romana, integrandolo con quei pezzi di cui mancavano i corrispondenti nella monetazione sardo-punica; infatti alla scarsa circolazione di monete repubblicane di bronzo fa riscontro un intensissimo uso del denario d’argento, dimostrato dall’enorme ` di monete di questo tipo che quantita si sono trovate e che continuamente si trovano in ogni parte dell’isola. A giudicare dalla cronologia delle emissioni dei denari che costituiscono i ripostigli presi in esame, in epoche diverse, dagli studiosi risulta chiaramente che Roma impose l’uso del denario d’argento ai Sardi non appena ebbe con-
quistato l’isola: in un primo tempo l’introduzione del denario fu modesta, ma ` progressivamente aumenpoi ando tando fino all’ultimo secolo della repubblica, quando circolarono in Sardegna anche denari provenienti dalle ` disparate e lontane (Sicilia, zecche piu Spagna, Oriente, Gallia). Negli ultimi anni della repubblica le monete circolanti in Sardegna sono ormai esclusivamente romane. Con l’avvento dell’Impero viene introdotto in maniera massiccia nell’isola il numerario di ` scarso dibronzo, mentre sempre piu venta l’uso del denario d’argento; il fatto fu, probabilmente, anche il risultato della continua alterazione cui fu` con rono sottoposte queste monete: gia Traiano i denari contenevano circa l’80% d’argento e nel 198 Settimio Severo ne ridusse ancora la percentuale ` cosı` portandola al 60%. Il denario ando perdendo il rapporto tra valore nominale e valore intrinseco, tanto da confondersi, infine, con le monete di bronzo, le quali assunsero maggiore importanza, mantenendo inalterato il loro valore intrinseco. Non risulta che dagli inizi del secolo III abbiano circolato in Sardegna monete d’argento, ` abbonmentre dal 220 ca. sempre piu danti sono i ritrovamenti di grandi bronzi, con prevalenza di sesterzi di Severo Alessandro, Massimino I, Gordiano III il Pio, Filippo I, Filippo II, Traiano Decio e Treboniano Gallo. La mancanza quasi assoluta di monete imperiali d’oro dimostra che la circolazione di queste monete in Sardegna fu ´ nulla. Anche l’antoniniano pressoche (la moneta introdotta da Caracalla nel 215), che era della stessa lega del dena` presente, se non sporadicario, non e mente, nei ripostigli sardi, sebbene sotto Gordiano Pio, Filippo I e Filippo ` diffusa e piu ` coII fosse la moneta piu mune in quasi tutti gli altri territori di
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Monete della Sardegna ` del secolo III (da VaRoma. Dalla meta leriano in poi) la moneta subı` continue riduzioni e alterazioni. La Sardegna risentı` pesantemente di questa situazione: il circolante nell’isola fu ridotto al minimo e a miseri tondelli di rame o di bassissima lega, l’antoniniano, e poi il follis, sono quasi completamente assenti dai ripostigli sardi. La costante ` decadenza economica dell’isola porto a un impoverimento del circolante monetario dovuto allo squilibrio tra le monete che uscivano dall’isola per le pesanti imposte, i tributi, il continuo aumento dei prezzi e la miseria, e le mo` scarsamente vi nete che sempre piu rientravano. Probabilmente, proprio tra la fine del secolo III e l’inizio del IV, i sardi si trovarono costretti a tornare a una economia di tipo ‘‘naturale’’ che aveva come base il baratto. LA MONETA DEL SARDUS PATER Durante la dominazione romana ben poche monete furono battute esclusivamente in Sardegna: quelle certe sono ` la moneta di soltanto tre. La prima e Azio Balbo (nota come moneta del Sardus Pater dalla raffigurazione, al rovescio, del dio eponimo sardo con la leggenda SARDUS PATER), che fu probabilmente coniata negli anni in cui la ` sotto Ottaviano. QueSardegna passo sta moneta, pur presentando una ` ponderale, puo ` consigrande varieta derarsi corrispondente all’asse. Del ` stato anche scoperto ‘‘Sardus Pater’’ e un sestante che riporta, sia al diritto che al rovescio, le medesime leggende ` il caratteristico dell’asse ma ha in piu ` due segno del sestante romano, cioe globetti; inoltre il suo peso (gr 1,45) corrisponde approssimativamente alla sesta parte del peso medio dei ‘‘Sardus Pater’’ finora conosciuti e studiati. Questo ritrovamento fa cadere defini` volte tivamente l’ipotesi, avanzata piu da alcuni studiosi, che il ‘‘Sardus Pa-
ter’’ fosse da considerare semplicemente una medaglia commemorativa e non una moneta vera e propria. Altre due monete coniate certamente in Sardegna sono quelle note come ‘‘di Uselis’’ e ‘‘di Metalla’’. La prima, conosciuta solo in tre o quattro esemplari, presenta al diritto una testa che ha ` con quella del ‘‘Sardus molta affinita Pater’’; attorno alla testa si legge ` un araA.M.L.C. VF.II.V, al rovescio vi e tro sormontato dalle lettere D.D. La seconda moneta (‘‘di Metalla’’ o, per qualche studioso, ‘‘di Turris Lybisonis’’) ha al diritto una testa virile, con sotto un aratro e attorno le lettere M.L.D.C.P.; al rovescio, attorno a un tempio tetrastilo, si leggono le lettere Q.A.M.P.` recenti fanno risaG.II.V. Gli studi piu lire le due monete a una quindicina d’anni prima di Cristo; esse ebbero scarsissima diffusione e il loro corso fu probabilmente limitato al territorio delle colonie di emissione. Sono relativamente frequenti in Sardegna i ritrovamenti di sestanti romani ribattuti su monete sardo-puniche di piccolo modulo (tipi con ‘‘toro stante’’ e con ‘‘tre spighe’’) i quali, appunto per la peculiare caratteristica della ribattitura su monete sarde, sono senza dubbio di zecca isolana; essi hanno al rovescio, davanti alla solita prora di nave dei bronzi romani repubblicani, o il monogramma MA (da molti studiosi interpretato come le iniziali del console A. Cornelio Mammula pretore in Sardegna nel 217 a.C. e pro-pretore nel 216) o la lettera C (probabilmente l’iniziale ` sottolineare di Caralis). Bisogna pero che monete con le stesse iniziali, e non ribattute, sono state trovate anche fuori dell’isola, la qual cosa deve far ammettere l’esistenza di zecche continentali ove furono battute le medesime monete. IL RITORNO AL BARATTO DEI SECOLI BUI
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Monete della Sardegna Con l’occupazione dell’isola da parte dei Vandali cessa definitivamente l’au` di Roma sulla Sardegna. La cirtorita colazione monetaria si era ormai ridotta a ben poca cosa; in Sardegna era ormai in atto un irreversibile processo di autonomia che portava inesorabilmente alla scomparsa della moneta come mezzo di scambio e all’uso sem` diffuso del baratto. Questa sipre piu ` per secoli, anche tuazione duro ` sotto la dominaquando l’isola passo zione bizantina. Lasciando da parte l’attribuzione a zecche sarde di alcune monete bizantine, questione molto controversa e, almeno per ora, di difficile soluzione, occorre dire subito che, al contrario di quanto avveniva in tutto l’Occidente cristiano, dove il numerario d’oro e di rame bizantino era copiosissimo, in Sardegna la circolazione della moneta era quasi nulla a causa dell’isolamento politico ed economico e della miseria in cui versava la popolazione. I primi documenti medioevali sardi che parlano di monete risalgono al secolo IX e citano esclusivamente il ` rarasolido d’oro bizantino (sollu o, piu mente, bisantis) e il suo sottomultiplo, il tremisse; ma queste monete vengono ` di misura dei valori, citate come unita ` come moneta di conto. Il baratto, e cioe nei rapporti commerciali, costituiva ancora la norma: pur essendo il prezzo delle compravendite espresso in solidi e tremissi, esso veniva sempre, o quasi sempre, regolato in natura. Solo in qualche caso del tutto eccezionale si parla di pagamento effettuato in monete (solidi e tremissi). Per circa mezzo millennio, dal secolo VI sino alla fine dell’XI, le sole monete di conto usate in Sardegna furono quindi il solido bizantino e la sua terza parte, il tremisse; infatti l’usanza di esprimere i valori in ` che risalire al solidi e tremissi non puo periodo di effettivo dominio nell’isola
da parte di Bisanzio e non agli ultimi decenni del secolo XI, quando i rapporti con Bisanzio erano di fatto ormai cessati da tempo. Tra la fine del 1000 e l’inizio del 1100 la moneta aurea bizantina cede a mano a mano il posto ai denari di Lucca, di Asti e di altre zecche italiane, sia come moneta di conto che come moneta di specie: gli effetti della riforma di Carlo Magno (sistema monometallico argenteo basato sulla divisione della libbra d’argento in 240 denari del peso teorico di gr 1,80 ca. ciascuno) giunsero in Sardegna con quasi tre secoli di ritardo. DENARI DEI COMUNI Dagli inizi del se` di solidi colo XIII non si parla quasi piu e di tremissi, ma di denari, e con frequenza sempre maggiore dei denari di ` del Genova e di Pisa che, dalla meta Duecento fino alla conquista aragonese, dominarono incontrastati coi loro multipli (grossi e aquilini) la circolazione monetaria dell’isola. I denari ` , erano conosciuti d’argento, in realta in Sardegna molto prima della loro affermazione come moneta ma, fino a tutto il secolo XI, essi non venivano contati ma pesati; non erano quindi considerati moneta, ma soltanto argento a titolo garantito con un valore ben preciso espresso in solidi. Quando nei documenti leggiamo che per un certo bene fu data in cambio una libbra d’argento lavorato, vuol dire che il pagamento fu fatto con una libbra in peso di monete d’argento (denari) e non con 240 denari, quanti costituivano la lib´ il bra (poi lira); e questo anche perche peso effettivo del denaro raramente ´ 240 raggiungeva il peso teorico, sicche denari avrebbero pesato molto meno di una libbra. Gli ultimi decenni del Duecento segnano un momento peculiare della circolazione monetaria dell’isola; infatti sono gli anni in cui, assieme alle monete per cosı` dire ‘‘im-
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Monete della Sardegna portate’’ (denari di vari Comuni italiani, aquilini, grossi e persino grossi tornesi di Luigi XI di Francia, di Filippo l’Ardito e, soprattutto, di Filippo il Bello), circolano in Sardegna le prime monete medioevali di zecca sarda: il grosso di Guelfo e Lotto della Gherardesca e un aquilino, coniati entrambi nella zecca di Villa di Chiesa (Iglesias), su imitazione rispettivamente dei grossi tornesi di Francia e degli aquilini di Pisa. SISTEMA MONETALE SARDO-ARAGONESE Il 1326 segna la data della definitiva scomparsa, tra le monete circolanti nell’isola, di ogni altra moneta che non fosse quella aragonese; ma soprattutto segna (fatto importantissimo e raro) l’introduzione nell’isola di un sistema monetario autonomo, completamente diverso da quelli esistenti in ` dal 1325 Giacomo II tutta l’Europa. Gia aveva concesso il privilegio di battere moneta alla zecca di Villa di Chiesa dove furono coniati, a nome del re aragonese, l’alfonsino d’argento e l’alfonsino minuto di mistura; ma mentre l’alfonsino corrispondeva esattamente alla rispettiva moneta di Barcellona (il croat d’argento), l’alfonsino minuto di mistura era 1/18 dell’alfonsino d’argento, quando a Barcellona il denaro minuto era 1/12 del croat d’argento; invertendo i termini, 12 denari di Barcellona equivalevano a un croat e anche a un alfonsino d’argento, mentre occorrevano 18 alfonsini minuti di Villa di Chiesa per formare le stesse monete d’argento, pur mantenendo questi minuti il valore di i denaro. Con Alfonso IVe poi con Pietro IV fu messa in circolazione un’altra moneta, il mezzo alfonsino d’argento. Le monete battute in Villa di Chiesa sostituirono definitivamente quelle di Genova e di Pisa e diedero inizio alla nuova circolazione mo` netaria sardo-aragonese che, come si e
´ sotto il detto, non trova riscontro, ne ´ sotto quello tiprofilo metrologico ne pologico, in nessuna altra parte d’Italia e d’Europa: la lira sarda era cosa ben diversa da quella di ogni altro sistema monetario. Fino alla fine del secolo XV le monete effettive che circolarono maggiormente in Sardegna, ol` nominati alfonsini, mezzi altre ai gia fonsini e alfonsini minuti, furono i reali e i mezzi reali d’argento, i minuti, i reali minuti e i denari reali di rame o di mistura e, con Ferdinando II, il caglia` vita lunrese; quest’ultima moneta avra ghissima, tanto che la si ritrova ancora nei primi decenni del secolo XIX. Con Giovanni I d’Aragona (1387-1396) entra in funzione la zecca di Cagliari, dove ` coniata la stragrande maggiosara ranza delle monete sarde. Solo provvisoriamente, e per motivi storici particolari, funzioneranno le zecche di Sassari (Guglielmo di Narbona, 1407-1420; Carlo V, 1516-1556), di Bosa (Giovanni II, 1458-1479), di Alghero (Alfonso V, 1416-1458; Carlo V, 1516-1556); le monete di queste zecche (minuti, reali minuti e patacchine di rame) ebbero corso ` di di breve durata e limitato alle citta emissione, cosa, questa, che giustifica `. Nel secolo XVI, con Carlo la loro rarita V, circola in Sardegna la prima vera moneta aurea sarda, lo scudo d’oro. Carlo V fece coniare anche i nuovi tagli da 3 e 2 reali. Durante il regno di Filippo II si ha un’intensa circolazione monetaria in tutta l’isola, sia sotto il ` che della varieta ` profilo della quantita dei tagli; anche la Sardegna ha ora una moneta che segue, per cosı` dire, la moda iniziata in Europa alla fine del Quattrocento di coniare monete di grosso modulo (scudi, talleri, ducatoni ecc.): i 10 reali d’argento; ad esso si aggiungono i sottomultipli da 5, 3, 2 e mezzo, 2, 1 reale, oltre alle monetine da 3 cagliaresi e 1 cagliarese di rame.
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Monete della Sardegna Queste monete rappresentano, nel loro insieme, una ricchissima serie di tagli, di tipi, di varianti che offrono oggi al collezionista un appassionante campo di studi e di ricerche sotto il profilo squisitamente numismatico. ` negli ultimi GLI ANNI DELLA CRISI Gia anni del regno di Filippo II la monetazione sarda risente del caos monetario del secolo XVII. Mancano le buone monete e i falsari non danno tregua; tale disordine coincide, in Sardegna, con la comparsa dei cosiddetti maltagliati, rozzi pezzi d’argento coniati alla meno ` rozze mopeggio o ribattuti sulle gia nete delle terre spagnole delle Ameri` a che vedere che, che nulla hanno piu con le prime emissioni d’argento di Filippo II e ancor meno con gli alfonsini, di finissima fattura, di alcuni secoli prima. Le monete false, soprattutto di rame, vengono coniate un po’ dapper` esagerato dire tutto, tanto che non e che ogni villaggio ha la sua zecca clan` compito arduo, per lo destina; oggi e studioso e per il collezionista, riuscire a individuare, fra gli innumerevoli falsi dell’epoca, le monete coeve autentiche di piccolo modulo. Sotto Filippo III e Filippo IV (fino al 1665) cir` colano in Sardegna le monete piu brutte, sotto il profilo estetico, fra quelle emesse da tutti i re aragonesi e ´ Carlo II (1665-1700) spagnoli, finche non ritira tutta la moneta precedente, falsa e non falsa, e mette ordine nella circolazione iniziando una nuova monetazione con l’emissione di una ricca serie di tagli: 10, 5, 2 e mezzo, 1, 1/2 reale d’argento, 3 e i cagliarese di rame. Carlo II elimina quei tagli che, in pratica, non venivano usati se non raramente e lascia invece quelli che hanno uso corrente, soprattutto i 2 reali e mezzo (che era la paga media giornaliera di un operaio) e le monete di rame da 3 e da 1 cagliarese; essi rap-
presentavano i tagli comunemente e ` nugiornalmente usati dalla parte piu merosa della popolazione sarda, che era costituita dai poveri. I tagli monetali di Carlo II durano in pratica per ` fino ai Savoia. oltre un secolo, e cioe Filippo V e Carlo II (poi Carlo VI) si limitano ad aggiungere lo scudo d’oro, sul tipo di quello emesso, ormai due secoli prima, da Carlo V. SOTTO I SAVOIA Tutte le monete coniate a Cagliari dai re di Spagna (soprattutto da Carlo II e da Filippo V) continuarono a circolare in Sardegna anche dopo il passaggio dell’isola alla ` sabauda. Soltanto nel 1765, sovranita ` i Savoia, e particolarmente quando gia Carlo Emanuele III, avevano provve` duto a coniare altra moneta in quantita sufficiente per i bisogni dell’isola, esse furono dichiarate fuori corso. La nuova monetazione vide la luce nella zecca di Torino mantenendo in pratica immutato il sistema monetario sardo ` del periodo spagnolo, con la sua parita argentea e i suoi tagli tradizionali: doppietta d’oro, scudo, mezzo scudo, quarto di scudo, reale, mezzo reale, soldo, 3 cagliaresi e 1 cagliarese. Furono soltanto aggiunti due nuovi nominali d’oro: il carlino sardo (del valore di 5 doppiette, ` di 25 lire sarde) e il mezzo carlino. e cioe ` di conto continuo ` a essere la L’unita lira sarda, divisa, come al solito, in 20 soldi da 12 denari ciascuno. Il caglia` a valere 2 denari, e i 3 rese continuo cagliaresi valevano mezzo soldo, 5 soldi valevano un reale, 50 soldi (ossia 2 lire e mezzo) equivalevano a un scudo, e 100 soldi (5 lire) alla doppietta ` usate nelle picd’oro. Le monete piu cole transazioni quotidiane rimasero il quarto di scudo, il reale e i 3 cagliaresi. La circolazione di questi pezzi coniati nell’isola si protrasse per oltre un secolo. Assieme ad essi ebbero corso legale, oltre ad alcuni nominali esteri,
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Monete della Sardegna le monete dei Savoia battute per il Piemonte nel secolo XVIII, e poi la massa delle decimali coniate, sempre in Piemonte, a partire dal 1816. Ma il ruolo svolto dalla vecchia monetazione sarda nella circolazione monetaria si poteva considerare determinante an` dell’Ottocento; Giocora oltre la meta vanni Spano, riferendosi ai pezzi coniati da Carlo Emanuele III dal 1756 al 1772, scrive testualmente che «queste monete resero un gran beneficio a tutta l’isola nel 1859, nel tempo della guerra di Lombardia, in cui venne sospeso il cambio della carta moneta». ´ la moneta sarda resto ` in circoFinche ` lazione, il sistema di conto si baso esclusivamente su di essa. Ma la rag` politica non tardo ` a esigiunta unita gere l’unificazione monetaria del Paese: con decreto 28 maggio 1864, ` in tutto il territorio del Requando gia gno si stava procedendo al ritiro dalla circolazione dei numerosissimi nominali emessi dagli antichi stati, anche le monete sarde furono dichiarate fuori corso. I nomi che il popolo usava dare da secoli a molte monete sopravvissero alle monete stesse per almeno tre generazioni. Il pezzo da 5 centesimi, ad esempio, per tutto il tempo in cui ebbe ` fino alla seconda guerra corso, cioe mondiale, non fu mai indicato dal popolo col suo nome di 5 centesimi, ma col nome di tres arrealis (o arreales) nel sud e nel centro della Sardegna, e ses ` nel Capo di sopra. E dinares o sei dina ` perche ´ cosı` era chiamato sin dai cio tempi di Filippo II il nominale sardo da 3 cagliaresi, al quale le tariffe di cambio avevano ragguagliato il pezzo da 5 centesimi. Per lo stesso motivo la ` unu moneta da 10 centesimi si chiamo soddu e quella da 50 centesimi una ` il vapezza, mentre mesu pezza indico lore di 25 centesimi e pezza e mesu il valore di 75 centesimi. [ENRICO PIRAS]
MONETE CONIATE IN SARDEGNA Numerose sono state le emissioni di monete coniate nell’isola dalle zecche operanti sul suo territorio. Ecco di seguito le principali emissioni: PERIODO PUNICO (300-216 a.C.) Sono attribuibili a questo periodo: una piccola moneta di bronzo del peso di 4,5 g con la raffigurazione di una testa di kore e sul retro il cavallo; lo stesso soggetto venne inciso in una moneta media del peso di 6,5 g e in una moneta di grandi proporzioni del peso di 15,5 g, coniate tra il 264 e il 241 a.C. Tra il 214 e il 238 a.C. fu coniata l’ultima moneta punica con la testa di kore e sul retro la spiga; anche di questo tipo di moneta furono emessi tre tipi: piccolo, medio e grande. PERIODO ROMANO (211-29 a.C.) Nel 211 a.C. probabilmente a Carales furono coniati sei diversi tipi di moneta mediante la riutilizzazione di monete puniche tolte dalla circolazione. In particolare si tratta di: un quinario d’argento dal peso di 1,95 g con la raffigurazione della testa di Roma e sul retro i Dioscuri a cavallo e la scritta ROMA; un asse di bronzo dal peso di 25 g con la testa di Giano e sul retro la prua di una nave con sopra una I, davanti una C e la scritta ROMA; un semiasse di bronzo del peso di 14,70 g con la testa di Saturno cinta d’alloro e il retro identico a quello della moneta da un asse; un triente di bronzo dal peso di 9,10 g con la testa di Minerva calzante l’elmo e sormontata da quattro globetti, il retro identico a quello delle monete da un asse; un quadrante di bronzo del peso di 6,80 g con la testa di Ercole e il retro identico a quello della moneta da un asse; un sestante di bronzo del peso di 4,5 g con la testa di Mercurio sormontata da due globetti e il retro identico a quello della moneta da un asse. Tra il 182 e il 172 a.C. fu coniata la moneta da &
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Monete della Sardegna un denario d’argento dal peso di 1,90 g con la testa di Roma e sul retro i dioscuri a cavallo al galoppo con la scritta ROMA. Tra il 60 e il 32 a.C. fu coniato un asse di bronzo dal peso di 10,50 g con la testa nuda di Azio Balbo e la scritta M. ATTIUS BALBUS e sul retro la testa del Sardus Pater con la scritta SRD PATER. Tra il 44 e il 29 a.C. fu coniato a Cagliari un asse di bronzo dal peso di 25,50 g con due teste accollate e la scritta ARISTO MUTUMBAL, RICOCE SVFe sul retro un tempio tetrastilo con la scritta KAR VE NE RIS. Non si conoscono altre monete coniate in Sardegna nei secoli successivi fino al periodo bizantino. PERIODO BIZANTINO (558-716) Negli anni del regno di Costantino IV tra il 668 e il 685 furono coniati tre tipi di monete: un solido in oro del peso di 4,24 g con l’effigie dell’imperatoore e sul retro quella degli imperatori Eraclio e Tiberio affrontati con al centro una croce sostenuta da tre gradini e la scritta CONOB; un tremisse in oro del peso di 1,50 g con l’effigie dell’imperatore di profilo e rivolta a destra e sul retro una croce potenziata su base; un follis in rame con l’effigie dell’imperatore e la lancia trasversale, sul retro una M sormontata da una croce con la scritta CONOB. Negli anni del primo regno di Giustiniano II tra il il 685 e il 695 furono coniati in Sardegna tre tipi di moneta: un solido in oro del peso di 3,60 g con il busto dell’imperatore raffigurato di fronte e sul retro una croce potenziata da tre gradini e la scritta VICTORIA AUGUS; un follis in rame del peso di 11,20 g con il busto dell’imperatore e la scritta IUSTINIANUS PP e sul retro una grande lettera M con croci ai lati sormontata dalla scritta PAX; un mezzo follis in rame dal peso di 3,97 g con l’effigie dell’imperatore e sul retro una grande lettera K con croci
ai lati sormontata dalla scritta PAX. Negli anni del regno di Leonzio II tra il 695 e il 698 furono coniati due tipi di monete: un tremisse d’oro del peso di 0,82 g con il busto dell’imperatore visto di fronte e sul retro una croce potenziata su base; un mezzo follis di bronzo del peso di 4,50 g con il busto dell’imperatore visto di fronte e la scritta D LEON PE AV e sul retro due grandi lettere SK. Negli anni del regno di Tiberio III tra il 698 e il 705 furono coniati tre tipi di moneta: un solido in oro del peso di 4,24 g con il busto dell’imperatore visto di fronte con la scritta D TIBERIUS PE AV e sul retro una croce potenziata su tre gradini e la scritta VICTORIA AUG; un tremisse in oro dal peso di 1,25 g con il busto dell’imperatore visto di fronte e la scritta D TIBERI VS PE e il retro identico a quello della moneta da un solido; un mezzo follis di rame del peso di 5,10 g con il busto dell’imperatore visto di fronte, la lancia trasversale e la scritta D. TIBERIUS PE AVe sul retro due grandi lettere SK sormontate da una croce. Negli anni del secondo regno di Giustiniano II tra il 705 e il 711 furono coniati gli stessi tipi di moneta emessi durante il primo regno e un quarto tipo di moneta da un solido d’oro da 3,70 g con i busti di Giustiniano e di Tiberio e tra i due un globo sormontato dalla scritta PAX, sul retro una croce potenziata con tre gradini e la scritta VICTORIA AUGUST. Negli anni del regno di Artemio Anastasio tra il 713 e il 715 furono coniati tre tipi di monete: un solido d’oro dal peso di 2,40 g con il busto dell’imperatore visto di fronte e la scritta DN ANASTASIUS MULTAN e sul retro la croce potenziata con tre gradini e la scritta VICTOR VS VA; un tremisse d’oro dal peso di 1,20 g con il busto dell’imperatore visto di fronte e sul retro la croce potenziata sulla base; un mezzo follis di
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Monete della Sardegna rame dal peso di 5,41 g con il busto dell’imperatore visto di fronte e sul retro le grandi lettere SK. Negli anni del regno di Teodosio III nel 716 furono emessi per la Sardegna due tipi di moneta: un solido in oro dal peso di 2,72 g con il busto dell’imperatore visto di fronte e la scritta DN TEODOSIUIS MULA, sul retro una croce potenziata con tre gradini e la scritta VICTORIA AUGUS; un tremisse d’oro del peso di 1,25 g con il busto dell’imperatore visto di fronte e il retro identico a quello della moneta da un tremisse. Non si conoscono altri tipi di monete coniate in Sardegna fino al 1295. SARDEGNA PISANA (1295-1325) Nel 1295 Guelfo e Lotto della Gherardesca coniarono nella zecca di Iglesias un grosso tor nese d’argento con uno stemma partito con la scritta GUELF ELOT COMITES DONORATICO ET TCIE PTIS REGNI KLER DNI e nel retro una croce con la scritta VILLA ECCLIE ARGENTERIE D’SIGERRO SIT NOMEN DNI BENEDICTUM. Negli anni tra il 1302 e il 1325 il Comune di ` nella zecca di Iglesias un Pisa conio aquilino d’argento del peso di 1,70 g con l’aquila e la scritta FEDERIC’INPADOR, con nel retro una croce e la scritta FACTA IN VILLA ECLESIE PCOMI PISANO. MONETE GIUDICALI (1407-1409) L’unica moneta conosciuta riferibile ai giudici che regnarono in Sardegna nei rispettivi regni fino alla caduta del giudicato d’Arborea nel 1409 sono due monete fatte coniare a Sassari da Guglielmo III di Narbona, ultimo giudice d’Arborea tra il 1407 e il 1420: una patacchina in lega del peso di 1,35 g con l’albero eradicato e la scritta G. JUDEXAEBOREE e nel retro una croce con stemma a cuore e una lettera G e la scritta ETVICECOMES NARBOE; un minuto in lega con l’albero eradicato e la scritta
G. JUDEXAEBOREE e nel retro una croce con stemma a cuore e una lettera G e la scritta ETVICECOMES NARBOE. REGNO DI SARDEGNA. PERIODO CATALANO-ARAGONESE E PERIODO SPAGNOLO (1325-1720) Una volta istituito il Regnum Sardiniae si ebbero le emissioni di monete riferibili ai re che si susseguirono sul trono del piccolo regno. Di Giacomo II negli anni tra il 1297 e il 1327 si conoscono due monete: un alfonsino d’argento coniato nella zecca di Iglesias del peso di 2,5 g con uno scudo a cuore a cinque rose inscritto in 8 archi e la scritta IACOBUSARAGONETSARDINREX con nel retro una croce inscritta in 8 archi con 4 rose e la scritta FORTITUDOETLAUSMEADOMINUS; un alfonsino minuto in lega coniato nella zecca di Bonaria del peso di 0,60 g con uno scudo a cuore e la scritta IACOBUSARAGON e nel retro una croce con 4 rose e la scritta ETSARDINIAE REX. Alfonso IV negli anni tra il 1327 e il 1336 fece coniare nella zecca di Iglesias tre monete per la Sardegna: un alfonsino d’argento del peso di 3,5 g con uno scudo a cuore a cinque rose inscritto in 8 archi e la scritta ALFONSARAGONETSARDINREX con nel retro una croce inscritta in 8 archi con 4 rose e la scritta FORTITUDO ETLAUS MEA DOMIUS; un alfonsino minuto in lega del peso di 0,60 g con uno scudo a cuore e la scritta ALFONSUSARAGON e nel retro una croce con 4 rose e la scritta ETSARDINIAE REX; un mezzo alfonsino minuto in lega del peso di 0,30 g con uno scudo a cuore e la scritta ALFONSUSARAGON e nel retro una croce con 4 rose e la scritta ETSARDINIAE REX. Pietro IV negli anni tra il 1336 e il 1387 fece coniare nella zecca di Iglesias cin-
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Monete della Sardegna que tipi di monete: un alfonsino d’argento del peso di 3,94 g con uno scudo a cuore a cinque rose inscritto in 8 archi e la scritta PETRUSARAGONETSARDINREX con nel retro una croce inscritta in 8 archi con 4 rose e la scritta FORTITUDOETLAUSMEADNS; un alfonsino d’argento del peso di 3,24 g con uno scudo a losanga a cinque rose inscritto in 8 archi e la scritta PETRUSDEIGRACIA REX con nel retro una croce con 4 corone inscritte in 8 archi e la scritta ARAGONUM ET SARDINIE; un mezzo alfonsino d’argento del peso di 1,49 g con uno scudo a cuore a cinque rose inscritto in 8 archi e la scritta PETRUSARAGONUM ET SARDINIEREX con nel retro una croce con 4 rose inscritte in 8 archi la scritta FORTITUDOETL AUSMEADOMINUS; un alfonsino minuto in lega dael peso di 0,60 g con uno scudo a cuore e la scritta PETRUSARAGONUM con nel retro una croce con 4 globetti e la scritta ETSARDINIEREX; un mezzo alfonsino minuto in lega del peso di 0,30 g con uno scudo a cuore e la scritta PETRUSARAGONUM con nel retro una croce con 4 globetti e la scritta ETSARDINIEREX. Giovanni I negli anni tra il 1387 e il 1396 fece coniare nella zecca di Cagliari in 360 000 esemplari una moneta del tipo alfonsino minuto in lega svalutata del 10% rispetto all’altra con le seguenti caratteristiche: peso di 0,60 g con uno scudo a losanga e la scritta JOANNES ARAGONUM con nel retro una croce con 4 rombetti e la scritta ET SARDINIE REX. Martino I negli anni tra il 1396 e il 1410 fece coniare nella zecca di Cagliari una moneta detta piccolo, fortemente svalutata rispetto all’alfonsino, con le seguenti caratteristiche: un piccolo in lega con uno scudo a losanga e la scritta MARTINO AGON con nel retro una
croce con 4 globetti e la scritta ETSARDINIE REX. Alfonso V negli anni tra il 1416 e il 1458 fece coniare cinque tipi di monete, le prime quattro nella zecca di Cagliari, l’ultima nella zecca di Alghero dei seguenti tipi: un alfonsino d’argento (1419-1442), con uno scudo a losanga inscritto in 4 archi e la scritta ALFONSUSDEIGRACIA REX con nel retro una croce inscritta in 4 archi e la scritta ARAGONUM ET SARDINIE; un mezzo alfonsino d’argento (1419-1442) con uno scudo a losanga inscritto in 4 archi e la scritta ALFONSUSDEIGRACIA REX con nel retro una croce inscritta in 4 archi e la scritta ARAGONUM ET SARDINIE; un reale minuto in lega (14191442) del peso di 0,85 g con il busto coronato del re e la scritta ALFONSUSDEIGRACIA REX con nel retro una croce accantonata da S-O-A-O e la scritta ARAGONUM ET SARDINIE; un piccolo in lega del peso di 0,42 g (1419-1442) con il busto coronato del re e la scritta ALFONSUSDDGR con nel retro una croce accantonata da S-O-AO e la scritta ARA GON SAR DINI; un minuto in rame con uno scudo a cuore e la scritta REXALFONSUS e sul retro una croce e la scritta INVILAALGERI. Dopo il 1442 le monete del tipo alfonsino e mezzo alfonsino d’argento presero il nome rispettivamente di reale e di mezzo reale. Giovanni II negli anni tra il 1458 e il 1479 fece coniare rispettivamente a Cagliari e a Bosa due monete dei seguenti tipi: un reale minuto in lega con un busto coronato e la scritta JOANNESDEIGRACI con nel retro una croce accantonata S-O-A-O e la scritta ARA GON UM ESA; un minuto in lega con uno scudo a cuore e la scritta JOANNES REXA con nel retro una croce e la scritta CI VI BO SE. Ferdinando II il Cattolico negli anni tra il 1479 e il 1516 fece coniare a Ca-
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Monete della Sardegna gliari sei monete del tipo: un reale in argento del peso di 3,40 g con uno scudo inquartato e coronato e la scritta FERDINANDUS DG R CAS ARAG SARDI con nel retro una croce con scritta SAR inquartata in 4 archi con il motto INIMICOS EIUS INDUAM CONFUSIONE; un reale in argento del peso di 3,40 g (coniato alcuni anni dopo) con un busto coronato del re e la scritta FERDINANDUS DG R ARRA SA con nel retro una croce inscritta in 4 archi con la scritta INIMICOS EIUS INDUAM CONFUSIONE; un reale in argento del peso di 3,40 g con la testa del re coronata e la scritta FERDINANDUS DG R CAS ARAG SARDI con nel retro una croce inscritta in 4 archi con la scritta INIMICOS EIUS INDUAM CONFUSIONE; un mezzo reale in argento del peso di 1,45 g con uno scudo inquartato e coronato e la scritta FERDINANDUS DG R CAS ARAG SARDI con nel retro una croce inquartata in 4 archi con la scritta INIMICOS EIUS INDUAM CONFUSIONE; un cagliarese in lega del peso di 0,92 g con un busto o uno scudo coronato e la scritta FERDINANDUS con nel retro una croce accantonata S-O-A-O con la scritta CAS TRI CAL LAR; 2 cagliaresi in lega del peso di 2,27 g con un busto o uno scudo coronato e la scritta FERDINANDUS con nel retro una croce accantonata SO-A-O con la scritta CAS TRI CAL LAR. Carlo V negli anni tra il 1516 e il 1556 fece coniare nelle zecche di Cagliari, Sassari e Alghero nove monete dei seguenti tipi: uno scudo d’oro del peso di 3,49 g (coniato a Cagliari) con uno scudo coronato e la scritta CAROLUS IMPER V R SARDINIAE con nel retro una croce inscritta in 4 archi con la scritta CIVITAS CALARITANA e il motto INIMICOS EIUS INDUAM CONFUSIONE; 3 reali in argento del peso di 8,60 g (coniato a Cagliari) con il busto
dell’imperatore coronato e tre globetti o due anelli e la scritta CAROLUS V IMP R SARDI con nel retro una croce inscritta in 8 archi con la scritta INIMICOS EIUS INDUAM CONFUSIONE; 2 reali in argento del peso di 8,30 g (coniato a Cagliari) con il busto dell’imperatore coronato e tre globetti o due anelli e la scritta CAROLUS V IMP R SARDI con nel retro una croce inscritta in 8 archi con la scritta INIMICOS EIUS INDUAM CONFUSIONE; un reale in argento del peso di 2,70 g (coniato a Cagliari) con il busto dell’imperatore coronato e tre globetti o due anelli e la scritta CAROLUS V IMP R SARDI con nel retro una croce inscritta in 8 archi con la scritta INIMICOS EIUS INDUAM CONFUSIONE; un cagliarese in lega del peso di 1,05 g (coniato a Cagliari) con la testa incoronata dell’imperatore e la scritta CAROLUS DG IMPERAT con nel retro una croce accantonata S-O-A-O e la scritta CAS TRI CAL LAR e il moto INIMICOS EIUS INDUAM CONFUSIONE; un cagliarese in lega del peso di 1,05 g (coniato a Cagliari) con la testa incoronata dell’imperatore e la scritta CAROLUS IMPERATOR con nel retro una croce accantonata S-O-A-O e la scritta CIVITAS CALARI e il moto INIMICOS EIUS INDUAM CONFUSIONE; un minuto in rame del peso di 0,50 g (coniato a Sassari) con uno scudo a losanga e la scritta CAROLUS IMPERATcon nel retro una croce accantonata S-O-A-O e la scritta GAVINUS PRT IS e il moto INIM I C O S E I U S I N D UA M C O N F U SIONE; un minuto in rame (coniato ad Alghero) con uno scudo a cuore e la scritta CARLAS IMPATOR con nel retro una croce e la scritta IN VILA ALGER e il moto INIMICOS EIUS INDUAM CONFUSIONE; un mezzo minuto in rame (coniato ad Alghero) con uno scudo a cuore e la scritta CARO-
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Monete della Sardegna LUS IMPERAT con nel retro una croce inscritta e la scritta CIVITATIS ALGERI e il moto INIMICOS EIUS INDUAM CONFUSIONE. Filippo II negli anni tra il 1556 e il 1598 fece coniare a Cagliari otto monete dei seguenti tipi: 10 reali in argento del peso di 28,90 g con il suo busto coronato con ai lati le lettere CX e A e la scritta PHILIP R ARA ET SARDINIE con nel retro una croce inscritta in 4 archi con la scritta INIMICOS EIUS INDUAM CONFUSIO; maltagliati da dieci reali ottenuti dalla riutilizzazione di vecchie monete da 8 reali circolanti in altri territori con le stesse caratteristiche della moneta precedente, nel corso degli anni coniati in diverse serie con lievi varianti; 5 reali in argento del peso di 14,50 g con il suo busto coronato con ai lati le lettere CV e A e la scritta PHILIP R ARA ET SARDINIE con nel retro una croce inscritta in 4 archi con la scritta INIMICOS EIUS INDUAM CONFUSIO; 3 reali in argento del peso di 8,60 g con il suo busto coronato con ai lati le lettere C III e la scritta PHILIP R ARA ET SARDINIE con nel retro una croce inscritta in 4 archi con la scritta INIMICOS EIUS INDUAM CONFU; 2 reali e mezzo in argento del peso di 6,90 g con il suo busto coronato con ai lati le cifre 12 e 6 e la scritta PHILIP R ARA ET SARDINIE con nel retro una croce e 4 globetti con la scritta INIMICOS EIUS INDUAM CONFUSIO; 2 reali in argento del peso di 5,55 g con il suo busto coronato con ai lati la sigla C II e la scritta PHILIP R ARA ET SARDINIE con nel retro una croce inscritta in 4 archi con la scritta INIMICOS EIUS INDUAM CONFUSIO; un reale in argento del peso di 2,6 g con il suo busto coronato con ai lati la sigla C I e la scritta PHILIP R ARA ET SARDINIE con nel retro una croce inscritta in 4 archi con la scritta INIMI-
COS EIUS INDUAM CON; 3 cagliaresi in lega del peso di 1,40 g con la sua testa coronata e tre globetti alle spalle e la scritta PHILIP R ARA ET SARDINIE con nel retro una croce con 4 anelli con la scritta INIMICOS EIUS INDUAM CON. Filippo III negli anni dal 1598 al 1621 fece coniare a Cagliari quattro monete dei seguenti tipi: pataccone da 5 reali in argento del peso di 13,90 g con il suo busto coronato con la sigla CV e la scritta PHILIPPUS REX ARAGONUM ET SARDINIE con nel retro una croce con 4 globetti inscritti in 4 archi con la scritta INIMICOS EIUS INDUAM CONFUSIO; soldo da 6 cagliaresi in lega del peso di 3,94 g con il suo busto e la testa nuda e la scritta PHS R ARA SAR con nel retro una croce con 4 quadrifogli con la scritta INIM EIUS IND CONFU; 3 cagliaresi in lega del peso di 2 g con il suo busto e la testa nuda con tre globetti ai lati e la scritta PHS R ARA SAR con nel retro una croce con 4 anelli con la scritta INI EIUS IN D CONFU; un cagliarese in lega del peso di 0,90 g con il suo busto e la testa nuda con la scritta PHS R ARA SAR con nel retro una croce con 4 perline con la scritta INI EIUS IN D CONFU. Filippo IV negli anni tra il 1621 e il 1665 fece coniare a Cagliari otto monete dei seguenti tipi: 10 reali in argento del peso di 27,80 g con il suo busto coronato con ai lati le lettere CX e A e la scritta PHILIP REX ARA ET SARDINIE 1641 con nel retro una croce con 4 globetti con la scritta INIMICOS EIUS INDUAM CONFUSIONE, fu ottenuta con la riutilizzazione di monete provenienti dalla Spagna (quindi della serie dei maltagliati) e fu coniata nel 1641, 1642, 1644, 1646; 10 reali in argento del peso di 27,80 g con il suo busto coronato con ai lati le lettere CX e A e la scritta PHILIP REX ARA ET SARDINIE 1641
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Monete della Sardegna con nel retro una croce con 4 testine bendate con la scritta INIMICOS EIUS INDUAM CONFUSIONE: fu ottenuta con la riutilizzazione di monete provenienti dalla Spagna (quindi della serie dei maltagliati) e fu coniata nel 1643, 1650, 1652, 1653, 1664); 5 reali in argento del peso di 14,40 g con il suo busto coronato con ai lati la sigla CV e la scritta PHILIP REX ARA ET SARDINIE 1641 con nel retro una croce con 4 globetti con la scritta INIMICOS EIUS INDUAM CONFUSIONE: anche questa moneta fu ottenuta con la riutilizzazione di monete provenienti dalla Spagna (quindi della serie dei maltagliati); 5 reali in argento del peso di 14,40 g con il suo busto coronato con ai lati la sigla CV e la scritta PHILIP REX ARA ET SARDINIE 1641 con nel retro una croce con 4 testine bendate con la scritta INIMICOS EIUS INDUAM CONFUSIONE: anche questa moneta fu ottenuta con la riutilizzazione di monete provenienti dalla Spagna (quindi della serie dei maltagliati); 2 reali e mezzo in argento del peso di 6,50 g con la sua testa coronata con ai lati le cifre 6 e 12 e la scritta PHILIPPUS REX ARA ET SARDINIE con nel retro una croce con 4 globetti con la scritta INIMICOS EIUS INDUAM CONFUSIONE; un reale in argento del peso di 6,50 g con la sua testa coronata e la scritta PHI R A E S 1652 con nel retro una croce con 4 testine bendate con la scritta MONETA SARDINIE REGNI; 2 cagliaresi in lega del peso di 1,15 g con il suo busto coronato con ai lati due globetti e la scritta PHILIPPUS REX con nel retro una croce con 4 Q con la scritta INIMICOS EIUS INDUAM CONFUSIONE; un cagliarese in lega con il suo busto coronato con ai lati due globetti e la scritta PHILIPPUS REX con nel retro una croce con 4 Q con la scritta INIMICOS EIUS INDUAM CONFUSIONE.
Carlo II negli anni tra il 1665 e il 1700 fece coniare a Cagliari nove monete dei seguenti tipi: 10 reali in argento del peso di 26,41 g con la sua testa coronata con ai lati le lettere CX e R e la scritta CAROLUS HISPANIAR REX con nel retro una croce con 4 testine bendate con la scritta INIMICOS EIUS INDUAM CONFUSIONE, fu ottenuta con la riutilizzazione di monete di Filippo IV e sottoposta a tosatura; 10 reali in argento del peso di 26,80 g con il suo busto coronato con ai lati le lettere CX e R e la scritta CAROLUS HISPANIAR ET SARD REX con nel retro una croce con 4 rose con la scritta INIMICOS EIUS INDUAM CONFUSIONE, fu coniata nel 1674 con un conio nuovo; 5 reali in argento del peso di 12,50 g con il suo busto coronato con ai lati le lettere CX e R e la scritta CAROLUS HISPANIARUM ET SARDINIE REX con nel retro una croce con 4 rose con la scritta INIMICOS EIUS INDUAM CONFUSIONE; 2 reali e mezzo in argento del peso di 6,60 g con il suo busto coronato con ai lati le cifre 12 e 6 e la scritta CAROLUS D G R con nel retro una croce con 4 globetti con la scritta INIMICOS EIUS INDUAM CONFUSIONE; 2 reali e mezzo in argento del peso di 6,60 g (coniato 1666) con il suo busto coronato con ai lati le cifre 12 e 6 e la scritta CAROLUS II HISPAN SARIN REX con nel retro una croce con 4 stelle con la scritta INIMICOS EIUS INDUAM CONFUSIONE; un reale in argento del peso di 2,25 g con il suo busto con la testa nuda con ai lati la sigla CI e una stella e la scritta CAROLUS II R SPARUM con nel retro una croce con 4 archi con la scritta INIMICOS EIUS INDUAM CONFUSIONE; mezzo reale in argento del peso di 1,30 g con il suo busto con la testa nuda con un globetto e la scritta CAROLUS II R SPN con nel retro una croce con 4 globetti innscritti
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Monete della Sardegna in 4 archi con la scritta INIMICOS EIUS INDUAM CONFUSIONE; 3 cagliaresi in rame del peso di 17,50 g con il suo busto coronato o a testa nuda e la scritta CAROLUS D G R con nel retro una croce con 4 testine bendate con la scritta ARAM ET SAR, moneta coniata nel 1668, 1669, 1670, 1671, 1673, 1678, 1680, 1683, 1689, 1695; un cagliarese in rame con il suo busto coronato o a testa nuda e la scritta CAROLUS D G R con nel retro una croce con 4 testine bendate con la scritta ARAM ET SAR, moneta coniata nel 1668, 1669, 1670, 1671, 1673, 1678, 1680, 1683, 1689, 1695. Filippo V negli anni tra il 1700 e il 1719 fece coniare a Cagliari due monete dei seguenti tipi: doppietta da uno scudo d’oro del peso di 3,26 g con uno scudo coronato e la scritta PHILIP V HISP ET SARD REX con nel retro una croce con la scritta INIMICOS EIUS INDUAM CONFUSIONE, coniata nel 1701, 1702, 1703 e 1705; 2 reali e mezzo in argento del peso di 6,10 g con lo scudo coronato con ai lati le cifre 12 e 6 e la scritta PHILIPPUS V HISP ET SARDINIAE REX con nel retro una croce con 4 stelle con la scritta INIMICOS EIUS INDUAM CONFUSIONE. Carlo III d’Asburgo negli anni tra il 1708 e il 1718 fece coniare a Cagliari quattro monete dei seguenti tipi: uno scudo d’oro del peso di 3,16 g con uno scudo coronato e la scritta CAROL III HISP ET SARD REX con nel retro una croce con la scritta INIMICOS EIUS INDUAM CONFUSIONE; 2 reali e mezzo in argento del peso di 6,50 g con il suo busto coronato con ai lati le cifre 12 e 6 e la scritta CAROL III HISP ET SARD REX con nel retro una croce con 4 stelle con la scritta INIMICOS EIUS INDUAM CONFUSIONE; 3 cagliaresi in rame del peso di 6,80 g con il suo busto coronato e la sigla 3c e la scritta CAROLUS VI IMPERAT D G con nel retro
una croce con 4 testine bendate con la scritta ARAM ET SAR; un cagliarese in rame del peso di 2,42 g con il suo busto con testa nudaa e la scritta CAROLUS VI IMP D G con nel retro una croce con 4 anelli e globo al centro con la scritta ARAGON ET SAR REX. REGNO DI SARDEGNA. PERDIODO SABAUDO (1720-1861) Vittorio Amedeo II di Savoia tra il 1718 e il 1730 fece coniare a Torino quattro monete dei seguenti tipi: un quarto di scudo sardo in argento del peso di 5,89 g con il suo busto e la scritta VIC AM DG REX SARD CYP ET H con nel retro uno scudo con 4 testine bendate sovrapposto a quello sabaudo con la scritta DUX SABAUDIE ET MONTISF PRINCEPS PED; un reale in argento del peso di 2,25 g con il suo busto e la scritta VIC AM DG REX SARD CYP ET H con nel retro una croce mauriziana con stemma sardo al centro con la scritta CRUCIS VICTORIA; mezzo reale in argento con il suo busto e la scritta VIC AM DG REX SARD CYP ET H con nel retro una croce mauriziana con stemma sardo al centro con la scritta CRUCIS VICTORIA; 3 cagliaresi in rame del peso di 6,75 g con il suo busto coronato con la sigla 9c e la scritta VIC AM D G SAR CYP ET IE R con nel retro una croce con 4 testine bendate con la scritta DUX SABAUD ET MONTIF, PRINC PED. ` nel 1768 la Carlo Emanuele III attuo riforma monetaria ritirando tutte le monete circolanti e sostituendole con tipi di monete coniate a Torino: carlino sardo in oro del peso di 17,50 g con il suo busto e la scritta CAR EM D G REX SAR CYP ET JER con nel retro uno scudo con 4 testine bendate con la scritta DUX SAB ET MONTISFER PRINC PED; mezzo carlino sardo in oro del peso di 8 g con il suo busto e la scritta CAR EM D G REX SAR CYP ET
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Mongiu JER con nel retro uno scudo con 4 testine bendate con la scritta DUX SAB ET MONTISFER PRINC PED; doppietta sarda in oro del peso di 3,19 g con il suo busto e la scritta CAR EM D G REX SAR CYP ET JER con nel retro uno scudo con 4 testine bendate con la scritta DUX SAB ET MONTISFER PRINC PED; scudo sardo in argento del peso di 23,18 g con la sua testa e la scritta CAR EM D G REX SAR CYP ET JER con nel retro uno scudo con 4 testine bendate con la scritta DUX SAB ET MONTISFER PRINC PED; mezzo scudo sardo in argento del peso di 11,42 g con la sua testa e la scritta CAR EM D G REX SAR CYP ET JER con nel retro uno scudo con 4 testine bendate con la scritta DUX SAB ET MONTISFER PRINC PED; quarto di scudo sardo in argento del peso di 5,59 g con la sua testa e la scritta CAR EM D G REX SAR CYP ET JER con nel retro una scudo con 4 testine bendate e lo stemma sabaudo con la scritta DUX SAB ET MONTISFER PRINC PED; un reale (pezza) in lega di rame e argento del peso di 2,80 g con la sua testa e la scritta CAR EM D G REX SAR CYP ET JER con nel retro una croce con 4 testine bendate con la scritta DUX SAB ET MONTISFER PRINC PED; un mezzo reale (mesu pezza) in lega di rame e argento con la sua testa e la scritta CAR EM D G REX SAR CYP ET JER con nel retro una croce con 4 testine bendate con la scritta DUX SAB ET MONTISFER PRINC PED; un soldo sardo (soddu) in lega di rame e argento del peso di 1,19 g con la sua testa e la scritta CAR EM D G REX SAR CYP ET JER con nel retro scettro e bastone decussati con corona e la scritta DUX SAB ET MONTISFER PRINC PED; 3 cagliaresi (tres arrials) in rame del peso di 6 g con il suo busto e la scritta CAR EM D G REX SAR CYP ET JER con nel
retro una croce con 4 testine bendate con la scritta DUX SAB ET MONTISFER PRINC PED; un cagliarese (un arriali) in rame del peso di 2,60 g con il suo busto e la scritta CAR EM D G REX SAR CYP ET JER con nel retro una croce con 4 testine bendate con la scritta DUX SAB ET MONTISFER PRINC PED. [ENRICO PIRAS]
Mongiano, Elisa Storica del diritto (n. Torino 1951). Dopo la laurea ha intrapreso la carriera universitaria. Attual` professore associato di Storia mente e ` di del Diritto italiano presso la Facolta ` di ToGiurisprudenza dell’Universita rino. Ha al suo attivo la monografia Universae Europae Securitas. I trattati di cessione della Sardegna a Vittorio Amedeo II di Savoia, 1995.
Mongiu, Maria Antonietta Archeologa, assessore regionale (n. Pattada 1949). Laureata in Lettere, allieva di Fausto Zevi e del Torelli, insegna negli istituti superiori. A partire dagli anni Settanta ha condotto numerosi scavi in ` di Cagliari, a diverse aree della citta San Basilio e a San Saturnino di Bultei. Esperta in problemi della formazione nel settore dei beni culturali, collabora con gli uffici periferici del Ministero dei Beni culturali e nel luglio del 2007 ` stata chiamata a ricoprire la carica di e assessore regionale alla Pubblica Istruzione, Beni culturali, Informazione, Spettacolo e Sport nella giunta Soru. Tra i suoi scritti: Le terme di viale Trieste, Catalogo della mostra nazionale ‘‘Le acquisizioni del Patrimonio artistico dello Stato’’, Roma 1980; Tempio a pozzo nuragico. Ceramica a vernice nera, apud Cabras-Cuccuru S’Arriu, ‘‘Rivista di Studi fenici’’, X, 1982; Note per un’integrazione-revisione della Forma Karalis (scavi 1978-1982), in Santa Igia capitale giudicale, 1986; Materiali per la ricostruzione della Forma Karalis alto-medioevale, 1988; Addenda
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Monica Formae urbis: elementi tardo-antichi e altomedioevali a Cagliari alla luce dei recenti scavi, in La Sardegna paleocristiana e altomedioevale. Seminario 1986, 1988; Archeologia urbana a Cagliari. L’area di viale Trieste 105, ‘‘Quaderni della Soprintendenza archeologica per le province di Cagliari e Oristano’’, 4, 1988; Cagliari e la sua conurbazione tra tardo-antico e Alto Medio` in Sardegna. evo, in Suburbio delle citta Persistenze e trasformazioni. Atti del III Convegno di studio sull’Archeologia tardoromana e altomedioevale in Sardegna, Cuglieri 1986, 1989; Il quartiere tra mito, archeologia e progetto urbano, in Cagliari i quartieri storici: la Marina, 1989; Viaggio nella Sardegna archeologica, 1990; Cagliari tra emerso e sommerso (con Franco Masala), Catalogo della mostra, Cagliari 1990; Il castello di Olomene, in Castelli della Sardegna medioevale, 1992; L’intervento di Doro Levi nella necropoli di Olbia, in Omaggio a Doro Levi, ‘‘Quaderni della Soprintendenza archeologica per le province di Sassari e Nuoro’’, 19, 1994; Dall’anamorfosi al riconoscimento. Il rapporto ` , in Recutra archeologia e progettualita ` del Duemila, pero urbano per la citta ` e le disavventure della dia1995; La citta ` in lettica del riconoscimento, in La citta ombra, 1995; Stampace. Un quartiere tra polis e chora, in Cagliari, i quartieri storici: Stampace, 1995; Imago urbis: archeologia urbana a Cagliari, 1996; Ad ripam Karalis, in Via Roma tra memoria e progetto, 1996; In occidentalibus suburbanisque partibus Sancta Gilia. Lo sta` , in gno di Santa Gilla margine della citta Santa Gilla tra passato e futuro, 1996.
trodotto dai monaci camaldolesi nel secolo XI e diffuso quindi nei territori dipendenti dai loro monasteri; la seconda ipotesi la fa derivare da vitigni introdotti in Sardegna dagli Aragonesi. Nel corso dei secoli fu chiamato Monaca, Mora di Spagna o Niedda Mora e nel Sassarese Pascale sardu o Pascale ’e Cagliari. Produce grappoli abbastanza grandi con acini nero-violacei, usati quasi esclusivamente per la vinificazione.
Monica, santa Santa (Tagaste, 332 ca.Ostia, Roma, 388). Madre di Sant’Ago` tracciata nelle Constino. La sua vita e fessioni del figlio Agostino: nacque da ` il pauna famiglia di cristiani, sposo gano Patrizio e lo convertı`, ebbe tre figli. Con le sue preghiere e lacrime convertı` anche Agostino, diventando la sua guida spirituale fino alla morte. Reliquie dal 1430 a Roma, nella chiesa di Sant’Agostino, in piazza Navona. Patrona delle vedove. A Sorso nel 1988 le ` stata dedicata una parrocchia. e [ADRIANO VARGIU]
Festa Si festeggia il 27 agosto a Cagliari e Sorso.
Monica di Cagliari Vino rosso DOC, tipico della produzione sarda, ottenuto dalla lavorazione dell’omonimo vitigno; viene prodotto in tutta la provincia di Cagliari e in alcuni comuni delle province di Nuoro e Oristano. Il colore, rosso rubino, con l’invecchiamento ` gradevole, mortende all’arancio; e ` essere conserbido e vellutato e puo vato a lungo in bottiglia. Se ne conoscono quattro tipi: il semplice a 14º; il dolce naturale a 14,5º; il liquoroso secco a 17,5º; il liquoroso dolce riserva a 17,5º.
Monica Vitigno che produce uva rossa
Monica di Sardegna Vino rosso pro-
conosciuto in Sardegna fin dall’anti` tipico del Campidano di Ca`. E chita ` ben conosciuto in tutta la gliari, ma e Sardegna. Due sono le ipotesi sulle sue origini; la prima vuole che sia stato in-
dotto in tutta la Sardegna dal vitigno omonimo integrato per il 15% da altri vitigni a bacca nera come il bovale. Il ` rosso-rubino chiaro tensuo colore e dente all’amaranto; ha un profumo in-
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Monreale tenso e un sapore asciutto e sapido e sopporta un invecchiamento medio. Se ne conoscono due tipi: il M. di S. normale a 11º, il frizzante superiore a 11º.
Monni, Antonio Avvocato, senatore della Repubblica (Orgosolo 1885Nuoro 1978). Dopo essersi laureato in Giurisprudenza intraprese la professione di avvocato nel foro di Nuoro ed ebbe modo di emergere come penalista. Di idee sardiste, in un primo tempo non assunse una posizione ostile al fascismo ma, sospettato di tenere contatti con ambienti antifascisti (il gruppo detto ‘‘degli avvocati nuoresi’’), ` nel 1936 fu radiato dal PNF. Si dedico ` intensamente alla professione, colpiu laborando con il periodico‘‘Ortobene’’. Caduto il fascismo riprese l’impegno politico come indipendente e nel 1944 fu nominato sindaco di Nuoro. Negli anni che seguirono, pur continuando a ` alla rimanere indipendente si collego Democrazia Cristiana nella cui lista nel 1953 fu eletto senatore della Repubblica per la II legislatura, e successivamente riconfermato fino al 1968 per altre due legislature. Cessata l’atti` parlamentare, fu chiamato a far vita parte del consiglio di amministrazione della Cassa del mezzogiorno. Oltre l’opuscolo Depressione e banditismo in Sardegna, stampato a Roma nel 1954, e diverse altre pubblicazioni minori, nel ` stato dedicato un volume che 2005 gli e raccoglie soprattutto i suoi discorsi parlamentari.
Monni, Pietro Funzionario, consigliere regionale (Nuoro 1930-ivi 1993). Funzionario, cattolico impegnato, nel 1974 fu eletto consigliere regionale della Democrazia Cristiana per la VII legislatura nel collegio di Nuoro. Al termine non fu riconfermato.
Monni, Pietro Serafino Avvocato, consigliere regionale (Oliena 1906-ivi 1993). Laureatosi in Giurisprudenza si
` alla professione di avvocato e si dedico ` in politica schierato nella Deimpegno mocrazia Cristiana. Nel 1965 fu eletto consigliere regionale del suo partito per la V legislatura nel collegio di Nuoro e successivamente riconfermato nello stesso collegio fino al 1979 per altre due legislature. Il 9 luglio 1974 fu eletto presidente del Consiglio regionale, ma il 12 dello stesso mese si dovette dimettere per lasciare il posto a Felicetto Contu.
Monpusi Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato di Cagliari, compreso nella curatoria di Nuraminis. Sorgeva alle falde del monte Bruncu Pubusa a pochi chilometri da Serrenti. Quando nel 1258, dopo la spedizione dell’anno prece`a dente, il giudicato fu diviso, M. entro far parte dei territori assegnati ai Ca` ai giupraia. Alla loro estinzione passo dici d’Arborea, ma nel 1295 Mariano II lo comprese nei territori che cedette al Comune di Pisa. Cosı` alla fine del se` a essere amcolo XIII il villaggio inizio ministrato direttamente da Pisa; dopo ` a far la conquista aragonese entro parte del Regnum Sardiniae. Nel 1331 fu acquistato dai Desvall; negli anni successivi la sua popolazione fu falcidiata dalla peste del 1348 e i Desvall lo cedettero al fisco nel 1355. Scoppiata di lı` a poco la seconda guerra tra Pietro IVe Mariano IV, il villaggio fu occupato dalle truppe arborensi che lo tennero fino alla battaglia di Sanluri. La sua po` continuo ` a diminuire e polazione pero agli inizi del secolo XV fu abbandonato definitivamente.
Monreale Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato di Arborea, compreso nella curatoria di Bonorcili. Era situato nelle vicinanze dell’omonimo castello, favo` rarito dalla cui vicinanza si sviluppo pidamente tanto che nel corso del se-
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Monreale colo XIII divenne il capoluogo della curatoria omonima. Nel secolo XIV co` a decadere: scoppiate infatti le mincio guerre tra Aragona e Arborea, il villaggio fu spesso teatro delle operazioni ` a spopolarsi; prima militari e comincio della fine del secolo XIV scomparve.
Monreale, curatoria di Antica curatoria del giudicato d’Arborea che si stendeva su un territorio in gran parte montuoso al sud del Bonorcili, ai confini con il giudicato di Cagliari. Aveva una superficie stimata in 748 km2 e comprendeva i villaggi di Arbus, Cancella, Fluminimaggiore, Gonnosfanadiga, Guspini, Monreale, Funtana Fenugu, Gulzi, Pabillonis, San Gavino Monreale, Sardara, Serru, Uta Passarsi, Villa d’Abbas, Villa Atzei, Villa Jaca. Per la sua posizione di confine durante il secolo XIII fu teatro delle continue guerre tra il giudicato d’Arborea e quello di Cagliari, e questo spiega la costruzione dell’omonimo castello che ` imponente roccafinı` per essere la piu forte dell’Arborea. Scoppiate le guerre tra Arborea e Aragona il suo territorio divenne spesso teatro delle operazioni belliche e molti dei suoi villaggi furono devastati, si spopolarono e sparirono. `a Caduto il giudicato d’Arborea entro far parte del Regnum Sardiniae e nel 1421 fu concessa in feudo a Raimondo Guglielmo Moncada.
Monserrato Comune della provincia di Cagliari, incluso nel Comprensorio n. 24, con 20 829 abitanti (al 2004), posto ` a 2 m sul livello del mare in continuita con l’abitato di Cagliari. Regione storica: Campidano di Cagliari. Archidiocesi di Cagliari. & TERRITORIO Il territorio comunale si estende per 11,38 km2 e confina a nord con Sestu, a est con Selargius, a sud e a ovest con Cagliari. Si tratta di una porzione della piana campidanese, segnata da una forte urbanizza-
zione, dove le aree ancora libere sono utilizzate per l’agricoltura intensiva. Il paese fa parte della fitta conurbazione cagliaritana, servito da una miriade di strade; si trova comunque lungo la statale 387 che dal capoluogo si dirige verso Dolianova, mentre la periferia ` sfiorata dalla frequensettentrionale e tatissima 554, che mette in comunicazione la statale 131 con i paesi della cintura a nord di Cagliari e la costiera per Villasimius. M. dispone di una stazione lungo la linea a scartamento ridotto Cagliari-Mandas. & STORIA Le origini dell’attuale centro risalgono al Medioevo: faceva parte del giudicato di Cagliari ed era compreso nella curatoria del Campidano. Dopo la fine del giudicato, nella divisione del 1258 fu compreso nel territorio che il Comune di Pisa prese ad amministrare direttamente con propri funzionari e divenne un grosso e prospero centro grazie allo sviluppo della sua agricoltura incentrata sulla cerealicoltura e sulla viticoltura. Dopo la ` a far parte conquista aragonese entro del Regnum Sardiniae Sardegna e nel 1324 fu concesso in feudo a Giacomo de Trulio e i suoi abitanti costretti a prestare servizio personale per un determinato periodo all’anno nelle saline reali; dopo la stipulazione della pace definitiva con Pisa, nel 1326 il territorio del villaggio fu incluso in quello as` di Cagliari per cui il segnato alla citta ` in una situazione di feudatario si trovo ` . D’altra parte gli conflitto con la citta abitanti di Pauli (questo era il nome di M. allora), per sfuggire all’odiosa ser` personale cui erano stati sottopovitu sti, fuggivano in numero crescente a Cagliari dove fissavano la residenza. Per tutti questi motivi il de Trulio nel 1328 vendette il villaggio a Bonanato De Petra (=) che con il suo prestigio nel 1331 riuscı` a chiudere a suo vantag-
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Monserrato gio il conflitto con Cagliari; ottenne dal re anche una dichiarazione in base alla quale gli abitanti del villaggio, pur se residenti a Cagliari, rimanevano legati al loro obbligo di prestare servizio nelle saline reali. In seguito il villaggio ebbe un calo della popolazione a causa della peste del 1348 e quando i De Pe` al fisco. Nel 1366 tra si estinsero torno fu ancora concesso in feudo a Guglielmo Canelles ma poco dopo divenne teatro della seconda guerra tra Mariano IV e Pietro IV e fu occupato dalle truppe arborensi per cui il Canel` . Nei deles ne perse la disponibilita cenni successivi divenne di fatto un centro di confine, sottoposto alla pressione militare dei due contendenti e ` a perdere popolazione. comincio Quando nel 1410 il giudicato d’Arborea ` di esistere e Pauli torno ` definiticesso vamente nelle mani del re, era molto danneggiato, semispopolato e con l’agricoltura gravemente compromessa. Nello stesso anno fu consegnato a Marco Jover, che ne era stato investito nel 1388 ma che non era mai riuscito a ` morı` entrarne in possesso; egli pero poco dopo senza lasciare eredi. Nel 1426 infine fu nuovamente concesso in feudo a Dalmazio Sanjust; il villaggio cosı` rimase in possesso di questa famiglia per tutti i secoli successivi fino al riscatto del feudo nel 1828. I Sanjust nel corso del secolo XV iniziarono un’opera di risanamento del territorio e di graduale ripopolamento. La loro ` nel corso del secolo opera continuo XVI, anche se il livello dei tributi feu` notevolmente. Nel corso dali aumento del secolo XVII gli abitanti di Pauli si liberarono del pesante dovere dell’obbligo di lavorare nelle saline; la popo` a crescere e le condilazione comincio zioni generali dell’agricoltura migliorarono notevolmente, inoltre il vecchio ` a essere non nome di Pauli comincio
` usato e sostituito con quello di M. piu in onore del culto della Vergine di M. Nel corso del secolo XVIII i rapporti con i feudatari divennero tesi e con la costituzione del Consiglio comunitativo gli abitanti del villaggio cominciarono a desiderare la fine del vincolo ` a far parte feudale. Nel 1821 M. entro della provincia di Cagliari, nel 1839 finalmente riuscı` a riscattarsi dalla dipendenza feudale. Interessante la testimonianza che di questo periodo ha lasciato Vittorio Angius: «Nell’ultimo censimento la popolazione di Pauli constava di anime 2250, distinte in maggiori di anni 20, maschi 598, femmine 607, e minori maschi 520, femmine 525. Il numero degli individui ma` inferiore del schi che sono nel paese e sunnotato forse d’un centinajo, il che dipende dall’assenza di quelli che restano a servigio ne’ poderi della capitale e in altri villaggi. La professione ` l’agricoltura, quindi i meprincipale e stieri necessari, ne’ quali si possono numerare circa 70 persone. I contadini si distinguono in proprietari che seminano coi loro gioghi, e in giornalieri che fanno servigio altrui nelle opere rustiche e nel trasporto delle derrate a Cagliari. Le persone di ufficio pubblico in Pauli, non compresi i preti, sono tre notai, un chirurgo, un flebotomo, una ostetrica, e mancasi di medico e di farmacia. Le famiglie e le case sono 520. Occupazioni comuni delle donne. Nelle case agiate trovasi qualche telajo, dove oprasi sopra il lino, nelle altre manca questa macchina, e filasi lo sparto per le tonnare, e le donne della classe inferiore vanno ` per vendervi della farina, alla citta che serve per le paste. Agricoltura. I terreni per la coltura dei cereali sono veramente ristretti, sı` che i paulesi devono, per occuparsi e aver qualche frutto, affittare le terre, che hanno di
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Monserrato ` i proprietari di Selargius, Sestu, piu Serdiana, del Maso e Assemini, e dare un prezzo maggiore che sia ragione, quale si domanda da quelli, che in vista del loro bisogno vogliono giudaizzare. I paulesi sogliono annualmente seminare starelli di grano 1600, d’orzo 2000, di fave 1000, e poi niente di lino, e pochissimo di legumi. L’ordinaria produ` al 10, dell’orzo al 14, zione del grano e ´ patiscono molto delle fave al 7, perche dai venti, che sogliono dominare. Il lucro, che il colono ha da questi prodotti, dopo la sottrazione di tutti i diritti che ` tenuissimo e apdeve corrispondere, e pena compensa le fatiche e paga le sue giornate. Il prodotto delle fave, se pure per la quiete de’ venti nocevoli alla loro vegetazione non abbiasi un rac` sufcolto doppio dell’ordinario, non e ficiente per l’uopo delle famiglie e per ` il nutrimento de’ buoi. La spesa piu grave, che deve sopportare il colono ` per l’acquisto di questo gepaulese, e ` necessita ` per dare a’ nere, del quale e buoi un alimento che li conforti dalle fatiche, alimento che deve somministrarsi a’ medesimi lungo l’anno per la mancanza de’ pascoli, eccetto nella ` l’erba delprimavera, quando si da l’orzo. Vigne. Hanno esse non meno di ` aperte e solo se17 mila ordini, le piu parate per alcune strisce di terra arativa, che dal colle di Cagliari veggonsi a uno sguardo non disgiunte le une dalle altre in una estensione di circa 600 sta` nulla nel relli di terreno. Pastorizia. E paulese per la ristrettezza de’ territori, e non si hanno che le bestie di servigio, buoi, cavalli e giumenti, i primi per l’agricoltura e pel carreggiamento e trasporto, i secondi per sella o per basto, gli ultimi per la macinazione de’ grani. I buoi sono circa 700, i cavalli 80, i giumenti 450. Le donne educano gran ` di pollame, principalmente quantita galline, onde hanno lucro vendendo le
uova e i pollastri». Quando nel 1848 le ` a far province furono abolite, M. entro parte della divisione amministrativa di Cagliari e infine dal 1859 della ricostituita omonima provincia. Nella se` dell’Ottocento l’economia conda meta ` e divenne uno dei maggiori si sviluppo centri della produzione vinicola; nel 1881 assunse ufficialmente il nome di Pauli M. e nel 1889 quello di M. Superata la crisi della fillossera, agli inizi ` a svidel Novecento il centro continuo lupparsi e nel 1924 fu costituita la Can` il centro abitina sociale; nel 1928 pero tato fu privato dell’autonomia e ridotto ` cosı` un pea frazione di Cagliari. Inizio riodo tormentato della sua storia, i monserratini non accettarono mai questo declassamento, e l’amministrazione di Cagliari dal canto suo non comprese il significato di questa giusta ` riuscito aspirazione. Solo nel 1991 M. e a recuperare la propria fisionomia di comune autonomo. & ECONOMIA L’attivita ` di base della ` rappresentata oramai sua economia e ` svilupdall’imprenditoria che vi si e pata nel corso degli ultimi decenni soprattutto nel campo dell’edilizia e dei materiali per l’edilizia, nel settore ali`, mentare e in altre piccole attivita nella meccanica e nella fabbricazione dei mobili. L’agricoltura, un tempo at` principale, ha oramai un ruolo tivita ` piuttosto svisecondario anche se vi e luppata la viticoltura che alimenta ancora un’importante Cantina sociale e l’orticoltura; oramai pochissimo prati` l’allevamento del bestiame bocato e ` invece discretamente vino e ovino. E sviluppata la rete di distribuzione commerciale, favorita anche dalla vici` collenanza di Cagliari. Servizi. M. e gato da autolinee urbane e dalla ferrovia complementare a Cagliari, da auto` linee agli altri centri della provincia. E dotato di Pro Loco, stazione dei Cara-
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Monserrato binieri, ospedale, medico, guardia medica, farmacia, scuola dell’obbligo e scuole secondarie superiori, in particolare l’Istituto alberghiero e l’Istituto tecnico industriale, e numerosi sportelli bancari. Ospita inoltre nel suo territorio la Cittadella universitaria del` di Cagliari, discreti iml’Universita pianti sportivi, la Biblioteca comunale, il teatro e un museo. & DATI STATISTICI Al censimento del 2001 la popolazione contava 20 758 ` , di cui stranieri 100; maschi unita 10 036; femmine 10 722; famiglie 6694. La tendenza complessiva rivelava una lieve diminuzione della popolazione, con morti per anno 150 e nati 146; cancellati dall’anagrafe 692 e nuovi iscritti 552. Tra i principali indicatori economici: versamenti ICI 6632; esercizi pubblici 37; esercizi al dettaglio 187. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Nel suo territorio si trovano alcuni menhir e diversi nuraghi tra i quali quelli di Figu Niedda, Sa Domu ’e s’Orcu e Scalas. Sono stati rinvenuti anche nume` romana. rosi reperti e tombe di eta & PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE Negli anni passati, quando la ` era frazione di Cagliari, il suo cencitta ` stato per cosı` dire assetro storico e ` sodiato dall’espansione della citta rella; ha tuttavia mantenuto le sue caratteristiche quasi integre e si spera che in futuro venga salvaguardato. Lungo le sue strade si aprono ancora un certo numero di antiche case campidanesi costruite in mattoni di terra ` diri) e completate dal porticruda (la cato (lolla) e dall’ampia corte anti` difficile trovare pero ` anstante. Non e che pretenziosi palazzotti fabbricati nell’Ottocento, alcuni dei quali con una certa eleganza. Di grande valore sono anche gli impianti delle vecchie cantine ottocentesche che andrebbero tutelati e valorizzati. Nell’estrema pe-
` la chiesa di riferia del centro storico e Sant’Ambrogio, parrocchiale costruita nel secolo XVI in forme gotiche e ristrutturata radicalmente nel secolo XVII. Ha un impianto a una sola navata completato dal presbiterio e da una serie di cappelle laterali aggiunte suc` a volte a cessivamente. La copertura e crociera con costoloni e gemme anu` affiancata da due conlari; la facciata e trafforti; poco distante sorge il campanile a canna quadrata. Tra le altre ` quella di San chiese di Monserrato c’e Lorenzo, con impianto a unica navata scandita da tre archi, che fu ricostruita nel 1902 a opera di due sacerdoti che vollero cosı` ricordare il villaggio abbandonato di Sisali, che sorgeva un tempo nel salto di San Lorenzo. Quindi la chiesa di Santa Maria di Pauli del secolo XII, in forme romaniche e successivamente rimaneggiata, con una pianta a croce greca e la cupola centrale. E ancora quella di San Valeriano, con un’unica navata e la volta a botte, che fu costruita nel 1907 dalla famiglia Spiga di Sestu; al suo interno si conservano una statua in legno di San Lorenzo del 1850 e il cocchio sul quale il simulacro viene trasportato alla chiesa di San Lorenzo in occasione della fe` moderne e legate al recente sta. Piu ` sono sviluppo urbanistico della citta la chiesa di San Giovanni Battista de La Salle, costruita nel 1985; e quella del SS. Redentore, costruita nel secondo dopoguerra; di fronte a quest’ultima si leva il monumento al Redentore, che era stato eretto nel 1900 in occasione dell’Anno Santo. Altri monumenti tipici di M. sono la casa Foddis, in stile neoclassico, tipica costruzione signorile dell’Ottocento, e la Cruxi ’e marmuri (Croce di marmo), del secolo XV, posta sopra un basamento a tronco di piramide. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI La
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Monserrato memoria del passato agricolo del cen` gelosamente conservata nella fetro e sta della Madonna di M. che si svolge l’8 settembre e fu introdotta dagli spagnoli in onore della Madonna detta Morenita; viene organizzata dalla pia so` della Madonna di M. e si conclude cieta con una fastosa processione in cui la statua della Madonna, ricoperta di gioielli e di ex voto, viene fatta sfilare con il concorso di una folla imponente. ` quella di Altra festa legata al passato e San Lorenzo che si svolge il 10 agosto, ha origini molto antiche e fu rilanciata dopo la ricostruzione della chiesetta; ha inizio con il trasporto della statua del santo su un bel cocchio dorato dalla ` custochiesa di San Valeriano, dove e dita, alla chiesa di San Lorenzo presso la quale si svolge la festa. Il corteo, al quale prendono parte gruppi in costume, carri a buoi (traccas) e suonatori di launeddas, permette di ricreare il classico ambiente delle feste popolari del Campidano di Cagliari. Legati pure al passato della Monserrato agricola sono i costumi. L’abbigliamento tradizionale, che negli ultimi anni era scom` stato ricostruito sulla base di parso, e antichi costumi superstiti; un tempo costituiva il modo di vestire abituale, ` utilizzato solo in occasione delle oggi e grandi feste e nelle sfilate. L’abbiglia` di due mento tradizionale femminile e tipi: quello di lusso, detto fardallinu, riservato alle grandi occasioni, e quello popolare che veniva indossato ` costituito tutti i giorni. Quest’ultimo e da una camicia di tela di cotone o di lino bianca e guarnita di pizzo (sa camisa ricamada) e da una gonna di bordatino a righe rosse e blu plissettata (sa gunnedda); sopra la camicia si indossano il busto molto ridotto di broccatello o di velluto chiuso da ganci (su sinzu) e la giacca di seta viola molto attillata e chiusa fino al collo da ganci,
con le maniche guarnite da volanti (su spenzu ricamau); sopra la gonna un grembiule di seta di vari colori. Completa l’abbigliamento uno scialle di ` ricco seta verde a fiori viola e neri. Piu l’abbigliamento detto fardallinu, costituito da una camicia identica a quella precedentemente descritta (sa camisa ricamada) e da una gonna di broccato di seta verde con fodera rossa (sa gunnedda); sopra la camicia si indossano il busto molto ridotto di broccatello o di velluto chiuso da ganci (su sinzu) e la giacca di velluto marrone scuro, molto attillata e chiusa fino al collo da ganci, riccamente guarnita da lustrini e da trine (su spenzu) e un fazzoletto di seta che copre il seno fermato da ricchi gioielli; sopra la gonna un grembiule di velluto rosso vino arricchito da una cornice di broccato bianco (sa fascadroxia). Completano questo tipo di abbigliamento una cuffia di raso rosso (sa barrita rosa) e un velo di tulle. L’abbi` cogliamento tradizionale maschile e stituito essenzialmente da una camicia di tela bianca con pettina finemente ricamata e dai calzoni di lino bianchi. Sopra la camicia si indossano un gilet di broccato o di velluto di vario colore. Completa il tutto una giacca di orbace nera con cappuccio (su sereniccu). Sopra i calzoni vengono indossati un gonnellino di panno nero (sa cuppetta), una cintura di pelle rivestita di velluto e le ghette dello stesso tessuto (is crazzas). L’abbigliamento era sempre completato dalla berretta di panno nero. Una ricca serie di altre ricorrenze, delle quali molte si sono sviluppate negli ultimi anni, testimoniano del processo di trasformazione in atto che investe la ` cittadina; in particolare tra comunita luglio e agosto si svolge la festa del Redentore legata alla rassegna conosciuta come Estate monserratina. A settembre gli appuntamenti con le an-
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Montacuto ` tiche tradizioni contadine della citta sono particolarmente importanti: si inizia con Sa Dı` de Pauli (la giornata di Pauli), che prevede l’effettuazione di dimostrazioni degli antichi mestieri nelle botteghe artigiane tradizionali. Alla fine del mese Sa Festa de Sa Binnenna (la festa della vendemmia), che culmina con la sfilata di carri addobbati, la ricostruzione di scene della vendemmia tradizionale e la degustazione di uva e pane di sapa; pochi giorni dopo si corre il palio della botte. A ottobre, infine, si svolge la sagra delle ` in atto anche un processo di mele. E ` locale a trasformazione della societa imitazione dei modelli cittadini, e da qualche anno a questa parte, grazie alla Pro Loco, vi hanno luogo importanti stagioni musicali e di prosa.
Montacuto, castello del Castello pro` babilmente costruito nella prima meta del secolo XI sull’omonima collina in ` di Berchidda, a opera dei prossimita giudici di Torres, preoccupati di difendere le popolazioni del territorio circostante dalle incursioni di truppe galluresi. Per la sua posizione e per l’ame` del luogo era spesso utilizzato nita come residenza giudicale; nel 1237 Adelasia di Torres e suo marito Ubaldo Visconti lo diedero in pegno al papa, ma i Genovesi, che negli stessi anni avevano assunto un ruolo predominante nel declinante regno turritano, impedirono ai funzionari pontifici di prenderne possesso. Estinta la dina` a essere presistia giudicale, continuo diato da truppe genovesi che tentarono di opporsi alle pretese che i giudici d’Arborea avanzavano sul territorio. Con l’avvento degli Aragonesi, quando ` la guerra tra Genova e Aragona scoppio fu investito dalle truppe del giudice d’Arborea, allora alleato degli Aragonesi, e divenne teatro del conflitto. Alla sua conclusione fu concesso a Gio-
vanni d’Arborea, ma dopo l’arresto dell’infelice principe (1365) finı` per essere occupato dalle truppe arborensi che la tennero fino alla caduta del giu` al visconte di dicato. Nel 1410 passo Narbona che lo tenne fino al 1420 anno ` a far parte del in cui finalmente entro Regnum Sardiniae. Negli anni seguenti perse la sua tradizionale funzione stra` in tegica, fu abbandonato e presto ando rovina.
Montacuto, curatoria di Antica curatoria del giudicato di Torres. Si stendeva su un territorio montuoso ai confini con la Gallura, con una superficie stimata in 1735 km2. Comprendeva i vil` , Ariscoblas, Bacuri, Balalaggi di Ala notti, Berchiddedu, Bantine, Ber´ , Bisarcio, chidda, Bidducara, Biduve ` , Balamune, Butule, Castra, Budduso Gatema, Golomei, Ittireddu, Lerrono, Lexanis, Monti, Nughedu, Nule, Nuvolona, Orveis, Padru, Oschiri, Osidda, Otti, Ozieri, Pattada, Pira Domestiga, Tula, Urra, Urvei. Dopo l’estinzione della dinastia giudicale di Torres il suo possesso fu conteso tra i Doria, gli Arborea e i Visconti di Gallura; sebbene alla fine del secolo XIII le truppe arborensi l’avessero in gran parte occupata, i Doria, quando prestarono omaggio al re d’Aragona che si apprestava alla conquista della Sardegna, ottennero da lui l’investitura della cura` risolvere a toria. Questa mossa sembro loro favore la contesa per il M. quando le operazioni militari furono concluse; ma nel 1325 i Doria si ribellarono aprendo un lunghissimo conflitto con ` approfitl’Aragona; gli Arborea percio tarono della situazione e invasero il M. Il re, allora, per pacificare la tribolata regione, nel 1339 la concesse in feudo al fido Giovanni d’Arborea; ma lo sfor` di pretunato principe, che si rifiuto stare omaggio feudale al fratello, il giudice Mariano IV, sostenendo di avere
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Montagut ricevuto il feudo dal re, fu da lui fatto rinchiudere in prigione per il resto dei suoi giorni. Cosı` il M. cadde nuovamente nel caos e quando scoppiarono le guerre tra Aragona e Arborea fu occupato dalle truppe arborensi, che di fatto lo annetterono al giudicato fino alla sua caduta. Il territorio in tutti questi anni decadde e molti dei suoi villaggi scomparvero; dopo la battaglia ` nelle mani di Sanluri, nel 1410 passo del visconte di Narbona, e quando que` ai suoi diritti fisti nel 1420 rinuncio ` a far parte del Regnum nalmente entro Sardiniae. Nel 1421 il re lo incluse nel grande feudo concesso ai Centelles.
Ingegneri e Architetti sardi’’, XXIII, 1972; Apprestamenti difensivi e architetture militari a Iglesias, in Arte e cultura del ’600 e del ’700 in Sardegna (a cura di Tatiana Kirova), 1984; Le torri costiere della Sardegna, 1993, una esemplare recensione di quanto resta della grande cortina di difesa litoranea apprestata fra la fine del secolo XVI e la ` del XVII; I forti piemontesi prima meta in Sardegna, 2003.
Montaldo, Luigi Argentiere (Genova
catalano (sec. XIV). Giunse in Sardegna nel 1353 al seguito di Pietro IV. Prese parte all’assedio di Alghero ed ebbe come ricompensa i villaggi di Orto Jacob e di Torralba nella curato` in contraria di Nora. Ma quando entro sto con Emanuele de Entenc ¸a, un feudatario il cui feudo confinava con il suo ma che aveva diritto di giurisdizione sull’intero territorio, preferı` cedergli anche i due villaggi e tornarsene in Spagna.
1782-Cagliari 1867). Si trasferı` dalla natia Genova a Cagliari agli inizi dell’Ottocento e aprı` bottega nel quartiere della Marina. Ben presto si fece ap` di artigiano prezzare per la sua abilita ` professionale; in pochi e per la serieta ` anni divenne uno dei personaggi piu eminenti dell’Arciconfraternita dei Genovesi, della quale divenne anche ` legato a una serie priore. Il suo nome e di pregevoli lavori di argenteria che gli vennero commessi da chiese, uffici pubblici e privati. Tra le sue cose migliori vanno ricordati i lavori eseguiti per le chiese di Sardara, Ussana, Quartucciu, Selargius, le argenterie per il Palazzo regio di Cagliari e molte altre.
Montalbano, Pietro Procuratore reale
Montaldo, Paolo Geologo (Cagliari
` sec. XV-?). Nel (Cagliari, prima meta ` da Francesco Carbonell 1432 acquisto ´ l’ufficio il feudo di Senis, ma poiche che ricopriva era incompatibile con lo status di feudatario, fu costretto a rivendere il villaggio a Pietro Joffre.
1903-Alghero 1986). Dopo aver conse` con passione guito la laurea si dedico alla ricerca e all’insegnamento univer` di Ingegneria delsitario nella Facolta ` di Cagliari. Ha lasciato nul’Universita merose e interessanti pubblicazioni, alcune delle quali riguardano la geologia della Sardegna.
Montagut, Raimondo Uomo d’armi
Montaldo, Gianni Storico dell’architettura (n. Cagliari 1941). Conseguita la ` dedicato alla carriera unilaurea, si e versitaria; attualmente insegna presso ` l’Istituto di Architettura della Facolta ` di Cad’Ingegneria dell’Universita gliari. Autore di pregevoli opere che illustrano alcuni monumenti della Sardegna, tra cui La chiesa di San Pietro di Ponte. Quartu S. Elena, ‘‘Bollettino tecnico trimestrale del Circolo culturale
Montaldo, Vincenzo Imprenditore e giornalista (Cagliari 1847-ivi 1936). Fu ` accesi sostenitori della opuno dei piu ` di favorire l’insediamento di portunita ` sarda in Tunisia. Egli una comunita stesso si trasferı` a Tunisi, dove im` un’impresa di costruzioni ed pianto eseguı` una importante serie di edifici pubblici che gli vennero commissio-
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Montan˜ans ` francesi. nati dal bey e dalle autorita ` a CaDivenuto ormai vecchio, torno gliari dove morı`.
Montale, Bianca Storica (n. Genova 1928). Dopo la laurea ha intrapreso la ` stata a lungo carriera universitaria. E professore di Storia contemporanea ` di Scienze della Forpresso la Facolta ` di Genova. mazione dell’Universita Specialista di storia del Risorgimento, ha al suo attivo anche una monografia, Dall’assolutismo settecentesco alle li` costituzionali. Emanuele Pes di berta Villamarina (1777-1852), 1973.
Montali, Dedalo Pittore (n. Cagliari ` a Milano all’Accade1909). Si diplomo mia di Brera e dopo alcuni anni di per` lombarda si tramanenza nella citta ` in contatto sferı` a Roma dove entro con gli ambienti artistici della capi` a Cagliari, aprı` tale. Nel 1931 torno uno studio e divenne uno degli animatori della cultura cittadina, stringendo tra l’altro amicizia con Salvatore Quasimodo, che negli stessi anni viveva a Cagliari. Poco dopo ripartı` e fu a Parigi ` dell’Europa; nel 1942 si e in altre citta era rifugiato a Fucecchio, dove fu catturato dai tedeschi che lo deportarono in Austria: qui prese forma l’idea di un ciclo pittorico sulla Crocifissione (nel ` ne aveva primo periodo parigino gia dipinta una, a tempera, che era piaciuta al grande scienziato e filosofo francese Pierre Teilhard de Chardin, che l’aveva acquistata e la teneva ` per molto cara). Finita la guerra torno breve periodo in Italia, ma poco dopo si ` nuovamente a Parigi, da dove sposto riprese a vagabondare in Europa, fino ` definitivaa quando, nel 1958, rientro mente in Italia, andando a stabilirsi a ` la cartella di inciTorino. Del 1974 e sioni Omaggio a Schoenberg.
Montanacho Famiglia sassarese (secc. XVI-XVIII). Le sue notizie risalgono al secolo XVI; i suoi membri godevano di
una discreta condizione economica e nel 1621 ottennero il cavalierato ereditario con un Giovanni Francesco, che nel 1624 fu ammesso allo Stamento militare durante i lavori del parlamento Vivas. Nel 1627 i suoi figli ottennero il ` e i loro riconoscimento della nobilta discendenti, nel corso del secolo XVII, ereditarono dai de La Mata l’ufficio di maggiordomo dell’artiglieria. La famiglia si estinse nel secolo XVIII.
Montanacho, Simone Gentiluomo sassarese (sec. XVII). Entrato nella carriera militare, si distinse combattendo contro i Turchi a Biserta e fu nominato capitano di cavalleria. Tornato in Sardegna si stabilı` a Cagliari, dove fu nominato ufficiale di giustizia della baronia di Quartu.
˜ ans Famiglia sassarese (secc. Montan XIV-XVI). Di probabile origine catalana, le sue notizie risalgono alla se` del secolo XIV; i suoi memconda meta bri esercitavano tradizionalmente la professione di notaio. Contribuı` notevolmente a sostenere le guerre di Al` i suoi membri fonso V, che ricompenso concedendo loro molti privilegi. Nel 1417 un Guglielmo ebbe la signoria di ` rivendette nel Montiferro che pero 1421 agli Zatrillas. Nel 1420, unitamente a suo fratello Serafino, ottenne ` . Seil riconoscimento della generosita rafino, come ricompensa del suo aiuto durante la guerra in Corsica, ottenne le signorie di Ploaghe, Salvenor e Flori` dai Pilo il salto nas; nel 1423 acquisto dei monti di Ledda nella baronia di ` ad aiutare AlOsilo. Serafino continuo fonso V e nel 1436, nella liquidazione ` Doria, ebbe i dei domini di Niccolo ` una feudi di Cossoine e Giave che pero ` in dote a Giovanni De sua figlia porto Flors. Suo figlio, un altro Serafino, con` a estendere i possessi feudali tinuo ` dai Vidella famiglia: nel 1435 acquisto guino le signorie di Siligo, Banari e Ce-
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Montan˜ans ` all’asta dei pola e nel 1425 partecipo feudi appartenuti ai Saba acquistando Codrongianos, Saccargia e Bedos; nel 1470 ebbe il riconoscimento della no` . Al momento dell’estinzione della bilta famiglia, agli inizi del secolo XVI, i feudi passarono per matrimonio ai Castelvı`. Come ricordo del suo splendore ` rimasto in citta ` un palazzotto nel e Corso, loro sede di residenza, oggi conosciuto come casa Guarino.
˜ ans, Guglielmo Uomo d’armi Montan ` sec. XIV(Catalogna, seconda meta Campania?, dopo 1442). Probabilmente fratello di Serafino, giunto in ` ai TrastaSardegna dopo il 1410 si lego mara. Nel 1417 ottenne in feudo il Montiferru, ma, impegnato nelle sue imprese militari, nel 1421 lo rivendette agli Zatrillas. Negli anni seguenti seguı` Alfonso V nelle sue guerre nel Napoletano e morı` dopo il 1442.
˜ ans, Serafino I Signore di Montan ` sec. Ploaghe (Sassari, seconda meta XIV-ivi, dopo 1445). Esercitava la professione di notaio e nel 1410 ottenne il feudo di Ploaghe, del quale non riuscı` a ´ era caduto entrare in possesso perche nelle mani del visconte di Narbona. Negli anni successivi fu uno dei suoi ` grandi avversari e, dopo il ritorno piu ` in possesso del re, recupero ` della citta ` il salto di il feudo e nel 1422 acquisto Montes Deledda nelle campagne di Osilo. Nel 1425 cedette questo territorio a Bernardo Centelles, ottenendo in cambio i villaggi di Cargeghe e di Urgeghe che unı` a Ploaghe. Nel 1429 fu no` di Sassari; nel 1434 acminato podesta ` altri territori, tolti a Nicolo ` Doquisto ria e posti nel Cabudabbas; poco dopo fu tra i finanziatori di una nuova im` Doria, che porto ` presa contro Nicolo alla distruzione di Monteleone. In con` ottenne i villaggi di seguenza di cio ` Giave e di Cossoine e nel 1445 acquisto anche Banari e Siligo. Al culmine della
potenza fece sposare il figlio, suo omo` nimo, con Nicoletta d’Arborea e dono loro le signorie di Giave e di Cossoine. Morı` poco tempo dopo.
˜ ans, Serafino II Signore di Montan Ploaghe, di Giave e di Cossoine (Sas` sec. XV-ivi, dopo sari, prima meta 1478). Figlio di Serafino I, dopo aver ereditato i feudi di famiglia nel 1455 ` all’asta i villaggi di Codronacquisto gianos e Bedos, arrivando cosı` a controllare il territorio dell’intera antica curatoria. Negli stessi anni fece sposare una delle sue figlie con il futuro ´ Giovanni De Flors e diede in vicere dote agli sposi Giave e Cossoine. Ma poco dopo fu accusato di omicidio e costretto a passare alcuni anni agli arre` disti domiciliari; tornato in liberta venne uno dei partigiani di Leonardo Alagon e fu dichiarato ribelle. Dopo la `, chiese e otbattaglia di Macomer, pero tenne il perdono del re. Morı` pochi anni dopo, lasciando eredi le sue figlie.
Montaner Famiglia cagliaritana (secc. XVI-XVII). Di origine catalana, le sue notizie in Sardegna risalgono al secolo XVI, quando un Giuseppe, che era reggente della Reale Udienza, nel 1580 ac` il feudo di Ussana da Antonio quisto ` , nel Bonfill. I suoi discendenti, pero 1594 rivendettero il feudo ai Manca Guiso.
Montangia Antica curatoria del giudicato di Gallura. Era situata nell’estremo nord della regione e si estendeva su un territorio prevalentemente montuoso, che comprendeva i villaggi di Luogosanto, Longonsardo, Assum, Alvargius, Aristana, Ariagono e La Paliga. Dopo la conquista aragonese il ` a far parte del Regnum territorio entro Sardiniae, ma la sua popolazione mantenne un atteggiamento ostile nei confronti di coloro che considerava invasori. Gli Aragonesi, per vincerne la resistenza, adottarono nei loro confronti
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Montbuy una politica di dura repressione e di terrore e nel 1330 fecero invadere il territorio dalle truppe di Raimondo Cardona, che lo devastarono e rasero al suolo alcuni dei suoi villaggi. In seguito il suo territorio fu diviso in alcuni feudi.
Montanna Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato di Gallura, compreso nella curatoria di Galtellı`. Dopo che la dinastia giudicale si estinse, il villaggio fu amministrato direttamente da funzionari del Comune di Pisa. Dopo la conquista ara` a far parte del Regnum gonese entro Sardiniae, ma le sue popolazioni tennero un atteggiamento ostile nei confronti dei nuovi signori, per cui il villaggio fu devastato e distrutto in poco tempo.
` Famiglia feudale catalana Montbru (sec. XIV). Apparteneva ad essa un Gilberto, che si trasferı` in Sardegna nella ` del secolo XIV e vi ottenne prima meta alcuni feudi. La sua discendenza si estinse nel corso del secolo.
` , Gilberto Uomo d’armi cataMontbru ` sec. XIIIlano (Spagna, seconda meta Sassari, dopo 1330). Si trasferı` in Sardegna subito dopo la conquista; prese parte alla difesa di Sassari, assediata dai Doria, e nel 1330 ebbe la signoria dei villaggi di Soiana, Occoe, Gilitti e Uralossi, situati nella Nurra e sequestrati ai Doria. Morı` a Sassari pochi anni dopo.
` , Raimondo Gentiluomo sasMontbru ` sec. XIVsarese (Sassari, prima meta ivi, dopo 1354). Figlio di Gilberto, ere` dal padre i feudi e, quando nel dito 1353 il castello di Osilo fu definitivamente sequestrato ai Malaspina, ne fu nominato castellano. Nel 1354, unitamente a Giunta Cherchi, ebbe il possesso di tutti i beni lasciati liberi da famiglie di Osilo, costrette a fuggire
per lo scoppio della guerra tra Mariano IVe Pietro IV. Morı` poco tempo dopo.
Montbrun, Pietro Raimondo Gentiluomo francese (Francia, seconda ` sec. XIV-ivi?, dopo 1420). Signore meta di Maurellas, era legato a Guglielmo III di Narbona che seguı` in Sardegna ` il trono giuquando il visconte accetto dicale d’Arborea. Dopo la battaglia di Sanluri lo seguı` a Sassari, divenendo uno dei suoi uomini di fiducia, tanto che fu nominato tutore di Amerigo di Narbona, fratello minore del visconte. Avviate le trattative per la cessione di ` che rimaneva del giudicato, cio ` l’isola quando anche Amerigo lascio ` a risiedere a Sassari inegli continuo vestito dei pieni poteri di governo e di ` rappresentanza dei suoi signori. Opero in un clima politico di diffidenza e do` vette affrontare la crescente ostilita dei sassaresi nei suoi confronti soprattutto dopo che si sparse la voce che Guglielmo III era morto. Quando poi, nel 1420, Alfonso V, sbarcato in Alghero, concluse le trattative per la cessione e la rinuncia alle prerogative sovrane da parte del visconte, scomparve dalla scena.
Montbuy Famiglia originaria del Penedes (secc. XIV-XV). Si trasferı` in Sarde` del secolo XIV gna nella seconda meta con un Gilaberto signore di alcuni piccoli feudi nella Nurra, e con Giovanni, governatore della Sardegna alla fine del secolo. Nel corso del secolo XV i suoi figli riuscirono a costituire un discreto patrimonio feudale, ma successivamente si dilaniarono in lotte ereditarie che ne determinarono la rapida rovina e l’estinzione entro la seconda ` del secolo. meta
Montbuy, Francesco Gentiluomo ca` sec. XIVtalano (Spagna, prima meta Sassari, fine sec. XIV). Fratello di Giovanni e suo luogotenente a Sassari. Dopo il 1391 ebbe un vasto complesso
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Montbuy di feudi situati nelle curatorie del Sulcis e del Sigerro e un tempo appartenuti al ribelle Alibrando de Ac ¸en. Egli ` non riuscı` a conservarne il pospero ´ furono occupati quasi susesso perche bito dalle truppe arborensi quando Brancaleone Doria riprese minacciosamente la guerra.
Montbuy, Gilaberto Donnicello (Sassari, sec. XIV-?). Possedeva il villaggio semispopolato di Suniana e quelli di Occoe, Gitili e Uralossi nella Nurra, di ` quando, cui perse la disponibilita scoppiata la seconda guerra tra Mariano IV e Pietro IV, furono occupati dalle truppe giudicali.
Montbuy, Giovanni Governatore della ` sec. Sardegna (Catalogna, prima meta XIV-Cagliari, dopo 1395). In carica dal 1391 al 1395. Giunse in Sardegna come funzionario minore dell’amministrazione giudiziarie e con grande pa` riuscı` a porsi in luce, zienza e abilita per cui nel 1374 fu nominato governatore di Cagliari. Abile politico, seguı` le ultime fasi della guerra con gli Arborea, anche se non fu in grado di impedire la fuga di Brancaleone Doria dal Castello. Nel 1385 fu accusato di peculato dai consiglieri di Cagliari, per cui nel 1386 fu richiamato in Catalogna per giustificarsi. Uscito indenne dal pro` in Sardegna e nel 1391 fu cesso, torno nominato governatore dell’isola per un decennio, con il diritto di sostituzione ` nell’arco del decennio. Egli governo nei difficili anni nei quali Brancaleone Doria riprese minaccioso l’offensiva arborense e nel 1395, ormai vecchio, si dimise. ´ di Sardegna Montbuy, Marco I Vicere ` sec. XIV-ivi, (Cagliari, seconda meta dopo 1410). In carica dal 1408 al 1410. Figlio di Giovanni, abile politico, ebbe come suo padre l’ufficio di governatore di Cagliari e fece un importante matrimonio con Giovannetta Pujalt erede di
Samassi, Serrenti, Samatzai, Gesico e ` non riuscı` a Goni: di questi feudi pero entrare in possesso a causa delle vicende della guerra contro gli Arborea. ´ proprio Nel 1408 fu nominato vicere quando era imminente l’arrivo del giovane re di Sicilia Martino, che si apprestava a sostenere il confronto decisivo con la resistenza del giudicato arbo` fin rense. Resse l’incarico con abilita dopo la battaglia di Sanluri, ma dopo la morte del re fu sostituito da Pietro Torrellas.
Montbuy, Marco II Uomo d’armi (Ca` sec. XIV-ivi?, gliari, seconda meta ` il patri1430). Figlio di Marco I, eredito monio feudale della famiglia da suo fratello Giovanni nel 1415. Seguı` il re Alfonso V nelle sue guerre nel Napole` per il grande valore. tano e si segnalo ` ancor giovane nel 1430. Morı` pero
Monte Arci, parco del Parco naturale istituito nel 1989. Comprende il vasto massiccio situato a poca distanza dal golfo di Oristano, che si erge nella pianura come un grande scudo a forma di ellisse caratterizzato dai suoi contrafforti. Il parco si estende su una superficie di 13 670 ha ubicati interamente nella provincia di Oristano nel territorio dei comuni di Ales (955 ha), Marrubiu (145 ha), Masullas (257 ha), Morgongiori (3820 ha), Palmas Arborea (1101 ha), Pau (1056 ha), Santa Giusta (844 ha), Siris (116 ha), Usellus (287 ha), Villaurbana (2714 ha), Villa Verde (979 ha). ` l’antico centro tradizionale dei trafE fici dell’ossidiana, lavorata e commerciata dall’uomo fin dal Neolitico; sul suo territorio, infatti, sono state individuate numerose stazioni di lavorazione del prezioso materiale. Si tratta di circa 70 siti disposti lungo le princi` di pali vene del materiale nelle localita Conch’e Cannas, rio Solacera, rio Murus sul fronte occidentale del massic-
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Monte Claro cio, Oreddu e Perdas Urias sul fronte nord-occidentale.
Monte Arcosu – Alcuni rilievi del massiccio montuoso.
La muraglia racchiude un’area nella quale sono stati trovati i resti di numerose capanne costruite in muratura e a base quadrata e un altro recinto fortificato, una sorta di grande ferro di cavallo che si affaccia a un aspro dirupo. ` coAnche questa seconda muraglia e struita da blocchi di trachite squadrati e ha uno spessore medio tra i 4,15 e i ` alto 3,45 m. All’esterno della 6,20 m ed e prima grande muraglia si trova un recinto circolare costituito da circa 80 lastroni regolari e da menhir alti 2 m: probabilmente era un luogo dedicato al culto.
Montecani Miniera di piombo e zinco Monte Arcosu Gruppo montuoso situato nel Sulcis. Caratterizzato da alcune cime tra cui Punta Severa e Punta ` Spinosa, raggiunge nel suo punto piu alto i 1116 m sul livello del mare. Com` grande complesso foreprende il piu stale della Sardegna, con una flora e una fauna di rilevante interesse naturalistico, per cui nel 1985 il WWF lo ha costituito in ‘‘Oasi protetta’’ che comprende una parte rilevante del territorio comunale di Assemini, Uta e Siliqua. Negli anni che seguirono, grazie al contributo finanziario della Comu` europea, vi fu avviata l’opera di nita salvamento del cervo sardo.
Monte Baranta Complesso megalitico in territorio di Olmedo. Situato su un altipiano a 700 m sul livello del mare, ` attribuibile alla risale al Neolitico ed e cultura di Monte Claro. Comprende una muraglia rettilinea lunga ben 97 m, orientata da nord a sud; collega due ` spessa mediamente 3,75 m dirupi ed e e alta 3 m; appare costruita con una certa cura con blocchi sbozzati e disposti con ordine. Ha un’unica porta d’accesso situata sul lato nord, dalla quale attraverso una rozza scaletta si accede alla parte alta, che probabilmente era completata da un cammino di ronda.
situata in territorio di Iglesias. Comin` a essere sfruttata alla fine dell’Otcio ` tuttora in funzione, e attratocento. E verso un complesso sistema di gallerie il materiale in essa scavato viene fatto affluire alla vicina miniera di Acquaresi.
Montecarello Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato di Gallura, compreso nella curatoria del Taras. Era situato in loca` Lu Coddu di la Idda nella regione lita di Monticareddu. Subito dopo l’estinzione della dinastia dei Visconti fu amministrato direttamente dal Comune di Pisa e dopo la conquista aragonese ` a far parte del Regnum Sardientro `, tenne niae. La sua popolazione, pero un atteggiamento ostile nei confronti dei nuovi venuti per cui nel 1330 fu investito dalle truppe di Raimondo Cardona e gravemente danneggiato. Subito dopo fu concesso in feudo a Giacomo Carroz, ma per lo scoppio della guerra tra Genova e Aragona fu nuovamente al centro delle operazioni. Ancora una volta saccheggiato e distrutto, scomparve definitivamente.
Monte Claro Cultura preistorica sviluppatasi in Sardegna tra il 2600 e il 2300 a.C., cosı` chiamata da una grotti-
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Montecurt cella che si apre sul colle di Monte Claro a Cagliari, dove furono individuate le sue prime testimonianze. Originaria dell’Eneolitico, prima della ` cacultura del Vaso campaniforme, e ratterizzata dalla formazione di centri abitati costituiti da capanne, talvolta molto estesi, da tombe, necropoli e altri monumenti che hanno restituito un tipo di ceramica molto particolare, differente da altri tipi di ceramica riferibili ad altre culture della preistoria sarda. I suoi siti principali, oltre che nel Cagliaritano, sono concentrati nel Sulcis e nel Sassarese. Fu scoperta casualmente nell’Ottocento, ma comin` a essere studiata sistematicamente cio solo negli anni Cinquanta del secolo XX. I principali siti della cultura di M.C. sono stati individuati a: 1. Arzachena: il riparo sotto roccia di Monti Incappiddatu. 2. Buggerru: la Grotta del padre Nocco. 3. Cabras: stazioni di Conca Illonis e di San Sebastiano. 4. Cagliari: necropoli di Sa Duchessa, via Basilicata e Monte Claro. 5. Carbonia: grotta ACAI, grotta Tinı`. 6. Domusnovas: grotta di Monte Acquas. 7. Iglesias: grotta di Monteponi, Grotta della Volpe, Grotta di San Lorenzo. 8. Isili: stazione de Is paras. 9. Laconi: grotta di Villahermosa. 10. Mara: grotta di Sa Ucca ’e Su Tintirriolu. 11. Mogoro: stazioni di Puisteris, Enna Pruna e Rocca Lajus. 12. Monastir: Monte Zara, Monte Olladiri, Cresia is Cuccurus, 15,800 km. 13. Narcao: grotta di Sa Moia. 14. Nuraminis: stazioni de Is Cresieddas, di Ruinalis de Segafenu, Circonvallazione. 15. Nuraxinieddu: stazione di Santa Vittoria. 16. Nuxis: grotta di Acquacadda. 17. Porto Torres: la necropoli a domus de janas di Su Crucifissu Mannu. 18. Pozzomaggiore: grotta de Su Guanu. 19. Quartu Sant’Elena: grotta di Basciu ’e Serra. 20. Samassi: stazione e tomba di Palazzu. 21. San-
luri: tombe varie. 22. Sant’Antioco: necropoli de Is Pruinis. 23. Santadi: necropoli a domus de janas di Pani Loriga, grotta de su Benatzu, Grotta di San Paolo. 24. San Vero Milis: necropoli a domus de janas de is Araus. 25. Sassari: altare e necropoli di Monte d’Accoddi, grotta di Scala di Giocca. 26. Selargius: stazione di Su Coddu. 27. Serramanna: stazione di Cuccuru Ambudu. 28. Sestu: stazione di San Gimiliano. 29. Simaxis: stazione de Su Cingiau de is Fundamentus. 30. Thiesi: grotta de su Idighinzu. 31. Ussana: stazione dell’Istituto di Genetica. 32. Villagreca: protonuraghe di Sa Corona. 33. Villamassargia: grotte di Sa Corona Acca e dei Pipistrelli. 34. Villaperuccio: necropoli a domus de janas di Montessu.
Montecurt Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato di Torres, compreso nella curatoria di Monteleone. Era situato in loca` Cuccu Monte nei pressi di Villalita nova Monteleone. Entro il secolo XII fu compreso nei territori pervenuti ai Doria in seguito a matrimoni di alcuni di loro con principesse della casa giudicale. All’estinzione di questa dinastia essi lo inclusero nello stato che formarono riunendo tutti i loro domini nella Sardegna nord-occidentale, ma ` a spopolarsi e finı` il villaggio comincio per sparire agli inizi del secolo XIV.
Monte d’Accoddi Santuario preistorico situato a 11 km circa da Sassari sulla strada per Porto Torres. I primi scavi vennero condotti tra il 1952 e il ` in 1958 da Ercole Contu, che riporto luce un’imponente struttura troncopiramidale (37,50 m per 30 m), provvista di una lunga rampa d’accesso incli` costituita di nata. La costruzione e grandi blocchi calcarei irregolari disposti in filari e riempita con materiale di riporto. La sua forma rappresenta
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Monte di San Saturnino un unicum sia in Sardegna che nel Mediterraneo occidentale e richiama l’architettura templare mesopotamica, in particolare gli altari a terrazza (ziqqurat) del III millennio a.C. Gli scavi, ri´ tra il 1979 e il 1989, presi da Santo Tine hanno rivelato l’esistenza di due fasi edilizie del monumento e vari momenti di vita nel sito. Il primo insediamento umano di M. d’A. risalirebbe al ` Neolitico medio (ca. 4500 a.C.), ed e rappresentato da un villaggio di capanne a pianta circolare in parte infossate nel terreno, rinvenute nei pressi dell’altare. Al villaggio fece seguito un ` esteso, riferibile alla culabitato piu tura di Ozieri, che aveva capanne di forma quadrangolare poggianti su uno zoccolo di pietrame e con pareti di legno. I suoi abitanti crearono qui un’area sacra a cui dovrebbe ricondursi anche il ritrovamento di tre menhir (uno dei quali alto quasi 5 m), una lastra in trachite usata per offerte votive, una ´mpietra sacra di forma sferoidale (o phalos) e un’altra simile ma di dimensioni inferiori. Sopra una parte delle strutture di questo santuario venne successivamente edificato un primo altare a terrazza con rampa d’accesso ` si ergeva un sacello sulla cui sommita rettangolare intonacato e affrescato con colore rosso ocra (colore conservatosi tuttora sui muri e sul pavimento, da qui il nome di ‘‘Tempio rosso’’ che ` stato assegnato). I dati di scavo rigli e levano che attorno al 2900 a.C. l’altare e il sacello vennero distrutti da un incendio. I resti vennero subito dopo ricoperti da strati di terra e pietre (tra le quali una stele con disegno a losanghe e spirali) assestati con un complesso sistema a cassoni radiali. Si provvide cosı` a riedificare un nuovo altare con rampa d’accesso, sopraelevato di diversi metri e ampliato per inglobare il precedente, del quale manteneva il di-
segno (compresa la presenza di un sacello sulla piattaforma). Questo secondo altare, rinvenuto dal Contu, e il relativo villaggio rimasero in uso du` eneolitica (periodo al quale rante l’Eta dovrebbero appartenere un grande lastrone in calcare dotato di fori alle ` e una stele con figura femmiestremita nile stilizzata in rilievo) fino alla prima ` del Bronzo, quando vennero introEta dotti nuovi culti religiosi. Il sito reca tracce di frequentazione che arrivano ` medioevale. [GIUSEPPE PIsino all’Eta RAS]
Monte d’Accoddi – Menhir nel complesso del santuario preistorico.
Monte di riscatto Istituzione finanziaria della Sardegna sabauda. Fu istituita nel 1807 sotto la forma di Cassa speciale col compito di estinguere i debiti contratti dal Regio Tesoro; era amministrata da un intendente. In particolare doveva annullare la circolazione della carta moneta che a partire dal 1780 era stata emessa per un totale di 3 500 000 franchi, pari a 800 000 scudi sardi. Per conseguire l’obiettivo le furono posti a disposizione alcuni redditi ecclesiastici, una tassa sull’estrazione dell’olio e alcuni diritti reali. L’istituzione fu abolita nel 1853 quando l’amministrazione del M. di r. fu unita all’Amministrazione statale.
Monte di San Saturnino Speciale Cassa istituita a Cagliari nel 1746 per
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Monteforte permettere all’Erario regio di far fronte ai debiti contratti per la Guerra di successione austriaca (1740-1748), combattuta da Baviera, Prussia, Francia e Spagna contro Austria, Gran Bretagna, Olanda e Regno di Sardegna in seguito al mancato riconoscimento da parte di alcune potenze europee del diritto di Maria Teresa d’Austria di succedere, in base alla Prammatica sanzione (1713), al padre Carlo VI d’Asburgo. Per dotarla di un fondo finanziario, fu aperta una pubblica sottoscrizione per un capitale di 200 000 scudi sardi suddivisi in obbligazioni (luoghi) da 75 scudi. Le obbligazioni erano di due tipi: vitalizie per un totale di 37 500 scudi che davano un interesse annuo del 6% (luoghi vacabili); perpetue per un ammontare di 162 000 scudi (luoghi fissi), ed erano sottoscrivibili ` obbligazione. anche in ragione di meta Gli interessi venivano pagati con cadenze quadrimestrali ed erano commerciabili.
Monteforte Castello fatto costruire in un periodo non precisabile dai giudici di Torres nella curatoria della Nurra, a nord dell’omonimo promontorio. Pre` sumibilmente quando la Nurra passo ` nelle ai Doria anche il castello passo loro mani. Dopo l’estinzione della famiglia giudicale di Torres essi lo inclusero nello stato che avevano formato nella Sardegna nord-occidentale. Perduta la sua funzione strategica il c. ` in rovina e attualmente le sue roando vine sono rilevabili solo topograficamente.
Monte Furcadu Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato di Torres, compreso nella curatoria dell’Anglona. Era situato nelle vicinanze di Sedini. Agli inizi del secolo XII pervenne ai Doria attraverso un matrimonio; dopo l’estinzione della dinastia giudicale, essi lo inclusero nel
piccolo stato feudale che formavano nella parte nord-occidentale del disciolto giudicato. Dopo la conquista aragonese, avendo i Doria prestato ` a far omaggio al re d’Aragona, entro parte del Regnum Sardiniae. Quando ` i Doria, nel 1325, si ribellarono ai pero nuovi padroni dell’isola, il villaggio fu investito dalla lunga guerra contro ` Aragona, subı` gravi danni e si spopolo ` del secolo XIV. entro la meta
Monteleone, contea di Possedimento il cui titolo comitale fu concesso da Pietro IV a Brancaleone Doria facendo riferimento al territorio dell’antica curatoria omonima; quando nel 1436 l’u` territoriale del Monteleone venne nita ` piu ` dell’antica meno, nessuno parlo `, contea. A partire dal secolo XVI, pero il feudo fu ricostituito: inizialmente comprendeva una parte dei territori che un tempo formavano la curatoria del Monteleone; la sua base territoriale era costituita dai salti che nella spartizione dell’antica curatoria, seguita alla distruzione del castello omonimo, erano toccati a Sassari e Alghero e dalle rovine dello stesso castello. Tutti questi territori furono acquistati `, i cui dinel 1537 da Bernardo Simo scendenti nel 1554 vi aggiunsero il salto del Campo di Bous e la parte dei salti che nella divisione del 1436 era toccata a Bosa. Il titolo comitale fu rinnovato nel 1630 per i Roccamarti e da ` ai Brunengo e infine ai Caressi passo cassona.
Monteleone, curatoria di (o curatoria di Nurcara) Antica curatoria del giudicato
di Torres che si stendeva su un territorio prevalentemente montuoso posto a sud di Alghero, ai confini con la Planargia. Aveva una superficie stimata in 407 km2 e comprendeva i villaggi di M., Villanova, Mara, Padria, Minutadas, Minerva, Avellano, Coriaso, Romana, Pozzomaggiore, Montecurtu, Santa Vit-
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Monteleone Rocca Doria toria Mosidano. Entro il secolo XII il suo territorio fu compreso tra quelli pervenuti ai Doria in seguito a matrimoni di alcuni di loro con principesse della casa giudicale. All’estinzione della dinastia di Torres essi lo inclusero nello stato che formarono riunendo tutti i loro domini nella Sardegna nord-occidentale. Aveva un’agricoltura molto sviluppata e i rapporti ` di viltra i nuovi signori e le comunita laggio furono nel complesso buone, anche se le liti ereditarie tra i vari rappresentanti della famiglia finirono per ` del territorio. turbare la serenita Avendo i Doria prestato omaggio al re d’Aragona, dopo la conquista del 1323 ` a far parte del Regnum Sardientro niae, ma quando nel 1325 si ribellarono, i Doria ne fecero una delle basi della loro resistenza ai nuovi venuti. Negli anni seguenti fu spesso teatro della lunga guerra e molti dei suoi villaggi soffrirono devastazioni e si spopolarono. Poco dopo la seconda ribellione del 1347, il M. fu assalito dalle truppe del giudice d’Arborea, allora alleato al re d’Aragona, e subı` nuovi danni. Nel 1363, scoppiata la seconda guerra tra Mariano IVe Pietro IV, il territorio fu assalito dalle truppe giudi` inutilcali e Brancaleone Doria tento mente di difenderlo. Il M., infatti, cadde nelle mani delle forze arbo` , dopo il matrimonio tra rensi; pero ` ai DoBrancaleone ed Eleonora, torno ria, e dopo la caduta del giudicato d’Ar` in buona parte nelle mani borea passo `a del visconte di Narbona, che continuo ` tenerlo fino al 1420. Subito dopo torno ` Doria, che dai castelli di Bona Nicolo vehı` e di M. riprese a fomentare una guerriglia antiaragonese; i tempi, ` , erano ormai mutati, per cui il pero suo atteggiamento finı` per essere considerato un ostacolo alla ripresa dei commerci e dei traffici: cosı` contro di
lui fu organizzata nel 1434 la famosa ` con la spedizione che nel 1436 culmino distruzione del castello di M. Il territorio dell’antica curatoria fu allora diviso tra i vincitori.
Monteleone Rocca Doria Comune della provincia di Sassari, incluso nel Comprensorio n. 1, con 130 abitanti (al 2004), posto a 368 m sul livello del mare all’interno rispetto alla costa occidentale tra Alghero e Bosa. Regione storica: Bosa o Monteleone. Diocesi di Alghero-Bosa. & TERRITORIO Il territorio comunale, di forma grosso modo trapezoidale, si estende per 12,01 km2 e confina a nord con Villanova Monteleone, a est con Romana e un’isola amministrativa di Cossoine, a sud con Padria e a ovest con Villanova Monteleone. Si tratta di una regione di colline di non grande altezza, ma dalla conformazione spesso aspra, quindi scarsamente abitata e utilizzata oggi soprattutto per l’allevamento. Il paese si trova al culmine di un colle dominante sui dintorni, scelto per questo, in passato, per erigervi una fortezza. Ai suoi piedi scorre il fiume Temo, le cui acque sono trattenute oggi da uno sbarra` unito con mento artificiale. M.R.D. e una bretella a tornanti alla strada di collegamento tra Villanova Monteleone e Mara, che passa alla base del colle. & STORIA Il villaggio fu fondato dai Doria nel secolo XIII a ridosso del castello che essi avevano fatto costruire in posizione strategica per il controllo delle vie d’accesso ad Alghero. Fu edificato all’interno della curatoria del Monteleone, in territorio ex giudicale che, quando si estinse la dinastia di Torres, la famiglia genovese incluse nel proprio stato. Aveva un’agricoltura sviluppata e i rapporti tra i nuovi si` del villaggio furono gnori e la comunita
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Monteleone Rocca Doria nel complesso buoni. Avendo i Doria prestato omaggio al re d’Aragona, ` a far parte del Regnum M.R.D. entro Sardiniae, ma quando nel 1325 si ribel` reale, ne fecero una larono all’autorita delle basi della loro resistenza. Subito dopo la seconda ribellione, avvenuta nel 1347, il villaggio fu assalito dalle truppe del giudice d’Arborea allora alleato del re d’Aragona e subı` nuovi danni. Negli anni seguenti, data la vici` a essere nanza del castello, continuo teatro della guerra; nel 1353 fu occupato dalle truppe aragonesi e la sua popolazione fu sterminata; pochi anni ` fu riconquistato dai Doria dopo pero che lo ripopolarono. Nel 1363, scoppiata la seconda guerra tra Mariano IV e Pietro IV, fu assalito dalle truppe giudicali e vanamente Brancaleone Doria ` di difenderlo. M.R.D. infatti tento cadde nelle mani delle forze arborensi, ` dopo il matrimonio tra Brancapero ` ai Doria e leone ed Eleonora torno dopo la caduta del giudicato, unita` a Nicolo ` Doria mente al castello, torno figlio naturale di Brancaleone. Egli ne fece una delle sue residenze e dal castello di Monteleone riprese a fomentare una guerriglia antiaragonese; i ` erano mutati per cui il suo tempi pero atteggiamento finı` per essere considerato un ostacolo alla ripresa dei commerci e dei traffici, per cui contro di lui nel 1434 fu organizzata la famosa spe` con la didizione che nel 1436 culmino struzione del castello e del villaggio. ` Dopo circa un secolo Bernardo Simo ` le rovine del castello e parte acquisto dei territori che nella spartizione del ` di 1435 erano toccati alle municipalita Alghero e Sassari e favorı` il ripopolamento del territorio. Egli infatti seppe attirare quelle persone che avevano ` costiere per abbandonato le localita sfuggire alle incursioni dei corsari barbareschi. Cosı` in poco tempo M.R.D. ri-
` rapidamente. sorse e si sviluppo ` il villaggio passo ` ai CarEstinti i Simo ` , per far fronte alla loro rillo che pero precaria situazione finanziaria, nel 1570 furono costretti a metterlo all’a` ai Rocamarti. Essi ne festa, cosı` passo cero il capoluogo della rinnovata contea di Monteleone e vi istituirono un tribunale baronale e gli uffici dell’amministrazione baronale prima che si estinguessero, nel 1702. Allora il villag` ai Brunengo (1712) dopo una gio passo lite col fisco che considerava il feudo devoluto. I rapporti della popolazione con i nuovi feudatari furono molto tesi ` della a causa della eccessiva fiscalita loro amministrazione. Anche i Brunengo si estinsero (nel 1775) e M.R.D. ` allora a Giovanna Carcassona. I passo ` rapporti con la nuova feudataria pero non furono migliori e nel 1795, quando scoppiarono i moti antifeudali, gli abitanti del villaggio vi presero parte e per questo subirono gravi rappresaglie. Nel 1821 M.R.D. fu incluso nella provincia di Alghero e finalmente nel 1839 riuscı` a riscattarsi dalla dipendenza feudale. Intorno a questo periodo storico disponiamo della testimonianza preziosa di Vittorio Angius: «Nell’articolo precedente abbiam notato una popolazione di famiglie 65, con anime 272, distinte in maschi 160 e femmine 122; ora soggiungeremo che ` poche le nascite sono quasi sempre piu delle morti, e che se questa popola` da qualche tempo non manco ` zione gia ` non sarebbe stato se di del tutto, cio giorno in giorno non vi si fossero stabiliti alcuni disperati de’ paesi vicini nella speranza di far fortuna. Agricoltura. Le terre di M.R.D. producono ` per difetto di arte, poco, ma pare piu che per loro poca benigna natura, non gittandosi ne’ solchi e ne’ novali, che i ` che 175 sardi appellano narboni, piu starelli di grano, 50 d’orzo, 30 di le-
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Monteleone Rocca Doria gumi, e poco di granone e di lino. Me` il frutto delle vigne e la qualita ` diocre e dei vini. I fruttiferi sono in piccolissimo numero, le specie due sole, fichi ` e noci. In tutto il territorio non sono piu che tre tanche, che complessivamente porran contenere sessanta starelli di semenza. Nelle medesime una volta si tiene a pastura il bestiame, un’altra si coltiva. Bestiame. Si hanno tutte le specie, ma i numeri assai ristretti, cavalle 60, porci 150, pecore 550, capre 100, vacche 200, buoi 36, giumenti 30». Quando nel 1848 furono abolite le pro` a far parte vince, il piccolo centro entro della divisione amministrativa di Sassari e nel 1859 della ricostituita omonima provincia. Ha corso in questi ultimi anni il rischio di rimanere com` tuttora e ` il pletamente spopolato ed e ` piccolo della provincia di paese piu Sassari; oggi affida allo sviluppo del turismo le sue prospettive di sopravvivenza. & ECONOMIA Le attivita ` di base della sua economia sono un’agricoltura piuttosto povera, basata sulla cerealicoltura, e l’allevamento del bestiame ovino e in misura minore quello bovino. Quasi del tutto assenti sono le at` imprenditoriali, si registrano tivita solo alcune piccole aziende edili; poco ` anche la rete di distribusviluppata e ` zione commerciale. Servizi. Il paese e collegato da autolinee agli altri centri della provincia. & DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 134 unita di cui maschi 62; femmine 72; famiglie 57. La tendenza complessiva rivelava ` della popolauna sostanziale stabilita zione, con morti per anno 1 e nati 1; cancellati dall’anagrafe 3 e nuovi iscritti 2. Tra i principali indicatori economici: imponibile medio IRPEF 11 656 in migliaia di lire; versamenti ICI 71; aziende agricole 49; imprese
commerciali 9; esercizi pubblici 1; esercizi al dettaglio 1. Tra gli indicatori sociali: occupati 32; disoccupati 1; laureati 2; diplomati 8; con licenza media 34; con licenza elementare 48; analfabeti 4; automezzi circolanti 63; abbonamenti TV 47. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il suo territorio comprende le domus de janas di Furrighesos e i nuraghi Bena Longa, Caloia, Mannu, Su Nie e Tudera, alcuni dei quali molto rovinati. & PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE Il suo tessuto urbano, sviluppato sopra un colle roccioso, conserva l’aspetto di una fortezza e confina con le rovine del castello dei Doria, l’edificio fatto costruire nel secolo XIII che fu una delle residenze della famiglia; ` al dopo la morte di Brancaleone tocco ` e, come si e ` detto, nel 1436 figlio Nicolo fu conquistato e distrutto; attualmente ne rimangono solo pochi ruderi. L’edi` importante dell’abitato e ` la ficio piu chiesa di Santo Stefano, parrocchiale in forme romaniche con un impianto a due navate: la prima costruita nel se` recolo XIII, l’altra eretta in tempi piu centi. La facciata ha un disegno a due cornici con archetti pensili. Altro rag` la chiesa di guardevole monumento e Sant’Antonio Abate, posta alla periferia dell’attuale abitato; fu costruita nel secolo XIII in forme romaniche con un impianto a una navata completata dall’abside; la copertura era in legno a capriate. Nel corso dei secoli successivi ha subı`to diversi interventi che ne hanno alterato il carattere, ma un accurato restauro le ha restituito di recente l’aspetto originario, con la facciata caratterizzata da un ampio rosone in pietra. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Le ` caratteristiche si riallacciano feste piu ` antiche tradizioni del centro; alle piu tra queste quella di Sant’Antonio
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Monte Linas Abate che si svolge il 17 gennaio e cul` da cui un mina con un gigantesco falo tempo si traevano auspici per l’annata agraria.
giore (2175 ha), Gonnosfanadiga (4,53 ha), Iglesias (2029 ha), Villacidro (8394 ` dell’Azienda Foreste ha), di proprieta Demaniali, degli stessi comuni e di privati.
Montells Famiglia cagliaritana (secc.
Monte Linas – Paesaggio del sistema montuoso.
Monte Linas Sistema montuoso nella parte sud-occidentale della Sardegna che culmina con la vetta di Sa Perda de sa mesa a 1236 m sul livello del mare, circondata da un’altra serie di punte che vanno dagli 800 m del monte Arbus ` ai 1082 del monte Lisone. Il territorio e caratterizzato da notevoli bellezze na` ricco di giacimenti mineturali ed e rari. Tra le sue valli sopravvivono ancora porzioni intatte di foreste originarie tipiche con sugherete, lecceti e piante di roverella e agrifoglio con un sottobosco ricco di endemismi rari. An` interessante perche ´ conche la fauna e serva alcune specie di rapaci, il gatto selvatico e il cinghiale.
Monte Linas, parco del Parco naturale costituito in base alla legge regionale del 1989 e comprendente il territorio del monte Linas e quelli di Marganai, Oridda e Montimannu per complessivi 22 220 ha compresi nei comuni di Domusnovas (5569 ha), Fluminimag-
XVI-XVIII). Di origine catalana, le sue ` del notizie risalgono alla seconda meta secolo XVI; i M. erano mercanti di condizione agiata, che avevano l’appalto dei rifornimenti alle galere reali. Alcuni di loro furono anche eletti tra i consiglieri del castello di Cagliari e presero a stringere vantaggiosi matrimoni con famiglie dell’aristocrazia cittadina. Nel 1630 ottennero il cavalie` con un Nirato ereditario e la nobilta `, tenedor dei bastimenti del Capo di colo Cagliari e Gallura. I suoi discendenti furono ammessi allo Stamento militare nel 1666 durante i lavori del parlamento Camarassa, e in seguito presero parte a tutti gli altri parlamenti. La famiglia si estinse nel corso del secolo XVIII.
Monte Luna Necropoli punica. Fu ritrovata in agro di Senorbı` in un territorio che aveva avuto modo di essere sca` nell’Ottocento da Giovanni vato gia Spano e da Ettore Pais. Solo a partire `, vi furono condotti scavi dal 1977, pero sistematici a cura di A. Costa, che si avvalse anche dell’opera di alcuni gio` costivani archeologi. La necropoli e tuita da tombe a camera ipogeica che si raggiungono da un pozzo verticale. Durante gli scavi hanno restituito materiali databili prevalentemente al secolo IV a.C. e al III a.C., consistenti in ceramiche di vario genere, scarabei, amuleti e vetri che costituivano i corredi funebri di queste sepolture e che in gran parte sono attualmente esposti nel Museo ‘‘Sa domu nostra’’ di Se` collegata al cennorbı`. La necropoli e tro di Santu Teru, che sorge a poca di-
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Monte Olla`diri stanza su un altipiano e doveva avere un carattere di insediamento militare.
Montemaggiore Marchesato istituito nel 1652 per Pietro Ravaneda, comprendeva i villaggi di Thiesi, Cheremule e Bessude. I discendenti del primo marchese lo fecero amministrare da un fattore baronale che risiedeva a Thiesi in un palazzo appositamente costruito. A Thiesi fu anche istituito un tribunale baronale che aveva il compito di amministrare la giustizia nell’intero territorio; ciascuno dei tre ` ad avere il proprio villaggi continuo majore, scelto dal feudatario entro una terna che annualmente gli veniva sottoposta. Estinti i Ravaneda, il feudo ` ai Manca, cui il territorio era appasso partenuto prima dell’istituzione del marchesato; essi diedero la sua amministrazione in appalto a terzi, aggravando cosı` le condizioni degli abitanti, ` un rapporto con i quali si determino ` nell’aperennemente teso che sfocio perta sollevazione durante i moti antifeudali di fine Settecento.
Monte Narba Miniera di piombo e di argento situata in comune di San Vito. Il suo sfruttamento ebbe inizio nel 1741 ` la abbana opera del Mandel, che pero ` dopo qualche anno. Lo sfruttadono mento riprese nel 1852 a opera della ` Miniere Sulcis e Sarrabus, che Societa vi aprı` tre cantieri a breve distanza l’uno dall’altro. Nel 1863 la miniera ` alla Societa ` Anonima Miniere passo Lanusei; i nuovi proprietari, avvalendosi dell’opera dell’ingegner Giovanni Battista Traverso, ne migliorarono gli impianti e vi fecero costruire il villaggio per gli operai. Tra il 1874 e il 1876 fu collegata alla vicina miniera di Giovanni Bonu, che apparteneva alla `. Cosı` l’unione delle due stessa societa ` un unico grande sistema miniere creo di gallerie, che si sviluppava per ben 18 km; la costruzione, poi, di una grande
laveria rese possibile l’aumento della produzione e dei profitti. Nell’ultimo decennio dell’Ottocento il filone sul quale si erano sviluppati i lavori co` a esaurirsi e l’attivita ` estrattiva mincio fu ridotta. Tuttavia fu possibile farla continuare fino ai primi decenni del `, poiche ´ i coNovecento. Nel 1921, pero sti di gestione dell’impianto erano ormai divenuti eccessivamente onerosi, la Miniere Lanusei lo cedette alla Vieille Montagne, che a sua volta, nel ` Anonima 1927, lo cedette alla Societa Industrie Minerarie Sarde, controllata ` , la dalla Montevecchio. Nel 1935, pero concessione fu revocata e la miniera chiusa; in conseguenza il villaggio si `. spopolo
` diri Villaggio preistorico, Monte Olla ascrivibile alla cultura di Monte Claro, ritrovato nelle campagne di Monastir. Le sue tracce si estendono all’interno di un’area circolare di quasi 400 m di diametro; era formato da capanne a pianta circolare o ellittica dal diametro di ampiezza variabile tra i 5 m e gli 8 m. Erano costruite con pietre di medie e piccole proporzioni che formavano un muro di base, cui si sovrapponeva un tetto conico di frasche. Gli scavi hanno restituito un’abbondante quan` di manufatti di ceramica, di armi e tita di utensili di altro materiale in grado di documentare il grado di evoluzione ` che lo abiraggiunto dalla comunita tava. «Al visitatore – ha scritto Giovanni Lilliu riferendosi agli agglomerati della cultura di Ozieri nel Campidano di Cagliari o di Oristano (Sant’Elia di Cagliari, Turriga di Senorbı`, Puisteris di Mogoro) – i resti di questi nuclei remoti di vita si presentano, oggi, come vasti campi seminati di pietre e di cocci, con poco o nulla restante dell’elevato delle capanne, quasi che un uragano antico le avesse divelte, por` coltando morte e silenzio. A tratti si e
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Monte Onixeddu piti dal brillı`o candido degli utensili di selce o dal nero luccichı`o delle ossidiane, o dal biancheggiare di ossa e molluschi dilavati da piogge secolari o dal nereggiare di macine e pestelli di dura roccia immersi in strati di ceneri e carbone: questi oggetti si rinnovano ad ogni volger di aratro, come se la terra li ricreasse, ogni anno, dal suo grembo fecondo e inesauribile».
aveva fatto costruire a Villacidro. In se` guito M. fu affidata al Belly, che pero non riuscı` a ottenere risultati apprezzabili; solo dopo la riforma della legislazione del 1848 sulle miniere il complesso fu concesso a un gruppo di imprenditori piemontesi, che costitui` Miniera di Monteponi rono la societa destinata ad avere un ruolo decisivo nella storia mineraria sarda.
Monte Onixeddu Miniera di piombo e zinco situata in territorio di Gonnesa. Alcuni tecnici ne fecero i primi rilievi fin dal 1861. Nel 1877 la miniera fu concessa a un gruppo di imprenditori, tra i quali era anche Gaetano Rossi di Cagliari; lo sfruttamento ebbe cosı` inizio, ma non diede grandi risultati. Ai primi del Novecento furono scoperte note` di zinco, il cui sfruttavoli quantita ` di mento diede impulso alle attivita estrazione; furono cosı` costruiti una laveria e un villaggio capace di ospitare cinquanta famiglie. Alla fine degli anni ` , il filone si esaurı`, e poco Trenta, pero prima dell’inizio della seconda guerra ` vistosamondiale la produzione calo mente. Nel dopoguerra la miniera ` alla societa ` Pertusola, che, dopo passo alcuni inutili tentativi di ricerca di nuove risorse, la cedette alla Samin. Nel 1983 fu inevitabile chiudere i cantieri, per cui il villaggio e tutti gli altri edifici furono ben presto nuovamente circondati da una lussureggiante vegetazione, che finı` per soffocarli.
Monteponi Importante complesso minerario di piombo e di zinco situato nel territorio di Iglesias. Era cono` piu ` remota; in sciuto fin dall’antichita ` dal 1725 era consitempi moderni, gia ` interessante delle miderata la piu ` niere conosciute in Sardegna. Vi opero per primo Carlo Gustavo Mandel, che ` vi fece scavare una galleria e comincio a estrarre dell’ottimo minerale che servı` ad alimentare una fonderia, che
Monteponi – Particolare della miniera.
Lo sfruttamento ebbe inizio nel 1850; nei decenni successivi, grazie all’opera di tecnici di grande livello come gli ingegneri Guido Keller e Adolfo Pel` di estrazione si svilegrini, l’attivita ` giungendo a livelli rilevanti, per luppo cui nel 1870 fu necessario costruire una ferrovia lunga 22 km per consentire il trasporto del minerale estratto fino al porto di Cannelle, vicino a Gonnesa, dove avveniva il caricamento. Negli stessi anni furono impiantate alcune laverie semimeccaniche e fu avviata la costruzione del villaggio per i ´ precedentemente i minatori. Poiche cantieri erano costantemente esposti al pericolo di una inondazione dell’acqua proveniente dai pozzi, nel 1889 fu ` di scavato un canale di scolo, lungo piu 4 km, che permise di convogliare all’esterno tutta l’acqua trovata nel sottosuolo, di tenere all’asciutto i cantieri estrattivi e di migliorare notevolmente le condizioni degli operai. In seguito furono modernizzate le laverie e fu av-
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Montes viata la costruzione di una fonderia; ` , la grande miniera rinel 1904, pero sentı` degli scioperi che agitarono l’intero comparto. Nei decenni successivi ` a crescere e gli la produzione continuo impianti furono ulteriormente modernizzati e sviluppati. Nel 1930 la Monteponi si unı` alla Montevecchio e dalla ` Italiana del fusione nacque la Societa Piombo, che rese possibile la costruzione della fonderia di San Gavino. ´ , pero ` , il problema dell’eduPoiche zione dell’acqua che proveniva dai pozzi si era ripresentato, fu necessario ` di 60 m una realizzare alla profondita nuova centrale di eduzione, che rese possibile l’ulteriore sviluppo della produzione. Scoppiata la seconda guerra mondiale, quando Portovesme e Porto Marghera – che erano i centri di lavorazione del materiale estratto nel grande complesso sardo – vennero ` il collasso bombardati, si determino ` estrattiva. Nel 1944, pero `, nell’attivita il governo militare alleato favorı` la ripresa: furono riparati i danni provocati dai bombardamenti e la produ` a buoni livelli. Poiche ´ anzione ritorno ` il procora una volta si ripresento blema dell’acqua, furono impiantate nuove pompe di eduzione, che consentirono lo sfruttamento di nuovi filoni di minerale; la produzione fu meccanizzata e nel 1965 fu costruita la grande galleria Sartori. Poco dopo, tuttavia, ` a manifestarsi l’esaurimento comincio ` e ando ` dei filoni e la produzione scemo ` allora alla in crisi. La miniera passo gestione statale: dapprima fu affidata all’EGAM e dal 1971 alla SOGERSA. Furono elaborati progetti per la costruzione di altre pompe che avrebbero consentito lo sfruttamento di nuovi fi` magloni da ricercare a profondita giore, ma i costi dell’impresa scoraggiarono l’investimento. Nel 1991, pertanto, gli impianti furono fermati; at-
tualmente gli edifici della miniera, alcuni dei quali di notevole valore artistico e documentario, sono stati compresi nel Parco geominerario.
Monte Pranu Lago artificiale, costruito tra il 1948 e il 1951 per regolare le piene del rio Palmas. Ha una capa` di 50 000 000 di m3 di acqua e si cita trova al centro di una riserva naturale di 480 ha che interessa i territori dei comuni di San Giovanni Suergiu, Tratalias e Villaperuccio.
Monterio, Raimondo Cittadino di Cagliari (Cagliari, inizi sec. XIV-ivi 1347). Era un mercante di famiglia catalana, ` il centro dei suoi afche aveva in citta ` le signorie di Sifari. Nel 1346 acquisto bolessi, Baratuli e Bangiargia, ma l’anno successivo morı` improvvisamente.
Montero, Giovanni Giurista (Sassari, ` sec. XV-?). Uomo di grande prima meta prestigio, fu protagonista della vita ` quando la sua autonomia fu della citta minacciata dalle riforme introdotte da Giovanni II e da Ferdinando il Cattolico. Dopo l’uccisione di Angelo Marongio (1478) fu mandato insieme a un Giovanni Solinas come ambasciatore di Sassari alla corte di Ferdinando II per chiedere la conferma degli antichi pri` e la concessione di vilegi della citta nuove franchigie, esponendo – dice Enrico Costa – «i servigi resi alla Corona dai loro concittadini ed i generosi dispendi fatti dal Municipio per sostenere la guerra contro il Marchese di Oristano». M. – aggiunge Costa – «non ` se stesso, e fu creato in tale dimentico ` , a vita, occasione Capitano e Podesta del Comune di Sassari. E pare che in seguito, per reale privilegio, fu sempre unito al posto di primo Consigliere quello di capitano generale della `». citta
Montes Antica curatoria del giudicato di Torres. Il suo territorio, prevalente-
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Montesano mente montuoso, si sviluppava attorno al castello di Osilo. Aveva una superficie di 116 km2 e comprendeva i villaggi di Osilo, Santa Maria Iscalas, Siliquennor, Jonc ¸a, Gutoi, Utalis, Sassalu, Bualis e Villafranca d’Erice. In epoca imprecisata il territorio era stato staccato dalla curatoria della Romangia e donato ai Malaspina, che vi costruirono il castello. Estinta la dinastia dei giudici di Torres, essi compresero il M. nel piccolo stato che formarono nella Sardegna settentrionale; poco prima della conquista aragonese resero omaggio al re d’Aragona, per cui il territorio, ter`a minate le operazioni militari, entro far parte del Regnum Sardiniae. Ma quando, nel 1325, i Doria si ribellarono ai nuovi signori, i Malaspina si unirono a loro e dalla imprendibile rocca di Osilo condussero una guerriglia estenuante, arrivando a minacciare la stessa Sassari. Essi riuscirono a conservare il possesso della regione fino al 1343, anno in cui il marchese Gio` in vanni, morendo senza figli, la lascio ` al re Pietro IV. I fratelli del sieredita gnore defunto tentarono di opporsi con le armi ai messi reali che si presentarono a Osilo per prenderne possesso; dopo alcuni anni di diverse peripezie, nel 1353 il re riuscı` a sequestrare definitivamente castello e territorio ai Malaspina. Subito dopo gli Aragonesi fortificarono ulteriormente il castello e avviarono la divisione del territorio in tanti piccoli feudi, ma scoppiata la guerra tra Mariano IVe Pietro IV, la curatoria cadde in mano alle truppe giudicali e rimase in loro possesso fino alla battaglia di Sanluri. Caduto il giu` al visconte di Narbona dicato, passo che la tenne fino al 1420; nel 1421 fu inclusa nel territorio del feudo di Oliva.
Montesano, Osvaldo Giornalista (Cagliari 1909-ivi, dopo 1973). Visse gran
parte della sua vita a Sassari, dove fu collaboratore, soprattutto per le cronache sportive, ma non solo per quelle, della stampa cittadina: in particolare, negli anni Trenta del quotidiano ‘‘L’Isola’’ e negli anni Quaranta-Sessanta del quotidiano‘‘Il Corriere dell’Isola’’. Ha al suo attivo una monografia ` casu Alghero. Origini e storia della citta talana, 1956.
Montesanto Antico villaggio situato a poca distanza da Nughedu Santa Vittoria. Nel suo territorio si conservano i resti di una fortezza risalente al periodo punico-romano accanto alla quale fu edificata una chiesa bizan` nello stesso tina. Il villaggio si sviluppo periodo accanto alla chiesa e in seguito fu compreso nel giudicato d’Arborea nella curatoria del Barigadu. Nel secolo XII fu donato ai Camaldolesi, che vi costruirono un monastero, ma nel ` comcorso del secolo XIII si spopolo pletamente.
Montesanto Josso Antico villaggio del giudicato d’Arborea, compreso nella curatoria del Barigadu. Sorgeva nelle campagne intorno a Neoneli. La ` a diminuire sua popolazione comincio durante il secolo XIV, e dopo il 1388 scomparve definitivamente.
Monte Scorra Miniera di piombo e zinco, situata nel territorio di Iglesias. ` franNel 1890 fu concessa alla societa ` la diede in cese Malfidano, che pero subconcessione a diversi imprenditori. Agli inizi del Novecento la scoperta di enormi ammassi di calamina ` radicalmente l’esistenza. ne modifico Infatti i nuovi ritrovamenti si dimostrarono sfruttabili economicamente e diedero impulso a un notevole svi`, che per tutto il Noluppo delle attivita vecento non ebbe sosta. Lo sfruttamento raggiunse il massimo livello, terminata la seconda guerra mondiale, negli anni Cinquanta, quando furono
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Monte Sirai estese le gallerie e il trasporto del materiale fu meccanizzato; lo sfrutta` , porto ` a un remento intensivo, pero pentino esaurimento delle riserve e pochi anni dopo fu necessario fermare i lavori e chiudere la miniera.
`, non fu mai costruire. Il progetto, pero portato a termine: le due miniere oggi sono chiuse e i loro moderni impianti non sono mai stati utilizzati.
Montes Insani = Insani Montes
Monte Sinni Miniere di lignite, situate ` di Seruci e di Nuraxi Finelle localita gus, in territorio di Gonnesa. I due siti erano conosciuti fin dall’Ottocento ed erano stati sfruttati, nel corso degli ` minerarie, tra anni, da diverse societa ` Carbonile quali la Tisi Po, la Societa fera di Bacu Abis, l’Anonima Carboni` cessafera Mineraria Sarda, che pero rono o furono assorbite quando fu costruita Carbonia. Con la nascita della `, infatti, Seruci e Nuraxi Finuova citta gus furono incluse nel bacino minera` importante d’Italia. Finita la serio piu conda guerra mondiale, la crisi del comparto carbonifero e le susseguenti lotte operaie furono fatali per il futuro dei due impianti, che nel frattempo erano passati alla Carbosulcis. Essa ` non fu in grado di fronteggiare la pero situazione creata dal prepotente sviluppo della concorrenza internazio´ nale sul mercato del carbone, cosicche negli anni Sessanta gli impianti furono fermati. Il fermo fu deciso sebbene il sottosuolo racchiudesse ancora immense ricchezze la cui esistenza diede avvio allo studio di nuovi progetti di sfruttamento. Cosı` a partire dagli anni Ottanta negli impianti di Nuraxi Figus ebbero inizio i lavori per la ripresa del` estrattiva. Fu costruita una dil’attivita scenderia lunga alcuni chilometri e furono predisposti i macchinari per la meccanizzazione dell’estrazione; questi lavori sarebbero dovuti essere conclusi nel 1993 e il minerale ottenuto avrebbe dovuto essere utilizzato per far funzionare una grande centrale termoelettrica da 300 mega-watt che nello stesso periodo l’ENEL avrebbe dovuto
Monte Sirai – Rovine dell’antico complesso urbano.
Monte Sirai Insediamento fenicio nella Sardegna sud-occidentale originariamente localizzato su un pianoro elevato per un’altezza massima di 191 m sul livello del mare presso l’antico corso del fiume Cixerri, lungo la via di penetrazione verso le fertili pianure del Campidano. Le prime tracce di vita si riferiscono al periodo neolitico (ripari sotto roccia) e alla fase pre-nuragica (domus de janas) e nuragica. Come vero centro urbano, emanazione dei Fenici del vicino centro di Sulci o, come recentemente proposto, filiazione dell’anonimo insediamento di Portoscuso, M.S. risulta fondato, sulla base del materiale ceramico rinvenuto ` in seno all’abitato, attorno alla meta del secolo VIII a.C. La presenza di un insediamento subcostiero in una regione ricca di risorse minerarie e interessata da una cospicua presenza di abitati indigeni (tra cui lo stesso nuraghe Sirai situato alle pendici orientali del pianoro) appare chiaro sintomo delle complesse dinamiche insediative che si svilupparono in maniera alquanto precoce nei primi tempi della
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Monte Sirai colonizzazione della Sardegna. Il periodo fenicio risulta documentato in ambito sia abitativo che funerario. Sull’acropoli sono state stratigraficamente indagate alcune abitazioni, tra cui la Casa del lucernario di Talco, che restituiscono l’immagine di un florido centro che si sviluppa specialmente tra il secolo VII a.C. e il VI a.C., quando ` dimenil tessuto urbano raggiungera sioni certamente considerevoli. Un santuario dedicato alla dea Astarte (la cui statua di culto si trova attualmente conservata nel Museo archeologico nazionale di Cagliari) venne edificato riutilizzando in parte alcune precedenti strutture riferibili a un nuraghe monotorre. L’area della necropoli fenicia, in corso di scavo dal 1981 sotto la direzione di Piero Bartoloni, ha evidenziato la presenza di numerose sepolture afferenti al rito dell’incinerazione, nonostante sia testimoniata, in misura nettamente minoritaria, anche la pratica dell’inumazione. La presenza di deposizioni infantili e di sesso femminile, come pure la totale assenza di armi tra gli elementi di corredo delle sepolture maschili, sembrano indicare come l’insediamento sia stato concepito principalmente per un uso civile, contrariamente alla funzione eminentemente militare e di centro fortificato proposta in passato per ` stata ormai M.S.: questa destinazione e definitivamente ricondotta a una breve parentesi nell’intera storia dell’insediamento, in un momento non anteriore al primo venticinquennio del secolo IVa.C. fino allo smantellamento delle fortificazioni a seguito della conquista romana del 238 a.C. Nell’insediamento di M.S. gli eventi storici che segnarono la fase di passaggio alla dominazione punica della Sardegna hanno lasciato tangibili tracce avvertibili in termini di stratificazione ar-
cheologica. Le tipologie tombali mutarono radicalmente con l’esclusiva attestazione dell’inumazione in sepolcri ipogei con corto dromos d’accesso. Nel settore abitativo dell’insediamento sono state documentate cospicue tracce di distruzione nei livelli di vita ` del secolo VI a.C., della seconda meta attribuibili all’offensiva cartaginese contro gli insediamenti fenici di Sar` avvedegna (analogamente a quanto e nuto a Cuccureddus di Villasimius, a Bitia e forse anche a Sulci). Durante il secolo V a.C. si assiste, pertanto, a una fase di notevole recessione economica che si traduce in un forte ridimensionamento del tessuto abitativo che comporta il totale abbandono di aree in precedenza utilizzate anche per scopi ` nel corso del seabitativi. Sebbene gia colo IV a.C. si registri una sostanziale ripresa dell’insediamento con l’apprestamento delle fortificazioni e l’installazione del santuario tofet (conseguenza dell’arrivo di nuovi coloni provenienti verosimilmente dai territori del Nord Africa), solo nel corso della ` del secolo III a.C. il sito prima meta raggiunse il massimo livello di fiori` tura che proseguı` nella successiva eta romana repubblicana, quando il note` vole sviluppo urbanistico comporto una rivitalizzazione di aree precedentemente defunzionalizzate. Il definitivo abbandono del pianoro avvenne nell’ultimo decennio del secolo II a.C., probabilmente a causa di un’operazione di repressione del brigantaggio condotta dagli eserciti romani di stanza in Sardegna, come indurrebbe a pensare la totale assenza di piccoli oggetti negli ultimi livelli di vita dell’abitato, in cui sussistono unicamente i manufatti di grandi dimensioni, chiaro sintomo di un abbandono avvenuto in maniera repentina. Le ultime tracce di una sporadica frequentazione del pia-
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Montevecchio noro sono costituite da una moneta del secolo IV d.C. rinvenuta nell’area del tofet e da un reperto ceramico del secolo VII d.C. recuperato nella cisterna del tempio sull’acropoli. [MICHELE GUIRGUIS]
Montevargiu Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato di Gallura, compreso nella ` situato in terricuratoria del Taras. E ` detta di torio di Aglientu, nella localita Santu Brancacciu (San Pancrazio). Era un centro popoloso e dall’economia sviluppata; dopo l’estinzione della di` in possesso nastia dei Visconti, passo del Comune di Pisa che lo fece amministrare da propri funzionari. Con la con` a far parte del quista aragonese entro Regnum Sardiniae e nel 1324 fu concesso in feudo a Pietro Lambert. La ` , mantenne un sua popolazione, pero atteggiamento ostile nei suoi con` la guerra tra fronti, e quando scoppio ` apertaGenova e l’Aragona si ribello mente. Nel 1330 M. fu investito dalle truppe di Raimondo Cardona e gravemente danneggiato; tornatone in possesso, nel 1334 il Lambert lo vendette a ` il Giacomo Carroz. Riprese le ostilita villaggio subı` nuove devastazioni e in `. breve tempo si spopolo
Montevecchio1 Centro abitato della provincia del Medio Campidano, frazione di Guspini (da cui dista 8 km), con circa 300 abitanti, posto a 355 m sul livello del mare a ovest del comune capoluogo, tra i rilievi dell’Arburese. Regione storica: Monreale. Diocesi di Ales-Terralba. & TERRITORIO Il territorio e ` costituito dai rilievi collinari che si trovano tra la piana campidanese e la costa occidentale di questa parte della Sardegna, e culminano nelle punte Tintillonis (608 m) e S’Accorradroxiu (726) che si trovano a sud di M., e nel monte Arcuentu (785), a nord. Una regione che, una
` estrattive, offre volta cessate le attivita risorse per l’allevamento e la silvicoltura, in minor misura per l’allevamento delle api. Le comunicazioni sono assicurate da due strade, che giungono rispettivamente da Guspini e da Arbus, e da altre due che continuano poi una verso la parte settentrionale della Costa Verde, una verso la zona ex mineraria di Ingurtosu. & STORIA Il villaggio si sviluppo ` dopo ` M. prese a il 1848, quando la societa sfruttare la omonima miniera (=). Le sue case sorsero attorno a edifici di notevole valore artistico che erano stati costruiti per ospitare gli uffici e la direzione della miniera; il centro crebbe rapidamente e agli inizi del Novecento era animato e vivace e mantenne questa fisionomia, pur tra alti e bassi, fino al 1960, quando fu evidente che l’esaurimento dei filoni conduceva alla chiusura della miniera. Nei decenni successivi M. perse buona parte della popolazione e attualmente gli edifici sono per buona parte disabitati; si sta procedendo a una loro valorizzazione in senso turistico e ricettivo. & ECONOMIA Definitivamente cessata ` mineraria che era fino a quall’attivita che decennio fa la base dell’economia del villaggio, attualmente si sta sviluppando il turismo, connesso alla valorizzazione dell’enorme patrimonio di antichi impianti come beni di archeolo` collegato gia industriale. Servizi. M. e al resto della provincia da autolinee. & PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE L’impianto urbanistico del villaggio, legato alla sua fondazione nella ` dell’Ottocento, e ` costiseconda meta tuito da un insieme di fabbricati destinati ad assolvere i compiti dell’amministrazione della miniera e di abitazione di tecnici e di operai. Di particolare pregio sono il palazzo della Direzione e la chiesetta di Santa Barbara
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Montevecchio che al suo interno conserva una statua in legno della Santa. Nella palazzine usate un tempo come uffici e abitazioni dei dirigenti sono state ordinate due mostre: una di minerali e un ‘‘percorso del minatore’’, nel quale sono esposti strumenti e altri oggetti e documenti ` aperto del lavoro di un tempo. Ed e alla visita uno dei pozzi scavati un tempo per raggiungere i giacimenti di minerali, intitolato a Sant’Antonio. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI La ` quella di Santa Barfesta principale e bara che si riallaccia alle tradizioni minerarie del piccolo centro e si svolge il 4 dicembre. Ogni due anni si tiene la mostra-mercato Arresojas, per valorizzare la locale produzione artigianale di coltelli a serramanico; altre manifestazioni si tengono a favore della produzione di miele pregiato.
Montevecchio2 Miniera di piombo argentifero, situata nelle campagne tra Arbus e Guspini. Fu conosciuta e sfrut` ; in tempi piu ` vitata fin dall’antichita cini a noi, nel 1628 il suo territorio fu concesso a Giacomo Esquirro che progettava di sfruttarne la galena (solfuro ` il piu ` importante dei madi piombo, e teriali dai quali si estrae il piombo). ` non riuscı` a realizzare gli imEgli pero pianti. Nel 1720 fu fatta una nuova concessione per vent’anni a tali Pietro Nieddu e Stefano Durante, i quali non riuscirono a sfruttarla; in seguito vi la` il Mandel e nel 1763 fu concessa a voro Francesco Rodriguez. Dovevano pas` ancora molti anni prima che sare pero la miniera potesse riprendere la sua ` l’eproduzione: solo nel 1842 si inizio splorazione razionale dei filoni e nel ` che 1843 fu costituita una societa avrebbe dovuto portare al loro sfruttamento. Nel 1848 il grande finanziere e uomo politico Giovanni Antonio Sanna si impadronı` della miniera e di una area di 1400 ha sulla quale ottenne il
` immepermesso di scavo. Egli inizio diatamente a esplorare le zone di Esorgiu e Gennai, sviluppandovi l’estrazione; in alcuni anni riuscı` a occupare ` il 1100 operai ed entro il 1865 realizzo pozzo di Sant’Antonio, le laverie ‘‘Sanna’’ e ‘‘Lamarmora’’ e infine la grande laveria Principe Tommaso. Negli anni seguenti fu realizzato il collegamento stradale dei vari cantieri fra loro e con Guspini, da dove una ferrovia privata portava i minerali a San Ga`, vino. Lo sviluppo della miniera, pero fu turbato da una lite tra i Sanna e i Guerrazzi (lo scrittore e politico livornese Francesco Domenico e suo ni´ un figlio adottivo, pote, pressoche Franceschino, che aveva sposato una ` difiglia di G.A. Sanna). La causa duro versi anni e si concluse a favore del ` morı` nel 1875. Con i Sanna, che pero ` suoi eredi lo sviluppo delle attivita ` : i pozzi vennero dotati di continuo ascensori e di pompe di eduzione; nel 1890 la miniera, il cui sviluppo era ` la fragilita ` stato troppo rapido, mostro del suo assetto finanziario, ma con l’ingresso di nuovi soci dopo alcuni anni si riprese. Dopo la fine della prima ` a creguerra mondiale ricomincio scere, e nel 1930, fondendosi con la ` Italiana Monteponi, costituı` la Societa del Piombo. Il nuovo soggetto rese possibile nel 1932 la costruzione della modernissima fonderia di San Gavino. ` si evolNegli anni successivi la societa vette ulteriormente, grazie all’illuminata opera dell’ingegner Donegani e nel 1937 furono costruite nuove gallerie e fu inaugurato il pozzo ‘‘Sartori’’. Durante la seconda guerra mondiale gli impianti entrarono nuovamente in ` , l’introducrisi, ma, finite le ostilita ` zione di nuovi mezzi meccanici sembro far riprendere la produzione. Nel 1960 apparve chiaro il processo di esaurimento delle riserve, per cui in pochi
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Monti anni, dopo essere stata ceduta all’AMMI, la miniera fu definitivamente chiusa.
rono sul territorio. Quando poi dopo il 1353 ebbero inizio le guerre tra l’Aragona e l’Arborea, per tutto il secolo XIV ` a svolgere un imla fortezza continuo portante ruolo strategico. Caduto il ` di essere giudicato d’Arborea, cesso ` in romilitarmente importante e ando ` vivina; attualmente in cima al colle e ` di piesibile soltanto una gran quantita tre e pochi resti di mura.
Montgry Famiglia catalana (estinta nel
Montevecchio – Particolare di un edificio del vecchio stabilimento minerario.
Montezuighe Castello costruito intorno ai secoli XI-XII. Sorgeva tra Bultei e Ittireddu, ai confini tra il giudicato di Torres e quello di Gallura, su una montagnola di basalto. Dalla sua posizione dominava i territori di Burgos e di Pattada e fu costruito per proteggere il giudicato di Torres da eventuali attacchi provenienti dalla Gal` all’estinlura. Dopo la crisi che porto zione della dinastia giudicale di Torres il castello fu conteso tra i Doria, gli Arborea e i Visconti, e quando i Doria prestarono omaggio al re d’Aragona ` poter essere definitivamente sembro assegnato a loro. Ma dopo la conquista aragonese nel 1325 essi si ribellarono e il castello divenne uno dei punti nevralgici delle guerre che si sussegui-
1339). Si trasferı` in Sardegna con un Guglielmo, un cavaliere che prese parte alla spedizione dell’infante Alfonso. Subito dopo il termine delle operazioni gli fu concesso in feudo il villaggio di Palmas de Sols nella curatoria del Sols; poco tempo dopo ebbe anche la Barbagia di Seulo, in condominio ` Carroz e Bartolomeo Subicon Nicolo ` , si rats. Quest’ultimo territorio, pero ` poco sicuro per le continue dimostro scorrerie che i suoi abitanti, prevalentemente pastori, compivano nei territori circostanti, per cui nel 1337 Guglielmo decise di abbandonarlo. Morı` lasciando eredi i figli Pericone, Bernardo e Sibilla, che negli anni seguenti cedettero Palmas de Sols ad Alibrando de Ac ¸en.
Monti Comune della provincia di Olbia` Tempio, compreso nella IV Comunita montana, con 2501 abitanti (al 2004), posto a 300 m sul livello del mare nel retroterra di Olbia. Regione storica: Montacuto. Diocesi di Ozieri. & TERRITORIO Il territorio comunale, di forma grosso modo rettangolare, si estende per 123,44 km2, comprendendo anche le frazioni di La Palazzina, Frades Berriteddos, Frades Tilignas, Sos Rueddos e Stazione di Monti, e confina a nord con Calangianus, Telti e Olbia, a est con un’isola amministrativa di Ol` dei Sardi e a ovest bia, a sud con Ala con Berchidda. Si tratta di una regione di colline di media altitudine, attraver-
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Monti sate da alcuni corsi d’acqua che si dirigono verso il lago del Coghinas; terreni in parte adatti all’agricoltura, in particolare la viticoltura, in parte all’allevamento. Il paese si trova a breve distanza dalla ‘‘direttissima’’ Sassari-Olbia, cui si collega con un paio di bretelle; a sud si dirama la statale 389 che ` dei Sardi e Budduso `. A 3 raggiunge Ala km di distanza si trova la stazione lungo la linea ferroviaria Chilivani-Olbia. & STORIA Il villaggio ha origini medioevali: faceva parte del giudicato di Torres ed era compreso nella curatoria del Montacuto; dopo l’estinzione della dinastia giudicale di Torres il suo possesso fu conteso tra i Doria, gli Arborea e i Visconti di Gallura; sebbene alla fine del secolo XIII le truppe arborensi lo avessero occupato, quando i Doria prestarono omaggio al re d’Aragona che si apprestava alla conquista della Sardegna, ne ottennero da lui l’investi` noto, pero ` , nel 1325 i Dotura. Come e ria si ribellarono aprendo un lunghissimo conflitto con l’Aragona; gli Arborea allora approfittarono della situazione e si impadronirono nuovamente di M. Il re allora, per pacificarne la popolazione nel 1339 lo comprese nel feudo concesso al fido Giovanni d’Arborea; ma quando lo sfortunato prin` di prestare omaggio feucipe si rifiuto dale al fratello, il giudice Mariano IV, fu da lui fatto rinchiudere in prigione per il resto dei suoi giorni. Cosı` M. cadde nuovamente nel caos e quando scoppiarono le guerre tra Aragona e Arborea fu occupato dalle truppe arborensi che di fatto lo annetterono al giudicato fino alla sua caduta. Dopo la bat` nelle taglia di Sanluri, nel 1410 passo mani del visconte di Narbona che nel 1412 lo concesse in feudo a Pietro de Feno e quando il visconte nel 1420 ri` ai suoi diritti, riuscı` a consernuncio
varne il possesso. Nel 1437 i suoi discendenti lo cedettero a Giovanni Manca la cui discendenza si estinse ` del secolo XVI. Alnella prima meta ` ai Cariga che nel 1566 lo lora M. passo cedettero ai Ravaneda; questi ultimi, a loro volta, lo vendettero ai Dell’Arca che si estinsero nel 1662 lasciando eredi i Manca, che dopo due secoli tornarono cosı` in possesso di quello che era stato uno dei loro primi feudi. I Manca, a loro volta, nel 1726 lo trasmisero ai Farina che continuarono a tenerlo fino al riscatto dei feudi. Intanto nel 1821 M. fu incluso nella provincia di Tempio Pausania e nel 1839 si ri` dalla dipendenza feudale. Di scatto quel periodo ci ha lasciato una preziosa testimonianza Vittorio Angius: «Nell’anno 1838 si numeravano in M., maggiori di anni 20, maschi 292, femmine 295; minori, maschi 105, femmine 96; in totale anime 788, distribuite in famiglie 164. La principale occupa` la pastorizia: zione di questi paesani e le arti meccaniche anche di prima ne` sono trascurate. Poche donne cessita lavorano nella tessitura, e forse non si ` numerare piu ` di 20 telai. La scuola puo primaria vi fu aperta, ma non vi concor` di dieci fanciulli. Se si dosero mai piu ` di 20 vesse notare quanti dopo piu anni, da che questo stabilimento fu ordinato, siano stati ben ammaestrati a leggere e a scrivere, forse non si potrebbe dirne uno solo! Agricoltura. Si suol seminare di grano starelli 150, d’orzo 120, e poi nient’altro. Il grano ` suol produrre l’8, l’orzo il 10. L’arte e imperfettissima e nessuna la cura che si usa sopra i seminati. Si semina, si miete, e in questi due atti sono tutte comprese le occupazioni coloniche. ` Le viti perirono, e ne’ luoghi dove gia si coltivarono sono alcuni rarissimi fruttiferi. Le terre chiuse sono poche, e tutte di piccola superficie. I proprie-
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Monti tari vi seminano o vi tengono a pascolo le bestie domite. Pastorizia. Nell’anno sunnotato il bestiame de’ montini era nelle specie e ne’ capi come segue: vacche 500, buoi 150, porci 1200, pecore 2000, capre 600, cavalle rudi 120, cavalli 35, giumenti 30. I salti basterebbero a nutrire tanto e anche maggior numero; ma nell’attuale condizione della pastorizia i pascoli spesso mancano, e i montini sono obbligati a passare in territori stranieri, in Badde ` , nel Pianicciu di TerraSuergiu di Ala nova, e prima soleano introdursi anche ` lu, dove nel salto che dicono Su Algio usavano da tempo immemorabile, e non ha molto furono espulsi per non aver presentato in tribunale i loro diritti in contraddittorio de’ berchiddesi, che dopo la sentenza vi entrarono armati, vi abbruciarono le capanne e di` di cinstrussero gli stazii. Non sono piu quanta le famiglie pastorali che si stabilirono nelle cussorgie, e in esse non ` di 230 anime». si numerano piu Quando poi nel 1848 furono abolite le ` a far parte della diprovince, M. entro visione amministrativa di Sassari e nel 1859 nella ricostituita omonima pro` vincia. Il villaggio nella seconda meta dell’Ottocento fu tratto dal suo isolamento grazie alla costruzione della fer` la propria rovia per Olbia e sviluppo economia grazie alla viticoltura e alla lavorazione del sughero. Quando negli ultimi anni si aprı` il dibattito sulle ` per quella di Olnuove province opto bia-Tempio. & ECONOMIA Tra le attivita ` di base ` l’agricoltura, in della sua economia e particolare la cerealicoltura e la viticoltura che alimenta un’importante Cantina sociale e alcune private con ` ; vi produzione di alcuni vini di qualita ` sviluppato anche l’allevamento del e bestiame, in particolare quello ovino. Negli ultimi decenni si sta svilup-
` inpando anche una modesta l’attivita dustriale che si basa su un modesto numero di piccole aziende nel settore alimentare, della lavorazione del legno e del sughero. Anche la rete di distribu` modestamente zione commerciale e sviluppata. Vi operano anche, a sostegno del nascente turismo, un albergo e alcune aziende agrituristiche. Servizi. ` collegato da autolinee e da ferroM. e via agli altri centri della provincia. Dispone di una Pro Loco, stazione dei Carabinieri, medico, farmacia, scuola dell’obbligo, sportello bancario. Possiede la Biblioteca comunale. & DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 2552 unita di cui stranieri 7; maschi 1270; femmine 1282; famiglie 871. La tendenza complessiva rivelava una diminuzione della popolazione, con morti per anno 34 e nati 19; cancellati dall’anagrafe 58 e nuovi iscritti 24. Tra i principali indicatori economici: imponibile medio IRPEF 15 168; versamenti ICI 891; aziende agricole 318; imprese commerciali 132; esercizi pubblici 19; esercizi all’ingrosso 6; esercizi al dettaglio 39; ambulanti 17. Tra gli indicatori sociali: occupati 795; disoccupati 197; inoccupati 80; laureati 34; diplomati 256; con licenza media 793; con licenza elementare 925; analfabeti 76; automezzi circolanti 1127; abbonamenti TV 717. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il territorio conserva numerosi nuraghi tra cui quelli di Binza Alvina, Concanu Calvu, Loru, Pertuncas, Sa Cobelciada, San Michele, Terra, in gran parte gravemente danneggiati. Di grande interesse sono anche i resti romani di San Salvatore di Nulvara, collocati lungo l’antica strada per Olbia, della quale si vedono le tracce. & PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE Il villaggio appare adagiato in una conca, circondato dai monti. L’edi-
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Monticleta ` interessante e ` la chiesa di San ficio piu Gavino, parrocchiale costruita nella ` del secolo XVII in forme prima meta baroccheggianti. Nei secoli successivi ` progressivamente in rovina, nel ando 1945 fu demolita e ricostruita ex novo. La nuova chiesa fu consacrata nel 1955, di quella originale rimane il campa` interessanti nile. Ma i monumenti piu si trovano nelle campagne che circondano l’abitato; tra questi la chiesa di San Michele, posta a qualche chilometro di distanza, fu costruita nel secolo XVIII, ma durante i secoli successivi ha subı`to diverse modifiche. Ha l’impianto a una navata e la copertura in ` completata da un legno; la facciata e timpano triangolare. Altra chiesa inte` ressantissima posta a sud dell’abitato e il santuario di San Paolo eremita, costruito in granito nel 1348, ampliato nel secolo XVII e successivamente ristrutturato; l’edificio sorge in una valle dalla vegetazione rigogliosa e caratteristica e, secondo una leggenda, sarebbe stato costruito con le sue mani da un bandito pentito. Infine nella lo` di Stazzu Casteddu, a pochi chicalita lometri dall’abitato, sono le rovine del castello di Crasta; la fortezza fu fatta costruire dai giudici di Torres in una ` che era allora ai confini col localita giudicato di Gallura. All’estinzione della famiglia giudicale il castello si ` al centro delle contese tra Doria, trovo Arborea e giudici di Gallura per il controllo del Montacuto e alla fine del secolo XIII finı` nelle mani del giudice d’Arborea. Per tutto il secolo XIV rimase in suo possesso e fu spesso teatro di operazioni militari durante le guerre tra Arborea e Aragona; dopo la fine del giudicato, nel corso del secolo ` in rovina. AttualXV decadde e ando mente sono visibili poche rovine della cortina muraria. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Tra
` antiche le feste popolari, una delle piu ` quella di San Paolo eremita che si e svolge il 14 settembre presso il santuario omonimo; un tempo la festa attirava molti pellegrini che raggiungevano la chiesa o a piedi o a cavallo portando al collo in segno di penitenza una pietra simbolo del male del quale volevano chiedere perdono al santo; dopo aver preso parte alla cerimonia religiosa avevano l’abitudine di dormire dentro la chiesa tenendo in vita un’antichissima tradizione pagana. Va anche ricordato che l’ultima domenica di settembre si svolge la mostra mercato del vino e dell’uva durante la quale si ha la ` di gustare i prodotti della possibilita Cantina sociale che sono di molto pregio.
Monticleta Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato di Torres ed era compreso nella curatoria del Costavall. Sorgeva in ` di Rebeccu, presso Boprossimita ` da una domo dipennorva. Si sviluppo dente dal monastero di San Nicola di Trullas e da tempo immemorabile appartenne ai Malaspina. Al momento dell’estinzione della dinastia giudicale, essi lo inclusero nello stato che andavano formando con i loro possedimenti nella Sardegna settentrionale. ` , lo cedettero in pegno al Nel 1308, pero giudice d’Arborea e in seguito vanamente ne pretesero la restituzione. Infatti, dopo la conquista aragonese, il ` a far parte del Regnum villaggio entro Sardiniae, e per quanto i Malaspina avessero prestato omaggio al re d’Aragona non riuscirono a ottenerne la restituzione dal giudice che era il principale alleato del re. Anzi, dopo che essi nel 1325 aderirono alla rivolta dei Doria, nel 1328 non furono in grado di impedire che il re ne investisse ufficialmente il giudice d’Arborea. Scoppiate le guerre tra Aragona e Arborea, il vil-
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Montiferru-Sinis laggio divenne teatro delle operazioni ` ramilitari, fu danneggiato e si spopolo pidamente.
Monticolo, Renato Archeologo (n. Carbonia, sec. XX). Dopo la laurea in Let` dedicato all’insegnamento. Attere si e ` preside di una scuola metualmente e dia. Nel 1981 ha lavorato con Piero Bartoloni alla necropoli fenicia di Monte ` stato anche consigliere provinSirai. E ciale di Cagliari. Ha al suo attivo la monografia Sulcis. Guida Archeologica (con M. Frau), 1990.
Montiferru, castello del Castello situato ai confini tra il giudicato di Torres e quello d’Arborea, fu fatto costruire nel 1169 da Itocorre di Torres, fratello del giudice Barisone II, per difendere i confini del giudicato dagli attacchi arborensi. Dopo l’estinzione ` , il cadella famiglia giudicale, pero stello cadde nelle mani dei giudici `a d’Arborea e da quel momento entro far parte del loro giudicato. Nel 1323, subito dopo la conquista aragonese, l’appartenenza del castello all’Arborea fu formalmente sancita dall’investitura feudale sull’intero territorio che il giudice ricevette dal re. Quando nel 1353 ebbero inizio le guerre tra Aragona e Arborea il castello divenne uno dei capisaldi dell’organizzazione difensiva del giudicato, fino alla battaglia di Sanluri, dopo la quale la for` a far parte del Regnum Sartezza entro diniae. Negli anni che seguirono, avendo perso la sua funzione strategica, il castello fu abbandonato, de` . Attualcadde e in pochi anni rovino mente rimangono i resti della cortina muraria e di una torre, che fanno pensare che fosse stato costruito da maestranze toscane.
Montiferru, curatoria di Antica curatoria del giudicato di Torres, si stendeva su un territorio prevalentemente montuoso a sud della Planargia. Aveva
una superficie stimata di 296 km2 e comprendeva i villaggi di Cuglieri, Scano, Silanus, Sennariolo, Settefontane, Santu Lussurgiu, Pittinuri, Sancta Vittoria, Semura, Verro e Corrichina. Dopo l’estinzione della famiglia ` , il territorio, unitagiudicale, pero mente all’omonimo castello, cadde nelle mani dei giudici d’Arborea e da ` a far parte del giuquel momento entro dicato d’Arborea. Nel 1323, subito dopo la conquista aragonese, l’appartenenza del territorio all’Arborea fu formalmente sancita dall’investitura feudale che il giudice ricevette dal re. Il giudice ne fece una delle basi dalle quali pose in atto la sua politica aggressiva contro i Doria; quando poi nel 1353 ebbero inizio le guerre tra Aragona e Arborea divenne uno dei capisaldi dell’organizzazione difensiva del giudicato. Dopo la battaglia di Sanluri il M. ` a far parte del Regnum Sardiniae entro e il suo territorio fu diviso in alcuni piccoli feudi.
Montiferru-Sinis, parco del Parco naturale della Sardegna centro-occidentale, istituito nel 1989 per tutelare due aree ambientali dalle caratteristiche ben definite: il Montiferru e il Sinis. Il Montiferru comprende un vasto complesso vulcanico ricoperto da lave basaltiche, con grandi foreste di lecci, querce, roverelle, agrifogli e tassi, ricco di endemismi e di una fauna che comprende rapaci e gatti selvatici. Il Sinis invece comprende un complesso di stagni e di spiagge che costituiscono una delle maggiori zone umide del Mediterraneo, ricca di una ittiofauna e di una fauna lacustre con fenicotteri, aironi, polli sultani e altri uccelli rari. Il parco si estende su una superficie complessiva di 42 664 ha interamente compresi nella provincia di Oristano nel territorio dei comuni di Bonarcado (984 ha), Cabras (9839 ha), Cuglieri
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Monti frumentari (7146 ha), Milis (589 ha), Narbolia (2555 ha), Nurachi (428 ha), Oristano (211 ha), Riola Sardo (4054 ha), Santu Lussurgiu (3925 ha), San Vero Milis (4456 ha), Scano di Montiferro (3571 ha), Seneghe (5756 ha). All’interno della sua superficie comprende numerosi centri abitati, un grande complesso turistico, alcuni villaggi turistici, tutte strutture della vita associata che, occorre dire, con il loro sviluppo rendono problematica l’esistenza e la conservazione di ` ambientali che lo tutte le specificita caratterizzano.
Monti frumentari = Monti granatici Montiglio d’Ottiglio e Villanova, Giuseppe Maria Vicere´ di Sardegna (Casale 1768-ivi 1840). In carica dal 1831 al 1840. Ufficiale di carriera, nel 1816 comandante della Brigata ‘‘Saluzzo’’, nel 1817 colonnello, nel 1823 fu promosso maggior generale. Nel 1830 ispettore generale delle truppe di fanteria e cavalleria, nel 1831 intendente generale della guerra, nello stesso anno fu nomi´ di Sardegna. Sotto il suo nato vicere governo fu intensificato il servizio di posta e passeggeri con la terraferma ` in servizio il piroscafo (nel 1833 entro La Gulnara), furono riscattati i feudi ed emanato (1839) il regolamento per la divisione dei terreni, che viene considerato il provvedimento conclusivo della legislazione sulle chiudende. Nel 1840 fu richiamato a Torino: morı` ` tardi, dopo essere stato pochi mesi piu insignito del Collare dell’Annunziata.
Monti granatici Istituzione della Sardegna sabauda per lo sviluppo e l’assistenza ai contadini dei villaggi, che ´sitos ebbe le sue prime origini nei po ` spagnola: merito della legislad’eta zione sabauda fu di aver dato loro organizzazione stabile e certezza di diritto. La costituzione dei M.g., detti anche ` dei magazzini Monti frumentari, cioe nei quali raccogliere una certa quan-
` di grano da utilizzare strategicatita ` di mente per far fronte alle necessita un calo della produzione annuale o delle carestie, ma soprattutto per assicurare ai contadini poveri il grano della semina, fu proposta dagli Stamenti nel 1623 durante i lavori del parlamento Vivas; i relativi capitoli di corte ´ nel 1624 e furono approvati dal vicere confermati dal re nel 1625, in un momento di relativa floridezza della produzione granaria nell’isola. La loro istituzione avrebbe liberato i contadini ` e da quelli dai pericoli della precarieta degli speculatori che, approfittando della congiuntura economica e alimentare, spesso soffocavano la produzione. I capitoli prevedevano la costituzione in ogni villaggio di un deposito di grano posto sotto la sorveglianza di un addetto chiamato padre censore della Laurera, scelto annualmente dagli abitanti del villaggio tra le persone di provata esperienza e conoscenza della situazione agraria del villaggio. Il censore aveva il compito di curare annualmente la raccolta del grano necessario ` dei a far fronte a eventuali necessita ` della secontadini e alle necessita mina, similmente a quanto avveniva ` al termine dell’annata agranelle citta ` ria. Prima della raccolta della quantita di scorte necessarie per l’anno successivo il grano custodito nel magazzino comunale veniva venduto e con le somme ricavate, custodite presso il Monte frumentario, si sarebbero potuti anche concedere dei prestiti ai contadini che si fossero trovati in condizioni di bisogno mediante la costituzione di un Monte nummario . Il censo re avrebbe dovuto curare anche la formazione di un inventario delle terre coltivabili con i nomi dei relativi proprietari e l’elenco del numero dei gioghi utilizzati per la coltivazione. ´ SITOS D’ETA` SPAGNOLA Purtroppo I PO
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Monti Granatici l’organizzazione prevista partı` con molti ritardi e solo dopo il 1635 i M.g. iniziarono a funzionare in un numero ` per il solo limitato di paesi e per di piu ammasso del grano; dai dati disponibili ne risultano 22 su 101 possibili nella diocesi di Cagliari, 31 in quella di Sassari, 21 in quella di Bosa, 20 in quella di Nuoro-Galtellı`. Solo nella se` del Seicento un certo nuconda meta ´sitos fu in grado di espletare mero di po tutte le funzioni per le quali erano stati istituiti e quindi di venire incontro alle ` dei contadini con la concesnecessita ` antisione di crediti a loro favore. I piu chi M.g. furono quelli della diocesi di Ales-Terralba, dove fu possibile realiz` di quel zarli grazie alla sensibilita clero e del vescovo Giuseppe Maria `, Pilo. Il primo fu quello di Gonnosno che venne istituito nel 1678, seguito da quello di Usellus nel 1681; nel 1685 furono istituiti quelli di Escovedu, Figu, Forru, Gonnoscodina, Gonnostramatza, Las Plassas, Mogoro, Morgongiori, Pau, Pauli Arbarei, Pompu, Sardara, Siddi, Simala, Siris e Turri. Nel 1686 un M.g. fu aperto a Padria, nella diocesi di Bosa, e nello stesso anno a Gonnosfanadiga, Guspini, Arbus e Ardauli. Ben presto l’organizzazione dei Monti si estese al territorio della diocesi di Oristano e delle altre diocesi: in particolare furono istituiti i Monti di Barumini (1719). Un deciso impulso alla costituzione dei M.g. si ebbe con il passaggio dell’isola ai Savoia, quando furono istituiti i Monti di Quartu Sant’Elena (1729), Soleminis (1732), Senis (1735), Quartucciu e Scano di Montiferru (1737), Donori, Genoni, Lunamatrona, Masullas, San Gavino, Santa Giusta, San Pantaleo, Suelli, Ussana, Villaputzu (1744). Frattanto nel 1741 ´ De Blonay era stato emanato dal vicere il pregone del 6 dicembre, col quale venivano richiamate le norme sull’ele-
zione del padre censore e sulle sue funzioni e riproposto il censimento dei terreni coltivabili. Il nuovo interesse del` all’istituzione l’amministrazione porto dei M.g. a San Basilio (1746); Orroli, Laconi (1749); Dorgali, Pozzomaggiore, Sarroch (1750); Magomadas, Mara, Nuragus, Nurri, Tissi, Usini, Villagrande Strisaili (1751); Muravera, Ortacesus, San Vito, Sestu (1752). I MONTI GRANATICI IN ETA` SABAUDA Fu ` soprattutto dopo il 1767, quando pero con il pregone del 4 settembre, ema´ Hallot des Hayes, fu nato dal vicere emanato un Regolamento generale nel quale l’organizzazione dei M.g. fu completamente ridelineata e legata all’at` del governo, che l’istituzione ritivita cevette un nuovo e definitivo rilancio. Per provvedere a tutti i problemi connessi alla coltivazione, all’ammasso e al commercio del grano fu costituita una Giunta generale presieduta dallo ´ o da un suo delegato e stesso vicere composta dalle ‘‘prime voci’’ degli Stamenti, dall’intendente generale e dall’arcivescovo di Cagliari. Subordinate a questa giunta furono istituite le Giunte diocesane, presiedute dai rispettivi vescovi o dal vicario generale, ` sede della dal giurato capo della citta diocesi e da un censore diocesano. Infine in ogni villaggio il sindaco e un canonico prebendato si sarebbero dovuti far carico degli stessi problemi. Accanto a questa organizzazione politica fu creata una parallela organizzazione tecnica che faceva capo a un magistrato detto censore generale, nominato direttamente dal re. Da questo magistrato dipendevano i Monti e i censori diocesani, mentre da questi ultimi dipendevano i censori che operavano nei vari villaggi; il censore generale informava annualmente il re dello stato della situazione granaria. Con questa organizzazione nel giro di pochi
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Monti Granatici anni i M.g. furono costituiti in tutti i villaggi e presero regolarmente a funzionare. LA SITUAZIONE NEL 1770 Nel 1770 la situazione dei M.g. e delle loro riserve in ` la seguente: 1. Abbagrano era gia santa: disponeva di una riserva di 176 starelli di grano sui 400 stabiliti. 2. Aggius: non si conoscono i dati. 3. Aidomaggiore: non si conoscono i dati della ` rispetto a una riserva di disponibilita 200 starelli di grano stabiliti. 4. Ales: disponeva di una riserva di 190 starelli di grano sui 700 stabiliti. 5. Arixi: disponeva di una riserva di 516 starelli di grano. 6. Arzana: disponeva di una riserva di 57 starelli di grano. 7. Ballao: disponeva di una riserva di 182 starelli di grano sugli 800 stabiliti. 8. Banari: disponeva di una riserva di 79 starelli di grano sui 500 stabiliti. 9. Bantine: disponeva di una riserva di starelli 4,50 di grano. 10. Baradili: disponeva di una riserva di 114 starelli di grano. 11. Baressa: disponeva di una riserva di 180 starelli di grano sugli 800 stabiliti. 12. Bari Sardo: disponeva di una riserva di 223 starelli di grano sui 716 stabiliti. 13. Barrali: disponeva di una riserva di 313 starelli di grano. 14. Baunei: disponeva di una riserva di 119 starelli di grano sui 300 stabiliti. 15. Berchidda: disponeva di una riserva di 222 starelli di grano sugli 800 stabiliti. 16. Bitti: disponeva di una riserva di 105 starelli di grano. 17. Bolotana: disponeva di una riserva di 335 starelli di grano sugli 800 stabiliti. 18. Bonnanaro: disponeva di una riserva di 175 starelli di grano sui 350 stabiliti. 19. Bono: disponeva di una riserva di 115 starelli di grano sui 2400 stabiliti. 20. Bonorva: disponeva di una riserva di 350 starelli di grano. 21. Borore: disponeva di una riserva di 160 starelli di grano sui 500 stabiliti. 22. Bortigali: disponeva di una riserva di 240 starelli di grano sui 1000 stabiliti.
23. Bortigiadas: disponeva di una riserva di 410 starelli di grano. 24. Borutta: disponeva di una riserva di 124 starelli di grano. 25. Bottidda: disponeva di una riserva di 30 starelli di `: disponeva di una grano. 26. Budduso riserva di 50 starelli di grano. 27. Bultei: disponeva di una riserva di 9 starelli di grano. 28. Bulzi: disponeva di una riserva di 114 starelli di grano sui 650 stabiliti. 29. Cabras: disponeva di una riserva di 500 starelli di grano sui 1000 stabiliti. 30. Calangianus: disponeva di una riserva di 1251 starelli di grano sui 1500 stabiliti. 31. Chiaramonti: disponeva di una riserva di 733 starelli di grano sui 2100 stabiliti. 32. Collinas: disponeva di una riserva di 270 starelli di grano. 33. Cossoine: disponeva di una riserva di 236 starelli di grano. 34. Cuglieri: disponeva di una riserva di 380 starelli di grano sui 5000 stabiliti. 35. Curcuris: disponeva di una riserva di 223 starelli di grano sui 600 stabiliti. 36. Domusnovas Canales: disponeva di una riserva di 57 starelli di grano sui 160 stabiliti. 37. Dorgali: disponeva di una riserva di 1136 starelli di grano. 38. Dualchi: disponeva di una riserva di 212 starelli di grano sui 500 stabiliti. 39. Elini: disponeva di una riserva di 16,50 starelli di grano. 40. Escovedu: disponeva di una riserva di 139 starelli di grano sui 300 stabiliti. 41. Figus: disponeva di una riserva di 70 starelli di grano sui 150 stabiliti. 42. Fonni: disponeva di una riserva di 5 starelli di grano. 43. Furtei: disponeva di una riserva di 213,50 starelli di grano sui 600 stabiliti. 44. Galtellı`: disponeva di una riserva di 157 starelli di grano sui 300 stabiliti. 45. Genuri: disponeva di una riserva di 79 starelli di grano sui 400 stabiliti. 46. Gergei: disponeva di una riserva di 1100 starelli di grano sui 1300 stabiliti. 47. Ghilarza: disponeva di una riserva di
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Monti Granatici 325 starelli di grano sui 700 stabiliti. 48. Giave: disponeva di una riserva di 150 starelli di grano sugli 875 stabiliti. 49. Girasole: disponeva di una riserva di `: di155 starelli di grano. 50. Gonnosno sponeva di una riserva di 204 starelli di grano sui 300 stabiliti. 51. Gonnostramatza: disponeva di una riserva di 193 starelli di grano. 52. Guamaggiore: disponeva di una riserva di 344 starelli di grano. 53. Guasila: disponeva di una riserva di 240 starelli di grano. 54. Guspini: disponeva di una riserva di 360 starelli di grano. 55. Jerzu: disponeva di una riserva di 54 starelli di grano sui 150 stabiliti. 56. Ilbono: disponeva di una riserva di 40 starelli di grano sui 100 stabiliti. 57. Illorai: disponeva di una riserva di starelli di grano sui 200 stabiliti. 58. Irgoli: disponeva di una riserva di 32 starelli di grano. 59. Isili: disponeva di una riserva di 122 starelli di grano sui 1500 stabiliti. 60. Ittiri: disponeva di una riserva di 1613 starelli di grano sui 2450 stabiliti. 61. Laerru: disponeva di una riserva di 462 starelli di grano sui 1225 stabiliti. 62. Lanusei: disponeva di una riserva di 63 starelli di grano sui 200 stabiliti. 63. Las Plassas: disponeva di una riserva di 305 starelli di grano sui 400 stabiliti. 64. Loculi: disponeva di una riserva di 26 starelli di grano sui 100 stabiliti. 65. Lotzorai: disponeva di una riserva di 262 starelli di grano sui 300 stabiliti. 66. Lunamatrona: disponeva di una riserva di 534 starelli di grano sui 1600 stabiliti. 67. Luras: disponeva di una riserva di 69 starelli di grano sui 100 stabiliti. 68. Macomer: disponeva di una riserva di 260 starelli di grano sui 600 stabiliti. 69. Mamoiada: non si conoscono i dati. 70. Masullas: non si conoscono i dati della ` rispetto ai 1200 starelli disponibilita stabiliti. 71. Milis: disponeva di una riserva di 200 starelli di grano sui 400 stabiliti. 72. Mogoro: disponeva di una
riserva di 303 starelli di grano sui 1500 stabiliti. 73. Monteleone Rocca Doria: disponeva di una riserva di 245 starelli di grano. 74. Montresta: disponeva di una riserva di 311 starelli di grano sui 600 stabiliti. 75. Mores: disponeva di una riserva di 210 starelli di grano sui 1050 stabiliti. 76. Morgongiori: disponeva di una riserva di 130 starelli di grano. 77. Noragugume: disponeva di una riserva di 263 starelli di grano sui 500 stabiliti. 78. Norbello: disponeva di una riserva di 70 starelli di grano sui `: 150 stabiliti. 79. Nughedu San Nicolo disponeva di una riserva di 52 starelli di grano sui 400 stabiliti. 80. Nughes: disponeva di una riserva di 4,50 starelli di grano. 81. Nule: disponeva di una riserva di 15 starelli di grano. 82. Nulvi: disponeva di una riserva di 2594 starelli di grano sui 3500 stabiliti. 83. Nurri: disponeva di una riserva di 500 starelli di grano sui 1200 stabiliti. 84. Ollasta Usellus: disponeva di una riserva di 182 starelli di grano sui 300 stabiliti. 85. Onanı`: disponeva di una riserva di 20 starelli di grano. 86. Onifai: disponeva di una riserva di 39 starelli di grano. 87. Orani: disponeva di una riserva di 129 starelli di grano. 88. Orgosolo: disponeva di una riserva di 136 starelli di grano sui 500 stabiliti. 89. Orosei: disponeva di una riserva di 134 starelli di grano sugli 800 stabiliti. 90. Orotelli: disponeva di una riserva di 66 starelli di grano. 91. Ortacesus: disponeva di una riserva di 870 starelli di grano. 92. Orune: disponeva di una riserva di 25 starelli di grano. 93. Oschiri: disponeva di una riserva di 303 starelli di grano sui 500 stabiliti. 94. Osilo: disponeva di una riserva di 1575 starelli di grano sui 3150 stabiliti. 95. Ossi: disponeva di una riserva di 595 starelli di grano sui 1050 stabiliti. 96. Ottana: disponeva di una riserva di 70 starelli di grano. 97. Ozieri: disponeva di una ri-
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Monti Granatici serva di 1650 starelli di grano sui 3000 stabiliti. 98. Pabillonis: disponeva di una riserva di 160 starelli di grano sui 700 stabiliti. 99. Pattada: disponeva di una riserva di 370 starelli di grano sui 1200 stabiliti. 100. Pau: disponeva di una riserva di 87 starelli di grano sui 300 stabiliti. 101. Paulilatino: disponeva di una riserva di 311 starelli di grano sui 600 stabiliti. 102. Perfugas: disponeva di una riserva di 668 starelli di grano sui 1400 stabiliti. 103. Pimentel: disponeva di una riserva di 863 starelli di grano. 104. Ploaghe: disponeva di una riserva di 1260 starelli di grano. 105. Riola Sardo: disponeva di una riserva di 184 starelli di grano sugli 800 stabiliti. 106. Romana: disponeva di una riserva di 560 starelli di grano sui 2100 stabiliti. 107. Samassi: disponeva di una riserva di 1950 starelli di grano sui 3000 stabiliti. 108. San Basilio: disponeva di una riserva di 575 starelli di grano. 109. San Gavino: disponeva di una riserva di 300 starelli di grano sui 1500 stabiliti. 110. Sanluri: disponeva di una riserva di 1011 starelli di ` grano sui 4000 stabiliti. 111. San Nicolo Gerrei: disponeva di una riserva di 100 starelli di grano. 112. Sant’Andrea Frius: disponeva di una riserva di 119 starelli di grano. 113. San Sperate: disponeva di una riserva di 1000 starelli di grano. 114. Santu Lussurgiu: disponeva di una riserva di 282 starelli di grano sui 1000 stabiliti. 115. Sardara: disponeva di una riserva di 395 starelli di grano sui 2000 stabiliti. 116. Sarule: disponeva di una riserva di 63 starelli di grano. 117. Scano di Montiferro: disponeva di una riserva di 93 starelli di grano sugli 800 stabiliti. 118. Sedilo: disponeva di una riserva di 167 starelli di grano sugli 800 stabiliti. 119. Sedini: disponeva di una riserva di 700 starelli di grano sui 1050 stabiliti. 120. Segariu: disponeva di una riserva di 343 starelli
di grano sugli 800 stabiliti. 121. Selegas: disponeva di una riserva di 360 starelli di grano. 122. Senorbı`: disponeva di una riserva di 1794 starelli di grano. 123. Serrenti: disponeva di una riserva di 1000 starelli di grano sui 3000 stabiliti. 124. Serri: disponeva di una riserva di 170 starelli di grano sui 600 stabiliti. 125. Setzu: disponeva di una riserva di 84 starelli di grano sugli 800 stabiliti. 126. Seuni: disponeva di una riserva di 260 starelli di grano. 127. Siamaggiore: disponeva di una riserva di 70 starelli di grano sui 600 stabiliti. 128. Silanus: disponeva di una riserva di 329 starelli di grano sui 600 stabiliti. 129. Siligo: disponeva di una riserva di 245 starelli di grano sui 525 stabiliti. 130. Silius: disponeva di una riserva di 108 starelli di grano sui 500 stabiliti. 131. Sini: disponeva di una riserva di 184 starelli di grano. 132. Sisini: disponeva di una riserva di 92 starelli di grano sui 300 stabiliti. 133. Siurgus: disponeva di una riserva di 153 starelli di grano. 134. Solarussa: disponeva di una riserva di 319 starelli di grano sui 600 stabiliti, 135. Suelli: disponeva di una riserva di 1303 starelli di grano. 136. Tempio Pausania: disponeva di una riserva di 875 starelli di grano sui 3000 stabiliti. 137. Tertenia: disponeva di una riserva di 99 starelli di grano sui 300 stabiliti. 138. Thiesi: disponeva di una riserva di 414 starelli di grano. 139. Tissi: disponeva di una riserva di 805 starelli di grano. 140. Torralba: disponeva di una riserva di 255 starelli di grano sui 1050 stabiliti. 141. Tortolı`: disponeva di una riserva di 319 starelli di grano sui 750 stabiliti. 142. Tresnuraghes: disponeva di una riserva di 227 starelli di grano sui 525 stabiliti. 143. Triei: disponeva di una riserva di 24 starelli di grano. 144. Tuili: disponeva di una riserva di 33 starelli di grano sui 921 stabiliti. 145. Tula: disponeva di
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Montis una riserva di 31 starelli di grano sugli 800 stabiliti. 146. Turri: disponeva di una riserva di 183 starelli di grano sui 400 stabiliti. 147. Uri: disponeva di una riserva di 525 starelli di grano sui 700 stabiliti. 148. Usellus: disponeva di una riserva di 232 starelli di grano sui 700 stabiliti. 149. Usini: disponeva di una riserva di 1750 starelli di grano. 150. Ussaramanna: disponeva di una riserva di 329 starelli di grano. 151. Villagrande Strisaili: disponeva di una riserva di 41 starelli di grano sui 135 stabiliti. 152. Villanovafranca: disponeva di una riserva di 1005 starelli di grano sui 1018 stabiliti. 153. Villanovaforru: disponeva di una riserva di 194 starelli di grano sui 254 stabiliti. 154. Villanova Monteleone: disponeva di una riserva di 1729 starelli di grano sui 2100 stabiliti. 155. Villanovatulo: disponeva di una riserva di 10 starelli di grano. 156. Villasalto: disponeva di una riserva di 120 starelli di grano. 157. Villasor: disponeva di una riserva di 600 starelli di grano sui 1200 stabiliti. 158. Zeddiani: disponeva di una riserva di 130 starelli di grano sui 700 stabiliti. 159. Zeppara: disponeva di una riserva di 140 starelli di grano sui 400 stabiliti. Nel 1784 la situazione era notevolmente migliorata e alla fine del secolo, a fronte di una dote prevista di 329 000 starelli, nei vari villaggi i M.g. arriva` rono ad avere riserve per 276 000 piu che sufficienti ad affrontare qualsiasi ` , entro ` in emergenza. Il sistema, pero crisi a causa dei moti antifeudali e delle carestie che si verificarono agli inizi dell’Ottocento. LA CRISI DEI MONTI Tra il 1821 e il 1836, comunque, i M.g., grazie a una serie di interventi del governo, furono posti nella condizione di riprendere a funzionare correttamente. Ma dopo la ‘‘fusione perfetta’’ il loro numero comin` a diminuire e nel 1861, all’atto della cio
` d’Italia, proclamazione dell’unita erano ridotti a 282. Con l’entrata in vigore nel 1862 di una legge che considerava i M.g. come istituti affini alle opere pie, nel 1864 su proposta insensata dei Consigli comunali furono in gran parte aboliti. Nel 1868 erano ridotti a 146, creando una situazione che ` di nuovo i contadini nelle consegno mani degli speculatori e degli usurai. Fu necessario aspettare al 1897, ` i quando una legge rimise in attivita Monti, dotandoli di un nuovo regolamento.
Monti nummari Istituzione creata nel periodo del riformismo sabaudo per fornire ai contadini i prestiti necessari per l’acquisto del bestiame e degli strumenti di lavoro. Furono istituiti nel 1780 con un editto di Vittorio Amedeo III come organizzazione parallela a quella dei monti granatici: avevano il compito di concedere piccoli prestiti a bassissimo tasso d’interesse ai contadini per l’acquisto di bestiame, semenze e attrezzi da lavoro. Si tratta quindi di un’istituzione finalizzata a sostenere lo sviluppo dell’agricoltura e a liberare i contadini dal pericolo ` la codell’usura. L’editto regolamento stituzione del Monte, la cui base era esclusivamente finanziaria, e le moda` e gli interessi del mutuo da concelita dere. In pochi anni i m.n. furono aperti in 347 dei 364 comuni della Sardegna. Alla fine del secolo le loro riserve in denaro ammontavano a 177 184 lire sarde ed erano sufficienti a far fronte alla situazione. Anche i M.n. nel corso dell’Ottocento scomparvero, lasciando nuovamente i contadini nelle mani degli usurai.
Montis, Bruno (nato Ribelle) Impiegato, uomo politico (n. Guspini 1922). Militante politico fin da giovane, sindaco comunista di Guspini dal 1956 al 1960, ` stato eletto consigliere regionale e
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Montixi nella lista del Partito Comunista Italiano nel collegio di Cagliari per la VI ` volte conlegislatura (1969-1974). Piu ` stato tra i fondatori in Sarfermato, e degna del partito della Rifondazione ` stato Comunista, nelle liste del quale e eletto nel collegio di Cagliari nelle ele` passato al zioni del 1994. Nel 1998 e ` Partito dei Comunisti Italiani ed e stato rieletto consigliere regionale nel 2004. (Iscritto dal padre anarchico all’anagrafe di Guspini come ‘‘Ribelle’’, nel periodo fascista una sentenza della ` il nome in Corte d’Appello gli cambio Bruno).
Montixi, Domenico Pittore (Sassari ` una precoce vo1906-ivi 1997). Rivelo ´ svicazione per la pittura, che non pote luppare compiutamente per la recisa opposizione paterna. Impiegato delle ` in pensione ferrovie, a 50 anni ando per dedicarsi completamente alla sua ` un occupazione preferita. Sviluppo suo stile quasi naı¨f, ma allo stesso tempo fortemente realista, che divenne il suo segno caratteristico: con questo dipinse luoghi, costumi, personaggi e abitudini sassaresi, con una ` tale immedesimazione nella mentalita e nel carattere dei suoi concittadini da essere considerato ‘‘il pittore di Sas` a diverse mostre in sari’’. Partecipo Sardegna e fuori, e allestı` personali di successo. Dopo la morte l’apprezza` ulteriormente mento per la sua opera e cresciuto.
Montixi, Giovanni Battista Religioso (Cagliari 1798-Iglesias 1884). Vescovo di Iglesias dal 1844 al 1884. Dopo aver completato gli studi presso gli Scolopi fu ordinato sacerdote. Per alcuni anni fu parroco in alcune parrocchie di Cagliari e infine divenne canonico della cattedrale. Nel 1844 fu nominato ve` la diocesi scovo di Iglesias: governo ` di procon equilibrio e si preoccupo muovere alcune iniziative per miglio-
rare il tenore di vita della popolazione. Nel 1852 fu l’unico vescovo a pronunciarsi a favore dell’abolizione delle de` alla nomina ad cime; nel 1867 rinuncio arcivescovo di Sassari per continuare a rimanere a Iglesias. Nel 1869 prese parte ai lavori del concilio Vaticano I; morı` vecchissimo a Iglesias nel 1884, dopo aver donato alla curia la sua bella biblioteca con annesso archivio.
` (o N. Montan˜ans) Montonaro, Nicolo Gentiluomo sassarese (Sassari, prima ` sec. XV-ivi 1479). Probabilmente meta apparteneva alla famiglia dei Monta` il conflitto fra ˜ ans e quando scoppio n ` Carroz e Leonardo Alagon si Nicolo ` senza esitazione a fianco del schiero marchese di Oristano. Prese parte alla battaglia di Uras e in seguito, negli anni in cui le operazioni militari furono sospese, alla testa di una banda ` a condi soldati bene armati continuo durre una guerriglia senza quartiere per cui nel 1475 fu dichiarato pubblicamente brigante. Quando poi ripresero ` , fu nuovamente a fianco del le ostilita marchese e morı` per le ferite riportate nella battaglia di Macomer, 1478.
Montorsi Piccola editrice cagliaritana ` legata all’omonima tipografia. Opero per pochi decenni all’inizio del Novecento.
Montpalau Famiglia catalana (secc. XIV-XVI). Un suo ramo si trasferı` a Cagliari nel secolo XIV con un Matteo, valoroso guerriero che prese parte alla spedizione dell’infante Alfonso. Ter` Preziosa minata la guerra egli sposo de Ac ¸ en, una gentildonna apparte` in vista nente a una delle famiglie piu dell’aristocrazia giudicale. Nel 1331 ri` in nome di sua moglie il posvendico sesso del villaggio di Villaspeciosa, che apparteneva invece a Pietro de Ac ¸en, e approfittando di protezioni e connivenze riuscı` a ottenerlo. Durante le guerre tra gli Arborea e gli Aragona i
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Montpavon suoi discendenti persero la disponibi` del feudo e furono costretti a rifulita giarsi a Cagliari, dove fu loro conferito ` . Dopo la l’ufficio di alcaide della citta battaglia di Sanluri non riuscirono a riprendere il feudo e continuarono a vivere a Cagliari, dove nel 1528 ebbero ` . Si il riconoscimento della nobilta estinsero nel corso del secolo.
Montpavon Nobile famiglia catalana (sec. XIV). Giunse in Sardegna al seguito dell’infante Alfonso con i fratelli Pietro e Raimondo: terminate le operazioni ebbero alcuni feudi nella Tre` nel 1326 dovettero cexenta, che pero dere al Comune di Pisa. I due allora si spostarono a Sassari e, dopo la conclu`, ottensione della ribellione della citta nero alcuni feudi nella Nurra. I loro discendenti, che persero il controllo dei feudi dopo lo scoppio della seconda guerra tra Mariano IV e Pietro IV, si estinsero prima della fine del secolo.
Montpavon, Pietro Uomo d’armi (Catalogna, fine sec. XIII-Sassari, dopo 1330). Catalano, giunse in Sardegna con l’infante Alfonso e, al termine della prima fase della guerra di conquista, nel 1324 fu nominato alguazile e vicario reale di Cagliari; subito dopo ebbe in feudo i villaggi di Senorbı`, Sinnieri e Zeppara nella Trexenta. ` , nel 1326 il re firmo ` la Quando, pero pace definitiva con Pisa, fu costretto a cedere al Comune le sue signorie e si trasferı` a Sassari. Contribuı` a difendere la causa del re contro i ribelli sassaresi e nel 1330 ebbe la signoria di Sorso, Taniga e Uruspe, nella curatoria della Romangia, ma morı` poco dopo senza eredi.
Montpavon, Raimondo Governatore generale della Sardegna (Catalogna, fine sec. XIII-Sassari, prima del 1355). Fratello di Pietro, anche lui seguı` l’infante Alfonso in Sardegna; nel 1325 fu
nominato vicario reale di Sassari e l’anno successivo governatore. Ammi` la citta ` con grande energia nei nistro difficili anni della ribellione dei Doria, al termine della quale nel 1328 fu ricompensato con la signoria di un terzo della Nurra, confiscata ai ribelli. Poi´ il conflitto continuava, nel 1330 che prese parte alla spedizione di Raimondo Cardona contro i Malaspina e i Doria e ottenne il feudo di Canaran, nella curatoria di Canhaim in Gallura. ` a far costruire il Negli stessi anni inizio castello di Sassari; il potere che esercitava e il suo carattere altero gli attirarono molte antipatie, che sfociarono in un grave conflitto con Giacomo Carroz. Nonostante le protezioni di cui quest’ultimo godeva, riuscı` a costringerlo a lasciare Sassari; nel 1332 difese la ` da un nuovo attacco dei Doria. Sacitta lito al trono Pietro IV, di cui era amico, nel 1336 fu nominato governatore ge` non nerale della Sardegna; egli pero ` a tutti gli altri uffici, per cui rinuncio nel 1337 fu sostituito da Gonbaldo Ribellas, ma grazie all’amicizia con il re nel 1340 ebbe nuovamente l’ufficio di governatore della Sardegna e nel 1342 ` da alcuni suoi parenti le signoeredito rie di Ottava, Eristala e Tavera, dive` potente nendo cosı` il feudatario piu del Sassarese. Nel 1344 si dovette al` per prendere lontanare dalla citta parte alla spedizione che il re aveva or` alganizzato contro Majorca; nomino cuni sostituti che approfittarono della sua assenza per usurpargli l’ufficio di `. Tornato precigovernatore della citta pitosamente nell’isola, punı` i colpevoli e ristabilı` il potere. Nel 1347 fu incaricato dal re di condurre la trattativa con i Doria per l’acquisto dei loro beni, ma la trattativa fallı` e i Doria si ribellarono nuovamente. Il Sassarese fu allora devastato dalle operazioni militari e M. perse il controllo dei suoi feudi. Morı`
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Montresori vecchissimo nel 1355, prima della celebrazione del Parlamento di Pietro IV.
Montresori, Pietro Ingegnere, uomo politico (n. Sassari 1936). Consigliere regionale, senatore della Repubblica. Dopo aver conseguito la laurea in Inge` entrato nella vita politica, gneria, e schierandosi nella Democrazia Cri` stato eletto ripetutamente stiana. E consigliere comunale e sindaco di Sas` degli anni Otsari nella prima meta ` presentato alle eletanta. Nel 1979 si e zioni regionali per l’VIII legislatura, ` stato eletto. Nel 1983, nel ma non e ` entrato in corso della legislatura, e Consiglio sostituendo Pietro Soddu, dimissionario. Riconfermato per la IX ` dimesso a sua legislatura, nel 1987 si e ` volta per candidarsi al Parlamento. E stato cosı` eletto senatore della Repubblica per la X legislatura. In seguito ` stato riconfermato. non e
Montresta Comune della provincia di ` Oristano, compreso nell’VIII Comunita montana, con 605 abitanti (al 2004), posto a 410 m sul livello del mare a ridosso della costa occidentale a nord di Bosa. Regione storica: Bosa o Monteleone. Diocesi di Alghero-Bosa. & TERRITORIO Il territorio comunale, di forma allungata da nord a sud, si estende per 23,79 km2 e confina a nord con Villanova Monteleone, a est, a sud e a ovest con Bosa. Si tratta di un territorio di colline di media altezza, adatte ` all’allevamento, ma utilizper lo piu zate nelle parti vallive anche per le coltivazioni. A oriente del paese scorre in direzione nord-sud il fiume Temo che piega poi verso la costiera bosana. Il paese si trova lungo la strada di collegamento tra Bosa e Villanova Monte` a nord si leone, dalla quale poco piu distacca una traversa per Padria e Pozzomaggiore. & STORIA Il villaggio ha origini recenti, fu fondato nel 1746 nei territori
della Planargia che appartenevano a ` di greci proveBosa da una comunita ` una nienti dalla Morea. La comunita volta insediata ebbe dei forti contrasti con gli abitanti di Bosa che, guidati da Gavino Passino, la assalirono ripetutamente costringendo i suoi abitanti a fuggire. Nel 1763 il villaggio semispopolato fu concesso in feudo ad Antonio ` di ripopolarlo, Todde (=) che tento questa volta facendovi insediare una ` di greci che provenivano comunita dalla Corsica. Anche questo secondo gruppo di coloni non fu fortunato, infatti essi furono assaliti dai pastori dei paesi vicini e dispersi; di fronte a que` al comsta situazione il Todde rinuncio pito che si era prefisso e cedette M. alla ` di Bosa che pero ` non riuscı` a procitta ` teggere efficacemente la comunita `a dalle continue violenze che continuo subire. Il villaggio tuttavia riuscı` a sopravvivere anche se ridotto a poche decine di abitanti; nel 1821 fu incluso nella provincia di Cuglieri. A questo periodo si riferisce la testimonianza di Vittorio Angius: «Popolazione. Que` tutta composta di famiglie sta or e sarde, le quali nell’anno 1838 erano 150, e contenevano maggiori di anni 20, maschi 160, femmine 140; minori, maschi 90, femmine 75; in totale famiglie 465. Alla scuola primaria concorrono otto fanciulli. Sono pochi che pratichino arti meccaniche, e non molte le donne che lavorino sul telajo. Attende ` un flebotomo; le paralle cose di sanita torienti restano senza assistenza. Religione. I montrestini sono compresi nella giurisdizione del vescovo di ` Bosa. Agricoltura. Essa occupa non piu di 1300 starelli nelle due vidazzoni. Si semina ordinariamente starelli di grano 400, d’orzo 100, di legumi e lino 50, e si ottiene un prodotto assai mediocre. Finora l’agricoltura non potea fio´ i terreni si davano e si torire, perche
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Montresta glievano ad arbitrio de’ consiglieri di Bosa, i quali di tratto in tratto rinnovavano le concessioni, e richiamavano a ´ le terre concedute se morisse alcuno se de’ concessionarii senza figli maschi. Erano quei signori tanto gelosi de’ ´ il suolo loro diritti baronali, Comeche sia ottimo per le viti, non vi sono che ´ sole tre vigne; e questo accadde perche il consiglio civico, signor utile di Bosa, non concedeva terreni che pel solo se´ nella non ferma prominerio, e perche ` nessuno volea spender denari e prieta fatiche sopra un terreno che dovrebbe ritornare a’ baroni senza alcun compenso alla famiglia pe’ fatti miglioramenti. Oramai essendo cessata questa vessazione con l’abolizione del feudalismo, possiamo augurare che, se comprimasi la baldanza de’ pastori, i montrestini si applicheranno con maggior animo alla cultura delle loro terre, e percependo maggiori frutti saranno men miserabili, che sono stati finora. ` ancora la pastorizia. FiProsperera nora il bestiame di questo comune riduceasi a quel numero di buoi che erano necessarii per le opere agrarie, ed a’ ronzini, sul dorso de’ quali alcuni trasportavano legna e carbone in Bosa. ` l’oppressione baroDa quando cesso nale si cominciarono a educare capre 550 e porci 200». Quando nel 1848 le ` a far province furono abolite, M. entro parte della divisione amministrativa di Nuoro e quando nel 1859 furono ri` a far parte pristinate le province entro di quella di Sassari. Nella seconda ` del secolo XIX la sua popolazione meta crebbe grazie al rapido sviluppo della sua economia agropastorale. Quando nel 1927 fu ricostituita la provincia di ` a farne parte; negli ulNuoro, M. torno timi anni, avviatosi il dibattito sulle nuove province e la ristrutturazione di ` esistenti, ha optato per quelle gia quella di Oristano.
& ECONOMIA Le attivita ` di base della sua economia sono l’agricoltura, in particolare l’orticoltura, l’olivicoltura e la frutticoltura, e l’allevamento del bestiame, in particolare quello dei bovini e dei suini. Modesta la rete di di` stribuzione commerciale. Servizi. M. e collegato da autolinee agli altri centri ` dotato di medico, della provincia. E farmacia, scuola dell’obbligo, sportello bancario. Possiede una Biblioteca comunale. & DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 711 unita di cui maschi 345; femmine 366; famiglie 289. La tendenza complessiva rivelava una diminuzione della popolazione, con morti per anno 11 e nati 3; cancellati dall’anagrafe 21 e nuovi iscritti 7. Tra i principali indicatori economici; imponibile medio IRPEF 12 815 in migliaia di lire; versamenti ICI 250; aziende agricole 148; imprese commerciali 33; esercizi pubblici 4; esercizi al dettaglio 10; ambulanti 3. Tra gli indicatori sociali: occupati 159; disoccupati 41; inoccupati 84; laureati 4; diplomati 58; con licenza media 231; con licenza elementare 257; analfabeti 58; automezzi circolanti 199; abbonamenti TV 241. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il suo territorio conserva le domus de janas di Sa Serra e i nuraghi di Badu de Sa Rughe, Crabis, Cuili e Turre. Interessante anche qualche traccia di presenza romana. & PATRIMONIO ARTISTICO E CULTU` importante, legato RALE L’edificio piu ` la chiesa di San all’origine del paese, e Cristoforo, costruita nel secolo XVIII, oggi affacciata sulla campagna da una parte periferica dell’abitato. Nei ` antica del pressi si trova la parte piu paese, caratterizzata da abitazioni allineate su strade disposte a maglie regolari, secondo le disposizioni di una
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Monumenti naturali della Sardegna prima pianificazione studiata da un ` l’Istiprogettista. Sito interessante e tuto zootecnico situato a qualche chilo` del rio metro dall’abitato in prossimita Camarrasiu; il complesso sorge su un’azienda di 700 ha e ha lo scopo di curare la riproduzione di animali scelti per l’agricoltura, di incrementare l’uso di moderne tecniche di praticoltura, dell’allevamento e dell’industria casearia. Nei dintorni del paese si trova il magnifico bosco di Silva Manna che si stende dalle sponde del ` percorso da numerosi rio Picarolu ed e sentieri. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI La ` importante e ` quella dedicata festa piu a San Cristoforo, il santo patrono, e si svolge in due distinti momenti: il 28 ` molto antica, aprile e il 28 settembre. E probabilmente risale ai tempi della fondazione del paese.
Monumenti naturali della Sardegna Con la L.R. n. 31 del 1989, con la quale vennero individuati nel territorio della Sardegna i parchi naturali, le riserve naturali, le aree di rilevante interesse naturalistico, sono stati individuati anche alcuni siti che sono stati dichiarati ‘‘monumenti naturali della Sardegna’’. In particolare, si tratta di 23 siti distribuiti su tutto il territorio dell’isola. 1. Arco dell’Angelo. Situato nella valle del rio Cannas, prende il nome da un ` attraversato dalla S.S. passo che e ` posto ai margini ‘‘Orientale sarda’’. E di un precipizio, circondato da pareti di granito rosa, che formano un insieme di guglie e di roccioni di grande effetto paesaggistico, uno dei quali, ` il che sembra la statua di un angelo, da nome alla roccia. 2. I basalti colonnari di Guspini. I roccioni, posti alle porte del paese, hanno un’origine effusiva e rivestono un grande interesse naturalistico.
` un’insena3. Canal grande a Nebida. E tura che si apre nella costa di Masua, caratterizzata da pareti di calcare rossiccio che si elevano a picco sul mare; ` ricchissima di fossili e per un la zona e certo periodo di tempo fu un approdo usato per il caricamento dei materiali ` diventato un sidelle miniere. Oggi e curo richiamo turistico di incomparabile bellezza. 4. Pan di zucchero e Faraglioni. Gruppo ` impodi rocce, dette Faraglioni, la piu nente delle quali, nota come Pan di zucchero, raggiunge i 132 m sul livello del mare. Questi roccioni, che sorgono dalle onde lungo la costa di fronte a Masua, creano un indescrivibile contrasto tra il loro incredibile colore bianco, dovuto al calcare dal quale sono formati, e l’azzurro limpido delle acque. ` un promontorio grani5. Capo d’Orso. E ` postico nella costa sopra Palau, dove e sibile ammirare una roccia sagomata dal vento in forma di orso, conosciuta ` antichi navigatori del Mediterdai piu raneo (ne parla Claudio Tolomeo, sec. II). 6. La colata di Gollei. Situata nel territorio dei comuni di Dorgali e di Oliena, ` un tavolato basaltico che poggia su e una base di granito, con un contorno a canne d’organo alte mediamente 20 m, di grande suggestione e bellezza. 7. Colonne di Carloforte. Si tratta di colonne trachitiche, alte circa 20 m, che si ergono dal mare lungo la costa meridionale dell’isola di San Pietro. Di origine antichissima, hanno assunto l’attuale forma in seguito all’erosione dell’acqua e dei venti. 8. Crateri vulcanici del Meilogu. In un’area compresa nei territori dei comuni di Borutta, Giave, Ploaghe, Siligo e ` verifiThiesi, durante il Cenozoico si e cata una serie di eruzioni che ha prodotto una colata lavica che si trova in
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Monumenti naturali della Sardegna cima alle colline circostanti e protegge le rocce sottostanti con piatti cappelli di basalto; il paesaggio, inconsueto per la Sardegna, nasce dal contrasto tra un ambiente ricco di pascoli e sugherete e ` delle colline assolutamente la sommita priva di vegetazione. ` un 9. Domo andesitico di Acquafredda. E cono vulcanico del Cixerri formato da trachiandesiti su cui fu costruito il castello medioevale di Acquafredda. Esso si staglia imponente sulla pianura circostante nei pressi di Siliqua, offrendo una vista di grande suggestione. 10. Le grotte litoranee della costa tra Baunei e Dorgali. Sono alcune grotte, ` famosa e ` quella detta tra le quali la piu del Bue Marino, che si aprono sul litorale; sono considerate uno degli ultimi rifugi della foca monaca. ` il piu ` imponente 11. La Perdaliana. E dei tacchi calcarei che sorgono tra la Barbagia di Seulo e quella di Belvı`, a sud del massiccio del Gennargentu. Raggiunge i 1293 m sul livello del mare e si staglia imponente sulla pianura circostante, ricca di prati e di boschi di leccio. Di particolare bellezza, si offre allo sguardo di coloro che pro` consivengono dalla strada di Seui. E derato il simbolo della regione, legato ad antiche leggende sugli Iliesi, popolo ribelle alla dominazione romana: negli ` stato quasi assunto a moultimi anni e numento-mito della ‘‘nazione sarda’’. ` il monolito gra12. Monte Pulchiana. E ` grande della Sardegna, in nitico piu territorio di Aggius. Ha una base di 120 m e un’altezza di 110 m: termina con una grande cupola che domina il paesaggio circostante ricco di una infi` varieta ` di roccioni di granito dalle nita ` disparate. Immerso in queforme piu ` possibile raggiungerlo st’ambiente, e solo da sentieri conosciuti dai cavatori di granito. ` un rilievo calcareo a 13. Monte Texile. E
forma di sgabello che sovrasta Aritzo, situato nelle campagne di Tonara, situato entro un complesso di rilievi di ` ricchissimo di grande suggestione; e fossili. 14. Gli olivastri di Santa Maria Navar` un gruppo di piante di olivastro rese. E dalle proporzioni enormi, che crescono alla periferia del piccolo centro. ` Probabilmente sono gli olivastri piu antichi d’Europa; uno di essi raggiunge l’inedita altezza di 15 m. 15. Rupe di Agugliastra. Conosciuta an` posta lungo le che come Perda Longa, e coste di Baunei a sud del capo di Monte Santu; si erge isolata con i suoi 128 m sul livello del mare, con effetto spettacolare. ` un arco naturale, risul16. S’Archittu. E tato dell’erosione dell’acqua del mare, che si trova lungo le coste di Santa Caterina di Pittinuri. ` una grande e 17. Scala di San Giorgio. E stretta gola sovrastata da pareti rocciose posta in agro di Osini: il suo attra` un’esperienza emozioversamento e nante. ` una dolina enorme 18. Su Sermone. E in territorio di Orgosolo, larga 500 m e profonda 200 m. Fu probabilmente originata dallo sfondamento della volta di ` carsica: presenta pareti che una cavita sprofondano a picco e rendono diffi` poscile l’accesso al suo interno, dove e sibile trovare tassi antichissimi e altri rari endemismi. ` una voragine a 19. Su sturru ’e Golgo. E ` di 270 m forma di imbuto profonda piu ` che si trova nel territorio di Baunei. E ` profondo considerato l’abisso piu d’Europa, habitat naturale del geotritone sardo. ` un bosco di 20. Sos Nı`beros di Bono. E ` tassi millenari, situato in prossimita del monte Rasu; ha una superficie di qualche ettaro. 21. Tronchi fossili di Zuri. Sono tronchi
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Mor fossili che provengono dalla foresta di Montigu Abile di Zuri, attualmente collocati nella piazza di Santa Maria a Soddı`. Sono alberi delle specie Palmaxion e Dombeyoxilon che rimasero pietrificati in conseguenza di un’eruzione verificatasi 20 milioni di anni fa. La fo` attualmente sommersa dalle acresta e ´ molti dei que del lago Omodeo, sicche tronchi rimasti in loco riemergono nei `. periodi di siccita 22. Valle del rio Pardu. Ricca di schisti, ` posta nel territorio dei comuni di e Gairo, Jerzu, Osini e Ulassai. Racchiusa tra imponenti pareti di calcare mesozoico, offre una straordinaria visione. 23. Vette dei sette Fratelli. All’interno dell’omonimo Parco naturale, sette roccioni di granito hanno assunto l’attuale aspetto in seguito all’erosione del vento; le loro creste si ammirano a nord-est da Cagliari.
Mor, Carlo Guido Storico del diritto (Milano 1903-Cividale 1990). Dopo la laurea intraprese la carriera universitaria e dal 1934 fu professore di Storia del Diritto italiano presso le Univer` di Ferrara, Cagliari, Trieste, Mosita dena, Padova. Studioso delle istituzioni dell’Alto Medioevo italiano, ha dedicato importanti saggi alla storia delle istituzioni sarde, in gran parte suggeriti dal soggiorno universitario ` degli nell’isola, nella seconda meta anni Trenta. Tra i suoi scritti: Sul commento di Girolamo Olives giureconsulto sardo del sec. XVI alla Carta de Logu di Eleonora d’Arborea, in ‘‘Testi e documenti per la storia del Diritto agrario in Sardegna’’, 1938; Le leggi sulle Chiudende, in Atti del II Congresso nazionale di Diritto agrario, 1939; In tema di origini: vescovadi e giudicati in Sardegna, in Studi storici e giuridici in onore di Antonio Era, 1963; Aspetti dell’agricoltura sarda nella legislazione del secolo XIV,
in Tra il passato e l’avvenire. Studi storici sull’agricoltura sarda in onore di Antonio Segni, 1965; Sicilia e Sardegna: due momenti di economia agraria, ‘‘Settimane di studio del Centro italiano di Studi sull’Alto Medioevo’’, XIII, 1966.
Mora Famiglia aragonese (sec. XVI). Le sue notizie in Sardegna risalgono alla ` del secolo XVI, quando a prima meta Cagliari viveva un Pietro che fu tra i protagonisti della vita finanziaria ` e riuscı` ad acquistare alcuni della citta feudi. Colpito da un’improvvisa crisi fi`i nanziaria nei suoi ultimi anni, lascio figli in una difficile situazione per cui furono costretti a vendere gradualmente i feudi. Si estinsero probabilmente prima della fine del secolo.
Mora, Pietro Gentiluomo cagliaritano ` sec. XV-ivi (Cagliari, seconda meta 1554). Immischiato in una complessa ` da Nirete di affari, nel 1533 acquisto ` Torresani la scrivania del vicacolo riato reale di Cagliari, ufficio che gli consentı` di incrementare le sue dispo` finanziarie e gli consentı` di nibilita prestare i suoi capitali a forti tassi di interesse. Dopo essere stato eletto consigliere di Cagliari nel 1535, nel 1537, ` dai unitamente ai Torresani, acquisto Cardona il grande feudo di Canales con ` assieme ai suoi Sedilo, che amministro ` dal fisco anche soci. Nel 1546 acquisto il feudo di Serdiana; le sue condizioni ` , vennero improvvisafinanziarie, pero ´ mente meno, probabilmente perche travolto dalla crisi finanziaria dei Dedoni, suoi parenti a cui aveva prestato ingenti somme.
Morace, Aldo Maria Storico della letteratura italiana (n. Reggio Calabria 1950). Impegnato nello studio di numerosi autori di livello nazionale, ha approfondito in particolare l’analisi degli scrittori calabresi, tra i quali Corrado Alvaro. Ordinario di Letteratuta ` di Sassari, italiana presso l’Universita
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Moravetti si sta occupando in questi anni anche degli scrittori sardi e di opere ambientate in Sardegna. Ha curato la riedizione dei romanzi La veranda di Salvatore Satta, 2002, Il proscritto di Claudio Varese, 2004, Il segreto dell’uomo solitario di Grazia Deledda, 2005. Ha contribuito allo studio di Salvatore Farina col saggio Un’amicizia non incrinata dal dissenso: Farina lettore di Capuana e di Verga, 2001; ha scritto l’introduzione per la nuova edizione di Preziosa di Sanluri di Claudio Varese, 2002.
gio Struttura dell’Archivio comunale di Cagliari come aspetto della cultura cittadina nel sec. XVII, in Arte e cultura del ’600 e del ’700 in Sardegna (a cura di Tatiana Kirova), 1984.
Morasco, Giovanni Uomo d’armi (Cor-
medioevale che faceva parte del giudicato di Cagliari, compreso nella curatoria di Nuraminis. Era posto a poca distanza dall’attuale abitato di Nuraminis. Quando il giudicato fu debellato, nella divisione del 1258 fu incluso nei territori toccati ai conti di Capraia. ` completaNel Trecento si spopolo mente e scomparve.
` sec. XIV-Sassari, sica, prima meta dopo 1350). Quando nel 1349 Sassari fu assediata dai Doria, contribuı` alla difesa con grande valore per cui fu ricompensato con l’assegnazione delle rendite del villaggio di Villafranca d’Erice nella curatoria di Montes. Quando ` la prima guerra tra Mariano IV scoppio e Pietro IV non aderı` al progetto del suo conterraneo Godixello de Oliva, ` che avrebbe voluto consegnare la citta al giudice d’Arborea, e rimase fedele al re, impedendo per la seconda volta col `. La consuo valore la caduta della citta cessione delle rendite allora fu trasformata in feudo, ma egli morı` poco dopo senza lasciare eredi.
Morales, Efisio Domenicano, missio-
Morat I (o Murat) Bey di Tunisi (sec.
nario (Cagliari 1646-ivi 1691). Entrato nell’ordine dei Domenicani fu ordinato sacerdote e nel 1672 mandato nelle Filippine a evangelizzare le popolazioni selvagge di quelle isole. Risiedette dapprima a Manila, dove im` il cinese; si trasferı` quindi nel paro Tonchino. Aveva fissato la sua dimora su una barca, da cui scendeva – preferibilmente di notte – travestito da mercante europeo. Scoperto, fu arrestato e condannato a morte, ma nel giorno dell’esecuzione la comparsa di una cometa (la cometa del 1680) atterrı` i suoi persecutori che lo liberarono. Tornato in Europa, si stabilı` a Cagliari, dove fu nominato lettore di Teologia all’Uni`. versita
XVII). Figura nel Dizionario degli uomini illustri di Sardegna del Tola come nato in Sardegna. Rapito da corsari barbareschi e fatto schiavo, prese il ` . Si arnome di un Morat che lo libero ` agli amricchı` rapidamente e si lego bienti del bey Cara-Osman; alla morte del successore di questo divenne bey a ` per 13 anni. Suo figlio sua volta. Regno Mohamet fu anch’egli bey, ma il figlio di questi, un Morat (o Amurat) II pro` la ribellione dei sudditi. Tornato voco al potere, fu ucciso verso il 1695 dal capo delle sue guardie personali. Con lui si estinse la famiglia.
Moracesus Antico villaggio di origine
Morando, Maria Claudia Studiosa di storia (n. sec. XX). Dopo essersi lau` funzionario reata in Lettere, dal 1983 e della Soprintendenza archivistica della Sardegna. Ha al suo attivo il sag-
Moravetti, Alberto Archeologo (n. Mi` delano 1942). Conseguita la laurea si e dicato alla carriera universitaria; al` dilievo di Giovanni Lilliu, dal 1980 e ventato ricercatore di Preistoria e Pro` professore ortostoria, e attualmente e ` di Sassari. dinario presso l’Universita Ha approfondito in particolare lo stu-
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Morel dio della cultura di Monte Claro e tra il 1976 e il 1989 ha condotto numerose campagne di scavo in importanti siti, scavando in particolare a Monte Baranta, tra il 1976 e il 1989 nel villaggio nuragico di Palmavera, dal 1989 nella ` necropoli a ipogei di Santu Pedru. E autore di numerosi interessanti studi, tra i quali sono dedicati alla Sardegna ` S. AntoNecropoli romana in localita nio- Ossi, in Nuove testimonianze archeologiche della Sardegna centro-settentrionale, 1976; Nuove scoperte nel villaggio nuragico di Palmavera, ‘‘Rivista di Scienze preistoriche’’, XXXII, 1977; sei schede nel catalogo Sardegna centro-orientale dal Neolitico alla fine del mondo antico; Monumenti scavi e scoperte nel territorio di Ploaghe, in Contributi su Giovanni Spano 1803-1878, 1979; tre schede nel Notiziario della ‘‘Rivista di Scienze preistoriche’’, XXXIV, 1-2, 1979: Monte Baranta, Monte Ossoni, Palmavera; Riparo sotto roccia con petro` Frattale (Oliena), in Atti glifi in localita della XXII Riunione scientifica dell’Istituto italiano di Preistoria e Protostoria nella Sardegna centro-settentrionale, 1980; Nuovi modellini di torri nuragiche, ‘‘Bollettino d’Arte’’, 7, 1980; quattro schede in Dorgali. Documenti archeologici, 1980: Tombe di giganti nel Dorgalese, Fonte nuragica di S’Ulumu, Nuovi materiali della voragine di Ispinigoli, Grotta di Malos Pedes; Note agli scavi nel complesso megalitico di Monte Baranta, ‘‘Rivista delle Scienze preistoriche’’, XXXVI, 1-2, 1981; Le tombe e l’ideologia funeraria, in Sardegna preistorica, 1985; La tomba di giganti di Palatu (Birori), ‘‘Nuovo Bullettino archeologico sardo’’, 1984, 1, 1985; Statue menhirs in una tomba di giganti del Marghine, ‘‘Nuovo Bullettino archeologico sardo’’, 1986; Il nuraghe di S. Antine di Torralba. Architettura, in Il nuraghe di S. Antine nel Logudoro Meilogu (a
cura di A. Moravetti), 1988; Nota preliminare agli scavi del nuraghe Santa Barbara di Macomer, ‘‘Nuovo Bullettino archeologico sardo’’, 3, 1990; Il complesso nuragico di Palmavera, 1992; La tomba II della necropoli ipogeica di S. Pedru-Alghero, in Sardinia antiqua. Studi in onore di P. Meloni per il suo 70º compleanno, 1992; Testimonianze di preistoria e di protostoria nel Marghine e nella Planargia, in Archeologia e ambiente naturale. Prospettive di cooperazione tra le autonomie locali nel sud dell’Europa, 1993; Testimonianze archeologiche sul territorio di Monti, in Da Olbı`a a Olbia. 2500 anni di storia di ` mediterranea, I (a cura di Attiuna citta lio Mastino e Paola Ruggeri), 1996; Tombe dolmeniche della Sardegna prenuragica, in The Sections of the XIII international Congress of Prehistoric and Protohistoric Sciences, 1996; Il complesso prenuragico di Monte Baranta, 2000; Il santuario nuragico di Santa Cristina, 2003.
Morel, Jean Paul Archeologo (n. Francia 1934). Professore presso l’Univer` della Provenza, nel 1985 ha partesita cipato al I Convegno di studi di Selargius sui rapporti tra la Sardegna e i paesi del Mediterraneo tra il secondo ` la e il I millennio a.C., in cui presento comunicazione I rapporti tra Sardegna, Fenicio-Punici, Etruschi e Greci visti dalla Gallia e da Cartagine, ora in Un millennio di relazioni fra la Sardegna e i paesi del Mediterraneo. Atti del I Convegno di studi di Selargius 1985: ‘‘So` e cultura in Sardegna nei periodi cieta orientalizzante e arcaico’’, 1986.
Morella Nome generico di piante della famiglia delle Solanacee. La m. di Sodoma (Solanum sodomaeum L.), perenne, forma fitti cespugli dal fusto legnoso, eretto e spinoso, molto ramificato, con foglie profondamente lobate e spinescenti lungo le nervature; i fiori
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Mores sono a 5 petali uniti, con stami gialli centrali molto evidenti; il frutto verde ricorda una piccola anguria, a matu` e ` giallo intenso e persiste sulla rita pianta anche dopo la caduta delle foglie. Diffusissima, cresce in terreni incolti e ai bordi delle strade nelle zone costiere della Sardegna centro-meri` una pianta velenosa. Nomi dionale. E sardi: pilardedda (Cagliari); tomata aresti, tumata burda (logudorese); tomata de margiani (campidanese). [MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]
Morello, Vincenzo Giornalista (Bagnara Calabra 1860-Roma 1933). Dopo le prime esperienze a Napoli si trasferı` ` nella redazione di a Roma, dove entro ‘‘Don Chisciotte’’ e in quella di ‘‘La Tribuna’’, occupandosi di problemi politici. Tra i suoi numerosi articoli, L’opera dell’avv. Francesco Cocco Ortu, ‘‘L’Unione sarda’’, 1901.
Morera, Albino Religioso (Caprile 1871-Moncrivello 1952). Vescovo di Ampurias e Tempio dal 1923 al 1950. Ordinato sacerdote, fu per anni parroco di Caresana. Nel 1923 fu nominato vescovo di Tempio: preso possesso della ` totalmente, prodiocesi vi si impegno muovendone lo sviluppo per alcuni decenni. Nel 1950 a causa della salute malferma fu costretto a dimettersi.
Mores Comune della provincia di Sas` monsari, compreso nella VI Comunita tana, con 2062 abitanti (al 2004), posto a 366 m sul livello del mare a pochi chilometri dalla superstrada CagliariSassari. Regione storica: Montacuto. Archidiocesi di Sassari. & TERRITORIO Il territorio comunale, di forma grosso modo triangolare, si estende per 95,08 km2 e confina a nord con Ardara, a est con Ozieri e Ittireddu, a sud con Bonorva e a ovest con Torralba, Bonnanaro e Siligo. Si tratta di una regione in parte di basse colline, dominata a nord-ovest dalla caratteri-
stica massa troncoconica del monte Santo (733 m), in parte costituita dalla piana di Chilivani e Ozieri. Terre dunque adatte sia all’allevamento che alle coltivazioni, nelle quali strade e ferro`. Alcuni vie corrono con relativa facilita corsi d’acqua che scorrono a nord e a sud dell’abitato vanno a confluire a oriente, nel Coghinas. Il paese si trova lungo la statale 128 bis, che collega la superstrada Cagliari-Sassari a Ozieri; da questa si distaccano rami secondari per Ardara e Chilivani a nord, per Ittireddu e il Goceano a sud. A 5 km dal paese si trova la stazione lungo la linea ferroviaria Macomer-Chilivani, oggi scarsamente utilizzata. & STORIA Il villaggio ha origini punico-romane; nel Medioevo faceva parte del giudicato di Torres ed era compreso nella curatoria dell’Oppia, un territorio del quale la famiglia genovese dei Doria si era impadronita dopo l’estinzione della famiglia giudi` a far parte cale di Torres. Cosı` M. entro ´ essi avedel loro piccolo stato e poiche vano prestato omaggio al re d’Aragona, dopo la conquista dell’isola, fu compreso nel Regnum Sardiniae. Nel 1325 ` i Doria si ribellarono all’autorita ` pero del re e M. fu coinvolto nelle operazioni militari: nel 1330 fu assalito e danneggiato dalle truppe di Raimondo ` a rimanere in Cardona ma continuo ` scoppio ` mano ai Doria. Quando pero la guerra con Pietro IV per il possesso di Alghero il villaggio fu assalito da truppe del giudice d’Arborea, allora alleato del re, e conquistato. Comunque, ` , torno ` ai Doria. concluse le ostilita ` nel 1364 scoppio ` la seQuando pero conda guerra tra Mariano IV e Pietro IV fu occupato dalle truppe arborensi e di fatto annesso al giudicato d’Arborea. Rimase in loro mani fino al crollo del giudicato. Nel 1421 fu incluso nel grande feudo concesso a Bernardo
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Mores Centelles il cui figlio Francesco Gilaberto nel 1442 lo vendette a Franceschino Saba (=). Dopo la rovina finanziaria dei suoi discendenti nel 1455 M. ` a far fu venduto all’asta e nel 1479 entro parte del patrimonio feudale dei Vilamarı`. Questi nel 1547 lo vendettero ad Antonio Virde che negli anni seguenti ` per bonificare il territorio si adopero circostante e potenziarne l’agricoltura; estinti i Virde, il villaggio fu ereditato alla fine del secolo XVI dalla famiglia Manca i cui componenti nel 1614 ottennero il titolo di marchesi di M. Nel corso del secolo XVII, con i nuovi feudatari, il villaggio si arricchı` della parrocchiale che essi vi fecero costruire, ma il rapporto tra loro e la co` di villaggio nel corso degli anni munita ` . Infatti essi avevano modifisi rovino cato radicalmente il sistema di elezione del majore che finı` per essere scelto direttamente dal feudatario e adottarono criteri di discriminazione nell’esazione dei tributi feudali che spesso affidavano a terzi, dal comportamento non sempre limpido. La popo` a mostrarsi inlazione cosı` comincio sofferente e per quanto agli inizi del secolo XVIII i Manca avessero fatto costruire il convento dei Cappuccini, che avevano finanziato completamente, i ` di villaggio si rapporti con la comunita guastarono ulteriormente. D’altra parte il villaggio attraversava un buon momento economico anche grazie alla costituzione del Monte granatico e i balzelli feudali cominciarono a essere considerati un inutile peso e una limitazione allo sviluppo dell’agricoltura. Nel 1771 poi fu costituito il Consiglio comunitativo che contribuı` a rendere ` consapevoli gli abitanti del ancora piu ` di porre fine a villaggio della necessita quell’anacronistico vincolo; cosı` quando nel 1795 scoppiarono i moti antifeudali, gli abitanti di M. assalirono il
Palazzo baronale e danneggiarono gravemente l’azienda del marchese. Gli anni successivi passarono in un clima di crescente tensione; nel 1821 il villaggio fu incluso nella provincia di Ozieri e nel 1838 finalmente riuscı` a riscattarsi dalla dipendenza feudale. Del periodo abbiamo la testimonianza di Vittorio Angius: «Nell’anno 1839 si numeravano in M. anime 2116, nelle quali erano maggiori d’anni 20, maschi 770, femmine 790; minori, maschi 276, femmine 280, in famiglie 530. Si computarono comuni in un decennio; nascite 65, morti 40, matrimoni 17. Le malattie ` frequenti sono i dolori laterali e le piu febbri perniciose e intermittenti. Le ` lunghe sono a’ 65 anni. Profesvite piu sioni. De’ moresi 500 sono applicati all’agricoltura, 250 alla pastorizia, 60 ad arti meccaniche o al negozio. Quindi sono notai 6, medico 1, chirurgo 1, farmacista 1, levatrice 1. Le donne filano e tessono il lino e la lana, e fanno opere di qualche pregio. Si lavora in circa 500 ´ non vi ha casa che non abtelai, perche bia il suo. Tingono i panni in giallo con la pianta detta comunemente truvusciu, in rosso con quella che dicono retiu, in nero con l’alno. Dominano fra’ moresi nell’inverno le polmoniti ed i reumatismi, nell’estate e nell’autunno le periodiche complicate, le affezioni gastro-epatiche, e talvolta scrofole. Vi ` stabilita la scuola di prima istrue zione, che frequentasi da circa 35 fanciulli col solito poco o nessun profitto. Le persone che sappian leggere e scrivere forse non sommano a un centinajo, tra’ quali devonsi comprendere quelli che studiarono nelle scuole di Sassari o di Ozieri. Agricoltura. Comec´ il terreno sia idoneo e molto spache zioso, quest’arte non ha ancora preso tra’ moresi quell’incremento, che concedono queste condizioni. Restano grandi tratti incolti, che darebbero
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Mores messi opime e ottimi frutti; e restano molti poltroneggiando che potrebbero produrre e accrescer la propria fortuna. Questi paesani, come generalmente gli altri di altrove, tengonsi forti `, e a chi nella massima della specialita li esorta a impiegar le vacanze che hanno dalle occupazioni ordinarie ripetono – Omniunu in sa arte sua – Ciascuno il suo mestiere. Principalmente i pastori contentissimi del lungo oziare, vaneggiare, o dannificare, sono cosı` esclusivi che crederebbero mancare troppo a se stessi se togliessero la vanga, o governassero l’aratro, o maneggiassero la falce, e rinunziassero anche momentaneamente al caro privilegio del far niente. Rappresentate loro che col lavoro saranno men miserabili, ed essi vi risponderanno: Me nde ` ere (me ne dia Iddet Deus, e nd’hapo-ha `). Le ordinarie quantita ` di dio e ne avro seminagione sono le seguenti, starelli di grano 1750, d’orzo 870, di fave 300, di legumi 60, di granone 40, di lino 120. La ` come nelle terre di fruttificazione e mediocre potenza, e questo avviene ` , ma piu ` veranon per debole fecondita mente per mancanza di opera e di metodo. Pastorizia. I moresi nutrono vacche, capre, pecore, porci, cavalli, giumenti; le quali specie nell’anno sunnotato aveano tanti capi quanti qui segno: bestiame manso, buoi per l’agricoltura 600, vacche manalite (manse) 350, cavalli e cavalle 250, giumenti 415; bestiame rude, vacche 2000, pecore 7200, capre 1100, porci 1500, cavalle 200». Quando nel 1848 furono abolite le pro` a far parte della divisione vince entro amministrativa di Sassari e dal 1859 dell’omonima ricostituita provincia. & ECONOMIA L’attivita ` di base della ` l’agricoltura, in partisua economia e colare la frutticoltura, la viticoltura, l’olivicoltura; vi si pratica anche l’allevamento del bestiame, in particolare
quello bovino e ovino e in misura minore il suino. Negli ultimi decenni si ` industa sviluppando anche l’attivita striale che si basa soprattutto sulle at` lattiero-casearie e su un certo tivita numero di imprese per la produzione dei mobili, dei materiali per l’edilizia e ` discretamente dell’abbigliamento. E sviluppata la rete di distribuzione commerciale. Vi operano anche un al` colbergo e un ristorante. Servizi. M. e legato da autolinee agli altri centri ` dotato di stazione della provincia. E dei Carabinieri, medico, guardia medica, farmacia, scuola dell’obbligo, sportello bancario. Possiede la Biblioteca comunale. & DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 2113 unita di cui stranieri 23; maschi 1023; femmine 1090; famiglie 834. La tendenza complessiva rivelava una sostanziale ` della popolazione, con morti stabilita per anno 21 e nati 19; cancellati dall’anagrafe 45 sono e nuovi iscritti 48. Tra i principali indicatori economici: imponibile medio IRPEF 12 891 in migliaia di lire; versamenti ICI 867; aziende agricole 363; imprese commerciali 107; esercizi pubblici 17; esercizi all’ingrosso 3; esercizi al dettaglio 33; ambulanti 6. Tra gli indicatori sociali: occupati 566; disoccupati 84; inoccupati 149; laureati 27; diplomati 198; con licenza media 630; con licenza elementare 756; analfabeti 52; automezzi circolanti 734; abbonamenti TV 579. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il suo territorio conserva numerosi siti di grande valore archeologico a partire dal periodo prenuragico al quale in particolare vanno riferite le domus de janas del monte Lachesos nella grotta di San Marco: si tratta di una sepoltura risalente al periodo della cultura di Ozieri, al cui interno sono stati trovati alcuni graffiti che probabilmente rap-
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Mores presentano una figura umana stilizzata e lo schema di una capanna rotonda. Il ` considerato dolmen di Sa Coveccada e ` importanti di tutta l’area metra i piu diterranea, sia per le notevoli dimen´ rappresenta una fase sioni, sia perche dell’evoluzione verso le forme della Tomba di giganti che verranno adottate in seguito. Vi sono anche altre do` di Su Crastu mus de janas nelle localita de Sa Femina e di Su Crastu Pertuntu. Ricche sono le testimonianze del periodo nuragico, in particolare con i nuraghi Agos, Benostu, Cuguttada, Fumu, Funtana Salida, Ispaduleddas, Mannu, Mendulas, Nortulas, Nuraghetta, Poddighe, Ranas, Ruju, Sa Punta de Mastros, Sa Tanca de Su Duca, Sos Jastazzos, Su Cantaru, Suldu, Tres Nuraghes. ` interessante e ` Tra tutti il sito piu quello del complesso di Sa Cuguttada che sorge in regione Tanca de Su Duca alla confluenza del Tichiddesu col rio ` costituito da due nuraghi e Mannu. E da un villaggio nuragico che sorgono lungo il pendio che conduce in cima al colle. Il primo nuraghe, detto di Sa Cu` del tipo monotorre, protetto guttada, e da una possente muraglia che lo circonda e dalla quale si accede all’interno dove si apre una camera oblunga con quattro nicchie. A poca distanza sorgono il villaggio nuragico con capanne circolari e il secondo nuraghe, detto Ranas. Anche il sito di Tres Nuraghes che si trova sull’altipiano del rio ` di notevole interesse: e ` costiMannu e tuito da un grande nuraghe trilobato circondato dai resti di un importante villaggio nuragico. Di grande interesse sono anche i siti di Montigu de Conzas, Su Padru, Rischeddu ’e Sole, Ingiuri; ` ricco di testimonianze e ` di tutti il piu quello di Padru ’e Santa Maria: il com` situato nella localita ` omoplesso e nima, a breve distanza dall’abitato, ed ` costituito dai resti di un vasto centro e
di origine romana risalente ai secoli II` possibile distinIII d.C. nel quale e guere le terme, l’acquedotto e altri edifici in laterizi. Il complesso si sarebbe sviluppato intorno a una villa rustica e sarebbe identificabile con Hafa, centro che assunse notevole rilievo nel si` imperiale. Alle stema viario di eta falde del monte Santo si trova Su Crastu de Sant’Eliseu, un masso erratico ` del pendio, fu che, fermatosi a meta utilizzato dapprima per scavarvi delle domus de janas; queste furono in seguito ampliate e, con l’avvento del Cristianesimo, trasformate in una chiesetta rupestre. Dal suo interno si gode la vista di tutta la piana sottostante. & PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE Il nucleo originario del villaggio ha mantenuto il suo assetto tradizionale, lungo le sue strade si affacciano ` piani a le tipiche case in pietra a piu palatu, ossia palazzina, proprie del Logudoro, alcune delle quali con pretese di eleganza. Punto di riferimento del` la chiesa di Santa Caterina, l’abitato e parrocchiale iniziata a opera dei Manca nel 1630 e completata con la costruzione della facciata nel 1670. L’edi` completato dal campanile proficio e gettato da Salvatore Calvia, allievo a Torino dell’Antonelli, e considerato il ` alto della Sardegna. In stile neopiu classico, ha struttura elegante e articolata, arricchita da statue e decorazioni. Altri edifici importanti nel tessuto urbano sono la chiesa di Sant’Antonio da Padova, costruita nel secolo XVII e dedicata a San Pietro in Vincoli; nel corso ` a del secolo il feudatario la intitolo ` generosaSant’Antonio e ne miglioro mente le strutture. Ha l’impianto a una navata completata da alcune cappelle. Nelle vicinanze dell’abitato sorge inoltre Santa Lucia, una chiesa ` Lachesos; nel Medioposta in localita evo era dedicata a San Leonardo e pro-
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Mores babilmente era la parrocchiale dell’omonimo villaggio scomparso. Ha un impianto a una sola navata e la copertura in legno, conserva al proprio interno un fonte battesimale di pregevole fattura. San Biagio del Monte, chiesa costruita nel secolo XII in forme romaniche, era la parrocchia del villaggio di Lachesos poi scomparso; quando fu abbandonato la chiesa decadde e nel corso dei secoli successivi ` in rovina, attualmente ne restano ando pochi ruderi. Infine la chiesa di San Giovanni Battista costruita nel secolo XI in forme romaniche sorge nelle vicinanze dell’abitato; nei secoli successivi fu ampliata e rimaneggiata e nell’ultimo intervento fatto nel corso del XVII ha assunto le forme attuali; ha una sola navata e all’esterno conserva dei lunghi loggiati che ne seguono i ` anche Nolati. Di grande interesse e stra Signora di Todorache, chiesa che sorge a qualche chilometro dall’abitato; costruita nel secolo XV come parrocchiale del villaggio scomparso di ` volte nel Todorache, fu modificata piu corso dei secoli successivi e recente` stata restaurata radicalmente. mente e Al suo interno una scritta in sardo riferisce dell’arrivo dell’epidemia di peste ` l’abbandono del villagche determino gio. Interessanti infine i resti del castello di Montesanto, fortezza fatta costruire dai Doria quando, dopo l’estinzione della famiglia giudicale di Torres, si impadronirono della curatoria dell’Oppia. Sorgeva sul monte omonimo poco distante dalla chiesa di Sant’Elia e Sant’Enoch; ebbe una notevole importanza strategica e dopo la conquista aragonese fu uno dei punti di forza dei Doria nelle loro guerre contro gli Aragonesi. Caduto il giudicato d’Arborea, il castello fu abbandonato e cadde in rovina; i suoi ruderi nel corso dell’Ottocento furono attestati dall’ar-
cheologo Giovanni Spano. Attualmente sono di difficile identificazione, ma i resti di alcuni muri interrati in prossi` della chiesa di Sant’Elia potrebmita bero essere identificati con essi e comunque consigliano una ricognizione archeologica del sito. La chiesa di Sant’Elia e Sant’Enoch, nei pressi della quale si trovano le rovine di un con` meta di pellegrini vento benedettino, e il lunedı` di Pasqua. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI La festa di San Giovanni si tiene nei pressi della chiesa omonima dove, dopo una processione che si svolge a mezzanotte, avviene il rito dell’immersione dei piedi da parte dei fedeli in una fontana in funzione purificatoria. Gli abitanti di M. conservano gli antichi costumi. L’abbigliamento tradizionale, che un tempo costituiva il modo di vestire abi` utilizzato solo in occasione tuale, oggi e delle grandi feste e nelle sfilate. L’abito ` di due tipi: quello della femminile e sposa e quello popolare che veniva indossato nella vita di tutti i giorni. Que` costituito da una camicia di st’ultimo e tela di cotone bianca (sa camisa) e da una gonna scampanata di lana operata nera (sa unnedda); sopra la camicia si indossano il busto molto ridotto di broccato chiuso da nastri rossi; sopra la gonna un grembiule di raso rosso ` ricco ovviavino a fiori cangianti. Piu ` mente l’abbigliamento della sposa: e costituito da una giacca di seta nera lavorata con maniche strette e chiusa fino al collo da bottoni di corallo scuro, e da una gonna scampanata identica a quella del costume popolare. L’abbi` completato da un fazzogliamento e letto di seta bianca. L’abito tradizio` costituito da una caminale maschile e cia di tela bianca con il collo e i polsini ricamati e dai calzoni di tela bianchi (sos calzones). Sopra la camicia si indossano un gilet di velluto nero (su co-
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Moretta rittu) a doppio petto chiuso da due file di bottoni neri. Completa il tutto una giacca di orbace nero ampia e corta e con il cappuccio (sa cappottina). Sopra i calzoni vengono indossati un gonnellino di orbace nero e le ghette dello stesso tessuto (is crazzas). L’abbigliamento maschile era sempre completato dalla berretta di panno nero.
cana. Morı` quando la legislatura non si era ancora conclusa.
Moretta = Zoologia della Sardegna Moretti, Leonardo Insegnante, consigliere regionale (n. Ozieri 1940). Dopo ` dedicato aver conseguito la laurea si e all’insegnamento. Cattolico impe` anche dedicato alla vita pognato, si e litica schierato nelle file della Demo` stato eletto crazia Cristiana; nel 1979 e consigliere regionale del suo partito nel collegio di Sassari per l’VIII legi` stato slatura, al termine della quale e riconfermato anche per la IX.
Moretti, Pietrina Studiosa di tradizioni popolari (sec. XX). Nel 1965 per conto ` uno studio sulla pittura del CNR inizio votiva in Italia, nel cui ambito si oc` anche degli ex voto della Sardecupo gna. Tra i suoi scritti: Poesia popolare sarda. Canti dell’Ogliastra, 1958; Ex voto della Sardegna, 1962; Wellerismi Sardi, ‘‘Rivista di Etnologia’’, XIX, 1965.
Morgana, Sergio Avvocato, uomo politico (Ozieri 1907-Sassari 1971). Consigliere regionale, deputato al Parlamento. Dopo essersi laureato in Giuri` nella magisprudenza nel 1931 entro ` nel 1944 dopo la castratura, che lascio duta del fascismo. Da quel momento prese a esercitare la professione di av` alla vita politica mivocato e si dedico litando nelle file del Partito Socialista Italiano. Nel 1949 fu eletto consigliere regionale per la I legislatura nel collegio di Sassari, ma in seguito non fu ri` , pero ` , la confermato. Non abbandono politica e nel 1968 fu eletto deputato del PSI per la V legislatura repubbli-
Morgongiori – Veduta del centro abitato.
Morgongiori Comune della provincia di Oristano, compreso nella XVII Co` montana, con 892 abitanti (al munita 2004), posto a 351 m sul livello del mare alle pendici meridionali del monte Arci. Regione storica: Parte Montis. Diocesi di Ales-Terralba. & TERRITORIO Il territorio comunale, di forma grosso modo triangolare, si estende per 45,28 km2 e confina a nord con Marrubiu e Ales, a est ancora con Ales, a sud con Pompu, Siris e Uras, a ovest con Uras e Marrubiu. Si tratta di una regione che sconfina nel Campi` costituita per la maggior dano, ma e parte dalle pendici del monte Arci che ` alti i 700-800 m. raggiunge nei punti piu Da qui alcuni piccoli corsi d’acqua si dirigono verso quelli maggiori che scorrono nella piana e si riuniscono nel rio Mogoro. Un territorio che offre ` sia all’agrinel complesso opportunita coltura che all’allevamento, e comprende anche parti ricoperte di boschi, con fonti e altre attrattive, quali le antiche cave dell’ossidiana (=), che ` per lo lasciano intravedere possibilita sviluppo turistico. Il paese si trova lungo la statale 442, che partendo da Uras si dirige verso Ales e Laconi. La ` vicina stazione ferroviaria e ` a Uras piu
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Morgongiori (10 km), lungo la linea Cagliari-Oristano. & STORIA Il territorio di M. era popo` , ma l’attuale cenlato fin dall’antichita tro abitato risale al Medioevo; faceva parte del giudicato d’Arborea ed era compreso nella curatoria di Parte Montis. Nel 1388 i suoi rappresentanti presero parte alla stipulazione della pace di Sanluri. Caduto il giudicato d’Arbo` a far parte del Regnum Sardirea entro niae e fu occupato dalle truppe di Berengario Bertran Carroz che lo avrebbe voluto annettere al suo grande feudo di Quirra. Il re preferı` farlo amministrare da funzionari reali: prima del 1430 lo incluse nei territori donati a Eleonora Manrique, sua lontana parente, ` sposa allo stesso Berenquando ando ` a far parte del gario; cosı` M. entro grande feudo di Quirra e ne condivise le vicende. I Bertran Carroz si estinsero nel 1511 con la contessa Violante ` ai Centelles, che e il villaggio passo continuarono a tenerlo fino alla loro estinzione avvenuta nel 1670. Nel corso ` un periodo di del secolo XVI M. passo notevole sviluppo: infatti la sua posizione lo aveva preservato dalle incursioni che infestavano i territori della pianura, tanto che una parte della popolazione di Uras e di Terralba, sfuggita alle loro violenze, si era rifugiata temporaneamente nel villaggio. Durante tutto questo periodo i nuovi feudatari organizzarono amministrativamente il feudo di Quirra e il villaggio fu compreso nel dipartimento, detto di Parte Montis, che fu amministrato da un funzionario baronale che prese la propria residenza a Mogoro. Nello stesso periodo venne aumentato il carico fiscale con l’introduzione di alcuni nuovi balzelli e venne limitata ` . Estinti i l’autonomia della comunita ` ai Catala ` , i quali Centelles M. passo ` nel 1766 lo dovettero cedere agli pero
Osorio. Nonostante l’inasprimento del carico fiscale, la lontananza del feudatario consentı` una certa evasione che ` all’economia del villaggio. La cogiovo `, infatti, godette di una relativa munita ` e la costruzione del Monte prosperita granatico consentı` di superare, senza danni, qualche anno di carestia. Nel corso del secolo XVIII la costituzione del Consiglio comunitativo fece nascere negli abitanti il desiderio di liberarsi dal giogo feudale. Nel 1821 fu incluso nella provincia di Busachi e nel ` dal feudatario. Di que1839 si riscatto sto periodo abbiamo la testimonianza lasciata da Vittorio Angius: «Nel 1839 erano in M. anime 811, e si distinguevano in maggiori di anni 20, maschi 265, femmine 311, e minori, maschi 111, femmine 124, che si comprendevano in famiglie 225. Professioni. Sono applicati all’agricoltura uomini 200, alla pastorizia 60, a’ mestieri 12, al negozio 10. Quindi sono a notare preti 4, flebotomi 2, levatrici 2, e notai 3. Agricoltura. Il ` molto men benigno, che nella terreno e sottoposta valle usellese; per il qual `, natural difetto, e la ignoranza, diro delle principali massime agrarie, avviene che abbiano poco frutto e tenuissimo lucro. Con maggior istruzione e diligenza sarebbe ben altrimenti. Si semina ordinariamente starelli di grano 600, d’orzo 60, di fave 80, di legumi 10, di lino 50. I prodotti sono al 7 pel grano, al 10 per l’orzo, all’8 per le fave, a 12 per i legumi. Di lino se ne raccoglie circa 6 mila manipoli. Negli orti si coltivano cipolle, cavoli, pomi d’oro, zucche, ` basta per poche famiglie. quanto pero Il suolo sarebbe ottimo a’ fruttiferi, idoneo ai castagni, a’ noci, a’ meli, e ad altre specie; non pertanto si lascia inerte al rovo e a consimili piante poco utili, e appena si possono numerare 700 individui tra pomi, peri, ficaje, susini, peschi, noci. Mentre ab-
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Morgongiori bondano gli olivastri nessuno attese a ` comprar l’olio innestarli, e chi non puo d’olivo deve servirsi di quello che traesi dalle coccole del lentisco. Se qualche uomo di senno illuminasse e ajutasse quei coloni forse non sarebbero indocili. Pastorizia. I salti di M. producono ottimi pascoli per le capre e le vacche, e se le piogge non manchino copiosi a un numero i capi molto maggior che sia l’attuale. Nelle invernate rigide i pastori discendono a’ pascoli promiscui della valle, o vanno ne’ salti di Marrubio e d’Oristano. Nell’anno sunnotato aveansi buoi 166, vacche manalite 30, majali 40, giumenti 100, cavalli 25, vacche rudi 335, capre 750, pecore 1100, porci 1000, cavalli 400. Il lattificio si pratica cosı` che i formaggi sono poco pregiati, e devonsi dare a piccol prezzo a’ negozianti di Oristano. Le vacche non danno altro ´ non si munprodotto che i feti, perche gono, e non si mungono per timore di perder i feti per mancanza di nutrimento. Ne’ salti i pastori di vacche e di capre formansi capanne temporarie solo per ripararsi dalle inclemenze atmosferiche, e non mai vi chiamano la famiglia». Dopo che nel 1848 furono ` a far parte abolite le province entro della divisione amministrativa di Cagliari e, quando nel 1859 le province furono reintrodotte, rimase legato al capoluogo. Aveva una economia flo` dell’Otrida e durante la seconda meta `. tocento la sua popolazione aumento Quando nel 1974 fu ricostituita la pro` a farne parte. vincia di Oristano, entro & ECONOMIA Le attivita ` di base della sua economia sono l’allevamento del bestiame, in particolare quello bovino e ovino, e l’agricoltura, in particolare la cerealicoltura, la frutticoltura e l’olivicoltura. Negli ultimi decenni si sta sviluppando anche una modesta atti` industriale che si basa su alcune vita
piccole imprese del settore edilizio e ` sufficientedel settore estrattivo. E mente organizzata la rete di distribuzione commerciale. Vi opera anche un agriturismo. Artigianato. Vanta un’antica tradizione la tessitura di tappeti e di arazzi eseguita utilizzando telai oriz` stata vazontali. In questi ultimi anni e lorizzata una pasta alimentare, le lorighittas (anellini), che viene confezio` collenata ancora a mano. Servizi. M. e gato da autolinee e da ferrovia agli altri ` dotato di stacentri della provincia. E zione dei Carabinieri, medico, scuola dell’obbligo. & DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 954 unita di cui stranieri 3; maschi 510; femmine 444; famiglie 312. La tendenza complessiva rivelava una diminuzione della popolazione, con morti per anno 11 e nati 2; cancellati dall’anagrafe 13 e nuovi iscritti 9. Tra i principali indicatori economici: imponibile medio IRPEF 13 837 in migliaia di lire; versamenti ICI 284; aziende agricole 158; imprese commerciali 43; esercizi pubblici 5; esercizi al dettaglio 16; ambulanti 3. Tra gli indicatori sociali: occupati 245; disoccupati 52; inoccupati 79; laureati 11; diplomati 88; con licenza media 332; con licenza elementare 282; analfabeti 108; automezzi circolanti 300; abbonamenti TV 268. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Di particolare interesse sono i siti neolitici di S’omu ’e S’Orcu e di Su Pranu che sono stazioni dove si lavorava l’ossidiana e hanno restituito una gran ` di punte di freccia e di altri quantita manufatti. Di grande interesse sono anche le domus de janas di Su Furru de Luxia Arrabiosa, il menhir e il grande tempio ipogeico in Sa Grutta de is Caombus. Il territorio conserva anche i nuraghi S’Arrideli, Su Bruncu de is Pillonis, Su Niu de sa Menga e
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Mori ` inoltre il sito di Genna Stracosciu. Vi e Funtana Majori che ha restituito numerosi reperti di epoca romana e di Sant’Arronti de is Laccus con tombe romane scavate nel calcare bianco. & PATRIMONIO ARTISTICO, CULTURALE E AMBIENTALE Il villaggio ha conservato l’impianto urbanistico tradizionale, lungo le sue strade si affacciano le tipiche case in pietra precedute da una grande corte. L’edificio di mag` la chiesa di Santa giore importanza e Maria Maddalena, parrocchiale costruita nel secolo XVIII al posto di quella di San Michele distrutta. Ha un impianto a una navata sulla quale si affacciano le cappelle laterali e il presbiterio. La facciata, che ha coronamento ricurvo, si apre su una scalinata monu` completato da un mentale; l’edificio e campanile a canna quadrata. Al proprio interno conserva l’altare maggiore in pietra, alcune statue lignee e alcuni pezzi di argenteria dei secoli XVII e XVIII. Una strada che ha inizio dall’abitato si inerpica sul monte Arci e rende possibili escursioni per raggiungere le zone a bosco, le numerose fontane e le cave dell’ossidiana. Dai ` alti la vista si apre sulla piana punti piu di Oristano, Arborea e Terralba, e si estende sino al mare dal lato occidentale, mentre spazia dalla parte opposta sulle colline della Marmilla e i numerosi villaggi che le punteggiano. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI La ` la ricorrenza piu ` festa di Santa Suia e ` ; si svolge in importante della comunita tre fasi: quella religiosa ha luogo il 30 aprile, la seconda il 17 luglio, giorno in cui vengono organizzati i festeggiamenti dall’arciconfraternita dei pastori che in tempi antichi, mediante la donazione di una pecora da parte di ciascun pastore, costituiva il ‘‘Gregge di Santa Suia’’ con il quale tutti gli anni si garantiva il pranzo ai poveri a
base di carne di pecora; la terza fase si svolge infine il 15 ottobre nella chiesetta omonima situata nel salto dedicato alla santa alle falde del monte Arci. Nel pomeriggio del 14 la statua della santa vi viene trasportata in modo singolare da una squadra di membri dell’arciconfraternita che la portano a spalle per un sentiero impervio e ripido che, partendo dalla periferia del paese, permette di superare il dosso dal quale si scende alla chie` seguito dalla setta. Il difficile tragitto e piazza della parrocchia da una folla in tripudio. Giunti in cima, i portatori si danno il cambio, mentre molti dei presenti esplodono in segno di giubilo colpi di fucile. Altri spari echeggiano quando la statua della santa giunge alla chiesetta.
Mori, Alberto Geografo (Como 1909-?, ` sec. XX). Dopo la laurea seconda meta intraprese la carriera universitaria: nominato professore di Geografia ` di Urbino, dal 1947 presso l’Universita ` di Magisi trasferı` presso la Facolta ` di Lettere di Cagliari. stero e la Facolta Nella sua nuova sede diede impulso allo studio della geografia umana e nel ` la rivista ‘‘Contributi alla 1952 fondo geografia della Sardegna’’; dal 1953 divenne professore a Pisa. Alla Sardegna ` molti scritti, sintetizzando poi i dedico risultati delle sue esperienze scientifiche nell’isola nel volume Sardegna, edito dalla UTET nel 1966, che resta la ` importante. Tra gli altri sua opera piu suoi scritti: La pesca marittima in Sardegna e la sua influenza sul popolamento del litorale, in Contributi alla Geografia della Sardegna, 1949; Vicende dell’insediamento umano in Sardegna, ` geografica ‘‘Bollettino della Societa italiana’’, VIII, 1949; La pesca marittima in Sardegna, in Comptes rendues du XVI Congre`s international de Lisbonne, III, 1950; Gli impianti idroelet-
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Moriglione trici dell’Alto Flumendosa e l’economia della Sardegna, ‘‘Bollettino della So` geografica italiana’’, 4-5, 1950; cieta Carbonia e le modificazioni del paesaggio geografico nel Sulcis settentrionale, ` d’Inge‘‘Pubblicazioni della Facolta ` di Cagliari’’, gneria dell’Universita 1950; Il popolamento costiero della Sardegna nei suoi rapporti con la pesca ma` di Letrittima, ‘‘Annali della Facolta ` di Cagliari’’, XVII, tere dell’Universita 1950; Centri temporanei in Sardegna, in Atti del XV Congresso geografico italiano, I, 1950; Centri religiosi temporanei e loro evoluzione in Sardegna, ` Elet‘‘Studi sardi’’, X-XI, 1951; Societa trica Sarda, ‘‘Studi sardi’’, X-XI, 1951; Le saline della Sardegna, collana ‘‘Memorie di geografia economica’’, III, 1951; I porti della Sardegna (con Benito Spano), collana ‘‘Memorie di geografia economica’’, VI, 1952; Aspetti dell’insediamento umano e dell’economia della Sardegna, 1957; Caratteri geograficoeconomici della Sardegna, nella guida Touring Sardegna, 1967; Strutture e co` rurali vecchie e nuove in Sardemunita ´ tudes sur l’e´volugna, in Journe´es d’E ´s rurales de la tion des communaute Corse, 1976.
Moriglione = Zoologia della Sardegna Morillo y Velarde, Giovanni Religioso ` sec. XVII-Sassari (Siruela, prima meta 1699). Arcivescovo di Sassari dal 1685 al 1699. Dottore in utroque nell’Univer` di Salamanca, sacerdote di grande sita cultura teologica, fu per anni inquisitore in Galizia. Nel 1682 venne nominato inquisitore in Sardegna e vi si trasferı` conservando anche il titolo di inquisitore in Galizia. Nel 1683 la Su` a Maprema Inquisizione lo chiamo drid per riferire, ma mentre si apprestava a lasciare l’isola fu nominato arcivescovo di Sassari nel 1685. Stabili` , governo ` con grande fertosi in citta mezza; nel 1688, in difesa del diritto
d’asilo, si oppose alla cattura di sette criminali condannati a morte in contumacia che erano riusciti a rifugiarsi in ` al vicere ´ di prouna chiesa: il re ordino cedere all’arresto, minacciando l’esilio al presule se avesse insistito nella sua posizione. Enrico Costa registra, nello stesso anno, una solenne funzione pubblica, celebrata con l’inter` , nelle princivento della Municipalita ` per ottenere la mipali porte della citta racolosa intercessione di San Narciso (=) contro una devastatrice invasione di cavallette. Nel 1694 fu incaricato di reggere ancora l’Inquisizione sarda in attesa del nuovo Fiscal.
Moris, Giuseppe Giacinto Scienziato naturalista (Orbassano 1796-Torino 1869). Conseguita la laurea, intraprese ` Bola carriera universitaria. Insegno ` di Cagliari tanica presso l’Universita dal 1822 al 1828 e fu il pioniere dello studio della flora sarda ancora non indagata con criteri scientifici. Per affrontare questo immane lavoro si avvalse della collaborazione del Lamarmora e di altri, con cui compı` numerose spedizioni nelle diverse regioni dell’isola. Successivamente si trasferı` a Torino dove, tra il 1837 e il 1859, pub` in un’opera in tre volumi fondablico mentale per la conoscenza della flora sarda il risultato delle sue ricerche (Flora sardoa seu historia plantarum in Sardinia et adiacentibus insulis vel sponte nascentium vel utilitatem latius excultarum). Suo grande merito fu anche l’introduzione nell’isola del vaccino antivaioloso, a partire dal 1819. Tra gli altri suoi scritti: De praecipuis morbis Sardiniae vel a locis vel ab aere effluentibus praelectio, 1823; Notice sur les principales maladies qui regnent dans l’ıˆle de Sardaigne, 1826; Stirpium sardoarum elenchus, 1827-1829; Ad elenchum stirpium sardoarum appen-
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Morittu dix, 1828; La coltivazione del cotone in Sardegna. Memoria, 1863.
Morisia Pianta erbacea perenne della famiglia delle Crocifere (M. monanthos Asch.). Prezioso endemismo sardocorso, deve il suo nome al naturalista Moris che per primo descrisse la flora della Sardegna. Le foglie, glabre o pelosette, sono allungate e pennato-partite in segmenti triangolari; formano una rosetta basale di circa 10 cm di diametro; tra febbraio e maggio i fiori gialli, con 4 petali e corti peduncoli, fioriscono al centro della rosetta creando una fitta macchia di colore nelle radure e nei prati umidi montani della Sardegna centro-settentrionale. Caratteristica la disseminazione: i pe`, si incurvano verso duncoli, a maturita il terreno sotterrando il seme sotto la rosetta della pianta madre. Nomi sardi: erba de oru (logudorese); tutunnu (Goceano). [MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]
Morittu, Bachisio Consigliere regionale (n. Bonorva 1939). Di idee sardi` impegnato in politica fin da gioste, si e ` stato sindaco del suo paese navane. E tale e consigliere comunale di Cagliari. ` stato eletto consigliere reNel 1984 e gionale per la IX legislatura nella lista del PSd’Az e riconfermato successiva` mente per la X. Tra il 1987 e il 1989 e stato assessore regionale ai Lavori pubblici nell’ultima giunta Melis.
Morittu, Cicito Ingegnere, uomo politico (n. Sennori 1949). Militante del PCI e in seguito del PDS e dei DS, dirigente del partito a Sassari, dove abita e ` stato consigliere regionale ha studio, e nella XII legislatura. Non candidato nel 2004, dal 2006 ha sostituito il compagno di partito Tonino Dessı` come assessore tecnico regionale alla Tutela dell’ambiente nella giunta Soru.
Morittu, Salvatore Religioso (n. Bonorva 1946). Frate francescano, prota-
gonista dell’azione per il recupero dei tossicodipendenti in Sardegna. Raccolse nel 1980 l’appello di Padre Eligio Gelmini da Bisentrate, che nel 1960 aveva creato a Milano, «tra il fumo delle ciminiere», ‘‘Mondo X’’, una delle prime associazioni per l’assistenza ai tossicodipendenti, e aveva lanciato un appello a tutti i France´ attivassero luoghi di assiscani perche stenza nelle diverse parti d’Italia. A Cagliari l’appello fu raccolto dai padri M. e Dario Pili, che, vincendo non poche ` e la perplessita ` di diversi amdifficolta bienti, il 26 gennaio 1980 inauguravano ` di ‘‘San Mauro’’, nell’omola Comunita nimo convento cagliaritano: «Prima casa e primo progetto per i giovani che in Sardegna desideravano riconciliarsi con la vita gettandosi alle spalle il passato segnato dalla droga». Nel 1982 nasceva, in territorio di Siligo, la ` di ‘‘S’Aspru’’, intorno a una Comunita fattoria donata dall’arcivescovo di Sassari; seguivano nel 1984 il Centro di accoglienza di Sassari, nel 1985 la Comu` di ‘‘Camp’e Luas’’ in territorio di nita Capoterra, nel 1998 la Casa Famiglia per i malati di Aids di Sassari. Padre ` aiutato in questa sua opera da M. e gruppi di volontari e da numerosi ` amici sparsi in tutta la Sardegna, ma e lui che, con sacrificio personale di ogni ora disponibile, dirige un’opera circondata nell’isola da grande ammira` . Secondo i zione e concreta solidarieta dati pubblicati dall’‘‘Unione sarda’’ in occasione del venticinquesimo anniversario della fondazione di ‘‘Mondo X’’ in Sardegna gli ingressi nelle comu` sarde sono stati 1235 (90% maschi, nita 1132 con dipendenza dall’eroina), con un picco di 100 ricoveri nel 1992 (24 nel 2003, 35 nel 2004): dei ricoverati, 1980 hanno la licenza media, 96 un diploma superiore, 5 la laurea, 238 la sola li` media era di cenza elementare. L’eta
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Morittu 26 anni e 3 mesi nel 1995, 33 anni e 2 mesi nel 2002, 26 anni e 2 mesi nel 2004.
Morittu, Vittorio Giurista (Cagliari 1879-ivi 1963). Dopo la laurea in Legge conseguı` la libera docenza in Scienze ` per molti anni giuridiche e insegno ` di Giurisprudenza presso la Facolta ` di Cagliari. Prese parte dell’Universita alla manifestazione del 1937 conosciuta come ‘‘Celebrazioni sarde’’, scri´ vendo nell’occasione l’articolo Perche celebriamo Efisio e Pasquale Tola, in Atti delle celebrazioni sarde 1937, 1938.
Mormora = Zoologia della Sardegna Moro, Beniamino Economista (n. Tiana 1945). Dopo la laurea in Economia ha intrapreso la carriera universi` professore nella taria. Attualmente e ` di Economia dell’Universita ` Facolta ` stato anche preside di Cagliari, di cui e per alcuni anni. Tra i suoi scritti: Il sistema economico della Sardegna (con Gian Franco Sabattini), 1973; La crisi ` minerarie e il ruolo del setdelle attivita tore pubblico (con G.F. Sabattini), 1975; Miniere e metallurgia. La situazione in Italia con particolare riferimento alla Sardegna, 1978.
Moro, Giovanni1 Intellettuale, militante politico (n. Orgosolo 1942). Impegnato nella contestazione giovanile de` stato per cinque gli anni Sessanta, e anni vicesindaco del suo paese natale. Ha scritto Le lotte di Orgosolo (19661969), in Lotte sociali, antifascismo e autonomia in Sardegna. Atti del Convegno di studi in onore di E. Lussu, Cagliari 1980, 1982.
Moro, Giovanni2 Imprenditore agri-
(Sassari 1860-ivi 1945). Laureatosi in ` la professione di avvoLegge, esercito cato. Fu eletto consigliere provinciale di Sassari dal 1886, fu anche consigliere comunale dal 1900 al 1915 e assessore nella giunta Garavetti. Tra il 1917 e il 1920 fu presidente della Provincia; fu tra i fondatori-proprietari della ‘‘Nuova Sardegna’’, e rimase con Mario Berlinguer e Arnaldo Satta Branca anche dopo l’uscita di Filippo Garavetti, passato al fascismo, nel 1923. Di questa vicenda, e in genere dei problemi della ‘‘Nuova’’ fra la ‘‘marcia su Roma’’ e la morte di Pietro Satta Branca (luglio 1923), M. offrı` una lucida ricostruzione in un articolo di ‘‘Riscossa’’, ‘‘Nuova Sardegna’’ e fascismo, uscito nel luglio 1945, poco tempo prima della sua morte. Dopo la caduta del fascismo, infatti, era tornato all’at` politica nel gruppo dei liberaltivita democratici incaricati dal Comitato di concentrazione antifascista di gestire la ‘‘defascistizzazione’’ del quotidiano ‘‘L’Isola’’. Su posizioni amendoliane, nel 1924, dopo il delitto Matteotti, infatti, aveva fatto parte del Comitato provinciale delle opposizioni, quindi si era ritirato a vita privata.
Moroni, Gaetano Erudito (Roma 1802ivi 1883). Singolare figura dell’ultimo periodo dello Stato Pontificio. Da barbiere divenne conclavista e aiutante di camera di Gregorio XVI. Allontanato dalla curia da Pio IX, si diede alla raccolta di dati storici e tra il 1840 e il 1861 ` , avvalendosi della collaboracompilo zione di diversi studiosi, il Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica, monumentale opera in 103 volumi. Depo` presso la Biblioteca vaticana il suo sito archivio nel quale esistono numerosi documenti sulla storia della Chiesa in Sardegna.
colo, consigliere regionale (n. Laerru 1943). Imprenditore agricolo, ha militato da sempre nelle file della Destra. ` stato eletto consigliere reNel 2004 e gionale di Alleanza Nazionale nel collegio di Sassari per la XIII legislatura.
Moros y Molinos Famiglia sassarese
Moro, Pietro Avvocato, uomo politico
(secc. XVI-XVII). Originaria di Huesca,
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Morra si trasferı` in Sardegna nella seconda ` del secolo XVI con un Giovanni; i meta suoi membri furono ammessi allo Stamento militare nel 1583 durante i lavori del parlamento Moncada. Nel 1605 ebbero il riconoscimento della ` e continuarono a prendere nobilta parte agli altri parlamenti fino all’estinzione della famiglia, avvenuta nel secolo XVII.
Morra (in sardo, sa murra) Gioco di destrezza e di calcolo matematico per eccellenza, era diffusa in tutta la Sardegna e anche fra diversi popoli dell’Eu` , con regole e ropa sin dall’antichita tecniche di gioco abbastanza simili. Molti studiosi sostengono che il gioco ` bello e spettacolare sia quello prapiu ´ i sardi ticato in Sardegna, non perche ` portati, ma perche ´ le occasiano piu ` numesioni per esercitarsi erano piu rose (feste campestri, matrimoni, tosature, trebbiature). Si gioca a sa murra in qualsiasi occasione in cui un gruppo di uomini si trovi insieme a far festa. Raramente si vedeva una donna cimentarsi nel gioco, mentre oggi qualcuna si presenta ai tornei. & REGOLE Si gioca in due o meglio ancora in quattro, due contro due, a coppie. Si vince col punteggio di 16 e lo spareggio al 21 (due su tre o tre su cinque). Quando si arriva al punteggio di 13 a 13, 14 a 14 o 15 a 15 si va a sa ` a un nuovo punteggio a 5 manu, cioe (anche qui a tre pari e 4 pari si va a sa ´ non si armanu), continuando finche riva al 5 netto, salvo accordo preventivo. Quando si gioca in quattro si comincia giocando con l’avversario che si trova di fronte. Preso il punto si passa a giocare con l’altro avversario e ` bravo cosı` di seguito. Il giocatore piu della coppia con l’altra mano conta i punti della propria squadra. Si gioca ‘‘tirando’’ (mettendo in evidenza) le dita da 1 a 5. Prende il punto il gioca-
tore che azzecca la somma delle dita ` fatto obbligo tirate dai due giocatori. E di tirare le dita e dire la somma simul` dire la taneamente. Il giocatore puo somma che vuole da 2 a 10. Il 10 viene ` indispensabile chiamato murra. E mettere bene in evidenza le dita e scandire con voce chiara il numero. Tutti devono poter vedere bene le dita e sentire la voce, sia gli avversari che gli arbitri (in genere uno o due giocatori posti ai lati dei contendenti) per poter contare bene i punti. & GIOCO Per giocare al meglio bisogna esercitarsi di frequente e cominciare da giovanissimi, come in tutti i giochi, ` adulta. Ci sono da 5-6 anni fino all’eta modi diversi di giocare: gioco lento, medio, veloce e molto veloce. Il ritmo cambia da giocatore a giocatore e so` prattutto da un paese all’altro. Non e ` consentito giocare a murra punta ` aspettando che l’altro tiri fuori le (cioe dita e dica il numero per poi giocare a ` diffuso e apcolpo sicuro). Il ritmo piu ` quello medio. La morra va prezzato e giocata con ritmo cadenzato e musicale. Se i giocatori sono bravi persino ` piacevole e lo scandire dei numeri e ` giocata armonioso. Quando sa murra e al ritmo giusto fa piacere sentirla giocare, anche a distanza, senza vedere le ` come sentire una canzone in dita: e una lingua sconosciuta. Per giocare bene bisogna essere avvezzi, disinvolti ` e imporre il proprio ritmo di gioco. E importante evitare di ripetere l’estrazione dello stesso numero di dita e allo stesso tempo cogliere subito la ripetiti` dell’avversario. Il modo piu ` prativita ` in piedi o seduti dacato di giocare e vanti a un tavolo. In questo modo le mani vengono a trovarsi sopra il tavolo e si vedono le dita con chiarezza, senza ` di confondere il conalcuna possibilita ` del Noveteggio. Fino alla prima meta cento il gioco era proibito e lo si poteva
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Morro Veny fare solo se si era sicuri dell’assenza delle forze dell’ordine nelle vicinanze. ` , infatti, un gioco che facilmente riE scalda gli animi e spesso la foga porta a irritare e offendere l’avversario. Per` buona norma non provocare ne ´ tanto e irridere l’avversario con frasi tipo: a ` du ghı`ras (rientra), arretra (ritirati), mu (zitto), a un’ala (togliti di mezzo) ecc. Da qualche anno si organizzano dei tornei a carattere zonale e regionale e talvolta anche internazionale, mentre fino a una decina di anni fa i tornei erano esclusivamente estemporanei. Ancora oggi, comunque, non esiste un vero e proprio regolamento scritto. Le regole sono tramandate oralmente. `pita di vedere gioDurante le feste ca care ininterrottamente due giocatori per una notte intera, se vincono conti` importante, oltre che sanuamente. E per giocare bene, avere doti di resistenza: le corde vocali non devono cedere, il gesto motorio deve essere eco` necessario muovere nomico (non e ´ sollevare tutto il bractutto il corpo, ne ` sufficiente cio per tirare fuori le dita. E ` aprire e chiudere la mano o tutt’al piu muovere l’avambraccio). Anche la voce, per resistere a lungo, deve essere chiara e forte, ma non urlata. I numeri ` il che permettono di azzeccare di piu punto sono quelli tra 4 a 7. [PIERO FRAU]
Morro Veny, Guillem Storico (n. Spagna 1947). Professore presso l’Univer` delle Baleari, nel 1990 ha partecisita pato al XIV Congresso di storia della Corona d’Aragona, svoltosi ad Alghero, in cui ha presentato una comunica` financera de zione su La contribucio Mallorca al sosteniment de Sardenya 1366-1381, ora in Atti del XIV Congresso di storia della Corona d’Aragona, II, 1995.
Morus Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato di Cagliari, compreso nella curatoria
del Campidano di Cagliari. Era situato ` Bidd’e Morus, poco distante in localita da Burcei. Quando il giudicato fu debellato, nella divisione del 1258 fu incluso nei territori amministrati direttamente dal Comune di Pisa. Dopo la ` a far parte conquista aragonese entro del Regnum Sardiniae; ebbe gravi danni a causa della peste del 1348, per ` rapidamente e scomcui si spopolo parve.
Moscati, Sabatino Archeologo, stu` fenicia e punica dioso della civilta ` stato uno dei (Roma 1922-ivi 1997). E massimi studiosi del mondo antico unanimemente riconosciuto come il ` ‘‘padre’’ della riscoperta della civilta fenicia e punica nell’intero Mediterraneo. Presidente dell’Accademia Nazionale dei Lincei, presidente dell’Unione Accademica Nazionale, accademico pontificio, accademico di Francia, accademico di Spagna, membro di altre Istituzioni italiane e straniere tra cui l’Italian Academy di New York, la ´te ´ AsiaSociety of Antiquaries, la Socie tique, l’Istituto archeologico germa´ mie Europe ´ enne des nico e l’Acade Sciences des Arts et des Lettres, ha retto la cattedra di professore ordinario di Filologia semitica nell’Univer` di Roma, organizzando i primi sita Congressi internazionali di Studi fenici e punici. Ha fondato e diretto l’Istituto di Studi del Vicino Oriente del` di Roma e l’Istituto per la l’Universita ` fenicia e punica del Consiglio Civilta Nazionale delle Ricerche, di cui ha ` presieduto il comitato scientifico. E stato presidente del Comitato Nazionale per gli Studi e le Ricerche sulla ` fenicia e punica istituito nel Civilta 1986 dal Ministero per i Beni e le Atti` Culturali. Ha diretto l’Enciclopevita dia Archeologica dell’Istituto dell’Enciclopedia Italiana. In riconoscimento ` scientifica gli sono della sua attivita
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Moscati stati conferiti il premio nazionale del presidente della Repubblica per le Scienze Morali, Storiche e Filologiche, il premio internazionale ‘‘Lamarmora’’ per gli studi sulla Sardegna, il premio internazionale ‘‘Selinon’’ per gli studi sulla Sicilia, il premio ‘‘Sybaris Magna Grecia’’ per gli studi sull’Italia antica, il premio internazionale ‘‘I Cavalli d’Oro di San Marco’’ per gli studi orientalistici. Ha promosso e diretto numerose missioni archeologiche italiane e prospezioni in tutto il bacino del Mediterraneo. In Sardegna sono state intraprese indagini archeologiche che hanno contribuito in maniera decisiva a svelare e storicizzare i modi e i tempi della penetrazione feni` stato esemcia e punica nell’isola. E plarmente consegnato al mondo degli studi l’insediamento di Monte Sirai, esplorato il tofet di Sulci e indagato il tempio punico e romano di Antas. Per la sua opera letteraria, che annovera ` di quattrocento tra articoli e monopiu grafie, gli sono stati conferiti numerosi ` stato inoltre insignito del premi ed e titolo di cavaliere di Gran Croce al merito della Repubblica Italiana e della medaglia d’oro dei benemeriti della ` Scuola, della Cultura e dell’Arte. E morto a Roma nel 1997. [MICHELE GUIRGUIS]
Tra i suoi innumerevoli scritti, numerosi quelli che riguardano la Sardegna: Monte Sirai I. Rapporto preliminare della missione archeologica dell’Univer` di Roma e della Soprintendenza alle sita ` di Cagliari (con G. Garbini), antichita ‘‘Studi semitici’’, 11, 1964; Un simbolo di Tanit a Monte Sirai, ‘‘Rivista di Studi ` cartagiorientali’’, 39, 1964; Una citta nese in Sardegna, ‘‘Cultura e Scuola’’, 1964; Un’importante fortezza cartaginese e` tornata alla luce presso Carbonia, ‘‘Il Messaggero’’, 1964; Monte Sirai II. Rapporto preliminare della missione ar-
` di Roma e cheologica dell’Universita ` di della Soprintendenza alle antichita Cagliari, ‘‘Studi semitici’’, 14, 1965; Il sacrificio dei fanciulli. Nuove scoperte su un celebre rito cartaginese, ‘‘Rendiconti della Pontificia Accademia romana di Archeologia’’, XXXVIII, 196566; La penetrazione fenicia e punica in Sardegna, ‘‘Memorie dell’Accademia nazionale dei Lincei’’, VIII, 12, 1966; La vita che scompare e ritorna. Fascino e mistero dei ruderi sardi, ‘‘Il Secolo XIX’’, 1966; Africa ipsa parens illa Sardiniae, ‘‘Rivista di Filologia e di Istruzione classica’’, III, 95, 1967; Considerazioni sulla cultura fenicio-punica in Sardegna, ‘‘Rendiconti dell’Accademia nazionale dei Lincei’’, serie VIII, XXIII, 1967; Tra il lentischio di Monte Sirai, ‘‘Fiera letteraria’’, 1967; Quattro anni di scavi a Monte Sirai, in Monte Sirai IV. Rapporto preliminare della mis` di sione archeologica dell’Universita Roma e della Soprintendenza alle anti` di Cagliari, ‘‘Studi semitici’’, 25, chita 1967; Il popolo di Bithia, ‘‘Rivista di Studi orientali’’, XLIII, 1968; Fenici e Cartaginesi in Sardegna, 1968; Sardus Pater. Nuove scoperte puniche in Sardegna, ‘‘Rendiconti della Pontifica Accademia romana di Archeologia’’, XLI, 1968-69; Ricerche puniche ad Antas, ‘‘Studi semitici’’, 1969; Tre figurine puniche di Oristano, ‘‘Rendiconti dell’Accademia nazionale dei Lincei’’, XLIII, 1969; Antas: a new Punic site in Sardinia, ‘‘Bulletin of American Schools of Oriental Research’’, 196, 1969; Le stele puniche di Nora nel Museo nazionale di Cagliari (con M.L. Uberti), ‘‘Studi semitici’’, 35, 1970; Una stele di Nora, ‘‘Oriens antiquus’’, X, 1971; Steles puniques de Nora, in Hommages a Dupont Sommer, 1971; I Fenici e Cartagine, 1972; Un avorio fenicio da Oristano, ‘‘Rendiconti dell’Accademia nazionale dei Lincei’’, XXIX, 1974; Un bru-
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Moscati ciaprofumi da Tharros, ‘‘Rivista di Studi orientali’’, XLIX, 1975; Introduzione a Tharros, in Tharros I, ‘‘Rivista di Studi fenici’’, III, 1, 1975; Anecdota Tharrica (con Enrico Acquaro e M.L. Uberti), ‘‘Collezione di Studi fenici’’, 5, 1975; Note d’arte: polimaterica a Tharros, in Tharros III, ‘‘Rivista di Studi fenici’’, VI, 2, 1976; Un’iconografia del sacrificio dei fanciulli, ‘‘Annali dell’Istituto universitario orientale’’ (di Napoli), XXXVI, 1976; La collezione Big` puniche a S. Antioco (con gio. Antichita E. Acquaro e M.L. Uberti), ‘‘Collezione di Studi fenici’’, 9, 1977; I Cartaginesi in Italia, 1977; Per una storia delle stele puniche, ‘‘Rendiconti della Pontificia Accademia romana di Archeologia’’, XLIX, 1978; Una stele punica a Monte Prama?, in Tharros IV, ‘‘Rivista di Studi fenici’’, VI, 1, 1978; L’arte fenicia a Tharros, ‘‘Rendiconti della Pontificia Accademia romana di Archeologia’’, XLIX, 1978; Il mondo dei Fenici, 1979; Un segno di Tanit presso Olbia, ‘‘Rivista di Studi fenici’’, VII, 1979; Il dio Bes di Monte Sirai, ‘‘Rendiconti dell’Accademia nazionale dei Lincei’’, XXXIV, 1979; Due maschere puniche del Sulcis, ‘‘Rendiconti dell’Accademia nazionale dei Lincei’’, XXXV, 1980; Il mondo punico, 1980; Stele sulcitane con animale passante, ‘‘Rendiconti dell’Accademia nazionale dei Lincei’’, XXXVI, 1981; La dea e il fiore e Dall’Egitto alla Sardegna: il personaggio con ankh, entrambi in ‘‘Rendiconti dell’Accademia nazionale dei Lincei’’, XXXVI, 1981; Tharros: primo bilancio e Iocalia Tharrica, entrambi in Tharros VII, ‘‘Rivista di Studi fenici’’, IX, 1, 1981; I Cartaginesi, 1982; Arte punica inedita nel Museo Sanna di Sassari, ‘‘Rendiconti della Pontificia Accademia romana di Archeologia’’, LI-LII, 1982; Sulci colonia fenicia in Sardegna, ‘‘Rendiconti della Pontificia Accademia romana di Ar-
cheologia’’, LIII-ILV, 1982; Un secondo quadriennio di scavi a Monte Sirai, ‘‘Rivista di Studi fenici’’, XI, 1, 1983; Una protome maschile di Solci, ‘‘Rendiconti dell’Accademia nazionale dei Lincei’’, XXXVIII, 1983; Scavi al tofet di Tharros. I monumenti lapidei (con M.L. Uberti), voll. 2, ‘‘Collezione di studi fenici’’, 21, 1985; Betili virtuali, in Tharros XI, ‘‘Rivista di Studi fenici’’, XIII, 1, 1985; Una bottega artigianale a Sulcis, ‘‘Rivista di Studi fenici’’, XIII, 1985; Iconografie sulcitane, ‘‘Rendiconti dell’Accademia nazionale dei Lincei’’, XL, 1985; L’arte della Sardegna punica, 1986; Le stele di Sulcis. Caratteri e confronti, 1986; Le stele di Tharros e l’artigianato punico in Italia, ‘‘Rendiconti della Pontificia Accademia romana di ricerca archeologica’’, LVII, 1986; Italia Punica (con S.F. Bondı`), 1986; Una nuova stele di Tharros, in Tharros XIII, ‘‘Rivista di Studi fenici’’, XV, 1, 1987; Le officine di Tharros, 1987; Reperti punici figurati dalla collezione Dessı`, ‘‘Rendiconti dell’Accademia dei Lincei’’, VIII, 42, 1987; Cuccureddus (con Piero Bartoloni e L.A. Marras), ‘‘Rendiconti dell’Accademia dei Lincei’’, VIII, 42, 1987; I gioielli di Tharros. Origini, caratteri, confronti, 1988; Le officine di Sulcis, ‘‘Collana di studi punici’’, 3, 1988; Le figurine fittili di Neapolis, ‘‘Memorie dell’Accademia nazionale dei Lincei’’, VIII, 32, 1, 1989; Nuove stele sulcitane, ‘‘Quaderni della Soprintendenza archeologica per le province di Cagliari e Oristano’’, 6, 1989; L’olocausto dei fanciulli, in Riti funerari e di olocausto nella Sardegna fenicia e punica. Atti del Convegno, 1989; L’arte dei Fenici, 1990; Tharros: la collezione Pesce (con Giuseppina Manca di Mores, L.I. Manfredi ed E. Acquaro), 1990; Le terrecotte figurate di Santa Gilla, 1991; La stele a specchio. Artigianato popolare nel Sassarese (con F. Lo Schiavo, G. Pitzalis e M.L. Uberti),
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Mosidano 1992; Tra Cartaginesi e Romani. Artigianato in Sardegna dal IV sec. a.C. al II d.C., ‘‘Atti dell’Accademia nazionale dei Lincei. Memorie’’, IX, III, fasc. I, 1993; Il tramonto di Cartagine: scoperte archeologiche in Sardegna e nell’area mediterranea, 1993; La penetrazione fenicia e punica in Sardegna. Trent’anni dopo (con P. Bartoloni e S.F. Bondı`), ‘‘Memorie dell’Accademia dei Lincei’’, serie IX, 1, 1997.
Moscato Vitigno ad acini bianchi diffuso in tutte le regioni viticole della Sardegna; ha origini antichissime, probabilmente puniche. Era molto noto anche in epoca romana (vitis apiana); in seguito fu chiamato muscau o muscadellu; i suoi grappoli sono di dimensioni medio-piccole e dal caratteristico colore giallo paglierino, dal sapore intensamente armonico. Il Mo` utilizzato prevalentemente per scato e la vinificazione.
Moscato di Cagliari Vino bianco DOC prodotto in tutti i comuni della provincia di Cagliari e in alcuni comuni delle province di Oristano e di Nuoro, utilizzando esclusivamente il vitigno del ` un vino dal colore giallo Moscato. E brillante, dal profumo intenso e caratteristico e dal sapore dolce e aroma` essere conservato in bottiglia tico. Puo ` prodotto in tre tipi: semper 4 anni; e plice a 15º, liquoroso dolce e liquoroso dolce riserva, a 17,5º.
Moscato di Sardegna Vino bianco prodotto in tutta la Sardegna con il vitigno del Moscato, utilizzato come base al 90% e integrato per l’altro 10% da ` un vino uve locali a bacca bianca. E giallo paglierino dal profumo ampio e delicato e dal sapore tipico dell’uva ` un classico vino da bere giomatura; e vane.
Moscato di Sardegna di Tempio Pausania Vino bianco prodotto in tutto il territorio della Gallura con uve del vi-
tigno Moscato, integrate fino a un massimo del 10% da altre uve locali a bacca bianca. Ha un colore giallo paglierino a riflessi dorati, un profumo intenso e carezzevole e un sapore dolce, fruttato e armonico.
Moscato di Sorso e Sennori Vino bianco prodotto nella Romangia con uve del vitigno Moscato; ha colore giallo ambrato carico, profumo intensamente aromatico e sapore dolce e ` essere conservato in bottipieno. Puo glia per qualche anno.
Moscerifi, Giovanni Cittadino pisano ` sec. XIII-ivi, dopo (Pisa, seconda meta 1330). Di famiglia popolare, prese `e parte alla vita politica della sua citta nel 1290 fu eletto tra gli Anziani. In se` in Sardegna dove fu nomiguito si reco nato camerlengo di Villa di Chiesa ` fu assediata (Iglesias). Quando la citta dagli Aragonesi gli furono consegnati i ´ proventi della vendita del pane perche provvedesse al pagamento delle ` . Dopo truppe che difendevano la citta ` in patria dove fu la sua caduta torno ancora impegnato in delicati uffici.
Moscoso Ossorio, Luis Vicere´ di Sardegna (Madrid 1660-ivi 1698). In carica dal 1690 al 1696. Dopo essere stato ambasciatore di Spagna a Roma, nel 1688 ´ di Valencia. Stabilifu nominato vicere ` l’antico regno fino al tosi qui governo ´ di 1690, anno in cui fu nominato vicere Sardegna; resse il governo dell’isola fino al 1696, preoccupandosi di risanarne le finanze e di risollevarne in qualche modo l’economia. Terminato ` a Madrid, dove il suo mandato, torno morı` ancora giovane.
Mosidano Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato di Torres, compreso nella curatoria del Monteleone. Era posto in loca` Santu Sadurinu nelle campagne di lita ` in Padria. Entro il secolo XII passo mano ai Doria in seguito ai matrimoni
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Mossa di alcuni membri della famiglia con principesse della casa giudicale. Aveva una economia molto sviluppata ed era popoloso. Quando la dinastia giudicale di Torres si estinse, i Doria lo inserirono nel loro stato. Avendo quindi essi prestato omaggio al re d’A` a far ragona, dopo la conquista entro parte del Regnum Sardiniae. Nel 1325, ` , i Doria si ribellarono e M. dipero venne uno dei centri del sistema militare che essi svilupparono per combattere contro gli Aragonesi. Durante le operazioni belliche, pur rimanendo nelle loro mani subı` gravi danni e co` a spopolarsi; quando poi nel mincio 1363 il Monteleone fu attaccato dalle truppe arborensi, nonostante il disperato tentativo di difesa fatto da Brancaleone Doria, il villaggio fu occupato. In ` Eleonora seguito Brancaleone sposo d’Arborea e cosı` villaggio e territorio tornarono in suo possesso; dopo la caduta del giudicato M., ormai ridotto a ` nelle mani di Nicolo ` poche case, passo ` fino al 1436, Doria, che lo conservo quando fu espugnato il castello di Monteleone. Caduto in mano aragonese, M. fu concesso in feudo a Pietro Spano, che nel 1443 lo vendette ai De Ferraria. Nei decenni successivi il villaggio si ` completamente ed entro la spopolo fine del secolo scomparve.
Mossa Famiglia cagliaritana (secc. XVIII-XIX). Le sue notizie risalgono al secolo XVIII; era di condizione molto agiata e i suoi membri possedevano alcune tonnare ed esercitavano le professioni liberali, prevalentemente l’avvocatura. Nel 1815 con un Luigi, giudice della Reale Udienza, ottenne il ca`; suo fivalierato ereditario e la nobilta glio Francesco, anche lui giudice della Reale Udienza, fu creato conte nel 1848. La sua discendenza si estinse alla fine dell’Ottocento.
Mossa, Antonio Avvocato, scrittore
` sec. XIX-ivi, (Sassari, seconda meta sec. XX). Repubblicano, condivise le posizioni di Filippo Garavetti e del suo gruppo sassarese. A partire dal 1905 fu eletto ripetutamente consigliere comunale di Sassari. Difese con ` l’Universita ` quando ne fu venvivacita tilata la soppressione. Collaboratore de ‘‘La Nuova Sardegna’’, in occasione del primo centenario dei moti angioyani scrisse un opuscolo celebrativo, Centenario dell’entrata in Sassari di Giov. Maria Angioy (1796-28 febbraio 1896), stampato a Sassari da Dessı`. Col` all’‘‘Avvenire di Sardegna’’, su laboro ` tra l’altro l’articolo Cocui pubblico stumi sardi, 1877.
Mossa, Antonio Giorgio Giornalista, organizzatore culturale (n. Roma ` 1929). Risiede a Iglesias: dalla sua citta ha collaborato ai programmi giornalistici della RAI e a diversi quotidiani. Ha fondato negli anni Sessanta l’associazione culturale Lao Silesu e subito dopo ha istituito il premio ‘‘Iglesias’’ di giornalismo e, in seguito, anche di saggistica, che, patrocinato dal Consiglio regionale, ha al suo attivo numerose edizioni. Grande appassionato di mu` impegnato nella diffusione sica, si e `e della cultura musicale nella sua citta nella rivalutazione dell’opera di Silesu, stabilendo legami con gli ambienti milanesi della lirica. Ha al suo attivo anche tre romanzi storici, nei quali ha messo a frutto il fascino della storia medioevale di Villa di Chiesa e dell’Iglesiente: Morado (1987), Il clan dei claudicanti (1997) e La sfinge di Montevecchio (1998). Anche molti dei suoi articoli giornalistici sono legati alla ` . Fra gli altri L’asstoria della sua citta sedio di Iglesias, ‘‘L’Unione sarda’’, 1964; Sant’Angelo di Modigliani, ‘‘L’Unione sarda’’, 1966; Gli ebrei in Sardegna, ‘‘La Nuova Sardegna’’, 1970; L’eresia in Sardegna, ‘‘La Nuova Sarde-
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Mossa gna’’, 1970; Famiglie pisane in Sardegna. Gli Alliata banchieri e diplomatici, ‘‘La Nuova Sardegna’’, 1970; Tra storia e leggenda l’argento in Sardegna, ‘‘Sardegna economica’’, 1972; Iglesias, in La Sardegna. Enciclopedia (a cura di M. Brigaglia), I, 1982; L’inquisizione in Sardegna, ‘‘Tuttoquotidiano’’, 1975. Cura anche, in genere in concomitanza con le manifestazioni del premio ‘‘Iglesias’’, la pubblicazione di una rivista annuale, ‘‘Argentaria’’.
Mossa, Lorenzo Giurista (Sassari 1886-Pisa 1957). Figlio dell’avvocato ` da giovanissimo Antonio, partecipo alla vita politica sassarese, schierato nel gruppo radico-repubblicano che faceva capo a Filippo Garavetti. Laureato in Giurisprudenza a Genova nel 1907, allievo del commercialista Angelo Sraffa, dal 1909 prese a collaborare con prestigiose riviste giuridiche e nel 1914 conseguı` la libera docenza in ` Diritto commerciale. Dal 1917 insegno ` di Camerino paspresso l’Universita sando nel 1921 a Sassari, nel 1922 a Ma` cerata, nel 1923 a Cagliari, dove opero fino al 1926, quando si trasferı` all’Uni` di Pisa. A Pisa continuo ` a inseversita gnare fino al 1956, anno in cui fu collo` le opere che cato a riposo, e pubblico gli diedero maggior fama. Durante la guerra, nel 1944, aveva perduto il figlio Renzino, saltato su una mina subito ` consi`. E dopo la liberazione della citta derato tra i grandi scienziati italiani del Diritto commerciale. Tra le sue ` importanti, Il contratto di opera piu somministrazione, 1914; L’inefficacia della liberazione dell’assemblea nella so` per azioni, ‘‘Rivista di diritto comcieta merciale’’, 1915; Il diritto dello che`que, `1919; Ordinamento cambiario dello che que, 1921; Il diritto del lavoro, 1922; Problemi fondamentali del diritto commerciale, ‘‘Rivista di diritto commerciale’’, 1926; L’impresa nell’ordine corporativo,
1926; Domenico Alberto Azuni, ‘‘Studi sassaresi’’, VI, 1, 1927; Saggio critico per il nuovo codice di commercio, 1927; Il diritto dell’impresa, 1927; La dichiarazione cambiaria, ‘‘Annali delle Univer` toscane’’, 1929; Modernismo giurisita dico, ‘‘Archivio di studi corporativi del` di Padova’’, 1930; Saggio l’Universita legislativo per il contratto di assicurazione, 1931; Principios del derecho eco´mico, 1934; La cambiale secondo la no nuova legge, 1935; Compendio di diritto di assicurazione, 1936; Diritto commerciale, 1937; Giuristi di Sardegna, in Scritti in onore di Flaminio Mancaleoni, 1938; Lo che`que e l’assegno circolare secondo la nostra legge, 1938; Ricordi mazziniani in Sardegna, ‘‘Critica politica’’, ` di Sassari e la VIII, 5, 1944; L’Universita rivoluzione angioyana, ‘‘Il Ponte’’, VII, 9-10, 1951; Giuristi in Sardegna, 1952; La libera socializzazione, 1952; Trattato del nuovo diritto commerciale secondo il Codice civile del 1942, 3 voll., 1953.
Mossa, Luigi Botanico (n. Cagliari, sec. XX). Dopo la laurea ha intrapreso la ` carriera universitaria; attualmente e professore di Botanica presso l’Uni` di Cagliari e direttore di quelversita l’Orto Botanico. Tra i suoi scritti: La giara di Gesturi (con Bruno Demartis), 1991.
Mossa, Paolo Poeta (Bonorva 1821-ivi 1892). Nato da una famiglia di condizione agiata, in mancanza del padre, morto prematuramente, fu avviato agli studi da un sacerdote. Giunse sino a quelli universitari, a Sassari, ma, innamoratosi di una ragazza del luogo, li ` per sposarla; fece ritorno abbandono al paese quindi nuovamente a Sassari dove, nel 1846, la moglie morı` di parto lasciandogli una figlia. Tornato al paese – riferisce Pietro Nurra, ben informato sulla sua biografia – , «si de` allo studio dei classici italiani e dico latini, traendone dei vantaggi per la
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Mossa ` d’un sua Musa dialettale, che si levo tratto sulla schiera dei compagni d’arte e per l’incantevole armonia dello stile e per l’aurea castigatezza della lingua». In seguito prese ancora moglie, per poi rimanere nuovamente vedovo. A partire dal 1861 fu a lungo consigliere provinciale e nel 1892, ` politiche, fu forse a causa di rivalita ´, assassinato da due sicari a Nurape nella campagna di Bonorva. Del delitto ` famigerati banfurono accusati i piu diti logudoresi del suo tempo, ‘‘Cicciu’’ Derosas e Luisu Delogu. Istruito e bilingue, «appartenente alla borghesia urbana dal lato paterno [il padre era farmacista] e alla borghesia rurale dal lato materno – ha scritto Michelangelo Pira – , culturalmente egli stava di ` in alto di quel qualche gradino piu ceto semicolto che Alberto M. Cirese ` attivo me(=) ha indicato come il piu diatore poetico tra cultura nazionale e ` attivi colcultura regionale». Fra i piu laboratori della rivista di Enrico Costa ` ‘‘La Stella di Sardegna’’, non si curo mai di raccogliere in volume le sue poesie, che ora si possono leggere in Paulicu Mossa, Tutte le poesie e altri scritti, prefazione di Michelangelo Pira, 1978; seconda edizione, con (in ` ) uno scritto di Paolo Pillonca, piu 1993, e in Paolo Mossa, Opera omnia (a cura di Angelo Dettori e Tore Tedde), 1979, due volumi. L’atteggiamento di M. verso il mondo che cantava in versi lo` stato (proprio dall’una algudoresi e l’altra di queste due raccolte) oggetto di discussioni e di polemiche, volte a ` ’’ di stabilire il tasso di ‘‘autenticita questa poesia fortemente ispirata alla lezione dei classici italiani, «‘‘popolare’’ – ha scritto M. Pira – dal punto di vista dei modi e della diffusione di ` massa nell’area logudorese in cui e ` cosı` usata la lingua di Paulicu». Capito che Pira e Brigaglia (che aveva notato
nella sua poesia «un’aria disincantata di divertimento» e sottolineato «il gusto del poeta, raffinato e attentissimo a seguire il giro musicale delle strofe») fossero accusati di essere detrattori di ` , insieme con Montaun poeta che e ` letterato e insieme il piu ` naru, il piu ‘‘classico’’ dei poeti che hanno scritto in sardo. L’accusa nasceva da un eccesso di affetto per il poeta: «Il modulo che Paulicu insegue e realizza – scrive ` soprattutto canoro. Egli ancora Pira – e ha una concezione strumentale della ´ la usa in funpoesia soprattutto perche ` che di valori zione di effetti canori piu semantici. Anche nelle due poesie in ` ispirato da un sentimento procui e fondo (In morte di Gisella e Baddemala) il cantore prende subito la mano al poeta per imporgli la propria misura. ` promettenteL’inizio di Baddemala e mente petrarchesco: ‘‘Cantas tristas memorias m’ischidas / in s’attonita mente, o Baddemala!’’». Tra i suoi scritti: Il regno d’Italia, canto, 1861; Poesie sarde logudoresi, con traduzione italiana dello stesso autore, ‘‘La stella di Sardegna’’, II, 1875; sotto il titolo Poesie sarde suoi componimenti vennero pubblicati in diversi numeri di ‘‘La stella di Sardegna’’ fra il 1876 e il 1886, in queste annate: III, 1876; IV, 1877; VIII, 1879; IX, 1885. Tra gli altri suoi scritti: Proverbi sardi, ‘‘La stella di Sardegna’’, X, 1886; Flora amada, 1913; Donnu Donadu. Sa tempesta, 1914; Cantones de amore: sos amantes. Ite pensamus fagher, 1925; In morte di Gisella. Unu iscrupulu de cusienzia, 1927; Cantones de amore, 1927; Sa mariposa, ‘‘Il Nuraghe’’, VI, 1, 1928; Poesie, a cura di Stefano Susini, 1928.
Mossa, Quintino Insegnante, studioso di tradizioni popolari (n. Villasalto 1942). Laureato in Pedagogia nell’Uni` Cattolica di Milano, ha inseversita ` stato preside di gnato fino al 2004: e
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Mossa scuola media e dal 1999 preside dei corsi per l’insegnamento di Lingua e Cultura italiane nella Patagonia argentina. Dal 1985 al 1992 consigliere comunale e assessore alla Pubblica Istruzione di Palau, dove vive dal 1946. Ha al suo attivo diversi volumi dedicati in ` tradizionale particolare alla civilta gallurese, La Pricunta. Amicizia, Amore, Matrimonio, Onore (con Nicolino Cucciari), prima ed. 1987; Stazzi di G a l l u r a n e l t e m p o ( c o n Ta t i a n o ´la: origine e crisi Maiore), 1993; L’Aglio delle consuetudini agricolo-pastorali negli stazzi di Gallura, 1994; La Re´ula. Fiabe di magia, racconti di paura, no`. Giovelle bilingui di Gallura, 2001; Abo chi di strada in un villaggio della Gallura, 2004. Ha curato una vasta raccolta di oggetti della cultura materiale degli stazzi galluresi, che, donata al Comune di Palau, costituisce ora il Museo Etnografico del paese.
Mossa, Stanislao Religioso (Sassari, ` sec. XVIII-Napoli 1825). seconda meta Vescovo di Ampurias e Civita nel 1823. Uomo di grande cultura, laureato in Teologia, divenuto sacerdote fu per molti anni parroco di San Donato nella ` natale. In seguito si trasferı` a sua citta Napoli, dove nel 1823 lo raggiunse la nomina a vescovo di Ampurias e Civita; ` nella citta ` partenopea nel morı` pero 1825 prima di prendere possesso della diocesi.
Mossa, Vico Architetto e storico dell’architettura (Serramanna 1914-Sassari 2003). Conseguita la laurea in Architettura, ha ottenuto la libera docenza in Storia dell’Architettura. Venuto a Sassari da Roma, dove aveva studiato, fu subito ‘‘precettato’’ da Filippo Figari per insegnare in quell’Istituto statale d’Arte per la Sardegna che Figari aveva sviluppato su una precedente scuola comunale di incisione creata da Stanis Dessy. Da quel mo-
mento M. fu una delle colonne dell’Isti` a lungo fino al motuto, dove insegno mento del ritiro. Contemporanea` mente si segnalava come uno dei piu attivi architetti dell’isola: ha progettato borgate agricole e portuali; ha restaurato la basilica di Porto Torres e il Teatro civico di Sassari; ha studiato a fondo i problemi dello sviluppo dell’urbanizzazione, accompagnando que` professionale con numerosi st’attivita scritti, tanto sulla stampa isolana, quanto in volumi. Tra questi: Note sul piano regolatore di Sassari, ‘‘L’Isola’’, 1941; Oristano gialla e nera, ‘‘L’Unione sarda’’, 1941; Per l’architettura in Sardegna, 1944; Dilettantismo e ricostru` sarde, ‘‘Essere Roma’’, zione delle citta 1945; Novecento stile sardo e cosı` via, ‘‘Riscossa’’, 1946; Architetture dipinte, in Giuseppe Biasi, 1947; I misteri di San Gavino, 1947; Ricognizione delle reliquie dei Ss. Martiri turritani, ‘‘San Gavino’’, III, 11-12, 1947; Considerazioni su l’architettura rustica e l’urbanistica paesana in Sardegna, ‘‘Bollettino tecnico del Circolo culturale degli Ingegneri e architetti sardi’’, 1948; Il camposanto di Ploaghe, ‘‘Ichnusa’’, I, 1948; Recenti restauri nella chiesa di San Gavino di Porto Torres, ‘‘Studi sardi’’, VIII, 1948; Singolare accorgimento costruttivo in alcune chiese sassaresi, ‘‘Bollettino tecnico del Circolo culturale degli Ingegneri e Architetti sardi’’, I, 1948; Sull’origine dei portali monumentali di cam` della Sarpagna eretti in alcune localita degna, ‘‘Studi sardi’’, IX, 1950; Meda` : Sassari, ‘‘Le Vie d’Itaglione di citta lia’’, LVI, 1, 1950; Le cumbessias o muristenis, ‘‘Ichnusa’’, II, 1, 1950; L’urbanistica e l’architettura volto della rinascita, ‘‘Rassegna economica della Rinascita sarda’’, 1950; Scenografie di Castelsardo, ‘‘Ichnusa’’, II, 4, 1950; Profilo di Oristano, ‘‘Ichnusa’’, III, 4, 1951; Carattere di Alghero, ‘‘Ichnusa’’, III, 8,
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Mossa ` : Cagliari, ‘‘Le 1951; Medaglione di citta Vie d’Italia’’, LVIII, 1, 1951; L’architettura nuragica, ‘‘Il Ponte’’, VII, 9-10, 1951; Bacini ceramici in Sardegna, ‘‘Faenza’’, XXXVIII, 1952; Esigenze ambientali e premesse urbanistiche per lo sviluppo del turismo in Sardegna, in Atti del I Convegno per l’Industrializzazione in Sardegna, 1953; Delineamenti di un programma urbanistico per la Sardegna, ‘‘Bollettino tecnico’’, 1-2, 1953; Architettura religiosa minore in Sardegna, 1953; Indagine sulla situazione urbanistica in Sardegna, ‘‘Bollettino tecnico del Circolo culturale degli Ingegneri e Architetti sardi’’, 1, 1955; Forme dell’artigianato sardo nella casa di ieri e di oggi, ‘‘Ichnusa’’, 18, 1957; Architettura domestica in Sardegna. Contributo per una storia della casa mediterranea, 1957; Rilievi e pensieri sul patrimonio monumentale di Porto Torres, ‘‘Studi sardi’’, XIV-XV, 1958; Breve storia urba` di Cagliari, ‘‘L’Unione nistica della citta sarda’’, 1959; L’architettura del Palazzo, in Cento anni della Provincia di Sassari 1860-1960, 1960; Problemi urbanistici ed edilizi in rapporto agli insediamenti umani in Sardegna nel quadro della rinascita dell’isola, in Atti del VI Congresso nazionale Edilizia e Abitazione, Cagliari 1960, 1960; Altari lignei dorati nelle chiese di Sassari, in Saggi di storia dell’Architettura in onore di V. Fasolo, 1961; Dai nuraghi alla rinascita, 1961; Architetture sassaresi, 1965; Architettura dell’Ottocento nella Sardegna settentrionale, in Atti del XIII Congresso internazionale di storia dell’Architettura, I e II, 1966; Il comprensorio turistico occidentale della Sardegna, 1971; Temi attuali in urbanistica e architettura in Sardegna, ‘‘La Programmazione in Sardegna’’, 1971; Studio dei piani territoriali paesistici della Sardegna, in Atti della Tavola rotonda ‘‘Politica dell’Ambiente naturale in Sarde-
` che nell’arma dei gna’’, 1972; Com’e sardi e` caduta la benda sugli occhi dei quattro mori, ‘‘La Nuova Sardegna’’, ` 1973; Il tessuto urbanistico delle citta storiche sarde e le dignitose case malsane, ‘‘La Programmazione in Sardegna’’, 53-54, 1974; La via delle ciliegie e della neve era una sola, ‘‘La Nuova Sardegna’’, 1974; Note sulla tutela del paesaggio in Sardegna, 1974; Sardegna imprevista, 1975; La cosiddetta moneta di Metalla e il tempio di Antas, ‘‘Quaderni di Numismatica’’, 4, 1976; Centri storici ` , ‘‘La Grotta della Vicrogiuoli di civilta ` in Sarpera’’, II, 7, 1977; Natura e civilta degna in cento schede. Guida ai beni ambientali e culturali, 1980; Architettura e paesaggio in Sardegna, 1981; Su due ipotesi costruttive riguardanti la Basilica turritana e la Cattedrale di Sassari, ‘‘Archivio storico sardo di Sassari’’, VIII, 1982; Dal gotico al barocco in Sardegna, 1982; L’architettura dal Medioevo all’Ottocento e L’arte popolare, in La Sardegna. Enciclopedia (a cura di M. Brigaglia), I, 1982; Vicende e storiografia dell’urbanistica in Sardegna, in La ricerca storica sulla Sardegna, ‘‘Archivio storico sardo’’, XXXIII, 1982; Architetture attraverso i secoli, in La Pro` e arte, 1983; vincia di Sassari. Civilta Gaetano Cima architetto, ‘‘Archivio storico sardo’’, IX, 1983; Sassari e il suo volto (con Aldo Cesaraccio), 1983; Il ` di oggi (con nuovo e l’antico nella citta Enrico Milesi), in La Sardegna. L’uomo e le coste (a cura di Angela Terrosu Asole), 1983; Artigianato sardo, 1983; Architetture medioevali di Sassari, in `, Gli Statuti Sassaresi. Economia, societa istituzioni a Sassari nel Medioevo e nel` Moderna. Atti del Convegno di l’Eta studi 1983 (a cura di Antonello Mattone e Marco Tangheroni), 1986; Oristano e il suo volto (con Giuseppe Pau), 1986; Vicende architettoniche del campanile gotico-catalano di Serramanna, ‘‘Archivio
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Mossa Filippi storico sardo di Sassari’’, XIII, 1987; Temi d’arte e d’ambiente in Sardegna, 1987; San Gavino di Torres. Impianto, inserti, restauri, 1988; Con maestri d’arte e di muro, 1989; Sul ruolo che ebbero gli addetti di alcune architetture dell’isola, ‘‘Archivio storico sardo di Sassari’’, XV, 1991; Le residenze nobiliari in Sardegna, ‘‘Sacer’’, I, 1, 1994; Sugli autori di due importanti architetture di Sassari, ‘‘Sacer’’, II, 2, 1995; Le vicende dell’architettura in Sardegna, 1995; Il carattere settecentesco del centro storico di Sassari, previa lettura di una pregevole carta del 1829, ‘‘Sacer’’, III, 2, 1996; Brevi note di architettura della Gallura, ‘‘Almanacco gallurese 1999-2000’’, 1999.
Mossa Demurtas, Mario Pittore, scrittore e giornalista (Sassari 1891-Rio de Janeiro 1966). Dopo aver conseguito la laurea in Legge preferı` dedicarsi alla pittura, per la quale aveva una particolare predisposizione. Amico fraterno di Giuseppe Biasi, fece parte del gruppo di artisti sassaresi che ruotava attorno al maestro. Nel 1913 aderı` alla prima Secessione romana; tornato in Sardegna insieme all’amico, percorse l’isola in lungo e in largo, disegnando, dipingendo e interessandosi agli ` diversi della realta ` tradiaspetti piu zionale sarda, ‘‘inventando’’, insieme con Biasi, la pittura sarda di folclore. ` come autore Nel frattempo si affermo di ritratti di personaggi della borghe` a esporre con sia sassarese e comincio ` d’Italia. A successo in numerose citta Roma aprı` uno studio con Tarquinio Sini – raccontano Giuliana Altea e Marco Magnani – , accostandosi «agli ambienti del cinema, eseguendo ritratti di celebri dive dell’epoca, come Pina Menichelli e Gabriella Besanzoni; per quest’ultima disegna nel 1921 un costume d’Orgosolo che riceve il premio per il miglior costume ita-
liano al Gran Ballo dell’Hotel Excelsior, dove la cantante era accompagnata dal pittore in costume teuladino». («De Murtas-Teulada» firmava in questo periodo le sue opere, in ricordo di un allegro soggiorno in quel villaggio insieme a Biasi). Collaborava anche, dal 1914, al ‘‘Giornale d’Italia’’, allora molto diffuso, firmando‘‘Il sardo ` con in frak’’. Nel 1922 scrisse e illustro T. Sini un libro di racconti, intitolato ´ gli uomini a Tiule` non portano le Perche mutande, di cui la critica non seppe apprezzare l’intento parodistico. Seguendo la scelta fatta dall’amico, nel 1924 decise di lasciare l’Italia, ma a differenza di lui (che era andato in Libia), dopo alcune peregrinazioni si stabilı` in ` perfettamente negli Brasile; si integro ambienti artistici di questo paese. A ` degli anni Quaranta abbandono ` meta la pittura e divenne un apprezzato critico cinematografico e regista della TV brasiliana, di cui fu anche dirigente. Morı` mentre era intento ad «organizzare una grande mostra degli artisti sardi della sua generazione a Rio de Janeiro: le sue opere vi figureranno postume», cosı` Giuliana Altea e Marco Magnani.
Mossa Filippi, Francesco Avvocato, giurista e uomo politico (Bitti 1807-Cagliari 1874). Dopo aver conseguito la laurea in Legge, intraprese la carriera universitaria. A partire dal 1850 fu professore di Diritto civile e di Storia del ` di Diritto italiano presso l’Universita Cagliari; nel 1860 fu eletto deputato al Parlamento subalpino per la VII legislatura nel collegio di Bitti, ma il suo mandato non fu convalidato; contemporaneamente fu eletto anche consigliere provinciale di Cagliari. Compaesano, quasi coetaneo e grande amico di Giorgio Asproni, ebbe con lui intensa frequentazione per tutta la vita. ` nel 1848, sul ‘‘Popolo’’, un Scrisse gia
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Mossa Pirisino articolo In difesa del canonico Asproni. Il Diario asproniano reca numerose testimonianze dei rapporti conM.F. (il 23 ` scritto: «Stassera ho visto luglio 1855 e F.M.F. che aspetta ancora la provvidenza per la Cattedra che ha domandato e che gli si deve per giustizia. Quanto non suda il merito per avere un premio dal governo di Piemonte, ` specialmente quando il meritevole e ` nato in Sardegna!»). Nel 1866 si ritiro dalla vita politica, nel 1874 fu collocato `. in pensione dall’Universita
Mossa Pirisino, Mario Giornalista (Sedini 1923-Cagliari 1968). Professionista nel 1946, fu un apprezzato redattore de ‘‘L’Unione sarda’’ e cronista sportivo de ‘‘L’Informatore del Lunedı`’’. Fu quindi capo dell’Ufficio Stampa della Regione sarda ai tempi delle giunte Delrio. Morı` prematuramente a Cagliari nel 1968.
‘‘Mostakel, El’’ Giornale in lingua araba, pubblicato a Cagliari dal marzo 1880 all’aprile 1881. Settimanale, fu ideato e diretto dal giornalista Gio` vanni De Francesco, che a Cagliari gia dirigeva il quotidiano ‘‘L’Avvenire di Sardegna’’ (=). Pubblicato nel momento di massima tensione fra Italia e Francia in Tunisia, si proponeva di difendere gli interessi italiani (e di capitalisti cagliaritani) nelle miniere nordafricane. Redatto da un giornalista di origine libanese, Giuseppe Bokos, e composto da due tipografi provenienti anch’essi da Beirut (uno dei quali, se` , si chiacondo le ricerche di Tito Orru mava Zain-Zain), il giornale – che aveva raggiunto una tiratura di 1500 copie ed era diffuso in diversi luoghi di lavoro della Tunisia – dovette cessare le sue pubblicazioni quando i tre arabi abbandonarono Cagliari senza preavviso.
Mostazaffo Funzionario di grado ele` vato dell’amministrazione delle citta
regie della Sardegna, che aveva il compito di sovrintendere a diverse funzioni legate all’approvvigionamento ` e al suo sviluppo dei viveri della citta edilizio. In particolare vigilava sulla ` delle merci, sui pesi e sulle miqualita sure in uso nei mercati pubblici della ` e sulle attivita ` dell’edilizia. Per la citta realizzazione dei suoi compiti aveva la ` di emanare bandi sul commerfacolta cio delle derrate, di imporre calmieri ` , di comsui generi di prima necessita minare contravvenzioni a chi violasse le sue disposizioni. La sua azione era affiancata da impiegati che materialmente provvedevano alla vigilanza, al sequestro delle merci non in regola e alla riscossione delle contravvenzioni. Veniva nominato annualmente dai ` (in genere l’ufficonsiglieri della citta cio veniva offerto al consigliere capo uscente); le sue funzioni furono minuziosamente regolamentate nel 1644 e rimasero cosı` definite fino al 1809, quando l’ufficio fu posto sotto il controllo di un ispettore dell’annona. Con la riforma dei Consigli civici del 1836, l’ufficio del m. fu abolito e le sue funzioni attribuite al Consiglio dei provveditori e agli Edili.
Mostella = Zoologia della Sardegna Motociclismo Agli inizi del Novecento appaiono in Sardegna le prime motociclette: biciclette a motore di fabbricazione francese o svizzera, come la Peuˆ ve e la Motosacoche. Si geot, la Moto Re racconta di una gita del sassarese ingegner Delitala che nel 1904 con la sua ´ il Motosacoche (chiamata cosı` perche motore era racchiuso in una tasca di ` aveva raggiunto lamiera) dalla citta Mores in soli trenta minuti. La cosa fece scalpore, cosı` come nel 1908 il conte di Monasterolo che con la sua Peugeot ‘‘invadeva’’ con spericolate evoluzioni il velodromo Amsicora – tempio sacro all’atletismo – cimentan-
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Motzo dosi nel chilometro da fermo. Nel decennio successivo si assiste alla disputa di ‘‘sfide’’ di resistenza anche su ` la SEF Torres lunghi percorsi, ma sara a organizzare nel 1928 la prima gara motociclistica ufficiale, sul percorso Sassari-Tempio-Terranova-Ozieri-Sassari. Nello stesso anno nasce il Moto Club Sassari. Ma un vero e proprio boom di manifestazioni motociclistiche si verifica negli anni Trenta, quando la motocicletta raggiunge una notevole diffusione anche nell’isola. ` significative, nel 1933 il Tra le gare piu circuito di Cagliari, vinto da Roberto Sorcinelli, e l’anno successivo la Ca` vinta dal cagliari-Sassari di velocita gliaritano Vinicio Agostinelli (Bianchi 500cc) alla media di 85 kmh davanti al sassarese Pompeo Solinas (Guzzi 500). I primi circuiti cittadini attirano moltissimo pubblico e concorrenti famosi dal continente: a Cagliari il Circuito ‘‘Mario Mameli’’ nel 1936, a Sassari il Circuito ‘‘Baldo Morgana’’ nel 1938. I migliori piloti di questo periodo sono Nino Sechi, Raimondo Lepori e Angelo Pasquali. Dopo la parentesi della guerra la motocicletta cambia completamente destinazione d’uso: da mezzo di svago e da viaggio destinato a pochi eletti diventa veicolo popolare, specie con l’avvento dello scooter, accompagnato da una grande diffusione dei ciclomotori e delle motoleggere. Per tutte queste categorie di motocicli si ` , di regolaorganizzano gare di velocita ` , gimcane. Resistono anche alcune rita ‘‘classiche’’ come la Scala di GioccaOsilo, e anche circuiti cittadini, ora in funzione regolaristica; nasce anche il Giro della Sardegna vespistico. Ma l’u` in circuito del donica gara di velocita ` per alcune edipoguerra si svolgera zioni negli anni Sessanta nella zona ` ‘‘motociclistica’’ della Sardegna: piu Oristano. Il Circuito di Torregrande,
prova del campionato italiano juniores ` cimentarsi con 125, 175 e 250cc, vedra alcuni dei futuri campioni del motociclismo nazionale anche qualche elemento locale, come il cagliaritano Luciano Mele (Morini 175). Con la crisi della motocicletta, iniziata alla fine degli anni Sessanta, la Sardegna viene riscoperta come terreno ideale per importanti gare anche internazionali del cosiddetto ‘‘enduro’’, sull’onda del successo di competizioni off road come la Parigi-Dakar. Intanto, sempre a partire dagli anni Settanta, hanno grande svi` come il motoluppo altre specialita cross e il trial e la Sardegna, nell’ambito dello sviluppo turistico degli ul` spesso sede di raid dedicati timi anni, e a motociclette d’epoca provenienti dal continente e anche dall’estero. Grande ` impulso al motociclismo di velocita viene dato dal 2003 dalla realizzazione, nei pressi di Mores, di un circuito costruito dall’ex pilota automobilistico sassarese Uccio Magliona e dedicato ` presial marchese Franco Di Suni, gia dente dell’ACI di Sassari e grande organizzatore sportivo del secondo dopoguerra. [GIOVANNI TOLA] ` importanti Motorra Dolmen tra i piu della Sardegna. Si trova nelle campagne di Dorgali, e risale alla cultura di ` del III millennio a.C.). Ozieri (meta ` una costruUnico dolmen a corridoio, e zione ottenuta dalla disposizione in circolo di lastroni squadrati e coperti da un tumulo; si accede al suo interno da un andito, anch’esso delimitato da pareti a lastroni, che conduce a un altro ambiente circolare. Tra le suppellettili sono compresi un brassard, perline di calcedonio, una scheggia non lavorata di ossidiana, uno schema osseo di testina umana, diverse ceramiche.
Motzo, Bacchisio Raimondo Storico (Bolotana 1883-Napoli 1970). Nel 1905,
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Motzo dopo la laurea in Teologia, si fece sa` anche in cerdote. Nel 1909 si laureo Lettere a Torino e successivamente prese a perfezionarsi in Filologia. Coinvolto nella polemica modernista, ` l’abito talare. Dal 1926 al 1953 lascio ` presso l’Universita ` di Cagliari insegno ` di dove fu a lungo preside della Facolta Lettere; dal 1935 fu membro della Deputazione di Storia patria e di altre prestigiose accademie. Diede impulso alla fondazione della rivista ‘‘Studi sardi’’; nel 1943 3800 volumi della sua biblioteca e 27 buste di documenti andarono distrutti sotto i bombardamenti degli Alleati. Tra i suoi scritti: Donazione dell’isola sulcitana a Sant’Antioco, ‘‘Archivio storico sardo’’, XIII, 1920; Registri delle Collettorie pontificie in Sardegna nel secolo XIV, ‘‘Archivio storico sardo’’, XIII, 1921; Cessione dell’isola di Sardegna a Casa Savoia (17201920), 1921; La vita e l’ufficio di San Giorgio vescovo di Barbagia, ‘‘Archivio storico sardo’’, XV, 1-2, 1924; Patrimonio della chiesa sulcitana nella prima ` del secolo XIII, ‘‘Archivio storico meta sardo’’, XV, 1924; San Saturno di Cagliari, ‘‘Archivio storico sardo’’, XVI, 1926; Una donazione inedita di Agnese e Guglielmo giudici di Cagliari, ‘‘Studi cagliaritani di Storia e Filologia’’, I, ` bizantina in Sar1927; Barlumi dell’Eta degna, ‘‘Studi cagliaritani di Storia e Filologia’’, I, 1927; Studi di storia e di filologia, I, 1927; Torchitorio di Cagliari o Torchitorio di Gallura, ‘‘Studi cagliaritani di Storia e Filologia’’, I, 1927; La passione di Sant’Antioco, ‘‘Studi cagliaritani di Storia e Filologia’’, I, 1927; La passione dei Santi Gavino, Proto e Gianuario, ‘‘Studi Cagliaritani di Storia e Filologia’’, I, 1927; Modo di abitare degli antichi in rapporto con i nuraghi, in Atti del Convegno archeologico in Sardegna, Cagliari giugno 1926, 1929; Opera civile di Roma antica in Sardegna, 1931; Posi-
zione dei ‘‘Montes Insani’’ della Sardegna, 1931; La cessione della Sardegna a Casa Savoia, 1934; Sulle opere e i manoscritti di G.F. Fara, I, ‘‘Studi sardi’’, I, 1, 1934; Norake e i fenici, ‘‘Studi sardi’’, I, 1934; La passione di San Lussurio o Rossore, ‘‘Studi sardi’’, I, 1934; Cesare e la Sardegna, ‘‘Studi sardi’’, I, 1935; Lo compasso da navegare, ‘‘Archivio storico sardo’’, XX, 1-2, 1936; La Sardegna nel compasso da navigare del sec. XIII, ‘‘Archivio storico sardo’’, XX, 3-4, 1937; Le entrate dell’arcivescovo di Torres ` del sec. XIV, ‘‘Studi sardi’’, verso la meta IV, 1940; Giuseppe Garibaldi al letto di morte di G. Asproni, ‘‘Studi sardi’’, V, ` storica della gente 1941; Continuita sarda, ‘‘Il Ponte’’, VII, 9-10, 1951; L’atti` guerriera di re Liutprando nei primi vita quattordici anni di regno, ‘‘Archivio storico sardo’’, XXIV, 1954; Un sigillo bizantino che interessa la Sardegna, ` an‘‘Studi sardi’’, XIV-XV, 1958; La piu tica figura di San Saturno, ‘‘Studi sardi’’, XIV-XV, 1958; Un progetto catalano per la conquista definitiva della Sardegna, in Studi storici in onore di Francesco Loddo Canepa, I, 1959; Note di cartografia nautica medioevale, ‘‘Studi sardi’’, XIX, 1967. Una raccolta dei suoi Studi sui bizantini in Sardegna e sull’agiografia sarda fu pubblicata a Cagliari per iniziativa della Deputazione di Storia patria nel 1987.
Motzo, Leonardo Ufficiale di carriera (Bolotana 1895-Cagliari 1974). Valoroso combattente nella Brigata ‘‘Sassari’’, percorse una brillante carriera arrivando al grado di generale di corpo ` un volume d’armata. Nel 1930 pubblico di storia e di ricordi sulla prima guerra mondiale, Gli intrepidi Sardi della brigata ‘‘Sassari’’, scritto, pur nella comprensibile commozione per gli eventi che vi venivano rievocati, con grande `: il ritratto che in attenzione alla verita quelle pagine viene fatto di Emilio
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Mucca pazza Lussu (allora riparato a Parigi e, come diceva la sua cartella presso il Casellario Politico Centrale, «pericoloso al` l’ordine Nazionale dello Stato») e esemplare non solo per la nitidezza delle descrizioni ma anche per il coraggio delle parole (M. era allora ancora in servizio): «Comanda la compagnia un uomo che dal principio della ` al suo posto di combattimento. guerra e ` l’uomo piu ` popolare della Brigata e E ` grande, il piu ` vadella Sardegna. Il piu ` sardo tra i sardi della loroso, il piu ` stato riedito – su ‘‘Sassari’’»). Il libro e un’edizione corretta dall’autore – nel 1980, dopo la sua morte, a cura di M. Brigaglia e ristampato nel 2007. Sempre sul tema della ‘‘Sassari’’ anche l’articolo Lussu e i valorosi del cognac, ‘‘La Nuova Sardegna’’, 1965.
Motzo Dentice di Accadia, Cecilia Studiosa di storia della filosofia (Napoli 1893-ivi 1981). Conseguita la lau` come crocerea nel 1917, si impegno rossina durante la prima guerra mon` all’indiale. Nel dopoguerra si dedico segnamento nei licei e nel 1922 conseguı` la libera docenza che le consentı` di intraprendere la carriera universita` Storia della Filosofia ria. Insegno ` di Cagliari dal 1925 presso l’Universita ` Bacchisio al 1954 dove conobbe e sposo Raimondo Motzo. Fu studiosa di ` , autrice di numerosi grande autorita lavori su Kant, su Tommaso Campanella, del libro La crisi religiosa degli ultimi decenni, apparso nel 1926, e di famosi manuali di Storia della Filosofia e di Storia della Pedagogia in uso nelle scuole. Tra i suoi scritti: Gli studi di storia della filosofia in Italia negli ultimi cinquant’anni, ‘‘Leonardo’’, 1926; Filosofia e Pedagogia negli Istituti Magistrali, 1927; Il preilluminismo, ‘‘Giornale critico di filosofia italiana’’, 1-4, 1927; Le radici storiche del libero pen` di Lettere siero, ‘‘Annali della Facolta
` di Cagliari’’, I-II, 1928; dell’Universita Intorno alla storia della filosofia in Ita` lia nel Settecento, ‘‘Annali della Facolta ` di Cagliari’’, di Lettere dell’Universita 1931; La concezione etica e politica di ` di Lettere Hegel, ‘‘Annali della Facolta ` di Cagliari’’, 1933-34, dell’Universita 1934-35, 1936; La supremazia dello stato in Tindal e in Bolingbroke, ‘‘Il giornale critico della filosofia italiana’’, 1936; Storia della Pedagogia, 3 voll., 19401942.
Moura y Melo, Francesco Vicere´ di ` sec. Sardegna (Spagna, prima meta XVII-Fiandre 1675). In carica dal 1657 al 1663. Marchese di Castel Rodrigo, era un diplomatico di carriera; per anni fu ambasciatore di Spagna in Germania negli anni che seguirono la fine della Guerra dei Trent’anni. Nel 1657 ´ di Sardegna e, una fu nominato vicere ` di esvolta assunte le funzioni, mostro sere sensibile ai problemi dell’isola; ` fu nominato vicere ´ della nel 1663 pero ` l’isola. Poco Catalogna e nel 1664 lascio dopo fu nominato governatore delle Fiandre.
‘‘Movimento sardo, Il’’ Quotidiano ‘‘politico amministrativo commerciale’’, di orientamento democratico, diretto da Giovanni Battista Tuveri e Giovanni Sulliotti, pubblicato a Cagliari tra il dicembre 1875 e l’ottobre 1876.
Moyran Famiglia cagliaritana (secc. XVII-XVIII). Le sue notizie risalgono al secolo XVII, quando ottenne il cavalierato ereditario nel 1681 con un Carlo Antonio, cassiere della Tesoreria reale. Egli fu ammesso allo Stamento militare nel 1688 durante i lavori del parlamento Monteleone; la sua discendenza si estinse nel corso del secolo XVIII.
Mucca pazza = Encefalopatia spongiforme bovina
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Mucedda
Mucedda, Mauro Fotografo (n. Sassari, sec. XX). Presidente dal 1971 del ` proGruppo Speleologico sassarese, e fondo conoscitore delle grotte della ´ studioso provincia di Sassari, nonche di chirotteri. Specializzato in fotogra` coautore di due libri fia speleologica, e sulle grotte dell’Algherese, La Grotta di Nettuno – sulla quale ha realizzato anche due guide turistiche – e Grotte di capo Caccia, 1997. Ha collaborato, con testi e immagini sulle grotte, alla redazione di vari volumi sulla flora e la fauna della Sardegna. Ha partecipato inoltre alla stesura dello studio scientifico preliminare sul Parco del Gennargentu, curando la parte relativa alle grotte e alla fauna cavernicola.
con essi una asprissima giornata per il monte Lerno. Credo di poter asserire – dichiarava a Bogino – non essere il mu´ una pecora selvaflone detto fuorche tica. Fra le altre prove ne ho questa, che il muflone e la pecora s’accoppiano, e il frutto nato da tale accoppia` fecondo anch’esso». mento e
Muflone «Il muflone (Ovis musimon) e` ` diffuso dell’isola». Cosı` l’animale piu Alberto Lamarmora nel suo Voyage en ` diffuso Sardaigne. E aggiungeva: «Vi e come ai tempi di Plinio e di Strabone: vive nelle montagne del massiccio centrale. L’ho visto spesso formare branchi di una cinquantina di esemplari; e ne ho visto anche nelle alture della Nurra e nei dintorni di Iglesias. UNA PECORA SELVATICA Al m. aveva ` nel 1774 dedicato diverse pagine gia Francesco Cetti nel suo I quadrupedi in Sardegna, stampato a Sassari in elegante edizione dal livornese Piattoli. Il ` anzi un soggetto cui il Cetti dedica m. e una particolare attenzione. Anzi, alla sua osservazione (sostengono Piero Sanna e Antonello Mattone nella edizione della Storia naturale di Sardegna del Cetti, curata per la ‘‘Bibliotheca sarda’’ della Ilisso, 2000) era probabilmente finalizzato il primo viaggio scientifico del Cetti nelle montagne dell’interno: «Per conoscere la natura del muflone, animale forse esistente in ` in altra parte d’Europa se non fosse gia Corsica, sono stato ne’ monti di Pattada a conferenza co’ cacciatori. Ho fatto
Muflone – L’Ovis Musimon, abitante caratteristico della montagna sarda (e di quella corsa), ha rischiato l’estinzione ` del Novecento. nella seconda meta
Il Cetti annoverava cosı` il m. come «terzo soggetto di nobilissima caccia» dei sardi dopo il cervo e il daino. Segnalava la sua presenza, oltre che sul Gennargentu, all’Argentiera, a Iglesias, Teulada e in particolare nelle al` e Nuoro: «il ture intorno a Budduso
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Mugaˆhid Ibn Abd Allah centro – aggiungeva – sembra in monte Pradu sopra Oliena», da cui il m. si sarebbe propagato fino a Fonni e di qui nel Sarrabus. Animale difficile da cacciare (il massimo di un macello, diceva, non poteva andare oltre il centinaio di ` era una deficapi), la sua stessa rarita nitiva smentita «per quei mirabili geografi [l’allusione era a Tommaso Porcacchi, che cosı` aveva scritto nel suo ` famose del mondo, famoso L’isole piu pubblicato a Venezia nel 1604] li quali a rendere ragione dell’aria malsana di Sardegna ne dipinsero la faccia [il suolo, la superficie] abitualmente ricoperta di cadaveri di mufloni, non possibili a consumarsi per la tanta moltitudine che se ne ammazza», «per cui si putrefanno e l’infezione se ne spande sopra novemila miglia quardrate». CARATTERI Mammifero ruminante ` una sorta della famiglia dei Bovidi, e di pecora selvatica che vive in forma spontanea soltanto in Sardegna e in ` essere considerato il Corsica, e puo progenitore della pecora mediterra` alto tra i 70 nea. Lungo circa 120 cm, e ` raggiungere i 50 kg se cm e i 90 cm e puo maschio, i 35 kg se femmina. Ha tronco robusto, arti ben sviluppati ma snelli, con zoccoli piccoli e stretti. Il maschio ha il manto bruno rossastro nella parte superiore, biancastro in quella infe` di colore generalriore; la femmina e ` chiaro. I maschi sono ornati mente piu di bellissime corna arcuate e solcate ` dedurre da anelli (dai quali si puo `), mentre le femmine ne sono del l’eta tutto prive o quasi. Il m. vive in piccoli branchi, cibandosi di vegetali e frequentando preferibilmente zone impervie e difficilmente accessibili. L’accoppiamento avviene due volte all’anno, a maggio e a dicembre, preceduto da lotte tra i maschi. Il parto, cin` tardi, puo ` essere gemelque mesi piu ` oggi raro ma in lare. In Sardegna il m. e
leggero aumento; si trova all’Asinara, nel Supramonte di Oliena, Dorgali, Baunei, Orgosolo e Urzulei, sul massiccio del Gennargentu, sul Montarbu di Seui e nel retroterra di Golfo Aranci. Specie rigidamente protetta dalla legge regionale n. 32 del 1978.
ˆhid Ibn Abd Allah (o Mudjaid, MuMuga seto, Musato) Emiro di Denia (Baleari,
` sec. X-Denia, dopo seconda meta 1020). Emiro di Denia e signore delle Baleari, era nato schiavo, ma nella giovinezza era stato a stretto contatto con Ibd Abd Amir (al Mansur) negli anni della sua ascesa al potere e ne aveva assimilato il programma politico. L’on` e dopo la nipotente sovrano lo libero sua morte M. fu introdotto nella corte del califfo omayyade Al Muriati a Cor` per intelligenza e dova, dove si affermo ` politica. Nel 1010 divenne abilita emiro di Denia e delle Baleari e riprese la politica di Al Mansur, concependo un programma per la conquista del mondo cristiano. Nell’ambito di ` una spediquesto progetto organizzo zione in Sardegna: nel 1015 mise insieme una potente flotta e invase l’isola dalle Baleari; fece sbarcare a sorpresa le sue truppe nelle vicinanze di Cagliari, sconfisse l’esercito giudicale in una cruenta battaglia nella quale morı` il giudice Malut (Salusio). Con` , con un corpo di cavalquistata la citta leria leggera si spinse nel Campidano e ` di consolidare la conquista. Nelcerco l’anno successivo dalle basi sarde fece una spedizione lungo le coste della Toscana saccheggiando Luni; dopo al` a Denia per arruolare cuni mesi torno altri soldati e proseguire nella conqui` uno scenasta, ma al suo ritorno trovo rio politico cambiato. I sardi intanto andavano riorganizzando la resistenza e Genova, Pisa e i marchesi Obertenghi, incitati dal papa, avevano radunato una flotta che nel 1016 fu in grado
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Muggiano di distruggere quasi completamente quella di M. L’emiro fu allora costretto a fuggire a Denia lasciando nelle mani dei vincitori la moglie e il figlio. La Bibliografia sarda di Raffaele Ciasca registra un Museto in Sardegna, «dramma recitato dai convittori e dagli scolari esterni nel R. collegio e convitto di Cagliari, diretto dai PP. della Comp. di ` », stampato a Cagliari nel 1844, ulGesu teriore testimonianza della permanenza del personaggio nell’immaginario collettivo dei sardi.
Muggiano Famiglia di Mamoiada (secc. XVII-XVIII). Le sue notizie risalgono al secolo XVII, quando viveva un Francesco che nel 1648 ottenne il cavalierato ereditario. Egli fu ammesso allo Stamento militare nel 1653 durante i lavori del parlamento Lemos; i suoi di` di scendenti presero parte all’attivita tutti gli altri parlamenti, ma si estinsero nel corso del secolo XVIII.
Muggianu, Ignazio Pittore (n. Atzara 1916). Entrato nell’ordine dei Cappuc` stato ordinato sacerdote; da semcini e pre ha coltivato le sue non comuni ca` artistiche e si e ` specializzato pacita nella realizzazione delle vetrate delle chiese. Fin dal 1950 ha preso parte a numerose mostre.
Muggine = Zoologia della Sardegna Mugoni, Pietro Studioso di storia (Bultei 1911-Cagliari 2002). Conseguita la ` entrato laurea in Giurisprudenza e nella carriera del Ministero dell’Interno giungendo al grado di prefetto. ` auStudioso di storia dell’economia, e tore di alcuni interessanti lavori tra i quali vanno ricordati una Storia economica e sociale della Sardegna nell’Evo ` antico, pubblicata nel 1967, e il piu ` nella Sardegna noto Economia e societa ` medioevale, pubblicato nel 1985. E morto a Cagliari nel 2002.
Muhly, J.D. Archeologo (n. sec. XX). Ar-
cheologo americano, a partire dal 1984 ha studiato con Fulvia Lo Schiavo e altri ricercatori i problemi della metal` del Bronzo. Tra i lurgia sarda nell’Eta suoi scritti: Preliminary Research on the Ancient Metallurgy of Sardinia 1984 (con F. Lo Schiavo, R. Maddin e J. Stech), ‘‘American Journal of Archaeology’’, 89, 1985; Nuragic metallurgy in Sardinia: second preliminary report, in Studies in Sardinian Archaeology III, ‘‘British Archaeological Report’’, International Series, 387, 1987; Cyprus, Crete and Sardinia: copper Oxhide Ingots and the Bronze age Metals trade, RDAC, 1988; Analisi metallurgiche e statistiche sui lingotti di rame della Sardegna, ‘‘Quaderni della Soprintendenza archeologica per Sassari e Nuoro’’, 17, 1990.
Mulargia Centro abitato della provincia di Nuoro, frazione di Bortigali (da cui dista 7 km), con circa 100 abitanti, posto a 700 m sul livello del mare a nord-ovest del comune capoluogo, nei pressi della superstrada Cagliari-Sassari. Regione storica: Marghine. Diocesi di Alghero-Bosa. & TERRITORIO Il territorio e ` costituito dalla parte meridionale dell’altipiano di Campeda, nel punto in cui termina con i rilievi della catena del Marghine. Le comunicazioni sono assicurate da una strada secondaria che ha inizio dalla superstrada e continua poi per dividersi in due rami, uno che si dirige verso la parte settentrionale dell’altipiano, l’altro che scende a Bortigali. La ferrovia Oristano-Chilivani passa a breve distanza dall’abitato, la stazione ` vicina e ` a Macomer. piu & STORIA L’attuale centro deriva da un insediamento punico-romano: l’antica Molaria situata lungo la strada che da Cagliari conduceva a Turris, e cosı` ´ con la pietra locale si chiamata perche producevano mole per i mulini. Nel
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Mulas Medioevo faceva parte del giudicato di Torres ed era compreso nella curatoria del Marghine. Nel secolo XIII, dopo l’estinzione della famiglia giudicale, fu conteso tra i Doria e gli Arborea e sul finire del secolo finı` per essere occupato dalle truppe del giudice d’Arborea nelle cui mani rimase fino alla cessazione del giudicato. Dopo il 1420 en` a far parte del grande feudo contro cesso a Bernardo Centelles e nei secoli successivi ne condivise le vicende fino alla abolizione dei feudi nel 1838. Di questo periodo resta la testimonianza di Vittorio Angius: «Nell’anno 1838 erano in M. anime 124 distinte in maggiori, maschi 32, femmine 44; e minori, maschi 25, femmine 23. Vivono modestamente, mal alloggiati e poco ben nu´ il loro ordinario alimento driti, perche ` di pane d’orzo e di patate. Agricole tura. La natura del territorio essendo ` idonea all’orzo che al grano, pero ` si piu ` del primo che del secondo, semina piu gittandosi starelli di grano 60, d’orzo 120. Il grano suole ordinariamente crescere al sestuplo, l’orzo al ventuplo e ` . Il vigneto e ` assai ristretto, i grappiu poli non maturano bene, e siccome non ` si si sa ben manipolare il mosto, pero ha un vino di poca forza e che bevesi impunemente anche in copia. Se ne distilla per acquavite. Le piante fruttifere che si coltivano sono di poche spe` comuni i susini e le ficaje. cie, e le piu ` praticata da pochi e solo L’orticultura e quanto domanda il bisogno della fami` della meta ` del territorio e ` diglia. Piu viso in tanche. In alcuni tratti delle medesime si fa seminagione; le altre parti servono al pascolo delle vacche e de’ porci nella stagione delle ghiande, essendovi in gran numero le quercie e i soveri. Pastorizia. I salti di M. sono abbondanti di pascolo, e questo sovrabbondando al bestiame del paese, si accogliono molti branchi da’ paesi vicini
ne’ luoghi aperti e chiusi che indicammo. I pastori mulargiesi pascolavano nel 1838 i sottonotati capi: vacche 160, capre 450, porci 300, pecore 1000, cavalle rudi 30. Gli animali mansi erano buoi 40, cavalli 6, giumenti 15, majali 17. Quando entrano in questi salti e pecorai di Macomer, Bortigali, ` Borore e Birori allora si numerano piu di 12 mila capi. I daini sono in gran numero, e le caccie di rado infruttifere». Col tempo la sua popolazione si ridusse e nel corso del secolo XIX perse la sua autonomia divenendo frazione di Bortigali. Oggi la popolazione vive sfruttando i pascoli dell’altipiano e delle vicine pendici del Marghine. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il territorio conserva numerose testimonianze archeologiche di rilievo, tra i quali alcuni nuraghi: quello detto Tin` del tipo monotorre, e ` ben tirriolos e conservato e sorge a breve distanza dall’abitato. Il nuraghe Miuddu si trova ` a lungo la strada per Bortigali ed e pianta complessa, costituito da una torre centrale e da quattro torri laterali parzialmente crollate. Nella torre centrale si conserva una grande camera a tholos.
Mulas Famiglia di Bono (sec. XVIII-esistente). Le sue notizie risalgono al se` colo XVIII quando viveva un Nicolo Mulas Rubatta che nel 1729 ottenne il `. I cavalierato ereditario e la nobilta suoi discendenti continuarono a vivere a Bono, ma alcuni di loro si spostarono anche in altri centri del Logudoro. Un ramo della famiglia risiede attualmente a Milano.
Mulas, Andrea Etnoantropologo (n. La Maddalena 1950). Trasferitosi a Roma nel 1968 per frequentare gli studi uni` laureato nel 1974 in versitari, si e Scienze politiche e nel 1978 in Lettere moderne (indirizzo demo-etno-antropologico). Nel 1987 ha conseguito il
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Mulas dottorato di ricerca in Etnoantropologia, per la Cattedra degli studi della ` Calabria, consociata con l’Universita ` di Palermo e l’Unidi Bari, Universita ` di Roma, discutendo la tesi versita L’ideologia della morte in Sardegna. Credenze e rituali funebri nella cultura popolare della Gallura. Nel 1989-1990 ha vinto una Borsa di studio Erasmus ´ cole des Hautes Sciences Sopresso l’E ciales di Tolosa e Parigi. Tra i suoi lavori: L’enigma poetico: l’alburea gallurese, 1987; Quando viene la memoria... Credenze e rituali funebri nella cultura popolare della Gallura (Sardegna), ` diabolica. Gli es1990; Una sottil virtu seri fantastici che succhiano sangue nella cultura popolare della Sardegna, 1992; La puntura della rimembranza. I luoghi, le parole e i riti della morte nella cultura tradizionale della Sardegna, 1997; La musica, il suono, il rumore nelle tradizioni e nella cultura dell’immaginario in Sardegna, in Sonos. Strumenti della musica popolare sarda, 1998; Tempus lugendi: abiti della festa della morte, in Catalogo guida alla mostra ‘‘L’abito dell’occasione. Le diverse forme del vestiario festivo, cerimoniale e da lutto’’, 1998; Itinerario di una ricerca sulla morte, in Antropologia e storia delle religioni. Saggi in onore di Alfonso M. di Nola, 2000; Introduzione, in La scuola dei fari, 2002; Introduzione al reprint: De Rosa Francesco, Tradizioni popolari di Gallura. Usi e costumi, 2003; Introduzione al reprint: Azara Maria, Tradizioni popolari della Gallura. Dalla culla alla tomba, 2005; Pintus Pietro, Il lungo sguardo. Studi critici sulla storia del cinema, antologia degli scritti a cura di M., 2005.
Mulas, Dionigio Artigiano, consigliere regionale (n. Cagliari 1929). Artigiano, sin da giovane impegnato nel Partito Socialista Italiano e nelle organizzazioni rappresentative di categoria.
Nel 1974 fu eletto consigliere regionale per la VII legislatura, ma al suo ter` ricandidato. mine non fu piu
Mulas, don Zuanni Poeta (Dorgali 1864-ivi 1945). Nato da famiglia di pic` originaria di Bono, frecola nobilta ` la Scuola normale a Nuoro e, quento conseguito il diploma di maestro ele` la professione al mentare, esercito ` di una paese natale, dove si circondo numerosa famiglia e trascorse il resto della vita. Considerato il maggiore tra i poeti dorgalesi degli ultimi decenni, ` nel 1906 la raccolta Riflessos. pubblico ` stata poi ripropoVersi dialettali, che e sta postuma, in edizioni via via arricchite da inediti, nel 1962 e nel 1995. I temi da lui prediletti, ha scritto Billia Fancello, sono «l’amore, la famiglia, gli amici, il tabacco e il vino, cantato in versi veramente pregevoli»; le opere testimoniano «la costanza della sua ispirazione, sempre viva e alta nel lungo arco di tempo che va dagli anni ` ; la della giovinezza fino alla maturita purezza dello stile, affinato negli anni; ` verso quel mondo l’insaziata curiosita sempre fecondo di sorprese che era per lui l’universo femminile».
Mulas, Edoardo Pittore (n. Cagliari, sec. XX). Allievo di Guido Cavallo, ha appreso da Romano Antico i fondamenti della costruzione pittorica di paesaggi e fondali scenografici. Ha anche eseguito una serie di murales a Cagliari, Jerzu, Selegas, Gesico, Burcei, San Sperate, Serramanna, Serrenti.
Mulas, Franco Mariano Medico, consigliere regionale (n. Fonni 1940). Laureato in Medicina e impegnato nelle ` stato attiorganizzazioni cattoliche, e ` candirato dalla politica. Nel 1979 si e ` dato alle elezioni regionali, ma non e stato eletto; nel corso dell’VIII legisla` pero ` entrato in Consiglio, subentura e ` stato trando a Nino Carrus. In seguito e confermato per altre due legislature
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Mulas Pirella ` fino al 1994, ma nello stesso anno si e dimesso prima della conclusione della legislatura. Dal settembre 1989 all’ot` stato assessore agli Affari tobre 1992 e generali nelle giunte Floris e Cabras.
Mulas, Giuseppe (detto Pino) Ematologo, senatore della Repubblica (n. Benetutti 1944). Conseguita la laurea in ` specializzato in EmatoloMedicina si e ` Cattolica di Migia presso l’Universita lano e dal 1985 dirige il centro trasfusionale di Olbia. Impegnato a livello ` stato nazionale nell’Avis, nel 1994 e eletto senatore per Alleanza Nazionale per la XII legislatura e successiva` ricandidato mente per la XIII. Non si e per le elezioni dell’aprile 2006.
Mulas, Maria Giovanna (detta Vannina) Insegnante, consigliere regionale (n. Dorgali 1943). Fin da giovane militante nelle file del Partito Socialista Ita` stata eletta consigliere liano; nel 1989 e regionale del suo partito per la X legislatura nel collegio di Nuoro. Successi` stata piu ` ricandidata. vamente non e
Mulas, Tonino Operatore sociale (n. ` Dorgali 1947). Laureato nella Facolta ` di di Scienze politiche dell’Universita Milano. Dal 1998 al 2004 presidente dell’Azienda di promozione turistica ` stato predi Milano. Dal 1990 al 1994 e sidente del Centro sociale e culturale sardo di Milano. Nel 1990 ha partecipato all’assemblea di trasformazione della Lega Sarda nella FASI, Federazione delle Associazioni Sarde in Italia. Eletto nell’Esecutivo nazionale, ` stato responsabile dal 1994 al 2001 e culturale e vicepresidente vicario della FASI. Nei congressi di Genova ` stato eletto (2002) e di Milano (2006) e ` stato viceprepresidente della FASI. E sidente della Consulta dell’emigrazione della Regione Sardegna dal 2002 al 2004.
Mulas Mameli, Giuseppe Luigi Avvocato, uomo politico (Cagliari, sec. XIX-
?). Conseguita la laurea in Giurispru` con successo la profesdenza, esercito sione di avvocato e fu per anni animatore del nascente turismo interno in Sardegna. Di idee liberali, politicamente legato a Francesco Cocco Ortu, fu eletto consigliere provinciale di Cagliari dal 1873 al 1878. Fu anche diverse volte eletto consigliere comunale di ` volte ricoprı` l’ufficio di Cagliari e piu assessore. Tra i suoi scritti: Rivista di lettere ed arti, 1873; Questione dei porti sardi, ‘‘Avvenire di Sardegna’’, 1874; Urgente provvedimento pel catasto della Sardegna. Considerazioni, 1874; Infortuni evitabili, ‘‘Avvenire di Sardegna’’, 1875; Ferrovia da Nuoro al mare, ‘‘Avvenire di Sardegna’’, 1982; Controversia per le ferrovie complementari sarde, ‘‘Avvenire di Sardegna’’, 1883; Ferrovia per l’Ogliastra, ‘‘Avvenire di Sardegna’’, 1886; I sardi a Lepanto, 1887; Per due porti dell’isola, ‘‘Avvenire di Sardegna’’, 1887; Per la crisi bancaria un appello al buon senso, 1887; Secessione del circondario di Lanusei, ‘‘Avvenire di Sardegna’’, 1890; Escursioni in Sardegna, 11 articoli nell’‘‘Avvenire di Sardegna’’, pubblicati dall’aprile al dicembre 1893; Fra le colline di Cagliari, ‘‘Bollettino del Club Alpino Sardo’’, 1893; Gennargentu dal 27 luglio al 1º agosto del 1893, ‘‘Bollettino del Club Alpino Sardo’’, 1894; Gita al Marganai, ‘‘Bollettino del Club Alpino Sardo’’, 1894; Escursione al Limbara, ‘‘Annuario del Club Alpino Sardo’’, 1895; Escursione a Perdaliana, ‘‘Annuario del Club Alpino Sardo’’, 1896; Alberto La Marmora, ‘‘Piccola rivista’’, I, 11, 1899; Per Alberto Lamarmora, 1901.
Mulas Pirella, Salvatore Religioso ` sec. XVII-Alghero (Nuoro, prima meta 1661). Vescovo di Alghero dal 1659 al ` in 1661. Ordinato sacerdote, si laureo Teologia e si fece notare per la profon` della sua preparazione; per alcuni dita
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Muledda anni fu rettore di Cuglieri. Fu nominato vescovo di Alghero da papa Alessandro VII nel 1659, ma morı` dopo soli due anni, ad Alghero, nel 1661.
Muledda, Gesuino Insegnante, consigliere regionale (n. Oniferi 1942). Inse` gnante, militante comunista, nel 1974 e stato eletto consigliere regionale del PCI per la VII legislatura nel collegio ` stato ridi Nuoro. Successivamente e confermato per altre tre legislature fino al 1994. Dal dicembre 1980 al ` stato assessore agli Enti marzo 1982 e locali in tutte le giunte Rais; dal set` stato assestembre 1984 a giugno 1989 e sore all’Agricoltura nelle giunte Melis.
Multeddu Centro abitato della provincia di Sassari, frazione di Castelsardo (da cui dista 6 km), con circa 50 abitanti, posto a 173 m sul livello del mare a sud-est del comune capoluogo, all’interno rispetto al litorale del golfo dell’Asinara. Regione storica: Ampurias. Diocesi di Tempio-Ampurias. & TERRITORIO Il territorio e ` costituito dalle colline dell’Anglona, che in questa zona arrivano sino ad affacciarsi sul mare; a breve distanza il monte Os` sorto in soni, 348 m. Il nucleo abitato e origine lungo la statale 134 tra Sedini e Bulzi, nel punto in cui se ne distacca la deviazione verso Valledoria; oggi queste vie sono divenute secondarie rispetto al nuovo tratto della SassariSanta Teresa Gallura, che passa in questo punto con una galleria. & STORIA M. era in origine un villaggio medioevale, faceva parte del giudicato di Torres ed era compreso nella curatoria dell’Anglona. Entro il secolo XII pervenne ai Doria per matrimonio e, dopo l’estinzione della dinastia giudicale di Torres, fu dagli stessi incorporato nello stato che formarono nella Sardegna nord-occidentale. La sua po` , diminuı` in pochi anni polazione, pero ` completamente agli e M. si spopolo
` ripopolato neinizi del secolo XIV. Si e gli ultimi decenni per l’arrivo di famiglie di agricoltori e di allevatori che sfruttano le fertili terre circostanti. & ECONOMIA Il villaggio non risente dello sviluppo turistico della vicina costa, ma i villeggianti arrivano numerosi per visitare i monumenti esistenti nelle sue vicinanze. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Alcune domus de janas si trovano alla base della roccia dell’Elefante, pregevole per la sua forma originale. A breve distanza si trova il nuraghe Paddaggiu, ` stata e alle falde del monte Ossoni e individuata una muraglia megalitica d’epoca nuragica.
Multinu, Angela Studiosa di storia (n. sec. XX). Laureatasi in Lettere, dal ` diventata funzionario presso 1979 e l’Archivio di Stato. Nel 1980 ha concorso alla realizzazione della mostra sui retabli nel chiostro di San Domenico. Ha scritto il saggio La storiografia riguardante i parlamenti nella Sardegna catalano-aragonese, ‘‘Medioevo. Saggi e Rassegne’’, 13, 1988.
Mundula, Angelo Avvocato, poeta, giornalista (n. Sassari 1934). Dopo ` avere vissuto e studiato in diverse citta della penisola, attualmente vive a Sassari dove esercita la professione di avvocato civilista. Dal 1969, a partire dalla raccolta di liriche Il colore della ` , pubblica con una certa regolaverita ` in volume i suoi versi, che lo hanno rita subito segnalato all’attenzione di cri´ rberi tici di prestigio come Giorgio Ba Squarotti, Giuliano Gramigna e Mario Luzi. Da vent’anni collabora con le pagine culturali e letterarie dell’‘‘Osservatore Romano’’ e con le pagine di cultura dell’‘‘Unione sarda’’. Le sue ultime opere sono state edite dalla milanese Spirali. Poeta serio, solitario, appartato, che non ama le cordate e le tribune, non partecipa ai premi letterari,
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Mundula ma ha avuto numerosi riconoscimenti ` tradotto all’estero. Fra le sue raced e colte, le sue opere principali, Il colore ` , versi, 1969; Un volo di fardella verita falla, versi, 1973; Dal tempo all’eterno, versi, 1980; Ma dicendo Fiorenza, versi, 1982; Picasso fortemente mi ama, versi, 1987; Il vuoto e il desiderio, versi, 1990; Per mare, versi, 1993; La quarta triade, versi, 2000; Americhe infinite, con Gior´ rberi Squarotti e Giuliano Gragio Ba migna, 2001; L’altra Sardegna, 2003; Vita del gatto Romeo detto anche Meo, 2005; Il cantiere, versi, 2006.
Mundula, Gioacchino Avvocato, patriota (Sassari 1746-Genova 1799). Dopo essersi laureato in Legge, fu ca` pitano della Nurra e quindi si dedico alla professione di avvocato e, «ricco di censo e di clienti», divenne uno dei protagonisti della vita intellettuale della Sassari di fine Settecento, sperimentando anche la coltura del tabacco. Di idee repubblicane, secondo Enrico Costa all’epoca dell’invasione francese (1792-1793) fu «partigiano imprudente degli invasori», tanto da es` sere arrestato: «Liberatosi, persevero nelle sue opinioni, ed essendo in quel tempo [1794] capitano dei barrancelli, preparava le armi in aiuto della rivoluzione, che contava seguaci non pochi e non spregevoli». Costa racconta che, come venne crescendo la resistenza dei baroni al vento antifeudale che soffiava dagli Stamenti, «correva per le vie di Sassari con un pane smilzo fra le ` cresciuto di prezzo e menomani, gia ` andava eccitando mato di peso; e di piu le classi povere, afflitte pur anco dal difetto e dal caro degli alloggi, insinuando essere i nobili e il clero (possi` ) gli andenti dei fabbricati nella citta gariatori che non permettevano ai poveri di fabbricare case nei sobborghi e questo era verissimo». Fu amico di Michele Obino e probabilmente scrisse
con lui L’Achille della sarda liberazione, un acceso pamphlet antipiemontese e ` poi in rapporto con antifeudale. Entro Giovanni Maria Angioy, del quale condivise appassionatamente il progetto di abolizione dei feudi. Quando scop` a Sassari la secessione dei baroni, pio ´ lo invio ` in citta ` , unitamente a il vicere Francesco Cilocco, per tentare di go` , con il vernare la situazione. Egli pero Cilocco, in effetti si pose a capo dei pastori e dei contadini dei villaggi del Logudoro che volevano ribellarsi al giogo feudale: cosı` favorı` l’espugnazione ` da parte del suo esercito della citta contadino, nel dicembre 1795, e costrinse i feudatari a cercare rifugio abbandonando Sassari. Fu capitano dei barracelli, e rimase a fianco dell’Angioy anche dopo il fallimento della sua ‘‘marcia’’ su Cagliari, nel giugno 1796 e ` quando l’Alternos ablo accompagno ` la Sardegna. Morı` in esilio a bandono Genova.
Mundula, Mercedes Scrittrice e poetessa (Cagliari 1890-Roma 1947). Dopo ` a vivere a Roma. Nel le nozze ando 1923, alla nascita della sua prima figlia compose una serie di poesie che poi raccolse nel volume La piccola lam` di qui una sua intensa carpada. Inizio riera di scrittrice (raccolte di racconti, libri per giovani, biografie di santi), di collaboratrice di giornali diversi, di brillante conferenziera (le donne di ` richieCasa Savoia era il suo tema piu ` anche un gruppo sto). Morendo lascio di poesie inedite in dialetto cagliaritano (Sa partenza de Sant’Efis). Tra i suoi scritti: Grazia Deledda, ‘‘Il tempo’’, 1918; Un’intrepida sarda, Eleonora d’Arborea, ‘‘La Lettura’’, 1919; Terra di Sardegna, ‘‘Rivista sarda’’, II, 1, 1920; Olı`, ‘‘Le fonti’’, 1921; La fonte inaridita, ‘‘Rivista sarda’’, V, 4, 1924; Al poeta di Sardegna (Sebastiano Satta), ‘‘La Nuova Sardegna’’, 1924; Giardini d’o-
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Mundula Crespellani spedale. Il primo canto, ‘‘Fontana Viva’’, I, 3, 1926; Le donne di Casa Savoia in Sardegna, ‘‘Mediterranea’’, I, 1, 1927; Il razzo finale, ‘‘Italia che scrive’’, 1928; Cimitero di Barbagia, ‘‘Nuova Antologia’’, 1929; Le appassionate dell’arte deleddiana, ‘‘L’Isola’’, 1929; Cagliari vecchia e nuova, ‘‘La Lettura’’, 1931; Santa Teresa d’Avila, 1931; Calendimaggio, ‘‘Cordelia’’, LII, 5, 1933; Uragano d’estate, ‘‘La Lampada’’, I, 1, 1933; La collana di vetro, liriche, 1933; Sardegna, 1934; L’allegra baracca, romanzo, 1935; La casa sotto il pino, romanzo, 1938; La porta aperta, ‘‘L’Illustrazione Italiana’’, LVIII, 30, 1941; La conchiglia, 1947.
Mundula Crespellani, Teresa Poetessa (Cagliari 1894-ivi 1980). Poetessa, sorella di Mercedes, laureata in ` presso l’Universita ` di Scienze, insegno Cagliari per dieci anni, ma dopo il matrimonio (con l’avvocato Luigi Crespellani, futuro primo presidente della Re` la carriera accadegione sarda) lascio mica per dedicarsi alla famiglia. Delicata poetessa, a partire dal 1973 scrisse i suoi versi in sardo cagliaritano cogliendo sentimenti e modi di vita carat`, teristici del ‘‘popolo’’ della sua citta riguardato con simpatia dal fondo di una conoscenza raffinata della lingua in cui si esprime, maneggiata spesso con delicata ironia. Le sue liriche furono raccolte in volume nel 1973 col semplice titolo Poesie e pubblicate in una nuova edizione nel 1976, Poesie in lingua sarda.
˜ oz Serra, Pietro Religioso (SpaMun ` sec. XV-Oristano gna, seconda meta 1517). Arcivescovo di Oristano dal 1510 al 1517. Era figlio di una sorella del cardinale Giacomo Serra. Dopo essere stato ordinato sacerdote si fece la fama di buon teologo, per cui fu nominato canonico della cattedrale di Valencia; nel 1510, dopo la rinuncia dello zio all’arcivescovado arborense, di-
venne arcivescovo di Oristano. Go` la diocesi negli anni in cui Ferdiverno nando il Cattolico cercava di imporre la sua riforma amministrativa.
Muntaner, Ramon Cronista catalano (Peralda 1265-Ibiza 1336). Fu in Sicilia con Federico d’Aragona nel temuto corpo degli Almogavers, e dal 1313 divenne governatore di Djerba. Dopo al` a vita privata e comcuni anni si ritiro `nica. Come ha pose la sua celebre Cro notato Giuseppe Meloni (che ne ha dato una nuova edizione dei capitoli riguardanti la Sardegna nel suo La conquista della Sardegna nelle cronache catalane, edito nella ‘‘Bibliotheca sarda’’ della Ilisso, 1999), M. era stato testimone diretto di molti degli eventi che raccontava, aveva conosciuto personalmente cinque sovrani catalano-aragonesi, tre sovrani di Majorca e uno di Sicilia; i suoi viaggi lo avevano messo ` mediterin contatto con diverse realta ranee (ma, contrariamente a quanto si ` creduto, Meloni smentisce che sia e mai stato in Sardegna); la sua esperienza prima da militare e poi da amministratore e funzionario gli aveva consentito «un’apertura mentale essenziale alla sua formazione»: come ha detto Ferran Soldevila, «narrador veramente excepcional». La sua Cronaca catalana, stampata a Venezia nel 1588, fu pubblicata in italiano per la prima volta in Cronache catalane del sec. XIII e XIV, I, a Firenze, nel 1844, e ripubblicata poi in diverse edizioni ita` quella palermitana liane (l’ultima e del 1994).
Munters, Friedrich Storico delle religioni (sec. XIX). Studioso della reli` i calgione punica, nel 1821-22 esamino chi di Astarte e di Fauno portati dal Krysen da Cagliari a Copenaghen e ne scrisse in due suoi libri Religion der ¨ ber eiKarthager, 1821 e Sendschreiben u nig sardische Idole, 1822.
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Mura
Muntoni Famiglia originaria di Gergei (sec. XVIII). Tradizionalmente dedita ` a sviluppare le sue grandi proprieta terriere, nel 1741 ottenne il cavalierato ` con un Giovanni ereditario e la nobilta Battista i cui discendenti, nel corso dei secoli successivi, si trasferirono in al` del Sarcidano e a Cagliari. tre localita
Muntoni, Carlo Fisico (n. Iglesias ` dedi1933). Conseguita la laurea si e cato alla carriera universitaria; attualmente insegna Fisica presso l’Univer` di Cagliari. Studioso molto conosita ` autore di numerose pubblicasciuto, e zioni di carattere scientifico; si occupa anche fattivamente del progetto di salvaguardia del Parco geominerario dell’Iglesiente.
Muoni, Damiano Storico (Antignano d’Asti 1820-Milano 1894). Fervente mazziniano, prese parte alle Cinque giornate di Milano e ai moti del 1854. ` a vita privata dediIn seguito si ritiro candosi allo studio e alla ricerca: raccolse nella sua casa un vero e proprio museo e scrisse molte opere, soprattutto di carattere numismatico e genealogico. Ha lasciato una monografia Sulle monete di Sardegna, edita a Milano da Bozzo nel 1865.
Muoni, Leandro Poeta, critico lettera` laureato in Letrio (n. Napoli 1948). Si e ` specializzato in tere a Cagliari e si e ` diventato giornaliStoria dell’Arte. E sta pubblicista dal 1985: alterna la collaborazione ai quotidiani sardi (in par` ticolare a ‘‘La Nuova Sardegna’’) a piu impegnativi saggi di critica letteraria, ` della conoin cui coniuga la profondita scenza con la raffinatezza della forma. Nel dibattito culturale (sulle orme di una via aperta in particolare da Anto` impegnato a indinio Romagnino) e care i pericoli di una eccessiva chiusura ‘‘identitaria’’, che rischia spesso di sconfinare in un anacronistico provincialismo. Ha al suo attivo anche di-
verse raccolte di versi. Tra i suoi scritti: Prospettive di Sardegna attraverso la letteratura, 1980; Ecco Eleonora, 600 anni dopo, ‘‘La Nuova Sardegna’’, 1984; Arte in Sardegna tra realismo e folklore 1900-1935 (con Salvatore Naitza), 1977; Musicisti, versi, 1985; Poesie marine e karalitane, 1989; Un ritratto culturale della Sardegna autonomistica, in L’isola della rinascita. Cinquant’anni di autonomia della regione Sardegna (con Aldo Accardo e Pietro Maurandi, a cura di A. Accardo), 1998.
Mura Famiglia originaria di Ula Tirso (sec. XVI-esistente). Le sue notizie risalgono al secolo XVI, quando viveva un Antonio; I suoi figli si trasferirono a Sorradile e uno di essi, un Pietro Angelo, ottenne il cavalierato ereditario ` nel 1633. Nel corso nel 1630 e la nobilta del secolo i suoi discendenti si trasferirono a Busachi e agli inizi del Settecento uno di loro, sposata una Marras, ` il feudo della Montagna di Aberedito basanta. I suoi numerosi figli diedero vita ad alcuni rami, residenti in di`. verse localita
Mura, Andrea Velista (n. Cagliari 1964). Compie le prime esperienze nello ` e ottiene il Yacht Club della sua citta suo primo risultato importante a 17 anni vincendo nel 1981, in coppia con Antonello Ciabatti, il titolo europeo giovanile nella classe ‘‘420’’. Si ripete l’anno successivo a Starnberg con lo ` secondo stesso compagno. Nel 1984 e ai mondiali giovanili in coppia con Brighetti e partecipa alle Olimpiadi di Atlanta. Conquista numerosi campionati italiani e fa parte del team azzurro ` in altre due edizioni dei Giochi, ma e ricordato soprattutto per la sua partecipazione come randista all’impresa del ‘‘Moro di Venezia’’, storico vincitore della Coppa America del 1991. Specializzatosi nella ideazione e costruzione di vele, possiede una rino-
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Mura mata azienda che recentemente gli ha permesso di ricevere l’ambito Oscar come miglior velaio dell’anno, assegnatogli dall’Accademia Navale di Livorno nel 2005. Nel 2006, in compagnia di Guido Maisto, compie il periplo del` di 24 l’isola in barca a vela in poco piu ore. [GIOVANNI TOLA]
Mura, Antonio 1 Pittore e incisore ` (Aritzo 1901-Firenze 1972). Si diplomo nel 1925 presso l’Accademia di Belle Arti di Roma; tornato in Sardegna si ` completamente alla pittura, dedico raggiungendo in pochi anni molta no` ; espose in molte citta ` italiane e torieta straniere ottenendo numerosi attestati di stima. Alcune sue opere sono conservate in chiese e in edifici pubblici. «Il suo itinerario – hanno scritto Giuliana Altea e Marco Magnani – piace per l’o` di una narrazione dienesta semplicita tro la quale s’intravede un profondo senso religioso della vita». I dipinti degli anni Trenta risentono di un orientamento secentesco in linea con le tendenze del momento accanto al quale – nelle figure femminili – «coltiva un’al` chiara e luminosa». tra maniera piu
Mura, Antonio2 Poeta in lingua sarda (Nuoro 1926-ivi 1975). Figlio del poeta di Isili Pietro Mura (=), fece studi irre` di golari di ragioneria e nella Facolta Scienze economiche e marittime di ` partenopea collaNapoli. Nella citta ` a una rivista anarchica e per aver boro distribuito volantini conobbe la pri` senza gione. Tornato a Nuoro si trovo occupazione e dovette imboccare la via ` in una fabdell’emigrazione: lavoro brica d’automobili in Germania, un’esperienza che avrebbe lasciato traccia nella sua produzione poetica. Al suo rientro a Nuoro ebbe un impiego stabile e, in seguito alla morte del padre ` a scrivere poesie in sardo, (1966), inizio «anche per seguire la sua intima vocazione» (Gonario Pinna). Nel 1968 vinse
il premio ‘‘Ozieri’’ con una poesia nata dall’esperienza in Germania. Nel 1971, aiutato da Raffaello Marchi (=), pub` , sotto il titolo Lingua e dialetto, blico una scelta delle sue poesie; nuova edizione accresciuta, a cura di Maurizio Virdis, col titolo Su birde. Sas erbas, ‘‘Il verde. Le erbe’’, nel 1998. Secondo Natalino Piras egli riflette e continua il discorso poetico del padre, consistente in una «esperienza lorchiana in terra ` nella linea del pasarda»: «Antonio e ` di vita... dre non solo come irregolarita ma anche nel rapporto lingua-scrittura»; e li accomuna «la coincidenza linguistica», «questo volersi misurare `, con la misura e la dismicon l’asperita sura della lingua nuorese» che per loro, originari del Sarcidano, era «lingua di appartenenza e di inappartenenza».
Mura, Antonio Andrea Pittore (n. Sassari 1927). Diplomato nell’Istituto d’Arte di Sassari e insegnante di educazione artistica, dal 1967 ha partecipato a numerose rassegne e allestito diverse personali, che gli hanno fruttato il riconoscimento di quel «suo dipingere chiaro e corretto in cui trionfa la modestia del voler rappresentare» (Mario Delitala).
Mura, Bonfiglio Religioso (Cuglieri 1810-Oristano 1882). Arcivescovo di Oristano dal 1879 al 1882. Entrato nell’ordine dei Serviti, fu ordinato sacer` in Teologia a Sassari. dote e si laureo Subito dopo si trasferı` a Roma, dove nel 1847 fu nominato Rettore degli studi nel collegio di Enzico Gaudavense; studioso di riconosciuto prestigio, nel 1853 fu nominato professore di Diritto e di natura delle genti presso ` di Perugia, dove fu anche l’Universita rettore, e per la sua fama, nel Capitolo generale del suo ordine del 1859, fu eletto priore generale. Dopo pochi mesi fu nominato rettore dell’Univer-
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Mura ` ‘‘La Sapienza’’ di Roma; caduto lo sita Stato della Chiesa dovette subire alcuni tentativi di persecuzione nei suoi confronti a causa delle sue convinzioni teologiche estremamente radicali. Raimondo Bonu racconta: «Venne il ’70. Il Concilio vaticano sospese le sue sedute nel luglio di quell’anno e molti alunni, espulsi dalla ‘‘Sapienza’’ o per inettitudine agli studi o per appartenenza alle sette o per turbolenza di carattere, rientrarono per la breccia di Porta Pia. Livore e sete di vendetta esplosero subito davanti al convento di S. Marcello [sede del collegio Gaudavense], con urli di ‘‘Morte al padre Mura!’’, e con due scariche contro le finestre della sua cella. Si giunse fino al tentativo di abbattere a colpi di scure le porte della chiesa e del convento e a ritentare la prova per tre ` riuscı` a giorni consecutivi». Egli pero rifugiarsi in Vaticano e poco dopo ` in Sardegna, grazie a un salvatorno condotto rilasciato a lui e al vescovo Francesco Zunnui dallo stesso gene` rale Cadorna. A Cagliari si adopero ` teoloper la costituzione delle Facolta giche nell’isola a Cagliari e a Sassari. Rifugiatosi a Cuglieri, nel 1879 fu nominato arcivescovo di Oristano. Tra i suoi scritti: Esame critico di alcune dottrine importanti dei difensori dell’Uni` di Francia, 1844; Sul protestanversita tesimo considerato nei suoi sviluppi e nei suoi rapporti con i moderni errori, 1845; Difesa del Cattolicesimo e della sua li` da un’accusa di incoerenza, 1846; berta Dell’importanza dello studio del diritto di natura e delle genti, 1854; La filosofia moderna considerata nelle sue tendenze `, ostili al Cattolicesimo e alla societa ` moderna, 1860; 1854; Il clero e la societa Sulla questione romana, 1860; Studi fi` moderna, losofico-critici sulla societa 1863. Il Concilio e il Concordato, 1871.
Mura, Candido Avvocato, funzionario
(Sassari 1874-ivi 1947). Laureato in ` nel 1902 un ampio sagLeggi, pubblico gio di diritto (Cauzioni e favore dello ` come Stato) e dal 1904 al 1915 lavoro funzionario dello Stato a Roma, distinguendosi nell’organizzazione dei soccorsi in occasione del terremoto di Avezzano del 1915. Rientrato a Sassari nel 1921, nel 1923 fu nominato commissario prefettizio del Comune dopo la ‘‘defenestrazione’’ del sindaco Flaminio Mancaleoni da parte di una squadra fascista. Rimasto ai margini della vita cittadina nel ventennio, nel 1944 fu nuovamente nominato, dal governo Badoglio, commissario prefettizio dello stesso Comune. Eletto primo sindaco di Sassari nel marzo 1946 nella lista della DC, ad agosto fu costretto a dimettersi per dissensi interni al suo stesso gruppo. Morı` nel febbraio successivo.
Mura, Edimo Pittore e incisore (n. Borore 1933). Autodidatta, in possesso di doti naturali per la xilografia, fin da ` impegnato nella realizzagiovane si e zione di incisioni. In seguito ha perfezionato la sua arte frequentando Remo ` andato afferBranca a Urbino; cosı` si e mando con le sue opere che raffigu` rano gli aspetti quotidiani della realta sarda con una tecnica che si richiama ` del ai grandi maestri della prima meta `, da Novecento. Raggiunta la maturita ` accostato alla pittura qualche anno si e a olio.
Mura, Eleonora Storica del diritto (n. Sassari 1947). Conseguita la laurea in ` dedicata alla carGiurisprudenza, si e ` divenriera universitaria. Nel 1980 e tata ricercatore di Storia del Diritto italiano; attualmente insegna presso ` autrice di nu` di Sassari. E l’Universita merosi studi, tra cui Di alcuni provvedimenti emanati nel 1796 per sedare le rivolte nella parte settentrionale della Sardegna, ‘‘Archivio storico sardo di
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Mura Sassari’’, IV, 1977; Ancora sulla comunione dei beni nel matrimonio alla sardisca, ‘‘Archivio storico sardo di Sassari’’, VI, 1979; Cenni sul problema fondiario nella Sardegna medioevale, ‘‘Archivio storico sardo di Sassari’’, XII, 1985.
Mura, Giovanni Antioco1 Avvocato, militante politico (Bonorva 1882-Sassari 1972). Nato da una famiglia di pro` prietari terrieri, giovanissimo milito nel Partito Socialista su posizioni rivo` le sue idee fra i luzionarie. Predico contadini del Logudoro: i moti del 1906 furono particolarmente dramma` un morto tici, e nel suo paese si registro nello scontro fra contadini e forze del` l’ordine. Laureatosi in Legge, esercito la professione di avvocato, ma continuamente impegnato nell’azione politica. Nel 1909 fu eletto sindaco di Bonorva. Combattente nella prima guerra mondiale, nel primo dopoguerra fu esponente del sardismo libertario; ` una vasta rete di organizzazioni creo economiche socialiste nel Sassarese e ` sulle posizioni della nel 1921 si schiero fazione comunista del PSI. Con l’av` a vita privento del fascismo, si ritiro ` la professione a Sasvata ed esercito ` con Antonio Cassari. Nel 1944 fondo sitta il Partito Comunista di Sardegna, con una forte ispirazione separatista, cui i dirigenti del PCI opposero una ` andura azione di repressione. Lascio che un romanzo, La marcia della fame, uscito nel 1956, in cui era immaginata una Sardegna resa indipendente da una rivoluzione di classe. Morı` subito dopo aver compiuto 90 anni. Durante la prima guerra mondiale – dove, come ufficiale, ebbe numerosi problemi per le sue idee politiche – scrisse a casa numerose cartoline postali, coperte da fittissimi testi dattiloscritti e spesso anche da disegni in cui ritraeva paesaggi e momenti della vita militare:
acquistate dopo la dispersione del suo patrimonio, sono ora conser vate presso la sede sassarese dell’Istituto Sardo per la Storia della Resistenza e dell’Autonomia. Tra i suoi scritti: Movimento irlandese in Sardegna, ‘‘Sardegna avanti!’’, 1919; Un interessante documento inedito su Giommaria Angioy, ‘‘Il Nuraghe’’, III, 1926; L’Internazionale e la guerra, 1952; Sardegna irredenta, 1953.
Mura, Giovanni Antioco2 Poeta (sec. XIX). La Bibliografia sarda di Raffaele Ciasca registra, alla voce M., «poeta illetterato», una Canzoni sarda pro su deluviu suzzedidu in sa bidda de Quartu Sant’Elena e ateras biddas circonvicinas, stampata a Cagliari in un foglio volante nel 1890, evidentemente all’indo` i villaggi mani del ciclone che devasto del Campidano di Cagliari nell’ottobre del 1889.
Mura, Giovanni Antonio Sacerdote, romanziere (Bono 1879-ivi 1943). Stu` a Sassari, dove nel 1921 esordı` pubdio blicando un volumetto di versi, Silve` gli amstria, e a Roma, dove frequento bienti letterari (fu un buon amico di ` dedicato il suo Grazia Deledda, cui e ` importante). Tornato in romanzo piu Sardegna, fu viceparroco a Bono e a Nuoro, quindi parroco a Bitti, Lula e Dorgali, condividendo bisogni e aspirazioni di quella gente. Nel 1939, ma` nel paese natale, pubblilato, si ritiro cando, fra il 1940 e il 1942, tre romanzi che certamente aveva cominciato a scrivere negli anni precedenti sull’onda anche del successo toccato a La tanca fiorita, pubblicata da Treves nel 1934 e proprio nel 1940 ristampata da Garzanti (anche questo libro era stato scritto probabilmente negli anni Venti, in un momento di entusiasmo ‘‘sardista’’). Uscirono cosı` Quando il corpo muore, edito dalla romana Ave nel 1941, Il parroco di Geranio, 1942, e Ma
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Mura liberaci dal male, 1942. Nel primo centenario della nascita un comitato del suo paese promosse la ristampa de La tanca fiorita, introdotta da una lucida nota di Mario Ciusa Romagna: M. – ha ` scrittore scritto Manlio Brigaglia – «e di fine esperienza: non solo nella rappresentazione dei contrasti psicologici ma anche nella descrizione dei paesaggi, spesso sereni e aperti, in cui si svolge la vicenda. Alcune pagine, come quella dedicata, ne La tanca fiorita, alla festa di San Costantino al santua` rio di Sedilo, hanno una forte capacita di convinzione e restano nella fantasia del lettore». Tra le altre sue opere, ` nell’OrtoStella mattutina, 1901; Gesu bene, versi, 1901; La fontana di Sichar, 1901; A Luisa Jerace, 1902; Sebastiano Satta, ‘‘Sardegna Cattolica’’, VIII, 1902; Omaggio per Sebastiano Satta, 1924; Una lettera di Giovanni Frassu al deputato Giorgio Asproni, ‘‘Il Nuraghe’’, I, 1925; Le opinioni del mio mezzadro, ‘‘Il Nuraghe’’, V, 1927; Il mio cane da presa, novella, ‘‘Il Nuraghe’’, VI, 1928.
Mura, Giuseppe Impiegato, consigliere regionale (n. Nuoro 1934). Impegnato fin da giovane in politica, schierato nelle file della Democrazia Cri` stato eletto consistiana nel 1974 e gliere regionale del suo partito per la VII legislatura nel collegio di Nuoro e successivamente riconfermato nello stesso collegio per l’VIII e la IX legislatura.
Mura, Lalla Sportiva (n. Sassari 1965). Pattinatrice tesserata con la Palestra Usai di Sassari, si distinse negli anni Ottanta e Novanta con risultati di assoluto prestigio nell’ambito di una solida tradizione sarda e sassarese nel patti` il naggio a rotelle. Nel 1989 conquisto titolo italiano dei 500 m sprint e fu seconda nei 3000 m a cronometro. Poi per due anni consecutivi fu campionessa
italiana di gran fondo e nel 1991 con` a Ostenda il titolo europeo dei quisto 3000 m. L’anno successivo a Scaltenigo fu campionessa europea in tre specia` , compresa la combinata, assieme a lita Paolo Piroddu e Mascia Sias. Concluse questa stagione col titolo continentale dell’americana a squadre conquistato ad Acireale. [GIOVANNI TOLA]
Mura, Pietro Artigiano, poeta (Isili 1901-Nuoro 1961). Di professione ramaio, era un bravo artigiano e si era avvicinato alla poesia da autodidatta acquisendo una profonda e aggiornata cultura poetica. Giovanissimo, fin dal 1918 fu chiamato a improvvisare durante le feste popolari, tanto che in po` divenne la sua chi anni questa attivita principale occupazione; nel 1924 si trasferı` a Nuoro, dove trascorse il resto della sua vita. Fu autore di poesie di forte carica espressiva, nelle quali con ` i principali problemi eleganza affronto dell’isola; si impose anche per il suo stile moderno ed essenziale, che ottenne numerosi riconoscimenti, tra i quali due Premi ‘‘Ozieri’’: fu anzi il premio del 1958 per la poesia Fippo ope` la sua raiu ’e luche soliana che rivelo `, indicando il straordinaria originalita suo modo di fare poesia in sardo come una via attraverso la quale imprimere una spinta modernizzatrice a una tradizione forse a rischio di crisi. Di questo poeta, rimasto sostanzialmente inedito durante la sua vita, la prima raccolta di liriche fu pubblicata soltanto nel 1996 col titolo Sas poesias d’una bida, ripubblicate nel 2004 con lo stesso titolo in una nuova edizione critica, a cura di Nicola Tanda.
Mura, Rodolfo Giornalista, pubblicitario (Sassari 1926-Milano 1973). Ultimo degli undici figli di Candido, laureato ` con un gruppo in Legge, nel 1946 fondo di amici il periodico goliardico ‘‘Voce universitaria’’, che riscosse immediato
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Mura ` allora, successo; lo stesso gruppo fondo nel 1948, un giornale del lunedı`, ‘‘La Gazzetta Sarda’’, apparso inizialmente come settimo numero della ‘‘Nuova Sardegna’’. Responsabile delle pagine sportive, ne fu anche direttore dal 1950 al 1953, quando si trasferı` a Milano. Entrato nel prestigioso studio pubblicitario Sigla, ebbe modo non solo di distinguersi ma anche di accogliere e incoraggiare giovani allievi sardi, primo fra i quali Gavino Sanna. Dopo alcuni anni aprı` un proprio studio con la sigla Marka. Disturbi cardiaci lo costrinsero a lasciare il lavoro negli ultimi anni Settanta.
Mura, Totoi Intellettuale, militante politico (n. Padria?, sec. XX). Dirigente sardista, fu tra i maggiori protagonisti del Congresso del 1989. Ha dedicato al suo paese una monografia Padria (Gurulis Vetus) memorie di un paese antico, 1992. Tra gli altri suoi scritti: G.M. Angioy e i moti rivoluzionari del 1793-96: tra ricerca storica e prospettiva politica, ‘‘Sesuja’’, 1986.
Mura, Vincenzo Scrittore (n. Pattada ` for1935). Ha compiuto gli studi e si e mato intellettualemte a Sassari, dove risiede sin da giovane. Insegnante, per lunghi anni impegnato nella politica attiva in veste di amministratore comunale e provinciale e come militante del PCI, ha esordito alla fine degli anni Cinquanta come scrittore con racconti e articoli pubblicati dal quotidiano locale ‘‘La Nuova Sardegna’’. Ha pubblicato tre romanzi in italiano: Il ballo del sole, 1967; La stagione delle mantidi, 1996, e La rivolta dei gigantinani, 1999; e uno in sardo, Su deus isculzu, 2002, primo premio al concorso letterario ‘‘Casteddu de Sa Fae’’ di Posada. Nella presentazione di La rivolta dei gigantinani Roberto Casalini si sofferma sui «meriti e i punti degni d’interesse» dell’opera, quali «l’impianto teatrale dei
` -sincronipersonaggi, la simultaneita ` degli avvenimenti, la ‘‘corporacita ` ’’» e la compresenza del ‘‘persolita nale’’ col ‘‘politico’’.
Mura, Virgilio Filosofo della politica ` laureato in Giuri(n. Sassari 1944). Si e ` stato alsprudenza a Sassari, dove e ` specialievo di Antonio Pigliaru e si e lizzato a Torino alla scuola di Norberto Bobbio. Ha quindi iniziato la carriera universitaria. Studioso di filosofia politica attualmente insegna presso la ` di Scienze politiche dell’UniFacolta ` di Sassari, di cui e ` anche preversita ` autore di alcune monografie e side. E alcuni pregevoli studi pubblicati in ri` stato fino al 1991 viste scientifiche. E consigliere d’amministrazione del Banco di Sardegna. Tra i suoi scritti: ` e neonazionalismo sardo: Nazionalita un non senso tira l’altro, ‘‘Ichnusa’’, IV, 8, 1985.
Murales Forma di pittura che si svolge su pareti di grandi dimensioni, in genere all’esterno di edifici ma anche di abitazioni private. Molto diffusa nel Messico di Orozco e Rivera, che ne sono considerati gli inventori ‘‘mo` anche in Sardegna derni’’, si sviluppo a partire dal 1968 sull’onda dei movimenti politici radicali. La prima manifestazione di questo genere di arte si ` a San Sperate grazie all’immanifesto pegno di Pinuccio Sciola: infatti, nei giorni nei quali si svolgeva la festa del Corpus Domini, lo scultore, ricollegandosi alla tradizione di esporre le migliori coperte o tappeti che le famiglie possedevano per salutare il passaggio ` al murale della processione, penso come espressione rinnovata di questa tradizione. Cosı` egli fece intonacare adeguatamente i muri esterni di alcune case lungo il percorso della pro`, usando colori vicessione e li affresco vaci che ben si adattavano allo spirito della festa. L’iniziativa ebbe successo e
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Mura Sommella ` di invitare a subito dopo Sciola penso San Sperate i migliori specialisti isolani della pittura murale, in una sorta di pubblica gara, al termine della quale molte pareti, fino ad allora disadorne, risultarono arricchite di autentici capolavori tanto che il paese prese a essere chiamato ‘‘paese museo’’. Dopo queste prime esperienze il muralismo si diffuse a Serramanna, a Villamar e soprattutto nei paesi della Barbagia, dove divenne una forma artistica di denuncia di idee e valori con i quali si cercava di modificare l’assetto ` : grazie alla presenza deldella societa l’artista toscano Francesco Del Casino ` la grande stail murale contrassegno gione della protesta di Orgosolo, dove gli affreschi ‘‘collettivi’’ raccontano le vicende del paese e ne interpretano le rivendicazioni.
Murales – Facciata di una casa di Aritzo.
Mura Sommella, Anna Archeologa (n. ` a Sassari nel LiOrotelli 1940). Studio ceo classico ‘‘Azuni’’ e in seguito si lau-
` in Lettere classiche nell’Univerreo ` di Roma, con il prof. Massimo Palsita lottino. Nel 1971 vinse il concorso per ispettore dei musei, monumenti e scavi della Soprintendenza del Comune di Roma e inizia la carriera presso l’amministrazione capitolina. Attualmente dirige i Musei capitolini, il Medagliere capitolino, il Tabularium e il Palazzo ` rosenatorio, il Museo della Civilta mana, l’Antiquarium comunale, la Centrale Montemartini, il Museo Bar` dal 1988 membro corrisponracco. E dente del Deutsches Archaeologisches Institut di Berlino, dal 1994 membro corrispondente della Pontificia Accademia di Archeologia, dal 1995 membro ordinario dell’Istituto nazionale di Studi romani, dal 1996 membro ordinario dell’Istituto nazionale di Storia patria. Nel 1994 ha vinto il premio Minerva per la Dirigenza. Fa parte del Consiglio direttivo dell’Associazione dei Sardi ‘‘Il Gremio’’ e della Fondazione Salvatore Cambosu di Orotelli. ` recenti volte alla Tra le iniziative piu tutela, alla valorizzazione, alla conoscenza e a una maggiore fruizione del patrimonio archeologico cittadino, si inserisce la definizione del piano di ristrutturazione del complesso museale capitolino, l’elaborazione di un piano scientifico per il riordino delle collezioni archeologiche e il piano programmatico per la creazione di un nuovo polo museale per ospitare le collezioni dell’ex Antiquarium comunale, ` ronell’ambito del Museo della Civilta ` mana. Ha svolto un’intensa attivita espositiva per la divulgazione del patrimonio archeologico comunale; la ` scientifica e di ricerca e ` sua attivita stata prevalentemente incentrata sugli aspetti relativi alle origini di Roma e ` : l’approalle fasi arcaiche della citta fondimento della storia dei monu` stato finalizmenti del Campidoglio e
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Muratori zato ai lavori di ristrutturazione dei Musei Capitolini e del complesso del Tabularium e del Palazzo senatorio. Tra i suoi scritti: Il gruppo di Eracle e Athena, ‘‘La Parola del Passato’’, CXCVI-CXCVIII, 1981; Problemi di approccio al restauro di un edificio monumentale dall’articolazione complessa, il Tabularium e il Palazzo Senatorio, in Atti del Convegno ‘‘Interventi di re` di Roma la stauro a Roma’’, Universita Sapienza, 1985; Il Monumento di Marco Aurelio in Campidoglio e la trasforma` del zione del Palazzo Senatorio alla meta Cinquecento, in Marco Aurelio. Storia di un monumento e del suo restauro (a cura di Alessandra Melucco Vaccaro e di M.S.), 1989; Dalla donazione di Sisto IValla nascita dei Musei Capitolini, ‘‘Archeo’’, X, 5, 1995; I capolavori dei Musei capitolini. Guida breve, 1996; Inter duos lucos: problematiche relative alla localizzazione dell’Asylum, in Etrusca et Italica. Scritti in onore di Massimo Pallottino, 1997; I Musei capitolini. La formazione delle raccolte, 2000; Aspetti dell’Orientalizzante antico a Capena. La tomba di un principe guerriero, ‘‘Rendiconti della Pontificia Accademia’’, LXXXII, 2005.
Muratori, Ludovico Antonio Storico (Vignola 1672-Modena 1750). Entrato in Seminario si fece sacerdote, in se` e fu chiamato come guito si laureo ‘‘dottore’’ alla Biblioteca Ambrosiana di Milano. Nel 1700 fu chiamato a Modena a dirigere la Biblioteca ducale, avviando cosı` la sua mirabile produzione scientifica che in anni di pa` alla pubblicaziente lavoro lo porto zione della grande raccolta dei Rerum Italicarum Scriptores, edita tra il 1723 e il 1751, delle Antiquitates italicae Medii Aevi, edite fra il 1738 e il 1743, del Novus thesaurus veterum inscriptionum (1739-1743) e degli Annali d’Italia, editi tra il 1744 e il 1749. La sezione dedicata
alla Sardegna (Antiquitates Italiae medii aevi ad Sardiniam spectantes, edita a Milano nel 1740) non soltanto fornı` le basi alle ricerche documentarie dell’Ottocento, a partire da quelle di Pa` anche come squale Tola, ma funziono fondamentale lezione metodologica per un’intera generazione di studiosi sardi.
Ludovico Antonio Muratori – Frontespizio della raccolta dei Rerum Italicarum Scriptores (1723).
Muravera Comune della provincia di ` Cagliari, sede della XXI Comunita montana, con 4650 abitanti (al 2004), posto a 11 m sul livello del mare nei pressi della foce del Flumendosa. Regione storica: Sarrabus. Archidiocesi di Cagliari. & TERRITORIO Il territorio comunale, di forma allungata da nord a sud, si estende per 94,70 km2, comprendenti anche le frazioni Monte Nai e capo Ferrato, e confina a nord con Villaputzu, a est col mare Tirreno, a sud con Castia-
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Muravera das e a ovest con San Vito. Si tratta di una fascia costiera dal clima molto dolce e dalla parte terminale delle alture del Sarrabus, nell’insieme un territorio adatto sia all’agricoltura che all’allevamento, mentre le bellezze del litorale e del mare stanno aprendo ampie prospettive allo sviluppo balneare ` percorso dal tratto termie turistico. E nale del Flumendosa e di alcuni altri ` ricco sia di accorsi d’acqua, e percio que correnti che di stagni: tra questi il ` ampio e ` quello di Colostrai, forpiu mato dal torrente Sa Picocca. Il nucleo abitato si trova lungo la statale 125 Orientale sarda, dalla quale si distac` frecano alcune deviazioni verso le piu ` del territorio, e dalla quentate localita parte opposta la 387 che si dirige verso Villasalto e gli altri paesi dell’interno. & STORIA Il villaggio fu fondato proba` punica e divenne un bilmente in eta ` romana; nel Mecentro fiorente in eta dioevo faceva parte del giudicato di Cagliari ed era incluso nella curatoria del Sarrabus. Caduto il giudicato cagliaritano, nella divisione del 1258 fu compreso nei territori assegnati alla famiglia dei Visconti, cosı` il villaggio ` a far parte del giudicato di Galentro lura. All’estinzione della dinastia vi` al Comune di Pisa, che scontea passo lo fece amministrare da suoi funzionari. Dopo la conquista aragonese en` a far parte del Regnum Sardiniae e tro nel 1332 fu incluso nel grande feudo concesso ai Carroz. Scoppiata la prima guerra tra Mariano IVe Pietro IV, i suoi abitanti si ribellarono e i feudatari ne ` persero il possesso; cessate le ostilita lo riacquistarono e nel 1363 fu deciso il suo ingresso nella contea di Quirra. Pochi anni dopo, scoppiata la seconda guerra tra Mariano IV e Pietro IV, fu occupato dalle truppe giudicali e di fatto annesso ad Arborea fino alla caduta del giudicato nel 1409. In seguito
fu occupato dalle truppe di Berengario Bertran Carroz che lo incluse nuovamente nel grande feudo di Quirra del quale M. condivise le vicende. I Bertran Carroz si estinsero nel 1511 avendo come unico componente la ` contessa Violante e il villaggio passo ai Centelles che continuarono a tenerlo fino alla loro estinzione, avvenuta nel 1670. Nel corso del secolo XVI M. soffrı` per le frequenti incursioni dei corsari nordafricani dai quali inizialmente non riusciva a difendersi; agli `, dopo la coinizi del secolo XVII, pero struzione della torre costiera de is dexi ` quaddus (dei dieci cavalli) la comunita fu in grado di difendersi dalle successive incursioni e ben presto con la successiva costruzione delle torri di Salinas, capo Ferrato e Cala Pira il territo` sufficientemente tranquillo. rio torno Durante tutto questo periodo i nuovi feudatari organizzarono amministrativamente il feudo di Quirra e il villaggio fu compreso nel dipartimento, detto del Sarrabus, amministrato da un funzionario baronale che prese la residenza proprio a M. Nello stesso periodo venne aumentato il carico fiscale con l’introduzione di alcuni nuovi balzelli e venne limitata l’autonomia della `. Estinti i Centelles il villagcomunita ` ai Catala `, che, pero `, nel 1766 gio passo lo dovettero cedere agli Osorio. Nonostante l’inasprimento del carico fiscale, la lontananza del feudatario consentı` una certa evasione fiscale che ` all’economia del villaggio. La cogiovo ` infatti godette di una relativa munita ` e la costruzione del Monte prosperita granatico consentı` di superare senza danni alcune carestie. Nel corso del secolo XVIII la costituzione del Consiglio comunitativo fece nascere negli abitanti il desiderio di liberarsi dal giogo feudale. Nel 1821 M. fu incluso, come capoluogo di mandamento, nella pro-
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Muravera ` vincia di Lanusei e nel 1839 si riscatto dal feudatario. Riguarda questo periodo la testimonianza lasciataci da Vittorio Angius: «Nell’anno 1839 erano in M. anime 1980, delle quali maggiori d’anni 20, maschi 585, minori 410, femmine maggiori 545, minori 440, distribuiti in famiglie 520. Professioni. I mureresi applicati esclusivamente all’agricoltura sono 420, alla pastorizia 200, ` 45, al alle arti meccaniche di necessita negozio 20, alla pesca 40. Quindi sono da indicare preti 3, notai 5, ufficiali sanitari 4. Le donne lavorano sulla lana, sul lino, e anche sopra un po’ di canape. Ogni casa ha il suo telajo. Sono ancora comunissime le macchine di antica forma; e scorreranno ancora alcuni anni prima che si effettui la riforma che si desidera. Agricoltura. Gran parte de’ territori coltivabili di M. e delle sue pertinenze sono di una ` prodigiosa, e idonei anche a fertilita certe coltivazioni, alle quali tanti altri sarebbero poco atti. Non pertanto l’arte agraria era meno avanzata, che ne’ prossimi paesi di San Vito e Villapuzzu; e per poca industria si lasciavano inerti nella maremma grandi tratti di terreno fecondissimo che si potevano asciugare. Se ora l’agricoltura di M. progredisce, se ne devon grazie al prebendato teologo Manunta, il quale co’ consigli e con i soccorsi di` quei popolani. Egli resse e conforto dopo aver provveduto alla istruzione, facendo le spese per una scuola, e proponendo premii alle fanciulle che imparassero bene il catechismo, provvide a eccitare all’opera gli oziosi; e a proprie spese avendo fornito di buoi e ` di 30 codi altre cose necessarie piu loni, che lavoravano ne’ predi altrui ` la quando erano condotti, ne aumento ` cosolita seminagione di una quantita spicua. I mureresi ricordano con gratitudine la sollecitudine paterna, con
cui le stesso prebendato li soccorse nella carestia del 1831-32, mandando loro per mare il frumento necessario al prezzo del costo, senza di che un gran numero di essi sarebbe morto d’i` de’ semi che annedia. La quantita ` approsnualmente si danno alla terra e simativamente come qui notasi: starelli di frumento 2000, d’orzo 900, di fave 200, di legumi 250, di lino 200, di canape 60. Pastorizia. Le parti montuose ed incolte del Murerese producono ottimi e abbondanti pascoli; e si potrebbe avere gran copia di fieno, se si tagliassero l’erbe che lussureggiano in tanti prati naturali, principalmente nelle regioni inondate, e se ne formas` sero artificiali ne’ molti luoghi, dove e facile formarli. Se l’intelligenza viene in soccorso della natura, in questa come in altre regioni sarde, i prodotti e le ricchezze cresceranno in modo maraviglioso. Nell’anno 1837 ne’ territori di M. e sue dipendenze pascolavano buoi per l’agricoltura 700, cavalli 100, giumenti 350, quindi capre 3000, pecore 10 000, porci 3500, vacche 2000. In altri tempi, quando era tra’ sarrabesi e napoletani un commercio attivissimo, ` curate, e si le cose pastorali erano piu ` di formaggi bianfacea gran quantita chi, che gli incettatori salavano nelle cantine per esportarlo nel continente. Questa vendita essendo molto dimi` ` il primo studio, e scemo nuita, manco ` del prodotto». di molto la quantita Dopo che nel 1848 furono abolite le ` a far parte della diprovince, M. entro visione amministrativa di Cagliari e, quando nel 1859 furono reintrodotte le province, rimase legato al capoluogo. Aveva una economia florida e durante ` del secolo la sua popola seconda meta ` . Nel corso del secolo lazione aumento ` sviluppata ulXX la sua economia si e teriormente, soprattutto con l’agrumi-
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Muravera coltura e con il turismo residenziale estivo. & ECONOMIA Le attivita ` di base della sua economia sono l’agricoltura, in particolare l’orticoltura e l’agrumicol` stata sviluppata in questi ultura che e timi anni; discreta rinomanza ha anche la viticoltura, dalle cui produzioni ha vita la locale Cantina sociale; l’allevamento del bestiame in particolare quello degli ovini e dei bovini, in misura minore quello dei suini. In questi ultimi anni, lungo il litorale, si pratica la pesca. Negli ultimi decenni si sta svi` industriale luppando anche l’attivita che si basa su imprese nel settore alimentare, lattiero-caseario, sulla piscicoltura e sulla fabbricazione dei late` discretamente sviluppata la rete rizi. E di distribuzione commerciale. Vi operano anche 7 alberghi con 1803 posti letto, 2 agriturismi con 129 posti letto, 5 campeggi con 3546 posti letto e numerosi ristoranti; al centro ippico Sant’Isidoro si pratica anche il turismo equestre. A sostegno del nascente turismo opera l’Azienda autonoma di sog` collegato megiorno. Servizi. M. e diante autolinee agli altri centri della provincia, dispone di Pro Loco, stazione dei Carabinieri e della Guardia di finanza, ospedale, medico, guardia medica, farmacia, scuola dell’obbligo e scuole secondarie superiori, in particolare un Liceo scientifico, un Istituto tecnico e uno professionale, e due sportelli bancari. & DATI STATISTICI Al censimento del 2001 la popolazione residente contava ` , di cui stranieri 79; maschi 4638 unita 2322; femmine 2316; famiglie 1751. La tendenza complessiva rivelava una so` della popolazione, stanziale stabilita con morti per anno 31 e nati 51; cancellati dall’anagrafe 131 e nuovi iscritti 101. Tra iprincipali indicatori economici: depositi bancari 48 miliardi di
lire; imponibile medio IRPEF 16 743 in migliaia di lire; versamenti ICI 1175; aziende agricole 418; imprese commerciali 319; esercizi pubblici 52; esercizi all’ingrosso 4; esercizi al dettaglio 154; ambulanti 16. Tra gli indicatori sociali: occupati 1305; disoccupati 279; inoccupati 220; laureati 56; diplomati 642; con licenza media 1395; con licenza elementare 1094; analfabeti 220; automezzi circolanti 1863; abbonamenti TV 1174. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il ter` particolarmente ritorio di Muravera e ricco di siti archeologici di grande in` teresse scientifico databili dall’eta prenuragica al periodo tardoantico. Ascrivibili al prenuragico sono i siti di Piscina Rei e Cuili Piras. Si tratta di due complessi megalitici riferibili al Neolitico finale posti non lontano dal` costil’abitato. Quello di Piscina Rei e tuito da 24 menhir disposti a gruppi, alcuni dei quali sono ancora integri con i massi nella posizione verticale originaria. Una recente campagna di scavi ha sistemato in posizione verticale anche quelli che il tempo aveva fatto crol` costituito lare. Quello di Cuili Piras e da ben 42 menhir di granito, tutti in posizione ortostatica originale, disposti in gruppi di 3, 4 e 5 elementi perfettamente conservati. La dimensione dei menhir va da 1,20 m a 2 m di altezza, hanno forma antropomorfa e distano 1,80 m l’uno dall’altro. La disposizione dei menhir nei due complessi ha spinto gli archeologi a ipotizzare una corrispondenza tra la loro distribuzione sul terreno e la posizione degli astri nei giorni dei solstizi e in altri momenti astronomicamente rilevanti dell’anno. ` particolarmente ricco di Il territorio e nuraghi, in particolare quelli di Arrubiu, Birru, Brebeis, Canne Frau, Carrabusa, Casteddu, Corritta, De Brabudu, De S’Ortu, Don Giovanni, Erbeis, Erga,
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Muravera Figu Niedda, Garrabosu, Gibe Truttiri, Giordi, Idda, Maccioni, Mannu, Marongiu, Monte Ontroxiu, Montixeddu, Moros, Mortus, Mumosa, Murtas, Nicola Podda, Orcu, Ortu, Perdiaxiu, Piscareddu, Pispisa, Ponzianu, Puncilioni, Riu Molas, S’Acedda, Sa Ridroxi, San Pietro, Santa Matta, Santore, Scalas, Sinzias, S’Omu ’e S’Orcu, Su Modditzi, ` . Di tutti questi il piu ` signiSu Sciuscia ` il nuraghe Scalas, con relaficativo e ` tivo complesso situato nella localita ` omonima. Al periodo punico, invece, e attribuibile il sito di Monte Nai, loca` vicina alla laguna di Santa Giusta lita dove nel 1966 sono stati individuati i resti di una fortezza cartaginese del se` a pianta rettancolo V a.C. L’edificio e golare allungata e le mura sono rinforzate con antemurali e casematte. Nei secoli successivi, attorno alla fortezza, ` un abitato civile di cui risi sviluppo mangono tracce evidenti e del quale non conosciamo il nome. & PATRIMONIO ARTISTICO, CULTURALE E AMBIENTALE Il centro storico di M. ha conservato in parte il suo assetto originario; vi si possono ammirare grandi case, costruite in mattoni di ` diri) e in pietra, che si terra cruda (la affacciano sulla corte, talune ingentilite da giardini lussureggianti. L’edifi` importante e ` la chiesa di San cio piu Nicola di Bari, costruita nel secolo XV in forme gotico-aragonesi e fortemente rimaneggiata nei secoli successivi; conserva al suo interno l’altare maggiore del 1767, in marmo policromo, e due retabli in legno dorato, di stile barocco. Il tesoro della chiesa comprende una statua di San Sebastiano del 1603, eseguita da Scipione Aprile, e una croce processionale d’argento cesellato, dello stesso periodo, che secondo una tradizione sarebbe stata donata da un abitante di M. liberato dalla ` patita a opera dei Mori. Acschiavitu
canto alla chiesa l’ex Palazzo comunale, costruito alla fine dell’Ottocento e recentemente restaurato. Di particolare bellezza per la finissima sabbia e il mare incontaminato sono le spiagge della foce del Flumendosa e quella di ` arriSan Giovanni, dalla quale si puo vare allo stagno di Colostrai. Lo stagno ` alimentato dal rio Picocca ed e ` una e ` ricche di vegedelle zone palustri piu tazione e di avifauna della Sardegna ` anche praticare meridionale; vi si puo la pesca sportiva. Nei pressi della spiaggia di San Giovanni si trova anche la torre dei dieci cavalli, recentemente ` a sud, dominate restaurata, mentre piu tra lo stagno di Colostrai e il mare, si leva quella – dall’insolita pianta quadrata – detta delle Saline. ` di & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI E particolare importanza la sagra degli agrumi, che si svolge a marzo e culmina con una grande sfilata di carri a buoi (traccas) e di gruppi in costume. L’arredo di ciascuna delle traccas ripropone scene della vita tradizionale, come la lavorazione del formaggio, l’officina del fabbro e cosı` via. Molto vivaci sono anche le manifestazioni del Carnevale. Costumi. L’abbigliamento tradizionale viene usato solo in occasione ` costidelle sfilate: quello femminile e tuito da una camicia di tela bianca ricamata, da una gonna plissettata, di tessuto leggero con disegno fantasia (sa unnedda); sopra la camicia si indossano un busto, molto ridotto, di broccato rosso guarnito da trine (su cosso) e chiuso da un fermaglio d’argento a catanelle (is prangias), e la giacca di broccato di seta, con bordo di raso verde (su gipponi). Sopra la gonna si indossa un grembiule di broccato di seta nero a fiori rosso-vino, arricchito da una balza di trina dorata (su treventari); completano l’abbigliamento un fazzoletto che tiene fermi i capelli come un
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Mureddu turbante e un leggero velo di tulle che incornicia il volto. L’abbigliamento tra` costituito da una dizionale maschile e camicia di tela bianca con il collo rotondo e dai calzoni dello stesso tessuto; sopra la camicia si indossano un gilet di orbace nero a doppio petto e una giacca di panno nero, bordata di velluto o raso; sopra i calzoni si indossano il gonnellino di panno nero (sas braghettas) e le ghette dello stesso tessuto. Completa il tutto la classica berretta.
Muravera, Salvatore Insegnante, consigliere regionale (n. Orgosolo 1935). ` deDopo aver conseguito la laurea si e dicato all’insegnamento; nello stesso ` entrato in politica, iscrivenperiodo e dosi al Partito Comunista Italiano. Nel ` stato eletto consigliere regio1974 e nale del suo partito nel collegio di Nuoro per la VII legislatura, al termine ` stato rieletto. della quale non e
Murdelu Antico villaggio che faceva parte del giudicato di Cagliari, compreso nella curatoria del Sols. Sorgeva nelle campagne di Giba presso il monte Murrecci. Scomparso il giudicato, nella divisione del 1258 fu assegnato ai Della Gherardesca. Quando alcuni anni dopo, non riuscendo a sanare i dissidi che li dividevano, i Della Gherardesca procedettero a un’ulteriore divisione fra loro, il villaggio fu assegnato al ramo del conte Ugolino. Dopo la morte dello sfortunato conte, i figli, alla fine del secolo XIII, scatenarono una guerra contro il Comune di Pisa per vendicare la morte del padre. ` al Comune che lo Sconfitti, M. passo fece amministrare da suoi funzionari. ` Conclusa la conquista aragonese, entro a far parte del Regnum Sardiniae e inutilmente i Della Gherardesca tentarono di rientrarne in possesso. La po` , comincio ` ad abbandopolazione, pero narlo e dopo la peste del 1348 i suoi abitanti erano ormai ridotti a poche
decine. Nel 1351 fu acquistato dai Cespujades, ma poco dopo divenne teatro della guerra tra Mariano IV e Pietro IV e scomparve definitivamente.
Muredda, Antonio Pittore e scultore (n. Osilo 1943). Ha frequentato l’Istituto ` stato allievo di d’Arte di Sassari, dove e Stanis Dessy. Ha allestito la sua prima personale nel 1969 e ha quindi esposto in numerose gallerie in Italia e all’estero. Sue sculture sono presenti in diversi centri della Sardegna. Lo distinguono un tratto rapido e una forza cromatica che mettono originalmente a frutto gli insegnamenti della formazione di base.
Mureddu, Donatella Archeologa (n. ` entrata Cagliari 1954). Dopo la laurea e nella carriera delle Soprintendenze archeologiche. Ha contribuito all’organizzazione di numerose iniziative culturali e ha condotto alcuni importanti scavi, tra i quali quelli presso la chiesa ` autrice di di Sant’Eulalia a Cagliari. E numerosi lavori, tra cui: La ceramica a vernice nera, in La villa di Tigellio. Mostra degli Scavi, 1980; Scavi archeologici nella cultura del Seicento in Sardegna (con G. Stefani), in Arte e cultura del ’600 e ’700 in Sardegna (a cura di Tatiana Kirova), 1984; Tre esempi di intervento di restauro: Solarussa, chiesa di San Gregorio; Villanova Truschedu, chiesa di San Gemiliano; Zerfaliu, chiesa di San Giovanni Battista (con A. Ingegno e G. Stefani), in Nurachi. Storia di un’ecclesia, 1985; La diffusione del mosaico funerario africano in Sardegna: scoperte e riscoperte (con G. Stefani), in L’Africa romana. Atti del III Convegno di studi, 1986; Villa di Tigellio. Campagna scavo 1980, ‘‘Studi sardi’’, XXVI, 1986; Considerazioni preliminari nella riscoperta di tre ambienti funerari sottostanti la chiesa di San Lucifero di Cagliari, ‘‘Medioevo. Saggi e Rassegne’’, 11, 1986; Sancti innumerabiles.
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Mureddu Scavi nella Cagliari del ’600. Testimonianze e verifiche (con D. Salvi e G. Stefani), 1988; Un falso cinquecentesco, in Falsi e falsari della Sardegna, catalogo della mostra, 1989; Alcuni contesti funerari cagliaritani attraverso le cronache del Seicento, in Le sepolture in Sardegna dal IVal VII secolo. IV Convegno sull’Archeologia tardoromana e medioevale, Cuglieri 1987, 1990; Le presenze archeologiche, in Cagliari quartieri storici. Villanova, 1991; La necropoli di Bonaria e L’area archeologica di S. Eulalia, entrambe in‘‘Quaderni didattici della Soprintendenza archeologica per le province di Cagliari e Oristano’’, 5, 1993; Cagliari. Via Cavour. Nuovi elementi per la storia del quartiere della Marina, ‘‘Quaderni della Soprintendenza archeologica per le province di Cagliari e Oristano’’, 12, 1995; Il complesso di Santa Chiara dalle origini al Cinquecento, in Santa Chiara. Restauri e scoperte, 1996; Cagliari, le radici della Marina (a cura di M. e Rosanna Martorelli), 2002; Archeologia urbana a Cagliari (con Rosanna Martorelli), 2005.
Mureddu, Giuseppe Magistrato, partigiano combattente (Tempio Pausania 1920-Roma 2003). Dopo il Liceo clas` natale, al secondo anno sico nella citta ` fu chiamato alle armi. di Universita Combattente in Albania, dopo l’8 settembre si unı` alla Resistenza jugoslava militando nelle file della ‘‘Divisione Italia’’. Al ritorno fu per breve tempo amministratore comunale a Tempio in una giunta di concentrazione antifascista. Laureato in Giurisprudenza a ` Roma nel 1945, avvocato, nel 1949 entro alla Corte dei Conti dove percorse l’intera carriera, conclusa nel 2000 come presidente onorario della stessa Corte. Nel corso degli anni era stato presidente della Corte dei Conti della Sardegna (durante il suo mandato il giudizio di parificazione del bilancio gene-
rale della Regione fu approvato, dopo ` un decennio, entro i termini di legge); e autore di numerosi scritti in tema di controllo degli enti pubblici.
Mureddu, Matteo Funzionario, ufficiale di carriera (Nuoro 1907-Roma 1992). Funzionario del Ministero degli Interni, richiamato durante la seconda guerra mondiale come capitano di complemento dei Carabinieri, il 7 ottobre 1943 sfuggı` ai tedeschi che catturavano e disarmavano alcuni reparti dell’Arma di stanza a Roma, deportandoli ´ ritenuti infidi in Germania, perche dopo l’insurrezione di Napoli, cui avevano partecipato diversi Carabinieri. Con un gruppo di Carabinieri costituı` a Roma un nucleo partigiano che fu inserito nell’organizzazione clandestina delle bande «generale Filippo Caruso». Nel gennaio 1944 ebbe l’incarico di apprestare un piano di difesa del ` prese dimora nei sotQuirinale: percio terranei del palazzo, preparando un ingente deposito di armi e mettendo al sicuro argenterie, porcellane, arazzi, mobili e dipinti. Al suo nucleo aderirono 29 corazzieri, 28 agenti di P.S. della stazione ‘‘Quirinale’’, 14 militari e 21 impiegati subalterni di Casa Reale. Arrestato dai fascisti dopo l’at` fortunotentato di via Rasella, scampo samente all’eccidio delle Fosse Ardeatine. «Sospettato dal nemico – dice la motivazione della sua medaglia di bronzo al V.M. – , continuava imperter` , contririto la sua pericolosa attivita buendo a mantenere viva e fattiva l’organizzazione della resistenza, portando a termine, brillantemente, numerose e importanti missioni di ` nel guerra». Dopo la Liberazione resto ` servizio civile del Quirinale. Racconto le sue esperienze in due volumi di memorie editi da Feltrinelli, Il Quirinale del Re, 1971, e Il Quirinale dei Presidenti, 1988.
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Murgia
Murena = Zoologia della Sardegna Murenu, Melchiorre Poeta e improvvisatore (Macomer 1810-ivi 1854). Cieco fin dalla nascita come conseguenza del vaiolo, amava improvvisare i suoi versi non solo nelle sagre paesane, ma anche, spesso, nelle bettole. Dotato di spirito critico, sapeva utilizzare un linguaggio efficace e pungente che tal` sopratvolta offendeva la suscettibilita tutto dei potenti dei villaggi, che si sentivano giudicati e derisi dai suoi versi. Nell’inverno del 1854 con il suo stile caustico ebbe modo di denunciare con espressioni particolarmente dure gli abusi commessi da alcuni notabili di Macomer nell’applicazione dell’editto delle chiudende; per questo all’uscita da un’osteria un misterioso sicario lo fece precipitare da un dirupo antistante la chiesa di Santa Croce, dove il suo corpo fu ritrovato il giorno dopo ` esistono diverse senza vita. In realta teorie sulle cause della sua morte: da una parte quelle che individuano il responsabile in un potente signore di Macomer di cui aveva criticato la figlia (o secondo altri l’amante), dall’altra quelle che sostengono il coinvolgimento di qualche abitante di Bosa per vendicarsi delle popolari, sarcastiche ` del Temo. Paottave scritte sulla citta ragonandolo a Paolo Mossa, Manlio Brigaglia ha sostenuto che la sua poesia soffre dello stesso schematico ossequio a una tradizione in larga parte stereotipata: ma, aggiunge, «vi sono ` del tempo, spesso accenni alle realta come nel famoso lamento su S’Istadu de Sardigna, o scatti di polemica irosa come nel disordinato Sas immondiazias de Bosa». La sua fama di poeta polemico fu tale che gli fu attribuita, erroneamente, la famosa quartina contro le chiude nde Tancas ser rad as a muru...». La memoria dei suoi canti, `, non fu perduta. Delle sue compopero
sizioni furono trascritte e pubblicate, molto tempo dopo la sua morte, Sa confessione, 1890; Su giudissiu universale e sa giudicatura chi devet fagher su supremu Giuighe, 1890; Dae sa creazione de Adamu a sa naschida, passione e ` Cristu, morte de nostru Segnore Gesu 1892; Dialogu de unu penitente e unu confessore, 1892; Su confessore et su penitente. Sos ingannos de su mundu, 1902; Sa giustissia universale, 1902; S’istadu de Sardigna e su peccatori moribundu, 1906; Sas tres rosas. Sa femina immodesta e isfrenada. S’amante costante, avvertimentos de moralidade, 1907; Sa canzone de Bosa, 1911; Sa giovana vana, capricciosa e libertina. Sa isporchizia de Bosa, 1912; Cantone sarda: sa creazione, 1912; S’invidia, s’impostura e sa murmurassione, 1912; S’anima dannada, cumbidu a su peccatore a si convertire, 1914; Su chelvu e i sa pischina, 1914.
Muretti, Lelio Avvocato, consigliere regionale (Nuoro 1897-ivi 1975). Conseguita la laurea in Giurisprudenza si de` con successo alla professione di dico avvocato. Dopo la caduta del fascismo ` anche in politica; divenne si impegno uno dei maggiori rappresentanti del Partito Nazionale Monarchico in Sardegna e nel 1949 fu eletto consigliere regionale per la I legislatura nel collegio di Nuoro. In seguito fu riconfermato nello stesso collegio anche per la II e la III legislatura.
Murgia1 Famiglia di Sorso (secc. XVIXVIII). Le sue prime notizie risalgono al secolo XVI; possedeva un vasto patrimonio immobiliare e i suoi membri erano considerati pubblicamente nobili. Nel 1634 con i fratelli Antonio e Alfonso ottenne il riconoscimento del `. cavalierato ereditario e della nobilta Gli stessi nel 1643 furono ammessi allo Stamento militare durante i lavori del parlamento Avellano. Dai figli di un ni-
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Murgia pote di Antonio, un altro Antonio e Francesco, discendono due rami della famiglia; da Francesco venne il ramo ` a risiedere a Sorso, da che continuo Antonio discese il ramo che si trasferı` a Nulvi e a Sassari.
dell’azienda tramviaria romana, e venne anche eletto nel Consiglio comunale dell’Urbe. In questo periodo, nel 1963, fu eletto senatore della Repubblica nel collegio di Roma VIII per la IV legislatura.
Murgia2 Famiglia del Mandrolisai (sec.
Murgia, Bruno Imprenditore sociale,
XVIII-esistente). Le sue notizie risalgono al secolo XVIII; era in possesso di un buon patrimonio, i suoi membri esercitavano le professioni liberali o ricoprivano importanti benefici ecclesiastici. Nel 1809 ottenne il cavalierato ` con il dottor Salereditario e la nobilta vatore Murgia Carta, la cui discendenza sussiste tuttora. Alla stessa famiglia appartenne un Francesco Maria Murgia Marras di Neoneli, che nel 1827 ottenne la concessione dei privilegi nobiliari, ma non fu in grado di pagare le tasse previste e pertanto non ebbe la conferma.
uomo politico (n. Nuoro, 1967). Consigliere regionale, deputato al Parlamento. Impegnato da giovanissimo in ` politica nel MSI nuorese, nel 1999 e stato eletto consigliere regionale di Alleanza Nazionale nel collegio di Nuoro per la XII legislatura (1999-2004), in cui ` stato anche capogruppo di AN. Nelle e ` stato rieletto. elezioni del 2004 non e ` Nella consultazione dell’aprile 2006 e stato eletto alla Camera dei deputati nella lista di Alleanza Nazionale.
Murgia, Alessandra Illustratrice (n. Cagliari, sec. XX). Laureata in Lingue, insegnante di inglese dal 1992, partecipa come illustratrice ad alcune mostre collettive nel Cagliaritano. Ha curato i disegni per il libro Il primo Natale di Pillo, per Nicola Milano editore. Nel 1990 e nel 1993 viene selezionata alla Mostra degli Illustratori della Fiera di Bologna.
Murgia, Amedeo Avvocato, senatore della Repubblica (n. Ballao 1907). Dopo essersi laureato in Giurispru` la professione di avvodenza, esercito cato. Combattente della seconda ` di aderire guerra mondiale, si rifiuto alla Repubblica Sociale Italiana e per questo fu deportato in Germania, dove fu tenuto prigioniero in un lager per quasi due anni. Tornato in Italia, si sta` in politica, bilı` a Roma e si impegno schierandosi con la Democrazia Cri` il Movimento Restiana; nel 1947 fondo duci e ne divenne il presidente nazionale. Tra il 1953 e il 1967 fu presidente
Murgia, Costantino Giurista (n. Olzai ` de1944). Dopo la laurea in Legge si e dicato alla professione di avvocato e all’insegnamento universitario. At` professore ordinario di tualmente e Diritto costituzionale italiano e com` di Giurispruparato presso la Facolta ` di Cagliari. Comdenza dell’Universita ponente del comitato regionale del ` Partito dei Democratici di Sinistra, e stato sindaco del suo paese, presidente ` Investimenti Alidella SIPAS (Societa mentare Sarda), consigliere d’amministrazione della Banca CIS. Ha al suo attivo oltre 80 pubblicazioni, fra cui Referendum e sistema rappresentativo in Francia, 1983; Politica e istituzioni in Sardegna nel secondo dopoguerra, ‘‘Archivio sardo del movimento operaio contadino e autonomistico’’, numero speciale, 1985; L’ordinamento giuridico dei porti, 1988.
Murgia, Danilo Insegnante (Grosseto 1907-Cagliari 2003). Dopo la laurea in Lettere ha insegnato per molti anni latino e greco nei Licei classici, divenendone anche preside. Uomo di grande ` , ha incarnato con cultura e sensibilita
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Murgia ` la figura del proriconosciuta autorita fessore capace d’imporsi non solo con ` della sua culla straordinaria vastita tura ma anche con ineguagliabili doti ` (la memoria di simpatia e di umanita prodigiosa era uno degli strumenti della sua inesauribile rete di relazioni sociali). Ha allevato intere generazioni di studenti, tra i quali resta fortemente ` morto a Cascolpito il suo ricordo. E gliari nel 2003. Socraticamente vocato a una pedagogia tutta orale, ha al suo attivo solo alcuni scritti, fra cui Spigolature d’archivio: cenni sulla vita dell’istituto nel centenario, ‘‘Annuario del Liceo Ginnasio G.M. Dettori di Cagliari’’, 1960.
Murgia, Diego Ingegnere, deputato al Parlamento (Sassari 1857-Roma 1938). Laureato in Ingegneria, di idee liberali ` al gruppo politico di moderate, si lego Michele Abozzi. Per molti anni fu eletto presidente della Provincia di Sassari e consigliere comunale; nel 1919 fu eletto deputato nella lista liberale costituzionale e riconfermato nel 1921 nella lista Abozzi-Cocco Ortu. In ` prevalenteParlamento si occupo mente dei problemi dell’agricoltura sarda e delle comunicazioni. Nel 1922 ` una proposta di legge per la presento costruzione di alcune linee ferroviarie secondarie in Sardegna, tra cui la Oniferi-Sorgono, da Nuoro al mare, Nuoro-Lanusei. Dopo l’ascesa al po` a vita privata, tere del fascismo si ritiro tornando alla sua professione: negli anni Trenta fece progettare e realizzare (con la partecipazione di suoi capitali) la linea ferroviaria tra Sassari e ` per Palau, attraverso Tempio. Lascio testamento all’arcivescovo di Sassari un vasto tenimento in territorio di Siligo, in una parte del quale, in anni re` sorta la Comunita ` di ‘‘S’Aspru’’ centi, e collegata all’associazione Mondo X,
animata in Sardegna dal francescano Salvatore Morittu.
Murgia, Francesco1 Pittore (Cagliari, ` sec. XVII-Roma, dopo prima meta 1661). Dopo aver appreso i rudimenti ` natale, nel della pittura nella sua citta ` 1637 si trasferı` a Roma dove completo la sua formazione sotto la guida di Pie` tro da Cortona. Con gli anni acquisto notevole reputazione e, entrato negli ambienti della corte pontificia, nel 1657 fu chiamato a dipingere il Combattimento di Davide e Golia in uno dei saloni del Quirinale. Il dipinto fu molto apprezzato, per cui fu chiamato a far parte dell’Accademia di San Luca e nel 1660 nominato presidente della Confraternita dei Virtuosi del Pantheon. Nel 1661 fu nominato camerlengo dell’Accademia di San Luca; poco dopo ebbe dei contrasti con gli altri accademici ma riuscı` ad appianarli grazie alla protezione del cardinale Chigi, nipote di Alessandro VII.
Murgia, Francesco2 Avvocato, uomo politico (Olzai 1903-Nuoro, seconda ` sec. XX). Membro dell’Assemblea meta costituente, deputato al Parlamento. Eletto dall’Assemblea costituente nella lista della Democrazia Cristiana, fu riconfermato nelle elezioni della Camera dei deputati per la I e la II legislatura repubblicana. Candidato ma non rieletto nelle elezioni del 1958, ` alla Camera nel 1963, in sostiturientro zione di Antonio Segni eletto in quell’anno presidente della Repubblica. ` quindi a Nuoro alla sua profesTorno sione di apprezzato penalista.
Murgia, Francesco Ignazio Funzionario, deputato al Parlamento (Villamar 1823-Cagliari 1891). Dopo aver conseguito la laurea in Giurisprudenza en` nella carriera della pubblica ammitro nistrazione che percorse brillantemente. Nel 1863 fu nominato prefetto di Lecce e resse la prefettura pugliese
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Murgia fino al 1867 nei difficili anni che seguirono la proclamazione del Regno d’Italia. Nel 1868 fu eletto deputato per la X legislatura e in seguito riconfermato fino alla XII. Ritornato nella carriera nel 1876, fu nominato prefetto di Arezzo e nel 1877 trasferito a Vicenza, dove rimase fino al 1880.
Murgia, Giacomo Medico, consigliere regionale (Seulo 1913-ivi 1993). Dopo ` essersi laureato in Medicina si dedico alla sua professione; per lunghissimi anni fu medico condotto a Quartu, ` ancora ricordato per la sua umadove e ` . Cattolico, impegnato nel sociale, nita schierato nella Democrazia Cristiana, ` alle elezioni regionel 1969 si candido nali per la VI legislatura e non fu ` in consiglio sueletto; nel 1972 entro ` Ligios eletto depubentrando a Giosue tato. Al termine della legislatura non fu riconfermato.
Murgia, Gilberto Ufficiale di carriera (n. Urzulei 1944). Dopo aver conseguito ` arruola laurea in Lettere, nel 1968 si e lato nell’Arma dei Carabinieri e ha percorso una brillante carriera fino a giungere al grado di generale. Nel corso degli anni ha guidato il gruppo provinciale di Frosinone e quello di ` stato inoltre comandante Salerno ed e del gruppo Carabinieri del Senato. Dal ` comandante della Regione Ca2004 e rabinieri della Sardegna; per il valore dimostrato in un conflitto a fuoco contro i malviventi ha ottenuto la medaglia ` insignito di nud’argento al V.M. ed e merose onorificenze.
Murgia, Giorgio Impiegato, consigliere regionale (n. 1945). Impiegato, militante nel Partito Sardo d’Azione in cui ha ricoperto diversi ruoli di re` , nel 1984 si e ` candidato sponsabilita nelle elezioni regionali per l’VIII legi` tutta` stato eletto. E slatura, ma non e via entrato in Consiglio nel 1987, subentrando a Carlo Sanna dimissiona-
` stato rio. Al termine della legislatura e ricandidato per la X legislatura, ma ` stato rieletto; e ` rientrato in Connon e siglio nel 1989 in sostituzione di Mario Melis.
Murgia, Giovanni (detto Gianni) Storico (n. Villamar 1946). Conseguita la laurea ` dedicato all’insegnamento universi e ` diventato ricercasitario. Nel 1980 e tore di Storia moderna e in seguito professore associato; attualmente insegna ` di Storia moderna presso l’Universita `, Cagliari. Studioso di notevole attivita ` autore di interessanti lavori sulla stoe ria moderna e contemporanea della Sardegna, tra cui: ‘‘La lotta’’, giornale socialista della Sardegna (1915-1916), ‘‘Archivio sardo del movimento operaio contadino e autonomistico’’, 6-7, 1976; Capitoli di grazia e lotta antibaronale, ‘‘Archivio sardo del movimento operaio contadino e autonomistico’’, 11-13, 1980; Una fonte per lo studio della ` feudale nella Sardegna mosocieta derna: i Capitoli di grazia di Villasor, ` di Magistero di ‘‘Annali della Facolta Cagliari’’, V, 1981; Insinuazioni sul rifiorimento della sarda agricoltura, ‘‘Archivio sardo del movimento operaio contadino e autonomistico’’, 17-19, 1982; Guasila dal Basso Medioevo all’Otto` a Guasila cento e Economia e societa nei primi cinquant’anni del secolo scorso, entrambi in Guasila. Un paese ` in Sardegna, 1984; Economia e societa ` dell’Ottonel Goceano nella prima meta cento in due relazioni inedite, ‘‘Archivio sardo del movimento operaio contadino e autonomistico’’, 20-22, 1984; Me` rurale: le condotte sanidicina e societa tarie nella Sardegna carloalbertina, in ` e societa ` : Sicilia e Sardegna seSanita coli XVI-XX, 1988; Uomini, terra e lavoro nella Sardegna sud-orientale in ` moderna, in Usi civici e cussorgie, Eta 1989; Il contrabbando tra la Sardegna e ´ tudes corla Corsica nel XVIII secolo, ‘‘E
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Murgia ` nel ses’’, 30-31, 1990; Economia e societa Goceano tra rivoluzione angioiana e restaurazione piemontese, ‘‘Archivio sardo del movimento operaio contadino e autonomistico’’, 29-31, 1990; Riforma degli ordini religiosi e restaurazione culturale nella Sardegna di Carlo Felice 1820-1830, in Intellettuali e so` in Sardegna tra restaurazione e cieta ` d’Italia (a cura di Girolamo Sotunita giu, Aldo Accardo, Luciano Carta), I, 1991; Un’azienda cerealicola della Sardegna moderna, ‘‘Archivio sardo del movimento operaio contadino e autonomistico’’, 31-34, 1991; Centralismo e potere locale: riforma dei Consigli di co` e rapporti tra baroni e vassalli munita nella Sardegna sabauda 1770-1800, ‘‘An` di Magistero dell’Unali della Facolta ` di Cagliari’’, nuova serie, XV, niversita ` 1992; I capitoli di grazia, in La societa ` spagnola (a cura di Fransarda in Eta ` cesco Manconi), I, 1992; La societa sarda tra crisi e resistenza: il parlamento Avellano, ‘‘Archivio sardo del movimento operaio contadino e autonomistico’’, 41-43, 1993; Dal crollo del giudicato d’Arborea al dominio aragonese e spagnolo, Vita nel feudo nel Settecento sabaudo e Dalla restaurazione piemontese alla fine del Regnum Sardiniae, tre ` una capitoli di Villamar, una comunita storia, 1993; Contrabbando e ordine pubblico nella Gallura tra blocco continen` del regno di Sardegna tale e neutralita (1800-1814), in Studi e ricerche in onore di Girolamo Sotgiu, II, 1994; Progetti di colonizzazione e banditismo nella Sar´ tudes cordegna sabauda 1759-1773, ‘‘E ` ses’’, 40-41, 1995; Uomini, terra e societa nella Sardegna sud-orientale dalla con` giolittiana, in Il quista aragonese all’Eta parco regionale Sette Fratelli Monte Genis, II, 1995; Progetti di colonizzazione e ordine pubblico nella contea d’Oliva negli anni del riformismo boginiano, in Studi e ricerche studi in onore di Giam-
paolo Pisu, 1995; I feudi Aymerich negli anni della rivoluzione sarda 1793-1796, in Francia e Italia negli anni della rivoluzione (a cura di L. Carta e G. Murgia), 1996; La montagna contesa. Conflittua` tra villaggi e uso del territorio nel lita ducato di Mandas in periodo sabaudo ` di Ma1720-1847, ‘‘Annali della Facolta ` di Cagliari’’, gistero dell’Universita 1996; L’ordine pubblico e la lotta contro il banditismo ed il contrabbando nel 700800 in Sardegna, in Da Olbı`a a Olbia. ` mediter2500 anni di storia di una citta ranea, 1996; Sanluri da castello a villaggio: un caso di riorganizzazione istituzionale del territorio nella Sardegna moderna, in Studi in memoria di Giancarlo ` di Lettere Sorgia, ‘‘Annali della Facolta ` di Cagliari’’, e Filosofia dell’Universita LII, 1996; Quel maggio del 1906: i moti sociali nella Sardegna giolittiana, ‘‘Archivio sardo del movimento operaio contadino e autonomistico’’, 50, 1998; Trasformazioni istituzionali, uso del ter` fra villaggi nella ritorio e conflittualita Sardegna sud-orientale (sec. XIV-XIX), ` di Scienze della ‘‘Annali della Facolta ` di CaFormazione dell’Universita gliari’’, XXI, n.s., 1998; Progetti di colonizzazione ed ordine pubblico nella contea di Oliva negli anni del riformismo sabaudo (1759-1773), in Actes de les I.res Jornades internacionals sobre la historia dels Centelles i el comtat d’Oliva, ` di Oristano nella prima 1997; La citta ` del Seicento, ‘‘Annali della facolta ` meta di Scienze della formazione dell’Uni` di Cagliari’’, n.s., XXIII, parte versita II, 1999; Giuseppe Maria Pilo un vescovo riformatore della Sardegna sabauda, ` di scienze della ‘‘Annali della Facolta ` di Caformazione dell’Universita gliari’’, n.s., XXIII, parte II, 1999; Signori e vassalli nella Sardegna di Filippo II, in Sardegna, Spagna e Stati ita` di Filippo, II, 1999; Dalla liani nell’eta fine del Regnum Sardiniae allo stato
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Murgia d’assedio (1847-1852) (con A. Durzu), ‘‘Archivio sardo, rivista di studi storici e sociali’’, 1, 1999; Quel maggio del 1906: i moti sociali della Sardegna giolittiana, in I moti sociali della Sardegna giolittiana (a cura di G. Murgia), 2000; Contrabbando e ordine pubblico in Gallura 1800-1814, in La rivoluzione sulle Bocche (a cura di M. Brigaglia e L. Carta), 2003.
Murgia, Giuliano Sindacalista, consigliere regionale (n. Gairo 1944). Di cultura socialista, da sempre impegnato nelle organizzazioni sindacali e in politica, segretario regionale della CGIL ` stato eletto consinel 1986, nel 1994 e gliere regionale nella lista dei Progressisti Sardi per l’XI legislatura; tra il ` stato asgiugno 1996 e l’agosto 1996 e sessore regionale all’Industria nella seconda giunta Palomba.
Murgia, Giuseppe Medico, consigliere regionale (Nuoro 1898-ivi 1968). Dopo ` essersi laureato in Medicina si dedico con successo alla sua professione; cat` anche nelle tolico militante si impegno organizzazioni cattoliche, e dopo la ca` nelle file duta del fascismo si schiero della nascente Democrazia Cristiana. Nel 1949 fu eletto consigliere regionale nel collegio di Nuoro per la I legislatura, nel corso della quale dal giugno 1949 all’agosto 1951 fu assessore ai Lavori pubblici nella prima giunta Crespellani e in seguito fu riconfermato nella seconda giunta fino al termine della legislatura. Successivamente ` a essere rieletto senza intercontinuo ruzione fino alla IV legislatura; du` volte asrante tutti questi anni fu piu sessore, ai Lavori pubblici e agli Enti locali, nelle giunte di Alfredo e di Efisio Corrias nella II e III legislatura.
Murgia, Salvatore Medico, uomo politico (sec. XIX). Di origine barbaricina, ` volte eletto consigliere provinfu piu ciale di Cagliari tra il 1863 e il 1898. In
tutti questi anni ricoprı` importanti cariche all’interno del Consiglio provinciale: tra il 1863 e il 1870 fu vicesegretario del Consiglio; tra il 1883 e il 1887 e successivamente tra il 1891 e il 1898 fece parte della Deputazione. Ha lasciato una monografia Sulle cause del disagio economico della Sardegna, 1895.
Murgioni, Eugenio Funzionario, consigliere regionale (n. Villaputzu 1954). Dirigente della Coldiretti cagliaritana, sindaco di Castiadas dal 1992, nelle ` stato eletto consielezioni del 2004 e gliere regionale nel collegio di Cagliari nella lista Fortza Paris (Partito del Popolo Sardo e Sardistas).
Murineddu, Antonio Giornalista, scrittore (n. sec. XX). Redattore di ‘‘La Nuova Sardegna’’ per molti anni, nel ` la pubblicazione di Gallura, 1962 curo importante opera monografica di concezione multidisciplinare, che fun` a partire da quel periodo come ziono un modello nel suo genere. Tra gli altri suoi scritti: Nell’antica storia della Sardegna Quartu S. Elena e la sua gente, ‘‘La Nuova Sardegna’’, 1958; Domina sulle terre del Goceano il castello costruito da Gonario di Torres, ‘‘La Nuova Sardegna’’, 1960; Cronache della prima Sassari, ‘‘La Nuova Sardegna’’, 1960; Fra leggenda, storia e fantasia quasi un vero ritratto di Benetutti, ‘‘La Nuova Sardegna’’, 1960; A Luogosanto nell’estrema Gallura le vestigia di antichis` , ‘‘La Nuova Sardegna’’, sime civilta 1961; Solo il Valentino con la sua astuzia riuscı` a snidare i masnadieri, ‘‘La Nuova Sardegna’’, 1962.
Murineddu, Giovanni Insegnante, sociologo, senatore della Repubblica (n. Calangianus 1938). Dopo la laurea in ` dedicato alLettere e in Sociologia si e ` stato preside di l’insegnamento ed e scuola media, impegnandosi contemporaneamente nella ricerca sociologica. Socialista di Federazione Demo-
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Muroni ` stato eletto senatore nel colcratica, e legio Olbia-Tempio nel 1996 e riconfer` stato ricandidato mato nel 2001. Non e per le elezioni dell’aprile 2006. Tra i ` suoi scritti: L’evoluzione della societa tempiese dal secondo dopoguerra al 1970, ‘‘Quaderni bolotanesi’’, XV, 1989; Tempio Pausania 1945-1990 (con To` multietmaso Panu), 1994; Olbia citta nica (con Bachisio Bandinu ed Eugenia Tognotti), 1997.
Murino, Caterina Attrice (n. Cagliari ` stata la quarta classi1977). Nel 1996 e ficata al concorso per Miss Italia e ` stata ingaggiata da l’anno successivo e un’agenzia di moda. Dopo qualche esperienza nella televisione ha esordito nel cinema recitando nel film Le ragazze di Miss Italia di Dino Risi (2000). Dopo aver sostenuto alcune al` tre piccole parti in fiction televisive si e ` riuscita a trasferita in Francia, dove e dare una profonda svolta alla sua carriera partecipando ad alcuni film – ´s 3 Nowhere, L’enquete corse, Les Bronze – che l’hanno resa in breve tempo ` stata chiamolto popolare. Nel 2006 e mata ad affiancare, come ‘‘Bond girl’’, l’attore Daniel Craig nel film Agente 007. Casino Royale.
Muristenes Edifici d’abitazione temporanea in alcuni santuari sardi. Le m. (o cumbessı`as) sono le camerette attigue alle chiese campestri, dove tro` di soggiorno i devoti vano possibilita che praticano la novena in onore del santo. Il vocabolo parrebbe derivare dal termine greco monastir (latino monasterium) e fa pensare a un uso diverso di queste costruzioni, riferibile al periodo iniziale dell’insediamento in Sardegna dei monaci bizantini, quando attorno a una chiesa in cui si ` fuvenerava il santo della comunita rono costruite le cellette dove i monaci risiedevano.
Muritta, san = Eugenio, santo
Muro1 Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato di Gallura, compreso nella curatoria di Galtellı`. Sorgeva non lontano da Galtellı`. Dopo l’estinzione dei Visconti di Gallura fu amministrato direttamente dal Comune di Pisa. Con la conquista ` a far parte del Rearagonese entro gnum Sardiniae e nel 1327 fu concesso in feudo a Pietro Torrents, ma nei de` a spopolarsi cenni successivi comincio a causa del continuo stato di tensione provocato dalle guerre tra Genova e Aragona. Nel 1358, estinti i Torrents, ` al fisco, che cerco ` di infeudarlo torno ´ sulle sue rendite nuovamente. Poiche gravava l’obbligo di pagare annualmente la somma di 100 fiorini a Sibilla, vedova dell’ultimo Torrents, non fu facile trovare il nuovo feudatario. Scoppiata la seconda guerra tra Pietro IV e Mariano IV, nel 1366 fu occupato dalle ` in pochi truppe giudicali e si spopolo anni.
Muro 2 Famiglia cagliaritana (secc. XVII-XVIII). Le sue notizie risalgono al secolo XVII, quando alcuni dei suoi membri ricoprirono importanti uffici pubblici. Nel 1679 ottenne il cavalierato ereditario con un Francesco, di` , che nel stinto avvocato della citta 1688 fu ammesso allo Stamento militare durante il parlamento Monteleone. La sua discendenza si estinse nel corso del secolo XVIII.
Muroni, Francesco Maria Sacerdote, patriota (Bonorva 1751-Sassari, 1810 ca.). Fratello di Pietro, Salvatore e Ga` nell’ambiente intelletvino, si formo tuale di Sassari, dove fu ordinato sa` in Teologia nel cerdote e si laureo 1779. Divenuto parroco di Semestene, come gli altri fratelli divenne amico di Giovanni Maria Angioy, e quando scoppiarono i moti antifeudali vi prese parte incitando i suoi parrocchiani a ribellarsi apertamente. Nel 1795 sco-
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Muroni prı` il disegno di secessione ordito dai feudatari sassaresi e, recatosi a Ca` l’Angioy. Poco dopo, gliari, ne informo tornato a Sassari, fu tra i protagonisti del moto popolare successivo e conti` a sostenere l’Alternos fino alla sua nuo ` cocaduta. Con lui, nel 1796, fu percio `, stretto a espatriare; poco dopo, pero ` in Sardegna dove fu catturato e torno rinchiuso nella prigione di San Leonardo, a Sassari, dove rimase, tra grandi privazioni e mille tormenti, fino al 1808. Una volta liberato fu mandato nel convento di San Pietro di Silki, ` , dove morı` inalla periferia della citta torno al 1810.
Muroni, Gavino Sacerdote, patriota (Bonorva 1745-Corsica, 1820 ca.). Fratello di Francesco Maria, Pietro e Salvatore, una volta ordinato sacerdote si trasferı` a Cagliari dove divenne cap` pellano della famiglia Angioy. Divento cosı` amico di Giovanni Maria, del quale finı` per condividere le idee e per sostenere i programmi politici. Dopo il crollo e la fuga dell’Angioy, nel 1796, fu accusato di averne sostenuto l’azione e rinchiuso in carcere per quattordici mesi a Cagliari; una volta liberato fu mandato in esilio a Carloforte, dove nel 1798 fu catturato nella famosa incursione di pirati nordafri`. cani e condotto a Tunisi in schiavitu Qui rimase fino al 1803, e una volta li` a Cagliari, dove pero `, a berato torno causa dei sospetti che continuavano a gravare su di lui, fu trattenuto in domi` con i cilio coatto. Tuttavia egli si lego protagonisti della congiura di Pala` l’arrebanda e poco dopo il 1812 evito sto fuggendo in Corsica.
Muroni, Pietro1 Agricoltore, patriota (Bonorva 1755-ivi, dopo 1820). Fratello di Francesco, Gavino e Salvatore, era un agricoltore agiato e fu uno dei protagonisti dei moti antifeudali scoppiati nel suo paese, sostenendo l’Alternos
Giovanni Maria Angioy fino al momento del suo esilio (1796). Quando ini` la repressione, nello stesso 1796 fu zio incarcerato ma dopo poco tempo liberato; egli allora riprese i contatti con gli angioyani che erano ancora pre` con loro senti in Sardegna e organizzo ` un assalto contro Sassari, che pero ` e tento ` di orgafallı`. Egli non disarmo nizzare un moto anche a Bonorva; anche questo fallı`, per cui fu costretto a darsi alla macchia con altri angioyani superstiti. Nel 1800 fu tra gli organizzatori dei moti di Santu Lussurgiu dove fu catturato. Liberato ancora una volta, ` fu sosi trasferı` a Cagliari, dove pero spettato di aver preso parte alla con` arregiura di Gerolamo Podda e percio stato nuovamente nel 1801 e tenuto in carcere fino al 1820. Liberato solo in seguito a un indulto reale senza che nei suoi confronti fosse stata provata l’accusa, morı` alcuni anni dopo.
Muroni, Pietro2 Pittore e grafico (Bosa 1929-Sassari 1998). Dopo aver frequen` ditato il Liceo artistico a Roma, si e plomato presso la Scuola d’Arte di Sassari sotto la guida di Stanis Dessy e di ` dedicato Filippo Figari. In seguito si e all’insegnamento nelle scuole secondarie; affermato autore soprattutto di incisioni, ha preso parte a numerose mostre ottenendo l’apprezzamento della critica. Manlio Brigaglia, analiz` nazando il suo rapporto con la citta tale, lo ha definito «pittore cittadino `, meglio anche riflette su alcune realta cora su alcuni problemi che sono propri» della sua Bosa; nei suoi disegni ci sono «tutti gli elementi che ricompongono, nell’immaginazione, l’idea di ` vera». una Bosa piu
Muroni, Salvatore Speziale, patriota (Bonorva 1757-Torino, dopo 1812). Fratello di Pietro, Gavino e Francesco Maria, speziale, condivideva il pro gramma politico di Giovanni Maria An-
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Muros gioy, di cui divenne uno dei principali collaboratori fino al momento dell’espatrio nel 1796. Unitamente a Francesco suo fratello, fuggı` con l’Alternos, ma poco dopo fu nuovamente inviato in Sardegna a sostenere l’azione dei ribelli. Negli anni che seguirono fu tra i protagonisti dei tentativi di rivolta posti in essere dagli angioyani fino al tragico ultimo tentativo del Sanna Corda nel 1802. Dopo la morte dell’eroico sacerdote, riuscı` a sfuggire alla cattura e a rifugiarsi in Corsica, da dove poco dopo si trasferı` a Torino. Dopo alcuni ` in Sardegna e si stabilı` a Caanni torno gliari, dove nel 1812 prese parte alla congiura di Palabanda; prima di essere `, fuggı` ancora una volta arrestato, pero ` a Torino, dove morı` poco e si rifugio dopo.
Muros Comune della provincia di Sassari, incluso nel Comprensorio n. 1, con 765 abitanti (al 2004), posto a 308 m sul livello del mare a sud di Sassari. Regione storica: Florinas. Archidiocesi di Sassari. & TERRITORIO Il territorio comunale, di forma grosso modo trapezoidale, si estende per 11,18 km2 e confina a nord con Sassari e quello di Osilo, a est con Osilo e Cargeghe, a sud con Cargeghe e a ovest con Ossi. Si tratta di una regione di colline di modesta altezza affacciate sulla vallata di Campomela, scavata dal rio Murroni (affluente del Mannu di Porto Torres) e attraversata sia dalla superstrada Cagliari-Sassari che dalla ferrovia Chilivani-Sassari. Il paese vi si collega con una bretella di 2 km, che si dirama poi verso i vicini centro di Ossi, Cargeghe e Florinas. & STORIA Il villaggio ha origini medioevali; faceva parte del giudicato di Torres ed era compreso nella curatoria di Figulinas. Era incluso in quei territori che nel corso del secolo XII passarono nelle mani dei Malaspina in conse-
guenza di un matrimonio. All’estinzione della famiglia dei giudici di Torres essi lo inclusero nel piccolo stato che avevano formato riunendo tutti i loro possedimenti. Avendo i Malaspina prestato omaggio al re d’Aragona, dopo la conquista aragonese il villaggio en` a far parte del Regnum Sardiniae tro ` a rimanere nelle loro ma continuo mani. Nel 1325 in seguito all’adesione alla ribellione dei Doria, M. divenne teatro del conflitto che coinvolse negli anni successivi anche i Malaspina. Dal castello di Osilo, infatti, essi impegnarono gli Aragonesi in una estenuante guerriglia e M. subı` gravi danni, pur continuando a rimanere nelle loro mani. Quando nel 1342 morı` il mar` il villaggio chese Giovanni, egli lascio e tutti gli altri beni al re Pietro IV; la cosa non piacque ai fratelli che tentarono di opporsi con le armi ai messi che il re aveva inviato per entrare in ` . Il villaggio possesso dell’eredita cadde cosı` nel caos e nel 1353 fu definitivamente sequestrato. Scoppiata la seconda guerra tra Mariano IVe Pietro IV, nel 1365 finı` per essere occupato dalle truppe arborensi, che lo tennero fino alla caduta dello stesso giudicato ` nelle mani d’Arborea. Nel 1410 passo del visconte di Narbona che lo tenne fino al 1420, anno in cui il villaggio ` definitivamente nelle mani del torno re che nel 1421 lo incluse nel feudo concesso a Bernardo Centelles. I Centelles nel 1439 lo cedettero, unitamente ad altri villaggi compresi nella curatoria del Coros, ad Angelo Cano e da questo momento M. fu definitivamente staccato dalla curatoria del Figulinas. Il villaggio rimase ai Cano fino alla loro estinzione, avvenuta agli inizi del Cinquecento, e fu allora ereditato, dopo una lunga contesa ereditaria, dai Ce` lo vendettero nel 1545 drelles che pero a Bernardo Viramunt. Quest’ultimo
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Muros ` morı` poco dopo e nel 1550 il villagpero `. M. gio fu acquistato all’asta dai Gujo ` del rimase nelle loro mani fino a meta ´ erano carichi di Seicento, ma poiche debiti, nel 1657 furono costretti a venderlo all’asta. Il villaggio fu allora acquistato dai Martinez che lo tennero fino al riscatto dei feudi. Nel 1821 fu incluso nella provincia di Sassari e nel ` finalmente dalla dipen1838 si libero denza feudale. Riportiamo qui alcuni brani della preziosa testimonianza lasciata da Vittorio Angius relativamente a questo periodo: «Nell’anno 1837 erano in M. anime 245 distinte in maggiori d’anni 20, maschi 85, femmine 69, e in minori maschi 48, femmine 43, che componevano famiglie 66. Agricoltura. Si suole seminare annualmente starelli di grano 250, d’orzo 60, di legumi 20, e produce il grano il 10, l’orzo il 15, i legumi l’8. La pratica agra` piu ` difettosa che ne’ paesi circonria e ` ristrettissimo vicini. Il vigneto e quanto appena dia la sufficienza al paese. La vendemmia suol produrre circa 30 000 litri. I fruttiferi sono pochi e di poche specie. Tra’ predi minori de’ ` un grande oliveto di pertimuresi e nenza del Marchese, e di cospicuo prodotto. Il territorio di M. era in gran parte demaniale, del restante una parte notevole appartenendo alla camera arcivescovile di Sassari, i muresi non possedevano che una superficie di ` di 100 starelli. Pastorizia. Nelpoco piu l’anno sunnotato si nutrivano da’ muresi buoi per l’agricoltura 110, cavalli 46, majali 50, vacche e vitelli 170, cavalle rudi 30, capre 350, porci 300, pecore 2000». Quando nel 1848 furono abolite le province, il piccolo centro ` a far parte della divisione ammientro nistrativa di Sassari e nel 1859 della ricostituita provincia sassarese. Nel 1928 perse la sua autonomia e divenne frazione di Cargeghe, situazione che
` i suoi abitanti non accettarono pero mai e nel 1950, dopo lungo contendere, riuscirono a riacquistare la loro autonomia. & ECONOMIA Le attivita ` di base della sua economia sono l’agricoltura, in particolare la cerealicoltura, la frutticoltura e l’orticoltura; l’allevamento del bestiame in particolare quello bovino e ovino. Negli ultimi decenni si sta ` sviluppando anche una certa attivita industriale che trova sede in un’area posta a valle dell’abitato e si basa su piccole aziende del settore lattiero-caseario, estrattivo, stampa, fabbrica` poco organizzata la zione dei mobili. E rete di distribuzione commerciale. Vi operano anche due ristoranti. Servizi. ` collegato da autolinee e dalla ferM. e ` rovia agli altri centri della provincia. E dotato di medico, guardia medica, farmacia, scuola dell’obbligo, sportello bancario. Possiede la Biblioteca comunale. & DATI STATISTICI Al censimento del 2001 la popolazione residente contava `, di cui stranieri 1; maschi 374; 765 unita femmine 391; famiglie 232. La tendenza complessiva rivelava un lieve aumento della popolazione, con morti per anno 3 e nati 10; cancellati dall’anagrafe 24 e nuovi 25. Tra i principali indicatori economici: imponibile medio IRPEF 16 930 in migliaia di lire; versamenti ICI 292; aziende agricole 61; imprese commerciali 42; esercizi pubblici 5; esercizi all’ingrosso 3; esercizi al dettaglio 12; ambulanti 1. Tra gli indicatori sociali: occupati 239; disoccupati 17; inoccupati 58; laureati 16; diplomati 112; con licenza media 206; con licenza elementare 264; analfabeti 15; automezzi circolanti 307; abbonamenti TV 162. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il suo territorio conserva un sito estremamente importante per lo studio del pe-
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Murru riodo prenuragico: si tratta della Grotta dell’Inferno che si apre a qualche distanza dall’abitato; oggetto di ` rivelata imporscavi dopo il 1970, si e tante per lo studio del Neolitico medio (4600-3200 a.C.); ha restituito una note` di ceramiche riconducivole quantita bili alla cultura di Bonuighinu nella fase di Filiestru. Altro sito prenuragico ` il villaggio di Sa di grande importanza e Turricola che sembra risalire alla prima fase della cultura di Bonnanaro. Situato su un pendio, ha restituito finora una capanna a pianta quadrangolare addossata a una roccia, che aveva probabilmente la copertura di frasche. & PATRIMONIO ARTISTICO E CULTU` interessante del RALE L’edificio piu ` la chiesa dei martiri Gavino, villaggio e Proto e Gianuario: parrocchiale costruita in forme rustiche, completata da un campanile cuspidato. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI La ` importante e ` quella dedicata festa piu ai protettori, i martiri turritani: si svolge in ottobre, si protrae per tre giorni e comprende processione, spettacoli folcloristici, canti, spettacoli e giochi.
Muro y Sahoni, Julian Avvocato e giu` sec. reconsulto (Cagliari, seconda meta XVII-?). Nel 1676 fu designato come avvocato dello Stamento militare nel Par´ Las Nalamento celebrato dal vicere vas. Esiste, a stampa, una sua ‘‘allega´n a favor de d. zione’’ del 1683, Allegacio Joseph Zatrilla y Vico conde de Villa Salto, en el pleyto que tiene contra el procurador fiscal patrimonial d. Isabel Manca de Guiso y de Servillon marquesa de Albis y d. Francisco Brunengo sobre la sucesion de la encontrada o partito de Montiverro.
Murronis, Is Localita` abitata in territo` si e ` svirio di Masainas. La comunita ` non precisabile, e coluppata in eta munque non prima del secolo XVII, da
un furriadroxiu costruito da un gruppo di pastori su terre che erano state concesse in enfiteusi a una famiglia Murroni che finı` per darle il nome.
Murru, Carlo Fotografo (n. Cagliari, ` fotografo professionista sec. XX). E dal 1983, attualmente impegnato nei settori del ritratto e della moda, del reportage e degli studi paesaggistici. Suoi scatti sono stati esposti, nel 1996 e nell’anno successivo, nell’ambito della manifestazione culturale Vivicastello di Cagliari. Portano la sua firma il capitolo Il porto, tratto dalla raccolta Cagliari tra antico e nuovo, edito nel 1990, e il Lavoro sul Temo, nella raccolta Mestieri, pubblicata a Bosa nel 1991.
Murru, Gavino Religioso (Sassari 1739ivi 1819). Vescovo di Bosa dal 1799 al 1819, arcivescovo di Sassari nel 1819. ` Laureato in Giurisprudenza, insegno ` di per molti anni presso l’Universita Sassari e resse la parrocchia di San Sisto. Di idee liberali, difese Michele Obino e gli altri sacerdoti coinvolti nei moti angioyani. Per questi motivi veniva guardato con sospetto, ma nel 1799 fu nominato vescovo di Bosa, ` con fervore al miglioradove si dedico mento della diocesi. Nel 1813, dopo la morte di Francesco Sisternes de Oblites, fu nominato visitatore apostolico per la Sardegna e nel 1819, a 82 anni, arcivescovo di Sassari, dove morı` pochi mesi dopo, nel dicembre dello stesso 1819. Fece in tempo a introdurre nel Seminario due riforme, istituendo la carica di rettore e modificando «la tenuta dei seminaristi – dice Enrico Costa – facendo loro indossare zimarre nere con rivolte e bottoni rossi». Alla sua morte, il papa Gregorio XVI ap` i 9 decimi dei suoi ‘‘spogli’’ all’Oplico spedale di Sassari, che ricevette cosı` 10 000 scudi che furono destinati alla
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Murru costruzione di un nuovo nosocomio cittadino, inaugurato nel 1849.
Murru, Giorgio Archeologo (n. sec. ` lauXX). Allievo di Enrico Atzeni, si e ` specializzato in reato in Lettere e si e archeologia. A partire dal 1985 ha condotto alcuni scavi e fondato a Barumini una cooperativa che gestisce il nura` inoltre curatore del Museo dei ghe. E menhir a Laconi. Tra i suoi scritti: Il castello di Marmilla o di Las Plassas, ‘‘Studi sardi’’, XXVIII, 1989; Ogliastra. Barisardo e Lanusei. Schede, in Progetto Archeosystem. Ricerca archeologica in Ogliastra, Barbagia e Sarcidano, 1990; Le tecniche edilizie del periodo nuragico nell’architettura delle acque presenti nel territorio della Barbagia (con C. Tuveri e Maria Ausilia Fadda), in Sardinia in the Mediterranean. A Footprint in the Sea, 1992.
Murru, Giovanni Antonio Poeta (Nuoro 1853-ivi 1890). Uomo colto e dalle vaste letture che si estendevano ad autori francesi, inglesi e tedeschi, ha lasciato traduzioni, bozzetti, spunti di novelle, resoconti umoristici in versi di alcune sedute del Consiglio comunale, un diario argutissimo della vita nuorese intorno al 1895 e perfino un numero d’un giornaletto settimanale ispirato al culto del bere, tanto che il costo dell’abbonamento era fissato in 24 l di vino. Per la sua produzione in lingua sarda Gonario Pinna (=) lo ha inserito nella sua Antologia dei poeti dialettali nuoresi (1982), gli autori fio` dell’Ottocento, riti nella seconda meta partecipi tutti dello spirito creatosi con i moti detti de Su Connottu, animati da spirito anticonformistico e ` nei confronti dei problemi sensibilita politici e sociali. Pinna lamenta la ` del materiale rimasto, ma scarsita scrive che se ne possono comunque desumere le sue «considerevoli possibi` artistiche». lita
Murru, Tullio Funzionario, consigliere regionale (Cagliari 1924-ivi 2003). Impegnato in politica, fu da giovane nelle file del Movimento sociale italiano e successivamente nella Destra Nazionale. Nel 1974 fu eletto consigliere regionale del suo partito per la VII legislatura nel collegio di Cagliari e successivamente riconfermato per l’VIII ` morto a Cagliari nel e IX legislatura. E 2003.
Murru Corriga, Giannetta Etnologa (n. Quartucciu 1941). Allieva di Enrica Delitala, conseguita la laurea ha intrapreso la carriera universitaria. Dal ` professore associato di disci1995 e pline demoantropologiche; attualmente insegna nell’Istituto di Discipline socio-antropologiche della Fa` di Scienze della Formazione delcolta ` di Cagliari. Studiosa, in l’Universita particolare, della condizione femmi` autrice di alcuni nile in Sardegna, e pregevoli lavori, tra cui Etnia, lingua e cultura, 1977; L’orge dans l’alimentation des Sardes: le pain de bergers nomades, ‘‘Civilisation’’, 2, 1979. Uccellagione e confezione delle grive a Capoterra, ‘‘BRADS’’, 9, 1979-80; La tenderie aux ´ tudes rurales’’, grives en Sardaigne, ‘‘E 87-88, 1982; Lavoro e tempo libero: le at` venatorie nella Sardegna tradiziotivita nale, ‘‘La Ricerca folklorica’’, 9, 1984; ` la plaine: la contribuDe la montaigne a ` la formation de la tion de la femme a ´richesse pastorale dans le proce`s de se dentarisation (1850-1960), in Femmes et ´te ´s rurales de patrimoine dans les socie ´diterrane ´enne, 1987; Dalla l’Europe me montagna ai Campidani. Famiglia e ` di pastori, mutamento in una comunita 1990; Pane e molini nel manoscritto di un riformista sardo, ‘‘BRADS’’, 15, 1993.
Murta1 Antico villaggio di probabile origine nuragica, situato nelle campa`a gne di Monastir. Nel Medioevo entro far parte del giudicato di Cagliari, com-
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Murtas preso nella curatoria del Gippi. Caduto il giudicato, nella divisione del 1258 fu compreso nei territori toccati ai conti ` di Capraia e alla loro estinzione passo nelle mani del giudice d’Arborea. Nel 1295 Mariano II lo cedette al Comune ´ subito dopo fu ammidi Pisa, cosicche nistrato direttamente da funzionari del Comune dell’Arno. Dopo la conqui` a far sta catalano-aragonese entro parte del Regnum Sardiniae e nel 1326 fu compreso nel grande feudo concesso dal re d’Aragona al Comune di Pisa. Scoppiata la prima guerra tra Mariano IV e Pietro IV divenne teatro delle operazioni militari, subı` gravi ` a spopolarsi, sicche ´ danni e comincio ` prima della fine del secolo era gia scomparso.
Murta 2 Famiglia di Sorgono (secc. XVII-XVIII). Le sue notizie risalgono al secolo XVII, quando alcuni dei suoi membri appaiono in possesso di un notevole patrimonio, imparentati con altre nobili famiglie del Mandrolisai. Nel 1631 ottennero il cavalierato ereditario con un Salvatore, i cui figli furono ammessi allo Stamento militare nel 1643 durante il parlamento Avellano. I loro discendenti continuarono a essere presenti a tutti i parlamenti successivi fino al quello Monteleone del 1688. La famiglia si estinse nel corso del secolo XVIII.
Murtas, Franco Funzionario, sindaco di Cagliari (n. Cagliari 1930). Cattolico impegnato in politica, laureato in Giurisprudenza e funzionario del Consi` stato eletto nel Consiglio regionale, e glio comunale di Cagliari dal 1960 al 1975, ha ripetutamente ricoperto la ca` rica di assessore e dal 1972 al 1975 e ` . Dal 1975 al stato sindaco della citta ` stato eletto consigliere provin1985 e ciale e dal novembre 1992 al settembre ` stato assessore regionale ai La1993 e
vori pubblici come tecnico nella seconda giunta Cabras.
Murtas, Gianfranco Studioso di storia (n. Cagliari 1952). Funzionario di banca, ha al suo attivo numerose ricerche sulla storia della Sardegna contemporanea. I suoi studi costituiscono un contributo fondamentale alla conoscenza delle vicende di alcune istituzioni isolane (come la massoneria) e di uomini e movimenti liberal-democratici del Novecento, dal Partito Sardo d’Azione al Partito Italiano d’Azione, dal Partito Repubblicano a Giustizia e ` . Nei suoi libri chiama spesso a Liberta collaborare giovani (e talora giovanissimi) studiosi, esercitando cosı` una importante funzione non solo scientifica ma anche civile e pedagogica. Tra i suoi scritti: Degenerazione del sardismo, ‘‘La Nuova Sardegna’’, 1974; Il dibattito politico-ideologico tra repubblicani e sardisti negli anni della rinascita, ‘‘Archivio trimestrale’’, XI, 3, 1985; Quaderno di Loggia, compasso, belle e´poque, 1987; L’edera sui bastioni: re` di Bacapubblicani a Cagliari nell’Eta redda, 1988; Cagliari 1889. Chiesa, poli` all’esordio dell’‘‘Unione tica societa ` Ricciardi: la sarda’’, 1989; Fuoco, grido loggia massonica cagliaritana Arquer fu attiva dal 1890 al 1925, ‘‘Almanacco di Cagliari’’, 1989; Un uomo, il sindaco: De Magistris (con P. Matta), 1989; Ugo La Malfa e la Sardegna, 1989; Cesare Pintus e l’azionismo lussiano, 1990; Sardismo e azionismo negli anni del CLN, 1990; Bastianina, il Sardoazionismo, Saba, Berlinguer e Mastino, 1991; Titino Melis, il PSd’Az mazziniano, Fancello, Siglienti, i gielle, 1992; Cagliari nel primo Novecento. Clericali e fautori del libero pensiero si diedero battaglia, ‘‘Almanacco di Cagliari’’, 1993; La seconda scissione sardista (1967-68), ‘‘Quaderni bolotanesi’’, XX, 1994; Dante Alighieri e Corda ` importanti associazioni Fratres le piu
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Murtas cagliaritane del primo Novecento, ‘‘Almanacco di Cagliari’’, 1994; Serpieri nella massoneria sarda dell’Ottocento, in Enrico Serpieri, un uomo, le sue idee, ‘‘Quaderni di Sardegna economica’’, 12, 1996; Il libero pensiero a Cagliari nel primo Novecento, ‘‘Almanacco di Cagliari’’, 1996; Le elezioni politiche del 1953 nell’isola, ‘‘Almanacco di Cagliari’’, 1997; Diario di loggia. La Massoneria in Sardegna, 2001; Lo specchio del vescovo, 2003.
Murtas, Giuseppe Sacerdote, studioso di storia sarda (Milis 1928-Oristano 2000). Sacerdote impegnato nel sociale, per anni seguı` con attenzione la vita culturale di Oristano e nel 1982 ` la rivista culturale ‘‘Quaderni fondo oristanesi’’. Scrittore elegante e poeta, ` autore di pregevoli versi, che ha race colto nel volume Sono attesa i miei giorni pubblicato nel 1975, e di interessanti studi sulla cultura sarda dell’Ot` morto a Oristano nel 2000. tocento. E Tra i suoi scritti: Eleonora d’Arborea e i cent’anni del suo monumento, 1981; Salvator Angelo de Castro, 1987; L’esperienza de ‘‘La Meteora’’ nella pubblici` dell’Ottostica sarda della prima meta ` in Sardecento, in Intellettuali e societa ` d’Italia (a gna tra restaurazione e l’unita cura di Girolamo Sotgiu, Aldo Accardo e Luciano Carta), II, 1991; Salvatorangelo De Castro e la polemica sulle carte d’Arborea, in Le carte d’Arborea. Falsi e falsari nella Sardegna del XIX secolo (a cura di Luciano Marrocu), 1997.
Murteo Famiglia cagliaritana di origine genovese (secc. XVI-XVIII). Le sue notizie risalgono al secolo XVI, quando alcuni dei suoi membri appaiono impegnati a Cagliari in nume` commerciali. In seguito rirose attivita coprirono anche uffici amministrativi di una certa importanza, di cui alcuni, come quello di saliniere, divennero ereditari nella famiglia. Negli stessi
anni riuscirono ad accumulare un discreto patrimonio e nel 1697 ottennero il cavalierato ereditario con un Antonio, i cui figli nel 1698 furono ammessi allo Stamento militare durante il parlamento Montellano. La loro discendenza si estinse nel corso del secolo XVIII.
Murtetu Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato di Torres, compreso nella curatoria ` dell’Anglona. Sorgeva in prossimita dell’attuale Castelsardo. Nel secolo XII fu incluso nei territori che passarono ai Doria per matrimonio; estinta la dinastia giudicale, essi lo inclusero nello stato che formarono nella parte nord-occidentale del disciolto giudicato. Avendo essi prestato omaggio al re d’Aragona, al momento della con` a far parte del quista il villaggio entro ` continuaRegnum Sardiniae. Essi pero rono a conservarne il possesso: nel 1325 essi si ribellarono ai nuovi signori e il villaggio divenne teatro del conflitto, per cui quando nel 1330, scoppiata la guerra tra Genova e Aragona, l’Anglona fu assalita dalle truppe di Raimondo Cardona, M. subı` gravi ` ad abdanni. La popolazione comincio bandonarlo e poco dopo il 1362 scomparve.
Murtinu, Francesco Pittore e incisore ` affer(n. Ozieri 1933). Autodidatta, si e ` , soprattutto di mato per le sue capacita incisore. Ha preso parte a numerose ` della Sardegna mostre in varie localita e della penisola.
Muru, Giovanni Pittore (seconda meta` ` sec. XVI). Con quesec. XV-prima meta ` firmata la predella del Retasto nome e blo maggiore di Ardara. Altre tracce di lui sono indicate in diverse opere, come il Santo Diacono della chiesa di Santa Maria dei Servi di Sassari. La` forse anche alla Ancona di Sanvoro t’Antioco di Bisarcio, ormai perduta.
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Musei Secondo Renata Serra, si divise col Maestro di Castelsardo, alla cui lezione chiaramente si ispirava (soprat` neofiamminghe» tutto per le «novita introdotte, intorno al 1500, dal Retablo di Tuili), la committenza della Sardegna settentrionale. La stessa Serra ha indicato la vicinanza di questo pittore ai majorchini Pere Torrens e Joan Dessı`, documentata dal comune riferimento alla cultura di Albrecht Du ¨ rer.
Murusas Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato di Torres, compreso nella curatoria della Romangia. Sorgeva a pochi ` Sanchilometri da Sassari in localita t’Orsola. All’estinzione della famiglia dei giudici di Torres, fu amministrato direttamente dal Comune di Sassari. ` presto ` omaggio al re Nel 1323 la citta d’Aragona, quando l’infante Alfonso ` la conquista dell’isola: il villaginizio ` a far parte del Regnum Sardigio entro niae, ma Sassari riuscı` a conservarne il ` il Comune si ripossesso. Quando pero `, a partire dal 1325, fu teatro delle bello incessanti guerre che tormentarono il ` del secolo territorio e prima della meta XIV fu abbandonato dai suoi abitanti.
Musa Ibn Nasseir Governatore arabo della provincia d’Africa (secc. VIIVIII). Uomo d’armi di grande esperienza, nel 698 inviato in Africa dal Ca` e conquisto ` Cartagine, faliffo assedio cendola distruggere. Poco dopo fece costruire Tunisi, dove stabilı` la sede del suo governo. Dalla sua nuova sede ` numerose spedizioni navali organizzo lungo le coste dell’Europa e nel 711 investı` anche la Sardegna, saccheg` costiere. Secondo giando alcune citta ` , la flotta inviata in le fonti arabe, pero Sardegna fu distrutta da una tempesta durante il viaggio di ritorno.
Musca macedda Creatura mitica, che nella fantasia popolare viene riferita alle cavallette che periodicamente
provocavano danni con le loro invasioni (muscas mancheddas). Le cavallette furono quindi trasformate dalla fantasia popolare, prendendo la forma di una mosca gigantesca capace di provocare ingenti danni in tutto il territorio dell’isola. Secondo molte di queste leggende pochi esemplari della musca macedda sarebbero ancora vivi in alcuni luoghi dell’interno e custodirebbero tesori nascosti in luoghi misteriosi (ischisorgiu).
Muscari = Lampagione Musei Comune della provincia di Carbonia-Iglesias, compreso nella XIX Co` montana, con 1506 abitanti (al munita 2004), posto a 119 m sul livello del mare nella vallata del Cixerri. Regione storica: Cixerri. Diocesi di Iglesias. & TERRITORIO Il territorio comunale, di forma grosso modo triangolare, si estende per 20,26 km2 e confina a nord con Domusnovas e con un’isola amministrativa di Iglesias, a est con Siliqua, a sud e a ovest con Villamassargia. Si tratta della parte media della vallata del Cixerri, fiume che scorre da occidente a oriente e va a gettarsi nello stagno di Cagliari. Un territorio molto adatto alle colture agricole, ma utilizzato in parte anche per l’allevamento. ` collegato tramite una brevisIl paese e sima bretella con la superstrada Cagliari-Iglesias, mentre per mezzo di strade secondarie comunica con i vicini paesi di Villamassargia e Domusnovas. A breve distanza passa anche la ferrovia Cagliari-Iglesias, la sta` vicina e ` quella di Villamaszione piu sargia-Domusnovas. & STORIA Il centro abitato di M. ha `a origini romane e nel Medioevo entro far parte del giudicato di Cagliari, compreso nella curatoria del Sigerro; quando il giudicato di Cagliari fu debellato, nella suddivisione del 1258 en` a far parte dei territori assegnati ai tro
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Musei Della Gherardesca. Quando poi alcuni anni dopo questi fecero un’ulteriore divisione tra loro, M. fu incluso nella parte toccata al ramo del conte Ugolino. Dopo che i figli dello sventurato conte furono sconfitti nella guerra da essi scatenata contro il Comune per vendicare la morte del padre, ne per` e M. prese a esdettero la disponibilita sere amministrato direttamente da funzionari del Comune. Dopo la con` a far parte del quista aragonese entro Regnum Sardiniae e fu concesso in feudo a Pietro Oller che nel 1328 lo vendette a Guglielmo de Abbadia. Dopo al` il de Abbadia fu attaccuni anni pero cato da Arnaldo Meschal che si fece consegnare il villaggio e riuscı` a tenerlo fino al 1340. Nello stesso anno M. ` Carroz fu concesso in feudo a Nicolo ` morı` senza eredi nel 1347 sicche pero ´ il villaggio, la cui popolazione ebbe che un notevole calo a causa della peste del ` a passare nelle mani di 1348, continuo altri feudatari, fino allo scoppio della seconda guerra tra Mariano IVe Pietro IV. Allora fu occupato dalle truppe del giudice d’Arborea che lo incluse nei suoi possedimenti fino alla caduta del giudicato, avvenuta nel 1408. Subito ` nelle mani dei dopo il villaggio torno Carroz del ramo di Mandas eredi di Ni`. All’estinzione di questi, avvenuta colo ` ai Maza de Lic nel 1479, passo ¸ana. Questi ultimi, impegnati nell’amministrazione del loro immenso patrimonio, nel 1500 preferirono vendere M. a Beatrice Carbonell vedova Cardona. Negli anni che seguirono M. riprese a passare rapidamente di mano in mano ` del Cinquecento, fino alla meta `. L’ulquando fu ereditato dai Rossello ` , il celebre Monsertimo dei Rossello rato (=), all’atto della morte, avvenuta ` in eredita ` all’ordine nel 1607, lo lascio dei Gesuiti. Questi vi costruirono una bella chiesa e vi svilupparono un’a-
zienda che continuarono a condurre fino al 1773, anno dello scioglimento dell’Ordine in Sardegna. Nel 1785 il fisco ne investı`, con il titolo di marchese di M., i Bou Crespi che continuarono a tenere il villaggio fino al riscatto dei feudi. Nel 1821 M. fu incluso nella pro` vincia di Iglesias e nel 1838 si libero dalla dipendenza feudale. Di questo periodo abbiamo la testimonianza di ` Vittorio Angius: «Il territorio di M. e molto ristretto e quasi tutto nel piano. ` la sua superficie di starelli Si computo 1384, de’ quali 150 chiusi, 116 vignati, aperti 1117, i quali si pretendeano demaniali. Sottraendoli a quel residuo starelli 500 del prato e starelli 150 della regione Su Coddu, rimanevano per le vidazzoni e per il pascolo starelli 457. Mancando pertanto il terreno, manca a’ contadini dove esercitare la loro in` languono essi nella midustria; eppero seria, e le altre case sono rovinate, altre rovinanti. Esse saranno circa 200, computando quelle che sono abbandonate per timore che cadano addosso alle infelici famiglie; e nelle stagioni piovose parrebbe vederle nuotanti in ` uno stagno di fango, dove non si puo passare altrimenti che sul carro o sul cavallo. Agricoltura. Ne’ terreni arativi del paese e negli altri che si fittano in altri salti sogliono i museini seminare annalmente starelli di grano 600, d’orzo 100, di fave 50, di legumi 25. La ` al 10, fruttificazione media del grano e dell’orzo al 18, delle fave all’8, de’ legumi al 12. Si semina anche granone, ma per la scarsezza dell’acqua che tutta si usurpano quei di Domusnovas, questa cultura vien sempre meno. Lo stesso accade sopra le piante ortensi. ´ mal incanalate, Se le acque, perche non si disperdessero, potrebbero ba´ il stare agli uni e agli altri. Comeche ` al literritorio di M. sia di egual bonta mitrofo di Domusnovas, non pertanto
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Musei poco si studia nella cultura degli alberi ` pochissimi (e i piu ` tra fruttiferi, e pero questi peri innestati) ne son veduti ne’ predii. Anche sulle viti si usa pochissima diligenza, e le vigne, mentre di giorno in giorno deperiscono, dan poco prodotto nella vendemmia. Consumato quel poco bisogna bever dai ´ pur ne’ giorni solenni pozzi, e molti ne possono aver il piacere di gustarne, mancando di mezzi a procurarsene. Pastorizia. Nel bestiame rude numeravansi (anno 1838) vacche 126, tori 26, pecore 22 000; nel manso buoi 225, vacche 120, tori 30, cavalli 20, majali 60. Non si hanno giumenti per la macinazione, servendosi questi popolani de’ molini di Domusnovas». Quando nel 1848 furono abolite le province, M. en` a far parte della divisione amminitro strativa di Cagliari e dal 1859 della ricostituita omonima provincia. Quando alcuni anni fa riprese il dibattito sulle ` per quella del nuove province, M. opto Sulcis Iglesiente. & ECONOMIA Attivita ` di base della sua ` l’agricoltura, in particoeconomia e lare la cerealicoltura, l’orticoltura e la frutticoltura; viene praticato anche l’allevamento del bestiame, soprattutto quello bovino e ovino. Negli ultimi decenni si sta sviluppando anche ` industriale che si una modesta attivita basa su alcune piccole imprese edili e ` invece poco svilupmetallurgiche. E pata la rete di distribuzione commer` collegato da autoliciale. Servizi. M. e nee e da ferrovia agli altri centri della ` dotato di Pro Loco, meprovincia. E dico, guardia medica, farmacia, scuola dell’obbligo, sportello bancario. Possiede la Biblioteca comunale. & DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 1522 unita di cui stranieri 1; maschi 790; femmine 732; famiglie 500. La tendenza complessiva rivelava una lieve diminu-
zione della popolazione, con morti per anno 6 e nati 7; cancellati dall’anagrafe 36 e nuovi iscritti 22. Tra i principali indicatori economici: imponibile medio IRPEF 15 925 in migliaia di lire; versamenti ICI 388; aziende agricole 55; imprese commerciali 38; esercizi pubblici 5; esercizi al dettaglio 15; ambulanti 2. Tra gli indicatori sociali: occupati 383; disoccupati 61; inoccupati 128; laureati 6; diplomati 113; con licenza media 501; con licenza elementare 442; analfabeti 49; automezzi circolanti 541; abbonamenti TV 357. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Le ` antiche che si trovano nel tracce piu territorio sono del periodo romano: si tratta di fondamenta di edifici costituite da pietre squadrate unite con sbarre di piombo, monete e oggetti di terracotta che sono stati rinvenuti in regione Arruinalis. & PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE L’unico edificio che ha un qual` la chiesa di che interesse artistico e Sant’Ignazio di Loyola, parrocchiale costruita nel secolo XVIII. Ha forme che si richiamano al manierismo della Controriforma, l’interno ha un’unica navata riccamente decorata, con volta a botte e presbiterio leggermente rial` attualmente in rezato. L’edificio e ` ricco stauro, per cui gli arredi di cui e sono stati momentaneamente rimossi. ` la Casa dei Gesuiti Attigua alla chiesa e che era il centro dell’amministrazione della loro azienda nel periodo in cui l’ordine fu feudatario di M. Quando l’ordine fu soppresso e i Gesuiti cacciati la casa e l’azienda passarono nelle mani degli Asquer (=). & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Alcune feste richiamano le tradizioni del villaggio, tra queste quella di San Lussorio che si svolge il lunedı` dopo Pasqua con una processione solenne e si conclude con un ballo pubblico in
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Musei della Sardegna piazza e una distribuzione gratuita di ` importante, vino e di dolci. La festa piu `, e ` quella di Sant’Ignazio, che si pero svolge il 31 luglio e culmina con una processione religiosa e una grandiosa sfilata di gruppi in costume, cavalieri e carri a buoi (traccas) riccamente addobbati; nel pomeriggio si esibiscono in piazza i gruppi folcloristici, seguono esecuzioni di musica tradizionale, la gara poetica e infine dal ballo in ` anche il piazza. Di grande interesse e ` viene oramai indoscostume, che pero sato solo in occasione delle sfilate. L’abbigliamento tradizionale femmi` costituito da una camicia di tela nile e bianca con scollatura quadrata e ricamata e da una gonna di raso pesante color ciclamino (sa gunnedda); sopra la camicia si indossa la giacca dello stesso tessuto della gonna, attillata e chiusa fino al collo da ganci (su gipponi) e uno scialletto (sa perra ’e sera); sopra la gonna un grembiule di raso o di velluto nero lungo fino al ginocchio (su panneddu). Completano l’abbigliamento una cuffia di raso rosso (sa scuffia) e un fazzoletto che incornicia il volto. L’abbigliamento tradizionale ` costituito da una camicia maschile e di tela bianca col collo rotondo e le maniche chiusi da bottoni; e dai calzoni di tela bianca scampanati. Sopra la camicia si indossano un gilet di broccato verde e una giacca corta di orbace nero. Sopra i calzoni vengono indossati un gonnellino di panno nero (sa gunnedda ’e arroda) e le ghette dello stesso tessuto (is crazzas). L’abbigliamento era sempre completato dalla berritta di panno nero.
Musei della Sardegna Hanno avuto un notevole sviluppo a partire dalla se` del secolo XX, con l’auconda meta mento del turismo, la spinta collettiva alla riscoperta delle proprie radici, il tentativo di arricchire le occasioni lo-
cali di cultura e di lavoro. I principali sono: AGGIUS Museo etnografico ‘‘Olivia Carta Cannas’’, via Monti di Lizu; allestito in una vecchia abitazione in granito, il museo espone gli oggetti della tradizione aggese, con sezioni dedicate alla tessitura e al folclore. ALGHERO Acquario Mare Nostrum, via XX Settembre 1; comprende una mo` significativi del Mestra dei pesci piu diterraneo e una sezione dedicata ai pesci di acqua dolce. Museo Sella & Mo` I Piani; ospitato nella pasca, localita lazzina della direzione della celebre ` articolato in due sezioni: azienda e quella archeologica, che documenta gli scavi nella necropoli di Anghelu Ruju; e quella che documenta la nascita e lo sviluppo della grande cantina. Museo diocesano di arte sacra, piazza Duomo; ospitato nell’oratorio della madonna del Rosario, raccoglie il tesoro liturgico della cattedrale e ` delle altre chiese storiche della citta ‘‘catalana’’. ARBOREA Collezione civica archeologica, via Omodeo 1; ospitata nei locali del Comune, conserva una collezione di reperti ritrovati durante le operazioni di bonifica. ARBUS Museo del coltello sardo, via Roma 15; ospitato in un’antica casa arburense, conserva collezioni che documentano l’evoluzione dell’arte della locale fabbricazione dei coltelli. ARITZO Collezione etnografica, via Marconi; conserva un’importante collezione di oggetti della vita contadina e pastorale della Barbagia risalenti ai primi del Novecento. ARMUNGIA Un percorso museale comprende il Museo etnografico ‘‘Sa domu de is ainas’’, Casa Lussu, il Nuraghe e il rione che lo circonda, la Bottega del fabbro e la Chiesa dell’Immacolata, del secolo XVI. Il Museo etnografico in
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Musei della Sardegna piazza Municipio, articolato in diverse sezioni, di cui una dedicata a Emilio ` ospitato nei locali del vecchio Lussu, e Palazzo comunale e documenta gli aspetti della vita e del lavoro contadini. ARZACHENA Museo etnografico e mineralogico-paleontologico, via Mozart; espone una ricca collezione di minerali e fossili in una struttura destinata a diventare Centro di documentazione della storia e delle tradizioni del territorio, ricco di siti archeologici. ASSEMINI Museo Aquilegia di Storia Naturale, via Bacaredda; ospitato nei locali di un istituto secondario superiore, contiene interessanti collezioni di fossili e di minerali. ATZARA Museo d’arte moderna e contemporanea Ortiz-Echague, piazza Ortiz; documenta l’evoluzione dell’esperienza artistica del gruppo dei pittori spagnoli che soggiornarono ad Atzara agli inizi del Novecento. BANARI Collezione d’arte contemporanea, via Marongiu 30; in una antica palazzina di trachite rossa, sede della Fondazione Logudoro Meilogu, ospita ` importanti arnumerose opere dei piu tisti contemporanei. BARUMINI Esposizione mineralogica ‘‘Paolo Locci’’, strada provinciale Barumini-Tuili; ospitata in casa Locci, conserva un’importante collezione di minerali provenienti da diverse zone della Sardegna. Casa Zapata: nell’elegante palazzo cinquecentesco, eretto ` stato ricasu un precedente nuraghe, e vato un museo ricco di documenti e di originali soluzioni architettoniche. BELVI` Museo di scienze naturali, via San ` ospiSebastiano; costituito nel 1980,e tato nei locali del Comune; conserva collezioni di fauna sarda e minerali provenienti da tutte le parti del mondo. BERCHIDDA Museo del vino, via Grazia
Deledda 151; ospitato in un apposito padiglione, documenta lo sviluppo ` enologiche in Sardegna. delle attivita BIDONI` S’omo ’e sa Majarza (la casa della Strega), via Monte; allestito nel ` devecchio Municipio ristrutturato, e dicato alle leggende sulla streghe, sul diavolo e su gli altri esseri fantastici della tradizione popolare sarda. ` contadina e BITTI Museo della civilta pastorale, via Mameli; in un intero rione ristrutturato sono ricostruiti gli spazi e raccolti gli arnesi delle princi` agropastorali bittesi. pali attivita BONORVA Museo archeologico, piazza Sant’Antonio 2; custodisce collezioni di reperti provenienti dagli scavi effettuati nel territorio. BORONEDDU Museo della fiaba sarda, via Savoia,1; dedicato al mondo delle fiabe tradizionali e ai personaggi tipici ` delle leggende sarde, l’esposizione e ospitata in una ricostruzione degli am` quotibienti domestici e delle attivita diane che vi si svolgevano. ` contadine BORORE Museo delle attivita del Marghine e della Planargia; allestito in un edificio appositamente progettato da Tatiana Kirova per il Comune, ` il promotore. che ne e BORTIGIADAS Museo mineralogico, viale Trieste; contiene oltre 1000 pezzi, riconducibili a 260 specie mineralogiche diverse. BORUTTA Collezione archeologica; allestita nei locali del convento di San Pietro di Sorres, comprende materiali provenienti da scavi effettuati nelle lo` del territorio (a partire dal III calita millennio a.C.); particolarmente interessanti i reperti altomedioevali. BOSA Civico Museo, torre dell’Isola Rossa; ospitato in magnifica posizione ` stato voluto e coordipanoramica, e nato da Attilio Mastino. Conserva collezioni di monete e di ceramiche puniche e romane. Pinacoteca comunale,
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Musei della Sardegna corso Vittorio Emanuele 57; ospita dipinti dal secolo XV ai giorni nostri. Casa Deriu, corso Vittorio Emanuele; nei tre piani di una palazzina liberty sono ospitate una collezione etnogra` artigianali e fica dedicata alle attivita un museo-archivio dedicato a Melchiorre Melis. Collezione etnografica Stara, via della Repubblica 10; in diverse sezioni sono esposti gli arnesi da ` tradizionali bolavoro delle attivita sane: l’agricoltura, la pastorizia, la pesca e l’artigianato. Mostra Atza, corso Vittorio Emanuele, 72; in sei sale della settecentesca Biblioteca comunale sono esposte opere del pittore Antonio Atza e dei maggiori artisti sardi contemporanei. BUGGERRU Museo civico, via Marina; nella struttura dell’‘‘atelier’’ e delle officine collegate alle miniere di piombo e zinco il museo ricostruisce l’immagine del borgo ai primi del Novecento, caratterizzato dallo stile di vita raffinato dei dirigenti contrapposto allo sfruttamento brutale dei minatori, sfociato in lotte ed episodi tragici come l’‘‘eccidio di Buggerru’’ (1904). BURGOS Museo dei cento castelli, vicolo Castello; pannelli didascalici illustrano la storia della Sardegna giudicale e dei castelli distribuiti su tutta l’isola. BUSACHI Museo del costume e della tradizione del lino, via Senatore Musio, chiesa di Convento; allestito in una chiesa sconsacrata del secolo XVI, documenta la tradizione della coltivazione e della lavorazione del lino; ricca anche la sezione dedicata ai costumi tradizionali. CABRAS Museo civico archeologico ‘‘G. Marongiu’’, via Tharros; ospitato in un ` curato edificio di nuova costruzione, e direttamente dalla Soprintendenza archeologica delle province di Cagliari e
Oristano; contiene importanti collezioni di reperti provenienti da Tharros. CAGLIARI Museo archeologico nazio` una nale, Cittadella dei Musei; e grande raccolta archeologica che abbraccia il periodo che va dalla preisto` tardoantica in Sardegna. ria all’eta
Musei della Sardegna – La vecchia sede del Museo archeologico nazionale di Cagliari.
Pinacoteca Nazionale, Cittadella dei Musei; ospita una serie di retabli che documentano l’evoluzione della pittura in Sardegna dal Quattrocento al Cinquecento. Galleria comunale d’arte, Giardini Pubblici, largo Giuseppe Dessı`; comprende opere che permettono di seguire l’evoluzione dell’arte in Sardegna dal secolo XVIII a oggi; ` importanti maniuna sintesi delle piu festazioni dell’arte contemporanea in Italia; la celebre collezione di pittura del Novecento appartenuta a Francesco Paolo Ingrao, donata al Comune di Cagliari nel 1999. Museo capitolare, comprende arredi e oggetti sacri collocabili tra il secolo XVe il XX. Museo del tesoro e area archeologica di Sant’Eula` ospitato nei lia, vico del Collegio 2; e ` collegato locali della parrocchia ed e all’imponente area archeologica recentemente scavata; contiene collezioni di arredi sacri e paramenti dal secolo XV ai giorni nostri. Museo dell’Arciconfraternita dei Genovesi, via Ge` ospitato nei locali dell’arcimelli 2; e
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Musei della Sardegna confraternita; conserva collezioni di argenterie, arredi e paramenti e una ricca documentazione archivistica, riferibili ai secoli XVII-XIX. Museo del Santuario di Bonaria, piazza Bonaria 2; ospitato nel chiostro del santuario, contiene ex voto, dipinti, argenti databili tra il secolo XIVe i giorni nostri e le famose mummie del secolo XVII. Museo sardo di Antropologia ed Etnografia, si trova presso l’Istituto di Antropolo` alla Cittadella unigia dell’Universita versitaria di Monserrato Fu creato nel 1953 da Carlo Maxia; comprende una importante collezione di ossa dal Neolitico al Nuragico, alcuni costumi sardi e una collezione di ex voto. Collezione di cere anatomiche ‘‘Clemente Susini’’, Cittadella dei Musei; comprende la celebre raccolta delle cere anatomiche realizzate dal Susini su commissione ` di Cadi Pietro Leo per l’Universita gliari. Collezione di strumenti di fisica, ` ospitata nel Dipartimento di Fisica e alla Cittadella universitaria di Monserrato e conserva circa 400 strumenti didattici e scientifici a partire dal 1764, tra i quali anche la macchina dinamoelettrica di Antonio Pacinotti. Museo erbario di Cagliari, via Sant’Ignazio 13; si trova presso l’Istituto di Botanica; costituito nel 1762, contiene importanti collezioni con rari endemismi della Sardegna.
Musei della Sardegna – Interno del Museo archeologico nazionale di Cagliari.
Museo di mineralogia; si trova presso il Dipartimento di Scienze della Terra ` : istituito negli anni dell’Universita Cinquanta, conserva una collezione di ` di 5000 pezzi di minerali sardi. Le piu collezioni zoologiche del Dipartimento di Biologia animale ed ecologia dell’U` , Ponte Vittorio; recenteniversita mente riorganizzate e curate in una nuova esposizione, hanno un grande ` antichi valore storico (i campioni piu risalgono al Gabinetto di Storia naturale fondato dal Baylle alla fine del Settecento); particolarmente curate e ricche le sezioni dedicate alla fauna sarda. Museo sardo di geologia e di paleontologia ‘‘Domenico Lovisato’’, via Trentino 51; ospitato nei locali della ` di Geologia, contiene una preFacolta stigiosa raccolta di minerali e fossili prevalentemente sardi. Collezione ` 34; ospi‘‘Luigi Piloni’’, via Universita tata nel palazzo centrale dell’Univer` comprende la raccolta dello stusita dioso Luigi Piloni, carte geografiche, dipinti, argenti, arredi vari ascrivibili a epoche diverse. Museo civico orientale ‘‘Stefano Cardu’’, Cittadella dei ` di Cagliari da Musei; donato alla citta Stefano Cardu, ospita una delle poche collezioni di arte siamese presenti in Europa (circa 1500 pezzi). Collezione ` ‘‘Evan Gorga’’, Cittadella dei Musei; e costituita da una piccola raccolta, a carattere didattico, di qualche centinaio ` diverse. di reperti archeologici di eta Museo ferroviario sardo, via Sassari 24; ospitato nel piazzale della Stazione delle Ferrovie, documenta l’evoluzione della rete ferroviaria della Sardegna e conserva alcune interessanti locomotive ottocentesche. Sale del Palazzo civico, via Roma; le sale del sindaco, del vicesindaco, del Consiglio, ricche di arredi, arazzi, sculture e di` im portanti artisti sardi pinti dei piu dell’Ottocento e del Novecento e re-
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Musei della Sardegna ` . Muperti relativi alla storia della citta seo di fra Nicola da Gesturi, presso il convento dei Cappuccini in viale Fra Ignazio. Centro della cultura contadina di Villa Muscas, via Bacaredda; in un antica villa dell’Ottocento che ha ospitato l’Istituto agrario sino agli anni Ottanta del secolo scorso, conserva negli arnesi e nei macchinari, spesso rari, le testimonianze di tecniche di coltivazione e di metodi di produzione agricola. Nella sua enoteca sono conservati i vini prodotti in Sardegna negli ultimi cinquant’anni (oltre 1300 bottiglie). Museo delle industrie litiche della Sardegna preistorica e protostorica. Cittadella dei Musei. Museo delle torri e dei castelli (collezione ‘‘Monagheddu-Cannas’’), Ghetto degli ebrei; ricostruzioni in scala del sistema di torri costiere e dei castelli medioevali della Sardegna.
Musei della Sardegna – Interno del Museo delle torri e dei castelli di Cagliari.
CALANGIANUS Museo diocesano di Santa Giusta, piazza del Rosario; nell’oratorio della Madonna del Rosario espone una ricca collezione di arredi ` dedie paramenti sacri; una sezione e cata a biografie di personaggi illustri della storia ecclesiastica della Gallura. CALASETTA Museo d’arte contemporanea, via Savoia; allestito negli spazi del vecchio mattatoio, espone la collezione Leinardi, con oltre 100 opere di
importanti artisti italiani e stranieri del Novecento. CARBONIA Museo archeologico ‘‘Villa Sulcis’’, via Napoli 4; contiene un’importante raccolta archeologica dei periodi prenuragico, nuragico, punico e romano, che documenta l’evoluzione del territorio del Sulcis, con particolare riferimento a Monte Sirai. Museo paleontologico speleologico ‘‘E.A. Martel’’, via Campania 61; creato nel 1972, conserva importanti collezioni di minerali e di fossili provenienti dai territori circostanti, un’interessante biblioteca e un ricco archivio fotografico. I due musei saranno trasferiti nel Centro italiano della cultura del carbone, di recente apertura presso la miniera di Serbariu; nelle strutture del vecchio ` narrata la storia impianto minerario e del carbone e della sua lavorazione, attraverso oggetti e documenti strettamente legati anche alla storia della ` ; la presenza di un centro di ricitta cerca e di formazione universitaria ne fa un punto di riferimento a livello nazionale e internazionale. CARLOFORTE Museo civico, via Cisterna del Re 28; ospitato in una antica casa carolina, contiene la documentazione dell’evolversi della vita della co` fin dalle sue origini. munita CASTELSARDO Museo dell’intreccio mediterraneo, castello Doria; ospitato nelle sale del castello, conserva una raccolta degli oggetti della vita quotidiana di Castelsardo e diversi documenti sulla lavorazione delle erbe da intreccio in Sardegna e in altri luoghi del Mediterraneo. CASTIADAS Museo del territorio (ex colonia penale); nella palazzina della vecchia direzione della colonia penale ` sono documentate la storia e le attivita del territorio, legate all’istituzione carceraria. CUGLIERI Collezione civica archeolo-
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Musei della Sardegna gica, piazza Cappuccini; ospitata nell’ex convento dei Cappuccini, contiene collezioni provenienti dagli scavi di ` del territorio. Cornus e da altre localita Frantoio oleario ‘‘Zampa’’, corso Umberto 68; nell’unico frantoio rimasto dei tanti presenti nel paese sino alla ` del secolo scorso sono seconda meta ` tradiziodocumentate tutte le attivita nali legate alla coltivazione delle olive e alla produzione dell’olio. DESULO Museo etnografico ‘‘Casa Mon` ospitato tanaru’’, via Montanaru; e nella casa in cui visse il grande poeta locale; le sue collezioni documentano gli aspetti della cultura desulese; conserva anche la biblioteca del poeta. DOLIANOVA Museo della tradizione olearia ‘‘Sa mola de su notariu’’, viale Europa, 19; dedicato alla rinomata produzione olearia del Parteolla, ha sede nella secentesca villa Boyl. DOMUS DE MARIA Casa Museo, piazza ` ospitato in una Vittorio Emanuele; e vecchia casa padronale e contiene la documentazione della vita contadina tradizionale. DOMUSNOVAS Esposizione etnografica ` ospitata in ‘‘Sotgiu’’, via Garibaldi 59; e un furriadroxiu dei primi del Novecento, ormai inglobato nel tessuto urbano del paese. Le sue collezioni documentano la cultura agropastorale del territorio. Collezione di minerali e fossili ‘‘Bachis’’, via Piras. DORGALI Museo archeologico, via Lamarmora; documenta l’evoluzione degli scavi nel territorio dall’Eneolitico ` . Museo Salvatore alla tarda antichita ` ospitato al Fancello, viale Umberto; e piano terra del Municipio e documenta ` artistica del grande ceramista l’attivita dorgalese. Museo della foca monaca, a Cala Gonone; un’esposizione dedicata al mammifero marino e agli altri animali e vegetali del territorio e delle coste dorgalesi. Museo S’abba frisca, sulla
strada per la spiaggia di Cartoe, un parco-museo etnografico incentrato sul rapporto tra gli uomini e la natura del luogo. FLUMINIMAGGIORE Museo paleontologico, via Vittorio Emanuele 4; conserva un’importante raccolta di fossili dal Cambriano in poi proveniente dal territorio. Museo etnografico ‘‘Mulino idraulico Zurru-Licheri’’, piazza Gram` l’ultimo mulino ad acqua del sci; e paese, risalente agli inizi dell’Ottocento. GALTELLI` Museo etnografico ‘‘Casa Mar` ospitato in una ras’’, via Garibaldi; e casa padronale del Settecento e riproduce gli ambienti abitativi tipici delle antiche case della Baronia, con relativi cortili, stalle, laboratori. ` d’altopiano, GAVOI Museo della civilta ` travia Cagliari; dedicato alle attivita dizionali della Barbagia di Ollolai, con sezioni sulla transumanza e sul cavallo. GESTURI Casa del Beato Fra Nicola da Gesturi, via fra Nicola; Giardino botanico ‘‘Morisia’’: sulla Giara, in un’area di due ettari sono coltivate tutte le specie vegetali tipiche della flora sarda, tra cui rari endemismi della zona. GHILARZA Collezione L. Fadda e P. Mar` ospitata in una casa tradizionale ras; e e comprende collezioni di strumenti agricoli e di suppellettili. Casa Gram` la casa in cui la sci, via Umberto 57; e famiglia Gramsci visse fino al 1937; conserva un’importante biblioteca e documenti della vita di Antonio Gramsci. ` Mostra dell’arte contaGONNOSNO dina, via Turati; si trova in una tipica antica casa con lolla, risalente al secolo XVII, e ospita ricche collezioni che do` contadine della cumentano le attivita ` annessa anche una picMarmilla; vi e cola biblioteca. GONNOSTRAMATZA Turcus e Morus,
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Musei della Sardegna piazza San Michele; ospitata in una antica casa, contiene collezioni di reperti che documentano le incursioni dei corsari barbareschi lungo le coste dell’isola. GUSPINI Museo minerario, piazza Ro` ospitato nella landi (Montevecchio); e palazzina della direzione della miniera di Montevecchio e documenta ` dei minatori dell’Arborensel’attivita Iglesiente tra Ottocento e Novecento.
Musei della Sardegna – Attrezzi di scavo e lavaggio minerale nel Museo dell’arte mineraria e mineralogico di Iglesias.
IGLESIAS Museo dell’arte mineraria e ` ospitato mineralogico, via Roma 47; e nei locali dell’Istituto tecnico minera` imporrio; comprende una delle piu tanti raccolte di minerali della Sardegna e una interessante riproduzione di ` agropauna galleria. Museo della civilta ` di storale e dell’artigianato della citta Iglesias, via Canelles 24; in una cantina del centro storico, sono ricostruiti gli ` di su medau e di su spazi e le attivita furriadroxiu, le due tipologie di insediamento sparso caratteristiche del Sulcis. Museo delle macchine da miniera; nelle strutture minerarie, nei ` ricostruita la storia pressi di Masua, e ` dei macchinari utilizzati nell’attivita estrattiva. Giardino e Casa Natura ‘‘Li` Marganai, un giarnasia’’; in localita dino e un centro di educazione ambientale per la conoscenza e la prote-
zione delle specie vegetali tipiche del Sulcis e della Sardegna in generale. Collezione archeologica Pistis-Corsi, via delle Carceri. ISILI Museo del rame e dell’arte tessile, piazza San Giuseppe; si trova nei locali dell’ex convento degli Scolopi e docu` dei maestri ramai isimenta l’attivita lesi a partire dal secolo XVII; ospita anche una collezione di tappeti. ITTIREDDU Museo archeologico etnografico, via San Giacomo; conserva importanti collezioni di reperti dal periodo prenuragico al periodo imperiale provenienti dagli scavi effettuati sul territorio. LACONI Museo delle statue menhir, via ` Amsicora; costituito recentemente, e ospitato nei locali del Palazzo comunale. Vi sono esposte una quarantina delle celebri statue. Museo parrocchiale Sant’Ignazio, parrocchia; fondato nel 1960, custodisce un’importante collezione di argenterie, paramenti e dipinti a partire dal secolo XV. LA MADDALENA Museo del Compendio garibaldino, Caprera; ospitato nella casa che fu di Garibaldi e della sua famiglia, documenta la vita dell’eroe e ` garibaldina, conserva della comunita la sua tomba. Museo archeologico na` Monvale ‘‘Nino Lamboglia’’, localita giardino; conserva i reperti di una nave romana del secolo I a.C. naufragata presso l’isola di Spargi. Museo diocesano di arte sacra, via Barone Mannu. Museo geo-mineralogico naturalistico, loc. Stagnali; nel centro di educazione ambientale documenta gli aspetti geologici, floristici e faunistici del parco nazionale dell’arcipelago della Maddalena. LANUSEI Museo diocesano dell’Ogliastra, via Roma 106; ospitato nei locali ` stato istituito nel del Seminario, e 1995; contiene importanti collezioni
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Musei della Sardegna che documentano l’evoluzione della vita civile e religiosa della diocesi. LAS PLASSAS Mostra permanente ‘‘La vita quotidiana nel regno medievale di Arborea’’, via Manzoni; una ricostruzione ideale del castello di Las Plassas ` della vita con gli ambienti e le attivita quotidiana. LOCERI Museo ‘‘Sa domu ’e s’olia’’, via Vittorio Emanuele; in un antico frantoio espone attrezzi e oggetti legati alla tradizione agropastorale e alla produzione olearia. LURAS Museo ‘‘Galluras’’, via Nazionale 35/A; in una antica casa gallurese intelligentemente restaurata, contiene importanti collezioni, che documentano la cultura locale in tutti i suoi ` completato da una raccolta aspetti. E di audiovisivi e da una ricca biblioteca sulla Gallura. Collezione Forteleoni, via Umberto I; nella casa natale dell’artista Tonino Forteleoni la collezione di oggetti quotidiani e artistici documenta l’evoluzione della lavorazione tradizionale del sughero. MACOMER Museo delle arti antiche, corso Umberto; espone una ricca colle` produtzione etnografica sulle attivita tive e artigianali del Marghine. MAMOIADA Museo delle maschere mediterranee, piazza Europa 15; contiene un’importante documentazione sui mamuthones e sulle maschere carnevalesche degli altri centri della Barbagia. MANDAS Is lollasa de is aiaiusu (le stanze dei nonni), via Sant’Antonio; in una vecchia casa del centro storico sono raccolti gli attrezzi e ricostruiiti ` tradizionali del gli spazi delle attivita ` mondo agropastorale. Nella ‘‘corte’’ e visibile un tratto di strada romana venuto alla luce durante la ristrutturazione. MARTIS Museo diocesano San Pantaleo; nella secentesca chiesa di San Gio-
vanni sono raccolti argenti, dipinti e statue ligne dei secoli XV-XVII, con particolare riferimento ai riti della Settimana santa. MASULLAS Esposizione di minerali fossili ‘‘Stefano Incani’’, via Melis 2; conserva una imponente collezione di fossili (circa 5000), che documentano l’evoluzione della Sardegna dal Cambriano all’Olocene. MILIS Museo del gioiello e del costume sardo, piazza Martiri; in una palazzina in stile neoclassico piemontese, Palazzo Boyl, viene documentata l’evoluzione dell’arte orafa; la storia del co` ricostruita attraverso stume di Milis e i dipinti degli artisti che nell’Ottocento e nel Novecento visitarono il paese.
Musei della Sardegna – Interno del Museo delle maschere mediterranee di Mamoiada.
MONSERRATO Museo delle ferrovie della Sardegna, via Pompeo; si trova nella stazione delle ferrovie comple-
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Musei della Sardegna mentari e ne documenta la storia in Sardegna. MORGONGIORI Museo vivente dell’arte tessile, via Chiesa 16. NEONELI Museo dell’oasi faunistica di Assai; in una struttura all’interno dell’oasi sono esposti esemplari impagliati di specie tipiche della fauna sarda. NULVI Museo diocesano dell’Assunta; ospitato nella chiesa del Rosario, del ` dedicato alla diciasettesimo secolo, e tradizione dei riti dell’Assunta. NUORO Museo d’arte di Nuoro (Man), via Santa 15; ospitato in un palazzotto del centro storico sapientemente ri` imstrutturato, ospita dipinti dei piu portanti artisti sardi del Novecento e ` organizza mostre e rassegne delle piu interessanti esperienze dell’arte contemporanea europea e mondiale. Museo della vita e delle tradizioni popolari ` il piu ` importante sarde, via Mereu 56. E Museo etnografico della Sardegna. Co` ospitato in una strutstituito nel 1957, e tura progettata da Antonio Simon Mossa che ricapitola stili e modelli dell’architettura tradizionale della Sardegna; comprende ricche collezioni di costumi, di gioielli, di arredi e un corpo aggiunto dedicato alle maschere e alle manifestazioni del Carnevale barbaricino.
Musei della Sardegna – Museo della vita e delle tradizioni popolari sarde di Nuoro.
Museo deleddiano, via Grazia Deledda 42; ospitato nella casa natale di Grazia Deledda, conserva importanti documenti relativi alla vita e all’arte della grande scrittrice. Museo civico speleologico e archeologico, via Leonardo da Vinci 5; costituito a opera del Gruppo Grotte Nuoresi, custodisce reperti provenienti dagli scavi e dalle grotte del territorio. OLZAI Casa e pinacoteca comunale ‘‘Carmelo Floris’’, via Sant’Anastasio; nella casa natale del pittore Carmelo Floris un Museo etnografico e una bella raccolta di dipinti di artisti contemporanei. ORANI Museo Nivola, via Gonare 2; ospitato nei locali di un vecchio lavatoio intelligentemente restaurato, custodisce una trentina di opere del grande scultore oranese Costantino Nivola. ORGOSOLO Museo del Supramonte ‘‘Dalla roccia al gipeto’’, corso Repubblica; illustra le caratteristiche geologiche, faunistiche e floristiche del massiccio del Supramonte. ORISTANO Antiquarium arborense, via Parpaglia 37; ospitato nel Palazzo Pinna Parpaglia, comprende importanti raccolte archeologiche dall’Eneolitico al periodo romano prove` nienti da Tharros e da altre localita del territorio; comprende anche una raccolta di retabli del Cinquecento. Raccolta dell’Opera del Duomo, piazza Cornus; ospitato nei locali dell’arcivescovado, comprende importanti raccolte di argenti e altri arredi sacri provenienti dal Duomo e da altre chiese oristanesi e una collezione di codici miniati dei secoli XIV-XV. OROSEI Museo ‘‘Don Giovanni Guiso’’, via Musio 2; ospitato in un antico pa` della famiglia Guiso, lazzo di proprieta recentemente donato al Comune, conserva alcune delle ricche collezioni
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Musei della Sardegna raccolte dal notaio Nanni Guiso, tra cui una raffinata raccolta di teatrini del Sette-Ottocento. ORROLI ‘‘Omu Axiu’’, via Roma; in una casa-azienda sono presenti e ancora ` agropautilizzati gli spazi delle attivita storali, i cui prodotti possono essere degustati nell’attiguo ristorante; le stanze padronali sono adibite a Museo del ricamo. ORTACESUS Museo del grano; di recente istituzione, documenta con og` contadine getti e immagini le attivita legate alla produzione e alla lavorazione del grano. OZIERI Museo archeologico, ex convento di San Francesco; conserva im` preistorica, portanti collezioni di eta punico-romana e altomedioevale pro` del territorio. Racvenienti da localita colta etnografica ‘‘La taverna dell’aquila’’, via Tempio; raccoglie una note` di oggetti, alcuni ormai vole quantita ` containtrovabili, legati alle attivita dine e artigianali del Montacuto. PADRIA Museo archeologico comunale, via Nazionale; comprende una raccolta di punte di freccia e lance preistoriche e di terrecotte romane; documenta gli scavi condotti nel territorio comunale di Padria. PALAU Museo etnografico, loc. Montiggia. Espone la ricostruzione delle atti` contadine attraverso il recupero vita di antichi strumenti e oggetti tipici degli stazzi galluresi. PAU Museo civico dell’ossidiana, via San Giorgio; costituito recentemente, documenta la storia dell’ossidiana nel` e delle sue attuali possibil’antichita ` di sfruttamento. lita PAULILATINO Museo archeologico etnografico, Palazzo Atzori, via Nazionale; ospitato in un palazzotto signorile dell’Ottocento, conserva una importante documentazione della vita della comu` nel secolo XIX e una collezione di nita
reperti archeologici. Ricca e interessante la sezione dei pani tradizionali. PERFUGAS Museo archeologico e paleobotanico, via Nazario Sauro; realizzato nei locali dell’ex Fiera del bestiame, ospita l’importante documentazione del Paleolitico in Sardegna. Museo diocesano Santa Maria degli Angeli; nella cappella di San Giorgio, all’interno della chiesa parrocchiale di Santa Maria degli Angeli, sono esposte statue e argenti che fanno da cornice al grande retablo cinquecentesco, il maggiore dell’isola, dedicato al Santo. PLOAGHE Collezione Spano; ospitata nei locali della parrocchia, contiene una trentina di dipinti di varie epoche, raccolti dall’archeologo ed erudito ploaghese Giovanni Spano e da lui donati al paese natale. PORTO TORRES Antiquarium turritano, via Ponte Romano; ospitato in un padiglione appositamente costruito, contiene importanti collezioni di re` perti provenienti dagli scavi della citta romana di Turris Lybisonis e ne documenta l’evoluzione. POZZOMAGGIORE Museo del Cavallo, piazza Convento; all’interno di una storica struttura di impianto secentesco e articolato in dieci sale tematiche, narra gli aspetti storici, antropologici ed etnografici del cavallo, con particolare riferimento alla tradizione locale e isolana. PULA Museo archeologico, via Vittorio Emanuele 67; contiene numerosi reperti, prevalentemente del periodo punico e punico-romano provenienti dagli scavi di Nora; contiene anche una documentazione dell’evoluzione degli scavi. Museo ‘‘Norace’’, via Nora; collezioni numismatiche e mineralogiche provenienti dal territorio. Centro di educazione ambientale Laguna di Nora, Nora. QUARTU SANT’ELENA Il ciclo della vita
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Musei della Sardegna ospitato in un’antica casa campidanese, contiene la documentazione ` importanti completa dei momenti piu ` contadina della vita di una comunita tradizionale del Campidano. SADALI Casa museo ‘‘Sa omu ’e zia Cramella’’; in una casa tipica del centro storico sono raccolti attrezzi e stru` tipiche del territomenti delle attivita rio. SAMUGHEO Museo regionale d’arte tessile sarda, via Bologna. SANLURI Museo risorgimentale ‘‘Duca d’Aosta’’, via generale Villasanta 1; ospitato nel castello Villasanta, comprende importanti raccolte di cimeli riferibili alla prima guerra mondiale e alla campagna d’Etiopia (1935-1936); ospita anche una raccolta di ceroplastiche. Museo storico-etnografico dei padri cappuccini, via San Rocco 6; si trova ` presso il convento dei Cappuccini ed e articolato in tre sezioni, che consen` tono di ricostruire la vita e l’attivita dei frati nei secoli XVII e XVIII; custo` di disce anche una collezione di piu 10 000 ‘‘santini’’, unica nel suo genere. SANTADI Casa museo ‘‘Sa domu antiga’’, via Mazzini; un edificio degli inizi del Novecento riproduce l’abitazione tipica del Sulcis e i vari aspetti della vita che vi si conduceva. Museo archeologico, via Umberto; l’esposizione dei reperti proveniente dagli im` portanti e numerosi siti del territorio e corredata da materiale didascalico e fotografico che ricostruisce le abitudini sociali e religiose delle popolazioni che hanno abitato il Sulcis sin dalla protostoria. SANT’ANTIOCO Museo archeologico, via regina Margherita 113; contiene importanti raccolte provenienti dagli ` del terscavi di Sulci e di altre localita ritorio dall’Eneolitico alla tarda anti` . Museo agropastorale del Sulcis, chita via Necropoli; ospitato in un antico
magazzino del secolo XVIII, contiene una suggestiva documentazione delle ` dei contadini e dei pastori del attivita Sulcis. ` del SAN TEODORO Museo della civilta mare, via Niuloni; viene ricostruita la storia del paese attraverso i reperti ritrovati nel territorio e nel mare antistante. SANTU LUSSURGIU Museo della tecnologia contadina, via Meloni 2; ospitato in un palazzotto nobiliare del secolo ` sede della ‘‘Casa del poXVIII, gia polo’’, conserva una collezione di oggetti della vita contadina e pastorale. SARDARA Museo civico archeologico ` ; situato ‘‘Villa Abbas’’, piazza Liberta in una elegante palazzina dell’Ottocento, le sue collezioni documentano gli scavi effettuati negli ultimi anni nel territorio di Sardara. SARULE Museo della tessitura ‘‘Eugenio Tavolara’’, via Manzoni; in uno dei cen` importanti per l’artigianato testri piu sile, un’esposizione dedicata a questa ` tradizionale e agli artisti che la attivita hanno rilanciata e rinnovata; presente anche una sezione sui pani tradizionali.
Musei della Sardegna – Museo archeologico ‘‘G.A. Sanna’’ di Sassari.
SASSARI Museo archeologico ‘‘G.A. Sanna’’, via Roma 64; ospitato in una elegante palazzina di fine Ottocento appositamente costruita; conserva im-
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Musei della Sardegna portanti collezioni di reperti dall’Eneolitico al periodo bizantino provenienti da scavi della provincia di Sassari e di Nuoro; ha anche una importante pinacoteca e la Collezione ‘‘Clemente’’, raccolta di testimonianze etnografiche, donata negli anni Trenta del Novecento dal mobiliere Gavino Clemente, attento indagatore della tradizione. Museo storico della Brigata ‘‘Sassari’’, piazza Castello 9; ospitata nei locali della caserma ‘‘Lamarmora’’, sede del Comando della Brigata, conserva un’importante documentazione delle imprese e degli uomini della Brigata durante la prima guerra mondiale. Museo di Storia dell’Agricoltura; ` concepito come museo a cielo aperto, e ospitato nella fattoria sperimentale ` di Agraria dell’Univerdella Facolta ` , in localita ` Ottava. Museo geominesita ralogico ‘‘Aurelio Serra’’, via De Nicola; nei locali del Dipartimento di Ingegne` di Agraria; fondato ria della Facolta ` ora intitolato a uno dei prenel 1880, e stigiosi docenti di Scienze dell’Ateneo sassarese. Collezioni di rocce e fossili, stratigrafia e i minerali interagiscono con i laboratori dell’istituto. Collezione dell’Istituto di Zoologia; presso l’Isti` . Contuto di Zoologia dell’Universita tiene una raccolta di mammiferi e di uccelli, che documentano specie in via di estinzione. Collezione dell’Istituto di Entomologia; locali dell’Istituto di ` . Fondata Entomologia dell’Universita ` di 12 000 nel 1948, comprende piu pezzi, riferiti soprattutto alla Sardegna. Collezione etnografica ‘‘Francesco Bande’’, via Muroni 44. Comprende raccolte di costumi e di strumenti mu` appartenuti al celebre suosicali, gia natore di organetto sardo. Erbario e museo delle droghe; presso l’Istituto di Botanica farmacologica dell’Univer` . L’erbario fu costituito nel 1924, sita quello delle droghe nel 1964. Museo del
tesoro del Duomo; ospitato in un fabbricato settecentesco, addossato al transetto della cattedrale, le sue collezioni documentano la storia dell’edificio e della diocesi. Collezione Sironi, una raccolta di opere dell’artista, sassarese di nascita, conservate presso la sede del Banco di Sardegna. SEDINI Mostra-museo ‘‘Tradizioni etnografiche dell’Anglona’’; In una particolare ambientazione, all’interno di una domus de janas risalente al Neolitico, utilizzata come abitazione sino a pochi anni fa, l’esposizione documenta le at` tradizionali del territorio deltivita l’Anglona. SELEGAS Museo parrocchiale, via Chiesa. SENORBI` Museo civico archeologico ‘‘Sa domu nostra’’, via Scaledda 1; ospitato in una antica casa campidanese tradizionale, conserva collezioni archeologiche di oggetti provenienti da scavi effettuati sul territorio. SERRAMANNA Museo delle memorie e tradizioni religiose, via Roma; si trova presso l’oratorio della Confraternita ` costituita da paradelle Anime ed e menti, argenti, statue e dipinti, che documentano le tradizioni religiose del centro. ` contadina e SEUI Museo della civilta carcere baronale, via Roma; ospitato in una antica casa padronale e nei locali del carcere baronale, conserva una raccolta di oggetti relativi alla vita dei pastori e dei contadini a partire dall’Ottocento. SIDDI Museo delle tradizioni agroalimentari della Sardegna, via Roma 2; il ` ospitato in una antica casa pamuseo e ` studiato per collegare gli dronale; e spazi e gli oggetti alla storia e alle abi` tudini della famiglia e della comunita del paese. Museo ornitologico, piazza Leonardo da Vinci; comprende una raccolta di minerali e di uccelli e di al-
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Musei della Sardegna tri animali imbalsamati tipici della Sardegna. SILIGO Museo Maria Carta, via Moro; dedicato alla maggiore interprete della musica popolare sarda, il museo, allestito nella sua casa natale, ne ripercorre attraverso documenti e immagini la storia personale e artistica. SINNAI Museo del Cervo Sardo, Campuomu, Caserma Forestale. Museo archeologico e pinacoteca comunale, via Colletta. Museo del cestino; dedicato ` alle testimonianze di una delle attivita ` caratteristiche del artigianali piu paese. STINTINO Museo della tonnara ‘‘Il ricordo della memoria’’; ospitato in una originale struttura in legno, appositamente costruita, riproduce il percorso dei tonni dal mare aperto alla ‘‘camera della morte’’. Documenta la storia delle tonnare, attivissime nella zona ` del Nodal Settecento fin oltre la meta vecento. SUNI Casa museo ‘‘Tiu Virgiliu’’, via Regina Margherita, 9; una ricca collezione etnografica documenta, in un’an` tica abitazione ristrutturata, le attivita tradizionali del paese. TADASUNI Collezione di strumenti musicali ‘‘Don Giovanni Dore’’, via Adua 7; ` ospitata presso la casa parrocchiale, e stata raccolta dal parroco don Giovanni Dore in lunghi anni di ricerche; ` di 400 strumenti musicomprende piu cali tipici della Sardegna. TEMPIO PAUSANIA Raccolta ornitolo` l’unico museo di progica ‘‘F. Stazza’’; e ` privata dell’isola: comprende prieta ` di 600 esemplari di uccelli impapiu gliati, sardi ed eritrei. Museo ‘‘Bernardo De Muro’’, parco della Rimembranza; ospitato nell’edificio del Centro culturale G.M. Dettori, conserva cimeli e costumi di scena del grande tenore tempiese De Muro. Museo storico delle macchine del sughero, nella Sta-
zione Sperimentale del Sughero, in via Limbara, sono esposti antichi utensili e macchinari, ancora funzionanti. TERTENIA Museo d’arte moderna ‘‘Albino Manca’’, via Doria; dedicato al famoso scultore locale Albino Manca (1898-1976). TETI Museo archeologico, via Roma; conserva reperti archeologici preva` nuragica, provelentemente di eta nienti dal villaggio di S’Urbale. TEULADA Tesori della Parrocchia della Madonna del Carmine, sono esposti arredi, paramenti, dipinti e argenti appartenenti alla chiesa parrocchiale. Museo Petra; documenta lo stretto rapporto tra la pietra e l’uomo in tutte le epoche. TORRALBA Museo della Valle dei nuraghi del Logudoro-Meilogu, via Carlo Fe` articolato in due sezioni, di cui lice; e una, quella archeologica, contiene materiali e tavole illustrative della storia del nuraghe di Santu Antine e reperti degli scavi effettuati nel territorio; l’altra, quella etnografica, ospita una collezione di oggetti della vita contadina. TORTOLI` Museo d’arte contemporanea a cielo aperto ‘‘Su logu de s’iscultura’’, corso Umberto. ULASSAI Arte contemporanea a cielo aperto; diverse opere di artisti sardi inserite tra le architetture e i paesaggi del paese ogliastrino. URAS Museo di mineralogia e paleontologia, via Roma 7; conserva collezioni di minerali e di fossili prevalentemente sardi. VIDDALBA Museo archeologico, via G.M. Angioy; conserva un’importante collezione di reperti provenienti da scavi condotti sul territorio e prevalentemente riferibili al periodo romano e altomedioevale. VILLACIDRO Museo Santa Barbara ‘‘Tra architettura e arredi sacri’’, piazza Santa Barbara; ospitato nell’antico
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Musica e canto popolari oratorio di Santa Barbara, comprende un’interessante raccolta di oggetti sacri che documentano la vita religiosa di Villacidro. Museo archeologico ‘‘Villa Leni’’, piazza Zampillo; nei locali del Monte granatico il museo espone i reperti rinvenuti nei siti del territorio villacidrese, dal Neolitico all’Alto Medioevo; ‘‘Sa potecarı´a’’, via Roma; in una storica farmacia sono esposti arredi, vasellame, strumentazioni e antichi libri sull’arte farmaceutica. VILLANOVAFORRU Parco e museo ar` uno cheologico, piazza Costituzione; e ` modernamente dei musei sardi piu concepiti, ricco di strutture didattiche e di laboratori; ospitato nei locali dell’antico Monte granatico, documenta l’evoluzione degli scavi dell’area nuragica di Genna Maria e la sua storia. Mu` seo naturalistico del territorio, localita Sa Corona Arrubia. VILLANOVAFRANCA Museo archeologico Su Mulinu, piazza Risorgimento 6. VILLANOVA MONTELEONE Collezione etnografica, via Roma; nel ‘‘Palatu ’e is iscolas’’, sede di importanti esposizioni d’arte e di cultura, sono docu` tradizionali della mentate le attivita tessitura e della produzione del pane e del formaggio. VILLASIMIUS Museo archeologico, via A. Frau. Fortezza vecchia, Mostra perma´’’ sulla storia nente ‘‘Enemigos de la fe delle incursioni barbaresche e delle torri costiere. ZEPPARA Museo del giocattolo, via Vittorio Emanuele.
Museto = Mugaˆhid Ibn Abd Allah Musica e canto popolari Soltanto in tempi recenti – col perfezionamento delle apparecchiature di ricezione e riproduzione sonora e con l’affermazione di sofisticati strumenti dell’ana` divenlisi linguistica e semiologica – e tato possibile penetrare in modo pertinente la complessa formalizzazione so-
` arcaica e, nora della musica etnica piu quindi, anche della musica sarda. DA MADAU A FARA E GABRIEL Le registrazioni effettuate in Sardegna «sul campo» negli ultimi decenni hanno esteso la ricerca e la documentazione oltre i limiti del canto con chitarra e di qualche brano del repertorio delle launeddas diffusi, specialmente negli anni Trenta, con i dischi a 78 giri, incisi in studio. Anche Gavino Gabriel, che ` di fondare una «foinutilmente tento nocineteca» della musica popolare ita`, con i 78 giri, esempi della liana, lascio tradizione gallurese, curando incisioni di qualche tasgia di Aggius e di canti solistici con chitarra eseguiti personalmente. L e registrazion i «sul campo» portarono alla conoscenza di ` musicale che gli studi pubuna vitalita blicati sino a quel momento non avevano potuto mettere in luce. Soltanto gli scritti di Giulio Fara, nei primi decenni del Novecento, avevano tentato un sistematico esame degli strumenti (= Strumenti della musica popolare), delle forme, degli stili. Ma era difficile, per gli studiosi, avere nozione della ` della musica sarda, e sospecificita prattutto di quella polivocale, dal momento che non si aveva modo di venire a contatto dei fatti sonori attraverso i dischi o almeno attraverso le trascrizioni. Occorre aggiungere, poi, che il repertorio risultava ignorato o citato molto di sfuggita. Le registrazioni su nastro, insomma, hanno facilitato non ` ampie ma anche, grasolo ricerche piu zie alle trascrizioni finalmente possi` attenti e apbili, approcci analitici piu profonditi. Gli autori da citare per il passato sono i «classici» della demologia sarda: Fuos, Lamarmora, Boullier, ` ofMaltzan, Bresciani; autori che pero frono sulla musica notizie frammentarie, generiche, raramente dettagliate ` comunepersino negli aspetti piu
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Musica e canto popolari mente descritti, quali gli strumenti e le danze. Tra le rarissime trascrizioni ` da segnalare musicali di quegli anni e una breve raccolta di canti (elaborati e ritoccati) inserita da Boullier in appendice al suo libro. Soltanto l’abate ` nel 1787 a Matteo Madau, che pubblico Cagliari Le armonie de’ sardi, dedica qualche attenzione alle forme e agli stili. Poco importa che, secondo la tradizione culturale del tempo, gli strumenti e le forme vocali vengano fatti ` greca e romana; e ` risalire alla civilta notevole invece che il Madau si sof` e interesse sugli ferma con curiosita strumenti a fiato, osservando come nel Capo di sopra (comprendendo evidentemente in quest’area anche la Barba` , mentre gia) prevalga la polivocalita nel Capo di sotto il canto risulti soprattutto monodico. Egli osserva anche che ` in Logudoro (e in Barbagia) la danza e guidata dalla musica vocale mentre nel Campidano i danzatori seguono le launeddas. Passa in rassegna i modelli metrici del verso e le strutture strofi` consuete, compresi i mutos, e che piu guarda con attenzione i componimenti religiosi. Che si tratti di un’operetta ` evidente ove si conpreziosa risultera ` sino ai nostri giorni sideri la continuita ` una dei fatti che Madau descrisse. Ma e testimonianza che resta quasi isolata: gli autori successivi saranno prevalentemente studiosi e viaggiatori non ` ». Faranno sardi a caccia di «curiosita `, eccezione Vittorio Angius (che pero almeno per la musica, attinge molte informazioni dal Lamarmora) nella compilazione delle voci sarde del Dizionario di Goffredo Casalis e Giovanni Spano, con L’Ortografia Sarda nazionale. Tutto sommato, le raccolte ottocentesche di canti popolari sardi (che, come per i canti di altre regioni italiane, sono poi raccolte di soli testi verbali), dovute in molti casi a compilatori
esterni all’isola, risultano abbastanza ` ancora numerose e di notevole utilita oggi: ma Cian, Nurra, Ferraro, Calvia e tutti gli altri non dedicano interesse e non si pongono quesiti di fronte al tessuto sonoro che si intreccia con i testi verbali cosı` ampiamente (ci sono spesso anche le ‘‘varianti’’) documentati. L’ETNOMUSICOLOGIA E LA MUSICA ` che l’incapacita ` , da SARDA Il fatto e parte degli autori sardi, di osservare con attenzione e senza pregiudizi la ci` musicale dell’isola per molti vilta ` comune, con poche eccezioni, aspetti e all’atteggiamento che di fronte ad analoghe forme di espressione hanno tenuto gli studiosi di tutte le regioni ita` una musica barbaliane: per molti e rica, selvaggia, irriducibile ai parametri di valutazione correnti nell’Otto` essere cento, quando la musica puo soltanto espressione, sentimento, arte. Non stupisce, dunque, che l’affermazione dell’etnomusicologia in Europa ` del Novecento, passi, nella prima meta negli stessi ambienti e talvolta grazie agli stessi musicisti e musicologi impegnati nelle esperienze dell’avanguar` ben noto che dia artistica (e del resto e anche le avanguardie delle arti visive si giovarono dell’approfondita conoscenza dell’arte primitiva e preistorica). Il gusto del primitivo e dell’esotico investı` per decenni la cultura europea e fu fecondo per la nascita di una ` nuova che riguardo ` da visensibilita cino la musica, il balletto, le arti figura` tive, la letteratura: una sensibilita nuova che, almeno cronologicamente, viene a coincidere con gli indirizzi positivistici della musicologia comparata di Sachs, Hornbostel, Kunst e, ben presto, con le esemplari raccolte di musica ´ k e Kocontadina effettuate da Barto ´ ly; senza contare che contemporada neamente iniziano a farsi incisivi gli
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Musica e canto popolari effetti dei rinnovati fondamenti scientifici degli studi sull’uomo che presero l’avvio con Edward Burnett Tylor. Non a caso le prime documentazioni di etnomusicografia si debbono a etnologi che nello studio complessivo di comu` ‘‘illetterate’’ si soffermano sulla rinita ` della produzione musicale, per tualita ` formale, socoglierne la peculiarita nora, linguistica, sociale, magico-reli´k e ` appunto il tengiosa. Il ‘‘caso’’ Barto tativo di documentare, dentro il vecchio continente, testimonianze vive e ` organicamente operanti di una civilta musicale estranea nel lessico, nello stile, nella destinazione e nell’uso alla ` poi quanto tradizione euroculta. Che e ` frequentemente si tento ` di sempre piu fare in altre regioni europee, con risultati sorprendenti. Anzi, proprio questi risultati consentirono l’adozione del ` soltermine etnomusicologia non piu tanto per lo studio della musica delle ` extraeuropee, ma anche per la civilta musica europea di tradizione orale. ` l’Italia denuncia Rispetto a tutto cio un ritardo di decenni. E se l’Italia era ` pretendere che in ritardo non si puo fosse all’avanguardia la Sardegna, an` doveroso ricordarlo – proprio che se – e ` da annoverare tra i primi Giulio Fara e studiosi di etnomusicologia espressi ´ l’esempio dalla cultura italiana. Ma ne ´ i rari scritti di Gavino Gadi Fara ne briel riuscirono a lasciare tracce profonde tra gli studiosi di cose sarde, gli ` scrittori, gli intellettuali. L’Italia inizio a risalire la china nel 1948, con le prime ricerche effettuate dal Centro Nazionale Studi di Musica Popolare di Roma (direttore Giorgio Nataletti) sorto per iniziativa della RAI e dell’Accademia di Santa Cecilia. ` MUSICALE LA SCOPERTA DI UNA CIVILTA AUTONOMA L’invito a Orgosolo di Franco Cagnetta a Diego Carpitella, formulato nel corso di un’inchiesta ri-
masta celebre, costituisce un esempio dell’attenzione e del rilievo culturale riconosciuto alla musica della Sardegna da sociologi ed etnografi non sardi. ` stato, quel primo viaggio, il segnale E di inizio della scoperta della polivoca` sarda. Da quel momento il tenore lita ` entrato nel panorama barbaricino e della musica folclorica italiana come evento sensazionale, quasi del tutto ignoto anche a chi, in Sardegna, non aveva avuto modo di frequentare assiduamente i pastori delle regioni interne. Non meno ignorato era, sino ad anni recenti, lo straordinario repertorio di Castelsardo, di Santu Lussurgiu, di Bosa (per fare soltanto alcuni esempi). Le informazioni disponibili si limitavano agli scritti di Giulio Fara e Gavino Gabriel che, peraltro, avevano dedicato poco spazio alla polivo` . I due pionieri della etnomusicocalita logia sarda non erano d’altra parte in grado di informare su tutti gli aspetti di ` e una tradizione di enorme quantita ` ; il loro lavoro era inoltre reso varieta ` gravoso dallo stato di isolamento in piu cui si trovavano, mancando di solito, da parte degli altri studiosi di demologia, ogni richiamo a una comunicazione sonora che doveva pur essere presente nelle ricerche condotte su vari aspetti della cultura sarda e, in particolare, della vita cerimoniale. Questi vuoti di ` stupefainformazione sono tanto piu ` di centi ove si consideri l’impossibilita non imbattersi in suonatori, cantori, ´ si volga appena lo danzatori allorche sguardo alle condizioni di vita dei pastori e dei contadini. Al fondo di queste ` soltanto cattiva comomissioni non vi e prensione o scarso interesse per la cultura dei suoni (atteggiamento che, in definitiva, era comune a molti studiosi ` soprattutto l’intenzione italiani): vi e di offrire, delle tradizioni isolane, immagini idilliache o, al contrario, intes-
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Musica e canto popolari sute delle durezze della vita agreste, ma in entrambi i casi emendate di elementi grossolani, barbari, selvaggi, di dubbio rilievo e poco comprensibili. L’asprezza delle emissioni vocali, la fis` iterativa delle musiche per la sita danza, la rude compostezza dei balli non hanno diritto di cittadinanza sufficientemente ampia nella letteratura ´ l’intelletdemologica proprio perche ` stato per molto tempo tuale etnografo e incapace di superare non solo tenaci pudori nei contatti con la cultura esterna all’isola, ma anche le barriere di classe. Non va infatti dimenticato che i depositari della cultura di tradizione orale, specialmente di quella sonora, sono le classi subalterne. Infine, non occorre essere musicologi professionisti per cogliere l’importanza che le popolazioni sarde attribuiscono alla vita musicale tradizionale. Per averne ` sufficiente intrattenersi con i notizie e pastori e i contadini, approfondire la conoscenza dei loro meccanismi di co` d’uso e municazione, delle modalita dei significati che vengono attribuiti ai diversi repertori e alle singole forme musicali, verbali, coreutiche. Ma per accorgersi – se non del valore e del significato – almeno del fatto che la mu` un momento centrale della vita sica e culturale delle popolazioni sarde, occorre instaurare un rapporto di com` prensione scientifica, di curiosita ` politica. In altri umana, di solidarieta ` delle annotazioni termini la poverta musicali sarebbe del tutto irrilevante se non fosse rivelatrice anche dell’assenza di contatti e scambi tra intellettuali borghesi e classi popolari. Un bilancio delle ricerche effettuate dal 1948 in poi (vale a dire dal momento in ` stato impiegato sistematicamente cui e il magnetofono) conferma per la musica sarda dati di fondo comuni agli studi etnomusicologici delle altre re-
` in possesso di una gioni italiane: si e notevole mole di materiali registrati, ` non ha ancora dato luogo a che pero ` soddisfacente di pubbliuna quantita cazioni. Anzi, nella situazione attuale, regioni meno rilevanti della Sardegna da un punto di vista strettamente etnomusicologico, come ad esempio la Lombardia, vantano una notevole messe di studi, pubblicazioni, divulgazione di dischi ecc. STRUTTURA E FORME La base lessi` arcaica e ` cale della musica sarda piu una scala tritonica (es., do-re-mi), nucleo di base ancora ricorrente nel repertorio monodico femminile (anninnı`a, duru-duru, attitidu, mutu ecc.). Sulla base tritonica si formano gamme ` ampie, che pero ` fanno sempre rifepiu rimento al nucleo generatore di tre ` il caso di melodie con ambitus suoni: e di quattro suoni, dove si ha un’aggiunta di semitono al grave o all’acuto; in questi casi si ha la struttura di base si + do re mi; oppure do re mi + fa (si tratta in sostanza di una nota di appoggio desunta da abbellimenti e fioriture del profilo melodico). In altri casi l’am` dato pliamento della scala tritonica e dall’aggiunta di una terza minore al grave o all’acuto: la + do re mi, oppure ` il do re mi + sol. Non meno frequente e raddoppio, in tessitura diversa, della triade scalare, specialmente nelle melodie che si sviluppano con procedimenti in trasposizione (es., do re mi + sol la si). Analisi condotte sui canti mo` arcaica hanno connodici di radice piu sentito di mettere in rilievo una stretta interconnessione tra curve fonetiche (secondo l’opposizione acuto/grave) e curve foniche della formalizzazione ` trattato di una piccola melodica. Si e «scoperta» che ha rivelato, anche ai li` profondi, indissolubili intevelli piu grazioni tra testo verbale e testo musi` e i piani di queste cale. Le modalita
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Musica e canto popolari formalizzazioni, che vedono l’esistenza di un tessuto sonoro unitario, sono esposti in lavori specifici ai quali si rimanda il lettore. Senza riprodurre ` qui riastutti i livelli di analisi bastera sumerli brevemente, con l’avvertenza che ciascun livello assorbe quello inferiore e anticipa quello superiore. 1. Livello fonologico – microvarianti melodiche. Ad una catena di fonemi voca` essere fornita come molici che puo dello da un nonsense o da uno stereotipo (ad es.: la successione a-i-i-a-i-i-a di anninni’anninnia), fa riscontro una determinata successione di suoni (es. do-re-mi-do-re-mi-do). Lo svolgimento delle strofe a senso compiuto ripropone la prevalenza della catena fonetica ricavata dallo stereotipo e accoppiata alla sequenza fonica: i mutamenti nella catena fonetica producono alterazioni nella sequenza fonica. Il rovesciamento dell’analisi offre gli stessi risultati: le microvarianti melodiche che alterano la sequenza fonica determinano mutamenti nella catena fonetica. 2. Segmentazione melodica in riferimento alla struttura metrica del verso ` meletterario. Si individua una unita trica formata dalla giustapposizione di almeno due cellule germinatrici, nettamente individuabili da un punto di vista ritmico e da un punto di vista melodico. Le cellule germinatrici si compongono recuperando i valori fonetici e sonori. 3. Valori semantici. Le strofe dei componimenti si possono ripartire internamente secondo la formalizzazione ` abbracdella curva melodica (che puo ` versi) e il ritmo logico, ciare uno o piu ` l’articolazione combinatoria delle cioe strofe (solitamente riducibile a somme di distici). ` esecutive. Tra il canto mono4. Modalita dico – con o senza accompagnamento –
e il canto polivocale vi sono diverse soluzioni di riformulazione dell’impianto formale. Da queste pur sommarie indicazioni emerge un reticolo di stupefacente ricchezza espressiva e di straordinaria sapienza formale, di consumata finezza nel gioco delle relazioni tra parole e suoni, ritmi e metri, significati e articolazione strofica, uso sociale della mu` esecutive. Questo non sica e modalita significa attribuire agli esecutori di musica sarda le «sapienze» poetiche dei versificatori medioevali: viceversa ` di forpreme rilevare che le modalita malizzazione individuate sono il ‘‘modo di essere’’ della tradizione orale sarda e costituiscono la sua lan` che una sequenza melogue. Il fatto e ` preso come esemdica e fonetica (si e pio il nonsense stereotipo anninnı`anninnı`a) resta alla base di tutti i successivi sviluppi. Alla sequenza dei fonemi corrisponde una successione di note che viene sempre ripetuta con lievi modifiche: cambia la curva dei fonemi e quel mutamento influisce sulla successione di note. Ovvero, le modifiche della melodia sono anche modifiche della successione dei fonemi; quando ritorna il modulo di partenza si ritrova la perfetta coincidenza dei fonemi e dei suoni. I versi poi (settenari, ende` il ricasillabi, ottonari) sono in realta sultato di iterazioni di piedi ritmici di tipo giambico o anapestico. Da un ` strettamente musipunto di vista piu ` dire che nella tradizione cale si puo ` cogliere l’affinita ` sarda (e qui si puo ` musicali orali) con altre grandi civilta non vi sono melodie di ampio respiro come base del rivestimento sonoro dei testi: ci sono brevi tempi di poche note che possono essere variamente combinati, ripetuti, variati. E infatti i ‘‘motivi’’ che si tramandano come ‘‘canzoni’’ sono tra i meno sardi che si cono-
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Musica e canto popolari ` il caso della melodia piu ` corscano. E rente dei gosos o la melodia di Su perdonu (o, se si vuole, dell’Ave Maria). Persino il motivo di base dei canti con ` sfuggente, e si ripropone chitarra e sempre in modo profondamente diverso. Il codice individuato consiste dunque in determinate strutture scalari e in cellule ritmico-melodiche strettamente integrate nei valori fonico-musicali e fonetico-verbali. Questo materiale di base produce una se` costruttive rie vastissima di possibilita ` che potremmo defisecondo modalita nire di tipo combinatorio. La parole, il momento della comunicazione espres` nella capacita ` di agsiva individuale, e gregare in modo nuovo i materiali della tradizione, o di crearne dei nuovi partendo dai moduli ricorrenti. ` DELLA MUSICA SARDA LA SPECIFICITA POPOLARE E DIALETTALE La specifi` della musica sarda e le sue affinita ` cita ` musicali estranee alla con altre civilta tradizione euroculta consistono nello scarso rilievo della trasmissione di ` componimenti poetico-musicali gia formalizzati (ad esempio, in Sardegna mancano le ballate): quelli entrati nel ` detto, sono di derepertorio, come si e rivazione culta o semiculta. Soltanto ` ha poun malinteso concetto di oralita tuto far ritenere che la Sardegna fosse un deposito di canti tramandati da una generazione all’altra: di qui, la confusione tra i livelli della produzione popolare in senso stretto con i livelli dialettali di provenienza borghese. Il famoso componimento contro i feudatari, il repertorio religioso in sardo, tutto il materiale verbale delle gare ` di provenienza dialettale. poetiche e ` ’’ e ` recuperata dall’uso: La ‘‘popolarita infatti il testo del Manno era scarsamente presente nella tradizione orale (se non in sporadici frammenti) sino al suo recente revival; al contrario, altri
testi dialettali sono largamente diffusi, con numerose varianti. Vale a dire che il testo dialettale entra nel repertorio ` trasmesso secondo le mopopolare se e ` esecutive tipiche della musica dalita sarda. Appare cosı` del tutto evidente il ruolo decisivo della musica non solo come elemento determinante della cultura tradizionale, ma anche come decisivo spartiacque tra testi dialettali entrati nella tradizione orale (quindi a pieno titolo ‘‘popolari’’) e testi da assegnare invece alla tradizione dialettaleborghese. L’accertamento della speci` della musica popolare della Sarficita degna consente oggi di affermare che non vengono trasmessi di norma testi formalizzati ma ‘‘forme’’ musicali e ` esecutive. Vi e ` inolverbali e modalita ` tre una stretta relazione tra le modalita esecutive e le aree linguistico-culturali che, in termini musicali, sono aree stilistiche: lo stile riguarda l’emissione della voce, le forme, il repertorio (profano, religioso, popolare, semiculto e ` di esecuzione soliculto), le modalita stica in riferimento all’uso o all’assenza di determinati strumenti musi` nelle sue diverse cali, la polivocalita forme, tecniche, procedimenti. LE AREE STILISTICHE L’area logudo` per elezione quella di maggior rese e rilevanza del canto solistico con chi` esecutive presuptarra. Le modalita pongono un timbro vocale tenorile o baritonale con tessitura acuta: occorre una voce agile, capace di passare al falsetto e di produrre ‘‘fioriture’’ virtuosi` stiche. Le forme verbali e musicali piu comuni sono il canto in Re, il Mutu, la Nuoresa, la Corsicana, la Tempiesina (detta anche, non del tutto propriamente, Filugnana). Altre forme, oggi molto rare, sono il Mi-la, il Si bemolle, il Fa diesis, la Disispirata. Queste forme del canto logudorese assimilano, come si vede, anche una parte del repertorio
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Musica e canto popolari gallurese, oggi meno vivo rispetto al passato. La chitarra ha un ruolo di notevole rilievo: accompagna e sostiene la voce, introduce spazi virtuosistici, piccoli saggi di bravura, di solito determinati dal progressivo arricchimento di fioriture introdotte dal cantore. Il ` largamente praticanto con chitarra e cato nelle osterie e in vari luoghi e occasioni di aggregazione; ma il suo mo` la festa mento di massimo splendore e patronale, quando vengono reclutati due-tre cantori professionisti, capaci di proporre il repertorio con perizia e ` virtuosistiche. In spiccate capacita ` stata introdotta, actempi recenti e canto alla chitarra, anche la fisarmonica, con esiti non molto positivi per la corretta fruizione delle eleganti e fantasiose ornamentazioni prodotte dai ` segnalata con cantori. La chitarra e ` nel Settecento. Lo strucertezza gia mento, con accordatura differenziata, ` usato anche in Gallura, nella Sardee gna centrale e nel Campidano: in que` pero ` presente ste due ultime regioni e in modo sporadico e non ha dato luogo a un repertorio tipico. Nel Campidano si conservano componimenti monodici con launeddas svolti su testi verbali complessi, di ampia articolazione (Canzone a curba, Mutettu, Moda). ` aperta e strasciL’emissione vocale e cata; i livelli di integrazione foneticomusicale risultano serrati quanto in altre aree, ma ubbidiscono a schemi meno geometrizzanti. Il repertorio ` di norma monodico e cofemminile e stituisce un elemento unificante di tutte le aree dell’isola: comprende ninne-nanne, canzoni giocose, lamenti funebri, canti d’amore in varie strut` musicali, ture strofiche e modalita compreso il Mutu e il Mutettu. Le differenze stilistiche di emissione vocale, ` , coinavvertibili tra le diverse localita ` di pronuncia e cidono con la varieta
` evidente nel del tessuto fonetico, gia parlato quotidiano. Specialmente in questo repertorio emergono con molta evidenza i procedimenti formali della costruzione musicale: componimenti apparentemente iterativi ripropon` la prima curva melodica gono in realta con microvarianti, determinate, come ` detto, dall’incontro tra la sequenza si e delle note della scala e la catena fonetica del testo verbale. Per accompa` largamente gnare il canto monodico e diffuso l’organetto diatonico (sempre ` spesso sostituito dalla fisarmopiu nica). Accompagna mutettus e altri componimenti strofici nelle aree meri` didionali e canzoni a ballo in localita ` precisamente, in molti casi, verse. Piu alle danze eseguite con l’organetto si unisce la voce con strofette giocose o versetti molto marcati nel ritmo. LA POLIVOCALITA` La polifonia vocale ` tra le espressioni piu ` singolari sarda e della musica popolare per ricchezza di ` di stili. Alcune esrepertorio e varieta senziali annotazioni di carattere generale aiuteranno a valutare questa importante espressione musicale. Occorre intanto osservare che la polifonia vocale interessa gran parte delle aree linguistico-culturali dell’isola; l’unica regione esclusa da questo stile ` il Campidano di Oristano espressivo e e Cagliari, dove si hanno, tuttavia, cospicue tradizioni di polifonia strumentale con il repertorio delle launeddas. Tra le diverse aree il materiale sonoro ` fortemente differenziato. Il Logue ` doro, la Gallura e il Sassarese (cioe tutte le regioni settentrionali) hanno tramandato un repertorio molto vasto di canti religiosi e, in misura minore, di canzoni a ballo e componimenti amorosi. La tradizione della polivoca` logudorese e ` in via di estinzione, lita mentre resistono i repertori di Aggius e Castelsardo. La polifonia con reper-
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Musica e canto popolari ` quasi del tutto assente torio religioso e in Barbagia e, in genere, non ha avuto particolare rilievo nelle regioni centrali, fatta eccezione per Bosa e Santu Lussurgiu, da ascrivere all’area logudorese, ma con tratti peculiari a uno stile che riguarda l’area della Planargia-Montiferru. Il tenore della Barba` , grazie a precise implicazioni di gia e ordine musicologico e socio-econo` sarda per eccelmico, la polivocalita lenza. Nelle altre aree culturali la pra` attivita ` altamente tica polivocale e specializzata, spesso da collegarsi alla vita delle Confraternite religiose. In Barbagia, invece, il tenore, nel suo com` la norplesso impianto polivocale, e male pratica di comunicazione musicale. Potenzialmente tutti possono far parte del quartetto dei cantori secondo ` tecniche ed espressingole capacita sive: la diffusa pratica di questo stile non esclude tuttavia la segnalazione, per quasi unanime consenso, di gruppi ` omogenei e affiatati, o di esecutori piu singoli cantori particolarmente abili. ` un riLa bravura del singolo cantore e conoscimento non nuovo nella tradi` abile, zione orale: l’informatore piu ` sicuro, dotato di buona voce, papiu drone di un vasto repertorio di testi ` una figura facilmente risconverbali e ` vive. trabile nelle tradizioni orali piu ` che appare nuovo e ` il costituirsi di Cio gruppi stabili, semi-professionali, formati per soddisfare richieste di esibizioni pubbliche. Le esigenze spettacolari esterne e l’inevitabile scambio di esperienze tra tenores di diverse loca` hanno prodotto ‘‘contaminazioni’’ lita stilistiche. In tutti i paesi della Barba` consueta e ` sa boghe gia la forma piu nota, talvolta erroneamente denomi` il brano piu ` clasnata boghe ’e notte. E sico della tradizione dei tenores, eseguito a sa seria, con ampi svolgimenti del testo verbale, lineare e ben intelle-
gibile all’ascoltatore. Nell’esecuzione ` osservare la ricca vaa sa lestra si puo ` di canti a ballo, spesso differenrieta ` musicali nonoziati nelle modalita stante le frequenti analogie classifica` essere torie. Il passaggio a sa lestra puo il momento conclusivo, di libera ripresa del testo verbale, dopo lo svolgimento di sa boghe nota. Di solito un brano con un respiro cosı` ampio viene denominato boghe longa (la lunghezza ` riferita solo all’ampiezza del non e componimento ma anche all’estensione del testo verbale, affidato, appunto, a sa boghe). Il repertorio del te` del tutto omogeneo nello nore non e ` si possono stile: tra le diverse localita osservare differenze anche rilevanti. Possiamo assumere, per chiarezza espositiva, i due opposti stili del tenore di Orgosolo da un lato e del tenore di Fonni dall’altro: all’asprezza, durezza, mono-tonia del primo corrisponde uno stile vocale morbido, arrotondato, ricco di volte modulanti del secondo. In posizione centrale tra questi opposti caratteri si colloca lo stile di Bitti, partecipe delle strutture musicali di Orgosolo ma non troppo distante dall’emissione vocale rilassata di Fonni. A Bitti, inoltre, si tramanda un repertorio religioso non meno interessante di quello di Fonni e in parte presente anche a Orgosolo. Si tratta di un canto natalizio, di uno dedicato alla Madonna (Viva Maria) e di un componimento penitenziale: brani che fanno eccezione ` segnalata, alla quasi totale assenza, gia di canti religiosi eseguiti a tenore. L’esecuzione a quattro voci delle can` vivaci come il dillu e ` zoni a ballo piu relativamente recente. Ancora oggi i cantori sono in grado di eseguire questa musica per danza nella forma mo` antica, che prevedeva il nodica piu passaggio di bocca in bocca di un motivo di volta in volta variato e arric-
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Musica e canto popolari chito; la successione dei diversi interventi doveva svolgersi senza soluzione ` . Forme altrove segnalate, di continuita come ad esempio il mutu, trovano nel ` esecutiva. La tenore una specificita voce conduttrice svolge per intero le diverse strofe; gli altri cantori, tra camba e camba, intervengono con blocchi polivocali basati su testi verbali nonsense e fortemente stereotipati. Di solito le due voci gravi (bassu e contra) si muovono a distanza di quinta; la ` acuta si muove liberamente voce piu per arricchire il tessuto musicale. ` PASTOIL «TENORE» E LA COMUNITA RALE Nonostante i profondi mutamenti sociali determinati dai recenti insediamenti industriali, il tenore resta un segno distintivo, accanto alla lingua sarda, di una precisa identifica` che il zione culturale. Sta di fatto pero tenore deve essere considerato eminentemente musica dei pastori, anche ` sempre piu ` frese tra gli esecutori e quente la presenza di operai e impiegati; le sue strutture musicali sono infatti fortemente determinate dalla vita economica e sociale del pastore. Il gruppo degli esecutori non forma un coro vero e proprio, ma una integra` amzione tra quattro solisti. Non e messo (se non in occasione di esibizioni pubbliche, ma sempre in via eccezionale) raddoppiare con una voce ` una delle parti. Nelle eccezioni in piu ` avvenire soltanto nel segnalate puo ruolo del contra o del bassu. Di norma chi desidera partecipare all’esecuzione musicale attende la fine del brano per sostituirsi a uno degli esecu` piu ` tori, assumendo il ruolo che gli e congeniale. Ciascun cantore ha la pos` di fare sfoggio di peculiari casibilita ` musicali, di ricchi mezzi vocali pacita e, allo stesso tempo, di prontezza nei processi di integrazione musicale entro il gruppo. Il canto costituiva un mo-
mento di incontro al ritorno in paese dalle lunghe transumanze. Le condizioni di prolungato isolamento impo` agropastorale svilupste dall’attivita ` di carattere spiccatapavano qualita mente individualistico e allo stesso tempo processi molto pronunciati di integrazione comunitaria come dispositivo di compensazione. Questo forse ` spiegare la specificita ` del tenore, puo continuamente in bilico tra afferma` del singolo e forte zione delle capacita integrazione di gruppo. Sarebbe erroneo ritenere che il rilievo della voce solista (boghe) sia tale da ridurre al rango di comprimari gli altri esecutori. ` vengono All’interno di una comunita facilmente segnalati quei cantori che sanno eccellere, per fare un esempio, nel ruolo di contra o di bassu. Questo apprezzamento di componenti musicali interne al gruppo presuppone uno spiccato processo di identificazione ` e i cantori. tra la comunita IL CANTO LITURGICO POPOLARE Il re`e ` prevalenpertorio delle altre localita temente di derivazione liturgica o paraliturgica. Nei corso di «campagne» di rilevamento a carattere monogra` potuta ampiamente documenfico si e tare l’esistenza di un vasto repertorio in lingua sarda non soltanto di preghiere, invocazioni ecc., ma anche di canti liturgici o paraliturgici in lingua latina. Tra i primi ci sono devozioni domestiche, recita del rosario, inni, atti di contrizione, preghiere serali; tutti cantati o recitati o con esecuzione mista. A questi vanno aggiunti i gosos, dedicati a diversi santi o alla Madonna o quelli, particolarmente interessanti, del ciclo della Settimana santa. Si tratta di un repertorio dialettale ben assimilato dalla tradizione orale ed eseguito con rivestimenti melodici differenziati. Tra i canti in lingua latina, normalmente a quattro voci e affidati
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Musio all’esecuzione di cantori specializzati provenienti di solito dalle Confrater` ricordare le vanite religiose, bastera rie parti dell’Ordinarium Missae, il Requiem, i Salmi, le Antifone, le Sequenze e numerosi altri testi del repertorio liturgico, tanto da poter immaginare l’esistenza di uno specifico «rito sardo». La ricchezza di questo repertorio musicale si deve alla confluenza nelle forme liturgiche di una fiorente ` autoctona. Va sottolineato che la civilta ` del repertorio e ` il risultato piu ` vastita evidente della penetrazione del Cristianesimo in Sardegna e che i depositari di questo repertorio (specialmente di quello in lingua latina) sono i com` anponenti delle Confraternite. Non e cora stato verificato con studi particolareggiati se la tradizione del tutto laica della polifonia barbaricina, contrariamente a quella prevalentemente religiosa del Logudoro, del Sassarese e della Gallura, non sia da ricollegarsi a situazioni socio-economiche e culturali (e vicende storiche) ben differenziate. Mentre infatti nel Logudoro fioriva l’agricoltura, esisteva una classe consolidata di proprietari terrieri, si fondavano o sviluppavano numerosi centri abitati e si praticava una pastorizia di tipo stanziale, in Barbagia l’a` ancora) poco pratigricoltura era (ed e cata, mentre la transumanza non era scomparsa. Le due diverse situazioni socio-economiche potevano favorire nel primo caso e rendere difficile nel secondo l’opera di proselitismo delle Confraternite, di solito costituite tra agricoltori o tra artigiani. LA POPOLARIZZAZIONE DI UNA TRADIZIONE MUSICALE Attualmente il repertorio dei cantori specializzati si configura come popolarizzazione di una tradizione musicale di estrazione colta e liturgica. L’impresa di distinguere tra elementi sardi arcaici e stilemi colti ha
dato risultati parziali, ma tali da confortare l’ipotesi di un incontro, strettamente fuso, di due tradizioni culturali ` in diverse. Ora il repertorio religioso e ` via di estinzione anche per l’ostilita ` ecclesiastiche, che soldelle autorita tanto dopo il concilio Vaticano II hanno tentato di riparare ai danni procurati scoraggiando, persino con appositi sinodi, le antiche manifestazioni popo` musicale. Attuallari di religiosita mente il repertorio si incentra principalmente nello Stabat Mater e nel Salmo 50: vale a dire nei canti processionali per la Settimana santa. [PIETRO SASSU]. Il testo riproduce quello preparato dall’Autore per La Sardegna. Enciclopedia (a cura di Manlio Brigaglia), II, 1982.
Musio1 Famiglia di Orune (secc. XVIIIXX). Le sue notizie risalgono al secolo XVIII; i suoi membri erano in possesso di un vistoso patrimonio ed esercitavano tradizionalmente le arti liberali. Grazie ai meriti politici acquisiti da alcuni di loro nei difficili anni che seguirono ai moti angioyani, i fratelli dottor Giovanni Battista, arcidiacono di Alghero, l’avvocato Costantino, avvocato fiscale, il canonico Bartolomeo, Antonio e Francesco Angelo ottennero il ca` . Nel valierato ereditario e la nobilta corso del secolo XX la famiglia conti` a rivestire incarichi di rilievo in nuo tutti i campi della vita civile.
Musio 2 Famiglia di Serrenti (secc. XVIII-XX). Le sue notizie risalgono al secolo XVIII; i suoi membri erano in possesso di un vistoso patrimonio e si dedicavano all’agricoltura. Nel 1836 ottennero il cavalierato ereditario e la ` con un Efisio. La sua discennobilta ` denza si estinse entro la prima meta del secolo XX.
Musio, Costantino Magistrato, reggente di toga nel Supremo Consiglio di Sardegna (Orune 1760-Torino 1844).
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Musio Conseguita la laurea in Giurispru` in magistratura e percorse denza entro una brillante carriera. Ebbe fama di giudice inflessibile e ligio alle direttive del governo quando fu celebrato il processo contro Vincenzo Sulis e in seguito nei confronti dei protagonisti della congiura di Palabanda. Giunto all’apice della carriera, nel 1815 fu nominato reggente di toga del Supremo Consiglio di Sardegna. Nel 1827 ebbe l’incarico di raccogliere e ordinare tutte le leggi del Regno di Sardegna.
Musio, Enrico Ingegnere minerario (n. ` sec. XX-?). DiCagliari, prima meta resse la Monteponi nel periodo della seconda guerra mondiale. Nel dopoguerra fu nominato consultore regionale dall’Alto Commissario e tenne ` lel’ufficio fino al 1948. Il suo nome e ` che svolse come presigato all’attivita dente dell’Associazione degli Industriali di Cagliari, ininterrottamente dal 1944 al 1970 negli anni delicati della ricostruzione. Tra i suoi scritti: La grave situazione delle miniere metallifere sarde, ‘‘Riscossa’’, 1944; Il problema dell’industrializzazione dell’isola, ‘‘L’Unione sarda’’, 1956.
Musio, Gavino1 Magistrato (?, prima ` sec. XIX-Firenze 1896). Dopo esmeta ` sersi laureato in Giurisprudenza entro nella carriera della magistratura. Fu ` sostituto procuratore in diverse citta d’Italia. Morı` ancor giovane nel 1896. Secondo una tradizione di famiglia, si ` anche alla letteratura, pubblidedico cando versi d’occasione, una raccolta di canti e romanze (Lyrica, 1888) e due antologie di liriche (Poesie varie, 1872, ` anche l’edie Poesie varie, 1880). Curo zione di un interessante saggio storico, lasciato inedito dal padre Giuseppe, Vincenzo Sulis e i suoi giudici, che pub` nel 1879. blico
Musio, Gavino2 Antropologo (Cagliari 1922-Firenze 2005). Figlio dell’avvo-
cato Giuseppe, durante lo sfollamento ` gli ambienti studa Cagliari frequento denteschi sassaresi, legandosi di amicizia a intellettuali come Antonio Santoni Rugiu e Ausonio Tanda. Laureato, ` a Sassari la sua carriera univerinizio sitaria, insegnando Antropologia cul` di Magistero apturale nella Facolta pena istituita: in quegli anni scrisse le sue due opere specificamente dedicate alla Sardegna, Un’ipotesi del modello culturale della Barbagia in Sardegna, 1966, e La cultura solitaria. Tradizione e acculturazione nella Sardegna arcaica, 1969. Professore a Roma e a ` importante e ` Firenze, la sua opera piu Antropologia e mondo moderno, uscita in sette edizioni dopo il 1978. Tra le altre opere, Psicologia, antropologia culturale e pedagogia. Un incontro interdisciplinare, 1975, e La mente culturale. Struttura della cultura e logica dell’organizzazione, 1995.
Musio, Giuseppe1 Magistrat