La "Grande Enciclopedia della Sardegna", edita e distribuita da "La Nuova Sardegna", è nata con l
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ENCICLOPEDIA DELLA SARDEGNA
Volume 2
Bonihominis - Cima
Enciclopedia della Sardegna – Volume 2
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ENCICLOPEDIA DELLA SARDEGNA
Volume 2: Bonihominis-Cima
Edizione speciale e aggiornata per La Nuova Sardegna § 2007 Editoriale La Nuova Sardegna S.p.A. Via Porcellana 9 - 07100 Sassari dell’edizione originale La Grande Enciclopedia della Sardegna a cura di Francesco Floris § 2002 Newton & Compton Editori S.r.l.
Supplemento al numero odierno de La Nuova Sardegna Direttore responsabile: Stefano Del Re Amministratore delegato: Odoardo Rizzotti Reg. Trib. di Sassari nº 4 del 19/6/1948
I contenuti della presente edizione speciale sono stati rielaborati, aggiornati, arricchiti e completati da La Nuova Sardegna. Tutti i diritti di copyright sono riservati. Nessuna parte di questo ` essere riprodotta, memorizzata o trasmessa in alcuna forma e con alcun mezzo, eletvolume puo tronico, meccanico, in fotocopia, in disco o in altro modo, compresi cinema, radio e televisione, ` perseguita a termini di legge. senza autorizzazione scritta dell’Editore. Ogni violazione sara
Finito di stampare nel mese di ottobre 2007 presso ILTE S.p.A., Moncalieri (TO)
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ENCICLOPEDIA DELLA SARDEGNA a cura di Francesco Floris
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Per l’edizione speciale: Opera a cura di Francesco Floris Progetto e consulenza editoriale: Manlio Brigaglia Coordinamento redazionale: Salvatore Tola Progetto grafico e impaginazione: Edigeo s.r.l., Milano
Testi inediti: Mario Argiolas, Piero Bartoloni, Marcella Bonello Lai, Aldo Borghesi, Maria Immacolata Brigaglia, Manlio Brigaglia, Antonio Budruni, Paolo Cabras, Gerolama Carta Mantiglia, Rita Cecaro, Ercole Contu, Fabrizio Delussu, Roberto Dessanti, Giovanni Dore, Piergiorgio Floris, Federico Francioni, Piero Frau, Sergio Frau, Franco Fresi, Elisabetta Garau, Alberto Gavini, Giovanni Gelsomino, Michele Guirguis, Antonio Ibba, Marcello Madau, Giovanni Marginesu, Attilio Mastino, Antonello Mattone, Lucia Mattone, Gianluca Medas, Francesco Melis, Paolo Melis, Giuseppe Meloni, Vico Mossa, Luciana Mulas, Anna Maria Nieddu, Francesca Nonis, Francesco Obinu, Pietro Pala, Giampiero Pianu, Tomasino Pinna, Enrico Piras, Giuseppe Piras, Natalino `, Paolo Pulina, Marco Rendeli, Paola Piras, Giuseppe Podda, Valentina Porcheddu, Franco Porra Ruggeri, Sandro Ruju, Antonello Sanna, Barbara Sanna, Piero Sanna, Pietro Sassu, Tiziana Sassu, Simone Sechi, Giuseppe Serri, Francesco Soddu, Piergiorgio Spanu, Antonio Tavera, Alessandro Teatini, Marco Tedde, Eugenia Tognotti, Francesca Tola, Giovanni Tola, Salvatore Tola, Dolores Tomei, Raimondo Turtas, Esmeralda Ughi, Luisanna Usai, Adriano Vargiu, Massimiliano Vidili, Bepi Vigna, Gianna Zazzara, Raimondo Zucca
Consulenza iconografica: Giancarlo Deidda Referenze iconografiche: pagg. 105, 557a: Archivio del Banco di Sardegna (Sassari) pagg. 80, 86, 93, 151, 176, 265, 287, 295, 305, 310, 335b, 336, 415a, 430, 431, 433, 434, 443, 442, 438, 441, 444, 445a, 445b, 446, 529, 573, 622, 626: Archivio Edizioni Della Torre (Cagliari) pagg. 142, 172, 346, 371, 411, 563: Archivio ‘‘Nuova Sardegna’’ (Sassari) pagg. 107, 184, 186, 288, 289, 290, 293, 308, 350, 396a, 396b, 410, 454a, 472, 505, 515, 554, 559: Archivio Sergio Serra (Cagliari) pagg. 32, 33, 64, 62, 72, 82, 97, 98, 115, 118a, 118b, 128, 133, 155, 162, 164, 188, 189, 191, 197, 223, 219, 236, 239b, 239c, 249b, 256, 238, 270, 299, 302, 317, 321, 322b, 325b, 326b, 337, 382, 383, 385, 386, 384a, 374, 397, 406, 447, 508, 519, 518, 520, 521, 528, 530, 536, 538, 539, 540, 546b, 547, 548, 564, 569, 580, 584, 590, 624, 629, 630, 631a, 631b, 632, 633: De Agostini Picture Library (Novara) pagg. 114, 132, 135, 237a, 237b, 239a, 240b, 248, 249a, 298a, 298b, 322a, 322c, 323a, 323b, 324c, 325a, 326a, 330b, 331, 470a, 484, 487, 546a, 581, 582, 583, 588a: Giancarlo Deidda (Cagliari) pagg. 260, 278a, 571: Fondazione Logudoro Meilogu (Banari) pagg. 2, 16, 17, 20, 37, 40, 42, 46, 49, 50, 53a, 59, 74, 108, 111, 121, 125, 137, 147, 149, 165b, 171, 204, 206, 210, 238a, 238b, 240a, 241a, 244a, 242, 246b, 271, 286, 322d, 330a, 368, 391, 387a, 387b, 389a, 389b, 390, 475, 481, 485, 488, 498, 577, 585, 588b: Salvatore Pirisinu (Sassari) pagg. 66, 89, 278b, 361, 413, 418, 513: Tore Ligios Foto di copertina: De Agostini Picture Library
Si ringraziano per la collaborazione tutti gli artisti, gli archivi fotografici e gli enti di conserva` a dispozione che hanno dato permesso di riproduzione. L’Editoriale La Nuova Sardegna S.p.A. e sizione degli aventi diritto per eventuali fonti iconografiche e testuali non individuate.
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Guida alla consultazione Ordine alfabetico ` stata La sequenza alfabetica dei lemmi e fissata trascurando i caratteri non alfabetici. Quando il lemma contiene una virgola – come avviene nei nomi propri di persona tra cognome e nome – l’ordinamento considera solo la parte del lemma che precede la virgola, passando alla parte successiva solo in caso di omografia:
*
– Voci dedicate ai santi. Subito dopo l’attacco del lemma e, se presente, il nome al secolo, vengono indicate le varianti sarde del nome che differiscono dall’italiano: Lorenzo da Brindisi, san (Giulio Cesare Russo; in sardo, Santu Lorenzu, Santu Lorentu, Santu Larentu, Santu Laurentu) ...
San Benedetto San Carlo Sanchez Sanchez de Calatayud, Pietro Sanchez Martinez, Manuel
Dopo l’esposizione generale della vita e delle opere del santo sono spesso presenti i paragrafi In Sardegna, in cui si ` patrono e citano i centri di cui egli e dove possono essere descritti i suoi legami col mondo della storia o delle tradizioni sarde, e Festa, nel quale ven` che gono elencate le date e le localita hanno particolari ricorrenze dedicate al suo culto:
Struttura delle voci ` evidenziato in carattere neIl lemma e retto. ` alcuni lemmi di santi riPer comodita mandano a quelli dedicati a un altro personaggio con cui i primi hanno avuto rapporti e all’interno della cui voce sono citati. ` possibile Nei casi di lemmi complessi e che sia presente una suddivisione in paragrafi. Per le voci di alcune categorie `, generalmente, specifiche la struttura e la medesima. *
Andrea, santo ... In Sardegna Patrono di Birori, Giave, Gonnesa, Modolo, Sant’Andrea Frius, Sedini, Sennariolo, Tortolı`, Ula Tirso e Villanova ` il nome al mese di novemTruschedu. Da bre, Sant’Andria. Patrono dei pescatori e dei pescivendoli, invocato contro i tuoni e per guarire gli animali dal mal di ventre. I proverbi: «Po Sant’Andria si toccat sa pibizia» (Per Sant’Andrea si spilla, si assaggia, il vino nuovo); «Seu cumenti sa perda de Sant’Andria, beni stemmu e mellu stau» (Sono come la pietra di Sant’Andrea, bene stavo e meglio sto): persona che si adatta a tutto. Festa Si festeggia il 30 novembre; il 24 maggio a Sant’Andrea Frius. Sagre estive e in altre date durante l’anno.
– Voci dedicate ai comuni. Vengono forniti alcuni dati essenziali come popolazione, superficie, posizione geografica, suddivisioni amministrative e storiche di appartenenza, seguiti dai paragrafi: TERRITORIO, STORIA, ECONOMIA, DATI STATISTICI, PATRIMONIO ARCHEOLOGICO (solo se rilevante), PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE (e AMBIENTALE, solo se rilevante), FESTE E TRADIZIONI POPOLARI.
– Voci dedicate a botanica e zoologia. Vengono di norma indicati i nomi scienti-
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` un formaggio a pasta ... Bonassai. E ... ` dell’insediamento rurale Precarieta ... Villaggi abbandonati GIUDICATO D’ARBOREA Nel giudicato d’Arborea sono stati individuati i seguenti villaggi abbandonati: 1. Abbagadda, villaggio che sorgeva ... 2. Almos, villaggio che sorgeva ... GIUDICATO DI GALLURA Nel giudicato di Gallura sono stati individuati i seguenti villaggi abbandonati: 1. Agiana ... ... Villaggi i cui abitanti si trasferirono altrove ... GIUDICATO D’ARBOREA ... GIUDICATO DI GALLURA ... ...
fici delle specie citate e una classificazione sistematica generale. Nel caso in cui il lemma faccia riferimento a spe` essere presente un cie diverse puo ` semelenco interno per rendere piu plice la consultazione. I nomi sardi, se presenti, sono dati in corsivo e con l’eventuale specificazione del dialetto tra parentesi: Cicerchia Genere di piante erbacee perenni della famiglia delle Leguminose, rappresentato in Sardegna da diverse specie, caratterizzate da fusti lunghi, spesso rampicanti: 1. la c. a foglie larghe (Lathyrus latifolius L.) ... 2. la c. porporina (Lathyrus articulatus L.) ... Nomi sardi: che´rigu (logudorese); letı´tera (Sardegna centrale); piseddu, pisu de coloru (campidanese); pisu de coloru (Sardegna meridionale).
– Voci dedicate a elementi del patrimonio storico e tradizionale sardo. Il testo viene spesso ordinato secondo paragrafi, attinenti alla categoria degli elementi trattati, o in elenchi:
– Voci dedicate alle famiglie storiche. Nel caso in cui la famiglia si sia divisa in ` rami essi vengono solitamente piu elencati distintamente:
Formaggi della Sardegna ... &
IL FORMAGGIO NELLA STORIA
` il centro della produFin dall’antichita zione ... & TIPI DI FORMAGGIO Attualmente i tipi ` diffusi sono: di formaggio sardo piu ` un formaggio ... Biancospino. E
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Amat Illustre e antica famiglia ... ` la baronia di Ramo di Pietro. Pietro eredito Sorso ... ` la Ramo di Francesco. Francesco continuo linea dei marchesi di Villarios ... Ramo di Francesco (San Filippo). Da Francesco, figlio cadetto del marchese Gavino di Villarios, discende ... Rami collaterali. Attualmente, oltre al ramo marchionale primogenito ...
Bonito ` nuragica; Tomba di giganti di ThoEta ` romana; Materiali mes, materiali di Eta ` romana dal nuraghe Mannu Dordi Eta ` romana nel gali; Testimonianze di Eta territorio di Dorgali, tutti in Dorgali. Documenti archeologici, 1980. Alcuni studi sono dedicati all’archeologia di Porto Torres: Turris Libisonis, colonia Julia (con Marcel Le Glay e Attilio Mastino), 1984; L’Antiquarium Turritano. Breve storia delle ricerche su Turris Lybisonis, in L’Africa romana. Atti del II Convegno ` di studi, 1985; Turris Libisonis. La citta romana, in Il Museo Sanna in Sassari, Sassari 1986; Sorso (Sassari), in Atti del VI congresso nazionale di archeologia cristiana, 1986; La necropoli nella storia degli scavi, in Turris Libisonis. La necropoli meridionale di S. Gavino, 1987. Altri articoli degli anni Ottanta-Novanta: Per una riedizione della tavola di Esterzili, ‘‘Quaderni bolotanesi’’ XIV, 1988; Torralba. La sezione punico romana; Torralba. Materiali da altri insediamenti e miliari; Nuoro (con Fulvia Lo Schiavo e Maria Ausilia Fadda); La sezione romana e altomedioevale; Nuoro. La sezione romana e altomedioevale, tutti e cinque in L’Antiquarium arborense e i civici musei archeologici della Sardegna, ` romana nel 1988; Testimonianze di Eta territorio di Torralba, in Il nuraghe di S. Antine nel Logudoro-Meilogu, 1988; La pesca nella Sardegna archeologica, in Museo della Tonnara: il ricordo della Tonnara, 1994; Il Museo della valle dei Nuraghi, in Guida ai musei e alle collezioni della Sardegna, 1997.
Bonihominis, Gondisalvo Religioso ` sec. XIV-Ca(Catalogna, seconda meta gliari 1340). Arcivescovo di Cagliari dal 1331 al 1340. Arcidiacono della diocesi ´ rida e cappellano pontificio, fu il di Le primo iberico a reggere l’archidiocesi cagliaritana; ebbe dei contrasti col governatore generale che voleva cacciarlo dal Palazzo episcopale e per risolvere la controversia dovette intervenire il re. Ebbe dei contrasti anche col rettore di Bonaria.
Bonin, Serge Cartografo francese (n. sec. XX). Nel 1988 ha lavorato con J. Day e I. Calia alle ricerche sul mondo rurale sardo, collaborando alle opere: La Sardaigne rural aux XVII-XVIII sie`cles: e´tude cartographique (con D. Calia, J. Day e A. Jelinski), 1988, e Atlas de la Sardaigne rural aux 17 et 18 sie`cles (con J. Day, I. Calia e A. Jelinski), 1993.
Boninu, Antonietta Archeologa (n. Sassari 1947). Dopo la laurea in Lettere ha vinto il concorso per le Soprintendenze archeologiche. Dal 1973 lavora presso la Soprintendenza archeologica di Sassari, partecipando a campagne di scavo ` della provincia. Dal in diverse localita ` divenuta responsabile delle ri1984 e cerche a Turris Lybisonis e ha allestito l’Antiquarium Turritano (=), il museo ` stata nomidi Porto Torres. In seguito e nata coordinatrice degli scavi di archeologia romana per la Sardegna centro-settentrionale. Tra i suoi scritti: Catalogo della ceramica sigillata chiara africana del Museo di Cagliari, ‘‘Studi sardi’’, XXII, 1973; Il villaggio di Ruinas ` nella valle di Lanaittu; Materiali di Eta ellenistica e romana; Stele figurata da Nurri; Saggio di scavo a S. Lucia di Siniscola, tutti in Sardegna centro-orientale dal Neolitico al mondo antico, 1978. Seguono Documenti epigrafici della collezione Spano. Tavola bronzea di Esterzili, in Contributi su G. Spano 1803-1878, 1979, e quattro contributi: Materiali di
Bonito Religioso (sec. XII). Arcivescovo ` del sedi Cagliari dalla seconda meta colo XII a dopo 1163. Fu nominato pre` del sumibilmente nella seconda meta ` alcuni beni appartesecolo, usurpo nenti ai Vittorini di Marsiglia che protestarono presso papa Alessandro III. Il pontefice investı` della cosa l’arcivescovo di Pisa, Villano, e nel 1163 alla
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Bonnanaro presenza sua, del giudice e degli altri vescovi, fu costretto a reintegrare i Vittorini.
Bonnanaro Comune della provincia di Sassari, incluso nel Comprensorio n. 5, con 1101 abitanti (al 2004), posto a 405 m sul livello del mare, tra le falde sudorientali del monte Pelao e la piana che si estende tra Mores e Bonorva. Regione storica: Meilogu. Archidiocesi di Sassari.
Bonnanaro – Il piccolo centro del Meilogu era famoso in passato per le sue vigne e per il suo vino.
TERRITORIO Il territorio comunale si estende per 21,78 km2: ha forma grosso modo trapezoidale e confina a nord con Siligo, a est con Mores, a sud con Torralba, a ovest con Borutta e Bessude. Il paese ha una felice posizione, esposto a mezzogiorno in una zona ricca di acque. ` costituito da una parte Il territorio e pianeggiante e da una composta, oltre che dalle falde del Pelao, dalla vicina ` rana e dai contrafforti del collina di A monte Santo, caratteristico tronco di cono con al culmine un altipiano bordato di rocce. Il suolo, misto di compo` utilizzato nenti calcaree e vulcaniche, e parte per l’allevamento parte per l’agricoltura. Posto a brevissima distanza ` dalla superstrada Cagliari-Sassari, B. e attraversato da una secondaria che si dirige verso i vicini paesi di Borutta e Thiesi; il vecchio tracciato della 131 crea un rapido collegamento con Tor&
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` vicina stazione lungo la ralba. La piu ` a Giave. ferrovia Cagliari-Chilivani e & STORIA L’attuale villaggio e ` di origini medioevali, faceva parte del giudicato di Torres ed era compreso nella curatoria del Meilogu. Era un centro importante e, dopo l’estinzione della dinastia ` unitamente giudicale di Torres, passo all’intera curatoria nelle mani dei Doria che lo inclusero nel piccolo stato feudale che avevano formato. Essi seppero instaurare un buon rapporto con gli abitanti del villaggio che mantennero i loro privilegi e la loro autonomia e vissero sostanzialmente in pace fino alla conquista aragonese. Allora i Doria si dichiararono vassalli del re d’Ara` a far parte gona, cosı` B. nel 1323 entro ` nel del Regnum Sardiniae. Quando pero 1325 i Doria si ribellarono e ne fecero una delle basi della loro organizzazione militare, il villaggio fu teatro della guerra e nel 1330 fu devastato e occupato per un breve periodo dalle truppe aragonesi guidate da Raimondo Car` in possesso dona. Poco dopo B. torno dei Doria, subı` altri gravi danni durante la ribellione del 1347 e dopo l’epidemia ` quasi comdi peste del 1348 si spopolo pletamente. In seguito i Doria si avvicinarono al re d’Aragona ma quando, nel ` la seconda guerra tra Ma1365, scoppio riano IV e Pietro IV, B., dopo un disperato tentativo di resistenza di Brancaleone Doria, fu occupato dalle truppe ` Brancaleone arborensi. Quando pero ` Eleonora d’Arborea la situazione sposo `, anche se continuo ` del villaggio cambio a essere amministrato come se fosse patrimonio giudicale fino alla caduta di Arborea. Dopo la battaglia di Sanluri cadde nelle mani del visconte di Narbona che lo tenne fino al 1420; nello ` a far parte del Restesso anno torno gnum Sardiniae e fu amministrato da funzionari reali. Nel 1445 fu concesso in feudo ad Angelo Marongio la cui di-
Bonnanaro ` si estinse nel 1479; suscendenza pero bito dopo, la sua vedova Rosa Gambella ` di entrarne in possesso ma il (=) tento fisco, che considerava devoluto il ` . Attrafeudo, le si oppose e lo confisco verso una serie di vicende romanzesche la Gambella, che aveva ceduto all’inte´ Xime ´n Pe ´rez e ressata corte del vicere lo aveva sposato in seconde nozze, con` la lite col fisco. Probabilmente le tinuo pressioni del nuovo marito le consentirono di avere nel 1480 parziale soddi` a rimanere sfazione, ma B. continuo nelle mani dell’amministrazione reale. Ben presto la sconsiderata si rese conto che il secondo marito in effetti voleva sottrarle l’intero patrimonio, ma era troppo tardi; e quando poco dopo morı` molti dissero che era stata fatta avvelenare proprio dal Perez, che in seguito ` a premere per entrare in poscontinuo `. Nel 1482 il re sequesesso dell’eredita ` il feudo e lo dono ` a Enrico Henristro quez, le cui figlie lo vendettero nel 1506 ad Alfonso Carrello. I nuovi feudatari nel corso del secolo XVI introdussero ` pealcuni nuovi tributi che resero piu sante la condizione dei vassalli; si estin` allora ai sero nel 1630. Il feudo passo Comprat che lo fecero amministrare da un regidor e riorganizzarono l’amministrazione elevando ulteriormente il ca` provoco ` uno stato di rico fiscale; cio tensione tra i vassalli soprattutto per´ il regidor finı` per avocare a se ´ la che scelta del majore, esautorando comple` del villaggio. tamente la comunita ` per Estinti i Comprat nel 1672, B. passo ` a una famiglia, i Miranda, che eredita risiedeva in Spagna, e quindi fece amministrare il feudo da un podatario che finı` per accentuare lo stato di tensione con la popolazione. Nel corso del secolo ` nelle mani di diXVIII il villaggio passo versi feudatari che dovettero lottare col fisco che ne cercava la confisca; il disa` e nel gio della popolazione aumento
1795 esplose nei moti antifeudali durante i quali gli insorti distrussero il palazzo sede dell’amministrazione baronale. Nel 1821 B. fu incluso nella provincia di Alghero e nel 1838 fu riscattato ` la ai De Queralt. Di questo periodo e testimonianza di Vittorio Angius: «Le abitazioni sono circa 300, tra le quali nessuna fabbrica rimarchevole, avve´ quelle dei benestanti siano asgnache sai comode, e pulite. Eravi per l’addietro degno di qualche considerazione il palazzo del feudatario, ma nelle sedizioni che avvennero nel ’95 del secolo scorso fu atterrato. Le principali professioni qui pure sono l’agraria e la pastorale. Lavorano le donne per le proprie famiglie e tele e panni in 250 telai. La scuola normale (anno 1833) contava fanciulli 25. Le terre sono attissime ai cerali. L’annuale seminagione suol essere di starelli di grano 500, d’orzo 250, di granone 16, che si ottuplica se non ` la sian contrarie le stagioni. Ottima e ` dei legumi, e se ne da ` ai solchi qualita circa 120 starelli. In vicinanza del paese hannosi degli orti, dove si coltivano di` di cavoli, rape, ravanelli, verse varieta lattuche, cipolle, e se ne vende ai vicini. ` di lino. Raccogliesi non poca quantita Nelle pendici e prominenze alle falde del Pelao vegeta prosperamente la vigna, dove distinguonsi circa dodici va` d’uve; abbonda il mosto, nel generieta ` , se ne vende ai vilrale di buona qualita laggi limitrofi, e traessene pure acquavite. Le piante fruttifere si possono comprendere in 30 specie con un totale ` individui di 4000. Delle varie di non piu specie del bestiame, che allevasi, erano questi i numeri nel 1833. Pecore 6000, vacche 400, cavalle tra domite e rudi 60, cavalli domiti 30, giumenti 50, buoi per l’agricoltura 200. I formaggi sono di ` , e si smerciano in Sasqualche bonta sari. Mancano le fiere, son troppe le ` gran copia di volavolpi e le lepri, e vi e
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Bonnanaro tili delle solite specie, sono numerosissime le pernici, i colombi, gli stornelli ` a essere ecc.». In seguito B. continuo compreso nella provincia di Alghero, nella quale rimase fino al 1848. Abolita ` a far parte della divila provincia, entro sione amministrativa di Sassari e nel 1859 fu incluso nella provincia di Sas` delsari. Nel corso della seconda meta l’Ottocento la sua economia sembrava essersi risollevata, ma con la crisi di fine secolo ebbe un nuovo tracollo, legato alla chiusura delle frontiere con la Francia, e molti dei suoi abitanti dovettero emigrare. Nel corso dei primi decenni del Novecento l’economia si riprese grazie allo sviluppo della viticoltura e della cerealicoltura, la popolazione prese nuovamente ad aumentare ` di 1800 unita `; arrivando a contare piu ` inesorabile una dopo il 1961 inizio nuova ondata di emigrazione: molti dei suoi abitanti andarono alla ricerca di ` sicure e il paese condizioni di vita piu perse un terzo della popolazione. & ECONOMIA Il villaggio ha un’economia basata soprattutto sull’agricoltura, in particolare la produzione di cereali e di ortaggi; rinomati anche le ciliegie e il vino, che fino a qualche tempo fa veniva prodotto nella locale Cantina sociale, in ` sviluppato anche il seguito chiusa; vi e commercio e vi ha sede un’organizzazione di turismo equestre. Artigianato. Perdutasi ormai l’antica tradizione di tessitura del lino e della lana da parte delle donne, si possono annoverare soltanto alcuni piccoli laboratori artigiani ` edilizie. Servizi. Il collegati alle attivita ` collegato agli altri della procentro e vincia mediante autolinee; dista da Sassari 34 km. Dispone di medico, farmacia, scuola dell’obbligo, sportello bancario. & DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 1149 unita di cui stranieri 2; maschi 534; femmine
615; famiglie 428. La tendenza complessiva rivelava una diminuzione della popolazione, con morti per anno 11 e nati 7; cancellati dall’anagrafe 28; nuovi iscritti 19. Tra gli indicatori economici: imponibile medio IRPEF 13 071 in migliaia di lire; versamenti ICI 761; aziende agricole 320; imprese commerciali 59; esercizi pubblici 8; esercizi al dettaglio 19; ambulanti 4. Tra gli indicatori sociali: occupati 282; disoccupati 21; inoccupati 109; laureati 19; diplomati 138; con licenza media 272; con licenza elementare 402; analfabeti 34; automezzi circolanti 447; abbonamenti TV 377. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il suo ` ricco di domus de janas (Coterritorio e rona Moltana, Pertusoe, Sas Turres) che vanno considerate l’elemento portante della omonima ‘‘Cultura’’ risalente al` del Bronzo antico. Ha inizio inl’Eta torno al 1800 a.C. e viene considerata la ` importante culfase iniziale della piu tura della Sardegna preistorica, quella nuragica: si inizia infatti a erigere in tutta l’isola le ben note costruzioni troncoconiche che venivano utilizzate sia come fortezza che come santuario, e fungevano allo stesso tempo da centro di raccolta della popolazione. Ne saranno elementi costitutivi caratteristici anche le grandi sepolture collettive note come Tombe di giganti, i pozzi sacri, legati a un diffuso culto delle acque, e i bronzetti, statuette votive di raf` espressiva. Di particolare finata abilita ` l’ipogeo interesse a questo proposito e di Corona Moltana, scavato nella roccia ` a poca distanza nella omonima localita ` dall’abitato. Fu scoperto nel 1889 ed e ` di ogni altro ha permesso quello che piu di individuare i tratti costitutivi della cultura di B. Era rimasto inviolato per´ sigillato in epoca antica da una che ´ , all’atto della sua scofrana cosicche perta, ha restituito la sepoltura di due
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Bonnanaro ` interna persone giacenti nella parte piu e un corredo formato da 18 vasi e da un anellino in bronzo. Numerosi nel territorio di B. i nuraghi: Cultu, De Luca, Sassu, Elies, Frades Cordas, Giorgittu, Mallis, Maria De Riu, Murunis, Nieddu, Pabaris, Pentuma, Pischennero, S’Isteri, Santu Pedru, Taeddas, Toncanis, Ziu Marras. & PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE Il villaggio ha una struttura lineare complessa, sulle sue strade in genere larghe si affacciano le case a palattu in pietra con qualche pretesa di ` eleganza. L’edificio di maggior pregio e la chiesa di San Giorgio, costruita nel 1530 al centro del paese in forme tardogotiche, che divenne la parrocchiale e assunse grande importanza. Col tempo ` decadde per cui fu ricostruita nel pero corso del secolo XIX. Attualmente ha forme neoclassiche molto eleganti. Il territorio comprende anche alcune al` antica delle quali e ` tre chiese, la piu quella di Santa Maria, situata ai piedi del monte Pelau che fu costruita nel ` attualmente in rovina; poco 1600 ed e ` la chiesa di San Basilio, alle distante e falde del monte Pelao; edificata nel Medioevo, era la chiesa parrocchiale del villaggio di Nigor. Col tempo l’edificio ` deteriorandosi e nel 1735 crollo `; ando ` del sefu ricostruita nella seconda meta ` nuovamente colo ma per incuria ando ` semidirovinando e attualmente e strutta. Sul colle che domina l’abitato ` la chiesa di Nostra Signora di inoltre e monte Arana, costruita nel Settecento e successivamente spesso modificata. Ha una sola navata e la copertura in legno. All’esterno ha una facciata con due in` abbellita da un camgressi ogivali ed e paniletto a vela. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI La ` affimemoria delle antiche tradizioni e ` data ad alcune feste popolari; la piu ` la sagra nota si svolge a giugno ed e
` stata istituita per delle ciliegie, che e far conoscere un prodotto che molti considerano il migliore del Sassarese. ` quella che si svolge l’8 setL’altra festa e tembre in onore di Nostra Signora di Arana e dura due giorni presso l’omonima chiesetta. Vi si svolgono manifestazioni folcloristiche che attirano moltissime persone anche da altri paesi. Di ` il costume. L’abbinotevole bellezza e ` costigliamento femminile di base e tuito da una camicia di tela bianca e dalla gonna in panno giallo o rosso; sopra la camicia si indossa il busto di broccatello, sopra la gonna il grembiule di vari colori, sul capo il fazzoletto. L’at` un’evolutuale costume femminile e ` elaborato: la zione di quello antico piu camicia era ricamata, la gonna era di orbace giallo e per le spose di panno rosso; sopra la camicia si indossava il busto di broccato bianco con fiori sfumati e chiuso sul davanti da un nastro; la sposa indossava anche la giacca. Sopra la gonna il grembiule di panno nero, sul capo il fazzoletto bianco e per le spose il velo di tulle. L’abbigliamento maschile comprendeva una camicia plissettata e dei pantaloni di tela bianca. Sopra la camicia si indossavano il gilet (su cosso) di velluto nero a doppio petto chiuso con bottoni d’argento, e la giacca (su gabbanu) di orbace nero col cappuccio; sopra i pantaloni andavano il gonnellino (sas ragas) di orbace nero e le ghette dello stesso tessuto; in capo sa berritta di panno nero.
Bonnanaro, cultura di Cultura fiorita in Sardegna tra il 1800 e il 1600 a.C., ascrivibile al Bronzo antico e inquadrabile come evoluzione delle precedenti culture del Calcolitico. Essa fu uniformemente diffusa su tutto il territorio ` probabilmente dell’isola e si sviluppo dalla fusione tra gli abitanti dell’isola e portatori della cultura del Vaso campaniforme, inserendo la Sardegna in una
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Bono dimensione aperta a traffici con altre popolazioni affacciate lungo le rive del Tirreno. In questo contesto la c. di B. ` anche essere considerata come la puo fase iniziale del prenuragico: infatti, gli uomini della c. di B. furono i costruttori dei cosiddetti nuraghi a corridoio, imponenti costruzioni attraversate da corridoi e sistemate in posizioni strategiche, di cui si conservano circa 180 esempi di forma differente.
Bono Comune della provincia di Sas` montana, sari, sede della VII Comunita con 3755 abitanti (al 2004), posto a 540 m sul livello del mare, affacciato sulla media valle del Tirso dalle pendici orientali della Catena del Goceano. Regione storica: Goceano. Diocesi di Ozieri. & TERRITORIO Il territorio comunale si estende per 74,47 km2: ha forma grosso modo di un rettangolo allungato da sudest a nord-ovest e confina a nord con ` , a est Bonorva e Nughedu San Nicolo con Anela, Bultei e Benetutti, a sud con Orotelli, a ovest con Bottidda, Illorai e Bonorva. Si tratta quindi di una lunga fascia che va dalla vallata sino alle maggiori alture della zona, delle quali alcune nettamente oltre i 1000 m, come il monte Rasu, la punta de Bobore Manchinu, Sa Rocca ’e Pedra ’e Corvu ecc. Prevalentemente granitico, ma con regioni anche di natura basaltica e alluvionale, il suolo presenta parti adatte sia alla coltivazione che al pascolo, mentre sulle alture si conservano vaste aree riservate al bosco spontaneo e a quello dovuto agli impianti realizzati ` attraversato negli ultimi decenni. B. e dalla tortuosa statale 128 bis, sostituita solo in parte dalla nuova direttissima di ` stata completata, fondo valle, che non e come progettato, sino a Olbia; altre strade collegano B. con Nuoro e i paesi dell’altro versante della valle e, dalla parte opposta, col Logudoro e Sassari. ` stata smantellata la Ormai da tempo e
ferrovia a scartamento ridotto che univa Chilivani alla cantoniera del Tirso, e che aveva rappresentato un’importante via di comunicazione per questi paesi del Goceano, tuttora ostacolati ` nelle comunida isolamento e difficolta cazioni. & STORIA L’attuale centro e ` di origine medioevale, appartenne al giudicato di Torres e fu incluso nella curatoria del Goceano. Dovette essere un centro importante per il monastero che operava poco lontano dall’abitato fin dal secolo ` incluso nella XII e che attualmente e fattoria di Pellegrino Giannasi. Estinta la famiglia giudicale di Torres, il villaggio fu lungamente conteso tra i Doria e ` che gli Arborea; dopo il 1290 sembro questi ultimi avessero la meglio, ma nel 1297 i Doria, sfruttando il bisogno che Giacomo II d’Aragona aveva di alleati da coinvolgere nella conquista della Sardegna, se ne fecero riconoscere il possesso e ne ottennero l’investitura. Dopo l’arrivo degli Aragonesi, quando nel 1325 i Doria si ribellarono, il villaggio fu investito nuovamente dalle truppe del giudice d’Arborea, allora alleato dal re d’Aragona, conquistato e formalmente annesso al Regno di Sardegna. Il suo possesso, con tutto il Goceano, fu definitivamente riconosciuto al giudice d’Arborea e nel 1339 il re d’Aragona concesse a Mariano IV il titolo di conte del Goceano. Scoppiata la guerra tra Mariano IV e Pietro IV, B. fu spesso teatro delle operazioni militari e nel 1378, proprio quando il con` acuto, il re d’Aragona flitto si fece piu provocatoriamente lo incluse nei territori che aveva concesso in feudo al tra` il villagditore Valore de Ligia. In realta ` a rimanere possesso arbogio continuo rense fino alla caduta del giudicato, e dopo il 1409 fu concesso in feudo al marchese d’Oristano. Di fatto il territorio non era ancora pacificato e sembrava
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Bono dovesse cadere nelle mani del visconte di Narbona. Negli anni seguenti fu teatro di una continua guerriglia della ` Bartolo Manno per inquale approfitto vadere e devastare tutto il Goceano. ´ la situazione non era controllaPoiche bile da parte del marchese d’Oristano, ` dovesse entrare a far nel 1421 sembro parte del grande feudo concesso a Bernardo Centelles; nel 1422 Leonardo Cubello invase il territorio, sconfisse Bar` il Gotolo Manno e finalmente occupo ceano. Cosı` B. dopo anni di tribolazioni rimase in possesso dei marchesi d’Oristano che si adoperarono anche a costruirvi la parrocchiale dedicata a San Michele. Dopo la ribellione di Leonardo Alagon, alla quale i suoi abitanti aderirono entusiasticamente, il villaggio fu punito dai vincitori con estrema `. Infatti molti dei suoi abitanti severita furono deportati e venduti come schiavi ` a Majorca; il villaggio tuttavia supero questo terribile evento e prese a essere amministrato direttamente da funzionari reali; nel 1493 fu definitivamente incluso nel patrimonio reale: era ri` di 400 abitanti. dotto ad avere poco piu Dipendeva dal governatore del Goceano che si serviva di funzionari per espletare i propri compiti. Il rapporto tra i funzionari reali e la popolazione ` non fu mai tranquillo, anche perpero ´ fu lentamente modificato il sistema che di individuazione del majore che finı` per essere scelto dal governatore. Altro ` era lemotivo della crescente ostilita ` del carico gato alla eccessiva gravosita fiscale che rischiava di frenare la ripresa del villaggio. Nel secolo XVII la ` a crescere, alla popolazione comincio ` fine del secolo contava quasi 1000 unita ` si impegno ` nel migliorae la comunita mento dell’assetto del paese, oramai consapevole che B. era il capoluogo dell’intero territorio. Nel secolo XVIII la ` notevolmente, popolazione aumento
entro la fine superava ormai i 1800 abitanti. Il villaggio nel corso del secolo assunse progressivamente l’aspetto di ` , vi fu aperta una una piccola citta scuola di latino, divenne sede di impor` amministrative e giuditanti autorita ziarie, cominciarono a risiedervi funzionari, medici e avvocati, vi si cominciarono ad aprire farmacie e altri eser` anche a cizi commerciali. Comincio sperimentare il Consiglio comunitativo e il Monte granatico che contribuirono a vivacizzare la sua vita politica. Giunge opportuna la puntuale testimonianza di Vittorio Angius: «Siede in una risega del Monteraso, domina la valle, e gode d’un pittoresco ed ameno orizzonte, chiuso al terzo e quarto quadrante dalla catena del Goceano. Componesi di 655 abitazioni. Le strade sono irregolari e nella direzione e nella larghezza. La popolazjone nell’anno 1833 componevasi d’anime 2540, in famiglie 655. Nascono 90, muojono 50, si celebrano 18 matrimoni. Vivesi oltre il sessantesimo. Le malattie dominanti sono infiammazioni e febbri persistenti e periodiche. I bonesi sono coraggiosi, industriosi, di ` morali e intellettuali. buone qualita Era di questa terra il cavaliere D. Gionmaria Angioi. Le arti meccaniche di ` sono esercitate da picprima necessita col numero di persone. Le donne si occupano della tessitura, e fabbricano ` panni lani ruvidi, e lini di varia qualita in quanto basta al bisogno delle famiglie. I telai sono circa 150. La scuola nor` frequentata da 25 fanciulli. Vi male e sono istituite ancora le scuole di lingua latina e belle lettere, che potranno numerare un’egual copia di giovani. Havvi un ufficio di posta. Risiede in Bono il medico distrettuale con un chirurgo, e vi sono due spezierie. I bonesi fanno seminagione non solo dentro la circoscrizione del loro agro, ma anche nelle tenute proprie incluse nelle giurisdizioni
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Bono di Anela, Bottidda, Burgos, Esporlatu. Impiegano 150 gioghi, ognuno dei quali lavora ordinariamente per starelli 12 di grano, 5 d’orzo, escluso il lino, il canape, le civaje [legumi], onde si ha che il totale del grano seminato sia di starelli ` deli1800, dell’orzo 750. Il vigneto e zioso: le uve vi sono svariatissime, ed i vini sono molto pregiati. Coltivansi circa 300 orti, che sono irrigati da quattro ruscelli. Si ha quindi una gran copia di erbaggi, e assai se ne somministra ai vicini. Abbondasi pure di legumi, e se ne fa vendita. Le piante fruttifere sono in gran numero, e di molte specie. Vi prosperano a meraviglia gli agrumi. Si ` opera da alcuni a propagar gli olida veti, e si introducono i gelsi. La pastori` esercitata a preferenza dell’agrizia e ` sı` coltura, con poca intelligenza pero questa che quella. Mentre si annoverano agricoltori 368, i pastori non sono meno di 568. Si educano (anno 1833) circa 15 000 pecore, 2000 vacche, 2500 capre, 450 cavalle, 6500 porci. Il lucro che ricavano dalla vendita dei formaggi, che sono molto stimati, e dei ` del porci, in anno di molta fertilita ghiandifero, persuadono ai bonesi d’esser piuttosto pastori, che agricoli. E ve` estesa agricoltura non ramente una piu sarebbe per essi ugualmente fruttuosa, ` stanti come stanno le cose. Il porto piu ` distante circa ore 15, e cio ` che e ` vicino e peggio le strade sono difficilissime. ` scarsa la cacciagione dei daini, Non e cinghiali, lepri, volpi, e anche delle martore. Vi si trovano quasi tutte le specie dei volatili stazionarii o passeggieri, e sono numerosissime». Sin dal 1821 B. era stato incluso nella provincia di Nuoro come capitale di mandamento: ne fece parte fino al 1848, anno in cui la provincia fu trasformata in divisione amministrativa. Abolita nel 1859 la divisione, fu incluso nella provincia di Sas` dell’Ottocento sari. Nella seconda meta
` , sorretta da una fiorente la comunita economia agricola e dalle prime inizia` a cretive imprenditoriali, continuo ` i 3200 scere e alla fine del secolo tocco abitanti. Negli ultimi decenni del secolo risentı` della grande crisi economica che colpı` la Sardegna ma seppe reagire. Agli inizi del Novecento la sua popolazione riprese a crescere; nel 1928 ebbe aggregato come frazione il ` , per le vivillaggio di Bottidda che pero vaci proteste dei suoi abitanti, riacqui` l’autonomia nel 1933. Nel secondo sto dopoguerra il tessuto socio-economico ` ulteriormente modificato e andi B. si e ` stato inveche il tessuto urbanistico e stito da una profonda azione di rinnova` la sua popolamento; dopo il 1960 pero zione ha preso a diminuire e un buon ` emigrato. numero dei suoi abitanti e & ECONOMIA L’economia e ` ancora fondata in parte, come era stato sempre in passato, sull’agricoltura e soprattutto ` venuto a mano sull’allevamento, che e a mano crescendo; ma i bonesi vivono ` terziarie, sooggi anche delle attivita prattutto a carattere commerciale, che sono legate al ruolo di piccolo capoluogo che il paese riveste nei confronti ` in funzione di tutti quelli circostanti. E anche un albergo con 18 posti letto e ristorante. Artigianato. Sono ormai poche le tracce dell’artigianato tessile un ` artempo molto diffuso; oggi le attivita tigianali sono soprattutto quelle legate ` edilizia, cui si uniscono all’attivita quelle legate alla manutenzione e riparazione dei mezzi agricoli e stradali. ` collegato meServizi. Il paese, che e diante autolinee agli altri centri della provincia, dista da Sassari 78 km. Dispone di guardia medica, medico, farmacia, scuola dell’obbligo e scuola secondaria superiore, Biblioteca comunale e di 2 sportelli bancari. & DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 3904 unita
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Bono di cui stranieri 18; maschi 1872; femmine 2032; famiglie 1211. La tendenza complessiva rivelava una lieve diminuzione della popolazione, con morti per anno 43 e nati 43; cancellati dall’anagrafe 72; nuovi iscritti 54. Tra gli indicatori economici: depositi bancari 37 in miliardi di lire; imponibile medio IRPEF 14 966 in migliaia di lire; versamenti ICI 1440; aziende agricole 315; imprese commerciali 187; esercizi pubblici 29; esercizi all’ingrosso 2; esercizi al dettaglio 92; ambulanti 5. Tra gli indicatori sociali: occupati 1016; disoccupati 186; inoccupati 252; laureati 56; diplomati 358; con licenza media 1373; con licenza elementare 1170; analfabeti 137; automezzi circolanti 1299; abbonamenti TV 971. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il suo territorio conserva numerosi nuraghi (Arisani, Badde Cerchi, Badde ’e Soriana, Biloto, Calitennero, Cannedu, Coronaieri, Culilughe, Ferulas, Juanne Ru, Muselighes, Pedra Crapida, Restiddi, Rupisarcu, S’Arza Perozzi, Sas Coas, Sas Doppias, Seddei, Temuile) e le domus de janas di Sos Furrighesos. Il ` interessante e ` proprio complesso piu quello di Sos Furrighesos: si tratta di un certo numero di tombe scavate nella trachite, alcune hanno una cella, altre due celle comunicanti tra loro. Dei nu` interessante e ` merosi nuraghi il piu quello di Badde Cerchi: si tratta di un complesso polilobato del quale sono individuabili alcune torri e ampi cortili recintati da bastioni. & PATRIMONIO ARTISTICO, CULTURALE E AMBIENTALE Il tessuto urbanistico ` sviluppato in modo raziodel villaggio e nale attorno alla strada principale e a ` arricchito da aldue ariose piazze ed e cune belle fontane e da alcuni pretenziosi palazzi ottocenteschi che denunciano la sua aspirazione a divenire pic` . Tra gli edifici piu ` significacola citta
` la chiesa parrocchiale di San Mitivi e chele Arcangelo: affacciata su una bella piazza, fu edificata nel centro storico tra la fine del secolo XVI e gli inizi del XVII in forme tardogotiche, romaniche e rinascimentali, un misto che risponde al gusto eclettico dell’architettura religiosa del tempo. Ha un’unica navata sulla quale si affaccia una capilla mayor a forma quadrata con volte a crociera. Successivamente, in corrispondenza delle campate della navata, vennero aperte cappelle laterali con ` in conci di volta a botte. La facciata e ` arricchita da un amtrachite rosata ed e pio rosone con colonnine; all’interno conserva un prezioso calice d’argento di periodo giudicale e una gigantesca statua del santo titolare ritenuta molto antica; altre suppellettili di valore purtroppo furono asportate dalle truppe reali in occasione dei fatti del 1796. Molto importante, alle falde del monte Rasu, quel che resta del primo insediamento dei Francescani nell’isola, fondato da un allievo del santo di Assisi, ` del Giovanni Parenti, nella prima meta Duecento. Oggi rimane la chiesa, inglobata negli edifici che si trovano al centro della tenuta fondata dall’imprenditore emiliano Pellegrino Giannasi. Al` tro complesso di grande suggestione e costituito dalle cinque Chiese del Campo; si tratta di un complesso di cinque chiese (San Nicola di Bari, Sant’Ambrogio, Santa Barbara, San Gavino e Santa Restituta) che sorgono a poca ` Lordistanza l’una dall’altra in localita thia dove si suppone che nel Medioevo fosse il villaggio omonimo, poi abbandonato dagli abitanti, che confluirono a B. Quella di San Gavino fu costruita in ` forme romaniche nella seconda meta del secolo XII ed era la parrocchiale dello scomparso villaggio; ha un impianto a una sola navata completata ` dall’abside semicircolare; la facciata e
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Bono ` , realizzata interadi grande semplicita mente in cotto. San Nicola di Bari fu costruita tra il secolo XV e il XVII con im` pianto a una sola navata; all’esterno e interamente intonacata di bianco, colore che contrasta con il celeste degli ` sormontata da un infissi; la facciata e campanile a vela e sul lato sinistro si aprono alcune cumbessı`as. Anche Sant’Ambrogio risale al secolo XV: ha impianto a una navata completato dal presbiterio e facciata molto semplice. Santa Barbara fu costruita sulle rovine di un nuraghe e risale al secolo XV; anche questa chiesa ha un impianto a ` un’unica navata, mentre la facciata e sormontata da un campanile a vela. Santa Restituta, l’ultima delle chiese del Campo, risale al secolo XV; ha un impianto a una navata completato dal presbiterio; all’interno custodisce un altare ligneo del secolo XVII. L’edificio maggiormente legato alla storia mo` la chiesa di San Raiderna del paese e mondo, che sorge poco distante dalla chiesa di San Gavino; posta su un colle che guarda il monte Rasu, testimonia del suo passato glorioso ospitando tutti gli anni la festa della zucca. Tra le molte bellezze naturali del territorio vanno annoverate le vaste foreste demaniali ricche di specie botaniche rare. Magni` la localita ` di Sos Nibeddos che fico sito e ` estesa concentrazione conserva la piu di alberi di tasso esistente in Italia. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Momento significativo che si riallaccia alle tradizioni del recente glorioso passato ` la festa della zucca che si svolge il 31 e agosto in onore di San Raimondo Non` legata al rinato. La celebrazione e cordo della vittoria riportata dagli abitanti di B. nel 1796 sulle truppe del re durante i moti antifeudali. Il suo nome deriva dalla zucca di grandi proporzioni che viene posta su un carro trainato da buoi e portata in processione
accompagnata da gruppi in costume e suonatori di launeddas fino alla chiesa parrocchiale. Subito dopo si svolge una sfrenata corsa di cavalli e la zucca, data ` poi train premio all’ultimo arrivato, e sportata alla chiesa di San Raimondo e fatta rotolare dalla collina tra il divertimento degli astanti; al termine della corsa la zucca si sfracella, e i suoi pezzi stanno a ricordare la fine che fecero le truppe reali vinte dai contadini in rivolta. Il villaggio conserva ancora memoria del suo prezioso costume. L’abbigliamento femminile comprende la camicia di tela bianca scollata e guarnita di pizzo; sotto la camicia viene indossato un corpetto di tela (sa camisolla) arricchito da un pizzo che compare civettuolo dalla scollatura della camicia; ` plissettata, conla gonna (sa unnedda) e fezionata con orbace o con panno nero, e si conclude con una balza di seta viola o rosso vino. Sopra la camicia viene indossato il busto (s’imbustu) double face: ` in broccato con bordo di da una parte e velluto e ricamo di filo d’oro, dall’altra di velluto blu con ricami di filo d’oro e bordo di seta viola; quindi la giacca di panno rosso con le maniche di velluto di seta ciliegia scuro rifinite di seta viola e aperte per consentire la fuoruscita della camicia. Sopra la gonna il grembiule (sa farditta) di raso viola o rosso ricamato; sul capo il fazzoletto di seta bianca. L’abbigliamento maschile comprende la camicia di tela plissettata, con collo e polsini ricamati; i calzoni di tela molto larghi; sopra la camicia si indossano il gilet, in panno nero a doppio petto con due file di bottoni, e la giacca molto ampia dello stesso tessuto; sui pantaloni il gonnellino di orbace o di panno nero, e le ghette dello stesso tessuto; completa l’abbigliamento maschile sa berritta di panno nero.
Bono, Salvatore Storico (n. Tripoli 1932). Dopo aver conseguito la laurea
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Bonorva ha intrapreso la carriera universitaria. ` professore di Storia e Attualmente e ` istituzioni dell’Africa presso la Facolta ` di di Scienze politiche dell’Universita Perugia. Ha dedicato un articolo a L’incursione dei corsari tunisini a Carloforte e il riscatto degli schiavi carolini 17981803, ‘‘Africa’’, 5, 1960.
Bonocore, Ursino Pittore (Napoli, sec. XVI-Cagliari 1612). Si stabilı` a Cagliari ` con notevole sucnel 1568 e vi opero ` prestigio e consideracesso. Acquisto zione, facendosi sempre pagare profumatamente. Nel 1611 fu arbitro di una controversia tra Perez e Castagnola.
Bonorchis Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato di Arborea, compreso nella curatoria del Barigadu. Dopo la caduta del ` a far parte giudicato d’Arborea entro del Regnum Sardiniae, ma la sua popolazione tenne un atteggiamento ostile nei confronti dei vincitori fino a che ` a Leonardo Cubello. nel 1412 B. passo Ormai la popolazione era molto diminuita; fu abbandonato definitivamente ` del secolo. nella prima meta
Bonorva Comune della provincia di ` monSassari, sede della V Comunita tana, con 3976 abitanti (al 2004), posto a 508 m sul livello del mare, nel pendio che separa l’altipiano di Campeda dalle colline del Logudoro. Regione storica: Costavall. Archidiocesi di Sassari. & TERRITORIO Il territorio comunale, che si estende per 149,55 km2, ha forma allungata da oriente a occidente e confina a nord con Giave, Torralba, Mores e ` , a est con Bono e Nughedu San Nicolo Illorai, a sud con Bolotana e Macomer, a ovest con Semestene e Cossoine: un’ampia fascia di territorio che ha al meri` elevate (che non dione le sue parti piu ` adatte all’allevasuperano i 600 m), piu mento del bestiame, mentre a settentrione si stende una regione di colline, con al centro la piana di Santa Lucia,
che si prestano anche per l’agricoltu` , come in tutta ra.La natura del suolo e questa regione, misto di terreni calcarei e di rocce di origine vulcanica (a ` legata la sorgente di acque miqueste e nerali, sfruttata appunto nella piana di Santa Lucia di cui porta il nome). B. si trova a brevissima distanza dalla superstrada Cagliari-Sassari, alla quale si collega con una breve traversa che continua poi verso l’interno, stabilendo il collegamento con Giave, Torralba e i ` anche uno dei paesi del Goceano. B. e pochissimi paesi del nord Sardegna ad avere al suo interno una stazione della linea ferroviaria Cagliari-Chilivani.
Bonorva – Sant’Andrea Priu. Le tombe della ` grande necropoli furono riutilizzate in eta protocristiana.
STORIA Il villaggio ha origini antiche, in epoca romana l’abitato sorgeva ` della strada consolare; in in prossimita epoca del tardo Impero e altomedioevale la necropoli di domus de janas di Sant’Andrea Priu venne riutilizzata come luogo di culto cristiano, e infatti nella tomba detta del Capo sono stati trovati affreschi di carattere religioso. L’attuale centro abitato faceva parte nel Medioevo del giudicato di Torres ed era compreso nella curatoria del Costavall i cui territori da tempo immemorabile appartenevano alla famiglia Malaspina. Dopo l’estinzione della famiglia giudicale essi lo compresero nello stato feudale che formarono unificando tutti &
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Bonorva i loro possedimenti in Sardegna. I Malaspina li amministravano congiuntamente servendosi come punti di riferimento di Bosa e del castello di Osilo, e avevano un buon rapporto con i vassalli ` continuarono a conserle cui comunita ` vare le loro magistrature. Nel 1308 pero Franceschino e Corrado Malaspina di Villafranca cedettero in pegno ai giudici d’Arborea il Costavall e cosı` B. si ` inserito in una nuova realta ` . In setrovo guito essi, dopo essersi dichiarati vassalli del re d’Aragona per i territori che possedevano in Sardegna, tentarono inutilmente di riavere il territorio, che ovviamente il giudice d’Arborea non aveva nessuna intenzione di rendere. Quando nel 1325 essi si schierarono con i Doria che si erano ribellati, le loro speranze di recuperare B. e il Costavall tramontarono definitivamente e nel 1328 il re ne investı` il giudice d’Arborea suo alleato. Cosı` B. e il Costavall entrarono a far parte del giudicato d’Arborea; scoppiata la guerra tra Arborea e Aragona, il villaggio soffrı` notevoli ` di investirne danni e nel 1378 il re tento il traditore Valore de Ligia, ma senza ´ le popolazioni contisuccesso perche nuarono a rimanere legate al giudicato d’Arborea. Dopo la battaglia di Sanluri ` nelle mani del viil territorio passo sconte di Narbona che lo tenne fino al ` formalmente a 1420, anno in cui entro far parte del Regnum Sardiniae. Il vil` nel 1421 fu compreso nel laggio pero grande feudo concesso a Bernardo Centelles; nella prima fase del regime feu` a mantenere alcuni dale B. continuo privilegi tra cui quello di eleggere il majore nell’assemblea dei capifamiglia; nel 1439 i Centelles lo inclusero nella parte dei territori che furono ceduti a Salvatore Cubello, loro cognato, come indennizzo per la mancata corresponsione della dote della moglie. Quest’ultimo, una volta divenuto marchese
di Oristano, nel 1463 lo incluse nel mar` noto il grande feudo fu chesato. Come e confiscato al ribelle Leonardo Alagon nel 1477, e B., insieme al vicino e decadente villaggio di Rebeccu, fu concesso nel 1480 a Enrico Henriquez che unı` i due villaggi al suo feudo del Meilogu: aveva allora una popolazione di circa 480 abitanti.
Bonorva – Una necropoli preistorica a domus de janas e` scavata nelle pareti calcaree fra cui scorre il rio Mulino.
Nel 1506 gli eredi dell’Henriquez vendettero il feudo ad Alfonso Carrillo che lo unı` a quanto possedeva nel Meilogu. I suoi discendenti introdussero nel corso del secolo XVI alcuni nuovi tributi che ` pesante la condizione dei resero piu ` , per far fronte al vassalli; nel 1578, pero pagamento dei loro debiti nei confronti del fisco, staccarono nuovamente B. e il Costavall dal Meilogu e vendettero il `. I nuovi feuterritorio a Gerolamo Leda datari abolirono i privilegi di cui go` controllando direttadeva la comunita mente l’individuazione del majore e aumentarono ulteriormente il carico fiscale. Nel 1630 ottennero il titolo di conti di B. e avviarono la trasformazione del paese in un piccolo capo` nel 1658. La sucluogo: si estinsero pero cessione nel feudo fu disputata tra due cugine dell’ultimo conte, Giovanna Manca moglie di Giovanni Battista Tola e Maria Manca moglie di Salvatore Ay-
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Bonorva merich. Dopo lungo contendere il vil` ai Tola che ne fecero la laggio passo sede di governo anche del feudo di Pozzomaggiore da loro posseduto; cosı` ` del secolo XVII a B. nella seconda meta ebbe sede anche il tribunale baronale e la sua importanza crebbe unitamente ` a conalla sua popolazione che arrivo ` di 1500 abitanti entro la fine del tare piu secolo. A B. finirono per risiedere anche tutti gli altri funzionari baronali e molti membri di famiglie di nobili rurali proprietarie di grandi estensioni di terra e di numerose greggi; spesso ` nel corso del secolo la tranquillita ` pero ` fu turbata dalle liti per della comunita il controllo dei pascoli, alcune delle quali sfociavano in terribili vendette che costavano la morte di molte persone e l’uccisione di centinaia di capi. Estinti i Tola nel 1701, il feudo fu ereditato dagli Amat del ramo di Villarios. Il ` con i nuovi rapporto della comunita ` pacifico: la popofeudatari non fu pero ` lazione nel corso del secolo XVIII tento ripetutamente di non pagare i tributi ` nei neocostituiti Consifeudali e trovo glio comunitativo e Monte granatico gli strumenti per condizionare in modo crescente il potere del feudatario. Cosı`, quando nel 1795 scoppiarono i moti antifeudali, anche gli abitanti di B. insorsero distruggendo alcuni edifici dell’amministrazione baronale. Il villaggio nel 1821 fu incluso nella provincia di Alghero come capoluogo di mandamento. Per questo periodo abbiamo la puntuale testimonianza di Vittorio Angius: «Estendesi l’abitato da levante a ponente passi 500, con una larghezza di 250. Nella parte superiore le strade sono piuttosto regolari e larghe. La si` alle falde del suddetto tuazione e monte, che lo protegge dai venti au` distante dalla strada strali e siroccali. E centrale due quarti di miglio. Non si sa ´ la linea della medesima capire perche
non siasi tirata su per lo paese in retta a Torralba, col risparmio d’un lavoro di forse due miglia. Nessun’arte, di quelle che vi si esercitano, si potrebbe dir fiorente. Non pertanto devonsi i bonorvesi ` e industria. La lodare di molta attivita maggior parte sono applicati all’agricoltura, ed alla pastorizia; i rimanenti lavorano in qualche mestiere, e tra gli ` numerosi i ferrari, che altri sono piu portano in vendita le loro opere ad altri paesi, e le espongono in tutte le fiere. Le donne tessono tele e panni foresi [or` le piu ` belle bace] di molta durata: pero manifatture di tal genere sono le coperte da letto, ed i tappeti variamente figurati. Dal censimento parrocchiale (anno 1833) si conosce constare la popolazione di anime 5100, distribuite in 1225 famiglie. L’ordinario numero dei ` di circa 25, le nascite giunmatrimoni e gono a 160, le morti a 100, la vita si suol ` non sono rari prolungare ai 65, pero quelli che valicano il novantesimo. Le ` frequenti malattie sono la pleuripiu tide, i dolori reumatici, e le terzane, le ` di benignisquali monstransi nei piu ` attiguo simo carattere. Il cimitero e ` pero ` sono sealla parrocchiale; i piu polti nelle casse sotto il pavimento della chiesa. L’aria sentesi spesse volte infetta. Si suol seminare di grano starelli 6125, d’orzo 2044, di granone 350, di fave 1750, assai meno di veccia, di pi` se selli, e fagiuoli bianchi, di ceci pero ne sparge starelli 525. Non si gustano ancora le patate. Il bestiame apparte` calnente a’ proprietari bonorvesi puo colarsi in 37 mila capi, da classificarsi e dividersi in circa 4000 cavalle rudi, in 250 cavalli e cavalle domite, in 2000 buoi d’aratro, in 2500 vacche rudi, in 100 vacche ‘‘mannalite’’, o domestiche, in 24 000 pecore, in 2350 capre, in 300 giumenti, in 3500 porci. Non si hanno ` la copia del selcapanne fisse. Molta e vaggiume, cinghiali, daini, lepri. Varie
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Bonorva e numerose le specie de’ volatili, principalmente pernici, colombi, tordi, beccacce, piche, falchetti, avvoltoi, anitre ` cana ecc. Sono nel campo presso la la ` di (confine) delle acque stagnanti, pero poca considerazione, dove oltre la suddetta sono altre specie di acquatici. Alcuni vivono della caccia come mestiere. ` molti cani, e v’ha taluno Nutrono percio ` di dodici. che ne guida e governa piu `, e Sono questi animali di molta abilita possono ancora attaccare e fermare tori indomiti, e cavalli eziandio, addentandoli nelle narici. In gran numero sono le sorgenti di questo territorio, molte abbondantissime, la maggior parte perenni, e alcune mancanti. Vi sono acque termali, e come pare anco minerali, le quali trovansi nel campo scoppianti da ` parti in molta vicinanza le une dalle piu altre. Sono assai disgustose a beversi, e di varia temperatura dal freddo a un gran calore. Dicesi siano state analizzate in Cagliari, ma non si sa di certo il risultamento. I paesani le denominano sa funtana sansa». Dopo il riscatto dei ` a essere incluso nella feudi B. continuo provincia di Alghero fino all’abolizione delle province. Cosı` nel 1848 fu compreso nella divisione amministrativa di Sassari e dal 1859 nella provincia di ` a Sassari. La sua economia continuo prosperare e nel corso del secolo alle ` se ne aggiunsero altradizionali attivita cune altre dal carattere marcatamente imprenditoriale; nel 1875 il villaggio di Rebeccu le fu aggregato come frazione. ` Alla fine dell’Ottocento il paese supero ` la crisi economica con molta facilita che aveva investito la Sardegna e la sua ` a crescere arripopolazione continuo vando nel 1951 ai 7500 abitanti. In se` anche B. soffrı` del fenomeno guito pero ` dei dell’emigrazione e quasi la meta ` il villaggio alla risuoi abitanti lascio ` sicure. cerca di condizioni di vita piu & ECONOMIA La sua economia e ` basata
sull’agricoltura, in particolare la produzione di cereali e la viticoltura; vi sono sviluppati anche l’allevamento dei bovini e la pastorizia ovina e caprina, rinomata la produzione dei formaggi della Latteria Sociale Cooperativa. Vi operano anche uno stabilimento per la produzione delle acque minerali, altri piccoli impianti manifatturieri e ` commerciale; un una discreta attivita agriturismo e un ristorante. Artigianato. Antica nel paese la tradizione dell’artigianato del ferro: un tempo le creazioni dei ferraioli bonorvesi erano conosciute in tutto il territorio circo` di grande prestigio stante; altra attivita era la tessitura in particolare delle coperte e dei magnifici tappeti. Servizi. Il ` collegato mediante autolipaese, che e nee agli altri centri della provincia e alla rete ferroviaria regionale, dista da Sassari 78 km. Dispone di guardia medica, medico, farmacia, scuola dell’obbligo, scuola secondaria superiore, Biblioteca comunale e sportello bancario. & DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 4187 unita di cui stranieri 1; maschi 2064; femmine 2123; famiglie 1602. La tendenza complessiva rivelava una netta diminuzione della popolazione, con morti per anno 56 e nati 32; cancellati dall’anagrafe 75; nuovi iscritti 29. Tra gli indicatori economici: depositi bancari 46 in miliardi di lire; imponibile medio IRPEF 13 843 in migliaia di lire; versamenti ICI 2222; aziende agricole 318; imprese commerciali 249; esercizi pubblici 31; esercizi all’ingrosso 1; esercizi al dettaglio 81; ambulanti 9. Tra gli indicatori sociali: occupati 1310; disoccupati 145; inoccupati 332; laureati 78; diplomati 500; con licenza media 1260; con licenza elementare 1420; analfabeti 211; automezzi circolanti 1628; abbonamenti TV 1313.
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Bonorva – La necropoli preistorica di Sant’Andrea Priu: venti domus de janas, ` importante e` detta ‘‘tomba del Capo’’. la piu & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il suo territorio fu popolato continuativamente fin dalla preistoria, come dimostrano il recinto megalitico di Funtana Sansa, le numerose domus de janas (Sant’Andrea Priu, Santu Larentu, Zuffinu), la fonte sacra di Lumarzu, i numerosissimi nuraghi (Arvos, Arzolas, Bachis Lai, Badde Arghentu, Boltolu, Cagai, Coa Nuraghe, Contra Austinu, Cuiaru, Erettu, Faraone, Frailes, Frusciosu, Funtana ’e Chercu, Giudeo, Ispinalva, Iuanne Oghene, Lezzeri, Mandra Sa Giua, Marchiddu, Monte Ariadu, Monte Caloia, Monte Cheia, Monte Donna, Monte Giove, Monte Longu, Mura ’e Piscamu, Mura Russu, Muru ´ , Oes, Pizzinnu, Muschesus, Nurape Oro, Pazza, Pedra Peana, Pischinalba, Presone, Puttu de Inzas, S’Abbasantera, Sa Costa ’e Sa Baiane, S’Ena ’e Leperes, Sa Sea, Sambinzu, Sant’Elena, Sidaro, Silichinus, Spadalzu, Suelgiu Giobados, Su Fraile, Sulzu, Su Respisu, Tanca ’e Su Monte, Tinnura, Tintinnos, Traba Aiana, Tres Nuraghes), i recinti megalitici (Alvanzales e Fonte Sanna) e i numerosi reperti romani. Significa` il tivo dal punto di vista archeologico e complesso di San Simeone: situato sul pianoro di Su Monte, a 650 m sul livello del mare, comprende diversi monu-
` menti che documentano la continuita ` nudell’insediamento umano dall’eta ragica al Medioevo. Vi si trovano infatti un complesso di otto recinti (muras), i ` noti dei quali sono Baddadolzu, S’Ipiu ligheddu, Mura Cariasa Tilipera e Aeddo. Essi sono costituiti da poderose muraglie, alte mediamente 2 m e spesse 2,5, hanno un circuito a forma tondeggiante o trapezoidale cui si accede da un ingresso strombato di sezione rettangolare. I recinti sono poco distanti tra loro e strategicamente collegati; sono ormai attribuiti all’Eneolitico (2300-2100 a.C.) e non al periodo nuragico. Essi sono dominati dai ruderi del nuraghe polilobato di Su Monte. Secondo una tradizione non documentata i recinti sarebbero stati teatro dell’ultimo episodio della resistenza dei Sardi ai Cartaginesi. Poco distante, ai bordi del pianoro, sorge la fortezza punica di San Simeone, costruita nel secolo Va.C. con funzioni di difesa dalle incursioni delle popolazioni vicine; la fortezza fu utilizzata anche in epoca romana. Ne restano solo due torri e pochi resti di muraglie e di altri locali. Accanto alle muras sono infine i resti del villaggio medioevale di Sanctus Simeon (=) e della chiesa dedicata al santo che probabilmente ne fu la parrocchiale. L’edi` parzialficio aveva una sola navata ed e mente in rovina. Spettacolare e bellis` poi il complesso di Sant’Andrea simo e Priu, costituito da circa 20 domus de janas prenuragiche e attribuibili al periodo neo-eneolitico tra il 3000 e il 1800 a.C., e situato nella piana non distante dalla chiesa di Santa Lucia. Si tratta di ambienti scavati nella roccia; ciascun ` ambienti collegati ipogeo consta di piu tra loro secondo schemi differenti. Tra ` quella denominata ` belle domus e le piu ‘‘tomba del Capo’’, costituita da ben 18 ambienti tra cui un atrio semicircolare e due vani con pilastri, tutti collegati tra
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Bonorva ` decorato con dipinti e loro. L’ipogeo e graffiti e fu utilizzato continuativamente per millenni. Lo stesso com` paleocristiana fu utilizzato plesso in eta come chiesa rupestre e decorato con affreschi le cui tracce si notano ancora. In seguito il complesso sarebbe stato abitato da monaci benedettini che entro il secolo X avrebbero scavato un’abside dando alla chiesa un carattere organico. L’antico ipogeo trasformato in complesso monastico rupestre (Su cunventu) sarebbe stato utilizzato fino al secolo XIII.
Bonorva – La grande roccia detta ‘‘il toro’’: gli archeologi discutono ancora se sia una formazione naturale o opera dell’uomo. & PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE Il centro storico del villaggio conserva ancora l’assetto tradizionale con le antiche strade sulle quali si affacciano le case in pietra del tipo a palattu, alcune delle quali di grande eleganza. ` la chiesa Centro di questo complesso e di Santa Maria Maggiore, parrocchiale costruita da artigiani locali a partire dal 1582 in forme miste che si richiamano al gotico e allo stile classico; l’edificio fu completato nell’arco di un tren` di Jacopo Pastennio grazie alla volonta samar che allora era parroco e fu consacrato nel 1614. Ha una sola navata a campate scandite da archi a sesto acuto sorretti da alti pilastri; sulla navata si aprono le cappelle laterali e l’abside
quadrata con ricca volta a crociera. ` riccamente ornato da forL’interno e melle intagliate disposte a scacchiera; ` semplice ed elegante. A la facciata e breve distanza dalla chiesa sorge il campanile in stile gotico e sulla stessa piazzetta si affaccia un pretenzioso palazzotto che conserva alcuni elementi goticheggianti. Il paese conserva anche la chiesa di San Giovanni, costruita nel secolo XVII addossata a una chiesetta ` antica che venne trasformata in sapiu crestia. Ha l’interno a una navata e custodisce un altare e il pulpito lignei del secolo XVII, riccamente intagliati. Il complesso della chiesa e convento di Sant’Antonio, costruito nel secolo XVII ` di discreta suggestione; accanto nele ` stato ospil’edificio dell’ex carcere e tato il Museo civico archeologico che contiene in unico percorso la documentazione archeologica della evoluzione del territorio con reperti provenienti ` importanti; di particolare dai siti piu rilievo la collezione di miliari romani rinvenuti nel vasto territorio. Altra in` quella di Santa Luteressante chiesa e cia: situata a breve distanza dalla necropoli di Sant’Andrea Priu, fu costruita nel secolo XIII in forme romaniche e successivamente modificata con lavori che ne hanno alterato la struttura. Ha l’impianto a una sola navata. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Nulla dell’antico patrimonio di credenze e di ` rimasto se non nella memoria dei usi e ` anziani della comunita `. membri piu Fino agli inizi del Novecento era diffusa la pratica dell’attitidu per i defunti e l’usanza di percuotersi per esprimere il proprio dolore che spesso costringeva le vedove a starsene per diversi giorni a letto per smaltire le conseguenze di questo comportamento; gli uomini invece spesso mantenevano la camicia che indossavano nel giorno del decesso
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Bonorzuli del familiare fino a quando la stessa non cadeva lacera.
vino e guarnito con perline dorate, la giacca (su corittu) a bolero di velluto ricamato a fiori e guarnito di perline; sopra la gonna il grembiule (sa falditta) di seta color crema ricamato a fiori; sul capo il fazzoletto (su muncaloru) dello stesso tessuto del grembiule. L’abbigliamento maschile comprende la camicia plissettata, guarnita da un ricco pizzo, e i calzoni di tela grezza. Sopra la camicia si indossa la giacca (sa zamarra) di panno rosso rifinita di velluto nero o blu, a doppio petto e chiusa da due file di bottoni d’oro; sopra i calzoni il gonnellino (sas ragas) di orbace nero orlato di panno rosso e le ghette dello stesso tessuto, anch’esse orlate di rosso. Sul capo sa berretta di dimensioni minori del solito, tanto che i bonorvesi sono chiamati scherzosamente berritticultzos, ‘‘dalla berretta corta’’.
Bonorva, contea di Feudo costituito nel 1623 per la famiglia Tola. Oltre Bonorva, che ne divenne il capoluogo, il feudo comprendeva i villaggi di Semestene e di Rebeccu. All’estinzione dei Tola il feudo fu ereditato dagli Amat del ramo di Villarios e alla loro estin` alla famiglia Patrizi. zione passo
Bonorva – La facciata della parrocchiale ` di Maria (1606) da ` vita dedicata alla Nativita a uno stile ‘‘provinciale’’ mescolando romanico e gotico aragonese.
Bonorzuli Antico villaggio che sorgeva Altre superstizioni e magie governavano nascite, matrimoni e altri momenti significativi della vita. Vi era poi la credenza che alcune vecchiette si potessero spostare nella notte guidate dai morti. Se questo mondo dominato dalla ` scommagia e dalla superstizione e ` conserva invece parso, la comunita l’uso del costume nelle occasioni festive. L’abbigliamento femminile comprende una camicia di tela bianca dalla pettina ricamata e rifinita col pizzo e la gonna plissettata, di panno rosso arricchito da una balza di broccato di seta. Sopra la camicia si indossano il busto (s’imbustu) di broccato e seta bianca con fiori di seta, bordato di velluto rosso
nelle campagne di Mogoro. Di origini ` svilupprobabilmente romane ando ` di Neapolis si pandosi dopo che la citta ` a causa delle incursioni saraspopolo cene; nel Medioevo era compreso nel giudicato d’Arborea e dava il nome all’omonima curatoria, della quale a partire dal secolo XI fu il capoluogo. Dopo la caduta del giudicato d’Arborea nel ` a far parte del Regnum Sar1410 entro diniae; con tutta la curatoria era conteso dai marchesi d’Oristano e dai Car`, non fidandosi roz d’Arborea; il re, pero ` a farlo di Leonardo Cubello continuo amministrare da funzionari reali. ` a far parte dei Prima del 1430 B. entro territori che furono donati a Eleonora
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Bonorzuli ` sposa a BerenManrique quando ando gario Bertran Carroz. Cosı` il villaggio fu compreso nella contea di Quirra. I nuovi feudatari lo trascurarono e B. co` a spopolarsi. Le cose non cammincio biarono quando nel 1511, con la morte della contessa Violante II, i Bertran Carroz si estinsero e Quirra fu ereditata dai Centelles. Oltre al disinteresse dei nuovi feudatari, B. per tutta la prima parte del secolo XVI e in particolare nel 1527 fu devastato a causa delle frequenti incursioni di corsari barbareschi che tormentarono la regione. Il villaggio decadde e i suoi abitanti cominciarono a trasferirsi a Mogoro. Entro il ` completamente. 1584 si spopolo
` in pensione. fino al 1947, quando ando ` di problemi archeologici e Si interesso filologici. Tra i suoi scritti: Notizie filologiche su i fenici in Sardegna, 1909; Battaglia di Imera, 1909; Briciole. Saggi critici, 1909; Per la consacrazione di mons. Emanuele Virgilio a vescovo d’Ogliastra, 1910; Sotto il cielo d’Oriente. Viaggio in Terra santa, 1934; Nell’isola dei nuraghi, 1942; Nel vortice dell’uragano a Cagliari durante e dopo i bombardamenti aerei 1940-45, 1946; Un grande vescovo di Ogliastra mons. Virgilio, 1948; Foglie d’autunno, 1948; Titolo commemorativo di Tharros, ‘‘Studi sardi’’, XII-XIII, 1955; Grazia Deledda nella sua opera, ‘‘L’eco del regionale’’, XI, 7-8, 1959.
Bonorzuli, curatoria di Antica curato-
Bonu, Raimondo Storico (Ortueri 1890-
ria del giudicato d’Arborea. Cuore della disciolta diocesi di Terralba, si stendeva a sud del Campidano di Simaxis: confinava col mare, il Parte Montis e il Colostrai. Aveva una superficie di 279 km2 e comprendeva i villaggi di Arcidano, Bonorcili che ne era il capoluogo, Terralba, posta sulle rive dello stagno di Sassu e sede del vescovo, Uras e Zuradili. Territorio fertile e ben coltivato, subı` i danni della guerra tra Arborea e Aragona e successivamente delle frequenti incursioni dei corsari nordafri` spopolandosi e, come scrive cani. Ando il Fara nella sua Corographia, rimase «abbattuto al suolo, e ricoperto di erbe, rovi e cespugli».
Oristano 1981). Fratello del precedente, ` i suoi studi a Cagliari dove fu completo ordinato sacerdote nel 1916. Nel 1917 si ` in Teologia e negli anni seguenti laureo fu parroco in alcuni paesi del Mandrolisai e della Barbagia; nel 1933 fu nominato parroco di Gadoni, dove rimase fino al 1947, anno i cui si stabilı` a Oristano per insegnare in Seminario. Ricoperse numerosi incarichi diocesani e fu ` nominato canonico arborense. Dedico buona parte del suo tempo ad accurate ed erudite ricerche sui paesi della diocesi e sugli scrittori sardi, ricevendo importanti riconoscimenti in Italia e all’estero; nel 1970 ottenne la medaglia d’oro dell’Accademia delle Scienze di Roma. I suoi articoli e i suoi saggi sono numerosissimi (una delle bibliografie ` recenti ne ha ricordati 123). sarde piu ` notevoli e ` la lunga Una delle fatiche piu serie di articoli dedicati a singoli paesi della Sardegna, gran parte dei quali distesi in un arco temporale che va dal 1936 (un primo opuscolo su Tonara) al 1975, sotto il titolo Notizie di dati storici sulla parrocchia di ciascun centro, pubblicati di volta in volta sui quotidiani o sui periodici con cui collaborava. Cosı`
Bonu, Antonio Sacerdote, scrittore (Ortueri 1876-ivi 1968). Fu allievo di Ettore Pais; nel 1902 si fece sacerdote e nel ` in Lettere. Nello stesso 1907 si laureo anno ottenne il magistero di Filologia classica, e nel 1908 quello di Storia e ` a insegnare a Procida, geografia. Inizio continuando fino al 1914, poi si trasferı` ad Arpino e successivamente in altre ´, nel 1918, giunse a Cagliari sedi finche per insegnare presso il Liceo ‘‘Dettori’’. Fu un prestigioso insegnante del Liceo
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Bonuighinu su ‘‘Arborea’’ di Oristano sono uscite le ‘‘Notizie’’ su: Abbasanta, 1952; Allai, 1952; Ardauli, 1952; Aritzo, 1952 e 1953; Assolo, 1953; Asuni, 1953; Atzara, 1953; Austis, 1953; Arborea, 1953; Baratili, 1953; Barumini, 1953 e 1954; Bauladu, 1954; Belvı`, 1954; Bidonı`, 1954 e 1955; Bonarcado, 1955; Busachi, 1955; Cabras, 1955 e 1956; Desulo, 1956; Donigala Fenughedu, 1956; Fordongianus, 1956; Gadoni, 1957; Genoni, 1957; Gesturi, 1957; ` contiGhilarza, 1957 e 1958. La serie e nuata a partire dal 1963 in ‘‘Vita nostra’’: Massama, 1963; Tiana, 1964; Seneghe, 1967; Bonarcado, 1967; Zerfaliu, 1968. Numerosi altri articoli sono dedicati a biografie di personaggi della storia sarda: Alberto della Marmora, 1953; Mons. Damiano Filia, 1956; Francesco Antonio Brocu da Gadoni, 1957; Antonio Casula Muntanaru, 1957; Piero Cao, 1959; Salvatorangelo De Castro, 1960; L’Arcivescovo Raimondo Antonio Tore, 1960; Lo scultore Giuseppe Zanda da Desulo, 1960; Il prof. Antioco Polla da Gadoni, 1960; Lorenzo Mossa, 1960; Monsignor Giuseppe Figurelli, 1960; Michelina Puligheddu, 1960; Eleonora d’Arborea, 1961; Sant’Efisio, 1961; Un letterato sardo: Salvatore Cambosu, 1962; Il prof. Salvatore Baldino, 1964; Mons. Giovanni Melis Fois, vescovo di Tempio, 1964; Domenico Lovisato, 1966; Il poeta Salvator Ruju, 1966; Ricordo centenario di Giuseppe Manno, 1968; Ricordo di Antonio Bonu, 1969; Ricordo di due eroi popolari: Raimondo Scintu, Pietro Are, 1969; Giuseppe Cogoni arcivescovo, 1970; Vincenzo Sulis, 1972; Mons. Giuseppe Littarru, ` impor1972. Ma le sue due opere piu tanti sono Scrittori sardi nati nel XIX secolo con notizie storiche e letterarie dell’epoca, 1961, e Scrittori sardi nati nel XVIII secolo, notizie storiche e letterarie dell’epoca, 1972. Ricchi di informazioni ` convincente e date, sono il ritratto piu d’un grande erudito di provincia, che fu
anche buon sacerdote e parroco molto amato.
Bonuighinu Antico villaggio del giudicato di Torres, compreso nella curato` nel seria del Cabudabbas. Si sviluppo colo XI attorno al castello di Bonvehı` pochi chilometri a nord dell’attuale abitato di Mara. Estinta la dinastia giudicale, B., unitamente al castello, cadde in mano ai Doria, che lo inclusero nella curatoria del Monteleone e nel piccolo stato che avevano formato nella parte nord-occidentale del disciolto giudicato. Per la posizione strategica il suo possesso era ambito anche dai giudici d’Arborea, ma i Doria seppero instaurare un buon rapporto con gli abitanti del villaggio, che mantennero i loro privilegi e la loro autonomia e vissero un periodo di pace fino alla conquista aragonese. Quando i Doria, nel 1323, si dichiararono vassalli del re d’Aragona, il villaggio e il castello entrarono a far parte del Regnum Sardiniae. Nel 1325 essi si ribellarono, e cosı` il villaggio e il castello divennero teatro della loro resistenza agli Aragonesi, che avrebbero voluto distruggere il castello. Dal canto loro gli Arborea, che non avevano dimenticato le antiche rivendicazioni e in quel momento erano alleati degli Aragonesi, tentarono di conquistarli. ` continuo ` a rimanere in possesso B. pero dei Doria, ma per le continue tensioni ` a decadere. cui era sottoposto comincio Scoppiata la seconda guerra tra Mariano IV e Pietro IV, le truppe giudicali lo investirono nuovamente e, nonostante la disperata resistenza di Brancaleone Doria, nel 1364 fu occupato dalle truppe del giudice d’Arborea. Dopo il matrimonio di Eleonora d’Arborea con Brancaleone il castello e il villaggio tornarono in possesso dei Doria. Anche dopo la caduta del giudicato ` a rimanere in d’Arborea B. continuo ` Doria, ma quando possesso di Nicolo
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Bonuighinu nel 1436 egli fu cacciato dal castello di Monteleone il villaggio e il vicino castello furono conquistati e distrutti.
Bonuighinu – Vicino ai ruderi del castello svetta la facciata settecentesca della chiesa di Nostra Signora.
Bonuighinu, cultura di Cultura fiorita nel Neolitico medio (4000-3400 a.C.). Ci ` stata restituita inizialmente dagli e scavi di Sa Ucca ’e su Tintirriolu vicino a Mara, in provincia di Sassari. In seguito furono scoperti altri siti in tutta la Sardegna che dimostrano un livello di civilizzazione molto evoluto, legato probabilmente ad analoga situazione ` in che nello stesso periodo si sviluppo Corsica, come dimostrano i resti ossei ritrovati, che ci permettono di affermare che si trattava di dolicocefali di tipo europeo mediterraneo occidentale, robusti e di media statura. Inizialmente vissero in caverne e successivamente in villaggi, come dimostrano le tracce di villaggi di capanne come quelli di Conca Illonis e Cuccuru S’Arriu sulle sponde dello stagno di Cabras. Gli scavi hanno dimostrato che gli uomini della c. di B. erano in grado di produrre utensili e suppellettili di vario genere, come manufatti di ossidiana che venivano esportati e di ceramiche dalle superfici ben levigate e lucide di color cuoio o nerogrigiastro, spesso impreziosite da decorazioni impresse o in-
cise. Questa ceramica aveva una notevole ricchezza di forme a seconda degli ` di contadini ne usi che questa societa faceva. Il ritrovamento delle macine di arenaria accanto alle capanne dimostra che l’agricoltura aveva raggiunto un discreto livello. L’assenza di opere di difesa induce a pensare che la vita vi si svolgesse tranquilla e pacifica al riparo da pericoli provenienti da popolazioni straniere. Informazioni sulla reli` della c. di B. e ` possibile averne giosita dal ritrovamento delle statuette della Dea Madre, legate probabilmente al ` ; la scoperta delle seculto della fertilita polture, alcune delle quali in grotticelle scavate, primo esempio di domus de janas, consentono di comprendere anche i caratteri del culto dei morti praticato da queste popolazioni. Ma il pacifico e statico mondo di B. alla fine del IV mil` in crisi e scomparve, tralennio entro ` evovolto dalla comparsa di altre e piu lute culture.
Bonuighinu, santuario Antico luogo sacro che sorge non distante dalle rovine ` dedicato del castello di Bonvehı` ed e alla Madonna Addolorata. L’edificio fu completamente ristrutturato nel 1797 unitamente alle prospicienti cumbessı`as e a due palazzotti che ospitavano i pellegrini durante la festa annuale. La chiesa, il cui caratteristico prospetto fa pensare a forme di architettura pie` preceduta da una piazzetta montese, e bastionata a cui si accede da due sceno` grafiche rampe di scale. Attualmente e in completo abbandono.
Bonvehı`, baronia di Feudo situato nel Monteleone: comprendeva i villaggi di Padria e Mara con i resti dell’omonimo castello. Fu costituito nel 1436, dopo la caduta del castello di Monteleone, a favore di Pietro De Ferraria, che negli anni seguenti vi incluse amche i territori appartenuti ai villaggi distrutti di Curus, Nuni, Calamatara e Terriula.
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Borghero Estinti i De Ferraria nel 1606, il feudo fu ereditato dai Cervellon, che, a loro volta, si estinsero nel 1718, lasciando la baronia di Bonvehı` ai Manca Guiso, che continuarono a possederla fino al 1788, quando si estinsero con un Raffaele. Il fisco allora, considerando il feudo devoluto, se ne impadronı` nonostante l’opposizione della sorella del defunto, Maria Maddalena, che era sposata ` cosı` al ramo Amat. La baronia passo Amat di San Filippo, al quale fu riscattata con sentenza del 26 luglio 1839.
Bonvehı`, castello di Castello situato nel Monteleone, poco distante dalla abbazia di Bonuighinu su un colle calcareo lungo la strada tra Mara e Padria. Fu fatto costruire dai Doria nel corso del secolo XIII e divenne uno dei capisaldi della loro resistenza agli Aragonesi nel ` del secolo XIV. corso della prima meta Dopo la caduta di Alghero il castello ` in mano a Mariano IV, che non passo volle restituirlo al re d’Aragona e lo uti` come base strategica per le sue imlizzo prese nei territori del giudicato di Torres. Dopo il matrimonio di Brancaleone ` ai Doria e, con Eleonora il castello torno dopo la caduta del giudicato d’Arborea, ` Doria, figlio fu uno dei rifugi di Nicolo naturale di Brancaleone. Prima del 1436 fu assalito dalle truppe sardo-catalane e distrutto. Attualmente rimangono pochi resti e una torre cilindrica in parte rovinata.
Borconani Antico villaggio che faceva parte del giudicato di Torres, compreso nella curatoria di Cabudabbas. Probabilmente era situato nelle vicinanze di Giave. Di origini medioevali, nel secolo ` centro XII comparve come domus, cioe di produzione agricola. Nel corso dello ` divenendo una stesso secolo si sviluppo villa e venne in possesso dei Doria in seguito a uno dei matrimoni che alcuni dei suoi membri contrassero con principesse della famiglia giudicale di Tor-
res. Dopo l’estinzione dei giudici di Torres, essi inclusero il villaggio nello stato feudale che avevano formato; instaurarono un buon rapporto con gli abitanti di B., che mantennero i loro privilegi e la loro autonomia e vissero un periodo di pace fino alla conquista aragonese. Quando i Doria, nel 1323, si dichiararono vassalli del re d’Aragona, il villag` a far parte del Regnum Sardigio entro niae. Nel 1325 essi si ribellarono e il villaggio divenne teatro della guerra; nel 1330 fu occupato dalle truppe aragonesi guidate da Raimondo Cardona e devastato. In seguito subı` gravi danni durante la ribellione del 1347 e per la pe`. ste del 1348 e si spopolo
Bordach, Arnaldo Religioso (Catalo` sec. XIV-Sassari, prima gna, prima meta del 1360). Arcivescovo di Torres dal 1355 al 1360 ca. Apparteneva all’ordine dei Cistercensi e professava nel monastero delle Sante Croci, presso Barcellona, quando fu nominato arcivescovo di Tor` res da Innocenzo VI nel 1355. Governo la diocesi nei difficili anni che precedettero la seconda guerra tra Aragona e Arborea. Morı` presumibilmente a Sassari prima del marzo 1360. [MASSIMILIANO VIDILI]
Borgatta, Gino Economista (Donnaz 1888-Valmadonna 1949). Dopo la laurea ` per alcuni anni negli istituti suinsegno periori. Nel 1916 divenne professore di ` Economia politica presso l’Universita di Sassari. Qui fu amico del magistrato ` una introGio Maria Lei-Spano, e detto duzione a La Sardegna economica di guerra, di Lei-Spano, 1922. Alcuni anni ` a insegnare nell’Universita ` dopo passo di Pisa da dove successivamente si trasferı` in quella di Milano. Poco prima di morire fu nominato socio dell’Accade` in Sardegna mia dei Lincei. Pubblico L’economia sarda durante la guerra, edito a Sassari da Gallizzi nel 1919.
Borghero, Giuseppe Tipografo, consi21
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Borghesi gliere regionale (Carloforte 1899-Cagliari 1972). Tipografo artigiano, iscritto al Partito Comunista dal 1921, con l’avvento del regime fu costretto a emigrare in Francia. Crollato il regime ` politica in Sarfascista riprese l’attivita ` durante le prime lotte degna; si segnalo operaie nel Sulcis e fu nominato consultore regionale dal 1944 al 1948. Nello stesso periodo fu eletto consigliere e assessore comunale a Cagliari; nel 1949 fu eletto nella I legislatura del Consiglio regionale per il collegio di Cagliari e tra il 1952 e il 1956 fu sindaco di Carloforte. Fu anche tra i promotori del movimento per la Rinascita. Tra i suoi scritti: Bisogna agire, ‘‘Il Lavoratore’’, 1944, e Difendere il popolo dalla fame e dalla miseria, ‘‘Il Lavoratore’’, 1947.
Borghesi, Aldo Studioso di storia dei partiti politici (n. Livorno 1952). Conse` dedicato all’insegnaguita la laurea si e mento. Collabora da diversi anni con la sede sassarese dell’ISSRA (Istituto Sardo per la Storia della Resistenza e ` occupato in partidell’Autonomia). Si e colare delle vicende del movimento re` di repubblicano in Sardegna e piu cente dei deportati politici sardi in Germania durante la seconda guerra mondiale. Tra i suoi scritti: La stampa democratica in Sardegna: ‘‘Il popolo di Sardegna’’, ‘‘Archivio sardo del movimento operaio contadino e autonomistico’’, 20/22, 1984; Il movimento repubblicano in Sardegna dalla prima guerra mondiale al fascismo, in Studi in onore di Michele Saba, ‘‘Archivio Trimestrale’’, XI, 1985; I repubblicani sardi fra interventismo, guerra, movimento dei combattenti 1914-1926, ‘‘Bollettino bibliografico della Sardegna’’, 11-12, 1989; Per una biografia politica di Pietro Mastino, ‘‘Bollettino bibliografico della Sardegna’’, 13, 1990; Cesare Pintus democratico e mazziniano, ‘‘Ichnusa’’, 21, 1990; Michele Saba: un mazziniano contro, per la
democrazia repubblicana, ‘‘Il pensiero mazziniano’’, XVIII, 2, 1992.
Borghetti, Giuseppina Archeologa (n. sec. XX). Allieva della professoressa Pani Ermini, dal 1978 prese parte ai campi scuola di Cornus, studiando in particolare i vetri romani. Tra i suoi scritti: Mensae e riti funerari in Sardegna. La testimonianza di Cornus (con A.M. Giuntella e D. Stiaffini), 1985; I vetri romani da Cornus conservati al Museo Nazionale di Cagliari, in Atti del primo Convegno sull’Archeologia romana e altomedioevale nell’Oristanese 1984, 1986; Le fabbriche del vetro e la produzione locale, in I vetri romani del Museo archeologico nazionale di Cagliari, 1994.
Borghetto, Franco Impiegato, uomo politico (n. Bonorva 1953). Di idee socialiste, ha militato da sempre nel PSI. Dopo essere stato per diversi anni consigliere e assessore comunale di Sassari e consigliere e assessore provin` stato sinciale, tra il il 1990 e il 1993 e ` attualmente uno dei daco di Sassari. E dirigenti della Federazione Democratica sarda e vicepresidente della Pro` autore di alcune invincia di Sassari. E teressanti pubblicazioni di carattere storico, tra cui Simone Manca, il primo ` d’Italia, sindaco di Sassari dopo l’unita 1997.
Borghi, Carlo Antonio Studioso di beni culturali (n. Cagliari 1949). Dopo aver insegnato per alcuni anni storia dell’arte negli istituti secondari, nel 1979 ha fondato e presieduto la Cooperativa ` Beni Artistici Sardi. CollaAntichita bora con la Soprintendenza ai Beni ambientali, architettonici e artistici di Ca` divengliari. Con gli anni il rapporto e tato stabile. Tra i suoi scritti: Cagliari, Santa Maria Chiara. Tracce e resti di un insediamento cistercense? (con Francesca Segni Pulvirenti), ‘‘Rivista cistercense’’, V, 1, 1988.
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Borgia
Borghi, Elisabetta Storica dell’arte (n. sec. XX). Dopo la laurea in Lettere con` di Cagliari, seguita presso l’Universita ha vinto il concorso per il Ministero dei ` funzionaBeni culturali. Attualmente e rio presso la Soprintendenza di Ca` occupata del regliari. Dal 1992 si e stauro degli affreschi della cattedrale di San Pantaleo a Dolianova. Tra i suoi scritti: L’affresco dell’Arbor vitae nell’ex cattedrale di San Pantaleo in Dolianova (con L. Siddi e M.C. Cannas), 1994; Dodici apostoli in un’abside: santi in teoria e... nella pratica?, in Gli affreschi absidali della cattedrale di San Pantaleo in Dolianova, 1997; Immagini percorsi e storie. Arte in Sardegna dalle origini al Millequattrocento (con M.C. Cannas e A.R. Corda), 2003.
Borgia Illustre famiglia valenzana (secc. XVI-XVIII). Discendente da Gof` fredo de Lenzol, che nella prima meta ` Giovanna Borgia, del secolo XV sposo nipote prediletta di papa Callisto III. Goffredo prese il nome e le armi dei B. Dal matrimonio nacquero Pietro Luigi e Rodrigo, che divennero i prediletti dello zio pontefice il quale, chiamatili a Roma, concesse loro numerosi benefici. Pietro Luigi fu nominato prefetto di Roma; Rodrigo, che dei due era il ` abile, cardinale. La discendenza di piu Pietro Luigi si estinse presto; Rodrigo, invece, fu paradossalmente il continuatore della famiglia. Intelligente e spregiudicato, dalle numerose amanti aveva avuto alcuni figli naturali che ` di sistemare adeguatamente; cerco dopo la morte dello zio seppe mantenersi nel difficile ambiente romano e finı` per riuscire a farsi eleggere a sua volta papa assumendo il nome di Alessandro VI. Immediatamente pose in atto una politica nepotistica a favore dei figli, tra i quali vanno ricordati Cesare e Lucrezia, personaggi di assoluto rilievo nella storia italiana. La famiglia,
` , fu continuata in Spagna da Giopero vanni, che aveva ereditato da un fratello il ducato di Gandı´a. Fu suo nipote, il duca Francesco, che, una volta diven` nell’ordine dei Getato vedovo, entro suiti e ne divenne generale: per la sua santa vita in seguito fu canonizzato. Dai suoi molti figli discesero alcuni rami della famiglia, uno dei quali, quello del duca Carlo di Gandı´a, diede vita a una discendenza per molte ragioni legata alla storia feudale della Sardegna fin ` del secolo XVI. Nel dalla seconda meta 1569 infatti Carlo, amico di Filippo II, ` vicere ´ del Portogallo, che lo nomino ` di sposando Maddalena Centelles tento venire in possesso del feudo sardo di Oliva, ma dovette impiantare una lite con i Centelles, che si concluse nel 1591 a favore di suo figlio Francesco. Egli cosı` riuscı` a prendere possesso del Marghine, del Montacuto, del Meilogu e della contea di Osilo; un suo nipote, il ´ di Sardeduca Carlo, fu il famoso vicere gna il cui figlio Francesco nel 1663 ebbe da Gioacchino Centelles anche l’ere` del marchesato di Quirra. Egli dita ` morı` prima di Gioacchino, il quale pero sopravvisse anche a suo figlio Francesco Carlo che morı` nel 1670; il vecchio ` erede signore di Quirra allora nomino Pasquale Francesco, nipote di France` in sco. Questi nel 1674 finalmente entro ` , divepossesso della nuova eredita ` grande feudatario nendo cosı` il piu ` , per il posdella Sardegna. Egli, pero sesso del marchesato di Quirra fu chia` che ne rivendimato in causa dai Catala ` . La vicenda giudiziaria cavano l’eredita non si concluse e i suoi discendenti continuarono la causa fino al 1726, quando furono costretti a cedere il marchesato ` . La famiglia si estinse nel 1740 ai Catala ` due sorelle: Macon un Luigi che lascio ria Anna, moglie di Giovanni Emanuele ˜ iga duca di Mandas, e Maria Lopez Zun
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Borgia Ignazia, moglie di Antonio Francesco Pimentel duca di Benavente.
Borgia, Carlo I Duca di Gandı´a (Gandı´a, ` sec. XVI-Sardegna, seprima meta ` sec. XVI). Figlio del celebre conda meta Francesco, il santo della famiglia, vissuto nel secolo XVI, fu nominato dall’a´ del Portogallo e mico Filippo II vicere fu l’iniziatore delle fortune feudali ` indella famiglia in Sardegna. Sposo fatti Maddalena Centelles, erede del grande feudo di Oliva, per cui, a partire dal 1569, fu costretto a iniziare una lunga causa per sostenere i diritti ere` morı` ditari della moglie. Egli pero prima che la vicenda fosse conclusa.
Borgia, Carlo II Vicere´ di Sardegna dal 1610 al 1617 (Gandı´a, Spagna, 1573-Spagna 1635). Duca di Gandı´a, figlio di Francesco I, cresciuto negli ambienti di corte, si mise in evidenza per le sue ` tanto che fu nominato vicere ´ capacita di Sardegna nel 1610. Nell’esercizio delle sue funzioni fu molto attivo: ` alcuni provvedimenti per sosteadotto nere l’economia dell’isola e si preoc` della difesa delle sue coste. Nel cupo ` il Parlamento che si chiuse 1613 celebro nel 1614; nello stesso anno ebbe rinnovato il suo mandato che fece protrarre la sua permanenza fino al 1617. In tutto ` l’amminiquesto periodo non trascuro strazione del grande feudo di Oliva che la sua famiglia possedeva in Sardegna. Tornato in Spagna gli furono conferiti altri incarichi importanti.
Borgia, Diego Vescovo di Ales e Terralba (sec. XVI-1615). Minore osser´ duca di vante, fratellastro del vicere Gandı´a, fu nominato vescovo nel 1613 dopo aver ricevuto la dispensa per ille` . Resse la diocesi per pochisgittimita ` simo tempo: infatti nel 1615 era gia morto. [MASSIMILIANO VIDILI]
Borgia, Francesco I Duca di Gandı´a ` sec. XVI-inizi sec. XVII). (seconda meta Figlio di Carlo I, quando suo padre morı`
la causa con i Centelles per il possesso del feudo di Oliva non era ancora conclusa; egli comunque sostenne i diritti della madre e nel 1591, quando la lite si chiuse, riuscı` finalmente a entrare in possesso del feudo, divenendo cosı` uno dei maggiori feudatari dell’isola.
Borgia, Francesco II Duca di Gandı´a, ` sec. XVIIconte d’Oliva (prima meta ´ Carlo II. Nel 1664). Figlio del vicere 1663 Gioacchino Centelles marchese di Quirra, sentendosi prossimo alla morte, ´ non aveva figli, lo istituı` erede poiche ` del grande marchesato sardo. Egli pero malauguratamente morı` nel 1664.
Borgia, Francesco Carlo Duca di Gan` sec. dı´a, conte d’Oliva (prima meta XVII-1670). Figlio di Francesco II. Quando suo padre inaspettatamente morı`, fu a sua volta prescelto da Gioacchino Centelles come erede del marchesato di Quirra, ma anche lui morı` improvvisamente nel 1670 prima del vecchissimo Gioacchino.
Borgia, Francesco Pasquale Duca di ` Gandı´a, conte d’Oliva (seconda meta sec. XVII-1716). Figlio di Francesco Carlo, dopo la morte di suo padre anche lui fu prescelto dall’incrollabile Gioacchino Centelles come erede del marchesato di Quirra. Nel 1674, terminata la lunghissima vita del suo benefattore, ` finalmente in possesso di Quirra, entro ma immediatamente fu chiamato in causa da Giovanni Antonio Centelles e ` che ne rivendicavano da Ogerio Catala il possesso. La controversia non era ancora definita quando nel 1716 B. morı`.
Borgia, Maria Anna Sorella del duca ` Luigi di Gandı´a (fine sec. XVII-meta sec. XVIII). Moglie di Emanuele Lopez ˜ iga. Nel 1740 fu riconosciuta erede Zun della contea d’Oliva comprendente le curatorie dell’Anglona, del Marghine, del Montacuto e la contea di Osilo. Alla ` il feudo a suo figlio sua morte lascio ˜ iga. Gioacchino Zun
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Borio
Borgna, Giuseppe Giurista (Cagliari 1816-ivi 1893). Figlio di Giovanni, conseguita la laurea in Legge nel 1837 si de` alla carriera universitaria ed eserdico ` con successo la professione di avvocito cato.
Borgna Bardi, Giovanni Giurista (Cagliari 1790-ivi 1867). Dopo la laurea, che conseguı` nel 1810, fin dal 1814 fu chiamato a insegnare Diritto civile al` di Cagliari come docente l’Universita aggregato. Negli anni seguenti fece una rapida carriera accademica: divenne ` professore titolare nel 1831 e continuo a insegnare fino alla morte, avvenuta ` di docente afnel 1867. Alla sua attivita ` quella di stimato funzionario e si fianco ` anche all’amministrazione interesso ` : nel 1837 fu consigliere codella citta munale e nel 1840 sindaco di seconda classe; nel 1841 fu nominato giudice della Reale Udienza. Fu autore di importanti studi, ma di lui restano solo alcuni scritti d’occasione, fra cui Sonetto pel funerale di re Carlo Felice, 1831; Quae in funere Ludovici Baylle sodalis diligentissimi Regiae Societatis agrariae et economicae civitas kalaritana elogia incidi mandabat, 1838; Indirizzo agli studenti ` , 1848. della R. Universita
Borgognoni, Adolfo Critico letterario (Carropoli 1840-Pavia 1893). Dopo aver conseguito la laurea in Legge nel 1863, ` di letteratura. La profonda si occupo ` ad approamicizia col Carducci lo porto fondire la sua passione e a impegnarsi ` in diversi nella lotta politica. Insegno istituti superiori ma le sue idee repubblicane gli procurarono molti problemi, ´ nel 1874 decise di non occuparsi finche ` di politica. Negli anni successivi ripiu prese a insegnare e a pubblicare importanti studi; nel 1889 fu nominato profes` sore di Letteratura presso l’Universita di Pavia ma morı` improvvisamente nel 1893. Fu uno degli ‘‘ingannati’’ dai fal` un sari delle Carte d’Arborea e dedico
ampio saggio ai poeti della corte giudicale: I poeti italiani dei codici di Arborea, ‘‘Studi di Erudizione e d’Arte’’, II, 1878.
Borgognoni Tarli, Silvana Antropologo ` dedicata all’inse(n. Firenze 1940). Si e ` professore orgnamento; attualmente e ` di dinario di Antropologia nella Facolta ` Scienze matematiche dell’Universita di Pisa. Alla Sardegna ha dedicato il saggio The Copper Age Burial from Santa Caterina di Pittinuri, in The Workshops and Posters of the XIII International Congress of Prehistoric and Protohistoric Sciences, 1996.
Borio, Antonio Insegnante, uomo poli` sec. XX-?, tico (Sassari, prima meta 1989). Nato a Sorso, fu professore di Storia e filosofia nei licei sassaresi. Antifascista, formatosi a Pisa dove aveva frequentato Guido Calogero e Aldo Capitini e gli ambienti liberalsocialisti, ` a nella primavera del 1942 organizzo Sassari, insieme con l’avvocato Salvatore Cottoni e lo scrittore Giuseppe Dessı`, allora provveditore agli studi di Sassari, un lancio notturno di manifestini contro Mussolini e contro la `a guerra. Subito dopo il 25 luglio fondo Sassari, insieme con Giuseppe Dessı`, la sezione del PSI e fu tra i principali collaboratori di ‘‘Riscossa’’, il primo settimanale democratico apparso in Sardegna dopo la caduta del fascismo: nel 1944 vi sostenne una dura polemica contro alcuni esponenti separatisti del ` degli anni Cinquanta PSd’Az. Alla meta si trasferı` a Parigi come insegnante nel ` tardi Liceo italiano della capitale; piu fu addetto all’Istituto Italiano di Cultura. Fine acquerellista, espose i suoi lavori in Sardegna una volta andato in pensione. Tra i suoi scritti, oltre i ricordati L’orecchio di Dionigio. I separatisti, ‘‘Riscossa’’, 1944, e Separatismo e reazione, ‘‘Sardegna socialista’’, 1945, spicca il volume Sardaigne, pubblicato a Parigi dalla prestigiosa casa editrice
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Borio ` Arthaud nel 1957: qualche anno piu tardi ne fu curata una traduzione italiana, edita dal sassarese Gallizzi su iniziativa dell’EPT (Ente provinciale per il turismo), di cui era stato a lungo presidente.
Borio, Giuseppe Funzionario, consigliere regionale (Sorso 1924-Sardara 1977). Fratello di Antonio, militante socialista, funzionario pubblico, si inte` al dibattito politico. Nel 1974 fu resso eletto consigliere regionale per il PSI nel collegio di Sassari per la VII legislatura, ma morı` in un incidente stradale prima che la legislatura fosse conclusa.
Borlandi, Francesco Storico (Pavia 1903-?). Conseguita la laurea si specia` in Storia economica, dedicandosi lizzo presto alla carriera accademica. A partire da 1940 ha insegnato in alcune Uni` italiane. Al Regno di Sardegna versita ha dedicato un interessante saggio giovanile: Relazioni politiche ed economiche tra Inghilterra e Sardegna durante la rivoluzione e l’impero, ‘‘Rivista storica italiana’’, IV, 1/2, 1933.
Bornemann, Giorgio Paleontologo (Germania, inizi sec. XIX-?, seconda ` sec. XIX). Si laureo ` in Ingegneria meta mineraria presso la Scuola mineraria di Freiberg, acquistando presto grande ` proconsiderazione per le sue capacita fessionali e per la sua preparazione. Quando nel 1855 alcuni capitalisti fran´ te ´ civile des cesi costituirono la Socie mines de Ingurtosu e Gennamari lo chiamarono a presiedere il consiglio di amministrazione. Stabilitosi in Sarde` il lavoro nella miniera gna, organizzo di Ingurtosu avvalendosi della collaborazione di altri tecnici tedeschi e di maestranze sarde. In poco tempo ne fece un modello produttivo che colpı` favorevolmente lo stesso Quintino Sella quando nel 1869 giunse in Sardegna e ` le miniere per redigere (come visito poi puntualmente fece) la sua relazione
come membro della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla Sardegna presieduta da Agostino Depretis. B., approfondendo i suoi studi sui filoni di In` alcune ricerche sulla gurtosu, imposto paleontologia della Sardegna che gli ` internazionale. Tra i diedero notorieta suoi scritti ‘‘sardi’’, Mines de plomb ar`re de la Sardaigne, ‘‘Bulletin de la gentife ´ Geologique de France’’, X, 1851; Societe Les Eaux minerales et les filons metallife`res de l’ıˆle de Sardaigne, 1857; Phe´nome`nes eruptifs de la Sardaigne, ‘‘Comptesrendus de l’Academie des sciences’’, XLIV, 1857; Lettera a Elia De Beaumont sulle acque minerali della Sardegna, ´ Geologique de ‘‘Bulletin de la Societe France’’, II, 1857; Lettres sur quelques ˆnes et de la Sardaigne, ‘‘Bulmines de Ge ´ Geologique de letin de la Societe France’’, XIV, 1857; Classification des formations stratifie´es anciennes de l’ıˆle de Sardaigne. Atti del congresso internazionale di Geologia, Bologna, 1881; Trias della parte meridionale dell’isola di Sardegna, ‘‘Bollettino della Commissione geologica italiana’’, 1881; Paleontologisches aus dem Cambrischen Gebiete von Canalgrande in Sardinien, ‘‘Zeitschrifte der Deutsches geologische Gesellen’’, XXXV, 2, 1883; Die Versteinerrungen des Cambrischen Scichtensystems der Insel Sardinien, 1886.
Bornemann, V. Studioso di archeologia ` sec. XIX-prima meta ` sec. (seconda meta XX). Si trattenne per breve periodo in Sardegna presso la miniera di Ingurtosu di cui era stato presidente l’ingegner Giorgio Bornemann, suo parente. Specialista di numismatica antica, scrisse articoli sulla monetazione sardo-punica: Beitrage zur Kenntnis der ¨ nzen, 1900; Karsardo-punischen Mu thago oder Karalis?, 1900; Contributo alla conoscenza delle monete sardo-puniche, ‘‘Bullettino bibliografico sardo’’, I, 1901.
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Boroneddu
Boroneddu Comune della provincia di Oristano, incluso nel Comprensorio n. 15, con 183 abitanti (al 2004), posto a 216 m sul livello del mare, sul pendio che separa l’altipiano di Abbasanta dalla vallata del Tirso, occupata in questa zona dal grande lago Omodeo. Regione storica: Parte Barigadu. Archidiocesi di Oristano. & TERRITORIO Il territorio comunale si estende per 4,65 km2: ha forma grosso modo triangolare e confina a nord con Ghilarza, a est con Tadasuni, a sud e a ovest ancora con Ghilarza. Si tratta di una vallata in leggero pendio verso il lago, ricca di acqua e riparata dai venti di ponente e ben esposta verso sud-est. ` suddivisa tra la La superficie agraria e vegetazione spontanea, che comprende gruppi di querce e macchia a base di mirto e lentisco, la parte coltivata a cereali, frutteto e vigna, e quella utilizzata ` adiacente alla per il pascolo. Il paese e strada che, proveniente da Ghilarza e Abbasanta, scende ad attraversare il lago per poi inoltrarsi verso Sorradile e gli altri paesi del versante orientale ` vicina stazione ferdella vallata. La piu ` quella di Abbasanta, lungo la roviaria e linea Oristano-Macomer. & STORIA L’attuale centro abitato e ` di origine medioevale, apparteneva al giudicato d’Arborea compreso nella curatoria del Guilcier (Parte Ocier) che si stendeva a sinistra del Tirso. Nel corso del secolo XIV il villaggio soffrı` a causa della peste del 1378. Quando il conflitto ` aspro, tra Aragona e Arborea si fece piu nonostante B. fosse saldamente in mano del giudice, fu compreso nei territori che il re d’Aragona provocatoriamente concesse al traditore Valore de Ligia. Dopo la caduta del giudicato, il ` formalmente a villaggio nel 1410 entro far parte del Regnum Sardiniae, ma i suoi abitanti mantennero un atteggiamento ostile nei confronti degli Arago-
nesi. Nel 1412, nel tentativo di arrivare a una pacificazione, la curatoria fu ` vasta, detta smembrata e la parte piu Parte Ocier reale, venne data in pegno a Leonardo Cubello che aveva prestato una forte somma alla Corona. B. e la restante parte denominata Canales rimasero sotto il controllo reale; quando ` il re, nel 1415, consentı` con mossa pero infelice ai De Ligia di tornare in Sardegna per prendere possesso dei feudi loro concessi, le popolazioni si ribellarono uccidendo quelli che consideravano indegni. Poco dopo, nel 1417, B. e il Canales furono concessi in feudo a ` nel 1426 lo Giovanni Corbera, che pero vendette ad Antonio De Sena. Questi morı` alcuni anni dopo lasciando il feudo al cugino omonimo, il visconte di Sanluri. Costui era carico di debiti, e cosı` nel 1450 B., unitamente a tutto l’Ocier, gli fu sequestrato dal fisco. Allora il re consentı` a Salvatore Cubello, che aveva ereditato il Canales da suo padre, di occupare anche l’Ocier e, nel 1463, una volta divenuto marchese, di includerlo nel marchesato di Oristano. Dopo la confisca del marchesato, avvenuta nel 1485, il Canales fu concesso a Galcerando Requesens che morı` nel 1507 senza lasciare figli maschi; si aprı` una crisi ereditaria complessa, che il re risolse concedendo un terzo del feudo a Raimonda Cardona, la sua vedova, e gli altri due terzi alle sue due figlie Giovanna, maritata Cardona, e Isabella. A questa spartizione si opposero altre due figlie che il Requesens aveva avuto da un precedente matrimonio, ma nel 1509 la questione si chiuse a favore di ` ai Cardona che Giovanna. Cosı` B. passo nel 1537 vendettero il villaggio assieme ` Torresani e all’intera regione a Nicolo Pietro Mora. Nel 1558 i Mora cedettero ` Torresani che unı` la loro parte a Nicolo il Canales al Barigadu Jossu per cui B. fu incluso in un grande feudo sul quale
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Boroneddu il Torresani ottenne nel 1566 il titolo di conte di Sedilo. La grande contea nel 1595, alla morte di Marchesia Torre` ai Cervellon; i nuovi feudasani, passo tari riorganizzarono l’amministrazione che affidarono a un official residente a Sedilo. B. vide cosı` accentuata la sua posizione di dipendenza; i Cervellon si estinsero nel 1681 aprendo l’ennesima ` crisi per la successione. La crisi duro decenni, B. e il Canales furono staccati dal Parte Barigadu e nel 1725 tornarono al fisco. Furono anni di forti tensioni e ` concretizzando l’ipotesi che il si ando vincolo feudale potesse cessare definitivamente. Fu una breve illusione, e infatti nel 1737 B. fu venduto dal fisco, con tutto il Canales, al canonico Francesco Solinas che ebbe titolo di marchese di Sedilo; dopo l’ennesima lite ereditaria ` ai Delitala di il feudo nel 1786 passo Chiaramonti. Nel 1821 il villaggio fu incluso nella provincia di Oristano e nel 1839 fu riscattato agli ultimi feudatari. ` la puntuale testimoDi questi anni e nianza di Vittorio Angius: «La scuola normale conta 6 fanciulli. Si sogliono celebrare all’anno uno o due matrimoni, nascono 6, muojono 8, in guisa che il numero va riducendosi a zero. Le malattie frequenti sono febbri intermittenti semplici e perniciose, e infiammazioni. Vi sono circa 40 famiglie, e 295 ` molto anime (anno 1833). La terra e adatta ai cereali, e alle civaje [legumi]. Quelli possono fruttificare il 10, questi il 6 o l’8. Si suol seminare all’anno da 400 starelli tra grano, orzo e fave. I ceci sono coltivati a preferenza degli altri legumi. Le vigne vi prosperano, ma non ` bianin maggior numero di 30. Il vino e ` facilmente chiccio e di buon gusto, pero inacidisce nella estate. Vendesi quindi porzione del mosto ai ghilarzesi, dai quali si compra acquavite, rosolii ecc. Vi si semina un po’ di lino con qualche profitto. Pochi alberi fruttiferi si colti-
` comuni sono pevano, e le specie piu schi, prugni e fichi. Nella selva si possono annoverare circa quattro mila ` di querce, le quali somministrano piu quel che bisogni al bestiame porcino del paese. Si computano in tutto il boronese, tra maggiori e minori, cento chiudende, che occuperanno un terzo della superficie, alcune delle quali servono alla pastura, altre alla pastura e insieme alla agricoltura. Si educano tre soli branchi di pecore, ed ogni branco ` capi 50, tra buoi e vacche mannaavra lite [domite] capi 80, porci 70, giumenti 20». Abolite le province nel 1848, B. fu incluso nella divisione amministrativa di Cagliari, nella quale rimase fino al ` a far parte dell’omo1859, quando entro nima provincia. Nel 1927 divenne frazione di Ghilarza e solo nel 1958 riac` la sua autonomia. Nel 1974 fu quisto nuovamente compreso nella ricostituita provincia di Oristano. & ECONOMIA La sua economia e ` basata sull’agricoltura, in particolare la viticoltura e la frutticoltura, e sulla pasto` la produzione del forrizia; discreta e maggio. Come in tutti questi villaggi falcidiati dall’emigrazione, una parte consistente dei redditi viene dalle pensioni ` e invalidita `. Artigianato. In di anzianita passato era abbastanza sviluppata la tessitura del lino fatta nei telai domestici con prodotti di discreta fattura. ` collegato meServizi. Il villaggio e diante autolinee agli altri centri della provincia; dista da Oristano 39 km. Dispone di scuola dell’obbligo. & DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 182 unita di cui stranieri 4; maschi 88; femmine 94; famiglie 73. La tendenza comples` siva rivelava una sostanziale stabilita della popolazione, con morti per anno 2 e nati 2; cancellati dall’anagrafe 4; nuovi iscritti 3. Tra gli indicatori economici: imponibile medio IRPEF 12 398
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Borore in migliaia di lire; versamenti ICI 73; aziende agricole 63; imprese commerciali 8; esercizi pubblici 1; esercizi al dettaglio 1. Tra gli indicatori sociali: occupati 50; disoccupati 16; inoccupati 13; laureati 4; diplomati 11; con licenza media 67; con licenza elementare 88; analfabeti 4; automezzi circolanti 91; abbonamenti TV 58. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il territorio conserva domus de janas in regione San Michele e alcuni nuraghi: Spinosu, Su Montigu, Trubeli. Senza ` il sito di dubbio di grande interesse e San Michele che prende il nome dalla omonima chiesetta rupestre; qui in due distinte pareti di trachite sono due gruppi di domus de janas scavate nella roccia; si tratta di sepolture con una sola camera che comunica direttamente con la porta aperta verso l’esterno. & PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE La struttura urbanistica del paese ha conservato le caratteristiche tradizionali con le sue vie strette disposte ad anfiteatro sul costone della collina, sulle quali si affacciano le case in pietra, generalmente a corte chiusa da ` signifiun grande portale. L’edificio piu ` la chiesa parrocchiale di San cativo e Lorenzo, costruita probabilmente nel secolo XVII in forme molto semplici e con un interno spartano. Poco lontano dal paese, quasi sul lago Omodeo, sorge la chiesa campestre di San Salvatore, costruita nel secolo XVI come parrocchia del villaggio di Orene ora scomparso. Ha l’impianto a una navata e la copertura in legno a capriate. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI La fe` importante e ` quella di San Salsta piu vatore, che si svolge nella seconda domenica di settembre presso l’omonima chiesa; si tratta anche di un’occasione per l’esibizione di balli tradizionali e di ` importante canti. In passato la festa piu
era quella di San Lorenzo che si svolge ancora il 4 luglio con cerimonie civili e religiose; solo religiose invece quelle che vengono organizzate per Santa Cecilia, cui gli abitanti del paese sono molto devoti.
Borore Comune della provincia di ` Nuoro, compreso nell’VIII Comunita montana, con 2291 abitanti (al 2004), posto a 394 m sul livello del mare, nella parte settentrionale dell’altipiano di Abbasanta. Regione storica: Marghine. Diocesi di Alghero-Bosa. & TERRITORIO Il territorio comunale si estende per 42,74 km2: ha forma sinuosa e allungata da oriente a occidente e confina a nord con Macomer e Birori, a est con Dualchi, a sud con Aidomaggiore, Norbello e Santu Lussurgiu, a ovest con Scano di Montiferro. Buona ` costituita parte di questo territorio e da una porzione dell’altipiano di Abbasanta, con suolo di natura basaltica utilizzato prevalentemente per l’allevamento brado, in minima misura per l’agricoltura; nella parte occidentale si inerpica invece alle pendici del monte Sant’Antonio (808 m), ricoperte da un bosco rigoglioso, del quelle fanno parte ` diffuse della flora medile specie piu terranea. B. si trova a brevissima distanza dalla superstrada Cagliari-Sassari, alla quale si collega con una breve traversa che continua poi verso l’interno, toccando Dualchi e Noragugume ` anche e continuando per Ottana. B. e uno dei pochissimi paesi della parte centro-nord della Sardegna ad avere al suo interno una stazione della linea ferroviaria Cagliari-Macomer. & STORIA L’attuale centro e ` di origine medioevale ed era originariamente chiamato Gorare, apparteneva al giudicato di Torres ed era compreso nella curatoria del Marghine. Dopo l’estinzione della famiglia giudicale il Marghine fu conteso tra i Doria e gli Arborea e finı`
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Borore per essere occupato da truppe arborensi e annesso al giudicato d’Arborea. Gli anni che seguirono furono per B. ` . Scoppiata la guerra anni di tranquillita tra Aragona e Arborea, nel 1378, mentre ` acuta del conera in corso la fase piu flitto, il villaggio fu incluso nei territori che il re d’Aragona concesse al traditore Valore de Ligia che si era schierato ` a rimanere in con lui. In effetti continuo possesso del giudice d’Arborea fino alla battaglia di Sanluri, subito dopo cadde in mano al visconte di Narbona che con` a tenerlo fino al 1420, anno in cui, tinuo dopo la rinuncia del feudatario ai pro` a far parte del Regnum pri diritti, entro Sardiniae. Nel 1421 il villaggio fu incluso nel grande feudo concesso a Bernardo Centelles; i Centelles nel 1439 lo cedettero a Salvatore Cubello come indennizzo per il mancato pagamento della dote di sua sorella. Divenuto marchese d’Oristano, Salvatore nel 1463 incluse B. nel suo feudo; il villaggio fu poi ereditato da Leonardo Alagon al quale fu confiscato nel 1477. Dopo qualche mese di confusione, e dopo la battaglia ` a far parte del feudo di Macomer, torno di Oliva; i Centelles, che risiedevano in Spagna, fecero amministrare il vasto feudo da una burocrazia alle loro dipendenze, cosı` B. fu fatto dipendere amministrativamente da un funzionario che risiedeva a Macomer. Estinti i Centelles nel 1569, il villaggio, dopo ` una lunga lite conclusa nel 1591, passo ai Borgia che innovarono profondamente il suo sistema di amministra` zione. Nel corso del Seicento si verifico infatti un aumento del potere del feuda` a controllare direttatario che arrivo mente l’elezione del majore, esauto` rando cosı` completamente la comunita e appoggiandosi ai rappresentanti di alcune famiglie di notabili locali che gestirono il potere in modo clientelare e ` era stato possibile perche ´, ingiusto. Cio
nel corso del secolo, per l’esazione dei tributi feudali erano state create le ‘‘liste feudali’’ dei contribuenti, calcolate in base al loro reddito; la gestione di queste liste comportava non solo la determinazione del carico fiscale per ciascuno ma anche l’individuazione delle categorie degli esenti. In genere gli esenti erano proprio i notabili locali che finirono per formare delle e´lite vassallatiche legate al feudatario; quando i Borgia si estinsero nel 1740, B. cominciava a manifestare il bisogno di liberarsi dalla dipendenza feudale. Dopo una lunga serie di vicende ereditarie, nel 1767 il villaggio fu incluso nel mar` a Maria chesato del Marghine che tocco Giuseppa Pimentel erede dei Borgia e moglie di Pietro Tellez Giron. B., come molti altri dei villaggi del Marghine, non ebbe un rapporto facile con i nuovi feudatari che dalla Spagna facevano amministrare il feudo a funzionari senza scrupoli, cosı` tra il 1774 e il 1785 ` apertamente di pagare i trisi rifiuto buti e nel 1795 prese parte ai moti antifeudali. Nel 1821 fu incluso nella provincia di Cuglieri; nel 1843 chiuse il tempestoso rapporto con gli ultimi feu` la testimonianza datari. Di questi anni e ` situato nel piadi Vittorio Angius: «E noro del Marghine, onde resta esposto a tutti i venti. Componesi di circa 380 case, ognuna delle quali ha annesso un orticello. Le strade sono larghe, ed alcune un po’ regolari. Non vi si esercita alcun’arte meccanica che meriti considerazione. Le donne lavorano in 240 telai. Vendono molto panno forese, e al` cune pezze di tela. La scuola normale e frequentata da circa 30 ragazzi. Dal censimento parrocchiale dell’anno 1833, si rileva il numero delle anime essere di 1820 in 375 famiglie. Nell’anno si sogliono celebrare circa 17 matrimoni, nascono 50, muojono 35. La vita di rado si produce oltre i 60. Dominano le febbri
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Borore d’estate intermittenti, d’inverno catar` tanto atta rali, e le pleuritidi. La terra e alla agricoltura, quanto alla pastura. Si sogliono seminare 2000 starelli tra grano ed orzo, e si miete il settuplo. Si ` di fave. Non si cusemina poca quantita rano molto gli orti, che si hanno alle sponde del rio Kerbos, e non vi si coltiva altro che zucche, granone e pomidoro. Il lino suol dare circa 1000 decine. Le vigne vegetano bene, ma i vini sono ordinarii, e degenerano. Vi sono alcuni oliveti, e poche specie e piccol numero di piante fruttifere. Tre quinti del territorio sono occupati dai chiusi e dalle tanche, le quali sono destinate alternativamente a pastura e ad agricoltura. Il ` bestiame appartenente ai bororesi e delle seguenti specie, e nel 1833 era nei numeri notati per ciascuna: pecore 12 000, numero minore del solito, e cosı` ridotto dalla epizoozia dell’anno antecedente; buoi da lavoro 400; vacche 900; porci 1000; giumenti 250; cavalli e cavalle 360. In B. educavasi prima una bella razza di cavalli, da cui si sceglievano i migliori destrieri che figuravano nelle solenni corse dei Campidani. Pare che qualcuno voglia ripigliar queste cure». Abolite le province, nel 1848 B. fu incluso nella divisione amministrativa di Nuoro, nella quale rimase ` a far fino al 1859, momento in cui entro parte della provincia di Sassari rimanendovi fino al 1927, anno in cui fu ricostituita la provincia di Nuoro. Nel 1928 si vide aggregare come frazioni i villaggi di Dualchi e di Noragugume che solo nel 1939 ne furono staccati. Dopo il 1960 anche B. ha visto diminuire la sua popolazione in conseguenza del fenomeno dell’emigrazione alla ricerca di ` sicure. condizioni di vita piu & ECONOMIA La principale fonte di so` l’allevamento, che puo ` stentamento e contare su un patrimonio zootecnico piuttosto consistente, soprattutto per
quanto riguarda gli ovini. Rinomata la produzione dei formaggi; per l’agricol` da registrare un discreta produtura e zione di vino e di olio di oliva. Discretamente sviluppato anche il commercio; vi operano anche un albergo e un ristorante. Artigianato. In passato vi era la tradizione della tessitura e venivano prodotti l’orbace e la tela di lino; attualmente si mantiene una discreta produzione di tappeti. Sono a carattere artigianale anche una produzione di mobili ` – tra le quali una relae alcune attivita tiva ai manufatti di cemento – che si col` legano all’edilizia. Servizi. Il villaggio e collegato mediante autolinee agli altri ` detto, centri della provincia e, come si e anche alla rete ferroviaria principale; dista da Nuoro 52 km. Dispone di medico, farmacia, scuola dell’obbligo, Biblioteca comunale e sportello bancario. & DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 2408 unita di cui stranieri 22; maschi 1182; femmine 1226; famiglie 864. La tendenza complessiva rivelava una diminuzione della popolazione, con morti per anno 21 e nati 13; cancellati dall’anagrafe 56; nuovi iscritti 26. Tra gli indicatori economici: imponibile medio IRPEF 15 752 in migliaia di lire; versamenti ICI 840; aziende agricole 211; imprese commerciali 133; esercizi pubblici 16; esercizi all’ingrosso 2; esercizi al dettaglio 54; ambulanti 3. Tra gli indicatori sociali: occupati 732; disoccupati 93; inoccupati 115; laureati 54; diplomati 267; con licenza media 707; con licenza elementare 851; analfabeti 64; automezzi circolanti 865; abbonamenti TV 708. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il suo ` ricco di Tombe di giganti territorio e (Imbertighe, Santu Bainzu, Sa Perda Longa ’e Figu) e di nuraghi (Arghentu, Bighinzone, Busazzone, Casas, Cherbos, Cohimbos, Duos Nuraghes, Imber-
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Borore tighe, Interenas, Ludrau, Magassula, Mura de Figu, Oschera, Pischedda, Porcarzos, S’Infurcadu, Suerzu, Toscono, Tres Nuraghes, Ugore), alcuni dei quali ` interessanti della considerati tra i piu Sardegna, come quello di Oschera ai confini col territorio di Macomer, del tipo monotorre, molto ben conservato; o quello detto Duos Nuraghes in prossi` dell’abitato, imponente esempio mita di nuraghe polilobato con le torri colle` molto gate da bastioni, purtroppo pero danneggiato.
Borore – La Tomba di giganti di Santu Bainzu.
` pero ` ImIl sito di maggiore interesse e bertighe, una Tomba di giganti situata a poca distanza dall’abitato, vicino alla chiesa campestre di San Gavino. L’im` classico, consta pianto della struttura e infatti di un’esedra da cui si accede alla camera sepolcrale. Di particolare inte` la stele nella quale si apre la resse e porta attraverso la quale si accede dal-
` alta l’esedra all’interno del sepolcro: e ` considerata tra la piu ` significa4 m ed e tive dell’isola. A poca distanza dalla chiesetta di San Gavino sorge il nuraghe Porcarzos, che ha una pianta complessa caratterizzata da un mastio centrale circondato da un bastione a quattro torri, oltre il quale si trova un’ulteriore cinta di mura esterne. La monumentale fortezza attende di essere convenientemente studiata. & PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE Il villaggio ha conservato in parte l’assetto urbanistico tradizionale, articolato in strade larghe sulle quali si af` piani, facciano le case in pietra a piu talvolta precedute da una corte chiusa da un grande portale tipica di queste regioni centrali. L’edificio di maggior ` la chiesa della Vergine del Carspicco e melo, parrocchiale costruita nel secolo XVII in forme molto semplici; altro edi` la chiesa di San Lussorio, coficio e struita nel secolo XVIII alla periferia ` Turru, anch’essa del paese in localita di forme essenziali e spoglia di qualsiasi ornamento. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI In occasione delle feste popolari si conserva ` antiche usanze della memoria delle piu ` ; tra queste e ` la festa di San comunita Lussorio che si svolge il 21 agosto; le celebrazioni si aprono con un magnifico corteo di cavalieri in costume che scortano il simulacro del santo alla chiesa della Beata Vergine del Carmelo; nel pomeriggio attorno alla chiesa si svolge una spericolata corsa di cavalli, detta ` rdia, della quale si ha memoria fin da a tempi molto remoti. In passato altro mo` era la festa mento di grande intensita del Carnevale che culminava con uno spericolato palio durante il quale i cavalieri dovevano colpire alla testa una gallina appesa. Di questa usanza, resa impopolare anche dalle leggi a prote` persa memoria, zione degli animali, si e
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Borras ` persa la memoria dell’attitidu come si e o compianto recitato per le persone defunte e ancora in auge fino alla fine dell’Ottocento.
Borracina Pianta erbacea annuale della famiglia delle Crassulacee (Sedum caeruleum L.). Fusti e foglie carnosi di colore rosso, che in primavera si ricoprono di fiori bianco-celestini (b. azzurra). Cresce sulle rocce e nel periodo della fioritura, da marzo a giugno, crea un bellissimo contrasto cromatico tra le foglie, i fiori e la roccia stessa. ` la b. cinerea (S. daUna specie simile e syphyllum L.), con fusti e foglie, carnose e arrotondate, di colore bruno-rossastro e fiori bianco-rosati; ha lo stesso habitat della precedente. La b. di Nizza (S. sediforme Pau) ha infiorescenze gialle (maggio-giugno) su steli allungati, in parte legnosi, e foglie verdi e allargate: cresce in suoli rocciosi nella Sardegna meridionale. Indifferentemente dalla specie la b. viene chiamata in ´ ni (logudorese); ersardo erba de margia ´dda grassa (campidanese); u ´ a macbixe ´na (gallurese). [MARIA IMMACOLATA BRIcio GAGLIA]
lunghe e picciolate, ovato-arrotondate; i fiori viola, stellati, sono penduli e peduncolati. Fiorisce dalla primavera sino alla fine dell’estate. Cresce in primavera nei terreni sia coltivati che incolti e ai bordi delle strade. Le foglie e i fiori sono usati in medicina tradizio` depurative, nale per le loro proprieta diuretiche ed emollienti. Conosciuta in Marmilla con il nome dialettale chiu chiu, viene considerata un elisir di lunga vita. Con le foglie tenere e i fiori, dal sapore piacevolmente acidulo, si possono preparare insalate, frittate e ` molto ripieni per agnolotti, ma non e usata nella cucina sarda tradizionale. Esiste una specie endemica della Sardegna, la Borago pygmaea(DC.) Charter et Greuter, perenne, con fusti eretti, foglie lanceolate, fiori campanulati azzurro chiari, che vegeta nei luoghi umidi e freschi. Nella proposta di L.R. n. 184/2001 viene inserita nell’elenco delle piante da sottoporre a vincolo di ´ gia (Sarprotezione. Nomi sardi: burra ´ch (Aldegna settentrionale); ciucciamo `e (nuorese); limbo ´ina ghero); limba de bo ´ da (logudorese); pitza(Anglona); limbu ´ga (campidanese); succiame´li (galcarro lurese). [MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]
Borras Famiglia cagliaritana di origine
Borragine – Pianta erbacea molto diffusa, ` officinali. possiede proprieta
Borragine Pianta erbacea annuale della famiglia delle Boraginacee (Borago officinalis L.). Ha fusto cavo, ricoperto, come tutta la pianta, di una fitta peluria ispida e pungente, le foglie sono
valenzana (secc. XVII-XVIII). Si trasferı` in Sardegna nel corso del secolo XVII per conto dei Centelles marchesi di Quirra, che impegnarono alcuni suoi membri nell’amministrazione del feudo nei difficili anni della controversia con i Borgia; nel 1688 furono ammessi al parlamento del duca di Monteleone. Scoppiata la guerra di successione spagnola furono tra gli artefici della sollevazione della Gallura a favore degli Asburgo e nel 1707 furono insigniti del cavalierato ereditario e della ` . Dopo l’avvento dei Savoia la fanobilta miglia si trasferı` nel regno di Napoli,
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Borras dove un Pasquale divenne nel 1784 comandante della Marina borbonica.
cende della guerra tra Aragona e Arbo`. rea e si spopolo
Borras, Francesco Gentiluomo caglia-
Borro2 Antico villaggio di origine me-
` sec. ritano (Cagliari, seconda meta ` sec. XVIII). XVII-Napoli?, prima meta Scoppiata la guerra di successione spa` tra i partigiani degli gnola si schiero Asburgo e fu tra i protagonisti dei moti galluresi del 1707, che facilitarono l’arrivo nell’isola alla nuova dinastia. Nel 1720, passata la Sardegna ai Savoia, preferı` lasciare la Sardegna e trasferirsi nel regno di Napoli.
dioevale che faceva parte del giudicato di Cagliari, compreso nella curatoria di Nuraminis. Sorgeva a nord-est dell’at` tuale abitato di Serramanna in localita Cuccuru Barrali. Dopo la caduta del giudicato di Cagliari, nella divisione del 1258 fu compreso nei territori assegnati ai conti di Capraia, che lo trasmisero al giudice d’Arborea. Il giudice Mariano II, entro la fine del secolo XIII, lo ` al Comune di Pisa che lo fece amlascio ministrare da suoi funzionari. Dopo la `a conquista aragonese, nel 1324 B. entro far parte del Regnum Sardiniae e nel 1327 fu concesso in feudo a Pericono de `; i suoi discendenti non ebbero un Libia buon rapporto con gli abitanti del villaggio, che nel 1348 perse buona parte della popolazione a causa della peste. Scoppiata la prima guerra tra Mariano ` ne persero il IV e Pietro IV, i de Libia controllo dopo il 1353, quando, resisi conto dell’imminenza di altri conflitti, preferirono tornare in Catalogna. In seguito, scoppiata la seconda guerra tra Mariano IV e Pietro IV, il villaggio fu danneggiato dalle operazioni militari e fu occupato dalle truppe arborensi; si ` completamente entro i primi spopolo anni del secolo XV.
Borro1 Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato di Cagliari, compreso nella curatoria del Sigerro. Sorgeva non lontano dal castello di Acquafredda. Finita l’esistenza del giudicato di Cagliari, nella divisione del 1258 il villaggio fu compreso nel terzo toccato ai Della Gherardesca, che per insanabili contrasti tra i due rami della famiglia, poco tempo dopo, procedettero a un’altra divisione tra loro. B. cosı` fu attribuito al ramo del conte Ugolino e prese a essere amministrato dai funzionari dei nuovi signori con precisione fiscale. La sua struttura sociale fu conservata, i suoi abitanti continuarono a eleggere annualmente il majore e, nel complesso, condussero una vita tranquilla. In seguito il conte Ugolino, che si era impadronito del potere a Pisa, fu assassinato, probabilmente col concorso dei cugini dell’altro ramo, per cui nel 1289 i figli dichiararono guerra al Comune. Il villaggio fu investito dalle operazioni, subı` dei danni e quando i Della Gherardesca fu` sotto il rono sconfitti, dal 1295 passo controllo diretto di Pisa che lo fece amministrare da suoi funzionari. Con l’arrivo degli Aragonesi, nel 1324, fu dato in amministrazione al castellano di Acquafredda. Negli anni successivi fu duramente provato dalla peste e dalle vi-
Borro3 Famiglia originaria di Alassio (secc. XVII-XVIII). Si trasferı` in Sardegna nel corso del secolo XVII e si stabilı` a Cagliari, dove alla fine del secolo un Nicola aprı` una tipografia. In pochi anni l’azienda, anche grazie alle commesse dell’amministrazione che Nicola seppe ottenere, divenne importante. ´ non aveva figli, egli fece arriPoiche vare da Alassio il nipote Giacomo che ` essere considerato il capostipite puo del ramo sardo della famiglia. Egli fece un brillante matrimonio con Vittoria Brondo, imparentandosi cosı` con al-
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Borro cune famiglie dell’aristocrazia; nel 1695 ottenne il privilegio del cavalie` e nel rato ereditario e della nobilta 1698 fu ammesso allo Stamento militare. I suoi figli, impegnati nel processo di trasformazione da borghesi in gentiluomini, non trascurarono la tipografia che nei primi decenni del secolo XVIII si avvalse anche dell’opera dello stampatore Gaspare Garimberti; tre di essi, Demetrio, Pietro Giovanni e Giovanni Battista furono personaggi di assoluto rilievo. Durante la guerra di successione spagnola si schierarono nel partito filoasburgico. Passata l’isola agli Asburgo, nel 1712 la famiglia ebbe in feudo il territorio di Marrubiu e Zura` perse nel dili in libero allodio, che pero 1717 in seguito alla spedizione dell’Alberoni. Trasferita l’isola ai Savoia, i B. non riuscirono a instaurare un buon rapporto con la nuova amministrazione, per cui in pochi anni furono costretti a chiudere la tipografia, ma soprattutto non riuscirono a recuperare il territorio che avevano perduto. In par` la tipoticolare Pietro Giovanni eredito grafia e fu il protagonista dell’ultimo periodo della sua storia fino alla chiusura. Aveva sposato una Aymerich: la loro discendenza si estinse nel 1790. I `, personaggi di maggiore rilievo, pero furono il canonico Demetrio, avversa´ sabaudo Pallavicino di rio del vicere ´my, e soprattutto il dottor GioSaint-Re vanni Battista che, come abbiamo visto, ` essere considerato il capostipite puo del ramo feudale della famiglia. Fu ` suo figlio Giacomo a recuperare il pero feudo nel 1752, con un compromesso in ` in posbase al quale la famiglia torno sesso del territorio di Marrubiu e Zuradili e fu insignita del titolo marchionale col predicato di San Carlo. La sua discendenza si estinse nel 1794 con Francesco.
Borro, Francesco Marchese di San
Carlo (Cagliari 1732-ivi 1794). Figlio del marchese Giacomo, benemerito dell’a` senza successo di cologricoltura, tento nizzare il salto di Zuradili; nel 1793 fu tra i protagonisti della difesa di Cagliari contro lo sbarco francese. Infatti gli fu affidato il comando dei reparti di fanteria schierati lungo il litorale di Quartu e prese parte alla battaglia decisiva contro gli invasori. Morı` senza figli nel 1794.
Borro, Giacomo Signore di Marrubiu e Zuradili (Cagliari 1698-ivi 1752). Figlio di Giovanni Battista, in conseguenza della spedizione del cardinale Albe` del suo roni perse la disponibilita ` ai Safeudo. Quando la Sardegna passo ` il possesso, ma dovette voia ne recupero sostenere una lunga lite con il fisco e con l’appaltatore dei diritti civili di Oristano. Entrambi si opponevano a che esercitasse i suoi diritti feudali: il fisco pretendeva che pagasse una tassa di concessione, l’appaltatore delle rendite civili riteneva che il territorio concesso facesse parte del Campidano di Oristano e pertanto pretendeva il pagamento dei diritti feudali. G., comunque, nel 1752 chiuse la questione con una ` transazione in base alla quale rinuncio a tutti i diritti riscossi dal fisco negli anni precedenti e, pagati 4500 scudi, ottenne sul feudo il titolo di marchese di San Carlo. Pochi mesi dopo morı`.
Borro, Giovanni Antonio Religioso (Cagliari 1697-Bosa 1767). Vescovo di Bosa dal 1763 al 1767. Fratello di Pietro Giovanni e di Giacomo, nel 1723 fu ordinato sacerdote e divenne dottore in utroque a Cagliari; per alcuni anni soffrı` per i contrasti che la sua famiglia aveva con la dinastia sabauda. In seguito fu nominato canonico della diocesi di Ca` ecclesiagliari, giudice per le immunita stiche e cancelliere regio-apostolico; nel 1763 fu nominato vescovo di Bosa e qui morı` nel 1767.
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Borro (Cagliari 1676-ivi 1715). Figlio di Giacomo, conseguita la laurea in Legge intraprese la carriera amministrativa; scoppiata la guerra di successione spa` nel partito filoasburgnola, si schiero gico del quale divenne uno dei maggiori esponenti. Dopo il passaggio della Sardegna agli Asburgo, nel 1712 ebbe in libero allodio i territori spopolati di Marrubiu e Zuradili.
Borro, Maria Imbenia Marchesa di San ` sec. Carlo (Cagliari, seconda meta ` sec. XIX). Figlia XVIII-ivi, prima meta del marchese Francesco, nel 1794 ere` il feudo di famiglia. Era sposata ad dito Antonio Ignazio Paliacio e di suo marito condivideva le convinzioni politiche e l’odio nei confronti dei partigiani dell’Angioy, che i due ritenevano responsabili della morte violenta del marchese della Planargia, padre di lui. Si ha ragione di credere che avesse contribuito, con una rete di spie, a far catturare molti dei protagonisti dei moti antifeudali. Alla sua morte nel 1832 il feudo di ` ai Paliacio. San Carlo passo
Borromeo, Agostino Storico (n. Vimercate 1944). Discendente da una nobile ` dedifamiglia, conseguita la laurea si e cato all’insegnamento universitario. At` di tualmente lavora presso la Facolta ` ‘‘La Scienze politiche dell’Universita Sapienza’’ di Roma. Ha studiato la storia dell’Inquisizione e ne ha scritto in alcuni saggi: Inquisizione spagnola e libri proibiti in Sicilia ed in Sardegna durante il XVI secolo, ‘‘Annuario dell’Isti` moderna e tuto storico italiano per l’Eta contemporanea’’, XXXV-XXXVI, 1985; ` sarda nelL’inquisizione, in La societa ` spagnola (a cura di Francesco l’Eta Manconi), I, 1992; L’Inquisizione e i conversos nella Sardegna spagnola, in L’Inquisizione e gli ebrei in Italia, 1994.
Borsapastore Pianta erbacea annuale o biennale della famiglia delle Rosacee (Capsella bursapastoris L.). Alta sino a 50
cm, ha le foglie basali a rosetta, con lamina allargata di forma irregolare, quelle superiori lanceolate e seghet` spiga tate, fiori bianchi in racemo (cioe con peduncoli corti e alternati) terminale. Fiorisce ad aprile-maggio. Il ` un achenio triangolare arrotonfrutto e ` nome alla pianta, per la sua dato che da forma che ricorda la sacca usata dai pastori. Cresce spontanea nei terreni incolti e nelle aiuole, anche nei centri urbani. In Sardegna viene usata nella medicina popolare con azione emostatica e antiemorragica. Nomi sardi: bursa de ´ne (Marghine); bursixedda, bu ´ ssa matzo ´mina de pastori (campidanese); e´iva de fe ´ nes (Monti(sassarese); isperracalzo ferru). [MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]
Borticoro Antico villaggio che faceva parte del giudicato di Torres, compreso nella curatoria del Goceano. Sorgeva nelle campagne di Esporlatu su un territorio frequentato dall’uomo fin dai tempi della preistoria. Data la posi` rozione rispetto alla rete di viabilita mana, fu utilizzato come mansio anche ` tardoimperiale. Probabilmente il in eta ` da due di queste villaggio si sviluppo antiche mansiones nel secolo XI. Dopo l’estinzione della famiglia giudicale di Torres, fu lungamente conteso tra i Do` ria e gli Arborea; dopo il 1290 sembro che questi ultimi avessero la meglio, ma nel 1297 i Doria, sfruttando abilmente il bisogno che Giacomo II d’Aragona aveva di alleati da coinvolgere nella conquista della Sardegna che andava progettando, se ne fecero riconoscere il possesso e ne ottennero l’investitura. Ma dopo l’arrivo degli Aragonesi, quando nel 1325 i Doria si ribellarono, il villaggio fu investito nuovamente dalle truppe del giudice d’Arborea allora alleato dal re d’Aragona, conquistato e formalmente annesso al Regnum Sardiniae. Il suo possesso, con tutto il Goceano, fu definitivamente ri-
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Bortigali conosciuto al giudice d’Arborea e nel 1339 il re d’Aragona concesse a Mariano IV il titolo di conte del Goceano. L’importanza di B., che nel 1348 soffrı` per l’epidemia di peste, venne meno ` Burgos, ma quando il giudice fondo ` a essere un centro di una qualcontinuo che importanza. Scoppiata la guerra tra Mariano IV e Pietro IV divenne uno dei centri della resistenza giudicale e nel 1378, negli anni in cui il conflitto si fece ` acuto, il re d’Aragona provocatoriapiu mente incluse B. nei territori che aveva concesso in feudo al traditore Valore de ` il villaggio continuo `a Ligia. In realta rimanere in possesso arborense fino alla caduta del giudicato, e dopo il 1409 fu concesso in feudo al marchese d’Oristano. Di fatto il territorio non era ancora pacificato. Infatti sembrava dovesse cadere nelle mani del visconte di Narbona e negli anni seguenti fu teatro di una continua guerriglia della quale ` Bartolo Manno per invadere approfitto ´ la e devastare tutto il Goceano. Poiche situazione sembrava non potesse essere controllata dal marchese d’Oristano, nel 1421 fu sul punto di entrare a far parte del grande feudo concesso a Bernardo Centelles; nel 1422 Leonardo Cubello invase il territorio, sconfisse ` il Bartolo Manno e finalmente occupo Goceano. Cosı` B., che ormai era ridotto a un villaggio di modeste proporzioni, dopo anni di tribolazioni pervenne ai marchesi d’Oristano. Dopo la ribellione di Leonardo Alagon, a partire dal 1478, venne amministrato direttamente da funzionari reali. Nei secoli successivi il villaggio decadde ulteriormente e ` spopolandosi. I suoi abitanti fuando rono costretti a pagare pesanti tributi e persero progressivamente la loro autonomia. Dopo il 1677 gli abitanti cominciarono a trasferirsi a Esporlatu; dopo il 1725 il villaggio contava 30 abitanti ed
entro il 1751 era completamente distrutto.
Bortigali Comune della provincia di ` Nuoro, compreso nell’VIII Comunita montana, con 1507 abitanti (al 2004), posto a 505 m sul livello del mare, disposto sul fianco di una collina addossata al monte Santu Padre, che con i suoi 1026 ` una delle cime maggiori della came tena del Marghine. Regione storica: Marghine. Diocesi di Alghero-Bosa.
Bortigali – Qui nacque, nell’ottobre 1943, Radio Sardegna, una delle prime emittenti dell’Italia liberata.
TERRITORIO Il territorio comunale si estende per 67,46 km2: ha forma grosso modo triangolare con una lunga punta rivolta verso sud, e confina a nord con Macomer, a est con Bolotana e Silanus, a sud con Dualchi, a ovest con Birori e Macomer. Di forma cosı` allungata, si estende dal lembo settentrionale dell’altipiano di Abbasanta verso le pendici della catena del Marghine, per continuare poi nell’altipiano di Campeda, dove si trova tra l’altro la piccola frazione di Mulargia. Si hanno quindi terreni adatti sia all’agricoltura che all’allevamento, oltre a tratti di bosco e zone di grande suggestione paesaggistica e ambientale. Il paese si trova in posizione appartata, lungo il vecchio tracciato della statale 129 Macomer-Nuoro, attraverso la quale comunica direttamente con Macomer da un lato e Sila-
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Bortigali nus dall’altro, ma ha a brevissima distanza sia il nuovo tracciato della statale che la superstrada Cagliari-Sassari; alla periferia si trova anche la stazione lungo la ferrovia a scartamento ridotto Macomer-Nuoro. & STORIA L’attuale centro e ` di origine romana. In epoca medioevale apparteneva al giudicato di Torres ed era compreso nella curatoria del Marghine; fu donato all’abbazia di San Nicola di Trullas. Divenne in quel tempo un rinomato centro di allevamento di cavalli. Dopo l’estinzione della famiglia giudicale fu conteso tra i Doria e gli Arborea e finı` per essere occupato da truppe arborensi. Gli anni che seguirono furono per B. relativamente tranquilli, e la co` continuo ` a godere della propria munita tradizionale autonomia. Scoppiata la guerra tra Aragona e Arborea nel 1378, ` acuta del mentre era in atto la fase piu conflitto, il villaggio fu incluso nei territori che il re d’Aragona concesse provocatoriamente al traditore Valore de Ligia che si era schierato con lui. In effetti ` a rimanere in posil villaggio continuo sesso del giudice d’Arborea fino alla battaglia di Sanluri, subito dopo cadde nelle mani del visconte di Narbona che ` a tenerlo fino al 1420, anno in continuo cui, dopo che quest’ultimo ebbe rinun` a far parte ciato ai propri diritti, entro del Regnum Sardiniae. Nel 1421 fu incluso nel grande feudo concesso a Bernardo Centelles; i Centelles nel 1439 lo cedettero a Salvatore Cubello come indennizzo per il mancato pagamento della dote di sua sorella. Divenuto marchese d’Oristano, nel 1463 Salvatore incluse B. nel suo feudo; il villaggio fu poi ereditato da Leonardo Alagon al quale fu confiscato nel 1477. Dopo qualche mese di confusione, dopo la battaglia ` a far parte del feudo di Macomer, torno di Oliva. I Centelles, che risiedevano in Spagna, fecero amministrare il loro
feudo da una burocrazia alle loro dipendenze, e B. fu fatto dipendere amministrativamente da un funzionario che risiedeva a Macomer.
Bortigali – Pecore al pascolo nei dintorni del paese.
Estinti i Centelles nel 1569, il villaggio, dopo una lunga lite conclusasi nel 1591, ` ai Borgia che innovarono profonpasso damente il suo sistema di amministrazione. Con i Borgia, infatti, nel corso del ` un aumento del poSeicento si verifico ` a controltere del feudatario che arrivo lare direttamente l’elezione del majore esautorando completamente la comu` e appoggiandosi ai rappresentanti nita di alcune famiglie di notabili locali che gestivano il potere in modo clientelare ` era stato possibile pere ingiusto. Cio ´ , nel corso del secolo, per l’esazione che dei tributi feudali erano state create le ‘‘liste feudali’’ dei contribuenti, compilate in base al loro reddito; la gestione di queste liste comportava non solo la determinazione del carico fiscale per ciascuno ma anche l’individuazione delle categorie degli esenti. In genere gli esenti erano proprio i notabili locali che finirono per formare delle e´lite vassallatiche legate al feudatario; quando nel 1740 i Borgia si estinsero, B. cominciava a manifestare il bisogno di liberarsi dalla dipendenza feudale. Dopo una lunga serie di vicende ereditarie, nel 1767 il villaggio fu incluso nel mar-
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Bortigali ` a Maria chesato del Marghine che tocco Giuseppa Pimentel, erede dei Borgia e moglie di Pietro Tellez Giron. Come molti altri dei villaggi del Marghine non ebbe un rapporto facile con i nuovi feudatari che dalla Spagna facevano amministrare il feudo a funzionari senza scrupoli, cosı` tra il 1774 e il 1785 ` apertamente di pagare i trisi rifiuto buti e nel 1795 prese parte ai moti antifeudali. Nel 1821 fu incluso nella provincia di Cuglieri, nel 1843 sciolse il poco felice rapporto con gli ultimi feudatari. Di questi anni la puntuale testimonianza di Vittorio Angius: «Componesi di 520 case, le strade sono niente regolari, e poco pulite anche d’estate. ` . La Il clima patisce d’alquanta umidita neve vi persiste talvolta anche 20 giorni, ` una disgrazia fatale per il beil che e stiame. La vicinanza del monte, uno ` alti della catena del Marghine, dei piu attrae spesso le tempeste. La scuola normale frequentasi da 40 fanciulli. Il numero dei matrimoni suol essere di 25 all’anno, mentre le nascite si computano 95, le morti 40. L’ordinario corso ` ai 70. Le malattie piu ` fredella vita e quenti sono infiammazioni di petto e febbri periodiche. Il numero delle famiglie arriva a 515, delle anime a 2920 nel 1833, le quali nel 1829 assommavano a 3000. La terra prestasi a tutte le voglie del contadino. Specialmente riconoscesi atta ai grani ed orzi, che ordinariamente fruttificano il ventuplo. Coltivansi molte specie di erbaggi e legumi. Le patate forniscono il nutrimento alle famiglie povere, quando fallı` la messe. La vite vi prospera mediocremente, e la ` dei vini non dispiace. Le piante qualita fruttifere sono varie nella specie, copiose nel numero, grate nei frutti. Le grandi e piccole chiudende occupano ` gran parte dell’estensione terrila piu toriale, e servono principalmente al pascolo delle vacche, e bestiame destinato
al lavoro. Le selve sono vaste, ed in esse trovasi l’elce, la quercia, il tasso, il ciliegio, il moro selvatico, e altre specie atte a varie costruzioni. Si nutrono 300 cavalle, 2500 vacche, 20 000 pecore, 700 porci, 500 capre e gran numero di giumenti per la macinazione dei grani, e trasporto della legna e formaggio al paese. I prodotti della pastorizia si sogliono smerciare in Bosa. Sono assai numerosi i cinghiali, i daini, le volpi, le lepri e martore. Tutte le specie dei volatili, o stazionari o viaggiatori nell’isola, vi fanno nido». Quando nel 1848 furono abolite le province, B. fu incluso nella divisione amministrativa di Nuoro e vi ` a far rimase fino al 1859, quando entro parte della provincia di Sassari. Nello stesso periodo fu costruita la parrocchiale dedicata alla Madonna degli An` a sviluppare le geli e il paese continuo ` commerciali assumendo sua attivita un’importanza notevole; alla fine dell’Ottocento la sua popolazione oramai superava i 3100 abitanti. Nel 1928 fu incluso nella provincia di Nuoro; nel se` econocondo dopoguerra le sue attivita miche hanno subito una crisi notevole e ` notevolmente rila popolazione si e dotta. & ECONOMIA La sua economia e ` basata sulla pastorizia, particolarmente rino` la produzione dei formaggi nella mata e Latteria del Centro Sardegna (LACESA); si commercializzano vari tipi di pecorino e i formaggi filati, tra i quali le ‘‘perette’’ di caciocavallo. Vi si trovano anche un’organizzazione per il turismo ` commerciali; equestre e alcune attivita molti lavoratori si recano quotidianamente nelle aziende della piana di Ottana e della zona industriale di Maco` collegato memer. Servizi. Il paese e diante autolinee agli altri centri della provincia; dista da Nuoro 48 km e 8 km da Macomer. Dispone di medico, farma-
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Bortigali cia, scuola dell’obbligo, Biblioteca comunale, sportello per i servizi bancari. & DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 1606 unita di cui stranieri 2; maschi 780; femmine 826; famiglie 639. La tendenza complessiva rivelava una diminuzione della popolazione, con morti per anno 19 e nati 9; cancellati dall’anagrafe 20; nuovi iscritti 11. Tra gli indicatori economici: imponibile medio IRPEF 13 764; versamenti ICI 618; aziende agricole 157; imprese commerciali 79; esercizi pubblici 13; esercizi all’ingrosso 2; esercizi al dettaglio 26; ambulanti 2. Tra gli indicatori sociali: occupati 484; disoccupati 82; inoccupati 63; laureati 31; diplomati 195; con licenza media 417; con licenza elementare 699; analfabeti 12; automezzi circolanti 532; abbonamenti TV 537.
Bortigali – Il nuraghe Orolo svetta sul crinale delle colline che vanno dal paese verso Macomer. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il suo ` molto ricco di nuraghi: territorio e Aidu Arbu, Aidu Entos, Aidu Ollastru, Bena de Ludu, Berre, Borgusada, Coatos, Funtana Lada, Giaga Edra, Immandradorzu, Luzzanas, Meuddu, Mura de Lughe, Oes, Orolo, Ottieni, Pranu ’e Ruos, Sa Coa ’e Su Lauro, Sa Corte, Sa Mandra ’e Sa Giua, Santu Martinu, Semestene, Seriale, Sparzanas, Susugias, Tintirriolos, Trullio, Tuide, Tusari; vi si
trovano anche la Tomba di giganti di San Giovanni e tracce di insediamenti del periodo romano. Di particolare in` il nuraghe Orolo, affacciato teresse e sull’altipiano di Abbasanta da una magnifica posizione panoramica sulla catena del Marghine. A pianta complessa, consta di un mastio centrale alto 14 m, a due piani con camere a tholos perfettamente conservate, e di due torri addossate di notevoli dimensioni. Significativo anche quello di Tusari, del tipo pro` omotonuraghe, situato nella localita nima a qualche chilometro dall’abitato e risalente al 1500-1300 a.C. Ha pianta ` di notevoli proporzioni: ellittica ed e dall’ingresso si accede a un corridoio lungo circa 18 m che porta a una celletta di piccole dimensioni; quindi attraverso una scala a chiocciola molto ripida si giunge al secondo piano dell’edificio e al terrazzo che aveva una fun` poi il zione importante per la difesa. C’e grande nuraghe di Meuddu che sorge non lontano da Mulargia: un nuraghe quadrilobato che nella torre centrale conserva un’ampia camera a tholos di particolare suggestione. Vicino a Mulargia si trova anche quello di Aidu Entos, quasi completamente distrutto, ma che conserva nel masso posto ad architrave dell’ingresso un’iscrizione che ha attirato l’attenzione degli studiosi. Pare si tratti di un’indicazione di confine tra due diverse popolazioni, e si discute se sia stata tracciata con caratteri latini o con quelli di una presunta scrittura nuragica. & PATRIMONIO ARTISTICO E CULTU` posto ad anfiteatro RALE Il villaggio e su un pendio che sale dall’altipiano di Abbasanta verso le cime della catena ` sviluppato da un nudel Marghine. Si e ` antico nel quale si trova la cleo piu chiesa parrocchiale di Santa Maria degli Angeli costruita nel secolo XV in forme tardogotiche. Ha un impianto a
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Bortigali una sola navata su cui si affacciano alcune cappelle laterali e il presbiterio, con copertura a volte a crociera. La fac` in conci di trachite rossa di ciata e grande effetto; poco distante dalla chiesa sorge il campanile con la cuspide ornata da tipici gattelli di gusto gotico-aragonese; nelle strade attorno alla chiesa si possono individuare diverse case che conservano finestre e portali di tipo aragonese molto sugge´ scolpiti con vari motivi da stivi, perche abili scalpellini. A monte di questo nucleo primitivo e attorno alla strada ` sviluppata la parte piu ` principale si e recente dell’abitato che conserva diversi palazzotti ottocenteschi con qualche pretesa e una rete di stradine nelle quali si affacciano le classiche case in pietra tipiche del territorio. Dal paese ha origine una strada che, salendo sul fianco della montagna, conduce alla frazione di Mulargia (=) inserita in un piacevole ambiente ricco di boschi particolarmente suggestivi.
Bortigali – Gli elementi architettonici di questa finestra sono arricchiti dallo stemma della famiglia Arras.
FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Il pa`e ` trimonio di tradizioni della comunita consegnato a due feste, in primo luogo quella di Santa Maria di Sauccu. La ma` antica tranifestazione, tipica della piu dizione del paese, fu istituita prima del 1614 in onore di un simulacro della Ver&
gine ritrovato all’interno di un sambuco (sauccu). Ha inizio all’alba del 7 settembre quando le donne del villaggio portano a piedi lungo una strada campestre che richiede tre ore di cammino una piccola statua della Madonna fino alla chiesetta campestre di Santa Maria di Sauccu nella foresta di Badde Salighes, molto oltre il monte Santu Padre e ben distante dal paese (in territorio di Bolotana) che fu costruita agli inizi del secolo XVI nei pressi di un monastero di Barnabiti. Il pellegrinaggio si svolge tra preghiere e canti a scioglimento di un voto; a mezza mattina dello stesso giorno dalla chiesa di Santa Croce i giovani del paese, vestiti di una cotta bianca, preparano un simulacro della Madonna di grandi proporzioni e, dopo avergli fatto compiere tre giri attorno alla chiesa, tra spari di fucili caricati a salve, lo portano a passo svelto lungo un sentiero di montagna alla chiesa campestre. Lungo il percorso il corteo viene accompagnato da cavalieri armati e in costume che compiono spericolate esibizioni. All’arrivo, tra un tripudio di fucilate, viene celebrata la messa cantata; alla cerimonia segue un colossale ban` inizio al novenario, duchetto che da rante il quale i fedeli trovano riparo in alcune casette erette intorno alla chiesa. Nei giorni successivi, che trascorrono tra preghiera e altri incontri comunitari e conviviali, il piccolo villaggio rimane sempre molto animato; al termine della novena, il 17 settembre, la statua torna in gran corteggio a B. Il villaggio torna nuovamente deserto e ` frequentato secondo una leggenda sara dai morti che vi svolgeranno una loro ` novena. L’altra festa importante e quella dell’Assunta, che dura sei giorni e culmina il 15 agosto con la processione alla quale partecipano gruppi in costume, cavalieri e il coro locale. Fino al 1945 veniva portato in processione un
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Bortigiadas antichissimo simulacro, oggi conservato nella parrocchia, cui si attribuiva ` di influire sulla situazione atla virtu mosferica, e per questo ci si rivolgeva ad esso soprattutto durante i periodi di `. siccita
Bortigiadas Comune della provincia di Olbia-Tempio, compreso nella III Co` montana, con 859 abitanti (al munita 2004), posto a 479 m sul livello del mare, su un poggio panoramico che fa parte dei rilievi granitici del Limbara. Regione storica: Gemini. Diocesi di Tempio-Ampurias.
Bortigiadas – Panorama. Dalle ultime propaggini delle montagne di Tempio e Aggius il paese guarda verso il mare vicino del golfo dell’Asinara.
TERRITORIO Il territorio comunale si estende per 76,76 km2: ha forma grosso modo triangolare con una punta rivolta verso occidente e confina a nord con Viddalba e Aggius, a est con Tempio Pausania, a sud ancora con Tempio e con Perfugas, a ovest con Valledoria e Santa Maria Coghinas. Si tratta di una regione di alta collina, la cima maggiore ` la punta Saici, 911 m. Il suolo e ` in parte e rivestito di bosco e per tutto il resto uti&
lizzato a pascolo. Qualche tratto di pianura adatto alle coltivazioni si trova soltanto nella parte meridionale, dove scorre il Coghinas e si trova la frazione `nnari, la piu ` popolosa di quelle di Tisie che fanno capo a questo comune. Il paese si trova a soli 3 km dalla S.S. 127 ` collegata Sassari-Tempio, alla quale e con un raccordo che poi continua per ` servito anche dalla ferrovia Viddalba. E a scartamento ridotto Sassari-Tempio, utilizzata oggi prevalentemente a scopi turistici. & STORIA Sulle origini del villaggio poco si sa, anche se le numerose testimonianze romane ritrovate nelle campagne fanno pensare a un centro romano posto lungo la strada che da Gemellae portava a Olbia. Nel Medioevo apparteneva al giudicato di Gallura, era compreso nella curatoria di Gemini ` popoloso e sviluppato del ed era il piu distretto detto Gemini basso; estinta la ` famiglia giudicale nella seconda meta del secolo XIII prese a essere amministrato direttamente da funzionari pi` sani. Dopo la conquista aragonese entro a far parte del Regnum Sardiniae ma la ` a tenere un sua popolazione continuo atteggiamento ostile nei confronti degli invasori. Nel 1324 una parte del territo` nel rio fu concessa ai Catoni che pero 1325 furono cacciati da Sassari per cui ` degli abitanti di B. nei conl’ostilita fronti degli Aragonesi non venne meno. Il territorio fu definitivamente conquistato da Raimondo Cardona solo nel ` a far parte di un 1330 e il villaggio entro feudo concesso a Guglielmo Pujalt, che comprendeva quasi tutto il Gemini. La ` sembrava non voler popolazione pero accettare la situazione e mal tollerava il vincolo feudale, cosı` che, quando ` la guerra tra Doria e Aragona, scoppio ` a combattere gli Aragonesi. continuo Pujalt morı` senza figli e nel 1347 il re ` di dare il villaggio e l’intera curapenso
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Bortigiadas toria in pegno a Giovanni d’Arborea nell’intento di pacificare la popolazione. Dopo che quest’ultimo fu arrestato da suo fratello Mariano, il territorio fu abbandonato a se stesso, subı` i danni della guerra tra Aragona e Arbo` rea e nel 1376 quelli della peste. B. pero ` come alcuni altri villaggi non si spopolo ` vicini: si calcola che avesse ancora piu di 200 abitanti. Terminata la guerra, cadde in mano al visconte di Narbona che lo tenne fino al 1420, anno in cui ` a far parte del Regnum Sardirientro niae. Cosı` B. venne in possesso dei Carroz, eredi di Giovanni d’Arborea; essi lo unirono al loro grande feudo di Terranova e lo fecero amministrare da loro ` e la pofiduciari. L’estrema perifericita sizione del villaggio, sperduto tra i monti, sebbene fosse non lontano da Tempio, furono i fattori che permisero a B. di conservare una relativa autonomia. I Carroz lo possedettero fino alla ` del secolo XV quando, seconda meta per il matrimonio di Beatrice con Pie`a tro Maza de Lic ¸ana, il villaggio passo questa famiglia. A loro volta i Maza si estinsero nel 1546 e per la successione ` una lunga lite tra i diversi scoppio eredi. La contesa si concluse nel 1571 ` B. ai Porcon una divisione che assegno tugal, famiglia coinvolta nella lite per il patrimonio dei Maza. Da questi ultimi il territorio nel 1584, per il matrimonio di Anna Portugal con Rodrigo De Silva, ` a questa famiglia. Nel 1617 tutto passo il territorio fu unito anche amministrativamente al marchesato di Orani; da quel momento B. fu amministrato da un regidor e da una burocrazia che risiedevano in quel paese lontano. La sua posizione periferica fu pertanto mantenuta come lo spirito di indipendenza dei suoi abitanti che nel corso del se` . Il colo XVII raggiunsero le 600 unita ` non fu ferapporto con i feudatari pero ` notevollice, il carico fiscale aumento
` pamente colpendo proprio le attivita storali e la produzione del formaggio; soprattutto fu modificato il sistema di individuazione del majore, che di fatto veniva scelto dal regidor. Il territorio divenne teatro di faide tra gruppi di famiglie locali, in un clima di crescente violenza che la debole amministrazione feudale non riuscı` a modificare. Si ebbero anche numerose e audaci imprese di briganti. Nel corso del secolo XVIII i rapporti tra gli abitanti di B. e la famiglia feudale si guastarono ulteriormente; intanto la struttura della comu` andava modificandosi e l’introdunita zione del Consiglio comunitativo e del ` l’aspirazione Monte granatico rafforzo all’indipendenza degli abitanti del villaggio, che spesso resistettero all’esazione dei tributi feudali. Nel 1821 il villaggio fu compreso nella provincia di Ozieri e nel 1831 in quella di Tempio ` `. E Pausania ma la situazione non muto di questo periodo l’interessante e preziosa testimonianza di Vittorio Angius: ` situato nella china d’un monte in«E contro a mezzogiorno, in esposizione pure a levante e ponente. Consta di 250 case, divise per istrade irregolari. Poche arti meccaniche vi si professano. Le donne sono sempre applicate alla tessitura sopra 200 telai per panni lini ` spesso afe lani. La scuola normale e fatto vuota, poco curandosi i padri della istruzione ed educazione dei figli, e non essendo da alcuno ammoniti del loro dovere. L’ordinario numero della popo` di 600 anime in 190 lazione sedentaria e famiglie; altrettanti sono i pastori. Si sogliono contrarre all’anno circa 14 matrimoni, nascono 35, muojono 20. L’ordi` ai 60. Le frenario corso della vita e quenti malattie sono infiammazioni di petto, e febbri periodiche. Il terreno ` coltivare e ` atto alle vigne, e che si puo ad altre piante fruttifere. Queste non ` che sei specie, e la somma sono di piu
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Bortigiadas degli individui non sorpassa il migliajo. ` delle uve, tenue il Poche sono le qualita ricolto, e si dee supplire con molto comprato da Tempio, e da Luras. Siccome in ` sassoso e bomassima parte il terreno e ` appena si puo ` seminare schivo, pero starelli di grano 250, 100 d’orzo, 50 di ` andare fave. La fruttificazione ne puo al settuplo. Di lino se ne raccoglie tanto quanto esigano i propri bisogni. Le antiche o grandi chiudende occupano brevissima estensione del territorio. Vi si ` sovente vi si tiene il besemina, ma piu stiame manso a pastura. Le selve sono variate di quercie, lecci, soveri, roveri, lentischi, corbezzoli, ontani. Il bestiame che educasi si rappresenta dalle seguenti somme secondo le specie. Pecore 2000, capre 1500, vacche 300, porci 200». Al riscatto dei feudi e una volta abolite le province, B. fu compreso nella divisione amministrativa di Sassari e quindi, dopo il 1859, nella provincia di Sassari. La sua popolazione viveva prevalentemente sparsa nel vastissimo territorio in quattro cussorge. Il processo di concentrazione nell’attuale centro abitato risale alla fine dell’Ottocento; nel 1975 le frazioni di Giagazzu e Giuncana furono aggregate al neocostituito comune di Viddalba. & ECONOMIA La sua economia e ` basata fondamentalmente sull’allevamento ed esiste un discreto patrimonio zootec` che da nico, costituito da bovini piu ` favorevole ovini. In qualche tratto piu del territorio si pratica anche l’agricoltura, in particolare l’orticoltura, e qualche provento deriva anche dalla coltivazione dei ciliegi e dall’estrazione periodica del sughero. Vi operano anche un albergo con 20 posti letto e due agriturismi con 8 posti letto. Artigianato. In passato le donne tessevano il lino e la lana producendo manufatti di discreta fattura ma solo per uso domestico. Ser` collegato mediante vizi. Il villaggio e
autolinee agli altri centri della provincia. Dispone di medico, scuola dell’obbligo, Biblioteca comunale, sportello di servizi bancari. & DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 919 unita di cui stranieri 3; maschi 458; femmine 461; famiglie 354. La tendenza complessiva rivelava una diminuzione della popolazione, con morti per anno 13 e nati 4; cancellati dall’anagrafe 14; nuovi iscritti 5. Tra gli indicatori economici: imponibile medio IRPEF 13 614 in migliaia di lire; versamenti ICI 289; aziende agricole 190; imprese commerciali 38; esercizi pubblici 7; esercizi al dettaglio 14; ambulanti 1. Tra gli indicatori sociali: occupati 266; disoccupati 60; inoccupati 35; laureati 12; diplomati 100; con licenza media 255; con licenza elementare 349; analfabeti 71; automezzi circolanti 441; abbonamenti TV 300. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il terri` ricco di nuraghi (Cantareddu, torio e Middina, Punta Capraia, Punta Nuraga, Puppia, San Pancrazio, Santu Russugliu, Traicatu), di domus de janas (Con` nnari) e conchedda di La Fata, Tisie serva ruderi romani a Sa Menta e allo Spirito Santo. Di un certo interesse anche le grotte di Conca Manna e Conca di ` importante Martinu. Il monumento piu ` quello di Tisie `nnari: una necropoli di e domus de janas ipogeiche situata a qualche chilometro dall’abitato. In alcuni di questi ipogei le pareti sono decorate con protomi taurine e figure di esseri umani rappresentati con motivi geometrici di grande effetto. & PATRIMONIO ARTISTICO, CULTURALE E AMBIENTALE Il villaggio ha mantenuto il tradizionale impianto dei centri galluresi con strade larghe sulle quali si affacciano le tipiche case in granito, a due piani sulla via principale, a un solo ` impiano nelle traverse. L’edificio piu
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Bortigiadas ` la chiesa di San Nicola di portante e Bari, parrocchiale costruita tra il secolo XVI e il XVII; ha una sola navata sulla quale si affacciano il presbiterio e alcune cappelle laterali; la copertura originariamente era in legno. Nel corso del secolo XVII la chiesa fu ristrutturata, la copertura in legno venne sostituita con una volta a botte e una cappella laterale venne demolita per lasciar posto al campanile. L’interno custodisce un dipinto del secolo XVII e ha ` alle pareti vetrate decorate; l’edificio e stato restaurato completamente nel 1939. A poca distanza sorge la chiesa di Santa Croce, la cui costruzione risale al secolo XVIII. Ha una sola navata a forma rettangolare e la facciata costruita con i tipici conci in granito. Era sede della Confraternita della Santa ` stata piu ` Croce, nel corso dei secoli e volte restaurata e in molti periodi chiusa al culto. Infine nell’edificio del ` ospitato il Museo MineraloComune e gico, un’interessante raccolta inaugurata nel 1983 nella quale sono esposti ` di 1000 campioni di minerali riconpiu ` di 260 specie diverse; ducibili a piu ´ completo il panorama delle pressoche ` presenti in Sardegna. Di grande varieta interesse storico e culturale, oltre che ovviamente religioso, sono anche le numerose chiesette campestri distribuite ` nelle bellissime campagne; in localita Scala Ruia, presso le sponde del Coghinas nella frazione di Tisiennari, sorge quella di San Rocco, patrono dei viandanti, posta in una posizione strategica per il transito tra Anglona e Gallura. Fu costruita nel secolo XVIII probabil` antica; mente sui resti di una chiesa piu ha una sola navata di forma rettango` abbellita da un lare, la sua facciata e ` stata comcampanile a vela. Nel 1966 e pletamente restaurata. A poca distanza dall’abitato, lungo la strada per Viddalba, sorge infine il santuario di San
Pancrazio che fu edificato nel secolo ` XVI in forme tardogotiche. L’interno e a una navata; nel corso dei secoli ha su` stato combı`to alcuni danni e nel 1970 e pletamente restaurato. Tra le molte bel` , pregevoli sotto il punto lissime localita di vista paesaggistico e/o naturalistico, ` suggestiva e ` senza dubbio quella la piu caratterizzata da grandi roccioni e conosciuta come Cuccarusantu o Li Monti Incantati, a brevissima distanza dall’abitato. Le formazioni di granito sono ricoperte in parte da piante di edera di grande bellezza che, incombendo sull’abitato, fanno temere nei periodi grande pioggia una loro rovinosa frana: sensazione che ebbe un sindaco del villaggio di fine Ottocento il quale, dopo ` al preun grande nubifragio, telegrafo fetto di Sassari per chiedere soccorso. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Si ha memoria delle antiche usanze di questa popolazione di pastori montanari amanti del canto, della caccia e del ballo, ma anche capaci di ire improvvise e di vendette terribili che vengono ricordate in antichi racconti. Persino le suggestive grotte di Conca Manna e di Conca Martinu, che forse meriterebbero di essere studiate dall’archeologia, furono utilizzate come rifugio dai banditi protagonisti delle fosche storie del passato. Di particolare suggestione ` conservata erano i costumi, di cui si e memoria. L’abbigliamento femminile comprende una camicia di tela bianca dalla pettina ricamata e rifinita col pizzo; la gonna plissettata, di panno ` (nelle grandi occasioni di seta), piu corta rispetto a quella delle altre donne galluresi. Sopra la camicia si indossano `la) a il busto di seta e la giacca (la camiso bolero con le maniche chiuse e stretta sotto il seno; sopra la gonna il grembiule di seta; sul capo si portano una benda (la caviedda) e il velo bianco; per ` le grandi occasioni l’abbigliamento e
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Borutta completato da un’altra gonna (lu suncurinu o valletta), usata come un manto che copre la testa e le braccia. L’abbigliamento maschile comprende la camicia plissettata, guarnita da un ricco pizzo; i calzoni di tela grezza; sopra la camicia si indossa un corpetto di velluto rosso a doppio petto con due file di bottoni chiuso in vita da una fascia di ` colori; sopra i callana (l’imbogia) a piu zoni si indossano il gonnellino di panno nero orlato di velluto rosso e le ghette dello stesso tessuto, anch’esse orlate di ` completato rosso; l’abbigliamento e dalla berretta rossa (nera durante i periodi di lutto). Attualmente una pallida memoria delle antiche usanze si conserva ancora nelle feste campestri, la ` importante delle quali e ` ancora piu quella di San Rocco. La prima domenica di giugno si tiene una sagra delle Ciliegie, e il 12 maggio e l’ultima domenica di settembre si fa festa per San Pancrazio. A queste celebrazioni, risa` aggiunta lenti tutte alla tradizione, si e ultimamente una festa della Birra, che si svolge durante l’estate per attirare i villeggianti dalla costa.
Borutta Comune della provincia di Sassari, incluso nel Comprensorio n. 5, con 308 abitanti (al 2004), posto a 471 m sul livello del mare, in una valletta tra la falda meridionale del monte Pelao e lo sperone sul quale si leva la celebre basilica di San Pietro di Sorres. Regione storica: Meilogu. Archidiocesi di Sassari. & TERRITORIO Il territorio comunale si estende per 4,76 km2: ha forma grosso modo rettangolare allungata da nord a sud e confina a nord con Bessude, a est con Bonnanaro e Torralba, a sud con Cheremule, a ovest con Thiesi. Si tratta di una regione di colline dominate dal Pelao, che raggiunge i 700 m. La natura ` mista, calcarea e vulcanica del suolo e (fatto che ha permesso l’edificazione
della basilica alternando i colori dei due diversi tipi di pietra) e, grazie an` di acqua, che a una certa disponibilita ha favorito in passato l’agricoltura e l’orticoltura. Negli ultimi anni, col ge` neralizzato abbandono delle attivita agricole, ha preso anche qui il sopravvento l’allevamento ovino. B. si trova a breve distanza dalla superstrada Ca` collegato da una gliari-Sassari, cui e breve strada secondaria che attraversa Bonnanaro e prosegue per Thiesi e Cheremule.
Borutta – Sull’altura calcarea che domina il paese svetta la basilica romanica di San Pietro di Sorres.
STORIA Il villaggio ha probabili origini altomedioevali legate alla scom` di Sorres di cui dovette esparsa citta sere un’appendice. Crebbe di importanza con la progressiva scomparsa dell’antico nucleo, e per un certo periodo dovette essere anche residenza episcopale. Faceva parte del giudicato di Torres ed era compreso nella curatoria del Meilogu. Dopo la morte della giudicessa Adelasia, unitamente all’intera ` in mano ai Doria che lo curatoria passo inclusero nel piccolo stato feudale che avevano formato. Essi seppero instaurare un buon rapporto con gli abitanti del villaggio che mantennero i loro privilegi e la loro autonomia vivendo sostanzialmente in pace fino alla conquista aragonese. Allora i Doria si dichia-
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Borutta rarono vassalli del re d’Aragona, cosı` B. ` a far parte del Regnum nel 1323 entro ` nel 1325 i Doria Sardiniae. Quando pero si ribellarono e ne fecero una delle basi della loro organizzazione militare, il villaggio fu teatro della guerra e nel 1330 fu devastato e occupato per un breve periodo dalle truppe aragonesi guidate da Raimondo Cardona. Poco ` in possesso dei Doria e subı` dopo torno altri gravi danni; durante la ribellione del 1347 e dopo l’epidemia di peste del ` quasi completamente. 1348 si spopolo In seguito i Doria si avvicinarono al re ` d’Aragona ma quando nel 1365 scoppio la seconda guerra tra Mariano IV e Pietro IV B. fu occupato dalle truppe arborensi, dopo un disperato tentativo di resistenza di Brancaleone Doria. Quando ` quest’ultimo sposo ` Eleonora d’Arpero borea, la situazione del villaggio cam` , pur continuando a essere amminibio strato come se fosse possesso giudicale fino alla caduta di Arborea. Dopo la battaglia di Sanluri cadde nelle mani del visconte di Narbona che lo tenne fino al ` a far parte 1420; nello stesso anno torno del Regnum Sardiniae e fu amministrato da funzionari reali. Nel 1445 fu concesso in feudo ad Angelo Marongio, ` si estinse nel la cui discendenza pero 1479; subito dopo la sua vedova Rosa ` di entrarne in posGambella (=) tento sesso ma il fisco, che considerava devo`. luto il feudo, le si oppose e lo confisco Al termine di una serie di vicende romanzesche la Gambella, che aveva ce´ Xiduto all’interessata corte del vicere ´n Pe ´rez e lo aveva sposato in seconde me ` la lite col fisco. Probanozze, continuo bilmente le pressioni del nuovo marito le consentirono di avere nel 1480 parziale soddisfazione e le fecero acquisire ` , ma con l’escluuna parte dell’eredita ` a rimanere sione di B., che continuo nelle mani dell’amministrazione reale. Ben presto la sconsiderata si rese conto
che il secondo marito in effetti voleva sottrarle l’intero patrimonio, ma ormai era troppo tardi: poco dopo morı` e molti dissero che era stata fatta avvelenare dal Perez, il quale continuava a premere per entrare in possesso dell’ere` . Nel 1482 il re sequestro ` l’eredita `e dita ` a Enrico Henriquez che poco la dono ` tardi, prima aveva avuto in dono B.; piu e precisamente nel 1506, le sue figlie lo vendettero ad Alfonso Carrillo. I nuovi feudatari introdussero nel corso del secolo XVI alcuni nuovi tributi che resero ` pesante la condizione dei vassalli. piu ` alSi estinsero nel 1630 e il feudo passo lora ai Comprat che lo fecero amministrare da un regidor e ne riorganizzarono l’amministrazione elevando ulte` provoco ` riormente il carico fiscale; cio uno stato di tensione tra i vassalli so´ il regidor finı` per avoprattutto perche ´ la scelta del majore esautocare a se ` del rando completamente la comunita villaggio.
Borutta – I muretti a secco, figli dell’editto delle Chiudende, disegnano il reticolo delle ` contadine. piccole e piccolissime proprieta
` Estintisi i Comprat nel 1672, B. passo ` a una famiglia, i Miranda, per eredita che risiedeva in Spagna e che fece amministrare il feudo da un podatario, accentuando ulteriormente lo stato di tensione tra la popolazione. Nel corso del ` nelle secolo XVIII il villaggio passo mani di diversi feudatari che dovettero lottare col fisco che ne tentava la confi-
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Borutta sca. Il disagio della popolazione au` e nel 1795 esplose nei moti antimento feudali durante i quali gli insorti distrussero il palazzo dell’amministrazione baronale. Nel 1821 il villaggio fu incluso nella provincia di Alghero e nel 1838 fu riscattato ai De Queralt. In questo lasso di tempo si colloca la testimo` situato nianza di Vittorio Angius: «E sulla costa del Pelao. Componesi di circa 100 case. In sole 25 case si lavora al telajo. La scuola normale non conta ` di 5 fanciulli. Dal censispesso piu mento parrocchiale (anno 1833) apparve il numero delle anime di 482 in famiglie 99. Si celebrano all’anno uno o due matrimoni, nascono 10, muojono 7. ` riIl territorio assegnato ai boruttesi e stretto, e forse non capisce mille starelli di semenza. Quindi essi devon passare in altre giurisdizioni, e prendere in affitto delle terre, in cui possano esercitar l’agricoltura. Questi lavori si fanno con 40 gioghi, che solcano per starelli di grano 300, d’orzo 150, di fave altrettanto, di lino 100, di granone 5. La quan` della messe suol essere ottupla tita della seminazione. I vini di B. sono ` . Il grano si bianchi, e di qualche bonta vende ai florinesi, ed ai sassaresi. Qual` che volta vendesi vino ai torralbesi, piu ` se ne compra dai tiesini. Le spesso pero ` moltiplicate delle piante specie piu fruttifere sono susini, peri, noci, peschi, meligranati, cotogni ecc. Il bestiame si riduce alla sola specie pecorina distribuita in 5 branchi di 350 capi cadauno. I formaggi non sono molto stimati, e vendonsi ai sassaresi. Volpi, lepri, gatti selvatici sono le sole specie che si trovano nel territorio, Le pernici, i merli, i colombacci sono in molto numero, e in grandi stormi». Quando, nel 1848, fu abolita la provincia di Alghero, B. fu incluso nella divisione amministrativa di Sassari e in questa rimase fino al 1859, quando fu incluso nella omonima pro-
` vincia. Nel corso della seconda meta dell’Ottocento la sua economia, che ` a sembrava essersi risollevata, inizio regredire, e con la crisi di fine secolo ebbe un grande tracollo e molti dei suoi abitanti emigrarono. Nel corso dei primi decenni del Novecento si riprese grazie allo sviluppo della viticoltura e della cerealicoltura, la popolazione prese nuovamente ad aumentare arrivando a oltre 650 abitanti, ma dopo il ` inesorabile una nuova on1961 inizio data di emigrazione. & ECONOMIA La sua economia e ` basata sulla pastorizia, specie l’allevamento ` luogo alla produzione degli ovini che da di lana e di formaggio, e in minima parte sull’agricoltura, in particolare la cerealicoltura e la coltivazione di legumi. Artigianato. Resta soltanto qualche debole memoria di un artigianato ` avuto seguito. tessile che non ha pero Molto importante oggi il laboratorio di restauro del libro antico (e talvolta anche di altri oggetti) tenuto dai monaci del convento di Sorres. Servizi. Il villag` collegato mediante autolinee agli gio e altri centri della provincia; dista da ` dotato di scuola delSassari 36 km. E l’obbligo e di uno sportello bancario. & DATI STATISTICI Al censimento del `: 2001 la popolazione contava 323 unita maschi 149; femmine 174; famiglie 132. La tendenza complessiva rivelava una diminuzione della popolazione, con morti per anno 6 e nati 0; cancellati dall’anagrafe 2; nuovi iscritti 0. Tra gli indicatori economici: imponibile medio IRPEF 13 993 in migliaia di lire; versamenti ICI 194; aziende agricole 58; imprese commerciali 20; esercizi pubblici 3; esercizi al dettaglio 4; ambulanti 1. Tra gli indicatori sociali: occupati 110; disoccupati 5; inoccupati 27; diplomati 44; con licenza media 104; con licenza elementare 142; analfabeti 11; auto-
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Borutta mezzi circolanti 143; abbonamenti TV 109. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il terri` archeologicamente torio del villaggio e importante per alcune grotte poste su una parete che sovrasta l’abitato e conosciute come Bau Grutta: hanno restituito testimonianze ascrivibili al Mesolitico e alla cultura di Ozieri; in particolare vi sono stati trovati dei bracciali in pietra verde che avevano una funzione magica. Il territorio possiede anche alcune domus de janas e un nuraghe molto danneggiato.
Borutta – Questa pinnetta ha il tetto in scaglie di pietra invece della copertura tradizionale di frasche. & PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE L’impianto urbanistico del villaggio ha conservato l’assetto tradizionale; ` posto in una piccola valle e l’abitato e lungo le sue strade si affacciano le case in pietra calcarea che tendono, non ap`, a dopena se ne presenta la possibilita ` sitarsi del piano rialzato. L’edificio piu ` la chiesa di Santa Maria gnificativo e Maddalena, parrocchiale costruita tra il secolo XIV e il XV. Nei secoli successivi subı` numerosi rifacimenti che ne alterarono definitivamente la fisionomia; l’aspetto attuale risale agli interventi posti in essere nell’Ottocento. Ha una unica navata sulla quale si affacciano il presbiterio e alcune cappelle laterali, vi si conserva una tela che rappresenta Maria Ausiliatrice. Poco lon-
` posta la chiesa di Santa Croce, tano e un tempo sede della omonima confraternita; fu costruita nel secolo XVII e ha un impianto a una sola navata. All’interno custodisce l’altare maggiore e il pulpito in legno, riccamente intagliato, e una statua del Cristo morto anch’essa in legno, di grande bellezza. Il monu` bello, impormento di gran lunga piu ` la tante e storicamente significativo e basilica di San Pietro di Sorres che sorge sul vicino colle e fu la sede della diocesi di Sorres. La sua costruzione fu iniziata presumibilmente nella se` del secolo XI e terminata conda meta agli inizi del XII, in forme romaniche, da maestranze pisane e pistoiesi. L’in` scandito dalla terno ha tre navate ed e bicromia dei conci di calcare e di trachite in una scenografia maestosa, col presbiterio sopraelevato e l’altare maggiore ricco di marmi del secolo XIII. La facciata, partita in tre settori scanditi da archi e colonnine e caratterizzata anch’essa dall’alternanza dei due tipi ` stata restaurata nel 1895 di pietra, e con criteri arbitrari. Nel frattempo parte del monastero, in seguito alla soppressione della diocesi del 1503, era an` stato data in rovina. Nel 1953 l’edificio e riattato e affidato ai Benedettini, che tuttora vi mantengono una loro comu` , unico esempio in Sardegna di un nita monastero medioevale che ha avuto nuova vita ai giorni nostri. Oltre il culto ` del laboratorio di restauro e l’attivita ` detto, i monaci eserdel libro, di cui si e ` che riencitano una forma di ospitalita tra in quello che viene chiamato oggi, forse impropriamente, ‘‘turismo religioso’’. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI La memoria delle tradizioni popolari del ` ormai consegnata a piccolo centro e una delle feste popolari che si svolgono annualmente, quella di San Pietro che si tiene il 29 giugno. Un tempo era la
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Borzacheri festa solenne che richiamava attorno all’antica basilica una grande moltitudine anche da altri paesi vicini, ed era anche occasione per lo svolgimento di una fiera. Attualmente il momento culminante ha un carattere prettamente religioso e consiste nel giro penitenziale che i pellegrini fanno attorno al santuario prima di lasciarlo.
ferroviaria a scartamento ridotto, utilizzata oggi soltanto a fini turistici; a nord con Alghero, con una strada tortuosa e molto panoramica realizzata non molti anni fa; a sud con Cuglieri e Oristano per mezzo della statale 292.
Borzacheri Antico villaggio del giudicato d’Arborea, compreso nella curatoria del Parte Ocier. Nel corso del secolo XIV soffrı` gravi danni a causa della peste del 1376, e all’atto della pace del 1388 era completamente spopolato.
Bosa Comune della provincia di Ori` stano, compreso nell’VIII Comunita montana, con 7941 abitanti (al 2004), posto a 2 m sul livello del mare, in bellissima posizione tra le pendici del colle di Serravalle e la riva destra del fiume ` qui ormai prossimo allo Temo, che e sbocco in mare. Regione storica: Bosa o Monteleone. Diocesi di Alghero-Bosa. & TERRITORIO Il territorio comunale si estende per 135,67 km2: ha forma grosso modo triangolare, con una punta che si spinge verso sud, e confina a nord con Villanova Monteleone e con Montresta che si incunea al suo interno, a est con Padria, Pozzomaggiore, Suni e Modolo, a sud con Magomadas, a ovest col Mare di Sardegna. Si tratta di una vasta regione dal carattere tormentato ed eterogeneo: dominano le colline, di non grande altezza ma di conformazione piuttosto aspra. Le punte maggiori sono il monte Mannu, sulla costa nord, ` di 800 m, e il Pittada, leggerpoco piu ` all’interno, 788 m. A oriente mente piu si allunga la vallata alluvionale del ` navigabile nell’ultimo Temo, che e tratto; la linea di costa, lunga oltre 30 ` per la maggior parte alta e frastakm, e gliata, mista di tufi trachitici e andesiti. B. comunica a oriente con Macomer attraverso la statale 129 bis e una linea
` del Temo’’ e` Bosa – Il panorama della ‘‘citta dominato dal castello di Serravalle, costruito dai Malaspina agli inizi del secolo XII. & STORIA Probabilmente la citta `e ` di origini fenicie, sorgeva sulla riva sinistra del Temo a 2 km dalla foce nella vallata di Messerchimbe; successiva` in epoca punica e romente si sviluppo mana. Era conosciuta col nome di B. vetus: da questa si sarebbe sviluppata Cal` nelmedia che decadde e si spopolo l’Alto Medioevo a causa delle continue incursioni degli Arabi. Agli inizi del secolo XI il territorio, che apparteneva al giudicato di Torres e faceva parte della ` in curatoria della Planargia, passo mano ai Malaspina. Essi sulla riva destra del fiume costruirono il castello di Salvaterra, attorno al quale dopo il 1112 ` la B. attuale; all’estinzione si formo della famiglia giudicale di Torres essi formarono con i loro domini sardi un piccolo stato feudale che aveva i suoi punti di forza nei castelli di Salvaterra ` e il territorio venie di Osilo. La citta vano, secondo l’uso dei Malaspina, governati congiuntamente; in particolare `, che nel corso dei secoli era dila citta venuta un fiorente centro commerciale,
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Bosa veniva governata sulla base di uno statuto a imitazione dei comuni italiani (Breve) di cui possediamo alcuni fram` erano frequenmenti. I Malaspina pero temente in lite tra loro; questa situazione li indusse agli inizi del Trecento a sbarazzarsi del loro patrimonio. La ` nel 1308 con una sedecisione maturo quenza di fatti poco chiara: infatti sembra che essi in un primo momento ab` e la Planargia in biano ceduto la citta ` pegno ai giudici d’Arborea e che pero si siano dichiarati vassalli del re d’Aragona per l’intero patrimonio sardo. Gli Arborea subito dopo fecero del castello una delle loro residenze e a seguito della conquista, per quanto i Malaspina avessero tentato di ritornarne in possesso, rifiutarono di rendere il tutto e anzi, formalmente, nel 1324 cedettero ` e castello al re. Cosı` B. entro ` a far citta parte del Regnum Sardiniae; di fatto ` rimase in possesso degli Arborea pero che nel 1328 ne furono infeudati. Negli anni successivi, morto nel 1335 Ugone II, Giovanni d’Arborea fu creato signore di B. e a partire dal 1338 prese a risie` ed estese tutti i dervi. Egli confermo ` godeva e, poiche ´ privilegi di cui la citta era un fedele alleato del re d’Aragona, ottenne l’ampliamento del suo territorio e il potenziamento del suo porto. Negli anni seguenti B. fu teatro dell’infelice contrasto tra Giovanni e Mariano IV, concluso con l’arresto dello sfortunato principe; mentre Giovanni languiva in prigione andarono maturando le ragioni per l’insanabile conflitto tra ` divenne Mariano IVe Pietro IVe la citta ambito obiettivo dei due contendenti; ma intanto la moglie dello sfortunato Giovanni, Sibilla di Moncada, continuava a risiedere nel castello di Salvaterra cercando di conservare una qualche autonomia. Nel giugno del 1352 ` Mariano IV se ne impadronı` con pero la forza e in seguito B. divenne una
delle sue principali residenze dalle quali condusse la lunga guerra contro ` rimase in questi l’Aragona. La citta anni in possesso del giudice d’Arborea, anche se formalmente il re d’Aragona ` a riconoscerne l’investitura continuo ai discendenti di Giovanni d’Arborea. B. mantenne la sua autonomia e di` di venne sede di una fiorente comunita mercanti sotto la protezione del giudice. Dopo la battaglia di Sanluri, nel ` fu assediata, quindi conqui1410 la citta ` stata dalle truppe aragonesi ed entro ufficialmente a far parte del patrimonio reale. Negli anni successivi fu riconosciuta a B. una sua autonomia ed ebbe un regime giuridico simile a ` regie. Vi fu costiquello delle altre citta tuito un Consiglio generale che esprimeva un esecutivo di 5 consiglieri guidati da un consigliere capo con funzioni di sindaco; il castello di Serravalle veniva invece governato da un castellano che dipendeva dal governatore del ` cittaCapo del Logudoro. La comunita ` in dina, fiorente per i suoi traffici, entro concorrenza con il marchese di Oristano e con Alghero, ed ebbe degli screzi soprattutto con i castellani; in ogni caso seppe difendere la propria autonomia e il proprio diritto al libero commercio nel suo porto.
Bosa – Il Lungotemo, ornato di palme e di ` edifici ottocenteschi, e` uno dei luoghi piu caratteristici della cittadina.
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Bosa Nella prima parte del secolo XV, per quanto nel 1430 il castello fosse stato concesso, con tutto il territorio della Planargia, a Guglielmo Raimondo Mon` scorrettamente cada (che si comporto provocando l’intervento del governa` ), tore del Logudoro in favore della citta B. riuscı` a mantenere la propria autonomia e il privilegio di utilizzare i pro` la citta ` pri antichi statuti. Nel 1468 pero e la Planargia furono infeudate a Gio` si venne a trovanni Vilamarı` e la citta vare in una imbarazzante situazione nuova che paradossalmente si tradusse a suo vantaggio. Infatti i nuovi feudatari ` e promiprestarono omaggio alla citta sero di rispettarne i privilegi. Cosı` B., ` a proprotetta dai suoi baroni, continuo sperare; nel 1493 i Vilamarı` ottennero il riconoscimento del privilegio del libero commercio e della pesca per il porto di B. e definirono cosı` a suo favore le annose controversie con Oristano e con Al` , iniziato ghero. Sembrava che la citta un costruttivo rapporto con i suoi feudatari, fosse destinata a un ulteriore sviluppo quando pervenne all’ultima dei Vilamarı`, la principessa di Salerno, ` estenche seppe con grande abilita ` nel derne i privilegi. Frattanto pero 1528 i suoi cittadini, per impedire l’eventuale sbarco francese, ostruirono la foce del Temo determinando cosı` le condizioni per la successiva decadenza `. del porto e delle sue fiorenti attivita Nel 1556 Isabella Vilamarı`, ultima signora di B., consentı` che gli abitanti ` riscattassero la loro dipendella citta denza feudale e acquistassero lo status ` reale; morı` di lı` a poco e, poiche ´ di citta la successione si mostrava intricata, il feudo fu confiscato. Cosı` B., incorporata nuovamente nel patrimonio reale, ri` regia; i suoi antiprese lo status di citta chi statuti furono tradotti in catalano. ` di ot` nei secoli successivi tento La citta tenere l’investitura della Planargia,
che era divenuta una plaga desolata e semispopolata. Nel corso del secolo XVII subı` una grave inondazione e nel 1663 un incendio di grandi proporzioni, `a tuttavia la sua popolazione continuo ` spazi per attivita ` concrescere e trovo nesse all’agricoltura e all’allevamento del bestiame; alla fine del Seicento contava 3400 abitanti. Passata la Sardegna ` del porto furono in ai Savoia, le attivita qualche misura rilanciate; fu cosı` consentito che le barche coralline del Napoletano vi facessero la quarantena e nel 1807 divenne capoluogo di provincia; nel 1821 fu inserita come capitale mandamentale nella provincia di Cuglieri. Abolite le province nel 1848, B. fu inclusa nella divisione amministrativa di Nuoro e vi rimase fino al 1859, quando fu inserita nella provincia di Cagliari. Nel corso del secolo XIX la ` continuo ` a crescere e la sua econocitta ` delle concerie, mia, basata sull’attivita sull’olivicoltura e su una crescente atti` portuale, si evolvette positivavita ` miglioro ` il proprio immente. La citta pianto urbanistico con un nuovo acquedotto, una rete fognaria e il ponte sul Temo. Nel secolo XX, quando nel 1927 fu ricostituita la provincia di Nuoro, en` a farne parte. Attualmente, entrate tro ` tradizionali, tenta le in crisi le attivita vie di un nuovo sviluppo attraverso le ` turistiche. Negli ultimi anni gli attivita amministratori hanno preso parte al dibattito sulle creazione delle nuove province, e hanno infine optato per quella di Oristano. & ECONOMIA La sua economia e ` basata sull’agricoltura, in particolare l’olivicoltura e la viticoltura che eccelle nella produzione della Malvasia; vi sono svi` luppati anche il commercio, l’attivita ` contare della pesca e il turismo che puo su 10 alberghi con 662 posti letto, 1 campeggio e 8 ristoranti; vi opera anche un’organizzazione per il turismo eque-
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Bosa stre. Artigianato. Tradizionali e ancora ` delle donne sviluppate sono le attivita che producono il filet di B., caratteristico ricamo a figure di grande ele` artigianali molto riganza; altre attivita nomate sono quelle della lavorazione della filigrana d’oro e del corallo. Caratteristica la produzione di nasse da parte dei pescatori. In passato era tradizionale l’artigianato del cuoio che, sfruttando la grande produzione di materia prima, dava luogo a prodotti di `. Servizi. La citta `, che ha a breve qualita ` coldistanza la frazione di B. Marina, e legata con il territorio regionale da autolinee e dalla ferrovia secondaria, e dispone di un piccolo porto che viene utilizzato da pescatori e diportisti. Dispone di ospedale, guardia medica, medico, farmacie, scuola dell’obbligo e scuola secondaria superiore, Biblioteca comunale e due sportelli bancari.
in migliaia di lire; versamenti ICI 3010; aziende agricole 236; imprese commerciali 369; esercizi pubblici 73; esercizi al dettaglio 205; ambulanti 48. Tra gli indicatori sociali: occupati 2317; disoccupati 367; inoccupati 704; laureati 234; diplomati 946; con licenza media 2981; con licenza elementare 2146; analfabeti 409; automezzi circolanti 2392; abbonamenti TV 2078.
Bosa – La torre Argentina e` uno di quegli edifici militari che in epoca spagnola facevano parte del sistema difensivo della costa tra Bosa e Alghero.
Bosa – La cittadina sul Temo ha conosciuto dopo la seconda guerra mondiale interessanti progressi legati allo sviluppo del turismo.
DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 7992 unita di cui stranieri 26; maschi 3822; femmine 4170; famiglie 2912. La tendenza complessiva rivelava un aumento della popolazione, con morti per anno 81 e nati 82; cancellati dall’anagrafe 114; nuovi iscritti 293. Tra gli indicatori economici: depositi bancari 109 in miliardi di lire; imponibile medio IRPEF 16 111
&
& PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il terri` conserva domus de jatorio della citta nas a Ispiluncas e a Monteforru, accanto all’unico omonimo nuraghe; ` punica e romolte testimonianze di eta ` mana che dimostrano la continuita della frequentazione umana sul territo` interessante e ` quello atrio. Il sito piu torno all’antica cattedrale di San Pietro nella valle di Calamedia, a circa 2 km dall’abitato attuale, dove sorgeva la ` (la mitica Calmedia) di invecchia citta dubbia origine punico-romana. La loca`e ` stata poco studiata; nell’Ottocento lita Battista Mocci, un collezionista e ar-
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Bosa cheologo dilettante, vi condusse diversi scavi raccogliendo una discreta collezione andata in seguito dispersa. Nel ` stata individuata attorno alla catsito e tedrale parte di una necropoli romana che ha restituito suppellettili di diverso ` stata antipo. Alla fine dell’Ottocento e che individuata un’iscrizione punica. & PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE Lo sviluppo dell’impianto urba` , disposta in una conca nistico della citta sulla riva destra del Temo, permette di capire l’evoluzione storica del piccolo centro che si presenta lambito dal fiume con caratteristiche che lo ren` dono unico in Sardegna. La parte piu antica digrada dal colle dominato dal ` conosciuta come quartiere castello: e di Sa Costa e rappresenta il primo nucleo dell’abitato sorto a ridosso del castello quando questo fu fondato; dal ` accedere al castello dalla rione si puo caratteristica S’iscala ’e Sa Rosa, una scalinata in trachite che fiancheggia i `. Il resti della cinta muraria della citta ` costituito da un insieme di case rione e disposte lungo vicoli acciottolati disposti per curve di livello lungo il pendio del colle e legati tra loro da un sistema di scalette in trachite rosa di grande suggestione ed eleganza, e alternati a scenografiche piccole piazzette. Le case sono disposte verticalmente con una camera per piano e sfruttano la pendenza del colle per cui spesso hanno due porte d’ingresso a livelli diversi, le facciate sono talvolta decorate con cornici, frontalini, finestroni in trachite di gusto goticheggiante, opera secentesca dei picaparders locali. Era questo un tempo il tipico quartiere ` artigiadove si svolgevano le attivita nali; attualmente molte delle case sono state acquistate da villeggianti di tutta Italia per un turismo residenziale di ` detto il rione e ` delimiclasse. Come si e ` alta dal castello tato nella sua parte piu
feudale di Serravalle, fatto costruire dai Malaspina a partire dagli inizi del secolo XII e successivamente ristrutturato e ampliato in diversi momenti nei secoli successivi. Inizialmente aveva una forma rettangolare e copriva un’area di circa 2000 m2 delimitata da una muraglia rafforzata da torri angolari e da una torre maestra. In seguito, e precisamente agli inizi del Trecento, la torre nord fu demolita e sostituita con ` di 14 m, molto simile a un’altra, alta piu quelle costruite da Giovanni Capula a Cagliari; nello stesso periodo la cinta muraria fu ampliata e rafforzata con al` piu ` tarda, cune torri quadrate. In eta ` del secolo XV, forse nella seconda meta furono costruite una torre pentagonale e un terrapieno ottagonale dal lato mare arrivando cosı` a coprire un peri` di 300 m. All’interno della metro di piu cinta si trova la chiesa di Nostra Signora di Regnos Altos, fatta costruire nel secolo XIVe restaurata tra il 1970 e il 1975, ` stato ritrovato nel 1972 un nella quale e grande ciclo di affreschi attribuito a maestri di scuola aragonese, raffigu` e di alrante scene della vita di Gesu cuni santi. Dal rione di sa Costa si svi` moluppa sulla destra del Temo la citta derna che, in rapporto alle proporzioni `, e ` ricca di monumenti e di della citta belle strade di grande effetto urbani` conosciuto come Santa stico. Il rione e ` significaCadrina e tra i monumenti piu tivi annovera la cattedrale dell’Immacolata che ha assunto le forme attuali dopo un radicale rifacimento; in effetti la chiesa risale al secolo XII, quando era intitolata a Santa Maria e aveva forme romaniche; fu restaurata nel secolo XV quando vi fu traslata la sede episcopale da San Pietro, e in seguito decadde progressivamente tanto che nel 1803 fu deciso il rifacimento. I lavori furono iniziati dall’architetto bosano Are, continuati dal sassarese Ramelli e
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Bosa finiti dopo il 1810 dallo stesso Are. Attualmente ha forme che ricordano il barocco piemontese; ha una sola navata molto ampia, sulla quale si affacciano le cappelle laterali completata da un vano absidato e cupolato; la copertura ` a botte; l’interno e ` ricco di marmi poe licromi, eleganti stucchi e dorature e custodisce una scultura policroma del ` completato dal secolo XVI; l’esterno e campanile piuttosto tozzo. Poco distante dalla cattedrale si sviluppa il corso Vittorio Emanuele II lungo il quale si trova il Fontanone: si tratta del ` e rapvero e proprio centro della citta presenta un interessante complesso urbanistico sviluppatosi tra la fine del ` dell’OttoSettecento e la prima meta cento lungo il corso Vittorio dalla caratteristica pavimentazione in ciottoli e lastre di basalto e fiancheggiato da eleganti palazzi appartenuti alle grandi fa` . Il complesso e ` commiglie della citta pletato dalla piazza Costituzione dove sorge il Fontanone, fontana monumentale costruita tra il 1881 e il 1882 per ricordare il primo acquedotto di B. alimentato dalla fonte di Luzanas nel Montiferru. Poco distante sorge in una via laterale la chiesa di Santa Croce, costruita nel secolo XVI e successiva` riprese; attualmente restaurata a piu ´ sormente ha forme barocche. Poiche geva accanto all’antico ospedale, nel 1644 fu affidata ai Fatebenefratelli che lo avevano in gestione; l’edificio ha una navata sulla quale si affacciano il presbiterio coperto con una cupola e alcune cappelle laterali con copertura a botte. Alla sinistra del Corso, nell’omonima via si trovano la chiesa e il convento del Carmine, complesso costruito nel 1779 dai Carmelitani su un’area che fu loro concessa nel 1606, quando lasciarono la chiesa di Sant’Antonio lungo le rive del Temo. Per far posto all’attuale imponente struttura essi fe-
cero demolire la vecchia chiesa della Madonna del Soccorso. La chiesa attuale risente dei modelli del barocco piemontese, ha come la cattedrale una sola navata sulla quale si affacciano le ` completata da un cappelle laterali ed e ` corpo absidato e cupolato; l’interno e abbellito da marmi policromi, da intagli, da un organo del Settecento. L’edifi` occucio del convento attualmente e pato dagli uffici dell’amministrazione comunale. Oltre la chiesa del Carmine si trova la chiesa di San Giambattista: costruita nel 1522 in forme gotico-catalane e ampliata nel corso del secolo XVII, ha una navata scandita da arcate a sesto acuto e coperta in legno. La na` completata dal presbiterio retvata e tangolare sopraelevato rispetto all’aula sulla quale si affacciano alcune cappelle laterali. Proseguendo oltre, su un colle isolato si trova il convento dei padri Cappuccini del secolo XVII e la bella chiesa della Madonna degli Angeli, costruita tra la fine del secolo XVI e gli inizi del XVII in forme gotico-catalane. L’edificio fu unito al convento dei Cappuccini, ha una sola navata sulla quale si affacciano il presbiterio completato dall’abside semicircolare, e al` cune cappelle laterali. La copertura e con volte a botte e in alcune delle cappelle laterali con volte a crociera. La ` modanata e vi si apre un porfacciata e tale in stile rinascimentale. Infine sulla riva sinistra del Temo lungo la strada per B. Marina sono posti i grandi edifici di Sas Conzas che nell’Ottocento erano la sede della lavorazione del cuoio e dei quali si progetta ora il restauro per adibirli ad altri usi. Poco oltre sorge la chiesa di Sant’Antonio Abate, costruita nel XII dai Camaldolesi fuori dal perimetro delle mura. Nel corso dei secoli successivi subı` radicali modifiche e nel 1580 fu ceduta ai Carmelitani; conserva attualmente forme gotico-aragonesi
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Bosa che risalgono a un rifacimento databile al secolo XVI. Ha una sola navata scandita in campate poggianti su pilastri ` completata dal molto robusti; l’aula e presbiterio con la volta a crociera. La ` in conci di trachite rossa ricfacciata e camente decorata e abbellita da un ro` custodita un’ancona sone. All’interno e in legno intagliata e riccamente dorata, risalente al secolo XVII. Sempre sulla riva sinistra, a circa 2 km dall’attuale abitato, si trova l’antica cattedrale di San Pietro extra muros che fino al secolo XV fu la cattedrale di B. Fu costruita in forme romaniche tra il 1062 e il 1073, ha un impianto a tre navate, la centrale ha la copertura in legno, quelle laterali a volta a crociera. La facciata fu ricostruita nel tardo Duecento su progetto di Anselmo da Como. Di notevole interesse anche la torre Argentina, uno degli edifici militari che facevano parte in epoca spagnola del sistema difensivo verso il mare istituito nella costa tra B. e Alghero: la sua costruzione si colloca tra Cinquecento e Seicento; si trova po` chi chilometri a nord dell’abitato ed e facilmente raggiungibile. Percorsi poco ` di 6 km in direzione di Alghero si piu trova sulla sinistra l’ingresso alla zona gestita nel periodo estivo dalla cooperativa turistica ‘‘Costa Blu’’; ci si inoltra in una strada a fondo naturale che, procedendo in una zona a macchia dolcemente digradante verso il mare, conduce in qualche centinaio di metri alla ` basso ma non sabcosta; il litorale e bioso e i bagnanti rimediano sistemandosi su tratti di roccia – qui tutta calcarea – che l’erosione marina ha reso piatti e lisci. La stradella piega a sinistra e conduce in breve alla base del rilievo roccioso sul quale domina la torre. La salita porta ad appena 33 m di altitudine sul livello del mare; ma il territo` sgombro da altri rilievi, nelle imrio e ` mediate vicinanze, e lo sguardo puo
spaziare su un’area costiera piuttosto vasta. A nord si spinge fino alle pendici dei rilievi di capo Cacciaiu, mentre a sud si allunga seguendo la lieve insenatura nella quale ha termine il corso del fiume Temo, fino al territorio di Tresnuraghes. Il sistema difensivo originario prevedeva che la Torre Argentina potesse scambiare segnali con quella dell’Isola Rossa, posta a guardia della foce, e con quella di Colombargia, alta su un promontorio roccioso nei pressi di porto Alabe. Ci si deve accontentare ´ l’ingresso della del panorama, perche ` costruita col materiale caltorre, che e ` a 3 m d’altezza; sappiamo careo locale, e che vi si trova il solito camerone circolare, coperto da una volta sostenuta da una colonna centrale, dal quale una scala ricavata nella muratura – come nei nuraghi – conduce alla terrazza su` questo insieme di fiume, periore. E mare, campagna, e al centro un insediamento molto antico e ricco di monu` menti, che crea il fascino di B., una citta importante ma che continua a vivere circondata da una riservatezza e un silenzio che colpiscono e meravigliano. Pesa evidentemente la posizione, lontana dalle maggiori vie di comunicazione stradale e ferroviaria; il porto, che un tempo serviva per i collegamenti con la terraferma, oggi viene utilizzato quasi esclusivamente per la pesca locale e la navigazione da diporto; pesa anche la collocazione, in quel tratto di piana costiera scavato ai margini di ` un’area di altipiani e colline. Eppure e difficile che chi arriva in vista dell’abitato e dei suoi dintorni rimanga insensibile al loro fascino, un fascino che si manifesta sin da quando ci si trova, come ha scritto Salvatore Mannuzzu (=) nel suo primo romanzo (Procedura, 1988), sull’«orlo del grande imbuto»: B. ` in fondo, digradante sulla pic«era la cola collina (la Costa) cui si abbarbicava
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Bosa e al cui culmine dall’alto vedevamo ergersi i ruderi del castello: un po’ di ` quasi lammura e una torre; il fiume giu biva le case, per poi prendere, con un’ultima pronunciata ansa, lucido, la via del mare: che adesso era liscio, solo vibrante del suo chiarore». Gli elementi che caratterizzano B. non sono soltanto ` costruita su insoliti per la Sardegna – e ` riuscita a sopravun fiume navigabile; e vivere in passato pur essendo vicina al mare – ma anche molteplici e opposti: qui si lavora la campagna e si pesca; sono numerose le chiese, non manca il sentimento religioso, eppure si celebra ` trasgressivi; si uno dei carnevali piu ` cerca (a fatica) di tenere vive le attivita economiche che avevano dato benes` forte l’attacsere nei secoli scorsi, ed e ` tradizione, camento a tutto quanto e ` artigiane, dalla dalle feste alle attivita lingua ai monumenti alla gastronomia. Quanti sono giunti qui in visita si sono sforzati di rendere al meglio le impressioni che provavano; cosı` Vittorio An` del secolo gius, impegnato alla meta scorso nel dare il profilo di tutti i centri della Sardegna, trovava il modo di soffermarsi con qualche tocco letterario ` bagnata dal sulla parte della citta Temo, «veramente deliziosa per la prospettiva che godesi della fiumana, e delle amenissime terre all’altra parte. ` dalla primavera all’autunno l’aBello e ` per le spetto di questa fronte della citta molte pergole che ombreggiano le finestre»; tanto entusiasta da spingersi a difendere i bosinchi, accusati ingiustamente, a suo parere, per «la poca net`». Si riferiva probatezza della loro citta bilmente ai versi di Melchiorre Murenu (=), il cantore cieco di Macomer (18031854): si racconta che un giorno, spintosi fino a B. in compagnia di un ragazzo che gli faceva da guida, chiese di potersi riposare, ma si senti rispondere che i sedili e le soglie delle case erano
tutti ricoperti di sporcizia; il suo estro, fondendo allora stanchezza, rabbia e ` il celebre pagusto della satira, gli detto ragone: «Cantu b’hat in s’inferru fogu e famen / e dogni patimentu illimitadu, / una mente distinta hat computadu / ch’in ` Bosa b’ha fiagu ’e ledamen!» ‘‘Quanto c’e nell’inferno di fuoco e fame e ogni sofferenza senza fine, una mente acuta ha ` di puzza di fatto il computo che in B. c’e letame!’’. Pesava forse l’invidia di un uomo di un villaggio dell’interno per gli abitanti di una cittadina allora opulenta e fortunata; e d’altra parte gli ` odori, come il poeta riconosceva piu avanti, provenivano da «conzas e conduttos e fundagos [conce, condotte e fon` delle daci]», erano conseguenza cioe ` produttive. In semolteplici attivita guito le cose sono cambiate, purtroppo, e i locali usati per conciare le pelli re´ inutilizzati, sulla riva stano pressoche del fiume opposta a quella abitata. Per questo alle tante attrattive di B. si unisce un tono vagamente decadente, ` del tempo riucome se l’immobilita ` che altrove a impedire al scisse piu nuovo di cancellare il vecchio, il cono` avere l’andasciuto. La visita a B. puo mento di un qualsiasi percorso turistico, e deve comporsi di alcune tappe ` trascurare la obbligatorie: non si potra ´ la pascattedrale dell’Immacolata ne seggiata per il corso Vittorio Emanuele II, tutto a lastre di pietra e acciottolato; ` far visita a qualche produttore si dovra di Malvasia e conoscere i prodotti artigiani, filet e filigrane in primo luogo; ` fare a meno di raggiungere, non si dovra attraversando il quartiere medioevale di Sa Costa, i resti del castello Malaspina, che nella chiesetta di Nostra Signora di Regnos Altos conservano un pregevole ciclo di affreschi, e neppure di spingersi alla chiesa di San Pietro, lungo il fiume, o fino a B. Marina o ai paesetti che fanno corona sulle pendici
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Bosa ` coltivate delle colline. Ma la visita avra ` a cosuccesso soltanto se si riuscira `, quel gliere il fascino sottile della citta misto di mediterraneo, di antico e di esotico che induceva gli antichi poeti popolari a immaginarvi persino la presenza pacifica dei mori: «In su caminu de ’Osa / b’est donna Caderina / ch’est a caddu a unu moro [Sulla strada di Bosa ` donna Caterina che va a cavallo sul c’e moro]»; «In su paris de ’Osa / bi passiza’ su moro / umpare cun sol tios [Nella piana di B. passeggia il moro insieme agli anziani]». & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Tra le ` tipiche degli abitanti di B. usanze piu dei secoli passati era quella del canto, nel quale eccellevano. Cosı` le donne avevano la consuetudine di cantare pubblicamente il rosario, affacciate sul far della sera ai balconi di casa; in genere era una di loro a intonare il canto, che veniva poi seguita dalle altre. Altra occasione per manifestare questa loro ` era data dalla festraordinaria abilita sta di Sant’Anna che solitamente era le´nnere o sepolcro. gata all’usanza del ne ´nLa festa iniziava all’alba quando il ne nere, che era stato montato a forma di cono (forse riferimento ad antichissimi riti fallici), veniva adornato con nastri e monili ed esposto al centro di un tavolo sistemato vicino a una finestra; subito dopo si radunavano moltissimi giovani che al suono delle launeddas intonavano il canto che durava praticamente per tutta la giornata; si soleva cantare in ottava e la riunione era presieduta da una bella fanciulla considerata la regina della festa. Di prammatica il canto e le danze venivano interrotti per il pranzo, a un cenno della regina della festa, e riprendevano poco dopo proseguendo fino al pomeriggio quando venivano nuovamente interrotti per la me´nnere, sporenda. A questo punto il ne gliato dei suoi ornamenti, veniva get-
tato in un letamaio; poi il canto al cenno della regina riprendeva e continuava fino alla sera assumendo il carattere di un’improvvisazione che i giovani dedicavano alle belle della festa. Altre occasioni per accoppiare il canto a momenti di festa erano dati dalle nozze quando venivano cantate dai parenti e dagli amici degli sposi sas bodas. Vi erano poi le veglie per l’Epifania, per Sant’Antonio Abate e per San Sebastiano: in queste occasioni gruppi di giovani ` cantando e sofferpercorrevano la citta mandosi presso le porte sotto o le finestre e ricevendo in dono fichi e altre frutta. Nel ricco patrimonio di tradizioni era anche quella de sas accabadoras, silenziose e discrete propinatrici della pace della morte che procuravano all’agonizzante soffocandolo con un cuscino o percuotendolo sul capo con una speciale mazza (sa mazzucca). Di questo mondo fantastico, che ancora era almeno in parte vivo agli inizi del Nove` nulla; oggi l’acento, non rimane piu ` si manifesta nelle nimo della citta ` suggestiva grandi feste popolari. La piu ` senza dubbio quella di Santa Maria del e Mare che si svolge nella prima domenica di agosto e ha come momento culminante una suggestiva processione a mare e lungo il fiume che parte dalla chiesetta di B. Marina. Il corteggio delle barche risale il Temo e, giunto all’altezza del ponte cinquecentesco che mette in collegamento le due rive del fiume all’altezza della cattedrale, si ferma consentendo il trasloco della statua; dopo la cerimonia in Duomo la statua viene nuovamente caricata in barca e nel pomeriggio il corteggio riprende a solcare il Temo in una fantastica girandola di luci. Altra festa molto parteci` quella di Santa Maria di Regnos pata e Altos che si svolge nella seconda domenica di settembre con una spettacolare processione lungo le stradette di Sa Co-
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Bosa sta e si conclude di fronte alla chiesa all’interno del castello. Da pochi de` stata cenni, e precisamente nel 1983, e ripristinata la festa di San Giorgio che si svolge il 23 aprile nell’omonima chiesetta fatta costruire nel secolo XVIII dall’abate Simon, e che si crede propiziatrice insieme al santo di buoni rac` il Carnevale la manifestacolti. Ma e zione che forse meglio esprime le antiche tradizioni di B.; le sue fasi sono essenzialmente due, la prima si svolge il Giovedı` grasso (gioja laldaggiolu), ` e ` invasa da maschere quando la citta che cantano e danzano e vanno alla ricerca di una ricompensa (sa pait’e can`e ` tare); in questa prima fase tutta la citta ` la partecipacoinvolta e larghissima e ` quella zione popolare; la seconda fase e del Martedı` grasso con le cerimonie del compianto (attitidu) per la morte del re del Carnevale, Giolzi, che si svolge nella tarda mattinata, e poi nella sua ricerca, che impegna le maschere, vestite di bianco e che portano piccoli lumi.
Bosa – La festa di Nostra Signora di Regnos Altos, la cui chiesa, nel castello di Serravalle, ` importante della cittadina. e` la piu
Bosa, diocesi di Antica diocesi le cui prime notizie risalgono al secolo XI, ` gia ` inserita nella provincia quando e ecclesiastica di Torres; nel 1972 fu unita alla diocesi di Alghero. VESCOVI DI BOSA 1. Costantino di Castra, attestato nel
1073. 2. Pietro, reggeva la diocesi nell’aprile del 1112. 3. Marino, in carica nell’ottobre del 1112. 4. Giovanni, attestato nel 1138. 5. Pietro Spanu, reggeva la diocesi dopo il 1139. 6. Goffredo, reggeva la diocesi nel 1170. 7. Vescovo anonimo in carica nel 1176: forse si tratta di Dionigi, attestato al 1186. 8. Vescovo anonimo cui scrive papa Gregorio IX nel 1233. 9. Vescovo anonimo cui scrive papa Gregorio IX nel 1235. 10. Vescovo anonimo testimone, nel 1236, dell’accordo tra i giudici di Arborea e di Torres. 11. Vescovo anonimo, reggeva la diocesi nel 1237. 12. Gunnario, reggeva la diocesi nel 1239; nel 1255 la sede pro` vacante. 13. Tommaso, in babilmente e carica tra il 1259 e il 1262. 14. Mazuclo, reggeva la diocesi nel 1263. 15. Giacomo, attestato nel 1268. 16. Vescovo anonimo attestato nel 1278. 17. Michele Sola, reggeva la diocesi nel 1286 ca. 18. Francesco, in carica nel 1289. 19. Pietro, reggeva la diocesi prima del 1304. 20. Nicola de Vare, resse la diocesi tra il 1304 e il 1312. 21. Giovanni de Clavaro, carmelitano, resse la diocesi tra il 1327 e il 1340; dovette lottare con Baldeto de Vare che era stato eletto come suo antagonista dal capitolo e consacrato dall’arcivescovo di Torres. 22. Nicola, resse la diocesi tra il 1342 e il 1344. 23. Raimondo de Gauzens (Gosenchis), in carica prima del 1349. 24. Pietro, benedettino e dottore in Decretali, era priore di San Marziale di Cahors; resse la diocesi dal 1349 alla fine del 1350. 25. Aimerico, vescovo di Forlı`, nel 1351 fu trasferito a Bosa e resse la diocesi fino al 1356; par` ai lavori del Parlamento celetecipo brato a Cagliari nel 1355. 26. Andrea, carmelitano, era arcivescovo di Naxos e di Paros (Grecia) quando nel 1356 fu trasferito a Bosa; resse la diocesi fino al 1360. 27. Ruggero Piazza, minore e maestro in Teologia, fu nominato vescovo nel 1360 e fu trasferito a Mazara nel
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Bosa 1363. 28. Rainerio di Filippono, canonico di Bosa, fu nominato vescovo nel 1363 e scomparve prima del febbraio 1391. 29. Antonio, vescovo di Antivari, fu trasferito a Bosa da papa Bonifacio IX; resse la diocesi tra il 1391 e il 1402. 30. Antonio de Ligios, arciprete di Bosa, fu nominato vescovo da papa Bonifacio IX; resse la diocesi tra il 1402 e il 1406. 31. Benedetto, benedettino e abate di Santa Eufemia, fu nominato vescovo da papa Innocenzo VII nel 1406; l’anno successivo fu nominato il suo successore. 32. Antonio Sangualo, nominato da papa Gregorio XII, resse la diocesi tra il 1407 e il 1413. 33. Bartolomeo, resse la diocesi tra il 1413 e il 1414. 34. Vescovo anonimo in carica nel 1414. 35. Vescovo anonimo in carica nel 1415. 36. Antonio de Podio, minore, nominato vescovo nel 1410 dall’antipapa Benedetto XIII; resse la diocesi fino al 1418, anno in cui fu trasferito a Strongoli. 37. Antonio Stamingo, minore, vescovo di Tricarico, nel 1413 fu trasferito a Bosa dall’antipapa Giovanni XXIII e nel 1418 a Martirano. 38. Ludovico Gervas, domenicano e maestro di Teologia, fu nominato da papa Martino V; resse la diocesi tra il 1418 e il 1422. 39. Giovanni de Casanova, domenicano, resse la diocesi tra il 1424 e il 1425, anno in cui fu trasferito a Elna. 40. Giuliano, vescovo titolare di Laodicea, trasferito a Bosa nel 1435; resse la diocesi fino al 1445. 41. Tommaso de Rubeo, domenicano e maestro di Teologia; resse la diocesi tra il 1445 e il 1449. 42. Francesco Meloni, resse la diocesi tra il 1449 e il 1450. 43. Giovanni Cosso, domenicano e maestro di Teologia; resse la diocesi tra il 1450 e il 1460. 44. Bernardo Roig, canonico di Cagliari, reggeva la diocesi nel 1460. 45. Vescovo anonimo cui scrive papa Pio II nel 1463. 46. Vescovo anonimo cui scrive papa Pio II nel 1464. 47. Giovanni de Salinis aureis, vescovo di Ottana dal 1454, nel 1471 fu tra-
sferito a Bosa e resse la diocesi fino al 1484. 48. Galcerando Galba, canonico di Bosa, reggeva la diocesi nel 1484. 49. Mattia, reggeva la diocesi nel 1488. 50. Pietro di Sorra, in carica tra il 1495 e il 1516. 51. Giovanni di Sorra, reggeva la diocesi nel 1516. 52. Bernardo Gentile, domenicano e cappellano di Carlo V, nel 1532 fu nominato vescovo di Bosa; resse la diocesi fino al 1537. 53. Nicola d’Aragona, uditore della Sacra Rota; resse la diocesi tra il 1537 e il 1541. 54. Baldassarre de Heredia, domenicano e vescovo titolare di Cirene, nel 1541 fu nominato vescovo di Bosa; resse la diocesi fino al 1548, anno in cui fu nominato arcivescovo di Cagliari. 55. Vincenzo de Leone, di Catania, carmelitano; resse la diocesi tra il 1548 e il 1556. 56. Antonio Pintor (Cavaro), cagliaritano, resse la diocesi tra il 1556 e il 1572. 57. Giovanni Melis, cagliaritano, conventuale e primo provinciale di Sardegna; nel 1572 fu nominato vescovo di Bosa e resse la diocesi fino al 1575. 58. Giovanni Serra, di Valencia, eremitano di Sant’Agostino; resse la diocesi tra il 1575 e il 1577. 59. Nicola Canyelles, cagliaritano, resse la diocesi tra il 1577 e il 1586. 60. Giuseppe Angles, di Valencia, minore osservante; resse la diocesi tra il 1586 e il 1588. 61. Gerolamo Garzia, spagnolo, trinitario; fu nominato vescovo nel 1588 ma morı` in un naufragio nel 1589 mentre raggiungeva la sede. 62. Giovanni Francesco Fara, sassarese, dottore in utroque a Pisa, arciprete di Sassari; resse la diocesi nel 1591. 63. Antonio Atzori, dottore in utroque, decano della cattedrale di Cagliari; nel 1591 fu eletto vescovo di Bosa e scomparve nel 1604. 64. Gavino Manca de Cedrelles, sassarese, dottore in Teologia; resse la diocesi tra il 1606 e il 1612, anno in cui fu trasferito ad Alghero. 65. Giovanni Alvarez, cistercense, dottore in Teologia e abate presso Tarazona; nel
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Bosa 1612 fu nominato vescovo di Bosa e nel 1613 fu trasferito a Solsona. 66. Giovanni Battista de Aquena, sassarese, dottore in utroque; resse la diocesi tra il 1613 e il 1614. 67. Vincenzo Bacallar, cagliaritano, dottore in utroque a Pisa, decano del capitolo di Cagliari; nel 1615 fu nominato vescovo di Bosa e resse la diocesi fino al 1625. 68. Giovanni Atzori, cagliaritano, dottore in Filosofia e Teologia a Roma, era cancelliere regioapostolico quando nel 1625 fu nominato vescovo di Bosa; resse la diocesi fino al 1627. 69. Sebastiano Carta, di Sorgono, vescovo titolare di Madaura e decano del capitolo di Cagliari; nel 1627 fu nominato vescovo di Bosa e resse la diocesi fino al 1631. 70. Melchiorre Pirella, di Nuoro, resse la diocesi tra il 1631 e il 1635, anno in cui fu trasferito ad Ales e Terralba. 71. Giovanni Maria Olmo, di Cargeghe, dottore in Teologia a Pisa; resse la diocesi tra il 1635 e il 1639. 72. Vincenzo Agostino Claveria, vescovo titolare di Petra e coadiutore del vescovo di Valencia; nel 1639 fu nominato vescovo di Bosa e resse la diocesi fino al 1644, anno in cui fu trasferito ad Alghero. 73. Gaspare Litago, cagliaritano, ´ vila; resse la dottore in Teologia ad A diocesi tra il 1645 e il 1652, anno in cui fu trasferito ad Ampurias e Civita. 74. Francesco Camps y Moles, di Solsona, canonico di Tarragona e inquisitore per la Sardegna; nel 1654 fu nominato vescovo di Bosa e resse la diocesi fino al 1656. 75. Giacomo Capay y Castagner, cagliaritano, dottore in utroque; resse la diocesi tra il 1658 e il 1663. 76. Gavino Cattayna, sassarese, carmelitano; resse la diocesi tra il 1663 e il 1671, anno in cui divenne arcivescovo di Sassari. 77. Francesco Lopez de Urraca, di Saragozza, eremitano di Sant’Agostino e provinciale in diverse province; resse la diocesi tra il 1672 e il 1677, anno in cui fu trasferito ad Alghero. 78. Serafino
Esquirro, cagliaritano, dottore in Teologia a Bologna, vicario capitolare e generale di Cagliari; nel 1677 fu nominato vescovo di Bosa e nel 1680 fu trasferito ad Ales e Terralba. 79. Giorgio Soggia, sassarese, servita, teologo del duca di Firenze; nel 1682 fu nominato vescovo di Bosa e morı` a Sassari nel 1701. 80. Gavino de Aquena, nato a Cagliari nel 1665, dottore in utroque a Roma e ret` di Cagliari, giudice tore dell’Universita di appellazioni; nel 1703 fu nominato vescovo di Bosa e morı` nel 1723. 81. Nicola Cani, nato a Iglesias nel 1670, domenicano e provinciale della Sardegna, maestro in Teologia; fu nominato vescovo nel 1727 e resse la diocesi fino al 1737. 82. Giovanni Leonardo Sanna, nato a Cuglieri nel 1680, vescovo di Ampurias e Civita dal 1736; nel 1737 fu trasferito a Bosa e resse la diocesi fino al 1741. 83. Francesco Bernardo de Cespedes, nato ad Alghero nel 1693, dottore in utroque e in Teologia a Sassari, vicario generale e capitolare di Alghero; nel 1742 fu nominato vescovo di Bosa e scomparve ne1 746. 84. Antonio Amat, nato a Sassari nel 1693, decano del capitolo della cattedrale di Sassari; nel 1746 fu nominato vescovo di Bosa e morı` nel 1748. 85. Giovanni Battista Machin Espiga, nato a Cagliari nel 1699, dottore in utroque a Roma, vicario generale e capitolare di Iglesias; nel 1748 fu nominato vescovo e morı` nel 1749. 86. Raimondo Quesada, sassarese, dottore in utroque, canonico di Sassari; nel 1750 fu nominato vescovo di Bosa e morı` nel 1758. 87. Giuseppe Stanislao Concas, nato a Sinnai nel 1717, parroco ad Aritzo; nel 1759 fu nominato vescovo di Bosa e resse la diocesi fino al 1763. 88. Giovanni Antonio Borro, nato a Cagliari nel 1697, dottore in utroque a Cagliari, cancelliere regio-apostolico; nel 1763 fu nominato vescovo di Bosa e morı` nel 1767. 89. Giovanni Battista Quasina,
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Bosa Marina nato a Sassari nel 1721, dottore in Teologia e in utroque a Sassari, parroco di San Sisto a Sassari; nel 1768 fu nominato vescovo di Bosa e morı` nel 1785 ` natale. 90. Giovanni Annella sua citta tonio Cossu, nato a Cuglieri nel 1725, servita e vicario generale in Sardegna, maestro in Teologia e professore di Teologia a Cagliari; nel 1785 fu nominato vescovo di Bosa e morı` nel 1796. 91. Gavino Murru, nato a Sassari nel 1739, dottore in utroque, parroco di San Sisto a Sassari; nel 1800 fu nominato vescovo di Bosa e resse la diocesi fino al 1819, anno in cui divenne arcivescovo di Sassari. 92. Francesco Tola, nato a Bosa nel 1758, dottore in Teologia a Sassari; vicario generale, vicario capitolare e teologo della cattedrale di Bosa, 1823 fu nominato vescovo e morı` nel 1843. 93. Antonio Uda, nato a Milis nel 1775, dottore in Teologia a Cagliari, parroco, vicario generale e vicario capitolare dell’archidiocesi di Oristano; nel 1845 fu nominato vescovo di Bosa e morı` pochi mesi dopo. 94. Eugenio Cano, nato a Gergei nel 1829, dottore in Teologia a Cagliari, canonico a Cagliari, teologo del vescovo di Ales e Terralba al concilio Vaticano I; nel 1871 fu nominato ve` nel 1905. 95. scovo di Bosa e rinuncio Giovanni Battista Vinati, nato a Piacenza nel 1847, dottore in Teologia e in diritto canonico; arcidiacono, vicario generale e capitolare di Piacenza; nel 1906 fu nominato vescovo di Bosa e resse la diocesi fino al 1916, anno in cui ` e divenne vescovo titolare di rinuncio Mocisso (Turchia). 96. Angelico Zannetti, nato nel 1864 nella diocesi di Sansepolcro, minore osservante e provinciale per la Sardegna; nel 1916 fu nominato vescovo di Bosa e scomparve nel 1926. 97. Filippo Maria Mantini, di Matelica (Macerata), del Pontificio Seminario romano per le missioni estere, dottore in utroque al Laterano (Roma);
nel 1926 fu nominato vescovo di Bosa e nel 1931 fu trasferito a Cagli e Pergola. ` Frazioli, nato a Sassari nel 98. Nicolo 1880, arciprete e vicario generale dell’archidiocesi di Sassari; nel 1931 fu nominato vescovo di Bosa, morı` nel 1956. 99. Francesco Spanedda, nato a Ploaghe nel 1910, canonico di Sassari, dottore in Teologia presso la Gregoriana (Roma); nel 1956 fu nominato vescovo di Bosa e in seguito amministratore apostolico della diocesi di Alghero; nel 1979 divenne arcivescovo di Oristano. ` l’unione Nel 1972 la Santa Sede decreto personale delle diocesi di Alghero e ` dal 1979 la titolatura della Bosa. Percio ` in Alghero e Bosa e, dal diocesi cambio 1986, in Alghero-Bosa.
Bosa Marina Centro abitato della provincia di Oristano, frazione di Bosa (da cui dista 2 km), con circa 500 abitanti, posto a 2 m sul livello del mare, alla foce del fiume Temo. Regione storica: Planargia. Diocesi di Alghero-Bosa.
Bosa Marina – Foce del fiume Temo.
TERRITORIO Il territorio si limita all’agglomerato di case e alla bellissima spiaggia di sabbia basaltica frequentatissima da turisti e locali anche per le ` curative. Ha il suo limite sua qualita settentrionale negli argini rinforzati della foce-porto del Temo e quello meridionale nel territorio di Magomadas. & STORIA Dopo che gli abitanti di Bosa interrarono nel 1528 la foce del Temo, &
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Bosa Marina ` portuale della citta ` cesso ` l’attivita quasi completamente e il territorio rimase deserto per secoli, dominato dalla ` torre costiera. L’attuale villaggio si e sviluppato nel corso dell’Ottocento come centro di aggregazione dei pescatori e dei barcaioli che sfruttavano la ` del fiume. Di questo penavigabilita ` , come sempre, la puntuale e riodo e completa descrizione che ci ha lasciato Vittorio Angius nel Dizionario degli Stati sardi del Casalis: «Le acque del ` fiume sono dolci quando la stagione e piovosa, senton del sale quando, come ` avviene nell’estate, la corrente non puo respingere le onde del mare. Dopo gran piovitura suole riboccare, ed il diluvio ` navigabile per piu ` di copre la valle: e due miglia da battelli di circa 80 t, e lo ` sarebbe anche a legni di una portata piu del doppio, se non proibisse l’entrata l’ostruzione della foce eseguita con improvvido consiglio dai bosinchi. Il porto ` a quest’imboccatura, e la stazione e viene difesa dall’opposizione d’una iso` in esso stabilito un officio di doletta. E ` di gana dipendente dalla principalita ` percevere dalle imporOristano. Si puo tazioni circa lire nuove 20 mila, dall’e`. Nel prossportazioni intorno alla meta simo golfo si fa ogni anno la pesca delle sardelle e del corallo da feluche straniere. Queste concorrono in numero ` o meno di cento. Nei giorni fepoco piu stivi e nei tempi fortunosi si ricoverano entro il fiume. Solo tredici barche appartengono ai bosinchi, delle quali otto pescareccie che usano nel fiume o nel mare con 55 persone, e cinque di piccolo cabotaggio con 40 marinai. Il littorale di Bosa comincia dal capo Columbargiu. In questo trovasi una calanca in forma di grotta, dove vanno a sollazzarsi le foche. Segue il piccol seno dell’Ala, poi trapassate le coste del Corallo e Pietra dura e la spiaggia arenosa di Turas si arriva alla foce del Temo. A chi en-
travi sta a destra un piccol rialto, sopra ` la chiesa dedicata alla nostra cui e Donna intitolata al Mare, ed in certa manica una peschiera. Assai volte vi si ammucchia l’arena dal movimento delle onde, e resta interdetta l’entrata ´ quetato il mare la core l’uscita finche rente riapra e slarghi il passaggio. In distanza di mezzo miglio dal lido trovasi la sunnotata isoletta di circa 225 passi di circonferenza con spiaggia bassa e arenosa e quattro caluccie. Nel mezzo ` fondata una torre sopra piccola rupe e fornita d’alcuni pezzi d’artiglieria. Seguendo il littorale trovasi ad un miglio ` la calanca appellata dei Mori, percio che ivi frequentemente in altri tempi ` un asilo approdava cotal canaglia. Ora e delle barche coralliere, delle quali po` capire un centinajo. Sporge quindi tra la punta Argentina o Gentı`na, su la ` costrutta un’altra torre; indi si quale e visita la cala della tonnara vecchia, antico stabilimento abbandonato, e dopo `ne, di Tanquesta le nominate di Bariso ` ne, d’Itiri alle falde d’erti monti, e il go ` nago capace di brigantini. Proporto Ma gredendo troverai altri tre seni sotto rupi inaccessibili, e sono detti del Ba` so, del Finocchio, presso il quale si vo afferma riconosciuto un minerale argentifero, ed il terzo di Bernardo, nidi antichi di corsari africani. Sulla vicina punta di capo Marrargio era per l’addietro la torre, che annodava le comunicazioni degli speculatori della costa superiore e inferiore, e distava 5 miglia dall’anzidetta dell’Argentina. Per tutte le rupi del descritto littorale sono molte ` navigabile con colombiere. Il mare vi e sicurezza». Nel Novecento B.M. ha avuto un lento, continuo sviluppo grazie al turismo e attualmente si sta trasformando in un ridente centro balneare, soprattutto per le seconde case degli abitanti dei paesi dell’interno e di Macomer.
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Bosa romana & ECONOMIA La principale fonte di reddito degli abitanti di questa appen` oggi dice sul mare della vecchia Bosa e il turismo, sia per la presenza della grande spiaggia sia per le escursioni che si possono compiere sulle vicine alture rocciose; ma rimane sempre l’atti` tradizionale della pesca che oggi vita viene esercitata con numerose e mo` da lungo derne imbarcazioni. Invece e ` delle tempo cessata l’antica attivita concerie, di cui rimangono le caratteristiche strutture. Vi sono anche numerosi alberghi e ristoranti, molto attivi nella stagione estiva. I collegamenti con Bosa avvengono mediante autolinee urbane; inoltre B.M. dispone di un approdo turistico con 100 posti barca. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Unico ` quello di Monteforru sito interessante e alla foce del Temo dove si trovano i resti di un nuraghe monotorre posto chiaramente a guardia dell’estuario che era anche porto naturale. Nel territorio vi sono numerose domus de janas ben conservate, scavate nella trachite.
notevole monumento del piccolo centro sono le torri costiere: un sistema difen` cosivo situato alla foce del Temo che e stituito dalle torri di Marina di Bosa, in posizione strategica per impedire l’accesso al fiume, e da quella di Argentina, ` a nord con compiti di segnasituata piu ` un lazione. La torre di Marina di Bosa e imponente edificio con la base troncoconica, un diametro interno di quasi 14 m e una camera interna con volta a cu` pola. Fu costruita nella seconda meta del Cinquecento, potentemente armata e servita da un’adeguata guarnigione. ` in buono stato ed e ` sede Attualmente e ` cultudi un piccolo museo e di attivita rali di vario genere. Le bellezze naturali di questo angolo di Planargia sono rappresentate dalla fauna avicola: questa zona infatti vede la presenza del raro grifone e, sulle alture prospicienti il mare, del falco pellegrino. Molto sug` il sito dell’Isola Rossa, una picgestivo e cola isola che chiude a nord l’arco della ` unita alla terra da un molo spiaggia ed e in trachite. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI La fe` popolare e ` ormai per tradizione sta piu quella di Santa Maria del Mare di Bosa (=).
Bosa romana Nel secolo II Tolomeo
Bosa Marina – Litorale. & PATRIMONIO ARTISTICO, CULTURALE ` sviluppato E AMBIENTALE Il borgo si e soprattutto negli ultimi decenni con il turismo attorno alla chiesa di Santa Maria del Mare, costruita nel corso del secolo XVII in forme molto semplici che risentono di influssi gotici e barocchi come era in uso in quell’epoca. Altro
` interne della menziona Bosa fra le citta Sardinia, pur collocandola correttamente a breve distanza dalle foci del fiume Te´mos. Le indicazioni tolemaiche non servirebbero a localizzare con precisione il centro antico se non si tenesse conto dell’imponente interrimento dell’originario estuario del fiume causato dagli apporti alluvionali dello stesso Temo e del rio Piras. In sostanza, nel` e nel Medioevo il Temo sbocl’antichita cava a mare con un largo estuario situato a circa 2 km a est dell’Isola Rossa, ` mentre attualmente questa distanza e ridotta a 300 m. La localizzazione del centro antico di B. su un sistema di ter-
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Bosa romana razze digradanti sulla sponda sinistra ` assicurata dalla documendel fiume e tazione archeologica e dalla letteratura storica a partire dal secolo XVI. Il rinvenimento ottocentesco, nell’area del centro romano, di un frammento di iscrizione fenicia, incisa su un supporto di trachite locale, ha fatto postulare un’origine arcaica per B. Non deve escludersi tuttavia l’esistenza di uno stanziamento emporico, cui connettere l’epigrafe, divenuto centro urbano solo tardivamente, nel quadro di un controllo cartaginese del nord-ovest della Sardegna, nel secolo IV a.C. Abbiamo ora numerose informazioni sulle caratteristiche della presenza punica lungo la vallata del Temo e in particolare i dati sulle direzioni dei commerci forniti dagli scavi di Sa Tanca ’e Sa Mura di Villanova, che attestano l’uso dell’al` fabeto punico nel secolo II a.C.: B. e stata in questo caso il polo di diffusione ` della scrittura verso l’interno. La citta romana conservava la localizzazione del centro punico, su un’ansa del fiume Temo, sede del porto fluviale. L’asse viario principale era costituito, secondo l’Itinerario Antoniniano, dalla via a Tibulas Sulcis che collegava direttamente B. con Carbia, presso Alghero, a nord, con un percorso di 25 miglia, e con Cornus, a sud, con una percorrenza di 18 miglia. L’Anonimo Ravennate e Guidone confermano con la menzione ` nella viabilita ` di Bosa il ruolo della citta occidentale tra Corni e Turris Lybisonis. ` romana e ` quasi La topografia della citta del tutto sconosciuta: unico elemento ` costituito da una necropoli positivo e romana e altomedioevale che si estende dalla cattedrale medioevale di ` di MesserSan Pietro alla localita chimbe, evidenziando il carattere suburbano di questo settore rispetto al centro abitato, riconoscibile dall’estensione delle strutture e dal materiale ar-
cheologico a sud e sud-est di San Pietro, lungo il pendio terrazzato del monte ` seNieddu. Un vasto edificio termale e gnalato per B., nell’Ottocento, da Giovanni Spano, senza indicazioni puntuali del sito. Quanto alle strutture cultuali si deve notare la mancanza di testimonianze dirette. Il rinvenimento di una statuetta di bronzo di Hercules, la testina marmorea di un Dyonisos tauros, ` antonina di un modello replica di eta ellenistico, la testa calcarea di Zeus Ammone potrebbero documentare anche per B. i culti ben diffusi in Sardinia di Ercole, Bacco e Ammone. I materiali in superficie attestano le correnti com` repubblicana merciali attive in eta ` imperiale dalla penisola italica e in eta ancora da area italica, dall’Iberia, dalla Gallia, dall’Africa proconsolare. Il cen` stato fitro monumentale di B. non e nora individuato. Da esso provengono, con certezza, le due iscrizioni pubbliche di B. Si tratta della targa marmorea del 138-141 d.C., con la dedica di quattro ` indicato il statuette d’argento, di cui e peso (rispettivamente 1047 g, 762 g, 408 g e 399 g), di Antonino Pio, Faustina, Marco Aurelio e Lucio Vero, posta da un Q(uintus) Rutilius [—], un personaggio altrimenti ignoto di B., forse un magistrato o un sacerdote del culto imperiale, per decreto dell’ordo decurionum di B. La targa doveva essere immurata sul bancone che sosteneva le quattro statuette, nell’Augusteum bosano. L’al` una dedica, di eta ` antotra iscrizione e nina, a un [sacerd(os)] urbis Rom(ae) (et) imp(eratoris) della prov(incia) Sard(inia), evidentemente originario di Bosa, che uscito di carica e divenuto sacerdotalis venne ad[le]c[t]u[s] nello splendidiss(imus) [o]rd[o] Ka[ralit(anorum)], nella sede del concilium provinciale. ` L’ordinamento cittadino di B. non e esplicitamente documentato in alcuna iscrizione, tuttavia possediamo un
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Boscani frammento di tabula patronatus rinvenuta a Cupra Maritima nel Picenum che menziona il patronus [—]nus Larg[us] cooptato dall’[ordo populus]que Bosanu[s]. L’ambasceria per la consegna della tabula al patronus fu costituita da ` superstite il vari legati bosani, di cui e solo [-] Detelius A[—]. Da questi scarni elementi ricaviamo l’ipotesi di una `, con un culto imperiale ben svilupcitta ` antonina, dotata di pato almeno da eta ´ nesun ordo e di un populus. Benche suno di questi elementi sia decisivo per postulare uno statuto municipale, appare plausibile la costituzione muni` ampio e ` il quadro delle cipale di B. Piu nostre conoscenze sulla necropoli di San Pietro. Gli scavi archeologici dello scorcio del secolo XX hanno messo in luce un’area funeraria metata, con muro di cinta, dei secoli II-VI d.C., utilizzata per deposizioni a fossa, alla cap`s. puccina, in sarcofago e a enchytrismo Da questa area di San Pietro provengono le iscrizioni funerarie databili tra il secolo II d.C. e il III d.C. incise su lastre e cippi di trachite locale, realizzate in una officina lapidaria bosana. Mancano testi cristiani sicuri: fra le falsae ` del Corpus Inscriptionum Latinarum e annoverata anche l’epigrafe funeraria di un na(u)clerus, Deogratias, che parrebbe genuina, utile a definire l’impor` tardoantica, dell’attanza, anche in eta ` navale di B., documentata ad tivita ` imperiale dal ritrovaesempio per l’eta mento nel golfo di Turas di un’ancora del navicularius L(ucius) Fulvius Euti(chianus), apparentemente collegato con gli Eutychiani del territorio di Cuglieri. [RAIMONDO ZUCCA]
Boscani, Leonardo Pittore (n. Sassari 1961). Vive e lavora a Sassari. Diplomato all’Accademia di Belle Arti di Sassari, «ha incentrato i suoi primi lavori – ` stato scritto – sul tema della morte, e dell’uomo e della sua esistenza». La
` del prima personale, Tanka Re Nudu, e 1997, a Sassari. Tra le altre, Balla Laika a Su Palatu ’e sas Iscolas di Villanova Monteleone; nel 2004 Dissidenti, a Sassari.
Leonardo Boscani – L’artista racconta il disperato destino dell’uomo attraverso la metafora del pollo spennato e decapitato.
Boscani, Marco Pittore (n. Sassari 1963). Studente dell’Accademia di Belle Arti di Sassari, prende parte alle mostre didattiche dal 1996 al 1998, ma contemporaneamente espone in numerose collettive, segnalandosi presto come ` interessanti deluno degli artisti piu l’ultima generazione. «Un aspetto della ricerca di B. – hanno scritto Giuliana Altea e Marco Magnani – si colloca in quel filone della performance in cui l’azione cede il posto alla rappresentazione, in cui all’ambiguo intreccio fra ` che e ` vissuto e cio ` che e ` recitato sucio bentra il gioco esplicito della finzione».
Bosch Gimpera, Pietro Storico (Bar` cellona 1891-Messico, seconda meta ` alla sec. XX). Dopo la laurea si dedico ricerca e agli studi di archeologia. Nel 1916 fu nominato professore di Storia ` di Barcelantica presso l’Universita lona. Convinto democratico, nel 1936 si
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Boscolo oppose a Primo de Rivera e fece parte del governo autonomo catalano. Nel 1939, alla fine della guerra civile spagnola, fu costretto a fuggire in Messico, ` la sua attivita ` di studove continuo dioso. Ha studiato la preistoria sarda su cui ha scritto un saggio, I rapporti fra ` mediterranee nella fine dell’Eta ` le citta del bronzo, in Convegno archeologico in Sardegna 1926. Atti, 1929.
Boscho, Pietro de Gentiluomo (fine ` sec. XIV). Apparsec. XIII-prima meta tenente a una famiglia feudale catalana, si trasferı` in Sardegna nel 1323 al seguito dell’infante Alfonso e fu nominato vice-tesoriere reale. Nel 1328 ebbe in feudo Mogor de Liurus nella curatoria di Decimo e una miniera d’argento a ` del Iglesias. Morı` entro la prima meta secolo senza figli e i feudi tornarono al fisco.
Bosco, Luigi Musicista (Cagliari 1833ivi 1924). Eccellente suonatore di fa` per quasi vent’anni nell’orgotto, suono chestra del Teatro Comunale e nella ` con cappella del Duomo. Si impegno successo anche nella composizione di ballabili, di romanze per pianoforte e di pezzi per orchestra che gli diedero ` . Insegno ` per anni discreta notorieta nella scuola comunale di musica.
Boscolo, Alberto Storico (Cagliari 1920-Roma 1987). Conseguita la laurea, ` in Storia medioevale comsi specializzo piendo studi in Italia e all’estero. En` di trato come assistente nella Facolta ` di Cagliari, nel Lettere dell’Universita 1955 ottenne la libera docenza e dal 1959 divenne professore ordinario di Storia medioevale presso la stessa Uni` . Negli anni successivi l’attivita ` versita di ricercatore lo spinse a occuparsi con crescente impegno del periodo catalano-aragonese, ricostruendo i legami storici dell’isola con la Catalogna. Diede inoltre un notevole impulso alle ` dell’Istituto di Storia medioattivita
evale di cui fu a lungo direttore e valo` una schiera di allievi, dando vita a rizzo una scuola molto attiva e apprezzata. Nel 1970 fu eletto rettore dell’Univer` , ufficio che tenne fino al 1974, sita ` Cagliari per trasferirsi quando lascio ` di Milano e successivaall’Universita mente in quella di Roma. Nel 1981 fu nominato vicepresidente del Comitato per le ricerche storiche del CNR e si ` per aprire a Cagliari un centro adopero `; di ricerca collegato ad altre Universita dal 1982 divenne membro della commissione italiana presso l’UNESCO. Per i suoi studi ebbe numerosi riconoscimenti a livello internazionale, tra cui la laurea honoris causa dall’Univer` di Barcellona e la chiamata a far sita parte del Consejo nacional de Ciencias di Spagna. Integratosi negli anni nell’ambiente degli storici medioevali catalani, costituı` attraverso i suoi studi un vero e proprio ponte fra la Sardegna e la Catalogna. Attraverso la frequentazione degli archivi spagnoli, e in particolare dell’Archivio della Corona d’A` le coragona di Barcellona, moltiplico noscenze della storia medioevale dell’isola, mostrando la fitta rete di rapporti che essa aveva con altri centri del Mediterraneo. Morı` quasi improvvisamente ` . Autore di nel pieno della sua attivita numerosi saggi, ha lasciato, tra i suoi scritti: Sugli emigrati lombardo-veneti in Sardegna nel 1850, ‘‘Studi sardi’’, VIII, 1948; I moti del 1906 in Sardegna, ‘‘Studi sardi’’, VIII, 1948; Dalla caduta ` dei gremi alla formazione delle societa operaie, ‘‘Sardegna nuova’’, 1949; La fi` di gura di re Enzo, ‘‘Annali della Facolta ` di Lettere e di Filosofia dell’Universita Cagliari’’, XVIII, 1950; Michele Zanche nella storia e nella leggenda, ‘‘Studi sardi’’, X-XI, 1951; Su alcuni cavalieri di re Enzo e su Guglielmo di Capraia giudice d’Arborea, ‘‘Studi sardi’’, X-XI, 1951; Lettere della regina Maria di Casti-
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Boscolo glia relative alla Sardegna, ‘‘Studi ` piemonsardi’’, X-XI, 1951; Un’attivita tese in Sardegna nel ’700. La fabbricazione della seta, ‘‘Bollettino economico della Camera di Commercio di Cagliari’’, V, 1953; I parlamenti di Alfonso il Magnanimo, 1953; Isole mediterranee, Chiesa e Aragona durante lo Scisma d’Occidente (1378-1429), in Atti del V Convegno internazionale di Studi sardi, Cagliari, 1954; Gli ebrei in Sardegna durante la dominazione aragonese da Alfonso III a Ferdinando il Cattolico, in Atti del V Congresso di storia della Corona d’Aragona, 1954; Due documenti inediti sulle guerre tra Arborea e l’Aragona all’epoca di Martino il Vecchio, ‘‘Archivio storico sardo’’, XXIV, 1954; Una nota su Guglielmo I di Massa giudice di Cagliari e sulla compagnia di Gamurra, ‘‘Archivio storico sardo’’, XXIV, 1954; La politica italiana di Ferdinando I d’Aragona, 1954; Documenti inediti sull’impresa di Martino il Giovane in Sardegna, ‘‘Nuovo Bollettino bibliografico sardo’’, I, 3, 1955; Dizionario della Sardegna (con Mario Pintor e Giuseppe Loi Puddu), 1955; Documenti inediti sulla Sardegna bizantina e giudicale, ‘‘Ichnusa’’, IV, 2, ` di Ca1956; Profilo storico della citta gliari, ‘‘Cagliari economica’’, 5, 1957; Orientamenti bibliografici per una storia economica e sociale della Sardegna nel` moderna (con Lorenzo Del Piano), l’Eta ‘‘Ichnusa’’, V, 16, 1957; Libellus judicum turritanor um (con Antonio Sanna), 1957; Medioevo aragonese, 1958; Il braccio reale dei Parlamenti sardi del periodo ´ tudes presente ´s a ` la Comaragonese, in E mission Internationale pour l’histoire ´es d’Etats. X Congre `s interdes Assemble national des Sciences historiques Roma 1955, 1958; L’abbazia di San Vittore, Pisa e la Sardegna, 1958; Amministrazione e difesa della Sardegna aragonese all’epoca di Ferdinando I d’Aragona, in Atti del VI Congresso di storia della Corona
d’Aragona, Palma di Majorca, I, 1959; Rendite ecclesiastiche cagliaritane nel primo periodo della dominazione aragonese, ‘‘Archivio storico sardo’’, XXVII, 1959; una serie di voci nel Dizionario biografico degli Italiani: Alagon Salvatore; Alagon Leonardo; Agnese di Massa; Agalbursa di Bas; Adelasia di Torres, tutte nel 1960; Su due fonti battesimali protocristiani della Sardegna, ‘‘Archivio storico sardo’’, XXVII, 1960; Leyendas sobre Martin el Joven, ‘‘San Jorge’’, 46, 1962; Martı` el Jove a Sardenya, 1962; La Sardegna nei primi anni di Martino il Vecchio, in Studi storici in onore di F. Martinez Ferrando, ‘‘Archivio storico sardo’’, XXVIII, 1962; La politica italiana di Martino il Vecchio re d’Aragona, 1962; Profilo storico-economico della Sardegna dal Riformismo settecentesco al Piano di rinascita (con Luigi Bulferetti, Gianfranco Sabattini e Lorenzo Del Piano), 1962; Il priorato vittorino di San Nicola di Guzule, in Studi sui Vittorini in Sardegna, 1963; Villa di Chiesa e il suo Breve, in Studi storici e giuridici in onore di Antonio Era, 1963; Nuove ricerche sulla storia della Sardegna, in Breve storia della Sardegna, 1965; Cerden ˜ a: una larga historia para contar, in ‘‘Histonium’’, XVI, 3/9, 1965; Recenti studi e ricerche sulla storia moderna e contemporanea della Sardegna, 1965; Aspetti della vita curtense in Sardegna nel periodo alto giudicale, in Fra il passato e l’avvenire. Saggi storici sull’agricoltura sarda in onore di A. Segni, 1965; Las instituciones barcelonesas de Cagliari en 1327, in ‘‘Revista del Instituto de Ciencias sociales’’, 7, 1966; I conti di Capraia Pisa e ´ victorin de la Sardegna, 1966; Le prieure Saint Nicolas de Guzule, in ‘‘Provence historique’’, 65, 1966; Parlamento siciliano e parlamento sardo (motivi per ´lange Antouna ricerca comune), in Me ´ tudes pre ´ sente ´s a ` la nio Marongiu. E Commission internationale pour l’hi-
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Boscolo stoire des Assemblee´s d’Etats, 1968; La prima politica mediterranea di Ferdinando I d’Aragona, in Atti del Congresso ` aragointernazionale di studi sull’Eta nese, 1968; Le istituzioni barcellonesi a Cagliari nel 1327, in Villes de l’Europe ´diterrane ´enne et l’Europe occidentale me du Moyen Age au XIX sie`cle. Atti del Colloquio di Nizza 1969, ‘‘Annales de la fa´ des Lettres et Sciences humaines culte de Nice’’, 9-10, 1969; I cronisti catalanoaragonesi e la storia italiana del Basso Medioevo, in Nuove questioni di storia medioevale, 1969; Una societat comercial a Sardenya catalana, in ‘‘Estudis de Historia medioeval’’, II, 1970; Documenti ` in Sardegna sull’economia e sulla societa all’epoca di Alfonso il Benigno, 1973; Prospettive di ricerche economico-sociali sul Mediterraneo nel Basso Medioevo, in Atti del I Congresso internazionale di Storia mediterranea, 1973; Problemi mediterranei all’epoca di Pietro il Cerimonioso 1353-1387, in Atti dell’VIII Congresso di storia della Corona d’Aragona, III, 1973; Le strutture sociali dei paesi della Corona ` in Sicilia, Sarded’Aragona: la feudalita gna e Napoletano, in Atti del IX Congresso di storia della Corona d’Aragona, I, 1973; La Sardegna contemporanea (con Manlio Brigaglia e Lorenzo Del ` in Sicilia, in Piano), 1974; La feudalita Sardegna e nel Napoletano nel Basso Medioevo, in ‘‘Medioevo. Saggi e Rassegne’’, I, 1975; Le navi bizantine nel Mediterraneo nei secoli IX-X, ‘‘Medioevo. Saggi e Rassegne’’, 2, 1976; Gli scavi di Piscina Nuxedda in Sardegna, in Atti del Colloquio internazionale di Archeologia medioevale, Palermo 1974, 1976; La politica mediterranea dei sovrani d’Aragona, in ‘‘Medioevo. Saggi e Rassegne’’, III, 1977; Mercanti e traffici in Sicilia e in Sardegna all’epoca di Ferdinando I d’Aragona, in Studi in onore di Federico Melis, 3, 1978; Cagliari fra genovesi e pisani nella crociata di Luigi IX (1270), in Studi
in memoria di Paola Maria Arcari, 1978; quattro contributi su Sardegna, Pisa e Genova nel Medioevo, ‘‘Collana Storica di Fonti e Studi’’, 1978; Il Libellus judicum turritanorum e il suo autore, Un giurista pisano: Ranieri Sampante, Le istituzioni pisane e barcellonesi a Cagliari dopo il 1326, Aspetti dell’economia della Sardegna dal periodo della supremazia pisana genovese al primo periodo della dominazione aragonese, tutti in Sardegna, Pisa e Genova nel Medioevo, 1978; La Sardegna bizantina e altogiudicale, 1978; La Sardegna dei giudicati, 1979; Aspetti dell’economia e della so` in Sardegna nel Medioevo, 1979; Le cieta incursioni arabe in Sardegna nel Medioevo, in Atti della Settimana internazionale di Studi mediterranei medioevali e moderni Cagliari 1979, 1980; Genova, Aragona e Sardegna nel Basso Medioevo, in La Sardegna nel mondo mediterraneo, Aspetti storici. Atti del primo Convegno internazionale di Studi geografico-storici, 1981; La Sardegna ai tempi di Dante, in Ricordi di Sardegna nella Divina Commedia, 1981; Saggi di storia mediterranea tra il XIV e il XVI secolo, ‘‘Fonti e Studi del Corpus membranarum italicarum’’, prima serie, XIX, 1981; Stato attuale della ricerca sulla Sardegna bizantina e giudicale, in La ricerca storica sulla Sardegna, ‘‘Archivio storico sardo’’, XXXIII, 1983; L’espansione catalana nel Mediterraneo, in I Catalani in Sardegna (a cura di Jordi Carbonell e Francesco Manconi), 1984; I Catalani nel Mediterraneo nel Basso Medioevo: aspetti e problemi, ‘‘Archivio storico sardo’’, XXXIV, II, 1984; Studi sulla Sardegna bizantina e giudicale, 1985; La missione di Giovanni de Vallterra in Sardegna 1405-7, in Studi storici in memoria di Giovanni Todde, ‘‘Archivio storico sardo’’, XXXV, 1986; Sepolture in Sardegna nell’Alto Medioevo, ‘‘Quaderni bolotanesi’’, XIII, 1987; Cagliari nell’Otto-
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Boscolo ` capitali degli Stati preucento, in Le citta nitari. Atti del LIII Congresso di storia del Risorgimento italiano, 1988.
Boscolo, Maria Giulia Pittrice, costumista e scenografa (n. Cagliari 1968). Ha studiato presso il Liceo artistico di Cagliari e l’Accademia di Belle Arti di Roma; opera tra la Sardegna e Roma e, molto apprezzata come pittrice, il ` la scenografia: campo in cui eccelle e ha collaborato all’allestimento delle scene di alcuni spettacoli televisivi di ` quali I fatti vostri e larga notorieta Scommettiamo che; ha realizzato la sce`me per il Teatro lirico nografia di Bohe di Roma e quella per numerosi concerti di importanti cantanti di musica leggera.
Boscu, Luigi Musicista (Cagliari 1833ivi 1924). Eccellente suonatore di fa` per quasi vent’anni nell’orgotto, suono chestra del Teatro Comunale e della ` con cappella del Duomo. Si impegno successo anche nella composizione di ballabili, di romanze per pianoforte e di pezzi per orchestra che gli diedero ` ; insegno ` per anni discreta notorieta nella scuola comunale di musica.
Bosich, Giuseppe Pittore e scrittore (n. Tempio Pausania 1945). Emigrato giovanissimo dalla Sardegna, ha fatto ` d’Iesperienze di lavoro in diverse citta ` avvicinato da autodidatta al talia e si e ` rientrato in mondo dell’arte. Nel 1967 e Sardegna stabilendosi a Ghilarza, e ha cominciato a farsi conoscere come pittore e come scultore. Trasferitosi a Milano nel 1973 vi ha operato fino al 1988 collaborando con altri artisti. Nel 1988, ` stabilito defitornato in Sardegna, si e nitivamente a Ghilarza. Sue opere sono nei Musei di Melbourne e di Sidney e in ` in Italia e all’estero. altre citta
Bosinco Famiglia di Nulvi (secc. XVIIXVIII). Le sue notizie risalgono al secolo XVII. Possedeva un vistoso patri` la guerra di sucmonio; quando scoppio
` nel partito cessione spagnola si schiero filoasburgico, per cui nel 1715 ottenne il ` con cavalierato ereditario e la nobilta ` non riuscı` a otun Giuseppe. Egli pero tenere l’exequatur a causa della spedizione dell’Alberoni e del successivo passaggio della Sardegna ai Savoia. Solo i suoi nipoti, Raffaele, subdelegato patrimoniale, e Vincenzo, nel 1748, ottennero la conferma dei privilegi; nel corso dei decenni successivi si trasferirono in altri centri.
Bosio, Ferdinando Insegnante, giornalista (Alba 1827-Roma 1881). Dopo la ` all’insegnalaurea in Legge si dedico ` giornalistica. Di mento e all’attivita idee liberali e di discreta cultura, dopo aver insegnato in diversi licei, nel 1866 fu nominato preside di Liceo a Genova. Nel 1867 fu chiamato dal ministro Coppino, suo amico, a dirigere il suo gabinetto. Nel 1870 divenne provveditore agli studi a Pisa e nel 1876, trasferitosi a Roma, provveditore centrale presso il Ministero. Nello stesso periodo colla` con il Coppino alla stesura del proboro getto di riforma delle scuole elementari. Ha dedicato alla Sardegna due opere: Reliquie d’un naufragio: Studi storici e letterari; Storia dei papi; Il marchese di Villamarina, pubblicata a Roma nel 1873, e Il marchese Salvatore Pes di Villamarina, 1877.
Bossalino, Mario Atleta (Sassari 1910Roma 1990). Gareggia per la SEF Torres, mettendosi in luce alla fine degli anni Venti nelle gare di giavellotto regionali, in cui rivaleggia anche con il fratello gemello Gigi, buon ostacolista. Si presenta con ottime credenziali ai campionati italiani di Bologna del 1932 e vince con la misura di 57,88 m, che ` imbattuta come record sardo rimarra per circa quarant’anni. Prima dello scoppio della guerra diviene comandante della Scuola di Educazione Fisica della Farnesina a Roma e, nel do-
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Boter poguerra, dopo aver insegnato in varie scuole del Lazio, diviene coordinatore per l’Educazione fisica di tutta la regione. Infine torna alla Farnesina. [GIOVANNI TOLA]
Bossi, Pietro Pittore e decoratore piemontese (?, fine sec. XVIII-Sassari 1855). Fu chiamato in Sardegna prima del 1830 per decorare il Teatro civico di Sassari. Completati gli affreschi, si ` stabilı` a Sassari, dove entro il 1835 porto a termine un ciclo di affreschi per il Duomo e negli anni successivi divenne uno dei protagonisti della vita artistica ` . Affresco ` anche le sale del della citta ` Bossalino e nel 1854 del caffe ` Morcaffe tara. Secondo Enrico Costa era anche `a «un buon architetto». Nel 1851 fondo ` di Mutuo Soccorso, Sassari la Societa una delle prime in Italia, di cui fu anche presidente. Morı` a Sassari durante la grande epidemia di colera nel 1855.
Bosso delle Baleari (o bossolo) Pianta arbustiva della famiglia delle Buxacee (Buxus balearica Lam.). Arbusto alto sino ai 4 m, ha corteccia bruno-grigiastra e foglie piccole ovate e allungate, verde chiaro, lucide; i fiori sono unisessuali, senza picciolo quelli femminili, peduncolati quelli maschili; i frutti sono capsule tripartite con cornetti apicali. Fiorisce da febbraio ad aprile e fruttifica in estate. Frequente, allo stato spontaneo, nei paesi del Mediterraneo sud-occidentale, in Sardegna cresce in ` del Sulcis, Barbusi: alun’unica localita cuni individui, sparsi nella macchia, ` orientale rappresentano l’estremita dell’areale della specie. Nomi sardi: ` ssulu. [MARIA IMMACOLATA BRIGAbussu, bu GLIA]
Bostare 1 Boetarca. Rappresentante ` punica in Sardegna, fu ucdell’autorita ciso, forse a Carales, con i suoi soldati dai mercenari cartaginesi, i quali, all’indomani della pace del 241 che pose fine alla prima guerra punica, si erano
rivoltati contro Cartagine, sia in Africa che in Sardegna, a causa del mancato pagamento del soldo. [ESMERALDA UGHI]
Bostare2 Abitante di Nora. Ricordato nell’orazione Pro Scauro di Cicerone, del suo omicidio fu accusato M. Emilio Scauro, governatore della Sardegna nell’anno 55 a.C. Il giovane B., avendo saputo che Scauro aveva ricevuto l’in` carico di governare la Sardegna, tento di fuggire dall’isola, ma rassicurato ` di cenare dallo stesso Scauro accetto con lui. Il governatore fu accusato di averlo fatto avvelenare nel corso del banchetto per appropriarsi del suo patrimonio. Cicerone nell’arringa difen` che Scauro non avrebbe siva obietto avuto alcuna ragione di uccidere B. che non era il suo erede e verso cui non aveva nessun motivo di odio personale. [ESMERALDA UGHI]
Boter Famiglia catalana di mercanti (secc. XIV-XVII). Agli inizi del secolo XIV si stabilı` a Cagliari per curare i propri affari. Nel corso dei decenni successivi raggiunse una posizione di presti` noto di quegli gio: il personaggio piu anni fu Raimondo, che nel 1364 fu eletto ` e nel 1385 terzo consigliere della citta divenne consigliere capo. Un suo di`, scendente, il ricco mercante Nicolo che nel 1413 era stato anche lui eletto ` la terzo consigliere, nel 1421 acquisto ` signoria di Assolo, il cui possesso pero la sua vedova non riuscı` a conservare. ` Uno dei suoi figli, Raimondo, accumulo un ingente patrimonio, fu creato cava` di acquiliere e tra il 1458 e il 1461 tento stare alcuni feudi. L’ascesa della fami` con suo figlio Gherardo glia continuo che divenne signore dell’undecima parte dei frutti dello stagno di Santa ` anche la signoGilla e nel 1490 acquisto ria di San Sperate. I suoi discendenti si ` , la cui estinsero nel 1590 con un Nicolo unica figlia Teodora era sposata con Gaspare Porcella.
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Boter
Boter, Michele Signore di San Sperate ` sec. XV-ivi (Cagliari, seconda meta 1510). Figlio di Gherardo, uomo di grande cultura, ottenne il permesso di scavare nel territorio del suo feudo alla ricerca di antichi reperti. Nel 1502 ` una gran quantita ` di antiche motrovo nete; morı` senza figli nel 1510.
Boter, Raimondo Mercante vissuto a ` un noteCagliari (sec. XV). Accumulo vole patrimonio ed ebbe il cavalierato ` dai De ereditario; nel 1458 acquisto Sena il feudo di Ussana ma non riuscı` a ´ , esconservarne il possesso perche sendo parte della dote di una delle figlie del venditore, fu costretto a renderlo. Non meno sfortunata fu l’opera` il zione con la quale nel 1461 acquisto ´ Parte Ippis dai Ribelles: infatti, poiche sul feudo i De Besora avevano il diritto di riscatto, quando poco tempo dopo Galcerando de Besora decise di esercitarlo, egli dovette rinunciare al suo acquisto.
concluse con la ‘‘marcia su Roma’’. Nel 1926 fu nominato ministro delle Corporazioni, nel 1927 stese la Carta del La`a voro. Fu in quegli anni che comincio occuparsi della Sardegna, tentando di dare uno sbocco alla crisi mineraria ` il ministero. Gosarda; nel 1934 lascio vernatore di Roma nel 1935, dal 1936 fu nominato ministro dell’Educazione na` l’elaborazione della zionale e avvio Carta della scuola. Negli stessi anni ` di legare al regime gli ambienti cerco intellettuali, sviluppando il sistema dei Littoriali e, successivamente, aprendo la sua rivista ‘‘Primato’’ alla collaborazione di intellettuali anche non schierati col regime. Fu cosı` che nel 1937 ` il ciclo delle Celebrazioni Sarde. ispiro Dopo il Gran Consiglio del 25 luglio 1943, riuscı` a espatriare, arruolandosi ` in Italia nella Legione Straniera. Torno ` nel 1947, e diede vita, nella prima meta degli anni Cinquanta, alla rivista ‘‘abc’’, orientata su una linea neo-corporativa. La rivista ebbe dei collaboratori anche in Sardegna, tra i quali Antonio Pigliaru (che era stato uno dei primi a recensire il libro di memorie del ‘‘Sergente Battaglia’’, Legione `e il mio nome) e Manlio Brigaglia. Nel volume che raccoglie gli Atti delle Celebrazioni sarde 1937, pub` un sagblicato a Urbino nel 1938, dedico gio a I Mameli.
Bottarga = Buttariga Bottazzi, Gianfranco Economista (n. Giuseppe Bottai – L’ex ministro dell’Educazione nazionale al suo rientro in Italia dopo l’amnistia del 1946.
Bottai, Giuseppe Uomo politico, giornalista (Roma 1895-ivi 1959). Combattente e decorato durante la prima guerra mondiale, al suo termine si lau` e divenne giornalista; redattore de reo ‘‘Il popolo d’Italia’’, finı` per aderire al fascismo. Nel 1921 fu eletto deputato e ` che si prese parte alla convulsa attivita
Avezzano 1948). Dopo la laurea in Eco` dedicato all’insegnamento nomia si e ` professore universitario. Attualmente e ` di Econoordinario presso la Facolta ` di Cagliari mia politica dell’Universita ` stato per alcuni anni predella quale e side. Tra i suoi scritti: Problemi concernenti una campagna di promozione sociale di prevenzione contro gli incendi (con Giulio Bolacchi), 1983; Zona di produzione franca (con G. Bolacchi), 1984; Oligopoli e crescita economica. Il passag-
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Bottidda gio dal sottosviluppo allo sviluppo in Sardegna (con G. Bolacchi e Tullio Usai), ` profondo. Divario ci1985; Il Sud, com’e vile, sociale ed altro, ‘‘Ichnusa’’, VIII, 16, 1989; Mercato del lavoro e sviluppo economico in Sardegna, ‘‘La Programmazione in Sardegna’’, XXVI, 11, 1992; Le cas de la Sardaigne (con G.P. Loy), in Em´velopment en Europe du Sud, ploi et de 1997; Eppur si muove. Saggio sulla pecu` del processo di modernizzazione liarita della Sardegna, 1999.
Botteri, Mauro Ingegnere triestino (n. sec. XX). Trasferito per motivi di lavoro in Sardegna alla fine degli anni Ses` alle chiese romanisanta, si interesso che dell’isola e tramite pazienti peregrinazioni riuscı` a raccogliere una ` di materiale che sintegran quantita ` in un non dimenticato volume, tizzo Guida alle chiese medioevali di Sardegna, edito a Sassari nel 1979. Tra i suoi scritti che riguardano la Sardegna: San Nicola di Ottana, 1971; S. Antioco di Bisarcio, 1971; Santa Maria di Uta, 1973; San Leonardo di Siete Fuentes, 1973; San Simplicio di Olbia, 1973; San Michele e S. Antonio di Salvenero, 1974; San Saturnino a Cagliari, 1974; Il tempio di S. Giusta, 1974; San Pietro extramuros in Bosa, 1974.
Botti, Giuseppe Egittologo (Modena 1853-Alessandria d’Egitto 1903). Conse` alguita la laurea a Bologna, si dedico l’insegnamento nelle scuole secondarie. Nel 1883 fu nominato professore nel Liceo ‘‘Dettori’’ di Cagliari. Rimase in Sardegna fino al 1888, conducendo approfonditi studi di archeologia punica e pubblicando il saggio Notizie su alcuni monumenti egizi e di arte congenere, 1883: fu il primo a sostenere la ne` di condurre nuovi scavi a Tharcessita ros, eseguiti razionalmente dopo le rapine e i disordini dell’ultimo mezzo secolo. Lasciata la Sardegna si trasferı` a Spoleto e nel 1889 fu nominato direttore
delle scuole italiane di Alessandria d’Egitto. Nella nuova sede riprese gli amati studi di archeologia e, dopo lunghe trattative, riuscı` a fondare nel 1892 e a dirigere il Museo greco-romano di Alessandria.
Botticini, Ivan Editore e giornalista (n. Cagliari 1962). Figlio di Rinaldo, raffinato tecnico pubblicitario, dal 1980 ha ` di comulavorato in una grande societa nicazione promuovendo numerose fortunate campagne pubblicitarie. Nel 1989 ha fondato la casa editrice Edi` imposta con pubzioni del Sole, che si e blicazioni di carattere turistico e am` autore di Cobientale molto curate. E lora la Sardegna. La Fauna, 2003; Colora la Sardegna. La Flora, 2003; Colora la Sardegna. Il Folclore, 2003; Colora la Sardegna. L’Archeologia, 2004.
Botticini, Rinaldo Letterato (Gottolengo 1937-Cagliari 1994). Giovanissimo ` in si trasferı` in Sardegna, dove si laureo ` di Cagliari. Lettere presso l’Universita ` all’insegnaDopo la laurea si dedico mento nelle scuole secondarie e si de` con passione alla politica. Socialidico sta, particolarmente attento ai problemi della cultura locale, fu eletto ripetutamente consigliere comunale e assessore di Cagliari. Scrittore raffinato, ci ha lasciato alcuni interessanti saggi e numerosi articoli pubblicati in diversi quotidiani. Tra i suoi scritti: Cagliari amore e rabbia, 1975; Geo Sardegna, 1991; Ve lo dico in favola, 1993.
Bottidda Comune della provincia di ` Sassari, compreso nella VII Comunita montana, con 780 abitanti (al 2004), posto a 396 m sul livello del mare, affacciato sul versante destro del Medio Tirso dal versante orientale della Catena del Goceano. Regione storica: Goceano. Diocesi di Ozieri. & TERRITORIO Il territorio comunale si estende per 33,83 km2: ha la forma di uno stretto rettangolo allungata da
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Bottidda nord-ovest a sud-est e confina a nord e a est con Bono, a sud con Orotelli, a ovest con Illorai, Esporlatu e Burgos. Una lunga fascia che comprende, come avviene per altri di questi paesi confinanti, sia una parte della vallata del Tirso, sia un tratto del pendio montano, ` per arrivare ad alcune tra le cime piu alte della catena: Sa Pala’e Sa Trae e Campone, entrambe oltre i 1100 m. Su di un suolo misto di parti granitiche, calcaree e basaltiche, si alternano le aree utilizzate per l’agricoltura, quelle lasciate a pascolo e quelle ricoperte sia di boschi spontanei che di quelli ottenuti con gli interventi di forestazione ` atin questi ultimi decenni. Il paese e traversato dalla vecchia e tortuosa statale 128 bis, dalla quale si distaccano in questo punto due traverse, una che a sud-est va a congiungersi con la Macomer-Nuoro, l’altra che si inerpica fino a Burgos ed Esporlatu e, suddividendosi, ` del retroterra continua verso le localita montano. Nei pressi del fiume si al` al molunga la direttissima che pero mento non giunge, come nel progetto originario, sino a Olbia.
Bottidda – Sul monte Rasu si vedono i resti di un convento che si dice fondato dal beato Giovanni Parenti, discepolo di San Francesco d’Assisi. & STORIA L’attuale centro e ` di origine medioevale, appartenne al giudicato di
Torres e fu incluso nella curatoria del Goceano. Dopo l’estinzione della famiglia giudicale di Torres, il villaggio fu lungamente conteso tra i Doria e gli Ar` che questi borea e, dopo il 1290, sembro ultimi avessero la meglio; ma nel 1297 i Doria, sfruttando il bisogno che Giacomo II d’Aragona aveva di alleati da coinvolgere nella conquista della Sardegna, se ne fecero riconoscere il possesso e ne ottennero l’investitura. Gli Arborea fecero buon viso a cattivo gioco e, alleatisi con gli Aragonesi, negli anni che precedettero la conquista mostrarono di accettare la nuova situazione, ma quando nel 1325 i Doria si ribellarono, il villaggio fu investito nuovamente dalle loro truppe, conquistato e formalmente annesso al Regno di Sardegna. Il suo possesso, con quello di tutto il Goceano, fu definitivamente riconosciuto al giudice d’Arborea e nel 1339 il re d’Aragona concesse al futuro Mariano IV il titolo di conte del Goceano. Scoppiata nel 1378 la guerra tra Mariano IV e Pietro IV, proprio quando ` acuto il re d’Arail conflitto si fece piu gona provocatoriamente incluse B. nei territori che aveva concesso in feudo al ` il viltraditore Valore de Ligia. In realta ` a rimanere possesso arlaggio continuo borense fino alla caduta del giudicato, e dopo il 1409 fu concesso in feudo al marchese d’Oristano. Di fatto il territorio non era ancora pacificato: sembrava che dovesse cadere nelle mani del visconte di Narbona e negli anni seguenti fu teatro di una continua guerriglia ` Bartolo Manno della quale approfitto per invadere e devastare tutto il Go´ la situazione non appaceano. Poiche riva controllabile da parte del mar` che chese d’Oristano, nel 1421 sembro il territorio potesse entrare a far parte del grande feudo concesso a Bernardo ` Leonardo CuCentelles; nel 1422 pero bello lo invase, sconfisse Bartolo
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Bottidda `. Cosı` B. Manno e finalmente lo occupo dopo anni di tribolazioni rimase in possesso dei marchesi d’Oristano. Dopo la ribellione di Leonardo Alagon il villaggio prese a essere amministrato direttamente da funzionari reali e nel 1493 fu definitivamente incluso nel patrimonio ` di reale: era ridotto ad avere poco piu 250 abitanti. Dipendeva dal governatore del Goceano che per espletare i propri compiti si serviva di funzionari. Il rapporto tra i funzionari reali e la popolazione non fu mai tranquillo, anche ´ a B., come negli altri centri del perche feudo, fu lentamente modificato il sistema di individuazione del majore, che finı` per essere scelto dal governatore. Altro motivo della crescente osti` era legato alla eccessiva gravosita ` lita del carico fiscale che rischiava di frenare la ripresa del villaggio. Nel secolo ` a creXVII la popolazione comincio ` scere, alla fine del secolo contava piu ` ma in quel periodo ebbero di 400 unita inizio alcune terribili faide tra gruppi di famiglie per il controllo del territorio. Nel secolo XVIII la popolazione au` ancora, entro la fine del secolo mento ` superava i 600 abitanti e B. comincio anche a sperimentare il Consiglio comunitativo e il Monte granatico che contribuirono a vivacizzare la sua vita sociale e amministrativa. Nel 1821 fu compreso nella provincia di Nuoro e al momento dell’abolizione dei feudi riscattato. In questa fase si colloca la puntuale testimonianza di Vittorio Angius: «Componesi quest’abitato di 158 case in ` lunga, che un’area competente piu larga. Le strade sono storte, e spesso immonde; le uscite del paese sporchissime per il letame che vi si ammucchia. La popolazione, nel 1833, era di anime 670 in famiglie 152. La vita va di pochi ` dei 60. L’industria e ` ridotta anni al di la alla sola tessitura. Si impiegano circa 100 telai, e quanto di panno e di tela so-
pravanza ai proprii bisogni mettesi in ` stabicommercio. La scuola normale e lita nel convento dei frati, e vi frequentano circa 15 fanciulli. L’estensione superficiale del territorio di B. saria sufficiente, se con maggior intelligenza e studio si coltivasse, pure ad una tripla ´ sono le terre assai popolazione, perche feconde. Due terzi delle medesime sono aperte e destinate alla pastura. I gioghi dei quali servonsi gli agricoltori bottiddesi sono 76. Si semina di grano starelli 228, d’orzo 150, di fave 40, di lino altrettanto, di canape 100, di civaje [legumi] 40. Possedendoci i Bonesi non pochi campi, essi pure vi seminano almeno con 20 gioghi starelli di grano 240, d’orzo 100. La produzione moltiplica all’8. Si coltiva con molto studio la vi` di gna, e si ottiene una gran quantita vino bianco, e nero, che si suol pareggiare ai vini del Campidano di Cagliari. L’orticoltura fiorisce. Molte sono le spe` dei fruttiferi, principalcie e varieta mente noci, mandorli, peri, pomi, fichi. Dai frutti delle prime due specie si ha ` ristretto il numero dei qualche lucro. E capi che si educano. Nel 1833 era quello dei buoi 152, delle vacche tra rudi e manse 90, delle capre 250, delle pecore 2000, delle cavalle 40, dei cavalli 60, dei porci 200, dei giumenti 45. Questi animali come in altre parti del Goceano (e di tutta l’isola), cosı` in B. mancando i molini idraulici servono alla macina` ricoperto di zione del grano. Il monte e quercie e lecci smisurati, e vi si possono ingrassare 6000 capi porcini. La generazione dei selvatici, daini, cinghiali e ` assai moltiplicata. Molto e ` pure volpi, e l’uccellame, e tra l’altre specie sono gli storni in tanta copia, che consumereb` della meta ` della vendemmia, bero piu se non si tenessero delle persone a spaventarli». Dal 1848, una volta abolite le ` a far province, il territorio di B. entro parte della divisione amministrativa di
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Bottidda Nuoro; quando questa, nel 1859, fu abolita, fu incluso nella provincia di Sas` dell’Ottocento sari. Nella seconda meta ` una fiorente attivita ` vitivi si sviluppo vinicola che rese famosa la produzione ` che purtroppo dei suoi vini, attivita ` un brusco arresto a causa della trovo ` di distruggere fillossera che minaccio totalmente i suoi vigneti. Il villaggio co` a decadere nel primo Novemincio cento e, terminata la prima guerra mondiale, tra le vivaci proteste dei suoi abitanti nel 1928 fu aggregato come frazione a Bono. Nel 1933 riuscı` tuttavia a riconquistare l’autonomia; nel secondo dopoguerra il tessuto socio-economico ` ulteriormente modifidel villaggio si e ` cato e anche l’impianto urbanistico e stato investito da una profonda azione di rinnovamento; dopo il 1960 la popolazione ha ripreso a diminuire e un ` emigrato. buon numero degli abitanti e & ECONOMIA La base della sua econo` la pastorizia, rinomata la produmia e zione di latticini; vi si pratica anche l’agricoltura, in particolare la cerealicol` stata negli ultura e la frutticoltura; c’e timi decenni anche una ripresa della viticoltura, dai cui frutti si ottengono buoni vini. Artigianato. Un tempo era abbastanza attiva la tessitura della tela ` di lino con manufatti di discreta qualita che in gran parte erano destinati all’uso domestico. Attualmente il comparto ar` rappresentato da alcune pictigianale e cole imprese edili e da altre ad esse col` collelegate. Servizi. Il centro abitato e gato mediante autolinee agli altri centri della provincia; dista da Sassari 74 km. Dispone di medico, farmacia, scuola dell’obbligo e sportello bancario. & DATI STATISTICI Al censimento del `: 2001 la popolazione contava 818 unita maschi 412; femmine 406; famiglie 305. La tendenza complessiva rivelava una lieve diminuzione della popolazione, con morti per anno 12 e nati 11; cancel-
lati dall’anagrafe 13; nuovi iscritti 12. Tra gli indicatori economici: imponibile medio IRPEF 14 745 in migliaia di lire; versamenti ICI 353; aziende agricole 183; imprese commerciali 34; esercizi pubblici 7; esercizi al dettaglio 15. Tra gli indicatori sociali: occupati 181; disoccupati 42; inoccupati 43; laureati 10; diplomati 68; con licenza media 253; con licenza elementare 243; analfabeti 27; automezzi circolanti 284; abbonamenti TV 231. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il suo ` ricco di nuraghi (Cherterritorio e chizzu, Cugurutta, Larattu, Mastru Porcu, Mola ’e Sa Serra, Ortivai, Oruscula, Sa Corona, Sa Pietade, Sas Chidas, S’Osculana, Sos Nuraghes, Tanca Noa, Toscana) e annovera anche una Tomba di giganti, quella di Sa Corona. ` suggestivo e ` Senza dubbio il sito piu ´ comproprio quest’ultimo, perche prende anche un nuraghe, del tipo monotorre, abbastanza ben conservato con la volta interna a tholos, che domina l’at` situata la tuale abitato; poco distante e Tomba di giganti omonima, purtroppo molto danneggiata. Altro nuraghe inte` quello di Ortivai, anche queressante e sto del tipo monotorre, praticamente intatto anche all’interno con una bella tholos. & PATRIMONIO ARTISTICO, CULTURALE ` antico del E AMBIENTALE Il nucleo piu villaggio si sviluppa in senso longitudinale alle falde del monte Corona, con strade a volte strette sulle quali si affac` piani, talvolta ciano case in pietra a piu ` reprecedute dalla corte; la parte piu ` sviluppata nella zona pianegcente si e giante del suo territorio e comprende alcune belle piazze alberate e ben curate arricchite da edifici sulle cui pareti alcuni pittori sassaresi hanno dipinto murales di buona fattura. L’edifi` la chiesa della cio di maggior rilievo e Madonna del Rosario, parrocchiale co-
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Bottiglioni struita nel 1860 sulle rovine dell’antica chiesa dell’Immacolata. Ha un impianto a tre navate sulle quali si affacciano cinque cappelle laterali. La fac` ornata da una doppio timpano ciata e ` abbellita da cornici che le conferied e scono un aspetto rinascimentale. All’interno sono conservati un magnifico coro intagliato e un crocifisso di grande ` espressiva: risalgono enintensita trambi al secolo XVI e sono stati salvati dall’antica chiesa scomparsa. Poco fuori dall’abitato sorge la chiesa della Madonna degli Angeli accanto alla quale nel 1640 fu costruito un convento francescano, dal quale dipendeva l’altro convento di monte Rasu e di cui non ` traccia alcuna. La chiesa risale si ha piu ` di piccole dimenal secolo XVI ed e sioni, ha l’impianto a una sola navata e la copertura in legno a capriate; nel ` stata ripetutamente corso dei secoli e ristrutturata. Il convento di monte Rasu si trova in territorio di Bono (=), all’interno di una tenuta conosciuta come Fattoria Ginnasi: si tratta di quel che resta del primo convento francescano in Sardegna, fondato prima del 1233, probabilmente da Giovanni Parenti discepolo di San Francesco, e rimasto in funzione fino al 1769. In seguito, dopo lo scioglimento degli ordini religiosi, le strutture del convento e l’intero territorio furono ceduti al conte ` nel 1898 lo ceBeltrame, la cui societa dette appunto a Innocenzo Ginnasi, un emiliano che vi si stabilı` con tutta la fa` la foresta e riadatto ` miglia, rivitalizzo ` che rimaneva del convento trasforcio ` comandolo in abitazione privata; salvo munque la chiesetta di San Francesco, ` sepolto. Anche B. dispone nella quale e di distese boschive che si prestano per l’escursionismo, mentre dalle sue cime si godono vedute molto ampie sul Goceano, il Nuorese e il Sassarese. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI In
passato il paese era lacerato da terribili faide tra gruppi di famiglie per il controllo dei pascoli; queste faide, perpetuate nel tempo da un accentuato spirito di vendetta che caratterizzava le relazioni pastorali, causarono numerosi morti, tanto che spinsero l’Angius ad affermare che avevano compromesso lo sviluppo demografico del paese. Un’altra tradizione intimamente legata alla ` la particolare affestoria del paese e zione al culto di San Francesco, al punto ` credenza diffusa a livello popoche e lare che il santo abbia vissuto per un certo tempo a B. A sostegno di questa credenza vengono mostrati lungo la strada per Bono un’orma del piede di San Francesco e un giaciglio di roccia che conserverebbe la sagoma del corpo del santo; infatti secondo la stessa leggenda il santo, adirato con gli abitanti di B., avrebbe deciso di lasciare il paese e di trasferirsi a Bono; ma poi, colto dalla stanchezza, si sarebbe addormentato lungo la strada sdraiandosi sulla roccia che miracolosamente avrebbe assunto la forma del suo corpo. La memoria delle antiche tradizioni si con` consideserva anche nella festa che e ` antica, quella di Sant’Antorata la piu nio che si svolge il 13 giugno con un intenso programma di manifestazioni. Un tempo era occasione per lo svolgimento di una piccola fiera e di manifestazioni ` preceduta di canto e di danza. Tuttora e dalla recita della novena, cui affluiscono anche abitanti dei paesi vicini.
Bottiglioni, Gino Glottologo (Carrara ` con il 1887-Bologna 1963). Si laureo Merlo alla Normale di Pisa nel 1910 e ` all’insesuccessivamente si dedico gnamento in diverse scuole secondarie; nel 1923 divenne preside del Liceo di Cremona. Furono gli anni in cui maturarono i suoi interessi scientifici per la glottologia e il folclore. Nel 1927 di` di Letvenne professore nella Facolta
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Botto ` di Cagliari, ma nel tere dell’Universita ` 1930 si trasferı` a Pavia, dove insegno fino al 1937, quando fu chiamato dal` di Bologna a insegnare l’Universita Glottologia, cattedra che tenne fino al ` legato alla reda1957. Il suo nome e zione dell’Atlante linguistico-etnografico della Corsica, promosso dall’Uni` di Cagliari, cosı` anche nella versita sua bibliografia (in specie quella riguardante la Sardegna) gli scritti di linguistica si alternano con le ricerche sulle tradizioni popolari: Saggio di fonetica sarda. Gli esiti di L (R.S) + cons e di j nei dialetti di Sassari e della Gallura, di Nuoro e del Logudoro, 1919; Leggende e tradizioni di Sardegna, 1922; Vita Sarda. Note di folklore, canti e leggende, 1925 (ristampata nella se` del Novecento, a cura di conda meta Mario Atzori); Osservazioni etimologiche e lessicali, ‘‘Athenaeum’’, IV, 1926; La Sicilia, la Sardegna e la Corsica nel` dei popoli tirreni, ‘‘Mediterral’unita nea’’, I, 1, 1927; Studi sardi, 1927; I nomi del muflone e i riflessi indo-europei della radice m ¯ u, «muggito», «ron` di Lettere zio», ‘‘Annali della Facolta ` di Cagliari’’, I, della R. Universita ` lin1928; La romanizzazione nell’unita guistica sardo-corsa, in ‘‘Sardegna romana’’, I, 1940; Il folklore sardo nei riferimenti e nelle analisi degli studiosi, ‘‘Lares’’, XXII, 1956.
Botto, Massimo Archeologo (n. sec. XX). Ha fatto parte del gruppo di la` di Viterbo che tra voro dell’Universita il 1992 e il 1995 ha ripreso gli scavi a Nora sotto la direzione di Sandro Filippo Bondı`. Tra i suoi scritti: I commerci fenici e la Sardegna nella fase precoloniale, in ‘‘Egitto Vicino Oriente’’, IX, 1986; Nora II. Prospezione a Nora 1992 (con M. Rendeli), ‘‘Quaderni della Soprintendenza archeologica per le province di Cagliari e Oristano’’, 10, 1994; Monte Sirai I (con P. Bartoloni e
A. Peserico), ‘‘Rivista di Studi fenici’’, XXII, 1994; Nora III. Prospezione a Nora 1993 (con M. Rendeli), ‘‘Quaderni della Soprintendenza archeologica per le province di Cagliari’’, 11, 1995; Progetto Nora, campagne di prospezione 1992-1996 (con M. Rendeli), in L’Africa romana. Atti del XII convegno di studi, 1998; Nora VI. Prospezione a Nora 1994-1996 (con S. Finocchi e M. Rendeli), ‘‘Quaderni della Soprintendenza archeologica per le province di Cagliari e Oristano’’, 15, 1998.
Botto, Paolo Religioso (Valparaı´so, Cile, 1896-Roma 1974). Arcivescovo di Cagliari dal 1949 al 1969. Nato a Valparaı´so da famiglia ligure nel 1896, combattente e decorato nella prima guerra mondiale, nel 1921 fu ordinato sacerdote. Laureato in utroque a Roma; nella diocesi di Chiavari fu impegnato in di` per versi incarichi di curia; insegno lunghi anni e fu assistente diocesano di Azione Cattolica; canonico della cattedrale, fu rettore del Seminario dal 1939 al 1949. In questi anni ricostruı` il Seminario e fu nominato protonotaro apostolico. Nominato arcivescovo di Cagliari, negli anni del suo magistero diede impulso alla costruzione di molte nuove chiese e al nuovo Seminario.
Bouchier, Edmund Spencer Viaggiatore inglese (n. sec. XX). Agli inizi del Novecento fece un viaggio in Sardegna ` per qualche tempo. Tore vi soggiorno nato in patria scrisse un libro sull’isola, ` in gran parte nozioni utilizzando pero attinte dallo Spano e dal Lamarmora: Sardinia in ancient times, 1917.
Bou Crespi Famiglia feudale valenzana (secc. XVII-XIX). Le sue notizie risalgono al secolo XIV; nel corso del secolo XVII il conte Bou di Summacacer, appartenente a uno dei molti rami ` con Ludovica della famiglia, si sposo Brondo, erede dell’immenso patrimonio feudale dei Brondo e pupilla del
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Bovet nonno materno, il marchese Cristoforo Crespi di Valldaura, vicecancelliere d’Aragona. I loro discendenti assunsero quindi il cognome di Bou Crespi, a cominciare dal loro figlio Cristoforo ` dalla madre i marche nel 1730 eredito chesati di Villacidro e di Palmas e le baronie di Acquafredda, Nuraminis e Monastir, un immenso complesso territoriale che comprendeva buona parte della Sardegna centro-meridio` continuo ` a risiedere in nale. Egli pero Spagna e fece amministrare i feudi da podatari. I suoi discendenti nel corso del secolo sostennero costose liti col fisco che avrebbe voluto sequestrare i feudi; burrascosi furono anche i rapporti dei B.C. con i vassalli che non volevano pagare i tributi feudali. Ma a conclusione di una delle loro numerose divergenze col fisco nel 1785 ottennero anche il marchesato di Musei; continuarono a sfruttare il patrimonio fino al 1838, quando la procedura del riscatto fu finalmente conclusa. La famiglia sussiste tuttora in Spagna.
Bouillier, Auguste Letterato e viaggiatore francese (Roane 1833-?, fine sec. XIX). Era colto e di famiglia ricca, per cui gli fu possibile passare gran parte della sua vita in lunghi viaggi. Giunse in Sardegna nel 1862. Conobbe Pietro Martini e divenne amico del canonico Spano e di altri esponenti della cultura ` sarda. Durante il suo soggiorno studio la storia e i costumi della Sardegna e ` accuratamente l’isola, traenvisito done felici osservazioni per i suoi ` le Carte d’Arborea e, studi. Esamino ritenendole false, una volta tornato a ` l’attenzione del Meyer su Parigi attiro ` importante, di esse. La sua opera piu ` nelle Lettres a M.M les annunciata gia Membres de la Societe´ historique et ar` L’ıˆle de cheologique de la Loire, 1862, e Sardaigne, de´scription, histoire, statistique, moeurs, ´etat social, pubblicata
a Parigi da Dentu nel 1865. Da essa furono tratte le traduzioni di alcune parti, Il dialetto e le canzoni popolari della Sardegna, pubblicato a Cagliari nel 1866, e I canti popolari della Sardegna, tradotto da Raffa Garzia e pubblicato a Bologna nel 1916.
Bourgade, Franc ¸ois Semitista (prima ` sec. XIX-seconda meta ` sec. XIX). meta Aveva in carico la cappella imperiale di San Luigi a Cartagine. Subito dopo gli scavi compiuti dallo Spano a Thar` l’importanza del ros nel 1850, segnalo ritrovamento di un’iscrizione fenicia e ne diede un’interpretazione, accolta dallo Spano nel suo ‘‘Bullettino Archeologico sardo’’. In seguito i due rimasero in corrispondenza e quando ` a Tunisi, dinel 1856 lo Spano si reco vennero amici. I due articoli di B. sono Lapide fenicia sarda e Nuova interpretazione della lapide fenicia di Tharros, pubblicati nel ‘‘Bullettino Archeologico sardo’’, rispettivamente nel I e nel II, 1855 e 1856.
Bovale Vino sardo. Tratto da un vitigno rosso che giunse nell’isola nel periodo aragonese. Nel corso dei secoli se ne in` : il Bovaleddu, dividuarono due qualita detto anche B. Sardo o Muristellu, diffuso in tutta la Sardegna, un tempo vinificato in abbondanza e usato anche per la produzione della Malvasia; e il Bovali Mannu o B. di Spagna, chiamato nell’Oristanese Nieddera, che viene vinificato nei Campidani e usato anche per la formazione di altri rossi.
Bovet, Daniel Farmacologo, premio ˆ tel Nobel per la medicina (Neucha 1907-Roma 1992). Cittadino svizzero naturalizzato italiano, dopo la seconda guerra mondiale venne in Italia con la moglie Filomena Nitti. Negli ` per qualche anni Sessanta insegno ` di Sassari dopo tempo all’Universita essere stato insignito, nel 1957, del premio Nobel per la Medicina per i
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Boy suoi studi sui sulfamidici, gli antistaminici e il curaro sintetico.
seppe si trasferirono a Cagliari e a Oristano.
Boy, Gavino Scrittore (Sassari 1884Piacenza 1924). Epigono della Deledda, scrisse soprattutto romanzi e novelle, che furono pubblicati in periodici e riviste di livello nazionale. Da una di esse, L’automobile, fu tratto anche un film; un altro dei suoi romanzi fu tra` famoso dotto in francese, ma quello piu ` Malocchio, pubblicato a Parma; Vita e ` il titolo di un romanzo ritormentosa e masto inedito.
Boyl Famiglia feudale catalana (secc.
Daniel Bovet – Premio Nobel per la medicina nel 1957, fu per alcuni anni professore ` di Sassari (qui in un disegno all’Universita di Nani Tedeschi).
Boy Cognome cagliaritano (secc. XVI` riferito a diversi personaggi caXX). E gliaritani che compaiono nei documenti a partire dal secolo XVI, dei quali ` non e ` possibile verificare evenpero tuali legami genealogici: si trovano B. ` nel 1546, nel consiglieri della citta 1552, nel 1648, nel 1656, nel 1660, nel 1723, nel 1732 e nel 1751. Con lo stesso cognome figurano ambasciatori, prelati ` , e sebbene e altri ufficiali della citta non figuri alcun provvedimento di con` sono sempre trattati cessione di nobilta da nobili. Esisteva una famiglia B. di Elmas, che nel 1813 ottenne il cavalie` con un Antorato ereditario e la nobilta nio Angelo, i cui figli Salvatore e Giu-
XII-XVII). Le sue notizie risalgono alla fine del secolo XII, con un Filippo, vivente nel 1190. Un suo pronipote, Ghe` Sancia d’Aragona e dai due rardo, sposo nacque Pietro, consigliere reale, signore di Manises; questi fece un altro brillante matrimonio con Speranza della Scala, da cui nacquero Raimondo e Filippo, entrambi tra i maggiori protagonisti della spedizione dell’infante Alfonso in Sardegna nel 1323. Da Filippo nacque Pietro che, dopo aver preso parte alla conquista di Alghero nel 1353, vi si stabilı` e nel 1364 ebbe in ` feudo il salto di Putifigari con dignita di barone. I suoi discendenti continuarono a risiedere ad Alghero e si imparentarono con le altre famiglie dell’aristocrazia cittadina; riuscirono a conservare il feudo e nel corso del secolo XV ne acquistarono alcuni altri di piccole ` , le dimensioni. Nel secolo XVI, pero condizioni economiche della famiglia vennero meno a causa di continui conflitti col fisco; i B. furono costretti gradualmente a cedere tutti i loro feudi fino a che, per avere i mezzi necessari a costituire la dote di una loro sorella, Francesco e Pietro furono costretti a vendere anche Putifigari ad Agostino Angelo Sussarello. Si estinsero nel 1656 con un altro Francesco, figlio di Pietro.
Boyl, Filippo Governatore generale
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Braga della Sardegna (Catalogna, fine sec. XIII-Barcellona 1348). Gentiluomo catalano, prese parte alla spedizione in Sardegna dell’infante Alfonso e alle successive operazioni fino al 1326, anno in cui fu nominato governatore generale della Sardegna. Dopo pochi mesi fu richiamato a corte e nel 1331 nominato tesoriere reale. Nel 1340 prese parte alla conquista del Regno di Majorca.
Boyl, Francesco Vescovo di Alghero dal 1653 al 1655 (Alghero 1595-ivi 1655). Figlio di Pietro, barone di Putifigari, giunto a Cagliari per gli studi ed entrato nell’ordine dei Mercedari, si trasferı` in Spagna e fu nominato predicatore reale. Tornato in Sardegna, nel 1653 fu nominato vescovo di Alghero e qui morı` nel 1655, ultimo della sua famiglia. Ha lasciato diverse opere, tra le quali discorsi e opere morali. [MASSIMILIANO VIDILI]
Boyl, Giovanni Signore di Putifigari (sec. XV). Nipote di Pietro, valoroso ` da Giuomo d’armi, nel 1451 acquisto sperto Ferret i salti di Ruda e di Monti Majori e li unı` a quello di Putifigari. Con un’altra fortunata operazione nel 1457 ` dai Ferraria anche il salto di acquisto Vaiquili, estendendo ulteriormente i confini del suo feudo.
Boyl, Pietro Gentiluomo catalano (Cata` sec. XIV-?, dopo logna, seconda meta 1410). Figlio di Filippo, si trasferı` in Sardegna con Ugo di Santa Pau e prese parte alla conquista di Alghero nel 1353. Nel 1364 ebbe in feudo il grande ` di basalto di Putifigari, con la dignita rone. A causa dello scoppio della seconda guerra tra Aragona e Arborea, `, non riuscı` a entrarne in possesso, pero ´ il territorio era occupato dalle perche truppe arborensi. Dopo la stipulazione ` della pace di Sanluri nel 1388 sembro che potesse finalmente entrarne in pos` risesso, ma quando nel 1391 le ostilita presero, il territorio fu nuovamente occupato dalle truppe arborensi fino al 1409 e in seguito da quelle del visconte di Narbona.
BRADS Sigla del ‘‘Bollettino del Repertorio e dell’Atlante Demologico Sardo’’, una rivista fondata a Cagliari e diretta da Enrica Delitala a partire dal 1966. La rivista, legata alla cattedra di Tradi` di Cazioni popolari dell’Universita gliari, si avvale della collaborazione di prestigiosi studiosi e ha raggiunto rinomanza nazionale.
Braga, Emilio Studioso di storia econo-
` e insegno ` in Francesco Boyl – Algherese, studio Spagna, fu popolare predicatore a Madrid e poi vescovo di Alghero nel 1653. Disegno di P. Ayres per il Dizionario biografico degli uomini illustri di Sardegna di Pasquale Tola (1837-1838).
mica (n. sec. XX). Insegna presso l’Uni` Bocconi di Milano; negli anni versita Ottanta ha collaborato con Massimo Guidetti alla stesura della Storia dei Sardi e della Sardegna. Il suo saggio riguardava La forza della tradizione e i segni del cambiamento: la storia economica 1820-1940, in La storia dei Sardi e della Sardegna, IV, 1990.
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Bragaglia volta a realizzare il suo progetto, tro`, delle nuove difficolta `. vando, pero
Branca, Anton Francesco Avvocato,
Anton Giulio Bragaglia – Regista teatrale e cinematografico, fu anche saggista e giornalista.
Bragaglia, Anton Giulio Regista e uomo di teatro (Frosinone 1890-Roma 1960). Dopo aver completato gli studi si ` di regia cinematografica e di interesso giornalismo teatrale. Nel 1918 con suo ` la ‘‘Casa d’arte Bragafratello fondo glia’’ in via Condotti a Roma facendone uno dei centri della vita culturale della ` . Grazie al suo impegno di spericitta mentatore instancabile (che lo aveva `a fatto aderire al Futurismo), continuo essere uno dei punti di riferimento della vita teatrale in Italia e divenne uno dei maggiori registi, operando un profondo rinnovamento nel settore. Particolarmente interessato alle pic` periferiche, fu legato alla cole realta ` di dar Sardegna, dove fin dal 1923 tento vita a un teatro stabile a Cagliari. L’impresa non ebbe successo, ma i legami con l’isola non vennero mai meno e nel ` un’altra secondo dopoguerra egli provo
consigliere regionale (Sassari 1926-Cagliari 1973). Di formazione sardista, subito dopo la caduta del fascismo, tra il 1943 e il 1944, aderı` alle posizioni separatiste di cui si faceva portatrice un’ala del partito. Terminata la guerra si ` con i sardisti di Lussu e nel schiero 1948 aderı` al PSd’Az Socialista e in seguito al PSI. Frattanto, conseguita la laurea in Giurisprudenza, si era dedicato alla professione di avvocato, ma senza trascurare l’impegno politico e sociale: sul finire degli anni Quaranta prese parte alle lotte per l’occupazione delle terre nel Guspinese e nel marzo 1950 fu arrestato a Sa Zeppara. Fu eletto ` volte consigliere comunale di Capiu gliari fino al 1965, quando divenne anche consigliere regionale per il suo partito. Nel 1967 fu assessore comunale nella prima giunta De Magistris; poco dopo si dimise per candidarsi alla Camera, ma non venne eletto. Fu invece rieletto consigliere regionale per la VI legislatura (1969-1974) e nel 1973 divenne assessore ai Trasporti, ma morı` poco dopo, per un’improvvisa crisi cardiaca, nel 1973. Tra i suoi scritti principali: oltre ad articoli giornalistici (Monopolio, ‘‘Il Solco’’, 1946; Il referendum popolare. Una conquista dell’autonomia, in ‘‘L’Unione sarda’’, 1957) da segnalare il saggio su I portuali di Cagliari. Una pagina di storia del movimento operaio sardo, 1955.
Branca, Giuseppe Giurista (La Maddalena 1907-Pesaro 1987). Dopo essersi laureato, nel 1930 intraprese una brillante carriera universitaria; studioso di Diritto romano, di Storia del Diritto romano e di Diritto privato, ha inse` di gnato dapprima presso l’Universita Messina, in seguito a Trieste e a Bologna e dal 1955 a Roma. Autore di centi-
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Brancaccio naia di pubblicazioni, alcune delle quali conosciute e stimate a livello europeo, condirettore della prestigiosa rivista ‘‘Foro Italiano’’, nel 1959 fu nominato giudice costituzionale. Fu anche presidente della Corte dal 1969 al 1971.
Branca, Remo Artista e scrittore (Sassari 1897-Roma 1988). Per quanto nel 1921 si fosse laureato in Legge, i suoi interessi si indirizzarono verso l’arte, ` di possedere non campo in cui mostro comuni doti. Contemporaneamente si ` in politica e nel giornalismo: impegno cattolico, fermo su posizioni antifasciste, nel 1923 assunse la direzione di ‘‘Li`’’, il periodico della diocesi di Sasberta sari. In seguito a una serie di sequestri del giornale fu costretto a lasciare Sassari e a rifugiarsi a Iglesias; nella nuova ` all’insegnamento, residenza si dedico istituı` una Scuola d’arte decorativa e ` il ‘‘Bollettino Bibliografico’’. Nel fondo 1926 si trasferı` a Oristano, dove conti` a impegnarsi in seno alle organizzanuo zioni cattoliche, ma nel 1931, nel corso della crisi tra Vaticano e governo fascista, fu nuovamente assalito e picchiato `e dai fascisti. Tra il 1933 e il 1937 fondo diresse la rivista ‘‘La Lampada’’. Nel 1940 diresse l’Istituto magistrale di Nuoro, quindi quello di Novara. Di qui si trasferı` a Roma, dove aderı` al CLN, sfuggendo a stento alle SS. Dopo la ca`, duta del fascismo riprese le sue attivita stabilendosi a Roma. Fu tra i primi a intuire l’importanza didattica del cinema e ne sostenne l’utilizzazione nelle ` scuole: ai problemi del cinema dedico la ‘‘Rivista del passo ridotto’’. Nel 1968 ` la rivista ‘‘Frontiera’’, a Cagliari fondo presso l’editore Fossataro, attraverso la ` ad animare la vita cultuquale continuo rale della Sardegna. Tra i suoi scritti: Decentramento amministrativo, 1921; Un’anima di apostolo, 1923; Francesco d’Assisi, 1923; Due parroci scrittori, Pietro Casu e Giovanni Antonio Mura, ‘‘Gio-
` Italica’’, 1925; Origine e caratteri ventu dell’arte rustica sarda, ‘‘Il Nuraghe’’, III, 31-32, 1925; L’arte rustica in Sardegna, ‘‘Il Nuraghe’’, V, nn. 10-11-12 1927; Fra Ignazio da Laconi, 1927; La pittura sarda, ‘‘Pattuglia’’, I, 2, 1928; Ricami di Sardiniae ars, ‘‘Mediterranea’’, III, 1929; Della pittura sarda, ‘‘Pattuglia’’, I, 4, 1929; Artisti sardi, 1932; Arte in Sardegna, 1933; Il crocifisso di Nicodemo, 1935; La predella di Valverde, pittura del sec. XVI in Sardegna, 1936; Bibliografia deleddiana, 1938; Che cos’e` la xilografia, 1939; Testimonianza a Grazia Deledda, 1940; Il cinema nella scuola, 1940; Il cinema nel messaggio cristiano, 1942; Fiori rossi sullo scoglio, 1942; Polemica sul cinema, 1945; Il cinema nella scuola italiana, 1948; Raffaello, 1951; La scuola e il film, 1952; Manzella, il santo che ho conosciuto, 1952; Questioni di cinema, 1952; Sardegna segreta, 1956; La xilografia in Sardegna, 1965; Medioevo a Orgosolo, 1966; Il crocifisso di Oristano, 1971; Il segreto di Grazia Deledda, 1971; Maestri incisori di Sardegna, 1973; La vita e l’arte di Francesco Ciusa, 1975; Sardegna segreta, 1976.
Branca, Sebastiano Poeta (Sassari 1738-Mores 1812). Fu avviato agli studi ` malvolendi diritto, ma li frequento ´ era attirato dal mondo tieri, perche delle lettere. Per il suo carattere impul` ripetutamente nei guai sivo si caccio per cui, per evitare spiacevoli conseguenze, fu costretto a lasciare la Sardegna per ben due volte. Stabilitosi a ` nella segreteria del cardiRoma, entro nale Borghese e successivamente si trasferı` a Napoli. Tornato in Sardegna si stabilı` a Mores. Essendo in grandi ristrettezze, per vivere fu costretto a dare lezioni di latino e a comporre orazioni sacre che vendeva ad altri. Ha la` di composisciato una grande quantita zioni inedite.
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Brancaleone da Romana
Brancaleone da Romana = Cugusi, Brancaleone
Branci Antico villaggio di origini medioevali che faceva parte del giudicato di Cagliari, compreso nella curatoria del ` di VillaSigerro. Sorgeva in prossimita massargia. Quando il giudicato di Ca` di esistere, nella divisione gliari cesso del 1258 il villaggio fu compreso nel terzo assegnato ai Della Gherardesca, che per insanabili contrasti familiari poco tempo dopo procedettero a un’altra divisione. B. cosı` fu compreso nella parte toccata al ramo del conte Ugolino; fu amministrato dai funzionari dei nuovi signori con precisione fiscale, ma la sua struttura sociale fu conservata e i suoi abitanti continuarono a eleggere annualmente il majore e, nel complesso, furono coinvolti nel processo di sviluppo di Iglesias. Il conte Ugolino, che si era impadronito del potere a Pisa, fu assassinato, probabilmente col concorso dei cugini dell’altro ramo, per cui nel 1289 i figli dichiararono guerra al Comune. La guerra fu combattuta nei territori iglesienti e B. fu investito dalle operazioni, subı` dei danni e, dopo che i Della Gherardesca ` sotto il furono sconfitti, dal 1295 passo controllo diretto di Pisa, che lo fece amministrare da suoi funzionari. Con l’arrivo degli Aragonesi, nel 1323, il villag` a far parte del Regnum Sardigio entro `a niae. Nel giro di pochi anni comincio decadere e subito dopo la conquista aragonese fu abbandonato dalla popolazione.
Brancoli, Isabella Archeologa (n. sec. XX). Nel 1964 prese parte alla missione ` ‘‘La Sapienza’’ di scavo dell’Universita di Roma nell’area del tofet di Monte Sirai, scoprendo il cosiddetto ‘‘villaggio ` a lavorare ancora Bartoloni’’. Continuo nel 1965. Alle sue ricerche sarde si riferisce l’articolo La necropoli (con M.G. Amadori Guzzo), in Monte Sirai II. Rap-
porto preliminare della missione archeo` di Roma e della Sologica dell’Universita ` di Cagliari, printendenza alle antichita ‘‘Studi semitici’’, 14, 1965.
Brandileone, Francesco Storico del diritto (Buonabitacolo 1858-Napoli ` in Germa1929). Laureato nel 1883 ando nia a specializzarsi in Storia del Diritto. Nel 1886 divenne professore di Storia ` del Diritto italiano presso l’Universita ` fino al 1888. di Sassari, dove insegno Nel ventennio successivo, fino al 1906 ` a Parma e poi a Bologna fino al insegno 1921, anno in cui fu chiamato a Roma ` che settantenne. dove morı` poco piu Poco prima era stao chiamato all’Acca` legato demia dei Lincei. Il suo nome e alla teoria secondo la quale i giudicati sarebbero stati sviluppati da Goti provenienti dalla Spagna e stanziati in Sardegna nel secolo IX, come sostenne nel saggio Note sull’origine di alcune istituzioni giuridiche in Sardegna durante il Medioevo, ‘‘Archivio storico italiano’’, XXX, 1902.
Brandis, Pasquale Geografo (n. Cagliari 1932). Laureato in Geologia a ` dedicato all’insegnamento Roma, si e universitario. Ha insegnato presso l’U` di Cagliari e successivamente niversita ` divenuto in quella di Sassari, dove e ` stato preside professore ordinario ed e ` legato negli anni Ottanta. Il suo nome e a numerose pubblicazioni, tra cui un importante studio geoidrologico della Sardegna settentrionale, e ai convegni internazionali di studi geografico-storici organizzati a Sassari, di cui sono apparsi 6 volumi di Atti. Tra i suoi scritti: Studio geo-idrologico della Sardegna settentrionale (con Bruno Dettori e Antonio Pietracaprina), 1967; Il Goceano. Notizie storiche, geografiche, demografiche ed economiche (con Arnaldo Satta Branca e Francesco Giordo), 1971; Ricerche geografiche ed economiche sulle sorgenti minerali di San Martino, 1973;
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Brea Considerazioni geografiche sulla descrizione della Sardegna di Strabone, ‘‘Archivio storico sardo di Sassari’’, V, 1979; La geografia della Sardegna in una carta anonima seicentesca, in Atti del III Convegno internazionale di Studi colombiani, 1979; La fotografia aerea per la cartografia tematica e la geografia della Sardegna, 1980; I fattori geografici della distribuzione dei nuraghi nella Sardegna nord-occidentale, in Atti della XXII Riunione scientifica dell’Istituto italiano di Preistoria e Protostoria nella Sardegna centro-settentrionale, 1980; Il centro storico di Alghero. Un patrimonio artistico da conservare (con Marina Sechi), ‘‘Archivio storico sardo di Sassari’’, VIII, 1982; Le risorse idriche ci sono, bisogna saperle utilizzare in Sardegna, in L’uomo e la pianura (a cura di Angela Terrosu Asole), 1984; Sulle caratteristiche formali e tecniche di una carta anonima seicentesca della Sardegna in Imago et censura mundi, 1985.
Brassetti, Margherita Serva di Dio (Cagliari 1877-Triora 1927). Figlia di un magistrato genovese, battezzata nella cattedrale di Cagliari con i nomi di Luigia, Giuseppa, Teresa e Bonaria, prima comunione a Torino (1887) amministratale da don Bosco, studi magistrali. Ri` su consiglio dell’arcivescovo di nuncio Genova al monastero, scegliendo di servire in case di privati. Visse evangelicamente, dedita al sociale e alla preghiera, sopportando umiliazioni e sofferenze.
Brassey Famiglia di imprenditori in` glesi (secc. XIX-XX). Nella prima meta dell’Ottocento i suoi membri avevano fatto fortuna in mezzo mondo con un Thomas, appaltatore di costruzioni ferroviarie. La famiglia, a partire dal 1880, ` delle miniere sarde costisi interesso ` Pertutuendo con G. Henfrey la societa sola, che poteva disporre dell’omonima ` avanzate fonderia, allora una delle piu
in Europa. I B. arrivarono a controllare le miniere di Ingurtosu e Gennemari; cominciarono a disinteressarsi delle miniere sarde dopo il 1919, con la morte di un Thomas, nipote del primo Thomas.
Brassey, Thomas Lord inglese, imprenditore minerario (?, sec. XIX-Londra 1919). Nipote del fondatore delle fortune della famiglia, imprenditore ` le quote del minerario, nel 1893 rilevo gruppo Henfrey che la Pertusola aveva in Sardegna, e alcuni anni dopo anche ´te ´ Anonyme de plomb quelle della Socie `re de Gennemari et Ingurtosu. argentife `e Diede notevole impulso alle attivita ` a Ingurtosu la grande nel 1900 inauguro laveria che porta il suo nome.
Bray, M. Warwick Archeologo americano (n. sec. XX). Negli anni Sessanta ` interessato della cultura di Ozieri e si e del Neolitico recente in Sardegna, collaborando con David Trump. Tra i suoi scritti: The Ozieri culture of Sardinia, ‘‘Rivista di Scienze preistoriche’’, XVIII, 1-4, 1963; Sardinian Beakers, in Proceedings of the Prehistoric society for 1964, XXX, 1964; Ozieri (con D.H. Trump), voce in Dizionario di Archeologia, 1973.
Brea Famiglia ligure (secc. XVII-XVIII). Originaria di Alassio, da qui si trasferı` in Sardegna con un Tomaso che si stabilı` a Sassari e nel 1613 ne ottenne la ` un’attivita ` cittadinanza. Egli impianto commerciale raggiungendo una discreta posizione economica; i suoi discendenti la svilupparono ulteriormente nel corso del secolo XVII. Nel 1710 uno di essi, un Giovanni, ebbe il ` . La cavalierato ereditario e la nobilta ` a mantenere una pofamiglia continuo sizione di prestigio; alcuni dei suoi membri divennero consigliere capo ` e ricopersero altre impordella citta tanti magistrature. Si estinsero alla fine del secolo XVIII.
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Breglia Pulci Doria
Breglia Pulci Doria, Laura Numisma` alla ritica (n. Napoli 1912). Si dedico cerca e all’insegnamento universitario. Dal 1962 divenne presidente dell’Istituto Italiano di Numismatica e, dal 1968 al 1982, professore ordinario di Numismatica antica presso l’Univer` di Roma. Si e ` imposta come stusita diosa della monetazione della Magna Grecia e dell’Impero romano. Tra i suoi scritti: Spunti di politica monetaria romana in Sicilia e in Sardegna, ‘‘Rendiconti dell’Accademia di Napoli’’, XXIVXXV, 1952-54; La Sardegna arcaica tra tradizioni euboiche ed attiche, in Nou` l’e ´tude de la societe´ velle contribution a ´ennes, 1981. et de la colonisation eube
` di fregli anni successivi si sposto ` italiane; a Genova quente in altre citta divenne confessore dei principi di Cari` a Roma e di lı` a gnano. Nel 1835 torno ` ambienti ultraModena dove frequento montani arroccandosi su posizioni reazionarie. Gli anni successivi furono caratterizzati da un grande impegno lette` a scrivere romanzi rario, che lo porto storici fortemente antiromantici, con i quali peraltro (in particolare L’ebreo di ` una notevole popolaVerona) acquisto ` . Dalla sua posizione di scrittore rita reazionario e insieme populista Anto` la formula di ‘‘niponio Gramsci derivo tini di padre B.’’, applicata a molti scrittori italiani del primo Novecento.
Brelich, Angelo Studioso di storia delle religioni (Budapest 1913-Roma 1977). ` allo studio Dopo la laurea si dedico della storia delle religioni. Stabilitosi ` la materia in Italia, dal 1959 insegno ` ‘‘La Sapienza’’ di presso l’Universita ` dedicato un sagRoma. Alla Sardegna e gio, Sardegna mitica, in Atti del Convegno di Studi religiosi sardi, 1963.
Brenti ’e sanguni (campidanese ‘‘stomaco di sangue’’) Piatto tipico. Si rial` antiche tradizioni del laccia alle piu mondo dei pastori. Molto simile a su zurrette della Sardegna centrale, lo si ottiene utilizzando lo stomaco di una capra o di una pecora giovane. Dopo essere stato accuratamente lavato e ripulito viene riempito del sangue dell’animale non coagulato e di un soffritto di cipolle, favette, pane sbriciolato, mentuccia e tre tipi di formaggio. Chiuso ` tigu) e lacon uno stecco di erica (su sta sciato bollire in acqua salata per un’ora, viene servito freddo tagliato a fette.
Bresciani, Antonio Studioso di tradizioni popolari (Ala 1798-Roma 1862). Entrato in Seminario fu consacrato nel 1821, e nel 1822 prese a insegnare retorica nel Liceo di Bressanone; nel 1824 a ` nell’ordine dei Gesuiti. NeRoma entro
Antonio Bresciani – Gesuita, fondatore della ` Cattolica’’, venne in Sardegna alla ‘‘Civilta ` dell’Ottocento e scrisse un libro ricco di meta spunti originali.
Tra il 1843 e il 1846 fece quattro viaggi in ` presso l’Universita ` Sardegna e insegno di Sassari. Dal 1849, tornato a Roma da
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Breve portus Kallaritani dove era fuggito alla proclamazione della repubblica, diede impulso alla ` Cattolica’’. Negli anni succes‘‘Civilta ` ad approfondire i suoi sivi continuo studi. Oltre a un primo reportage, Descrizione dell’isola di Sardegna, pubbli` famoso e ` cato nel 1847, il suo libro piu Dei costumi dell’isola di Sardegna comparati cogli antichissimi popoli orientali voll. 2, pubblicati a Napoli dalla stessa ` frutto di ` Cattolica’’ nel 1850. E ‘‘Civilta un nuovo viaggio in Sardegna, compiuto durante l’‘‘esilio’’ da Roma: la tesi della somiglianza degli arcaici costumi dei sardi con le usanze dei popoli orientali ` a forza‘‘antichissimi’’ lo porta qua e la ture non giustificate, ma il libro contiene una messe di interessanti osservazioni dirette.
Breve (o statuto) Nel primo periodo della vita dei Comuni il b. era una forma di giuramento che i cittadini dei Comuni adottavano in pubbliche assemblee, impegnandosi a osservare un insieme di regole di comportamento che disciplinavano un settore della vita della comu` . Il giuramento era sancito in forma nita solenne e consentiva di dare forma e valore giuridico a norme consuetudina` osserrie che i membri della comunita vavano precedentemente o ai nuovi regolamenti che le magistrature comunali redigevano per regolarne la vita. L’insieme delle materie che furono oggetto dei brevi col tempo finirono per formare il corpus delle leggi fondamentali sulle quali si reggevano i Comuni: i brevi contenevano le norme che i magistrati dovevano osservare nell’esercizio delle loro funzioni (statuti). Questo tipo di documento giuridico si trova anche in Sardegna nel periodo che va dal secolo XIII al XIV, specialmente nei ter` immediata e diretta si ritori dove piu fece sentire l’influenza di Pisa e di Genova. I brevi e gli statuti sardi nella loro elaborazione non passarono attraverso
la fase della sanzione assembleare, essi contengono piuttosto la formalizzazione di un insieme di norme consuetudinarie generalmente elaborate da ` poliesperti su commissione dell’entita ` dipendeva. I tica da cui la comunita ` noti ancora esistenti brevi o statuti piu in tutto o in parte sono: 1. gli statuti del Comune di Sassari; 2. il Breve di Villa di Chiesa (=) 3. il Breve portus Kallaritani (=); 4. gli statuti di Castelsardo; 5. il Breve di Bosa (frammentario). Si ha notizia di altri documenti che sono invece andati perduti: 1. il Breve del Vicario di Gallura; 2. il Breve dei castellani di Cagliari; 3. il Breve del rettore di Domusno` di Terranova e vas; 4. il Breve del podesta di Orosei.
Breve di Villa di Chiesa Statuto della ` di Iglesias voluto dai Della Ghecitta rardesca quando, dopo il 1257, ne divennero signori, e completamente riscritto ` passo ` sotto il nel 1302 quando la citta controllo diretto del Comune di Pisa. Il testo originario, che era in latino, venne tradotto in italiano; gli Aragonesi, dive` , nel 1327 ne rinuti padroni della citta conobbero l’efficacia, tanto che lo statuto rimase in vigore nei secoli succes` diviso in quattro libri: il sivi. Il testo e primo contiene i princı`pi fondamentali che ispirano l’ordinamento; il secondo contiene la normativa penale; il terzo contiene le normative di diritto civile e le procedure; il quarto disciplina l’atti` mineraria, la metallurgia e il funvita ` comzionamento della zecca. Il testo e preso nel recente volume Codice diplomatico di Villa di Chiesa in Sardigna, ristampa del Codex diplomaticus ecclesiensis di Carlo Baudi di Vesme (1877), con introduzione di Barbara Fois, curata dalle Edizioni Della Torre di Cagliari, 1997.
Breve portus Kallaritani Nome con cui ` chiamato lo statuto che disciplina le e ` del porto di Cagliari in periodo attivita
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Briais pisano. Il documento, originariamente ` un vero e proprio coscritto in latino, e dice che sancisce diritti e doveri, individua le procedure con le quali regolare i rapporti tra le persone che lavorano nel porto e le operazioni relative a ` portuali. Fu tradotto in tutte le attivita italiano nel 1319 e successivamente in sardo.
Briais Antico villaggio di origini medioevali che faceva parte del giudicato di Torres, compreso nella curatoria di Figulinas. Sorgeva non lontano da Ossi in ` Santu Miali. Agli inizi del selocalita colo XIII, in seguito a un matrimonio, ` in possesso dei Malaspina. passo Quando si estinse la famiglia dei giudici di Torres, essi lo inclusero nel loro piccolo stato mantenendo un buon rapporto con i vassalli, che conservarono la loro autonomia. Con l’arrivo degli Aragonesi nel 1323 i Malaspina prestarono omaggio feudale all’infante Al` a far parte del Refonso e cosı` B. entro gnum Sardiniae. La nuova situazione fu di breve durata: infatti nel 1325 essi si schierarono a fianco dei Doria che si erano ribellati e presero a combattere contro gli Aragonesi; nel 1330 il villaggio fu assalito dalle truppe di Raimondo Cardona e subı` gravi danni. Ne` a decagli anni che seguirono comincio dere e a spopolarsi, ma rimase in possesso dei Malaspina fino al 1342, anno in cui il marchese Giovanni, morendo ` in eredita ` con senza eredi, lo lascio tutto quanto possedeva a Pietro IV d’Aragona. I fratelli del defunto, irritati, tentarono di resistere con le armi al re e il villaggio cadde nel caos. Dopo alterne vicende B. fu sequestrato definitivamente ai Malaspina nel 1353; la sua popolazione era ridotta a poche decine di abitanti e nel corso dei decenni successivi, scoppiata la seconda guerra tra Mariano IV e Pietro IV, divenne teatro
` completadelle operazioni, si spopolo mente e scomparve.
Brigaglia, Aldo Pubblicitario, editore (n. Sassari 1940). Fratello di Manlio, laureato in Giurisprudenza nel 1963, ha lavorato presso il Centro regionale di programmazione di cui ha diretto per anni l’Ufficio Stampa. In quel periodo ha ideato e diretto il periodico ‘‘La programmazione in Sardegna’’. Lasciata l’amministrazione regionale, ha fondato l’agenzia pubblicitaria Janus e nel 1989 il centro di servizi congressuali Tema, imponendosi rapidamente nel mercato della comunicazione. Intrapresa anche (sotto la sigla Tema) l’atti` editoriale, ha pubblicato diversi vita volumi. Ha tradotto dal francese i libri sulla Sardegna di Claude Schmitt e tutte le opere ‘‘sarde’’ di Edouard Vincent (=), e dall’inglese Interludio di Sar´ zdova ´ . Ha cudegna di Amelie Posse Bra rato Cronache d’arte (2004), La Pietra e il muschio (2005) di Mario Ciusa Roma` Il pensiero pergna, e con Eugenio Orru ` del pensiero di Antomanente. Attualita nio Gramsci (1999), dell’Istituto Gramsci di Cagliari. Con Giuseppe Podda ha scritto In prima linea su Giaime Pintor. ` membro del direttivo nazionale della E TP, l’associazione italiana dei pubblicitari.
Brigaglia, Manlio Storico, scrittore (n. Tempio Pausania 1929). Dopo la laurea ` di Cain Lettere presso l’Universita gliari, conseguita nel 1948, ha insegnato per molti anni al Liceo ‘‘Azuni’’ di Sassari e sotto la guida di Alberto Boscolo si ` dedicato a ricerche di storia conteme poranea. Frutto di questo impegno sono i numerosi volumi e articoli, la collaborazione editoriale a opere collettive, la collaborazione a ‘‘Ichnusa’’, dal 1956 al 1964, la condirezione di ‘‘Autonomia Cronache’’ e di ‘‘Quaderni Mediterra` diventato professore nei’’. Nel 1980 e associato e ha insegnato sino al 2002
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Brigaglia Storia contemporanea presso la Fa` di Lettere dell’Universita ` di Sascolta sari. Nel 1980 ha fondato con un gruppo di colleghi i prestigiosi ‘‘Quaderni sardi di Storia’’, usciti sino al 1985. Ha diretto il comitato scientifico che ha creato il Museo della Brigata ‘‘Sassari’’ a Sassari.
Manlio Brigaglia – Tempiese, insegnante a Sassari: trent’anni al Liceo ‘‘Azuni’’, oltre ` di Lettere. vent’anni alla Facolta
Nel 2003 ha ricevuto dal presidente della Repubblica la medaglia d’oro di benemerito della cultura e dell’arte `). Ha curato, con An(settore Universita tonello Mattone e Guido Melis, La Sardegna. Enciclopedia in 3 volumi, con saggi di 120 studiosi italiani e stranieri, uscita in varie edizioni fra il 1982 e il 1994. Tra i suoi scritti, una serie di ‘‘Lettere dalla Sardegna’’ per la rivista ‘‘abc’’, diretta da Giuseppe Bottai: Il ` quotimito della Regione nella realta diana, I, 3, 1953; Il problema della rinascita, I, 19, 1953; L’industrialismo e la riforma agraria in Sardegna, I, 9, 1953; Una ribellione a mezzobusto, III, 13, ` stato redat1955. Su ‘‘Ichnusa’’, di cui e tore capo, ha scritto: Note sulla funzione della critica letteraria in Sardegna, 23,
1958; Il libro dei Sassaresi’’, 28, 1959; Il momento culturale in Sardegna, 29, 1959; La giovane letteratura sarda, 36, 1960; I Catalani di Alghero, 36, 1960; ‘‘Il Bogino’’, una rivista per la rinascita, 37, 1961. Altre opere: Profilo storico della ` di Alghero, 1963; Breve storia della citta cultura in Sardegna, in Sardegna: un popolo una terra (a cura di Franco Maria ` Stevani), 1963; Profilo storico della citta di Sassari, 1963; 20 anni di politica in Sardegna 1943-1963 (con lo pseudonimo di Luciano Vinci), 1963; Dove va la Gallura, 1964; Dibattito sul banditismo e inchiesta parlamentare, ‘‘Autonomia Cronache’’, 1, 1968; La poesia e i tempi di Pompeo Calvia, introduzione alla nuova edizione di Terra dei Nuraghes, Sassari mannu, 1967; Appunti per un nuovo regionalismo, in ‘‘Autonomia Cronache’’, 6, 1969; La Sardegna di Mazzini, ‘‘Autonomia Cronache’’, 7, 1969; La Cagliari di Stanis Dessy, in Stanis Dessy, catalogo della mostra cagliaritana, 1970; La Sardegna nei primi cinquant’anni dell’Ottocento, 1970; Sardegna, perche´ banditi, ` di stampa e diritto d’infor1971; Liberta mazione in Sardegna, in L’Informazione in Sardegna (a cura di M. Brigaglia), 1973; Campus Nino, voce in Movimento operaio italiano. Dizionario biografico, I, 1973; Introduzione a ‘‘Riscossa’’, n. 3 della collana ‘‘Stampa periodica in Sardegna 1943-49’’, 1974; La Sardegna contemporanea (con A. Boscolo e L. Del Piano), 1974; Claudio Demartis, in Il movimento operaio italiano. Dizionario biografico, II, 1975; Il meglio della grande poesia in lingua sarda (con Michelangelo Pira), 1975; Il mestiere della politica, in Scritti politici e discorsi autonomistici di Paolo Dettori (a cura di Pietro Soddu), 1976; Emilio Lussu, Per l’Italia dall’esilio (a cura di M. Brigaglia), 1976; ‘‘Sardegna’’. La rivista di Attilio Deffenu 1914, reprint, 1976; Emilio Lussu e ‘‘Giustizia ` ’’, 1976; La classe dirigente a e Liberta
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Brigaglia Sassari da Giolitti a Mussolini, 1979; Emilio Lussu. Lettere a Carlo Rosselli e ` ’’, 1979; altri scritti di ‘‘Giustizia e Liberta Pastori e contadini di Sardegna di Maurice Le Lannou (tradotto e curato da M. Brigaglia), 1979; La Brigata, il suo mito, la sua storia, introduzione a Gli intrepidi sardi della Brigata Sassari, di Leonardo Motzo, 1980; La Brigata Sassari come problema storiografico, in Storia della Brigata Sassari, di Giuseppina Fois, 1981; Alcuni aspetti della storia mediterranea della Sardegna, in La Sardegna nel mondo mediterraneo. Atti del primo Convegno di studi geografico-storici, 1981; Il carattere di Tempio, in Tempio ` dell’Ottocento, di Manella seconda meta rilena Bruschi Brandano, 1982; Il paesaggio agrario, in Le opere e i giorni. Contadini e pastori nella Sardegna tradizionale (a cura di Giulio Angioni e Francesco Manconi), 1982; Stato attuale della ricerca sulla Sardegna dal primo dopoguerra all’autonomia, in La ricerca storica sulla Sardegna, ‘‘Archivio storico sardo’’, XXXIII, 1983; Nuovi documenti per una biografia asproniana (con Raimondo Turtas), in Atti del Convegno nazionale di studi su Giorgio Asproni, Nuoro 1979, 1983; Quando si dice banditismo sardo, in Fenomenologia dei sequestri in Sardegna: ricerca svolta dallo United Nations Social Defense Research Institute. Rapporto storico-antropologico ed economico-culturale, ‘‘Quaderni della giustizia’’, III, 23-24, 1983; Alghero: la Catalogna come madre e come mito, in I Catalani in Sardegna (a cura di Jordi Carbonell e Francesco Manconi), 1984; I giornali in Sardegna tra la fine dell’Ottocento e la prima guerra mondiale, in Amministrazioni locali e stampa in Emilia Romagna 1889-1943, Convegno di Studi Ferrara 1982, 1984; Paolo Dettori, voce in Dizionario storico del movimento cattolico in Italia 1860-1980, III, 1984; La Sardegna e i suoi tristi tropici, in La ragione
dell’utopia. Omaggio a Michelangelo Pira, 1984; La cultura dei tempi di G. Siotto Pintor, in G. Siotto Pintor e i suoi ` ), 1985; Le rivitempi (a cura di Tito Orru ste sarde e la storia locale, in La memoria lunga. Atti del Convegno di Cagliari 1984, 1985; Cronologia della Sardegna autonomistica 1948-1985 (con Simone Sechi), 1985; Tre episodi dell’antifascismo repubblicano in Sardegna (1930-1936), ‘‘Archivio Trimestrale’’, XI, 3, 1985; La prima notte dei Giovani Turchi, in Cossiga, la vita, il mondo, i segreti, 1985; A proposito di un libro di Girolamo Sotgiu. Le radici antiche della questione sarda, ‘‘Nuova Rinascita sarda’’, I, 1, 1986; L’antifascismo in Sardegna (con Francesco Manconi, Antonello Mattone e Guido Melis), 1-2, 1986; Introduzione, in Discorsi parlamentari di E. Lussu, I, 1-2, 1986; La geografia nella storia della Sardegna, in Storia dei Sardi e della Sardegna (a cura di Massimo Guidetti), I, 1987; alcune voci nella Enciclopedia dell’antifascismo e della resistenza: Salvadori Lussu Joyce, Sardegna, Sassari, 1987; Orgosolo. Antropologia di una ` , ‘‘Ichnusa’’, n.s., 12, 1987; Intertribu vento su Gramsci, in La questione meridionale: atti del convegno di studi di Cagliari 1987, 1988; La montagna sarda (con Lorenzo Idda) in Italia rurale (a cura di Corrado Barberis), 1988; Un’isola e la sua storia, in Carloforte: storia di una colonizzazione, di Giuseppe Vallebella, 1988; Storia e memoria della ` del cuoio, in Via delle Conce: storia citta e memoria dell’industria del cuoio a Sassari (1850-1970), di Sandro Ruju, 1988; Pigliaru e l’organizzazione della cultura in Sardegna, ‘‘Ichnusa’’, supplemento n. ` , in Ozieri: 23, 1989; Nascita di una citta ` (1836-1986), 1989; L’arstoria di una citta cipelago di Garibaldi. La Maddalena (con Tito Stagno e G.M. Sfligiotti), 1989; Vestivamo alla moschettiera, in Econo` in Gallura tra l’Ottocento e mia e societa
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Brigaglia il Novecento. Atti del Convegno di Studi per il centenario dell’istituzione del Ginnasio statale G.M. Dettori, 1989; Nuova ` e antico malessere, ‘‘Ichcriminalita nusa’’, 24, 1989; Tutti i libri della Sardegna, 1989; Per una storia dell’acqua in Sardegna, in La Sardegna nel mondo mediterraneo. Atti del III Convegno di studi geografico-storici Sassari 1985, VI, 1990; Lo sguardo straniero. Ricercatori in Sardegna negli anni della rinascita, ‘‘Quaderni bolotanesi’’, XVI, 1990; Alberto Lamarmora e la Sardegna, in Intel` in Sardegna tra restaulettuali e societa ` d’Italia, I, 1991; Sassari razione e l’unita e la sua memoria, in Sassari e la sua memoria: quali interventi nel centro storico?, 1990; Un’isola di nome Sardegna (con Salvatore Pirisinu), 1991; La storia vista da lontano, in Diario del ’43, di Aldo Cesaraccio, 1992; Sassari figlia di Torres, in Lo stemma del Comune di Sassari, 1992; G.M. Lei Spano e la questione sarda, postfazione alla ristampa di La questione sarda. Con dati originali, 1992; Libri e linotypes, in Cento anni di Gallizzi: una tipografia sassarese tra due secoli 1892-1992, 1992; Per una storia della bonifica della Nurra. Le Carte Ascione 1918-1948 (con Guido Melis), in Alghero, la Catalogna, il Mediterraneo. ` e di una minoranza Storia di una citta catalana in Italia (XV-XX sec.) (a cura di Antonello Mattone e Piero Sanna), 1994; Emilio Lussu e il sardismo dell’esilio, in Emilio Lussu e il sardismo. Atti del Convegno di Cagliari 1991, 1994; Antonio Pigliaru e la sua rivista, in Gli anni di Ichnusa: la rivista di Antonio Pigliaru nella Sardegna della Rinascita, di Salvatore Tola, 1994; Gli Americani e le zanzare, in Americani, comunisti e zanzare: il piano di eradicazione della malaria in Sardegna tra scienza e politica negli anni della guerra fredda (1946-1950), di Eugenia Tognotti, 1995; La lezione di Giovanni Lilliu, presentazione di Cultura e cul-
ture, di Giovanni Lilliu, 1995; Il problema dei poteri della Regione, in Uno statuto per la Sardegna: atti del Convegno di studi (a cura di M. Brigaglia), 1995; La perdita del regno. Intellettuali e ` sarda tra Ottocostruzione dell’identita cento e Novecento (con Luciano Marrocu), 1995; Storia della Sardegna (di autori vari, a cura di M. Brigaglia), 1995; ` negli anni del SardofaCultura e societa scismo, in Il Sardofascismo tra politica, cultura e economia, 1995; Tempio e il suo volto (con Franco Fresi), 1996; Premessa a Le inchieste parlamentari sulla Sardegna dell’Ottocento, 2 (a cura di M. Brigaglia), 1996; Un pezzo di storia della Sardegna autonomistica, in Li chiamavano i Giovani Turchi, di Francesco Obinu, 1996; Le carte d’Arborea come romanzo storico, in Le carte d’Arborea. Falsi e falsari nella Sardegna del XIX secolo (a cura di Luciano Marrocu), 1997; La Sardegna tra Ottocento e Novecento, in In` in Italia tra fanzia, educazione e societa Ottocento e Novecento, 1997; Memorie del confino in Sardegna, in I confinati antifascisti in Sardegna: 1926-1943, di Salvatore Pirastu, 1997; Banditi sardi e letteratura, in Banditi di Sardegna, di ` Franco Fresi, 1998; La Sardegna dall’eta giolittiana al fascismo, in Le regioni d’Italia. La Sardegna (a cura di Luigi Berlinguer e Antonello Mattone), 1998; La ` civile a Tempio in eta ` contemposocieta ranea, in Salvatore Vico nel contesto sociale e religioso del Novecento Sardo (a cura di Tonino Cabizzosu e Francesco `, Atzeni), 1998; Il ceto politico, in Le citta ` della II vol. della collana ‘‘Paesi e citta Sardegna’’, 1999; La rivoluzione sulle Bocche. Francesco Cilocco e Francesco Sanna Corda ‘‘giacobini’’ in Gallura (1802) (con Luciano Carta), 2003; ‘‘Radio brada’’, in Radio brada. 8 settembre 1943: dalla Sardegna la prima voce dell’Italia libera (a cura di Romano Cannas), 2004; Cronologia sarda 1894-2005 (a cura di
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Brigaglia Salvatore Tola, 2 voll. a continuazione dell’Effemeride sarda 238 a.C.-1893 di Pietro Meloni Satta, 2 voll., edita dalla ‘‘Nuova Sardegna’’ nel 2006); Dizionario storico-geografico della Sardegna (con S. Tola), I, 2006. Nel 1999 un gruppo di amici ha pubblicato Manlio Brigaglia. Cinquant’anni di scrittura, bibliografia a cura di Elisabetta Pilia.
Brigaglia, Pietrina Religiosa (Tempio Pausania 1900-ivi 1970). Giovanissima sentı` la vocazione all’impegno verso il ` il sacerdote prossimo. Nel 1922 affianco Salvatore Vico nella fondazione di un orfanotrofio e nel 1925 nella creazione ` la Congredi un istituto, che diventera gazione missionaria delle Figlie di ` Crocifisso. Col nome di madre Gesu Maddalena ne fu superiora dalla fondazione fino alla morte (salvo il sessennio 1953-1959). La congregazione si diffon` in numerosi centri della Sardegna dera ` missionarie in Africa e in Amee avra rica Latina. Le lettere circolari della Madre sono state raccolte in volume a ` cura della congregazione, Spiritualita di un’anima, 1971.
‘‘Brigata Mussolinia’’ Notiziario della ` Bonifiche Sarde. Veniva pubSocieta blicato con cadenza mensile a Mussoli` a uscire nia (attuale Arborea). Comincio ` nel maggio 1938. nel gennaio 1935, cesso Era diretto da G. Chiardola.
Brigata ‘‘Sassari’’ Corpo militare divenuto il simbolo della partecipazione dei sardi alla prima guerra mondiale. Fu costituita nel gennaio del 1915 con ufficiali e soldati in gran parte sardi della Brigata ‘‘Reggio’’, 45º e 46º Reggimento Fanteria, di stanza nell’isola. Fu quindi un corpo strutturato su base prevalentemente regionale e articolato su due reggimenti, il 151º costituito a Sinnai e il 152º costituito a Tempio Pausania. La B.S. ha un ruolo fondamentale nella storia contemporanea della Sardegna. La brigata inizialmente fu inquadrata
` nel nella 25ª Divisione, si acquartiero Veneto e nel luglio del 1915, entrata a far parte dell’XI Corpo d’armata, fu mandata al fronte sul Carso dove prese parte alle prime battaglie dell’Isonzo, coprendosi di gloria al Bosco Cappuccio (estate 1915). Ben presto la fama del valore dei sardi si diffuse e il corpo fu impiegato nelle successive battaglie alla Trincea dei Razzi e alla Trincea delle Frasche (novembre 1915), la cui conquista fu citata nel Bollettino del Comando supremo come impresa degli ‘‘Intrepidi Sardi’’. Subito dopo una cir` chiunque colare del comando autorizzo militasse in altre formazioni di fanteria a chiedere di essere trasferito alla B.S. Nel marzo del 1916 la brigata ebbe una prima pausa: la sua fama oramai era indiscussa e i suoi soldati presero allora a essere individuati come i ‘‘diavoli rossi’’. Dal giugno del 1916 fu trasferita sull’altipiano di Asiago e impegnata in estenuanti, micidiali assalti alle trincee austriache fino al luglio del 1917 ` con quando il re motu proprio la decoro la prima medaglia d’oro (alle terribili ` ispirato Un esperienze di quei mesi e anno sull’Altipiano di Emilio Lussu). Nell’agosto del 1917 fu mandata sull’altipiano della Bainsizza fino all’ottobre. Quando gli austriaci sfondarono a Caporetto, la brigata, impegnata in opera´ casa zioni di contenimento, combatte per casa a Codroipo e protesse la riti` il rata delle altre truppe. Infine passo Piave alla Nervesa. Nel gennaio 1918, sempre sull’altipiano dei Sette Comuni, ´ la battaglia detta dei ‘‘Tre combatte Monti’’ (Col di Rosso, Col d’Echele, Val` uno dei primi ritorni bella), che segno alla vittoria dell’esercito italiano. Suc` sul Piave, impecessivamente si attesto gnata in aspri scontri, e da quelle rive fece il balzo finale a Vittorio Veneto. Subito dopo ricevette una seconda medaglia d’oro alle bandiere. L’esperienza
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Brigida della trincea servı` a far superare le ` chiusure campanilistiche, le rivalita ` degli stessi tradizionali e la diversita dialetti facendo emergere i caratteri comuni del popolo sardo e un forte senso di appartenenza. Fu dalla condivisione dei comuni sacrifici e dall’intenso rapporto tra gli ufficiali (specie dei gradi inferiori, in genere giovani di ` o di paese avviati alle professioni citta liberali, non di rado fortemente politicizzati) e i soldati che nacque una sorta di ‘‘pedagogia di massa’’, che aveva al centro i problemi della Sardegna e soprattutto la forte differenza fra le condizioni dell’isola e quelle di altre regioni d’Italia, che i soldati avevano avuto modo di vedere nel loro viaggio verso il fronte e il soggiorno in zone progredite come il Veneto. Nella B.S. militarono circa 20 000 dei quasi 100 000 sardi chiamati alle armi, e quasi uguale propor` nel conto finale di caduti e fezione c’e riti. Ma l’esperienza di chi era stato nella B.S. fu comunicata per varie vie non solo agli altri soldati ma anche alle ` di provenienza: nacque da comunita qui la grande rivendicaione regionalista che avrebbe preso corpo, a partire dal 1920-21, nel Partito Sardo d’Azione (del quale non a caso il ‘‘capitano’’ Emilio Lussu, eroe leggendario della B.S., sarebbe stato il leader). La Brigata fu citata quattro volte nel Bollettino del Comando Supremo: il 15 novembre 1915 dopo la conquista della Trincea delle Frasche e di quella dei Razzi; il 16 settembre 1917 dopo la battaglia sull’altipiano della Bainsizza; il 30 gennaio 1918 dopo la cosiddetta battaglia dei ` a fissare al 28 ‘‘Tre Monti’’ (che porto gennaio la festa della B.S.); il 21 giugno 1918 dopo la battaglia di Losson, sulle rive del Piave. Le motivazioni delle due medaglie d’oro alla bandiera dei due reggimenti dicono: «Conquistando, sul Carso, salde posizioni nemiche e for-
tissimi trinceramenti, detti delle Frasche e dei Razzi, che sotto nutrito fuoco ` a difesa; riconquistando, sulrafforzo l’altipiano dei Sette Comuni, posizioni dalle nostri armi perdute a Monte Castelgomberto, a Monte Fior e Casera Zebio, sempre noncurante delle ingenti perdite, diede ripetute prove di sublime audacia e di eroica fermezza» (25 luglio-15 novembre 1915); «Espressione ` della intrepurissima delle forti virtu ` pida gente di Sardegna, diede il piu largo tributo d’eroismo alla gloria dell’esercito e alla causa della Patria, dovunque vi furono sacrifici da compiere e sangue da versare».
Brigata ‘‘Sassari’’ – Ogni bandiera dei due reggimenti della Brigata, 151º e 152º, ha due medaglie d’oro al V.M. Un’altra e` stata aggiunta per la missione in Iraq.
Brigida, santa (o Santa Brigitta) Santa (Finstad, Svezia, 1302/1303-Roma 1373). Nacque nei pressi di Uppsala, figlia di ` a un principe e di una regina. Sposo quattordici anni il nobile Ulf Gudmars-
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Brionia son; ebbe otto figli, fra i quali Santa Karin, per gli italiani Santa Caterina di Svezia. Terziaria francescana, si pro` instancabilmente per i malati deldigo l’Ospedale da lei fondato. Morto il marito (1344), il quale al ritorno da un pellegrinaggio a Santiago de Compostela si era ritirato nell’abbazia cistercense di Alvastra, condusse una vita austera e contemplativa, favorita da rivelazioni e ` l’ordine del Santo doni mistici. Fondo Salvatore (1363) con sessanta monache, le ‘‘brigidine’’, e venticinque uomini tra preti, diaconi e suddiaconi, per un totale di ottantacinque persone: dodici ` apostoli, settantadue discepoli, piu Paolo. Fu badessa dei suoi ‘‘monasteri ` da un monastero doppi’’, formati cioe femminile e da uno maschile. Rimpro` Clemente VI per lo stato di abbanvero dono in cui versava Roma, mentr’egli ´ contro la stava ad Avignone. Si batte corruzione dei nobili, del clero e dei religiosi in generale. Morı` il 23 luglio 1373 rientrando da un pellegrinaggio a Gerusalemme. Traslata (1374) nel monastero di Vadstena in Svezia. Canonizzata da Bonifacio IX (1391). [ADRIANO VARGIU]
Brionia Pianta erbacea della famiglia delle Cucurbitacee (Bryonia marmorata Petit.). Rampicante, si abbarbica sui muri e sulle altre piante tramite cirri: ha foglie triangolari, picciolate, divise in 3-5 lobi appuntiti, con macchie marmorizzate chiare e scure. I fiori, solitari, sono gialli striati di verde, i frutti piccole bacche dal verde al rosso. Fiorisce dalla primavera all’inizio dell’estate. Endemismo sardo-corso (inserito nell’elenco delle piante da sottoporre a vincolo di protezione nella proposta di ` poco diffusa in L.R. n. 184/2001), la b. e ` trovare sporadicaSardegna: la si puo mente nei campi, vicino ai muretti a secco o alla macchia, con maggiore fre` utilizzata quenza nel sud dell’isola. E nella medicina popolare, anche se con
cautela (contiene sostanze velenose): con una poltiglia di bacche si fanno massaggi lenitivi, con le foglie si curano i foruncoli. Le foglie stilizzate sono state utilizzate come decorazioni di ceramiche (secoli XIV-XV). Al Museo archeologico di Villasimius sono conservati piatti, scodelle e ciotole del secolo XV, di fattura valenzana, ritrovati nel relitto di una nave spagnola affondata nei pressi dell’isola dei Cavoli: molti presentano la tipica decorazione a bryonia, oltre che a rosas pintadas e a fiamma. Nomi sardi: croccoriga aresti; melamida burda (campidanese). [MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]
Briselotto, Giovanni Arcivescovo di Oristano dal 1517 al 1520 (Valencia, fine sec. XV-Cambrai?, 1520). Apparteneva all’ordine dei Carmelitani. Teologo di gran nome e autore di numerosi trattati, divenne confessore e consigliere di ` di benefici. Fu noCarlo V che lo colmo minato vescovo titolare di Beirut ed ebbe funzioni di suffraganeo del vescovo di Cambrai; nel 1517 fu nominato arcivescovo di Oristano ma non venne mai in Sardegna per motivi di salute e preferı` far governare la diocesi da un ` e dopo suo delegato. Nel 1520 rinuncio pochi mesi morı`. [MASSIMILIANO VIDILI]
Brizzi, Giovanni Storico (n. Bologna ` dedicato al1945). Dopo la laurea si e l’insegnamento universitario, lavorando per un certo periodo presso l’U` di Sassari. Attualmente e ` proniversita fessore ordinario di Storia romana ` di Bologna; fa parte presso l’Universita del Consiglio dei Beni culturali. Tra i suoi scritti: Nascita di una provincia: Roma e la Sardegna, in Carcopino, Cartagine e altri scritti, 1989.
Brondo Famiglia originaria di Majorca ` a Cagliari (secc. XV-XVII). Si trapianto nel secolo XV per ragioni di commercio. Si trattava di piccoli commercianti compresi nella borghesia cittadina,
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Brondo che vissero operosamente e dei quali ` possibile ricostruire i legami genon e nealogici. Nel corso del secolo XVI le condizioni economiche della famiglia migliorarono gradualmente e i B. raggiunsero una posizione economica di ` citdiscreto livello in seno alla societa tadina. Alcuni di loro, come il padre Agostino e Antonio, ricco mercante, furono personaggi di assoluto rilievo. Uno di essi, Girolamo, fu eletto consigliere di Cagliari nel 1578 e nel 1584 ottenne il cavalierato ereditario; nel 1594 investı` una parte dei suoi considerevoli capitali nell’acquisto del feudo di Villacidro. Suo figlio Tommaso, che era riuscito a combinare un brillante matrimonio con Caterina Ruecas figlia del tesoriere generale del regno, nel 1604 ot`; tenne il riconoscimento della nobilta ` con Anl’ascesa della famiglia continuo tonio, figlio di Tommaso. Egli fu creato conte di Serramanna nel 1613 e sposata Elena Gualbes, erede del vastissimo patrimonio degli Aragall Bellit, acquisı` il marchesato di Palmas, le baronie di Acquafredda, Gioiosaguardia, Monastir e Nuraminis, che unı` al suo grande feudo di Villacidro; nel 1627 ottenne il titolo di marchese di Villacidro. Nel 1629, in` la signoria della Planarfine, acquisto gia; al culmine della potenza, la famiglia ebbe un tracollo politico quando fu coinvolta nelle vicende legate alla con´ Camarassa, cui si giura contro il vicere aggiunsero le vicende connesse all’infelice matrimonio del marchese Felice con Giovanna Crespi di Valldaura, che finı` in una clamorosa separazione. La famiglia si estinse nel 1679 con un Ago` erede del grande patristino, che lascio monio sua nipote Maria Ludovica.
Brondo, Antioco Teologo (Cagliari 1548-ivi 1628). Dopo avere studiato nel convento di Bonaria, divenne frate mercedario; poco dopo si trasferı` per un certo periodo in Spagna e da qui in Ita-
` in Teologia presso lia, dove si laureo ` di Pisa. Tornato in Sardel’Universita gna divenne commissario generale del` con impegno agli l’ordine e si dedico ` due opere sulla storia studi. Pubblico dell’ordine dei Mercedari e sul convento di Bonaria: Historia y milagros de N. Sen ˜ ora de Buenayre de la Ciudad de Caller, de la isla de Cerden ˜ a, de la Orden de Nuestra Sen ˜ ora de la Merced, redempcion de captivos christianos, Cagliari, 1595; e Recopilaciones de las indulgencias, gracias, perdones e staciones, remissiones de pecados y thesoros celestiales que los summos pontifices concedieron a todos los cofradres de la cofadria de Nuestra Sen ˜ ora de la Merced, Cagliari, 1604.
Antioco Brondo – Mercedario cagliaritano, fece ` del convento di Bonaria un centro di religiosita `. popolare. Morı` nel 1628 in odore di santita Disegno di P. Ayres per il Dizionario biografico degli uomini illustri di Sardegna di Pasquale Tola (1837-1838).
Brondo, Antonio1 Mercante (Cagliari, ` sec. XVI-ivi 1625). Nella seconda meta ` un ingente patrimosua vita accumulo ` tutti i suoi beni nio e quando morı` lascio ` della sua citta ` natale. all’Universita
Brondo, Antonio2 Primo marchese di ` sec. Villacidro (Cagliari, seconda meta ` sec. XVII). Figlio di XVI-ivi, prima meta ` da Tommaso, abile finanziere, eredito
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Brondo suo padre il feudo di famiglia che gli fu ` per svimolto caro. Infatti si adopero lupparvi l’agricoltura, introducendovi l’agrumicoltura; inoltre vi costituı` un convento di Mercedari. Nel 1613 ebbe il titolo di conte di Serramanna e, avendo sposato Elena Gualbes dalla quale aveva avuto anche l’immenso patrimonio degli Aragall Bellit, nel 1627 ottenne il titolo di marchese di Villacidro. La sua sete di feudi non sembrava aver limiti, e nel 1629 ottenne in allodio anche la signoria della Planargia, della ` dietro pagaquale il governo si libero mento di una ingente somma. Per dare ` alla posizione raggiunta, avvio ` visibilita la ristrutturazione del palazzo dove abitava, situato all’inizio di via dei Genovesi e contiguo al complesso costituito dalla porta e dalla torre dell’Aquila (attualmente con ingresso in Piazzetta Lamarmora, dietro il Palazzo Boyl). Si avvalse dell’opera di valenti artigiani, ma ` al solo per mancanza di fondi si fermo portone, che abbellı` con colonne e un fastigio che racchiude lo stemma dei B.; l’abbellimento contrasta col resto della costruzione, schematico e di una ` quasi povera a tal punto che semplicita la fantasia popolare ancor oggi lo definisce portone senza palazzo.
Brondo, Antonio3 Secondo marchese di Villacidro (Cagliari 1637-Isola Rossa 1671). Figlio di Francesco Lussorio, era il cadetto della famiglia e sembrava destinato alla carriera militare; nel 1665 fu nominato generale delle Armi di Cagliari in un momento di grande tensione politica dovuta all’arrivo del vi´ Camarassa e all’apertura del Parcere lamento. Era politicamente legato ai Castelvı`, la famiglia di sua madre, e per quanto l’uccisione del marchese di Laconi sembrasse dover far esplodere la situazione politica, quando nel 1667 morı` suo fratello Felice si impadronı` dei feudi di famiglia estromettendone
` , si lascio ` sua nipote. Poco dopo, pero ` alcoinvolgere nella congiura che porto ´ Camarassa, ritel’assassinio del vicere nuto responsabile dell’uccisione di Agostino Castelvı`. Fu bandito e condannato a morte; dovette fuggire con gli altri congiurati, ma nel 1671 – convinto a rientrare in Sardegna – appena sbarcato all’Isola Rossa fu ucciso a tradimento da Giacomo Alivesi.
Brondo, Felice Marchese di Villacidro (Cagliari 1636-ivi 1667). Figlio primoge` i nito di Francesco Lussorio, eredito feudi di famiglia quando era ancora giovanissimo. Crebbe sotto l’influenza della famiglia di sua madre e in particolare si sentı` attratto dalla figura dello zio Agostino Castelvı`, del quale condivi` nel 1652 deva le idee politiche. Sposo Giovanna Crespi, figlia del marchese Cristoforo vicecancelliere d’Aragona, ma i due decisero di separarsi dopo un anno di convivenza.
Brondo, Maria Ludovica Marchesa di Villacidro (Cagliari 1653-Spagna 1730). Figlia di Felice e di Giovanna Crespi, quando suo padre morı` era ancora una bambina, per cui fu facilmente estromessa dalla successione dallo zio Antonio. Divenuta adulta ` di far valere i propri diritti in tento ` per le via giudiziale, ma la causa ando ´ , dopo la tragica lunghe anche perche morte di Antonio, lo zio Agostino, terzo ` di estrofratello di suo padre, tento metterla. Solo nel 1679 i suoi diritti furono riconosciuti dal Supremo Consiglio. Frattanto si era sposata col conte Bou di Sumacarcer. Entrata in possesso del vastissimo patrimonio, non ` tornare in Sardegna e lo volle pero fece amministrare da podatari.
Bronzetti nuragici Nome attribuito a circa quattrocento figurine che docu` nuragica mentano l’esistenza in eta (1800-sec. V a.C.) di un fiorente artigia-
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Bronzetti nuragici ` svilupnato del bronzo in una societa pata economicamente e socialmente.
Bronzetti nuragici – Madre con figlio, statuetta proveniente da Urzulei (sec. VI a.C.).
I b.n. sono stati trovati in tutto il territorio della Sardegna, con una maggiore concentrazione nelle attuali province ` dimostredi Nuoro e dell’Ogliastra: cio rebbe l’esistenza di numerose botteghe di produzione, sorrette da una forte domanda di queste statuette che servivano come ex voto nei pozzi sacri, nei templi e nelle caverne; venivano anche utilizzati – sempre con valenza sacra – in nuraghi o edifici civili; e alcuni, infine, sono stati ritrovati in Tombe di giganti. Per la loro fabbricazione le botteghe utilizzavano tecniche fusorie di alto livello, che documentano la notevole evoluzione della metallurgia nuragica; ` ottela maggior parte delle statuine e nuta a getto con la tecnica della fusione ‘‘a cera persa’’; ogni pezzo denota origi` e grande creativita ` . Nella loro vanalita ` i soggetti ci permettono di indivirieta duare una ricca gamma di temi figurativi che funzionano anche come indizi dell’organizzazione sociale e dello svol-
gimento della vita quotidiana: essi ci permettono di ricostruire anche l’ideologia che stava alla base dei riti funebri e di quelli magici della religione nuragica. Si tratta di figure di re pastori ieratici e solenni, che nella loro raffigurazione restituiscono a pieno la natura del loro ruolo, di donne di rango elevato, di uomini d’armi (arcieri, opliti, fanti), di uomini e donne di classi inferiori rappresentati nelle loro fatiche d’ogni giorno con grande realismo, piccoli oggetti riproducenti quelli di uso quotidiano, animali domestici, selvaggina, navi che nella loro ricchezza ci restituiscono un’immagine suggestiva ` nuragica. La prima notizia della societa storica di un bronzetto risale al 1737, ` uno nel Gabiquando il Gori ne noto ¨ nter netto di Firenze; solo nel 1823 il Mu fece conoscere in Europa alcuni b.n. esistenti nel Museo di Cagliari. Nel 1840 il Lamarmora nel suo secondo volume del Voyage en Sardaigne ne pre` ben 53, raffigurati in molte tavole sento (purtroppo alcune di queste statuine appartenevano a una serie di falsi idoletti sardo-punici di cui abili contraffattori facevano in quegli anni commercio). Le conoscenze sui b.n. crebbero negli anni successivi grazie alle scoperte di Uta nel 1849 e di Abini nel 1865, che consentirono allo Spano di cogliere e denunciare il loro carattere profondamente originale e la loro importanza. Nel 1865 la collezione del Ti` tardi, nel 1878 e nel 1882, mon e piu quelle di Filippo Vivanet e di Leon ¨ in, che si aggiunsero a quelle di Gou Abini nel Museo di Cagliari, consentirono al Ettore Pais e a Vincenzo Crespi di proseguire lo studio dei b.n., aprendo il dibattito sulla loro datazione, che essi ritenevano non superiore ai secoli VIIVIII a.C. Agli inizi del Novecento furono fatte altre scoperte grazie alla prodi` del Taramelli; nel 1928 il giosa attivita
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Brook Lindsay ` l’ipotesi che i b.n. fosBissing avanzo sero databili in un arco di tempo che va dal 1500 al 600 a.C., polemizzando con l’Albizzati che invece li ascriveva al secolo VI a.C. Negli anni successivi il dibattito sulla cronologia dei b.n. proseguı`, arricchendosi del tema della loro grande valenza estetica (primo ad affermarla fu Raffaello Delogu nel 1932). Di fondamentale importanza per la loro datazione e per la loro interpretazione estetica furono gli studi di Giovanni Lil` , con Gennaro Peliu, che nel 1949 curo sce, la mostra dei b.n. sardi a Venezia, in occasione della quale propose la classificazione delle statuette secondo criteri estetici in una prospettiva di arte anticlassica che confermava la loro origina` . I b.n. furono in seguito studiati da lita Christian Zervos; ancora Giovanni Lil` nel 1966 il suo Sculture liu pubblico ` essere della Sardegna nuragica, che puo considerato la summa dell’argomento.
Bronzetti nuragici – Statuetta riproducente un guerriero.
Brook Lindsay, Leonard Studioso di araldica e di genealogia (n. sec. XX).
Membro della ‘‘The Harleyan Society’’ di Londra, specializzata in studi di genealogia, nel 1980 ha dato vita con Francesco Cesare Casula al progetto di studi che ha consentito di ricostruire le genealogie giudicali sarde, in collabora` e istituzione con alcune Universita zioni italiane e straniere. Nel volume dedicato alle Genealogie medioevali di Sardegna (con F.C. Casula) ha dedicato schede specifiche alle Genealogie dei giudici sardo-indigeni d’Arborea; Genealogie dei giudici di Cagliari; Genealogie dei giudici di Gallura; Genealogie dei giudici di Torres; Genealogie della famiglia degli Athen; Genealogia della famiglia degli Zori; Genealogia della famiglia di Michele Zanche e correlazioni; Genealogia dei Capraia giudici di Arborea; Genealogia dei Donoratico della Gherardesca, 1-2-3 (con Marco Tangheroni); Genealogia dei Gherardesca di Bolgheri (con M. Tangheroni); Genealogia dei Gualandi, dei Cortevecchia (con M. Tangheroni); Genealogia dei Saraceno, dei Caldera e degli Embriaci (con M. Tangheroni); Genealogia dei Visconti giudici di Gallura (con M. Tangheroni); Genealogia degli Aleramici di Saluzzo (con R. Pavoni); Genealogia dei Doria, 1-2 (con R. Pavoni); Genealogia dei Doria giudici d’Arborea (con R. Pavoni); Genealogia dei Malaspina di Mulazzo, 1-2 (con R. Pavoni); Genealogia dei Malaspina di Giovagallo (con R. Pavoni); Genealogia dei Malaspina di Villafranca (con R. Pavoni); Genealogia degli Obertenghi di Massa, Parodi e Gavi, 1-2 (con R. Pavoni); Genealogia degli Obertenghi di Massa giudici di Cagliari (con R. Pavoni); Genealogia degli Spinola (con R. Pavoni); Genealogia degli Alagon marchesi di Oristano (con Maria Mercedes Costa); Genealogia dei Bas Cervera (con M.M. Costa); Genealogia dei Bas Serra giudici di Arborea e marchesi di Oristano, 1-2 (con M.M. Costa); Genealogia dei Carroz (con
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Brown M.M. Costa); Genealogia degli Empuries (con M.M. Costa); Genealogie dei Torroja, Palau e Rocabertı` (con M.M. Costa); Genealogia dei Narbona giudici d’Arborea (con Anna Maria Oliva); Genealogia dei Tinieres (con A.M. Oliva); Genealogie della casa di Hohenstaufen (con A.M. Oliva).
Brottu di Paima = Scano, Barore Brotzu, Giovanni Antonio Scultore (Nuoro 1922-?, 1977). Ottenuta l’abilita` in diversi zione magistrale, insegno paesi della provincia di Nuoro e in par` alla scultura ticolare a Borore; arrivo da autodidatta, valorizzando le sue spiccatissime doti naturali. Il suo materiale preferito era la trachite rosa di Fordongianus, sulla quale operava con grande maestria traendone forme di ` augrande suggestione, legate alla piu tentica tradizione dell’isola. Morı` improvvisamente nel 1977.
Brotzu, Giuseppe Scienziato, uomo politico (Cagliari 1895-ivi 1976). Consigliere regionale, presidente della Regione sarda. Dopo la laurea in Medicina, nel 1925 conseguı` la libera docenza in Igiene e nel 1928 quella in microbiologia. Dal 1932 divenne professore di Microbiologia presso l’Univer` di Cagliari, della quale fu rettore sita dal 1936 al 1944, contribuendo all’istitu` di Magistero e di Inzione delle Facolta gegneria mineraria. Durante la guerra ` le Facolta ` salvandone l’attrezdecentro zatura scientifica. Nel 1945 scoprı` la cefalosporina, una grande famiglia di antibiotici dotata di un ampio spettro d’azione, e a partire dal 1946 fece parte dello staff medico che diresse la grande campagna per l’eradicazione della malaria (=) in Sardegna (1946-1950). In` politica alla ritensa fu la sua attivita presa della vita democratica: dal 1945 al 1949 fece parte della Consulta regionale come consultore tecnico; eletto consigliere regionale fu assessore all’I-
giene dal 1949 al 1954 nella giunta Crespellani e dal 1954 al 1955 nella giunta di Alfredo Corrias; nello stesso anno divenne presidente della Regione; tenne l’incarico fino al 1958. Fu sindaco di Cagliari dal 1961 al 1967. Tra i suoi scritti: La malaria nel comune di Cagliari, 1922; Osservazioni e ricerche sull’endemia tipica in Cagliari, ‘‘Igiene moderna’’, 1923; La malaria nella storia della Sardegna, ‘‘L’Unione sarda’’, 1933; La Sardegna, 1954; Otto anni di autonomia: concrete conquiste, ‘‘L’Unione sarda’’, 1957.
Brotzu, Renato Fotografo (n. Nuoro, sec. XX). Appassionato di fotografia da ` stato ed e ` docente di quasi trent’anni, e tecniche fotografiche e comunicazione visiva nell’ambito di vari corsi regionali o tenutisi presso scuole ed enti pubblici e privati. Ha esposto in due personali, ‘‘Sardegna Natura’’ e ‘‘Il Carnevale di Venezia’’, e ha partecipato a varie collettive. Ha collaborato, con testi e immagini, a Frutti di bosco e di macchia, per Hoepli, Sardegna da scoprire, La ` macchia mediterranea, per Mursia. E coautore del libro Il Monte Ortobene e della Agenda Natura, per Il Maestrale editore.
Brown, Peter John Antropologo medico (n. Santa Monica 1951). Ha inse` di Parigi, gnato presso le Universita New York e Berkeley. Nel 1976 giunse in Sardegna per condurvi una ricerca sulla malaria e si stabilı` a Bosa. Durante il suo soggiorno isolano non si li` a studiare la malaria, ma estese il mito suo interesse anche ad altre malattie ‘‘storiche’’ della Sardegna. Attual` direttore del dipartimento di mente e Antropologia presso la Emory University di Atlanta. Tra i suoi scritti: Cultural adaptations to endemic malaria in Sardinia, ‘‘Medical Anthropology’’, 1981; New consideration on Distribution of Malaria, Thalassemia and Glucose 6 Phosphate Deydrogenase Deficiency in
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Brown Sardinia, ‘‘Human Biology’’, 53, 1981; Demographic and socioeconomic effects of Disease Control. The case of Malaria Eradication in Sardinia, ‘‘Medical Anthropology’’, 7, 1983; Malaria in Nuragic, Punic and Roman Sardinia: some hypotheses, in Studies in Sardinian Archaeology, I, 1984; Malaria, miseria e antropologia medica, ‘‘Quaderni bolotanesi’’, XVI, 1990.
Brown, Rosalind Storica (n. sec. XX). Allieva di David Abulafia, ricercatrice ` di Cambridge. Si e ` presso l’Universita interessata del Medioevo italiano lavo` di Pisa per alrando presso l’Universita ` cuni anni. Durante questo periodo si e occupata di approfondire alcuni aspetti dei rapporti tra Pisa e la Sardegna, che ha condensato in scritti come: The Sardinian Condaghe of S. Michele di Salvenor in the Sixteenth Century, ‘‘Papers of the British School at Rome’’, LI, 1983; Monastic decline in Sardinia. Don Leonardo de Bosue Sassari 1300-1401, ‘‘Papers of British School at Rome’’, LIII, 1985; Social development and economic dependence: Northern Sardinia 11001330, 1985; L’opera di S. Maria di Pisa e la Sardegna nel primo Trecento, ‘‘Bollettino storico pisano’’, LVII, 1989; Alghero prima dei Catalani, in Alghero, la Cata` logna, il Mediterraneo. Storia di una citta e di una minoranza catalana in Italia (XV-XX secc.) (a cura di Antonello Mattone e Piero Sanna), 1994.
Brugna, Marisa Scrittrice (n. Orsera, Istria, 1942). Nel 1947, in seguito all’applicazione degli accordi di pace, fu costretta come tanti ad abbandonare la terra dove era nata e dove viveva, che passava sotto il controllo della Jugoslavia di Tito. Per oltre un decennio fu costretta a vivere con la famiglia nei Centri Raccolta Profughi, e soltanto nel ` a Fertilia, dove tuttora vive. 1959 arrivo ` stata per molti anni insegnante eleE mentare. Di recente ha raccontato la
sua vicenda in Memoria negata. Crescere in un Centro Raccolta Profughi per esuli giuliani, 2002 e ha preso contatto con le organizzazioni dei profughi della Venezia Giulia e della Dalmazia.
Bruguitta Famiglia della borghesia di Iglesias (secc. XVI-XVII). Le sue notizie risalgono al secolo XVI; i suoi membri esercitavano tradizionalmente le professioni liberali, alcuni erano ecclesiastici. Agli inizi del secolo XVII uno dei suoi membri, il dottor Giovanni, ammi` una Aymerich e nistratore reale, sposo nel 1624 fu ammesso allo Stamento militare nel parlamento Vivas. Contemporaneamente chiese il riconoscimento ` , che pero ` fu concessa solo della nobilta a suo figlio nel 1649. La famiglia si estinse alla fine del secolo.
Brumasio Arcivescovo di Cagliari dal 517 ca. al 523 ca. (secc. V-VI). Arcivescovo di Cagliari durante gli anni in cui ` Trasamondo, re vandalo ariano, esilio in Sardegna Fulgenzio da Ruspe e altri vescovi africani. Concesse allo stesso Fulgenzio di costruire un monastero presso la basilica del martire Saturno.
Brundo, Anna Scultrice e pittrice (n. Cagliari 1919). Autodidatta, ha rag` e ottenuto riconoscigiunto notorieta menti soprattutto con i busti che ritrag` della politica e della gono personalita cultura sarda, i cui caratteri l’artista sa cogliere con felice realismo. Molte sue opere si trovano in gallerie e in edifici pubblici.
Brundo, Carlo Avvocato e scrittore (Cagliari 1834-ivi 1904). Dopo la laurea in ` alla professione di avLegge si dedico vocato. A partire dal 1869 ebbe inizio la ` di romanziere ispirato al sua attivita modello manzoniano. Oltre a numerosi romanzi che gli diedero qualche noto` , da profondo conoscitore della storieta ria di Cagliari scrisse alcuni saggi di ` inoltre la tipograstoria. Nel 1883 rilevo fia Timon. Tra i suoi scritti: Raccolta di
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Brunelli tradizioni sarde, 1869; L’alcaide di Longone, racconto storico, 1870; Cagliari antica e Cagliari moderna, 1871; La nave impietrita in Ricordo dell’esposizione di Cagliari del febbraio 1871, 1871; La rotta di Macomer, racconto, 1872; Adelasia di Torres, racconto, 1872; Il fantasma bianco; Serafino Caput; In procinto di pigliar moglie, macchietta, tutti e tre in‘‘Rivista Sarda’’, II, 1875; Bozzetti storici intorno all’epoca romana in Sardegna, 1875; Picco Balistreri, racconto, 1875; Una congiura in Cagliari, racconto, 1876; Olimpia, 1876; Il castello dell’Acquafredda. Gli Aragonesi e i Doria al Vasco del Tordo. Villacidro. A zonzo per la campagna, 1878; Marino e Nerino, 1878; Il primo dei giudici racconto, 1880; Daniele, racconto, 1881; Commemorazione del senatore Giovanni Siotto Pintor, 1882; Lucrezia Montanina, racconto, 1882; Natalia scene della vita del contado, 1884; Fra le spire di un serpente scene della vita cittadina, 1884; Tocchi in penna, 1884; La fine di un romanzo, 1885; Santa Barbara, 1885; Le nozze di Vitaliana, 1885; Il monumento ai Sardi caduti combattendo pel Risorgimento italiano, 1886; Di palo in frasca, 1887; Ricordi storici di Gaetano Cadeddu e dei suoi tempi, 1887; Primo maggio, ‘‘L’Unione sarda’’, 1890; Ricordi di Enrico Lai, 1892; Introduzione allo studio della Sardegna dal 1720 al 1848, ‘‘Vita sarda’’, 1892; Il romanzo d’una montanina, 1893.
Brundu, Gaetano Pittore (n. Cagliari 1936). Dopo aver completato i suoi studi ` inserito nello stagnante ambiente si e ` natale impeartistico della sua citta gnandosi con grande coraggio ad aprirlo alle correnti della pittura con` stato tra i fondatori del temporanea. E gruppo Studio 58 e del Gruppo di Iniziativa. Ha esordito alla fine degli anni Cinquanta adottando il genere informale, che allora rappresentava una rottura con la tradizione realistica della
pittura sarda. Con gli anni la sua arte si ` posta come uno dei punti piu ` alti delle e ricerche innovative in atto nell’ambiente cagliaritano, passando in seguito anche attraverso altre notevoli esperienze. «Ma il vitalismo esplosivo che caratterizza la sua pittura – hanno scritto Giuliana Altea e Marco Magnani, 1999 – , e che sembra risentire di lon` ben lungi tane ascendenze futuriste, e dall’essere spento, come attesta anche il suo percorso successivo segnato dall’adesione a momenti di lavoro collettivo quali l’associazione ‘‘Plexus’’, interessata ai rapporti tra arte e scienza, e ` lema’’ fondata da Luigi la rivista ‘‘The Mazzarelli».
Brunelli, Enrico Storico dell’arte (n. sec. XX). Collaboratore di Lionello Venturi, profondo conoscitore della pittura sarda medioevale e moderna, contribuı` con i suoi studi a chiarire problemi di cronologia e di attribuzione derivati dalle imprecisioni di alcuni studiosi dell’Ottocento. Per queste sue conoscenze fu chiamato a collaborare alla redazione della voce Sardegna (paragrafo Arte) nell’Enciclopedia Treccani, XXX, 1936. Tra i suoi scritti: Appunti sulla storia dell’arte in Sardegna: gli amboni del duomo di Cagliari, ‘‘L’Arte’’, IV, 1-2, 1901; Un trittico di Gerard David sottratto al Vaticano nel 1527, ‘‘L’Arte’’, IV, 1901; Il polittico della parrocchiale di Ottana, ‘‘L’Arte’’, VI, 6, 1903; La Madonna del grappolo d’uva nella Pinacoteca di Sassari, ‘‘L’Arte’’, IX, 1906; Appunti sulla storia della pittura in Sardegna, pittori spagnoli del Quattrocento in Sardegna, ‘‘L’Arte’’, X, 1907; Opere d’arte decorativa nel tesoro del Duomo di Cagliari, ‘‘L’Arte’’, X, 1907; Calvi Pantaleone; Castagnola Bartolomeo; Cima Gaetano; ¨ nstler LexiConti Domenico, voci nel Ku kon, V, 1912; Un quadro sardo nella Galleria di Birmingham, ‘‘L’Arte’’, XXII, 4-6, 1919; L’ancona di Tuili, ‘‘L’Arte’’, XXIII,
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Brunengo 3, 1920; Giovanni Barcels e Giovanni Figuera, ‘‘L’Arte’’, XXIII, 6, 1920; Note sarde. L’iscrizione di Saccargia. Una tavola sarda nella Pinacoteca di Torino, ‘‘Bollettino d’Arte’’, XXVII, 1933; Vicende artistiche della Sardegna medioevale e moderna, ‘‘L’Unione sarda’’, 1936.
Brunengo Famiglia ligure (secc. XVIIXVIII). Trapiantata in Sardegna nel se´ legata colo XVII, probabilmente perche ` del con i Vivaldi, che nella prima meta secolo ebbero notevoli interessi nell’isola. Due fratelli, Stefano e Domenico, figli di un altro Stefano, si stabilirono a Cagliari, dove uno di essi, il dottor Domenico, nel 1637 fu nominato reggente della Real Tesoreria e divenne tra i ´ principali collaboratori del vicere duca di Avellano. Nello stesso periodo ` a operare suo fratello Stefano comincio nel settore dei grandi appalti, investendo con intelligenza i capitali di cui disponeva; i due trovarono un sostegno in un altro personaggio della famiglia, il canonico Giovanni, probabilmente fratello del loro genitore, che nel 1650 fu nominato vescovo di Bosa. Stefano nel ` la tonnara di Porto Paglia 1651 acquisto e ottenne il cavalierato ereditario e la ` , da sua moglie ebbe inoltre l’anobilta spettativa della contea di Monteleone; ` dovette per entrarne in possesso pero sostenere una lunga lite con il fisco, i ` di Bosa. Morı` prima Rocamarti e la citta della conclusione della lite e i suoi discendenti la continuarono con tenacia, ` le fiorenti attivita ` non trascurando pero di famiglia. Con gli anni essi furono anche protagonisti di importanti operazioni finanziarie e di compravendita di feudi. Scoppiata la guerra di successione spagnola, si schierarono tra i partigiani di Carlo d’Asburgo e finalmente nel 1712 ottennero il titolo di conti di Monteleone. Nel 1717 tentarono di opporsi al tentativo del cardinale Albe-
roni di impadronirsi nuovamente della Sardegna. Quando nel 1720 la Sardegna ` ai Savoia giurarono fedelta ` alla passo nuova dinastia. La famiglia si estinse nel 1775 con il conte Gavino Francesco, ` erede la nipote Giovanna che lascio Carcassona.
Brunengo, Domenico I Tesoriere reale (?, inizi sec. XVII-Cagliari, dopo 1650). ` nella carDopo essersi laureato, entro riera amministrativa ed ebbe modo di ` . Nel porre in evidenza notevoli qualita 1637 fu nominato tesoriere reale e divenne uno dei principali collaboratori dell’Avellano nella fase preparatoria del suo Parlamento. Dopo la celebrazione di questo, nel 1646 fu nominato assessore della Procura reale, ufficio ` con grande zelo. Nel 1648 che esplico fu incaricato di verificare la consistenza delle riserve di cereali per Iglesias e il suo distretto; infine nel 1650 fu nominato giudice della Reale Udienza.
Brunengo, Domenico II Conte di Monteleone (Cagliari 1677-ivi 1754). Figlio ` da suo padre il di Francesco, eredito feudo di Cuglieri e l’aspettativa storica sul feudo di Monteleone. Per sostenere ` impegnato in due le sue ragioni si trovo ` difficile era quella diverse liti: la piu per il possesso del feudo di Cuglieri con gli Zatrillas e i marchesi di Albis, tanto che egli preferı` vendere il feudo ai Genoves nel 1706; per Monteleone, ` la lite col fisco. Era invece, continuo ` attivi partigiani degli Asburgo tra i piu e, nel 1712, approfittando della situazione, riuscı` a risolvere vantaggiosa` al mente la lite per Monteleone: pago fisco 3000 reali e ottenne il feudo e il titolo di conte di Monteleone. Nel 1717, nominato comandante della cavalleria ` di opporsi allo sbarco miliziana, tento delle truppe del corpo di spedizione spagnolo dell’Alberoni, ma senza suc` cesso. Passata l’isola ai Savoia, giuro `. loro fedelta
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Brunengo, Francesco Uomo d’affari (Cagliari 1643-?, dopo 1670). Figlio di Stefano, durante il parlamento Cama` col partito degli Alagon rassa si schiero e dopo il 1668 seppe sfruttare abilmente la situazione per risolvere a suo favore la contesa per la contea di Monteleone. Egli infatti, approfittando della rovina dei Roccamarti, che si erano schierati nel partito dei Castelvı`, si impadronı` di Monteleone, togliendo il feudo al cu` resigino Simone Roccamarti, che pero ` giudizialmente stette e nel 1670 ribalto la situazione. Infatti ottenne una sentenza in base alla quale i due terzi del feudo tornarono in suo possesso e il restante terzo fu incamerato dal fisco. L’inarrestabile Francesco, inoltre, dopo la confisca dei feudi di Francesca ` all’asta, sempre nel Zatrillas, acquisto 1670, Cuglieri e Scano; anche il nuovo `, gli fu contestato dal maracquisto, pero chese di Villaclara e dal marchese di Albis, che pretendevano a vario titolo la successione.
Brunengo, Giovanni Battista Religioso (Sassari, inizi sec. XVII-?, 1679). Vescovo di Ales e Terralba dal 1663 al 1670. Divenne sacerdote dopo essersi laureato in utroque a Pisa. Nel 1663 fu nominato vescovo di Ales e Terralba; ` politica, duuomo di grande sensibilita rante il parlamento Camarassa si ` nel partito dei Castelvı`. Dopo schiero ´, sospettato di esl’assassinio del vicere sere connivente con i congiurati, fu mandato in esilio per qualche anno. [MASSIMILIANO VIDILI]
Brunetti, Rita Scienziata (Milano 1890Pavia 1942). Dopo aver conseguito la ` alla laurea in Fisica nel 1913, si avvio carriera universitaria divenendo assi` di Firenze. stente presso l’Universita ` nel centro di Arcetri e compı` imOpero portanti studi sui raggi X; nel 1921 conseguı` la libera docenza, nel 1926 fu no` minata professore presso l’Universita
di Ferrara, ma nello stesso anno si trasferı` a Cagliari dove dette un impulso ` di decisivo allo sviluppo della Facolta ` alcuni giovani studiosi Fisica. Formo tra cui Giuseppe Frongia che le succedette nella direzione. Negli anni di per` anche alcune manenza a Cagliari avvio delle sue importanti ricerche di fisica ` in nucleare, che le diedero notorieta campo internazionale. Nel 1936 fu tra` di Pavia, dove presferita all’Universita maturamente la colse la morte nel 1942. Del suo soggiorno cagliaritano parla in Le dinamo costruite a Cagliari da A. Pa` di cinotti, in ‘‘Rendiconti della Facolta ` di CaScienze della R. Universita gliari’’, IV, 1934.
Brunn, Heinrich Archeologo (Worlitz 1822-Monaco di Baviera 1894). Profondo conoscitore dell’arte greca, spe` una cialista dei vasi sui quali pubblico ` fondamentale opera nel 1871. Collaboro per anni con Giovanni Spano. Scrisse sui Vasi di vetro con iscrizioni trovati in Sardegna, ‘‘Bullettino Archeologico sardo’’, X, 1864.
Bruno, Bianca Storica, poetessa (n. sec. XX). Intellettuale e poetessa dai molteplici interessi (primo fra tutti quello per la storia), diresse la Biblioteca Universitaria di Cagliari dal 1932 al 1940, introducendo una radicale trasformazione dei locali e delle strutture, interrotta purtroppo a causa della seconda guerra mondiale. Nel 1939 fu la prima studiosa a visitare l’archivio della famiglia Simon ad Alghero presso i discendenti Guillot. Tra i suoi scritti: Condaghi sardi e Carta de Logu, ‘‘Archivio storico sardo’’, XX, 34, 1936; Un’importante documentazione di storia sarda dal 1792 al 1814, ‘‘Archivio storico sardo’’, XXI, 1-2, 1938; Manoscritti in una insigne biblioteca di Alghero, ‘‘Archivio storico sardo’’, XXII, 1939; Ritratto, ‘‘Sarde-
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Bruno gna poetica’’, I, 13, 1947; All’iris di Gennaio, ‘‘Sardegna poetica’’, III, 6, 1949.
Bruno, Mario Consigliere regionale (n. ` stato eletto Alghero 1965). Nel 2004 e consigliere regionale per la XIII legislatura nella lista del Progetto Sardegna nel collegio di Sassari.
Brunone, san (o San Bruno di Colonia ) Santo (Colonia, 1030/1035-La Torre, oggi Serra San Bruno, 1101). Fondatore dei Certosini ed esegeta biblico. Nelle chiese sarde in passato non mancavano quadri e statue che lo rappresentavano. Nelle tele era raffigurato «in una spelonca di un eremo in Calabria mentre veniva scoperto dai cani del conte Rogerio, che verso quel sito attendeva alla caccia». [ADRIANO VARGIU]
Bruschi, Domenico Pittore (Perugia 1840-Roma 1910). Fervente patriota, ancora diciannovenne prese parte nel 1859 alla rivolta di Perugia contro il ` come pittore di affrepapa. Si affermo schi, decorando a Roma importanti edifici e chiese. Concorse per la decorazione del Palazzo della Provincia di Sassari nel 1876, ma gli fu preferito il siciliano Giuseppe Sciuti. Nel 1891 fu chiamato a Cagliari per periziare gli affreschi del Bilancioni nella chiesa di Sant’Antonio; subito dopo vinse il concorso per la decorazione del salone del Palazzo della Provincia di Cagliari, prevalendo su altri quindici concorrenti sottoposti al giudizio da una commissione di cui facevano parte prestigiosi intellettuali-funzionari come Filippo ` il suo laVivanet e Dionigi Scano. Inizio voro nel 1893 e lo concluse nel 1895. Di particolare effetto i quattro grandi affreschi del Salone delle adunanze, dedicati a importanti eventi della storia della Sardegna meridionale, o comunque della provincia di Cagliari, in una qualche concorrenza con i dipinti che Giuseppe Sciuti aveva eseguito a Sas-
sari per il Palazzo della Provincia. Essi raccontavano infatti, secondo i titoli che diede loro lo stesso B., La disperata difesa degli Illesi dagli assalti dei soldati romani che li inseguono su per i monti aizzando contro di essi dei mastini; La difesa degli Antiochesi da un assalto dei Barbareschi; Alfonso il Magnanimo convoca per la prima volta a Cagliari e presiede le Corti generali del Regno; Eleonora d’Arborea promulga la Carta de Logu. Fanno parte della decorazione della sala anche La Sardegna che custodisce lo scudo dei Savoia e Scienza dell’Amministrazione e Scienza dell’Architettura.
Bruschi, Gian Paolo Fotografo (n. Nuoro). Si divide tra gli studi paesaggistici sardi e quelli della Toscana. Attualmente risiede a Bologna. Specializzatosi con Franco Fontana, dall’iniziale studio del colore, delle geometrie e della fotografia ha maturato negli ultimi anni un crescente interesse verso la fotografia di paesaggio e, da ultimo, quella di reportage. Ha pubblicato il volume Frammenti di terra, 2000, ampia silloge delle immagini di paesaggio isolano.
Brusco, Antonio Magistrato (Cagliari 1778-ivi 1836). Conseguita la laurea en` nella carriera giudiziaria, in cui si tro fece apprezzare per le doti personali e per la profonda cultura. Percorse una brillante carriera arrivando a essere nominato giudice della Reale Udienza; in seguito fu nominato censore generale dei Monti di soccorso e infine reggente della Segreteria di Stato e di Guerra.
Brusco, Diego Imprenditore sassarese (sec. XIX). Nel 1888 costituı` a Sassari la Banca Cooperativa fra commercianti della quale fu eletto presidente. Rimase in carica fino al 1893. Ai problemi ` delle comunicazioni con la penisola e dedicato un suo opuscolo di Considera-
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Brusco Onnis zioni sul porto di Torres, pubblicato a Sassari nel 1875.
Sebastiano Brusco – Professore di Economia ` di Modena, e` stato alla fine all’Universita degli anni Novanta presidente del Banco di Sardegna.
dustrializzazione nella Sardegna set` stato nominato tentrionale, nel 1998 e presidente del Banco di Sardegna, carica che ha tenuto sino alla sua morte improvvisa nel maggio 2001. Tra i suoi scritti: Sei domande sulla politica di rinascita, ‘‘Ichnusa’’, XI, 56-57, 1964; Agricoltura ricca e classi sociali; Casa e progresso tecnico; Struttura e sviluppo di un distretto industriale; La meccanica agricola a Reggio Emilia (con A. Baldassarre); Piccole imprese e distretti indu` e partecipazione: striali; Competitivita una proposta di politica del lavoro (con G. Solinas), 1997; Per una storia dei distretti industriali italiani dal secondo dopoguerra agli anni Novanta (con Sergio Paba), in Storia del capitalismo italiano dal dopoguerra ad oggi, 1997.
Brusco Onnis, Vincenzo Avvocato e
Brusco, Sebastiano Economista (Sassari 1934-Modena 2001). Dopo la laurea in Agraria ha mutato indirizzo di studi specializzandosi a Cambridge tra il 1965 e il 1968 in Economia Politica. Ha avuto i suoi primi incarichi presso l’U` di Sassari, dove ha anche parniversita tecipato al dibattito politico soprattutto attraverso la collaborazione con Antonio Pigliaru. Dal 1980 ha avuto la catte` di Modena. Studra presso l’Universita ` stato autore di dioso di grande rigore, e numerosi volumi e di articoli in riviste scientifiche che gli hanno dato noto` a livello europeo nel campo degli rieta studi di politica industriale, elaborando in particolare la metodologia delle ricerche sui ‘‘distretti industriali’’: su questo tema il suo insegnamento modenese ha dato vita a una vera e propria scuola. L’impegno accade` staccato dal suo ammico non lo ha pero biente d’origine; attento osservatore, a suo tempo, delle problematiche della rinascita e studioso dei processi di in-
giornalista (Cagliari 1822-Milano 1888). Laureatosi in Legge preferı` darsi all’at` letteraria, esordendo con Fiori di tivita maggio, una raccolta di versi pubblicata ` nel 1845. Di idee redalla ‘‘Meteora’’ gia pubblicane, fu tra i principali promotori dei moti studenteschi cagliaritani che nel 1847 precedettero la ‘‘fusione’’. Promulgato lo statuto diresse a Cagliari ‘‘Il Nazionale’’, primo periodico sardo di ispirazione liberale. Per sfuggire alla malaria, alla fine dell’anno si trasferı` a Torino dove visse fino al 1854. Tornato a Cagliari diresse ‘‘La Gazzetta popolare’’, un quotidiano sul quale condusse una battaglia antimonarchica, fortemente improntata a idee autonomiste e antipiemontesi, al punto da vederla accusata di ‘‘lebbra anti-sa` nuovamente la voina’’; nel 1855 lascio ` in alcune citta `. A Sardegna e peregrino ` in rapporto con il gruppo Torino entro che faceva capo al filosofo Ausonio ` a una Franchi, e con questo partecipo intensa battaglia pubblicistica contro la pena di morte. Si stabilı` quindi a Genova dove aderı` ufficialmente al mazzi-
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BSE ` con Maurizio Quanianesimo, e lavoro ` itadrio nella redazione de ‘‘L’Unita liana’’ di cui nel 1861 divenne condirettore. Prese parte alla spedizione dei Mille, ma a un certo punto non volle ` seguire Garibaldi: ne nacque una piu ` dal Gelunga polemica che lo allontano nerale. Rimase legato alle concezioni di lotta politica rivoluzionaria anche dopo la morte del Mazzini (anche lui aveva avuto momenti difficili per il suo radicalismo antimonarchico) e del Quadrio. Tra i suoi scritti: Fiori di maggio, versi, 1845; Risorgimento, canto, 1847; L’isola di Cuba e la Sardegna, ‘‘Gazzetta popolare’’, V, 1854; Il libro speciale del parlamento, ‘‘Gazzetta popolare’’, V, 1854; Le autonomie locali, ‘‘L’Osservatore’’, 1857; La Sardegna e il conte di Cavour, ‘‘I popoli uniti’’, 1860; Un processo al governo, ‘‘I popoli uniti’’, 1860; Storia della casa gesuita di San Michele in Cagliari, ‘‘Il Nazionale’’. Un processo al Go` una appasverno, pubblicato nel 1860, e sionata recensione de Il Governo e i Comuni di G.B. Tuveri.
BSE = Encefalopatia spongiforme bovina
Bua, Antonio Avvocato e politico (Oschiri, fine sec. XIX-Sassari, seconda ` sec. XX). Presa la laurea entro ` in meta magistratura, ma nel 1932 si dimise per non essere obbligato a iscriversi al partito fascista, dedicandosi all’avvocatura. Culturalmente sardista, di idee federaliste, prese parte al dibattito politico sviluppatosi subito dopo la caduta ` del fascismo. Teorico della sovranita della Sardegna, nel 1944 aderı` al programma separatista elaborato da Peppino Barranu, polemizzando su ‘‘Riscossa’’ con il repubblicano unitarista ` a Michele Saba. In seguito continuo prendere parte al dibattito politico con interventi e articoli pubblicati in vari periodici, contrassegnati dal suo stile sempre estremamente polemico e bril-
lante. Tra i suoi scritti: Separatismo e separatisti, ‘‘Riscossa’’, 1944; Separatismo: quo vadis Chilone?, ‘‘Riscossa’’, 1944; Separatismo: e` lui o non e` lui!, ‘‘Riscossa’’, 1944; Autonomia e separatismo, ‘‘Riscossa’’, 1945; Riflessioni su un viaggio, ‘‘Il Solco’’, 1945; Sardegna e Sicilia, ‘‘Riscossa’’, 1945; A tu per tu con la ` , ‘‘Il Solco’’, 1946; Divagazioni su realta un disegno di legge, ‘‘La Nuova Sardegna’’, 1950; Non il pelo ma il vizio si voleva cambiare, ‘‘La Nuova Sardegna’’, 1950.
Bua, Giovanni (detto Giannetto) Giornalista (Ozieri 1898-Roma 1970). Ottenuta la ` al laurea in Giurisprudenza si dedico giornalismo. Esordı` giovanissimo nel 1920 collaborando all’edizione sarda de ‘‘Il giornale d’Italia’’; in seguito divenne redattore capo de ‘‘L’Isola’’, il quotidiano di Sassari che aveva sostituito ‘‘La Nuova Sardegna’’, e successivamente de ‘‘L’africano’’, che si pubblicava a Tunisi. Dopo poco tempo si spo` ad Atene, dove lavoro ` ne ‘‘Il giornale sto di Roma’’. Nel secondo dopoguerra ` in Italia e si stabilı` a Roma, dove torno divenne capo dell’Ufficio Stampa dell’Assicredito.
Bua, Giovanni Maria Religioso (Oschiri 1773-Nuoro 1840). Arcivescovo di Ori` in Teostano dal 1828 al 1840. Si laureo logia a Sassari nel 1796 e fu ordinato sacerdote nel 1798. Fu per trent’anni anni parroco del suo paese facendosi ` di organizzatore e notare per le qualita per essere riuscito con grande dolcezza a comporre una lite che lo aveva insanguinato in passato. Nel 1828 fu nominato arcivescovo di Oristano e amministratore apostolico della diocesi di Gal` le due diocesi con tellı`-Nuoro. Governo grande energia: a Nuoro promosse la costruzione del Seminario tra il 1829 e ` la ricostruzione della catil 1831 e inizio tedrale; a Oristano fece costruire un ` nuovo braccio del Seminario e lo doto
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Bubastis riccamente di suppellettili e libri. Nel 1831 seppe fronteggiare un’imminente carestia acquistando il grano giunto dal continente e rivendendolo a prezzo di costo. Interessato anche alla crescita sociale dei suoi amministrati, si preoc` di promuovere una serie di opere cupo pubbliche che creassero occasioni di lavoro, come la grande strada che collega Oristano a Torregrande. Promosse ` di Nuoro, Tempio e l’elevazione a citta ` della Chiesa Ozieri e difese le immunita dopo l’abolizione dei feudi. Nel 1836 ri` il trasferimento a Cagliari. Tra i fiuto suoi scritti, le Lettere pastorali al clero ed al popolo delle diocesi d’Oristano e di Nuoro, 1828-1839. [MASSIMILIANO VIDILI]
miglia dei giudici di Torres, essi lo inclusero nel loro piccolo stato, intrattenendo un buon rapporto con i propri vassalli che conservarono la loro autonomia. Con l’arrivo degli Aragonesi nel 1323 i nuovi signori prestarono omaggio feudale all’infante Alfonso e cosı` B. en` a far parte del Regnum Sardiniae. La tro ` , fu di breve durata; infatti, cosa, pero seguendo i Doria ribelli, nel 1325 si schierarono al loro fianco e combatterono contro gli Aragonesi. Il villaggio divenne una delle sedi della loro resistenza; nel 1330 fu assalito dalle truppe di Raimondo Cardona e subı` gravi danni. Negli anni che seguirono comin` a decadere e a spopolarsi, ma ricio mase in possesso dei Malaspina fino al 1342, anno in cui il marchese Giovanni, ` in eremorendo senza eredi, lo lascio ` con tutto quanto possedeva a Pietro dita IV d’Aragona. I fratelli del defunto, irritati, tentarono di resistere con le armi al re e il villaggio cadde nel caos. Dopo alterne vicende B. fu sequestrato definitivamente ai Malaspina nel 1353; la sua popolazione era ridotta a poche decine di abitanti e nel corso dei decenni successivi, scoppiata la seconda guerra tra Mariano IV e Pietro IV, B., divenuta ` comteatro delle operazioni, si spopolo pletamente e scomparve.
Bubastis Nome con il quale i Greci e i Giovanni Maria Bua – Arcivescovo di Oristano ` dell’Ottocento, promosse nella prima meta ` di Ozieri, Nuoro e Tempio. l’elevazione a citta
Bualis Antico villaggio di origini medioevali che faceva parte del giudicato di Torres, compreso nella curatoria di Montes. Sorgeva nelle campagne di ` Bainzolu. Agli inizi del Osilo in localita secolo XIII, in conseguenza di un fortunato matrimonio, il villaggio fu inserito fra i territori che passarono in possesso dei Malaspina. Quando si estinse la fa-
` egizia Romani chiamavano la divinita Bastet, dall’omonimo centro del culto della dea che sorgeva nel medio delta ` del panorientale del Nilo. Divinita theon isiaco, era la protettrice delle partorienti. Era rappresentata con le sembianze di gatta oppure con il corpo di donna e la testa felina. Il suo culto in ` testimoniato da un’ara ciSardegna e lindrica in marmo bianco (datata al 35 d.C. dall’iscrizione che presenta la coppia consolare in carica) rinvenuta a Turris Lybisonis che riporta il nome di C(aius) Cuspius Felix, indicato come sa-
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Bucarelli cerdote della dea. Il ricco apparato decorativo dell’ara richiama anche Iside e il fratello-sposo Osiride tramite due oggetti utilizzati nelle loro cerimonie pubbliche, il sistro (strumento musicale costituito da un’impugnatura sulla quale si innesta un telaio curvato a U capovolta e attraversato da tre o quattro sbarrette scorrevoli) e la sı`tula (secchio metallico con fondo solitamente emisferico usato per contenere l’acqua lustrale o il latte); l’impianto ornamen` completato da una ghirtale dell’ara e landa divisa in quattro festoni da due `i e da due fiaccole. La difserpenti ure ` in generale fusione del culto di B. e piu ` rodei culti egizi in Sardegna in eta ` stata messa in relazione con l’armana e rivo nell’isola di soldati egizi fedeli ad Antonio e Cleopatra sconfitti durante la battaglia di Azio nel 31 a.C. [ALBERTO GA-
` occupata dell’allestiria a Cagliari e si e mento di alcune mostre. Ha al suo attivo articoli di critica d’arte, fra cui Sardi nell’arte contemporanea, ‘‘Sardegna’’, 1955.
` – Il nuraghe Loelle e` il piu ` importante Budduso dei monumenti preistorici di un’area ricca di tombe di giganti e dolmen.
` Comune della provincia di OlBudduso
VINI]
Bucarelli, Alessandro Docente di Medicina legale (Castelletto sopra Ticino 1944-Cagliari 2005). Conseguita la lau` dedicato alla rirea in Medicina si e cerca e ha intrapreso la carriera universitaria. Attualmente insegna presso la ` di Medicina dell’Universita ` di Facolta Cagliari. Tra i suoi scritti: Contributo causistico di paleopatologia in un complesso mascellare facente parte dei resti cranici di cultura di Ozieri proveniente da una grotta del Sinis, ‘‘Rivista di Scienze preistoriche’’, 16, I, 1979; I di` e giustizia, ritti del minore tra sanita ` e giustizia nella Sarde1992; Criminalita gna Sabauda, 1998; Eutanasia ante litteram in Sardegna (con C. Lubrano), 2003. Nel 2004 vinse il concorso a cattedra ` di Sassari, ma morı` imnell’Universita provvisamente a 61 anni.
Bucarelli, Paola Studiosa di storia dell’arte (n. Napoli 1938). Sorella di Alessandro, laureata a Cagliari nel 1963, ha insegnato per molti anni storia dell’arte in diversi istituti di istruzione seconda-
bia-Tempio, compreso nella VI Comu` montana, con 4097 abitanti (al nita 2004), posto a 700 m sul livello del mare, `a collocato in un altipiano che poco piu sud si eleva nelle punte di una piccola catena. Regione storica: Montacuto. Diocesi di Ozieri. & TERRITORIO Il territorio comunale si estende per 190 km2 circa, ha la forma grosso modo ovale e confina a nord con un’isola amministrativa di Olbia e con Loiri Porto San Paolo, a est con San Teo` , a sud con Lode ` e Bitti, a doro e Torpe ` dei Sardi. Si tratta di una ovest con Ala regione granitica, che conserva solo in parte gli estesi boschi che la coprivano un tempo; le parti che si sono rese libere sono utilizzate per la maggior parte per l’allevamento e solo in qualche piccola area per l’agricoltura. Al confine orientale del territorio si trovano, alla pendici della punta Ololvica (892 m), le sorgenti del Tirso, il maggior corso d’acqua dell’isola; mentre a ovest scorrono alcuni corsi d’acqua che vanno a formare il lago artificiale del
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Budduso` ` Lerno, nei pressi di Pattada. Il paese e attraversato dalla statale 389, che collega Ozieri con Monti, e che in questo punto si dirama con un altro braccio che, piegando verso sud, raggiunge Bitti e quindi Nuoro. & STORIA Il centro attuale e ` di origine medioevale, apparteneva al giudicato di Torres ed era incluso nella curatoria di Montacuto. Dopo l’estinzione della famiglia giudicale di Torres, B. e tutto il Montacuto furono contesi tra i Doria, gli Arborea e i Visconti; alla fine del secolo XIII il territorio era presidiato da truppe arborensi che, avendo conquistato il castello di Montacuto, sembrava dovessero arrivare a controllare l’in` tera curatoria. La situazione muto quando i Doria, sfruttando il bisogno che Giacomo II d’Aragona aveva di trovare alleati per l’imminente conquista della Sardegna, nel 1308 si dichiararono vassalli del re e ne ottennero l’investitura. Gli Arborea, anche loro alleati del re, presero atto della nuova situazione ma non rinunciarono alle pro` nel prie rivendicazioni. Quando pero 1325 i Doria si ribellarono ai loro alleati, il giudice d’Arborea fece nuovamente occupare il villaggio dalle sue truppe e lo fece annettere formalmente al Regno di Sardegna. Negli anni che seguirono l’esercito giudicale e quello dei Doria continuarono a combattersi aspramente nell’intento di avere il sopravvento l’uno sull’altro e nel 1339 il villaggio fu compreso nei territori che il re d’Aragona concesse in feudo a Giovanni d’Arborea, suo fedele alleato e considerato persona capace di porre fine al conflitto. Ma Mariano IV, una volta divenuto giudice, pretese che il fratello gli prestasse l’obbedienza feu` , avendo ottenuto il dale; Giovanni pero ` e fu per queMontacuto dal re, si rifiuto sto fatto arrestare. Negli anni che seguirono, scoppiata la guerra tra Mariano
IV e Pietro IV, B. subı` continue devasta` spopolandosi e fu oczioni per cui ando cupato dalle truppe arborensi, che vi stanziarono fino alla fine della guerra. Nel 1410 il villaggio, per quanto semispopolato, cadde in mano del visconte ` ai di Narbona che solo nel 1420 rinuncio propri diritti. Nel 1421 fu incluso con tutto il Montacuto nel grande feudo concesso a Bernardo Centelles. Il rapporto con i nuovi signori non fu dei migliori: i suoi abitanti nel 1458 si ribellarono per´ esasperati dal peso dei tributi ma che non riuscirono a modificare la loro si` del setuazione. Nella seconda meta colo i Centelles inclusero B. nell’incontrada del Montacuto e il villaggio fu amministrato da un regidor residente a Ozieri e coadiuvato da una burocrazia di funzionari baronali. I Centelles si estinsero nel 1569 e, dopo una lite ere` fino al 1591, il villaggio ditaria che duro ` ai Borgia; negli anni nei quali passo pendette la lite il feudo fu sequestrato e per alcuni anni fu amministrato da funzionari reali. Con i Borgia le condi` non mutarono e, zioni della comunita ` anzi, nel corso del Seicento si verifico un aumento del potere del feudatario ` a controllare direttamente che arrivo l’elezione del majore esautorando com` e nell’amminipletamente la comunita ` ai rappresentanti strazione si appoggio di alcune famiglie di notabili locali che gestivano il potere in modo sostanzial` era mente clientelare e ingiusto. Cio ´ nel corso del sestato possibile perche colo erano state create per l’esazione dei tributi le ‘‘liste feudali’’ dei contribuenti, calcolate in base al loro reddito; la gestione di queste liste comportava non solo la determinazione del carico fiscale per ciascuno ma anche l’individuazione delle categorie degli esenti. In genere gli esenti erano proprio i notabili locali che finirono per formare delle e´lite vassallatiche legate al feuda-
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Budduso` tario. Quando, nel 1740, i Borgia si estinsero, il villaggio aveva 1300 abitanti ed esprimeva un profondo bisogno di liberarsi dalla dipendenza feudale. La sua struttura sociale si andava modifi` produttive cando, le crescenti attivita ne aumentavano notevolmente il benessere e i suoi abitanti avevano iniziato a sfruttare il vasto altipiano compreso nel territorio comunale impiantandovi fiorenti aziende per l’allevamento del bestiame. Dopo una lunga serie di vicende ereditarie, nel 1767 il villaggio fu incluso nel ducato del Monta` a Maria Giuseppa Picuto che tocco mentel erede dei Borgia e moglie di Pietro Tellez Giron. B. non ebbe, come molti altri villaggi del Montacuto, un rapporto facile con i nuovi feudatari che dalla Spagna facevano amministrare il feudo a funzionari senza scru` aperpoli, cosı` tra il 1774 e il 1785 rifiuto tamente di pagare i tributi e nel 1795 prese parte ai moti antifeudali. Nel 1821 il villaggio fu incluso nella provincia di Ozieri e nel 1843 chiuse il tempestoso rapporto con i suoi feudatari. Per questo periodo abbiamo la testimo` situato in nianza di Vittorio Angius: «E un altipiano, che verso mezzodı` termina in scoscesi dirupi di granito, quindi in esposizione a tutti i venti. Il ` di 460, divise da numero delle case e varie strade irregolari. Si esercitano da pochi le arti necessarie. Le donne sono attive nel tessere panno forese [orbace] e tele. Provveduto ai proprii bisogni vendono il restante. I telai sono circa 400. Convengono alla scuola normale 40 fanciulli. Si celebrano all’anno matrimonii 20, nascono 75, muojono 60. Il numero delle anime (anno 1833) era di ` fred2200, delle famiglie 450. Il clima e duccio per la molta elevazione del territorio. Sentesi nell’abitato alquanta ` per la sua situazione alle falde umidita di una estesa collina. Vi piove con qual-
che abbondanza, e pendente l’inverno cade molta neve. La nebbia copre spesso la sottoposta larga vallata, a dove concorrono in varii ruscelli le acque della vicina montagna di Lerno. Le malattie che dominano tra questi popolani sono infiammazioni di petto, reumatismi, artritidi, gastro-enteritidi e febbri periodiche. Nel territorio circondario sono circa due centinaja di quelle chiudende che volgarmente si ` sono di molta appellano tanche. Le piu `. In alquante si avvicenda la secapacita mentazione del grano e dell’orzo, e poscia si introduce il bestiame: nelle altre sono inchiuse a pastura le vacche ed i giovenchi destinati all’agricoltura od al macello. Dentro le mura di esse tanche sono molti alberi ghiandiferi, e numerosissimi se ne trovano nelle terre `, e piu ` che in altre aperte, e di comunita regioni nella elevata montagna di Lerno. Pascono in questo territorio vacche circa 6000, capre 7000, pecore 8200, porci 3000. Quanto dei prodotti sopravanza il consumo della popolazione `i e Sassari, vendesi in Terranova, Orose dove si trasporta di formaggi, tra affumicati e bianchi, non meno di 300 cantara all’anno. Le montagne sono popolatissime di cervi, daini e cinghiali. Sulle giogaje del Lerno abitano una gran famiglia di mufloni, e incorrono nelle balestriere [punti d’agguato dei cacciatori] perseguitati dai bracchi e ` pure ` capi. E mastini in frotte di 30 e piu ben moltiplicata la generazione delle ´ sono rare le marvolpi e delle lepri, ne ` caccia per la preziosa tore, cui si da pelle. Chi si diletta della caccia dei vo` ferir quante voglia pernici, latili puo quaglie, beccaccie, beccaccini, tordi, anitre ecc. Sono essi ancora in buon numero gli uccelli di rapina, nibbi, falchi, avoltoi, e tante altre specie, non esclusa l’aquila, e l’aquilastro. I quali ultimi fanno il nido nelle eccelse rupi del
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Budduso` Lerno, e nelle balze dei salti de Giossu». Abolite nel 1848 le province fu incluso nella divisione amministrativa di Sassari, all’interno della quale rimase fino ` a far parte della al 1859, quando entro omonima provincia; nei decenni successivi i suoi interessi hanno iniziato a gravitare sulla rinascente Olbia e la sua agricoltura; hanno avuto grosso incre` connesse mento soprattutto le attivita alla raccolta del sughero e all’estrazione del granito. Contemporanea` cremente anche la sua popolazione e sciuta: agli inizi del Novecento sfiorava `. Nel secondo dopoguerra le 5000 unita ` aumentata ancora arla popolazione e ` ; nel rivando a superare le 7000 unita 1958 una parte del suo vastissimo territorio comunale fu staccata e compresa in quello di Olbia. Negli anni successivi ` anche B. ha visto diminuire rapipero damente la popolazione a causa del fenomeno dell’emigrazione. & ECONOMIA B. ha un’economia basata soprattutto sull’allevamento, che qualche anno fa annoverava un patrimonio di circa 40 000 capi ovini, 5000 bovini e oltre 3000 caprini. Negli ultimi decenni ha avuto un incremento imponente lo sfruttamento delle cave di granito, con esportazione in tutte le parti del ` un settore che sta conoscendo mondo; e ultimamente un periodo di crisi ma rimane fondamentale per l’economia locale. A questo si collega il commercio della legna da ardere, che i camion destinati all’esportazione del granito trasportano Palla penisola anche per non fare il viaggio di ritorno a vuoto: da B. partono poi altri mezzi minori che la distribuiscono in tutta l’isola. Alcune quote di reddito vengono dalla raccolta del sughero. Il paese ha anche una vocazione turistica, che sta coltivando grazie alla presenza di un albergo con 50 posti letto e 2 agriturismi con 28 posti letto. Artigianato. In passato era molto
sviluppato l’artigianato tessile, vi si producevano manufatti di lino e d’orbace che avevano anche una discreta ` commercializzazione. Oggi il paese e conosciuto per la presenza di laboratori ` di intaglio del legno. Servizi. Il paese e collegato mediante autolinee agli altri centri della provincia. Dispone di guardia medica, medico, farmacia, scuola dell’obbligo, scuola secondaria superiore, una ricca e animata Biblioteca comunale, sportello bancario.
` – Il granito ha rappresentato Budduso soprattutto nel corso del Novecento una notevole risorsa economica.
DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 4209 unita di cui stranieri 44; maschi 2115; femmine 2089. La tendenza complessiva ri` della velava una sostanziale stabilita popolazione, con morti per anno 45 e nati 44; cancellati dall’anagrafe 39; nuovi iscritti 38. Tra gli indicatori economici; depositi bancari 69 in miliardi di lire; imponibile medio IRPEF 15 471 in migliaia di lire; ICI 2134; aziende agricole 542; imprese commerciali 445;
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Budduso` esercizi pubblici 55; esercizi all’ingrosso 6; esercizi al dettaglio 139; ambulanti 218. Tra gli indicatori sociali: occupati 1733; disoccupati 256; inoccupati 260; laureati 77; diplomati 453; con licenza media 1738; con licenza elementare 2286; analfabeti 211; automezzi circolanti 2651; abbonamenti TV 2057. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il suo ` particolarterritorio, molto esteso, e mente ricco di nuraghi (Curtu, Domighedda, Domo ’e Porcos, Eligannele, Errere, Isarita, Iselle, La Corona, Loelle, Lorica, Ludurru, Lu Nuraghe, Monte Ladu, Nullu, Ololvica, Ozastru, Pedrosu, Selcia, Punta Su Nuraghe, Ruju, S’Abila, Sa Ena, Sa Menta, Santu Tomeu, Sauccu, Seau, Solteni, Sos Li´, Ziu Caralu), di dozos, Teltoro, Torroile mus de janas (Checche, Iselle, Ludurru, Molino, Nullu, Ozastru), di Tombe di gi` , Ianna de su Saccu, Iselle, ganti (Biralo Loelle). Vi sono inoltre la grotta di Contracalpida, la fonte nuragica di Sos Muros, i dolmen di Stiddi e Sos Monumen` romana distribuiti in tos e ruderi di eta ` . Di particolare impordiverse localita tanza archeologica sono alcuni siti posti sull’altipiano, primo fra tutti il complesso di Loelle. Situato a qualche chi` costituito da un lometro dall’abitato, e ` piani la cui nuraghe polilobato a piu ` in buono stato di struttura imponente e conservazione; la torre centrale conserva un grande ambiente interno e una scala che porta ai piani superiori. ` circondato da un villaggio Il nuraghe e nuragico costituito da capanne circolari, ancora inesplorato, da alcune Tombe di giganti molto danneggiate poste a circa 200 m di distanza e, accanto a queste ultime, da un dolmen. Sempre sull’altipiano, lungo la strada per Bitti, ` il complesso di Teltoro, costituito da e un nuraghe molto danneggiato nei cui ` pressi affiorano resti consistenti di eta romana, in particolare quelli di una
strada che doveva portare a Caput Tyrsi. Sempre sulla via per Bitti si trova, accanto ad altri nuraghi, il complesso di Chervinu dove, accanto a un nuraghe monotorre che si erge sopra una rupe granitica, si conservano notevoli resti ` romana. Altro sito di costruzioni di eta ` di grande importanza scientifica e quello di Sos Monumentos, posto in un ` coterritorio vicino al corso del Tirso: e stituito da un dolmen formato da quattro scheggioni rocciosi che sorreggono un lastrone di 2,50 x 2,55 m attorno al quale era un cerchio di pietre predisposto per contenere un cumulo di terra che ricopriva il dolmen; a breve di` situata una Tomba di giganti, stanza e detta Ianna de su Saccu, con l’esedra e la porta di accesso parzialmente conservate e resti del corridoio sepolcrale. Va infine ricordato il sito di Elcomis dove si trova un dolmen formato da pietre infisse nel suolo che sostengono un lastrone di 3 m per 2 circondato da un recinto ellittico in pietra.
` – Il centro, patria del granito sardo, Budduso ha ospitato per anni una importante rassegna internazionale di scultura.
PATRIMONIO ARTISTICO, CULTURALE E AMBIENTALE Il tessuto urbanistico di ` particolare: e ` costituito da un nuB. e ` svicleo centrale intorno al quale si e luppata la parte restante dell’abitato con un sistema a scacchiera; le sue strade sono prevalentemente lastricate &
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Budduso` in granito, vi si affacciano le tipiche case in granito a vista e qualche pretenzioso palazzotto ottocentesco di una certa eleganza. Nel centro storico sorge la chiesa di Sant’Anastasia, parrocchiale di impianto molto antico che nel ` degradando. Per corso dei secoli ando porre rimedio alla situazione, a partire ` dell’Ottocento e ` dalla seconda meta stata radicalmente ristrutturata e attualmente presenta un impianto a croce latina di una qualche eleganza. ` costruita in conci di graLa facciata e nito, coronata da un timpano e da una grande croce; nell’interno sono conservati alcuni quadri di Gerolamo Ruffino, pittore napoletano del Settecento, dipinti nel 1754. Poco distante sorge il campanile a canna quadrata coronato da una cuspide. Altre chiese del centro storico sono quella di San Quirico, costruita nel 1651 da un sacerdote di Alghero in adempimento di un voto fatto per essere scampato a una tempesta. L’edificio ha una navata completata dall’abside semicircolare e coperta da una cupola, da una serie di cappelle laterali e da una cantoria dalla struttura ` stato spesso rimain legno. L’edificio e neggiato nel corso dei secoli e custodisce un altare ligneo policromo, riccamente intagliato e dotato di nicchie risalente al secolo XVIII, un pulpito in legno con un confessionale risalente allo stesso periodo, statue lignee e alcune tele attribuite a Gerolamo Ruffino. La chiesa di Sant’Ambrogio, costruita in conci di granito nel secolo ` situata oggi alla periferia delXVIII, e l’abitato. Ha un impianto a una sola navata e nel corso dei secoli ha subı`to al` cune ristrutturazioni. La facciata e completata da un campaniletto a vela e i muri perimetrali sono accompagnati ` da contrafforti. Lungo la strada per Ala dei Sardi sorge la chiesa campestre di Santa Reparata, edificio risalente alla
fine del secolo XV, costruito in forme gotico-catalane a una sola navata completata dal presbiterio. Nel corso dei secoli successivi ha subı`to diverse ristrutturazioni e modifiche, radicale quella del 1913 quando al suo impianto originario fu aggiunta una seconda navata. Va infine ricordata la chiesa di San Sebastiano costruita nel 1600 e divenuta cappella del cimitero. Dal punto di vista naturalistico il sito di maggiore inte` costituito dall’altipiano che resse e prende il nome dal paese. Si tratta di una vasto territorio granitico coperto in parte da immense sugherete che, anche se danneggiate da un incendio nel 1983, conservano un fascino notevole e fanno da contorno ai molti siti archeo` gia ` detto. Nella sua logici di cui si e parte orientale tra Monte Logos e Sa Janna Bassa, dove si trovano le sorgenti ` rotto da impodel Tirso, il paesaggio e nenti massi granitici e da grandissime sughere. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Le ` caratteristiche tradizioni di B. ripiu guardavano l’abitudine all’attitidu o compianto funebre, ancora praticato nei primi decenni del Novecento, soprattutto per persone di elevata condizione sociale; i canti erano eseguiti da donne che mettevano a frutto una loro ` di improvvisare. Altra innata capacita tradizione molto complessa e articolata, probabilmente legata al bisogno di conservare nel tempo l’assetto socioeconomico del villaggio, riguardava il matrimonio: spesso vi si praticava l’usanza di far sposare, per ragioni patrimoniali o per comporre antiche faide, bambini e bambine ancora impuberi. Anche il matrimonio tra due adulti era minutamente regolato: all’atto della cerimonia l’uomo doveva possedere i mezzi per mandare avanti la propria at` (carro, buoi e strumenti se contativita dino; un certo numero di pecore o di
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Budelli altri capi di bestiame se pastore); la donna doveva invece provvedere all’arredamento della casa. In caso di matrimonio tra persone facoltose il padre dello sposo era tenuto a corrispondere un capitale o un certo numero di capi di bestiame, il padre della sposa a garantire il vitto ai due giovani coniugi per ` tre anni. Di tutte queste usanze si e persa memoria. Attualmente alcune tradizioni vengono conservate nelle feste popolari, in particolare quella di Santa Reparata che si svolge la prima domenica di settembre e il successivo lunedı` presso l’omonima chiesetta; ` allestita da quattro subrastantes essa e che hanno il compito di raccogliere i fondi necessari per organizzare la festa e il grande banchetto finale da offrire a ` a base di tutti i partecipanti. Il pasto e carne di vacca con minestra cucinata in ` enormi calderoni. L’organizzazione e piuttosto grandiosa: possono partecipare al banchetto fino a tre-quattromila persone.
Guglielmo, medico di Bonifacio. Il complesso fu posto sotto la giurisdizione del vescovo di Civita e nel 1243 aggregato all’ordine benedettino; dovette essere un centro di grande rinomanza; nello stesso anno il priore di Santa Maria fu autorizzato a liberare dalla scomunica Adelasia di Torres che aveva sposato Enzo di Hohenstaufen (detto ‘‘Enzo re ` di Sardegna’’). In seguito la comunita ` a prosperare, ma dopo la cocontinuo stituzione del Regno di Sardegna, passata l’isola sotto l’influenza politica de` lentamente a gli Aragonesi, comincio decadere. Fu distrutto nel corso del secolo XVI da un’incursione di corsari turchi.
Budelli Isola dell’arcipelago della Mad` una delle piu ` dalena. A nord di Spargi, e vicine alla Corsica. Famosa per la sua ‘‘spiaggia rosa’’ in cui Michelangelo An` una memorabile scena del tonioni giro ` diventata una suo film Deserto rosso, e meta obbligata del turismo estivo. L’eccessiva presenza di natanti e visitatori ha consigliato (forse perfino tardivamente) una serie di vincoli imposti ` del parco nazionale deldalle autorita l’arcipelago della Maddalena, istituito ` interessante anche per nel 1996. B. e un antico complesso religioso di origini medioevali situato nell’omonima isola (Celsaria). Compreso nel giudicato di Gallura, faceva parte della curatoria di Unali. Era costituito da una chiesa e da un convento che furono probabilmente costruiti agli inizi del secolo XIII sopra ` non si un antico eremitaggio di cui pero ` traccia, per la munificenza di un ha piu
Budelli – Arcipelago di La Maddalena. L’isola e` famosa per la sua ‘‘spiaggia rosa’’, dove ` alcune scene di Michelangelo Antonioni giro un suo film.
Budoni Comune della provincia di Olbia-Tempio, compreso nella X Comu` montana, con 4310 abitanti (al nita 2004), posto a 16 m sul livello del mare, collocato in un una sottile fascia pianeggiante – occupata in parte da stagni
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Budoni – che si trova tra le colline della costa orientale, nella zona tra Posada e San Teodoro, e il mar Tirreno. Regione storica: Posada. Diocesi di Nuoro. & TERRITORIO Il territorio comunale si estende per 55,90 km 2 : ha la forma grosso modo trapezoidale e confina a nord con San Teodoro, a est col mare, a `. La sud con Posada, a ovest con Torpe regione, per lungo tempo disabitata, si ` andata lentamente popolando per e ` l’afflusso di pastori venuti da Budduso e dalla Gallura per sfruttare i pascoli del retroterra collinare, i quali hanno dato vita a un tipo di insediamento ` costituito ancora oggi da sparso che e una miriade di frazioni; solo in seguito ` apparso evidente che le maggiori pose ` di sviluppo potevano venire sibilita dalla fascia costiera, caratterizzata da alcune spiagge alternate a tratti di sco` affascinante gliera e resa ancora piu dagli stagni formati dal rio B. nel suo tratto terminale. La principale via di ` costituita dalla veccomunicazione e chia statale 125 Orientale sarda, cui si ` aggiunta di recente la superstrada Abe basanta-Nuoro-Olbia; una serie di vie minori e interne assicurano il collega` mento con le frazioni e con le localita del litorale. & STORIA L’attuale centro ha origini ` costituito a cavallo molto recenti: si e tra Ottocento e Novecento, a mano a mano che veniva popolato da pastori provenienti dalle zone interne alla ricerca di pascoli. Essi costituirono in un primo tempo degli insediamenti sparsi, sul tipo dello stazzo gallurese, che poi in molti casi sono cresciuti sino a divenire le attuali frazioni, alcune delle quali collocate a nord del paese (Agrustos, Berruiles, Straulas, Strugas), altre nella parte meridionale del territorio ` , San Pie(Brunella, Limpiddu, Solita ` , Tamarispa, Tanaunella). tro, Talava Sino a qualche decennio fa il centro
maggiore era costituito da alcune abitazioni, una cantoniera dell’ANAS, un mulino e la chiesa di San Giovanni Battista, tutti allineati lungo la statale. Dal punto di vista amministrativo il territorio faceva parte del comune di Posada e ` stata conquistata soll’autonomia e tanto nel 1959. Due anni dopo la popola` si raccozione, che per oltre la meta glieva nelle frazioni, superava le 2200 ` . Negli ultimi decenni ha avuto un unita ulteriore notevole sviluppo grazie al turismo che le sue bellissime spiagge e i suoi stagni attirano. & ECONOMIA La base della sua econo` data dall’agricoltura, in particomia e lare la viticoltura, e dalla pastorizia; di particolare rilievo la produzione di formaggi ovini e caprini nel caseificio della Cooperativa Gruppo Pastori. Di ` anche il comnotevole importanza e mercio, ma da qualche tempo il settore ` diventato quello del turismo trainante e ` che ha dato grande impulso alle attivita edilizie; al momento si avvale di 18 alberghi con 1931 posti letto, 3 aziende agrituristiche con 36 posti letto, 23 ri` collegato storanti. Servizi. Il paese e mediante autolinee agli altri centri della provincia. Dispone di medico, farmacia, scuola dell’obbligo, Biblioteca comunale e sportello bancario.
Budoni – Panorama con il porto.
DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 4117 unita
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Budroni di cui stranieri 146; maschi 2092; femmine 2025; famiglie 1489. La tendenza complessiva rivelava un aumento della popolazione, con morti per anno 35 e nati 48; cancellati dall’anagrafe 99; nuovi iscritti 117. Tra gli indicatori economici: imponibile medio IRPEF 12 582 in migliaia di lire; versamenti ICI 3649; aziende agricole 321; imprese commerciali 351; esercizi pubblici 61; esercizi al dettaglio 125; ambulanti 7. Tra gli indicatori sociali: occupati 1016; disoccupati 273; inoccupati 131; laureati 41; diplomati 332; con licenza media 1201; con licenza elementare 1065; analfabeti 156; automezzi circolanti 1333; abbonamenti TV 795. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Nel suo territorio sono tracce di un approdo ` augustea romano sviluppatosi in eta lungo la strada che da Carales portava a Olbia. La traccia dell’antico insediamento rimane nell’attuale nome di Agrustos. & PATRIMONIO ARTISTICO E CULTU` sviluppato RALE Il tessuto urbano si e attorno a piccoli nuclei, derivanti da stazzi, in cui sono ancora conservate alcune case del tipo gallurese in granito. Gli edifici di maggiore interesse sono la chiesa di San Giovanni Battista, tuttora parrocchiale del centro maggiore, e alcune altre chiese o piccole cappelle erette nelle frazioni: San Lorenzo, San Sebastiano, Sant’Antonio da Padova, Sant’Anna, Santa Maria, San Gavino. A volte si tratta di chiesette in origine isolate in mezzo alla campagna, utilizzate dai pastori, cosı` come avveniva in Gallura, come luogo di aggregazione e per la sepoltura dei defunti. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Que` luogo di incontro di poposta regione e lazioni di diversa lingua e cultura, cosı` che vi si sente parlare sia il logudorese che il gallurese; un tempo le differenze si avvertivano maggiormente, persino
nell’alimentazione e nel modo di confezionare il pane ecc.; la componente gallurese aveva ad esempio la consuetu`dine di organizzare un pranzo, la multa sgia, per rifocillare parenti e conoscenti che si riunivano per un funerale; mentre la richiesta di una ragazza in sposa avveniva secondo il poetico rito della pricunta, la ‘‘domanda’’, organizzato come una piccola rappresentazione. Oggi i costumi si stanno omologando, e le due parti della popolazione, ormai fuse l’una con l’altra, si incontrano per le feste che vengono organizzate nella buona stagione nel capoluogo e nelle frazioni, in parte anche con l’intento di intrattenere turisti e villeg` tipica rimane quella di gianti. La piu Sant’Antonio Abate, che si svolge il 16 e ` 17 gennaio e culmina in un grande falo ottenuto bruciando cataste di cisto alte fino a dieci metri.
Budroni, Giovanni Battista Pittore ` nel Sassarese a par(sec. XVIII). Opero ` del secolo. Di tire dalla seconda meta lui rimangono diverse opere: di particolare importanza sono quelle conservate nella parrocchiale di Borutta.
Budruni, Antonio Insegnante, studioso di storia (n. Alghero 1952). Conseguita la ` dedicato all’inselaurea in Lettere si e gnamento nelle scuole secondarie. Profondo conoscitore della storia di Alghero, ha lavorato anche presso l’Uni` di Sassari, dove ha collaborato versita con M. Brigaglia. Tra i suoi scritti: Breve storia di Alghero, voll. 2, 1982; La Sardegna secondo gli storici catalani, ‘‘Ichnusa’’, 8, 1985; Pestilenze e ripopola` spagnola 1582mento ad Alghero in eta 1652, ‘‘Quaderni sardi di Storia’’, 5, 1986; I giorni del massacro, ‘‘Ichnusa’’, 10, 1986 (sulla persecuzione e la strage di lavoratori sardi a Itri, nel 1911, in cui vennero uccisi 9 operai); Cronologia della Sardegna contemporanea (con M. Brigaglia, S. Sechi e R. Cecaro), in La
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Buffa Sardegna. Enciclopedia, III, 1988; Splendori e miserie. Alghero nelle cronache dei viaggiatori dell’Ottocento (con Yvette Gagliano), 1991; Aspetti di vita sociale in ` spagnola, in AlAlghero durante l’Eta ghero, la Catalogna, il Mediterraneo. Sto` e di una minoranza cataria di una citta lana in Italia (XV-XX sec.) (a cura di Antonello Mattone e Piero Sanna), 1994.
Buduntini Abitanti della citta` di Butuntum (odierna Bitonto, in provincia di Bari) nella Puglia romana. I B. sono citati in un’iscrizione rinvenuta nella zona del lago Baratz, nelle vicinanze di Porto Ferro (Alghero), conservata nel Museo ‘‘G.A. Sanna’’ di Sassari. L’epigrafe, incisa su una stele di arenaria, si articola in tre linee di testo: Sodales / Buduntini / fecerunt. L’iscrizione testimonia quindi che persone provenienti dal centro in questione avevano dato origine in Sardegna a una sodalitas, vale a dire a un’associazione avente probabilmente scopi funerari. L’epi` datare, sulla base della grafe si puo forma delle lettere, al secolo I a.C. L’iscrizione costituisce non solo una testimonianza preziosa del fenomeno associativo nell’isola, complessivamente poco attestato nella documentazione epigrafica sarda, ma anche dei rapporti commerciali della Sardegna con la Puglia romana, ulteriormente confermati dal ritrovamento di anfore brindisine come quella rinvenuta a Cagliari con il bollo [AN]DRONICI. [FRANCO PORRA`]
Buerba, Pietro Religioso (Oristano, inizi sec. XVI-ivi 1574). Arcivescovo di Oristano dal 1572 al 1574. Canonico regolare di Sant’Agostino e uomo di grande cultura, era dottore in Decretali. Recatosi in Spagna, fu introdotto nella corte di Filippo II che finı` per ap`. Nel 1572, su prezzarne le grandi qualita indicazione del sovrano, fu nominato arcivescovo di Oristano da papa Gregorio XIII; tornato a Oristano, resse la dio-
cesi per soli due anni. [MASSIMILIANO VIDILI]
Buesca, Pasquale Pittore (n. Orgosolo 1947). Autodidatta, ha cominciato a dipingere negli stessi anni in cui, a partire dal 1968 e sugli stimoli offerti da Francesco Del Casino, insegnante in quelle scuole medie, il Circolo culturale di Orgosolo ‘‘inventava’’ il movimento dei murales di protesta, che si sarebbe esteso a molti centri della Sardegna. Anche B. dipinse all’inizio, usando dapprima la tecnica dell’acquerello, temi della condizione sociale di Orgosolo e dei suoi difficili rapporti con lo Stato (le perquisizioni di massa) e la Regione (la protesta dei pastori a Cagliari).
Buffa, Edoardo Pittore (Cagliari 1878ivi 1961). Fece i suoi studi presso la Scuola d’arte di Roma. Combattente nella prima guerra mondiale, nel dopoguerra si stabilı` a Treviso, dove aprı` il ` come suo studio acquistando notorieta `a acquerellista. Dopo alcuni anni torno Cagliari e vi si stabilı`; eccelleva come bozzettista e caricaturista dei personaggi tipici della Cagliari popolare, che coglieva nei luoghi caratteristici ` e rappresentava con mano della citta felice. Fu anche ritrattista di notevole efficacia.
Buffa, Giancarlo Pittore e poeta (n. Cagliari 1944). Dopo aver completato i suoi ` dedicato all’insegnamento del studi si e disegno e della storia dell’arte nelle scuole secondarie. Dotato di notevoli ` , si e ` dedicato alla pittura. Ecqualita celle soprattutto nella caricatura, in cui riesce a cogliere in modo ironico gli ` significativi dei personaggi aspetti piu ` anche autore di versi deliche ritrae. E cati e profondi, fra i quali La bimba e il mago nell’isola del fuoco, 1984; La foresta pietrificata, 1989.
Buffa, Roberto Antropologo (n. sec. XX). Ha fatto parte del gruppo che nel
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Buffa 1994 ha studiato gli scheletri rinvenuti nella Grotta di Santa Caterina di Pittinuri, di cui ha dato conto nell’articolo Primo resoconto sul materiale scheletrico umano proveniente dalla grotticella ipogeica di Santa Caterina di Pittinuri, ‘‘Notiziario di Archeoantropologia’’, 1, 1995.
Finita la seconda guerra mondiale si ci` con alcuni film d’avventura (Il mento brigante Musolino, 1950) e nell’interpretazione di drammi come Catene (1949) e I figli di nessuno (1951) che gli diedero un successo enorme. In Le notti di Cabiria, di Federico Fellini (1957), inter` se stesso non senza una punta di preto autoironia.
Buganvillea – Le appariscenti brattee racchiudono il fiore vero e proprio. Salvatore Amedeo Buffa – L’attore di Pirri divenne celebre con lo pseudonimo di Amedeo Nazzari.
Buffa, Salvatore Amedeo (noto con il nome d’arte di Amedeo Nazzari) Attore cinematografico (Pirri 1907-Roma 1979). Amedeo Nazzari (Nazzari era il cognome della madre), esordı` come attore di teatro lavorando nelle migliori compagnie, tra cui quella di Pirandello, e ` al cinema. Interdopo il 1935 approdo ` personaggi di eroe romantico in preto `, film che gli diedero grande notorieta tra i quali Cavalleria (1936) e Luciano Serra pilota (1938), tutti e due di Goffredo Alessandrini. Divenne popolarissimo con La cena delle beffe, di Alessan` podro Blasetti (1941), tratto da un gia polare dramma storico di Sem Benelli.
Buganvillea Genere di piante appartenenti alla famiglia delle Nictaginacee, a cui appartengono oltre venti specie. Arbusti rampicanti con fusti legnosi, ramosissimi, intricati e spinosi, che possono crescere sino a 10 m; le foglie, glabre, sono verde tenero, e i fiori, piccoli e tubulari, gialli, avvolti da vistose brat` foglie trasformate) di consitee (cioe stenza cartacea, considerate a torto i veri fiori, che possono essere di diversi ` (bianco, colori a seconda della qualita arancio, rosa, rosso, viola) e spesso persistono sulla pianta per tutta la primavera e l’estate. In inverno la b. si spoglia delle foglie. Originaria del Brasile, la b. fu portata in Europa nella seconda ` del Settecento. In Sardegna le meta condizioni climatiche sono ideali per
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Buggerru la sua coltivazione: viene quindi largamente utilizzata per siepi, muri e pergolati, che si ricoprono delle vistose fioriture monocromatiche o spesso, nelle as` , multicosociazioni di diverse varieta lori. [MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]
Buggerru Comune della provincia di Carbonia-Iglesias, compreso nella XIX ` montana, con 1126 abitanti Comunita (al 2004), posto a 51 m sul livello del mare, affacciato sul mare di Sardegna, da un canalone scavato nelle montagne dell’Iglesiente, nel punto in cui si apre un’ampia insenatura tra il capo Pecora e la bellissima spiaggia di Cala Domestica. Regione storica: Cixerri. Diocesi di Iglesias. & TERRITORIO Il territorio comunale si estende per 48,23 km2: ha forma grosso modo triangolare e confina a nord e a est con Fluminimaggiore, a sud con Iglesias e a ovest con il mare. Si tratta di una regione di rilievi piuttosto aspri, ` anche se non molto alti; la superficie e in genere arida e, scomparsa la vegetazione d’alto fusto a causa del disbosca` ricoperta premento e degli incendi, e valentemente di macchia mediterranea. Il maggiore interesse viene – o, me` venuto nei decenni passati – dalla glio, e natura del sottosuolo, ricco di minerali ` alta quali lo zinco e il piombo. La costa e nella parte meridionale del litorale, mentre in quella settentrionale si apre la lunga spiaggia di Portixeddu. Il paese ` collegato per mezzo di una strada see condaria che ha inizio dalla statale 126 nei pressi di Fluminimaggiore, e prosegue poi verso sud, toccando le frazioni di Iglesias Nebida e Masua e ricongiungendosi infine alla statale. & STORIA Il villaggio si e ` sviluppato in tempi recenti in un territorio compreso nel salto di Gessa che si stende con i suoi 12 000 ha a nord di Iglesias tra il mare e il villaggio di Fluminimaggiore. ` dell’Ottocento il territorio fu A meta
concesso alla compagnia del conte Bel` le foreste ridutrame che ne devasto cendole in carbone. Per la posizione in cui si trova il canalone nel quale poi sorse il villaggio era stato scelto sin dal 1850 dai boscaioli e dai carbonai per impiantarvi le loro rudimentali capanne.
Buggerru – La vecchia minera. L’economia ` mineraria. del paese era basata sull’attivita
L’opera dei carbonai fu ben presto accompagnata da quella dei primi ricercatori di minerali che a partire dal ` Pranu Santu avviarono 1854 in localita scavi sistematici; ben presto l’impianto crebbe e nel 1856 contava molti addetti, ma nel breve volgere di qualche anno i risultati non parvero sufficienti e venne chiuso. Il demanio cedette allora l’intero salto di Gessa al conte Ciarella di Cagliari e a un suo socio, il signor Millo, i quali nel 1862 cedettero a loro volta il complesso alla famiglia Modigliani (=) di Livorno. La cessione riguardava solo il possesso della superficie del territo` rio: il diritto minerario, che si ando evolvendo in quegli anni, non esclu` che sullo deva infatti la possibilita stesso terreno potessero essere date a terzi concessioni per lo sfruttamento di filoni minerari. In effetti cosı` fu e quando nel 1864 fu concesso, negli stessi terreni dei Modigliani, il permesso di ricerca di calamina all’ingegnere Giovanni Eyquem per un’area di
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Buggerru 1500 ha, si crearono le condizioni per un aspro conflitto giudiziario dal quale i Modigliani uscirono perdenti. Il successo di Eyquem, che in vista dello sfruttamento della concessione aveva ` delle Miniere di costituito la societa ` la nascita della Malfidano, segno grande miniera e di B. Il villaggio ` in pochi crebbe rapidamente, arrivo anni ad avere 500 abitanti; era formato da case disposte a schiera sul fianco del canalone, ma gli operai vivevano in condizioni disumane. Ben presto sulla spiaggia sottostante venne costruito un porticciolo da cui i minerali estratti partivano, una volta sistemati su barconi diretti a Carloforte. Con lo svi` minerarie la popoluppo delle attivita lazione di B. crebbe vertiginosamente fino a toccare nel 1900 i 6000 abitanti, dei quali 3000 minatori. Il paese, che era frazione di Fluminimaggiore, non ` di servizi adeguati, e le disponeva pero condizioni di vita che la Malfidano garantiva ai suoi operai erano di livello inferiore rispetto a quelle che avevano gli operai di villaggi vicini; i rapporti tra operai e direzione della miniera si ` tesi e nel 1904 sfociafecero sempre piu rono nello sciopero la cui repressione ` alcuni morti tra gli operai. costo L’evento segna una data di importanza storica per la vicenda mineraria e sindacale della Sardegna e dell’Italia (da ` celebrato il centesimo anpoco se ne e ´ da quell’epiniversario) anche perche sodio (e altri contemporanei) ebbe origine il primo sciopero generale nazio` nale. Nei decenni successivi l’attivita ` lentamente esaudella miniera ando rendosi; il villaggio nel 1961 ottenne finalmente l’autonomia da Fluminimaggiore ma la sua popolazione si era ora` di 1700 unita `. Atmai ridotta a poco piu tualmente B. ha avuto un certo rilancio ` della pegrazie al turismo e alle attivita ` stato ricostruito e adatsca. Il porto e
tato alle barche da diporto, e si attende la valorizzazione di tutto questo tratto di costa, rimasto sino ad ora fuori mano ` paenonostante le sue indubbie qualita saggistiche e ambientali. & ECONOMIA La sua economia era ba` mineraria; una volta sata sull’attivita ` stata interrotta si e ` puntato che questa e sulla pesca e soprattutto sull’iniziativa ` contare turistica, che al momento puo su un campeggio, una azienda agrituristica e due ristoranti. Servizi. Il centro ` collegato mediante autolinee abitato e agli altri centri della provincia; dispone a breve distanza di un porticciolo adatto alle imbarcazioni da diporto e ai pescherecci. Dispone di medico, farmacia, scuola dell’obbligo e sportello di servizi bancari. & DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 1222 unita di cui stranieri 4; maschi 587; femmine 635; famiglie 598. La tendenza complessiva rivelava una lieve diminuzione della popolazione, con morti per anno 11 e nati 4; cancellati dall’anagrafe 22; nuovi iscritti 22. Tra gli indicatori economici: imponibile medio IRPEF 16 675 in migliaia di lire; versamenti ICI 761; aziende agricole 74; imprese commerciali 4; esercizi pubblici 10; esercizi al dettaglio 24. Tra gli indicatori sociali: occupati 286; disoccupati 66; inoccupati 61; laureati 6; diplomati 89; con licenza media 386; con licenza elementare 426; analfabeti 36; automezzi circolanti 414; abbonamenti TV 359. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il suo ` ancora ricco di siti di arterritorio e cheologia industriale di grande interesse; tra questi vanno ricordati alcuni impianti che sorgono nello stesso villaggio. Si tratta degli edifici della laveria che sorge sulla spiaggia e fu inaugurata nel 1886; all’interno la grande laveria ` rimasta la strutMalfidano della quale e
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Buggerru tura in legno poggiata su una base in muratura; sul costone del canalone sul quale si sviluppa il villaggio una suggestiva strada a picco sul mare – costruita per consentire il trasporto su rotaia dei materiali estratti nella zona di Pranu Santu – porta a una quota di 50 m fino all’imbocco della suggestiva Galleria Henry che prosegue in sotterraneo per ` di 1 km e giunge al mare tra frepiu quenti affacci e termina su uno spiazzo (‘‘Il Piazzaletto’’) nel quale si trovano altre strutture industriali quali una officina e un forno. A qualche chilometro ` che rimane dal centro urbano sorge cio degli impianti della grande miniera di Malfidano che fu la ragione principale della nascita e dello sviluppo del villaggio.
Buggerru – Monumento ai caduti della protesta operaia del settembre 1904 (la chiamarono la ‘‘Domenica di sangue’’). Sculture di Pinuccio Sciola. & PATRIMONIO ARTISTICO, CULTURALE ` disposto E AMBIENTALE Il villaggio e lungo il fondo di un largo canalone che ` diviso in due digrada verso il mare ed e sezioni: la prima, affacciata sull’inse` che rimane denatura, comprende cio ` nel suo gli impianti industriali ed e complesso di grande interesse per l’archeologia industriale; la seconda, sviluppata nel fondovalle, comprende gli edifici residenziali che ospitavano il direttore, gli ingegneri e i tecnici in un complesso di casette curatissime e di-
sposte secondo schemi razionali; oc` circondano dai cupa un declivio che e quartieri operai di Rosmarino e di Monte Beccu nei quali vivevano, in con` , migliaia dizioni di grande precarieta di operai con le loro famiglie. Lungo la strada di accesso, che dopo alcuni tornanti diviene via centrale e piazza, si trovano, in direzione della spiaggia, i resti delle strutture per l’estrazione e il trasporto della calamina. In un piccolo prato giacciono, vicino a un carrello che ricorda il loro lavoro, le statue in pietra di tre minatori, a ricordo delle tre vittime dell’eccidio del 1904: Salvatore ` moglie e sei Montixi, 49 anni, che lascio figli, Felice Littera e Giovanni Pilloni. Erano rispettivamente di Sardara, Ma` sullas e Tramatza, a significare, come e stato giustamente scritto, che i lavora` a se ´ tori di B. non erano una realta stante ma comprendevano tutti i poveri e i diseredati della Sardegna. Il monu` opera del noto scultore Pinucmento e cio Sciola di San Sperate e risale al 1984, quando le solenni celebrazioni per l’ottantesimo anniversario dell’eccidio culminarono in un convegno di storici e in una manifestazione popolare; oggi rimane a ricordare quegli anni, mentre il paese, ridotto da tempo ` di mille abitanti, e ` impea poco piu gnato nella faticosa ricerca di una nuova vocazione. Si conferma la neces` di non dimenticare il tempo delle sita rivendicazioni quando la vita in miniera era durissima: dai salari miseri alla scarsa igiene del posto del lavoro e delle abitazioni, dai lunghissimi orari ` degli spacci cui tutti erano all’esosita costretti a rivolgersi per i generi di ` . Nel settembre del prima necessita 1904 un plotone di militari, chiamati ` Malfidano, dal direttore della societa che voleva imporre una modifica all’orario, arrivarono tra i lavoratori in agitazione; volarono delle sassate e subito
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Buglia le armi iniziarono a sparare: due minatori morirono subito, un terzo dopo alcuni giorni di agonia, numerosi altri rimasero feriti. Una giornata rimasta memorabile per questo suo tragico esito ´, una volta che la notima anche perche zia si diffuse in tutta Italia, le organizzazioni dei lavoratori diedero vita al primo sciopero generale della loro storia. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Costi` tuito da lavoratori provenienti dalle piu `, B. non ha ovviamente diverse localita una lingua locale uniforme e tanto meno un suo costume tradizionale. La popolazione si riunisce tuttavia per alcune ricorrenze festive che hanno preso piede nei pochi decenni della sua vita: il 29 giugno per la festa di San Pietro, considerato il protettore dei pescatori; il 4 dicembre per quella di Santa Barbara, protettrice dei minatori. Si organizzano manifestazioni carnevalesche, con tanto di rogo finale. Per ` stato da poco incentivare il turismo e ideato il Ferragosto buggerraio, con spettacoli e gare.
Buglia, Lorenzo Gentiluomo pisano ` sec. XIII-Cagliari?, (Pisa, seconda meta dopo 1325). Apparteneva a un’antica famiglia legata ai Gualandi, che aveva qualche interesse nel giudicato d’Arborea. Nel 1297 fu nominato ambasciatore di Pisa presso il giudice Giovanni d’Arborea; una volta stabilitosi a Oristano contribuı` a orientare la politica di dipendenza del giudicato dal Comune dell’Arno. Nel 1322 era capitano delle terre che Pisa possedeva nel giudicato di Cagliari; morı` dopo il 1325.
Buglossa Pianta perenne della famiglia delle Boraginacee (Anchusa italica Retz.). Fusto erbaceo eretto, tomentoso e ramificato; foglie basali lineari, superiori lanceolate, fiori azzurro intenso riunite in infiorescenze apicali. Cresce nei campi e in ambienti degradati. Fio-
risce in tarda primavera e inizio estate. Esistono in Sardegna diverse specie affini, tutte endemiche: la b. sarda (A. crispa Viv.), biennale, caratterizzata dal portamento prostrato e da piccoli fiori azzurro chiaro tendente al violetto, che cresce soltanto in ambienti sabbiosi co` insestieri del nord della Sardegna, e rita nell’elenco di piante di importanza comunitaria (con due siti segnalati); l’A. littorea Moris, l’A. marittima Valsecchi e l’A. undulata L. ssp. capellii (Moris) Valsecchi hanno areali ristrettissimi e sono state inserite, in base alla proposta di L.R. n. 184/2001, nell’elenco di specie botaniche da sottoporre a vincolo di ´ccia are´sti protezione. Nomi sardi: borro (campidanese); erba de porcus (Sarde´is (logudogna meridionale); limba de o `i (sassarese). [MARIA IMrese); linga di bo MACOLATA BRIGAGLIA]
Buistiri Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato di Cagliari, compreso nella curatoria di Sols. Probabilmente incluso nei grandi latifondi appartenenti ai De Ac ¸en, parenti della dinastia giudicale. Quando l’esistenza del giudicato di Cagliari ebbe termine, essi ne furono privati e nella divisione del 1258 il villaggio fu compreso nel terzo toccato ai Della Gherardesca che, per fronteggiare insanabili contrasti tra i due rami della famiglia, poco tempo dopo dovettero procedere a un’altra divisione tra loro. B. cosı` fu attribuito ai membri del ramo del ` conte Gherardo; sotto di loro conservo la sua struttura sociale: gli abitanti continuarono a eleggere annualmente il majore e, nel complesso, condussero una vita tranquilla. Con l’arrivo degli ` a far parte Aragonesi, nel 1324 entro del Regnum Sardiniae; ma i Della Gherardesca ne furono spossessati e il villaggio rimase in mano al fisco. Nei decenni successivi B. fu acquisito da Alibrando de Ac ¸en, che lo unı` agli altri suoi
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Bullegas feudi; i suoi rapporti con gli abitanti del villaggio, per quanto egli fosse sardo, si fecero tesi. Nel 1348 la popolazione fu decimata dalla peste; il feudatario ne perse temporaneamente la disponibi` nel corso della prima guerra tra Malita riano IV e Pietro IV; poi, scoppiata la seconda guerra tra il giudice e il re, il villaggio fu occupato dalle truppe arbo` a spopolarsi. rensi e comincio
Bujakesos Componenti di un corpo mi` doculitare nella Sardegna giudicale. E mentata la loro presenza nel giudicato d’Arborea e nel giudicato di Torres. Comandati da un majore de ianna, avevano il compito di vigilare e proteggere il giudice: montavano la guardia alle porte del palazzo giudicale e quando il sovrano si spostava lo seguivano intervenendo spesso come testimoni negli atti scritti che redigeva. Secondo una tradi` delzione non documentabile, in virtu l’antico passato militare di Busachi, i componenti della chita de b. venivano scelti tra gli abitanti del villaggio.
Bulferetti, Luigi Storico (Torino 1915Genova 1992). Dopo aver conseguito la ` dedicato all’insegnamento laurea si e universitario e alla ricerca. Dal 1951 ha insegnato Storia moderna presso la Fa` di Lettere dell’Universita ` di Cacolta gliari, dando un notevole impulso agli studi sulla Sardegna del Settecento. ` trasferito all’Universita ` di Nel 1954 si e ` passato a quella di Pavia e nel 1958 e ` stato socio corrispondente Genova. E della Deputazione di Storia patria della Sardegna. Negli anni di permanenza in Sardegna ha dato un notevole impulso agli studi sul Settecento sardo, pubblicando molti articoli e saggi. Anche nelle altre sedi accademiche ha mantenuto i legami con l’isola. Tra i suoi scritti: Gli orientamenti della politica demografica in Sardegna durante il regno di Vittorio Amedeo III, ‘‘Archivio storico sardo’’, XXIV, 1954; Un progetto di baratto della
Sardegna durante il regno di Vittorio Amedeo III, ‘‘Archivio storico sardo’’, XXIV, 1954; Ricerche sistematiche di fonti interessanti la storia moderna sarda negli archivi stranieri, in Atti del VI Congresso internazionale di Studi sardi, 1957; La Sardegna nell’Archivio generale di Simancas; La Sardegna negli archivi francesi e olandesi, tutti e due in ‘‘Archivio storico sardo’’, XXV, 1-2, 1957; ` del sec. XVIII, Le miniere sarde alla meta in Studi storici in onore di F. Loddo Canepa, I, 1959; Profilo storico-economico della Sardegna dal riformismo settecentesco al piano di Rinascita (con A. Boscolo, G. Sabatini e L. Del Piano), 1962; Progetti settecenteschi per il potenziamento del traffico marittimo della Sardegna, in La Sardegna nel Risorgimento, 1962; Vittorio Amedeo III e la Sardegna. Le carte dell’Archivio di Stato di Torino sez. 1º (1773-1797) riguardanti la Sardegna, 1963; La Sardegna sotto i Savoia sino ai moti angioini, 1965; Le riforme in campo agricolo nel periodo sabaudo, in Fra il passato e l’avvenire. Saggi storici sull’agricoltura sarda in onore di A. Segni, 1965; Introduzione, in Il riformismo settecentesco in Sardegna, voll. 2, 1966; Brevi osservazioni e note di Girolamo Sotgiu per una storia della Questione sarda, ‘‘Studi sardi’’, XXI, 1971; L’ere` piemontese, in La Sardegna. Encidita clopedia (a cura di Manlio Brigaglia), III, 1988.
Bulgarelli, Mauro Senatore della Repubblica (n. Modena 1954). Esperto di ` eletto al problemi dell’ambiente, gia Senato nel 2001 in Emilia nella lista dei ` stato rieletto in Sardegna nella Verdi, e consultazione del 2006 nella lista Insieme con l’Unione (Verdi, Comunisti italiani, Lista Consumatori).
Bullegas, Sergio Storico del teatro (n. ` Nuxis 1946). Dopo essersi laureato si e dedicato alla ricerca e all’insegnamento universitario. Attualmente inse-
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Bullettino Archeologico sardo ` gna Storia del teatro presso l’Universita di Cagliari. Ha condotto importanti ricerche sulle vicende del teatro in Sardegna, recuperando un notevole patrimonio di documenti e testi il cui com` plesso contribuisce alla conoscenza piu approfondita di alcuni aspetti della cul` autura sarda altrimenti trascurati. E tore di numerosi pregevoli volumi e di molti articoli apparsi su riviste scientifiche in Italia e all’estero. Tra i suoi scritti: La passione di Sigismondo Arquer tra autobiografia e drammaturgia, in ‘‘Studi sardi’’, XXIII, 1974; Teatro in Sardegna tra Cinque e Seicento, 1976; La vicenda degli spazi teatrali a Cagliari, ‘‘L’Unione sarda’’, 1978; Sardegna 1700: sulla scena compare il melodramma, ‘‘L’Unione sarda’’, 1980; Breve storia del teatro, in La Sardegna. Enciclopedia (a cura di Manlio Brigaglia), I, 1982; Repertorio teatrale a Cagliari e a Sassari dal ` di 1852 al 1875, ‘‘Annali della Facolta ` di Lettere e Filosofia dell’Universita Cagliari’’, V, n.s., 1986; Repertorio teatrale a Cagliari dal 1876 al 1894, ‘‘Annali ` di Lettere e Filosofia deldella Facolta ` di Cagliari’’, VI, n.s., 1987; l’Universita Teatro nel Settecento in Sardegna. La scena e la tecnica di Maurizio Carrus: tradizione e traduzione nella passione, ‘‘Studi sardi’’, XXVIII, 1989; Le manife` stazioni effimere barocche, in La societa ` spagnola (a cura di Francesarda in Eta sco Manconi), I, 1992; La Spagna, il teatro, la Sardegna, 1992; L’effimero barocco. Festa e spettacolo nella Sardegna del XVII secolo, 1996; Storia del teatro in Sardegna, 1998; S’umanidadi e s’innocenzia de is umilis. Il teatro e la drammaturgia di Antonio Garau, 2001.
‘‘Bullettino Archeologico sardo’’ Periodico di archeologia (1855-1864). Pubblicato mensilmente a Cagliari dal gen` diretto dal naio 1855 al dicembre 1864, e canonico Giovanni Spano, archeologo, ` direttore della Biblioteca erudito, gia
Universitaria cittadina, futuro senatore del Regno. Tra i temi trattati dalla rivista, cui collaborano tra gli altri Carlo Baudi di Vesme, Alberto Ferrero ¨ in, Pietro della Marmora, Leon Gou Martini, Ignazio Pillito, ritrovamenti archeologici e studi di epigrafia, numismatica, storia e linguistica. Ogni fasci` corredato da tavole illustrate. colo e Dopo la cessazione delle pubblicazioni, riappare nel 1884 per un anno, sotto la direzione di Ettore Pais, direttore del Museo cagliaritano. [RITA CECARO]
Bullitta, Paolo Pittore (n. Nughedu San ` 1933). Vive e lavora a Sassari. Nicolo Esordisce nel 1954, e nello stesso anno ` chiamato a insegnare nell’Istituto e d’Arte di Sassari. Partecipa al movi` mento delle avanguardie sassaresi ed e con Mauro Manca e Aldo Contini tra i promotori del Gruppo A. Nel 1981 si trasferisce a Trieste, dove insegna all’Istituto d’Arte. Ha esposto in numerose ` recente nel 1999 a Saspersonali, la piu sari.
Bullo, Silvia Archeologa (n. 1966). Nel 1992 ha fatto parte della missione di ` di Padova a Nora scavo dell’Universita e ha lavorato sotto la direzione di Sandro Filippo Bondı`. Ha dato conto delle sue ricerche sarde in Nora III. Lo scavo Area D macellum (con C. Rossignoli e M. Teresa Lachin), ‘‘Quaderni della Soprintendenza archeologica per le province di Cagliari e Oristano’’, 11, 1995.
Bultei Comune della provincia di Sas` monsari, compreso nella VI Comunita tana, con 1158 abitanti (al 2004), posto a 509 m sul livello del mare, affacciato dalle pendici occidentali della catena del Goceano sulla media valle del Tirso. Regione storica: Goceano. Diocesi di Ozieri. & TERRITORIO Il territorio comunale si estende per 96,61 km2: ha forma grosso modo trapezoidale e confina a nord con ` e Pattada, a est Nughedu San Nicolo
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Bultei con Benetutti, a sud con Bono, a ovest con Anela. Posta in posizione centrale nell’isola, la regione comprende sia la parte valliva che quella del versante ´ quella piu ` elevata, montuoso, nonche caratterizzata in parte da un altipiano dove si trova la zona a foresta di Sa Fraigada e da alcune vette intorno ai 1000 m. ` agricola e Hanno cosı` spazio l’attivita l’allevamento, mentre parte della mon` coperta da pregiate foreste. Il tagna e ` attraversato dalla tortuosa stapaese e tale 128 bis, dalla quale si distaccano da un lato la traversa che, dividendosi in due, conduce a Ozieri e a Pattada, dall’altro quella che porta a Benetutti e Nule. Nella vallata si trova un lungo tratto di una nuova direttissima che secondo il progetto originario dovrebbe condurre sino a Olbia.
Bultei – La solitaria campagna di questa parte del Goceano e` dominata dalle forme romaniche della chiesetta di Nostra Signora dell’Altura. & STORIA L’attuale centro e ` di origine medioevale, appartenne al giudicato di Torres e fu incluso nella curatoria del Goceano. Dopo l’estinzione della famiglia giudicale di Torres, il villaggio fu lungamente conteso tra i Doria e gli Ar` che questi borea; dopo il 1290 sembro ultimi avessero la meglio, ma nel 1297 i Doria, sfruttando il bisogno che Giacomo II d’Aragona aveva di alleati da
coinvolgere nella conquista della Sardegna, se ne fecero riconoscere il possesso e ne ottennero l’investitura. Gli Arborea fecero buon viso a cattivo gioco: alleatisi anch’essi con gli Aragonesi, negli anni che precedettero la conquista mostrarono di accettare la nuova situazione. Ma quando nel 1325 i Doria si ribellarono, il villaggio fu investito nuovamente dalle loro truppe, conquistato e formalmente annesso al Regno di Sardegna. Il suo possesso, con quello di tutto il Goceano, fu definitivamente riconosciuto al giudice d’Arborea e nel 1339 il re d’Aragona concesse al futuro Mariano IV il titolo di conte del Goceano. Scoppiata la guerra tra Mariano IV e Pietro IV, nel 1378, proprio quando ` acuto, il re d’Arail conflitto si fece piu gona provocatoriamente incluse B. nei territori che aveva concesso in feudo al ` il viltraditore Valore de Ligia. In realta ` a rimanere possesso arlaggio continuo borense fino alla caduta del giudicato, e dopo il 1409 fu concesso in feudo al marchese d’Oristano. Di fatto il territorio non era ancora pacificato, infatti sembrava dovesse cadere nelle mani del visconte di Narbona e negli anni seguenti fu teatro di una continua guerriglia ` Bartolo Manno della quale approfitto per invadere e devastare tutto il Go´ la situazione appariva ceano. Poiche non controllabile dal marchese d’Ori` che il territorio stano, nel 1421 sembro potesse entrare a far parte del grande feudo concesso a Bernardo Centelles; ` Leonardo Cubello lo innel 1422 pero vase, sconfisse Bartolo Manno e final`. Cosı` B. dopo anni di mente lo occupo tribolazioni giunse in possesso dei marchesi d’Oristano; dopo la ribellione di Leonardo Alagon il villaggio prese a essere amministrato direttamente da funzionari reali e nel 1493 fu definitivamente incluso nel patrimonio reale: ` di 250 abiera allora ridotto a poco piu
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Bultei tanti. Dipendeva dal governatore del Goceano che per espletare i propri compiti si serviva di funzionari. Il rapporto tra i funzionari reali e la popolazione non fu mai tranquillo, anche per´ fu lentamente modificato il sistema che per l’individuazione del majore, che finı` per essere scelto dal governatore. ` Altro motivo della crescente ostilita ` del era legato alla eccessiva gravosita carico fiscale che rischiava di frenare la ripresa del villaggio. Nel secolo XVII ` a crescere e la popolazione comincio alla fine del secolo contava quasi 500 ` ; nel secolo XVIII la popolazione unita ` ancora, entro la fine del secolo aumento toccava quasi i 700 abitanti, e B. comin` anche a sperimentare il Consiglio cio comunitativo e il Monte granatico che contribuirono a vivacizzare la sua vita sociale ed economica. Nel 1821 fu incluso nella provincia di Nuoro. Negli anni immediatamente successivi si colloca l’importante testimonianza di Vit` temperato pur torio Angius: «Il clima e nell’inverno. Soffresi spesso della nebbia, e talvolta se ne sperimenta nocu` pure danneggiante l’umidita ` mento. E che viene sı` dal ruscello accennato, come dalle acque che spargonsi dalla ` del paese fonte pubblica per l’estremita ` sempre salua occidente. L’aria non e ` da notarsi bre. Non altra manifattura e che la solita delle tele e dei panni lani per li bisogni proprii. Si lavora in circa 50 telai. La scuola normale frequentasi da 12 fanciulli. Il censimento parrocchiale portava pel 1833 anime 785, in famiglie 208. La media per un decennio ` i seguenti nudi nati, morti e sposati da meri 35, 26, 8. L’ordinaria meta al corso ` intorno al sessantesimo. Le della vita e ` frequenti malattie sono le pleuripiu tidi, le periodiche e perniciose. L’area della possessione dei Bulterini si computa di circa 35 miglia quadrate. La ` suscettibile di varii generi di colterra e
` ordinaria della tivazione. La quantita ` in seminagione del grano e dell’orzo e totale di starelli 1500, che adeguando i numeri di dieci anni, moltiplica al 6. Di lino, canape e legumi si coltiva solo ` traquanto faccia alle famiglie. Non e scurata la cultura di alcune erbe o piante ortensi. Le uve sono di molte va` , e soglion dare circa 700 cariche rieta ` di qualche (litri 5040) di mosto. Il vino e ` , quando i grappoli giungono a bonta ´ se ne brucia, perfetta maturazione. Ne ´ se ne vende, anzi non bastando se ne ne compra da altri paesi, e si vanno piantando altre vigne. Le specie degli alberi fruttiferi che si allevano nei poderi non ` bensı` pochissimo il nusono poche; e mero degli individui in ciascuna, da che la loro addizione resta in qua dei 2000. Le chiudende non contengono di questo territorio che quanto potesse ricevere cento starelli di semenza. Quelle che appellansi tanche sono lasciate incolte a pastura del bestiame manso. Si ha un ghiandifero esteso, cosı` che forse ` uno spazio eguale al coltivato occupera e coltivabile. Le specie sono lecci, quercie e soveri. Gli animali che si educavano erano nella loro specie numerati come segue: (an. 1833) pecore 4000, porci 1000, capre 1000, vacche 500, buoi per l’agricoltura 120, cavalle 200, cavalli 50, giumenti 40. I formaggi sono as` dei sai pregiati, solo per l’ottima qualita pascoli. Se ne vende porzione ai nego` zianti che vi passano, i quali oltrecio tolgonsi le pelli, e quanto di lana non si ` manifatturare dalle donne del puo paese. Le specie selvatiche sono assai ` dei daini sono numoltiplicate, ma piu merosi i cinghiali e le volpi. Spesso i cacciatori usano in questi monti, i quali quando si dilettino dei volatili ne trovano frequentissimi, e di quasi tutte le specie, che si conoscono nell’isola». Dopo l’abolizione dei feudi B. nel 1848 ` a far parte della divisione ammientro
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Bultei nistrativa di Nuoro che nel 1859 fu abolita, e subito dopo il suo territorio fu incluso nella provincia di Sassari. Nella ` dell’Ottocento vi si sviseconda meta ` agricole che eblupparono le attivita bero purtroppo un brusco arresto con la crisi di fine secolo. Il villaggio tutta` dando via seppe superare le difficolta ` tradizionali delimpulso alle attivita l’allevamento e dell’agricoltura. Nei primi decenni del Novecento entrarono in funzione due caseifici. Nel secondo dopoguerra la crisi ha avuto una forte ripresa, dopo il 1960 la sua popolazione ha iniziato a diminuire e un buon nu` emigrato. mero dei suoi abitanti e & ECONOMIA La sua economia si basa ` soprattutto sull’allevamento, che puo contare su un consistente patrimonio zootecnico: oltre 10 000 ovini, 2000 bovini e qualche centinaio di caprini. Rinomata la produzione del formaggio pecorino fiore sardo. L’agricoltura si pratica in qualche appezzamento della vallata, ma un maggior numero di posti di lavoro sono dati dalla forestazione e dalla protezione antincendio del patrimonio forestale. Artigianato. In passato vi era sviluppata la tessitura della lana nei telai domestici e qualche modesta ` di artigianato del cuoio. Servizi. attivita ` collegato mediante autolinee Il paese e agli altri centri della provincia; dista da Sassari 77 km. Dispone di guardia medica, medico, farmacia, scuola dell’obbligo, Biblioteca comunale, sportello bancario. & DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 1238 unita di cui stranieri 11; maschi 601; femmine 637; famiglie 483. La tendenza complessiva rivelava una diminuzione della popolazione, con morti per anno 21 e nati 6; cancellati dall’anagrafe 19; nuovi iscritti 7. Tra gli indicatori economici: imponibile medio IRPEF 14 935, in migliaia di lire; versamenti ICI 565;
aziende agricole 265; imprese commerciali 70; esercizi pubblici 14; esercizi al dettaglio 33. Tra gli indicatori sociali: occupati 356; disoccupati 36; inoccupati 76; laureati 31; diplomati 135; con licenza media 322; con licenza elementare 571; analfabeti 29; automezzi circolanti 608; abbonamenti TV 384. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il suo ` ricco di nuraghi (Badu ’e territorio e ` , Bortilacca, Mela, Battile, Boniro Curzu, Fraschiosu, Giuanna Onida, Giuanni Antoni Etzu, Mandra Ingannu, Nurchidda, Pedru Adde, Su Nuraghe, Tilariga) e conta anche una Tomba di giganti, in regione Pedras Ladas. Il sito ` interessante e ` il archeologicamente piu `riga, situato a 1000 m sul nuraghe di Tila livello del mare in mezzo ai boschi; si tratta di un nuraghe trilobato perfettamente conservato; dalla porta si accede attraverso un lungo andito alla camera centrale sormontata dalla tipica volta a tholos. & PATRIMONIO ARTISTICO, CULTURALE ` disposto ad E AMBIENTALE Il paese e anfiteatro sul versante della montagna e ha conservato il tessuto urbanistico originario con strade strette di grande suggestione sulle quali si affacciano grandi case in pietra tipiche del Go` rappresentativo e ` ceano. L’edificio piu la chiesa di Santa Margherita, parrocchiale costruita nel 1590 in forme gotico-catalane. Nel corso dei secoli suc` progressivamente rovicessivi ando ` stata ricostruita totalnando; nel 1980 e mente; custodisce una bella statua lignea del Settecento. Altra chiesa che ` quella di San Sebasorge nell’abitato e stiano: costruita nel secolo XVII in forme tardogotiche, ha l’impianto a una navata e la copertura con volte a botte. All’esterno, sul muro perimetrale di sinistra, un bassorilievo molto antico raffigura San Sebastiano. Nella foresta ` invece la chiesa a 1000 m di quota e
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Bulterine della Madonna dell’Altura, costruita nel secolo XVIII in forme baroccheggianti e presto rovinata. Nella seconda ` del secolo XIX era quasi complemeta ` stata totalmente tamente diroccata; e ricostruita nel 1970; nelle vicinanze si scorgono resti di murature probabilmente nuragiche. Dal punto di vista ambientale e naturalistico sono da ricor` di Su Labiolaiu, dove si dare la localita trova la Fons Salutis legata a molte leg` tegende e famosa per le sue proprieta ` avanti la localita ` di Fiorapeutiche, piu ` stata rentini, dove a 1000 m di quota e ricostruita la cappella di Nostra Si` possibile gnora dell’Altura, e da dove e ammirare un magnifico panorama; in` di Tilariga fine la spettacolare localita in un suggestivo ambiente caratterizzato dalla foresta. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Le grandi feste religiose conservano in parte il patrimonio di usanze del villaggio e sono ancora disposte in modo che le loro ricorrenze scandiscano i tempi ` dell’annata agricola e pastorale. La piu ` senza dubbio quella in importante e onore della Madonna dell’Altura che si svolge il 22 agosto presso la chiesa omo` Cresiedda; dura tre nima in localita giorni e prevede momenti religiosi alternati a manifestazioni di danza e canto tradizionali.
Bulterine Antico villaggio di origini medioevali che faceva parte del giudicato di Torres, compreso nella curatoria del Goceano. Sorgeva non lontano da Anela. Dopo l’estinzione della famiglia giudicale di Torres, fu lungamente conteso tra i Doria e gli Arborea; dopo il ` che questi ultimi avessero 1290 sembro la meglio, ma nel 1297 i Doria, sfruttando abilmente il bisogno che Giacomo II d’Aragona aveva di alleati da coinvolgere nella conquista della Sardegna che andava progettando, se ne fecero riconoscere il possesso e ne ottennero
l’investitura. Ma dopo l’arrivo degli Aragonesi, quando nel 1325 i Doria si ribellarono, il villaggio fu investito nuovamente dalle truppe del giudice d’Arborea, allora alleato del re d’Aragona, conquistato e formalmente annesso al Regnum Sardiniae. Il suo possesso, con tutto il Goceano, fu definitivamente riconosciuto al giudice d’Arborea e nel 1339 il re d’Aragona concesse a Mariano IV il titolo di conte del Goceano. Nei de` a rimanere in cenni successivi continuo possesso del giudice, ma nel 1348 soffrı` per l’epidemia di peste e, scoppiate le guerre tra Aragona e Arborea, fu investito dalle operazioni militari. In pochi anni i suoi abitanti si sarebbero trasferiti fondando Bultei.
Bulzi – Chiesa di San Pietro delle Immagini.
Bulzi Comune della provincia di Sassari, incluso nel Comprensorio n. 2, con 621 abitanti (al 2004), posto a 201 m sul livello del mare, collocato in una piccola valle al centro dei modesti rilievi calcarei dell’Anglona orientale. Regione storica: Anglona. Diocesi di Tempio-Ampurias. & TERRITORIO Il territorio comunale si estende per 21,63 km2: ha forma grosso modo circolare e confina a nord con Sedini e Valledoria, a est ancora con Valledoria, a sud con Perfugas e Laerru, a ovest ancora con Sedini. Si tratta di regione di colline arrotondate che raramente superano i 300 m di altezza, inter-
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Bulzi calate da piccole valli e tratti di pianura. Vi si trovano trachiti e conglomerati silicei, ma predomina il terreno argilloso e calcareo, adatto, come nei paesi dei dintorni, per la cerealicoltura, che ha qui un’antichissima tradizione. Si contano alcune sorgenti ma i corsi d’acqua sono di scarsa consistenza. Anche nei dintorni di B. si trovano tracce della ‘‘foresta pietrificata’’ ` presente a Perfudell’Anglona (ben piu gas e Martis): fenomeno dovuto in epoca antica alla formazione di un lago dalle acque ricche di silice, composto che ` il legno dei tronchi rimasti pietrifico ` attraversato dalla sommersi. Il paese e statale 124 che congiunge, passando anche per la vicina Sedini, Castelsardo con Laerru; si tratta di un percorso tortuoso e piuttosto antiquato e per questo ` mosi sta studiando un tracciato piu derno che possa aiutare questi paesi a uscire dall’isolamento, e soprattutto a collegarsi meglio con i flussi turistici che interessano la fascia costiera nel periodo estivo. & STORIA L’attuale centro e ` di origine medioevale, apparteneva al giudicato di Torres ed era incluso nella curatoria dell’Anglona; sorse nel secolo XI in ` di un monastero benedetprossimita tino annesso alla chiesa di San Pietro. A partire dal secolo XII venne in possesso dei Doria, in seguito a uno dei matrimoni che fecero con principesse della famiglia giudicale di Torres. Dopo l’estinzione della dinastia, essi inclusero B. nel piccolo stato feudale che avevano formato riunendo tutti i territori in loro possesso. I Doria seppero instaurare un buon rapporto con gli abitanti del villaggio, che mantennero i loro privilegi e la loro autonomia e vissero sostanzialmente in pace fino alla conquista aragonese. Nel 1323, i Doria si dichiararono vassalli del re d’Ara` a far parte del Regnum gona e B. entro
` nel 1325 i Doria Sardiniae. Quando pero si ribellarono, il villaggio divenne teatro della guerra e nel 1330 fu occupato dalle truppe aragonesi guidate da Raimondo Cardona, e devastato. Pur avendo subı`to notevoli danni, il paese ` a sopravvivere, rimanendo continuo sempre nelle mani dei Doria. Negli anni seguenti Pietro IV, per liberarsi ` di della loro irrequieta presenza, tento acquistare il piccolo stato ma non vi riuscı`, ed essi nel 1347 si ribellarono nuovamente. Il villaggio subı` altri danni e poco dopo fu invaso dalle truppe di Giovanni d’Arborea, fedele alleato del re. Ma di lı` a poco lo sfortunato principe fu fatto arrestare dal fratello, il giudice ` ai DoMariano, e cosı` B. nel 1350 torno ` ria. La tribolazioni del villaggio pero non ebbero fine: scoppiata la seconda guerra tra Mariano IV e Pietro IV, nel 1366 fu occupato dalle truppe del giudice. Successivamente il territorio con` a essere teatro della guerra fino tinuo alla battaglia di Sanluri. Caduto il giudicato d’Arborea, i Doria tentarono di conservarne il possesso ma nel 1412 furono sconfitti dal visconte di Narbona che si impadronı` del territorio; lo tenne ` formalfino al 1420, anno in cui B. entro mente a far parte del Regnum Sardiniae. Nel 1421 il villaggio fu incluso nel grande feudo concesso a Bernardo Centelles. Il rapporto con i nuovi signori non fu dei migliori: i suoi abitanti nel ´ esasperati 1458 si ribellarono perche dal peso dei tributi, ma non riuscirono a modificare la loro situazione. Nella ` del secolo i Centelles inseconda meta clusero B. nell’incontrada dell’Anglona e il villaggio fu affidato all’amministrazione di un regidor che risiedeva a Nulvi ed era coadiuvato da una burocrazia di funzionari baronali che fecero assumere al piccolo territorio i caratteri di uno stato. I Centelles si estinsero nel 1569 e, dopo una lite ereditaria che
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Bulzi ` fino al 1591, B. passo ` ai Borgia; neduro gli anni nei quali si era svolta la lite il feudo era stato sequestrato e il villaggio amministrato da funzionari reali. Con i ` Borgia le condizioni della comunita non mutarono e, anzi, nel corso del Sei` un aumento del potere cento si verifico ` a controllare del feudatario che arrivo direttamente l’elezione del majore, esautorando completamente la comu` ; per l’amministrazione si appognita giava ai rappresentanti di alcune famiglie di notabili locali che gestirono il potere in modo sostanzialmente clien` era stato possibile telare e ingiusto. Cio ´, nel corso del secolo, per l’esaperche zione dei tributi feudali erano state create le ‘‘liste feudali’’ dei contribuenti, calcolate in base al loro reddito. La gestione di queste liste comportava quindi non solo la determinazione del carico fiscale per ciascuno ma anche l’individuazione delle categorie degli esenti. In genere gli esenti erano proprio i notabili locali, che finirono per formare delle e´lite vassallatiche legate al feudatario; quando i Borgia si estinsero nel 1740, il villaggio contava 350 abitanti, i quali avvertivano un profondo bisogno di liberarsi dalla dipendenza feudale. Dopo una lunga serie di vicende ereditarie, nel 1767 il villaggio fu incluso nel principato dell’Anglona ` a Maria Giuseppa Pimentel che tocco erede dei Borgia e moglie di Pietro Tellez Giron. B., come molti altri villaggi dell’Anglona, non ebbe un rapporto facile con i nuovi feudatari, che dalla Spagna facevano amministrare il feudo a funzionari senza scrupoli, cosı` tra il ` apertamente di 1774 e il 1785 si rifiuto pagare i tributi e nel 1795 prese parte ai moti antifeudali. Nel 1821 il villaggio fu incluso nella provincia di Sassari; il suo tempestoso rapporto con i feudatari si chiuse nel 1843, quando il feudo fu riscattato; da questo momento in poi il
paese fu amministrativamente legato a Sassari. Di B. in questo periodo abbiamo la puntuale e documentata testi` situato monianza di Vittorio Angius: «E ` del monte, e consta di case 160. Le appie strade sono irregolari e spesso fangose, e si hanno a vedere a tutte le parti onde ` temsi esce dei grossi letamai. Il clima e ` impedita per perato. La ventilazione e ` quasi un quadrante d’orizzonte. Non e ´ innocua. L’aria e ` malrara la nebbia ne sana. Pochissimi esercitano qualche arte, non contandosi che alcuni muratori, e ferrari. Le donne lavorano in circa 50 telai. Alla scuola normale non ` accorrono, che 15 fanciulli. Il censipiu mento parrocchiale del 1833 riferiva anime 590 in famiglie 150. Nascono ordinariamente 20, muojono 12, e si celebrano quattro matrimoni. Vivesi frugalmente, e si usa molto di erbe e legumi. Vi dominano di preferenza le gastriti, le febbri periodiche, le ostruzioni viscerali, e le idropi. L’estensione territo` maggiore di 6 miriale dei Bulzesi non e ` in gran parte sabbioso, glia quadrate. E ` molte regioni sono fere paludoso, pero tilissime, onde vi predomina la cultura delle biade. Si semina ordinariamente starelli di grano 750, d’orzo 250, di lino ` si lucra il 50. Quando sia molta fertilita decuplo del seminato. Le vigne tra grandi e piccole sono 60. Quando le uve maturano, il vino riesce di pregio. In anni ubertosi si ottiene di mosto litri circa 15,000. Gli alberi fruttiferi in complessione non superano il migliajo. Le specie sono peri, fichi, pomi, e in maggior numero i mandorli. Dal lentisco ` va intorno a traesi l’olio, e la quantita 1500 litri. Mancasi di ghiandifero, e appena in tutto il territorio si potranno annoverare 200 quercie. Mancasi pure di legna pel fuoco, e conviene che vadasi a tagliar nel Sassu. Le chiudende non ` di 40, e la superficie compresa sono piu forse non riceverebbe 400 starelli di se-
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Bulzi menza. Allevano i bulzesi vacche 200, buoi da lavoro 140, capre 150, pecore 600, porci 40, cavalle rudi 70, cavalli mansi 50, giumenti 50. I cacciatori ricercherebbero invano in questo territorio alcuna selvaggina grossa, vi troverebbero invece volpi, lepri e martore, e in gran copia pernici, colombi, quaglie, merli, tordi, anitre, ecc.». Nella se` dell’Ottocento l’economia conda meta ` svilupparsi e la popoladi B. sembro ` zione crebbe; alla fine del secolo pero la semidistruzione dei vigneti a causa della fillossera e la crisi economica che fu conseguenza della ‘‘guerra’’ doganale con la Francia compromisero gra` supevemente il paese. La crisi sembro rata nel Novecento ma nel secondo dopoguerra anche B. fu progressivamente abbandonato dalla popolazione che emigrava alla ricerca di condizioni di vita migliori. & ECONOMIA La sua economia e ` basata sull’agricoltura, che conta un centinaio di aziende impegnate a coltivare oltre 1200 ha. Si coltivano, continuando l’antica tradizione che faceva anche dell’Anglona un granaio di Roma, i cereali; ` venuta accrein questi ultimi anni si e scendo la superficie coltivata a vite. Artigianato. In passato le donne pratica` di tessivano una modestissima attivita tura i cui prodotti erano destinati esclusivamente a uso domestico. Servizi. Il ` collegato mediante autolinee paese e agli altri centri della provincia; dista da Sassari 50 km. Dispone di medico, scuola dell’obbligo, sportello bancario. & DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 646 unita di cui stranieri 2; maschi 327; femmine 319; famiglie 224. La tendenza complessiva rivelava una lieve diminuzione della popolazione, con morti per anno 5 e nati 1; cancellati dall’anagrafe 1; nuovi iscritti 7. Tra gli indicatori economici: imponibile medio IRPEF 13 284
in migliaia di lire; versamenti ICI 269; aziende agricole 103; imprese commerciali 30; esercizi pubblici 4; esercizi al dettaglio 18; ambulanti 1. Tra gli indicatori sociali: occupati 159; disoccupati 29; inoccupati 61; laureati 7; diplomati 67; con licenza media 193; con licenza elementare 222; analfabeti 42; automezzi circolanti 245; abbonamenti TV 182. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il terri` ricco di nuraghi (Bacca de Aratorio e dos, Benosa, Bonaggiunta, Bonora, Bulzesu, Conte, Crabiles, Cultu, Figone, Fughiles, Malosa, Muros, Rodas, San Nicola, Sarula, Sas Ladas) e annovera la Tomba di giganti di San Pietro. Di tutti ` interessante e ` il nuraghe Rodas il piu che si trova presso il rio Silanis a poca distanza dalla chiesa di San Pietro; al suo interno ha una singolare camera a tholos con la pianta quadrata. & PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE L’abitato, disposto ad anfiteatro in una conca, ha mantenuto il suo assetto tradizionale con strade strette e tortuose sulle quali si affacciano le tipiche case unicellulari in pietra. L’edifi` la chiesa di San cio di maggior pregio e Sebastiano, parrocchiale costruita ` del secolo XVIII in nella prima meta forme definibili neoromaniche: per la facciata furono usati materiali di riporto ricavati dal monastero di San Pietro delle Immagini; nel Novecento il ` stato modificato. Al suo insuo assetto e terno sono custoditi alcuni arredi, alcuni altari laterali e il gruppo ligneo della Deposizione, provenienti da San Pietro delle Immagini. Il complesso delle statue fu realizzato in legno di on` formato da 5 tano nel secolo XIII ed e statue policrome a grandezza naturale. Ma i monumenti di maggiore pregio sorgono nelle immediate vicinanze dell’abitato. Tra questi la chiesa di San Nicola di Concatile, situata a breve distanza
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Bunnari dall’abitato, nella valle del rio Silanis; fu costruita dai Benedettini nel secolo XII in forme romaniche e modificata nel secolo XVI. Di dimensioni modeste, ha una sola navata; la facciata, sulla ` abquale si apre un piccolo portale, e bellita da un timpano su pedicoli fitomorfi. Custodiva una statua lignea del santo risalente al secolo XVI. Il secondo monumento sorge in una suggestiva val` letta, posta oltre il rio Silanis in localita ` conosciuto come chiesa Simbranis, ed e di San Pietro delle Immagini. Costruito ` del secolo XI e modinella prima meta ` ficato nel corso del XIII, l’edificio, che e ` importante del terriconsiderato il piu ` a croce latina in forme romanitorio, e che col tetto in legno e la facciata a due colori ottenuti alternando la pietra calcarea a quella basaltica. Prende il nome da un bassorilievo romanico che raffigura un abate mitrato e due monaci, posto sulla facciata (‘‘le immagini’’). Altro sito interessante per la sto` il colle su cui sorgeva ria del villaggio e un castello; si trova a pochi chilometri dall’abitato, lungo la strada per Laerru. Costruito agli inizi del secolo XII dai ` del monte Malaspina sulla sommita Malu a difesa dell’abitato, dopo l’estinzione della famiglia dei giudici di Tor` sotto il controllo dei Doria che res passo in seguito, al tempo della conquista aragonese, ne fecero uno dei perni della loro resistenza. Dopo la battaglia di Sanluri, in data non precisabile, fu distrutto, attualmente ne sono visibili pochi ruderi. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Un tempo la festa di maggior richiamo si svolgeva il 15 agosto presso la chiesa di San Pietro delle Immagini in onore della Vergine Assunta. Era un evento solenne alla cui organizzazione concorrevano anche le confraternite di Laerru e di Martis e attirava un grandissimo numero di persone da tutto il circonda-
rio. Il momento culminante era la corsa: ` rdia, gara rituale attorno una sorta di a alla chiesa. Attualmente si festeggia San Sebastiano il 20 gennaio con un ` di fronte alla chiesa parrocgrande falo chiale.
Bunnari – Il laghetto di Bunnari, primo serbatoio dell’acquedotto ottocentesco di Sassari, e` al centro di un bel parco verde.
Bunnari Localita` tra Sassari e Osilo. Nella vallata, tra il 1874 e il 1879, mediante l’erezione di una diga alta 26 m, fu creato un lago artificiale della capa` di 500 000 m3 d’acqua destinato ad cita alimentare Sassari, che fino a quel momento non disponeva di una rete idrica: l’approvvigionamento era tutto affidato agli acquaioli che distribuivano casa per casa l’acqua prelevata alla fonte di ` , a monte Rosello. Nella stessa localita del primo lago, nel 1932 fu costruita ` una seconda diga, con la quale si formo ` di 1 200 000 m3, e un lago della capacita cosı` fu costituito un vero e proprio sistema per l’alimentazione idrica della ` . I due laghetti sono oggi invicina citta seriti in un rigoglioso ambiente verde ricco di una foresta di roverelle, che ha dato vita a un bel parco, meta abbastanza frequentata di picnic.
Buonajuto, Marisa Studiosa di problemi dell’educazione (n. Sassari 1932). All’anagrafe Maria Angela Luisa. Dopo avere conseguito la laurea in Filosofia ` di Roma discutendo con all’Universita
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Bupleuro ` Ugo Spirito una tesi su G. Gentile, si e dedicata all’insegnamento nel Liceo ‘‘Azuni’’ di Sassari. Qui, con alcuni alunni, ha condotto una inchiesta sociologica, usufruendo dei suggerimenti metodologici di Marcello Lelli e Arturo Parisi: nel 1976 i risultati sono stati pubblicati nel volume Un Liceo di provincia (con Susy Lella, Vannalisa Manca, Valentino Manconi, Mariella Sale), in cui ha scritto il saggio finale, Riflessioni su un’esperienza di gruppo. Nel 1977 ha dato vita con Antonio Delogu alla rivista ‘‘Quaderni sardi di filosofia e scienze umane’’, in cui ha pubblicato il saggio Fondamenti politici di una teoria della valutazione scolastica. Dal 1977 ha diretto il servizio di Sperimentazione e Orientamento del Provveditorato agli Studi. Ha rappresentato lo stesso Provveditorato nei gruppi di studio di tre di` di versi progetti educativi (Universita ` di Porto, UniManchester, Universita ` di Valencia) sponsorizzati dalla versita CEE e dall’Unione Europea.
provvide a redigere il testo di una costituzione per Carloforte e ad avviare gli atti di governo; l’esperienza del piccolo stato, nonostante il fallimento della ` ancora alspedizione su Cagliari, duro cuni mesi. Le due isole infatti furono ‘‘liberate’’ solo nel maggio del 1793 da truppe sbarcate dalla flotta spagnola che fecero sparire la piccola repubblica. B. divenne allora cittadino fran` a propugnare le sue cese e continuo idee egualitarie e rivoluzionarie, alle quali aveva aderito dapprima con la congiura degli Eguali diretta da Babeuf e, dopo la caduta di Napoleone, nella Carboneria. Negli ultimi anni aveva ripreso la sua azione verso l’Italia, dove ` segrete, in aveva creato diverse societa polemica con Mazzini.
Buonarroti, Filippo Rivoluzionario (Pisa 1761-Parigi 1837). Appartenente alla stessa famiglia di Michelangelo, di profonda cultura illuministica, scoppiata la Rivoluzione francese aderı` entusiasticamente alle sue idee, facendosene promulgatore in diverse pubblicazioni. Costretto a lasciare la Toscana, si ` in Corsica, dove collaboro ` al rifugio ‘‘Giornale Patriottico di Corsica’’ e si ` di diffece sostenitore della necessita fondere le idee della Rivoluzione in Sardegna. Nel 1792 prese parte alla spedizione del Truguet, e quando le navi della flotta francese si presentarono lungo le coste della Sardegna meridio` a Carnale, nel gennaio del 1793 sbarco loforte. Portata a termine l’occupazione delle isole di San Pietro e di Sant’Antioco, contribuı` a fondarvi una repubblica cui diede il nome di Repubblica ` . Subito dopo dell’Isola della Liberta
Filippo Buonarroti – Il rivoluzionario toscano ` sulle isole di San Pietro e Sant’Antioco fondo `. la Repubblica dell’Isola della Liberta
Buonavoglia = Dolia Bupleuro Genere di piante spontanee della famiglia delle Mirtacee. In Sardegna cresce il b. cespuglioso (Bupleurum fruticosum L.), arbusto sempreverde
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Buragna ` raggiungere i 2 m di altezza. Ha che puo foglie coriacee, larghe, di un bel verde lucido; le infiorescenze, ombrelle all’apice dei rami, sono formate da numerosi e piccoli fiori giallo scuro, che fioriscono dalla primavera alla fine dell’estate. Preferisce i substrati calcarei, rocciosi e sassosi di alta collina, ai margini dei boschi. Cresce, quasi endemico, in Sardegna e in Corsica, con rarissime presenze in Liguria, Puglia e Sicilia. Contiene un olio aromatico usato come antireumatico. Nomi sardi: laru krabı´nu (Sarcidano); lau crapı´nu (logudorese); linna nie´dda (nuorese). [MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]
Buragna, Carlo Poeta (Cagliari 1632Napoli 1679). Figlio di Giovanni Battista, dopo aver iniziato i suoi studi a Cagliari li dovette abbandonare quando il padre nel 1645 fu costretto a fuggire dalla Sardegna. In seguito lo raggiunse nel Regno di Napoli e visse con lui a `i Catanzaro e a Cosenza, dove completo suoi studi, interessandosi soprattutto di filosofia e di matematica ma dedicandosi anche alla poesia. Tornato a Napoli nel 1667, si inserı` negli ambienti ` e fu ammesso alculturali della citta l’Accademia degli Investigati. Nel 1670 ` al servizio del principe Carafa, entro ma nel 1673 il suo amico e protettore Scattini cadde in disgrazia. Per soprav` all’insegnamento. Lavivere si dedico ` molti manoscritti di argomento fiscio losofico, andati quasi tutti perduti. La raccolta dei suoi versi fu pubblicata postuma a Napoli, Poesie con la vita del medesimo scritta da Carlo Susanna, 1683.
Buragna, Giovanni Battista Giurista (Alghero, fine sec. XVI-Napoli 1670). ` i suoi studi a Cagliari, dove si Completo ` . Per la sua preparastabilı` e si sposo ` grande considerazione si guadagno zione, tanto che dopo aver esercitato con grande successo la professione di
avvocato, fu chiamato a insegnare all’U`. Negli stessi anni fu anche noniversita ` di Caminato consigliere della citta `, gliari; al culmine del successo, pero nel 1645 fu accusato di calunnia e malversazione e dovette lasciare la Sarde´ Mongna per sfuggire alle ire del vicere talto. In un primo momento si stabilı` a Roma e successivamente nel Regno di Napoli, dove grazie alle sue conoscenze ` nella carriera giudiziaria; fu entro mandato a svolgere il suo ufficio in Ca` si procuro ` altri guai e labria, dove pero fu arrestato. Riconosciuto innocente, fu nominato giudice a Otranto. Nel 1667 si stabilı` a Napoli dedicandosi all’insegnamento del diritto. Delle sue opere si ricordano alcune composizioni ispirate alla cultura spagnola del Siglo de Oro: Batalla peregrina entre amor y fidelidad en la reducion de Naples, 1651; Ramillete espiritual, 1662; El ministro acrizolado, 1667.
Burcei Comune della provincia di Ca` gliari, compreso nella XXIV Comunita montana, con 2978 abitanti (al 2004), po` il piu ` sto a 648 m sul livello del mare (e elevato della provincia), collocato sul pendio del colle Sa Serra, contrafforte del monte Serpeddı`, che con la punta maggiore culmina oltre i 1000 m in agro di Sinnai. Regione storica: Campidano di Cagliari. Archidiocesi di Cagliari. & TERRITORIO Il territorio comunale si estende per 94,97 km2: ha forma grosso modo ovale allungata da settentrione a meridione e confina a nord con Villasalto, a ovest con San Vito, a sud e a ovest con Sinnai. Si tratta di una regione tutta di colline che hanno l’al` di tezza media intorno ai 550 m, ma piu una punta va oltre i 700: Bruncu Bentosu, Monte Idda, Rocca Arricelli ecc. Di natura prevalentemente granitica, presenta un suolo povero, coperto dalla macchia mediterranea e solo in parte ` utilizzato quindi da tratti di bosco. E
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Burcei per l’allevamento e solo nelle valli per l’agricoltura, mentre alcuni tratti sono stati interessati negli ultimi anni da nuova forestazione. I corsi d’acqua che scorrono nelle valli si gettano tutti nel rio Picocca, che va a sfociare sulla costa orientale. Il paese, che si trova in posizione isolata, si collega alla 125 Orientale sarda con una traversa di 7 km che non trova poi altro sbocco, se non in alcune strade di penetrazione agraria, una delle quali raggiunge la vetta del Serpeddı`, utilizzata per i ripetitori telefonici e radiotelevisivi.
Burcei – Nella campagna del paese svetta l’antenna RAI di punta Serpeddı`, una delle ` importanti della Sardegna. piu & STORIA Il villaggio sorse dopo il 1647, vicino alla sorgente detta Mitza de Su Salixi, in un territorio che il marchese ` dal suo feudo e vendi Quirra stacco dette al mercante cagliaritano Benedetto Nater. A stabilirvisi fu una comu` di pastori provenienti dalla Barbanita gia che, attirati dalla bellezza dei luoghi ` e relativa vicie dalla loro tranquillita nanza ai pascoli del Campidano, vi si stanziarono dedicandosi all’allevamento. Alcuni anni dopo il Nater ven-
` fudette il territorio ai Martin che pero rono costretti nel 1718, dopo un lungo processo, a renderlo ai Borgia eredi ` a far parte dei Centelles; cosı` B. torno del feudo di Quirra. La successione dei ` che, Borgia fu contestata dai Catala dopo una lunga lite, riuscirono a ve` nirne in possesso nel 1746; dai Catala ` poi agli Osorio. Il villaggio nel passo 1821 fu incluso nella provincia di Cagliari e nel 1840 riscattato agli ultimi feudatari. Si collocano in questo periodo le puntuali notizie incluse da Vittorio Angius nel noto Dizionario di Goffredo Casalis: «Le case sono 165, le strade poco regolari. Vi abitano famiglie (anno 1833) 155, che danno anime 735. Si celebrano annualmente dieci o dodici matrimoni, nascono 25, muojono 10. Alcuni prolungano la vita ai 90, e 100, molti ai 70. Le ordinarie malattie mor´ tali sono le pleurisie. Avvegnache spesso nell’inverno la temperatura sia ` bassa che nella gran valle (il Campipiu ` tenersi per una dano), tuttavia non puo ´ pure in tal stagione. regione fredda, ne Quando dominano i levanti cadono copiose pioggie, in notti serene resta umettata la terra da molta rugiada, e se sia d’inverno formasi il ghiaccio. Le nevi sono allora frequenti, e d’ogni tempo le nebbie, ma senza alcun nocumento. La grandine ed i fulmini sono flagelli assai temuti, per cui spesso si piange. Mancano affatto le arti, e l’u` quella dei panni runica manifattura e vidi di lana, di cui si fa qualche smercio tra i Campidanesi. Essendo i terreni in ` massima parte sabbiosi convengono piu ` all’orzo che al grano, e quello infatti e solito rendere il 12, questo il 6. Il totale ` ascendere a stadella seminagione puo ` poco curata la coltura del relli 900. E granone, legumi e lino. Le viti vi prosperano, se non che sopraggiungendo la ` stagione fredda prima della maturita perfetta delle uve, il vino riesce leg-
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Burcei giero, e facilmente inacidisce. Consumasi tutto nel paese. Gli alberi fruttiferi sommeranno a 3000 individui. Le specie sono peri, fichi, pomi, ciriegi di al` . I castagni ed i noci vi allicune varieta ` non pergnano mirabilmente, e cio suade ad accrescerne la piantagione. Sonosi formate alcune chiudende per seminarvi, ed in anni di riposo a tenervi il bestiame a pastura. Alcune piccole selve ghiandifere sono in varie regioni, le quali riunite non coprirebbero un mi` glio quadrato. Il bestiame che allevasi e nelle rispettive specie dei numeri seguenti (anno 1833). Buoi per l’agricoltura 170, vacche manse 12, cavalli 30, giumenti 45, capre 2000, pecore 1000, porci 200. I formaggi vendonsi nella capitale con molta riputazione. La monta` popolata di mufloni, cervi, e cingna e ghiali, oltre le comuni specie delle volpi e lepri. I pastori cussorgiali [che restano in una determinata regione] soli fanno la caccia. Potrebbesi insidiare con gran fortuna ai merli, tordi e colombi selvatici, dei quali sono stormi immensi». La ` da tempo prosperava autonocomunita mamente, cominciarono a esservi sfruttate le miniere d’argento e di fluorite attualmente abbandonate, a esservi sviluppata la coltura delle ciliegie. L’abitato si accrebbe dei caratteristici edifici a due piani e nel 1886 della bella parrocchiale costruita su progetto del Cima. Nei primi decenni del Novecento le speranze di uno sviluppo minerario del territorio tramontarono: dapprima cessarono di produrre le piccole miniere d’argento impiantate nelle valli in direzione di Villasalto, successivamente quelle di fluorite poste nella zona di Campuomu. & ECONOMIA La sua economia e ` basata ` ancora oggi sull’allevamento, che puo contare su un discreto patrimonio zootecnico, costituito, nell’ordine, da capre, pecore, bovini e maiali, anche que-
sti allevati come gli altri allo stato brado. L’agricoltura si pratica soltanto nelle parti vallive; la coltivazione della ` che altro alla provvista vite serve piu domestica, ma alcuni viticoltori conferiscono alla Cantina sociale di Quartu ` comunque rinoSant’Elena. Il paese e mato soprattutto per la produzione ` : magdelle ciliegie di diverse qualita gese, niedda, barracocca, carrofali ecc. Qualche anno fa la produzione ha subı`to una contrazione a causa di una ma` in ripresa. lattie delle piante, ma ora e Numerosi i burceresi che lavorano nel campo della forestazione e della prevenzione degli incendi boschivi. Negli ultimi decenni vi si sono sviluppate an` commerciali e nel che alcune attivita paese opera un ristorante. Del tutto ` invece l’attivita ` mineraria chiusa e che, con la scoperta di un filone argentifero, aveva avuto seguito per alcuni decenni. Artigianato. In passato vi era sviluppato un modesto artigianato dell’orbace che veniva commerciato con gli abitanti dei paesi del Campidano. Oggi si contano alcune falegnamerie che producono anche per altri centri ` collegato della zona. Servizi. Il paese e mediante autolinee agli altri centri della provincia, dista da Cagliari 39 km. Dispone di guardia medica, medico, farmacia, scuola dell’obbligo e sportello bancario. & DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 2998 unita di cui stranieri 2; maschi 1526; femmine 1472; famiglie 997. La tendenza complessiva rivelava una diminuzione della popolazione, con morti per anno 26 e nati 33; cancellati dall’anagrafe 32; nuovi iscritti 13. Tra gli indicatori economici: imponibile medio IRPEF 12 480 in migliaia di lire; versamenti ICI 765; aziende agricole 309; imprese commerciali 144; esercizi pubblici 9; esercizi al dettaglio 53; ambulanti 12.
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Burgos Tra gli indicatori sociali: occupati 688; disoccupati 183; inoccupati 218; laureati 5; diplomati 94; con licenza media 1000; con licenza elementare 817; analfabeti 258; automezzi circolanti 922; abbonamenti TV 696. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Nel suo territorio si trovano alcuni nuraghi (Nanni Cocco, Sa Serra de Antoni Si, Su Nuraxi) e nella campagna ai confini con ` Sinnai rimangono tracce delle attivita minerarie del secolo XIX. & PATRIMONIO ARTISTICO, CULTURALE E AMBIENTALE Il tessuto urbanistico ` quello caratteristico dei del paese e ` posto su un cricentri di montagna: e nale e si sviluppa con strade strette e tortuose sulle quali si affacciano case ` piani posti talvolta a in pietra a piu quote sfalsate. L’edificio di maggior ` la chiesa di Santa Maria di pregio e Monserrato, parrocchiale costruita nel secolo XVIII e radicalmente modificata tra il 1880 e il 1902. La chiesa, che fu trasformata su un progetto del Cima, ha pianta ottagonale e la facciata in ` riccastile neoclassico; all’interno e mente decorata con marmi e conserva alcune belle statue. Situato nel comprensorio dei Sette Fratelli, che si leva ` particolarmente oltre la statale 125, B. e ` sugricco di bellezze naturali; tra le piu ` la punta di Serpeddı` che sovragestive e sta il paese, dalla quale si gode un panorama magnifico, con la vista che spazia sulle alture circostanti e arriva sino alla pianura campidanese e al mare del golfo di Cagliari. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI La memoria delle antiche tradizioni del ` conservata nella festa della villaggio e Madonna di Monserrato che si svolge l’8 settembre, richiama gran numero di visitatori e culmina nei fuochi d’artificio.
Burgos Comune della provincia di Sas` monsari, compreso nella VII Comunita tana, con 1024 abitanti (al 2004), posto a
561 m sul livello del mare sul versante orientale della catena del Goceano che si affaccia sulla media valle del Tirso. Regione storica: Campidano di Cagliari. Diocesi di Ozieri.
Burgos – L’abitato del piccolo centro del Goceano e` dominato dal castello in cui visse i suoi ultimi giorni la giudicessa Adelasia di Torres.
TERRITORIO Il territorio comunale si estende per 18,25 km2: ha la forma di una sottile striscia allungata da sud-est a nord-ovest e confina a nord con Bono e Bottidda, a est e a sud ancora con Bottidda, a ovest con Esporlatu e Illorai. Anche se meno estesa in lunghezza rispetto a quelle dei maggiori comuni vi` cini, questa area di pertinenza si puo dividere come quelle in tre parti: una che rientra nella vallata del Tirso intorno ai 200 di quota, una che fa parte del versante della catena e una che si stende nel culmine della stessa catena, che in questa parte forma l’altipiano di Pranu Mannu con alcune cime anche ` nel oltre i 1000 m. La natura del suolo e primo tratto alluvionale, negli altri parte granitica e parte basaltica. Alcuni piccoli corsi d’acqua scendono a get` interno rispetto agli tarsi nel Tirso. Piu ` collegato alla altri della zona, il paese e tortuosa statale 128 bis da una strada secondaria che si dirama poi per la frazione di Foresta Burgos e, con un altro braccio, per Bolotana e la superstrada Sassari-Cagliari. &
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Burgos ` di origine meSTORIA Il villaggio e ` dioevale, probabilmente si sviluppo dopo il 1129, negli stessi anni nei quali Gonario di Torres faceva costruire in cima a un colle il castello. Protetto dalla fortezza, l’abitato, che allora si chia` gradualmava Goceano, si sviluppo mente e fu testimone delle lotte tra Arborea e Torres per il controllo del territorio. Estinta la famiglia dei giudici di Torres fu conteso tra i Doria e gli Arbo` che questi ulrea. Dopo il 1290, sembro timi avessero la meglio, ma nel 1297 i Doria, sfruttando il bisogno che Giacomo II d’Aragona aveva di alleati da coinvolgere nella conquista della Sardegna, se ne fecero riconoscere il possesso e ne ottennero l’investitura. Gli Arborea fecero buon viso a cattivo gioco; alleatisi a loro volta con gli Aragonesi, negli anni che precedettero la conquista mostrarono di accettare la nuova situazione; ma quando, nel 1325, i Doria si ribellarono, il villaggio fu investito nuovamente dalle loro truppe, conquistato e formalmente annesso al Regno di Sardegna. Il suo possesso, con quello di tutto il Goceano, fu definitivamente riconosciuto al giudice d’Arborea e nel 1339 il re d’Aragona concesse al futuro Mariano IV il titolo di conte del Goceano. Cosı` il villaggio fu compreso nella contea del Goceano. Nello stesso anno, grazie al giudice, il territorio adiacente fu testimone di un evento decisivo per la storia della Sardegna: il sovrano con una carta di franchigia asse` a 25 famiglie di contadini provegno nienti in gran parte dai territori dei Doria, una consistente superficie territoriale e permise loro di costruire sulla ` esconcessione le loro case. Questo puo sere considerato l’atto di nascita del B. ` anche l’atto col quale uffiattuale, ma e cialmente il sovrano sancı` la fine della condizione servile nel suo regno. Scoppiata la guerra tra Mariano IV e Pietro &
IV, nel 1378, proprio quando il conflitto ` acuto, il re d’Aragona prosi faceva piu vocatoriamente incluse B. nei territori che aveva concesso in feudo al traditore ` il villaggio Valore de Ligia. In realta ` a rimanere possesso arbocontinuo rense fino alla caduta del giudicato, e dopo il 1409 fu concesso in feudo al marchese d’Oristano. Di fatto il territorio non era ancora pacificato e sembrava dovesse cadere nelle mani del visconte di Narbona; negli anni seguenti fu teatro di una continua guerriglia della ` Bartolo Manno per inquale approfitto vadere e devastare tutto il Goceano. ´ la situazione sembrava non conPoiche trollabile dal marchese d’Oristano, nel ` che il territorio potesse 1421 si penso entrare a far parte del grande feudo concesso a Bernardo Centelles; nel 1422 Leonardo Cubello lo invase, sconfisse Bartolo Manno e finalmente lo oc`. Cosı` B., dopo anni di tribolazioni, cupo rimase in possesso dei marchesi d’Oristano; dopo la ribellione di Leonardo Alagon prese a essere amministrato direttamente da funzionari reali e nel 1493 fu definitivamente incluso nel patrimonio reale; era ridotto allora a meno di 100 abitanti. Dipendeva dal governatore del Goceano che si serviva di funzionari per espletare i propri compiti. Il rapporto tra i funzionari reali e la popolazione non fu mai tranquillo, ´ , come negli altri paesi anche perche della zona, fu lentamente modificato il sistema di individuazione del majore che finı` per essere scelto dal governatore. Altro motivo della crescente osti` era legato alla eccessiva gravosita ` lita del carico fiscale che rischiava di frenare la ripresa del villaggio. Durante l’epidemia di peste del 1652 la sua popolazione fu decimata e il villaggio si ` quasi completamente, tanto spopolo che alla fine del secolo contava circa 80 abitanti. Nel corso del secolo XVIII la
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Burgos ` aumento ` costansua popolazione pero temente ed entro la fine del secolo toc` cava quasi i 400 abitanti. B. comincio anche a sperimentare il Consiglio comunitativo e il Monte granatico che contribuirono a vivacizzare la sua vita sociale. Nel 1821 fu incluso nella provincia di Nuoro. Pochi anni dopo si colloca la preziosa testimonianza di Vittorio Angius, che cosı` scriveva nel Dizio` alnario di Goffredo Casalis: «Il clima e quanto freddo, onde le nevate sono frequenti. Spesso risentesi in orride ma` , e funiere lo squilibrio della elettricita riose tempeste distruggono le fatiche e le speranze dei contadini. La nebbia ben di rado vi si addensa. Abitano in questo borgo (anno 1833) 100 famiglie, che danno anime 520: la vita perviene in molti ai 60, in alcuni oltre agli 80. Si celebrano ordinariamente matrimoni 6, nascono 20, muojono 10. Le malattie dominanti e fatali sono le intermittenti, le perniciose, le pleuritidi. La scuola normale conta circa 12 fanciulli. Le donne attendono al telajo, gli uomini ` alla pastoriparte all’agricoltura, i piu zia. Sono questi nel generale industriosi, e inclinati alla fatica; e gli stessi pastori, quando non sono alla custodia del bestiame, non ricusano di lavorar con la zappa alle loro vigne, orti o chiudende. Il tenimento del borgo non si potrebbe computare maggiore di 7 miglia ` quadrate, di cui la parte maggiore e montuosa e ghiandifera; l’altra, che dicesi il Campo, distendesi dalle falde del monte alla sponda del Tirso. L’ordina` di starelli di grano ria seminagione e circa 100, d’orzo altrettanto, 10 di granone, e circa 50 tra fave, civaje [legumi] e canape. Fruttifica il grano all’ottuplo, l’orzo al ventuplo, il granone al decuplo, ` le fave, i fagiuoli al trentuplo, poco piu il canape rende libbre 200 per starello. ` atta a qualunque altra produLa terra e zione se intervenga la dotta mano d’un
agricoltore diligente. Le migliori va` delle uve vi sono coltivate con rieta buon successo, vi prosperano gli agrumi, i ciriegi, gli albicocchi, i peri, i susini, i fichi, i mandorli, i noci, i castagni, gli olivi, ed ogni specie di pomi, le fragole dette melingı`nas, le patate, i piselli, i carcioffi, e i cavoli fiori, qualcuno dei quali bilanciasi con le venticinque libbre. Il totale delle piante fruttifere non sorpassa i 3000 individui. Gioverebbe assai a questi terrazzani ` si applicassero alla coltivache piu zione, e rinunziassero all’uso antico di alternare la coltivazione ed il riposo per bienni. Le molte ghiande che si hanno, son prodotte dai lecci e dalle quercie, e danno non piccol lucro. Nell’anzidetto anno si allevavano pecore 3000, capre 900, porci 500, vacche rudi 300». Nel 1848 B. fu incluso nella divisione amministrativa di Nuoro e vi rimase fino al 1859; subito dopo fu incluso nella provincia di Sassari. Nella se` dell’Ottocento le attivita ` conda meta agricole sembrarono proiettarlo in una ` ebbe dimensione di benessere che pero purtroppo un brusco arresto con la crisi di fine secolo. Il villaggio tuttavia seppe uscire dalla crisi dando impulso alle at` dell’allevamento e nei primi detivita cenni del Novecento entrarono in funzione due caseifici; nel 1928 gli fu aggregato come frazione il villaggio di Espor` la prolatu che solo nel 1946 riconquisto pria autonomia. Nel secondo dopo` la crisi riprese, e dopo il guerra pero ` diminuita e 1960 la sua popolazione e ` emiun buon numero dei suoi abitanti e grato. & ECONOMIA La sua economia e ` basata ` contare su un sull’allevamento, che puo buon patrimonio zootecnico: oltre ` 10 000 ovini, un migliaio di bovini piu suini ed equini. Si tenta anche qui di ` incoraggiare i flussi turistici e sono gia in funzione tre aziende agrituristiche
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Burgos con 17 posti letto. Artigianato. In passato vi si praticava una modesta forma di artigianato tessile a livello dome` artigianali sono stico; oggi le attivita ` edilizia. Serquelle legate all’attivita ` collegato mediante autovizi. Il paese e linee agli altri centri della provincia; dista da Sassari 71 km. Dispone di medico, scuola dell’obbligo e sportello di servizi bancari.
Burgos – Il piccolissimo centro di Foresta ` importante Burgos nel Goceano e` stato la piu stazione per l’allevamento del cavallo angloarabo-sardo.
DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 1095 unita di cui stranieri 1; maschi 534; femmine 561; famiglie 380. La tendenza complessiva rivelava un lieve aumento della popolazione, con morti per anno 6 e nati 12; cancellati dall’anagrafe 11; nuovi iscritti 11. Tra gli indicatori economici: imponibile medio IRPEF 16 176 in migliaia di lire; versamenti ICI 341; aziende agricole 148; imprese commerciali 58; esercizi pubblici 10; esercizi all’ingrosso 1; esercizi al dettaglio 22. Tra gli indicatori sociali: occupati 251; disoccupati 51; inoccupati 132; laureati 14; diplomati 78; con licenza media 376; con licenza elementare 320; analfabeti 33; automezzi circolanti 407; abbonamenti TV 245. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il suo &
territorio conserva numerosi nuraghi: Campu, Longu, Madalena, Pala ’e Ru` , Serra ghe, S’Abbaia, Sa Toa, Seddaco ’e Su Dimine. I meglio conservati sono quello di Madalena, del tipo monotorre con una camera e la tholos perfettamente accessibili, e quello di Campu, anch’esso del tipo a tholos e in condizioni perfette. & PATRIMONIO ARTISTICO, CULTURALE E AMBIENTALE Il paese ha conservato il suo assetto originario, la strada principale lo divide praticamente in due rioni e sulle strade si affacciano case in pie` piani, tipiche del Goceano. tra a piu L’edificio di maggior pregio all’interno ` la chiesa di Sant’Antonio dell’abitato e Abate, parrocchiale costruita nell’Ottocento; ha l’impianto a una navata completata da cappelle laterali e dal presbiterio. Poco discosto dall’edificio sorge il campanile a canna quadrata costruito in sostituzione del precedente. L’abi` dominato dal castello del Goceano tato e costruito in cima a un picco che guarda il monte Rasu e domina tutta la valle. Fu fatto costruire nel 1129 da Gonario I di Torres con funzioni di difesa del territorio da eventuali attacchi del giudice d’Arborea. Col tempo venne abbellito divenendo una delle residenze della famiglia giudicale fino alla morte della ` qui la giudicessa Adelasia, che termino ` sua esistenza. Successivamente passo ai Doria e da questi ai giudici d’Arborea. Caduto il giudicato d’Arborea la ` fortezza perse di importanza e comincio ad andare in rovina; entro la fine del ` in parte e fu abbanCinquecento crollo donata. Il castello era stato costruito in ` antica e ` costidiverse fasi, la parte piu tuita dalla cinta e da alcuni ambienti oggi crollati; solo nel secolo XIII era stata edificata la grande torre maestra a pianta quadrata alta 16 m, che ancora oggi si conserva. In questi ultimi anni sono stati compiuti diversi lavori per la
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Burruni sua salvaguardia e valorizzazione turi` stato istituito un picstica; nel paese e colo museo che ha il compito di documentare i modi di vivere e di combattere che vi si collegavano. Le campagne attorno alla frazione di Foresta Burgos sono bellissime e ricche di boschi che si prestano allo sviluppo del turismo.
feudo la signoria di Baratuli Santu Sadorru nella curatoria di Dolia; nel 1333 ebbe anche l’attigua montagna di Baratuli e si fece carico di ricostruirvi l’omonimo castello. Infine fu investito anche del villaggio di Sibiola; morı` poco dopo, ma suo figlio Giovanni non fu in grado di trasferirsi in Sardegna per ricevere `, che percio ` fu confiscata. l’eredita
Burguesa Garcia, Lupo Gentiluomo catalano (sec. XIV). Originario di Mon´n, quando Alghero fu conquistata talba da Pietro IV vi si stabilı`, e nel 1370 fu investito del feudo di Suni nella Planar` era compreso nei territori gia, che pero appartenenti al giudice d’Arborea per cui non riuscı` mai a entrarne in possesso. Morı` senza discendenti alcuni anni dopo. Burgos – Gli spalti del castello guardano sulla media valle del Tirso. Qui morı` verso il 1255 Adelasia, ultima giudicessa di Torres.
FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Una ` tradizione molto radicata nel paese e quella fondata sulla leggenda secondo cui le rovine del castello conterrebbero un forziere pieno d’oro, guardato dal fantasma di don Blas d’Aragona che impedirebbe a chiunque di recuperarlo. In ogni tempo questa fantasia ha spinto audaci a tentare la ricerca: si racconta che una volta un parroco, convinto di possedere la formula magica per accedere al forziere, fu incenerito da don ` importante si celebra Blas. La festa piu il 6 novembre per San Leonardo, ma si festeggia anche Sant’Antonio Abate, il ` 16 e 17 gennaio, e il centro della festa e ` propiziatorio. un grande falo &
Burgues Famiglia della grande borghe` sia di Barcellona (sec. XIV). Finanzio con un Giacomo l’impresa dell’infante Alfonso in Sardegna. Subito dopo la conquista, si stabilı` nell’isola dove nel 1326 ottenne una casa nel castello di Cagliari. Nello stesso anno ricevette in
Burmann, Peter Filologo (Utrecht 1668Leyda 1771). Discendente da una famiglia di grandi tradizioni intellettuali, divenne professore di Latino presso ` di Utrecht e successival’Universita mente fu chiamato a far parte dell’Accademia di Leyda, dove morı` lasciando un famoso Thesaurus antiquitatum et historiarum Italiae, Neapolis, Siciliae, Sardiniae, pubblicato ad Amsterdam nel 1704.
Burrida Piatto popolare di Cagliari. Di ` adantichissima tradizione, da molti e dirittura creduto di origine fenicia. La ` il gattuccio di mare: il pesce sua base e viene tagliato a pezzi e lessato in acqua salata; successivamente, scolato e fatto freddare, si unisce a una salsa a base di cipolla, fegatini di pesce, noci, aglio e aceto. Il tutto, ricoperto di foglie d’alloro, viene lasciato marinare per un giorno prima di essere servito, in modo che il gattuccio si insaporisca.
Burruni, Salvatore Pugile (Alghero 1933-ivi 2004). Si afferma fin da giovanissimo in ambito regionale e poi nazionale, conquistando nel 1954 il titolo italiano dilettanti nei pesi mosca. L’anno
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Busachi successivo conquista la medaglia d’oro ai Giochi del Mediterraneo di Barcellona e qualche mese dopo, a Kaiserslautern, diventa campione mondiale militare, sempre nella categoria dei pesi mosca, bissando il successo nel 1956.
Salvatore Burruni – L’algherese ‘‘Tore’’ ` grandi pugili Burruni e` stato uno dei piu italiani, campione del mondo dei pesi mosca.
Eliminato negli ottavi di finale alle Olimpiadi di Melbourne, passa al professionismo e nel 1958 conquista il titolo italiano dei pesi mosca togliendolo a un altro sardo, Giacomo Spano. La lunga carriera di B. continua in crescendo e nel 1961 diventa campione d’Europa battendo ad Alghero il finlandese Risto Luukkonen in quello che viene definito il periodo d’oro del pugi` lato sardo. Dotato di una grande agilita e di uno stile impeccabile, B. diventa campione del mondo nel 1965 battendo a Roma il thailandese Pone Kingpetch. ` il primo pugile sardo che arriva al tiE tolo mondiale. Ceduto il titolo iridato
nel 1966, riconquista quello europeo e ` avlo conserva fino al ritiro dall’attivita venuto nel 1969. [GIOVANNI TOLA]
Busachi Comune della provincia di Ori` monstano, sede della XV Comunita tana, con 1582 abitanti (al 2004), posto a 379 m sul livello del mare, affacciato dalle ultime propaggini occidentali del Gennargentu sulla valle del Tirso, occupata qui dal grande lago Omodeo. Regione storica: Parte Barigadu. Archidiocesi di Oristano. & TERRITORIO Il territorio comunale si estende per 59,30 km2: ha forma grosso modo circolare e confina a nord con Ghilarza e Ula Tirso, a est con Ortueri, a sud con Samugheo e Allai, a ovest con Fordongianus. Si tratta di una regione accidentata, caratterizzata da rilievi impervi e vallate profonde. La natura ` comunque adatta all’agricoldel suolo e tura, favorita anche dall’abbondanza delle acque, che scorrono ovviamente verso la vallata maggiore, quella del ` Tirso. Restano ancora, nelle parti piu impervie, tratti di vegetazione spontanea, parte a bosco e parte a macchia ` attraversato mediterranea. Il paese e dalla statale 388 che, partita da Oristano, si trova qui nel tratto tra Fordongianus e Ortueri; se ne staccano in questo punto le secondarie che lo collegano col vicinissimo Ula Tirso, con Abbasanta e Paulilatino a ovest, con Samugheo a est. & STORIA Il villaggio e ` di probabili origini romane: un centro sorto lungo la grande strada che da Carales (Cagliari) conduceva a Turris Lybisonis (Porto Torres) e che da Abbasanta e Fordongianus risaliva verso il nord lungo la riva sinistra del Tirso. L’insediamento assolveva a una duplice funzione: era il termine di riferimento per una fitta rete di scambi tra la pianura sottostante e le popolazioni delle zone interne e allo stesso tempo un avamposto del sistema
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Busachi fortificato che i Romani avevano edificato. Dopo la conquista bizantina dell’isola la posizione del territorio dove oggi sorge B. assunse una importanza crescente. Situato infatti a poca distanza dal tracciato dell’antica strada, dominava una delle vie d’accesso alla pianura in comunicazione diretta con Forum Traiani (Fordongianus). In seguito ` a far parte del giudicato d’Arboentro rea e fu compreso nella curatoria del Parte Barigadu. Nel corso del secolo XIV, essendo ormai decaduto Fordongianus, divenne per un certo periodo capoluogo della curatoria, e tale rimase fino alla caduta del giudicato nel 1409; ` allora il territorio del Barigadu passo sotto l’amministrazione diretta del re ` rid’Aragona. Le sue popolazioni pero masero idealmente legate all’Arborea e in particolare gli abitanti di B. mantennero un atteggiamento ostile nei confronti degli Aragonesi. Dopo alcuni ´ l’amanni di tensione, nel 1412, poiche ministrazione reale aveva bisogno di ` denaro, il marchese di Oristano presto al re una forte somma di denaro e ottenne in pegno il Barigadu avviando cosı` la pacificazione della popolazione. Negli anni successivi il rapporto tra gli abitanti di B. e Leonardo Cubello fu buono; B, in questi anni rimase saldamente in mano al marchese che con una buona amministrazione riuscı` a garan` ; il villaggio contitirne la tranquillita ` ad assolvere la sua funzione di cennuo tro di riferimento per l’intero territorio ` mantenne gli antichi prie la comunita vilegi a cominciare dal majore eletto annualmente dall’assemblea dei capifamiglia. Quando nel 1427 Leonardo Cubello morı`, B. e il Barigadu furono in` al suo clusi nella parte che egli lascio secondogenito Salvatore. I rapporti del villaggio con Salvatore Cubello furono presumibilmente ottimi; il centro era infatti il naturale riferimento per l’am-
ministrazione e la difesa del Barigadu. Probabilmente in questi anni il suo sviluppo urbanistico assunse le caratteristiche che in gran parte ancora oggi conserva. Quando nel 1463 Salvatore divenne marchese di Oristano, B. fu finalmente riunito al grande feudo. Salvatore Cubello morı` a sua volta nel 1470 senza lasciare discendenti maschi e fu suo erede Leonardo Alagon al quale il villaggio nel 1477 fu confiscato; subito dopo le popolazioni del Barigadu passarono alcuni anni di grande incer` a far tezza; nel 1481 il territorio entro parte del feudo concesso a Gaspare Fa` il vilbra. Il nuovo feudatario trasformo laggio in sede dell’amministrazione ba` attento ai problemi ronale, si mostro ` a B. la del feudo e probabilmente avvio costruzione della chiesa parrocchiale; ` anche esigente nell’imporre il fu pero pagamento dei tributi che la conces` lentamente lisione prevedeva, e ando mitando gli antichi privilegi della co` del villaggio. Fabra morı` senza munita discendenza maschile lasciando il Barigadu alle figlie Isabella, Giovanna, Caterina e Angela; Giovanna e Angela morirono a loro volta pochi anni dopo e le altre due, nel 1518, decisero di ven` Torresani e a dere il feudo a Nicolo Carlo Alagon. Nella divisione che i due fecero tra loro nel 1520, B. fu incluso nel ` al Torresani; Barigadu Jossu che tocco con la divisione il Barigadu perse la `. B. acquisto ` propria secolare unitarieta la posizione e i caratteri di capoluogo ` un felice del nuovo feudo e attraverso periodo; i nuovi feudatari erano consi` influenti di Caderati tra le famiglie piu gliari e impiantarono nel villaggio la nuova parrocchiale dedicata a Sant’Antonio; i rioni di Campumajore e di B. Susu si fusero armonicamente in un contesto urbanistico unitario mentre ` a valle si sviluppava il nuovo quarpiu tiere di B. Jossu. Probabilmente a Ni-
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Busachi ` Torresani e ai suoi discendenti si colo deve anche l’avvio della costruzione della chiesa di San Domenico e, nella ` del Cinquecento, di un seconda meta nuovo convento per i Domenicani. Fece anche costruire nella parte alta dell’abitato il convento e la chiesa di Nostra Signora delle Grazie donandola ´ ne facessero la sede di ai Gesuiti perche un collegio. Nel 1586 gli abitanti di B. fecero con i Minori osservanti una convenzione in base alla quale i Francescani si impegnavano a istituire nel paese un convento e a provvedere all’istruzione degli abitanti. Estinti i Torresani, il villaggio fu ereditato dai Cervellon che nel 1599 ottennero formalmente l’investitura. Ebbe cosı` inizio per B. un periodo non felice della sua storia; i nuovi feudatari, infatti, nel corso del secolo imposero un sistema di tributi piuttosto pesante, rendendo difficile la vita degli abitanti. Trasformarono i sistemi di amministrazione del feudo affidandolo a una famelica e spesso inadeguata burocrazia e aumentarono il carico fiscale; pretesero infatti da tutti i vassalli, divisi in sei classi, il pagamento dei tributi, creando cosı` notevole malcontento. In questi anni la pesantezza dei tributi feudali e l’incuria dei feudatari portarono la crisi a B., che risentı` profondamente del mutato clima. Distratti dai loro problemi, i Cervellon presero a considerare il feudo come un bene patrimoniale da sfruttare e lo cedettero in amministrazione a terzi che, accentuando a loro vantaggio l’esazione dei tributi, esasperarono i rapporti con la popolazione. B. divenne sede di una numerosa e inefficiente burocrazia baronale e residenza di alcune famiglie di cavalieri (Marras, Madau e altri) che ` contribuirono ad articolare la societa del villaggio. Estinti i Cervellon si aprı` una lunga lite tra i pretendenti e i caratteri della crisi si accentuarono, il si-
stema di esazione dei tributi feudali di` caotico e le profonde venne sempre piu ingiustizie che ne derivarono rafforzarono negli abitanti di B. la coscienza di ` e il desideappartenere a una comunita rio di porre fine alla dipendenza feudale. La controversia per la successione rimase pendente per lunghi anni a causa della crisi che seguı` allo scoppio della guerra di successione spagnola. In tutti questi anni il pagamento dei tributi feudali fu sospeso e gli abitanti di B. cominciarono a credere realmente possibile la fine del regime di di` un’illusione e inpendenza. Fu pero fatti, quando sembrava che la Sardegna fosse stata assegnata definitivamente agli Asburgo, nel 1715 le parti in causa trovarono un accordo tra loro e il patrimonio feudale fu finalmente distribuito su nuove basi. La transazione, oltre che reintrodurre il vecchio sistema dei tributi feudali aborrito dalla popolazione, ` gravi conseebbe per B. altre e piu guenze. La spartizione del patrimonio, ` la separazione del Bariinfatti, provoco gadu Jossu dal Canales, rompendo ` culturale ed economica che quell’unita risaliva ai non dimenticati tempi di Ge` ancor di piu ` il rolamo Torresani, e isolo ` ai Manca Guiso, che territorio. B. passo si avviarono all’estinzione nella se` del secolo. Frattanto i loro conda meta rapporti con i vassalli andavano modificandosi e, quando nel 1771 fu approvata l’istituzione dei Consigli comunitativi, i loro poteri furono sensibilmente limitati. Con l’estinzione della linea ma` che l’inschile dei Manca Guiso sembro tero patrimonio feudale dovesse considerarsi devoluto e, quando gli eredi tentarono di impadronirsene, il commissario patrimoniale lo impedı`; nel 1790 il Barigadu Jossu fu riconosciuto definitivamente pertinente al patrimonio de` maniale. Per gli abitanti di B. sembro giunta la fine del secolare tormento; fu
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Busachi ` un’illusione destinata a durare pero poco; nel 1791, infatti, la trattativa tra il fisco e Teresa Deliperi si concluse e il Barigadu Jossu divenne il marchesato di Busachi. Cosı` il villaggio, divenuto capoluogo del nuovo feudo, subito soffrı` a causa delle incertezze sull’ammontare dei tributi feudali dovuti e della ` della marchesa. Necrescente voracita gli anni seguenti le pretese della Deli`, peri, sostenuta dal marito Stefano Leda ` insopportabili ansi fecero sempre piu che per le prepotenze dell’amministratore feudale Antioco Mattares, cui era stato affidata la conduzione del feudo. Influenzati dalla situazione generale che si era determinata nel resto della Sardegna, nel 1793 gli abitanti di B. si rifiutarono di pagare i tributi e si ribellarono apertamente. A farli giungere a tanto avevano contribuito l’indiffe´ , cui il Consiglio comurenza del vicere nitativo si era rivolto, e le crescenti prepotenze del Mattares, di suo genero, il dottor Mura, che ricopriva l’incarico di ufficiale di Giustizia, e dell’altro delegato baronale, un certo Madau. I tre tentarono di salvare la loro posizione con ogni mezzo, ricorrendo a ingiuste accuse nei confronti dei componenti del Consiglio comunitativo, minacciando persone innocenti, danneggiando beni di privati e persino perseguitando alcune persone tramite un gruppo di ribaldi alle loro dipendenze. L’ira popolare fu ben presto incontrollabile, an´ a B. e negli altri villaggi che perche giungeva l’eco dei moti angioiani. Agli inizi del 1796 il Mattares e i suoi complici furono costretti a fuggire e i busachesi, stretti al loro Consiglio comunitativo, continuarono a rifiutarsi di pagare i tributi feudali almeno fino al 1797. Frattanto le vicissitudini finanziarie della marchesa furono in certa misura risolte: per soddisfare il fisco, cui doveva una somma rilevante, la Deliperi
cedette una parte del feudo, conservando solo B. e il vicino Allai. Morı` quando ancora i rapporti con i vassalli non si erano normalizzati, lasciando erede sua figlia Stefania, moglie di An` ai drea Manca. Cosı` nel 1800 B. passo Manca di San Placido; la dipendenza feudale divenne negli anni successivi ` intollerabile e il Consiglio sempre piu comunitativo finı` per divenire l’espres` degli abisione della crescente volonta tanti di rompere definitivamente la dipendenza. I rapporti tra il Consiglio comunitativo e i Manca furono regolamentati minutamente; dopo il 1805, sulla base di un precedente capitolato redatto nel 1801, furono definiti anche i rapporti patrimoniali e il feudatario fu costretto a rendere agli abitanti del villaggio l’uso di alcuni salti dei quali si era impadronito indebitamente. Ormai anche l’atteggiamento del governo nei confronti del sistema feudale andava modificandosi, i poteri dei feudatari vennero progressivamente limitati e soprattutto la loro giurisdizione fu quasi totalmente abolita con la riforma che introdusse i mandamenti nel 1821. Nello stesso anno B., grazie alla sua posizione e alla funzione di piccola capitale feudale che aveva sempre svolto, divenne capoluogo di una provincia che comprendeva ben 81 comuni e, pa` di Oriradossalmente, anche la citta stano. Poco dopo la provincia di B. fu abolita e prese il suo posto quella di Oristano, mentre il villaggio comunque diveniva capoluogo di mandamento. Nel 1834 i Frati minori abbandonarono il villaggio e nel 1835 anche i Domenicani lo lasciarono definitivamente. I suoi abitanti nel 1836 salutarono con gioia l’avvio delle procedure per l’abolizione del feudo. In questi anni si colloca la puntuale testimonianza di Vittorio An` di 430, digius: «Il numero delle case e vise in due rioni, uno superiore, altro
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Busachi inferiore, con strade ampie e di qualche ` , sebbene ne ´ lastricate, ne ´ selregolarita ciate. La moltitudine degli olmi che vigorosamente vi frondeggiano, rende il paese ameno ed aggradevole agli occhi. Vi abitano 426 famiglie (anno 1834), nelle quali sono anime 1708. La longe` ordinaria si puo ` fissare a circa i 75. vita ` vi sono stati non pochi che hanno Pero oltrepassato di molto questo termine, e si sono pure veduti dei centenari in istato vegeto. Le malattie sono rare, e non ve ne ha alcuna che dirsi possa dominante. Nella maniera di vestire in nulla distinguonsi i busachesi dagli uomini degli altri vicini dipartimenti. ` rimarchevole nelle donne la Solo e molta diligenza per la mondezza, ed una squisita lindura. La scuola normale ` frequentata da piccol numero di fane ciulli. La fruttificazione pel pessimo metodo di coltura non va che di rado ` dell’ottuplo. Negli nel generale al di la orti si coltivano cavoli, zucche, lattuche, pomidoro ecc. La gran riputazione dei lini di questo territorio, ha fatto che gli agricoltori abbiano usata qualche diligenza verso i medesimi. Il raccolto ascende annualmente a circa 500 cantara. Molto se ne adopera nel paese, dove non vi sono meno di 400 telai; ma per l’addietro se ne adoperava assai di ` , che ´ era allora un gran traffico di piu tele ordinarie, che si compravano da’ Gavoesi per rivenderle in altri paesi. La vigna prospera mirabilmente: fassi vino nero assai pregiato, che tutto si consuma nel paese. L’acquavite comprasi dai vicini villaggi di Ortueri e di ` le, e di rado se ne distilla nel Ardau paese. Nutronsi in questi salti molte greggie e armenti. I formaggi sono di ` . Quando v’era commerqualche bonta cio di questo articolo coi napoletani se `. Il selne facea del bianco in quantita ` assai numeroso, e delle orvaggiume e dinarie specie dell’isola, eccettuato il
solo muflone. Lo stesso deve dirsi dei volatili». In quegli anni anche a B. si fecero sentire le conseguenze dell’abolizione del feudo; la gestione del demanio feudale e le operazioni di definizione del nuovo catasto e del nuovo regime fiscale provocarono notevoli tensioni. Dopo la ‘‘fusione perfetta’’, nel 1848, la provincia di Oristano fu abolita, ` a far parte della divisione amB. entro ministrativa di Cagliari e, quando nel 1859 furono ricostituite le province, fu definitivamente assegnato alla provincia di Cagliari, continuando a rimanere sede di mandamento. Nella seconda ` del secolo B. riprese la sua antica meta funzione di centro intermediario tra la valle del Tirso e le zone interne, la sua popolazione crebbe rapidamente e i suoi abitanti coltivarono con orgoglio il senso dell’appartenenza alla loro co` . La sua economia, oltre che munita ` dell’agricoldalle tradizionali attivita tura e della pastorizia, fu caratterizzata ` artigianali. L’imdal fiorire di attivita ` propianto del lago Omodeo modifico fondamente oltre che l’ambiente circostante anche l’antico equilibrio che legava B. alla valle sottostante. Nel 1928 il suo territorio fu accresciuto per l’aggregazione di Ula Tirso, che divenne sua frazione, ma il villaggio assunse sempre ` il carattere di un centro isolato la di piu cui popolazione era alla ricerca di anti`. chi legami di cui sentiva la necessita Gli atti del Consiglio comunale di questi anni pongono bene in evidenza tali tensioni e il lento progredire della comu` , il suo acquisire, probabilmente nita con i finanziamenti della cosiddetta ‘‘legge del Miliardo’’, servizi quali le fogne e l’illuminazione elettrica. Dopo la fine della seconda guerra mondiale la difficile convivenza con Ula Tirso ` , infatti nel 1946 il vicino villaggio cesso ` la propria autonomia e B. ririacquisto prese a vivere animato dai suoi soliti
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Busachi problemi. A partire dal 1951 la sua po` a diminuire, i campolazione comincio biamenti dell’economia della Sardegna e purtroppo l’emigrazione furono i fattori che determinarono questo vistosissimo e al momento irrecuperabile calo. Nel 1974 fu ricostituita la provincia di ` a farne parte, riacOristano e B. torno quistando i tradizionali punti di riferimento per la sua economia e la sua cultura; attualmente come capoluogo ` montana del Barigadu della Comunita ha ripreso ad assolvere l’antica funzione di piccola capitale.
Busachi – La facciata della chiesa di San Bernardino, costruita ai primi del Settecento nella parte detta Busachi de Josso (Busachi di sotto). & ECONOMIA La sua economia e ` basata sull’agricoltura, in particolare la frutticoltura e la viticoltura; vi si praticano anche la pastorizia e il commercio. Ar` la traditigianato. Antica e radicata e ` anzione dell’artigianato del lino che e cora parzialmente praticato e in passato ha dato grande rinomanza a B. Ser` collegato mevizi. Il centro abitato e
diante autolinee agli altri centri della provincia, dista da Oristano 39 km. Dispone di medico, farmacia, scuola dell’obbligo, Biblioteca comunale e sportello bancario. & DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 1691 unita di cui stranieri 1; maschi 798; femmine 893; famiglie 613. La tendenza complessiva rivelava una diminuzione della popolazione, con morti per anno 26 e nati 4; cancellati dall’anagrafe 23; nuovi iscritti 19. Tra gli indicatori economici: imponibile medio IRPEF 14 377 in migliaia di lire; versamenti ICI 631; aziende agricole 350; imprese commerciali 66; esercizi pubblici 10; esercizi al dettaglio 16; ambulanti 2. Tra gli indicatori sociali: occupati 436; disoccupati 78; inoccupati 121; laureati 26; diplomati 123; con licenza media 532; con licenza elementare 576; analfabeti 122; automezzi cirolanti 534; abbonamenti TV 520. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il terri` preistorica, postorio era abitato in eta siede domus de janas (Campu Majore, Manielle, Sa Contra, Sa Pardischedda) e numerosi nuraghi (Bedusta, Bidanzole, Costa, Fenughedu, Marapala, Monte Isa, Ortu Furadu, Pranu Nurache, Sa Giacca, Saolle, Sas Muras, Scala ’e Accas, Scala ’e S’Ainu, Serras de Codas); vi si trovano anche numerosi siti del periodo romano. ` interessante e ` quello di CampumaIl piu jore, complesso di domus de janas che si ` dell’abitato, ricondutrova in prossimita cibile alla cultura di Ozieri (3200-2300 a.C.); tra le molte sepolture della necro` quella detta a padiglione, costipoli e tuita da un atrio della superficie di circa 60 m2, rettangolare e con le pareti dipinte di rosso sul cui lato maggiore si aprono tre cellette. In questo ambiente ` le cesi svolgevano con ogni probabilita rimonie religiose. Altra interessante ne` quella di Grugos, posta nella cropoli e
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Busachi ` omonima non lontano dall’abilocalita ` costituita da una serie di domus tato: e de janas scavate nella roccia e risalenti ` caal periodo della cultura di Ozieri. Piu ` la Tomba II che al ratteristica tra tutte e suo interno contiene delle figure stilizzate a motivi geometrici (strisce e riquadri realizzati in rosso) che rappresentano le corna e le orecchie del toro. Tra i ` quello numerosi nuraghi interessante e ` omodi Sa Iacca situato nella localita nima a poca distanza dall’abitato; si tratta di una costruzione singolare risa` antico della civilta ` lente al periodo piu nuragica, con due ingressi comunicanti attraverso un vano corridoio molto complesso e contorto, e copertura ogivale.
Busachi – La diga di Busachi fa parte del primo sistema di sbarramenti sul fiume Tirso per formare il lago artificiale Omodeo (1924). & PATRIMONIO ARTISTICO E CULTU` disposto lungo un RALE Il villaggio e ` svicrinale, il suo assetto urbanistico e
luppato su una rete di strade larghe e ben disegnate sulle quali si affacciano ancora molte grandi case tradizionali ` diviso in tre ` piani. E in pietra a piu rioni: Busachi de Susu, Campumajore ` importante e ` e Busachi de Josso. Il piu quello di Busachi de susu, dove passa la strada principale e si trovano il Municipio e soprattutto la chiesa di San Domenico, che fu costruita nel secolo XVI in forme gotico-aragonesi. L’interno ha una navata completata dal presbiterio, ` abbellita da un grande rola facciata e sone. Accanto alla chiesa sorge il campanile tozzo e a canna quadrata. Gli altri monumenti di B. sono la chiesa di Sant’Antonio da Padova, costruita nel secolo XV in forme catalano-aragonesi e ristrutturata in forme barocche nel ` a tre corso del secolo XVII. L’interno e navate scandite da archi a sesto acuto e custodisce numerosi arredi tra cui una tela settecentesca attribuita a Gregorio ` la Are. A pochi chilometri dal paese e chiesetta di Santa Susanna che fu costruita nel secolo XIVe servı` da parrocchia dello scomparso villaggio di Moddaminis. L’edificio fu successivamente rimaneggiato, ha una sola navata com`a pletata dal presbiterio, la copertura e volte a botte. Al suo interno si trova uno spettacolare ciclo di affreschi settecenteschi attribuiti agli Are (=). La chiesa ` inserita in un complesso di cumbessı`as e disposto in modo suggestivamente scenografico. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Paese attaccato alle sue tradizioni, B. vanta un uso ancora molto diffuso dei costumi femminili: quello della sposa, con fazzoletto di tulle bianco ricamato, la giacca di broccato fiorito e la gonna di panno rosso pieghettato; quello da lutto, con fazzoletto arancione, e quello ` semplice. Le fequotidiano, ancora piu ste principali sono per Sant’Antonio da Padova, 13 giugno, per San Bernardino
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Businco da Siena, il 20 maggio, e quella campestre di Santa Susanna, l’11 agosto: tutte caratterizzate da processione e ballo in costume. A Santa Susanna si tiene anche una corsa di cavalli. Di recente sono state prese iniziative per la salvaguardia del patrimonio tradizionale, come l’istituzione della sagra de Su Succu, che si svolge la seconda settimana di settembre per rilanciare una tipo particolare di pasta di origine antichissima, e la costituzione di un presidio per la salvaguardia e valorizzazione dei pani tipici dell’intera zona, il Barigadu.
Busachi – Il costume tradizionale di Busachi ` colorati. e` uno dei piu
Busdraghi, Marco Fotografo (n. Alghero). Esperto di immersione e fotografia subacquea, collabora con giornali e riviste specializzate per la realizzazione di servizi di tipo naturalistico o ` ricco di di reportage. Il suo archivio e ` semisommerse – ricorfoto di cavita diamo la serie delle immagini della Grotta dei Cervi da lui stesso scoperta – anche se non mancano quelle scattate nel corso di viaggi in Libia, in Arabia Saudita, in Egitto.
Busia, Nino Giornalista, operatore televisivo (Bolotana 1920-Cagliari 1982). ` al giornaCompletati gli studi si dedico lismo. Iscritto all’elenco dei pubblicisti ` soprattutto per l’indal 1962, si segnalo ` svolta a Radio Cagliari nei tensa attivita primi anni dell’entrata in funzione del ` anche alla servizio televisivo. Si dedico
ricostruzione della storia della radio sarda, su cui scrisse diversi articoli (tra gli altri, Radio Cagliari 1943-1973, ‘‘Almanacco di Cagliari’’, 1975).
Businco, Armando Anatomo-patologo (Ierzu 1886-Cagliari 1967). Dopo aver conseguito la laurea in Medicina si de` alla carriera universitaria. Nel dico 1922 ottenne la libera docenza e a partire dal 1927 fu professore di Anatomia ` di Perupatologica presso l’Universita ` a Cagina; tra il 1928 e il 1932 insegno gliari, tra il 1932 e il 1935 a Palermo; ` a Cagliari dove continuo ` nel 1935 torno a insegnare fino al 1938. Nello stesso anno ottenne la cattedra a Bologna, ` una scuola che si impose aldove creo ` scientil’attenzione della comunita ` fino al 1956, e fu prefica. Qui insegno ` di Medicina tra il side della Facolta 1946 e il 1948. Nel 1944, incarcerato per antifascismo, fu liberato dai partigiani. I suoi lavori sulla lebbra, sulle basi anatomiche dell’alcoolismo, sull’echinococcosi e sulla malaria gli die` internazionale. Tra i dero notorieta suoi scritti principali: I gas cosiddetti asfissianti. Contributo anatomo-chimico e medico-sociale, ‘‘Giornale di medicina militare’’, LXIX, 1921; Il sistema reticolo-endoteliale, ‘‘Rivista di Biologia’’, XI, 1929; La struttura del polmone alla luce delle vecchie e nuove ricerche, ‘‘Rivista di Biologia’’, XV, 1933; Colesteatomia ponto-cerebellare e ipotalamica con morbo di Flaiani-Base` rodow, ‘‘Atti e memorie della societa mana di chirurgia’’, II, 1940; L’infezione malarica: anatomia patologica, 1941; Anatomia patologica dell’apparato digerente, 1944; Tecnica delle autopsie, 1944; Trattato di anatomia patologica speciale (con E. Pepere), 1945; I tumori del sistema reticolo endoteliale, 1949; Anatomia patologica umana, 1950.
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Businco gliere regionale (n. Cagliari 1962). In ` ha praticato con successo l’agioventu tletica leggera; dopo la laurea in Giuri` entrato nell’amministrasprudenza e zione del Ministero dell’Interno, percorrendo una rapida carriera. Attirato dalla politica, inizialmente ha militato ` stato eletto nelle file di AN e nel 1994 e consigliere comunale di Cagliari; successivamente ha aderito al ‘‘Nuovo Mo` vimento’’ di Nicola Grauso, e nel 1998 e stato rieletto nel Consiglio comunale. ` divenuto consigliere regioNel 2001 e nale subentrando al dimissionario Grauso nel collegio di Cagliari; poco dopo ha aderito all’UDR e da questo ` confluito nell’UDS. Ripremovimento e sentatosi alle elezioni regionali nel ` stato rieletto. 2004, non e
Businco, Lino Medico (n. Montecreto 1908). Laureato in Medicina a Cagliari nel 1934, conseguı` la libera docenza in ` alcuni Allergologia a Roma; studio aspetti dell’antropologia della Sardegna e nel secondo dopoguerra fu ingiustamente accusato di razzismo. Uomo di cultura poliedrica, fu anche autore di musica leggera. Tra i suoi scritti: Gli antenati di Mameli, ‘‘L’Unione sarda’’, 1931; Ritrovamento di due ossari nuragici a Sardara e a Mogoro, ‘‘Atti della So` fra i cultori delle scienze mediche cieta e naturali’’, 1932; Sardi nuragici e sardi odierni, ‘‘Le Colonne’’, 1933; I primi abitatori della Sardegna. Una pretesa razza di giganti costr uttori dei nuraghi, ‘‘L’Unione sarda’’, 1939; Le antiche popolazioni d’Italia. I protosardi, ‘‘L’Unione sarda’’, 1939.
` Giornalista, esattore Businco, Nicolo delle imposte (Torino 1856- Jerzu 1923). Da Torino si trasferı` per ragioni di famiglia a Jerzu, dove divenne col` il lettore delle imposte. Nel 1883 fondo settimanale ‘‘L’Ogliastra’’, che uscı` ` a ‘‘L’Unione per due anni, e collaboro sarda’’. Amico di Francesco Cocco
` presto in politica e fu coinOrtu entro volto nelle lotte locali come capo del partito ‘‘popolare’’ che a Jerzu si contrapponeva a quello ‘‘aristocratico’’, che rappresentava gli interessi dei maggiorenti. Coinvolto in una faida, fu ingiustamente accusato di omicidio, e nel 1897 condannato all’erga` in carcere fino al 1914. Tra stolo; resto i suoi scritti: Per le ferrovie complementari dell’Ogliastra, 1883; Paesaggi sardi: Ulassai, ‘‘L’Unione sarda’’, 1893; Jerzu, ‘‘L’Unione sarda’’, 1893; Perdasdefogu, ‘‘L’Unione sarda’’, 1893; La sagra di S. Antonio a Ulassai, ‘‘L’Unione sarda’’, 1894; Tortolı`. Perdaliana, ‘‘L’Unione sarda’’, 1896.
Businco, Ottavio Radiologo (Jerzu 1896-Cagliari 1971). Fratello di Armando, conseguita la laurea in Medi` alla carriera universitacina si dedico ria e con gli anni divenne direttore del` l’Istituto di Radiologia dell’Universita di Cagliari. Socialista militante, particolarmente sensibile ai problemi sociali connessi alla medicina, fu il principale promotore della costruzione dell’Ospedale oncologico, che fu intitolato a suo fratello. Autore di numerosissime pubblicazioni di carattere scientifico, ` volte consigliere cofu anche eletto piu munale e assessore del Comune di Cagliari.
Busonera, Flavio Medico, patriota (Oristano 1894-Padova 1944). Medaglia d’argento al V.M. alla memoria. Nel ` sociali1921 si laurea in Medicina; gia sta, nello stesso anno si iscrive al PCd’I. Perseguitato dai fascisti, si trasferisce come medico condotto in Veneto. Il 24 giugno 1944 viene arrestato ´ ha curato due agenti fascisti feperche riti che gli si sono presentati come partigiani. Nella rappresaglia per l’uccisione del colonnello della RSI, Bartolomeo Fronteddu, viene arrestato, tor-
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Bussa turato e infine impiccato a Padova il 17 agosto 1944.
Flavio Busonera – Medico, nato a Oristano, fu arrestato a Cavarzere e impiccato a Padova dai fascisti con l’accusa di aver prestato soccorso ad alcuni partigiani.
` a risiedere a Cagliari, uno continuo l’altro si trasferı` ad Alghero. Il ramo cagliaritano si estinse nel corso del secolo XVI, quello residente ad Alghero ` lunga e ebbe invece una storia piu complessa. Fu iniziato da un Michele, probabilmente nipote di un Raimondo amministratore delle rendite reali ` con Vioagli inizi del secolo. Si sposo ` una notevole lante Zatrillas e acquisto ` locale, posizione in seno alla societa ponendosi al centro di una complessa rete di affari e ottenendo l’autorizzazione a praticare la guerra di corsa ` . I suoi con due galere di sua proprieta figli Ponzio e Francesco diedero vita a due nuovi rami, ma la discendenza di Francesco, che fu ammesso allo Stamento militare durante il Parlamento del 1528, si estinse poco dopo. Ponzio ` ad avere rapporti amichevoli continuo e legami di affari con gli Zatrillas, ma agli inizi del secolo XVII i suoi nipoti si trasferirono nuovamente a Cagliari, dove un Gherardo nel 1626 ottenne il ` . La loro riconoscimento della nobilta discendenza si estinse alla fine del secolo XVIII.
Busonera, Gabriella Medico, consi-
Bussa, Italo Funzionario, studioso di
gliere regionale (n. Cagliari 1941). Impegnata in politica, militante nel PCI, ha ricoperto alcuni incarichi di par` stata tito e ha in seguito aderito a DS. E consigliere comunale di Quartu San` t’Elena dal 1983 al 1997; nel 1994 e stata eletta consigliere regionale per il Partito Democratico della Sinistra nel collegio di Cagliari per l’XI legisla` stata ricontura, ma in seguito non e fermata.
storia (n. Bolotana 1939). Dopo aver conseguito la laurea in Giurispru` diventato funzionario regiodenza e ` nale. Attento osservatore della realta delle zone interne, e in particolare del ` autore di numesuo paese d’origine, e rosi scritti di carattere storico di notevole interesse. Giornalista pubblicista dal 1978, ha fondato la rivista di cultura ‘‘Quaderni bolotanesi’’ che dirige ` impordal 1974 facendone uno dei piu tanti strumenti per la cultura sarda. I suoi scritti principali sono quasi tutti pubblicati sulla sua rivista: Profilo storico sulle origini e lo sviluppo di Bolotana, I, 1975; I cognomi di Bolotana in un documento del 1738, I, 1975; La chiesa di San Bachisio: notizie storiche
Busquets Famiglia catalana (secc. XIV-XVIII). Trapiantati in Sardegna ` del secolo XIV, nella seconda meta dapprima i B. si stabilirono a Cagliari e alcuni di loro ricoprirono importanti ` del Quattrouffici pubblici. Alla meta cento la famiglia si divise in due rami:
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Bussalai e ipotesi sul culto del santo, I, 1975; Accertamento delle prestazioni feudali a Bolotana al momento del riscatto dei feudi, II, 1976; Gli assestamenti del patrimonio fondiario pubblico di Bolotana dal 1800 a oggi, II, 1976; Uso dei pascoli e conflitto contadini-pastori nel marchesato del Marghine, III, 1977; L’industria casearia sarda: storia, conseguenze e prospettive, III, 1978; Le chiudende. Il problema generale e l’applicazione dell’editto del 1820 a Bolotana, V, ` a Bolo1979; Un secolo di cristianita tana 1740-1846, VI, 1980; Ordinazioni fatte dall’avv. Francesco Cascara reggidore del marchesato del Marghine, VII, 1981; La relazione di Vicente Mameli de Olmedilla sugli stati di Oliva 1769: la parte generale e il marchesato del Marghine, X, 1984; La relazione di Vincenzo Mameli de Olmedilla sugli stati d’Oliva: il ducato di Montacuto, XI, 1985; La relazione di Vincenzo Mameli de Olmedilla sugli stati d’Oliva: il principato di Anglona e la contea di Osilo e Coghinas, XII, 1986; Le rendite feudali dello stato di Oliva in Sardegna in una relazione di Geronimo de Zabarayn (1701), XIII, 1987; La compagnia barracellare di Bolotana nel 1840-41, XV, 1989; Il volto demoniaco del potere. L’amministrazione del feudo sardo di Oliva agli inizi del ’600, XVI, 1990; Ordine pubblico, gestione finanziaria e ripopolamento negli stati sardi di Oliva, XVIII, 1992; I registri delle riscossioni di don Geronimo Sossa reggidore degli stati sardi di Oliva (1636-1659), XIX, 1993; Pratica della vendetta e amministrazione feudale negli stati sardi di Oliva (1642), XX, 1994; ` La Sardegna e i problemi della identita culturale, XXI, 1995; Problemi giurisdizionali, incarichi e concessioni, allevamento di cavalli nello stato sardo di Oliva (1625), XXII, 1996; Agli inizi del gover no del reggidore Navar ro nel feudo sardo di Oliva, XXIII, 1997; Il ren-
diconto di Joan Carigua, ricevitore negli stati sardi di Oliva (1502-1504), XXV, 1999; Aspetti di vita feudale nel Seicento. Nomina di reggitori e presa di possesso dei villaggi negli stati sardi di Oliva, XXVI, 2000; Istruzioni del feudatario al regidor Olomar per il governo degli stati sardi di Oliva, XXVII, 2001; La raccolta delle leggi e prammatiche del regno di Sardegna di Francisco de Vico (1633), XXVIII, 2002; Monache peccatrici nella Sardegna del ’600, XXIX, ` nella vita quoti2003; Conflittualita diana dei villaggi del feudo sardo di Oliva nei primi decenni del 1500, XXX, 2004; Questione sarda e livelli di reddito, XXXI, 2005; La documentazione sugli stati sardi di Oliva, XXXII, 2006.
Bussalai, Francesco Operaio, consigliere regionale (Nuoro 1912-ivi 1972). Militante nei movimenti della Sinistra, durante il fascismo fu sorvegliato speciale. Finita la guerra, aderı` al PCI e nel 1949 fu eletto consigliere regionale per il suo partito nel collegio di Nuoro per la I legislatura. Successivamente non fu confermato.
Bussalai, Marianna Intellettuale e poetessa (Orani 1904-ivi 1947). Autodidatta, fu autrice di delicate poesie e traduttrice in italiano dell’opera di ‘‘Montanaru’’ (il poeta Antioco Casula di Desulo) col quale ebbe lunga corrispondenza. Di lei rimangono Mutos, poesie in italiano scritte nel 1920, la raccolta Le belle di Cabras e numerosi altri versi pubblicati nelle riviste ‘‘Lu` anmen’’ e ‘‘Cordelia’’. Il suo nome e che legato all’impegno politico culturale negli anni del fascismo; antifascista, di idee sardiste (era conosciuta col simpatico appellativo di Marianedda ’e sor Battor Moros), amica e corrispondente di Emilio Lussu e della famiglia ` e proGiacobbe, nella sua casa ospito tesse numerosi antifascisti, subendo
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Buttariga una assillante sorveglianza da parte della polizia.
Bussi, Emilio Storico del diritto (Rovigo 1904-Modena 1997). Dedicatosi al` divenl’insegnamento universitario, e tato professore ordinario di Storia del Diritto italiano. Ha insegnato presso ` di Cagliari dal 1940 alla l’Universita ` fine degli anni Cinquanta quando si e trasferito a Modena. Tra i suoi scritti: Sardegna e barbareschi dal 1794 al 1815, ‘‘Oriente moderno’’, XXI, 1941; Relazioni della Spagna e della Sardegna con la reggenza della Barbaria negli anni 1778-1783, ‘‘Oriente mo derno’’, XXII, 1942.
Bussu, Franco Pittore (n. Ollolai 1943). Inizia le prime esperienze artistiche sotto la guida dello zio, Carmelo Floris, e di Stanis Dessy. Nel 1962 si diploma all’Istituto d’Arte di Sassari. Insegna per alcuni anni in Barbagia e ` di a Oristano, dove esercita l’attivita pittore in sodalizio con Carlo Contini e Antonio Corriga. Nel 1968 espone ` Pirino’’ di con Carlo Contini al ‘‘Caffe Sassari. Dopo una breve parentesi americana, nel 1971 tiene una rappresentativa personale alla ‘‘Sisti Gallerie’’ di Buffalo (New York). Nel 1973 espone alla Galleria ‘‘Padova 10’’ di Padova. Soggiorna per alcuni anni a Firenze e acquisisce, all’Accademia di Belle Arti, l’abilitazione all’insegnamento di decorazione pittorica negli Istituti artistici. Si trasferisce poi a Cagliari e lavora con Giorgio Princivalle. Nel 1983 lascia l’insegnamento e si dedica completamente alla pittura. Al suo attivo ha trenta personali e un centinaio di collettive in Italia e all’estero. Ha esposto ripetutamente a Ro ma, Varese, Sassari, Bologna, Nuoro, Oristano, Cagliari, Sondrio, Montecarlo, Barcellona, Buffalo, New York, Padova, Firenze, Montecatini Terme, Verona.
Bussu, Salvatore Sacerdote e scrittore (n. Ollolai 1928). Divenuto sacer` laureato in Teologia e in Giudote, si e risprudenza e ha operato a lungo nella ` diocesi di Nuoro, dove attualmente e ` stato cappellano del ‘‘sucanonico. E percarcere’’ di Badde Carros e cancelliere della Curia per alcuni anni. Giornalista dal 1970, ha diretto per molti anni il settimanale della diocesi, ‘‘L’Ortobene’’. Attento ai problemi ` attuale, e ` autore di aldella societa cuni volumi di denuncia sociale e di forte richiamo etico politico, come Il miracolo; Inquieti per Cristo; Un prete e i terroristi, 1988; Il ventre della balena bianca, 1993; La scuola e la Costituzione, 1995; Facciamo credito alla speranza. La Chiesa sarda e le sfide del 2000, 1998.
Bustico, Guido Scrittore (Pavia 1876Torino 1942). Dopo la laurea in Lettere ` all’insegnamento fino al si dedico 1907, quando divenne bibliotecario. Negli anni successivi diresse alcune ` prestigiose biblioteche in diverse citta d’Italia, dedicandosi a ricerche stori` dallo che, che non lo distrassero pero ` studio della pedagogia a cui continuo ` legato alla a dedicarsi. Il suo nome e scoperta di un manoscritto di Raffaele Cadorna sulla Sardegna, Raffaele Cadorna in Sardegna, ‘‘Regione’’, II, 1925.
Buttariga (o bottarga) Uova di tonno, ma preferibilmente di muggine (pisc’e Ori` un piatto stanis), salate ed essiccate. E di antichissima tradizione, la cui ‘‘inven` al pezione’’ risale con ogni probabilita riodo fenicio-punico, preparato dai pe` sviluppata la scatori nelle zone in cui e pesca palustre o di peschiera (come nell’Oristanese). Le uova vengono pulite, sa´ si disidratino e late e compresse perche poi essiccate; raggiungono la stagionatura ideale dopo un anno, quando hanno acquistato il colore marrone scuro. Al-
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Butule lora possono essere mangiate tagliate a fettine bagnate con qualche goccia d’olio, oppure grattugiate per essere usate come aromatico condimento della pasta.
Buttariga – L’essicazione delle grandi uova di tonno a Carloforte: serviranno a produrre la buttariga, un delizioso alimento (l’altra specie e` prodotta dalle uova di muggine).
Butule Antico villaggio di origini medioevali che faceva parte del giudicato di Torres, compreso nella curatoria di Montacuto. Sorgeva nel territorio di Ozieri. Probabilmente dovette il suo svi` di luppo alla presenza di una comunita monaci Vittorini. Estinta la dinastia dei giudici di Torres, il villaggio fu lungamente conteso tra i Doria, gli Arborea e i giudici di Gallura; alla fine del secolo XIII fu occupato dalle truppe arborensi che sembrava dovessero arrivare a controllare l’intero Montacuto. Poco dopo ` i Doria, sfruttando abilmente il bipero sogno che Giacomo II d’Aragona aveva di alleati per affrontare l’imminente conquista della Sardegna, capovolsero la situazione e nel 1308 ne ottennero l’investitura. Gli Arborea, anche loro alleati del re, presero atto della nuova situazione ma non rinunciarono alle proprie rivendicazioni, per cui quando nel 1325 i Doria si ribellarono contro gli Aragonesi, il villaggio fu nuovamente occupato dalle truppe del giudice d’Arborea e for-
malmente annesso al Regnum Sardiniae. Da quel momento l’esercito giudicale e quello dei Doria si combatterono aspramente per il controllo del territorio e nel 1339 B. fu compreso nei territori che il re d’Aragona concesse in feudo a Giovanni d’Arborea. Mariano IV, quando divenne giudice, pretese che il fratello gli prestasse l’obbedienza feudale che Giovanni, avendo ottenuto il feudo dal re, `; per questo Mariano lo fece argli rifiuto restare. Negli anni che seguirono, scoppiata la guerra tra Mariano IVe Pietro IV, il villaggio subı` continue devastazioni ` spopolandosi. Terminata per cui ando ` a far parte del la guerra, nel 1420 torno Regnum Sardiniae e nel 1421 fu compreso nel grande feudo concesso a Bernardo Centelles. Il rapporto dei suoi abitanti con i feudatari aragonesi non fu felice: irritati per le continue angherie, essi nel 1458 presero parte alla grande ` fu ribellione del Montacuto, che pero soffocata con l’intervento diretto del vi´. Nei decenni successivi l’autonocere mia di B. fu limitata e il villaggio venne governato da un funzionario feudale che risiedeva a Ozieri. Nel 1569 i Centelles si estinsero. Dopo una lunga lite, nel 1591 il ` ai Borgia; i nuovi feudavillaggio passo ` , si mostrarono particolartari, pero mente fiscali, caricando i vassalli di gravosi tributi e facendo amministrare il villaggio da persone senza scrupoli. Anche per questo nel corso del secolo XVII gli abitanti di B. cominciarono a fuggire, preferendo trasferirsi a Ozieri. Entro il 1680 il villaggio era spopolato. Negli ` riprendersi ma anni successivi sembro fu una cosa temporanea: infatti, pressati dalla malaria e dall’inaridimento del territorio, entro il 1768 gli abitanti di B. si trasferirono definitivamente a Ozieri e a Ittireddu.
Butzano Famiglia catalana (sec. XIV). Con un Antonio si stabilı` in Sardegna al seguito di Pietro IV nel 1354. Nel
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Buzzi ` della signo1357 ebbe in feudo la meta ria di Gesico nella curatoria di Siurgus ` perse quando nel 1363 scopche pero ` la seconda guerra tra il re e Mapio riano IV. Morı` pochi anni dopo trasmettendo i suoi diritti all’unica figlia Isabella sposata con Antonio Pujalt.
` con Filippo Tommaso Marismo, fondo ` con netti la rivista ‘‘Poesia’’; si dedico successo anche al giornalismo e fu corrispondente brillante per diverse testate. Sulla Sardegna ha scritto il reportage Glorie dell’Asinara, pubblicato su ‘‘L’Unione sarda’’ nel 1929.
Buzzanca, Paolo Insegnante, consigliere regionale (n. 1947). Conseguita ` dedicato all’inla laurea in Lettere si e segnamento e, trasferitosi in Sarde` al digna, ha preso parte con vivacita battito politico. Di idee radicali, nel ` stato eletto consigliere regio1979 e nale per il Partito Radicale sardo nel collegio di Cagliari per l’VIII legisla` riconfertura, ma in seguito non piu mato. Di recente, uscito dalla scuola, ha fondato la casa editrice Doramarkus, che ha operato prima a Palermo e poi a Sassari.
Buzzi, Paolo Scrittore (Milano 1874-ivi 1956). Esponente di spicco del futuri-
Paolo Buzzi – Lo scrittore milanese (quinto da sinsitra) insieme ad altri artisti futuristi: Decio Cinti, Luigi Russolo, Armando Mazza, Filippo Tommaso Marinetti e Umberto Boccioni (1913).
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C Cabella, Cesare Avvocato, uomo politico (Genova 1807-ivi 1888). Deputato al Parlamento, senatore del Regno. Acceso mazziniano, dopo i moti del 1831 ` e nel dovette fuggire dalla sua citta ` in Sicilia. Tornato in patria 1833 emigro nel 1848, fu eletto ininterrottamente deputato fino al 1865. Noto per la sua abi` di avvocato, nel 1856 divenne prolita fessore universitario di Diritto civile e nel 1870 fu nominato senatore. Intervenendo in una causa che riguardava la ` a Genova, nel 1956, Sardegna, pubblico un Ragionamento del duca di Vallombrosa contro il duca di Pasqua sulla tonnara delle isole di Asinara e Piana.
Cabestany Fort, Joan F. Storico catalano (n. sec. XX). Fece parte della So` catalana di studi storici e per cieta anni fu direttore del Museo di Storia di Barcellona. Autore di numerose pubbli` interessato cazioni, in particolare si e dei rapporti commerciali tra Cagliari e ` economica dels la Catalogna: Situacio Catalans a Caller en 1328, in Atti del VI Congresso di storia della Corona d’Aragona, 1959; I mercanti catalani e la Sardegna, in I Catalani in Sardegna (a cura di Jordi Carbonell e Francesco Manconi), 1984.
Cabiddu, Antonio Giornalista (prima ` sec. XX-1943). Corrispondente de meta ‘‘L’Unione sarda’’, era una promessa del giornalismo sardo, in cui si era
messo in luce tra il 1940 e il 1942 negli ultimi anni della direzione dei Raffaele Contu, ma morı` in guerra ancor giov a n e . Tr a i s u o i s c r i t t i , t u t t i s u ‘‘L’Unione sarda’’: I nuraghi, 1940; Incanto in Barbagia, 1941; Fedeli di Ortueri, 1941; Il castagno, 1941; Aspetti e leggende in Sardegna. Fra due case cantoniere, 1941; I primi abitanti della Sardegna e le loro influenze orientali, 1942; Ardara e la chiesa di Santa Maria del Regno, 1942; Sosta a Dolianova, 1942.
Cabiddu, Enrico Poeta (n. Iglesias 1929). Conseguita la laurea in Lettere si ` dedicato all’insegnamento nelle e ` stato per molti scuole secondarie. E anni preside del Liceo scientifico di ` animatore di iniziative culIglesias. E ` autore di saggi, racconti e turali ed e poesie. Tra i suoi scritti principali, che sono raccolte in versi o saggi letterari: In corsia, 1982; Gente di casa, versi, 1993; Antologia Tagoriana, s.d.; Gli esordi letterari di Luigi Piradello, s.d.; Racconti e poesie, s.d.
Cabiddu, Gino Giornalista (n. sec. XX). ` con Insegnante elementare, si dedico passione allo studio della storia e delle ` tradizioni dell’Ogliastra, dove lavoro per diversi anni, e della Trexenta, da cui traeva le origini. Tra i suoi scritti: San Bachisio, 1946; Vecchi approdi sul mare d’Ogliastra, ‘‘L’Unione sarda’’, ´ resto ` incompiuta la strada 1948; Perche
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Cabiddu dell’Ogliastra un secolo fa, ‘‘L’Unione sarda’’, 1949; Gli ogliastrini ebbero una costituzione ma pagarono 25 mila fiorini d’oro, ‘‘L’Unione sarda’’, 1950; Come sorsero le torri litoranee dell’Ogliastra, ‘‘L’Unione sarda’’, 1951; I difensori della torre di San Giovanni di Tertenia, ‘‘L’Unione sarda’’, 1951; Ci fu un tempo in cui ad Orgosolo non esisteva un solo bandito o delinquente, ‘‘Il Giornale d’Ita` non e` lia’’, 1955; Un campanile che pero ` all’arresto dei capitani d’Od’oro porto gliastra, ‘‘Il Giornale d’Italia’’, 1955; Sta ` di un rudere la riducendosi a poco piu gloriosa torre litoranea di S. Gimiliano di Tortolı`, ‘‘Il Giornale d’Italia’’, 1955; Mandas, la perla della frumentaria Trexenta, ‘‘Il Giornale d’Italia’’, 1956; Tortolı` fu per oltre un secolo sede degnissima dell’Episcopato d’Ogliastra, ‘‘Il Giornale d’Italia’’, 1956; La crudele contessa di Quirra diede il nome al castello che ora va in rovina a San Michele, ‘‘L’Unione sarda’’, 1963; Il feudalesimo in Sardegna non riuscı` a imporre il diritto della prima notte, ‘‘Regione’’, V, 1965; Usi, costumi, riti, tradizioni popolari della Trexenta, 1966; Viaggi di vicere´ nell’isola. Sardegna 1770, ‘‘Tribuna della Sardegna’’, II, 1967; La bella di Sanluri, ‘‘L’Unione sarda’’, 1968; Un santo sardo, ‘‘L’Unione sarda’’, 1969.
Cabiddu, Gonario Sacerdote e giornalista (Orune 1921-Sassari 1986). Divenuto sacerdote nel 1944, fu nominato reggente nel 1952 e parroco nel 1955, mantenendo la carica sino alla morte. Dal 1960 al 1978 fu direttore dell’‘‘Ortobene’’, il settimanale diocesano di Nuoro. Tra le sue opere: Lettere di una figlia scappata di casa, 1982.
Cabiddu, Myriam Studiosa di letteratura inglese (Nurri 1926-Cagliari 1989). Dopo aver conseguito la laurea si de` all’insegnamento universitario, didico venendo professore associato di In` di Cagliari. glese presso l’Universita
Tema preferito dei suoi studi furono i viaggiatori inglesi che visitarono la Sardegna a partire dal secolo XVII. Morı` prematuramente nel 1989. Tra i suoi scritti: Visita a Cagliari di Byron e dei suoi amici, ‘‘L’Unione sarda’’, 1966; I viaggiatori inglesi dell’800 in Sardegna, 1980; La Sardegna vista dagli inglesi (i viaggiatori dell’800), 1982; La Sardegna in appunti di viaggio di ufficiali inglesi tra XVIII e XIX secolo, ‘‘Annali della Fa` di Scienze politiche dell’Univercolta ` di Cagliari’’, VIII, 1983; I pellegrisita naggi di H.D. Lawrence, ‘‘Sea and Sardinia’’ e i due romanzi esotici, ‘‘Annali di Scienze politiche’’, 1984. Interessante una serie di articoli su Cagliari vista dagli inglesi: I primi dell’Ottocento, 1985; Agli inizi dell’Ottocento, 1986; William Henry Smith, 1987; John Warre Tyndale, 1988, tutti pubblicati sui numeri annuali dell’‘‘Almanacco di Cagliari’’.
Cabitza, Antonio Ortopedico e traumatologo (Gonnosfanadiga 1912-Cagliari 1988). Conseguita la laurea in Medicina ` col Delitala a a Padova, si specializzo ` alla carriera uniBologna e si dedico versitaria e alla ricerca. Tornato a Cagliari nel secondo dopoguerra, si impe` per la trasformazione dell’Ospegno dale Marino in un grande centro medico; conseguı` la libera docenza nel 1951. Divenuto professore ordinario nel 1953, assunse la direzione dell’Ospedale Marino facendone un centro prestigioso di studi di traumatologia. Uomo dai molteplici interessi culturali, fu autore di numerose opere specifiche di notevole livello scientifico e per anni diresse la rivista ‘‘Rassegna medica sarda’’. Fu anche autore di alcuni studi di storia della medicina in Sardegna e tra il 1935 e il 1938 diresse con V. Atzeni l’interessante rivista ‘‘Cadossene’’.
Cabitza, Giuliano Pseudonimo che il giornalista e politico Eliseo Spiga ha utilizzato nel 1968 per firmare Sarde-
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Cabizzosu gna. Rivolta contro la colonizzazione, un opuscolo feltrinelliano in cui affrontava i problemi della liberazione della Sardegna dalla dipendenza del sistema capitalistico occidentale.
Cabitza, Leonilde Rosina Religiosa (Gonnosfanadiga 1908-Rosone 1959). Attirata dalla vita spirituale, dopo essersi laureata in Lettere a Roma decise di ` un dedicarsi alla vita monastica. Fondo ordine di monache benedettine e si ri` nel monastero di Rosone, di cui ditiro `. venne badessa. Morı` in odor di santita
Cabizudo Famiglia di notai cagliaritani (secc. XVI-XVII). Le sue notizie risalgono al secolo XVI. Verso il 1550 con un Francesco acquistarono la signoria della scrivania della zecca di Cagliari e nel 1551 con un Antonio quella del contado del Goceano. Negli stessi anni alcuni membri della famiglia furono ripetutamente eletti consiglieri di Cagliari. Nel corso del secolo XVII le condizioni della famiglia si elevarono ulteriormente e nel 1646 i C. ottennero il cavalierato ereditario con un Gerolamo e con suo figlio Lucifero. I due furono ammessi allo Stamento militare nel 1653 durante il parlamento Lemos; successivamente la famiglia prese parte agli altri parlamenti, ma si estinse alla fine del Seicento.
Cabizzosu, Tonino Studioso di storia della Chiesa (n. Illorai 1950). Sacerdote, uomo di profonda cultura, laureato in Lettere, da anni corrispondente del` direttore l’‘‘Osservatore Romano’’, e del ‘‘Bollettino Ecclesiastico della Sardegna’’, organo ufficiale dell’episcopato sardo. Insegna Storia della Chiesa ` teologica di Cagliari ed e ` nella Facolta direttore dell’Archivio arcivescovile di ` autore di numerosi quella diocesi. E saggi sulla storia della Chiesa e della ` in Sardegna. Tra gli altri: religiosita Mons. Emanuele Virgilio, ‘‘L’Osserva` tore Romano’’, 1985; Chiesa e societa
nella Sardegna centro-settentrionale 1850-1900, 1986; Virgilio Angioni, una ` Chiesa per gli altri, 1995; Chiesa e societa in Sardegna (1870-1897). Appunti per ` a Ozieri una storia, 1987; Chiesa e societa fra Ottocento e Novecento, in Ozieri. Sto` (1836-1986), 1989; Misria di una citta sioni popolari dei Vincenziani in Sardegna dal 1900 al 1937, in Cattolici in Sardegna nel primo Novecento, 1989; Aspetti ` socio-religiosa sarda nell’odella realta ` pera di G.B. Manzella, in Chiesa e societa sarde tra due concili regionali 1924-1990, 1990; Padre Manzella nella storia sociale e religiosa della Sardegna, 1991; Istituti di vita consacrata sorti in Sardegna negli ultimi cento anni, in Vita e opere di Padre Evaristo Madeddu, 1991; Alcune linee di storia religiosa della chiesa di Sardegna, in Ricerca storica e chiesa locale in Italia. Risultati e prospettive, 1995; La pastora` di V.G. Berchialla arcivescovo di Calita gliari dal 1881 al 1892, in ‘‘Annali della ` Teologica della Sarpontificia Facolta degna’’, VI, Cagliari 1997; Azione socioreligiosa di Giovanni M. Bua nel primo Ottocento Sardo, ‘‘Orientamenti sociali sardi’’, 2, 1997; La Chiesa sarda nel primo Novecento, in Salvatore Vico nel contesto sociale e religioso del Novecento ` e santita ` sociale sardo, 1998; Spiritualita in Sardegna tra ’800 e ’900, in Studi storici in memoria di G. Sorgia, ‘‘Archivio storico sardo’’, XXXIX, 1998; Contemplazione ed azione in Sardegna tra ’800 e ` . Scritti in onore di p. ’900, in Fede e liberta G. Martina, 1998; Ricerche socio-religiose sulla Chiesa Sarda tra ’800 e ’900, 1999; ` , in Salvatore da Horta, il santo e la citta Atti del Convegno di Studi nel 60º anniversario della canonizzazione di San Salvatore da Horta, 1999; Duecento anni al ` servizio del territorio (1803-2003), 2003 (e la storia della diocesi di Ozieri); Studi in onore del cardinale Mario Francesco Pompedda (a cura di), 2002; Inventario
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Caboni Quinque libri (con Elisabetta Marongiu e Carla Uras), 2003.
Caboni, Antioco Gentiluomo (sec. XVII). Fu uno dei primi protagonisti del movimento per il ripopolamento e la colonizzazione delle campagne. Nel 1659, infatti, ottenne in feudo i vasti territori spopolati di Zuradili con il compito di popolarli e di bonificarli. Lottando contro un ambiente ostile, con grandi sforzi riuscı` a dare nuovo impulso al villaggio di Marrubiu, ma morı` alcuni anni dopo senza lasciare eredi.
Caboni, Antonio 1 Pittore (Cagliari, ` sec. XIX-ivi 1865). Autodiprima meta ` al Marghinotti; tra il datta, si ispiro ` alle decorazioni 1826 e il 1829 lavoro del Palazzo regio a Cagliari; in seguito, ` con cresciuta la sua fama, si disputo l’Arui e altri pittori cagliaritani le scarse committenze che l’ambiente of` friva. Per avere maggiori possibilita ´ professionali nel 1840 seguı` il vicere Montiglio in Piemonte e si stabilı` a Casale Monferrato. Nella nuova sede eseguı` numerosi quadri, che si trovano ` e dei dintorni e nelle chiese della citta ` fama di buon pittore. Nel si guadagno ` a Cagliari, dove aprı` uno stu1842 torno dio. Consolidata la sua fama, eseguı` numerose tele di grandi proporzioni per alcune chiese, occupandosi anche del restauro della basilica di Santa Croce. Dipinse inoltre diversi paesaggi ed eseguı` alcuni affreschi nel Duomo di Cagliari, ora perduti.
Caboni, Antonio2 Avvocato (Cagliari ` impegnata 1836-ivi 1904). Personalita nel sociale, dopo la laurea in Legge conseguita nel 1856 si diede alla pratica forense ma contemporaneamente anche allo studio dei problemi della previdenza e dell’assistenza. Presidente di alcuni operosi enti di assistenza, fu ` volte consigliere comunale eletto piu di Cagliari e dal 1888 divenne assessore ` fino al 1889. Tra i suoi scritti, quelli piu
importanti riguardano appunto la sua ` di amministratore di enti di beattivita neficenza o la storia di questi istituti ` : Relazione sull’andanella sua citta mento e sull’amministrazione del regio ospizio Carlo Felice di Cagliari dalla sua origine al 1893, 1894; Le istituzioni di beneficenza di Cagliari nell’esposizione nazionale di Torino, 1898; Cenni storici delle istituzioni di previdenza, beneficenza, istruzione ed educazione della provincia di Cagliari, 1900.
Caboni, Giovanni Giurista (Cagliari 1783-ivi 1855). Fratello di Stanislao, con` per anni Digeseguita la laurea insegno ` di Cagliari. In sesto presso l’Universita ` in magistratura e vi perguito entro corse una brillante carriera, giungendo alla carica di giudice della Reale Udienza.
Caboni, Giuseppe Funzionario, uomo politico (n. Mogoro 1943). Conseguita la ` divenuto laurea in Giurisprudenza e funzionario del Consiglio regionale. Esperto di diritto regionale e studioso dei movimenti politici contemporanei, ` uno degli animatori dell’Istituto e Sardo per la Storia della Resistenza e dell’Autonomia. Tra i suoi scritti: Storia come autobiografia: dal sardismo alle lotte sociali del secondo dopoguerra, in Lotte sociali, antifascismo e autonomia, 1982.
Caboni, Maria Fotografa (n. Cagliari, sec. XX). Diplomata al Liceo artistico di Cagliari, poi al Corso di Fotografia dell’Istituto Europeo di Design diretto ` laureata in Letda Peter Portner, si e tere con una tesi su Kandinsky. Perfeziona la sua ‘‘educazione alla visione’’ frequentando, per oltre dieci anni, lo studio della pittrice Rosanna Rossi e mettendo a punto un suo particolarissimo modo di ‘‘vedere le immagini’’ che, sia nelle opere pittoriche che nei ritratti fotografici, esprime con una
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Cabras ` accesa qua e la ` da semplice luminosita lampi improvvisi di colore.
Caboni, Stanislao Magistrato, letterato, deputato al Parlamento (Cagliari 1795-ivi 1880). Dopo la laurea in Legge ` di Cagliari entro ` presso l’Universita nella carriera giudiziaria, che percorse ` alti. Di vivace giungendo ai gradi piu ` la vita culturale di intelligenza, animo Cagliari e della Sardegna; nel 1827 ` ‘‘Il giornale di Cagliari’’, la prima fondo rivista comparsa in Sardegna, che uscı` ` col fino al 1829. Nel 1832 a Sassari fondo Marongiu Nurra l’Accademia Filologica; tornato a Cagliari fu nominato se` Agraria ed gretario della Reale Societa Economica fino al 1835. Eletto deputato ` degli ademprivi e nel 1848, si occupo propose la conversione dei beni eccle` il siastici; negli anni seguenti lascio Parlamento e tra il 1852 e il 1857 fu eletto consigliere divisionale nel colle` ancora in Parlagio di Iglesias. Torno mento dal 1857 al 1860 e dal 1861 al 1865. I suoi molteplici interessi non lo distolsero dalla carriera giudiziaria nella quale raggiunse il grado di primo presidente della Corte d’Appello di Milano. Morı` dopo essere tornato a Cagliari. Tra i suoi scritti principali molti sono dediche in versi o orazioni in occasione di particolari eventi della vita pubblica: Collocandosi la prima pietra migliare delle nuove vie della Sardegna da S.E. il marchese d’Yenne il 6 aprile 1822, Ode, 1822; Nel faustissimo giorno natalizio di S.R.M. Carlo Felice I di Savoia, 1823; Elogio accademico del senatore e consigliere Raimondo Garau detto nell’annua solenne apertura della Regia ` Agraria ed Economica di CaSocieta gliari, 1824; Elogio funebre nelle solenni esequie di S.M. Carlo Felice I di Savoia ordinate dal magistrato sopra gli studi, 1831; Festeggiandosi la faustissima na` scita di S.A.R. Umberto di Savoia la citta di Cagliari in segno di vera, leale, suddi-
tizia esaltazione offriva le seguenti epigrafi, 1844; L’agricoltura, 1826. Altri saggi, invece, sono legati alla sua atti` di promotore della cultura: Catechivita smo agrario per fanciulli di campagna, 1828; Ritratti poetico-storici d’illustri ` anche dei sardi moderni, 1833. Lascio manoscritti, conservati nella Biblioteca Universitaria di Cagliari: Elogio di ` , e Dissertaillustri sardi, collezione Orru zione sulla Sardegna e specie sul Sulcis.
Cabra Famiglia del giudicato di Torres (secc. XII-XV). Le sue notizie risalgono al secolo XII, quando alcuni personaggi di questo cognome, come Pietro, majore de scolca, e Guantino, majore de bulbare, vengono ripetutamente citati nei condaghes. Nei secoli successivi la famiglia ` una discreta posizione e si staconservo bilı` a Sassari. Nel 1439 ottenne il rico` con un Vanoscimento della generosita lentino, segretario di Sassari.
Cabras1 Comune della provincia di Ori` stano, compreso nella XVI Comunita montana, con 8701 abitanti (al 2004), posto a 9 m sul livello del mare, nella pianura del Campidano di Oristano sulla riva sinistra dello stagno omonimo. Regione storica: Campidano Maggiore. Archiocesi di Oristano. & TERRITORIO Il territorio comunale, dalla forma approssimativa di un triangolo isoscele con al centro il grande stagno che porta lo stesso nome, ha una superficie di 102,18 km2. Confina a nord con i comuni di Riola Sardo e Nurachi; a est con Oristano; a sud con la costa del golfo di Oristano e a ovest con una articolazione costiera di 30 km che comprende la penisola del Sinis e le isolette di Mal di Ventre e Catalano, interessanti dal punto di vista geologico e na` a est sono turalistico. Nella parte piu presenti coltivazioni di ortaggi, agrumi ` del suolo. Il e vigneti grazie alla fertilita paese si trova a 3 km dalla statale 292 Oristano-Cuglieri, su una strada che
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Cabras raggiunge la frazione di San Giovanni di Sinis e i resti dell’antica Tharros. Del comune fa parte anche l’altra frazione di Solanas.
Cabras – Stagno di Cabras.
` abitato fin STORIA In un territorio gia ` nuragica, nella penisola del Sidall’eta ` fenicio-punica di Tharnis sorse la citta ` romana, che ros, fiorente anche in eta decadde nell’Alto Medioevo a causa dei continui attacchi dei pirati saraceni. In questo periodo il territorio si ` completamente anche se dispopolo feso da alcune fortificazioni. Quando nel secolo XI Tharros fu definitivamente abbandonata in favore della nascente Oristano, l’attuale centro si svi` sotto la protezione del castello di luppo cui si notano i resti accanto alla chiesa parrocchiale. Inserito nella curatoria del Campidano Maggiore, ebbe una certa importanza nel corso dei secoli ´ la famiglia giusuccessivi anche perche dicale di Arborea risiedeva spesso nel castello che nel frattempo era stato potenziato. Caduto il giudicato, nel 1410 C. fu incluso nel nucleo originario del marchesato d’Oristano; nei decenni successivi il territorio fu ancora sottoposto a frequenti incursioni di corsari &
nordafricani che ne compromisero l’economia basata sulla pesca. Quando il marchesato fu confiscato a Leonardo Alagon, dal 1479 il villaggio prese a essere amministrato direttamente dal re e nel 1514 ottenne il privilegio di un’esenzione decennale dal pagamento dei tributi feudali per porre gli abitanti nella condizione di trovare i fondi necessari alla difesa del territorio dai corsari. Nei secoli successivi il privilegio ` lunfu rinnovato anche per periodi piu ghi e gli abitanti provvidero alla difesa ` adeguata. Nel in maniera sempre piu corso del secolo XVII riprese a svilup` della pesca nello stagno parsi l’attivita grazie all’impegno di alcuni imprenditori che presero le peschiere in appalto. ` perdere i propri priNel 1712 C. sembro ` a far parte del feudo vilegi: infatti entro di Giovanni Antioco Atzori; gli abitanti insorsero e nel 1714 riuscirono a riscat` non erano fitarsi. Le tribolazioni pero nite: infatti nel 1767, con tutti gli altri villaggi del Campidano di Oristano, ` suo malgrado sotto un feudatario, torno Damiano Nurra (= Nurra3 ), che ne assunse le rendite col titolo di marchese d’Arcais. Da quel momento gli abitanti di C. tentarono di liberarsi dal vincolo feudale con ogni mezzo e il loro rapporto col feudatario fu duro e difficile, ´ nel 1796 giunsero a rifiutare il finche pagamento dei tributi feudali. Intanto il feudo nel 1806 fu ereditato dai Flores d’Arcais, ma riscattato nel 1838; subito dopo il paese fu incluso nella provincia di Oristano come capoluogo di manda` a far mento fino al 1859, quando entro parte della provincia di Cagliari. Come ` preziosa la testimonianza di sempre e Vittorio Angius: «Le case sono circa 910, e coi loro interstizi occupano pres´ tre quarti quadrati d’un miglio. soche Le stanze sono tutte al pian terreno, e le solite divisioni sono in una sala d’ingresso, che in uno od ambo i lati a destra
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Cabras ` cae sinistra danno adito ad una o piu mere: con addietro un cortile per i polli, per coltivarvi qualche erba ortense, e per la legna. Le linee in cui sono dispo` stato ste, il parallelismo che in alcune e osservato, il competente spazio che intercludono, portano certa apparenza di ` , e conciliano qualche belregolarita ` state lezza al totale. Non essendo pero ´ di ciottoli, ne ´ di lastre, nepcoperte ne pure dispostosi il suolo ad un conve` nelle piovose niente declivio, percio stagioni sono non poche contrade per la loia e mota mollissime, e in alcune rimane il brago fino a che un forte sole ` nelle vie le asciughi. Pari incomodi e per cui vi si avvenga da altronde. In generale godesi una salute prospera dove siasi felicemente trapassato lo spazio ` regge in molti della puerizia: la vitalita anche al settantesimo anno, e furono non rari gli esempi di vecchi centenari. Infrequenti e lievi storpiature nel popolo; invece ti si presenteranno belle proporzioni, vivace colorito, e nelle femmine tanta finezza di taglia, e sı` lieto lume di avvenenza, che le crederesti le bellissime donne dell’isola, se non ti soccorresse in altre regioni della medesima essere delle forme prestanti ` che con la importante aggiunta di cio ben si sente, e mal si significa con li vocaboli ‘‘bel sangue’’ e ‘‘spirito’’. La fama delle belle crabarisse salı` in maggior ´ visitando questi luoghi onore, poiche la Regina Maria Teresa d’Austria videne molte, che a di lei giudizio, la ` intendevasi, quale meglio d’altri di cio potevano in paragone contender della ` con le istesse giorgiane, e superiorita ` sorte delle altre quella, cui in con piu atto di ammirazione compiacque maggiormente onorare baciandola in fronte. Il numero delle famiglie, che fu preso nella recensione parrocchiale del 1834, era sulle 900, e in queste si comprendevano anime 3556. La solita
proporzione dei nati alla popolazione si calcola d’un venticinquesimo, quella dei morti ai nati di nove quattordicesimi. Nelle professioni meccaniche di ` si eserciteranno presprima necessita ´ 150 persone. Dopo i contadini, il soche ` dei pescatori. Imnumero maggiore e piegansi nella tessitura non meno di 850 telai sardeschi; ma alle enormi imperfezioni della macchina supplendo la diligenza del lavoro, oltre i panni da forese, sono fabbricate delle tele, coltri, e tutte specie di lingerie, che hanno qualche merito. Il superficiale frullamento delle terre, difetto comune degli arboresi, l’imperizia nelle operazioni sono sempre, e meglio che altro, cagione del ` optenue frutto che percevesi. Il suolo e portunissimo alle viti, onde vengono ` , e maturano i grapcon molta felicita ` poli prima, che altrove, onde ne’ piu anni s’anticipano nel giorno di s. Bartolomeo le allegrezze del Sanmartino; negli altri non si lascia andare la prima domenica di settembre. Tanta accelera` da cio `, che per la difettosiszione egli e sima manipolazione del mosto i vini sentendo il calore si esacerbano, e que` ancora si insto rinforzando ogni dı` piu ` troppo punforzano sino ad una acidita ` il consumo di questo gente. Grande e prodotto, e quando accada che se ne esponga in vendita di tal gusto che lusinghi, allora una moltitudine (e i pescatori sono sempre la massima parte dei concorrenti) questi tra motteggi, quelli tra discorsi con serio il tono vuotano in brev’ora una botte. I vini inaci` diti si passano sul fuoco, e la quantita ` ragguagliarsi ad una ottava del mopuo sto. Questo vigneto tiene una certa va` da cui sono quelle uve passe, che rieta si paragonano alle migliori del commer` numecio. Tra le specie fruttifere le piu rose sono i fichi, peri, susini, meli, gli ` , i mandorli, agrumi di molte varieta gelsi, sorbi, e le palme, che darebbero
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Cabras in somma non meno di 15 mila individui, non messi in calcolo gli ulivi. Queste piante tra grandi e piccole sommano esse a non meno di 40 mila, e quando sia una piena produzione e non offesa dalle meteore si viene a raccogliere dal torcolo circa 8 mila barili, di cui sono serviti i valligiani d’Arborea, e fino la stessa capitale. Possano questi agricoltori badare a quanto valgano i gelsi, e cosı` procurarsi un altro ramo di lucro, ` nella produzione sicuro, che non e piu ` una vasta resono gli ulivi. Il Sinis e gione chiusa da ostro a tramontana per lo mare, a levante dal gran lago. In sua maggior lunghezza potresti numerare miglia 13, nella maggior larghezza 5, nella sua superficie 32 quadrati incirca delle medesime. Distinguesi in due parti: la coltivata, dove insieme coi Crabarissi lavorano molti contadini di ` chi, Bara ` tili, Sola ` nas, s. Riola, Nura Vero Milis; l’incolta, che ingombrasi dai lentischi, corbezzoli, mirti, cistio, e ` una vera landa. Gli ardalle prunaie, e menti e greggie del comune pascono tra ´ manqueste macchie e nei prati, finche cando le sussistenze comandi l’emigrazione ad altre giurisdizioni. Le specie erano nel 1834 nei seguenti numeri. Pecore capi 7000, buoi 1500, vacche 1000, capre 450, porci 6000, cavalle rudi 1300, cavalli domiti 300, giumenti circa 800. ` dei formaggi non si hanno Della bonta certamente a dire molte parole di lode. ` men conosciuta delle altre. Quest’arte e Il selvaggiume comprendesi nelle specie dei daini, cinghiali, lepri e volpi. Nel canale in cui concorrono i rivi sono due peschiere, la principale tra la foce e lo stagno nominata di Pontis, e l’altra quasi sussidiaria alla foce, che appel` rdini. Intramendue danno un lasi Ma prodotto considerabile, e per ordinario le l.n. 60 mila. A destra di questo canale lungo la spiaggia per le due miglia stendesi con varia larghezza il lago di Mi-
` tenersi quasi un’appenstras. Esso puo dice dell’anzidescritto. Nella foce, per ` una terza pecui comunica col mare, e schiera». Dal 1928 C. ebbe come frazione il villaggio di Solanas, oggi co` a far parte della mune; nel 1974 torno provincia di Oristano, appena creata.
Cabras – Torre nei pressi dello stagno di Cabras. & ECONOMIA L’economia e ` basata soprattutto sulla pesca negli stagni che, ` praticata da tempo immemorabile, da luogo a una fiorente commercializzazione dei suoi prodotti. I pescatori, riuniti in cooperative, pescano soprattutto muggini e utilizzano ancora un’imbarcazione antichissima fatta di canne palustri, il fassoni (=). Altro importante ` di trasformafattore sono le attivita zione dei prodotti ittici e alcune altre ` manifatturiere. Prodotto tipico attivita ` la bottarga (uova di muggine salate ed e essiccate), che attualmente viene esportata anche nel continente. Discreta la viticoltura con la produzione della tradizionale Vernaccia (=), altro prodotto tipico di questa parte del Cam` artigiapidano. Artigianato. Le attivita nali di C. sono quelle comuni a tutti i grossi paesi, si va dai prodotti per l’edilizia a piccole imprese artigiane del le´ alle attivita ` legate alla cirgno nonche colazione degli autoveicoli: officine e ` molto ben colcarrozzerie. Servizi. C. e legato, attraverso la S.S. 292 sia al capo-
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Cabras luogo (da cui dista 7 km) che alla costa di Santa Caterina e a Cuglieri verso nord. Dispone di adeguati servizi sia sociali ´ di scuole dell’obche medici, nonche bligo sufficienti alla popolazione e di essenziali servizi bancari. Possiede la Biblioteca comunale, alcuni alberghi e numerose aziende agrituristiche.
elementare 3074; analfabeti 339; automezzi circolanti 3263; abbonamenti TV 2339.
Cabras – La peschiera di Mar’e Pontis `e organizzata intorno a un complicato sistema di paratie e corridoi che guidano i pesci verso la rete finale.
PATRIMONIO ARCHEOLOGICO La posizione di C. rispetto al mare e allo stagno ha reso questa zona ricchissima di insediamenti umani a partire dalla preistoria. A documentare questi insediamenti esiste un Museo archeologico. Si tratta di un moderno edificio a due corpi progettato dall’architetto Magnani nel 1981: raccoglie i materiali degli scavi archeologici recenti effettuati nel territorio del Comune; i reperti sono esposti in una decina di sale il cui ` stato curato da Enrico allestimento e Acquaro e dal compianto Gianni Tore con la collaborazione di altri. Con gli ` divenuto anche centro anni il museo e culturale e tiene vivaci contatti con ` suddi` italiane e straniere. E Universita viso in due sezioni: la prima ricostruisce le fasi dell’insediamento umano nel ` altomeSinis dalla preistoria all’eta dioevale; la seconda contiene reperti archeologici prenuragici e fenicio-punici provenienti dagli scavi di Tharros e Cuccuru Is Arrius. Di particolare in` quest’ultima localita ` , posta teresse e sulla sponda meridionale dello stagno, ` stato individuato un villaggio ridove e &
Cabras – Peschiera di Mar’e Pontis. Gli stagni di Cabras erano cosı` ricchi di muggini che questo pesce era conosciuto in tutta la Sardegna come ‘‘pesce di Oristano’’.
DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 8938 unita di cui stranieri 4; maschi 4499; femmine 4439; famiglie 2865. La tendenza complessiva rivelava una diminuzione della popolazione, con morti per anno 67 e nati 55; cancellati dall’anagrafe 125; nuovi iscritti 109. Tra gli indicatori economici: depositi bancari 107 in miliardi di lire; imponibile medio IRPEF 13 214 in migliaia di lire; versamenti ICI 3447; aziende agricole 532; imprese commerciali 721; esercizi pubblici 63; esercizi all’ingrosso 7; esercizi al dettaglio 137; ambulanti 73. Tra gli indicatori sociali: occupati 2542; disoccupati 346; inoccupati 640; laureati 100; diplomati 697; con licenza media 2695; con licenza
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Cabras salente al periodo della cultura di Bonuighinu e in seguito utilizzato nel periodo della cultura di Ozieri. Gli scavi archeologici condotti nel sito hanno evidenziato resti di capanne e tombe ipogeiche singole scavate nell’arena` stato troria. In una di queste tombe e vato uno scheletro che stringeva nella mano una statuetta in pietra raffigu` femminile obesa; inrante una divinita teressanti sono anche alcuni reperti in ` stato trorame. Analogo insediamento e ` di Conca Illonis, vato nella localita sulla sponda occidentale dello stagno, che ha restituito anche materiali del Neolitico recente e un villaggio risalente alla cultura di Ozieri; altri siti risalenti al periodo prenuragico sono ` di Sa Pesada Manna e di nelle localita Serra ’e Siddu dove sono state indivi` duate alcune tombe. Il territorio di C. e ricco anche di nuraghi (31): Abba Chene Sole, Angios Corruda, Antioco Crobis, Boboe Cabitza, Barrisi, Cadaune, Cannevadosu, Combus, Conc’Ailloni, Crichidoneddu, Crichidoris, Figus de Cara, Giovanni Nieddu, Leporada, Margini Grutzu, Molas, Muras, Ollastu, Paegrevas, Piscina Rubia, S’Argara, Sa Carroccia, Sa Gora de Sa Scafa, Sa Ruda, Sa Tiria, Sirau Mannu, Su Archeddu, Su Procu, Su Noraxi, Suergiu, Zianeddu. ` il sito di Di particolare interesse e Monti Prama, complesso nuragico dell’ultimo periodo, costituito da un nuraghe polilobato, un tempio a pozzo, un villaggio e trenta tombe individuali di grande interesse. Le capanne sono circolari, costruite in conci di basalto e disposte attorno alla massa del nuraghe; a poca distanza si trovano i resti del pozzo sacro e delle tombe individuali. Queste sono del tipo a pozzetto conico e sono coperte da un lastrone di arenaria: contenevano le salme in posizione seduta con un ricco corredo funerario. L’area dove sono le tombe era ingombra di
cippi, betili, colonne capitellate e altre decorazioni monumentali che fanno pensare a una distruzione intenzionale del sito.
Cabras – La peschiera di Mar’e Pontis era ` in eta ` spagnola, quando veniva famosa gia ` ricche del considerata una delle piu Mediterraneo.
Recenti scavi nell’area hanno restituito alcune statue di grandi proporzioni rappresentanti guerrieri e alcuni bronzetti probabilmente del secolo VIII a.C. Le testimonianze risalenti al periodo fenicio-punico sono di particolare importanza, soprattutto i reperti della necropoli di Tharros (=) e l’area dove sor` punica. Molti i regeva la grande citta ` romana, in particolare i perti di eta ` complessi delle tombe in prossimita della chiesa paleocristiana di San Giovanni di Sinis scoperte nel 1842 dal re Carlo Alberto su indicazione di Alberto Lamarmora. Queste tombe resero un ` al Muricco corredo che in parte ando seo di Torino e in parte a quello di Ca-
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Cabras gliari. In seguito, sempre nei pressi della chiesa, furono individuate e scavate a opera di privati altre tombe romane di diverso tipo. Tra il 1851 e il 1874 ne furono tratti numerosi reperti che andarono ad arricchire le collezioni Chessa (oggi al Museo ‘‘Sanna’’ di Sassari), Gou ¨ in (al Museo di Cagliari) e Pischedda (al Museo di Oristano).
Cabras – La chiesa campestre di San Giovanni ` antica di Sinis conserva i ricordi della piu ` popolare dell’Oristanese. religiosita & PATRIMONIO ARTISTICO, CULTURALE E AMBIENTALE L’assetto del centro urbano di C. conserva l’impianto delle ristrutturazioni che furono fatte nel Seicento attorno alla chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta, costruita nel secolo XVII in stile barocco e dedicata alla patrona del villaggio. Accanto alla chiesa si trovano i pochi resti del castello di Casa di Regno (o Mar’e Pontis) fatto costruire dai giudici d’Arborea nel secolo X a difesa delle popolazioni che lasciavano la ormai poco sicura Thar-
ros. In seguito i giudici lo utilizzarono saltuariamente come residenza. In questo edificio, dopo il fallimento dell’invasione del giudicato di Cagliari da parte di Barisone I d’Arborea, il sovrano fu assediato dall’esercito dei giudici di Torres e di Cagliari nel 1164. Dopo la morte dell’infelice sovrano, quando il giudicato fu retto in condominio da Pietro I e da Ugone di Bas Serra, ` la residenza e vi quest’ultimo vi fisso tenne la corte; successivamente, quando la dinastia dei Bas Serra si atte` definitivamente, il castello cesso ` di sto essere residenza della corte ma nei secoli successivi fu saltuariamente luogo di soggiorno della famiglia giudicale. A partire dal secolo XV il castello comin` ad andare in rovina. Altro interescio ` la chiesa dello Spirito sante edificio e Santo costruita nel 1601 in forme tardogotiche; ha un’unica navata arricchita da un’abside semicircolare e scandita da archi che scaricano su delle paraste e da due cappelle laterali; la copertura ` con volta a botte. Al suo interno sono e conservati due altari del secolo XVII, un Cristo ligneo utilizzato durante i riti della Settimana santa e un pulpito in legno policromo del secolo XVIII. Il vasto territorio del Comune di C., oltre all’importante area archeologica di Tharros (=), conserva l’importante chiesa di San Giovanni di Sinis che sorge lungo la strada che porta alle rovine dell’antica ` . L’edificio era originariamente citta una chiesa bizantina con pianta a croce inscritta risalente ai secoli VI-VII e situata nel centro di Sinis di cui parla Giorgio Ciprio, secondo il quale avrebbe avuto funzioni di battistero. Alla fine del secolo XI l’edificio fu modificato e assunse le forme attuali con elementi marcatamente proto-romanici: i bracci trasversali e il corpo cupolato dell’edificio bizantino furono conservati, il braccio longitudinale orien-
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Cabras tale fu resecato e sostituito con l’abside, quello occidentale fu demolito e al suo posto sorse l’aula a tre navate con volta ` la chiesa di a botte. Molto interessante e San Salvatore che sorge nelle vicinanze del promontorio di San Marco e che conserva elementi romanici; dalla chiesa, attraverso una scala stretta coperta da una volta a botte, si accede all’ipogeo costituito da un ambiente circolare illuminato dall’alto da dove si passa ad altri due ambienti absidati e infine a un altro ambiente circolare. Il complesso fu utilizzato in tempi molto antichi e certamente in periodo paleocristiamo, come dimostrano le tracce di affreschi alle pareti. Situate a poca distanza l’una dall’altra, nelle vicinanze di Tharros si trovano la torre Vecchia di capo San Marco e la torre di San Giovanni di Sinis che furono costruite tra il 1578 e il 1580. Quella di San Giovanni ` la piu ` antica: si tratta di una di Sinis e costruzione imponente alta 14 m, con un diametro di pari misura, all’epoca potentemente armata con artiglierie. Sorge su un promontorio e domina la vicina chiesa di San Giovanni e le ro`. Gode di un panorama vine della citta splendido. La seconda, posta a guardia dell’istmo di capo San Marco, fu costruita nel 1580 per sorvegliare il tratto di costa fino alla punta Maimoni. Si tratta di una costruzione piccola, alta ` di 7 m, con un diametro della poco piu ` di stessa misura. Nel Settecento cesso avere importanza militare e fu abban` defidonata. Un monumento che puo ` molto interesnirsi minore, ma che e ` uno dei tanti portali delle prosante, e ` del passato: si tratta del portale prieta detto di donna Annetta. Si trova lungo la strada che da Cabras conduce a Sola` sopraelevato russa, in un tratto che e rispetto all’antico tracciato. Il portale, ` costruito tutto veramente imponente, e in conci di arenaria: ha la facciata
esterna ricca ed elaborata come quella ` ridi una chiesa; il passaggio centrale e finito con una cornice a sbalzo e ha al fianco due lunghe colonne con tanto di plinti alla base e di capitelli al termine superiore; gli angoli esterni sono segnati da paraste che si raccordano nella ` modaparte alta con una cornice a piu nature che divide in due il prospetto nel senso orizzontale; nella parte alta, che termina con un duplice spiovente come un’abitazione, si aprono tre finestre rifinite coronate da un piccolo arco. Sono ` originale queste che rivelano il dato piu del monumento: non si tratta, come di consueto in questi casi, di un semplice prospetto ma di un edificio che comprende ambienti interni. Basta spostarsi sul lato posteriore per trovare una porta che si apre a lato dell’ingresso ad arco; all’interno una cameretta con al centro una scala a chiocciola che conduce al piano superiore: qui un lungo vano rettangolare ha da un lato una parete buia, dall’altro le tre finestre dalle quali gli incaricati di donna Annetta potevano controllare l’arrivo di forestieri, ospiti, estranei. Il territorio di C., oltre a essere ricco di archeologia e di monumenti, offre anche, a parte lo stagno, vere e proprie oasi naturali. Nei pressi di San Giovanni di Sinis, infatti, una stradina che parte dal bivio per Funtana Meiga porta a una pista naturale, facilmente percorribile, che raggiunge subito il litorale esterno della penisola. Si procede quasi sulla riva e dopo 3 km si giunge ` il alla torre detta Turr’e Seu che da nome anche alla zona. Dopo un tratto di rocce calcaree e depositi alluvionali, un cartello indica l’inizio all’area pro` una distesa di mactetta. Tutt’intorno e chia mediterranea dalla conformazione detta ‘‘a pulvino’’. Alcuni cartelli indicano i nomi delle specie presenti: lo smilace e il caprifoglio, l’olivastro e
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Cabras la fillirea e soprattutto la palma nana. Altre indicazioni riguardano gli animali, lepri, volpi e donnole e i numerosi insetti e volatili. Vicino si trovano la torre, dalla quale si gode una vista bellissima, e un edificio che nella buona stagione viene adibito a Centro visite. Da qui partono dei sentieri che portano a un bosco di pini di Aleppo e a una zona di dune sabbiose, anche questa con un ` lo particolare tipo di vegetazione. Ma e stagno di Mar’e Pontis a rivestire una grande importanza dal punto di vista ` naturalistico oltre che da quello, piu ` un’ampia noto, economico e storico. E ` di 20 distesa palustre estesa per piu km2 a ovest dell’attuale abitato e collegata al mare con un sistema di canali. Lungo le sue coste si trovano tracce archeologiche di grande importanza (Cuccuru S’Arriu) che dimostrano la frequentazione continuativa dell’uomo a partire dal Neolitico. Nel Medioevo i giudici di Arborea vi impiantarono un sistema di peschiere di grande rilievo nel quale oltre al pesce (muggini), si producevano le uova di pesce salate (bottarga) che fin da allora ebbero grande rinomanza. Nel corso dei secoli la peschiera rimase in possesso dei giudici e, dopo la caduta del giudicato, en` nella concessione del feudo di Oritro stano fatta a Leonardo Cubello. Dopo la confisca del feudo, dal 1479 lo stagno e la peschiera presero a essere amministrati da funzionari reali e sfruttati dagli abitanti di C. gelosi custodi dei loro privilegi. Nel 1651 la Corona, trovan` finanziarie, cedette lo dosi in difficolta stagno (unitamente a quello di Santa Giusta) ai Vivaldi Pasqua (=) in piena ` ; la concessione pose gli abiproprieta tanti in una difficile situazione. Dopo circa un secolo i Vivaldi Pasqua, per far fronte ai loro debiti, cedettero in amministrazione la peschiera al ricco mercante di C. Damiano Nurra (=
`. Nurra3 ) il quale nel 1750 l’acquisto Dai Nurra lo stagno e la peschiera passarono ai Flores e nel 1853 furono acquistati dai Carta di Oristano. Inutil` mente nel periodo successivo si cerco di liberare il complesso dal vincolo padronale e di restituirlo al demanio; i proprietari nel periodo successivo organizzarono la produzione e il controllo ` della peschiera escludendelle attivita done totalmente gli abitanti del villaggio. Questi avevano come unica possibi` quella di lavorare alle dipendenze lita del personale della peschiera in una condizione di subordinazione feudale; ` e piu ` volte venla situazione li esaspero `. nero ai ferri corti con la proprieta Dopo il 1922 con l’iscrizione dello stagno nel registro delle acque pubbliche ` possibile sbloccare la situasembro zione, ma gli eredi dei Carta resistettero e con una lunga vertenza giudiziaria nel 1956 riuscirono addirittura a ottenerne la cancellazione dal registro. ` ulteLa vicenda in seguito si esaspero riormente e si concluse solo nel 1982 con la cessione dello stagno alla Regione Sardegna. Altro importante sito ` la spiaggia di Is di suggestiva bellezza e ` bella tra le numeAruttas, forse la piu rose presenti in questo territorio. ` Lunga qualche centinaio di metri, e ´ costituita unica nel suo genere perche da sabbia di quarzo a granuli perfetta` mente tondeggianti. Recentemente e stata dichiarata area di rilevante interesse naturalistico e quindi da proteggere. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Tipico segno delle antiche tradizioni del centro sono la barca (su fassoni), con la quale fino a non molto tempo fa i pescatori convivevano, e l’abbiglia` la mento tradizionale. Su fassoni e barca della quale i pescatori si servivano e che oggi viene usata per le regate durante la festa patronale e per
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Cabras scopi turistici; di origini molto anti` interamente costruita in fieno che, e palustre e giunco: ha il fondo piatto e la prua stretta e rivolta verso l’alto. ` lunga circa 4 Nella misura standard e m e larga 90 cm. Attualmente nella pe` stata sostituita da imbarcazioni sca e di legno anche se rimane il mezzo ideale per la pesca nello stagno, come dimostrano imbarcazioni simili usate nei laghi d’altura dell’America Latina.
Cabras – Costume tradizionale. Le donne di ` Cabras, le ‘‘cabrarisse’’, erano famose gia nell’Ottocento per la loro bellezza.
Un tempo i pescatori di C. usavano le erbe palustri anche per costruire presso gli approdi delle capanne, non circolari come quelle che si vedono nelle zone interne, ma quadrate o rettangolari, con la copertura a due acque e di notevoli dimensioni. Per vederne qualche esemplare bisogna spingersi verso Capo San Marco, presso la chiesa paleocristiana di San Giovanni e le rovine di Tharros. Qualche tempo fa si
erano moltiplicate ma gli amministratori, quando si sono resi conto che venivano usate come seconde case per il mare, ne hanno deciso la demolizione; le poche rimaste appartengono veramente a pescatori. Nel passato gli abitanti di C. erano normalmente scalzi durante il lavoro e avevano un abbigliamento molto semplice. Oggi partecipano cosı` alle sfilate e alle manifestazioni folcloristiche. L’abbigliamento femminile era costituito da una camicia (sa camisa) con il giro collo e la pettina ricamati; dalla gonna in cotonina di qualsiasi colore; da un busto (s’imbustu) di raso (nei giorni festivi di broccato d’oro) attillato e corto, allacciato sotto il seno; da un grembiule dello stesso tessuto della gonna per i giorni feriali e di rasatello nero per i giorni di festa; da un fazzoletto di cotone sul capo. L’abbigliamento era completato da una giacca (su gipponi) di velluto o di raso che veniva indossata d’inverno. L’abbigliamento maschile (rosso per i pescatori e nero per i contadini) era costituito da una camicia bianca a collo basso e manica ampia e calzoni di tela bianca lunghi fino al ginocchio; sulla camicia venivano indossati un gilet (su cropettu) in orbace nero o rosso, e una giacca (sa este ’e pannu) degli stessi colori; sui pantaloni andava un gonnellino (is crazzonis de arroda) degli stessi colori. Meritano di es` sere ricordate le due feste popolari piu antiche e caratteristiche. Una si svolge il 24 maggio in onore dell’Assunta. La cerimonia solenne viene anticipata, nel settembre dell’anno precedente, da una questua effettuata da Sa cricca maggiori, una confraternita di giovani in costume con un carro trainato da buoi, su cui viene sistemata una barca ` addobbata riccamente. Lo scopo e quello di raccogliere le offerte necessarie all’organizzazione della festa. Nell’occasione della festa vera e propria si
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Cabras svolge la sagra del muggine, straordinario momento per promuovere la conoscenza del prelibato prodotto dello stagno. In particolare la sagra offre l’occasione di gustare la bottariga e la merca ` degli addetti al (=), frutto dell’abilita lavoro nelle peschiere.
Cabras – La ‘‘corsa degli scalzi’’ dall’abitato di Cabras al santuario di San Salvatore ` originali di Sinis e` una delle manifestazioni piu del folclore religioso sardo.
Infine va ricordato il grande evento che annualmente caratterizza la prima domenica di settembre quando si svolge la tradizionale festa di San Salvatore, legata ai fatti che videro protagonisti gli abitanti del centro nei secoli passati, quando fu affidata loro la difesa del territorio dalle frequenti incursioni dei corsari barbareschi. La sagra viene fatta risalire al 1619, ma la tradizione ` antica. Il popolare la vuole ancora piu simulacro del santo viene prelevato nove giorni prima dalla parrocchia e trasportato a piedi dalle donne in costume fino alla chiesa di Santa Maria. Dopo il novenario la statua torna in parrocchia accompagnata da centinaia di giovani a piedi nudi e vestiti di bianco che procedono in una corsa sfrenata lungo i circa 5 km del percorso, portando la statua su una lettiga. Questo rito ogni anno ricorda il salvataggio del simulacro ligneo del Santo Salvatore, minacciato dalle mani sacrileghe de is
morus incalzanti dal mare. Il tragitto va dalla pieve di Santa Maria di Cabras al tempio ipogeico dedicato a San Salva` una strada sterrata sulla quale tore ed e i piedi nudi di questa moltitudine di giovani provocano un cupo rimbombo.
Cabras2 Famiglia di Tempio Pausania (secc. XVIII-XIX). Le sue notizie risalgono agli inizi del secolo XVIII; era in possesso di un notevole patrimonio fondiario e nel corso del secolo alcuni suoi membri ricoprirono uffici pubblici, altri presero a esercitare professioni liberali. Nel 1793 Tomaso, noto avvocato tempiese, si distinse nell’organizzazione della difesa delle coste galluresi dai francesi sbarcati nell’arcipelago della Maddalena e nel 1796, come ricompensa, ebbe il cavalierato eredita`. I suoi discendenti ottenrio e la nobilta nero il titolo di conte di San Felice e si trasferirono a Roma, dove si estinsero alla fine del secolo XIX.
Cabras, Antonello Ingegnere, uomo politico (n. Sant’Antioco 1949). Consigliere regionale, presidente della Regione, deputato al Parlamento. Laureato in Ingegneria, militante nel PSI `, e ` stato eletto molte fin dalla gioventu volte consigliere comunale della sua ` natale e dal 1984 sindaco. Nel 1987 citta ` divenuto consigliere regionale nel e corso della IX legislatura, subentrando a Franco Rais, dimessosi per candidarsi ` dial Parlamento; nel settembre 1989 e venuto assessore alla Programmazione nella prima giunta di Mario Floris al ` subentrato quale, nel dicembre 1991, e come presidente. Dimessosi dal Consiglio regionale nell’ottobre 1992 in conseguenza della legge che sanciva l’in` tra consigliere regionale compatibilita ` stato riconfermato e ha e assessore, e governato fino a giugno 1994. Nello stesso periodo, allo scioglimento del ` stato tra i protagonisti suo partito, e della costituzione della Federazione
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Democratica e della sua unificazione con il PDS. Nel 1994, pur non essendo ` consigliere regionale, ha guidato piu una giunta (‘‘il Governissimo’’), basata su un’amplissima maggioranza e costi` tuita da assessori esterni al Consiglio. E stato eletto senatore per la XIII legisla` stato sottotura, nel corso della quale e segretario al Commercio estero nel go` stato verno Prodi, tra il 1996 e il 1998; e riconfermato sottosegretario anche nel ` stato eletto depugoverno d’Alema. E tato per la XIV legislatura e senatore per la XV.
tudini politiche del suo tempo: dopo il 1792 fece parte di numerose delegazioni stamentarie e nel 1795 fu incaricato dagli Stamenti di stendere il Manifesto giustificativo dei moti del 1794. Dopo il triennio rivoluzionario fu nominato canonico della cattedrale e protonotaro apostolico e accolse i Savoia al loro arrivo in Sardegna. In seguito si de` esclusivamente agli studi: si ocdico ` in particolare di oratoria sacra e cupo raccolse un’imponente biblioteca che aprı` ai giovani. Morı` durante l’epidemia di vaiolo. Il suo scritto principale resta proprio il Manifesto giustificativo della emozione popolare accaduta a Cagliari il 28 aprile 1794, impresso a Cagliari dalla Stamperia Reale nel 1795. Ha lasciato anche due volumi di Panegirici e discorsi sacri stampati a Cagliari da Timon nel 1833.
Cabras, Antonio2 Medico, studioso di storia (Tuili, fine sec. XIX-Cagliari ` in Medicina a Cagliari 1965). Si laureo ` per molti anni la profesed esercito sione nel suo paese natale, circondato da stima profonda. Per pura passione si ` alla ricerca storica pubblicando dedico alcuni pregevoli lavori. Tra i suoi scritti: La data di nascita di Vincenzo Sulis, ‘‘Studi sardi’’, VII, 1-3, 1947; La famiglia Cabras, 1949; Note sull’antica famiglia Gessa, ‘‘Studi sardi’’, IX, 1950; Il feudo di Tuili, ‘‘Archivio storico sardo’’, XXIV, 1954; Il visconte di Flumini e gli avvenimenti sardi dal 1793 al 1812, 1960.
Antonello Cabras – Presidente della Regione ` volte sarda negli anni Novanta, e` stato piu sottosegretario di Stato.
Cabras, Antonio1 Giureconsulto (Ca-
Cabras, Cesare Pittore (Monserrato
gliari 1761-ivi 1816). Figlio di Vincenzo, ` in Diritto nel 1779, e sotto la si laureo ` a esercitare guida del padre comincio la professione di avvocato e a insegnare scienze legali nel Collegio reale di Cagliari. In seguito a una crisi spirituale ` in Seminario e nel 1790 fu ordientro ` nei suoi studi nato sacerdote; continuo e nel suo impegno culturale. Uomo di ` le inquiegrande equilibrio, interpreto
1886-Cagliari 1968). Compiuti gli studi ` la sua formazione a Cagliari completo nell’Accademia inglese di Roma, dove per tre anni fu allievo di Giuseppe Conci e di Pietro Gaudenti. Dopo aver tentato di inserirsi negli ambienti artistici romani ed essere passato attra` in Sardeverso molte peripezie, torno gna stabilendosi a Cagliari. Da quel mo` gramento aprı` uno studio e acquisto
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Cabras `; tra il 1920 e il 1940 dualmente notorieta prese parte a molte mostre in Italia e all’estero e ottenne numerosi riconoscimenti; nel 1932 fu premiato alla Biennale di Venezia.
Cabras, Giuseppina Archeologa (n. sec. XX). Dopo aver conseguito la lau` specializzata in Arrea in Lettere, si e cheologia e ha preso parte a numerosi scavi, specialmente in Ogliastra. Tra i suoi scritti, quattro schede: Cardedu. ` Sa Perda ’e s’Obia; Ogliastra. Localita Bari Sardo; Ogliastra. Ilbono; Ogliastra. Loceri, tutte in I reperti: ricognizione archeologica, in Ogliastra, Barbagia, Sarci` . S’Ortali ’e dano, 1990; Tortolı`. Localita su Monte. Il complesso nuragico, ‘‘Bollettino di Archeologia’’, 13-15, 1995.
Cabras, Mauro Architetto (Cagliari 1913-ivi 1973). Dopo essersi laureato in ` all’insegnamento Ingegneria si dedico universitario e agli studi di storia dell’architettura. Divenne professore di Architettura tecnica presso l’Univer` di Cagliari e fu autore di molti studi sita interessanti e di numerosi progetti di restauro. Morı` purtroppo nella piena ` nel 1973. Tra i suoi scritti: San maturita Michele di Stampace, ‘‘Cagliari economica’’, IX, 9, 1957; La chiesa di Santa Barbara di Capoterra in Sardegna, 1958; Un altare del Viana nel Duomo di Cagliari, ‘‘Atti e Rassegna tecnica della ` Ingegneri e Architetti di ToSocieta rino’’, XVII, 7, 1963; Varin de la Marche, ingegnere sabaudo in Sardegna, ‘‘Atti e ` IngeRassegna tecnica della Societa gneri e Architetti di Torino’’, XVIII, 1964; Gli oratori del S. Cristo e delle anime nel quartiere di Villanova a Cagliari, ‘‘Bollettino tecnico del circolo culturale Ingegneri e Architetti sardi’’, XVII, 1966; Le opere di De Vincenti e dei primi ingegneri militari piemontesi in Sardegna nel periodo 1720-1745, in Atti del XIII Congresso internazionale di storia dell’Architettura, Roma, I, 1966.
Cabras, Paolo Avvocato, consigliere regionale (Urzulei 1919-Lanusei 2001). ` Profondo conoscitore della realta sarda, dopo aver conseguito la laurea ` con sucin Giurisprudenza esercito cesso la professione di avvocato e si im` nella vita politica. Uomo di sinipegno stra, si iscrisse al PCI e fu per anni consigliere comunale a Lanusei; nel 1965 fu eletto consigliere regionale del suo partito nel collegio di Nuoro per la V legislatura, in seguito riconfermato per la VI (1969-1974). Morı` dopo essersi ritirato a vita privata.
Cabras, Vincenzo Giureconsulto (Tonara 1732-Cagliari 1809). Giovanissimo si stabilı` a Cagliari dove, terminati gli studi, intraprese la professione di avvocato con grande successo. Sostenuto dai figli e dal genero, Efisio Pintor Sirigu, e dal discepolo Vincenzo Sulis, fu uno dei protagonisti della difesa di Cagliari dall’attacco dei francesi nel 1793. Subito ` dello Stadopo prese parte all’attivita mento reale, divenendo uno dei sostenitori delle richieste di riforma avanzate al sovrano. Nell’aprile del 1794 fu ´ come arrestato per ordine del vicere ` soelemento sovversivo: questo suscito prattutto nel ‘‘suo’’ quartiere di Stam` pace lo sdegno popolare, che culmino nella sollevazione del 28 aprile, nell’espugnazione del castello e nella successiva cacciata dei Piemontesi. In seguito ` a manifestare posizioni che, continuo per la sua amicizia con G.M. Angioy, sembravano inquadrabili entro l’ala ` avanzata del partito dei novatori. A piu ` , prese le distanze partire dal 1795, pero dall’amico e dal gruppo dei patrioti di ` favocui Angioy era il leader e si mostro revole a soluzioni meno radicali, dando vita a una aggregazione dei moderati. Quando poi l’Angioy intraprese il viag` ancora quando margio a Sassari, e piu ` su Cagliari nel maggio 1796, egli ne cio divenne tra i principali accusatori e si
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Cabras Brundo ` per bloccarne i progetti. Negli adopero ` a Carlo Felice, che anni seguenti si lego ` intendente e conservatore lo nomino nel 1799; nel 1803 fu nominato presi` Economica e dente della Reale Societa Agraria.
Cabras Brundo, Anna Scultrice (n. Cagliari 1919). Autodidatta, ha esordito giovanissima nel 1943, ma molte opere di questo periodo sono andate perse durante i bombardamenti. Nel dopoguerra ha raggiunto una notevole efficacia espressiva soprattutto con la fusione di busti in bronzo; tra le sue opere ` significative i busti di Felice Melis piu Marini, di Marcello Serra, di Francesco Alziator, di Luigi Pitzalis e di molti altri personaggi della cultura e della politica ` autrice anche di sarda del suo tempo. E una Madonna di Bonaria con Bambino e di una Via Crucis realizzata per il santuario di Sant’Ignazio a Cagliari.
Cabreo Termine giuridico. Indica un registro che compare in Sardegna a partire dal secolo XV, sul quale veniva regi` la partistrata la capibreviazione, cioe colare procedura di registrazione dei titoli in base ai quali veniva posseduto un bene immobile. In effetti la struttura ` paragonabile per certi versi a del c. e quella del condaghe: differisce da que` , per il fatto che e ` un atto pubsto, pero blico cui i possessori a qualsiasi titolo sono tenuti a sottostare.
Cabrera Famiglia feudale catalana (secc. XI-XVI). Le sue notizie risalgono al secolo XI, quando viveva un Amat visconte di Gerona il cui figlio Gherardo, sposata Ermesenda di Cabrera, nel 1038 divenne signore di Cabrera. Da loro discese in linea retta un Gherardo Ponzio che nel 1180 fu il primo a prendere il titolo di visconte di Cabrera. Suo nipote Gherardo, all’estinzione della famiglia di sua madre Marchesia d’Urgell, divenne conte d’Urgell; morı` nel 1220 e i suoi figli procedettero a una divisione
` . Ponzio ebbe la contea dell’eredita d’Urgell e la sua discendenza si estinse ` la linel secolo XIV; Gerardo continuo nea dei visconti di Cabrera, che seguirono i re d’Aragona nelle loro imprese mediterranee. Suo nipote Bernardo, morto nel 1332, fu uno dei personaggi ` in vista della corte di Giacomo II, fu piu padre di un altro Bernardo col quale la ` in contatto con la Sardefamiglia entro gna. Questi, nel 1323, prese parte alla spedizione dell’infante Alfonso e in seguito svolse funzioni di rilievo durante i regni di Alfonso IV e di Pietro IV. Nel 1354 ebbe i feudi di Serrenti e di Pauli. Suo figlio Bonanato nel 1364 vendette i feudi a Berengario Carroz.
Cabrera, Bernardo Gentiluomo catalano (Catalogna 1298-ivi 1364). Visconte di Cabrera e valoroso uomo di guerra ` complessa. Prese dalla personalita parte alla spedizione dell’infante Alfonso segnalandosi nella conquista dei porti dell’Ogliastra; tornato in patria ` ad alcune altre imprese al partecipo servizio del re, ma nel 1342, quando ormai la sua fama e il suo prestigio erano al culmine, decise di ritirarsi in con` , Pietro IV lo convento. Nel 1347, pero ` suo vinse a tornare a corte e lo nomino maggiordomo; nel 1353 fu nominato ammiraglio e gli fu affidato il comando della squadra navale che venne inviata in Sardegna alla conquista di Alghero. Egli giunse nuovamente in Sardegna e dopo aver fatto sbarcare un contingente ` subito inidi fanteria che si schiero `, prese nuoziando l’assedio della citta vamente il mare per contrastare una squadra genovese che veniva in soccorso degli assediati. Pochi giorni dopo ` i genovesi nella celebre egli sbaraglio battaglia di Porto Conte, che ebbe come conseguenza la caduta di Alghero. Qui ` la sua residenza; ma la vittoria C. fisso ` la reazione di Mariano IV d’Arprovoco borea che avrebbe voluto Alghero per
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Cabudabbas ´ ; C. tento ` di evitare lo scontro col sose vrano d’Arborea, ma la sua opera fu inutile. Poco dopo, infatti, il conflitto scop` e l’ammiraglio dovette lasciare la pio residenza di Alghero per accorrere in soccorso di Cagliari, mentre le truppe arborensi dilagavano in tutta la Sarde` e la sua determigna; con la sua abilita nazione contribuı` alla difesa di Cagliari e alla vittoriosa battaglia di Quartu, dopo la quale le truppe arborensi furono costrette a ritirarsi. Cessate le osti` , C. torno ` in patria e fu impegnato lita successivamente in molte altre im` in disgrazia e il re lo prese; cadde pero fece decapitare nel 1364.
Cabrera, Martino Vicere´ di Sardegna ` sec. dal 1529 al 1532 (?, seconda meta XV-Sassari 1532). Era consigliere reale ´ di quando nel 1529 fu nominato vicere Sardegna da Carlo V, al quale era molto legato. Egli preferı` stabilirsi a Sassari dove fece restaurare il castello; si pre` di rilanciare l’economia della occupo ` che era stata compromessa dalla citta invasione francese dell’anno prece` un Parlamento. dente. Nel 1530 convoco
Cabrini, Angiolo Giornalista, deputato al Parlamento (Codogno 1869-Roma 1937). Interessato ai problemi sociali di ` politicamente fine secolo, si impegno condividendo le posizioni del sindacalismo rivoluzionario. In seguito aderı` al PSI e fu eletto deputato fino al 1918. Corrispondente de ‘‘L’Avanti’’, in que` in Sardegna dopo i sta veste si reco moti del 1906. Profondamente colpito ` l’ipotesi che dalla situazione, avanzo esistessero numerose ‘‘questioni sarde’’ da risolvere. In seguito, rimasto sempre attento ai problemi dell’isola, ` alla rivista ‘‘Sardegna’’ di Atcollaboro tilio Deffenu. Gli articoli pubblicati su ‘‘L’Avanti’’ in occasione del viaggio del 1906 furono poi raccolti in un volumetto, In Sardegna, stampato a Roma
dalla tipografia dell’‘‘Avanti della domenica’’, nello stesso anno.
Cabudabbas Curatoria che faceva parte del giudicato di Torres. Il suo territorio era piuttosto montuoso, fertile e ricco di sorgenti; era posto a sud del Meilogu e confinava col Monteleone e con il Costavall. Aveva una superficie di 200 km2 e comprendeva i villaggi di Borconani, Bessude, Campuy, Cheremule, Cossoine, Giave, Ibilis, Mello, Modulis, Mogoro, Sultana, Thiesi. Approfittando della confusione seguita all’estinzione della famiglia giudicale di Torres, i Doria se ne impadronirono e lo annetterono al Monteleone includendolo nel piccolo stato che essi avevano costituito. I nuovi signori instaurarono un buon rapporto con gli abitanti dei diversi villaggi, che mantennero i loro privilegi e la loro autonomia e vissero un periodo di pace fino alla conquista aragonese nel 1323. Allora i Doria si dichiararono vassalli del re d’Aragona, e `a cosı` il territorio della curatoria entro far parte del Regnum Sardiniae. ` nel 1325 essi si ribellaQuando pero rono, il C. divenne teatro della guerra e nel 1330 fu occupato dalle truppe aragonesi guidate da Raimondo Cardona e devastato. Rimase comunque in possesso dei Doria e in seguito subı` altri gravi danni durante la seconda ribellione del 1347 e a seguito della peste del 1348. Durante le guerre tra Aragona e Arborea, a partire dal 1365 fu occupato dalle truppe giudicali e considerato di fatto come facente parte dell’Arborea. Dopo le nozze di Eleonora d’Ar` nuoborea con Brancalene Doria, torno ` dei Doria e vamente nella disponibilita dopo la battaglia di Sanluri fu possesso ` Doria fino al 1436. Quando poi di Nicolo questi fu costretto a lasciare il castello ` sotto di Monteleone, il territorio passo l’amministrazione reale e fu diviso in diversi feudi, perdendo definitiva-
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Cabudanni ` politica. Cosı` il mente la propria unita ` finalmente a far parte del ReC. torno gnum Sardiniae. Il suo territorio fu diviso in alcuni feudi, che mantennero la loro fisionomia fino al 1838.
Cabudanni Nome sardo del mese di settembre, caput anni, inizio dell’anno agrario nel calendario bizantino. Anche l’antica festa di Capodanno cadeva a settembre e coincideva con l’inizio dell’annata agraria e con la vendemmia. Durante la festa nel Logudoro le fami` in vista glie dei proprietari terrieri piu ´ bude, una focaccia si scambiavano sa ca di semola, simbolo di opulenza e augurio per l’anno che iniziava.
Cabula, Antonio Pittore e scultore (n. Siliqua 1947). Autodidatta, dopo aver ` trasfeoperato nel suo paese natale, si e rito a Cagliari dove abitualmente lavora. Come pittore appartiene al genere figurativo; come scultore utilizza ` tutti i materiali, ma con grande abilita preferisce le pietre. Ha partecipato a numerose collettive e ha allestito mo` italiane e straniere. stre in molte citta
` venatoria e` stata Caccia – L’attivita regolamentata in ogni tempo con leggi particolarmente severe, a cominciare dalla Carta de Logu di fine Trecento.
Caccia La pratica della caccia, diffusa
` antiin tutta l’isola, risale ai tempi piu chi, quando, a parte ogni altra considerazione, era favorita dall’esistenza di ` di selvaggina. In una grande quantita Sardegna da sempre furono praticati ` diffusi dei diversi tipi di caccia, i piu quali sono stati la caccia grossa al cin´ in tutta l’ighiale (diffuso pressoche sola), al cervo (comune nella Sardegna settentrionale nella catena che dai monti di Tempio si allunga verso Pattada, nella zona di Nuoro, nel Sulcis e nel Sarrabus), al daino (frequentissimo nella Sardegna centrale), al muflone (presente prevalentemente sul Limbara e sul Gennargentu). Molto praticata era anche la caccia agli animali da pelliccia, soprattutto alla volpe e alla martora, le cui pelli erano esportate in numero considerevole. Altro tipo di caccia comunemente praticato era quello ai conigli e quello ai volatili come le galline prataiole, le pernici, i merli, e i tordi (per questi ultimi era praticata, specie nella Sardegna sudoccidentale, l’uccellagione). L’archeologia permette di affermare che la cac` nucia era diffusa nell’isola fin dall’eta ` ragica, e comunque sicuramente in eta ` romana. I Bizantini impunica e in eta portarono in Sardegna la caccia con il falcone e introdussero alcune regole ` venatoria in un trasformando l’attivita passatempo per aristocratici dal quale, almeno formalmente, fu escluso il po` dei monapolo. Nelle grandi proprieta steri e in quelle dei grandi latifondisti furono costituite riserve di caccia nelle ` furono regolate minutaquali le attivita mente. In genere la caccia era praticata dai proprietari della riserva: i servi che gravavano sul latifondo vi erano coinvolti sia nella fase di preparazione che in quella di esecuzione. Specialmente la caccia al cinghiale, che veniva praticata con l’uso della lancia, richiedeva il concorso di un certo numero di servi-
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Caccia tori che coadiuvavano il cacciatore come battitori e raccoglitori delle ` giuprede. Nei secoli successivi, in eta ` a essere dicale, la caccia continuo ` praticata dai nobili. In geun’attivita nere una battuta era promossa dal giudice in persona o dai suoi familiari e parenti, dai curatori e dai majores de scolca; era vietato formalmente orga` venatorie a persone dinizzare attivita verse da quelle elencate precedentemente. La popolazione del territorio dove la battuta era stata organizzata era comunque tenuta a parteciparvi e a svolgervi funzioni ben precise. Questa caccia grossa (silva) veniva praticata secondo un calendario venatorio che individuava quattro periodi nell’arco dell’anno; nel periodo prestabilito i partecipanti alla battuta, fossero i nobili cacciatori o i popolani che li coadiuvavano, erano tenuti a trovarsi nel punto di raccolta (collectoriu): da lı` la battuta prendeva l’avvio. La caccia veniva praticata in quattro modi diversi, tutti minutamente regolamentati: la caccia ad igitu, che prevedeva l’uso di armi da getto; la caccia a casside, che prevedeva l’uso della martora e del furetto; la caccia a cavallu, che prevedeva l’inseguimento delle prede e l’uso di mute di cani addestrate a inseguire la selvaggina; la caccia col falcone (su stori). I Pisani introdussero altri sistemi di caccia; in particolare quella con le reti (velariu, diaulu), che praticavano con grande divertimento, attirati soprattutto dalle ` di pernici, tordi e altri grandi quantita uccelli. I sistemi di caccia rimasero invariati con l’arrivo degli Aragonesi: il divieto di caccia per il popolo fu mantenuto e anzi spesso accentuato dalla sua introduzione negli ordinamenti feu` , non fu dali. La nuova situazione, pero in grado di impedire che la pratica della caccia si diffondesse anche tra il popolo, soprattutto nelle zone interne
dove divenne un sistema di sostegno dell’alimentazione. Nel secolo XVI la ` ulteriormente e i caccia si sviluppo suoi metodi cambiarono con la diffusione delle armi da fuoco. Nel secolo XVII il divieto di praticare la caccia per i ceti popolari venne meno e, specialmente nei periodi di carestia, si ri` provvidenziale per le popolazioni velo affamate. Nel secolo XVIII la caccia grossa era il passatempo preferito della ` , ma ormai veniva praticata annobilta `, che dal popolo con estrema facilita data anche l’abbondanza della selvaggina. Degli antichi modi di praticare la caccia si mantenne quello della caccia a cavallo: questa forma sopravvisse fino agli inizi dell’Ottocento e venne abbandonata col diffondersi del sistema della caccia a poste fisse, favorita dalla crescente perfezione delle armi da fuoco. La pratica della caccia minuta, invece, ` nelle diffusa in tutta l’isola, si sviluppo tipiche forme della caccia alla pernice, al coniglio e alla lepre, di quella al tordo e di quella agli uccelli acquatici. Agli inizi dell’Ottocento la pratica della caccia era considerata ancora un nobile passatempo per le classi sociali elevate, cui partecipavano cacciatori provenienti dalla terraferma e che spesso portavano all’organizzazione di battute in onore di principi e di personaggi im` portanti. A partire dalla prima meta dell’Ottocento si sentı` il bisogno di re` venatoria nell’ingolamentare l’attivita tento di proteggere la selvaggina; il primo regolamento fu emanato nel 1836 con una Regia Patente nella quale si stabilı` una prima forma di calendario venatorio e il divieto di caccia al cervo, al capriolo e al muflone. Il regolamento ` fu disatteso quasi totalmente, spepero ` che continuo ` a praticie dalla nobilta care la caccia senza alcun limite. In seguito, con leggi del 1854 e del 1862, la fissazione dei termini del calendario
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Cacciatori venatorio fu delegata alle amministrazioni locali che dovevano provvedere in funzione delle diverse situazioni. Nel 1885 furono costituite le prime riserve di caccia. Alla fine dell’Ottocento, con lo sviluppo della caccia come sport ` alto-borghese italiana, la nella societa Sardegna divenne un’area particolarmente ricercata dai cacciatori, che in quel paesaggio spesso deserto ed esotico trovavano la stessa ebrezza della caccia nei paesi extra-europei. Annibale Grasselli Barni, giornalista e scrittore cremonese, ha lasciato un illuminante racconto di un suo viaggio venatorio nel libro A caccia in Sardegna, ` , poco 1905, la cui seconda edizione e ecologicamente, dedicata a Grazia Deledda: attraversando l’isola da Terra` pita di uccidere, nova a Cagliari gli ca nella prima settimana di caccia solitaria, 161 pernici. Nel Novecento il viaggio per la caccia in Sardegna divenne un’abitudine per i membri della famiglia reale: Villa Las Tronas ad Alghero conserva le fotografie delle principesse (in specie Giovanna) in tenuta da caccia. Nei decenni successivi e fino alla costituzione della Regione autonoma la disciplina della caccia rimase sempre ancorata alla emanazione del calendario venatorio, il cui rispetto era affidato alle compagnie barracellari e ai vari corpi forestali. Con la costituzione della Regione la competenza in ` passata alla Remateria di caccia e gione; la legislazione recente tende a ` soprattutto in regolamentare l’attivita funzione della conservazione del patrimonio, imponendo quindi restrizioni rigorose dei periodi di caccia, non senza proteste da parte dei cacciatori, molto numerosi nell’isola (soprattutto nei centri dell’interno, dove la caccia al cinghiale conserva ancora molto della sua forza di aggregazione comunitaria e
viene esercitata da gruppi di amici detti compagnie).
Cacciatori Corpo militare. Fu costituito nel 1793 a Cagliari, prevalentemente con cittadini residenti nel quartiere di ` in funzione alcuni Stampace; entro mesi dopo il fallito tentativo di invasione francese e gli fu affidato il com` , che era dipito di controllare la citta ventata sede di tensioni politiche e so` al comando di Vincenzo Suciali. Opero lis, ma fu sciolto dal re nel 1799 dopo il suo arrivo a Cagliari. I suoi membri furono incorporati in parte nel Reggimento nazionale e in parte nei Dragoni leggeri, mentre il Sulis venne nominato direttore delle saline.
Cacciatori di Cagliari Piccolo corpo militare istituito nel 1805. Aveva un organico molto ridotto e il compito di sorve` . Quando pero ` nel 1808 Vitgliare la citta ` a riforma del torio Emanuele I avvio barracellato fu sciolto.
Cacciatori Guardie Corpo militare. Fu creato per difendere Cagliari e la famiglia reale quando nel 1799 il re dovette rifugiarsi in Sardegna. Era costituito da fanti armati alla leggera e nel 1816 fu accorpato con il Reggimento di Sardegna, dando cosı` vita al Reggimento Cacciatori Guardie, cui fu affidato lo stesso compito. Per la funzione che svolgeva, ebbe la precedenza sulle altre truppe leggere. Nel 1830 il suo organico fu completato con un secondo battaglione, cui nel 1833 ne fu aggiunto un terzo.
Cacciatori provinciali Corpo militare. Fu creato con un pregone dell’aprile del 1821; aveva il compito di provvedere alla difesa e alla custodia delle pro` pubbliche e private e poteva opeprieta rare su tutto il territorio del regno. Di fatto svolse le funzioni barracellari che erano state affidate nel 1819 ai Caccia` non le avevano tori Reali, che pero ` svolte in maniera soddisfacente. Opero
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Caciano fino al 1827 quando furono ricostituite le compagnie barracellari.
Cacciatori Reali di Sardegna Corpo militare scelto. Fu costituito nel giugno del 1819 con uomini provenienti dal reggimento dei Cavalleggeri di Sardegna; comprendeva 630 uomini che avevano il compito di sorvegliare e custo` privata e quella pubdire la proprieta blica. Nel 1823 il corpo fu unito ai Carabinieri Reali.
Cacherano di Bricherasio, Giovanni Battista Vicere´ di Sardegna dal 1751 al 1755 (Bricherasio 1706-Torino 1781). Nato da una vecchia famiglia dell’aristocrazia piemontese, ufficiale di carriera, scoppiata la Guerra di successione polacca, quando il re Carlo Emanuele III si unı` a Francia e Spagna per `a combattere contro gli austriaci, formo sue spese il reggimento ‘‘La regina’’ e ´ da prode nell’esercito reale combatte fino alla pace del 1735. Prese parte alla Guerra di successione austriaca sempre al comando del suo reggimento: ferito in battaglia, nel 1746 fu promosso generale. Nel 1747 uscı` vittorioso nella battaglia dell’Assietta, nelle Alpi Cozie, contro le truppe francesi comandate dal conte Charles-Armande de Fouquet de Belle-Isle, il 19 luglio 1747; la vittoria ` la conclusione della guerra, e accelero col trattato di Aquisgrana casa Savoia ` Vigevano, Voghera e l’Alto Noacquisto ` al servizio civarese. Subito dopo passo vile: nel 1750 fu nominato governatore ´ di del duca di Chablais e nel 1751 vicere Sardegna. Durante il suo soggiorno nel` per sviluppare l’attil’isola si adopero ` di colonizzazione e di ripopolavita mento e per limitare le prepotenze e le angherie dei feudatari nei confronti dei ` anche di potenvassalli. Si preoccupo ziare il commercio del sale, progettando di costruire un canale che dalle saline portasse alla darsena del porto di ` a termine il suo mandato Cagliari. Porto
` alnel 1755. Tornato in patria, governo ` del Piemonte. Nel 1771 cune altre citta fu nominato Grande Maestro dell’Artiglieria ed ebbe il Collare dell’Annunziata.
Cachia, Carmelo Consigliere regionale (n. Agrigento 1945). Esponente dell’U` stato eletto consiDEUR, nel 2004 e gliere regionale per la XIII legislatura nel collegio della Gallura.
Caciano Famiglia di origine majorchina (secc. XIV-XV). Un suo ramo si trasferı` in Sardegna al seguito dell’infante Alfonso con un Arnaldo tesoriere reale. Fu nominato doganiere di Cagliari ed ebbe l’investitura di alcuni feudi nelle curatorie di Dolia e di Nuraminis; i suoi discendenti infine ebbero l’appalto delle dogane di Cagliari. Nel corso della prima guerra tra Pietro IV e Mariano IV i loro feudi furono deva` la seconda stati. Quando scoppio guerra, i feudi appartenevano a un bambino sotto tutela della madre, per cui la famiglia preferı` fuggire un Spa` in Sardegna, gna. I C. non tornarono piu pur continuando a mantenere i diritti sui loro feudi, il cui territorio peraltro finı` per essere occupato dalle truppe del giudice d’Arborea. Finite le guerre essi tornarono in possesso del loro patrimonio, ma nel 1421 preferirono vendere i loro diritti su Monastir.
Caciano, Arnaldo Gentiluomo (Ma` sec. XIII-Catalogna jorca, seconda meta 1339). Giunse in Sardegna nel 1323 con ` tesol’infante Alfonso che lo nomino riere reale. Nel 1326 fu nominato anche doganiere di Cagliari e fu investito dei ´ feudi di Monastir, Selargius e Segafe nella curatoria di Dolia e di quelli di Nuraghi de Fortei, Seduci e Postmont in quella di Nuraminis. Nel 1331 fu nominato amministratore delle rendite ` in reali in Sardegna, ma nel 1333 torno Catalogna.
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Caciano (sec. XIV). Figlio di Arnaldo, nato agli inizi del secolo XIV. Nel 1333 si stabilı` in Sardegna, dove ebbe l’ufficio di doga` appartenuto a suo padre; nel niere gia ` il patrimonio feudale, ma 1339 eredito morı` pochi anni dopo senza figli, lasciando erede suo fratello Bernardo.
Caciano, Pietro Feudatario catalano ` sec. XIV-ivi 1350). (Cagliari, prima meta ` il Figlio di Bernardo, nel 1350 eredito patrimonio feudale della famiglia, ma ` la prima quando nel 1353 scoppio guerra tra Pietro IV e Mariano IV, non fu in grado di impedire che i feudi venissero devastati. Cessata la guerra, nel 1355, dopo la celebrazione del Parla` anche il feudo di mento, egli acquisto Nurgi nella curatoria di Dolia, ma morı` improvvisamente nel 1362 lasciando erede dell’intero patrimonio suo figlio Arnaldo, un bambino di pochi anni sotto la tutela della sua vedova.
Cacosta, Guglielmo (o G. c¸ aCosta ) Uomo d’armi catalano (sec. XIV). Prese parte alla spedizione dell’infante Alfonso e ottenne come ricompensa il feudo di Villaputzu nella curatoria del Sarrabus. La concessione lo obbligava a rifornire il castello di Quirra e nel 1332, dopo che Berengario Carroz ebbe l’in` in vestitura dell’intero territorio, entro conflitto con lui: poco dopo gli cedette il ` in Spagna. suo feudo e torno
Cacosta, Tommaso (o T. c¸aCosta) Uomo d’armi catalano (sec. XIV). Giunto in Sardegna al seguito dell’infante Alfonso, conclusa la conquista, contribuı` a domare la prima ribellione di Sassari e nel 1325 ottenne come ricompensa il feudo di Gerito nella curatoria della ` in grado di resiRomangia. Non fu pero stere all’attacco dei Doria, che se ne impadronirono; nel 1330, dopo la spedi` in zione di Raimondo Cardona, torno possesso del villaggio, che nel 1331 vendette al Cardona.
Cada die Teatro Compagnia teatrale.
Fondata nel 1982 a Cagliari dallo scrittore e regista Giancarlo Biffi, ha operato fino al 1999 nella sua sede storica, la vetreria di Pirri, che la compagnia ha restaurato e reso funzionale al teatro. Il C.d.T. ha assunto il carattere di compa` gnia di teatro di ricerca e come tale e stata riconosciuta dal Ministero dei Beni culturali; in tutti questi anni la ` indirizzata sua sperimentazione si e verso la identificazione di nuovi linguaggi scenici, la cura per il lavoro dell’attore, l’interesse per la narrazione orale e ha avuto numerosi riconoscimenti a livello nazionale e internazionale.
Cadalanu, Giovanni Insegnante, gior` nalista (Nuoro 1899-ivi, seconda meta sec. XX). Conseguito il diploma magi` all’insegnamento e con strale, si dedico gli anni divenne uno degli animatori della vita culturale nuorese negli anni Sessanta del Novecento. Giornalista pubblicista nel 1961, nel 1970, su inca` il volume Vecrico del Lions Club, curo chia Nuoro, considerato la prima storia ` . Tra gli altri suoi scritti, tutti della citta pubblicati sul quotidiano sassarese ‘‘La Nuova Sardegna’’ tra il 1956 e il 1970: Il ` ospitale della Sardegna vive popolo piu sotto i tre picchi di Guglia ad Oliena, 1956; Una piccola isola fuori dal tempo. Orgosolo, il paese del silenzio e della solitudine, 1958; Ben poco e` rimasto ad Arzana dello splendore del tempo dei Giudicati, 1963; Accadde ad Ottana, un tempo ` , 1963; Proprio tutti hanno fiorente citta dimenticato un bel paesino chiamato Baunei, 1964; Visita in Ogliastra ad un paese barbaricino, 1964; Breve visita a Desulo, 1964; La settimana santa a Nuoro agli albori del secolo, 1969; Nuoro nella storia antica e recente, 1970.
Caddeo, Celestino Notaio, poeta ` sec. XIX-?, dopo (Dualchi, prima meta 1925). Conseguita la laurea in Legge si ` alla professione di notaio, ma dedico
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Caddeo prese attivamente parte anche alla vita politica; fu eletto consigliere provinciale di Cagliari tra il 1860 e il 1863. Scrisse in logudorese; letterato di grande talento e assai prolifico, ha lasciato numerose composizioni di contenuto prevalentemente storico o morale. Tra i suoi scritti: Fronde, versi, 1884; Canzone sarda subra sas penas de su Purgatoriu, 1888; Canzoni sarde in dialetto logudorese, 1888; Canzone di Eleonora d’Arborea sarda eroina, canzone logudorese, 1889; Inni sardi a Orotelli, 1904; Bosa, canzone, 1905; Fronde poetiche sarde dialettali, 1907; Sonetti acrostici e semplici dialettali, 1912; Poesie sarde, 1913; Canzoni sarde bernesche, 1914; Purgatorio, 1916; L’Italia vista dalla Sardegna, sonetto, 1919; Canzone sarda su Giuseppe Cherchi Caddeo di Dualchi, 1920; Per l’immatura morte di Dercis Bachis Angela del fu Giovanni Agostino, canzone, 1925. Sempre nel 1925 fu pubblicata la Raccolta delle canzoni sarde emendate dall’autore, edita a Oristano in 2 volumi.
Caddeo, Ersilia Poetessa (Cagliari 1912-ivi 1952). Autrice di delicate liriche, tra il 1914 e il 1946 fece parte del gruppo di intellettuali che ruotarono attorno alla rivista ‘‘Riscossa’’. Morı` prematuramente nel 1952. Esordı` nel 1947 con una raccolta di Liriche edite a ` su ‘‘Riscossa’’ una Bologna; pubblico breve serie di poesie: Madre mi sento, 1945; Il tuo profilo, 1946; I volti del giorno che muore, 1946; La lotta `e finita, 1946. Nel 1952, anno della sua morte, pub` a Milano un’altra raccolta, Cielo blico ignudo.
Caddeo, Rinaldo Giornalista e scrittore (San Gavino 1881-Albosaggia 1956). Esordı` collaborando con Ranieri Ugo ` su ‘‘La piccola Rivista’’; in seguito entro nella redazione de ‘‘L’Unione sarda’’, negli anni della direzione di Marcello Vinelli. Dopo alcuni anni si trasferı` a
` nella redazione de Sassari, e qui entro ‘‘La Nuova Sardegna’’. Infine si trasferı` ` con molti pea Milano dove collaboro riodici di livello nazionale, tra i quali ‘‘Il Corriere della sera’’ e ‘‘La Lombar` inoltre con Attilio Defdia’’. Collaboro fenu alla redazione della sua rivista ` l’associa‘‘Sardegna’’; nel 1914 fondo zione Pro Sardegna e nello stesso anno la casa editrice Risorgimento, che si se` per la pubblicazione di molte gnalo opere irredentiste e patriottiche. Alla vigilia dell’entrata in guerra dell’Italia ` Il triestino, un libro sulla Venepubblico zia Giulia e la Dalmazia, opera di un fiorentino di discendenza inglese, Lancillotto Thompson. Il libro, che altri editori non avevano voluto pubblicare, fu edito grazie a un finanziamento assicu` subito clanrato da amici di C. Circolo destinamente (sotto falsa copertina) nelle terre irredente suscitando grandi entusiasmi. Nel dopoguerra i suoi interessi gradualmente mutarono ed egli scrisse soprattutto opere a carattere storico, collaborando con valenti spe` la cialisti: Alessandro Levi gli affido raccolta dell’epistolario di Carlo Cattaneo, edito in 4 volumi fra il 1946 e il 1956, e alla morte stava curando quello di G. ` euroMelzi d’Eril. Raggiunse notorieta pea. Morı` ad Albosaggia, ora in provincia di Sondrio, «mentre era occupato nella correzione delle bozze della sua ` impegnativa» (R. Bonu). Tra opera piu i suoi scritti: Cose dei nostri tempi, ‘‘La piccola Rivista’’, II, 6, 1900; Il ventidue settembre 1901 al Gennargentu per la solenne inaugurazione della Casa rifugio Alberto Lamarmora, 1901; Le adultere, novelle, 1901; Nino Alberti, ‘‘Barbagia’’, 1902; L’isola dei sardi (con Nicola Colajanni), 1903; Garibaldi e la Sardegna, ‘‘Il Secolo’’, 1913; Progresso economico e leggi speciali, ‘‘Sardegna’’, 3-4, 1914; La tipografia elvetica di Capolago: uomini, vicende, tempi, 1931; L’attentato Orsini.
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Caddeo 1858, 1932; Giansenisti, giacobini e patrioti ticinesi dalla rivoluzione del 1779, ‘‘Archivio storico della Svizzera Italiana’’, 1936; I primi anni del risorgimento ticinese; 1938; De Gruenwald Costantin Metternich: l’uomo della Santa Alleanza, 1942; La veridica storia della travagliata genesi dell’epistolario di Carlo Cattaneo, 1950; Cernuschi e Cattaneo, il 29 maggio del 1848 nel fallito colpo di stato di Milano, ‘‘Il Risorgimento’’, 1953; I rapporti tra Mazzini e la Sardegna, ‘‘Il Risorgimento’’, 1954; I grandi eventi del 1859-1860 in lettere inedite di Mazzini ai suoi amici di Sardegna, ‘‘Il Risorgimento’’, 1954.
Caddeo, Rossano Insegnante, senatore della Repubblica (n. Sardara 1949). Impegnato politicamente nel PCI, dopo essersi laureato in Lettere si ` dedicato all’insegnamento nelle e ` stato scuole medie. Dal 1978 al 1991 e ininterrottamente eletto consigliere comunale e sindaco del suo paese natale, divenendo anche dirigente dell’Associazione Nazionale Comuni Italiani (ANCI); successivamente ha aderito al ` candidato alla CaPDS e nel 1992 si e ` stato eletto. Nel 1994 e ` mera, ma non e stato eletto senatore per la XII legislatura repubblicana nel collegio di Oristano; riconfermato per la XIII legisla` stato tura nel collegio unico regionale, e segretario della V commissione del Senato.
Caddeo, Sebastiano Insegnante, consigliere regionale (n. Carloforte, sec. XX). Cattolico militante, dopo essersi ` all’insegnamento laureato si dedico della Filosofia nelle scuole secondarie superiori. Nel 1968 divenne consigliere regionale per la DC nel corso della V legislatura, subentrando nel collegio di Cagliari ad Agostino Cerioni; portata a ` rietermine la legislatura non fu piu letto.
Cadeddu, Alberto Studioso di malattie
tropicali (Cagliari 1871-ivi 1949). Dopo aver frequentato la scuola di applicazione a Firenze, conseguı` la laurea in ` nel corpo di Sanita ` Medicina ed entro dell’esercito percorrendo una brillante carriera. Nel 1900 fu mandato in Eritrea e nel 1902 in Cina, dove rimase per tre anni; in seguito prese parte alla guerra di Libia e alla prima guerra mondiale, al termine della quale fu nominato direttore dell’Ospedale di Trieste. Nel 1923 divenne direttore sanitario di Bengasi, nel 1926 ottenne la libera docenza in Malattie tropicali presso ` di Bologna. Trasferito a l’Universita Roma nel 1939, fu promosso generale; collocato a riposo, morı` a Cagliari nel 1949. Tra i suoi scritti: il saggio Sui vibrioni degli stagni d’acqua salmastra, pubblicato a Roma nel 1895.
Cadeddu, Enrichetta (detta Henriette) Insegnante (Cagliari 1871-ivi 1952). ` natale per i Molto nota nella sua citta lunghi anni di insegnamento di francese presso l’Istituto tecnico ‘‘Martini’’. Profonda conoscitrice dei problemi ` didella letteratura francese, lascio versi studi, tra i quali Un ´episode de la vie de Charles Emanuel IV dans l’exil, ‘‘Archivio storico sardo’’, I, 1905, e La trage´die franc ¸aise au XVII sie`cle, edito a Cagliari nel 1907.
Cadeddu, Gaetano Patriota (Cagliari 1782-Tunisi 1858). Figlio di Salvatore, interrotti gli studi universitari a causa di un precoce matrimonio, divenne delegato di giustizia in diversi villaggi, segnalandosi per il suo zelo e per il suo senso di giustizia. Nel 1812 prese parte all’organizzazione della cosiddetta congiura di Palabanda, e quando il moto fu scoperto, scampato all’arresto, fuggı` da Cagliari e si diede alla latitanza; dopo alcuni mesi riuscı` a rifugiarsi in Corsica grazie all’aiuto di Napoleone. Nel 1814 lo raggiunse nell’isola d’Elba e nel 1815 fu con lui a Waterloo, guadagnando
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Cadeddu per il suo valore la Legion d’onore. Dopo la caduta di Napoleone fu perseguitato e costretto a fuggire dalla Corsica e a rifugiarsi a Marsiglia. Dopo molte traversie nel 1820 si stabilı` a Pisa, dove, grazie alla protezione del ` in professor Amedeo Vacca, si laureo Medicina. Nel 1829 si trasferı` ad Algeri ` la profese poi a Tunisi, dove esercito sione con crescente successo. Nel 1839 fu nominato console di Svezia a Sfax, ` torno ` a Tunisi facendosi poco dopo pero ` apprezzare dal bey per le sue qualita professionali. Nel 1857 riuscı` a rientrare per una breve visita a Cagliari; morı` dopo essere tornato in Tunisia.
Cadeddu, Giovanni1 Patriota (Cagliari, ` sec. XVIII-La Maddalena seconda meta ` in 1819). Fratello di Salvatore, si laureo ` alla carGiurisprudenza e si dedico riera amministrativa. Divenuto teso` , raggiunse una poriere dell’Universita sizione di prestigio nella vita cittadina. Nel 1812 prese parte alla cosiddetta congiura di Palabanda, di cui il fratello era uno dei capi. Arrestato, fu condannato al carcere a vita; morı` in carcere nella torre di Santo Stefano a La Maddalena nel 1819.
Cadeddu, Giovanni2 Funzionario, consigliere regionale (Cagliari 1917-ivi 1992). Cattolico impegnato, nel 1953 fu eletto consigliere regionale della DC nel collegio di Cagliari per la II legislatura e successivamente riconfermato per la III e la IV legislatura fino al 1965. Dal novembre del 1958 al giugno del 1961 fu assessore all’Agricoltura nella prima giunta Corrias. Morı` dopo essersi ritirato a vita privata.
Cadeddu, Luigi Patriota (Cagliari 1776La Maddalena, dopo 1830). Figlio di Salvatore, laureato in Legge, si stabilı` nel quartiere della Marina con la moglie e i figli; nel 1812 prese parte alla cosiddetta congiura di Palabanda. Scoperto il moto, fu arrestato e condannato a ven-
t’anni di carcere. Trascorse gli anni della pena a la Maddalena, e solo nel 1830 ottenne la grazia dal re, ma gli fu ` il vietato di lasciare l’isola, dove passo resto dei suoi giorni.
Cadeddu, Maria Eugenia Studiosa di storia medioevale (n. sec. XX). Allieva di Francesco Cesare Casula, dopo la laurea in Lettere ha conseguito il dottorato di ricerca in Storia medioevale. At` ricercatrice presso il Contualmente e siglio Nazionale delle Ricerche di Cagliari. Tra i suoi scritti: Sanluri, una fortezza sempre in guerra, in Castelli, 1992; Vicende di Brancaleone Doria negli anni 1383-1384, ‘‘Medioevo. Saggi e rassegne’’, 18, 1993; Note in margine all’edizione degli atti parlamentari in Sardegna, ‘‘Saitabı`. Revista de la Facultat Geografia i Historia de la Universitat de Valencia’’, XLIV, 1994; Giacomo II d’Aragona e la conquista del regno di Sardegna, ‘‘Medioevo. Saggi e rassegne’’, 20, 1995; Neri Moseriffo console dei catalani a Castel di Castro l’anno 1320, ‘‘Annuario de Estudios Medievales’’, 29, 1999; Portoghesi in Sardegna, in Portogallo Mediterraneo, 2001; Portoghesi nel Mediterraneo; studi e progetti di ricerca in Sardegna, ‘‘Medioevo. Saggi e rassegne’’, 25, 2002.
Cadeddu, Pasquale Insegnante, latinista (Cagliari 1809-ivi 1882). Una volta ` con pasconseguita la laurea si dedico sione all’insegnamento nelle scuole su` natale. Fu poeta periori della sua citta ` numerose elegante e delicato e lascio opere in latino. Tra i suoi scritti: Carolo Alberto I Sardiniae regi aug., in Sardiniam advenienti, 1842; Deiparae Virgini, ode saffica, in ‘‘Meteora’’, I, 14, 1843; In obitum Caroli Alberti I Sardiniae regis carmen, 1849; Ad Antonio Bacaredda autore dei due drammi ‘‘Marito e giudice’’ e ‘‘Non aprite al sacrilego’’, 1851; Alla signora Battistina Assom-Musu, inconsolabile per la morte del suo figliuolo Gio-
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Cadeddu vanni, versi, 1855; Al Comandante del 1º battaglione della prima legione britannica, capitano Miuching, Lettera latina, 1860; In morte di Luigi Caboni, 1871; Paullo Iosepho M. Sercio Oleastren ecclesiae gubernandae recens praeposito, Elegia, 1872.
1983; Olbia. Siniscola. Insediamenti lungo le coste, 5, 1990.
Cadeddu, Salvatore Avvocato (Cagliari 1747-ivi, 1817 ca.). Laureato in Legge, esercitava la professione di avvocato nel quartiere di Stampace, dove risiedeva con la famiglia. Di idee liberali, condivideva le posizioni di G.M. Angioy. Come Contatore di Cagliari e procuratore di Alghero fu ammesso allo Stamento reale e prese attivamente parte ai suoi lavori dopo il 1793. Protagonista del triennio rivoluzionario, nel 1795 fu eletto primo consigliere di Cagliari e come tale divenne prima voce dello Stamento reale; quando il partito dei moderati prese il sopravvento isolando l’Angioy, pur continuando a condividere la visione politica dell’Alternos, prese da lui le distanze, riuscendo cosı` a evitare di essere coinvolto nella repressione che seguı` la sua caduta. Negli anni seguenti visse appartato pur non discostandosi dalle sue idee liberali; nel 1812 fu accusato di essere il capo della congiura di Palabanda, cosiddetta ` dove i congiudal luogo di sua proprieta rati si riunivano per preparare il moto. Dopo che il progetto venne scoperto, ` di fuggire ma fu arrestato, egli tento processato, condannato a morte e, no` avanzata e la grande connostante l’eta siderazione da cui era circondato, fu impiccato poco tempo dopo.
Cadeddu Gramigna, Emilia Archeologa (n. sec. XX). Laureata in Lettere, si occupa di archeologia conducendo interessanti ricerche a Bortigali e Siniscola, su cui ha scritto due articoli sulla rivista ‘‘Sardigna antiga’’: Necropoli punico-romana in territorio di Bortigali, 1,
Cadello – Arma. Famiglia di origine catalana, venne in Sardegna al seguito dei Centelles conti di Quirra; nel 1622 anche i Cadello divennero nobili.
Cadello Famiglia cagliaritana (secc. XVI-XIX). Le sue notizie risalgono al secolo XVI. Sulle sue origini, sarde o cata` molto discusso; e ` verosimile lane, si e ` che fosse di origine catalana, pero giunta in Sardegna al seguito dei Centelles conti di Quirra, per conto dei quali alcuni dei suoi membri ricoprirono uffici nell’amministrazione feudale. I primi personaggi conosciuti sono un Giovanni, saliniere del giudicato d’Ogliastra, revocato dal contado nel 1542 e sostituito con un Nicola. In seguito i C. continuarono a rimanere legati ai conti di Quirra e a partire dalla ` possibile seguire fine del secolo XVI e con certezza la loro genealogia, a cominciare da un Giovanni Andrea che ` una Prunas ed ebbe quattro figli: sposo Antonio, che assunse il cognome della
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Cadello madre (= Prunas), Sebastiano, Salvatore e Giovanni Antonio, con discendenza. Ramo di Sebastiano. Sebastiano, figlio ` naturale, legittimato nel 1639, continuo a risiedere in Ogliastra, dove i suoi discendenti ottennero il riconoscimento del cavalierato ereditario e della no` nel 1692 con un Francesco e si bilta estinsero pochi decenni dopo. Ramo di Salvatore. Salvatore ottenne il cavalierato ereditario nel 1622 e, sposata una Dettori, trasferı` la residenza a Pozzomaggiore. I suoi discendenti nel 1676 furono ammessi allo Stamento militare nel parlamento Las Navas e si estinsero nel corso del secolo XVIII. Ramo di Giovanni Antioco. Giovanni An` a rimanere legato ai martioco continuo chesi di Quirra e, dopo essere stato nominato ufficiale della Marmilla, si stabilı` a Jerzu; nel 1645 ottenne il cavalie` . I suoi figli si rato ereditario e la nobilta trasferirono a Cagliari assumendovi posizioni di rilievo e nel 1665 furono ammessi allo Stamento militare durante il parlamento Camarassa. Due di essi, Antioco Saturnino e Diego, ebbero discendenza; la discendenza del primo, che ` in posnel corso del secolo XVIII entro sesso del feudo di San Sperate, si estinse nel 1772; quella del secondo si estinse nel 1846, con un Efisio ultimo marchese di San Sperate.
Cadello, Diego Gregorio Religioso (Cagliari 1735-ivi 1807). Arcivescovo di Cagliari dal 1798 al 1807. Dopo essersi laureato in Legge si fece sacerdote, fu nominato canonico capitolare e ricoperse numerosi e delicati incarichi. Divenuto arcivescovo il monsignor Melano, al quale era molto legato, ricoprı` l’incarico di vicario generale della diocesi e, alla sua partenza dalla Sardegna, nel 1798, fu nominato arcivescovo di Cagliari. Uomo attivo e abile, negli anni del viceregno di Carlo Felice ne di-
venne amico e ne sostenne l’azione; si ` anche per il riscatto dei carloadopero fortini che erano stati condotti schiavi a Tunisi poco tempo prima. Nel 1803 fu nominato cardinale. Scritti principali: Lettera pastorale per la morte di S.M. Vittorio Amedeo III, 1796; Lettera pastorale per la tratta degli schiavi da Carloforte, 1798; Epistola pastoralis ad clerum et populum calaritanae et unitarum diocesium, 1798; Ordinazioni relative al regio editto del 14 settembre 1799, 1799; Lettera pastorale per la liberazione degli schiavi carolini, 1803; Lettera pastorale per calmare con la preghiera l’ira di Dio contro la peste, 1804.
Diego Gregorio Cadello – Cagliaritano, arcivescovo di Cagliari tra Settecento e Ottocento, nel 1803 fu creato cardinale da Pio VII.
Cadello, Giuseppe Giureconsulto (Cagliari, inizi sec. XVIII-ivi 1772). Marchese di San Sperate, figlio di Antioco ` in Saturnino, conseguita la laurea entro magistratura e percorse una brillante carriera giungendo al grado di giudice ` della Reale Udienza. Nel 1742 acquisto dal fisco la signoria di San Sperate e nel 1749 ottenne il titolo di marchese; morı` senza figli, lasciando erede suo nipote Saturnino.
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Cadello
Cadello, Ignazio Matematico (Seneghe 1733-Cagliari 1804). Entrato nell’ordine dei Gesuiti, divenne sacerdote; a par` Matematica presso tire dal 1772 insegno ` di Cagliari; di idee liberali, l’Universita `a nel periodo rivoluzionario si avvicino Giovanni Maria Angioy, del quale condivise in parte la visione politica.
1760 fu nominato reggente del Supremo Consiglio di Sardegna. Tra i suoi scritti giuridici, Discurso juridico por la illustre D. Maria Catalina de Castelvy condesa de Villamar en repulsa de D. Salvador de Castelvy sobre la succesion de los lugares de Samassy y Serrenti, 1715.
Cadello, Salvatorangelo Religioso (Cagliari 1695-Castellaragonese 1764). Vescovo di Ampurias dal 1741 al 1764. Dopo essersi laureato in utroque fu ordinato sacerdote e prese a operare nella sua diocesi. Fu parroco in diversi villaggi, in seguito fu nominato canonico e giudice delle contenzioni, ricoprendo l’ufficio di cancelliere regio apostolico; nel 1741 divenne vescovo di Ampurias, resse la sua diocesi con `. grande umanita
Cadello, Saturnino Giurista (Cagliari 1733-ivi 1813). Marchese di San Sperate, figlio di Francesco Ignazio, dopo la lau` Diritto civile rea in Legge insegno ` di Cagliari, della presso l’Universita quale divenne anche censore degli ` dallo zio il marstudi. Nel 1772 eredito chesato di San Sperate; particolarmente legato ai Savoia, nel 1798 asse` suo fratello Diego Gregorio nella condo politica tesa a favorire il trasferimento dei Savoia in Sardegna. Morı` senza lasciare figli.
Cadello Rugiu, Francesco Ignazio Giureconsulto (Cagliari 1702-ivi 1763). Figlio di Diego, dopo aver conseguito ` in magistratura e dila laurea entro ´ Rivarolo, venne il coadiutore del vicere che sostenne nella sua politica di repressione del banditismo. Nel 1736 co` una spedizione contro i banditi mando di Ozieri; in seguito fu nominato proreggente della Reale Cancelleria e nel 1743 giudice civile della Reale Udienza. La sua preparazione gli fece acquistare negli anni ulteriore prestigio, per cui al momento di andare in pensione nel
Francesco Ignazio Cadello Rugiu – Giurista cagliaritano, nel 1743 divenne giudice della Reale Udienza e nel 1760 reggente del Supremo Consiglio di Sardegna.
Cadinu, Antonello Studioso di urbanistica (n. sec. XX). Allievo di Antonello Sanna, conseguita la laurea in Ingegne` dedicato alla ricerca e all’inseria si e gnamento universitario. Tra i suoi scritti: Insediamento, abitazione, cultura urbana (con A. Sanna); Guasila: un paese della Sardegna, 1984; I percorsi: la strada e il sentiero e Il campo, il recinto, il bosco (con A. Sanna), in Sardegna. L’architettura popolare in Italia, 1988; I villaggi in La provincia di Oristano. Il territorio, la natura, l’uomo, 1989; La Marmilla (con G. Sistu), e la Trexenta, in I
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Cadoni ` paesi, vol. I della collana ‘‘Paesi e citta della Sardegna’’, 1998.
Cadinu, Marco Studioso di urbanistica (n. sec. XX). Conseguita la laurea in In` dedicato alla ricerca e algegneria si e l’insegnamento universitario. Attual` di mente insegna presso l’Universita Cagliari. Tra i suoi scritti: Persistenze centuriati nell’agro cagliaritano, in L’Africa Romana. Atti del XII congresso di studi, 1996; Figura e simbolo nella Cagliari medievale, ‘‘Storia dell’Urbanistica. Annuario nazionale di storia ` e del territorio’’, 2, n.s., 1997; della citta Iniziative di pianificazione urbanistica nella Cagliari ottocentesca, ‘‘Storia dell’Urbanistica. Annuario nazionale di ` e del territorio’’, 3, storia delle citta n.s., 1997; Ristrutturazioni urbanistiche nel segno della croce delle Juharias della Sardegna dopo il 1492, ‘‘Storia dell’Urbanistica. Annuario nazionale di storia ` e del territorio’’, 3, n.s., 1997; della citta Il Cagliaritano in I paesi, vol. I della col` della Sardegna’’, lana ‘‘Paesi e citta ` nella Sarde1998; Il progetto della citta gna medievale e Iglesias, tutti e due in Le ` , II vol. della collana ‘‘Paesi e citta ` citta della Sardegna’’, 1999.
Sardegna, 1865; Studi economici su la Sardegna, ‘‘Annuario statistico’’, 1867; Il comune di Iglesias e il ministro Sella, 1872; Le mie idee. Lettera politica agli elettori del collegio di Iglesias, 1874; L’imposta in Sardegna, ‘‘Rivista economica della Sardegna’’, I,1, 1877; Economia rurale della Sardegna, ‘‘Rivista economica della Sardegna’’, I, 2, 1877; Riordinamento amministrativo dei Comuni, ‘‘Rivista economica della Sardegna’’, I, 3, 1877; Terreni incolti in Sardegna, ‘‘Rivista economica della Sardegna’’, I, 6-7, 1877; Svolgimento delle forze economiche della Sardegna, ‘‘Rivista economica della Sardegna’’, I, 8-9, 1877; Ferrovie sarde, ‘‘Rivista economica della Sardegna’’, I, 10, 1877; Gli incendi nelle campagne di Sardegna, ‘‘Rivista economica della Sardegna’’, I, 18-19, 1877; L’imposta fondiaria in Sardegna, ‘‘Rivista economica della Sardegna’’, II, 9, 1878.
Cadoni, Bruno Insegnante, studioso di storia (n. Quartu Sant’Elena 1944). Da molti anni insegna Lettere presso il Liceo ‘‘Dettori’’ di Cagliari. Tra i suoi studi di storia sarda si segnala il volume su L’emigrazione sarda dall’Ottocento a oggi (con Leopoldo Ortu), 1983.
Cadoni, Antioco Avvocato, deputato al
Cadoni, Efisio Poeta e pittore (n. Villa-
Parlamento (Villacidro, inizi del sec. XIX-?, dopo 1878). Conseguita la laurea ` con successo alla liin Legge, si dedico ` alcuni aspetti bera professione e studio dell’economia sarda. Fu eletto sindaco di Villacidro e nel 1865 aderı` ai Comizi agrari, adoperandosi per il rinnovamento dell’agricoltura nel suo paese. Nel 1876 fu eletto deputato per la XII legislatura, ma la sua elezione venne confermata solo al termine della stessa. ` con Eugenio Marchese la ‘‘RiviFondo sta economica della Sardegna’’, che uscı` a Roma fino al 1878. Tra i suoi scritti, dedicati quasi tutti ai problemi ` del mondo agricolo isolano e all’attivita mineraria: Sull’economia rurale della
cidro 1943). Pronipote di Antioco, anima la vita culturale del suo paese `. natale con la sua multiforme attivita Come pittore ha esordito negli anni Sessanta; ha preso parte a numerose collettive e allestito alcune personali; sue opere sono presenti in musei italiani e ` la sua attivita ` di poeta e stranieri. Ma e di scrittore che lo ha segnalato come ` interessanti letterati sardi uno dei piu di questi anni. Ha esordito negli stessi ` autore di molanni come scultore ed e tissime opere. Tra i suoi scritti: Eden e oltre, poesie, 1965; Il Sapienziale, 1976; Storia ipotetica di un santo illustre e sconosciuto, 1976; Lenipolis, 1985; A parole. Storia di un paese d’ombre, 1988; Sisinio
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Cadoni Leni, l’uomo chiamato cigno, 1993; Se la parola e` una pietra, 1995; Poesie da appendere, 1997; Fra i due millenni il paesaggio dell’uomo, 2000; Abbecedario della cuoca amorosa. Versi da mangiare e da bere, 2006.
Cadoni, Enzo Filologo (Orosei 1942Sassari 1995). Dopo aver conseguito la ` allo studio della Filololaurea si dedico gia classica e all’insegnamento universitario. Studioso rigoroso e profondo, fu inizialmente docente presso l’Univer` di Genova e poi di Letteratura lasita ` alcuni tina in quella di Sassari. Dedico lavori all’approfondimento dei meccanismi di diffusione dello studio del latino in Sardegna nei secoli XVI e XVII. A lui si deve l’edizione critica dell’opera omnia di Giovanni Francesco Fara. Tra i suoi scritti: La tabula bronzea di Esterzili, ‘‘Quaderni bolotanesi’’, XIV, 1988; Umanisti e cultura classica nella Sardegna del ’500, ‘‘Res pubblica litterarum Studies in the Classical tradition’’, University of Kansas, XI, 1988; Umanisti sassaresi del ’500. Le biblioteche di Giovanni Francesco Fara e Alessio Fontana (con Raimondo Turtas), 1988; Libri e circolazione libraria nel ’500 in Sardegna, ‘‘Seminari sassaresi’’, I, 1989; Umanisti e cultura classica nella Sardegna del ` Canelles ’500. Il libre de spoli di Nicolo (con G.C. Contini), ‘‘Quaderni di Sandalion’’, 5, 1989; Il Sardonios gelos: da Omero a Giovanni Francesco Fara, in Sardinia antiqua. Studi in onore di P. Meloni per il suo 70º compleanno, 1992; Umanisti e cultura classica nella Sardegna del ’500. Il libre de spoli del arquebi´s de Castillejo sbe don Antonio Parrague (con G. Contini), 1993; Lingua latina e lingua sarda nella ‘‘In Sardiniae Chorographiam’’ di Giovanni Francesco Fara, ‘‘Seminari sassaresi’’, II, 1990; L’inven` (con tario dei libri di Monserrato Rossello Maria Teresa Lupinu), in Umanisti e
cultura classica nella Sardegna del ’500, voll. 2, 1994.
Cadoni, Luigi Istitutore, consigliere regionale (n. Nuoro 1947). Su posizioni po` stato eletto litiche di destra, nel 1989 e consigliere regionale per il MSI nel collegio di Nuoro per la X legislatura; rieletto per AN nello stesso collegio per ` stato riconferl’XI legislatura, non e mato per la XII.
Raffaele Cadorna – Il generale in una foto d’epoca.
Cadorna, Raffaele Ufficiale di carriera (Milano 1815-Torino 1897). Fratello di Carlo, di famiglia di antiche tradizioni, fu ministro della Pubblica Istruzione nel primo ministero Gioberti (18481849). Di stanza a Cagliari come capitano degli Zappatori, nel 1848 prese parte alla prima guerra di indipendenza e successivamente a tutte le altre guerre fino al 1870, quando gli fu affidato il comando del corpo d’armata inviato alla conquista di Roma. Sulla Sardegna aveva scritto un Quadro storico dell’isola di Sardegna, pubblicato postumo a Cagliari nel 1924.
‘‘Cadossene’’ Rivista culturale cagliaritana. Diretta da Virgilio Atzeni e An-
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Cagliari tonio Cabitza, fu pubblicata a Cagliari tra il 1935 e il 1938. Usciva con cadenza mensile e trattava argomenti di letteratura e di folclore sardo. Per quanto i tempi e la cultura ufficiale lo consenti` di sviluppare un discorso vano, tento originale e fuori dal conformismo dominante.
le monete fatte coniare da Carlo II e da Carlo III. Gli ultimi furono coniati nella zecca di Cagliari nel 1813 sotto il regno di Vittorio Emanuele I.
Cagetti, Marino Chirurgo (n. Venezia 1934). Dopo la laurea a Roma nel 1959 ` occupato della ricerca e dell’insesi e gnamento universitario, dedicandosi ` stato asalla Clinica chirurgica, di cui e sistente fin dall’anno della laurea. Nel ` specializzato in Chirurgia e nel 1965 si e 1966 ha conseguito la libera docenza in ` traPatologia chirurgica; dal 1968 si e ` di Cagliari sferito presso l’Universita dove ha insegnato dapprima Patologia chirurgica e successivamente Clinica chirurgica, dando un notevole contributo allo sviluppo dei due insegna` autore di numerose pubblicamenti. E zioni.
Caggiari, Lucia Scrittrice (Bortigali 1909-Nuoro 1992). Autodidatta, scrisse alcune delicate raccolte di versi che la fecero apprezzare fin dall’esordio, avvenuto nel 1968, e alcuni lavori in prosa. Morı` a Nuoro, dove si era stabilita da anni. Tra i suoi scritti: Mutazioni e maree, versi, 1968; Trent’anni dopo l’isola maledetta, romanzo, 1978; Polvere dei giorni, versi, 1988.
Cagliarese Moneta fatta coniare da Ferdinando il Cattolico nella zecca di Cagliari. Sostituı` l’alfonsino minuto. La denominazione rimase in uso anche nei secoli successivi, riferita alle altre monete minute battute nella zecca di Cagliari. In particolare fu utilizzato per indicare le monete fatte coniare da Carlo V, da Filippo II, che pose in circolazione pezzi da uno e da tre cagliaresi; da Filippo III, che fece coniare pezzi da tre cagliaresi; da Filippo IV, che introdusse i pezzi da sei cagliaresi, e infine
` dal monte Urpino. Cagliari – Veduta della citta
Cagliari Comune capoluogo della provincia omonima e dell’intera Sardegna, sede del Comprensorio n. 24 con 158 351 abitanti (al 2004), posto a 6 m sul livello del mare, affacciato sul golfo omonimo, nella parte meridionale dell’isola, da una zona ricca anche di acque interne. Regione storica: Campidano di C. Sede dell’Archidiocesi omonima. & TERRITORIO Il territorio comunale (nel quale, dopo il distacco di varie altre frazioni, si trova ancora quella di Pirri) ha la forma poligonale e si sporge in mare con il capo Sant’Elia; si estende per 80,57 km2 e, mentre nella parte me` bagnato dal mare, nel retroridionale e ` circondato dai territori di Capoterra e terra, Assemini, Sestu, Selargius, Quartucciu, Monserrato, Maracalagonis e Quartu Sant’Elena. Per la maggior ` costituito da una pianura coparte e stiera alluvionale, dalla quale si sollevano di tanto in tanto piccoli ed erti rilievi, come quelli sui quali sorgono rispettivamente il quartiere Castello e il castello; non sono lontani, d’altra parte, i rilievi del Sulcis, a ovest, e quelli del Sarrabus, a est, mentre a nord si stende la piana campidanese che arriva a com`e ` baprendere Oristano. A est la citta
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Cagliari gnata dal grande stagno di C., alimentato dal rio Mannu che giunge da nord. Da C. hanno inizio la maggiore strada dell’isola, la statale 131 ‘‘Carlo Felice’’, che si conclude a Porto Torres, la maggiore linea ferroviaria, che si dirige verso Sassari-Porto Torres e OlbiaGolfo Aranci, la strada ferrata per Iglesias e Carbonia e quella a scartamento ridotto per Mandas, Sorgono e Arbatax, ´ le due strade che seguono la cononche sta verso oriente e verso occidente, e le varie altre che si dirigono verso l’interno. & STORIA La citta ` fu fondata dai Fenici nel secolo IX a.C. e divenne un vivace centro di scambi commerciali; con l’avvento dei Punici nel secolo VII a.C. l’a` a svilupparsi in una bitato comincio zona prospiciente lo stagno di Santa Gilla nell’area detta Campo Scipione. ` il suo carattere L’agglomerato accentuo di centro commerciale; la sede riservata agli affari gravitava attorno a una grande piazza sede del mercato e l’abitato si estendeva a comprendere buona parte degli attuali quartieri di Marina e di Stampace. Sembra che avesse una certa autonomia e che fosse governato da una coppia di magistrati annuali ` detti sufeti (=). Nella sua opera La citta del sole (1984) Francesco Alziator segnala alcune tracce di questo periodo che si possono individuare ancora oggi ` popolare dei cagliarinella mentalita ` forse piu ` appariscente tani: «L’eredita del mondo punico nella tradizione po` costituita dal muro a telaio e polare e dal gravitare delle case del Campidano ` cagliaritano sul cortile interno. Non e del tutto cessato, a C., l’uso della parola kemu. Ad essa si riallaccia un sistema di ` che vamisura – il kemu era un’unita riava da quattro a cinque – del quale si servivano, fino al primo dopoguerra, specialmente le rivenditrici di fave ar` piuttosto sinorostite. Il vocabolo oggi e
nimo di poco (per es., unu kemu de genti significa poca gente). Di kemu M.L. Wagner ha riconfermato di recente, anche dopo le osservazioni del Friedrich, le ` dell’origine punica. Fino al possibilita ` a usare, come secolo scorso si continuo colorante dei tappeti prodotti dall’artigianato domestico, una sostanza tratta da su bucconi, il murice, ricavato dalla pesca nel mare cagliaritano. Questa sostanza, in effetti, era una sorta di porpora. L’antica tecnica di origine fenicia adoperava il murex trunculus e il murex brandinus, la cui polpa, lasciata putrefare, secerneva un succo giallastro che, disseccandosi sulla stoffa alla quale veniva applicato, la colorava in viola. Sostanzialmente simile era la tecnica ` probabile che un altro relitto sarda. E del mondo punico possa identificarsi nel modo di dire cagliaritano pappa pezza de fillu tuu (letter., mangia carne ` usata cerimodel figlio tuo). La frase e niosamente quando colui al quale si danno dolciumi o altro di mangereccio ne offre, a sua volta, al donatore. Ricorderemo che il sacrificio umano faceva parte della religione dei Punici, e che il sacrificio rituale dei fanciulli avveniva sul tofet. Questo deriva il suo nome dal fatto che cosı` si chiama, nella Bibbia, la valle di Ben Hinnom presso Gerusalemme (la Geenna della Volgata), nella quale il popolo di Israele praticava il sacrificio umano prima che il re Giosia lo vietasse. Anche il dio Moloch, al quale si credeva che si sacrificassero i ` mai esistito ed e ` nato fanciulli, non e solo dalla cattiva interpretazione della parola punica molk, che vuol dire sacrificio umano. La prova che anche in Sardegna i fanciulli venivano arsi vivi ritualmente l’hanno data gli archeologi con la scoperta, nel 1890, del tofet di Nora ed ora, in maniera spettacolare, con il tofet scoperto a Sant’Antioco.
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` dal porto. Cagliari – Veduta della citta
D’altronde il ricordo del sacrificio dei ` a fanciulli praticato dai Sardi duro ` ancora viva l’eco nel secolo lungo e ne e ´ CaraV, nei versi di Draconzio. Poiche ` punica, era la piu ` les, anche in eta ` sarda, e ` indubbio che essa grande citta dovesse avere un suo tofet. Ricollegando la frase pappa pezza de fillu tuu alla tradizione sacrificale dei fanciulli, essa deve esser intesa non certo nel senso di un’antropofagia rituale, ma in senso piuttosto simbolico. Il sacerdote, rendendo qualcosa della vittima al padre (forse le ceneri), intendeva, attraverso la frase simbolica, farlo partecipe dei benefici dell’offerta. A chi possa sembrare arrischiato il risalire da un modo di dire a tutto un fatto rituale, ricorderemo un esempio classico, quello del Tylor che, osservando il gioco infantile del fiammifero acceso passato di mano in mano ed accompagnato dalla frase ‘‘vivo, vivo te lo do’’, risalı` all’accusa fatta ai manichei di passarsi di mano in mano la vittima ferita a morte e di considerare capo colui nelle cui mani spirasse. Certo Cartagine molto influı` sulla tradizione cittadina, anche se solo scarse tracce sono oggi scientificamente individuabili. Come, d’altronde, avrebbe potuto non influire la ` di un popolo, i cui monumenti civilta sono, dopo oltre venti secoli, ancora presenti? Inoltre, a dimostrare l’attaccamento dei Sardi tutti alla tradizione
punica basterebbe ricordare che essi ´t (giudice) il console chiamarono spophe romano e nel ricordo del senso di quell’antica parola, forse, chiamarono ‘‘giudice’’ il capo dello stato della Sardegna medievale indipendente». ` CARALES ROMANA Nel 238 a.C. la citta ` , insieme a tutta l’isola, sotto il passo controllo dei Romani che ne fecero il capoluogo della loro organizzazione civile e militare. Inizialmente il centro della Carales romana rimase quello ` punica, attorno all’attuale della citta piazza del Carmine dove sorsero il foro ` repubblie il capitolium. In tarda eta ` si venne ulteriormente svicana la citta ` spoluppando e il suo centro si ando stando in un territorio compreso tra l’attuale via Malta e la via XX Settembre, e il suo perimetro finı` per includere altri piccoli nuclei intervallati da vaste zone libere. Oltre che essere sede delle magistrature principali dalle quali dipendeva il governo dell’isola, ` prese a esercitare una vera e la citta propria egemonia nei confronti degli altri centri abitati dell’isola. Nel secolo V fu occupata dai Vandali, che conservarono sostanzialmente il suo assetto e la sua funzione politica; nel secolo VI `, in breve volgere di tempo, alsubı` pero cuni duri colpi: nel 552 fu assalita e occupata dagli Ostrogoti, nel 554 dai Bizantini e nel 599 dai Longobardi. Le distruzioni operate in queste circostanze modificarono il suo assetto urbano, il vecchio centro punico-romano comin` a spopolarsi e gli abitanti si rifugiacio ` comrono in parte nei piccoli nuclei gia presi nel perimetro urbano, alcuni dei ` sicuri: tra questi il naquali ritenuti piu scente borgo di Santa Igia situato in riva alla laguna, nello stesso luogo dove era sorto il primo insediamento fenicio-punico. Tra la fine del secolo VI e il secolo ` cosı` il carattere policenVII si delineo ` mantenne da allora; trico che la citta
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Cagliari ` a partire questa tendenza si accentuo dalla fine del secolo VII con il manifestarsi delle prime incursioni arabe. Dalle poche informazioni che allo stato ` possibile trarre da fonti arabe attuale e e dai recenti scavi archeologici che hanno interessato l’area sulla quale si era sviluppata la Carales romana, sembrerebbe confermato che entro la ` del secolo VIII la citta ` fu prima meta investita da terribili devastazioni, conseguenza di almeno tre incursioni arabe, e che il centro storico rimase quasi completamente svuotato. La popolazione si sarebbe spostata in centri piccoli accostati alle colline e fortificati o in grotte che diedero luogo a piccoli insediamenti rupestri. Uno di questi piccoli centri, posto in zona protetta dalla laguna e inaccessibile ai predoni arabi, fu appunto Santa Igia. Col tempo il borgo fortificato divenne la residenza delle supreme magistrature, vi fu costruita la cattedrale e molti palazzi, cosı` che finı` per assumere il ruolo di erede della Carales antica, della quale peraltro gli abitanti non persero la memoria e soprattutto la coscienza. Nulla ` dato conoscere sulla vita di quella che e fu Carales nei secoli IX e X; sembra comunque probabile che la vita si sia concentrata soprattutto in Santa Igia e in alcuni nuclei abitati costituiti da grotte; probabilmente, come affermano le ` fu tenuta fonti arabe, questa comunita a pagare per un certo periodo la giziah. ` poco e nel Lo stato di dipendenza duro ` fu probabilcorso del secolo IX la citta mente sede delle trasformazioni che portarono alla costituzione dei giudi` lasciate cati. A proposito delle eredita da questo tormentato periodo Francesco Alziator ha scritto nella sua opera ` del sole: «Se assai breve fu l’ocLa citta cupazione vandalica, durata un’ottantina di anni, tra il secolo V e il VI, e scarsa di reali contatti tra il popolo de-
´ gli invasori e quello cagliaritano perche se ne possano trovare elementi nella ` tradizione popolare, non cosı` si puo ` bizantina, le cui tracce dire per l’eta ` popolare sono notevoli nella religiosita soprattutto nell’onomastica. Vasta e penetrante fu l’influenza bizantina sull’intero patrimonio della demopsicologia ` rilevata dagli stusarda e in parte gia diosi, sebbene l’indagine non sia stata ancora condotta nella misura che sa` possibile infatti rebbe necessaria. E che, alle origini di parecchie manifestazioni del folclore isolano, ci sia un fondo ` naturalmente tanto bizantino. Il fatto e ` valido per l’area cagliaritana nella piu quale la cultura ed il costume bizantino dovettero istallarsi prima che altrove e ` `. E manifestarsi con maggiore intensita probabile, per esempio, che l’usanza delle lunghe barbe dei Sardi risalga, ol´ , naturalmente, all’antico fondo treche pastorale, anche ai Bizantini. Furono essi infatti che, dopo il lungo periodo ` , nel quale l’ideale madella romanita schile, orientato sui tipi dell’arte classica, fu prevalentemente quello del volto glabro, ritrovarono il gusto orien` costantetale della barba. Glabra e mente la rappresentazione dei volti ma` nuragica, schili nei piccoli bronzi d’eta salvo una modesta barbetta a punta in un esemplare proveniente da Villaci` possibile dedurre che la dro, dal che e fluente barba tra i Sardi delle aree urbane fu moda post-romana e non prero` interessante, in proposito, la mana. E presenza di pettini in un inventario ecclesiastico medioevale della chiesa cagliaritana di Santa Gilla. Questi pettini, inventariati assieme a mitre, indussero il Capra a ritenere che nel clero sardo fosse sopravvissuta l’usanza della lunga barba. Un altro elemento della tradizione popolare cagliaritana che M.L. Wagner si chiede se mai possa risalire ` il nome che a C. al periodo bizantino e
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Cagliari ` al sacerdote che dued altrove si da rante il periodo pasquale va a benedire `; e del pari sarebbero le case: s’angiamo reminiscenze bizantine le strane parole del primo verso di una strofetta: An`, kilisso `, kifane`. Ad onta delle afgiamo fermazioni di certa letteratura dilettantistica del secolo scorso, manca nel folclore cagliaritano l’elemento arabo. Per lo meno, manca una discendenza ´ quel diretta da elementi arabi, perche ` di arabo e ` stato mupochissimo che c’e tuato attraverso la Spagna per via bar` stato diffuso attraverso le baresca o e ´jares che giunmaestranze arabe mude sero in Sardegna dopo la Reconquista ed in area cagliaritana lavorarono, mescolando le loro maniere con quelle romaniche, nella chiesa parrocchiale di Villa San Pietro, in San Pietro di Quartu ed in Santa Barbara di Capoterra». GLI EBREI A CAGLIARI Lo stesso F. Alziator continua: «Altro elemento, scarsamente indagato e dalla cui indagine si potrebbe invece ottenere qualche inte` quello ebraico. La ressante risultato, e tradizione cittadina ha sempre accennato con insistenza alla discendenza ebraica della gente del quartiere di Vil` lanova e anche qualche autore si e espresso in questi termini. La storia de` , in sostanza, quella degli gli ebrei di C. e ebrei in Sardegna e comincia con le deportazioni di cui si ha notizia in Tacito ed in Flavio Giuseppe. La deportazione riferita da Svetonio nella Vita di Clau` gli ebrei diano non interessa invece piu come tali, in quanto, questa volta, si trattava di ebrei convertiti al Cristianesimo e in agitazione proprio per la loro ` nuova fede. L’esistenza di una comunita israelitica organizzata con una sua si` testimoniata da Gregorio Managoga e gno sin dal VI secolo. I rappresentanti ` non esitarono a predi questa comunita sentarsi proprio al grande pontefice per lamentarsi presso di lui della fana-
tica occupazione della sinagoga fatta da un ebreo convertito, a nome Pietro, e ` a riaffermare la liGregorio non esito ` di culto ai Giudei». Le recenti riberta cerche di Cecilia Tasca ci hanno peraltro consegnato un’immagine documentata della presenza ebraica nella Cagliari medioevale. Allo stato attuale ` afferdelle nostre conoscenze si puo mare che agli inizi del secolo XI Carales era ormai definitivamente al riparo dalle incursioni arabe e che il suo centro politico, amministrativo ed economico si trovava a Santa Igia e nel suo comodo porto situato nella laguna. Nel ` si riapprocorso del secolo XI la citta ` del territorio che era stato la sede prio ` della Carales romana e delle sue attivita economiche tradizionali, cosı` il commercio del sale riprese attorno alle grandi saline a oriente e a occidente del nucleo abitato; soprattutto a oriente, attorno alla chiesa di San Saturnino dove i Vittorini svilupparono un loro grande complesso che divenne centro religioso e commerciale insieme. Vi erano poi i mercanti pisani, ` la cui presenza divenne sempre piu massiccia nel corso del secolo XI e del XII e che tese a trasformarsi in pre` da credere che essi absenza politica. E biano sviluppato il loro centro nel territorio della Marina, in cui dovevano essere ancora numerose le rovine della ` romana. In questo territorio si svicitta lupparono i centri di Lapola e di Santa Maria di Porto delle Grotte, dove essi ` commerciali. radicarono le loro attivita ` era frequentata anche da un nuLa citta mero crescente di mercanti genovesi e certamente i giudici ebbero a che fare con loro. Dalle fonti a nostra disposi` concludere che nel corso zione si puo del secolo XI il carattere policentrico ` aveva assunto nei secoli preche la citta cedenti si era accentuato e che la vita aveva preso nuovamente a pulsare in
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Cagliari quelli che di lı` a poco sarebbero diventati i quartieri di Stampace, della Marina e di Villanova.
Cagliari – La chiesa di San Saturnino, il cui ` bizantina, e` una primo impianto risale all’eta ` antiche della citta `. delle piu
IL MEDIOEVO Fu nel corso del secolo XIII che le scelte politiche della dinastia giudicale impressero a C. i caratteri ` conserva tuttora; nel 1217 che la citta infatti la giudicessa Benedetta concesse ` dei mercanti pisani il alla comunita colle che dominava solitario gli antichi quartieri nei quali la vita andava riorganizzandosi sulle rovine della Carales romana. Questo colle forse era stato sede di stanziamenti militari fin dal periodo punico-romano, ed era stato certamente utilizzato, assieme a quello di San Michele, per difendere Santa Igia e ` dopo il secolo XI. Sul la rinascente citta colle i mercanti pisani, che si sentivano ´ mipoco sicuri a Lapola anche perche nacciati dalle crescenti simpatie filogenovesi della dinastia giudicale, si stanziarono definitivamente dando vita al Castrum Calaris che fortificarono potentemente facendone l’antitesi di Santa Igia, la capitale del giudicato. ` noto nel 1257 la politica del CoCome e ` la fine dell’indipenmune di Pisa segno denza politica del giudicato, Santa Igia fu assalita e distrutta e il giudicato smembrato; e cosı` il Castrum Caralis, dove i Pisani si erano radicati, divenne il centro politico del vasto conglome-
rato della antica Carales: da questo momento sarebbe stato il luogo proprio dei rappresentanti dei dominatori esterni, non solo di C. ma di tutta la Sardegna. ` radiSparita Santa Igia, la vita sembro carsi nel Castrum e nella sottostante Marina, il cui porto divenne il naturale ` , mentre scalo commerciale della citta le appendici di Stampace e di Villanova venivano popolate rispettivamente da artigiani e da contadini. Cosı`, mentre il ` il caratCastrum assumeva sempre piu tere di centro dell’insediamento, rinascevano gli antichi quartieri romani e la ` con i suoi palazzi, le sue nuova citta strade e le sue mura andava cancellando la memoria della Carales cantata da Claudio Claudiano. L’assetto di C. ` nel secolo successivo, non si modifico anche quando, tra il 1323 e il 1326, fu portata a termine la conquista catalano-aragonese; infatti quando, nel 1326, ebbero inizio le operazioni militari per fiaccare la resistenza del Ca` commerstrum e rovinarne le attivita ciali, gli invasori costruirono sul colle di Bonaria e su quello contiguo di Mon` cui concessero gli stessi reale una citta privilegi di Barcellona; questo nuovo ` vita breve: le ostilita ` centro ebbe pero tra Pisa e l’Aragona ebbero termine nel 1326, i Pisani furono cacciati e il Castrum fu popolato con aragonesi, catalani e valenzani. Questo importante ` la rapida fine della evento determino ` sul colle di Bonaria e il definitivo citta spostamento della vita politica ed eco` in quelli che in breve nomica della citta sarebbero divenuti i quattro quartieri storici di Castello, Marina, Stampace e Villanova. C. ottenne ben presto gli stessi privilegi amministrativi di Barcellona e fu governata da propri organismi elettivi che convissero perfettamente con l’apparato del governo reale che si occupava di tutta la Sardegna.
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Cagliari – La torre dell’Elefante svetta con la sua mole possente sui bastioni del castello.
Cessate le guerre con l’Arborea, data la sua posizione geografica lungo la rotta ` del sedelle spezie, entro la prima meta colo XV fu confermata, oltre che capitale del regno, fiorente centro commerciale. L’abitato si abbellı` di importanti edifici civili e religiosi e il ceto bor` a consolidare la propria ghese penso ` in citta ` gli condizione; giungevano pero echi di una crisi profonda che scuoteva il regno d’Aragona e che minacciava di far sparire i privilegi antichi; cosı` le famiglie borghesi, preoccupate del proprio avvenire, presero a investire i propri capitali in una vorticosa compravendita di feudi. Alla fine del secolo la ` degli ebrei e l’unificacciata dalla citta cazione delle corone dei regni spagnoli in un’unica dinastia ne modificarono ` di essere l’assetto strategico: C. cesso un centro commerciale lungo la rotta ` in una citta ` delle spezie e si trasformo periferica, capitale di un regno misconosciuto e avamposto militare nella rinnovata contesa con i musulmani del Me-
diterraneo. A questo periodo risalgono secondo Alziator alcune credenze po` del polari relative agli ebrei (La citta sole): «La presenza di norme relative agli ebrei nella legislazione municipale ` cagliaritana conferma che la comunita esistette sempre fino al 1493, anno nel quale Ferdinando il Cattolico, con la famosa lettera a Giovanni Dusay, luogotenente generale del Regno, estese alla Sardegna l’editto che ordinava il bando degli ebrei dagli stati dell’impero spagnolo. Disciolta per forza di quel tre` e chiusa la mendo editto la comunita sinagoga, che in quel tempo sorgeva ` tardi fu edificata dai Gesuiti dove piu la chiesa di Santa Croce, cosa sopravvisse della vita giudaica cagliaritana? ` prospettata l’ipotesi che i cosidSi e detti arregatteris derivino in qualche ` ebraica. modo dalla vecchia comunita Anche una espressione proverbiale sul mercoledı` parrebbe orientare verso fonti giudaiche. Un proverbio dice: In mesu in mesu comenti su mercuris (proprio nel mezzo come il mercoledı`). L’espressione non ha senso se considerata in funzione della settimana che, secondo l’uso attuale, comincia di lunedı`, ma acquista tutto il suo valore in una settimana che abbia inizio di domenica. Avremmo cosı` la successione: domenica, lunedı`, martedı`, mercoledı`, giovedı`, venerdı`, sabato, nella quale il mer` veramente il giorno che sta al coledı` e centro della settimana. Una spiegazione possibile di questo modo di computare la settimana potrebbe ritrovarsi, come si diceva, in origini ebraiche, facendolo risalire all’usanza dei sabbatari – e sabbatari dovevano essere i cristiano-giudei deportati in Sardegna in forza dell’editto di Claudio – di considerare festivo il sabato e di far di conseguenza terminare con questo giorno il computo settimanale che veniva cosı` ad essere ripreso con la domenica. Il
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Cagliari ` pero ` spiegabile anche con l’anfatto e tico uso cristiano di partire dalla domenica, nel computo delle feriae, per cui il lunedı` risultava la secunda feria e di conseguenza il mercoledı` era la quarta feria. Tuttavia la sola testimonianza di ` offerta da sicura origine giudaica ci e ` bara, nome cagliaritano del vecena ` anche di area regionale. Di nerdı`, che e conseguenza, ci sembra che non vi siano sufficienti elementi storici a sostenere l’ipotesi di una particolare discendenza giudaica degli abitanti del quartiere di Villanova. D’altra parte, l’affiorare del solito antisemitismo verbale delle zone di influenza spagnola, espresso in frasi offensive tuttora in uso come facci de giudeu (faccia di giudeo), no du aressit fattu mancu unu ebreu (non lo avrebbe fatto neppure un ebreo) e la generica accusa di ebreu per avaro non sono da sole sufficienti a smentire o ad avvalorare le presunte discendenze ebraiche nel quartiere».
` sul Cagliari – Antichi stemmi della citta paramento calcareo della torre dell’Elefante, ` pisana, opera dell’architetto cagliaritano d’eta Capula.
UNA POTENTE PIAZZAFORTE Con l’av` assunse l’avento degli Asburgo la citta spetto di una potente piazzaforte e nel corso del secolo XVI, grazie all’opera di alcuni architetti militari, le sue mura vennero ristrutturate e arricchite da un sistema di bastioni in grado di sfi-
` potenti artiglierie. Intanto dare le piu ` cittadina pasl’egemonia della societa sava dai mercanti ai grandi funzionari dell’amministrazione reale e ai feuda` . Queste tratari che risiedevano in citta sformazioni determinarono le forti tensioni che contraddistinsero la vita della ` nel corso del secolo XVI. Nel Seicitta ` cagliaricento i caratteri della societa ` assunse tana si stabilizzarono, la citta ` la fisionomia di una piccola sempre piu capitale di un regno marginale nello smisurato Impero spagnolo. Quindi C., ` la cui ispanizzazione era sempre piu evidente, soffrı` della crisi economica ` l’estrema fase della che caratterizzo storia degli Asburgo di Spagna; fu questa probabilmente la ragione che fece esplodere la delicata situazione e de` la crisi esplosa con l’omicidio termino Camarassa. Tuttavia C. non perse l’attitudine ad attirare all’interno delle sue mura una forte corrente di persone provenienti dai centri interni dell’isola e ` di liguri e di sicirilevanti comunita liani che si stanziarono prevalente` mente nella Marina. Nel 1720 la citta ` senza grandi sussulti alla dinastia passo ` essere considei Savoia, evento che puo derato come l’inizio dell’ultima fase della sua multimillenaria esistenza. Il ` continuo ` cotessuto sociale della citta munque a modificarsi nel corso del se` formandosi una vivace borcolo. Ando ghesia commerciale le cui radici erano molto varie, visto che vi si venivano sta` di piemontesi, lombilendo comunita bardi, francesi, svizzeri, greci e inglesi che contribuirono a sviluppare fiorenti ` commerciali e a modificare siattivita `. stemi di vita e abitudini della comunita Il ceto intellettuale dei professionisti e degli studenti che ruotavano attorno ` espresse la crealla rinata Universita scente aspirazione a riforme di carattere istituzionale e una rinnovata coscienza nazionale. In questo contesto il
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Cagliari rapporto di C. con la burocrazia pie` felici e alla fine montese non fu dei piu del secolo le tensioni culminarono nei moti del triennio 1793-1796, che ebbero al loro centro l’arresto e la cacciata dei Piemontesi (28 aprile 1794).
Cagliari – Piazza Yenne.
CON SANT’EFISIO A proposito della tentata invasione francese del 1793 Antonio Romagnino ha scritto nel suo Nuove passeggiate cagliaritane (2002): «I fatti di C. nel 1793 si svolsero per terra, per mare e nell’aria. Nei porti e nelle spiagge c’erano i miliziani e le truppe piemontesi, nel golfo c’era la flotta dell’ammiraglio Truguet impegnata in bombardamenti micidiali, per il cielo di C. volteggiava Sant’Efisio. Quest’ul` cosı` intimamente letima presenza e gata alle vicende di quelle terribili gior` storia, anche la piu ` nate che non c’e asciuttamente laica, che non dia un posto rilevante alla partecipazione del grande patrono dell’isola alle operazioni di guerra. Anche Giuseppe Manno, restio ad occuparsi d’altro che non attenga alla sfera delle forze politiche e militari in campo, ha nella Storia della Sardegna un palpito inconsueto riferendo la processione che, rinnovando l’antica devozione, prepara la mitologia ` religioso-guerresca di cui si circondo immediatamente l’assedio dei francesi. Gli eserciti rivoluzionari arrivarono preceduti dalla fama sinistra di profa-
natori di chiese e di conventi, un’aura irreligiosa ed atea avvolgeva le loro bandiere. Fu facile in quei giorni fare una causa sola del Principe e di Dio, e persuadere i Sardi che non si trattava di salvare solo la corona dei Savoia, ma che anche il culto religioso era minacciato dalla licenza giacobina di vilipendio e di profanazione. In quella commistione di passione civile e di ragioni religiose, non era difficile che agli alacri apprestamenti difensivi si aggiungessero le manifestazioni che attingevano alle pie credenze. Il 22 gennaio 1793, dopo che i primi sbarchi e scontri avevano avuto luogo alla fine dell’anno appena trascorso, l’ardore religioso raggiunse un altissimo tono e una grande plebiscitaria processione si mosse per ` . La guidava l’arcivele vie della citta scovo Melano ed era diretta – per benedirla – alla batteria del Molo, che era ` alto peso deldestinata a subire il piu ` civili l’assedio. C’erano tutte le autorita e militari, c’erano tutti i corpi religiosi ` . Immensa era anche la folla della citta di popolo che li accompagnava. Ma soprattutto i miliziani, venuti da ogni parte della Sardegna, esprimevano un impeto di passione nazionale. Era bello a vedersi, commenta il Manno, che procedessero a squadre serrate, tenendo in un pugno il fucile e nell’altro il rosario, ` esse stesse die che dalle loro fila, gia sciplinate, si levassero altissime le corali preghiere. ‘‘La preghiera indivi` vista pietosa’’, conclude lo duale e stesso storico algherese, ‘‘ma quella di ` anche spettacolo suun popolo intero e blime’’. In questa tensione religiosa si colloca la credenza che sia stato proprio Sant’Efisio ad aver ragione dei francesi. Lo si era invocato fin dal 30 ottobre del 1792, quando la minaccia si era rivelata imponente, e il suo intervento fu per tutta la durata della cam` decisivo della pagna ritenuto anche piu
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Cagliari protezione della Vergine e di San Saturnino, che pure erano stati invocati con lui. Per quell’aiuto soprannaturale le armi acquistavano una precisione ed un’efficacia superumane, respinte dalle mani del santo le palle infuocate ripercorrevano una traiettoria a ritroso ` alle navi che le avevano landalla citta ciate. Di quella presenza miracolosa si credette di vedere per ogni dove anche i ` ingenui. L’arcivescovo Mesegni piu ` piu ` tardi che un canalano testimonio rino era andato saltellando dall’uno all’altro cannone della batteria che egli ` acceso si aveva benedetto, quando piu fece il calore dell’attacco. La fama che ` in quei giorni Sant’Efisio si guadagno era ancora assai viva a molti decenni di distanza. Pietro Martini, anche lui storico insigne poco propenso all’agiogra` di fia, ricordava ancora nel 1847, a piu cinquant’anni dall’avventura corsa dalla Sardegna, la molteplice protezione che il martire di Nora aveva eser` , le citato sulle pesti, le morı`e, la siccita discordie civili, le guerre dell’isola, e lo legava strettamente all’amor di patria, ai successi della nazione sarda, alle sue ` militari, concludendo che per l’ovirtu pera sua ‘‘C. fedele al trono sabaudo e alla madre Italia trionfava della tremenda oste francese’’. Anche se la sto` sempre le riografia francese minimizzo operazioni, che fra il 1792 e il 1793 ebbero come teatro le isole di San Pietro e di Sant’Antioco, C., Quartu ed infine La Maddalena, ed anche se in quella italiana la resistenza isolana non ha avuto il rilievo che meritava, pure intorno a quei fatti matura presto il convincimento che la Sardegna avesse, salvando se stessa, salvato il resto d’Italia. Questa credenza si diffuse subito rapidamente negli ambienti religiosi. Il breve di Pio VI ai Sardi del 31 agosto 1793, pieno di ` la piu ` illustre lodi e di riconoscenza, e testimonianza di questa corrente d’opi-
` interessante e ` il nione. Ma anche piu carteggio che in quegli stessi anni intercorre fra l’arcivescovo di C., monsignor Fr. Vittorio Melano dei Conti di Portula di Cuneo, e un prelato recanatese, don Pietro Rossi, che si esalta alle prove che il santo guerriero aveva appena dato. Chiede che gli sia mandata qualche reliquia, ma si sente rispondere che di Sant’Efisio i cagliaritani non hanno ` nulla, da quando i Pisani se lo sono piu portato via nel 1088 insieme ai resti di San Potito, che quindi si rivolgesse a Pisa, e magari, e non si capisce proprio ´, a Radicofani. Ma Melano, che si perche firmava Fr. Vittorio, insiste sulle vicende appena concluse (erano state da poco sgombrate in aprile le isole di San ` un poPietro e di Sant’Antioco) e da tente contributo alla credenza del salvataggio operato da Sant’Efisio. Erano per lui soprattutto i fatti che lo provavano. Malgrado il valore dei combat` avrebbe dovuto cedere tenti, la citta ` degli assedianti. C’era alla superiorita la mano del santo nelle tempeste che puntualmente erano arrivate a sconvolgere ogni piano: in quella del 21 dicembre 1792 da cui la flotta francese fu dispersa e maltrattata, e sulle altre due, la prima delle quali permette di rafforzare le batterie verso il mare, e la seconda indebolisce le truppe da sbarco. Anche l’ultima tempesta del 12 febbraio rimandava alla mano celeste: due navi da trasporto furono trascinate sulla spiaggia, insieme con un vascello da guerra, che fu successivamente incendiato, e due fregate, disalberate, poterono solo faticosamente riprendere il mare. Anche i resti della disfatta accendevano la fantasia, fosse quella del vescovo o quella del popolo: il golfo pullulava dappertutto di ancore e di gomene, le truppe da sbarco in fuga precipitosa abbandonavano cumuli di approvvigionamenti e di armi. Anche la durata dei
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Cagliari bombardamenti muoveva l’animo al meraviglioso. Quello del 28 gennaio era durato ben sei ore, quello del 26 febbraio esattamente il doppio, eppure la ` non aveva capitolato: le due cocitta lonne che da Quartu si spingevano verso Sant’Elia furono fermate sı` dal coraggio di due capi ammirevoli, Antonio Pisano di Barı` e il leggendario Giro` credibile che lamo Pitzolo, ma era piu anche in quel frangente si fosse messo a capo di quegli intemerati combattenti Sant’Efisio. Infine la stessa resistenza di 34 giorni aveva qualcosa di grande e di prodigioso. Aveva ragione l’arcivescovo a supplicare il papa di estendere l’officio di Sant’Efisio alla Chiesa universale, o almeno di diffonderlo negli stati del Reame. La supplica non ebbe successo, ma intanto Sant’Efisio si guadagnava – con quella sua trasvolata del 1793 – un ruolo di protagonista nella copiosa iconografia cagliaritana del tempo: sedici pezzi tra dipinti e stampe, di cui quattordici primamente censiti da Luigi Piloni (un numero altissimo, come ha osservato Ilario Principe nel suo C., rispetto alle scarse rappresenta` nei secoli precedenti, zioni della citta che si muovono fra la ripetizione della carta topografica dell’Arquer ed i disegni delle fortificazioni). Vi spicca l’incisione in rame (1798) del cagliaritano Gioacchino Corte che rappresenta – come se provenisse da una fotografia scattata da un sicuro obiettivo al suo primo apparire – Sant’Efisio che da un trono di nuvole guarda verso una croce luminosa, mentre le navi francesi sono schierate a battaglia nel golfo, con le traiettorie dei proiettili, che non si ca` verosimilpisce se siano di andata o piu mente di ritorno, come vuole il grande protettore. Il tutto circondato da trofei di bandiere, dagli stemmi di C. e della Sardegna, e da riquadri con le rappresentazioni degli episodi principali
della vita del Santo e dei suoi molti miracoli». NELL’OTTOCENTO La fine del secolo XVIII e il primo decennio del XIX furono caratterizzati da una breve ma intensa permanenza della famiglia reale ` che pero ` poco incise sui sistemi in citta ` citdi vita e sui caratteri che la societa tadina andava assumendo. Fu nel corso ` dell’Ottocento che si della prima meta verificarono gli eventi che modifica`; rono ancora una volta la vita della citta due i fatti di maggiore rilievo: lo svilupparsi di una florida borghesia, evoluzione di quella settecentesca, che diede ` di tipo imgradualmente vita ad attivita prenditoriale, e la perdita del carattere di piazzaforte militare; fattori che determinarono una notevole modifica` anche da un punto di zione della citta ` vista urbanistico. Cosı` nel 1848 C. saluto la fine delle istituzioni autonome e credette di vedere in quella che i sardi di allora chiamarono ‘‘fusione perfetta’’ l’inizio di una nuova fase della sua esistenza. In effetti questo passaggio fu ` una disillusione che una sodforse piu ` continuo ` disfazione, tuttavia la citta gradualmente a crescere e modificarsi. Si colloca in questi anni la preziosa e puntuale testimonianza di Vittorio An` , strade, edifici ecc. gius: «Parti della citta Componesi C. di quattro distinte parti, ` appellate ‘‘quartieri’’. Il Castello e pero la Marina contenuti entro le fortificazioni, e separati una da altro per la cortina dal Balice allo Sperone, stanno sul colle che ha le falde al mare; quello nella parte superiore sulla pendice a ponente, questa nell’inferiore sulla pendice a libeccio. Lo Stampace alle falde di ponente distendesi in projezione al maestro, seguito dal borgo di S. ` nnera): la VillaAvendrace (santa Te nova alle falde di levante producesi sottilmente quasi da mezzodı` a mezzanotte. La superficie delle quattro parti
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Cagliari ` di metri quadrati 884,912 principali e risultanti dalle parziali 134,825 per lo ` castello con 120,912 per l’area di cio che dicono cittadella: 137,387. 50 per la Marina: 189,787. 50 per lo Stampace, non compreso il borgo: 293,000 per la Villanova. Il Castello ha contrade prin` piccole alle mura, cipali 6 ed altre piu ` lunga e notraverse 4, isole 27. La piu bile che pare andar media, secondo la ordinaria corrispondenza delle cose alle parole, con molte stortezze dicesi ` di metri 484,80. Su dritta. Sua misura e `e ` uno spazio, questa quasi nella meta ` da poco che dicono la piazzetta, ed e ` aperto un altro infine della che se n’e medesima, e fu nominato la piazza di S. ` il ramparo di S. Brancazio. Quindi e Croce, ed il bastione di S. Remigio. Persistono ancora alcune case fabbricate nei passati secoli. La circonferenza del` l’abitato e ` di 3,030. Vi sono l’area dov’e aperte quattro porte; la porta Castello alla Marina; la porticina dell’Elefante a Stampace; l’Apremont alla porta avanzata per la Villanova; e la recente porta Cristina a porta Reale sul colle di S. Lorenzo. La Marina, o Lapola, presenta la figura d’un trapezio. Sonovi strade maggiori per l’erta 8 della lunghezza del quartiere di circa 303 e altrettante in` bella e ` la tersecanti, della quali la piu ` la linea di comunicacosta, per cui e zione tra lo Stampace e la Villanova. ` spaziosa di tutte e ` la piazza or detta Piu di s. Francesco, e in addietro della Ma` sono le porte rina, nelle cui estremita della darsena e del molo. Si annoverano isole 37, e da tutte le parti riunioni di case alle spalle dei rampari. La darsena ` lunga miglia 234, larga 110, con apere tura 56. Nel primo giorno del 1836 vi si numerarono 56 navi di carico, e vi re` per legni minori. stava ancora capacita ` ricaLa Marina ha 6 porte, come puo ` detto. Di queste e della alvarsi dal gia ` notate nel Castello due sole sono tre gia
in buon disegno, Porta Cristina nel Castello e Porta Villanova nella Marina. Sarebbe a notarsi la porta del Molo per ` troppo piccola. la sua architettura, ma e Fu ordinata ma sinora non eseguita quella di Stampace secondo il disegno del cavaliere De Albertis in architettura di forme adatte alla fortificazione, di cui sarebbe parte. Quando si effettui vedrassi tolta la discontinuazione della strada Yenne con la costa cagionata dall’orecchione del vicin baluardo. Stam` esser distinto in due parti; pace puo ` circondata di mura, quella che fu gia delle quali nel secolo XVI era in gran parte nudata; e la contrada Yenne con sue appendici. Nella prima sono isole ` della faccia a 21, nell’altra 15. A pie maestro del baluardo del Balice formavasi la piazza di s. Carlo, e vi si ergeva il monumento del marchese di Yenne, onde comincia la misura migliaria delle grandi strade del regno fatte e da ` ampia e piu ` bella fare. Diverrebbe piu ` concesso tolte quelle casette, che si e fabbricar nel fosso. S. Avendrace, borgo di C., che dista metri 390 dal rione dell’Annunziata, nel quale spazio ornato di due ordini di alberi a una e ad altra parte della strada suol essere la passeggiata nei giorni sereni d’inverno, componesi di 203 case, delle quali 190 a pian terreno, disposte in due linee bruttamente spezzate a una e ad altra parte ` del colle dei della grande strada a pie sepolcri antichi. Alcune famiglie misere abitano entro quelle caverne. Vil` lanuova ha due grandi contrade, la piu lunga di s. Giovanni di metri 1212, l’al`las, di 1090,80 che tra detta de is argio procede con una larghezza irregolare. Si numerano altre minori 15, traverse ` . Presen11, isole 60. Prospetto della citta tasi essa in bell’aspetto da vari punti del suo circondario, e dal mare, nel quale si specchia. Approssimandosi al lido vedresti le batterie al pelo delle acque, e
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Cagliari la cortina distesa fra li due maggiori baluardi, siccome il podio di un anfiteatro: quindi su per l’erta poco mite altre opere di difesa, e tra essi in iscena piacevole le svariatissime forme degli edifizi di Lapola; i colossali baluardi che la dominano con l’intermedio muro da una parte, dall’altra le rupi perpendicolarmente tagliate su l’opere di difesa ` una belliscongiunte, ed esterne dove e sima passeggiata lieta per molte piante, le fabbriche che sorgono superbe, tra le quali tinte di color rossigno le due bellissime torri, l’Elefante, e s. Brancazio sovraeminente a ogn’altro vertice che ´ a propugnacolo, ne ´ ad ergastolo semne bra fatta, ma, come consente il cielo frequentemente sereno e purissimo, a una bellissima specola astronomica. Sotto quest’aereo castello vedrai giacenti i due quartieri, quinci Stampace ed il ` lontano borgo tra lo stagno e il colle piu dei sepolcri; quindi Villanuova tra il colle di Castello e Monreale, e nella parte inferiore di questo gli edifizi di Bonaria, e la non lontana cappelletta ` del 1656, monumento della mortalita nella falda il cenotafio contiguo a un bo` facile darti una ansco di palme. Non e che oscura immagine della bella apparenza di C., principalmente ne’ bei giorni sı` dal mare che dai vari punti ` ben lond’intorno, e quel che dicesi e tano dal merito del vero. Passeggiate. Prima del 1820 non se ne aveva altra, che nel bastione di s. Remigio, e fuor di ` nello stradone a Bonaria. Indi si citta formavano quella della polveriera, e l’altra di s. Lorenzo. La prima incominciata dal gen. Villamarina, e continuata dal C. Roero terminavasi dal C. Boyl. Mette in un giardinetto pubblico, dove ` una statua antica, che si dedicava alla e nobilissima sarda eroina Leonora di Arborea con in fondo una facciata di casino bella per l’architettura, e per al` coperto lo stacune statue, dalla quale e
bilimento della fabbrica delle polveri. La passeggiata di Buon Cammino, o di s. Lorenzo dal rivellino di Porta reale al ciglio della rupe sopra il gran fosso dei Mirrioni, lunga metri 521,43 (quanta risultava una piccola base misuratavi nel 1835, a verificamento della Lirelliana, per li cavalieri della Marmora, e De ´ inferiore per la forCandia), comecche mazione alla predetta e ad altre, siccome angusta e spoglia d’alberi, tutta` la piu ` salubre e gradita. La partivia e ` delle passeggiate del Castello colarita ` il larghissimo prospetto d’un pittogli e resco orizzonte, il cui simile non pare sia goduto da altro punto abitato del ´ odesi rammentato e lobel paese, ne dato da quei pure che abbian visitate le ` belle regioni della rimanente Eupiu ropa. Sono veri centri di stupendi panorami. Qui dappresso certe rupi, costruzioni militari di certa arditezza, e di un aspetto tetro sı` ma imponente, i vasti scavamenti del colle con molte vestigie ` bassa, e l’aldi antica grandezza, la citta ` d’intra sul dorso della eminenza, in la torno le diverse coltivazioni, verzieri, giardini, case e cappelle di campagna, linee stradali fiancheggiate da siepi moltiformi, circoscrizioni di poderi, colline fortificate, il porto massime quando frequentato, lo stagno di ponente con gran numero di barchette, la gran striscia della Plaia coi suoi ponti, l’isoletta, le peschiere, le paludi e gli stagni di levante quando in pienezza, quando in diminuzione con in questi e in quello a certi tempi immense schiere di uccelli acquatici, e alle loro sponde i vasi saliferi, e gli ammucchiati prodotti, la vastissima pianura che producesi in ` della forza visiva verso maestro, i dila versi manti della medesima per lo co` e vario stato lore delle terre, diversita delle coltivazioni, la verzura sempre vivace, quella dei seminati succedendo al ` color del pampino, i villaggi vicini, i piu
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Cagliari lontani, le eminenze, le valli, le catene dei monti di levante e di ponente con variabilissime tinte, e con apparenze ora oscure ora distinte, i lontani gioghi dei monti della Barbagia dall’ottobre al maggio da distinguere per lo candore della veste invernale, il vasto golfo che sembra inclinarsi da una gran lontananza alle sponde, la sporgenza del colle di s. Elia a formar due gran seni, ` di insomma una non definibile quantita ` mai la oggetti, una scena che non e stessa e che varia con le stagioni, ma secondo che cangia lo stato dell’atmosfera, e la posizione del sole».
Cagliari – Saline. Il capoluogo e` stato per secoli, ` moderna, una delle piu ` soprattutto nell’eta ` del sale’’ del Mediterraneo. importanti ‘‘citta
LA CITTA` BORGHESE Quando nel 1861 fu proclamato il Regno d’Italia, C. assunse ` decisamente il carattere di ancora piu ` borghese, capoluogo di una procitta ` immemore della pasvincia sempre piu sata e forte caratterizzazione autonomistica e alle prese con una ricorrente ` tuttavia crisi economica.C. esercito ` un ruolo egemone nei consempre piu fronti degli altri centri dell’isola e, trascinata dalla borghesia imprendito` una radicale trasformariale, avvio zione urbanistica abbattendo gran parte delle mura e avvicinandosi gra` pordualmente al mare e alle attivita tuali. Visse i grandi momenti della prima guerra mondiale e dell’avvento del fascismo senza perdere i caratteri
che aveva assunto nei decenni precedenti. Durante il ventennio fascista furono forzatamente aggregati al suo territorio i centri di Pirri, Monserrato, Selargius, Quartucciu ed Elmas che persero la loro autonomia e furono trasformati in frazioni e posero le basi per una serie di difficili relazioni culturali e politiche che hanno contribuito a segnare ` . Con la profondamente la vita della citta ` fu seconda guerra mondiale la citta sconvolta dai bombardamenti aerei che distrussero quasi il 70% del suo tessuto urbano e costrinsero la popolazione a sfollare in massa nei centri dell’interno. Finita la guerra, gli sfollati tornarono e si resero protagonisti di una rapida e impetuosa ricostruzione; ` , che frattanto era diventata cala citta pitale della Regione autonoma, seppe svilupparsi rapidamente grazie a una massiccia immigrazione e in pochi anni ha assunto i caratteri di una mo` mediterranea. La violenza derna citta ` determinato di questo processo ha pero una insanabile frattura con quei centri che il fascismo aveva forzosamente ridotto a rango di frazioni, facendo rina` una profonda scere in queste comunita coscienza autonomistica; il susse` e guente loro distacco pone alla citta alle sue esigenze di sviluppo seri problemi di prospettiva futura.
Cagliari – Imbarcazioni all’attracco nel porto. &
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` molto ECONOMIA La sua economia e
Cagliari ` basata su numerose diversificata ed e ` industriali e imprenditoriali attivita che sono stimolate dalla presenza, nella ` e nell’area immediatamente circocitta stante, di una concentrazione di popolazione che non ha uguali nell’isola. ` tradizionali resta traccia Delle attivita in alcune produzioni orticole e viticole, nella presenza di allevamenti e nella produzione di formaggi e vini; hanno ` preso invece grande impulso le attivita commerciali e ovviamente quelle le` terziarie e ai servizi. gate alle attivita Si ha un totale di 12 700 imprese. Per ` produttive, quanto riguarda le attivita mentre rallentano alcune di quelle ormai consolidate nel territorio, come le petrolchimiche e quella antichissima del sale, nuove prospettive sembrano essere offerte dal graduale sviluppo dei traffici nel nuovo porto industriale.
mano della Caralis-Turris. C. dispone di ` sede di ospedali, porto e di aeroporto; e cliniche private e cliniche universita` rie, di farmacie, di guardia medica. E `, di scuole di ogni orsede di Universita dine e grado e di centri di formazione ` anche sede di servizi professionale; e bancari. Possiede la Biblioteca comunale, la Biblioteca provinciale, le Biblioteche universitarie; numerosi musei, il Teatro civico, l’Auditorium, lo stadio, il palazzo dello sport, il Campo osta` coli, l’Ippodromo, due Tennis Club. E
Cagliari – Il porto-canale, destinato a ospitare il traffico delle grandi navi-container, e` una struttura fondamentale nello sviluppo della `. citta
Cagliari – Nel golfo degli Angeli, a brevissima ` , gli stagni alimentano distanza dalla citta (quando sono al riparo dai pericoli ` di dell’inquinamento) una notevole attivita pesca.
Artigianato. Tradizionali e un tempo ` orafe molto sviluppate erano le attivita sia nel campo dell’argenteria sia nella produzione di pregevoli lavori di gioiel` collegata leria in filigrana. Servizi. C. e da ferrovie e da autolinee a tutti gli altri centri della regione. Da C. parte l’arte` importante della Sardegna, che ria piu raggiunge Sassari e Porto Torres ricalcando in parte il vecchio tracciato ro-
sede di Ente provinciale per il turismo ` dotata di 19 alberghi con 2212 posti ed e letto; 85 ristoranti, numerosi bed and breakfast, un porto turistico con 290 po` sede di attivita ` di turismo sti barca, e ippico.
DATI STATISTICI Al censimento del 2001 la popolazione contava 165 926 ` , di cui stranieri 1845; maschi unita 77 915; femmine 85 011. La tendenza complessiva rivelava una diminuzione della popolazione, con morti per anno 1496 e nati 1079; cancellati dall’anagrafe 4260; nuovi iscritti 3116. Tra gli indicatori economici: depositi bancari
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Cagliari 4610 in miliardi di lire; imponibile medio IRPEF 24 395 in migliaia di lire; versamenti ICI 67 698; aziende agricole 220; imprese commerciali 12 934; esercizi pubblici 1350; esercizi al dettaglio 3684; ambulanti 689. Tra gli indicatori sociali: occupati 66 096; disoccupati 6237; inoccupati 15 832; laureati 16 111; diplomati 49 116; con licenza media 62 321; con licenza elementare 45 735; analfabeti 3158; automezzi circolanti 111 693; abbonamenti TV 46 614.
Cagliari – La necropoli di Tuvixeddu e` una ` punica lungo vasta sequenza di tombe d’eta una parete di collina che ora si trova al centro `. della citta
PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il pa` e ` trimonio archeologico della citta ` molto ricco e testimonia la continuita ` dell’insediamento a partire dalla piu ` prenuragica. I piu ` antichi remota eta insediamenti sono stati individuati nelle grotte di Sant’Elia e in quella di San Bartolomeo oggi scomparsa. Sono state individuate anche tombe risalenti alla cultura di Monte Claro in regione ` Sa Duchessa e in via Basilicata, dove e stata individuata anche una grotticella con tre camerette disposte a trifoglio alle quali si accede da un pozzetto qua` la drangolare. Della stessa epoca e grande stazione di Terramaini presso ` Pirri. Anche se il territorio della citta ` nuradovette essere frequentato in eta &
gica, come dimostrano i siti ancora reperibili nel territorio delle sue frazioni, non se ne ha traccia nel territorio urbano. Numerose invece le testimonianze fenicio-puniche; tra queste certamente quella di maggiore importanza ` la necropoli di Tuvixeddu che e ` costie tuita in gran parte da tombe a camera ipogeica scavate nel calcare alle quali ` ansi accede attraverso un pozzo; le piu tiche risalgono al secolo VI a.C. Numerosi e importanti i resti romani, come l’Anfiteatro che risale al secolo II d.C. e che conserva ancora una parte notevole delle gradinate scavate nella roccia, dei sottopassaggi e della cavea; la cosid` in effetti detta Villa di Tigellio, che e un complesso di tre case patrizie (domus) risalenti al secolo I d.C. e utilizzate almeno fino al IV; la Grotta della Vipera, tomba fatta scavare da Cassio Filippo per sua moglie Atilia Pomptilla, anch’essa del secolo I d.C., sulle cui pareti sono riportati versi d’amore e in lode della donna, che pare avesse sacrificato la vita per salvare quella del marito. A questo bel monumento lo scrittore Antonio Romagnino ha dedicato un capitolo delle sue Passeggiate cagliaritane: ` la con«Quando nel sec. XVII scoppio troversia fra i vescovi di C. e di Sassari per la primazı`a in Sardegna, e si scovarono nuovi santi martiri un po’ dappertutto per assegnarla a chi ne avesse con` , anche Atilia fu fatta santa e tato di piu ` che fosse pagana e che la non importo sua storia fosse tutta terrena. Si dovette aspettare il lucido secolo successivo per conoscere la vera storia di Atilia Pomptilla. Da Muratori a Le Bas, studiosi italiani e stranieri la lessero nelle ampie pareti della tomba di viale San` di tutti Philippe Le t’Avendrace, e piu ` fin su, con la Bas che vi si arrampico fondamentale sua opera Restitution et explication des inscriptions gre`ques et romaines de la Grotte de la vipera de C.,
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Cagliari Paris, Crapolet 1840. Da allora, nessuno ´ legge quelle poesie d’amore. Perche nessuno le ha fatte scendere dall’oscu` della roccia su cui sono incise, ririta portandole tradotte su tavole leggibili e illuminate a sufficienza per rompere le tenebre di questi inferi eterni. E sı` che Atilia Pomptilla offrı` la sua vita per la luce del marito morente esiliato nell’isola di Nerone, e gli Dei ascoltarono la ` un luogo sua ardente preghiera. Se c’e che dovrebbe conoscere senza interru` proprio questo, zioni la luce del giorno e sa grutta ’e sa pibera o Grotta della Vipera. Invece una coltre di tenebre lo av` racvolge. Neppure il simbolo che e ` riuchiuso nel fregio dell’architrave e scito a spezzare quella lunga indifferenza. Il biscione in una delle religioni ` pensose dell’aldila ` , come quella piu egiziana, configurava la metamorfosi che l’uomo subisce nel passaggio da questo mondo alla vita ultraterrena. Nel paganesimo era il signore delle belle ` . Fu il Cridonne e il dio della fecondita ` del stianesimo a ribaltare la positivita serpente, a trasformarlo in un essere ripugnante, a farne, da simbolo della fe`, il simbolo della lussuria. E Macondita `. Forse questi ultimi siria lo schiaccera gnificati messi in crisi dallo spiritualismo cristiano sono nelle parole che Atilia Pomptilla rivolge al marito, quando dice che gli ha dato gaudia multa. E i gaudia non sono le generiche gioie, ma anche nella poesia erotica dell’epoca, cui tutto questo monumento epigrafico si riannoda, i piaceri amorosi. Quelli da cui fu fatta gioiosa la lunga vita matri` di quarant’anni di moniale durata piu ` loro Atilia e di Cassio Filippo. Fu cioe amico il serpente, che inutilmente cerchiamo di schiacciare. Aveva ragione Giovanni Spano che, quando nel secolo scorso era investito dal puzzo orrendo delle capre che vi avevano trovato asilo, chiedeva ai cagliaritani di custodire
quel sepolcro con cancelli d’oro. Erano allora passati quarant’anni da quando, nel 1822, Alberto Lamarmora l’aveva salvato dalle mine con cui volevano farlo saltare per la costruzione della strada reale o Carlo Felice, da C. a Sassari». Importanti sono anche i monumenti d’epoca romana che sono stati scavati e inglobati in altre costruzioni come quelli dell’area archeologica di Sant’Eulalia, quello delle chiese del Sepolcro, di importanza determinante per la ricostruzione della Carales romana in un periodo collocabile tra il secolo I ´ quello di a.C. e il secolo VI d.C.; nonche San Lucifero e le numerose testimonianze emerse durante scavi effettuati per la costruzione di edifici moderni. & PATRIMONIO ARTISTICO, CULTURALE E AMBIENTALE Il ricco patrimonio arti` essere facilmente stico e culturale puo collocato entro una prospettiva di quartiere; innanzitutto nei quattro storici rioni. CASTELLO Quello di Castello fu impiantato a partire dagli inizi del secolo XIII dai pisani e successivamente modificato da aragonesi, spagnoli e piemontesi. Tradizionalmente oltre che ` stato fortezza potentemente munita e almeno fino alla fine del secolo XIX il quartiere sede delle istituzioni civili e religiose e l’abitazione di gran parte ` . Conserva ancora un asdella nobilta setto di strade, piazze e scalinate che sfruttano la natura del colle e ne utilizzano in modo mirabile l’area disponibile. I principali monumenti di questo quartiere sono il complesso di mura e torri che formavano l’antico castello di Castro che originariamente aveva tre porte e numerose torri intermedie; agli inizi del secolo XIV in corrispondenza delle tre porte furono costruite le torri dell’Elefante, del Leone e di San Pancrazio, capolavori di arte militare, due delle quali sono ancora perfettamente
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Cagliari conservate e incantano per la loro possente eleganza dando un carattere singolare all’antico quartiere.
Cagliari – Portale d’ingresso del Palazzo di ` a Castello. Soltanto alla fine Citta ` dell’Ottocento la sede della municipalita cittadina fu spostata ai bordi del mare.
Il sistema primitivo di mura fu modificato e rafforzato nei secoli successivi con il rifacimento del sistema della torre di San Pancrazio e della cinta con i bastioni di Emanuele e di San Filippo tra i quali fu aperta la porta di Buoncammino; nell’area fu costruito anche ` stato riun Arsenale che di recente e strutturato e trasformato in Cittadella dei Musei, elegante struttura nella quale antico e moderno si fondono nei locali ricavati per ospitare il Museo archeologico, la Pinacoteca Nazionale, il Museo Siamese e alcuni istituti universitari. Anche il resto della cinta del castello fu rafforzato con un sistema di ba´, della Zecca, del Bastioni, detti Vicere
lice, di Santa Croce. Gli interventi furono posti in atto a cominciare dal se´ Dusay opero ` colo XV quando il vicere presso la torre di San Pancrazio; nel Cinquecento gli architetti Rocco Capellino e i due fratelli Paleario Fratino adeguarono la cinta a sostenere l’urto delle moderne artiglierie; l’opera fu completata da alcuni interventi di architetti piemontesi nel secolo XVIII. Possiamo ricavare una impressione ` ‘‘dal vivo’’ del centro storico della citta ` citato leggendo alcune pagine del gia ` volume di A. Romagnino: «Ora che e quasi fatta la nuova pavimentazione di via Corte d’Appello in bella pietra gri` gia, questa antica strada di Castello puo ` belle passegdiventare una delle piu giate di C. Le vecchie case dovranno darsi intonaci freschi e contribuire alla ` il rinascita del quartiere. Questo e senso dell’imponenza dei lavori che ha conosciuto negli ultimi tempi. Non ci ` scuse a colmare i vuoti prosaranno piu vocati dai bombardamenti. Il monstre del Teatro civico, che nell’orrore delle sue rovine custodisce gelosamente la miopia delle passate amministrazioni cittadine, deve conoscere una destinazione risolutiva. Il Palazzo Aymerich ` essere ricostruito e cosı` il portico dovra Laconi, con la sua scalinata fra via La` essere marmora e via Genovesi, dovra ` dovranno riaperto. Altri vuoti qua e la essere colmati. Rifatte le strade, ora si ` deve passare alle case. Cosı` solo sara ` di mezzo cancellata la vergogna di piu secolo, senza muovere un dito e spin` , con i ghetti di gendo lontano la citta Sant’Elia, Barraca Manna e via Emilia. Ora l’edilizia ha lavori per cinquant’anni, anche solo racconciando le facciate e introducendo i servizi nelle case sette-ottocentesche. Appunto, anche di via Corte d’Appello che il nuovo manto stradale restituisce al godimento delle sue memorie e allo stupore del suo pae-
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Cagliari saggio. Era l’antica Ruga Leofantis, per´ metteva in comunicazione Castello che con la sua sentinella della torre dell’Elefante, fin dal secolo XIII, quando le mura erano ancora pisane e la coprivano tutta. Ma quando arrivarono aragonesi e spagnoli il nome piacque e i nuovi dominatori si limitarono solo a tradurre l’antico toponimo in Carrer de ` anche la Compagnia Orifay. Poi arrivo ` , che aprı` il suo collegio nel bel di Gesu palazzo con ampie corti e raffinati colonnati, dove poi ha operato la Corte ` stato cod’Appello (fino a quando non e struito negli anni Trenta il palazzo di ` sistemato un Giustizia) e dove ora si e istituto universitario. L’unico che si sia salvato dalla maniacale scelta di spin` lontano possibile il nostro gere il piu Ateneo, a piazza d’Armi, a viale Fra Ignazio, a Sa Duchessa, ed ora anche a Monserrato. Con il risultato che C. ha disperso la sua popolazione studente` cittadina sca, ha privato la comunita della sua presenza rinnovatrice. Quanti palazzi in Castello avrebbero potuto ospitare quegli istituti frammentati e dispersi. Ma torniamo alla via Corte d’Appello, e all’ultima memoria, che merita di essere rievocata. Qui ancora sorge Sant’e Creu, Santa Croce, che fu innalzata dove dimoravano gli ebrei ` nel prima di essere espulsi dalla citta 1492, e che nel 1869 fu dichiarata basilica magistrale e concessa all’ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro. Ma via ` solo memorie ed Corte d’Appello non e invece rompe almeno due volte il suo corso tra gli alti palazzi, che le concedono una luce blanda, fino al portico, che nel suo fondo porta per le scalette alla chiesetta di Santa Maria del Monte. Appena all’inizio e poi nella piazzetta di Sant’e Creu, quei nobili baluardi si interrompono e la luce piove imperiosa. Per quelle due grandi finestre, via Corte d’Appello diventa l’osservato-
` asrio della cinta del Golfo a ponente, e salita dall’argento di Santa Gilla, si ` lontano, fino alla cerspinge anche piu chia azzurra di Capoterra».All’interno della cinta fortificata si sviluppa la rete delle strade e delle piazze il cui ` costituito dalla grande piazza cuore e dove si affacciano il Palazzo Viceregio poco distante dal Duomo. L’edificio esisteva fin dal tempo dei Pisani e nel 1337, dopo la conquista aragonese, fu ampliato per la prima volta; dopo la celebrazione del Parlamento del 1355 divenne la dimora dapprima del governatore generale e a partire dal secolo XV ´ . Nel corso dei secoli, per rendel vicere ´e derlo adatto alle esigenze dei vicere della loro amministrazione, fu ampliato e ripetutamente restaurato. Con l’avvento dei Savoia, nel corso del secolo XVIII subı` radicali modificazioni: la facciata assunse l’attuale configurazione, furono rifatti il portone principale, l’atrio e lo scalone d’accesso; furono inoltre eseguiti importanti lavori di abbellimento all’interno. Tra il 1795 e il 1814 fu residenza della famiglia reale fuggita dalla penisola a causa dell’occupazione francese degli Stati di terraferma. Nel corso del secolo XIX l’edifi` al demanio che lo cedette alcio passo l’Amministrazione provinciale di C. Il quartiere annovera anche il Palazzo del Vescovo, massiccia costruzione che ` stata rimanegrisale al secolo XIV ed e ` volte nel corso dei secoli sucgiata piu cessivi, attuale sede dell’arcivescovo e dei principali uffici della Curia. Conti` il Duomo, guo al palazzo del vescovo e chiesa dedicata a Santa Maria costruita in stile romanico agli inizi del XIII dai Pisani e modificata successivamente con aggiunte gotiche; radicalmente ristrutturata tra la fine del XVI e gli inizi del secolo XVII con aggiunte classiche e barocche che finirono per modificarne totalmente l’aspetto. Agli inizi del se-
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Cagliari colo XX si presentava con una facciata barocca che era stata portata a termine nel 1702 e che era molto interessante ma che malauguratamente fu fatta demolire nella speranza di recuperare l’antica facciata romanica; l’opera` a risultati disastrosi, della zione porto ` traccia e facciata romanica non si trovo nel 1937 fu costruita l’attuale facciata a opera dell’architetto Gariazzo. L’in` a tre navate con transetto e preterno e sbiterio; nel 1616 l’arcivescovo D’Esquivel vi fece ricavare una cripta completata nel 1664 da maestranze siciliane proprio nello stesso periodo in cui l’architetto Domenico Spotorno realizzava una radicale trasformazione dell’interno facendogli assumere l’aspetto at` ricca di opere d’arte tuale. La chiesa e tra le quali il famoso ambone di Gu` glielmo da Innsbruck del secolo XI, gia nel Duomo di Pisa, e lo scenografico mausoleo fatto costruire dopo il 1670 per ospitare le spoglie del re Martino il Giovane; di grande interesse sono anche l’aula capitolare, i grandi dipinti del Figari e il Museo d’arte diocesana. Altri edifici che si affacciano nella grande piazza sono la Chiesa della Spe` del ranza che sorge in prossimita Duomo. Fu costruita nel corso del secolo XV dalla famiglia Aymerich in forme gotico-aragonesi. Ha una sola navata e alcune cappelle laterali; nel corso dei secoli fu la sede di riunione dello Stamento militare durante i parlamenti. A pochi metri sorge l’antico Palazzo civico che fu sede dell’ammini` fino alla fine del strazione della citta secolo XIX quando fu costruito il nuovo palazzo di via Roma. Altro monumento ` l’antico Teatro civico, edidel Castello e ` della faficato in un’area di proprieta miglia Zapata nel corso del secolo XVIII. Nel 1831 fu ceduto dagli Zapata al Comune e tra il 1835 e il 1838 fu ristrutturato a opera del Cominotti e del
giovane Gaetano Cima (=) In seguito vi pose mano anche il Melis (=). L’edificio fu gravemente danneggiato dai bombardamenti del 1943; nel dopoguerra si aprı` un dibattito, non ancora chiuso, sull’utilizzazione dei suoi resti, che ancora attendono di essere risanati. Con lunghissima gestazione, nell’arco di ` qualche decennio, il Teatro civico e stato ricostruito nel moderno quartiere di San Benedetto, in forme eleganti e attuali. In Castello si trova anche la ` inserita Chiesa della Purissima che e nel convento delle Clarisse fondato nel 1554 da Gerolama Ram. L’edificio ha forme gotico-catalane, con una sola navata, una capilla mayor e alcune cappelle laterali; l’interno, elegante e ricco di sobrie decorazioni, contiene alcuni monumenti funebri. Il Collegio di Santa Croce dei Gesuiti venne costruito in Castello tra il 1565 e il 1569 dall’architetto Giandomenico da Verdiana e successivamente modificato e integrato tra il 1725 e il 1773. La vicina chiesa fu costruita nel 1661 in forme barocche da Anna Brondo sul luogo dove prima del 1492 sorgeva la sinagoga. Elegante e ` in sericca di marmi e di stucchi, passo guito dai Gesuiti all’ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro. La chiesa di San Giuseppe fu costruita nel 1641 dagli Scolopi accanto al loro collegio. Ha un’unica navata completata dal presbiterio cupolato; le volte sono a botte e la facciata, arricchita da un timpano e scandita da colonne, si apre su una sce` della nografica scalinata in prossimita torre dell’Elefante. All’interno sono decorazioni in marmo, alcuni dipinti di scuola romana e una tela della Sacra Famiglia del Marghinotti. Lungo le strade principali del quartiere si affac` apparteciano poi alcuni palazzi gia nenti alle famiglie dell’aristocrazia, generalmente molto antichi ma quasi tutti rimaneggiati e trasformati dal Cima
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Cagliari ` interessanti nell’Ottocento; tra i piu vanno ricordati i palazzi Sanjust, Amat, Cugia Nieddu e Alagon.
Cagliari – La torre di San Pancrazio, nel ` alti dell’abitato. castello, e` uno dei luoghi piu ` un suo punto Il Lamarmora vi fisso trigonometrico.
LA MARINA Il quartiere della Marina si stende ai piedi del castello e rappre` tra la senta storicamente la continuita Carales romana e quella medioevale e moderna. Dopo una lunga pausa seguita alle distruzioni provocate dagli Arabi nel secolo VIII il quartiere riprese a fiorire a partire dai secoli X-XI. Era circondato da due cortine turrite che scendevano fino al mare e formavano un quadrilatero. Sulla cortina occidentale si aprivano due porte turrite dette di Stampace e di Sant’Agostino, mentre quella orientale aveva le porte
` e di Villanova. Il sistema fortidel Gesu ficato della Marina era collegato al castello attraverso la porta del Leone che si apriva mediante una posterla in un cortile d’armi delimitato da una contromuraglia nella quale si schiudeva la famosa Porta a mare. Le opere murarie erano prospicienti la battigia su cui era affacciato il pontile circondato da una palizzata semicircolare che racchiudeva il braccio di mare del porto e al quale si accedeva da una sola entrata chiusa con catene. Anche il sistema delle mura della Marina fu potentemente rafforzato e di fatto integrato con quello del castello, in particolare lungo la cortina occidentale con la costruzione dei bastioni di San Francesco e di Sant’Agostino; ma l’intervento di maggiore respiro fu attuato lungo la cortina orientale dove fu costruito il bastione di Monserrato, che finı` per inglobare la porta di Villanova, mentre le mura vennero congiunte al bastione dello Sperone e a quello del Gesus con un sistema di potenti rivellini. Anche lungo la battigia la cortina fu rafforzata con la costruzione sul versante occidentale del bastione del Molo e sul lato orientale del fortino di Castel Rodrigo, per cui la porta del Molo finı` per essere l’unico accesso alla battigia dove fu smantellata la palizzata e realizzata una darsena con moli murati, perfettamente integrata al fortino. All’interno del quartiere si sviluppava la rete delle strade e delle piazze dove ferveva l’atti` dei mercanti e dei pescatori e dove vita ` cosmopolita. I viveva una comunita principali monumenti del quartiere sono la chiesa di Sant’Eulalia, parrocchiale costruita nel sito dove sorgevano l’antica torre della Marina e una chiesetta intitolata a Santa Maria del Porto. L’edificio, documentato a partire dal 1371, fu intitolato alla santa patrona di Barcellona. La chiesa fu costruita in
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Cagliari forme gotiche delle quali rimangono le volte a stella. Per il resto, dopo i restauri degli inizi del Novecento e quelli ` consistenti seguiti ai bombarmolto piu ` rimasto leggidamenti del 1943, poco e bile delle strutture originarie. Da alcuni anni imponenti scavi archeologici condotti sistematicamente sotto il livello della chiesa attuale, e ancora non conclusi, hanno permesso di individuare e aprire al pubblico una parte della Carales romana e altomedioevale. ` stato costituito il Attiguo alla chiesa e Museo del Tesoro di Sant’Eulalia, che ospita ricche collezioni di argenti, dipinti e paramenti dal secolo XV al XIX. Non molto distante sorge la chiesa di Sant’Agostino Nuovo costruita tra il 1573 e il 1578 per ordine di Filippo II durante i lavori di ristrutturazione delle fortificazioni della Marina dai due fratelli Paleario Fratino. L’edificio ` consideha forme classicheggianti ed e ` compiuto dello stile rato l’esempio piu Rinascimento in Sardegna. Ha una pianta a croce greca imperfetta con volte a botte e una cupola emisferica ` arricpriva di tamburo. Il suo interno e chito da sobrie decorazioni floreali disposte a rosoni. Affacciata sulla strada ` la chiesa di della Costa (via Manno) e Sant’Antonio Abate, costruita nel 1723 su un antico edificio che era parte dell’Ospedale di Sant’Antonio. Ha un impianto in stile barocco, con un’aula ottagonale sulla quale si affacciano sei cap` costituita da una pelle; la copertura e grande cupola. All’interno sono sette altari in marmo policromo dello scultore Giovanni Battista Troiani, una tela del secolo XVI attribuita al Bonocore e alcune statue di buona fattura. Prospi` la chiesa di ciente l’antica battigia e San Francesco da Paola (del Molo), co` del secolo struita nella prima meta XVII; ha un impianto a una navata com` una pletata dall’abside, la copertura e
volta a botte; la facciata monumentale, arricchita con semicolonne in stile io` stata realizzata in granico e corinzio, e nito agli inizi del Novecento. All’interno conserva una ricca decorazione in marmi pregiati del Settecento; una tela di Pantaleone Calvo (=) dello ` stesso periodo; argenti e paramenti. E di grande interesse anche l’auditorium di Santa Teresa, ricavato da una chiesa costruita nel secolo XVIII in forme di barocchetto piemontese e annessa al collegio dei Gesuiti. Ha un impianto a una navata completato da un presbite`a rio absidato; la copertura della volta e botte, completata da una cupola ottagonale. Dopo l’abolizione dell’ordine dei Gesuiti la chiesa, entrata a far parte del patrimonio del Comune di C., fu interdetta al culto e adibita a usi diversi. Nel ` stata per lunghi primo dopoguerra e anni la sede degli universitari fascisti; ` stata adibita nel secondo dopoguerra e ad auditorium e adeguatamente ristrutturata.
Cagliari – La chiesa di Sant’Anna, nel ` quartiere storico di Stampace, `e una delle piu `. importanti della citta
STAMPACE Tradizionalmente il quartiere degli artigiani, dei professionisti e degli artisti, era circondato da una cortina turrita che poggiava a settentrione sulle mura occidentali del castello e si sviluppava in un ampio quadrilatero su cui si aprivano le porte di
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Cagliari San Guglielmo, dello Sperone e dell’Angelo; a meridione si appoggiava sul complesso della torre dell’Elefante presso la quale era un cortile d’armi che collegava Stampace e Castello. Al suo interno si aprivano le strade e le piazze, ricche di botteghe e di altre costruzioni dedicate alle principali atti` economiche e abitata da quelli che vita ` antichi si ritenevano gli eredi dei piu abitanti di C. Lungo la rete delle sue strade si trovano numerosi monumenti di notevole interesse. La chiesa di San Francesco di Stampace sorgeva tra il corso Vittorio Emanuele e la via Mameli; fu costruita in forme gotiche alla fine del secolo XIII dai Francescani. L’edificio era a croce commissa con transetto absidato e copertura a capriate in legno. Nel corso del secolo XV furono aggiunte alcune cappelle laterali e fu ristrutturato il convento con magnifico chiostro. La chiesa era riccamente adornata da retabli e da altre opere d’arte che le nobili famiglie cagliaritane che vi avevano sepolcro e patronato avevano donato senza risparmio. Quando nel 1861 furono soppressi gli ordini religiosi l’edificio subı` un degrado e i suoi arredi cominciarono ad andare dispersi; nel 1871 un fulmine ` il colpı` il campanile, nel 1875 crollo tetto provocando il crollo dei muri perimetrali, successivamente l’intera area fu ceduta a privati che vi impiantarono ` commerciali utilizzando senza attivita riguardo alcuno le superstiti parti del chiostro, della sacrestia e del convento. Il portale centrale fu smontato e utilizzato per abbellire la facciata del santuario di Bonaria (=); il pulpito, dal quale si dice abbia sentito messa Carlo V, fu collocato nel portico della chiesa di San Michele; molti dei retabli che ornavano la chiesa sono attualmente custoditi nella Pinacoteca Nazionale di C.. Alcuni anni fa fu costituito un comitato
che si adopera per salvare le parti dell’edificio ancora godibili e per resti` rispondente alla tuirle a un uso piu ` a monte sorge la chiesa loro natura. Piu di San Michele, costruita dopo il 1674 in forme barocche dai Gesuiti e annessa al ` oggi OspeNoviziato, il cui edificio e dale militare. L’edificio fu costruito grazie al lascito di F.A. Dessy che vi fu se` riccamente decorato in polto nel 1712; e marmo, stucchi e dorature; fu consacrato nel 1738 ma i lavori vi proseguirono fino al 1764. L’edificio ha pianta ` sviluppato secondo i ottagonale ed e modelli dell’architettura gesuitica ` locale. La sacrestia, adattata alla realta decorata splendidamente come l’interno della chiesa, ospita magnifici mobili e una ricca quadreria. Interessan` anche l’Ospedale di San Giotissimo e vanni di Dio, edificio costruito tra il 1844 e il 1850 su progetto di Gaetano Cima, vincitore di un concorso per la costruzione del nuovo ospedale bandito nel 1841. Ha forme neoclassiche con la facciata abbellita da un colonnato e con i bracci disposti a raggiera e collegati tra loro in modo da poter essere utilizzati con criteri razionali. Vanno ricordate ancora la chiesa di San Giorgio, costruita nel secolo XVII nel luogo dove secondo la tradizione sarebbe nato San Giorgio; ha una sola navata arricchita da cappelle laterali e la volta a botte. Al suo interno custodisce un frammento del piviale del santo conservato in un’urna sormontata dalla sua statua in abiti pontificali; l’altare maggiore in le` arricchito da gno policromo intagliato e quattro tele del secolo XVII e due altri quadri dello stesso periodo. La chiesa viene custodita a partire dal secolo XIX dalla confraternita degli angeli custodi. Va ricordata anche la chiesa di Sant’Efisio; questo sito fu oggetto di venerazione a partire dal secolo IV e vi fu costruita una chiesa che nel corso dei
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Cagliari secoli subı` numerosi cambiamenti. Dopo la conquista pisana del 1258 l’edificio fu modificato in forme romaniche, successivamente fu abbellito, specie ` dopo la peste del 1652, quando la pieta verso il santo fece nascere la sagra. In ` a essere considerato seguito comincio inadeguato e nel 1780 fu in parte demolito per lasciar posto all’attuale chiesa che si affaccia con le sue forme di elegante barocchetto sull’omonima piazza nel cuore del quartiere. Dalla chiesa, attraverso una ripida scala, si accede all’ambiente sotterraneo che secondo la tradizione sarebbe stato il carcere ` il santo prima del suo trache ospito sporto a Nora per il martirio. Poco lon` la chiesa di Santa Restituta: l’etana e dificio fu costruito nel 1637 e ha un’unica navata arricchita da alcune cappelle laterali e dal presbiterio rialzato; ` una volta a botte affrela copertura e scata con scene del martirio della Santa. La chiesa fu costruita sopra la cripta della Santa, un santuario rupestre dei secoli X-XI utilizzato anche nei secoli successivi dove nel 1620 furono rinvenute le reliquie della santa. Durante i bombardamenti del 1943 il complesso subı` gravi danni ma dopo il 1950 fu completamente restaurato. Ci dice in ` citato proposito A. Romagnino nel gia volume: «Santa Restituta, la martire ` piu ` nel Calendario del IV secolo, non c’e ` ritornato, invece, il della Chiesa. Vi e figlio Sant’Eusebio, il vescovo sardo di ` forte conVercelli, la cui diocesi fu piu tro l’arianesimo della stessa diocesi di Milano. Se ne celebra il 2 agosto la festa. Invece, della madre sopravvive solo la ` stata dedicata nel cuore chiesa che le e di Stampace. Un monumento modesto ` affascinante e ` lo speco sottostante, (piu dove la santa sarebbe stata martoriata), appena ornato da qualche corona sul frontone, e schiacciato dalla cupola e dalla intera fabbrica di Sant’Anna vici-
` un tempo popolanissima. Ma era pero rissimo per la confraternita che ospitava, detta del Santo Spirito, che godeva del privilegio di deporre, sotto l’imma` Cristo nel gine del sepolcro di Gesu Duomo, un biglietto con l’indicazione del nome di un condannato a morte. Il ´ lo avrebbe liberato nella ‘‘sevicere ziata’’, o pubblica seduta, che si teneva tradizionalmente nel giorno della Pasqua di Resurrezione. Ora il tempio (antichissimo e riconosciuto tra le chiese ` importanti di C., visitato dall’arcipiu vescovo di Pisa Federigo Visconti nel 1263, in solenne processione per la `) e ` silenzio, come la via che sfiora citta la piazzetta su cui Santa Restituta si affaccia, intitolate l’una e l’altra alla mar` nel tire dimenticata. Popolarmente gia secolo XIII la si chiamava dei Barbari´ forse abitata saltuariacini, perche mente dai sardi dell’interno dell’isola ` precisamente dagli aritzesi, che e piu venivano a C. a vendere legna, neve e castagne. Per raggiungerla si sale per la via Azuni, l’antica via dell’Abbevera` lieve di quanto factoio, che appare piu cia immaginare la colorata immagine della Corsa di San Michele, inserita nel Voyage en Sardaigne (1839) di Alberto Ferrero della Marmora. Il suo autore ha esagerato il pendio, per esaltare di ` il coraggio di cavalli e cavalieri mapiu scherati, che a rompicollo, durante il ` dalla Carnevale, si precipitavano giu chiesa di San Michele, fino a Sant’Anna ` rie alle scalette di Santa Chiara. Piu ` , invece, via Santa Restituta, che pida e si svolge in parallelo a via Ospedale, e ne preannuncia l’aspra ascesa, procedendo tra edifici umili, ricostruiti alla buona sulle macerie della guerra, incancellabile dalla memoria con i suoi bombardamenti aerei. Qui particolar` atroce mente feroci: in quello anche piu di domenica 28 febbraio 1943, alle ore 12,40, morı` un’intera famiglia di sei per-
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Cagliari sone, tra essi due bambini, di due e quattro anni. Non erano sardi di origine, si chiamavano Romagnani. Queste povere case, dalle ripidissime scale, dove il legno dei portaletti la vince quasi sempre sullo sgradevole allumi` si apre qualnio, e dove anche qua e la che leggiadra persiana, si abbelliscono con i gerani e i panni che piovono dai balconi spesso esageratemente propendenti, o anche con qualche lesena superstite in stile Liberty. Solo in alto, quando la via sta per sboccare nella parte superiore della via Santa Marghe` imperita, le architetture si fanno piu riose, fino al palazzo anche avvivato da un caldo intonaco che lascia lontana la ` prodimessa schiera. Allora l’ascesa e prio finita». La chiesa di Santa Chiara fu costruita nel secolo XVII su un edificio precedente. Ha un impianto a una sola navata completata da alcune cap` a volte a pelle laterali, la copertura e botte. All’interno conserva raffinati stucchi settecenteschi, la cantoria poggiante su un arco ribassato, l’altare maggiore di legno intagliato e dorato e un organo settecentesco. La facciata baroccheggiante si affaccia su una suggestiva piazzetta che si raggiunge da una scalinata. E infine la chiesa di Sant’Antonio dei Cappuccini (Sant’Ignazio), costruita nel 1591 dai Cappuccini e annessa al loro convento. Nel corso dei secoli successivi fu oggetto di numerosi restauri e nell’Ottocento ne fu rifatta completamente la facciata. Ha un impianto a una navata completata da un presbiterio e da alcune cappelle laterali. Il convento, che fu teatro della vita di Sant’Ignazio da Laconi (= Peis), nel 1850 fu soppresso e adibito a ricovero per anziani; solo alla fine del secolo fu reso ai Cappuccini. In occasione della santificazione di Ignazio una cappella con annessa la celletta del santo fu trasformata in santuario. Attualmente la
chiesa conserva al suo interno un tabernacolo ligneo, alcune statue e dipinti di scuola genovese del Seicento, mentre il ` adorno di marmi e di mosantuario e saici.
Cagliari – Miliziano. La rossa divisa dell’esercito territoriale `e diventata un elemento di colore nelle manifestazioni folcloristiche.
VILLANOVA Il quartiere di Villanova si stende a oriente del castello in direzione del Campidano ed era abitato tradizionalmente dagli agricoltori e dai piccoli commercianti; era anche il quartiere degli inurbati che dalle zone interne tentavano di inserirsi nella vita cittadina. Aveva una cinta di mura appoggiata a quella del castello che si sviluppava in un semicerchio a cominciare dalla torre della Tedesquina e si chiudeva all’altezza di quella di Fontanabona. Anche lungo la cinta delle mura di Villanova si aprivano tre porte, dette rispettivamente dei Calderai, di Romero e delle Capanne; il sistema delle mura di Villanova rimase immutato nei secoli successivi fino a quando ` nel 1861 cesso ` di essere considela citta rata piazzaforte e successivamente esse furono demolite o modificate. All’interno di questa cinta si stendeva la rete delle strade e delle piazze con alcuni interessanti monumenti tra i quali la chiesa di San Giacomo, parrocchiale documentata a partire dal 1341; fu co-
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Cagliari struita in forme gotico-aragonesi probabilmente nel sito in cui sorgeva una ` antica. Nel corso dei secoli chiesa piu subı` notevoli rimaneggiamenti; delle strutture originarie si conserva buona parte dell’interno a una navata su cui si affacciano cappelle laterali con volte a crociera e la torre campanaria quadrangolare. La facciata fu costruita nel 1838 in forme neoclassiche su progetto ` ricca di opere del Cima. La chiesa e d’arte tra cui un bellissimo crocifisso ligneo; contigui alla chiesa sono due Oratori settecenteschi sedi delle confraternite che danno vita ai riti della Settimana santa. A poca distanza sorge la chiesa di San Domenico, che fu costruita con annesso convento domenicano a partire dal 1254 sull’antica chiesa benedettina di Sant’Anna in Vil` lanova. L’edificio ha forme gotiche ed e integrato nel convento costruito nel secolo XIV; aveva una navata coperta da tetto ligneo; nel Quattrocento venne modificato in forme gotico-catalane. Nel corso del secolo XVI fu ulteriormente modificato, la copertura di legno fu sostituita con quella a volte a stella, nel 1580 vi fu aggiunto il cappellone del Rosario in forme classiche e cupolato; nel 1598 fu costruito il chiostro. L’interno fu abbellito da numerose opere pittoriche oggi disperse; il convento fu sede dell’Inquisizione prima del suo trasferimento a Sassari. Durante i bombardamenti del 1943 la chiesa fu distrutta quasi completamente e il convento danneggiato. L’opera di ricostruzione fu avviata subito dopo; la chiesa attuale, progettata dall’architetto Raffaello Fegno, sorse nel 1954 sopra i resti di quella antica che, restaurati, sono oggi diventati una cripta; anche il chiostro e il convento sono stati completamente restaurati. Altra tipica chiesa di ` quella di San Giovanni, di Villanova e cui si hanno notizie a partire dal secolo
` antico fu sostituito XIII. L’edificio piu nel 1415 con una chiesa costruita in ` ando ` forme gotico-aragonesi che pero in rovina. L’edificio attuale risale al 1639, ha un’aula rettangolare arricchita ` a da sei cappelle laterali, la volta e ` arricchita da un cambotte; la facciata e panile a vela e da un grande portale architravato. Nell’interno particolar` l’altare maggiore ricco di mente bello e decorazioni marmoree; degni di nota sono anche alcune statue del secolo XVIII e due quadri dello stesso periodo. Dopo un incendio del 1752 la chiesa venne restaurata e abbellita con un organo a canne e altri arredi. Vi opera l’Arciconfraternita della Solitudine ed ` sede della piu ` antica istituzione di soe ` che si conosca in citta `. Nel pelidarieta riodo precedente ai riti della Settimana santa vi si svolgono le prove dei cori che animeranno le processioni. Lungo la strada che dalla chiesa di San Giovanni conduce al Campidano sorgono due chiese. La prima, dedicata a San Cesello, fu costruita nel 1702 in forme ba` ubirocche e secondo la tradizione e ` della porta Capanna, cata in prossimita luogo del martirio del santo; ha l’impianto a una navata completata dal presbiterio sopraelevato rispetto all’aula, ` con volta botte; all’inla copertura e terno conserva un altare ligneo del secolo XVIII e un’acquasantiera di marmo dello stesso periodo. La seconda ` quella di San Mauro, che fu edificata e nel 1650 in occasione della fondazione di un convento di Francescani cui fu annessa. Ha un’unica navata completata dal presbiterio e da alcune cappelle la` a volte a botte; la terali; la copertura e ` arricchita da un timpano e da facciata e alcune grandi finestre. All’interno conserva numerose decorazioni in marmo policromo, alcune tele di buona mano e un imponente coro in legno intagliato di grande effetto scenografico. Tra il 1717
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Cagliari ` la salma di San Salvatore e il 1758 ospito da Horta (=); nel 1855, con l’abolizione degli ordini religiosi, fu requisita, per essere restituita ai Francescani dopo il 1879.
Cagliari – Il nuovo stadio di ‘‘Sant’Elia’’ e` stato costruito sull’onda dell’entusiasmo per la conquista dello scudetto nel campionato di calcio 1969-1970.
LA CAGLIARI NUOVA Vanno inoltre ricordati i quartieri che si svilupparono nel corso dei secoli attorno a questo nucleo, anch’essi ricchi di monumenti e di testimonianze della millenaria vita della `. Nella vasta area contigua alle forcitta tificazioni del castello, lungo il versante che guarda a Villanova, agli inizi del Novecento fu realizzato, soprattutto a opera di Ubaldo Badas, il sistema detto del Terrapieno, una suggestiva passeggiata che permette di seguire lo svi` che e ` rimasto delle mura luppo di cio orientali del castello e di spaziare sul quartiere di Villanova, sul Campidano e sugli altri quartieri che si sono sviluppati nella pianura circostante. Il Terra` stato completato dai Giardini pieno e Pubblici dove sorge la Palazzina della Galleria Comunale d’Arte realizzata dal Boyl e che ospita le mirabili collezioni d’arte del Comune, tra le quali la Collezione Ingrao che comprende una raccolta dei maggiori pittori italiani del` l’Ottocento e del Novecento tra le piu
importanti d’Italia. Nel vasto quartiere connesso a quello di Villanova, nella grande area un tempo ricca di orti e di giardini e oggi intensamente urbanizzata, sono individuabili alcune mirabili testimonianze del grande passato della `. In particolare la chiesa di San Sacitta turnino, basilica edificata nell’area della necropoli orientale della Carales romana agli inizi del secolo VI. Nel 1089 ` ai VittoCostantino Salusio II la dono rini di Marsiglia che ne fecero sede del priorato e la ristrutturarono in forme romaniche sul modello del San Vittore di Marsiglia servendosi di maestranze iberiche. Dell’antico impianto paleocristiano fu conservato il corpo centrale cupolato cui furono innestati l’abside e i bracci laterali; fu inoltre trasformata l’aula, ampliata con tre navate. Fu riconsacrata nel 1119; durante l’assedio aragonese del 1323 fu compresa nel re` cinto fortificato della nascente citta edificata dai conquistatori a Bonaria e subı` gravi danni. Nel 1363 fu concessa all’ordine dei Cavalieri di Alfano ma la ` . Nel 1444 fu insua decadenza continuo corporata nei beni della mensa arcivescovile di C. e tra il 1614 e il 1622 fu teatro della campagna di scavi voluta dall’arcivescovo D’Esquivel alla ricerca dei corpi dei martiri cagliaritani all’epoca della polemica con Sassari per il primato. Nel 1714 la chiesa fu concessa alla corporazione dei Medici e Speziali e fu intitolata ai Santi Cosimo e Damiano. Agli inizi del secolo XX ebbero avvio i restauri dell’edificio, che fu gravemente danneggiato durante i bombardamenti del 1943. Finita la guerra fu restaurato e dopo alterne vicende di ` stato aperto nuovamente al recente e pubblico. Affacciato sulla stessa piazza ` il complesso cone ad esso contiguo e ventuale di San Lucifero, attiguo alla chiesa, attualmente sede dell’Istituto tecnico industriale ‘‘Scano’’. Probabil-
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Cagliari mente le sue origini sono da cercare nel periodo della C. paleocristiana quando il vescovo Fulgenzio da Ruspe (=), esule ` una comunita ` monadall’Africa, fondo ` della chiesa di San stica in prossimita Saturnino. L’attuale costruzione risale ` alla fine del Seicento, quando i Dopero menicani vi fondarono un collegio che poi dovettero abbandonare nel 1717 dopo la spedizione del cardinale Alberoni. Nel corso del Settecento il collegio ` ai Francescani e infine fino al passo 1803 ai Trinitari. Quando tra il 1803 e il 1890 la vicina chiesa di San Lucifero rimase chiusa al culto, il collegio fu utilizzato come ospizio. L’area di San Lucifero, che un tempo era la periferia ` ed ancora prima estrema della citta aveva vissuto fuori, anzi lontanissima, ` uno dei luoghi di C. piu ` dalle mura, e carichi di memorie», dice Antonio Ro` citato volume: «A quei magnino nel gia tempi lontani non risalgono solo il tempio di San Saturno, la chiesa di San Lucifero, l’antica fabbrica del mattatoio, `, e gli spazi in cui ora diventato l’Exma ` sportiva Karalis e le fiorirono la societa opere educative di mons. Giuseppe Co` goni, ma anche lo stesso edificio, che e stato fino ad ieri la sede dell’Istituto industriale. In tempi, come i nostri, in cui ` messo sotto accusa, lo stato sociale e merita in particolare di essere rinfrescata la memoria dell’Istituto Carlo Felice, la cui sede fu occupata dalla scuola ricordata. Agli inizi del secolo XIX, lo raccontano i cronisti del tempo, C. era percorsa da cortei senza fine di affamati e diseredati: orfani, figli abbandonati, giovani ribelli e dediti al vizio. Fu ` di sentita in altissimo loco la necessita un ricovero pubblico. Che lo Stato si prendesse carico di questi ragazzi senza tetto, senza famiglia, senza lavoro. Il prezioso libretto intitolato Regolamento mandato osservarsi da S.M. Carlo Alberto re di Sardegna nel Regio
Ospizio degli Orfanelli di San Lucifero eretto e fondato dal fu Re Carlo Felice I, pubblicato a C. nel 1832 dalla Tipografia di Paucheville, documenta l’intervento pubblico in un’iniziativa che aveva, fino ad allora, navigato nell’incertezza dell’assistenza privata. Se ne prendeva carico il re di Sardegna, di Cipro e di Gerusalemme, pubblicando un complesso di norme, che dovevano essere rigorosamente osservate. Ci sarebbero state ancora le piazze gratuite, ma anche quelle a pagamento avrebbero fruito delle offerte di qualche benefattore. Si sarebbero insegnate le arti meccaniche, secondo le vocazioni, ma tutti sarebbero stati istruiti nella religione e nell’agricoltura. Era prevista anche una mercede per quegli allievi che sarebbero stati impiegati in lavori utili alla scuola. La popolazione scolastica sarebbe stata divisa in squadre di dieci allievi ciascuna, vigilate da un decurione. Sulle punizioni degli indisciplinati avrebbe deciso unicamente il direttore della scuola. Si era particolarmente severi a controllare le condizioni sanitarie degli allievi e si poneva particolare attenzione a salvaguardarli ‘‘da malattie contagiose, come scrofole, tigna, tisichezza e simili’’. Le arti, come si chiamavano i vari mestieri artigiani, alla cui pratica la scuola intendeva formare, erano quelle dei tessitori, calzolai, falegnami, sarti, fettucciai, calzettai; il direttore veniva nominato da S.M. il Re. Ed ogni giorno iniziava con l’orazione, che tornava nel pranzo, accompagnata dalla ‘‘lettura del Vangelo, Storia sacra, o doveri dell’uomo’’, e si chiudeva con ‘‘Orazione, cena, silenzio e riposo’’. Il regolamento era stato steso dal cugino del re, il marchese di Villa Hermosa, e il re lo aveva letto e approvato, con la controfirma di De L’Escarene, il primo segretario di Stato per l’Interno. Cosı` viaggiava lo Welfare
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Cagliari State nel Regno di Sardegna e mancava ` d’Italia». mezzo secolo a fare l’Unita Nel 1890 infine, con l’apertura dell’Isti` la sua tuto industriale, l’edificio trovo destinazione attuale; ad esso contigue sono la chiesa e le catacombe di San Lucifero. La chiesa, situata di fronte a quella paleocristiana di San Saturnino, fu costruita tra il 1642 e il 1678, ha un impianto a croce latina con la navata completata dal presbiterio sopraelevato e da cappelle laterali; la copertura ` con volte a botte, il transetto ha una e imponente cupola ottagonale. All’interno si conservano decorazioni in piastrelle policrome del secolo XVII di gusto spagnolo, alcune grandi tele di buona mano risalenti allo stesso periodo, alcune statue lignee tra le quali una opera del Lonis (=). Dalla chiesa attraverso una ripida scalinata si accede alla cripta dove sono le catacombe che erano sicuramente una propaggine della vicina chiesa paleocristiana di San Lucifero. Secondo la tradizione vi fu sepolto San Lucifero e il luogo fu `. sempre meta di una intensa religiosita ` vani ad arcoIl complesso consta di piu solio che in origine erano costruiti a livello del terreno e in seguito furono interrati. Il sito nel 1614 fu teatro degli scavi collegati alla frenetica ricerca delle reliquie dei santi in margine alla controversia sul primato tra C. e Sassari. SANT’AVENDRACE Nel versante di espansione opposto, a occidente, si stende l’antico quartiere di Sant’Avendrace, un tempo borgo di pescatori e di ` ; questo contadini staccato dalla citta quartiere conserva la chiesa di San Pietro dei Pescatori, probabilmente uno ` significativi di Santa Igia dei resti piu (=). Fu costruita in forme romaniche nel secolo XI e donata ai Vittorini nel 1089. Alla fine del secolo XIII la facciata fu rifatta in forme gotiche. Ha un im-
pianto a una navata completata dall’abside. Ne parla anche Antonio Romagnino nella sue Passeggiate cagliaritane: «I monumenti possono scomparire ed anzi, nella storia, sono scom` frequentemente di quanto si parsi piu ` essere un incendio come pensi. Puo ` alla biblioteca di Alessandria neltocco l’Egitto ellenistico. Possono essere gli stessi uomini come i Barbari che saccheggiarono i monumenti dell’Anti` classica. Anche i terremoti e i nuchita bifragi hanno distrutto tante opere me` pero ` difficile ritevoli di sopravvivere. E o anche assurdo che, seppure senza modificarli, qualcuno riesca a farli scomparire dinanzi ai nostri occhi. A meno che non si abbia la mano bizzarra del ` noto bulgaro Christo Javacheff piu come solo Christo, che ha impacchettato (provvisoriamente) il Reichstag berlinese ricostruito. E invece tanta as`e ` riuscita proprio nella nostra surdita `. San Pietro e ` una delle piu ` antiche citta chiese cagliaritane, anzi tanto risalente a tempi lontani, che neppure Giovanni Spano ne sa molto e nella sua Guida se la sbriga con poche parole. Ma ora se ne ` sicure, che conferhanno notizie piu ` piu ` mano quella sua origine remota. E antica della stessa cattedrale che fu innalzata nel secolo XIII. Se ne parla in un’antica carta come di pertinenza dei ` nel 1090, ma il primo imVittorini gia ` sicuramente anteriore e la fa pianto e contemporanea della non meno celebre chiesa di Sant’Efisio. Documenta la vo` che in quecazione marinara della citta sta chiesa accoglieva il gremio dei pescatori. Lı` festeggiavano (e lı` festeggiano) assieme i due grandi apostoli ed accanto a San Pietro sorgeva un tempo anche San Paolo. Ma era tanto sul mare, come ricorda Alziator, che aggiungevano al titolo principale l’epiteto de ` si facevano Portu. E il porto, quanto piu minacciosi i pirati, era qui al riparo, al-
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Cagliari l’interno della laguna. Un motto che suona come una maledizione, alludendo alle disgrazie del mare e quasi agli attuali infortuni balneari, lega an` il santo al nostro habitat natucor piu rale: Santu Perdi indi oli dogni annu unu o treis [San Pietro (di morti) ne vuole uno o tre ogni anno]. Ma la profezia ha conosciuto uno stravagante ribal` ora San Pietro (e cioe ` la chiesa) tone. E ´ senza usare le bende l’annegato, perche ` notevoli espodi Christo, uno dei piu ` proprio nenti del Nouveau Realisme, e sparito nel mare di case che la cir` fatto di piu ` : si e ` per tutta la conda. Si e parte di viale Trieste, cui si affacciava, innalzato un ampio market. E come se non bastasse, sulla sua fiancata destra ` innalzata, appoggiata totalmente si e alla chiesa, una palazzina. Officine e un ampio parcheggio completano l’annullamento dell’antica chiesa. Molti pescatori hanno assistito allo sfascio stu´ non se ne vede quasi piu ` pefatti. Poiche nulla, accontentiamoci di contemplarla con l’occhio di Raffaello Delogu che de` vetusta: scriveva la parte absidale piu ` invece, certamente, l’ab‘‘Originale e side che nelle stesse murature del semicilindro, a grandi cantoni forse di spoglio, e nella bassa e tozza calotta, ripete alla lettura e forse anticipa la forma delle absidi del San Saturno e del Sant’Antioco, costituendosi, di conseguenza, come termine di riferimento cronologico, per il loro primo impianto’’». E infine la chiesa di Sant’Avendrace, che si vuole edificata sul luogo del martirio del santo vescovo di C. nel secolo I. L’edificio attuale sembra risalire al Seicento e ha una sola navata scandita da archi a sesto acuto; la fac` sormontata da un campanile a ciata e vela e arricchita da un portale e da una finestra che illumina la navata; dall’interno si accede alla cripta, ambiente di probabile origine punico-romana.
Cagliari – La torre della Scaffa, in vista degli stagni pescosi, controllava l’entrata e l’uscita `. dei prodotti e delle merci dalla citta
DAL COLLE DI BONARIA Va poi ricordato il quartiere che si sviluppa in direzione del colle di Bonaria (=) e dei suoi monumenti; in questo moderno quartiere sorgeva l’antica chiesa di Santa Maria de Portu Gruttae che sorgeva non lon` tano dal colle di Bonaria in prossimita di grandi grotte adibite a magazzino, dove presumibilmente in epoca giudi` il quartiere portuale picale si sviluppo sano di Bagnaria. Fu costruita nella ` del secolo XI in forme roprima meta maniche, con una navata e la copertura in legno. Nel 1094 fu ceduta ai Vittorini che, a loro volta, nel 1214 la cedettero all’Opera di Santa Maria di Pisa, questa ` ai Minori conventuali nel 1230 la affido che nell’ultimo quarto del secolo XIII ristrutturarono la facciata introducendovi alcuni elementi gotici. Nel 1558 ` ai Trinitari che la tennero fino al passo 1803; fu presumibilmente in questo periodo che fu chiamata chiesa di San Bardilio. Dopo il 1803 l’edificio purtroppo decadde e nel secolo XIX fu interdetto e adattato dapprima a caserma, successivamente a magazzino e infine a ospedale per galeotti; l’edificio fu demolito nel 1909. Contiguo alla chiesa, ai piedi del colle di Bonaria fu realizzato nell’Ottocento il Cimitero ` utilizzato e Monumentale, oggi non piu
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Cagliari di grande interesse artistico: al suo interno lungo i viali si aprono cappelle gentilizie e monumenti funebri che sono come un museo a cielo aperto costituito da statue, dipinti, decorazioni realizzati dai maggiori artisti che operarono a C. tra la fine dell’Ottocento e la ` del Novecento. Nel seprima meta ` si e ` ulteriorcondo dopoguerra la citta mente sviluppata nei quartieri di San Benedetto, nato da un primo tentativo di sistemazione urbanistica riferibile al periodo fascista, di Genneruxi, di La Palma e di La Vega sorti prevalentemente nel secondo dopoguerra.
Cagliari – Golfo degli Angeli.
SAN MICHELE E LE TORRI COSTIERE La ` fortezza era completata da altre citta opere militari tra le quali va ricordato il castello di San Michele. Posto su un colle a guardia dello stagno di Santa Gilla, controlla strategicamente l’accesso a C. dal Campidano. Fu eretto dai Pisani nel corso del secolo XIII su un ` bizantina. Fu sito frequentato in eta parzialmente restaurato dagli Aragonesi che lo chiamarono Bonvehı` e lo concessero ai Carroz. Per tutto il secolo XIVe fino agli ultimi anni del secolo XV fu residenza di questa potente famiglia feudale. Nei secoli successivi, pur continuando a essere destinato a usi militari, decadde rapidamente. Recente` stato restaurato dalla Soprinmente e tendenza ai Beni Ambientali e inserito
dal Comune di C. in un parco; al suo interno, ricco di suggestioni antiche e di invenzioni architettoniche moderne, ospita mostre d’arte e importanti manifestazioni culturali. Il sistema di difesa costiero del golfo di C. era costituito da numerose torri e da alcune fortezze che nel complesso consentivano di proteg` dal mare in modo abbagere la citta stanza efficace. Lungo le coste occiden` situata la torre della Scafa: detta tali e anche della Quarta Regia, in ottimo stato di conservazione, fu costruita attorno al 1660 a forma cilindrica con il ` delle pecompito di vigilare le attivita schiere impiantate nello stagno di Santa Gilla. Divenne anche la sede per la riscossione del tributo della ‘‘quarta regia’’ dovuto da tutti i pescatori che venivano ammessi nello stagno. Attual` sede degli uffici del cantiere mente e ` inserita regionale dello stagno ed e nelle caratteristiche costruzioni del villaggio dei pescatori. In posizione strategica attorno ai promontori che delimi`e ` sitano il tessuto urbano della citta tuata la torre del Lazzaretto: costruita ` situata oltre Borgo Sant’Elia. nel 1720, e Si tratta di una costruzione in forma ci` lindrica con funzioni di segnalazione, e in discreto stato di conservazione e ha al suo interno un locale con la copertura a cupola e una scala che conduce alla terrazza da cui si gode un magnifico ` situata panorama. La torre dei Segnali e ` Calamosca; si tratta sul colle in localita di una possente costruzione concepita per la difesa pesante, in grado di dominare tutto il golfo e di proteggere il porto; fu costruita nel secolo XVII in forma troncoconica a due piani serviti da locali con copertura a cupola e dotati di postazioni per l’artiglieria. Era potentemente armata e servita da un’adeguata guarnigione. Alla torre attualmente sono stati annessi i nuovi impianti del faro. Poco oltre, sempre in lo-
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Cagliari ` Calamosca, sono visibili i ruderi calita della torre di Cala Fighera che probabilmente aveva le stesse caratteristiche di quella dei Segnali; proseguendo, sul colle di Sant’Elia si trova la torre di Sant’Elia, costruzione concepita per difesa e segnali con caratteristiche simili a quelle della torre del Lazzaretto. Si trova, in buono stato di conservazione, accanto all’area della base militare e consente la visione completa del golfo di C. Proseguendo ancora, situati proprio sul capo Sant’Elia quasi a picco sul mare si trovano i ruderi della torre del Poetto, concepita anch’essa come torre di segnali con caratteristiche simili alle altre. Oltre il capo di Sant’Elia, lungo la spiaggia del Poetto si trova la torre di Mezza Spiaggia, costruzione cilindrica della fine del secolo XVI conce` in buono pita per le segnalazioni. E ` considerata stato di conservazione ed e l’ultima delle torri del sistema difensivo del litorale di C. La difesa del golfo era completata dal forte di Sant’Ignazio, costruito nel corso del XVIII sul colle di Sant’Elia in posizione dominante. Era armato di artiglierie e servito da un’adeguata guarnigione; svolse un compito importante durante il tentativo di sbarco francese del 1793; attual` parzialmente in rovina. mente e LO STAGNO DEI FENICOTTERI Le maggiori risorse ambientali del territorio cagliaritano sono allineate lungo il litorale, a volte alto e frastagliato come a capo Sant’Elia, a volte basso e sabbioso come nella spiaggia del Poetto, tanto cara ai cagliaritani, che ha continuazione nella lunghissima, e frequentata, spiaggia di Quartu. Nel retroterra si trova lo stagno di Molentargius che, per quanto inserito in una zona ormai intensamente antropizzata, serve ancora di rifugio per numerose colonie di fenicotteri. Nelle sue Nuove passeggiate cagliaritane (2002) Antonio Romagnino
si sofferma sulle numerose tracce letterarie lasciate dalla frequentazione delle zone umide cagliaritane da parte di questi affascinanti volatili: «Seneca metteva le lingue dei fenicotteri tra le ` prelibate, e le accoppiava per cose piu squisitezza all’uccellagione prove` lontane d’Aniente dalle contrade piu frica e d’Asia. Plinio il Vecchio, attingendo da Apicio, conferma che quella ` di ottimo sapore. parte dell’animale e La cucina romana risorge nel Rinascimento, e cosı` accade di trovare nelle ` sontuose il fenicotmense papali piu tero accanto ai pavoncini indiani e al ` pappagallo. Lorenzo il Magnifico pero non ne mangiava e si era fatto portare alcuni esemplari del superbo animale per tenerli nella sua uccelliera di Ponte a Caiano. Il naturalista comasco Francesco Cetti, vissuto a Sassari nella se` del secolo XVIII, chiamaconda meta tovi da Carlo Emanuele e dal ministro Bogino per fondarvi gli studi scientifici del tutto ignorati nell’isola, nella Storia naturale della Sardegna (1774-1777), cosı` descrive la popolazione dei fenicotteri, che si addensa nei cieli di C., fra marzo e agosto: ‘‘Quando il mattino si guarda da C. verso il mare e sembra che questo sia chiuso da una diga di te` gole rosse, o che una fantastica quantita di foglie rosse galleggi su di esso, sono i fenicotteri in folte schiere che con le loro ali rosse producono questo strano effetto. L’alba non si riveste di colori ´ mai furono cosı` tanto splendenti, ne splendenti le rose dei giardini di Pesto, ` un quanto sono le ali di questi uccelli. E rosa vivissimo, un rosso di rosa appena sbocciata. I Greci ne derivarono il nome dal colore delle ali, i Romani conservarono la medesima denominazione, il nome francese di flamant ha, evidentemente, la stessa origine’’. La fortuna let` tarda e ` attestata da uno teraria piu scrittore ottocentesco. Carlo Cattaneo,
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Cagliari tutt’altro che disposto a facili entusia` fornito di una mentalita ` posismi e gia tivista, si lascia andare a questo sfogo lirico in Della Sardegna antica e mo` singolare derna (1846): ‘‘Ma l’ospite piu ` il flammante (Phoenicopterus ruber) e che a mezzo agosto giunge dall’Africa in folte squadre triangolari che nel lontano azzurro sembrano tracce di fuoco, e in maestosa spira discende, e su lo stagno di C. posa le ali porporine’’. Ancora ` di recente Antonio Baldini ha piu ` piu ` scura s’ascritto: ‘‘Dove la terra e prono laghetti a riflettere il cielo, e con le zampe in mollo i fenicotteri vi pe` Grazia scano i pesci col becco’’. Ma e ` negli occhi e nelDeledda, che conservo l’anima le immagini degli stagni di C. e dei voli scarlatti che ne rompevano le distese d’argento, a memoria del sog` prima di lasciare la giorno nella citta sua terra, a darne due palpitanti vi` nella lirica giovanile sioni. La prima e La pineta, dove si contempla C. dal belvedere di Monte Urpinu: ‘‘In alto s’aprono i prati d’asfodelo in fiore / e bianche rocce guardan sugli stagni / di madreperla, solcati dal lento / volo dei fenicotteri e sul mare / d’argento fosco’’. ` nella prosa dei romanzi: ‘‘Ah, L’altra e gli stagni! Parevano frantumi di uno ` . Intorno c’especchio buttati qua e la rano tanti gigli violetti. E i fenicotteri passavano in lunghe file sul cielo cosı` splendente che non si poteva guar` quasi un mistero dare’’. Il fenicottero e ecologico. Un’anatra? Un cigno? Una cicogna? Schiamazza come le oche, gracchia come le anatre: se nuota, e lo fa eccezionalmente, ha il remeggio lento e sicuro dei cigni. Ma le nude e lunghissime zampe ne fanno un trampoliere, lo imparentano con le cicogne e gli aironi. Ali e zampe gli assicurano due diversi destini: le lunghe emigrazioni e il pascolo su acque basse e fangose. Nessuna altra famiglia animale
ha un altrettanto senso della vita tribale o si concentra in schiere cosı` numerose. ` guadagnarsi il Nessun altro stuolo puo titolo di gente, che presuppone la gerarchia, la comunione dei beni, l’organizzazione sociale. Questa convivenza antropologica ha fatto attribuire ai fenicotteri il nome di gente rossa o genti arrubia, che anche sottolinea una separatezza e un’autonomia. I fenicotteri sono fatti per essere visti solo da lontano. O alti nell’aria, col collo teso in avanti e che quasi si prolunga, in nera linea retta, nelle zampe protese all’indietro. O al centro delle lagune che hanno scelto per i loro solitari ozi. Nessuno ` accarezzare da vicino il piumaggio puo bianco-rosa, le ali vermiglie e nere: il ` solo una nube, e come le fenicottero e nubi aborrisce lo sguardo che indaga l’interno gioco delle luci cangianti e dei riflessi. Solo il fenicottero, odiosamente impagliato dagli uomini, ci fa distinguere il roseo tendente al rosso delle ali, il nero delle penne remiganti. Solo un binocolo indiscreto distingue il collo molto lungo e flessuoso, il becco grosso e piegato ad angolo verso il basso, le gambe con le tibie in gran parte nude e i piedi palmati. Alberto Lamarmora, che possedeva la scienza capace di compiere l’orribile vivisezione e che, armato di un cannocchiale da marina, li contemplava dal palazzo viceregio di C. durante i suoi lunghi soggiorni nell’isola, non osa spezzare l’immagine nero-rosa e la sua intima trama di nebulosa remota, e scrive che, a vederli da lontano, sono come uno squadrone di dragoni del re, che compiono le loro perfette evoluzioni in una delle tante piazze d’armi di Torino sabauda. Quello ` il frutto, che si sa delle sue abitudini e dunque, di pazienti osservazioni, per´ nessun animale sembra piu ` timido che ` prudente del fenicottero. Le die piu stese lacustri non sono per questi uc-
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Cagliari celli solo riserve di caccia, dove si annidano gli animali che costituiscono il loro prezioso cibo, o le utili aree fangose dove essi realizzano i loro caratteristici nidi: un capolavoro di ingegneria (per il materiale fragilissimo impiegato, per la struttura, per l’ambiente infimo che lo circonda) fatto solo di fango, accumulato rastrellando con i piedi nell’acqua bassa, fino a formare un monticello largo mezzo metro e alto tre volte tanto, un tronco di cono incavato al vertice, dove vengono deposte non ` di due uova biancastre, che il fenipiu cottero, rivaleggiando con altri trampolieri che hanno gli stessi ardui problemi, cova, o raccogliendo faticosamente le lunghissime gambe sotto il corpo, o tenendole penzoloni, a caval` che ha cioni dell’artificiale gibbosita innalzato. Sono invece queste distese li` bere e aperte da ogni parte anche le piu adatte per assicurare visuali profonde in tutte le direzioni e un avvistamento preciso e tempestivo di ogni pericolo. ` ancora molto lontano Quando questo e i fenicotteri prendono prima a camminare, quindi a correre, fino a quando non si levano in volo con un rombo possente e disegnando subito la caratteristica V delle loro tipiche formazioni. I fenicotteri arrivano in Sardegna in agosto inoltrato e vi si trattengono fino all’inizio della primavera. Da dove vengono? La loro patria d’origine sono le coste del Mar Caspio e del Mar Nero, da lı` la popolazione mondiale dei fenicotteri, che pare raggiunga il mezzo mi` , si spande in Asia e partilione di unita colarmente in India, raggiunge il lago Baikal nel cuore dell’Europa, si diffonde nei litorali dell’Africa settentrionale e in molte delle terre che si affacciano sul Mediterraneo. Ma il fenicot` solamente sardo. E nelle lagune tero e sarde, ed in particolare in quelle di Molentargius e di Santa Gilla, esso rinnova
il suo mistero, che solo una fucilata riesce a violare. Il fenicottero, ucciso e impagliato o catturato e addomesticato in ` una creatura senza interesse, uno zoo, e ` una bellezza impoverita o ane in piu nullata. Solo una violenza inferta in forme diverse ti mette davanti quello che la sua schiva lontananza ha tenuto nascosto: il massiccio grottesco becco, che si piega bruscamente verso il basso, ` uno strumento vitale per frugare ed e nel fango del fondo e lasciare filtrare la sabbia insieme all’acqua, trattenendo molluschi, vermi e gamberetti. Quella ` mascella e quella mandibola, l’una piu grande dell’altra, che sembrano formare una sorta di tabacchiera, fanno dimenticare le agili gambe, il flessuoso collo, il piumaggio di cigno, i colori ´ il fed’aurora: sappiamo allora perche nicottero danza lontano il suo raffinato balletto. Quel becco, che il pulcino ha invece diritto nei suoi primi mesi di ` la ragione della sua fuga senza vita, e tregua, quella bruttezza dell’arcigno ` il becco, senza la quale non vivrebbe, e segreto della solitaria esistenza dei fenicotteri. L’occhio dell’uomo rompe l’incanto, violenta impietoso quella funzione della natura. Come reinventarla e restituirla alla sua magia consolante? Solo la poesia, che trasfigura e ` ricomporre che ha fatto bella Saffo, puo il mosaico brutalmente scompigliato. Lo ha fatto Giuseppe Pau, andando a contemplare i fenicotteri negli stagni dell’Oristanese, del tutto simili ai cagliaritani di Santa Gilla e di Molentargius, e riversando in un poemetto, La gente rossa (Oristano, 1982), le sue esperienze diverse eppure convergenti del naturalista, dell’archeologo, del lette´ solo chi ha una grande dirato. Perche ` penetrarli mestichezza con i luoghi puo senza contaminarli, analizzarli senza scomporli, indagarli senza violarli. E soprattutto l’archeologo ha dato una
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Cagliari ´ solo il senso di mano al poeta, perche ` alimentare una terra antichissima puo l’altro e non opposto senso di una natura incontaminata. I fenicotteri del Sinis, di Sal’e Porcus, di Cabras e di Mistras, sono tutt’uno con le rovine che biancheggiano fra le macchie di efedra, ` una contitamarice e rosmarino. C’e ` fra l’archeologo che si e ` adagiato nuita fra la sabbia quaternaria del Sinis per ` segreti e l’occhio ascoltare i battiti piu del poeta che ha accarezzato le movenze leggiadre delle danzatrici dei lucidi stagni. Nel viaggio lo ha accompagnato la melanconia di chi cammina, la tristezza del partire, la gioia del ritorno morsa da un oscuro indefinibile presagio. La danza che ha letto negli stagni di madreperla non segue un tripudio di note, non conosce i ritmi travolgenti di un ditirambo, ma accenti tenui e come ` spenti. I fenicotteri sono la vita che si e avvizzita tutto attorno, sono la memoria ` superbe finite per languida delle citta sempre, sono l’ultima oasi nel deserto ` nel sinche ha avanzato inesorabile. E ` la voce vera dei fenicotghiozzo che e ` teri che, se alzano un rombo, questo e sempre un tuono di lamenti, che travolge le solitudini predilette, rompe il silenzio dei ruderi». & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Simbolo delle tradizioni e della storia della ` che si sente come un ponte tra il citta ` la porta della Sardegna, e mare, che e le zone interne, custodi di una parte ri` il costume: levante dell’anima sarda e nell’abbigliamento vi era a C. una netta distinzione tra i ceti elevati che vesti` secondo i canoni vano a sa civili, cioe della cultura dominante cui appartenevano, e i ceti popolari il cui abbigliamento era tradizionale. Peculiare della ` era la molteplicita ` dei costumi in citta ` da ciascuno eserrelazione alle attivita citata: la panattara (sa panettera), ossia
la venditrice di pane, il macellaio, il rigattiere, il pescatore ecc.
Cagliari – Capo Sant’Elia, nei dintorni della `. citta
` il patrimonio di feste popoRicco poi e lari e sagre; ricchissimo il calendario di feste popolari che anima la vita della ` riallacciando gli abitanti alle tracitta dizioni della sua storia multimillenaria. Le principali sono: il ciclo di feste dedicate a Sant’Efisio che si aprono il 15 gennaio e hanno un momento significativo nella processione di Pasquetta che fu istituita nel 1794 per ricordare il miracolo compiuto dal santo in occasione del tentativo di sbarco francese dell’anno prima. La processione, organizzata dall’Arciconfraternita del Gonfalone, che per l’occasione utilizza il costume di gala, comporta lo spostamento del simulacro del santo dalla chiesetta omonima alla cattedrale dove viene celebrata dall’arcivescovo la messa so` grande signifilenne. Ma la festa di piu ` dedica al santo e ` la sacato che la citta gra che si svolge dal 1º al 4 maggio. Vengono poi le feste dedicate a Nostra Signora di Bonaria che si aprono il 24
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Cagliari aprile con la festa che ricorda l’arrivo del miracoloso simulacro nel 1370. I festeggiamenti si svolgono con un concorso di popolo da tutta l’isola e sono di ` religiosa. grande intensita
de is parteras). Il 16 luglio si svolge con ` la festa della Maparticolare solennita donna del Carmine che ha luogo nella ` legata alla memochiesa omonima ed e ´ Caria del tragico assassinio del vicere marassa. Il 15 agosto si tiene la suggestiva festa dell’Assunta, in occasione della quale viene esposto in Duomo il simulacro della Vergine Dormiente, statua del Seicento donata a C. dalla regina Maria Cristina nel 1807.
Cagliari, amministrazione civica Fin
´nniri di San Giovanni, fatto di Cagliari – Il ne steli di grano cresciuti al buio, richiamerebbe antiche cerimonie pagane di primavera.
Le feste in onore della Madonna di Bonaria si concludono nella prima domenica di luglio con una celebrazione istituita nel 1866 da un gruppo di reduci della battaglia di Lissa per ringraziare la Vergine. Essa culmina in una processione a mare nelle acque del golfo degli Angeli, nel corso della quale vengono lanciate in mare alcune corone. Altre feste solenni in onore della Madonna si svolgono il 2 febbraio in occasione della Purificazione (Candelora) che culmina nella benedizione dei ceri e nella benedizione delle gestanti (Nostra Signora
dal periodo della dominazione pisana Cagliari ebbe delle istituzioni auto` fu nome; in un primo tempo la citta retta da un Castellano nominato direttamente da Pisa, in un secondo tempo da due Castellani assistiti da un consiglio maggiore. Dopo la conquista aragonese, nel 1327 Giacomo II concesse a Cagliari uno statuto municipale (Ceterum) sulla falsariga di quello di Barcellona; in base a questo l’amministrazione era affidata a cinque consiglieri eletti che avevano una funzione corrispondente a una moderna giunta. Ad essi era affiancato un consiglio di cinquanta giurati, anch’essi eletti, ed espressione delle classi sociali che componevano la so` cittadina con l’esclusione dei feucieta datari. L’organismo elettivo perseguiva gli obiettivi che intendeva realizzare mediante le delibere (Ordinazioni) per la cui attuazione si serviva di un gruppo ` regia). Tra il 1479 e il di funzionari (Citta 1500, non senza forti resistenze, la struttura del Consiglio civico e i suoi poteri furono fortemente modificati conformemente all’affermarsi delle tendenze accentratrici degli ultimi sovrani della dinastia dei Trastamara. In base a queste modificazioni l’individuazione dei consiglieri finı` per essere effettuata ´ mediante la sotto il controllo del vicere definizione di una nuova procedura detta insaccolazione (=). Essa era basata sulla formazione di rose di nomi di
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Cagliari candidati, ciascuno dei quali veniva scritto su una piccola pergamena che veniva inserita dentro una pallina di cera da deporre in un sacco appositamente predisposto e dal quale, in una data prevista, si estraeva il nome del prescelto che annualmente avrebbe ricoperto l’ufficio. Con questo sistema il ´ finiva per sovrintendere alla vicere scelta preventiva dei nomi da insaccolare e quindi privava di ogni significato ` il l’antica autonomia che alla comunita Ceterum aveva riconosciuto. Cosı`, con solenne cerimonia, il 30 novembre di ogni anno venivano estratti i nomi dei consiglieri e dei giurati. Nel 1621 fu affidato al giurista Bernardino Armanyach, in quell’anno giurato capo, il compito di riformare le costituzioni del Comune; il lavoro fu compiuto con rapi` e le nuove Costituzioni vennero apdita provate da Filippo IV nel novembre dello stesso anno. L’apparato dell’Armanyach rimase immutato nel periodo successivo fino alla riforma degli ordinamenti voluta dal Bogino e attuata nel 1771. Il nuovo sistema fu promulgato da Carlo Emanuele III e introdusse sostanziali innovazioni: furono aboliti i due Consigli e il sistema dell’insaccolazione e del sorteggio dei nomi. L’amministra` venne affidata a un zione della citta unico Consiglio ordinario composto da 9 membri appartenenti a tre classi sociali ben individuate (i cavalieri e i laureati, coloro che vivevano civilmente di rendita, e i notai costituivano la prima classe; i procuratori e i negozianti costituivano la seconda classe; i professionisti minori, i bottegai e gli artigiani agiati costituivano la terza classe), ciascuna delle quali esprimeva tre consiglieri scelti entro una matricola formata da quindici nomi. Il sistema, che finı` per dare un eccessivo potere alle classi socialmente elevate, fu modificato con un editto del 1809 col quale le classi tra cui
scegliere i consiglieri furono ridotte a due (nobili e laureati la prima classe; persone di civile condizione i componenti la seconda classe). Con un’ulteriore riforma nel 1836 vennero reintrodotti il Consiglio generale e quello esecutivo e questo sistema rimase in funzione fino al 1848. Con la ‘‘fusione perfetta’’, infatti, Cagliari perse la condi` regia e il Consiglio comuzione di citta ` a essere eletto secondo nale comincio la legge comunale. I CONSIGLIERI CAPO Giacomo de Sala (1326); Francesco Saint Clement I (1333); Bernard de Rechs (1336), Francesco Resta (1338, 1349); Galcerando Bellotti (1346); Bartolomeo de Podiatis (1350); Bernardo Gueraldi (1360); Guglielmo Terrades (1364, 1368); Arnaldo Gerona (1365); Francesco Saint Cle` Carbonell (1370; ment II (1366); Nicolo nel 1360 e 1361 era stato IV consigliere); Michele c ¸a Rovira (1371); Berengario Rigolf (1384, 1393; nel 1366 era stato II consigliere); Raimondo Boter (1385; nel 1364 era stato III consigliere); Francesco Rigolf (1396); Guglielmo Canelles (1397; nel 1385 era stato III consigliere); Arnaldo Frigola (1401; nel 1397 era stato II consigliere); Giacomo Bou (1404); Nicola Carbonell (1406); Pietro de Bachs (1413, 1420, 1426); Simone Rubeo major (1415, 1418, 1421); Raimondo Boter II (1416, 1419, 1422, 1425); Giacomo Xarch (1424, 1434; fu III consigliere nel 1444); Raimondo Goba (1427); Pietro Janfridi ` Benapres (1433); France(1432); Nicolo sco Carbonell (1436); Francesco Oliver (1444, 1448); Pietro Baquer (1453); Antonio Perpiniano (1454); Bartolomeo Rocha (1455, 1463); Mattia Martin (1467); Andrea Sunyer (1468, 1482); Galcerando Marquet (1479); Pietro Aymerich (1480, 1484); Antonio Salzet (1481); Giacomo Aymerich (1483); Michele Benapres (1486, 1496); Antonio Vidal (1487); Ni` Aymerich (1497, 1501); Giacomo colo
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Cagliari Caldes (1500); Gregorio Baquer (1502); Giovanni Martino Carbonell (1505); Arnaldo Vincenzo Roca (1515); Gaspare ` Fortesa I (1516, 1535); Giovanni Nicolo Aymerich (1524); Onofrio Fortesa (1525); Michele Boter (1527); Bartolomeo Aleo (1528); Melchiorre Tornella (1546, 1551); Antonio Fortesa (1547, ` (1548); Antonio 1552); Michele Barbara ` (1553, Porcell (1549); Antonio Catala 1558, 1563, 1569, 1577); Giovanni Busquets (1554, 1559; era stato IV consigliere nel 1542); Pietro Fortesa I (1555, 1562, 1566, 1574); Cristoforo Aymerich (1557); Giovanni Limona (1561, 1572); Alonso de Ruecas (1570); Giovanni Giacomo Sarroc (1571, 1578, 1586); Gerolamo Tornella I (1581, 1587, 1591; era stato II consigliere nel 1574); Pietro Giovanni Arquer (1583); Pietro Selles I (1585, 1589); Francesco Aleu (1588); Pietro Comellas (1594); Gaspare Fortesa II (1603, 1611); Giovanni Stefano Meli (1606); Melchiorre Garcet (1610, 1619); Pietro Blancafort (1612, 1626); Antonio Cani (1613); Pietro Giovanni Otger (1614, 1623); Giovanni Battista Mallas (1615); Bernardino Armanyach (1621); Giovanni Dexart (1626); Leandro Sasso (1627, 1632; era stato terzo consigliere nel 1630); Giovanni Carnicer (1629; era stato II consigliere nel 1613); Pietro Sel` (1633); Files II (1630); Andrea Orda lippo Silvestre (1634); Francesco Ravaneda (1636, 1640, 1647); Giovanni Maria Tanda (1637); Giacomo Dessı` (1638); Pietro Fortesa II (1639); Salvatore Marti (1641); Gaspare Fortesa III (1642, 1650); Gregorio Otger (1644, 1648, 1652, 1658, 1669); Giovanni Battista Masons (1645); Antonio Soler (1646, 1653); Francesco Carnicer (1649, 1654); Ignazio Tornella (1651, 1656, 1663); Agostino Capay (1659); Gerolamo Tornella II (1660, 1666); Domenico Pitzolo (1661); Domenico Carcassona (1662); Stefano Alemany (1664); Saturnino Vidal (1665); An-
tioco Carcassona (1670); Giuseppe Nin (1671); Giuseppe Carnicer (1672, 1677); Giovanni Domenico Pitzolo (1673, 1678); Pietro Antonio Pes (1674); Antonio Murta Quensa (1675, 1679, 1684); Leandro Soler (1676); Giacomo Santus (1680); Giuseppe Carta Marti (1681, 1687); Giovanni Battista Esgrechio (1682); Nicola Torrellas (1683); Gaspare Valerio Alciator (1685; era stato II consigliere nel 1675); Francesco Muro Sahoni (1686); Antonio Efisio Serra (1690, 1695); Giuseppe Otger (1691, 1701, 1705); Giovanni Santos (1692); Antonio Nater Tornella (1693, 1703, 1707); Francesco Otger (1694, 1706, 1710, 1716); Francesco Esgrechio (1696, 1708, 1721); Giovanni Efisio Esquirro (1697, 1699, 1704, 1709, 1714, 1719); Antioco Nin (1702); Diego Delmestre (1711); Antonio Murteo (1712); Giovanni Maria Canelles (1713); Efisio Soler Serra (1715, 1724); Giacomo Sousa (1717, 1725, 1730); Alfonso Del vecchio (1722, 1726); Antioco Nater (1723, 1729); Pietro Frediani (1727, 1733, 1739, 1744); Giovanni Domenico Martini (1740, 1746); Giovanni Battista Mallas (1728). ELENCO DEI GIURATI CAPO Antonio Fadda (1732, 1736, 1742, 1749); Antonio Nater (1731, 1738, 1745, 1750, 1756, 1760, 1764); Giovanni Battista Masones (1735, 1741); Giorgio Carta (1737); Giuseppe Antonio Lay (1742, 1766, 1770, 1774, fu consigliere di I classe nel 1772, 1773); Giacomo Valdes (1747, 1755, 1762); Gavino Giuseppe Carta (1748, 1752); Salvatore Rodriguez (1751, 1761, 1769, 1773, fu consigliere di I classe nel 1772); Giovanni Andrea Falqui (1753, 1757); Antioco Ignazio Serra (1754, 1758); Giuseppe Tarragona (1759, 1766); Salvatore Duranti (1763, 1767, 1772); Tomaso Sanna Cossu (1768); Salvatore Sotgiu I (1771, 1776, 1784, 1792, 1793, 1802, fu consigliere di I classe nel 1773, 1774, 1783, 1789, 1790, 1791, 1800, 1801); Gae-
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Cagliari tano Frediani (1776, fu consigliere di I classe nel 1774, 1776); Pietro Giovanni Demelas (1777, 1785, fu consigliere di I classe nel 1776, 1783, 1784, 1792, 1793); Gavino Mulargia (1778, 1788, fu consigliere di I classe nel 1776, 1777, 1785); Antonio Lepori (1779, 1795, fu consigliere di I classe nel 1778); Antonio Fenicio (1780, fu consigliere di I classe nel 1778, 1779); Giuseppe Corte (1781, 1782, 1791, fu consigliere di I classe nel 1787, 1788, 1789, 1790); Luigi Messina (1783, fu consigliere di prima classe nel 1781, 1782); Giovanni Maria Tarena (1786, fu consigliere di I classe nel 1784, 1785); Giuseppe Maria Paradiso (1787, fu consigliere di I classe nel 1786); Salvatore Cadeddu (1789, 1797, fu consigliere di I classe nel 1788, 1795, 1796); Gioacchino Mattana (1790, 1798, fu consigliere di I classe nel 1788, 1789, 1796, 1797); Michele Umana (1796, fu consigliere di I classe nel 1795); Pasquale Attori (1799, 1809, fu consigliere di I classe nel 1798, 1808, 1807); Salvatore Pala (1800, fu consigliere di I classe nel 1799); Carlo Carta Sotgiu (1801, 1810, fu consigliere di I classe nel 1799, 1800, 1808, 1809); Giovanni Maria Tarena (1803, fu consigliere di I classe nel 1801, 1802); Salvatore Lepori (1804, 1812, fu consigliere di I classe nel 1802, 1803, 1810, 1811, 1817, 1818); Luigi Cao (1805, 1806, 1814, fu consigliere di I classe nel 1803, 1804, 1812, 1813); Giuseppe Melis Atzeni (1807, 1816, fu consigliere di I classe nel 1805, 1806, 1814, 1815); Michele Onnis (1808, fu consigliere di I classe nel 1806, 1807); Alberto Manca dell’Asinara (1811, 1818, fu consigliere di I classe nel 1817); Gioacchino Vacca (1813, fu consigliere di I classe nel 1811, 1812); Gioacchino Grondona (1815, fu consigliere di I classe nel 1813, 1814); Michele Carta Farina (1817); Salvatore Sotgiu II (1819); Raimondo Melis (1820, 1827, fu consigliere di I classe nel 1818, 1819,
1825, 1826); Emanuele Massa Schirru (1821, fu consigliere di I classe nel 1819, 1820); Bardilio Fois (1822, 1829, fu consigliere di I classe nel 1820, 1821, 1827, 1828); Giovanni Maria Falqui Massidda (1822, fu consigliere di I classe nel 1820, 1821); Selis Vincenzo (1824, 1831, fu consigliere di I classe nel 1822, 1823, 1830); Coi Russi Basilio (1825, 1832, fu consigliere di I classe nel 1823, 1824, 1830, 1831); Antonio Doneddu (1826, 1835, 1837 sindaco di II classe, consigliere di I classe nel 1824, 1825, 1833, 1834); Cristoforo Soggiu (1828, fu consigliere di I classe nel 1827); Giuseppe Piras (1830, fu consigliere di I classe nel 1828, 1829); Federico Caboni (1833, fu consigliere di I classe nel 1831,1832); Giovanni Uselli (1834, fu consigliere di I classe nel 1832, 1833). I SINDACI Francesco Flores Nurra (1837 sindaco di I classe); Efisio Cao di San Marco (1838, 1841 sindaco di I classe); Efisio Loi (1838 sindaco di II classe); Efisio Manconi (1839, 1842 sindaco di I classe); Luigi Unida (sindaco di II classe); Pietro Nieddu di Santa Margherita (1840 sindaco di I classe); Giovanni Borgna (sindaco di II classe); Antonio Pintor Melis (1841 sindaco di II classe, 1860 assessore); Salvatore Rossi (1842 sindaco di II classe, consigliere delegato 1855, 1856); Carlo Pilo Boyl (18441845 sindaco di I classe, 1855, 1856, 1857, 1858, 1859 consigliere delegato); Fortunato Cossu Baylle (1844-1845 sindaco di II classe, 1849 sindaco); Edmondo Roberti di San Tommaso (1846-1848 sindaco di I classe, 1853, 1854, 1855, 1856, 1863, 1864, 1865, 1866, 1867, 1868, 1869, 1870, 1871, 1872, 1873, 1875 sindaco, 1860, 1880, 1881 assessore); Tommaso Marini Demuro (1846-1848 sindaco di II classe, 1857, 1858, 1859 sindaco, 1853, 1855 fu consigliere delegato, 1861, 1864, 1865, 1866, 1867 assessore); Antioco Loru (1851, 1852); Giovanni Meloni
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Cagliari Baille (1860, 1861, 1862); Enrico Sanjust di Neoneli (1876, fu assessore nel 1877, 1878, 1880, 1881, 1884, 1885, 1886); Giovanni Agostino Varsi (1877); Giovanni Sini (1877, 1878, 1879, fu assessore nel ` (1880, 1882; 1889 fu 1876); Gaetano Orru assessore nel 1879, 1884, 1885, 1886, 1887, 1888); Salvatore Marcello (1883); Emanuele Ravot (1884, 1885, 1886, 1887, 1888), Ottone Bacaredda (sindaco 1890, 1891, 1892, 1893-1895, 1895-1899, 18991902, 1902-1904, 1905-1906, 1907-1910, 1911-1914, 1920-1922); Giuseppe Picinelli (1902-1904); Francesco Nobilioni (1911); Gavino Dessy Deliperi (1922, 1944). I PODESTA` Vittorio Tredici (1927-1928); Enrico Endrich (1928-1934); Giovanni Cao (1934-1935); Angelo Prunas (19351942). I NUOVI SINDACI Cesare Pintus (19441946); Luigi Crespellani (1946-1949); Pietro Leo (1949-1956); Mario Palomba (1956-1960); Antonio Follese (1960); Giuseppe Peretti (1960); Giuseppe Brotzu (1960-1967); Paolo De Magistris (19671970, 1984-1990); Angelo Lai (19701971); Eudoro Fanti (1971-1972); Franco Murtas (1972-1975); Salvatore Ferrara (1975-1979); Mario De Sotgiu (19791980); Bachisio Scarpa (1980-1981); Michele Di Martino 1981-1984); Paolo De Magistris (1984-1990); Roberto Dal Cortivo (1990-1992); Gaetano Giua (19921994); Mariano Delogu (1994-2000); Emilio Floris, in carica dal 2001.
Cagliari, archidiocesi di Antica diocesi. Probabilmente la prima della Sardegna, certamente unica archidiocesi ` del secolo XI. Attualsino alla meta ` primate mente il vescovo di Cagliari e della Sardegna e porta i titoli di vessillifero di Santa Romana Chiesa e di barone di Suelli e di San Pantaleo. In epoca medioevale la sua giurisdizione si estendeva sui territori delle curatorias di Campidano, Colostrai, Decimo-
mannu, Gippi, Nora, Nuraminis. Dal 1420 la sua giurisdizione si estese sulla disciolta diocesi di Suelli, dal 1495 su quella di Galtellı`, dal 1503 su quella di Dolia e dal 1506 su quella di Sulcis. Nei secoli successivi alcune di queste diocesi ottennero nuovamente l’autonomia: nel 1824 una parte della diocesi di Suelli costituı` la diocesi di Ogliastra, la diocesi di Sulci-Iglesias fu ricostituita nel 1763; la diocesi di Galtellı` fu ricostituita nel 1779. L’arcivescovo di Cagliari ha governato e governa sulle parrocchie dei seguenti centri: Anquesa, Arcedi, Archiepiscopu, Arcu, Arculentu, Arixi dal 1503 (= Dolia), Armungia dal 1503 (= Dolia), Assemini, Ballao dal 1503, Baralla, Barrali dal 1503, Borro, Burcei, Cagliari, Calagonis, Cancellus, Capoterra, Carabione, Carbonara, Carruti, Castiadas, Chia, Corongiu, Cucho, Decimomannu, Decimoputzu, Dolianova dal 1503, Domus de Maria, Donigala dal 1503 (= Siurgus Donigala), Donisellu, Donori dal 1503, Elmas, Escolca dal 1503, Esterzili dal 1420, Fanari Susu, Fanari Jossu, Flumini, Forcillas, Frutti d’Oro, Furtei, Geremeas, Gergei dal 1503, Gesico dal 1503, Getha de Sipollo, Gippi Jossu, Gippi Susu, Goni dal 1503, Gonidoy, Guamaggiore dal 1503, Guasila dal 1503, Gurgu de Sipollo, Iglesias de Storponi, Ispidi, Leni, Mamussi, Mairu, Mandas dal 1503, Maracalagonis, Masone, Mogor de Liurus, Monastir dal 1503, Monpusi, Monserrato (Pauli), Moracesus, Muravera, Murta, Nizas, Nora, Nurache, Nuraci, Nuraminis, Nuragi de Frotey, Nuraminis, Nuramineddu, Nurri dal 1503, Orroli dal 1503, Ortacesus dal 1503, Orto de Cidro, Orto Jacob, Palma, Palmas, Pau Josso, Pau Susu, Perd’e Sali, Petrera, Pimentel, Pirri, Poggio dei Pini, Pramont, Pula, Quartu Sant’Elena, Quartucciu (Quarto Tocho), Saliu, Samassi, Samatzai, San Basilio, Santa Maria Maddalena, San
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Cagliari ` Gerrei dal 1503, San Priamo, San Nicolo Sperate, San Vito, Sanluri, Sanluri Stato, Santa Igia, Santa Margherita di Pula, Santa Maria de Claro, Santa Maria de Paradiso, Santu Venuci, Sant’Andrea Frius, Sarroch, Scolca di Orrea, Sedanu, Segariu dal 1503, Segavenu, Selargius, Selegas dal 1503, Seminis, Sennoris, Senorbı` dal 1503, Separassiu, Sepullo (Cepola), Serdiana dal 1503, Serramanna, Serrenti, Serri dal 1503, Sestu, Settimo San Pietro, Seuni (dal 1503), Siarus, Simbilia, Siliqua, Silius dal 1503, Sinnai, Sinnuri, Siponti, Sirigargiu, Sisali, Sisini dal 1503, Sisula, Situxini, Siurgus (dal 1503), Siurru, Siutas, Sogus, Solanas, Soleminis, Sorrui, Suelli dal 1420, Susue, Torralba, Trona, Ussana dal 1503, Uta, Vallermosa, Vestaris, Villa San Pietro, Villagreca, Villa major de Pont, Villa Majori, Villamar, Villanova de Castiades, Villanovatulo, Villanova San Basilio, Villanova Sa Pannuga, Villasalto, Villasimius, Villasor, Villaspeciosa. VESCOVI DI CAGLIARI STORICAMENTE CERTI 1. Quintasio, attestato nel 314. 2. Lucifero I teologo e santo (353 ca.-370 ca.). ARCIVESCOVI DI CAGLIARI STORICAMENTE CERTI 1. Lucifero II, attestato nel 484. 2. Brumasio, (517 ca.-523 ca.). 3. Tommaso I, prima del 591. 4. Gianuario, (591 ca.-603 ca.). 5. Vescovo anonimo, attestato nel 626. 6. Diodato, attestato nel 649. 7. Giustino, attestato nel 649. 8. Citonato, (680 ca.-686 ca.). 9. Vescovo anonimo attestato nel 692. 10. Tommaso II, attestato nel 787. 11. Arsenio I, prima del 843. 12. Giovanni, (847 ca.-855 ca.). 13. Arsenio ` secolo IX. 14. Alfredo, II, seconda meta prima del 1073. 15. Giacomo, (1073 ca.1081 ca.). 16. Lamberto, attestato nel 1089. 17. Ugo, (1089 ca.-1090 ca.). 18. Gualfredo, attestato nel 1112. 19. Pietro, attestato nel 1126. 20. Costantino, atte-
stato nel 1141. 21. Bonato, attestato nel 1163. 22. Ricco, (1183 ca.-1217 ca.). 23. Mariano, da Sulci (1218 ca.-1226 ca.). 24. Vescovo anonimo, attestato nel 1233. 25. Vescovo anonimo, attestato nel 1235. 26. Leonardo, di Roma (1237 ca.-1255 ca.). 27. Vescovo anonimo che nel 1257 intervenne alla fondazione di un ospedale a Pisa. 28. Ugone, (1260 ca.-1276). 29. Pecci Ranieri, domenicano di Pisa, designato ` contestualmente. nel 1276 ma rinuncio 30. Gallo, canonico pisano (1276-1290). 31. Percivalle de Comitibus, vescovo di Padova (1290-1295). 32. Giacomo dell’Abate, canonico a Cagliari (1295-1298). 33. Ranuccio, minore, vicario di Roma (1299-1322). 34. Gioannello, (1322-1331). 35. Gondisalvo Bonihominis, arcidiacono a Lleida (1322-1341). 36. Guglielmo I, di Poblet, cistercense, maestro di Teologia (1341-1342). 37. Sebastiano, parroco nella diocesi di Tortosa (13421344). 38. Guglielmo II, agostiniano, tesoriere della cattedrale di Tarragona (1344-1348). 39. Pietro Cescomes,, cistercense abate di Benifazano (1348-1352). 40. Giovanni Graziani, canonico a Cagliari (1352-1354). 41. Giovanni d’Aragona, minore (1354-1369). 42. Bernardo, arcidiacono a Mazara, dal 1361 al 1368 vescovo di Ploaghe, arcivescovo di Torres dal 1368 (1369-1398). 43. Diego, nominato da Benedetto XIII nel 1386. 44. Giovanni, nominato da Benedetto XIII, attestato nel 1400. 45. Antonio Dexart, dell’ordine dei Mercedari, vescovo di Atene, nominato da Benedetto XIII (1403-1413). 46. Pietro Spinola, dottore in Decretali, vescovo di Ales, nominato da Benedetto XIII (1414-1422), nel 1418 confermato da Martino V. 47. Giacomo Massaguer, canonico di Cagliari attestato nel 1414. 48. Giovanni Fabri, baccelliere in Teologia, carmelitano (14231440). 49. Matteo Joffre, canonico decano di Cagliari (1440-1460). 50. Francesco de Ferrer, vescovo di Segorbe (1460-
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Cagliari 1467) trasferito a Majorca. 51. Ludovico Fenollet, vescovo di Nicosia (14671468). 52. Antonio Baragues, domenicano, attestato nel 1471. 53. Gabriele Serra, cistercense abate di Verola (1472-1484). 54. Pietro Pilares, domenicano. vescovo di Dolia (1484-1514). 55. Giovanni Pilares, vescovo di Iglesias (1514-1521). 56. Gerolamo di Vilanova, canonico di Oristano (1521-1534). 57. Domenico Pastorello, conventuale, vescovo di Alghero (1534-1547). 58. Baldassarre de Heredia, domenicano, vescovo di Bosa (1548-1558). 59. Antonio Parragues de Castillejo, benedettino, vescovo di Trieste (1558-1572). 60. Angelo, agostiniano, professore di Teologia a Saragozza, morı` prima di prendere possesso della diocesi nel 1573. 61. Francesco Perez, canonico di Tarazona (1574-1577). 62. Gaspare Vincenzo Novella, dottore in Teologia, vescovo di Ampurias (15781587). 63. Francesco del Vall, dottore in Teologia, sacerdote a Toledo (1587˜ o, vescovo 1595). 64. Alonso Laso Seden di Gaeta (1596-1604), trasferito a Majorca. 65. Francesco d’Esquivel, dottore in utroque, sacerdote a Calahorra (16041624). 66. Lorenzo Nieto, benedettino, arcivescovo di Oristano, nominato nel 1625, morı` nel 1626 prima di giungere nella sua nuova sede. 67. Ambrogio Machin, mercedario, da Alghero (16271640). 68. Bernardo de la Cabra, vescovo di Barbastro (1642-1655). 69. Pietro Vico, arcivescovo di Oristano (1657-1676). 70. Diego Fernandez de Angulo, minore osservante, commissario generale dell’or´ vila. 71. dine (1676-1683), trasferito ad A Antonio Vergara, domenicano, era arcivescovo di Sassari (1683-1685), trasferito a Zamora. 72. Ludovico Diez, mercedario, vescovo di Alghero (1686-1689). 73. Francesco Sobrecasas,, domenicano, maestro di Teologia (1689-1698). 74. Ber˜ ena, mercedario, dottore in nardo Carin Teologia (1699-1722). 75. Giovanni Giu-
seppe Falletti di Barolo, dottore in utroque, vicario generale della diocesi di Alba (1726-1748). 76. Giulio Cesare Gandolfi, rettore del collegio provinciale di Torino (1748-1758). 77. Tommaso Ignazio Natta, provinciale dei Domenicani, professore di Teologia (1759-1763), nel 1763 ` . 78. Giuseppe Agostino Delrinuncio becchi, dell’ordine degli Scolopi, vescovo di Alghero (1763-1777). 79. Vittorio Filippo Melano di Portula, domenicano, professore di Teologia (1778-1797), trasferito a Novara. 80. Diego Gregorio Cadello, dottore in utroque, canonico e vicario generale della diocesi (1798, cardinale dal 1803, resse la diocesi fino al 1807). 81. Nicola Navoni, vescovo di Iglesias (1819-1836). 82. Antonio Raimondo Tore, vescovo di Ales (1837-1840). 83. Giovanni Emanuele Marongiu Nurra, dottore in utroque, vicario capitolare di Sassari (1842-1850) esiliato a Roma, ` a Cagliari nel 1866 anno della sua torno morte. 84. Giovanni Antonio Balma, degli Oblati di Maria, vicario apostolico in Birmania (1871-1881). 85. Vincenzo Gregorio Berchialla, degli Oblati di Maria, dottore in Teologia (1881-1892). 86. Paolo Maria Serci Serra, arcivescovo di Oristano (1893-1900). 87. Pietro Balestra, minore conventuale, vescovo di Aqui (1900-1912). 88. Francesco Rossi, vicario generale e rettore del Seminario di Perugia (1913-1920), trasferito a Ferrara. 89. Ernesto Maria Piovella, arcivescovo di Oristano (1920-1949). 90. Paolo Botto, dottore in utroque, rettore del Seminario di Chiavari (1949-1969), ` . 91. Sebastiano Bagnel 1969 rinuncio gio, cardinale (1969-1973), trasferito alla curia di Roma. 92. Giuseppe Bonfiglioli, dottore in Teologia, arcivescovo di Siracusa (1973-1984). 93. Giovanni Canestri, (1984-1987), trasferito a Genova e creato cardinale. 94. Ottorino Pietro Alberti, vescovo di Spoleto e Norcia (1987-
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Cagliari 2004). 95. Giuseppe Mani, ordinario militare (2004-).
Cagliari, giudicato di (o giudicato di Plumi` esteso dei quattro giudicati nos) Il piu sardi. Il suo territorio era diviso in quindici curatorie: 1. Campidano di Cagliari, con 806 km2 di superficie; 2. Decimomannu, con 333 km2 di superficie; 3. Gippi, con 460 km2 di superficie; 4. Nuraminis, con 271 km2 di superficie; 5. Dolia, con 253 km2 di superficie; 6. Trexenta, con 282 km2 di superficie; 7. Siurgus, con 493 km2 di superficie; 8. Gerrei, con 427 km2 di superficie; 9. Nora, con 411 km2 di superficie; 10. Sulci, con 4511 km2 di superficie; 11. Sigerro, con 761 km2 di superficie; 12. Sarrabus, con 250 km2 di superficie; 13. Quirra, con 200 km2 di superficie; 14. Colostrai, con 320 km2 di superficie; 15. Ogliastra, con 850 km2 di superficie. I primi giudici Le prime notizie che si riferiscono a un giudice di Cagliari risalgono al secolo X: dapprima dovette ` trattarsi di un magistrato la cui autorita si estendeva probabilmente a tutta la Sardegna; successivamente, alla fine dello stesso secolo, il titolo era riferito ` ristretto, ria un ambito territoriale piu spondente al territorio di cui abbiamo detto. Il piccolo regno agli inizi del secolo XI fu attaccato dall’emiro arabo di ˆhid e una parte del suo terDenia Muga ritorio fu conquistata per un breve peˆ hid furono riodo. Le intenzioni di Muga ` vanificate: infatti il territorio conpero quistato fu successivamente liberato con il concorso di una flotta composta da navi pisane e genovesi. I Lacon Gunale Da questo momento co` la stonosciamo con maggior continuita ria del piccolo stato. Il potere era nelle mani della dinastia dei Lacon Gunale ˆ hid, rafche, dopo la cacciata di Muga ` la propria posizione riuscendo a forzo tramandarsi il trono ereditariamente. ` del secolo A partire dalla seconda meta
i vari giudici che si succedettero sul trono di Cagliari, accanto al loro nome proprio, usarono in alternativa i nomi dinastici di Salusio e Torchitorio; posero in atto una politica tesa a rafforzare il proprio potere e a limitare quello della Chiesa locale. Per conseguire l’obiettivo si adoperarono per aprire il giudicato alla Chiesa di Roma, favorendo anche la presenza dei grandi ordini religiosi, cui fecero importanti donazioni. Negli stessi anni essi favorirono anche la frequentazione commerciale di mercanti pisani e genovesi, cui fu consentito possedere vasti territori e godere di esenzioni e privilegi. Col passare degli anni il rapporto con la Chiesa di Roma divenne politico: infatti il papa, che si basava sulla cosiddetta ‘‘donazione costantiniana’’, pretese di esercitare diritti di supremazia sul piccolo regno. Anche la presenza dei mercanti pisani, col trascorrere degli anni, ` ingombrante: dapprima essi si fece piu esercitarono una notevole influenza culturale, che successivamente si tra` in presenza politica, divenuta sformo ` decisa dopo l’estinzione della dinapiu stia dei Lacon Gunale nella seconda ` del secolo XII. meta I Lacon Massa Ai Lacon Gunale succedettero i Lacon Massa, un ramo degli Obertenghi marchesi di Massa: era una famiglia toscana imparentata con la vecchia dinastia estinta, la cui ascesa fu favorita da Pisa e osteggiata dal papa e da Genova. La presenza a Cagliari dei marchesi di Massa aprı` ancor ` il piccolo regno all’influenza culdi piu ` le conditurale della Toscana e creo zioni per una sua dipendenza politica da Pisa. La nuova dinastia consentı` la presenza di un numero crescente di toscani che favorirono la trasformazione ` del giudicato. Dopo la della societa morte di Guglielmo I e durante il regno della sfortunata giudicessa Benedetta,
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Cagliari sua figlia, la dipendenza del giudicato ` netta. Benedetta da Pisa si fece piu ` al Comune dell’Arno il colle dove dono nel 1217 sorse il quartiere del Castello, all’interno del quale i mercanti pisani si diedero leggi proprie; il territorio fu invaso da Ubaldo Visconti e la giudicessa tenuta prigioniera e costretta a sposarsi con Lamberto Visconti. I margini di indipendenza del giudicato si restrinsero maggiormente con i successori di Benedetta, e quando il giudice ` di affrancarsi dalla dipenChiano tento denza avvicinandosi a Genova fu la fine del piccolo regno. Nel 1257 una spedizione voluta dai Pisani, alla quale presero parte anche i Capraia, i Visconti e i ` aveDella Gerardesca, famiglie che gia vano interessi nell’isola, assalı` e distrusse Santa Igia, la capitale del giudicato, il cui territorio fu diviso tra i vincitori.
Cagliari, provincia di Circoscrizione amministrativa che si estende per 4570 km2 e ospita 543 000 abitanti. Trova le ` remote origini come entita ` tersue piu ritoriale istituita per scopi amministrativi nell’editto del maggio del 1807 col quale fu cancellata la tradizionale divisione della Sardegna in Capi e furono istituite le prefetture. DAL 1807 AL 1821 La prefettura di Ca` comprendeva i vilgliari oltre alla citta laggi di Assemini, Burcei, Capoterra, Decimomannu, Decimoputzu, Domus de Maria, Donori, Elmas, Furtei, Maracalagonis, Monastir, Nuraminis, Pauli, Pirri, Pulas, Quartu, Quartucciu, Samassi, San Pietro Pula, San Pantaleo, Sarroch, San Sperate, Selargius, Segariu, Serdiana, Serramanna, Serrenti, Sestu, Settimo, Sicci, Sinnai, Soleminis, Villagreca, Villamar, Villasor, Villaspeciosa, Ussana e Uta. DAL 1821 AL 1848 Nel 1821 con la riforma introdotta da Carlo Felice la prefettura di Cagliari fu abolita e al suo po-
sto fu istituita la provincia di Cagliari che comprendeva 9 mandamenti: Ca` ); Dogliari (comprendeva la sola citta mus de Maria (Domus de Maria, Pula, San Pietro Pula, Sarroch, Teulada); Pauli (Pauli, Elmas, Pirri, Quartu, Quartucciu, Selargius, Sestu); Sanluri (Sanluri, Furtei, Pauli Arbarei, Samassi, San Gavino, Segariu, Serrenti, Villamar); Senorbı` (Senorbı`, Arixi, Guamaggiore, Guasila, Ortacesus, Pauli Gerrei, San Basilio, Sant’Andrea Frius, Seuni, Selegas, Sisini, Silius, Suelli); Serramanna (Serramanna, Nuraminis, Pimentel, Samatzai, Villagreca, Villasor); Sinnai (Sinnai, Burcei, Maracalagonis, Settimo San Pietro, Soleminis); Ussana (Ussana, Assemini, Barrali, Decimomannu, Decimoputzu, Donori, Monastir, San Pantaleo, San Sperate, Serdiana, Sicci, Villaspeciosa). DAL 1848 AL 1859 La provincia di Cagliari rimase in funzione fino al 1848, anno in cui con la ‘‘fusione perfetta’’ le province furono sostituite dalle divisioni amministrative. La divisione amministrativa di Cagliari comprendeva quattro province: Cagliari (Cagliari ` , Arixi, Assemini, Barrali, Burcei, citta Capoterra, Carbonara, Decimomannu, Decimoputzu, Domus de Maria, Donori, Elmas, Furtei, Guasila, Guamaggiore, Maracalagonis, Monastir, Nuraminis, Ortacesus, Pauli, Pauli Arbarei, Pauli Gerrei, Pimentel, Pirri, Pula, Quartu, Quartucciu, Samassi, Samatzai, San Basilio, San Pantaleo, San Gavino, San Pietro Pula, San Sperate, Sanluri, Sarroch, Selargius, Selegas, Segariu, Serdiana, Serramanna, Serrenti, Sestu, Settimo, Seuni, Sicci, Siliqua, Silius, Sinnai, Sisini, Soleminis, Teulada, Villagreca, Villamar, Villasor, Villaspeciosa, Ussana e Uta, Vallermosa, Villa` , Arbus, Calasor); Iglesias (Iglesias citta setta, Carloforte, Domusnovas, Escalaplano, Esterzili, Fluminimaggiore,
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Cagliari Gonnesa, Gonnosfanadiga, Guspini, Masainas, Musei, Narcao, Nuxis, Pabillonis, Piscinas, Portoscuso, San Giovanni Suergiu, Santadi, Sant’Antioco, Tratalias, Villacidro, Villamassargia, Villarios), Isili (Isili, Armungia, Asuni, Ballao, Baradili, Baressa, Barumini, Escolca, Forru, Gadoni, Genoni, Genuri, Gergei, Gesturi, Gonnoscodina, Laconi, Las Plassas, Lunamatrona, Mogoro, Nuragus, Nurallao, Nureci, Nurri, Orroli, Ruinas, Sadali, Sant’Antonio, Sardara, Senis, Serri, Setzu, Seui, Seulo, Siddi, Sini, Siurgus, Tuili, Turri, Ussaramanna, Ussassai, Villanovaforru, Villanovafranca, Villanovatulo, ` , AbVillasalto); Oristano (Oristano citta basanta, Aidomaggiore, Ales, Allai, Ardauli, Aritzo, Assolo, Atzara, Austis, Banari, Baratili, Bauladu, Belvı`, Bidonı`, Boroneddu, Busachi, Cabras, Curcuris, Desulo, Domusnovas Canales, Donigala Fenughedu, Escovedu, Figu, Fordon` , Marrubiu, gianus, Ghilarza, Gonnosno Massama, Masullas, Meana, Milis, Mogorella, Morgongiori, Narbolia, Neoneli, Norbello, Nughedu, Nurachi, Nuraxinieddu, Ollastra Simaxis, Ollastra Usellus, Ortueri, Palmas, Pau, Paulilatino, Pompu, Riola, Samugheo, San Ni` Arcidano, Santa Giusta, San Vero colo Congius, San Vero Milis, Sedilo, Siamaggiore, Siamanna, Siapiccia, Silı`, Simala, Simaxis, Siris, Soddı`, Solanas, Solarussa, Sorgono, Sorradile, Tadasuni, Terralba, Teti, Tiana, Tonara, Tramatza, Ula, Uras, Usellus, Villanova Truschedu, Villaurbana, Zeddiani, Zeppara, Zerfaliu, Zuri). DAL 1859 AL 1927 Nell’ottobre del 1859 sparirono le divisioni amministrative e furono nuovamente costituite le province. La nuova provincia di Cagliari fu divisa in 6 circondari: Cagliari, Iglesias, Isili, Oristano (con i villaggi compresi nella divisione amministrativa abolita), Cuglieri (Cuglieri, Birori, Bonarcado,
Borore, Bortigali, Bosa, Dualchi, Flussio, Lei, Macomer, Modolo, Magomadas, Montresta, Mulargia, Noragugume, Sagama, Santu Lussurgiu, Scano di Montiferro, Seneghe, Sennariolo, Silanus, Sindia, Suni, Tinnura, Tresnuraghes) e Lanusei (Lanusei, Arzana, Bari Sardo, Baunei, Elini, Gairo, Girasole, Ilbono, Jerzu, Loceri, Lotzorai, Muravera, Osini, Perdasdefogu, San Vito, Talana, Tertenia, Tortolı`, Triei, Ulassai, Urzulei, Villagrande Strisaili, Villanova Strisaili, Villaputzu). NEL 1927 Nel 1927 con la costituzione della provincia di Nuoro, la provincia di Cagliari cedette i circondari di Isili, Cuglieri e Lanusei. DAL 1974 AL 2004 Quando nel 1974 fu costituita la provincia di Oristano cedette anche il circondario di Oristano per cui ` costituita dai centri di Cagliari risulto `, Arbus, Arixi, Armungia, Assemini, citta Ballao, Barrali, Barumini, Burcei, Calasetta, Capoterra, Carbonara, Carloforte, Collinas (Forru), Decimomannu, Decimoputzu, Domus de Maria, Domusnovas, Donori, Elmas, Furtei, Fluminimaggiore, Genuri, Gesturi, Gonnesa, Gonnosfanadiga, Guasila, Guamaggiore, Guspini, Iglesias, Las Plassas, Lunamatrona, Maracalagonis, Masainas, Monastir, Muravera, Musei, Narcao, Nuraminis, Nuxis, Ortacesus, Pabillonis, Pauli, Pauli Arbarei, Pauli Gerrei, Pimentel, Pirri, Piscinas, Portoscuso, Pula, Quartu, Quartucciu, Samassi, Samatzai, San Basilio, San Gavino, San Giovanni Suergiu, San Pantaleo, San Pietro Pula, San Sperate, San Vito, Sanluri, Sant’Antioco, Santadi, Sardara, Sarroch, Selargius, Selegas, Segariu, Serdiana, Serramanna, Serrenti, Sestu, Settimo, Setzu, Seuni, Sicci, Siddi, Siliqua, Silius, Sinnai, Sisini, Siurgus Donigala, Soleminis, Teulada, Tratalias, Tuili, Turri, Ussana e Uta, Villacidro, Villagreca, Villamar, Villamassargia,
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Cagliari Calcio Villanovaforru, Villanovafranca, Villaperuccio, Villaputzu, Villarios, Villasor, Villaspeciosa, Vallermosa, Villasalto, Villasor. DAL 2004 Il recente dibattito sulle partizioni amministrative della Sardegna ` concluso con la costituzione di quatsi e tro nuove province che ha determinato alcune significative trasformazioni territoriali. Oggi la provincia di Cagliari occupa la parte sud-orientale dell’isola, con una punta che arriva a nord sino alle falde del Gennargentu. Tra i ` popolosi quelli che si sono centri piu formati intorno al capoluogo: Quartu Sant’Elena, 68 000 abitanti; Selargius, 27 000; Assemini, 24 000; Capoterra, 21 000; Monserrato, 20 000. Resistono at` agricole tradizionali come la cetivita realicoltura, all’interno del territorio, mentre nelle parti pianeggianti irrigue si sono sviluppate la frutticoltura e l’orticultura. Nelle zone costiere oltre al turismo si sono sviluppate le industrie petrolchimiche, e consolidate quelle commerciali, che possono contare sul grande porto di Cagliari. Cagliari, il capoluogo, conta 164 000 abitanti. Attualmente la provincia di Cagliari risulta `, composta dai centri di Cagliari citta Arixi, Armungia, Assemini, Ballao, Barrali, Burcei, Capoterra, Carbonara, Collinas (Forru), Decimomannu, Decimoputzu, Dolianova, Domus de Maria, Donori, Elmas, Escolca, Esterzili, Furtei, Genuri, Gergei, Gesturi, Gonnesa, Gonnosfanadiga, Isili, Mandas, Maracalagonis, Monastir, Monserrato, Muravera, Nuraminis, Nurri, Orroli, Ortacesus, Pabillonis, Pauli, Pauli Gerrei, Pimentel, Pirri, Pula, Quartu, Quartucciu, Samassi, Samatzai, San Basilio, San Pantaleo, San Pietro Pula, San Sperate, San Vito, Sarroch, Selargius, Selegas, Segariu, Serdiana, Serramanna, Serrenti, Sestu, Settimo, Setzu, Seuni, Sicci, Siliqua, Silius, Sinnai, Sisini, Siurgus Do-
nigala, Soleminis, Ussana e Uta, Villagreca, Villamar, Villanovaforru, Villanovafranca, Villaperuccio, Villaputzu, Villarios, Villasor, Villaspeciosa, Vallermosa, Villasalto, Villasor.
Cagliari Calcio – Il nuovo stadio di ‘‘Sant’Elia’’ sostituı` il vecchio, glorioso ‘‘Amsicora’’, che a sua volta aveva sostituito lo stadio di via Pola.
Cagliari Calcio Societa` sportiva. Nel 1920, con una partita contro i ‘‘cugini’’ della SEF Torres, il Cagliari Foot-ball Club, appena nato per iniziativa di un gruppo di studenti, inaugura il campo `e ` la prima di viale Trieste. La societa che pratichi esclusivamente il calcio. Quattro anni dopo, dalla fusione con l’Unione Sportiva ‘‘Italia’’, nasce il Club Sportivo ‘‘Cagliari’’ che si iscrive al campionato sardo di I divisione (dal quale si accede ai campionati nazionali). In quegli anni il calcio ‘‘organizzato’’ sta muovendo i primi passi. Nel 1930 il C.C. partecipa al campionato di I divisione nazionale classificandosi al quinto posto e l’anno successivo ottiene la promozione in serie B. Nel 1934 il Club Sportivo si scioglie e nasce una ` , l’Unione Sportiva ‘‘Canuova societa gliari’’, che mantiene il suo posto nel campionato di serie B fino al 1935, quando, sotto la presidenza dell’ingegnere romano Aldo Pacca, retrocede in serie C a causa della trasformazione del campionato cadetto in girone unico. Con l’avvento della guerra le squadre
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Caglio ellittico sarde, come lo stesso C.C., la Torres e la neonata Carbosarda, disputano un cam` tapionato regionale: la Sardegna e gliata fuori dal resto dell’Italia fino a tutto il 1946. Solo nel 1947 l’US Cagliari viene ripescata in serie B, ma retrocede l’anno successivo classificandosi al 18º posto. Dopo un paio di campionati nell’anonimato, finalmente nel 1952 i ros` vincono il girone C della serie C e soblu tornano tra i cadetti, sfiorando nel 1954 la promozione in serie A: perdono a Roma lo spareggio con la Pro Patria di Busto Arsizio. Nel 1959, dopo otto anni, il C.C. retrocede in serie C e ‘‘ritrova’’ l’anno successivo il derby con i cugini della Torres, provenienti dalla quarta serie. Il primo derby si gioca a Sassari il 22 gennaio 1961 davanti a 10 000 spet` (1-1) con gol di tatori e finisce in parita Saba (C.C.) e Bacci (Torres). Nel C.C. gioca il sassarese Umberto Serradimi` gni. Qualche mese dopo sono i rossoblu del Capo di sotto ad aggiudicarsi la partita (2-1). L’anno successivo il C.C. ottiene la promozione in B e nel 1964, sotto la guida di Silvestri, conquista finalmente la serie A. Ha inizio un cre` la squadra rossoblu `, scendo che portera prima sotto la guida dello stesso Silvestri e poi del mitico Manlio Scopigno, alla conquista dello scudetto di campione italiano nella stagione 1969-1970. In quegli anni erano arrivati a Cagliari campioni come Domenghini, il brasi` ), Alberliano Olindo de Carvalho (Nene tosi, Boninsegna, ma soprattutto Gigi Riva, grande ala sinistra il cui nome ri` legato per sempre a quello del marra C.C. Nel 1976, dopo dodici stagioni, il C.C. retrocede in B, ritornandovi nel 1979; torna in B nel 1983 e, dopo quattro anni, retrocedendo in serie C1, ‘‘ritrova’’ il derby con la Torres. Questo accade mentre l’ex giocatore del C.C. Pietro Paolo Virdis, di Sindia, vince con 17 gol la classifica cannonieri con la ma-
glia del Milan. Il C.C. torna in serie A nel 1990, guidato dall’astro nascente Claudio Ranieri. Nel 1992 assume la presidenza Massimo Cellino e, sotto la guida di Carlo Mazzone, la squadra accede a una storica semifinale di Coppa ` torUefa. Dopo alterne vicende, il C.C. e nato in serie A e ha visto il ritorno in Sardegna di un grande giocatore come Gianfranco Zola, proveniente dal campionato inglese. Nell’estate del 2005 il presidente Cellino si dimette e Zola decide di ritirarsi dall’agonismo attivo. [GIOVANNI TOLA]
‘‘Cagliari Economica’’ Mensile di carattere politico-economico della Camera di Commercio di Cagliari. Fon` a essere pubblidato nel 1954, continuo cato fino al 1960. Si avvalse della colla` tra le borazione di eminenti personalita quali: Francesco Alziator, Enrico Baravelli, Giorgio Bardanzellu, Alberto Boscolo, Mauro Cabras, Giuseppe Della Maria, Maria Freddi, Francesco Loddo Canepa, Antonio Maxia, Mario Pintor, Evandro Putzulu, Renato Salinas, Giancarlo Sorgia.
‘‘Cagliaritano, Il’’ Rivista mensile di politica, cultura, economia e sport. Fondato nel 1973 da Giorgio Ariu, che an` avvalso della collabocora lo dirige. Si e razione di esperti della cultura isolana.
Caglio ellittico Pianta erbacea perenne della famiglia delle Rubiacee (Gallium schmidii Arrigoni). Ha fusti lisci, foglie ` che si dipardisposte in verticilli (cioe tono a raggiera) di 6-8 elementi con lamina lineare; i fiori, piccoli e bianchi, riuniti in infiorescenze, fioriscono tra giugno e luglio. Vive in ambienti roc` una specie endemica della ciosi ed e Sardegna. Insieme alle specie simili, anch’esse endemiche, G. corsicum e G. glaucophyllum (caglio del monte Linas), ` inserita nell’elenco delle piante da e sottoporre a vincolo di protezione, in base alla proposta di L.R. n. 184/2001. I
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Cagnetta nomi sardi sono legati alla sua scabro` e capacita ` di impigliarsi negli indusita menti e nel pelo degli animali: pigapiga, appodda-appodda, infatti, significano letteralmente ‘‘prendi-prendi’’ e ‘‘appiccica-appiccica’’. [MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]
Cagnetta, Franco Antropologo (Roma 1925-ivi 1999). Arrivato in Sardegna con ´quipe che aveva il compito di reaun’e lizzare un servizio sulle condizioni delle zone interne dell’isola, ne ha colto i caratteri e le contraddizioni. Il risul` stato pubblicato sulla tato del lavoro e rivista ‘‘Nuovi argomenti’’ nel 1954 destando grande scandalo e contribuendo ` sarda. a far conoscere meglio la realta Tra i suoi scritti: La Barbagia e due biografie di barbaricini, ‘‘Nuovi Argomenti’’, 1953; La ‘‘disamistade’’ di Orgo` ’’, 3, 1953; Inchiesta su Orsolo, ‘‘Societa gosolo, ‘‘Nuovi argomenti’’, 1954; queste opere sono poi confluite nel volume Banditi ad Orgosolo, pubblicato prima in Francia nel 1963, quindi in Germania nel 1964 e finalmente, soltanto nel 1975, in Italia da Guaraldi.
Calabona Miniera di piombo e di zinco sulla costa algherese. Fu impiantata nel secolo XIX ed era gestita dalla Monteponi, che ne estraeva le piriti indispensabili per il funzionamento dell’impianto elettrolitico che era stato costruito per la miniera dell’Iglesiente. ` inattiva. Ne Attualmente la miniera e rimangono le rovine del fabbricato della direzione e del villaggio dei minatori di suggestiva bellezza, inseriti in un contesto paesaggistico dal quale si gode un magnifico panorama su Porto Conte e su Alghero.
Cala Domestica – Veduta dalle alture che circondano la cala.
Cagnulari Vitigno che probabilmente aveva origini in Spagna. Tipico dei territori interni del Sassarese e sviluppato soprattutto su terreni detti luzzanas a ` affine al Bopartire dal secolo XVII, e ` conosciuto anche in Gallura vale ed e col nome di Caldarello. Dopo il secolo ` stato riXVIII il vitigno fu trascurato: e scoperto di recente e valorizzato negli ultimi anni dalle ricerche degli enotecnici delle Cantine sociali e di alcuni produttori privati.
Caio Ulpio Severo Funzionario romano (fine sec. I-inizi sec. II). Fu governatore della Sardegna con il titolo di ‘‘Prefetto della provincia della Sardegna’’ negli anni dell’imperatore Traiano, quando l’isola fu nuovamente inclusa tra le province senatorie. Verosimilmente C.U.S. apparteneva all’ordine senatorio.
Cala Domestica Insenatura a sud di Buggerru, al termine di un fiordo di suggestiva bellezza. Nella seconda ` dell’Ottocento, per la sua posimeta zione al riparo dei venti, divenne un approdo comodo e sicuro per le imbarcazioni adibite al caricamento dei minerali che venivano scavati ad Acquaresi. Alla fine del secolo vi venne costruita una piccola ferrovia che fu tra le prime a essere azionate dall’energia elettrica: su di essa transitava un convoglio di sei vagoni capace di trasportare fino a 2 t di minerale a viaggio sino al punto d’imbarco di La Caletta. Attorno al punto d’imbarco furono costruiti dei silos e un piccolo villaggio, le cui rovine sono ancora chiaramente identificabili.
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Cala Gonone ` divenuta un animato porticciolo turie stico molto frequentato nella stagione estiva.
Cala Ginepro Localita` balneare posta a qualche chilometro da Cala Liberotto. Sviluppatasi in pochi decenni nella se` del secolo XX, e ` dotata di conda meta discreti impianti balneari molto frequentati.
Calagonis Villaggio medioevale di
Cala Fico – A Carloforte, ai piedi della strada che sale a Capo Sandalo si apre la lunga insenatura di Cala Fico, con la spiaggia chiusa da scogliere.
Cala Fico Suggestiva localita` dell’isola di San Pietro non lontana da capo San` raggiungibile da un sentiero scodalo. E sceso che si stacca dalla strada per capo Sandalo. Si tratta di una piccola insenatura con una spiaggia sassosa chiusa da magnifiche scogliere; in passato fu comodo riparo di navi corsare che hanno dato origine a leggende popolari.
Cala Francese Profonda insenatura che si apre lungo le coste settentrionali dell’isola di La Maddalena in prossi` di grandi cave di granito, oggi commita pletamente abbandonate, ma che furono abbondantemente sfruttate nei secoli passati.
Cala Gavetta Punto di approdo nel ` la localita ` porto di La Maddalena. E ` del presso la quale nella seconda meta secolo XVIII si ebbero i primi insediamenti stanziali nell’isola. Attualmente
probabili origini punico-romane. Sorgeva a poca distanza dall’attuale abitato di Maracalagonis; ebbe grande importanza anche in periodo bizan` a far parte tino e nel Medioevo entro del giudicato di Cagliari, compreso nella curatoria del Campidano. Caduto il giudicato, nella divisione del 1258 fu compreso nella parte che fu amministrata direttamente dal Comune di Pisa tramite propri funzionari. Dopo la conquista aragonese fu concesso in feudo agli Oulomar e co` a decadere; i feudatari, infatti, mincio non seppero instaurare buoni rapporti ` di villaggio, che era con la comunita ancora vitale e conservava le sue antiche autonomie eleggendo annualmente il majore e i consiglieri. Cosı`, ` la prima quando nel 1353 scoppio guera tra Mariano IV e Pietro IV, gli abitanti si ribellarono e il villaggio fu temporaneamente occupato dalle truppe giudicali. Al termine del con` in possesso deflitto il villaggio torno ` nel 1363 lo cedetgli Oulomar, che pero tero ai Carroz che lo unirono al loro grande feudo; scoppiata la seconda guerra tra Mariano IV e Pietro IV fu occupato dalle truppe giudicali e solo dopo la battaglia di Sanluri, nel 1409, ` in possesso dei Carroz. Alcuni torno anni dopo i suoi abitanti si trasferirono in massa a Mara e C. scomparve.
Cala Gonone Centro abitato della provincia di Nuoro, frazione di Dorgali (da cui dista 7 km), con circa 700 abi-
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Cala Gonone tanti, posto a 23 m sul livello del mare sotto il monte Tuili, che lo divide dal Comune. Regione storica: Barbagia. Diocesi di Nuoro. & TERRITORIO Il territorio, di ridotte ` rappresentato dalle dimensioni, e falde del monte Tuili che digradano verso il mare, su una bellissima spiaggia e verso il porto peschereccio e turistico.
` ECONOMIA La principale attivita ` il turismo, economica del villaggio e che da estivo si sta trasformando in residenziale e in grado di coprire l’arco dell’intero anno solare. Anche la pe` importante: nel porto stazionano sca e numerose barche attrezzate di vario tonnellaggio. Servizi. Il centro abitato ` collegato con linee automobilistiche e a Dorgali (che si trova sulla S.S. 125 ‘‘Orientale sarda’’) e agli altri centri ` della provincia; nel periodo estivo e sede di guardia medica e di farmacia. Possiede un porto turistico con 120 posti barca, numerosi alberghi, un campeggio con 1100 posti letto e alcuni ristoranti. Intenso (soprattutto durante l’estate) il servizio di barche e navigli che permette di raggiungere le straordinarie spiagge a sud del paese. &
Cala Gonone – Cala Fuili. La costa tutta intorno al borgo marino e` punteggiata di splendide spiagge che e` facile trovare poco popolate anche d’estate.
STORIA La sua formazione risale ` dell’Ottocento alla seconda meta quando nel suo territorio cominciarono a stabilirsi nuclei di pescatori di origine ponzese. Negli ultimi decenni del secolo, attirati dalla particolare bellezza dei luoghi, vi costruirono le loro ville alcuni ricchi nuoresi dando cosı` l’avvio alla sua vocazione turistica, dopo aver superato con l’apertura di una galleria (dal 2005 ulteriormente ampliata) il problema di oltrepassare la montagna che divide C.G. da Dorgali. Nel corso del Novecento le sue risorse turistiche vennero ulteriormente valorizzate e oggi il villag` una rinomata stazione balneare gio e ricca di tutte le infrastrutture necessarie e capace di attirare cospicue correnti di traffico turistico.
&
Cala Gonone – Panorama del borgo, protetto alle spalle da una robusta mole montana che lo separa da Dorgali.
PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Diverse e significative testimonianze della frequentazione dell’uomo sono presenti sul suo territorio, in particolare il Nuraghe Mannu e Su Nuragheddu, complesso nuragico situato in ` dell’abitato. Il Nuraghe prossimita ` del tipo monotorre, incombe Mannu e sull’abitato e aveva una funzione di avvistamento, complementare rispetto al complesso di Su Nuragheddu che
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Cala Liberotto sorge a qualche centinaio di metri. Si tratta di un imponente nuraghe polilo` addossato un villaggio costibato cui e tuito da capanne circolari e rettangolari.
una scena di danza in presenza di un disco solare. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI La ` significativa manifestazione che piu si riallaccia alle tradizioni del piccolo ` la sagra del pesce che si svolge centro e l’ultima domenica di maggio, organizzata dai pescatori del paese. Per l’occasione viene distribuita a tutti i pre` di pesenti una grandissima quantita sce fritto in piazza per la gioia di residenti e turisti.
Cala Gonone – Un tempo piccola appendice marina di Dorgali, e` ora cresciuta sotto la spinta del turismo.
PATRIMONIO ARTISTICO, CULTURALE ` il suo E AMBIENTALE Caratteristico e assetto urbanistico che sfrutta il declivio a mare della collina dove tra la fine ` del Nodell’Ottocento e la prima meta vecento furono costruite numerose ville per la residenza estiva di importanti famiglie nuoresi e dorgalesi. Ce` la Grotta del Bue lelebre e bellissima e Marino che si apre nell’erta costa a sud ` conosciuta a livello dell’abitato ed e ` stata considerata internazionale; e come uno degli ultimi rifugi della foca monaca, ormai estinta. Si apre lungo la costa tra pareti candide di calcare strapiombanti sul mare che creano ri` flessi fantastici ed effetti suggestivi. E raggiungibile esclusivamente in barca e si inoltra nel cuore della montagna con una serie di ambienti ricchi di stalattiti che creano incomparabili effetti ` anche imporscenografici. La grotta e tante archeologicamente: infatti nella parete di ingresso sono state rinvenute delle incisioni risalenti alla cultura di Ozieri (=) che rappresentano &
Cala Liberotto – Foto aerea del litorale.
Cala Liberotto Localita` balneare a ` caratterizzata da nunord di Orosei. E merose e suggestive spiagge, meta di un intenso turismo estivo.
Cala Liberotto – La spiaggia.
` si e ` sviluppata nel secondo La localita dopoguerra quando vi fu impiantata la ` il punto di riferibella pineta che oggi e mento dell’intero comprensorio. A par` stata arrictire dagli anni Sessanta e
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Cala Luna chita da numerose ville di buona fattura architettonica. Nella parte settentrionale della pineta si apre il territorio di Sa Curcurica, con l’omonimo stagno ` collegato un tempo pescoso. Lo stagno e al mare da un canale scavato nel 1959 e attualmente semi-intasato; tutto il ter` ricco di flora e fauna. ritorio e
strada suggestiva che scorre ai margini della zona militare. Costituita da una minuscola spiaggia incastonata tra pareti di calcare, da qualche decennio ha preso a essere sfruttata per il turismo balneare; negli ultimi anni si va arricchendo di impianti turistici di rilievo.
Cala Luna Magnifica spiaggia posta a sud di Cala Gonone, raggiungibile solo ` una caletta ampia non piu ` dal mare. E di 500 m, che si apre tra lo stagno originato dallo sbocco del rio Codula e il mare, decorata ai bordi da alte siepi di oleandro e chiusa ai lati da una grande scogliera di calcare. La sua bellezza ne fa un richiamo turistico di primaria importanza per il turismo della Sardegna centro-orientale. Cala Mosca – La torre di Calamosca faceva ` parte della cortina di torri costruite in eta spagnola a difesa della capitale contro gli attacchi dal mare.
Calanca, Barbara Fotografa (n. Roma
Cala Luna – Lungo la costa orientale, soprattutto nel golfo di Orosei e intorno ad esso, si aprono magnifiche spiagge (solitarie fino a qualche anno fa).
Cala Mogoro Insenatura dello stagno ` punica e romana di Santa Gilla. In eta vi sorgeva un approdo lagunare di ` a esgrande importanza che continuo sere sfruttato per secoli e che fu abbandonato nell’Alto Medioevo. La lo` attende di essere studiata sistecalita maticamente dagli archeologi.
Cala Mosca Localita` ai piedi del colle di Sant’Elia all’estrema periferia di Cagliari, raggiungibile dal quartiere di San Bartolomeo attraverso una
1954). Dal 1983 si occupa di tematiche ambientali, aderendo ad associazioni internazionali per la difesa dell’ambiente. Particolarmente interessata alla salvaguardia dell’habitat marino, ha fondato l’associazione Ecosub, pro` sportiva subacmuovendo l’attivita quea e l’educazione ambientale, in contatto con il WWF, con Legambiente e con Marevivo. Ha pubblicato Il mare ` nella tradizione maddalenina ed e coautrice de Il libro delle isole.
Calandra = Zoologia della Sardegna Calangianus Comune della provincia di Olbia-Tempio, compreso nella III ` montana, con 4571 abitanti Comunita (al 2004), posto a 518 m sul livello del mare, sulle colline digradanti a nord del monte Limbara. Regione storica: Gallura. Diocesi di Tempio-Ampurias.
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Calangianus
Calangianus – Tomba di giganti di Pascaredda. La Gallura, che non ha molti ` monumenti nuraghi, conserva pero `. importanti di quella eta & TERRITORIO Il territorio si estende per 126,5 km2 e confina a nord con Arzachena, a est con Olbia e Telti, a sud con Berchidda e a ovest con Luras e Tempio Pausania, da cui dista 8 km. Il paese, dominato dal massiccio del Limbara e in particolare dalle creste granitiche del monte Biancu (1231 m) e ` cirdel monte Niiddhoni (1231 m), e condato da colline ricche di pascoli, di colture cerealicole, vigneti e boschi ` quello di querce da sughero. Il clima e caratteristico delle regioni sub-montane con inverni freddi ed estati calde ` collegato a Tempio e ma ventilate. C. e a Olbia, distante 30 km, da autolinee e dalla ferrovia Sassari-Tempio-Palau tramite una stazione che si trova tra il paese e il vicino centro di Luras. La linea ferroviaria viene usata prevalentemente per scopi turistici. & STORIA L’attuale centro abitato e ` di origine medioevale: la prima notizia proviene dagli Archivi vaticani. Si tratta di un documento del 1162 che cita una cappella di Sancti Jacobi del ` solo all’inizio del TreCalegnano, ma e cento che alcuni documenti citano la Villa Calanjanus come appartenente alla curatoria di Gemini Josso del giudicato di Gallura. Estinta la dinastia dei Visconti il villaggio prese a essere
amministrato direttamente dal Comune di Pisa, mediante suoi funzionari, fino alla conquista aragonese. ` mantenne un atLa popolazione pero teggiamento ostile nei confronti dei nuovi venuti, soprattutto quando scop` la guerra tra Genova e Aragona: in pio ` provo quella occasione si ribello cando l’intervento delle truppe di Rai` a mondo Cardona che nel 1330 porto termine la conquista. Allora C. e una parte della curatoria furono riconosciute come feudo di Catonetto Doria, ` poco: inma questa sistemazione duro fatti, quando nel 1347 gli stessi Doria si ribellarono nuovamente, anche il villaggio fu in preda alla rivolta.
Calangianus – Intorno alla bella Tomba di giganti di Pascaredda, scavata di recente, e` stato realizzato un suggestivo parco.
Dopo il 1347, nel disperato tentativo di pacificarlo, fu dato in pegno a Giovanni d’Arborea. Ma quando quest’ultimo fu arrestato da suo fratello Mariano, C. fu abbandonato a se stesso e, ` la prima guerra tra quando scoppio Mariano IV e Pietro IV, subı` molti ` , almeno formaldanni ma continuo mente, a rimanere possesso dello sventurato principe. Scoppiata la seconda guerra tra Aragona e Arborea, il paese fu occupato dalle truppe giudicali. Nel 1376 subı` gravi perdite durante l’epidemia di peste ma non si ` e rimase in possesso delle spopolo truppe giudicali sebbene i Carroz,
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Calangianus eredi di Giovanni d’Arborea, ne fossero stati riconosciuti legittimi feudatari. Dopo la battaglia di Sanluri C. cadde in mano al visconte di Narbona che lo tenne fino al 1420 quando rinun` definitivamente ai suoi diritti. Alcio lora i Carroz riuscirono a entrarne in possesso e lo tennero fino alla seconda ` del secolo XV quando, per il mameta trimonio di Beatrice con Pietro Maza de Lic ¸ ana, divenne possesso di quest’ultima famiglia, che lo tenne fino all’estinzione. Scomparsi i Maza, per il ` si possesso della loro enorme eredita accese una lite che si concluse solo nel 1571, quando C. divenne feudo dei Portugal.
Calangianus – La chiesetta campestre di San Sebastiano ha la tipica architettura gallurese in conci di granito a vista.
` a far parte del Successivamente entro marchesato d’Orani. Nel corso del secolo XVII il territorio di C. fu teatro di faide tra gruppi di famiglie locali, in un crescente clima di violenza che l’amministrazione feudale non riuscı` a mitigare fino al riscatto dei feudi. ` a far parte, come caNel 1821 C. entro poluogo di mandamento, della provincia di Ozieri e nel 1831 di quella di ` di questo peTempio Pausania. Ed e riodo la precisa e puntuale analisi che fa del centro gallurese Vittorio
Angius, il quale ci lascia una preziosa testimonianza: «Della popolazione ` raccolta nel paese, l’altra una parte e dispersa nelle varie ‘‘cussorgie’’ del territorio. In quello si numerano anime 1060 in famiglie 300; in questa 960 in famiglie 260. Si celebrano nell’anno 15 matrimoni: nascono nel paese, 40; nella campagna, 30: muojono in quello 25, in questa 12, e intendasi quando alla natura non coopera nel furor delle inimicizie la vendetta. Non pochi di questi popolani trava´ con poca arte, alla gliano, comeche fabbricazione di mattoni e tegoli. Le altre persone meccaniche (falegnami, muratori, fabbri ferrari e armaroli) ` di 30. Le donne lavorano non sono in la in circa 300 telai. Nella scuola di istruzione elementare concorrono 30 fanciulli. Un buon sacerdote legava una frazion dell’asse allo stipendio d’un maestro per la grammatica latina e rettorica. Gli ‘‘stazii’’ [distretti frazionari delle cussorgie] sono a pareg` in tutti giarsi alle famiglie. Non pero hannosi greggie ed armenti; che restano alcuni per la sola abitazione, e per praticarvi un po’ di agricoltura, i cui frutti se siano insufficienti al biso` gno, ei vi suppliscono o per la carita altrui, o per propria mala industria. Il totale delle bestie che si educano ` scendere a nelle specie suddette puo capi 16,000. Selvaggiume: vi comprendi cinghiali, lepri, volpi, martore e istrici in grandissimo numero, e pure a poca distanza dall’abitato. Dove la ` del paese estendesi nel Limproprieta bara sono dei mufloni e daini. Grande ` la copia dei volatili nelle specie pere nici, colombi, beccaccie, merli, piche, ´ mancano le specie corvi, avvoltoi. Ne acquatiche. Negli alvei guizzano molte anguille e trote, e se i lurasinchi non vengono a tender reti, e altre insidie, la loro generazione si moltiplica
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Calangianus in grandissimo numero». Quando nel 1848 le province furono abolite, fu incluso nella divisione territoriale di Sassari e nel 1859 nella ricostituita omonima provincia. Nella seconda ` dell’Ottocento ebbe inizio una meta radicale trasformazione dell’economia di questo comune: vi si sviluppa` connesse alla larono fiorenti attivita vorazione del sughero e del granito e in breve C. divenne un centro industriale di rilevanza notevole. Nel No` modifivecento la situazione non si e ` procata, ma attualmente le attivita duttive si sono molto diversificate anche grazie a giovani e dinamici imprenditori. & ECONOMIA I calangianesi hanno un ` alti d’Italia, reddito pro capite tra i piu grazie a una economia basata prevalentemente sulla raccolta e la lavorazione del sughero (oggi con l’aiuto di moderne tecnologie) in alcuni stabilimenti anche a conduzione familiare. ` recenteUna di queste industrie si e mente riconvertita e ha brevettato un gioco di costruzioni con barre magnetiche ormai diffuso in tutto il mondo. Ma C. rimane sempre la ‘‘capitale del sughero’’ con la tradizionale produzione dei tappi per bottiglia, materiale per coibentazione e varie altre appli´ per la presenza dell’ucazioni, nonche nica scuola professionale del sughero ` del territorio, d’Italia. Altra attivita ` in crisi, e ` l’estrazione e la oggi pero ` inoltre lavorazione del granito; vi e sviluppata l’agricoltura, in particolare la produzione di cereali, la viticoltura e la frutticoltura. Molto impor` anche l’allevamento del betante e stiame ovino, bovino e caprino, con una rinomata produzione di latticini. ` e ` Artigianato. Anche questa attivita legata al sughero: eleganti e raffinati manufatti vengono esportati in tutto il mondo; tra questi l’oggettistica per la
` anche la tescasa e la carta. Diffusa e ` quasi persa l’antica situra, mentre si e tradizione calangianese di fabbricare tegole. Servizi. Vi ha sede la guardia medica e dispone di farmacia. Sono presenti scuole di ogni ordine e grado ` citato Istituto industriale per e il gia ` Ferl’Artigianato, intitolato a Nicolo racciu (=). Sono presenti anche servizi bancari essenziali. Possiede la Biblioteca comunale, un ristorante, un piccolo albergo con 24 posti letto e, nel territorio, varie aziende agrituristiche, alcune delle quali offrono un servizio di bed and breakfast.
Calangianus – L’attivissimo centro gallurese e` stato definito ‘‘capitale italiana del sughero’’. & DATI STATISTICI Al censimento del 2001 la popolazione contava 4747 ` , con stranieri 49; maschi 2323; unita femmine 2364; famiglie 1631. La tendenza complessiva rivelava una diminuzione della popolazione, con morti per anno 42 e nati 36; cancellati dall’anagrafe 75; nuovi iscritti 58. Tra gli indicatori economici: depositi bancari 51 in miliardi di lire; imponibile medio IRPEF 14 941 in migliaia di lire;
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Calangianus versamenti ICI 1297; aziende agricole 333; imprese commerciali 353; esercizi pubblici 32; esercizi all’ingrosso 5; esercizi al dettaglio 85; ambulanti 15. Tra gli indicatori sociali: occupati 1627; disoccupati 111; inoccupati 130; laureati 138; diplomati 627; con licenza media 1479; con licenza elementare 1397; analfabeti 89; automezzi circolanti 2155; abbonamenti TV 1266.
hanno ancora sufficienti elementi per una sua collocazione cronologica nel` nuragica. l’ambito della civilta
Calangianus – La piccola chiesa di Sant’Anna, di origini secentesche, e` stata oggetto di restauro negli anni Ottanta e oggi sfrutta il fascino del granito a vista.
PATRIMONIO ARTISTICO, CULTURALE E AMBIENTALE Il cuore del paese, che conserva intatto il suo assetto tradi` certamente il complesso mozionale, e numentale che comprende tre chiese barocche che si affacciano sull’unica, suggestiva piazza al centro dell’abitato. Innanzitutto la parrocchiale di Santa Giusta, costruita nel secolo XVII in forme barocche, con un’unica navata arricchita da tre cappelle, la copertura a botte e la facciata di granito a vista rifatta nel Novecento; all’interno custodisce affreschi ottocenteschi di Antonio Dovera e l’Assunzione di Andrea Lusso, una collezione di argenti e di paramenti del Sei-Settecento; infine un organo a canne del ` quella Seicento. La seconda chiesa e di Santa Croce costruita nel 1646 sempre in stile barocco, con una sola navata scandita da arcate a tutto sesto e la copertura con volta a botte; all’interno custodisce una pala d’altare di ` quella della Andrea Lusso. La terza e Madonna del Rosario, costruita nella ` del secolo XVII nello seconda meta stesso stile delle altre due; conserva un pulpito ligneo di pregevole fattura
&
Calangianus – Il centro storico ha piazze e vie ordinate.
PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il ter` ricco di nuraghi tra cui quelli ritorio e di Agnu, Budas, Casteddu, Deu e di La Pilea. Molto interessante, a poca distanza dal nuraghe Budas e dalla fonte nuragica di Li Paladini, sulla riva de` la Tomba di stra del Riu Badu Mela, e giganti di Pascaredda. Immersa in una fitta vegetazione, ha una struttura costituita da un lungo corridoio e da una esedra delimitata con lastroni a coltello e stele centrale. Il paramento murario della camera, con pareti legger` costruito con piemente aggettanti, e tre rinzeppate da pietrame minuto. La stele centrale, con orlo periferico in risalto e portello alla base, manca ` stata della parte superiore. La tomba e recentemente oggetto di scavo e anche di pulizia e sistemazione, ma non si
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Cala Regina ` e l’altare, sempre di legno intagliato, e del Settecento. Altro interessante mo` la numento del centro abitato di C. e chiesa di Sant’Anna costruita nel 1665 in forme baroccheggianti con un impianto a navata unica arricchita da una cappella e la copertura con volta a botte. Per ragioni di statica subı` diversi interventi di restauro fino al 1811, quando fu innalzato il campa` nile. Successivamente la chiesa ando ` in rovina e solo tra il 1985 e il 1987 e stata oggetto di un restauro sufficiente. All’interno conserva un altare ligneo del Settecento. Va anche ricordato l’oratorio di Santa Maria degli Angeli costruito nel 1705 e annesso al convento dei Cappuccini dove, all’epoca dell’Angius, «sogliono convivere sacerdoti 5, e quando facciasi lettura di filosofia o teologia cherici 10, in altro caso 4, laici 6, terzini 4». All’interno conserva alcuni altari in legno scolpito e dipinto, il coro e il tabernacolo pure in legno scolpito e due tele di scuola romana del 1836. Fuori dall’abitato va infine ricordata la chiesa di San Sebastiano, situata lungo la strada per Luras in mezzo a un suggestivo su` dell’Ottoghereto; fu costruita a meta cento nel luogo dove sorgeva un’altra chiesa dedicata al santo. Ha l’impianto a una navata, la copertura in ` chiusa da alcuni delegno a capriate; e cenni e ora minaccia di crollare. Il pa` di grande riletrimonio ambientale e vanza per la presenza delle montagne ´ di numerosi e dei folti boschi, nonche piccoli corsi d’acqua, tutti elementi che favoriscono le escursioni verso le alture granitiche dei monti, dai quali, ` visibile il mare (canin alcuni punti, e ` selvaggi toniera di Larai). I tratti piu del territorio, come la regione Campa` possibile visitare il nunadolzu, dove e raghe La Pilea, oltre a possedere una grande ricchezza di flora pregiata (so-
prattutto alberi d’alto fusto e olivastri secolari), sono abitati da numerosi animali come cinghiali, lepri e volpi, ma anche uccelli rapaci di grandi dimensioni, come falchi e poiane. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Le principali feste popolari si svolgono a partire dalla terza domenica di settembre, in onore dei patroni Sant’Isidoro, San Lorenzo e San Francesco, a ciascuno dei quali viene dedicata una giornata intera di festeggiamenti con spettacoli folcloristici che si alternano a momenti prettamente religiosi. ` quella di San Altra festa importante e Giovanni Battista che si celebra il 24 giugno con grande concorso di persone provenienti da tutta la Gallura. ` l’usanza anCollegata a questa festa e tichissima e oggi piuttosto in disuso, praticata dalle ragazze del paese, che chiedevano al cuculo il responso sul loro futuro matrimoniale. Se il cuculo alla loro richiesta avesse cantato, esse avrebbero tratto elementi per stabilire il tempo delle nozze; il silenzio del cuculo aveva invece un significato negativo in relazione al tempo del matrimonio. Non bisogna dimenticare la grande manifestazione che ogni anno si tiene nel paese in relazione alle industrie locali: la Fiera internazionale del Sughero, che si svolge dal 1978.
Cala Nido d’Aquila Localita` turistica situata lungo la costa meridionale dell’isola di La Maddalena, contigua a Cala ` una ridente insenatura Francese (=). E cosparsa da scogli suggestivi e chiusa dalle punte Nido d’Aquila e Tegge. Negli ` divenuta meta di una creultimi anni e scente frequentazione di turisti durante la stagione balneare.
Cala Regina Piccola insenatura che si apre lungo il versane orientale del golfo degli Angeli dominata dall’omon i m a t o r re , c o s t r u i t a n e l s e co lo ` , raggiungibile dalla XVI.La localita
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Calasetta strada litoranea per Villasimius, a partire dagli anni Settanta del Novecento ` sede di una notevole attivita ` di sfrute tamento turistico che ha minacciato di alterarne irreparabilmente il contesto ambientale.
est col comune di Sant’Antioco, a sud e a ovest col mare Tirreno. La costa occidentale, corrosa dal mare sotto l’a` alta e frastagliata, zione dei venti, e composta di trachiti scure alternate a tufi bianchi, mentre a nord e a est, dove si trova la frazione di Cussorgia, ` bassa e sabbiosa. Dal porto di C. pare tono i traghetti per Carloforte, mentre la S.S. 126 collega questo comune al capoluogo Carbonia (27 km).
Calasetta – Panorama. Fondata da immigrati piemontesi nel 1770, fu popolata anche da pescatori liguri provenienti dalla tunisina Tabarca.
` conoSTORIA In un territorio gia ` prenuragica, sciuto dall’uomo in eta come dimostrano le domus de janas di Tupei, il centro abitato attuale, voluto dall’ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro che aveva la signoria feudale dell’isola di Sant’Antioco, fu fondato nel 1770 da una colonia di immigrati piemontesi. A questi si aggiunse un secondo contingente di tabarchini (esuli dall’isola di Tabarca, sulle coste della Tunisia), di origine ligure. L’abitato fu progettato dal Belly (=) secondo una pianta a scacchiera; nel 1763 la popolazione si accrebbe di un altro consistente gruppo di coloni piemontesi. I rapporti tra le ` pero ` non furono molto felici comunita ´ si amalgae ci vollero degli anni perche massero tra loro; nel 1793 C. fu occupato da un contingente di truppe francesi &
Cala Regina – L’insenatura e` dominata dalla torre degli Angeli, costruita nel secolo XVI.
Calasetta Comune della provincia di Carbonia-Iglesias, incluso nel Comprensorio n. 23, con 2745 abitanti (al 2004), posto a 29 m sul livello del mare in un’insenatura dell’estrema punta settentrionale dell’isola di Sant’Antioco, di fronte all’isola di San Pietro. Regione storica: Sulcis. Diocesi di Iglesias. & TERRITORIO Il territorio comunale, dalla forma approssimativa di un triangolo isoscele col vertice posto a sud, si estende per 30,98 km2, confina a nord con la laguna posta tra l’isola di San Pietro e il territorio di Carbonia, a
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Calasetta sbarcato dalla flotta diretta a Cagliari, che procedette a stanziarsi sull’intera isola. Una volta attestati, i francesi cercarono, sotto la guida di Filippo Buonarroti (=), di stabilire legami con la popolazione e proclamarono la repubblica. Dopo il fallimento della spedizione su Cagliari, i francesi furono costretti a lasciare C. di lı` a pochi mesi per l’intervento di una flotta spagnola. Tornato in mano ai Savoia, il villaggio ri` . Ma le difficili prese la sua normalita relazioni tra i due nuclei della popolazione si manifestarono nuovamente e ` di nel 1799 una parte di loro progetto trasferirsi in Corsica. Il progetto non ebbe effetto e quindi nei primi decenni dell’Ottocento, trovato un equilibrio, la ` prese a svilupparsi. Nel 1821 comunita C. fu compreso nella provincia di Iglesias, poi, abolite le province, fu incluso nella divisione amministrativa di Cagliari. Per quanto riguarda questo pe` utile ricordare la testimonianza riodo e che ci ha lasciato Vittorio Angius: «Sono due strade principali, e le case circa 90. I calasetini non sono in maggior numero di 460; e si distribuiscono in famiglie 78. Soglion l’anno celebrarsi matrimoni 6, nascere 25 e morir, quando meno, 14. La vita raramente va ` de’ 55 anni. Le spesse rapide variala zioni delle condizioni atmosferiche cagionano frequenti infiammazioni, onde i dolori laterali, le angine, i reumi d’ogni genere ne sono funestissime conseguenze. Le giubbette di pelli sarebbero un gran preservativo come nelle altre parti della Sardegna, cosı` in questa. Gli uomini di C. sono agricoltori e pescatori, e vi ha chi pratica qualche arte meccanica. Le donne si occupano in lavorare degli ‘‘stroppi’’, che sono cordicelle di palmizi per le reti delle tonnare. La nettezza negli abiti, nelle case, ` lodevolissima, e sanelle masserizie e rebbe desiderabile in altri paesi della
Sardegna. Alla educazione dei fanciulli ` la scuola elementare dove frequene ` . La sua superficie e ` tano 15 e anche piu un’area che potria ricevere starelli ´ la terra sia sabbiosa, le 3000. Comeche biade producon non poco. I fichi vi prosperano meglio che altra specie. Le vigne sono 150, ed in esse sono piantate 1 500 000 viti, che all’anno producono quartieri 200 000, pari a litri 1 000 000 di vino accellente. I zibibbi delicati e l’acquavite spiritosa ottengonsi dalle uve migliori di Spagna e di Francia, che si hanno in gran copia. I vini gentili, moscatello, girone, monica, cannonao ecc., sostengonsi in paragone con li migliori del Campidano. Moltissime specie di pesci nuotano in queste acque, i tonni anch’essi mostransi in tutte le stagioni. Quando il movimento tempestoso delle onde nol vieti, i calasetini si procurano ` gentili a non poca copia delle specie piu ordinario alimento. Essi hanno un buon numero di battelli, e se non s’incurvino con la vanga, sudano su i remi». Nella ` del secolo il piccolo censeconda meta tro prese a svilupparsi rapidamente grazie alla viticoltura e alla pesca. Oggi ` C. ha l’aspetto pulito e ordinato che gia gli riconosceva l’Angius quasi due se` una cittadina attiva che fa coli fa: e della pesca e dell’agricoltura le sue fonti di sviluppo e, negli ultimi decenni, anche del turismo, grazie ai suoi magnifici dintorni. & ECONOMIA La sua economia e ` basata ` anche sulla pesca; molto sviluppata e l’agricoltura, in particolare la viticoltura che fa capo a una Cantina sociale, ` antiche della Sardegna una delle piu `. In fase con altre settant’anni di attivita ` tudi notevole sviluppo sono le attivita ristiche, specialmente quelle relative alle vacanze estive e allo sfruttamento ` ecodelle notevoli risorse ambientali. E nomicamente importante anche la presenza di un porto di IV classe con una
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Calasetta zona riservata alle imbarcazioni da diporto. Artigianato. Forse unica nel suo ` l’attivita ` artigiana di estrarre genere e ` grande molluuna specie di seta dal piu sco bivalve del Mediterraneo, una volta facile da trovare sui bassi fondali del braccio di mare davanti a Calasetta: la ` cchera (pinna nobilis). Il prodotto gna ` il bisso, che recenteche si ottiene e ` stato riscoperto grazie all’attimente e ` di alcune donne del luogo. Vi e ` anvita che l’artigianato classico dei paesi di mare, specialmente legato alla pesca e ` dotato di tutti i ai souvenir. Servizi. C. e ` sede di guardia meservizi essenziali: e dica, di farmacia, scuola dell’obbligo e di servizi bancari. Possiede la Biblioteca comunale, 5 alberghi con 281 posti ` colletto; 1 agriturismo e 8 ristoranti. E legato da autolinee agli altri centri della provincia e sede di partenza per i ` sede di guartraghetti per Carloforte; e dia medica, di farmacia, scuola dell’obbligo e di servizi bancari.
Calasetta – Il fascino d’un aspro paesaggio marino lungo le coste che fronteggiano l’isola di San Pietro.
DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 2788 unita di cui stranieri 11; maschi 1388; femmine 1400; famiglie 1146. La tendenza complessiva rivelava un aumento della popolazione, con morti per anno 25 e nati 21; cancellati dall’anagrafe 75; nuovi iscritti 123. Tra gli indicatori economici: imponibile medio IRPEF
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15 554 in migliaia di lire; versamenti ICI 2162; aziende agricole 793; imprese commerciali 169; esercizi pubblici 25; esercizi all’ingrosso 1; esercizi al dettaglio 65; ambulanti 4. Tra gli indicatori sociali: occupati 683; disoccupati 83; inoccupati 157; laureati 38; diplomati 344; con licenza media 806; con licenza elementare 921; analfabeti 66; automezzi circolanti 878; abbonamenti TV 762. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Oltre ` citate domus de janas di Tupei, alle gia il territorio di C. possiede tre nuraghi, che qui assumono l’appellativo di ‘‘bricco’’, termine ligure che significa altura: sono il Bricco delle Piane, visitabile interamente, il Bricco Scarperino e il Bricco Sisineddu. & PATRIMONIO ARTISTICO, CULTURALE E AMBIENTALE Il centro di C. conserva le tracce della pianta originaria a scacchiera che fu alla base del suo progetto urbanistico settecentesco attorno alla piazza del Municipio e alla chiesa parrocchiale di San Maurizio: fu edificata in un periodo di tempo molto lungo e completata solo nel 1838 su un progetto attribuibile al Varin de la Marche rimaneggiato da Carlo Pilo Boyl. L’edificio presenta forme neoclassiche e la fac` arricchita da due torrette lateciata e rali. Altra caratteristica e importante testimonianza della cultura e delle tra` la torre. L’edificio, alto 17 dizioni di C. e m, con un diametro di 16 m, ha forma troncoconica e domina l’abitato con la sua massa imponente. La torre fu costruita tra il 1737 e il 1752 col compito di vigilare la costa prospiciente e di difenderla da eventuali incursioni; era dotata di artiglieria e di un congruo numero di soldati. A causa delle sue condizioni statiche fu ripetutamente restaurata fino a che, dopo il 1846, perse la sua funzione difensiva. Di particolare interesse paesaggistico sono le
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Calatayud spiagge e tra queste quella della Salina ` colche si estende poco oltre la Torre; e legata alla Spiaggia Grande e insieme ` lungo dell’isola formano l’arenile piu di Sant’Antioco che, attraverso una strada accidentata che corre sulla cresta di una falesia spettacolare, giunge a Cala Lunga dove negli ultimi anni si stanno sviluppando alcuni insediamenti turistici.
prezzo e accompagnato dalla distribuzione gratuita dell’ottimo vino locale.
Cala Sisine Localita` situata a sud di ` costituita da una magniCala Luna, e fica spiaggia sabbiosa che si apre dove sfocia in mare il rio Codula Sisine; negli ultimi decenni la sua suggestiva e selvaggia bellezza ha attirato un numero crescente di turisti durante la stagione balneare.
Cala Sisine – Foto aerea della costa.
Calatayud Famiglia aragonese (sec. XIV). Un suo ramo si trasferı` in Sardegna nel corso del secolo XIV con un Alfonso, uomo d’armi, al seguito di Pietro IV; dopo il 1355 fu investito del feudo di Chia al cui possesso, nel 1395, sua figlia `. Caterina rinuncio
Calatayud, Alfonso Uomo d’armi araCalasetta – Il piccolo borgo, popolato da pescatori liguri fuggiti dalla Tunisia, e` dominato da una possente torre di difesa.
FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Le` antiche tradizioni della cogata alle piu `e ` la sagra del pesce. Si svolge in munita ` stata istituita nel 1975 sopratluglio ed e tutto per intrattenere i turisti. I festeggiamenti avvengono sul lungomare dove i pescatori friggono in caratteristiche enormi padelle una notevole quan` di pesce che viene venduto a poco tita
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gonese (sec. XIV). Si trasferı` in Sardegna al seguito di Pietro IV nel 1353 e dopo la conclusione della prima guerra tra il re e Mariano IV d’Arborea ottenne il feudo di Chia nella curatoria di Nora. ` , ebbe dei forti contrasti Poco dopo, pero con Emanuele de Entenc ¸a, signore di alcuni feudi nella stessa curatoria, che pretendeva di esercitare poteri giurisdizionali anche sul suo feudo. Nel 1363 fu nominato governatore del Capo di Cagliari, ma alcuni anni dopo, scoppiata la guerra tra Pietro IV e Mariano IV, prese il controllo del feudo occupato dalle truppe arborensi.
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Calcargia
Calcargia Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato di Arborea, compreso nella curatoria del Campidano di Milis. Sorgeva in ` Craccargia nelle campagne di localita Milis. Il villaggio probabilmente si svi` attorno a una domo che dipenluppo deva dall’abbazia di Bonarcado. La co` eleggeva annualmente il promunita prio majore e i consiglieri, conducendo sostanzialmente una vita tranquilla; nel 1302 le rendite del villaggio furono concesse dal giudice a Giovanni Mameli e nel corso del XIV, probabilmente dopo l’epidemia di peste del 1376, de`. cadde e si spopolo
Calcatreppola Pianta erbacea perenne della famiglia delle Ombrellifere (Eryngium maritimum), detta anche calcetreppola. Tutta la pianta ha un particolare colore verde-grigio azzurrato, con foglie spinose larghe e simili ` alle corna dei cervi (il nome sardo e ` un capolino corra de screu). Il fiore e globoso con fiori piccoli e verdastri. `, a vivere in suoli Alofita (adattata, cioe con alta concentrazione salina), cresce sulle spiagge e sulle dune. [MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]
Calcio Sport. La nascita in Sardegna ` conseguente alla nadello sport del c. e ` di ginnastica scita delle prime societa isolane. L’Amsicora di Cagliari nasce nel 1897; l’Eleonora d’Arborea, anch’essa di Cagliari, nel 1900; poi quelle sassaresi (1903), la Sef Torres e la S.G. Josto. La prima partita vera e propria viene giocata a Cagliari nell’aprile 1902 tra due formazioni di studenti universitari. L’anno successivo la Josto organizza a Sassari in Piazza d’Armi il suo primo match (con i primi incidenti): e poi via via a Ozieri, a Nuoro, a Oristano ` locali. Nel 1905 la nascono altre societa ` Ilvarsenal, nata nel 1903, si societa iscrive per prima in Sardegna alla neonata Federazione nazionale di c. Nel
1905 nasce anche la S.G. Olbia, futura ` calcistica regionale. Nel grande realta 1911 si svolge a Sassari, in Piazza d’Armi, il primo campionato sardo, vinto dalla Torres; ma, in genere, le partite di foot-ball fanno da contorno alle gare di ginnastica e di atletica. Dopo la parentesi della Grande Guerra, nel ` la Federazione orga1920, quando gia nizza campionati a vario livello, nasce il Cagliari Foot-ball Club, che inaugura ` battendo la Torres 5-2 nel l’attivita primo derby sardo della storia. Nel 1923 anche la Sardegna ha il suo primo commissario regionale della Federazione, l’avvocato Giorgio Mereu, co´ non stretto a lasciare la carica perche `i gradito al PNF, che nomina d’autorita rappresentanti sardi di tutte le discipline. In questo periodo nascono anche i primi stadi veri e propri: l’‘‘Acquedotto’’ a Sassari, il campo di via Pola a Cagliari e nel 1926 il campo della Tharros a Oristano e il ‘‘Quadrivio’’ di Nuoro. Ma il campionato regionale ancora non decolla, mentre nel 1928 viene organizzato il primo corso per arbitri: ` il primo Giuseppe Fois, sassarese, sara (e l’unico) ad arbitrare in serie A. Negli anni Trenta il Cagliari e la Torres cominciano a imporsi in campo nazionale: la prima raggiunge la serie B nel 1931 e la Torres nel 1932 la manca per ` un periodo di grande popoun soffio. E ` per il c.: nascono societa ` in tutti i larita ` grandi compresi quelli minecentri piu rari, come la Carbosarda (di Carbonia), l’Iglesias, il Guspini ecc. Dopo la guerra, nel 1947, il Cagliari viene ripescato in B, la Carbosarda accede alla C e la Torres assieme a Quartu, Tempio, Nuoro, l’Aquila Cagliari, l’Ilva, il Macomer, l’Alghero, il Bacu Abis, il Calangianus, il Montevecchio e il Carloforte di` la serie D. Il sputa quella che diventera Cagliari continua la sua crescita fino alla conquista della serie A (1964) e allo
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Calcio scudetto (1970), mentre le altre due ` rappresentative saranno squadre piu la Torres e l’Olbia in serie C con gli in` recenti di Tempio, Sant’Elena nesti piu Quartu, Sorso, Carbonia (ex Carbosarda), Nuorese in C2. Attualmente il c., assieme al neonato c. a cinque, ha raggiunto una diffusione capillare in tutta l’isola, a tutti i livelli e alcuni giocatori sardi si sono messi in evidenza in campo nazionale e internazionale. Anche il c. femminile ha raggiunto una discreta diffusione in Sardegna: le due ` isolane sono la Torres massime realta (ex Woman, detentrice di tre scudetti) e l’Oristano, entrambe attualmente in serie A. [GIOVANNI TOLA] & IL CALCIO SARDO PROVINCIA PER PROVINCIA Le seguenti squadre sarde erano iscritte ai campionati 2006-2007: Provincia di Cagliari Cagliari Calcio nel campionato nazionale di serie A; Atletico Calcio nel campionato di serie D; Sant’Elena di Quartu nel campionato di Eccellenza; Selargius nel campionato di Eccellenza; Quartu 2000 nel campionato di Eccellenza; Villasimius nel campionato di Eccellenza; Gialeto di Serramanna nel campionato di Promozione; Muravera nel campionato di Promozione; Sarroch nel campionato di Promozione; Decimomannu nel campionato di Promozione; Sinnai nel campionato di Promozione; Nuova Monreale nel campionato di Promozione; Asseminese nel campionato di Promozione; Gemini P. nel campionato di Promozione; Pula nel campionato di Promozione; Villanova Tulo nel campionato di Promozione; Capoterra nel campionato di prima categoria; Ferrini Cagliari nel campionato di prima categoria; CMS Sant’Elia nel campionato di prima categoria; Elmas nel campionato di prima categoria; Serramanna nel campionato di prima categoria; Uta 90 nel campionato di prima categoria; Ju-
piter nel campionato di prima categoria; Siliqua nel campionato di prima categoria; Su Planu nel campionato di prima categoria; La Palma Monte Urpino nel campionato di prima categoria; Orione 1996 nel campionato di prima categoria; CUS Cagliari nel campionato di prima categoria; Fermassenti nel campionato di prima categoria; San Sperate nel campionato di prima categoria; Mandas nel campionato di prima categoria; Monserrato nel campionato di prima categoria; Isili nel campionato di prima categoria; Orrolese nel campionato di prima categoria; Senorbı` nel campionato di prima categoria; Jupiter nel campionato di prima categoria; 86 Villaputzu nel campionato di prima categoria; Villa San Pietro nel campionato di prima categoria; Soleminis nel campionato di prima categoria; Atletico Selargius nel campionato di seconda categoria; Assemini 1980 nel campionato di seconda categoria; Dolianova nel campionato di seconda categoria; Johannes nel campionato di seconda categoria; Settimo San Pietro nel campionato di seconda categoria; S.C. Castiadas nel campionato di seconda categoria; Giesse Assemini nel campionato di seconda categoria; P. Capoterra nel campionato di seconda categoria; Capoterrese nel campionato di seconda categoria; Decimoputzu nel campionato di seconda categoria; N. Nuraminis nel campionato di seconda categoria; Samatzai 85 nel campionato di seconda categoria; Villasor nel campionato di seconda categoria; Santa Lucia Barrali nel campionato di seconda categoria; Ussana nel campionato di seconda categoria; Sestu nel campionato di seconda categoria; Nurallao nel campionato di seconda categoria; Sant’Avendrace nel campionato di seconda categoria; Nurri nel campionato di seconda categoria; P. Escolca nel campio-
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Calcio nato di seconda categoria; Vallermosa nel campionato di seconda categoria; Is Urigus nel campionato di seconda categoria; PGS San Paolo nel campionato di seconda categoria; Maracalagonis nel campionato si seconda categoria; Ferrini Quartu nel campionato di seconda categoria; La Salle nel campionato di seconda categoria; Azzurra Monserrato nel campionato di seconda categoria; Quartu S.E. nel campionato di seconda categoria; Pimentel nel campionato di seconda categoria; Silius 85 nel campionato di seconda categoria; S.G. Flumini nel campionato di seconda categoria; Ballao nel campionato di seconda categoria; Fulgor nel campionato di seconda categoria; Andromeda nel campionato di seconda categoria; F. Bellu nel campionato di seconda categoria; Porto Corallo nel campionato di seconda categoria; Jasnagora nel campionato di seconda categoria. Provincia di Sassari Torres di Sassari nel campionato nazionale di C2; Alghero nel campionato di serie D; La Palma Alghero nel campionato di Eccellenza; Castelsardo nel campionato di Eccellenza; Latte Dolce nel campionato di Eccellenza; Ozierese nel campionato di Promozione; Usinese nel campionato di Promozione; Ittiri nel campionato di Promozione; Fertilia nel campionato di Promozione; Olmedo nel campionato di Promozione; Thiesi nel campionato di prima categoria; Bonorva nel campionato di prima categoria; Porto Torres nel campionato di prima categoria; Loretella sa Segada nel campionato di prima categoria; Bultei nel campionato di prima categoria; Malaspina Osilo nel campionato di prima categoria; Stintino nel campionato di prima categoria; Sassari nel campionato di prima categoria; Lanteri Sassari nel campionato di prima cate-
goria; Sorso nel campionato di prima categoria; Monte Alma nel campionato di prima categoria; Ardara nel campionato di prima categoria; Pozzomaggiore nel campionato di prima categoria; Valledoria nel campionato di prima categoria; Benetutti nel campionato di seconda categoria; Burgos nel campionato di seconda categoria; Gymnasium S.C. nel campionato di seconda categoria; Palmadula nel campionato di seconda categoria; Viddalbese nel campionato di seconda categoria; Pattada nel campionato di seconda categoria; Bono nel campionato di seconda categoria; Lachesina Mores nel campionato di seconda categoria; Audax Algherese nel campionato di seconda categoria; Tissi nel campionato di seconda categoria; San Giorgio di Perfugas nel campionato di seconda categoria; Fulgor Sassari nel campionato di seconda categoria; Atletico Uri nel campionato di seconda categoria; Robur Sennori nel campionato di seconda categoria; Sennori nel campionato di seconda categoria; Ossese nel campionato di seconda categoria; Pealu Thiesi nel campionato di seconda categoria; Wilier nel campionato di seconda categoria; Romangia nel campionato di seconda categoria; CUS Sassari nel campionato di seconda categoria; Ozieri nel campionato di seconda categoria; Robur Sennori nel campionato di seconda categoria; Laerru nel campionato di seconda categoria; Plubium nel campionato di seconda categoria. Provincia di Olbia-Tempio Olbia nel campionato di serie C2; Arzachena nel campionato di serie D; Calangianus nel campionato di serie D; Tempio nel campionato di serie D; Budoni nel campionato di Eccellenza; San Teodoro campionato di Eccellenza; Tavolara nel campionato di Eccellenza; Ilvamaddalena nel campionato di Eccellenza;
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Calcio ` nel campionato di PromoBudduso zione; Porto Rotondo nel campionato di Promozione; Lauras nel campionato di Promozione; Golfo Aranci nel campionato di prima categoria; Telti nel campionato di prima categoria; Santa Teresa di Gallura nel campionato di prima categoria; Palau nel campionato di prima categoria; Berchidda nel campionato di prima categoria; Luogosanto nel campionato di prima categoria; Cal` nel campionato di seconda cio Budduso categoria; Montina nel campionato di seconda categoria; Oschirese nel campionato di seconda categoria; L.M. Pausania nel campionato di seconda categoria; Baja Sardinia nel campionato di seconda categoria; Porto San Paolo nel campionato di seconda categoria; S.P. Badesi nel campionato di seconda categoria; Padru nel campionato di seconda categoria; Azzanı` nel campionato di seconda categoria; S. Antonio di Calangianus nel campionato di seconda cate´ nel campionato di segoria; Ovidde conda categoria. Provincia di Carbonia-Iglesias Carbonia nel campionato di Promozione; Monteponi Iglesias nel campionato di Promozione; Carloforte nel campionato di Promozione; Sguotti Carbonia nel campionato di prima categoria; Sant’Antioco nel campionato di prima categoria; Gonnesa nel campionato di prima categoria; Arixi nel campionato di prima categoria; Calcio Iglesias nel campionato di prima categoria; Villaperuccio 96 nel campionato di seconda categoria; Santadi nel campionato di seconda categoria; Portoscuso nel campionato di seconda categoria; Buggerru nel campionato di seconda categoria; C. Iglesias nel campionato di seconda categoria; Tratalias nel campionato di seconda categoria. Provincia di Oristano Tharros nel campionato di Eccellenza; Ghilarza
nel campionato di Eccellenza; Abbasanta nel campionato di Promozione; Terralba nel campionato di Promozione; Bosa nel campionato di prima categoria; Folgore Mogoro nel campionato di prima categoria; Solarussa nel campionato di prima categoria; Santa Giusta nel campionato di seconda categoria; C.R. Arborea nel campionato di seconda categoria; Latte Arborea nel campionato di seconda categoria; Pauli Arbarei nel campionato di seconda categoria; Marrubiu nel campionato di seconda categoria; Masullese nel campionato di seconda categoria; Folgore Mogoro nel campionato di seconda categoria; Tanca Marchesa nel campionato di seconda categoria; Folgore Oristano nel campionato di seconda categoria; Paulese nel campionato di seconda categoria; Cuglieri nel campionato di seconda categoria; Oristanese nel campionato di seconda categoria; Virtus Villaurbana nel campionato di seconda categoria; Calmedia Bosa nel campionato di seconda categoria; Tadasuni nel campionato di seconda categoria; Norbello nel campionato di seconda categoria; Ruinas 81 nel campionato di seconda categoria; Allai nel campionato di seconda categoria; 4 mori nel campionato di seconda categoria; Narboliese nel campionato di seconda categoria; Monterra nel campionato di seconda categoria; Gonnostramatza nel campionato di seconda categoria; Arcidano nel campionato di seconda categoria; Gonnos nel campionato di seconda categoria; Golapini nel campionato di seconda categoria. Provincia del Medio Campidano Villacidrese nel campionato di serie D; Samassi nel campionato di Eccellenza; Arbus nel campionato di Promozione; Sanluri nel campionato di Promo-
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Caldanzano zione; Guspini nel campionato di Promozione; R. Villacidro nel campionato di prima categoria; Sardara 83 nel campionato di prima categoria; Gesturese nel campionato di seconda categoria; Libertas Barumini nel campionato di seconda categoria; Pabillonis nel campionato di seconda categoria; Pauli Arbarei nel campionato di seconda categoria; Furtei nel campionato di seconda categoria. Provincia dell’Ogliastra Tortolı` nel campionato di Eccellenza; Baunese nel campionato di Promozione; Cannonau Jerzu nel campionato di Promozione; Barisardo nel campionato di Promozione; Lanusei nel campionato di Promozione; Castor Tortolı` nel campionato di prima categoria; Villagrande nel campionato di prima categoria; Cardedu nel campionato di seconda categoria; Lotzorai nel campionato di seconda categoria; Perdasdefogu nel campionato di seconda categoria; Triei nel campionato di seconda categoria; Tertenia nel campionato di seconda categoria; Seui Arc. nel campionato di seconda categoria; Lidori nel campionato di seconda categoria; Ulassai nel campionato di seconda categoria; Ilbono nel campionato di seconda categoria; Johannes nel campionato di seconda categoria. Provincia di Nuoro Nuorese nel campionato di C2; Taloro Gavoi nel campionato di Eccellenza; Macomer nel campionato di Promozione; Dorgalese nel campionato di Promozione; Bittese nel campionato di prima categoria; Siniscola nel campionato di prima categoria; Borore nel campionato di prima categoria; Oniferese nel campionato di prima categoria; Fonni nel campionato di prima categoria; Ovodda nel campionato di prima categoria; Brunellese nel campionato di prima categoria; Fanum Orosei nel
campionato di prima categoria; Meana Sardo nel campionato di prima categoria; Corrasi Junior nel campionato di prima categoria; Lulese nel campionato di prima categoria; Macomerese nel campionato di prima categoria; Silanus nel campionato di prima categoria; Orunese nel campionato di seconda categoria; Atletico Nuoro nel campionato di seconda categoria; Orani nel campionato di seconda categoria; Montalbo nel campionato di seconda categoria; Irgolese nel campionato di seconda categoria; Tex. Aritzo nel campionato di seconda categoria; Ollolai nel campionato di seconda categoria; S.P. Siniscola nel campionato di seconda categoria; Lodine nel campionato di seconda categoria; Olzai nel campionato di seconda categoria; Tuttavista nel campionato di seconda categoria; Idolo nel campionato di seconda categoria. A queste squadre vanno aggiunte quelle giovanili che disputano numerosi campionati diffusi su tutto il territorio dell’isola e quelle di calcio femminile ugualmente numerose e che hanno ` volte camnella Torres di Sassari, piu ` prestipione d’Italia, la compagine piu giosa.
Caldanzano, Luigi Pittore (Cagliari ` negli anni in 1880-Genova 1928). Gia cui studiava presso l’Istituto tecnico ` natale venne attirato dal didella citta segno e dalla pittura, favorito in questo dall’animato ambiente artistico della Cagliari degli inizi del Novecento. Nel 1908 aprı` uno studio a Cagliari ed ebbe modo di imporsi all’attenzione del pubblico. Probabilmente ` la sua fornegli stessi anni completo mazione con soggiorni a Parigi e in al` . Interessato alla grafica, nella tre citta quale ben presto ottenne significativi ` nel disegno di risultati, si specializzo cartelloni pubblicitari. Si trasferı` a
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Calendario della Regia Universita` di Cagliari Milano, dove divenne cartellonista per la casa editrice musicale Ricordi e per altre importanti case. Tormentato dalla nostalgia per la Sardegna, ` percorrendola tutta a piedi e vi torno a cavallo. Rientrato nella penisola, ` la sua attivita ` di disegnatore continuo pubblicitario con crescente successo.
Caldarella, Antonino Storico (n. sec. XX). Docente universitario siciliano, studioso del periodo aragonese in Sici` anche della Sardegna aplia, si occupo profondendo la figura di Martino I nei suoi scritti, La Sardegna dopo la morte di Martino I, ‘‘Studi sassaresi’’, XIII, 1935, e L’impresa di Martino I re di Sicilia in Sardegna, 1936.
Caldarelli, Nazzareno (noto con il nome d’arte Vincenzo Cardarelli) Poeta e scrittore (Viterbo 1887-Roma 1959). Trascorse un’infanzia difficile a causa ` di un ‘‘padre padrone’’ che ne osteggio l’impegno intellettuale. Fece le sue prime esperienze letterarie nel ‘‘Marzocco’’ e dal 1911 ne ‘‘La Voce’’. Dopo la ` con prima guerra mondiale collaboro ‘‘La Ronda’’, pubblicando importanti raccolte di versi e celebri corrispondenze come inviato speciale. Nel 1930 ` il ottenne il premio ‘‘Bagutta’’. Passo resto della vita isolato e tormentato da una condizione di salute precaria. Alla Sardegna, dove era stato per un ` un articolo su breve periodo, dedico Vincenzo Sulis, pubblicato ne ‘‘L’illustrazione sarda’’, 32-33, 1955.
` Cittadino sassarese Calderari, Nicolo (sec. XIII). Di probabile origine genovese, quando, dopo l’estinzione della di` si conastia giudicale di Torres, la citta stituı` in Comune, fu nominato capitano. ` decisi sostenitori Nel 1294 fu tra i piu ` di stipulare con Gedella opportunita nova una convenzione in base alla ` con un patto di diquale Sassari si lego ` ligure. pendenza alla citta
Caleca, Antonino Museologo (n. Vi-
terbo 1943). Studioso dei problemi del ` dedicato all’insegnarestauro, si e mento universitario. Attualmente insegna Museologia e critica artistica del ` di Lettere restauro presso la Facolta ` di Pisa. Nel 1984 ha condell’Universita corso alla realizzazione della mostra sui retabli a San Domenico di Cagliari. Tra gli scritti che riguardano la Sardegna: Pittura in Sardegna. Problemi mediterranei, in Cultura quattro-cinquecentesca in Sardegna. Retabli restaurati e documenti, Catalogo, 1985; Pittura del Duecento e del Trecento in Sardegna, in La pittura in Italia: il Duecento e il Trecento, 1986.
Calegari, Giulio Archeologo (n. sec. XX). Ha lavorato col Cornaggia Castiglioni all’identificazione del Paleolitico sardo. Nel 1978 ha preso parte alla XXII Riunione scientifica dell’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria svoltasi a Sassari, presentando una relazione su I pendagli ad alamaro dell’Eneolitico sardo (con O. Cornaggia Castiglioni), in Atti della XXII Riunione scientifica dell’Istituto italiano di Preistoria e Protostoria nella Sardegna centrosettentrionale, 1980; Prima segnalazione del Paleolitico in Sardegna (con O. Cornaggia Castiglioni), ‘‘Natura’’, I-II, 70, 1979.
Calendari Pubblicazioni a stampa tipiche della Sardegna del secolo XVIII, che con gli almanacchi sono da considerare le prime manifestazioni della stampa periodica nell’isola. Sono di ´ spesso contengrande interesse perche gono articoli che contribuiscono a illu` sarda del strare gli aspetti della realta tempo.
` di ‘‘Calendario della Regia Universita Cagliari’’ Pubblicazione annuale fatta ` di Cagliari stampare dall’Universita presso la tipografia Timon tra il 1850 e il 1858; contiene notizie biografiche sugli insegnanti che operavano nell’Ate-
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Calendario Sardo neo e sui corsi che essi tenevano annualmente.
‘‘Calendario Sardo’’ Pubblicazione fatta appositamente per usi politico` a essere amministrativi, che comincio stampata a partire dal 1774 nella Stamperia Reale di Cagliari col titolo ‘‘Calendario generale del Regno di ` a essere pubbliSardegna’’ e continuo cata con cadenza annuale col titolo di ‘‘C.S.’’ fino al 1836 e quindi, continuativamente, dal 1837 al 1851. Contiene i ´ e di tutte le autorita ` nomi del vicere civili e militari dell’isola, i nomi dei professionisti e dei docenti universitari; in qualche annata sono riportate anche notizie sulla demografia e su altri aspetti della vita sarda. Le annate conosciute del calendario sono: 1. Calendario generale del Regno di Sardegna, 1777; 2. Calendario generale del Regno di Sardegna, 1778; 3. Calendario generale del Regno di Sardegna, 1792; 4. Calendario sardo per l’anno 1794, 1794; 5. Calendario sardo astrologico per l’anno 1798, diretto da L. De Prunner, 1798; 6. Calendario per le scienze ed arti per l’anno MDCCCVII (questo fu pubblicato a Sassari, Stamperia privilegiata), 1807; 7. Calendario e lunario sardo con aggiunte filologiche, 1808; 8. Calendario filologico sardo del MDCCCXIII, 1813; 9. Calendario e lunario sardo con aggiunte filologiche, 1818; 10. Calendario sardo per l’anno 1821, 1821; 11. Calendario sardo per l’anno 1828, 1828; 12. Calendario sardo per l’anno 1832, 1832; 13. Calendario sardo per l’anno 1833, 1833; 14. Calendario generale del Regno di Sardegna, pubblicazione annuale stampata a Cagliari presso Timon dal 1837 al 1851.
Calendula Pianta erbacea perenne della famiglia delle Composite (C. officinalis L.). Ha fusto ramificato ricoperto di una fitta peluria. Le foglie sono spesse, lanceolate, verdi-grigia-
stre, quelle inferiori disposte a rosetta. Le infiorescenze a capolino sono di colore variabile dal giallo all’arancio; i frutti sono acheni rugosi, arcuati, a volte dotati di uncini. Fiorisce a fine primavera e a fine autunno. Molto comune nei campi e nei luoghi ` consighiaiosi e assolati. Da sempre e derata simbolo del Sole, di cui segue i movimenti con l’apertura e la chiusura dei fiori. Contiene molti princı`pi attivi che vengono utilizzati in fitoterapia come antidolorifici e come emollienti e rinfrescanti per la pelle. Nella medicina popolare le foglie si usano contro porri e verruche. Nomi sardi: Caraganzu (campidanese), Cacaranciu (gallurese), Frore de cada mese (logudorese), Erba de flore (Sardegna settentrionale). [MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]
Calendula – Le tipiche infiorescenze a capolino.
Caletta, La Localita` dell’isola di San Pietro posta a circa 10 km da Carlo` svilupforte; negli ultimi decenni si e pata divenendo un’importante loca` turistica dotata di buone attrezzalita ` arricchito dalla bellisture. Il sito e ` consima Cala dello Spalmatore che e
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Calledda tornata da una estesa spiaggia sabbiosa.
ral aux 17.e et 18.e sie`cle (con J. Day, S. Bonin e A. Jelinski), 1993; Economia rurale e strutture demografiche di Alghero in alcune statistiche sei-settecentesche (con J. Day), in Alghero, la Catalogna, il Mediterraneo (a cura di Antonello Mattone e Piero Sanna), 1994.
Calic Stagno salmastro a pochi chilome-
La Caletta – Torre di San Giovanni. Ridente appendice marina di Siniscola, La Caletta si e` ` turistica. sviluppata soprattutto con l’attivita
Calia, Itria Studiosa di storia della Sardegna (Lula 1953-Parigi 2006). Dopo aver conseguito la laurea in Lettere, ha ´ cole des Hautes studiato presso l’‘‘E ´ tudes’’ a Parigi. Qui ha collaborato E con J. Day contribuendo alla realizzazione dell’Atlas de la Sardaigne rural ` divenaux 17.e et 18.e sie`cle. Nel 1985 e tata ricercatrice di Storia moderna ` di Scienze politiche presso la Facolta ` di Sassari. Dimessasi dell’Universita `, e ` tornata a Parigi, dove dall’Universita ` scomparsa a 53 anni. Tra i suoi scritti: e La questione sarda nella storiografia del secondo dopoguerra, ‘‘Storia contemporanea’’, XII, 13, 1981; I Francesi e la Sardegna. L’immagine della Sardegna nella cultura francese dell’800 e ’900, ‘‘Quaderni sardi di Storia’’, 2, 1981; La Sar`cle: daigne rurale aux XVII-XVIII sie e´tude cartographique (con S. Bonin, J. Day e A. Jelinski), 1988; Francia e Sardegna nel Settecento. Economia, politica e cultura, 1993; Atlas de la Sardaigne ru-
tri da Fertilia. Le rovine di un ponte romano a 24 arcate dimostrano la sua antica frequentazione come area tradizionalmente dedicata alla pesca. La superficie si sviluppa parallelamente alla co` separato dal mare da una strista ed e scia sabbiosa; si tratta di uno specchio ` , nel d’acqua di modesta profondita quale sfocia il rio Barca, rendendo possibile la commistione di acque salate e di acque dolci. La situazione ha favorito ` di canlo sviluppo di una gran quantita neti e di altre piante acquatiche (si dice 350 specie), e ha prodotto una discreta ` . La pesca vi e ` praticata con pescosita una caratteristica imbarcazione, un chiattino conosciuto come ciu.
Calicotome = Ginestra Caligaris, Maria Grazia Giornalista, consigliere regionale (n. La Maddalena 1957). Dopo essersi laureata in Lettere ` dedicata all’insegnamento nelle si e scuole secondarie e al giornalismo (ha al suo attivo un agile manuale di introduzione alla prova scritta del ‘‘nuovo’’ ` iscritta all’albo ` ). E esame di maturita ` autrice di dei professionisti dal 1988; e racconti e ha collaborato con diverse testate anche a livello nazionale. Nel 2004 ha aderito a Progetto Sardegna di ` stata eletta nel ‘‘liRenato Soru ed e stino’’ consigliere regionale per la XIII legislatura.
Calledda, Antonio Ignazio Funzionario di partito, consigliere regionale (n. ` stato eletto Mandas 1957). Nel 1999 e consigliere regionale per il PDS nel collegio di Cagliari per la XII legislatura;
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Callisto riconfermato nel 2004 per la XIII legislatura.
Callisto, san Santo (Roma, 155 ca.-ivi 222). Papa dal 217 al 222. Schiavo del liberto imperiale Carpoforo, C. dila` con il fallimento di una banca i pido beni del suo padrone e da questi venne ` assegnato a umili mansioni; per percio intercessione dei cristiani lo stesso Carpoforo consentı` al futuro pontefice di poter recuperare i crediti, in modo da risanare la bancarotta. Per richiedere del denaro prestato a un ebreo, C. si ` in una sinagoga di Roma di sabato: reco questa ingiuria, unita alla sua appartenenza cristiana, fu causa di denuncia ´ il praefecda parte dei Giudei, cosicche ` ad metus urbi, Fusciano, lo condanno talla in Sardegna, ossia al duro lavoro nelle miniere sarde. In seguito a questi avvenimenti giunse nell’isola un presbitero della Chiesa romana, Giacinto, che recava una lettera dell’imperatore Commodo a cui era annesso un elenco di cristiani di Roma condannati ai lavori forzati, fornito dallo stesso papa Vittore: nella lettera si chiedeva l’immediata liberazione dei cristiani, per la quale era stata determinante l’intercessione di Marcia, concubina preferita dell’imperatore, simpatizzante del ` seCristianesimo di cui era forse gia guace. C. non era compreso nell’elenco, ma riuscı` tuttavia a farsi liberare e fece ritorno a Roma; in seguito a questi fatti, avvenuti nell’ultimo decennio del se´ mena colo II e riportati nei Philosophou (Elenco contro tutte le eresie) attribuiti ` stretto cola Ippolito, egli divenne il piu laboratore di papa Zefirino (199-217) e alla sua morte, avvenuta nel 217, divenne papa. Il suo pontificato fu caratterizzato da controversie di carattere morale e teologico, nelle quali il suo principale avversario fu il presbitero Ippolito (forse anch’egli esiliato in Sardegna nel 235), che si fece inutilmente
` di nominare antipapa contro l’autorita C.: quest’ultimo resse il pontificato fino al 222, anno della sua morte. [PIERGIORGIO SPANU]
´ llistos, che Romano dal nome greco, ka significa ‘‘molto bello’’. Presbitero, dal pontefice Zefirino ebbe l’incarico di costruire il cimitero catacombale sulla via Appia. La sua elezione a papa pro` il primo scisma della Chiesa lavoco tina. Considerandolo di origini plebee, addirittura schiavo, accusandolo di aver legittimato matrimoni tra ricchi e poveri, di essere debole verso i peccatori di apostasia, adulterio e omicidio, ` per Ippolito, antiuna minoranza voto papa dal 217 al 235. Martire per i trent’anni di lavori forzati nelle miniere sarde o secondo la passio per essere stato ucciso durante una sommossa popolare o (altra versione) per essere stato gettato in un pozzo con una macina di mulino al collo. Il proverbio: «Sa dı` de Santu Callistu, / candu est asciutta e bentosa, / annada sicca e gelosa [con gelate] / candu est infusta e serena, / annada bona e prena» (Il giorno di San Callisto, – ` asciutto e ventoso, – l’annata quando e ` secca e gelosa – quando e ` bagnato e e ` buona e piena). sereno, – l’annata e [ADRIANO VARGIU]
Callu (caglio) Tipico alimento del mondo pastorale sardo. Le sue origini si per` l’abomaso dono nella notte dei tempi; e del capretto o dell’agnello da latte, che viene anche usato per la preparazione dei formaggi acidi.
Calmedia Leggendaria figlia di Sardo`, eroe eponimo dei Sardi, primi popolatori dell’isola. Secondo una antichissima tradizione avrebbe fondato Bosa ` prospiciente l’atvetus in una localita ` . In effetti l’antica citta ` si svituale citta ` con ogni probabilita ` nel secolo IX luppo a.C. da uno scalo commerciale dei Fenici.
Calori, Luigi Studioso di anatomia
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Calvi umana (San Pietro in Casale 1807-Bologna 1896). Ottenuta la laurea in Medicina, dal 1844 fu nominato professore di Anatomia descrittiva e topografica ` di Bologna. Nel presso l’Universita 1879 scrisse Sopra un antico cranio fenicio trovato in Sardegna messo a riscontro con gli altri pochi conosciuti.
Calsinagio Famiglia della borghesia sassarese (secc. XVII-XVIII). Le sue prime notizie risalgono al secolo XVII. Nel corso del secolo alcuni C. ricoprirono le magistrature cittadine e uffici pubblici raggiungendo una buona condizione economica. Nel 1680 ottenne il cavalierato ereditario con il dottor Gaspare, vicario reale di Sassari e alcaide di Porto Torres; lo stesso, nel 1688, fu ammesso allo Stamento militare durante il parlamento Monteleone. Nel 1689 Gavino e Pietro, figli del dottor Gaspare, si segnalarono durante i lavori dello stesso Parlamento; i loro discendenti continuarono a mantenere una posizione distinta a Sassari, ma si estinsero alla fine del secolo XVIII.
Caltagirone, Benedetto Antropolologo (n. Iglesias 1947). Conseguita la laurea ` dedicato alla ricerca, stuin Lettere si e diando in particolare i problemi della ` sarda. Fatta un’epastorizia nella realta ` sperienza di studio presso l’Universita della Provenza, attualmente insegna ` di Scienze della Formanella Facolta ` di Cagliari. Tra i zione dell’Universita suoi scritti: Gli strumenti del lavoro contadino: poveri, semplici ma funzionali, in Sardegna. L’uomo e la pianura (a cura di Angela Terrosu Asole), 1984; Il lavoro del pastore e` sempre una fatica infinita, in Sardegna. L’uomo e le montagne (a cura di Angela Terrosu Asole), 1985; Note sull’abigeato in Barbagia, ‘‘Quaderni bolotanesi’’, XV, 1989; Rubare e prendere bestiame. Un itinerario storicoculturale dei pastori in Sardegna, 1989; Animali perduti: abigeato e scambio so-
ciale in Barbagia, 1989; Few Notes on daily Life in Retabli Sardinia Sacred Art of the Fiftenth and Sixtenth Centuries, ´lits spe´cifiques et spe ´cificite´ cul1993; De ´ tudes turelle du banditisme sarde, ‘‘E Corses’’, XL-XLI, 1993.
Calvi, Alberto Giornalista televisivo e teleoperatore (n. Sassari 1956). Figlio di Sergio, ha lavorato come inviato della RAI in diverse parti del mondo e ` internazionale ha raggiunto notorieta nel 1990 durante la prima guerra del Golfo come autore di una serie di eccezionali servizi, ripresi dalle CNN e ri` stato antrasmessi in tutto il mondo. E che in Afghanistan e negli USA subito dopo l’attentato alle Twin Towers di New York. Ha avuto numerosi riconoscimenti nazionali e internazionali. Il ` spesso suo impegno professionale si e ` stato fonassociato a quello politico. E datore dell’UDR con Francesco Cossiga e presidente del Consiglio provinciale di Sassari dopo il 1995.
Calvi, Sergio Giornalista (Albenga ` stato tra i primi re1928-Sassari 1981). E dattori del quotidiano sassarese ‘‘Il Corriere dell’isola’’, fondato nel marzo 1947 su iniziativa di un gruppo di dirigenti della DC locale. Alla chiusura del giornale, nel 1957, fu assunto alla RAI; da ` dopo qualche anno a SasCagliari torno sari, dove veniva aperta la nuova sede della RAI-TV, di cui divenne responsabile. Morı` improvvisamente a Sassari nel 1981, a 53 anni.
Calvi, Vittorio Pittore (n. Sassari 1933). Diplomato all’Istituto d’Arte di Sassari, ha esordito nel 1954 partecipando alla ‘‘Mostra regionale delle arti figurative’’ di Nuoro. «Distingue la sua produzione pittorica una figurazione allusiva, popolata di architetture fantastiche, dove il gusto delle stratificazioni e sovrapposizioni cromatiche si unisce all’evocazione di at-
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Calvia mosfere di sapore vagamente metafisico» (Giuliana Altea, 1986).
Vittorio Calvi – Natura morta. Uva. Il pittore sassarese e` passato da una fase di realismo a ` dispiegata fantasia espressiva. una di piu (2001; collezione privata)
Calvia, Giuseppe Studioso di tradizioni popolari e poeta (Mores 1866-ivi 1943). Fece i suoi studi a Roma dove fu ` , ma anche di Antonio allievo del Pitre Labriola e Angelo De Gubernatis. Di idee garibaldine, pur essendo stato eletto nel 1895 consigliere provinciale di Sassari, nel 1897 seguı` Ricciotti Gari´ col baldi in Grecia, dove combatte grado di capitano contro i Turchi. Negli anni successivi il suo impegno culturale e politico non venne mai meno; ` versi in italiano e in sardo con pubblico lo pseudonimo di Lachesinu, e scrisse numerosi lavori di storia delle tradi` anche a essere zioni popolari. Continuo eletto consigliere provinciale di Sassari. Tra i suoi scritti: Pane e dolci tradizionali della Sardegna, ‘‘Rivista delle tradizioni popolari italiane’’, I, 1893;
Leggenda di Monte Ruju, ‘‘Rivista di tradizioni popolari’’, I, 7, 1894; Leggenda di Rocca Chenale, ‘‘Rivista di tradizioni popolari’’, I, 7, 1894; Il nodo di Salomone in Sardegna (‘‘Su nodu de Salomone’’), ‘‘Rivista di tradizioni popolari’’, II, 2, 1894; La leggenda del sasso di Arzolas (Oschiri), ‘‘Rivista di tradizioni popolari’’, II, 8, 1894; Il Natale in Sardegna, ‘‘Archivio per lo studio delle tradizioni popolari’’, XIII, 1894; In Sardegna, in ‘‘Rivista di tradizioni popolari’’, I, 1894; Canti funebri di Ploaghe in Sardegna, ‘‘Archivio per lo studio delle tradizioni popolari’’, XIV, 1895; Morti e moribondi nelle credenze del Logudoro, ‘‘Rivista delle tradizioni popolari’’, II, 1895; Ninne nanne di Logudoro, 1901; Giuochi fanciulleschi sardi, 1902; Leggende popolari sarde del Logudoro, ‘‘Archivio per lo studio delle tradizioni popolari’’, XXI, 1902; Esseri meravigliosi e fantastici nelle credenze sarde specialmente di Logudoro, ‘‘Archivio per lo studio delle tradizioni popolari’’, XXII, 1903; La leggenda del tesoro di Bisarcio, ‘‘Archivio per lo studio delle tradizioni popolari’’, ` a MoXXIII, 1904; Ricerche di antichita res, due articoli in ‘‘Archivio storico sardo’’, I e II, 1905 e 1906; Rajos de guerra, 1917; Canti religiosi del Logudoro, ‘‘Il Floklore Italiano’’, I, 1925; Animali e piante nella tradizione popolare sarda e specialmente del Logudoro, ‘‘Il Folklore italiano’’, II, 1926; Lingua o dialetto?, ‘‘Sardegna’’, VI, 1928; Muttos della Sardegna, ‘‘Vita popolare marchigiana’’, I, 16, 1928.
Calvia, Pompeo Poeta dialettale (Sassari 1857-ivi 1919). Dopo aver comple` fatato gli studi, visse nella sua citta cendo il copista al Comune e insegnando disegno al Convitto Nazionale. Culturalmente attivissimo, fu in relazione con importanti intellettuali del ` considerato il piu ` grande suo tempo. E poeta in sassarese dei tempi moderni;
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Calvo scrisse un romanzo storico, e moltis` periodicasime poesie che pubblico mente su ‘‘La Nuova Sardegna’’ e che nel 1912 raccolse in volume. Aveva fatto il servizio militare a Napoli, dove era entrato in contatto con l’ambiente artistico napoletano: si era legato di particolare affetto con Giovanni Gaeta (pure ` giovane di lui, conosciuto molto piu come poeta con lo pseudonimo di E.A. Mario, futuro autore della Leggenda del Piave). A Sassari faceva parte del gruppo che intorno a Enrico Costa e i ` giovani Sebastiano Satta e Luigi piu Falchi animava la vita culturale citta` , nel dina. Con Satta e Falchi pubblico volume Nella terra dei Nuraghes (1897), le sue prime poesie dialettali, diventate `, con lui il diapresto popolari. In realta letto – come del resto accadeva contemporaneamente in Italia (C. era molto amico di Spallacci, poeta dialettale romagnolo) – entrava a pieno titolo nella letteratura nazionale. Il suo capolavoro ` la raccolta di Sassari mannu, pubblie cato nel 1912, pieno di nostalgia per la ` ‘‘zappadorina’’ sassarese, che civilta egli vedeva inesorabilmente scomparire. Ebbe anche fama di discreto pittore dilettante. Tra i suoi scritti, frutto di collaborazione a diverse pubblicazioni culturali e allo stesso quotidiano sassarese: Martirio di S. Cosma e S. Damiano quadro a olio di Annibale Caracci esistente nella chiesa di San Nicola di Sassari, ‘‘La piccola rivista’’, I, 5, 1899; Cristo morto in grembo al Padre Eterno, ‘‘La piccola Rivista’’, I, 23-24, 1899; Ave Maria piena di Grazia (Nozze di Grazia Deledda), ‘‘L’Unione sarda’’, 1900; La leggenda della chiesa di Sorres, ‘‘La Sardegna Letteraria’’, I, 17, 1903; Quiteria, romanzo storico, 1903; Bustianu pittore, ‘‘Il Giornale d’Italia’’, 1914; Sebastiano Satta, ‘‘Il Giornale d’Italia’’, 1915; Natale in Trincea, poesia in sassarese, ‘‘Il Soldato’’, 1917; Per un bozzetto di monu-
mento alla brigata Sassari dello scultore Antonio Usai, 1918.
Calvia, Salvatore Architetto (Mores 1822-Alghero 1909). Conseguı` la laurea in Architettura a Roma. Garibaldino, aiutante di campo di Garibaldi; fece parte del battaglione universitario che ´ a Luino e a Moraznel 1849 combatte zone, dove fu ferito. Fu autore di numerosi edifici tra i quali il campanile di Mores, del 1871 – disegnato a imitazione della Mole torinese dell’Antonelli, di cui era stato allievo – , che con i suoi 48 ` il piu ` alto della Sardegna. me
Calvisi, Raimondo Studioso di storia locale (n. Bitti, sec. XX). Sacerdote, ha al suo attivo numerosi scritti, attenti soprattutto ai fatti, al costume, ai personaggi di Bitti e della Barbagia. Fra gli altri: Storie e testimonianze di vita barbaricina, 1966; Figure tradizionali del Nuorese, 1968; Nuovi racconti e canti popolari del Nuorese, 1969; Sprazzi d’antica vita barbaricina, 1976.
Calvo, Diego Religioso (Rincon, prima ` sec. XVI-Toledo, seconda meta ` meta sec. XVI). Domenicano, acquisı` molta ` per la sua profonda preparanotorieta zione teologica, per cui nel 1562 venne nominato inquisitore per la Sardegna. ` in un clima Giunto nell’isola vi opero esasperato dalle paure di monsignor Parragues che – come scrive Raimondo Turtas – «scriveva a Filippo II come se ` nella mira degli l’isola si trovasse gia intraprendenti predicatori di Ginevra» per quello che sembrava il diffondersi ` gli ufdel protestantesimo. Riorganizzo fici, ottenne che il castello di Sassari divenisse sede dell’Inquisizione sarda e nel 1563 vi si trasferı`. A Sassari intervenne in tutti i casi in cui si aveva sentore di eresia, eseguendo esemplari au` descrivere il tos da fe: «A stento si puo ` riuscito ad terrore che l’inquisitore e incutere a tutta la Sardegna», scrivevano i Gesuiti sassaresi nel 1566. Per
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Calvo ` questo suo rigore quasi fanatico entro ´ Madrigal e in contrasto con il vicere nel 1567 subı` un’ispezione della Suprema Inquisizione, al termine della quale venne richiamato in Spagna e sottoposto a processo. Fu condannato a chiudersi in un monastero di Toledo, dove trascorse il resto della sua vita.
Calvo, Pantaleone Pittore (Genova, inizi sec. XVII-?, dopo 1664). Dotato di buona tecnica si trasferı` in Sardegna dopo il 1631, probabilmente chiamato dall’Arciconfraternita dei Genovesi, molto attiva e potente a Cagliari. Si ` in particolare a Benedetto Nater, lego ` alcuni lavori; che gli commissiono ` lungamente a Cagliari e in altre opero ` ; sopravvissuto alla grande pelocalita ste del 1652 finı` per diventare il punto di riferimento del modesto ambiente artistico sardo, dove fu attivo fino al 1664. Molte delle sue opere sono andate perdute, altre si trovano in alcune chiese cagliaritane.
Calza, Guido Archeologo (Milano 1888Roma 1946). Nel 1912 intraprese come ispettore la carriera delle Soprintendenze. Fu nominato ispettore degli scavi di Ostia e percorse la carriera di funzionario fino a ricoprire l’ufficio di soprintendente. Giunse nell’isola per il convegno archeologico del 1926 e ne scrisse un breve resoconto Sul Convegno archeologico sardo, ‘‘Rassegna italiana’’, 1926. Tra i molti suoi lavori vanno ricordati in particolare gli scavi condotti sul Palatino a Roma.
Calzia, Zaza Pittrice (n. Sassari 1940). Diplomata all’Istituto d’Arte di Sassari, ha fatto parte con artisti come Antonio ` Atza, Aldo Contini, Nino Dore (che piu tardi avrebbe sposato) del gruppo raccolto intorno a Mauro Manca, impegnato nel rinnovamento della tradizione pittorica sassarese. Attualmente vive e lavora a Roma.
Camanias, Ludovico Religioso (Spa-
` sec. XV-Ottana 1483). Vescovo gna, meta di Ottana dal 1481 al 1483. Legato alla cerchia di Sisto IV, apparteneva all’ordine dei Minori conventuali. Fu creato vescovo di Ottana giovanissimo nel 1481 ` la diocesi per dal suo protettore e guido due anni fino al 1483.
Camba, Raffaele Criminologo, deputato al Parlamento (Calasetta 1921-Cagliari 1979). Conseguita la laurea in Me` allo studio dell’antrodicina, si dedico ` nel pologia e della criminologia. Fondo 1962 con Nereide Rudas la ‘‘Rivista sarda di Criminologia’’ e divenne professore di Medicina legale presso l’Uni` di Cagliari. Negli stessi anni si versita ` alla politica e nel 1969 subentro ` dedico al liberale Francesco Cocco Ortu jr alla ` il suo Camera dei deputati. Esplico mandato fino al 1972, adoperandosi nei ` dibattiti parlamentari sulla criminalita e sulla scuola (fece anche parte della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla Sardegna 1969-1972, presieduta dal senatore Medici). Tra i suoi scritti: L’abigeato nella Sardegna medioevale e spagnola, ‘‘Rivista sarda di Criminologia’’, I, 4, 1965; L’abigeato in Sardegna nell’epoca sabauda, ‘‘Rivista sarda di Criminologia’’, I, 1965.
Cambarau, Luigi Poeta e improvvisatore (Monserrato, sec. XIX-?). Fu autore di mottetti e di stornelli di grande ele` , che eseguiva nelle ganza e musicalita feste popolari dei paesi del Campidano. ` Purtroppo della sua produzione non e rimasto quasi nulla, solo poche quartine tramandate oralmente da altri improvvisatori.
Cambiagi, Gioacchino Poligrafo (Firenze 1747-ivi 1822). Apparteneva a una famiglia di editori, che nel 1772 acqui` la stamperia granducale. Si laureo ` sto in Legge a Pisa proprio nel 1772 e si de` alla stesura di opere storiche e alla dico pubblicazione di periodici culturali. Della sua copiosa produzione va ricor-
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Camboni data la Istoria del regno di Corsica, considerata di notevole importanza. Nel 1795 assunse la direzione della stampe` nel 1815 a suo figlio. Il suo ria, che lascio ` anche legato all’opera che denome e ` alla storia della Sardegna, prevista dico ` riuscı` a in tre volumi, dei quali pero pubblicare solo il primo, Istoria del Re` remoti tempi gno di Sardegna dai piu fino al 1457, stampata a Firenze nel 1775.
Cambi Bazan, Giuseppe Funzionario, senatore del Regno (Cagliari 1817-ivi 1885). Dopo aver conseguito la laurea ` nella carriera in Giurisprudenza, entro del Ministero dell’Interno. Grazie all’amicizia col Cavour, la percorse rapidamente arrivando al grado di prefetto; resse le prefetture di diverse impor` italiane. Nel 1870, quando tanti citta reggeva la prefettura di Pavia, fu coinvolto nei fatti che culminarono con la fucilazione del Barsanti e per questo fu esonerato dal servizio. Nel 1876, dopo l’avvento del Depretis, fu reintegrato in servizio e nel 1881 fu nominato senatore del Regno.
Cambi Bonamici, Ubaldino Religioso ` sec. XIV-?). Arci(Cortona, prima meta vescovo di Torres dal 1393, poi arcivescovo di Oristano. Era un sacerdote della sua diocesi quando nel 1393 fu nominato dal pontefice romano arcive`, scovo di Torres negli anni in cui la citta controllata dagli Aragonesi, era vicina ai papi di Avignone. Per trarlo dall’im` barazzo papa Bonifacio IX lo nomino ` imporarcivescovo di Oristano, la piu tante delle diocesi del giudicato d’Arborea, fedele al pontefice romano.
` dell’Ottocento. Modenella prima meta sto calzolaio, a 18 anni ferı` il suo datore di lavoro, che lo aveva schiaffeggiato. Condannato a tre anni di carcere, evase da quello di Cagliari e, tornato nella sua zona, si unı` ad alcuni latitanti. Tradito da un finto amico, fu arrestato e condannato all’ergastolo per omicidio. Tradotto al carcere di Villafranca, ne evase poco dopo espatriando in Francia. Di ` in Corsica, dove, sotto il qui passo ` alle dinome di Michele Serra, lavoro pendenze di un calzolaio, e alla sua ` alla vedova. ‘‘Invitato’’ a morte si lego ` sposarla dai fratelli della donna, torno clandestinamente in Sardegna, dove, ucciso l’ultimo delatore, riprese la vita del latitante, commettendo diversi atti di violenza e omicidi non di rado gratuiti, che spinsero Giovanni Tolu a separarsi da lui. Tradito da un informatore dei Carabinieri, fu ucciso da questo la vigilia di San Giovanni del 1856 nella vallata di Logulentu, quasi alle porte di Sassari (un maresciallo dei Ca` il merito rabinieri, Scamiglia, si arrogo della sua morte). Giovanni Tolu ne parla a lungo nella sua ‘‘autobiografia’’ dettata a Enrico Costa (e pubblicata nel 1897), dandone un giudizio severo, fortemente negativo: «Nessun altro ban` millantatore di lui dito conobbi mai piu ´ piu ` crudele nel vendicarsi». ne
Camboni, Amelia Scultrice e pittrice (Villamassargia 1913-Roma 1985). Fece le sue prime esperienze di lavoro a Cagliari e in seguito si trasferı` a Roma. Nella capitale aprı` uno studio e si impose all’attenzione eseguendo un busto di Grazia Deledda e molti altri lavori.
Cambilargiu, Pietro Bandito (Osilo,
Camboni, Antonio Insegnante (Sassari,
inizi sec. XIX-Logulentu di Sassari ` considerato, insieme al flori1856). E ` per nese Giovanni Tolu, con cui batte alcuni anni la campagna tra Sassari, ` famoso e temuto Osilo e Florinas, il piu bandito della Sardegna settentrionale
sec. XIX-?, sec. XX). Nel 1878 diresse il periodico didattico ‘‘La Scuola’’, che fu ` una pubblicazione di scarso sucpero cesso e di breve durata. Negli anni suc` per promuovere la cessivi si adopero diffusione dell’istruzione popolare. Ol-
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Camboni tre un testo divulgativo, Storia popolare della Sardegna, pubblicato a Sassari da ` alla scuola Chiarella nel 1890, dedico tutti i suoi scritti, fra cui Sullo stato dei locali scolastici di Sassari, 1893, e Riforma della scuola primaria, 1900.
Camboni, Gino Giornalista e scrittore (n. Cantalice 1944). Studioso di storia e ` specializzato di tradizioni sarde, si e nella redazione di volumi sui diversi territori storici dell’isola, con particolare attenzione ai problemi dell’ambiente. Tra i suoi scritti: Il Monte Arci (con G. Fois), 1989; La Giara (con G. Fois), 1989; Gennargentu, 1991; Tonara: il paese, la storia, la montagna (con M. Lallai), 1992; L’architettura sacra in Sardegna. Dal Paleocristiano al Neoclassico (con Luisa Figari), 1994; Laconi alle porte della Barbagia, 1994; L’architettura sacra in Sardegna dal Paleocristiano al Neoclassico (con L. Figari), 2000; Sardegna, sessanta tessere per un mosaico, 2002.
Camboni, Luigi Studioso di criminologia (Sassari 1882-Roma 1958). Dopo aver conseguito la laurea in Giurisprudenza, ` in magistratura. Pernel 1909 entro corse una brillante carriera arrivando, nel 1937, al grado di consigliere di Cas`, sazione. Studioso di notevoli capacita ` in polemica con il Niceforo sul entro tema della delinquenza della ‘‘razza’’ sarda, dimostrando sulla base di studi statistici l’infondatezza delle posizioni della criminologia positivista d’im` anche per pronta lombrosiana. Insegno ` di quarant’anni presso l’Universita ` conosciuta e ` Roma. La sua opera piu La delinquenza della Sardegna, pubblicata dal sassarese Gallizzi nel 1907, con prefazione di Nicola Colajanni (l’opera ` dell’aufu apprezzata anche per l’eta tore, che aveva al tempo solo 25 anni). ` Altri scritti sul tema della criminalita isolana sono: Delinquenza e degenerazione in Sardegna, 1906; La Sardegna
criminale, 1910; Della correlazione fra alcuni fenomeni economici e sociali e la cri` . Un decennio di vita sarda, minalita 1913.
Camboni, Pina Pittrice (n. Orosei 1952). ` trasferita giovanisAutodidatta, si e ` stabilita e ha sima a Milano dove si e lavorato per diciotto anni raggiungendo ` e ottenendo numerosi ricononotorieta ` tornata a Orosei, scimenti. In seguito e continuando nel suo impegno artistico; ` segnalata per i suoi recentemente si e dipinti su vetro e le magnifiche vetrate a colori.
Camboni, Silvio Illustratore (n. Quartu Sant’Elena, sec. XX). Dopo il diploma al Liceo artistico cagliaritano, si trasferi` sce a Milano per frequentare la Facolta di Architettura. Qui comincia a farsi conoscere come autore di fumetti per la Walt Disney, per la quale pubblica storie su ‘‘Topolino’’, ‘‘Minnie’’, ‘‘Paperino Mese’’, e altri. Realizza inoltre varie illustrazioni per la Disney libri e progetta alcuni oggetti di merchandising. Nel 1996 fonda, in collaborazione con ‘‘Imago Mundi’’, il ‘‘Premio di Fumetto Lo Scultone’’, di cui cura tutta la grafica e progetta la statua-premio. Nel 1998 realizza, su testi di Tito Faraci, una storia a fumetti di Bone, pubblicato dall’editrice Macchia Nera nell’ambito di un progetto di storie italiane d’autore. Fonda, nel 1998, la ‘‘Sardinian School’’, ` Art discuola del fumetto di Cagliari. E rector del periodico umoristico-sportivo ‘‘La Gaggetta’’.
Cambosu, Giovanni Igienista (Oniferi ` sec. XX). Dopo la 1904-?, seconda meta laurea si diede all’insegnamento universitario; fu professore nell’Univer` di Parma e successivamente in sita quelle di Genova, Sassari e Torino, dando vita a una vera e propria scuola di igienisti. Studioso dei problemi della potabilizzazione ha pubblicato numerosi lavori di grande interesse.
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Cambosu
Cambosu, Pasquale Insegnante, consigliere regionale (Cagliari 1921-ivi 1977). Militante socialista, nel 1961 fu eletto consigliere regionale del PSI nel collegio di Cagliari per la IV legislatura. ` riconfermato. Al suo termine non piu
Salvatore Cambosu – ‘‘Boboreddu’’, come lo chiamava la cugina Grazia Deledda, ha scritto con Miele amaro un’indimenticabile ‘‘introduzione’’ alla Sardegna.
Cambosu, Salvatore Scrittore (Orotelli 1895-Nuoro 1962). Conseguı` la laurea in Lettere a Roma. Rientrato in Sar` al giornalismo e insedegna, si dedico ` in diversi istituti. Dopo alcuni anni gno si stabilı` a Cagliari, collaborando a giornali nazionali e locali e a prestigiose ri-
viste culturali come ‘‘Il Politecnico’’, ‘‘Il Mondo’’ e ‘‘Il Ponte’’. Fu autore di alcune opere narrative molto apprezzate dalla critica e nel 1950 ebbe il premio ‘‘Grazia Deledda’’ per la narrativa. Tra ` per ‘‘L’Unione il 1954 e il 1958 curo sarda’’ il Gazzettino delle lettere, una rubrica settimanale bibliografica e critica su opere di carattere letterario, scientifico e critico che interessassero anche la Sardegna. A parte i due romanzi Lo zufolo, 1933, e Una stagione a Orolai, 1957, il suo capolavoro resta Miele amaro, pubblicato da Vallecchi nel 1954: un curioso libro costruito come una antologia di piccoli saggi, racconti, versi di altri poeti sardi (ma anche dello stesso C., talvolta presentati come anonimi), notizie storiche, in modo da costruire una sorta di ‘‘introduzione poetica’’ alla Sardegna. Tutto si regge, peraltro, sulla raffinatezza di una scrittura essenziale, distillata come in un classico: «Un bastimento carico di spezie e di fiabe, d’essenze e di storia, di immagini preziose e di racconti, di miele e di poesia», secondo la suggestiva immagine che ne ha dato Gonario Pinna.L’apprezzamento per lo stile (non solo letterario, ma anche morale) d’un uomo vissuto fra molti stenti crebbe dopo la sua morte nel sanatorio di Nuoro, nel 1962. Fra tutte le testimonianze le nuove edizioni di Miele amaro (F. Masala, 1984; M. Brigaglia, 1999; B. Rombi, 2004), la pubblicazione di molti inediti, tra cui Una stagione a Tharros, a cura di B. Rombi (nel volume Due stagioni in Sardegna, 1992), L’anno del campo selvatico. Il quaderno di Don Demetrio Gunales, a cura di U. Collu, 1999, e I racconti, antologia di articoli giornalistici a cura di P. Maninchedda, 1996. Nel lungo elenco degli scritti, disseminati in periodici di tutta Italia (per non contare i veri e propri reportage curati per ‘‘L’Unione sarda’’ negli anni Cin-
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Camedrio quanta): Tre vecchie, racconto, ‘‘Rivista Sarda’’, I, 8, 1919; La trottola, racconto, ‘‘La Regione’’, II, 3-4, 1925; Il carro, un romanzo uscito a puntate su ‘‘L’Unione sarda’’ nel 1933; Il vecchio rapsodo, ‘‘L’Unione sarda’’, 1948; La Sardegna di Raimondo Carta Raspi, ‘‘L’Unione sarda’’, 1952; Approdo alla Sardegna, ‘‘Nostro Tempo’’, 1954; I cavalli di fuoco, ‘‘Il Mondo’’, VI, 1954; Note sul socialismo in Sardegna, ‘‘Nord Sud’’, 23, 1956; La bandiera sul tetto, ‘‘Tempi Nuovi’’, 1956; Carbonia, ‘‘Nord Sud’’, 1956; Il gallo malinconico, ‘‘Ichnusa’’, 10, 1956; D’Annunzio e la Sardegna, ‘‘Ichnusa’’, 12, 1956; I muli del re, noterelle sulle saline della Sardegna, ‘‘Ichnusa’’, 14, 1957; Le tre repubbliche, ‘‘Il Mondo’’, 1957; Note sull’arte rustica, ‘‘Ichnusa’’, XV, 15, 1957; Cronaca di un incendio, ‘‘Rinascita sarda’’, III, 1957; Il cavaliere della fame, ‘‘Il Mondo’’, 1957; L’impiccato, ‘‘Il Convegno’’, II, 1957; La Deledda tornava spesso alla solitudine di Nuoro, ‘‘Il resto del Carlino’’, 1958; La volpe del parroco, ‘‘Il Mondo’’, 1958; I tre colori, ‘‘Ichnusa’’, 24, 1958; Sardegna, ‘‘Vera Vita’’, 1958; Gli sposi alla festa, ‘‘L’Unione sarda’’, 1959; Gli uomini buoi e il ragno d’oro, ‘‘L’Unione sarda’’, 1959; Il bambino e il galletto, ‘‘L’Unione sarda’’, 1959; Sardegna, in Storia dell’editoria italiana, I, 1960; Alghero, ‘‘Le vie d’Italia’’, LVIII, 1952; Il supramonte di Orgosolo, 1988 (postumo; sono le diverse puntate d’una lunga inchiesta condotta in Barbagia per ‘‘L’Unione sarda’’).
Camedrio Genere di piante erbacee della famiglia delle Labiate. In Sardegna sono presenti diverse specie: 1. il c. doppio (Teucrium flavum L. ssp. glaucum (Jourd. et Fourr.) Ronn.), pianta erbacea perenne e sempreverde, con fusti tomentosi a sezione quadrangolare, ha foglie lisce con margine crenato, coriacee e di colore verde. Fiori gialli in verticilli terminali, fiorisce da maggio a
giugno; cresce in ambienti aridi e sassosi, con preferenza per i substrati calcarei. La medicina popolare le ricono` terapeutiche, come antisce proprieta ´catarrale. Nome sardo: erba bonna naru; 2. il c. maro (T. marum L.), detto ` un piccolo arbusto anche erba gatto, e sempreverde con rami legnosi eretti e ricoperti di peluria. Ha foglie linearilanceolate, superiormente glabre e inferiormente tomentose. I fiori, rossi purpurei, sono riuniti in spighe apicali. ` difFiorisce da maggio ad agosto, ed e fuso in ambienti aridi e luoghi sassosi. Specie endemica della Sardegna, della Corsica e dell’Arcipelago toscano. Molto utilizzato nella medicina popo` stimolanti, dilare per le sue proprieta gestive, cicatrizzanti e antisettiche. ´ ppa cua ´ ddus, erva pu ´Nomi sardi: allu ´ la pade ´ddas, mummu ´ eu; 3. il c. tita, iscu polio (T. polium L. ssp. capitatum (L.) Arcangeli) ha rami striscianti, foglie pelose piccole, lanceolate con margine crespato e fiori a piccoli capolini bianco-rosei. Cresce nelle zone litoranee e viene usato in medicina tradizionale come il c. maro. La specie meno diffusa, il maro spinoso (T. subspinosum Willd.), piccola e spinescente con fiori rosa intenso, cresce soltanto in piccoli areali della costa occidentale dell’isola ` inserita nell’elenco delle piante da ed e sottoporre a vincolo di protezione, in base alla proposta di L.R. n. 184/2001. [MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]
Camera di Commercio di Cagliari Prese la denominazione di Camera di Commercio ed Arti e fu inaugurata nel gennaio del 1863 con una solenne cerimonia svoltasi nell’aula magna dell’U`. La sua prima sede fu in una niversita casa di vico Sant’Eulalia, da dove dopo alcuni anni si trasferı` in via Baylle, successivamente in via Barcellona e infine nel 1892 in un appartamento della casa Devoto nel largo Carlo Felice. Quindi
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Camino real ` il Palazzo Devoto e l’area circocompro stante, dove in seguito fece sorgere l’attuale sede.
Camera di Commercio di Sassari Ebbe origine dalla Camera di Agricoltura, Commercio ed Arti, istituita nel ` Agraria 1835 a cura della Regia Societa ed Economica di Cagliari per sostenere ` agricole e svilo sviluppo delle attivita luppare il commercio. L’istituzione ` di promosvolse una intensa attivita ` agrizione dell’industria e delle attivita cole, sostenuta dai maggiori esponenti della borghesia e dell’aristocrazia della `; dopo il 1862 la sua attivita ` fu concitta tinuata dalla Camera di Commercio, Industria e Agricoltura, strutturata in ` modo analogo a quella delle altre citta italiane.
Camerino, san Santo (Cagliari, ?-ivi, 304/305). Cosı` Pasquale Tola (18371838): «Nato ed educato a Cagliari nella ` Cristo. Fu fatto uccidere fede di Gesu dal preside Delasio sotto la persecuzione di Diocleziano, nel giorno medesimo in cui fu martirizzato San Lusso´ rio. Camerino era impubere allorche gli fu tolta barbaramente la vita». C. e Cesello, due ragazzi martiri il 21 agosto del 304-305 assieme a Lussorio, sotto ` le reDiocleziano e Massimiliano. Di la liquie furono traslate a Pisa tra il 1080 e il 1088, con quelle dei Santi Efisio, Potito, Lussorio e Cesello. Reliquie rinvenute a Cagliari nella chiesa sotterranea di San Lucifero, il 14 gennaio 1615, traslate in cattedrale. [ADRIANO VARGIU]
Camerlengo di Iglesias Funzionario istituito dall’amministrazione pisana con il compito di riscuotere le rendite ` . Fu mantenuto anche dopo della citta ` cadde in mano degli Aragoche la citta nesi. Da quel momento egli ebbe il compito di ricevere le rendite del Patrimo` e rivestı` subito una nio reale in citta ´ finı` per congrande importanza perche trollare le rendite delle miniere d’ar-
` il re si era risergento la cui proprieta vata. Nel corso degli anni fu incaricato ` di estradi regolare anche l’attivita zione e quindi la produzione delle miniere; con le somme ricavate aveva il compito di pagare gli ufficiali regi che risiedevano a Iglesias. Per svolgere il proprio compito si serviva di uno scrivano stipendiato. Dotato di grande autonomia, rendeva conto del proprio operato solo all’amministratore generale delle rendite reali della Sardegna.
Camillo de’ Lellis, san Santo (Bucchianico 1550-Roma 1614). Soldato di carriera al servizio di Venezia e della Spagna contro i Turchi, fu radiato per cattiva condotta e gioco d’azzardo. Una piaga a un piede lo costrinse a ricoverarsi nell’Ospedale di San Giacomo degli Incurabili, a Roma, diretto da San Filippo Neri: da sofferente divenne infermiere dei sofferenti. Sacerdote, ` l’ordine dei Chierici Regolari fondo dei Ministri degli Infermi (1591), i Camillini o Camilliani, dalla nera veste talare con la croce rossa sul petto, «Al servizio dei malati non per mercede, ma per puro amore di Dio». Morı` a Roma il 14 luglio 1614. Canonizzato da Clemente XIII (1764), proclamato da Leone XIII (1886) patrono con San Giovanni di Dio degli ospedali, dei luoghi di cura e dei malati, da Pio XI (1930) patrono, sempre con San Giovanni di Dio, degli operatori sanitari in generale. Un tempo a Napoli, nel convento dei Padri crociferi, si venerava il sangue del santo, conservato in un’ampolla. [ADRIANO VARGIU]
Camino real Denominazione che si riferiva alla via di comunicazione tra il Campidano settentrionale e la costa orientale dell’isola attraverso le Barbagie. Questa grande via di comunicazione, che probabilmente correva lungo l’antico tracciato della strada che i Romani avevano aperto per controllare gli
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Camisa abitanti delle zone interne, fu frequentata continuativamente. Scomparsa la ` strada romana, il suo tracciato continuo a seguire l’antico itinerario attraverso percorsi battuti sia dal traffico commerciale che dalla transumanza delle grandi greggi; aveva anche una note´ in efvole importanza strategica perche fetti era la via che poneva in comunicazione i due versanti costieri dell’isola; siccome il suo percorso si dipanava attraverso zone impervie e insicure a causa della tradizionale irrequietezza delle popolazioni fu sempre curata direttamente dall’amministrazione reale (da qui il nome di c.r.) con il coinvolgimento delle compagnie miliziane a cavallo, che avevano il compito di compiere lungo il percorso delle ronde pe` sicuri i pasriodiche per rendere piu saggi.
rabus, fino a raggiungere la dimensione attuale. ` basata soprattutto sul& ECONOMIA E l’agricoltura. Ai tempi della colonia penale ospitava varie colture di viti, cereali e alberi da frutta ed erano sviluppati allevamenti di ovini e suini. Queste ` sono mantenute ancora oggi con attivita una discreta diffusione delle colture in serra, mentre la Cantina sociale favori` sce la produzione di ottimi vini. Si puo prevedere anche uno sviluppo turistico, data la vicinanza delle bellissime ` costiere. Sara ` da incentivo anlocalita che l’apertura della nuova superstrada che prende il posto della vecchia Orientale sarda, avvicinando questa zona an` di Cagliari. che alla citta
Camisa Centro abitato della provincia di Cagliari, frazione di Castiadas (dista 2 km da Olia Speciosa, sede dell’amministrazione comunale), con circa 240 abitanti, posto a 40 m sul livello del mare, a nord del suo capoluogo, in un territorio collinare a pochi chilometri dal mare di Costa Rei e dal capo Ferrato. Regione storica: Sarrabus. Archidiocesi di Cagliari. & TERRITORIO Il territorio di C. faceva parte della colonia penale di Castiadas ` a nord, in e rappresentava la parte piu un vallone attraversato dal rio Piseddu e senza rilievi importanti. & STORIA C. si sviluppo ` dopo il 1970 in uno degli insediamenti della colonia penale di Castiadas. Questa era stata chiusa negli anni Cinquanta diventando poi un vasto comprensorio oggetto della prima bonifica promossa dall’ETFAS. Una volta debellata la peggiore piaga della zona, la malaria, il piccolo insediamento crebbe con l’arrivo di famiglie dalle zone montane del Sar-
Camomilla – Infiorescenze di Matricaria chamomilla.
Camomilla Pianta erbacea annuale della famiglia delle Composite (Matricaria camomilla L.). Alta sino a 50 cm, ha foglie composte con lunghi filamenti, capolini con fiori esterni (scient. ligule) bianchi e interni tubulari gialli. La fioritura va da maggio a settembre. Cresce in prati e radure di collina, diffusa soprattutto nel nord Sardegna, meno nel Centro-sud. Pianta forte-
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Campanella ` da sempre conomente aromatica, e ` calmanti, disciuta per le sue proprieta gestive e astringenti. La c. bastarda o fetida (Anthemis cotula L.) ha fusti rossicci, prostrati, con foglie profondamente incise; i fiori sono capolini con ligule bianche e fiorellini tubulari cen` un achetrali giallo intenso. Il frutto e nio con semi lisci. Diffusissima nei campi e nei terreni incolti, fiorisce da aprile a giugno. Emana un odore poco gradevole, tanto che in sardo viene chiamata sitzı´a pude´scia (margherita puzzolente). [MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]
Camos Famiglia di origine catalana (secc. XIV-XVII). Presente in Sardegna dalla fine del secolo XIV con un Guglielmo che nel 1388 fu nominato amministratore delle rendite del Capo del Logudoro. Dopo la battaglia di Sanluri i C., che pure non recisero mai completamente i legami con Barcellona, risedettero continuativamente in Sardegna. Alcuni di loro ricoprirono importanti uffici nell’amministrazione reale. La famiglia si estinse nel corso del secolo XVII.
Camos, Giacomo Mercante di grano di Barcellona (sec. XIV). Vissuto nella ` del secolo XIV, dopo l’imprima meta ` la presa dell’infante Alfonso frequento Sardegna dove finı` per avere notevoli interessi commerciali. Nel 1342 acqui` dalla vedova di Clemente Salavert le sto signorie di Turris, Siserri e Jana nella curatoria di Dolia. Scoppiata la prima guerra tra Mariano IV e Pietro IV, sentendosi poco sicuro le restituı` al fisco.
Camos, Marco Antonio Architetto militare (Barcellona 1543-Napoli 1606). Nel 1572, nominato capitano di Iglesias, fu incaricato dal re di individuare i ` adatti per costruire le torri punti piu da adibire alla difesa dalle incursioni dal mare lungo le coste della Sardegna. In quattro mesi egli compı` il periplo
dell’isola redigendo in seguito una importantissima relazione nella quale de` i luoscrisse i bordi marini e individuo ghi in cui le torri avrebbero dovuto sorgere. Nel 1575 fu nominato governatore `, gli di Alghero; nella nuova sede, pero morirono la moglie e i figli. In preda al ` neldolore si trasferı` a Roma ed entro l’ordine degli Agostiniani facendosi ` in Teologia e acquimonaco. Si laureo ` fama di uomo di profonda cultura e sto ` . Torno ` quindi a Barcellona dove pieta nel 1592 scrisse Microcosmia y Gobierno universal del hombre cristiano e nel 1600 fu nominato priore e visitatore per il ` in suo ordine. Pochi anni dopo torno Italia e poco prima di morire fu nominato arcivescovo di Trani.
‘‘Campana, La’’ Settimanale cagliaritano della domenica (1904). Si definiva ‘‘polemico, politico, amministrativo’’. Era diretto da Vittorio Emanuele Pilloni; fu pubblicato a Cagliari a partire dall’ottobre del 1904, ma per lo scarso successo e i pochi mezzi interruppe le pubblicazioni nel dicembre successivo.
Campanella Pianta erbacea perenne della famiglia delle Amarillidacee (Leucojum aestivum L.). Ha foglie basali lunghe e strette, verde intenso, e fiori piccoli, bianchi, reclinati, con corolla bianca, che fioriscono in primavera. ` Cresce nei luoghi umidi e in prossimita di corsi d’acqua, in ambienti di alta collina e montani, soprattutto della Sardegna centrale, dove viene chiamata mughetto per la somiglianza con questo ` in Sardegna non cresce fiore, che pero allo stato spontaneo. Sono invece presenti altre specie: il Leucojum autumnale L., abbastanza comune nei prati freschi, fiorisce in autunno; il Leucojum roseum Martin, endemico, in ristrettis` simi areali della Sardegna del nord, e inserito nell’elenco delle piante da sottoporre a vincolo di protezione, in base
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Campanella alla proposta di L.R. n. 184/2001. [MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]
Campanella, Claudia Archivista (n. Mi` enlano 1953). Laureata in Lettere, e trata nella carriera degli Archivi di Stato. Attualmente lavora presso la Soprintendenza archivistica della Sardegna. Tra i suoi scritti, le schede riguardanti L’Archivio del comune di Assolo (con V. Gajas); L’Archivio del comune di Baressa (con M.B. Lai); L’Archivio del comune di Nurachi (con A. Cherchi); L’Archivio comunale di Senis (con M.B. Lai); L’Archivio del comune di Villaurbana (con A. Palomba), tutte nel volume su Gli archivi comunali della provincia di Oristano, 1999.
Campanelli, Riccardo Fotografo (n. Sassari 1943). Ha iniziato a occuparsi di fotografia nel 1962 al seguito di Henri Cartier-Bresson in Sardegna e a Parigi, per le edizioni ‘‘Vogue’’. Ha pubblicato articoli e foto su giornali e riviste nazionali e internazionali, e libri per le edizioni Maggioli, Dumont Verlag Colonia, ` stato assistente Federico Motta ecc. E dello scenografo Max Douy e assistente alla regia di Jacques Besnard, Alfredo Medori e di Ansano Giannarelli in Sierra Maestra (Festival di Venezia 1969). Due sue raccolte di complessive 4600 foto sono conservate presso il Museo nazionale delle Tradizioni Popolari di Roma e presso l’ISRE di Nuoro. Collaboratore de ‘‘La Nuova Sardegna’’, insegna Fotografia e Cinematografia presso l’Istituto d’Arte di Sassari.
Campanula di Forsyth Pianta erbacea della famiglia delle Campanulacee (C. forsythii (Arcang.) Podlech). Ha fusti interrati legnosi (scient. rizomi), foglie basali larghe e divise in 5 lobi, quelle superiori sottili e allungate; i fiori, all’apice degli steli, sono imbutiformi, con 5 petali appuntiti, di un viola-azzurro intenso. Nel periodo della fioritura, a fine primavera, coprono completamente la pianta, creando macchie di colore sulle rupi calcaree del Nuorese, delle Baronie e dell’isola di Tavolara. Nel Centrosud dell’isola cresce soltanto a Mon` un endemismo sardo tarbu di Seui. E ` inserita nell’elenco delle piante ed e da sottoporre a vincolo di protezione in base alla proposta di L.R. n. 184/2001. [MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]
Campeda – Paesaggio dell’altipiano.
‘‘Campanile, Il’’ Settimanale cagliari-
Campeda Vasto altipiano basaltico
tano della domenica (1903). Di ispirazione democratica e popolare, fu pubblicato a Cagliari tra l’agosto e il dicembre 1903 e diretto da Vittorio Emanuele ` col Cavallera, ma apPilloni. Polemizzo ` il programma minimo dei sociapoggio listi. L’anno successivo riprese le pubblicazioni sotto la testata ‘‘La Campana’’ (=).
della Sardegna nord-occidentale. Separato dall’altipiano di Abbasanta dalla catena del Marghine, costituisce un complesso paesaggistico di notevole interesse, aperto ai venti. Spesso nella ` innevato; vi si forstagione fredda e mano alcuni stagni stagionali che ospi` tano le abbondanti piogge. Il territorio e molto interessante anche da un punto
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Campidani ` ricco di nuradi vista archeologico: e ghi, Tombe di giganti e villaggi nuragici che denotano la intensa frequentazione ` antica. del sito in eta
Campeta Antico villaggio di origine medioevale che apparteneva al giudicato d’Arborea, compreso nella curatoria del Barigadu. Sorgeva a poca distanza dall’attuale abitato di Zuri nella loca` omonima. Si spopolo ` dopo il 1376, lita probabilmente come conseguenza di un’epidemia di peste.
Campidani – I Campidani sono una delle parti ` ricche della Sardegna: i colori dei costumi piu ne sono una testimonianza.
Campidani Termine riferito alla grande ` di 100 km e larga mepianura lunga piu diamente 20 km che, incuneata nella Sardegna sud-occidentale tra due massicci montuosi, si stende dal golfo di Ca` gliari al golfo di Oristano. Il territorio e di origine alluvionale: comprendeva alcuni grandi stagni che nel corso dei secoli furono bonificati mediante un sistema di prosciugamento o di canalizza` generalzione. Il vasto complesso e mente diviso in Campidano settentrionale, che fa capo a Oristano, Medio Campidano, che costituisce la parte centrale della pianura, e Campidano meridio` renale o di Cagliari. Fin dai tempi piu ` stata molto popolata e moti la pianura e intensamente coltivata; vi si formarono molti villaggi con caratteristiche prevalentemente agricole. Nel corso dei secoli fu amministrativamente diviso tra
` stati e in diverse circoscrizioni ampiu ministrative. Campidano di Cagliari Antica curatoria del giudicato di Cagliari, si stendeva nella parte centro-meridionale del giu` estesa delle sue cirdicato ed era la piu coscrizioni (circa 806 km2). Comprendeva un territorio prevalentemente collinare, densamente popolato e con un’economia sviluppata e complessa, basata sulla vasta area a prevalenza commerciale e marinara, rappresentata ` di Cagliari, e dall’area a predalla citta valente vocazione agricola, rappresentata dalla parte interna della curatoria. Oltre a Cagliari essa comprendeva i villaggi di Calagonis, Carbonara, Corongiu, Elmas, Flumini, Geremeas, Mara, Morus, Nuxedda, Nizas, Palmas, Pauli, Pirri, Quartu, Quartucciu, Santa Maria de Claro, Santa Maria de Paradiso, Sanvetrano, Sebolla, Sedanu, Selargius, Separassiu, Settimo, Sestu, Simbilia, Sinnai, Sinnuri, Sirigargiu, Sisali, Situxini, Siurru, Solanas, Succi, Susalei, Villanova San Basilio. Dopo la caduta del giudicato nel 1258, nella divisione susseguente il territorio dell’intera curatoria fu compreso nella parte che venne amministrata direttamente dal Comune di Pisa tramite propri funzionari. Subito dopo la conquista aragonese en` a far parte del Regnum Sardiniae e tro fu diviso in tanti piccoli feudi. In particolare Pauli e Sisali furono concessi a Giacomo de Trulio; Quartu Jossu a Guglielmo Lauro; Santa Maria de Paradiso ai Donoratico del ramo gheradiano; Situxini e Simbilia a Pietro di Sant Clement; Selargius, Palma, Geremeas, Sinnuri, Settimo, Sinnai, Sestu, Separassiu, Siurru, Villanova San Basilio, costituirono la baronia di San Michele donata a Berengario Carroz; Mara, Calagonis e Ciria a Guglielmo Oulomar; Pirri, Sebolla e Sanvetrano a Guglielmo ` i Sorell. Il sistema instaurato mostro
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Campidani suoi limiti: i feudi cambiarono spesso di mano e il Campidano decadde e si spo` parzialmente. polo Campidano Maggiore Antica curatoria del giudicato d’Arborea, il cui territorio ` di Orisi stendeva a nord della citta stano su un territorio fertile e densamente popolato, la cui economia era fortemente sviluppata. Si stima che avesse una superficie di circa 330 km2: ` di Oristano comprendeva oltre alla citta i villaggi di Baratili, Boaczi, Cabras, Donigala, Fenoni, Fenughedu, Gippa, Massama, Nuracaba, Nuraghi, Nuraxinieddu, Petra Veurra, Piscopiu, Riola Sardo, San Giovanni di Sinis, Sinipale, Villalonga, Siamaggiore, Senuschi, Solanas, Solarussa, Zeddiani, Zerfaliu. Quando dopo la battaglia di Sanluri il ` di esistere, giudicato d’Arborea cesso nel 1410, il territorio mantenne la sua ` e fu compreso nel originaria unitarieta marchesato di Oristano. Quando poi nel 1478 il feudo fu confiscato a Leonardo ` a far parte del patrimonio Alagon, entro reale. Dal 1481 il territorio prese a essere amministrato direttamente da un funzionario reale col titolo di Ricevitore del marchesato di Oristano e della contea del Goceano; dopo il 1560 fu amministrato dal Conservatore generale del Regno. Il territorio decadde, molti dei suoi villaggi scomparvero e la fiorente agricoltura che un tempo era stata la base della sua floridezza divenne un ri` la pecordo. Un colpo mortale lo causo ste del 1652, in conseguenza della quale buona parte del Campidano Maggiore si ` . Passata l’isola ai Savoia, la spopolo ` di avviarne il riponuova dinastia tento polamento concedendo in feudo, dopo il 1741, una parte del territorio dapprima a Saturnino Cani e subito dopo ai Genoves. Ma l’evento decisivo per la storia del Campidano Maggiore si ebbe nel 1767, quando fu incluso nel marchesato d’Arcais. La nuova infeudazione
` le proteste della popolazione, suscito ` inutilmente di liberarsi dal che tento vincolo feudale; tutto fu inutile, fino all’abolizione dei feudi nel 1836. Campidano di Milis Antica curatoria del giudicato d’Arborea, che si stendeva a nord del Campidano Maggiore. Il suo territorio aveva una superficie stimata in 258 km 2 , era prevalentemente collinoso e molto popolato. Aveva un’agricoltura molto sviluppata e comprendeva i villaggi di Bauladu, Bonarcado, Barigadu, Calcargia, Milis, Milis Piccinnu, Narbolia, San Vero Milis, Segassus, Seneghe, Sollı`, Spinala, Tramatza, Urbana, Vesala, Zippiriu. Anche questa curatoria dopo la caduta del giudicato nel 1410, fu compresa nel marchesato di Oristano e ne condivise le sorti fino al 1478, anno della confisca del feudo a Leonardo Alagon. A partire dal 1481 fu incluso nel patrimonio reale e fu amministrato unitamente al Campidano di Oristano e a quello di Simaxis dallo stesso funzionario; complessivamente il suo territorio mantenne un’agricoltura discretamente sviluppata, ` e gli abitanti dei suoi vilnon si spopolo laggi conservarono orgogliosamente i loro antichi privilegi. Nel 1767 anche il Campidano di Milis fu compreso nel marchesato d’Arcais e ne condivise le vicende, fino all’abolizione dei feudi nel 1836. Campidano di Simaxis Antica curatoria del giudicato d’Arborea, che si stendeva a sud del Campidano Maggiore. Il suo territorio aveva una superficie stimata in 262 km2. Era pianeggiante, densamente popolato e aveva un’agricoltura molto sviluppata; comprendeva i villaggi di Bangios, Crabilis, Ollastra, Palmas Maggiore, Palmas de Ponte, Pani Bonu, Santa Giusta, San Vero Congius, Siamanna, Siapiccia, Silı`, Simaxis, Simaxis Jossu, Simaxis di San Giuliano e
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Campo Villaurbana. Anche questa curatoria, dopo la caduta del giudicato nel 1410, fu compresa nel marchesato di Oristano e ne condivise le sorti fino al 1478, anno della confisca del feudo a Leonardo Alagon. A partire dal 1481 venne incluso nel patrimonio reale e fu amministrato unitamente al Campidano di Oristano e a quello di Milis dallo stesso funzionario. Purtroppo, a partire dal secolo XVI, fu teatro di frequenti incursioni di corsari barbareschi, per cui molti dei suoi villaggi si spopolarono e scomparvero, e la sua agricoltura progressivamente de` cadde. Le sue pianure non furono piu coltivate, e quando il sistema di drenaggio degli stagni fu trascurato esse divennero paludose e inospitali a causa della malaria e dei molti banditi che vi si rifugiarono, arrivando addirittura a rendere problematico il viaggio sulle strade pubbliche verso Cagliari. Nel corso del secolo XVII furono tentati diversi esperimenti di bonifica e ripopolamento, ma tutti rimasero senza esito. Nel 1767 anche il Campidano di Simaxis fu compreso nel marchesato d’Arcais e ne condivise le vicende fino all’abolizione dei feudi nel 1836.
Camp Moles, Francesco Vescovo di Bosa dal 1654 al 1657 (Solsona, inizi sec. XVII-Bosa 1657). Dopo essere stato ordinato sacerdote, divenne canonico della cattedrale di Tarragona, facendosi apprezzare per la profonda preparazione teologica. Nel 1647 fu nominato inquisitore per la Sardegna. Arrivato nell’isola, si stabilı` a Sassari, ma nel 1651 fu trasferito a Majorca. Nel 1654 fu nominato vescovo di Bosa, per cui ` in Sardegna stabilendosi nella torno sua diocesi.
Campo, Giovanni Sebastiano de Religioso (Sassari 1526-ivi 1608). Completati ` alla vita contemi suoi studi, si dedico
plativa guadagnando fama di persona `. Fu inanimata da profonda spiritualita viato dal vescovo Alepus a Madrid per trattare a corte alcune questioni che ri` guardavano la diocesi. Qui si guadagno la stima del re che gli offrı` un ricco be` e, torneficio: egli umilmente rifiuto ` all’insegnanato a Sassari, si dedico mento. La sua scuola, negli anni che precedettero l’apertura di quella dei Gesuiti, fu molto attiva. Desideroso di affinare la sua preparazione, nel 1562 decise di recarsi in Spagna, ma durante il viaggio cadde nelle mani dei corsari ` di quattro barbareschi e visse per piu anni schiavo in Africa. Una volta libe` nell’ordine dei Gesuiti e, surato entro perato il noviziato, fu destinato al colle`, dove continuo ` a vigio della sua citta ` e umilta ` . Morı` a Sassari vere con onesta `. nel 1608 in odore di santita
Campo, Leonardo da Abitante di Sas` sec. XIII). Di origine sari (seconda meta ` intensamente alle vipisana, partecipo cende del neocostituito Comune di Sas` sari e fu tra i procuratori della citta ` ’’ con quando, nel 1294, esso si ‘‘paziono la Repubblica di Genova.
Campo, Martino de Religioso (sec. XIV). Vescovo di Bisarcio dal 1389 al 1394. Negli anni dello Scisma d’Occi` ai papi di Avignone, per dente si lego ` cui l’antipapa Clemente VII lo nomino vescovo nel 1389. Resse la diocesi fino al 1394, e probabilmente morı` nel 1396.
Campo, Pino da Cittadino pisano (se` sec. XIII). Impegnato dal conda meta Comune di Pisa in Sardegna nel periodo che seguı` la stipula della seconda pace con gli Aragonesi, gli fu affidato l’ufficio di camerario delle curatorie del Gippi e della Trexenta che Pisa aveva avuto in feudo dal re d’Aragona. I suoi rapporti con gli Aragonesi non furono facili: dovette difendere il territorio dalle continue vessazioni dei funzionari reali e dei feudatari vicini.
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Campo di Vigne
Campo di Vigne Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato di Gallura, compreso nella ` curatoria di Gemini. Sorgeva in localita Riagampos, non lontano dall’attuale abitato di Luras. All’estinzione della dinastia dei Visconti il villaggio fu amministrato con propri funzionari direttamente dal Comune di Pisa; dopo la con` a far parte del quista aragonese entro Regnum Sardiniae, ma la sua popola` a tenere un atteggiazione continuo mento ostile nei confronti degli invasori. Nel 1324 fu compreso nei territori ` nel 1325 fuconcessi ai Catoni, che pero rono cacciati da Sassari, per cui l’atteggiamento degli abitanti di C. di V. nei `. confronti degli Aragonesi non cambio Il villaggio fu definitivamente conquistato da Raimondo Cardona solo nel ` a far parte di un feudo 1330 ed entro che comprendeva quasi tutto il Gemini Basso, concesso a Guglielmo Pujalt. La ` , sembrava non voler popolazione, pero accettare la situazione e mal tollerava il ` vincolo feudale per cui, quando scoppio ` la guerra tra Doria e Aragona, continuo a combattere contro gli Aragonesi. Poi´ Pujalt morı` senza figli nel 1347 il re che ` di dare il villaggio e l’intera curapenso toria in pegno a Giovanni d’Arborea nell’intento di pacificare la popolazione. Quando quest’ultimo fu fatto arrestare da suo fratello Mariano, il territorio fu abbandonato a se stesso, subı` i danni della guerra tra Aragona e Arborea e nel 1376 quelli della peste. C. di V., ` , non si spopolo ` come alcuni altri pero villaggi vicini.
Campolieti, Nicola Maria Ufficiale di carriera, giornalista (secc. XIX-XX). ` a Cagliari negli anni che preceOpero dettero lo scoppio della prima guerra ` di spinmondiale. Interventista, cerco gere all’adesione alle sue tesi facendo leva sul sentimento di appartenenza di molta parte dell’opinione pubblica. Tra
i suoi scritti: Saluto a Cagliari del IV reggimento di artiglieria, ‘‘L’Unione sarda’’, 1893; Coscienza nazionale ed opinione pubblica, ‘‘L’Unione sarda’’, 1914; Per l’intensificazione della produzione agraria in Sardegna, ‘‘L’Unione sarda’’, 1914; Pe r i v o l o n t a r i a g r i c o l t o r i s a r d i , ‘‘L’Unione sarda’’, 1914; Pro classi rurali, ‘‘L’Unione sarda’’, 1914; Urgenti provvedimenti per i monti frumentari sardi, ‘‘L’Unione sarda’’, 1914; La scomparsa di un veterano di Malaghera, Gennaro Campolieti 1848-49, ‘‘L’Unione sarda’’, 1915; I sardi sono i migliori soldati del mondo, ‘‘L’Unione sarda’’, 1915; Colonizzazione militare. Un esperimento fatto a Bosa, ‘‘Pro Sardegna’’, II, 1916.
Campolongo, Giovanni Religioso (Per` sec. XIV-Ales pignano, seconda meta 1424). Vescovo di Ales dal 1421 al 1424. Entrato nell’ordine dei Carmelitani si fece notare per la sua grande preparazione teologica. Divenuto maestro di Filosofia e di Teologia, dopo aver insegnato per anni nel 1421 fu nominato vescovo di Ales.
Campo Pisano Miniera di piombo e zinco situata su una collina nell’immediata periferia di Iglesias. Nel 1868 fu ` coconcessa alla Monteponi, che pero ` a sfruttarla solo dopo il 1876. mincio Con il passare degli anni assunse un’importanza crescente e dopo la fine della seconda guerra mondiale, collegata con una grande galleria alla vicina miniera di Monteponi, divenne un importante centro di raccolta e di lavorazione dei minerali estratti anche delle miniere di Masua e di San Giovanni. Modernamente attrezzata, divenne un centro mi` avanzati d’Europa fino nerario tra i piu agli anni Settanta del Novecento. In se`e ` stata ferguito anche la sua attivita mata.
Camps de La Carrera i Moles, Francesco Religioso (Solsona, inizi sec. XVIIBosa 1656). Vescovo di Bosa dal 1654 al
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Campulongu 1656. Divenuto sacerdote, conseguı` la laurea e si impose all’attenzione per la sua profonda preparazione. Divenuto canonico a Tarragona, nel 1647 fu nominato inquisitore per la Sardegna. Il suo ` poco primo soggiorno nell’isola duro ´ nel 1651 fu richiamato a Madrid; perche dopo pochi anni, nel 1654, venne nominato vescovo di Bosa; giunto in sede si ` con grande impegno a miglioadopero rare la diocesi. Morı` lasciando la sua `. biblioteca al capitolo della citta
Campu Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato di Cagliari, compreso nella curatoria della Trexenta. Sorgeva a poca distanza ` Planu ’e Campu. da Senorbı` in localita Dopo la caduta del giudicato di Cagliari, nella divisione del 1258 fu compreso nei territori assegnati ai conti di Capraia che lo trasmisero al giudice d’Arborea. Il giudice Mariano II, entro ` al Cola fine del secolo XIII, lo lascio mune di Pisa, che lo fece amministrare da suoi funzionari. Dopo la conquista ` a far parte aragonese, nel 1324 entro del Regnum Sardiniae. Quando nel 1326 fu conclusa la pace definitiva tra ` a far parte del Pisa e Aragona, entro feudo concesso dal re d’Aragona a Pisa. ` , comincio ` a La sua popolazione, pero diminuire a causa della peste del 1348 ` tardi, delle vicende legate alle e, piu guerre tra Aragona e Arborea. Dopo il 1365 fu occupato dalle truppe arborensi; caduto il giudicato, il suo territorio ridotto ormai a una landa desolata, fu incluso nel feudo concesso a Bartolomeo Pinos nel 1416.
Campu de Loco Antico villaggio di origini medioevali. Faceva parte del giudicato di Torres ed era compreso nella curatoria del Costavall; sorgeva nelle ` campagne di Bonorva in prossimita della chiesa di Santa Lucia. Faceva parte dei territori che agli inizi del secolo XII passarono nelle mani dei Mala-
spina per matrimonio. Quando si estinse la famiglia dei giudici di Torres, i Malaspina lo inclusero nel loro piccolo stato governandolo con senso di equilibrio e instaurando un buon rapporto `, lo diedero con i vassalli. Nel 1308, pero in pegno al giudice d’Arborea che lo an´ al suo giudicato. Inutilmente in nette seguito i Malaspina tentarono di rientrarne in possesso: nel 1328 il giudice d’Arborea ne ottenne l’investitura dal re d’Aragona. Il villaggio soffrı` a causa della peste del 1348 e delle guerre tra Arborea e Aragona e fu abbandonato prima della pace del 1388.
Campu Lazzaru Vasta distesa pianeggiante nel Meilogu. A partire dagli anni ` stata interesSessanta del Novecento e sata da un esperimento di bonifica e di ` di 1800 colonizzazione su un’area di piu ha che interessa i comuni di Codrongianos, Florinas, Ploaghe e Siligo. Nel comprensorio sono state gradualmente ` svilupinsediate alcune fattorie e si e pato un moderno allevamento del bestiame.
Campulongu Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato di Torres ed era compreso nella cu` ratoria di Coros. Con ogni probabilita ` nelle sorgeva nell’omonima localita campagne di Bessude. Era un centro importante e per un certo periodo divenne capoluogo della curatoria; agli ` in mano ai Mainizi del secolo XII passo laspina per matrimonio. Quando si estinse la famiglia dei giudici di Torres, questi lo inclusero nel loro piccolo stato e lo governarono con senso di equilibrio, instaurando un buon rapporto con i loro vassalli. Quando nel 1323 l’infante Alfonso giunse in Sardegna, i Malaspina gli prestarono omaggio e cosı` il `a villaggio, almeno formalmente, entro far parte del Regnum Sardiniae. La loro ` , fu di breve durata: sottomissione, pero infatti essi, quando nel 1325 i Doria si
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Campus ribellarono, li seguirono e combatterono contro gli Aragonesi; cosı` nel 1330 C. fu assalito dalle truppe di Raimondo Cardona e subı` gravi danni. Negli anni ` a decadere e a sposuccessivi comincio ` a rimanere in pospolarsi, ma continuo sesso dei Malaspina fino al 1343, anno in cui il marchese Giovanni, morendo ` in eredita ` con tutto senza figli, lo lascio quanto possedeva a Pietro IV d’Aragona. I fratelli del defunto, irritati, tentarono di resistere con le armi e il villaggio cadde nel caos: non si sa come, a ` nelle mani dei un certo momento passo Doria che lo inclusero nella curatoria del Cabudabbas, aggregandolo al proprio stato. Scoppiata la prima guerra tra Arborea e Aragona, il villaggio fu nuovamente teatro di operazioni mili` completamente. tari e si spopolo
Campus, Alessandro Archeologo (n. Sassari, sec. XX). Conseguita la laurea, ` dedicato all’archeologia e ha preso si e ` parte ad alcuni scavi in diverse localita dell’isola. Tra i suoi scritti: Olbia. Un’area sacra sotto corso Umberto n. 138: gli elementi punici, in L’Africa romana. Atti del VII Convegno di studi, 1990; Un graffito greco da Olbia, in L’Africa romana. Atti del IX Convegno di studi, 1992; Padria, 1994; Tra arte colta e arte popolare in Sardegna. L’esempio di Padria, in Alle ` , II, 1996; Appunti e soglie della classicita spunti per un’analisi dei complessi punici in Sardegna, in I Fenici in Sardegna, 1997.
Campus, Antonio1 Magistrato, uomo politico (Pattada 1823-Sassari 1906). ` in Conseguita la laurea in Legge entro magistratura e percorse una brillante carriera, arrivando a essere nominato presidente della Corte d’Appello di Sassari. Eletto ripetutamente consigliere provinciale, fu per anni, fino al 1895, presidente del Consiglio provinciale.
Campus, Antonio2 Docente di Zooiatria (n. Ozieri 1884). Dopo aver conse-
guito la laurea in Medicina veterinaria ` alla ricerca e intraprese la si dedico ` Medicarriera universitaria. Insegno cina veterinaria e igiene presso l’Uni` di Sassari. Fu autore di numeversita rosi saggi sulle principali caratteristiche degli animali sardi, apparsi su riviste nazionali e straniere.
Campus, Antonio3 (detto Nino) Avvocato, consigliere regionale (Sassari 1901-ivi 1966). Conseguita la laurea in ` con successo Giurisprudenza si dedico alla professione di avvocato e si iscrisse ancora giovanissimo al Partito Popo` di prolare di Luigi Sturzo. Si interesso blemi sindacali e nel difficile momento della nascita del fascismo nella sua ` ebbe modo di manifestare il suo citta profondo dissenso dalle posizioni concilianti di una parte del cattolicesimo ` a far parte del sassarese; nel 1925 entro Comitato delle opposizioni creato dopo l’assassinio di Matteotti. Durante il fascismo visse appartato, dedicandosi al suo lavoro; riprese la vita politica dopo la caduta del fascismo e contribuı` con Antonio Segni (che era suo cugino: di qui l’appellativo di ‘‘il Cugino’’ con cui veniva chiamato dalla ‘‘Nuova Sardegna’’) alla nascita della Democrazia Cristiana sarda. Nel 1953 fu eletto consigliere regionale per il suo partito per la II legislatura nel collegio di Sassari e negli stessi anni fu anche presidente della Provincia di Sassari: in quegli ` dando vita a uno scamanni si segnalo bio polemico di opinioni con Luigi Crespellani, che sotto il titolo ‘‘Torri e campanili’’ rimetteva sul tappeto l’antica querelle di Sassari contro l’egemonia politica di Cagliari. Fu uno dei fondatori del ‘‘Corriere dell’Isola’’ e nel 1955 fu nominato presidente della Commissione per lo studio del Piano di Rinascita. Estromesso dai vertici dai ‘‘Giovani Turchi’’ con la cosiddetta ‘‘Rivoluzione bianca’’ (marzo 1956), non fu ri-
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Campus candidato a nessuna delle cariche che aveva ricoperto.
Campus, Antonio4 Studioso di economia (n. Foresta Burgos 1939). Impegnato ` stato consigliere comunale in politica, e di Oristano e amministratore di alcune ` commerciali. Dalla sua espesocieta ` tratto l’articolo Le vicende giurienza e diziarie dello stagno di Cabras, ‘‘Quaderni bolotanesi’’, XXIII, 1997.
Campus, Antonio Maria Teologo (Pat` 1838). Divenuto satada 1767-Budduso ` Teologia morale cerdote, insegno ` di Sassari; di idee presso l’Universita liberali, fu vicino ai Simon e all’Angioy, per cui nel 1796, considerato fautore dei moti antifeudali, fu privato dell’insegnamento e condannato a risiedere a ` . Negli anni successivi si seBudduso ` per la grande pieta ` e per le opere gnalo di beneficenza. Nominato canonico, nel ` la nomina ad arcivescovo a 1821 rifiuto Genova.
Campus, Aurora Sociologa (n. Bono ` dedicata 1948). Conseguita la laurea si e all’insegnamento universitario. Attual` di mente lavora presso la Facolta ` di MiScienze politiche dell’Universita lano. Ha approfondito in particolare la sociologia dell’ambiente e del territorio. Ha scritto Il mito del ritorno. L’emigrazione della Sardegna in Europa. Lettere di emigranti alle loro famiglie 19501971, 1985.
Campus, Filippo Religioso (Pattada 1817-Tempio 1887). Vescovo di Ampurias e Tempio dal 1871 al 1887. Divenuto sacerdote, fu per molti anni parroco della cattedrale di Sassari e dal 1860 professore di Storia ecclesiastica ` . Nel 1871 fu nomipresso l’Universita nato vescovo di Ampurias e Tempio. ` per l’impeNella sua diocesi si segnalo gno pastorale e per l’incessante opera di pacificazione tra le diverse fazioni che insanguinavano allora la Gallura. Cosı` nel 1872 con una solenne cerimo-
nia, alla presenza del prefetto di Sassari, riuscı` a celebrare le ‘‘paci’’ fra gli abitanti di Sedini, Bulzi, Aggius e Laerru, i cui sindaci si abbracciarono ` le fapubblicamente; nel 1875 pacifico ` d’Agultu. zioni che dilaniavano Trinita ` anche nella cura e nella vaSi impegno lorizzazione delle vocazioni.
Campus, Gianvittorio (o Nanni) Chirurgo, uomo politico (n. Sassari 1952). Senatore della Repubblica, sindaco di Sassari. Dopo aver conseguito la laurea in Medicina ha intrapreso la carriera universitaria. Da giovanissimo si era impegnato in politica, dapprima nel MSI e successivamente in Forza Italia, ` stato eletto schieramento per il quale e senatore di Sassari per la XII legislatura repubblicana. Non riconfermato ` stato eletto sindaco nel 1996, nel 2000 e di Sassari. Ordinario di Chirurgia pla` di stica ricostruttiva presso l’Universita Sassari, dove dirige anche l’Istituto di ` autore di importanti Dermatologia, e studi pubblicati su riviste nazionali e straniere. Nel 2005 non ha ripresentato la propria candidatura a sindaco di Sassari.
Campus, Giovanni 1 Filologo (Osilo 1875-Torino 1919). Dopo la laurea in Let` all’insegnamento nelle tere si dedico scuole secondarie. Dopo alcuni anni trascorsi ad Alghero si trasferı` a Torino ` al Liceo e pubblico ` i suoi dove insegno ` importanti. Il suo nome e ` lelavori piu gato ad alcuni interessanti studi sul logudorese, sull’origine dei dialetti sassarese e gallurese (che considerava dialetti italiani) e sulla pronuncia della C in latino. Tra i suoi scritti: Fonetica del dialetto logudorese, 1901; Sulla questione dell’intacco del C latino, 1902; Appunti di linguistica sarda, 1905; Note lessicali sarde, ‘‘Archivio storico sardo’’, VII, 1911; Due note sulla questione delle velari ario-europee, 1916; Le velari latine con speciale riguardo alle testimonianze
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Campus dei grammatici, ‘‘Atti della Regia Accademia delle Scienze di Torino’’, LIV, 1918.
Campus, Giovanni2 Insegnante, poeta (n. Cervia 1927). Nato da famiglia sarda, ha trascorso la sua adolescenza in Romagna. Tornato in Sardegna ha studiato ` laureato in Lettere a Caa Sassari e si e ` trasferito a gliari. Successivamente si e Roma dove ha insegnato a lungo italiano e latino negli istituti superiori. ` stato critico Appassionato di cinema, e cinematografico de ‘‘La Nuova Sardegna’’ negli anni Sessanta; ha pubblicato saggi importanti nelle principali riviste nazionali di cinema. Durante il sog` recenti giorno romano e negli anni piu ha pubblicato diverse raccolte di versi, tra cui Salmo notturno, 1983, e Mediterraneo, 2004.
sue opere sono presenti al Museo Grabado di Madrid, all’Universal Center di Belgrado, allo Yamarashi Museum di Tokyo, alla Galleria civica di Torino e in molti altri musei.
Giovanni Campus – Pittore, e` nato a Olbia ma ha lavorato a Genova, Milano, Parigi e New York. Vive a Milano.
Campus, Maria Giovanna Archeologa
Giovanni Campus – Il pittore olbiense mentre prepara una delle installazioni, diventate ` piu ` recente. frequenti nella sua attivita
Campus, Giovanni3 Pittore e scultore ` formato a Genova e (n. Olbia 1929). Si e ` inserito dal 1968 vive a Milano dove si e ` . Ideanegli ambienti artistici della citta tore e attuatore, a partire dal 1977, di creazioni artistiche che definisce ‘‘installazioni-intervento/percorsi a dimensione ambientale’’, nelle quali lo ` fondamentale, ha studio dello spazio e ` internazionaraggiunto una notorieta le.Ha esposto in tutto il mondo; alcune
(n. sec. XX). Profonda conoscitrice del territorio del Montiferru, dal 1981 ha diretto il gruppo archeologico giovanile di Cuglieri, nel 1982 quello di Cabras. Nel 1985 ha contribuito al riordino del Museo civico archeologico di Ozieri. Tra i suoi scritti: Ricerche archeologiche nel territorio del comune di Cuglieri, ‘‘Quaderni oristanesi’’, 21/22, 1989; Il titulus funerario di Imbenia. Contributo alla rilettura del materiale epigrafico cristiano della Sardegna, in L’Africa romana. Atti dell’VIII Convegno di studi, 1990; Gurulis Nova: elementi di rilettura del territorio, in L’Africa romana. Atti del X Convegno di studi, 1996; Domus de janas di Serrugiu Pittudi-Cuglieri, in La cultura di Ozieri. La Sardegna tra il IV e il III millennio, 1997.
Campus, Mario Amministratore di so` commerciali (Tempio 1894-?). Fu cieta
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Campuy eletto consigliere comunale di Cagliari negli anni Sessanta del Novecento. Ha anche pubblicato Brevi note sulle origini della famiglia Campus, 1963.
senatore per la IX legislatura repubbli` si amcana; nel corso del mandato pero ` gravemente e morı` a Sassari nel malo 1987.
Campus, Milko Atleta (n. sec. XX). Cre-
Campus Dettori, Lucrezia Archeologa
sciuto nelle file dell’Atletica Oristano, ` specializzato nel salto in lungo. In si e ` si mette in luce a Ricquesta specialita cione nel 1984, conquistando il titolo di campione italiano allievi. Quattro anni ` campione italiano assoluto, cosı` dopo e come nel 1989. Nel 1994, dopo essere giunto terzo ai campionati italiani indoor, si aggiudica a Formia per l’ultima volta il titolo italiano con la misura di 8,13 m. [GIOVANNI TOLA]
(n. Ozieri, sec. XX). Conseguita la laurea, ha studiato i materiali di Genna Maria lavorando insieme a Enrico Atzeni. In seguito ha concentrato i suoi interessi nello studio del territorio di Ozieri, e, collaborando con la Soprintendenza di Sassari, ha concorso alla ` , di realizzazione del museo della citta ` direttrice. Nel 1986 cui attualmente e ha curato l’organizzazione del I Convegno sulla cultura di Ozieri e nel 1995 quella del secondo Convegno. Tra i suoi scritti: Nuovi miliari della Sardegna, ‘‘Archeologia classica’’, XXIX, 1977; Ozieri (con Paola Basoli, Fulvia Lo Schiavo e Francesco Guido), Il Museo di Villa Sulcis, 1988; Dipinti rupestri ` Luzzana-Ozieri, in schematici in localita La Cultura di Ozieri. Problematiche e nuove acquisizioni. Atti del I Convegno di studio, Ozieri 1986, 1989; Museo archeologico di Ozieri, sale III-IV; Il Museo archeologico di Ozieri, sez. storica, tutti e due in Guida ai musei e alle collezioni della Sardegna, 1997; Un momento di confronto, in La Cultura di Ozieri. La Sardegna dal IV al III millennio a.C., 1997.
Campus, Salvatore1 Medico, consigliere regionale (Bitti 1917-Cagliari 2006). Dopo essersi laureato in Medi` dedicato alla libera profescina si e sione specializzandosi in otorinolarin` goiatria. Cattolico impegnato, nel 1963 e divenuto consigliere regionale della DC nel collegio di Cagliari nel corso della IV legislatura, subentrando all’on. ` Angius, deceduto. Successivamente e stato riconfermato per la V e per la VI legislatura fino al 1974. Schierato su posizioni di centro, dal marzo 1967 al giu` stato assessore ai Lavori pubgno 1969 e blici nella prima giunta Del Rio e successivamente, dall’agosto al dicembre ` dello stesso anno, assessore alla Sanita nella seconda giunta Del Rio. Successi` stato ancora assessore alla vamente e ` dal gennaio 1971 al gennaio 1972 Sanita nella prima giunta Giagu, e infine dal settembre al novembre del 1973 assessore al Turismo nelle terza giunta Giagu.
Campus, Salvatore2 Clinico, senatore della Repubblica (Sassari 1931-ivi 1987). Conseguita la laurea in Medicina, ` all’insegnamento universitasi dedico rio e alla ricerca; per anni fu professore ` di di Clinica medica presso l’Universita Sassari. Cattolico, nel 1983 venne eletto
Campus Serra, Antonio Docente universitario, deputato al Parlamento (Cagliari 1851-ivi 1932). Dopo aver conse` alla guito la laurea in Legge, si dedico professione di avvocato e all’insegnamento universitario. Nel 1875 divenne professore di Filosofia del Diritto ` di Cagliari; di idee presso l’Universita progressiste, fu attirato dalla politica e nel 1892 fu eletto deputato per la XVIII legislatura nel collegio di Cagliari e riconfermato successivamente fino al 1909.
Campuy (o Campu Giavesu) Antico villag279
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Camugliano gio di origine medioevale che faceva parte del giudicato di Torres, compreso nella curatoria di Cabudabbas. Sorgeva ` di Giave nella localita ` in prossimita detta Campu Giavesu. Nel corso del secolo XII venne in possesso dei Doria in seguito a uno dei matrimoni che i membri della famiglia contrassero con principesse della famiglia giudicale di Torres. Dopo l’estinzione della dinastia, essi inclusero il villaggio nello stato feudale che avevano formato; instaurarono un buon rapporto con i suoi abitanti che, mantenuti i loro privilegi e la loro autonomia, vissero un periodo di pace fino alla conquista aragonese nel 1323. Allora i Doria si dichiararono vassalli del re d’Aragona, per cui il villag` a far parte del Regnum Sardigio entro ` nel 1325 essi si ribelniae. Quando pero larono, C. divenne teatro della guerra e nel 1330 fu occupato dalle truppe aragonesi guidate da Raimondo Cardona e devastato. In seguito subı` altri gravi danni durante la ribellione del 1347 e ´ si spopolo ` per la peste del 1348, sicche abbastanza rapidamente.
Camugliano Famiglia pisana (secc. ` XIII-XIV). Deve il suo nome alla localita della quale era originaria; fu presente in Sardegna con alcuni dei suoi membri in un periodo collocabile tra la seconda ` del secolo XIII e la prima meta ` del meta secolo XIV, quando Pisa perdette definitivamente il controllo dell’isola. In particolare va ricordato Bondo, che fu castellano della fortezza di Cagliari dal ` per la costru1281 al 1282 e si adopero zione della torre della Lanterna (il faro di Sant’Elia).
Canaglia Miniera di ferro situata nella Nurra a pochi chilometri da Palma` il Mandel nel dula; probabilmente gia suo viaggio nella Nurra nel secolo XVIII ne intuı` l’importanza, ma soltanto ` Correboi dopo il 1870, quando la societa ebbe la concessione della miniera del-
l’Argentiera, fu valutata la consistenza `, solo nel 1912 del giacimento. In realta ` Toscana Industrie agricole la Societa ` lo ne ottenne la concessione e ne inizio sfruttamento; dopo lo scoppio della prima guerra mondiale la produzione ` vertiginosamente: la miniera aumento ` all’Ilva e per facilitare il trapasso sporto del materiale fu costruita una piccola linea ferroviaria privata che dalla bocca della miniera arrivava fino al Ponte romano di Porto Torres e al ` C. molo di carico. Nel 1928 l’Ilva lascio ` concessionaria in gestione alla Societa delle Miniere dell’Elba, che nonostante la crisi internazionale, applicando una sapiente politica di riduzione dei costi, ` la chiusura dell’attivita ` . Nel seevito ` alla Ferrocondo dopoguerra C. passo ` inutilmente un rilancio min, che tento della produzione; fatalmente la mi` in crisi e nel 1964 cesso ` l’atniera entro ` . Nel 1967 la concessione venne retivita vocata e gli impianti furono venduti a un imprenditore privato.
Canales Antica regione della curatoria del Guilcier nel giudicato d’Arborea. Comprendeva i villaggi di Boroneddu, Borzacheri, Lestinghedu, Guilcier, Domusnovas Canales, Sedilo, Norbello, Solli, Orena, Tadasuni, Zuri, Ustedu Boiler, Lignei, Suci e Nordai. L’incon` quasi completamente trada si spopolo a causa della peste del 1376 e molti dei villaggi cessarono di esistere; dopo la morte di Mariano IV, quando Ugone III ` aspra era impegnato nella fase piu della guerra contro Pietro IV, nel 1378 il C. fu incluso nei territori che il re concesse in feudo al traditore Valore de Li` soltanto di una gia. In effetti si tratto ´ il territorio riprovocazione, perche mase saldamente nelle mani del giudice fino alla battaglia di Sanluri. Ca` duto il giudicato, il territorio passo sotto l’amministrazione reale, ma la ` a mantenere sua popolazione continuo
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Canale Serci un atteggiamento di insofferenza nei confronti dei nuovi venuti: atteggia` in una aperta ribelmento che sfocio lione quando il re, nel 1415, permise ai De Ligia di tornare in Sardegna per prendere possesso dei feudi che avevano guadagnato con il loro sleale comportamento. Gli abitanti del C., che non avevano dimenticato il loro tradimento, probabilmente anche istigati dal marchese d’Oristano che ambiva a incorporare il territorio nel suo feudo, uccisero i De Ligia a Zuri; allora il re nel 1417 concesse il territorio a Giovanni Corbera che nel 1426 a sua volta lo cedette al marchese d’Oristano. Dopo la morte di Leonardo Cubello l’intero territorio ` al suo figlio secondogenito Salvatocco tore, il quale, divenuto a sua volta marchese nel 1463, lo incluse finalmente nel grande feudo di Oristano. Dopo la confisca del marchesato, nel 1478, il C. fu amministrato direttamente da funzionari reali fino al 1485, quando fu concesso in feudo a Galcerando Requesens, i cui eredi nel 1537 lo vendettero a Ni` Torresani e a Pietro Mora. Quando colo nel 1558 i Torresani rimasero unici feudatari dell’antica incontrada, essi la unirono al loro feudi del Barigadu, rom` cultupendo definitivamente l’unita ` rale dell’antico Guilcier. Il C. continuo a rimanere unito al Barigadu fino al ` al fisco: 1715, quando il territorio torno nel 1737 fu nuovamente infeudato col titolo di marchesato di Sedilo al canonico Solinas i cui eredi, i Delitala di Chiaramonti, continuarono a possederlo fino al riscatto dei feudi, nel 1838.
Canales de la Vega, Antonio Storico e giurista (Cagliari 1580-ivi 1659). Laurea` in Sardegna, dove per tosi a Pisa, torno ` si impose all’attenzione le sue qualita generale. Fu subito considerato avvocato di talento, per cui nel 1626 fu chiamato a insegnare Diritto presso l’Uni` di Cagliari, allora appena versita
aperta. Nel 1630 fu chiamato a ricoprire l’ufficio di assessore della Regia Governazione a Sassari e, dopo alcuni anni, fu nominato giudice della Reale Udienza. Molti i suoi scritti di scienza giuridica, fra i quali: Discursos y apuntamientos ´n hecha en nombre de sobre la proposicio su Magestad a los tres brazos ecclesiastico, militar y real en 8 de henero 1631, ` di collega1631 (appartiene all’attivita mento e di consulenza fra gli Stamenti e il governo); Pro marchione de Villa Cidro, domino Encontratae de Planargia, contra Promotorem Fiscalem Mensae episcopalis bosanensis, 1633 (tratta d’un contenzioso aperto dal promotore fiscale della mensa episcopale di Bosa nei confronti del marchese di Villacidro: nella causa il C. de la V. difendeva le ragioni del marchese); Pro Philippo Rius cive Barchinonae contra arrendatores iurium et vectigalium Universitatum ` un’altra lite: C. Regni Sardiniae, 1633 (e de la V. difende le ragioni di un cittadino di Barcellona contro una non legit´n de tima imposizione di tributi); Invasio la armada Francesa del arzobispo de Bordeus y Enrique de Lorena conde de Harcourt, hecha sobre la ciudad de Ori` un rapporto sulla spedistan, 1637 (e zione francese contro Oristano, comandata da Enrico di Lorena e dal vescovo di Bordeaux); Discursos politicos de los varones illustres de Sarden ˜ a, Cagliari s.d.
Canale Serci Miniera di piombo, zinco e stagno nelle campagne di Villacidro, ` probabilmente conosciuta fin dalla piu ` come dimostrano le tarda antichita tracce di scavo individuate nel territorio. Il suo sfruttamento ebbe inizio tra le due grandi guerre del Novecento, negli anni dell’autarchia fascista per l’utilizzazione della cassiterite, prezioso minerale dello stagno. La fase produttiva ` pero ` pochi anni. Nel dell’impianto duro ` in secondo dopoguerra la miniera entro
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Canalgrande crisi e fu chiusa; attualmente i resti de` dell’Ente gli impianti sono di proprieta foreste demaniali.
Canalgrande Miniera di piombo e zinco lungo la costa tra Nebida e Capo Pecora ` omonima. Il territorio fu nella localita concesso nel 1869 a un imprenditore ` belga, il Dumont La Marche, che avvio lo sfruttamento. Nei decenni successivi lo sfruttamento non fu interrotto, ma non riuscı` mai a raggiungere le dimensioni necessarie per diventare redditizio a causa della mancanza di acqua per la laveria e delle piccole dimensioni dello stesso corpo mineralizzato. Dopo il 1945 la miniera fu definitivamente chiusa.
Canalis, Antonio Insegnante, consigliere regionale (Tula 1911-Sassari 2005). Dopo essersi laureato in pedago` di Roma, si e ` degia presso l’Universita dicato all’insegnamento. Scoppiata la seconda guerra mondiale, vi ha preso parte. Al ritorno dal servizio militare, ` divenuto direttore didattico. nel 1943, e Fratello del professor Rino, subito dopo ` impegnato la caduta del fascismo si e ` nella riorganizzazione cattolica ed e stato tra i protagonisti della nascita della DC a Sassari. Fedelissimo di Nino Campus e di Antonio Segni, tra il ` stato nominato membro 1947 e il 1949 e della Consulta regionale, partecipando cosı` alla stesura dello statuto regionale. In seguito la sua professione lo ha portato in diverse sedi della provincia di ` stato eletto consiSassari; nel 1953 e gliere regionale della Democrazia Cristiana nel collegio di Sassari per la II ` stato riconfermato legislatura, ma non e ` dinella III. Ritiratosi a vita privata, e ` andato venuto ispettore scolastico ed e ` morto a Sassari in pensione nel 1975. E agli inizi del 2005.
Canalis, Elisabetta Attrice televisiva (n. Sassari 1978). Figlia di Giulio Cesare, primario radiologo della Clinica
` di Sassari, ha compiuto dell’Universita ` natale. i suoi studi superiori nella citta ` Vincitrice di un concorso televisivo e stata, sul finire degli anni Novanta, una delle ‘‘veline’’ della fortunata trasmissione Striscia la notizia. Ha continuato la carriera di attrice-presentatrice partecipando a numerosi altri spettacoli televisivi.
Canalis, Giulio Cesare Radiologo (n. ` professore ordinario di Sassari 1939). E Diagnostica per immagini e radiotera` di Medicina delpia presso la Facolta ` di Sassari. l’Universita
Canalis, Salvatore (detto Rino) Insegnante, patriota (Tula 1908-Fosse Ardeatine, Roma, 1944). Compiuti gli studi in Sardegna divenne professore di Lettere nel Liceo della Scuola militare di Roma. Entrato nella Resistenza romana con i gruppi azionisti, arrestato durante un rastrellamento, fu tra i sardi presenti a Regina Coeli che furono fucilati alle Fosse Ardeatine, il 23 marzo 1944, come rappresaglia all’attentato di via Rasella.
Canalis, Salvatore Battista (detto Rino) Architetto, consigliere regionale (n. Tula 1941). Conseguita la laurea in Ar` dedicato con successo chitettura si e ` impegnato alla libera professione e si e nella vita politica. Schierato su posi` stato eletto zioni di sinistra, nel 1984 e consigliere regionale per il PCI nel col` stato riconferlegio di Sassari, ma non e ` mato nel 1989. Nel novembre del 1992 e divenuto tecnico assessore regionale ai Trasporti nella terza giunta Cabras, che ` era integralmente formata da esterni. E rimasto in carica fino al settembre 1994.
Canalis, Vanna Archeologa (n. Sassari ` 1950). Dopo aver conseguito la laurea e entrata nella carriera delle Soprintendenze; attualmente lavora presso la Soprintendenza archeologica di Sassari e Nuoro. Tra i suoi scritti principali: Passato e presente: storia del Museo, in Il Mu-
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Canavari seo Sanna di Sassari, 1986; La tomba II di Mesu ’e Montes (con Gian Mario Demartis), ‘‘Nuovo Bullettino archeologico sardo’’, 1984, 1989; La piccola sta` tuaria prenuragica, in Sardegna. Civilta di un’isola mediterranea, catalogo della mostra, 1993; Una casa per le fate, ‘‘Archeologia viva’’, XIV, 54, 1995; L’isola dei misteri, 2002.
Canapicchia = Elicriso Canaran Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato di Gallura, compreso nella curatoria di Canhain. Sorgeva non lontano da Luras ` Carana. All’estinzione della in localita dinastia dei Visconti fu amministrato direttamente dal Comune di Pisa tramite suoi funzionari; sostanzialmente mantenne i suoi antichi privilegi e con` a eleggere annualmente il majore tinuo e i suoi consiglieri. Dopo la conquista ` a far parte aragonese, nel 1323 entro del Regnum Sardiniae, ma la sua popolazione mantenne un atteggiamento ostile nei confronti dei nuovi venuti. Scoppiata la guerra tra Genova e Aragona nel 1330 fu investito dalle truppe di Raimondo Cardona e subı` gravi danni; poco dopo fu concesso in feudo ` a Raimondo di Montpavon, ma continuo a essere teatro delle operazioni militari spopolandosi parzialmente. I Montpavon ne persero successivamente il controllo e quando, nel 1347, i Doria si ribellarono per la seconda volta, il villaggio fu concesso a Giovanni d’Arborea ´ lo pacificasse. Poco dopo pero ` perche l’infelice principe fu fatto arrestare dal fratello, il giudice Mariano IV, e C. pre` in una situazione di totale caos. cipito ` anche dopo La sua decadenza continuo il termine della prima guerra tra Mariano IV e Pietro IV. Gli anni che seguirono furono caratterizzati da una cre` nella sescente tensione, che sfocio conda guerra tra Mariano IV e Pietro IV. Il villaggio fu occupato dalle truppe
` complearborensi e nel 1376 si spopolo tamente.
Canassa Antico villaggio di origini medioevali che faceva parte del giudicato di Cagliari, compreso nella curatoria del Gerrei. Dopo lo smembramento del giudicato, nella divisione del 1258 C. fu compreso nei territori assegnati ai conti di Capraia che lo trasmisero al giudice d’Arborea. Il giudice Mariano ` II, entro la fine del secolo XIII, lo lascio al Comune di Pisa, che lo fece amministrare da suoi funzionari. Terminata la prima fase della conquista aragonese, ` a far parte del nel 1324 il villaggio entro Regnum Sardiniae, ma la sua popola` a mantenere un attegzione continuo giamento di potenziale ribellione e a rendere insicuro tutto il territorio; per questi motivi nel 1333 fu compreso nei territori concessi a Raimondo Zatrillas ´ pacificasse la zona. La situaperche ` continuo ` a essere precaria zione pero e, a causa delle guerre tra Mariano IV e Pietro IV, il villaggio decadde e si spo`. polo
Canavari, Mario Geologo e naturalista (Camerino 1855-Pisa 1928). Dopo aver conseguito la laurea in Matematica nel ` agli studi di geologia. Si 1879 si dedico ` in Germania nel 1881 e, torspecializzo nato in Italia, nel 1889 divenne profes` di sore di Geologia presso l’Universita ` tutta la vita, ricoPisa, dove insegno prendo la carica di direttore di istituto per quarant’anni e di direttore dei musei per venti. Nella sua vastissima pro` numerosi duzione scientifica dedico studi alla Sardegna, occupandosi in particolare dei fossili del territorio sulcitano. Tra i suoi scritti: Insetti del Carbonifero di San Lorenzo nel monte Pisano, 1892; Spirulirostrina Lovisatoi, nuovo genere e nuova specie di cefalopodo raccolta nel territorio di Sardegna, ‘‘Bollettino di malacologia italiana’’, XVI, 1892; Ostracodi siluriani in Sarde-
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Canavera ` Togna, ‘‘Processi verbali della Societa scana di scienze naturali’’, 1900; Fauna dei calcari nerastri con Cardiola e Orthoceras di Xea Sant’Antioco in Sardegna, ‘‘Paleontographia Italica’’, V, 1900.
Canavera, Giovanni Religioso (Iglesias 1535-Ales?, 1573). Vescovo di Ales e Terralba dal 1572 al 1573. Apparteneva all’ordine dei Minori conventuali; uomo ` , fu nominato di profonda spiritualita vescovo di Ales e Terralba nel 1572, ` poco dopo nel 1573. morı` pero
` Religioso (Iglesias, Canavera, Nicolo ` sec. XVI-Alghero 1611). Vescovo meta di Alghero dal 1604 al 1611. Era fratello di Giovanni. Attratto dalla vita contemplativa, si fece anche lui sacerdote e fu creato canonico della cattedrale di Ales. Nel 1604 fu nominato vescovo di Alghero da Clemente VIII.
Cancedda, Gabriele Pittore e ceramista (n. Gesico 1954). Allievo di Sigismondo Melis, ha esordito giovanissimo in una collettiva nel 1972. In seguito ha preso parte a numerose altre mostre in Italia e in alcune delle mag` del mondo raggiungendo nogiori citta ` considerato il ` internazionale. E torieta caposcuola della Variation Art: alcune delle sue opere figurano in importanti collezioni pubbliche.
Cancella Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato d’Arborea, compreso nella curatoria di Monreale. Sorgeva nelle vicinanze di ` nel corso Sardara. Il villaggio si spopolo del secolo XIV a causa della peste e delle operazioni militari.
Cancellus Antico villaggio di origini medioevali che faceva parte del giudicato di Cagliari, compreso nella curatoria di Nuraminis. Sorgeva nelle campagne di Nuraminis. Dopo la caduta del giudicato di Cagliari, nella divisione del 1258 fu compreso nei territori assegnati ai conti di Capraia che lo trasmi-
sero al giudice d’Arborea. Il giudice Mariano II, entro la fine del secolo XIII, lo ` al Comune di Pisa, che lo fece amlascio ministrare da suoi funzionari. Dopo la `a conquista aragonese, nel 1323 entro far parte del Regnum Sardiniae, ma nel 1324 fu concesso in feudo a Pietro di Montessono, che dopo il 1328 lo vendette a Neruccio di Pontiniano. Il rapporto dei suoi abitanti col nuovo feudatario fu difficile, ma essi continuarono a eleggere annualmente il loro majore e a conservare una parvenza di autonomia. Nel 1348 C. fu investito dalla peste e perse buona parte dei suoi abitanti; poco dopo, durante la prima guerra tra Mariano IV e Pietro IV, il villaggio subı` altri danni; terminato il conflitto, tuttavia gli abitanti riuscirono a mandare i loro rappresentanti al Parlamento del `, il villaggio conti1355. In seguito, pero ` a decadere e dopo lo scoppio della nuo seconda guerra tra Mariano IV e Pietro IV i di Pontiniano non furono in grado di conservarne il possesso.
Canci, Antonio Archeologo (n. sec. XX). ` del rame, nel 1996 ha Studioso dell’Eta preso parte al XIII Convegno di Scienze preistoriche e protostoriche svoltosi a Forlı`, dove ha presentato una relazione, The copper age burial from Santa Caterina di Pittinuri, in The Workshops and Posters of the XIII International Congress of Prehistoric and Protohistoric Sciences, 1996.
Cancioffali Fantoccio che a Cagliari impersona il Carnevale e che nella solenne sfilata del Martedı` e del Giovedı` ` considerato il re della festa. A grasso e capo di un sontuoso corteo, detto Sa rantantira, nel quale sfilano carri allegorici e altre maschere tradizionali ` come Sa Panettera e S’arrigadella citta teri, percorre le strade principali al suono ritmato e assordante dei tamburi. Al termine della festa viene bruciato pubblicamente, come accade ai suoi si-
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Candelieri mili che sotto altro nome animano il Carnevale di altri centri della Sardegna.
Candala Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato d’Arborea, compreso nella curatoria ` del Barigadu. Probabilmente si spopolo dopo il 1376 in conseguenza della terri` la vita bile epidemia di peste che costo allo stesso giudice Mariano IV.
Candelarzu Tipo di pane cerimoniale dalla forma elaborata e guarnito, che un tempo veniva confezionato a Capodanno per solennizzare l’inizio dell’anno. Probabilmente si tratta del ricordo della strenna calendaria di San Girolamo; il pane veniva donato ai bambini che andavano di casa in casa a chiederlo cantando la cantilena Dademi su candelarzu. Per l’occasione spesso venivano donate loro anche mandorle e fichi secchi.
Candelau Dolce tipico del Campidano ` antiche tradi Cagliari. Legato alle piu ` costituito da una scodellina di dizioni, e pasta morbida e finemente lavorata, riempita di pasta di mandorle e zucchero aromatizzato con acqua di fiori d’arancio e scorza di limone, decorato con glassa.
Candelieri Processione che si svolge a Sassari alla vigilia della festa dell’Assunta, il 14 agosto. Ha origini antichissime e si festeggiava nella chiesa di Santa Maria di Betlem dove per otto giorni la statua dell’Assunta, calzata d’argento, veniva esposta sopra un letto attorniato da grossi ceri, pronta per il transito in cielo (la cosiddetta Dormitio Virginis, che si vuole derivata da costumanze culturali bizantine). All’ottavo giorno, alla presenza dei ` e di una gran consiglieri della citta massa di popolo festante, entravano nella chiesa otto c. e dodici personaggi che rappresentavano i dodici apostoli.
Candelieri – Ogni corporazione ha il suo candeliere, dietro al quale sfilano con grande ` i membri nei loro costumi solennita spagnoleschi, con spadino e cappa, o di foggia ottocentesca.
Dopo la cerimonia religiosa i c. sfila` . I c., detti anvano nelle vie della citta che ‘‘colunna incoronada’’, hanno sostanzialmente mantenuto nel tempo la loro struttura di legno, alta sui 3 m; sono costituiti da tre parti: la base, il fusto cilindrico e il capitello superiore decorato cui si attaccano i nastri; i nastri, di seta, lunghi 7-8 m, sono tenuti tirati da bambini, in modo che il sole, battendovi sopra, li faccia brillare al vento; i c. sono portati a spalle o a braccia da portatori, vestiti con camicie diversamente colorate a seconda del Gremio: compito dei ` anche di farli ‘‘ballare’’, agiportatori e tandoli al ritmo di brevi, veloci girotondi accompagnati dal suono del piffero e del tamburo. «Li candareri so baddariani», scrive in un suo verso il maggiore poeta sassarese del Novecento, Salvator Ruiu: per tradizione, infatti, `e ` ‘‘ballerino’’ il candeliere, quanto piu ` sara ` propizia l’annata agraria tanto piu ` . Ogni Gremio – cioe ` ognuna che verra delle antiche corporazioni di arti e mestieri che hanno diritto a sfilare in processione e a sciogliere il voto all’Assunta, fatto alcuni secoli fa in data incerta – ha il suo candeliere: dietro al ` i quale sfilano con grande solennita componenti del Gremio nei loro costumi d’origine spagnolesca, caratteri-
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Candelieri stici con spadino e cappa, o di foggia ottocentesca.
Candelieri – Non solo Sassari celebra la vigilia dell’Assunta (14 agosto) con la processione dei Candelieri, ma anche Ploaghe e (qui nella foto) Nulvi.
` rimasto L’itinerario della processione e immutato nel tempo; dalla chiesa del Rosario e da piazza Castello (lu Pianu di Casteddu) sfilano ondeggianti tra la folla scendendo lungo il corso Vittorio Emanuele: di qui il nome di ‘‘Faradda’’ ` ‘‘discesa’’ che viene dato a tutta la cioe manifestazione. Arrivati all’antico Palazzo civico i rappresentanti del Gre` prestigioso, quello dei Massai mio piu (i proprietari contadini), ricevono la bandiera dal sindaco, che brinda con ` queloro e si unisce alla processione. E `, sto un momento di grande intensita ´ dal comportamento della folla perche ` del sindaco (ansi valuta la popolarita che se in anni recenti le manifestazioni
non sono apparse del tutto spontanee). Inizia cosı` la discesa dei c. lungo la parte finale del corso fino a Porta Sant’Antonio e poi alla chiesa di Santa Ma` la Madonna giaria di Betlem, dove e cente. Prima di entrare nella chiesa i c. si schierano nello spiazzo sottoponendosi a un altro rapido rituale, in cui dalla folla (in genere giovani e ragazzi) vengono strappati i lunghi nastri di seta variopinti (detti betti) che scendono dagli alti capitelli. Quindi i c. entrano in chiesa secondo un ordine prestabilito disponendosi attorno alla statua, rendendo omaggio, con un inchino, all’arcivescovo e al clero. Dopo la cerimonia i rappresentanti del Gremio dei Massai accompagnano il sindaco e i consiglieri in Comune, dove tra brindisi e rinfreschi la celebrazione continua. La tradizione, che si rinnova tutti gli anni, ha ` legata allo origini antichissime, ed e scioglimento di un voto fatto in occasione dell’improvvisa cessazione di una peste, probabilmente nel secolo ` da escludere che i XVI, anche se non e ` antica: c. abbiano un’origine ancora piu ` stato notato, infatti, che una cerimoe nia simile, anch’essa in onore dell’Assunta, si svolgeva a Pisa ed esisteva a ` ‘‘pisana’’ per eccellenza. Iglesias, citta La cerimonia cosı` come si presenta oggi sarebbe frutto non solo di una evoluzione del rito attraverso il tempo, ma anche di un rinnovamento connesso al voto o a una sua iterazione (dal secolo XVI al XVII, gli anni delle grandi epidemie di peste nell’isola). La festa dei c. si effettua per l’Assunta anche a Ploaghe e ` diverse e con tre a Nulvi con modalita ` sono di foggia diversa e soli c. (che pero di maggior mole). Da non molti anni la celebrazione ha ripreso anche a Igle` detto, nel Medioevo sias dove, come si e si svolgeva una festa di origini pisane incentrata sui grandi candeli decorati.
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Canelles
Candelieri – La ‘‘discesa’’ si conclude a notte fonda, quando i grandi ceri arrivano alle porte della chiesa di Santa Maria di Betlem.
Candiazzus Miniera di piombo e zinco nelle campagne di Fluminimaggiore. Il suo sfruttamento ebbe inizio nella se` dell’Ottocento, ma solo agli conda meta inizi del Novecento l’impianto si svi` in maniera razionale e moderna. luppo Furono costruiti importanti edifici e negli anni Trenta furono aperti nuovi cantieri che sembrarono far decollare ` pero ` di un fuoco la produzione. Si tratto ` in crisi e gli impianti di paglia: C. entro furono chiusi. Negli anni Ottanta del Novecento una momentanea ripresa fece sperare inutilmente in un rilancio.
Canelles Famiglia catalana (sec. XIVesistente). Trapiantata a Cagliari nel 1326, quando appare compresa nel novero dei popolatori del castello dopo la definitiva cacciata dei Pisani. Per quanto nel secolo XVII qualcuno avesse ipotizzato