Grande antologia filosofica Marzorati. Aggiornamento bibliografico [Vol. 33] 8828000295

Aggiornamento bibliografico per il periodo che va dal Rinascimento all'Illuminismo.

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Grande antologia filosofica Marzorati. Aggiornamento bibliografico [Vol. 33]
 8828000295

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GRANDE ANTOLOGIA FILOSOFICA AGGIORNAMENTO BIBLIOGRAFICO

a cura

di ANTIMO NEGRI

Vo lume Trentatreesimo

MARZORATI EDITORE- MILANO

Proprietà letteraria riservata

© Copyright 1984 by Marzorati Editore · Milano ISBN 88-280-0029-5

I NDI C E

VI'ITORIO STELLA Bibliografia critica generale per la storia dell'Umanesimo e Rinascimento ............... ................................. ...... ....................

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ADELELMO CAMPANA Interpretazioni dell'Umanesimo e del Rinascimento ANTONIO Russo Interpretazioni della Riforma protestante ANTONIO Russo Interpretazioni della Riforma cattolica e della Controriforma

............................... .........................................................

ADELELMO CAMPANA La filosofia del Petrarca VI'ITORIO STELLA Il platonismo nel Rinascimento .......................... .................... FRANco VoLTAGGIO Aristotelismo .............................................................. . . . . . . . . . . . . . ADELELMO CAMPANA L 'epicureismo nel pensiero umanistico del Quattrocento ......

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ADELELMO CAMPANA Nicolò da Cusa ................ .............................................. .......... . VI'ITORIO STELLA Leonardo da Vinci ................ ................................. .................

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VIII

Indice

FRANCO VOLTAGGIO Bernardino Telesio ................................................... .............. ADELELMO CAMPANA Giordano Bruno ...................................................................... ADELELMO CAMPANA Tommaso Campanella ............................................................

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ADELELMO CAMPANA Il pensiero francese del Rinascimento ADELELMO CAMPANA Umanesimo e Rinascenza in Gennania ................................

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ADELELMO CAMPANA Erasmo

.................................................................................... .

ADELELMO CAMPANA Il pensiero della Rinascenza in Inghilterra ....... ...................

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ANTONIO Russo La filosofia di Lutero ANTONIO Russo La filosofia di Melantone ............... .......................................

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ANTONIO Russo La filosofia di Giovanni Calvino ANTONIO Russo La filosofia di Ulderico Zwingli ................ ............................

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ANTONIO Russo Gli Anabattisti ........................ ................................................

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22 1

ANTONIO Russo La filosofia di Fausto Socino e il problema della tolleranza

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237

ANNA GIANNATIEMPO QUINZIO Problemi teologico-filosofici della Riforma cattolica ............

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243

ANTONIO Russo I mistici protestanti ................................. ................................

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IX

Indice ANNA GIANNATIEMPO QUINZIO Religione e .filosofia nel Rinascimento

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FRANCESCO D'ELIA La seconda Scolastica

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265

ANNA GIANNATIEMPO QUINZIO I mistici italiani dalla fine del Trecento ai primi del Seicento

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283

ANNA GIANNATIEMPO QUINZIO I mistici spagnoli .................................................. ...................

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293

La concezione della storia dall'Umanesimo alla Controriforma

))

297

CLAUDIO FINZI Il pensiero politico del Rinascimento e della Controriforma

))

311

TERESA SERRA Le dottrine economiche nel periodo umanistico-rinascimentale e nel Seicento ....................................... .................. ..........

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ANNA GIANNATIEMPO QUINZIO I mistici cattolici francesi dal secolo XIV al l 650 .................

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VITIORIO STELLA ....................................................................................... .

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VITIORIO STELLA Il problema dei rapporti tra filosofia e filologia SALVATORE CoLONNA La pedagogia umanistica europea nei secoli XV e XVI .......

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ADELELMO CAMPANA Gli occultisti dell'età rinascimentale ANGELO M. PETRONI La scienza nel Rinascimento ..................................................

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VITIORIO STELLA L 'estetica del Rinascimento e del Barocco VITIORIO STELLA La .filosofia dell'amore nel Rinascimento ..............................

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397

Indice

x

CLAUDIO FINZI Il diritto e la politica nel Rinascimento, nella Riforma protestante e nella Riforma cattolica ..........................................

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VITIORIO STELLA Bibliografia critica generale per la storia del pensiero moderno prekantiano (sec. XVII-XVIII) ..................................

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ANGELO M. PETRONI Copernico, Keplero, Galileo FRANCo VoLTAGGIO Francesco Bacone ................................................................... FRANCO VOLTAGGIO Renato Descartes ...................... .................. .....................

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.-... ...

FRANCO VOLTAGGIO Il cartesianesimo del Seicento ................................................ FRANCO VOLTAGGIO Pierre Gassendi ....................................................................... ANTONIO VERRI Il libertinismo ANNA GIANNATIEMPO QUINZIO Port-Royal

...............................................................................

ANNA GIANNATIEMPO QUINZIO Biagio Pascal .................... ........................ .... ..........................

pag. 401

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SALVATORE BORGIA Benedetto Spinoza .................................................................. FRANCO VOLTAGGIO Goffredo Guglielmo Leibniz ................................................... ANTONIO VERRI Giambattista Vico ................................................................... ANTONIO VERRI La filosofia di Tommaso Hobbes

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XI

Indice 0RNELLA BELLINI Il platonismo inglese (Cherbury, Whichcote, Smith, Culverwell, More, Cudworth) ..................... ................ ....................... .

pag. 581

ANTONIO VERRI ]ohn Locke .......................... ... .................................... ; ............ .

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593

FRANco VoLTAGGIO Giorgio Berkeley ................. .................................. ........ .......... .

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FRANCO VOLTAGGIO David Hume .................................... ............... ........................ .

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617

0RNELLA BELLINI L 'illuminismo inglese con cenni sul giusnaturalismo inglese (Boyle, Toland, Clarke, Collins, Tindal, Shaftesbury, Man­ deville, Butler, Hutcheson, Hartley, Smith, Priestley, Reid, Stewart, Brown) ............ ......................................................... .

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631

TERESA SERRA I moralistifrancesi

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655

GIUSEPPE AGOSTINO ROGGERONE L 'illuminismo francese .................................... ....................... .

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665

GIUSEPPE AGOSTINO ROGGERONE ]ean-]acques Rousseau ...... .................... ................................ .

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70 1

GIUsEPPE AGosTINO RoGGERONE L'illuminismo italiano (Muratori, Soave, Gioia, P. ed A . Verri, Filangieri, Pagano) ............. ........................ ................ .

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717

GIUSEPPE AGosTINO RoGGERONE L 'illuminismo italiano (Giannone, Stellini, Genovesi, Beccaria, Romagnosi) ............ ...................................................... .... .

))

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RAFFAELE CIAFARDONE L 'illuminismo tedesco

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74 1

FRANco VoLTAGGIO La scienza nei secoli XVII e XVIII......................................... .

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755

SALVATORE CoLONNA Il pensiero pedagogico nei secoli X VII� X VIII .................... .

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XII

Indice

Vrrr oRIO STELLA Le oottrine estetiche nei secoli X VII e X VIII in Europà 'TERESA SERRA Le oottrine economiche nel periodo flSiocratico, cameralistico e in quello iniziale classico ........................ ............................ . .

pag. 785

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VITTORIO STELLA Bibliografia critica generale per la storia dell'Umanesimo e Rinascimento

l. Collezioni di testi, traduzioni e studi Bohn's Philologic philosophical Library, London; Warburg and Cour­ tauld lnstitutes, London-Washington; Everyman's Library, London. Philosophische Bibliothek, oder Sammlung der Hauptwerke der Philo­ sophie alter und neuer Zeit, Hamburg. "Archivio di Filosofia", fondato nel 1931 da Enrico Castelli, organo dell'Istituto di studi filosofici (Roma) e Centro Internazionale di studi uma­ nistici. Oltre i volumi dell'«Archivio" (Padova, CEDAM), di norma sillogi di studi su argomento monografico, pubblica una importante collana di testi con spiccato interesse filosofico-religioso ed. Milano-Roma, Bocca, poi Padova, CEDAM e Firenze, Vallecchi, da diversi anni di nuovo CEDAM; Nuova collezione di testi umanistici inediti o rari, pubblicata sotto gli auspici della Scuola Normale Superiore di Pisa da A. Campana, P. O. Kristeller, S. Mariotti, G. Martellotti, Firenze, Olschki, dal 1939. L'Istituto Nazionale di Studi sul Rinascimento pubblica i suoi testi presso la casa editrice Sansoni di Firenze. Classici dellafilosofia moderna, Bari, Laterza (testi italiani, o tradotti da altre lingue con buona cura editoriale) . Negli ultimi anni l'attività di questa presti­ giosa collana, fondata da B. Croce e G. Gentile, si è molto ridotta. L'editore ristampa le opere ivi precedentemente apparse e ne pubblica altre in alcune delle sue collane di cultura quali la Biblioteca Universale Laterza e l'Univer­ sità Laterza; Piccola Biblioteca filosofica, Bari, Laterza: a differenza delle coll. laterziane dianzi citate, la P.B.F. presenta testi piii ampiamente annotati, anche se non sempre opere intere; Scrittori d'Italia, Bari, Laterza, testi pre­ sentati con rigorosa cura filologica, in qualche caso edizioni critiche propria­ mente dette. La collana, fondata anch'essa da Croce, comprende in prevalenza opere letterarie e storiche, ma non di rado anche filosofiche, economiche, giuridiche ecc. Mentre i Classici della filosofia, diretti da Giorgio Colli, Torino, Einaudi, si sono interrotti dopo pochissimi volumi, nessuno dei quali relativo al periodo umanistico e rinascimentale, alcune opere sono state pubblicate dal medesimo editore nella Nuova raccolta di classici italiani annotati, da ritenere anch'essa

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VITTORlO STELLA

onnai abbandonata; e molti di piii nell'assai attiva Nuova Universale Einaudi;

La letteratura italiana. Storia e testi, Milano-Napoli, Ricciardi (ampia rac­

colta di testi con esaurienti introduzioni generali e specifiche) ; i testi di questa collana vengono ristampati separatamente dall'ed. Einaudi. I classici Monda­ dori (Milano) : tutte le opere di ciascun autore. In questa filologicamente ben curata e tipograficamente elegante collana, oltre Machiavelli, la cui edizione è stata portata a tennine, il solo pensatore rinascimentale di cui sia stata iniziata, ma finora non proseguita, la pubblicazione è Campanella (vol. l) . Anche nei Classici Rizzoli, collana per certi aspetti simile a quella ricciardiana, cui del resto è cronologicamente anteriore, poiché la prima serie di volumi risale agli anni Trenta, non manca qualche testo che interessi la storia delle idee. I classici della filosofia, Firenze, Sansoni, di solito assai pregevoli, hanno da . tempo cessato di pubblicarsi. Ma di questa casa editrice è importante anche la coli. Le voci del rrwndo, tuttora attiva, che ha il pregio di raccogliere in pochi o in un solo volume diverse opere, ma è spesso tipograficamente non molto corretta. Collane di classici filosofici oggi piu alacremente produttive, in Italia, sono: Ifilosofi rrwderni, Bologna, Zanichelli, diretti da un comitato composto da Gustavo Bontadini, Sergio Cotta, Giuseppe Flores d'Arcais, Carlo Giaco n, Vittorio Mathieu, Luigi Pareyson, Pietro- Prini, Giovanni Santinello, con am­ pie introduzioni storico-filosofiche e di giustificazione critica del testo, tra­ dotto in italiano ove occorra; I classici del pensiero, Milano, Rusconi, diretti da Vittorio Mathieu e Adriano Bausola; e gli ormai abbastanza numerosi Classici della filosofia della UTET di Torino, diretti da Nicola Abbagnano, ed affian­ cati, presso lo stesso editore, dalle non meno puntuali collane, spesso inerenti anche alla storia del pensiero, di Classici della politica; della sociologia; della religione; del pensiero economico; della letteratura italiana. Bibliothèque de la Pléiade, Paris, NFR Gallimard: testi-francesi, o tradotti in francese, preva­ lentemente letterari; Classiques Garnier, Paris, Garnier, con criteri simili a quelli della Pléiade, ma con minor completezza. 2. Repertori bibliografici

Bibliografia filosofica italiana, del centro di Studi filosofici di Gallarate, annuale: Milano, Marzorati, dal 1951; poi Brescia, Morcelliana; poi Padova, Gregoriana; dal 1979, Firenze, Olschki; Bibliographie de la philosophie-Phi­ losophy Bibliography, CNRS, Parigi-Bruxelles, a carattere internazionale con coordinatori e collaboratori, francesi, italiani, inglesi, tedeschi, austriaci, americani, belgi, olandesi, spagnoli e greci offre uno spoglio accuratissimo, ma limitato a non molti volumi e non esteso alle riviste. Répertoire bibliographi­ que de la Philosophie, Louvain-la-Neuve, É d. de l' lnstitut Supérieur de Phi­ losophie, spoglio minuzioso e abbondante. La rivista "Rinascimento" (Firen­ ze) presenta dal 1950 la bibliografia specifica, Bibliographie internationale de l'Humanisme et de la Renaissance, vol. annuali dal l965, Genève, a cura della Fédération internationale des sociétés et des instituts pour l'étude de la Re­ naissance; H. GUERRY, A Bibliography of Philosophic Bibliographies, West-

Umanesimo e Rinascimento: Bibliografia generale

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port - London, Greenwood, 1977; Liste mondiale des périodiques spécialisés. Philosophie, Paris La Haye, Mouton, 1967; The Philosopher's Index. An Intemational Index to Philosophical Periodicals, Ohio, Philosophy Docu­ mentation Center, Bowling Green Univ., dal 1967. •

3. Enciclopedie

Enciclopedia filosofica, Venezia-Roma-Firenze, Istituto per la Collabo­ razione Culturale-Sansoni, 1962-19662 Lessico Universale Italiano, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana in 24 voli.; Enciclopedia Europea, Milano, Garzanti; Enciclopedia Einaudi, Torino, Grande Enciclopedia UTET, Torino; Encyclopédie Française, Parigi; Enciclopedia Rizzoli-Larousse, Parigi-Milano; Encyclopaedia Britannica, London; Dizionario Biografico degli Italiani, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana (in corso di pubblicazione) dal 1960: sono usciti finora 27 volumi (lettere A-C). 4. Storie della filosofia

Grande Antologia Filosofica (introduzioni e antologie di testi) : Il pen­ siero della Rinascenza e della Riforma, diretta da M. F. Sciacca e coordinata da A. M. Moschetti e M. Schiavone, Milano, Marzorati, 1964, vol. VI-Xl; Storia del pensiero occidentale, Milano, Marzorati, vol. III L. MALUSA, Dal­ l'Umanesimo alla Controriforma, 1975; E. GARIN, Storia della filosofia ita­ liana, vol. II, Torino, Einaudi, 19662; C. CARBONARA, Il secolo X V, Napoli, Libreria Scientifica Editrice, 19693; L. GEYMONAT (dir.) Storia del pensiero filosofico e scientifico, vol. II Il Cinquecento e il Seicento, Milano, Garzanti, 1970 (sez. III, capp. l-Xl Il rinascimento e la rivoluzione scientifica di L. GEYMONAT e R. TISATO, pp. 7-221; cap. XII Umanesimo, rinascimento, rifor­ ma, controriforma nei loro riflessi di ordine pedagogico, di R. TISATO, pp. 223-259): H. Vf:DRINE, Les philosophies de la Renaissance, Paris, 1971; R. ROMANo-A . TENENTI, Il Rinascimento e la Riforma (13 78-1 598), parte II La nascita della civiltà moderna, Torino, UTET (''Nuova storia universale dei popoli e delle civiltà", vol. IX), 1972; Questioni di storia della storiografia filosofica dalle origini all'Ottocento, a cura di Vittorio Mathieu, vol. II Dal­ l'umanesimo a Rousseau, Brescia, La Scuola, 1974; A. NEGRI, Filosofia del lavoro, vol. II Dal medioevo al settecento illuministico, Milano, Marzorati, 1980 (fondamentale per il complesso dei temi trattati, comprende oltre le parti introduttive generali e ai singoli momenti, una vasta raccolta antologica e abbondanti bibliografie); W. TOTOK, Handbuch der Geschichte der Philoso­ phie, III: Renaissance. Unter Mitarb. von E. ScHADEL u.a., Frankfurt a.M., Klostermann, 1980.

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VITTORIO STELLA

5. Riviste specializzate

Italia: "Italia medievale ed umanistica"; "Rinascimento"; - Francia: "Bi­ bliothèque d'Humanisme et Renaissance"; - Germania: "Beitrage zur Ge­ schichte der Renaissance und Reformation", Miinchen i. B.; "Miinchener Museum fiir Philologie des Mittelalters und der Renaissance": "Vortrage der Bibliothek Warburg", Berlin; - Inghilterra: "Journal od the Warburg and Courtauld lnstitutes", London; "Mediaeval and Renaissance Studies", Lon­ don; - Stati Uniti: "Studies in Philology"; "Mediaevalia et Humanistica. An American Journal for the Middle Ages and Renaissance", Boulder; "Traditio, Studies in Ancient and Mediaeval History, Thought and Religion", N ew York, Committee on Renaissance Studies of the American Council of Learned So­ cieties; "Studies in Renaissance", dal 1964 con l'appendice del "Renaissance Quarterly" . Ma oltre che nelle riviste specializzate, contributi a volte notevo­ lissimi si trovano nelle riviste di filosofia e storia della filosofia generale, in quelle storiche, in quelle filologiche e letterarie, in quelle storico-giuridiche, in quelle di storia e critica del pensiero politico, delle arti figurative, dell'ar­ chitettura e della musica, in quelle di storia delle scienze. 6. Studi generali Le edizioni e gli scritti sui singoli autori sono indicati negli aggiornamenti bibliografici specifici relativi alle singole parti, ossia: Interpretazioni della Rinascenza, della Rifonna protestante e cattolica; Interpretazioni della Ri­ Jonna protestante; Interpretazioni della Riforma Cattolica e della Controri­ Jonna; La filosofia del Petrarca; Il Platonismo nel Rinascimento; A ristoteli­ smo; L'epicureismo nel pensiero umanistico del Quattrocento; Nicolò da Cusa; Leonardo da Vinci; B. Telesio; G. Bruno; T. Campanella; Il pensiero francese del Rinascimento; Il pensiero della Rinascenza in Inghilterra; La filosofia di Melantone; La filosofia di GioJJanni Calvino; La filosofia di Ulrico Zwingli; Gli anabattisti; I mistici protestanti; La filosofia di Fausto Socino e il proble­ ma della tolleranza; Problemi teologico-filosofici della Riforma cattolica; Religione e filosofia del Rinascimento; La seconda Scolastica; I mistici ita­ liani dalla fine del Trecento ai primi del Seicento; I mistici spagnoli dal sec. XIV al l650; La concezione della storia dall'Umanesimo alla Controriforma; Il pensiero politico del Rinascimento e della Controriforma; Le dottrine eco­ nomiche nel periodo umanistico-rinascimentale e del Seicento; il problema dei rapporti tra filosofia e filologia; La pedagogia umanistica europea nei secoli XIV e XV; Gli occultisti dell'età rinascimentale; La scienza nel Rinascimento; L 'estetica del Rinascimento e del Barocco; Il diritto e la politica nel Rinasci­ mento, nella Riforma Protestante e nella Rifonna cattolica. Qui pertanto ci limitiamo a indicare alcuni studi riguardanti problemi generali, periodi o gruppi di" pensatori. G. SAliTA, Ilpensiero italiano nell' Umanesimo e nel Rinascimento, 3 voli. Firenze, Sansoni, l96P (notevole opera della storiografia filosofica ispirata

Umanesimo e Rinascimento: Bibliografia generale

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allo storicismo idealistico; non indenne, tuttavia, da schematismi accentuativi qualche volta deformanti); E. GARIN, La cultura filosofica del Rinascimento italiano, Firenze, 1961 (saggi fondamentali per il rinnovamento dell'interpre­ tazione rinascimentale, volti spesso a mettere in luce aspetti trascurati dalla precedente storiografia idealistica. La critica gariniana a quella metodologia, mossa inizialmente dall'interno, si è venuta orientando verso una libera frui­ zione del marxismo che consenta una piu realistica valorizzazione del «sapere storico))); AA.VV., Les utopies à la Renaissance (Colloque international, avril 1961), Bruxelles, 1963; J. H. RANDALL J R., The School of Padua and the Emergence of Modern Science, Padova, Antenore, 1961; F. SIMONE, Il Rina­ scimento francese: studi e ricerche, Torino, 1961; G. SARTON, Appreciation of Ancient and Medieval Science during the Renaissance (1450-1600), New York, 1961; R. KLEIN, Les humanistes et la science, "Bibl. d'Hum. et Ren.", XXIII, (1961), pp. 7-16; B. WEINBERG, History of Literary Criticism in the Italian Renaissance, 2 voll., Chicago, 1961 (fondamentale, ha avuto conside­ revole efficacia anche sulle posizioni degli studiosi italiani) . J. B. W ADSWORTH, Lyons 1473-1503. The Beginnings of Cosmopolitanism, Cambridge Mass., Harvard University Press, 1962; R. MONTANO, L'estetica del Rinascimento e del Barocco, Napoli, Quaderni di "Delta", 1962 (trattazione informata e non priva di interesse, resa peraltro discutibile dalla puntigliosa e rigidamente astratta opposizione polemica al metodo e alle prospettive dell'idealismo) ; H. BUTTERFIELD, Le origini della scienza moderna, tr. it., Bologna, Il Mulino, 1962; J. BIALOSTOCKI, Pojecie natury w teorii sztuki renasansu (Il R. e il concetto di natura), "Estetyka", 1962, n. 3; J. GEANAKOPLOS, Greek Scholars in Venice. Studies in the Dissemination of Greek Learning from Bisantium to Western Europe, Cambridge Mass., Harvard Univ. Press, 1962. R. MoNDOLFO, Figure e .idee della filosofia del Rinascimento, Firenze, La Nuova Italia, 1963; P. MESNARD, Il pensiero politico rinascimentale, 2 voll., tr. it., Bari, Laterza, 1963-64 (opera fondamentale di uno dei maggiori rinasci­ mentisti francesi contemporanei) ; W. P. WHIGTMAN, Science in the Renais­ sance, 2 voli., London, 1963 (ricco d'informazioni) . AA.VV., La Renaissance et la Réforme ea Pologne et en Hongrie (Conférence de Budapest et Egger, 10-14 oct. 1961), Budapest, 1963; G. DI NAPOLI, L 'immortalità dell'anima nel Rinascimento, Torino, 1963; L. W. SPITZ, The Religious Renaissance of the German Humanists, Cambridge Mass., Harvard Univ. Press, 1963; C . VIVANTI, Lotta politica e pace religiosa in Francia tra Cinque e Seicento, Torino, Einaudi, 1963. C. ANGELERI, Interpreti dell'Umanesimo e del Rinascimento, in Grande Ant. Filos., cit., vol. VI (1964), pp. 91-270; G. TOFFANIN, Storia dell' Umane­ simo, 4 voli., Bologna, Zanichelli, 19642 (la l a ed. di quest'opera che reagisce da un punto di vista cattolico all'immagine storiografica di un umanesimo secolarizzante, apparve dal l920 al l944) . F. SECRET, Les Kabbalistes chrétiens de la Renaissance, Paris, 1964. P. O. KRISTELLER, Le thomisme et la pensée italienne de la Renaissance (Conférence Albert Le Grand), Paris, 1965; In., La tradizione classica nel pensiero del Rinascimento, trad. it. Firenze, La Nuova Italia, 1965 (fonda-

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VITTORIO STELLA

mentale); A. CRESCINI, Le origini del metodo analitico. Il Cinquecento, Udine, 1965; E. GARIN, Scienza e vita civile nel Rinascimento italiano, Bari, Laterza, 19651; 19722 (fondamentale) . A. KoYRÉ, Études d'histoire de la pensée scientifique, Paris, 1966, p. l-166 (questi e gli altri studi che saranno citati del medesimo autore costitui­ scono uno dei contributi piu rilevanti alla comprensione del processo forma­ tivo della scienza moderna); In., La rivoluzione astronomica, tr. it., Milano, 1966; ID., Dal mondo chiuso all'universo infinito, tr. it., Milano, 1970, pp. 10-70; M. JAMMER, Storia del concetto di spazio, tr. it. Milano, 19662; A. CARUGO, La nuova scienza e le origini della rivoluzione scientifica nell'età moderna, in AA.VV., Nuove questioni di storia moderna, Milano, Marzorati, 1966, vol. l, pp. 3-165 (profilo sintetico di notevole precisione e ricchezza informativa) . F. DI ZENSO, Saggi sull'Umanesimo. Aspetti delle controversie fra cchu­ manitas" e ccpietas" nel secolo XV, Napoli, 1967; F. TATEO, Tradizione e realtà nell'umanesimo italiano, Bari, 1967; M. BARASCH, Der Ausdruck in der italienischen Kunsttheorie der Renaissance, "Zeitschrift fiir Aesthetik und Allgemeine Kunstwissenschaft", XII ( 1967) , l; AA.VV., Atti del l" Convegno di ricostruzione dellefonti per la storia della scienza: secoli XIV-X VI, Firenze, 1967. H. BARON, From Petrarch to Leonardo Bruni, Studies in Humanistic and Politica[ Literature, Chicago-London, 1968; J. E. SEIGEL, Rhetoric and Phi­ losophy in Renaissance Humanism. The Union of Eloquence and Wisdom, from Petrarch to Valla, Princeton University Press, 1968; H. SKULSKY, Pa­ duan Epistemology and the Doctrine of One Mind, "J ournal of the History of Philosophy", VI (1968), pp. 341-361; W. RISSE, Die Logik der Neuzeit, 2 voll. Stuttgart-Badd Cannstatt, Frommann, 1968 (trattazione espositiva caratteriz­ zata da grande accuratezza); P. O. KRISTELLER, The Myth of Renaissance Atheism and the French Tradition of Free Thought, "Journal of History of Philosophy", VI (1968), pp. 233-243 (acuta messa a punto di un insigne specialista); R. R. PosT, Modern Devotion. Confrontation with Reformation and Humanism, Leiden, 1968. W. K. FERGUSON, Il Rinascimento nella critica storica (1948), trad. it. di A. Prandi, Bologna, Il Mulino, 1969 (fondamentale); E. GARIN, Ricerche sulla storia della cultura dal XII al XVI secòlo, Napoli, 1969; G. B OEHM, Studien zur Perspektivitat, Winter, 1969; G. SANTINELLO, Studi sull'umanesimo euro­ peo, Padova, 1969; AA.VV., French Humanism 1470-1 600, ed. by W. L. Gundersheimer, London, 1969; AA.VV., Machiavellismo ed antimachiavelli­ smo nel Cinquecento (Atti del Convegno di Perugia, 30 sett. lo ott. 1969), Firenze, Olschki, 1969. P. O. KRISTELLER, Otto pensatori del Rinascimento italiano, Trad. it. Milano-Napoli, Ricciardi, 1970; H . BARON, La crisi del primo Rinascimento in Italia (1955), trad. it., Firenze, La Nuova Italia, 1955; AA.VV., Il pensiero italiano del Rinascimento e il tempo nostro. Atti del V Congresso internazio­ nale del Centro di Studi umanistici «A. Poliziano>> (Montepulciano, 8-13 ag. 1968) , Firenze, 1970; G. PAPARELLI, Virtu e forma nel Medio Evo, nel Rina-

Umanesimo e Rinascimento: Bibliografia generale

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VITTORIO STELLA

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Umanesimo e Rinascimento: Bibliografia generale

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MONDOLFO, Figure e idee della filosofia del Rinascimento, Firenze, La Nuova Italia, 1976 (fondamentale) . C. VASOLI, I miti e gli astri, Napoli, Guida, 1977; A. HELLER, L 'uomo del Rinascimento, tr. it., Firenze, La Nuova Italia, 1977 (fra le interpretazioni marxiste d'ispirazione lukacsiana è una delle opere piii significative); M. A. DEL TORRE, Le origini moderne della storiografia filosofica, Firenze, La Nuova Italia, 1977; M. FIRPO, Antitrinitari nell'Europa orientale del '500, Firenze, La Nuova Italia, 1977; G. C OSTA, Le antichità germaniche nella cultura italiana da Machiavelli a Vico, Napoli, Bibliopolis, 1977; G. Guozzi, Adamo e il nuovo mondo. La nascita dell'antropologia come ideologia colo­ niale: dalle genealogie bibliche alle teorie razziali (1500-1 700), Firenze, La Nuova Italia, 1977 (in proposito: S. BARTOLOMEI, Il dibattito sulle popolazioni del > , e, quindi, non denotatrici di «categorie eterne>> e tanto meno investibili «surrettiziamente di valori positivi (il 'rinascimento' come età felice per l'umanità) ... il 'moderno' come qualcosa di per sé valido in quanto tale>> (E. GARIN, Rinascite e rivolu­ zioni-Movimenti culturali dal XIV al X VIII secolo, Bari, Laterza, 1976- 2a ed., pp. XVI-384, Avvertenza, p. V), sottolinea la necessità di una loro rigorosa storicizzazione e distinzione. Queste parole vengono infatti impiegate - sot­ tolineava il prestigioso maestro- a significare realtà che correttezza di meto­ do vuole preliminarmente distinte: a) la «coscienza di un rinnovamento in atto», b) il «mito» o «ideologia» funzionale a un rinnovamento da perseguire «e adattata via via ai tempi», c) . «lo strumento storiografico in uso dall'Otto­ cento (ma, di nuovo non senza valenze ideologiche)» e, prima ancora, le «interpretazioni» date a posteriori del mito della renovatio nella loro ricchezza di «risonanze» (ibid., pp. VI-VII) . In questa prospettiva il Garin collocava le sue > prospettive storiografiche «chiaramente insufficienti>> , m) far ulteriore luce sulla periodizzazione delle «rinascite>> , collegando ad esse i «mith> sette­ centeschi «della purezza originaria di una umanità fanciulla>> (i selvaggi ame­ ricani) e «della suprema saggezza razionale di un mondo antichissimo>> (i saggi cinesi), ecc. (ibid., pp. VIII-XV). 3. Fonti, bibliografie, edizioni di opere Premessa per ogni discorso critico su Umanesimo e Rinascimento e, quindi, anche per ogni interpretazione generale della consapevolezza che di sé ebbero i protagonisti delle «rinascite>> , dei «mith> che di sé costruirono, nonché dei relativi concetti storiografici elaborati a partire dall'Ottocento (o, forse, del Settecento), è l'individuazione delle fonti esistenti, edite o inedite, l'informazione sulla letteratura critica e sulle recenti iniziative editoriali in materia di testi dei secoli XIV, XV, XVI (per mantenerci nei limiti di una periodizzazione per lo piii accettata), siano essi assegnabili allo spirito dell'U­ manesimo o ad esso estranei ma cronologicamente concomitanti e, quindi, indispensabili a impostare in termini problematici il discorso su un periodo estremamente complesso e contraddittorio della storia culturale europea. Proprio agli inizi del periodo su cui verte la presente rassegna il Kristeller pubblicava, frutto di una trentennale fatica, il suo inventario dei manoscritti umanistici esistenti nelle biblioteche, italiane e non italiane, rubricate secondo l'ordine alfabetico delle città, con indici per autori, ove siano indicati, e per titoli o per soggetti o generi letterari, nel caso di manoscritti anonimi (P. O . KRISTELLER, Iter Italicum A finding list of uncatalogued or incompletely catalogued humanistic manuscripts of the Renaissance in Italian and other libraries, London, The Warburg Institute; Leiden, J. Brill, 1965-1967, voli. 2), e la Maier il suo catalogo dei manoscritti del Poliziano con appendice di documenti inediti (1. MArE R, Les manuscrits d'A nge Politien, catalogue de­ scriptif avec dixneuf documents inédits en appendice (Travaux d' Humanisme et Renaissance), Genève, Droz, 1965, pp. X-487), e indici delle «fonti mano­ scritte>> e pubblicazioni di «testi e commenti», variamente interessanti ai fini di possibili interpretazioni generali delle «rinascite» sono da cercarsi nelle annate

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ADELELMO CAMPANA

1965-1982 (voli. V-XXII) della rivista ''Rinascimento", dell'Istituto Nazionale di Studi sul Rinascimento, di cui si segnalano: E. CRISTIANI, Un'inedita invet­ tiva giovanile di Marsilio Ficino, "Rinascimento", VI, ( 1966), pp. 209 sgg.; V. FANELIJ, Un capitolo inedito di Pico della Mirandola, (ibid., pp. 223 sgg.); L. BARDESCHI CIULICH, Documenti inediti su Michelangelo e l'incarico di San Pietro, "'Rinascimento", XVII, (1977) , pp. 235 sgg.). La conoscenza dell'ari­ stotelismo padovano, importante per la comprensione del pensiero filosofico rinascimentale e per la storia della scienza, si arricchiva di nuove acquisizioni documentarie edite su iniziativa del ccCentro per la storia della tradizione aristotelica nel Veneto)) in collaborazione con il ccSeminar on the Renaissan­ ' ce)) della Columbia University. Si segnala la pubblicazione di inedite lezioni di Pietro Pomponazzi, uscita nel 1971 (P. POMPONAZZI, Corsi inediti dell'inse­ gnamento padovano. Quaestiones physicae et aministicae decem (1499-1500; 1503-1504), a cura di A. Poppi, Padova, Antenore, 1971) e, sempre con riferimento all'aristotelismo padovano, quella di una ccquaestio )) inedita di Zabarella (M. V. CARDINI BALDI, Un'inedita ccQuaestio an plures animae sive formae sint in uno composito vel una tantum sit forma gerens vicem alia rum omnium, adeo ut nutritiva, sensitiva sit una anima, di Iacopo Zabarella, "Rinascimento", Xi, (1971, pp. 171 sgg.) e di una sua Oratio (G. ZABARELLA, Una «Oratio, programmatica di G. Zabarella, a cura di M. Dal Pra, "Rivista critica di storia della filosofia", XXI, (1964), pp. 286 sgg.) . Per una informazione sulle varie aree di ricerca concernenti l'Umanesimo e il Rinascimento sono da vedersi le bibliografie internazionali patrocinate dalla ccFédération internationale des sociétés et instituts pour l'étude de la Renaissance)) di cui la prima usci nel 1966 in coincidenza con il terminus a ' quo della presente rassegna (Bibliographie internationale de l'Humanisme et ' de la Renaissance, Genève, Droz, 1966, pp. XII-288) e altre via via s'aggiun­ sero negli anni successivi. In esse è data notizia di tutte le monografie su tematiche rinascimentali, dei saggi apparsi su 750 riviste, nonché delle varie miscellanee e atti di congressi. Tra le iniziative editoriali realizzate negli anni '65-80 e utili a far luce sui vari aspetti della cultura nell'età'' delle C>, in "La Civiltà Cattolica", 100, 1949, p. 83, nota 2 e L. CRISTIANI, L 'Eglise à l'époque du Concile de Trente, Paris (vol. 17 di A. FLICHE-V. MARTIN, Histoire de l'Eglise), 1948, pp. 224 sgg. (ora in italiano La chiesa al tempo del Concilio di Trento, Torino, SAlE, 1977); K. EDER, Die Geschichte der Kirche im Zeitalter des konfessionellen Absolutismus, Freiburg i. Br., Herder Verlag, 1949, il quale propone che si parli di assolutismo confessionale invece di Riforma e Controriforma, in quanto accentua l'importanza dello stato confessionale e la norma cuius regio eius et religio, anche se poi finisce con l'accettare l'uso dei termini Riforma e Controriforma, sia pure limitata· mente agli aspetti politici del periodo (politischer Gegenreformation) ; ancora dello Eder si pu6 vedere la recensione allo Jedin in "Mitteilungen des lnstituts fiir osterreichische Geschichtsforschung", 56, 1948, pp. 461 sgg. Pieno con­ senso alle tesi dello Jedin hanno espresso, poi, M. BENDISCIOLI, Per una storia del Concilio di Trento, in "Humanitas", l, 1946, pp. 266-270; A. DUVAL, Concile de Trente et Contre-Réforme, in "Revue de sciences philosophiques et théologiques", 31, 1947, pp. 268-271; E. W. ZEEDEN, Zeitalter der europiii­ schen Glaubenskiimpfe, Gegenreformation und katholische Reform, in "Sae­ culum", 7, 1956, pp. 324-325; degne di menzione sono anche le recensioni di A. PRANDI, in "Il Mulino", 7, 1958, pp. 282-285 e A. ScADUTO, in "Archivium Historicum Societatis Jesu", 14, 1945, pp. 151-153. In altri suoi scritti, infine, lo Jedin affronta problemi storiografici piu generali e precisamente in Nuovi contributi per la storia del Concilio di Trento, in "Quaderni di Roma", 2, 1948, pp. 437-441, ma soprattutto Zur A ufgabe des Kirchengeschichtsschreibers, in "Trierer Theologische Zeitschrift", 61, 1952, pp. 65-78 (ora in H. JEDIN, Kirche des Glaubens, Kirche der Geschichte. Ausgewiihlte Aufsiitze und Vortriige, Bd. I, Kirchengeschichtsschreibung, ltalien und das Papstum, Deutschland, A bendland und Weltkirche, Freiburg i. Br., Herder Verlag, 1966, pp. 23-3 5), dove replica ad alcune considerazioni critiche del LORTZ, Um das Konzil von Trient, in "Theologische Revue", 47, 1951, pp. 157-170, circa i rapporti tra teologia e storia della chiesa, storia della chiesa come locus theologicus o pura ricerca storiografica priva di qualsiasi presupposto teologico. E dove, sempre lo Jedin, mette in evidenza la necessità di una storia della chiesa che sia scientifica, ma che nello stesso tempo riconosca la peculiarità propria dell'oggetto trattato e tenga presente, ai fini della propria metodologia storica, la fedeltà ad una concezione teologica ed ecclesiologica della chiesa (cfr. H . JEDIN, Zur Aufgabe des Kirchen ge­ schichtsschreiber, in "Trierer Theologische Zeitschrift", 61, 1952, pp. 65-78, ora in H. JEDIN, Kirche des Glaubens, Kirche der Geschichte, op. cit., pp. 35: «Ich glaube, das beide Arten der Geschichtschreibung nebeneinander beste­ hen und sich gegenseitig erganzen konnen. Beide beruhen letzten Endes auf

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ANTONIO RUSSO

jener U berzeugun, die Karl Adam in die Worte gefasst hat: 'Ein U berge­ schichtliches ist im Leben der Kirche wirksam '»). [lo credo che i due tipi di storiografia possono esistere l'uno accanto all'altro e si possono completare reciprocamente. Entrambi si fondano, in fin dei conti, su quella convinzione che Karl Adam ha riassunto nelle parole: «Un evento soprastorico è operante nella vita della chiesa>>]. Il Lortz, a sua volta, ha replicato con lo scritto Nochmals: Zur Aufgabe des Kirchengeschichtsschreibers, in "Trierer Theo­ logische Zeitschrift", 61, 1952, pp. 317-327, ove si evidenziano i punti di consenso e di dissenso tra i due storici. Altri scritti importanti per comprendere la visione storiografica dello Jedin sono poi Esame di coscienza di uno storico, in "Quaderni di Roma", l, 1947, pp. 206-217, in cui lo Jedin critica duramente e polemizza contro il cosi detto «romanzo storico», che «weder Biographie noch Roman (ist) ... sondern reiner Journalismus» [né biografia né romanzo (è) ... bensi puro giornalismo] (art. cit., p. 18 in H. JEDIN, Kirche des Glaubens, Kirche der Geschichte, op. cit.; in proposito cfr. anche H. A. ÙBERMANN, Reformation: Epoche oder Episode, in "Archiv fiir Reformationsgeschichte", 68, 1977, pp. 56-57), e Kirchengeschichte als Heilgeschichte?, in "Saeculum", 5, 1954, pp. 1 19-128 (ora in italiano Storia della chiesa come storia della salvazione?, in "Critica storica", l, 1962, pp. 181-194) . Oltre ai lavori dello Jedin e alle reazioni suscitate dai suoi scritti, su Trento in particolare, vi sono gli studi di E. W. ZEEDEN, Probleme und A uf­ gaben der Reformationsgeschichtsschreibung, in "Geschichte in Wissenschaft und Unterricht", 6, 1955, pp. 201-2 17 e pp. 279-300, in cui si esaminano i piii importanti aspetti della storia della Chiesa nel Cinquecento e nel Seicento, mettendo in questione la periodizzazione tradizionale relativa all'inizio della Controriforma (1555) . Difatti, il Nostro, sulla scia dei lavori di E. Troeltsch, Huizinga, Walser e Jedin, parla di un arco di tempo unitario che va dal l517 al 1648 o anche dal 1450 al 1700; inoltre, ancora dello ZEEDEN, Zeitalter der europiiischen Glaubenskiimpfe, Gegenreformation und katholische Reform. Ein Forschungsbericht, in "Saeçulum", 7, 1956, pp. 321-368, ove si accetta la terminologia Riforma e Controriforma, nonostante le critiche espresse in contrario, si mantengono le riserve espresse nel saggio precedente circa la periodizzazione e si prendono in considerazione soprattutto autori tedeschi. Tra gli autori italiani che hanno seguito il dibattito provocato dallo Jedin o hanno cercato anche di sviluppare proprie posizioni, è da nominare soprat­ tutto D. CANriMORI, Studi di Storia della Riforma e dell'eresia in Italia e studi sulla storia della vita religiosa nella prima metà dèl Cinquecento (rapporto fra i due tipi di ricerche), in "Bollettino della Società di Studi Valdesi", 76, 1977, pp. 29-38 e Studi di Storia, Torino, Einaudi, 1959. Nel primo saggio citato, sulla scia dello storico francese L. Febvre, si studiano gli aspetti princi­ pali della vita religiosa del Cinquecento, mentre il secondo testo offre una raccolta di saggi storiografici, studi vari e recensioni su: Burckhardt, De Sanctis, Huizinga, Jedin, Lortz, Febvre, Miegge e altri autori. Anche da citare e consultare è, poi, il testo di E. ÙGGIONI, Rinascimento e Controriforma. Pro­ blemifilosofici dell'odierna storiografia. Elementi di bibliografia, Bologna, Il

Interpretazioni della Riforma cattolica e della Controriforma

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Mulino, 1958, che si presenta come «un saggio di teoria filosofica della storiografia)), in cui si pone l'accento sulla dipendenza delle varie posizioni storiografiche da presupposti filosofici generali e si dà, di conseguenza, la preferenza alla «scuola francese di storiografia sociologica>> di E. Durkheim, Febvre, M. Bloch e altri; inoltre G. ALBERIGO, Studi e problemi relativi all'applicazione del Concilio di Trento, in Italia, in "Rivista Storica Italiana", 70, 1958, pp. 239-298, dove si analizzano piu che altro concreti aspetti della Riforma e Controriforma cattolica, utilizzando tesi di laurea ed altro materiale non pubblicato oltre alle normali fonti storiche, e si espongono i propri criteri storiografici; C. ANGELERI, Il problema religioso del Rinascimento. Storia della critica e bibliografia, Firenze, Sansoni, 1952, (con introduzione di E. Garin) prende in considerazione le varie interpretazioni storiografiche che si sono avute riguardo a questo periodo storico e, insoddisfatto delle interpreta­ zioni marxiste, laiche e cattoliche, ne propone una visione piu differenziata. Alla fine del suo lavoro poi offre una bibliografia molto buona, anche se ora parzialmente superata e invecchiata. Dopo il Concilio Vaticano II, sia in ambienti laici che confessionalmente caratterizzati, e per i motivi già accennati, nuovo impulso è stato dato alla letteratura che gravita sulla Riforma e Controriforma. Le esigenze ecumeniche hanno spinto a verificare, con nuovo spirito storiografico e con maggior comprensione, se le distanze confessionali instauratesi con la rottura tra Roma e il Protestantesimo erano veramente insormontabili. In particolare ci si è messi a ricercare e ad accentuare con considerevole impegno scientifico i punti in comune piuttosto che le divergenze (cfr. B. LOHSE, Zur Lage der Luther­ forschung heute, in P. MANNS, Zur Lage der Lutherforschung heute, Wiesba­ den, Franz Steiner Verlag, 1982, pp. 9-11 e O. H. PESCH, Hinfuhrung zu Luther, Mainz, Matthias-Griinewald Verlag, 1982, in particolare il capitolo conclusivo significativamente intitolato Unser gemeinsamer Lehrer. Gegen­ wart und Zukunft Martin Luthers, pp. 272-279). Cosi le ricerche di H . Jedin, e di J. Lortz, hanno trovato ampio spazio e diffusione e si riconosce ormai quasi pacificamente che c'è stata una Riforma cattolica indipendente da quella protestante e i termini Riforma cattolica e Controriforma sono entrati nell'uso comune (cfr. E. W. ZEEDEN, Das Zeitalter der Gegenreformation, Freiburg­ Basel-Wien, Herder Verlag, 1967, pp. 281-282: «Seit durch die Forschungen deutscher katholischer Kirchenhistoriker wie J oseph Lortz, Karl Eder und Hubert ]edin die existenz einer eigenstiindigen katholischen innerkirchlichen Reformbewegung scharfer erkannt worden ist, miissen wir den herkommli­ chen Begriff der Gegenreformation entweder erganzen-indem wir dafiir das Wortpaar Gegenreformation und katholische Reform einsetzen -, oder wir miissen das alte eingebiirgte Wort Gegenreformation mit neuen Substanzen fiillen))) [Da quando, tramite le ricerche di storici della chiesa cattolici e tedeschi come Joseph Lortz, Karl Eder e Hubert ]edin, è stato piu acutamente riconosciuta l'esistenza di un movimento di riforma cattolico ed intraecclesia­ le, noi dobbiamo o integrare il tradizionale concetto di Controriforma introducendo al suo posto la coppia di termini Controriforma e Riforma cattolica -, o dobbiamo riempire l'antico e d'uso corrente termine Controri-

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fonna di nuova sostanza], sia pure con qualche riserva critica, come si è già visto. Tra la letteratura piii importante, che manifesta chiaramente quanto su accennato, cfr. G. R. ELTON, Europa im Zeitalter der Reformation 151 7-1 559, 2 Bde., Hamburg, Siebenstem Taschenbuch Verlag, 1971 (l'edizione originale, in lingua inglese, è del 1963, Reformation Europe 151 7-1559, London, Collins, cfr. in particolare il secondo volume dove si parla di Katholische Reform (pp. 156-164) e Gegenreformation (pp. 164-174); poi Okumenische Kirchenge­ schichte, a c. di R. KOTTJE e B. MOELLER, Bd. Il, Mittelalter und Reformation, Miinchen, Chr. Kaiser Verlag, 1973, Abschnitt VIII: Geschichte der Refor­ mation, der katholische Reform und Gegenreformation pp. 277-438; E. ISER· LOH-J. GLAZIK-H. ]EDIN, Reformation, katholische Reform und Gegenrefor­ mation, Freiburg-Basel-Wien, Herder Verlag, 1967, in particolare per il con­ cetto di Riforma e Controriforma, si possono vedere le pagine 449-450; infine AA. VV., Reformation und Gegenreformation in den Schulbuchern Westeu­ ropas, Braunschweig, Limbach, 1979, e in esso soprattutto il contributo di E. lsERLOH, Reformation, katholische Reform und Gegenreformation, ivi, pp. 7-10; H. LUTZ, Reformation und Gegenreformation, Miinchen-Wien, Olden­ bourg, 1979 e la ristampa del volume di K. BRANDI, Deutsche Geschichte im Zeitalter der Reformation und Gegenreformation, Miinchen, Verlag F. Bruck.mann, 51979. In Italia cfr. ora S. ZoLI, La Controriforma, Firenze, La Nuova Italia, 1979.

ADELELMO CAMPANA La filosofia del Petrarca

Nel 1959 Giuseppe Billanovich scriveva, e autorevolmente, che «il Pe­ trarca filologo e maestro di spirito fu grande e influente quanto il Petrarca poeta» (G. BILLANOVICH, Petrarca e i classici, "Studi petrarcheschi", VII, [1961), p. 21). Queste parole erano bilancio di studi già compiuti e indicazioni di ricerche da compiere: interesse spostato dal Petrarca volgare a quello latino e documentata centralità, anche di quest'ultimo, nella storia della cultura europea tra '300 e '500; indagini biografiche e edizioni critiche rigorose, censimento di codici, storicizzazione affidata a documenti e testi, e diffidenza verso le sintesi frettolose. Parallelamente i territori aperti dalla nouvelle hi­ stoire hanno consentito l'approfondimento di quella cultura e la sua determi­ nazione, nel confronto, con le culture diverse. Gli studi sul Petrarca volgare hanno, qualche volta, seguito i criteri di questa filologia cauta, ma piu spesso si sono volti ad operazioni attualizzanti pericolose. La paragrafazione secondo i punti a, h, e c), è meramente orientativa. Di fatto le ricerche generali, parti­ colari e quelle specificatamente ecdotiche, hanno interagito e interagiscono. Tale paragrafazione è mantenuta fino al 1974, l'anno del VI centenario della morte del Petrarca. Per gli anni successivi si è preferito rubricare insieme indagini particolari e generali e verificare, in qualche modo, la loro valenza di sintesi, sia pur caute e provvisorie. l. Edizioni di opere

Nel 1968 è uscita, in ristampa anastatica, l'edizione critica delle Familiari (F. PETRARCA, Le Familiari, a cura di V. Rossi e U. Bosco, Firenze, Sansoni, 1968). Sono i volumi V e X-XIII della Edizione Nazionale delle opere petrar­ chesche e uscirono in prima edizione negli anni 1933-1942. Sul testo stabilito dal Rossi e dal Bosco si è fondato il Dotti per la sua traduzione dell'epistolario petrarchesco, limitata dapprima a 4 libri (F. PETRARCA, Le Familiari, libri I-IV, Traduzione, note e saggio introduttivo di U. Dotti, Urbino, Argalìa, 1970), allargata poi a 11 (F. PETRARCA, Le Familiari, libri I-XI, Introduzione, traduzione e note di U. Dotti, voll. 1-2, Urbino, Argalìa, 1974), con rimaneg-

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giamento e revisione attenta di quelli già editi. La traduzione ha molti pregi, soprattutto quello di restituire al gusto del lettore di oggi una sezione del Petrarca latino importantissima nella storia della cultura, ma conosciuta in lingua italiana solo antologicamente (F. PETRARCA, Rime, Trionfi e Poesie latine, a cura di F. Neri, G. Martellotti, F. Bianchi, N. Sapegno, Milano-Napoli, Ricciardi, 1951, e F. PETRARCA, Prose, a cura di G. Martellotti, P. G. Ricci, E. Carrara, E. Bianchi, Milano-Napoli, Ricciardi, 1955) , o attraverso la vecchia edizione ottocentesca del Fracassetti. Il Dotti si è avventurato solo raramente a proporre congetture, ma ha fatto lavoro utile corredando il testo italiano di note «d'indole storica od esplicativa)) necessaria «a precisare, e come a riassu­ mere, le circostanze cronologiche in cui le lettere vennero scritte o quelle alle quali si riferiscono)) e quello latino con note volte, continuando ed arric­ ' chendo il lavoro del Rossi, alla «identificazione delle numerosissime citazioni, reminiscenze, allusioni petrarchesche)) e anche a «fornire qualche riferimento alle altre opere del Petrarca, in particolare il Secretum)) (Le Familiari, libri l-Xl, cit., Prefazione, pp. V-VI). Al Dotti si deve pure la traduzione della 19 epistole Sine nomine, con Introduzione e indici: dei destinatari, degli scrittori e luoghi citati e dei personaggi storici (F. PETRARCA, Sine nomine, Lettere polemiche e politiche, a cura di U. Dotti, Bari, Laterza, 1974) . La storia delle edizioni critiche di opere petrarchesche ha registrato tappe di alto interesse col Martellotti, il quale, dopo aver scoperto e fatto conoscere un inedito impor­ tante per la comprensione del Petrarca storico (G. MARTELLOTTI, La Collatio inter Scipionem Alexandrum Hannibalem et Pyrrhum. Un inedito del Pe­ trarca nella biblioteca della University of Pennsylvania, in Classical Medie­ val and Renaissance Studies in Honor of B. L. Ullman, Roma, Storia e Letteratura, 1964), forniva 4 anni dopo l'edizione critica dell'egloga X del Bucolicum (F. PETRARCA, Laurea occidens. Bucolicum carmen X. Testo, tra­ duzione e commento a cura di G. Martellotti, Roma, Storia e letterattura, 1968). E se l'anno del centenario non ha arricchito di aggiunte ulteriori il progetto della Edizione Nazionale delle opere di Francesco Petrarca, ha dato un'altra tessera al mosaico delle sue relazioni e vicende intellettuali, con la scoperta di una epistola inediu;: da lui scritta al cancelliere Benintendi de'Ra­ vegnani, fatta e annunciata da Nicholas Mann (N. MANN, A Petrarch Letter in the Bodleian, "Times Literary Supplement", 12-4-1974), e da lui pubblicata in "Italia Medioevale e Umanistica", XVII, 1974. E intanto Emilio Pasquini, già da anni impegnato nel ricostruire la genesi dei Trionfi attraverso un'ampia esplorazione di codici, faceva il punto su questo arduo problema ecdotico (E. PASQUINI, Preliminari all'edizione dei Trionfi, in Il Petrarca ad A rquà. A tti del Convegno di studi nel VI centenario, Padova, Antenore, 1975), la cui soluzione ha creato discussioni notevoli tra i petrarcologi ed ha rilievo non solo nella storia della filologia, ma anche in quella della letteratura e della cultura. Sul versante del Petrarca volgare iniziative editoriali prestigiose sono state le ristampe di trè edizioni del Canzoniere: quella del Carducci (F. PETRARCA, Le Rime, a cura di G. Carducci e S. Ferrari. Nuova presentazione di G. Contini, Firenze, Sansoni, 1965) le cui note sono una storia puntualissima del petrar­ chismo nei secoli, quella dello Zingarelli (F. PETRARCA, Le Rime, saggio

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introduttivo e commento di N. Zingarelli, Bologna, Zanichelli, 1963), e, so­ prattutto, quella del Contini (F. PETRARCA, Canzoniere, testo critico e intro­ duzione di G. Contini. Annotazione di D . Ponchiroli, Torino, Einaudi, 1966), il quale ha poi raccolto la sua introduzione (Preliminari sulla lingua del Petrarca) e quella premessa alla ristampa del Petrarca carducciano (Il com­ mento petrarchesco di Carducci e Ferrari) in Varianti e altra linguistica, Torino, Einaudi, 1970, pp. 169-192 e 635-647. 2. Bibliografia particolare Questo vario lavoro ecdotico, quando non inaridisca a filologismo di sé pago, è valso a porre su basi caute e verificabili il problema del ruolo avuto dal Petrarca nella storia della cultura europea. Di questa storia un capitolo di grande significato è stato la ricostruzione della sua biblioteca, promossa dal Billanovich attraverso il recupero dei «libri studiati e annotati dal giovane Petrarca e dai suoi amici)) e utilissimi a far luce sugli anni «nei quali il Petrarca si educò e nei quali egli e i suoi alleati avviarono su un nuovo corso la filologia, la retorica, la letteratura)) (G. BILLANOVICH, Petrarca e il Ventoso, "Italia Medioevale e Umanistica", IX, [1966] , p. 398), zone della storia culturale europea non meno importanti «dell'aristotelismo, del platonismo, dell'agosti­ nianismo)) ' come ebbe a scrivere l'illustre filologo, facendo il bilancio dei risultati, aggiornati al 1974, cui era pervenuto il vasto lavoro condotto da lui e da altri (G. BILLANOVICH, Il censimento dei codici petrarcheschi, in AA.VV. Il Petrarca ad Arquà. A tti, cit., pp. 271-274). Per gli anni che ci riguardano vanno ricordati i seguenti contributi: G. B ILLANOVICH, Tra Dante e Petrarca, "Italia Medioevale e Umanistica", VIII, (1965) , pp. 1-44; O. B ESOMI, Codici petrarcheschi nelle biblioteche svizzere, "Italia Medioevale e U manistica", VIII, (1965), pp. 369-429; A. SoTTILI, I codici del Petrarca nella Germania Occidentale, "Italia medioevale e Umanistica", X, (1967), pp. 41 1-491; XI, (1968), pp. 345-448; XII, (1969), pp. 335-476; XIII, (1970), pp. 280-467; XIV, (1971), pp. 312-402; XV, (1972), pp. 360-423. S'aggiunga a questo lavoro di scavo in aree geografiche diverse, la ricerca di codici petrarcheschi negli Stati Uniti, folta di contributi diversi, prodotti nell'occasione del VI centenario e delle commemorazioni tenute a Washington e rapidamente confluiti nel volu­ me Petrarch in America. A Survey of Petrarcan Manuscripts, The Folger Shakespeare Library-The Pierpont Morgan Library, 1974. E, sempre con riguardo all'America, la miscellanea uscita nello stesso anno Petrarch Collec­ tion in Comell University Library, Millwood (N.Y.), 1974. A quest'opera di ricostruzione del ruolo esercitato dal Petrarca nella storia dell'Umanesimo, ma anche in quella della società e della politica nell'Italia e nell'Europa del '300, validi contributi hanno dato gli studiosi che, sulla strada aperta dalla biografia del Wilkins (E. H. WILKINS, Vita del Petrarca, trad. it. di R. Ceserani, Milano, Feltrinelli, 1974), hanno fatto luce sugli ambienti culturali e politici in cui il poeta si trovò a vivere, e sui personaggi della cultura e della politica con cui intrattenne rapporti: U. DoTTI, Petrarca a Milano. Documenti milanesi 1353-1354, Milano, Ceschina, 1972; G. D I STEFANO, Ricerche sulla cultura

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avignonese del secolo XIV, "Studi francesi", XIV, (1964) , pp. 1-16; G. AuzzAs, Studi sulle Epistole. I. L'invito della Signoria fiorentina al Petrarca, "Studi sul Boccaccio", VI, (1967), pp. 203-240; R. DE MATTEI, Petrarca a Roma, a cura di A. Ravaglioli, Ufficio Relazioni Pubbliche del Comune di Roma, 1974. In particolare, per gli umanisti con cui Petrarca ebbe rapporti, per l'influenza che egli ed essi e quelli delle generazioni successive ebbero sulla cultura d'Europa, utilissima è la miscellanea Classica[ Influences on European Cultu­ re. A.D. 500-1500. Proceedings of an Intemational Conference Held at King's College Cambridge, April 1969, Cambridge, 197 1 . Importanti in una storia della cultura sono anche l e indagini sul Petrarca e le arti visive, le choses vues: pittura, miniatura, l'attività artigiana, in una direzione di interessi e di gusto che inizia, anche in questo campo, l'Umanesi­ mo. Fondamentali le pagine a lui dedicate dal Panofsky (E. PANOFSKY, Studi di iconologia. I temi umanistici nell'arte del Rinascimento, Torino, Einaudi, 1975), il capitolo petrarchesco compreso nel volume: M. BAXANDALL, Giotto and the Orators. Humanist Observers of Painting in Italy and the Discovery of Pictorial Composition (1350-1 450), Oxford, 1871, e il saggio: L. WITHE, Indie Element in the Iconography of Petrarch's ccTrionfo della Morte,,, "Specu­ lum"', XLIX, (1974) . E sempre sul terreno di una storicizzazione filologica­ mente fondata del Petrarca umanista, nella varietà dei suoi interessi, si col­ locano altri saggi: E. FENZI, Di alcuni palazzi, cupole e planetari nella lette­ ratura classica e medioevale e nell'ccAfrica'' del Petrarca, "Giornale storico della letteratura italiana", 481, (1976), pp. 12-59, e 482, (1976), pp. 186-229; P. L. ROSE, Petrarch, Giovanni de' Dondi and the humanist Mith of A rchi­ medes, in AA.VV. Petrarca e Venezia, Firenze, Olschki, 1976, volti a segnalare aspetti non conosciuti della cultura del Petrarca, il secondo, in particolare, il suo interesse per Archimede, attraverso la mediazione di Cicerone. Intanto l'acribia del Billanovich, attraverso l'esame di testi agostiniani e paolini pre­ senti nella biblioteca del Petrarca, poneva il problema della distinzione tra l'immagine che il poeta costrui di sé e consegnò ai posteri, da quella che emerge dall'analisi dei documellJi, segnalando, in particolare, che non rispon­ de a verità l'0pinione, accreditata dallo stesso Petrarca, «che egli si sia concesso agli studi sacri solo nella piena maturità, dopo una puerizia abbandonata ai classici)) (G. BILLANOVICH, Dalle prime alle ultime letture del Petrarca, in Petrarca ad Arquà. A tti cit., pp. 13-50) . Non uguale cautela ha contrassegnato gli studi sul Petrarca volgare fertili di risultati e acquisizioni nuove quando si sono volti a documentare la vastità dell'area geografica e anche l'intensità. del cosiddetto petrarchismo (in Italia: B. T. Sozzi, Petrarca, Palermo, Palumbo, 1968; E. BoNORA, Il Classicismo dal Bembo al Guarini, in AA.VV. Storia della letteratura italiana, vol. IV, Il Cinquecento, Milano, Garzanti, pp. 151 e sgg.; E. RAIMONDI, Il petrarchismo nell'Italia meridionale, in AA.VV. Premarinismo e pregongorismo, Roma, Accademia Nazionale dei Lincei, 1973, pp. 95-123, G. DILEMMI, Di un poeta ccmilanese'' fra Quattrocento e Cinquecento: Antonio Fileremo Fregoso, in AA.VV. , Studi di letteratura italiana offerti a Carlo Dionisotti, Milano-Na­ poli, Ricciardi, 1973, pp. l l7-137; in Francia: F. SIMONE, L 'importance histo-

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rique et littéraire des premières éditions lyonnaises de Dante, Petrarca et Boccace, "Annali dell'Università di Lione", 39, (1967), pp . 31-43; in Spagna, in Inghilterra, in Europa in generale: M. PRAZ, Il giardino dei sensi, Milano, Mondadori, 1975 e J. RISSET, L'invenzione e il modello. L 'orizzonte della scrittura dal Petrarchismo all'avanguardia, Roma, 1972. Ma, soprattutto, nei paesi dell'Europa orientale, che è la novità emersa in occasione del centenario: si vedano i contributi vari presenti in Traduzione e tradizione europea del Petrarca. Atti del terzo Convegno sui problemi della traduzione letteraria, Amministrazione Comunale, Monselice, 1975, in particolare V. BRANCA, Pe­ trarca tradotto in Russia; O. DRIMBA, Fortuna di Petrarca in Romania), ma piu spesso legati a suggestioni metodologiche (Jakobson, Lotman, Blanchot, Genette, Lacan) e prospettive filosofiche arbitrariamente attualizzanti: A. NOFERI, Il ccCanzoniere>> del Petrarca: scrittura del desiderio e desiderio della scrittura, "Paragone letteratura", XXV, (1974), pp. 3-24, («impossibile cattura del vero da parte del linguaggio))); G. ALMANSI, Petrarca o dell'insigni.ficanza, ivi, pp. 68-73, («storia che racconta se stessa))); S. RAMAT, Petrarca e la scrittura integrale, "Forum italicum", VIII, (1974), pp. 513-522; G. GUNTERT, Modi di sintassi reciproca e speculare in Petrarca, "Giornale storico della letteratura italiana", CLI, (1974), pp. 1-20. Su una linea consimile, ma con chiara consapevolezza dell'importanza del Petrarca volgare anche in una storia delle idee, si muovono le pagine del Renucci (P. RENUCCI, La cultura, in AA.VV. Storia d'Italia, vol. II, Torino, Einaudi, 1974), il quale, analizzando la «retorica delle contrapposizioni e dei paradossi)) frequente nel Canzoniere, scrive che «l'andirivieni delle antinomie appare soprattutto come l'espressione di un'incontaminata presa di coscienza affettiva, di una captazione immediata dell'amore)) di guisa che una «fenomenologia della passione si sostituisce alla psicologia meccanicistica circonfusa di metafisica, che era stata al centro della migliore stagione lirica toscana)) (p. 1186), e vi è «una specie di occamismo )) del sentimento, se mai è lecito avvicinare al Petrarca un filosofo suo contem­ poraneo che a sua volta metteva in discussione, ma dall'interno, il metodo scolastico)) (p. 1187) . 3. Bibliografia generale Pur nella prevalenza accordata alla filologia, non sono mancate indagini sulla posizione del Petrarca nella storia del pensiero: sul suo agostinismo (P. O. KRISTELLER, Otto pensatori del Rinascimento italiano, Milano-Napoli, Ric­ ciardi, 1970, pp. 3-22); M. SCHIAVONE, No te sul pensiero filosofico di Francesco Petrarca, in Problemi e aspetti dell'Umanesimo, Milano, Marzorati, 1969; F. TATEO, Dialogo interiore e polemica ideologica nel ccSecretum>> del Petrarca, Firenze, Le Monnier, 1965); sul suo ruolo nella storia del pensiero umanistico europeo (G. SANTINELLO, Studi sull'Umanesimo europeo: Cusano e Petrarca, Lefovre, Erasmo, Colet, Moro, Padova, Antenore, 1969, pp. 138), sulla ben nota polemica contro i medici e la tarda scolastica, a proposito della quale spunti notevoli si ritrovano nei vari studi sopra citati e non sono mancate trattazioni specifiche come il saggio del Castelli (A. CASTELLI, Le invective in

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medicum di Francesco Petrarca, "Rassegna di Scienze filosofiche", XXIV, [1971], pp. 287-303), dal quale emerge l'importanza non tanto di una disputa sulle arti, quanto del problema del rapporto tra filosofia e fede, scienza e moralità; sulla valenza politica del suo pensiero (G. SANTINELLO, Il pensiero politico di Petrarca, ,.Studia patavina", XXI, ( 1974). E riferimenti al Petrarca sono stati un topos obbligato della sterminata letteratura sul pensiero umani­ stico-rinascimentale: del Ferguson (W. K. FERGUSON, Il Rinascimento nella critica storica, Bologna, Il Mulino, 1969, pp. 574), del Kristeller (P. O. KRI­ STELLER, La tradizione classica nel pensiero del Rinascimento, Firenze, La Nuova Italia, 1965, pp. 198), del Tateo (F. TATEO, Tradizione e realtà nel­ l'Umanesimo italiano, Bari, Dedalo Libri, 1967, pp. 432), del Vasoli (C. VASOU, La dialettica e la retorica dell'Umanesimo. ccinvenzione" e ccMetodo,, Milano, Feltrinelli, 1968, pp. 656; ID., Umanesimo e Rinascimento, Palermo, Palumbo, 1969, pp. 517), ecc. Sono, per lo piu, indagini su tematiche tradi­ zionali, ma riproposte alla luce di nuove acquisizioni documentarie e di nuove impostazioni metodologiche. Ne fa fede il Garin, il quale, correggendo o integrando le sue stesse posizioni storiografiche (E. GARIN, Storia della filo­ sofia italiana, Torino, Einaudi, 1966, voli. 3, pp. XIV-1383. L'opera - scrive l'autore - è una ristampa senza «modifiche sostanziali)) (p. XII) della prima edizione uscita nel 1947, ma è «completamente rifatto l'apparato delle note, trasformato in un inizio di bibliografia essenziale)) (p. XIV) . N el primo volume è rilevata l'impossibilità nel Petrarca di «una vera conoscenza del reale attra­ verso la conoscenza empirica)) e la «necessità di una radicale conversione ' dall'esterno all'interno, e quindi dall'anima a Dio ))• pp. 2 54-255), scriveva nel 1975 non essere vero «che la polemica di Petrarca sia diretta in modo indi­ scriminato contro la conoscenza scientifica (modernamente intesa) , in difesa della "retorica" ...quasi anticipando la critica "idealistica" delle scienze, o l'antinomia fra le "due culture")) (E. GARIN, Rinascite e Rivoluzioni. Movi­ menti culturali dal XIV al X VIII secolo, Bari, Laterza, 1976, Avvertenza, p. IX). Necessità quindi di una piu cauta e sfumata collocazione del Petrarca nella storia della filosofia, a proposito della quale ha scritto pagine, aggiornate agli studi recenti e di notevole equilibrio, uno studioso del pensiero antico quale il Sichirollo (L. SICHIROLLO, Petrarca e la filosofia. Quattro immagini e relative postille, "L'approdo letterario" , XX, [1974] , pp. 3 5-48) . E, sempre con riferirllento al significato del Petrarca nella storia del pensiero e al suo rap­ porto con l'Umanesimo, Enrico Fubini, ritornando con testimonianze e argo­ mentazioni nuove sul tema, non nuovo, della compresenza nel poeta di autorità classiche e autori cristiani, ha rilevato che, riprendendo «in mano Petrarca dopo una certa consuetudine con l'umanesimo del '400, e al tempo stesso misurando le sue impostazioni culturali e ideologiche con quelle piu correnti al suo tempo, sia pur rappresentate da autori che gli epistolari ci attestano a lui vicini, non si cessa dallo stupirsi dell'assoluto isolamento - per quanta am­ mirazione e collaborazione potesse circondarlo - con cui egli elaborò i suoi assunti fondamentali, nonché del ritardo, di mezzo secolo e oltre, con cui furono recepiti e ripresi; ma anche del potere determinante e nuovo che essi ebbero su di una cultura, che non era piu quella del suo secolo)) e che i

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capisaldi della cultura medievale sono «da lui aggrediti in una forma diretta e frontale, che non ritroverà riscontro che nell'anti-scolasticismo di un secolo piii tardi di Lorenzo Valla)) (E. FUBINI, Intendimenti umanistici e riferimenti patristici dal Petrarca al Valla, "Giornale storico della letteratura italiana", CLI, [1974], p. 531) . Ma qui il discorso si sposta sul problema complesso del rapporto Petrarca-Rinascimento, e le soluzioni tentate sono state diverse a seconda che la collocazione storica del Petrarca sia stata cercata nel contesto della Counter-Renaissance (H. HAYDN, Il Controrinascimento, trad. it. di A. Ballardini, Bologna, Il Mulino, 1967 - ed. orig. N.Y. 1950 -), o si sia rimasti fermi all'idea engelsiana del Rinascimento come «rivolgimento progressivo)), il piu grande «che l'umanità avesse fino allora vissuto)) (J. MACEK, Il Rinasci­ mento italiano, a cura di L. Perini, Roma, Editori Riuniti, 1972), e in essa inquadrata l'opera del Petrarca, oppure questa sia stata riproposta come mo­ mento iniziale ed esemplare di un Rinascimento estremamente complesso e carico di opposte tensioni (P. O. KR�STELLER, Renaissance Philosophy and the Mediaeval Tradition, Latrobe, Pennsylvania, The Archabbey Press, 1966; E. PANOFSKY, Rinascimento e rinascenze nell'arte occidentale, Milano, Feltri­ nelli, 1972; E. GARIN, Rinascite e rivoluzioni, cit., in particolare il capitolo Dante e Petrarca fra antichi e moderni: l. Dante e il ritorno agli antichi. 2 . Petrarca e la polemica con i ccmoderni,,, pp. 49-88; U. Bosco, Il Petrarca e il Rinascimento, "Cultura e Scuola", 54, [1975], pp. 19-27) . Gli anni compresi dal '74 ad oggi registrano varietà di studi particolari nelle direzioni sopra descritte: traduzioni ed edizioni di opere o florilegi di opere petrarchesche (F. PETRARCH, Africa, Tr. et annotated by T. G. Bergin and A. S. Wilson, New Haven-London, Yale U.P., 1978; F. PETRARCH, Selected poems. Tr. by A. Mortimer, Un. of. Alabama Pr., 1977; F. PETRARCH, Lyric poems, tr. and ed. R. M . Durling, Cambridge, Mass., Harvard U. P., 1976; F. PETRARCA, Epistole, a cura di U. Dotti, Torino, UTET, 1978); ulteriori con­ tributi sul significato del Petrarca nella storia dell'Umanesimo (V. NANSON, L'epistola consolatoria a Donati Albanzani in morte del Petrarca di Giovanni Conversini, "Studi urbinati", 1-2, (1978); G. A UZZAS, Studi sulle epistole. Per l'epistola in nome della Signoria indirizzata al Petrarca a Padova: due nuove fonti manoscritte e una chiosa al testo, "Studi sul Boccaccio", X, (1978); G. BILLANOVICH e C. SCARPATI, Da Dante al Petrarca e dal Petrarca al Boccaccio. 1: Firenze, Padova, Avignone, Napoli. Il: Tra Petrarca e Boccaccio: alcune schede biografu:he su Sennuccio del Bene, in AA.VV. Il Boccaccio nella cultura e nelle letterature nazionali, a cura di F. Mazzoni, Firenze, Olschki, 1978; M. FUMAROLI, Jeunesse de l'épistolographie classique: rhétorique hu­ maniste de la lettre, de Pétrarque à ]uste Lipse, "Revue d'histoire littéraire de la France", 6, (1978); A. TRIPET, Aspects de l'analogie à la Renaissance, "Bibliothèque d'Umanisme et Renaissance", (1977); S. GENSINI, Francesco Petrarca: una ideologia della professione letteraria, "Lavoro critico", 13, (1978); e, in "Atti e Memorie dell'Accademia Petrarca di Lettere, Arti e Scienze", (1973-75): E. SESTAN, L'Italia del Petrarca fra cctante pellegrine spade"; C. CORDIÉ, Il Petrarca nella critica della Stael, del Ginguené e del Sismondi, ecc.); e, con riferimento specifico alla storia del pensiero filosofico,

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ulteriori precisazioni su agostinismo e platonismo in Petrarca (L. DE VENDIT­ TIS, n platonismo agostiniano del Petrarca, "Medioevo romanzo" 2-3, ( 1978) ' e sulle sue chiose a opere retoriche di Cicerone, (P. BLANC, Pétrarque lecteur de Cicéron. Les scolies pétrarquiennes du ceDe Oratore" et de l'ccOrator,, "Studi petrarcheschi", IX, (1978), e anche, con attenzione particolare alla storia della cultura, i vari riferimenti al Petrarca in: C. VASOLI, La cultura delle corti, Firenze, Cappelli, 1980, pp. 278); ora anche tentativi di sintesi, o nel senso di ritrovate certezze biografico-testuali (E. H. WILKINS, Studies on Pe­ trarch and Boccaccio, Padova, Antenore, 1978) , o in quello di un raccordo documentato, ma, forse, troppo insistito e rigido tra Petrarca e la letteratura ascetica del Medioevo (B. MARTINELLI, Petrarca e il Ventoso, Bergamo, Mi­ nerva ltalica, 1977: «L'indagine che qui abbiamo inteso condurre ... ci ha permesso di mettere in luce una costante sollecitudine ascetica nella sua vita e nella sua opera che manifestamente contrasta con la tesi unilaterale della laicità del Petrarca cara alla critica idealistica e storicistica)) p. 1 1), oppure in ' quello (unilaterale, ma in senso diverso) di un Petrarca scopritore della co­ scienza moderna (U. DOTTI, Petrarca e la scoperta della coscienza moderna, Milano, Feltrinelli, 1978) . Intanto nuove possibilità per una interpretazione critica del ruolo che ebbe il Petrarca nella storia della cultura e del pensiero, venivano offerte dall'allargamento del «territorio dello storico)) proposto dalla nouvelle histoire. E opere come quella del Le Goff sul «tempo della Chiesu) e il «tempo del mercante)) (J. LE GoFF, Tempo della Chiesa e tempo del mer­ cante, Torino, Einaudi, 1977) se pur non riguardano direttamente Petrarca, consentono di mettere a confronto la sua misura interiore del tempo con altre misure storiograficamente rilevabili nella società a lui contemporanea; cosi come le ricerche sulla situazione economica e sulla peste in Europa nel '300 (R. ROMANO, L 'Europa tra due crisi, Torino, Einaudi, 1980), consentono di comprendere meglio, nel riscontro con i fatti accertati, i parametri valutativi dal Petrarca impiegati (Seniles, X, 12) nel suo riflettere sulla decadenza delle città europee e il significato della cultura di cui egli è considerato iniziatore e modello. E le prospettive critich� del Dionisotti su «geografia)) e «storia)) nella letteratura permettono di far luce sul ruolo effettivo che Petrarca e gli uma­ nisti intorno a lui e dopo lui ebbero nella società del loro tempo e in quei centri di potere e di cultura che erano le corti rinascimentali (C. DIONISOTTI, Geo­ grafia e storia della letteratura italiana, Torino, Einaudi, 1977, 2a ed.). Contributi, questi, non trascurabili se si assume a modello di indagine quello di una «histoire totalitaire della filosofia)>, sciolta da una sua «altezzosa autono­ mia)> e chiamata a «fare i conti con la realtà piii mossa e piii irriducibile ad una razionalità fittizia» (A. NEGRI, Storia della filosofia ed attività storiogra.fica, Roma, Annando, 1972, pp. 55-56) . A sintesi recentissima del vario lavoro condotto dal '65 ad oggi sul significato del Petrarca nella storia delle idee e dei loro nessi con la storia della società, le istituzioni della cultura e i centri del potere, va segnalata la einaudiana Letteratura italiana (AA.VV. Letteratura italiana, vol. I, Il letterato e le istituzioni, Torino, Einaudi, 1982), in partico­ lare le pagine dedicate al Petrarca dal Gaeta (F. GAETA, Dal comune alla corte rinascimentale, ibid., pp. 176-78 e 197-216).

VITTORIO STELLA

Il platonismo nel Rinascimento

l. Trattazioni generali H. BARON, The Crisis of the Early Italian Renaissance, 2 voll. Princeton Univ. Press, 1955; ID., Humanistic and Political Literature and Venice at the Beginning of the Quattrocento, Cambridge, 1955 (in proposito G. SASSO, ccFlorentina libertas>> e Rinascimento italiano nell'opera di H. Baron, "Rivista storica italiana", LXIX (1957), pp. 250-276); P. O. KRISTELLER, Studies in Renaissance Thought and Letters, Roma, Ed. di Storia e Letteratura, 1956; AA.VV., Recherches sur la tradition platonicienne, in "Entretiens Hardt", vol. 3, Genève, 1957; E. GARIN, Storia della filosofia italiana, (1951), Torino, Einaudi, 19662, vol. I e Il; ID., Studi sul platonismo medievale, Firenze, Olschki, 1958; ID., Medioevo e Rinascimento, Bari, Laterza, 196P, In., Pla­ tonici italiani del Quattrocento, in L 'età nuova, Napoli, Morano, 1969; ID., La letteratura degli umanisti, in AA.VV., Storia della letteratura italiana, dir. da E. Cecchi e N. Sapegno, Milano, Garzanti, 1966, vol. III, pp. 7-353 (questi e altri collaterali contributi di Garin costituiscono un insieme di studi fonda­ mentali sia per la novità delle ricerche, sempre basate su una rigorosa lettura esegetica, sia per la capacità di considerare i problemi nella complessità delle relazioni e degli svolgimenti nell'intero quadro della mentalità e della cultura del Rinascimento); F. MASAI, Pléthon et le platonisme de Mistra, Paris, 1956, (fondamentale per l'approfondimento della dimensione religiosa e culturale nel platonismo greco-bizantino); L. FEBVRE, A u coeur religieux de la Réforme .françaÌSe (151 7-1536), Paris, 1957; A. RENAUDET, Paris de 1494 à 151 7, in Courants religieux et humanisme à la fin du XV• siècle, Paris, 1 959; D. P. WALKER, Origène en France au début du XVI• siècle, Paris, 1959; F. SrMONE, Nuovi rapporti tra il Riformismo e l'Umanesimo in Francia all'inizio del Cinquecento, in Il Rinascimento francese, Torino, 1961; N. BADALONI, Filo­ sofia della mente e filosofia delle arti, ''Cri t. stor.", II (1962), pp. 395-450; C. CARBONARA, Il platonismo nel Rinascimento, in Grande Antologia Filosofica, Milano, Marzorati, 1964, vol. VI, pp. 527-606; AA.VV., Parusia, a cura di K. Flasch, Frankfurt, 1965; M. MARTELLI, Studi laurenziani, Firenze, 1965; C. VASOLI, La dialettica e la retorica dell'Umanesimo. ccinvenzione>> e ccMetodo>>

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nella cultura del XV e XVI secolo, Milano, Feltrinelli, 1968; A. J. KRAILSHE­ MER, The French Renaissance and its Heritage: Essays presented to A .B. Boase, London, 1968; E. F. RICE Jr., French Humanism, (14 70-1600), Lon­ don, 1969 (fondamentale); G. DE BLASI, Problemi critici del Rinascimento, in AA.VV., Letteratura italiana. Le correnti, Milano, Marzorati, 1972 (rist.), vol. l, pp. 203-416; E. GARIN, Rinascite e rivoluzioni. Movimenti culturali dal XIV al XVIII secolo, Bari, Laterza, 1975; C. C OLOMBERO, Uomo e natura nella filosofia del Rinascimento (con antologia), Torino, Loescher, 1976; D. HAY, Profilo storico del Rinascimento italiano, tr. di S. Martini e U. Albini, introd. di E. Garin, Bari, Laterza, 1978; G. A. B RUCKER, Firenze nel Rinascimento, tr. it. Firenze, La Nuova Italia, 1980; A. BucK, L'eredità classicà nelle letterature neolatine del Rinascimento, Brescia, Paideia, 1980; P. O. KRISTELLER, L 'etica nel pensiero del Rinascimento, "Il Veltro ", XXIV, (1980), pp. 245-262; F. TATEO, I centri culturali nell'Umanesimo. Il Quattrocento. L 'età dell'umane­ simo, Bari, Laterza, 1980; A. TENENTI, I Rinascimenti, "Giorn. di Metaf. ", n.s. 1980, pp. 203-228; B. L. ULLMANN, Radici del Rinascimento, Bari, Laterza, 1980. 2. Singoli autori Leonardo Bruni Testi: Panegirico della città di Firenze, testo it. a fronte di fr. Lazaro da Padova, presentazione di Giuseppe De Toffol, Firenze, La Nuova Italia, 1974. Studi: E. FRANCESCHINI, L.B. e il ccvetus interpres)) dell'ccEtica a Nicomaco>>, in AA.VV., Medioevo e Rinascimento. Studi in onore di B. Nardi, Firenze, Sansoni, 1955, vol. l; B. L. ULLMANN, in Studies in the Italian Renaissance, Roma, 1955; AA.VV., Fiorentine Studies. Politics and Society in Renaissance Florence, ed. by N. Rubinstein, London, 1968; C. VASOLI, Studi sulla Cultura del Rinascimento, Manduria, Lacaita, 1968 (soprattutto per la Laudatio Flo­ rentinae urbis); J. E. SEIGEL, l(hetoric and Philosophy in Renaissance Hu­ manism; M. AURIGEMMA, L.B. in AA.VV., Orientamenti culturali. Letteratura italiana. I minori, Milano, Marzorati, 1 969, vol. I, pp. 405-426. Giannozzo Manetti Studi: N. BADALONI, Filosofia della mente e filosofia delle arti in C.M., "Critica storica", II (1963), pp. 395-450. Basilio Bessarione Testi: Oratio dogmatica de unione; De Spiritus Sancti processione, in Documenta et scriptores del Concilium florentinum, sez. B, vol. 1-2, Roma, 1958. Bibliografia: C. CAPIZZI, Un piccolo contributo alla bibliografia del B . . Studi: E. MIONI, Il contributo del card. B . all'interpretazione della metafisica aristotelica, in AA.VV., Aristotelismo padovano e filosofia aristotelica, Atti del XII Congresso internazionale di Filosofia, vol. IX, Firenze, Sansoni, 1960,

La filosofia del Petrarca

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pp. 173-182; AA.VV., Il Card. B. nel V centenario della morte: ••Miscellanea francescana", LXXIII ( 1973) : comprende, fra gli altri scritti: A. COCCIA, Vita e opere di B., pp. 265-293; G. DI NAPOLI, Il card. B. nella controversia tra platonici ed aristotelici, pp. 3 14-326; G. SCHIRO, Il B. e la cultura classica e bizantina d'Occidente, pp. 350-366; P. TOCANEL, Il card. B. al Concilio di Ferrara-Firenze, pp. 294-313; M. CISZEWSKI, cc/n calumniatorem Platonis» du card. B., ••Roczniki filozoficzne", XXV (l979) , n. l, pp. 89-109. Lorenzo Valla Testi: Opera omnia, a cura di E. Garin, 2 voll. (riprod. anastatica del testo di Basilea, 1540 e raccolta di opuscoli sparsi e di inediti pubblicati dal sec. XVI al XX); De vero falsoque bono, a cura di M. De Panizza Lorch, Bari, Laterza, 1970 (ed. critica dell'ultima redazione); Collatio Novi Testamenti, a cura di A. Perosa (ed. critica di una stesura diversa dalla redazione pubblicata da Erasmo nel 1505) . Studi: F. GAETA, L.V. Filologia e storia nell'umanesimo italiano, Napoli, Istituto Italiano per gli Studi storici, 1955 (fondamentale monografia ispirata a criteri storicistici e caratterizzata da una fine sensibilità filologica e letteraria); G. RADETTI, La religione di L. V., in Medioevo e Rinascimento, cit., vol. II, Firenze, Sansoni, 1955 (eccellente); G. ZIPPEL, L. V. e le origini della storiografia umanistica a Venezia, ••Rinascimento", VII ( 1956) ; ID., La ccDe­ fensio questionum in philosophia'' di L. V. e un noto processo all'Inquisizione napoletana, ••Boli. dell'1st. St. per il Medio Evo e Archivio Muratoriano ", LXIX (1957); C. VASOLI, Le ccDialecticae disputationes11 del V., ••Riv. crit. di st. della filos.", Xl (1957), n. 4; XII (1958), n. l; R. MONTANO, L. V., in AA.VV. Letteratura italiana. I minori, Milano, Marzorati, 1961, vol. I, pp. 569-586 (discutibile svalutazione dell'umanesimo valliano); C. VASOLI, Filologia, criti­ ca e logica in L. V., in La dialettica e la retorica dell'umanesimo, 1968, cit., pp. 28-79; G. ToURNOY, L. V. en Erasmus, ••onze Alma Mater", XXIII (1969) ; O. BESOMI-M. REGOLOSI, V. e Tortelli, ••Italia Medioevale e Umanistica", IX (1966), XII (1969); M. FOIS, Il pensiero cristiano di L. V. nel quadro storico­ culturale del suo ambiente, ••Analecta Gregoriana", vol. C LXXIV, Roma, 1969; G. ZIPPEL, L'autodifesa di L. V. per il processo dell'Inquisizione napole­ tana, ••Italia Med. e Um.", XIII (1970) . P. 0. KRISTELLER, Otto pensatori del Rinascimento italiano, Firenze, La Nuova Italia, 1970; G. DI NAPOLI, L. V. Filosofia e religione dell'Umanesimo italiano, Roma, Ed. di Storia e Lettera­ tura, 1971; S. l. CAMPOREALE, L. V. Umanesimo e teologia, Firenze, Olschki, 1972 (vasta monografia presentata da E. Garin); P. GIANNANTONIO, L. V., filo­ logo e storiografo dell'Umanesimo, Napoli, Liguori, 1972; F. PoNTARIN-G. ANDREUCCI, La tradizione del carteggio di L. V., ••Italia Med. e Um.", XV (1972), pp. 171-2 13; G. P. MARCHI, V.L. voce del Dizionario critico della letteratura italiana, Torino, UTET, 1974, vol. III, pp. 572-575; Q . FARRIS, Teologia e paolinismo in L. V., ••studium", LXIX (1973), pp. 67 1-683; E. MARINO, Umanesimo e teologia. A proposito della recente storiografia su L. V., ••Memorie domenicane", XIC (1972), pp. 198-218; C. VASOLI, Nuove prospet­ tive su L. V., ••Nuova Riv. stor. ", LVII (1973), pp. 448-458; D. MARSH, Gram,

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Cristoforo Landino Testi: De vera nobilitate, ed. crit. par les soins de M. Lentzen, Genève, 1970; ed. a cura di M. T. Liaci, Firenze, 1970; Studi: M. SANTORO, C.L. e il volgare, "Giom. stor. della lett. it.", 1954, vol. 131, pp. 501-547; M. MARTELLI, Studi laurenziani, Firenze, 1965; F. TATEO, Tradizione e realtà nell'Umane­ simo italiano, Bari, Adriatica, 1967; R. CARDINI, C.L. e l'umanesimo volgare, col testo della prolusione a Petrarca (1467) , "Rass. d. lett. it. " , s. VII a. XXI, (1967); ID., Alle origini della filosofia landiniana: la Praefatio in Tusculanis, (1458) , "Rinascimento";XXI (1970), pp. 119-149 (con ed. della Praefatio); ID., Il L. e la poesia, in "Rass. d. lett. it.", s. VII a. XXIV (1970) , col testo della prolusione a Virgilio (1462); ID., A proposito del ceDe vera nobilitate, fici­ niano, "Rass. d. lett. it. ", s. VII a. XXV (197 1); ID., L. C., voce del Dizionario critico della letteratura italiana, Torino, UTET, 1974, vol. II, pp. 359-361 (l'insieme degli studi di R. Cardini costituisce un contributo fondamentale per l'interpretazione della personalità del L.) . Marsilio Ficino Testi: Le Opera omnia, Basileae 1576, sono state riprodotte anastatica­ mente a cura di M. Sancipriano, Torino, Bottega d'Erasmo, 2 voli., 1959-62; Theologia Platonica, ed. crit. a cura di R. Marcel, con testo francese a fronte, 3 voli., Paris, 1965-1966; Theologia Platonica, vastissima antologia in 2 voli., tr. it. con testo a fronte e un'ampia intr. di M. Schiavone, Bologna, Zanichelli, 1965; Supplementum ficinianum, a cura di P. O. Kristeller, Firenze, Olschki, 1937, 2 voli., rist. anast. 1973 . (ed. critica con amplissima intr. filologica); Sopra lo amore o ver' Convito di Platone (Commento), ed. crit. a cura di R. Marcel, Paris, 1956; ed. a cura di G. Ottaviano, Milano, C.E.L.U.C., 1973; The Philebus Commentary, ed. crit. e tr. ingl. di J. B. Allen, Berkeley, Univ. of Calif. Press, 1979. Studi: A. CHASTEL, M.F. et l'art, Paris, 1954; R. MARCEL, M.F., Paris, 1957 (monografia fondamentale fra quelle successive al libro di P. O. Kristeller, Firenze, 1953); M. SCHIAVONE, Problemi filosofici in M.F., Milano, Marzorati, 1957 (libro di notevole impegno soprattutto teoretico); D. P. WALKER, Spiritual and Demonic Magie from F. to Campanella, London, 1958, pp. 3-59; C. FABRO, Influenze tomistiche nella filosofia del F., "Studia patavina", VI (1959), pp. 896-413 (importante studio specifico); M. DE GAN· DILLAC, Astres, anges et génies chez M.F. in Umanesimo ed esoterismo, "Ar­ chivio di Filosofia", 1960, pp. 85-109; M. ScHIAVONE, M.F., in AA.VV., Orientamenti culturali. Letteratura italiana. I minori, Milano, Marzorati, 1961, vol. I, pp. 449-462; A. KUCZYNSKA, Teoria piekna M.F. (La teoria della bellezza in M.F.), "Estetyka", 1962, n. 3; S. JAYNE, ]ohn Colet and M.F.,

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VITTORIO STELLA

Révolution, Paris, 1967; A. J. KRAILSHEMER, The di Vitruvio, "Rivista critica di storia della filosofia", XXXIV, [1979] , pp. 162-1 76). L'au­ tore, svolgendo un discorso già precedentemente avviato (R. GAVAGNA, Un abbinamento editoriale del '500: Vitruvio e Cusano, "Rivista critica di storia

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della filosofia", XXX, [1975] , pp. 400-410), mette «a confronto le diverse trattazioni che l'Alherti dei Ludi Mathematici e del De re aedi.ficatoria e il Cusano del De Staticis Experimentis, fecero di due diverse esperienze riportate da Vitruvio: quella del principio di Archimede e quella dell'igrometro,, (ibid., p. 162, n.), indicando nel dialogo del Cusano «il manifesto della fisica quat­ trocentesca,, (ibid., p. 162) , nel senso che egli «non si preoccupa della dimen­ sione matematica del principio; ne azzarda invece, travalicando la regione in cui originariamente ne era stata circoscritta la validità, una generalizzazione con la quale poter aggredire ogni questione,, (ibid., p. 1 63), e cosi «la novità che l'umanesimo conferisce al matematico siracusano,, consiste nel «fatto che si vuole investire la scienza della spinta innovatrice apportata dalla rilettura di Archimede riconducendogli ogni problema in modo da creare quella unità di principi che dà omogeneità alla scienza,, (ibid. , pp. 162-163) . La ricerca del Gavagna sulle ragioni dell'abbinamento editoriale fatto nel '500 di Vitruvio e Cusano, si colloca in una folta messe di contributi sul significato di quest'ulti­ mo nella storia del pensiero scientifico, che è poi una delle piste tradizionali della esegesi portata sui testi cusaniani. Si segnala il numero di "Archivio di Filosofia" dedicato a Cusano e Galileo (3, 1964), i cui contributi sono stati raccolti nel volume: AA.VV., Cusano e Galileo, Padova, Cedam, 1964, pp. 128. In particolare l'articolo del Pigagnoli su Cusano e Pascal (S. PIGAGNOLI, L'uomo e l'infinito nel Cusano e in Pascal, ibid. , pp. 53-70) e quello del Somenzi sul principio d'inerzia (V. SoMENZI, Il principio d'inerzia in Cusano e Galilei, ibid., pp. 71-74) . Dello stesso anno il numero della piu volte citata rivista cusaniana con articoli sui temi piu specificatamente scientifici, ("M.F.C.G.", IV, Die wissenschaftl. Referate, p. 450) e, di quello successivo, il saggio del Meurers sull'astronomia, (J. MEURERS, Nikolaus von Kues und die Entwicklung des astronomischen Weltbildes, "Philosophia Naturalis", IX, [1965], pp. 163-190). Da segnalare anche la ristampa di un saggio ottocentesco sul Cusano matematico (P. ScHANZ, Der Cardinal Nicolaus von Cusa als Mathematiker. Neudr. d. Ausg. Rottweil 1872, Wiesbaden, Siindig, 1967, pp. 32) e quello sul De mathematicp perfectione uscito su "M.F.C.G.", nel 1973, (J. Hofmann-R. Haubst, Vber eine bisher unbekannte Vorform der Schrift De mathematica perfectione des Nikolaus von Kues, "Mitt. Forsch. Cusanus­ Ges.", X, [1973), pp. 13-57) e, con riferimento all'impiego della matematica come metodo di visualizzazione simbolica, i contributi della Bredow (G. VoN BREDOW, Der Punkt als Symbol. A ufstieg von der Metaphysik zu Anschauung und Einung, "Mitt. Forsch. Cusanus-Ges.", XII, [1977], pp. 103-1 1 5) e del Breidert (W. BREIDERT, Mathematik und symbolische Erkenntnis bei Nikolaus von Kues, ibid., pp. 1 16-126) . L'interesse per la matematica spiega l'influenza del Cusano sul pensiero dei secoli XV e XVI e l'utilizzazione di essa secondo finalità teologico-filosofiche, ma non lo consegna sempre al passato, dato che, come osservò giustamente il Cassirer, la teologia rileva la valenza conoscitiva della matematica cusaniana, potenziandola. A proposito del Cusano teologo e filosofo si segnalano, per gli anni '64-'80, il contributo di Rudolf Haubst (R. HAUBST, Pensamientos, reflexiones y motivaciones directrices de la teologia cusànica, "Folia humanistica", Il, [1964] , pp. 901-918), uscito in Spagna, dove

Nicolò da Cusa

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l'interesse per il filosofo tedesco è documentato da una notevole gamma di contributi critici, anzitutto quelli prodotti, a celebrazione del V centenario, per il Convegno organizzato dalla «Asociacion espaiiola de filosofia medievah>, nell'aprile del 1964 (AA.VV., Nicolas de Cusa en el V centenario de su muerte (1464-1 964), Madrid, Istituto «Luis Vives» de Filosofia, 1967, p. 126); sulla libertà dello spirito (L. MARTlNEZ GOMEZ, Litertad del espiritu en Nicolas de Cusa, ibid., pp. 5-32), sui rapporti con la Scolastica (C. VALVERDE, La radica­ lidad del pensamiento de Nicolas de Cusa y la Escolastica, ibid., pp. 89-97), con le scienze contemporanee (W. STROBL, El pensamiento de Nicolas de Cusa y las ciencias contemporaneas, ibid., pp. 99-106), sulla cosmologia e sul significato, in essa, dell'individuo (E. CoLOMER, Individuo y cosmos en Nicolas de Cusa, ibid., pp. 67-87), sulla filosofia della storia (E. RIVERA DE VENTOSA, Bases para una filosofia de la historia en Nicolas de Cusa, ibid. , pp. 33-66) . Si tratta di proposte interpretative condotte secondo un'ottica spiritualistica, presente anche nei contributi del Battaglia (F. BATTAGLIA, Metafisica, religio­ ne e politica nel pensiero di Nicolò da Cusa, Bologna, Pàtron, 1965, pp. 94), del Morra (G. MORRA, Cusano: Un'antropologia cristocentrica, "Ethica", V, [1966], pp. 53-65), del Bonetti (A. B ONETTI, La ricerca metafisica nel pensiero di Nicolò Cusano, Brescia, Paideia, 1973, pp. 187) , del Verd (G. M. VERD, Dios transcendente e immanente en Nicolas de Cusa, "Miscelanea Comillas", LUI, [1970), pp. 163-195), mentre sul versante di una recezione del pensiero cusa­ niano in chiave esistenzialistica, avviata, sotto suggestioni heideggeriane da Volkrnann-Schluck (K. H. VoLKMANN-SCLUCK, Nicolaus Cusanus. Die Philo­ sophie im Vbergang vom Mittelalter zur Neuzeit, Frankfurt, 1957) , si colloca il saggio del Wisser su Cusano e Jaspers (R. WISSER, Nikolaus Cusanus im cclebedingen Spiegel)) der Philosophie von Karl ]aspers, "Zeitschrift fiir Phi­ losophische Forschung", XIX, [1965], pp. 528-540) che si richiama alla in­ terpretazione fornita dallo stesso Jaspers nella sua monografia Nikolaus Cu­ sanus, uscita a Monaco l'anno prima, e una possibile lettura strutturalistica è suggerita, sia pur in forma interrogativa, dal Blystone (J. BLYSTONE, Is Cusanus the Jather ofstructuralism?, "Philosophy today", XVII, [1973], pp. 296-3 05) . Va poi segnalata, a documento di una latitudine di interessi intorno all'opera cusaniana, la monografia dell'ungherese Pal Sandor, qui citata nella traduzio­ ne in tedesco (P. SANDOR, Nicolaus Cusanus. D bers. von J. Raab. Dt. Bearb. von G. Bartsch. Budapest, Akadémiai Kiadò; Berlin, Akademie-Verlag, 1971, pp. 141), e il saggio di Peter Takashi Sakamoto sul fondamento teologico e antropologico dell'etica cusaniana (P. T. SAKAMOTO, Die theologische und anthropologische Fundierung der Ethik bei Nikolaus von Kues, "Mitt. Forsch. Cusanus-Ges.", X, [1973], pp. 138-151) . Circa le tematiche filosofiche parti­ colari storiograficamente affrontate, vanno segnalati i contributi dello Stiittler sui fondamenti del diritto (J. A. STUTTLER, Die Grundlegung des Rechts bei Nikolaus von Kues, "Tijdschrift voor Filosofie", XXVI, [1964] , pp. 670-703), del Dupré sulla ricerca di una nuova logica (W. DUPRÉ, Die Idee einer neuen Logik bei Nikolaus von Kues, "Mitt. Forsch. Cusanus-Ges.", IV, [1964] , pp. 357-374), la monografia di Klaus Jacobi sul metodo della filosofia (K. }ACOBI, Die cusanischen Philosophie, Miinchen, Alber, 1969, p. 344), il saggio del

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ADELELMO CAMPANA

Dangelmayr su ragione e fede (S. DANGELMAYR, Vemunft und Glaube bei Nikolaus von Kues, "Theologische Quartalschrift", CXLVIII, [1968) , pp.

429-462), quello di Hans Rudolf Schar sul rapporto giuoco-pensiero negli ultimi scritti del Cusano (H. R. ScHA.R Spiel und Denken beim spiiten Cusa­ nus, "Theologische Zeitschrift"), e, infine, la recentissima monografia del Patzold sulle categorie cusaniane dell'«alterità)) e dell'«unità)), (D. PA.TZOLD, Einheit und Andersheit: d. Bedeutung kategorialer Neubildungen in d. Phi­ losophie d. Nicolaus Cusanus, Koln, Pahl-Rugenstein, 1981, pp. 131). Risal­ tano, tra questi contributi particolari, quelli sulla gnoseologia cusaniana, tema specifico del Simposio di Treviri del 1973. Si segnalano, oltre agli A kten sopra citati di questo Simposio, il volumetto di Norbert Herold sul significato della soggettività negli scritti filosofici del Cusano (N. H EROLD, Menschliche Per­ spektive und Wahrheit. Zur Deutung d. Subjectivitiit in d. philosoph. Schrif­ tend. Nikolaus von Kues, Miinster, Ascendorf, 1975, pp. X-120), e il numero 11 della "M.F.C.G." con varie relazioni e interventi: sul principio della in­ commensurabilità (J. HIRSCHBERGER, Das Prinzip der Inkommensurabilitiit bei Nikolaus von Kues, "Mitt. Forsch. Cusanus-Ges.", XI, [1975] , pp. 39-54), sui gradi della conoscenza (K. BoRMANN, Die Koordinierung der Erkenntnis­ stufen (descensus und ascensus} bei Nikolaus von Kues, ibid., pp. 62-79), sul nominalismo come precorrimento della dottrina cueaniana del conoscere (F. HOFFMANN, Nominalistische Vorliiufer fur die Erkenntnsproblematik bei Ni­ kolaus von Kues, ibid., pp. 125-159), su apriorismo e causalità nella concezio­ ne cusaniana della conoscenza di Dio (W. DUPRÉ, Apriorismus oder Kausal­ denken nach der Cusanischen A uffassung von der Gotteserkenntni's?, ibid., pp. 168-194) e sulla visio absoluta di Dio (W. B EIERWALTES, Visio absoluta. Rejlexion als Grundzug d. gottl. Prinzips bei Nikolaus Cusanus, Heidelberg, Winter, 1978, p. 33) che è il testo di un discorso tenuto il 5-l l-1977, nel quadro istituzionale delle relazioni di seduta dell'Accademia delle Scienze di Heidel­ berg - Classe filosofia e storia - (Sitzungsberichte der Heidelberger Akade­ mie der Wissenschaften. Philosophisch-Historische Klasse) . Circa la presenza del Cusano nella storia della filos9fia europea ulteriori contributi, a tematiche già ampiamente studiate, sono provenuti da Heidemarie Grunewald con il suo libro su filosofia e religione nel pensiero di Cusano e di Bruno uscito in prima edizione nel 1970 e, in seconda edizione riveduta e corretta, nel 1977 (H. GRUNEWALD, Die Religionsphilosophie und die Konzeption einer Religionsp­ hilosophie bei Giordano Bruno, Hildesheim, Gerstenberg, 1977, pp. 255); da Leo Gabriel con il suo saggio su Cusano e Hegel (L. GABRIEL, Il pensiero dialettico in Cusano e in Hegel, "Filosofia", XXI, [1970) , pp. 537-547), dalla Teltscher con la sua relazione su Cusano-Leibniz (H. B. TELTSCHER, Ver­ wandte Strukturen im Systemdenken von Cusanus und Leibniz, Akten des II. Intem. Leibniz-Kongr., 1972, I, pp. 149-164), da Eugenio Garin e Giovanni Santinello, autori entrambi di un contributo su Cusano-Vico (E. GARIN, Vico e Cusano, "Boll. C. St. Vichiani", VII, [1977] , pp. 138-141; G. SANTINELLO, Cusano e Vico: a proposito di una tesi di K. O. Apel ccL'Idea di lingua nella tradizione dell'Umanesimo», ibid., pp . 141-150) . Notevole l'interesse degli studiosi per gli aspetti politico-religiosi del pensiero cusaniano, indagato con ,

Nicolò da Cusa

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particolare attenzione alle vicende della sua vita e alle situazioni del suo tempo. Si segnalano: la biografia del Meuthen, pubblicata in occasione del centenario (E. MEUTHEN, Nikolaus von Kues, 1401 -1464. Skizze e. Biographie, Miinster, Ascendorff, 1964, pp. 136), il saggio del De Gandillac sul problema della comprensione tra i popoli (M. DE GANDILLAC, El problema de la comprension entre los pueblos segun los principios teoricos y las sugerencias de orden practico del cardenal Nicolas de Cusa, "Folia humanistica", XXIII, [1964] , pp. 929-938), _quello del Vasoli sull'ecumenismo cusaniano (C. VASOLI, L'ecu­ menismo di Niccolò da Cusa, in: AA.VV., Cusano e Galilei, cit., pp. 9-51) e, sullo stesso tema, quello del Duriio (P. DURAO, O ecumenismo de Nicolau de Cusa no tratado ceDe pace jidei,, "Revista portuguesa de Filosofia", XX, [1964], pp. 454-466), il libro di Anton Liibke su Cusano principe della Chiesa tra medioevo ed età moderna (A. LVBKE, Nikolaus von Kues. Kirchenfilrst zwischen Mittelalter und Neuzeit, Miinchen, Callwey, 1968, pp. 440), e quello sui rapporti Cristianesimolslam di Frederick Burgevin (F. BURGEVIN, Cribra­ tio alchorani. Nicholas Cusanus's criticism of the Koran in the light of his philosophy of religion, N ew Y ork, V antage Press, 1969, pp. 128) . A conclu­ sione di questa bibliografia essenziale degli studi sul Cusano negli anni '64-'80, si segnala un tentativo di sintesi fatto negli U .S.A. da J asper Hopkins (J. HoPKINS, A concise introduction to the philosophy of Nicholas of Cusa, Min­ neapolis (Minn.), University of Minnesota Press, 1978, pp. 185) .

VI'ITORIO STELLA Leonardo da Vinci

l. Scritti

Ai 7 voli. dei Manoscritti e disegni di L. da V. , editi a cura della Commissione vinciana, Roma, 1928-1952 hanno fatto seguito i 3, a cura di K. Clark e C. Pedretti, The Drawings of L. da V. in the Collection of Her Majesty the Queen at Windsor Castle, London, 1968; e al Traité de la peinture, traduit et reconstruit pour la première fois à partir de tous les manuscrits par A. Chastel, Paris, 1960, il Trattato della pittura, in Scritti d'arte del Cinquecento, a cura di P. Barocchi, Torino, UTET, 1977 vol. II. - Scritti scelti, a cura di S. Caramella, Milano, Marzorati, 1972. 2. Bibliografia E. MAZZALI-A. M. RAGGI, Bibliografia su L. 1939-1 953, "Raccolta viu­ ciana", XVII (1960); K. TRAUMANN STEINITZ, Bibliography never ends ... Ad­ denda to L. da V. 's >. A Bibliography, ibidem, XVIII (1961), pp. 97 sgg., XIX (1962), pp. 303 sgg. 3. Studi Il giudizio sul pensiero di L. ha proceduto per lo piu sul solco della complessiva rivalutazione del suo significato, soprattutto ma non soltanto tecnico-descrittivo, determinatasi, con diverso accento, negli studi coincidenti col quinto centenario della nascita, nei quali sono ormai definitivamente abbandonate le genericità celebrative che avevano caratterizzato l'età roman­ tica. Tale rivalutazione, che era eccessiva nel Saitta (Il pensiero italiano dal Rinascimento all'Umanesimo, Bologna, 1949, vol. I, pp. 1-70) e si era definita nelle precise messe a punto, ad opera del Garin, dell'incidenza su L. dell'u­ manesimo fiorentino, soprattutto albertiano - in Il problema delle fonti del pensiero di L., in Atti del Convegno di studi vinciani, Firenze, Olschki, 1953,

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pp. 157-172 -, si presenta ne La mente di L. di C. Luporini (Firenze, Sansoni, 1953) e in L. als Philosoph di Karl Jaspers (Bern, 1953), assumendo propor­ zioni forse eccessive in Erminio Troilo, Ricostruzione e interpretazione del pensiero filsofico di L. da V., Venezia, 1954, sul quale, v. anche A. MARINONI, L 'interpretazione del pensiero filosofico leonardesco di E. Troilo, "Raccolta vinciana", XVIII (1960), pp. 430-437. I vari sondaggi sul diramarsi degli interessi leonardeschi hanno fatto raggiungere, con la maggiore attenzione ai testi e ai progetti, una piu accurata definizione storiografica e un migliore equilibrio nella rappresentazione della personalità leonardesca. La moltepli­ cità d'interessi conoscitivi e operativi di L. suggerisce per l'appunto di indica­ re, oltre i principali studi riferentisi al «pensiero,,, anche alcuni riguardanti i modi di osservazione e di confronto che hanno avuto rilievo nella sua attività tecnico-artistica e tecnico-progettuale. L. H. HEYDENREICH, L. (Artista e scienziato), voce della Enciclopedia Universale dell'Arte, Vene.zia-Firenze, Fondazione Cini-Sansoni, vol. VI, 1960, coli. 562-577; E. GARIN, L. (Il pensiero}, ibidem, coli. 586-589. La voce comprende anche una buona bibliografia, coli. 589-591; P. SAMPAOLESI, Studi di prospettiva, "Racc. vinciana", XVIII (1960), pp. 188 sgg.; E. GARIN, La cultura filosofica del Rinascimento italiano (raccoglie, su L.: Il problema delle fonti del pensiero di L., 1953; La cultura fiorentina nell'età di L., 1952; La filosofm di L., 1952), Firenze, 1961; P. MESNARD, L. da V. ou la philosophie difficile, "Bulletin de l'Association L. de V.", 1961, n. 2, pp. 7-16; A. Bovi, Il pensiero milanese di L. e la nuova prospettiva di luce e d'ombra, "Arte lombarda", VIII (1962), l, pp. 43-48; C. DIONISOTTI, L. uomo di lettere, "Italia medievale e umanistica", 1962; L. FIRPO, L. architetto e urbanista, Torino, UTET, 1962; C. MALTESE, Per L. prospettico, "Racc. vinciana", XX (1962), pp. 303-314; P. MURRAY, The L. Cartoons, "British Journal of Aesthetics", II (1962), n. 3; V. P. ZOUBOV, L. da V., Mosca, 1962; L. B RION GUERRY, La conception de la vision spatiale chez L. et ]ean Pélerin Viator, "Psychologie" LX (1963), pp. 167-186; C. PEDRETTI, L. on Curvilinear Perspective, "Bi­ bliothèque d'Humanisme et Renaissance", XXV (1963), pp. 69-87; K. Suso. WAKE, Del significato della ccscienza della pittura>> in L., "Bigaku", XIV (1963), n. l; B. GILLE, L. e gli ingegneri del Rinascimento (1964), trad. it. di A. Carugo, Milano, Feltrinelli, 1972; G. FUMAGALLI, Gli ccomini salvatichi» di L., "Arte lombarda", X (1965), pp. 230-251; T. K AGHIWAGI, La Cena di L. da V., "Bigaku", XVI (1965), n. 2; V. MARIANI, L. e Michelangelo, Napoli, Libreria Scientifica Editrice, 1965; A. PARRONCHI, Il Filare te, Francesco di Giorgio e L. su la cccostruzione legittima», "Rinascimento", s. Il. a. V (1965) , pp. 155-167; L. BULFERETTI, L'uomo e lo scienziato, Torino, 1966; G. CASTELFRANCO, Studi vinciani, Roma, 1966; E. H. GOMBRICH, I precetti di L. per comporre delle forme, in Norm and Form, Studies in the Art of Renaissance, London, Phai­ don, 1966 (trad. it. di V. Borea, Torino, Einaudi, 1973, pp. 84-92); L. H. HEYDENREICH, Bemerkungen zu den zwei wiedergefundenen Manuskripten L. da V. in Madrid, "Kunstchroni.k", XXI (1966), pp. 85-100; E. KRIS, L. in Ricerche psicoanalitiche sull'arte (1961), trad. it. Torino, Einaudi, 1967, cap. VII, pp. 185-200; L. RETI, The Two unpublished Manuscripts ofL. da Vinci in

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the Biblioteca Nacional of Madrid, "Burlington Magazine", CX (1968), pp. 10-22, 81-89; J. S. ACKERMANN, Science and Art in the World of L., in L. 's Legacy, London, 1969; A. MARINONI, L. as a Writer, in L. 's Legacy. An International Symposium, ed. by C. D. O'MULLEY, Berkeley-Los Angeles, University of California Press, 1969, pp. 57-66; J. P. RICHTER, The Literary Works of L. da V., London, 1969; R. S. STITES, The Sublimation of L. da V., with a Translation of the Codex Trivulzianus, W ashington, Smithsonian In­ stitution Press, 1970 (in proposito cfr. la severa ree. di A. MARINONI, ((Tech­ nology and Culture>>, Chicago, XIII, 1972, pp. 301-309); F. B ELLONZI, L 'ipo­ tesi di un rapporto tra L. e Lucrezio, "Civiltà delle macchine", 1972, n. 3-4, pp. 78-82; A. CAMPANA, L. La vita, il pensiero, i testi esemplari, Milano, Accade­ mia, 1973; C. VASOLI, Le falde del sole di L. da V. (XII lettura vinciana, Vinci, Biblioteca leonardiana, 1972) , Firenze, Barbera, 1973; E. GARIN, L. da V., la sua cultura, le sue opere, "Riv. crit. di storia della filosofia", XXVIII (1973), pp. 335-341; A. MARINONI, L.: ((libro di mia vocaboli, in Studi in onore di A . Chiari, Brescia, Paideia, 1973, vol. Il, p p . 751-766; AA.VV., The Unknown L. (particolarmente notevole L. H . HEYDENREICH, The Military Architect, pp. 136-165), London, 1974; AA.VV., L., a cura di S. A. Bedini e L. Reti, Milano, 1974; G. PoNTE, L. prosatore, Genova, Tilgher, 1976; G. LIGABUE, L. da V. e i fossili, Vicenza, Neri Pozza, 1977; G. PONTE, Attorno a L. da V., "La Rass. della lett. it.", s. VII a. LXXX (1977), pp. 5-19; C. PEDRETTI, L. architetto, Milano, 1978; Io., L., Bologna, 1979; C. SEGRE, La descrizione al futuro e L. da V., in Semiotica filologica, Torino, Einaudi, 1979; A. B EVILACQUA, Scienza, natura, pittura, nei Frammenti di L., Treviso, Canova, 1979; C. GIBBS SMITH­ G. REESS, Le invenzioni di L. da V., Milano, Mazzotta, 1979; C. ScARPATI, L. e i linguaggi, "Aevum", 1981, pp. 199-217; (AA.VV.), L. e l'età della ragione, a

cura di E. Bellone e P. Rossi, Milano, Scientia, 1982.

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l. Premessa (Ipotesi per un paradigma storiografico)

A distanza di circa vent'anni - dall'anno cioè di pubblicazione di questa scelta antologica - la figura di Bernardino Telesio continua a essere oggetto di difficile decifrazione. Questo spiega, da un lato, il numero relativamente modesto di monografie specificamente dedicate al filosofo cosentino, dall'al­ tro, la permanente validità dei grandi studi ormai classici, che vanno dal quasi leggendario FIORENTINO ai saggi di GENTILE, SOLERI, ABBAGNANO, SAITTA, tutte opere ispirate da una grande passione teoretica e intese a recuperare la di­ mensione autenticamente «filosofica» di Telesio. All'origine delle perplessità che l'opera e la figura del filosofo conservano agli occhi degli studiosi c'è, a nostro parere, l'assenza di un quadro preciso di riferimento, di un paradigma in altre parole, in cui riportare osservazioni ottenute con i sofisticati strumenti storico-filologici moderni. E questo vale per Telesio, proprio come vale per l'intero Rinascimento e il Tardo Rinascimento. Si dirà che è proprio l'accuratezza e il rigore filologico a impedire le costru­ zione di piattaforme paradigmatiche per l'interpretazione e, certo, si tratta di un'obiezione non insensata. Sta di fatto però che quello che mantiene inalte­ rato il fascino di un libro come quello di N. Abbagnano (Telesio, Milano, Bocca, 1941) e, in definitiva, la sua fruibilità ai fini degli studi telesiani, è proprio la franca accettazione di una pregiudiziale teoretica: il primato asso­ luto del concetto di natura come noema primario, nomos e telos della ricerca condotta nel De rerum. Analogo valore va per altro riconosciuto a quanto Cassirer dice nella sua Storia della filosofia (cfr. E. CASSIRER, Storia della filosofia moderna, trad. it. di A. Pasquinelli, Torino, Einaudi, 1961, l, pp. 264-72), a proposito del passaggio, quasi inavvertito, che in Telesio si compi­ rebbe dalla spiritualità dell'originaria impostazione neoplatonica alla ormai definitiva «materialità)) della comunicazione fra l'anima e gli oggetti naturali. Un'interpretazione, quella di Cassirer, che anch'essa scaturisce da una feconda premessa spregiudicatamente accolta: l'idea della filosofia, al pari della magia, come «metafora)) del discorso scientifico, come allegoria propedeutica alla scienza.

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Non è tuttavia soltanto un eccesso di scrupoli filologici a impedire la costruzione di un nuovo paradigma per l'interpretazione del Rinascimento in generale e di Telesio in particolare. A dominare il quadro della storiografia contemporanea, colmandolo di ombre non facilmente dissolvibili, è l'inter­ pretazione della tradizione ermetica tardo-rinascimentale · da parte degli sto­ riografi che fanno capo a quella grande studiosa che fu Frances Yates. Se, infatti, alla Yates si deve riconoscere il merito di aver saputo evidenziare certi tratti della tradizione speculativa tardo-rinascimentale italiana del versante della nuova «filosofia della natura)) pochi saranno disposti a non riconoscere ' - speriamo - che a questo filone interpretativo risale il fortissimo investi­ mento ideologico, se non addirittura emotivo, che in taluni casi ha finito con l'interessare proprio Telesio, Bruno, Campanella. Dall'idea cassireriana di una «magia)) e di una «philosophia naturalis)) come metafora o allegoria del discorso scientifico si è passati all'idea di un sapere magistico dotato di dignità forse superiore a quella posseduta dal sapere scientifico. Ove si rifletta alla relazione, peraltro nettamente percepibile e piu volte acutamente evidenziata, fra la tradizione ermetica italiana, quella della «philosophia naturalis)) e taluni momenti della filosofia classica tedesca, e si consideri quanto questa relazione possa ancora influenzare la storiografia filosofica sul Rinascimento, c'è il rischio, tutt'altro che remoto, di fare di Telesio l'esponente di una concezione spiritualistica a senso unico della «philosophia naturalis)) e di riguardare la «philosophia naturalis)) medesima come anticipazione profetica di quel sapere filosofico, in sé remotissimo dallo spirito pragmatico del Rinascimento, e piuttosto teso al recupero di una contemplazione sapienziale dell'essere che a una spregiudicata analisi della realtà esterna, che sembra contrassegnare l'o­ rizzonte teoretico contemporaneo. Non è certo questa la sede - né è nostro compito - per suggerire quale potrebbe essere la via regia per costruire un paradigma esauriente e fruibile da questo settore della filosofia contemporanea. Ci sembra urgente piuttosto indicare quei momenti della storiografia filosofica, soprattutto in lingua ita­ liana, in cui il lettore può avere-d'impressione di trovare l'elemento chiave di ogni autentica storiografia filosofica, la storicità, cioè, intesa non soltanto quale giusta preoccupazione filologica, ma anche quale principio ispiratore dell'analisi storiografica. Né c'è autore che, piu di Telesio, necessiti di un'a­ nalisi tematica improntata al massimo rispetto della storicità. Se, infatti, si esamini con attenzione l'intero sistema - e proprio sulla scorta dell'edizione del De rerum natura con tanta precisione messa a punto dal DE FRANCO - ci si accorge immediatamente di trovarsi di fronte a una personalità, in cui preoccupazioni speculative primarie, come il tenace antia­ ristotelismo, si combinano con inclinazioni magistiche e con una spregiudicata mentalità scientifica. Quello che impedisce a Telesio di essere pienamente scienziato o di costruire l'anticipazione - con Campanella - di Cartesio non è né la primitività dell'impostazione della ricerca, né la decisa preoccupazione di scoprire la chiave segreta dell'universo tramite una sapienza ancora magica, né, infine, il disprezzo o il rifiuto dell'indagine quantitativa e il privilegia­ mento del momento magico: è semplicemente l'impossibilità di uscire da

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schemi di ricerca, che sono propri della tradizione medievale pm vtcma a Telesio, e ciò a causa degli impedimenti di natura oggettiva, cioè storica, che a Telesio, come agli scienziati-filosofi del Rinascimento si frapposero fra l'og­ getto della ricerca e il ricercatore. Se, infatti, in Telesio vive tenace, il condo­ minio di due procedure aporetiche nella conduzione .dell'indagine, la fallacia euristica e la fallacia tassonomica 1, questa persistenza è spiegata con il radi­ camento in Telesio della tradizione tassonomica derivata dalla Scuola di Chartres e di quella derivata dal piii. vicino nel tempo Nicola d'Oresme, che è tradizione per contro eminentemente euristica. A sua volta il radicamento in queste due opposte e pur convergenti tradizioni, che in concreto danno vita all'analisi meramente qualitativa dei fenomeni, ha la sua radice oggettiva nell'aspirazione, comune a tutti gli scienziati dell'epoca, a fare della scienza un elemento materiale, un vero e proprio strumento di trasformazione della società, magari attraverso discipline, come la medicina, che garantissero piii. immediati successi. Solo a condizione di studiare i fatti della natura come fatti e non come esemplificazione di regole formali, si pensa che la scienza della natura possa rivelarcene i segreti. Né si tratta dell'ignoranza della matematica - ché, al contrario, il talento matematico spesso convive, come in Cardano, con l'inclinazione magistica, - ma dell'ignoranza delle possibilità fisiche dell'indagine matematica, un'ignoranza, la cui intensità è direttamente pro­ porzionale all'aspirazione a costruire una scienza della natura, capace di gra­ tificare l'uomo che la possegga in termini di maggiore potenza e di accresciuta felicità. Sotto questo aspetto, fra i non moltissimi contributi recenti, assai importante è il saggio di VALERIA GIACHETTI AssENZA (Bernardino Telesio: il migliore dei moderni. I riferimenti a Telèsio negli scritti di Francesco Bacone,

1 Con fallacia tassonomica indichiamo una procedura classificatoria non sufficiente· mente scaltrita in termini di giusta astrazione - non confortata cioè da parametri. o indici di classificazione di natura puramente formale, cioè matematica - mentre con fallacia euristica indichiamo l'investimento teoretico in principi che vengano identificati con oggetti materiali o peggio con mere condizioni o stati. Un esempio classico di fallacia tassonomica è costituito dalle tabulae («absentiae», «praesentiae, graduum») di Bacone, in ordine alle quali un fenomeno come il calore è identificato con la proprietà «naturale» di un corpo di essere il piu caldo di tutti, talché i corpi freddi sarebbero irrilevanti ai fini di un loro apprezzamento da parte di una «scienza del calore» o lo sarebbero appunto solo come casi limite. Con fallacia euristica, intendiamo una procedura d'indagine che applica forzosamente a un dato contesto l'oggetto di una ipotesi ad hoc, senza che l'ipotesi medesima, che del resto non potrebbe esserlo, proprio per essere ad hoc, venga sottoposta a conveniente vaglio. Un esempio vistoso è costituito per l'appunto dai principia esposti da Telesio nel De rerum natura: il caldo e il freddo sono assunti come principi generali della natura, sulla base di una tipica ipotesi ad hoc: che condizioni naturali o stati vadano interpretati come principi generali, con il conseguente avvio di un processo circolare: il caldo e il freddo devono spiegare la dimensione generale di tutti i fenomeni naturali, cioè il pati o perturbabilità, come quella che è provocata dal conflitto fra questi principi e, nel contempo, in quanto espressione tipica della patibilità, sarebbero effetto di questo conflitto medesimo. Che tutti i principi euristici diano luogo a processi circolari è, d'altronde, cosa notissima nella storia della scienza. È possibile utilizzarli solo a condizione di operarne la traduzione in un formalismo matematico conveniente: in questo caso, il circolo si volge in·tautologia, ossia in un algoritmo logico-matematico.

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"Rivista critica di Storia della Filosofia", 35, (1980), in cui la connessione Bacone-Telesio contribuisce a evidenziare il rilievo che Telesio ha nella storia della scienza e, nel contempo, a mettere a punto le sue fallacie procedurali. 2. Studi generali (Storie della filosofia e monografie sulla filosofia della natura) Se si considera la premessa per quella che vorrebbe essere, una pregiudi­ ziale teoretica per percorrere la piu recente letteratura critica sulla filosofia della natura e su Telesio in particolare, possiamo seguirne un'indicazione implicita: individuare l'evoluzione da una interpretazione idealistica a una visione implicitamente spiritualistica sino a una tendenza interpretativa, che rimetta decisamente in gioco il tema della storicità. Negli ultimi 20 anni sono apparse alcune grandi storie della filosofia, che hanno riconsiderato il com­ plicato sviluppo- della filosofia della natura, uscendo in modo deciso dalla prospettiva idealistica, com'è il caso della Storia del pensiero filosofico-scien­ tifico di L. GEYMONAT (Milano, Garzanti, 1970, Il), mentre storie specifiche, dedicate alla scienza e alla tecnica, oltre che alla filosofia, hanno in qualche misura riproposto lo schema della filosofia (e dunque della filosofia della natura) come mera metafora o allegoria del discorso scientifico (è questo il caso di U. FORTI, Storia della scienza nei suoi rapporti con la filosofia, le religioni, la società, Milano, Dall'Oglio, 1969, III e di un'opera di notevole respiro come quella di A. W OLF (A history of science, technology, and philo­ sophy in the J6rh and 1 7'h centuries, 1-11, con saggi di F. Dannemann e A. Armitage, a cura di D. Mc Kie, Magnolia (U.S.A.), Peter Smith, 19682) . Se un'interpretazione riduttivistica di questo tipo può esser agevolmente corretta, riandando a interpretazioni classiche del Rinascimento fornite dalla tradizione storiografica tedesca (e citiamo qui, fra tutte, -le opere del VORLANDER e del BURCKHARDT e, in particolare: K. VORLANDER, Geschichte der Philosophie, III: «Philosophie der Renaissance. B�eginn der Naturwissenschaft», ed. rielaborata e ridotta a cura di M. KNITTERMEYER, E . KESSLEN, M. GLEISS, Reinbek [Ham­ burg] , Rowohlt, 1965; J. BURCKHARDT, La civiltà del Rinascimento in Italia, introd. di E. Garin, trad. di D. Valbusa, Firenze, 1968) oppure a sintesi storiche quali l'ambiziosa Histoire de la philosophie diretta da FRANCOIS CHA­ TELET (in particolare Histoire de la philosophie, III: «La philosophie du monde nouveau [XVJe et XVIIe siècles) >>, di F. ALQUIÈ, J. B ERNHARDT, J.-M. BEYSSADE, J.-T. DESANTI, P. PIVIDAL, M. SCHAUS, M. Vf:DRINE, Paris, Hachette, 1972) o come la ricostruzione, in larga misura ispirata a una concezione latamente spiritualista della storia della filosofia, reperibile in A. Guzzo (Sto­ ria della filosofia e della civiltà. Saggi, VI: "Rinascimento", Padova, La Garangola, 1974). Ma già in una visione piu decisamente problematica e piu attenta alla categoria della storicità risulta inquadrato il discorso che su Telesio conduce N. BADALONI in un capitolo, «Il nuovo naturalismo» della Storia della filosofia diretta da M. DAL PRA (Storia della filosofia, Milano, Vallardi, 197 5, VII), un'opera che sembra confermare nel suo complesso quanto lo stesso Dal

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Pra sosteneva essere il compito dello storico, il quale «non nutre un'illuminata fiducia nel "pensiero" come entità unitaria e se ne fa un'idea piuttosto pro­ blematica e complessa; si accorge che la filosofia non sempre ha avuto lo stesso significato e lo stesso contenuto, è attento al vario e al molteplice, non soltanto all'uno e al progressivo » (cfr. M. DAL PRA, Del di un'epoca, si deve dare ampiamente atto alla scuola e alle tradizioni che si riconoscono in studiosi come Dal Pra e periodici come la "Rivista critica di Storia della Filosofia", si è ancora forse lontani dalla definitiva messa a punto di un paradigma che consenta la deci­ frazione di una personalità come Telesio, proprio perché alla storicità, neces­ saria a intendere il cammino sovente parallelo della magia e della scienza è essenziale, oltre alle due componenti risultanti dalla linea événementielle e dallo «stile» o «taglio» epocale, anche la componente strutturale, il théma profondo che, nel caso della filosofia naturale e di Telesio, risulta dalla preoccupazione del filosofo-scienziato-mago, ne sia egli sino in fondo consa­ pevole o no, di gettare le basi e di mettere a punto gli strumenti per un definitivo dominio della natura, inteso all'«avanzamento » dell'uomo e della società. Se poi si scorrono le storie specifiche, le monografie sulla filosofia della natura del Rinascimento, l'analisi tematica continua a essere una preoccupa­ zione costante e un'esigenza, nel contempo, mai pienamente soddisfatta e ciò a dispetto dei contributi, sovente di altissimo livello, che specie in Italia e nei paesi di lingua inglese, si sono moltiplicati negli ultimi anni, in parte anche, come si accennava prima, in forza del grande investimento ideologico-emotivo che la «magia» o la «conoscenza segreta» continuano a esercitare, a partire dalla metà degli anni '60, sugli studiosi. Se si scorrono le pagine di questo settore della letteratura critica, trovia­ mo, su un versante, contributi di ampio e sereno respiro, splendide memorie in cui il «demoniaco» cosi tipico della filosofia rinascimentale è acutamente colto e vissuto come dimensione della grandezza e della specificità dell'uomo sco­ perta dai nostri filosofi della rinascenza; sull'altro saggi curiosi e interessanti, ma fortemente contrassegnati dall'investimento ideologico-emotivo di cui si è fatta parola. Se nei contributi del primo versante ci sono ormai tutte le premesse perché la nuova generazione di studiosi possa avviare una concreta analisi tematica, nella seconda fascia molte delle considerazioni fatte restano solo ipotesi ad hoc, pur ampiamente suggestive, che attendono ancora di essere vagliate. (Ma forse potrebbero non esserlo mai) . Fra i contributi del primo gruppo, segnaliamo qui di seguito: P. O. KRISTELLER, Renaissance thought. The classic, scholastic and humanist strains. A revised and enlarged edition of «The Classics and Renaissance Thought», New York-London, Harper Torchbooks, 1961; E. GARIN, Scienza e vita civile nel Rinascimento italiano, Bari, Laterza, 1965; P. O. KRISTELLER, La tradizione classica nel pensiero del Rinascimento, trad. it. di The Classics

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and Renaissance Thought, Firenze, La Nuova Italia, 1965; M. BOAS, The Scientific Renaissance. The rise ofmodern science, New York, Harper & Row, 19662; A. B. L. FALLICO, H. SHAPIRO (ed.), Renaissance philosophy, 1: "ltalian

philosophers" (selected readings from Petrarch to Bruno), New York, Modern Lihrary, 1967 (è un'ampia scelta di testi tradotti e commentati); H. BLUMEN· BERG, Pseudoplatonismen in der Naturwissenchaften der frilhen Neuzeit, Mainz, Verlag der Akademie der Wissenchaften und der Literatur, 1971 (pur non dedicato specificamente a Telesio, il saggio, di una trentina di pagine, pubblicato a cura della Accademia di Scienze e Lettere di Magonza, può essere uno strumento prezioso per affrontare la vexata quaestio del neo-platonismo telesiano); A. NEGRI, La cultura italiana del Rinascimento e la civiltà mo­ derna, "I Problemi della pedagogia", (Roma), 18, (1972), n. 5-6, pp. 820-48; P. ZAMBELLI, Ilproblema della magia naturale nel Rinascimento, "Rivista critica di Storia della Filosofia", 28, (1973), pp. 271-96; C. VASOLI, Profezia e ragio­ ne. Studi sulla cultura del Cinquecento e del Seicento, Napoli, Morano, 1974; AA.VV., Itinerarium italicum, Saggi in onore di P. O. Kristeller, a cura di H. A. Oberman e T. A. Brady Jr., Leiden, Brill, 1975; C. M. CLOUGH (ed.), Cultural aspects of the Italian Renaissance, Essays in honor of Paul Oskar Kristeller, Manchester, Manchester University Press, 1976; AA.VV., Renais­ sance essays in honor ofPaul Oskar Kristeller, ed. a cura di P. MAHONEY, New York, Columbia University Press, 1976; A. R. HALL, La rivoluzione scientifi­ ca, 1500-1800. La formazione dell'atteggiamento scientifico moderno, trad. it. di G. Panzieri, Milano, Feltrinelli, 1976; C. VASOLI, Umanesimo e Rinasci­ mento (Storia della critica), Palermo, Palumbo, 19762; A. G. DEBUS, Man and nature in the Renaissance, London-New York, Cambridge University Press, 1978; P. O. KRISTELLER, Concetti rinascimentali dell'uomo e altri saggi, Fi­ renze, La Nuova Italia, 1978; E. GARIN, La cultura filosofica del Rinascimento italiano, Firenze, Sansoni, 1979. Fra i contributi del secondo gruppo, segnaliamo qui di seguito : AA.VV., Le soleil à la Renaissance. Sciences et mythes, Colloque international tenu en avril 1963 sous les auspices de)a Fédération Internationale des lnstituts et Sociétés pour l'Etude de la Renaissance e du Ministère de l'Education Natio­ naie et de la Culture Belgique, Bruxelles, Presses Universitaires de Bruxelles, Paris, Presses Universitaires de France, 1965; J. D. NORTH, The measure ofthe universe. A history of modern cosmology, New Y ork-London, The Oxford University Press, 1965; AA.VV., Magia, astrologia e religione nel Rinasci­ mento, Wroclaw, Ossolineum, 1974 (sono gli atti del Convegno italo-polacco tenuto a Varsavia nel settembre del 1972); C. GINZBURG, High and low: the theme offorbidden knowledge in the XVf'h and XVIJ'h centuries, "Past and Present" (Oxford), 73, (1976), pp. 28-41; A. HELLER, L 'uomo del Rinasci­ mento, trad. it. di M. D'Alessandro, Firenze, La Nuova Italia, 1977 (da poco è disponibile di questo straordinario e inquietante saggio dell'allieva di Lukacs la traduzione tedesca: A. HELLER, Der Mensch der Renaissance, trad. di M. M. Paetzke, Koln-Lovenich, Hohenheim-Verlag, 1982); B. KouzNETSOV, Tragé­ die de la connaissance à l'époque de la Renaissance, trad. dal russo di N. Godneff, "Diogène", 104, (1978), pp. 7 1-95; B. E sLEA, Witch hunting, magie

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and the new philosophy. An introduction to debates of the scientific revolu­ tion, 1450-1 750, Atlantic Highlands (New Jersey) , Humanities Press, 1980.

3. Alcuni degli studi su Telesio Per quanto concerne l'edizione critica dei testi telesiani, benemerito può dirsi L. DE FRANCO che, da qualche anno, ha iniziato la pubblicazione delle opere e la loro traduzione sotto gli auspici del Consiglio nazionale delle ricerche. E al riguardo qui segnaliamo: B. TELESIO, De rerum natura. Libri VII, VIII, IX, testo critico e traduzione italiana di Luigi De Franco, Firenze, La Nuova Italia, 1976; lo studioso può tuttavia consultare con profitto la ripro­ duzione anastatica dell'edizione napoletana del 1586 (B. TELESIUS, De rerum natura propria principia libri IX [Napoli 1586) , Hildsheim-New York, 1971, Olms, pp. 400, arricchita da una bella introduzione di C. VASOLI) . Per quanto concerne gli ultimi studi su Telesio, ricordiamo: P. DE SETA, L 'Accademia cosentina. Analisi critica delle correnti filosofiche, letterarie e scientifiche, dal Cinquecento umanistico all'ottocento romantico, Cosenza, Casa del Libro, 1965; C. DEL CORNO, Il commentario ceDe fulmine>> di Ber­ nardino Telesio, "Aevum", 41, (1967) , pp. 474-506; P. 0. KRISTELLER, Otto pensatori del Rinascimento, Milano-Napoli, Ricciardi, 1970; L. BOLLETTI· CENSI, Telesio, Bruno, Campanella, "Scientia", 106, (1971), pp. 673-87; E. GARIN, Telesiani minori, "Rivista critica di Storia della Filosofia", 26, (1971), pp. 199-204; V. GIACHETTI ASSENZA, Bernardino Telesio: il migliore dei mo­ derni. I riferimenti a Telesio negli scritti di Francesco Bacone, "Rivista critica di Storia della Filosofia", 35, (1980), pp. 41-78 (un saggio che, come si è già osservato, pone le premesse per una buona analisi storico•tematica della per­ sonalità e della produzione del filosofo) .

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l. Opere del Bruno Dopo la «scoperta di due dialoghi sconosciuti>> e la loro pubblicazione, seguita dalla «ristampa condotta su un esemplare non prima utilizzato da editori e studiosi» di due già noti (G. B RUNO, Due dialoghi sconosciuti e due dialoghi noti: ccldiota triumphans,, ceDe somnii interpretatione,, ccMorden­ tius,, ceDe Mordentii circino,, a cura di G. Aquilecchia, Romat Edizioni di Storia e Letteratura, 1957, Nota introduttiva, p. VII), nonché delle inedite lezioni padovane del Bruno, che hanno, tra l'altro, fatto luce sui reali motivi del suo rientro in Italia dopo la lunga avventura europea (G. BRUNO, ccPrae­ lectiones geometricae>>, ccArs deformationum>>: Testi inediti, a cura di G. Aquilecchia, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 1964) , non ci sono stati ulteriori rinvenimenti di testi bruniani. La conoscenza del Bruno latino è ancora ferma alla ottocentesca edizione nazionale (J ORDANI B RUNI N OLANI, Opera latine conscripta, Neapoli, apud Dom. Morano; Florentiae, typis suc­ cessorum Le Monnier, MDCCCLXXIX-XCI, voll. 3, tomi 8) alla quale si attenne il Tocco per la sua, ancora oggi, utilissima esposizione delle opere latine confrontate con quelle italiane (F. Tocco, Le opere latine di Giordano Bruno esposte e confrontate con le italiane, Firenze, Le Monnier, 1889. Edizione anastatica, Roma, Bardi, 1966, pp. Vl-420) . Ma per i tre fondamen­ tali poemi filosofici (De minimo, De monade, De immenso) è oggi possibile fare ricorso alla recente edizione delle opere latine compresa nella collezione «Classici della filosofia» diretta da Nicola Abbagnano (G. BRUNO, Opere latine, a cura di C. Monti, Torino, UTET, 1980, pp. 832). Notevole l'interesse editoriale per le opere italiane. Giovanni Aquilecchia alla sua edizione critica della Cena (G. BRUNO, Cena de le Ceneri, Torino, Einaudi, 1955) faceva seguire quella del De la causa (G. BRUNO, De la causa, principio et uno, a cura di G. Aquilecchia, Torino, Einaudi, 1973, pp. XLVIII-214), mentre la ri­ stampa dei dialoghi italiani annotati da Giovanni Gentile era nel 1972 alla sua terza edizione (G. BRUNO, Dialoghi italiani. Dialoghi metafisici e dialoghi morali. Nuovamente ristampati con note da G. Gentile, Terza edizione a cura di G. Aquilecchia, Firenze, Sansoni, 1972, pp. LXII-1241). E alla esegesi

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dell'arduo (perché polisemico, spesso) lessico filosofico del Bruno, si apriran­ no nuove possibilità grazie allo spoglio, attraverso calcolatore elettronico, di ben 3500 lemmi dei Dialoghi e del Candelaio (M. CILmERTO, Lessico di Giordano Bruno, Roma, Edizioni dell'Ateneo & Bizzarri, 1979, pp. LVI-1 328, voli. 2). L'interesse per le opere italiane è documentato anche dalle varie traduzioni dei dialoghi: in inglese Spaccio de la bestia trionfante (G. BRUNO, The expulsion of the triumphant beast. Translated, with an introduction an d notes, by A. D. !meriti, New Brunswick, Rutgers University Press, 1964, pp. IX-324) e Cena de le Ceneri (G. BRUNO, The ash wednesday supper. La cena de le ceneri. Translated with introduction and notes by S. L. Jaki. The Hague, Paris, Mouton, 1975, pp. 174); in tedesco De l'infinito, universo e mondi (G. BRUNO, Zwiegespriiche vom unendlichen All und den Welten, Verdeutscht u. eri. von L. Kuelenbeck, Darmstadt, Wissenschaftliche Buchges, 1968, pp. LXXII-238. Ma è la ristampa immutata della edizione di Jena del 1904) e Cena de le Ceneri (G. BRUNO, Aschermittwochsmahl, Frankfurt a.M., lnsel-Verl, 1969, pp. 189. La traduzione è di F. Fellmann, l'introduzione di H. Blumen­ berg); in francese: Cena de le Ceneri (G. BRUNO, Le Banquet des cendres. Texte traduit pour la première fois et présenté par E. Namer, Paris, Gauthiers-Vil­ lars, 1965, pp. 128) ; in portoghese De l 'infinito, universo e mondi (G. BRUNO, Acerca do infinito, do universo e dos mundos. Trad., notas e bibliografia de A. Montenegro, Lisboa, Fundaçiio Calouste Gulben.kian, 1968, pp. LIV-203) . E intanto edizioni di singoli dialoghi uscivano anche in Italia (G. BRUNO, Lo spaccio de la bestia trionfante, a cura di A. Negri, Milano, Marzorati, 1970) , e uscivano antologie, piu o meno importanti, di testi bruniani, tra le quali una particolare menzione va fatta per quella del Firpo (G. BRUNO-T. CAMPANELLA, Scritti scelti, a cura di L. Firpo, Torino, UTET, 1968, 2a ed. aggiornata) . 2. Opere su Bruno Augusto Guzzo tra le «fond�J.Wentali interpretazioni del Bruno nella storia della cultura)) (immanentistico-idealistica, positivistica, marxistica, ecc.) rileva in quella del Corsano (A. CORSANO, Il pensiero di G. Bruno nel suo svolgimento storico, Firenze, Sansoni, 1940) un'attenzione particolare per gli scritti magici «nel programma bruniano d'una grande rivoluzione e riforma politica. Ora, nel periodo compreso tra il 1965 e il 1982, l'indagine storiografica si è soffer­ mata con interesse su questi scritti e su quelli mnemotecnici (il discrimine non è possibile, dato che la mnemotecnica bruniana è magica) considerandoli, anzi, fondamentali per l'intelligenza dell'intera vicenda speculativa del N ola no e riconducendo a matrici magiche anche i «dialoghi metafisici e dialoghi mora­ li)) e i tre poemi filosofici francofortesi (De minimo, De monade, De immen­ ' so) . Si è cosi pervenuti ad un'altra >, ma il complicato intreccio delle vi­ cende economiche, dei conflitti religiosi tra ugonotti e cattolici, degli scontri di classe, dà un quadro vivissimo della realtà sociale a cui in qualche modo doveva collegarsi la riflessione dei clercs (E. LE RoY LADURIE, Il carnevale di Romans, trad. it. di G. Bogliolo, Milano, Rizzoli, 1981, pp. 403. Ed. orig., Le Camaval de Romans, Paris, Gallimard, 1979) . E non sono priv� di interesse per lo storico del pensiero le ricerche di Philippe Ariès sul «sentimento dell'infanzia» come fatto di «cultura» storicamente accertabile a partire dal Cinquecento e non confondibile con l'intemporale «affezione per l'infanzia», (PH. ARIÈS, Padri e figli nell'Europa medievale e moderna, Bari, Laterza, 1981, pp. 496) e sul «sentimento» della morte (PH. ARIÈS, L 'uomo e la morte dal Medioevo a oggi, Bari, Laterza, 1980, pp. 792) . Né può dirsi irrilevante in una storia delle idee nel Rinascimento l'analisi fatta da George Huppert dei «bourgeois gentilshommes» come classe sociale intermedia tra «nobiltà » e «borghesia», in un ampio saggio di storia della società, dove le idee degli umanisti e gli insegnamenti delle scuole sono visti nel loro tradursi in coscienza di classe e comportamento quotidiano (G. HUPPERT, Il borghese-gentiluomo. Saggio sulla definizione di élite nella Francia del Rinascimento, Bologna, Il Mulino, 1979, pp. 365. Ed. orig. Les bourgeois gentilshommes, Chicago and London, The University of Chicago Press, 1977) . Franco Simone, a corredo documentario del suo saggio su Il pensiero francese del Rinascimento, di cui le presenti pagine costituiscono l'aggiorna­ mento bibliografico, antologizza testi di autori attivi dalla seconda metà del Trecento a tutto il Cinquecento, allargando cosi la tradizionale periodizzazione del Rinascimento francese avviata da Jules Michelet, secondo il quale la «rivoluzione del secolo XVI, giunta piu di cento anni dopo il decesso della filosofia di allora, s'imbatté in una morte incredibile; e parti dal niente» (J. MICHELET, Histoire de France au seizième siècle. Renaissance, Paris, 1855, in: C. VASOLI, Umanesimo e Rinascimento, 2a ed., Palermo, Palumbo, 1976, pp. 22). La periodizzazione del Simone, da lui ribadita nei successivi contributi critici (F. SIMONE, Umanesimo, Rinascimento, Barocco in Francia, Milano, Mursia, 1968, pp. 410; In., Culture et politique en France à l'époque de l'Humanisme et de la Renaissance, Torino, Accademia delle Scienze, 1974, pp. XLVII-454), è qui conservata e saranno, quindi, rubricati i contributi storiografici su aspetti ed autori del Rinascimento francese dal secondo Tre­ cento alla fine del Cinquecento. Altri sarebbero stati i terminus a quo e ad quem di questa rassegna bibliografica, nell'ipotesi di altre periodizzazioni, o nel senso di comprendere gli studi prodotti sul pensiero filosofico in Francia a partire da Abelardo e dalla scuola di Chartres e di Parigi, secondo la proposta di Charles Homer Haskins sulla «rinascita del XII secolo», da lui, peraltro, circoscritta alla «pienezza dell'arte romanica», agli «albori di quella gotica», al «diffondersi della poesia volgare» e alla «riscoperta dei classici latini» (CH. H . HASKINS, La rinascita del XII secolo, Bologna, I l Mulino, 1972, p . 6 ) , ed. orig., The Renaissance of the Twelfth Century, Cambridge (Mass.), (1927), o nel senso di estenderla agli studi sui movimenti culturali sorti in Francia fino alla

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Rivoluzione del 1789, secondo la proposta fatta nel 1955 da Delio Cantimori (relazione al X Congresso Internazionale di Scienze Storiche) di una «età umanistica» (eliminato l'ambiguo termine di «Rinascimento))) che va «in letteratura dal Petrarca al Goethe, nella storia della Chiesa dallo scisma d'Oc­ cidente alle secolarizzazioni, nella storia economico-sociale dai Comuni e dal precapitalismo mercantile alla rivoluzione industriale, nella storia politica dalla morte dell'imperatore Carlo IV alla Rivoluzione Francese)) (D. C ANTI· MORI, La periodizzazione del Rinascimento, in: AA.VV., Interpretazioni del Rinascimento, a cura di A. Prandi, Bologna, Il Mulino, 1971, p. 122. Ma già prima in: D. CANTIMORI, Studi di storia, Torino, Einaudi, 1959) .

b) Bibliografie e studi generali Nel 1966 usciva a Ginevra, su iniziativa della «Fédération internationale des sociétés et instituts pour l'étude de la Renaissance)) il primo volume della bibliografia internazionale degli studi sull'Umanesimo e il Rinascimento (Bi­ bliographie internationale de l'Humanisme et de la Renaissance, l, Genève, Droz, 1966, pp. XII-288), cui, via via, altri s'aggiunsero; il terzo nel 1968 (Bibliographie internationale de l'Humanisme et de la Renaissance, Genève, Droz, 1968, pp. VIII-514), il quarto nel 1970 (Bibliographie internationale de l'Humanisme et de la Renaissance, Genève, Droz, 1970, pp. X-612), il quinto nel 1971 (Bibliographie internationale de l'Humanisme et de la Renaissance, Genève, Droz, 1971, pp. X-616), ecc. Importanti ragguagli bibliografici forni. scono poi talune riviste, specializzate o non. Per il periodo che qui interessa si segnalano: "Bibliothèque d'Humanisme et Renaissance", (1965) e "Studi francesi", (1965) . Utili indicazioni bibliografiche si trovano nel volume dello Schischkoff sulle varie correnti filosofiche studiate nel loro storico svolgersi e accompagnate da tavole cronologiche e da informazioni bio-bibliografiche sui singoli autori (G. ScHISCHKOFF, Philosophisches Worterbuch, Stuttgart, Verlag, 1975, pp. VIII-743); nel volume sui periodici di filosofia pubblicati in 26 nazioni (Liste des périodiqùes specialisés. Philosophie, Paris, La Haye, Mou­ ton, 1967, pp. XX-124), nei volumi, relativi agli anni di cui si fa qui discorso, della Bibliographie pubblicata dallo «lnstitut lnternational de Philosophie)) (Bibliographie de la philosophie, Paris, V rin, 1965) e nel repertorio di Lovanio (Répertoire bibliographique de la philosophie, Louvain, Institut internat. de philosophie, 1965), nei due volumi pubblicati dalla Harvard University (Phi­ losophy and psychology, Cambridge (Mass.), Harvard University Press, 1973), nella Bibliografia filosofica italiana pubblicata a cura del Centro di Studi Filosofici di Gallarate, il cui ultimo volume è uscito nel 1975 a Padova presso l'editrice Gregoriana. Un agile manuale per l'individuazione e l'uso dei vari repertori bibliografici ha poi pubblicato Herbert Guerry con informazioni, aggiornate al 1974, sui vari pensatori e i vari soggetti: Neoplatonismo, astrolo­ gia, ecc. (A Bibliography of Philosophical Bibliographies, edited and compi­ led by H. Guerry, Westport and London, Greenwood Press, 1977, pp. XVI-332) . Indicazioni bibliografiche e interpretazioni critiche del pensiero filosofico francese nell'età del Rinascimento si trovano poi nelle varie storie

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della filosofia. Qui si segnalano: Histoire de la philosophie. Il: De la Renais­ sance à la révolution kantienne, Paris, Gallimard, 1973, pp. XX-1 142; Storia del pensiero occidentale. Il: Dall'umanesimo alla controriforma, Milano, Marzorati, 1975, pp. 528; Storia del pensiero filosofico e scientifico. Il, Milano, Garzanti, 1970; Storia della filosofia. VII: La filosofia moderna. Secoli X V­ XVII, Milano, Vallardi, 1976, pp. 969. Ampio spazio alla storia delle idee, alla letteratura, alle arti e alle istituzioni della cultura è accordato dai volumi della New Cambridge Modern History, pubblicata in traduzione italiana dal Gar­ zanti, e di cui si segnalano, per i riferimenti all'Umanesimo e Rinascimento in Francia, la Introduzione al primo volume di Denys Hay (AA.VV., Storia del mondo moderno. l. Rinascimento 1493-1 520, Milano, Garzanti, 1967, pp. 1-20), il saggio di Hans Baron, La civiltà del XV secolo e il Rinascimento, ibid., pp. 64-99), quello di Robert Weis (R. WEIS, Cultura e scuola ' (1470-1520), ibid., pp. 126-169), quello dello Spooner (F. C. SPOONER, La Riforma in Francia (1519-1559), II, pp. 268-287), quello di G. R. Elton (G. R. ELTON, Sviluppo costituzionale e pensiero politico nell'Europa occidentale, ibid., pp. 567-600), quelli del Parker (T. M. PARKER, Il papato, la riforma cattolica e le missioni, III, pp. 48-84; ID., Il protestantesimo e le lotte confessionali, 2, L 'evoluzione e la diffusione del calvinismo, ibid., pp. 104-152) . Contributi, diretti o indiretti, allo studio dell'Umanesimo e Rinascimento in Francia, sono poi da cercarsi negli A tti dei vari convegni. In particolare: - Les Utopies ·à la Renaissance, Colloque lnternational, avril 1961, Bruxelles-Paris, Presses Universitaires de Bruxelles-Presses Universitaires de France, 1963, pp. 278; - Le Soleil à la Renaissance. Sciences et mythes, Colloque lnternatio­ nal, avril 1963, Bruxelles-Paris, Presses Universitaires de Bruxelles-Presses Universitaires de France, 1965, pp. 584; - L 'opera e il pensiero di Giovanni Pico nella storia dell'Umanesimo. Convegno Internazionale, settembre, 1963. Vol. I, Relazioni, vol. II, Comu­ nicazioni, Firenze, Istituto Nazionale di Studi sul Rinascimento, 1965, pp. XXIV-234, pp. 4 78; - L'univers à la Renaissance. Microcosme et macrocosme, Colloque lnternational, octobre 1968, Bruxelles-Paris, Presses Universitaires de Bru­ xelles-Presses Universitaires de France, 1970, pp. 182; - Atti del Convegno di Storia della Logica, ottobre, 1972, Padova, Linana, 1974, pp. 292; - Platon et Aristote à la Renaissance, Colloque lnternational de Tours, Paris, Vrin, 1976, pp. 588; - Avant, avec, après Copernic. La représentation de l'univers et ses conséquences épistémologiques, Se�aine de Synthèse, juin 1973, Paris, Blan­ chard, 1975, pp. 439; - Interrogativi dell'Umanesimo. 1: Essenza, persistenza, sviluppi, Atti del IX Convegno internazionale del Centro di Studi umanistici, Montepulcia­ no, 1972; Il: Etica, estetica, teatro, Atti del X Convegno internazionale del Centro di Studi Umanistici, Montepulciano, 1973, Onoranze a Copernico; III, L 'ideale della pace nell'Umanesimo occidentale, Atti dell'XI Convegno in-

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ternazionale del Centro di Studi Umanistici, Montepulciano, 1974, Onoranze a Petrarca. Firenze, Olschki, 1976. Contributi allo studio del Rinascimento in Francia si trovano .anche negli atti dei convegni dedicati a Cusano, Erasmo, Machiavelli: - Nicolò Cusano agli inizi del mondo moderno, Congresso internazio­ nale, settembre, 1964, Firenze, Sansoni, 1970, pp. XXVIII-547; - Colloquia Erasmiana Turonensia, voll. 2, Paris, Vrin, 1972; - Machiavellismo e antimachiavellici nel Cinquecento, Atti del Convegno di Perugia, Firenze, Olschki, 1969, pp. IV-268. E non mancano in altre miscellanee: AA.VV., Concetto, storia, miti e immagini del Medioevo, a cura di V. Branca, Firenze, Sansoni, 1973; AA.VV., L 'Um.anesimo e la follia, Roma, Abete, 1971, pp. 201. Utile opera di consul­ tazione, anche per il pensiero rinascimentale francese, è l'Enciclopedia filoso­ fica del «Centro di Studi Filosofici di Gallarate», uscita nel 1969 in nuova edizione, accresciuta di molte voci e bibliograficamente aggiornata in quelle già esistenti, nonché arricchita di un indice analitico che offre la possibilità di trovare i vari luoghi in cui ritornano autori ed argomenti (Enciclopedia filo­ sofica, diretta da C. Giaco n e L. Pareyson, voll. 6, Firenze, Sansoni, 1969) , e, ad essa collegati, il Dizionario deifilosofi, Sansoni, Firenze, 1976, pp. VII-1 301, e il Dizionario delle idee, Firenze, Sansoni, 1977, pp. VIII-1302. Per un quadro delle varie proposte interpretative del pensiero rinasci­ mentale si segnalano: il saggio del Crahay (F. C RAHAY, Perspectives sur les philosophies de la Renaissance, "Revue Philosophique de Louvain", LXXII, (1974), pp. 655-676), lo studio del Rice sull'idea di saggezza nel Rinascimento, che in prima edizione era uscito nel 1958 (E. F. RICE, The Renaissance idea of wisdom, Westport (Conn.), Greenwood Press, 1973, pp. 220), la riproposta alla considerazione critica della monografia del Bloch (E. B LOCH La philosophie de la Renaissance, trad. par. P. Kamnitzer, Paris, Payot, 1974, pp. 187), la miscellanea sugli svolgimenti europei del Rinascimento italiano, offerta al Kristeller in occasione del suo 70° genetliaco (AA.VV., Itinerarium ltalicum. The profile of the ltalian Renaissance in the mirror its European transfor­ mation. Ed. by H. A. Oberman with Th. A. Brady, Leiden, Brill, 1975, pp. XXVIII-471), lo studio del Bénouis sul dialogo filosofico nel Cinquecento francese (M. K. BÉNOUIS, Le dialogue philosophique dans la littérature française du seizième siècle, The Hague, Mouton, 1976, pp. 235) e quello di Harcourt Brown sulla filosofia della natura nella letteratura francese da Ra­ belais a Maupertuis (H. B ROWN, Science and the human comedy. Natural philosophy in French literature from Rabelais to Maupertuis, Toronto, Uni­ versity of Toronto Press, 1976, pp. XX-221), e, infine, la miscellanea di studi sul Rinascimento francese nel trentennio 1540-1570, raccolti e pubblicati a cura di Peter Sharratt (French Renaissance Studies: 1540-70. Humanism and the Encyclopedia. Ed. by P. Sharratt, Edinburgh, Edinburgh University Press, 1976, pp. 276). ,

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2. Umanesimo e tarda Scolastica Tra Trecento e Quattrocento la cultura filosofica in Francia, come del resto negli altri paesi dell'Occidente europeo, continua a svolgere «la medesi­ ma problematica impostata dai grandi maestri scolastici del sec. XIV)) (C. VASOLI, La cultura filosofica dei grandi centri scolastici, in Storia della filosofia, VII, Milano, Vallardi, cit., p. 59) . Aveva però già preso avvio l'in­ fluenza dell'Umanesimo italiano, e in maniera piii. profonda che altrove, dato che «l'interesse per ciò che restava della letteratura latina si era diffuso nella Francia medievale assai piii. che in qualsiasi altro paese europeo, compresa l'Italia prima del Petrarca)) e nel secolo XIV «la presenza della curia papale ad Avignone ... aveva fatto si che i due paesi entrassero in piii. stretti rapporti culturali)) (H. BARON, La civiltà del XV secolo e il Rinascimento, in Storia del mondo moderno, l, cit., p. 74). Tra i contributi alla conoscenza del primo Umanesimo francese e, segnatamente, dell'influenza su di esso del Petrarca, si segnalano i saggi del Pellegrin sui manoscritti petrarcheschi presenti .nelle biblioteche di Francia (E. PELLEGRIN, Manuscrits de Pétrarque dans les Bi­ bliothèques de France, "Italia Medioevale e Umanistica", IV, [1961], pp. 341-431; VI, [1963], pp. 271-374; VII, [1964], pp. 405-502); quelli dell'Ornato su Petrarca e Jean de Montreuil (F. ORNATO, La prima fortuna del Petrarca in Francia. l. Le letture petrarchesche di ]ean de Montreuil, "Studi francesi", 14, [1961], pp. 201-217; In., Il. Il contributo di Petrarca alla formazione di ]ean de Montreuil, ibidem. , 15, [1961], pp. 401-411); quello del Simone sulle prime edizioni lionesi di Dante, Petrarca e Boccaccio (F. SIMONE, L'importance historique et littéraire des premières éditions lyonnaises de Dante, Petrarca et Boccace, "Annali dell'Università di Lione", 39, [1967] , pp. 31-43). Utili rag­ guagli sulla vita politica e culturale della curia avignonese ai tempi del Petrarca vengono poi offerti da U go Dotti con la traduzione delle 19 epistole Sine nomine, corredata dagli indici dei destinatari, degli scrittori e luoghi citati e dei personaggi storici (F. PETRARCA, Sine nomine. Lettere polemiche e politiche, a cura di U. Dotti, Bari, Laterza, 1974, pp. X-242). Una visione d'insieme sull'Umanesimo in Francia tra Trecento e Quattrocento ci dava poi, a metà degli anni '70, Alexander Peter Saccaro con la sua monografia pubblicata nella serie «Freiburger Schriften zur romanischen Philologie)) (A. P� SACCARO, Franzosischer Humanismus des 14. und 15. ]ahrhunderts. Studien u. Berich­ te, Miinchen, Fink, 1975, pp. 186) . Umanesimo e Scolastica non sono nella storia del pensiero francese tra Trecento e Quattrocento posizioni irrelate. E scrive a questo riguardo il Vasoli che Pietro d'Ailly (1350-1420) «in uno dei suoi scritti piii. interessanti, il De sensu litterali sacrae scripturae, ... afferma, con decisione, che il senso della scrittura non può essere inteso con i procedimenti logici cari ai dialettici, perché, come moralis et historialis scientia, essa ha "una sua propria logica che si chiama retorica". Una idea, questa, che è certo assai vicina alle tesi già diffuse nei cenacoli preumanistici parigini e caldeggiate da Giovanni di Mon­ treuil e da Nicola di Clamanges)) (C. VASOLI, La cultura filosofica dei grandi centri scolastici, cit., p. 61). E a proposito di Giovanni Charlier de Gerson, «il

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piu noto rappresentante della cultura scolastica parigina della prima metà del sec. XV)) scrive sempre il Vasoli: «Mistico profondamente legato alle correnti ' piu vive della religiosità del suo tempo, scrittore elegante e fine nelle cui pagine è già presente una tecnica letteraria assai lontana dal nudo discorso scolastico, Gerson visse ...con piena consapevolezza, quella crisi della filosofia delle Scuole che altrove aveva già suscitato la dura reazione umanistica. E del resto, i suoi rapporti con Giovanni di Montreuil, Nicola di Clamanges e gli altri precursori dell'umanesimo francese ci dimostrano come la sua natura e la sua sensibilità non fossero ignare di quei fermenti spirituali che nascevano, negli stessi anni, anche nel mondo italiano)) (ibid., p. 63). Questo intreccio tra Umanesimo e Scolastica continua nella seconda metà del Quattrocento, nel senso che, se «la filosofia s'identifica ancora, prevalen­ temente, con i metodi e gli interessi dei magistri universitarb) e si ripropon­ gono, durissimi, i tradizionali contrasti tra nominales e realistae, gli «intellet­ tuali di formazione scolastica)) (Guglielmo Fichet, Roberto Gaguin, Martino ed Egidio di Delft) non hanno «dimenticato la lezione di Giovanni di Mon­ treuil e di Nicolas di Clamanges)) e se «ritengono ancora che la logica, l'etica, la fisica siano la base di ogni sapere)), essi vogliono tuttavia offrire «testi esatti e fedeli di Cicerone e Terenzio, sostituire ai vecchi libri di testo i trattati di Agostino Dati, del Perotto e del Valla, aprire ai loro discepoli quelle nuove esperienze intellettuali e morali che l'umanesimo italiano ha cosi rapidamente compiuto)) (C. VASOLI, Scolastica e umanesimo nella cultura europea del tardo quattrocento, in: Storia della filosofia. VII, cit., pp. 135, 143) . 3. Il Cinquecento A spartiacque tra i due secoli si colloca l'opera di Jacques Lefèvre d'Eta­ ples, Guillaume Budé, Symphorien Champier, scrittori tutti in qualche modo esemplari della complessità del Rinascimento nella storia del pensiero filoso­ fico: aristotelismo, platonismo, �ullismo, cabbalismo, ecc. Sull'influenza su loro esercitata da Pico della Mirandola si segnala la relazione presentata da Marcel Raymond al sopra citato convegno internazionale del 1963 (M. RA Y­ MOND, Pie de la Mirandole et la France, L'opera e il pensiero di Giovanni Pico, cit., I, pp. 205-230). Sul Lefèvre in particolare si ricordano qui le pagine a lui dedicate da Giovanni Santinello nella sua raccolta di studi sull'D manesimo europeo (G. SANTINELLO, Studi sull'Umanesimo europeo. Cusano e Petrarca, Lefovre, Erasmo, Colet, Moro, Padova, Antenore, 1969, pp. 138) e il successivo saggio sul concetto di «materia prima)), che, mentre ribadisce l'influenza sul Lefèvre del Cusano, del quale l'umanista francese curò l'edizione parigina delle opere (1514), chiarisce e determina i modi di quest'influenza, dimo­ strando, nella fattispecie, che il concetto di «materia prima)) presente in Cusano, viene nel Lefèvre sostituito da quello di «materia)), in armonia col carattere neoplatonizzante del suo aristotelismo (G. SANTINELLO, ccMateria prima» e Lefovre d'Etaples, "Giornale di Metafisica", XXIV, [1969], pp. 409-432). E circa il complesso sistema di opposizioni e interazioni tra plato-

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nismo e aristotelismo nel pensiero filosofico del Rinascimento sono da vedersi gli Atti del XVI «Colloque Internationah> di studi umanistici che si tenne a Tours nel 1973 su iniziativa del «Centre d'É tudes Supérieures de la Renais­ sance» (AA.VV., Platon et A ristote à la Renaissance, Paris, Vrin, 1976, pp. 588) e, con particolare riferimento alla F�ancia, le pagine di Jean Boisset su Lefèvre (J. B oiSSET, Les épistres et évangiles pour les cinquante et deux semaines de l'an par Lefèvre d'Etaples, ibid. , pp. 79-91) . Tra le relazioni accolte in questa miscellanea, anche se non specificatamente tematizzate sul pensiero del Cinquecento francese, si segnalano: quella dello Schmitt sulla introduzione della filosofia platonica nell'insegnamento universitario (C. B. SCHMITI', L'introduction de la philosophie platonicienne dans l'enseignement des université à la Renaissance, ibid. , pp. 93-104), quella del Reulos sull'in­ segnamento della filosofia di Aristotele nelle scuole del XVI secolo (M. REU· LOS, L'enseignement d'Aristate dans les collèges au XVI siècle, ibid., pp. 147-154), quella del Céard sulla Repubblica di Platone come termine di riferimento per il pensiero politico del Cinquecento (J. CÉARD, Le modèle de la République de Platon et la pensée politique au XVI• siècle, ibid., pp. 1 75-190), quella del Walker sul platonismo e gli inizi della scienza moderna (D. P. WALKER, La tradition mathématico-musicale du platonisme et les débuts de la science moderne, ibid. , pp. 349-360), quella del Secret su Aristotele e la cabbala cristiana (F. SECRET, A ristote et les Kabbalistes chrétiens de la Re­ naissance, ibid., pp. 277-291). Cabbala, ermetismo, occultismo, origini della scienza moderna. Il discorso si sposta su tematiche ritenute oggi fondamentali per la comprensione del pensiero filosofico del Rinascimento. Per quanto attiene alla Francia va ricordato Symphorien Champier, curatore di una edi­ zione degli Hermetica, e qui si segnalano i riferimenti a lui della Yates (F. A. YATES, Giordano Bruno e la tradizione ermetica, Bari, Laterza, 1969, pp. 65, 174, 195, 197, 289, 368), il libro del Copenhaver (B. P. COPENHAVER, Symp­ horien Champier and the Reception of occultist tradition in Renaissance France, The Hague, Paris, New York, M outon, 1978, pp. 368) , e, generazio­ nalmente a lui successivo, Guillaume Postel, di cui il Secret, nella sua ampia relazione sul tema del «sole» nella cabbala cristiana del Rinascimento, ha dato comunicazione di un importante testo inedito (F. SECRET, Le soleil chez les Kabbalistes Chrétiens de la Renaissance, in: AA.VV., Le Soleil à la Renais­ sance, cit., pp. 211-240), dal quale emerge che il cabalista francese era d'ac­ cordo con l'Osiander nell'interpretare in senso convenzionalistico la teoria copernicana, sulla cui fortuna nella cultura del Rinascimento è da vedersi la già citata miscellanea, Avant, avec, après Copernic e, in particolare, la rela­ zione del Le Goff (J. LE GOFF, Le monde à l'époque de Copernic, ibid., pp. 73-80). Gli studi su altri personaggi del Rinascimento francese della «genera­ zione di Francesco I», per usare il criterio esterno di periodizzazione seguito nella storia letteraria dal Saulnier (V. L. SAULNIER, Storia della letteratura francese, Torino, Einaudi, 1964, ed. orig., 1961-62, pp. 152 sgg.), registrano una notevole varietà di interessi e di indirizzi storiografici. Qui si segnalano: il saggio di Pierre Quillet sui proverbi del Bovelles (P. Q UILLET, Les proverbes de Charles de Bovelles. Essai sur les assises populaires de l'humanisme, "Archi-

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ves de Philosophie", 38, [1975] , pp. 431-457), la cui opera ha offerto anche spunti al Poulet per la sua ampia ricerca sulle «metamorfosi del cerchio)) (G. POULET, Le metamorfosi del cerchio, trad. it. di G. Bogliolo, Milano, Rizzoli, 1971, pp. 24, 26, 34, 41, 85, 93, 94), il volume del Bachtin sulle matrici popolari dell'umanesimo di Rabelais (M. M. BACHTIN, François Rabelais et la culture populaire au Moyen Age et sous la Renaissance, Paris, Gallimard, 1970), la cui opera ha rilevanza anche in una storia delle idee, e già il Febvre l'aveva collegata alla ricerca sul problema «dell'incredulità nel secolo XVh, negando che la parodia del sacro cosi diffusa nel Gargantua et Pantagruel fosse da interpretare come espressione di una ideologia materialistica (L. FEBVRE, Ilproblema dell'incredulità nel secolo XVI. La religione di Rabelais, trad. it. di L. Curti e C. Castelli, Torino, Einaudi, 1978); il saggio del Balmas sulla «città ideale)) nel pensiero del Rinascimento francese (E. BALMAS, Cité idéale, utopie etprogrès dans la pensée française de la Renaissance, "Travaux de Linguistique et de Littérature", 13, [1975] , pp. 4 7-57), ricollegantesi al tema del primo convegno promosso in Belgio dal nuovo «lnstitut pour l'Etude de la Renaissance et de l'Humanisme)) ( Utopies à la Renaissance, cit.) . Un tema di particolare interesse, oggi, è quello della «retorica)), studiato secondo ottiche e competenze disciplinari diverse dai filosofi del linguaggio, dai linguisti e semiologi e anche dagli storici. Sulla retorica nell'età del Rinascimento fran­ cese (e non solo francese) si segnala la prima parte del grosso volume di Mare Fumaroli sulla fase rinascimentale di quella che egli chiama «age de l'élo­ quence)) (M. FUMAROLI, L 'age de l'éloquence: rhétorique et ceres literaria'' de la Renaissance au seuil de l'époque classique, Genève, Droz, 1980, pp. 896) . 11 volume è frutto di un'amplissima esplorazione di materiali e la bibliografia elenca 1722 opere. La letteratura critica sui rappresentanti del pensiero francese della «ge­ nerazione della Pléiade)) e della «generazione delle guerre civili)) (V. L. SAuL. NIE R, Storia, cit., pp. 188 sgg., pp. 218 sgg.) , è vastissima e attenta al significato che quel pensiero ha in sé e ai suoi nessi con la «realtà effettuale)) costituita, nella Francia del secondo Cinquecento, dalle guerre di religione. Di Pierre de la Ramée si segnalano anzitutto le edizioni delle opere: la ristampa dell'edi­ zione parigina del 1543 delle Dialecticae institutiones e delle A ristotelicae animadversiones (P. RAMUS, Dialecticae institutiones. Aristotelicae animad­ versiones, Mit e. Einl. von W. Risse, Stuttgart-Bad Cannstatt, Frommann, 1964, pp. XXVI), la ristampa dell'edizione di Basilea del 1569 di Scholae in liberales artes (P. RAMUS, Scholae in liberales artes, With an introduction by W. J. Ong, New York, Olms, 1970, pp. XVI-1166), quella dell'edizione pari­ gina del 1551 della Pro philosophica Parisiensis Academiae disciplina oratio (P. RAMus, Pro philosophica Parisiensis Academiae disciplina oratio, ad Carolum Lotharingium cardinalem, Frankfurt a. M., Minerva, 1975, pp. 125) . Per quanto attiene all'interpretazione del suo pensiero si segnala l'opera del Vasoli su «invenzione e metodo)) nel '400 e '500, in cui Ramo e il ramismo sono collocati nel contesto di una ricerca e di un dibattito europeo (C. VASOLI, La dialettica e la retorica dell'Umanesimo. Invenzione e metodo nella cultura del XV e XVI secolo, Milano, Feltrinelli, 1968, pp. 656), i riferimenti a Ramo nella

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relazione al Convegno di storia della logica organizzato dall'Istituto di Filoso­ fia dell'Università di Parma nell'ottobre del 1972 (C. VASOLI, La logica euro­ pea nell'età dell'Umanesimo e del Rinascimento, in: A tti del Convegno di storia della logica, Padova, Liviana, 1974, pp. 61-94) , lo studio del Pozzi che assume il Ramo come terminus a quo di un dibattito sulla sillogistica indagato fino a Kant (L. Pozzi, Da Ramus a Kant. Il dibattito sulla sillogistica, Milano, Angeli, 1981, pp. l l8). Segnalazione a parte meritano, per la loro peculiare angolazione critica, le pagine dedicate a Ramo da Frances A. Yates nel suo studio sull'arte della memoria (F. A. Y ATES, L 'arte della memoria, trad. it. di A. Biondi, Torino, Einaudi, 1972, pp. XXI-374 - ed. orig., 1966 -), dove si parla del ramismo come «metodo di memoria)) e si rileva che esso «muove in una direzione esattamente opposta alla memoria occultistica rinascimentale>> (ibid., p. 221) . Circa le opere di Jean Bodio si segnalano le seguenti iniziative editoriali: J. BODIN, Colloquium heptaplomeres. Faks.-Neudr. d. Ausg. von Ludwig Noack, Schewerin 1857, Stuttgart-Bad Cannstatt, Frommann, 1966, pp. IV-358; J. BoDIN, Colloquium of the seven about secrets of the sublime. Colloquium heptaplomeres de rerum sublimium arcanis abditis. Translation with introduction, annotations, and criticai readings by Marion Leathers Da­ niels Kuntz. Princeton-London, Princeton University Press, 1975, pp. , LXXXII-510; J. BODIN, Uber den Staat - Six livres de la république Ausw., Ubers. u. Nachw. von G. Niedhart, Stuttgart, Reclam, 1976, pp. 151. Gli orientamenti della critica su Bodio vengono qui segnalati a seconda delle scelte tematiche: sulla sua teoria della storia, lo studio di Girolamo Cotroneo, a parere del quale Bodio avrebbe dato «certo inconsapevolmente, l'avvio a una rivoluzione mentale che doveva giungere a compimento solo quattro secoli dopo di lui)), cioè allo «storicismo assoluto)) del Croce (G. COTRONEO, ]ean Bodin teorico della storia, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 1966, p. l l), il saggio del Vasoli il quale ha visto nella Methodus ad facilem histoT:iarum cognitionem un tentativo di sistemazione unitaria del sapere (C. VASOLI, ]ean Bodin. Il problema cinquecentesco della ccMethodus>> e la sua applicazione alla scienza storica, "Filosofia", XXI, [1970] , pp. 137-172), e del Franklin (J. H. FRANKLIN, ]ean Bodin and the sixteenth-century revolution in the methodology of law and history, Westport [Conn.], Greenwood Press, 1977, pp. 163 - Copyright 1963 -); sui suoi rapporti con l'occultismo e la strego­ neria, il saggio del Mesnard (P. MESNARD, La démonomanie de ]ean Bodin, in: L 'opera e il pensiero di Giovanni Pico ... cit., II, pp. 333-356); sul suo pensiero politico (J. H. FRANKLIN, ]ean Bodin and the rise of absolutist theory, Lon­ don-New York, Cambridge University Press, 1973, pp. 124; P. KING, The ideology of order. A comparative analysis of]ean Bodin and Thomas Hobbes, New York, Harper & Row, 1974, pp. 352); sull'analisi, in termini giuridici e filosofici, della situazione politica in Francia negli anni delle guerre di reli­ gione, il saggio del Treffer (G. TREFFER, Zum Versuch e. jur.-philos. Bewiilti­ gung d. allg. religiosen Bugerkrieges in Frankreich, Miinchen, Tuduv-Ver­ lagsgesellschaft, 1977, pp. 185). Foltissima, come s'è detto, la letteratura critica e l'iniziativa editoriale su -

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Montaigne negli anni '65-'80. Si segnalano le seguenti edizioni delle opere: MoNTAIGNE, Oeuvres complètes, Texte établi et annoté par R. Barrai en col­ laboration avec P. Michel, Paris, Seuil, 1967, pp. 624; MONTAIGNE, Oeuvres complètes, Textes établis par A. Thibaudet et M. Rat. lntroduction et notes par M. Rat (Bihliothèque de la Pléiade, 14) . Nouv. éd. Paris, Gallimard, 1967, pp. XXIV-1792; M. DE MONTAIGNE, Les Essais, 1-11. Présentés par Samuel Silvestre de Sacy d'après le texte de la dernière édition publiée par l'auteur en son vivant, Paris, Club français du Livre, 1969, pp. XXXVIII-1360. A testimo­ nianza dell'interesse diffuso per questo scrittore si segnalano alcune traduzioni degli Essais in lingue straniere: in inglese, la dedizione di quella cinquecente­ sca del F1orio, (M. DE MONTAIGNE, Essays. Transl. by J ohn Florio. Introd. by L. C. Harmer, voll. 3, New York, E. P. Dutton & Co., 1966, pp. XXIV-371, pp. 523, pp. 410), in tedesco la scelta dei Saggi con traduzione e introduzione di Arthur Franz (M. DE MONTAIGNE, Die Essai. Ausgew., iibertr. u. eingel. von A. Franz, Stuttgart, Reclam, 1969, pp. 400), in italiano, (M. DE MONTAIGNE, Saggi, a cura di F. Garavini. Con il saggio La salute di Montaigne di Sergio Solmi e la cronologia della vita e antologia di giudizi critici a cura di L. De Maria, voll. 2, Milano, Mondadori, 1970, pp. LXXXV-1 546) . La interpreta­ zione dell'opera di Montaigne ha seguito piste diverse: indagini filologiche (0 . NAUDEAU, La pensée de Montaigne et la composition des , Genève, Droz, 1972, pp. XVI-114; J. MARCHAND, Le manuscrit du «Discours de l'Ami­ tié>>, sur le 27 chapitre du premier livre des «Essais>> de Montaigne, "Bulletin de la Société des Amis de Montaigne", 24, [197 1], pp. 9-14), studi su Montai­ gne e la tradizione filosofica (M. GUEROULT, Montaigne et la tradition philo­ sophique, "Revue de l'Enseignement Philosophique", 23, (1972-73), pp. 1-10; O. NAUDEAU, La portée philosophique du vocabulaire de Montaigne, "Bi­ bliothèque d'Humanisme et Renaissance", 35, [1973] , pp. 487-498), studi sui rapporti tra Montaigne e l'umanesimo rinascimentale (G. M. LOGAN, The re­ lation of Montaigne to Renaissance humanism, "J ournal of the History of Ideas", 36, [1975], pp. 613-632), indagini sulla sua presenza nella riflessione filosofica successiva (J. SCHWARTZ, Diderot and Montaigne: the and the shaping oJDiderot's humailism, Genève, Droz, 1966, pp. 158; C. B. BRUSii., Montaigne and Bayle. Variations on the theme of scepticism, The Hague, M. Nijhoff, 1966, pp. IX-361; F. VITELLINO, Montaigne a confronto con Bacone, "Rivista Rosminiana", 70, [1976], pp. 144-159), individuazione e analisi di vari blocchi problematici: l'«essere)) e la «conoscenza)) M. BARAZ, L 'étre et la connaissance selon Montaigne, Paris, J. Corti, 1968, pp. 219), la religione (M. DREANO, La religion de Montaigne, Paris, Nizet, 1969, pp. 335); R. TRINQUET, Les deux sources de la morale et de la religion chez Montaigne, "Bulletin de la Société des Amis de Montaigne", 13, [1968] , pp. 24-33), la concezione del­ l'uomo (M. CoNCHE, L 'homme sans définition, "Revue de l'Enseignement Philosophique", 20, [1969-70), pp. 1-24; G. HUPPERT, Il borghese-gentiluomo, cit., passim), la dialettica (F. RIDER, The dialectic of selfhood in Montaigne, Stanford [Calif.] , Stanford, University Press, 1973, pp. 1 15), il problema del tempo (F. ]OUKOVSKY, Montaigne et le problème du temps, Paris, Nizet, 1972, pp. 252), il diritto (L. MENGONI, I pensieri di Montaigne sul diritto, "Rivista

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Internazionale di Filosofia del Diritto", 50, [1973] , pp. 285-299), il problema della morte (K. HEDWIG, Escepticismo en el contexto de la muerte en Montai­ gne, "Revista de Filosofia. México", 6, [1973] , pp. 219-233), il significato dell'introspezione (G. P. NORTON, Montaigne and the introspective mind, The Hague, Mouton, 1975, pp. 219) e della libertà di coscienza (K. CAMERON, Montaigne and ceDe la liberté de conscience11, "Renaissance Quarterly", 26, [1973), pp. 285-294), il rapporto con Copernico (W. VoiSÉ, Montaigne et Copemic, Avant, avec, après Copemic, cit., pp. 165-168), l'uguaglianza e la democrazia (P. GoUMARRE, L 'égalité et la démocratie dans les oeuvres de Machiavel et de Montaigne, "Periodico di Cultura Francese", 22, [1977] , pp. 5-16), il «paradosso)) e il «miracolo)) (C. DEMURE, Montaigne. Le paradoxe et le miracle. Structure et sens dans l'ccApologie de Raymond Sebon11, "Les Etudes Philosophiques", 4, [1978], pp. 387-403) . ll Pensiero francese del Rinascimento di Franco Simone, chiude con Pierre Charron. Su questo scrittore si segnalano i seguenti contributi critici: P. SPRIET, Montaigne, Charron et la crise provoquée par les guerres de religion, "The French Review", 38, (1964-1965) , pp. 587-598; M. C. HOROWITZ, Pierre Charron's View of the Source of Wisdom, "Journal of the History of Philo­ sophy", IX, (1971), pp. 443-457; H. J. DE VLEESCHAUWER, Ha A mold Geu­ lincx letto ceDe la sagesse11 di Pierre Charron?, 1-11, "Filosofia", 25, (1974), pp. 1 17-134 e 373-388; A. SOMAN, Methodology in the history of ideas: the case of Pierre Charron, "Journal of the History of Philosophy", XII, (1974), pp. 495-501; D. Bosco, Charron moralista: temi e problemi di ceLa Sagesse,,, "Rivista di filosofia neoscolastica", LXIX, (1977), pp. 247-278; A. PESSINA, Etica del privato e laicizzazione dello Stato. Naudé interprete di Charron, "Rivista di filosofia neoscolastica", LXXI, (1979), pp. 508-542.

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l. Premessa. Problemi interpretativi generali

Heinrich Lutz, nel suo saggio sul Rinascimento tedesco di cui la presente rassegna vuole essere aggiornamento bibliografico, aveva stabilito come pro­ prio campo d'indagine, l'individuazione «dei fenomeni spirituali, extra-teolo­ gici, svoltisi in Germania a partire dalla tarda scolastica sino all'inizio del XVII secolo,, (H. LUTZ, Umanesimo e Rinascenza in Germania, in: AA.VV., Grande antologia filosofica, VII, Milano, Marzorati, 1965, p. 660) . Agiva in lui l'in­ tendimento, espressamente dichiarato, di non smarrire la specificità dello Umanesimo e della Rinascenza in Germania, «due concetti intersecantisi in vasta misura, pur senza essere identici,, (ibid.), attraverso un'operazione sto­ riografica che, assumendo la Riforma come esclusivo termine di riferimento, valutasse solo rispetto ad essa l'importanza del pensiero anteriore, contempo­ raneo e successivo. In questa delimitazione del territorio d'indagine, polemica nei confronti della storiografia tedesca, il Lutz si richiamava all'idea dell'U­ manesimo come vera filosofia, proprio nel suo porsi come non filosofia nel­ l'accezione tecnica del termine, stabilita con chiarezza teorica e fondamento filologico dal Garin (E. GARIN, L'umanesimo italiano, Bari, Laterza, 1952 ma già uscito in tedesco a Berna nel 1947 -), idea mai smentita nella sostanza, ma profondamente corretta, sfumata e complicata negli studi successivi dello stesso Garin (una rassegna completa di essi è la Bibliografia degli scritti di Eugenio Garin, Bari, Laterza, 1969. Tra'i contributi posteriori al '69 si segna­ lano: E. GARIN, La cultura del Rinascimento, Bari, Laterza, 1967; In., Rina­ séite e rivoluzioni. Movimenti culturali dal XIV al XVIII secolo, Bari, Laterza, 1975; ID., Lo zodiaco della vita, Bari, Laterza, 1976. E sono poi da vedersi gli ulteriori interventi del maestro fiorentino su riviste specializzate come "Rina­ scimento", da lui stesso diretta, la "Bibliothèque d'Humanisme et Renaissan­ ce", o non specializzate, in particolare la "Rivista critica di storia della filoso­ fia", e il "Giornale critico della filosofia italiana"), e di molti altri (Cfr. AA.VV., Il Rinascimento. Interpretazioni e problemi, Bari, Laterza, 1979), tra i quali merita particolare segnalazione il Kristeller per la tesi da lui costante­ mente sostenuta e documentata con rigore filologico, dell'estrema complessità

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del Rinascimento nella storia del pensiero filosofico, non riconducibile al solo Umanesimo, dato che il «movimento umanistico non sorse nel campo degli studi filosofici o scientifici, ma in quello degli studi grammaticali e retorici» e tale sviluppo degli studi grammaticali e retorici influi in seguito sugli altri rami della cultura, ma non li sostituh) e non riusci veramente a cambiare «il contenuto o la sostanza della tradizione medievale)) delle «altre scienze)) (P. O. KRISTELLER, La tradizione classica nel pensiero del Rinascimento, Firenze, La Nuova Italia, 1965, pp. 124-125. Ed. orig. The Classics and Renaissance Thought, Cambridge Mass., Harvard University Press, 1955) . Di qui le ricer­ che del Kristeller ·sulle varie componenti del Rinascimento filosofico (aristo­ telismo, platonismo, tradizione scolastica, etc.), e il rifiuto da lui opposto ad ogni redactio ad unum privilegiante l'Umanesimo. Si vedano al riguardo i suoi saggi su Petrarca, Valla, Ficino, Pico, Pomponazzi, Telesio, Patrizi e Bruno, nati come conferenze tenute nel 1961 presso l'Università di Stanford, poi raccolte e pubblicate in volume nel 1964 (P. O. KRISTELLER, Eight Philosop­ hers of the Italian Renaissance, Stanford (Cal.) , Stanford University Press, 1964) e tradotte e pubblicate in Italia nel 1970 (P. O. KRISTELLER, Otto pensatori del Rinascimento italiano, Milano, Ricciardi, 1970, pp. 196). E se pure le ricerche dello studioso statunitense vertono particolarmente sull'Italia (Cfr. Bibliography of the Publications of Paul Oskar Kristeller, in: AA.VV., Philosophy and Humanism, a cura di E. P. Mahoney, Leida-New York, 1976, pp. 54-89), l'attenzione da lui accordata all'aristotelismo, al platonismo, alla tradizione scolastica e, in genere, alla cultura delle Università, può essere assunta come termine di riferimento, tematico e metodologico, da chi voglia comprendere il pensiero filosofico rinascimentale nei paesi d'Oltralpe, nei quali quelle componenti erano particolarmente attive e, per tornare all'area geografica che qui interessa, lo «aristotelismo nelle università tedesche del Quattrocento fu forte e produttivo)) anche se «negli studi recenti è stata ' studiata la teologia piuttosto che la filosofia dei nominalisti tedeschi e il loro influsso sul pensiero di Lutero)) e, per quanto attiene al Cinquecento, «fu Melantone che stabilizzò l'insegnamento della filosofia aristotelica nelle uni­ versità della Germania protestante, e questa tradizione rimase ferma fino al secolo XVII e oltre>> (P. O. KRISTELLER, Il Rinascimento nella storia del pensiero .filosofu:o, in: AA.VV., Il Rinascimento. Interpretazioni e problemi, cit., pp. 167-168). D'accordo con il Lutz che non furono «i movimenti religiosi del Cinquecento)> a sopprimere la «cultura umanistica», all'istanza da lui formulata di «fare delle distinzioni molto accurate e distinguere caso per caso il gioco dei fattori della Riforma e dell'Umanesimo e le loro varie connessioni dialettiche» (H. LuTZ, Umanesimo e· Rinascenza in Germania, cit., p. 668) il Kristeller dà una risposta metodologicamente corretta e orientativa, li dove scrive che la «cultura umanistica come tale è neutrale di fronte a determinate dottrine teologiche o anche filosofiche, e il singolo umanista può scegliere le sue opinioni secondo le sue convinzioni o inclinazionb>, e che si trovano «studiosi e letterati umanisti e uomini di cultura umanistica tra i cattolici, i protestanti e gli eretici del Cinquecento)>, e «Melantone (e forse anche Lutero) , Calvino e molti gesuiti furono profondamente imbevuti della cultura umani-

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stica del loro tempo, e grazie a loro la scuola umanistica è stata fortemente stabilita in tutti i paesi cattolici e protestanti e vi si è mantenuta viva fino ai primi decenni del nostro secolo» (P. O. KRISTELLER, Il Rinascimento nella storia del pensiero filosofico, cit., p. 163) . Il che è stato possibile - ha scritto di recente e con riferimento alla storia della letteratura, Alberto Asor Rosa in quanto nella «civiltà letteraria italiana umanistico-rinascimentale», la «for­ ma del messaggio assume rilievo predominante sui suoi contenuti empirica­ mente classificati» e i suoi «codici» hanno avuto «una diffusione europea» e subito «trasmutazionh>, «in quanto codici essenzialmente formali» e, quindi, dotati di una «fruibilità ... pressoché universale» (A. AsoR RosA, Letteratura, testo, società, in: AA.VV., Letteratura italiana. Il letterato e le istituzioni, I, Torino, Einaudi, 1982, p. 24). Gli studi sull'Umanesimo e sul Rinascimento in Germania, prodotti negli anni '65-'80, vanno inseriti negli orientamenti sto­ riografici generali sulle «rinascite>>, rispetto alle quali può emergere la speci­ ficità di quella tedesca. Il che vuole dire anzitutto rinuncia ad assumere tali termini come denotatori di «categorie eterne» e ad investirli «surrettiziamente di valori positivi» (E. GARIN, Rinascite e rivoluzioni, cit., p. V) nel senso di far coincidere l'inizio della età moderna con il Rinascimento «individualistico, artistico ... antropocentrico e non teocentrico ... scopritore di nuove terre e con­ tinenti, come di nuove arti, politiche e militari, e anche di nuove tecniche di comunicazioni con la stampa», o con la Riforma «teocentrica, ma liberatrice delle capacità produttive e delle energie vitali degli uomini» (D. CANTIMORI, Umanesimo e religione nel Rinascimento, Bari, Laterza, 1975, pp. 259 e 260) . 2. Bibliografie. Opere generali e varie Tra il 1967 e il 1971 venivano ristampati a Berlino i 56 volumi del repertorio biografico compilato tra '800 e '900, al quale occorre fare riferi­ mento per le informazioni sugli autori del Rinascimento tedesco (Allgemeine deutsche Biographie, Berlin, Dunker & Humblot, 1967-1971). Di piu agevole consultazione sono i 12 volumi della Neue deutsche biographie, pubblicati, sempre a Berlino, dalla Duncker & Humblot a partire dal 1953, che del precedente repertorio sono compendio e aggiornamento. Nel 1979 Denys Hay segnalava la mancanza, già lamentata dal Lutz, «di una qualsiasi rivista in lingua ted�sca espressamente dedicata al Rinascimento, mentre periodici di questo tipo si trovano in Francia (o in Svizzera), negli Stati Uniti e in Italia» (D. HAY, Storici e Rinascimento negli ultimi venticinque anni, in: AA.VV., Il Rinascimento. Interpretazioni e problemi, cit., p. 12). Studi vari sui problemi e sugli autori del Rinascimento in Germania, sono pertanto da cercarsi in questi periodici non tedeschi. Si segnalano, in particolare, le annate 1965-1982 delle riviste "Rinascimento" e "Bibliothèque d'Humanisme et Renaissance". Per un'informazione esaustiva sono invece da vedersi le bibliografie internazionali patrocinate dalla "Fédération internationale des sociétés et instituts pour l'étude de la Renaissance", di cui la prima usci nel 1966 in coincidenza con il terminus a quo della presente rassegna (Bibliographie internationale de l'-

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Humanisme et de la Renaissance, Genève, Droz, 1966, pp. XII-288), e altre via

via s'aggiunsero negli anni successivi.

Tra le opere di carattere generale sul pensiero filosofico tedesco nel Rinascimento, va segnalata la nuova edizione del terzo volume della Storia della filosofia di Karl Vorliinder, uscita nel 1965 a cura di H. Knittermeyer, nella quale l'interesse è concentrato sulle scienze della natura, interpretate secondo un'ottica storiografica marxistico-kantiana, attenuata alquanto nel lavoro revisorio del curatore. Utile l'aggiornamento bibliografico fornito dal Kessler e l'antologia dei testi, alcuni dei quali per la prima volta tradotti in tedesco (K. VoRLANDER, Geschichte der Philosophie, III: Philosophie der Renaissance, Beginn der Naturwissenschaft. Bearb. von H. Knittermeyer. Mit Quellentexten u. bibliograph. Erg. vers. von E. Kessler, Reinbek b. Hamburg, Rowohlt, 1965, pp. 265) . Altre storie della filosofia, utili ai fini di una visione d'insieme del pensiero rinascimentale in Germania, sono quella di W alter Kern, il cui primo volume collega significativamente in un continuum storico la riflessione filosofica dal Rinascimento all'Illuminismo (W. KERN, Ge­ schichte der europiiischen Philosophie in der Neuzeit. 1: Renaissance bis Aujkliirung, Pullach (lsartal) , Verlag Berchmanskolleg, 1961, pp. VIII-248), quella uscita sotto la direzione di Y. Belaval nella serie "Encyclopédie de la Pléiade" (Histoire de la philosophie. Il: De la Renaissance à la révolution kantienne, Paris, Gallimard, 1973, pp. XX-1 142), il terzo volume della mar­ zoratiana Storia del pensiero occidentale, curato da Luciano Malusa (L. M A LUSA, Dall'umanesimo alla controriforma, Milano, Marzorati, 1975, pp. 528), il secondo volume della Storia del pensiero filosofico e scientifico pubblicata da Garzanti nei primi anni '70, opera che accoglie contributi di studiosi con competenze disciplinari diverse ma recepiti in un quadro teorico intenzional­ mente unitario (L. GEYMONAT, Storia del pensiero filosofico e scientifico, II, Milano, Garzanti, 1970), e, soprattutto, il volume settimo della Storia della filosofia, diretta da Mario Dal Pra (AA.VV., Storia della filosofia, VII. La filosofia moderna. Secoli XV-XVII, Milano, Vallardi, 1976, pp. 969) con importanti contributi storiografici di Cesare Vasoli (C. VASOLI, La cultura filosofica dei grandi centri scolastici: da Pietro D 'A illy a Paolo Veneto e Niccolò Cusano, ibid., pp. 59 sgg.; In., Scolastica e Umanesimo nella cultura europea del tardo Quattrocento: Nominalismo e realismo, ibid., pp. 135 sgg.) e di Nicola Badaloni (N. BADALONI, Il platonismo umanistico, pp. 161 sgg.; In., La filosofia della Riforma, pp. 239 sgg.) e una ricca bibliografia. Da segnalare anche la Histoire de la philosophie a cura di François Chatelet, pubblicata in traduzione italiana dal Rizzoli, il cui terzo volume dedica un capitolo al Miintzer scritto da Marianne Schaub (AA.VV., Storia della filosofia. III. La filosofia del nuovo mondo (Cinquecento e Seicento), cap. l; M. S CHAUB, Tho­ mas Milntzer: la nuova immagine di Dio e il problema del fine della storia, pp. 7-21) e un altro alla immagine del mondo da Cusano a Bruno, scritto da Hélène Védrine (H. VÉDRINE, La nuova immagine del mondo da Nicola Cusano a Giordano Bruno, ibid., pp. 22-40) . Ampio spazio alla storia delle idee, alla letteratura, alle arti e alle istituzioni della cultura è accordato dai volumi della New Cambridge Modern History, pubblicata in traduzione italiana dal Gar.

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zanti, della quale si segnalano, per il periodo e per l'area geografica di cui si fa qui discorso, taluni saggi compresi nei volumi I e II, e precisamente la Intro­ duzione al primo volume di Denys Hay (AA.VV., Storia del mondo. l. Il Rinascimento 1493-1520, Milano, Garzanti, 1967, pp. 1-20), i riferimenti alla cultura e alla società in Germania nel secolo XV compresi nel saggio di Hans Baron (H. BARON, La civiltà del XV secolo e il Rinascimento, ibid., pp. 64-99), e in quello di Robert Weiss (R. WEISS, Cultura e scuola (1470-1420), ibid., pp. 126-169), i due capitoli del Rupp sulla Riforma in Germania e in Svizzera (E. G. RUPP, Lutero e la Riforma in Germania fino al 1529; I riformatori svizzeri e le sette. Vol. II La Riforma 1 520-1559, Milano, Garzanti, 1 967, pp. 81-171), le pagine del Payne sugli anabattisti (E. A. PAYNE, Gli anabattisti, ibid., pp. 152-171) e quelle di Denys Hay sulle tendenze intellettuali e sulla scuola universitaria ai tempi della Riforma (D . HAY, Tendenze intellettuali. La cultura e la diffusione del libro, ibid., pp. 464-500; Scuola e università, pp. 537-566) e di Hall sulla situazione della ricerca scientifica (A. R. HALL, La scienza, ibid., pp. 500-536) negli anni della Riforma. Tra gli studi di carattere generale riguardanti l'Umanesimo e il Rinasci­ mento in Germania si segnalano: E. SPENLÉ, La pensée allemande de Luther à Nietzsche, Paris, Armand Colin, 1964, pp. 224; R. R. PosT, The modem devotion. Confrontation with Reformation and Humanism, Leiden, E. J. Brill, 1968, pp. XIV-694; A. MAZZACANE, Scienza, logica e ideologia nella giuri­ sprudenza tedesca del secolo XVI, Milano, Giuffré, 1971, pp. X- 199; A. SCIEGIENNY, De Pétrarque à Luther. Réflexions sur la vision du monde de la Renaissance, "Revue de Synthèse", XCVI, (1975), pp. 225-244; CH. B EARD, The Reformation on the 1 6th century in its relations to modem thought and knowledge, Westport (Cono.), Greenwood Press, 1980, pp. XXVIII-450 (ma è la ristampa della edizione del 1962); S. MASTELLONE, Storia ideologica d 'Eu­ ropa da Savonarola a Adam Smith, Firenze, Sansoni, 1979, pp. 367 (la segnalazione vale, in particolare, per le pagine che trattano di Lutero e di Erasmo) . E, espressamente tematizzata sull'Umanesimo, è la miscellanea di contributi sull'immagine dell'uomo nel classicismo tedesco, promossa con la collaborazione dell'Università di Jena (AA.VV., Philosophie und Humani­ smus. Beitr. zum Menschenbild d. dt. Klassik. In Zusammenarbeit mit. Abt. d. Wissenschaft Publikationen d. Friedrich-Schiller-Univ. Jena (Collegium phi­ losophicum Jenense, 2), Weimar, Bohlau, 1978, pp. 239), nonché quella, assai ampia, pubblicata a Parigi nel 1979, che è la raccolta degli atti del 18° Congresso Internazionale di Tours sul tema specifico dell'Umanesimo tedesco e che dà, con la sua folta messe di relazioni e di comunicazioni, un quadro molto comprensivo delle piu recenti direzioni di ricerca in materia. (AA.VV., L'humanisme allemand, Paris, Vrin, 1979, pp. 727) . Contributi, diretti o indiretti, allo studio del Rinascimento tedesco sono poi da cercarsi negli A tti dei vari convegni su temi e problemi dell'età umani­ stico-rinascimentale: - Les utopies à la Renaissance, Colloque international, avril 1961, Bruxelles-Paris, Presses Universitaires de Bruxelles-Presses Universitaires de France, 1963, pp. 278;

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Le Soleil à la Renaissance. Sciences et mythes, Colloque internatio­ nal, avril 1963, Bruxelles-Paris, Presses Universitaires de Bruxelles-Presses Universitaires de France, 1965, pp. 584; - L'opera e il pensiero di Giovanni Pico della Mirandola nella storia dell'Umanesimo. Convegno internazionale, settembre 1963, vol. l, Relazioni, vol. II, Comunicazioni, Firenze, Istituto Nazionale di Studi sul Rinascimento, 1965, pp. XXIV-234 e 478; - L'univers à la Renaissance, Microcosme et macrocosme, Colloque international, octobre 1968, Bruxelles-Paris, Presses Universitaires de Bru­ xelles-Presses Universitaires de France, 1970, pp. 182; - Atti del Convegno di Storia della Logica, ottobre 1972, Padova, Liviana, 1974, pp. 292; - Platon et Aristote à la Renaissance, Colloque lnternational de Tours, Paris, Vrin, 1976, pp. 588; - Avant, avec, après Copernic. La représentation de l'univers et ses conséquences épistémologiques, Semaine de Synthèse, juin 1973, Paris, Blan­ chard, 1975, p. 439. E, tematizzati su due autori fondamentali per la storia del Rinascimento tedesco: - Nicolò Cusano agli inizi del mondo moderno, Congresso internazio­ nale, settembre 1964, Firenze, Sansoni, 1970, pp. XXVIII-547; - Nikolaus von Kues in der Geschichte des Erkenntnisproblems, Atken des Symposions in Trier, Oktober 1973, Mainz, Matthias-Griinewald, 1975, pp. 287; - Colloquia Erasmiana Turonensia, voll. 2, Paris, Vrin, 1972.

3. Edizioni di opere e studi particolari Il Lutz, illustrando lo schema della sua monografia, scrive che la man­ canza «di un sufficiente principio di classificazione costringe ad effettuare uno studio dell'Umanesimo e del Rinascimento in Germania basato su elementi biografici e imperniato sulla scelta di un ristretto numero di pensatori parti­ colarmente rappresentativi)) (H. LUTZ, Umanesimo e Rinascenza, cit., p. 661 ) . Ora per le informazioni biografiche sugli autori d a lui antologizzati è ancora da fare riferimento ai repertori di cui al precedente paragrafo, e il «principio di classificazione)) (posto che abbia fondamento teorico) non caratterizza, certo, la letteratura critica negli anni '65-'80, in cui è evidente la preferenza accordata ai contributi particolari. Nelle pagine che seguono essi saranno segnalati man­ tenendo la scansione cronologica del Lutz, ma inserendo anche nei vari scom­ parti le notizie relative alle edizioni recenti di taluni autori, nel convincimento che una rassegna di iniziative editoriali è, ovviamente, storia esterna, ma che può contribuire a far luce sugli orientamenti storiografici prevalenti in un certo periodo, dato che le scelte non sempre obbediscono alle leggi del mer­ cato.

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a) Tarda Scolastica. «Devotio Moderna>>. Influenza italiana Nella cultura tedesca degli ultimi decenni del Quattrocento la compo­ nente «piu forte» era l'occamismo «con le sue particolari implicazioni teolo­ giche e morali, con la sua intima forza eversiva e polemica» e, quindi, espri­ mente il «profondo disagio politico, economico e sociale che colpiva tutte le classi tradizionali della società germanica» avversa «all'avido predominio della Curia romana», mentre «altrove la lezione di Ockham era stata sviluppata soprattutto sul terreno della ricerca logica o della discussione critica dei fondamenti della fisica peripatetica» (C. V ASOLI, Scolastica e umanesimo nella cultura europea del tardo Quattrocenio, in Storia della filosofia, VII, cit., p. 153) . La personalità piu rappresentativa di questo occamismo teologico è Gabriel Biel. Su di lui si segnalano il volume dello Schrama (M. SCHRAMA, Gabriel Biel e n zijn leer over de alleheiligste drievuldigheid volgens het eerste boek van zijn Collectiorum, Miinchen, Verlag der Bayerischen Akademie der Wissenschaften, 1981, pp. XXX-285) e il saggio di Desharnais (R. DESHARNAIS, Gabriel Biel. Last or distinguished among the schoolmen?, "Studi Internazio­ nali di Filosofia", X, (1978) , pp. 51-58) . La tradizione della «Devotio Moder­ na», nella sua specificità religiosa e nel suo significato di apertura alle istanze dell'Umanesimo, è stata oggetto di vari contributi. Fondamentale l'ampio studio del Post (R. R. PosT, The modern devotion. Confrontation with Refor­ mation and Humanism, Leiden, Brill, 1968, pp. XIV-694) . A proposito del­ l'influenza italiana scrive Denys Hay che in «nessun altro luogo i valori italiani trovano all'inizio un'accoglienza piu pronta che in Germania » e, a spiegazione del fatto in sé alquanto strano data la tradizionale avversione tedesca per la Curia Romana, lo storico adduce la difficoltà che incontravano gli scrittori nell'uso della lingua tedesca e, quindi, il loro «interesse per il latino umani­ stico», «i rapporti commerciali della Germania meridionale con le città italia­ ne» e soprattutto il fatto che, grazie agli studia humanitatis, «l'umanista tedesco studiava le antiche tradizioni del suo paese con spirito nuovo e sco­ priva nella Germania di Tacito quanto bastava per colorire il suo interesse per i classici di quel fervore per le ricerche locali che ispirava gli studiosi italiani» (D. HAY, Storia del mondo moderno, I, cit., Introduzione, p. 18) . La storia di questa penetrazione in Germania dell'Umanesimo italiano prende avvio dal Petrarca e la copiosissima letteratura critica prodotta in occasione del VI centenario della morte (1374-1974) ha mostrato la sua centralità nella storia dell'Umanesimo europeo, nel senso che egli, con lucida consapevolezza, riusci a «spostare risòlutamente la sua attenzione e il suo impegno dalle speculazioni teologiche e metafisiche o dalle indagini scientifiche e tecniche agli interessi morali e sociali il cui centro è l'uomo » (V. BRANCA, Petrarca nel sesto cente­ nario, "Il Veltro", 1-3, [1974] , pp. 7-16) . Di questa storia un capitolo di grande significato è stato la ricostruzione della sua bibliotecà, promossa dal Billano­ vich attraverso il recupero dei «libri studiati e annotati dal giovane Petrarca e dai suoi amici» (G. BILLANOVICH, Petrarca e il Ventoso, "Italia Medioevale e Umanistica", IX, [1966] , p. 398) . Per quanto attiene alla Germania si segnala­ no gli studi del Sottili sui codici petrarcheschi in essa presenti (A. SoTTILI, I

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codici del Petrarca nella Germania Occidentale, "Italia Medioevale e Uma­ nistica", X, [1967], pp. 41 1-491; XI, [1968] , pp. 345-448; XII, [1969] , pp. 335-476; XIII, [1970], pp. 280-467; XIV, [1971], pp. 312-402; XV, [1972], pp. 360-423). b) Il primo periodo dell'Umanesimo e del Rinascimento Escluso dalla presente rassegna il Cusano, per la ragione «esterna ,, che è stato oggetto di trattazione particolare, si segnalano gli studi riguardanti Ro­ dolfo Agricola, la cui > e la «methodus», ben vive nelle università inglesi, sono importanti per chi voglia storicamente comprendere i grandi pensatori inglesi del '600 e '700, a partire da Bacone, la cui formazione culturale si compie proprio nel milieu accademico del tardo Cinquecento. Al riguardi si segnala la monografia baco­ niana di Lisa }ardine (L. }ARDINE, Francis Bacon. Discovery and the A rt of Discourse, Cambridge, Cambridge University Press, 1974, pp. VIII-267), la quale - scrive il suo recensore Cesare V asoli - ha voluto considerare «I' opera di Bacone sullo sfondo dell'insegnamento cinquecentesco della "dialettica" e di quei testi attraverso i quali i giovani colti venivano in contatto con i metodi ed i problemi dell'indagine logica e dell'ordinamento del discorso» (C. VASOLI, ree. a Francis Bacon, cit., "Rivista critica di storia della filosofia", XXXIII, (1978), p. 252) . Della stessa Jardine è da vedersi il saggio sull'insegnamento della dialettica nella Cambridge del XVI secolo (L. JARDINE, The place of dialectic teaching in sixteenth-century, "Studies in the Renaissance" - New York -, 21, (1974), pp. 3 1-62) . Un nuovo filone dell'indagine sul Rinasci­ mento inglese, è quello avviato dalla Y ates con il suo studio sugli elementi occultistici e cabalistici presenti nella cultura dell'età elisabettiana (F. A.

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YATES, Cabbala e occultismo nell'età elisabettiana, trad. it. di S. Mobiglia, Torino, Einaudi, 1982, pp. XI-240 ed. orig.: The occult Philosophy in the Elizabethan Age, London, Routledge & Kegan Paul, Ltd, 1979), la quale ­ scrive l'autrice nella Introduzione >, in: Cabbala e occultismo, cit., pp. 1 19-1 37), dove l'autrice compie il tentativo di collocarne il pensiero «all'interno della storia della filosofia oc­ culta, secondo le linee tracciate» nel suo libro (ibid., p. 119). Il saggio-antologia di Robert Weiss chiude con Richard Hooker. Su di lui si segnala la seguente edizione delle opere: R. HOOKER, The works of that leamed and judicious divine: Mr. Richard Hooker, with an account of his life and death by lsaac Walton, Arranged by John Keble, 7th ed. rev. by R. W. Church and F. Paget, New York, Burt Franklin, 1970, voli. 3 . Circa i contri­ buti critici si ricordano le pagine dello H ill (V. S. HILL, Hooker's ccPolity>>: The Problem of the cc Three Last Books>>, "Huntington Library Quarterly", XXXIV, (19701 71), pp. 317-336) , quelle di Paolo Rossi (P. Rossi, Francis Bacon, Richard Hooker e le leggi della natura, "Rivista critica di storia della filosofia", XXXII, (1977), pp. 72-77) e, per un orientamento generale, quelle di Salvo Mastellone, nel capitolo La ragion di Stato ecclesiastica: Botero, Hooker, Campanella della sua «storia ideologica d'Europa» (S. MASTELLONE, Storia ideologica d'Europa da Savonarola a Adam Smith, Firenze, Sansoni, 1979, pp. 148-153). ·

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La filosofia di Lutero

Una sintesi ragionata della Forschung su Lutero, sia pure essenziale e filosofica, comporta non pochi ed inevitabili problemi di scelte, non sempre facili, data l'ampiezza del materiale a disposizione. Soprattutto in un tempo in cui la figura del Riformatore e la sua opera, a lungo vivacemente discusse; sono ora al centro di nuove attenzioni per via del 450 ]ahrestag der Reformation (1967), del Luther-]ubiliiumsjahr (1983) e del Concilio Vaticano II, dopo il quale si è aperta una nuova dimensione interconfessionale e, quindi, nuove prospettive di indagine scientifica (cfr. W. VON LOEWENICH, Evangelische und katholische Lutherdeutung der Gegenwart im Dialog, in "Lutherj ahrbuch", 34, 1967, pp. 60-89; K. LEHMANN, Luther in der modernen katholischen-sy­ stematischen Theologie, in P. MANNS, Zur Lage der Lutherforschung heute, Wiesbaden, Franz Steiner Verlag, 1982, pp. 79-89) . Per non parlare del fatto che, da parte marxista, nella DDR e in Russia, è venuta fuori tutta una serie di studi che trattano l'argomento da un'ottica marxista-leninista (cfr. H. G. KocK, Luthers Reformation in Kommunistischer Sicht, Stuttgart, Quell-Verlag, 1967 e R. WOHLFEIL, Das wissenschaftliche Lutherbild der Gegenwart in der Bundesrepublik Deutschland und in der Deutschen Demokratischen Republik. Ein Vergleich, Hannover, Niedersach­ sische Landszentrale fiir politische Bildung, 1982) .

l. BIBLIOGRAFIA GENERALE Opere di Lutero Numerose sono le Luthersgesamtausgaben ed una accuratissima e detta­ gliata panoramica di esse viene offerta dal volume di K. ALAND, Hilfsbuch zum Lutherstudium (redatto con la collaborazione di E. O. Reichert e G. J ordan), Witten, Luther-Verlag, 3 1970. In esso vi si trova anche un elenco cronologico ed un elenco alfabetico degli scritti di Lutero, con le chiavi (Schliissel) per leggere e collazionare le piii. importanti edizioni delle sue opere, apparse fino al 1970. Esse (a prescindere da quelle più antiche e criticamente non tanto

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attendibili ed incomplete, quali: Wittenberger Ausgabe del l5 39-l559, ]enaer Ausgabe del 1555-1558, Altenburger A usgabe del 1661-1664 e Leipziger Ausgabe del l729-l734) sono: Weimarer Ausgabe ( WA ) . Iniziata nel 1883 a Weimar presso l'editore Hermann Bohlau e riprodotta fotomeccanicamente dal 1964 in poi, è la piu ampia e la piu importante tra gli Opera omnia e per certi aspetti ancora la piu attendibile. Si suddivide in: Schriften (58 voli.); Briefwechsel (13 voli .); Tischreden (6 voli.) ; Deutsche Bibel (12 voli.); e non è ancora conclusa l'edizione degli Schriften, per la quale si prevede il completamento entro breve tempo. Qui è particolarmente importante rilevare che dovrà essere pubblicato il WA 59 che contiene le tesi filosofiche di Lutero relative alla Heidelberger Disputation. All'inizio le opere di Lutero vi erano raggruppate in ordine cronologico, ma poi con la scoperta di nuovi manoscritti non si è potuto piu osservare rigorosamente tale sistema, perciò per un buon uso di essa è neces­ sario ricorrere al volume citato di K. Aland. Infine, per alcuni scritti quali Psalmenvorlesung è prevista una nuova edizione e questo sarà l'unico caso di una riedizione all'interno della WA (per questi ed altri problemi cfr. B . LOHSE, Zur Lage der Lutherforschung heute, in P. MANNS, Zur Lage der Lutherfor­ schung heute, op. cit., pp. 1 1-15; H. JUNGHANS, Erwartungen an das Gesam­ tinhaltsverzeichnis der Weimarer Lutherausgabe, in "Lutherjahrbuch", 49, 1982, pp. 133-1 39; K. H. ZUR MVHLEN-K. LXMMEL, Das Register der Weimarer Lutherausgabe, in "Luther", 50, 1979, pp. 138-147). Erlanger Ausgabe (EA). Con un totale di 124 voli., di cui 64 costituiti da scritti in tedesco, 38 da scritti in latino e 18 dall'Epistolario, è la piu impor­ tante edizione completa dopo la WA. Come edizione critica presenta l'incon­ veniente di dividere gli scritti latini da quelli tedeschi e di offrire dei testi non sempr; attendibili. E stata stampata ad Eriangen (Veriag Cari Heyder) e Frankfurt (Verlag Cari Heyder und Zimmer) dal 1826 al l886. Walchsche Ausgabe ( Walch) . Uscita per iniziativa di J. G. Walch negli anni 1740-1753, presentava innovazioni quali la traduzione degli scritti latini di Lutero in tedesco tuttora utilizzata. Negli anni 1880-1910 se ne è avuta una seconda edizione a St. Louis, M o., Concordia Publishing H ouse. Uno dei suoi maggiori pregi è la edizione di testi della Riforma altrove difficilmente repe­ ribili. La sua utilità scientifica, comunque, in quanto offre soltanto la tradu­ zione tedesca degli scritti latini di Lutero e della Riforma, risulta limitata. Cleme'nsche (Cl) o Bonner (Bo A) A usgabe. Edita dal l912 al l933 da O. Clemen, e curata anche da A. Lietzmann, si rifà con i suoi otto volumi di opere scelte di Lutero, alla WA. Ha un ottimo apparato critico, anche se a volte breve, ed ha avuto varie riedizioni. Per la traduzione dei testi di questa Antologia ci si è serviti di essa, perciò ne diamo le caratteristiche principali. I singoli volumi comprendono: l) Schriften und Sermonen der ]ahre 1 5 1 7-1520 (1912; 61966) ; 2) Schriften der ]ahre 1 520-1 524 (1912; 61967); 3) Schriften der Jahre 1524-1 528 (1913; 61966); 4) Schriften aus verschiedenen ]ahren zwischen 1529 und 1545 (19 13; 61968) . Tutti e quattro questi volumi sono stati editi da O. Clemen. 5) Derjunge Luther, a c. di E. Vogelsang (1913; 3 1963); 6) Luthers Briefe, a c. di H. Riickert (1933; 3 1966); 7) Luthers Predigten, a c. di

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E. Hirsch (1932; 3 1 962) ; 8) Luthers Tischreden, a c. di O. Clemen (1 930; 31962). Infine, suo pregio principale è quello di offrire i testi di Lutero senza riduzioni. È stata stampata a Bonn (A. Marcus und E . Webers Verlag) e a Berlino (Verlag W. de Gruyter) . Munchener Ausgabe (Mii). Ha già avuto tre edizioni ( 1914 sgg.; 1934 sgg.; 1948-1965), è a c. di H. H. Borcherdt e G. Merz. L'edizione del 1948-1965 è uscita a Miinchen presso la casa editrice Chr. Kaiser Verlag. Consta di 6 voli. di testi scelti e 7 voli. integrativi ed è la piu ampia edizione in lingua tedesca delle opere di Lutero con testi in caratteri moderni e commenti, a volte, ottimi. Luther Deutsch (LD) . A c. di K. Aland, viene edita a Stuttgart (Ehren­ fried Klotz Verlag) e Gottingen (Vandenhoeck und Ruprecht), 1957 sgg .. È composta da lO voli. di testo e 3 voli. integrativi, di cui 2 ancora in prepara­ zione, ed è interessante soprattutto per la modernizzazione completa del testo tedesco, il Gesamtsregister e un Lutherlexicon, che purtroppo si limitano all'Ausgabe in questione. Calver Lutherausgabe. Si tratta di una edizione, tra le piu recenti, repe­ ribile anche in formato tascabile e, quindi, accessibile ad un vasto pubblico. Nei primi lO voli. offre una scelta degli scritti di Lutero, mentre negli ultimi due (voli. 12 e 13) una Lutherbibliographie a c. di H. Fausel. È stata stampata a Miinchen e ad Hamburg dalla casa editrice Siebenstern Taschenbuch V erlag, 1964-1968. Martin Luther Studienausgabe. Dal l979, nella DDR, esce a c. di H. U. Delius una edizione in 6 voli. che tiene conto delle piii recenti ricostruzioni critiche dei testi di Lutero. Essa comprende anche un glossario tedesco, rela­ tivo al periodo della Riforma, e una scelta di scritti che si stacca dalle consuete e similari edizioni perché non ripropone i soliti testi ma altri di rilevante importanza e finora scarsamente presi in considerazione. La casa editrice è la Evangelische Verlagsanstalt, Berlin, 1979 sgg .. American Edition of Luther's Works (A m) . Tra le edizioni in lingua straniera è senz'altro quella di maggior prestigio, con i suoi 55 voli. a c. di J. Pelikan (voli. l-30) e H. T. Lehmann (voli. 3 1-55), St. Louis, Concordia Publishing House e Philadelphia, Fortress Press (formerly Muhlenberg Press) . Contiene un importante commento, in particolare per quanto riguarda i volumi di lettere scelte di Lutero, ed è tuttora in preparazione. In Italia ben poche sono le traduzioni delle opere di Lutero e si limitano ad offrire brani scelti. Un elenco è reperibile in V. VINAY, La Riforma Protestante, Brescia, Paideia, 2 1 982. Sussidi vari Mancano lessici complessivi sugli scritti latini e tedeschi di Lutero e non esiste un Lutherworterbuch, comunque ci sono alcuni utili strumenti di lavoro quali: A. GOETZE, Frilneuhochdeutsches Glossar, Berlin, Verlag V. de Gruyter, 7 1971; J. E RBEN, Grundzilge einer Syntax der Sprache Luthers. Vorstudien zu

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einer Luther-syntax, zugleich ein Beitrag zur Geschichte der deutschen Hochsprache und zur Klarung der syntaktischen Grundfragen, Berlin, Aka­ demie, 1954; W. MOLLER-F. ZARNCKE, Mittelhochdeutsches Worterbuch, Leipzig, 1854-1886 (ristampato a Hildesheim, Olms, 1963) ; PH. D IETZ, Wor­ terbuch zu Dr. Martin Luthers deutschen Schriften, Leipzig, 1870-1872 (ora Hildesheim, Ohns, 1963), non è molto attendibile e non considera la produ­ zione giovanile di Lutero. Per un giudizio sintetico su questi sussidi filologici cfr. B. STOLT, Germanistische Hilfsmittel zum Lutherstudium, in "Luther­ jahrbuch", 49, 1979, pp. 120-135. Sussidi bibliografici Vari sono i sussidi bibliografici utili ai fini di un approccio a Lutero e al periodo della Riforma nel suo insieme. In Italia una selezione è reperibile in M. BENDISCIOLI, Lutero, in Enciclopedia Filosofica, vol. 5, Firenze, ed. Sanso­ ni, 1979; M. L. CRESPI, La storiografia italiana contemporanea di fronte a Martin Lutero, in "La Scuola Cattolica" (supplemento bibliografico) , 100, 1972, pp. 134-160. Ma soprattutto dai contributi di V. VINAY (La Riforma Protestante, op. cit., pp. 437-52 1; Lutero e il luteranesimo nel giudizio della cultura italiana negli ultimi quarant'anni, in "Protestantesimo", 7, 1952, pp. 97-119; Lutero in Italia, in "Protestantesimo", 1 1, 1956, pp. 164-179; Nuovo orientamento nell'indagine cattolica su Luterb?, in "Protestantesimo", 17, 1962, pp. 158-1 78) si desume l'incremento bibliografico verificatosi in Italia negli ultimi decenni, a dire il vero ben scarso se rapportato a quello di altri paesi come Stati Uniti, Francia, Inghilterra, Germania (per un bilancio, della bibliografia contemporanea su Lutero, a livello internazionale, cfr. il "Lut­ herjahrbuch", 44, 1977, tutto dedicato alla discussione della Lutherforschung attuale) . E il lettore se ne può rendere conto rifacendosi anche ai vari "Archiv fiir Reformationsgeschichte", "Theologische Literaturzeitung", "Arbeiten zur Geschichte und Theologie des- Luthertums", "Lutherjahrbuch", "Luther", "Protestantesimo", "The Sixteenth Century Journal", che sono riviste piu o meno direttamente impegnate nella Lutherforschung e spesso offrono anche ampie e valide rassegne in merito. Altre fonti, utilissime perché preparate da specialisti di varie nazioni (per l'Italia V. Vinay e J. Vercruysse), sono la Lutherbibliographie, pubblicata e aggiornata annualmente dal «Lutherjahr­ buch)) (organo internazionale della Luthergesellschaft, stampato a Gottingen dalla editrice Vandenhoeck und Ruprecht) ; poi D. BAKER (a c. di), The Bibliographie of the Reform: 1450-1 648, Oxford, Blackwell, 1975, che si limita a prendere in considerazione solo le pubblicazioni uscite in Inghilterra e in Irlanda dal l955 al l970; e ancora, a cura della Commission lntemationale d'Histoire Ecclésiastique Comparée au sein du Comité Intemational des Sciences Historiques, Bibliographie de la Réforme: 1450-1 648, per le opere apparse dal l940 al l955; fase. l: Germania e Paesi Bassi (a c. di G. Franz e a.), Leiden, E. J. Brill, 2 1961; fase. 2: Belgio, Svizzera, Norvegia, Danimarca, Irlanda, USA (a c. di L. E. Halkin e a.), Leiden E. J. Brill, 1961; fase. 3: Italia,

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Spagna, Portogallo (a c. di P. Brezzi, E. Dupré-Theseider e a.) , Leiden, E. J. Brill, 1961; fase. 4: Francia, Inghilterra, Svizzera (a c. di J. Quequiner e Chr. Floquet-Duparc), Leiden, E. J. Brill, 1 963; fase. 5: Polonia, Ungheria, Ceco­ slovacchia, Finlandia, Leiden, E. J. Brill, 1965; fase. 7: Scozia (opere apparse dal 1940 al 1960), Leiden, E. J. Brill, 1970; fase. 6: Austria, Leiden, E. J. Brill, 1967. Per l'Austria e i paesi del Sud-est europeo si può consultare anche P. E. BARTON, Beitriige zu einer Bibliographie zur Geschichte des Protestantismus in Osterreich und SUdostmitteleuropa, Wien, 1973-1974; per la Germania, inoltre, K. ScHOTTENLOHER, Bibliographie der deutschen Geschichte im Zei­ talter der Glaubensspaltung 151 7-1585, Leipzig, 1933-1940 (in 6 voli.) - ora stampato a Stuttgart, Hiersemann, 1956-1958, con l'aggiunta di un settimo vol. di continuazione, che comprende Das Schriftum von 1 938-1 960, a c. di U. Thuerauf, Stuttgart, Hiersemann, 1962 sgg. - e G. WOLF, Quellenkunde der deutschen Reformationsgeschichte, 3 voli., Gotha, 1915-1923 (ristampato a Hildesheim, Olms, 1965) . Altre bibliografie, in genere non aggiornate, offrono le voci Lutero in Realencyclopiidie fur protestantische Theologie und Kirche, Leipzig, 1902, vol. XI, pp. 720-756 (a c. di J. Kostlin); Dictionnaire de théologie catholique, Paris, 1927, vol. IX, coli. 1 146-1335 (a c. di J. Paquier) ; Die Religion in Geschichte und Gegenwart, Tiibingen, 3 1960, vol. III (a c. di Blanke); Enciclopedia Treccani, Roma, 1943, vol. XXI, coli. 692-703 (a c. di A. Pincherle) . Infine sono preziosi gli Atti dei congressi internazionali su Lutero, punto d'incontro e di confronto delle varie ricerche sul Riformatore. Finora se ne sono avuti cinque: L Lutherforschung heute. Referate und Berichte de l. Internationalen Lutherforschungskongresses Aarhaus, 18-23.8. 1 956, a c. di Vilmos Vajta, Berlin, Lutherisches Verlagshaus, 1958; 2. Luther und Melanchton. Referate und Berichte des Zweiten Interna­ tionalen Kongresses fur Lutherforschung, 8-13.8. 1 960, a c. di Vilmos Vajta, Gottingen, Vandenhoeck und Ruprecht, 1961; 3. Kirche, Mystik, Heiligung und das Natilrliche bei Luther. Vortriige des Dritten Internationalen Kongresses fur Lutherforschung ]iirvenpiiii, Finnland, 11-16.8.1 966, a c. di lvar Asheim, Gottingen, Vandenhoeck und Ruprecht, 1967; 4. Luther and the Dawn of the Modern Era. Papers for the Fourth lnternationalen Congress for Luther Research (Saint Louìs, Mo., 22-27.8. 1 971), in Studies in the History of Christian Thought, VIII, a c. di Heiko Obermann, Leiden, E . J. Brill, 1974; 5. Luther und die Theologie der Gegenwart. Referate und Berichte des 5. Internationalen Kongresses Jur Lutherforschung Lund, 14-20.8. 1 977, a c. di Leif Grane e Bernhard Lohse, Gottingen, Vandenhoeck und Ruprecht, 1980. Infine, in occasione del 500 anniversario della nascita di Lutero, se ne dovrebbe avere un sesto nell'agosto del 1983, a Erfurt e sul tema Martin Luther. Werk und Wirkung. Inoltre è uscito un interessante volume, che raccoglie gli Atti di un Symposion d. Vereins fur Reformationsgeschichte, a

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cura di B. MOELLER, Luther in der Neuzeit, Giitersloh, G. Mohn, 1983. In esso sono qui importanti soprattutto i contributi redatti da autori come G. EzELING, Der Kontroverse Grund der Freiheit. Zum Gegensatz von Lutherenthusiasmus und Lutherfremdheit in der Neuzeit, pp. 9-33; G. VOGLER, Martin Luther und die Reformation im Fruhwerk von Karl Marx, pp. 84-103; G. R. ELTON, Luther in England, pp. 121-134; L. GRANE, Luther in Danemark, pp. 135-150; L. SPITZ, Luther in America, pp. 160-177 ecc. Il principale risultato di questo simposio, secondo il Moeller autore di una Bericht ilber die Diskussionen (cfr. op. cit., pp. 299-301), è la constatazione che la Lutherforschung del XX sec. ha cercato di nuovo di riscoprire den theologen Luther, in quanto la «der virkli­ che Luther in der Neuzeit gar nicht gegenwiirtig gewesen sei)) . Tale, comunque, è soprattutto la tesi espressa dallo Ebeling, attorno a cui si è concentrato il dibattito conclusivo del simposio in questione, che è stata «confermata)) e rafforzata da altre «relazioni)) presentate da autori come R. Smend, W. Killy, W. Conze. Poi, nella Repubblica Democratica tedesca è stata edita una Fest­ gabe su M. Lutero, dal titolo: Leben und Werk Martin Luthers von 1525 bis 1546. Festgabe zu seinem 500. Geburstag, Gottingen, Vandenhoeck und Ru­ precht, 1983, 2 Bde., a cura di H. Junghans. Tale Festgabe si ripropone di riprendere le annotazioni critiche di T. KOSTLIN, Martin Luther: Sein Leben und Seine Schriften, S., neubeard. Aufl. fortges. von G. Kawerac, Bd. 2 Berlin, 1903. Cioè intende affrontare la spinosa e complessa questione con l'ausilio di contributi scientifici provenienti da piu di 40 studiosi di Lutero del « Werden des Reformators . . . und zugleich herauszuarbeiten, worin das Reformatorisch e eigentlich bestand)) (op. cit., p. 9) . Il primo Bd. contiene i saggi in questione, mentre il secondo un Abkuzungsverzeichnis, le Anmerkungen, Anschriften, Bildtafeln, Abbildungsvenzeichnis mit Fotonachweis e un Orts-, Personen­ und Sachregister. 2. SCRITTI SULLA FILOSOFIA DI LUTERO Gli inizi Innumerevoli sono stati gli studi dedicati alla dottrina filosofica di Lutero nel corso dei cinque secoli che ci separano da lui, e tratta di articoli, saggi, monografie e trattazioni varie, non agevolmente riconducibili ad una unità di intento e di tematica, in cui si è cercato di scandagliare i piu profondi meandri della filosofia implicita nella teologia luterana, di rispondere alle sue istanze critiche o semplicemente di opporsi ad esse. E ciò sin dai primi anni della Riforma. Basti pensare alle dispute sul De libero arbitrio (1524) o De servo arbitrio (1525), al confronto critico tra le due rispettive posizioni ed alle ripercussioni avutesi con l'insanabile conflitto tra Lutero e Erasmo (cfr. al riguardo gli studi di J. BOISSET, Erasme et Luther. Libre ou serf arbitr�?, Paris, Presses Universitaires de France, 1962; H. J. Mc SoRLEY, Luthers Lehre vom unfreien Willen nach seiner Hauptschrift ((De servo Arbitrio>> im Lichte der biblischen und kirchlichen Tradition, Miinchen, Beitrage zur cJ kumenischen

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Theologie, I , 1967; E . W. KOHLS, Luther oder Erasmus. Luthers Theologie in der Ausenandersetzung mit Erasmus, 2 voll., Basel, Friedrich Reinherdt Verlag, 1972-1978; D. KERLEN, Assertio. Die Entwicklung von Luthers theo­ logische Anspruch und der Streit mit Erasmus von Rotterdam, Wiesbaden, Franz Steiner Verlag, 1976) . Poi al fatto che da parte cattolica si vide nel Riformatore un ribelle e un eretico da combattere e condannare con estrema decisione, al punto che l'allora celebre Facoltà teologica di Parigi, giudican­ dolo un virulentus veterum haeresum innovator, prese drasticamente posizio­ ne contro 104 sue proposizioni, provocando feroci reazioni da parte luterana (per il testo parigino cfr. C Du PLESSIS D'ÀRGENTRt, a c. di, Collectio iudicio­ rum de novis erroribus qui ab initio duodecimi _seculi post incarnationem Verbi ad annum 1632 in Ecclesia proscripti sunt et notati, Paris, 1 728, vol. I, pp. 365 sgg. e vol. II, pp. l sgg.; per una valutazione sintetica ed inquadramento storico cfr. G. Pa. WoLF, Das neuere franzosische Lutherbild, Wiesbaden, Franz Steiner Verlag, 1974, pp. 15-18, con buona bibliografia) . E al fatto che la Curia romana affidò l'incarico prima al cardinale Tommaso da Vio, dettò il Caj etano (Augsburg 15 18) e poi al teologo Johannes Mayr vom Eck (Leipzig 1 5 19) di mostrare l'ereticità e il soggettivismo delle principali tesi sostenute da Lutero - contro la teologia e la filosofia della Scolastica e la cosiddetta via antiqua del tomismo influenzata da Aristotile - nell'intento di ridare il primato ad Agostino ed alla via moderna, iniziata da Guglielmo di Ockam e portata avanti soprattutto dal Biel [per una visione approfondita della problematica in que­ stione cfr. K. V. SELGE, Die Leipziger Disputation zwischen Luther und Eck, in "Zeitschrift fiir Kirchengegeschichte", 86, 1975, pp. 26-40; G. HENNING, Ca­ jetan und Luther. Ein historischer Beitrag zur Begegnung von Thomismus und Reformation, Stuttgart, Calver Verlag, 1966; E. IsERLOH, ]ohannes Eck (1486-1543). Scholastiker, Humanist, Kontroverstheologe, Miinster, Aschen­ dorff Verlags-Buchhandlung, 1981; poi B. LOHSE, Martin Luther. Eine Einfuhrung in sein Leben und sein Werk, Miinchen, Verlag C. H. Beck, 3 1981, pp. 58-59. Per le posizioni cattoliche contemporanee a Lutero ed i loro testi originali cfr. la raccolta, fondata da J. Grevin, ed ora diretta da E . IsERLOH, Corpus Catholicorum. Werke katholischer Schriftsteller im Zeitalter der Glaubensspaltung, Miinster (Westphalen), Aschendorff Verlags-Buchhand­ lung, 1919 sgg.; infine per i provvedimenti pratici e le prese di posizione dell'Inquisizione cfr. E. VAN DER VEKENE, Bibliographie der lnquisition. Ein Versuch, Hildesheim, Olms, 1963] . E, infine, basti ·pensare all'incontro di Heidelberg, in cui il Capitolo dell'Ordine agostiniano - a cui Lutero appar­ teneva - si riuni ed invitò il Riformatore a difendere le proprie tesi teologiche e filosofiche nella cosi detta Heidelberger Disputation (15 18), importantissi­ ma nelle tesi da l a 19 per l'antropologia filosofica Luterana (in merito cfr. l'edizione critica del testo luterano, recentemente migliorata ed edita da J. H. Junghans, in H. U. DELIUS, a c. di, Martin Luther Studienausgabe, vol. l, Berlin-Oest, Evangelische Verlagsanstalt, 1979, pp. 186-218; poi gli studi fondamentali di G. EBELING, Disputatio de homine. Die philosophische Defi­ nition des Menschen. Kommentar zu These 1 - 1 9, Tiibingen, J. C. B . Mohr, 1982), per avere una visione abbastanza chiara di come sin dall'inizio fossero

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discusse e venissero tenute in considerazione le tesi filosofiche di Lutero. La bibliografia che prende in considerazione questi dati ed esamina la importanza avuta nei confronti di Lutero e della Riforma, e le discussioni allora esistenti, dalla via moderna, dal Biel, dalla rinascenza agostiniana del XVI sec. (Grego­ rio da Rimini. . . ), dall'agostiniano Staupitz (padre spirituale di Lutero) mostra tutto questo ampiamente. In proposito cfr. soprattutto gli studi di H. A. 0BERMANN, The Harvest of the medieval Theologie, Cambridge (Massachu­ sets), Harvard University Press, 1963; H. A. 0BERMANN, Werden und Wertung der Reformation, Tiibingen, G. Mohr, 2 1979; L. GRANE, Contra Gabrielem.

Luthers Ausenandersetzung mit Gabriel Biel in der Disputatio Contra Scho­ lasticam Theologiam 1 5 1 7, Gyldendal, Acta Theologica Danica, vol. IV, 1962; L. GRANE, Modus Loquendi Theologicus. Luthers Kampf um die Erneuerung der Theologie (151 5-1518), Leiden, Acta Theologica Danica, XII, 1975; e poi, in particolare su Lutero e la filosofia occa�ista, B. HAGGLUND, Theologie und Philosophie bei Luther und in der occamistischen Tradition. Luthers Stellung zur Theorie der doppelten Wahrheit, Lund, Lunds Universitets Arsschrift N. F. Avd. l Bd. 51, Nr. 4, 1955; C. GIACON, Guglielmo di OcCam. Saggio critico sulla formazione e sulla decadenza della Scolastica, 2 voli., Milano, Vita e Pensiero, 1941 e ancora dello stesso La Seconda scolastica, 3 voli., Milano, Vita e Pensiero, 1946-1950; poi G. MIEGGE, Lutero giovane, Milano, Feltrinelli, 3 1977 (con pref. di V. Vinay); E. ISERLOH, Gnade und Eucharistie in der philosophischen Theologie des Wilhelm von Ockham. Ihre Bedeutung fur die Ursachen der Reformation, Wiesbaden, Franz Steiner Verlag, 1956; riguardo Lutero ed Agostino cfr., in modo particolare, A. NYGREN, A ugustinus und Luther, Evangelische Verlagsanstalt, Berlin, 1958; W. WON LOEWENICH, Von Augustin zu Luther. Beitriige zur Kirchengeschichte, Witten, Luther­ Verlag, 1959; sul neoplatonismo di Lutero A. W. HUNZINGER, Luthers Neu­ platonismus in der Psalmenvorlesung von 15 13- 1 5 1 6, in "Lutherstudien",

Heft l, Leipzig, Deichert, 1906. Con il consolidarsi della Riforma, Lutero acquista un'autorità immensa, cosicché viene a cristallizzarsi e ad essere considerata normativa l'immagine di lui come Dottore della chiesa, �hiamato da D io stesso per intraprendere la Riforma, e una trattazione critica, all'interno delle chiese luterane, della sua teologia e della sua filosofia diventa affatto impossibile (Cfr. B. LOHSE, Martin Luther. Eine Einfuhrung in sein Leben und sein Werk, op. cit., pp. 214-216); mentre, da parte cattolica, con valutazioni diametralmente opposte, lo si considera sempre di piii. come un eretico o un anticristo da anatemizzare. E per lungo tempo tale Lutherbild non è stato messo in discussione, condizionando anche autori per niente inclini ad inserirsi in schematismi di pensiero confes­ sionali (cfr. H. BoRNKAMM, Luther zwischen den Konfessionen: Vierhundert ]ahre katholischer Lutherforschung, in Festschrift Jur G. Ritter, Tiibingen, J. C. Mohr (Paul Siebeck), 1950, pp. 210-231; B. LOHSE, Martin Luther. Eine Einfuhrung in sein Leben und in sein Werk, op. cit., pp. 241-242; O. H. PESCH, Abenteuer Lutherforschung. Wandlungen des Lutherbildes in katho­ lischer Theologie, in "Die neue Ordnung in Kirche, Staat und Gesselschaft", 20, 1966, pp. 41 7-430; O. HEGEMANN, Luther im katholischer Urteil. Eine Wanderung durch vier ]ahrhunderte, Miinchen, Lehmanns Verlag, 1905).

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Il Pietismo Con il Pietismo, e con il giurista e teorico dello stato V. L. VON SECKEN· DORF (1626-1692) autore del Commentarius historicus et apologeticus de Lut­ heranismo seu de Reformatione, la ed. 1688-1692, rist. a Leipzig, 1 964, co­ munque si inizia un processo di revisione critica, filosofico e teologico della Caw;a Lutheri. Ciò provoca una differenziazione del quadro che si ha del Riformatore, al punto che con Spener, Francke, Zinzendorf e Arnold non si può piii parlare di un unico Lutherbild come avveniva nel periodo dell'Orto­ dossia. F. J. Spener ( 1635-1705) , nell'opera Pia Desideria (1675) e in altri testi, si richiama a Lutero per accentuare e dare nuova connotazione ad alcuni aspetti dei concetti di fede e giustificazione, quali l'esperienza, il divenire, la «nuova generazione)) cercando cosi di portare a compimento pensieri già ' presenti nell'ala sinistra della Riforma (im linken Flugel) . Su di lui cfr. H. BRUNS, Ein Reformator nach der Reformation, Leben und Wirken Philipp ]akob Spener, Marburg, Spener-Verlag, 1937; K. ALAND (a c. di), Pietismus und moderne Welt, Witten, Luther-Verlag, 1974; K. ALAND, Spener-Studien, Berlin, Arbeiten zur Kirchengeschichte, 28, 1943. Zinzerdorf, formatosi alla scuola di Pierre Bayle, riassume e riespone tutta la dottrina luterana e della Riforma, utilizzandone i concetti fondamen­ tali in maniera nuova e con notevoli cambiamenti (cfr. in merito soprattutto E. BEYREUTHER, Theologia crucis. Zinzendorf und Luther, nel volume dello stesso Studien zur Theologie Zinzendorfs. Gesammelte A ufsiitze, Neukir­ chen-Vluyn, Neukirchner Verlag, 1962, poi H. RENKEWITZ, lm Gespriich mit Zinzendorfs Theologie: Vortriige aus dem Nachlass, Hamburg, Wittig, 1980) . Gottfried Arnold accusa, nel suo Unparteischen Kirchen und Ketzerhistorie (1699), la chiesa riformata di aver corrotto, a causa della sua collaborazione col potere temporale, l'essenza della fede e cosi la critica che Lutero aveva rivolto a Roma viene ritorta contro la Riforma. E gli scinde Lutero e le sue intenzioni dagli esiti della sua opera, ma tuttavia non gli riconosce la pretesa all'infal­ libilità dottrinale e separa il giovane dal vecchio Lutero. Crolla cosi ogni tentativo di armonizzare le diverse Lutherrezeptionen. E pensatori e movi­ menti successivi non faranno altro che proseguire sulla stessa strada e lacerare ancora di piii l'uniformità avutasi nel pensiero dell'Ortodossia (Cfr. H. STEP· HAN, Luther in den Wandlungen seiner Kirche, Berlin, Alfred Topelmann, 2 1951 e W. ZEEDEN, Martin Luther und die Reformation im Urteil des deut­ schen Luthertum, Studien zum Selbstverstiindnis des Lutherischen Prote­ stantismw; von Luthers Tode bis zum Beginn des Goethezeit, Freiburg, Herder Verlag, 1950, Bd. l, pp. 151-188) .

L 'Aufkliirung Con l'Illuminismo si pongono in nuova luce soprattutto alcuni aspetti della lotta di Lutero contro Roma al fine di vedere in lui un difensore della ragione e della libertà di coscienza, che ha liberato l'umanità dalle cupe

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superstizioni medioevali, da cui prendere le mosse per un ulteriore procedere dell'Aufoliirung. Johann Salorno Semler (1725-1795) fonda il metodo biblico storico-critico e dà forte impulso alle riflessioni circa «l'attualizzazione)) del messaggio evangelico, provocando discussioni esegetiche e di filosofia della religione ancora oggi tutt'altro che sopite (su di lui cfr. G. HORNIG, Die Anfànge der historisch-kritischen Theologie. ]ohann Salomo Semlers Schriftverstandnis und seine Stellung zu Luther, Gottingen, Vandenhoeck und Ruprecht, 1961) . G. E. Lessing (1729- 1781) comprende Lutero alla luce delle sue considerazioni su ragione e fede e mette particolarmente in risalto l'attacco di Lutero contro il Papa, considerato come un atto di liberazione dal giogo della Tradizione, da applicare anche nei confronti del «giogo della lettera)) (Joch des Buchstabens) nell'interpretazione della Scrittura. Con ciò intendendo servirsi dell'autorità di Lutero per affermare il principio della tolleranza e della libertà di coscienza e presentare se stesso come l'esecutore spirituale dell'eredità della Riforma, intesa appunto non alla «lettera )) ma nel suo genuino «spirito)) (Geist) . Su di lui W. VON LOEWENICH, Luther und Lessing, Tiibingen, J. C. B. Mohr (Paul Siebeck), 1960; e dello stesso Luther und.der Neuprotestantismus, Witten, Luther-Verlag, 1963; poi soprattutto E. H I RSCH, Geschichte der neuern evangelischen Theologie, Bd. IV, Giitersloh, G. Mohn, 1952, pp. 120-165; G. FITTBOGEN, Die Religion Lessings, Leipzig, Palaestra, 141, 1923, che è una delle piu complete trattazioni esistenti sul tema: Lessing vi appare come il fondatore del neoprotestantesimo. Poi cfr. anche l'importante saggio di F·. LOOFS, Lessing Stellung zum Christentums, in "Theologische Studien und Kritiken", 86, 1913, pp. 3 1-64, che definisce un'assurdità una teologia di Lessing (cfr. p. 63) . Sul tema specifico Lutero­ Lessing inoltre cfr. H. S. BLUHM, Lessing Stellung zu Luther, in "The Germa­ nic' Review", 19, 1944, pp. 16-35; H . BEINTKER, Luther und Lessing, in "Wissenschaftliche Zeitschrift der Ernst Moritz Arndt-Univ. Greifswald", 4, 1954/1955 («Gesellschaft und sprachwissenschaftliche Reihe))), Nr. l / 2, pp. 8 1-90. Inoltre, tra la letteratura piii recente, J. SCHROEDER, Der "Kampfer" Lessing: zur Geschichte einer Methapher im 2 q. Tahrhundert, in Das Bild Lessings in der Geschichte, hrsg. von H . G. Gopfert, Heidelberg, Schneider, 1981, pp. 93-114 e R. SMENDT, Das Verhaltnis des Pastorensohnes Lessing zu Luther, in B. MOELLER, a cura di, Luther in der Neuzeit, Giitersloh, G. Mohn, 1983, pp. 55-69 I classici tedeschi Verso la fine del 18 sec. acquista sempre maggior consistenza la crescente differenziazione della Lutherrezeption, e soprattutto in autori quali Herder, Hamman, Kant e Goethe. J. G. Herder (1744-1803) vede in Lutero il precur­ sore dell'Aufolarung che ha liberato l'umanità dal pesante giogo del papato e un sostenitore della libertà di coscienza e del libero ed illimitato uso della ragione che ha aperto nuovi spazi alla filosofia (machte der Philosophie Raum) e incarna il concetto di genio allora in voga. Rifiuta, ovviamente, le posizioni

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luterane espresse nel De servo arbitrio. Cfr. su di lui W. VON LOEWENICH, Luther und der Neuprotestantismus, op. cit. , pp. 33-37 e W. E. ZEEDEN, Martin Luther und die Reformation im Urteil des deutschen Luthertum. Studien zum Selbstverstiindnis des lutherischen Protestantismus von Luthers Tode bis zum Beginn des Goethezeit, op. cit., pp. 3 1 7 -350; E. HIRSCH, Geschichte der neuern evangelischen Theologie, Bd. IV, op. cit., pp. 207-247; M. WERNER, Der Protestantische Weg des Glaubens, 2 voll., Bern, Verlag Paul Haupt, e Tii­ bingen, Katzmann Verlag, 1955-1962 . J. G. Hamman (1 730-1788) rimane molto libero nei confronti delle correnti di pensiero del suo tempo e manifesta una maggiore comprensione per tematiche luterane fondamentali, soprattutto contro la visione riduttiva datane dal Razionalismo e da altre correnti filoso­ fiche del tempo (cfr. soprattutto F. Bl.ANKE, Hamman und Luther, in "Lut­ he:rjahrbuch", 1928, pp. 28-55 e E. HIRSCH, Geschichte der neuern evangeli­ schen Theologie, op. cit., pp. 174-181). W. A. Goethe (1749-1832) accoglie le valutazioni positive espresse dall'A ufoliirung a proposito di Lutero, di cui ne apprezza in modo eccezionale la traduzione della Bibbia in tedesco. Ma resta estraneo al pensiero del Riformatore, e sostanzialmente, soprattutto per la sua teologia del peccato e della grazia. Infine subisce molto l'influenza di Arnold dal quale assorbe anche alcuni pregiudizi nei confronti di Lutero (efr. A. RAABE, Goethe und Luther, Bonn, Ludwig Rohrscheid, 1949, ove si cerca di mettere in rilievo l'influenza avuta dalla teologia della croce luterana sul pensiero del Goethe. Il testo, apparso nel Goethesjahr, non ha biblio grafia; poi P. MEINHOLD, Der junge Goethe und die Geschichte des Christentums, in "Saeculum", Heft 2, l, 1950, pp. 196-227 e il recentissimo articolo di U. WERTHEIM, Einige Aspekte der Lutherezeption bei Goethe, in AA.VV., Mar­ tin · Luther und das Erbe der fruhburgerlichen Revolution, Jena, F. Schiller Universitiit, 1983, pp. 135-145) . I. Kant, sembra aver letto di Lutero poche cose oltre al Kleiner Katechismus, ma tra la teologia del Riformatore e la filosofia kantiana, come talvolta è stato osservato, sembra esserci una profonda affinità al punto che Kant è stato definito «Il filosofo del Protestantesimo» (Der Philosoph des Protestantismus) (in merito cfr. F. PAULSEN, Kant der Philosoph des Protestantismus, Berlin, Reuther und Reichard, 1899) . Un tale giudizio resta, per l'odierna critica, problematico; tuttavia, ciò non toglie che, per esempio, la posizione critica kantiana contro ogni metafisica abbia un riscontro formale nel rifiuto luterano di ogni theologiae gloriae e che ambedue gli autori siano contro una metafisica religiosa e speculativa. Poi, il formalismo etico kantiano ricorda il distanziarsi di Lutero da ogni casistica e il rifiuto del legalismo e dell'Eudemonismo etico in Kant rinvia al Riformatore. Per la letteratura piii importante sul rapporto Kant-Lutero, cfr., oltre al già citato Paulsen, E. KATZER, Kants Bedeutungfur den Protestantismus, in "Hefte zur Christliche Welt" (a c. di M. Rade), 30, 1897; R. E uCKEN, Kant und der Protestantismus, in "Die Wartburg", 6, 1904; K. F. NOESGEN, Die Bezeich­ nung Kants als Philosoph des Protestantismus, in "M onatsschrift fiir Stadt und Land" (a c. di Nathusius) 5, 1901; M. GLOSSNER, Kant der Philosoph des Protestantismus, in "Jahrbuch der Philosophie und spekulativen Theologie", 1907 (stamp. a Paderborn); e dello stesso autore Philosophie des Protestanti-

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smus. Eine Apologetik des evangelischen Glaubens, Tiibingen, J. C. B. Mohr, 1917; J. KAFrAN, Kant der Philosoph des Protestantismus, Tiibingen, J. C. B . Mohr, 1904. Poi per gli altri punti di contatto tra Kant e Lutero cfr. l'impor­ tante studio di E. HIRSCH, Luthersrechtfertigungslehre bei Kant, nel volume dello stesso Lutherstudien, Bd. Il, Giitersloh, G. Mohn, 1954; TH. SIEGFRIED, Luther und Kant. Ein geistgeschichtlicher Vergleich im Anschluss an der Gewissenbegriff, Giessen,Topelmann, 1930; H. RusT, Kant und das Erbe des Protestantismus. Ein Beitrage zu der Frage nach der Verhiiltnis von Ideali­ smus und Christentum, Gothas, Klotz, 1928; J. EBBINGHAUS, Luther und Kant, in "Lutherj ahrbuch", 1927, pp. 119-155; B. BAUCH, Luther und Kant, Berlin, Kantstudien 9, 1904; TITIUS, Luthers Grundanschauungen vom Sittlichen, verglichen mit denen Kants, in "Vortriige der theologischen Konferenz zu Kiel", Heft l, Kiel, 1899; E. KATZER, Luther und Kant. Ein Beitrag zur inneren Entwicklungsgeschichte des deutschen Protestantismus, Giessen, To­ pelmann, 1910; in lingua francese soprattutto J. PAQUIER, Le protestantisme allemand. Luther-Kant-Nietzsche, Paris, Blond et Gay, 1 0 1915; poi J. E . SPENLf:, La pensée allemande de Luther à Nietzsche, Paris, A. Colin, 61967 (solo le pp. 1-21 sono dedicate a Lutero); sulle fonti teologiche del Kant cfr. soprattutto lo studio, ampio, con bibliografia e discussione critica degli studi relativi al problema Kant-Lutero, di J. BOHATEC, Die Religionsphilosophie Kants in der ccReligion innerhalb der Grenzen der blossen Vernunft'' mit besonderer Berilcksichtigung ihrer theologisch-dogmatischen Quellen, Ham­ burg, 1938 (ma ora Hildesheim, Olms, 1936); R. MALTER, Das reformatorische Denken und die Philosophie Luthers. Entwurf einer transzendental-pràkti­ schen Metaphysik, Bonn, Bouvier, 1980 e F. LOTZSCH, Venunft und Religion im Denken Kants: lutherische Erbe bei lmmanuel Kant, Koln, Bohlau, 1976. J. G. Fichte (1762-18 14) resta in fondo ancorato al Lutherbild del­ l'Aufoliirung e, per la sua visione del Cristianesimo, influenzato dagli Streitsschriften teologici di Lessing. Infatti, il giovane Fichte in Gesù e Lutero non vede altro che due heilige Schutzgeister der Freiheit (santi numi tutelari della libertà) , la cui opera è st�ta completata da Kant. E d anche il Fichte maturo, per la propria Religionsphilosophie non si richiama a Lutero (cfr. in merito W. VON LOEWENICH, Luther und der Neuprotestantismus, op. cit., p. 24) . Per una bibliografia, E. HIRSCH, Fichtes, Schleirmachers und Hegels Verhiiltnis zur Reformation, Gottingen, Vandenhoeck und Ruprecht, 1930, pp. 125-168; e dello stesso Die idealistische Philosophie und das Christentum, Giitersloh, G. Mohn, 1926; H. BORNKAMM, Luther im Spiegel der deutschen Geistesgeschischte, Gottingen, Vandenhoeck und Ruprecht, 21970, pp. 139 sgg. G. F. W. Hegel (1 770-1832) si può dire che, tra i piii importanti filosofi dell'inizio del l9 sec., è stato quello che piii intensamente si è impegnato nello studio di Lutero. Difatti, conosce il Lutherbild dell'A ufoliirung e proclama la Riforma come «die alles verkliirende Sonne>>, «die Periode des Geistes, der sich als freier weiss, indem er das Wahrhafte, Ewige, an und fiir sich Allge­ meine will», e presenta la propria filosofia come il compimento della Riforma, e se stesso come Retter des Christentums (E . H IRSCH, Die Umformungen des

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christlichen Denkens in der Neuzeit. Ein Lesebuch, Giitersloh, G. Mohn, 1938, pp. 260-302; W. VON LOEWENICH, Luther und der Neuprotestantismus, op. cit., pp. 28-37). Ma la sua comprensione della Riforma e di Lutero è subordinata alla Vorstellung che egli ha del Cristianesimo come unità della natura divina e della natura umana e cosi diventa chiaro il suo distanziarsi da Lutero. Tuttavia non si deve dimenticare, a scanso di equivoci, che la Religionsphilosophie hegeliana è nata e si è sviluppata sul terreno della Riforma e ne ha assorbito elementi centrali quali il Prinzip der Subjectivitiit. Per una bibliografia cfr. in italiano soprattutto E. DE NEGRI, La teologia di Lutero, Firenze, La Nuova Italia, 1967, che è uno studio, già il sottotitolo Rivelazione e Dialettica lo evidenzia, «circoscritto all'opera di Lutero e alle sue immediate risonanze a destra e a sinistra e in particolare intende «esplorare i recessi dove la dialettica venne allevata)) (cfr. pp. X-Xl); poi U. AsENDORF, Luther und Hegel. Unter­ suchungen einer neuen systematischen Theologie, Wiesbaden, Franz Steiner Verlag, 1982; H. Bo RNKAMM, Luther im Spiegel der deutschen Geistesge­ schichte, Gottingen, Vandenhoeck und Ruprecht, 2 1970; W. ELERT, Der Kampf um das Christentum. Geschichte der Beziehung zwischen dem evan­ gelischen Christentum in Deutschland und dem allgemeinen Denken seit Schleirmacher und Hegel, Miinchen, 1921; P. HACKER, Das Ich im Glauben bei Martin Luther, Graz-Wien-Koln, 1966; E. H IRSCH, Fichtes, Schleirmachers und Hegels Verhiiltnis zur Reformation, op. cit.; E. HIRSCH, Geschichte der neuem evangelischen Theologie in Zusammenhang mit den allgemeinen Be­ wegungen des europiiischen Denkens, Bd. IV, Giitersloh, G. Mohn, 1952; I. IUIN, Die Philosophie Hegels als kontemplative Gotteslehre, Bern, Francke, 1946; H. KVNG, Menschwerdung Gottes. Eine Einfilhrung in Hegels theologi­ sches Denken als Prolegomena einer kilnftigen Christologie, Freiburg-Basel­ Wien, Herder, 1970 (con amplissima bibliografia, e apparato critico, e sua discussione critica nel corso del testo); T. KocK, Differenz und Versohnung. Eine lnterpretation der Theologie G. W. F. Hegels nach seiner Wissenschaft der Logik, Giitersloh, G. Mohn, 1967; W. PANNENBERG, Gottesgedanke und menschliche Freheit. Die Bedeutung des Christentums in der Philosophie Hegels, Vortrag beim Hegelkongress in Stuttgart am 14. 7. 1 970, Gottingen, Vandenhoeck und Ruprecht, 1972, pp. 78-113; L. RICHTER, lmmanenz und Transzendenz im nachreformatorischen Gottesbild, Gottingen, Vandenhoeck und Ruprecht, 1955; P. GENZONE, Da Lutero a Hegel, in "Filosofia", 24, 1973, pp. 265-280; L. W HITE BECK, The reformation, the revolution and the resto­ ration in Hegel's political philosophy, in "Journal of the history of philosop­ hy", 14, 1976, pp. 51-62. Il Romanticismo Nel Romanticismo due sono le figure particolarmente importanti per la Lutherrezeption: l. Friedrich von Hardenberg, detto Novalis (1772-1801), che si è occu­ pato di Lutero (dai suoi Fragmenten ricaviamo che ha letto il De servo

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arbitrio) e nel l799 scrive, sotto l'influenza dei Reden di Schleirmacher, Die Christenheit oder Europa, una specie di trattato di filosofia della storia dove

manifesta le sue valutazioni negative riguardo la Riforma e Lutero e propugna una nuova cristianità unita, accusando il Riformatore di non aver fatto altro che delle considerazioni teologiche del tutto arbitrarie sul Cristianesimo e di non averne inteso lo spirito genuino (cfr. H. STEPHAN, Luther in den Wand­ lungen seiner Kirche, op. cit., pp. 60-62 e B. GHERARDINI, La Seconda Rifor­ ma. Uomini e scuole del Protestantesimo moderno, Brescia, Morcelliana, 1964, vol. I, pp. 95-97); 2. F. Schleirmacher (1768-1834), il quale presenta un altro Lutherbild, da cui sono assenti le valutazioni negative della Riforma (cfr. Reden uber die Religion an die Gebildeten unter ihren Verdiichtern del l 799) . N on per niente è stato definito, da parte protestante, Kirchenvater des 1 9 ]ahrhundert. Tut­ tavia in lui, per la risposta al problema dell'essenza del Cristianesimo, Lutero non ha molta importanza ed egli non si è mai confrontato col Riformatore. Difatti Lutero non ha molto da dirgli; ed egli, nelle opere successive, non dimostra maggior interesse verso di lui, ma piuttosto dissenso riguardo il rapporto filosofia e teologia. In Schleirmacher, piii di Lutero, come mostra la Lutherrede der ]ubiliiumsfeier der Berliner Universitiit (1817), hanno mag­ gior rilevanza Zwingli e Bekenntnisschriften. Comunque, un confronto Lute­ ro-Schleirmacher, per poter verificare i punti di contatto, non dovrebbe estendersi solo a questioni di dettaglio ma anche alle loro visioni d'insieme, cosa questa finora mai fatta (importante sui due riformatori è il saggio di P. SEIFERT, Schleirmacher und Luther, in "Luther", 40, 1969, pp. 51-68; poi H. STEPHAN, Luther in den Wandlungen seiner Kirche, op. cit., pp. 60-61 e 69-71; E. HIRSCH, Fichtes, Schleirmachers und Hegels Verhiiltnis zur Reformation, op. cit. ; W. VON LOEWENICH, Luther und der Neuprotestantismus, op. cit., pp. 56-70.

Inizi di una trattazione scientifi:ca di Lutero

Con l'Erlanger Ausgabe, iniziata nel 1826, si hanno per la prima volta tutte le opere di Lutero in edizione critica e viene reso possibile un intensivo e diretto studio del Riformatore, su scala piii vasta. L. von Ranke (1795-1886) dà inizio ad un nuovo modo di trattare Lutero, non piii mediato da scuole filosofiche o indirizzato da motivazioni varie, ma riscoperto direttamente nelle sue fonti, nonostante che lo stesso Ranke mutui criteri storiografici dal Lu­ therbild del Romanticismo. La sua importantissima opera Deutsche Geschichte im Zeitalter der Reformation (l ed. 1839-184 7) segna una svolta in tal senso (cfr., su Rank e Lutero, w. P. FUCHS, Ranke und Luther, in Nachdenken uber Geschichte, hrsg. von G. Berg und V. Dotterweich, Stuttgart, Klet-Cotta, 1980, pp. 82-99; poi A. RITSCHL (1822-1889), Die christliche Lehre von der Recht­ fertigung und Versohnung (1870-1874 l ed.) e Geschichte des Pietismus ( 1880-1886) mette in risalto un'immagine di Lutero destinata ad avere largo seguito. Il Ritschl si distanzia dal Ranke per la sua accentuazione dei punti di

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contatto tra Riforma e teologia del tardo Medioevo, considerando il pensiero luterano come superamento delle posizioni metafisiche e mistiche della Sco­ lastica e rilevando l'influenza avuta su Lutero dal Nominalismo. Per Ritschl, Lutero proclama la libertà e l'autonomia dell'uomo, intese non come, nel­ l'Aujkli.irung, soggettiva autonomia e Vorstufe che conducono alla tolleranza, ma nel senso di libertà della coscienza dalle leggi della natura e della storia. Con ciò non evita i pericoli di un «eticismo,, e sulla scia di Kant mette in evidenza il distanziarsi di Lutero dalla teologia naturale. Si può dire, cosi, che con Ritschl la Lutherforschung acquista per la prima volta pieno significato teologico (in merito cfr. W. VON LOEWENICH, Luther und der Neuprotestanti­ smus, op. cit., pp. 91-1 10; B. GHERARDINI, La Seconda Riforma. Uomini e scuole del Protestantesimo moderno, vol. l, op. cit., pp. 386-416; H. STEPHAN­ M. SCHMIDT, Geschichte der deutschen evangelischen Theologie seit dem deutschen ldealismus, Berlin, Alfred Topelmann, 1960; O. W OLF, Die Haupttypen der neueren Lutherdeutung, Stuttgart, 1938; K. FORSTER, (a c. di), Wandlungen des Lutherbildes, Wiirzburg,. Studien und Bericht der katholi­ schen Akademie in Bayern, 36, 1966. Infine, con TH. HARNACK (1817-1889) , Luthers Theologie mit besonderer Beziehung auf seine Versohnungs-und­ ErlOsungslehre (2 voli., 1862-1886), esposizione d'insieme della dottrina di Lutero tuttora valida ed utilizzata, che si contrappone al Ritschl, accusato di non aver compreso la dialettica luterana di Legge e Vangelo, Grazia e Giudizio, e il fulcro della dottrina sulla giustificazione, si ha lo scontro tra le due Lutherdarstellungen tuttora perduranti nella Lutherforschung: quella del Ritschl che inserisce Lutero nelle correnti di pensiero del suo tempo e quella di Harnack fondamentalmente avulsa dal Sitz im Leben di Lutero e accusata perciò di non tenere conto di Lutero nei suoi riferimenti storici e filosofici con i movimenti di pensiero del tardo Medioevo e degli inizi dell'era moderna (cfr. P. MANNS, Lutherforschung heute. Krise und A u.fbruch, Wiesbaden, Franz Steiner Verlag, 1967; W. B EYNA, Das moderne katholische Lutherbild, Essen, Koinonia, 7, 1969; R. STAUFFER, Le catholicisme à la découverte de Luther. L 'évolution des recherches catholiques sur Luther de 1 904 au: 2m• Concile du Vatican, Neuchatel, Bihliothèque théologique, 1966) . Tra questi autori, artefici di una nuova comprensione di Lutero, si inse­ risce anche L. Feuerbach, anche se in modo del tutto personale. Egli, difatti, espone una propria Lutherdeutung al fine di avvicinare il Riformatore alla propria filosofia ateistica e si impegna a fondo in tal senso, rifacendosi diret­ tamente alle opere di Lutero, soprattutto con Das Wesen des Glaubens im Sinne Luthers. Ein Beitrag zum Wesen des Christentums,, (1844) (in merito cfr. L. FEUERBACH, L 'essenza della fede secondo Lutero, intr., trad. e note a c. di A. Alessi, Roma, LAS, 1981 e dello stesso traduttore L 'umanesimo ateo di Feuerbach di fronte alla dottrina luterana e cattolica, in In Ecclesia, Roma, LAS, 1977, pp. 235-252; poi H. ARVON, Feuerbach et la théologie, in "Revue lnternationale de Philosophie", 26, 1972, pp. 255-363; H. M. BARTH, Glaube als Projection. Eine A usenandersetzung mit Ludwig Feuerbach, in "Neue Zeitschrift fiir systematische Theologie und Religionsphilosophie", 20, 1970, pp. 363-382 e infine C. FABRO, L'avventura della teologia progressis ta, Mila-

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no, Rusconi, 1974). Poi E. Troeltsch (1865-1923) applica i suoi criteri storio­ grafici alla teologia e dà nuovo sviluppo e impulso agli studi su Lutero, oltrepassando con il suo influsso i confini delle scienze religiose. Egli considera il Protestantesimo come un « Ùbergangsgebilde)) tra il Medio Evo e l'era moderna, ma attribuisce a Lutero la colpa di aver rafforzato l'autorità e di aver cosi contribuito a condurre all'Assolutismo; critica la distinzione luterana tra Christperson (persona di Cristo) e Weltperson (persona del mondo), che se­ condo lui ha portato una doppia morale, dagli esiti fatali in Germania. In tal modo, da una parte considera il Protestantesimo come un tardo fiorire del Medio Evo (Nachblilte), mentre da un'altra come una forza che ha dilacerato la cultura e il mondo cristiano (su di lui cfr. W. VON LOEWENICH, Luther und der Neuprotestantismus, op. cit., pp. 130-140; H. STEPHAN, Die heutigen auf­ fassungen vom Neuprotestantismus, Giessen, Vortriige der theologischen Konferenz, 32, 1911; di E. TROELTSCH, Il Protestantesimo nellaformazione del mondo moderno, Firenze, La Nuova Italia, 1974 (trad. a c. di G. Sanna) . Ma è con K. Holl (1866-1926) soprattutto che inizia una Lutherforschung nel vero senso del termine. Egli si occupa in particolare del «giovane Lutero )); e per primo, sia sotto l'aspetto storico che sistematico congiuntamente, indaga a fondo determinate problematiche luterane, con lavori minuziosi, interpre­ tazioni storiche e fondate conseguenze teologiche, ottenendo risultati ancor oggi attuali e densi di rilevanza scientifica. Egli comprende la teologia di Lutero soprattutto come Gewissensreligion (religione della coscienza) e dalla sua scuola sono usciti allievi come E. Hirsch, H. Bornkamm, H. Riickert e altri che hanno condotto ad un rinnovamento del pensiero teologico protestante. Tuttavia anche il quadro che Holl offre di Lutero non è esente da limiti: l'immagine del cattolicesimo, la differenza tra Lutero e la Tradizione e le considerazioni circa la Gewissensreligion sono stati alcuni dei punti piii criti­ cati. Su Holl cfr. J. W ALLMANN, Karl Holl und seine Schule, in "Zeitschrift fiir katholische Theologie", Beiheft 4, 1978, pp. 1-33; delle opere di Holl su Lutero cfr. Gesammelte Aufsiitze zur Kirchengeschichte, Bd. 1-111, Tiibingen J. C. B. Mohr, 7 1948 (il primo �d., che è quello principale su Lutero, è stato riprodotto fotomeccanicamente) .

Il Lutherbild contemporaneo

l. Protestante Dopo Holl la Lutherforschung, in ambito protestante, ha preso una strada diversa da quella battuta dalla scuola e da lui stesso, a causa delle simpatie manifestate nei confronti del Terzo Reich da E. Hirsch, il miglior discepolo di Holl. Soprattutto il Lutherbild di K. Barth (1886-1968), Kirchliche Dogmatik, Ziirich, Evangelischer Verlagshaus, 1932 sgg., deciso critico di Hitler e del nazismo, ha lasciato un profondo segno nella letteratura luterana posteriore. Egli, al contrario di Holl, si rifà massicciamente al «vecchio Lutero )), come nessun altro prima di lui dai tempi dell'Ortodossia. Riguardo al problema Cristianesimo-mondo afferma che quello è il cuore di questo e muove a Lutero

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la critica di non aver evitato il pericolo di una «Eigengesetzlichkeit)) dell'or­ dine della creazione, come anche dello Stato; e, cosi, praticamente, di non aver scongiurato la reciproca lacerazione tra Legge ed Evangelo, Natura e Grazia, «Regno spirituale)) e > [Una valorizza�ione ultima di ogni agire umano, anche del piii infimo] (M. GEIGER, art. cit., p. 241). K. HOLL, Die Geschichte des Wortes Beruf (1924) , in Ge­ sammelte Aufsiitze zur Kirchengeschichte, Bd. III, Tiibingen, J. C. B. Mohr, 7 1948, pp. 189-219, mostra che già in Lutero il concetto di lavoro (Arbeit) acquista nuova connotazione rispetto alla tradizione cristiana, addirittura il significato viene capovolto; A. BIÉLER, La pensée économique et sociale de Calvin, Genève, Georg und Cie, 1959, affronta la stessa problematica in Cal­ vino ed afferma che Calvino condivide «diese Qualifizierung weltlichen Tuns als Vollzug gottlicher Berufung mit Luther... und die Hochschatzung menschlicher Arbeit womoglich noch gesteigert» [Questa qualificazione del­ l'agire nel mondo come compimento della chiamata divina con Lutero ... e, dove possibile, l'alto apprezzamento del lavoro umano ancora di piii eleva] (M. GEIGER, art. cit., p. 241 e A. BIÉLER, op. cit., pp. 392 sgg.), cosicché per la teologia riformata « Weltliches» e « Geistliches» non sono piii separati, ma «unmÌttelbar aufeinander bezog�ne Bereiche» [«Mondano» e «spirituale» non sono piii separati, ma piani immediatamente in reciproco rapporto] (M. GEIGER, art. cit., p. 242). Per una ulteriore bibliografia in merito si possono vedere ancora A. BIÉLER, Gottes Gebot und Hunger der Welt. Calvin Prophet des industriellen Zeitalters. Grundlagen und Methode der Sozialethik Calvins, Ziirich, Polis, 24, 1966; (gli studi del Biéler sono fondamentali ed importanti anche per il fatto che per la prima volta, questo autore, ha analizzato tutti gli scritti ed i passi di Calvino relativi all'etica del lavoro, offrendo la possibilità di confrontare le famose tesi weberiane direttamente con i testi di Calvino); poi l'opera di KLARA VONTOBEL, Das Arbeitsethos des deutschen Protestantismus. Von der nachreformatorischen Zeit bis zur A ufkliirung, Bern, Francke, 1946; sull'etica protestante del lavoro ancora D. KOIGEN, Grundtendenz der libera­ len aristokratischen Ethik. Die ccBerufsethik>> und die drei Formen der natu­ ralischen Moral, in "Archiv fiir Sozialwissenschaften un d Sozialpolitik", 27, 1908, pp. 668-679. Inoltre sono utili i lavori di N. PAULUS, Die Wertung der weltlichen Berufe in Mittelalter, in "Historisches Jahrbuch", 32, 1911, pp.

La filosofia di Giovanni Calvino

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725-755; e A. SALZ, Zur Geschichte der Berufsidee, in "Archiv fiir Sozialwis­ senschaften", 37, 1913, pp. 380-423. Infine, per la comprensione del concetto di lavoro in Calvino, i seguenti brani sono particolarmente importanti e chiarificatori: Corpus Reformatorum, XX, Nr. 4103, specialmente le pp. 298 sgg.; Corpus Reformatorum, VI, pp. 1 3 5 sgg.; Corpus Reformatorum, XVIII, Nr. 3379, in particolare le pagine 436 sgg. Per altri testi del Riformatore di Ginevra, poi, è possibile utilizzare l'opera del Biéler, citata, e cioè La pensée politique et sociale de Calvin, ove si riportano i testi principali che qui interessano. Per una bibliografia italiana cfr. L. CAVALLI, Max Weber e l'etica protestante, in "Rassegna Italiana di Sociologia", 5, 1964, pp. 38 1-405.

ANTONIO RUSSO La filosofia di Ulderico Zwingli

Da secoli la letteratura che gravita su Ulderico Zwingli ha molto spesso espresso su di lui dei giudizi dati con una certa leggerezza. Negli ultimi tempi, comunque, con il rifiorire degli studi sulla Riforma e Controriforma in gene­ rale, poi in particolare su Lutero, Calvino e gli altri Riformatori, si nota un crescente e scientificamente piii. fondato interesse ed una ripresa dei lavori che riguardano Zwingli e la Riforma in Svizzera, come mostrano ampiamente le opere a lui ultimamente dedicate (per una visione generale della letteratura su Zwingli cfr. soprattutto le opere di W. LOCHER, Huldrych Zwingli in neuer Sicht. Zehn Beitrage zur Theologie der Zurcher Reformation, Ziirich-Stutt­ gart, Zwingli Verlag, 1969, pp. 5-6, in particolare per quanto si è detto sopra; poi come panoramica generale F. BtJSSER, Das katholische Zwinglibild. Von der Reformation bis zur Gegenwart, Ziirich-Stuttgart, Zwingli Verlag, 1968; K. GuGGISBERG, Das Zwinglibild des Protestantismus im Wandel der Zeiten, in Quellen und Abhandlungen zur schweizerischen Kirchengeschichte , VIII (vol. IX di tutta la collana), Leipzig, Heinsius, 1934). l. Fonti Le opere di Zwingli sono state pubblicate soprattutto in: Corpus Refor­ matorum, Siimtliche Werke, voll. 88 sgg., Ziirich, Verlag Berichthaus, 1905

sgg. (comunque alcuni volumi sono stati pubblicati a Leipzig e altri a Berlino e poiché diventava difficile, a causa delle numerose sigle utilizzate per designare questa edizione delle opere complete di Zwingli, dal l958 si indicano i testi che la compongono con la semplice sigla Z, seguita dall'indicazione in cifra romana del rispettivo volume da citare); Huldreich Zwinglis Werke, a c. di M . ScHULER e J. SCHlJLTHESS, 8 volumi in lO tomi, Ziirich, 1828-1842, piii. un fascicolo di supplemento pubblicato a c. di G. ScHULTHESS e K. MARTHALER nel l86l (è la prima edizione completa delle opere di Zwingli); Ulrich Zwingli. Eine A uswahl aus seinen Schriften auf das vierhundert jahrige ]ubiliium der Zilrcher Reformation im A uftrag des Kirchenrats des Kantons Zilrich, a c. di G. FINSLER, W. KOHLER, A. RVEGG, Ziirich, 1918 (viene

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denominata Die Kirchenratsausgabe e ha numerosi difetti, tra cui: difetti di traduzione, offre solo alcuni scritti esegetici particolari. Un suo notevole pregio comunque è costituito dal fatto di offrire la Vita Zwinglii di Myconius); Zwingli Hauptschriften, a c. di F. BLANKE, 0. FARNER, 0. FREI, R. PFISTER, Ziirich, Zwingli Verlag, 1940 sgg. (presenta i testi di Zwingli nel tedesco gotico originale, ma con abbondanti spiegazioni linguistiche, e poi i testi latini. Finora, di questa edizione, sono usciti 8 voli. in 11 torni); Huldrich Zwingli. Auswahl seiner Schriften, a c. di E. KDNZLI, Ziirich­ Stuttgart, Zwingli Verlag, 1962 (si tratta di una edizione ridotta e corretta della Kirchenratsausgabe del 1918 che offre in piu una serie di testi intitolata Die Bibel in der Hand des Reformators) . In edizione italiana, per quanto ci risulta, sembra esserci soltanto la traduzione di qualche brano o passo scelto . Anche nelle altre lingue la situazione non è molto rosea. In inglese esistono delle traduzioni di opere scelte, tra cui Selected Works of Huldreich Zwingli, a c. di S. MACAULEY ]ACKSON, Philadelphia, University of Pennsylvania, 1901; Zwin­ gli and Bullinger. Selected translations with introductions and notes by G. W. Bromiley, Philadelphia, The Library of Christian Classics, 1953. 2. Sussidi bibliografici Per quanto concerne i sussidi bibliografici esistenti su Zwingli sono utilissimi i lavori di: G. FINSLER, Zwingli-Bibliographie. Verzeichnis der gedruckten Schriften von und iiber Ulrich Zwingli, Ziirich, Orell Fiissli, 1897 (ristampata con procedimento fotomeccanico a Nieukoop, B. de Graaf, 1968, è un'opera considerata tuttora valida, anche se si limita al 1897. Essa si suddivide in due sezioni: l. Schriften Zwinglis; 2. Schriften iiber Ulrich Zwingli. In totale la seconda sezione raggruppa 1114 titoli, mentre la prima elenca le edizioni delle opere zwingliane a cominciare dal 1600; tuttavia, la disposizione alfabetica del materiale ed una insufficiente elaborazione del Register non ne agevolano la consultazione. A tale difetto, in compenso, rimedia parzialmente la comple­ tezza e l'accuratezza della bibliografia offerta); poi U. G.ABLER, Huldrych Zwingli im 20. ]ahrhundert. Forschungsberichte und annotierte Bibliograp­ hie 1897-1972, Ziirich, Theologischer Verlag, 1975 (il lavoro comprende titoli che vanno dal 1897 al 1972 e si suddivide in due parti: l. Einfiihrung in die Zwingliliteratur des 20. ]ahrhundert; 2. Bibliographie. In piu, i titoli in esso citati vengono brevemente commentati e viene offerta l'indicazione delle eventuali e principali recensioni che si sono avute di essi) ; H . W. PIPKIN, A Zwingli Bibliographie, Pittsburgh (Peno.), The Clifford E. Barbour Library (Pittsburgh Theological Serninary), 1972, presenta, senza commento, com­ plessivamente 1595 titoli di e su Zwingli dal 1897 in poi, anche se cita testi anteriori al 1897; infine ci sono delle bibliografie che si limitano ad una o piu nazioni. Ad esempio, per l'Olanda c'é il lavoro di A. EcKOOF, Zwingli in Holland, in "Zwingliana", 3, 1918, pp. 370-384; per l'Ungheria, L. WEISZ, Die neuere Zwingli-Literatur in Ungarn, in "Zwingliana", 6, 1936, pp. 282-285;

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per i paesi di lingua inglese B. THOMPSON, Zwingli study since 191 8, in "Church History'', 19, 1950, pp. 116-128; poi di nuovo il già citato K. GuGGI· SBERG, Das Zwinglibild des Protestantismus im Wandel der Zeiten, Leipzig, Heinsius, 1934 (esamina in un capitolo finale il periodo storico che va dal 1870 fino ai nostri giorni e prende in considerazione anche i giudizi di teologi e filosofi su Zwingli e la sua opera - cosa questa di notevole utilità per la presente bibliografia) ; R. PFISTER, Das Zwingliforschung seit 1 945, in "Archiv fiir Refonnationsgeschichte", 48, 1957, pp. 230-240; W. KOHLER, Die neuere Zwingli-Forschung, in "Theologische Rundschau", NF., 4, 1932, pp. 329-369 (rassegna ancora valida, nonostante che ce ne siano di piu recenti, che trattano lo stesso periodo di tempo). Altro materiale bibliografico è poi reperibile nelle rassegne generali citate in occasione della trattazione bibliografica di Lutero, Calvino e Riforina in generale. Inoltre, sin dai suoi inizi nel 1897, la rivista "Zwingliana", informa di volta in volta sulla Zwingliforschung e offre delle utili rassegne bibliografiche, delle recensioni e degli articoli su Zwingli. Altra rivista utile che, a scadenza annuale, offre una·piu ampia e valida bibliografia è la «Ziircher Taschenbuch,,. In Italia ora c'è soprattutto l'opera di F. SCIUTO, Ulrico Zwingli. La vita, il pensiero, il suo tempo, Napoli, Giannini, 1980. Per concludere, è doveroso citare G. W. L OCHER, Die Zwinglische Reformation im Rahmen der europiiischen Kirchengeschichte, Gottingen e Zurich, Vanden­ hoeck und Ruprecht, 1979 (opera di notevoli dimensioni che analizza non solo il pensiero di Zwingli, ma anche i suoi rapporti con i principali esponenti culturali del proprio tempo e l'influsso avuto dalla Riforma zurighese in ambito europeo, poiché Zwingli e il suo successore Bullinger intesero la loro opera anche come una azione sociale oltre che teologica ed ecclesiale) . Poi il numero 2, 1983, di "Zwingliana", pp. 97-109, dov.e è apparso un interessante articolo di R. STAUFFER, dal titolo Einfluss und kritik des Herasmismus in Zwinglis "Commentarius de vera et falsa religione " che prende posizione circa la spinosa e dibattuta questione relativa al rapporto Zwingli-Erasmo. 3. La filosofia di Zwingli In riferimento alla filosofia dello Zwingli, che è qui la problematica di fon­ do direttamente tematizzata, sia pure in modo sintetico, e necessariamente ristret­ ta alla presentazione di alcuni punti nodali, una delle questioni fondamentali ancor oggi dibattute è il rapporto Erasmo-Zwingli o Lutero-Zwingli. A seconda che si privilegi l'influenza avuta dall'una o dall'altra delle due personalità che piu hanno determinato il corso della sua vita, si mette in risalto, ovviamente, l'immagine di uno Zwingli umanista o Riformatore. E ciò ha la sua importanza anche filosofica, in quanto l'accentuazione in un senso o nell'altro pone in ombra o valorizza alcune tendenze filosofiche del Nostro, a scapito di altre. Porre Zwingli, ad esempio, piu vicino al mondo e alla mentalità di Erasmo equivale a dire che il centro della sua teologia è la Philosophia Christi o che perlomeno, rispetto a Lutero, egli abbia posizioni filosofiche piu vicine al realismo classico tomista e allo scotismo (cfr. J. M. UsTERI, Zwingli und

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Erasmus. Eine Reformationsgeschichtliche Studie, Ziirich, 1885, il quale si occupa di Zwingli discepolo di Erasmo; poi W. KOHLER, Die neuere Zwingli­ Forschung, in "Theologische Rundschau", NF, 4, 1932, pp. 329-369; e ancora dello stesso autore Das Geistproblem bei Huldrych Zwingli, in "Neue Ziircher Zeitung", Nr. 589, 1932 e Huldrych Zwingli, Leipzig, Koehler und Amelang, 1943, che in un primo tempo aveva sostenuto l'immediata filiazione di Zwingli da Lutero). Mentre se lo si pone accanto, e subordinato, a Lutero allora si afferma che il fulcro e la chiave teologica e filosofica per comprendere Zwingli è la opera dello Spirito Santo (cfr. F. SCHMIDT-CLAUSING, Zwingli, Berlin, De Gruyter Verlag, 1965, p. 83) o la cristologia (J. CoUVOISIER, Zwingli, Genève, Labor et Fides, 21953, p. 51). E allora il linguaggio filosofico e la teologia naturale utilizzata da Zwingli vengono considerati come elementi di cornice subordinati al presupposto che è il Cristo, la rivelazione biblica, e cosi lo si avvicina alle posizione oltre che di Lutero (via moderna, rinascita dell'Ago­ stinismo, occamismo e Biel) anche di Calvino e, ai nostri giorni, di Karl Barth (cfr. V. VINAY, La Riforma protestante, Brescia, Queriniana, 2 1982, pp. 29-30) . Oggi la questione riguardo a tale problematica si è rivelata piii. com­ plessa di quanto ci si aspettava un tempo. Tuttavia, la maggioranza degli studiosi converge nel considerare il Nostro piii. come Riformatore che pone al centro della sua teologia la giustificazione per grazia mediante la fede, pur sotto una spessa coltre di umanesimo che crea non pochi problemi esegetici (Cfr. gli studi di: A. RICH, Die Anfiinge der Theologie Uldrych Zwinglis, Ziirich, Zwingli Verlag, 1949, il quale si stacca dagli studiosi che fanno di Zwingli un seguace di Erasmo e distingue nel Riformatore di Zurigo due periodi: uno influenzato soprattutto dalla Scolastica e l'altro, successivo, pre­ riformatore; su Rich e la sua interpretazione di Zwingli cfr. J. W. LEITCH, in "Scottisch Joumal of Theology", 6, 1953, pp. 443-445; poi J. F. GOETERS, Zwinglis Werdegang als Erasmianer, in M. GRESCHAT e J . F. GOETERS, Refor.­ mation und Humanism. Robert Stupperich zum 65. Geburtstag, Witten, Lut­ her Verlag, 1969, pp. 255-271, considera Zwingli, fino al l5l3, essenzialmente come un teologo «scolastico)) �'indirizzo scotista, con una pietà e una com­ prensione del sacerdozio tipicamente cattolica. Poi afferma che, già prima dell'incontro con Erasmo, Zwingli avrebbe coltivato interessi umanistici, con­ dividendoli con Miconio e Glarean e nel 151 6, con la lettura delle Lucubra­ tiones e dell'Enchiridion militis christiani sarebbe diventato erasmiano e l'i­ nizio della sua attività di predicatore a Zurigo sarebbe stata contrassegnata da tale sua predilezione per le scienze e la mentalità umanistica (per una visione generale della bibliografia anteriore al Concilio Vaticano II, cfr. soprattutto J. V. POLLET, Zwinglianisme, in "Dictionnaire de Théologie catholique", vol. XV, Paris, 1950, pp. 3745-3928, che tratteggia lo status quaestionis della formazione di Zwingli: via antiqua, via moderna, Erasmo, Lutero; poi come letteratura recente G. W. LOCHER, Huldrych Zwingli in neuer Sicht. Zehn Beitriige zur Theologie der Zilrcher Reformation, Ziirich-Stuttgart, Zwingli Verlag, 1969 e dello stesso autore ancora Zwingli und Erasmus, in "Zwinglia­ na", 3, 1969, pp. 37-61, dove si considera, in Zwingli, centrale la cristologia, e filosofia, teologia, politica, ad essa subordinate. E inoltre vi si afferma speci-

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ficamente riguardo al problema Erasmo-Zwingli che: «Das Dauernproblem, das die Namen Erasmus und Zwingli dem Protestantismus versinnbildlichen, ist das Verhaltnis von Bildung und Glaube)) [«Il permanente problema che nel Protestantesimo è simboleggiato dai nomi di Erasmo e Zwingli è il rapporto tra Bildung e fede>>] (G. W. LOCHER, Zwingli und Erasmus, art. cit., p. 59) e che Zwingli «war ein Reformator und ein Humanist... sodann hat er mit seinem reformatorischen Protest das Bildungsziel und die Bildungsaufgabe keine­ swegs abgeschiittelt. Er hat sie aufgenommen und postuliert nunmehr umge­ kehrt die lntegration der Bildung in den christlichen Glauben. Eruditio an­ cilla sapientiae)) [«Era un riformatore e un umanista ... cosicché egli con la sua protesta riformatrice non si è in alcun modo sbarazzato dell'intento educativo e del compito educativo. Egli li ha assunti e d'ora in poi postulato, al contrario, l'integrazione della Bildung nella fede cristiana. Eruditio ancilla sapientiae))] (G. W. LOCHER, art. cit., p. 60). Poi sono importanti anche J. ROGGE, Zwingli und Erasmus. Die Friedensgedanken des jungen Zwingli, Berlin, Evangeli­ scher Verlagsanstalt, 1962 e dello stesso ancora Zwingli und Luther in ihren sozialen Handlungsfelden, in "Zwingliana", 13, 1973, pp. 625-644 e in Italia soprattutto C. CALVETTI, Presupposti e postulati filosofici nel pensiero di Zwingli, in "Rivista di Filosofia neoscolastica", 1957, pp. 27-53; D. CANTIMORI, Zwingli, in "Enciclopedia Treccani", Roma, Istituto Enciclopedico Italiano", 1937, vol. XXXV, 2, pp. 1067-1070. Altro aspetto centrale del pensiero di Zwingli, anche se da lui stesso non affrontato sistematicamente, è quello politico-sociale che tanta importanza ha avuto per la Riforma in Svizzera e per lo stesso Zwingli al punto da condurlo alla morte. Diversamente da Lutero che rifiutava l'uso di ogni forza, sia politica che militare, per portare avanti il rinnovamento religioso, il Nostro difatti affermava: «Das Evangelium von der V ersohnung durch den Gottes­ sohn greift jede Form der Vergotzung des lrdischen an)) [«L'Evangelo, per via della Riconciliazione e tramite il Figlio di Dio, aggredisce ogni forma di divinizzazione del naturale))] (G. W. LOCHER, Huldrych Zwinglis Botschaft, in "Zwingliana", 10, 1958, pp. 591-602, che cita direttamente Zwingli; poi si può consultare ancora G. W. LOCHER, Die evangelische Stellung der Reformatoren zum offentlichen Le ben, Ziirich, Zwingli Verlag, 1950 e J. RoGGE, Zwingli und Luther in ihren sozialen Handlungsfelden, in "Zwingliana", 13, 1973, pp. 625-644). Tant'è vero che già nel 19° secolo, per non parlare di autori prece­ denti, K. B. Hundeshagen, ha visto nel Riformatore zurighese addirittura il fondatore del Protestantesimo politico e, successivamente, E GLI ne ha messo in risalto lo stretto collegamento tra dottrina dello Stato e teologia (K. B . H UN­ DESHAGEN, Beitriige zur Kirchenverfassungsgeschichte und Kirchenpolitik, insbesondere des Protestantismus, Bd. l, 1864, p. 358: «Die politisierende Richtung der reformierten Prinzip ist auf Zwingli zuriickzufiihren)) [«L'indi­ rizzo politicizzante della dottrina riformatrice è da ricondurre a Zwingli)) ] ; E. EGLI, Die zilrcherische Kirchenpolitik von Waldmann bis Zwingli, in " Jahr­ buch fiir Schweizerische Geschichte", 1891; inoltre cfr. W. MOLLER, Zwingli als Staatsmann, in "Zeitschrift fiir Schweizerische Geschichte", 1944, pp. 284 sgg.; ed anche J. V. M. POLLET, Zwinglianisme, in "Dictionnaire de théologie

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catholique", vol. XV, p. 3885: «La sociologie du réformateur est donc un chapitre indispensable de sa théologie,,) , Tale posizione dello Zwingli nei confronti della vita e del pensiero politico è stata variamente valutata e criticata. Alcuni, come P. Burckhardt, si sono opposti duramente ad essa e hanno visto nella morte di Zwingli quasi un segno della contrarietà divina in merito (P. BURCKHARDT, Die Katastrophe der zwinglischen Politik, in "Schweizerische Theologische Zeitschrift", 32, 1909, pp. 269-271 e dello stesso autore ancora Huldrych Zwingli. Eine Darstellung seiner Personlichkeit und seines Lebenswerk, Ziirich, Rascher, 1918, che non è una biografia, ma un'analisi dello sviluppo e dell'esito della Riforma zwingliana a Zurigo e riprende con piu sistematicità le critiche espicitate contro Zwingli nel saggio precedente); altri, come P. MEYER, Zwinglis Soziallehren, Ziirich, Linz a/D, Oberosterreichische Verlagsgesellschaft, 1921 (si tratta di un autore formatosi alla scuola di E. Troeltsch e W. Kohler); B. BROCKELMANN, Das Corpus Christianum bei Zwingli, Breslau, Priebatsch, 1938 e A. FARNER, Die Lehre von Kirche und Staat bei Zwingli, Tiibingen, J. C. B. Mohr, 1930, ne hanno visto i punti di contatto e di differenziazione con il Corpus Christianum medioevale. Infine, per una visione dello status quaestionis attuale, si possono vedere soprattutto: L. VON MURALT, Zum Problem der Theokratie bei Zwingli, in Discordia Concors. Festgabe fur Edgar Bonjour zu seinem 70. Geburtstag am 21 August 1968, Basel-Stuttgart, 1968, Bd. Il, pp. 367-390; R. C. WALTON, Zwingli's Theocracy, Toronto, University of Toronto Press, 1967 (analizza la problematica della teocrazia in Zwingli nei suoi vari aspetti e nelle sue impli­ cazioni politiche e teologiche); A. R ICH, Zwingli als sozialpolitiker Denker, in "Zwingliana", 13, 1969, pp. 67-89 (conclude con valutazioni positive il suo studio riconoscendo a Zwingli il merito di aver scoperto una via media tra giustizia divina e giustizia umana e di aver cercato, per i propri tempi: «aus der Radikalitiit des Glaubens fiir die wahrhaftige Neuordnung von Kirche und Welt eintreten)) [«Dalla radicalità della fede d'introdurre il vero nuovo ordi­ namento di chiesa e mondo))]) . Accanto a queste posizioni ce ne sono, tuttavia, altre che si concentrano sull'influ.enza avuta in Zwingli da vari autori e correnti di pensiero, quali: Stoa, Seneca, Agostino d'Ippona, Tommaso d'Aquino e Pico della Mirandola. Cfr. P. BARTH·A. GOÈDECKEMEYER, Die Stoa, Stuttgart, 1941; W. DILTHEY, Weltanschauung und analyse des Menschen seit Renais­ sance und Reformation, in Wilhelm Diltheys Gesammelte Schriften, Bd. II, Leipzig-Berlin, 1914 (1 1964), per il quale le posizioni centrali di Zwingli risentono fortemente dell'influenza della filosofia di Seneca e Pico della Mirandola, conducendo il Riformatore al panenteismo. Questo si manifeste­ rebbe soprattutto nello scritto De providentia Dei, dove tutta una serie di pensieri viene tratta dallo Stoicismo, Cicerone, Seneca e Pico della Mirandola. Dilthey, comunque, viene, a sua volta, accusato di non essersi preoccupato di prendere in considerazione e di non esaminare il problema dell'influsso avuto in Zwingli dal pensiero biblico e Scolastico (cfr. U . G.A.BLER, Huldrych Zwingli im 20. ]ahrhundert. Forschungsbericht und annotierte Bibliographie, op. cit., p. 61) e prima di lui tuttavia già avevano parlato di panteismo zwingliano E. ZELLER, Das theologische System Zwinglis in seinen Grundzugen dargestellt,

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Tiibingen, J . C . B. Mohr (Paul Siebeck) , 1853 e CHR. SIGWART, Ulrich Zwingli. Der Character seiner Theologie mit besonderer Rilcksicht auf Pico von Mi­ randula, Stuttgart und Hamburg, 1855, p. 227: «Diese Versohnung der End­ lichkeit mit der Absolutheit, der unendlichen Bedeutung des Subjects mit seiner Schlechthinigen Abhiingigkeit von Gott, oder, was auf dass elbe hinau­ skommt, der Gnade mit der Gerechtigkeit, ist der Wahre Sinn des Zwingli­ schen Pantheismus» [«Questa riconciliazione della finitezza con l'assolutezza, dell'infinito significato del soggetto con la sua semplice dipendenza da Dio, o, cosa che non fa alcuna differenza, della grazia con la giustizia, è il vero senso del panteismo zwingliano>>] . Poi anche W. THOMAS, Das Erkenntnis Prinzip bei Zwingli, Leipzig, Hofmann, 1902, cercava di cogliere il punto centrale del pensiero di Zwingli e giungeva alla conclusione che nel Riformatore, sebbene si riscontrino elementi panteistici, non si può parlare di panteismo in quanto: «Die macht der Logik fiihrt ihn zum Pantheismus, aber seine Gesinnung bleibt theistisch» [«La forza della logica lo condurrebbe al panteismo, ma il suo atteggiamento rimane teistico»] (W. THOMAS, op. cit., p. 30) . In merito cfr. anche la recensione di W._ J(OHLER, in "Theologische Literaturzeitung", 28, 1903, pp. 146 sg. Con P. WERNLE, Der Evangelische Glaube nach den Hauptschriften der Reformierten, Bd. II, Zwingli, Tiibingen, J. C. B . Mohr, 1919 e ancora dello stesso Reformatorisch� Glauben und Denken, in "Kir­ chenhlatt fiir reformierte Schweiz", 20, 19013 e Verhiiltnis der schweizerischen zur deutschen Reformation, in "Basler Zeitschrift fiir Geschichte und Alter­ tumskunde", 17, 1918, pp. 227-3 1 5, il pensiero di Zwingli veniva presentato in modo piii differenziato e tenendo presente sia l'influenza di Lutero che delle altre correnti di pensiero sopra menzionate e con F. SALLES, Le Panthéisme et Zwingli, Diss. Théol. Montauban, 1908, accanto agli autori classici quali Seneca, Cicerone, si pongono in risalto anche Agostino d'lppona e Tommaso d'Aquino come autori p�rticolarmente presenti nel pensiero del Riformatore zurighese. Infine in S. RoTHER, Die religiosen und geistigen Grundlagen der Politik Zwinglis. Ein Beitrag zum Problem des christichen Staates, Erlangen, Palm und Enke, 1956, lo scritto zwingliano particolarmente in questione per le posizioni filosofiche di cui qui si parla, e cioè il De providentia Dei, per la prima volta è stato studiato in relazione con le correnti contemporanee a Zwingli. Per studi sulla filosofia di Zwingli posteriori si può consultare CHR. GESTRICH, Zwingli als Theologe. Glaube und Geist beim Zilrcher Reformator, Ziirich-Stuttgart, Zwingli Verlag, 196 7.

ANTONIO RUSSO Gli Anabattisti

Il termine anabattista, dal greco anabaptismos, usato per indicare alcune correnti religiose del XVI secolo, nella letteratura piu recente viene messo in discussione come inadatto e ad esso si preferiscono senz'altro con maggior precisione anche se piu limitate, le denominazioni Hutteriti, Mennoniti, Schweizerische Bruder, ecc. Tuttavia, nonostante le critiche, esso è entrato nell'uso comune, diventando il concetto corrente con cui si è soliti indicare le caratteristiche principali dei movimenti religiosi sopra menzionati e come tale viene largamente utilizzato. Cfr. F. H. LITTELL, Das Selbstverstandnis der Taufer, Kassel, J. G. Oncken Verlag, 1966 (il testo originale è apparso in inglese col titolo The Anabaptist View of the Church, Boston, Starr King Press), p. 10: «In der Tat hat der Begriff sehr geringen W ert und �ird in dieser Untersuchung nur gebraucht, weil er sich in historischen Arbeiten seit langem eingebiirgert hat» [In effetti il concetto ha ben poco valore e viene utilizzato in questa ricerca, perché esso da lungo tempo è diventato di uso corrente in lavori storici] ; poi V. VINAY, La Riforma protestante, Brescia, Queriniana, 2 1982, p. 415: «Il battesimo degli adulti (praticato talvolta anche da gruppi antitrinitari e sociniani) non è sufficiente a qualificare una comunità come anabattista)) . l. Fonti

Elencare, sia pure sommariamente, le opere degli anabattisti in generale, e dei singoli autori in particolare, richiederebbe una trattazione a parte e piut­ tosto voluminosa che non rientra nei limiti di spazio imposti alla presente rassegna bibliografica essenziale e filosofica. Pertanto, qui, si forniscono le indicazioni strettamente indispensabili per ulteriori e piu approfonditi orien­ tamenti in merito. I principali testi degli anabattisti, a cominciare dal 1930, vengono pubblicati nella serie: Quellen zur Geschichte der Taufer, in Quellen und Forschungen zur Reformationsgeschichte, Giitersloh, 1930 sgg. (finora sono stati editi XIII Bde., di cui i primi dalla casa editrice C. Bertelsmann e i piu recenti da G. Mohn), che è uno stumento di lavoro scientifico indispensabile per chiunque

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voglia accedere direttamente ai testi originali. Poi, limitatamente ad aspetti, autori o paesi particolari, ci sono: Quellen zur Geschichte der Tiiufer in der Schweiz, a c. di L. VON MURALT e W. SCHMID, Ziirich, 1952; Spiritual and Anabaptist Writers. Documents Illustrative of the Radical Reformation and Evangelical Catholicism as represented by ]uan de Valdes, Philadelphia, The Library of Christian Classics, 25, 1957 (i testi e i documenti sono curati da G. H. WILLIAMS e A. M. M ERGAL) ; Der Linke Flilgel der Reformation, a c. di H. FAST, Bremen, Sammlung Dieterich, 269, 1962; The Complete Writings of Menno Simons (c. 1496-1561), Translated from the Dutch da L. VERDUIN e H. S. B ENDER, Scottdale, Pa. (Pennsylvania), Herald Press, 1956; Die Geschichtsbucher der Wiedertiiufer in Osterreich- Ungarn, a c. di J. BECK, Wien, Cari Gerold's Sohn, 1883 (ora ristampato a Nieuwkoop, G. de Graaf, 1967); Documenta anabaptistica neerlandica, 2 voli., a c. di A. F. MELLINK, Leiden, E. J. Brill, 1975-1980; Anabaptist Beginnings (1523-1533). A Source Book, a c. di W. R. E STEP ]R., Nieuwkoop, G. de Graaf, 1976; Denck Schriften, a c. di W. FELLMANN, in Quellen und Forschungen zur Reformationsgeschichte, XXVI, Giitersloh (C. Bertelsmann Teil 1 e Teil 2; G. Mohn, Teil 3), 1955-1960. La prima parte (Teil) contiene: Bibliographie von Georg Baring, la seconda: Religiose Schriften; la terza: Exegetische Schriften. Gedichte und Briefe. Inoltre, piu di recente, sono state edite le seguenti opere di anabattisti: Hubmaier Balthasar: Schriften, a c. di G. WESTIN e T. B ERGSTEN, in Quellen und Forschungen zur Reformationsgeschichte, Bd. XXIX, Giitersloh, G. Mohn, 1962; Die Schriften Bernhard Rothmanns, a c. di R. STUPPERICH, Miinster, Aschendorff, 1970. Negli Stati Uniti è in corso di stampa una serie di traduzioni in inglese di Classics of the Radical Reformation, sotto la direzione dell'Institut of Men­ nonite Studies, Elkhart, Indiana, pubblicata a Scottdale, Pa., dalla Herald Press. Finora sono usciti i seguenti volumi( o sono in preparazione) : The Legacy ofMichael Sattler, tr. a c. di J. H. YODER, 1973; The Writings of Pilgram Marpeck, a c. di W. KLAASSEN e WALTER KLAASSEN, Hans Denck, a c. di C. BAUMANN. Infine c'è un elenco completo delle opere di Dirk Philips in Dirk Philips 1504-1568. A catalogue of his printed Works in the University Library of Amsterdam, a c. di M. KEYSER, Nieuwkoop, G. de Graaf, 1975. 2. Sussidi bibliografici

Molti sono i sussidi bibliografici che si occupano di particolari gruppi di anabattisti, ma in generale ora c'è soprattutto il testo di H. J. HILLERBRAND, A

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Bibliography of Anabaptisms 1520-1 630, Giitersloh, G. Mohn, 1962 e Elk­

hardt (Indiana), lnstitut of Mennonite Studies, 1962. È questa un'opera uti­ lissima che elenca gli scritti degli anabattisti, come anche quelli dei loro avversari e inoltre le trattazioni scientifiche che si sono avute sull'anabattismo. Essa si suddivide in tre parti: l. Liinder (pp. 1-55) : vi si elenca, senza alcun commento, la bibliografia apparsa relativamente a singoli paesi quali Svizzera, Austria, Germania, ecc.; Il. Personen (pp. 56-104) : vi si elenca la bibliografia uscita sui singoli autori anabattisti; III. Spezielle Untersuchungen (pp . 105-224) : da pagina 121 a pagina 171 si elencano le Fonti (Quellen) dell'Anabattismo e poi, nel resto del volume in questione, la bibliografia esistente "riguardo a temi specifici. Infine, c'è un Titelregister, un Autorenregister e un breve Nachtrag. Limitatamente a Men­ no Simons c'è la bibliografia di I. B. H oRST, A Bibliography ofMenno Simons, Nieuwkoop, G. de Graaf, 1962; sugli Hutteriti si può consultare l'opera di R. FRIEDMANN (a c. di), Die Schriften der huteritischen Tiiufergemeinschaften. Gesamtkatalog ihrer Manuskriptbilcher, ihrer Schreiber und ihrer Literatur 1529-1667, Wien, Ùsterreichische Akademie der Wissenschaften, Philoso­ phische-Historische Klasse, Denkschriften, Bd. 86, 1965. Utile, poi, può an­ che essere la consultazione di E. M. WILBUR, A Bibliography ofthe Pioneers of the Socinian-unitarian Movement in modern Christianithy in Italy, Switzer­ land, Germany, Holland, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 1950. In esso, comunque, solo le pp. 23-32 sono dedicate alla letteratura che gravita sugli anabattisti; la prefazione, e la presentazione dell'opera, è di Delio Canti­ mori. Oltre ai testi bibliografici generali fin qui citati, ci sono alcune rassegne che non offrono soltanto una pura e semplice bibliografia, ma fanno anche il punto della situazione e commentano i risultati delle ricerche. Tra le rassegne piu antiche si può vedere soprattutto K. W. B OUTERWERK, Wiedertiiufer-Lite­ ratur, in "Zeitschrift des Belgischen Geschichtsvereins", l, 1863, pp. 280-344; poi, anche se solo per l'Olanda, H. E. DOSKER, Recent Sources of Information on the Anabaptists in the Netherlands, in "Papers of the American Society of Church History", second series, V, 1917, pp. 49-71; sugli anabattisti in gene­ rale c'è R. FRIEDMANN, Conception of A nabaptists, in "Church History", 9, 1940, pp. 341-365; sulla storiografia dei Mennoniti in Olanda, cfr. C. KRAHN, The Historiography of the Mennonites in the Netherlands: A Guide to Sources, in l}urch History", 13, 1944, pp. 182-209; H. S. BENDER, Recent Anabaptist Bibliographies, in "The Mennonite Quarterly Review", 25, 1950, pp. 88-91 e dello stesso autore ancora Recent Progress in Research in Anabaptist History, in "Mennonite Quarterly Review", 8, 1934, pp. 3-17. Per un bilancio della Forschung fino al 1940 cfr. W. KOHLER, Das Taufertum in der neueren Kirchenhistorischen Forschung, Teil 1: Allgemeines und Schweizerische Taufer, in "Archiv fiir Reformationsgeschichte", 36, 1940, pp. 93-107 e dello stesso autore ancora le rassegne bibliografiche apparse in "Archiv fiir Refor­ mationsgeschichte", 37, 1941, pp. 349-364; 39, 1943, pp. 246-270; 44, 1948, pp. 164-186; inoltre E. TEUFEL, Tiiufertum und Quiikertum im Lichte der neueren Forschung, IV: Zur Taufergeschichte der Schweiz, in "Theologische

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Rundschau", Neue Folge, 14, 1942, pp. 27-42; R. FRIEDMANN, A comprehen­ sive Review of Research on the Hutterites, in "The Mennonite Quarterly Review", 24, 1950, pp. 353-363; D. E. SMUCKER, Anabaptist historiography in the Scholarship oftoday, in "The Mennonite Quarterly Review", 22, 1948; R. FRIEDMANN, On Mennonite historiography and on individualism and brot­ herhood, in "The Mennonite Quarterly Review", 17, 1944; C. H. SMITH, On Mennonite historiography, in "The Mennonite Quarterly Review", 17, 1944; R. FRIEDMANN, Progress in Anabaptist Studies: A comprehensive Review 1955-1 957, in "Church History", 28, 1958; G. H. WILLIAMS, Studies in the Radical Reformation (151 7-1 648): A bibliographical Survey of Research since 1939, in "Church History", 27, 1958, pp. 46-49 e pp. 124-160; H. J. HILLERBRAND, The Origin of Sixteenth ceniury Anabaptism: Another Look, in "Archiv fiir Reformationsgeschichte", 53, 1962, pp. 152 sgg.; G. MECENSEFFY, Probleme der Tiiuferforschung, in "Theologische Literaturzeitung", 92, 1967; A. FRIESEN, The Marxist Interpretation of Anabaptism, in CARL S. M EYER (a c. di), Sixteenth Century Essays and Studies, vol. l, Saint-Louis (Miss.), 1970, pp.

17-34. Per quanto riguarda l'interpretazione marxista dell'anabattismo cfr. nel volume sopra citato anche il contributo di P. PEACHEY, Marxist Historiograp­ hy of the Radical Reformation: Causality or Covariation?, pp. 1-16. Infine, ci sono soprattutto due opere collettive che raccolgono alcuni interventi, tra i piii significativi, circa l'anabattismo, le sue origini, il suo pensiero, significato e influenza sulla genesi del mondo moderno e stato attuale della Forschung. Esse sono: H. J. GOERTZ (a c. di), Umstrittenes Tiiufertum 1525- 1 975. Neue For­ schungen, Gottingen, Vandenhoech und Ruprecht, 1975, con contributi di: A. FRIESEN, Social Revolution or Religious Reform? Some Salient Aspects of Anabaptist Historiography, pp. 223-243; W. KLAASSEN, The Modern Rele­ vance of Anabaptism, pp. 290-304; J. H. YODER, Anabaptism and History. >, in FRANZ VON BAADER, Siimtliche Werke, Leipzig, 1855, Bd. XIII, pp. 57-158; Vorlesungen ilber ]akob Bohmes Theologumena und Phi­ losopheme, in F. VON BAADER, Siimtliche Werke, Leipzig, 1852, Bd. III, pp. 357-436 (il Baader considera il Bohme, cfr. Fermenta Cognitionis, come il Reformator der Religionswissenschaft e critica le tilchtige Kopfe tedesche e filosofiche che ne ignorano, volontariamente, la grandezza speculativa) ; inol" tre è interessante ed utile anche la trattazione di A. LASSON, ]akob Bohme, in "Monatshefte der Comenius Gesellschaft", 6, 1897, pp. 213-24 7 (il Lasso n raggruppa ed espone una eccellente serie di pensieri bohmiani sulla tolleranza e con essa introduce alla comprensione della filosofia e della teologia del Nostro). Altri lavori a carattere filosofico e monografico, che indagano ed espongono sistematicamente il pensiero del Bohme, il suo valore e la sua collocazione nella storia del pensiero o ulteriori e vari aspetti della sua specu­ lazione, possono risultare utili e fruttuosi per un suo inquadramento storico­ filosofico. Tra le opere che prendono in esame globalmente il suo pensiero, citiamo soprattutto le trattazioni di: J. HAMBERGER, Die Lehre des deutschen Philosophen ]akob Bohme, Miinchen, 1844; F. C. 0ETINGER, Aufmundernde Gronde zur Lesung der Schriften ]akob Bohmes, in F. C. 0ETINGER, Siimtliche Schriften, Stuttgart, 1858 sg., Bd. Il, l, pp. 247-328; P. DEUSSEN, ]akob Bohme. Uber sein Leben und seine Philosophie, Kiel, Toeche, 3 1925; H. VETTERLING, The illuminate of Gorlitz ]akob Bohme. Life and Philosophy. A comparative study, Leipzig, 1923; P. HANKAMER, ]akob Bohme. Gestalt und Gestaltungen, Bonn, F. Cohn 1960, 1924; L. C. RICHTER, ]akob Bohmes mystische Schau, Hamburg, 21949; A. FAUST, Die weltanschauliche Grund­ haltung ]akob Bohmes, in "Zeitschrift fiir deutsche Kulturphilosophie", Neue Folge, Bd. 6, Heft 2, 1940, pp. 89-l l l (Tiibingen); J. J. STOUDT, Sunrise to etemity. A study in ]. Bohme's life and thought, Philadelphia, 1957 (con prefazione di Paul Tillich); H. GRUNSKY, ]akob Bohme, Stuttgart, Frommann, 1956. In lingua francese esiste il lavoro, particolarmente importante per la competenza e la specializzazione dell'autore, di A. K OYRÉ , La philosophie de ]akob Bohme, Paris, Vrin, 2 1971 (il Koyré, come abbiamo già visto nelle trattazioni di Franck, Weigel e Schwenckfeld, si è molto occupato del mistici­ smo tedesco ed è considerato . uno dei migliori specialisti in merito) . Tra gli studi su aspetti particolari, che analizzano il problema dell'essere in Bohme, la sua filosofia del linguaggio, l'immagine che egli ha dell'uQmo oppure il rap-

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porto Bohme-Luter� e la Riforma protestante in generale (rilevandone i punti di dissenso e di convergenza), sono da ricordare in particolare: E. H IRSCH, ]acob Bohme und seine Einwirkung auf Seitenbewegungen der pietistischer Zeit, in E. HIRSCH, Geschichte der neuern evangelischen Theologie, Bd. II, Giitersloh, G. Mohn, 1951, pp. 208-255 (il Hirsch, allievo di K. Holl, considera da una visuale di storia del pensiero teologico il rilevantissimo influsso avuto da Bohme nel pietismo e ne valuta altamente il vigore speculativo al punto da affermare: «Man darf ihn wohl als Hohe-und Endpunkt einer aus Luthers Reformation entsprungner prophetisch-mystischen Seitenhewegung hezeich­ nen... Unter theologiegeschichtlichen Gesichtspunkt ist er als der Vater des radikalen Pietismus anzusprechen)) [«Lo si può tranquillamente considerare come vertice e conclusione di un movimento mistico-profetico parallelo ve­ nuto fuori dalla Riforma di Lutero ... Sotto l'aspetto storico-teologico egli è da considerare come il padre del Pietismo radicale))] , (cfr. E. HIRSCH, op. cit., p. 209); ancora da un'ottica teologica e in riferimento sia al pensiero di Lutero che a quello della Riforma in generale, ci sono i lavori su Bohme di H. BoRNKAMM, Luther und Bohme, Bonn, Arheiten zur Kirchengeschichte, hrsg. von Holl und Lietzmann, Bd. 2, 1925; ora ristampato in H. BoRKAMM, Luther Gestalt und Wirkungen, Giitersloh, G. Mohn, 1975, pp. 275-308; Mystik und Spiritualismus und die Anfiinge des Pietismus im Luthertum, Giessen, Alfred Topelmann, 1926 e dello stesso autore ]akob Bohme. Leben und Wirkung e ]akob Bohme, der Denker, in H. BORNKAMM, Das ]ahrhundert der Reforma­ tion. Gestalten und Kriifte, Gottingen, V andenhoeck und Ruprecht, 2 1966, pp. 315-330 e pp. 331-345 (il Bornkamm considera Bohme come il primo grande tentativo: «Eine philosophische Weltdeutung in deutscher Sprache zu geben)) - cfr. H. BoRNKAMM, op. cit. , p . 335 - e ne mette in rilievo, analiz­ zandola sinteticamente, la «ursprungliche lntention)), che a suo dire consiste nell'affermare - e qui riporta espressioni di Bohme - che: « Gott ist die ewige Einheit... Er ist in, bei und durch uns und wo er in einem Lehen mit seiner Liebe beweglich wird, alida ist Gott in seiner Wirkung offenbar)) [«Dio è l'eterna unità... Egli è in, con e 'per noi e dove Egli diventa attivo in una vita col suo amore, tutto questo è Dio manifesto nel suo agire))]. (In merito cfr. H . BoRNKAMM, op. cit., p. 332). A proposito del problema della tolleranza religiosa in Bohme, si può vedere il lavoro, già varie volte citato nelle precedenti rassegne, di J. KDHN, Toleranz und Offenbarung. Eine Untersuchung der Motive und Motivformen der Toleranz im Offenbarunggliiubigen Protestan­ tismus zugleich ein Versuch zur neueren Religion-und Geistesgeschichte, Leipzig, Felix Meiner Verlag, 1923, pp. 301-326 (il Kiihn afferma che, al riguardo, non c'è nulla di direttamente ed esplicitamente tematizzato dal Bohme e precisamente: «Bohme hat keine eigenen Schriften iiber Toleranz geschrieben. Aher ihr Geist ist in seinen W erken ausgestromt und stellenweise zu ergreifenden Klangen verdichtet» [«Bohme non ha prodotto propri scritti sulla tolleranza. Ma il suo spirito è, sparso nelle sue opere e qua e là, denso di toccanti risonanze))] (J. KDHN, op. cit., p. 302). Sull'immagine dell'uomo in Bohme, ci sono: J. BIEKER, Das Menschenbild ]akob Bohmes, Miinster, Diss., 1945; E. BENZ, Der vollkommene Mensch nach ]akob Bohme, Stuttgart,

I mistici protestanti

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Kohlhanuner, 1937 . Sulla filosofia del linguaggio: W. KAYSER, Bohmes Na­ tursprachlehre und ihre Grundlagen, in "Euphorion", 31, 1930, pp. 52 1-562; E. NoBILE, La teoria del linguaggio nel pensiero di ]akob Bohme, in "Atti del XVII Congresso Nazionale di Filosofia", vol. II, Libreria Scientifica, Napoli, 1956; E. BENZ, Zur Methaphysischen Begrundung der Sprache bei ]akob Bohme in "Euphorion", 37, 1936, pp. 340-357. Su altre tematiche: G. N .

.ALLEMAN, A critique of some philosophical aspects of the mysticism of ]akob Bohme, Philadelphia, University of Pennsylvania, 1932; N. BERDJAEW, ]acob Bohmes Lehre von Ungrund und Freiheit, in "Blatter fiir deutsche Philosop­ hie", 6, 1932; H. BRINTON, The mystic will based on a study ofthe philosophy of ]. Bohme, New York, 1930; H. G. JUNGHEINRICH, Das Seinsproblem bei ]akob Bohme, Hamburg, 1940; ancora del KoYRÉ, Die Gotteslehre ]akob Bohmes, in Husserl Festschrift, Ergiinzungsband zum , 1929, pp. 225-281; E. H. PA.LTZ, ]akob Bohmes Hermeneutik, Geschichtsverstiindnis und Sozialethik, Jena, Habilitationssch­ rift, 1961; E. H. PA.LTZ, Zum Problem von Glaube und Geschichte bei ]akob Bohme, in "Evangelische Theologie" 22, 1962. Per quanto riguarda la lette­ ratura italiana che si è occupata di Bohme, va subito rilevato che l'autore in questione, rispetto ad altri paesi, molto piu tardi ha avuto diffusione ed ha attratto l'attenzione degli studiosi. Benemerita e specializzata negli studi del pensiero di Bohme è soprattutto E. NoBILE, ]akob Bohme e il suo dualismo essenziale, Napoli, Albrighi e Segati, 1928; I limiti del misticismo di ]akob Bohme, Napoli, Riano, 1936 e varie traduzioni ed altri contributi. Inoltre è da ricordare anche A. BANFI, Il pensiero religioso di ]akob Bohme, Torino, Paravia, 1924.

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La filosofia di Fausto Socino e il problema della tolleranza

Per quanto riguarda la Riforma italiana, e in particolare Fausto Socino o Sozzini, la situazione per molti aspetti è diversa da quella degli altri paesi europei. Qui, difatti, la chiesa cattolica con la sua ampia libertà di manovra, rispetto alla Francia, alla Germania o alla Svizzera, stronca tramite l'Inquisi­ zione e sul nascere ogni tentativo di sottrarsi all'ortodossia dottrinale ufficiale. Per questo i piO. noti riformatori sono, prima o poi, costretti all'esilio (cfr. V. VINAY, Riforma protestante, Brescia, Queriniana, 21982, p. 425 e D. CANTI· MORI, Anabattismo e Neoplatonismo nel XVI secolo in Italia, Roma, Rendi­ conti della Accademia Nazionale dei Lincei, Classe Scienze Morali, serie VI, volume 12, pp. 521 sgg.). Ma anche fuori dall'Italia per loro è un continuo peregrinare: l'intolleranza nei loro confronti, causata dalle radicali concezioni teologiche e sociali ch'essi propugnano (soprattutto posizioni trinitarie di matrice neoplatonica ed idee sociali democratiche ed egalitarie) , non vien meno neanche nei territori protestanti ed il caso di Serveto (bruciato al rogo nella Ginevra di Calvino) è forse uno degli esempi piO. eclatanti in merito (cfr. R. H. BAINTON, Michael Servet; 151 1-1553, Giitersloh, G. Mohn, 1960) . In alcuni paesi dell'Est essi, comunque, trovano accoglienza e terreno propizio, cosicché la storia e la fortuna del Socinianesimo è strettamente legata anche all'Europa orientale, Polonia e Transilvania in particolare, dove esso diede vita alle chiese unitariane (cfr. G. H. WILLIAMS, The Radical Reformation, Phila­ delphia, The Westminster Press, 1962, pp. 718-763).

l. Fonti Da pochi anni è in corso di pubblicazione, su iniziativa di D. Cantimori, E. Garin, L. Firpo e G. Spini, ed ora a cura di L. Firpo e G. Spini, un Corpus Reformatorum Italicorum, che dovrebbe curare l'edizione critica completa di testi e documenti dei Riformatori italiani, con relativa biblìografia degli scritti e della critica. Finora sono usciti i seguenti volumi: Camillo Renato, Opere, documenti e testimonianze, a c. di A. ROTONDO, Firenze Casa Editrice Sansoni, 1968 e Chicaj!;o, The Newberry Library, 1968;

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Benedetto da Mantova, Il Beneficio di Crist�, a. c. di S. CAPONETTO, Firenze

Casa Editrice Sansoni, 1972 e Chicago, The Newberry Library, 1972; inoltre, accanto al Corpus Reformatorum, esiste anche una Biblioteca del Corpus Reformatorum ltalicorum che finora ha edito tre volumi: C. GINZBURG, I Costituiti di don Pietro Manelf, Firenze, Casa Editrice Sansoni, 1970 e Chicago, The Newberry Library, 1970; D. CACCAMO, Eretici italiani in Moravia, Polonia, Transilvania (1558-1611), Firenze, Casa Editri­ ce Sansoni, 1970 e Chicago, The Newberry Library 1970; AA.VV., Eresia e Riforma nell'Italia del Cinquecento, Miscellanea l, Firenze, Casa Editrice Sansoni, 1974 e Chicago, The Newberry Library, 1974. Altre fonti del Soci­ nianesimo sono poi reperibili in Biblioteca della Riforma Italiana. Raccolta di scritti evangelici del secolo XVI, 6 voll., Firenze, 1883-1885; P. NEGRI, Note e documenti per la storia della Riforma in Italia Il, Torino, Atti della Reale Accademia delle Scienze, 47, 191 1-1912. G. PALADINO, Opuscoli e lettere di Riformatori italiani del Cinquecento, 2 voll., Bari, Laterza, 191 3-1927. Infine, altre raccolte di testi dei Riformatori italiani riguardano piu direttamente Fausto e Lelio Socino e il Socinianesimo. Esse sono: Bibliotheca Fratrum Polonorum quos Unitarios vocant, 8 voll., lrenopo­ li-Eleutheropoli (Amsterdam), 1656 (in corso di ristampa a Stuttgart, Fr. Frommann Verlag) ; Bibliotheca Dissidentium. Répertoire des non-conformi­ stes religieux des seizième et dix-septième siècles, t.l, a c. di A. SÉGUENNY, Baden-Baden, Bibliotheca bibliografica Aureliana, 79, 1980; P. PICCOLOMINI,

Documenti dell'Archivio di Stato di Siena sull'eresia in questa città durante il secolo XVI, in "Bollettino Senese di Storia Patria", 17, 1910, pp. 3-55 e ancora PICCOLOMINI, Documenti fiorentini sull'eresia in Siena durante il secolo XVI,

in "Bollettino Senese di Storia Patria", 17, 191 O, pp. 159-199; inoltre D. CANTIMORI e E. FEIST, Per la storia degli eretici italiani del XVI secolo in Europa, Roma, Reale Accademia d'Italia, 1937 (c'è una raccolta, sia pure parziale, di testi dei Riformatori italiani e le pagine 21 1-275 riguardano diret­ tamente F. Sozzini) ; F. LEMMI, La Riforma in Italia e i riformatori italiani all'estero nel secolo XVI, Milano, Istituto per Studi di politica internazionale, 1939 (su Sozzini cfr. le pp. 163-172) .

2. Sussidi bibliografici Vari sono i sussidi bibliografici utili per un approccio, specifico e gene­ rale, al Socinianesimo e a Fausto Socino. Importanti, comunque, per vari aspetti ed in varia misura, sono: P. CHIMINELLI, Bibliografia della storia della riforma religiosa in Italia, Roma, Bilychnis, 1921 ; F. C. CHURCH, The Literatur of the ltalian Reforma­ tion, in "The Journal of Modero History", 3, 1931, pp. 457 sgg. (articolo pubblicato anche in F. C. CHURCH, The ltalian Reformers, New York, 193 1 e in italiano Firenze, La Nuova Italia, 1935, con traduzione di D. Cantimori) ; D . CANTIMORI, Recenti studi intorno alla Riforma in Italia e a i Riformatori italiani all'estero (1 924-1 934), in "Rivista Storica Italiana", serie V, l, 1936,

La filosofia di F. Socino e il problema della tolleranza

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pp. 83-110; e ancora dello stesso D. Cantimori, ben noto per le sue ricerche e la sua competenza sul Cinquecento religioso, la Bibliografia contenuta nel suo articolo La Riforma in Italia, in E. ROTA (a c. di), Questioni di Storia Moderna, Milano, Marzorati, 1951; F. BoLGIANI, Riforma e Controriforma in Italia, in "Nuova Rivista Storica", 26, 1924, pp. 60-74; C. ANGELERI, Il pen­ siero religioso del Rinascimento. Storia della critica e bibliografia, Firenze, Le Monnier, 1952 (con introduzione di E. Garin); A. ARMAND-HUGON e G. GoN. NET, Bibliografia Valdese, in "Bollettino della Società di Studi Valdesi", 93, 1953 (prende in considerazione, in modo particolare, la letteratura scientifica esistente sui Valdesi) . Per concludere, c'è, sotto la direzione della Commission

lntemationale d'Histoire Ecclésiastique au sein du Comité lnternational des Sciences Historiques, una Bibliographie de la Réforme 1450-1 648. Ouvrages parus de 1940 à 1955, fase. III: Italie, Espagne, Portugal (a c. di P. BREZZI, E . DUPRÉ-THESEIDER e a . ) , Leiden, E. J. Brill, 1961. Per la letteratura che tratta in maniera piii specifica Fausto Socino, cfr. soprattutto: E . M. WILB UR, A Bi­

bliography of the Pioneers of the Socinian-unitarian Movement in Modern Christianity in ltaly, Switzerland, Germany, Holland, Roma, Edizioni di

Storia e Letteratura, 1950 (il Wilbur è autore di ampi e approfonditi studi e ricerche sul Socinianesimo, tra cui A History of Unitarianism Socinianism and its antecedents, 2 voli., Cambridge, Mass., 1946-1952, in cui per la prima volta viene offerta una storia completa e unitaria del movimento in questione) ; poi V. MARCHETTI, La storiografia ungherese sul rapporto tra la critica anti­

trinitaria sozziniana e le origini dell'unitarismo transilvano del Cinquecento, in "Archivio Storico Italiano", 128, 1971, pp. 383-384; M. FIRPO, Rassegna sui movimenti ereticali in Italia e in Polonia nei secoli XVI-XVII, in "Rivista Storica Italiana", 86, 1974, pp. 344-3 7 1 e B. STASIEWSKI, Reformation und Gegenreformation in Polen. Neue Forschungsergebnisse, Miinster, Aschen­ dorff, 1960.

3. Il pensiero filosofico La distinzione tra correnti spiritualistiche e anabattiste e Socinianesimo presenta notevoli difficoltà nel caso concreto dei Riformatori italiani. Già nel XVI secolo il calvinista Giovanni Hoornbeck, parlandone implicitamente, lo rileva affermando: «Anabaptista indoctus Socinianus, Socinianus autem doc­ tus Anahaptista)) (cfr. V. VINAY, op cit., p. 415) . Ed, in tempi piii recenti, anche il Cantimori, del quale è ben nota la competenza e l'acribia in questo campo, mettendo in evidenza l'importanza e il peso avuto dal Socinianesimo nella «formazione delle dottrine politiche del liberalismo e del democratismo)), diceva che: >, pur non accettando la presenza di un «sensus agens)) suggerita da Averroè, ricorre ad una soluzione intermedia che non può essere attribuita a S. Tommaso, come egli vorrebbe, quando sostiene che le potenze sensitive devono essere insieme «passive)) ed «operative)). Citiamo, infine, G. C'ENACCHI, Tomismo e neotomismo a Ferrara, Città del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana, 1975, il quale, fra i vari tomisti che hanno operato a Ferrara, dà un particolare rilievo a colui che è il Ferra­ riensis per eccellenza, superiore, a giudizio dell'autore, allo stesso Gaetano, per la preferenza da lui data alla Summa contra Gentiles, opera della maturità filosofica dell'Aquinate, e per l'autenticità dell'esegesi del pensiero tomistico nelle prove dell'immortalità dell'anima, nella teoria dell'astrazione e dell'ana­ logia, intesa come «ordo ad unum)), esente dalle "suggestioni nominalistiche del Rinascimento". 5.' Francisco De Vitoria, Domingo De Soto Gli studi di maggior rilievo, senza trascurare altre problematiche, vertono soprattutto sulle teorie giuridiche dei due domenicani e sulla loro applicazione concreta. Notevole è l'attenzione degli storici della filosofia e del diritto alle prospettive giuridiche di F. DE VITORIA, che viene generalmente considerato come il fondatore del diritto internazionale. Nella collana "Les classiques de la pensée politique" di Ginevra è apparsa, in traduzione francese, una serie di lezioni tenute dal Vitoria sul problema delle conquiste delle nuove terre e sul diritto di guerra, con un'ampia scheda introduttiva e valide note esplicative: F. DE VITORIA, Leçons sur les Indiens et sur le droit de guerre, a c. di M. Barbier, Ginevra, Droz, 1966. Mentre alcuni studiosi notano nel Vitoria un orienta­ mento innovatore e scorgono nelle sue teorie delle anticipazioni del pensiero giuridico odierno, come T. URDANOZ, Pacifismo y guerra justa. Francisco de Vitoria y el Vaticano II, in "Estudios Filos6ficos", 16 (1967), pp. 5-64, che

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segnala la modernità della tesi del Vitoria in merito alla liceità della guerra; altri vedono nelle concezioni vitoriane un sostanziale allineamento con la tradizione, come R. A. IANNARONE, La maturazione delle idee coloniali in Francisco de Vitoria, in "Angelicum", 4 7 (1970), pp. 3-43, che riconduce il pensiero del Vitoria sul colonialismo nell'area intellettuale tomistica; cosi pure M. M. MARTINEZ, Las Casas- Vitoria, in "Estudios Filosòficos", 20 (1971), pp. 131-144, che vede un atteggiamento moderato nel Vitoria, anche se non del tutto costante, sulla liceità della guerra colonizzatrice di fronte alla condanna chiara e decisa di Bartolomeo Las Casas. Altri riprendono la modernità delle vedute del Vitoria nel settore giuridico-politico, ma ciascuno con un'angola­ tura personale in conformità alla propria struttura mentale, come E. SAURAS, Dimenswn natural y teolOgica de la unidad del hombre en las relecciones de Francisco de Vitoria, in "Escritos del Vedat", 2 (1972), pp. 185-2 19, che riscopre nel Vitoria l'idea dell'unità specifica dell'uomo e dell'umanità, ma non trascura le annotazioni vitoriane di alcune differenze tra gli uomini, le quali comportano gravi conseguenze per la convivenza umana e sembrano sottolineare il diritto-dovere di colonizzazione da parte delle nazioni conside­ rate progredite; anche S. TILESI, La guerra in Francesco da Vitoria, Roma, Pont. Univ. Lateranense, 1973, annota che le idee del Vitoria sullo stato, su lj us gentium, sul problema della colonizzazione e dell'intervento armato, hanno un valore di attualità: quasi si ritrovano negli odierni istituti sorti per eliminare lo «ius ad bellum>>; infine C. MATTIELLO, Francisco de Vitoria: i Un precursor de la teologia de la liberacioh?, in "Stromata", 30 (1974) , pp. 257-293, esamina le idee del Vitoria nella loro genesi storica e nella prospettiva di una teologia della liberazione. Altri guardano con apprensione all'evoluzione del pensiero vitoriano, come M. VILLEY, Déformations de la philosophie du droit d'A ristote entre Vitoria et Grotius, in Platon et Aristote à la Renaissance (XVI" Colloque international de Tours), Parigi, Vrin, 1976, pp. 201-215, il quale individua una pericolosa deviazione nel pensiero giuridico del Vitoria, che, con altri scola­ stici del suo tempo, non sarebbe rimasto fedele alla filosofia del diritto con­ cepita da Aristotele e ripresa �a S. Tommaso; ma l'autore sembra incorrere in affermazioni poco convincenti, come quando quasi identifica il diritto romano con la concezione giuridica aristotelica ed afferma che "chez nos Espagnols le droit se trouve fondu dans la morale" . V. MuN'oz DELGADO, Logica, ciencia y humanismo en la renovacion teolOgica de Vitoria y Cano, in "Revista Espaiiola de Teologia", 38 (1978), pp. 205-271, pone l'accento sull'indirizzo di rinnovamento del pensiero teologico del Vitoria, che, pur considerando i «novi gramatici» (e cioè gli umanisti) «viri stultissimi», auspica un ritorno alle fonti e una sistematizzazione del sapere teologico piii. rispondente alle esigenze dei tempi e orientata verso la prassi giuridica e politica, accogliendo di fatto in tal modo non poche istanze umanistiche. J. CoRDERO P ANDO, Soberania po­ pular y convivencia internacional (El pensamiento social de Francisco de Vitoria), in "Fragua", 1979 (V /2), pp. 1-12, scopre nel Vitoria le premesse di alcune concezioni dell'odierna trattatistica politico-sociale, come la sovranità popolare e la convivenza internazionale. È utile, inoltre, per la comprensione del pensiero politico del Vitoria l'attenta traduzione in lingua francese, con

La seconda Scolastica

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note esplicative, di alcune lezioni vitoriane sul potere politico, a c. di M. Barbier: F. DE VITORIA, Leçons sur le pouvoir politique, Parigi, Vrin, 1980. Rispondono ad un piu attento esame delle idee politiche vitoriane e ad una prospettiva piu allargata della problematica del diritto di guerra due edizioni critiche delle Relectiones del magister domenicano, a c. di L. Pereiia, V. Abril ed altri, con traduzione spagnuola a fronte, inserite nel "Corpus Hispanorum de Pace": Relectio de Indis o libertad de los lndios, Madrid, Consejo Superior de lnvestigaciones Cientificas, 1967, e Relectio de iure belli o paz dinamica. Escuela Espafwla de la Paz. Primera generacion, 1526-1560, ivi, 1981, in­ trodotte da ampi e articolati saggi storico-critici, arricchite di altre opere e documenti coevi e corredate di un apprezzabile indice bibliografico. Anche nelle teorie di DOMINGO DE SoTO non pochi studiosi hanno intra­ visto feconde idee anticipatrici dell'odierno ordinamento giuridico, come A. SANCHEZ DE LA TORRE, Precedenti del moderno concetto di ccpotere" in Do­ mingo De Soto, in "Riyista Internazionale di Filosofia del Diritto", 43 (1966), pp. 188-194, il quale dimostra, con un discorso criticamente serrato e convin­ cente, che il Soto nella sua concezione del potere politico supera il dualismo ratio-voluntas, e all'antico termine dominium sostituisce il binomio ius et potestas, per cui la relazione politica avviene tra soggetti sociali liberi e la legislazione rispecchia le norme della ratio, o propriamente dell'aequitas, cioè «comparazione egualitaria)), che nell'ordine pratico concilia autorità e libertà. Da segnalare l'attenta introduzione storica e teologico-giuridica di V. D. CARRO nell'edizione bilingue del De justitia et jure, da lui curata in facsim. dell'ed. orig., presso l'Instituto de Estudios Politicos, voli. 5, Madrid, 1967-68, nella quale si rileva che sulla linea di fedeltà al dettato tomistico si è sviluppata, insieme con il rifiuto di talune teorie medievali, una concezione della giustizia in corrispondenza al progresso dei tempi. T. URDANOZ nel saggio Clasicos de la ciencia juridica y politica espafiola, in "Estudios Filosòficos", 18 ( 1969) , pp. 527-540, rileva nella dottrina giuridica del Soto la fedeltà al pensiero tomistico e contemporaneamente la presenza delle suggestioni innovatrici del Vitoria. Segnaliamo ancora un attento lavoro monografico, anche se circoscritto nelle indagini, di D. RAMOS-LISSON, Estudio sobre la ley en Domingo de Soto, Roma, Pont. Univ. Lateranense, 1977, che esamina nel Soto la nozione generale di legge (e la divisione in legge eterna, naturale ed umana), ricercandone gli elementi costitutivi e i presupposti teoretici. Riguardo agli interessi del Soto nel settore della logica, si vedano i due saggi di V. MuRoz DELGADO, Logica formal y filosofia en Domingo De Soto, Madrid, Ed. Revista Estudios, 1964; La lOgica en la Universidad de Alcala durante la primera mitad del siglo XVI, in "Salmanticensis", 15 (1968), pp. 161-218, dove si rileva come il Soto assegni alla logica un carattere piu rationalis che sermocinalis, iniziando �'la tradicion tomista de elaboracion de la logica como scientia rationis" (p. 2 10) . 6. Toledo, Pereira, Fonseca, Gabriel Vazquez Sui primi due pensatori della presente sezione non sono da segnalare

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rilevanti contributi bibliografici. Si veda comunque sul TOLEDO il breve pro­ filo di L. MoRATI, Toledo Francisco, in "Encicl. Filos." (rist. della 2a ed.), vol. VIII, Novara, EDIPEM, 1979, coll. 262-263; e principalmente J. PEINADO, Evo­ lucwn de las formulas molinistas sobre la gracia eficaz durante las contro­ versias de auxiliis, in "Archivo Teologico Granadino", 3 1 (1968), pp. 5-191, che nell'ampio esame della ben nota controversia «de auxiliis)) , mette anche in rilievo i contrasti e l'incidenza della dottrina tolediana nella chiarificazione dei concetti e delle formule della «quaestio)), con le implicanze antropologiche della libertà umana. Sul PEREIRA, oltre al profilo di L. MoRATI, Perera (Pereira} Benito, in "Encicl. Filos.", cit., vol. VI, coll. 422-423, cfr. P. D I VoNA, Studi sulla Scolastica della Controriforma, cit., il quale sostiene che il Pererio (è questa la grafia del nome adottata dall'autore) è il primo gesuita che ammette, in netta opposizione al tomismo, la teoria della «distinctio rationis)), cui perviene attraverso una «contaminatio)) della dottrina di Duns Scoto, Occam ed altri nominalisti. n ruolo del FONSECA nell'ambito della seconda Scolastica è fondamental­ mente delineato da J. FERREIRA GoMES, Pedro da Fonseca: Sixteenth Century Portuguese Philosopher, in "lnternational Philosophical Quarterly", 6 (1966), pp. 632-644, il quale, richiamandosi all'edizione da lui curata con introduzio­ ne e traduzione portoghese delle Instituiçoes Dialécticas di Pedro da Fonseca, Coimbra, Universidade, 1964, voll. 2, e a quella successiva dell'Isagoge Fi­ losofica, ivi, 1965, inquadra la rilevante esperienza speculativa del filosofo portoghese in un composito contesto culturale e ne indica l'incidenza nella filosofia moderna ("Fonseca's work allows the most fruitful dialogue with modern thought": p. 644). Su una linea di chiara rivalutazione si muove anche P. DI VONA, Studi sulla Scolastica ... , cit., che considera il Fonseca il maggior metafisico dell'epoca dopo il Suarez e mette in rilievo la sua particolare distinzione di essenza ed esistenza nelle creature «ex natura rei tamquam ultimus modus intrinsecus)), che si configura come soluzione intermedia tra la distinzione di ragione e quella reale. Gli studi riguardanti GABRÌEL V AZQUEZ vertono soprattutto sulle tema ti­ che etico-giuridiche del pensatore spagnuolo, non disgiunte generalmente dai principi teoretici di base. J. FELLERMEIER, nel saggio Das Naturrecht in der Scholastik, in "Theologie und Glaube", 58 (1968) , pp. 333-369, nell'ambito di un'analisi generale della concezione della legge nel pensiero scolastico, pre­ senta la concezione del V azquez come ispirata ad un accentuato intellettuali­ smo, difforme dall'equilibrata sintesi volontaristico-intellettualistica dell'A­ quinate. Due testi trattano specificamente la coscienza morale in Vazquez: R. ARAUD, Une étape dans l'histoire du traité de la conscience morale: le traité de la conscience chez G. Vazquez, in "Mélanges de science religieuse", 24 (1967), pp. 3-48; 113-152, e J. SLOVAK, De conscientia morali apud G. Vazquez, Roma, Pont. Univ. Lateranense, 1971, i quali esaminano i criteri concepiti dal Vaz­ quez in merito alla connotazione etica delle azioni umane, rilevandone anche i fondamenti teoretici, soprattutto l'Araud, che sottolinea la concezione vaz­ queziana dell'«interiorità del soggetto)), e precisamente della ratio naturalis

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come fonte della verità e dei validi criteri morali. F. BOCKLE, nel saggio Theonome Rationalitiit als Prinzip der Normbegrundung bei Thomas von Aquin und Gabriel Vazquez, in Tommaso d'Aquino nel suo settimo centena­ rio, cit., V: L'agire morale, pp. 213-227, mette bene in evidenza, in un rigoroso anche se sintetico saggio critico, i fondamenti metafisici e teologici della concezione intellettualistica della legge in Vazquez. 7. Luis De Molina, Roberto Bellarmino Di questi due pensatori della seconda Scolastica, noti soprattutto come protagonisti della controversia antihaiiesiana, tralasciando la produzione bi­ bliografica strettamente teologica, segnaliamo alcuni studi attinenti alle rela­ tive problematiche filosofiche o filosofico-giuridiche. Del MOUNA - di cui sarà utile prendere visione dell'edizione del trattato De Fide, a c. di M. Prados ed E. M o ore, in "Archivo Teologico Grana dino", 40 (1977), pp. 101-235; 42 (1979), pp. 61-195; 43 (1980) , pp. 191-308, arricchita di valide note esplicative - indichiamo due rilevanti monografie sulle pro­ blematiche giuridiche: J. SKARVADA, De iure proprietatis privatae apud Lu­ dovicum Molinam, Roma, Pont. Univ. Lateranense, 1966; C. QUARANTA, Il potere dell'uomo sui beni corporali nel pensiero di Ludovico Molina, Roma, Officium Libri Catholici, 1967. Nel primo lavoro il discorso dello Skarvada verte sulle convergenze e divergenze del concetto di proprietà in S. Tommaso e Molina (per S. Tommaso "res primitus sine domino sunt libere appropriabi­ les", per il Molina "praerequiritur aliquod decretum vel statutum voluntatis humanae": p. 37) e prospetta un'evoluzione del concetto di «ius gentium)) nel senso di diritto internazionale. Nel secondo il Quaranta tratta dell'integrità e della mutilazione del corpo umano nel pensiero moliniano, sollevando una questione che potrebbe essere di notevole attualità in favore dell'orientamento della scienza odierna sulla chirurgia dei trapianti. Con un'analisi ampia ed approfondita puntualizza nel pensiero del Molina gli elementi costitutivi della libertà umana, le origini della moralità delle azioni e il fondamento dell'ob­ bligatorietà della legge morale A. QuERALT, Libertad humana en Luis de Molina. Sus elementos constitutivos y posibilidades en un orden natural, in "Archivo Teologico Granadino", 38 (1975), pp. 5-156; 39 (1976), pp. 5-100; e Tres estudios sobre Luis de Molina, ivi, 40 (1977) , pp. 5-45. Dello stesso autore è notevole anche il saggio: Una opinwn que hay que revisar: l Sostiene Luis de Molina la especificacwn del acto por el objeto formoJl?, in "Gregorianum", 49 (1968), pp. 694-725, in cui sostiene, contro l'opinione generale, che il Molina non è in contrasto con S. Tommaso sulla dottrina della specificazione degli atti, ma ripropone il genuino concetto tomistico dell'oggetto che specifica l'atto, chiarendo che la specificazione è data dall'oggetto «formale)) cioè dalla ratio ' formalis sub qua, o (che è lo stesso) dalla "potencia por su propia estructura". Un saggio monografico, che offre un'esposizione chiara e dettagliata, anche se non sempre rigorosamente persuasiva, del pensiero politico del Molina, è quello di F. B. CosTELLO, The political Philosophy of Luis de Molina

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(1535-1 600), Roma, lnstitutum Historicum S. J., Spokane (W ash.), Gonzaga University Press, 1974, dove vengono analizzate alcune tipiche teorie moli­ niane, in particolare la concezione della sovranità popolare «immediata)), la liceità del tirannicidio in ben delimitate circostanze, la teoria dei due poteri (o delle due spade, secondo la classica simbologia medievale), il problema della liceità della guerra e della schiavitii, ecc. Citiamo infine due studi che illu­ strano, pur con qualche ambiguità, le vedute del Molina su alcuni dati di natura economica e dimostrano l'apertura del suo pensiero a tali problemati­ che: F. BELDA, Valoraci6n de la doctrina de Molina, Lesio y Lugo sobre la creaci6n de créditos, in "Pensamiento", 19 (1963), pp. 185-213; F. GoMEZ CAMACHO, La ccestimaci6n comun�> en la teoria molinista del justo precio, in "Revista Espa:ii ola de Teologia", 38 (1978), pp. 85-111, nei quali si rileva che nel pensiero moliniano, il prezzo, indubbiamente "punto de equilibrio de dos funciones: la oferta y la demanda" (p. 198, in "Pens." ) , deve rapportarsi sul piano etico al principio tomistico del «bene comune)), e va regolato, non dalle teorie economiche della «libre competencia)), ma dalla c> alla stessa metafisica tomistica, da A. DALLEDONNE, Problematica metafisica del tomismo essenziale, Roma, Elia, 1980. Utile, anche per le annotazioni documentarie e bibliografiche, è il saggio di J. P. DOYLE, Suarez on the Analogy of Being, in "Modero Schoolman", 46 (1968-69), pp. 219-249; 323-341, che esamina un particolare aspetto della metafisica suareziana, e cioè, la distinzione tra ens ut nomen e ens ut partici­ pium, tra analogia di proporzionalità e analogia di attribuzione, senza preoc­ cuparsi di approfondire le emergenti connessioni con la metafisica tomistica. Tutto diretto invece al raffronto con S. Tommaso è il saggio di C. FABRO, Neotomismo e Neosuarezismo. Una battaglia di principi, nel suo vol. Es�gesi tomistica, Roma, Pont. Univ. Lateranense, 1969, pp. 137-228, che nega deci­ samente il carattere tomistico di fondo del pensiero del Suarez, rilevando che "la deviazione suareziana ... va riattaccata alle stesse prime nozioni di atto e potenza" (p. 212). Altri critici, analizzando la complessa metafisica suareziana, hanno scorto nel Doctor eximius un assertore dell'esistenzialismo scolastico, con la sua concezione dell'ente che include intrinsecamente l'esistente in atto o in potenza, come, ad es., J. HELLIN nel saggio El ente y la existencia en Suarez, in "Espiritu", 29 (1980), pp. 45-54; Mas sobre el existencialismo escolastico de Suarez, ivi, 30 (1981), pp. 161-169. La presenza di S. Agostino nel Suarez è stata oggetto di studio da parte di E. E LORDUY, El plan de Dios en San Agustin y Suarez, Madrid, Libreria Editoria! Augustinus, 1969; J. 0ROZ RETA, Pre­ sencia de San Agustin en Suarez. Frecuencia de las citas agustinianas, in "Augustinus", 25 (1980), pp. 289-297. Gli influssi di Duns Scoto nel Suarez sono stati analizzati da E. ELORDUY, Duns Scoti influxus in Francisci Suarez doctrinam, in De doctrina Ioannis Duns Scoti (Acta Congressus Scotistici lntemationalis Oxonii et Edimburgi), vol. IV: Scotismus decursu saeculorum, Roma, 1968, pp. 307-337. Per le concezioni giuridiche ed etico-politiche del Suarez, tra i numerosissimi studi, che interessano solo parzialmente il settore filosofico, segnaliamo: A. DE ANGELIS, La