Grammatica del sardo-nuorese - Il più conservativo dei parlari neolatini [2 ed.]

Grammatica del sardo-nuorese - Il più conservativo dei parlari neolatini Bologna, Pàtron Editore, 1972 in 8° (15,5x21,5)

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Grammatica del sardo-nuorese - Il più conservativo dei parlari neolatini [2 ed.]

Table of contents :
Prefazione alla seconda edizione

Trascrizione fonetica

Abbreviazioni

Bibliografia essenziale

INTRODUZIONE


I - FONETICA

La pronunzia
I fonemi
Le vocali
La metafonesi
Vocale paragogica mobile
Vocale paragogica fissa
L'accento
Le consonanti
Norme di eufonia nel discorso
L'elisione
Il troncamento
Consonanti finali
Rafforzamento delle consonanti iniziali
FONETICA STORICA
Le vocali
Le consonanti
La conservatività dei dialetti di Nùoro e di Bitti


II - MORFOLOGIA

L'articolo
Il sostantivo
Nomi collettivi
L'aggettivo
Gradi dell'aggettivo
Aggettivi composti
Il diminutivo
L'accrescitivo
Aggettivi e pronomi possessivi
Aggettivi e pronomi dimostrativi
Aggettivi e pronomi indefiniti
Aggettivi e pronomi interrogativi
Pronomi personali
Particelle pronominali
Pronomi relativi
I numerali
Il verbo
Modi e tempi
Analisi dei modi e dei tempi
Desinenze personali del verbo
Norme di eufonia del verbo nd discorso
Le coniugazioni
I verbi ausiliari
Paradigma dei verbi ausiliari
Le coniugazioni regolari
Verbi irregolari
Verbi impersonali
La preposizione
L'avverbio
La congiunzione
La interiezione


III - SINTASSI

La sintassi
Sintassi del sostantivo
I complementi indiretti
L'articolo
L'aggettivo
Il pronome
Il verbo. Uso dei modi e dei tempi
La posizione del verbo
Le preposizioni esclamative
La iterazione
Sintassi del periodo
Le preposizioni subordinate
Reggenza dell'infinito con soggetto identico
Verbi servili
Reggenza dell'infinito con soggetto differente
Proposizioni oggettive
Correlazione dei tempi
Proposizioni relative
Proposizioni temporali
Proposizioni causali
Proposizioni finali
Proposizioni consecutive
Proposizioni concessive
Proposizioni ipotetiche
Proposizioni interrogative
Discorso indiretto
Avvertenze
Glossario etimologico
Elenco delle basi latine
Elenco delle basi italiane
Elenco delle basi spagnole
Elenco delle basi catalane
Elenco delle basi bizantine

Citation preview

Arcaini E., Py B. Rossini Favretti R., Analyse contrastive et apprentisaage d H lo nques: la syntaxe de !'interrogation en espagnol, francais, italien et anglal1 Arico D., Prontuario fonetico aggiornato di onomastica i 'lglese Arico D., Dall'inglese d'lnghilterra all'inglese d ' America Bonamore D., Prolegomeni all'economia politica nella lingua italiana del qunttrocento Bonfante G., Latini e germanijn Italia Bertolini Ricceri U., Caldognetto Magno E. , lntini G., Tirondala 1., Propoate di d eacri1lone fonetica Castellani A ., I piu antichi testi italiani Castellani A. , La prosa italiana delle origini (Testi toscani di ca•attere prauco ell-• volurni indivisibili) Cappello T., Tagliavini C., Dizionario degli etnici e dei toponimi italfanl Catalini Fennel C., Lezioni di antico e medio Inglese Coco F., lntrodu zione allo studio della dialettologia italiana Coco F., lntroduzione allo studio della filologia germanica. Lineamenti d i gremmatlco stories del gotico · De Martino G., Per una metodologia sistemica dell'insegnamento delle lfngue De Martino G. , L'insegnamento delle lingua in una nuova prospettiva Fuchs R., Origine e sviluppo storico della lingua tedesca Galdi L., lntroduzione alla stilistica italiana Loikala Sturani P. , I prestiti germanici piu antichi nella lingua finlandese · Macdonnel A. , Grammatica sanscrita elementare Marcus S. , Nicolau E., Stati S., lntroduzione alla linguistica matematica Marri F. , Glossario al milanese di Bonvesin Pazzaglia M ., Teoria e analisi metrica Pirotti U. , L'endecasillabo dattilico e altri studi di letteratura italiana Pittau M ., Grammatica del sardo-nuorese Ramat P., lntroduzione alla linguistics germanica Ressuli N., Grammatica albanese Rossini Favretti R., II discorso e ii potere Salvaneschi E., II slstema semantico del «tempo» in ebraico biblico Scaffidi Abbate A. , lntroduzione allo studio comparative delle lingua germaniche antlche Simone G., Dall'indoeuropeo all'antico alto tedesco Slabbu, *su tJoya, *sa fJrulla, e neppure *su babbu, *su boya, *sa brulla, ma si dice su bbabbu « il babbo », su bboya « il boia », sa bbrulla « la burla », ecc. Quasi tutti i vocaboli che non leniscono la consonante iniziale b- ed anzi la rafforzano aggeiµinandola, sono altrettanti prestiti seriori italiani, catalani e spagno1i; e cio costituisce una buona spia sul piano della ricerca etimologica. 2

FONETICA

25

§ 21. - Come di fronte a d cacuminale la consonante n diventa cacuminale (1J ), cosl di fronte alle velari diventa anch'essa velare (n ):

anca « gamba », nke « ne », bangare « macellare », spinghere « spingere », inghiriare « girare attorno » .

§ 22. - La norma del mutamento, nel passaggio dalla posizione iniziale antevocalica alla posizione mediana intervocalica, vale anche per la consonante s; soltanto che per questa consonante non si tratta propria· mente di « lenizione », come nei casi fine ad ora visti, ma si tratta di un mutamento di qualita, doe di « sonorizzazione ». Infatti nel dialetto nuorese la s iniziale antevocalica e sempre sorda od aspra, mentre la s intervocalica e sempre sonora o dolce. Servono a mettere in evidenza la doppia pronunzia della consonante s i due seguenti vocaboli:

siHnu « soldino », susu « su ». Anche per la consonante s pero la posizione intervocalica puo esserc determinata da combinazioni sintattiche, per cui si. dice:

unu sis£nu « un soldino », dae susu « da su ».

§ 23 . . Ancora circa la consonante s e da osservare che, quando impura, se e in posizione iniziale richiede la prostesi di una i:

e

iskire « sapere » da lat. sci re, isprene « milza » da lat. s pl en e, istare « stare » da lat. s t a r e. A questa norma fanno eccezione i vocaboli che originariamente avevano piu di due sillabe, i quali, se aprono ii discorso, possono fare a meno della i prostetica:

rconcare e isconcare « ferire alla testa », sterrere e isterrere « distendere », 1·1rfnghere e istringhere « stringere », sturridare e isturridare « starnutare ».

§ 24. - Anche per la consonante f la norma della posizione intervorolica da luogo non ad una « lenizione » , bensl ad un mutamento di

26

PARTE

I

qualita, e precisamente ad una « sonorizzazione ». In posizione intervocalica infatti essa diventa sonora, cioe si trasforma in v: trivozu « trifoglio » da lat. tr if o l i um, travicu da it. traffic o.

Ancbe per la consonante / la posizione intervocalita puo essere determinata da combinazioni sintattiche, per cui si dice: fava « fava » ma sa vava «la fava », fizu « figlio » ma su vizu « il figlio », frade « fratello » ma su vrade « il fratello », frore « fiore » ma su vrore «il fiore» (v. § 19).

E da osservare che la v intervocalica che ne deriva, e poco sonora, per cui si differenzia pochissimo dalla f. In Java, ad esempio, la differenza tra la prima e la seconda consonante e lievissima. Anche per questo fatto, oltreche per esigenze di semplicita, nella trascrizione della f iniziale cbe diventa intervocalica per effetto di combinazioni sintattiche, non terro conto della leggerissima sonorizzazione che essa subisce ; pertanto scrivero sa Java, su fizu , su frade, ecc. Da quanto risulta nel presente paragrafo, si deduce che in effetti nel dialetto nuorese non esiste la f intervocalica, in quanto essa si trasforma sempre in v intervocalica. In maniera analoga ma inversa e da osservare che nel dialetto nuo rese non esiste la v antevocalica in posizione iniziale.

§ 2.5. - Alla consonante v iniziale delle lingue dalle quali il dialetto nuorese ha tratto ii suo lessico (latino, italiano, catalano, spagnolo), corrisponde in nuorese la consonante b (betacismo):

bf.vere da lat. v i ve re, betzzu da it. v e cc hi o, bintureri « avventuriero » da cat. v en tu re r, bentana « finestra » da spagn. v en tan a.

§ 26. - La consonante th e la fricativa interdentale sorda dell'inglese thing « cosa », scritta in grafia fonetica

t> /

thonca « assiolo », thilipirke « cavalletta », thuccaru « zucchero ».

Il fonema nuorese ha una particolarita di pronunzia che e stata gia segnalata da Ugo Pellis : « Prima di produrre ii suono fricativo continuo,

fONETICA

27

si usa fare una breve chiusa con la lunula postapicale della lingua contro gli alveoli ». Per questo fatto egli rappresent6 il fonema nuorese con l> preceduta da una piccola t . . Per parte mia preciso che la particolarita segnalata dal Pellis non si registra mai quando il fonema e in posizione iniziale, ma si registra solamente quando esso e in posizione mediana intervocalica; in questo caso il fonema risulta rafforzato e doe aggeminato. Rappresentandolo con -tth- (es. putthu « pozzo » ), come ho deciso di fare, si da ragione anche della « breve chiusa » o piccola esplosione che il Pellis ha acutamente sentito e segnalato: thatthare « saziare », thitthone « tizzone », thitthula « zanzara ».

Il fonema th e peculiare soltanto dei vecchi; atcualmente, nel 1972, ritengo che in tutta Nuoro essi non superino le venti unita. Qualche vecchio distingue ancora fra prattha « piazzola » (da lat. plate a) e pratta « argento » (da spagn. p l a t a). Tutti gli altri Nuoresi invece, evidentemente per influsso della lingua italiana che ignora questo fonema, sostituiscono ormai del tutto the -tth- rispettivamente con t- e -tt-; per cui pronunziano soltanto tattare, tittone, tittula e chiamano pratta sia la « piaz:rola » sia l' « argento ». La nuova generazione dei Nuoresi e tan to a::.e:.na dal voler e saper . pronun: ziare il fonema th, che capita sovente di sentirli affermare che il t~ de1 vecchi sia da attribuire ad un loro difetto di pronunzia e magan alla mancanza dei denti! E da osservare pero che anche tra i vecchi qul1 1.cuno pronunzia t dove ci aspetteremmo th, ed anche viceversa. Soltanto ~u'imente qu_esta co~fu­ sione e determinabile a priori, in base ai risultat; della foneuca stonca'. e infatti accertato che il fonema th del dialetto di Nuoro ed inoltre d1 quello « centrale » della zona circostante deriva da due speciali nessi latini : CJ e TJ (v. §§ 55 e 56 ).

§ 27 . _ Anche nel dialetto nuorese, come nella lingua itali~na, es.ililono due tipi della consonante zeta : la sonora z e la sorda tz, m graf1a ronetica scritte spesso rispettivamente d z e ts (ad esempic Wagner, DES). Ciascuno di questi due tipi di zeta puo trovarsi sia in posizione ini~i nlc sia in posizione mediana:

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PARTE

I

zente da it. gent e, foza « foglia » da lat. fol i a, tzucca da it. z u c c a, fortza da it. f o r z a.

§ 28. - Secondo quanto mostrano gia gli esempi fatti nel paragrafo precedente (tzucca e fortza), la zeta sorda, iniziale e mediana, non e originaria del dialetto nuorese, bensl deriva dalla esplosiva prepalatale sorda c di prestiti seriori italiani, catalani o spagnoli (v. § 83) o dal nesso toscano cchi + vocale (v. § 85). In maniera analoga e certo che non e originaria del dialetto nuorese la zeta sonora iniziale, bensi deriva dalla esplosiva prepalatale sonora italiana g (es. zente da it. gent e; v. § 84). Come e facile capire, queste norme di fonetica storica costituiscono due importanti strumenti di ricerca etimologica nell'ambito del dialetto nuorese: quando si hanno di fronte vocaboli nuoresi che abbiano una zeta sorda (tz), iniziale o mediana, si puo essere assolutamente certi che si tratta di vocaboli derivati dall'italiano o dal catalano o dallo spagnolo; quando si hanno di fronte vocaboli nuoresi che abbiano una zeta sonora (z) iniziale, si puo essere assolutamente certi che si tratta di vocaboli derivati dall'italiano (con la eccezione dei vocaboli di cui al paragrafo seguente). § 29. - La semiconsonante y e uguale a quella dei vocaboli italiani ;ena, Jugoslavia , macella;o, massajo. Essa si puo trovare sia in JPOsizione

yaca « cancello di legno dei poderi », yeunu « digiuno », yocare « giocare », yubu « coppia di buoi »,

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sia in posizione mediana:

Ne la zeta sonora ne quella sorda sottostanno alla norma del mutamento in posizione intervocalica, di cui si e parlato nel § 16. Per la z scempia intervocalica e per quella del nesso nz, entrambe originarie del dialetto nuorese perche derivate da particolari nessi latini ( v. §§ 52, 53 ), esiste una certa ambiguita di pronunzia: alcuni Nuoresi la pronunziano sorda (tz), altri intermedia fra la sonora e la sorda. In generale sembra che la vecchia generazione propenda per la sorda (es. fotza), proprio come avviene di regola nel dialetto di Bitti, invece la generazione giovane propenda per la sonora (/oza).

iniziale antevocalica:

FONETICA

I

mayu « maggio », masellayu « macellaio », massayu « massaio » , poyu « pozza », rayu « fulmine ».

Anche con la semiconsonante l'interposizione di una r non rompe la formula intervocalica (v. § 19): coryatthu « coriaceo », puntoryu « pungolo », kintorya « cintura del costume maschile », sor yocos « i giochi », sar yanas « le fate ».

Circa la pronunzia del nesso -ry-, e da notare che essa si presenta come intermedia fra le due pronunzie estreme -ri- e -rry-, anch'esse ugualmente in vigore. Pertanto si ode pronunziare puntor£u, puntoryu, puntorryu , con sfumature appena percepibili 3 • Ugualmente appena percepibile e, come si e visto nel § 16, la maggiore intensita di pronunzia della y- iniziale e di quella mediana -y-, come puo risultare dal vocabolo yaya « nonna ». In ogni modo e certo che la prima y e pronunziata con maggiore intensita che non la seconda; ne e prova il fatto che quasi tutti i vocaboli nuoresi che hanno come iniziale la y- ed inoltre hanno pill di due sillabe, prevedono contemporaneamente come iniziale la zeta sonora : yannaryu e zannaryu « gennaio », yocare e zocare « giocare », Yubanne e Zubanne «Giovanni », yukere e zukere « portare ».

La zeta iniziale, invece della semiconsonante, e d'obbligo quando nel discorso precede una -n finale di un vocabolo precedente: run zocande in zosso kin Zubanne « stanno giocando gill con Giovanni ».

NORME DI EUFONIA NEL DISCORSO § 30. - Nel dialetto nuorese i fenomeni eufonici che vengono pro-

' ~ da precisare che io intendo disringuere fra i e y: la prima e piu vocalica I•• 11 lb l'ho chiamata semivocale (v. §§ 4, 7), la seconda e piu consonantica e percib I ho 1 hlnmata semiconsonante (v. §§ 4, 29).

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PARTE I

vocati dall'incontro di fonemi finali ed iniziali dei vocaboli sono numerosi e complicati. In ogni modo essi possono essere ridotti ~ determinate regole, che hanno ii carattere della fissita e della preci'iione quasi assolute. L'elisione

§ 31. - L'elisione viene applicata largamente per le vocali finali dei vocaboli, quando siano seguiti da vocaholi che iniziano per vocale. L'elisione avviene d'ohbligo per le vocali dei monosillahi proclitici {articoli, pronomi; v. § 15/ I ) ed inoltre degli aggettivi dimostrativi:

s'6mine « l'uomo », s'abba « l'acqua », un'amicu « un amico », un'amica « un'amica » 1, cust'anca « questa gamha », cudd' ainu « quell'asino ».

Delle preposizioni (v. § 185) solamente de subisce l'elisione ed anche raramente: Er boke d'6mine (anche de 6mine) « e voce d 'uomo »; Er binu d'Uliana (anche de Uliana) « e vino d'Oliena ».

Nel parlare affrettato pero si dice piu spesso : Er bok' 'e 6mine; Er bin' 'e Uliana (v. § 185). Talvolta subiscono l'elisione ben due vocali: app' aere « avro » da *appo a aere (v. § 155 ); fipp' ist' andau « ero ·a ndato » da fippo istau andau (Jett. « era stato andato »; v. § 173 ).

II troncamento § 32. - II troncamento nel dialetto nuorese si usa assai di rado e precisamente sol tan to in due casi ben individuati: I) Puo subire ii troncamento, sino alla vocale tonica esclusa, la

1 Accettando la convenzione per cui l'elisione viene indicata co~ 1'4postrofo, nel dialetto nuorese ed anche nella lingua sarda in generale si deve scnverJ - contrariamente all'uso italiano - un' amicu, perche derivante da unu amicu.

31

FoNETICA

forma della 1a persona singolare dell'imperativo di alcuni verhi. Questa forma tronca, che puo essere o monosillabica o bisillabica, assume generalmente ii valore di interiezione, di uso molto comune:

=

=

abba' abbarra « rimani, sta' fermo »; acco' accosta « avvicina » interiezione usata con gli animali da fatica ; anno' = annotta « guarda »; ba' = bae interiezione di uso assai generico, lett. « va' »; be' = beni « vieni »; bi' = bie « ecco », Jett. « vedi »; da' = dae « orsu », lett. « da' »; le' lea « prendi »; mi' mira interiezione generica, lett. « guarda » (rispettivamente dai verbi leare e mirare, non pill usati nel dialetto nuorese, ma ancora vivi in quello logudorese); mu' = mustra « mostra »; na' = nara « ohe! », lett . « di' »; te' = tene « tieni », detto agli animali domestici (cfr. tosc. tie') ; de' prohabilmente lo stesso di pritogli); tru' turba intema, ma usato con le persone (cfr. tosc. to' riezione di incitamento agli animali da fatica.

=

=

=

=

II) Possono subire ii troncamento, sempre fino alla vocale tonica esclusa, tutti i nomi propri, i nomi di parenti, di conoscenti, di persone -:Ii ri_guardo ed inoltre quelli di alcuni animali domestici, quando tutti questi siano usati con valore vocativo:

Pre' = o Predu « o Pietro » .ba' = o bbabbu « o bahho » ma' = o mama « o mamma » Mari' = o Maria « o Maria » Maria' = o Mariam.eta « o Mariangela » txi' = o txiu, -a « o zio, -a » ya' = o yayu, -a « o nonno, -a » n6' = o nn6nnu « o padrino »

no' =

0 nnonna « 0 madrina » (v. § 6) I su Calo' = o su Cal6nicu « o Canonico » su bo' = o su boe « o hue» boe ru' = o boe ruyu « o hue rosso » boe porpori' = o boe porporinu « o bue porporino ».

Come si vede facilmente, il troncamento ha valore morfologico nel primo caso, valore sintattico nel secondo. Si osservi poi come ii troncamento effettuato sino alla vocale tonica esclusa, in ultima analisi dia luogo 'a veri e propri vocaboli ossitoni, contra la norma generale esposta nel § 14. 1 II fatto che si dica su bbabbu su nnonnu e sa nnonna, con l'aggeminazione drlln consonante iniziale de! sostantivo: sara l'effetto di una assimilazione della prima RIllnbn alla seconda.

32

PARTE

I

CONSONANT! FINAU § 33. - Le consonanti nelle quali possono terminare i vocaboli nuoresi sono solamente quattro: s, r, n, t. Se i vocaboli che terminano in una di queste quattro consonanti, sono in posizione finale assoluta, subiscono la paragoge di una vocale, come si e visto nei §§ 8-11:

tres[e].; battor[o].; andanfa].; finit[i].

Quando invece i vocaboli in questione si trovano nel corpo del discorso, le loro consonanti finali restano intatte solamente nel caso che siano seguite da una vocale: tres amicos, battor amicos, andan oye, finit oye.

Se invece nel discorso le consonanti finali dei vocaboli sono seguite da altre consonanti, allora subiscono numerose trasformazioni, secondo norme fonetiche abbastanza complicate, ma pure fisse e regolari quasi in maniera assoluta. I casi in cui ciascuna delle suddette quattro consonanti compare come finale di vocabolo, sono facilmente determinabili in virtu di ovvie considerazioni di fonetica storica. § 34. - La s e, fra le quattro consonanti finali citate, quella che ricorre con frequenza di gran lunga maggiore che non le altre tre. Essa infatti e il .segno del plurale degli articoli, dei sostantivi, degli aggettivi, dei pronomi, dei participi dei verbi; e la terminazione della 23 persona singolare e plurale e inoltre della 1a plurale dei verbi; e il segno caratteristico di non pochi avverbi (v. § 187); e la consonante finale di qualche sostantivo al singolare. La r si ritrova come residua di quakhe vocabolo latino: battor da qua t tu or, semper da s em per, e poi nella terminazione -er[e] dei verbi della II coniugazione (v. § 150 ). Se, da un punto di vista - diro cosl - astratto, si .fa la proporzione tra le s finali originarie e le r finali ugualmente originarie, si constata facilmente che essa gioca molto di piu a favore della prima consonante. Nel concreto parlare invece la situazione e molto djversa, per il fatto che in effetti le due consonanti, come finali di vocalioli, si scam-

33

F oNETICA

biano reciprocamente. In un cakolo stausuco effettivo dunque si troveranno tante -r quante sono le -s, anzi - come vedremo fra poco - piu numerose -r che -s. § 35. - Nel paragrafo precedente ho detto che la s e la r, come consonanti finali, si scambiano reciprocamente; ora debbo precisare che:

A) Quando la s finale originaria si conserva, allora la r finale originaria si trasforma in -s. Esempi : in tres e originaria la -s, mentre in battor e originaria la -r; ebbene si determina la seguente situazione: tres canes « tre cani » battos canes « quattro cani ».

B) Inversamente, quando la r finale originaria si conserva, allora la s finale originaria si trasforma in -r: battor gattos « quattro gatti » trer gattos « tre gatti » 1.

Questa norma di fonetica sintattica e assoluta, nel senso che non subisce mai alcuna eccezione. Tanto che, premessa questa norma sullo scambio reciproco fra s ed r finali, si puo benissimo prescindere dalla loro rispettiva situazione originaria e segnalare invece, con maggiore semplicita, i casi in cui una consonante iniziale di vocabolo richiede come consonante finale del vocabolo precedente la -s oppure la -r: I) Richiedono la s come consonante finale del vocabolo precedente, tutti i vocaboli che iniziano con le esplosive sorde o con le fricative sorde: tres canes, tres panes, tres taulas, tres santos, tres thitthulas. battos canes, battos panes, battos taulas, battos santos, battos thitthulas.

II) Richiedono la r come consonante finale del vocabolo precedente, tutti i vocaboli che iniziano con le esplosive sonore ed inoltre con y, m, r, z, tz, /: hattor boes, frer boes, I

2

battor domos, trer domos,

battor gattos, t-rer gattos 2 ,

battor yannas, trer yannas,

Cfr. G. Bottiglioni, Saggio di fonetica sarda, Perugia, 1919, pagg. 84, 85. Le occlusive sonore b, d, g vengono a trovarsi in posizione intervocalica

34

PARTE

battor manos, trer manos,

battor rosas, trer rosas,

battor ziros, trer ziros,

I

battor tzeccos, trer tzeccos,

battor fizos. trer fizos .

alla

Nel parlare affrettato pero le consonanti s ed r finali si assirnilano iniziale del vocabolo seguente, rafforzandola, e si dice anche:

f

tre ffizos, batto ffizos.

III) Ancora le consonanti s ed r finali si assirnilano alla consonante iniziale del vocabolo seguente, rafforzandola, quando questa e l oppure n: tre llittros « tre litri », batto llittros « qua ttro litri »,

tre nnukes « tre noci », batto nnukes « quattro noci ».

§ 36. - Anche la s dei due prefissi dis- e is- (da lat. ex) viene trattata come se fosse in posizione finale:

addistempus, dispi!zkere; ma dirganau, dirgrassia, dirmayare; isconcare, isperrare, isterrare; ma irbentiare, irdentare, irgrostare, irmenticare 3 • § 37. - L'alternanza di r-s come consonanti finali dei vocaboli e cosl frequente nel dialetto nuorese, che la si ritrova in altri tre casi, nei quali invece ci aspetterernmo, secondo l'etimologia, la n finale. Si tratta dei seguenti vocaboli:

numen[e] « nome )) da lat. n 0 men, samben[e] « sangue)) da lat. sanguen, semen[e] « serne» da lat. seme n; nonostante l'interposizione della r, e percio subiscono la lenizione di cui si e parlato nel § 19. diventando quindi tJ, it, .g.. 3 II Wagner, DES I 671, fa derivare iI sardo ismenticare, irmenticare dall'it. « dimenticare ». A me sembra che sia molto piu ovvio, dal punto di vista fonetico, far derivare ii vocabolo sardo dal lat. de men tic are (REW 2550a), con scambio di prefisso (ex invece di de}. Per il fenomeno fonetico che stiamo analizzando si vedano anche i seguenti casi: berbetticu da it. « bisbetico »; forarmale! « Dio ne scampi! » da ~s male; pantarma « fantasma » da spagn. ant. « pantasma ».

I

FONETICA

35

a nnumer de bbabbu tuo « a nome di tuo padre », a nnumer meu «a nome mio », a nnumes tuo « a nome tuo »; sambe lluttu (anche luttau) « lividore » 4 ; samber de ... « sangue di ... », semer de .. . « seme di .. . ». § 38. - Si e gia detto nel § 34 che un calcolo statistico che tenesse canto delle s e delle r finali originarie, riuscirebbe a grande vantaggio della prirna consonante. Nella situazione concreta del discorso invece risulta che in effetti si incontrano piu numerose -r che -s. Ed e questo un altro esernpio, forse il piu vistoso e piu caratteristico, del ruolo importante che il rotacismo gioca nel dialetto nuorese (v. § 2 ).

§ 39. - La n finale di vocabolo si trova nelle preposizioni kin « con » e in « in» e nella particella negativa proclitica non « non». Questa n finale subisce le seguenti trasformazioni fonetiche di fronte alle consonanti iniziali dei vocaboli che la seguono nel discorso: I) Resta intatta di fronte alle consonanti d , ~· t, th, z, tz:

bae kin Deus « va' con Dia», in domo (anche ii:z i;f,omo; v. § 20) «in casa », kin n6is « con noi », in Nugoro « a Nuoro », non neghes! « non negare! » (v. § 211), kin tecus «con te », in terra « in terra », non tires! « non tirare! », kin thiu tuo « con tuo zio », in T hatthari « a Sassari », non thukkes! « non andare ! », kin zente bona « con buona gente », in ziru « in giro », non zires! « non girare! » kin tzerta zente « con certa gente », in tzittade « in citta », bi' non tzappes « attento a non trovare » lett. « vedi di non trovare ».

4 Nella I edizione della presente opera avevo spiegato l'aggettivo luttu o luttau 111mc derivante forse dal lat. l u c t are (cfr. DES II 45). Oggi presento due spie11111ioni etimologiche dell'espressione sambe lluttu: *samben in luttu = « sang~e 111 lutto » e sambe lluttau = « sangue luttato » (ossia "segnato a lutto"); oppure, m rnhnrdine samben alluttu = « sangue acceso, infiammato » (alluttu, -a part. pass. di 111/iigh;re « accendere »; cfr. DES II 41: « a/luttu log. e camp. " acceso, infiam1111110"

»).

36

PARTE

II) La n finale di kin, in, non puo assimilarsi alle consonanti r, s iniziali di vocaboli rafforzandole:

f,

I l,

kissu (da kin+su) «con il », issu (da in+su) « nel » (v. § 92); no ffacas.' « non fare! », no !lasses.' «non lasciare! », no "ugas.' «con cadere! », no ssias.' «non essere! » (anche non facas, non lasses, non rugas, non sias).

III) La n finale di kin, in, non si trasforma ovviamente in -m di fronte alle consonanti b, m, p, iniziali di vocaboli seguenti: kim babbu « con babbo », im mesu « in mezzo», nom pikkes.' « non prendere! ».

Anche qui precise che, per esigenze di semplicita, nella grafia non terro conto di questa trasformazione subita dalla n finale. A stretto rigore, in questo caso in esame, in kim si ha la conservazione della m finale della base lat. cum: kim babbu, kim mama, kim Predu; m finale che invece in tutti gli altri casi - che sono assai piu numerosi - si trasforma in n (ed e, questo, un discorso da farsi, tale e quale, anche per lo spagn. e l'it. con: com babbo, com mamma, com Pietro). IV) La n finale di kin, in, non diventa ovviamente la nasale velare di fronte alle consonanti velari c, (k), g, iniziali dei vocaboli seguenti (v. § 21): kin casu « con formaggio », in kelu « in cielo », in conca « in testa », non galu « non ancora ».

V) La n finale delle proposizioni kin ed in richiede una d (ed entrambe diventano cacuminali nd) di fronte alla vocale iniziale dell'articolo indeterminativo : .. kind unu « con un( o) », kind una « con una »; ind unu « in un(o) », ind una « in una ».

Nel prosieguo della trattazione pero scrivero kindunu, kinduna e indunu, induna (considerandole come altrettante preposizioni articolate; v. § 93 ), per il fatto che la d compare solamente in questi quattro casi e mai in altri 5• 5 Sono de! parere che questa d epentetica sia il frutto di una supercorrezione. In quakhe localita sarda (ad esempio Bitti ed Orune) ii nesso latino n d si trasfor-

FoNETI CA

37

VI) Mentre tutte le altre consonanti finali restano sempre intatte di fronte a vocale di vocaboli seguenti, la n della particella negativa non cade: no andes.' « non andare! », no essas.' « non uscire! », no istes.' « non stare! », no 6rryes.' «non ragliare! », no umpras.' «non attingere! » (tutte forme di imperativo negativo; v. § 211 ).

E da osservare che, nonostante l'incontro di due vocali, non avviene ' mai l'elisione (v. § 31). Risulta un'altra n come consonante finale di vocabolo nella terminazione della 3a persona plurale delle forme organiche dei verbi. Ma di questa si parlera nella trattazione del verbo ( v. § 148 ). Identico rinvio faccio per la t finale di vocabolo, che si ha solamente come terminazione della 3a persona singolare dei verbi (v. §§ 146, 147).

RAFFORZAMENTO DELLE CONSONANTI INIZIALI § 40. - Alcuni vocaboli monosillabici e proclitici hanno l'effetto di rafforzare la consonante iniziale dei vocaboli che li seguono nel discorso. Questa fenomeno fonetico si verifica in maniera del tutto analoga per i corrispondenti vocaboli toscani e si spiega col fatto che le basi latine da cui essi sono in maggioranza derivati, avevano una consonante finale. I monosillabi in questione sono i seguenti: a « a » da lat. ad, e « e » da lat. et, a particella interrogativa da lat. au t , ke «come» da it. c h e, ne « ne » da lat. n e c, tra da it. tr a: ma in nn (ad esempio: canno da lat . qua n do). Ebbene, nelle sequenze kin unu e ;,, unu, sentite come *kinn unu e *inn unu, ii parlante nuorese avra temuto di vedcre un vezzo fonetico bittese od orunese, rispetto al quale si sara sentito in dovere di operare la supercorrezione kind unu e ind unu. II Wagner in HLS § 36 aveva spiegato la i di kin diversa dalla u de! lat. r " m come un effett.o della dissimilazione delle vocali nelle sequenze kun su, kund " " " · Io invece, nella prima edizione della presente opera, avevo proposto la chialllft lll in causa della i dell'altra preposizione in. Le due preposizioni infatti hanno 1 lflcssi fonetici identici in tutti i casi, anche nella eccezione che le interessa entram"" In maniera esclusiva: ind unu, kind unu. Ne! DES I 430 ii Wagner ha accet1 ~111 lo mia tesi; pero, per non riconoscere di essere stato corretto da me, e ricorso a 1111r"ta formula di strana diplomazia: «La forma kin(d) segue l'analogia di in(d), co1111 111K8Crisce anche ii Pittau, Dial. di Nuoro, p. 104, n. 13 ecc » ... ! (cfr. note 5 1lrl ~ 60, 1 de! § 184 e 2 del § 12). .....____

PARTE I

38

a ddomo = tosc. « a ccasa » 1; a RRoma = tosc. « a RRoma »; a bberu = tosc. « davvero »; sapios e mmaccos tosc. « savi e mmatti »; 6mines e ffeminas tosc. « uomini e ddonne »; prangh' e rride = tosc. « piangi e rridi »; a bbenis? « vieni? » da lat. au t v en is ? ( cfr. tosc. « o nnoi o vvoi » da lat. au t nob is au t v ob is); a ffughimus? « fuggiamo? »; ke mmaccu « come (un) matto »; ke lladru «come (un) ladro »; ne ddormo ne ppaso 2 = tosc. « ne ddormo ne rriposo »; ne oye ne ccrasa = tosc. « ne oggi ne ddomani )) ; tra ffeminas = tosc. « tra ddonne »; tra ttene e mmene = tosc. « tra tte e mme »; a nn6is = tosc. « a nnoi »; e nn6is = tosc. « e nnoi »; ke nn6is = tosc. « che nnoi »; ne nn6is ne bb6is tosc. « ne nn01 ne vvoi »; tra nn6is e bb.6is = tosc. « tra nnoi e vvoi ».

=

=

Le originarie consonanti finali dei monosillabi nuoresi in questione (a, e, a, ke, ne, tra) non compaiono mai in quanto tali e percio possono essere chiamate « consonanti virtuali ». Esse non compaiono nemmeno di fronte a vocaboli inizianti per vocale - contrariamente a quanto avviene almeno per i monosillabi italiani a-ad, e-ed - : andare a Uliana ea Orgosolo « andare ad Oliena e ad Orgosolo »; a iskies? « sapete? »; ke imbriacu «come ubriaco »; ne Antoni ne I stevene « ne Antonio ne Stefano »; tra amicos « tra amid ».

1 Oltreche a ddomo ((i(i) si dice an domo ( ~(/ ), sempre per indicare il moto a luogo. Questa seconda forma evidentemente e frutto di analogia con la forma in domo (~(/), la quale indica lo stato in luogo. 2 Si dice anche nen dormo nen paso (quest'ultimo da leggere ovviamente nem paso; v. § 39/ llI ). In questo caso - sostiene giustamente il Wagner, HLS § 363 si e avuto l'incrocio di lat. n e c x n o n. Si osscrvi che nella coscienza del parlante nuorese si e in parte offuscato il valore originario della particella negativa ne; ne e prova ii fatto che il secondo ne viene comunemente preceduto dalla congiunzione e. Esempio : ne ddorma e nne ppaso, oppure nen dormo e nnen paso. Ed e, questo, un fenomeno che si registra anche nel toscano popolare: « ne ddormo e one rriposo ». Per i numerosi richiami fatti al toscano, si veda W. Meyer-Luebke, op. cit. in bibliografia, pag. 93.

FoNETICA

39

FONETICA

STORICA

§ 41. - La conservativita del dialetto nuorese o, in altri termini, la sua fedelta al latino parlato e tanto notevole, che si puo dire in linea generale che, fatte poche eccezioni, i fonemi latini si conservano tali e quali net dialetto nuorese. Questa stretta corrispondenza fra il latino e il dialetto nuorese e tanto evidente per se stessa, che, nell'analisi dei singoli fonemi che mi accingo ad effettuare, seguiro di massima il criterio di analizzare non i numerosi casi di convergenza fra il dialetto nuorese ed il latino, bensl i pochi casi di divergenza.

LE VOCAL! § 42. - It sistema vocalico latino si mantiene intatto nel dialetto nuorese. Nel nuorese - come del resto si sa comunemente per tutta la lingua sarda - le vocali latine si sono conservate fedelmente in tutte le posizioni. Particolarmente notevole e la conservazione delle vocali latine toniche 'i ed u come tali :

pilu « pelo » da lat. p 't l us, pinna « penna » da lat. p 't n n a, nuke « noce » da lat. nu c e, putthu « pozzo » da lat. p tit e us.

§ 43. - Una lieve eccezione alla regola generale esposta nel paragrafo precedente si ha con le vocali e ed o in posizione protonica, le quali digradano rispettivamente in i ed u :

brinucu da lat. gen u c ' l um , frinucu da lat. fen u c 'l um, mulinu da lat. mo l in um, pulire da lat. pol ire.

Questo fenomeno del d igradamento delle vocali e ed o, rispettivamente in i ed u, probabilmente era gia in atto nel latino parlato, per il fatto che esso viene registrato anche nella lingua italiana e nei suoi dialetti. Si confrontino i vocaboli italiani corrispondenti a quelli sardi citati: ginocchio, f inocchio, mulino, pulire.

40

PARTE

I

fONETICA

41

§ 44. - E da osservare che il digradamento di cui s1 e parlato nel paragrafo precedente, non soltanto e un fatto gia avvenuto e fissato per determinati vocaboli, ma costituisce anche una norma fonetica vigente, la quale talvolta si rende operante nella flessione del verbo, quando l'accento si sposta in avanti:

g ere 2 ma buddo, buddimus, buddire « bollo, bolliamo, bollire » cl.a lat. bull ire; tocco, toccamus, toccare « tocco, tocchiamo, toccare » dall'it., ma tucco, tuccamus, tuccare (anche th-) « vado, andiamo, andar via» 3 •

esso « esco » medo « misuro » pedo « chiedo » c;;llo « colgo » coso « cucio » molo « macino »

§ 46. - Per quanto riguarda i dittonghi latini - quelli del latinc parlato, s'intende - l'unica cosa notevole da segnalare e che il lat. au da in dialetto nuorese a:

issimus « usciamo » midimus « misuriamo » pidimus « chiediamo » cullimus « cogliamo » cusimus « cuciamo » mulimus « maciniamo ».

§ 45. - Alcune volte per lo stesso vocabolo esistono due pronunzie,

a, particella interrogativa, da au t, agustu « agosto » da august us, cama « solleone estivo » da ca um a, pacu « poco » da pa u cu s, pasare « riposare » da p a u s a r e.

Fa eccezione alla regola un solo vocabolo: caule « cavolo » da ca u l is.

quella con la vocale protonica intatta e quella con la vocale protonica digradata:

Quando il dittongo latino au e seguito dalla consonante r, esso da luogo al nesso abr-. Abbiamo tre soli esempi:

eritthu ed iritthu « porcospino » da lat . e r z c z us oricra ed uricra « orecchia » da lat. o r i c ' l a preducu e priducu « pidocchio » da lat. p e d u c ' l u s accanto a issimus essimus » midimus 1 » medimus » » pidimus pedimus » » cullimus collimus » cusimus » cosimus » » mulimus. molimus

abra « aria fredda » cl.a « toro » cl.a t a u r u s v. § 59) ".

Qualche volta la necessita che esiste per alcune forme verbali di tenersi distinte da altre di differente significato, impedisce la suddetta alternanza delle vocali in questione: bOddo, boddimus, boddire « colgo, cogliamo, cogliere » da lat. co ll i-

I II Wagner, DES II 98, e piu propenso a fare derivare ii nuor. Jog. medire, camp. mediri « misurare » dallo spagn. medir che non dal lat. m e Ii re (REW 5552); senonche ii fatto - ignorato dal Wagner - che a Bitti si dice metire depone grandemente a favore della derivazione diretta dal latino (v. nota 3 § 86).

aura, labru « alloro » da la u r u s, trabu (evidentemente attraverso una forma *tabru;

§ 47. - E da sottolineare il fatto che l'essersi il sistema vocalico c:iel latino parlato conservato quasi intatto nel dialetto nuorese, ha determinato due importanti conseguenze: I) La conservazione del sistema vocalico latino nel dialetto nuorese e state certamente ii fattore che ha maggiormente contribuito a rendere ugualmente saldo nel nuorese il sistema consonantico latino. Se in-

2 In nuorese « cogliere frutti o fiori » si dice boddire da. lat . c oll! g ~re, mentre « cogliere » in generale si dice co/lire, che deriva dal comspondente 1taliano. 3 Pero si dice tocca!, oltreche tucca! « va'! », come l'italiano « tocca! » ; cir. Wagner, HLS § 173. . . . 4 Pero si dice l.Arenthu « Lorenzo» , da L a urent t us ; cosl come s1 dice Mauru da Ma ur us e Paulu da Pa ul 11 s (cfr. Wagner, HLS pag. 14 nota 2). Ritengo che questi tre nomi propr' facciano eccezione alle due regole es.poste nel testo, perche si tratta quasi sicuramente di prestiti seriori presi dal latmo ecclesiastico.

42

PARTE

I

vece nel dialetto nuorese si fosse verificata la frequente caduta delle vocali latine, si sarebbe pravocato pure il frequente incantra e poi il conseguente mescolamenta delle cansonanti, doe, in definitiva, un turbamento notevale del sistema consonantica l?.tino. II) Siccome la vocale castituisce la parte essenziale della sillaba, conservatesi nel dialetto nuorese le vocali latine, ne e venuta per conseguenza che anche il sistema sillabico latino si sia conservato assai fedelmente nel dialetto nuorese. Questa fatto facilita enarmemente la ricerca etimolagica dal nuorese al latino, per il fatto che e di grandissimo aiuto il pater confrontare sillaba per sillaba il vacabolo nuorese con la supposta base latina.

43

fONETICA

yannaryu e zannaryu « gennaio » da lat. i a n u a r i u s yobia e zobia « giovedl » da lat. i 0 v i a yocare e zocare « giocare » da lat. i o c a r e yubilare e zubilare « gridare » da lat. i u b i la re yubale e zubale « giogo » da lat. i u g a l e yuncu « giunco » da lat. i u n cu s yunghere e zunghere « aggiogare » da lat. i u n g ere yunta « giumella » da lat. i u n c t a yurare e zurare « giurare » da lat. i u r a r e.

La y intervocalica da lat. i e i u n are, peus e peyus « peggio calica e di regola nel e segg.).

cade in questi tre soli casi: yeunare « digiunare » yeunu, -a « digiuno, -a » da lat. i e i u nus, -a, » da lat. p e i us. La caduta della y intc;rvodialetto campidanese (cfr. Wagner, HLS § 135

LE CONSONANT! § 48. - Nel dialetta nuorese, dunque, si canserva salda anche il sistema consanantico latino; pero - preciso subito - meno fedelmente che il sistema vacalico. Infatti, accanta alla maggior parte delle cansananti latine che si conservano tali e quali nel dialetto nuorese, c'e un certo numero di esse che subisce qualche trasformazione. E invece assai raro il caso del completo dilegua di una consanante latina. Anche qui, danda per scontata la generica corrispondenza del sistema consonantico nuarese al sistema cansonantico latino, procedero ad esporre ed analizzare salamente quei casi, nei quali le consananti latine subiscano quakhe trasformazione nel laro passaggio nel dialetto nuorese.

§ 49. - La semiconsonante latina J rimane intatta nel dialetto nuarese (y ), sia in pasizione iniziale sia in posizione mediana. Pero, come si e accennato nel § 29, quasi tutti i vocaboli nuoresi che iniziano con y ed hanno piu di due sillabe, prevedono anche un'altra pronunzia con la zeta sonora iniziale: ya e za « gia » da lat. i am yaca « cancello ligneo dei poderi » da lat. yanna « porta » da lat. i an u a

i a c ca

§ 50. - Il nesso latino DJ, che nella lingua parlata si era gia ridotto a J, nel dialetto nuorese ha i medesimi esiti della semiconsonante J, sia in posizione iniziale sia in posizione mediana:

yiicanu e ziicanu « sagrestano » da lat. d i a c o n u s yosso e zosso « giu » da lat. de ors um (cfr. SSls 70) moyu « moggio; alveare » da lat. modi us oye « oggi » da lat. h o die poyu « fosso pieno d'acqua » da lat. */odium rayu « fulmine » da lat. r a d i u s teyu « compianto funebre; lutto » da lat. ta e di um.

§ 51. - Il nesso latino RJ si mantiene intatto nel dialetto nuorese; per la sua effettiva pronunzia, pero, si veda quanto si e detto nel § 29:

aryola « aia » da lat. a r e o l a imperyu « incombenza, oommissione » da lat. imperium apperyo « apro » da lat. a p er i o feryo « ferisco » da lat. fer i o moryo « muoio » da lat. m o r i o (REW 5681/2) paryo « sembro » da lat. p a re o (v. § 177).

44

PARTE

§ 52. - II nesso latino NJ si

e trasformato

I

nel nesso nuorese nz:

carcanzu « calcagno » da lat. cal cane um distimonzu « testimone » da lat. t e s t i m o n i u m irghenzu « difetto fisico o morale » da lat. in g e n i u m benzo « vengo » da lat. v e n i o tenzo « tengo » da lat. ten e o (v. § 179).

§ 53. - II nesso latino LJ si

§ 57. - L'aggeminata latina LL si cacuminale (#) nuorese:

Sembra che questa zeta e quella del nesso nz del paragrafo precedente, entrambe sonore, in antico venissero pronunziate sorde od aspre (v. § 27).

e scomparsa

nel suo

basolu « fagiolo » da lat. p h a s e o l u s basu « bacio » da lat. bas i u m camisa « camicia » da lat. c a m i s i a casu « cacio » da lat. case us.

e trasformato

nel nuorese th- e -tth-

marthu « marzo » da lat. m a r t i u s palatthu « palazzo » da lat. p a la t i u m pettha « carne da mangiare » da lat. *pet ti a (REW 6450) prattha « piazzola » da lat. p l a t e a

1 •

coryatthu « coriaceo » da lat. coriaceus eritthu « porcospino » da lat. ericius sedatthu « setaccio » da lat. s a et a c i um.

kizu « sopracciglio » dt. fat . c i l i u m foza « foglia » da lat. f o l i a miza « mila, migliaio » da lat. m i l i a muzere « moglie » da lat. mu lier e paza « paglia » da lat. pale a bazo « valgo » da lat. vale o dozo «dolgo» da lat. doleo (v. § 178).

§ 55. - II nesso latino TJ si ( v. § 26):

putthu « pozzo » da lat. p u t e u s thatthare « saziare » da lat. s a t i a r e thitthone « tizzone » da lat. t i t i o n e

§ 56. - Gia nel latino parlato ii nesso CJ veniva scambiato col n~s­ so TJ; niente di strano, pertanto, che entrambi i nessi abbiano nel dialetto nuorese ii medesimo esito in th- e -tth- :

e trasformato nella z nuorese :

§ 54. - La semiconsonante del nesso latino SJ passaggio nel dialetto nuorese:

4.5

FONETICA

e trasformata

nell' aggeminata dd

ambidda « anguilla » da lat. an g u ill a .appeddare « abbaiare » da lat. a pp ell are fodde «mantice » da lat. f o l l e modde « molle >> da lat. moll e pedde « pelle » da lat. pell e.

§ 58. - Quando la L latina precede o segue una consonante, si trasforma, passando nel dialetto nuorese, in r. Questa norma opera anche attualmente per i vocaboli che il dialetto nuorese prende dalla lingua italiana: LB - rb: arbu « albume » da lat. alb us carkina « cake » da lat. calcina re: LC sordau « soldato » dall'it. rd: LD 2 furfaru « zolfo » da lat. s u l p h u r LF - rf: murghere « mungere » da lat. m u l g e r e rg: LG parma « palma » da lat. palm a rm: l.JM curpa « colpa » da· lat. c u l p a rp: DP = 1 2

In thatthare e thitthone e avvenuta una assimilazione regressiva. Anchc in furf aru e avvenuta una assimilazione regressiva.

46 LT LV LZ

PARTE I rt: rb: rtz:

artu « alto » da lat. alt us isorbere « sciogliere » da lat. exsolvere artziare « alzare » dall'it.

BL br: brandu « leggero » da lat. blandus 3 CL er: oricra « orecchio » da lat. oric'la (REW 793) FL fr: frore « fio.re » da lat. fl ore GL = gr: grandula « ghiandola » da lat. glandula NGL ngr: ungra « unghia » da lat. ung'la PL = pr: proghere « piovere » da lat. plovere scr: mascru « maschio » da lat. masc'lus SCL STL scr: uscrare « abbrustolire » da lat. ust'lare SPL = spr: isprene « milza » da lat. s pl en e. Quando il nesso latino LS e passato nel dialetto nuorese, la prima consonante si e assimilata alla seconda; questo fatto pero evidentemente e avvenuto attraverso il precedente passaggio di LS in rs e dopo in ss ~v. § 63): kessa « lentischio » da lat.

c e ls a.

Il passaggio intermedio di rs e sicuramente attestato nel sardo antico: kersa del Condaghe di S. Pietro di Silki, 19, 206, 404, 420. E evidente che il rotacismo cui sottosta la originaria L latina nei suddetti nessi nuoresi, e un altro notevole esempio della fortuna che la consonante r gode nel dialetto nuorese (v. §§ 2, 19, 34, 38, nota 1 § 146). Ma altri esempi di questo fenomeno sono quelli che vengono esposti nei paragrafi seguenti (§§ 59, 60, 61 , 62).

§ 59. - Nel dialetto nuorese la r che si trovi fra una consonante ed una vocale (cons. + r + voe.), subisce sempre una totale « attrazione regressiva », quando nella sillaba da cui viene attratta, possa assumere la medesima posizione che aveva prima. Questa norma vale non sola-

3 II Wagner, DES I 213, non e propenso a considerare il nuor. brandu «leggero », detto delle bevande, come diretto continuatore de! lat. bland us, mentre pensa di chiamare in causa lo spagn. blando « anche perche il significato di 'annacquato, bagnato' e proprio particolare delle parlate iberoromanze ». Ma questo fatto - dico io - non costituisce per nulla una opposizione: il nuor. brandu e lo spagn.

FoNETICA

47

mente per la ongmaria R latina, ma anche per la L latina trasformatasi in r in virru della norma esposta nel paragrafo precedente: brente « ventre » da *bentre da lat. vent re brinucu « ginocchio » da * binucru da lat. g e n u c ' l u m crapicu « capezzolo » da *capicru da lat. cap it 'l um fravicare « fabbricare » da *favricare da lat. fa b r i care frinucu « finocchio » da *finucru da lat. fen u c 'l u m frustinaca « carota » da fustinacra da lat. p a s t i n a c ' la 4 ispricu « specchio » da *ispicru da lat. *spic' l um (REW 8133) preda « pietra » da *pedra da lat. p et r a preducu « pidocchio » da *peducru da lat. p educ' l us.

Questa norma della totale attrazione regressiva della consonante r e tuttorn operante perfino coi vocaboli che sono di recente acquisizione dalla lingua italiana: britzziketta da it. bi c i cl et ta, treattu da it. J eat r o. § 60. - Quando nel medesimo vocabolo il nesso cons. si ripete due volte oppure si alterna col nesso cons. + voe. secondo nesso cade sempre:

aggrucare « incrociare » da *aggrucrare da lat.

* ad

+

+

+

r + voe. r, la r del

c r u c ' la re 5

blando sono semplicemente corradicali anche rispetto al loro particolare significato di "annacquato". Accetto appieno invece la tesi de! Wagner che il log. camp. blandu « morbido, soave, affabile » derivi dallo spagnolo, o anche dall'italiano (aggiungo io), come dimostra ii mantenirnento del nesso bl non trasformato in hr. 4 Frustinaca sicuramente ha risentito l'influsso di fuste « bastone » (si pensi aUa forma della carota); in questo modo si spiega e giustifica anche l'altra forma nuorese fustinacra. s 11 Meyer-Liibke, prima in Zur Kenntnis des Altlogudoresischen, Wien, 1903 (Sitzungsberichte der kais. Akademie der Wissenschaften, Bd. 145, Abh. 5) 30 e 66 e poi in REW 7396, ed ii Wagner in LIS 27 e 104, avevano riportato ii sardo ant. ruclare e i nuor. rucrare, aggrucare alla base *rotulare x cruce. Nella prirna edizione dclla mia presente opera (pag. 105 nota 17) e dopo in SSls 90-93, io avevo combatLuto quella tesi ed avevo presentato come unica base dei due vocaboli sardi *cruc'lare. Net DES II 364-365 il Wagner ha accettato appieno la mia tesi, pero ha usato qucsta strana formula per darmi ragione: « II Pittau, /. c. combatte anche lui la dc1ivozione da rotulare »; strana formula che vuole indurre ii lettore ad interpretarc

48

PARTE

I

carkidare «dare calci » da *carkidrare da lat. cal cit rare copercu « coperchio » da *copercru da lat. cooper c' l um cradica « graticola » da *cradicra da lat. c rat i c 'la curcuvica « zucca » da *curcuvicra da lat. cu cu r b it 'la 6 forticu « sughero » da *forticru da lat. co rt i c 'l us 7 fracare « fiutare, puzzare » da *fracrare da lat. flag rare pr6ppiu « proprio » da *pr6priu da lat. prop r i us umbrake « ripal'o ombreggiato » da *umbracru da lat. umbra c ' l um.

§ 61. - Continuando nell'esposizione della fortuna e delle particolari norme fonetiche di cui gode la consonante r nel dialetto nuorese, faccio osservare che talvolta essa si inserisce ex novo fra una consonante esplosiva ed una vocale:

assustrare « spaventare » da spagn. as us ta r frigura « figura » dall'it. o dallo spagn. frustaniu « fustagno » dall'it. indizzestru « indigesto » (detto di persona) dall'it. ispruma « schiuma » da lat. s p u m a istresiare « allontanare » da lat. * ext e ( n ) s are (REW 3083a) lestru « lesto » dall'it. ludru (anche ludu ) « fango » da lat. l u tum nadrare « nuotare » da lat. n a ta re tronare « tuonare » da lat. to n are (anche * tronare; REW 8778) male craducu « mal caduco » dall'it.

in questo modo: « A correggermi sono stato io da me stesso; poi e arrivato il Pittau a sostenere anche lui la mia nuova tesi riveduta e corretta » ... ( cfr. note 5 dcl § 39, 1 dcl § 184 e 2 de! § 12). 6 Non e necessario presupporre, come fa il Wagner, DES I 380, una forma *cucurbic'la, dato che e cosa nota che nel latino parlato i due suffissi -ic'lus, -a e -it'lus, -a venivano scambiati con grande facilita. 7 Ne! suo Wortbild . § 20 pag. 23 il Wagner aveva riportato il nuor. forticu, assieme con le altre forme dialettali sarde, alla base a r t i cu l u s. Nei mici SSls 92-93 io avevo combattuto questa opinione del Wagner ed avevo presentato come base c o rt i c 'l u s ( x f o r t is ) Nel DES I 389 egli ha ancora accettato appieno la mia tesi, pero non mi ha citato per nulla, nemmeno con quella strana formula che ho indicato nella nota 5.

FoNETICA

49

§ 62. - Nel nesso latino RN, passando nel dialetto nuorese, la r ha assimilato a se la consonante nasale:

carrale « fratello » da lat. c a r n a l e carraryu « nascondiglio di came, luogo dove c'e came» da lat. car narium carre « carne umana » da lat. car n e kerrere « setacciare » da lat. c e r n e re corru « corno » da lat. co r nu cuberrare « dare vitto e alloggio, metter al riparo, coprire » da lat. *cubernare 8 perra « meta » da lat. perna sterrere « distendere » da lat. sternere torrare « tornare » da lat. t o r n a r e.

§ 63 . - A sua volta la r si assimila alla consonante seguente nel nesso latino RS, secondo un processo, pero, che era in atto gia nel latino parlato: ass' imbesse « al rovescio » da lat. in verse yosso « giu » da lat. de o rs u m pessike « pesco e pesca » da lat. p e r s i c u s pessone « persona » da lat. p e rs o n a 9 battos soddos « quattro soldi » da lat. qua t tu or

sol lo s

(v.

§ 35/I). 8 Questo verbo nuorese col suo particolare significato - , di cui il Wagner ignorava l'esistenza, da torto a lui che faceva derivare ii corrispondente log. kuerrare « nascondere » dal lat. cavern are (DES I 421), mentre da ragione al Salvioni che l'aveva riportato a *cuber n are (per g u be r n are) ( « Studj Romanzi i., VI, 1909, pag. 13, § 15). In nuorese cuberru e ii «vitto e alloggio » che il padrone fissa per contratto a favore de! servo-pastore. 9 II Salvioni, lo Hofmann, ii Subak ed il Bartoli non sono riusciti a dare una spiegazione plausibile della e finale de! sardo pessone; tanto che il Wagner ha escluso che questo vocabolo possa derivare direttamente dal latino e lo ha invece riportato al tosc. ant. persone. Per parte mia sostengo che ii vocabolo sardo deriva direttamente dal lat. persona, e spiego la differente vocale finale come influsso del suffisso accrescitivo -one, d'uso frequente nel sardo (Wagner, \'(!orthild. §§ 65-67).

50

PARTE

I

§ 64. - La M intervocalica latina viene conservata dal dialetto nuorese sia quando e scempia sia quando e aggeminata. Esiste pero una tendenza a confondere i due casi, col risultato che talvolta si hanno contemporaneamente due pronunzie per il medesimo vocabolo: frama « fiamma » da lat. fl a m m a mama « mamma » da lat. ma mm a (anche *m ama; ammime e ammimme « a me » da lat. a d + m i h i m e t como e commo « adesso » da lat. e cc u + m o d o domo e dommo « casa » da lat. d o m o fumu e fummu « fumo » da lat. f u m u s nemos e nemmos « nessuno » da lat. n em o.

DES II 60)

§ 65. - La V iniziale latina, come si e gia accennato nel § 25, passando nel dialetto nuore·se si trasforma sempre in b:

bacca « vacca » da lat. v a cc a belu « velo » da lat. v el u m bikinu « vicino » {sost.) da lat. v i c in us boke « voce » da lat. v o c e.

§ 66. - La V intervocalica latina ha nel dialet to nuorese due esiti:

I) Si conserva: bivere « vivere » da lat. cravu « chiodo » da lat.

vivere cl av us.

II) Si trasforma in -b-: bibu « vivo » da lat. v i v u s nobe « nove » da lat. n o v em.

§ 67. - La B intervocalica latina ha nel dialetto nuorese i medesimi esiti della V intervocalica. La cosa si spiega facilmente, quando si consideri che gia nel latino parlato queste due consonanti venivano spesso confuse fra loro:

51

fONETICA

I) Si conserva: cubare « nascondere » da lat. c u b a r e labore « frumento seminato » da lat. la b o r e tabedda « mazzola » da lat.· t a b e l l a.

II) Si trasforma in -v-: faveddare « parlare » da lat. *fa bell are (REV 3119 ) favula « bugia » da lat. f a b u l a fravicare « fabbricare » da lat. fa b r i c a r e.

Talvolta pero, contrariamente a quanto dice il Wagner, Pless. nota 3 del § 22, dilegua del tutto: b6is « voi » da lat. v obis diaulu « diavolo » da lat. d i a b o l u s 10 neula « nebbia » da lat. n e b u l a n6is « noi » da lat. n o bis 11 nue « nube » da lat. n u b es taula « tavola » da lat. tabula (anche

* tau la;

DES II 468).

§ 68. - Assai caratter1suco e ii mantenimento nel dialetto nuorese ed anche in quello « centrale » della zona circostante - dell'antico suono velare delle consonanti latine C e G anche di fronte alle vocali e ed i. Esempi per la C :

boke « voce » da lat. voce kelu « cielo » da lat. caelum kena « cena » da lat. c e n a

10 Questo vocabolo sara un prestito seriore dal latino ecclesiastico; lo dimostra la sillaba dia- non trasformata in ya- secondo la norma de! § 50. 11 B6is e n6is, forme toniche del pronome personale, derivano senza akun dubbio rispettivamcnte da lat. v obis e ·n ob is (cfr. Wagner, Fless. § 22; DES II 172 e 584). Orbene, anche in conseguenza di questo fatto, io sostengo che le analoghe forme italiane voi e noi derivano da v obis e nob is e non da v o s e nos, come comunemente si ritiene (v. ad es. REW 5960, 9455; B. Migliorini · A. Duro, Prontuario Etimologico delta lingua italiana, Torino, 1949; G. Devoto, Avviamento al/a etimologia italiana, dizionario etimologico, Firenze, 1967 ad voces ).

52

PARTE

I

53

FoNETICA

kera « cera » da lat. c e r a kerfu « acerbo » da lat. a c e r b u s kikela « cicala » da lat. c i c a la kilibru « crivello » da lat. cir i b rum (REW 2324 ). kima « cima dei rami » da lat. c i ma (REW 2438) luke « luce » da lat. l u c e pake « pace » da lat. pace pike « pece » da lat. p i c e.

punghere « pungere ~ da lat. p u n g e r e (i)spinghere « spingere » da lat. exp in g ere (i)stringhere « stringere » da lat. s t r i n g e r e tinghere « tingere » da lat. tin g ere.

§ 69. - Anche nei nessi latini SCE e SCI, entrati nel dialetto nuorese, viene mantenuto l'antico suono velare del latino repubblicano:

aggrucare «incrociare » da lat. * a d + c r u c ' l a r e gardu « cardo » da lat. c a r d u u s garrigare « caricare » da lat. c a r r i c a r e graminare « cardare » da lat. c a r m i n a r e grimines, in grimines « in flagrante » da lat. c ri m in e grista « cipiglio » da lat. c r is ta Cristolu e Gristolu « Cristofaro » da cat . Cris to fol Zesu Gristu « Gesu Cristo » da lat. I es us C h r is t u s g,rosta « crosta » dall'it. o dallo spagn. Grukes, toponimo nuorese, da lat. c r u c es curpa e gurpa « colpa » da lat. c u l p a.

arbeskere « albeggiare » da lat. alb es c e re creskere « crescere » da lat. c r e s c e r e diskente « apprendista » da lat. d is c e n t e paskere « pascere » da lat. p a s c e r e biskidu « acido » da lat. v i s c id u s iskire « sapere » da lat. sci re piske « pesce » da lat. p is c e piskina « pozzanghera » da lat. pis c in a. § 70. - Esempi della antica velare latina G, iniziale e mediana, conservata nel dialetto nuorese anche di fronte alle vocali e ed i: ghelare « gelare, coagulare » da lat. g e l a r e ghemere « gemere » da lat. g e m e r e gheneru « genero » da lat. g e n e r u leghere « leggere » da lat. leg ere reghere «reggere » da lat. reg ere sughere « suggere » da lat. s u g ere leghimus « leggiamo », reghimus « reggiamo », sughimus « suggiamo ».

(REW 3048)

12

§ 72. - E pero da osservare che la C latina digrada in g nuorese quando nella medesima sillaba c'e la solita fortunata consonante r (v. §§ 2, 19, 34, 38, 58, 59, 61):

§ 73. - Quando la consonante G latina (ed anche quella italiana) risulta in posizione intervocalica, talvolta dilegua del tutto, secondo una tendenza che esisteva gia nel latino parlato: dego e deo « io » da lat. e g o /rue « latte quagliato » da lat. fr u g e ispau « spago » dall'it. istria « barbagianni )> da lat. s t r i g a ria « riga » dall'it. teula « tegola » da lat. t e g u la.

(REW' 3546)

§ 71. - La velare sonora latina conserva nel dialetto nuorese il suo antico suono anche quando e preceduta da una consonante :

In alcuni altri vocaboli nuoresi scompare addirittura l'intera sillaba latina GE o GI:

ghinghiba « gengiva » da lat. gin g iv a linghere « leccare » da lat. l in g e re murghere « mungere » da lat. m u l g e r e

DES.

12

Questo vocabolo non era conosciuto dal Wagner e percio manca nel suo

54

PARTE

I

boddire « cogliere frutti o' fiori » da lat. e o l l i g e r e mastru « maestro » da lat. m a gist r u po"ire « porgere » da lat. p o r r i g e re binti « venti » da lat. vi gin ti e vi n ti (DES II 578) trinta « trenta » da lat. trig in ta baranta « quaranta » da lat. quad rag in ta, qua ran ta (DES I 176) kimbanta « cinquanta » da lat. e in qua gin ta, * e in quanta (DES I 337) sessanta « sessanta », settanta « settanta », ottanta « ottanta », nobanta « novan ta » 13 •

§ 74. - Con un procedimento inverso, frutto di una supercorrezione, fra due vocali della base latina si inserisce in alcuni vocaboli nuoresi una g velare:

aghera « aria » da lat. a er a (DES I 56 ). rughere « cadere » da lat. r u ere rughina, -are « rovina, -are » da lat. r u in a, sughe « scrofa » da lat. sue 15 •

-are 14

§ 75. - II nesso latino GN si trasforma nel nuorese nn : annile « mandra per agnelli » da lat. a g nil e eonnau, -ada « cognato, -a» da lat. e 0 gnat us, -a eonnoskere « conoscere » da lat. e o g n o s e e r e linna « legna » da lat. l i g n a

13 Non e necessario derivare come fa il Wagner, DES II 171 - ii sardo novanta, nobanta dal corrispondente italiano; e sufficiente supporre una base *no nanta, che si sia incrociata con novem (sardo nove, nobe); proprio come di fatto si suole spiegare l'it. novanta. 14 Anche qucsti due vocaboli non erano conosciuti dal Wagner e percio mancano nel DES. Non vi puo essere dubbio sul fatto che essi derivino direttamente dal latino e non dall'italiano; ce ne offre una conferma ii nome di un pacsino vicino ad « rovine » (cir. Ruginas CSP 290, 367; CSNT 39). Oristano: Ruinas IS Pero sari intervenuto anche un influsso del verbo sughere « suggere » .

=

fONETICA

55

mannu « grande » da lat. m a g n u s punnare « propendere, aspirate » da lat. p u g n a re sinnare « segnare, marchiare le bestie » da lat. s i g n a re. § 76. - II nesso latino QU si trasforma nel nuorese b:

abba « acqua » da lat. a q u a abile « aquila » da lat. a qui la baranta « quaranta » da lat. q u a ran ta (DES I, 176) battor « quattro » da lat. qua t to r (DES I 188) kimbe « cinque » da lat. e in q u e (REW 6964) kimbanta « cinquanta » da lat. * e in quanta (DES I 337) ebba « cavalla » da lat. e qua thilimba « baccello delle fave » da lat. s i l i q u a. § 77. - Anche il nesso latino GU

+ voe. si trasforma nel nuorese b:

ambidda « anguilla » da lat. an g u ill a imbena « inguine » da lat. in g u in a (DES I 613) lambidu « goloso » da lat. l a n g u i d u s limba « lingua » da lat. l i n g u a samben[e] « sangue » da lat. sang u en ambisuga « sanguisuga » da lat. s an g u is u g a. § 78. - II nesso latino NU trasforma in -nn-:

+ voe.

passando nel dialetto nuorese s1

yanna « porta » da lat. i an u a yannaryu « gennaio » da lat. i a n u a r i u s manna « covone » da lat. man u a (REW 5329) mannale « maiale casalingo » da lat. manual e (REW 5331).

§ 79. - La T intervocalica latina nel dialetto nuorese digrada sempre a -d-: beda « bietola » da lat. b et a bide « vite » (pianta) da lat. vi t e bidikinzu « vitigno » da lat. * v it i e in e u

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PARTE

I

ludu « fango » da lat. l u t u m meda « molto » da lat. m e ta medassa « matassa » da lat. mat ax a seda « seta » da lat. s a e ta sedatthu « setaccio » da lat. s a et a e i u m.

Come al solito (v. § 19), si ha posizione mediana anche nel seguente modo: voe. + T + R +voe.: bridieu « patrigno » da * bidrieu ( v. § 59) da lat. v it r i cu s bridu « vetro » da *bidru (v. § 59) da lat. vi tr um madrike « lievito » da lat. mat r i e e preda « pietra » da * pedra ( v. § 59) da lat. p e t r a.

§ 80. - Fino ad ora ho messo in evidenza quelli che sono gli es1u che i fonemi latini hanno avuto nel loro passaggio nel dialetto nuorese. Alla formazione del lessico nuorese pero hanno contribuito in maniera abbastanza ampia anche le lingue italiana, catalana e spagnola. Ferma restando la norma generale della conservativita del dialetto nuorese anche rispetto ai fonemi italiani, catalani e spagnoli, passiamo a vedere brevemente quali fra questi abbiano sublto delle trasformazioni nel diventare nuoresi.

f ONETICA

57

cumpanzu « compagno » dall'it. cumpanzia e eumpannia « compagnia » dall'it. punzu « pugno » dall'it. o da spagn. p u ii o sennore « signore » dall'it. 0 da spagn . s e ii 0 r.

Pero, anche qui,

e un

fatto che ormai a Nuoro si dica:

baiia « salsa» da genov. o piemont. bag n a campaiia « campagna » dall'it. puiiolada « pugnalata » (inter.) da spagn. p u ii al ad a Sardina « Sardegna » da it. ant. S a rd i g n a seiiore « signore ».

E da osservare che i fonemi l' del paragrafo precedente e ii di questo sono del tutto estranei al genuino sistema fonetico del dialetto nuorese ( v. § 4 ). Essi infatti ricorrono esclusivamente nei pochi vocaboli nuoresi citati in questi due ultimi paragrafi. § 83. - L'esplosiva prepalatale sorda c dei prestiti italiani, catalani e spagnoli si trasforma nel nuorese tz (v. § 28):

§ 81. - La laterale mediopalatale l' dei prestttl italiani, catalani e spagnoli si trasforma nel nuorese ll oppure lli:

barratzzellu « guardia campestre » da spagn. ant. bar r ache l fatzza « faccia » dall'it. puntzitta « bulletta, chiodo » da spagn. pun c h a o cat. pun x a tzeccu « cieco » dall'it. tzertu « certo » dall'it.

burrumballa « segatura » da cat. b u r r u m ball a eollonare « burlare » da it. e o g l i o n a re eunillu « coniglio » dall'it. f amillia « famiglia » dall'it.

§ 84. - La esplosiva prepalatale sonora ge o gi dei prestiti italiani si trasforma nel nuorese z (v. § 28):

Pero ormai

e un fatto che a Nuoro si pronunzi alla maniera italiana:

eoglione, eunigliu, famiglia, vigliaccu.

§ 82. - La nasale mediopalatale ii dei prestltl italiani, catalani e spagnoli ha avuto nel passato due esiti: nz e nn:

zanketta « giacchetta » dall'it. zenia « specie » da it. gen i a Zenia « Eugenia » dall'it. zente « gente » dall'it. zirare « girare » dall'it. zorronada « giornata lavorativa » dall'it. zudissiu « giudizio » dall'it.

58

PARTE

§ 85. - Assai caratteristico + voe.:

I

e l'esito in tz che ha nel dialetto nuorese

il nesso toscano chi

apparituare « apparecchiare » dall'it. atzzappare « trovare » da it. a cc h i a pp ar e betzzu « vecchio » dall'it. Mertzioro « Mekhiore » dall'it. (cfr. SSls 70) otuales « occhiali » dall'it. paritu.os « parecchi(i) » dall'it. sutuare « succhiare » dall'it. sutzzu « succo » da it. s u cc h i o.

LA CONSERVATIVITA' DEi DIALETTI DI NUORO E DI BITTI § 86. - Ho detto e ripetuto in precedenza che il dialetto di Nuoro e il piu conservativo fra tutti i dialetti sardi e, quindi, il piu vicino alla madrelingua latina. Sta pero di fatto che numerosi autori, ad iniziare dallo Spano 1, sono soliti affermare e scrivere che la localita sarda nella quale « la lingua di Roma risuona piu pura » e Bitti, paese posto a circa 40 chilometri a settentrione di Nuoro. Per il vero la tesi suddetta e stata ed e sostenuta da autori non propriamente specialisti in linguistica, ' mentre i linguisti non si sono mai pronunziati sull'argomento e tanto meno si sono proposti di approfondirlo scientificamente. Lo stesso Maestro della linguistica sarda, il Wagner, non ha mai affrontato ex professo la questione, anche se in una lettera inviatami da Washington il 10-3-1956 mostrava di propendere per la tesi dello Spano e compagni. Ebbene, intendo assumermi ora il compito di dimostrare, in maniera breve ma del tutto sufficiente, che la tesi della maggiore conservativita del dialetto di Bitti fra tutti gli altri dialetti sardi non risponde affatto a verita, e che al contrario questo pregio e da attribuirsi al dialetto di Nuoro. Premetto che il raffronto che intendo adesso stabilire fra il dialetto di Nuoro e il dialetto di Bitti - entrambi appartenenti alla varieta dialettale « centrale » - verra da me fatto esclusivamente dal punto di vista

t

Cfr. ad es. Ortografia sarda nazionale ecc., parte I , pag. 199.

59

FONETICA

della fonetica; cio perche rispetto agli altri campi linguistici - morfologia, sintassi e lessico - tutti i dialetti della varieta « centrale » sono ugualmente conservativi, tanto che riuscirebbe praticamente impossibile tentare di distinguere l'uno dall'altro. In tutta la Sardegna, ma soprattutto nella zona montana del Nuorese un dialetto si distingue dall'altro esclusivamente per akune particolarita fonetiche locali. Le differenze lcssicali invece sono minime, mentre quelle morfologiche e sintattiche sono pressoche inesistenti. Entrando nel nostro tema, faccio osservare che esiste una particolarita fonetica, la quale effettivamente induce, a prima impressione, a ritenere che il dialetto di Bitti sia piu conservativo di quello di Nooro, ed e quella che il Wagner mi mettcva sotto gli occhi nella sua citata lettcra: la T mediana latina nel bittese si e conservata tale e quale, mentre ncl nuorese e digradata a d (v. § 79) : lat. /rater ma trice

bitt. /rate matrike

nuor. frade madrike

Ancora pill notevole e il fatto che la T della desinenza della 2a persona plurale e della desinenza dei participi passati in -a t u s ed -i t u s dei verbi latini nel bittese si e conservata intatta, mentre nel nuorese addirittura e scomparsa del tutto, sicuramente per influsso del campidanese: camp. nuor. log. bitt. lat. donaes donades donates donatis pedies pedides petites pet'itis donau 2 donadu donatu donatus pediu pedidu petitu petitus Poi c'e un'altra lieve particolarita fonetica, per la quale il bittesc risulta piu conservativo del nuorese: il primo ha conservato talvolta la V iniziale latina, mentre il secondo l'ha trasformata sempre in b iniziale (v. § 65): 2 Al fcmrninilc per6 anche in nuorese si dice donada, firmada ccc. (sola I coniugazionc).

60

PARTE

lat. vita

bitt. vita 3

I

§ 89. - Nel dialetto bittese la F intervocalica latina dilegua sempre, mentre nel dialetto nuorese si conserva, sia pure sonorizzandosi in v (v. § 24):

nuor. bida

§ 87. Ma, riconosciuto che il dialetto bittese e piu conservativo di quello nuorese rispetto alla conservazione della T mediana latina e, talvolta ma non sempre, della V iniziale latina, si deve precisare subito che in altre particolarita fonetiche, piu numerose e piu importanti, e piu conservativo il dialetto nuorese. Ecco le relative prove: lat. nd quando

nuor. nd cando

bitt. nn can no

-a gin e sartag i ne

-aghine sartaghine

-aine sartaine

-i gin e mac c u + igine

-ighine makkighine

-ine makkine

-u gin e *testugine

-ughine testughine

-uine testuine

§ 88. - Ne! dialetto nuorese la D intervocalica latina di norma Si conserva, mentre nel dialetto bittese subisce la tendenza a dileguare del tutto: lat. medicina *medullu peduc ' lus *radica radicina tridicum (DES II 516)

nuor. medikina meduddu preducu radica radikina tridicu

61

FoNETICA

bitt. meikina miuddu priucu raica raikina tricu

3 .t da precisare che la t intervocalica nel dialetto bittese viene pronunziata con notevole energia, tanto che propriamente si dovrebbe scrivere aggeminata: fratte, donattu, pettittu, vitta, ecc. II Wagner, DES II 576, ritiene vida centr., log. e camp. «vita» un "cultismo'', perche - secondo Jui - « non ci sono forme con -t- neanche nel Centro ». Siccome invece questa forma esiste realmente a Bitti, si deve concludere che si ha da fare con l'esito popolare della relativa base latina.

lat. trifolium ipsu filius ipsa femina

nuor. triv6zu su vizu sa vemina

bitt. tri6tzu SU itzu sa emina

§ 90. - Ma a favore della tesi della maggiore conservativita del dialetto nuorese rispetto a quello bittese depone soprattutto un importante fenomeno fonetico: la conservazione nel solo dialetto nuorese del nesso latino -RJ- (v. § 29). Questo fenomeno di conservazione, che e unico in tutto il vasto campo neolatino, trova riscontro solamente nei dialetti delle Baronie ma non in quello bittese: lat. - r i-

areola punctorium

nuor. -ryaryOla punt6ryu

bitt. -rg-, -lg-, -l'argola, algola, al'ola punt6rgu, punt6lgu, puntol'u.

Ritengo dunque di avere dimostrato che, contrariamente a quanto viene spesso affermato e scritto da parte di numerosi autori, ii primato della maggiore conservativita rispetto al latino fra i dialetti sardi e quindi fra tutti gli idiomi e dialetti neolatini non puo essere conteso al dialetto di Nuoro da parte di quello di Bitti. Se mai potra essere conteso - lo riconosco - da parte dei dialetti della Baronia di Orosei e di quella di Siniscola (regioni situate ad est e nord-est di Nuoro ); sto effettuando in proposito un esame comparativo, i cui risultati pero verranno a suo tempo pubblicati in altra sede . Prima di chiudere l'argomento, preciso che in tutti gli altri fenomeni fonetici c'e una piena corrispondenza fra il dialetto nuorese e quello bittese, fenomeni nei quali l'uno e l'altro brillano per la loro fedelta alla madrelingua latina.

II

MORFOLOGIA

L'ARTICOLO § 91. - Nel dialetto nuorese l'articolo determinativo

maschile Singolare

SU

«

{ femminile sa « la »

L'articolo indeterminativo

Plurale

sos « i, gli »

1femminile sas « le »

e:

maschile Singolare

f maschile

ii, lo »

e:

unu « un, uno »

{ femminile una « una »

Come avviene in tanti altri idiomi e dialetti, anche nel nuorese gli articoli sono proclitici e percio sono privi di accento. Al singolare l'articolo, determinativo e indeterminativo, maschile e femminile, subisce l'elisione di fronte a sostantivi che iniziano con vocale (v. § 31 e nota): s'amicu, s'amica; un'amicu, un'amica.

§ 92. - L'articolo determinativo si fonde con le preposizioni a, kin, de, in, dando luogo alle seguenti preposizioni articolate:

« al, alla; ai, alle » assu, assa; assos, assas kissu, kissa; kissos, kissas « col, colla; coi, colle » dessu, dessa; dessos, dessas « de!, della; dei, delle » 6

66

PARTE

'essu, 'essa,· 'essos, 'essas issu, issa; issos, issas

(la med es1ma, · quand 0 nella frase da una vocale) 1 « nel, nella ; nei, nelle ».

II

e preceduta

Si deve pero precisare che si dice anche kin su kin sa kin sos kin de ~u, de sa, de sos, de sas ('e su, 'e sa, 'e sos,' 'e sas) ' in ' m sos, m sas (v. § 39/II). ' su, in sa,

~as,

?3. -

. .§ Anche l'articolo indeterminativo .si fonde con le preposizioni ktn ed in, daudo luogo a due preposizioni articolate (v. § 39/V):

kindunu, kinduna «con uno, con una » indunu, induna «in uno, in una ».

i di § 94. - Nel dialetto nuorese si conserva: traccia della vocale iniziale i P s u, i P s a, base dell'articolo su, sa, nelle seguenti espressioni: ei ~u, ei s~, ecc., oltreche e ssu, e ssa, ecc., « e il, e la, ecc. » ke~ su, ke~ sa, ecc., oltreche ke ssu, ke ssa , ecc., « come il, come la, ecc. » net su, net sa, ecc., oltreche ne ssu, ne ssa, ecc., « ne il, ne la, ecc. ».

Si noti che piu propriamente si dovrebbe scrivere e isu, ke · ne isu ecc. tsu,

67

MORFOLOGIA

I sostantivi che terminano m -a sono femminili e il loro plurale e in -as; i sostantivi che terminano in -u sono maschili e il loro plurale e in -os; i sostantivi che terminano in -e sono maschili e femminili e il loro plurale e in -es ; i sostantivi che terminano in -i sono maschili e il loro plurale e in -is :

I classe: rosa, rosas (femm.) « rosa, rose» II » 6rtu, ortos (masch.) « orto, orti » III » pane, panes (masch.) « pane, pani )> »

IV

» »

muzere, muzeres (femm.) « moglie, mogli » barberi, barberis (masch.) « barbiere, barbieri ».

Da questo quadro si deduce che nel dialetto nuorese - ed anche nel sardo in generale - il morfema del plurale e costituito dalla consonante

s finale. Nel dialetto nuorese si hanno due soli sostantivi promiscui: su cane, sa cane « il cane, la cagna )> su gattu, sa gattu « il gatto, la gatta ».

§ 96. - Della prima classe solamente tre sostantivi sono maschili: su bboya « i1 boia », su poetta « i1 poeta )>, su pantarma « il fantasma » (pero anche sa pantarma ).

Appartengono alla seconda classe anche alcuni sostantivi che terminano in -o:

IL SOSTANTIVO § 95. - I generi del sostantivo, anche nel dialetto nuorese, sono due: maschile e femminile . L~ ~lassi del ~ostantivo invece sono quatt10 e sono costituite dai sostanuv1 che termmano rispettivamente nelle seguenti vocali: a, u, e, i .

di Co~e ~edremo ,meglio nel § 185, la consonante della preposmone de cade ne d1scorso, e preceduta da una vocale. Secondo un uso ampiamente se~~1~01 m Sardegna, anche io indichero la caduta di quella consonante con l'apostrofo m1z1ae.

qu~n ~·

barraccocco « albicocco » cocco « pietruzza contro il malocchio » (SSls 70) coro « cuore » cromo « lucido per scarpe » domo « casa » gappotto (anche gappotte) « cappotto »

goloppo (anche goloppe) varieta di uva da tavola groddo (anche grodde) « scricciolo » moro « moro » oro « oro » probbo « sapientone )> sero « sera ».

Ancora alla seconda classe appartengono altri sei sostantivi in -us: corpus « corpo »

Deus « Dio »

68

PARTE

ladus (anche ladu) « lato » pecus « capo di bestiame »

II

pettus « petto » tempus « tempo ».

Pur appartenendo alla seconda classe, sono femminili i seguenti sostantivi che nel latino facevano parte della IV declinazione:

acu « ago» domo « casa »

ficu « fico » manu « mano ».

II plurale di tutti i suddetti sostantivi della seconda classe esce regolarmente in -os: coros, groddos, domos, seros, corpos, !ados, tempos, acos, manos, ecc. . § 97. - Alla quarta classe appartengono pochi sostantivi, indicanti m genere l'arte o il mestiere, e tratti dal catalano o dallo spagnolo o dall'italiano, dove avevano il suffisso -er o -ero o -iere:

banduleri « vagabondo » da cat. band o le r, -a barberi « barbiere » da cat. barb e r o dall'it. cuarteri « caserma » da it. q u a r ti e r e panatteri « panettiere » dall'it. tinteri « calamaio » da cat. t i n t e r o spagn. t in t e r o. Alcuni dei sostantivi che indicano il mestiere hanno anche la forma femminile:

69

MORFOLOGIA

sa mela = « le mele », su pessike = « le pesche », sa pira = « le pere », sa furmica = «le formiche », sa musca = «le mosche », su preducu = « i pidocchi », sa thitthula = « le zanzare », su thilipirke = « le cavallette », su piske = « i pesci », sa foza = « le foglie », sa preda = « le pietre », sa predikina = « le pietruzze ». E da osservare che nel dialetto nuorese non si distingue tra il nome di un albero e quello del suo frutto, ma con un solo vocabolo si indica l'uno e l'altro:

arantzu « arancio, arancia » barraccocco « albicocco, albicocca » castanza « castagoo, castagna » mela « melo, mela »

nuke « il noce, la noce » nuzola « nocciolo, nocciola » pessike « pesco, pesca » pira « pero, pera ».

Quando si vuole fare la distinzione, la si fa in funzione dell'albero e si dice:

arbore 'e arantzu, 'e barraccocco, 'e castanza ec.c. lett. « albero di arancio, di albicocco, di castagno ecc. ». Quando poi si vuole indicare un singolo albero nell'ambito della medesima specie, si dice: fundu 'e mela « melo », fundu 'e pira « pero » ecc.

bandulera « donna girellona », panattera « panettiera », ecc.

L'AGGETTIVO § 98. - Nel dialetto nuorese talvolta vengono presentati al plurale

e perfino al femminile plurale i cognomi di alcune famiglie conosciute :

P'ilari (nell'anagrafe Pirari) Sos Pilaris; Porcheddu (k) Sos Porcheddos; Secche (kk) Sos Secches; Cambosu, Sos Cambosos, Sas Cambosas (v. § 204).

NOMI COLLETTIVI § 99. - I nomi dei frutti in genere ed inoltre quelli degli insetti,

di animaletti e qualche altro, usati al singolare hanno anche un valore collettivo:

I

§ 100. - Nel dialetto nuorese le classi dell'aggettivo sono due, del tutto corrispondenti a quelle dell'aggettivo latino. Alla prima classe appartengono gli aggettivi a due uscite, -u per il maschile ed -a per il femminile. II loro plurale esce rispettivamente in -os ed -as: « buono, buona; buoni, buone » b6nu, bOna; bOnos, bonas prenu, prena; prenos, prenas « pieno, piena; pieni, piene ». Si osservi la differente pronunzia delle vocali toniche o ed e, effetto della vocale che segue, secondo la norma della metafonesi (v. § 6). Alla seconda classe appartengono gli aggettivi ad una sola uscita in

70

PARTE

-e, ii cui plurale

II

e -es:

GRADI DELL'AGGETTIVO

forte, fortes « forte, forti » grave, graves «grave, gravi » 1•

§ 101. - Si notino anormale:

§ 102. - Nel dialetto nuorese le forme del comparativo e del superlativo non sono mai organiche, bensl sono perifrastiche e si formano con gli avverbi prus « piu », prus pacu « meno », meda « molto ».

seguenti aggettivi che hanno una terminazione

balioddo, -a « sventato, -a » bambiocco, -a « scimunito -a » bolloroddo, -a « gonfio, g;asso, -a » buloffo, -a « cretino, -a »

gobbo, -a « gobbo, -a » makkillotto, -a « pazzerello, -a » makk(i)occo, -a « pazzerello, -a » tolondro, -a « balordo, -a ».

. . Si osservi come i suddetti aggettivi abbiano tutti un valore dispregiauvo ed offensivo. Questi altri quattro aggettivi hanno una terminazione anormale, che non prevede differenza per il maschile ed ii femminile: ballall6i « imbecille » cac6i « pauroso »

Assai caratteristico tedde o bettedde 2:

71

MORFOLOGIA

grogo « giallo, -a » meda « molto, -a ».

e l'aggettivo

di valore esdamativo bette

0

bet-

eh! bette(dde) cane! « eh! che gran cane! »; ·eh! bette(dde) cosa « eh! che gran cosa ! ».

. 1l

plurale di tutti questi ~ggettivi caratterizzati da una terminazione i~rego are non fa alcuna eccez1one: basta aggiungere a tutti una -s· balzoddos, -as, ballall6is, grogos, medas, bettes, betteddes.

§ 103. - II comparativo puo essere di uguaglianza, di maggioranza e di minoranza. 11 comparativo di minoranza pero in effetti risulta poco usato :

uguaglianza: forte ke attibe grave ke ttronu maggioranza: prur forte 'e tene prur grave 'essu prumu minoranza: prus pacu forte 'e tene prus pacu grave 'essu prumu

« forte quanta te » « pesante quanto ii tuono » « piu forte di te » « piu pesante del piombo » « meno forte di te » « meno pesante del piombo ».

Come risulta dagli esempi citati, ii secondo termine di paragone viene introdotto dalla preposizione de ('e) nei comparativi di maggioranza e di minoranza, dalla particella ke, ke a (anche cantu a, comente a 1) « quanto, come » nel comparativo di uguaglianza. Quando pero i due termini del paragone fanno da complemento oggetto, si ricorre ad un'altra costruzione, analoga a quella italiana: y ukes prur mannu s' ocru ki non sa brente « hai piu grande l'occhio che non la panda» (rimprovero fatto alle persone ingorde). II comparativo di maggioranza viene rafforzato con l'avverbio meda « molto »: meda prus artu 'e b6is « molto piu alto di voi ».

. § 104. - II superlativo esiste sotto forma di superlativo avverbiale assoluto e di relativo:

I

Co

.

I

. ntrar1amente a quanto scrive ii Wagner in HLS pag 100, anche a Nuoro es1ste grave CO! significato di « pesante ». · 2 La fo~il bettedde ~i usa quando l'esclamazione e meno viva. La mede111ma cosa avv1ene con la interiezione che si usa quando si subisce una pun~ura, ~a scottatura o si soffre per ii caldo: pisti, pistiddi pistiddi (anche pist1dda, p1stldda), e nella interiezione di ribrezzo · putni pu't••t'dd'1· p 1 'dd ' ( . . 'dd ) · ...... • ...... , u zzz 1 anch p 't 'dd . e u, UI a, ~UIZ'l.I a , 1c cu1 ulume forme piane vengono usatc quando l'esclamaz1one e mcno viva.

1 Non mi sembra accettabilc la derivazione, prospettata prima dal Meyer-Lubke ( REW 6972 ) e poi dal Wagner (DES I 367), del sardo comente da lat. quomo(do) + mente. Se l'avverbio sardo como « adesso » deriva da lat. eccu + modo (DES I 367), perche comente « come » non puo derivare da eccu + mente? (La vocale protonica o =F u ;i spiega facilmente con la norma indicata nel § 43, resasi operante per supercorrezione). Ed e una spiegazione che sostengo anche per ii francese comment.

72

PARTE

II

meda caru « molto caro » su prus caru « il piu caro ».

11 complemento partitivo viene introdotto dalla preposizione de ( 'e) : su prur maccu 'essa bidda « il piu matto del paese » sa prur galana 'e tottus «la piu bella di tutte ».

§ 105. - Dei comparativi organici latini restano nel dialetto nuorese soltanto i seguenti, usati come avverbi:

mezus « meglio » da lat. m e l i u s peyus « peggio » da lat. p e i u s prus « piu » da lat. p l u s.

L'aggettivo minore, da lat. minor e, si usa semplicemente come positivo col significato di « piccolo ». Si dice sor mazores o sor mezores col significato di « gli anziani i maggiori », che sicuramente deriva dall'italiano e non dal lat. m ~ i o res; altrimenti la base latina sarebbe restata in nuorese tale e quale (v. § 49). Si dice ancora artare mazore o artare mezore « altare maggiore >~, ma si, tratta sicuramente di un'espressione di origine colta. ~ un ~ulus~~ s~ra anche Sa Bia Mayore «La Via Maggiore», con cui 10 anuco s1 10d1cava l'attuale « Corso Garibaldi » di Nuoro, probabilmente da quando venne lastricata con grandi massi di granito (cfr. mio LCS 143).

AGGETTIVI COMPOST! § 106. - E assai caratteristico nel dialetto nuorese -

e del resto an~~e in tutto il sardo in generale - il caso di aggettivi composti, costitmt1 da un sostantivo e da un aggettivo: barbivattu « rasato », da barba « barba » e fattu -a « fatto -a » barrimannu, -a « dalle grosse ganasce », da barra' « ganascia»> e mannu -a « grande » '

73

MORFOLOGIA

brentimannu, -a « dalla grossa panda», da brente «panda» e mannu, -a « grande » caricottu, -a « sfacciato, -a», lett. « dal viso bruciato » da cara « viso » e cottu, -a « cotto, -a » conkimaccu, -a « testa matta » da conca « testa » e maccu, -a « matto, -a » mattivalau, -ada « ernioso, -a » da matta « panda » e falau, -ada « sceso, -a » murribbiancu, -a « dal muso bianco » da murru « muso » e biancu, -a « bi anco, -a » ocrigattinu, -a « dagli occhi di gatto » da ocru « occhio » e gattinu, -a « gattesco, -a » ocripuntu, -a « dagli occhi guasti » da ocru « occhio » e puntu, -a « punto, -a » pilicanu, -a « dai capelli bianchi » da pilu « capello » e canu, -a «canuto, -a ».

Dagli esempi dtati risulta che la vocale finale del sostantivo compo· nente diventa i, secondo un'usanza che era propria gia del latino; cfr. ignicomus, nariputidus, oridurius, oriputidus ecc. Questa tipo di formazione di aggettivi composti non solo e molto fecondo nel dialetto nuorese, ma e anche tuttora operante in neoformazioni lessicali.

IL DIMINUfIVO § 107. - Nel dialetto nuorese si hanno numerosi suffissi per la formazione del diminutivo dei sostantivi e degli aggettivi. 11 suffisso piu frequente e -eddu, -edda:

Antoni, Antoneddu «Antonio, Antonello » Predu, Prededdu « Pietro, Pietrino » bellu, -a; belleddu, -a «hello, -a; bellino, -a» minore, minoreddu, -a «piccolo, -a; piccolino, -a ».

Quando, oltreche il valore diminutivo, si vuole dare al nome il valore vezzeggiativo, si ripete la terminazione -eddu, -edda:

/

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PARTE

II

MORFOLOGIA

belleddeddu, belleddedda « belluccio, belluccia » minoreddeddu, minoreddedda « piccolino, piccolina » mannitteddu, mannittedda « grandicello, grandicella » poveritteddu, poverittedda « poverino, poverina » (v. § 109).

infatti la si ritrova operante anche nell'italiano: venticello, monticello, ponticello, campicello, orticello, ecc.

In due casi il suffisso diminutivo in questione viene ripetuto ben tre volte:

caru, -a; carareddu, -a « caro, -a; caruccio, -a » corru, correddu « corno, cornetto » marra, marruntzedda « zappa, zappetta » musca, muskineddu « mosca, moscerino ».

Si notino questi diminutivi irregolari:

azzicu, azzikeddu, azzikeddeddu, azzikeddeddeddu « poco, pochino pochino » minore, minoreddu, -a; minoreddeddu, -a; minoreddeddeddu, -a «piccolo; piccolissimo, -a ». ·

Del resto la terminazione diminutiva viene usata da sola come vocabolo infantile per indicare il fratellino e la sorellina: ddeddu, ddedda ed anche ddeddeddu, ddeddedda (con tutte le d cacuminali).

§ 108. - Per i soli sostantivi bisillabici il suffisso diminutivo che si visto nel paragrafo precedente, si complica in -ikeddu, -ikedda:

e

bentu, bentikeddu « vento, venticello » campu, campikeddu « campo, campicello » cara, carikedda « viso, visino » fizu, -a; fizikeddu, -a « figlio, -a; figlietto, -a » mere, merikeddu, -a « padrone, padroncino, -a » 1 ortu, ortikeddu « orto, orticello » ponte, pontikeddu « ponte, ponticello ».

Probabilmente questa norma relativa al diminutivo dei sostantivi bisillabici vigeva gia nel latino per la terminazione -ice l l u s, -ice l la;

1 II Nigra, seguito dal Meyer-Liibke, dal Wagner e dal sottoscritto, aveva riportat-0 ii vocabolo mere « padrone » al lat. ma i or, attraverso le forme supposte *maire, *meire (DES II 108). M.F.M. Meiklejohn, in un suo breve studio intitolato « mere: problema linguistico sardo », pubblicato in « L'Italia Dialettale », XXVI, Pisa 196.3, pagg. 145-146, ha giustamente respinto quella spiegazione e ne ha presentato una veramente ineccepibile: mere da lat. mi ere « o mio padrone » (er us, -i, che pertanto va inserito nel REW, dove manca).

§ 109. - Esistono nel dialetto nuorese numerose altre tern?inazioni diminutive, che pero sono usate in misura assai limitata. Innanzi tutto abbiamo -ittu, -itta, che sembra di origine spagnola :

pala, palitta « pala, paletta » ruke, rukitta « croce, crocetta » trumba, trumbitta « tromba, trombetta » mannu, -a; mannittu, -a « grande; grandicello, -a» , , ' . poveru, -a; poverzttu, -a « povero -a; povenno, -a».

Nei prestiti italiani il suffisso diminutivo -etto, -a si adatta sempre, proporzionalmente, al suffisso nuorese -ittu, -a; fanno eccezione solamente due sostantivi: cosa, cosetta « cosa, cosetta » (dall'it. o spagn.) gana, ganetta «fame, fametta » (dal cat. spagn.). § 110. - Assai rara e la terminazione -inu, -ina, che quasi sicuramente e derivata dall'italiano; la si ritrova solamente coi nomi pro!Jri:

Antoni, -a; Antoninu, -a (piU spesso Antoneddu, -edda) «Antonio, -ello » Frantziscu, -a; Frantziskinu, -a (piu spesso Frantziskeddu, -edda) «Francesco, -ino » Luisi, Luisinu (piu spesso Luiseddu , -edda) «Luigi, -ino ».

Si notino i seguenti diminutivi in -ikinu, -ikina: cottu, cottikinu « ubriaco, alticcio », lett. « cotto, quasi cotto ». modde, moddikinu, -a « molle, molliccio, -a» tostu , -a; tostikinu, -a « duro, -a; duretto, -a » preda, predikina « pietre, pietruzze » (v. § 99) puddu, -a; puddikinu, -a « gallo, -ina; galletto, gallinella »

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PARTE

II

e questi altri, ancora piu anormali: gattu, gattulinu « gatto, gattino » preda, prediskedda « pietra, pietruzza » trotta, trottiscone « trota, piccola trota ».

In questi due ultimi diminutivi e visibile la presenza del suffisso sardo -iscu, -isca (cfr. Wagner, W ortbild. § 134 ).

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MORFOLOGIA

§ 113. - Nel dialetto nuorese possono avere il diminutivo anche i cognomi, perfino al femminile:

Corbu, Corbeddu, Corbedda (anche Corbittu) Corda, Cordeddu, Cordedda Pittau, Pittaeddu Porcu, Porkeddu (anche Porkittu) Sanna, Sanneddu Secche, Sekkedda (v. § 98).

§ 111. - Con qualche nome proprio si usa anche il suffisso diminutivo -iccu, -icca:

Antoni, -a; Antoniccu, -a «Antonio, -a; Antonello, -a» Anniccu masch. di « Anna » Yubanne, Yuanniccu « Giovanni, Giovannino ».

Si noti poi il caso di prattu, prattericcu « piatto, piattino ». § 112. - Abbiamo ancora alcuni rarissimi suffissi diminutivi: -icru, -iz6lu, -6nzu, i quali derivano rispettivamente dai latini -i c ' l us, -i l i o l us, -o n e us:

badde (f.), baddicru (m.) « valle, valletta » Juste, frusticu « bastone, bastoncino » monte, montricu « monte, ·monticello » 2 bidda (f.), biddiz6lu (m.) « villaggio, villaggetto » casu, casiz6lu « cacio, caciocavallo »/ ferme « verme », fermiz6lu bburdu « varicella », lett. « vermicello bastardo » amaronzu, -a « amarognolo, -a» kitto, kittonzu «di buon mattino » crudu , -a; crudonzu, -a « crudo, -a; piuttosto crudo, -a» maladiu, -a; maladi6nzu, -a « malato, -a; malaticcio, -a » mannu, -a; mannonzu, -a « grande; grandetto, -a» socru, -a; socronzu, -a « suocero, -a; consuocero, -a » tardu, tardonzu « tardi, tardino ».

2 II Wagner, Wortbild. pag. 30, registra per Nuoro: fusticru e monticru. Queste due forme pero sono errate, perche la consonante r della loro ultima siilaba viene attratta indietro, secondo Ia norma da noi vista nel § 59.

L'ACCRESCITIVO § 114. - Nel dialetto nuorese l'accrescitivo - avente spesso anche valore peggiorativo - dei soli sostantivi si forma con la terminazione -one o -ione. II sostantivo che ne deriva e sempre di genere maschile, anche se quello primitivo e di genere femminile:

conca, concone « testa, testone » /urea, furcone « forca, forcone » marra, marrone « _zappa, zappone » truncu, truncone « tronco, troncone » turudda, turuddone « mestolo, mestolone » anca, ankione « gamba, gambone » farke, farkione «fake, falcione » .

AGGETTIVI E PROMONI POSSESSIVI § 115. - Gli aggettivi ed i pronomi possessivi del dialetto nuorese sono i seguenti:

1• meu, mea; meos, meas 2• tuo, tua; tuos, tuas 3' suo, sua; suos, suas

1a n6stru, nostra; nostros, nostras 2• br6stu, brosta; brostos, brostas 3• issoro

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PARTE

II

L'aggettivo-pronome issoro e indedinabile come il corrispondente italiano « loro » (per la sua o finale dr. SSls 70). Per l'attrazione regressiva della consonante r nell'aggettivo-pronome brostu, dal lat. * v 0 st r u, si veaa la norma esposta nel § 59.

§ 116. - Nel dialetto nuorese l'aggettivo possessivo come del resto ogni altro aggettivo (v. § 205) - si pospone sempre al sostantivo cui si riferisce:

su cabaddu meu « il mio cavallo »; sa domo issoro « la loro casa ».

Come avviene anche nell'italiano, l'articolo determinativo si omette sempre quando l'aggettivo possessivo accompagna i nomi di parentela (eccettuata pero la forma della terza persona plurale) : babbu meu « mio babbo »; mama tua « tua mamma »; tziu brostu « vostro zio »; sos cabaddos issoro « i loro cavalli ».

Si puo considerare un aggettivo-pronome possessivo anche anzenu, anzena; anzenos, anzenas « altrui », che deriva dal lat. alien us, -a. Gli aggettivi possessivi diventano pronomi possessivi, preceduti dall'articolo determinativo, secondo un uso che trova esatto riscontro anche in altre lingue romanze: SU pane meu es CO/tu prur dessu tuo « il mio pane e COttO piu del tUO » picca sa robba tua, non s'anzena « prendi la roba tua, non quella altrui ».

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MORFOLOGIA

alla persona che parla, cussu « codesto » v1cmanza alla persona che ascolta, cuddu « quello » indichi lontananza sia dalla persona che parla sia da quella che ascolta. Si conserva traccia della e (digradata in i perche protonica; v. § 43) dell'avverbio e cc um, della base latina, nelle espressioni kei custu, kei cussu, kei cuddu «come questo, come codesto, come quello » (v. § 94); espressioni che piu propriamente si dovrebbero scrivere ke icustu, ke icussu, ke icuddu (cfr. Wagner, Fless. § 36). Si conserva traccia anche dei pronomi latini h i c ed is t e nei due vocaboli occannu « quest'anno » da hoc an no, istanotte « questa notte, stanotte » da is ta no ct e (se pure non deriva dal corrispondente italiano ).

§ 118. - Nel dialetto nuorese per dire « stesso » (lat. ipse) si usa l'espressione e ttottu:

dego e ttottu « io stesso »; tu' e ttottu « tu stesso »; issos e ttottu « essi stessi »; su bbabbu e ttottu « il padre stesso »; sa mama e ttottu «la madre stessa » ; sar fizas e ttottu «le figlie stesse ».

«Lo stesso », «la stessa » (pron.) si dicono tott'unu, tott'una.; «lo stesso » come neutro ( « la stessa cosa ») si dice anche su pr6ppiu. « Lo stesso, il medesimo » ( agg. e pron., lat. idem) si dice mattessi (masch. e femm.): su mattessi yocu « il medesimo gioco », sa mattessi cosa « la stessa cosa », su mattessi « lo stesso » (neutro ), sor mattessis « i medesimi », sar mattes sis « le stesse ».

AGGETTIVI E PRONOMI DIMOSTRATIVI § 117. - Gli aggettivi ed rese sono i seguenti:

pronomi dimostrativi del dialetto nuo-

custu, custa; custos, custas « questo, -a; -i, -e » da lat. (e c)c u (i)s tu cussu, cussa; cussos, cussas « codesto, -a; -i, -e » da lat. (e c)c u (i)p s u cuddu, cudda; cuddos, cuddas « quello, -a; -i, -e » da lat. (e c )c u (i)l l u.

E importante precisare che nel dialetto nuorese, come nel toscano vero e proprio, e norma assoluta che custu « questo » indichi vicinanza

AGGETTIVI E PRONOMI INDEFINITI § 119. - Gli aggettivi ed i pronomi indefiniti nuores1 sono guenti:

Aggettivi : atteru, -a « altro, -a » atterunu, -a « un altro, -a »

cada « ogni » calesisiat [a J « qua-lsiasi »

--

se-

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PARTE

cantos, -as « quanti, -e » carki « qualche » on:d, donzi « ogni » nessunu, -a « nessuno, -a »

II

paritzzos, -as « parecchi, -ie » perunu, -a « nessuno, -a » tantos, -as « tanti, -e » tzertu, -a « certo, -a ».

PRONOMI

PERSONAL!

§ 121. - Abbiamo innanzi tutto

Pronomi:

atter[ e] (( altri » s'atteru, -a « uno, -a» cada.unu, -a « cadauno, -a » calicunu, -a « qualcuno, -a » kiesisiat[a] « chicchessia » donzunu, -a « ognuno, -a » fulanu « i1 tale » ittesisiat[ a] « checchessia »

81

MORFOLOGIA

seguenti pronomi soggetto:

Singolare

nemos, nemmos « nessuno » nessunu, -a « nessuno, -a » niunu, -a « niuno, -a » nudda « nulla » sa pessone « qualcuno » su, -a tale « il, la tale » unu, -a « uno, -a » s'unu e ss'atteru « l'uno e l'altro ».

Plurale

1a dego, deo « io » 2a 3a

tue « tu » issu, issa « esso, -a ; egli, ella »

« noi » n6is b6is « voi » issos, issas « essi, esse »

In dialetto nuorese, quando ci si rivolge alle persone anziane, si da del « voi » bois; per le persone di riguardo invece si usa boste « Lei, Ella », che richiede la 3" persona singolare del verbo, proprio come in italiano.

Si notino i pronomi indefiniti correlativi a kkie ... a kkie « chi. .. chi »: a kkie meda a kkie nudda «chi (ha) molto, chi nulla » (pero si puo interpretare anche in ques t'altro modo: « a chi (e stato dato) molto, a chi nulla » ); a kkie ridet a kkie pranghete « chi ride e chi piange »; su mundu est un' iscala, a kkie antziat a kkie falat « il mondo e una scala, chi sale e chi scende » 1• In dialetto nuorese « eccetera » si dice e ccustu e ccussu e ccudd' atteru, lett. « e questo e codesto e quell'altro ».

§ 122. - Per i pronomi personali complemento abbiamo le forme toniche e quelle atone. Forme toniche Singolare

{ ammhn(m)e, ammim(m)i (acc. dat.)

1•

AGGETTIVI E PRONOMI INTERROGATIVI § 120. - Gli aggettivi ed i pronomi interrogativi sono

seguenti:

Pronomi :

kie? « chi ? »; cuyu, cuya, cuyos, cuyas «chi? di quale parentado? »; itte? « che? che cosa? ».

2•

« me, a me»

dae, de, in, pro, tra mene « da, di, in, per, kin mecus

Aggettivi:

cale? « quale? », cantu, -a? « quanto, -a? », itte? « che? ».

Plurale

« te, a te » rttibe' ( su 'e deke, sa 'e deke « decimo, -a »

89

MoRFOLOGIA su 'e bin ti, sa ' e bin ti « ventesi~o , -a » su 'e kentu, sa 'e kentu «centes1mo, -a» su 'e milli, sa 'e milli « millesimo, -a »

Ormai a Nuoro si ode anche primu , -a, sicundu, -a, ~-ert~u, -a, cuartu -a ecc.; ma si tratta di forme derivate quasi tutte dall 1tahano. )

§ 132 . . Si notino le seguenti espressioni:

commo duos annos «or sono due anni »; commo tres annos ecc. « or sono · / tre anni » ecc. unu ebbia, duos ebbia, ecc. « uno solo, due c;oli, ecc. » (da tosc. e via.

= « e bastal »)

rbb

mesu littru, mesu libbra « mezzo litre, mezza libbra », ma una z ra e mmesa « una libbra e mezzo » dess'unu trese « i1 triple» ; dess' unu battoro ecc. « i1 quadru~lo » ecc. , ero si dice comunemente Ndelzs appo dau dessu tres unu (< un terzo »; P su tres unu (< ne ho dato loro un terzo » ·1 f Cantu t'a ddau su labore? Su bbaranta « Quanto ti ha dato (reso) I ru. ' " quaranta volte tanto") 1• men to (seminato )? I1 quaranta » ( c10e Infine il valore distributive dei numerali viene e~presso . col numero cardinale seguito da per6mine (da lat. per ho mt n em). ciascu. unu per6mine ,'< uno per ciascu~o », duos per6mine (< due per no », ecc. 2 •

. h I I' h .n tutta la Sardegna ii signifi1 Labore, nelle sue varianti fon.euc e oca i , ea : ro esiste ancora un reli tto dcl cato di « frumento seminato ». Ne~ d1aletto nuores 1fa frase fughir a llabor' 'e pedt:s . significato originario della base lau~a l~bor, -orz: t~:a di piedi '" Avevo gia segnalato « fuggi re a gambe .le.vate »d, llett. « ugg;.r~ stranamente, e sfuggita al Wagner , la cosa nella I" ed1z1one e presente I ro. ' . che non ne ha fat to cen.no. nel DES II 2d. "ncora comunemente usato nel dialetto 2 II bolo peromzne pur essen o a DES voca . to dal Wagner e pertanto non figura nel suo . nuorese, non era conoscrn

co:/

-

-

~----~

90

PARTE

II

IL VERBO

MODI E TEMPI § 134.

§ 133. - Nel dialetto nuorese il verbo puo essere solamente di forma attiva; la forma passiva non esiste. Non debbono trarre in inganno esempi come questo: SU travallu er finiu « il lavoro finito »; finiu infatti, participio passato di finire « finire », fa la parte di aggettivo, per cui si deve dire che la suddetta proposizione e nominale e non verbale. Nella lingua della poesia si trovano espressioni come ques ta: tue ses istimada « tu sei amata »; pero e certo che anche in casi simili si sente la presenza di un aggettivo, non quella di un participio passivo . La medesima espressione infatti si trova anche in quest'altra forma: tue ses s'istimada « tu sei l'amata ».

Per indicare il valore passivo del verbo e molto usata la 3a persona plurale priva di soggetto, secondo un uso che era proprio gia del latino parlato: su travallu lu fakene lett. « il lavoro lo fanno »; su travallu lu sun fakende lett. « il lavoro lo stanno facendo ». In sostituzione della forma vera e propria del passivo e pure usata la forma della 3" persona singolare e plurale del verbo, preceduta dalla particella si « si », proprio come in italiano : Itte keres ki si ffzcata? « che vuoi che si faccia? » Sor mantes ki si bien dae Nugoro « i monti che si vedono da Nu:>ro » Inoke non si pode pprus istare « qui non si puo piu stare »

Nel dialetto nuorese e assai caratteristico e comune l'uso del vocabolo nanki, che e uguale a nana ki « dicono che »: Nanki t'as comporfzu una dommo « dicono che ti sei comprato una casa » Nank' ana mortu un'6mine « si dice che hanno ucciso un uomo »

Spesso il vocabolo nuorese acquista il valore di semplice congiunzione: Nanki ti ses isposande? « dunque ti stai sposando? » ( « stai per sposarti? »)

I modi ed i tempi del verbo nuorese sono i seguenti:

Indicativo:

presente, imperfetto (tempi semplici), passato prossimo, trapassato prossimo, futuro semplice, futuro anteriore (tempi composti).

Congiuntivo:

presente, imperfetto (tempi scmplici), passato, trapassato (tempi composti).

e

Nanki ser maladiu? « dunque sei ammalato? »

91

MORFOLOGIA

Condizionale: presente, passato (tempi composti). Imperativo:

presente.

Infinito :

presente, passato (tempo composto ).

Participio: Gerundio:

passato. presente, passato (tempo comi;osto).

Nel dialetto nuorese non esiste il participio presente e nemmeno il passato remoto; in sostituzione di quest'ultimo si usa sempre e soltanto ii passato prossimo.

ANALISI DEi MODI E DEi TEMPI § 135. - Nell'analisi che mi accingo a fare dei modi e dei tempi, mi limitero ad indicare solamente le particolarita che sono tipiche del verbo nuorese nei confronti del verbo italiano. La dove pertanto manchera ogni indicazione, si dovra intendere che c'e piena concordanza fra il verbo nuorese e quello italiano.

§ 136. - II futuro semplice dell'indicativo nel dialetto nuorese non e propriamente un "tempo semplice" . bensl e un "tempo composto" 0 perifrastico. La perifrasi e costituita dalle forme del presente indicativo del verbo ausiliare fzere « avere » seguite dalla preposizione a e dall'infinito del verbo che si vuole coniugare: app' a lfughire « fuggiro », Jett. « ho a fuggire » as a intendere « udrai », Jett . « hai a udire »

92

PARTE

II

azes a bbiere « vedrete », lett. « avete a vedere » an a essere « saranno », lett. « hanno a essere ». , Oltre a questa forma del futuro, i verbi ausiliari aere « avere » ed essere « essere » ne hanno un' altra, che e costituita dalle voci inusitate del presente in~icativo .~es:l~sa la la persona singolare) del verbo deppere « dovere » segui_te dall mfmtto del verbo ausiliare:

des aere « avrai », lett. « devi avere » demus aere « avremo », lett. « dobbiamo avere » dezes aere « avrete », lett. « dovete avere » det essere « sara »' lett. « deve essere )) den essere « saranno », lett. « debbono essere ». § 137. - Nel futuro anterior6 le due perifrasi suddette hanno, invece della forma dell'infinito presente, quella dell'infinito passato del verbo da coniugare:

app' a esser andau « saro andato », lett. « ho a essere andato » an a esses tuccaos « saranno partiti », lett. « hanno a essere partiti » des aer appiu « avrai avuto », lett. « devi aver avuto » den esser istaos « saranno stati », lett. ~< debbono es.sere stati ». Come conseguenza del fatto che tutti i verbi nuoresi hanno all'infinito passato aere od essere come ausiliari, avviene che essi abbiano due forme di futuro anteriore, una con l'ausiliare aere e l'altra con l'ausiliare deppere ( + aere od essere):

as lzer dom/Ju Oppure des lzer domlzu « avrai domatO » I at a esser benniu oppure det esser benniu « sara venuto ». § 138. - Per ii congiuntivo presente c'e solo da far osservare che la terminazione della 2a persona plurale e piuttosto instabile. Salva infacti la normale s finale, si possono alternare nella terminazione due conso-

La forma as aer domau deriva da un *as a Iler domau, con l'elisione della preposizione a (v. § 155). 1

MORFOLOGIA

93

nanti, d e z, e due vocali, a ed e (talvolta anche i); per cui si possono avere le seguenti otto desinenze:

-adas, -azas; -ades, -azes ; -edas, -ezas ; -edes, -ezes; es .: facadas , facazas; facades, facazes; fakedas, fakezas; fakedes, fakezes « facciate ». § 139. - L'imperfetto congiuntivo nuorese non e altro, in ultima analisi, che la forma fless-iva dell'infinito presente dei verbi o, in altri termini, la flessione personale dell'infinito persente. Questo fatto e stato intravisto dal Rohlfs, mentre ii Wagner lo ha negato. Personalmente aderisco alla tesi del Rohlfs, in favore della quale presento questa importante considerazione: l'imperfetto congiuntivo nuorese (ed anche sardo) si usa specialmente nei casi in cui nelle altre lingue romanze si usa l'infinito presente, ossia proprio come avviene per l'infinito flessivo portoghese; ne e prova il fatto che in questi casi si puo avere nel dialetto nuorese tanto l'imperfetto congiuntivo quanto l'infinito presente : A bbolu torraremus (oppure torrare) in dommo lett. «a ve lo restituire in casa » (formula di ringraziamento per un invito ricevuto in casa di amici). A ssinke bennerene (oppure bennere) « che se ne vengano » (formula con cui si chiede, per interposta persona, una visita da parte di amid). Prima 'e torraret (oppure torrare) issu « prima di tornare (lui) ». Prima 'e andaren (oppure andare) issos « prima di andare (essi) » . Narali a bbenneret (oppure bbennere) oye « digli di venire oggi » . I scrivelis a bbenneren (oppure bbennere) paris « scrivi loro di venire assieme ». Ki isette ffintzar de andarepo (oppure andare) deo « che aspetti fino a che vada io ». Si noti che l'imperfetto congiuntivo dei verbi pieni si usa solamente 2 .nel caso predetto, quando doe sostituisce un infinito presente • lnvece 2 L'espressione che aveva indotto il Rohl~s. ,a parlare di « infinito fles~ivo ,» si trova in una frase che il Bot~iglioni, Legg. ripotta nel n. LXIV, pag. 99: sz va1anta

94

PARTE

II

l'imperfetto congiuntivo dei verbi ausiliari fzere ed essere s1 usa anche in altri casi, che vedremo a suo luogo (v. § 236). § 140. - II condizionale presente e quello passato nel dialetto nuorese sono tempi entrambi composti, costituiti dalla perifrasi delle forme dell'imperfetto indicativo inusitato di deppere seguite dall'infinito presente o passato de! verbo da coniugare:

deo dia domare « io domerei », lett. « io dovevo domare » deo di' fzer domfzu « io avrei domato », lett. « io dovevo aver domato ». § 141. - Nel dialetto nuotese esiste solamente ii participio passato, mentre non esiste affatto ii participio presente. Dei participi passati poi esistono sia quelli di forma debole sia quelli di forma forte . Hanno ii participio passato di forma debole quasi tutti i verbi della I e della III coniugazione; hanno ii participio di forma forte quasi tutti i verbi della II coniugazione:

piccare « prendere »; part. pass. piccau, piccada; piccaos, piccadas III finire « finire »; part. pass. finiu, finia; finios, finias II prendere « legare »; part. pass. presu, presa; presos, presas.

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MoRPO LOGIA

delle desinenze de! gerundio e del part1Clp10 presente latini (-n d o X -n t e); se ne ha una riprova nel fatto che ii gerundio presente nu.o:e~e ha ereditato, come si vedra nel § 218, qualche funzione de! paruc1p10 presente latino.

DESINENZE PERSONAL! DEL VERBO § 143. - Le desinenze personali delle forme verbali semplici dell'indicativo e del congiuntivo - che sono solamente quattro: presente e imperfetto per i due modi - sono le seguenti:

persona 1a 2a 3a

singolare

plurale

-o, -e, -a -s -t

-mus -s -n

I

§ 142. - Circa ii gerundio presente nuorese e da osservare che la sua desinenza -nde quasi sicuramente costituiscf' l'effetto di un incrocio

sa tfana in mes a SU b6sku e in lojjOS arestes po no esserent iaia. II Wagner, Fless. nota 2 del § 73, ha obiettato che « po ha qui, come spesso, la funzione di perche ». A mio giudizio egli ha sbagliato, per il fatto che po (pro) non ha nel sardo il valore di « perche » se non quando e seguito da itte o da k i. Es. po itte « perche » (interrogativo e finale ), po ki « perche, affinche » (finale) (v. § 243). L'espressione su citata, pertanto, deve essere interpretata e tradotta proprio nel modo in cui ha fatto il Bottiglioni: « per non esser viste ». Ed anche in questo esempio preso dal dialetto di Aritzo, all'imperfetto congiuntivo sardo ( = infinito flessivo) corrisponde nella lingua italiana l'infinito presente. Preciso che nella lunga recensione che ii Wagner ha fatto della prima edizione della mia presente opera nella l'ivista « Romanische Forschungen », Bd 68, Heft 3/4, pagg. 462-466, egli ha accettato ii punto di vista del Rohlfs e mio, scrivendo: « dopo le citazioni del Pittau non si puo piu nutrire dubbi sull'esistenza del fenomeno » dell'infinito flessivo.

NORME DI EUFONIA DEL VERBO NEL DISCORSO § 144. - Le suddette desinenze personali del verbo sottostanno nel discorso alle seguenti norme di eufonia : Le vocali finali -o, -e, -a della 1" persona singolar~ p~ssono cadere per elisione nel caso che la voce verbale entri in combmaz1one per formarne una composta:

appo a ffakere oppure app' a ffakere « faro dio fzere oppure di' aere (( avrei ».

>.,

§ 145 . . La -s finale della 2• persona singolare e plurale ed in~ltr~ della 1a plurale si comporta come una qu~l~ia~i d~l~e numero~e -s fi?ab dei vocaboli nuoresi, ossia sottosta alle v1c1ssitudm1 ch~ abb1a~o v1sto nel § 35: si mantiene intatta di fronte all~ ~ocali ed moltre d1 front~ ad alcune consonanti, si trasforma in -r d1 tronte ad altre con.sonantl, mentre si assimila alle consonanti l ed n rafforzandole:

96

PARTE

II

semus ist!zos « siamo stati », semus torr!zos « siamo tornati » semur bennios « siamo venuti », semur deppios andare « siamo dovuti

andare » amu llig!zu « abbiamo legato », aze nneg!zu « avete negato ».

Sempre secondo le norme generali di eufonia, in posizione finale assoluta la -s delle forme verbali non monosillab1che si conserva, indifferentemente appoggiandosi oppure no alla vocale paragogica mobile (v. § 9): tue benis. oppure tue benisi. « tu vieni. » nois tuccamus. op.Pure nois tucc!zmusu. « noi partiamo. »

La -s finale delle voci verbali monosillabiche, invece, in pos1z1one finale si appoggia, per regola assoluta, alla vocale paragogica mobile (v. § 15/II): tue lu ses ist!zu « tu lo sei stato », ma tue lu sese. « tu lo sei. » tue l'as !zppiu « tu lo hai avuto », ma tue l'asa. « tu lo hai. »

§ 146. - La -t finale della 3a persona singolare delle voci verbali si conserva intatta quando nel discorso e seguita da una vocale, oppure, in posizione finale assoluta, appoggiandosi alla vocale paragogica (v. § 8):

MORFOLOGIA

97

§ 147 . . La t finale della 3a persona singo~are del verbo es~ere (o ·copula) est « e » si conserva intatta, come al s~hto, quando nel d1sc~rso e seguita da una vocale, oppure, in posizione finale assoluta, appogg1andosi alla vocale paragogica: est istraCCU « e Stanco », est issia « e uscita » istraccu este. « stanco e. », issia este. lett. « uscita e. ».

Quando invece la copula e seguita nel discorso da vocaboli i~i~nti con consonante, la sua t finale cade e la -s che resta segue le v1c1ss1tudini di tutte le s finali (v. § 35): es curtzu, prenu, sanu, turpu, thoppu « e corto, pieno, sano, deco, zoppo » er bellu, dilic!zu , fine , grussu, yeunu, maccu, rude, zelosu.' tzeccu « e hello delicato, fine, grosso, digiuno, matto, rude, geloso, c1eco »

'

e llezzu « e brutto », e nnudu « e nudo ». § 148. - La n finale della desinenza della 3a persona plu~ale segu~ suppergiu le norme delle altre n finali, esposte nel § 39; e prec1samente. a) Si oonserva intatta quando nel discorso e seguita da vcx:ale, oppure, in posizione finale assoluta, appoggiandosi alla vocale paragog1ca:

andat issu « va lui », finit oye « finisce oggi », fit eris « era ieri » issu !zndata. « egli va.», oye finiti. « oggi finisce.», eris fiti. « ieri era. »

sun issos « sono essi », l' an aggarrada « l'hanno afferrata » issos sunu. « essi sono. », aggarrada l'ana. lett. « afferrata l'hanno. ».

In combinazione sintattica la -t finale delle forme verbali scompare in quanto tale di fronte alle consonanti di vocaboli seguenti, non senza pero averle rafforzate o aggeminate:

b) Si trasforma, com'e ovvio, in m .d i _front: a voc~bo.li che iniziano con b 0 p 0 m (di questa trasformaz1one pero non s1 uene conto nella grafia della presente opera; v. § 39 / III ):

fi bbellu, ccurtzu, ddilic!zu, /fine, ggrussu, yeunu, llezzu, mmaccu, nnudu, pprenu, rrude, ssanu, tturpu, tthoppu, zzelosu, tzzeccu «era (fit) hello,

am bidu « hanno visto », am prantu « hanno pianto », sum mac:o~ « sono matti ». (Pero si dice ana manic!zu « hanno mangiato » per d1stmguerlo da a mmanic!zu « ha mangiato »).

oorto, delicato, fine, grosso, digiuno, brutto, matto, nudo, pieno, rude, sano, deco, zoppo, geloso, cieco » 1• 1 A mio avviso la derivazione dell'aggettivo turpu, thurpu, -a «-deco, -a» dal lat. turpis, -e, con scambio di desinenza, non da luogo a difficolta degne di rilicvo. Invece ii Wagner, SSW 137 e DES II 555, seguito dal Meyer-Lubke, REW 9006, ha definito ii vocabolo « probabilmente preromano, come molte voci con la ben note

· f · tare che triade th-, t-, tz- » (thurpu, turpu, tzurpu (camp.)). P~r p~e m1~ ac~~o no da un Jato non esiste in tutto ii sardo un solo esemp10 d1 aggetttvo 1 uso coniune che derivi dal sostrato preromano, dall'altro lo scambio fra t- e th- e. abbastanza comune nei dialetti centrali (v. § 26), soprattutto quando e vicina la sohta fortunate r.

8

98

PARTE

II

c) Si nasaiizza di fronte alle consonanti velari (v. § 21):

suit curios « sono accorsi », suit ghiradas « son tornate ». d) Si conserva di fronte a tutte le altre consonanti. Del resto l'incontro della n finale delle forme verbali con le consonanti iniziali di vocaboli seguenti viene spesso evitato col ricorso alla vocale paragogica:

.am bidu ed anche ana bidu « hanno visto »; sum maccos ed anche sunu maccos « sono matti ».

MORFOLOGIA

zirare, tzoccare «far andare, portare, domare, finire, tornare, giurare, mangiare, cadere, girare, scoppiare »; aer appiu « aver avuto », esser istau « essere stato »; b) si trasforma in s di fronte ad altre consonanti:

fakes currere, pedire, sartiare, truncare, thuccare «far correre, chiedere, saltare, troncare, partire »; aes pediu « aver chiesto », esses curtu « esser accorso »; c)

LE CONIUGAZIONI § 149. - Nel dialetto nuorese le coniugazioni del verbo sono tre ed escono rispettivamente in -are, -er[e], -ire. La II coniugazione nuorese e fondamentalmente la continuatrice della III coniugazione latina; tant'e vero che l'accento cade sempre sulla sillaba che precede la desinenza dell'infinito. In nuorese non esiste alcun verbo che abbia l'accento sulla penultima sillaba della desinenza (-ere). D'altronde e un fatto che della II coniugazione nuorese facciano parte numerosi verbi che appartenevano alla II latina ed anche alla IV.

§ 1.50. - E notevole il fatto che nella desinenza -e r e (-e r e od -ere) dei verbi latini passati nel dialetto nuorese, la vocale finale e sia stata scambiata per una vocale paragogica mobile, e cio a causa della sua identita con la e precedente (v. § 8). Ad es., i verbi latini vale re e fa Ce re SOnO Stati interpretati Secondo ii modulo di Semper[e) e quindi hanno dato nel dialetto nuorese rispettivcimente baler[ e] e faker[ e]. La r finale della desinenza che ne risulta, viene trattata come una qualsiasi altra r finale (v. § 35), doe:

I) Nell'ambito del discorso:

99

si assimila alle consonanti l ed n rafforzandole:

fake lligare, pode nnegare « far legare, potere negare ». II) In posizione finale assoluta si conserva appoggiandosi alla vocale paragogica mobile:

aer[e] « avere », esser[e] « essere », faker[e] «fare». N.B. Nella trascrizione dei verbi nei paradigmi che presentero fra poco, per esigenze di evidenza etimologica scrivero tue ses, issu est, issos sun, issu domat, issos doman, ecc. anziche tue ses[e], issu est[e], issos sun[u], issu domat[a], issos doman[a]; e inversamente aere, essere, fakere anziche aer[ e], esser[ e], faker[ e] (v. § 11 J.

I VERBI AUSILIARI § 1.51. - Nel dialetto nuorese i verbi ausiliari sono due: aere « avere » ed essere « essere ». Il verbo aere e ausiliare di se stesso ed inoltre di tutti i verbi transitivi e di alcuni intransitivi; il verbo essere e ausiliare di se stesso, dei verbi intransitivi e dei verbi riflessivi.

a) si conserva intatta di fronte alle vocali e ad alcune consonanti:

faker andare, battire, domare, finire, ghirare, yurare, manicare, rughere,

§ 152. - Si puo considerare come terzo ausiliare ii verbo deppere « dovere », per il fatto che esso entra nella perifrasi della seconda forma

II

MoRFOLOGIA

del futuro (semplice ed ·anteriore) di aere ed essere. e nella perifrasi del condizionale (presente e passato) di tutti i verbi (v:; §§ 136, 137, 140) . Le due rispettive forme, che di certo in origine erano del presente e dell'imperfetto, sono queste:

§ 154.

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PARTE

Presente

1a 2a 3a

Singolare -

des det

101

Aere « avere » Infinito presente aere; passato tier appiu Participio passato appiu, appia Gerundio presente aende; passato aende appiu

Imperfetto

Plurale

Singolare

Plurale

demus dezes, dezis den

dia, dio dias diat

diam us diazes dian

Queste forme verbali innanzi tutto sono irregolari ed inusitate per se stesse (le corrispondenti forme usuali di deppere sono del tutto regolari, come del resto del tutto regolare e il verbo ); secondariamente esse danno luogo a perifrasi che sono cristallizzate nel loro valore, nel senso che il parlante nuorese non intende che il valore originario della perifrasi des essere « sarai » era "devi essere" e quello di dia essere « sarei » era "dovevo essere"; al contrario egli intende sufficientemente che il significato dell'altra perifrasi de! futuro app' a flake re « faro » e " ho da fare". Dell 'imperfetto esiste quest'altra forma, rarissima: diarepo, diares, diaret, diaremus, diarezes(-is ), diaren (v. § 139 ).

INDICATIVO Imperfetto

Presente

de(g)o appo tue as issu, -a at

n6is amus b6is azes zssos, -as an

Trapassato Prossimo

Passato Prossimo

app' appiu as appiu at appiu

abamus, ayabamus abazes, ayabazes a.ian

aio, aia aias aiat

amus appiu azes appiu an appiu

ai(o) appiu aias appiu aiat appiu

Futuro Semplice 2• forma

1• forma

PARADIGMA DEi VERBI AUSILIARI § 153. - Premetto che, per esigenze di semplicita, segnero 1 pronomi personali, a titolo di esempio, solamente nel presente indicativo del verbo aere, mentre li tralascero in tutti gli altri casi. Del resto l'uso dei pronomi personali non e obbligatorio davanti alle forme verbali, a meno che non esista la nect:ssita di mettere in evidenza la persona di cui si parla oppure di contrapporre l'una persona all'altra; secondo il medesimo uso dunque della lingua italiana.

abamus appiu abazes appiu appiu aian

app' aere as !zere at aere

am us aere azes aere aere an

des aere det !zere

demus aere dezes aere den !Jere

Futuro Anteriore

1a forma amus aer appiu app' aer appiu azes aer appiu as Iler appiu an aer appiu at Iler appiu

2a forma de mus aer appiu dezes Iler appiu appiu des aer den Iler appiu appiu det Iler

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PARTE

II

2a form a

.appe appemus appes appezes appet appen

CONGIUNTIVO Imperfetto

Presente

appa appas appat

aeremus aerezes, aerezis aeren

aere, aerepo aeres aeret

appamus appazes appan

Passato

Trapassato

app' appiu appamus appiu appas appiu appazes appiu appat appiu appan appiu

aer) « stimo lare gli animali da fatica » (manca nel DES II 529) da lat . turbare. turcu « turco » dall 'it. turpu, thurpu, -a « deco, -a » da lat. turpis, .e; nota 1 § 146. turudda (