Gli Augures

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VITTORIO

SPINAZZOLA

115Pt:TTORE DKI MU!It:l

liAZIIIHALI

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liiAI'OLI

GLI

AVGVRES

ROMA E. LOESCHER E C.i

1895

Tip. Pierro ~ Verahh uell' latiuuo l'uanuva

A

GIULIO DE PETRA CON AFFETTO E REVERENZA IMMUTABILI

PREFAZIONE

Sin dal 1892, quando apparvero, negli Atti della R. Accademia di Archelogia lettere e belle Arti di Napoli la mia memoria intorno alla etimologia di Augur, c nell'ottimo Dizionario epigrafico di E. De Ruggiero la mia monografia sugli Augures, io avrei voluto pubblicar a parte questo mio lavoro. Ma rimandai, per altri studi, a miglior tempo la cosa. E, quando volli tornarci sù, non seppi fare a meno di rivedere e rifare in tal forma qnella mia monografia e tanto aggiungerle di nuovo che essa è ora cosa se non del tutto nuova assai più completa, e diversa. Io non ho voluto mntarne il disegno o allargarne i limiti, nè trasfondere in essa la mia prima ricerca; ma aggiungere, quasi dappertutto, un cor• redo piò ampio di chiarimenti e testimonianze, e molte pagine e qualche capitolo nuovi nelle parti meno note o assai discusse dell'argomento vastissimo. Così, quelle dell'etimologia della denominazione augur, ove ho portato nuovi aiuti alla mia tesi che ormai credo non ne abbia altro bisogno; della varia natura degli auspicia e degli auguria rispetto alla interpretazione che io dò a questi; delle relazioni tra augures privati, auspices ed augu1•es publici; della controversa e tanto impor-

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tante interpretazione del pomerium, altrove del tutto omessa; della durata in carica e della elezione degli au{Jtwes e, in generale, dei sacerdoti nei municipi; e cosi via. Ho pure integrate le iscrizioni, di cui ogni elemento ha la sua importanza nella storia degli auguri, in ispecie municipali, ed aggiunti l'elenco degli auguri e quello delle città coo ne ebbero, e di cui le lapidi ci serbino il ricordo. Nnpoli, 20 dieernbre 1894

GLI

AUGURES "> Furon c·hiama.ti cosi i sa.r.f'rdoti incaricati d' interro~are, mediant.f' l' intRrprPtazionf' di sPgni naturali, chf' sso forma la s la maggior parte dei moderni, rifacendosi a un'altra ipotesi di Festo 9) danno ad augur il significato di colui che conduce gli uccelli nello spazio t1·aeciato dal suo lituo E', in un certo senso, li fa venire 10). l) Corp. gramm. latt. 2, p. 2. 2) Bev. do l'hlat. dea rei, XIV, 1886, p. 67. ::1) Preaso Paol. Diae. p. 2: c augur ..... ab avlum gar-ritu. "

Dlct. etym., p. 203. BOm. A.lterhiim. 111 p. 1188. Bel. der BOm. J, p. 99. Staatav. l, P• 78, lO,, 4. Op. elt., 3, p. 382, 6. Preuo P.aol. Diae., p. 2: c augur ab avlbus pr-endoque dletua 1 q ula per avium geatu edieltur. ,. 10) L'errore comune ad eni è di voler vedere aeua' altro nella parola un primo elemento G-IIV8M, e il loro disaccordo è intorno alla radice cui deb· ba risalire il secondo elemento eho, pel primi sarebbe un -g11r, pei secondi un -gur, per gli altri un -ger. Questa ultima opinione, la più comune oggi, ed aeeet&ata dal lllommeen e dal lllarquardt, ha contro di al!, sotto l'aspetto ronetlco, la lunga serie delle parole compoate con ger, che avrebbero certo agito In eenso eoneervatore eur una parola, unica a subire quel mutamento, sulla quale già eperava In queeto senso la atessa tenaelta della tradizione saera; aotto quello Ideologico, il ratto che Il condurre gli accolli nel eaero recinto presuppone questo sacro recinto già tracciato e quindi una operazione anlorlore, rbe dovrebbe l'li& aver determinato Il oomo di ehi la compiva. Bisogna, dunque, arroatarei col Mommaen a quell' alllclo posteriore per dare Il aigolllcato che egli dà ad 11ugur, o risalire a quello originario o più lmpor1ante, Intimamente conneaao al eoeondo 1 anzi tale obe solo lo rende poniblle r- Vedi

4) 6) 6) 7) 8) 9) eum

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J..)i\·ersa sostanzialmente da qncst•'. che mettono come tbndamento del signittcato originario di augw· quello l'hc fu di fatto il fondamento della scienza degli auspicii, l'osservazione degli uccelli, sia che auga.re venga concepito come colui che li inte1·preta, sia come colui che li eouduce, 6 la derivazione da un ltug-ere 1). Questa , messa da parte sinora come una etimologia eli scarto, ha dalla sua, oltre la regolarissima fOJ·mazioHt- '), le voci sinonimi o affini augul'iu,n, auclus, omen (augmen), ulltttr (auctor) e Augu.slus,che derivano tutte dal W'rho auge1·e 3), le crrimonie augurali, in cui questo verbo per tutta que11ta Jlllrle quel che ne dlstorro nella mia memoria lhll' etimologi" rli t:~agu.r ete. (Atti della B. accademia di archeologia, lettere e belle arti di Napoli, vol. XVI). Qui accenno per sommi eapl alla questione e alla mia tesi, cui aggiungo qualche nuovo argomento. l) VI accennò il N1SSE11" 1 Du Templum, p. o, l. 2) .Ar~!Jur l da t:IU!J-ere come fu.lg-ur da fu.lg-ere. Le forme antiche t:~u.ger ""gert:Jtu• son da mettersi aeta11to aiJe altre fu.lger fulgert:~re (Priac. 1, 8, S8; Cic. do leg. 2, 8 1 21), e cl Indicano una oscillazione tra forme più antiehe col sul'llaso -er ed altre col aul'lla$o -ar, che, oltre ebe In t:JY!J·Ur e fulg-ur, maschile e neutro nel primo (l'antico neutro, ma al plurale, tronslln Aeelo presso Nonio, 488), neutro nel secondo, ai ba in cic-ur, mansueto, .An.1:-ur, Li-gur. ( Fu.r.ft~r tt~rtt~r murmur vanno in altra categoria). 3) Per t:Juctur, vero sinonimo di t:~ugurium, non può e1111ervl dubbio. In quanto ad omen la mia tesi mi aveva Indotto a guardare nelle cose sue e mi ero persuuo ehe fosse da un augmen. Certo, foneticamente la derivazione ne li perfetta, como altrove ho mostrato, e l 'neo l del tutto Identico a quello di ""!lurium, di che ho addotte n~aal prove, td altre potrebbero aggiungerai. Nep. li b. I, cap. IV, :l: P. Claudius praeeeps animi primo bello Punleo pullal·ium eonsuluit 1 qui cum di:dl88t non Tesci pulloe, quod malum omen est etc. • Serv. ad Aeneld. I. :U6: c Primi• omimbua vel prosperi• et secundla "''!l"riit n! prlmariis , ut alils nrbls repetferit 11 eul pater lntactam dederat ,. Ominibut t:Juguriit. et Hcnndum Bomanoe loeutus est, qui nibll n i al eaptatla faelebant t:~ugurii• etc. • In un epigramma, riferito all'auspicio pr~so sulle mura. Carm. cod. salmns·. , Anthol. Lat. 32:5 (de Bomulo pleto , ubi in murls rratrcm octidlt) : Doce pium faciaua pereuSBo, Bomule, frau·e. Bie tibl Boma datur hulus lam nomine culpet Nemo te eaedis, murorum ai deeet omen. llla l' HAVST era per altra via glil pervenuto a questa conelualone (.Mém. cle

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t} del I'ituale l) e la natura stessa di quest.o sacerdozio, il cui ufficio principale, anche nei tempi posteriori, non fu l' osservare o condurre gli uccelli, ma il portar l' a.llrtm'ita.'l dit:ina sovra ogni atto di pubhlico o privato interesse, mediante quella ossE>rvazionP., ed esserne rappresentante '). .~tugur dunque fu, secondo ttnesta ipott>si, sinonimo di

la aoc. de llng. IV, 22-'J) e Il B&B.u l'aveva ae~olta. (Dict. etym., p. 232). Cbe l' uhlur delle tavole eugubine (III , 4, 7, 8) fosse da una radice augatablllrono .AVFBliCT e XIIICHOFl" 1 Cu1188EJI' 1 NJBSBR. Il Bréal vide In rJ&tur un magistrato poi elle uthretie pare arcennl all'Indicazione di una data; ma l' u10 di aeguare le date eol nome dei ~erdotl - anche a voler ritenere eon lui che n ai tratti d' una data- ai il lungo tempo mantenuto nello epigrafi, rnmane e municipali, ora ponendo Il nome del aarerdote accanto al c:oneoli o al magistrati eponimi, ora eolo. Negli atti sacerdotali poi q nell' uso è antlelliaaimo ( ndl, ad eacmplo, gli Atti dei fratelli Anali che son quelli. cui più 1i usomiglia la congnogazlone dei fratelli Attldi). l) Per indicare che un'azione poteva intraprenderai la Crase era dei• au ·tori~u• ( Livio 10 , 40 ) 1 frase sinonima di/dici augurio, che ci d/Inno lunce, in egual cerimonia religioSA, gli acolil veronesi (Ad. Aen. 10, 2~1). Varrone In una formola augurale (BKAUsE, p. 28) ba: c ai mlhl auctor est verbi. • G:i Del Invocati dagli auguri erano appunto l patru, coloro c:be creano prolperano posseggono e la loro cerimonia principale era l'accreaclmento del poll&erium. Troviamo spesso detto delle mura c a~~etae torres (Tac. Hiat. 2, 19) • eaque monumenta ... auzerat (id. 3, 26) •, c vallum turriaquo raatrorum augebat (Tac. ici. 4 1 34) •, c muros civitatia .... augere nnbls .. tutius (ici. 64) •, e la fl'llae ~ramentale era augere pomerium: Ano, 111, 23: c pomerium urbls aru:U Caesar •• 24: c pro fortuna pomerlum auctum • cte. Ne aveva Il diritto: c q•Ji populum romanum atU:erat • (Gel. 31 l.J). Il racconto llvlano di Atto Navlo cosi vlen ridotto nell' .Epit. J"li Fiori. S: c et eeuturiia tribus au.r:it equitea quatenu Attiua Naviu numerum auyeri prohibebat, vir aummua augurio etc. • 2) V, 8PDI4ZZOL.t. 1 Dell'etimologia eli augur oec., negli .Atti della B. Accademia di arcb. lett. e belle arti di Napoli , XVI. Oltre le upreul011l 111; raerolte altre ve n • ba In cui lndlft'erentemeute troviamo usato omiRGri augurio per augurari: c prlncipam Trolanum vldere quod nugarlo votieque apud DOitr&l aurea ominabatur • (T.t.e • .Agr. «) Blgniftcantisslma Il poi per la nostra teai l' esprenlone di Tacito (A nn. 111 14) audua omine: c au:tus omine... voeat eontlonem ,., Augurata il dunque eolul ebe il accruciuto dall'approvazione celeste, auctu. ominc, tiUJUriu• il l'accruclmento, auctus. E augur non avrebbe nulla a cbe fare con quella radice e con quel concetto r

-laratclol', c come questo dovette in origine esprimere l'idea ciel possesso, che ha in sè l'assenso divino e con cui però andaron sempre uniti gli auguria 1). Fra colui che aveva la proprietà del suolo, l' cwctoritas, e la volontà divina che glie la riconoseesse, non potette esservi, in un primo momento, alcun intPr·melliario. I primi patres furono, per lli o il condurli (nves ge1•ere), ('hf' il :\lommsen assegna come si~Cnifir.ato originario di mtgtw, pr('SU}lpone definito lo spazio del cielo, in cui c~si possono apparirt>, il templu.m celeste>., strettamente h'ga.to a quello terreno, che è la proprietà stessa. Gli antichi, anche qnantlo gli augu1·i t'bbero per·duto terraaque qui eolitis 1 voa praeeor, queaoque, uti quae in meo Imperlo geatr. ano&, gernntur , ea mlhl populo pleblque Romano IICK'III nomlulque letino 1 qul ..... meum imperlum aueplclnmque Mquuntur, VOI omnla ooue iuvetla, bonla aucU• auzitia. l) Fut. 1, 612. Il) Le l1crialonl el serbano memoria eoa\ dell"uno come dell'altro iracU,itamtRium: Iovi Fulguri, C. I. L., I, p. 322 (Futi d'Oa&. al 7 ottobre); c. I. J,,, VI, 2295 (Fut, Arv., 7 oUobre), Una (Henaen 1 &629) ha Jovi Fulguri Fulmini: v. Inoltre Feato, p. 229•, Vi&ruv. 11 Il, l i - lupiter Flll:Jerotor, C. l. L., VI, 377; Iupiler Fulm(inator) Fulg(urator), C. I. L 1 Ili, 119!;:1. lo quanto al fulguratoru , Cicerone 1 fÌ4l Iiiv. 2 , 68 , 411 , dopo aver divisa la aelenza degli an1plcl In tre parti: e.z:lirpiciurrt, ful!J•ra, otùnta, mette gli uni aeeanto agli altri gli hariUpicu, lful!Juratore•, cii interprete• oatlratoram (2, 68, 109). Per l' ezlitpiciurrt troviamo nelle iacrt1lonl pure l' erlir1•icu• (Or. 11302), Fulg11riator ha Or. 11301 e l'ulguralor Nonio, p. 63, 21, Inoltre l dlase f"'GCCGiio f"lguritor11m , bidmkd fulg•craforurrt.

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il lm·o caraW'l't' iniziale e presa la ve~o;tl' tli l'appl'CSPUta:lti clE>lln ~C'iPnza. degli auspicii, comi"' li deJlnisce il :\larctuardt 1) non pet•dettero mai interamente di vista il significato originario. o,·itlio!) f1·a gli altri diC(' chial·amPntP: c huiue (AuguetiJ et G"ll"rit&ll& depondrt origine verbi, c Et quodeumque aua Iuplter au.gel ope •,

Tacito ha la f1·usP (:l, O) • Vjc·tor ..lugu~tu.~ r(!gnum auxit •· t) chi riceve ctuf'l titolo di Augu~tu.~ si dice che augetur: « angetur et .AgrippinaP cognomento Augustae • , come lo stesso Tacito (An n. 12, 20). Cicerone 3) indica chiaramente la relazione con mt.clo1·Ua.~: c maximum Pt pracstantissimum in re public.a ius est augurum cumauctoritate coninuctum •· Gli rwgw·ia vengon definiti da lui 4) c auclorilniPs re1·um hent"' gerendarum • e fulmt>n flltCioritati.~ era tletto quellochP a,·eva l'autOl'ik1. di confprmare una cosa fatta r.). L'auctm·itas ·~ dunque, con tutto ciò che in essa vi è di sacro, il fondamento degli augw·ia. Fiuchi.' essa. resta agevolmente di tutti i pat1•es, non abbiamo, com'è fa.cilP immagina1·e, che augtwia p1'it•ata. :\la quando sorge dalla comunità un'autorità suprema per voler sacro, il primo r:•.r· nugur, dinanzi alla cui mu•(twila~ Obrni altra impalO. e., l. e. Fut. 1, 811-12. De leg. 2, 12, :11. De haraep. 9, 18. Seu. Qurat. Nat. 2, 39: c Genera f'algurnm trla eue alt C•eeiuna 1 eon~i­ liGrium, GMdarilGtil ot quod tlatut dleltur, Oon~iliGriua aute rem llt... 1auclorilati' eat ubl poet rem faetam veult, quam bonam fortuuem malamn algullleat •· Ilful'RWII Il coai l'emaauloue e l'eapreulone vera dell' a~~elorilal dlvlua •/Mlfl&er& GMclorilellit è quello ebe Yieue ad aslooe compiuta, e n eupremo A~Jclor è quello che l' luvia: l' Au.gul' é quegli che l' oe1erva e l'lnterpelr.a. Il rJICIJ:iJJaNIII l' optimum GugqriMIII l! appuuto 11/Mllller& aMCiorilCitit. l) 2) 3) 4) G)

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lidisce, l'augurium che l'accompagna è il primo e il pit\ solenne augurio pubblico, e quegli il primo dei pubblici auguri. Incominciano tla. questo momento ad Psser tlivisi gli augtwia publica dai primta e a formarsi duP categorie di augures ben distinte: f!ttella clegli augm·e.~ pt·ivati e l'altra degli augures publir,i P"]Juli Romani Qniritium.

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l.

Augures privati L'uso generale degli au~picùt p1·imta ci è attestato, tempo antico, da Cicerone: « nihil ferc quondam maioris rei nisi auspicato ne privatim quidem gerebatur. 1) E, del resto, è conforme alla natura delle cose, come abbiam già mostrato, che gli auspicii siano appat·tenuti, p1·it~atiilt ')esclusivamente in origine ai patres, i quali ebbero soli il diritto di assegnare, con la costituzione del templttm, funzion-e originaria e principale dell'augur, il campo dell'osservazione degli uccelli, ufficio proprio dell'auspex. In questo senso, e sino a quando l'al4gw• non fu divenuto un sacerdote nel significato proprio della parola, auspex dovette esprimerne il carattere 1lirem cosi teologale. L'auspice insomma fu un a.ugu1· nel SE>nso primitivo, da noi assegnatogli, di tar gli uccelli. E il formarsi di periti che facessero loro cura speciale di questa osservazione e inte>rpretazionf' p:~l

l) De div. 11 16, 28. 2) Llv.6,41 1 4-8. BI ngaa l'ordine logleo del dleeono che Llvlo metleln boera nd Appio Claudio Creuo: c aaeplelie banc arbem eondltam eue, aaeplclie bello ac pace, domi mllltlaeqae omnia gerl, qale eet qui lgnoretf penee quoe lgltur •nnt au•plcla more malornm r nempe pene• patrea nam plebelaa qaldem magletratne nallaa auspicato ereatar: uoble aden propria aunt aaeplcla ut non aolnm quoa populae creat patrlcioa magietratae non allter qaam auaplcato creet, eed nOI quoque lpei elne eatrraglo popull GIUpicato interrcgem proda"''"• el privalim aiUjlicia ha~,.,.,.,, quae lati ne in maglatratlbue quidom babent, quul igitur ali''" quam tollil e-1: civitGte GUIJ'icia qui plclleioa con••lee creando a palrib'"• qui eoli ea habere p011unt, auferl 1 •

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degli auspicia è cosa che si può facilmente ammettere. Ad essi e al lor nome di au~picP~ a.ccenna chiara.mentf> Plutarco 1): o~ 11GaKtX~ Kp6tapov, 11!lyoup~ 8~ vllv uÀollaw e resta il nome se non la c.osa, nelle cerimonie nuziali, anche dopo l'abbandono della inaugurazione delle nozze: «ctiam nunc nuptiarum auspices decla.rant nam ut mmc extis (quamquam id ipsum aliquanto minus quam olim) sir tum avibus magnae res impetriri solebant. ,. f) Essi der vettero naturalmente essere i consiglieri dell' angw· nella CE'rimonia eh 'egli compiva pl'r intf>rroga.re gli Ill'i, e tiare, ttuanl'doti privati, un tal nome; nello stesso tempo che col trasferil·si dPll' altrloritas nel supremo magistrato e quindi del diritto' di tracciare il templum, il nome di au.gw· passa a lui. Da questo punto si fanno altissime le barl'iere che tHvidono l'augurato pubblico dal privato, di cui l'ultimo viene a mancar dei caratteri essenziali del primo, mentre non fa., per l'appresso, che continuar l'ufllciodegli auspices, i quali anche essi mancavano di quei caratteri, usurpando il nome di augm· al pubblico sacerdozio. Così ci spieghiamo noi, e la spiegazione è intimamente legata al valore iniziale che diamo ad augur, tanto il legame che indubiamente stringe gli augu,ria publica ai prirata, in origine l'istessa cosa, come la profonda differenza che gli antichi pongono fra auguri pubblici e privati 3) e fra la l) Quaoat. Rom., 'Il!.

2) Clc., loe. clt. :l) T. Buamo, p. 46, e BEORLL, p. J.&-16: c Noa aequlmnr tantummodo

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"ln·ivata c la puiJIJlica disciplina, du~ essi ritennero non osser potuta nascere da quella, non ostante che in molt.i punti la somiglianza fosse dovuta g. l) Queeto ebe trascriviamo è ottenuto nel cuor della notte 1 seuaa intervento di auplce, in IJUlaa usai blzaarra (Val. llaaa. 11 61 4): Al Oaecilia llleklli, dum 1orori• jilitJil 1 ad11lltJil aetati• virgini, more pritco noclc eoneabia nupliak pelit omen, ipiG jeeit: RGIIl eum in IIICilllo qNOdam eiru rei gralia aliqUGndiu per•edilleC nee (aliq•a) ulla voz proponto congrum• lllllll audita, fu•a longa 1tandi lllora puella roga11it llltJterterlllll ut •ibi fJIIulÌtpllr loeu• reridtmdi adcolnmodaret, cui &lla " ego wro , inquit " libcmter tibi fAiltJ Htle cedo , qiiOd dictulll ab indulgenti11 projeetum ad certi omini• procu~it eDenllllll etc. e&e. il) Val. llul. l. eU. 8} Val. Maee. I, '• 2 : Deiolaro llllro regi o••ia jere aUipietJto gerenti •alutaril aquilae coupectUI Juie, qutJ vit11 ab•linuit ,. ab eiu teeti '""• lJ"~ nocte i~~~equenti ,.,.,,.,. eolo aeqUtJtMm ut. 4) Val. llue. l 1 ' • 6: O. aule• Mario o~rDtJtio ominit proc.Z du6io 111luCi jllit e&e, V. lnoUre: Cat. pi'IIIIO PMto v. pro/libere, p. 11M; Pila. n. h. 81 67 1 928 etc.

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Augures publici popoli Romani Quiritium. Qm~sta è la forma intera con cui si esprime il sace.·dozio publico 1), ma piti semplicemente si tlis~Wro solo augures. Ad essi era affidata la cura degli auspicii publici, ossia tlei segni da Giove inviati al popolo Romano, Jlf'l' ogni azione di pubblico intPrPsse. La loro istituzione risa)P certamente all' origine della città, se pure il loro rollegio non fu dE>llniLivamente cle il llal'llllartlt '). aver ca.rattf>re di auflll1' populi Romani. fl la testimonianza di Ennio 9), chf> tà. anche di Remo un augw·. conco1·da perfetta.ment.P con la nostra opinione intorno ai primi flllflltl'es. V interJ'f>gno il il riflesso di quf'sta neccssar·io il concorso clegli auguri, che l. 1)

Esso si compose, in principio, di tre auguri, poi che tutte le tribù (e col carattere di ftuel sacet·dozio noi ci spieghiamo perfettamente la diversità di trattamento che la tradizione assPgna ai Lureres in questo, e nel collegio delle Vestali, per esempio) vi dovettero essere rappresentate: « inter augures constat imparem uumerum debere esse, ut. tres antiquae tribus, Ramnes, Titienses, Luceres, suum quaeque augurem habent ~ 3). Cicerone viene alle medesime conclusioni 4), e il numero degli auguri da Roma stabilito per le coloniP, che fu di tre ~), depone anch'esso in favore di questa cifra. Pii\ tardi qusto, come quello delle Vestali, venne radtloppiato, e quantlo fu proposta la legge Ogulnia (4:J4 = 300 a C.) gli auguri erano di regola sPi. Cicerone fa da ~uma portar il numero dPgli augures a cinque 6), ma egli non vi compremio il re che sarebhc quindi il sesto. Livio 1) trova quattro auguri al tempo della legge Ogulnia, ma parla l) Liv. 41 4. Del reato Il perfettamente eplepblle ebe all' ordlnatore dolla rellsfone romana al attrlbaiiH la ereulooe aoebe di qaeeto aaeerclollo. Il) C. I. L. VI. 11133. S) Llv., 101 8, 7. 4) De rep, 1. e. 6) Les. eol. Geo., .Ephem. epigr. 31 p. 9~. 8) De rep., 11, 14. 118. 7) 10, 6, 7.

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chiaramente di altri due auguri, la cui mancanza egli attribuisce alla morte di essi: « quemadmodum ad quatuor augurum numerum, nisi mm·te quorum icl redigi collegium potuerit non im·enio » 1). Il :\lercklin '). il l\larrtnartlt 3), il Lan~e 4) ed il )[omms~n ~) ammettono tutti che il numero degli augw·es sia stato, in origine, di tre; ma, mentre il )larctnardt vi giungn ammettendo rappresentati nel collegio anche i Luceres, il )lercklin ed il llommseu, aggiungendo ai due auguri delle trihti il re che ne era il capo. In seguito, il 1\Ierck.Jin crPde il nnmt=>ro degli auguri essersi raddoppiato; epperò stabilisce che il collt-gio presieduto dal re si sia composto di cinque auguri, quanti ne vuoi Cicerone. Il :\lommsen accrf.'sct=>, inn'('e, snc

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gure romano, la costituzione del templmn, nei tempi posteriori, è qui devoluta al magistrato, poichè il testo delle tavole non è abbastanza chiaro, o fatta da lui, pel ministero dell'augure. Colui che assiste l' arsfe'rtut· dei fratelli Attidii è, anzi, un auspice assai più che un augure ed è suo còmpito l'osservar gli uccelli ed interpretarne il linguaggio. Essa rappresenta della cerimonia augurale lo stadio più antico e più vicino all'originario significato di quella delimitazione. L'augure, o l'auspice che dir vogliamo, vi ha un più modesto mandato , una più umile voce, un carattere assai più sacerdotale. La formola romana, invece, conservataci da Varrone, per la costituzione del tempio augurale sul Campidoglio (anr, auguraculum) oltre che rappresenta un momento ben diverso nell'evoluzione dell'augurato, ci mostra chiaramente la gran parte fatta ad esso dal potere civile e a quali astrazioni aveva condotto nella scienza augurale da un lato l'astratto concetto dell' U1-bs, nel cui nome si prendevan gli auspicii, dall'altro la sua stessa missione, più politica che religiosa. «Tempia tescaque • 1) così diceva l'augure romano nell'arce «me ita sunto q uoad ego caste lingua nuncupavero. Olla veter arbos quirquir est quam me sentio dixisse templum tescumque finito in sinistrum. Olia veter arbos quirquir est quam me sentio dixisse templum tescumque finito in dextrum. Inter ea conregione, conspicione, cortumione, utlque ea rectissime sensi :. . Il luogo così definito, locus e{fatus, come lo spazio di cielo corrispondente ad esso ed egualmente diviso e chiuso con linee parallele in forma di quadrato, costituisce il templum, che è come dire spazio diviso 1).

1) Varr., de J. J., li, 'l, 8. Il) Dalla radice Tt/1- dl ripWJ, f'II"HC• N181•R 1 P• l.

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Nel centro del templu,m in tet·ra si eleva il tabernaculmn, in linguaggio augurale templum minus: c minora tempia sunt ab auguribus, cum loca aliqua tabulis aut linteis saepiuntur, ne uno amplius ostio pateant verbis definita • 1). Esso ha, come il templum, la forma d' un quadrato, la cui parte anteriore pars antica , è rivolta al mezzogiorno , la posteriore, postica , al settentrione').ll RegellS) ha mostrato che i templa in terra per l'osrervazione degli uccelli erano orientati verso il mezzogiorno, il Marquardt 4), che lo scopo non era estraneo alla diversa orientazione, e mentre, in principio, si può ammettere che l'augure si rivolgesse verso il sud, nell'inaugurazione, invece, dei magistrati &), come in quella dei tempii, .egli si volgeva ad oriente, donde aspettava i s~oni favorevoli, sinistrae a-ves o sinistra fulmina 6). Il dio che invia questi segni è giove, onde l'augure è intm'Pres Iovis Optimi Maximi ') e gli uccelli sono intiwnuntiae Iovis B). A lui è rivolta la preghiera : c da,

l) Feat., p. 1&7. l) Varr., de l. l., 71 7. 8) Veci. per maggiori notiate il eao articolo aa qaeeto arpmento nel Iabrb. f. Pbllol. 1886 1 p. p. 993-637. 4) o. c. p. 888-337. 5) Liv. 1 1 18 1 6-8: • lode ab augure, cui delude bonorie ergo pablicum Id perpetuamqae aacerdotlam fult, dedactaa In arcem in lapide ad meridiem versaa eoneedlt. augar ad laevam elua capite velato eedem ceplt, du:tra mana baculum elne nodo aduncam teaene, qaem lltuam appellarunt. lode ubl proepectu In urbem agrumque capto d- precataa reglonea ab oriente ad occaeam determlnavlt, de:dru ad merldlem partee, laevae ad eeptentrlonem eaae dbit, alpam contrR1 qaoad longl•lme conepectum ocull f'erebant, aalmo 8nlvlt "• Anche qui l'aagere romano, come nella formula varronlaua rign"m ••• , !l!IOGd..., etc • .uuro firait. 6) Plln., nat. hlat., 91 149. 7) Clc., de leg., 91 81 8) Clc., cle div., 91 84, 72.

m.

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pater, augurium -. 1), « Iupiter, pater,..... uti tu signa nobis etc. -. ');ma in cP.r·ti casi, A in un secondo momento storico s' iutfonde, s' imocano anchP altri tlèi, che son concepiti per lo pit\ come Dei n~conlle parole sinistrae e de.xtrae ares, la prima forma dell' auspicio. Gli uccelli augurali furono allora distinti in m:es alites « volatu auspicia facient.es » 1) cd at·es o~ine~ « quae ore taciunt auspicium • '): alle une appartennet·o gli uccelli enumerati da Festo: « buteo, sanqualis, immusulus, aquila, vulturius » (l. c.); alle altre il corvo, le cornacchia, la civetta 1). La parra ed il picus, Ma1·1ius e Feronius, ea·ano alites e oscines nell'istesso tempo •). Di alcuni, incendiaria at•is, bubo, cliria acis, spintlwnix, bastava l' apparizione a costituire 110 cattivo augurio 5), altri come J"at>:q.illms, specie di falconetto, il cigno, i piccioni , il 1·egaliolus non davano degli auspicii che a persone dcterminate e in determinati casi 6). Gli auguri ascoltavano per le oscines i suoni diversi della loro voce, guardandone la posizione rispetto ad essi: il corvo ha, p: es., nove specie di voci ") e deve venir da destra per costituire un buon augurio, la cornacchia da sinistra 8). Per le aliles dovevan por· mente all'altezza del volo e al luogo dove si posavano, onde la divisione in pmepetes

l) Peat., ep., p. 3, Il) Varr., de l. l. 111 78. Il) Feat., p. 197 1 5. f) Feat., p. 197. 6) Pila., aat. h lat., 10 1 88, 87. Ovld., met, 6, &W. 8) Pila., aat. hlat., 10, lll-26. BerY. ad Aen. 1 1,1198i 61 100. S\·et, Cara. 85. 7} Plln., aat. hlat., 101 89. 8) Plut., A1ln., 260,

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e osservare i loro movimenti 2) e la regione del cielo in cui apparivano. Avevano infine delle regole fisse per decidere, nei casi di simultaneità o d'identità d'augurii, pei quali bisognava tener conto del tempo e dell'importanza di ciascun auspicio *>· Gli auspù:ia ex caelo erano di gran lunga più facili, e consistevano specialmente nel tuono e nella folgore : « caelestia auguria dicunt cum fulminat aut tona t •. Il fulmine è ritenuto un augurio favorevole quando è dit'etto da sinistra a destra, e appare in un c\elo sereno 4), nn uragano o un fulmine è invece, come abbiamo detto, un segno sfavorevole pe1· qualsiasi asse m ùlca popolare 5): un tuono anche per un magistrato, nel momento ch'egli enh·a in funzione G). Gli augU1'ia ex triplidiis, che si tiravan dal modo di mangiare dei polli o di qualsiasi altro uccello 7), si riaitaccano anch'essi agli auguria ex adbus, anzi alla prima forma di quegli auspicii 8). Secondo Festo 9), che certo allude a una modificazione posteriore, perchè l' augurio si ed in{eme

l)

l) Geli. 1 7, 6 1 IO. Cfc .. de div., l, 48, 108, Serv. ad Aen., :1, 361 1 Feet., p. 1105. 2) Feat., p. 871 b. 3) Llv., l, 7, l. v. per tuttaqueeta materia, oltre n Jll&RQU4&11T P• 389-300, l' HOPF 1 Thlerorakel und Orakeltbieren alter und neuer Zeit, Btuttgart, 1888. 4) Dlon;ya. 21 6. Verg. Aen., 21 692; 71 1'5; 9. 680. Berv. ad Aen. Il. oo. 6) Cle., de div., 2 1 181 411; In Vat. 8 1 110; Phil. 6 1 8, 7. 6) Llv., 23, ll1, 18. 7) Ole., de div., 1! 1 861 78, 8) Verg. Aen, 6, 190-200, dove le eolombe di Venere appaiono ad Enea, rhe tlrn lnro tlietro, dopo aver invocata la madre :

• • • • • Blc efl'atua veellgla preaalt, Obae"ana quae algua ferant, quo tendere pergent. Peaeentea lllae tRntum procUre volando, Quantum acic p-nt oeull aervare aequentum. 9) Ep., p. IM4.

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abbia, basta che i polli mangino; secondo Cic.eronc 1) è necessario che i polli laacino cadere dal bec.co il nutl·imento (lripudium solistimum). Un tal metodo assai semplice e chiaro è chiamato da Silio ') « priscum populis de more Latinis auspicium t cum bella parant ~t , e, per la sua sicurezza e rapidità, impiegato specialmente nel campo 1). Ogni uccello, infatti, come attesta Cicerone 4) richiamando un antico decreto del Collegio t poteva fare il tripudium , e poi che di polli si poteva averne sempre tra mani t al campo come ovunque, essi ne eran divenuti gli attori principali, cosi che a quegli auspicii si fini col dare il nome di auspicia pullal"ia 5). L'augure cede, in questo genere di auspicii, il posto al pulla1·ius, che è sempre presente al campo 8) e il metodo di auspicazione è brevissimo. Può mancare il pulla,·ius e allora sono gli astanti che ne fanno le veci : « (quot]quot adestis, s[i]cuti (tripud]i(um) sinisterum solistimum quisquis Yestrum vider [it nuntiato] ~t 1). Quando, invece, il pullarius è presente è lui che assiste il capitano, seduto nella sua tenda, che è il centro del templum, circondato dalle sue milizie. La formala ci è data con derisione da Cicerone: «"T. FABI, TE MIHI I~ AUSPICIO ESSE VOLO ": respondet " A UDIVI " , ••• , , " DICITO, SI SILENTIUM ESSE VlDEBlTGR " , nec SUSpicit nec

l) De div .. 21 Sf 1 '12. 2) li, 59. lJ) Ko••n•, J. pp. 9-10. Il algulftcato come l'etimologia della parola eollà'''"'""' erano Ignoti e 1000 lneertiAiml. l!'ut., p. 29'1-998 1 riporta Il parere di .Appiua Olaudiu Puklur: c aollletlmum Ap.l'11lcher In augurali• dleelpll· nae l. I alt e~~e trfpudium, quod a"l excidit ex eo quod llla fert. • 4) Cle., do div., 21 85 1 '18. li) Serv., ad Aen., 8, Ul8. 6) Llv., 8 1 80 1 2; 41 1 18, 14. 'l) Bobol, Veron. ad Aen., IO, 24J.

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circumspicit: statim respondet " SILENTIUM ESSE VIDERI " Tum ille:" DICITO SI PASCUNTUR" •• "PASCUNTUR 1) '' •• ». Spesso si fa a meno anche di questa ombra di formalità, ma frattanto il pullarius, nella decadenza dell' augurato ne ottiene frequentemente le attribuzioni e finisce per assistere il magistrato, anche quando questi consulta i fulmini o il volo degli uccelli 1). A buon dritto Cicerone si S:;, all' auglwitwl saltttis o ai rineta drgetaque. Il Bouché-Leclerq 10) sostiene che ogni anno gli auguri, nella pl'imavera, procPdessero a una inaugurazione generale di tutti i leutpla, 1."l'l'nisem cwguria 11 ), incominciando dal Campidoglio 1 ~). )fa, sia dtf' si inaugurassPI'O una volta per tnttt•. sia

l) Clc. de leg., Il, 12, SI; Pbil. Il, 88, Sii. 2) Varr. de l. 1., 6 1 155. Dio Cue., 2, 21 1 1. Cie. de rep., 2, 17, Il) Dio Cus. 1 1 47,10. Saet. Caes., 86. 88. 4) MOli. AKCYK 1 4. l. Dio Cus. l 1 51, 22. r,) v. WILLEJis Le Ben. de la rép. rom., li, p. 169 ~eg. 6) Clc. in Vatio., 10, 94. Llv., B, 14, 12. 7) Clc. de nat. deor., 2, 4, 11. 8) Unte111. 1 11 pag. 63. 9) De leg., 2 1 B, 21. 10) Hist. de la div., 41 pag. 162. 11) Feat., p. 344, v ••!;ummiuiorem. Plat. quaest. B. :19. 12) Varr. de l. 1., 51 47.

:n.

-ISOogni a.nno, i luoghi dove si llowssel'O trattar affari dello Stato venivano tutti inaugurati, cosi da offrire comE> tante piccole immagini tlPl gran femplwn che tutti li comprendeva, l' C:1·bs i cui limiti sacri furono SPJ..rna.ti dal POMERIUM. Noi non possiamo in un lavoro come questo, fermarci a trattar di proposito la grave questione dell'origine f' tlel significato della parola PmtERWM, n.ssai dibattuta nt>, però, sicura delle conclusioni snf'. ~la non ci è neppurf' eonsentito di passar oltrf' senza riassumernE' il dibattito (•tl accennal'Ite Il>. conclusioni , che rispondono a quest«~ domande: dove restava il pomerium? fuori delle mura della città l o dPntro di Psse? o al tli là t~ al di qua della cinta murale? l) Livio (l, 44) scrin~ a tal proposito:« Pomerium verhi Yim solam intuentes postmerium interpretantur esse. Est autem magis circa murum locus, quem in condendis urùiùus quondam Etrusci, qno murum ducturi erant, Cf'rtis circa terminis inaugurato consecrabant, ut neque intf'l'iOI·e parte aedificia moenibus continuarentnr, quae nunc vulgo etiam conjungunt, et extrinsecus puri aliquid ab Immano cultu pateret soli hoc spatium, quod neque habitari neque arari fas crat, non magis quod post murum esset, quam quod murus post id, pomerium Romani appellarunt et in urbis incremento sempcr quantum moenia processura erant, tantum termini hi consecrati proferebantnr :.. Varrone ( 5, 143) meno esplicitamente , esprime una diversa opinione : • Oppida ,. cosi egli dice « condel) 81 1!1 detto anche : tra il muro e la j011a; ma poul amo tralaeclare come leolata e meno accettabile una tale ultima lpotael. Vedi preuo ADOu lhnEx, Beitrige eum romlachon Staatrecbt, TZETZU 1 All. Illad., 8. 88 1 - CBAJIER 1 Auec~uta greca, 8 1 388 1 CB4WFOBD 1 Etnuean iucriptlooe 266.

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bant in Latio Etrusco ritu ut multa id est junctis bobus, tauro et vacca interiore, a.ratrum circumagebant sulcum. Hoc faciebant religionis causa die auspicato, ut fossa f't .muro essent muniti. Terram unde exsculpserant, fossam vocabant et introrsum iactam murum. Post ea qui fiPbat orbis urbis principium, qui quod erat post murum postmoerium dictum, eoque auspicia urbana ftniuntur. Cippi pomeri stant et circum Al'iciam (?) et circum Romam. Quarc et oppida , quae prius e1·ant circumducta aratro, ab orbe et urvo urbes, et ·ideo coloniae nostrae omnis in literis antiquis scribuntur urbeis, quod item C'Onùitae ut Roma, et ideo coloniae ut urbes condimtu1·, t)UOd intra pomerium ponuntur •· ~Iessalla, augure, ne dà, infine, presso Gellio (13, 14) la definizione augurale: « Pomerium quid esset, augures populi Romani, qui libros de auspiciis scripserurit, istius modi sententia definierunt : Pomerium est locus intra agrum etfatum per totius urbis circuitum pone muros regionibus ccrtis determinatus, qui facit finem urbani auspicii • 1). A queste t1·e fonti metton capo, poi che alcuna-di essl~ si presti a. varie interpretazioni, le diverse spiegazioni date della pa1·ola PoMERIUM. Se è fuor di dubbio, secondo tutti gli scrittori, gli antichi come i moderni, che la voce ~ia derivata da nn post-murum, pone-mw·um, le pa.rtic•~lle post o pone non sono di per se stesse cosi chiar•• che abbiano impedita ogni discussione intorno alla parola, di cui sarebbero il primo elemento. Si può, in fatto,

l) Paolo Diacono ha una formapoeimirium cbe egli deftniace: cPosimirium pontiftcale pomerlum uhl pontillcea aueplcabantur. Didum autem pomerlum O • ,·engon determinati in relazione allo spazio chiuso non a qtwllo aperto. Come diciam che è avanti o prima di una città solo ciò che è fuori delle sue mura, cosi è c dopo le mura (postmoerum, post murum) • lo spazio da ttueste circondato e difeso: c non una striscia di terra cb~ corra interiormente lungo lt:> mura, ma tutto lo spazio, che sia liberato per la fondazione della città. J>omet•imn, 1t1'bs, agt'J' effalu.'i, non dicono, nel fatto, se non la cosa stf'ssa, l' muro, fossa, campo ne restat·ono parimenti fuori. Solo, le tre espressioni si riferirono ai tt·e rapporti diversi, il topico, il ch·ilt•, il religioso. La linealimitatri cc di questo spazio ebbe termini proprii, poi che essa dovette naturalmente essPr lontana dalle mura e dalle opere più

l) Bermes (1878) 101 p. 10-50; Rom. Fonch. (1879) !! p. !18, dove rlfoade l'articolo dell'Berm11; ael frattempo eraao ap(llhll PMApeianà«Ae Slwdita del Ninea. 2) lordau, Topographle der Btudt Riim lm Altertham (1871-78), I. p. 168 e Hl•i Bermu, I:i, l

••a·

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specialmente militari c potè formare un •tuadrato nella Roma primitiva (Roma quadrata), un pollgono, inscritto nella cerchia delle mura a partir da Servio Tullio. Val'rone non è contrario a questa tesi 1). Heinrich Nissen ') sostiene invece, in principio generale, che il pomerium fosse una striscia di terra limita.ta da certi termini e posta fuori della città. Ma nella pratica egli considera il pome1-iu m come una striscia di terra dall' una e dall' altra parte delle mura: che è, come abbiam visto, la definizione di Livio, a cui aceedono, fra i maggiori, il Becker 3), lo Huschke 4), l' Ha1·tung 5), il :\luller 6),lo Schwegler ").Il rappm'to delle parole« avanti ,. ~ «dopo,. rispetto ad un luogo chiuso, è stabilito, SPcondo l' opinione Stia, dalla tecnica della disciplina augurale e va inteso del tutto a rovescio di quel che afferma il Mommsen. PPr l'augure, chP trovasi dentro la

l) Egli dlee , in fatto , nel brano da noi riportuto cbe c il posto onde cavano la terra cbiamavan foaea e la terra gittata dentro (intror11"'a) muro, Il rerebio ebe ne derivava dopo di real (pcMt eG), principio della citta, poi cbe era dopo il muro fu detto pomerlo (quod erGt po1t murum pomerlum dlctum) e con eaao, aoggiungc, ceaaano gli aaapld urbani. Mommaen e Iordan 1 non dando alcun diverso valore alle due eapreaalonl qui adoperate di introriUIII e poat eG, ne deducono con aicureua cbe il poat cada dalla parte della città. Le mura aono dentro (intror1um) la foaaa, Il pomerio dentro le mura e la foaea (poat w). Vedi del Mox•s•N, ollre le speciali monografte citate, Bllm. StiJIJtrccht. 1, 81, Il; 2, 718. Uua bibliografta J•iù ampia drgll scrittori ebe accennano a questa opinione v. in ADOLY NI118EK, o. e., p. 2 e M'D· MJNt'TOLJ, de urb. Bom. topogr. (Balengre l, 46 eeg.); D.lcBRJUs in Lindemann Corp. gramm. lat. 2, 618; KL'EKZB, PbU • .A.bband. 15'1; Gii'I'TLING, BOm. Staataverf. 1'1; NIBSKK, Du Templnm, 73. li) H. lhsss., Pompt'janlaebe Btudlen, p. 488 e 1eg. 8) BECKBB 1 Topograpble, p. 96. Huscsn, Servlaa Tolllna 102. li) HA.aTUNo 1 Bellglon d. BOm. IU, 6) HiiLLD-DKECKB, Etrnaker, 2, 151. 7) ScRWEGLEB, BOm. Geeeblebte 1, U'1. Il BahL, Dict. elym., J8[1,'j, p. 110'1 (v. murna) anch'egli lo deftnlaee 1ID c eapaee eoneaeré en dedane et ea debor de l' eucelnte de Bome.

•>

-54città, posl ~UW'IWI non può significare se non fuori: l più tardo tempo imperiale, che pone il Pomerio fuori della città. L' ace~·escimento della popolazione ruppe, più tardi, il cnte si andò sp essf're il significato della parola da •tuel che potè assumm·e nella pratica posteriore. In pratica, nè egli inclaga Sf' a torto o a ragionf', s'intese più tardi, senz' alcun tluhbio pN' ])()olel'ill m quella striscia di terra, posta al eli qua e al di là. delle mura, di cui si hanno, insiemf' eon quella di Livio, testimonianze sicure. Originariamente fu chiamato po11leJ•ium quello spazio che sebben restasse fuori della città murata, formava con lo spazio di essa un unico territorio, una sola unik~ cou l'arce. Quando si è andato formando con l' espressione il concetto di pomprium, fra città e stato non ,.i era quPlla differenza, chP fra essi corsf' poi; nè. in ftUPl tr-mpo Pra tra citeqrta meosara deme01am est sed et aliquibua urbibus et latra maroa simili modo est atatatam propter euatodiam faodamentoram •. lla mentre il Nlaeo (o, e., p. n l io Sue) trova che a qaeeta apleguiooe ebe tratt& di e01e le quali erano allo •~rlttore dlaaoal agli ocebl debba aceordanl ogni fede, Il Jlommaea (o. c., p. 26 1 a. ·12) la rigetta come quello di an peaaimo commentatore privo d1 ogni eutta aoaloae, lf~ più eoaeladeotl trova qaeetl (o. c., p. 37) le parole dl Varroae: c cippi Pomerll atant elrcam Bomam •; a6 un maggior fratto gli par ebe posea ca vani dalle parole della leerlaioae del tormlae capaaao (I. N, 3900 c iuta" imp(eratoria) Oauari. qua aralrum duelum ul• (Vedi, per tutto elll, oltre le memorie ripetatameate citate del MoxxaB•, del NIBSBX, dello IOBDAK 1 OTTo GJLBBBT 1 Oeacb. uod Topog. pp. U.i e aegg., e AooL• NJBUx, Beltrige aur rom, Staatnebt, pp. l e segg.).· l) BoUBBit.-LBCLBBQ 1 Hlat. do la dh-lo., vol. IV (1882) pag. 191. 2) OTTO G1LBBBT1 Geecblcbte uod Topograpbie d. Stadt Bom lm Altertam, I. (1883) 1 p. lU e Hl•

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tà e campagna quella opposizione che }lommsen adduce, dacchò l'ultima non formava se non una parte integrantP della citt..\ stessa. La città, cioè il territorio murato, occupava il punto centrale di tutto il territorio dell'unica fondazione. Chi abitava dietro la difesa della cerchia murale si considerava come nella propria abitazione c! nel p1·oprio possedimento e da quel suo sicuro punto guardava cic'J che era dopo le mura. come restante fuori tlella loro difesa '). .-\.dolf ~issen '), lasciando da parte quel che potette significare la parola nell' origine sua e , quindi , facendo rotta del tutto diV ('}odia dP.I 69() r. c. toglie ni magistrati, Yif'llf' riconosciuto in ogni tempo agli auguri 3) e gi•Jsta.mI'One 4) , « nihil militi:w Jll"'l' magh:1tratus g

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maximum et praestantissimum ius. Essi, di fatto, non partPciparono che a poche cerimonie religiose. Fra queste sicuramente all' amburbium 1) e alle ambar·nalia, di cui sono evidenti i legami con l' augurato, terminatorc cosi del circuito della città, come dell' ager romanus. All' augu1-ium salutis '), di cui pare fissassero il giorno, comP. all' augurium ranarium 3) o robigalia 4), in cui si sacrificavano dei cani a Robigo, perchè risparmiasse e prosperasse le messi ed i frutti, non sappiamo con precisione che parte essi avessero. Sappiamo perb che talvolta, ma non pare spesso , eran chiamati a compier~> dei sacrifizii nell' arca 5) e che l' invocatio era accompagnata da un sacJ-ificium augw·ale 6). Perciò fra le loro insegne sacerdotali, oltre il lituus ebbero l' urceus, vaso pei sacriflzii '1), e, come mostra una lapide della Gallia, anche il guttus B). La loro veste tradizionale fu , come già abbiamo accennato, la trabea 9), anzi una specie di trabea propria al loro collegio, di porpora e di cocco 10), ma come ~-rl i altri grandi sacerdozii, vestirono anch'Pssi la praete:rla 11 1.

l) LUCAR. 1 11 592, enumera l sacerdoti ebe vi prendevano parte. 2) Cie. de leg., 21 8, 21. Dio Casa., 87 1 114. Feet., p. 161. S) Plin, 1 aat. biat., 18, U. 4) Varr, de 1. 1., 8 1 16. li) Jrest. ep., p. 16. 8) Ber. ad Aen., 81 966. 'l) Coben. Ked. CODI. plat. Xll, 181 14 1 15 e paNim, 8) O. Xli, 1114. 9) Serv, ad .A.en,, 7 1 188. 10) Svet. preuo Serv., ad Aen. 71 8111. 11) Oic. pro Bes., 89, 144; 111 9 1 Il, cf. Lu: Ool. Geo, c., 88; Eph. eplgr. 3,

p. 98.

-864.

PRIVILEGI E GERARCIIIA

Ebbero gli auguri, come i pontefici c i quindecemviri, un posto d'onore nelle feste e nei giuochi 1), l'esenzione tlal servizio militare (militiae vacatio), eccetto in caso tli tumultus gallicus italicusque '> e l'esenzione delle i m. poste vacatio muneris publir la fine della Repubblica C. I 620: fC. Iul]io Caesari im[per(atm·t)], diclai(ort) iteru[m), [pont]ufici max[wno, aug(urt) c]o(n)suli •. . 1), e cosi durante

tutto l'Impero: C. II 2422, 2062; V. 6416, 6416;VI 511. 1418, 1476; X 1700. 5061. ::;398; XI 3738.

Non mancano però alcune iscrizioni, in cui gli auguri tengono il primo posto. rna è dei primi tempi dell'Impero (a. 24 d. Cr.), C. XII 147: [D]ruso Caesm'i [fi(bert)] Jngu.sti {(ilio) dir-i Augusti nepoti dh~i Iulii pronep(oti), ltt !ugut'i , pontif(iet), qultestOI'i. [ f)lnmini .1.ugustaU, f•o(n)s(ult) IL . . . . . , tlove per(') le cariche serbano forse l'ordine cronologico. Due son d~:>gli ultimi anni, pe'quali (•i resti memoria dell'augurato (a. 387-390): C. VI 1779: l'Pttius Agm'ius Pmete;rtatus augur, 1J[o]t1ii(ex Veslne, pmtlifex Sol[is], quinclerewrb·, a cui

curioli~

He1'C[u]l·is. ...

ne contrappone un' altra dello stesso Agol'io. t·. Yl 1378, nella quale l'augurato ha l'ultimo posto; t• SP.

(', YI 503: . . . . . Lurius Ragonius ·venustus, t~/t') r(/,ttl'issimus), augu1· publicus p(opuli (R(omnm) Q(tti'rilittm.l. pnnlifex Vestalis maim· etc.

Ma la legge della colonia Geneliva tlà inditfercntt'mente agli auguri il primo o il secondo posto!): quif·umque dee-urio augut• ponlifex. . . . . is in ea col(onia) augur pontif(w) decurio • •.•. '): Qzros pontifices augnres . .•.. ei ponti{ìces ei[q]ue augures . .•.. Due iscrizioni imperiali che ci mostrano riunite in una medesima persona i quattro grandi sacerdozi, conservano rigorosamente l'ordo sacerdotum stabilito: C. XI :fi8H: Ti(berio) Oaes[ari di?Ji Aug(ush) {(ilio) Augusto], pontif(ict) m(tu»imo), [auguri, XVmr(o) s(acris) f(aciundi. or.

BokeJ, s, 1. S) Bph. ep, B p. loS. 8) Bph. ep. 8 p. 1111 c, 88.

-lì~-

l'llriro ti pulou(mu)l• ••••• ~lo n••\m·yr. C. III pag. iHU t.;-.,.;: •Apx:a~lù;, !Xùyo~~. t.il'l aax!Zr.svta iv~pwv tlilY ti?07l:Ot6.lv, t:., ir.d «·'~'\1" t!?~r.?:w·' • • • • HP Il t• podw alu·o is(·ri:t.inni tcu·dh·c>, in eui troviamo im~Ìl'lllt' i primi tre g1·andi NUl't'l'dozi, C. X liOO .- Yl l ii M, l ;;n, la prima, di un Mecio Memmio Furio Balmrio Ct•cilio Placido, conserva quell'ordine, le altre, che ricordano Agorio Pretest.ato, scrivono indifferentemente, dove le cariche civili sono in ordine ascendente : C. VI 1778, pontifici Vestae, pontifici Solis, quirulecerm.iro, auguri; dove sono in ordine inverso: 1779: augur, pontifex Vestae, pontifex Solis, quinde-

cemvir. Nell'ordine primitivo che Festo (p. 185 a) stabilisce per gli antichi sacerdozi, fra i quali il t·ex sacrorum avrebbe occupato il primo posto, il pontifex maximus il quinto, si tace dell'augur. Invece, in una lapide di Pompei (d. C. 44-54), che ci mostra in un ordine rigoroso quei vecchi sacerdozi, la carica di augur segue immediatamente ad essi e precede quella di ponti(ex C. X 79i : Sp(:ttl'ius) Turmt~ius L(ucit) f{ilius) Sp(w•ii) n(epos) .U..ucil) prott(Ppos) Fa(bia) Proc(ulw~) Gellianus,praef(ectus) fabr(uw) Il,pl'ai(fectus) cumto·rum ald ei Tiberi:~, praif(ectus) p-~-o pr(aelot•e)

i(ure) d(icundo) in urbe La.!Iinio, pater patratus populi Laurentis foederis ex libris Sibillinis pet·cutiendi CIWI p(opulo) R(omano); saC1"01'UUl principiorum p(opuli) R((}mani) Quirit(ium) nominisque Latini quai apud l.attrentis coluntur, /(am(en) Diali,, flam(en) Ma1•tictlis, salius praisul, augur pont(ifex) etc. Ma già fin dalla fine della Repubblica questi vecchi sacerdozi , poco ambiti , non ostante la maggior }>arte restassero patrizi 1), erano andati cedendo il posto al pontificato e all'augurato'). Le iscrizioni provano ciò 1) KOJIIIDJI, BGm. Jl'onch., I, P• '18. t> ~v.&aDT a, p. ua 1111•

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ampiamente, e, per quel che riguarda l'augure, esse gli dan la precedenza sul rex sacrorum 1); sui curiones maa:imi ') e cut"iones B), sui Salii Collini 4) e Palatini 11); sugli .-lrcales, sodales Titii, (etiales ~. Una epigrafe 'f), ha rex sacrorum, augur; quella di Arrio Antonino 8) (ralri Ar-Dali augur('t). n nuovo titolo di flamen Augustalis non osa, come nei municipii, prendere il primo posto e segue anch'esso l' augurato, almeno nelle iscrizioni dei Cesari 0). Così quello di sodalis Augustatis 10); Hadrianalis n; Antoniniani Verani 11). Un privilegio dell'augure, più che di ogni altro magbrior sacerdozio, fu il poter rivestir anche altri sacerdozi, il console Cneo Binario unì all' augurato due altre minori cariche religiose: C. XIV, 3604, cf. 4~6: Cn(eo) Pinario On(et) {(ilio) • .•• Severo, consuli, auguri, regi sa[crorum, praet(ot't), quaest(on) cand(idato)] imp(eratot'is) Caesat·is Net'Me TJ·aiani Au(gusti), saZio col[lino]. Un ignoto fu anch'egli rex sacro'rum e augur 11). I due

consoli, T. Statilio Tauro, degli anni 717-718 di Roma. e T. Clodio Eprio :\larcelto, per la seconda volta nel 74 d. Cr., furono augut· e cut-io maximus il primo, augur r:ttrio maJimus (~ sociali.~ Augustalis il secondo, mentre

l) C. XIV 3804. f246. 2) o. x 409. 8868. :J) O. VI 1678; X IU89. 4) O. XIV 2601. 8804, 6) O. IX f856; X 6061; Or.-H. 6486. 6) KOD. Aacyr. 0, III, p. 789; f 6-7; IU 381. 29U. 2976; VI 1M3; Bph. ep. f, p. 288, 880. 7) O. VI 11118. 8) O. VUI '1080. t) O, XII lf7; XI 3788. 10) BoiiGIIUI 0e11Yr. 8, p, 813; 0. V lt, 3868, 11) 1118. Il) 1w. 18) Yit 1118.

x xx uat. o.

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semplice curio fu l'augure L. Aradio Roscio Rutino Saturnino Tiberiano 1). L'iscrizione tlel C. Yl, 1:17N: ..•• bli • . . . l auguri eu[rimli) f t1·iumt"iro [stlili] l bus iudican(dir se] l rit-o equest[rium l turmat·um l Pt-ivernale[s pa] l lrotiO dlgnissimo] l et prestautzlssimo] va restituita, insieme col frammento VI, 1695, alla suddetta iscrizione di Satunaino, di cui dunque ecco riunito e supplito quel eh(' ora ci r('sta: 1.-(ucio) .lradio [Roscio] l Rufino Sa(tw"ni_)no Tiber[iatwl augm'i, c11[1·ioni c. v.], lriummro [stUtz']buJ~ iudican[dis se)mro equesttfittmj tm'-

marum (q. ~.], Pt·irer11at(es pa)tt·ono dign[is."ima] et prestant1l.issimo]. M. Metilio R

a. VI, ten • ••·

•> a. :uv, 11101. 118M. l) O. IX, .&866. l) Oa-B.... 6686.

-71nel quarto secolo, il prefetto della città e console C. Vettio Cossinio Ruflno che fu ponti{ex dei &lis , augu1· e saUus Palatinus 1). Il Marquardt ') ricorda pel tempo della Repubblica Appius Claudius Pulcher augure 1) e fino a tarda età Salio 4), e P. Cornelio Scipione, figlio dell'Africano che fu Salio 11) e augm· 5). Cn. Cornelio Lentulo è, negli Acta A1-valium ') augur e mag(ister) Arvalium (14 d. C.), e un Pompeio augw· è coottato in locum C11. Pompeii Q(uinti) f(iUi) (15 d. C.); nel secondo secolo Ar·rio Antonino è anch'egli augu1· e {l·ater A1-valis 8). Uno Scl'iboniano fu anche {etialis 9): Scribonianus co(n)s(ul), augw· {etialis. Sodales Titii e augures (lasciando da pat·te gl'imperatori- Augusto fu clpou4l.~, itcztp~ TCtt~ 'Yj'ttl· l.~ 10) - e i Cesari: Tiherio Claudio Ner·one Germanico, poi Claudio imperatore, augw·, sodalis Augustalis, sodali." Titius 11 )) furono L. Yolusio Saturnino 11) e M. Antonio Anzio Lupo 18).ll flaminalo è in una iscrizione, C. 11,4516 (for·sf"' anche nell'aUra C. VI, 2152: . . . . augw·i . . . . flamini) unito all'augurato; il flaminalo Augustale nelle due iscrizioni di Germanico 14) e di Druso 111). Infine essi entrano a far parte dei sodales augustales. Auguri e sodales .lngustales fur·ono: L. Volusio Saturnino, che fu anche sol) c. x, 0061. 2} 8, p. 225, 6. 3} Clc. de div., l, ,7, 105, ecc. 4) Jlaorob., 8 1 1,, 14. 5) O. I 1 38. 6) Llv., ~. ,2,

7) O. VI, 90131 101 19. 8) O, VIII, 7080. 9) Bph. ep., '• 380. 10) Jlou, Auc1r., '· 5-7 1 C. III, p. 789. 11) C. ID, 881. 19) o. w, 2974, 2975. 18) O. VI1 1848. a. XI, 8'188,

">

16) 0, XD, IU.

M. Cocceio Nerva, che fu anche Salio Falatino '); Eprio Marcello, che fu insieme curione massimo 1), augure e Flavwlis; il console Metilio Regolo, inoltre Salio Collino e praefectus feriarum 4). Aug1.wes e !lOdales Hadrianales furono: un Tiberio Claudio Celiano l>), e L. Venuleio Aproniano OttaYio l); L. Dasumio Tollo Tusco '): il primo augur .... sodalis Hadt-ianalis e inoltre sodalis Antoniniantts Verianus, il secondo augur, sodalis dalis Titius

1);

Hadrianalis, sodalis Atltoninianus. L'augurato fu dunque compatibile con tutti i minori

sacerdozi romani, così quelli che andavano tramontando, come i nuovi; e chi fece parte del collegio degli auguri, potè anche far parte di altra soda.litas. In quanto ai grandi sacerdozi, non ci restano testimo. nianze di privati che abbiano rivestite le due carichP di augut· e di ponti{ex maxiums, nè letterarie nè epigrafiche. Il primo, di cui le epigrafi serbano il ricordo. è Giulio Cesare: C. I 020: [C. luljio Caesari, im[per(aton)], dictat(on) iteru[m, pont]ufici max[umo], [aug. c]o(n~~ (ulz) 1). Più tardi esse non si trovano riunite se non nella persona dell'imperatore. Del resto gl'imperatori furono iscritti in ommia collegia, prima con qualche intervallo, come Vespasiano, ~erva, Adriano, Antonino Pio, da Pertinace in poi in un giorno solo V). Invece , fra i Cesari, che furono presto investiti di tutti i sacerdozi, come pon-

l) o. m, 1197,, 29'1&, l) OB. MM.

8) o. x, 11168. 4) O. XIV, 9601. 6) x, 11118. 8) O. XI, 14811. 1488. 7) O. XI, 11886. 8) Otr. Cio. epllt., 181 881 Il. Dio Oue,, ,Il, lil. Eclnrm.1 D. N. 1 81 p. 17 1 n11mmo dell' a, 708. 9) Oaplt. Pert, 1 li, 'Y, BoaOBDI1 0011n, 1 81 p. 4118 ...

o.

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li{ex e augur troviamo menzionati , lo stesso Tiberio: C. V, 6416: Ti(berio) Caesa'ri Augusti !(ilio) Diri ner;(oti), pont(ifici) augurique, c~n)s(ult) [i]ter(um), imp(eratori) ter(tium) tribuniciae pot(estatis) VIII[ I]; Caio Cesare: C. II, 2422; C(aio) Caesari Aug(usti) ((ilio), ponti{(ici), auguri Callaecia; Druso: C. XII, 147, che vi unisce il ftaminato augustale; Nerone, che prima del 54 riveste tutti e quattro i grandi sacerdozi 1), C. VI, 921: Ne1·on[i] Claudio Aug(usti) ((ilio) Cai~ri]Druso Germanic[o], pontiftici), auguri, XVvit~o) ~aet-is) [f(aciundis)] Vllt'ir(o) epulou(um), c~n)s(uli) [de~(ignato)], principi iuret~tutrls]. Fra i privati, sappiamo di Q. Fabio Massimo, che fu ponti(ex ed augut-: augure per sessantadue anni dal 490 al 551 u. c. 1) Anche T. Otacilio Crasso sarebbe stato, secondo Livio 3), ponti{ex ed augU1·. ~ei primi due secoli dell' impero non pare fosse ammessa la unione di due grandi sacerdozi 4); ma già. al principio del terzo secolo un C. Ottavio Sabino, console dell'anno 214, fu ponti{ea: e augur: C. VI, 1476; X, 5178. :-,;J98, cf. EE., l, p. 130 seg.: C(aio) Octavio AIJ:Aio) S[ue]tl"io Sabino, c(lari~imo) t"(iro), po[n]tif(ici) et augw·i, co(n}'(_uli) ordi'tl[ar(io)j, leg(ato) Aug(usti) pt'(o) pt"(aetot•e), ecc. Nel quarto secolo gli esempi si moltiplicano. ~f. Mecio Memmio Furio Baburio Ceciliano Placido, console orx) m~aim·), hi.Pt·of(auta) d(t>at>) HP-Cat(ae), aug(w•) pu'4_lirus) AOpuli) R(omani) Q(uil'itiu.m.), pater :;a.ci'Oiium) Invicll,i) Meth1•ae, taut-oboliatus M(atris) JX..eum) M{afCnae) ld(at>,ae) et Attidis Minotumni ••• G1·atiano V et Me1·nbtwde ronsulibu.ll •••••• (a. 377~ IntlnP Vettio Agorio 3), console del 366, 308 e rivestito delle maggiori cariche civili fu, inoltre, augur, ponti(e:r Vt>stae 4) pontift>x Solis, qtdndecemvir, curialis Herc[u]lis, Libero et Eleu..,tln]i.ll, hie~·ophanta, neocm"lt.ll, taut•oboliatus, pate~· patrum (a. 687). Cosi l' augurato, custode austero delle più sacre tradi-

zioni rPiigiosf" tli Roma, si frammischia ai nuovi maggiori sacerdozi, i quali non potettero non alterarne la disciplina. L' antico interpres lo'lYis Optumi Maximi d~ dica delle lapidi a Giove Ottimo Massimo Sole Serapide: C. VI, 402: l(otJ'i) O(ptimo) M(aximo) Soli Sarapidi Sripio Orfitus r(it•) l{lat'i.~~Sinms) augur t-ot-i compos reddilus. E non solo degli augures rivestiti di tutti o quasi tutti i nuovi sacerdozi barbari , come Ulpio Egnazio Faven-

l) C. VI, &Ot. Il) C. VI, 511. :J) O. VI, l '178. 17'19. 4) Lo ateuo ebe PORtijez MGitw 1 f!OJ&Iifu NIIGlù mente ptmtifez, ef'r. llbBQUABDT, ft, p. 1!38 1 5.

fACiiot'

o aempllee-

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tino 1), Rufio Ceionio '), Yettio ~\gorio Pretestato 3) sacrificano ai nuovi dii , e compiono il taurobolium ; ma di quelli non investiti se non della carica di augur publicus populi Rom,ani o di questa e del pontificato: C. VI, 505. 506: M{at1oz) .D(eum) ..ll(agnae) I(daeae) ed Attinis L. Cornelius Scipio Oreitus (sic per Ot·fitus), ti_ir) cl{at-issimus), augur, taurobolium sive crioboliwn {ecU etc. (a. 295 d. C.); 503: DUs omnipotentibus Lucius Ragonius Venustus t~i1') c(la1-issimus) augur publicus p(opuli) R(omani) Q(uiritium), ponti{ex Vestalis maior percepto taurobolio criobolioque X kal(endas) Iun(ias) etc. (a. 390). Generalmente non fu concesso se non a persone di nascita illustre e di meriti eminenti. Pochissime sono le iscrizioni che commemorino auguri, i quali non abbiano rh·estito il consolato o altra altissima carica civile o militare. Di queste, poche son frammentate: t] C. VI, 2152: ...... auguri, flamini ..... , 2] VI, 2123: ... C(aius) Va(lens o Yalerius) l ... rex sacrorum, augur cum Manlia I..{uci) ftilia) Fadilla, regina sa.crorum, patri karissimo; potrebbe, quindi, sebbene non paia, insiem col nome della persona cui fu dedicata e con quello d' uno dei dedicanti, desiderarsi in esse qualche utllzio civile. Poche altre certamente non commemorano se non cariche esclusivamente sacerdotali. ~essuna di queste è della repubblica, e fra le imperiali, all' infuori di una lapide di Caio CPsare •): C(aio) Caesat·i Aug(usti) ((ilio) pontif(ici) auguri Callaecia, le altre son tutte posteriori. Cosi quelle di L. llariu~ Quintilianus, au.grw e salius palatinus,

l) 2) 3) f)

O. C. C. O.

VI, fj()j, VI, 511. VI, 1778 1 17711. VI, Sf22.

-

i6-

del 1.• secolo ')~ di L. Cm'nelius Scipio Orfìlus, del a.• '), e di Ulpius Egnatius Faventi nus, dell'anno 376 3 ), l'altra, del an, di Rutius Ceionius (il console del 316) •\ l'uno e l'altro appartenenti a famiglie consolari, e quella, del 399, di Lucius Ragonius Venustus &), (un L. Ragonius Quinctianus fu console ord. del 289, un secolo prima dunque, e un Venusto nel 240}: 3] C. IX, 4855: L(ucius) Nonius Quintilianus L(uci) t(ilius) Sex(ti) n(epos) C(ai) Sosi co(n)s(nlis)triumphal(is) pro nep(os), augur,salius palat(inus) vix(it)ann(is) XXIIII (v. s.). 4] C. VI, 505: M(atri) D(eum) :M(agnac) I(daeae) et Attinis L(ucius.> Cornelius Scipio Oreitus (.~ic), ,·(ir) ~laris­ simus), augur, taurobolium sive criobolium fecit die Illl kal(endas)Mart(ias)TuscoetAnulino(consulibus)(p.C. 295). 5] C. VI, 506: M(atri) D(eum) M(agnae) et Attidi L(ucius) Cornelius Scipio Ortitus) v(ir) c(larissimus), augur, ex voto taurobolio sive criobolio facto (v. s. C. VI, 402). 8] C. VI, 504: Dis Magnis Llpius Egnatius Faventinus, v(ir) ~larissimus), augur publ(icus) p(opuli) R(omani) Q(uiritium\ pater et hieroceryx D(ei) S(olis) I(nvicti) M(ithrae), archibucolus Dei Liberi, hierophanta Hecatae, sacerdos Isidis, perccpto taurobolio criobolioq(ue) idibus Augustis (tlominis) (nostris) Valente .\ug(usto) V et Valentiniano .\ugt_usto) (consulibns) teliciter (p. C. 376). Vota Faventinus bis deni suscipit orbis Ut mactet repetens am·ata fronte bicornes. 7.1 C. VI, 503: Diis Omnipotentibus Lucius Hagonius Yenustus v(ir) ~larissimus), augur publicus I(opuli) R(omani) Q(uiritium), pontifex Yestalis maior percepto taul) IX, •sa.'>. Il) C. VI, 402, 606 e &08. :t) C. VI 1 li04. 4) C. VI, 611. 5) C. VI, 1508.

-77roholio criobolioque X kal(endas) Iun(ias) d(omino) n(ostro) Valentiniano Aug( usto) et Neoterio (consulibus) (p. C. :JOO) aram consecravit. Le altre son tutte di auguri che furon rivestiti d'una o piti cariche civili. a)

Imperatori e Cesari

Fra. gl' imperat.or·i, che, come abbiam detto, rivestirono tutti o quasi tutti i sacerdozi, dapprima con un certo intervallo, poi in una volta e contemporaneamente alla loro assunzione all' Impero, troviamo chiamati auguri : Auomrro, che fu augure prima del 717, anno in cui di già segua nelle iscrizioni il titolo di hnJJerator Caesa1·. 8] C. 111, p. 788-789, 43-46: Trium vi rum fui rei publicac constituendae annis continuis decem; princeps senatus usque ad eum diem, m bellum cum I]ugurtha rege ~umid[iae etc.; · 58] C. X, 5782: C(aio) Mario C(ai) ftilio), co(n)s(uli) VII, pr(acrita sunto. DP auspiciis CJUa('(JUP atl NIS res pC'rtinehunt autzurum iuris dictio indieatio E'sto. EisCJilf' pontiflcil.l(ns) auguribusque ludis, .quot 'publiee ma~istratus facirut. c•t cum Pi pontific(Ps) augurcs sacra puhliea e(oloniaP_\ H._PnetiYae) l(uliae) facient, togas pra('tPXUIS halwmli inM pc;testasq(ue) Psto, eisquP pontiflcib(us) auguril(us) ft( nl') ludos gladiatoresq(ue) inter decuriones spectare ius pctestasque esto.- LXVIIll-22: Quicumftue pontifticPs) ftllique augures c(oloniae) O(PnPtinP) IodiaP) post h,anc) l(egem) datam in conlegium pontitic(_um) augurumq(ue)

=

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in demortui damnath·c loco h(ac) l(cgc) lectus cooptatusve erit, is pontiftex) augurq\ ue) in c(olonia) Iul\ia) in conlegium pontifex augurc1(uc) ~sto, ita uti qui optuma lege in quaque colon._ia) pontit{ices) auguresct(uc) sunt crunt. Neve quis fJUem in conlegium pontificum kapito snblegito cooptato nisi tunc cum minus tribus pontiftcil~us) ex iis qui c(oloniae) G(cnetivac) sunt, erunt. Neve ctnis qucm in conlcgium augurum sublegito cooptato nisi tum cnm miuus tribus auguribus ex eis, qui colon(iae) lit.enetivae) I(uliae) sunt crunt.- LXVI(!), 2:3-27: li viri pracf{ectus~cl(ue) comitia pontific(um) augurumq(uc), c1uos h(ac) l(egc) ltà.c]ere oport.ebit, ita hahcto pr·odi[ci]to, it.a uti Ih·ir~um)ct·eare facere suftlcere h(ac) l(ege)QU>Ortebit}.• Insieme con la legge ch.c stabiliva la fondazione della colonia se ne nominavano, dunque, i sacerdoti ed i magistrati, a similitudine di Roma. Se ne tracciava, prima di tutto il pomet·ium. « Oppida • dice Varrone nel passo più volte citato (De l. l. V, 143) «condebant in Latio Etrusco ritu ut multa, id est iu.nct.is bobus tauro et vacca interiore aratro circumagebant.... sulcum: cippi pomeri stant circum .Ariciam (?) et drcmn Romam, quare et oppida quac prius erant circumducta aratro , ab orbe et urvo nrhes; et ideo coloniae nostrae omnis in literis antiquis scrihuntur urbeis, quod item conditac ut Roma; et ideo coloniae ut m·hes conduntur, quod iutra pomcrium ponuntur •· Si seguivano in tal cerimonia le norme di Homa •:1 c si prendevano gli auspici. Cicerone, vituperando .Antonio, dice: « ~egavi in cam coloniam quae esset au~JJicato deduct.a, dum csset incolumis etc.... Tu antem insolentia elatus omni auspiciorum iure turbato Casilinum coloniam deduxisti •· Ci restano di Capua alcuni cippi del pomerio, i quali ci attestano che essi furon posti dove passrulone eiUadlua. Quancln. ad l!ll'mpln , gli nnnrl l'nnferiti " penonl.ffgi heu j~&ndi erano ad unanimità uon al maaC"ava di nota rio C. I. L. X:ll,li4l3: lcenltuen -nu; II. 4248 uniwrli cemuere etc.

-

120-

srcolo, che attribuiscono, l' una e l'altra, ai comizii l' elezione dei sacea·cloti. Fra «tueste, alla tlne del I sPcolo la lex Malacitana, che, contro quel che tlalhl iscrizioni notanti l'elezione clecurionalP s· l'l'a crelluto Ili stabilire, ha mostrato che i magistrati municipali ('fano in quel tempo eletti dai comizii. In ultimo, alcune t>spressioni di lapidi sacerdotali e l'analogia dei magistrati (qui tanto pilÌ importante in quanto a comizii comuni nPi municipii erau devolute le elezioni ~rdotali, nè Mode_stino le divide da quelle dei magistrati\ le lfUali sono a favore di un·elPzione comiziale. Questa dunque è da ritenersi, sino a Modf'stino almeno, prescritta dalle leggi. La situazione reale, inv~, delle cose, (tUa e là diversa, possono apprPntlercela le iscrizioni, specie sP elatatf> e vagliate diligentemente, caso per caso. La Spagna, frattanto, non pare nuora si sia. allontanata dalle disposizioni 1l('lle l('ggi. Per l' Italia e per quel che riguarda gli auguri si ha eli una nomina almeno cla parte dei decurioni una testimonianza esplicita in una iscrizione eli Puteoli, (li recente scoperta (EE. 8, :~72), la quaiP contiene un elecreto 1li 11uei decurioni, eh(' finisce così: piacere huic m'fliui Mario &•dato probi.) o cm·e ·c. X 2"~6, 3910', o procuratie diverse (C. V taiO; IX 5439; X 1685). rn esempio di carriera militare ci offrP l' iscrizione di Aquinum: C. X 558.1: [ ... Cu]rtilius C(ai\ !fJlius', Aim,ilia\ [p·]im[i]pil(us) leg(ionis~ l'l, p1·aefi.ectus) chm'u.~

.•.

t1~ilmnus)

1i1Ìl\itum), prORf{ectus) equit(um\ pmetf..ectu.") [(jab1·wn, Ilvi1· etc.

l'n esempio di splendida carriera equestre, una iscrizione di Falerio: C. IX 5439: T,lto) Cm·na."idio T(iti) fiJUo .. , Fab,ia), Sabino, e,g1·egiae) m(emm·iae) t\iro) p1•oc(uratm•i) Aug,·usli) Daciae Apulensis, proc(uratm-i) Alpium Alractianar(um) et Poenlna1\wn) iur(e) gladi, subpmefi.f'Cio'l class(is) pr~aetm·iae) Ra-tYen(natis), pmel(ecto) alae ?'elt•'l'(anae) Gallo1'(um:, trifX.uno) legJonls) II Aug(ustae), J.me(l.ecto) colt(orti.") I Montanoru·m etc.

rn ignoto augure di Dertona (C. V 7:l7) fu, oltre che tribuno militare, p1·ocu1·ato1· Augusti et p1·olegato. A Formia i personaggi investiti del maggiore e singolar onore, quale fu in quel municipio l' aedilitas sola, conferita una o piti volte, furono tutti augures (C. X 6015. 6101. 6018. Oll11 e uno di questi fu anche interrex (6101); l'altro inter1•ex noto è di Fundi (C. X 623'2\ ~on si hanno che pochissimi casi di auguri , senza l'indicazione di altre cariche o sacerdozii: ad Aquileia \C. V 1016\ Beneventum (C. IX 1538. GIG. 5877 b), Cat·sioli (C. IX 4061), ~ola (C. X 1269), Turris Libisonis (C. X 7U5:J). :\la, fra questi, in due almeno, la reticenza degli altri uffici è naturalissima (C. IX 1538. GIG 5877 b), e l' iscrizione di Nola (C. X 1209) si completa con un' altra iscrizione, dove quell'augure è anche duumviro. L'csiguit.'t clf'l loro uunwro t•mule iuutilcl l'invocar le tante ragioni chP. ci possono spiegare il fatto.

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Condizioni richieste, oneri, privilegi, iscrizioni

In gP.neralP, si ptu'• ammf'ttf'l'f' du~ J>P.r gli auguri fossero richif'~tP le mPclf•sime filla.lit..ì. che per ~li altri sacl.'rdozi. Dovettf'ro tllllHfUP PSSI"l' lilK'ri (li nascita (ingt>md) 1\ L' unica eccPzionP eli sacPrrlote libertino ~ (tuella appunto dell'augure clPl municipio di Pnteoli, L. Aurelio Pilade ~EE. 8, :-J6Sl) che fu anche ono1·ato demwionum clPr1·eto m"1muu'lltis der.twionalifJWI et dmmwiJ•rtlibu.4i. L 'età ridaiPsta. clovettP variare col variarP di qnPlla pr(>scritta }Wr l' Pntrata alh~ carichP municipali. EsPmpio (li uno· che ancora ru.lolescent.P. fu au~nl'P. a Pisae, cla cui pr~ viPne la lapidP. o ad Asculum di cui fu patrono, è c.lata Lla. una iscrizione, C. XI 14:J7, nella. persona eli un Caio Saturio Ser.nndo. DovPvano, secondo la lt>x coloniae Genetivae, c. XUI. EE. 2 p. 108), aver la loro dimora nella colonia ove esercitavan l'augurato; anzi quP.lla legge (c. LXV. LXYI. EE. :J pag. 02 et: pag. OH) prescriveva che gli auguri comi" i pout.Ptlci fossero dPlla colonia. ~elle isc1·izioni spl"ssissimo il sacc•rclozio augurale> t\ sPgnito dall' imlic~­ zione dc>l munidpio ow~ n•niva f'S«'l'citat.o. ') L' Hirst·.hfPlcl ha notato chP si potPssc esf'rdtar un sacPrdozio in varii municipii, P, per l'augurato. ne abbiam dngli I"SPmpii solo in l(Ualche provincia. l'n P. Euo STRE:STO, C. IIl 1200, fu augnr Pl Jb·i1·alis

colouiae Sa1'111izegetusae, augw· roloniaP- Apnli, tlerurio rolonine D1·obela1'ztm. Cosi un altro augnr(> andu• di .\pulum, C. III 1141, fu augm·, pontife:r., quioqut•mutlis.

l) Lex Malac. C. Il 14M, ... iil: IICr le eecczlonl delle l'olonle lmnamarlnP, v, lPX l'DI. Genl't. c. 105 EE. 2 p. 11:1 c, f. l'• 132 111!1(. C. VIII P• 127 ""IC• 2) C. III 1001. 12011. 1217. :!1!611. r.t:r.R. 7r.09. 'j;,6(); VIII 1497; X [JC.S7; Xl

1326; XII 11J4.

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rler,u,;•io coloniae Napocae, au-gu,r coloniae eiusdem , decw·io municipii Apuli.

Intorno al loro censo poco possiam dire. La lex coloniae Genetivae \1. c.) se prescriveva la dimora dell'augure non lontana oltre mille passi dalla città, pet·chè nel caso d' inadempimento ai propri doveri da parte dell' augure, se ne potesse prender pegno, pignus quod sati..o; sit capi possit, non fa parola di una somma che essi dovessero versare nel pubblico erario, al momento della loro elezione. Quanto meno, perb , dovette esservi come un obbligo morale, e le somme, sum·mae legilimae o lumora1'Ùle, variano non solo secondo i luoghi, di che ci fan t'etle le PpigraJI, ma anche forse secondo il potere di ciascuno. Fra. le is('rizioui di auguri, poste ob lionm·em auguratus 1;, accf'nnauo a somme o a doni fatti per quel secf'rdozio alcune poche '!). Per l' Italia, non si fa menzione di legittima: la sola iscrizione di Brundusium (C. IX 3"2) non accenna se non a un dono: Genio decurimmm et populi , em aw-i libt·a in augu1·atu gratuito sibi delato. Per la Pannonia, un' iscrizione di Carnuntum (V. III 449j) non ricorda che un dono fatto tlal padre per l' augurato d«'l llglio. Della Gallia non ci resta che una iscrizione di Massilia (C. XII 410"!, in cui un Cneo Valerio Yaleriano, dell'ordine equestre, per l'onore dell' augurato perpetuo, sestet·tium centuu~ milia nummum ;·eipublicae dedit. Per l' Africa, abbiamo: una iscrizione di Cirta (C. VIII 7121), dove si parla di ~omme prom(lsSP pollicitu.e(uriisl laciumlam

ang~ur\ ~(j(UO)

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quae est inter p(>rticus Lurc.... (sestertium) c (milia) et dPr(urionibus) sing(ulis) (sestP.rtium) c. FORMIA E,

C. X 6015: C(aio) Iunio C{ai) ~ilio), Anien(si) [sic per Aem(ilia)], Terl[i]o, Aq(uo) public(o), augur(i), aetl(ili) quinf&(uennali) solo, pr~~ecto) coh(ortis) Uùior(um) :\loes(iae) Infer(ioris), Iuniae C(ai) f{ili~) Saturninae, Iuniae Cornice matri, Iuniae Stachidi ; e tlel medesimo la lapide : 1611 X 6016: C(aio) Iunio C{ai) l(iberto) Dymanti, Iuniae Donatae uxori C. Iunio C{ai) {{ilio), Acm(ilia), T('rtio, Af((uo) J>Ublic(o), aed(ili) solo, augur(i), C(aio) Iunio Q'ai) f{ilio) Aem(ilia) Maximo, Iuniae C. f{iliae) Proculae; 162] X 6111 : •.. [a]ed(ilis) ite1'(um \ solus, augur [for]nices de pequn(ia) public(a) [fa]c(iundum) coer(a\·erunt) idemq(ue) proù(averunt) ; 163] X 6101: L(ucio) A.rrio Salano, praet{ecto) {(Uinq(uennali) Ti(beri) Caesaris, praeftecto) quinq(uennali) ~e­ ronis et Drm [i] Caesarum designato, tuh(icini) sac(rorum) p(opuli) H(omani), aed(ili) (tcrtium), auguri, iutP.rrcg[i], trib(uno) mili~um) leg(ionis) III, aug(ustae), lcgionis X gPminae, praeftecto) equitum, prae~ecto) castror(um), pra~ f(l'Cto) fabr(um) Oppia uxor. FUNDI,

160]

164] C. X 62:l6: D,iis) M\anihus\ T(ito' Fl\a,·io) GPmino, ft(nin)ft(uennali), auguri digno qui vixit mP.rum annis XX Y Aur(elia) Zosim(e' f,ecit) b~~ne) m(PrP.nti); 166] X 0241: C\aius) Sextilius qai) f.ilius), .\P.m~ilia), Longus Albius Procusius, aed(ilis) (tertium), augur Ocratia Felicula uxor sibi et suis. GRUMENTt'~l,

C. X~~: })(.iis) :\l(anihns\. C\aio l Strmupouio (Cai 1 l(ilio), Pom(ptina), Hasso, Hf-1\tlilidael Jl(OI.t!statis), pl'(aetori)

168]

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147-

ll\'ir\o) q(nin)fhuenna)i), auguri, curatori rei p(ublicae) kaJeudari PotentinOI\UID), curatol\i) muueris peq(uuiae) ..-\•tniJJia.nac ~iterum), CJ,Uinquennali) reipub,Jicae) (tel'Lium} Hch·ia P!)ycharia uxor G.ai) Strempoui, Ba.ssianU(s] et Faustina fili b(ene) mterenti) fecerunt; 167] X 208: Imp;_eratori) Caesari divi Traiani Part(hici) [!',ilio'] divi ~ervae nep(oti"l Trajano Hadriano Aug(usto) ponV.'iftci} max(imo) tr(ibunicia) pot(estate) lii (119-20 p. C.) co(n)s(uli} lll L(ucius) AquiJJius Mamius, aed(ilis), pr(aetor), Il\'ir q(uinquennalis), ob hon(orem) augur•.atus) d(ecm·ionum) d(ecreto). INTIi) f\ilio),