Gli antichi popoli della Campania. Archeologia e storia 8843054090, 9788843054091

Il volume delinea la storia archeologica della Campania dall'età del Ferro fino alla conquista di Roma (IX-IV sec.

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Italian Pages 151 [150] Year 2010

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Gli antichi popoli della Campania. Archeologia e storia
 8843054090, 9788843054091

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Archeologia Il volume delinea la storia archeologica della Campania dall'età del Ferro fino alla conquista di Roma (1x-1v sec. a.C.). È la storia di uno dei territori più felici dell'Italia antica, conteso per le sue risorse da molti popoli: una terra dalle fertili pianure agricole, affacciata sul mare, snodo obbligato di una rotta che unisce la Magna Grecia all'Etruria. È una frontiera dove si spingono i Greci e gli Etruschi, dove gli indigeni sanno resistere e, infine, conseguono una supremazia fondata sulla rivendicazione dell'autocoscienza etnica. È la regione dove si sviluppa un mondo "meticcio" attraverso l'intreccio di culture e lingue diverse: un mondo complesso, dominato da aristocrazie legate da interessi comuni al di là della loro origine, destinato a esaurirsi sotto la spinta egemonica di Roma. Correda il testo un ricco apparato iconografico on line. Luca Cerchiai è professore ordinario di Etruscologia e Archeologia italica

presso l'Università degli Studi di Salerno. Ha lavorato come ispettore archeologo presso la Soprintendenza archeologica di Salerno, Avellino e Benevento, dove ha coordinato i lavori di scavo nel centro etrusco-campano di Pontecagnano e nel suo territorio in qualità di direttore del Museo Nazionale dell'Agro Picentino. Membro nazionale ordinario dell'Istituto di Studi Etruschi e Italici, è autore di studi sulla Campania preromana, sulle popolazioni indigene della Magna Grecia e sull'iconografia etrusca arcaica.

ISBN 978-88-430-5409-1

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€ 18,00

9 788843 054091

Il volume è corredato

di un apparato di tavole consultabili on line sul nostro sito Internet, realizzato da Camune Pellegrino.

I lettori che desiderano informazioni sui volumi pubblicati dalla casa editrice possono rivelgersi direttamente a: Carocci editore via Sardegna 50, 00187Roma, telefono 06 42 818417, fax 06 42 74 79 31

Visitateci sul nostro sito Internet: http://www.carocci.it

Luca Cerchiai

Gli antichi popoli della Campania Archeologia e storia

Carocci editore

L'editore è a disposizione per i compensi dovuti agli aventi diritto. 1'

© copyright

edizione, maggio 2010 by Carocci editore S.p.A., Roma

2010

Realizzazione editoriale: Fregi e Majuscole, Torino Finito di stampare nel maggio 2010 dalle Ani Grafiche Editoriali S.r.l., Urbino

ISBN 978-88-430-5409-1

Riproduzione vietata ai sensi di legge (art. 171 della legge 22 aprile 1941, n. 633) Senza regolare autorizzazione, è vietato riprodurre questo volume anche parzialmente e con qualsiasi mezzo, compresa la fotocopia, anche per uso interno o didattico.

Indice

I.

La geografia della Campania antica

9

2.

Il popolamento nell'età del Ferro (1x-vm sec. a.C.)

13

2.1. 2.2.

13

2.3. 2.4.

Le dinamiche del popolamento Le forme di organizzazione sociale. La prima fase dell'età del Ferro L'irlcontro con i Greci. La seconda fase dell'età del Ferro Le tradizioni antiche sui popoli

20 22 29

3.

La Campania dei principi (fine VIII-VJI sec. a.C.)

33

3,1.

3.2. 3.3. 3.4.

Il sistema delle gentes e le dinamiche poleogenetiche Le città tirreniche: Pontecagnano e Capua La strutturazione della mesogeia: Calatia, Nola, Avella La Valle del Sarno

33 35 46 51

4.

La Campania delle città

55

4.1.

Il processo di urbanizzazione: pianificazione degli spazi e nuovi assetti edilizi Il sistema del sacro L'architettura sacra La città come sistema di consumo, produzione e scambio La città come dimensione politica Il processo di etruschizzazione I centri urbani

4.2. 4.3. 4.4. 4.5. 4.6. 4.7.

(VJ

sec. a.C.)

4.7.1. Capua/ 4.7.2. Suessula, Calatia e Cales I 4.7.3. Nola, Nocera e Pompei/ 4.7-4- La penisola sorrentina/ 4.7.5. L'Agro Picentino: Fratte e Pontecagnano / 4.7.6. Comunità senza città: Teano e la costa ausone

7

55 57 57 59 64 65 67

5.

L'età di Aristodemo (524-484 a.C.)

87

p. 5.2. 5-3.

La tradizione storica Un sistema integrato: miti e tradizioni cultuali Le élites ellenizzate

87 88 91

6.

La crisi della città arcaica (v sec. a.C.)

95

6.I. 6.2. 6.3. 6-46.5.

Le contraddizioni dello sviluppo. La chiusura oligarchica La seconda battaglia di Cuma Napoli Nola e Nocera: il processo di "sannitizzazione" Le città etrusche

95 96 96 98 99

7.

La conquista italica (seconda metà v-N sec. a.C.)

103

7.1. 7.2. 7.3. 7+

Il popolo dei Campani e la conquista di Capua e di Cuma La politica di Napoli Gli indicatori archeologici del cambiamento Mercenari e cavalieri

103 105 106

8.

L'espansione di Roma (seconda metà N-III sec. a. C.)

n7

8.I. 8.2. 8.3. 8.4. 8.5.

Le guerre sannitiche La romanizzazione: rifondazione politica e urbana Le città alleate La pax romana: Atena Frigia Dinamich~ di destrutturazione: l'Agro Picentino

n7 n9 125 128 129

Fonti iconografiche

133

Bibliografia

137

8

III

I

La geografia della Campania antica

Quando l'imperatore Augusto riorganizza l'Italia in undici regioni amministrative, la Campania è inserita nella Regio I insieme al Lazio (FIG.

1.1).

Entro questo ampio comparto geografico il confine orografico tra i due territori è costituito dai rilevi del monte Massico e del vulcano di Roccamonfina e, sul mare, passa dalla città di Sinuessa (nell'attuale località Santa Eufemia, a Sessa Aurunca, CE), ubicata su un importante itinerario costiero ripreso alla fine del IV secolo a.C. dalla via Appia. Resta fuori, su questo versante settentrionale, la pianura costiera alla riva sinistra del Garigliano, occupata dal popolo degli Ausoni: essa costituisce una sorta di periferia del mondo campano e, per questa contiguità, sarà presa in considerazione nel volume. A sud la Campania augustea giunge fino alla sponda del Sele, oltre la quale inizia la Lucania; a est raggiunge la dorsale appenninica che la separa dal Sannio. La regione presenta, dunque, un'estensione ridotta rispetto a quella attuale, comprendendo i distretti pianeggianti che affacciano sul mare Tirreno e presentano condizioni molto favorevoli di popolamento. Procedendo da nord si incontra innanzitutto l'Agro Falerno, compreso tra il Massico e il fiume Savone, p,oi ci si immette nella piana campana solcata dal Volturno, chiusa a nord dal monte Tifata e limitata a sud dal Vesuvio: l'ampia e fertile estensione pianeggiante, corrispondente all'attuale Terra di Lavoro, è dominata dal centro principalt: di Capua (l'odierna Santa Maria Capua Vetere). Più a sud la piana era attraversata dal Clanis, un corso fluviale dal regime torrentizio - incanalato con la bonifica seicentesca dei Regi Lagni-, che nasce dai monti di Avella e, dopo avere descritto un ampio arco, sfociava a mare presso il lago Patria. Il fiume margina il versante sud-orientale della pianura, organizzato intorno agli insediamenti di Nola e Avella: poiché tale distretto appare contraddistinto da specifici caratteri culturali, si è preferito distinguerlo rispetto alla pianura di Capua, riservando a esso la definizione di mesogeia (pianura interna).

9

Gli ANTICHI POPOLI DELLA CAMPANIA

FIGURA I.I

Carta della Campania

L'area nolana comunica con la Valle del Sarno, su cui gravita anche il comparto della penisola sorrentina: al suo interno i centri più rilevanti sono costituiti da Nocera e Pompei. Infine, superati lo snodo di Fratte di Salerno e il corridoio della valle del Fuorni, si apre la piana costiera dell'Agro Picentino, estesa fino alla destra del Sele e dominata dall'insediamento di Pontecagnano. Se si addotta la prospettiva di un periplo marittimo, i punti nodali del paesaggio sono costituiti dai promontori di Punta della Campanella, doppiato il quale si entra nel Golfo di Napoli, e di Capo Miseno che, con le isole di Procida e Ischia, chiude il golfo a nord: è il contesto geografico prescelto dai coloni greci che si stanziano prima a Ischia e Cuma, poi a Napoli.

IO

I.

LA GEOGRAFIA DELLA CAMPANIA ANTICA

Il territorio regionale è scandito da fiumi che nascono dallo spartiacque appenninico e collegano trasversalmente l'interno alla costa: essi costituiscono formidabili vettori di mobilità, lungo i quali si trasferisco. . . no uomm1 e merc1. Il Savone e il Volturno con i suoi affluenti delineano vie naturali che conducono verso il Molise e il Sannio beneventano o immettono nella lunga vallata del Liri e del Sacco che sbocca nel Lazio: sul versante opposto di questo importantissimo corridoio trasversale, allo sbocco nella pianura campana, sorgono Teano e Cales (Calvi Risorta). Dal Sarno attraverso le valli di Nocera e dei fiumi Imo e Sabato si può raggiungere la conca di Avellino; più a sud, superati i monti Picentini, il Sele, insieme all'Ofanto e al Tanagro, innerva percorsi di lunga distanza che si dirigono verso la Puglia o la costa ionica. È di questo articolato contesto regionale, esteso dal Massico al Sele, che si intende delineare una breve storia archeologica fino alla conquista romana, ma occorre ricordare che la definizione di Campania si applica, all'inizio, a un settore geografico molto più limitato, corrispondente solo alla piana del Volturno intorno a Capua: in essa nella seconda metà del v secolo si costituisce il popolo dei Campani, il cui nome etnico si connette direttamente alla pianura, nell'accezione di un vasto campus attraversato dal fiume. La Campania risulta compresa entro questi limiti ristretti ancora ai tempi dello storico Polibio, nel II secolo a.C., che in un passo splendido (Storie m, 91) paragona la piana di Capua all'orchestra situata al centro di un teatro, facendone il fulcro intorno al quale si sviluppa il resto del territorio regionale. Il primato assegnato alla pianura campana dalla tradizione antica risale, del resto, a un momento molto più antico. Come si vedrà nel CAP. 5, ai tempi del tiranno di Cuma Aristodemo, al passaggio tra VI e v secolo a.C., si elabora una nozione estesa della definizione di "Campi Flegrei" che abbraccia l'intera pianura fino al Vesuvio: si tratta di un'operazione di propaganda per accreditare le mire della città greca su un territorio dalla fertilità proverbiale e ferocemente conteso, occupato sin dall'età del Ferro dagli Etruschi.

II

2

Il popolamento nell'età del Ferro (IX-VIII sec. a.C.)

2.1

Le dinamiche del popolamento All'inizio dell'età del Ferro, al passaggio tra il x e il IX secolo a.C., le componenti del popolamento della Campania antica appaiono ormai consolidate (TAV. 2.1 online): da un lato, le popolazioni indigene della "cultura delle tombe a fossa" che adottano il rituale funebre dell'inumazione; dall'altro, comunità di incineratori di cultura villanoviana, la /acies che contemporaneamente si sviluppa nell'Italia centrale tirrenica e in area padana, nelle regioni interessate in età storica dalla presenza degli Etruschi. Le genti indigene popolano la fascia costiera - dalle pendici del Massico, a Cuma e alla Valle del Sarno - e la pianura interna a ridosso dei primi contrafforti appenninici fino al Nolano; una componente distinta nell'ambito della cultura delle tombe a fossa si attesta nel distretto sudorientale della regione, nelle zone interne delle alte valli del Sele e dell'Ofanto: essa è stata convenzionalmente definita "cultura di Oliveto Citra-Cairano". Le comunità villanoviane costituiscono delle enclaves all'interno di questo popolamento, stanziandosi nella piana del Volturno presso l' antica Capua, a Pontecagnano, all'estremità settentrionale del Golfo di Salerno, e a Sala Consilina nel Vallo di Diano. È probabile che gli insediamenti villanoviani abbiano origine dallo spostamento di gruppi dall'Etruria meridionale, spintisi a sud alla ricerca di terra da coltivare e di luoghi favorevoli allo scambio: un movimento che può essersi svolto via mare, come si può supporre nel caso di Pontecagnano, o avere seguito, nel caso di Capua, gli itinerari interni che collegano il Lazio alla pianura campana attraverso le valli fluviali del Sacco, del Liri e del Volturno. In ogni caso, questo fenomeno deve risalire a un momento ancora iniziale del processo di formazione etno-culturale: così si spiegherebbe lo sviluppo di caratteri peculiari della cultura materiale che differenziano il Villanoviano della Campania da quello di Etruria.

13

GLI ANTICHI POPOLI DELLA CAMPANIA

Le due componenti del popolamento campano non costituiscono blocchi reciprocamente impermeabili: emergono, al contrario, i segni di contatti e interazioni di cui non è ancora possibile precisare la portata. Questi vanno ricercati nel senso di fenomeni di mobilità e attrazione in entrambe le direzioni, adombrati, ad esempio, dalla ricezione di forme vascolari tipiche della cultura delle tombe a fossa nel repertorio ceramico degli insediamenti villanoviani o, in direzione opposta, da una precoce quanto poco strutturata presenza villanoviana nelle aree indigene. A questo proposito può ricordarsi la recente scoperta a Cuma di una tomba a incinerazione in pozzetto (identificata con la sigla SP700716), ma il contesto più indicativo è costituito dall'abitato in località Longola di Poggiomarino alla foce del fiume Sarno, dove ceramiche villanoviane sono documentate nei livelli iniziali dell'età del Ferro, per poi scomparire in quelli più recenti, secondo una dinamica che evidenzia l' awio di un'infiltrazione che, tuttavia, non riesce a consolidarsi nel tempo. Un esito non dissimile rivela il centro di Sala Consilina dove, intorno alla metà dell'vm secolo a.C., senza che si verifichi una soluzione di continuità negli assetti insediativi, l'originaria componente villanoviana è assorbita da un aspetto indigeno di cultura enotria: un segno evidente del soprawento acquisito da un elemento locale che doveva già dall'inizio essere inserito all'interno dell'insediamento. La dialettica tra le componenti del popolamento acquista una maggiore chiarezza se associata alle concrete forme di occupazione del territorio. Come quelli dell'Etruria propria, i centri villanoviani della Campania costituiscono formazioni estese di carattere accentrato e di livello protourbano, in grado di controllare territori molto ampi e, al tempo stesso, di pianificare funzioni insediative complesse secondo criteri che rimangono validi nel lungo periodo. L'inizio del processo insediativo comporta la fondamentale distinzione tra l'area destinata all'abitato e quella delle necropoli, dislocate all'esterno in zone sottratte allo sfruttamento agricolo; contemporaneamente si awia l'occupazione del territorio che continua a costituire l' ager delle comunità anche in età storica. Si considerino, ad esempio, i casi di Capua e Pontecagnano. A Capua l'insediamento sorge sulla riva sinistra del Volturno, su un importante itinerario connesso al suo guado, ripreso in età storica dalla via Appia: il controllo di tale percorso rappresenta una risorsa economica e strategica essenziale per la comunità antica che lo ingloba all'interno dell'abitato. L'estensione dell'insediamento è definita in negativo dallo sviluppo delle necropoli che lo delimitano a partire dalla seconda metà del IX secolo a.C.: esso occupa un'enorme superficie di circa 200 ettari (FIG. 2.1). Il consolidamento degli assetti insediativi implica, però, successive fasi di assestamento, come prova la recentissima scoperta di un più antico, quanto ampio, sepolcreto villanoviano risalente all'inizio dell'età del

14

2.

IL POPOLAMENTO NELL'ETÀ DEL FERRO (IX-VIII SEC. A.C.)

FIGURA 2.1

Capua: il perimetro dell'abitato e le necropoli dell'età del Ferro e dei secoli VI-V a.C.

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MONTE TIFATA

Diana Tifatina

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