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Italian Pages [366] Year 2001
Table of contents :
a cura di Gilberto Pizzamiglio / AAVV - Giacomo Casanova tra Venezia e l'Europa, Leo S. Olschki, 2001
PREMESSA
Feliciano Benvenuti - Casanova 'politico'
Franco Fido - Casanova lettore dei Philosophes a dux
Gino Benzoni - In viaggio per l'Europa
Bruno Capaci - L'Art Royal di un libertino. Esperienze massoniche di Giacomo Casanova
Massimo Ciavolella - Casanova e i giardini di Adone
Federico Di Trocchio - La filosofia dell'avventuriero: Giacomo Casanova oltre Libertinismo e Illuminismo
Piero Pieri - La forma racconto e la faccia dell'eroe
Giorgio Ficara - Mal di Venezia
Piero Del Negro - Gli anni padovani di Giacomo Casanova
Luigi Pepe - Giacomo Casanova e le scienze matematiche
Piermario Vescovo - Ruffiano e messaggero di Talía: Giacomo Casanova teatrante
Paolo Cattelan - La casa di don Giovanni a Venezia
APPENDICE
Giacomo Casanova - Pensieri sopra la bellezza, e sopra il gusto nella pittura
INDICE DEI NOMI
INDICE GENERALE
LINEA VENET A
14
FONDAZIONE GIORGIO CINI
LINEA VENE TA
Istituto per le lettere, il teatro e il melodramma
SAN GIORGIO MAGGIORE VENEZIA
GIACOMO CASANOVA TRA VENEZIA E L'EUROPA a cura
di
GILBERTO PIZZAMIGLIO
LEO S. OLSCHKI MMI
In copertina: Anton Raphael Mengs (attr.), Presunto ritratto di Giacomo Casanova 35 anni, 1760 ca., Genova, Collezione Bignami.
La pubblicazione di questo volume è stata resa possibile grazie al generoso contributo di Banca Intesa ISBN 88 222 5011 7
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PREMESSA
Dedicato all'analisi dettagliata della specifica individualità di Giaco mo Casanova, della sua cultura e dei suoi scritti, questo volume racco glie le relazioni di un Convegno che - tra le disparate iniziative promos se per ricordare il secondo centenario della morte del Veneziano - è sta to forse il solo simposio scientifico a lui dedicato tenutosi in Italia. L'occasione ha riunito nell'Isola di San Giorgio, dal 1 6 al 1 8 novembre 1998, un nutrito gruppo di affermati studiosi e di più giovani ricercatori italiani e stranieri, per esaminare, in un contesto marcatamente interdisci plinare, i rapporti di Casanova con il giornalismo, l'erudizione, il romanzo e l'autobiografia contemporanei, con il teatro e con la musica, con la filo sofia 'libertina' e con la matematica, con i giochi e l'alchimia, con la società circostante e con la massoneria, ossia con tutte le componenti qualificanti della società settecentesca, in dimensione europea. Tra di loro, una dele gazione di studiosi statunitensi, nell'ambito di una collaborazione che pro prio da quel momento si è instaurata tra la Fondazione Cini e il «Center for 17 th and 1 8th Century Studies» dell'Università di California, e che ha poi visto nella primavera successiva la restituzione della visita a Los Angeles , per un Convegno internazionale dedicato appunto a 'Casanova e l'ill u mi nismo'. Ulteriore conferma non solo dell'interesse che, al pari di Da Ponte, l' 'awenturiero' veneziano ha suscitato e suscita negli Stati Uniti , ma anche del suo pieno accoglimento tra le voci significative del XVIII secolo. Ed è appunto un Casanova sottratto all 'usurato e monolitico cliché del frenetico seduttore quello che si è voluto illustrare, restituendogli, all'interno di contorni storici che una vera miriade di appassionate ricer che hanno ormai ridefinito in termini più veritieri, la fisionomia che gli compete: quella di un letterato, nel senso settecentesco della parola, in quieto e intelligente, un esploratore del suo tempo curioso e spregiudi cato nelle idee che cerca di affermare, al di là di una nascita modesta, la propria personalità nell'elite sociale e intellettuale europea. -
V
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PREMESSA
Più in dettaglio il programma, predisposto scientificamente dall'Isti tuto di Lettere, Teatro e Melodramma della Fondazione, diretto da Fer nando Bandini, prevedeva nella prima seduta, dopo i saluti del prof. Fe liciano Benvenuti, presidente della Fondazione Cini, la sua prolusione, al la quale facevano subito dopo eco tre interventi intesi a delineare un pro filo complessivo della personalità casanoviana attraverso la focalizzazione di alcuni momenti topici della sua esistenza: l'incontro, più o meno awe nuto con i philosophes (Franco Fido) , il frenetico girovagare per l 'Euro pa (Gino Benzoni) , il declino nell'isolamento senile del castello di Dux (Helmut Watzlawick) . Una prospettiva che le relazioni previste per il po meriggio arricchivano ulteriormente, puntando sulle varie forme del suo 'libertinismo', dall'adesione alla massoneria ( Bruno Capaci) alle remati che del suo scrivere ( Lydia Flem) , alle forme del suo erotismo (Massimo Ciavolella) , al complesso della sua 'filosofia' (Federico Di Trocchio). Decisamente dedicata al Casanova scrittore e al suo rapporto con i vari generi della letteratura settecentesca, principalmente con l'autobiografia, la prima seduta del giorno successivo, grazie agli interventi di Marga Cortino Jones, Piero Pieri e Giorgio Ficara, cui s'aggiungeva un'esplorazione attor no a i fratelli 'artisti' di Giacomo proposta da Fabrizio Magani. Nel pome riggio era piuttosto il rapporto con la matematica e i numeri, così forte e pre sente in tutte le esperienze casanoviane, a richiamare l 'at tenzi one dei conve gnisti, sia sul versante della scienza matematica (Luigi Pepe) che su quello delle 'applicazioni' nell'affascinante e periglioso mondo del gioco ! G i am paolo Dossena ) , e dopo che Piero Del Negro aveva ripercorso quei giovanili anni padovani in cui quasi tutte queste a tti tu d i ni trov;mo la loro radice. La tornata conclusiva si svolgeva invece all'insegna dei rapporti di Ca sanova con il teatro ( Pierm ari o Vescovo), con la musica (Andrea Fabiano) e con la loro con g i u n zi on e melodrammatica , sulla scia di Don Giovanni e di Mozart (P a olo Cattelan), e con una prosecuzione in ambito di a rt i visi\'c data nel pom e ri gg i o dalla visita alla grande mostra «Il mondo di Giacomo C a s a n ova . Un venez i a no in Europa 1725-l ì98» a l l es t i ta dal Comune di Venezia a Ca' Rezzonico secondo prospettive critiche in totale sintonia con quelle del ( :onvegno, come del resto conferma la presenza d i alcuni
dei relatori quali autori di saggi nel Catalogo. Alla memoria di Fdiciano Be n ve n u t i , che co n passione promosse mag n ifi c amen te ha inaugurato il Convegno. è dedicato questo libro. GILBERTO PIZZAMIGLIO -VI-
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fELICIANO BENVENUTI
CASANOVA 'POLITICO'
Quando Giacomo Casanova nasceva, suddito della Repubblica Ve neta, molte cose stavano cambiando nel mondo e nella stessa Venezia. Sotto un apparente velo di immobilità, privilegiato da luoghi comuni ed anche ricordanze storiche meno attente, in realtà la società veneta non poteva più dirsi quella tipica del secolo precedente. Molte cose era no cambiate, a cominciare da quella sistemazione dei rapporti di poten za tra gli Stati europei che aveva finito per mettere alla periferia la pre senza di quello che era stato, invece, nei secoli precedenti, uno degli in terlocutori inevitabili della storia. In realtà, però, il sistema di governo tipico della sua struttura aristo cratica aveva consentito la conservazione almeno delle forme e l' accen tuazione di un momento di difesa conservatrice dello status quo rispetto alla necessità di porsi al passo con quanto stava accadendo, e non solo in quei rapporti di forza tra i grandi Stati europei ma perfino al loro interno. Si sa che in questa storia la parte fondamentale era svolta dalla Fran cia sia per l'impulso espansionistico datole dalla personalità di Luigi XIV e dei suoi grandi ministri, sia per l'assetto di equilibrio che sembra va finalmente trovato nei rapporti tra Francia e Austria, sia, infine per quella unificazione negli atteggiamenti religiosi che vedevano la vittoria finale del cattolicesimo francese sulle frange protestantiche e l'affermarsi di una cultura nazionale che attraverso l'unità della lingua sfociava poi nel grande vertice dell'Accademia di Francia. Tuttavia fosse come reazione a questi impulsi di politica interna e di politica estera, ma anche come prosecuzione delle necessità di trovare spazi originali rispetto al predominio monarchico e alla relativa costella zione aristocratica; ma anche forse per una maggior irrequietezza dello spirito gallico rispetto al naturale atteggiamento di subordinazione disci-
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FELICIANO BENVENUTI
plinata tipico degli stati a cultura germanica; fatto sta che la cultura po litica francese non si esauriva nei grandi disegni e nelle grandi realizza zioni riformistiche, per dire di un Colbert, ma anche più tardi degli altri, Choiseul o Lausun, o Calonne e perfino di un Necker, ma nasceva da quello spirito di contraddizione che è tipicamente francese. E sempre da esso nasceranno le meditazioni di un Montesquieu e le provocazioni di un Voltaire. Il quale si pose, oltre ogni sforzo riformistico all'interno del sistema di cui si erano fatti interpreti il cancelliere d 'Aguesseau e il marchese d'Argenson, per minare alla base i fondamenti dell'ordine co stituito. Mentre, dunque, la Repubblica veneta e il suo ceto di governo restavano immoti nella incosciente sicurezza di un sistema che aveva su perato i secoli, in Francia, sostenuta da una lingua che era franca nel continente, una nuova cultura si affacciava alla storia europea e sarebbe stata la cultura vincente, nelle varie manifestazioni, per i secoli successi vi. D'Aguesseau e d'Argenson tentavano allora una ristrutturazione dei moduli di governo dall'interno dell'organizzazione dello Stato, senza che ne venisse scalfita la sua stessa ragione d'essere e la forza portante, cioè quel potere monarchico che, avendo oscurato la feudalità , tendeva ad affermare la propria presenza in ogni angolo del regno. Un tentativo questo, appunto riformista e quindi rispettoso dei prin cipii, ben diverso da quelle riflessioni che nel 1 72 1 , convincevano il Montesquieu ad indi care come soluzione delle tensioni interne d i cui già s i awertivano i pri mi sintomi, quel principio della divisione dei poteri che avrebbe dovuto consentire, insieme col mantenimento dell'unità della fonte della sovra nità, l'introduzione di meccanismi di garanzia per il superamento dello Stato assoluto e che, di fatto, finirono per rappresentare la base di quel suo affievolimento che fu chiamato lo Stato di polizia. Si capì, poi , che a ciò non si sarebbe pot u to perveni re se, messa in moto la macchina della riflessione sui p r inci p ii, essa non fosse arrivata fino a gli esiti u l t im i ponendo in discussione, quindi, n on solo i modi del governare ma i suo i stessi fondamenti. E questa fu l 'o pera del filo sofo Voltaire e, con lui e dopo di lui, dei philosophes. Montesquicu av eva segnato il primo i ni z io con q ue lle Lcttres Pcrsa ncs che mettevano in discussione i p rin c i p ii più st a b il iti sia in materia di religion e ch e in materia di au to rità polit ic a ma c on la sua successiva me ditazione esp ressa ndl'bprit dcs Lois avt·va fatto un passo indiet ro con vintosi che non si dovesse at tentare all'aut ori tà della religione o a quella politica . Nel suo lihro vi è certamente una preferenza per la struttura ,
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CASANOVA 'POLITICO'
repubblicana ma esso è piuttosto una dissertazione teorica che una ri flessione sulle realtà politiche del tempo. Le sue pagine contro l'abuso della forza, il dispotismo, e l'Inquisizione come l'intolleranza religiosa e la schiavitù non costituivano delle novità per la società colta del tem po, e tuttavia la sottile e insinuante critica al sistema vigente come il ri chiamo all ' esempio inglese non poteva restare senza echi: i quali si ma nifesteranno più tardi nel secolo quando l'urgenza delle riforme pacifi che, prima, e rivoluzionarie poi, riporteranno l'attenzione sulle sue p ro spettazioni. 1 Ma fu Voltaire che mise, invece, in discussione tutti i principii su cui si fondava la società contemporanea. Certamente la pubblicazione nel 1 7 2 1 delle Lettres Persanes aveva dato inizio ad un sentimento critico nei confronti di ciò che fu chiamato «iniquo sistema» e ad esse si collegò direttamente il Voltaire con le sue Lettres Anglaises, d'altronde subito condannate alla distruzione perché pericolose per l'ordine e per la socie tà. Di opera in opera egli continuò la sua battaglia fondata sul predomi nio della razionalità rispetto alla acriticità della tradizione e le sue lotte trovavano ben preparata la società francese, arroccata sui privilegi ma al tempo stesso imperniata in un bisogno di libertà e di critica che non ri sparmiava alcuno dei capisaldi dell'Ancien Régime. Il che trovò, poi, il suo luogo di elezione in quella Énciclopedie che Diderot e d' Alembert cominciavano a pubblicare con un ritmo forsennato e che aveva avuto non solo il risultato di diffondere le nuove idee in un ceto che, attirato dal razionalismo, voleva considerarsi savant, ma soprattutto, di coagula re intorno ad esse una vasta schiera di collaboratori di spicco. Che l'Au torità sovrana e Maria Antonietta affettassero gesti di protezione per Voltaire e per l'Enciclopedia non è se non il sintomo di quanto ormai poteva quella società di savants che dalle pagine dei libri, talora dai fogli, dai pamphlets e quotidianamente nei saloni dei potenti e delle loro mo gli o amiche, dettavano le mode non solo letterarie ma anche filosofiche e politiche. Attorno alla seconda metà del secolo la Francia era una rivoluzione in movimento, certamente rivoluzione di idee ma destinate a sfociare, 1 D. MORNET, Les origines intelectuelles de la révolution /rançaise, 1 9 1 7 , p. 69 e sgg. L. GUERCI, La libertà degli antichi e la lrhat,ì dà moderni, Napoli, 1 979, p. 81 e sg. nonché R. FEOLA, l.rtituzioni c• cultura giuridica. Napoli. 1 99 3 ; C. DE BoNI CoNDORCET. L'esprit Gént\T>, ecc. ecc.: Critique, U-28, 002 , pp. 29-30. 9 La soluzione adottata senza darne chiara indicazione da F. Lacassin in Hist. 1 993, II, ...
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nel
facenJo precedere
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consiste appunto ' contamin>: Il Duello , in Opuscoli miscellanei, Venezia, 1 779- 1 780, citato da N. MANGINI, voce Casanova, Giacomo, in DBI, XXI, 1 978, p. 1 0 dell'estratto. 14 «Mais quand je serais moins coupable, je vois des hommes qui [. ] voudrons punir en moi et décourager à jamais cette classe de jeunes gens qui, nés d'une classe inférieure, et en quelque sorte opprimés par la pauvreté, ont le bonheur de se procurer une bonne éducation, et l'audace de se meler à ce que l'orgueuil des gens riches appelle la société>>: STENDHAL, Romans et nouvelles, ed . H Martineau, Paris, Bibl. de la Pléiade, 1 95 9 , p. 67 5 . ...
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CASANOVA LETTORE DEI PHILOSOPHES A DUX
grande Silvia degli Italiens e di Marivaux - Casanova anticipa una specie di teoria della cristallizzazione in pagine che avrebbero deliziato ancora Stendhal se avesse potuto leggerle. 1 5 Comunque la mia ultima citazione, sui pesci grandi e picccoli e sulla provvidenza, ci porta già sul terreno delle idee, ed è su questo terreno che più colpisce, come vedremo, la differenza fra questi scritti critico-fi losofici di Dux, e gli altri già noti di Casanova. Neppure qui l'autore ci dà l'esposizione compiuta di un suo 'siste ma' filosofico. Ma la sua posizione davanti ai grandi problemi dell'esi stenza è assai più chiara che altrove. Per lui, è assurdo pensare a un Dio che intervenga costantemente, e nei minimi particolari, nelle faccen de del creato e degli uomini. Come un monarca affida ai parlamenti il compito di formulare delle leggi, alle quali sarà lui stesso soggetto, ana logamente Dio ha delegato, per dir così, alla Natu ra l'amministrazione del mondo fisico e biologico, secondo una logica, appunto, naturale. Co sì diventa possibile aderire a una concezione scientifica, e al limite mec canicistica, dell'universo, all'interno di un sostanziale deismo che ricor da quello voltairiano. 1 6 Non che Casanova, d'altra parte, non si consideri u n buon cattolico: sia per un riflesso, potremmo dire, storicistico avant la lettre - cioè in omaggio a una tradizione resa rispettabile dalla sua lunghezza e conti nuità - sia per un ragionamento a metà strada fra il pari di Pasca! e il paternalismo di Voltaire, cioè perché il popolino ha bisogno del pungolo della superstizione per serbare un contegno morale, vale a dire per ri spettare l 'autorità e la proprietà ed evitare così la necessità, dolorosa per gli sbirri ma ancor più per il popolo stesso, di reprimere ogni sua protesta nel sangue. E fin qui siamo di nuovo in linea con 1'Histoirc de ma vie, dove leggiamo tra l'altro: On s'étonne qu'il y ait des scélérats dévots qui se recommandent à leurs saints et qui les remercient après s'erre trouvés heureu x de leur scélératesse.
1 5 Si vedano Hist. 1 993 , II, pp. 1 129- 1 1 3 1 , e i famosi capitoli X-XII di STENDHAL, De l'amour, ed. H. Martineau, Paris, Ed. de Cluny, 1938, pp. 58-63 .
16 Dio «a fait la nature: c'est son code à lui, auquel il n'a osé toucher que trois ou quatre fois Jepuis quc son monde cxiste; et ce ne Joi t avoir été qu 'en cas de nécessité évidente»: Hist. 1 993 , II, p. 1 14 1 , e cfr. VoLTAIRE, articolo Grace: «Dieu a fait l'univers, et ne va point créer Jcs ven ts no uve a u x pour re m ue r quelques brins de paille J an s un coin de cet Univers»: Dictionnaire philosophique, ed. R. Naves, Paris, Gamier, s. a., II, p. 2 3 .
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FRANCO FIDO
On a tort. C'est un sentiment qui ne peut-etre que bon, car il fait la guerre à l' athéisme. 1 7
Per gli intelletti adulti, invece, « . . . l'existence de Dieu e t l 'immorta lité de l'ame [ . . . J sont des dogmes de la plus grande importance, mais qu'on devroit à la fin laisser en repos après qu'on en a tant parlé». Chi non crede all 'immortalità dell'anima, in particolare, «est malheu reux , je l'avoue, mais raisonne beaucoup plus conséquemment» di chi ci crede. H l Quanto a Dio, dopo averne sentito parlare fin dall'infanzia, il devoto comincia da adulto a dubitare che ci sia, anzi se è abbastanza ardito diventa ateo, ma vista l' odiosità connessa con la taccia di ateismo, non lo dice a nessuno. Finalmente decide di credere in Dio nonostante le riflessioni che lo porterebbero a negarne l'esistenza: e per spiegare il passo successivo, da questo deismo pragmatico al cattolicesimo, Casano va ricorre ancora, come già nella discussione dei rapporti fra Dio, prov videnza e natura, a una metafora politica: La raison et la foi sont deux puissances dont chacune exerce sur l'homme chrétien son empire: celui de la foi est un despotisme, qui empiète sur la raison, mais malgré cela la réligion veut que l 'homme lui donne la préférence. La rai son se rend, mais en se rendant elle raisonne, elle raisonne, elle raisonne. 1 9
Qui, non meno che nella rip resa polemica dell 'ingiunzione oraziana in cui ( probabilmente a insaputa di Casanova ) Kant aveva indicato qual che anno prima l'essenza dell'Aujklarzmg, «sapere awJe» ,20 qui dicevo il pensiero del veneziano si inscrive naturalmente nella cultu m illuminist i c a del tardo Settecento. E allora i cont i cominciano a n o n tornare, con frontando il lucido critico di Be rn a rd in de S ,t in t - P i e r re . c att rm·erso di lui di Rousseau, con lo spensiera t o avven t u riero che conosciamo dall'f li
stoire de
ma
vie.
Ch iaramen te, fra le p rt·occ u p >: Critique, U-28, 002 , p. 23. Com'è noto, Kant aveva parlato del sapere aude nella sua risposta del 17 8 4 al quesito Was ist Au/klarung? posto l'anno prima dalla n pt·nsi> più St't'Ìanwntt' 111 da frte pa ss ion e ('l'>. M. MoRASSO, Scritti sul Marzocco, a cura di P. Pieri, Bologna, Printer, 1 990, pp. 240·24 1 . .
25
CASANOVA, Histoire de ma vie cit . , vol. 6 , chap. X , p . 249.
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LA FORMA RACCONTO E LA FACCIA DELL'EROE
son) al termine del dialogo con il grande illuminista; aiutati in questo
dalla fruizione puramente illusionistica di un rapporto intersoggetivo che si propone come resoconto fedele di contenuti circostanziati, decla mati tuttavia all'interno della strategica dialettica io-tu, i quali, come ri corda Benveniste, 26 sono sempre uno il presupposto dell'altro, essendo il tu necessario all'io e alla sua funzione trascendente, anche quando ri veste un ruolo di contrasto; in questo caso ancor più necessario in quan to l'io veste il tu coi panni di Voltaire. Se il ritmo stilistico dell'Histoire regola il tempo storico della vita, allora conviene pensare ad una scrittura autobiografica che trasfigura il tempo del ricordo nella fantasmagoria dei saliscendi narrativi, là dove il qui e ora del dialogo intreccia il testo della rappresentazione con il sot totesto flessibile del racconto movimentato dalla regia scenica dell'auto re implicito. Se è quindi vero che la vita dell'autore è proposta come il soggetto che dà senso alle sue spregiudicate tipologie culturali, sembra allora le cito affermare che Casanova sopperisce ai vuoti della memoria non solo con virtuosismi ideologici ostensivi della coscienza lussuriosa dell'epoca. La prospettiva memorialistica che vede in scena Casanova e la novizia C. C. è promossa da un autore che seleziona i materiali del passato, ridistri buisce i tempi dell'azione e perfeziona la trama attraverso la coesione enunciativa del dialogo. Tuttavia, non siamo al cospetto di un autore che opera sul suo passato con la maschera dell'istrione mendace, siamo davanti, invece, ad un'intelligenza letteraria la cui infedeltà biografica è promossa per rappresentare lo spirito generale del tempo e la cornice culturale che aveva legittimato il vitalismo picaresco di un eroe a cui non tornano mai comodi il rimorso e il pentimento. L'autore non è solo il redattore testamentario della sua vita, è anche il narratore originale di un romanzo che ha intrecciato il racconto dei fatti con la loro colorata drammatizzazione culturale. Si consideri, inoltre, che il commento di stampo scettico-libertino, a cui ricorre l'autore per giustificare le sue provocazioni contro la morale del tempo, dimostra l'intervento di una utile funzione critica con la qua le conosciamo l'ordito filosofico a cui Casanova s'ispira in tarda età per 26 E. 3 12- 3 1 3 .
BENVENISTE, Problemi di linguistica generale, Milano, n Saggiatore, 1 97 1 ,
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PIERO PIER!
donare alle proprie giovanili trasgressioni una veste paradossalmente dottrinale. In questa luce il racconto appare, pertanto, in costante equi librio fra l'arbitrio dell'atto immorale e la sua amministrazione didattica; cosicché la trattazione autobiografica presuppone sempre una strategia del vero vissuto passata al setaccio della giustificazione filosofica. Quanto diciamo trova conferma, per citare un esempio da noi docu mentato in un altro lavoro, nei quattro dialoghi intrattenuti da Casanova con Caterina di Russia, che pur non essendo mai avvenuti, tuttavia illu strano gli interessi eruditi (in questo caso la storia del calendario e l'ano malia del calendario greco-ortodosso rispetto a quello europeo istituito dalla riforma gregoriana) del versatile poligrafo. L'autore ha scelto di continuare l'opera di seduzione nei confronti del lettore valendosi del l ' illustre zarina come doppio della propria erudizione.27 V a inoltre ricordato che Casanova non racconta in forma di dialogo solo ciò che ha fisicamente vissuto o che ha propriamente pensato, rac conta anche ciò che del suo tempo ha percepito come fatto importante e formativo, per cui l' Histoire può essere studiata con sequenze critiche sempre più approfondite, come la storia di un individuo e la biografia di un secolo. Che Casanova abbia dichiarato I' aspetto parzialmente ve ridico del suo dialogo in una sola occasione («C'est la substance . . . » ) , in parte depone a favore di una tesi strutturalmente assimilabile agli studi di Lejeune sul patto autobiografico e sulle inevitabili inesattezze del rac conto; 28 e in parte ci obbliga a ripensare alla sua scrittura come ad uno stile memorialistico che racconta il vero anche quando procede al suo pedinamento imitativo.
Dopo l'esempio di Rousseau, la confessione diventa fonte di verità se la sua sostanza unitaria viene amministrata dalla tecnica del romanzo. Perché, se è vero che il romanzo può imitare tutti i procedimenti usati dall'autobiografia per convincerci della sua autenticità, come sottolinea Lejeune, è altrettanto vero che 1'1-listoirc ricorre a tutte le tecniche nar rative del romanzo per convincerci dell'autenticità del racconto autobio grafico, al fine di renderlo ai nostri occhi più nitido e quasi p a lp abile . Diviene un atto dovuto ricordare il celebre assunto di Bacthin: «Nel le epoche di dominio del romanzo quasi tutti gli altri generi si "roman2 7 Cfr. il capitolo I dialoghi di Casanova con Caterina II, in P. l'IERI, Duelli di penna. Casanova, Goudar e Caterina II, Roma, Bulzoni, 1 994 . 2 8 LEJEUNE, Il patto autobiografico cit . , p. 26.
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LA FORMA RACCONTO E LA FACCIA DELL'EROE
zizzano"», 29 per cui la memorialistica, dopo l'esperienza fondativa delle Con/essions, accoglie la tecnica del racconto per riunire in una sola figu ra l'autore reale e il personaggio storico. Come era già accaduto con Rousseau, anche in Casanova il tradimento strettamente biografico offre spazio ad altre immagini, egualmente reali, che in modo più sfumato so no ugualmente rappresentative della sua personalità. Torna alla mente un passo della Lettera sul romanzo di Friedrich Schlegel nel punto in cui lamenta che i romanzi contemporanei sono avari di registri descrit tivi in grado di rappresentare i numerosi e complessi volti della realtà; per cui al romantico tedesco viene spontaneo porsi la seguente doman da: «Quale descrizione di viaggi, quale epistolario, quale autobiografia non sarebbe, per chi li legge in un senso romantico, un romanzo miglio re del migliore di quei romanzi?». 30 Dopo di che per Schlegel diventa pleonastico parlare delle Con/essions come di «un romanzo veramente eccellente», mentre l'Eloisa, da questo punto di vista, è giudicato un ro manzo «molto mediocre». 3 1
Non stiamo circuendo Casanova per orientarne il giudizio su un'im propria patente di romanziere romantico, ma per spiegare almeno in parte quale è stata l'identità letteraria che più ha favorito l'immediata fortuna dell'Histoire. In parte vi ha contribuito la romanzizzazione dello stile autobiogra fico che entra in sinergico contatto con la tradizione romantica dell'eroe negativo. Lo stesso clima che aveva convinto un filosofo della vita, stia mo parlando di Kierkegaard, a scrivere Il diario del seduttore, dove il programmatico ideologema estetico della seduzione è descritto ricorren do allo stratagemma romanzesco della finzione diaristica. E di finzione romanzesca in senso proprio si tratta se è vero che, come l'autore precisa in esordio, il Diario è raccontato più al congiuntivo che all'indicativo, più come poesia soggettiva di uno scandalo autobiografico, che come la nuda cronaca di una seduzione 32 che trova la sua perfezione nella cor ruzione sessuale di una giovane. Il pensiero del filosofo, per organizzare in senso veridico il lato problematico dei propri assunti estetici e per ri29 M.
BACHTIN, Estetica e romanzo, Torino, Einaudi, 1979, pp. 447-448. ScHELGEL, Frammenti critici e scritti di estetica, Firenze, Sansoni, 1967 , p. 2 1 9. 3 1 lvi. 32 S. KIEKEGAARD, Diario del seduttore, Milano, Rizzoli, 1974, p. 20. 30 F.
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PIERO PIER!
sultare alla fine più convincente e awincente, ha quindi creduto nelle possibilità espressive del romanzo diaristico come forma enunciativa del proprio erotico teorema estetico. Tornando a Casanova appare pienamente comprensibile che egli ab bia guardato alla propria storia personale come ad un panorama spazio so da raccontare dalla cima autorevole del suo presente di vegliardo e dalla cima altrettanto autorevole della sua versatile esperienza di narra tore. Sarebbe quindi lecito pensare che nell 'Histoire il topos dell'awen tura e dell' awenturiero, sposandosi con quello della scrittura erotica, riunisce in un tutto ben congegnato la tradizione del romanzo di awen ture, quella del romanzo libertino d'ambiente rococò, mentre solo in una fulgida occasione, pensiamo all'episodio della Charpillon, l'autore mostra una ruvida vocazione romantica, quella, per intenderei, dei sen timenti traboccanti e dell'anima tormentata. Fatta salva questa eccezione, l'Histoire, come scrive Raimondi, «sfugge alle chimere del sentimentalismo moderno», 33 anche se tale pro spettiva, nella forma propria dell'individuo che consuma un dolore in sopportabile e nello stesso tempo lo scruta, avrebbe forse avuto modo di mostrarsi nel racconto degli anni della vecchiaia. Ma di questo man cato appuntamento non possiamo dire altro, se non immaginando che Casanova abbia evitato di parlare della sua vecchiaia per difendere il gioioso mondo del libertinismo. Anche sul piano del romanzo realista, che già nel Settecento di Fiel ding, Richardson e Defoe aveva dato ampia dimostrazione di sé, la scrit tura casanoviana fatica spesso a materializzare con parole appropriate la nuda verità dei fatti, come vediamo nell'episodio di Madame Baret , la bel la merciaia che a Parigi, consenziente il marito. per aiutare la t raballante economia familiare concede al libertino la sua salvaguardata verginità. Ma se nell'episodio che si trova nel capitolo XI del volume V, l'autore raccon ta lo snodarsi degli eventi predisponendo il lettore alla verifica ulteriore del suo irresistibile fascino, solo più tardi la bella merciaia è c hi a m a ta in modo più appropriato come la JJ/('YCl'llùrtit , parola che in sé riassume la svalutazione mercantile di quel facile episodio di pa ttegg ia t a seduzione. 34 l3 E. RAIMONDI, Petrarca e Don Giovanni, in Il concerto interrotto, Pisa, Pacini, 1 979, p. 53. 34 Casanova ritrova la Baret a Pietroburgo in qualità di porto con la nobiltà del luogo.
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attrice in plurimo amicale rap
LA FORMA RACCONTO E LA FACCIA DELL'EROE
L'Histoire appartiene, quindi, al novero di quelle opere in cui la vita serve un progetto letterario che include una grande parte delle tecniche narrative conosciute dal romanzo e dal teatro per tenere desta l'atten zione del lettore. Senza che ciò appaia allo stesso narratore omoauto diegetico, per dirla con Genette, come la disconferma della pur forte propensione autobiografica. La moderna tradizione memorialistica con Casanova privilegia la romanzizzazione della vita reale, ma non per questo contribuisce ad aumentare il divario fra il fatto vissuto e il fatto narrato. Del fascino letterario dell'Histoire occorre quindi rendere conto, in tervenendo con strumenti più chirurgici che demiurgici; perché là dove il biografo si dimentica, l'autobiografo s'inventa, l'autore si duplica e il narratore si tecnicizza. La ricostruzione del passato, anche quando presenta insoliti scarti temporali, è il caso che ora discuteremo, premia uno stratagemma nar rativo con il quale la scrittura astuta del romanziere cerca un rapporto con il lettore ancora una volta complice e seduttivo. II. Verso la fine della prima parte della Histoire de ma /uite Casano va descrive con minuziosa cura i preparativi attuati per scavarsi una via di uscita dalla prigione; ma, a lavori pressoché conclusi, l'inaspettato cambio della cella vanifica del tutto l'imminente evasione. I magistrati della Repubblica l'hanno benignamente destinato ad una cella meno tor rida d'estate e meno gelida d'inverno. Purtroppo la concessione del tri bunale verso il suo riottoso cittadino ne attenta la vita se alla fine viene scoperto il buco predisposto nel pavimento per la fuga. Casanova po trebbe subire la punizione esemplare dell'impiccagione o una condanna all'ergastolo. Nel descrivere la profonda prostrazione che colpisce il pri gioniero mentre passa dalla prima alla seconda cella, l 'autore comunica al lettore l'afflizione patita e l'awersa meccanica delle circostanze:
. . . je suis entré dans une salle assez grande et trés-éclairée, et à son ext ré mité par une petitc porte dans un corridor qui avoit deux pieds de large et dou ze de long et deux fenetres grillées à ma droite par où on voyoit distinctement toute la partie de la ville qui étoit de ce coté là jusqu'au Lido. La porte du ca chot étoit au coin de ce corridor: j' ai vu une fenetre grillée qui étoit vis à vis d'une des deux, de sorte que le prisonnier quoiqu'enfermé pouvoit jouir en bonne partie de cette agréable perspective. Le plus important étoit que certe meme fenetre ouverte laissoit entrer un vent doux et frais qui étoit un vrai bau-
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PIERO PIERI
me pour la pauvre créature qui devoit respirer là dedans, principalement dans cette saison où l' air étoit brfùant. 35
Fino a questo punto del testo il lettore ha seguito la peripezia dell'e roe condividendone il tormento, e fino a questo punto l'autore ha ubbi dito al principio autobiografico senza mai rinunciare agli apporti stilisti ci della scrittura romanzesca, come dimostra il dialogo agile, la digres sione mai pedante, l'uso sapiente della visione scenica, la quale, come abbiamo detto, propende per una ricezione di sé dinamicamente teatra le. Tuttavia l'autore ha fin qui raccontato i particolari della sua fuga dai Piombi senza mai ricorrere al cortocircuito temporale per creare, come in questo caso, un salto di ritmo che in modo fulmineo rovescia la dram maticità della situazione nella sua destrutturante arguzia ironica. ]e n'ai pas fait ces observations dans ce moment là, comme le lecteur peut bien penser.36
L'affermazione sottolinea lo scarto che corre fra ciò che il protago nista dichiara di avere visto entrando per la prima volta nella nuova cella e ciò che egli, invece, ha veramente visto in quel momento di acuto ab battimento dei sensi. n tormento dell'eroe e la descrizione dell'ambiente sono indubbiamente funzionali al carattere veridico dell'autobiografia, la cui soglia storica aveva sempre rifiutato il teatrale a parte della com media per dotare la riflessione di uno scarto maliziosamente autoironico. Attraverso la descrizione del panorama lagunare non visto e del venticel lo non ancora goduto, il racconto autobiografico, allora, mette a con fronto la situazione presente con i futuri sviluppi. Rende altresì evidente attraverso l'interpunzione umoristica il clima effettivamente drammatico 35 G. CASANOVA, Histoire de ma /uite des Plombs, Spoleto, Claudio Argentieri, 1 929, pp. 1 07 - 1 08 «Ent rai in una camera piuttosto �ran d� . b�n illuminata e , p�r u n a piccolissima prta in angolo, ll sinistra, passai i n un corridoio di due piedi di la rg hez z a m paraziom· . .1 11/• .1 {'< ' dist inguerl . 2) l a collocazione de i Casanova rimasti a Venezia nella parrocchia di San Samuele (il senatore Alvise Gasparo Ma lipiero S. Samuele), 3) l'esperienza militare in Levante (i patrizi al comando dell'armata, dal p rovwd i t orl' gctll'ralc da mar Dan idl· IV A n d rc presso il don . G ozzi» ( cfr. 13. HRUNELLI , Ca,·anm•tJ Jludmtt·. « I l Marzocco>>. 2/l. 1 92 � - fasc l 'i, p. 2 l . Ma puù invece darsi
che Colli («tarvisinuS>>, quindi di Treviso, non di Tarvisio) sia stato ospitato da Gozzi insieme a Casanova e che di conseguenza possa essere identificato con Candiani, il fortunato concorrente di Giacomo nella gara per ottenere i favori di Bettina. Quel che è certo è che Colli fu, diversamente da Casanova, un assiduo studente (cfr. le sue iscrizioni negli anni dal 1739-40 al 1742-43 in Di1tnhutm ma11datorum c i t . sopra alla no1 ) o allo scarto di lettera mediana (Muscal Musa, 1 2 .5 3 - 1 54 ) o al lipogramma. Chi ha tracciato la storia del lipo- 237 -
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gramma (Alfred Liede, Dichtung als Spie/, De Gruyter, Berlin 1 963 , pp. 90-94 ) non ha ricordato il lipogramma che fece Casanova nel 1767 a Au gusta ( 1 0.265 -268): un petit jeu ( 10.268) elegante, un esempio di lipo gramma più efficace di altri. Ha un sapore qabbalistico quanto osserva Casanova sulla omovoca licità di certe parole spagnole ( 1 0.3 1 5 ) ; è qabbalistico vedere, come vede lui, la prevalenza in «Alcazar» della lettera A, la ret"ne de l'alphabet ( 1 1 . 52; per un equivoco millenario si vede qualcosa di simile tra A e Aleph ) . Sono buone certe osservazioni di Casanova sui versi involontari (3 . 13 8 ) , sugli strafalcioni (3 . 1 6 1 ), sugli improvvisatori e sulle rime obbli gate, sulla diversa importanza del tempo in queste due diverse gare ( 1 1 .2 1 1 -2 12). Due riferimenti all'anagramma sono chiari (3 . 1 2 1 , 5 .222 , 5 .3 00 n. 18), un altro no (7 . 146). Dovendo anonimizzare «Lambert» sceglie «Aché», forse perché hanno le stesse lettere vocaliche (8.292 n. I l ) . Certi equivoci interlinguistici (et con ronlet con rond, 4 .67 , 3 3 3 ) so no intelligibili, a differenza di quanto sostengono gli annotatori dell'edi zione Brockhaus-Plon. Ma lasciamo i giochi con le parole, veniamo ai giochi nel senso più corrente della parola. Non credo basti dire che Casanova fu un grande giocatore, o un gio catore professionista; credo sia opportuno tener presente che nel suo se colo si giocò più che in altre epoche (se ha senso fare simili affermazioni di tipo statistico, che sono difficili da verificare ma vengono istintive; co sì Tacito diceva che i Germani giocavano più dei Romani) . Si inciampa nei giochi dappertutto, si trovano tre dadi sur la cheminée ( 1 0.26), si tro va una scacchiera sur la table dcvant le canapé (9.208 ) . Sono due tocchi d'immagine, due accenni di motivi musicali, che caratterizzano situazio ni particolari (gli scacchi compaiono solo nella storia di Pauline, e non si potrebbe immaginare che compaiano in altre). Cosa succede nella mente del lettore d'oggi quando legge in Casano va dés o échecs? Pensa ai dadi, pensa agli scacchi. Ma come giocava a scacchi ( :asanova? Probabilmente in modo non molto diverso dal nostro. Basterebbe sfogliare A history (�f Chcss del Murry (Oxford 1 9 1 3 ), o almeno sapere che gli scacchi hanno avuto una storia. Forse da bambino Casanova imparò a g ioca re con le rego le descritte nel manoscritto anonimo Il dilettevole, c giudizioso giuoco dc scacchi, datato «San Zeno [di Montagna ] . Cattaro, e Venezia 1724 , - 23 8 -
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1 727 , 1735», pubblicato a cura di Alessandro Sanvito e Kenneth Whyld (Edd. Sylvestre Bonnard, Milano 1998). E come giocava con tre dadi Casanova? Qui la domanda è per me senza risposta. Non sappiamo nemmeno le regole della zara che giocava o vedeva giocare (con tre dadi) Dante Alighieri; basta sfogliare Il libro dei giochi di Alfonso X el Sabio, curato da Paolo Canettieri (Cosmopoli, Bologna 1 996) . Per secoli s'è giocato con tre dadi sulla tabula o tavola reale o tric-trac o backgammon. Si giocano ancora con tre dadi giochi come buck dice, chuck a luck, crag, four-five-six, going to Boston, help your neighbor, martinetti, multipication. (Questi giochi di dadi sono po co conosciuti fra noi, tranne forse il crag, e sono estinti giochi come an cora e corona o campana e martello. ) Lo stesso Quinze che Casanova nomina una dozzina di volte probabilmente come gioco di carte, era an che gioco di dadi. Nella mente del lettore, quando legge Quinze (teniamo questo esem pio, già che per caso ci siamo) probabilente non succede niente, non suona nulla , c'è silenzio o c'è un'eco sbagliata. Il nome di un gioco è un termine tecnico come il nome di un vino. Franco Cavallone ha notato che nei romanzi dei nostri giorni claret viene spesso tradotto 'chiaretto', mentre in inglese indica un bordeaux. Il Quinze ha il sapore di un bordeaux o di un chiaretto? (Forse il parago ne non è sbagliato perché Casanova parla spesso di vini. Ma Casanova parla spesso anche di stoffe e vivande e monete; «ei dice cose e voi dite parole»). Certi giochi sono estinti, come certi vitigni e certe tecniche di vini ficazione, dunque è una curiosità più gratuita o perversa di altre cercare su manuali del tempo, come le varie Académies des jeux, le regole di certi giochi? Le opere intitolate Académie des jeux hanno la massima fioritura nel secolo di Casanova, ma cominciano a circolare alla fine del Seicento. Una voce Académie des jeux si legge nella Histoire des jeux de sociéte di Jean-Marie Lhòte (Flammarion, Paris 1 994 ) . Dunque quando parla di certi giochi Casanova sa di potersi riferire non solo a fatti di costume diffusi ma anche a fenomeni già registrati, studiati, bibliograficamente istituzionalizzati. Muore a Londra nel 1749, quando Casanova ha 24 an ni, quell'Edmund Hoyle il cui nome compare su tanti manuali di regole di giochi inglesi come indicazione d'autore («Hoyle») o come titolo («Hoyle»). -
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(Vorrei fare una parentesi sulla istituzionalizzazione dei nomi di gio chi. Se guardiamo lo Ox/ord English Dictionary vediamo che patience nel senso di 'solitario con le carte' si data al 1 8 1 6. È il dottor Warden che nel 1 8 1 6 racconta come Napoleone a Sant'Elena passi molto del suo tempo to pay at patience. Dal testo si capsce che il dottor Warden non parla di un'attività bizzarra e inaudita bensì allude a un gioco dif fuso, noto, accettato. Dunque probabilmente patience non era un neo logismo nel 1 8 1 6: nel 1 8 1 6 c'era già gente che faceva solitari con le car te, e anche chi non li faceva lo sapeva e li chiamava così. Non sarei tran quillo se non fossi riuscito a parlare di Napoleone, che nasce quando Casanova ha 44 anni. Casanova non parla di giochi che non siano istitu zionalizzati. Chiusa la parentesi.) Dino Silvestroni, nostro massimo libraio antiquario specializzato in libri di giochi (Marginalia, via Dismano 159, Ravenna) sostiene che l'ar cheologia arborea è un'illusione: se anche si ritrovano i semi di una pian ta estinta non si ritrovano più quella terra, quell'acqua, quel clima (e su questo sono d'accordo con lui) , mentre, dice Dino Silvestroni, si può ri giocare un gioco estinto secoli fa, rimettendo in moto certi permanenti meccanismi cerebrali. Qui io avrei qualche obiezione, ma non è questo il luogo per dire che la storia non è mai storia contemporanea. Dico solo che di certi giochi possiamo ancora percepire sapore, co lore, profumo (forse sapore, colore, profumo 'giusti' ) ; per altri nella mente del lettore dovrebbe piuttosto suonare un campanellino. un pic colo segnale d'allarme, sempre che il lettore abbia un minimo di curio sità. Mi tratterrò su sei giochi. l. Ombre o Hombre è un gioco di carte per tre persone, di cui Casanova parla più volte; oggi estinto, nei secoli fra il XVII e il XIX fu uno dei giochi più diffusi in Europa, e resta, nella storia dei giochi di carte, uno dei più raffinati. Nella storia dei gioch i di carte l ' Ombre int roduce il principio della licitazione c o me i T aroc c hi avevano introdot to il principio di atout. Undici anni prima che nascesse Casanova, nel 1 7 1 4 , Al e x a n de r Pope aveva s c ri tt o 76 ve rsi sull ' Ombre. in Tbc rape of the lock, da confron tare con gli H7 ve rs i dedicati d al Parin i, nel Ma ttino , al Tric-trac (qui siamo nel 1763 , quando Casanova ha 3 8 anni). 2 . Tric-trac. Chi legge Pope e Parini con u n minimo di curiosità vede che Pope p a rl a dell'Ombre sapendo di cosa parla , Parini parla dd Tric-trac i n un m odo così oscu ro che forse non lo s a pev a giocare. Non sappiamo cos a diavolo giochi Machiavelli quando dice di giocare - 240 -
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a Tric-trac il lO dicembre 1 5 1 3 ; sul Tric-trac dei tempi del Parini invece abbiamo una ricca bibliografia (studiata da un altro amico veneziano, Dario De Toffoli, Giocare a Backgammon , Arsenale, Venezia 1 99 1 ) . In breve: il Tric-trac del Parini, e probabilente il Tric-trac del Casanova, non era lo ]acquet. Le note dell'edizione Brockhaus-Plon dicono e ripe tono: il Tric-trac era lejeu pré/éré del amants, car il se jouait à deux (6.320 n. 50, 7 .3 3 3 n. 16) e il Mitelli in una incisione del 1702 mostra appunto un cavaliere e una dama che giocano a Tuccatigli uno fra i nomi di questo gioco o sue varianti - facendosi piedino sotto il tavolino. Ma chi si preoccupa di queste cose? Un autorevole commento pariniano di ce del Tric-trac: «questo gioco è assai simile alla dama». Altri italianisti confondono le Tabulellae (una variante della Tabula romana, o Ludus duodecim scriptorum) col gioco delle Tre tavolette; altri dicono che il Co tecio è una specie di Rubamazzo. 3 . Tressette è un gioco di carte per tre o quattro persone, che so pravvive in Italia con molte varianti, una più bella dell'altra. Non sappia mo a quale variante giocasse Casanova, ma che a Varsavia nel 17 66 gio casse a Tressette ( 10. 178) è una notizia di cui gli siamo molto grati. La storia dei testi italiani in cui si descrive il T ressette comincia, a grandi linee, nel 1 726, cioè quasi esattamente con la nascita di Casanova. Pe rò, il Tressette è un gioco italiano? Nel 1 778, quando Casanova ha 53 anni, un trattato francese citato dal Lhòte considera il Tris-sept un gio co spagnolo. 4. Il Biribì che giocava Casanova poteva essere un gioco molto più complesso di quello che vediamo in una vignetta del Mitelli del 1 702 o nella tavola dedicata dal Pitré al Nanna pigghia cincu. Nel 1788 P. N. Huyn descrive un Biribì con 70 caselle che si prestano a 1 4 possibilità di puntate; il catalogo della mostra in corso qui a Venezia in questi gior ni ill u stra un tavoliere di biribissi giunto a un punto di sofisticazione pari a quello del tableau della roulette. Possiamo immaginare una evoluzione del Biribì analoga a quella per cui il Faraone diventa Faro? 5 . Nel 1764 - 1 765 a Pietroburgo vediamo praticare la cartoman zia, /aire les cartes, da una Zayre bambina verosimilmente analfabeta ( 1 0. 12 1 - 122). Sulla storia della cartomanzia non si sa molto, ma sembra ovvio che la cartomanzia sia imparentata ai solitari con le carte. Ebbene, sembra che le prime testimonianze sui solitari con le carte portino in Da nimarca, Norvegia, Svezia, Finlandia verso il 17 90. Attraverso la Russia e la Polonia i solitari sarebbero poi giunti in Germania. La prima testi-
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monianza conosciuta sui solitari con le carte è tedesca e si data con si curezza al 1798: data importante per Casanova e per noi. In danese, in norvegese, in polacco, 'solitario con le carte' si dice kabal, kabale, ka bala. Della Qabbalah abbiamo già fatto cenno; l'uso divinatorio dei ta rocchi nasce con Antoine Court de Gibelin (Le monde primitz/ volume VI II, 1 78 1 , Casanova ha 56 anni) e con Aliette-Etteilla (morto nel l 79 1 , quando Casanova h a 66 anni) . 6. La storia del bigliardo è più complessa di altre. Non so se Ca sanova giocasse su un tavolo rettangolare o quadrato; è probabile che non usasse una stecca (queue) bensì un bastone con paletta terminale (masse) (5 . 149, 7 .3 1 , 8.50). Sorvolo su altri giochi di cui parla Casanova, dei quali sappiamo o crediamo di sapere qualcosa (Baccara, Brelan, Comète, Passe-dix, Piquet, Primiera o Prime, Quadrille, il già citato Quinze, Trente-Quarante, Tri, Vùk o Whist). Martingale e Robre non sono giochi ma termini tecnici relativi a certi modi di giocare. Cercherò di trovare cosa siano Banque route (8. 157, 8.3 00 n. 1 7 ) , Marseillaise (7.82-3 1 0 ) , Petit paquets ( 5 . 5 7 276, 5 .276), Sept-et-le-va (3 .8, 265 , 3 04 , 322 ; 8. 1 84 ) . Sarebbe tempo di concludere, venendo al Faraone e alla Basset ta. Casanova parla tante volte di Faraone che si può considerare questo gioco un protagonista della Histoire de ma vie. Parla molto meno della Bassetta. In Casanova forse abbiamo una testimonianza del fatto che nella se conda metà del Settecento la Bassetta si sta estinguendo mentre il Farao ne si sta diffondendo in quel modo trionfale che lo porterà a varcare l'A tlantico e a vivere una nuova vita come Faro sui battelli a ruote del Mis sissippi e nel Far West . Pensiamo con sollievo a Mark Twain. lm·erso è il rapporto fra Bassetta e Faraone in Carlo Goldoni ( 1 7 07 - 1 7 9 3 ) , più vecchio di Casanova di una ventina d'anni, ma che ann i ! C red o sia in gannevole considerare, come si fa spesso. a spanne, Goldoni contempo raneo di Casanova, anch e se per esempio le loro st rade si incrociano a Rimini nel 1 744 ( Dossena, l luop,bi letterari, Sugar, M i lano 1 97 2 pp. 4 5 8-4 5 9 ) . Cose molto buone ha scritto su Goldoni e il gioco Lucia Na din . I l suo libro molto veneziano Carte da p,ioco c lett erat ura /ra Quattro cento c Ottocento mi è a rriv ato awcnturosamente da Lucca (Maria Pa cini Fazzi Editore, 1 997), con una lettera da Tirana. Se ho visto bene, Casanova g ioca un F a raon e c h e si può identificare con quello che giocavano ( )rtes e Beccaria. No n vog li o annoiarvi con - 242 -
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pedanterie. A quanto ho scritto nella mia prefazione all'Ortes aggiungo solo che si gioca ancora a Faraone a Gubbio e (sembra) a Bassetta a Se nigallia . [Nel mio scritto sull'Ortes notavo che alcuni studiosi italiani non hanno preso sul serio l'impegno con cui Ortes e Beccaria si occuparono di Faraone. Ora Luigi Pepe mi ha informato che in edizioni recenti del Beccaria una certa formula matematica che il Beccaria usa è stata ristam pata con un errore grossolano che la priva di significato e indica come gli italianisti in questione non si siano preoccupati di sapere cosa stavano ristampando. Luigi Pepe, Cesare Beccaria e la matematica, «Archimede», fase. 3 , 1 996, pp. 132- 137.] Rinuncio a parlare della lotteria (ho avuto dalla cortesia di Fernando Bandini qualche indicazione bibliografica ma non ho avuto tempo per seguire i suoi consigli: Guy D. Toubiana, Casanova et la loterie ou le trompeur trompé, «Forum Italicum», vol. 3 1 , 1 997 ; ] . Berchtold e M. Porret, Etre riches au temps de Voltaire, Droz, Genève 1 997 ) . Quanto a jeux innocents (9.270), jeux d'en/ants (8.2 1 6), Casanova parla dijeux de quilles ( 1 . 126) , di toupie (che non è il sabot, come la trot tola non è il palèo, 5 .2 ) , di pénitences (3 .252 ) , ma la moscacieca di Ca sanova, charmant jeu ( 1 .9 1 , 4. 152, 12 .68), non è un gioco innocente. Quello delle ostriche è un jeu très innocent in senso ironico ( 12.55, 5 7 ) . In 1 1 .29 1 , innocents sono gli sprovveduti vittime dei bari. Hanno un valore di gioco teatrale certi riferimenti all'Aretino (8. 1 07 , 1 2 .68); notoriamente è un grande attrezzo per giochi erotici il labirinto (9.3 1 9 ) .
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La notte del 2 aprile 1734 un burchiello, caratteristica imbarcazione veneziana con cabine, risaliva pigramente il Brenta da Venezia verso Pa dova. A bordo vi erano l'abate Alvise Grimani, il poeta Giorgio Baffo, l'attrice e cantante Giovanna Casanova e suo figlio Giacomo ( 1 725 1798) di nove anni. Scopo del viaggio era accompagnare il ragazzo a pensione a Padova, dove avrebbe iniziato i suoi studi grammaticali. Ma dre e figlio dormivano nel salone al centro della barca. Ricordava Gia como nella Storia della mia vita: ll letto era basso e non scorgevo la riva: attraverso la finestra vedevo solo le cime degli alberi che in due file ininterrotte fiancheggiavano il fiume. La barca andava con moto così eguale che non me ne potevo accorgere; così, gli alberi che scomparivano rapidamente al mio sguardo suscitarono stupore. «Oh ma dre cara» esclamai. «Cosa succede? Gli alberi camminano ! » In quel momento entrarono i due signori e vedendo il mio sbalordimento me ne chiesero il mo tivo. «Come mai» risposi «gli alberi camminano?» Essi risero, ma mia madre sospirò e mi disse in tono compassionevole: « È la barca che cammina, non gli alberi, Vestiti». Per nulla intimorito, con l'aiuto della ragione che si stava svegliando in me, colsi subito la causa del fenomeno. «Dunque» le dissi «anche il sole sta fermo e siamo noi che ci muoviamo da Occidente a Oriente». La mia buona madre mi dà dello sciocco, l'abate Grimani deplora la mia imbecilli tà ed io rimango costernato e afflitto. Sto quasi per piangere, ma chi mi rende la vita è Baffo, che mi abbraccia e mi bacia teneramente dicendomi: «Hai ragione tu, bimbo mio. Il sole non si muove, fatti animo, tira sempre le conseguenze logi che dai tuoi ragionamenti e lascia che gli altri ridano». Mia madre gli chiese se era matto a darmi insegnamenti del genere, ma quel filosofo, senza degnarla di una risposta, seguitò ad ill u strarmi una teoria adatta alla mia mente semplice ed ancora intatta.
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Quella fu la prima vera soddisfazione della mia vita. Senza Baffo, sarebbe bastato quel momento per umiliare il mio intelletto: la vigliaccheria della cre dulità vi si sarebbe insinuata per sempre e la stupidità degli altri avrebbe sicu ramente smussato in me il filo tagliente di una facoltà grazie alla quale forse non ho fatto molta strada, ma cui certo vado debitore di tutta la felicità che provo quando mi trovo a tu per tu con me stesso. 1
Lo spirito di osservazione e le capacità di ragionare si era rivelate quindi presto nel veneziano che per i suoi viaggi e le sue avventure ga lanti fu uno degli uomini più celebri del secolo XVIII. Avviato verso gli studi giuridici, a Casanova fu risparmiata l'istruzione che si impartiva al lora nei collegi fondata su un asse filosofia scolastica-teologia, dopo l' ap prendimento del latino (anche in Seminario a Venezia egli rimase poco). Casanova frequentò tuttavia istituzioni educative di prestigio come l'U niversità di Padova e il convento della Salute di Venezia e inoltre, viven do a Venezia a contatto con l'ambiente nobile, molte cose poté appren dere direttamente. Casanova fondò la sua formazione culturale su tre so lidi pilastri: la filologia, la storia e le scienze matematiche. Della filologia, a cui lo dovettero avvicinare anche i suoi studi giuridici, ebbe sempre alta considerazione, testimoniata dalle frequentissime citazioni letterarie nelle sue opere. La storia a cui fece frequentemente ricorso era quella dissacrante alla maniera di Voltaire: la storia dei costumi. la storia sacra rivisitata. Le scienze matematiche nel Settecento avevano un'estensione ben più ampia di adesso. Per comprenderlo facciamo riferimento al ce lebre trattato di Christian Wolff, Elementa Matheseos Universae, che eb be nell'età di Casanova nel Veneto ben due edizioni. 2 La matematica comprendeva non solo la geometria, la trigonometria, l'algebra e l'analisi (vol . 1 ) , ma anche la meccanica e la statica, l'idrostatica, l'aerometria e l'idraulica (vol. II) , l'ottica, la prospettiva, la catottrica, la diottrica. la trigonometria sferica, l'astronomia (vol. nn . la geografia e l'idrografia, la cronologia, la gnomonica, la pirotecnia, l'architettura militare. l'archi tettura civile (vol. IV ) . Si trattò per tutte queste discipline di un appren1 G . CASANOVA, Storia della mia vita (titolo originale dell'edizione critica Histoire de ma vie, Wiesbaden-Paris, 1 960-62 ) , a cura di P. Chiara e F. Roncoroni, II ed. , Mondadori, Mi lano, 1 989, voll. 3 ; I, pp. 28-29. Il mondo di Giacomo Casanova: un veneziano in Europa, 1 725- 1 798, Venezia, Marsilio, 1 998. nae.
2 Teniamo conto della prima edizione C.
WOLFF, Elementa Matheseos Universae, Vero
Rmwmzi n i . 1 7 4 6 - 5 4 . vol i . 'i . Le opt·n· dd \X'olff furol l(l poi rist ampatl' a Verona . l 768-98 .
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GIACOMO CASANOVA E LE SCIENZE MATEMATICHE
dimento essenzialmente da autodidatta, con forti limitazioni e gravi la cune. In particolare per la matematica Casanova non arrivò mai ad ap prendere l'algebra e anche nella geometria euclidea dimostrò qualche in certezza, si interessò invece in particolare di aritmetica politica, di calco lo combinatorio e probabilità, in relazione ai giochi d'azzardo, di geo grafia, di cronologia e di architettura. Dal 1738 al 1742 Casanova frequentò i corsi di diritto all'Università di Padova. 3 Rientrato a Venezia sentì subito il bisogno di perfezionare le sue conoscenze scientifiche, passando la Quaresima del 1742 a studiare fisica sperimentale al Convento della Salute di Venezia. Questi studi ri chiamano una figura notevole di fisico e matematico. Giovanni France sco Crivelli ( 1 69 1 - 17 4 3 ) era nato a Venezia, suo padre apparteneva al l'ordine dei Segretari della Repubblica e aveva svolto importanti funzio ni diplomatiche, Giovanni era divenuto somasco nel Convento della Sa lute, fu poi Padre provinciale dei Somaschi e rettore del Seminario di Murano. I suoi manoscritti andarono sfortunatamente dispersi, ma egli pubblicò due opere didattiche importanti: gli Elementi di aritmetica nu merale e letterale (Venezia 1 728) e gli Elementi di fisica (Venezia 17 3 1 ) . Quest'ultimo lavoro fu ripubblicato ampliato nel 1 74 4 e a questa edizio ne faremo riferimento. Non si tratta per questi volumi, come attesta il fatto che sono scritti in italiano, di manuali per i collegi in senso stretto, ma essi sembrano tuttavia abbastanza significativi per indicare in qual che modo il limite superiore dell'insegnamento presso i Somaschi verso metà del Settecento. Crivelli divideva la fisica scolasticamente secondo l'oggetto in fisica generale quando contemplava l'Universo in genere e in fisica particolare quando considerava le proprietà particolari di alcuni corpi. La fisica particolare quindi comprendeva l'astronomia, l'anatomia, l'ottica ecc. Secondo l'ordine di trattazione la fisica si divideva invece in storica (quando esponeva i fenomeni senza indicarne le cause, come la storia degli animali) ed etiologica (quando indicava le cause dei fenomeni) . L a fisica etiologica s i divideva a sua volta i n fisica sperimentale(quando le cause erano ricavate dall'esperienza) e ipotetica (quando si facevano congetture sulle cause dei fenomeni). Nell'opera di Crivelli comparivano 3 P. DEL NEGRO, Giacomo Casanova e l'Università di Padova, Quaderni per la storia del l'Università di Padova, 25 ( 1 992 ) , pp. 405 -4 1 6.
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estese note storiche, che non devono essere considerate come un ele mento di novità nei libri di fisica di questo periodo, ma piuttosto come la continuazione di una tradizione scolastica. 4 Al carattere di opera postuma della seconda edizione dell'opera del Crivelli, e al desiderio di veder pubblicati una parte dei suoi manoscritti si deve l'introduzione nel secondo volume di un'estesa trattazione de I problemi aritmetici di Dio/anto alessandrino analiticamente dimostrati, nella quale si trova una traduzione in termini moderni dei problemi arit metici di Diofanto che non trova riscontri nella letteratura matematica italiana del Settecento. Casanova non ebbe forse contatti diretti con il Crivelli, egli ricorda va invece il padre Barbariga, somasco del convento della Salute di Ve nezia che lo aveva avuto come studente di fisica. 5 Si tratta probabilmen te di Girolamo Barbariga ( 1 723 - 1782 ) , che nel 1769 divenne professore di fisica a Padova. Lo scienziato che maggiormente servì di riferimento a Casanova per i suoi studi matematici fu Simone Stratico ( 1 7 3 0- 1 824 ) , fratello di Pao lina, amante di Francesco Morosini ( 1 7 14 - 1 793 ), procuratore di San Marco e buon amico di Casanova. Con Stratico Casanova ebbe una ven tennale co rrisponden za 6 Giacomo Casanova ebbe, nei suoi moltissimi viaggi che lo portarono a percorrere tutta l'Europa dalla Spagna alla Russia, all ' Olanda, all'In ghilterra, alla Svizzera, alla Francia alla Germania, varie occasioni per mettere in mostra le sue conoscenze matematiche. A Parigi d'Alembert ascoltò una sua conferenza nella quale presentava il progetto di una lot teria; sempre a Parigi conversò con Condorcet a proposito di una con ferenza di Franklin sulla direzione degli aerostati. A Roma entrò in ami cizia con Francesco Jacquier dell'ordine dei minimi, professore all a Sa pienza Romana e famoso per un 'edizione dei Principia mathematica di Newton . Casanova dimostrò anche un interesse personale per persone meno famose, ma indirizzate allo studio delle matematiche come per il giovane Domenico Tonietti Dc Fabris allievo padovano di Giuseppe .
CRIVELLI, Elementi di fisica, voll. 2 , Venezia, Baglioni, 1744. op. cit. , l, p. 1 44 . 6 S. S TRAneo, Lettere a Casanova (1 769- 1 789), a cura di F . Luccichenti, Roma, Leberit, 4 G.
5 CASANOVA,
1 992.
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Suzzi ( 1701 - 1764) o il giovane che assunse come domestico a Berlino (Lambert), che aveva nel suo bagaglio due sole camicie e venti libri di matematica. Può essere interessante notare che gli incontri più celebri di Casanova, con Federico II di Prussia e con Caterina II di Russia, por tarono ad una conversazione di argomento matematico. Federico lo ricevette a Sans Souci all a fine di giugno del 17 64 . Il re si lagnò del fatto che i suoi giardini erano rimasti senz' acqua nonostante le spese ingenti e chiese a Casanova informazioni sulle forze navali e terre stri della Repubblica di Venezia. La discussione cadde poi sull a finanza pubblica e sulle imposte. Federico si informò sulla lotteria di Genova che Casanova aveva contribuito nel 1758 ad impiantare a Parigi. In pro posito di imposte e lotterie si ebbe il seguente colloquio. Casanova: La lotteria è un'imposta ed è un'imposta della specie eccellente quando il re destina ciò che ne ricava a qualche impresa utile. Ma il re può anche rimetterei. Una volta su dieci. n risultato è frutto di un calcolo sicuro? Certo, sire, come tutti i calcoli politici. I quali, poi, sono spesso erronei. Domando scusa a Sua Maestà: tali calcoli non sono mai erronei, quando Dio è neutrale. Può darsi che anch'io la pensi come voi sul calcolo morale, ma non mi pia ce la sua lotteria di Genova. La considero una truffa, e non la vorrei anche se avessi l'assoluta certezza di non rimetterei nulla. Sua Maestà parla da persona saggia, perché il popolo ignorante ci gioche rebbe solo se trascinato da un'ingannevole fiducia. 7
Non avendo trovato conveniente un'offerta di lavoro da parte di Fe derico II, Casanova si diresse verso la Russia. A settembre del 1 764 era a Riga, a dicembre era a Pietroburgo. In Russia rimase quasi due anni ac colto con grandi onori. Negli incontri che ebbe con la zarina Caterina II, Casanova provò a convincerla ad applicare il calendario gregoriano anche in Russia. Egli fece osservare saggiamente: L'anno in Russia è ben misurato, ma non il secolo, e dall'errore che si com -
7 CASANOVA, op. cit. , III, p. 166.
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mette una volta ogni cent'anni, trae origine il disordine del Calendario greco che si trova retrogrado di undici giorni del nostro. Questo è un disordine che fa mestieri distruggere ordinando che l'ultimo anno di ogni secolo, eccet tuato ogni quarto, abbia ad essere comune, e non bisestile. Fatto questo rego lamento la misura del secolo diverrà conforme alla rivoluzione annua della Ter ra all 'intorno del Sole. 8
Come è noto la Russia mantenne l'antico calendario giuliano fino al la Rivoluzione d'ottobre ( 1 9 1 7 ) , che in effetti per il calendario gregoria no è avvenuta in novembre. Interessanti osservazioni di tipo fisico e matematico (simmetria, bali stica ecc. ) si trovano nell']cosameron, romanzo fantascientifico di Casano va nel quale egli descriveva un viaggio immaginario nel centro della Terra. 9 Nonostante questo documentato e non banale interesse di Casanova per le scienze matematiche, non ci si interesserebbe oggi di Casanova e le matematiche se egli non avesso pubblicato un saggio sulla duplicazio ne del cubo e se lo storico delle matematiche Charles Henry, attratto da questa pubblicazione, non avesse per primo esaminato i manoscritti ca sanoviani di Dux tra il 1 88 1 e il 1 882 , spostando l'attenzione dalla vita avventurosa di C as an ova alle sue qualità di intellettuale. 1 0 LA
DUPLICAZIONE DEL CUBO
La storia del problema della duplicazione del cubo è molto antica. L'origine del problema si trova raccontata in una lettera di Eratostene al re Tolomeo I II, conservata con i commenti di Eutocio di Ascalona all e opere di Archimede. 1 1 Vi si legge all ' inizio: 8 G. CASANOVA, Istanza di un deputato della repubblica letteraria esposta al profondo giu dizio dell'Imperatrice di tutte le Russie Ecatcrina II ad oggetto di rendere il calendario russo con/orme a quello europeo, a cura di P. Pullega, «l castelli di Vale», l , 1 997 , pp. 1 95 -205. 9 G. CASANOVA, ]cosameron, ovvero storia di Edoardo e di Elisabetta, che passarono ottan t'anni presso i Megamicri abitanti aborigeni del protocosmo all'interno del nostro globo, edizione
italiana a cura di G. Spagnoletti, Milano, Lerici, 1 960. «Al di là dell'indagine sul Casanova e la scienza del suo tempo», come scriveva all'autore Piero Chiara, ma ricco di spunti interessanti è l'agile volumetto di V. CAGUOTI, Casanova e la scienza, Bergamo, Moretti e Vitali, 1 998.
1 0 C. 1-lENRY, Les connaissances mathématiques de ]acques Casanova, «Bullettino di storia e bibliografia delle scienze matematiche», 1 5 , 1 882 , pp. 6 3 7 -669. 1 1 Q uesti commenti accompagnarono già l'edizione di Archimede del Commandino
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Eratostene a Tolomeo salute.
Narrano che uno degli antichi poeti tragici [forse Euripide] facesse appa rire in scena Minosse [mitico re di Creta] nell'atto di far costruire una tomba a Glauco [suo figlio] , e che Minosse accorgendosi che questa era lunga da ogni lato cento piedi, dicesse «piccolo spazio invero accordasti ad un sepolcro di re, raddoppialo conservando sempre la forma cubica, raddoppia tutti i lati del se polcro». Or è chiaro che egli si ingannava. Infatti, duplicandone i lati una figu ra piana di quadruplica, mentre una solida si ottuplica. Allora anche tra i geo metri si pose la questione in qual modo si potesse duplicare una data figura co munque conservandone la specie. E questo problema si chiama duplicazione del cubo. Dopo che tutti furono per lungo tempo titubanti, per primo lppocrate di Chio trovò che se fra due linee rette, delle quali la maggiore sia doppia della minore, si inscrivono due medie in proporzione continua, il cubo sarà duplica to, e così tramutò una difficoltà in altra non minore. Si narra poi che più tardi i Delii spinti dall'oracolo a duplicare una certa ara, caddero nello stesso imbarazzo. E dei legati vennero spediti ai geometri che convenivano con Platone nell'Accademia, per eccitarli a cercare quanto era richiesto. Essi se ne occuparono con diligenza e si dice che, avendo cercato d'inserire due medie tra due rette, Archita tarantino vi riuscisse col semicilin dro ed Eudosso invece mediante linee curve. Questi furono seguiti dagli altri, nel rendere più perfette le dimostrazioni, ma non poterono effettuare la co struzione ed accomodarla alla pratica, eccettuato forse Menecmo e con gran fatica 1 2 .
Cerchiamo d i rendere intellegibile il testo d i questa importante let tera. Ippocrate di Chio riconobbe che il problema della duplicazione del cubo, che può essere posto nella forma: .0 2 a3 =
dove a è il lato del cubo noto e x quello del cubo di volume doppio, è un caso particolare del seguente problema: dati due segmenti a, b, co struirne due altri x e y tali che: a:x=x:y=y:b ( I 5 5 8 ) . Si veda A rchimedis quae supersunt om n ia eum Eutocii A scalonitac commentariis ex rl:' ccnswne ]osephi Torelli. Oxonii, E Tipographeo Clarendoniano. 1 7 92 . La lettera di E rato stene si trova a pp. 144 - 1 46.
1 2 A. CONTI, Problem i dz 3" [!.rado, in Questwni riguardanti le matematzcbe deml'nfari. a cura di F. Enri q ues terza edizione, parte seconda, B olog n a Zanichelli. ! 926, pp. 3 2 5 ---1 1 6 . ,
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Infatti da queste due proporzioni si ricava:
,? = a y xy=ab e moltiplicando termine a termine:
xl = rr h Se h = 2 a si ha quindi xl = 2 a3 . Ippocrate però generalizzava il problema, ma non lo risolveva. L'i dea di Archita di Taranto fu di ottenere la soluzione dall'intersezione di tre superfici (un cilindro, un toro e un cono) :
xl + l = a x 2 x + l + i = a J,... x!-=-..., +-y -.-
y}
+ l + i = r} b-2 y}
Infatti quadrando la seconda equazione e confrontandola con la ter za e con la prima si ottiene:
(rr b-2 x2 ) 2 = a2 (xl + l ) = a3 x e se a = h /2 si ha xl = 2 b3 e quindi la soluzione del problema della du plicazione del cubo.
La soluzione di Menecmo del problema dell'inserin1ento di due me die proporzionali tra a e h si avvale dell'intersezione di due parabole: x2 = a y e i = h x Eliminando la y e dividendo per x si ottiene la soluzione del proble ma x3 = a2 b. Se in particolare h = 2 a, x è la soluzione del problema della duplicazione del cubo.
Abbiamo preferito usare il linguaggio algebrico oggi più familiare per far comprendere meglio la natura del problema. Tutti questi calcoli possono essere tradotti in un linguaggio puramente geometrico ( costru zioni di curve e loro intersezioni), che fu quello usato dai Greci. Quindi già prima di Euclide si sapeva risolvere il problema della duplicazione del cubo. Quello che non si sapeva fare, e che molti secoli dopo è stato dimostrato essere imposs ibile, è cost ruire la sol uz io n e dd problema del la duplicazione del cubo con riga e com passo 1 3 .
1 1 U n sempl i ce ragionamento algebrico per dimostrare che la duplicazione del cubo non
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Negli Elementi di Euclide si trova un metodo geometrico molto semplice per inserire una media proporzionale tra due segmenti. Si pon gono i due segmenti uno di seguito all'altro e si descrive il cerchio avente come diametro questo segmento somma. La semicorda ottenuta alzando la perpendicolare nell'estremo del primo segmento è la media propor zionale cercata. Platone aveva già dato una semplice costruzione mecca nica dell'inserimento di due medie proporzionali tra due segmenti. 1 4 I metodi algebrici, e accanto ad essi nuove costruzioni geometriche, furono usati nello studio del problema della duplicazione del cubo da mol ti matematici moderni (Sluse, Viviani, Huygens ecc.) che si occuparono della questione tra Descartes e Newton. Particolarmente interessante è la costruzione proposta da Descartes nel secondo libro della Géométrie. Tutti questi studi avevano convinto i geometri che il problema della dupli cazione del cubo non fosse risolubile con riga e compasso come l'altro ce lebre problema della quadratura del cerchio e nel Settecento ormai erano rimasti soltanto dei dilettanti a cimentarsi con tali problemi. Dilettanti nu merosi e spesso autorevoli (ex magistrati, militari in pensione ecc.) tanto che per non essere costretti a polemiche estenuanti le Accademie settecen tesche che erano chiamate a giudicare le soluzioni avevano decretato che non si sarebbero più occupate del problema della quadratura del cerchio. CASANOVA DUPLICATORE
Nel 1783 Giacomo Casanova era a Vienna al servizio dell'ambascia tore di Venezia Sebastiano Foscarini. Alla morte di questi nel 1785 egli ricordava: Decisi allora di andare a Berlino, sperando di ottenere un posto nell'Acca demia, ma a metà strada il conte di Waldstein mi fermò a Toeplitz e mi con dusse a Dux, dove ancora mi trovo, e dove, come pare, morirò. 1 5
s i può ottenere con riga e compasso si trova in R . CouRANT e H. RoBBINS, Che cos 'è la ma tematica, Torino, Bo ringh ieri . 1 950, pp. 2 1 8 -220. Questo ragionamento utilizza comunque considerazioni divenute familiari solo nel secolo XIX. 14
Casanova poteva trovare queste costruzioni in una deUe molte edizioni deUa Geome
tria del Tacquee. Si veda ad esempio A. TACQUET, Elemento Euclrdea geometriae, Napoli, Elia, 1744, pp. 2 17 -222. Si veda anche CoNTI, op. cit., pp. 356-357. t s G . CASANOVA, Sommario della mia vita, in Io., Pensieri lzbertini, a cura di F. Di Troc
chio, Milano, Rusconi, 1 990, p. 3 2 1 .
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Nella quiete di questo castello-palazzo in una zona molto gradevole dei Sudeti (Dux si chiama oggi Duchcov), Casanova ebbe l'incarico di bibliotecario del conte Joseph Karl Emmanuel di Waldstein ( 17551 8 14 ) , carica di prestigio presso i principi tedeschi: Leibniz era stato bi bliotecario dei duchi di Hanover. Egli poté dedicare quindi gli ultimi tredici anni della sua vita prevalentemente agli studi e alla meditazione. E furono in effetti anni fecondi di pubblicazioni e di stesura di un nu mero considerevole di manoscritti ancora inediti e della sua monumen tale autobiografia. A Dux Casanova riprese anche gli studi matematici e in particolare si applicò ad un problema che lo aveva interessato durante tutta la vita: la duplicazione del cubo. A questo problema egli dedicò dal 1790 tre successive pubblicazioni: Solution du probleme deliaque, démontré par Jacques Casanova de Seingalt, bibliothécaire de Monsieur le Comte de W aldstein, Seigneur de Dux en Boheme, A Dresde, De l'Imprimerie de C. C. Meinhold, 1790; 80 pp. Corollaire à la duplication de l'hexaedre donné a Dux en Bohème par Jacques Casanova de Seingalt, 4 pp. Demonstration géometrique de la duplication du cube, corollaire second, 2 pp. Casanova per prima cosa ricorse al suo amico Simone Stratico che gli rispose il 30 ottobre 1 989, puntualizzando esattamente la questione: Indi quanto al problema della duplicazione d el cubo, che impegna tanto le di lei applicazioni, Ella osservi che la difficoltà di scioglierlo non i s t à nel dare il lato d'un cubo, il quale sia in solidità d opp i o d 'un alt ro lato. giacché m ol ti sì
antichi che moderni Geomet ri ne hanno dati metodi accuratissimi: ma sta nel sc iogli e rlo con i mezzi della geometria. c he sono il ce r ch i o e la linea retta, e di far c iò per modo, ch e senza bisogno di p rova materiale, ogni Geometra possa esserne convinto. Questa è la co nd i zio ne . che in du sse Platone a r im ettere questo problema ad Eudosso: e questa condizione nwdesima è quella che rende la ricerca i m poss ib i l e Per altro Ella può vedere nell'Euclide dd T acqu e t tre metodi ingegnosi, m ecc ani c i cert issi mi per duplicare il cubo; molti a lt r i ne tro verà in E u t oc io commcntatorl· d i Archimede: ne' moderni t roverà che questo problema si s c i o gli e egregiamente coll ' i n tersezione di d u e cur ve coniche: non t roverà mai che si sc io l g a aritmd icamcntc, perché s'avrebbe la radi ce cubica del 2 la quale è sorda, né rispon de giammai . Quindi il d i lei metodo che � cert amen te meccanico può avere un merito .
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per essere nuovo, e per avventura dissimile da que' molti che si conoscono, ma non ha carattere alcuno per essere annunziato ad Accademie o a Geometri con alcuna lusinga di distinzione, lode o profitto. 1 6
Casanova non aveva aspettato la risposta di Stratico e convintissimo della sua scoperta aveva scritto il 15 ottobre 17 89 al Presidente dell' Ac cademia di Berlino. Questi trasmise la lettera di Casanova ad Abel Bur ja, che gli fece immediatamente avere una sferzante risposta. Casanova non desistette e diede alle stampe a Dresda nel 1790 pri vatamente la Solution du probleme deliaque. Si tratta di un lavoro inte ressante dal punto di vista epistemologico come si può vedere anche dal l'indice: Aux Lecteurs - Aux Géometres - Grandeur - Mécanique - Forme - Equili bre - Augmentation - Vitesse - Nature - Abstractions - Vérité - lnfini, fini - Ma tière sans étendue - Progressions cubiques - Analyse du cube - Racine - Muse Raisonnemens specieux - Illusions - Evidences - Expériences - Conclusion Esprit de Géomètre.
Casanova facondo ed acuto in vari punti del lavoro è molto parco di indicazioni quando si tratta di spiegare il suo metodo per la duplicazio ne. Henry preferì non interpretarlo e riprodurre il testo casanoviano. 1 7 In sostanza Casanova compì un'interpolazione tra dati numerici che gli consentiva di ottenere un'approssimazione razionale molto buona della soluzione del problema, che aritmeticamente corrisponde all'estrazione della radice cubica di 2. La soluzione di Casanova era: 3 64 + 94
458
3 64
3 64
Essa, arrestata ai primi sette decimali, è l ,25 824 1 7 . Si noti che la ra dice cubica di 2, arrestata ai primi sette decimali, è 1 ,25992 1 0. Quindi in un cubo di 20 cm di lato l'errore è inferiore a 4 decimi di millimetro. Questa precisione di esecuzione, ma non di ragionamento, come avreb be detto Descartes, suggestionò Casanova inducendolo a sottovalutare un' obiezione elementare all'esattezza della sua soluzione. La soluzione 1 6 STRATICO,
op. cit., pp. 54-55.
Maggiori dettagli sono stati recentemente forniti da H . BERTRAM. Casanova et le pro blème déliaque, «L'Intermédiaire des Casanovistes», 1 5 1 998, pp. 1 1 -22. 17
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vera del problema della duplicazione del cubo non può essere espressa come rapporto di due numeri interi (è cioè un numero irrazionale o co me si diceva allora sordo). Infatti se fosse: 3r-; 2 v L.
_ _
m n
con m e
n
prmu tra d"1 loro ·
·
si avrebbe l'assurdo:
m3 n3
-
=
2
mentre m3 e n3 contengono gli stessi fattori primi di
m e
n . 18
1 8 Q uesto ragionamento s i trova già i n Aristotele ed Euclide. L'obiezione venne fatta a Casanova da un altro dilettante di matematica, J. F. Opiz: G. CASANOVA, Correspondance avec ]. F. Opiz, publiée d'après le manuscript de ] . F. Opiz par Fr. Khol et O. Pick avec un épi loguc des éditeurs, tome premier, Leipzig, Wolff, 1 9 1 3 . Casanova discusse l'argomento della duplicazione del cubo anche in lettere a Formey, Bailly e ad un professore di Jena. Si veda G . CASANOVA, Patrizi e avventurierz; dame e ballerine in cento lettere inedite o poco note, a cura di C. L. Curie!, G. Gugitz, A. Ravà, Milano, Corbaccio, 1 93 0 .
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APPENDICE
l ) Giacomo Casanova al Presidente dell'Accademia di Berlino, Dux, 15 ottobre 1789 1 9
Dux
en
Boheme c e 1 5 octobre 1789
Monsieur le Comte en trente neuf ans d'étude, à l'age de soixante et quatre ans, non fou, non im becille , et non ignorant les regles que l' Arithmetique prescrit à ceux qui veulent calculer pour donner des certitudes sur toute mesure d'étendue, j'ai dupliqué le cube numeriquement, sensiblement, reductible à la pratique, comme on le de sire, comme on le cherche en vain depuis deux mille ans. In tenui labor, sed tenuis non gloria. Ma demonstration est prete; je suis l'Oedipe qui a expliqué l'enigme, et ce n'est pas au Sphynx que je dois en demander le prix: c'est à une celebre academie, c'est à Votre Excellence qui y preside, que je crois povoir avoir la hardiesse de m'adresser. Je desire de faire passer ma découverte à la posterité sous les auspices d'un puissant monarque, et sous la protection de son sage ministre. Le voyage n'est pas long, et il ne me seroit pas difficile, Mon sieur le Comte, d'aller vous faire ma reverence pour remercier V.E. personel lement. Dans mes longues lucubrations sur la duplication du cube je faisois hommage aux grands hommes qui y travaillerent en vain ; d'abord que je l'ai trouvée il y a trois mois je me suis rejoui d'avoir prouvé qu'ils ne s'occuperent pas à une solution impossible: j 'eus l'honneur de les justifier: non ultra dcos la cesso: je mourrais content. Dois je m'en tenir là? Je crois que non.// Parvum distai inertia celata virtus: je dois à la societé ce qu'elle m'a mis à portée d'acquerir: je suis comme cet ancien qui disoit qu'il ne voudroit pas faire un voyage à la Lune si on lui donnait pour condition de ne reveler à personne ce qui il y verroit de nouveau. La verité n'a pour moi des charmes qu 'autant que je peux en faire etalage. Dans le cas, Monsieur le comte, que toutes !es academies de l'Europe se raient sourdes à mes cris, je pourrois prodiguer ma solution aux journaux : je le sais, mais avant le triomphe je devrois souffrir pour long tems !es moqueries de l'ignorance, et !es géometres, mes seuls j uges competans, que je respecte, ne s'empresseroient pas de mettre et publier leur sceau à ma decouverte, et j 'au rois peut erre le sort de Copernic qui mourut avant la publication de son sys teme, si licei in parvis exemplis grandibus uti. Votre Excellence me pardonnera
19 Berlino, Akademie der Wissenschaften, Abschnitt I, von 1 700- 1 81 1 .
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si je desire de me trouver vivant, et d'assister en personne à mon apotheose: si ma vanité est vicieuse, ma confession lui merite l'absolution. Monsieur de Formey, qui ne m'a pas repondu, est savant, mais je ne me repens pas de lui avoir ecrit; comme je n'agis jamais que par raison, je ne me trouve jamais dans le cas de me repentir. Monsieur Formey est, je crois, un geo metre empirique, il n'a pas agi en géometre en ne me repondant pas: il faut ce pendant pardonner un respectable vieilla rd qui s'imagine que tout ce qui etoit à faire est fait, et qu'il n'y a plus rien de nouveau à esperer: cela peut arriver à lui, et à moi qui sommes sur notre depart, mais non pas au monde tout entier qui malgré son age de 6000 ans n'en a que sept en calculant non pas sa force vitale mais !es evenemens qui peuvent causer la morte. Le monde donc est en core dans son enfance. Les calculs politiques sont aussi vrais que les physiques quiqu'ils n'aillent que par approximation: ce n 'est pas de ceux là que je me suis servi pour dupliquer le cube. Le monde de Monsieur de Formey met le difficile transcendent dans la classe des impossibles. La physique ne raisonne pas ainsi. Si l'indulgence de V.E. pensoit de m'envoier, comme des preliminaires, des difficultés à resoudre sur la duplication en question, je me declare pret à !es applanir toutes sous la condition qu'elle ne se serve des caracteres algebriques. Je ne sais pas l'Algebre. Platon , et Euclide ne le savoit pas . ]e n 'ai point de voi ture, et l'Arithemetique m'apprend qu'on peut aller à pied par tout où un autre va à cheval. L'algebre d'aille urs ne sert pas à la duplication du cube. Tout de pende l'étude de sa marche, et du mouvement de la racine dans ses progres sions compliquées, mais toujours regulieres, qui m'ont mis à meme de faire apercevoir à tout le monde le point ou la duplication se verifie. L'algebre s 'atta che aux grandeurs plus qu'au mouvement, et la racine d'un cube, quiqu'elle n' ait point de volonté, est un étre viva n t, qui Il se m eu t sous des lois positives. ]e finis ma lettre, Monsieur le Comte, deja trop longue, en representant à V. E. qu'il m'est tres connu que l'alternative de la gioire es t le mepris. et que je m'y exposerois, si à l'examen de ma demonstration on la trouvoit sophistique: les sentimens d'honneur que j'ai me font preferer la mort au mepris. ]acta nt alea . J 'annonce à V otre Excellence que j'ai dupliqué la solidité d 'un cube. ,l 'ai l'honneur d'étre avec un pro fond respect, Monsieur le Comte. de votre Excellence, le tres humble et tres obeissant serviteur Casanova de Seingalt Bibliotecaire de M. le Comte de Waldstein
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2 ) Abel Burja al Presidente dell'Accademia di Berlino, Berlino, 4 no vembre 1789 20 Monsieur le Comte Votre E x cellence a bien raison de mettre Monsieur Casanova de Seingalt au nombre des visionaires . Sa vision ne vaut guère mieux que celle des chercheu rs de la q u a dratu re du cercle; et, comme Votre Excellence l'observe, il avoue lui ' m e m e n avoi r aucune teiture de l ' Algèbre, science la plus propre à resoudre des problemes de ce gendre. n est vrai que le problème de la duplication du cube n'est pas proscrit comme celui de la quadrature du cercle. Cependant ce seroit peut-etre une oeuvre de charité que de ne pas exposer le Sieur Casanova, à la derision des Académ i c ien s et de lui répondre simplement que si comme il croit, il a en e//et trouvé la duplication du cube, son nom n'aura besoin d'aucune recomen-11-dation etrangère pour parvenir avec bonneur à la posterité. Si neanmoins V otre Excellence croit qu'Elle ne sera pas quitté de cet horn me au moyen d'une telle reponse, et qu'il pourroit bien revenir à la charge, jc s uis tout pret à li re à l' Académie un extrait dc sa lettre, ext rait quc j'ai préparé à tout evénement, avec la minute d'une reponse à ce duplicateur du cube. J'at tend des ordres ultérieurs de Votre Excellence à cet égard. Que Votre Excellence daigne agréer mon profond respect , et les voex que je fais toujours pour la conservation d'un illustre Ministre. qui t r a v a ille avcc tant de gl oi re à la duplication très réellc dc la prospérité publique, et Jes pro· grès de l'esprit humain. J'ai l'honneur d'etre avec vénération, Monsieur le Comte, de Votre Excel lence, le très humble et très obeissant serviteur A' Berlin, le 4 nov. 1 789 B u rja ,
P.S. Je renvoie ci-joint la lettre de Mr. Casanova.
zo
Berlino, Akademie der Wissenschaften, Abschnitt L von 1 700- 1 8 1 1 .
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L'ABBRACCIO DEL CASANOVA AL MONDO MUSICALE DEL SUO TEMPO
n faut avoir l'oreille fort délicate et une force d'habi tude incroyable pour comprendre toutes leurs phra ses composées de paroles qui diffèrent plus par le ton que par la diversité des voyelles, et qu'il faut aus si écouter en les regardant, parce que la force de plu sieurs significations dépend du geste, des yeux et de toute la physionomie de l'orateur. Giacomo Casanova, lcosaméron.
Per uno studioso dell'opera e del teatro italiani del Settecento ed in particolare della migrazione internazionale dei loro interpreti nelle terre per noi ancora alquanto incognite del macrocosmo quotidiano di quel l'Europa scomparsa, immergersi nella lettura delle memorie e dell'episto lario casanoviani vuoi dire trovarsi improwisamente con un effetto well siano di macchina del tempo di fronte ad una realtà ricreata e riconden sata miracolosamente, ad un ]urassic Park dell'immaginario. Ecco allora che quei nomi di attori, cantanti, ballerine, coreografi, musicisti e letterati che si accumulavano anno dopo anno nei nostri quaderni d'appunti, vi vificati talvolta dal lampo vitale delle tracce rimasteci della loro creazione - pezzi di ossa, scheletri, uova pietrificate di un mondo che non pulsa più - cominciano ad agitarsi di nuovo, a muoversi e a parlare nella no stra mente con la loro lingua e non più con quella che noi abbiamo attribui to loro, a presentarsi alla nostra immaginazione non più come assessuati oggetti scientifici di sterili ricerche scientifiche ma come umanità che ride e fa all'amore, che mangia e sputa, senza curarsi dei reperti che lascerà ai posteri. Che gioia nel leggere delle croste eczematose che sfigurano Ra-
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ANDREA FABIANO
nieri de Calzabigi, il riformatore dell'opera seria del secondo Settecento, dell 'umanità e del fascino di Silvia, attrice fet iccio di M arivaux, della gi gantesca imponenza del vecchio Crébillon, del «developpement» ridico lizzato del gran ballerino Dupré, della celebrità della Camargo ricondotta all 'esser senza mutande in scena , della sorridente sfrontatezza sessu ale di Corallina Veronese, della cantante Marie Fel con i suoi figli di t re padri diversi, della piaggeria di Da Ponte, del rimbambimento senile del castra to Farinelli. Quel macrocosmo quotidiano così lontano da noi, ci appare ora veramente uno Small World, dove quei nom i che erano solo neri se gni grafici incolonnati sulla carta s'incontrano e scontrano nelle peripezie romanzesche delle loro esistenze. Ma Casanova non fu solamente un croniqueur disincantato di quel mondo dello spettacolo, un osservatore distante nel loggione della vita ; uomo di mondo, libertino, awenturiero, romanziere, Casanova volle es ser anche manipolatore teatrale, trafficante di d rammaturgie. Questo mio intervento vuole appunto ripercorrere i carsici segni m usicali di questo commercio scenico nella prospettiva d i poter un giorno, con l ' a mico Piermario Vescovo , farli riaffiorare nero su bianco in u n a riserva an tologica di lettura di quanto ha fatto e detto sul teat ro questo nostro veneziano che ha avuto nella sua postuma vita scenica il \'olto di Vittorio G assman , Vincent Price, Gabriele Ferzetti, Leonard \X'hiting, Ugo Pa gliai, Donald Sutherland, Tony Curtis, Giulio Bosetti, J\1arcello Ma stroianni , Richard Chamberlai n , Alain Delon e - pote\·a mancare? del la superdotata star del porno John C. Holmes. Tutto cominciò a Parigi all inizio degli an n i 50, n e l suo primo viag gio d'iniziazione alla vita intellet t uale i n t ernazionale ; nonost ad t n w m isura cd accordt> cd alk·anza or paci fica, or violenta, sicché ne sgorgano proporzione armonia, regolarità, un tutto infine tutto de gno del nome del bello» cfr. S. BETTINELLI, Dell'entusiasmo delle belle arti in Illuministi ita lirmi, Milano-Napoli, Ricciardi, 1969, p. 820. Del resto il linguaggio neoplatonico, se non si vuoi parl a re di pensiero, ì_· p rcscll l c anche i n alrn· opt"rc ill u m i n isll' . 411ali Sl'nz'ah ro i p,.,,·cn ddl'mmttiJ!.IIltiZ!ol/c di Cesare lkcca ria l' il .\�'!!J!."' Mcta}ÌH