Felicità e tramonto. Sul Frammento teologico-politico di Walter Benjamin

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Felicità e

tran1011to Sul J,ìunnnento teologico-politico di \X-alter Benjan1in A t'Ura di GabrielP Guerra

I'

Tan1ara Tagliacozzo

Quodli!H)t Studio

Indice

7

Gabriele Guerra e Tamara TagliacoTJ.o

Introduzione 17

Walter Benjamin

Frammento teologico-politico 19

Sami Khatib

Il Frammento teologico-politico di Walter Bcnjamin. Messianico o Messia, mistica o apocalittica? 33

Julia Ng

La matematicità di un'espcrien1.a transitoria: a proposito di due espressioni del Frammento teologico-politico 55

Luigi A:u,aciti-Furnaroli

"Notte celeste senza resurrezione". Sulla restitutio in integmm nel Theologisch-politisches Fragment {q

Didier Alessio Contadini

Elementi di una pluralità temporale nello spazio urbano. Il Frammento teologico-politico e gli scritti maturi 81

Damiano Robcri

La "natura messianica" come ricapitola1jone 93

Antonio Rosclli

Walter Bcnjamin e le politiche della passività 1 11

Stefano Marchesoni

Bcnjamin versus Bloch. Il Frammento teologico-politico come critica dello Spirito dell'utopia

12.5

Stefania Ragaù

Tra utopia e teologia: il Frammento teologico-politico alla luce delle due utopie del profano di Bcnjamin e Scholem 1 39

Federico Dal Bo

«L'immediata intensità messianica del cuore». Paolinismo nel Frammento teologico-politico di Walter Bcnjamin 1 53

Fmanuclc Edilio Pelilli

Costella1joni pericolose. Fricdrich Holderlin all'interno del Frammento teologico-politico di Walter Bcnjamin 169

Paolo Vcmaglionc Berardi

Né teologia né politica. li taglio messianico nel Frammento di Walter Bcnjamin

Gabriele Guerra e Tamara Tagliacort.o

Introduzione

Quando, alla fine del 193 7, Walter Bcnjamin incontra i coniugi Adorno a San Remo, mostra loro un breve testo, che Adorno successivamente indicherà come «un frammento del periodo tardo che gioca il tutto per tutto» 1 • Il breve testo di Walter Bcnjamin verrà poi reso noto sempre da Adorno nel 195 5 con il titolo Frammento teologico-politico-, l'altro suo grande amico Gershom Scholcm sosterrà invece, nella biografia dell'amico pubblicata anni più tardi, che «tutto in quelle due pagine corrisponde precisamente al corso dei suoi pensieri, nonché alla specifica terminologia degli anni 19201921 • 2 • Questi sono dati noti alla critica, che da tempo si interroga sulla datazione di queste complesse due pagine. Il Frammento è cioè un testo che ha da sempre appassionato gli studiosi del pensiero di Bcnjamin, proprio per la sua densità cd enigmaticità, nel suo presentarsi sospeso tra ruolo del Messia e funzione del profano, tra Messianico e Storico, tra felicità e nichilismo, tra teologia e politica; un testo insomma di grande attualità, non solo filosofica, e dai molteplici risvolti interpretativi, filosofici, teologici, letterari, politici, antropologici, logico-scientifici. Obiettivo di questo volume, che presenta una serie di saggi di studiosi di diversa provenienza e formazione che hanno partecipato, nel triennio 2016-2018, a incontri seminariali con i membri dcli' Associazione Italiana Walter Bcnjamin (nell'ambito del Seminario permanente di studi bcnjaminiani, di cui questo volume rappresenta il ter1.o contributo collcttancoJ), dando luogo a un intenso scambio di 1

(1r."Throdor W. Adorno, Oi,n, W.JI.,. Bm;amin, Sulubmp, fr:uMurt :1.M. 1990, p. 29. • (;a,J,om Smok:m, Walkr Bor...,,lin-sluri; 1013, in P3rt. del ap. Il.,.

• Stéph:,nc Mooès, I.a storia , il suo a11gelo. Rosmv~ig, Bmjami11, Scho/m,, md. it. di M. lk:rtOAAi3, /\n3b.,si, Mil>no 1993, p. 109.

SAMI l'.IIAllB

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li lato mistico-trasformativo del Messianico si associa soprattutto alla figura dell'omino gobbo, che rappresenta sia il momento della venuta che quello del freno del Messia. Questo omino, come si dice nel saggio su Kafka, "è l'inquilino della vita distorta; e svanirà quando verrà il Messia, di cui un gran rabbino ha detto che non intende mutare il mondo con la violen:r.a, ma solo aggiustarlo di pochissimo»J. li "grande rabbino che pronuncia la profonda scnten:r.a sul regno messianico» non è altri che Gershom Scholem: "È cosl che si acquista gloria! È stata una delle mie prime idee sulla Kabbalah», spiega infatti nel 1934 in una lettera a Bcnjamin•. A questa rela:rjone di tipo mistico si contrappone il richiamo bcnjaminiano a clementi di un messianismo dalla voca,,jone apocalittica, per come appare specialmente nella VI delle Tesi sul concetto di storia: "li messia infatti viene non solo come il redentore, ma anche come colui che sconfigge l'Anticristo» s. li messianismo apocalittico, scriverà più tardi Scholem in un suo saggio, pensa alla redenzione non come "l'esito di uno sviluppo immanente»&, ma "della trasccnden:r.a che irrompe nella storia, di un'intrusione in cui la storia stessa perisce» 7. La caratteristica fondamentale di un tale messianismo è quindi un pensiero della rottura scn:r.a solu:rione di continuità, della discontinuità. In effetti, negli appunti bcnjaminiani alle tesi si dice in maniera inequivocabile: "li messia tronca la storia; il messia non compare alla fine di uno sviluppo» 8 • Questa interruzione si riferisce però in Bcnjamin -a differen:r.a della lettura storico-religiosa di Scholem - non all'attesa di una fine apocalittica dei tempi che minacci di intervenire nel continuum storico, ma alla condizione quotidiana del capitalismo e del fascismo considerata come catastrofe che si rinnova. Non è stata l'esperien:r.a vissuta nel 1940 a provare, per Bcnjal Wohr:r llcnjomin, Fran~ Kafka, in IJ., Opupponc un:i do=.ionc intorno ol 1938, Scholcm e Tocdcmonn invece pc~no:al 192.o/2. 1. I cur2cori dcll"opc~ bcnj.2minUn2 SCS,!IJOno, con morivv.ioni 6lolo-i:ico.men1.ioncpiù 3n1ic3; Michocl Jmnini;;, CUl'3tore ini:k>c dclleopcre del filosofo, t mc:Jcsimo hJ:Ul'3 di tr2mon10 e ri«>lw.ionc messianico. Al di li comunque dcli• questione dcli> J.1:1>.ionc il Frammmto può essere compreso comcl'cspr=io nc dcli• modoli1òdiscri1tUl'3 ••n•ctonia" di lknjomin, qU3ksi

dclinCl :ittnvcrso l:1 riprcs3 non-linc:arc Ji movimenti di pensiero p.:a.~ri e incompiuti. Per

il contenuto del FrammmJo in questo scru:o, non è così import.i.ntc st:ibilirc in qU.1.lc .i.nno csott:lrncnt.ionc si sostcrr:, che il si,:,1ih-polilkocit, p. s 11. u Ndb SU3 versione inttrlinco.rc Jdl'ori,:in31c i;rcco Ai;;,mbcn rr.iJucc il J>3.'« 1>3olino nel modo sq:ucnrc: •Fine infatti di lbJ ~ lill messi:, per !bi i;ius-tizi:i o oi:;ni - crcdcntt• (Gioq;io Ai;;,mbcn, // lempochc rma. Un ""1rnlffllo alla l.cttcr:i oi Romoni, llolbri llorin• i;hicri, Torino 1000, p. 147). Su qUC>to :ispcno cfr. onchc Christoph Schuln,, Mn,ias br Utopie. likmenle dn Mnsianismus bn einigcn modemm ;;;dischm UnlisinkUek111,l/m, •Mcnor:1. Johrbuch fiirdcu1>el>-iudischc Gc:schichtt•, 11 (1000), p. 161. 11

°"

11. ◄ 1-'RAMMFNr .rF.01.0CICO-POl.fnC:0• l>I WAI.Tf.Jt l\f.NJAMIN

'1.7

una mancan1.a di relvione tra l'elemento storico e quello messianico. Tale fine non si trova in una relvione di tipo temporale o teleologico con la storia, conclusa da una fine di natura messianica. Dalla prospettiva indisponibile del regno di Dio questa fine costituisce al contempo compimento e scopo della storia. In tal modo diviene possibile parlare nel Frammento di una ambivalen7.3 alimentata da differenti prospettive: il Messia viene sia come colui che completa i tempi in senso ebraicoortodosso (scopo della Torah) che come fine apocalittica della storia. Si mostrerà qui come Bcnjamin nel secondo capoverso del Frammento introduca una tera conCC'lione del Messianico di tipo mistico destinata a rimescolare le carte di questa vecchia contrapposizione. (2) La questione in che misura consista il contributo umano all'arrivo del regno messianico viene affrontata da Bcnjamin in maniera similmente ambivalente: anche qui si serve di una doppia prospettiva•J, dapprima separando, nel primo capoverso del Frammento, in maniera molto ortodossa, l'ordine del profano da quello del regno di Dio. In tal modo pare contestare la lettura del Messianico di natura mistico-cabbalistica, secondo cui l'uomo nella sua sfera di attività possa contribuire attivamente alla restaurazione messianica (una "riparazione" nel senso del Tikkun). Analogamente il giovane Scholem scrive nel suo frammento noto con il titolo Ober Jona und den Begriff der Gerechtigkeit (1918): «Nelle a;,ioni giuste il Messianico viene istituito in forme immediate»l.4. Che sia una cocffettualità [Mitwirkrmg), o un'istituzione immediata: questa è la questione, di quale parte cioè abbiano le vioni del giusto per l'arrivo del regno messianico- al di là dell'osscrva111.a della Torah in quanto Legge. Specialmente nella Kabbalah !uriana, i cui tratti fondamentali erano noti a Bcnjamin gra:,je alla frequenwione di Scholem nei comuni anni svi:,.:,.cri•s, all'uomo

•J I.:,. fis;u"1 Jd Mcssi:inico che si dclinc:i nel Frammmlo teologico-politico, s«onJo l"intcrprctll'.ionc Ji l'Jkc l>ubbcls, P3rtc J., un •orm,gi,mcnto Ji prospettive•. (1r. E. l>ubbcls, Zur l.ogik dn Figur,n tks Messianismen in Wallt:r Bm;amins ,Thcologis€h• po/it~hnn Fragmenf, in D,nicl WciJncr (hrsi:. v.), Pro/ancs I.ehm. Wallt:r Bm;amins Diakklik dn Sak11/arisieru1111, Suhrhmp, l'r:inkfun •· M. 1010, pp. J!H>S; qui p. 44 . ... Gc,.hom Schokm, Ta11d>uchcr nebu A11/satim 11nd l'.ntwur{m bis 1923. i. 1/albband 1917-1923, hrsi;. v. K. Griindcr, H. Kopp-Obc,.tcbrink, l'. Nicwohnc:r, JiiJischcr Val~ Fr:u,kfun •· M. 1000, p. 517. llcnj,min conosccv• quc:stc note dcll',mico, che i;li ,vcv• letto il suo testo il 30 ottobre del 191 8 (cfr. ivi, p. su nt. 1). •s llcnj,min e Schokm, che d.,I 191 s in~ttmcv•no un comi;i:io, ,; cr:100 vi,,~ molto $J>ppunridi:uimci (dr. ivi, p. 2.41). u Sull> Kabbalab di l•»c I.uri> (1534-1571) e su l suo conio Jc:ll'cspr=ionc cbr>i• a

  • ntc (aldudks Tun(• (C. Scholc:m, I.e grandi correnti cklla mislic4 ,braica cit., pp. 181-183 (tr. it. mod.J). 11 W. Hcnj:imin, frammento twlogico-po/itkociL. p. s 11.

    Il. •~'ltJIMMf.Kro ·n-:ou)(:1co-POunco. lii WAI.Tl'.R Bf.NJAMIN

    possibile da rappresentare nel registro degli avvicendamenti cronologici e temporali. li vicino non è qui un approssimarsi di natura temporale [Nahen ist hier nicht zeitliches Niiherkommen]. Nel profano non è possibile fondare niente in tale vicina111..a, motivo per cui Bcnjamin rifiuta il significato politico della tcocr:uja - confermando in tal modo implicitamente quello religioso. Poiché la vicina111.a del regno di Dio resta separata da questo stesso regno, l'umanità non può contribuire direttamente all'opera messianica della redenzione. In quanto umanità libera può però farlo in maniera indiretta - nel movimento verso la controdirettrice profana del Messianico che qui viene introdotta con il concetto di idea di felicità. Ma come può questa relazione tra Storico e Messianico allo stesso tempo essere "redenta", "compiuta" e "prodotta" da un elemento terzo - il Messia in quanto persona? A partire da questa relazione triangolare diviene possibile dedurre tre conclusioni che si illuminano a vicenda se prese di per sé, ma incompatibili una con l'altra: ( 1) Lo Storico sta in una relvJone con il Messianico fondata da un elemento ter,m, il Messia. Per questo non vi può essere redenzione mondana, dal momento che solo il Messia può redimere una rclvione da lui stesso prodotta. Il regno di Dio non può essere compreso dall'uomo, cui non è lecito intraprendere il tentativo di anticiparlo politicamente in quanto regno di Dio. Tale reciso rifiuto di Bcnjamin del significato politico della tcocr:uJa si fonda su questo posi1jonamento fondamentale di natura teologica. (2) li compimento (Vollendung) della rela1jone di storico e messianico è un compimento [Er{iillung) (in senso teologico-ortodosso), una mut:ujone (mistico-esoterica), oppure una fine (in senso apocalittico~terico) di questa rela1jone. E ciò indipendentemente da quale lettura si prediliga: sen1..a l'arrivo del Messia questa rela1jone, fondata proprio dall'indisponibilità del Messia, si conserva. I significati di "compimento" e "prodl17.ione" si contrappongono all'interno dell'ordine profano, lo Storico sorge solo a partire dalla loro non-identità. (3) L'affermazione che solo il Messia produca la relazione dello Storico con il Messianico non implica una "posizione" (Setzung), bensì testimonia l'impossibilità di un gesto fondativo mondano del Messianico. Il Messia non può essere oggetto di una tale "posizione", dal momento che la sua venuta e la sua esisten1..a appaiono incerte agli uomini: una decisione al riguardo appare perciò impossi-

    30

    SAMI KIIAlUI

    bile. Solo il Messia stesso fonda e produce la rela,done dello Storico con il Messianico. Paradossalmente, tale rel3.7jone non esiste solo quando il Messia sarà arrivato, ma anche in senso retroattivo (dalla prospettiva del suo ingresso) ein senso anticipante (dal punto di vista di un profano irredento). L'infinito approssimarsi del regno messianico, in tal senso, non si pone in alcuna rel3.7jone temporale di natura sequenziale con l'accadimento storico. La non-presenza del Messia personale nell'accadimento storico coincide quindi con l'attualità di un riferimento paradossale dello Storico con il Messianico. In questo modo diventa possibile comprendere la frase che Scholem attribuisce a Bcnjamin, secondo cui «il regno messianico è sempre qui,.18 • li regno messianico in quanto tempo messianico è sempre concepito nel suo venire: «li regno di Dio - scrive Scholem - è presenza, dal momento che è origine e fine. Non ha un futuro metafisico. li Dio che 'sarà' esige il tempo che 'sarà'. Come però Dio è, cosl è anche il tempo,.•9. La conce7jone di un (debole) essere dentro l'attuale, senza una piena attualità del regno messianico, peniene strutturalmente al pensiero della mistica ebraica - ponendosi dunque in contrapposi:done a una dottrina dei "due regni" di natura apocalittica, per la quale sussista tra questo mondo e quello a venire solo una sequenza a-rela7jonale di epoche. E tuttavia Bcnjamin sostiene una non-relazionalità apocalittica - come testimonia il Frammento: «Per questo nulla di storico può volersi da se stesso riferire al messianico,.3°. Con ciò viene descritta la situazione iniziale del Frammento: nel confluire di molteplici tendenze del pensiero messianico emerge una iJ In un •ppunto di di.rio del 3/, 1/,917 scrive Schokm: cNd concetto di rq;J>O messianico è St::lt:l rirrov:atJ la più potente imm2g.inc dcll2 stoN, su cui c:.'!i30 Co.\1TUÌSC'c 12 sua rd:,zionc infinit:1mcnrc profoncl> con la n:lii;ionc e l'ctic:i. W,la:r un. volu lu detto: il rq;J>O mc:s:O messi.nico per Schokm comunque non è p0$t:1 come 3ttu3li~ in senso :is.soluro, cl,( momento che senza b i;iu.O messi.nico. Nella IX tesi delk sue 7.wo//Tb-,, iibcr dk Ordm111g dn C~echligkeil (del 1918/, 9) scrive Schokm: •li rcmpo m=i.nico in qll3nto ctcmo presente e '3 ~iustW.i.i in qu:tnto NSCJle, sostanvak, si.alo (m:i non in qu:mto vinù) si corri'ipondono. Se 13 ~iustizi3 non fosse qui, nc:anchc il ~ o ~i3nico sarebbe non solo non qui, ma ncppui,: poss;bik- (G. Schokm, "fogebii°'" 1 cit., p. 53-4). 1 ' lvi, p. 136. Jc W. Hcnj3:min, framntmlo ,~ologia,-po(itieocit., p. s I i.

    Il. cl-ltAMMf.H'fO·n:.oU) . f). ))O. 7 lvi, p. 319. 1 lbid. • lbid. (corsivo ddl'2ulricc).

    JUIJA N(:

    sistematica delle filosofie è quindi anche la più storica, ma che senza questa espansione del concetto di cspericn7.a mancherebbe della portata per abbracciare le sue stesse aspirazioni storiche. Nel Programma Bcnjamin medita su un percorso verso questa espansione, il cui primo passo è identificare i momenti in cui la teoria della conosccn:t.a distrugge gli clementi metafisici al suo interno che si diffondono cd esplicano se stessi (come un «germe patologico», Krankheitskeim) nella «libertà» 10 garantita loro dagli stessi sfor.r.i fatti per assicurare la ccrtc:t.:t.a e la validità della conosccn:t.a. Questi clementi, inoltre, esistono in continuità con «ogni altra mitologia gnoseologica», incluse quelle dei cosiddetti popoli prc-animisti che si identificano con piante e animali, dei «folli», che «in parte si identificano anch'essi con gli oggetti della loro percc7jonc», e dei «chiaroveggenti che [... ) affermano di poter recepire le sensa:,joni di altri come se fossero loro proprie» 11 • Quindi, sostiene Bcnjamin, può essere stabilita una continuità fra queste dcscri:,joni mitologiche della conoscenza e la nozione kantiana che un soggetto conoscente - come individuo empirico, razionale e dotato di un corpo - forma le sue idee del mondo basate su oggetti (come le sensa:,joni) postulati come «di fronte a sé». E in secondo luogo, il compito è allora quello di permettere a questa «distru:,jonc»" di indicare i contorni del luogo in cui una «più profonda» e metafisicamente «compiuta», o «superiore» 1 3, una nuova e non vuota visione del mondo potrebbe emergere da una teoria della conosccn:1.a ••. Per quanto concerne il luogo in cui questa nuova e

    ,e lvi, p. 332.

    " lvi, p. 333. u lvi, p. 332..

    ' 1 lvi, pp. 331c 331. " In ldu I, Hussc:rl propone un esperimento menale con cui tutto ciò che è fuiarncntc tn.I UH~fSPfJU fRZt\ .rRANSITO Rlt\

    relativa a questo stesso processo•. E, continua, al posto di una base nell' «esperien;,.a,., I' «origine logica• dell'ipotesi si trova quindi nel seguente compito: «salvare i fenomeni, presupponendo che ne esistano, ossia l... ) individuare e isolare in essi un fattore di necessità, un fattore matematico». Scn;,.a pensare questa necessità, sen;,.a catturare questo «fattore matematico» nei fenomeni riguardo all'evento naturale, scrive Bcnjamin, ciò che egli chiama la «dignità scientifica,.J 6 della descri;,jone andrebbe persa. Questo compito di «salvare i fenomeni• catturando la loro «matematicità»37 è tutt'altro che un gesto di «salvare» i fenomeni datrarbitrarietà; tuttavia, o quindi, un ritorno al tipo di matematica delle equazioni e dell'equivalew.a immobile che segna l'esperien1.a meccanica newtoniana. Piuttosto, scrive Bcnjamin, «questo [stesso) presupposto•, cioè la premessa che la matematicità dei fenomeni può essere catturata in vista del salvare i fenomeni, «contiene un fattore di contingen;r.a, dato che [dobbiamo presupporre che noi) possiamo pensare la necessità soltanto nella sfera della matematica [e) [...) non possiamo pensare immediatamente la necessità (la matematicità) dei fenomeni•3 8• In breve: c'è qualcosa di arbitrario, o anzi di fortunato e mediato nel pensare la necessità dei fenomeni perché possiamo fare questo solo in termini matematici, e il carattere fortunato e mediato del pensiero matematico rispetto alla conoscen:r.a degli eventi naturali dà allo stesso salvare i fenomeni - ossia, la fisica matematica come «scien;,.a degli eventi naturali• - un carattere favorevole e mediato. La validità della legge fisica nel «nostro mondo dell'esperien;,.a [... ) assolutamente contingente•39 rivela soltanto la necessità di questa legge rispetto ai fenomeni come tali; infatti, se il nostro mondo dell'esperien;,,a non fosse arbitrario non avremmo la (né avremmo bisogno della) fisica - la realtà ha un Rechtsgrund solo per ragioni arbitraric4°. E considerata questa regolarità fortunatamente mediata del nostro mondo fenomenico, ciò che Bcnjamin chiama la «matematicità» dei fenomeni non sarà nient'altro che intercambiabile con 1' lbid.

    lbid. Jbid. (corsivo Jdl'autricc). 1, lbid. 4° Con k puolc Ji llcnjamin, cresta (.•. ( scmpn, valido il probkma pbtonico per cui, scvoi;lumo pc""3n, un monJo,Jobbumo la phainomma souin• (ibid.). 11 11

    JUI.IANn>fo'".1-'ll:l: finora lo >tudio più c,.3uricn1c è Kcvin Mcl.aui:hlin, TI,, C,,ming o/ Pap,r, •Modem 1-'lni;u>i;c Notes•, 1 Lf, 1999, •s, pp. 962.-990, chcnnuvi3. siconcc:nrr:. sull.:idcrivvjonc del con•

    44

    JUI.IA NC:

    Meyerson in Identità e realtà era che la storia della scien1.a era in generale costruita intorno al concetto di identità; attraverso questo può essere introdotta una serie di ulteriori principi, specialmente il principio di causalità, che Meycrson riformula come il principio della conservazione dell'identità delle cose nel tempo. Da questa base Mcyerson sosteneva che nella misura in cui non è soltanto descritta dalle leggi che concepiamo come manifestantesi nella regolarità della natura, ma prodotta nel processo della spicgvjonc scientifica, l'esperienza è stata limitata all'applica1jone del principio di identità alle cose nel tempo - al postulare l'uguaglian1.a tra cause cd effetti, con qualsiasi trasformazione attribuita al cambiamento nelle proprietà risultante dall'aggiunta di un mutamento nelle condizioni applicato alle proprietà originali. In questa equa1Jone le stesse sostan1.c non subiscono modifiche, solo le loro proprietà, che sono considerate non come qualità attuali ma come "facoltà" che si manifestano sotto determinate condi1joni. (In altri termini: il mutamento si manifesta nella capacità di cambiare sotto condi1joni modificabili, non come un attributo della materia stcssa4s). Sotto questa parvcn1.a di empirismo scientifico, così Meycrson, la tesi parmcnidea che l'essere è uno e immutabile è stata contrabbandata nella moderna teoria fisica. In un notevole capitolo su "L'elimina1Jone del tempo", Meyerson descrive come il principio di identità abbia cancellato il cambiamento temporale all'interno della «meccanica ra1jonale•, in contrasto con la nostra esperienza per se che il tempo in effetti scorre in una direzione, che le cose hanno una fine, che fugit irreparabile tempus. Innan1jrutto, con il principio di causalità tacitamente assunto, persino il fumo tornerà dentro il camino: •il tempo meccanico non scorre più sempre in modo uniforme nella stessa direzione; al contrario, ci si può muovere liberamente al suo interno nella direzione voluta, come facciamo nello spazio,.46, Riformulando la causalità in termini di appliC37.ionc del principio di identità alle cose nel tempo, Meyerson estese la defini1Jone di cspericn1..a per includerne una non meccanicistica «al di là della cctto di Cthall di lkni•min cl.li• discussione di Mcycrson del principio di conscrv~jonc dcll'cncri:i• - un principio che Mcycrson ._..,_;mii• •I principio di idcnriù. Su Mcycrson cfr. b rc:«ntc tesi di donor.ito di M. Anthony Mills l'mik M~son's f;pistm1olo,:ic: An lntnprcllltion and D4ms,: (Univcrsity of Notrc l>•mc, •prilc 10, 6). 41 , P•yor, P•ris 191.1. 1.., cic,joni che ~uono, tr.1dottc in icilL:lno, fu.nno riferimento .:1111"cd. in~ksc: l:.Xplanolion in 11,~ Scimus, tr:1n."- by M.-A. •nd I).A. Sipfk, Sprini;cr, Dordn:cht 1991 . 41 49

    JUIJA N3n. pp. 176-177; M. l.owy, Wafler Bmjar,1i,r.J\vrrti.sse1t1ml d 'inundù:, PUI', P•ri.< 1001; tr. it. di M . PccrJ.~o siv«b or:i pun: Ch. J. Knis;ht, OmissitJns are noi Auidml$: Modtm ApophaJidsnt /rom I lmryJamn 10 Jaequ,s DnTida, Univc,.i1y ofToronlo Prcss, Toronto-lluffalo-1.ondon 1010. 40

    '' lvi, p.

    1,UIGI A:t~.ARffi·fUMAROU

    potrà essere restituito alla sua integrità originariao. Più esattamente, la re.stitutio in integrum, per come definita nel Theologisch-po/itisches Fragment, attesterebbe l'interrwJone del legame fra creazione e reden1jone, nella misura in cui esso implica che la valori:t.zazione escatologica del futuro, in quanto ritorno ad un nuovo il/ud tempus, è preclusa dall'assun1Jone della storia come unico ambito nel quale è dato riconoscere l'epifania messianica, e quindi dalla necessità di constatare come ogni promessa redentiva non possa che equivalere all'assoluta asscn:t..a d'ogni riscatto da ciò che già èH. In tal senso, il nichilismo del quale Bcnjamin, nelle righe finali del Fragmen.t, fa richiamo sembra confondersi con la disperazione che nasce dall'impossibilità di opporsi all'ineluttabilità dell'esisten:t..a, una volta venuto meno anche il conforto di una sempre ancora possibile parusìa. Con analogo sentire, nel suo Dritte.s Oktavbeft, Kafka aveva appuntato che, a cospetto del «peccato originale•, erano possibili tre diverse punizioni: la prima, «la più mite•, che prevedeva la cacciata dal Paradiso; la seconda, la distruzione del Paradiso; "la ter,..a - di tutte la più terribile - la preclusione [Absperrung) dalla vita eterna e la permanen1..a invariata di tutto il resto,..s . Ed è esattamente a tale ""nveriinderte Belassung• che Bcnjamin sembra alludere nel saggio dedicato allo scrittore praghese nel decennale della sua morte, allorché la venuta del Messia è detta coincidere con un marginalissimo cambiament04', assai simile a quello di cui - si legge altrove - parla una massima chassidica, per la quale nel mondo che verrà tutto si troverà ad essere "disposto come da noi•: ..tutto sarà come UJinc 2.013,ap. VII, i. Corpo e spirito umani, pp, I 37-141. ••c;s1u,,p.104;0C ,,p.5 ,3 . '1

    lbid.

    '' GS IU1, p. 619;0C 1, p. 463 (Pau/ Sd,,nbart; 1.csabindio).

    l>IUlf.R AIJ;..SSIO COtffAl>INI

    72.

    2. Spazi

    urbani e temporalità alternative

    Bcnjamin prende in considera1ione la pluralità delle temporalità che si danno nella trama urbana attraverso un lavoro di critica dell'apparenza quotidiana: non un lavoro di disvclamento, di smascheramento di ciò che vi è sotto l'apparen1.a, ma di connessione tra apparen1.a e inapparen1.a, tra ciò che viene celebrato e quanto viene sacrificato, negletto, emarginato. In un rapporto che, almeno nelle inten1ioni dello stesso Bcnjamin, è senz'altro di continuità rispetto all'intensità teorica del proprio lavoro prccedente•7, le direttrici e le tensioni temporali che emergono più esplicitamente nei suoi testi "urbani" sono le seguenti: 1) la temporalità della rammemorazione individuale18, che lavora alla salvazione della materialità emozionale e percettiva in accordo con alcuni frammenti •9; 2) il tempo della conosccn1.a determinata dal risveglio, arma della politica nichilista diretta contro la temporalità del modello dominante; 3) la temporalità che ritma l'elemento naturale•0 • Sebbene non si possa stabilire un'immediata equivalen1.a con le temporalità del Frammento, non vi è dubbio che ci sia una chiara corrisponden1.a. I.a prima temporalità richiama sia la specificità singolare degli anni sia i ritmi che segnano la ricerca della felicità. li tempo della conoscen1.a si ricollega al tempo dell'impegno e si oppone al tempo sovrano della teocrazia. L'ultima delle tre si connette al tempo della libcra1ione dell'umanità. ' 7 ltitcngo

    rim:ing'1 un probkma 3pcrto se qUC$b continuità che tro.sp3rc: dal!" ~ bilitì dei tc.«unri ncll'3ppunto N._J (GS V/1 , pp. S74· S7S; OC 9, p. S 14).

    f.l.f.Mf.NTI l)l UNA PI.URAl.rr.\ ·n:.MP (1918?);

    (1922-1923); (mcù Jc:I 1921);

    (1919-

    1920). 1' C:S VI, p. 99; OC 8, p. 95 () l1r.1J. modific,1•111 lknj,min •AAiuns;c: cl>ifficik: J., Jimoo~r:irc: qui >pp,rc

    I• quc:stionc fond>mcnt:1k: Jc:I r:ipporto tr> corporcit:111..rib/icl,k,itl e inJividu,lit:ì llndividwalitJII• (ibid.).

    f.l.f.Mf.NTI Ili UNA PI.URAI.ITA •n:.MPORAIJ'.Nf.1.1.0 SPAZIO URBANO

    77

    e Korper (corpo fisico). Al corpo senziente appartiene l'autopercezionc formale che l'uomo ha di sé in se stesso. Da qui la possibilità di costituirsi come individuo, non in senso «autorcfcrcn1jalc nel processo storico•, bcnsl come «suo esserne pane in un dato momento•, dove «la sua mutvjonc da una forma all'altra è funzione non del processo storico stesso, ma del riferimento astratto con cui vi si rappona in un dato momcnto,.JB. li corpo scn1jcntc dunque è "fun1jonc". L'uomo si costituisce come singolarità non in vinù di una volontà né in vinù di una specificità desiderante, bensì in quanto si dà come un' «csistc!l7.a» e, di più, un' «csistc!l7.a singolare [... ) percepita attraverso i sensi,.39. L'individualità si istituisce cd è esperita come "relazione"; è il nome dcll'cspericn1.a formale che l'uomo ha di sé. F.ssa, dunque, attiene alla dcclina1jonc del rappono dell'uomo al mondo attraverso il corpo scn1jentc. Secondo i termini dello schema che troviamo ancora in un frammento: l'individualità è rclvjone tra corpo scn1jcntc e lingua4°. Per quanto riguarda, invece, il corpo fisico, sul quale la riflessione teorica di Bcnjamin è molto anicolata e complessa, mi limiterò qui a riponarc quel che ci interessa nello specifico: al corpo fisico appartiene l'essere «una sostanza••• del cui limite e della cui «forma precisa••• però l'individuo non ha paradossalmente perce1jonc. Nel medium delle diverse forme di corporeità, siamo cosl ricondotti all'attualità tarda dei compiti individuati dal Frammento. Nell'ambito che stiamo attualmente affrontando, si tratta dunque di sviluppare un'vjonc politica come lavoro sulla propria costituzione individuale. Come strumento per attuarla, Bcnjamin usa l'immaginepensiero (Denkbild), una forma di scrittura visivo-letteraria che coimplica, co-involgc tanto il pensiero quanto la perce1jonc e l'emotività. Quando Bcnjamin formula i Denkbilder, il tentativo è quello di usare la parola per cogliere e tradurre (nel doppio senso di trasporre e tradire) la materialità in cui si dispiega la socialità umana nel medium della perce1jonc e dell'emozione e, al contempo, di esporre i tratti specifici dei rapporti sociali. li carattere peculiare dell'immagine-pensiero è proprio quella di conservare i legami materiali, percettivi e/o 11 GS VI, p. 78; OC 8, p. 7 s (-dr. s6>). 1, GSVI, p.79; OC8, P-7S• •• C1r. GS VI, p. 64; OC 8, p. 6o (-dr. -44>). 4 ' GS VI, p. 80; OC 8, p. 76 (-dr. s6>).

    •• lbid.

    l>llll~R AIJ'.SSI() unquc, ci scmbr.l che qui sia in ~ioco qU3kOS3 Ji più di quel che Adorno vi indi• viduov:i: cl Dmkbildn non voi;liono solo furlo ~nil:l con il pcnsicroconcctnl.llc, voi;liono 3nchc sciocc::u~ con b loro fomu cni~nuric3 e mettere così in movimento un pcn.sicro•. lncodor W. Adorno, Bmjamirrs l:inbalmstrale, in Id., Oba Wall,:r Bmjamin, Suhrlcomp, fr:inkfun o.M. •9l>O,P· ~7 •

    .. es v,,. P• ◄9◄; cx: 9, p. 0 6 IK,.,,1. ◄l(;S VIU1,

    p.385; CX:7, p. 17.

    f.l.F.Mf.NTI l>I UNA PI.URAI.ITA Tl'.MPORAl.f. Nf.lJ.O SPAZIO URBANO

    79

    Così si sviluppa la Wecbselwirkung benjaminiana: influen;,.a reciproca dell'ambiente urbano circostante (e, dunque, mediatamente, della collettività) e del soggetto. Un'influenza che riconfigura il senso, la percettibilità e la concepibilità dei due campi reciprocamente. Presentare le esperien;,.c infantili che emergono dallo spa;,io urbano vissuto consente di estrarle dalla memoria soggettiva, di svolgere un lavoro archeologico collettivo e di sottrarre il Sé al condi:tionamento educativo e spaziale introiettato dalla soggettività dell'adulto. Si tratta di intercettare le esperien;,.c percettive cd emozionali e la loro sopravvivcn;,.a nel medium del ricordo, sottraendole alla tradizione dominante, in seno alla quale sono sorte, per far apparire le fratture, le contraddizioni, i non detti. L'clabora;,jonc ra7ionale viene in seconda battuta, provocata dallo shock della discrasia temporale e materiale, della perce;,jone e della realtà quotidiana. Un'opera;,jonc, quindi, che esige e nello stesso tempo produce la condivisione, e che si muove nell'ori;,.zonte determinato dal tempo della ricerca della felicità.

    3. Sviluppo spaziale e tensioni temporali

    A conclusione del breve excursus nel quale ho cercato di sviluppare alcune delle diverse modalità secondo cui Bcnjamin esplicita i vari piani e i differenti contesti dove temporalità e spazialità si intrecciano, innervano, aggrovigliano, sovrappongono, mi limito a eviden;,jare due aspetti. Anzitutto, il fatto che, sebbene sia lo stesso Bcnjamin a rimettere in gioco il Frammento giovanile quasi vent'anni dopo, rimane da approfondirese vi sia una perfetta continuità del suo pensiero una volta intervenuta l'istan;,.a marxista. Ritornano tematiche e categorie, ma per rappresentare il cambio di contesto potrebbe non essere sufficiente la nota immagine, tratta dal racconto di Poe, contenuta nella prima tesi Sul concetto di storia (che d'altra parte lo stesso Bcnjamin non caratteri:t.7.a in senso biografico). In secondo luogo, il fatto che, partendo dal Frammento, siano rimaste ai margini quelle che potremmo chiamare le "temporalità negative" (da ricondurre alla dimensione mitico-destinale e alla "religione capitalistica") ha permesso di far emergere alcuni aspet-

    l!o

    llllllf.R AIJ'.SSIO C:OlffAl>INI

    ti propositivi della sua analisi critica, specificamente connessi alla dimensione urbana. Infatti, per Bcnjamin in ogni spa1jo urbano si esprime la conviven1.a umana in una forma peculiare che testimonia il raggiungimento storico di un in-comune, per quanto pa17jale e distort04 6 esso possa essere. È secondo questa prospettiva che egli arriva ad affermare che la città è ,cteatro della lotta per l'esisten1.a e teatro della lotta di classe,., che ognuna di esse è un ,ccamp[o) di battaglia»•7 innervato dalle molteplici temporalità che coesistono nel presente storico. Nei testi "urbani" prende corpo dunque quella che, per il Bcnjamin maturo, si rivela un'esigen1.a fondamentale, cioè comprendere come riconquistare tempi di vita -siano essi i tempi di vita del singolo che quelli della comunità; poiché solo l'esplicitazione di questo intreccio spa1jale di temporalità consente di organiZ7.are un'a1jone politica propositiva•s.

    •' I\ scmpn: que>t:l la ~ione per b quale la campagna rimane ai margini, come llc:njamin csplicit:1 di pa.=~io nelb Prm,essa all'ulrim• n:da,ione di ln/an:,ja bnli~ intorno al milknovca:nto ( 1938). Con parole in cui riouonano le con,ider.i:t.ioni del Simmcl d i I.a mdropo/i e la vita d,,//o spirito, llc:njamin vi affcrm:1 che in css:i si danno gii «forme ben modclbtc• ricomprese •nel scnrimcnro delb mrura• che cd. secoli• (GS VIV1, p. 38s; (X: 7, p. 17) sono:1 dispos&.ione dell'individuo che abbia 11':lSCOr.~ellodi Jloriacit., p. 486. 1 G. llonol•, adesso (Jor,a,cil) cit., p. 141. Su questo punto cfr. Gio11:io Ai::unbcn, Il lc"'po che n:sla. Un conrnrml alla l.ctttro •i Romoni, lloll•ri llorini:hicri, Torino 1000, p. 76: •l.3 riC3pirob,.ionc non è che: l'•lrr.i fucci• Jclt. rcb,.ionc tipologie• che: il k.ainn mcssi•nicoist:1um tr.i presente e P1AMIANO RC>Rt=.R.I

    la prcscn1.a di una ricapitola1ionc sia della massima ampicz1.a, che abbraccia tutto I' •ordine del profano», sia estremamente sobria; tale è infatti il ritmo del tramonto. Il Frammento condivide con la Tesi XVIII, inoltre, la prcscn1.a di un legame difficile da definire fra ciò che viene ricapitolato e un ordine superiore - il •Regno» •0 • Quanto appena accennato può risultare più chiaro, in rcla1ionc al Frammento ma non solo, approfondendo ulteriormente l'analisi della struttura della ricapitolazione. Le sue caratteristiche possono essere ricavate in opposi1ionc 11 rispetto ai tratti distintivi dello storicismo. In primo luogo, la ricapitolazione genera un effetto di scardinamento che si oppone ali' «idea che la storia del genere umano sia composta» ••. Da un lato essa avvicina, sostituendo alla Universalgeschichte storicistica un'unica intuizione, tanto nel caso dcli' «eternità di un tramonto» 13 quanto in quello dell'intera storia della Terra. Dall'altro lato questo avvicinamento non può andare disgiunto da una relativizzazione dalla tonalità inizialmente scettica: ciò che pareva molto grande - an1i incommensurabile, come vedremo - diviene non solo immediatamente percepibile, ma soprattutto vede minata la propria statica autonomia••· In tal senso la ricapitolazione mira all'inappariscente. Questo termine indica sia ciò che non presenta apparen1.a, che le si sottrae c/o la contrasta, sia ciò che corre il rischio di andare perduto rimanendo al suo interno. La tesi da combattere è " W,ltcr llc:nj,min, T-rammmlo trologico-po/ilico, in Id., Opere ccmpkk, voi. I, Scrilli 1906-1912, • cur> di R. Tocdcm,nnc H. Schwcpponh:iuscr, cd. iL • cur>di K G,nni. fjn3uJi, Torino 2008, p. 512.

    '' Cfr. J,cob T,ubcs, J..eTcri di filosofi, dcll:i>toNdi Walter Bmiamin, in Id., Il pr~zo dd messùmtsimo, :i cur:i di f_ Srimilli, Quodlibct~ M:iccr:at:i 2.000, p. 10,4: c)lcnj3min 1... 1deve ,vilupp>re, P,.. 1---1 è sempre >blo ,ll'opcr, nei gr>ndi s«:nici• (W,ltcr llc:nj,min, Operea,mpkk, voi. IX, 1-passog,:;s" di Parigi,• cur, di R. Tocdcm,nn, cd. iL :i cur:i Ji f_ G:mni, fjn:iuJi, Torino 2.000, p. 610). Srn:,,a potcn:svilupp3rc qui il ki:.mc fr> >ncddoto e riapiroluionc, v> comunque sottolinc:110 come cntr:1mbi •pp,m:n1:3no • un'idc:i di (nuov•l n,rr,,ionc dcll. .roN e dcli:, n>tu= Si può vedere in cl senso il p,..uri; 2013, pp. 201-102: •l>icchcr, Das Thcoloi;isch-polirischc l'r:ii;mcnl, in llurklurdt 1.indner (hrsi;,. v.), Bmjamin-1/andbucJ,. /~ben- Wm -Widi.un,:,J. Il. Mettlcr, Stu~rt-Wcimor :1.011, p. 181). Per ulteriori rifcrimcnri del i;iov•nc llcnj•min • quo.-c'opcr:i k.>n'"'"• cfr. T3m.>r:t T•i;lio.cwJ.o, /i:,:~ù:nu ond ln/inik Task. Knowkdg,, /.anguog,ond M=ianism in 1},, Pl,ilosopl,yo/Woll,r Bm• ;amin, Rowm.>n Ile l.i1tldicld lnrc,r✓..> •nchc del mo.AMIANO ROURI

    terno tramonto della natura, lo scorrere del tempo nell'intera storia della Terra) che rappresenta insieme una potenza irresistibile. Il confronto con essa induce nell'uomo il senso della propria finitudine e impoten1.a. A questo primo rovesciamento ne fa tuttavia seguito un altro, stavolta di segno positivo. Il proprium bcnjaminiano risiede nella sostituzione della dimensione noumenica della libertà con quella messianica della reden1ione, per quanto sfuggente e disseminata in schegge. La «superiorità della destina1ione ra1ionale»J 6 dell'uomo diviene sia un pieno riconoscimento e una decisa valori7.7.azionc della sua materialità, sia la responsabilità di ricomprendere nella salve:a.a tutto il passato - non solo da un punto di vista onto- ma anche filogenetico, anzi ancora oltre. Nella Tesi XVIII risulta forse più evidente la dimensione matematica del sublime: la natura viene qui colta soprattutto come durata/ grandcu.a. «Sublime è ciò rispetto a cui, a paragone, tutto il resto è piccolo» 37. Benché in queste righe sia possibile scorgere una riflessione sulla precarietà dell'esistew.a e delle rcali1.7.a1ioni umane, essa non giunge tuttavia agli esiti dc J,'éternité par /es astres di BlanquiJ 8 • Il rischio della disperazione di fronte al perenne ripetersi dell'universo fa posto a una presen1.a di spirito immune al fascino della «sterile vertigine dell'infinito» 39-la •prostituta "C'era una volta"»•0 declinata in termini matematico-cosmologici. Nel caso del Frammento il sublime mostra viceversa maggiormente il suo aspetto dinamico (ma, ribadiamo, entrambi i tratti sono presenti nei due testi): la natura appare simo sfori.o Jdb nostn imnu~in.uionc• nel riccrarc b cc:sibU.ionc del concetto di un.i 1:r.indc-r.1"1• (lmm•nud K•nt. Critica della {aro/là di giudiiio," cur:a di 1'- (;31Toni e H. Hohcnc:i:i:or, 1'.in3uJi,Torino 1011, pp. 91 e 89). ,, Iva,• p. 93. 11 lvi, p. 86. J1 cSc le opere um3.nc vengono tr3Seuratc 2nchc un solo isunrc-, b n.uur.i incomin• ci,. impbabilmente • Jcmolirk, e un isbnte dopo I• vcdio.mo rcirucdi,.r3 6orcnrc sulk loro rovine• (l.ouis-A~usrc lll•nqui, l.'m uit, in H. Gcycr-Ryon, P. Koopnun e K. Yntcmo (cd. by), Bmjamin Studins ,. Peruplion and fucperinsu: in Modnnity, RoJopi, Anuttnhm-Ncw York 1001, p. 166.Scmpn: • qU undcr which lifc in diis worlJ isollowcd, rothcr d,3n forccd., to pcrish•. ◄I 1-lq:d,cit:110 in W. llcnjomin, Sul conullo di storia cir., p. ◄8◄. « W. lk-nj2min, Frammmlo t~ologico-polilico cit. p. s 13.

    Antonio Rosclli

    Walter Bcnjamin e le politiche della passività

    1.

    Pensare la politica

    Ci sono diversi modi per avvicinarsi alla teoria politica di Walter Bcnjamin. Uno di questi si trova nella sua diagnosi della crisi del «concetto umanistico di libertà» 1 - concretamente: dcli' «ideale liberale, sclcroti;r.7.ato in chiave umanistico-moralc»1 • Questa crisi apre lo spazio a un variegato repertorio di figure politiche: il flaneur, il giocatore (der Spieler), il colle;,jonista (der Sammler), colui che attende (der Wartende). Quale è però il concetto di politica sottesa a questo insieme di figure in apparcn7.a eterogenee? Una possibile risposta a questa domanda verte sul concetto di passività, a sua volta ricollegabile alle no1joni chiave di "messianismo" e di "teleologia scn;,.a fini" o «teleologia accfala»J, oltre a quella di "pericolo". Trovo qui utile la distinzione proposta da Massimo Palma, di non parlare «di come Bcnjamin pensasse politicamente, ma di come Bcnjamin pensasse la politica»4. Per quanto riguarda la dimensione marxista del pensiero di Bcnjamin - intesa appunto nel senso del "come pensare la politica"-, condivido la posi;,jonc espressa da Rainer Niigele, che partendo da una tenera di Bcnjamin a Scholcm osscrW•hcr llcnj•min, /( surualiZio che llcnj,min ha soltmlo inJÌC310, scn,.3 riempirlo Ji Jctcrmin:>Zionicon«:ltU.>li, inquÌCb• (Massimo P,lm,, PO$l{avOM. Finalità politi-193, p. 161). 4 lvi, p. 16o. .1

    J

    ANTONIO ROSHIJ

    94

    va: •Bcnjamin insiste sul fano che per lui il marxismo non è un'ideologia composta da idee fisse bensì un modo di pensare, una maniera di posi;,donarsi in rclaidone ad una situazione in cambiamento»s. È questa una concc-,jone del marxismo che, seguendo Niigcle, può essere intesa come Haltung, nel senso dato a questa parola da Brecht e illustrato da Bcnjamin in un breve abbozzo dedicato all'amico drammaturgo e poeta: •Dice Lichtenberg: "Non è importante quello di cui uno è convinto. Importante è ciò che le sue convinzioni fanno di lui". E cioè, per Brecht, il comportamento [Haltung). Esso è nuovo, e la sua maggiore novità consiste nel fano che può essere apprcso»6 • Le figure sopra nominate rimandano a loro volta a una nuova conce1jone del soggeno, ridefinendo quindi in maniera critica le idee di libertà e di azione. L'immagine del "pericolo" usata da Bcnjamin rinvia a una nuova soggenività politica (rivoluzionaria) passiva-aniva, dove l'attività viene preceduta da una passività che, a sua volta, va intesa come disponibilità, disposizione, apertura. Di conseguen1.a, anche l'attività che ne segue va resa tra virgolene, perché non è espressione di autonomia, decisione o sovranità. Kathrin Busch ha ricostruito in diverse sedi i contesti e gli usi, in parte divergenti, del conceno di passività nella filosofia del Novecento: i diversi significati che si ricollegano al conceno di passività spa1jano dalla •passività intesa come omissione o sospensione dell'agire, passando per la passività nel senso di ricettività e sensualità - incluse le corrispondenti forme intensificate del patire e della passione - fino all'incapacità e all' impossibilità»7. La varietà dei fenomeni trattati corrisponde alla molteplicità dei significati, che comprendono la •Stanchc-1.1.a» (Miidigkeit), la «noia» (Langeweile), I' «csita1ione» (Zaudern), la «pigri1ia» (Faulheit), la «debole1.1.a di volontà» ( Willensschwiiche), ma anche la «sensibilità» (Sensibilitiit) e •l'essere affeni da» (A/fizierung) 8• Tutti questi significati e fenomeni hanno in comune un

    I lhincr Nii:clc, Dialutia,/ makrialism b-4t:, >-47·>-49,. W3hrr llcnj3min, Swlla lingwa in gmnak, sulla lingua ckll'uomo, in Id., Op,,, compki,, voi. 1 cir., pp. 18 1-,95; Id., Il compilo d,/ trodutlor,, in ivi, pp. 500-51 1. "'W3la:r llcni•min, Il dramma barocco 1,d,sro, in Id., Op,,, compl,i,, voi. 1,St:rilli 1923-1927, 1'jn3udi, Torino 2001, pp. 69-268. " W3l11:r llcnj•min, Sul c,,nallo di storia, in IJ., S,n~ scopo /inak. St:rilli politici cir., pp. 238-158.

    ANTONIO ROSHU

    che guardava Ue/ine Sehende)», ma «solo sguardo [nur Sehen]»: «E quello che vedevo non erano cose, Georg, erano solo colori. E io stessa ero colore in questo paesaggio»". In seguito diviene man mano più chiaro quanto questo modo particolare di vedere/guardare, dove i colori non appaiono più come qualità secondarie o accidentali delle cose (delle sostan7..e), bensì come modula7..ioni a sé stanti, sia proprio il modo di vedere del bambino o dell'artista nello "stato d'innocen7..3" 2 J. Di contro, l'adulto «astrae dal colore quale manto ingannevole di cose isolate nel tempo e nello spa11o» 1-4. Le cose appariranno al bambino «non oggettivate [nicht versachlicht]», ma ciò gli sarà soltanto possibile nell' «intreccio della fantasia dimentico di sé» 2 s: «Qui egli indugia nello stato dell'innocenza: perché egli non muove l'elemento spirituale e porta nella crca7.ione il collegamento con l'Io operandone la distruzione»•'· La «pura perce11one nell'oblio si sé» 2 7 presuppone, secondo Bcnjamin, uno stato in cui il soggetto è dimentico di sé (Selbstvergessen), una ridu1ione o disattivazione dell'io. Questa percc:,ione "innocente" viene caratteri1.1.ata dal fatto che in essa la distin1jone tra soggetto e oggetto viene sospesa - «ich war keine Schende, ich war nur Schen» - , facendo balenare un originale stato di immediatC1.1.a: il soggetto disattivato non percepisce le cose partendo da una rela1jone strumentale che si estende sulle cose impedendoci propriamente di "vederle''. Il lavoro di Bcnjamin sulla lingua e sulla percc:,1one verte a una loro comprensione che sia libera dal Besitulenken, dall'idea di possesso che determina il nostro rapporto col mondo secondo un'inten:,ionalità finaliu.ata all'uso.

    u W. llcnj3min, l.'areobakno cit., p. 1.40. Si v«b •nc:hc Ai;:unbcn: cNon più •nim•lc né um3no, chi contcmpb il p.1cs:a~io èsolt:anto p.3;~io. Non cc:rc& più di comprcnc.lcrc, gmrc.b solr:into. Scii monJoct'3 inopcr~itidcW.:1mbicntc :inim3k, il p.3;cs:is:gioè, pcrcQSÌ dire, inopcroe;it3 ddl 1inopcrcx.iti, essere Jis:itriv3to• (G. A~31nbrn, l..'inappropriabile cit., p. 86). •J I.o si:iurdo del bombino non opero secondo I> disrirudonc imm:inav.:u'rr:L-rccnden,.3: i colori non rinvi3no .:1J un ~mo sortost:1ntc/port:J:ntc, i colori non rinvi:ino :1ffuno, essi costituiscono un pi.ano d'imm.:1n, in Id., OfHre wmpkk, voi. 8, cit., pp. 1 1-4-1 1S, p. 11 S·

    1.4 W. llcnj•min, ,fr 711,

    '-' lbid. 11 W. Hcnj:amin,

    1/ora>balmo cit.., p. 2.41.

    WAl,Tf..R IU:.NJAMIH F. U: POI.ITIC::HF. l)f.1.1..A PASSIVO'.\

    99

    •Comprendere le cose nel loro essere ininten1ionale [intensionsloses Sein)» corrisponde, secondo Michael Brocker 2 s, anche alla sfida intrapresa da Bcnjamin nella sua filosofia del linguaggio. La concezione strumentale del linguaggio e il corrispettivo modo di intendere l'arbitrarietà dei segni entrano in scena solo dopo il peccato originale, mentre nello stato paradisiaco il rapporto tra l'uomo, le cose e la lingua corrisponde a uno "stato d'innocenza", partendo da un'unità tra essere umano e creazione. Alcuni di questi motivi sono ripresi e sviluppati nella •Premessa gnoseologica» al Dramma barocco tedesco. Ivi, la verità dell'opera d'arte si ricollega alla concC'1.ione adamitica della lingua: in quest'ultima l'ano di nominare le cose del mondo non corrisponde ancora all'ano d'impossessarsi di loro (al carattere possessivo della conoscenza e alla presa intenzionale della lingua sulle cose) e alla conce1ione strumentale della lingua come me:r.1.0 di comunicazione. Così anche la verità delle opere d'arte non va intesa come un oggetto da possedere; e dove la conoscenza cerca di possederla, Il essa fallisce il suo obiettivo. In un certo senso, la conoscen:r.a fallisce il suo obiettivo -conoscere la verità - nel momento stesso in cui usa la categoria di mèta o obiettivo per definire il proprio rapporto con la verità: •l.a verità non entra mai in rela:rione, tanto meno in una rela:rione inten:,jonale. L'oggetto della conoscenza, quale si determina ncll'inten:,jone concettuale, non è la verità. La verità è un essere inintenzionale formato di idee. li comportamento che le si addice è perciò non già un intendere conoscitivo, bensì un risolversi e uno scomparire in essa. La verità è la morte dell'intenzione» 2 9.

    4. «Nel momento del pericolo»

    Vedremo ora come questi aspetti ricorreranno in alcuni testi più propriamente "politici" di Bcnjamin. La sfera politica è legata al concetto di pericolo, più precisamente all'animo in cui il pericolo si mostra, improvviso cd inaspettato, "im Augenblick der Gefahr". Questa formula permette di tracciare delle lince collegando tra di loro diversi luoghi nell'opera bcnjaminiana. Karlhcinz Barck parla in 11 Mid,,cl llrockcr,Sp,ad,,,, in Mid,,cl Opir.,, l'.rdmut Wu.i.d:1 (hrsi:, v.). Bm;amim B,gri{f,, Suhrhmp, Fr:inkfurt a. M. 2000, Ud. 2, pp. 7,40-773, p. 7,45. •• W. llcnj2min, Ildramma boro.:,:o ud,uo cit., pp. 7f.-77.

    100

    ANTONIO ROSf.lJJ

    questo contesto di un «primato del politico»J0 , che consiste nel guardare il passato non con lo sguardo storico, bensì sotto un'ottica politicaJ•. li "primato del politico", inteso nel senso datogli da Barck, si manifesta a sua volta proprio là dove entra in scena il pericolo: «Non è che il passato getti la sua luce sul presente o il presente la sua luce sul passato, ma immagine è ciò in cui quel che è stato si unisce fulmineamente con !'adesso in una costclla1jonc. In altre parole: immagine è la dialettica nell'immobilità. [...J L'immagine letta, vale a dire l'immagine nell'adcsso della leggibilità, porta in sommo grado l'impronta di questo momento critico e pericoloso [des kritischen, des gefiihrlichen Moments) che sta alla base di ogni lcttura»J 1 • La formula "nel momento del pericolo" gioca un ruolo centrale all'interno delle riflessioni Sul concetto di storia. Essa si colloca all'interno della polemica bcnjaminiana contro lo storicismo con le sue concezioni del passato, della storia e del lavoro dello storico. Bcnjamin attacca lo storicismo a partire dalle posi1joni di un materialismo storico declinato secondo una lettura messianica, per giungere ad una rivaluta1jone del presenten che contrasti la concc1jone cumulativa del progresso, la quale vede nel presente solo una fase di «transizione»H. Questa rivaluta1jone va di pari passo con una inversione della dire1jone dello sguardo dello storico (del materialista storico) e del «soggetto della conoscen1.a storica» - cioè «la stessa classe oppressa, in lotta»H. Tutti e due - lo storico cd il soggetto collettivo - non entrano in scena come redentori delle generazioni future, ma come le figure capaci di riscattare le generazioni passate. li messianismo di Bcnjamin comporta un "disincant[ament)o del futuro". La società sen1.a classi non deve essere intesa come coml' K•rlhdn:t. llorck, Dn- Su"ealismus. Dk kit/e Mommlau{nahme dn n,ropiiischm lntelligml, in llurkhordt l.indncr (hrsi;. v.), Bmjamin-Handbud,, Mctt.lc,, Stutq;in-Wcim•r 1006, pp. J86-J98, pp. J91-J9J. l' rcbzionc - un evento - incommcnsur.ibik: •Per questo nulb che si> storico, J.. sé, porri, riferirsi • ' mcssi•nico• (W. llcnj•min, /Frammml trologico-p,,litico/ CÌI., p. 18),

    ANTONIO RSl-:.1.U

    102.

    Nahens J,..0 • Come spero si vedrà alla fine delle mie riflessioni, questo "sommesso approssimarsi" - l'approssimarsi del Messia appanencnte a un altro ordine, a un ordine al quale non è possibile rcla1jonarsi panendo dall'ordine storico, ma che a sua volta, nel momento del proprio avvento, "redimerà", "compirà" e "produrrà" questa relazione - mostra delle affinità col «segnale segreto fgeheimes Zeichen) dell'avvenire che parla nel gesto infantile•••.

    5. "Jetztzeit" La critica all'idea del «continuum della storia••• tocca sia il rappono con il passato - la Einfuhlung storicista come «immedesimazione nel vincitore»o -, sia l'usurpazione di un futuro inteso come compimento necessario della storia. A questi diversi modi di rapportarsi col passato e col futuro Bcnjamin oppone il concetto di Jetztzeit: «La storia è oggetto di una costruzione il cui luogo non è costituito dal tempo omogeneo e vuoto ma da quello ricolmo di "attualità" [die von Jetztzeit erfullteJ,.... Questa costrwjone è, a sua volta, profondamente politica. La "verità" del passato non è data in sé, bensì generata nel momento in cui il passato cd il presente entrano in una «costcllazione»-4S. La Jetztzeit è propriamente questo conocircuito. Di contro, l'azione e la conosccn1.a perdono la loro vera dimensione rivolu1jonaria - collegata al riscatto del passato-, quando il presente viene "degradato" a essere una semplice fase di "transito" in relazione a una mèta futura e predefinita. li presente cd il passato sono ugualmente esposti a ciò che Bcnjamin chiama una «Gefahrenkonstellation», una «costellazione di

    •' lbid. •• W:iltrr Hcnj3min, Programma di un lealro proktario di bantbini, in tJ., Opere rom• pkte, voi. 3, Scn'lli 19:1.8-1929, fjn:audi, Torino 1010, pp. 181-186, p. 186. 1 f W. Hcnj:1min, Sul t:,01Kdto di sioria cit., p. 2.5 1. "lvi, p. 2..f◄ , 44 lvi, p. 2.50. ◄l •Non è che il J)3SS,lto i;ctti b su• lue.42. ◄• W. llcni•min, (Appmdicc a S11/ «>11«110 di storia/ cit., p. 507. ◄9 W•hrr llcni•min, Per 11n'immagiM di PmuSl, in lirnsl 8/od, - Wallcr Bmiamin, Ri 2009, pp.

    ••7·•S9, P·

    ,si..

    Il S. M•rchcsoni, fwhb.tdc-Forw,rJ. H

    (1r. ivi, p. 10.

    l.'immnnorarc tra Ble>.

    105

    "ai margini e al di fuori [della] metafisica della volontà»ss e che solo come tale, aggiungerci, potrà risultare veramente rivoluzionaria.

    7. L'"mnervazione motoria" Tra le diverse figure politiche evocate all'inizio, è certamente quella del giocatore a presentare un'affinità particolare verso il "momento del pericolo", diventando cosl un modello per il soggcno rivohujonario. Bcnjamin ha dedicato diverse riflessioni a questa figura; una delle più belle si trova nel racconto La mano fortunata. Una conversazione sul gioco. Di seguito ne citerò un passaggio: Se in colui che gioca esiste davvero qualcosa di simile a un giocatore fortunato, insomma, un meccanismo telepatico, allora esso si trova nell'inconscio. È un sapere inconscio quello che, quando il giocatore ha sucù!SSO, si trasforma in azioni. Se invece si trasforma in coscie111.a, allora, per l'innerv:izione, esso va perduto. 11 nostro uomo «penserà• infatti bene, ma «agirà• male. Starà li come molti perdenti che si arruffano i capelli e gridano «I.o sapevo!• - Allora, secondo I.ci, un giocatore fortunato opera istintivamente come un uomo nel momento del pericolo? ( Ei11 gliicklicher Spicler operiert also lhrcr Mcinung ,uzch instinktivf Wie eir, Mcnscl1 im Augenblick der GefahrfJ - li gioco-affermò il danese -è proprio un pericolo costruito ad arte. E in un certo qual modo i giochi sono una prova blasfema per la nostra presenza di spirito. Perché,infatti., nel pericolo, il corpo trova una intesa con le cose che va ben al di là deUa tcst:1. Solo dopo aver tirato un sospiro di sollievo riusciamo a vedere davvero quello che abbiamo fono. Agendo, siamo stati ben oltre la n0stra coscienza. E il gioco è una cosa cosi malfamata proprio perché provoca in modo incosciente quanto di più fine e preciso il nostro organismo è in grado di produrrei'.

    Per carancri1.1.arc l'intesa che il corpo trova con le cose "al di là della testa", Bcnjamin si serve del conccno d'innerva1jonc: L' "innerv37jone fulminea nel pericolo Idie b/itzsclmel/e Innervation im Augenblick der Gefahr]» non ha a che fare con una "preconoscenza di quello che deve venire», bcnsl con la "giusta disposizione motoria»s7. L'ano di pensalbid. W•hrr l!cnj•min, /.,a mano {orlunata, in IJ., Op,re t:ontpktc, voi. 6, Scrilti 1934• 1937, ffoouJi, Torino :r.004, pp. :r.5◄-250, pp. :r.57-258. 17 W•hrr llc:nj•min, ,(, , 55• Appunli su una Jeoria del gioeo, in IJ., Op,re ,:on,p/etc, voi. 8,cit., pp. 185-186,p. 186. li 1'

    ANTONIO ROSf.lJJ

    106

    re e la scelta consapevole interferiscono con la "prcscn1.a di spirito" (Geistesgegenwart), riducendo la rcsponsività del soggetto, cioè la sua disponibilità a captare il "segnale segreto" cd il "sommesso approssimarsi" di ciò che sta per venire (il pericolo? la rivohvjone?). A questo punto si nota uno sdoppiamento del "pericolo": esso non si riferisce più solo ad una situazione critica, come per esempio l'avvento del fascismo, ma anche al rischio di non saper cogliere il "momento giusto", il balenare dell'immagine del passato o l'attimo rivolu1jonario. Qui sono le «fatal[i) catcgori(c)» del «mancato» (Verpa{Jt) e del «troppo tardi» (Zu Spiit)s 8 a definire la natura del pericolo. Il rischio di mancare- "verpassen", "zu spiit sein" -l'attimo è sempre presente, ma diventa ccrtezz.a quando il soggetto si accanisce razjonalmente a coglierlo, mentre avrà una speranz.a (una possibilità), nel momento in cui si affiderà alla sua "prcscn1.a di spirito", alla guida inconsapevole dei suoi gesti, entrando in un rapporto quasi telepatico con l'evento che sta per accadere: «Il giocatore non para che quel futuro che non è entrato come tale nella sua coscicn1.a»s9. L'anticipa1jonc di ciò che accadrà non deve essere quindi scambiata con una forma di sapere razionale o discorsiva, ma va invece considerata su d'un piano fisiologico, senso-motorio, in un certo senso indipendente dalla ragione calcolatrice e dall'intenzionalità consapevole. Il termine Disposition segna una forma di saper-agire incorporato (Hand/ungswissen ), per certi versi non dissimile dai concetti di habitus in Pierrc Bourdicu e di "tecniche del corpo" in Marcel Mauss - automatismi di matrice socio-culturale incorporati che ci fanno agire nel modo giusto al momento giusto, come il giocatore di tennis che sta al posto giusto poco prima che ci vada a cadere la palla. Questa analogia tra Bcnjamin e Mauss (e, fino ad un certo punto, Bourdicu) è tanto più interessante se si considera un appunto di Bcnjamin su Bcrgson, dove viene criticata la conce1jone "biologica" dell'idea di "automatismo" presente nel filosofo francese. A diffcrcn:,.a di Bcrgson, Bcnjamin è interessato alla «componente specificatamente storica» dell'abitudine, al suo «indice storico» cd alla sua defini1jonc «in termini sociali»6o - aspetti che non vengono presi in 11 /bui. i,

    &e

    W. lkni•min, / "fJa$$4,:cs· di Parigi cit., p. 574 . Vc:Ji per queste cit>:tfoni W•hcr Ucni•min, ,p/p I zB•, in hl., Opere rompkk, voi.

    8, cit., p.417.

    'IVAI.TfJt ftf.NJAMIN F. IJ-: POI.ITICIIF. llf.1.1.A PAS.~IVIT.\

    107

    considera;,jone Il dove l'abitudine viene ridotta a mero automatismo biologico. Un'ulteriore indica;,jone utile si trova nella Allgemeine Psychologie di William Stem: la disposi7jone costituisce •per così dire il sostrato potewjale: la premessa, la disponibilità ~, l'essere indiri:r.t.ato verso [... ] il sopraggiungere di stati di fatto attuali» 61 . Le disposi7joni sono •possibilità con ampio margine (Mi:iglicbkeiten mit Spie/raumbreite)»6•. Il termine "disposi:done" riveste a mio avviso un ruolo importante all'interno della teoria politica bcnjaminiana. Nella disposizione convergono passività cd attività, in un certo senso si potrebbe persino parlare di una ricettività ininten1jonale (in un certo senso de-telcologil.1.ata), perché legata alla non-volontà, al non-volere come presupposto per una apertura verso (o crca7jone di) una sfera del possibile. Per comprenderne meglio la portata antropologica vale la pena considerare le riflessioni sul rapporto tra occhio e mano svolte da Bcnjamin nel Programma di un teatro proletario per bambini. Bcnjamin parte da alcune considcra1joni di Konrad Ficdler, comprese nel suo Ober den Ursprung der kunstlerischen Ti:itigkeit (1887): Nei suoi Scritti s111/'artc Konrad Ficdler ha dimos1ra10 per primo che il pittore non è un uomo che veda in maniera più na1uralistica, più poc1ica o più csiatica degli altri uomini. E piuttos10 un uomo che osserva più da vicino con la mano là dove l'occhio si forma, che 1raduce l'innervazione recettiva dei muscoli visivi nell'innervazione creativa della mano. Jnnerva;,Jone creativa in esatta connessione con quella recettiva è ogni gesto infantile' i.

    In questa interazione la ricettività passiva e la produzione creativa formano un'unità: la kunstleriscbe Tiitigkeit non può essere ridotta ad un momento puramente attivo, perché non può esserci senza un precedente momento passivo, del quale e$O rappresenta uno sviluppo ulteriore6•. Questa corrclvjonc tra •operare spi rituale fgeistige[m] Tun)» e •attività sensoriale-corporea (sinnlicb-ki:irper/icherTiitigkeit)» 6S, ter'' Willi;im S1cmc, A/lg,mcine Psyd,olCJF a11/ pcrs,,1111/wisd.rr Cnmdlag,, M3ninus Nijhoff,l>cn H:&:lj; 1935, p. 111 .

    " 1v1,pp. .

    111• 112..

    W. llcnj;imin, Programma di un teatro r,ro/,tario di bambini cit., p. 1 s,. '-t to).

    I I 2.

    SIHANO MARnnSchwcppcnhiuscr, voi. 1,Suhrbmp, l'r:inHurt 1. M. 1974, p. 47 {d'or:i in poi GS con numero di volume). J W1hcr llcnj•min, I.mere 1913- 1940, tr. ir. di A. M:1rictti e G. ll3ckh:>us, Einaudi, Torino 1978, p. 74. 4 lbid. I /.dtcrccit., p. 371 (GI! Vl,p. 184s~.). In qucstop:,sso si 3fluJc oi vc,si 1966-1967 del Faust: «l>cnn wos m•n schw3r,. 3uf wci8 bc::sit1.t, I K•nn m•n i;ctro:,~ noch H•usc tr.lJ;en•.

    MNJAMINVf.RSUS 8UXll

    113

    Questo incantesimo va rotto. E il compito di romperlo è assegnato da Bcnjamin alta "prospettiva storica". Potremmo tradurre liberamente dicendo: l'incantesimo filologico si rompe solo esponendosi all'attualità, che è per dcfini:donc politica. Va sottolineato inoltre che la prospettiva storica implica una costruzione dell'oggetto. Che cosa significa qui "costruire"? Dirci che "costruire" l'oggetto storico (nel nostro caso il cosiddetto Frammento teologico-politico) significa tentare di portarne alla luce l'impensato, per far scaturire le energie dirompenti in esso latenti. In altre parole: significa leggere il Fragment non tanto alla luce di ciò che esso dice, ma di ciò che esso esige da noi oggi. Ecco, forse è questa la domanda più importante: non "che cosa voleva dire Bcnjamin?", bcns1 "che cosa esige da noi questo strano oggetto?" - un oggetto che è stato opportunamente descritto come •Un masso erratico o un meteorite caduto dal ciclo»6. In effetti, la sorte di questo testo è paragonabile a quella del misterioso monolito nero che attraversa le epoche nel film di Kubrick 2001: Odissea nello spazia.

    2.

    L'incontro di Walter Benjamin con Ernst 8/och

    Stando alla testimonian1.a di Scholem, fu gra;dc alla mediazione di Hugo Bali che Bcnjamin e Bloch si incontrarono in Svi.J.zcra nel mari.o o aprile del 1919. Furono proprio l'incontro con Bloch e la lettura dello Spirito dell'utopia a risvegliare in Bcnjamin l'interesse per questioni squisitamente politiche. In quei mesi del 1919 nacque infatti l'ambizioso progetto di un lavoro, ampio e articolato, dedicato a quella che Bcnjamin chiamava la "vera politica". Possiamo trovare nell'epistolario numerose testimonianze in tal senso, ad esempio nella lettera a Ernst Schocn del settembre 1919: Ho molto riflettuto per conto mio, sviluppando pensieri così chiari che spero di poterli mettere presto per iscritto. Concernono la politica. Da molti punti di vista (non solo da questo) mi torna utile il libro di un conoscente, che

    ' lrvini; Wohlfanh, Nihi/isuw,r, Mcs,ianisnru:s. Zu Wallrr Bmjamim Tl,ro/ogisd,. politisll'c,;pcricn:,.:, Jcl ricordo, in ponicobn: qu.>ndo scrive: •In hobc ich Jcin llilJ in mir bc.chwon:n / unJ sich e,: >t:1nd in cwigcm Untcrg3n~c .. .

    Bf.NJAMIN Vf.RSUS 81.0CII

    12.3

    si è dissolto»J6. E ancora: «Nel ricordo della dissoluzione quest'ultima( ... ) diventa quell'ano sicuro, irresistibile, ardito, che essa propriamente è»J7. Inoltre, in un frammento risalente probabilmente al 1920-2.1, intitolato semplicemente Phantasie, Bcnjamin fa qualcosa di analogo a Holderlin: assegna alla fantasia, intesa come peculiare "dc-figurazione" ( Entstaltung), il compito di ctcrni1.1.are il trapasso, nonché di mostrarci il mondo «in un'eterna Vergiingnis»JB. È infine importante sottolineare che questo ano di Eingedenken si sottrae alla volontà, non è un ano volontario, non risponde alla volontà da parte del soggetto di fare del passato l'oggetto di un posscssoJ9. In questo senso il Fragment si può leggere come preludio all'incontro di Bcnjamin con Proust. La lettura della Recherche a metà degli anni Venti e la scoperta del concetto di mémoire involontaire ebbero infatti per Bcnjamin il valore di un'epifania profana che gli permise di esplorare un' inedita dimensione della memoria, un vasto e inesplorato territorio che si situava ai margini e al di fuori di quella metafisica della volontà che invece aveva tenuto in scacco lo Spirito dell'utopia di Bloch4o. li carattere involontario conferisce al ricordo una qualità peculiare che lo differen1ja profondamente dall'ano psicologico a cui siamo soliti dare quel nome (ricordo o Erinnerung). Più che di un ano con cui il soggetto si accerta del proprio passato, nel caso della mémoire involontaire si tratta di un evento che, al modo della madeleine proustiana, irrompe nella vita del soggetto scompaginando le carte: una sorta di ccccsso imprevedibile, dalla provenien1.a misteriosa, che ci interpella da un passato che non è mai stato così presente e che molto probabilmente non ha mai avuto luogo nei modi in cui lo ricordiamo. Ma c'è di più: questo evento da cui il soggetto si sente sopraffatto e spossessato apre una nuova prospettiva sul futuro. Anche il tema della felicità, del Gluck su cui «l'ordine del profano deve essere orientato», diventa trasparente se lo si collega ali'Einge-

    '' fric:Jrich Holdcrlin, /( di~nire nel /rapassan:, in JJ., Sul tragico, a cur:a Ji Remo

    llodci, l'cltrinclli, Mibno 1980, p. 64. 17 lvi, p. 65. 11 8, p. , , , (C:S VI, p. , , " Sul concetto Ji volon1ii e le sue implicozioni mc1:1fuichc dr. il q1U1to copi1olo Ji Giori;ioAi;ombcn, Opus On. A,d,ro/ogia dd/"11//i. •J ConcorJiomo con Sovcrio Comp:anini, eh.: propone Ji inn:rpr=n, b stono Jdb loro omiro.io rovcscionJo un verso Ji ThcoJor l>iiublcr eh.: Schmitt •m•vo cit:1n,. Non il nemico, bensì l'omico è «lo formo Jdb Jomondo ehlo, fin:n:r.c: Univcrsity Prcss, l'in:n:r.c: 1017; l)on>tdl> Di (:C. S3rt', Dc Rcpublit:a llt:brMOnm1. Spinov, e 111 tcocrada, e Tcori:i•, 2., z.01 2., pp. 2.13-2.18. '' W. lknj,min, Frammm/o tro/ogko-politiro cir., p. s 11. RicorJÌ>mo che T,ubc< si oppose 3 ncnj3min, p,1rbndo Ji un csi~ific,:uo politico ddl.:i rrocm:,j3. in rcW.ionc .:i Israele; cfr.J,cob T,ubcs, Wa/J,r Bmjamin-un marcioni/4 modnnoi, in IJ., 1/p,n,w tkl mcssian.~imo, QuocJlibct, M:2ccr:u.:1 2.017. 11 Cfr. lol>nJ.

    TRA UTOPIA f.TI-:OJ.3J:in1}9>. Per un, lcttur> 1>3nicobnncn1c orii;in,k J i quo1AI. no

    problema» di una concezione mistica della storia •si può esporre in un'immagine». Nuovamente, è stato necessario correggere lievemente la traduzione del testo, soprattutto per rimarcare un tratto paradossale di questa misteriosa "messa in scena": non si tratta infatti di "presentare" questo problema in un'immagine bensì proprio di "esporlo" in immagini altrimenti che a parole. La cifra paolina del testo di Bcnjamin si coglie già in questa insistcn1.a sull'immagine piuttosto che sulla Parola, fosse anch'essa una Parola che dan1.a scenograficamente nel ciclo. La dialettica tra sacro e profano offre una visione della storia ma a ben vedere è solo la prccond.i7Jonc per una visione mistica della realtà. L'idea che la concc1Jonc mistica della storia si concretizzi in un'immagine amplifica in modo quasi esorbitante l'aspettativa platonica metafisica tradizionale per cui il rappono col divino è scandito da una figura piuttosto che dal faticoso ruolo d'intermediario di una Scrittura. Si tratta nuovamente di un sottile antinomismo che tende a squalificare il ruolo della Legge all'interno del rappono tra l'uomo e Dio o, per estensione, tra il mondo e Dio. Non c'è dunque alcun appello alla dimensione profetica biblica e tantomcno alla concezione talmudica della mediazione tra uomo e Dio. Al contrario, Bcnjamin amplifica suggestioni tardo-romantiche che evidentemente riprende da Holdcrlin e dallo stesso Rosenzwcig. Del resto, non potrebbe essere altrimenti. Una concc1Jonc fondamentale del Talmud è che Mosè venga celebrato simultaneamente quale sommo legislatore e sommo profeta. Di conscgucn1.a, si ha una connessione speciale tra facoltà visiva e legislativa. In questo senso, la dcscri1Jonc dei Dicci Comandamenti dan1.anti nell'aria è solo una concrctiu.a1Jonc favolistica di un presupposto teologico preciso: Mosè fu simultaneamente il legislatore e il visionario supremo nell'intera storia del popolo d'Israeles. In questo senso, la conce1Jonc della storia di Bcnjamin ha un tono paolino proprio perché risulta incapace di apprc-1.1.are questo ruolo dell'immagine sia in termini visuali che legislativi mentre invece la coglie solo in senso platonico tardo-romantico.

    J Pe r (3 1r3tt:i:,jonc Jc1ug lu13 J i qoa-ri ttmi, si v«b: I'. 1)3( Ilo, I.a I.eggc e il Volto di D,·o . I.a Riv~lavon.c sul Slnai MIia kueratura ebraica e cristiana, L:1 Giuntiru, fin:n:t.c

    2.004.

    cl.'lMMFl)IATAJNlr.NSrrA Mf.SSIANIC:A l>f.l. CUORI-:.,

    1 45

    4. Il profano come categoria storica

    li tratto paolino del Frammento si palesa ulteriormente quando Bcnjamin definisce esattamente che cosa sia il Profano: Il Profano non è, dunque, una categoria del Regno, ma una categoria -e certamente una delle più pertinenti - del suo più facile approssimarsi (seitteS leisestetz Nahms). Poiché nella feliciti tutto ciò che è terreno aspira ( er.streben) al suo tramonto, solo nella feliciti esso è determinato a trovare il tramonto (trad. modificata).

    Bcnjamin non offre qui alcuno spessore dottrinale particolare. La dottrina messianica viene declinata qui in termini metafisici, per cui il tono paolino è molto difficile da percepire immediatamente. È necessario rileggere il passo, prestando particolare attem,jone a ciò che Bcnjamin non dice, pur descrivendo un momento cruciale dell'avvento messianico. li Profano viene descritto qui in termini quasi nietzschiani, come ciò che è destinato a tramontare di fronte all'emergen:r.a dell'evento messianico. Ma si noti, ancora, il profondo senso paolino di questa concezione. Qui Bcnjamin chiaramente concepisce l'atto di approssimarsi quasi in termini cronologici, ma niente affatto in termini legali o rituali. In questo modo, Bcnjamin offre qui una dimensione dell'approssimarsi dell'evento messianico che esclude del tutto la dimensione rituale e sacrificale, anche questa apparisse solo in forma sublimata come preghiera. Inoltre, è chiaro che l'agente dell'evento messianico- il Messia stesso- entra nella storia come colui che porta a compimento, ovvero conclude, consuma, usura o termina "tutto ciò che è terreno". È particolarmente importante osservare che Bcnjamin non inquadra questo approssimarsi in alcun preciso momento storico. Mentre il Talmud riporta, tra le altre, l'opinione che il Messia verrà solo quando si saranno esaurite tutte le scadenze, quasi ad implicare che l'evento messianico comunque non si uniformerà ad alcun calendario terreno, Bcnjamin sembra implicare che tutto ciò avverrà improvvisamente, ad un momento che non è dato (ancora) sapere. Tuttavia, se si richiamano all'attenzione le osscrva:rjoni precedenti sul ruolo della "felicità" che trattiene il mondo dal tramontare completamente,ritorniamo ad un concetto di "storia" vincolato ad uno stato d'ec-

    ff.Of.RIC() l>AI. RO

    cezione. Si tratta nuovamente di un principio solidamente paolino, proprio perché si implica che il Profano concorra all'approssimarsi del Regno sen1.a tuttavia poter partecipare in esso, se non venendone trascinato, si potrebbe quasi dire. Da questo punto di vista, si può rivedere anche l'assunto iniziale, per cui •il regno di Dio I... ) non può essere posto come scopo». Ciò significa non solo che codesto Regno - e la no1Jone di giustizia che esso implica - non possa servire come "scopo politico" della storia ma soprattutto anche che, in quanto "fine" ma non "scopo," il Regno sfugge di principio alla intenzionalità. In altri termini, il Regno accade come un evento che è •determinato» (bestimmt) quasi quale voce media - priva di un'autentica soggettività storica. In questo si ritrova nuovamente un sentimento antinomistico. Mentre la Legge - nella sua declina1jone sacrificale primitiva oppure nella sua trasformazione in preghiera - richiede che l'individuo partecipi attivamente e coscientemente nell'atto di avvicinarsi a Dio, per Bcnjamin l'approssimarsi del Regno semplicemente avviene, trascinando il mondo e la natura con sé. Si noti come questa approssimazione al tramonto - e quindi al Regno - venga descritta in termini ambigui come una •aspirvlone». Il verbo tedesco erstreben certamente qualifica questa tensione al compimento come la rcali1.Y.a1jone di un desiderio che può contemplare una qualche forma di "sfor1:o" verso una meta (streben) ma non sembra implicare una particolare partecipa1Jone attiva in questo processo. L'aspira1jone al compimento sembra più un desiderio di giungere ad una •fine» (Ende) piuttosto che il raggiungimento di uno •scopo» (Zie/) determinato. Del resto, Bcnjamin aveva già ini1jato il Frammento esattamente con l'assunto che •da un punto di vista storico» il Regno •non è scopo, ma termine». Di conscguen1.a, il Regno è fondamentalmente estraneo alla dimensione politica ma manifesta una natura eminentemente religiosa - se non addirittura una sorta di indipende01.a categoriale. È chiaro come la teologia quale dimensione del divino appaia qui strettamente connessa alla nozione di "innocenza", specialmente di innocen1.a di una "lingua pura", quale no1lone categoriale del tutto distinta da quella della violen:,.a -e quindi distinta dal Profano in quanto tale. Tuttavia, questa opposizione al Profano - oppure "a tutto ciò che è terreno" quale alternativa specificazione del Profano -ha un sapore vagamente gnostico ma soprattutto richiama anch'esso la enfati:t.Y.a:1jone pao-

    0

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    pimento, completamento, sistcmati7.7.azionc dell'opera; dall'altro, la sua dissoluzione nell'assoluto» 10• La critica romantica è dunque anch'essa una rottura di forma, per il proprio dispiegamento verso l'idea dell'arte. E proprio questo movimento di pensiero sarà importante nella riflessione bcnjaminiana: si tratta qui dcli' "assimilazione dell'opera limitata all'assoluto, della sua piena oggcttiva1jone al prc1.:r.o del suo tramonto» 11• Ed è proprio qui, nel rapporto tra tramonto e salvazione, che si gioca la filosofia bcnjaminiana: come la transitorietà immanente dell'opera d'arte porterà alla sua salva1ione nell'assoluto, cosl la transitorietà della natura del Frammento teologico-politico sarà messianica. È cioè nel trapassare di ogni struttura, nel rompersi della sua forma, che sia artistica o storico-politica, che Bcnjamin vede la salva1ionc dei fenomeni; è nel loro torso, nell'allegoria e non nel simbolo, non nella loro forma compiuta e perciò mistificante, che si dà salvazione11 : I.a forma determinata dell'opera singola, che si potrebbe definire come la forma d'csposi1Jonc, diventa la vittima della distruzione ironica. Ma su di essa l'ironia dischiude un ciclo di eterna forma, l'idea della forma, quale può denominarsi la forma assoluta; cd essa attesta la sopravvivenza dell'opera, che attinge da questa sfera il suo indistruttibile sussistere, dopo che la forma empirica è stata consumata''·

    La forma empirica deve venir consumata nei suoi vincoli formali dall'idea delle forme, per attingere alla sua indistruttibile csiste01.a: niente di più chiaro di questo passo per esplicitare il movimento di pensiero all'interno del Frammento teologico-politico. •e W. lknj:,,min. Il eone.etto di critù:a nel rom.onlieismo tedeu:o, in lJ., Opere compktc, voi. I, cir.• p. • 1 .3. 11 lvi, p. • 19. n cli pbtontCo "'s:,,Jv:,,n: i fenomeni .. riceve in Ucnj:,,min un.i Jitc1.ionc Ji scn.so forse perduti nelle vicende del pbtonÌ.>mo: più che r:>.Ìcur.,n: '3 conoocm,.a intorno •Ilo pos•ibilitì Ji don: 3J cs:si mi5uro e Jurot:i, r•pportindoli •ll°•n:hcripo idc.lc, il compito filosofico è salvarli proprio in q114nto J; c4duco, transitorio e dispaso - dunque di ccc~ivo rispc1t0 •ll'csii;cn,_., cui risponde il ••pere, Ji oricnt1rI

    Taubcs ha notato come questo divenire sia in rcla1ionc alla soggettività individuale solo all'ini7io. Si tratta di un movimento molto più grande che eccede il soggetto, cd è un movimento apocalittico che dissolve l'immedesimazione e la pretesa oggettività della storia. A capo di questo movimento c'è ancora Nietzsche: •L'ora del grande disprcu.o: "Che importa la mia felicità! Essa è indigcn;,.a e feccia e un miserabile benessere. Ma la mia felicità dovrebbe giustificare persino l'csistcn;,.a!",.•9. li momento storico-artistico in cui si produce questo smottamento di un pensiero rinchiuso nell'orbita asfissiante dcll"'io" è l'epoca barocca. Il Trauerspiel è la messa in scena della secessione della sovranità, l'atto più estremo di destituzione che si manifesta attraverso il gesto d'espressione, gesti dell'eroe tragico che sono "formule di pathos". La variante melancolica della frammentazione nel Barocco diviene nella •storia originaria del Moderno,. una struttura temporale •sviluppatasi attraverso il cinema. Frammentazione e dispersione nella successione delle immagini,.Jo. La sovranità barocca consiste nello scarto tra l'assolutc1.1.a del potere sovrano e la sua effettiva capacità di governare: in questo scarto l'incapacità del sovrano di decidere istaura la tirannia. Indirettamente ciò significa che nella differcn1.a tra regno e governo è esposta l'originaria economia della salvcz1.achc manifesta l'assew.a di fondamento della sovranità e la sua costituzione tramite la gloria e le acclama;doni 3 '. Per questo la rara possibilità dell'intempestivo è nell'essere contemporanei, cioè in quella •singolare relazione col proprio tempo, che aderisce a esso e, insieme, ne prende le distanzc,.J•. Se c'è dunque un'operazione messianica, questa consiste nel raggiungere la contemporaneità. L'essere contemporanei si dà in almeno due movimenti: abbandonare la storia all'attualità e sollevarla dal decorso imposto dai vincitori; generare una chance - essere chiamati per un'altra vita e un altro sapere. Allora, in quel luogo, parola e immagine del passato si compongono dissolvendosi l'una nell'altra. '' E Nict:• (;. Ai:=bcn, Ch, ='è il t:ontm,poranto, nonctcmpo, Mibno 1008, p. 9.

    Nf.Tf.OUlGIA Nf. POI.ITICA

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    È questa la verità dell'essere? Fuori dalla retorica filosofica, sarà questo il senso della modernità. Ha avuto ragione Dcleuze nell'affermare l'eterno ritorno delle differen:,.c che disdice la lettura rca:rionaria dell'eguale e dell'Uno. Perciò una forma di vita non assoggettata è una vita non rinchiusa nell'orbita dell'individuo, della proprietà e del soggetto, ma affetta dal divenire, dall'uso e dall'arte. Se la storia che ritorna è la fine delle differen:r.c di biografia e memoria, il presente carico di passato è la soglia della chance, la porta stretta attraverso la quale il Messia che viene compie il tempo in cui si annullano creazione e redenzione. Per questo, con Taubcs, bisogna pensare la storia a partire dalla fine. Non la fine della storia, ma quella fine che dall'evento originario risale alla soglia che separa e dispone il pensiero e la prassi. Possiamo allora prendere posi:,ione in quella soglia che dalla fine ricompone l'ini:rio. Restitutio in integr11m dell'antropogenesi, del dispositivo di evohvione e devoluzione che vive in stato d'arresto in una singolarità concreta. In questo forse consiste l'opera: costituire sé e il mondo inoperosi, risalendo il ritorno.