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Italian Pages 593 Year 1922
JOHN
M. KELLY
LIBRARY
Donateci by
The Redemptorists of the Toronto Province
from the Library Collection of Holy Redeemer College, Windsor
University of St.
Michael' s College, Toronto
^'""OlnfEOE
FILOSOFIA COME SCIENZA DELLO SPIRITO I
ESTETICA
BENEDETTO CROCE
ESTETICA COME SCIENZA DELL'ESPRESSIONE E LINGUISTICA GENERALE
Teoria e Storia
QUINTA EDIZIONE RIVEDUTA
BARI GIUS.
LATERZA & FIGLI
TIPOGRAKI-KD1TORI-UBRAI
1922
HOLY REDEEMER
LIbA,
WINDSOR
PROPRIETÀ LETTERARIA
MARZO MCMXX1I
-
60111
ALLA MEMORIA DEI MIEI GENITORI
PASQUALE
e
LUISA SIPARI
E DI MIA SORELLA
MARIA
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2009
with funding from
Ontario Council of University Libraries
http://www.archive.org/details/esteticacomescie01crocuoft
AVVERTENZA Questo volume è composto di
ma
una parte che
si
storica, ossia di
una parte teorica e due libri indipendenti, di
aiutano a vicenda.
nucleo della parte teorica è una memoria che, col
Il
titolo:
Tesi fondamentale di un' Estetica
come
scienza,
dell'espressione e linguistica generale, fu letta all'Ac-
cademia Pontaniana di Napoli nelle tornate del 18 febbraio, 18 marzo e 6 maggio 1900, e venne accolta nel voi. vi
XXX
degli Alti. Nel rimaneggiarla, l'autore
ha introdotto poche variazioni
sostanziali,
ma non
poche aggiunte e svolgimenti; e ha tenuto ordine quanto diverso per rendere l'esposizione più piana.
— Della
parte storica, soltanto
capitoli furono inseriti
grea Vico
di
come saggio
Napoli (aprile 1901), col
primo scopritore
i
primi cinque
nella rivista Fle-
titolo:
Giambattista
della scienza estetica; e ricom-
paiono anch'essi ampliati e riaccordati col L'autore
si
al-
facile e
resto.
è esteso, specie nella parte teorica, su
questioni che sono generali e laterali rispetto al tema
da
Ma
non sembrerà divagazione a chi rammenti che, parlando con rigore, non vi ha scienze filosofiche particolari, che stiano da sé. La Filosofia è unità; e, quando si tratta di Estetica o di lui
trattato.
ciò
AVVERTENZA
Vili
Logica o
di Etica, si tratta
sempre
di tutta la filosofia,
pur lumeggiando per convenienza didascalica un
sin-
golo lato di quell'unità inscindibile. Correlativamente,
per
effetto di
questa intima connessione di tutte
della filosofìa, l'incertezza e l'equivoco che
le parti
regnano
in-
torno all'attività estetica, alla fantasia rappresentatrice e produttrice, a questa primogenita tra le attività spi-
domestico sostegno delle
rituali e
ed errori in
voci, incertezze
come
Psicologia
ingenera equi-
altre,
tutto
il
restante: nella
nella Logica, nella Istorica
Filosofia della pratica. Se
il
come
nella
linguaggio è la prima ma-
nifestazione spirituale, e se la forma estetica è nien-
che
t'altro
linguaggio inteso nella sua schietta na-
il
tura e in tutta la sua
vera e scientifica estensione,
non
bene intendere
può sperare
si
steriori e più la
di
le
forme po-
complesse della vita dello spirito quando
prima e più semplice rimane mal nota, mutilata, E da un più preciso concetto dell'attività
sfigurata.
estetica
deve aspettarsi
filosofici,
la
correzione di altri concetti
soluzione di taluni problemi, che per
via sembra quasi disperata.
altra
punto, è se
e la
il
tentativo teorico qui
il
— Tale,
per l'ap-
pensiero animatore del presente lavoro. esposto,
e
E
l'illustrazione
storica con la quale è accompagnato, gioveranno
ad
acquistare amici a questi studi, spianando ostacoli e
indicando vie da percorrere; se ciò accadrà più parti-
colarmente in questa estetica nobili,
Italia, le cui tradizioni di
scienza
(come a suo luogo viene dimostrato) sono assai
uno dei più vivi desideri dell'autore sarà stato
soddisfatto. Napoli, decembre 1901.
AVVERTENZA
IX
Oltre un'accurata revisione letteraria (nella quale,
come
aiuto del mio
buon amico Fausto
in questa terza edizione,
cetto (specie nei capitoli
modo che
nel
mi ha soccorso
in quella delle bozze,
l'ulteriore
ho
Nicolini),
alcune modificazioni
X
valido
il
di
fatto,
con-
e XII della prima parte),
meditazione e l'autocritica mi
consigliavano.
Ma menti il
non ho voluto introdurre correzioni che mutassero
tali
il
e amplia-
primitivo disegno del libro;
quale era, o voleva essere, una teoria estetica, com-
piuta
ma
breve, inquadrata in uno schizzo generale
della Filosofia dello spirito.
Per
tutte le dottrine filosofiche generali o laterali,
e per quelle stesse di Estetica che richiedono un più
particolare svolgimento delle altre parti della filosofia (per
quella della natura lirica dell'arte), rimando,
es.,
chi desideri maggiori schiarimenti e più precise deter-
minazioni,
ai
volumi della Logica e della Filosofia
della pratica. I quali fanno tutt'uno con questo, e in-
sieme compongono quella Filosofìa dello spirito, in cui a mio vedere, deve assolversi l'intero compito della Filosofia.
Certo, tutti iu
i
tre
volumi non sono
stati concepiti e scritti
una volta; nel qual caso avrebbero avuto
dine e disposizione in parte diversi.
primo, non pensavo di dargli gli
nel
ho
dati; e perciò
modo che
si
lo
i
Quando
or-
scrissi
il
due compagni, che poi
disegnai chiuso in sé stesso,
è detto. D'altro canto, le condizioni
AVVERTENZA
X in cui
versavano
ai aggiungere
rici,
studi di Estetica
alla teoria
di questa scienza; losofia
gli
una
mi persuasero
storia abbastanza
laddove per
ampia
le altre parti della Fi-
mi sono potuto restringere a rapidi sguardi
indicando, più che altro, in qual
modo
sto-
quelle storie
dovrebbero essere condotte o modificate. Infine, molte cose ora, dopo avere esposto particolarmente le varie scienze filosofiche, vedo con maggiore chiarezza e nesso migliore, o alquanto
diversamente; e una certa per-
plessità e qualche concetto inesatto, che sono in alcuni
punti dell'Estetica (specie dove
non propriamente
estetiche),
luogo. Per tutte queste ragioni,
i
tre volumi,
sostanziale unità del pensiero che
che
si
tocca di questioni
si
non avrebbero ormai più
li
del fine
propongono, hanno ciascuno fisonomia propria,
serbano tracce dei momenti diversi sono
pur nella
anima e
stati scritti, e si
di vita
nei quali
dispongono e debbono essere con-
siderati in ordine progressivo secondo le date di
pub-
blicazione.
Per quel che riguarda
i
problemi, per cosi dire, mi-
nori, di Estetica, e le obiezioni
che sono state mosse
o possono muoversi alla dottrina, ne ho trattato e ne
vado trattando
in saggi speciali.
Dei quali darò tra
breve una prima raccolta, che formerà come un'appendice dilucidativa e polemica al presente Novembre
1907.
volume.
AVVERTENZA
La copiosa
tiratura fatta della quarta edizione (1912)
di questo libro
decennio
la
XI
mi ha reso
possibile indugiarne per
come
ristampa. In questa quinta,
un
già nella
quarta, non ho introdotto cangiamenti sostanziali,
ma
solo lievi schiarimenti e parecchi ritocchi a rendere
più schietto e limpido
il
dettato. E.
confermando
vertenze premesse alla terza edizioue, disopra
aggiungerò che, per quel che concerne sofico in genere,
rimando ora
8
I
le
riferite,
pensiero
il
av-
filo-
quarto volume
della Filosofìa delio spirito, che è la Teoria e storia
della storiografìa;
tamente
l'Estetica,
(1911), ai
e,
per quel che concerne più stret-
oltreché ai Problemi di Estetica
Nuovi saggi di
Estetica, raccolti in
volume
l'anno passato, che contengono la forma ultima e più
matura del mio pensiero sull'argomento, e rischiarano o rettificano i punti che nel presente libro rimangono ancora incerti o nou sviluppati o
non cancellano che anzi
la
e
Il
nerbo
di
Nuovi saggi
annullano questa prima trattazione,
presuppongono;
dinano in alcuni punti, e
critica,
errati. I
ma
la
la
commentano,
la rior-
compiono.
questa prima trattazione consisteva nella
da una parte, dell'Estetica
fisiologica, psicologica
e naturalistica in tutte le sue forme, e dall'altra, dell'
E- lotica metafisica, con la conseguente distruzione dei
falsi
concetti da esse foggiati o avvalorati nella teoria
e nella critica dell'arte, contro
i
quali faceva trionfare
il
semplice concetto che l'arte è espressione, espressione, beninteso, non già immediata e pratica,
ma
teoretica,
AVVERTENZA
XII
intuizione. Intorno a questo concetto chiara-
ossia
mente stabilito, e che non ho avuto mai ragione alcuna di abbandonare perché mi si è dimostrato saldo e duttile, non cessai d'allora in poi di lavorare col determinarlo in
modo
più esatto; e
gimenti che ne ho dati sono:
carattere lirico
due principali svol-
i
1°)
dimostrazione del
la
dell'intuizione pura (1908); e 2°) la
dimostrazione del suo carattere universale o (1918). Si potrebbe dire che l'uno
sorta
di
meno
falsa arte di sfrenata effusione pas-
romantica
»
tra dottrina gl'inizi o
i
sionale o
e
cosmico
volge contro ogni
falsa arte, imitazionistica o realistica, e l'altro
contro la non
prima
si
«
trattazione,
ma
che
si
dica. Dell'una e dell'al-
germi erano, certamente, nella qui non più che
come germi
inizi.
Anche
della parte storica
si
troverà una rettifica-
zione nel volume dei Nuovi saggi, dominata dal pensiero,
che in
me
della filosofia è trattabile cui
gli
secoli,
e
come
di
fece
sempre più
si
storia
di
e
non un problema unico sopra
siano affaticati e
una molteplicità
sempre nuovi, e via via
di nuovi
chiaro, che la storia
(e dell'Estetica in quanto filosofia)
uomini
ma
si
di
affatichino nei
risoluti e
sempre
prolifici
Della qual cosa un'inquieta
diversi.
oscura coscienza ebbi nel terminare storia,
si
problemi particolari
di scrivere la
ma
prima
condotta sullo schema consuetudinario che an-
cor oggi prevale nella storiografia della quella insoddisfazione capitolo (XIX) sulla
«
fui
filosofia; e
mosso ad aggiungere
il
da
lungo
storia delle dottrine particolari »,
senza riuscire per altro a togliere una certa aberrazione prospettica, che,
come ho
detto,
ho cercato altrove di
AVVERTENZA rettificare.
Del
resto,
il
XIII
fine^di quella parte storica
era tanto storico quanto ^polemico, e
che
non
una polemica
di
assai volentieri si coloriva di satira:
Antonio La-
quando la lesse, me la defini scherzevolmente, ma pure non senza qualche verità, uu « camposanto ». Ora
briola,
renderei, e anzi ho già reso col fatto, migliore giustizia ai pensatori precedenti, verso
i
quali è cresciuta la
mia
simpatia; e darei maggiore risalto alle esigenze legittime
che operano talvolta in fondo anche arbitri e alle più curiose
più pedanteschi
specie tedeschi. Sono stati di moda, negli ultimi
tici,
anni,
dispregio e l'irrisione verso l'abito scientifico
il
tedesco; e sebbene la
ai
stravaganze dei vecchi este-
mia
io,
componendo la mia critica e quando era di moda in-
satira vent'anni or sono,
vece l'umile genuflessione, possa ora affermarmi libero di
«
servo encomio
dire ancora diosi
una
e di
volta:
tedeschi, cosi
tanti altri campi, il
»
il
nel
codardo oltraggio
«
,
mi preme
campo
dell'Estetica
come
in
merito d'aver voltato e rivoltato
terreno e provato d'inserirvi
durvi
»
che spetta all'opera degli stu-
i
più vari semi e con-
più varie culture, con tenacia eroica se an-
le
che talvolta
di eroica pedanteria, e
che anche colui
il
quale crede ora di esser giunto a quelle conclusioni di verità a cui essi non giunsero, deve onestamente rico-
noscere
il
grande stimolo e aiuto che da
e riceve. L'abito mentale di altri popoli
essi si
ha ricevuto
mantiene più
facilmente nel cerchio del buon senso, e perciò risplende di chiarezza,
ma
anche facilmente
si
appaga
del super-
nciale e tradizionale e convenzionale; onde, per
incremento degli
meno
il
diverso
studi, è
modo
il
buon
da augurare che non venga
tenuto dai ricercatori tedeschi,
AVVERTENZA
XIV
che integra quelli degli
altri paesi di
cultura almeno
tanto quanto ne viene integrato.
Riconoscevo invece già
questa prima trattazione
in
(sebbene con qualche tentennamento dovuto soprattutto all'autorità
che su
dell'idealismo)
me
esercitava la tradizione filosofica
carattere individualistico della storia
il
non riducibile a svolgimento
della poesia e dell'arte,
e dialettica di pensieri e sentimenti senza cessar d'essere storia della poesia e dell'arte e convertirsi in politica, sociale e filosofica. Sulla
ria
proceduto assai innanzi, come
si
isto-
quale via sono
può vedere,
tra l'altro,
Riforma della storia artistica e letNuovi saggi), e dai molti miei lavori di
dal saggio sulla
teraria
(in
critica e storia della poesia, su Dante, sull'Ariosto, sullo
Shakespeare, sul Corneille, sul Goethe e su assai
altri
autori antichi e recenti. Questo sempre più sicuro
conoscimento, e
il
mi hanno anche
ri-
concetto del carattere lirico dell'arte, fatto
discostare in più punti impor-
tanti, cosi nella teoria
come nella pratica della critica De Sanctis; e ora non ripeterei
e storia letteraria, dal
senza riserva quel che dicevo
De
in
questo libro, che nel
Sanctis la teoria è imperfetta e la critica perfetta,
ma
direi invece
con
la
sua
che
la critica
teoria, dalla
sua è in esatto rapporto
quale attinge molte forze e
qualche debolezza, ed è da correggere e ampliare con la correzione e Il
De
Sanctis è stato
scuola presso di oltre
con l'ampliamento della teoria
lui,
il
mio ideale maestro, e
stessa.
la
mia,
attenta e deferente, è durata per
un trentennio; e solo dopo
di
essermi lasciato cosi
a lungo e saviamente ammaestrare da
lui,
solo
dopo
quella più che trentenne servitù volontaria di apprendi-
XV
AVVERTENZA sta,
ho acquistato consapevolezza
di
dover andare e
essere già andato in parecchie cose oltre di
lui.
di
Tanto
più ripeterei, dunque, e ribadirei le parole con le quali
chiudevo
che
il
il
capitolo a lui consacrato in questo libro:
suo è un
«
pensiero vivo, che
Sopra una parte si riflette
si
rivolge a uomini
a elaborarlo e a continuarlo».
vivi, disposti
di questa
prima trattazione, che
nel sottotitolo ed è delineata nell'ultimo ca-
pitolo (XVIII) della Teoria
— l'identificazione
di Filo-
sofia dell'arte e Filosofia del linguaggio, di storia del-
l'arte e
non
storia del linguaggio,
in piccoli scritti
che
Problemi di Estetica
si
— non
sono tornato se
possono vedere raccolti nei
e nelle Conversazioni critiche.
Forse vi tornerò in séguito, se ne avrò fin
da ora mi
studi
sul
fin
ma
nuovo avdal 1900 cercai d'imprimere agli
sia lecito
viamento che
l'agio;
rallegrarmi che
il
linguaggio, sia ora in piena attuazione, in
parte per diretta efficacia del mio pensiero, e in parte
per logica necessità che
si
è fatta spontaneamente va-
lere presso indagatori di diversa provenienza:
conferma che allora Vogliano
i
il
che
io vidi giusto.
lettori
perdonarmi queste osservazioni
e queste autocritiche, ispirate dal desiderio di rendere loro più agevole si
il
giudizio e l'uso del libro, che ora
ristampa. Pescasseroli (Aquila), 15 settembre 1921.
B. C.
SOMMARIO i
ESTETICA COME SCIENZA DELL'ESPRESSIONE E LINGUISTICA GENERALE I
L'intuizione e l'espressione. intelletintuitiva — Sua indipendenza rispetto — Intuizione e percezione — L' intuizione e concetti di spazio e di tempo — Intuizione e sensazione — Intuizione e associazione — Intuizione e rappresentazione — Intuizione ed espressione — Illusioni sulla loro differenza — Identità di intuizione ed espressione.
La conoscenza
all'
tuale
i
II
L' IKTUIZIONE E L'ASTE.
— Identità di arte e conoscenza intuitiva — — Non differenza d' intensità — Differenza
Corollari e schiarimenti
Non
differenza specifica
estensiva ed empirica
V Estetica stica
— Critica
teoretico.
genio artistico
— Contenuto
e
forma nel-
come
dell'arte concepita
La parvenza
dei sensi estetici
come
— Il
— Critica della imitazione della natura e dell'illusione artiestetica e
— Unità
il
fatto sentimentale e non atto Critica della teoria sentimento
—
e indivisibilità dell'opera d'arte
— L'arte
liberatrice.
ni L'arte e la filosofia.
— Cri— Arte e scienza — Contenuto e poesia — Il rapporto di primo e se-
Indissolubilità della conoscenza intellettiva dall' intuitiva tica delle negazioni di questa tesi
forma: altro significato. Prosa B. Croce, Estetica.
e
n
SOMMARIO
XVIII
—
—
La storicità. Inesistenza di altre forme conoscitive Lo scetLa critica storica Identità e differenza rispetto all'arte La filosofia come scienza perfetta. Le cosiddette ticismo storico condo grado
—
—
—
scienze naturali e
i
loro limiti.
IV ISTORISMO K INTELLETTUALISMO NELL' ESTETICA.
— Critica delle idee nel— Critica del simbolo e dell'allego-
Critica del verosimile e del naturalismo l'arte, dell'arte
ria
— Critica
a tesi e
del, tipico
della teoria dei
generi artistici e
derivati da questa teoria nei giudizi sull'arte
—
Errori empirico delle
letterari
— Senso
partizioni dei generi.
V Errori analoghi nella Istorica e nella Logica.
— Invasioni estetiche nella Lo— Distinzione dei giudizi logici sillogistica — Falso logico e vero estetico — La
Critica della Filosofia della storia .
gica dai
— La
non
Logica nella sua essenza
logici
— La
Logica riformata.
VI L'attività teoretica e l'attività pratica.
volontà — La volontà come grado ulteriore rispetto alla cono— Obiezioni e chiarimenti — Critica dei giudizi pratici o di valore — Esclusione del pratico dall'estetico — Critica della teoria
La
scenza
del fine dell'arte e della scelta del contenuto
— Incolpabilità pratica
— L'indipendenza dell'arte — Critica della sentenza: lo stile l'uomo — Critica del concetto di sincerità in arte.
dell'arte
è
VII Analogia fra
il
.
teoretico e il pratico.
— L'utile economico — Distin— Distinzione dell'utile dall'egoistico — lato Volere economico e volere morale — La pura economicità — economico della moralità — Il meramente economico e l'errore del moralmente indifferente — La critica dell'utilitarismo e la riforma Le due forme
zione fra l'utile e
dell'attività pratica il
tecnico
Il
dell'Etica e dell'Economica.
SOMMARIO
XIX
Vili Esclusione di altre forme spirituali.
sistema dello spirito
Il
di
giosità tivo
— La
— Le
forme della genialità
—
Inesistenza
— La reli— La fantasia mentale e l'intelletto intuimistica — Mortalità e immortalità dell'arte.
una quinta forma
di attività.
Il
diritto; la
socialità
metafisica
— L'estetica
IX Indivisibilità dell'espressione in modi o gradi
e critica della rettorica.
—
—
Inesistenza di modi dell'espressione Imtraduzioni Critica delle categorie rettoriche Uso di esse come di sinoSenso empirico delle categorie rettoriche Uso di esse per indicare le varie imperfenimi del fatto estetico zioni estetiche Uso che trascende il fatto estetico, ed è in servigio della scienza La rettorica nelle scuole Le somiglianze delle espressioni La possibilità relativa delle traduzioni. I caratteri dell'arte
possibilità
—
delle
—
—
—
—
—
—
—
X I sentimenti estetici
e la distinzione del bello e del brutto.
—
11 sentimento come Vari significati della parola « sentimento > Identificazione del sentimento con l'attività economica Il sentimento come concomitante di ogni Critica dell'edonismo Significato di alcune ordinarie distinzioni di forma di attività Valore e disvalore i contrari e la loro unione sentimenti Il Bello come il valore dell'espressione, o l'espressione senz'altro Il Brutto, Illusione che si diano e gli elementi di bellezza che lo costituiscono espressioni né belle uè brutte Sentimenti estetici propri e sentimenti concomitanti e accidentali Critica dei sentimenti apparenti.
attività
—
—
—
—
—
—
:
—
—
—
—
XI Critica dell'edonismo estetico. Critica del bello
teoria del gioco
come piacevole
— Critica
dei sensi superiori
— Critica della —
delle teorie della sessualità e del trionfo
Critica dell' Estetica del simpatico. Quel che significano in essa contenuto e forma Edonismo estetico e moralismo La negazione
—
— — Critica
rigoristica e la giustificazione pedagogica dell'arte
Bellezza pura.
della
—
SOMMARIO
XX
XII L'Estetica del simpatico e
i
concetti pseudoestetici.
—
Critica della I concetti pseudoestetici e l'Estetica del simpatico teoria del brutto nell'arte e del superamento .del brutto I concetti
pseudoestetici e la loro appartenenza alla Psicologia di definizioni rigorose
dell'umoristico
— Esempi:
— Relazione
— Impossibilità
definizioni del sublime, del comico,
tra questi concetti e
concetti estetici.
i
XIII Il C08Ì DETTO BELLO FISICO DI NATURA E DI ASTE.
—
i concetti fisici Espressione in senso esteed espressione in senso naturalistico Rappresentazione e memoria La formazione di aiuti alla memoria Il bello fisico Contenuto e forma: altro significato Il bello naturale e il bello artificiale Il bello misto Le scritture Il bello libero e il non libero — Critica del bello non libero Gli stimoli della produzione.
L'attività estetica e
—
tico
—
—
—
—
—
—
—
—
XIV Errori nascenti dalla confusione tra Fisica ed Estetica. Critica dell'associazionismo estetico tica
— Critica
della bellezza delle figure geometriche
dell'imitazione della
mentari del bello del bello
— Critica
della Fisica este-
della teoria della bellezza del corpo
natura—
— Critica
— L'astrologia
— Critica
di
umano un
— Critica
altro aspetto
Critica della teoria delle forme ele-
della ricerca delle condizioni obiettive
dell'Estetica.
XV L'attività dell'estrinsecazione la tecnica e la teoria delle arti. L'attività pratica dell'estrinsecazione
cazione
— Le
— La tecnica dell'estrinse-
teorie tecniche delle singole arti
estetiche delle singole arti Critica della teoria della
— Critica delle teorie
— Critica delle classificazioni delle arti — riunione delle arti — Rapporto dell'atti-
vità dell'estrinsecazione con l'utilità e la moralità.
—
SOMMARIO
XXI
XVI Il gusto e la riproduzione dell'arte.
—
Il giudizio estetico. Sua identità con la riproduzione estetica Analogia Identità di gusto e genio Impossibilità di divergenze con altre attività — Critica dell'assolutismo (intellettualismo) e del Obiezione Critica del relativismo relativo relativismo estetici
—
—
—
—
—
Crifondata sul variare dello stimolo e della disposizione psichica Il sutica della distinzione dei segni in naturali e convenzionali I restauri e l' interpetrazione storica. peramento della varietà
—
—
XVII La
La La
storia della letteratura e dell'arte.
critica storica nella letteratura e nell'arte.
storia artistica e letteraria.
Sua distinzione
Sua importanza
—
dalla critica storica e
— La metodica della storia artistica e letteraproblema dell'origine dell'arte — Il criterio del progresso e la storia — Inesistenza di un'unica linea progressiva nella storia artistica e letteraria — Errori contro questa legge — Altri sidal giudizio
ria
— Critica
estetico del
gnificati della parola
borghese
fatto prosa
per
stenteranno a persuadersi
e
servitore Giovanni perché porti
anche questa
loro le pantofole,
i
si
mara vigneranno d'aver
quarant'anni senza saperlo, che,
commedia
parla,
si
sia,
Noi dobbiamo tener fermo
nientemeno,
«
prosa
>.
alla nostra identificazione,
perché l'avere staccato l'arte dalla comune vita spirituale, l'averne fatto non
si
sa qual circolo aristocratico o quale
esercizio singolare, è stata tra le principali cagioni che
impedito all'Estetica, scienza dell'arte, di attingere natura,
le
nessuno
si
hanno
la
vere radici di questa nell'animo umano.
maraviglia allorché apprende
dalla
vera
Come
fisiologia
che ogni cellula è organismo e ogni organismo è cellula o sintesi di
cellule;
né alcuno
si
maraviglia di trovare in
montagna gli stessi elementi chimici costituenti un sasso o frammento; come non c'è una fisiologia degli animali piccini e un'altra dei grossi, o una chimica dei sassi e un'altra delle montagne; cosi non c'è una scienza dell'intuizione piccola e un'altra della grande, una dell'intuizione comune e un'altra dell'artistica, ma una sola un'alta piccolo
Estetica, scienza
eh' è
il
della
cognizione intuitiva o espressiva,
fatto estetico o artistico.
analogo della Logica,
medesima natura, B. Croce, Estetica.
la
la
E
questa Estetica è
il
vero
quale abbraccia, come cose della
formazione del più piccolo e ordinario 2
TEORIA
18
concetto e la costruzione del più complicato sistema scientifico e filosofico.
n
Anche
genio arti-
8tieo
"
niente più che
una
differenza quantitativa pos-
siamo ammettere nel determinare
il
della pa-
significato
genio, o genio artistico, distinto dal non genio, dall'uomo comune. Si dice che i grandi artisti rivelino noi a noi stessi. Ma come ciò sarebbe possibile se non ci fosse rola
identità di natura tra la nostra fantasia e la loro, e se la
differenza
non
fosse di semplice quantità? Meglio che: poeta
homo nascitur
nascitur, andrebbe detto:
grandi
coli gli uni, poeti
differenza quantitativa
gli
una
poeta-,
L'aver
altri.
poeti pic-
fatto
differenza qualitativa
di questa
ha dato
origine al culto e alla superstizione del genio, dimentican-
non è qualcosa di disceso dal cielo, ma L'uomo di genio, che si atteggi o venga
dosi che la genialità è l'umanità stessa.
rappresentato come lontano da questa, trova la sua punizione nel diventare, o nell'apparire, alquanto ridicolo. Tale il
genio
del periodo romantico, tale
il
superuomo
dei
tempi nostri.
Ma
(è
bene qui notare) dall'elevazione disopra all'uma-
nità fanno poi precipitare
coloro che ne
La
genio artistico disotto a essa
il
pongono come qualità essenziale
genialità intuitiva o artistica,
l'
incoscienza.
come ogni forma
d'atti-
umana, è sempre cosciente; altrimenti, sarebbe cieco meccanismo. Ciò che al genio artistico può mancare, è solvità
tanto la coscienza riflessa, la coscienza sovraggiunta dello
che
storico o del critico, Contenuto e ornm neii'Estetica.
Una
delle questioni più dibattute in Estetica è la rela-
7j one tra
tenuto
gli è inessenziale.
e
ma t e ria
come
e forma, o, '
forma. Consiste
si
dice di solito, tra
con-
'
il
fatto estetico nel solo conte-
nuto o nella sola forma, o nell'uno e nell'altra insieme? Questione che ha avuto vari ciascuno a suo luogo;
significati,
ma sempre
che
che menzioneremo
le
parole sono state
prese nel significato da noi formato di sopra, sempre che per
n. l'intuizione e l'arte
materia
è intesa l'emozionalità
si
mente o
non elaborata
l'attività spirituale dell'espressione,
può essere dubbio. Dobbiamo, che
semplici impressioni),
nelle
stere nell'aggiunzione della
impressioni più espressiva non
nel solo contenuto (ossia
come forma
l'altra
che
lo
consi-
fa
al contenuto, ossia nelle
espressioni. Nell'atto estetico, l'attività
le
si
non
nostro pensiero
il
cioè, respingere cosi la tesi
estetico
consistere l'atto
fa
estetica-
per forma l'elaborazione ossia
impressioni, e
le
19
aggiunge
fatto delle impressioni,
al
ma
queste vengono da essa elaborate e formate. Ricompaiono, per cosi dire, nell'espressione come acqua che sia messa
un
in
filtro
e riappaia la stessa e insieme diversa dall'altro
di questo. L'atto estetico
lato
altro
è,
perciò, forma, e niente
che forma.
Da
non che
ciò si ricava,
superfluo (che anzi è fatto
espressivo);
quelle
della
talvolta
che
ma
contenuto sia alcunché di
il
punto di partenza necessario del
il
che
dalle
qualità
del contenuto a
forma non c'è passaggio. Si
è
pensato
contenuto, per essere estetico, ossia tras-
il
formabile in forma, dovesse avere alcune qualità determi-
nate o determinabili. Ma, se ciò fosse, la forma sarebbe
una cosa medesima con pressione.
ma
Il
contenuto
la
materia, l'espressione con l'imsi,
è,
il
forma,
trasformabile in
non ha qualità determinabili; di esso noi non sappiamo nulla. Diventa contenuto estetico non prima, ma solo quando si è fino a tanto
che non
si
trasformato,
sia
contenuto estetico
effettivamente
trasformato.
anche
come l'interessante:
ma
definito
Il
il
è
stato
che non è
falso,
vuoto. Interessante, infatti, che cosa? L'attività espres-
siva?
E,
certo,
se
questa
l'eleverebbe a forma.
varlo
a
forma.
— Ma
anche adoperata con spiegheremo più
Il
non
la
parola
altra
non
oltre.
se
ne interessasse, non
suo interessarsene è appunto «
interessante
illegittima
>
è
l'ele-
stata
intenzione, che
TEORIA
20 Critica
E
del-
la mutazione
come la precedente, la proposizione cheimitazione della natura. Con queste parole
polisensa,
p arte
sja
e dell' iiiusio-
ora
sono affermate o almeno adombrate verità, ora soste-
ne
nutj error i
della natura artistica.
si
Uno
ciso.
allorché
«
.
e?
dei
pj u spesso,
significati
imitazione
»
non
è pensato nulla di pre-
si
scientificamente legittimi
ha r
si
come rappresentazione o conoscenza. E quando si è
viene intesa
intuizione della natura, forma di
voluto designare ciò, e mettere insieme in maggior luce il
carattere
anche
spirituale
del procedimento, risulta legittima
l'altra proposizione:
che l'arte è idealizzamento
o imitazione idealizzatrice della natura.
Ma
se per imi-
tazione della natura s'intende che l'arte dia riproduzioni
meccaniche, costituenti duplicati più o meno perfetti di oggetti naturali, innanzi alle quali
si
tumulto d'impressioni che producono la
rinnovi quello stesso gli oggetti
naturali,,
proposizione è evidentemente erronea. Le statue di cera
dipinta, che simulano esseri vivi e innanzi a cui arretriamo
non
danno intuizioni estetiche. L'illusione e l'allucinazione non hanno che vedere col calmo dominio dell'intuizione artistica. Se un arsbalorditi nei
tista
musei di
tale roba,
dipinge lo spettacolo di un museo di statue di cera,
un attore tua, abbiamo se
sulla
di
scena ritrae burlescamente l'uomo-sta-
nuovo
il
lavoro spirituale e l'intuizione
artistica. Perfino la fotografia, se lo
del
ci
ha
ha alcunché
fotografo,
il
suo punto di vista, l'atteggiamento e
situazione ch'egli s'è industriato di cogliere. grafia
non
è del
tutto
arte,
ciò
l'elemento naturale resta più o
bordinato
di artistico,
quanto trasmette, almeno in parte, l'intuizione
in
:
E
la
se la foto-
accade appunto perché
meno
ineliminabile e insu-
e infatti, innanzi a quale fotografia,
anche delle
meglio riuscite, proviamo soddisfazione piena? a quale un artista
non farebbe una o molte variazioni
e ritocchi,
non
toglierebbe o aggiungerebbe ?
Dal non aver esattamente riconosciuto
il
carattere teo-
l'intuizione e l'arte
II.
retico della semplice
21
cono-
cosi dalla
intuizione, distinta
—
dell'arte
conce P lta co"
dal credere che scenza intellettiva come dalla percezione; r me tatto seno, tutt'al più, anche la percezione sia timentaie e
solo l'intellettiva,
conoscenza;
che
l'arte
sorta
è
non
simili.
che essa non dia verità, che
sia conoscenza,
appartenga non
Abbiamo
mondo
al
tante volte ripetuta,
l'affermazione,
teoretico
ma
al
sentimentale e
"
on teoretlco -
estetica
u
e
sentimento
-
visto che l'intuizione è conoscenza, libera
da concetti e più semplice che non
la
sia
cosiddetta per-
cezione del reale: e perciò l'arte è conoscenza, è forma,
non appartiene è
al
sentimento e alla materia psichica. Se
insistito tante volte e
che
l'arte è
ché
si
da tanti
apparenza
estetici a
(Schei n), ciò è stato appunto per-
sentiva la necessità di distinguerla dal più compli-
cato atto percettivo, affermandone la pura intuitività. si
è
insistito
sull'essere
medesimo motivo:
pel
altro contenuto
sentimento,
l'arte
escluso,
contenuto dell'arte ed esclusa tale,
si
mettere in rilievo
infatti,
la realtà
non resta che
il
ciò
è
E
se
stato
come
concetto
storica in quanto
la realtà
appresa me-
ramente nella sua ingenuità e immediatezza, nello slancio vitale,
come sentimento,
ossia,
di
nuovo, l'intuizione
pura.
Anche
dal
non aver bene
stabilito, o dall'aver
perduto
dall'imprescarattere distintivo dell'espressione r r sione, della forma dalla materia, ha preso origine la teoria di vista,
il
dei sensi estetici.
Questa teoria
si
riduce all'errore ora indicato, di voler
cercare cioè un passaggio dalle qualità del contenuto a quelle della forma. estetici,
Domandare,
infatti,
quali siano
i
sensi
importa domandare quali impressioni sensibili pos-
sano entrare nelle espressioni estetiche, e quali debbano entrarvi di necessità. Al che dobbiamo subito rispondere:
che
tutte le impressioni possono
o formazioni estetiche; necessità.
ma
entrare nelle espressioni
che nessuna deve entrarvi di
Critica delia teo * 1 * '
sensi estetici.
TEORIA
22
Dante eleva a forma non
dolce color d'orientai
solo
il
zaffiro» (impressioni visive),
ma
impressioni
miche come
e
« l'aer
grasso
»
«
i
«
«asciugano vieppiù»
la gola all'assetato.
illusione credere che
una
cemente
o ter-
tattili
freschi ruscelletti
Ed
è
»
che
una curiosa
pittura dia impressioni sempli-
visive. Il vellutato
una guancia,
di
il
calore di
un frutto, il tagliente di una lama affilata, e via dicendo, non sono impressioni che abbiamo anche da una pittura? e son forse visive ? Che cosa sarebbe una pittura per un ipotetico uomo,
un corpo
il
giovanile, la dolcezza e la freschezza di
quale, privo di tutti o di molti dei sensi, acquistasse
d'un
tratto
l'organo solo della vista?
biamo innanzi
non apparirebbe,
occhi,
Il
quadro, che ab-
e che crediamo di vedere solamente con gli agli occhi di lui, se
non come qual-
cosa di poco più dell'imbrattata tavolozza di un pittore. Alcuni, che tengono fermo
carattere estetico di parti-
al
colari gruppi d'impressioni (per esempio, delle visive e delle
auditive) e ne escludono fatto estetico le
se
nel
impressioni visive e auditive entrano come
dirette, quelle percepite dagli
ma
concedono poi che,
altri,
altri sensi vi
entrino anche,
solamente come associate. Anche questa distinzione
è del tutto arbitraria. L'espressione estetica è sintesi, nella
quale è impossibile distinguere le
il
diretto e l'indiretto.
impressioni sono in essa parificate, in
l'immagine di un quadro o di
estetizzate. Chi riceve in sé
una
Tutte
quanto vengono
non ha innanzi questa immagine come una d'impressioni, alcune delle quali abbiano una prero-
poesia,
serie
gativa o una precedenza sulle altre.
prima
di
averla ricevuta, non
canto, le distinzioni, che
si
in altro
E
di
ciò
sa nulla;
che accade
come, d'altro
fanno dipoi, riflettendo, non
riguardano più in nessun modo
La
si
l'arte in
quanto
tale.
dottrina dei sensi estetici è stata presentata anche
modo: come
fisiologici
siano
il
tentativo di stabilire quali organi
necessari
pel
fatto
estetico.
L'organo o
il.
l'intuizione e l'arte
un complesso
l'apparato fisiologico non è altro che
disposte;
lule, cosi e cosi costituite e cosi e cosi
un concetto meramente
fatto o
sione non conosce
23
fisico e naturale.
fatti fisiologici:
essa ha
il
Ma
di cel-
cioè
un
l'espres-
suo punto di
partenza nelle impressioni, e la via fisiologica per la quale queste sono
Una
rente.
pervenute nello
spirito,
è
le
affatto
indiffe-
basta che siano
via o un'altra fa lo stesso:
impressioni. Certo, la
mancanza
di alcuni organi, ossia di alcuni
plessi di cellule, impedisce
(salvoché, per
una
il
via). Il
esprimere
Ma
la luce.
non
sorta di compensazione organica,
abbiano per altra
com-
prodursi di alcune impressioni
non può
cieco nato
si
ed
intuire
impressioni non sono condizionate
le
soltanto dall'organo, si bene anche dagli stimoli che ope-
rano sull'organo. Chi non abbia avuto mai l'impressione del
impressione della vita del gran
l'
politica,
non
non abbia o della lotta
e
non esprimerà mai né l'una cosa né
stabilisce
una dipendenza
dallo stimolo o dall'organo;
già
chi
mondo
mare, non saprà mai esprimerlo;
avuto
sappiamo:
particolari
l'espressione
espressioni,
ma
della
quanto
è la ripetizione di
presuppone l'impressione, e
particolari
ogni impressione esclude
Ciò
l'altra.
funzione espressiva
le altre
impressioni. Del
nel
momento
resto,
in cui essa
domina; e cosi ogni espressione.
Un
come
unità e indi-
l'indivisibilità dell'opera d'arte. Ogni espresr r sione è un'unica espressione. L'attività estetica è fusione delle
l'opera d arte.
altro corollario della concezione dell'espressione
attività, è
impressioni in un tutto organico.
Ed
sempre notare quando avere unità, o, ch'è
unità nella varietà.
si
lo
è quel che
si
è voluto
è detto che l'opera d'arte stesso,
deve
L'espressione è sintesi del vario, o molteplice, nell'uno.
Parrebbe opporsi a quest'affermazione
il
dividiamo l'opera artistica nelle sue parti scene,
episodi,
similitudini,
sentenze, o
:
fatto
che noi
un poema
un quadro
in
nelle
vi8ibili,à del *
24
TEORIA
singole figure e oggetti, sfondo, primo piano e cosi via.
codesta divisione annulla l'opera, come
smo in cuore, cervello, nervi, muscoli e muta il vivente in cadavere. È vero che divisione dà luogo
in cui la tal
Ma
dividere l'organi-
il
via continuando, vi sono organismi
a più esseri viventi;
caso, e trasportando l'analogia al fatto
ma
in
è da
estetico,
concludere per una molteplicità di germi di vita e per una rapida rielaborazione delle singole parti in nuove espressioni uniche.
che
osserverà
sorge
su
altre
espressioni: vi sono espressioni semplici e ve ne sono
com-
Si
Qualche
poste.
l'espressione
talora
bisogna pur riconoscere
differenza
Yeureka, con cui Archimede esprimeva tutto
il
per
i
la fatta scoperta, e l'atto
espressivo (anzi
tra
suo giubilo
cinque
atti)
una tragedia regolare. — Ma no: l'espressione sorge sempre direttamente sulle impressioni. Chi concepisce una tragedia mette in un gran crogiuolo una grande quantità, di
per cosi dire,
d'impressioni:
espressioni
le
stesse,
altra
vengono fuse insieme con le nuove un'unica massa; allo stesso modo che in una fornace volta concepite,
fusione
si
di
possono gittare informi pezzi di bronzo e sta-
tuette elettissime. tuette elettissime
informi.
in
Perché si abbia debbono fondersi
la
nuova
al
modo
statua, le stastesso dei pezzi
Le vecchie espressioni debbono ridiscendere a imuna
pressioni, per potere essere sintetizzate con le altre in
nuova unica espressione. L'arte come liberatrice.
Elaborando
le impressioni,
Oggettivandole,
La funzione
le
formola
L'attività è liberatrice ciò
si
libera da fa
la
del
suo
massima
un
altro
carattere di attività.
appunto perché scaccia
massima
esse.
loro superiore.
la passività.
scorge anche perché agli artisti
volta a volta attribuire la
nalità, e
si
si
liberatrice e purificatrice dell'arte è
aspetto e un'altra
Da
l'uomo
distacca da sé e
si
sensibilità o
insensibilità o l'olimpica
soglia a
passio-
serenità.
il.
Entrambe
le
l'
intuizione e l'arte
qualifiche
sullo stesso oggetto.
La
si
25
conciliano, perché
non cadono
sensibilità o passionalità si riferi-
sce alla ricca materia che l'artista accoglie nel suo animo; l'insensibilità o serenità, alla
e domina
il
forma con cui
egli assoggetta
tumulto sensazionale e passionale.
Ili
L'arte e la filosofia
indissolubili-
tà delia cono-
seenza intellettiva dail'intuitiva.
Jje due forme
di
conoscenza, l'estetica
Q conce ttuale, sono bensì diverse,
come due
disgiunte e disparate,
per
il
e
l'intellettiva
stanno tra loro
forze di cui ciascuna
tiri
suo verso. Se abbiamo dimostrato che la forma este-
tica è affatto
estraneo, non
possa
stare
proca non sarebbe
vera.
l'intellettiva
Che cosa di relazioni
intuizioni
si regge da abbiamo detto che
indipendente dall'intellettiva e
sé senz'alcun appoggio
senza l'estetica.
è la conoscenza per concetti? di
cose,
non sono
e le
Questa reci-
È
conoscenza
cose sono intuizioni. Senza le
possibili
teria delle impressioni
Le
ma non
i
concetti,
come senza
non è possibile l'intuizione
la
ma-
stessa.
intuizioni sono: questo fiume, questo lago, questo riga-
gnolo, questa pioggia, questo bicchier d'acqua; è: l'acqua,
colare,
ma
si realizzi;
il
concetto
non questa o quella apparizione e caso partil'acqua in genere, in qualunque tempo e luogo materia d'intuizioni infinite, ma di un concetto
solo e costante.
Senonché il concetto, l'universale, se per un \>erso non è più intuizione, per un altro è, e non può non essere, intuizione. Anche l'uomo che pensa, in quanto pensa, ha impressioni ed affetti le sue impressioni e i suoi affetti non :
saranno quelli dell'uomo non
filosofo,
non l'amore o l'odio
ni.
per certi oggetti e individui, esso sono congiunti;
sforzo stesso del
lo
non
tuitiva. Parlare
logicamente
non può non prendere forma
è pensare logicamente,
,
.
.
il
t
a
•
nta generalmente riconosciuta. Le negazioni si
in-
ma pensare
insieme, parlare.
è,
pensiero non possa stare senza
il
..
e l'odio, che a
quale sforzo, per diventare ogget-
il
tivo innanzi allo spirito,
Che
ma
col dolore e la gioia, l'amore
pensiero,
27
l'arte e la filosofia
parlare, è vej-
..
-
l'errore
del
moralmente indl
erente
-
TEORIA
66 e la scienza
non pervadano e analizzino, sciogliendole in
concetti universali o mutandole in affermazioni storiche?
Abbiamo
già visto che la vera scienza, la filosofia,
nosce limiti estrinseci innanzi
ai
non
co-
quali debba arrestarsi,
come invece accade alle cosiddette scienze naturali. Scienza e morale dominano interamente l'una le rappresentazioni economiche dell'uomo; benché non possano in concreto apparir mai se forma estetica l'una, economica l'altra.
estetiche, l'altra le volizioni
poi l'una e l'altra
non
Questa identità e differenza insieme
La critica deil utiiitansmo
e la riforma
dell'Etica e dell'Economi-
in
ra j
'
dell'utile e del
mo-
ira
dell'economico e dell'etico, spiega la fortuna che ha
avuto, e ha ancora, la teoria utilitaria dell'Etica. Infatti, ^ fac y e ritrovare
morale un
lato
e
porre in mostra in qualsiasi azione
com'è
utilitario;
facile
mostrare in ogni
La
critica dell'utilita-
proposizione logica un lato estetico.
rismo etico non può muovere dal negare questa verità,
fannandosi a cercare esempì inesistenti e assurdi i
ma deve
morali inutili; e spiegarlo
come
la
anzi ammettere
lato utilitario
il
forma concreta della moralità,
consiste in ciò eh' è
af-
di azioni
dentro questa forma: un
la
quale
di dentro,
non scorgono. Non è questo il luogo dove si possano svolgere con la debita ampiezza tali idee; ma l'Etica e l'Economica (come abbiamo detto della Logica che
gli utilitaristi
e dell'Estetica)
non potranno non avvantaggiarsi entrambe
da una più esatta determinazione dei rapporti che intercedono tra loro. Al concetto attivistico dell'utile si va ora lentamente sollevando la scienza economica col tentar di superare la fase matematicistica, nella quale ancora impigliata; fase eh' è stata
superare
lo storicismo,
lo storico,
si
trova
sua volta, per
ossia la confusione del teorico con
e per distruggere
trarie e di false teorie
progressiva, a
una
serie di distinzioni arbi-
economiche. Con quel concetto sarà
agevole, da una parte, accogliere e inverare le teorie semifilosofiche della cosiddetta
Economia pura,
e,
dall'altra,
VII.
ANALOGIA FRA TEORETICO E PRATICO
67
introducendo successive complicazioni e aggiunte e facendo passaggio dal metodo filosofico all'empirico o naturalistico,
comprendere
le teorie particolari
dell'Economia politica o
nazionale delle scuole.
Come tura, e
il
l'attività
morale
l'intuizione estetica conosce
concetto
filosofico,
economica vuole
il
noumeno
o
lo
il
il
il
noumeno
fenomeno o
spirito.
fenomeno o
la
o lo spirito,
nacosi
la natura, e quella
Lo spirito che vuole
vero sé stesso, l'universale eh' è nello spirito
sé stesso,
il
empirico e
finito:
ecco la formola, che forse
priamente definisce
il
meno impro-
concetto della moralità. Questa voli-
zione del vero sé stesso è l'assoluta libertà.
Vili
Esclusione di altre forme spirituali
iisistemadeiio spinto.
sommario che abbiamo dato dell' intera suoi momenti fondamentali, lo concepito, dunque, come percorrente quattro mo-
JLn questo schizzo Filosofia spirito
è-
dello spirito nei
menti o gradi, disposti in modo che pratica
alla
stia
come
secondo teoretico e I
il
l'attività
teoretica
primo grado teoretico
il
primo pratico
al
sta
al
secondo pratico.
quattro momenti s'implicano regressivamente per la loro
concretezza:
il
concetto non può stare senza l'espressione,
senza l'una e
l'utile
indipendente, e
meno rale.
gli
moralità senza
l'altro, e la
che precedono. Se soltanto altri
il
i
tre
gradi
fatto estetico è, in certo senso,
sono più o meno dipendenti,
spetta al pensiero logico e
il
il
più alla volontà mo-
L'intenzione morale opera su date basi teoretiche,
non può prescindere; salvo che non si voglia ammettere quell'assurdo pratico, eh' è la gesuitica dire-
dalle quali
zione d'intenzione, sapere ciò che Le forme
del-
la genialità.
Se anc jie
l'attività je
forme
si
in cui si finge a sé stesso di
non
sa troppo bene.
umana assume
quattro forme, quattro sono
d e ] genio o della genialità. Veramente,
geni dell'arte, della scienza, della volontà morale o eroi,
sono
stati
sempre riconosciuti.
Ma
il
genio della pura eco-
nomicità ha suscitato ripugnanza; e non senza qualche ra-
ESCLUSIONE DI ALTRE FORME SPIRITUALI
Vili.
69
una categoria di cattivi geni o di geni del male. Il genio pratico, meramente economico, che non si dirige a un fine razionale, non può non destare un'ammirazione mista di spavento. Disputare poi se la parola « genio » si debba dare solo ai creatori di espressioni estetiche, o anche ai ricercatori della scienza e agli uomini gione
si
è foggiata
dell'azione, sarebbe far questione di parole. d'altra parte, che
il
«
genio
sempre un concetto quantitativo rica,
sarebbe ripetere ciò che
si
E
osservare,
qualunque specie
di
»,
e
sia,
è
una distinzione empi-
è già spiegato a proposito
della genialità artistica.
Una
quinta forma di attività dello spirito non esiste, inesistenza
Sarebbe agevole andare mostrando come
o non abbiano carattere
tutte le altre
forme
di attività o siano varianti verbali
delie attività già esaminate o fatti complessi e derivati, nei
quali
le
varie attività
si
mescolano e
riempiono
si
di con-
tenuti particolari e contingenti.
Per esempio,
'
il
fatto giuridico, considerato in quel
che
suole chiamare diritto oggettivo, deriva dall'attività
si
economica
e dalla logica insieme:
il
diritto è
una regola,
una formola (orale o scritta, qui importa poco), in cui è un rapporto economico voluto da un individuo o da una collettività e che per questo lato economico si unisce e
fissato
si
distingue insieme dall'attività morale.
la sociologia
gnificati che
studio di
Ma
Un
altro
esempio:
viene talvolta concepita (ed è uno dei tanti
si-
tempi nostri questa parola) come
lo
prende
ai
un elemento
che cosa distingue
originario, che
si
la socialità, ossia
dice socialità. i
rapporti che
si
sviluppano in un'accolta di uomini e non già in una di esseri
subumani, se non appunto
che sono nei primi e che in
si
le
varie attività spirituali
suppone non siano,
grado rudimentale, nei secondi? La
nonché concetto originario, semplice, cetto
o siano solo
socialità,
irriducibile,
dunque, è
con-
molto complesso e complicato. Prova ne sia l'im-
una i a,nta forma di atti
; questo detto proverbiale coglie
osmi traduttore
meno
nell'altro, saranno,
bene
il
dilemma, che
trova innanzi. Le traduzioni inestetiche,
quelle verbali o parafrastiche, sono poi da considerare
semplici comenti degli originali. Critica delle categorie ret-
tonehe.
L'indebita divisione delle espressioni in vari gradi è nQta in letteratura co \
nome
categorie rettoriche.
di dottrina
Ma
dell'ornato o delle
anche negli
altri
gruppi di
IX.
INDIVISIBILITÀ DELL'ESPRESSIONE IN MODI
arte simili tentativi di distinzione
cordare
le
frequente
77
non mancano: basta
ri-
forme realistica e simbolica, di cui cosi di si
E
parla in pittura e scultura.
realistico e
simbolico, oggettivo e soggettivo, classico e romantico, semplice e ornato, proprio e metaforico, e le quattordici forme delle metafore, e le figure di parola e di sentenza, e il pleonasmo, e l'ellissi, e l'inversione, la ripetizione, e i sinonimi e gli omonimi, queste e tutte le altre determinazioni di modi e gradi dell'espressione scoprono la loro nullità filosofica quando cercano
di svolgersi in definizioni precise,
perché allora o an-
naspano nel vuoto o cadono nell'assurdo. Esempio
tipico,
comunissima definizione della metafora, come
un'al-
la
tra parola
messa
di
luogo della parola propria. E
in
perché darsi quest'incomodo, perché sostituire alla parola propria
la
impropria e prendere
quando è nota si
la
la via
più lunga e peggiore,
più corta e migliore? Forse perché,
come
suol dire volgarmente, la parola propria, in certi casi,
non
è tanto
espressiva quanto
o metafora? Ma, se cosi caso, la parola
«
propria
è,
parola impropria
metafora è appunto, in quel
la
>; e
la pretesa
quella che
si
vuol chiamare
«propria», se fosse adoperata in quel caso, sarebbe poco
espressiva
e perciò improprissima. Simili osservazioni di
elementare buon senso altre categorie
e qui, per
es.,
e
di
si
possono ripetere a proposito delle
quella stessa, generale, dell'ornato,
domandare come un ornamento
si
congiunga
con l'espressione. Esternamente? e rimane sempre diviso dall'espressione. Internamente?
e
in
questo secondo caso
o non serve all'espressione e la guasta, o ne fa parte, e
non
è
ornamento
ma
elemento costitutivo dell'espressione,
indivisibile e indistinguibile nell'unita di essa.
Quanto male abbiano prodotto non occorre
le distinzioni
dire: contro la rettorica
si
rettoriche
è già abbastanza
declamato, quantunque, pure ribellandosi contro
le
conse-
78
TEORIA
ne conservino in pari tempo preziosamente (forse per dare saggio di filosofica coerenza) i principi. In
guenze, se
rettoriche hanno contribuito, se almeno a giustificare teoricamente quel particolare modo di scriver male, ch'è lo scriver
letteratura le
non a
bene I
Senso empiri-
^^'reMoru
categorie
prevalere,
o secondo rettorica.
abbiamo menzionati, non uscirebbero
vocaboli, che
dalle scu °l e
poi
che.
far
>
nelle quali ciascuno di noi
a non trovare
il
modo
ha appresi (salvo
li
di valersene nelle discussioni
strettamente estetiche, o a ricordarli solo scherzosamente e in
con una tinta comica), se talvolta non fossero adoperati uno dei seguenti tre significati: 1°) come varianti ver-
bali del concetto estetico;
2°)
come
indicazioni dell'antie-
stetico; o infine (ch'è l'uso più importante)
non più
dell'arte e dell'estetica,
ma
della
in servigio
3°)
scienza
e della
logica.
nimi del fatto
Le espressioni, considerate direttamente o positivamente non s dividono in classi; ma vi sono, per altro, r
estetico.
espressioni riuscite e altre restate a
Uso come
di
esse
di sino-
1°)
j[
'
mezzo
fette e le imperfette, le valide e le deficienti. I
dati, e gli altri della stessa sorta,
conformazioni di
quelle sbagliate; benché sogliano fare ciò nel
es.,
ci
il
modo
più inco-
il
medesimo vocabolo serve
perfetto, ora a
condannare l'imperfetto.
stante e capriccioso, tanto che
Per
vocaboli ricor-
possono dunque indicare,
talvolta, l'espressione riuscita e le varie
ora a designare
'
'
o sbagliate, le per-
sarà chi, innanzi a due quadri, l'uno privo
d'ispirazione, nel quale l'autore ha inintelligentemente copiato oggetti naturali, e l'altro, bene ispirato
ma
trova riscontro ovvio in oggetti esistenti, chiamerà
realistico e
il
che non il
primo
secondo simbolico. Per contrario,
altri
innanzi a un quadro fortemente sentito, raffigurante una
scena della vita ordinaria, pronunzierà la parola realistico,
e innanzi
legorizzi, quella di
a un altro quadro che freddamente
al-
simbolico. È evidente che nel primo
INDIVISIBILITÀ DELL'ESPRESSIONE IN MODI
IX.
caso
«
simbolico
»
significa artistico, e « realistico », an-
laddove, nel secondo caso, realistico è sinonimo
tiartistico;
e
di artistico
simbolico di antiartistico. Quale meraviglia
se alcuni sostengano poi calorosamente che la vera artistica è la simbolica, e
e
altri
che artistica è
bolica? e
79
la
che
la realistica è
forma
antiartistica:
realistica, e antiartistica la sim-
come non dare ragione
una volta che ciascuno adopera
e agli
uni e agli
altri,
quelle parole in significati
tanto diversi?
Le grandi dispute intorno al classicismo e al romanticismo si aggiravano di frequente sopra equivoci di questo genere. Il primo veniva inteso talora come l'artisticamente perfetto, il secondo come il disarmonico e imperfetto;
ma e
altra volta,
romantico
sivo. Cosi si
sico contro
Accade serisce
«
classico
»
valeva freddo e artificioso, e
veramente espres-
», schietto, caloroso, efficace,
poteva sempre con ragione parteggiare pel clasil il
romantico o pel romantico contro
medesimo per
la parola stile.
che ogni scrittore deve avere
stile;
il
classico.
Talora e,
in
si as-
questo
caso, stile è sinonimo di forma o espressione. Tal'altra qualifica priva di stile la
forma
di
un codice
si
di leggi o di
un libro di matematica; e qui si ricade nell'errore di porre due modi diversi di espressioni, e un'espressione ornata e un'altra nuda, perché, se stile è forma, tere,
ode dai
« fa
la
deve ammet-
parlando con rigore, che codice e trattato di mate-
matica abbiano anch'essi si
si
dello
critici stile »;
il
loro
biasimare chi e
forma né un modo
stile. «
qui è chiaro che di questa,
Altra volta ancora
mette troppo
ma
stile »,
stile significa,
chi
non
l'espressione impropria
una specie di antiartistico. secondo uso non del tutto vuoto
e pretensiosa, 2°) Il
di queste distin-
zioni e vocaboli s'incontra allorché, per es., nell'esame di "
una composizione è
un pleonasmo,
letteraria,
si
ode notare:
— In questo punto
in quest'altro un'ellissi, in quest'altro
una
Uso
di
esse
er ind,care
f
le
varie nnper-
fezioni esteti-
che
"
TEORIA
80
metafora, in quest'altro ancora un sinonimo o un equi-
—E
voco.
— Qui
s'intende dire:
nell'aver messo
un numero
sario (pleonasmo);
messe troppo poche (metafora);
qui,
qui,
di
un errore consistente parole maggiore del neces-
invece,
(ellissi);
è
l'errore nasce dall'averne
qui,
da una parola impropria
da due parole, che sembrano dire cose
diverse, laddove dicono lo stesso (sinonimo); trario,
da un'unica parola che sembra dire
dove dice due cose diverse (equivoco). Per
qui, per conlo stesso, lad-
altro,
siffatto
uso peggiorativo e patologico dei vocaboli della rettorica è più raro del precedente. Uso che scen e
i
at-
IO GSlGtlCO, Cd
è in
3°)
tra-
servigio
delia scienza.
Finalmente, quando la terminologia rettorica non
^ ft nessun
significato
estetico,
passati in rassegna, e pur
si
simile
o
analogo a quelli
avverte che non è vuota e che
accenna a qualcosa che merita
di essere tenuto in conto,
vuol dire che è adoperata a servigio della logica e della
un concetto nell'uso scientifico di uno designato con un determinato vocabolo, è na-
scienza. Posto che scrittore sia
turale che altri vocaboli che quello scrittore trova adoperati,
o incidentalmente adopera egli stesso per significare
medesimo concetto, diventano, rispetto al vocabolo da lui fissato come esatto, metafora, sineddoche, sinonimo, forma ellittica e simili. Anche noi, nel corso di questa tratil
tazione, ci siamo valsi più volte (e intendiamo valerci an-
cora) di codesto
modo
di dire per chiarire
il
senso delle
parole che veniamo adoperando o che troviamo adoperate.
Ma
questo procedimento, che ritiene
il
suo valore nelle di-
squisizioni di critica della scienza e della filosofia,
non ne
alcuno nella critica letteraria e d'arte.
Per la
possiede
scienza, vi sono parole proprie e metafore: cetto
si
può formare psicologicamente
uno
stesso con-
tra varie circostanze
e perciò esprimere con varia intuizione; e nel costituirsi della terminologia di
questi
scientifica di
modi come
il
uno
scrittore, fissato
retto, gli altri
appaiono
tutti
uno im-
INDIVISIBILITÀ DELL'ESPRESSIONE IN MODI
IX.
propri o tropici.
Ma
parole proprie;
e
nel fatto estetico
una
non
stessa intuizione
81
hanno se non si può espri-
si
non
mere se non in un sol modo, appunto perché è intuizione e non concetto. Alcuni, concedendo l'insussistenza estetica delle cate- La rettorica ne,le scuole gorie rettoriche, soggiungono una riserva circa l'utilità di -
esse
e
i
servigi che renderebbero, specie nelle scuole di
letteratura.
Confessiamo
la confusione
non intendere come l'errore e la mente alla distinzione lo-
di
possano educare
gica o servire all'apprendimento di quei principi di scienza
che da
essi
vengono turbati
e oscurati.
Ma
forse
si
vorrà
dire che quelle distinzioni, in quanto classi empiriche, pos-
sono agevolare l'apprendimento e giovare alla memoria, in
modo conforme a quanto
si
ammesso
è
di sopra circa
Per un
altro fine le categorie rettoriche
debbono,
i
—
generi letterari e artistici: su di che, nessuna obiezione.
di certo,
seguitare a comparire nelle scuole: per esservi criticate.
Non né
è lecito dimenticare senz'altro gli errori del passato;
le
verità
riesce a tenere in vita in altro
si
modo che
Se non si dà notizia accompagnandola con la critica
col farle battagliare contro gli errori.
delle categorie
rettoriche
relativa, c'è rischio che rinascano; e si
può dire che già
vadano rinascendo presso alcuni scoperte psicologiche.
come freschissime
filologi
Parrebbe che, a questo modo,
legame
si
volesse negare ogni
di somiglianza delle espressioni o delle opere d'arte
tra loro.
Le somiglianze
esistono, e in forza di esse le opere
d'arte possono essere disposte in questo o quel gruppo.
Ma
sono somiglianze quali
si
non
con determinazioni concettuali: so-
è dato
mai
fissare
avvertono tra gl'individui, e che
miglianze, cioè, alle quali mal la
si
applicano l'identificazione,
subordinazione, la coordinazione e
concetti,
e
che consistono
semplicemente in
chiama aria di famiglia, derivante B. Chock, Estetica.
le altre relazioni
ciò
dei
che
si
dalle condizioni sto6
Le somiRiianz
e
delle
spressioni.
e-
TEORIA
82 ri che
tra
cui
d'anima degli La
E
possibilità
relativa delle traduzioni.
in
nascono
le
varie
opere o
dalle
parentele
artisti.
siffatte
somiglianze
fonda
si
la possibilità
rela-
tiva delle traduzioni; non in quanto riproduzioni (che
sa-
rebbe vano tentare) delle medesime espressioni originali,
ma
in quanto
più o
produzioni di espressioni
meno prossime a
quelle.
somiglianti e
La traduzione, che
si
dice
buona, è un'approssimazione, che ha valore originale d'opera d'arte e
può
stare
da
sé.
I
SENTIMENTI ESTETICI
E LA DISTINZIONE DEL BELLO E DEL BRUTTO
.Lassando a studiare concetti più complessi, nei quali l'attività estetica deve essere considerata nella sua congiun° zione con
altri
ordini di attività, e a indicare
il
modo
vari significall d e lla P arola t sentimento. .
del-
l'unione o complicazione, ci viene innanzi, in primo luogo, il
concetto di
sentimento,
che
e di quei sentimenti
si di-
cono estetici.
La parola
e
sentimento
»
è
una
delle più riccamente
polisense della terminologia filosofica; e già abbiamo avuto
occasione d' incontrarla una volta tra quelle che
rano a designare
sua passività,
lo spirito nella
o contenuto dell'arte, e perciò quale sinonimo
sioni; e un'altra volta diverso), a designare estetico, cioè
fatto
(e
il
significato
carattere
il
si
la
adope-
materia
d'impres-
era allora affatto
alogico
e
astorico
del
l'intuizione pura, forma di verità che
definisce nessun concetto né afferma nessuna realtà.
non
Ma
qui essa non
significati,
né negli
per designare altre
riguarda in nessuno di codesti due n
ci
altri
che pure
speciale
sono
stati conferiti
forme conoscitive dello
bene in quello soltanto onde
una
le
attività,
di
il
spirito,
si
sentimento è inteso come
natura non conoscitiva, avente
i
piacere e nel dolore. Attività, codesta, che ha messo sempre in grandi im-
suoi poli, positivo e negativo, nel
pacci
i
filosofi
i
quali
si
sono provati perciò o a negarla in
sentimento
come
attlvltA
-
TEORIA
84 quanto dallo
attività o
spirito.
ad attribuirla
Ma entrambe
difficoltà, e tali
che a chi
alla
natura, escludendola
queste soluzioni sono irte di
esamini con cura
le
dimostrano
si
alla fine inaccettabili. Perché che cosa potrebbe mai essere
non spirituale, un'attività della natura, quando noi non abbiamo altra conoscenza dell'attività se non come spiritualità e della spiritualità se non come attività, e natura è in questo caso, per definizione, il me-
un'attività
ramente
meccanico,
inerte,
passivo,
materiale?
D'altra
del carattere di attività al sentimento
parte, la negazione
viene energicamente smentita proprio da quei poli del piacere e del dolore, che appaiono in esso e mostrano vità nella sua concretezza e,
-
imbarazzo proprio 1
timento con
s °
l'attività eco-
pra del sistema dello
nomica.
diremmo, nel suo fremito,
Questa conclusione critica dovrebbe mettere nel mag-
identiflcazio-
ne del sen-
l'atti-
l0re
l
noi, che, nello schizzo dato di so-
spirito,
non avremmo
posto per la nuova attività, di cui
lasciato alcun
saremmo ora
costretti a
riconoscere l'esistenza. Senonché l'attività del sentimento, se è attività,
non
è per altro
nuova; e già ha avuto
il
posto
che le toccava nel sistema da noi abbozzato, sebbene con altro nome, e cioè come attività economica. L'attività,
che
si
dice del sentimento,
mentare e fondamentale
non
è altra che quella più ele-
attività
pratica, che
abbiamo
di-
stinta dalla forma etica e fatta consistere nell'appetizione
e volizione di
un
fine qualsiasi individuale, scevra di ogni
determinazione morale.
Se
il
sentimento è stato alle volte considerato come
atti-
vità organica o naturale, ciò è accaduto appunto perché esso
non coincide né con né con quella etica; tre (che
erano
le sole
l'attività logica e,
né con quella estetica
guardato dal punto di vista
che
si
di quelle
ammettessero), appariva fuori
dello spirito vero e proprio, dello
spirito nella
sua aristo-
crazia, e quasi determinazione della natura o della psiche
in quanto natura.
E
risulta
anche da
ciò la verità di un'al-
X.
SENTIMENTI ESTETICI E IL BELLO
I
85
tra tesi, più volte sostenuta, che l'attività estetica, al pari
non
di quelle etica e intellettuale,
pugnabile, posto che
mente
e inconsapevolmente, inteso
mica.
La concezione, che
nome
nota col
di
tesi inop-
:
come
volizione econo-
in questo caso vien rifiutata, è
edonismo,
consistente nel ridurre tutte le
una
varie forme dello spirito a il
sentimento
sia
sentimento sia stato già, implicita-
il
sola,
Critica deii'e-
domsmo
-
che perde cosi anche
suo proprio carattere distintivo e diventa alcunché di somigliante veramente alle
torbido e misterioso, in cui tutte le vacche
sono nere
»
.
«
tenebre
Compiuta questa ridu-
zione e mutilazione, gli edonisti, com'è naturale, non rie-
scono a vedere altro, in qualsiasi attività, se non piacere e dolore; e tra
gestione, tra
il
il
piacere dell'arte e quello della facile di-
una buona azione e quello del non trovano nes-
piacere di
respirare l'aria fresca a pieni polmoni,
suna differenza sostanziale.
Ma nito,
se l'attività del sentimento, nel significato ora defi-
non deve essere
l'attività spirituale,
sostituita a tutte le altre forine del-
accompa-
non è detto che non possa
g nari e. Le accompagna, anzi, di necessità, perché esse o tutte in relazione stretta e tra loro e
forma
volitiva;
onde ciascuna
volizioni individuali e
i
di esse
con l'elementare
ha concomitanti
piaceri e dolori volitivi, che
le
si di-
cono del sentimento. Soltanto non bisogna confondere ciò che è concomitante e ciò che è principale o dominante, e disconoscere questo per quello. o l'adempimento di gioia,
che
fa
raggiungere
il
o
il
nostro
risultato di quelle
raggiunge insieme ciò a cui
nomica
di
un dovere morale produce
vibrare tutto
tendeva come a suo
La scoperta
fine.
edonistica,
forme
il
verità
in noi
una
quale, col
d'attività spirituale
praticamente
Tuttavia, la la
essere;
una
moto soddisfazione ecoin quel
soddisfazione etica, la soddi-
sfazione estetica, la soddisfazione intellettuale restano
sempre, pur in quella loro unione, tra loro distinte.
n sentimento co me conco .
mitante
;
di ogni forma di attÌTltà -
TEORIA
86
Per
modo
tal
si
chiarisce nel
tempo
stesso la questione
più volte proposta (e che è sembrata non a torto di vita o di morte per la scienza estetica):
se
sentimento e
il
il
piacere preceda o segua, sia causa o effetto del fatto este-
Questione che bisogna ampliare in
tico.
quella del rap-
porto tra le varie forme spirituali, e risolvere nel senso
che non possa parlarsi di causa ed e
un poi
si
sogliono istituire sul
E
effetto, e di
cadono, stabilita l'esposta relazione,
carattere
dei
morali, intellettuali, o anche (come
non
rittura
le
di
ma
due termini
estetici,
è detto, talvolta) eco-
si
di
indagini che
sentimenti
In quest'ultimo caso, è chiaro che
nomici.
un prima
cronologici, nell'unità dello spirito.
si
tratta addi-
uno; e la ricerca sul
sentimento economico non può essere se non quella stessa
concernente l'attività economica. la ricerca
non può volgere mai
l'aggettivo:
ranno
l'esteticità,
la
Ma anche
negli altri casi
sul sostantivo, si
moralità,
la
logicità
bene
sul-
spieghe-
vario colorarsi dei sentimenti in estetici, morali
il
e intellettuali; laddove
il
sentimento per sé considerato non
spiegherà mai quelle rifrazioni e colorazioni, Un'ulteriore
significato di
a cune or inarie distinzioni
di sentimenti,
gerDare e
}
e
-^
conseguenza
è,
che non fa più d'uopo
en note distinzioni tra sentimenti di valore
sentimenti meramente edonistici e
privi di valore,
disinteressati e interessati, oggettivi e non oggettivi o soggettivi, di approvazione e di tra sentimenti
mero
diletto (Gè falien e Vergnilgen dei tedeschi). Quelle
distinzioni
s'
industriavano a salvare
che venivano riconosciute come
le tre
la triade del
forme spirituali
Vero, Buono
e Bello, contro la confusione con la quarta forma, ancora disconosciuta, e perciò insidiosa nella sua indeterminatezza
e madre di scandali. Per noi, esse hanno esaurito ormai il
loro compito, perché siamo in
grado
di
raggiungere ben
più direttamente la distinzione, con l'accogliere, cioè, an-
che
i
sentimenti interessati,
soggettivi,
di
mero
diletto,
X.
I
SENTIMENTI ESTETICI E IL BELLO
spirito; e dove prima si conun tempo concepivamo) antitesi tra sentimento come tra spiritualità e naturalità, non
forme dello
tra le rispettabili
cepiva
noi
(e
valore e
stessi
vediamo ormai
Come si
87
si
che differenze tra valore e valore.
altro
è già detto,
il
sentimento o attività economica
valore e dis-
presenta diviso in due poli, positivo e negativo, piacere ^*
1
"
e:
1
j°""
,
e dolore, che possiamo
ora tradurre in utile e disutile (o
carattere attivistico del sentimento e che
forme
in tutte le
dell'attività.
E
perché
si
semplice assenza di valore,
la
contradizione e
ciata, contrastata,
si
ritrova infatti
di queste è
va-
il
interrotta.
spiega liberamente:
il
sé,
ma
sività siano in lotta tra loro
donde
Se ognuna
l'antivalore o disvaabbia disvalore, non basta che vi sia
lore, ognuna ha, di fronte a
lore.
unione,
già accennata di sopra a prova del
nocivo). Bipartizione
occorre che attività e pas-
senza che l'una vinca
l'altra
:
disvalore dell'attività impacIl
valore è l'attività che
disvalore è
il
si
suo contrario.
Senza entrare qui nel problema del rapporto tra valore e disvalore, ossia nel problema dei contrari (se, cioè, siano
da pensare dualisticamente come due entità o due ordini di entità nemiche, come Ormuzd e Arimane, gli angeli e i diavoli, ci
ovvero come un'unità, che è insieme contrarietà),
contenteremo
di questa definizione dei
due termini, come
bastevole al nostro scopo presente, che è di venire chia-
rendo
l'attività estetica, e, in
questo punto particolare, uno
dei concetti più oscuri e dibattuti dell'Estetica:
il
concetto
del Bello. I
valori e disvalori estetici, intellettuali, economici ed
hanno varie denominazioni nel linguaggio comune bello, vero, buono, utile, conveniente, giusto, esatto, etici,
:
e cosi via, che designano rituale, l'azione, stica
ben
la
riuscite;
il
libero spiegarsi dell'attività spi-
ricerca scientifica, la produzione artie
brutto, falso, cattivo, inutile,
sconveniente, ingiusto, inesatto, designanti
l'attività
n
Beilo
come
ya ore |! 1
e
"
.
espressione,
o l'espressio-
ne 8ens * uo
'
TEORIA
«O impacciata,
prodotto mal riuscito. Nell'uso linguistico,
il
queste denominazioni
solo
di
trasportano continuamente da un
si
fatti all'altro.
Bello, per
una espressione
riuscita,
ordine di
scientifica e di un'azione utilmente
es.,
ma
si
trova detto non
anche
di
compiuta e
una
di
verità
un'azione
un bello intellettuale, di un bello d'azione, di un bello morale. A correre dietro a questi usi svariatissimi si entra in un labirinto verbalistico, impervio e inestricabile, nel quale non pochi filosofi ed estetici si sono cacciati e smarriti. Epperò ci è parso conveniente di scansare finora studiosamente Fuso della pamorale; onde
rola tivo.
«
bello
»
parla poi di
si
a designare l'espressione nel suo valore posi-
Ma, dopo
tutte
le
spiegazioni che abbiamo
fornite,
essendo ormai dissipato ogni pericolo di fraintendimenti, e
non potendosi, d'altro canto, sconoscere che prevalente cosi nel linguaggio sofico è di restringere
per l'appunto
tuno definire
espressione
al la
il
comune come
senz'altro,
filo-
significato del vocabolo « bello
»
ci sembra lecito e opporespressione riuscita, o meglio, perché l'espressione, quando non
valore estetico
bellezza
tendenza
la
in quello
;
è riuscita, non è espressione. li
Conseguentemente,
brutto, e sii
beu^zaVhehj
^
costituiscono,
bello
P er
*
ci
e
brutto è l'espressione sbagliata.
il
°P ere d'arte non riuscite vale
presenta unicità di bellezza e
il il
paradosso
:
cità. Onde, di solito, innanzi alle opere estetiche più o sbagliate
si
che
il
brutto moltepli-
meno
ode discorrere di pregi, ossia delle loro parti
belle, come non accade invece innanzi a quelle perfette. In queste, designare
infatti, le parti
riesce impossibile belle,
i
pregi o
perché, essendo fusione completa,
hanno un unico pregio: la e non è ritirata in alcuna I
enumerare
vita circola in tutto l'organismo delle singole parti.
pregi delle opere sbagliate possono essere di vario
grado, anche grandissimi.
E laddove
il
bello
non presenta
gradi non essendo concepibile un più bello, cioè un espres-
è
X.
I
SENTIMENTI ESTETICI E IL BELLO
sivo più espressivo,
invece (o
il
brutto, e
un adeguato più adeguato, li presenta tali che vanno dal lievemente brutto
quasi bello) al grandemente brutto.
completo, vale a
89
Ma
se
il
brutto fosse
dire privo di qualsiasi elemento di bel-
lezza, esso, per ciò stesso, cesserebbe di essere brutto, per-
ché verrebbe, in quel caso, a mancare la contradizione in cui è la sua ragion d'essere. Il disvalore diventerebbe il
non-valore, l'attività cederebbe
con
il
luogo alla passività,
quale essa non è in guerra se non quando questa
la
sia effettivamente guerreggiata.
illusione E poiché la coscienza distintiva del bello e del brutto ,.... .. che si diano « fonda sui contrasti e sulle contradizioni in cui si avvolge csprcsslOul ooBMo n ile l'attività estetica, è evidente che questa coscienza si at- beile né brut.
si
„,
.
.
,
.
tenua fino a dileguarsi del tutto via via che più complessi ai più semplici e
casi
espressione.
Da
ciò l'illusione che
si
ai
si
.
.
discende dai
semplicissimi di
diano espressioni né
né brutte, considerandosi come tali quelle che si ottengono senza sensibile sforzo e si presentano come naturali.
belle
A
queste ormai facilissime definizioni
si
riduce tutto
il
sentimenti propr
e8teti
chezza estetica, frutto delle fatiche di molte generazioni, rapidamente.
assottigliarsi e dileguare
monumenti dell'arte, gli stimoli della riproduzione n estetica, si chiamano cose belle o bello fisico. Unioni di parole, che offrono un paradosso verbale, perché il bello non è fatto fisico, e non appartiene alle cose, ma all'attiI
vità dell'uomo, all'energia spirituale.
Ma
beilo fisico,
chiaro ormai
è
attraverso quali passaggi e quali associazioni le cose e
i
meri aiuti alla riproduzione del bello, finiscano
fatti fisici,
con l'esser denominati, ellitticamente, cose belle e bello fisico.
rita,
E
ci
questa
di
ora che l'abbiamo sciolta e schia-
ellissi,
varremo anche noi senza
L'intervento del
«
bello fisico
delle parole r
significato
degli estetici.
>
scrupoli.
serve a spiegare un altro Contenuto
contenuto
«
>
e
Alcuni, infatti, chiamano
«
forma
«
>
nell'uso
forma
»
invece,
,
il
marmo,
i
colori,
il
ritmo,
i
:
e altr0
significato.
contenuto
»
l'e-
spressione o fatto interno (che per noi già è forma), «
form *
e
suoni (per noi,
non più forma) e considerano in questo modo il fatto fisico come la forma, che può aggiungersi o no al contenuto. E serve anche a spiegare un altro aspetto di quel che si dice «
brutto
»
estetico. Chi
può tentare
di coprire
non ha nulla il
da esprimere
di proprio
vuoto interno col profluvio delle
parole, col verso sonante, con la polifonia assordante, col
dipingere che abbarbaglia
me
discano, benché, in fondo, è,
lo
sguardo, o col mettere insie-
grandi macchine architettoniche, che colpiscano e stor-
dunque,
l'arbitrario,
il
non significhino ciarlatanesco;
nulla. Il brutto realtà,
e, in
senza
l'intervento dell'arbitrio pratico nel processo teoretico po-
trebbe aversi assenza del bello,
ma non mai
qualcosa di effettivo che meriti l'aggettivo II
«
bello fisico si suol distinguere in bello
presenza
brutto
di
».
naturale
e
con che giungiamo innanzi a uno dei fatti ° ° che hanno dato maggiore travaglio ai pensatori, al bello bello artificiale:
di natura. Queste parole spesso designano semplicemente
n
belio natu-
rale e llbell ° artificiale.
TEORIA
108
piacevole pratico. Chi chiama bella una campa-
di
fatti
gna, in cui l'occhio alacre e dove le
si
riposa sul verde e
il
corpo
si
muove
tepido raggio del sole avvolge e carezza
il
membra, non accenna a nulla
di estetico.
dubitabile che, altre volte, l'aggettivo
«
Ma
bello
è pure in-
applicato
»,
a oggetti e scene esistenti in natura, ha significato pretta-
mente
È
estetico.
stato osservato che, per aver
oggetti
gli
naturali,
godimento estetico da-
conviene astrarre dalla loro estrin-
seca e storica realtà, e separare dall'esistenza
apparenza o col passar la
la
semplice
parvenza; che, guardando noi un paesaggio testa fra le gambe, in modo da. toglierci dalla
appare come
relazione consueta con esso,
il
paesaggio
uno spettacolo fantastico che
la
natura è bella solo per chi
;
la
ci
contempli con occhio d'artista; che zoologi e bota-
nici
non conoscono animali
turale
si
scopre
vista, additati
e a cui
da
e fiori belli;
(ed esempì di artisti e
che
scoperte sono
da uomini
il
bello na-
i
punti di
di fantasia e di gusto,
recano poi in pellegrinaggio viaggiatori ed escur-
si
sionisti più o meno esteti, onde ha luogo in tali casi come una suggestione collettiva); che, senza il concorso della fantasia, nessuna parte della natura è bella, e che,
per tale concorso, seconda
uno
stesso
oggetto o
o
lieto
triste,
fardo; che, infine, alla quale
un
varie disposizioni d'animo,
ora espressivo ora
ora dì una determinata espressione ora di
insignificante, un'altra,
le
fatto naturale è
sublime o ridicolo, dolce o bef-
non esiste alcuna bellezza naturale non farebbe qualche correzione..
artista
Tutte osservazioni giustissime, e che confermano pie-
namente che
il
bello
riproduzione estetica, duzione. Senza tasia,
la
le
naturale è semplice il
stimolo
della
quale presuppone l'avvenuta pro-
precedenti intuizioni estetiche della fan-
natura non può risvegliarne alcuna. L'uomo in-
nanzi alla bellezza naturale è proprio
il
mitico Narciso
IL
XIII.
E
fonte.
al
di
bello
il
vo», diceva
«
BELLO FISICO
natura è
»
109
« raro,
scarso e fuggiti-
Leopardi; imperfetto, equivoco, variabile.
il
Ciascuno riferisce
il
Un
8ta in mente.
naturale all'espressione che gli
fatto
come
artista è
rapito innanzi a
un
ri-
dente paesaggio, e un altro innanzi a una bottega di cen-
uno innanzi a un volto grazioso
ciaiuolo;
e
un
altro innanzi al lurido
zone. e
primo
Il
che la bottega del cenciaiuolo
dirà, forse,
mascalzone sono disgustosi;
del
ceffo
il
di giovinetta,
un vecchio mascal-
ceffo di
il
secondo,
campagna ridente e il volto della giovinetta sono insipidi. E potranno litigare all'infinito; e non si metteranno d'accordo se non quando siano forniti di quella che
la
dose di conoscenze estetiche, la quale
li
abiliti
a ricono-
hanno entrambi ragione. Il bello artificiale, foggiato dall'uomo, è aiuto ben più duttile ed efficace. Accanto a queste due classi, si parla anche, talvolta, n nei trattati, di un bello misto. Misto di che? appunto di naturale e artificiale. Chi estrinseca e fissa, opera con dati naturali, ch'egli non crea, ma combina e trasforma. scere che
In questo senso, ogni prodotto artificiale è misto di natura e di artificio; e non bello misto
come
in alcuni casi si tità
allorché
una
ci
sarebbe luogo a parlare del
speciale categoria.
Ma
accade che
possano adoperare, in assai maggiore quan-
che non in
come
di
si
altri,
combinazioni già date in natura;
forma un bel giardino, e
si
riesce a in-
cludere in quella formazione gruppi di alberi o laghetti,
che già
trovino sul posto. Altre volte, l'estrinsecazione
si
è limitata dall'impossibilità di
cuni
effetti. Infatti,
ma non
foggiare una voce potente o
'che siano acconci
dramma; mente
al
o
tale
tal
le
un
altro
al-
materie coloranti, viso e
una persona
personaggio di un
e dobbiamo, perciò, ricercarli tra le cose natural-
quando li troviamo. Allorché, gran numero combinazioni già
esistenti, e adoperarli
dunque,
produrre artificialmente
possiamo mescolare
si
adoperano in
beilo misto,
.
TEORIA
110
esistenti in natura, e tali che, se
premmo produrre un
sultante è Le
bello
Dal bello
scritture.
menti beti,
non
non
esistessero,
dice che
si
sa-
fatto re-
il
misto. bisogna
artificiale
distinguere
quegl'istru-
riproduzione Chiamati scritture, quali
di le
artificialmente,
note musicali,
guaggi, da quello dei
e
fiori
gli alfa-
e tutti. gli pseudolin-
geroglifici,
i
bandiere fino al
delle
lin-
guaggio (molto in voga nella società galante del Settecento) dei nei.
Le
ma
estetiche,
non già
scritture sono,
tamente destino
impressioni
indicazioni
semplici
fare per produrre quei fatti
serve a ricordarci
fici
fatti
rispondenti
i
fisici.
che diret-
alle
espressioni
che
ciò
di
Una
fisici,
deve
si
serie di segni gra-
movimenti, che dobbiamo far ese-
guire al nostro apparato vocale, per emettere certi deter-
minati suoni. Che poi l'esercizio
ci
permetta di sentire
parole senz'aprir bocca e (cosa molto più tire
ciò
toni scorrendo con l'occhio sul
i
non muta nulla diversa dal
assai
tiene la
Don
Giovanni, nessuno
fisico
li
diretto. la
libro
Il
che con
partitura che contiene
modo che per
dice belli al
immediata metafora si chiama il pezzo nente il Mosé di Michelangelo e il pezzo
di
contenente la Trasfigurazione. Gli uni e
gli altri
le
tutto
all'indole delle scritture, che sono cosa bello
Divina Commedia, o
a riprodurre
sen-
difficile) di
pentagramma;
le
impressioni del bello;
marmo
il
più
conte-
di legno colorato
ma
i
sono
atti
primi per un
giro ben più lungo, e molto indiretto. il
Un'altra partizione, che
belio libero
quella del bello in libero e
si
trova ancora nei trattati, è
non libero. Per
bellezze
non
sono intesi quegli oggetti, che. debbono servire a un doppio scopo, extraestetico ed estetico (stimolante di libere
si
intuizioni);
e
impacci
e,
al
sembrando che secondo,
il
primo scopo ponga
l'oggetto bello
risultante
come bellezza « non libera » Come esempì si adducono specialmente
è
limiti
stato
considerato
le
opere architet-
BELLO FISICO
IL «
XIII.
111
>
toniche; anzi appunto per ciò l'architettura è stata da molti
Un
esclusa dal novero delle cosiddette arti belle.
deve essere anzitutto un deve possedere tutte
le
della vita, e disposte in
tempio
una casa stanze che occorrono pel comodo vista di quel comodo; una fortezza edificio a uso di culto:
dev'essere una costruzione resistente agli attacchi di dati eserciti e alle offese di dati strumenti bellici. L'architetto (si
conclude)
abbellire
ma
si
un campo
aggira, dunque, in
modo il tempio, la casa, la fortezza; destinazione di quegli edifizì, e non
qualche
in
è legato dalla
della sua visione di bellezza manifestare se
può
può
ristretto:
non quella
ma
parte che non danneggi gli scopi extraestetici,
fonda-
mentali, di essi. Altri
esempì
tolgono da quella che
si
applicata all'industria. fucili,
coltelli,
pettini
possono
Si
ma
belli;
fare
bellezza
la
deve spingersi tant'oltre, che nel piatto
non
giare, nel bicchiere
si
chiama
si
piatti, (si
non
si
l'arte
bicchieri,
non
dice)
possa man-
possa bere, col coltello non
si
possa tagliare, né col fucile sparare, né col pettine ravviarsi
Lo
capelli.
i
stesso
libro dev'essere bello,
un
dica nell'arte tipografica:
si
ma non
fino al
punto che sia impos-
sibile o diffìcile leggerlo.
A e
da osservare, in primo luogo, che
tutto ciò è
appunto perché
estrinseco,
impaccio
estetica.
all'altro
fine
non
tale,
di
stimolo
dovendo ubbidire anche ad
del resto,
che
le
di smentire con
belle
della
riproduzione
non
libera e imper-
altri e pratici intenti: tesi,
opere architettoniche hanno cura
la semplice loro presenza.
In secondo luogo, non solo necessità in contradizione, ma, tista
fine
È, dunque, affatto erronea la tesi che l'architet-
tura, per es., sia di sua natura arte fetta,
il
è di necessità limite
i
si
due
fini
non stanno
deve aggiungere,
ha sempre modo d'impedire che la contradizione
formi.
E come? Facendo
entrare
come materia
di
l'arsi
nella sua
Critica dei bello
bero.
non
li-
TEORIA
112
ed estrinsecazione estetica
intuizione
destinazione
la
per l'appunto dell'oggetto che serve a uno scopo pratico. Egli non avrà bisogno di aggiungere nulla all'oggetto per
renderlo strumento d'intuizioni estetiche: sarà
tale, se per-
fettamente adatto al suo scopo pratico. Case rustiche e pachiese e caserme, spade e aratri, sono belli, non in
lagi,
ma
quanto abbelliti e adorni,
Una
fine.
in
veste non è bella se
quanto esprimenti
non perché
il
che conviene a una data persona in date condizioni. era bello
il
brando cinto
Armida: «guernito
si
al
ma
che inutile ornamento Sembra, non
agli occhi e alla fantasia della
estetica
Non
guerriero Einaldo dall'amorosa
militar fero istrumento». 0, anzi, era bello, se
giava a quel
loro
è proprio quella
modo infemminito
il
maga,
la
si
vuole,
quale vagheg-
suo amante. L'attività
può andare sempre d'accordo con quella
pratica,
perché l'espressione è verità.
Che poi la contemplazione estetica impacci talora l'uso non può negarsi; giacché è un fatto di comune esperienza che certi oggetti nuovi sembrano tanto adatti pratico,
al loro
scopo, e perciò tanto belli, che
come uno scrupolo a
maltrattarli,
si
prova talvolta
passando dalla contem-
plazione all'uso, eh' è consumo. Per questo motivo re Federico Guglielmo di Prussia
dare
al
adatti
fango e alla
fuoco
al
guerra,
e
i
provava ripugnanza a man-
suoi magnifici granatieri, cosi
che resero tanto buon
servigio
al
meno se
esteta suo figliuolo, il gran Federico. Ci si perdoni siamo entrati in ispiegazioni circa queste cose ovvie e
queste inezie;
ma
sono inezie che troviamo assai dilatate
nei libri degli estetici, e cose ovvie che presso di essi
si
sono molto imbrogliate. Gii stimoli produ " fion^ zione.
come sem-
Alla teoria da noi proposta del bello fisico
plice aiuto per la riproduzione del bello interno, ossia delle
espressioni, potrebbe
espressioni
obiettarsi:
dipingendo o
che
l'artista
crea
scolpendo, scrivendo
o
le
sue
compo-
IL
XIII.
nendo; e che perciò cede talvolta
il
bello
il
bello estetico.
superficiale d'intendere in realtà,
con
la
di
il
fisico,
113
anziché seguire,
pre-
Sarebbe questo un modo assai
procedere dell'artista,
il
quale,
nou dà mai pennellata senza prima averla vista
fantasia; e, se
per estrinsecare
non
«BELLO FISICO»
esiste),
ma
la
non l'ha
vista ancora, la darà,
sua espressione (che in quel
non
momento
quasi a prova e per avere un semplice punto
appoggio all'ulteriore meditazione e concentrazione punto
Il
mento
di riproduzione,
pedagogico,
appoggio non è
fisico di
terna.
ma un mezzo
il
che
in-
bello fisico, strusi
potrebbe dire
pari al ritrarsi in solitudine o ai tanti altri
espedienti, spesso
assai
bizzarri,
che adoperano
artisti
scienziati e che variano secondo le varie idiosincrasie.
vecchio
estetico
Baumgarten consigliava
mezzi per promuovere
l'ispirazione,
bere moderatamente vino,
e,
B. Croce, Estetica,
poeti,
come
di andare a cavallo,
se per altro
sero casti, guardare belle donne.
ai
e Il
(ammoniva)
fos-
XIV Errori nascenti dalla confusione tra Fisica ed Estetica
D«al
non aver inteso
che corre tra
puramente estrinseco
rapporto
il
visione artistica e
la
il
fatto
fisico,
ossia
l'istrumento che serve di aiuto a riprodurla, è nata una serie di fallaci dottrine scientifiche,
nare, accennandone
che
buio estetico.
critica,
la
che importa menzio-
quale discende da ciò
è già detto.
In tale mancata intelligenza trova sostegno quella for-
Critica dell'associazioni
si
la
ma
di
che identifica l'atto estetico con due immagini. Per quale via si è po-
associazionismo,
l'associazione
di
tuto venire a siffatto
errore, contro cui
si
ribella la no-
stra coscienza estetica, eh' è coscienza di unità perfetta e
non mai
di
dualità? Appunto perché
separatamente
immagini
il
fatto fisico
distinte,
dall'altra, l'una
si
sono considerati
quello estetico, quasi due
che entrino nello spirito
prima
nell'immagine del
e
e l'altra
quadro
dopo.
Un
l'una tirata
quadro
si
è scisso
e nell'immagine del signifi-
cato del quadro; una poesia, nell'immagine delle parole e in quella del significato delle parole. Ma questo dualismo d'immagini è inesistente: il fatto fisico non entra nello spirito come immagine, ma fa riprodurre l'immagine (l'unica
immagine, eh' è
il
fatto
estetico),
in
quanto
sti-
XIV. CONFUSIONE
TRA FISICA ED ESTETICA
115
mola ciecamente l'organismo psichico e produce l'impressione rispondente alla già prodotta espressione estetica.
Sono altamente
istruttivi gli sforzi degli associazionisti
odierni spadroneggiatori nel
(gli
campo
dell'Estetica) per
modo
uscire d'imbarazzo e riafferrare in qualche
l'unità,
che l'invocato principio associazionistico ha distrutto. Alcuni sostengono che
l'
immagine richiamata
lasciando stare
l'
inconscio, pretendono invece che sia
altri,
sia inconscia
:
vaga, vaporosa, confusa, e riducono cosi la forza del fatto
debolezza
estetico alla
della
memoria
cattiva.
lemma
è inesorabile: o conservare l'associazione,
nando
l'unità; o conservare l'unità,
Una
ciazione.
Ma
abbandonando non esiste.
terza via di uscita
Dal non aver bene analizzato
il
di-
il
abbandol'asso-
cosiddetto bello natu- critica deUa
rale e riconosciutolo semplice incidente della riproduzione estetica,
e dall'averlo,
di dato in natura, è
invece, considerato
come qualcosa
provenuta tutta quella parte che nelle
prende titolo di Bello nella naFisica estetica, suddivisa, magari, in Mine-
trattazioni di Estetica
tura o
di
Non vogliamo
ralogia, Botanica e Zoologia estetiche.
gare che giuste e in
fini,
quanto rappresentano bellamente
rie, ossia le
mare che se
il
glio
cane
è doppio.
le fantasie e
impressioni dei loro autori.
sia bello e se l'ornitorinco
La
il
Fisica estetica, per
determinare esteticamente l'altro,
sia
le
sconosce,
un
artistici
affer-
domande
brutto, se
gi-
il
Anzi, qui, l'errore
carciofo sia brutto.
voco della teoria dei generi per
fantastiche-
Ma dobbiamo
scientificamente fallace proporsi le
è
sia bello e
letto: e
ne-
contengano spesso osservazioni e siano qualche volta esse stesse lavori d'arte,
siffatte trattazioni
lato, ricade nell'equi-
e letterari, di voler
astrazioni
del
come dicevamo,
nostro la
intel-
vera
for-
mazione del cosiddetto bello naturale: formazione per
la
quale resta esclusa persino la domanda, se un dato animale individuo,
un dato
fiore,
un dato uomo
sia bello o brutto.
Flslca esteti "
TEORIA
116
Ciò che non è prodotto dallo spirito estetico o non
conduce a questo, non è né bello né brutto.
— delia teoria delia bellezza
del
corpo u-
mano.
Il
ci ri-
processo
estetico
sorge dalle connessioni ideali in cui gli oggetti
naturali
vengono
collocati.
doppio errore può essere esemplificato dalla questione, ie s j sono scritti interi volumi, della Bellezza su jj a qua ^ II
del corpo
umano. Qui
fa d'uopo, anzitutto, spingere
discettatori dell'argomento dall'astratto verso
il
i
concreto,
—
Che cosa s'intende per corpo umano, quello del maschio, quello della femmina o quello dell'anPoniamo che si risponda con lo scindere la ridrogine? cerca nelle due distinte, circa la bellezza virile e circa la
domandando:
—
muliebre
(è
vero che vi sono scrittori che discutono sul serio
se sia più bello
l'uomo o
la
lezza maschile o bellezza
d'uomini?
la
bianca, la gialla,
sono e comunque si
donna); e continuiamo:
femminile;
si
ma
bianca?
un cantuccio
via via a
razza
— Poniamo — Di quale
ripartiscano le razze?
tospecie della razza
—Bel-
la negra, e quante altre
circoscriva alla bianca, e incalziamo:
stretti
di quale
—
E
del
che sot-
avremo rimondo bianco, come a allorché
li
dire alla bellezza italiana, anzi toscana, anzi senese, anzi di Porta Camollia, seguiteremo:
umano
— Sta
ma
bene;
del corpo
in quale età? e in quale condizione e atteggiamento?
del neonato, del bambino, del fanciullo, dell'adolescente,
dell'uomo a mezzo del cammino, e via enumerando, e del-
l'uomo che sta in calma o dell'uomo che lavora o di quello eh' è occupato come la vacca di Paolo Potter o il Gani-
mede
di
Rembrandt?
Giunti cosi, mediante riduzioni successive, all'indivi-
duo omnimode determinatimi, che s'indica col
o,
meglio, al
dito, sarà facile
mostrare
«
questo qui
l'altro
ricordando quello che abbiamo detto del fatto naturale, quale, secondo
il
punto di
vista,
»,
errore, il
secondo ciò che s'agita
nella psiche dell'artista, è ora bello ora brutto. Se perfino
CONFUSIONE TRA FISICA ED ESTETICA
XIV.
Golfo di Napoli ha
il
chiarano
suoi detrattori, e artisti che lo di-
i
preferendogli
inespressivo,
«nebbie e
perpetui aquiloni»
i
e tetri
i
abeti
>
,
le
mari settentrionali;
dei
possibile che codesta
figurarsi se è
117
relatività
non abbia
luogo pel corpo umano, fonte delle più svariate suggestioni.
Connessa con
la
Fisica estetica è la questione della
00
bellezza delle figure geometriche. Ma se rper geometriche s'intendono
i
concetti della geometria
cetto del triangolo, del quadrato, del cono), questi
né
belli
figure °
(il
con-
non sono
né brutti, appunto perché concetti. Se, invece, per s'intendono corpi che hanno determinate forme
tali figure
geometriche, esse saranno belle o brutte, come ogni fatto naturale,
secondo
Si è detto
le
connessioni ideali in cui vengano poste.
da taluni che sono belle quelle figure geome-
triche le quali tendono all'alto, dandoci l'immagine della
Ma
non
si
E che
non
si
deve negare neppure, che anche quelle
le
fermezza e della forza. nega.
ciò possa accadere,
danno l'impressione del malfermo e dello schiacciato, possono avere il loro bello, quando stanno per l'appunto a rappresentare il malfermo e lo schiacciato e che, quali
ci
;
in questi
ultimi
casi,
la
fermezza della linea retta e la
leggerezza del cono o del triangolo equilatero sembreranno, invece, elementi di bruttezza. Certo, siffatte questioni sul bello di natura e sulla bel-
come le altre analoghe sul bello stoumano, appaiono meno assurde nell'Estetica
lezza della geometria, rico e sul bello
del simpatico, la quale, con le parole
intende, in fondo, la rappresentazione
non e
è
meno
poste quelle
premesse,
del
pretensione
la i
Ma
piacevole.
di
determinare
contenuti simpatici e quali
quelli irrimediabilmente antipatici.
«
bellezza estetica »
erroneo, anche nell'ambito di quella dottrina
scientificamente quali siano
si
«
Per
tale questione
può se non ripetere, con lunghissima Sunt quos > della prima ode del primo
infinita
non
coda,
il
libro di Orazio,
—
delia bei-
leiza delle
fi "
gure geometriche.
TEORIA
118 e
A
r«Havvi chi» ciascuno
dell'epistola leopardiana a Carlo Pepoli.
(=
suo bello
il
simpatico),
come a ciascuno
la
sua bella. La Filografia non è scienza, critica di
Nel produrre ristrumento
un
aitro aspetto
^a
t gt a .
j;
della imitazio-
tara
-
talora
come
ne della na- sono,
innanzi
chiamano,
si
artificiale, o bello fisico, l'ar-
fatti
naturalmente
suoi
modelli:
i
che
esistenti,
corpi, stoffe, fiori,
e cosi via. Si percorrano gli schizzi, gli studi e gli appunti
degli artisti: Leonardo,
quando lavorava
notava nel suo taccuino:
ha bona
Cristofano di Castiglione sta
Giovan Conte, quello del da ciò l'illu-
testa; Cristo,
E
Cardinale del Mortaro».
Cenacolo, an-
Giovannina, viso fantastico, sta
«
a S. Caterina, all'Ospedale; alla Pietà,
al
cosi via. Sorge
natura; laddove sarebbe
sione che l'artista imiti la
più esatto dire, che la natura imiti l'artista e
forse
gli sia ob-
bediente. In questa illusione ha trovato talvolta terreno e
alimento la teoria dell'arte imitatrice della natura; e
anche l'arte
la variante di
meglio sostenibile, che fa del-
essa,
l'idealizzatrice della natura. Quest'ultima
ria presenta
teo-
processo disordinatamente, anzi all'inverso
il
dell'ordine reale; perché l'artista
non muove dalla
estrinseca per modificarla avvicinandola all'ideale,
realtà
ma
dal-
l'impressione della natura esterna va all'espressione, e cioè al
suo ideale, e da questo passa
al fatto naturale,
che
ri-
duce strumento di riproduzione del fatto ideale. Critica della teoria delie forme elementari del bello,
Anche conseguenza fatt0 figico
è
j
di
uno scambio
bello. Se l'espressione, se fisico,
diviso e suddiviso: per es.,
bello è indivisibile,
il
invece, nel quale esso
tra atto estetico e
forme elementari del
dottrina delle
estrinseca,
si
una
il
fatto
può ben essere
superficie dipinta in linee
e colori, gruppi e curve di linee, specie di colori, e cosi via; in
una
poesia, in strofe, versi, piedi, sillabe;
capitoli,
cosi via.
sono
Le
paragrafi, capiversi, periodi, parti,
atti estetici,
che
ma
si
frasi,
una prosa, parole, e
ottengono a questo modo, non
fatti fisici
più piccoli, arbitrariamente
XIV.
tagliati.
fusione,
CONFUSIONE TRA FISICA ED ESTETICA
Procedendo per questa si
via, e persistendo nella con-
finirebbe col concludere che le vere forme ele-
mentari del bello sono Contro
119
gli
atomi
atomi.
gli
potrebbe far valere la legge estetica,
si
più volte promulgata, che
il
bello
una certa grandezza, che non
sia
deve avere grandezza: né l'impercettibilità del
troppo piccolo né l'inafferrabilità del troppo grande.
una grandezza che condo
determini, non secondo misure,
si
concetto matematico. E, infatti, ciò che
è fatto reale, bello
si
ma
•
se-
accenna a ben altro che non a un
la percettibilità,
tibile e inafferrabile
Ma
ma
si
dice impercet-
non produce impressione, perché non
concetto:
il
modo
riduce in tal
requisito della grandezza del
a quello della presenza effet-
tiva del fatto fisico, che serve alla riproduzione del bello.
Continuandosi nella ricerca delle leggi fisiche o delle —delia
condizioni obiettive del bello, quali fatti
risponde
fisici
il
domandato: a
è stato
bello? a quali
brutto? a
il
quali unioni di toni, di colori, di grandezze, matematica-
mente determinabili?
Il
che sarebbe come
fisica degli oggetti
che
si
se, in
Economia
scambi nella natura
politica, si ricercassero le leggi degli
scambiano. Della vanità del ten-
tativo avrebbe dovuto dare presto qualche sospetto la sua
costante infecondità. Ai nostri tempi in ispecie, volte asserita
necessità di un'Estetica
la
un'Estetica dal basso, che proceda e
non
è stata
affretti le
si
è molte
induttiva,
di
come scienza naturale
sue conclusioni. Induttiva?
Ma
l'Estetica
sempre induttiva e deduttiva insieme, come ogni
scienza filosofica; l'induzione e la deduzione non possono separarsi, né, separate, valgono a qualificare
vera e propria. Senonché pronunziata a caso: fatto estetico
non
è
si
la
parola
«
una scienza » non era
induzione
voleva con essa significare che
altro,
da studiare applicandogli scienze fisiche e naturali.
i
in
fondo, che
concetti e
i
un
il
fatto fisico,
metodi propri delle
ricer-
de lle ° ond !" f zioni obiettive dei beilo. c
.
TEORIA
120
Con
presupposto e con tale fiducia l'Estetica indut-
tale
tiva o Estetica destia!)
si
dal basso (quanta superbia
in questa
è messa all'opera.
minciato dal fare raccolta di oggetti belli, per
grande quantità
mo-
E ha coscienziosamente es., di
co-
una
buste per lettere di varia forma e di-
di
mensione; ed è venuta investigando quali di queste diano .
l'impressione del bello e quali del brutto. Com'era da aspettare, gli estetici induttivi
sono trovati subito nell'imba-
si
razzo: lo stesso oggetto, che sembrava brutto per un verso,
sembrava poi
bello per
d'amore, è poi
un
Una
altro.
per chi debba
bruttissima
lana,
sommamente
zione in carta bollata
rebbe molto male
(o
per
per
busta gialla, grosso-
chiudervi una letterina
adatta a contenere una cita-
mano
d'usciere; la quale sta-
meno, parrebbe un'ironia) in
lo
una busta quadrata di carta inglese. Queste considerazioni di semplice buon senso sarebbero dovute bastare a persuadere gli estetici dell'induzione, che il bello non ha esistenza fisica; e far loro smettere la vana e ridicola ricerca. Ma no: essi sono ricorsi a un espediente, che non sappiamo quanto
appartenga
Hanno mandato
alla
severità
scienze
delle
in giro le loro buste e aperto
dum, cercando
di
in
stabilire
che consista
il
naturali.
un
referen-
bello
o
il
brutto, a voti di maggioranza.
Non ché
ci
ci
dilungheremo ancora
parrebbe
di
estetica e dei suoi
in
quest'argomento, per-
da espositori della scienza
mutarci,
problemi, in narratori di aneddoti co-
mici. In linea di fatto sta, che tutta l'Estetica induttiva
non ha finora scoperto una legge sola. L'astrologia
Chi dispera dei medici, è disposto ad abbandonarsi ai ciarlatani.
turalistiche
noni
E
del
empirici,
umano
cosi
è
accaduto
bello.
come
Gli
ai
credenti nelle leggi na-
artisti
adoperano talvolta ca-
quello
delle
proporzioni
o quello della sezione aurea, cioè di
visa in due parti in
modo che
la
minore
stia
del
corpo
una linea dialla maggiore
XIV.
come
la
CONFUSIONE TRA FISICA ED ESTETICA
maggiore
alla
linea
intera (bc
Questi canoni diventano facilmente
le
attribuendo essi all'osservanza di regole scita delle
:
=
ac
loro
121
ac
:
ab).
superstizioni,
siffatte la
buona
riu-
opere loro. Cosi Michelangelo lasciava in eredità
Marco del Pino da Siena il precetto: e ch'egli dovesse sempre fare una figura piramidale, serpentinata, moltiplicata per una, due e tre»: precetto che non aiutò, per altro, Marco da Siena a uscire da quella mediocrità, che al discepolo
noi possiamo osservare ancora nelle tante pitture di lui esistenti qui in Napoli.
E
dal detto di Michelangelo altri
trasse appicco a teorizzare la linea ondulante e la serpeg-
giante,
come
le
vere linee della
bellezza. Su queste
leggi della bellezza, sulla sezione aurea e sulla linea on-
dulante e serpeggiante,
si
sono composti
interi
volumi, che
bisogna considerare, a nostro parere, quasi l'astrologia
della Estetica.
XV L'attività dell'estrinsecazione
la tecnica e la teoria delle arti
L'attività pratica deii'e-
strinsecazione.
_L1
fatto
della produzione
del bello
fisico
importa,
come
volontà, che si sforza a non è ° ià avvertito, la vigile ° lasciare andar perdute certe visioni, intuizioni o rappresengi
tazioni.
Volontà che può svolgersi rapidissimamente e come
istintivamente, e può anche aver bisogno di lunghe e labo-
A
riose deliberazioni.
della produzione che di oggetti fisici,
ogni modo, solo cosi, cioè per effetto
ha luogo
di aiuti alla
memoria
ossia
pratica entra in relazione con
l'attività
non più come semplice concomitante di essa, ma come momento da essa realmente distinto. Noi non possiamo volere o non volere la nostra visione estetica : quella estetica,
possiamo, bensì, volerla o no estrinsecare,
bare e comunicare o no agli La
tecnica
deii'estrmsecazione.
o,
meglio, ser-
altri l'estrinsecazione prodotta.
Questo fatto volontario dell'estrinsecazione è preceduto
^ a un com pi esso *
^
conoscenze,
svariate
le
quali,
come
tutte le conoscenze allorché precedono un'attività pratica,
sappiamo che prendono
modo metaforico ed sico, si discorre di
il
nome
ellittico
di
onde
tecniche. si
E
allo stesso
parla di un bello
una tecnica artistica,
fi-
cioè (per de-
nominarla più precisamente) di conoscenze a servigio dell'attività pratica rivolta a produrre stimoli di
xv. l'estrinsecazione, la tecnica e le arti
riproduzione estetica.
In luogo di una dicitura
cosi
varremo anche qui della terminologia comune, significato della quale oramai siamo intesi.
lun^a sul
123
ci
La
possibilità di queste
conoscenze tecniche in servigio
della riproduzione artistica è ciò
che ha traviato
menti
le
a immaginare una tecnica estetica dell'espressione interna,
una dottrina
vale a dire
interna, cosa
ben sappiamo
pibilità
mezzi dell'espressione
dei
affatto inconcepibile. la
precede
e,
quanto
in
conoscenze intellettive che
pratica e le
la
di questa inconce-
elementare;
in sé stessa, è attività teoretica tale,
E
ragione: l'espressione, considerata
rischiarano la pratica, ed è indipendente cosi dall'una dalle altre.
ma non
Concorre per sua parte a determinare
come
la pratica,
ne viene determinata. L'espressione non ha mezzi,
perché non ha fine; intuisce qualcosa, perciò non volizione, scrittore
si il
ma non
può analizzare nei componenti
mezzo
e
il
fine.
E
se
si
vuole, e
astratti della
dice talora che
uno
ha inventato una nuova tecnica del romanzo o del pittore una nuova tecnica del distribuire la
dramma, o un
luce, la parola è usata a casaccio,
perché la pretesa
nuova
tecnica è proprio quel nuovo romanzo, quel nuovo
quadro,
e nient'-altro.
La
distribuzione della luce appar-
quadro; cosi come
tiene alla visione stessa del
la tecnica
un drammaturgo è la stessa concezione drammatica di lui. Altre volte, con la parola « tecnica > si sogliono dedi
signare alcuni pregi o difetti di un'opera sbagliata; e dice,
ma
come per eufemismo, che
la tecnica è
la
si
concezione è sbagliata
buona, o che la concezione è buona,
ma
la tecnica è sbagliata.
Quando, invece,
si
parla dei modi di dipingere a olio
o d'incidere ad acquaforte o di scolpire l'alabastro, allora si
che
caso,
la
parola
l'aggettivo
« «
tecnica
»
artistico »
è
propria;
è usato
senonché, in
metaforicamente.
tal
E
se una tecnica drammatica, in senso estetico, è impossibile,
TEORIA
124
non
è impossibile
una tecnica
teatrale, ossia dei processi
d'estrinsecazione di alcune particolari opere estetiche. Allorché, per es., in Italia, nella seconda
mosesto, s'introdussero
le
donne
metà
del secolo deci-
sulle scene, sostituendole
uomini truccati da donne, questo fu un ritrovato, vero
agli
e proprio, di tecnica teatrale;
e
tale fu
anche per
l'ap-
punto, nel secolo seguente, quel perfezionamento che alle
macchine per
il
rapido cambiamento delle scene seppero
dare gl'impresari dei teatri di Venezia. Le
me
La
teorie teee
e
e
y^
raccolta di conoscenze tecniche in servigio degli ar-
c^ e
j
n t en{j ono a estrinsecare
dividersi in gruppi,
i
quali
le
loro espressioni,
prendono
il
titolo
di
può
teorie
delle arti. Nasce cosi una teoria dell'Architettura, contenente leggi di meccanica, ragguagli sul peso o sulla resistenza dei materiali di costruzione e di rivestimento, sul
modo
di
Scultura,
mescolare la calce o
contenente avvertenze sui
varie pietre, di ottenere una
una teoria della modi di scolpire le
lo stucco;
buona fusione
lavorarlo col cesello, di copiare esattamente creta e di gesso, di tenere Pittura,
a
olio,
sulla
umida
la creta
varia tecnica della
;
del bronzo, di il
una
tempera,
modello di teoria della
della
pittura
dell'acquarello, del pastello, sulle proporzioni del
corpo umano, sulle
regole
della
prospettiva;
una
teoria
dell'Oratoria, con precetti sulle guise del porgere, sui
me-
todi per esercitare e rinforzare la voce, sugli atteggiamenti
mimici e sui gesti; una teoria della Musica, sulle combinazioni e fusioni di toni e di suoni, e via seguitando: raccolte di precetti, che
abbondano
in tutte le letterature. E,
poiché non è possibile dire esattamente che cosa sia utile e che cosa inutile a sapere, libri di questo genere tendono
molto spesso a diventare enciclopedie o cataloghi di desiderati. Vitruvio, nel De archìtectura, richiede per l'architetto ha conoscenza delle lettere, del disegno, della geo-
metria, dell'aritmetica, dell'ottica, della storia, della filosofia
xv. l'estrinsecazione, la tecnica e le arti
125
Maturale e morale, della giurisprudenza, della medicina,
Tutto è buono da
strologia, della musica, e cosi via.
sapere: impara l'arte e mettila da parte.
Come dovrebbe
ess'er chiaro, siffatte raccolte
empiriche
non sono riducibili a scienza. Composte di nozioni attinte appunto a varie scienze e discipline, i loro principi filosofici e scientifici
trovano in quelle. Proporsi di elabo-
si
rare una teoria scientifica delle singole arti sarebbe volere
ridurre
all'uno
omogeneo
e
ciò
eh' è,
per
destinazione,
come
molteplice ed eterogeneo: voler distruggere ciò eh' è stato
una
messo assieme pel
raccolta. Nel tentar di dare
fine
raccolta
appunto di ottenere
forma rigorosamente scien-
tifica ai
manuali per
cista, è
chiaro che non resterebbero nelle nostre mani se
non
i
l'architetto o pel pittore o pel musi-
principi generali della Meccanica, dell'Ottica o del-
l'Acustica.
E
se
viene estraendo da essi e isolando ciò
si
che vi può essere sparso di osservazioni propriamente stiche per costituirlo in sistema di scienza,
reno della singola arte e
si
lascia
il
arti-
ter-
passa all'Estetica, eh' è sempre
Estetica generale o, per dir in generale e speciale.
si
meglio, non
si
può dividere
Quest'ultimo caso (proporsi, cioè,
di
dare una tecnica e riuscire a un'Estetica) è accaduto
di
solito,
tecnici
si
fico e di
Ma il
allorché a elaborare simili
sono messi uomini
teoriche e manuali
forniti di forte
senso scienti-
naturale disposizione filosofica.
la confusione tra la Fisica e
più alto segno, quando
si
l'
Estetica
ha raggiunto
sono immaginate teorie este-
tiche delle singole arti, procurando di rispondere alle do-
mande: può rappresentare
quali sono
con
le
i
semplici linee
colori svariati?
limiti di ciascun'arte? che cosa
si
coi colori e che cosa coi suoni? che cosa
monocrome
e
che cosa con tocchi di
che cosa coi toni e che cosa coi metri e
ritmi? quali seno
i
limiti
tra le arti
figurative e le udi-
tive, tra la pittura e la scultura, tra la poesia e la
musica?
Critica delie t
ri
.
estetica -
TEORIA
152
appare già grandissimo, se
paragona
si
tavo, cosi inetto a uscire da stra,
che gusta insieme
nuinamente
secolo decimot-
il
medesimo, con
sé
le arti ellenica e
no-
l'età
romana, più ge-
intese, e la bizantina, e la medievale, e l'araba,
e quella del Rinascimento, e la cinquecentesca, e la barocca, e l'arte del settecento; e
fondendo l'egiziana,
storica. Certo, la differenza tra
non
sta nelle facoltà
va sempre meglio appro-
la babilonese, l'etnisca, anzi la il
umane; perché
il
primo ha, come
secondo, lingua, intelletto, religione e moralità, ed è intero: sta solo in ciò che
l'uomo
teoretica e pratica penetra e
verso. Noi
prei-
selvaggio e l'uomo civile
civile
con
sua attività
la
domina più largamente
non potremmo affermare
di essere
uomini
l'unispiri-
tualmente più gagliardi dei contemporanei di Pericle;
può negare che siamo più
chi
il
uomo
ma
ricchi di quelli? ricchi delle
loro ricchezze, e di quelle di tanti altri popoli e generazioni, oltre che delle nostre?-
In un altro significato, anche improprio, s'intende per
progresso estetico la maggiore abbondanza delle intuizioni artistiche, e la
minore copia
di opere imperfette o scadenti,
che un'epoca produce rispetto a un'altra. Cosi
che
si
alla fine del secolo decimoterzo, o alla fine del
quinto,
si
ebbe in
Italia
un progresso
estetico,
un
può dire decimorisveglio
artistico.
In un terzo significato, infine,
avendo l'occhio, maggiore affinamento
si
estetico;
cioè, alla
al
di
stati
discorre di progresso
maggiore complessità
d'animo, che
nelle opere d'arte dei popoli più civili,
si
e
osserva
messe a confronto
con quelle dei popoli meno civili o dei barbari e selvaggi. Ma, in questo caso, il progresso è delle condizioni complessive psicosociali, e
non
dell'attività artistica, alla quale la
materia è indifferente. Questi sono
i
punti più importanti da osservare nella
metodica, della storia artistica e letteraria.
XVIII Conclusione Identità di Linguistica ed Estetica
Lj no sguardo sul cammino percorso può mostrare che la nostra trattazione e pervenuta al suo compimento. definito
natura della conoscenza intuitiva o espressiva,
la
eh' è l'atto estetico o artistico
forma di conoscenza, quella ulteriori tutte
le
di
esse
teorie
sione tra
Avendo
le
forme
(I
e II), e accennato all'altra
intellettuale, e alle
(III),
ci
combinazioni
è stato possibile criticare
estetiche erronee che nascono dalla confu-
forme e dal trasferimento indebito dei
varie
caratteri dell'una all'altra (IV), indicando insieme agli errori
inversi che accadono nella teoria della conoscenza intellet-
Passando a esaminare
tiva e della storiografia (V).
le rela-
zioni tra l'attività estetica e le altre attività spirituali
più teoretiche
ma
pratiche,
abbiamo assegnato
proprio dell'attività pratica e alla teoretica;
donde
il
il
non
carattere
posto ch'essa prende rispetto
la critica dell'intromissione dei concetti
pratici nella teoria estetica (VI); e
abbiamo
distinto le
due
forme dell'attività pratica in economica ed etica (VII), giun-
gendo vi
al risultato che, oltre le
quattro da noi definite, non
sono altre forme dello spirito; donde (Vili)
ogni Estetica mistica o fantasiosa.
forme
spirituali di pari grado, cosi
originali
E come non non
vi
la critica di
vi
sono altre
sono suddivisioni
delle quattro stabilite, e in particolare di quella
Riassunto dei-
TEORIA
154
estetica; dal che discende l'impossibilità di classi di espressioni e la critica della rettorica, cioè della espressione or-
dalla nuda, e di altrettali distinzioni e sot-
nata, distinta
todistinzioni (IX).
Ma
l'atto estetico,
per
come
dello spirito, è, insieme, atto pratico e, di piacere e dolore;
che
il
legge dell'unità
la
tale, dialettica
ha condotti a studiare
ci
sen-
i
timenti del valore in genere, e quelli del valore estetico o del bello in particolare (X), a criticare l'Estetica edonistica in tutte le sue varie
forme e combinazioni (XI), e a discac-
ciare dal sistema estetico la lunga serie di concetti psicologici,
che vi erano
produzione estetica
dapprima investigato tica per
introdotti (XII).
stati
Venendo
dalla
processo della riproduzione, abbiamo
al il
fissarsi esterno dell'espressione este-
uso di riproduzione, che è
il
cosiddetto
sico », sia artificiale sia naturale (XIII); e
«
bello
da questa
fi-
distin-
zione ricavato la critica degli errori che nascono dal con-
fondere l'aspetto
determinato
il
fisico
con
significato
l'
estetica (XIV); e
interiorità
tecnica artistica, ossia di
della
quella che è tecnica a servigio della riproduzione, criticando
per
tal
modo
le divisioni,
singole arti, e stabilendo
i
i
limiti e le classificazioni delle
rapporti dell'arte con l'economia
e con la morale (XV). Poiché, per altro, l'esistenza degli
oggetti
stimolatori
fisici
estetica, e si richiede
non basta
per essa,
zioni tra le quali lo stimolo in
alla
piena riproduzione
rievocazione delle condi-
la
prima operò, abbiamo ancora
studiato l'ufficio dell'erudizione storica, diretto a rimettere la fantasia in
servire di
chiuso
la
comunicazione con
fondamento
al
le
opere del passato e a
giudizio estetico (XVI).
nostra trattazione col mostrare
E abbiamo
come
l'ottenuta
riproduzione venga poi elaborata dalle categorie del pensiero,
ossia
con un'indagine circa
la
metodologia della
storia artistica e letteraria (XVII).
L'atto estetico è stato,
insomma, considerato
desimo e nelle sue relazioni con
in sé
me-
le altre attività spirituali,
XVIII.
IDENTITÀ DI LINGUISTICA ED ESTETICA
sentimento del piacere e del dolore, coi
col
155
che
fatti
si
memoria e con la elaborazione storica. soggetto fino a quando diventa oggetto; cioè dal momento in cui nasce, via via, fino a quello in cui si muta per lo spirito in argomento dicono
Esso
fisici,
ci
con
la
è passato innanzi da
di storia.
Può darsi che la nostra trattazione sembri assai scarna, quando si paragoni estrinsecamente ai grossi volumi consacrati
di
solito
Ma
all'Estetica.
se
si
che
osservi
quei
volumi, per nove decimi, sono pieni di materie non pertinenti, quali
concetti stico,
le
definizioni psicologiche o metafisiche dei
pseudoestetici (sublime,
ecc.),
o l'esposizione
umori-
comico, tragico,
della pretesa Zoologia, Bota-
nica e Mineralogia estetiche, e della storia universale giudicata esteticamente; e che vi è tirata dentro, e di solito storpiata, tutta la storia e dell'arte e della letteratura, coi relativi giudizi
su
Omero
e su Dante, sull'Ariosto e sullo
Shakespeare, sul Beethoven e sul Rossini, su Michelangelo e su Raffaello; ci lusinghiamo che
sarà per apparire troppo scarna,
ma
non
solo la nostra
non
che sarà forse giudicata
alquanto più ricca delle trattazioni solite;
le
quali poi tra-
lasciano o solamente sfiorano la maggior parte dei
difficili
problemi, propriamente estetici, su cui abbiamo sentito
il
dovere di travagliarci per essere in grado di darne agli studiosi precise formole di risoluzione.
Ma quantunque
l'Estetica,
sione, sia stata studiata
ancora da giustificare
da noi
il
come
dell' espres'
sottotitolo
nerale, che abbiamo aggiunto
scienza
sott'oerni aspetto, ci r °
di
resta
Linguistica gè-
al titolo del nostro libro;
e porre e chiarire la tesi che la scienza dell'arte e quella del linguaggio, l'Estetica e la Linguistica, concepite
come
vere e proprie scienze, non sono già due cose distinte,
una
sola.
Non che
vi sia
una Linguistica speciale;
ma
ma la
ricercata scienza linguistica, Linguistica generale, in ciò
identità delia
L,n K UÌStlca con TEstetica.
TEORIA
156
che ha di riducibile a filosofia, non tica.
non Este-
è se
Chi lavora sulla Linguistica generale, ossia sulla Lin-
guistica filosofica, lavora su problemi estetici, e all'inverso.
Filosofia del linguaggio
e
filosofia dell'arte sono
la stessa cosa.
E
diversa
invero, perché la Linguistica fosse scienza
non dovrebbe avere per oggetto
dall' Estetica, essa
sione, ch'e
per l'appunto
il
fatto estetico; vale
dovrebbe negare che linguaggio
l'espres-
a dire,
sia espressione.
si
Ma una
emissione di suoni, che non esprima nulla, non è linguaggio:
linguaggio è suono articolato, delimitato, organiz-
il
zato allo
scopo dell'espressione. D'altra parte, perché la
Linguistica
scienza
fosse
speciale
essa dovrebbe avere per oggetto espressioni.
Ma
rispetto
all'Estetica,
una classe speciale
di
un
l'inesistenza di classi di espressioni è
punto già da noi dimostrato. Foimoiazione estetica dei problemi hn-
I g
.
problemi che procura risolvere, e
^ dibattuta e
gli errori tra
sono dibatte la Linguistica, °
si
7
guistiei.
Na-
che rispettivamente occupano e intricano
tura
ini-
è se mpre facile, è r
del
guaggio.
per sempre xr
7
1'
stesse circa l'indole
scontro in quelle che Cosi
si
sono
mandato
Estetica. Se
formola estetica.
dell'una
trovano
ri-
fatte circa l'indole dell'altra.
e,
distinto lo scientifico dallo storico, si è do-
o delle psicologiche, intendendosi per queste ultime
rito. Il
medesimo
è
empirica quanto
le
Scienze dello spi-
accaduto per l'Estetica, che alcuni (con-
fondendo l'espressione estetica con quella considerano come scienza naturale;
di significato
altri
pirica delle espressioni)
negando
come
fi-
(equivocando
tra espressione nella sua universalità e classificazione
cora,
non
se essa appartenga all'ordine delle scienze natu-
tanto la Psicologia
sico)
quali
è disputato se la Linguistica sia disciplina storica
o scientifica;
rali
si
i
medesimi
altro possibile ridurre le que-i r
stioni filosofiche della Linguistica alla loro
Le dispute
i
em-
scienza psicologica; altri an-
la possibilità stessa di
una scienza su
tale
XVIH. IDENTITÀ DI LINGUISTICA ED ESTETICA
mutano
materia,
una semplice raccolta
in
non avendo nessuno l'
come scienza
Estetica
raggiunto
di costoro
157
di fatti storici; la
coscienza del-
di attività o di valore, scienza dello
spirito.
L'espressione linguistica, o parola, è parsa sovente
d'interiezione, che
fatto
rientri nelle cosiddette espres-
sioni fisiologiche dei sentimenti,
Ma non
animali.
si
F
«
comuni
agli
uomini
è tardato a scorgere che tra
riflesso fisico del dolore, e
un
«
e agli
ahi! »,
una parola; anzi che tra quelusato come parola, intercede un
F « ahi! » Abbandonata la teorica dell' interiezione (o ahi! ahi! », come la chiamano scherzosamente i
ahi! », e
abisso. l'
«
guisti tedeschi), si
o
convenzione;
un
dellin-
è presentata l'altra dell'associazione la
quale cade sotto l'obiezione medesima
che distrugge l'associazionismo estetico in genere:
la
parola
non sequela d'immagini, e la sequela non spiega, anzi presuppone l'espressione da spiegare. Una variante è unità e
dell'associazionismo linguistico è quello imitativo; cioè la
onomatopea, che i linguisti essi stessi derinome di teoria del «bau-bau», dall'imitadell'abbaiar del cane, che dovrebbe aver dato il nome
teoria dell'
dono
talvolta col
zione
secondo
al cane,
La
più
teoria
gli
onomatopeisti.
comune
guaggio (quando non
ai
tempi nostri intorno
addirittura
sia
smo) consiste in una specie
un crasso
di eclettismo o miscuglio delle
varie a cui abbiamo accennato; assumendosi che
guaggio
al lin-
naturali-
il
lin-
sia prodotto in parte di interiezioni e in parte di
onomatopee decadenza
e
convenzioni:
filosofica
della
dottrina al tutto degna della
seconda metà del secolo deci-
monono.
È
qui da notare un errore in cui sono caduti quegli origine
stessi fra
i
linguisti, °
hanno penetrato l'indole che meglio r °
attivistica del linguaggio,
nella sua
quando, pur ammettendo ch'esso
origine fu creazione spirituale, sostengono
dei
in £ ua K« 10 e
suo svolgimento,
TEORIA
158 che, in séguito,
venuto accrescendo, in gran parte,
è
si
per associazione.
Ma
la
origine non può significare, in o indole
;
se
e,
non regge, perché questo caso, se nou natura
distinzione
se
è
associazione,
generale principio estetico a noi noto
origine alle
allargandone associativo,
:
che
si
solito
significato;
il
le
ma
variandone o
antiche,
procedere non
questo
bene creativo, quantunque
ma
chico tante cose tra
Grammatica e Logica.
II
creazione ab-
la
e,
così dire, nel suo
uomo
è
si
rapporti tra
organismo
psi-
fra queste, tanto linguaggio.
problema della distinzione tra
tellettuale
è
dell'uomo vivente da secoli in società e che
ha accolto e serba, per Rapporto
il
le espressioni
bia per materiale le impressioni non dell'ipotetico primitivo,
fin
debbono ridiscendere a impressioni per dare nuove espressioni. Allorché produciamo nuove
trasformiamo di
parole,
sarà stato
tale
non avere avvertito
dal principio. L'errore è sorto dal
già prodotte
sarà
linguaggio è creazione spirituale,
il
sempre creazione;
il
fatto estetico e
presentato in Linguistica
Grammatica
e Logica. Tale
come
V in-
quello dei
problema ha avuto
due soluzioni parzialmente vere: quella dell'indissolubiGrammatica, e l'altra della loro disso-
lità di Logica e
lubilità.
Ma
la
soluzione completa è: che, se la forma
logica è indissolubile dalla grammaticale (estetica), questa è dissolubile da quella, i
generi gram-
m *tì
del
scorso.
àt
Se guardiamo una pittura che ritragga, per ^ividuo cne dire:
«
cammina per una
Questa pittura rappresenta un
quale, se è concepito
come
es.,
un
in-
via campestre, noi possiamo
volontario,
poiché ogni moto suppone una
moto, azione; dice
fatto si
materia
e
di
ogni
il
e,
azione
un ente che agisca, questa pittura presenta anche una materia o un ente. Ma questo moto avviene in un determinato luogo, ch'è un pezzo di un determinato astro (la Terra), e propriamente di una parte di esso che si dice terraferma, e più propriamente di una parte alberata e
IDENTITÀ DI LINGUISTICA ED ESTETICA
XVIII.
coperta di erbe, che
si
mente o artificialmente quell'astro che
di
esemplare:
la
campagna,
dice in
una forma che
Terra è un individuo.
campagna, via
solcata natural-
dice via. Ora,
si
dice Terra non vi è se
si
159
non un
solo
Ma terraferma,
sono generi o universali, giacché vi
sono altre terreferme, altre campagne, altre vie
».
Simili
considerazioni potrebbero continuare a lungo. Sostituendo alla pittura
da noi immaginata una
cammina per una
via campestre
siderazioni, otteniamo
nome (materia o comune; e cosi di di
»
,
frase che dica
verbo (moto
concetti di
i
«
Pietro
o azione),
nome proprio,
agente), di
:
e facendo le stesse con-
di
nome
séguito.
Né
più
né meno che sottomettere a un'elaborazione logica
ciò
Che cosa abbiamo che
entrambi
in
fatto
presentava prima elaborato solo esteticamente
si
biamo,
distrutto
cioè,
nell'Estetica generale
per
l'estetico
del generale,
nel caso
moto o l'azione o sostantivo, si
vuol
si
materia,
della
sia
del-
discorrendo:
dell'individuale, e via
del linguaggio, l'errore comincia allorché si
dice
verbo,
e di tutti questi,
l'ente o la materia,
nome
e verbo e
il
nome
compagni,
fanno categorie linguistiche o parti del discorso. La
teoria
delle
del discorso
parti
quella dei generi artistici e 1'
ab-
;
Ma come
domanda quale
si
l'espressione del moto, dell'azione, l'ente,
logico.
il
comincia quando
l'errore
ritornare dal logico all'estetico e
cosi,
casi?
i
è,
in
fondo, tutt'uno con
letterari,
già
criticata
nel-
Estetica.
È
falso
che
il
nome
o
il
verbo
si
esprimano
in determi-
nate parole, distinguibili realmente da altre. L'espressione è
un
essa,
sola
tutto indivisibile;
ma
il
nome
e
realta linguistica, ch'è
la
verbo non esistono in
ma come
la
proposizione. La quale
ultima è da intendere, non già al matiche,
il
sono astrazioni foggiate da noi, distruggendo
modo
solito delle
organismo espressivo
di
senso
gramcom-
TEORIA
160
comprende alla pari una semplicissima esclamazione e un vasto poema. Ciò suona paradossale; eppure è
piuto, che
verità semplicissima.
come
E,
Estetica, a
in
sono considerate imperfette cuni popoli, presso
quali
i
causa dell'errore suddetto, le i
al-
sembrano
es-
pretesi generi
ancora indiscriminati o in parte mancare;
sere
analogo di giudicare
informi, secondo che
vi
le
La
tà dei parlare
e
la
linguistica
come formate
lingue
e
appaiano o no alcune di codeste
pretese parti del discorso: per es., L'individuali-
in
cosi,
ha generato
Linguistica, la teoria delle parti del discorso l'errore
si
produzioni artistiche di
il
verbo.
ha scoperto anch'essa
p individuali tà irriducibile del fatto
principio dei-
il
ha
allorché
estetico,
classifi-
cazione lingue.
delle
affermato che la parola è
v j gono i
(j
il
realmente parlato, e che non
ue p aro i e veramente identiche; distruggendo cosi gli omonimi, e mostrando l'impossibilità di
sinonimi e
tradurre davvero una parola in dialetto alla cosiddetta
materna
Ma tivo
classificare le lingue.
delle
il
tenta-
realtà
proposizioni e nessi di proposizioni realmente scritti,
cioè fuori
presso dati popoli, in determinati pe-
opere d'arte
delle
un popolo se non Che cosa è
artistici?
ellenica
fisonornia
o
il il
della
(piccole
o
grandi,
lungo ricordate, non im-
porta), in cui concretamente esistono.
l'arte
lingua
Le lingue non hanno
orali o scritte, presto obliate o a
di
cosiddetto
alla cosiddetta lingua straniera.
pronunziati o riodi;
dal
cosiddetta
a questo giusto concetto mal risponde poi
di
fuori
un'altra,
lingua o dalla
complesso di
E
che cosa è
tutti
i
suoi
l'arte
prodotti
carattere di un'arte (per es., delletteratura provenzale)
complessiva di quei prodotti?
se
E come
non si
la
può
rispondere a questa domanda, se non narrando nei suoi particolari la storia dell'arte (della letteratura, ossia della
lingua in atto)?
Sembrerà che questo ragionamento, pur avendo valore
XVIII.
IDENTITÀ DI LINGUISTICA ED ESTETICA
161
centro molte delle classificazioni solite delle lingue, non
ne abbia poi alcuno contro
regina delle classificazioni,
la
la classificazione storico-genealogica, gloria della filologia
comparata.
—
E
cosi
ma
certo;
di
è
perché? Appunto
perché quella storico-genealogica non è mera classificazione. Chi fa la storia non classifica, e gli stessi filologi si sono
ad avvertire che
affrettati
lingue disponibili in serie
le
storica (ossia le lingue di cui finora sia stata rintracciata
non sono generi o specie
la serie)
un unico complesso
distinte
staccate,
e
di fatti nelle varie fasi
ma
del suo svol-
gimento. Il
linguaggio è stato, talora, considerato
lontano o d'arbitrio.
Ma
l'impossibilità di creare
il
si
è
come
atto vo-
scorta
chiara
linguaggio artificialmente, per
Tu, Cassar, civitatem dare potes Uomini,
atto di volontà.
«
verbo non potes!
»,
la
volta
altra
fu detto già all'imperatore romano.
E
natura estetica, e perciò teoretica e non pratica del-
l'espressione del linguaggio, dà
modo
il
scientifico, eh' è nel concetto di
di scorgere l'errore
una Grammatica
(nor-
mativa), che stabilisca le regole del ben parlare. Errore
contro
il
esempio
quale
il
matica», attribuito lità di
buon senso
di tali ribellioni -è al
il
«
si
è
sempre
signor di Voltaire.
Ma
ed
ribellato;
Tanto peggio per
la
gram-
l'impossibi-
una grammatica normativa viene riconosciuta anche
da coloro che
la
insegnano, allorché avvertono che lo scri-
ver bene non s'impara per regole, che non v'ha regola senza eccezioni, e che
lo
studio della grammatica dev'es-
sere condotto praticamente per letture ed esempì, che for-
mino
il
gusto letterario. La ragione scientifica dell'impos-
dimostrato: che una tecnica una contraddizione in termini. E che cosa vorrebbe essere la grammatica (normativa) se non appunto una tecnica dell'espressione linguistica, ossia di un atto teoretico? sibilità è nel principio dai noi
del teoretico rappresenta
B. Crocb, Estetica.
11
impossibilità "°,a
n| a
a mativa.
a
^ ™[
TEORIA
162 Lavori d'indoie
didasea-
Ben diverso è il caso in cui la Grammatica viene intesa come mera disciplina empirica, cioè come raccolta di schemi utili
all'apprendimento delle lingue, senza pretesa alcuna
di filosofica verità.
scorso
sono,
in
Anche
le astrazioni delle
come organismo meramente rare e tollerare molti dei «
parti del di-
questo caso, ammessibili e giovevoli.
Trattati di linguistica
»
libri, ,
E
didascalico bisogna conside-
che prendono
nei quali
si
il
titolo
trova di solito
di
un
po' di tutto: dalla descrizione dell'apparato fonico e delle
macchine
artificiali
pendio dei
risultati
che possono imitarlo (fonografi),
al
com-
più importanti della filologia indoeuro-
pea, semitica, copta, cinese, o altra che sia; dalle generalità filosofiche sull'origine o
natura del linguaggio ai consigli
sul formato, la calligrafia e l'ordinamento delle
libri
al
schede per
quel tanto di nozioni che in quei
viene somministrato in
piuto intorno in
Ma
spogli filologici.
gli
modo frammentario
e incom-
linguaggio nella sua essenza, al linguaggio
quanto espressione,
si
risolve in nozioni di Estetica. Fuori
dell'Estetica, che dà la conoscenza della natura del
Grammatica empirica
guaggio, e della
lin-
ch'è un espe-
diente pedagogico, non resta altro che la Storia delle lin-
gue
nella loro realtà vivente, cioè la
prodotti
storia dei
letterari concreti, sostanzialmente identica
con la Storia
della letteratura. i fatti Hnguistici
tari ci.
elemenoieradi-
medesimo errore
Il .•
„
j '
dello scambiare
...... & sl
ori
j
n
ina * a ricerca delle
il
per
fisico
l'este-
forme elementari /?
i
commette da coloro i quali vanno a caccia dei fatti linguistici elementari, decorando di tal nome del bello,
si
le divisioni delle serie
più lunghe di suoni
fisici in
serie più
brevi. Sillabe e vocali e consonanti, e le serie di
dette parole, tutti
sillabe
questi fonemi che presi separatamente
non danno senso determinato, debbono dirsi non già fatti di linguaggio, ma semplici suoni o, meglio, suoni fisicamente astratti e classificati.
IDENTITÀ DI LINGUISTICA ED ESTETICA
XVIII.
163
Altro errore dello stesso genere è quello delle radici, quali
alle
più accorti filologi attribuiscono oggi valore
i
assai scarso. Scambiati gli atti del parlare o atti espressivi coi fatti fisici, e considerandosi poi il
semplice precede
il
complesso,
che nell'ordine delle idee si
doveva
pen-
finire col
i più piccoli designassero i fatti linpiù semplici. Da ciò l'immaginata necessità che lingue più antiche, le primitive, avessero carattere mo-
sare che
fatti fisici
guistici le
nosillabico
e che
;
progresso della ricerca storica dovesse
il
condurre a scoprire sempre radici monosillabiche.
prima espressione che (tanto per seguire
Ma
la
l'ipotesi fanta-
il primo uomo concepì, potè avere un riflesso fisico, non già fonico ma mimico, ossia estrinsecarsi non in una voce ma in un gesto. E, posto che si fosse estrinsecata in una voce, non v'ha poi nessuna ragione di supporre che
stica)
quella
voce dovess'essere monosillabica o non piuttosto
plurisillabica. I filologi
ranza e
la loro
condurre
il
la
loro
ignori-
plurisillabismo al monosillabismo, e sperano
Ma
nell'avvenire.
l'accusa è
accusano volentieri
impotenza, se non riescono sempre a
un
è
una fede senza fondamento, come quelda una presunzione
atto di umiltà derivante
erronea.
Del resto, role,
i
limiti delle sillabe,
come
quelli
delle
pa-
sono affatto arbitrari, e distinti alla peggio per uso
empirico. colto è
Il
parlare primitivo o
il
parlare dell'uomo in-
un continuo, scompagnato da ogni coscienza
di
divisione del discorso in parole e sillabe, enti immaginari foggiati dalle scuole.
Su questi
enti
non
si
fonda nessuna
legge di vera Linguistica. Si veda a riprova la confessione dei
linguisti,
della sineresi,
che del
non
vi
iato,
della cacofonia, della dieresi,
sono veramente leggi fonetiche,
leggi soltanto di gusto e di convenienza;
leggi estetiche.
E
il
ma
che vuol dire
quali sono poi le leggi circa le parole,
che non siano insieme leggi di stile?
TEORIA
164 il giudizio e-
stetico
e
la
lingua modello.
Dal pregiudizio di una misura razionalistica del oss j a
Niente giova meglio a dimostrare che
teoria pe-
dagogica
il
{
Kinascimento
confini dell'antico pensiero estetico,
e
aristotelica
lunghi lavori di cui questa fu oggetto, la
i
non
teoria pedagogica dell'arte
solo persistette e trionfò,
addirittura trapiantata in pieno testo aristote-
nel quale gli interpreti la lessero di solito con
lico,
quanto
nonostante la risorta conoscenza della Poetica
fatto che,
ma venne
il
una
sicu-
rezza, che noi ora stentiamo a ritrovare. Certo, qualcuno,
come
il
Robortelli (1548) o
il
Castelvetro (1570),
alla soluzione edonistica pura, il
ponendo come
semplice diletto: la poesia, dice
come vedremo, segnativo.
i
2
Ma
comun popolo
»
2 .
fermava
fine dell'arte
Castelvetro,
il
truovata solamente per dilettare e ricreare
rozza moltitudine e del
si
gli
«
è stata
animi della
E qualche
altro,
seppe liberarsi e del diletto e del fine ini
più,
come
il
Segni,
il
Maggi,
il
Vettori
3 ,
Ralion. philos., P. IV, Pogticor. (Parigi, 1638), art. VII.
Fr. Kobortei.li, In librum Arist. d. A. Foèt. explicationes, Firenze,
1548; Lud. Castelvetro, Poetica d'Aristotile vulgarizzata ed esposta, 1570 (Basilea, 1576), P. I, particella IV, pp. 29-30. 3
Bern. Segni, Bettor.
Aristotelis
Firenze, 1560.
e Poet. trad.,
explanationes, 1550;
Firenze, 1549; Vinc. Madii, In
Petri Victorii, Commentarli, ecc.,
II.
IDEE ESTETICHE NEL MEDIOEVO E RINASCIMENTO
199
erano pel docere delectando. Lo Scaligero (1561) dichiarava la mimesi o imitazione « finis medius ad illuni ultimum qui est
docendi
cum
delectatione »
;
e,
stimandosi in ciò affatto
d'accordo con Aristotele, continuava:
docet affectus poeta
«
per actiones, ut bonos amplectamur atque imitemur, ad agen-
dum, malos aspememur ad abstinendum » *. Il Piccolomini (1575) osservava che « non si dee credere per alcun modo che tanti eccellentissimi poeti e antichi e moderni avessero posto tanto studio e diligenza in questa nobilissima facultà, se
non avesser conosciuto
giovamento
alla vita
che con
esempì
di
gli
somme
e stimato di far con l'uso di quella
umana
»; e se «
virtù e di
non avesser pensato
che come immagini
di coloro,
sommi
e ritratti
ponessero con
vizi ci
le loro
imitazioni innanti, noi non avessimo a restarne instrutti,
ammaestrati e ben
instituiti »
versi >, che alletta
i
piti
vero condito
Il «
-'.
schivi e
li
l'annesso paragone tolto a Lucrezio, è pete anche
Campanella, pel quale
il
in
persuade (Tasso)
la
il
molli 3 ,
concetto che
Poesia è
«
con ri-
Rhetorica
quazdam figurata, quasi magica, quce exempla ministrat ad suadendum bonum et dissuadendum malum delectabiliter iis qui simplici rerum
aut nesciunt
»
4 .
et
bonum audire
Ritornavano cosi
oratoria, le quali, secondo
il
tanto perché la prima occupa
nolunt, aut non possunt paralleli tra poesia e
i
Segni (1548), differiscono
sol-
un grado più elevato:
im-
perocché l'imitazione rappresentandosi
in atto
e
per via della
poesia, le parole scelte, grandi, le metafore, l'immagini, e
insomma
tutta la locuzione figurata che in lei
che nell'arte oratoria,
il
numero
verso, le materie di che
si
si
scorge più
oltra di questo richiesto nel
tratta,
che hanno del grande
i
Poètica, 1561 (ed. 3*, 1586), I, 1; VII,
2
Annotationi nel libro della Poetica, Venezia, 1575, proemio.
3
Gerus.
4
Poetic., cap. I, art. 1.
lib., I, 3.
3.
200
STORIA
e del dilettevole, la fanno apparire bellissima e degna d'essere avuta in
pendenti da
più meraviglia (scriveva
lei
il
» *.
«
Sotto la Politica e di-
Tassoni nel 1620, e ripeteva
opinioni comuni), vengono tre nobilissime
l'Istoria,
arti,
prima delle quali riguarda l'ammaestramento dei principi e dei signori, la seconda l'ammaestramento del popolo, e la terza l'ammaestramento di la Poetica e l'Oratoria, la
coloro che
consigliano le cause pubbliche o difendono le » 2
private in giudizio
Seguendo codesti buiva di solito tuna,
o
trionfo tori,
La
di
lo
.
concetti, alla catarsi tragica
scopo di mostrare
l'
si
attri-
instabilità della for-
con l'esempio, o di affermare
spaventare
il
della giustizia, o di rendere insensibili gli spetta-
mercé l'abitudine del
sventura.
soffrire, ai colpi della
teoria pedagogica, cosi rinvigorita e sostenuta dall'auto-
rità degli antichi, fu,
con tutto
il
complesso delle dottrine
poetiche italiane del Rinascimento, divulgata in Francia,
Spagna, Inghilterra e Germania. Affatto compenetrati ne sono gli scrittori francesi del periodo di Luigi XIV: « cette science agréàble qui mèle la gravite des preceptes avec la dou-
ceur du langage» chiama la poesia il La Ménardière (1640); non diversamente dal Le Bossu (1675), per cui « le premier but du poète est d' instruire » 3 come istruiva Omero, il ,
quale avrebbe
scritto,
pei principi e pei popoli,
manuali didascalici
voli
due piace-
di avvertimenti militari e politici:
l'Iliade e l'Odissea.
La
Poetica na mento» «
A
ragione, dunque, siffatta teoria pedagogica e detta con-
cordemente dai
critici
moderni, quasi per antonomasia,
Poetica del Rinascimento; sempre per
1
Poetica trad., pref.
2
Pensieri diversi,
1.
3
La Ménarmère,
Poétique, Parigi, 1640;
épique, Parigi, 1675.
X,
altro
la
che con
e. 18.
Le Bossu,
Traité
dupoème
II.
IDEE ESTETICHE NEL MEDIOEVO E RINASCIMENTO
non già che sorse
ciò s'intenda,
ma
o Cinquecento,
201
prima volta nel Quattro
la
che in quel tempo fu prevalente e ge-
neralmente accettata. Che anzi
potrà persino osservare,
si
come argutamente taluno ha fatto l che a ragione il Rinascimento non distingueva tra i generi di poesia quello didascalico, dacché, per esso, ogni poesia era didascalica. Ma il Rinascimento non fu davvero tale se non quando e dove continuò l'interrotta opera spirituale dell'an,
tichità la
in
e,
;
questo senso, sarebbe forse più giusto riporre
sua Poetica,
o,
meglio, l'importanza della sua Poetica,
non già nella ripetizione chità e del Medioevo, delle discussioni sul stotelico, sulle
ma
della teoria
possibile,
ragioni
In
siffatte
sul
verisimile
(eìxóg) ari-
condanna platonica crea immaginando.
della
procedere dell'artista che
l'età portò, r
pedagogica dell'anti-
nella ripresa, che pure ebbe luogo,
controversie è
il
e sul
contributo efficace, che quel-
non più all'erudizione, r
ma
alla
formazione della
SCienza estetica. Per opera degli interpreti e comentatori d' Aristotele e dei nuovi scrittori di Poetiche, italiani,
fu
come preparato
e fertilizzato
chito anche di qualche seme, che e di%*entare arbusto vigoroso.
Né
il
segnatamente
Controversia ul1
umvers*"
f
le e sul veri-
simile neii'arte
"
terreno, e arric-
doveva poi germogliare
lo
studio di Platone con-
tribuì poco a richiamare l'attenzione sull'ufficio dell'idea,
o dell'universale, nella poesia. la
poesia
— Che
cosa importava che
dovesse aver di mira l'universale e la storia
particolare? Quale il significato della proposizione, che debba procedere secondo verisimiglianza? In che cosa mai consisteva quella certa idea, che Raffaello
il
la poesia
diceva di seguire nel dipingere?
Tra
i
primi a proporsi seriamente queste
Girolamo Fracastoro, nel dialogo Naugerius (1555).
Sdegnosamente
egli respinge la tesi
Borixski, Poet. d. Eeinas., p. 26.
domande
fu H Fracastoro.
sive de Poetica
che fine della
STORIA
202 poesia sia
il
da noi (esclama) una
diletto: lungi
opinione intorno ai poeti, che
come
facoltà,
altre
l'agronomia, della
Né
arti.
che è
dell'istruzione,
fine
di
buone
tutte le
di
tori
gli
ufficio,
mala
inven-
sembra accettabile il non della poesia, ma
della geografia,
filosofia.
si
antichi dissero
gli
della
del-
storia,
Al poeta spetta rappresentare
o imitare; e differisce dallo storico, non già nella materia, si il
bene nel modo della rappresentazione. Gli altri imitano singolo; il poeta, l'universale: gli altri sono come i pitdi
tori
ritratti,
produce
poeta
il
contemplando
cose
le
l'universale e bellissima idea di esse: gli altri dicono solo
quanto
fa all'uopo loro,
Ma
e pienamente.
sempre rispetto
il
poeta dice per dire tutto bene
la bellezza in
bellissimo di quel genere,
non
sogna evitare l'equivoco e
il
«bello» (cequivocatio
bolo
mai le
il
falso, ossia
una poesia
doppio senso che è nel voca-
illius verbi).
poeta non dice
Il
quel che non è in nessun modo; perché
la significazione o
uomini o secondo l'universale. Né tenza di Platone, che descritte: le conosce
Se
Caateivetro.
Fracastoro
il
di
tale
Aristotele
il
si,
si
secondo si
le
ma sempre da
poeta
intorno
frammento
aristotelico
e superiorità di
vero critico. Egli
l'arte
i
è,
1 .
della
all'universale
il
tenente
la sen-
cose da lui
le
sforza di elaborare quel luogo capi-
stelvetro giudica
bricciuolo
opinioni degli
può accogliere
poeta non conosca
pure restando un po' nel vago, s'avvicina
ff.
il
bellissimo supremo; bi-
il
cose dette dal poeta sono in qualche modo, o per l'ap-
parenza o per
l
da intendere
è
genere della cosa rappresentata: è
al
si
al
poesia
segno;
il
e,
Ca-
con indipendènza
accorge che quel
li-
più che altro, un quaderno di appunti, con-
« certi
principi e ricordi di compilar l'arte, e
non
compilata». Nota inoltre, e non senza acume logico,
Hyeron. Fracastorii, Opera, edizione di Venezia, Giunti, 1574,
112-120.
IDEE ESTETICHE NEL MEDIOEVO E RINASCIMENTO
II.
che Aristotele, avendo assunto di
ciò
che ha
,
senza saper
dalla confusione tra
comunemente quello
tutta diversa dalle
Ciò non ostante,
».
il
giacché egli stesso afferma che
il
« il
non
dominio del primo è
come,
si
dire,
fantastico e lo storico;
della certitudine »,
alcuno spazio d'incertitudine,
può
si
Castel vetro
ma
che
della certitudine è alcuna volta attraversato e
campo
sua
la
seguitar l'esempio altrui
proponesi altrui, cosi
di, e
esempio da seguitare si
tutta
faccia cosi»; e 6) l'imitazione «richie-
si
sta dalla poesia >, la quale fatte insino a
il e
medesima che
fare quella cosa
«
sfugge che Aristotele chiama
gli
« il
campo
addogato da
dall'altra
parte,
il
della incertitudine è molto più spesso attraversato e
addogato da alcuno spazio di ceititudine
».
Che cosa dire
poi della bizzarra interpetrazione da lui offerta della teoria aristotelica circa
il
piacere che
tazioni di cose brutte,
derebbe sul
fatto
il
prova innanzi
alle imi-
lui, si fon-
che l'imitazione non è mai perfetta, e
perciò è incapace a produrre
produrrebbe
si
quale piacere, secondo
la realtà reale?
E
il
disgusto e la paura che
che cosa della sua osserva-
zione sull'indole diversa* anzi opposta, della pittura e della poesia, nella
prima
delle quali l'imitazione delle cose note
piacerebbe e nella seconda per contrario spiacerebbe? e di tante altre sue ardite
I
ma
poco
Poet., ed. cit., I, 1; II, 1; III, 7;
felici sottigliezze?
V,
1 .
1 (pp. 4, 64, 66, 71-2, 208, 580).
204 il
Contro
Piccoiomi-
ni e ìiPmcia-
STORIA Robortelli,
il
quale aveva identificato
il
veri-
il
s | m ^ e co i fa i so [\ Piccolomini sosteneva che il verisimile non è né vero né falso, e solo per accidente può diventare '
no.
l'una cosa o l'altra
Né diversamente
*.
lo
spagnuolo Al-
fonso Lopez Pinciano (1596) diceva che l'opera della poesia «
no
la
la mentirà,
es
historia
que seria coincidir con la sophistica, ni
que seria tornar la materia al histórico ; y no
siendo hy storia porque toca fabiìlas ni mentirà porque toca
por
hystoria, tiene
De aqui
objeto
el
verisimil, que lodo lo abraza.
un arte superior d la metaphysica, porque comprende mucho mas, y se extiende a lo que es y a «
Fr.
Patrizzi
lo
resulta que es
que no
verisimile
es »
.
Ciò ch'era dietro a quella parola, a quel
rimaneva
»,
Dal bisogno cetto diverso
2
indefinibile e impenetrabile.
fondamento della poesia un con-
di porre a
da questo del verisimile
si
mostra compreso
Francesco Patrizzi, avversario di Aristotele, di sua Poetica, composta tra idee capitali.
tazione
Anche
ha nel
»
il
cui, nella
1555 e 1586, rifiutava tutte
Patrizzi notava che la parola
il
filosofo
greco vari
significati,
«
le
imi-
intendendosi
con essa tanto una semplice parola quanto una tragedia, tanto le figure del parlare quanto la favola; e giungeva perfino a scorgere la logica conseguenza (dalla quale, per altro,
si
ritraeva spaurito)
scritture di parole
filosofiche
sono
fatte,
che
« tutti
i
parlari e tutte le
ogni altra sarebbero poesie, perché
e
che imitazioni sono». Osservava an-
cora che, coi principi d'Aristotele, era impossibile distin-
guere
la poesia dalla storia (posto
tazioni),
e
provare che
il
che entrambe siano imi-
verso "non sia
poesia, e che la storia, la scienza o l'arte
essenziale
alla
non costituiscano
materia di poesia; perché dai vari luoghi di Aristotele
si
1
Annotazioni, proemio.
2
Philosophia antigua poetica, Madrid, 1596 (ristampa, Valladolid,
1894).
IDEE ESTETICHE NEL MEDIOEVO E RINASCIMENTO
II.
raccoglie che la poesia abbracci nuta,
la
credenza
altrui,
sario,
il
possibile,
il
e
conveniente», ossia
il
il
favola, la cosa avve-
« la
dovere,
verisimile, « tutte
il
le
205
il
migliore,
credibile,
neces-
il
V incredibile
mondane cose». Dopo
queste e simili obiezioni, giuste alcune, altre sofistiche,
concludeva:
Patrizzi
e
che non sia vero
poesia tutta sia imitazione;
e,
il
dogma
che
il
la
se pure imitazione è, sarà
non propria de' poeti soli, e alla ventura, ma sarà alcuna né da Aristotele detta né da altri mostrata né
altra
ora venutaci in pensiero
;
la
quale per avventura potreb-
beci venire, o d'alcuno essere ritrovata e posta in luce»,
mentre ora
Ma
ella si sta in occulto
«
» *.
queste confessioni d'ignoranza, quei vani tentativi
di superare letterarie
la
del
cerchia aristotelica, e le grandi polemiche
Cinquecento, aggirantisi tutte circa
con-
il
cetto del vero poetico o del verisimile, giovarono, se
non
a mantener vivo l'interessamento e sveglia
l'at-
ad
altro,
tenzione
come innanzi a un mistero da
schiarire.
Il
moto
del pensiero sul problema estetico era ricominciato, e or-
mai non doveva essere più interrotto o disperso.
1
Francesco Patrici, Della Poetica,
la
Deca
e per istoria, e per ragioni, e per autorità de'
disputata. Nella quale,
grandi antichi,
si
mo-
stra la falsità delle più credute vere opinioni, che di Poetica a di
nostri
vanno intorno, Ferrara,
1586.
Ili
Fermenti
Nuove parole e nuove osser-
vazioni nel secolo XVII.
di
pensiero nel secolo xvii
Ij interessamento per l' indagine
estetica
divenne più intenso
con l'apparire nel corso del secolo seguente, o con l'acqui-
nuove o significati nuovi di parole, che mettevano in luce aspetti prima poco osservati nella produzione e nel giudizio dell'arte, e complicavano stare voga, di parecchie parole
quel problema e ne facevano sentire più
forti le difficoltà
ingegno, gusto, immaginazione o fantasia, sentimento e altre simili, che importa esaminare un po' da vicino. e l'attrattiva. Tali:
Ingegno
L'ingegno.
si
distingueva in certo
All'uso frequente dej primo
modo da
intelletto.
giunse, se non erriamo, spe-
si
cialmente per l'efficacia della Rettorica, concepita dall'antichità, tra l'altro,
come forma
conoscenza
di
facile e pia-
cevole in contrapposizione a quella severa della Dialettica, «
antistrofe della Dialettica», che surrogava le ragioni vere
con le
le
probabili e verisimili,
i
sillogismi con gli entimemi,
induzioni con gli esempì; tanto che lo stoico Zenone
aveva figurato con
la
mano
pugno chiuso e la Rettorica vaniloquio della decadenza lettera-
la Dialettica col
aperta.
Il
ria secentesca in Italia
trovava in
la propria giustificazione: quelle
siffatta teoria rettorica
prose e quei versi, mari-
neschi e achillineschi, professavano per l'appunto di esibire,
non
il
vero,
ma
l'appariscente, l'arguto,
il
curioso,
FERMENTI
III.
l'ingegnoso.
E
PENSIERO NEL SECOLO XVII
DI
che non
fu allora ripetuta, più
«ingegno»;
secolo precedente, la parola
«vivezze d'ingegno», e
le
si
le loro, «
i
.
«belli
i
francesi modellarono
Uno
l
fu
lodarono
si
portarono in trionfo
:
209
trova, per
si
quel che sembra, la prima volta in Ispagna, a mezzo secolo decimosettimo, presso
Gracian
tico
2 .
A
il
evidentemente allude come ad autore
lui
Trevisano nella prefazione a un libro del Mura-
l'italiano
tori (1708),
dove parla degli
«
spagnuoli, più di ogni altro
Belle metafore perspicaci », che espressero sto
buon gusto»,
laconismo facondo:
proposito di gusto e genio,
ch'era
il
il
già citato moralista e poli-
Gracian
3
11
.
il
fatto
«con que-
citando più oltre, a
«quell'ingegnoso spagnuolo
»
quale, per altro, dava alla parola
il
di «accorgimento pratico», che sa cogliere il «punto giusto» delle cose; e per «uomo di buon gusto»
significato
intendeva quel che oggi tica della vita
dice
si
uomo
di tatto
»
nella pra-
.
trasferimento del vocabolo al fatto più propriamente
Il
estetico
sembra avvenisse
di quel secolo. « II
in
turité
Francia, nell'ultimo quarto
y a dans l'art (scriveva
un point de perfection, dans la nature: celili qui
nel 1688)
goùt parfait; celui qui ne
ou au delà, a
le
le
covrirne le
il
goùt,
E come
attributi
et
La Bruyère, ma-
de bonté ou de
sent et qui l'aime
sent pas f
et
a
le
qui alme au deca
goùt défectueux. Il y a donc
mauvais
i
«
4
un bon
un
et
Yon dispute des goùts avec fondement»
Orlando furioso.
o
forme del gusto
XXXV,
si
5 .
solevano recare
26; L. Dolck, Dialogo della pittura (Ve-
nezia, 1557), in princ. 2
Bokixski, Poet. d. Renaiss., p. 303 sgg
3
Riflessioni sopra
4
di
;
B. Gracian, pp. 39-54.
buon gusto (Venezia, 1766), introd., pp. 72-84. Gkacian. Obras (Anversa, 1669); Et héroe, El discreto, con introd. il
A. Farinelli, Madrid, 1900. Cfr. Borixski, Poet. 5
Les caractères, ou
B. Crocb, Estetica.
les
mceurs du
siècle,
cap.
1,
d. Renaiss.,
Des ouvrages de
1.
e.
l'esprit.
li
STOKIA
210
delicatezza,
la
e
varietà o variabilità. Dalla suo nuovo contenuto critico-lettera-
la
Francia la parola, col
ma non
rio,
senza
lo strascico delle idee pratiche e
che aveva espresse prima,
Germania
trasportò in
ghilterra divenne
good
il
Thomasius, nel 1687
il
morali
sparse negli altri paesi: la
si
i
e in In-
,
In Italia, già nel 1696,
teiste.
il
un suo
gesuita Camillo Ettorri la metteva nel titolo di
grosso volume: Il buon gusto ne' componimenti rettorici-,
buon gu-
osservando nella prefazione che «il vocabolo
sto, proprio di chi ne' cibi sanamente discerne
sapore dal reo, corre in questi tempi per
umane 1708, come
le
buon
il
bocche
d'al-
cuni ed in materia di lettere
l'attribuiscono a sé
medesimi»; riapparve nel
si
al libro del
Muratori
3 ;
il
Trevisano vi dissertava intorno
ne discorreva
filosoficamente;
è detto, in fronte
Perfetta poesia dello stesso
Salvini
il
nelle
note alla
Muratori, nella quale
gusto occupa non poche pagine
4 ;
e perfino die
il
il
buon
nome a
qualche accademia, come a quella del Buon gusto che fu fondata a Palermo nel 1718
5 .
Gli eruditi, che presero in
quel tempo a discorrerne, ricordando alcuni passi di tori classici
misero
quodam sensu
cito
e col
«
iudicium»
,
sìne ulta rat ione il
gustus aut odor», «
Delicatezza
»
nuovo concetto
il
arte »
et
di Cicerone,
quale «nec magis arte traditur di Quintiliano
.
consacrava un libro
scrit-
in relazione col « ta-
Più
quam
in particolare, alla
Montfaucon de
il
Vil-
Nel programma: Von der Nachahmung der Franzosen, Lipsia, 1687. «Opera... nella quale con alcune certe considerazioni si mostra in che consista il vero buon gusto ne' suddetti componimenti, ecc. ecc. » Bologna, 1696. 1
2
.
,
3
Delle riflessioni sopra
il
buon gusto
nelle scienze e nell'arti, 1708
(Ve-
nezia, 1766). 4
Mukatoki, Della perfetta poesia
5
Mazzochelli,
6
Cicerone,
De
Scrittori d' Italia,
italiana, t.
II,
Modena,
parte IV,
1706,
1.
II, e. 5.
p. 2389.
oratore, III, e. 50; Quintiliano, Inst. orator., VI, e. 5.
FERMENTI
III.
lars (1671)
DI
l'Ettorri
';
si
PENSIERO NEL SECOLO XVII
211
sforzava di dare di essa una defini-
zione che soddisfacesse meglio di quelle che già ne correvano ai
suoi giorni (e che erano di
ritrovamento dell'ingegno, stessa beltà», e
della
questo tipo: «il più fino
fior
il
simili)
2 ;
d'ingegno e
l'Orsi
la
l'estratto
faceva oggetto
d'indagini nelle Considerazioni che scrisse in risposta al libro del
Bouhours.
Anche in Italia troviamo in auge, nel secolo decimol'immaginativa o fantasia. Che cosa andate
settimo,
L' ti
immagina
va o fanta-
sia.
parlando di verisimile e di vero storico (diceva
il
cardi-
nale Sforza Pallavicino nel 1644), di falso e di vero a pro-
non ha che vedere col falso, col vero o col verisimile storico, ma con le prime apprensioni, che non porgono né vero né falso? La fantasia viene a prendere, per tal modo, il posto del verisimile posito della poesia, la quale
—
né vero né mini da tro
il
alcuni tra gli interpetri di Aristotele,
falso di
concetto che
il
Pallavicino censura, d'accordo col Piccolo-
per altro non conosciuto o non ricordato, con-
lui
Castelvetro, che espressamente ricorda. Chi assiste
a uno spettacolo teatrale (osserva
che
le
non
le crede,
il
Pallavicino) sa
bene
cose che accadono sulla scena non sono vere: egli
eppure se ne
diletta.
Che, «se l'intento della
poesia fosse l'esser creduta per vera, arebbe per fine intrinseco la
menzogna, condannata indispensabilmente dalla
menzogna stimato per vero. Come,
legge di natura e di Dio; non essendo altro la
che dire
il
falso, affine
dunque, un'arte
che
sia
magagnata sarebbe permessa dalle repubbliche migliori? come lodata, come usata eziandio da si
scrittori santi? >.
pittura, cioè a « sta tutta in
i
De
2
11
Ut pictura
rassomigliare
la Delicate»»*,
buon gusto,
po'tsis: la
poesia è simile alla
una diligentissima imitazione», i
lineamenti,
Parigi. 1671.
e. 39,
p. 367.
i
la cui lode
colori, gli atti e
STORIA
212
«non
passioni interne dell'oggetto dipinto, e che
fin le
tende che
il
per vero».
finto sia stimato
pre-
solo fine delle
11
favole poetiche è «l'adornar l'intelletto nostro d'immagini, o vogliam dir d'apparenze sontuose, nuove, mirabili, splen-
E
dide.
ciò è gradito per si
maggior cura che
giurie dei secoli con
scienza e che
lavori
i
nomi con opinioni
mondo
il
genere umano,
al
ha voluto rimunerare i poeti con gloria superiore l'altre professioni, difendendo i libri loro dalle in-
ch'egli
a tutte
bia
gran bene
di
d'ogni
trattati
i
ogni arte, e coronando
di divinità.
i
loro
Vedete in qual pregio ab-
l'essere arricchito
prime apprensioni
di
belle, ancorché non apportatrici di scienza né manifestatrici di
verità
» *.
Queste idee, benché sostenute da un cardinale, sem-
bravano troppo quale non
si
ardite, sessant'anni dopo, al Muratori,
sapeva risolvere a lasciare
«
alleggerendoli degli obblighi verso
ai poeti,
il
briglia sciolta il
»
verisimile.
Ciò non ostante, egli, nella sua poetica, fa larghissima parte alla fantasia,
care se
«apprensiva inferiore»,
cose son vere o false
le
ed è contenta di pito letto
.
vina,
il
rappresentare
«saperlo»
di 2
«
E
all'*
»
nel parlare di
le
quale senza cer-
vero, lasciando
il
apprensiva superiore»,
la fantasia tocca perfino
quale
la
restringe ad apprenderle
si
il
il
com-
all'intel-
cuore del severo Gra-
dà gran parte nella poesia, e infiorando
essa la consueta aridità del suo
stile,
la
chiama «una maga ma salutare» e « un delirio che sgombra le pazzie» 3 Prima d'entrambi, 1' Ettorri l'aveva .
raccomandata
*
al
buon
Del Bene (Napoli,
rettorico,
1681),
1.
I,
il
parte
quale
I, ce. 49-53;
autore: Arte della perfezion cristiana (Roma, 1665),
I,
*
Perfetta poesia,
s
Ragion
e. 7.
1.
a fine
«
1.
di
cfr. dello I,
sve-
stesso
e. 3.
I, ce. 14-21.
poetica, in Prose italiane, ed.
De
Stefano, Napoli, 1839,
FERMENTI DI PENSIERO NEL SECOLO XVII
III.
gliare
i
simolacri
»
deve rendersi «famigliare quant'è sog-
getto ai sentimenti del corpo l'
«
e
>
«
incontrare
immaginativa, eh' è potenza sensitiva specie più che
le
le specie, gli effetti
meno
1'
genio del-
il
e usare a tal
uopo
Huarte,
fin
più
sensibili), gl'individui
più che
meno»
più anzi che quel del
In Ispagna
»,
generi (perocché questi coll'essere più
i
universali di quelle sono
che
213
le cagioni,
il
numero
del
i .
dal 1578, aveva affermato che
l'eloquenza è opera non già dell'intelletto o del discorso,
ma dell'immaginativa assegnava
2 .
Bacone (1605) memoria e l'Hobbes indagava
In Inghilterra,
il
la scienza all'intelletto, la storia alla
la
poesia all'immaginazione o fantasia
il
procedere di quest'ultima
4 ;
3 ;
l'Addison (1712) spendeva
parecchi numeri del suo Spectator ad analizzare
dell'immaginazione»
Un
5 .
«
piaceri
po' più tardi l'importanza della
Germania, dove trovò propugna-
fantasia
si
tori nel
Bodmer, nel Breitinger e negli
fece sentire in
i
altri scrittori della
scuola svizzera, sui quali potè non poco l'insegnamento deitaliani
gli
(Muratori, Gravina, Calepio) e degli inglesi, e
che, a loro volta, ebbero seguaci
scuola critica tedesca
il
Klopstock e
la
nuova
6 .
In quel medesimo periodo cominciò a mostrarsi più netta n sentimento, l'opposizione tra coloro che son usi « à jugtr par le sentiment», e coloro che sogliono *raisonner par principes » 7 .
buon gusto, p.
1
11
2
Esame
di C. Camilli, 3 4
« 6
10.
degl' ingegni
Venezia,
degV huomini per apprender
le
scienze (trad. ital.
1586), ce. 9-12.
De dignìtate et augmentis scientiarum, 1. II, e. 13. De nomine (in Opera phil., ed. Molesworth, voi. num.
411-421
(
che der Einbildungskraft, ecc., 1727, e altri scritti del
Breitinger. '•
Ili), e. 2.
Works, Londra, 1721, III, pp. 486-519). Die Discourse der Mahlern, 1721-3; Yon dem Einfluss und GebrauSpectator,
Pascal, Fensées sur
l'éloquence
et le style,
§ 15.
Bodmer
e del
.
STORIA
214
Eappresentante della teoria del sentimento è
Du
francese
il
Bos, autore delle Réflexions critìques sur la poesie
la peinture (1719),
secondo
«aux impress ions que
narsi
et
quale l'arte è un abbando-
il
les
objets
étrangers font sur
banda ogni lavoro di riflessione. Egli quei filosofi che combattono l'immagina-
nous*», messo da
perciò
ride
d'i
zione, e, a proposito dell'eloquente discorso che
Male-
il
«c'estànotre
branche scrisse su
tale assunto, osserva che:
ìmagination qu'
parie contre l'abus de V imagination
il
Nega parimente ogni
affermando che questa consiste non già nell'istru-
dell'arte,
ma
zione,
nello stile; e
non
rispetta troppo
dichiaraodosi incapace di stabilire il
»
nocciolo intellettuale nelle produzioni
i
il
verisimile,
confini tra questo e
maraviglioso, e lasciando a coloro che sono nati poeti
di attuare tale miracolosa alleanza di opposti. Pel
Du
Bos,
insomma, non
esiste altro criterio dell'arte fuori del senti-
mento, da
chiamato
lui
niente valgono teria
i
«
sixième sens
»
giudizi del pubblico la vincono
i
,
contro
quale
il
ma-
concetti e le dispute, perché in tale
sempre su
quelli
dei letterati e artisti di professione, e tutte le sottili os-
servazioni dei maggiori metafisici,
ancorché giuste, non
faranno scemare d'una linea la riputazione di cui go-
dono
opere di poesia, non potendo spogliarle delle at-
le
trattive
che posseggono nel
di screditare l'Ariosto e
invano presso
si i
il
tentò di rendere
francesi:
i
fatto.
Invano, dunque,
Tasso presso il
medesimo
si
tenta
gl'italiani,
come
servigio
ragionamenti altrui non
ci
al
Cid
persuade-
ranno mai a credere il contrario di ciò che sentiamo *. Queste idee furono seguite da altri scrittori francesi, di ricorderemo
cui
1
il
Cartaut de la Villate,
Réflexions critìques sur la poesie
et la
il
quale osser-
peinture, 1719 (ed. 7 a Parigi,
1770), passim, spec. sezz. 1, 23, 26, 28, 33, 34.
,
FERMENTI
III.
vava che
« le
grand
DI
PENSIERO NEL SECOLO XVII
talent
d'un ècrivain qui veut plaire,
de tourner ses rèflex ions en sentiments
est
*
,
che affermava: «c'est un principe sur, que une expression du sentimene
|lra
215
» l.
Né
e
Trublet,
il
la poesie doit
gli scrittori inglesi
tardarono a lor volta a dare risalto nella teoria della
lette-
ratura al concetto di *emotion».
Immaginazione,
veniva spesso negli
inoltre,
scritti
ingegno, ingegno a gusto, gusto a sentimento, sentimento alle prime apprensioni e alla immaginazione 2 il gusto, come abbiamo notato, sembrava ora giudicativo ora produttivo: fusioni, identificazioni e subordinazioni che provano come quelle parole, tempo
del
riferita a
Tendenza» unlficare
uo
-
,
abbandonerebbe
si
pone a fianco
le
perché
combinazione delle immagini
Quanto
l .
l'intel-
la regoli nella
mente
la
del Muratori fosse attirata a studiare la fantasia, e quanto
insieme la sconoscesse e avvilisse, libro
:
Della forza della fantasia
presenta
come
fine,
2
nel quale la
,
rappresentare
vero
il
E
quan-
la poesia si distingue dalla scienza
cercando questa »
di
3 ,
conoscere
«
»
e
quella
nondimeno, in fondo,
Poesia come
steva a concepire la
da quella
nega virtù conoscitiva.
le
tunque avesse notato che
«
osserva anche nel
facoltà materiale, affatto diversa
mentale e spirituale, e nel
si
umana
arte
«
di
persi-
dilettante », su-
bordinata alla Filosofia morale, di cui era una delle tre 4
ancelle o ministre
Poco diversamente,
.
Gravina
il
stabi-
liva che la poesia, col diletto della novità e della maraviglia, le
debba introdurre
nelle menti dei volgari
cognizioni universali» 5
« il
vero e
.
Fuori d'Italia accadeva
lo stesso. Il
Bacone, pur aven-
dola assegnata alla fantasia, considerava la poesia
qualcosa delle
d'
quali
intermedio tra la storia e si
approssima
la scienza, alla
l'epica, alla
più alta fra tutte, la parabolica (« ter reliquas
eminet
»).
lusu potius ingenii
«
Perf. poesia,
2
Venezia, 1745.
3
Perf. poesia,
*
Op.
5
Ragion
cit., I,
I,
e.
18, pp. 232-3.
e.
6.
I,
e. 4,
p. 42.
poetica, I, e. 7.
»
non parit
»
scientia est ha-
benda», e musica, pittura e scultura relega tra
i
poesia
somnium
j
tasia.
non
so che, non fu r preso in esame da Car'
né, per cosi dire, raccolto nei quadri della filosofia tesio.
Il
filosofo
vante, secondo
francese aborriva l'immaginazione, deri-
lui,
non condannando
dalFagitarsi degli spiriti animali;
e,
pur
del tutto la poesia, l'ammetteva solo in
quanto fosse regolata dall'intelligenza, ossia da quella tollerava, ecco tutto
;
ed era disposto a non
du
fa-
logis.
La
rifiutarle «
au-
coltà cbe salva l'uomo dai capricci della folle
cune chose qu'un philosophe lui puisse permettre sans offender sa conscien.ee->
l .
E
stato giustamente osservato
valente estetico dell'intellettualismo cartesiano è
che l'equiil
Boileau
2 ,
sottomesso alla rigida raison («Mais nous que la raison
à ses règles engagé...
E abbiamo agli
sfoghi del
spirito
»),
e
caldo fautore dell'allegorisrao.
già avuto occasione di accennare per incidente
Malebranche contro l'immaginazione. Lo
matematico,
diffuso in Francia dal cartesianismo,
Balzac e alla principessa Elisabetta.
1
Lettere
2
Art poétique (1669-1674).
al
CARTESIAXESIMO E LEIBN'IZIANISMO
IV.
toglieva la possibilità di una seria considerazione della poesia
e dell'arte. L'italiano Antonio Conti, recatosi colà re delle
dispute letterarie che vi s'agitavano, faceva dei
(La Motte, Fontenelle e loro seguaci) questa
critici francesi
frizione:
dans
Ils ont introduit
,
scrittori.
.
ils
sont plus
Contro questo
nelle cose
introdotto
e la battaglia
d'arte
ebbe risonanze in
può vedere nelle proteste del
si
1
di
e
battagliava ancora in Francia al tempo de-
gli enciclopedisti;
come
les
plus grands poètes*
Quando
il
Du
Bos pubblicò
Italia,
Bettinelli e di altri il
suo ardito libro,
un consigliere del parlamento di Bordeaux, Gian Giacomo Bel, il quale compose (1726) una dissertazione fu
vi
per oppugnare
mento
la pretesa di far
giudice dell'arte
il
senti-
-.
cartesianesimo non poteva avere, dunque, un'Estetica
Il
della fantasia. eclettico J. P.
Traile
Il
du
beau, pubblicato dal cartesiano
de Crousaz (1715), riponeva
il
bello
non nel
piacevole e nel sentimento, del quale non
si
può discutere,
ma
si
riduce a idee.
E
in
ciò che
approva
si
di queste idee
e che perciò
enumerava cinque: varietà, unità, re-
golarità, ordine e proporzione, osservando: riété
temperie par
1
régularité, l'ordre et
ressort de la fantaisie, ce n'est
Lettera
al
Venezia. 1753. 2
la
pas assurément des chimères;
portion, ne sont
pas du
V unite,
marchese Maffei, circa
il
pas
le
elles
«
la
va-
la prò-
ne sont
caprice qui
1720, in Prose e poesie, II,
p. cxx.
SCLZEB, Op.
Cit.,
B. Crock, Estetica.
I,
p. 50.
li
n
Crousaz,
l'André.
STORIA
226 en décide
»
per
erano, cioè,
esse
;
lui,
caratteri
del
reali
natura e nella verità. La quale deter-
bello, fondati nella
minazione della bellezza riscontrava poi nelle singole bellezze delle scienze (geometria, algebra, astronomia, fisica, storia), della virtù, dell'eloquenza e della
vando, come prastabiliti
Un
l .
religione, ritro-
tutti questi casi
altro cartesiano,
il
gesuita
caratteri so-
i
André (1742)%
un bello essenziale indipendente da ogni
distingueva istituzione
pareva, in
gli
umana
anche divina, un bello naturale
e
in-
dipendente dalle opinioni degli uomini, e un bello, fino a
un certo punto, arbitrario e
umana:
d'istituzione
primo,
il
regolarità, ordine, proporzione, simmetria (e l'André s'ap-
poggiava per esso a Platone, accogliendo in ultimo la definizione di sant'Agostino); il secondo, avente per misura principale la luce che genera
non mancava del Newton); venzione,
ma
i
colori (e
terzo appartenente alla
il
forme
sensibile o dei gibile o dell'anima. shaf-
Come
tesbury, Hut-
cneson
e la
scii* scozze
f) / lfi v
) '
in
e alla con-
di
il
bello
bello era poi
corpi, e bello intelli-
Francia Cartesio, cosi in Inghilterra
il
Locke
è intellettualista e non conosce altra forma di ela-
borazione spirituale se non
g li(^ per tra
moda
che non deve per altro violare mai
bipartita in bello
Gl'inglesi:
buon cartesiano
di profittare per questa parte delle dottrine
essenziale. Ciascuna di queste tre
Locke,
il
altr0j
da
i
la
riflessione sui
letteratura del
]a
ingegno e giudizio:
il
tempo
sensi.
Acco-
la distinzione
primo dei quali, secondo
combina con piacevole varietà
le
lui,
idee e vi scopre qualche
somiglianza e relazione per farne belle pitture, che divertano e colpiscano l'immaginazione;
1
Traile
nomme
du Beau, où
ainsi, par des
sciences, 1715 2
Essai sur
secondo (giudizio o
montre en quoi consiste ce que
exemples
(2* ediz., le
l'ori
il
tirez
Amsterdam,
Beau, Parigi, 1741
l'on
de la plupart des arts et dea 1724), spec. ce. 1 e 2.
(ed. Parigi, 1810).
CARTESIANESIMO E LEIBNIZIANISMO
IV.
cerca invece
intelletto)
a norma di verità.
differenze
le
227
«L'ingegno, soddisfatto dalla bellezza della pittura e dalla dell'immaginazione, non
vivacità
E, infatti,
oltre.
di
pensieri
qualche modo a tale sorta
fa torto in
si
esaminandoli con
spiritosi,
chiama ingegno
si
punto d'accordo con
regole severe
le
donde
della verità e della sana ragione;
che
cura di andare più
si
vede che ciò
si
non
consiste in qualcosa che
la verità e
con
ragiono
la
è
Anche
'.
in Inghilterra vi furono filosofi che svilupparono un'Estetica astratta e trascendente,
sebbene più sensualmente co-
lorita di quella dei cartesiani francesi.
innalza
il
Lo Shaftesbury
(1709)
gusto a un senso o istinto del bello: senso dell'or-
dine e della proporzione, identico a quello morale e anticipante, con le sue preconceptions o presentations,
noscimento della ragione. Corpi, gradi della bellezza
Hutcheson
(1723),
il
2
spiriti,
Dio
rico-
il
sono
tre
i
Dallo Shaftesbury dipende Francesco
.
quale rese popolare
il
senso interno
della bellezza, come qualcosa che tramezza
la sensua-
e la razionalità ed è vòlto a conoscere l'unità nella
lità
varietà, la concordia nel molteplice, bello nella loro sostanziale identità.
cheson riconduce
il
il
A
vero,
il
buono
questo senso
l'
e
il
Hut-
piacere dell'arte, ossia dell'imitazione
e della rispondenza tra copia e originale: bello relativo
da distinguere dall'assoluto
mane
all'
incirca
dominante
come
secolo decimottavo, zese, e
1
An
Adamo
2
1.
.
La medesima concezione
ri-
presso gli scrittori inglesi del
Reid, capo della scuola scoz-
Smith.
essay concerning
Parigi, 1854),
il
3
human understanding
(trad.
frane, in (Euvres,
II, e. 11, § 2.
Cliaracteristics of
men, manners, opinions, times, 1709-11 (Basilea,
1790, 3 voli.). 3
Enquiry
into the originai of
our ideas of beauty and
dra, 1723 (trad. frane, Amsterd., 1749).
virtue,
Lon-
STORIA
228
Più ampiamente, e con ben altro vigore
Leibniz- le piccole perce-
Leibniz apri
le
zioni e la co-
noscenza confusa,
filosofico,
il
porte a tutta quella folla di fatti psichici, -,
che
l'
intellettualismo cartesiano allontanava da sé con or-
rore. Nella
legge del
governata dalla
sua concezione della realtà,
continuo (natura non
facit saltus) e in cui la
va senza interruzione dagli infimi a Dio, gusto, l'ingegno e simili trovavano agel'immaginazione, scala degli esseri
il
volmente
il
posto in cui collocarsi.
estetici, s'identificavano
tesio,
con
la
che ora diciamo
I fatti,
cognizione
confusa
di Car-
che poteva essere chiara senza per altro essere di-
stinta: terminologia derivante, come sappiamo, dalla Sco-
modo
lastica, e suggerita forse in
di
Duns
Scotus,
particolare dalle dottrine
quale ebbe riedizione e fortuna per l'ap-
il
punto nel Seicento
'.
Già nel De cognitione, veritate
dopo aver
darà
distinto
vel inadcequata,
cognitio
la
in confusa vel
et ideis
in
(1648)
pure giudicando assai bene
le
pittori
i
Leibniz,
obscura vel darà, e la
distincta e la distincta
osservava che
il
in'
adacquata
e gli altri artisti,
opere d'arte, non sanno ren-
dere conto dei loro giudizi, e a chi loro ne domandi sogliono rispondere che ciò ch'essi condannano lascia a de-
un non so che («ai
siderare so&pe
non posse,
et
desiderare nescio quid-») chiara,
ma
diremmo
iudicii sui rationem reddere
qucerenti dicere, se in re, quce displicet, 2 .
Ne hanno, insomma, cognizione
confusa e non distinta; conoscenza fantastica,
noi, e
non raziocinativa,
la
quale ultima, in fatto
Sono cose che non si possono definire: « on ne les fait connaitre que par des exemples, et, au reste, il faut dire que c'est un je ne sais qu'oi, jusqu'à ce qu'on d'arte, è esclusa.
en déchiffre la contexture
1
Si
veda sopra,
» 3.
Ma
codeste
p. 195.
2
Opera philosophica
3
Nouveaux
(ed.
Erdmann),
essais, li, e. 22.
p. 78.
«
perceptions con-
,
CARTESIANESIMO E LEIBNIZIANISMO
IV.
fuses ou sentimento»
ne pense: ce sont
chiaro che, nel trattare di esse, discussioni estetiche di cui
cedente; del
si
il
è
e infatti egli ricorda in
Bouhours
efficacité
que l',
garten,
presenta in completo assetto sco-
un anticipato battesimo e
con un nome che resterà. Ma
è vuoto di contenuto
manca
si
alla nascitura
il
veramente nuovo; l'armatura
uomo pieno
schietto e vivace nel suo latino scolastico, è
tica condenda,
Med., §
3 JZttll.,
non
9.
non
Baum-
convinzione, spesso cosi
di calore e di
della scienza in formazione,
chiama
filosofica
del corpo vigoroso che l'indossi. L'eccellente
una simpatica
e ragguardevole figura nella storia dell'Estetica;
i
la
nome nuovo
ma sempre
della formata; dell'Este-
della condita.
2
oP
.
cit.,
§§ 111, 113.
§ 11.
B. Ceoce, Estetica.
16
Giambattista Vico
Vico scopritore della scien-
za estetica.
Li rivoluzionario, che, mettendo da parte il concetto del verisimile e intendendo in modo nuovo la fantasia pe-
netrò la vera natura della poesia e dell'arte, e scoperse,
per cosi dire, la scienza estetica, fu l'italiano GiambatVico.
tista
Dieci anni innanzi che
primo opuscolo la
si
pubblicasse in Germania
prima Scienza nuova,
la
quale svolgeva, sulla natura
della poesia, idee anticipate già nel 1721 nel
iurisprudentis, frutti
di
*
De
constantia
venticinque anni di una conti-
nova ed aspra meditazione
»4.
Nel 1730,
il
Vico
le
ripre-
sentava con nuovi svolgimenti, che davano, luogo a due speciali (Della
bri
li-
sapienza poetica e Della discoperta del
vero Omero), nella seconda Scienza nuova.
cava
il
Baumgarten, usciva in Napoli (1725)
del
mal
di ripeterle e inculcarle ai
E non
si
stan-
disposti contempora-
che gliene capitasse l'occasione, in prefazioni e in lettere, in poesie per nozze e per funerali, e
nei, tutte le volte
finanche negli attestati che
pubblico censore di
i
Scienza nuova prima,
da G. Ferrari,
gli
toccava di stendere quale
libri.
1.
Ili, e. 5 (Opere di G. B. Vico, ordinate
2a ed., Milano, 1852-4).
V.
243
GIAMBATTISTA VICO
Che cosa erano queste idee? Né più né meno (si può dire) che la risoluzione del problema posto da Platone, tentato e
non
sciolto
da Aristotele, e ritentato indarno va-
riamente dal Rinascimento
in poi.
— La
poesia è cosa ra-
zionale o irrazionale, spirituale o brutale? E, se è spiri-
quale ne è la qualità propria, e in che
tuale,
si
distingue
dalla storia e dalla scienza?
Platone l'aveva confinata, come sappiamo, nella parte dell'anima, tra
vile
solleva: e
egli
poiché
la
ne
gli
spiriti
ma
forme dello
della storia ideale dello spirito,
La
Ma
animali.
un periodo della
sua è storia ideale,
contingenti
fatti
fa
i
la ri-
non sono un momento
periodi
cui
spirito,
ne
una forma
poesia viene prima dell'intelletto,
Vico
il
storia dell'umanità,
fa
della coscienza.
ma dopo
il
senso:
confondendola con questo, Platone non aveva riconosciuto il
posto che
poi
le
spetta e l'aveva scacciata dalla sua Re-
sentono senz'avvertire; da avvertiscono con animo perturbato e commosso; fi«Gli uomini prima
pubblica.
nalmente, riflettono con mente pura. Questa Degnità è
Principio delle sentenze poetiche, che sono fordi passioni e d'affetti, a differenze delle sentenze filosofiche, che si formano dalla riflessione con raziocini: onde queste più s'appressano al vero, quanto più s'inalzano agli universali; e quelle son più certe, quanto più s'appropriano a' particolari » '. Grado '1
mate con sensi
fantastico,
ma
fornito di valore positivo.
grado fantastico è
autonomo
affatto
indipendente
e
rispetto a quello intellettivo, che
non solo non
gli
Il
giungere alcuna perfezione,
ma
può ag-
riesce solamente a distrug-
Gli studi della
Metafisica e della Poesia sono naturalmente opposti tra loro: perocché quella purga la mente dai pregiudizi della fanciullezza, questa
gerlo.
1
«
Scienza nuova seconda, Elementi, lui.
Poesia e
filo1
"f^i^"
*
STORIA
244
ve F immerge, e rovescia dentro; quella
tutta
al
resiste
giudicio de' sensi, questa ne fa la principale sua regola; quella infievolisce la fantasia, questa la richiede robusta;
quella ne fa accorti di non fare dello spirito corpo, questa d'altro si diletta che di dare corpo allo spirito;
non i
pensieri di quella sono tutti astratti,
quando
allora sono più belli
in
somma, quella
si
i
conoscano
dotti
delle cose scevri d'ogni passione..., questa
durre
macchine
perturbatissimi
di
senza perturbatissimi
affetti
affetti,
i
il
il
ed,
vero
adopera
si
uomini volgari ad operare secondo
gli
onde
concetti di questa
formano più corpulenti;
studia che
si
i
in-
vero con
certamente,
quali,
non l'opererebbono. Onde
in
il tempo appresso, in tutte le lingue a noi conosciute, non fu mai uno stesso valente uomo insiemamente e gran metafisico e gran poeta, della spezie massima de' poeti,
tutto
nella
Omero»
quale è padre e principe
senso;
filosofi,
i
.
I
poeti sono
robusta, quanto
è
il
umano 2 La fanpiù debole il ra-
l'intelletto del genere
tasia è e tanto più
ziocinio»
1
.
3 .
Certo, la «riflessione» può essere messa in versi, ma non perciò diventa poesia: «le sentenze astratte son di
perchè contengono universali, e
filosofi,
sioni sopra esse passioni
sono di
falsi
le
rifles-
e
freddi
poeti» 4 I poeti, «che cantano le bellezze e le virtù delle donne per riflessione... sono filosofi, che ragionano in versi o in rime d'amore» 5 Altre sono le idee .
.
dei
filosofi,
altre quelle dei poeti:
a quelle dei
*
Scienza nuova pr.,
2
Scienza nuova sec,
3
Op.
cit.,
4
Op.
cit.,
5
Lettera
identiche queste ultime
non differendo
pittori,
1. 1.
tra loro
Ili, e. 26. II, introd.
Elem., xxxvi. 1.
II,
Sentenze eroiche.
al
De
Angelis, del 25 dicembre 1725.
«
che per
le
parole e
colori»
i
di riflessione,
cono
1
grandi poeti nascono, non già nelle
I
.
245
GIAMBATTISTA VICO
V.
ma
in quelle
Omero
di barbarie: cosi
d'immaginazione, che
Dante
nella barbarie antica;
«ritornata barbarie d'Italia» 2
nel Medioevo, nella
si di-
E
.
co-
che hanno voluto ritrovare nel padre della poesia greca pienza
perché
hanno trasportato
filosofica,
nazioni fanciulle furono di sublimi poeti.
nacque prima della prosaica
tica
e non già per
«
poi nel prima,
precedono quelli dei
secoli dei poeti
i
il
«
e le
filosofi
La locuzione poe-
per necessità di natura
»
univeruniversali
capriccio di piacere »; le favole o
sali fantastici furono concepite prima degli ragionati, ossia filosofici 3 Con queste osservazioni il Vico giustificava e insieme .
correggeva
a Omero
sentenza di Platone nella Repubblica, negante
la
la sapienza, ogni sapienza, la legislatrice dei Li-
curghi, dei Caronda e dei Soloni, la filosofica dei Taleti, degli Anacarsi e dei Pitagora, la eserciti
la sola
4 .
A Omero
dei
militare
(egli dice) spetta,
si,
sapienza poetica. Le comparazioni
omeriche,
da
tolte
comparabili:
ma
«
da
fiere e
capitani di
ma
la sapienza:
e
immagini
altre selvagge cose, sono in-
cotanto riuscirvi non è certamente d'in-
gegno addimesticato
e incivilito
da alcuna
filosofia»
5 .
Se alcuno, in epoche di riflessione, poeteggia, ciò accade
perché torna fanciullo, «rimette
con
riflette
ma
l'intelletto,
fonda nei particolari. Se fiche,
non è già
tasia»,
ma
col
solo con.
De
Lett. al
Scienza nuova
sec.,
mente
Scienza nuova sec,
*
Bespublica.
5
Scienza nuova
1.
vero poeta tocca d'idee
filoso-
riceverle dentro a dileguarvi la fan-
«
l'affacciarvisi
1.
come per vederle
in
cit.
Ili; Lettera al
De
Logica poetica.
1.
II.
1.
Ili, in princ.
X. tee.,
non
ripro-
tu Dante. 3
in ceppi»,
fantasia e
si
la
«
Angelis,
1
*
il
la
segue
Angelis.
cit.;
Giudizio
STORIA
246 piazza o in teatro»
dopo Socrate,
1 .
La commedia nuova, che compare
senza dubbio, tutta impregnata d'idee
è,
losofiche, di universali intellettuali, di
ria.
La
gli autori di essa, in
quanto seppero mutare
cando quelle idee Poesia e sto-
ma
umani»;
dei costumi poeti, in
in ritratti
il
~.
linea divisoria tra arte e scienza, fantasia e intel-
dopo queste contrapposizioni tante volte
ribadite, restano
Con mano poco meno sicura è tracciata
inconfondibili.
divisione tra poesia e storia.
chè mai ad Aristotele concerna
poesia
si
il
particolare e la poesia l'universale.
non
«
Tutta ideale
«dall'idea lo
hanno
che
«
che quello che dicono
;
.
E
di pittori tal
scienza,
è
come
di
maestri
di cotal
di pittore
d'idea,
i
ritratti
;
onde
i
poeti,
simiglianza di Dio creatore, sono
contro coloro
Le ottime favole son
il
che biasimano falso,
il
Vico
i
poeti,
protesta:
verità che più s'appressano al vero
ideale, o sia vero eterno di Dio;
più certo della verità degli il
la
deve essere l'ottima favola poe-
»
a lor dire, porgono
sovente loro
come
perché,
ella sia tutta fantastica,
divini » 3
perché,
ma
poeta dà tutto l'essere alle cose che
il
non icastica, come come i pittori, per detti
La
ragguaglia con la scienza, non già perché con-
templazione di concetti, ideale.
a spiegare per-
poesia fosse sembrata più filosofica
la
confatare in pari tempo Terrore, che la
della storia, e a storia
la
Vico, pur non riferendosi
Il
al passo aristotelico, viene implicitamente
arte,
tanto furono
logico in fantastico, re-
è qui segnata assai profonda: le due diverse attività,
letto,
tica:
fi-
generi intelligibili
«
ond'è incomparabilmente
storici, la.
quale somministrano
capriccio, la necessità, la fortuna;
ma
il
capitano, che finge, per cagion d'esempio, Torquato Tasso
De
1
Lettera
2
Scienza nuova sec,
3
Scienza nuova
al
Angelis, 1.
j?r., 1.
cit.
Ili, passim. Ili, e. 4.
dee essere
nel suo Goffredo, è qual
tempi, di tutte le nazioni; poetici per tutte sesso,
e
capitano di
il
sono
tali
tutti
i
tutti
i
personaggi
che ne possono mai dare
differenze,
le
247
GIAMBATTISTA VICO
V.
temperamento, costume, nazione, repubblica,
età,
grado, condizione, fortuna:
non sono che proprietà
altro
eterne degli animi umani, ragionate da' politici, iconomici e
morali
filosofi,
portate
e da' poeti
Ripi-
ritratti >'.
in
gliando e approvando in parte l'osservazione del Castel-
immagine
vetro, che, se la poesia è
del possibile, dev'essere
preceduta dalla storia, imitazione del reale, e proponendosi
che pur tuttavia
la difficoltà il
Vico risolve
sia:
Omero
il
primo
storico, o, meglio,
d'uomini greci, in quanto storie
che,
>
poeti precedettero gli storici, storia e
poe-
poesia fu la storia primitiva, le favole narrazioni
la
vere,
i
problema con l'identificare
il
carattere eroico
narrarono, cantando,
le loro
Poesia e storia, in origine, sono dunque identi-
2 .
o,
essi
un
«
per meglio dire, indistinte.
può dare
idee false, perocché
delle
« il
Ma, perché non
si
falso consiste nella
sconcia combinazione delle idee, cosi non
si
può dare
tra-
dizione quantunque favolosa, che non abbia da prima avuto
alcun motivo di della mitologia,
ma
vero
»
3 .
Di qui
un'idea
spontanea visione della verità, quale
spirito
degli uomini
fantastica;
la
affatto
non più invenzione arbitraria e primitivi.
scienza o
si
nuova
calcolata,
presentava allo
La poesia dà l'immagine
filosofia,
il
vero intelligibile;
la
storia, la coscienza del certo.
Linguaggio e poesia sono, pel Vico, sostanzialmente identici. Egli,
confutando
matici», secondo
1
Lettera
Elem.,
al
i
«
quel
comune
errore de' gram-
quali la favella della prosa
nacque
pri-
Solla del 12 gennaio 1729: cfr. Scienza nuova sec,
xliii.
2
Scienza nuova sec,
3
Scienza nuova pr.,
1. 1.
III. Ili, e. 6.
Poesìa e & ua ss 10 -
lìn-
248
STORIA
ma, e quella del verso dopo, trova «dentro della
Poesia,
delle
lingue e l'origine delle lettere
scoperta,
ci
qui
quali
«una
volle
sono scoperte
si
tanto
fatica
le
origini
«
origini
le
Per fare questa
i
»
»,
.
spiacente, molesta e
grave, quanto ella era di spogliare la nostra natura, per
entrare in quella de' primi uomini di Hobbes, di Grozio, di
Pufendorfio, muti
vennero
d'ogni favella, da' quali pro-
affatto
onde
raccolto fu pari alla fatica durata; l'errore
come vece
che
le
lingue fossero
nate
Ma
» 2.
lingue delle gentili nazioni
le
frutto
il
egli potè scorgere
per convenzione,
«
per queste loro origini naturali, debbono aver
naturalmente;
gnificato
lingua volgar latina,... che quasi tutte
voci ha formate
le
sensibili: e, generalmente, la metafora fa
corpo delle lingue appo tutte
anche confatato
«che poeti delle delle
le
nazioni
comune
errore
»3.
Con
dei
il
.
I
tropi
poetici,
che
metonimie, apparvero
si
al
maggior
ciò
viene
grammatici,
allogano sotto
Vico
prime nazioni, non da capriccio
valenti in poesia»
comparazioni
»,
5 ;
la favella
da
nata
ch'abbisognano per
«
«
nati
specie
la
natura
dalla
di particolari
uomini
«per somiglianze, immagini,
inopia di
diffinire le cose
generi e di spezie
con proprietà»,
conseguenza, per necessità di natura, comune ad
1
ef-
parlar de' prosatori è proprio, improprio quel de'
il
»4
l'altro
si-
che è facile osservare nella
lo
per trasporti di nature, o per proprietà naturali, o per fetti
o,
diceva, che «significassero a placito», quando in-
Scienza nuova sec,
II,
ì,
e,
«
in
intieri
«Corollari d'intorno all'origine della
locuzion poetica, ecc.». 2
Scienza nuova pr.,
3
Scienza nuova sec,
lingue, ecc.
1.
Ili, e. 22.
1.
II, «Corollari
d'intorno all'origini delle
».
4
Op.
5
Scienza nuova pr.,
cit., 1.
II,
«Corollari d'intorno 1.
Ili, e. 22.
a' tropi,
ecc.», §
4.
popoli»*.
Le prime lingue dovettero consistere «in
o con corpi, ch'avessero
muti che
volevano significare» 2
si
Acutamente
.
imprese cavalleresche,
emblemi,
le
disse
geroglifici del
«
» 3.
Medioevo
riaccostò
egli
geroglifici,
i
le
atti
rapporti alle idee
naturali
a questi linguaggi figurati, non solo
i
249
GIAMBATTISTA VICO
V.
ma
gli
armi e blasoni, che Nella
barbarie
me-
dievale «dovette tra gl'italiani ritornare la lingua muta... delle
prime nozioni
con cui
gentili,
i
loro autori, innanzi
di trovarsi le lingue articolate, dovettero spiegarsi a guisa di mutoli, per
l'idee,
corpi aventino naturali
atti o
rapporti al-
che allora doveano essere sensibilissime, delle cose
che volevan
essi
significare;
quali espressioni, vestite
le
appresso di parole vocali, debbono aver fatta tutta
denza della favella poetica lingue:
lingue
prese, lingue
»4
.
Onde
l'evi-
tre specie o fasi delle
divine mutole, lingue eroiche per imper parlari. Vagheggiò
logico universale,
«
dizionario
anche un etimo-
voci mentali
di
comune
a
tutte le nazioni ».
Chi aveva idee di questa sorta intorno alla fantasia, aile lingue e alla poesia,
non poteva chiamarsi soddisfatto
della Logica formalistica e verbalistica, aristotelica o scolastica. letto,
cade
La mente umana
(dice
il
Vico)
«
allora usa l'intel-
quando, da cose che sente, raccoglie cosa che non sotto de' sensi; lo
che propriamente
a' latini
vuol dire
5
In un rapido schizzo della storia della Lo«Vennero Aristotele, che 'nsegnò il sillogismo, un metodo che più tosto spiega gli universali ne'
intelligere »
.
gica, scrive: il
qual è
loro particolari, che unisce particolari per raccogliere uni-
Pruove
*
Scienza nuova
sec.,
1.
Ili,
8
Scienza nuova pr.,
1.
III. e. 22.
3
Op.
4
Lettera
*
Scienza nuova sec,
cit.,
I.
al
«
Ili, ce. 27-33.
De
Angelis. 1.
cit.
II, introd.
filosofiche».
l*
logica in-
fatalistica
.
250
STORIA
versali; e
moderni
Zenone
col sorite,
quale risponde
il
e non fruttarono alcuna cosa
pili di
nere umano. Onde a gran ragione
egualmente e
politico,
al
il
rimarco a prò del ge-
Verulamio, gran
commenda ed
propone,
metodo dei
non aguzza, gl'ingegni;
filosofanti, ch'assottiglia,
filosofo
illastra l'in-
duzione nel suo Organo; ed è seguito tuttavia dagli inghicon gran frutto della sperimentale
lesi,
anche
critica
la
ma
sempre,
Di qui
filosofia »*.
ch'egli fa delle matematiche, considerate
come
a quei tempi specialmente,
della
tipo
scienza perfetta,
Senonché
vico contro tutte le teorie
poetiche anteriori.
»
,,
ma
Vico non è soltanto
il
,
.
na coscienza piena opposizione con tutto ciò che tatto >
l'argomento.
I
.
.
rivoluzionario
nel
,.
.
,
di esser tale: sa di essere in si
era pensato fino a lui sul-
suoi nuovi principi della poesia sono
« tutti
opposti (egli dice), non che diversi, da quelli che da Pla-
tone e dal suo scolaro Aristotele infino dagli Scaligeri
trizi,
nati; e
si
comune
ai nostri di, da'
e da' Castelvetri, sono
ritrova la poesia essere stata la
di tutte le nazioni, anche dell'ebrea» 2
essi (insiste altrove)
della poesia
si
infine a' nostri
Patrizi, Scaligeri
filosofie,
le
arti e poetiche e critiche, anzi
venne
altra pari,
fia,
vanta di avere scoperto
di quelli
che
i
e Castelvetri, ritrovatosi
i
la poesia tanto
quali vennero appresso, per
per queste istesse non pro» 3.
non che maggiore...
greci e
« altri
Nell'Autobiogra-
principi della poesia
latini e gli altri
dappoi hanno finor
creduto; sopra cui ne stabilisce altri di mitologia» 4
1
Scienza nuova sec,
1.
II,
2
Scienza nuova pr.,
1.
Ili, e. 2.
3
Scienza nuova sec,
1.
II,
4
Vita scritta
da
sé
Con
prima da Platone, poi da Aristotele,
che per difetto d'umano raziocinio nacque
si
.
rovescia tutto ciò che dell'origine
« si
è detto
sublime, che per
Pa-
immagilingua prima stati
.
Ultimi corollari, § VI.
«
Della metafisica poetica, ecc.
medesimo, in Opere, ed.
cit.,
IV,
»
p. 365.
V.
-Ól
GIAMBATTISTA VICO
Quei vecchi principi di poesia,
gettati
«
tone e poi confermati da Aristotele
erano
»,
pazione o pregiudizio, che aveva traviato di
prima da Plastati l'antici-
tutti gli scrittori
ragion poetica (dei quali cita ancora Iacopo Mazzoni).
Le cose dette
«
anche dai più gravi
ed altri»,
trizi
che
inezie,
Vico «si vergogna
il
come
filosofi,
dal Pa-
sono
sull'origine del canto e dei versi, di riferire
fin
»
Ed
1 .
è
curioso vederlo comentare, coi principi della Scienza nuova,
2
plausibile
È
cavarne un senso
oraziana, sforzandosi di
l'arte poetica .
probabile che, degli
contemporanei, cono-
scritti di
scesse quelli del Muratori, del quale cita
ch'ebbe occasione
vina,
il
nome, e del Grama,
frequentare di persona;
di
certo, se lesse le pagine della Perfetta poesia e della
non potè
della fantasia,
che vi
faceva della facoltà fantastica, a cui egli
si
buiva tanta forza e dava tanta importanza; e
dove
Forza
essere soddisfatto del trattamento
per dire
ispirarsi, se mai,
il
attri-
Gravina
contrario. In quest'ultimo
non direttamente negli
forse (se pure
al
scrittori francesi, quali
Le Bossu), incontrava quella falsa idea di un Omero dalla sapienza riposta, che combatté cosi vivacemente e a oltranza.
il
La nessuna tra
i
Diceva
una
intelligenza
suoi tempi
i
mondo
fantastico e poetico è
3.
Simpatia maggiore può darsi che egli avesse per quei re- influsso i.
i
•
,
un presenabbiamo scorto quasi * l'ingegno timento della scienza estetica. Anche per lui (che si riferiva alla fantasia e alla memoria) era « il panei quali '
tori secentisti,'
le invenzioni»: chiamava il giudizio circa la giudizio dei sensi; il che equivale alle parole e gusto» e «buon gusto», da lui non adoperate a questo intento. Conosceva senza dubbio i trattatisti dell'acutezza e del ben concettare, perché in un arido manuale ret-
dre di tutte
poesia:
torico scritto
a uso della sua scuola (nel quale invano
si
cercherebbe un'ombra del suo vero pensiero) cita Paolo Beni,
il
Pellegrini,
il
Pallavicino,
il
marchese Orsi
4
Del
.
né
trattato del Pallavicino intorno allo Stile faceva stima,
era ignoto
gli e,
sulla
forse,
i
il
libro
Del Bene del medesimo autore
sua mente
non rimase senza
effetti
5 ;
quel
Giudizio intorno alla Grammatica d'Antonio d'Aronne (in Opere, Yl,
pp. 149-50;. 2
Sienza nuova sec,
gue, ecc. 3 *
1.
II,
«
Corollari d'intorno all'origini delle lin-
».
Vita,
1.
e,
p. 343.
Instituzioni oratorie e scritti inediti, Napoli, 1865, p. 90 sgg.:
«
De
sententiis, vulgo del ben parlare in concetti». 5
Lett. al
Muzio Gaeta.
duca
di
Laurenzana, del
1°
marzo
1732;
e
cfr. lett.
a
scrittori .
.
di
se.
t sul cernisti
Vico,
254
STORIA
lampo d'ingegno onde al gesuita era apparso per un momento che la poesia consiste nelle prime apprensioni. Non menziona il Tesauro, ma neppure si può dubitare che lo
conoscesse; e la trattazione che
oltre
«insegne militari», delle «medaglie»
lizie», delle
via, richiama quella che
sauro,
il
Tesauro
come ogni
cosi
e
fa di codeste « arguzie
Cannocchiale aristotelico
figurate » nel
*
.
Arguzie pel Te-
altro detto spiritoso e metaforico; opere
fantasia, secondo il Vico: della fantasia, che non solo con la parola, ma anche con le linee
tutte della si
ha nella Scienza nuova,
si
che della poesia, dei «blasoni», delle «imprese genti-
esplica
e coi colori, coi «linguaggi mutoli». Conosceva qualcosa del Leibniz, e
gran tedesco e
il
Newton erano da
il
chiamati «i due primi ingegni» della sua età tentativi estetici fatti in
Germania
ma
2 ;
lui
dei
dalla scuola leibniziana
non sembra avesse mai sentore alcuno. La sua Logica poetica è scoperta affatto indipendente e anteriore all'Or-
gano
delle facoltà inferiori del Bùlftinger, alla Gnoseologia
Baumgarten e
inferior del
Breitinger. In realtà,
del
lega
alla
verbalismo scolastico,
il
restaurare Galileo,
nella,
Logik der Einbildungskraft
Vico per una parte
staurazione
l'esperienza
Bacone), valore
del
duale e sociale;
e
il
la
senso
fantasia
(Telesio,
nella
vita
per un'altra parte, precorre
e,
for-
il
quale, cominciata
doveva condurre anche della
ricol-
si
vasta reazione del Einascimento contro
malismo e col
alla il
il
Campaalla
re-
indivi-
roman-
ticismo. L'Estetica nella « Scien-
za nuova»
La
posizione, che la
nell'insieme
nuova
pensiero
del
di
teoria poetica del Vico lui
e
nell'organismo
ha
della
Scienza nuova, non è stata vista chiaramente in tutta la
sua importanza: e
questo
1
Cfr. in
2
Scienza nuova
il
filosofo
napoletano continua a essere
voi., p. 207.
sec.
t
1.
I,
«Del metodo
GIAMBATTISTA VICO
V.
255
comunemente considerato quale inventore
Ma
della storia.
per
se
siffatta
della
Filosofia
s'intende un
disciplina
tentativo di raziocinare la storia concreta e di dedurre con-
cettualmente epoche e avvenimenti, posto un problema nel quale
il
Vico
suo sforzo, come quelli di
il
tanti altri dipoi, si sarebbe infranto. Il
della
filosofia
nuova
d' intorno alla la
comune natura
delle nazioni,
concreta ed empirica, che
storia
tempo; e non è
ma
storia,
dello spirito. Che
il
critica
la
sua
moderna
si
non con-
svolge nel
scienza dell'ideale, Filosofia
Vico abbia
perte di storia propriamente
mente dalla
vero è che
sua storia ideale, la sua Scienza
storia, la
cerne
sarebbe pro-
si
fatto
detta,
anche grandi sco-
confermate sostanzial-
(per es., sullo svolgimento della
poesia epica ellenica, e sulla natura e genesi dei feudi nell'antichità e nel Medioevo), è certamente rilievo;
ma
dall'altra la
fondamentale e propriamente
parte filosofica è
ideali
dello
il
tanto
il
il
com'egli diceva,
mente umana»,
di
tali
momento
«
seconda Scienza nuova- dai
momenti o modifica-
o poetico.
le
Alla scoperta
maggior parte della
nuovi principi della Poesia»
€
teorie del linguaggio, della mitologia, della
scrittura, delle figurazioni simboliche, e cosi via. e
Tutto
il
sistema della civiltà, della Repubblica, delle leggi,
della poesia, dell'istoria,
e,
in
una parola,
di tutta
nità», ha per fondamento quella scoperta, che è
punto di vista
in cui
servava che
libro secondo, dedicato alla
tica,
momenti
modificazioni
molta luce), quanto per l'ap-
essi tutti getti
momento fantastico
discendono suo
Ora, se
logico o quello etico o quello economico
fantasia creatrice è dedicata la
della
le
i
Vico defini pel primo, e svolse con ampiezza, non
(sebbene sopra
punto
di molto
filosofica.
una dottrina che espone
spirito, o,
della nostra zioni
degno
questa parte della sua opera è da distinguere
«ove
si
il
fa
il
Vico
si
una scoverta
il
l'uma-
nuovo
colloca. L'autore stesso os-
tutta
Sapienza poe-
opposta a quella del
STORIA
256
Verulamio», forma anche
il
mente, che
Errori Vico.
del
la
le
primo e
il
quasf tutto
«
il
corpo dell'opera»;
ma
terzo concernono, presso che esclusiva-
produzioni della fantasia. Si potrebbe dire, perciò,
nuova
vera Scienza
del Vico è l'Estetica; o, al-
meno, la Filosofia dello spirito con particolare svolgimento dato alla Filosofia dello spirito estetico. Fra tanti punti luminosi, anzi in un fascio cosi grande zone oscure
di luce, restano tuttavia, nel pensiero di lui,
e angoli in ombra.
Il
non aver tenute
storia con-
distinte
creta e filosofia dello spirito induce il Vico a porre periodi storici che non corrispondono a quelli reali, ma sono, a volte, quasi allegoria o mitologia della sua
Donde anche
stessa Filosofia dello spirito.
di quei periodi (di solito, tre), che
il
molteplicità
la
Vico viene ritrovando
nella storia della civiltà in genere, e della poesia
lingue e di ogni altra cosa. i
fanciulli del
i
quello delle scienze; .
i
e
delle
quali furono il
mondo
che vennero lunga età ap-
filosofi,
presso, e in conseguenza
1
i
genere umano, fondarono prima
delle arti; poscia
nità»
primi popoli,
« I
vecchi delle nazioni, fondarono
onde fu
affatto
compiuta l'uma-
Storicamente, e intendendo per approssimazione,
questo schema di svolgimento ha la sua verità; punto, una verità approssimativa.
sima confusione primitivi
E
per effetto della mede-
tra filosofia e storia egli
qualsiasi
logica
poetiche le loro fisiche,
ma, ap-
intellettiva,
negava
ai popoli
concependo
come
cosmologie, astronomie e geografie,
e finanche la loro morale, la loro economica e la loro politica.
nità
Senonché un periodo della storia concreta dell'umatutto poetico, privo di astrazioni e ragionamenti,
non è mai
Una
anzi non
si
morale, una politica, una
siano,
i
esistito,
può nemmeno concepire. fisica,
suppongono sempre l'opera
per imperfette che
dell'intelletto. L'anterio-
Scienza nuova sec, Ultimi corollari, §
5.
GIAMBATTISTA VICO
V.
rità ideale della
poesia non
si
257
può materializzare
in
un'epoca
storica di civiltà.
Connesso con questo è un
altro errore, nel quale
cade più volte, quando afferma che poesia
è
>
operare
»
«
e
insegnare
il
il
Vico
principale della
« il fine
volgo ignorante a virtuosamente
«ritrovar favole confacenti all'intendimento
popolaresco, e che perturbino all'eccesso» 1
.
Poste
le spie-
gazioni esplicite date da lui sulla inessenzialità delle astrazioni
per
e
lui
degli artifici
poesia
la
si
poesia; posto che
nella
intellettuali
regge sovra sé medesima senza ap-
poggi estranei; posto ch'egli ha chiaramente fissata la peculiarità teoretica della fantasia; si
proposizione non
siffatta
può intendere come un ritorno
alla
teoria
ed eteronoma della poesia, sostanzialmente
ma di
e
pedagogica
affatto superata,
conseguenza, senza dubbio, della sua ipotesi storica
è
un'epoca della civiltà tutta poetica, in cui l'educazione scienza e la morale fossero somministrate da poeti.
la
Altra conseguenza di ciò ò che gli
sembrano
rilevato
tuata, che
che
si
>
come
poi vennero chia-
benché, d'altra parte, l'icdividualizzamento sia in
cosi
essi
universali fantastici
talvolta intesi da lui quasi universali imperfetti
(concetti empirici o rappresentativi,
mati);
«
il
la loro
e
natura afilosofica cosi
accen-
loro significato di forme puramente fantasti-
può dire prevalente.
Si noti, infine,
che
i
termini
fondamentali non sono adoperati dal Vico sempre al me« fantasia », « memoria >, e « senso >, non definiscono sempre con nettezza i loro
no modo; «
ingegno
»
scambievoli rapporti di sinonimia o di diversità.
Il «
senso
>
ora sembra essere fuori dello spirito, ora un primo mo-
mento »,
1
di
questo;
ora
il
poeti
i
ora sono l'organo della
«senso» dell'umanità;
Scienza nuova pr.,
metafisica poetica», e B. Croce, Estetica.
1.
1.
Ili, e. 3; Scienza
«
fan-
la fantasia è detta,
nuova sec,
1.
II.
«Della
Ili, in princ.
17
STORIA
258
qualche volta,
«
memoria
dilatata
siero vergine e originale, e
»
.
Incertezze di
un pen-
perciò non facilmente gover-
nabile. Progresso da compiere.
Sceverare la dificazioiii della
filosofia dello spirito dalla Storia, le
mente umana
dalle
mo-
vicende storiche dei
continuando
le
analisi del Vico, determinare più esattamente le verità
da
popoli, l'Estetica dalla civiltà omerica;
lui
e,
affermate, le differenze poste, le identificazioni intrav-
vedute; purgare, infine, l'Estetica dai residui delle vecchie Rettoriche e Poetiche e da qualche affrettato schematismo del suo autore:
questo
il
campo
di lavoro, questo
il
pro-
gresso che era da compiere, dopo la scoperta dell'autonomia del
mondo
estetico,
dovuta
al
genio di Giambattista Vico.
VI Dottrine estetiche minori del secolo
wuesto
progresso non ebbe effetto per allora. Le pagine Fortuna
della Scienza
nuova relative
anche meno note ed raviglioso.
Non
temporaneo o
non
ma
alla dottrina estetica
efficaci di tutto
il
rimasero
resto del libro
ma-
già che in qualche scrittore italiano, o con-
delle generazioni
trovino,
si
cinane;
xviii
prossimamente
posteriori,
come vedremo, vestigi d'idee estetiche vimodo estrinseco e materiale, e per-
vi sono in
ciò sterile. Fuori d'Italia, la Scienza
nuova (già annunciata
da un connazionale nel 1726, negli Atti di Lipsia, col be-
quam
nevolo comento che magis indulget ingenio e
con
la lieta novella
applausu excipitur del secolo, dallo
1
che ab
ijjsis italis toedio
fa menzionata,
)
Herder
e
com'è
veritati,
magis quam
noto, sul finire
dal Goethe e da pochi altri
2 .
In relazione con la poesia, ossia con la questione omerica,
ne die come a saggio alcuni estratti la
pubblicazione dei Prolegomena ad
additata
il
Cesarotti
3 ;
ma
il
Wolf, a cui, dopo
Homerum
(1795), l'aveva
senza che né allora né poi
si
Vico, Opere, ed. cit., IV, p. 305. Herder, Briefe zur Befórderung der Httmanitàt, 1793-7, lett. 59; Goethe, Italien. Beise, sub 5 marzo 1787. 3 Lettera del Wolf al Cesarotti, del 5 giugno 1802, in Cesarotti, *
2
Opere, voi.
XXXVIII, pp.
108-12: cfr. ivi, pp. 43-4, 66-7, e voi.
XXXVII,
^ 1C0,
dei
STORIA
260
sospettasse l'importanza della dottrina poetica generale, della quale pio. Il
7
l
Wolf
omerica era semplice corollario o esem-
ipotesi
un ingegnoso
(1807) credette di avere trovato
suo precursore in un problema speciale, e non essere alla presenza di
un uomo
si
avvide di
la cui statura intellettuale
era molto superiore a quella del mero filologo. Scrittori liani: A.
Non dunque appoggiandosi
ita-
Con
al libro del Vico,
che non
fece vera scuola, ma, bisogna aggiungere, neanche per forze
ti.
nuove
e per altre vie
regione alla quale
il
— Uno sforzo
vato.
il
pensiero seppe allora innalzarsi alla
solitario filosofo
napoletano
si
era
notevole per istabilire una teoria
le-
filoso-
fu fatto in Italia dal veneto
fica della poesia e delle arti
Antonio Conti, di cui restano in abbozzo molti lavori intorno alla fantasia, alle potenze dell'anima, all'imitazione poetica
a simili materie, i quali tutti dovevano comporre un ampio trattato sul Bello e sull'Arte. Il Conti, che in un primo periodo aveva professato idee non dissimili da quelle del Du Bos, affermando che il poeta deve « metter e
tutto in
immagini
»
,
e che
del sentimento, e che vi
gusto è indefinibile al pari
il
ha gente senza gusto come
ciechi e sordi, e aveva polemizzato contro
in letteratura,
abbandonò poi codesta sua
sualistica e sentimentalistica
poesia,
si
l .
vi
ha
cartesianismo
il
teoria tra sen-
E, ricercando la natura della
diceva mal soddisfatto del Castelvetro, del Pa-
anche del Gravina. « Se il Castelvetro (egli osserva), che tanto sottilmente ha scritto sulla Poetica d'Ari-
trizzi,
e
stotele,
avesse impiegato due o tre capitoli a spiegar
filo-
soficamente l'idea dell'imitazione, avrebbe sciolte ad un
pp. 281, 284, 824. Cfr. su tutta la questione delle relazioni del col Vico, Croce, Bibliografìa vichiana, pp. 51, 56-8,
Wolf
e Supplemento,
pp. 12-14. i
Lettere in francese alla presidentessa Ferrante (1719) e
chese Maffei, in Prose
e poesie, voi.
al
mar-
II (1756), pp. lxxxv-civ, cviii-cix.
VI.
DOTTRINE ESTETICHE MINORI DEL SECOLO XVIII
molte quistioni da
tratto
né ben decise.
Il
proposte sulle teorie poetiche,
lui
Patrizio, nella
sua Poetica e nella sua
controversia contro Torquato Tasso, l'idea
filosofica
261
non mai ben
dell'imitazione, molte
torno alla storia poetica egli raguna,
fissa
cose utilissime in-
ma
perde inutilmente
la
dottrina platonica che vi frammischia e che, se avesse
se:.
za sofisticheria riunita in
aspetto.
un punto, avrebbe cangiato
Gravina accennò nella sua Ragion poetica un
Il
non so che dell'idea
filosofica dell'imitazione;
d' inferir da essa drammatiche ed epiche, e
sollecito
ma, troppo
regole delle poesie liriche,
le
cogli
d'illustrarle
esempì dei
più celebri poeti, greci, latini ed italiani, non attende a
sviluppar quanto basta l'idea feconda che egli propone» 1
Buon
conoscitore* della
europea,
ma
la
contemporanea letteratura
.
filosofica
Conti non ignorava la teoria dell' Hutcheson:
il
respingeva energicamente, notando: «a che moltifacoltà?». L'anima è una, e solo per
plicare le
comodo
scolastico viene distinta in tre facoltà, senso, fantasia, in-
prima
telletto; delle quali la
lontano la fantasia, cui
ma
si
*
ricerca l'oggetto presente,
l'oggetto del senso e della fantasia è è
che
la
mente,
sempre singolare,
l'intelletto, lo spirito,
che dalla com-
parazione delle cose singolari raccolga l'universale». l'
di queste tre
»
,
avrebbe dovuto
di queste tre potenze,
riducono se
«
assegnare
potenze conoscitive, e dimostrare che
cere occasionato dalla bellezza
si
Onde
Hutcheson, «prima d'introdurre un nuovo senso per
piacere della bellezza
si fa
ben
il
riduce finalmente la memoria;
non
il
limiti
i
il
pia-
risulta dai tre piaceri
o dal solo piacere intellettivo, a cui l'analisi delle operazioni
dell'anima
».
L'inganno dello scrittore scozzese era derivato, dunque, dal separare
1
il
Prose
piacere dalle facoltà conoscitive, costituendo
e poesie, voi. I, 1739, pref.
il
262
STORIA
primo
uno
in
speciale
Per converso,
il
vacuo senso della bellezza
e
1
.
Conti, rifacendo la storia delle varie opi-
nioni dei critici intorno alla dottrina aristotelica dell'uni-
versale nella
dava gran peso
poesia,
seu de Poetica del Fracastoro
2 ;
e,
dialogo Naugerius
al
per un momento, sembra
quasi ch'egli sia prossimo a cogliere l'essenza dell'universale poetico,
ponendolo nel caratteristico, per cui
ciamo bellissime anche tutti
i
suoi viaggi,
le
cose orribili.
«
di-
Balzac, in
non vide mai una bella vecchia: nel
senso poetico, o pittoresco, bellissima è una vecchia, allor-
ché è dipinta con quelle fattezze che più mostrano
Ma, subito dopo, identifica
dell'età».
perfetto volfiano, vero che
«non diverso dall'ente,, né chiamano trascendentale,
scolastici
gli
getto di tutte
l'
danni
l'ente
col
dal
eh' è l'og-
e di tutte le scienze, e diciamo l'og-
le arti
getto della poesia allorché col stiche rapisce
i
caratteristico
il
intelletto e
l'una e l'altra potenza nel
mezzo
muove mondo
delle imagini fanta-
la volontà,
trasportando
ideale ed archetipo, del
padre Malebran-
quale, dopo sant'Agostino, a lungo parla
il
che, nella Ricerca della verità»*. Cosi
anche l'universale
del Fracastoro «
si
muta, da capo, in quello della scienza:
dei singolari, per ragione delle loro determinazioni infi-
non conosciamo chiaramente
nite, noi
non alcune
lor proprietà
e distintamente se
comuni, eh' è quanto dire, con
al-
tra frase,
che non abbiamo scienza se non degli universali.
Dunque,
il
dire che la poesia ha per oggetto la scienza,
o l'universale, è lo stesso; e ciò volle, dopo Aristotele, il Navagero» 4 Gli «universali fantastici del signor Vico > (col quale aveva scambiato qualche lettera) non gli apri.
1
Prose
2
Si veda, in questo
3
Prose
*
Op.
e poesie, voi. II,
e poesie, II,
pp. clxxi-lxxvii.
volume, pp. pp. 242-6.
cit., II, p. 249.
201-02.
.
DOTTRINE ESTETICHE MINORI DEL SECOLO XVIII
VI.
rono nuove vedute:
per diletto o per spiegare
li
i
signor Vico
il
«vuole che
nota, e
«ne parla molto
uomini più
gli
altrui,
utilità
», egli
non
avendoli,
rozzi,
composti,
263
ma
per neces-
sentimenti secondo che loro inse-
loro
a la natura, dessero con la lingua poetica gli elementi
a una teologia, a una
Ma
il
Conti
a una morale tutta poetica».
fisica,
momento non esamina
scusa se pel
si
questione critica
»
;
che
e reputa solo
modi può
in molti
«
«tale
dimostrarsi questi universali fantastici esser la materia o della
.etto
poesia,
quanto
in
contengono
scienze o le cose considerate in sé
contrario di ciò che
—
stesse
signor Vico
« il
in
sé
aveva inteso
»
le
Proprio
»*.
il
af-
scientifico, la
domandarsi come medesimo che quello poesia abbia per oggetto, non il vero, ma il
E
risponde col ridiscendere al punto di vista
fermare.
Il
Conti è poi costretto a
mai. essendo l'universale poetico
verisimile.
baumgartiano o volgare.
il
Allorché
«
scienze
le
vengono
particolarmente colorite, dal vero passiamo al verisimile
ma
Imitare è dare l'impressione del vero;
prenderne solo alcuni .
per l'appunto,
poeticamente dottrine
poetica
tratti,
dell'ortica
neutoniana;
mancheranno
»
col
si
vuol descrivere
di
gran parte delle
cosicché
alla
descrizione
molte circostanze della dimostra-
«
zione matematica », e risimile, o
si fa
nel qual procedimento con-
verisimile. Se deve fare getto
il
l'iride, si
ciò
il
resto che
si
serba formerà
il
ve-
quel singolare «che sveglia l'idea universale
eh è rimasta
nella
mente dell'uomo dotto
arte della poesia sta nello
«
scegliere
».
La grande
fantasma partico-
il
lare che in sé ritenga più punti della dottrina universale,
e che, inserito vel
trovi
1
Prose
nell'esempio, colorisca
senza cercarlo e
e poesie, II,
pp.
25*2-3.
nesrli
il
eventi
precetto, che altrui
ravvisi
io i
264
STORIA
propri
»
l
Onde
.
poesia non
alla
corre l'allegoria:
«
E
e un'altra s'intende ».
poemi omerici, nei
basta l'imitazione,
una cosa
nelle antiche poesie
qui l'immancabile esempio dei
quali, per altro,
il
Conti s'accorge es-
sere qualcosa d'irriducibile all'insegnamento
da
e tale
ria,
giustificare,
danna platonica
oc-
legge
si
e
all'allego-
almeno parzialmente,
con-
la
Egli conosce una specie di fantasia, di;
2 .
versa dalla sensitività passiva,
«
quella che
branche chiama l'immaginazione
attiva,
il
padre MalePlatone
e
arte
immaginaria, e che comprende tutto ciò che s'intende per ingegno, sagacità, giudizio, buon gusto del poeta per usare o
non usare a tempo
l'arte,
Ma
e
e per correggere
circa
il
buon gusto
luogo le
le
regole o le licenze del-
stravaganze dei fantasmi
» 3.
letterario conviene nella sentenza del
Trevisano, facendolo consistere nel
«
mettere tra loro in ar-
monia, cioè restringer ne' loro limiti e modi
le facoltà co-
noscitive dell'anima, la memoria, la fantasia, l'intelletto,
onde l'una non soprabbondi il
Quadrio e
lo Zanotti.
II
all'altra» 4
,
Conti, con l'assiduo travaglio del pensiero e con la
cerca del meglio,
si
ri-
tiene al più alto livello della specula-
zione estetica europea di allora (fatta sempre eccezione del solitario Vico): allo stesso livello al quale
mania
italiani,
tori
si
trovava in Ger-
Baumgarten. Passeremo velocemente su
il
come
grande enciclopedia finiva la poesia
«
il
Quadrio
(1739), autore
di letteratura
scienza delle
universale,
umane
altri scrit-
della il
prima
quale de-
e delle divine cose,
esposta al popolo in immagine, fatta con parole a misura
legate» 5
o Francesco
;
1
Prose
2
Op.
e
Maria Zanotti
(1768), che la diceva:
poesie, pp. 233-4.
cit., I, pref.
3
Op.
cit., II, p. 127.
4
Op.
Cit., I, p.
5
Fk. Sav. Quadrio, Della storia
logna, 1739, voi.
I,
XLIII,
parte
I,
e della
dist. I, e. 1.
ragione d'ogni poesia, Bo-
VI.
DOTTRINE ESTETICHE MINORI DEL SECOLO XVIII
«arte di verseggiare a fine di diletto quella di
un medievale compilatore
Un
serio
definizioni degne, tesori e questa
di
un non meno medievale compositore ragioni del trovare.
»*:
265
di
di arti ritmiche e di
lavorio
intorno a questioni
iche si riebbe con Melchiorre Cesarotti. Cesarotti
Il
rivolse
l'attenzione
alla poesia popolare e
tradusse e illustrò con dissertazioni
primitiva;
canti di
i
Ossian; andò ricercando antiche poesie spagnuole, e perfino canti popolari messicani e lapponi; studiò la poesia ebraica;
spese la
maggior parte della sua vita intorno
ai
poemi
omerici, esaminando tutto ciò che la critica aveva propo-
andava proponendo
e
sto
zione, e discutendo tra
i
sulla
primi
loro
genesi
la teoria
composi-
e
omerica del Vico.
Oltre a ciò, ebbe a dissertare sull'origine della poesia, sul diletto della tragedia, sul
sullo
stile,
fino a quel
si può tempo in
e,
dire,-
gusto, sul bello, sull'eloquenza,
su tutte
fatto d'arte
2 .
le
questioni formolate
Qualche eco del Vico
pare di sorprendere in quel che dice del
possedeva la logica,
ma non
La Motte: che
la logica della poesia è alquanto diversa dalla ordinaria; aveva molto spirito, ma non conosceva che lo spirito, e non sem-
cioè
e
sapeva che
bra che intendesse bene quanta distanza passi ancora tra
una prosa sensata e
la
poesia:
il
vero Omero, co' suoi
aggradevoli, gradirà sempre più che
fetti
il
suo
formato, colla sua fredda ed affettata virtù» 3
.
Omero
diri-
Cesarotti
Il
disegnava (1762) una grande opera teorico-storica, nella prima parte della quale « si supporrebbe che non esista
1
M. Zaxotti, Dell'arte poetica, ragionamenti cinque, Bologna, 1768. Su Ossian, Opere, voli. II-V; su Omero, voli. VI-X; Saggio
Fk.
2
sopra
il
diletto della tragedia, voi.
XXX,
voi.
lezioni, voi. 3
XXIX,
pp. 117-167; Saggio sul Bello,
pp. 13-70; sulla Filosofia del gusto, voi. I;
XXXI.
Opere, voi.
XL,
p. 49.
siili
1
Eloquenza,
m. Cesarotti,
STORIA
266
ancora né
la poesia
né
per quali strade un
rintracciare
prenderebbesi
poetica, e
l'arte
ragionatore illuminato
avrebbe potuto accorgersi della possibilità d'una e
come per
si
quella
arte,
tal
medesima l'avrebbe perfezionata: ognuno
vedria nascere e crescere la poesia, per dir cosi, tra
mani, e potrebbe assicurarsi della verità
come
celebrato ai suoi tempi in Italia filosofia
aveva
di
Ma
colui che
non sembra
,
dilettante
soluzioni profonde e originali. nel 1797) è l'arte
» l.
«
sebbene colla più
rischiarati gì' intimi penetrali
della poesia e dell'eloquenza» 2
l'insigne letterato, filosofo
le
dei principi col
testimonio del proprio interno sentimento
pura face della
a
«
La
e
tuttavia che
saltuario, trovasse
poesia
(egli
definiva
rappresentare e perfezionare la na-
un discorso pittoresco, animato, immaginoso ed armonico » 3 II filosofismo del tempo rendeva gli spiriti insofferenti tura per
mezzo
di
.
il Bettinelli e il
Pacano.
delle
idee
vecchi
dei
stesso Cesarotti
«
trattatisti.
L'Arteaga lodava nello
quel tatto fino, quella critica imparziale,
quello spirito ragionatore, tratto non dagli scarsi rigagnoli degli
Speroni, dei Castelvetri, dei Casa e dei Bembi,
ma
dalle inesauribili e profonde sorgenti dei Montesquieu, degli
Hume,
dei Voltaire, degli Alembert, dei Sulzer e degli
tempra» 4 Scrivendo a Saverio Bettinelli, che lavorava a un libro intorno all'Entusiasmo, il Paradisi augurava « una storia metafisica dell'entusiasmo, che ci compenserà di tutte le Poetiche che dovremo ardere » e che farà diventare « carta da straccio il altri scrittori di simil
.
,
1
2
Opere, voi.
XXXVII,
voi. 3
*
p. 55. al Cesarotti, 21
novembre
1790, in
Opere,
p. 146.
Saggio sopra
XXIX,
voi.
XL,
Lettera del Corniani
le istituzioni scolastiche,
private
e
pubbliche, in Opere,
pp. 1-116.
Lettera del 30 marzo 1764, in Opere, voi.
XXXV,
p. 202.
VI.
DOTTRINE ESTETICHE MINORI DEL SECOLO
Castelvetro,
drio » 4 .
il
XVIII
267
Mintunio e quel crudele uomo del Qua-
Senonché
del Bettinelli
libro
il
non con-
(1769)
tiene altro che vivaci ed eloquenti determinazioni empiri-
che della psicologia del poeta, in cui distingue
della
rapidità,
della novità
e della trasfusione.
due saggi
nei
natura
sul
dell' «
entusiasmo poetico»,
gradi dell'elevazione, della visione,
sei
i
e
Gusto
della poesia
e
le
(1783-85),
nei
forma teoretico-fantastica e
diletto
il
combinò curio-
quali
sensismo corrente. La
col
lui,
usci Mario Pagano,
arti e sull'Origine e
belle
samente alcune idee del Vico per
della passione
maraviglia,
Né dall'empirismo
sensuale diventano,
quasi due periodi storici dell'arte.
più che
le belle arti,
«
Nella lor culla
vaghezza, a rendere una vera
alla
imitazione della natura sono dirette.
I
primi passi loro
sono verso l'espressione, più che verso la vaghezza... Nelle più antiche poesie, fino nelle cantilene dei barbari, cam-
peggia un vivo patetico;
passioni vi sono naturalmente
le
espresse, ed anche nei suon delle parole
sion
cose».
delle
punto nel quale
la
Ma
e
si
sente l'espres-
l'epoca della perfezione
vera
è
quel
ed esatta imitazione della na-
tura accoppiasi colla compiuta bellezza, accordo ed armo-
nia
»
,
quando
«
è raffinato
il
gusto e la società alla sua
Le
compiuta coltura è giunta
»
poco
cioè della
l'età
della
belle arti
1
come
necessariamente venire dopo la
cui sussidio ha bisogno essendo diretta alla del costume
precedono di
«
compiuta perfezione
anzi qualche forma d'arte,
della società»:
gedia, deve
filosofia,
.
«
la
filosofia,
tra-
del
repurgazione
» 2.
Saverio Bettinelli. Dell'entusiasmo
nelle belle arti, 1769,
in Opere,
III, pp. XI-ZII. 2
8.
1:
Fr.
IL Pagano, De'
saggi politici. Xapoli, 178S-5; voi.
«Sull'origine e natura della poesia»; voi. II,
e delle belle arti
».
s.
6:
I.
app. al
«Del gusto
268
STORIA
Anche
Estetici tede-
Baumgarten non
l'opera del
si
può dire che
fosse
a PP r °f° n dita o riformata da coloro che vennero subito dopo dei Baumgarten: &. f. di lui nel suo paese. Scolaro fedele ed entusiasta del Baumgarten, Giorgio Federico Meier ne aveva ascoltato all'università di Francoforte sull'Oder, e
campo a difendere
uscito in
critica del Quistorp, a cui
rispondere
*,
e nel 1748,
il
fuori
di tutte
2
scienze
belle
Meditationes contro quella
maestro aveva disdegnato di
prima ancora che
V JEsthetica, aveva dato le
le
,
corsi
i
dal 1746 era
fin
il
fosse pubblicata
primo volume dei Principi
seguito nel 1749 e nel 1750 dal
secondo e dal terzo. Questo libro, che è un'esposizione compiuta della dottrina del Baumgarten, si divide, secondo il
metodo del maestro, in tre parti: invenzione (heuristica), metodo estetico (methodica)
dèi bei
pensieri
e bella
significazione dei pensieri (semiotica); la prima delle quali
abbraccia due volumi e mezzo ed è suddivisa in tre zioni
:
se-
bellezza della conoscenza sensibile (ricchezza
estetica, grandezza, verisimiglianza, vivacità, certezza, vita
sensitiva e bell'ingegno);
facoltà sensitive (attenzione,
astrazione, sensi, immaginazione,
forza poetica, gusto,
ria,
getturare,
del
significare,
arguzia, acume,
facoltà del facoltà
specie diverse di bei pensieri
presagire,
appetitive
memo-
del con-
inferiori);
(concetti, giudizi
e
e
sil-
logismi estetici). Oltre che in quest'opera più volte ristam-
pata (nel 1757 ne usci anche un compendio trattò di estetica in parecchi dei suoi
e
3 ),
Meier
il
numerosissimi
scritti,
più specialmente in un volumetto di Considerazioni sui
primi principi di più di
lui,
tutte le belle
fu tenero
veda sopra,
arti e scienze
4 .
— Chi
mai,
della scienza di recente battezzata?
1
Si
2
Anfangsgriinde aller schonen Wissenschaften, Halle, 1748-50.
3
Auszug aus den Anfangsgriinde,
4
Betrachtungen
p. 240.
iiher
Wissenschaften, ivi, 1757.
ecc., ivi, 1758.
den ersten Grundsàtzen aller schónen Kilnste
u.
DOTTRINE ESTETICHE MINORI
VI.
La
269
XVIII
pur ammettendo queste
e contro quegli altri che,
notavano non senza ragione che
cose,
iO
contro coloro che ne negavano la possibilità e
difese
l'utilità,
DI
le cosiddette Esteti-
che offrivano in sostanza poco più degli ordinari trattati di Poetica e Rettorica. Parava quest'accusa, della quale rico-
nosceva
un
particolari
che non
solo scrittore possedere piena
vate da secoli
soltanto
eh' è
nelle
questa scienza, e se ne son
dire,
scienza gioscienze colti-
che non intendeva
altra volta, protestava
;
ad alcuni nemici dell'Estetica,
e
possono o non vogliono scorgere di
competenza nei
altri difetti col
poteva pretendere dall'Estetica,
si
rispondere
scusava
varie arti;
delle
quella perfezione
.
con l'osservare che era im-
la parziale giustezza,
possibile a
i
quali
non
la vera qualità e scopo
nel capo loro
fatti
un'imma-
gine stravagante e miserabile, contro la quale battagliano, vale a dire contro sé medesimi
con
filosofica
E
>.
altra
volta,
infine,
rassegnazione notava che all'Estetica tocca
comune a tutte le altre scienze, « le quali, nel quando vengono annunziate, incontrano molti maledici e dispregiatori, che le deridono per manco di
il
destino
principio,
ma
sapere e per pregiudizi; intelligenti che,
trovano poi anche persone
lavorandovi con forze congiunte,
tano alla conveniente perfezione All'università
vano
gli studiosi e
principale finder-) « il
di Halle,
>
o
e
era stato,
i
> '.
dove
come
il
>
i
Pref.
Autore
Meier non cessava di proclamare, »
;
ma
avvertiva insieme
Baumgarten 2 Senonché, pure riconoscendo .
alla 2» ed. (1768) del voi. II degli
Betrachtungen 2
«
Anfangsgrunde non erano semplice traduzione
suoi
del collegium del
i
nuova scienza.
della quale (Haupturheber, Er-
signor professore Baumgarten
che
Meier insegnava, trae-
il
curiosi della
inventore
le por-
cit.,
specie §§
Pref. al voi. I, e cfr. §
1-2. 34. 5.
Anfangsgrunde
;
e
le
Confusioni dei eier "
STORIA
270
Meier
al
e
doti
le
abbondanza
polemica, non
di
parlavano del sua
Tutti
i
e
scimia
Baumgarten il
(Affé),
difetti dell'Estetica
poesia e dell'arte, vi sono
confuso che
la
torti agli
(estetico) e
fissati
come
es.,
Francoforte e
di
Halle» 1
.
baumgartiana riappaiono nella
conoscitiva inferiore,
rioso vedere, per
i
professor Meier di
sua opera con contorni più spiccati; e
coltà
tutti
primi estetici, quando satiricamente
professor
«
chiarezza
facilità,
anche un certo acume nella
può, d'altra parte, dare
si
avversari di quei
della
abile divulgatore,
di eloquio,
i
limiti
in
della
dominio
asserito
modo
strano.
fa-
della
È
cu-
egli intenda la differenza tra
distinto
(logico),
e
la
proposizione
bellezza sparisce, quando venga pensata distinta-
« Le guance di una bella donna, vami pompa fioriscono le rose, sono belle
mente.
sulle quali in gio-
finché
si
guardano
con occhio nudo. Si guardino, invece, con una lente d'ingrandimento. Dov'è andata ora
la bellezza? Si stenta a cre-
dere che una nauseante superficie, scabrosa, tutta valli e
montagne,
cui pori sono pieni di sozzure, e eh' è
i
là coperta di peli, sia la sede di quell'attrattiva
che lega
cuori
i
»2
.
«
peres., la teoria che
i
concetti generali, posto
di riconoscere
corpi sono composti di
tengono sotto di sé
amorosa,
come vero monadi 3 I ;
.
che riescano comprensibili a que-
hanno grande ricchezza
sta facoltà,
estetica,
perché con-
conseguenze e casi particolari
infinite
Oggetto della facoltà estetica sono anche quelle cose, quali o sate in
1
e
Esteticamente falso » è ciò che la
non è in grado
facoltà inferiore
qua
4 .
le
non possono essere pensate distintamente o, pental modo, verrebbero a compromettere la gravità
Brano
di
una
lettera al Gottsched del 1747, in Danzkl, Oottsched,
p. 215. 2
Anfangsgr,, § 23.
3
Op.
cit.,
§ 92.
4
Qp.
cit.,
§ 49.
DOTTRINE ESTETICHE MINORI DEL SECOLO XVIII
VI.
271
un bacio è oggetto eccellente per un poeta; ma che cosa mai si direbbe di un 'filosofo, che ne svolgesse la Il Meier, inoltre, dimostrazione con metodo matematico? filosofale:
l
.
tutta
nell'Estetica
inserisce
teoria dell'osservazione e
la
dell'esperimento, la quale sembra a lui che le appartenga,
perché vi operano nente
2
e le
;
appetitiva,
facoltà
la
sensi
i
aggiunge
l'altra,
perché (dice)
concer-
per un
«
la-
voro estetico non è necessario solo un bell'ingegno, ma anche un cuore nobile » 3 Talvolta si approssima al vero, .
come quando osserva che che
estetica, e li
goria
come
sieri
«
primi concetti sono sensitivi e la
nostri
i
fa poi distinti
logica
una
forma logica presuppone quella
la
ovvero quando condanna
4 ;
delle
forme più scadenti
bei
di
l'alle-
pen-
Ma, d'altra parte, secondo lui, le distinzioni e de-
> 5.
finizioni logiche,
quantunque non debbano essere cercate
dal bell'ingegno,
hanno grande
per la poesia; anzi,
utilità
sono indispensabili come regolatrici del ben pensare e quasi scheletro del corpo poetico bisogna soltanto guardarsi dal :
giudicare
i
concetti generali estetici, le
tuiiiersales, col rigore e l'esattezza filosofici.
gati, ci
E
poiché
la
da
che
soli,
si
adopera per quelli
sarebbero
gioielli sle-
vuole per connetterli l'aiuto dei giudizi e dei sil-
logismi estetici; dà
concetti,
i
notiones cestheticce
le teorie dei
quali sono le
medesime che
Logica, spogliate di ciò che poco o punto serve al
bell'ingegno e
eh' è
più
speciale
del
tendo, nelle Considerazioni del 1757, tazione (che gli
il
filosofo
6 .
Combat-
principio dell'imi-
sembrava insieme troppo generico, perché
seitnza e morale sono anch'esse imitazioni della natura, e
troppo stretto, perché l'arte non imita solo le cose naturali
né deve imitarle
tutte,
Meier riaffermava la
i *
Anfangtgr., % 55.
Op.
cit.,
§ 5.
anzi esclude quelle immorali),
tesi
2 s
Op. Op.
che
cit..
cit
il
§§ 355-370. .
il
principio estetico consista
§ 413.
Op.
cit.,
§§ 529-540.
«Op.
cit..
§§541-670.
3
272
STORIA
nella bile
«
»
maggior possibile bellezza della conoscenza
E
1 .
sensi-
sosteneva col dichiarare erronea la credenza
la
che questa conoscenza sensibile sia del tutto sensibile e con-
lume alcuno
fusa, senza
fatto sensibile è la
di distinzione e di razionalità. Af-
conoscenza, per
del rosso, e cosi via.
Ma
es.,
del dolce, dell'amaro,
esiste un'altra conoscenza, eh' è,
nell'atto stesso, sensibile e intellettuale, confusa e distinta,
e nella quale collaborano
entrambe
e la superiore.
Quando
tellettività,
ha scienza; quando
«
si
Secondo
la
la inferiore
la
poesia.
sensitività,
nostra spiegazione, le forze conoscitive infe-
debbono raccogliere
riori
le facoltà,
in siffatta conoscenza prevale l'in-
tutto
il
materiale di una poesia,
tutte le sue parti. L'intelletto e la ragione esercitano, per
una
altro,
modo
tal si
vigilanza, affinché questi materiali siano posti in
l'uno accanto all'altro, che nella loro connessione
riscontri
distinzione e ordine» 2
.
Qua un
sualismo, là un fuggevole incontro col vero;
conclusione,
e in
un aderire
all'antica
tuffo nel sen-
ma
più spesso,
teoria meccanica,
esornativa, pedagogica, della poesia: tale l'impressione che
lasciano gli scritti estetici del Meier. m. Mendeissto n e aitn bautngartiani.
Voga
dell'
stetica.
e-
Il
Mendelssohn, altro seguace del Baumgarten, consi-
ja bellezza come « immagine indistinta di una ° perfezione», ne deduceva che Dio non può avere senti-
aerando
mento
di bellezza,
zione umana. il
essendo questa fenomeno dell'imperfe-
Una prima forma
del piacere era, secondo lui,
piacevole dei sensi, proveniente dallo
della costituzione del nostro corpo»;
«
stato migliorato
una seconda,
il
fatto
estetico della bellezza sensibile, cioè dell'unità nella varietà;
una
terza, la perfezione, o l'accordo nella varietà
tava anch'egli
il
senso della bellezza,
il
i
Betrachtungen, § 20.
3
Briefe ilber die Empfindungen, 1755 (in Opere
Parma,
2
Op.
1800, voi. II), lett. 2, 5, 11.
cit.,
3 .
Eifìu-
deus ex machina
§ 21. filosofiche,
trad. ital.,
VI.
dell'
DOTTRINE ESTETICHE MINORI DEL SECOLO XVIII
273
Hutcheson. La bellezza sensibile, perfezione quale può percepita dai sensi,
essere
indipendente dal fatto che
è
buono
l'oggetto rappresentato sia bello o brutto, in natura: basta
che esso non
Mendelssohn accettava
ci
o cattivo
riesca indifferente;
onde
Baumgarten, un discorso sensibilmente perfetto» Elia Schlegel (1742) ripigliava il concetto dell'arte come imitazione, che non sia servile al puntola parer copia, e riesca simile, non identica, alla natura; e assegnava alla poesia, come fine principale il piacere, e come fine accessorio l'istruzione 2 Le trattazioni di Estetica, corsi uniil
che
« il
poema
definizione del
la
è
1
.
.
versitari
o
volumetti leggieri pel pubblico
delle belle arti e
Introduziorii,
Manuali, Schizzi,
lettere,
colto,
Teorie
Testi, Principi,
Lezioni, e Saggi e Considerazioni sul gusto,
piovvero l'un sull'altro senza posa in Germania, nella se-
conda metà del Settecento. Sono almeno una trentina le ampie o complete, e parecchie decine quelle
trattazioni
minori e
frammentarie.
nuova scienza
si
Dalle
università
Riedel in Vienna, dell' Herwigh in in
Magonza. del Jacobi
dopo
protestanti,
la
mezzo del Wiirzburg, del Ladrone
estese a quelle cattoliche, per
in Friburgo, e di altri in Ingolstadt
la cacciata dei gesuiti
3 .
Per
le
scuole cattoliche scri-
veva, nel 1790, un galante volumetto di Primi principi delle belle arti
4
quel famigerato frate francescano, amico del Ro-
bespierre, Eulogio Schneider,
1
Betrachtungen
titolo:
il
quale, sfratato, doveva poi
ùb. d. Quellen d. sch.
Wi»n. u. K.,
1757,
Ueber die Hauptgrunds&tze, etc., 1761, in Opere, ed.
poi col cit..
II,
pp. 10, 12-16, 21-30. 2
J.
E. Schlegel,
Von der Nàchahmung, 1742:
cfr.
Bràitmaier.
Oesch. d. poet. Th., I, p. 249 sgg. 3
Roller, Enhcurf,
4
Die
ersten
p. 103.
Grundsàtze der schónen Kilnst ùberhaupt, und der sehOnen
Schreibart inbesondere.
Bonn,
1790:
cfr.
Sclzeb,
I,
p.
55 e Roller,
pp. 55-6. B. Cbocb, Estetica.
28
274
STORIA
tempo
terrorizzare Strasburgo al sulla ghigliottina. tiche
della
Convenzione
e finire
susseguirsi incalzante di codeste Este-
Il
tedesche è paragonabile soltanto a quello delle Poetiche
in Italia, nel Cinquecento,
Nel 1771-74,
stotelico.
grande enciclopedia
dopo
rifiorire del trattato ari-
il
svizzero Sulzer pubblicava
lo
una
estetica, Teoria generale delle belle arti,
in ordine alfabetico, con cenni storici per ciascun articolo,
diventati ricchissimi
nella seconda edizione del 1792, cu-
rata dal capitano prussiano in
burg
1 .
E
un
nel 1799
storia dell' Estetica
2
ritiro,
signor di Blanken-
J. Koller tentava
un primo Schizzo di
nel
,
quale poteva già osservare con
ragione: «Sarà forse pei patriottici giovinetti una gradita
tedeschi hanno, in questo campo, prodotto più di ogni altra nazione » 3 considerazione
riconoscere,
il
che
i
.
Restringendoci a soltanto menzionare (1767), del
Faber
del Westenrieder
bart (1777-81),
Konig
(1779),
del
(1787),
dello
(1784),
del
Schott (1789),
(1777),
Gang
se en urg.
opere del Riedel
e
Szerdahel
dello
del
(1785),
del Moritz (1788)
nella calca la Teoria delle belle arti L'Eberhard e
le
(1767), dello Schiitz (1776-8), dello Schu-
lettere
Meiners
\ noteremo
(1783) di Gio-
vanni Augusto Eberhard, successore del Meier nella cattedra
^
Halle
5 ,
e lo Schizzo di
lettere (1783) di libri
una
teoria e letteratura delle belle
Giovanni Gioacchino Eschenburg, uno dei
più divulgati e studiati allora nelle scuole
i
V. Appendice bibliografica.
2
Entwurf App.
z.
3
Koller,
o.
4
Notizie ed estratti in Sulzer e Roller,
5
Joh. Aug. Eberhard, Theorie der schónen Kttnste
1799: v.
Geschichte u. Literatur d. JEsthetik, ecc.,
6 .
Entrambi
Hegensburg,
bibl.
c,
p.
vii. 11.
ce. u.
Wissensch.,
Halle, 1783, ristampe 1789, 1790. 6 ».
Joh. Joach. Eschenburg, Entwurf einer Theorie und Literatur d.
W., Berlin, 1783,
rist.
1789.
VI.
275
DOTTRINE ESTETICHE MINORI DEL 8ECOLO XVIII
codesti autori sono baumgartiani inclinanti al sensualismo; e l'Eberhard, tra l'altro, considera
cevole l'udito. si
sensi
dei
più distinti», cioè
Merita un cenno
avvicendano
il
«il pia-
vista e delG. g. suiier
vecchio, gl'influssi quasi ro-
il
tualismo settecentesco. Per
e
lui,
ordine:
varietà,
come
della
già nominato Sulzer, nel quale
il
nuovo e
mantici della scuola svizzera
contra unità,
bello
il
si
l'utilitarismo
e
intellet-
ha bellezza dove
l'opera dell'artista è
s'in-
pro-
priamente nella forma, nella vivace esposizione {lebhafte Darstellung
bene è dovere di ogni lezza che
ma
materia è fuori dell'arte,
la
;
sceglierla
ragionevole e savio. La bel-
uomo
serve di veste cosi al buono
come
al cattivo,
è ancora quella paradisiaca e celeste Bellezza nascente
non
dall'unione del bello, del perfetto e del
buono,
la
quale
più che piacere, vera voluttà, che s'impadronisce
ci desta,
dell'anima e la rende
felice.
Tale
la
figura
umana, che,
allettando l'occhio con la piacevolezza delle forme prove-
niente dalla varietà, proporzione e ordine delle parti, interessi
anche
fantasia e l'intelletto col risvegliare l'idea
la
dell'interna perfezione: tale la statua di un
uomo
eccellente,
scolpita da Fidia, o un'orazione patriottica di Cicerone. Se la verità è fuori dell'arte e
nobile
appartiene alla
filosofia, la
più
applicazione che possa farsi dell'arte consiste, per
altro, nel
sentire
far
per suo mezzo
le verità
importanti
fornendole di vigore ed efficacia; per non dire che la verità entra poi nell'arte stessa, in
zione o rappresentazione. l'ultimo),
Il
che oratori, storici e poeti sono gl'intermediari
tra la filosofia speculativa e
dizione
quanto verità dell'imita-
Sulzer ripete perfino (e non è
risale
definisce l'arte
il
popolo
f.
— Alla migliore tra-
Carlo Enrico Heydenreich (1790), «
della sensibilità >, osservando che l'uomo, in
1
il
quale
rappresentazione di un determinato stato
quanto essere
Allgem. Th. d. sch. Kunste, alle parole SchOn, Schónheit, Wahrheit,
Werke dea Geachmaks, ecc.
Heyden-
e. e. reic
'
276
STORIA
conoscitivo, ha la spinta ad allargare le proprie conoscenze e a divulgarle tra tivo, quella
zioni:
donde
suoi simili, e, in quanto essere sensi-
la scienza e l'arte.
del tutto chiaro
secondo
i
a rappresentare e comunicare
lui,
le
Ma
allo
le
proprie sensa-
Heydenreich non è
valore conoscitivo dell'arte; tanto che,
il
sensazioni vengono fatte oggetto di rappre-
sentazione artistica o perché piacevoli
o,
quando
non
tali
siano, perché giovevoli agli scopi morali dell'uomo in società; e gli oggetti della sensibilità,
debbono avere interna eccellenza
ma
già al singolo individuo,
che entrano nell'arte,
non
e valore, e riferirsi
all'individuo in quanto essere
razionale; donde l'oggettività e necessità del gusto. Egli tripartisce l'Estetica, a simiglianza del
Baumgarten
e del
Meier, in una dottrina della inventio, in una methodica e in
una ars significandi 1 Anche al Baumgarten .
gìov. Gott.
Herder
gran conto del vecchio
come
«l'Aristotele dei
rosamente
le
si
riattacca lo Herder, che faceva
considerandolo
filosofo berlinese,
suoi tempi >; e ne prendeva calo-
come
difese contro coloro che ne parlavano
di «stolto e insensibile sillogizzatore » (1769).
Per converso,
pregiava poco l'Estetica posteriore, nella quale (per nelle
opere del Meier) vedeva,
parte Logica rimasticata,
minazioni
metaforiche,
non a
comparazioni
e per molte parti la
es.,
una
torto, « per
per un'altra orpelli di deno-
(esclama enfaticamente),
Estetica! bella
e
e
la
ed
esempì
».
più feconda,
più nuova di tutte
le
la
«
Oh più
scienze
in quale caverna delle Muse dorme il giovinetto della mia filosofica nazione, che ti dovrà astratte,...
perfezionare?»
*
2 .
Del
Baumgarten medesimo
Karl Heinrich Heydenreich, System
der JEsthetik, voi.
rifiutava
I,
Lipsia,
1790; v., in ispecie, pp. 49-54, 367-85, 385-92. 2
Kritische
Kunst des
Wdlder oder Betrachtungen ilber die Wissenschaft und Quarta selva, 1769, in Sdmmtliche Werke, ed.
Schtìnen.
B. Sphan, Berlino, 1878, voi. IV, pp.
19, 21, 27.
VI.
DOTTRINE ESTETICHE MINORI DEL SECOLO XVIII
la pretesa di stabilire
restringersi
unA4rs pulcre cogitandi,
philosophìce cogitans, e derideva
i
7
pulcris
et
dubbi e scrupoli che
tare di Estetica fosse disotto alla dignità del filosofo lui
e scoprendo
fantasia verbale,
il
la
fantasia
il
concetto di
attiva ed espressiva, la
linguaggio come espressione d'intui-
zione e non d'intelletto. Qualche avviamento a ciò
si
trova
immaginosa dissertazione del 1770, con Herder per l'appunto rispose al tema, messo a
nella entusiastica e la
quale
lo
concorso
dell'accademia di Berlino,
guaggio. La lingua
(si
del
lin-
L'uomo mostra
ri-
tale libertà la forza della
sua
sapevolezza {Besonnenheit) dell'uomo. flessione,
sull'origine
dice in essa) è la riflessione o con-
quando spiega con
*
Discours... sur l'inégalité
2
De
panni
les
«
homraes, 1754.
Bkosses, Tratte de la formation mécanique des langues, 1765;
Court de Gébelin, Histoire naturelle de la parole, 1776; Mondobbo, Origin and progress of language, 1774; Sussmilch, Beweis, dass der Ursprung der menschlichen Sprache
góttlich sei, 1766;
der Sprache; Cesarotti, Saggio sulla voi. I);
D. Colao Agata, Piano ovvero ricerche
1774; Soave, Ricerche intorno
d'una lingua, 1774.
Tiedemann, Ursprung
filosofia delle lingue,
all' instituzione
1785 (in Opere,
filosofiche
naturale
sulle lingue,
d'una
società e
VI.
DOTTRINE ESTETICHE MINORI DEL SECOLO XVIII
283
mezzo all'oceano
delle
anima, da potere, per cosi dire, sensazioni invadenti dirigervi
nerla,
volmente.
Egli
in
suoi sensi, separare un'onda, rite-
i
sopra l'attenzione e osservarla
mostra
riflessione,
quando può,
deggiante sogno delle immagini che passano
consapenell'on-
innanzi
ai
un momento di veglia, liberamente soffermarsi sopra una immagine, prenderla in chiara e calma considerazione, separarne alcuni contrassegni. Egli mostra, infine, riflessione quando può, non solo conoscerne vivacemente e chiaramente tutte le proprietà, ma anche suoi
raccogliersi
sensi,
in
riconoscerne una o più proprietà distintive
umano
non è
meno
selvaggio nella solitudine del bosco avrebbe dovuto il
l'avesse parlato.
uomo
molto
fine;
A
*.
Il
linguaggio è l'intesa necessaria
altrettanto
modo
questo
il
dell'anima con
quanto che l'uomo
sia
linguaggio cominciava ad ap-
non più cosa meccanica o di arbitrio e invenzione, attività creatrice e prima affermazione dell'attività spi-
parire,
ma
rituale
umana. Lo
scritto dello
una conclusione sicura, mento,
al
Hamann, esaminando
negava anch'esso
in risalto la libertà
1
Herder non giunge certo a
è importante indizio e presenti-
quale l'autore stesso forse non rese più tardi
meritata giustizia. Lo l'amico,
ma
l'
invenzione e l'arbitrio e poneva
umana; ma faceva
Abhandlung ùber den
la
del-
le teorie
del linguaggio qual-
Ursprung der Sprache, nel libretto
:
Zicei
Preitschriften ecc. (2* ed. di Berlino, 1789), specialmente pp. 60-5.
STORIA
284
cosa che l'uomo ha potuto apprendere solamente mercé una mistica communìcatio ìdìomatum con Dio
codesto di riconoscere che schiarisce, se
non
problema dello
1
si
il
i .
Un modo
anche
mistero del linguaggio non
trasporta
spirito.
Steinthal, Ursprung der Sprache
si
suo problema a capo del
il
4 ,
pp. 39-58.
VII
Altre dottrine estetiche dello stesso periodo
G
ran guazzabuglio d'idee disparate
osserva in
si
altri
ìrittori di Estetica del secolo decimottavo, che pure eb-
bero fama e svegliarono echi molteplici. Nel 1746 vide la luce un volumetto dell'abate Batteux dal titolo attraente:
Le
belle arti ridotte
un
regole (diceva
sol principio, in cui l'autore ten-
le
molteplici regole dei trattatisti. Tutte
il
Batteux) sono come rami nascenti da
tava di unificare le
a un
sol tronco: chi
possiede
il
semplice principio ne dedurrà
via via le singole regole, senza impigliarsi nella moltitudine
che è fatta non per rischiarare
di queste,
creare vani scrupoli. Egli aveva le arti
menti
ma
per
passato in rassegna, oltre
poetiche di Orazio e del Boileau,
dei Dacier, del
le
i
libri del Rollin,
Le Bossu, del D'Aubignac:
ma aveva
tro-
vato aiuto solo in Aristotele, nel principio della mimesi, del
quale
gli
parve
di poter fare agevoli e calzanti applicazioni
alla poesia, alla pittura, alla
nonché
mimesi
la
la interpetra
tura
»
.
Le
il
musica, all'arte del gesto. Se-
aristotelica si cangia subito, cosi
come
Batteux, nella «imitazione della bella na-
debbono compiere « una scelta delle più belle natura, per formarne un tutto squisito, che sia
arti
parti della
più perfetto della natura stessa senza tuttavia cessare di esser naturale
>
.
Ora che cosa è mai codesta maggior per-
Altri scrittori
del
settecen-
to: il
Batteux.
286
STORIA
fezione, codesta
bella natura? Una
identifica col vero
ma
;
«
col vero
volta,
il
Batteux
la
che può essere, col vero-
che è rappresentato come se esistesse realmente e
bello,
con tutte
perfezioni che può riceverò, recando l'esem-
le
pio antico dell' .EYewa di Zeusi e l'altro
moderno
del Misan-
tropo del Molière. Altra volta, chiarisce che bella natura è quella che
venit
»
,
«
tum
ossia che
ipsius (obiecti) natura,, turn nostra con-
ha
i
pria perfezione, col
tempo
stesso,
migliori rapporti con la nostra pro-
nostro vantaggio e interesse,
è perfetta in sé.
fine
Il
«di piacere, di commuovere, d'intenerire, il
diletto»;
onde
la bella
e,
nel
dell'imitazione è e, in
una
parola,
natura deve essere interessante
e fornita di unità, varietà,
simmetria e proporzione. Impac-
ciato innanzi alla imitazione artistica delle cose natural-
mente spiacevoli o riprovevoli, il Batteux se la cava col dire (come già il Castelvetro) che lo spiacevole piace imitato, perché l' imitazione, non essendo mai perfetta quanto la realtà, non desta l'orrore suscitato da questa. Dal piacere deduce l'altro fine, Futilità; perché, « se la poesia deve recar piacere, commovendo le passioni, deve anche, per ottenere che il piacere sia perfetto e saldo, commovere quelle passioni che giova tener vive, non le altre che sono ne-
miche della saggezza»
È
Gl'inglesi:
g. Hogarth.
^
difficile
l .
mettere insieme un più leggiadro mazzolino
contraddizioni. Tuttavia col Batteux gareggiano, e lo
sorpassano,
i
filosofi,
cioè
i
discorritori inglesi di Estetica
o meglio de omnibus rebus, tra le quali per caso si trovano talvolta anche le cose estetiche. Al pittore Hogarth, acca-
dendogli di leggere nel Lomazzo certe parole attribuite a
Michelangelo sulla bellezza delle figure, passò pel capo che
le
i
arti
Le beaux
figurative siano rette
arts reduits
in ispecie, parte 1,
e. 3;
da un principio
à un nv'me principe, Parigi, 1746; p. II, ce.
4 e 5;
p. Ili, e. 3.
si
affatto
vedano,
ALTRE DOTTRINE DELLO STESSO PERIODO
VII.
proprio, che
può determinare
si
in
287
una linea particolare
1 .
Fisso in questa idea, disegnò (1745) nel frontespizio della
una linea serpeg-
raccolta delle sue incisioni la figura di
giante sopra una tavolozza con
Linea della Bel-
la scritta:
destando, con quel geroglifico, la curiosità univer-
lezza,
poco dopo da
sale, soddisfatta
della Bellezza (1753)
dicare
.
non dalla forma,
l'imitazione, e e che risulta
«
semplicità,
dalla
e
dall'intrico
nella
quantità;
dalla
quando
ciò richieda
l'Hogarth porge
rispondenza
o
la
il
le
produzione della bellezza,
scambievolmente e limitandosi l'una
correggendosi
tratto,
eh' è l'essenziale in arte,
dalla simmetria, dalla varietà, dall'unifor-
quali cose operano tutte
l'altra,
Analisi
lui stesso col libro:
Nel quale combatte Terrore di giu-
opere pittoriche dal soggetto o dalla virtù del-
le
mità,
2
bisogno»
3 .
notizia che vi è
l'accordo con
con
Ma, tutt'a un anche la cor-
cosa ritratta, e che
la
«la regolarità, l'uniformità e la simmetria piacciono sola-
mente in quanto servono a dare l'idea della corrispondenza» 4 E, più oltre, il lettore apprende che «tra l'am.
pia varietà delle linee ondeggianti che possono concepirsi,
non ve n'è se non una, di
la
quale meriti veramente
linea della bellezza,
giante, che
si
chiama
la
e
una
cerca sempre di essere impiegata
retta
«
guidato a una specie
non è
bella, e
il
nome
sola linea precisa serpeg-
linea della grazia
che è bello T intrico delle linee, perché
a essere
il
>,
di
porco, l'orso,
>
E
5 .
e l'occhio
caccia il
ancora,
mente attiva
« la
>
6 .
ragno e
si
La
diletta
linea
la botta
sono brutti, appunto perché privi di linea serpeggiante
col
veda sopra, pp.
~.
1
Si
2
Analysis of Beauty, Londra, 1753 (L'analisi della Bellezza scritta
120-21.
disegno di fissar l'Idee vaghe del Gusto, trad. 3
Op.
cit., p. 47.
*
Op.
cit., p. 57.
s
Op.
cit., p.
93.
e
Op.
cit.,
7
Analisi della bellezza, p. 91.
ital.,
pp. 61, 65.
Livorno, 1761).
STORIA
288 Gli antichi
hanno mostrato gran giudizio nel maneggio
nell'aggruppamento delle
linee,
linea della grazia solo
gli
altri
principi
di
e del
il
carattere
.
tra
il
principio dell'imitazione
Edmondo
immaginari,
eterogenei o
Burke, nelle Ricerche sull'origine blime
dove
d
Con analoga titubanza e
e
discostandosi dalla precisa
in alcune parti,
o l'azione ciò richiedeva» e. Burke.
«
delle nostre idee del
Bello (1756), osserva che
Su-
naturali proprietà
« le
un oggetto recano piacere o pena all'immaginazione;
ma,
prova piacere ancora nell'imita-
oltre a ciò, questa
zione,
nale
nella
».
tutto
Da
il
somiglianza dell'oggetto imitato con tali
«due cagioni
sole», secondo
piacere dell'immaginazione
2 .
E,
l'origi-
lui,
deriva
senza indugiare
né punto né poco sulla seconda, tratta a lungo delle quanaturali che deve possedere l'oggetto bello sensibile:
lità
«Prima,
la picciolezza
comparativa; seconda, la liscezza;
terza, la varietà nella direzione delle parti; quarta,
esser quelle parti
disposte in angolo,
ma
in certo
il
non
modo
fuse l'una nell'altra; quinta, la struttura delicata senza la
menoma apparenza
non però ha da essere
di forza; sesta, colori vividi,
fortissimi e abbacinanti;
settima, che, se vi
alcun colore abbagliante, esso sia variato con altri». Queste le proprietà della bellezza,
natura e sono meno soggette dei gusti diversi
che operano in forza della
al capriccio e alla
confusione
3 .
Hogarth e del. Burke si suol dirli classici; e tali sono davvero, ma (oseremmo dire) nel genere inconA un grado alquanto superiore appartengono cludente. I libri dell'
—
e. Home,
i
Principi di critica (1761) di Enrico
i
Op.
Home
(lord Kaimes),
cit., p. 176.
Inquiry into the origin of our Ideas of the Sublime and the Beautiful, 1756 (trad. ital., Milano, 1804): cfr. discorso preliminare sul gusto. 2
3
Op.
cit.,
parte III, sez.
18.
VII.
in cui
si
ALTRE DOTTRINE DELLO STESSO PERIODO
ricercano
i
«
veri principi delle belle arti
una «scienza
l'intento di trasformare la critica in
nalo,
«la via ascensiva dei
e si sceglie all'uopo
L'Home
degli esperimenti».
ferma
si
sui
il
mezzo le
fatti
e
si
chiamano sempliche
essi,
impressioni meramente sensibili e
quelle intellettuali o morali, e
entrambe
razio-
sentimenti che
cemente sentimenti (emotions, non passions). Da tengono
con
>
dell'udito, e che, in
provengono dagli oggetti della vista e quanto sono scompagnati da desideri, tra le
289
connettono perciò con
si
categorie, derivano
della bellezza,
piaceri
i
relazione e in bellezza intrinseca l bellezza l'Home non sa dare altra spiegaquest'ultima Di zione se non che la regolarità, la semplicità, l'uniformità, divisa in bellezza di
.
la proporzione, l'ordine e
state « disposte a quel
accrescere la nostra
dall'Autore della natura, per quale,
la
felicità,
come appare da
sue cure». Pensiero che
non è estranea quando si rifletta che « per questi particolari non è accidentale, chiari segni,
alle
riceve conferma
il
nostro gusto
ma
uniforme e
universale, essendo parte della nostra natura».
gna omettere che
sono
piacevoli
qualità
altre
le
modo
Né
biso-
la regolarità, l'uniformità, l'ordine e la
«
semplicità contribuiscono ad agevolare la percezione, ren-
dendoci possibile formare immagini degli oggetti più di-
che non
stinte
tresì
si
forti e attivi;
ma
sta colleganza
si
maggiore attenzione, dove
i
rinvengono
quali
i
della
»
.
meglio proporzionati sono
vi sono altri
non ha luogo», onde
nostra
felicità
di
il
più
meglio è «fermarsi
sopra,
dell'accresci-
voluta dall'Autore della na-
Elements ofcriticism, 1761 (ed. di Basilea, 1795),
B. Crocb, Estetica.
i
esempì numerosi in cui que-
causa finale menzionata
mento
»
la
Le proporzioni sono alcongiunte spesso con un fine utile, « come si vede
negli animali, tra
alla
possa con
non
quelle qualità
I,
introd., e ce. 1-3.
19
290
STORIA
tura
» xl .
Nel Saggio sul gusto (1758) e in quello sul Genio
Alessandro Gerard, compaiono a volta a volta, e
(1774), di
secondo
varie forme d'arte,
le
i
principi dell'associazione,
piacere diretto, dell'espressione, e, perfino, del senso
del
morale: genere di spiegazioni che Saggio sul gusto, In lavori
Eclettismo e sensualismo. E. Platner.
si
passa, da
dell'
come
trova anche nell'altro
si
Alison (1792).
mancanti
questi,
una pagina
all'altra, dal
di
metodo
moralismo, dall'imitazione della natura
al
e finalismo trascendente, senza che
smo
del tedesco Ernesto
scorgere
le ricerche dell'
nei
franco edoni-
il
quale, intendendo a
Platner,
il
Hogarth
sulle linee,
se
estetici
fatti
un'eco del piacere sessuale.
—
misticismo
cotanto dispa-
tesi
Quasi quasi, riesce più interessante
modo
suo
al
loro autori abbiano
i
alcuna coscienza dell'incongruenza di rate.
scientifico,
sensualismo fisiologico
non sapeva non un prolungamento e Dov' è un bello (egli diceva)
che non derivi dalla figura femminile, centro d'ogni bellezza? Bella è la linea ondulante, perché
corpo della donna;
belli
priamente femminei;
si
ritrova nel
quei movimenti che sono più pro-
belli
i
toni della musica, allorché si
fondono l'uno nell'altro; bella una poesia, in cui un pencon
siero si abbraccia Il
sensismo
l'altro
alla Condillac si
con leggerezza e mostrò
affatto
facilità
2 .
impotente a
— in-
tendere la produttività estetica; né vi riusci meglio l'as-
sociazionismo, promosso specialmente Frane.
Hem-
sterhuis.
dall'opera di Da-
Hume.
vid
L'olandese Hemsterhuis (1769) considerava la bellezza
come nascente
dall'incontro della sensibilità che dà
teplice, col senso interno,
sarebbe
«
ciò che
che tende all'unità; onde
porge nel minor tempo
»
Op.
2
Neue Anthropologie, Lipsia,
cit.,
I,
e. 3,
il
il
il
molbello
più gran nu-
pp. 201-2. 1790, § 814, e le lezioni di Estetica,
pubblicate postume nel 1836: v. Zimmekmann, op.
cit., p.
204.
VII.
ALTRE DOTTRINE DELLO STESSO PERIODO
mero d'idee». L'uomo, cui
291
è negato raggiungere l'unità
ultima, trova nel bello un'unità approssimativa, cagione a
un godimento che ha qualche analogia con
lui di
la gioia
dell'amore. Questa teoria dell' Hemsterhuis, dove a tratti mistici e sensualistici zione,
divenne poi
s'accompagna qualche giusta
sentimentalismo
il
quale nella forma del bello
presente in
si fa
intui-
del Jacobi, pel
modo
sensibile
all'anima la totalità del Vero e del Bene e lo stesso Sovrasensibile
*.
platonismo
Il
o,
meglio,
il
neoplatonismo fu rinnovato Neopiatoni-
dal creatore della storia delle arti figurative, dal Winckel°
mann
(1764).
La contemplazione
delle opere della plastica
antica, con quell'impressione di elevatezza più che
producono tanto più
e di divina indifferenza, ch'esse
sm0
!^
i8t ' ci
,"
smo:Winckelmaini,
umana irresi-
stibilmente in quanto non è sempre facile riviverne la vita
intima e originaria e intenderne dussero
una
il
Winckelmann,
e altri
il
significato genuino, con-
con
lui, alla
concezione di
Bellezza, la quale, scendendo dal settimo cielo del-
l'Idea divina, s'incarnerebbe in opere di quella sorta.
baumgartiano Mendelssohn aveva negato a Dio e
neoplatonico
il
Winckelmann
gliela ridava e
Il
la bellezza,
riponeva in
grembo. «I sapienti, che hanno meditato sulle cagioni del Bello La Bellezza, e universale, ricercandolo tra le cose create e tentando di
giungere fino alla contemplazione del
Sommo
Bello, l'hanno
riposto nella perfetta concordanza della creatura coi suoi
scopi e delle parti tra loro e col tutto.
quanto dire il
la perfezione, di cui
Ma
poiché ciò vale
l'umanità non è capace,
nostro concetto della bellezza universale resta indeter-
minato
e si
le quali,
i
forma
Zimmermann, op.
p. 113.
in noi
mediante conoscenze particolari,
quando sono esattamente raccolte
cit.
,
e connesse, ci
pp. 302-9; v. Stein, Enstehung d. n. ^Ssth.,
a
™ an(
nza
;* l di signinca-
zione.
STORIA
292
danno
massima idea
la
della bellezza
più innalziamo quanto più
umana, che noi tanto
eleviamo sulla materia.
ci
Ma
poiché, inoltre, questa perfezione è data dal Creatore a tutte
grado a esse conveniente, e ogni concetto
le creature nel
riposa sopra una causa che deve esser cercata in qualcosa d'altro fuori di esso concetto, la causa della Bellezza, es-
sendo questa in tutte fuori di lei.
le
cose create, non può essere cercata
Appunto per
ciò, e
per esser
le
nostre cono-
scenze concetti comparativi e non potersi la Bellezza para-
gonare con niente
di più alto, nasce la difficoltà .di
una
di-
Da questa e altrettali che « la somma belbellezza umana diventa
stinta e universale cognizione di essa
»
l.
difficoltà si esce soltanto col riconoscere
lezza è in Dio
»
:
« il
concetto della
tanto più perfetto quanto può esser pensato più conforme e
concordante con l'Essere supremo,
il
quale
distingue
si
dalla materia per la sua unità e indivisibilità. Questo concetto della Bellezza è
come uno
spirito, sprigionato
dalla
materia per mezzo del fuoco, che cerca di produrre una creatura a immagine della prima creatura ragionevole, di-
segnata dall'intelletto divino. Le forme di una tale immagine sono semplici e ininterrotte,
e,
in questa unità, varie e
appunto perciò armoniche» 2 Ai quali caratteri .
della
l'altro
«
insignificanza
»
aggiunge
(Unbeizeichnung),
canza di una significazione qualsiasi
somma
si
»
,
«
man-
perché non può
la
bellezza essere descritta con punti o linee, diversi
da quelli che soli costituiscono la bellezza; la sua forma « non è propria né di questa né di quella determinata persona, né esprime alcuno stato di sentimento o sensazione di passione, cose che interrompono l'unità e dimi-
nuiscono od oscurano
i
bellezza».
«Secondo
la
nostra
Geschichte der Kunst des Altertums, 1764 (in Werke, Stuttgart, 1847,
voi. 1), 2
la
1.
Op.
IV, cit.,
e.
II, § 51, p. 131.
§ 22, pp. 131-2.
VII.
ALTRE DOTTRINE DELLO STESSO PERIODO
293
Winckelmann) la Bellezza dev'essere coinè l'acqua perfetta attinta dal seno della fonte, che quanto minor sapore ha, tanto è stimata più sana, perché è depurata da tutti gl'ingredienti idea (conclude
estranei
A
»
il
*.
percepire la pura bellezza
ciale,
che di certo non è
letto,
come
come afferma da tutte
le
dice
talvolta
altra volta,
il
richiede
si
una
facoltà spe-
senso, e sarà piuttosto l'intel-
il
Winckelmann, o
un
e fine
addirittura,
senso interno», libero
intenzioni e passioni dell'istinto, dell'amicizia,
del piacere.
posta la bellezza
E,,
come qualcosa
di ultra-
non è maraviglia che il Winckelmann si adoperi, se non a escluderne del tutto, almeno a degradare •in essa il troppo sensibile colore, facendone un elemento sensibile,
non
costitutivo
ma
i
.
La vera
bel-
forma: con che egli vuole intendere le come se linee e contorni non si perce-
lezza ò data dalla linee e
2
secondario e aggiuntivo
contorni,
pissero coi sensi, o potessero apparire all'occhio senza colore alcuno.
Destino dell'errore, quando non voglia eremiticamente ritirarsi
un breve aforisma,
in
'
men
vivere alla
E
l'opera del
un
peggio tra
fine teorico, si
lezza suprema. e
e
fatti
Winckelmann, sebbene aggirava tra
quali bisognava pure
parziale
i
doversi contradire per
è
fatti
i
si
problemi concreti, proponesse anche
concreti e storici, ai
accomodare l'esposta idea
L'ammissione del disegno a
della bel-
linee, e quella
sono già due compro-
secondaria del colore,
messi; e un terzo ne viene poi concluso col principio del-
l'Espressione, stato
e
Poiché nella natura umana non vi è
intermedio tra dolore e piacere
»,
e
un essere
vente, intatto da questi sentimenti, è inconcepibile,
sogna porre
l
la figura
umana
Gesckichte, % 23, p. 132.
vi-
«bi-
nello stato di azione e pas-
2
Op.
cit.,
§ 19, pp. 130-1.
contradizioni
eom
e
r
l
? ?! !
e 8"
ii nei «inckeimann. .
si
294
STORIA
sione, eh' è ciò che il
chiama
si
Winckelraann, dopo avere trattato della Bellezza, passa
Un somma
all'Espressione
diava tra la bellezze
le
1
quarto compromesso, infine, egli stu-
.
somma
completa della
indivisibile costante, e
sebbene
perché
giudicandolo
virile
il
una
bellezza,
individuali,
corpo femminile
bellezza,
mirano corpi belli
animali 2 Amico era
il
donne,
di
anteponesse
al
incarnazione
più
non poteva tuttavia
ser-
rare gli occhi al fatto evidente che
a. r. Mengs.
onde
in arte l'espressione»;
conoscono e
si
si
am-
finanche, corpi belli di
e,
.
e,
può
si
dire, collaboratore del
pittore Raffaello
Winckelmann
Mengs, non meno dell'archeologo
suo compatriota animato dal bisogno vivissimo d'intendere
che cosa fosse quel Bello, che
il
primo studiava da
e lui da artista produceva. Considerando (scrive
il
critico
Mengs)
che delle due parti principali da cui dipende la professione del pittore, cioè l'imitazione delle apparenze scelta delle cose più belle,
e per converso la
moderni e senza
seconda
le
«
appena
statue greche
è
stata
«lessi, domanmi potesse dar
nelle arti del disegno»; considerando ciò,
o
si
in questa materia,
ma
non
toccata dai
non ne avremmo idea
dai e mirai tutto quello che credevo che
lume
perché
restai soddisfatto;
parlava delle cose belle o di qualità che sono
buti della bellezza, o dire, l'oscuro
me
pretendeva spiegare, come
con l'oscurissimo, o pure
bello col piacevole
care da
si
di
;
modo che
volli
cosa fosse questa bellezza
chi scritti sull'argomento
e la
è scritto molto sulla prima,
si
si
si
attri-
suol
confondeva
il
imprendere a cer-
» 3.
Dei suoi parec-
uno fa pubblicato
lui vivente,
a
i
Geschichte,
2
Op.
3
Lettera del 2 gennaio 1778, Opere, Eoma, 1787 (ristampa di Mi-
cit.,
1.
1.
IV,
V,
e.
e. II,
§ 24.
II e VI.
lano, 1836), II, pp. 315-6.
ALTRE DOTTRINE DELLO STESSO PERIODO
VII.
Winckelmann
esortazione e cura del
stumi (1780), e
tutti
295
(1761), molti altri po-
vennero più volte ristampati e tradotti
Varco da molto tempo un gran mare (dice nei Sogni sulla bellezza), cercando la conoscenza del bello, e mi trovo sempre lontano da ogni sponda, e dubbioso dove
in varie lingue. «
mio corso. Guardo intorno a me, e mi dell'immensa materia» '. In verità, non sembra che il Mengs giungesse mai a una formola che lo soddisfacesse, sebbene, guardando in com-
debba indirizzare si
confonde
affermare che egli concordi
lecito
plesso,
sia
con
dottrine
le
il
la vista nell'infinito
del
Winckelmann.
«
La
secondo
nella perfezione della materia
all'
incirca
bellezza consiste
nostre idee; e
le
poiché Iddio sólo è perfetto, la bellezza è cosa divina».
Essa è
come
il
visibile idea della perfezione
« la
punto
provengono dalla destinazione che
stre
luto fare delle cose; Il
Mengs pone,
donde
al solito,
il
trovi macchiata,
come l'uomo
donna, e
la
Creatore ha vo
molteplicità delle bellezze.
la
ciullo che « sarebbe brutto, se
tara,
il
tipo delle cose nelle specie na-
che debba essere uniforme e di un si
e sta a questa
,
esempio «una pietra, di cui
turali; e reca in
«qualora
»
punto matematico. Le idee no-
visibile al
è brutto
si
sol
chiama brutta
comparisse
quando
si
ha l'idea
colore», la quale, »;
uomo
un
fan-
d'età
mauna
o
è formato simile a
Ma
ina-
pietre
una
donna quando rassomiglia all'uomo».
«Come
spettatamente soggiunge:
fra
tutte
le
ed è il diamante, fra i metalli solamente l'oro, e fra tutte le creature animate di quaggiù il solo uomo, cosi vi è poi la distinzione in ciascuna specie, e del perfetto vi è assai poco» 2 Nei Sogni sulla bellezza,
sola specie è perfetta
.
considera la bellezza come
»
2
Opere,
«
una disposizione media,
la
quale
I, p. 206.
Riflessioni sulla bellezza e sul gusto della pittura, 1761, in Opere, I,
pp. 95, 100, 102-3.
STORIA
296
racchiude in sé parte di perfezione e parte di piacevolezza
»
ed è veramente una terza cosa, diversa dalla perfezione e
nome
dal piacevole e degna di
fonti dell'arte della pittura
ficante o espressivo,
il
delle quali
colorito;
Mengs
si
Da
2 .
ancora
i
terza nel Correggio
la
tutta
forme,
le
prima negli
la
le
quarta
la
»
il
natura, e bella è la virtù; belle
la
la
apparenze, e belli
le
ragione, e la prima causa è
3 .
Un'eco alquanto attenuata, cioè
g.e. Lessing.
e
Sento la forza
«
:
il
antichi, la
narrarti, o lettore, quel ch'io
proporzioni; belle
moti; più bella è
maggiore del tutto
declamare
le
carattere signi-
il
questo empirismo da bottega d'artista
mi trasporta a
sento. Bella è
sono
pone
risolleva soltanto per
del bello che
Quattro sono
*.
piacevole unito con l'armonia, e
egli
seconda in Raffaello, in Tiziano
speciale
la bellezza,
:
meno me-
di risonanza
Winckelmann sono
tafisica, delle idee del
quelle del Les-
sing (1766), gran rinnovatore della letteratura e dello spirito sociale nella è,
secondo
Germania
Lessing,
il
dei suoi tempi.
«cosa superflua», sembra giusto che quale cerca
il
il
diletto
legislatore
il
vero, necessario
è
non
meno all'anima. La
non può fare
lasci all'arte quella libertà, di cui la scienza, la
fine dell'arte
Il
diletto », e poiché
« il
di
pittura era pei greci, e dev'essere secondo la sua essenza,
«l'imitazione dei bei corpi». «Il suo cultore (ellenico) non
rappresentava altro che d'ordine inferiore, era esercizio,
stessa
il
il
il
bello:
anche
bello
il
suo soggetto accidentale,
doveva
piacere arido,
nell'opera
allettare
il
i
sua:
suoi spettatori
si
egli
era troppo
quale nasce dalla somiglianza ottenuta e
caro nell'arte sua, niente
I,
suo
contentassero del
dall'esame della valentia dell'artefice: niente
Opere,
il
suo svago. La perfezione del soggetto per sé
grande da volere che
i
comune,
p. 197.
2
gli
gli
pareva più nobile che
T v i, p. 161.
3
l vi
;
p
.
206.
era più il
fine di
ALTRE DOTTRINE DELLO STESSO PERIODO
VII.
essa»
297
Dalla pittura è da escludere tutto ciò eh' è sgra-
1 .
devole o deforme: «la pittura, come imitazione, può espri-
mere
A
la deformità: la pittura,
quel
titolo le
appartengono
questo, solamente gli
oggetti
come tutti
arte bella,
non vuole.
oggetti visibili: a
gli
che destano grate
visibili
sensazioni ». Se, invece, la deformità può essere poeta,
dal «
accade perché nella
ciò
il
meno
acquista un'apparenza
rei, e nell'effetto
poeta,
«
il
poetica
spiacevole di difetti corpo-
suo cessa, per dir cosi, di esser tale
non potendo usarla per
un mezzo per produrre dicolo,
ritratta
descrizione
terribile), e
sé
stessa,
in noi certi sentimenti misti
farci
rimanere in
canza di sentimenti puramente gradevoli
essi, » 2.
»;
come
l'usa
(il
ri-
manDram-
nella
Nella
maturgia (1767), il Les3ing sta sul terreno della Poetica aristotelica; ed è noto che non solo credeva in generale alle regole,
quanto
i
ma
reputava quelle di Aristotele indubitabili da
teoremi di Euclide. La sua polemica contro
tori e critici francesi è
glianza, che non
condotta in
nome
appare negli individui, e
la
media
ammettendo per
dubitabile che scopo di ogni poesia sia .
ispirare
L'esempio del Winckelmann
durre nella dottrina dell'arte figurativa
bellezza ideale:
i Alla fallace profondità del Winckelmann e del Mengs forma equilibrio il buon senso di questo oscuro Spalletti, rapprequale
il
.
sentante della tesi aristotelica contro
smo
risorto neoplatoni-
Parecchi anni dovettero scorrere, perché simile protesta
Bellezza e ca-
er tie0{ «,*! Hirt, Meyer,
si
Goethe.
lo storico dell'arte
«
il
estetico.
elevasse anche in Germania: fino, cioè, al 1797, quando ^ '
antichi
che
Luigi Hirt, fondandosi sui monumenti
rappresentano tutte
le
cose,
anche
brutte e volgari, negò che la bellezza ideale sia
il
le
più
principio
le sia subordinata e debba non turbarla, e le sostituì come principio il caratteristico, estensibile cosi agli dèi e agli eroi come agli animali. Il carattere è «quell'individualità per cui forma, movimento, cenni, fisonomia ed espressione, coori locali, luce e ombra e chiaroscuro si distinguono, e
dell'arte e che l'espressione
attenuarsi per
i
Saggio, spec. §§
3, 12,
15, 17, 19, 34.
VII.
cioè nel
ALTRE DOTTRINE DELLO STESSO PERIODO
modo che
richiede l'oggetto dato
rico dell'arto, Enrico
ckelmann finito
Meyer,
il
quale,
>
l .
301
L'altro sto-
movendo
dal
Winaveva
e continuando per la via delle transazioni,
con l'ammettere perfino accanto all'ideale dell'uomo
un
e a quelli dei vari animali
ideale degli
alberi e del
paesaggio, cercò, nel rispondere allo Hirt, un mezzo termine.
E Volfango
Goethe, dimentico del periodo giovanile in cui
aveva osato specie dopo
sciogliere il
cercava anche
un inno
all'architettura gotica, ora,
viaggio in Italia, tutto Grecia e tutto lui (1798)
il
mezzo termine
Roma,
tra Bellezza
ed
Espressione, fermandosi nel pensiero di certi contenuti caratteristici, le
H
che porgerebbero
caratteristico sarebbe
bello,
il
forme di bellezza,
il
semplice punto di partenza;
risultato stesso dell'elaborazione artistica:
movere dal caratteristico al
all'artista
quali egli svilupperebbe e ridurrebbe a bellezza compiuta
bello
*
2
il
deve
diceva) per riuscire
2 .
Ueber das KunstschOne, nella rivista Die Horen, 1797:
Vorles. U. JEsth., I, p. 21, e
voi.
(egli
si
.
Zimmermann, Gesch.
Goethe, Der Sammler und die Seinigen
XXX).
(in
cfr.
Hegel.
d. JEsth., pp. 356-7.
Werke, ed. Goedeke,
Vili
Emanuele Kant
Em. Kant.
JL utti questi scrittori,
o l'Hogart, filosofi
e tali
;
fecero
il
Leasing o
il
Winckelmann il
non furono neppure
professione
di
o
il
Mengs, l'Home
Goethe, non furono, a dir vero, quelli che,
o
filosofia,
che
di
come certo
il
Meier,
v'erano
lo Herder e lo Hamann. Per trovare una seconda tempra altamente specudopo Giambattista Vico, bisogna giungere a Ema-
meglio disposti, quali nel pensiero europeo lativa
nuele Kant; innanzi
quale
al
porta ora l'ordine dell'espo-
ci
sizione.
n
Kant e
Vico.
Che
il
Kant
il
ripigli
teso, nel significato di
una
quello di
Ma
il
problema del Vico (non
una
già, benin-
diretta filiazione storica,
filiazione ideale), è stato già notato
esaminare quali avanzamenti
egli
da
ma altri
in 4 .
compi, e in quali
punti rimase indietro rispetto al suo predecessore, è cosa
che esce fuori dal nostro compito presente. Noi dobbiamo restringerci .a considerare
il
pensiero di lui nel solo
campo
speciale dell' Estetica.
Preannunziando brevemente diciamo subito che se
il
le
conclusioni di tale esame,
Kant ebbe somma importanza
nello
svolgimento del pensiero germanico; se l'opera in cui scrutò
1
e,
Tra
i
primissimi, dal Jacobi
presso di noi, dallo Spaventa.
(
Von den
gOttlichen
Dingen, 1811),
Vili.
efficacia;
se
hanno
quelle che
fatti estetici è tra
i
EMANUELE KANT
303
maggiore
esercitato
nelle storie dell'Estetica, condotte dal
punto
di vista germanico e mutilate di quasi tutto lo svolgimento del pensiero europeo dal
campeggiare come
Cinque
al Settecento,
Kant può
il
colui che scopri o risolse o portò presso
— in
una
sto-
ria larga, spregiudicata e completa, in cui si consideri
non
alla soluzione
il
problema
la fortuna dei libri e
di quella scienza;
l'importanza storica delle nazioni,
l'intrinseco valore delle idee,
il
giudizio che
si
ma
deve dare
di lui è alquanto diverso. Simile al Vico per la serietà e la
tenacia con cui meditò sui
fatti estetici, e
del Vico più
fortunato in quanto dispose di un abbondante e vario materiale di discussioni e tentativi precedenti,
simile da lui
Kant
il
fu dis-
e meno fortunato, perché non solo non rag-
giunse una dottrina sostanzialmente vera,
neppure a dare
ai suoi pensieri
ma non
riusci
il
necessario sistema e la
il
Kant
necessaria unità. E, infatti:
quale idea ebbe
dell'arte? Strana
identità
potrà sonare la nostra risposta a chi ricordi l'esplicita e ^n^rte^ei insistente polemica di lui contro la scuola volfiana e contro il
concetto della bellezza
come
di
una perfezione confusa-
mente percepita; ma conviene pur dire che l'idea, che il Kant ebbe dell'arte, fu, in fondo, la medesima di quella del Baumgarten e della scuola volfiana. La mente di lui s'era educata a quella scuola; del Baumgarten egli fece sempre gran conto, e nella Critica della ragion pura lo chiama ancora « l'eccellente analizzatore » '; del testo del Baumgarten si serviva per le sue lezioni universitarie di Metafisica, come di quello del Meier per le lezioni di Logica (Vernunftlehre). Logica ed Estetica (o teoria dell'arte)
sembrarono perciò anche le
al
Kant
discipline congiunte. Cosi
designava nel Piano di lezioni del 1765, proponendosi,
i
Kritik d. rein.
Vernunft (ed. Kirchmann),
I,
1,
§
1,
n.
Kant enei Ba-
um ^arten
-
304
STORIA svolgere la critica della ragione,
nello
di
«
gettare
uno
sguardo su quella del gusto, cioè sull'Estetica, dacché regole dell'una giovano all'altra e tutte Le «lezioni» cenda del Kant.
»
.
le
rischiarano a vi-
Nelle lezioni universitarie distingueva tra verità
estetica e verità logica, al fino
si
modo
del Meier;
e citava
l'esempio del bel volto roseo di fanciulla,
per-
quale,
il
veduto distintamente, ossia col microscopio, cessa d'essere
bello
quando
E
4 .
esteticamente
è morto,
morale.
sole si tuffa nel mare,
e oggettivamente.
E
benché
che
(diceva)
non può rinascere, benché
sto alla verità logica e il
vero
l'uomo,
ciò sia
oppo-
esteticamente vero che
ciò sia falso logicamente
In qual grado la verità logica sia da
congiungere con quella
estetica,
non
potuto ancora
è
si
determinare da nessun dotto, e neppure dai maggiori estetici.
concetti logici,
I
debbono abbandona sol-
per diventare accessibili,
forme estetiche
rivestirsi di
:
veste che
si
tanto nelle scienze razionali, le quali cercano la profondità.
La
certezza estetica è soggettiva; basta per essa l'autorità,
ossia
il
richiamarsi all'opinione degli uomini grandi.
La
perfezione estetica, a causa della nostra debolezza, essendo
noi assai attaccati al sensibile, serve spesso d'aiuto a ren-
dere distinti
immagini: gica,
i
pensieri.
Concorrono a ciò
la perfezione estetica
è
esempì e
gli
veicolo
quella
di
le lo-
gusto è l'analogo dell'intelletto. Vi sono verità
il
logiche, che
non sono verità
estetiche; e, d'altra parte, bi-
sogna escludere dall'astratta
filosofia
esclamazioni e altre
commozioni
proprie
dell'altra
sentimenti,
di
verità.
La
poesia è gioco armonico di pensieri e di sensazioni. Poesia
ed eloquenza pensieri
si
si
distinguono in
accomodano
alle
ciò, che, nella
Si
veda sopra,
p. 270.
i
sensazioni, laddove nella se-
conda accade proprio l'inverso. Talvolta
1
prima,
il
Kant, in quelle
EMANUELE KANT
Vili.
lezioni,
perché
nava
notava che le
sotto
(forse
l'efficacia dello
all'eloquenza,
Herder)
popoli orien-
ai
cui opere poetiche, ricche d'im-
concetti, le
di
mancano per
maginazione, Poesie
anteriore
è
sensazioni esistono prima dei pensieri; e accen-
privi
tali,
poesia
la
305
altro
di
unità
e
ma
senza dubbio possibili, come quelle d'amore; poesia sdegna sensazioni
questi lavori,
quali
i
si
gusto.
come ha
fatto,
per
es.,
la il
la
vera
aggirano intorno a
ognuno sa procacciarsi da
che
Essa deve rendere sensibili tuale;
di
formate dal semplice gioco della sensibilità sono
sé
medesimo.
virtù e la verità intellet-
Pope nel Saggio sull'uomo, mercé la ragione.
in cui ha tentato di vivificare la poesia
Altra volta,
il
Kant dice addirittura che
gica è base di tutto
il
resto,
la
perfezione
lo-
essendo quella estetica sem-
adornamento della logica: di quest'ultima si può tra per condiscendenza e per ottenere
plice
lasciare qualche parte
popolarità,
ma non mai
è lecito svisarla e falsificarla
Questo è baumgartianismo schietto. Senonché trebbe dire che rato
dello
K po-
si
rappresentino uno stadio supe-
le lezioni
svolgimento mentale del Kant e contengano
la
non quella esoterica e originale, rappresentata invece dalla Critica del giudizio (1790). Per non entrare in tale disputa, lasciamo dunque da parte codottrina essoterica di lui,
deste lezioni (che
pur gettano talvolta non poca luce sul
significato di alcune parole e forinole kantiane), e lasciamo
anche d'indagare quali pagine
e parti della Critica del giu-
Baumgarten
e dal Meier: chi abbia letto
dizio derivino dal i
libri di questi volfiani, e passi poi
dizio,
Ma
alla
Critica del giu-
ha spesso l'impressione di non aver mutato ambiente.
per l'appunto nella Critica del giudizio, esaminata spre-
1
Brani
di lezioni del
Lehre vom Genie, passim,
Kant
ma
dal 1764 in poi, in O. Schlapp, Kants
specialmente pp.
17, 58, 59, 79, 93, 96,
131-4, 136-7, '232, 225, 231-2, ecc.
B. Croce, Estetica.
20
STORIA
306 giudicatamente,
si
trova la conferma più chiara,
Kant concepì sempre l'arte rivestimento sensibile
al
modo
e
immaginoso
del
che
il
Baumgarten, come di
un con-
cetto intellettuale. L'arte nella «Critica del giudizio »
non è bellezza pura, prescindente dal concetto, ma è bellezza aderente, che suppone
L'arte, pel Kant, affatto
un concetto ed è fissata intorno a esso È l'opera del genio, della facoltà che rappresenta le idee estetiche. L'idea estetica è «una rappresentazione dell'immaginazione che si accompagna a un dato concetto, rappresen1
.
tazione la quale è congiunta con tal verità di rappresentazioni particolari
da non potersi trovare per essa alcuna
espressione che contrassegni un determinato concetto, e
che quindi fabile,
il
cui
aggiunge a un dato concetto molto d'inefsentimento ravviva la potenza conoscitiva e
unisce alla lingua, eh' è la pura lettera, lo spirito».
genio ha dunque per elementi
costitutivi
l'
Il
immaginazione
e l'intelletto, e consiste «nella felice disposizione, che nes-
suna scienza può insegnare dere, di trovare idee per
e
nessuna diligenza appren-
un dato
concetto,
e,
d'altra parte,
commozione soggettiva cosi effettuata, come accompagnamento di un concetto, possa venire comunicata ad altri». All'idea estetica nessun concetto è adeguato, come al concetto nessuna rappresentazione dell'immaginazione può essere mai adeguata. Degli attridi cogliere l'espressione per cui la
buti
estetici
negli
artigli,
« essi
sono e
il
esempi l'aquila di Giove col fulmine pavone della superba regina dei cieli:
non rappresentano, come
gli
attributi
logici,
ciò
che è nei nostri concetti della sublimità e della maestà della
creazione,
ma
qualche altra cosa, che dà occasione
all'immaginazione di spargersi sopra una moltitudine di rappresentazioni
1
Kritìk d.
affini,
che fanno pensare più che non
Urtheilslcraft (ed.
Kirchmann), §
16.
si
EMANUELE KANT
Vili.
307
possa esprimere in un concetto determinato per mezzo di
danno un'idea
parole, e
estetica, la quale
serve a quella
idea razionale in luogo di rappresentazione logica, propria-
mente, per altro,
allo
l'aprire a questo la
rappresentazioni oestheticus
scopo di ravvivare
affini ».
esprimere
di
sentimento con
il
veduta sopra un campo sterminato di Vi è un modus logicus e un modus propri pensieri:
i
il
primo con-
seguire determinati principi; l'altro, nel solo sen-
siste nel
All'immagina-
timento dell'unità della rappresentazione
1
zione, all'intelletto, allo spirito (Geist)
deve aggiungere
si
.
accomoda l'immaginazione all'intelletto L'arte perciò può rappresentare anche il brutto naturale: la bellezza artistica «non è una cosa bella, ma è una bella rappresentazione di una cosa»; benché questa
il
che
gusto,
"-.
rappresentazione le
del
brutto
abbia
mann),
un
e
turali
si
concetto.
il
Anche
.
ma
giudizio estetico puro,
La natura appare
un'arte sovrumana:
fondamento e condizione
non i
nelle cose na-
:
« la
è
la
«il
giudizio
un
benché
serve di
teleologico
al giudizio estetico». si
quale
necessario
allora opera di un'arte,
«questa è una bella donna», non
dice:
essa
3
ha una bellezza aderente, a giudicare
non basta
se
secondo
limiti
limite assoluto nel disgustoso e nel nauseante,
che uccide la rappresentazione stessa
di
suoi
i
singole arti (reminiscenza del Lessing e del Winckel-
Quando
natura rappresenta bellamente nella forma di scopi nella costruzione del corpo femminile
suoi
si
vuol dire altro
»;
occorre, perciò, di sopra alla semplice forma, mirare a
un
venga pensato per mezzo
di
concetto,
«
affinché l'oggetto
un giudizio sta via si
» 4
Per queforma l'ideale della bellezza nella figura umana. estetico,
logicamente condizionato
i
Kritik d. Urth., § 49.
3
Op.
cit.,
§ 48.
2
Op.
cit., § 50.
*
Op.
cit.,
§ 48.
.
STORIA
308
espressione della vita morale
1
.
Che poi
vi siano produzioni
artistiche senza concetto, parificatali alle
della natura, ai
fiori,
ad alcuni
uccel di paradiso, ecc.), nato,
il
Kant ammette:
i
disegni d'or-
d'incorniciatura, perfino le fantasie musicali
fregi
i
bellezze libere
uccelli (pappagallo, colibrì,
non rappresentano niente, nessun oggetto riducibile a un determinato concetto, e sono da annoverare tra le bellezze libere *. Ma non importava ciò un escluderle senza
testo,
dall'arte vera
e
propria, dall'opera del genio, cui
combinare, secondo La
È
fantasia
nel sistema del Kant.
spetta
Kant, immaginazione e intelletto?
il
codesto un baumgartianismo trasportato in tono più
più concentrato, più travagliato, più suggestivo,
alto, reso
sembra debba proromperne, da un momento all'altro, un'idea ben diversa dell'arte; ma è sempre baumgartianismo: da quei cancelli intellettualistici non si esce. tanto che
E non
era possibile uscirne. Al sistema kantiano, alla sua
filosofia dello spirito,
fantasia.
mancava un concetto profondo
della
dia uno sguardo alla tabella delle facoltà
Si
dello spirito, che precede la Critica del giudizio: vi colloca la facoltà conoscitiva,
il
il
Kant
sentimento di piacere e
dolore e la facoltà appetitiva, alla prima delle quali fa
rispondere l'intelletto, alla seconda
ed
alla terza la ragione
estetico),
non ha luogo per relegata tra
i
;
ma
l'
immaginazione
potenze dello spirito e rimane
lui tra le
fatti di
giudizio (teleologico
il
8
sensazione. Egli
conosce un'imma-
ginazione riproduttiva e un'altra combinatoria,
ma
ignora
la
fanta-
l'immaginazione propriamente produttiva, ossia sia
4 .
genio,
Il
trina, la
si
è visto, era, secondo
Op.
i
Krit
d.
Urth., § 17.
3
Per
la
genesi storica di questa tripartizione,
Schlapp, op. 4
op.
come
Si
cit.,
la
sua dot-
cfr.
notizie in
cooperazione di parecchie facoltà.
cit.,
cit.,
§ 16.
pp. 150-3.
veda anche Anthropol. p. 296.
*
(ed.
Kirchmann), §§
26-31; cfr. Schlapp,
è
EMANUELE KANT
Vili.
Pure,
il
tellettiva sia
Kant ebbe come un badarne che l'attività in- Le formo dei 6 preceduta da qualcosa che non è semplice ìf^t^" ? ^
materiale di sensazioni,
bene non
Dell'esaminare
il
ma
forma
riflettere sull'arte in
balenò alla
gli
ma
senso stretto,
processo della conoscenza; e non ne tratta
del giudizio,
Critica
un'altra forma teoretica, seb- scendenuie.
Quest'altra
intellettiva.
mente, non già nel
nella
309
ma
prima sezione della
nella
Critica della ragion pura, nella
prima parte della Dottrina
Le sensazioni (egli dice) non non quando questo dia loro forma:
trascendentale degli elementi.
entrano nello spirito se
forma che non è ciò che telletto,
pura,
ma il
sensazione aggiunge l'in-
qualcosa di ben più semplice, l'intuizione
complesso dei principi a priori della
Dev'esservi dunque della
alla
dottrina
«
una scienza che
trascendentale
quella che contiene
i
sia la
elementi,
degli
sensibilità.
prima parte distinta
principi del pensiero puro e
chiamata Logica trascendentale
>.
Ora, con qual
da
eh'
nome
Kant battezza codesta scienza, di cui deduce la necessità? Per l'appunto: Estetica trascendentale (die trascendentale JEsthetik). Anzi, in una nota, rivendica questo nome alla nuova scienza della quale prende a trattare, il
censurando l'uso introdotto dai tedeschi di darlo tica del gusto, la quale,
come
egli
alla Cri-
pensava almeno in quel
tempo, non poteva diventare mai scienza. Cosi (conclude) ci
riaccosteremo di più all'uso degli antichi, presso
era molto celebre la distinzione di
ata-drjxà xaì
quali
i
vo^tà
1 .
Senonché, dopo avere con tanta giustezza postulato
la
una scienza della forma delle sensazioni, ossia dell'intuizione pura, della conoscenza puramente intuitiva, il Kant, appunto perché non possedeva idee necessità di
esatte circa la la
natura della facoltà estetica o
dell'arte, eh'
vera intuizione pura, cade qui in un errore intellettua-
1
Kritik d. rein. Vernunft,
I. I,
§ 1 e n.
310
STORIA
riducendo
listico,
pura
la
forma della
o intuizione
sensibilità
due categorie o funzioni dello spazio e del tempo, e facendo che lo spirito esca dal caos sensitivo con l'oralle
dinare
le
sensazioni spazialmente e temporalmente
l .
Ma
spazio e tempo cosi concepiti, anziché categorie originarie,
sono formazioni posteriori e complicate
gnava come materia penetrabilità,
verte .
sensazioni
colore e simili.
il
Ma
le
sensazioni,
.
la
Kant
Il
asse-
durezza, l'im-
lo spirito, in tanto av-
colore o la durezza, in quanto
il
sensazioni;
alle
delle
2
ha già dato forma
considerate
come materia un limite:
bruta, sono fuori dello spirito conoscitivo, sono colore, durezza, impenetrabilità e altrettali, in vertiti,
sono già intuizioni, elaborazioni
estetica nella sua rudimentale
caratterizzatrice
o
manifestazione.
qualifìcatrice,
doveva ottenere perciò nella
eh' è
quanto av-
spirituali, attività
La
fantasia estetica,
l'attività
Critica della ragion
pura
il
posto usurpato dalla trattazione dello spazio e del tempo, la vera Estetica trascendentale, prologo Logica. Cosi il Kant avrebbe inverato il Leibniz e il Baumgarten, e si sarebbe incontrato col Vico. La sua opposizione, tante volte dichiarata, alla scuola vo ^ nana concerne non già il concetto dell'arte, ma quello della Bellezza, che nel suo pensiero era ben distinto dal p r mo Anzitutto, egli non ammetteva la designazione della
e
costituire
alla
Teoria delZ%& \ ^rnt Kant da quei-
.
In tal mode,
un dominio
spiri-
lato si distingue dal piacevole, dall'utile
per
l'altro,
dal vero.
Ma
questo dominio,
come ormai ben sappiamo, non è quello dell'arte, che il Kant aggrega al concetto: è il dominio di una speciale attività sentimentale, che egli chiama giudizio, e, più propriamente, giudizio estetico. Gli altri due momenti lo determinano in qualche modo. « È bello ciò che ha la forma della finalità senza la rappresentazione del fine ». e È bello ciò eh' è oggetto di un piacere universale» 3 Che cosa è mai que.
1
Se ne veda Kritik d.
il
catalogo in Schlapp, op.
Urth., §§ 1-9.
3
Op.
cit.,
cit.,
pp. 403-4, e passim.
§§ 10-22.
Tratti mistici
nella teo * ia kantiana della Beile»»,
312
STORIA
dominio misterioso? Che cosa è questo piacere
sto
ressato, che ai fiori, e
prova innanzi
si
anche innanzi
ai colori puri, ai
disinte-
toni
puri,
quando
alla bellezza aderente
si
prescinda per l'appunto dal concetto a cui essa aderisce?
La nostra e che
i
risposta
casi addotti
fatti artistici di
è, .che
sono o casi
espressione.
soluto contro
i
che fosse poi
critico
questo dominio non esiste,
Ma
piacevole in genere o
di
Kant, se
il
egualmente severo
volgeva
si
ri-
non sembra
sensualisti e gl'intellettualisti,
di quella corrente
neoplatonica, che abbiamo visto riaffermarsi nel secolo de-
cimottavo. Le idee del Winckelmann, in particolare, dovet-
non poca
tero esercitare
suoi corsi di lezioni
si
efficacia sul suo spirito. In
forma
e materia: nella musica, la
monia
e
forma; in un
uno
dei
trova una curiosa distinzione tra
fiore,
melodia è materia,
l'ar-
l'odore è materia, la configu-
razione (Gestalt) è forma {Form)
l .
E, poco diversamente,
nella Crìtica del giudizio: «Nella pittura, nella
statuaria,
in tutte le arti figurative, e nell'architettura e nel giardi-
naggio, in quanto sono arti belle, nel quale
il
il
fondamento del gusto
disegno è l'essenziale, è costituito
che piace (vergniigt) nella sensazione,
prova
(gefdllt)
per la forma.
I colori,
ma
da
non da
ciò
ciò
che s'ap-
che illuminano
il
di-
segno, appartengono allo stimolo sensuale (Reiz), e possono
ravvivare l'oggetto innanzi alla sensibilità,
ma non
ren-
vengono spesso limitati dall'esigenza della bella forma, e, anche dove lo stimolo sensuale è permesso, nobilitati solo da quella » 2 Perseguendo questa fantasima di una bellezza che non è la bellezza dell'arte e non è il piacevole, che è scevra d'espressione come di voluttà, il Kant s'avvolge in derlo
degno
di
contemplazione
e
bello;
anzi,
.
antinomie insolubili. E, poco disposto com'era a
1
SCHLAPP, op.
2
Kritik d. Urth., § 14.
cit., p. 78.
lasciarsi
KMASLKLE KANT
Vili.
ortare dalla fantasia, aborrente
Herder
alla
dice e non
1 ,
stero, ch'era in
e
fondo
la
dai
la
poetici
« filosofi
dopo
dice, afferma e subito
che ha affermato, circonda
tica ciò
313 »
cri-
Bellezza di un mi-
sua propria incertezza individuale
non veder chiaro nell'esistenza di un'attività del sen-
il
timento,
quale, nello spirito della sua sana filosofia,
la
rappresentava una contradizione logica. sario
universale»,
e
«
Piacere neces-
senza idea di fine», sono
«finalità
l'organizzazione, anche verbale, di questa con tradizione.
Per sciogliere tazione (il
:
« Il
la
quale egli viene alla seguente escogi-
giudizio del gusto
si
fonda sopra un concetto
concetto di un fondamento in genere della finalità su-
biettiva
della natura
mezzo non
cui
vista
si
pel giudizio):
ma
è
un concetto per
può conoscere e dimostrare nulla
dell'oggetto, perché
adatto alla conoscenza:
ha,
alla
indeterminabile e dis-
è in sé
per altro,
per
validità
tutti
(per tutti, dico, in quanto esso è singolo giudizio, accom-
pagnante immediatamente l'intuizione), perché determinante di esso è riposta,
forse, nel
che può essere riguardato come
il
sostrato sovra sensi-
bile dell'umanità». La bellezza della
moralità.
«Solo
il
la ragione
concetto di ciò
è,
dunque,
il
simbolo
principio soggettivo, cioè l'idea
indeterminata del sovrasensibile in noi, può essere indi-
come
cato
ci resta
l'unica chiave per decifrare questa facoltà, che
jgnota nella sua scaturigine: fuori di esso, non
può essere resa comprensibile da niente Questa cautela, come tutte
conda qui
il
altro »
le altre di cui il
*.
Kant
cir-
suo pensiero, non impedisce di riconoscere in
una tendenza
mistica. Misticismo senza voli
e senza
entusiasmo, fatto, diremmo, quasi contro voglia,
ma non
lui
1
Pel giudizio del Kant intorno pp. 320-7 n.
cit., i
Kriiik d.
Urth.. %% 57-9.
allo
Herder,
si
veda Schlapp. op.
314
STORIA
per ciò
meno
evidente.
Tra
le
conseguenze che produsse
in lui la poco esatta conoscenza dell'attività estetica, fu
anche di condurlo più volte a vedere doppio, anzi e perciò a moltiplicare senza necessità cativi.
L'esteticità,
nuina natura, del
gli
che
gli
suggerì
le
triplo,
principi espli-
i
rimase ignota nella sua gecategorie pure dello spazio e
tempo come Estetica trascendentale;
la teoria dell'abbellimento fantastico
gli fece
svolgere
dei concetti intellet-
opera del genio; lo costrinse, infine, a non rifiuuna potenza misteriosa del sentimento, media tra l'attività teoretica e la pratica, conoscitiva e non conoscitiva,
tuali per
tare
morale e indifferente
alla morale, piacevole e tuttavia aliena
dal piacere dei sensi. Della quale potenza fare grand'uso di trovare
i
si
affrettarono a
suoi prossimi successori in Germania,
qualche incoraggiamento
lieti
alle loro ardite costru-
zioni nel severo filosofo empirico critico di Konigsberg.
IX L'Estetica dell'idealismo Schiller, Schelling, Solger,
È
Hegel
noto infatti che lo Schelling giudicava la Critica del La
giudizio la più importante delle tre critiche kantiane, e che lo
Hegel
tisico
tersa
e in generale tutti
i
seguaci dell'idealismo meta-
mostrarono per quel libro speciale predilezione. La Critica era, secondo costoro,
un ponte
sull'abisso, l'avviamento
mie di libertà e necessità,
il
a risolvere
il
antino-
le
meccanismo,
finalità e
natura: era la correzione che
tentativo di gettare
spirito e
Kant preparava a
sé
mede-
simo, la veduta concreta con la quale venivano spazzati gli ultimi residui del suo astratto soggettivismo.
La medesima favorevole,
si
simpatia, e
un giudizio
forse
estendevano a Federico Schiller,
il
anche più primo che
elaborasse quella parte della filosofia kantiana prendendo a studiare la terza sfera, unificatrice della sensibilità e della razionalità.
«
Al senso artistico (dice
spirito insieme
profondamente
lo
Hegel) di questo
filosofico si
deve se contro
l'astratta infinità del pensiero kantiano, contro
il
vivere pel
dovere, contro la concezione della natura e della realtà, del senso e del sentimento
come
affatto ostili all'intelletto, fu
affermata l'esigenza e annunziato e della conciliazione,
il
principio della totalità
prima ancora che
ciò fosse riconosciuto
«
Critica
del giudizio » e
l'idealismo
metafisico
316
STORIA
dai
di essersi il
e
i
erco
gran merito
il
opposto alla soggettività kantiana e di aver osato
tentativo di oltrepassarla
» l,
Sul vero rapporto dello Schiller col Kant
Rapporti delo
professione: allo Schiller spetta
filosofi di
S p Utat0j e fa
è molto di-
si
rece nte è stato sostenuto che l'Estetica di lui
ma
non derivi già da quella del Kant, come sembrerebbe,
dalla corrente pandinamistica, la quale dal Leibniz, attra-
verso
il
Creuzens,
il
Ploucket e
ingrossando in Germania fino
natura tutta animata
2 .
Reimarus, s'era venuta
il
allo
Herder, che concepì una
In verità, non è dubbio che lo Schil-
ler partecipasse di questa
concezione herderiana, come
si
osserva nel teosofismo del frammento di carteggio tra Julius e Raphael, e in altri suoi scritti.
Ma non
si
può negare nep-
pure che, qualunque fosse l'atteggiamento personale del
Kant verso
lo
Herder
maestro (contro
e dello
Herder verso
come contro la Critica tacritica), allorché il Kant aveva in modo problematico, una sfera
Kaligone,
vallo tra
i
suo vecchio
il
la cui Critica del giudizio egli
due era nel
scemato. La controversia
della ragion
pubblicò la
pura
la
Me-
tentato di porre, sia pure di conciliazione, l'inter-
almeno per questa parte, sembra dunque d'interesse se-
fatto, ci
condario. Occorre piuttosto notare che
lo
Schiller intro-
dusse una correzione di non lieve importanza nelle dottrine kantiane, cancellando ogni traccia della doppia teoria dell'arte e del bello,
non dando peso
lezza aderente e bellezza pura, e
alla distinzione tra bel-
abbandonando insomma come bellezza aggregata
la
meccanica concezione
al
concetto intellettuale. Alla quale liberazione l'aiutò, di
dell'arte
certo, la sua esperienza e viva coscienza d'artista.
La
sfera estegio-
Lo ^gpie iy^
i
~
Schiller e
chiama
la sfera estetica la sfera del
q Ues t a denominazione
gioco
infelice, ispiratagli in parte
Vorles. iiber die JEsthetilc (2» ed., Berlino, 1842), I, p. 78.
Sommek, Gesch.
d. Psych. u. JEsth., pp. 365-432.
317
l'estetica dell'idealismo
IX.
da alcune parole kantiane, e in parte forse dall'articolo di
un
tal
Weisshuhn
da
sul gioco delle carte,
nella sua rivista Le ore {Die Horen)
ha
l ,
pubblicato
lui
fatto sorgere tal-
volta la credenza ch'egli fosse precursore di certe
moderne
dottrine sull'attività artistica, considerata quale scarica della
forza esuberante nell'organismo e parificabile ai giochi dei fanciulli e
degli
animali.
Ma
contro questo equivoco
(al
quale egli stesso dava appicco) lo Schiller non trascurò di
mettere in guardia ai
ammonendoli
lettori,
i
di
non pensare
giochi che hanno corso nella vita reale e che ordina-
«
riamente volgono su cose molto materiali», e
nemmeno
al
gioco dell'immaginazione abbandonata a sé stessa, ossia fantasticare
all'ozioso
2 .
L'attività
teneva
egli intese trattare,
il
del
mezzo
gioco,
tra
della
l'attività
quale
mate-
riale dei sensi, della natura, dell'istinto animale o della passionalità che della moralità.
ticamente turali
la
animati:
l'arte,
vede
gli oggetti na-
mera neces-
luogo alla libera determinazione delle
il
forma con
forma vivente
dell'intelletto e
in quella fantasmagoria, la
forze: lo spirito vi appare la natura, la
formale
gioca, ossia che contempla este-
natura e produce
naturale cede
sità
dica, e quella
si
L'uomo che
la
spontaneamente conciliato con materia.
(lebende Gestalt);
Il
bello è la vita, la
ma non
già la vita in
senso fisiologico, perché né la bellezza è estesa a tutta la vita fisiologica
né
ristretta in essa
sola, e
un marmo,
la-
vorato da un artista, può avere forma vivente, e un uomo,
quantunque abbia vivente
3
forma:
«
.
E
e vita e forma,
può non essere forma
perciò l'arte deve vincere la natura con la
in un'opera d'arte
veramente bella
il
contenuto
dev'essere nulla, la forma tutto: per mezzo della forma
i
Danzel, Ges. Aufs.,
2
Briefe ùb. d.
3
Op.
cesth.
cit.. lett. lo.
p. 242.
Erzieh. (in Werke, ed. Goedeke), lett. 15, 27.
318
STORIA
si
opera sull'uomo come
si
opera solamente sulle forze di
totalità,
per mezzo del contenuto separate.
lui
greto dell'artista grande consiste in ciò:
cella la materia
.
Form
vertilgt);
mercé
forma
la
Il
che
vero se-
can-
egli
(den Stoff durch die
quanto più imponente, invadente, sedu-
e,
cente è la materia per sé stessa, quanto maggiore è
l'osti-
nazione onde essa vuol farsi valere col suo
parti-
colare, o
quanto più
effetto
spettatore è inclinato a perdersi
lo
immediatamente nella materia, tanto più trionfante è che
afferma sopra quella
la raffrena, e
il
l'arte
proprio dominio.
L'animo dell'uditore e dello spettatore deve restare pienamente libero e integro; deve dal cerchio magico dell'arpuro e perfetto, come dalle mani del Creatore.
tista uscire
L'oggetto più frivolo deve essere trattato in guisa che da esso possiamo passar alla più rigorosa serietà: la materia più seria in guisa che
mediatamente
serbiamo
ma una
della passione,
con esso; v
.
«
Fintanto che l'uomo, nel suo
stato fisico, accoglie in sé in
sensi
dei
e e,
non
sente
lo
modo
solamente, egli
appunto perché
egli
passivo
lui
suo stato estetico,
stesso
è
pla, egli separa la sua personalità dal resto;
allora gli appare, perché
mondo L'educazione
il
mondo
ancora tutt'uno
è
solo
mondo,
ha ancora un mondo. Solamente quando, lo pone fuori di sé e lo contem-
per nel
vi
permutarla im-
Vie un'arte bella
bell'arte passionale sarebbe
l
contradizione in termini
primo
la capacità di
col gioco più leggero».
ha cessato
di
fare
e
un mondo
tutt'uno col
» 2.
Per questo carattere sensibile e razionale insieme, materiale e
formale, che ritrovava nell'arte, lo Schiller era
condotto ad assegnarle un alto ufficio educativo.
Non
già
ch'essa insegni precetti di morale ed ecciti a buone azioni: se facesse ciò, e
i
quando
Briefe, lett. 22.
2
fa ciò,
Qp.
come
si
cit., lett. 25.
è visto, cessa su-
IX.
l'estetica dell'idealismo
La determinazione in qualsiasi verso, come al dovere, distrugge
bito di essere arte. al
male come
il
carattere
al bene, al piacere
della sfera
minismo. Per mezzo sensi;
dei
quello
estetica,
dell'arte,
indeter-
eh' è, invece,
l'uomo
si
libera dal giogo
ma, prima di sottomettersi spontaneamente a
della
momento
319
di
ragione
dovere,
del
e
respiro,
e
sta
e di serena contemplazione.
«
gode come un
egli
in
una zona
Lo
stato estetico,
d' indifferenza
non pren-
dendo a proteggere esclusivamente nessuna speciale funzione dell'umanità, è favorevole a ognuna, senza predile-
non ne favorisce nessuna in particolare, è ch'esso è il fondamento della possibilità di tutte. Tutti gli altri esercizi danno all'anima una speciale inclinazione, e, appunto perciò, suppongono un limite spezioni;
e la ragione per cui
mena
ciale: solo quello estetico
differenza,
la
quale,
non
se
Questa
all'illimitato».
è
in-
forma, non
ancora pura
è più pura materia, conferisce all'arte efficacia educativa: ipre la via alla morale,
dendo, e cioè
minabilità.
non già predicando
determinando, ma producendo
— Tale
è
e persua-
deter-
la
concetto fondamentale delle ce-
il
lebri Lettere sull'educazione estetica dell'uomo (1795), nelle
quali lo Schiller prendeva suoi
le
mosse dalle condizioni dei
tempi e dal bisogno di adottare una via media tra
supina acquiescenza alla tirannia e la ribellione selvag-
la
gia,
come
quella che allora infuriava in Francia destando
generale spavento e ribrezzo.
Chi meglio dello Schiller ha descritto alcuni aspetti dell'arte? la catarsi, che l'attività artistica r produce, la calma, la serenità che nasce dal dominare le impressioni naturali? '
E
anche giustamente
è
da
lui
osservato che l'arte, pur es-
sendo affatto indipendente dalla moralità,
che modo, a questa. sia
propriamente
Ma
in qual
l'attività
a determinare. Avendo
'
modo
si
si
lega, in qual-
leghi,
estetica, lo Schiller
concepito
come
che cosa
non
attività
riesce
formali
imprecisione e
va s he "*
dell'Estetica delio Schiller.
320
STORIA
(Formtrieb) solamente quelle morali e intellettuali, e negando
come convinto
d'altra parte,
e simile genia di passionalità
modo
sensualità
e
antisensualista, contro
che
filosofi,
(Stofftrìeb),
egli
era tolto
si
concetto, che egli
TI
Burke il
generale nella quale rien-
di riconoscere la categoria
tra l'attività artistica.
il
possa appartenere alla
l'arte
quel che sia formale, è troppo angusto
era fatto di
si
angusto è pari-
e
;
mente il suo concetto dell'attività conoscitiva, della quale vede la forma logica e intellettuale ma gli rimane celata quella fantastica. L'arte, che egli dichiarava attività né formale né materiale, né conoscitiva né morale, che cosa
dunque per
era
lui? Attività del sentimento, gioco di pa-
recchie facoltà insieme,
Lo
lazioni dell'uomo
fettano
il
Kant? Sembrerebbe
pel
con
le
cose:
nostro stato sensibile;
rano una conoscenza; di
come
cosi.
Schiller, infatti, distingue quattro punti di vista o re-
il
volizione razionale;
il il
logico, in cui ci procu-
morale, in cui l'estetico,
in cui queste af-
fisico,
«
in
ci
appaiono oggetto
cui
si
riferiscono
all'insieme delle nostre varie forze, senza essere oggetto
determinato per una singola di esse». Per esempio: un
uomo mento
piace esteticamente, quando ciò accade senza riferial piacere dei sensi e
legge o scopo
*.
Invano
si
senza che
si
chiederebbe a
pensi a nessuna lui altra
più con-
clusiva risposta.
Fa d'uopo
tuttavia ricordare che lo Schiller tenne nel
1792 un corso di Estetica nell'università di Jena, e che dissertazioni sull'argomento, destinate a riviste,
divulgativa; ed essoterico stimava egli stesso
le
sue
hanno indole il suo mag-
nacque da una serie di lettere effettivamente inviate al suo mecenate, duca di Holstein-Augustenburg. Ma la grande opera che meditava intorno all'Estetica e che si doveva intitolare Kallias, non giore scritto di sopra ricordato, che
i
Briefe, lett. 20.
ix.
l'estetica dell'idealismo
321
mai condotta a termine;
e solo ce ne restano frammenti Kòrner (1793-4). Dai dibattiti tra due amici appare che il Kòrner non era soddisfatto della
fa
nella corrispondenza col i
formola dello Schiller, e domandava qualcosa di ogget-
tivo, di più preciso, un carattere positivo del bello: carattere che lo Schiller
un giorno
finalmente trovato.
Ma
poi da nessun altro
documento;
di
una parte
effettiva del
di un'illusione
gli
annunciava
di avere
che cosa avesse trovato, non risulta e resta
dubbio
se si tratti
suo pensiero andata perduta o
momentanea
di scoperta.
L'incertezza e vaghezza della teoria schilleriana sem-
Prudenza
dei-
Schlller e un pregio, chi consideri ciò che ac- !° r o imprudenze cadde dopo di lui. Egli era stato reso guardingo dall'in- dei romantici, segnamento del Kant e non volle lasciar mai il terreno
bra, per altro, quasi r n
»
del criticismo. Fedele seguace del suo maestro, concepì la
terza sfera
non come una realtà ma come un
concetto costitutivo
ma
regolativo,
ideale, non come un imperativo.
La ragione pone per motivi trascendentali per questa parte l'esigenza che debba esservi una comunione tra at«
tività
formale e attività materiale, che debba esservi cioè
un'attività del gioco, perché solo l'unità della realtà con la
forma, dell'accidentalità con la necessità, della passi-
con
vità
la
libertà
compie
concetto dell'umanità. Essa
il
deve porre questa esigenza, perché, conforme
alla sua es-
senza, mira alla perfezione e a toglier via tutti gli ostacoli; e
ogni operare esclusivo dell'una e dell'altra attività
lascia l'umanità
incompiuta e stretta tra limiti» 1
siero dello Schiller, quale
:
nione del sensibile con la libertà nel Bello, che
luogo effettivamente, ma
è
gerisce all'uomo l'intuizione di
Briefe, lett. 15.
B. Croce, Estetica.
pen-
appare anche dalla corrispon-
denza col Kòrner, è stato ben compendiato cosi
•
Il
.
«
La
riu-
non ha
soltanto supposta, suguna riunione degli stessi.
STORIA
322 elementi in
lui,
non
riunione che
è,
ma dev'essere»
1 .
I
tempi, che seguirono, non ebbero di siffatte cautele. L'impulso del Kant aveva conferito nuovo vigore alla letteratura estetica; e,
come
già dopo
Baumgarten. ogni nuovo anno
il
salutava parecchi nuovi trattati. Era la moda. «Niente pul-
oracon tanta facilità come gli estetici (scriveva nel 1804 Giampaolo Richter, quando si accingeva a pubblicare un libro in materia): è raro che un giovane, il quale abbia lula
pagato per seguire un corso di Estetica, non venga qual-
che mese dopo a domandare
pubblico con un volume
al
su qualche punto di questa scienza
rimborso della spesa
il
sostenuta: ve ne ha perfino, che pagano fessore coi diritti di autore
dei
fatti estetici si
»
2 .
i
Col rischiarare
diritti il
sperava anche, e non senza fondamento,
portar lume nelle oscurità della Metafisica; e dell'artista pareva esempio consigliabile il
del pro-
campo oscuro
suo mondo. Onde la
a rendere più agevole
modellò
filosofia si
il
passaggio,
il
il
al filosofo
procedere per crearsi
sull'arte, e,
quasi
concetto stesso dell'arte
fu avvicinato a quello della filosofia fin quasi a confondervisi. Il
romanticismo, che allora
rinnovamento o continuazione al
quale
cipato
il
Goethe
limiti, cosi nel
di quel
e lo Schiller
periodo del genio,
avevano anch'essi parte-
la fede nel
genio violatore di regole e di
romanticismo dominò
la
credenza in una
detta l'Immaginazione, e più spesso la Fantasia,
alla quale
miracolosi
si
attribuivano le più disparate virtù e
i
più
effetti,
Certamente, nei teorici del romanticismo, che erano di
idee sull'arte. G. P. Richter.
andava affermando, era
da giovani; e come nel periodo dello Sturm und
Drang era viva facoltà
si
frequente essi medesimi
1
2
à
Danzel, Ges. Aufs.,
artisti,
abbondano osservazioni vere
p. 241.
Vorschule der JEsthetik, 1804 (trad. frane: Poétique ou introduction
l'Esth., Parigi, 1862), prefazione.
ix.
l'estetica dell'idealismo
grande finezza circa
e di
il
323
procedere dell'arte.
E Giam-
paolo Richter ne ha di eccellenti intorno all'immaginazione
produttrice, che distingue nettamente da quella riproduttrice e riconosce in tutti gli uomini, non appena siano in
grado di dire: «questo è bello»; perché «come mai un
genio potrebbe essere esaltato, o anche soltanto tollerato,
non pure per migliaia di secoli ma per un mese solo, da una folla eterogenea, se non avesse con questa una ben fondata parentela?». Egli descrive inoltre
vo o femminile,
il
vario distribuirsi della
come semplice
fantasia negli individui,
talento,
come genio
grado supremo, come genio attivo
e,
o maschile, formato dalla riflessione e dall'istinto, in cui «tutte le facoltà fioriscono insieme, e l'immaginazione è
un
fiore isolato,
ma
produrre nuove mescolanze, avvicina
gimento fecondo, ed facoltà
» *.
Ma
i
calici di
è,
nel Richter la tendenza a esagerare
in parte penetrano r *
una i
congiun-
per cosi dire, una facoltà piena di
già da queste ultime parole
e a crearvi sopra
non
è la stessa dea Flora, la quale, per
sorta
di
la
si
scorge anche
virtù della fantasia
mitologia. Mitologie che Estetica
sistemi filosofici contemporanei e in r
parte ne derivano; talché la concezione romantica dell'arte si
può dire sostanzialmente espressa nella
stica
tedesca dove la
si
ritrova in
filosofia
roniant,c* ed *" stetica idealistica.
ideali-
forma più coerente
e
sistematica.
Non veramente del Kant,
Fichte,
il
primo grande scolaro
quale, considerando la fantasia
che crea l'universo e compie
l'attività il
il
nella filosofia del
come
la sintesi tra l'io e
non-io e pone l'oggetto ed è perciò precedente alla co-
scienza
2 ,
non
la
metteva
in relazione
con
l'attività dell'arte
e perciò coi problemi dell'Estetica. Nelle idee estetiche,
il
Fichte è sotto l'influsso dello Schiller, con l'aggiunta di un
i -
Vorschule d. JBàk., ce. 2 e 3.
Grundl. der Wissenschàftslehre, in Werke (Berlino, 1845),
I,
pp. 214-7.
g. a. Fichte.
324
STORIA
moralismo dettatogli dalla tendenza del suo sistema; onde
media
la sfera estetica,
tra la conoscitiva e la morale,
risolve per lui, daccapo, in alcunché di morale, in
si
quanto
rappresentazione, e compiacenza per la rappresentazione, L'ironia: Féderico Schle-
gel, Tieck, Novali*.
dell'ideale etico
*.
Dall'idealismo soggettivo fichtiano de-
per opera di Federico Schlegel e di Ludovico
rivò, tuttavia,
Tieck, una dottrina estetica: quella dell'Ironia, posta a
fondamento
che crea l'universo, può anche una vana parvenza, di cui la sola può sorridere, tenendosi come artista, con
dell'arte. L'Io,
annullarlo: l'universo è realtà vera, l'Io,
divina genialità, fuori e sopra alle sue creazioni, che egli
non prende
sul serio
trascendentale e di
»
dominare
la
Perpetua parodia di sé stessa e
l'
ironia
«
una forza che permette
materia che tratta
tico e fichtiano,
Schei-
ling.
lizzare
smo
i
farsa
». Il
;
poeta
al
Novalis, altro roman-
vagheggiava addirittura un idealismo ma-
gico, arte di creare con un atto istantaneo dell'Io e Fed
«
era perciò detta l'arte da Federico Schlegel
,
Tieck definiva
il
*,
nostri sogni.
— Ma soltanto
al
Sistema
trascendentale (1800) dello Schelling, al
di rea-
dell' ideali-
Bruno
(1802), al
corso sulla Filosofia dell'arte da lui tenuto nel 1802-3 a Jena (ripetuto poi a
per tutta
Wurzburg
Germania),
la
Relazioni tra
le
e diffuso in riassunti manoscritti
al
non meno famoso discorso sulle natura (1807) e agli altri
arti figurative e la
scritti
dell'eloquente ed entusiastico filosofo,
mente
la
prima grande affermazione
si
deve vera-
filosofica del
romanti-
cismo e del risorto e conscio neoplatonismo nell'Estetica. Bellezza e carattere.
Lo
Schelling,
come
gli altri filosofi idealisti, tiene
fermo
alla fusione, già effettuata dallo Schiller, della teoria dell'arte
con quella del bello. Degno di nota è per questo
riguardo
il
modo
in cui spiega la
condanna platonica
:
Pla-
tone avrebbe inteso condannare l'arte dei suoi tempi, natu-
i
2
Danzel, Ges. Aufs., pp. 25-30; Zimmeemann, G. d. JE., pp. 522-572. Hegel, Vorles. ab. d. JEath., introd., I, pp. 82-88.
l'estetica dell'idealismo
ix.
ralistica e realistica, l'arte antica in genere,
325
che ha carat-
tere di finità; ma non avrebbe ripetuto quel giudizio improbativo (come non possiamo ripeterlo noi moderni), se
avesse conosciuto l'arte cristiana,
finità
Insufficiente è la
'.
cui carattere è l'in-
il
pura bellezza astratta
alla
Win-
ckelmann;
insufficiente, falso e negativo
ratteristico,
che pretende far dell'arte una cosa morta, dura assegnandole
e sgradevole,
concetto del ca-
il
la limitatezza
dell'individuale.
L'arte è insieme bellezza e caratteristico, bellezza carat-
teristica, il
carattere da cui
il
svolge la bellezza, secondo
si
ma
motto del Goethe, e perciò non l'individuo,
cetto vivente dell'individuo.
Quando
lo
il
con-
sguardo dell'artista
riconosce l'idea creatrice dell'individuo e la trae fuori, tra-
sforma l'individuo in un mondo a tung), in un'idea eterna (Urbild), e
sé,
In ifna specie (Gat-
non teme più
caratteristica è la
forma, le
sponde
Schiller,
bellezza
pienezza della forma che uccide la la passionalità ma la raffrena, come
non attutisce
e
un fiume, che
di 2
verchiano
la limita-
La
tezza e la durezza, eh' è la condizione della vita.
.
ma
le
ma non
onde riempiono
Nelle quali affermazioni
insieme qualcosa che
si
so-
sente l'efficacia dello
lo Schiller
non
sarebbe
si
spinto a dire.
Invero
lo
Schelling,
quantunque renda omaggio
agli ec-
cellenti contributi recati alla teoria dell'arte dai pensatori
che successero
un
Kant, lamenta
al
metodo
esatto
scientifico
(
in tutti essi la
mancanza
Wissenschaftlichkeit)
3 .
Il
di
vero
punto di partenza della sua teoria è nella filosofia della
natura,
1
ossia in quella
Vorles. ub. d.
Methode
critica del giudizio teleolo-
d. alcadem. Stud. (1803), lez. 14; in
Werke
(Stuttgart, 1856-61), V, pp. 346-7. 2
Ueb. d.
Verhdltniss d. bild. KUnste
z.
d.
Natur, in
Werke, VII,
pp. 299-310. 3
Philos. d. Kunst,
postuma, introd., in Werke, V,
p. 362.
Arte e Fiiosofia *
326
STORIA
gico, che
il
Kant
aveva
nella terza Critica
La
all'esame del giudizio estetico.
della filosofia teoretica e pratica;
rebbe compiuto, se non
ma
nel
non
natura e cosciente come
la
desta è per l'appunto l'attività estetica,
due
soggetto
«
l'abbia, in-
comune non
Co-
lo spirito.
organo generale
della filosofia, chiave di volta di tutto l'edificio»
voglia uscire dalla realtà
l'unione
due mondi, teoretico e pratico:
un'attività che abbia coscienza e insieme
come
è
sistema non sa-
il
potesse mostrare
si
stesso, nell'io, l'identità dei
consciente
fatto seguire
teleologia
1 .
A
chi
aprono se non
si
mondo ideale, e mondo reale 2 E,
sole vie: la poesia, che trasporta nel
che fa svanire del tutto
la filosofia,
per parlare propriamente,
non
«
vi
il
si
.
ha se non una sola
opera d'arte assoluta, che può esistere
ma
plari,
eh' è unica, anche se
diversi
in
esem-
non abbia ancora esistenza
forma originale». L'arte vera non è l'impresun momento, ma là rappresentazione della vita
nella sua
sione di infinita
3
è l'intuizione trascendentale diventata oggettiva,
;
epperò organo non
tempo che
solo,
è distaccata; e sulla
tologia
4 .
ma documento
nuova
filosofia
sorgerà una nuova mi-
Oggetto cosi dell'arte come della
soluto (ripete lo Schelling altrove e con
ma
la
prima
lo
filosofia è l'As-
maggiore ampiezza);
rappresenta nell'idea {Urbild), l'altra nel
suo riflesso (Gegenbild): «la
ma
della filosofia. Verrà
la filosofia tornerà nella poesia, dalla quale si
le loro idee, e
filosofia
parimente
quali le cose reali,
come
non
ritrae le cose reali
l'arte: quelle stesse idee, delle
la filosofia dimostra,
sono copie
imperfette, quelle stesse appaiono nell'arte oggettive
1
System d. trascend. ldealismus, in Werhe, sez.
3, p. 349. 2
Op.
cit.,
3
Op.
cit.,
P. VI, §
*
Op.
cit.,
§ 3, pp. 627-629.
§ 4, p. 351. 3, p. 627.
I,
come
voi. Ili, introd.
l'estetica dell'idealismo
ix.
idee e perciò
mondo
nella
riflesso
loro
mondo
il
327
perfezione, e rappresentano intellettivo
l
»
.
La musica
nel
è
« il
ritmo stesso ideale della Natura e dell'Universo, che per
mezzo
mondo derivato»;
di quell'arte si fa seutire nel
fórme perfette create dalla plastica sono
« le
natura organica, oggettivamente rappresentate rico, «
T identità stessa che costituisce
nell'Assoluto
» ~.
Ma
laddove
ome-
»; l'epos
fondo
il
le
stesse idee della
della, storia
dà l'immediata rap-
la filosofia
-ntazione del Divino, dell'assoluta identità, l'arte dà sol-
tanto quella immediata dell'Indifferenza; e «poiché
una cosa
di perfezione o di realtà di
si
il
grado
eleva quanto più
essa s'approssima all'Idea assoluta e alla pienezza dell'af-
fermazione infinita e quanto più comprende in sé
le altre
potenze, cosi è chiaro che l'arte ha fra tutte la relazione
più immediata con la
per
il
essa è da dire Alle in
ne distingue solamente
filosofia, e Se
carattere della sua specificazione: per tutto
tre
massima potenza
la
potenze del
mondo
reale
mondo
del
resto, >
3 .
rispondono,
ideale
e
il
ideale
ordine crescente, le tre idee della Verità, della Bontà
e della Bellezza. (verità),
né
il
La bellezza non
solo reale (azione),
è né
ma
il
la
solo universale
perfetta
netrazione di entrambi: «si ha bellezza dove lare (reale)
stesso
come
in concreto.
è cosi
adeguato
reale,
compepartico-
suo concetto che questo
al
infinito entra nel Il
il
finito
e viene
contemplato
con l'apparire del concetto,
si
fa ve-
ramente simile ed eguale all'idea, dove l'universale particolare
si
trovano in assoluta identità.
Il
e
il
razionale,
senza cessare d'essere razionale, diventa insieme qualcosa di parvente e di sensibile»
«
4 .
Ma come
Phil. d. Kunst, pp. 368-9.
^
Op.
cit., p. 369.
1
Op.
cit.,
parte generale, p. 381.
«
Op.
cit.,
p. 382.
sopra alle tre po-
328
STORIA
tenze
punto d'unione, Dio, cosi
loro
si libra,
sovrasta la Filosofia;
la
alle tre idee
quale non concerne né la sola
ma
verità né la sola moralità, e neppure la sola bellezza,
hanno
ciò che queste
E
comune
e che essa
deduce dal-
assume carattere di scienza pur restando disopra anche alla verità, ciò è
l'unico Fonte. e di verità,
di
se la filosofia
perché scienza e verità sono semplicemente
possibile
sua determinazione formale: «la
è scienza,
filosofia
la
nel
senso che verità, bontà e bellezza, ossia scienza, virtù e arte,
vi
compenetrano tra
si
è scienza,
ma
che hanno
ciò
loro; di
e
scienza, virtù e
arte». Questa compenetrazione la distingue da tutte scienze;
tre
talché
se,
per esempio,
Le idee e 6
toiojri»
e libertà.
di
filosofia
.
La Bellezza comprende in sé verità Dove pare che contrasti con
gii "
'
l
una verità
finita,
con
la
e bontà, necessità la verità, si
tratta
quale la bellezza non deve an-
dare d'accordo, perché, come
si
è avvertito, l'arte del na-
turalismo e del mero caratteristico è un'arte falsa singole l'
le al-
matematiche pos-
le
sono far di meno di moralità e di bellezza, la
non può
non
perciò anche
comune
2
Le forme d'arte, essendo insieme rappresentanti deldicono Idee
infinito e dell'universo, si
3 .
.
E, considerate
sotto l'aspetto della realtà, le Idee sono dèi: infatti, l'es-
senza, l'in-sé di esse, è uguale a Dio; ogni idea in tanto è idea in
quanto è Dio
ciò è uguale a Dio,
hanno a propri
in
ma
forma particolare
;
ogni idea per-
a un dio particolare. Tutti
caratteri la
gli dèi
pura limitazione e l'indivisa
assolutezza: Minerva è l'idea della sapienza e della forza riunite, la
ma
a
lei
manca
la
tenerezza muliebre; Giunone è
potenza senza sapienza e senza la dolce attrattiva amo-
rosa, che poi
col
cinto
1
Phil. d. Kunst, p. 385.
2
Op.
cit., p. 383.
prende in prestito da Venere; a
3
Op.
cit.,
pp. 389-90.
l'estetica dell'idealismo
ix.
Venere manca
ponderata sapienza
la
cosa diventerebbero queste idee, se
329
ma
Minerva:
di
che
togliessero loro le
si
limitazioni? Cesserebbero d'essere oggetto della Fantasia
La
fantasia è
puro
col
una
.
non ha che vedere né
facoltà, la quale
né con la ragione (Vernunft); e
intelletto
1
si
di-
stingue dall'immaginazione (Einbildimgskraft), perché questa accoglie e li
cava da
sé,
come
zione
svolge
prodotti dell'arte, quella
intuisce,
li
l'intuizione intellettuale alla ragione; è, dun-
que, l'intuizione
non basta più a tuale,
i
rappresenta. La fantasia sta all'immagina-
li
intellettuale siffatta
nell'arte
— La
2 .
«ragione»
quell'intuizione intellet-
filosofia:
che era pel Kant un concetto-limite,
effettiva: l'intelletto è abbassato:
si
afferma
come
genuina «fan-
la stessa
che opera nell'arte, resta soverchiata da codesta > nuova Fantasia, gemella dell'Intuizione intellettuale, e che talvolta si scambia con la gemella. La mitologia viene ditasia
,
chiarata condizione necessaria di ogni arte,
non
l'allegoria,
perché in questa
il
tanto l'universale, e l'altra è insieme essa versale; e spiega
il
che spiega come riesca molto
il
le
persone della Trinità,
logia e arte
confondono
la i
medesima
l'uni-
facile allegorizzare,
possibilità d'interpetrazione.
stiana, al pari della ellenica,
mitologia e
poemi omerici che conten-
fascino, per es., dei
gono codesta
la
particolare significa sol-
ha
la
Anche
l'arte cri-
sua mitologia: Cristo,
Vergine madre di Dio
loro limiti,
come
li
3 .
Mito-
confondono
arte e filosofìa. Il
Solger die fuori nel 1815 la sua opera capitale, V Er-
win. lungo dialogo filosofico sul Bello, e tenne poi nel 1819
un corso
che fu pubblicato postumo.
di lezioni sull'Estetica,
Anch'egli trovava nell'opera del Kant solo un barlume di vero, e faceva mediocre stima dei postkantiani, in parti-
«
Phil. d. Kunst, pp. 390-3.
2
Op.
cit.,
p. 395.
3
Qp.
cit..
pp. 405-51.
e. g. soiger.
330
STORIA
colare del Fichte:
nello
muove
Schelling, che
dall'unità
originaria del soggettivo e dell'oggettivo, scorgeva per la
prima volta svolto,
principio speculativo,
il
perché
lo
ma
non adeguatamente
Schelling non aveva bene risoluto con
la dialettica le difficoltà dell'intuizione intellettuale immaginazione e Fantasia.
il
Fantasia come
Solger concepiva la
dall'immaginazione: l'immaginazione tiene alla conoscenza comune e non è scienza
umana
ristabilendo
pone
in
il
l'intuizione
all'infinito
(egli dice)
altro che
appar« la
co-
presup-
originaria»;
conoscere comune, l'astrazione e
concetto e la rappresentazione, tra
da mediatrice
Anche
distinta
quanto nella connessione temporale va
le distinzioni del
giudizio,
'.
facoltà
col dare al concetto generale la
le
quali
«
il
fa
forma della
rappresentazione particolare e a questa la forma del concetto generale; e s'aggira, per tal dell'intelletto volgare ».
Ma
modo,
tra le
antinomie
Fantasia è tutt'altra cosa,
la
perché, procedendo «dall'unità originaria delle antinomie nell'Idea, fa dall'idea,
si
che
si
gli
opposti elementi, che
si
separano
riuniscano perfettamente nella realtà, e per suo
mezzo siamo capaci di apprendere oggetti più alti di quelli della conoscenza comune e di riconoscervi V idea medesima come reale: essa è, nell'arte, la facoltà di trasformare l'idea in realtà >. La fantasia si svolge in tre modi o gradi:
come Fantasia della fantasia, che concepisce il tutto come idea e l'attività nient' altro che svolgimento dell'idea nella realtà; come Sensibilità della Fantasia, in quanto esprime
nella
realtà
la
riconduce a questa; finalmente dell'attività
alto
nella filosofia),
artistica,
(e
vita
qui
dell'idea si
corrispondente
quella
e
è nel grado più alla
Dialettica
come Intelletto della Fantasia
o
Dia-
lettica artistica, che concepisce idea e realtà in guisa l'una trapassi nell'altra ossia nella realtà. Seguono
che
i
Vorles. Uh. jEsthetik, pubbl. dallo
Heyse, Lipsia, 1829, pp.
35-43.
altre
e sottodistinzioni, che
distinzioni
indugiarsi a esporre.
senza cui non
Solger in certo senso aderisce
1 ,
Bellezza appartiene pel Sol-
coscienza co-
dell' Idea, inaccessibile alla
apparenze della coscienza comune,
le
dissolva sé medesima;
non
l'arte è
svolge l'Ironia,
l'arte
miracolo di fare che l'apparenza, restando ap-
il
parenza,
sembra superfluo
si
distingue dall'idea del Vero, perché laddove
si
questa dissolve
compie
il
lo Schelling, la
ger alla regione
mune. E
Dalla Fantasia
dà arte vera: l'Ironia dei Tieck e dei
si
Xovalis, ai quali
Come per
331
l'estetica dell'idealismo
ix.
teoretico
ma
epperò
pensiero del-
il
pratico. Si distingue dall'idea
sembra avere strettissima parenBene l'unione dell'idea con la realtà, del semplice col molteplice, dell'infinito col finito, non è fusione effettiva e compiuta, ma soltanto un ideale, un
del Bene, con la quale tela,
perché
nel
dover essere.
stretta
Più.
parentela ha con la Religione,
che pensa l'idea come l'abisso della vita dove coscienza singola ziale
si
(wesentlich),
»
manifesta con
nostra
la
deve perdere per diventare
«
essen-
laddove nel bello e nell'arte l'Idea
lo sciogliere in sé
il
mondo
si
delle distinzioni
di universale e particolare e collocarsi al loro posto. L'attività
ma
tiene alla
più che teoretica, ed è un qualcosa di
è
artistica
pratico
realizzato e perfetto; filosofia
onde
teoretica (come,
Kant aveva creduto), ma un lato congiungere con
alla
pratica.
l'infinito,
oggetto la natura volgare:
nel
l'arte
secondo
E
non apparil
dovendosi
loro
sculture
il
ritratto,
mondo
.
il
per
non può avere come per
es.,
assente, e a ragione gli antichi presceglievano getto delle
Solger,
l'arte è
come
og-
degli dèi e degli eroi,
perché ogni deità pur nella sua forma limitata e particolare, significa
i
2
Vorles.
Op.
una determinata modificazione dell'Idea
ab. JEsth., pp. 186-200.
cit.,
pp. 48-85.
2 .
Arte, praxise re
s one '
'
332
STORIA
G.G.F.Hegei.
medesimo concetto
Il
dell'arte
si
ritrova nella filosofia
dello Hegel, quali che siano le differenze secondarie
era e
egli
si
curiosi delle
sentiva diviso dai varietà
e
suoi predecessori.
onde
Poco
sfumature che l'Estetica mistica
assunse in ciascuno di codesti pensatori, a noi importa
mettere in luce la loro sostanziale identità, sticismo o arbitrarismo, che L'arte nella spirito assoiu° to.
si
può
il
comune mi-
dire, in Estetica, la loro
posizione storica. Chi apra la Fenomenologia e la Filosofia
P^
de ^° s
non
io >
analizzano
si
le
s*
aspetti
che vi
la sensibilità e l'intuizione,
e
il
si
dove
definiscono
linguaggio e la simbolica,
vari gradi della fantasia e del pensiero. L'Arte è dallo
i
Hegel assegnata
alla sfera dello Spirito
con la Religione e con
la Filosofia
corda come suoi precursori ling e
che la
parli dell'arte là
si
forme dello Spirito teoretico e
il
il
1 ;
Kant,
ed
assoluto, insieme egli
medesimo
ri-
lo Schiller, lo Schel-
Solger, al pari dei quali nega bensi recisamente
l'arte rappresenti
il
concetto astratto,
ma non
le toglie
rappresentazione del concetto concreto o Idea. Nell'af-
fermazione di un concetto concreto, che
il
pensiero
ordinario e scientifico non conosce, è tutto lo Hegel. verità (egli dice),
nessun concetto,
ai
«
In
nostri tempi, l'ha
concetto in sé e per sé, giacché per comunemente intendere un'astratta deter-
passata peggio del concetto
si
minazione
suole
e unilateralità della rappresentazione o del pen-
con la quale naturalmente non si può pensare né la totalità del vero né la bellezza concreta » 2 Al regno del concetto concreto appartiene l'arte, che è una delle tre forme nelle quali si raggiunge la libertà siero intellettualistico,
.
dello spirito, e propriamente la prima, quella
immediato, sensibile, oggettivo
(la
del
sapere
seconda è la religione,
coscienza rappresentativa congiunta con l'adorazione ossia
i
2
-Encykl. d. phil.
Wiss., §§ 557-63.
Vorles. Ub. JEsth. (ed. cit.), I, p. 118.
con un elemento estraneo filosofia,
semplice arte;
alla
una e
Idea, secondo
il
suo in-sé e
quanto viene pensato come
Ma
mente
e conquistare
Anche
il
Vero come
Bellezza e
.
come La
Idea
l'
suo principio universale e in
il
tale.
esistenza sensibile e materiale
universale.
Vero è
distinte. « Il
terza la
la l
libero pensiero dello spirito assoluto)
verità sono insieme
l'idea
333
l'estetica dell'idealismo
ix.
:
il
Nel Vero non c'è
la
sua
pensiero vi contempla solo
l'Idea deve anche attuarsi esterna-
una determinata esistenza effettiva. ma quando nella sua deter-
tale esiste,
minata esistenza esterna esso è immediatamente per la coscienza e il concetto resta immediatamente uno con l'ap-
ma
parenza esterna, l'Idea non è solo vera, si
L'Idea è e
il
contenuto
immaginativa ne è
dell'arte, e la
Il
Bello .
configurazione sensibile
forma: due elementi che debbono
la
compenetrarsi e formare una il
bella.
l'apparire sensibile dell'Idea» 2
perciò
definisce
onde è necessario che
totalità,
contenuto destinato a diventare opera d'arte
si
mostri
medesimo capace di tale trasformazione; altrimenti avrebbe soltanto una cattiva unione, forma poetica e
in sé si
contenuto prosaico e disadatto
3 .
Attraverso la forma sen-
deve trasparire un contenuto ideale;
sibile
da questo lume ideale spiritualizzata
non opera
non
si
al
modo
della
;
immaginazione passiva
razionalità
movere
la
del
reale.
l'essenziale
e
il
vero in tutta
ventare consapevole di ciò eh' è in
opera d'arte
Vorles.
Op.
La
razionalità
scelto
e profondità, perché senza riflessione
•
«
non deve esser sola a comcoscienza dell'artista; egli deve aver ben meha
dell'oggetto ch'egli
3
e ricettiva,
arresta alle parvenze della realtà sensibile, ricerca
l'interna verità e
ditato
forma è
la
la fantasia artistica
*
si
tib.
la
loro
estensione
l'uomo non può di-
lui,
e in ogni
grande
osserva che la materia è stata pensata e
sEsth., I, pp. 129-33.
cit., I, p. 89.
«
Op.
cit., I, p.
, che considera
«
»*. Tutt'altro
freddo giudizio del conoscitore
esclusivamente la forma, ossia
i
rapporti formali oggettivamente gradevoli. In questo pre-
scindere dal contenuto per contemplare
vera catarsi che
l'arte
relativo, soggetto
alle
criterio di questa;
la
produce.
forma
il
A
fatto estetico è solo
è
forma è la
contenuto è transitorio,
leggi della morale,
L'arte concreta può essere
ma
Il
la sola
giudicabile
col
perenne, assoluta, libera
somma
di
due
o più
2 .
valori;
forma.
chi passi oltre le apparenze e trascuri le diversità Herbart
della terminologia, la dottrina estetica
non isfuggirà
grande somiglianza
tra
herbartiana e quella kantiana. Nello Her-
i
Einleitung, pp. 129-30.
2
Op.
cit., p. 163.
la
P ensiero
e
il
kan "
STORIA
346 bart
si
ritrova la distinzione tra bellezza libera e bellezza
aderente, tra ciò eh' è forma e ciò eh' è stimolo sensuale
aggiunto alla forma;
(Reiz),
l'affermazione dell'esistenza
una bellezza pura, oggetto di giudizi necessari e unisebbene non discorsivi; e perfino un certo collegamento della bellezza con la moralità, dell'Estetica con l'Etica. Lo Herbart è forse per questa parte il più rigoroso
di
versali,
seguace e continuatore del pensiero del Kant, trina
contiene in germe la sua. Egli stesso
volta
«
un kantiano,
anche nel
fissare
il
ma
dell'anno 1828
divario dei tempi.
Il
»;
si
la cui
dot-
definì
una
e disse giusto
Kant, tra
gli er-
rori e le incertezze del suo pensiero estetico, è ricco di
suggestioni e sparge semi fecondi: riodo in
cui
la
filosofia
è
Lo Herbart, venuto più tardi, del pensiero del Kant quanto
appartiene a un pe-
ancora giovane e plasmabile. è secco e unilaterale, e
vi
ha
di
meno
prende
plausibile e lo
irrigidisce in sistema. I romantici e gli idealisti metafisici
avevano, se non
altro, unificato la teoria del bello e quella
dell'arte; distrutto la concezione risalto, sia
dell'attività
meccanica e rettorica; dato
pure esagerando, ad alcuni profondi caratteri artistica.
meccanica, ripristina
Lo Herbart restaura offre un
la dualità, e
la
concezione
bislacco,
com-
passato, infecondo misticismo, privo di ogni alito artistico.
XI Federico Sohleiermacher
G
imiti a questo punto,
possiamo renderci conto del signi-
Acato e del valore della celebre lotta, che
agita oramai °
si
da un secolo in Germania, tra l'Estetica del contenuto l'Estetica della forma (Formcesthex
(GehaltscEsthetik) e tti:
lotta
:
che ha dato luogo a vasti lavori di storia del-
l'Estetica condotti sotto l'uno o sotto l'altro aspetto, e che
prende origine precisamente nell'opposizione dello Herbart all'idealismo dello Schelling, dello Hegel
pagni e seguaci.
Forma
«
>
e
dei loro
«contenuto» sono tra
e
compa-
le
role di più diverso significato nella terminologia filosofica,
e particolarmente in quella estetica; e talvolta, proprio ciò
che uno chiama forma, è chiamato da
contenuto. Si
altri
trova ricordato spesso dagli herbartiani in loro appoggio detto dello Schiller:
cancellare è di
il
che
segreto dell'arte consista
il
contenuto per mezzo della forma
comune
tra
il
»
concetto schilleriano della
Ma
.
«
«
il
nel
che cosa
forma
»
,
col
quale l'attività estetica viene avvicinata a quella morale e intellettuale, e la
netra e avviva, d'altra parte,
ma
forma
>
«
materia
non peLo Hegel,
dello Herbart, che
chiama spesso «forma» ciò che
avrebbe chiamato sibile
«
veste e adorna un contenuto?
» (Stoffa),
ossia
il
lo
Schiller
materiale sen-
che l'energia spirituale deve dominare.
Il
contenuto
L Estetica ?
del contenuto
l'Estetica delia forma.
e
sl
^
ificat0 di
questo contrasto.
STORIA
348
Hegel
dello
l'Idea,
è
verità
la
bellezza;
della
stitutivo
il
e
metafisica,
contenuto
l'elemento passionale e intellettuale,
elemento co-
Herbart è
dello
»
estrinseco
bello.
al
L'Estetica della «forma», in Italia, è l'Estetica dell'attiespressiva;
vità
forma non è né veste né idea meta-
la
ma
né materiale sensibile,
fisica
potenza rappresentativa
eppure s'è udito
fantastica, formatrice delle impressioni:
talvolta confutare questo formalismo estetico italiano con gli
argomenti coi quali
si
combatte
E
tedesco, cosa del tutto diversa.
avendo noi esposto direttamente
il
formalismo estetico
il
cosi via.
— Ma
oramai,
pensiero degli estetici
postkantiani, possiamo intendere quei loro contrasti senza lasciarci confondere dai motti d'ordine che le varie scuole
pronunziavano.
E
il
contrasto tra Estetica del contenuto
ed Estetica della forma, Estetica del Solger,
dello
realismo,
tra
tra
Estetica
l'Estetica
dell'idealismo
dello
Hegel e dello Schopenhauer
Herbart, appare a noi qual'è realmente: tra
due assai
comune
ed
Schelling, del e quella
litigio
dello
familiare
simili concezioni dell'arte, confluenti in
un
misticismo, benché l'una passi dappresso nella sua
faticosa via alla verità e l'altra ne aberri lontano.
La prima metà tempo
di molte e
del secolo
decimonono
ben sonanti formole
fu, in
Germania,
filosofiche: soggetti-
vismo, oggettivismo, soggettivo-oggettivismo; astratto, concreto, astratto-concreto; idealismo, realismo, idealismo-rea-
Tra
lismo. allora,
in cui
vano
i
il
panteismo e
il
suo pan-en-teismo.
il
teismo,
— In
Krause
il
mediocri strepitavano più dei valenti e
alla loro sola proprietà, le parole,
inseriva,
questo frastuono,
tutto
si
attene-
non è maraviglia
che qualche pensatore modesto e schietto, qualche filosofo che meditava sulle cose, ricevesse la peggio, e restasse inascoltato, inefficace, confuso tra la folla Fed. Schieier-
rumorosa o con-
trassegnato da un falso nome. Questo, per l'appunto,
bra
sia
il
ci
sem-
caso di Federico Schleiermacher, la cui dottrina
,
FEDERICO SCHLEIERMACHER
XI.
estetica è tra le
meno
349
conosciute, quantunque sia forse la
più notevole di questo periodo.
Lo Schleiermacher tenne per
la
prima volta un corso
di Estetica nel 1819 all'università di Berlino;
da allora
e
cominciò a meditare seriamente su quest'argomento con
un
tenzione di scrivervi intorno
libro, tanto
suo corso due volte, nel 1825 e nel 1832-33;
(accaduta l'anno seguente) posito letterario. Solo
gì'
impedi
documento che
l'in-
che rifece
ma
la
il
morte
il
suo pro-
ci resti delle
sue me-
di eseguire
ditazioni estetiche sono, dunque, le lezioni raccolte dagli scolari e pubblicate nel 1842 dell' Estetica, lo
'.
Zimmermann,
— Uno
storico herbartiano
è addirittura feroce
questo volume postumo dello Schleiermacher;
e,
contro
dopo averlo
malmenato e satireggiato per una ventina di pagine, finisce col domandare: perché mai gli scolari avessero voluto disonorare la memoria dell'insigne uomo, pubblicando uno scartafaccio
e colpi di
«
tutto giuochi di parole, sottigliezze sofistiche
mano
dialettici?»
2 .
Né molto più benevolo
è lo
Hartmann, il quale dice che quell'opera un informe guazzabuglio in cui, tra molte trivialità, moltissime mezze verità e storture, si trovano alcune buone storico «
idealista
è
osservazioni»; che, per rendere sopportabile la lettura di «
questa untuosa predica del pomeriggio, fatta da un pre-
dicatore indebolito dagli
quarta parte essa
è
;
affatto
che,
«
in
anni», converrebbe ridurla alla punti di principi fondamentali
infruttuosa,
non offrendo nulla
di
»
nuovo
rispetto all' idealismo concreto, e
da
altri: e,
gregare ad altro lo
rappresentato dallo Hegel non sembra < che si possa agindirizzo se non a quello hegeliano, a cui
in ogni caso,
Schleiermacher reca
1
Vorlesungen ab JEsthetik, pubbl. dal
{Werke, sez. Ili, 2
contributi
t.
VII).
Zimmermann, G.
d. JS., pp. 608-634.
di
secondaria
impor-
Lommatsch, Berlino, 1842
Errati giudizi
intorno a
lui.
350
STORIA
tanza e,
osserva ancora, che
»;
può negare ci
lo
che
di certo
la
pervenuta in forma
sia
Schleiermacher era teologo,
mena
in fatto di filosofia, più o
dilettante
1 .
Ora non
si
dottrina dello Schleiermacher
grezza e tutt'altro che
affatto
esente da incertezze e con tradizioni, porta, che in qualche parte di essa
quel che più im-
e,
senta l'influsso non
si
benefico della metafisica del tempo. Ma, accanto a questi
quanta forza di metodo veramente
difetti,
quanti capisaldi
losofico;
scientifico e
fi-
con sicurezza; quanta
stabiliti
copia di nuove verità, e quante difficoltà e problemi per la
Lo Schleiermacher verso i
suoi
cessori.
prede-
prima volta
avvertiti o indagati
!
Lo Schleiermacher giudicava l' Estetica indirizzo moderno di pensiero, e poneva differenza profonda
affatto
tra
la
Poetica di Aristotele, impigliata ancora nell'empirismo della precettistica, e ciò
garten. e
pel
Lodava
il
che nel secolo decimottavo tentò
primo l'Estetica tra
nosceva che nello Hegel la
le discipline filosofiche,
l'attività artistica
maggiore esaltazione, essendo
parificata
il
Baum-
Kant, per aver fatto rientrare davvero
con la religione e con
stata la
e rico-
aveva ottenuto
connessa e quasi
filosofia.
Ma non
era
soddisfatto né della scuola baumgartiana, perdutasi nell'as-
surdo sforzo di costruire una scienza o teoria del piacere
sensibile; né del modo tenuto dal Kant col prendere a oggetto principale di considerazione losofia del Fichte, nella
gogica; né
il
fi-
dell'indirizzo più largamente seguito, che fa-
ceva centro dell'Estetica
Bello. Gli piaceva tenzione piuttosto duttività artistica;
il
vago ed equivoco concetto del
lo Schiller,
momento
al
perché avova rivolto
spontaneità
della
l'at-
o pro-
e faceva merito allo Schelling di
aver
meno
della
dato importanza alle arti figurative, ,
1
gusto; né della
quale l'arte diventava una peda-
E. von Hartmann, Deutsche Msth.
a.
le
quali
Kant, pp. 156-169.
XI.
poesia
FEDERICO SCHLEIERMACHER
prestano alle
si
moralismo
facili e illusorie
E dopo aver
l .
escluso nel
351
interpetrazioni del
modo
più.
netto dalla
considerazione estetica lo studio delle regole pratiche (empiriche, e perciò irriducibili a scienza),
assegnava
sua
alla
indagine la determinazione del posto che spetta all'attività artistica nell'Etica
Per non cadere nologia. &
si
2 .
in
equivoco a cagione
deve ricordare che
di
questa termi- Posto Schleier-
la filosofia dello
'
macher, seguendo in
la
terminologia degli antichi,
Dialettica, Etica
all'ontologia; la
naturali
l'
;
e
si
s e
delia a ne
°.
sua Etica.
tripartisce
Fisica. La dialettica corrisponde
Fisica abbraccia tutte le scienze di fatti
umane
Etica, lo studio di tutte le libere attività
(lingua, pensiero, arte, religione, moralità). Etica,
insomma,
non la sola scienza della moralità, ma ciò che chiama Psicologia, e altri, ancora meglio, Scienza o
è per lui, altri
Filosofia dello spirito. Col quale schiarimento,
cui lo Schleiermacher inizia l'indagine
si
il
modo
dimostra
in
solo
il
giusto e ammessibile; e non desterà maraviglia ch'egli di-
scorra di volontà, di
atti
volontari e cosi via, dove altri
avrebbe semplicemente parlato di
attività o energia
spiri-
tuale, perché anche queste parole sono qui adoperate in
gnificato più generale
di
quello loro conferito nella
si-
filo-
sofia della pratica. le attività umane si può Ve ne sono, anzitutto, che stesso modo in tutti gli uomini
Tra "zione. allo
e che
per
si
le
chiamano
quali
si
attività della
si
attuano nel
d'identità; ve ne sono la diversità, e
che
si
altre,
chiamano inoltre,
esauriscono nella vita interna, e altre che
mondo
esterno:
i
Vorles. ab. .Esttietik, pp. 1-30.
2
Op.
cit.,
(per es., l'attività logica),
differenza o individuali. Vi sono,
di quelle che si
attività
presuppone
una doppia distincostituite suppongono rr °
fare si
pp. 35-51.
attività
immanenti
e at-
L'attività e8tetl .
immanente individuale.
e
352
STORIA
due
essa
A
pratiche.
tività
dei
quale delle due
classi,
modo
svolge in
si
in
ciascuno
Senza dubbio,
ordini, appartiene Fattività artistica?
non addirittura secondo
diverso, se
ciascuno individuo, certo secondo
vari popoli e nazioni,
i
e appartiene perciò alle attività della differenza o indivi-
duali
E, quanto all'altra partizione, è vero che l'arte
1 .
mondo
attua anche nel
praggiunto
(«ei?i
spetto all'interno
mezzo la
sptiter
come
ciò è qualcosa di
Hinzukommendes
»),
«che
si
so-
sta
ri-
comunicazione del pensiero per
la
della parola o della scrittura sta al pensiero stesso
vera opera d'arte è
Bild
ma
esterno,
ist
l'immagine interna (
innere
il
è interposta
che
diffe-
e, perciò,
fatto passiol'
immagine
appartiene a quelle attività
presupponiamo l'individuale nella sua
differenza; e appartiene in pari tempo, alle attività che
si
svolgono essenzialmente in sé medesime e non vengono
compiute in nella quale
presuppone
tica; individuale,
Ma,
Verità artisti-
ca e verità intellettuale.
se
l'arte
pensiero in cui si
dunque,
altro. L'arte, si
presuppone
si
è
attività
la differenza. »
non universale o è anch'essa
.
immanente,
Interna, non pra-
logica.
pensiero, ci
dev'essere
un
presuppone l'identità e un altro in cui
la differenza. Nella
poesia non
si
cerca la
o meglio, si cerca, si, una verità, ma tale che non abbia nulla di comune con la verità oggettiva, a cui corrisponde un essere sia universale sia individuale (ve-
verità;
i
2
Vorles. ab.
Op.
cit.,
Msth. pp. 51-54.
pp. 55-61.
FEDERICO SCHLEIERMACHER
XI.
rità scientifica e storica).
non è
rattere poetico
Allorché
«
verità,
un
dice che in
si
ca-
esprime un biasimo per
si
ma, quando
quella data poesia;
si
dice che esso è inven-
che non risponde a una realtà,
tato,
353
afferma tutt'altra
si
cosa». La verità del carattere poetico consiste nella coerenza onde
modi
diversi
i
di
persona sono rappresentati l'esatta
pensare e di operare di una e
;
perfino nei
rende opere d'arte. Dall'arte e dalla poesia il
più piccolo sapere
esprime soltanto sono dunque sibili,
e
(das Geringste
»
verità
la
della
vom
singola
.
E ammoniva
e
di
non
non più
di critico d'arte,
di storico della civiltà: Achille artisticamente è Achille,
non
la forza o altra astrazione
volse dapprima contro
mava
il
i
2 .
Cosi la sua polemica
che egli stésso in modo più o meno consa-
pevole ne aveva
fatta.
E
potè vantarsi nei suoi ultimi anni
che anche nel periodo del fanatismo napoletano per
Critiche
tempo che Hegel era padrone
del
« le
sue riserve e non aveva accettato
sua
trinità, le
sue formole
Anche verso
del-
l'Estetica te
desca.
nel
De
si
fraintendimenti di ciò che chia-
vero pensiero hegeliano, e che era invece sovente
la correzione
«
frain-
quale, allorché dai poemi omerici estrae
concetti e tipi esemplari, fa opera
ma
ma
concetto,
Sanctis
si
gli
altri
»
campo il
»
,
lo
Hegel,
aveva
fatto
suo apriorismo, la
3 .
critici
tenne indipendente.
ed Il
estetici
metodo
di
tedeschi
il
Guglielmo
Schlegel, progressivo pei tempi in cui sorse, pareva a lui
già oltrepassato:
lo
Schlegel (scriveva nel 1856)
si
sforza
di « alzarsi sulla critica ordinaria, che stagnava per lo più nelle frasi, nei versi, nell'elocuzione,
i
Storia della
letter., I,
pp. 66-7; Saggi
ma
critici,
si
pp. 98-9; Scritti vari,
pp. 276-8, 384. 2
La
giovinezza di F. d. S., pp. 279, 313-4, 321-4.
3 Scritti
vari, II, p. 83: cfr. p. 274.
smarrisce per
XV. FRANCESCO DE SANCTIS
non s'incontra con
Via e
l'arte:
anche
lo
405 Schlegel dà di
capo nella probabilità, nel decoro, nella moralità: in fuorché nell'arte tedesca,
terra
pensi
(si
un
>
tutto,
Sbalzato dalle vicende della vita in
*.
ebbe a collega nel Politecnico di Zurigo
Teodoro Vischer. Quale giudizio poteva
po'!)
dare del pesantissimo scolastico hegeliano che, uscendo
egli
polveroso e ansante dalle fatiche sistematiche che noi ben
conosciamo, sorrideva con disdegno della poesia, della musica,
della decaduta razza italiana?
;
ma
il
suo errore consiste nel so-
stituire alla considerazione dell'arte quella della psicologia
dell'autore e della storia dei tempi. trario,
giarla,
«Il tedesco, al con-
non è cosa tanto comune che, a forza di manegnon te la storca, non te la ingarbugli: ammassa
i
Scritti vari, I, pp. 228-236.
2
Saggio sul Petrarca, nuova ediz. a cura di B. Croce, p. 309 sgg.
STORIA
406
tenebre, dal cui seno guizzano, a vivissimi: vi è al di dentro
quando a quando, lampi
un fondo
risce laboriosamente. Innanzi
di verità,
che parto-
ad un lavoro d'arte vorrebbe
afferrare e fissare ciò che vi è di più fuggevole, di più im-
palpabile; e mentre nessuno, quanto di
mondo
lui,
vivente, nessuno, quanto lui,
parla di vita e
ti
si
diletta tanto a
scomporla, scorporarla, generalizzarla; e cosi, distrutto
può
particolare, egli
mostrarti,
di questo processo (ultimo in apparenza,
ma
concetto ed a priori), una forma per
i
sura per
tutt'
una
piedi,
una mi-
Circa quei tempo
1
nella francese la storia»
(1858) scrisse per
in effetti pre-
«Nella scuola tedesca domina la
tutti gli abiti».
metafisica,
il
come ultimo risultamento
.
piemontese una critica esau-
rivista
Schopenhauer 2 che cominciava allora a fare proseliti tra i suoi amici e compagni di esilio in Isvizzera: una critica per la quale, a ogni modo, il filosofo medesimo confessava che «quell'italiano» lo aveva riente della filosofia dello
«assorbito in succum
dava
alle tante
et
,
sanguinerài»
3 ,
E quale peso
all'arte? Espostane la dottrina delle idee,
accennare appena teoria estetica Ribellione de-
nnitivacontro tafisica.
Ma euac
j
»
al libro terzo,
«
dove
la resistenza e l'opposizione
critici,
restringeva ad
.
^el concetto e contro
Saggi
si
trovi un'esagerata
4
e mistici (criticò
*
egli
arguzie scritte dallo Schopenhauer intorno
il
Manzoni
i
e
temperata contro
i
se-
romantici italiani moralisti il
Mazzini,
il
Tommaseo
e
pp. 361-3, 413-4: cfr., a proposito del Klein, Scritti
vari, I, pp- 32-34. 2 3
Op. cit.: «Schopenhauer e Leopardi», pp. 246-299. Schopenhauer, Briefe, ed. Grisebach, pp. 405-6: cfr. pp. 381-3,
403-4, 438-9. 4 Saggi critici, p. 269 n. [Ne fece anche allora una critica di proposito insieme con la hegeliana in pagine rimaste inedite e pubblicate da me nel 1914: Frammenti di estetica di F. d. S., in Atti d. Acc.
Pont.,
t.
XLIV].
il
Canta
divenne aperta ribellione
')
modo
è caratterizzato e satireggiato nel
Hegel
forma
oltrepassi la sua idea.
reale,
il
uno
scritto sulla
più incisivo.
dice, e intende
(egli
e del Gioberti),
in
quale quel falso indirizzo
critica del Petrarca (1868), nel
condo questa scuola
407
DE SANCTIS
XV. FRANCESCO
il
suo concetto o
Il
corpo
assottiglia e diviene innanzi
si
contemplazione dell'artista ombra dell'animo,
velo.
mondo
Il
poetico è popolato di fantasmi, e
l'eterno rèveur, vede
un po' come l'uomo
i
di
assottigliano a forme o fantasmi;
si
Non
ma
le
bel
il
poeta, i
corpi solo
i
forme e
fantasmi essi medesimi diventano libere manifestazioni
La
ogni idea e di ogni concetto.
come
dello stesso fantasma, ai concetto
forma un mero accessorio
»
vago, l'indeciso, l'ondeggiante, reo,
teoria dell' ideale
il
€
.
il
concetto, divenuto
Cosi è avvenuto che
vaporoso,
il
voga
concetto, l'idea,
il
il
celeste, l'ae-
velato, l'angelico è salito in onore nelle
l'arte; e nella critica è in
è
dissoluzione
spinta sino all'ultima sua vittoria, alla
stata
la
il
vede
brillo,
ondeggiargli innanzi e trasformare gli aspetti. corpi
pura
la
bello è manifestazione dell'idea. L'arte è l'ideale,
Il
una certa idea. alla
Se-
vivente è arte in quanto
il
e riveli
«
scuola dello
la
forme
del-
bello, l'ideale, l'infinito,
vero,
sovrintelligibile, e
il
genio,
il
soprasensibile, l'ente e l'esistente, e tante altre genera-
lità,
il
gittate in formole
il
barbare quasi come
dalle quali a cosi gran fatica
che non solo non colgono signano stica,
il
il
il
eravamo
le scolastiche,
usciti». Tutte cose
ma
vero carattere dell'arte,
de-
contrario dell'arte: la velleità e l'impotenza arti-
che non sa uccidere
le
astrazioni e ritrarre la vita. Se
bello e ideale significano ciò che quei filosofi pretendono, e
l'essenza dell'arte
i
non è
l'ideale né
il
bello,
ma
Cfr. Scritti vari, 1, pp. 39-45, e Letter. ital. nel secolo
ed. Croce, pp. 241-3, 427-32.
il
vivente,
XIX,
lezioni,
408
STORIA
la forma;
anche
natura anche
il
trova solo l'informe e
si
quando
goria e risponde a combinazioni astratte. ci è
nella
deforme. La Taide di Malebolge
il
è più viva e più poetica di Beatrice,
dunque, se
come
brutto appartiene all'arte,
il
brutto è vivente: fuori del regno dell'arte
cosa alcuna
si
bella
Il
pura
è
alle-
Bello? Ditemi,
come Jago: forma
uscita
dal più profondo della vita reale, cosi piena, cosi concreta, cosi in tutte le sue parti, in tutte le sue gradazioni finita,
una «
delle più belle creature del
mondo
poetico
Che
».
se poi
bisticciando sull'idea, sul concetto, sul bello reale morale
confondendo
intellettuale,
il
vero
morale col
e
filosofico
chiama «brutto una gran parte del mondo poetico, e gli si dà il passaporto unicamente come vero estetico»,
si
contrasto, antagonismo, rilievo del bello, e fistofele
come
rilievo
Otello», in questo caso s'imita «la
credeva, in
La
teoria prò-
61
Sanctu
De
buona gente,
tempore, che gli astri stanno
candela alla terra»
la
La
ilio
accetta Me-
si
Fausto e Jago come rilievo di
di
la
quale
per tenere
li
l .
teoria estetica del
De
Sanctis sorge tutta da questa
cr *ti ca d eU a più alta manifestazione a lui nota dell'Estetica europea. «
E
quale essa
sia,
Se nel vestibolo dell'arte
teteci la sia
il
Forma,
principio. Innanzi alla
rispettabile,
una
statua, met-
e in quella mirate e studiate,
nanzi alla creazione, di
appare già nel contrasto.
(dice) volete
e
la
il
forma
ci sta
caos. Certo,
il
caos è qualche cosa
sua storia è molto interessante:
scienza non ha detto l'ultima parola su questo teriore di elementi
suo
mondo
pur
ieri e
da quella
quello ch'era in-
in
mondo
la
an-
fermentazione. Anche l'arte ha
il
anteriore: anche l'arte ha là sua geologia, nata
appena abbozzata, scienza sui generis che non è quando apparisce
Critica né Estetica. Apparisce l'Estetica la
forma, nella quale quel
1
mondo
è calato, fuso, dimenti-
Saggio sul Petrarca, introd., pp. 17-29.
XV. FRANCESCO DE SANCTIS
409
La forma è sé medesima, come l'individuo non ci è teoria tanto distruttiva dell'arte quanto quel continuo riempirci gli orecchi del bello, ma-
eato e perduto. è sé stesso:
e
nifestazione, veste, luce, velo del vero o dell'idea.
non è parvenza,
estetico
stanza,
vivente:
il
è in altro
Ma
mondo
è sostanza, anzi è esso la so-
suoi criteri, la sua ragion d'essere
i
che in questo solo motto: io vivo
forma
la
ma
Il
De
del
>
non
'.
Sanctis non era né la forma «nel
senso pedantesco in cui fu intesa sino alla fine del secolo
decimottavo
cioè quello che
»,
superficiale, le parole, 2
gine
;
né
stia
da
prima colpisce l'osservatore
periodo,
il
imma-
verso, la singola
forma nel senso herbartiano, ipostasi metafi-
la
sica di quella.
che
il
«
La forma non
è a priori,
non è qualcosa ornamento
sé e diversa dal contenuto, quasi
o veste o apparenza o aggiunto di esso; anzi è essa generata dal contenuto, attivo nella tenuto, tal forma
medesimezza tenuto,
Tra forma
mente
dell'artista: tal con-
e contenuto vi è, insieme,
e diversità. Nell'opera d'arte si ritrova
il
con-
già caotico, ch'era nell'animo dell'artista,
«
non
più qual era,
ma
col suo valore, rale, arricchito il
» 3.
quale è divenuto, e sempre tutto esso,
con e
la
sua importanza, col suo bello natu-
non spogliato
in quel divenire >. Perciò
contenuto è necessario a produrre la forma concreta,
ma
la qualità astratta del
forma
della
artistica.
«
Se
contenuto non determina quella il
contenuto, bello, importante,
è rimasto inoperoso o fiacco o guasto nella tista, se
non ha avuto
mente
dell'ar-
sufficiente virtù generativa, e
si
ri-
vela debole o falso o viziato nella forma, a che vale can-
tarmi
le
sue lodi? In questo caso,
importante in sé stesso
1
Saggio sui Petrarca, p. 29 sgg.
2 Scritti 3
;
vari, 1, pp. 276-7, 317.
Suovi saggi
critici,
il
contenuto può essere
ma, come letteratura o come
pp. 239-40 n.
arte,
n
concetto
della forma.
410
STORIA
non ha valore. E, per contrario, immorale, o assurdo, o
falso,
o
il
contenuto può essere
ma, se
frivolo;
in certi
tempi e in certe circostanze ha operato potentemente nel cervello dell'artista ed è diventato
una forma, quel conte-
nuto è immortale. Gli dèi d'Omero sono morti rimasta.
Può morire
ghibellini:
l'Italia
ed ogni memoria
rimarrà la Divina Commedia.
Il
:
V Iliade
è
di guelfi e
contenuto è
sottoposto a tutte le vicende della storia: nasce e muore:
Egli teneva fermamente all'indiforma è immortale» pendenza dell'arte, senza la quale nessun 'Estetica è pos1
la
.
ma
sibile;
gli
pareva esagerata
la
formola dell'arte per
l'arte in quanto potesse importare separazione dell'artista dalla vita, mutilazione del contenuto, arte ridotta a prova
mera
di
n De
critico d'arte.
De
Pel
Sanetis
abilità
2 .
Sanctis,
concetto della forma era identico con
il
quello della fantasia, della potenza espressiva o rappresentativa, della visione artistica. Ciò
deve dire chi voglia de-
terminare esattamente la tendenza del pensiero di
De
il
lui.
Ma
Sanctis stesso non riusci mai a svolgere con finitezza
scientifica la propria teoria; e in lui le idee estetiche rima-
sero quasi abbozzo di
un sistema non mai ben connesso
e dedotto. Insieme con quello speculativo, erano vivissimi
nell'animo suo
altri
bisogni: intendere
il
concreto, gustare
l'arte e rifarne la storia effettiva, tuffarsi nella vita pratica
onde fu a volta a volta educatore, cospiratore, uomo di Stato. « La mia mente tira al consoleva ripetere. Filosofava tanto quanto gli era
e politica,
giornalista,
creto
»
,
necessario per orientarsi nei problemi dell'arte, della stoe
ria
della vita;
e,
procurata luce all'intelletto, trovato
punto d'orientazione, riconfortatosi nella coscienza del
il
.
*
Nuovi saggi
2
Ivi: e cfr. Saggio sul Petrarca,
pp. 209-212, 226.
critici, I.
e.
p.
182;
nonché
Scritti
vari,
I,
XV. FRANCESCO DE SANCT1S
suo operare,
si
ri
411
tuffava prontamente nel particolare e nel
determinato. Con una potenza fortissima a cogliere la verità Dei
non men
principi pili alti e generali, congiungeva
forte l'aborrimento pel pallido
quasi asceta
aggira
si
della letteratura, egli al Lessing,
filosofo. E,
il
non ha
Macaulay,
al
regno delle idee, nel quale
come
critico e storico
pari. Chi lo
ha paragonato
Sainte-Beuve o
al
voluto fare un parallelo rettorico.
«
al
Taine, ha
Voi mi parlate
veva Gustavo Flaubert a Giorgio Sand) della
(scri-
critica, nella
vostra ultima lettera, dicendomi ch'essa sparirà tra breve. Io
credo, invece, che la critica spunti appena sull'oriz-
zonte. Si
fa
ora
contrario della critica di prima,
il
niente altro. Al tempo del Laharpe,
il
critico
ma
era gram-
matico: al tempo del Sainte-Beuve e del Taine, è storico
Quando sarà
artista, niente altro
che
artista,
ma
*.
veramente
artista? Conoscete voi una critica che s'interessi all'opera in sé in
modo
intenso? Si analizzano con molta
finezza
l'ambiente storico, in cui l'opera è sorta, e le cause che
l'hanno prodotta; ma, e la poetica inconscia? donde sulta? e la composizione? e lo stile? e dell'autore? Tutto ciò, sorta, ci
il
non mai. Per una
ri-
punto di vista critica
di
tal
vorrebbero grande immaginazione e grande bontà,
voglio dire una facoltà d'entusiasmo sempre pronta; e poi
gusto,
qualità rara anche nei migliori, tanto che
ne parla più
» *.
A
non se
questo ideale, sospirato dal Flaubert,
solo critico che risponda
degnamente
(tra quelli,
il
diciamo,
che hanno tentato l'interpetrazione di grandi scrittori e d'interi periodi letterari) è
il
De
Sanctis. Nessun'altra let-
teratura ha, per le sue opere, uno specchio dal riverbero cosi perfetto,
come
1
Cfr. sopra, p. 424,
2
Lettrea «
p. 81.
quello che pel suo svolgimento lette-
il
giudizio del De-S. sulla critica francese.
George Sand, Parigi, 1884 (lettera del 2 febbraio 1869),
412
STORIA
rario l'Italia possiede nella Storia e negli altri lavori cri-
Francesco de Sanctis.
tici di il
De
Ma
Sanctis
filosofo.
critico
il
filosofo dell'arte, l'estetico,
e
allo
storico
non è pari
in lui al
L'uno sta all'altro come Le osservazioni estetiche, sparse
letterario.
l'accessorio al principale.
aforisticamente e per incidente nei suoi saggi e monografie,
vengono lumeggiate ora da un le occasioni,
ed esposte con terminologia poco costante e
spesso metaforica;
che talvolta ha fatto credere a con-
il
tradizioni e incertezze, le
quali in realtà
nel fondo del pensiero di lui,
parvenza non appena
si
il
vivente,
il
l'immaginazione, l'ideale, e
tutti
gli
non esistevano
che ne sparisce anche la
faccia attenzione ai casi particolari
Ma
bello, il
si
forma, le forme, il contebello naturale, il brutto, sentimento, la fantasia, il reale,
che egli aveva innanzi.
nuto,
secondo
lato ora dall'altro
la
il
termini
altri
ch'egli
adopera con
vario significato, richiedono una scienza su cui
gino e da cui derivino. Chi
si
si
appog-
faccia a meditare su quelle
parole, vede moltiplicarsi da ogni parte
i
dubbi e
pro-
i
blemi; scorge vuoti e lacune dappertutto. Paragonato
pochi estetici
filosofi,
il
De
Sanctis
nell'analisi, nell'ordine, nel sistema;
nizioni. Pure, questo difetto è
impreciso nelle
defi-
ampiamente compensato dal
contatto continuo in cui egli tiene
il
lettore
con
le
opere
d'arte reali e concrete, e dal sentimento del vero che
non l'abbandona. E serba poi tori
i
ai
appare manchevole
mai
l'attrattiva di quegli scrit-
quali, oltre ciò che essi danno, additano e fanno in-
travedere nuove ricchezze da conquistare. Pensiero vivo, che
si
rivolge a uomini vivi, disposti a elaborarlo e a con-
tinuarlo.
XVI L'estetica degli epigoni
Xillorché in Germania sica! > e
cominciò
di notte di
il
grido
«non più
metafi- Rigoglio
reazione contro quella specie
Santa Valpurga a cui
gli ultimi
hegeliani ave-
ridotto la vita del pensiero, gli scolari dello
Herbart
fecero avanti, e con aria insinuante sembrarono
domanme-
vano si
levò
si
la furiosa
dare:
— Che cosa c'è?
tafisica?
Ma
ribellione contro l'idealismo e la
è proprio quello che lo
Herbart voleva e aveva
preso a fare da solo, mezzo secolo addietro! Ora siamo qua
Un'in-
noi, eredi legittimi di lui, e ci offriamo vostri alleati.
tesa tra noi sarà facile.
con
La nostra
meccanismo,
la teoria atomica, la nostra Psicologia col
la nostra Etica
d'accordo
Metafisica è
ed Estetica con l'edonismo...
— È assai pro-
babile che lo Herbart (se non fosse già morto
avrebbe respinto sdegnosamente questi suoi
fin
dal 1841)
scolari,
i
quali
trescavano con la popolarità, facevano buon mercato della Metafisica e interpetravano naturalisticamente le
sue rappresentazioni,
le
i
sue idee, tutte
suoi reali, le
sue più
alte escogitazioni.
In questo periodo di fortuna della scuola, anche l'Estetica herbartiana cercò di metter
qualche rotondità e floridezza, schina figura accanto
ai
grossi
mondo dagli idealisti. Balio berto Zimmermann, professore al
su carne e acquistare una si «
da non fare troppo mecorpi di scienza
>
,
e allevatore di essa fu
posti
Ro-
di filosofia nella università
'
bardana.
dei-
414 di
STORIA
Praga
e poi di Vienna,
quale, dopo avervi
il
stentato
intorno molti anni e averla fatta precedere da un'ampia storia dell'Estetica (1858), dette fuori finalmente (1865) la
sua Estetica generale come scienza della forma
.
Questa Estetica formalistica, nata sotto cattivi auspici,
Kob. zimmer-
mann.
1
^ curioso esempio di servile fedeltà
seca infedeltà.
Movendo
estrinseca e d'intrin-
dall'unità, o meglio dalla subordi-
nazione di Etica ed Estetica a un'Estetica generale, e
nendo quest'ultima:
un
«
scienza che tratta dei
modi
defi-
pei quali
qualsiasi contenuto possa acquistare diritto a riscuotere
approvazione o disapprovazione Metafisica, scienza retto pensare), lo
forma,
cioè nel
(diversa perciò e
»
del reale, e dalla
Zimmermann riponeva quei modi nella rapporto reciproco degli elementi. In-
un semplice punto matematico
fatti
dalla
Logica, scienza del
non sono piacevoli
o spiacevoli: la
una semun semplice tono,
nello spazio,
plice impressione dell'udito e della vista,
musica mostra che
il
giudizio del bello e del brutto cade sempre sul rapporto di
almeno due
toni.
Ora questi rapporti,
gradevoli, non possono
rali
per induzione,
ma
metodo deduttivo
essere
ossia le
raccolti
forme gene-
empiricamente
debbono ottenersi per deduzione. E col stabilisce che gli elementi di un'im-
si
magine, che sono a loro volta rappresentazioni, entrano in rapporto o secondo la loro forza (quantità) o secondo la loro
indole (qualità); onde di quantità, forme
estetiche
si
hanno due gruppi: forme
estetiche di
qualità. Se-
condo le prime, piace il forte (grande) accanto al debole (piccolo), e dispiace questo accanto a quello; secondo le altre, piace ciò eh' è prevalentemente' identico per qualità
(armonico), e spiace ciò ch'ò prevalentemente
i
Allgemeine sEsthetik
ah Form-
Wissenschaft, Vienna, 1865
che nel Konversations-Lexicon del Meyer dallo
Zimmermann.
diverso
:
cfr.
an-
(ediz. 4 a ) l'art. ^Esthetik, scritto
(disarmonico). spingersi cosi
prevalere dell'identità non può tuttavia
Il
da giungere
oltre
qual
nel
pleta;
forma armonica
identificazione
M
il
deduce
il
piacere del caratteristico o
Ma,
caratteristico il
mo-
se la somiglianza prevalente nella di-
(Einklang), d'altra parte
stinzione dà luogo all'accordo
forma disarmonica qualitativa è come
la
il
rapporto di prevalente identità tra la cosa e
dello della cosa?
com-
cesserebbe l'armonia stessa. Dalla
caso si
all'
dell'espressione: perché, che altro è mai
non
415
degli epigoni
XVI. l'estetica
tale spiacevole,
e
rende necessaria una soluzione. (È facile scorgere che
lo
Zimmermann, come
il
caratteristico
rando
i
con un colpo di
mano
rapporti formali puri,
modo profondamente
in tal
bartiano, cosi, con
alte-
l'originario pensiero her-
un secondo colpo di mano, introduce qui le variazioni o modificazioni
pura bellezza
nella
del
tra
fa rientrare
bello,
venendosi a giovare della tanto odiata dia-
lettica hegeliana).
Se
la soluzione
accade con
l'artificiosa
sostituzione di un'altra cosa al posto dell'immagine spia-
cevole,
si
toglie di certo la cagione del dispiacere e si sta-
quieto vivere (non l'accordo: Eintracht, nielli ma si ha la semplice forma della correttezza: bisogna dunque superare anche questa per mezzo dell'immagine vera, al fine di raggiungere la forma della compensazione (Ansgleichung), e, quando l'immagine vera bilisce
il
Einklang),
è anche gradevole in sé, la forma finale della
zione definitiva
(< abschliessende
quale è esaurita la serie delle forme possibili. è,
in conclusione,
il
Bello?
È
il
compensa-
Ausgleich
con
>),
E
congiungimento
la
che cosa di
tutte
queste forme: un modello (Vorbild), che abbia grandezza, pienezza, ordine, accordo, correttezza, compensazione definitiva, e ci
del
appaia in una copia [Nachbild) nella forma
caratteristico. Lasciando da parte
mermann va
il
riattacco artifizioso che lo Zim-
stabilendo tra
il
sublime,
il
comico,
il
tra-
STORIA
416
gico, l'ironico, l'umoristico
e le
forme estetiche, importa
notare (per riconoscere in quale dei sette
siamo
cieli
forme estetiche generali l'arte come la natura e la moralità,
stati
trasportati) che queste
con-
cernono cosi
i
domini
particolari
mercé
differenziano soltanto
si
cui
l'appli-
cazione delle forme estetiche generali a contenuti particolari.
Applicando quelle forme
natura,
bell'anima
la
alla volontà, il la
virtù.
gusto; applicandole
Da una
bellezza naturale, dall'altra l'umana;
una parte
spi-
applicandole al senti-
(sditine Seele) o
carattere o
la bella
al rappresentare, lo
rito bello (Schongeist) o fantasia;
mento,
ha
alla natura, si
cosmos; applicandole
il
dunque
parte in
e,
questa, da
la bellezza del rappresentare, cioè l'opera este-
tica in senso stretto (l'arte), dall'altra la bellezza del vo-
due bellezze infine
lere o moralità, e tra le
mune
il
gusto, co-
all'Etica e all'Estetica. L'Estetica in senso stretto,
la teoria del bel rappresentare,
rappresentazioni, che
si
determina
la
bellezza delle
divide nelle tre classi della bel-
lezza della connessione spaziale e temporale (arti figurative),
della bellezza della rappresentazione sensitiva (mu-
sica) e
della
tripartizione
bellezza
dei
del bello
pensieri (poesia).
in figurativo,
termina l'Estetica teoretica, che è
Zimmermann. il quale come
dottrina svolta dallo il
vischer
contro lo Zim-
mermann.
11
Vischer contro
tante dell'Estetica
il
Con
la
quale
musicale e poetico, la
sola parte della
maggiore rappresen-
hegeliana l'opera dello
Zimmermann
era diretta, ebbe buon gioco nel difendersi e a sua volta assalire l'avversario.
Zimmermann, a dava
al
E
seppe fare ridere
simbolo, definito
aderiscono
alle spalle dello
proposito, per es., del significato che costui
le belle
come
forme».
Un
l'oggetto
«
intorno a cui
pittore dipinge
una volpe,
semplicemente per dipingere un pezzo della natura animale. Niente affatto: «
questo è simbolo, perché
il
pittore
adopera linee e colori per esprimere altro che linee e
XVI. l' estetica degli epigoni colori
».
Tu credi ma sta in
«
dipinto),
attaccapanni;
che
io
sia
una volpe
guardia, tu sbagli:
sono una mostra,
io
117
(dice l'animale
sono invece un
io
fatta d.tl pittore, di tante
E
gradazioni di grigio, bianco, giallo e rosso».
ancora
gli riusci la celia
Zimmennann manifestava
lo
per la virtù estetica del senso
del tatto. Peccato (aveva scritto costui), che
vole
provare
un
cosi
del torso di Ercole in
Venere
di
gran
piacere:
tastare
membra
riposo, delle
melodie del Mozart».
Non ingiustamente
l'Estetica formalistica
matematica non
«unione barocca
Zimmermann
si
mente
la
Senonché
scritti.
non seppe contrapporre «
Chi
Bach o
le
soavi
Vischer defini
misticismo
e
ci
formalisti)
il
altro
Lotze
al
Anche
il
Lotze,
censurò grave-
Germania (1868) e
nella sua Storia dell' Estetica in
i
di
forse l'autore stesso) fosse contento.
idealismo.
contro
il
del-
può dire che nessuno
che non era avverso all'herbartismo,
in altri
schiena
la
sinuose della
*.
»
Dell'opera dello (se
age-
sia
godimento
voluttà, paragonabile solo al
l'orecchio nel seguire le possenti fughe del
di
non
Melos o del Fauno dei Barberini, dovrebbe dare
mano una
alla
più facile
a proposito degli entusiasmi che
formalismo estetico
che una variante del vecchio
vorrà persuadere sul serio (scriveva
che
la
disannonia dello
spirito, espressa
una corrispondente disannonia dell'apparenza esterna, abbia pari valore dell'apparizione armonica di un conte-
in
nuto armonico, solamente perché,
in
entrambi
rapporto formale dell'accordo è rispettato? Chi
persuadere che
la
i
casi, ci
il
vorrà
forma umana piaccia soltanto pei suoi
rapporti formali stereometrici, senza riguardo alla vita spirituale che le
si
muove dentro?
dei fatti e dei valori appaiono
i
1
tre
sempre
regni delle leggi, divisi nella
realtà
Kritische Gange, VI, Stoccarda, 1873, pp. 6, 21, 32.
B. Chock, Estetica.
27
Erm. Lotie.
418
STORIA
empirica;
benché
e,
abbiano unità nel
essi
Sommo
Bene,
Bene in sé, nell'Amore vivente del Dio personale, nel Dover essere fondamento dell'Essere, la nostra ragione non può raggiungere e conoscere questa unità. Solamente nel
la Bellezza ce la rivela; essa è in istretta
connessione col
Buono e col Santo, e riproduce il ritmo del divino ordinamento e governo morale dell'universo. Il fatto estetico non
ma
è intuizione, e neppure concetto, senziale di
idea, che
un oggetto nella forma del
offre l'es-
fine riferito al fine
come la bellezza, deve rinchiudere il mondo mondo delle forme » l — La lotta tra l'Estetica del contenuto e quella della forma, protagonisti lo Zimmermann, il Vischer e il Lotze, toccò il punto saliente
ultimo. L'arte, dei valori nel
.
negli anni tra
Non
Tentativi di conciliazione
tra Estetica della formaed Estetica del
contenuto.
il
1860 e
il
1870.
Ma
pochi, intanto, inchinavano alla conciliazione.
non ° à R jj a conc jij az i one ve ra, intravveduta per lo meno r da un giovane dottore Giovanni Schmidt, che nella sua tesi -
'
d
-
a bHi taz i one (1875) osservò, con tutto ' v
Zimmermann
e
il
nell'errore, perché
bellezza
il
rispetto verso lo r
Lotze, sembrargli che fossero entrambi
confondevano
i
vari significati della pa-
parlavano di un assurdo quale
rola
«
o
brutto del naturalmente dato, di ciò eh' è fuori dello
il
spirito, e
il
»
e
Lotze vi aggiungeva, seguendo
un concetto intuito o
tro assurdo di
cettualizzata,
e,
infine,
Hegel,
nessuno di
essi
avvertiva
ma
Geschichte d. JEsth.
i.
i
due
Gottinga, 1845, e Ueb.
Grundzuge der
scritti giovanili: d.
come
essere,
ma
DeutschL, passim, specie pp. 27, 97, 100, 125,
147, 232, 231, 265, 286, 293, 487: 1884), §§ 8-13; e
come
sopra quella della
rappresentazione. Forma, certamente, voleva
1
l'al-
la bellezza o brut-
tezza del contenuto astratto o della forma intesa
insieme di rapporti matematici,
bello
di un'intuizione con-
non volga sopra
la questione estetica
lo
il
Bedingungen
JEsth.
(postumo, Lipsia,
Ueb. d. Begriff. d. Schònheit,
d. Kunstschonheit, ivi, 1847.
XVI. l'estetica degli epigoni
419
«forma concreta, piena di contenuto» La parola dello Schmidt fu male accolta: è facile (si rispose) identificare 1
.
con
bellezza
la
ma
perfezione artistica,
la
vedere
questione
la
non ci sia un'altra bellezza dipendente da un supremo principio cosmico o metafisico: altrimenti si commette un'ingenua petizione di principio 2 Si preferi, dunque, cercare la connel
sta
quella
oltre
se,
perfezione,
.
ciliazione
in
secondo
cui,
un po' più
altro, ossia nel
gusti, entrasse
i
cucinare un manicaretto in
un
po' più di formalismo o
di contenutismo, solitamente
con prevalenza di
quest'ultimo.
moderati e conciliatori erano anche tra
I
tiani;
non
e
Zimmermann
herbar-
gli
solo all'apparire del rigido formalismo dello
Nahlowsky protestò
il
subito che
non era
stato punto nelle intenzioni del maestro escludere dall'Estetica i
il
contenuto
3 ,
ma una
via di
mezzo prescelsero altresì come il Volkcampo, il Carriere 5 e più
più ingegnosi rappresentanti della scuola,
mann
e
ancora
il
Lazarus
4 .
— Nell'altro
Vischer medesimo
il
larga parte alla considerazione
Vischer
il
mente»,
ma
»
che scrisse
(in un'autocritica
sua vecchia Estetica) cominciavano a concedere più
della
,
e
diventò
bello
e che,
« la
delle
vita
quando appare
forme;
talché
nel
che appare armonica-
nello spazio,
si
dice «for-
forma deve avere in ogni caso, ossia circoscrizione
(Begrenzung) nello spazio e nel tempo, misura, regolarità, simmetria, proporzione, proprietà
(i
quali
caratteri costi-
1
Leibniz u. Baumgarten, Halle, 1875, pp. 76-102.
*
G. Xecdecker, Studien
3
Polemica nella anni 1862-3,
tiani),
z.
Zeitschr.
II, p.
Gesch. d. dtschen ^Esth. f.
s.
Kant, pp.
54-5.
exacte Philos. (organo degli herbar-
309 sgg.; Ili, p. 384 sgg.; IV, pp. 26 sgg.,
199 sgg., 300 sgg. *
Volkmanx, L-ehrbuch der Psychologie, 3*
Dos Leben der Seele, 1856-8. Mobtz Carriere, .-EJhetik, 1859
ed.,
Còthen, 1884-5: La-
zabcs, 5
(3* ediz., Lipsia, 1885).
420
STORIA
tuiscono
suoi
i
momenti
quantitativi), e
armonia (momento
qualitativo), che include in sé la varietà e
è
carattere sopra tutti importante
il
il
contrasto ed
l .
Un' Estetica conciliatoria con prevalenza formalistica
k. Kostiin.
tentò Carlo Kostiin
2
professore a
,
Tubinga
e già collabo-
ratore, per la parte della teoria musicale, dell'opera vische-
riana.
Kostiin aveva risentito l'efficacia dello Schleier-
Il
ma non
macher, dello Hegel, del Yischer e delio Herbart,
sembra, a dir vero, che intendesse esattamente alcuno dei suoi
predecessori.
L'oggetto estetico presentava, secondo
tre esigenze: pienezza e varietà d'immaginazione (anregende Gestalten filile), contenuto interessante,
lui,
e forma bella; sotto
la
prima delle quali
a stento, tanto è stranamente interpetrata,
si
1'
«
riconoscerà ispirazione
»
(Begeisterung) dello Schleiermacher. Contenuto interessante
definiva ciò che tocca l'uomo, ciò che
non
si
conosce, ciò che
ciò cosa relativa
cui esso
nuto il
si
ama
e ciò
si
conosce e ciò che
che
sempre all'individuo e
si
odia
al valore della
contenuto come quel
la
perin
forma, ossia concepiva
secondo valore onde abbiamo
udito discorrere lo Herbart, d'accordo col quale
rava poi
(e
alle condizioni
affermava che l'interesse pel conte-
trova), e
aggiunge
si
si
forma come assoluta, determinandone
tere generale nell'essere facilmente
consideil
carat-
intuibile (anschaulich)
e nella potenza che deve possedere di soddisfare, piacere, attirare e,
insomma,
di essere bella. I caratteri particolari
erano, pel Kostiin, secondo la quantità quelli della circo-
scrizione, dell'unitarietà
dezza
(Einheitlichkeif), della
gran-
estensiva e intensiva e dell'equilibrio (Gleichmass),
e secondo la qualità, della
determinatezza
(Bestimmtheit),
dell'unità (Einheit), dell'importanza (Bedeutung) esten-
*
Kritische Gange, V, Stoccarda, 1866, p. 59.
2
sEsthetik,
Tubinga,
1869.
XVI. l'estetica degli epigoni
siva e intensiva, e dell'armonia.
s'impacciava e confondeva. Piace
anche
la piccolezza;
rietà; piace
—
Ma
il
piace l'unità,
la
sue categorie,
le
ma
grandezza,
ma
quando
Kòstlin,
il
a verificare empiricamente
s'inoltrava
421
piace
piace anche la va-
regolare, ma, via!, piace anche l'irregolare:
ondeggiamenti e contradizioni, dei quali ben s'avve-
deva
e
non
si
sforzava di celarli, e che avrebbero do-
vuto condurlo a concludere che l'astratta «forma bella», della
quale con tanta fatica aveva racimolato qualità e
quantità, era
una larva senza corpo, perché
ciò solo piace
esteticamente che adempia a un ufficio espressivo.
Ma
il
Kòstlin, illustrate le tre esigenze dell'oggetto estetico, spese tutta la sua lena nel costruire sul modello del Vischer
regno della fantasia intuitiva,
il
ossia del bello della
natura inorganica e organica, della vita
civile,
della
mo-
della religione, della scienza, dei giochi, delle con-
ralità,
versazioni, delle feste e dei banchetti, e infine della storia,
percorrendo e giudicando esteticamente
i
tre periodi pa-
triarcale, eroico e storico.
Lo Schasler (anche lui come lo Zimmermann autore di una vasta storia dell' Estetica) procurò invece un avvicinamento al formalismo movendo dall'idealismo assoluto o dal realismo-idealismo,
come
lo
chiamava.
Ma cominciava
col definire l'Estetica «scienza del bello e dell'arte
»
(una
scienza, dunque, che poco correttamente sarebbe scienza di
due
cose), e
pretendeva giustificare
antimetodica col dire che né
il
la
sua definizione
bello esiste solo nell'arte
né questa ha da fare solo col bello. La sfera dell'Estetica sarebbe quella dell'intuizione {Anschauung), in cui il conoscere teoretico:
ha carattere pratico
e
il
volere
ha carattere
sfera della indivisa unità e dell'assoluta conci-
liazione tra spirito teoretico e pratico, nella quale in certo
senso
si
svolgerebbe
sarebbe l'ideale,
ma
la
più alta attività umana.
l'ideale
concreto;
e perciò
Il
bello
non
si
Estetica dei contenuto.
—
M. Schasler.
422
STORIA
darebbe ideale della figura umana che non
di sesso
sia
ma
determinato, né ideale del mammifero in genere,
mente
di questa o quella specie,
come
sola-
del cavallo o del cane,
anzi soltanto di determinate specie di cavalli e di cani. Cosi lo Schasler, col
discendere dai generi più astratti ai
s'industriava vanamente di attingere
astratti,
che di necessità tipico, ch'è il
tipico
il
meno
concreto,
passerebbe dal
si
caratteristico, ch'è del sentimento umano; onde la possibilità di porre bello di natura, al
il
una vecchia,
l'ideale di
E
sfuggiva. Nell'arte
gli
il
di
un mendicante, di un masnadiere. avrebbe maggiore relazione col
caratteristico dell'arte
brutto che col bello di natura. Al qual proposito (trascu-
rando
che è condotto sullo schema
resto,
il
notare che allo Schasler appartiene
solito)
maggiore
il
importa
rilievo dato
a quella delle due versioni della leggenda del Puro Bello,
che faceva nascere
le «
modificazioni del Bello
»
dall'azione
«Per quanto tale pensiero possa turbare (egli scriveva), non bisogna dimenticare che, senza il mondo della bruttezza, non esisterebbe quello della bellezza, giac-
del Brutto
1
.
ché è soltanto
il
Brutto che, stuzzicando
astratto, lo spinge a entrare in lotta
per
modo
tal
vertire l'altra
il
la Bellezza concreta >
vecchio Vischer,
versione.
«
Io
il
il
Bello vuoto e
con esso e a produrre
2 .
E
gli
riusci di con-
maggiore rappresentante
(confessò
il
Vischer)- avevo
del-
prima
costruito in istile hegeliano di vecchia maniera, e facevo
nascere nell'essenza del Bello un'irrequietezza, una fermentazione,
una
lotta:
l'Idea prevale, imprime all'immagine
la spinta a sparire nell'illimitato, sorge
magine, offesa nella sua l'Idea, sorge
il
finitezza,
Comico; e con
veda sopra, pp.
ciò
il
Sublime: l'im-
dichiara la guerra la
lotta era
finita:
alil
1
Si
2
JEsthetik, Lipsia, 1886, I, pp. 1-16, 19-24, 70; II, p. 52; ofr. Kri-
tische
386-88.
Geschichte der JSsthetik, pp. 795, 963, 1041-4, 1028-1036-8.
423
xvi. l'estetica degli epigoni
Bello tornava in sé dal contrasto dei suoi momenti, ed era
Ma
fatto ».
ora (continuava)
ler e ai suoi predecessori il
Brutto; è questo
«
debbo dare ragione
Weisse e Ruge: qui
principio del movimento,
il
allo Schas-
ci
ha mano
il
fermento
non si giunge alle quali non vi ha nessuna che
della differenziazione: senza tale lievito,
forme speciali del Bello, delle
non presupponga
il
Brutto»
l .
Strettamente legata con quella dello Schasler è l'Erte-
Eduardo
tica di
di
Hartmann
(1890), preceduta da una
tazione storica sull'Estetica tedesca dal
con minuzioso esame critico-polemico, zione del Bello
come
,
e
i
cui
fi non ve ne ha punto, ma perché quella scienza si risolverebbe, a 2 che suo dire, nelle due scienze della Logica e dell'Etica
e
si
la
,
è quanto affermare inesistente l'Estetica stessa e negare l'originalità dell'arte.
i
Die Sprache, passim:
2
Ethik*, Stoccarda, 1892, p.
cfr. I, p. 6.
31 sgg.
;
II, pp. 599, 603-609.
XVIII Psicologismo estetico
e altri indirizzi recenti
Neocriticismo ed empirismo.
XTLlla considerazione edonistica, psicologica e moralistica
non
dell'arte
riusci a fare argine e opposizione
il
movimento
neocritico o neokantiano, che pure tentò di salvare alla me-
nell'invadente naturalismo e materialismo,
glio,
dello
spirito
1
.
il
neocriticismo ha ereditato dal
Il
concetto
Kant
la
scarsa intelligenza per la fantasia creatrice, e non sembra che, fuori di quella intellettualistica, abbia sentore di altra
forma
conoscenza.
di
Tra
Kirchmann.
i
primi
sensualismo
e
filosofi
di qualche grido che aderirono al
psicologismo
Kirchmann, promotore
di
estetico fu in Germania il un cosiddetto realismo e autore
di un'Estetica su base realistica (1868)
2 .
Nella sua dottrina,
un reale, ma immagine animata (seelenvolles) e purificata e rinforzata, ossia idealizzata, e distinta in immagine del piacere, che è il Bello, e in immagine del dolore, che è il Brutto. Il bello dà luogo a una triplice varietà o modificazione,
il
fatto estetico è
*
tung 2
di
A. F. Lange, Geschichte des Materialismus, i.
1868.
l'immagine (Bild)
d.
J.
u. Kritik seiner
Bedeu-
Qegenwart, 1866.
H.
v.
Kirchmann,
Aìsthetilc
auf realistischer Grundlage, Berlino,
PSICOLOGISMO ESTETICO
XVIII.
ossia
|;
si
determina secondo
il
453
contenuto come sublime, co-
mico, tragico, e via dicendo;
secondo l'immagine, come
bello di natura e bello d'arte;
e secondo l'idealizzazione,
come
idealistico e naturalistico, formale e spirituale, sim-
non avendo penetrato l'indole delil Kirchmann si fa a costruire una nuova categoria psicologica di sentimenti ideali o apparenti, che verrebbero suscitati dalle immagini arbolico
e classico. E,
l'oggettivazione estetica,
'
tistiche e
presenterebbero un'attenuazione dei sentimenti
della vita reale
l .
All'evoluzione o involuzione degli herbartiani in
fisio-
Metafisica ad i
o involuzione di idealisti che
gismo. Tra
i
si
t
quali è da ricordare in primo luogo
il
m
*
un'analoga evoluzione p °! accostarono allo psicolo- vischer.
logi del piacere estetico corrispose
i
vec-
chio Teodoro Vischer, che in
una autocritica da lui pubblicata considerò V Estetica come < unione di mimica e di armonica» (yereinte Mimik und Harmonik), e il Bello come « l'armonia dell'universo >, che non si attua mai nel fatto perché si attua solamente all'infinito e, quando par di
coglierla nel
Bello,
ha un'illusione: illusione
si
tra-
scendente, in cui è riposta l'essenza dell'opera estetica Il figlio
Roberto Vischer, introdusse
di lui,
la
2 .
parola Ein-
designare la vita che l'uomo infonde nelle
filhlung per
cose naturali mercé
il
processo estetico
3 .
Contro l'associa-
zionismo e in favore di un teleologismo naturale imma-
nente nel Bello scrisse e
congiungendo
la
il
Volkelt, trattando del Simbolo
4
simbolica col panteismo. L' herbartiano
Siebeck (1875), abbandonata la teoria formalistica, tentava di spiegare
ia
2
JEsth.
il
auf
fatto della bellezza col concetto dell'
real.
Grund.,
I,
pp. 54-57: cfr. Teoria, p. 90.
KrUische Gange, V, pp. 25-6, 131.
3
E. Vischkb, Ueber das optische Formgefahl, Lipsia, 1873.
*
Der Symbol- Be grifi
in der neuesUn ^ttetik, Jena, 1876.
appa-
e. siebeck.
STORIA
454
rizione della personalità
1
Egli distingue oggetti che
.
piacciono pel solo contenuto (piacevoli sensibili), piacciono per la sola forma
(fatti
altri
morali), e altri,
che
infine,
che piacciono per la connessione tra contenuto e forma organici ed estetici). Nei
(fatti
è fuori del contenuto,
ma
fatti
organici la forma non
è l'espressione della reciproca
azione e del congiungimento degli elementi costitutivi; nei invece, la forma è fuori del contenuto e quasi*
fatti estetici,
non mezzo
superficie di questo:
allo scopo,
ma
scopo a sé
stessa. L' intuizione estetica è relazione tra sensibile e spirituale,
materia e
tra
spirito, e
parvenza della personalità.
Il
perciò forma in quanto
piacere estetico nasce dalla
coscienza che lo spirito ha di ritrovare sé stesso nel sensibile.
E
se nelle cose naturali e inanimate la personalità
viene introdotta dal contemplatore, nella figura
vece
fa innanzi
si
metafisici idealisti
nelle quali soltanto
come l'uomo si
perde
il
siva;
il
il
bello
si
Il
in-
Siebeck imita dai
Il
modificazioni del bello,
mostrerebbe concretamente,
esiste soltanto quale
razza e popolo.
l'illimitato
da sé medesima. la teoria delle
umana
uomo
di
una determinata
sublime è quella specie di bello in cui
momento formale
della
circoscrizione,
donde
che è una specie d'infinità estensiva o inten-
quando l'armonia non è data, ma è un conflitto e di uno svolgimento; il comico
tragico nasce
risultato di
una relazione del piccolo al grande; e via discorrendo. Per queste tracce idealistiche e pel suo tener fermo all'assolutezza kantiana e herbartiana del giudizio di gusto, non è
si
può dire che
l'
Estetica del Siebeck sia
meramente
psico-
logica ed empirica e senza alcun elemento filosofico. Nello M.
Diez.
stesso caso è
*
z.
il
Diez,
il
quale, con la sua Teoria del sen-
Das Wesen d. cesth. Anschauung, Psychologische Untersuchungen d. Schonen u. d. Kunst, Berlino, 1875.
Theorie
XVIII.
PSICOLOGISMO ESTETICO
455
l
vorrebbe spie-
Omento come fondamento gare
l'attività dell'arte
mento
dell'Estetica (1892)
come
,
del senti-
rivolta all'ideale
(Ideal des filhlenden Geistes), parallela alla scienza
(ideale del pensiero), alla moralità (ideale del volere) e alla
religione (ideale della personalità).
Ma
che cosa è mai co-
desto sentimento? L'empirico sentimento degli psicologi, irriducibile a ideale, o la mistica facoltà della
comunica-
zione e congiunzione con l'Infinito e con l'Assoluto? l'assurdo « valore del piacere » del Fechner, o il « giudizio > (Urtheilskraft) del Kant? A questi e altri scrittori, ancora
dominati da tendenze metafisiche, manca, raggio delle proprie idee;
si
direbbe,
si
sentono in ambiente
il
co-
ostile, e
parlano a mezzo o tentano transazioni. Lo psicologo Jodl ammette i sentimenti elementari estetici, scoperti dallo Herbart, e
li
definisce
«
eccitazioni
immediate che non riposano sopra
un'attività associativa o riproduttiva o sull'immaginazione »,
quantunque, «in ultima desimi principi»
analisi, siano
Lipps critica e respinge
b) del piacere: e) dell'arte
reale,
anche se spiacevole;
passionale;
me-
e) del
e associazionistico di-
e nella scuola di lui.
le teorie estetiche: a) del
come
gioco;
riconoscimento della vita
d) della emotività e scotimento
sincretismo, onde
all'arte,
quelli del gioco e del piacere, viene assegnata altri fini
ai
.
meramente psicologico venta chiaro nel prof. Teodoro Lipps L'indirizzo
Il
da ricondurre
2
insieme con
una sequela
di
(riconoscimento della vita nella sua realtà, rivela-
zione dell'individualità, commozione, liberazione da un peso,
è in fondo molto diversa
La teoria da lui sostenuta da quella del Jouffroy, per-
Max
z.
libero svolgimento della fantasia).
non
1
Diez, Tìieorie