Studia Meno Studia Meglio [2 ed.]

Vuoi preparare il doppio degli esami in metà del tempo? Se sei arrivato su questa pagina, significa che la tua carriera

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Studia Meno Studia Meglio [2 ed.]

Table of contents :
SOMMARIO (cliccabile) parte 1
1. APPRENDERE
8
2. MEMORIZZARE
106
1.1 Cervello: se sai come funziona impari a farlo funzionare
11
2.1 La formula segreta della memoria
109
Neuroni, Dendriti, Assone e Sinapsi
11
Il potere delle emozioni
111
Apprendere è naturale, ma devi fare pratica
13
L’importanza della frequenza
113
I 4 ingredienti dell’apprendimento efficace
15
Quando memorizzare è una questione di tempo
114
1.2 Non tutte le informazioni nascono uguali
21
2.2 Ricordare con le emozioni
117
Fatti
23
La tecnica Minority Report
118
Istruzioni
24
Ripetere come fossi tuo nonno
121
Concetti
25
La rappresentazione teatrale
123
1.3 Le fasi dell’apprendimento
27
2.3 Repetita iuvant
125
Il tuo problema non è la memoria
27
La ripetizione dilazionata ed il metodo flashcards
126
Il processo di apprendimento
29
Crea i tuoi audiolibri
130
1.4 Acquisizione
31
Il registratore mentale
132
Ascolto: come evitare di romperti le balle a lezione!
33
2.4 Le tecniche da 1.000€
135
Come prende appunti un ninja dell’apprendimento
41
Giocare con le immagini
136
Lettura veloce
50
Numeri o suoni?!
141
1.5 Elaborazione
63
Quel vecchio volpone di Cicerone
146
Impari con occhi, orecchie, mani o a cu*o?!
64
2.5 Come memorizzare un libro di 200 pg in 40’ (ma sul serio!)
149
Immaginare con i sensi
66
2.6 Un metodo di studio cucito su misura
153
Una similitudine ti salver{… l’esame
71
The Matrix
154
No schemi? No party!
75
Training Book: chi non pratica non radica!
166
1.6 Assimilazione
85
Mappa concettuale della 2° sezione
174
Approfondimenti: su, giù e di lato!
86
Applicazioni pratiche
90
Il potere dell’insegnamento
91
Training Book: chi non pratica non radica!
97
Mappa concettuale della 1° sezione
105
(to be continued: vai alla prossima pagina…)
3. ORGANIZZARE
175
3.1 E = ds² (L’equazione segreta dell’Energia)
178
La formula di Einstein che non ti hanno insegnato
179
Tu sei quello che mangi: i 5 migliori “diet hacks”
181
Pratica un “rigoroso e quotidiano” esercizio fisico
186
Chi dorme… piglia esami
191
3.2 Come avere la concentrazione di un monaco zen
196
Per concentrarti devi surfare l’onda (cerebrale) giusta
197
La tecnica del mandarino
202
3.3 Vuoi essere un ninja dell’apprendimento? Devi avere 2 “P” grandi così!
204
Chi non pianifica, non passa
205
Smettila di procrastinare
213
Training Book: chi non pratica non radica!
220
Mappa concettuale della 3° sezione
228
CONCLUSIONI
229
Credits
230

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Studia meno Studia meglio Sm2 – Il metodo pratico per preparare il doppio degli esami in metà del tempo.

Andrea Giuliodori

Copyright © 2012 EfficaceMente.com

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0 Copyright © 2012 EfficaceMente.com

Introduzione (ovvero cosa aspettarti da questa guida) Ti sei mai chiesto cosa renda qualcuno intelligente? Perché alcuni hanno successo nello studio, mentre altri falliscono miseramente? È solo una questione di talento naturale, forza di volontà o tecniche di studio efficaci? Dare una definizione di intelligenza non è facile. Sono stati creati test per il calcolo del Quoziente Intellettivo (QI) e altri strambi esami. Personalmente non credo in una definizione universale di intelligenza: ci sono persone che si comportano intelligentemente in determinate situazioni (lo studio, il lavoro, etc.) e fanno un sacco di stupidaggini in altre (i legami affettivi, la salute, etc.). In questa guida ti fornirò una definizione pratica di intelligenza legata allo studio e al successo in campo universitario. Uno studente universitario si può definire intelligente se è in grado di soddisfare questi 3 requisiti fondamentali: 1. Ha imparato ad apprendere rapidamente, mettendo a fuoco in poco tempo i concetti chiave. 2. È bravo a memorizzare efficacemente grandi quantità di informazioni. 3. Sa organizzare le sue risorse (informazioni, tempo, energia, etc.) per raggiungere i propri obiettivi accademici. Ti ritrovi con questa definizione? Sarà un caso se, ripensando a quei colleghi di università che hanno una sfilza di 30 e lode sul proprio libretto, ritrovi esattamente queste caratteristiche?! (No, i raccomandati non li considero!) Bene… cosa puoi aspettarti allora da questa guida?!

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Studia meno | Studia meglio (Sm2 per gli amici) ha lo scopo di trasformarti in uno studente brillante (non brillo, mi raccomando!), ma soprattutto uno studente che sia in grado di ottenere risultati concreti in tempi rapidi. Sì, sì Andre, tutto molto bello ed interessante… ma non mi hai ancora detto come credi di trasformarmi magicamente in uno studente di successo. Pensi di continuare con queste supercazzole o andiamo al sodo?! Coerentemente con la definizione di “studente intelligente” che ti ho dato nella pagina precedente, ho deciso di organizzare la guida in 3 Sezioni: Nella prima sezione ti svelerò i segreti dell’apprendimento rapido. Scoprirai un innovativo metodo integrato, che ti consentirà di assimiliare qualsiasi informazione in maniera efficace. Per ogni fase di questo processo ti fornirò inoltre le migliori tecniche pratiche da sperimentare immediatamente grazie al “training book”.

Apprendimento

La seconda sezione è dedicata alle tecniche di memorizzazione. Non è un caso che la memorizzazione venga dopo l’apprendimento. Utilizzare le migliori mnemotecniche, senza aver capito un ciuffolo di quanto stiamo studiando, è inutile e dannoso. In questa sezione imparerai a memorizzare… EfficaceMente.

Memorizzazione

Nella terza sezione ti insegnerò ad essere uno studente efficace. Avere successo all’Universit{ significa infatti saper gestire il proprio tempo, la propria motivazione e la propria energia. In questa ultima parte della guida scoprirai i migliori stratagemmi per avere un libretto pieno di 30 e lode, senza distruggere la tua vita sociale! ;-)

Organizzazione

Questo approccio suddiviso in 3 fasi prende il nome di “metodo AMO™” e sono certo... lo amerai ;-)

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2 Copyright © 2012 EfficaceMente.com

In questa guida, non solo ti parlerò del metodo AMO™, ma te lo farò applicare ad ogni singola pagina, in modo tale che arrivato al termine della guida ne avrai già interiorizzato i principi base. Quando si parla di apprendimento rapido (e non solo) sono convinto che non sia sufficiente predicare bene, ma sia indispensabile anche razzolare bene. In linea con questa filosofia, all’interno di ogni sezione troverai 4 elementi chiave: 1. Teoria. Per apprendere devi innanzittutto comprendere. Ogni volta che ti proporrò una strategia cercherò di spiegarti quali sono le motivazioni scientifiche e/o pratiche che ne giustificano l’efficacia. Tranquillo, farò di tutto per non annoiarti! Inoltre, per facilitarti nell’apprendimento, evidenzierò per te i concetti chiave di ogni paragrafo utilizzando un quadratino arancione con scritta in grassetto: come questo. 2. Flash. Sparsi qua e l{ all’interno della guida troverai dei riquadri verdi con una lampadina affianco. In queste sezioni, denominate FLASH, ti dimostrerò come alcuni dei principi proposti siano stati applicati all’interno della guida stessa. Le chiacchiere valgono zero senza pratica. Vediamo se riesci ad indovinare questi stratagemmi prima che compaia un quadratino verde. 3. Pratica. Che io sappia applicare certe tecniche è il minimo sindacale: l’obiettivo è che anche TU riesca ad applicarle. Al termine di ognuna delle 3 sezioni troverai un’ampia area dedicata ad esercizi, test e checklist in cui potrai mettere alla prova quanto appreso nei paragrafi precedenti. NON sottovalutare questa parte della guida. 4. Mappa. Prenderesti consigli su come smettere di fumare da un medico che fuma? Non credo. Un altro dei principi cardine del metodo AMO™ sono le mappe concettuali: al termine di ogni sezione troverai una mappa che sintetizza in un unico schema i concetti chiave analizzati. Questo ti aiuterà a fissarli ancor meglio nella tua memoria. Che te ne pare? Ok, prima di iniziare a far sul serio voglio raccontarti un po’ di me e della mia carriera accademica… insomma, chi sono io per insegnarti certe cose?!

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Chi sono io per darti lezioni?! Quel tizio losco alla tua sinistra sono io, mi chiamo Andrea Giuliodori sono un ingegnere, sono nato e cresciuto tra le ridenti colline marchigiane (che poi non si sa che c’abbiano da ridere?!) e ora vivo a Milano, dove lavoro per una multinazionale della consulenza direzionale. Nell’ottobre del 2008 ho fondato EfficaceMente, oggi uno dei blog di riferimento in Italia per la Crescita Personale. Nel gennaio del 2012 ho pubblicato il mio primo corso digitale: Start! una guida pratica che ha aiutato migliaia di studenti (e non solo) a smettere di procrastinare. A quanto pare, EfficaceMente e le sue guide sono diventate un punto di riferimento, non solo per gli appassionati di crescita personale, ma anche per gli studenti universitari italiani. Tra gli articoli più letti del Blog ci sono infatti titoli come: “Un metodo di studio efficace”, “Come memorizzare un libro di 200 pagine in 40 minuti”, “Procrastinare: 7 modi per smettere”. In generale, puoi trovare su EfficaceMente centinaia di articoli per migliorarti, non solo come studente, ma come persona a tutto tondo (no, non ho detto tonto!). Quindi, fammi capire… tu Andre saresti una specie di guru “Niu Eig”?! Te lo dico subito, a me queste cose proprio non piacciono, le considero delle emerite minchiate! Se hai letto i miei articoli, avrai capito che sono una persona molto pratica e diretta. In questa guida non troverai nessuna psico-cazzata, ma solo tecniche scientificamente provate e che ho sperimentato sulla mia pelle, riuscendo a: laurearmi in Ingegneria in 58 mesi con il massimo dei voti, godendomi appieno la vita universitaria fuori sede.

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Ah! T’ho beccato Andre! Allora sei il classico secchioncello! Una specie di Leopardi de noartri, sempre a studiare sui libri! Ecco, se credi che per avere successo nello studio tu debba spendere ore e ore a studiare e ripetere a memoria quei tomi universitari… hai maledettamente bisogno di questa guida! Per affrontare con successo l’universit{ quello di cui hai davvero bisogno è un metodo. Ricordo ancora il mio primo giorno tra le aule della facoltà di ingegneria: i professori sembravano Dei scesi in terra (autorevoli ed inavvicinabili), le altre matricole apparivano tutte molto più preparate di me, per non parlare poi del piano di studi, fantascienza rispetto alle materie del liceo. Eppure avevo 2 piccole certezze dalla mia parte: la “tigna” di voler riuscire e l’incrollabile forza di volontà di dimostrare a me stesso e agli altri che potevo farcela. Per raggiungere il mio ambizioso obiettivo, dovevo prima risolvere un “problemuccio”: trovare ed adottare il miglior metodo di studio mai visto in un aula universitaria. Da circa 1 anno mi ero avvicinato a questo strano mondo chiamato “crescita personale”, popolato da guru che ti spiegavano come rivoluzionare la tua vita… in 7 semplici mosse. Fino a quel momento avevo letto questi libri con diffidenza e scarse aspettative. Eccellere all’universit{ è stata la molla che mi ha spinto a sperimentare centinaia di tecniche di sviluppo personale applicate allo studio, scartando quelle inutili e perfezionando quelle davvero efficaci. Studia meno, Studia meglio ti propone una metodologia unica, che integra tutte e sole quelle tecniche e quegli stratagemmi che mi hanno dato i risultati più sorprendenti e sono certo rivoluzioneranno anche il tuo percorso accademico. Che ne dici di dare una sbirciatina al sommario per capire meglio di cosa diamine stiamo parlando?

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SOMMARIO (cliccabile) parte 1 1. APPRENDERE

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1.1 Cervello: se sai come funziona impari a farlo funzionare Neuroni, Dendriti, Assone e Sinapsi Apprendere è naturale, ma devi fare pratica I 4 ingredienti dell’apprendimento efficace 1.2 Non tutte le informazioni nascono uguali Fatti Istruzioni Concetti 1.3 Le fasi dell’apprendimento Il tuo problema non è la memoria Il processo di apprendimento 1.4 Acquisizione Ascolto: come evitare di romperti le balle a lezione! Come prende appunti un ninja dell’apprendimento Lettura veloce 1.5 Elaborazione Impari con occhi, orecchie, mani o a cu*o?! Immaginare con i sensi Una similitudine ti salver{… l’esame No schemi? No party! 1.6 Assimilazione Approfondimenti: su, giù e di lato! Applicazioni pratiche Il potere dell’insegnamento Training Book: chi non pratica non radica! Mappa concettuale della 1° sezione

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2. MEMORIZZARE

11 11 13 15 21 23 24 25 27 27 29 31 33 41 50 63 64 66 71 75 85 86 90 91 97 105

2.1 La formula segreta della memoria Il potere delle emozioni L’importanza della frequenza Quando memorizzare è una questione di tempo 2.2 Ricordare con le emozioni La tecnica Minority Report Ripetere come fossi tuo nonno La rappresentazione teatrale 2.3 Repetita iuvant La ripetizione dilazionata ed il metodo flashcards Crea i tuoi audiolibri Il registratore mentale 2.4 Le tecniche da 1.000€ Giocare con le immagini Numeri o suoni?! Quel vecchio volpone di Cicerone 2.5 Come memorizzare un libro di 200 pg in 40’ (ma sul serio!) 2.6 Un metodo di studio cucito su misura The Matrix Training Book: chi non pratica non radica! Mappa concettuale della 2° sezione

(to be continued: vai alla prossima pagina…)

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106 109 111 113 114 117 118 121 123 125 126 130 132 135 136 141 146 149 153 154 166 174

SOMMARIO (cliccabile) parte 2 3. ORGANIZZARE

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3.1 E = ds² (L’equazione segreta dell’Energia) La formula di Einstein che non ti hanno insegnato Tu sei quello che mangi: i 5 migliori “diet hacks” Pratica un “rigoroso e quotidiano” esercizio fisico Chi dorme… piglia esami 3.2 Come avere la concentrazione di un monaco zen Per concentrarti devi surfare l’onda (cerebrale) giusta La tecnica del mandarino 3.3 Vuoi essere un ninja dell’apprendimento? Devi avere 2 “P” grandi così! Chi non pianifica, non passa Smettila di procrastinare Training Book: chi non pratica non radica! Mappa concettuale della 3° sezione

CONCLUSIONI Credits

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178 179 181 186 191 196 197 202 204 205 213 220 228

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1 APPRENDERE “Apprendere come apprendere è l’abilit{ più importante per avere successo nella vita. Per ottenere i migliori risultati devi imparare a dosare impegno, tempo ed energia. Questo significa che meno lavoro inutile fai nello studio e più successo avrai. Il segreto dell’apprendimento rapido è concentrarsi su ciò che funziona davvero. Fare le cose sbagliate con maggiore intensità difficilmente migliorerà la tua situazione.” Tony Buzan.

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Introduzione Leggevo proprio l’altro giorno le statistiche sulle ricerche effettuate dagli studenti italiani su google: sai quali sono le parole chiave più ricercate? “come memorizzare”, “mnemotecniche”, “ricordare”. Insomma, a quanto pare l’unico vero problema degli studenti universitari italiani è quello di ricordare a memoria. Chi vive vendendo corsi per gli studenti lo sa bene e propone a prezzi spropositati l’ennesimo corso per imparare a memoria un numero di 57 cifre in 3 secondi: ma è davvero quello di cui hai bisogno per affrontare al meglio il tuo percorso accademico? Non fraintendermi, ho dedicato l’intera seconda sezione di questa guida alle tecniche di memorizzazione; ma che senso ha imparare a memoria qualcosa che non hai… appreso. È l’apprendimento rapido ed efficace il vero ingrediente di una carriera universitaria di successo (e non solo). Saper individuare rapidamente i concetti chiave, riorganizzarli nella tua mente e rielaborarli che ti permetterà di avere una marcia in più rispetto ai tuoi colleghi. La memorizzazione è solo una naturale

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conseguenza dell’apprendimento, che può essere potenziata grazie a tecniche specifiche. Per questo motivo, ho deciso di dedicare l’intera prima sezione di Studia meno, Studia meglio alle migliori tecniche di apprendimento. Non sottovalutare questa sezione, perché è senza dubbio la più importante della guida. Ma cosa significa apprendere? Nelle prossime pagine indagheremo 3 elementi fondamentali dell’apprendimento: 1. Come il nostro cervello apprende. Se sai come funzionano certi meccanismi neurologici, impari a sfruttarli a tuo vantaggio. 2. Quali sono le diverse tipologie di informazioni. Non tutti gli esami sono uguali, questo perché le informazioni da apprendere sono differenti. Se ne conosci le caratteristiche essenziali, non ci sarà esame che avrà segreti per te. 3. Quali sono le fasi dell’apprendimento. Questo terzo capitolo sarà il cuore della prima parte della guida e ti aiuterà a scoprire quali sono le strategie più efficaci che devi adottare in ognuna delle fasi dell’apprendimento.

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1.1 Cervello: se sai come funziona impari a farlo funzionare

Le neuroscienze hanno fatto passi da gigante negli ultimi decenni, eppure molti di noi continuano a studiare come i nostri genitori: andiamo a lezione (spesso solo per “fare presenza”), riempiamo la scrivania di tomi ed appunti, leggiamo e ripetiamo come automi una serie di concetti (a volte senza comprenderli a fondo) nella speranza che rimangano appiccicati ai nostri neuroni giusto il tempo per poter superare quel “maledetto esame”. Non c’è quindi da sorprendersi se la nostra media scarseggia ed il nostro libretto assomigli ad una landa desolata.

loro “radici”: i dendriti. Ogni neurone, per comunicare con gli altri neuroni, utilizza un “canale di trasmissione” chiamato assone. All’estremit{ dell’assone sono presenti le terminazioni sinaptiche, o sinapsi. Le sinapsi, grazie a speciali sostanze chimiche chiamate neurotrasmettitori, sono responsabili della trasferimento vero e proprio del segnale nervoso agli altri neuroni o alle altre cellule del nostro corpo (cellule muscolari, sensoriali, etc.).

Per acquisire un metodo di apprendimento efficace, dobbiamo innanzitutto comprendere il funzionamento di base dell’organo per noi più importante: il cervello.

Neuroni, Dendriti, Assone e Sinapsi Le cellule del nostro cervello prendono il nome di neuroni. Ognuno di noi ne ha più di 100 miliardi e ogni volta che ascoltiamo, scriviamo, parliamo o realizziamo una qualsiasi altra attività, i nostri neuroni sviluppano le

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Ogni volta che apprendiamo un nuovo concetto, una nuova attività o una nuova sensazione, i nostri neuroni aumentano le loro ramificazioni (dendriti) e di conseguenza le loro connessioni con gli altri neuroni (sinapsi). Semplificando, potremmo quindi affermare:

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Quando impari qualcosa per la prima volta, nella tua mente si formano connessioni dendritiche fragili, che possono scomparire dopo poche ore, o meglio:

Apprendimento = Crescita di dendriti

 Dopo 20 minuti, ricordi solo il 60%. Ma perché ti sto massacrando le palline con questo mega-pippone neuroscientificobiologicomolecolare?!

Apprendere è naturale, ma devi fare pratica Apri bene neuroni, sinapsi, dendriti ed assone, voglio che tu ti stampi bene in mente questo concetto fondamentale per il tuo successo accademico: l’apprendimento è una funziona naturale del nostro cervello, così come lo è digerire per il nostro stomaco. Scuse del tipo: “non sono portato per lo studio”, “ho difficoltà ad apprendere”, etc., non hanno alcun fondamento scientifico, sono solo frutto del frignone che è in te. Se vuoi apprendere devi far crescere i tuoi dendriti e per farlo hai bisogno di tempo e pratica.

 Dopo 40 minuti, ricordi appena il 30%. Tuttavia, se studi il nuovo concetto nuovamente entro le 24h e nuovamente il giorno successivo, puoi riuscire a ricordare in modo permanente fino all’80% delle informazioni. Non male vero? Ogni volta che studi e fai pratica i tuoi dendriti diventano più spessi, aumentando il loro strato di mielina. Più è spesso questo strato, più i segnali nervosi viaggiano velocemente. Non solo. Applicandoti i tuoi dendriti sviluppano connessioni “doppie”. Avere connessioni neuronali forti, veloci e reattive significa ritrovarsi una formula 1 nella scatola cranica, significa apprendere più velocemente e ricordare più a lungo, insomma, significa Studiare meno e Studiare meglio.

Un esempio del legame tra apprendimento e pratica?

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I 4 ingredienti dell’apprendimento efficace Spero che questa breve trattazione sulla meccanica del nostro cervello ti abbia aiutato a capirne il funzionamento di base. Come già detto, una guida dedicata all’apprendimento e alla memorizzazione non può prescindere da questi elementi essenziali: sarebbe come voler imparare a guidare senza aver la più pallida idea di cosa siano il volante o la leva del cambio. Queste pillole di neuroscienza ti aiuteranno inoltre a comprendere l’efficacia delle tecniche che ti proporrò nei capitoli successivi: se non credi, da subito, che certi stratagemmi possano funzionare, ti garantisco che non funzioneranno.

sono certo tu conosca la prima: l’acquisizione. Molti studenti si limitano ad acquisire le informazioni in modo passivo (ascoltando distrattamente la lezione, prendendo appunti in modo meccanico o leggendo senza concentrazione). In realtà, la mera acquisizione non fa altro che atrofizzare i tuoi dendriti! Perché il tuo cervello apprenda veramente, devi coinvolgerlo in modo attivo. Questo significa che ciò che impari a lezione o sui libri deve essere rielaborato. Ma non preoccuparti, approfondiremo questo aspetto nelle prossime pagine. Vediamo il secondo ingrediente dell’apprendimento efficace. 2. Il tempo

Vediamo dunque come la struttura del nostro sistema nervoso influenzi la nostra capacità di apprendere, nello specifico voglio mostrarti i 4 ingredienti che sono alla base di un apprendimento efficace:

Andre… non mi starai mica prendendo per il cubo?! Ho acquistato questa guida per studiare meno (hai presente il titolo?!) e tu mi vieni a raccontare che per apprendere serve tempo?! Stai pazziando?!

1. Il coinvolgimento attivo

Come ti ho spiegato qualche paragrafo fa, la nostra capacità di apprendimento è direttamente proporzionale alla crescita dei dendriti e le “radici” dei neuroni hanno bisogno di tempo e pratica per crescere. È per questo motivo che quello str**zo del prof. ti da i

La pratica è essenziale per rafforzare i nostri dendriti, ma fare pratica (cfr. studiare) non basta; i dendriti crescono solo quando li coinvolgi in modo attivo. Tra qualche pagina ti parlerò delle fasi dell’apprendimento;

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compitini per casa, ed è sempre per questa ragione che le maratone di studio il giorno prima dell’esame non servono ad una cippa lippa. Ma c’è una buona notizia. I dendriti sono fortemente specializzati. Se continui ad assistere o ascoltare la risoluzione di problemi di matematica, svilupperai dendriti dedicati all’ascolto e alla visualizzazione. Solo se risolvi in prima persona questi problemi, svilupperai i dendriti specializzati nella risoluzione di quesiti matematici. Se dunque è vero che serve tempo e pratica per far crescere i dendriti, è altrettanto vero che molte delle attività di studio che fai sono spesso inutili: per apprendere EfficaceMente devi imparare a selezionare con cura ciò che studi e pratichi; ma non preoccuparti, questa guida ti aiuterà anche per questo tipo di scelte. 3. Gli errori “Sbagliando si impara.” Mai detto popolare fu più azzeccato (anche se in parte incompleto). Esistono studi scientifici1 che dimostrano 1

D.R. Chialvo, P. Bak, (1999), Learning from mistakes, Neuroscience, Volume 90, Issue 4, June 1999, Pages 1137–1148.

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come fare errori, e ricevere immediatamente feedback che ci consentano di correggerli, permetta al nostro cervello di verificare l’accuratezza delle nostre connessioni neuronali. Quindi è vero che sbagliare ti aiuta ad imparare, a patto che tu riesca a correggere velocemente questi errori, evitando il rischio di rafforzarne i legami neurali. 4. Le emozioni Il quarto ed ultimo ingrediente della ricetta perfetta per l’apprendimento sono le emozioni. Avremo modo di parlare approfonditamente di come le emozioni influenzino la tua memoria (la cosiddetta memoria emotiva), ma ti basti pensare che le emozioni possono avere un importante impatto anche nelle fasi di apprendimento. Quando sei ansioso viene rilasciato nel tuo sangue un ormone chiamato adrenalina. L’adrenalina modifica il comportamento dei neurotrasmettitori, rendendo più difficoltoso il passaggio dei segnali nervosi tra le diverse sinapsi. Questo meccanismo è alla base dei pomeriggi passati a studiare senza aver appreso nulla o a quei “vuoti mentali” durante l’esame.

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Per contrastare gli effetti dell’adrenalina, il tuo corpo è in grado di produrre endorfine, ormoni che inducono nel tuo corpo e nella tua mente una piacevole sensazione di calma e relax. Nella terza fase del metodo AMO™ (Organizzazione) ti parlerò delle strategie più efficaci per adottare lo stato d’animo ottimale per le sessioni di studio e d’esame.

apprendere efficacemente dobbiamo essere in grado di applicare tecniche di apprendimento che ben si adattino alle diverse materie. Nel prossimo capitolo imparerai a distinguere le diverse categorie di informazioni. Questo ti sarà molto utile per sapere come comportarti nello studio degli esami che incontrerai nel tuo percorso accademico.

‘Nzomma… che ne pensi?

Sei pronto? Partiamo! ;-)

Se studi biologia o materie affini, scommetto che conoscevi già molto bene questi concetti, ma la domanda è: quante volte li hai applicati nella pratica? Mi auguro che questa ritrovata consapevolezza sul funzionamento del tuo cervello, ti aiuti a farlo… funzionare nel modo giusto!

In questo primo capitolo ho utilizzato una metafora che assimilava il tuo cervello, al tuo stomaco: “l’apprendimento è una funziona naturale del nostro cervello, così come lo è digerire per il nostro stomaco”. Ma non tutti i cibi (cfr. le informazioni) che diamo “in pasto” al nostro cervello sono uguali. Per imparare ad

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1.2 Non tutte le informazioni nascono uguali

1. Fatti.

Diritto Privato, Biologia, Analisi, Fisica, Storia dell’Arte, Scienze delle Costruzioni, Storia e chi più ne ha, più ne metta. Ogni giorno vengo contattato da studenti in preda al panico, tutti con la stessa domanda:

2. Istruzioni.

“Io studio _________________ (inserisci la tua facoltà), sei sicuro che questa tecnica si possa applicare?” Ti posso assicurare che i principi base dell’apprendimento rapido hanno validità universale, questo però non significa che tutte le informazioni siano “nate” uguali: anzi. Se è vero che il tuo stomaco deve saper digerire una gran varietà di cibi, anche il tuo cervello deve sapersi adattare ad informazioni che spesso presentano una struttura fondamentalmente diversa. Naturalmente, se dovessimo cambiare metodo di studio ogni volta che prepariamo una nuova materia, rischieremmo di impazzire! Per questo motivo è importante poter classificare le diverse tipologie di informazioni che studiamo. Secondo la mia esperienza possiamo individuare 3 principali categorie:

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3. Concetti. Esisterebbe poi una quarta categoria di informazioni, che inizia con la lettera “A”, ma considerato che si otterrebbe un acronimo non proprio elegante… direi che sia meglio sorvolare! :-D

FLASH - Hai indovinato lo stratagemma che ho appena utilizzato? Grazie ad una battuta degna del campionato “Il camionista che è in te” edizione 2012-13, ho cercato di stimolare la tua memoria emotiva: adesso prova a dimenticare le 4 categorie di informazioni… ehm, intendevo 3! ;-)

Vediamo dunque nel dettaglio le caratteristiche di queste 3 categorie ; comprenderle a fondo ti aiuterà ad applicare al meglio le strategie di apprendimento e memorizzazione proposte in questa guida.

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1. Fatti Date , definizioni, atti normativi: spesso, per preparare un esame universitario, dobbiamo ricordare un’enorme quantità di informazioni, slegate tra loro e prive di un filo logico che ci aiuti a ricordarle. Se sei uno studente di Medicina o Legge, sai esattamente di cosa sto parlando! I fatti sono informazioni relativamente semplici da comprendere, ma difficili da memorizzare. Un esempio? Comprendere il concetto di riproduzione cellulare può essere complesso, ma una volta appreso, sarà facile da memorizzare. Al contrario, capire quali siano le diverse parti di una cellula non richiede un particolare sforzo intellettivo, ma senza una buona tecnica di memorizzazione sarà impossibile ricordarle.

Quando ti trovi ad affrontare esami pieni di “Fatti” l’approccio più efficace è quello di trovare il filo rosso che lega queste informazioni apparentemente sconnesse tra loro. Purtroppo questa strategia non sempre è applicabile: nella sezione dedicata alla memorizzazione vedremo le tecniche ideali per studiare i “Fatti” (es. il metodo flashcards) 2. Istruzioni Formule ingegneristiche, principi di progettazione, linguaggi di programmazione: le “Istruzioni” ti aiutano a risolvere problemi concreti del mondo reale. Queste informazioni per essere comprese ed interiorizzate necessitano di 3 elementi essenziali: pratica, pratica ed infine… pratica. L’apprendimento di questo tipo di informazioni non può dunque prescindere dalle esercitazioni pratiche, ma esiste un metodo (anzi, più d’uno) per velocizzarne l’assimilazione.

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Prima di buttarti a capofitto su problemi da risolvere ed esercizi vari, devi prendere confidenza con i concetti chiave che sono alla base delle “Istruzioni”. Non puoi quindi limitarti ad imparare a memoria un teorema o una formula, la devi comprendere, e soprattutto devi comprendere la logica che sottende quella specifica “Istruzione”. Parleremo dei migliori stratagemmi per studiare le “Istruzioni” approfondendo la seconda fase dell’apprendimento: l’elaborazione. 3. Concetti L’ultima categoria di informazioni è quella dei “Concetti”. Questa tipologia di informazioni è in assoluto la più vasta. Come visto, i “Concetti” sono alla base delle “Istruzioni” e possono essere utilizzati per mettere in relazione tra loro i “Fatti”. Questa categoria può essere a sua volta suddivisa in due sottoinsiemi:  Concetti Concreti.  Concetti Astratti.

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I “Concetti Concreti” sono più facili da apprendere perché hanno un riscontro immediato nella nostra vita quotidiana. Per l’esattezza, i “Concetti Concreti” sono quelli che possiamo percepire con i nostri sensi e che hanno una precisa identità spaziale2. Un esempio? L’eruzione di un vulcano! ;-) I “Concetti Astratti” ci richiedono invece di andare oltre i nostri sensi. In ambito accademico i “Concetti Astratti” hanno spesso la meglio su quelli concreti: complessi teoremi di analisi matematica, principi di fisica quantistica, elucubrazioni filosofiche, sono il pane quotidiano del povero studente universitario. A differenza dei “Fatti”, i “Concetti Astratti” sono difficili da comprendere, ma facili da memorizzare (a patto che si siano capiti!). Troverai le migliori tattiche per apprendere i “Concetti” (soprattutto quelli astratti), quando parleremo della terza fase dell’apprendimento: l’assimilazione. 2

Caramelli N., Setti A., Maurizzi D.D. (2004), Concrete and abstract concepts in school age children, Psychology of Language and Communication 2004, Vol. 8, No. 2.

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1.3 Le fasi dell’apprendimento Abbiamo visto nel primo capitolo CHI apprende (il nostro cervello e le sue strutture neuronali). Nel secondo capitolo abbiamo approfondito COSA si apprende (le 3 categorie di informazioni). È arrivato il momento di vedere COME si apprende. In questo terzo capitolo parleremo delle fasi dell’apprendimento; ma basta con la teoria! Nei prossimi paragrafi troverai decine di accorgimenti pratici che rivoluzioneranno letteralmente le tue strategie di studio. Ma prima vorrei ci chiarissimo su un punto…

Voglio svelarti un segreto… ma che rimanga tra noi: il loro problema, il tuo problema, non è la memoria. Se non ricordi i fatti, non sai applicare le istruzioni o non sai esporre i concetti, la tua memoria (poverina) non ha alcuna colpa, o meglio, non ha tutte le colpe. Troppi studenti inconsapevoli e troppi venditori di corsi (fin troppo consapevoli) hanno dato alla memoria un ruolo da protagonista che non si merita. La memoria è solo uno degli strumenti che puoi utilizzare per preparare i tuoi esami e, detto tra te e me, non è neanche tra i migliori. Non è un caso che nel metodo AMO™ la memorizzazione venga al 2° posto.

Il tuo problema non è la memoria Vengo contatto quotidianamente da studenti in crisi di identità che non fanno altro che lamentarsi della propria memoria: “continuo a leggere ma tempo poche ore e non ricordo più nulla”, “ripeto, ripeto e non memorizzo”, “ho studiato come un pazzo per questo esame e davanti al prof. ho fatto scena muta: non ricordavo nulla”.

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Non puoi memorizzare efficacemente informazioni che non hai appreso completamente.

Il problema di molti studenti non riguarda dunque la memorizzazione, ma lo si può riscontrare a monte, durante le fasi dell’apprendimento.

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Fintantoché non diventerai un ninja esperto delle fasi dell’apprendimento non potrai mai considerarti uno studente efficace. Ma quante e quali sono queste fasi? Il processo di apprendimento “Dimmi e io dimentico. Insegnami e io ricordo. Coinvolgimi e io imparo”. Benjamin Franklin. Il processo di apprendimento prevede 3 fasi ben distinte. Affrontare con superficialità anche solo una di queste fasi, può compromettere irrimediabilmente la comprensione di ciò che studi.

determinazione gli stratagemmi che ti proporrò nei prossimi capitoli, queste fasi saranno per te così naturali che l’apprendimento diventerà un gioco da ragazzi, ma soprattutto qualcosa di molto rapido. Non solo. Se diventerai un ninja dell’apprendimento, potrai dimenticarti una volta e per tutte le ore passate a ripetere come un pappagallo concetti che non ne vogliono sapere di rimanerti in testa. Per un ninja dell’apprendimento la fase di memorizzazione serve solo a solidificare nella propria mente informazioni ormai assimilate e che potrebbe spiegare a sua nonna in qualsiasi momento. Sei pronto a scoprire gli antichi segreti dei “learning ninja” per affrontare le 3 fasi dell’apprendimento?

I 3 stadi di un apprendimento efficace sono: 1. Acquisizione. 2. Elaborazione. 3. Assimilazione. Deluso?! Pensavi bastasse far presenza a lezione e dare una letta a quei tomi, eh?! Tranquillo, se praticherai con

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1.4 Acquisizione Ascoltare le lezioni in aula, prendere appunti, leggere libri, dispense e manuali. La fase di acquisizione (delle informazioni) è senza dubbio la più conosciuta dagli studenti di mezzo mondo. Questo però non significa che venga affrontata in maniera efficace!

FLASH - Hai notato che faccio un largo utilizzo di similitudini? Questa tecnica ti aiuta a cogliere in modo intuitivo concetti più o meno complessi. Tienila a mente, perché ne parleremo in dettaglio approfondendo la fase di elaborazione.

La maggior parte degli studenti sottovaluta questa fase, salvo poi lamentarsi di impiegare troppo tempo a studiare, senza ottenere risultati degni di nota.

Torniamo a noi. Esistono 3 principali modalità per acquisire le informazioni in ambito accademico:

Ma come cappero pensi di poter migliorare il tuo metodo di studio se non sei neanche in grado di far entrare le informazioni nella tua testolina?

a) Ascoltare.

La fase di acquisizione è di fondamentale importanza per il processo di apprendimento, così come la scelta di ingredienti eccelsi per la preparazione di un piatto prelibato. Puoi essere il Gordon Ramsey della situazione o avere le pentole ed i fornelli più cool del mondo, ma se non sei stato bravo nell’acquisizione e nella selezione delle “materie prime”, il risultato finale sarà sempre deludente.

c) Leggere.

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b) Prendere Appunti.

Sticazzi! Alla faccia dei metodi di apprendimento innovativi! “Ascoltare”, “Prendere appunti” e “Leggere”, are u kidding me?! Essere un ninja dell’apprendimento non significa imparare tecniche strambe dalla dubbia efficacia, significa piuttosto avere l’assoluta padronanza dei fondamentali. Ma non preoccuparti, ho qualche “chicca” che sono certo ti sorprenderà ;-)

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Ascolto: come evitare di romperti le balle a lezione!

Ammettilo, quanti “tornado di inchiostro” hai disegnato durante le tue lezioni?

Che tu sia una matricola o uno studente scafato, se vuoi migliorare le tue capacità di apprendimento devi imparare a sfruttare al meglio il tempo che trascorri in aula. Ricorda:

La noia è il nemico numero uno dell’apprendimento.

Ogni minuto ben investito a lezione è un minuto di studio risparmiato.

Quando ti annoi a lezione è come se si creasse un sottile strato di gomma attorno al tuo cervello: tutto ciò che il Prof. dice, ci rimbalza sopra.

Eppure questo concetto sembra proprio non voler entrare in testa a molti studenti. Negli ultimi 4 anni ho ricevuto circa 2-3.000 e-mail da studenti alle prese con esami “tosti”: ce ne fosse stato uno che mi avesse chiesto una tecnica efficace per seguire al meglio le lezioni! Tutti vogliono consigli su come organizzare lo studio o memorizzare al meglio, non accorgendosi che le lezioni in aula sono una vera e propria miniera d’oro per chi vuole Studiare meno e Studiare meglio. Ma c’è un piccolo problemino: a lezione ci si annoia mortalmente!

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Così, le lezioni, invece di aiutarti ad accellerare il tuo studio, si trasformano in un’immensa perdita di tempo. Cosa fare in questi casi? Senza dubbio ci sono materie che ti appassionano maggiormente e materie per cui non provi interesse. Le ragioni possono essere molteplici: magari hai una particolare attitudine per gli argomenti scientifici, o forse quel corso di informatica potrebbe esserti utile per realizzare il tuo sogno nel cassetto, o chissà, è tutto merito del Prof. in gamba che ti sa coinvolgere.

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Le motivazioni in realtà non sono così importanti, quello che conta veramente è questa semplice domanda: Sei TU a scegliere quali materie ti appassionano e quali ti annoiano, oppure no? Se non hai questo potere, sarai sempre in balia degli eventi esterni ed il tuo apprendimento ne risentirà gravemente. Per eccellere in quella che è la prima modalit{ di acquisizione delle informazioni (l’ascolto), devi essere in grado di rendere le lezioni a cui assisti meno noiose. Più facile a dirsi, che a farsi! Non puoi certo cambiare il tuo Professore, non puoi cambiare gli argomenti trattati, né il materiale con cui vengono presentati. Insomma non puoi cambiare ciò su cui non hai il controllo. Ma puoi cambiare il tuo atteggiamento nei confronti della lezione. Ecco allora una serie di strategie che puoi adottare da per ottenere il massimo dal tempo che trascorri in aula:

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 Riscopri l’entusiasmo per la materia. Lo so, trovare l’entusiasmo per affrontare le lezioni di Diritto Tributario non è banale, ma anche di fronte alla materia più ostica o noiosa ciò che conta è il tuo atteggiamento. Prima di affrontare ogni lezione prova a ricordare perché hai scelto il tuo corso di studi; cos’è che ti ha sempre affascinato, tanto da spingerti a voler diventare un medico/avvocato/ingegnere; come potrà aiutarti questa specifica materia nella tua futura carriera, etc. Queste semplici domande ti aiuteranno a ritrovare la giusta dose di entusiasmo e grazie a questo atteggiamento il tuo cervello sarà più ricettivo e reattivo.  Fai attenzione a come ti parli. Immagina la scena. Sei a lezione e continui a ripeterti frasi del tipo: “che due maroni”, “mi sto annoiando”, “quando finisce questo strazio”, etc. Secondo te quale sarà la reazione della tua mente? Sarà bella aperta e pronta ad assimilare i meravigliosi insegnamenti di Diritto Tributario, o, al contrario, sarà peggio di un muro di gomma?! Bravo, hai indovinato. Occhio a quella vocina dentro la tua testa: fa la differenza tra successo e frustrazione.

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 Non cazzeggiare (almeno nei primi 10 minuti). I primi minuti della lezione sono fondamentali. In questo lasso di tempo il Prof. generalmente riprende i temi trattati durante le lezioni precedenti, ma soprattutto delinea l’agenda della lezione. Avere bene in mente gli argomenti chiave ti aiuterà a seguire con maggiore attenzione.  Spegni lo smartphone. Viviamo nell’era delle “distrazioni di massa”. Parole come focus e concentrazione ormai somigliano a miti antichi. Riesci a ricordare l’ultima lezione che hai seguito senza sbirciare almeno una volta What’s Up, Facebook o la Posta Elettronica? Non escludo che in un lontano futuro il nostro cervello non possa adattarsi al multi-tasking estremo, ma per il momento le distrazioni non fanno altro che degradare drammaticamente le nostre capacità intellettive. Fatti un favore: prima dell’inizio della prossima lezione, spegni il tuo smartphone. (Ps. se vuoi ridurre la tua dipendenza da telefonino leggi questo articolo).

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 Fai domande. Fare domande a lezione ha un duplice beneficio: a) ti aiuta a chiarire i dubbi b) ti costringe ad essere attento. Per fare domande intelligenti, infatti, devi aver seguito il filo logico della lezione; non solo, se hai dubbi su quello che è stato spiegato significa che hai iniziato a fare una primissima elaborazione delle informazioni ricevute. Come vedremo, la fase di elaborazione è fondamentale per il processo di apprendimento. Non vuoi fare la figura del secchioncello di turno? No problem…  Segnati le domande. Se sei un timidone o temi il giudizio altrui come la peste, probabilmente fare domande in aula è il peggiore dei tuoi incubi. Detto tra noi, più ti fai problemi e più hai bisogno di fare domande: vedilo come un esercizio per accrescere la tua autostima. Ma se proprio non ci riesci, perlomeno segnati i dubbi tra i tuoi appunti. Potrai poi chiarirli in un secondo momento, ad esempio durante l’orario di ricevimento o a fine lezione.

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 Fai una caccia al tesoro. La nostra mente per essere ricettiva deve essere… attiva. Se ti stai annoiando mortalmente, ravviva la tua permanenza in aula con una “caccia al tesoro”! No, tranquillo, non ho fumato ;-) Quello che ti suggerisco è un ascolto attento della lezione, finalizzato ad individuare le relazioni nascoste tra gli argomenti trattati dal Prof.: che legame c’è tra quanto spiegato e quanto visto nella lezione precedente? Quali potrebbero essere le applicazioni pratiche degli argomenti appena presentati? Quanto appreso ti ricorda un articolo che hai letto recentemente? I neuroni del tuo cervello crescono e si sviluppano creando una fitta rete di connessioni: l’apprendimento “reticolare” è la forma più naturale di sviluppo della conoscenza.  Rispetta il tuo corpo e la tua mente ringrazierà. Difficile essere attento a lezione se la sera prima hai tirato fino a tardi e la mattina hai avuto bisogno della dinamite per svegliarti. Hei, sono stato anche io uno studente fuori sede e le serate Erasmus erano un must, ma se non riesci a reggere certi ritmi, ricorda quali sono le tue

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priorità come studente, soprattutto se stai studiando a spese dei tuoi genitori. Una costante attività fisica ed una buona notte di sonno sono tutto quello di cui hai bisogno per partecipare alla lezione con il massimo della concentrazione. Approfondiremo le abitudini dello “studente efficace” nella terza sezione della guida.  Impara a prendere appunti efficacemente. Prendere appunti può essere uno straordinario strumento per mantenere la concentrazione durante la lezione. Non solo. La scrittura è una prima forma di elaborazione delle informazioni e per questo motivo ne può facilitare la memorizzazione. Più di una volta, durante gli esami, colto alla sprovvista da una domanda che non avevo studiato, mi sono salvato in zona cesarini ricordando disegni/schemi fatti proprio mentre prendevo appunti durante la lezione. Saper prendere appunti a lezione è una strategia di apprendimento così importante che dobbiamo assolutamente dedicargli un paragrafo a parte. Nelle prossime pagine scoprirai come prende appunti un vero ninja dell’apprendimento.

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Come prende appunti un ninja dell’apprendimento Prendere appunti è essenzialmente una questione di equilibrio. Se cerchi di “catturare” ogni singola parola finisci per distrarti, perdendo il filo logico del discorso. Se, al contrario, ti limiti ad ascoltare, scrivendo quattro parole in croce, ti ritrovi con appunti inutilizzabili. Qual è dunque la via di mezzo? Per rispondere a questa domanda dobbiamo innanzitutto fare chiarezza su quello che è lo scopo del “notetaking”. Se pensi che l’unico obiettivo sia quello di avere a disposizione il materiale delle lezioni su cui studiare successivamente… beh, temo dovrò deluderti: Prendere appunti è, a tutti gli effetti, una strategia di apprendimento attivo. Lascia che te lo ripeta con altre parole: se impari a prendere appunti efficacemente, migliori le tue capacità di apprendimento e soprattutto hai bisogno di studiare molto, ma molto meno.

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Prendere appunti è dunque una delle armi segrete del ninja dell’apprendimento: eccellere in questa pratica significa accelerare il tuo apprendimento e ridurre drasticamente il tuo tempo di studio. Sì ma… come?! Negli ultimi 10 anni ho adottato una strategia di notetaking che integra principi di stenografia, elementi legati alle mappe concettuali, evidenze di semiotica e le più recenti scoperte nel campo delle neuroscienze. Estiqaatsi Andre! Vorrei semplicemente una strategia efficace per prendere appunti a lezione, mica un dottorato ad Harvard! Non preoccuparti, il metodo per prendere appunti che voglio suggerirti è di facile applicazione ed i risultati, sono certo, ti sorprenderanno: ho il piacere di presentarti (rullo di tamburi)… il Metodo Estiqaatsi! Naturalmente sto scherzando ;-) non ho mai dato un nome al mio sistema di notetaking: ho sempre preferito concentrarmi sulla sua applicazione ed i suoi risultati. Vediamone gli elementi chiave e come puoi applicarlo durante le tue lezioni.

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Guardando l’immagine saltano all’occhio 3 elementi: 1. La chiara struttura grafica degli appunti. Anche senza leggere quanto scritto, puoi chiaramente individuare un concetto chiave e 3 aree distinte collegate ad esso. 2. L’ampio utilizzo di simboli. Frecce, icone, numeri. La mia pagina di appunti sembra un fumetto della Marvel. Questi simboli sono semplici abbellimenti o hanno uno scopo preciso? 3. L’estrema sintesi delle note. Lo stralcio che puoi vedere occupa più o meno la metà di un foglio A4 e contiene gli appunti relativi a 30-40 minuti di convegno. Durante le mie lezioni universitarie difficilmente superavo le 2 pagine di appunti a lezione. Nell’immagine qui sopra ti ho riportato uno stralcio dei miei appunti presi durante un convegno sulla Grande Distribuzione Organizzata. Se avessi preso un mio blocco note della facoltà di ingegneria, avresti notato poche differenze: il fatto che continui ad utilizzare questo metodo di notetaking da ormai quasi un decennio, te la dice lunga sui benefici che ne ho tratto.

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Analizziamo nel dettaglio questi 3 elementi, cercando di capire come e perché possono rivoluzionare il tuo modo di prendere gli appunti.

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La struttura grafica

I simboli

All’inizio di questo primo capitolo, abbiamo visto come l’apprendimento corrisponda allo sviluppo di strutture neuronali (dendriti).

L’utilizzo di simboli non ha nulla a che fare con l’estetica o con una passione smodata per i fumetti. I simboli sono uno strumento estremamente valido per sintetizzare in pochi tratti iconici concetti spesso complessi. Non solo. A differenza delle parole, i simboli hanno la capacità di stimolare la nostra memoria emotiva, andando a radicare più a fondo gli appunti presi nei nostri ricordi. Insomma, ogni volta che il tuo cervello elabora un simbolo o un’icona per rappresentare un concetto spiegato a lezione, di fatto sta memorizzando quello stesso concetto.

Utilizzare una precisa struttura grafica per rappresentare su carta (o magari sul tuo iPad) i concetti spiegati a lezione, di fatto ti aiuta a tracciare nella tua mente il solco di queste nuove strutture neurali. Inizialmente queste strutture saranno molto deboli e per trasformarsi in vera e propria conoscenza dovranno essere rafforzate più e più volte. Ma avere un tracciato, un contenitore, aiuta la tua mente a “riempire” molto più velocemente e agevolmente queste strutture neuronali. Quando sei a lezione, evita di riempire papiri di carta come un vecchio scrivano: dai ai tuoi appunti una precisa struttura grafica, individua da subito i concetti chiave conferendo loro un’esatta collocazione spaziale e dimensionale, evidenzia immediatamente i collegamenti più rilevanti. Ogni volta che riguarderai i tuoi appunti dovrai essere in grado di individuare in pochi secondi, anche senza leggere i contenuti, un indiscutibile schema grafico.

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Ho capito André, ma è una grossissima perdita di tempo! Mica posso stare a fare disegnini tutto il tempo! Nessuno ha detto che sarebbe stato facile diventare un ninja dell’apprendimento. Pratica e dedizione sono elementi essenziali. Questo non significa che dobbiamo complicarci la vita per forza! Inutile reinventare ogni volta la ruota: con il tempo svilupperai una serie di simboli “standard” da utilizzare nei tuoi appunti. Di seguito, te ne riporto alcuni ripresi dalla mia “cassetta degli attrezzi” (l’utilizzo dei colori non è indispensabile):

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Un quadratino blu per identificare le attività che devi realizzare o mettere nella tua to-do list una volta finita la lezione (esercizi, un approfondimenti, ricerche, etc.) 

⚠ Un segnale di “attenzione” rosso per individuare le informazioni più importanti emerse nel corso della spiegazione.  Un punto di domanda arancione per marcare i concetti da approfondire a fine lezione o durante l’orario di ricevimento del Prof.

⁕ Un asterisco verde per indicare elementi degli appunti spiegati dettagliatamente nel libro di testo, nelle dispense o in altre lezioni (richiamare la pagina esatta può aiutarti a velocizzare la successiva fase di studio). Come detto, questi sono solo esempi di simboli che puoi utilizzare nei tuoi appunti: più sarai in grado di rappresentare in pochi tratti grafici concetti complessi e più i tuoi appunti ti aiuteranno ad apprendere (mentre li scrivi!). Vediamo ora l’ultima caratteristica degli appunti di un ninja dell’apprendimento: la sintesi.

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La sintesi Ammettilo, quante volte hai invidiato quella tua compagna secchiona che riesce a prendere quelle “lenzuolate” di appunti belli ordinati e scritti piccoli, piccoli? Che rimanga tra te e me: è da sfigati! Se lo scopo degli appunti è quello di registrare ogni singolo respiro del professore, tanto vale utilizzare software di riconoscimento vocale, registrazioni audio o altre diavolerie tecnologiche. Peccato che questo approccio non fa altro che raddoppiare il tuo lavoro: sia durante la lezione, sia a casa. La nostra mente non è pensata per il multitasking (quella delle signorine sicuramente più di quella dei maschietti, ma, anche le femminucce hanno i loro limiti): se sei troppo impegnato a scrivere la nuova edizione della Treccani durante la lezione, il tuo cervello non riesce a sviluppare i ragionamenti ed i collegamenti tra i diversi concetti che sono alla base dell’apprendimento. Se vuoi prendere appunti efficaci devi sviluppare il dono della sintesi.

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Impara a riconoscere i concetti chiave di una lezione e a evidenziarli nei tuoi appunti, utilizzando tutti gli strumenti di cui abbiamo parlato finora. Individuarli non è poi così difficile: anche un insegnante mediocre tende a ripetere più volte nel corso della lezione i punti più importanti; un altro trucco consiste nel dare una lettura veloce, prima della lezione, alle pagine del libro di testo che saranno discusse. FLASH - Te lo ripeto: prendere appunti è una questione di equilibrio. Gli appunti sono il mezzo, non lo scopo. Segna i concetti chiave, collegali tra loro, struttura il tutto in modo grafico e fai uso di simboli; ma non dimenticare di rivolgere la tua attenzione alla lezione: ascolta, rifletti, ragiona, rielabora, domanda, partecipa.

Abbiamo visto finora come seguire con ascoltare con interesse le lezioni e come prendere appunti efficaci; concludiamo la fase di acquisizione parlando di un’abilit{ che può letteralmente stravolgere il modo in cui studi, ma soprattutto… aiutarti a ridurre radicalmente il tempo che ci impieghi! Scopriamo i segreti della lettura veloce.

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Lettura veloce Il fatto che i libri di testo saranno gradualmente sostituiti da e-book, corsi digitali ed altro non cambia il fatto che per acquisire molto del materiale necessario per preparare il tuo prossimo esame, concorso o colloquio dovrai necessariamente far leva su una delle abilit{ fondamentali dell’apprendimento: leggere. Adesso ti farò una domanda molto semplice (e mi aspetto una risposta altrettanto semplice): quando hai imparato a leggere? Vediamo se le mie doti magiche sono ancora intatte. Ecco, ci sono quasi, ancora un attimo di “cuncentrazione”, bingo! Tu hai imparato a leggere in 1° elementare! Ho indovinato?! Eh… anni e anni di lettura della mente alle spalle! :-D Scherzi a parte, il fatto che tu abbia imparato un’abilit{ così fondamentale per l’apprendimento a 5-6 anni non dovrebbe sorprenderti; quello che invece dovrebbe sorprenderti è il fatto che negli ultimi 10, 20, 30 anni tu non abbia fatto più nulla per migliorare questa abilità così importante!

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A 20 anni, quando ho appreso per la prima volta i rudimenti di lettura veloce, l’idea di aver letto fino a quel momento utilizzando le strategie (obsolete) adottate da un bambino di 5-6 anni, mi aveva letteralmente scioccato. Parliamoci chiaro: anni di pubblicità ingannevoli da parte dei cosiddetti “guru” dell’apprendimento rapido hanno indotto migliaia di studenti a credere frequentando un corso (a caro prezzo) avrebbero poi iniziato a sfogliare e memorizzare all’istante qualsiasi libro, neanche fossero il simpatico robotino del film “Corto Circuito”!

Il mio scopo è quello di farti raddoppiare/triplicare la tua attuale velocità di lettura. Niente di più, niente di meno. Deluso? Immagina come sarebbe poter ridurre ad 1/3 il tempo che impieghi a leggere quei tomi di cemento armato: ora va meglio, vero? ;-) Ma non perdiamoci in chiacchiere e vediamo subito le tecniche pratiche che ti aiuteranno a velocizzare la tua capacità di lettura.

1. Elimina le cattive abitudini Come detto, leggere è un’abilit{ che abbiamo appreso in prima elementare, e come se non bastasse ce l’hanno insegnata anche male! Qual è il metodo di insegnamento classico per la lettura? La maestrina alla lavagna indica le singole parole della frase che devono essere ripetute ad alta voce dagli studenti; in caso di errori bisogna ripetere le parole sbagliate: un dramma per chiunque voglia imparare a leggere velocemente!

Ecco, scordati queste minchiate!

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Se vuoi raddoppiare o triplicare la tua velocità di lettura devi toglierti assolutamente queste 3 brutte abitudini: 1. Leggere sottovoce. Ripetere a bassa voce quanto stai leggendo rallenta drasticamente il tuo ritmo di lettura. Il tuo cervello infatti riesce a catturare qualsiasi parola molto più velocemente di quanto tu riesca a pronunciarle. Leggere sottovoce è come guidare una Ferrari senza tachimetro e dover segnare a mano in un taccuino ogni metro che percorri! Getta dal finestrino quel cacchio di taccuino e spingi l’acceleratore a tavoletta! 2. Visualizzare parola per parola. Ricordi la tua maestrina che ti indicava la singola parola da leggere alla lavagna? Lei non lo sapeva, ma ti stava rovinando una brillante carriera da studente! Scherzo (o forse no?). Articolare mentalmente le parole una alla volta rallenta drasticamente la tua capacità di lettura. Devi abituare il tuo cervello a leggere più blocchi di parole contemporaneamente. Fai confusione?! Povero stellino :’-( scommetto che tutte le altre volte che apprendi una nuova abilità sei già un professionista, vero?

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3. Tornare indietro. Pensi che autostima e lettura non possano avere nulla in comune? E se ti dicessi che la tua velocità di lettura è proporzionale alla fiducia che hai in te stesso?! Sì esattamente: ogni volta che torni indietro pensando di non aver letto bene una parola, stai mandando un chiaro messaggio al tuo cervello: “sei una mezza sega! Meglio rileggere quella frase!”. Inutile che fai tanto l’indifferente, tanto ti ho visto tornare indietro almeno una decina di volte prima di arrivare a questa pagina. Devi promettermi che da questo momento crederai maggiormente in te stesso: ancor prima di aprire quel maledetto libro devi convincerti che hai tutte le abilità per leggere e apprendere ogni singola frase che passerà sotto i tuoi occhi. Do we have a deal?! Vediamo ora di sostituire le cattive abitudini con abitudini che ti permettano di portare le tue capacità di lettura ad un altro livello.

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2. Sfrutta la lepre di pezza Ti è mai capitato di vedere una di quelle corse di cani, in cui una finta lepre di pezza viene sparata a tutta velocità lungo il circuito di gara ed i cani iniziano ad inseguirla come forsennati?! Lo stesso principio può essere applicato alla lettura. Ogni volta che devi leggere, utilizza un “puntatore” (una penna, una matita o il tuo dito indice vanno benissimo) per scorrere rapidamente le frasi del testo.

Quindi Andrè: più velocemente rincorro il mio indice e più fico sono?! Apprendere i segreti della lettura veloce non significa spingere sull’acceleratore dalla prima all’ultima pagina: è sempre una questione di equilibrio tra velocità e comprensione. Il ninja dell’apprendimento sa dosare le sue abilit{ in base alle esigenze. Questo significa saper applicare velocità variabili in base all’importanza dei diversi passaggi del libro. Parlando della piramide dello studio vedremo una strategia pratica per individuare rapidamente le diverse strutture delle informazioni e calibrare di conseguenza la nostra velocità di lettura. Ma andiamo avanti! 3. Alza quel libro!

Muovi il puntatore ad una velocità leggermente superiore alla tua normale velocità di lettura. Come quei cani affamati, i tuoi occhi si abitueranno ad inseguire il puntatore e più velocemente lo muoverai e più rapida sarà la tua lettura. Occhio a non esagerare però: anche in questo caso il segreto è una pratica costante.

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Questa tecnica è talmente semplice che ti darai dello stupido per non averci pensato prima! Quando studiamo i nostri libri, appunti o dispense sono generalmente disposti in piano sulla nostra scrivania. Questa posizione ci porta ad avere un angolo di lettura non ottimale.

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In queste condizioni la retina si sforza maggiormente, il nostro occhio è affaticato e di conseguenza rallentiamo la lettura. Utilizza un appoggio, o un altro libro per sollevare leggermente il tuo testo in modo tale che formi un angolo non più ampio di 30° rispetto alla perpendicolare dei tuoi occhi. 4. Allena la tua fovea Non conosci la fovea?! Ma dove vivi? Chi non conosce la fovea?!? Ho preso 2 etti di fovea giusto l’altro ieri! :-D La fovea è la regione centrale della nostra retina ed è quella che ci garantisce la massima acuità visiva. Per intenderci: ogni volta che metti a fuoco un dettaglio stai utilizzando la tua fovea. Molti corsi di lettura veloce suggerisco di allenare la tua visione periferica. Nella mia esperienza i più importanti miglioramenti li ho ottenuti mettendo a fuoco più parole e più velocemente. Ovvero ampliando il raggio d’azione della mia fovea. Alla fine del capitolo vedremo (è proprio il caso di dirlo) i migliori esercizi per allenare questa zona della retina.

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5. Leggi attivamente Quando si parla di lettura veloce gli studenti iniziano ad immaginare fantasiose tecniche al limite della fantascienza, dimenticando l’ingrediente fondamentale di una lettura davvero efficace: la concentrazione. Quando è stata l’ultima volta che hai letto un libro di testo con la massima concentrazione? Leggere un tomo di diritto privato non è come leggere uno dei libri di Twilight o Harry Potter: è il tuo lavoro e lo devi affrontare come fossi un professionista. Ancor prima di iniziare a leggere domandati qual è il tuo obiettivo, quali concetti vuoi imparare e quali risultati vuoi ottenere dalla tua sessione di lettura. Queste semplici domande aiuteranno il tuo cervello ad assumere la “configurazione” più adatta per il tuo apprendimento. Quando inizi a leggere, poi, devi imparare a focalizzarti sul testo. La nostra mente ha una naturale tendenza a distrarsi, presa dalle preoccupazioni per il futuro e dalle frustrazioni del passato. Leggere attivamente significa invece essere “qui e ora”.

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Questo stato di concentrazione creativa, definito “flow” dallo psicologo Mihaly Csikszentmihalyi3, può essere raggiunto imparando ad immergere tutti noi stessi nella lettura: sfiora le pagine del tuo libro con i tuoi polpastrelli; osserva i caratteri con cui sono scritte; respira il “profumo” del libro stampato, scorri rapidamente i paragrafi. Pensi che quanto ti stia raccontando sia dovuto agli effetti di un acido?! ;-) Non ti chiedo di credermi sulla parola: sperimenta in prima persona. Nella sezione dedicata agli esercizi ti indicherò nel dettaglio come raggiungere questo stato di “flow”.

Come visto, per moltiplicare la tua velocità di lettura, non hai bisogno di tecniche strambe, ma di semplici accorgimenti e soprattutto della determinazione di metterli in pratica quotidianamente. Acquisire abilità di speed reading non ti garantisce solo risparmi in termini di tempo.

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Csikszentmihalyi M. (1997), Finding Flow: The Psychology Of Engagement With Everyday Life, Basic Books.

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Ricordo ancora come aver imparato a leggere velocemente mi abbia stimolato a leggere qualsiasi cosa mi capitasse sottomano: quando apprendi questa abilit{, non vedi l’ora di poterla mettere in pratica. Come vedremo più avanti, esplorare continuamente nuovo materiale è un elemento essenziale della terza ed ultima fase del processo di apprendimento: l’assimilazione. Come se non bastasse, la lettura veloce gioca un ruolo fondamentale anche in termini di comprensione e di memorizzazione. André, ma che stai a dì! Ogni volta che ho provato a leggere velocemente non c’ho capito ‘na mazza!!! Se praticherai le tecniche di cui ti ho parlato ti accorgerai come leggere in breve tempo un’enorme mole di informazioni ti aiuterà ad individuare da subito il “quadro generale”. Ti renderai inoltre conto di riuscire a fare collegamenti tra i diversi concetti molto più frequentemente e molto più rapidamente. Questa rete di connessioni neuronali, che si svilupperà naturalmente nella tua mente, ti sarà di grande beneficio durante la fase di memorizzazione.

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Siamo arrivati al termine di questo capitolo dedicato alla prima fase del processo di apprendimento: l’acquisizione. Abbiamo visto come eseguire al meglio le lezioni, come prendere appunti efficacemente e come leggere velocemente. Ad ognuno di noi riesce particolarmente bene una di queste tre azioni (dipende dallo stile di apprendimento di cui parleremo nel prossimo capitolo), ma sapere come fare al meglio tutte e 3 è un vantaggio non da poco per imparare a Studiare meno e Studiare meglio.

investimento che tu possa fare per i tuoi studi e per il tuo futuro. Le prossime 2 fasi sono infatti quelle meno approfondite dai corsi e dai libri sull’apprendimento rapido, eppure, sono quelle che, nella mia esperienza, fanno la vera differenza. Seguimi dall’altra parte ;-)

Ma non devi accontentarti. Molti studenti commettono l’errore di fermarsi a questo stadio, convinti che dopo aver seguito le lezioni, preso appunti e letto il materiale, debbano solo ripetere a pappagallo fino al giorno dell’esame. Se hai deciso di investire in questa guida so per certo che tu sei diverso dallo studente medio. Per questo ti richiedo un piccolo sforzo per scoprire quali sono gli altri 2 stadi di un apprendimento davvero efficace. Fidati, quella che potrebbe apparirti come un’inutile perdita di tempo, si rivelerà in realtà il migliore

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1.5 Elaborazione

Impari con occhi, orecchie, mani o semplicemente studi con il cu*o?!

Tutte le tecniche di acquisizione che ti ho suggerito non servono a nulla se non elabori le informazioni. Infatti…

Numerosi studi4 hanno dimostrato come l’apprendimento sia tanto più efficace quanto più le informazioni sono presentate coerentemente allo stile di apprendimento dello studente.

Senza elaborazione non c’è comprensione. Puoi registrare con il tuo iPhone l’intera lezione del Prof. ripeterla a memoria fino alla nausea e ti assicuro che rischi comunque di essere bocciato clamorosamente. Se infatti il Prof. decide di farti una domanda che richieda un minimo di ragionamento, tu sarai completamente perso. Per creare e consolidare le strutture neuronali, che sono alla base delle nuove conoscenze che stai acquisendo, devi necessariamente elaborare le informazioni. L’elaborazione è l’essenza dell’apprendimento: è in questa fase che il tuo cervello assorbe realmente i nuovi concetti, li collega tra loro e con le tue conoscenze pregresse, li affina e li fa propri. Inutile tergiversare oltre: voglio proporti da subito le migliori strategie che puoi utilizzare per elaborare le informazioni apprese a lezione o lette sui libri di testo. Ma prima dobbiamo parlare di stili di apprendimento.

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Problemino! Il Prof. (generalmente) se ne fo**e del tuo stile di apprendimento e ti presenta le lezioni come più gli aggrada. Che fare? Le strategie proposte in questo capitolo sono pensate per le diverse tipologie di informazioni (ricordi l’acronimo FIC…? Fatti, Concetti, Istruzioni), ma anche per i diversi stili di apprendimento. Prima di tutto dobbiamo capire qual è il tuo stile di apprendimento. Secondo il modello sensoriale VAK, ideato da Neil Fleming, possiamo individuare 3 principali stili di apprendimento:

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Miller P. (2001), Learning Styles: The Multimedia of the Mind. Research Report.

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1. Visivo. Ricordi ciò che vedi. Questo stile prevede inoltre 2 sottocategorie: il visivo verbale e il visivo non-verbale. Nel primo caso impari meglio leggendo; nel secondo hai una preferenza per figure, diagrammi, schemi, etc. 2. Auditivo. Impari ciò che ascolti. Ti capita spesso di leggere e ripetere ad alta voce e più di una volta hai registrato e riascoltato le lezioni in aula. Dai il tuo meglio negli esami orali e gli scritti ti mettono spesso in difficoltà. 3. Cinestesico. Impari ciò che metti in pratica. A lezione è come se avessi le “formelle al culo”, non riesci a stare immobile per troppo tempo: hai bisogno di essere in movimento, di fare esercizi e prendere appunti.

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Come ti ho anticipato, capire cosa studi (il tipo di informazione) e come apprendi (il tuo stile) è di fondamentale importanza per adottare il metodo di studio più efficace per te. Ti presenterò ora le migliori tecniche di elaborazione, indicandoti di volta in volta a quali informazioni e a quali stili di apprendimento si adattano meglio.

Immaginare con i sensi Partiamo con una tecnica “trasversale”, che coinvolge più sensi e ben si adatta ai diversi stili di apprendimento.

È importante sottolineare che ognuno di noi utilizza un mix di questi canali sensoriali, con una naturale preferenza per uno in particolare. Sono certo che tu abbia già indovinato il tuo stile di apprendimento

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predominante, ma per non farci mancare niente, ho deciso di inserire nell’eserciziario di questo capitolo un test sul modello VAK.

L’immaginazione è la prima forma di elaborazione messa in atto dal nostro cervello. Ogni volta che creiamo immagini, suoni, odori, etc. nella nostra mente, di fatto stiamo rielaborando le informazioni, andando a consolidare quelle strutture neuronali (dendriti), che sono alla base dell’apprendimento.

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La tecnica dell’immaginazione è particolarmente immediata e può essere applicata sia a lezione (senza perdersi troppo) sia durante lo studio. Impara ad utilizzare la tua immaginazione per “visualizzare” i concetti più complessi e… BOOOM! L’apprendimento sarà per te un gioco da ragazzi. Ecco un “protocollo di applicazione” da mettere in pratica per non perderti tra le tue seghe mentali ;-)  Dopo aver finito di leggere un paragrafo o al termine delle lezioni, riprendi i concetti chiave che sono stati discussi. Scegli quello più ostico.  Inizia associando un’immagine al concetto. Che colore ha? Che forma ha? Quali sono le sue dimensioni? In che ambiente è immerso? È fermo o è in movimento?  Ora associa un suono al tuo concetto. È rumoroso o silenzioso? I suoni sono alti o bassi? Da che direzione arrivano?  Infine utilizza il tatto. Come sarebbe il tuo concetto se lo sfiorassi con i polpastrelli? Liscio o ruvido? Caldo o freddo?

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Non è difficile vero? Come avrai capito, la tecnica dell’immaginazione sensoriale si applica alla terza categoria di informazioni: i concetti. Più specificatamente ai concetti concreti (pensa a materie legate alla medicina, alla biologia ed in generale alle scienze naturali). Tuttavia, l’immaginazione sensoriale, con un piccolo sforzo, può essere applicata anche ai concetti astratti; anzi, proprio questo sforzo di… immaginazione può garantirti un apprendimento più efficace. Vediamo un esempio? L’integrale matematica! (Sì, ti ho visto sbiancare!)

nell’analisi

Probabilmente, la prima volta che hai sentito parlare di integrale è stato vedendo un geroglifico di questo tipo scritto alla lavagna; e a questo punto il tuo cervello si è spento! Che ne dici di applicare la nostra prima tecnica di elaborazione per capire finalmente cosa min**ia sia questo integrale?

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1. Primo passo: associamo un’immagine a quel geroglifico scritto alla lavagna! Un integrale può essere immaginato come l’area che sottende una funzione; ovvero come la somma delle aree di tanti rettangolini che riempiono lo spazio tra la curva della nostra funzione e l’asse. 2. Secondo passo: associamo un suono al nostro integrale. Azz… qui la cosa si complica! ;-) Qual è il primo suono che ti viene in mente pensando ad un’area, magari ad un’area da riempire? A me viene in mente un suono che dai toni bassi va sempre più velocemente verso toni acuti. 3. Terzo ed ultimo passo: associamo una sensazione tattile al nostro integrale. Li vedi tutti quei rettangolini rossi? Immagina di passarci la tua mano sopra: inizialmente sono appuntiti, ma man mano che l’integrale si adatta all’area della

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nostra funzione, la superficie è sempre più liscia e sinuosa. Fatto! FLASH - Hai notato come negli ultimi paragrafi abbia cercato di stimolare l’attenzione del lettore facendo leva sui diversi stili di apprendimento? Ho utilizzato immagini, riportato parole onomatopeiche (booom!), e movimentato la lettura con bullet point ed elenchi numerati per i lettori cinestesici.

Il processo di immaginazione sensoriale può apparire inizialmente laborioso, ma come per le altre tecniche richiede semplicemente un po’ di pratica. Ricorda inoltre che per centinaia di migliaia di anni l’uomo è stato abituato a relazionarsi con la realtà attraverso i propri sensi. Apprendere facendo leva su di essi è una modalità profondamente radicata nella nostra mente. Parliamo ora del potere delle similitudini.

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Una similitudine ti salverà… l’esame “La fiducia è come una gomma da cancellare. Si riduce ad ogni errore.” Anonimo. L’aforisma che ho appena utilizzato è un ottimo esempio di similitudine. Una similitudine è una figura retorica che mette a confronto due elementi che possiedono una o più caratteristiche in comune. Se segui EfficaceMente, sai bene che le similitudini sono una mia fissa. Quello che forse non sai è che lo sono diventate proprio durante la preparazione dei miei esami alla facoltà di ingegneria. Le similitudini sono un’eccezionale strumento di elaborazione e apprendimento delle informazioni, con particolare riferimento ai concetti astratti e alle istruzioni. Si adattano inoltre allo stile di apprendimento visivo ed auditivo. Ma perché le similitudini sono così efficaci? Questa figura retorica ti costringe ad identificare le caratteristiche chiave di un concetto o di un modello, ti

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obbliga ad eliminare tutta la spazzatura che circonda un’idea per ridurla alla sua essenzialità che può così essere confrontata con altre realtà. Non solo. Le similitudini ti permettono di collegare concetti nuovi ad idee a te familiari, ovvero idee che hai già appreso in passato e le cui strutture neuronali sono ben consolidate nel tuo cervello. Immagina ad esempio di dover preparare un esame di organizzazione aziendale, in cui si parla dei diversi modelli organizzativi. Un’ottima strategia è quella di associare ai diversi modelli una similitudine che ti aiuti sia nella comprensione, sia nella memorizzazione:  Nei primi modelli ideati dagli economisti le organizzazioni assomigliavano a delle macchine (scuole organizzative classiche e burocratiche).  Successivamente le organizzazioni si sono trasformate in organismi (scuola delle relazioni umane, il modello socio-tecnico, etc).  Infine le organizzazioni sono state paragonate a cervelli (il modello decisionale di Simon, le learning organization, etc).

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Inizialmente è difficile costruire metafore e similitudini efficaci, ma con la pratica trovare nessi nascosti tra nuovi concetti complessi e la realtà quotidiana diventa sempre più semplice. Che ne dici di vedere qualche trucco per semplificarti il lavoro?  Come per l’immaginazione sensoriale dobbiamo innanzitutto individuare il concetto che intendiamo apprendere e memorizzare con il metodo delle similitudini.  Il passo successivo consiste nell’individuare le caratteristiche chiave del concetto o processo che stiamo analizzando (ricordi? La tecnica delle similitudini si applica bene a concetti astratti e istruzioni). Prendiamo l’aforisma all’inizio del paragrafo: la fiducia si conquista lentamente e si perde velocemente, una volta persa è quasi impossibile riconquistarla, quando viene tradita difficilmente la relazione torna al suo stato originale, generalmente non le si dà importanza a meno che non sia violata etc. Insomma, fai un elenco di tutte le peculiarità del concetto/processo che vuoi studiare. Questo passaggio è fondamentale.

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 Infine, inizia a pensare ad elementi della tua quotidianità che hanno caratteristiche simili a una o più di quelle che hai identificato in precedenza. Riprendendo l’esempio della fiducia, oltre ad essere simile ad una gomma per cancellare, a cos’altro somiglia? Magari ad uno specchio che una volta rotto non può più essere aggiustato, o alla gravità, di cui ti accorgi solo quando è assente. Le possibilità sono infinite. Dai che non è così difficile! Mi raccomando, utilizza le congiunzioni “così come”, “alla stregua di”, etc. per far scattare la giusta similitudine nella tua mente. FLASH - Hai indovinato la metafora che ho utilizzato in questa guida per descrivere un metodo di studio veloce, efficace ed infallibile? Esatto! Il ninja dell’apprendimento.

Ps. le similitudini ti sono utili non solo nella fase di apprendimento, ma anche durante gli esami orali. Se riesci a sorprendere il Prof. con una brillante similitudine, sei a cavallo. Certo… non devi esagerare! Usale con cautela!

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No schemi? No party!

La piramide dello studio

Gli schemi rappresentano la tecnica per antonomasia di rielaborazione delle informazioni. Per dare una rappresentazione grafica alle informazioni che apprendi devi necessariamente rielaborarle. Come vedremo tale rielaborazione non solo ti permette di accelerare la fase di apprendimento, ma si dimostra essenziale anche nella memorizzazione del materiale.

Qualsiasi testo universitario, libro ed in generale contenuto informativo ha una precisa struttura, che richiama le piramidi degli antichi egizi, la possiamo definire la piramide dello studio:

Gli schemi sono uno strumento molto flessibile che può essere impiegato in esami differenti e dalla maggioranza degli studenti; tuttavia il loro utilizzo si addice particolarmente a chi ha uno stile di apprendimento visivo (non verbale) e/o cinestesico. Fatti, concetti ed istruzioni: tutte le principali tipologie di informazioni possono essere schematizzate. Nel paragrafo dedicato agli appunti abbiamo visto un sistema di notetaking basato su una precisa struttura grafica: la “schematizzazione” degli appunti rappresenta la prima applicazione di questo metodo. In questo paragrafo ti voglio presentare due metodi complementari, particolarmente efficaci per applicare la tecnica di rielaborazione delle informazioni basata sugli schemi.

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Nella piramide dello studio possiamo individuare 4 tipologie di informazioni:

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1. I concetti chiave. Sono in cima alla piramide e rappresentano in assoluto le informazioni più importanti da studiare e memorizzare. Generalmente sono pochi e facilmente individuabili. Se non sei in grado di ricordarli difficilmente otterrai un 18. 2. I concetti secondari. Vengono subito dopo i concetti chiave e servono generalmente ad approfondirli, aggiungendo elementi rilevanti ma non essenziali per la loro comprensione. Questi concetti vanno studiati con attenzione, perché servono a dare corpo e sostanza ai concetti chiave. 3. Le informazioni di contorno. Arricchiscono la trattazione dei diversi argomenti; in alcuni casi sono esempi o casi di studio che servono a fissare meglio i concetti chiave ed i concetti secondari. Sono questi che ti garantiscono il 30 e lode. 4. Il rumore di fondo. Sono informazioni duplicate, ripetizioni o semplici giri di parole. Fanno “volume” e non servono ad una cippa lippa! Motivo per cui sono sul gradino più basso della nostra piramide.

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Che si tratti di studio, lavoro o passione, sappi che qualsiasi contenuto informativo segue, bene o male, questa struttura. Anzi, più la struttura è messa in evidenza dall’autore, più sarà facilitato il tuo apprendimento. FLASH – Indovina un po’ come è stata costruita questa guida?! Pensa a ciò che hai letto finora: i titoli dei capitoli rappresentano i concetti chiave (come funziona il cervello, le diverse tipologie di informazioni e le fasi dell’apprendimento); le tecniche proposte nei singoli capitoli sono i concetti secondari (es. la tecnica delle similitudini); gli esempi ed i flash sono le informazioni di contorno; le cazzate che sparo di tanto in tanto per tenerti sveglio fanno parte del rumore di fondo!

Ti è chiaro il concetto di piramide dello studio? Bene, allora ogni volta che ti trovi davanti ad un libro di testo, identifica immediatamente le diverse tipologie di informazioni ed agisci di conseguenza, nello specifico:

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 Individua i concetti chiave e secondari. La piramide di studio non serve a nulla se non sei in grado di individuare rapidamente concetti chiave e concetti secondari, ma fortunatamente c’è una soluzione anche per questo. I concetti chiave si trovano spesso nei titoli dei capitoli e delle sottosezioni; un ottimo posto da cui iniziare a cercare è l’indice del libro. Tra gli altri trucchetti per individuare i concetti chiave, ma soprattutto i concetti secondari, vi è quello di, leggere il primo e l’ultimo paragrafo di una sezione, individuare le frasi con parole in grassetto o in corsivo, leggere l’intestazione degli elenchi puntati, etc.  Leggi le informazioni di contorno. Aver individuato i concetti chiave ed i concetti secondari ti aiuterà a strutturare da subito le informazioni, facilitandone così la memorizzazione. Inoltre, una volta creati i “contenitori di riferimento” potrai facilmente riempirli con una semplice lettura delle informazioni di contorno, ovvero quelle informazioni che ti garantiranno il 30 e lode.

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 Applica tecniche di lettura veloce per il rumore di fondo. Abbiamo infine il rumore di fondo che, come detto, è costituito da informazioni duplicate, ridondanti o semplicemente inutili. Il rumore di fondo si trova generalmente nei paragrafi centrali di una sezione o in sezioni secondarie di approfondimento. In questo caso, il mio consiglio è quello di (a) saltare a piè pari la lettura di queste parti o (2) se la cosa ti fa stare più tranquillo, applicare le tecniche di lettura veloce di cui abbiamo discusso nei paragrafi precedenti per scorrere rapidamente questo materiale. Ricordi quello che ti avevo detto? La lettura veloce non è “obbligatoria”, ma piuttosto è uno strumento che va tarato sulla base della rilevanza delle informazioni che devi apprendere. La piramide dello studio ti consente una schematizzazione veloce delle informazioni. Ma un vero ninja dell’apprendimento mira sempre all’eccellenza. Individuare i concetti primari e secondari non è sufficiente: li apprendi davvero quando impari a riorganizzarli in mappe concettuali.

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Le mappe concettuali Scoprire ed applicare in modo consistente le mappe concettuali è stato senza dubbio un punto di svolta per i miei studi. Sono stato abbastanza fortunato da scoprire le mappe concettuali molto presto; durante le scuole medie per l’esattezza, quando un geniale professore di musica mi parlò per la prima volta di questo eccezionale strumento per migliorare il mio metodo di studio. Da quel momento non ne ho fatto più a meno.

Non c’hai capito una sega vero? Come biasimarti! Vediamo di semplificare. Una mappa concettuale non è altro che uno schema grafico attraverso cui rielaborare e sintetizzare una nuova materia di studio.

Wikipedia le definisce nel seguente modo: “Le mappe concettuali sono uno strumento grafico per rappresentare informazione e conoscenza, teorizzato da Joseph Novak, negli anni ’70. Servono per rappresentare in un grafico le proprie conoscenze intorno ad un argomento secondo un principio cognitivo di tipo costruttivista, per cui ciascuno è autore del proprio percorso conoscitivo all’interno di un contesto, e mirano a contribuire alla realizzazione di apprendimento significativo, in grado cioè di modificare davvero le strutture cognitive del soggetto e contrapposto all’apprendimento meccanico, che si fonda sulla acquisizione mnemonica.”

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Ogni mappa concettuale ha 2 elementi principali:  I nodi concettuali. Sono i concetti primari e secondari e sono rappresentati da un’etichetta che ne identifica il significato.  le relazioni associative. Sono le frecce che collegano i nodi concettuali e possono essere dotate anche esse di un’etichetta che spiega il collegamento tra i diversi concetti.

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Ma perché le mappe concettuali sono così efficaci? Lascia che ti racconti una storiella (cos’è questa? Un’informazione di contorno: bravo!)

Spero di averti convinto abbastanza sull’efficacia delle mappe concettuali. Eccoti allora 5 semplici passi per iniziare a costruire le tue mappe:

Nel corso di uno dei suoi esperimenti5, lo psicologo canadese Endel Tulving, diede a due gruppi di studenti 100 schede con delle parole stampate su una facciata, chiedendo ad un gruppo di memorizzare le parole e all’altro di organizzarle secondo criteri logici. Al termine dell’esperimento, il gruppo che si era limitato ad organizzare logicamente le schede ottenne gli stessi risultati del gruppo che si era sforzato di memorizzarle.

1. Scrivi un concetto primario al centro di una pagina e racchiudilo in un cerchio.

Cosa ci insegna questo esperimento? Punto primo: se ho messo il capitolo sull’apprendimento prima di quello sulla memorizzazione un motivo c’è! Punto secondo: quando sei coinvolto attivamente nell’organizzare il tuo materiale di studio in una mappa concettuale, stai creando delle associazioni nel tuo cervello che ti permettono di apprendere ed imprimere gli argomenti nella tua memoria, senza doverti sforzare di ricordare.

2. Intorno al concetto primario scrivi i concetti secondari e circondali con un cerchio. 3. Disegna le linee che collegano queste idee a quella centrale. 4. Scrivi degli esempi, dei riferimenti o dei tuoi ragionamenti legati ai concetti secondari (puoi utilizzare le informazioni di contorno). 5. Non ricercare la perfezione, lascia che la parte intuitiva del tuo cervello decida per te, scrivi tutto quello che ti viene in mente e collegalo al resto. Con le mappe concettuali concludiamo la seconda fase del processo di apprendimento, l’elaborazione. Passiamo alla terza ed ultima fase.

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Tulvig E. (1972), Episodic and Semantic Memory, Journal of Organization of Memory, pp. 381-402, 1972.

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1.6 Assimilazione

Approfondimenti: su, giù e di lato!

Terza fase del processo di apprendimento?! No guarda Andre, è impossibile, non ne ho mai sentito parlare. Ti devi essere sbagliato per forza!!!

Una nuova conoscenza non è mai isolata. Un determinato concetto, per quanto innovativo possa apparire ha sempre avuto origine da dei concetti già consolidati. Se vuoi davvero assimilare un argomento di studio devi imparare ad individuare ed esplorare le idee a cui si ricollega.

Posso farti una domanda? Tu stai frequentando l’universit{ per collezionare voti e portare a casa il pezzo di carta, o per apprendere realmente? Nel primo caso, puoi saltare direttamente questo capitolo e passare alla sezione dedicata alla memorizzazione. Nessun rancore. Nel secondo caso invece, lascia che ti spieghi l’ultima e forse la più importante fase del processo di apprendimento: l’assimilazione. Assimili davvero una nuova conoscenza quando sei in grado di collegarla alle tue vecchie conoscenze, di applicarla nella tua vita quotidiana e di insegnarla a tua nonna! Il processo di assimilazione può essere realizzato attraverso tre tecniche chiave.

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Nel capitolo precedente abbiamo parlato delle mappe concettuali e di come possano essere utilizzate per collegare tra loro concetti primari e secondari. Non abbiamo però approfondito la natura di questi collegamenti. Esistono 3 diversi modi per approfondire un concetto e collegarlo ad altri concetti. Approfondire in su: le origini Quali sono le origini di un determinato concetto? Da dove arriva? Come ci è arrivato chi lo ha scoperto? André, con tutto il rispetto, da quando abbiamo iniziato a parlare di questa fase di assimilazione mi sono un po’ perso: ma di che stiamo parlando?!

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Hai ragione, facciamo qualche esempio pratico.

Approfondimenti in giù: le applicazioni

Spesso vengo contattato da studenti di giurisprudenza che mi chiedono l’ennesima mnemotecnica per preparare gli esami di diritto.

Ho sempre trovato inspiegabile come alcuni miei compagni di corso preparassero certi corsi di ingegneria pieni zeppi di formule.

Indubbiamente esistono tecniche di memoria molto efficaci per ricordare articoli, commi, etc. ma un “approfondimento in su” è quello di cui hanno realmente bisogno.

Continuavano a ripetere queste formule nella speranza che si appiccicassero in qualche modo ai loro neuroni per poi dimenticarne un pezzettino durante l’esame e andare in panico.

Qual è l’origine della norma che stai studiando? Perché è stata ideata? Quali sono le sue finalità. Se esplori le origini della norma, le probabilità che tu riesca a ricordarla sono molto più alte, così come la qualità delle risposte che darai durante l’esame orale.

Sapendo di non poter contare troppo sulla mia memoria, soprattutto se l’esame si teneva il giovedì, (dopo la serata Erasmus del mercoledì), ho sempre preferito capire quali fossero le applicazioni di una formula:

Non limitarti mai a leggere e ripetere un concetto, senza mai farti delle domande sulla suo origine.

Se sai a cosa ti serve, sai come si usa.

Per assimilare una nuova conoscenza tuttavia, non è sufficiente sapere da dove viene, ma anche dove… andrà.

Ogni volta che ti ritrovi di fronte ad un concetto astratto particolarmente complesso (un teorema matematico, una formula fisica, etc.) cerca di ricondurlo alla realtà quotidiana: per cosa viene utilizzata questa formula? Quali sono le sue applicazioni pratiche? Approfondiremo il tema delle applicazioni pratiche in uno dei prossimi paragrafi.

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Approfondimenti di lato: idee correlate

Applicazioni pratiche

Come detto, nessuna idea o concetto è isolata dal resto dell’universo dello scibile umano. Quando realizzi le tue mappe concettuali individui da subito le relazioni tra concetti diversi. Realizzare dei veri e propri approfondimenti di lato significa andare oltre le relazioni più banali suggerite dal libro di testo o dal Prof. Significa aver assimilato a tal punto la nuova conoscenza da riuscire a relazionarla con il mondo che ti circonda.

Come visto riuscire a fare approfondimenti in giù è una delle migliori tecniche di assimilazione. Questo si traduce spesso nel riuscire a realizzare le applicazioni pratiche di concetti teorici.

Sapevi che la crisi economica e finanziaria che stiamo vivendo è stata generata da un mutuo? Sì esatto, mutui concessi senza troppe garanzie a famiglie di umili origini che volevano a tutti i costi vivere il loro sogno americano. Gli approfondimenti di lato si basano sul cosiddetto “effetto farfalla”: se una farfalla sbatte le proprie ali in Cina, un uragano potrebbe scatenarsi negli Stati Uniti. Viviamo in un mondo altamente connesso e per quanto possa apparirti scollegato quello che impari a scuola e all’universit{, è una tua responsabilit{ trovarne le relazioni nascoste con il mondo reale.

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Sì, esatto, stiamo parlando degli: esercizi. Gli esami che prevedessero una sezione pratica sono sempre stati i miei preferiti: il nozionismo fine a sé stesso non è mai stato un mio forte. Quando ti trovi di fronte ad esame del genere, applica tutte le tecniche discusse nei capitoli precedenti per apprendere la teoria, ma non tralasciare mai gli esercizi. Solo quando riesci ad applicare la teoria per risolvere i problemi della vita quotidiana puoi dire di aver davvero assimilato certi concetti. Lasceresti che un ingegnere tutta teoria e niente pratica realizzi la tua casa? Ti affideresti ad un medico che conosce ogni virgola dei testi di medicina ma non ha mai operato? Fai pratica ogni volta che ne hai occasione.

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Il potere dell’insegnamento

L’approccio LdL (Lernen durch Lehren) di Martin

“Non hai veramente capito qualcosa finché non sei in grado di spiegarla a tua nonna.”

Come detto non sono un grande fan dei gruppi di studio, ma se ami studiare con i tuoi compagni di corso voglio suggerirti una strategia particolarmente efficace.

A. Einstein. Veniamo all’ultima strategia per una reale assimilazione della conoscenza: l’insegnamento. Ammetto di non essere mai stato un grande sponsor dei gruppi di studio, considerandoli essenzialmente una perdita di tempo. I tuoi compagni di studio tuttavia potrebbero esserti di grande aiuto per testare la tua reale comprensione di un argomento. Seneca il giovane in una lettera indirizzata a Lucilio una volta scrisse: docendo discimus; che tradotto dal latino significa letteralmente: insegnando impariamo. Sin dall’antichit{ è nota l’efficacia dell’insegnamento come tecnica di apprendimento. Secondo Lev Vygotsky6, gli studenti che cercano di insegnare, confrontandosi con i propri pari, hanno maggiori probabilità di apprendere il soggetto dello studio. A questo proposito voglio presentarti l’approccio LdL. 6

L’approccio Lernen durch Lehren (LdL, dal tedesco: imparare insegnando), ideato dal professore Jean-Pol Martin, prevede che gli studenti, in seguito alle classiche sessioni in aula da parte dei professori, diventino responsabili sia dell’apprendimento, sia dell’insegnamento. Secondo l’approccio LdL, il materiale di studio deve essere suddiviso in sotto-unità e gli studenti debbono organizzarsi in piccoli gruppi di massimo 3 persone. Ogni gruppetto è responsabile di una sotto-unità di studio, che dovrà dapprima essere studiata approfonditamente e successivamente presentata al gruppo di studio allargato. I gruppi di massimo 3 persone devono assicurarsi che quanto insegnato ai propri pari sia stato compreso ed appreso, e per farlo possono utilizzare qualsiasi strategia di insegnamento (domande e risposte alla fine della presentazione, test, etc.). La competizione tra i sotto-gruppi è incentivata.

Meece J. (1979), Teoria del desarrollo cognoscitivo de Vygotsky.

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Insomma, se sei in grado di insegnare al tuo compagno di banco (o alla nonna di Einstein), puoi essere certo di aver portato a termine con successo il tuo processo di apprendimento. FLASH – sai qual è stata una delle motivazioni che mi ha spinto a creare EfficaceMente? Bravissimo, la volontà di assimilare al meglio le tematiche di crescita personale, condividendole con i miei lettori. Insomma, una sorta di Lernen durch Lehren.

Con la fase di assimilazione abbiamo concluso la prima sezione della guida, dedicata all’apprendimento rapido: e io so esattamente cosa ti sta frullando in testa. Cacchio! Ho comprato ‘sta guida per preparare il doppio degli esami in metà del tempo: ‘ndo stanno le tecniche per memorizzare un libro di 200 pagine in 40 minuti?! ‘Ste tecniche di apprendimento arzigogolate mi fanno solo perdere tempo! Ci sono andato vicino? Ormai ci conosciamo da qualche pagina: sai che sono un tipo schietto e diretto. Lascia che ti spieghi come “gira il fumo” con un grafichino:

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Con le tecniche di apprendimento rapido “classiche”, che sono essenzialmente basate sulla memorizzazione bruta (tu spiegami a cosa min**ia serve ricordare un numero di 52 cifre?!), la tua velocità di studio aumenta abbastanza rapidamente, per poi appiattirsi dopo qualche mese: improvvisamente ti accorgi che per preparare al meglio i tuoi esami non basta memorizzare il materiale, ma hai bisogno di qualcosa in più. Con il metodo AMO™, devi applicare le tecniche suggerite per più tempo prima di vedere risultati tangibili, ma dopo pochi mesi (± 6 mesi nella mia esperienza), la tua capacità di assorbire il nuovo materiale cambia radicalmente e la tua velocità di studio si impenna.

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Ho deciso di dedicare all’apprendimento la sezione più lunga della guida proprio perché voglio che tu goda di benefici a lungo termine, che vadano oltre il tuo percorso accademico; ma non preoccuparti nella prossima sezione ti svelerò anche le tecniche di memorizzazione che insegnano nei corsi da 600€ a botta ;-) Ma adesso, se vuoi vedere quella curva arancione impennarsi ancor più velocemente, non dimenticare gli esercizi che ho preparato per te nel manuale di training, che trovi qui di seguito.

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Training Book: chi non pratica non radica! Istruzioni per l’uso: ad ogni test ed esercizio è associato un punteggio. Prima di proseguire nella lettura della sezione successiva, dovrai aver raggiunto almeno l’80% del punteggio totale del training book. Test sugli stili di apprendimento (15 punti) Ti proporrò di seguito 15 affermazioni. Assegna ad ognuna di esse il punteggio per te più coerente: 0 = mai o raramente, 1 = qualche volta, 2 = spesso, 3 = sempre o quasi sempre. Tutto chiaro? Iniziamo, ecco le affermazioni: 1. Quando studio, se sottolineo o evidenzio parole e frasi mi concentro di più. ___ 2. Mi confondono grafici e diagrammi che non sono accompagnati da spiegazioni scritte. ___ 3. Ricordo meglio un argomento se posso fare un'"esperienza diretta", per esempio costruendo un modello, facendo una ricerca, ecc. ___

5. Capisco meglio un argomento parlandone o discutendone con qualcuno piuttosto che soltanto leggendo un testo. ___ 6. Quando studio apprendo di più guardando illustrazioni, grafici e mappe piuttosto che leggendo il testo scritto. ___ 7. Riesco facilmente a seguire qualcuno che parla anche se non lo guardo in faccia. ___ 8. Capisco meglio le istruzioni di un compito se mi sono presentate per iscritto. ___ 9. Durante le lezioni scrivere o disegnare qualcosa mi aiuta a concentrarmi. ___ 10. Quando studio o sono a lezione ho bisogno di pause frequenti e di movimento fisico. ___ 11. Mi risulta più facile ricordare diagrammi e illustrazioni in un testo se sono stampati a colori. ___ 12. Non mi piace leggere o ascoltare le istruzioni per un'attività; preferirei cominciare subito. ___

4. Preferisco imparare leggendo un libro piuttosto che ascoltando una lezione. ___

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13. Capisco meglio le istruzioni di un compito se mi vengono spiegate a voce e non soltanto fornite per iscritto. ___

Profilo auditivo – Affermazioni n.

14. Quando studio un libro di testo mi concentro di più se leggo o ripeto a voce alta o a mezza voce. ___

7. ___

15. Preferisco apprendere vedendo un video o ascoltando un mp3 piuttosto che leggendo un libro. ___

14. ___

Scopriamo i risultati ;-) Di seguito trovi le affermazioni che corrispondono ad ogni profilo: riporta il punteggio assegnato e calcola il totale per ogni profilo. Profilo visivo – Affermazioni n.

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13. ___

15. ___

tot. ___

Profilo cinestesico – Affermazioni n. 1. ___ 3. ___ 9. ___

2. ___

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4. ___

12. ___

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tot. ____

8. ___ 11. ___

tot. ___

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Il profilo con il punteggio più elevato è quello che meglio descrive il tuo stile di apprendimento.

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Classificazione degli esami (5 punti)

Pratica la lettura veloce (10 punti)

Voglio che tu prenda in considerazione gli esami che stai preparando per la prossima sezione e che li classifichi in base alle diverse tipologie di informazioni: Fatti, Istruzioni e Concetti.

Leggi ogni giorno 1 articolo dell’Archivio di EfficaceMente (o di argomenti inerenti il tuo esame), utilizzando il programma web gratuito spreeder.

Difficilmente un esame presenta un’unica tipologia di informazioni, ma solitamente ce n’è sempre una predominante: il tuo compito è individuarla. Questo ti aiuterà ad applicare al meglio le strategie di apprendimento, ma anche quelle di memorizzazione che vedremo nella prossima sezione La checklist per la lezione efficace (5 punti) Nella prossima settimana, prima e dopo la lezione, verifica di aver spuntato le seguenti attività:  spegni il cellulare.  scrivi 5 volte nei tuoi appunti: “chi non pratica non radica”, ogni volta che hai in mente frasi negative.  fai almeno una domanda intelligente.  prendi appunti come un ninja dell’apprendimento.

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Non devi fare altro che copia-incollare il testo all’interno del riquadro di spreeder e premere il pulsante “spreed!”. Premendo con la tastiera il pulsante “s” potrai inoltre regolare diverse impostazioni. Il mio suggerimento è quello di iniziare con 300 wpm ed 1 parola alla volta. Quando sarai a tuo agio, aumenta prima il numero di parole (chunk size) e successivamente il numero di parole al minuto (words per minute). Questo servirà ad allenare la tua fovea. Con 600 parole al minuto e blocchi da 3-4 parole potrai iniziare a considerarti uno spead reader. Piramidizza (10 punti) Ogni volta che leggi un nuovo testo o rileggi gli appunti della tua lezione fai un velocissimo schema per individuare la gerarchia delle informazioni (concetti chiave, concetti secondari, etc.). Fallo sempre.

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Mappe concettuali a più non posso (15 punti) Voglio farti una confessione: io non ho mai studiato un libro di testo. Ho sempre studiato le mappe concettuali. Ritengo assolutamente inutile ripetere a memoria un intero libro di testo: significa violentare il naturale modo attraverso cui il nostro cervello apprende. Ciò che devi memorizzare (e lo vedremo nella prossima sezione) sono i concetti chiave, le altre informazioni sono già state archiviate dal tuo cervello nella fase di acquisizione: tu devi semplicemente fornire alla tua mente la struttura di archiviazione che la aiuti a ripescare qualsiasi informazioni. Queste sono le mappe concettuali. D’ora in poi, ogni volta che studi un nuovo capitolo di un libro di testo realizza immediatamente la relativa mappa concettuale come dettagliato nella sezione teorica.

grado di apportare il tuo contributo. Applicazioni pratiche ed approfondimenti sono il segreto di una prova d’esame da 30 e lode. Non ti limitare a studiare il tuo esame, esploralo! Quali sono le applicazioni pratiche della formula che stai studiando? C’è qualche notizia del giornale che si ricollega a quanto ti ha spiegato il Prof. nell’ultima lezione? Quanto studiato può esserti d’aiuto per realizzare la tua start-up? Fatti domande di questo tipo di continuo. Il mero nozionismo non serve a nulla, devi riuscire ad utilizzare le conoscenze universitarie nella pratica. Non sottovalutare questo punto: sono questi accorgimenti che ti consentono di preparare il doppio degli esami in metà del tempo.

Tot. punti training book 1° sezione: 65. Target: 50.

Tu sei migliore di quanto credi (5 punti) Se vuoi davvero distinguerti dai tuoi colleghi e dimostrare al Prof. di essere riuscito ad apprendere a fondo quanto discusso durante l’esame devi essere in

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Mappa concettuale della 1° sezione

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2 MEMORIZZARE “Ho sempre avuto difficoltà a memorizzare tre cose: i nomi, le facce e… merda! non riesco a ricordare quale fosse la terza cosa!”. Fred A. Allen.

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Introduzione Ammettilo, avevi un po’ paura che non parlassimo delle tanto amate tecniche di memorizzazione?! Non preoccuparti, questa seconda sezione di Studia meno, Studia meglio è interamente dedicata alle strategie più efficaci per potenziare la tua memoria. Ma ci tengo a ribadire un concetto: se riuscirai ad eccellere nelle tecniche di apprendimento la memorizzazione sarà una piacevole conseguenza. Non voglio che i miei lettori diventino dei “robotini stupidi”. Il nostro Paese più che mai ha bisogno di persone che ragionino con la propria testa, che siano in grado di comprendere e rielaborare anche informazioni complesse: da questo punto di vista la memorizzazione diventa uno strumento e non il fine. In questa sezione troverai alcune delle più famose tecniche di memorizzazione, ma anche mnemotecniche non ortodosse che ho sviluppato e sperimentato con successo sulla mia pelle. Queste tecniche si integrano alla perfezione con le strategie di apprendimento rapido viste nella sezione precedente. Se hai saltato a piè pari la prima sezione e pensi di

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limitarti ad imparare qualche tecnicuccia di memorizzazione per superare alla meglio i tuoi esami, non ci siamo proprio. Io mi sono preso un impegno nei tuoi confronti: offrirti il miglior metodo di studio sulla piazza, che sia in grado di rivoluzionare il tuo percorso accademico. È arrivato il momento che anche tu prenda un impegno con te stesso: “seguire alla lettera i consigli di questa guida e metterli in pratica senza esitazione”. Ok, basta chiacchiere: abbiamo ancora molto lavoro da fare. In questa sezione ti svelerò la formula segreta della memoria. Questa formula prevede 3 componenti fondamentali: per ognuna di queste componenti ti presenterò 3 tecniche di memorizzazione specifiche per il tuo stile di apprendimento. Confuso? Non preoccuparti, al termine del capitolo troverai un semplice strumento (The Matrix) che ti aiuterà ad individuare in pochi secondi quale tecnica di memorizzazione è più adatta per il tuo stile di apprendimento e per lo specifico esame che ti trovi a preparare. Let’s start!

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2.1 La formula segreta della memoria Sei pronto?!

Memoria = (Emozioni x Frequenza) / Tempo

Sto per svelarti la formula segreta della memoria: robetta con cui alcuni formatori ci costruiscono interi corsi che provano a rifilarti alla modica cifra di mmmille euri (coffe break escluso!). Questa formula contiene gli unici 3 elementi che devi tenere in considerazione per migliorare la tua memoria. Se sarai in grado di dosare EfficaceMente questi 3 ingredienti non ci sarà libro, dispensa o manuale in grado di resistere alla tua memoria prodigiosa. Antichi oratori romani e moderni scienziati americani ne hanno sperimentato l’efficacia indiscussa: rullo di tamburi… attimi di suspance… musica d’atmosfera… Senti Mr. EfficaceMente, va bene tutto, mi sei tanto simpatico, ma continua con questi giochi di parole e ti spezzo le gambine! Dammi questa maledetta formula!!! Ho un esame tra 3 giorni!!! DAI CA**OOO!!!

Ta-Tan! Che ne pensi?! Carina vero? Questa semplice formuletta afferma che: la nostra capacit{ di memorizzare un’informazione è direttamente proporzionale alle emozioni che tale informazione ha suscitato in noi e alla frequenza con cui questa informazione ci viene riproposta; mentre è inversamente proporzionale al tempo intercorso tra la prima volta che abbiamo recepito quella specifica informazione e l’ultima volta che lo hai fatto. Non c’hai capito ‘na mazza, vero? Ok, semplifichiamo! Se vuoi memorizzare qualcosa devi provare delle forti emozioni, ripetere l’esperienza più volte e fare il tutto nel in uno specifico lasso di tempo. Ma andiamo al sodo e vediamo come utilizzare nella pratica la “formula segreta della memoria”, analizzando i 3 ingredienti che la compongono:

Eh… come siamo nervosi, va bene, va bene, eccotela:

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1. Emozioni. 2. Frequenza. 3. Tempo. Cosa ancor più importante sarà capire come questi 3 ingredienti interagiscono tra loro e quali tecniche pratiche puoi mettere in atto per massimizzare l’efficacia di questa formula. Iniziamo subito parlando delle emozioni, del tuo primo bacio e di come studiare, sbellicandosi dalle risate, possa essere una delle strategie di memorizzazione più efficaci.

Il potere delle emozioni Ti sei mai chiesto come mai riesci a ricordare fin nei minimi particolari il tuo primo bacio? O perché hai ancora i brividi se pensi a quella caduta in bici fatta da piccolino? Le emozioni positive/negative molto forti, tendono a rimanere impresse nella nostra memoria.

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Le emozioni giocano infatti un ruolo fondamentale nel processo di memorizzazione. Esse sono come il materiale su cui i ricordi vengono scritti: soffice sabbia di battigia per quei ricordi che non hanno suscitato in noi particolari emozioni, marmo scolpito per quei ricordi che ci hanno stravolto la vita. Andre, questa cosa del legame tra emozioni e memoria è tanto interessante quanto… inutile! Con tutta la buona volontà, studio delle materie talmente noiose che per emozionarmi un minimo dovrei darmi una martellata sull’alluce! Vedo che hai colto il punto: spesso abbiamo difficoltà a memorizzare, proprio perché non riusciamo ad instaurare alcun rapporto emotivo con ciò che stiamo studiando. Lo so, lo so, non è facile emozionarsi per un trattato di biologia molecolare o un testo di diritto privato, ma se le tecniche di apprendimento che ti ho già spiegato non ti sono state sufficienti a ritrovare un po’ di interesse nello studio, in questa sezione troverai delle tecniche di memorizzazione che definire “comiche” è poco ;-)

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L’importanza della frequenza

Quando memorizzare è una questione di tempo

Come abbiamo visto, le emozioni non bastano per creare un ricordo indelebile. Un ruolo molto importante è giocato anche dalla frequenza di ripetizione.

L’ultimo elemento della formula segreta della memoria è tra i più trascurati, e forse è la causa principale dei troppi studenti fuori corso che ci sono in Italia.

Questo in fondo è un meccanismo molto ben conosciuto dai pubblicitari: ti bombardano con un determinato spot televisivo finché al supermercato, magari inconsapevolmente, sceglierai la loro marca di deodorante.

Per preparare un esame non devi mai ignorare il fattore tempo: come visto spiegando la formula della memoria, riuscirai a memorizzare tanto più un insieme di informazioni quanto più vi sarai esposto in modo “massiccio” in un lasso di tempo LIMITATO.

Come puoi utilizzare questo elemento a tuo vantaggio?

Questo in fondo è il concetto alla base dei corsi intensivi ed è il motivo che ne ha decretato il successo.

Devi imparare ad applicare dei “protocolli di ripetizione” efficienti ed efficaci: come ti dimostrerò, ripetere in modo ossessivo il materiale di studio nel minor lasso di tempo, non sempre è la scelta vincente. Questo è il motivo per cui le maratone notturne prima dell’esame non servono a nulla. Nei prossimi capitoli ti parlerò di questi protocolli, suggerendoti dei sistemi, non sempre ortodossi, ma dai risultati garantiti! Sono certo adorerai almeno uno di questi metodi, visto che ti risparmierà decine di ore di studio e ti aiuterà a mettere a frutto il tempo che trascorri da pendolare sui mezzi pubblici o in auto.

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Per lo stesso motivo è importante dare un esame subito dopo averne frequentato le lezioni, concentrando in pochi mesi la fase di apprendimento e studio. Se questo non ti è possibile, ricordati del fattore tempo quando pianifichi la tua sessione di esami universitari: concentra quanto più possibile lo studio di un esame, evitando di passare da una materia all’altra. Nella terza sezione, parlando di tecniche di time management per studenti, vedremo come i limiti di tempo possono aiutarti a raggiungere i tuoi obiettivi.

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Tutte le tecniche che ti proporrò in questa sezione si basano sull’applicazione della formula segreta della memoria. Perché farla così lunga e non parlare solo della mnemotecnica più efficace? Ogni tecnica è pensata per rispondere ad uno specifico stile di apprendimento. Per ottenere questo risultato, ognuna delle 9 tecniche che vedremo mixa in modo unico i tre ingredienti appena visti: emozioni, frequenza e durata. Iniziamo parlando delle tecniche che fanno leva principalmente sulla memoria emotiva.

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2.2 Ricordare con le emozioni Come visto le emozioni sono una componente essenziale di quella che ho definito la formula segreta della memoria. La cosiddetta memoria emotiva o implicita rappresenta la forma di memoria più antica dell’essere umano. Le reazioni istintive, che hanno giocato un ruolo fondamentale nell’evoluzione della nostra specie, sono conservate in questa porzione di memoria. Dal punto di vista anatomico, la memoria emotiva è situata nell’amigdala. Questa regione cerebrale è sempre in ascolto ed è in grado di recepire sia gli impulsi provenienti dall’ambiente esterno, sia quelli del nostro “ambiente interno”, associando ad essi un significato emotivo. L’amigdala è dunque responsabile del nostro apprendimento implicito ed il suo comportamento può essere influenzato da una variazione cromatica, dal tono della voce o dal ritmo di un movimento. Ah però, interessante la lezioncina di neuroscienze: ma che me ne faccio per memorizzare quel tomo di 789 pagine di Diritto Privato?!

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Le tecniche che ti presenterò qui di seguito hanno l’obiettivo di stimolare la tua amigdala, radicando le informazioni nella parte più primitiva del tuo cervello. Vedremo 3 tecniche di memorizzazione emotiva: ognuna delle quali è pensata per andare a braccetto con lo stile di apprendimento a te più congeniale (visivo, auditivo, cinestesico: hai fatto il test alla fine della prima sezione, vero?! ;-) È importante inoltre sottolineare come la memorizzazione emotiva è particolarmente efficace per ricordare sia concetti concreti, sia concetti astratti.

La tecnica Minority Report Se hai uno stile di apprendimento principalmente visivo, per stimolare la tua memoria emotiva dobbiamo lavorare su strutture visive, variazioni cromatiche e immagini di impatto. Per farlo voglio presentarti una tecnica che prende spunto dal famoso film Minority Report, interpretato da Tom Cruise.

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 Ripeti le singole mappe concettuali, riprendendo le informazioni di contorno ed il rumore di fondo ove necessario.

Ricordi quegli enormi schermi, in cui Tom Cruise faceva scorrere, con un semplice movimento delle mani, tutte le immagini e le informazioni fornite dai precog, così da poter prevenire un caso di omicidio? Ecco, togli i guanti superfighi, i precog e gli omicidi, e avrai una vaga idea della tecnica che ti sto presentando! Questa tecnica si basa su un particolare utilizzo delle mappe concettuali, di cui abbiamo parlato nella prima sezione. Eccoti i passaggi fondamentali:  Leggi il materiale del tuo esame ed individua i concetti primari e secondari, utilizzando la tecnica della piramide.  Realizza una mappa concettuale per ogni concetto primario individuato. Fai in modo che la che la singola mappa sia contenuta per intero all’interno di un foglio A4.

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 Predisponi ora tutte le mappe concettuali sul pavimento della tua stanza, creando una sorta di super-mappa, molto simile agli schermi di Minority Report. Fai attenzione alla loro disposizione: le mappe che trattano argomenti correlati devono essere necessariamente vicine tra loro. Costruire questa sorta di puzzle di mappe concettuali ti aiuterà nella loro memorizzazione, in quanto faciliterà la creazione di nuovi percorsi neuronali nella tua mente.  Mettiti in piedi davanti alla tua super-mappa, chiudi gli occhi e respira profondamente per 30 secondi: riapri gli occhi. Qual è stata la prima mappa su cui hai posato lo sguardo? Inizia a ripetere da questa mappa, una volta terminata evidenziane il concetto primario e passa a ripetere la mappa adiacente. Vai avanti così finché tutte le mappe non saranno evidenziate.

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Avere l’intero esame sul pavimento della tua stanza è un immagine dal forte impatto emotivo. Applicando questa tecnica, ti accorgerai che durante l’esame ti capiterà spesso di ripescare le informazioni ricordando esattamente la posizione spaziale delle singole mappe.

Vediamo ora un’altra tecnica di memorizzazione basata sulle emozioni e che sarà particolarmente apprezzata da chi ha uno stile di apprendimento auditivo. Ai tempi dell’universit{ il trucchetto che utilizzavo più spesso per memorizzare trattati di ingegneria mortalmente noiosi era quello di ripeterli, ad alta voce, sostituendo di tanto in tanto alcuni termini altisonanti con qualche bella espressione in dialetto marchigiano. “Il controllo automatico di un dato sistema (di un motore, di un impianto industriale, di una funzione biologica come il battito cardiaco) si prefigge di modificare il comportamento del sistema da controllare (ovvero le sue uscite) attraverso la manipolazione delle grandezze d’ingresso”.

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“Il controllo automatico di un aggeggio serve a cambia’ quello che fa ‘sto coso (ovvero quello che scappa) andando a modifica’ quello che ce metti dentro”. Scommetto che stai ridendo sotto i baffi (ed anche sopra) pensandomi mentre ripeto in dialetto. Eppure questa tecnica ha un duplice beneficio:

Ripetere come fossi tuo nonno

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Così ad esempio, la definizione appena vista diventava:

1. Se riesci a descrivere qualcosa nei termini più semplici possibili, come se lo dovessi spiegare a tua nonna (ricordi quanto abbiamo detto sulla fase di assimilazione?), significa che hai appreso davvero quanto stai studiando e come abbiamo ripetuto più volte: senza comprensione non può esserci reale memorizzazione. 2. Ripetere certe definizioni tecniche in dialetto ti fa sentire talmente ridicolo, che le emozioni di ilarità che avrai scatenato scolpiranno le informazioni nella tua memoria. Achtung! Mi raccomando agli orali! Rispondi sempre in perfetto italiano: devi essere ineccepibile da questo punto di vista!

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FLASH - Durante un orale di fisica, preso dal panico, utilizzai un termine dialettale. Il Prof. rise perché era anche lui originario delle Marche, ma fossi in te non sfiderei la sorte! La rappresentazione teatrale Veniamo all’ultima tecnica di memorizzazione “emotiva”, pensata per chi ha uno stile di apprendimento cinestesico. I cinestesici sono quei famosi studenti con le “formelle al culo”: studenti che non riescono mai a stare fermi, che si annoiano facilmente e che hanno bisogno di continui stimoli. In questo caso una strategia particolarmente efficace è quella di inscenare una vera e propria rappresentazione teatrale. Ma vediamo come si applica questa tecnica. Innanzitutto puoi utilizzare questo stratagemma o subito dopo aver completato la lettura di un capitolo del tuo libro di testo o per ripetere le tue mappe concettuali. Naturalmente dalla ripetizione ad alta voce non si prescinde: questa è la base per una buona memorizzazione.

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Ripeti utilizzando tutto la tua fisicità, proprio come se fossi sul palcoscenico di un teatro: accentua la tua mimica facciale, alzati in piedi e muoviti intorno alla stanza, gesticola in modo plateale. Ricorda, la memoria emotiva è messa in moto da qualsiasi suono o immagine che sia in grado di scatenare un’emozione. Tale reazione comporta delle modificazioni a livello neurofisiologico quali ad esempio la variazione del battito cardiaco o del respiro, pallore, rossore e sudorazione. Il processo funziona anche al contrario: più sarai in grado di modificare la tua fisiologia durante la “rappresentazione teatrale” e più a fondo radicherai le informazioni studiate.

Vediamo ora altre 3 mnemotecniche, che prediligono però la seconda componente delle formula segreta della memoria: la frequenza di ripetizione. Queste tecniche si adattano molto bene alla memorizzazione di fatti, come ad esempio: date ed eventi storici, parti anatomiche, articoli di diritto, etc.

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2.3 Repetita iuvant

La ripetizione dilazionata ed il metodo flashcards

I romani l’hanno sempre saputa lunga.

Parlandoti della formula segreta della memoria ti ho detto che per ricordare delle informazioni devi ripeterle frequentemente in un lasso di tempo limitato. Questo approccio funziona particolarmente bene quando ti trovi di fronte ad informazioni concettuali o ad istruzioni, ma non sempre è efficace per memorizzare informazioni fattuali.

La locuzione latina repetita iuvant può essere tradotta letteralmente in: le cose ripetute aiutano. Il senso della frase è che una cosa, a forza di essere ripetuta, viene appresa da chi ascolta. Lo stesso principio vale anche per la memorizzazione. Sia chiaro: ripetere meccanicamente non serve a nulla. Lo abbiamo visto e dimostrato più volte in questa guida; tuttavia deve esserti altrettanto chiaro che non si può prescindere dalla ripetizione per creare e rafforzare quei percorsi neuronali in cui le informazioni vengono immagazzinate. Per trovare il giusto equilibrio, ma soprattutto per massimizzare il risultato nel minor tempo possibile, è necessario adottare “protocolli di ripetizione” efficaci. Io te ne propongo 3 che nella mia esperienza garantiscono ottimi risultati e che si adattano bene ai diversi stili di apprendimento degli studenti.

Numerosi studi7 hanno dimostrato come la memorizzazione a lungo termine di un fatto è più facile quando essa viene ripetuta poche volte su tempi lunghi anziché molte volte su tempi brevi. Questo principio è noto come effetto di distribuzione temporale. Se devi memorizzare il vocabolario di una lingua straniera, delle norme di legge che ti saranno utili per la tua intera carriera professionale o dei principi di anatomia umana, adottare un sistema di ripetizione dilazionata (Spaced Repetition System, SRS) è la scelta migliore. Vediamo come funziona la ripetizione dilazionata e come applicarla con il metodo flashcards. 7

Cepeda N.J., Vul E, Rohrer D., Wixted J.T. and Pashler H. (2008), Spacing Effects in Learning a Temporal Ridgeline of Optimal Retention, Psychological Science November 2008 vol. 19 no. 11 1095-1102.

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La curva dell’oblio A differenza di concetti ed istruzioni, che tendono a radicarsi più facilmente nella nostra memoria grazie alle connessioni logiche, i fatti (date, norme, etc.) sono velocemente dimenticati nelle prime ore e solo in seguito alle successive memorizzazioni tendono a decadere con più lentezza. Insomma, la loro curva dell’oblio ha un ritmo esponenziale.

le ripetizioni di informazioni fattuali non vanno fatte ad intervalli regolari, ma solo al raggiungimento della soglia di memorizzazione minima, dilazionando la ripetizione nel tempo ad ogni nuovo richiamo. Cos’è quella faccia perplessa?! ;-) Non preoccuparti, con il metodo flashcards sono certo chiarirò tutti i tuoi dubbi.

Il metodo flashcards Questo metodo si applica particolarmente bene allo studio di nozioni che possono essere formulate come accoppiate di “domande e risposte” o “termini e definizioni”. Non è un caso che abbia suggerito più volte questo metodo a lettori che dovevano preparare concorsi a quiz. Vediamone l’applicazione, attraverso un esempio pratico legato allo studio di virus e batteri per un esame di malattie infettive: Come puoi osservare dal grafico, per ottenere il massimo risultato in termini di % di memorizzazione,

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 Prendi dei cartoncini o dei post-it. In alternativa puoi utilizzare applicazioni online come Quizlet o l’App per iPad Evernote Peek.

 Ripeti invece immediatamente il secondo mazzo di flashcards, fintantoché tutte le carte saranno nel mazzo di quelle memorizzate.

 Nella parte frontale riporta il nome del batterio o del virus (se facessi un disegnino buffo ispirato al nome o ad una sua storpiatura, attiveresti ancora meglio la tua memoria).

La prima volta che ho utilizzato questo metodo è stato per preparare il mio esame di scuola guida: ancora oggi ricordo il significato di cartelli che non ho mai incrociato in vita mia!!! ;-)

 Nella parte posteriore riporta la definizione e le caratteristiche che devi ricordare per l’esame.

Analizziamo ora un’altra tecnica basata sulla frequenza di ripetizione. Questa volta però, faremo leva sullo stile di apprendimento auditivo.

 Ora estrai a caso un cartoncino dal tuo mazzo (utilizzando le versioni digitali il tutto è automatizzato) e prova ad indovinare la definizione a partire dal nome del batterio/virus, o, viceversa, cerca di ricordare il nome del batterio/virus partendo dalla definizione.  Riponi in mazzi separati le flashcards memorizzate e quelle che non ricordi ancora.  Per quanto riguarda le prime, pianifica dei richiami distanziati nel tempo. Potresti ad esempio decidere di rivedere le flashcards memorizzate distanza di 2 giorni, poi 4 giorni…

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Crea i tuoi audiolibri Io amo gli audiobook. Quando sono in metropolitana, in treno o in aereo, infilo le cuffie del mio iPhone e mi lascio guidare dalla voce dei miei autori di crescita personale preferiti. Considerata la diffusione degli smartphone, anche tu oggi puoi creare con facilità il tuo audiolibro e risparmiare così decine di ore di studio, sfruttando i tempi morti.

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La prossima volta che dovrai preparare un esame registrati mentre ripeti le sintesi o le mappe concettuali. Questa prima ripetizione può essere particolarmente dettagliata e può essere supportata dall’ausilio del materiale di studio (appunti, libri di testo, etc.). Riascolta la registrazione mentre sei in palestra, al supermercato, alle poste o sui mezzi pubblici: se sei un pendolare sono certo che troverai il tempo! Utilizza gli audiolibri in combinazione con le tue mappe concettuali: l’effetto combinato è micidiale. Ps. una leggenda metropolitana molto diffusa tra gli studenti parla di registrazioni ascoltate di notte mentre si dorme: lascia stare. Di notte dormi o… ;-) FLASH – Grazie al test effettuato al termine della prima sezione hai scoperto qual è il tuo stile di apprendimento predominante. Questo non significa che le tecniche pensate per stili di apprendimento diversi dal tuo siano inefficaci, anzi! Se il tuo cervello è esposto ad uno stesso messaggio da più fonti, memorizzer{ l’informazione con maggior facilit{.

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Il registratore mentale Se c’è qualcosa che un cinestesico odia è dover fare la stessa cosa, troppo a lungo. Difficile dunque trovare una mnemotecnica basata sulla frequenza di ripetizione. A meno che… …a meno che non venga ideato un “protocollo di ripetizione” a durata variabile e che possa essere utilizzato come momento di stacco rispetto alle fasi di lettura e apprendimento. Questo “protocollo” unisce due elementi molto importanti per attivare e consolidare la memoria di uno studente cinestesico:  Una precisa sequenza di ripasso mentale che vari quanto più possibile le sessioni di studio, evitando che si inneschi l’effetto noia: il killer principale della memoria.  Una mantra che accenda il registratore mentale, attraverso una procedura di visualizzazione ad elevato impatto.

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La sequenza di ripasso mentale

Il mantra

Tuo nonno ricorda una poesia imparata alle elementari e tu hai scoperto ieri su Facebook come si chiamava il tuo compagno di banco delle superiori?!

Il nostro cervello è come un registratore, ma se non premi il tasto REC non accadrà mai nulla!

Ricordare un’informazione per anni non è poi così difficile, basta applicare una semplice tecnica di ripasso mentale, che ti aiuti anche a spezzare le tue lunghe e noiose sessioni di studio:

A volte, tutto quello che serve per migliorare la nostra memoria è semplicemente prendere consapevolezza che possiamo ricordare. Per farlo, ti suggerisco uno stratagemma molto semplice, ma altrettanto efficace. Prima di ogni ripasso mentale, ripeti questo mantra:

1. Ogni 20 minuti di studio fai un ripasso di max. 5 minuti degli argomenti appresi. 2. Al termine della giornata (prima di andare a dormire), ripassa per 10 minuti le mappe concettuali degli argomenti studiati. 3. Dopo 3 giorni, fai un ripasso finale dei concetti studiati per non più di 15 minuti. Questa sequenza ti garantisce la massima percentuale di memorizzazione delle informazioni con il minimo dello sforzo. Ma per ottenere risultati ancora migliori, hai bisogno ancora di un aiutino: il mantra.

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 Credi. Convinci te stesso che ricorderai il materiale. Ti sembra una psicocazzata? E tu provaci: male che va non succede nulla! ;-)  Desidera. Sviluppa un ardente desiderio di ricordare il materiale.  Visualizza. Guarda o ripeti il materiale una volta, in modo chiaro.  Comanda. Ordina al tuo cervello di ricordare il materiale.  Rivedi. Riguarda il materiale un’ultima volta.

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2.4 Le tecniche da 1.000€

Giocare con le immagini

Nei capitoli precedenti ti ho presentato una serie di tecniche di cui sentirai difficilmente parlare nei classici corsi di memorizzazione. Queste tecniche sono pensate specificatamente per gli studenti (in particolar modo universitari) e devono essere utilizzate come strumento di supporto alle strategie di apprendimento viste.

La parola scritta è un’invenzione umana, anche piuttosto recente, non devi dunque sorprenderti se fai difficoltà a memorizzare tutte quelle pagine di testo. Il nostro cervello ricorda grazie ai sensi ed in particolar modo ha una predilezione per le immagini, poco importa quale sia il tuo stile di apprendimento.

Se pensi che tecniche come la rappresentazione teatrale o minority report ti aiuteranno a memorizzare un mazzo di 52 carte o un numero di 70 cifre, sei fuori strada. Ma lascia che ti faccia una domanda: credi davvero di dover dare queste dimostrazioni da fenomeno da baraccone per avere successo all’università?

Per questo motivo ti ho suggerito di utilizzare una struttura grafica quando prendi i tuoi appunti o di far leva sulle mappe concettuali per rielaborare le informazioni. Ma le immagini possono essere anche un eccezionale strumento di memorizzazione.

Questo significa che le mnemotecniche classiche sono inutili ed inefficaci? Assolutamente no: se hai fretta di memorizzare, ti suggerisco di fare pratica con le prossime 3 tecniche.

Ecco allora per te 3 varianti di una mnemotecnica che sfrutta le immagini per memorizzare in poco tempo lunghe liste di informazioni.

In questo capitolo, dedicato proprio all’ultimo fattore della formula segreta della memoria (il tempo), ti svelerò alcune delle famose tecniche di memorizzazione veloce insegnate nei corsi da 1.000€ a botta. Enjoy.

La catena

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Il metodo della catena di immagini ti permette di collegare tra loro liste di fatti e concetti molto lunghe, utilizzando le relative immagini associate.

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Questa tecnica è particolarmente utile quando devi memorizzare l’esatta sequenza in cui le informazioni devono essere ripetute. Ecco come applicarla:  Associa ad ogni concetto un’immagine particolarmente vivida, con un colore predominante ed una dimensione ben definita.  Inizialmente dedica ad ogni associazione il tempo necessario per visualizzare molto chiaramente i dettagli della tua immagine. Se ad esempio stai creando l’immagine per la parola “casa” visualizza il numero di piani, il numero di finestre, il colore delle pareti, etc. Non ti addormentare però! Non più di 10 secondi ad immagine. Siam mica qui a pettinar le bambole!  Crea l’immagine successiva nella tua mente utilizzando sempre la stessa “direzione”: se hai posizionato la seconda immagine alla destra della prima, continua in questo ordine.

Un sistema che utilizzo io è quello di visualizzare nella mia mente il mio iPhone, immaginando di sfogliare delle foto presenti nell’App immagini. Trattandosi di un’azione per me comune, creare la catena di immagini è ancora più semplice. Mi raccomando: se vuoi che questa tecnica sia efficace, devi limitarti ad osservare le immagini nei minimi dettagli, senza pronunciarne il nome durante la visualizzazione e senza creare storie fantasiose per legarle tra loro.

Il metodo Inception Si nota che sono un appassionato di cinema? Eccoti un altro stratagemma di memorizzazione ispirato ad un film! Ricordi Inception? È sicuramente una delle mie pellicole preferite. Una delle idee più cervellotiche, ma anche più efficaci, del film è quella dei diversi “livelli” di sogno: il sogno dentro il sogno dentro.

That’s it!

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Questo stesso principio può essere utilizzato, in alternativa alla catena, per legare tra loro delle immagini collegate a concetti che intendiamo memorizzare. Invece di legare le immagini come in una lunga catena, visualizzale come se fossero ognuna dentro alle altre:  Inizialmente visualizza i diversi dettagli della singola immagine (come per il metodo della catena) e poi inizia ad ingrandire sempre più questa immagina nella tua mente.  “Zooma” sempre di più finché non visualizzerai la nuova immagine dentro la precedente.  Continua così finché non avrai visualizzato tutte le immagini. FLASH – che immagine assoceresti al concetto di efficacia? Io assocerei un tubetto di dentifricio, quello che ho utilizzato nel primo articolo scritto su EfficaceMente. È molto importante che associ alle informazioni che vuoi memorizzare, immagini per te che abbiamo per te un significato “univoco”.

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L’albero mnemonico L’ultima variante di mnemotecnica grafica che voglio presentarti è “l’albero”. In questo caso le singole immagini sono legate tra loro grazie ad un’immagine di riferimento. L’immagine di riferimento classica è proprio quella dell’albero:  Ripensa ad un albero che ti affascina particolarmente: un pino, un pioppo, un salice; a te la scelta. Immagina ogni dettaglio del tuo albero: in che stagione siamo? Di che colore è la corteccia? Quanto è grande il fusto?  Ora associa ad ogni ramo del tuo albero le immagini che intendi memorizzare. Immagina di appenderle come appenderesti delle palle decorative.  Se poi i concetti che devi memorizzare sono nidificati (ovvero sono su più livelli), puoi utilizzare la particolare struttura dei rami del tuo albero per ordinare le immagini in ordine gerarchico.

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Quest’ultima variante ti consente dunque di memorizzare anche le informazioni che hanno una struttura gerarchica (ricordi la nostra piramide dello studio?). Puoi dunque utilizzarla per memorizzare le tue mappe contenenti concetti chiave e concetti secondari. Quella delle immagini è una tecnica molto carina e con la dovuta pratica puoi ottenere risultati notevoli. Comunque non preoccuparti, nella sezione di training vedremo degli esercizi specifici per questi metodi. Vediamo ora una mnemotecnica per i nostri amici auditivi.

Numeri o suoni?! La conversione fonetica è essenzialmente una tecnica di memorizzazione dei numeri, ed è utilizzata da molti para-guru per stupirti memorizzando in pochi minuti numeri lunghissimi. Ricordo ancora quando venivo fermato sotto i portici di Bologna dai venditori di corsi di memoria (chissà se ci sono ancora) che volevano stupirmi con questo trucchetto: io pazientemente stavo al gioco e durante la fase di memorizzazione li confondevo pronunciando

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consonanti a caso (presto capirai perché la cosa è da veri bastardi): uno spasso unico! ;-) André, ti sei accorto che siamo nel XXI secolo? Che ci faccio con una tecnica di memorizzazione dei numeri?! Sai quella cosina chiamata… rubrica?! Date storiche, numeri di leggi, formule matematiche: la conversione fonetica è una mnemotecnica che può ancora oggi dimostrarsi utile. Non solo, i suoi principi sono utilizzati dai “professionisti della memoria” per creare schedari e database mentali attraverso cui immagazzinano migliaia di informazioni di qualsiasi tipo. Nel paragrafo che conclude questa carrellata di mnemotecniche vedremo come anche la conversione fonetica possa essere utilizzata per preparare al meglio i tuoi esami universitari. Ma vediamo subito cos’è e come funziona la conversione fonetica.

Un po’ di storia A differenza di quanto molti raccontano, il primo ad applicare i principi della conversione fonetica fu Pierre Hérigone, un matematico ed astronomo francese che

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nel libro Cursus Mathematici (risalente al 1634) descrisse per la prima volta una strategia di memorizzazione che prevedeva la conversione dei numeri in lettere e sillabe.

Qui di seguito trovi la tabella di conversione fonetica più comunemente utilizzata:

La tecnica fu poi perfezionata da Stanislaus Mink von Wennsshein e divulgata dal filosofo e matematico Leibniz.

Come si applica la tecnica Il principio di funzionamento della conversione fonetica è molto semplice: ad ogni numero che va da 0 a 9 si associa una consonante; aggiungendo poi delle vocali per ottenere parole di senso compiuto, si riescono a memorizzare facilmente numeri di ogni genere. Per applicare in modo efficace la conversione fonetica è necessario rispettare 3 semplici regole: 1. Le vocali servono solo a costruire parole di senso compiuto e non corrispondono ad alcun numero. 2. Le consonanti doppie valgono come le singole. 3. Conta il suono e non le singole lettere.

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Fonte: Wikipedia

Vogliamo vedere qualche applicazione pratica? Immagina di voler ricordare il numero di quella bellissima ragazza incontrata in disco: 396 131011.  Innanzitutto trasforma i numeri nelle rispettive consonanti: M-P-C-D-M-T-S-T.  Cerca poi di costruire parole di senso compiuto aggiungendo le vocali: Mi PiaCe Da MaTTi queSTa.

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Se riesci a creare intere frasi di senso compiuto sarà ancora più facile memorizzare il numero, ma la tecnica non lo prevede necessariamente. Anzi puoi utilizzare parole standard per numeri o accoppiate di numeri e poi memorizzare le immagini collegate a queste parole applicando una delle mnemotecniche grafiche già discusse. Vista così la tecnica della conversione fonetica sembra quasi un cannone per sparare ad un topolino; in realtà, con un po’ di pratica, ti verr{ spontaneo associare i numeri alle rispettive consonanti e creare storielle divertenti per memorizzare rapidamente ed in modo permanente lunghe sequenze di cifre e codici.

FLASH – Ho utilizzato recentemente la conversione fonetica per memorizzare tutti i pin ed i codici numerici delle mie carte di credito, bancomat e conti bancari, eliminandone qualsiasi traccia scritta. Quello più divertente da memorizzare è stato il PIN di 14 cifre del mio conto trading!!! Naturalmente non ti rivelerò la storiella che ho inventato neanche sotto tortura!

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Quel vecchio volpone di Cicerone Se hai uno stile di apprendimento cinestesico voglio proporti una tecnica di memorizzazione vecchia di 2.000 anni, ma sempre molto efficace: la tecnica dei loci. la tecnica dei loci (o tecnica delle stanze) è una mnemotecnica associativa estremamente utile per memorizzare lunghi discorsi da tenere in pubblico o i passaggi complicati di una dimostrazione. Questo stratagemma è anche uno dei preferiti dai partecipanti alla World Memory Championship, che lo utilizzano per memorizzare lunghissime sequenze di carte. Come detto, questa mnemotecnica ha antichissime origini e fu portata alla ribalta da Marco Tullio Cicerone (sì… quello delle versioni latine!), che la applicava per ricordare le sue famose orazioni. Il nome deriva dal termine latino locus, loci, ovvero luogo, e fa riferimento alla tipologia di associazioni che vengono utilizzate per la memorizzazione: la tecnica dei loci prevede infatti che si associno gli argomenti che vogliamo ricordare ad immagini di luoghi per noi familiari.

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Come funziona

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In alternativa puoi utilizzare anche un percorso che fai spesso: io ad esempio, per memorizzare una presentazione da tenere per un cliente ho associato i punti chiave ai nome delle fermate della metro che faccio per andare da casa mia all’ufficio e viceversa.

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Dopo aver creato le associazioni, impara a “ripercorrere” le tue stanze o i tuoi tragitti tipici ogni volta che devi ripetere un capitolo o durante l’orale davanti al tuo Prof.: ti assicuro che non perderai più il filo del discorso o un passaggio della dimostrazione.

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4 La prossima volta che devi studiare e memorizzare un lungo capitolo del tuo libro di testo, prova a fare un elenco dei concetti chiave che vuoi ricordare (quelli riportati nella mappa concettuale vanno benissimo). Associa ogni concetto chiave ad un oggetto di una stanza a te familiare o alle stanze di un edificio che conosci bene (magari le aule dell’Universit{). Crea associazioni fantasiose ed insolite, attivando così la tua memoria emotiva: potresti ad esempio relazionare il lampadario ad un teorema particolarmente “brillante” o il letto ad un argomento che ti annoia talmente da farti addormentare!

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2.5 Come memorizzare un libro di 200 pagine in 40 minuti (questa volta sul serio!)

Da diversi anni ormai, “Come memorizzare un libro di 200 pagine in 40 minuti” è uno degli articoli più letti di EfficaceMente: seppur consideri le tecniche proposte tra le più efficaci per la preparazione di esami universitari (motivo per cui alcune sono entrate di buon diritto in questa guida), il titolo è chiaramente un’iperbole. Eppure certi risultati non sono fantascienza, anzi: voglio dimostrarti che applicando le tecniche proposte in Studia meno, Studia meglio certi traguardi sono realmente raggiungibili.  Ipotizziamo che le pagine del nostro fantomatico libro contengano mediamente 150 parole l’una, per un totale di 150 x 200 = 30.000 parole.  Uno speed reader di buon livello riesce a leggere tra le 1.500 e le 2.000 parole al minuto (esistono veri e propri fenomeni che arrivano anche a 10.000 pam); mediamente, applicando tecniche di lettura veloce concluderemo il nostro libro in circa 15 minuti.

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 Per elaborare le informazioni lette utilizzeremo la tecnica della piramide: i concetti primari e secondari saranno i nodi chiave delle nostre mappe concettuali. Con un po’ di pratica possiamo ipotizzare altri 15 minuti (3 minuti a mappa con 5 capitoli) per costruire 1 mappa concettuale per ogni capitolo con una media di 10 nodi per ogni mappa.  Grazie alla conversione fonetica associamo ad ogni mappa un nome corrispondente al numero di nodi di quella specifica mappa: se ad esempio la mappa del secondo capitolo ha 12 nodi la parola associata sarà ToNNo. Questo passaggio, apparentemente inutile è in realtà indispensabile per creare nella tua mente una sorta di database mentale (per il momento vuoto). 1 minut0 è più che sufficiente.  L’ultimo passaggio sar{ utilizzare la tecnica dei loci per memorizzare le 5 mappe, che, come abbiamo detto hanno un totale di 50 nodi. Utilizziamo una stanza della nostra abitazione per ogni mappa. La stanza da associare ad una specifica mappa dipenderà dal nome della mappa

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stessa: la mappa “ToNNo” sar{ ad esempio associata alla nostra cucina. Come previsto dalla tecnica dei loci, associamo poi ogni nodo della nostra mappa concettuale ad un oggetto della stanza prescelta. Tempo stimato per un professionista della memorizzazione: 9 minuti.

Per aiutarti a scegliere su quali stratagemmi focalizzarti maggiormente, nel prossimo capitolo ti proporrò un metodo di memorizzazione “cucito su misura”, che rispecchi al meglio il tuo stile di apprendimento e la tipologia di esami che devi affrontare.

Abbiamo appena visto come memorizzare un libro di 200 pagine in 40 minuti. Scettico? Ok, immagina allora di impiegarci 10 volte tanto (quasi 7 ore). Come sarebbe la tua vita universitaria (e non solo) se riuscissi a memorizzare i concetti chiave ed i concetti secondari di un intero libro di testo, mai letto prima, in meno di 7 ore?! Capisci qual è la potenzialità di queste tecniche, se praticate con costanza? Nessuno ti chiede di diventare un fenomeno da baraccone: io stesso mi considero ancora un neofita di certi stratagemmi mnemonici, eppure sono riuscito a sfruttarli con enormi benefici sia nel corso dei miei studi universitari, sia nel mio lavoro di consulente di direzione. Applicandoli con costanza puoi farlo anche tu.

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2.6 Un metodo di studio cucito su misura

The Matrix

In queste prime 2 sezioni abbiamo scoperto tre elementi fondamentali in grado di rivoluzionare il tuo metodo di studio:

Nei precedenti capitoli abbiamo visto le 9 migliori tecniche di memorizzazione e le relative varianti. Ti ho già indicato a quale stile di apprendimento si adatta meglio ogni singola mnemotecnica, ma voglio ora proporti un semplice schema che, unito a quanto abbiamo detto nella prima sezione parlando di strategie di apprendimento, ti aiuti a scegliere il mix di tecniche più adatto al tuo modo di apprendere e memorizzare, nonché alle caratteristiche proprie dell’esame che devi affrontare.

1. Esistono tre diverse tipologie di informazioni: i fatti, le istruzioni ed i concetti. 2. Si possono individuare 3 stili di apprendimento differenti: visivo, auditivo e cinestesico. 3. Per memorizzare qualsiasi informazione devi coniugare 3 fattori: emozioni, frequenza, tempo. Dopo aver visto le migliori strategie di apprendimento, utilizzeremo queste “stoffe pregiate” per definire un metodo di studio su misura per te. Vedremo poi nella terza sezione come, coerentemente con l’approccio AMO, un metodo di studio davvero infallibile deve anche prevedere lo sviluppo di particolari abilità (soft skills) legate alla pianificazione e all’organizzazione dello studio, alla lotta alla procrastinazione, alla gestione del tempo, al focus, etc.

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Incrociando i 3 stili di apprendimento ed i 3 fattori di memorizzazione otteniamo, guarda caso, 9 caselline, all’interno delle quali andremo ad inserire una specifica mnemotecnica. Questa matrice 3x3 ti aiuterà a scegliere di volta in volta la tecnica di apprendimento e memorizzazione più efficace in assoluto per te ed il tuo esame. Ti presento: The Matrix.

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Casella 1: visivo + emozioni

Casella 2: visivo + frequenza

Hai uno stile di apprendimento visivo e devi far leva sulle emozioni per ricordare? Utilizza la tecnica minority report.

Ancora una casella dedicata ai nostri amici con le visioni, ehm… intendevo “visivi”. Questa volta però l’elemento chiave per la memorizzazione è la frequenza: il metodo flashcards è la nostra scelta.

La memoria emotiva funziona particolarmente bene per ricordare concetti, sia concreti, sia astratti. Il mio consiglio è dunque quello di utilizzare questa tecnica per gli esami “teorici”: esami in cui la parte teorica è molto rilevante e devi studiare essenzialmente sui libri di testo. Mi vengono in mente molti esami legati alle materie umanistiche, che prevedano una prova orale. In generale utilizzerei il seguente mix di tecniche di apprendimento e memorizzazione:  La lettura veloce per acquisire rapidamente l’ingente mole di teoria.  La tecnica della piramide e le mappe concettuali per individuare rapidamente concetti chiave e concetti primari.  Il metodo minority report per la fase di memorizzazione vera e propria.

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Ma di quali esami stiamo parlando? Se per memorizzare hai bisogno di ripetere frequentemente, probabilmente devi immagazzinare molti… fatti. Mi vengono immediatamente in mente concorsi pubblici, test a risposta multipla, quiz per la patente: insomma, esami scritti, in cui si richiede allo studente di ricordare un gran numero di informazioni non necessariamente legate logicamente tra loro. Ecco come approccerei un esame di questo tipo:  Visto che la lettura di molte informazioni spesso non collegate logicamente tra loro può essere noiosa, porrei molta attenzione ad eventuali lezioni in aula, prendendo appunti in maniera efficace.  Applicherei poi il metodo flashcards per memorizzare domande & risposte, o termini & definizioni.

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Casella 3: visivo + tempo

Casella 4: auditivo + emozioni

Sei uno studente visivo e hai poco tempo per memorizzare un ingente numero di fatti e/o concetti concreti: le mnemotecniche basate sulle immagini sono la scelta migliore per te.

Adesso ci divertiamo! ;-)

Esami di biologia, anatomia e medicina in generale si prestano molto bene a questo tipo di approccio: da una parte devi memorizzare molte definizioni, dall’altra puoi utilizzare le immagini per studiare concetti molto concreti legati alla nostra fisicità (dagli organi del corpo umano, ai virus e batteri, etc.). In questo caso metterei nella mia “cassetta degli attrezzi studentesca” i seguenti strumenti:  Le immagini sensoriali e le similitudini per rielaborare al meglio le informazioni e garantirne un apprendimento rapido ed efficace.  Le mappe concettuali per dare una struttura solida alle informazioni apprese.  Le mnemotecniche grafiche ed in particolar modo il metodo inception e l’albero mnemonico per memorizzare.

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La casella 4 è pensata per gli auditivi che devono far leva sulle emozioni per memorizzare: il mio consiglio in questo caso è quello di ripetere in dialetto. Come visto, le emozioni sono particolarmente utili per memorizzare esami altamente concettuali, che poi nelle università italiane rappresentano un buon 60-70% dei curricula accademici. Quale approccio adotterei in questo caso? Detto, fatto:  Un auditivo preferisce di gran lunga ascoltare una lezione piuttosto che studiare su un libro; quindi guai a saltare le lezioni! Le strategie per dare il 100% in aula le abbiamo già viste nella 1° sezione.  Per la rielaborazione delle informazioni utilizzerei molte similitudini e metafore, utili per semplificare le informazioni, così da poterle spiegare a nostra nonna… ;-)  Concluderei con la fase di ripetizione e memorizzazione, che farei in dialetto (ricorda, devi spiegare la fisica quantistica a tua nonna!)

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Casella 5: auditivo + frequenza

Casella 6: auditivo + tempo

Immagina di essere uno studente auditivo che deve memorizzare tonnellate di informazioni: in questo caso la strategia vincente è quella degli audiobook.

Se sei un auditivo e hai poco tempo, la conversione fonetica è la scelta giusta per te.

Quali esami potresti preparare con l’approccio della casella 5? Senza dubbio tutti gli esami legati ai corsi di laurea in giurisprudenza ed in generale esami con molti fatti e definizioni. Ecco gli step da seguire:  Un auditivo naturalmente non può prescindere dal seguire le lezioni in aula: metti a frutto il tempo che spendi a lezione; fidati, ogni minuto ben investito davanti al Prof. che spiega è un minuto di studio in meno a casa.  Molti utili per l’apprendimento sarebbero poi gli approfondimenti (in su e di lato).  L’ultimo step per la memorizzazione vera e propria sarebbe la creazione degli audiolibri durante la lettura ad alta voce del libro di testo; Una volta creati, potrai riascoltare i tuoi audiobook durante gli spostamenti da pendolare, in palestra, al supermercato, alle poste, etc.

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Andrè, non faccio mica le elementari che devo imparare le tabelline! Che ci faccio con la conversione fonetica?! La conversione fonetica più che una mnemotecnica è un’abilit{; un’abilit{ che ti consente di sfruttare la memorizzazione dei numeri per ricordare strutture di informazioni molto complesse. Non devi credermi, sperimenta. La prossima volta che vai a fare la spesa, invece di sforzarti di ricordare i singoli oggetti da comprare, ricordarti semplicemente il numero di questi oggetti. Lo stesso principio si applica per un esame molto complesso, in cui devi ricordare decine di concetti chiave e secondari. In questo caso, crea innanzitutto una struttura in cui incasellare le decine di concetti, numerali e poi utilizza la conversione fonetica per ricostruire rapidamente questa struttura nella tua mente. Per i dettagli, puoi utilizzare il metodo adattato nel capitolo precedente: “Come memorizzare un libro di 200 pagine in 40 minuti (questa volta sul serio!)”.

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Casella 7: cinestesico + emozioni

Casella 8: cinestesico + frequenza

Siamo finalmente arrivati al terzo gruppo di tecniche di memorizzazione, quelle dedicate agli studenti con le “formelle al culo” ;-)

Il registratore mentale non è una tecnica di esclusiva “propriet{” dei cinestesici; fatto sta che uno studente che ha bisogno di agire per memorizzare troverà particolarmente utile mettere in pratica il rito del registratore mentale (ricorda il mantra!) prima di ogni sessione di studio.

La rappresentazione teatrale è senza dubbio la tecnica di ripetizione e memorizzazione che meglio si adatta ad uno studente cinestesico che deve poter memorizzare grazie alle emozioni. Ancora una volta, gli esami più indicati sono quegli esamoni da 10-12 CFU, che prevedono 3-4 tomoni teorici da studiare! Ecco come approcciarli:  Un cinestesico si annoia facilmente a lezione, motivo per cui è fondamentale che “agisca” concentrandosi sul prendere appunti.  Nella fase di rielaborazione è fondamentale che il cinestesico “crei” il suo materiale di studio: sto parlando delle mappe concettuali.  Infine, come visto, la fase di ripetizione deve prevedere una sorta di rappresentazione teatrale: ripeti come un attore in scena il materiale studiato e otterrai risultati da star!

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Come detto, quella del registratore mentale è una tecnica piuttosto trasversale che si adatta a diverse tipologie di esami: senza dubbio però gli esami che per essere superati prevedono la ripetizione di molti fatti e definizioni si prestano particolarmente bene all’utilizzo di questa metodologia. Il registratore mentale è particolarmente efficace se utilizzato per memorizzare informazioni già rielaborate, anche se ripetere il mantra prima di leggere un nuovo capitolo del libro di testo non guasta di sicuro. Puoi dunque applicare questa tecnica congiuntamente alla lettura veloce e agli schemi dei tuoi esami.

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Casella 9: cinestesico + tempo Non c’è nulla di meglio per un cinestesico di ricordare “muovendosi” letteralmente all’interno del proprio cervello. Per questo motivo se il tuo stile di apprendimento è cinestesico e devi ricordare molte informazioni in poco tempo, il mio consiglio è quello di utilizzare la tecnica dei loci.

In generale è importante sottolineare come The Matrix e le 9 caselle appena analizzate vogliano rappresentare uno strumento e non un limite. Qualsiasi risultato tu abbia ottenuto nel test sugli stili di apprendimento, devi infatti ricordare che qualsiasi individuo in realtà utilizza sempre un mix di questi stili.

Questa mnemotecnica è molto potente e serve in particolar modo per ricordare il “filo del discorso”: puoi dunque utilizzarla in esami che prevedano ad esempio la discussione di lunghe dimostrazioni di teoremi (analisi matematica, fisica, etc.).

Con questo capitolo si conclude la seconda sezione di Studia meno, Studia meglio. Applicando con costanza e dedizione le tecniche di apprendimento rapido e memorizzazione proposte fin qui potrai diventare anche tu un ninja universitario.

La tecnica dei loci può venirti in aiuto anche durante una presentazione in pubblico, magari discutendo un progetto di gruppo per uno specifico esame, o addirittura la tua tesi di laurea.

Tuttavia, apprendimento e memorizzazione, pur essendo ingredienti necessari, non sono sufficienti per garantirti il successo accademico: lo studio deve essere infatti anche organizzazione. Nella prossima sezione vedremo le migliori strategie per trasformarti in un vero e proprio “studente efficace”.

Pensare che la tecnica dei loci possa essere utilizzata esclusivamente dai cinestesici è senza dubbio riduttivo: sicuramente se ne può avvantaggiare anche chi ha uno stile di apprendimento visivo, un po’ meno suggerita per gli auditivi.

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Ps. non penserai mica di saltare gli esercizi, i test, le checklist e le mappe concettuali della seconda sezione, vero?!

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Training Book: chi non pratica non radica! Istruzioni per l’uso: le regole le sai. Ad ogni test ed esercizio è associato un punteggio. Prima di proseguire nella lettura della sezione successiva, dovrai aver raggiunto almeno l’80% del punteggio totale del training book. Sei tu l’eletto?! (10 punti) Hai fatto il test sugli stili di apprendimento? Bene, allora saprai se il tuo è un profilo visivo, auditivo o cinestesico, ora dovrai scegliere la tecnica di memorizzazione da utilizzare. Nella prima sezione abbiamo classificato i diversi esami in base alla tipologia di informazione prevalente (Fatti, Istruzioni, Concetti); Utilizza ora the Matrix per individuare la tecnica di memorizzazione che fa per questo specifico esame. Esempio: hai un profilo visivo ed il tuo esame è pieno di concetti astratti? Questo significa che devi lavorare sulla memoria emotiva (come spiegato a pag. 156), quindi la tecnica più adatta è la Minority Report.

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Utilizza the Matrix come riferimento nella scelta dei migliori “attrezzi” per la preparazione del tuo esame. Vediamo ora esercizi specifici per le mnemotecniche vere e proprie, quelle sulle quali dovrai esercitarti maggiormente. Ma prima una semplice checklist: Allenati come l’agente Tom Cruise (5 punti) Praticare la tecnica Minority Report è piuttosto semplice. Ecco la checklist dà seguire:  Verifica di aver realizzato le mappe concettuali per ogni sezione rilevante del tuo esame. Questa tecnica dà il suo meglio con non più di 15 mappe.  Memorizza le singole mappe concettuali.  Crea la tua super-mappa, puoi disporre le singole mappe sul pavimento o su una parete bianca con un piccolo pezzettino di scotch nel retro (non rovinare la parete!).  Chiudi gli occhi e ripeti la prima mappa su cui posi lo sguardo dopo aver riaperto gli occhi. Crea più collegamenti possibili tra le diverse mappe.

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Esercizio per le catene di immagini (10 punti)

12. autobus arancione

La catena di immagini è una delle mnemotecniche più note ed efficaci. Adesso impareremo ad applicarla in pratica. Prendi in considerazione il seguente elenco casuale di 15 immagini (in futuro potrai utilizzare immagini legate ai concetti del tuo esame):

13. albero

1.

Leone

2.

Treno

3.

Scarpa con tacco

4.

Volante

5.

iPhone

6.

Piatto di spaghetti al pomodoro

7.

Orologio da polso

8.

Gatto tigrato

9.

Casa in mattoncino

10. valigia 11. letto matrimoniale

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14. lampione 15. sciarpa.

Prendi un timer ed impostalo su 3 minuti. Questo sarà il tempo che avrai a disposizione per memorizzare questo elenco di 15 immagini casuali.  Memorizza la prima immagine (Leone) per non più di 10 secondi. Con la pratica potrai arrivare anche a 2 secondi ad immagine. Ricorda di immaginare ogni singolo dettaglio della tua immagine mentale.  Memorizza ora la seconda immagine (Treno) ricordando di seguire sempre la stessa “direzione”. Puoi sfruttare, come faccio io, una sorta di “iPhone mentale”, immaginando di sfogliare con il tuo dito da sinistra a destra le singole immagini, man mano che le crei nella tua mente.

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Sei riuscito a memorizzare l’elenco che ti ho proposto? Qual era la 5° immagine? Ah, ecco… così va meglio, bravo. Continua a praticare la memorizzazione di immagini, utilizzando anche le varianti del metodo inception e dell’albero mnemonico. Nel momento in cui riuscirai a memorizzare liste di 15 immagini in meno di 1 minuto, potrai iniziare ad applicare con successo questa metodologia per, associare dapprima immagini vivide ai concetti chiave di un tuo esame, e legare successivamente le diverse immagini.

Eccellere nella conversione fonetica (10 punti) Vediamo ora di esercitarci un pochino con la conversione fonetica: come visto è un’abilit{ molto interessante, che vale la pena avere nella propria “cassetta degli attrezzi”. Io continuo ad applicarla con successo durante presentazioni lavorative piene zeppe di numeri su tassi di crescita, vendite, margini, Ebitda, etc. Che ne dici, iniziamo a fare un po’ di pratica?

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 Prendi i primi 10 numeri telefonici della tua rubrica telefonica (o quelli che vorresti ricordare a memoria nel malaugurato caso ti rubassero lo smartphone)  Converti ogni numero utilizzando la tabella di conversione vista a pag. 144.  Costruisci parole di senso compiuto aggiungendo dove necessario delle vocali. Piccolo bonus: visto che i numeri telefonici sono associati a persone con nomi, cognomi, soprannomi, etc, potrebbe essere particolarmente furbo sfruttare queste parole o loro storpiature quando devi inventare le parole di senso compiuto a partire dalle consonanti individuate grazie alla conversione fonetica. Memorizzare numeri telefonici in pochi secondi può essere divertente e utile per tenere sempre in allenamento la tua memoria, ma non poi così indispensabile. Ricorda sempre che la conversione fonetica è una meta-tecnica che può essere utilizzata, ad esempio, per memorizzare il numero di nodi delle tue mappe concettuali, così da non perdere nessun elemento chiave.

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La tua mente è un registratore (5 punti) La tecnica del registratore mentale è quella che più di ogni altra mi ha aiutato nella preparazione dei miei esami universitari: è semplicissima da applicare e riesce a darti benefici da subito. Quello su cui vorrei concentrassi la tua pratica è il mantra del registratore mentale:  Credi. Convinci te stesso che ricorderai il materiale. Ti sembra una psicocazzata? E tu provaci: male che va non succede nulla! ;-)  Desidera. Sviluppa un ardente desiderio di ricordare il materiale.

che devi preparare un capitolo o una mappa concettuale. Una volta che sarà per te naturale, non ne potrai più fare a meno. Mi raccomando, il rischio con questa tecnica è quello di utilizzarla in modo meccanico, senza far leva sulle emozioni. In questo caso perde di efficacia. Per intenderci, se il primo punto è quello di “credere”, devi… crederci! Non far finta!

Tot. punti training book 2° sezione: 40. Target: 30.

 Visualizza. Guarda o ripeti il materiale una volta, in modo chiaro.  Comanda. Ordina al tuo cervello di ricordare il materiale.  Rivedi. Riguarda il materiale un’ultima volta. Nelle prossime 2 settimane, applica questa procedura, (che per inciso non ti ruberà più di 2 minuti), ogni volta

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Mappa concettuale del 2° capitolo

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3 ORGANIZZARE “Tutti sanno che non ci sono scorciatoie per arrivare in cima. Tutti sanno che bisogna scalare la montagna un passo alla volta. Ma… non tutti sanno che esistono gli elicotteri!” Anonimo.

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Introduzione Nella prima e nella seconda sezione abbiamo visto quelli che sono gli strumenti più efficaci per apprendere e memorizzare, ma per avere davvero successo nella tua carriera accademica devi saper anche organizzare: la tua energia, le tue capacità di concentrazione ed il tuo tempo. EfficaceMente propone centinaia di articoli per trasformarti in uno studente più produttivo. In questa sezione ho deciso di raccogliere le strategie più efficaci per fare di te un vero e proprio ninja dell’apprendimento. Sprecare il tuo tempo sui libri, quando non serve, non solo è inefficace, ma addirittura dannoso. Nei prossimi capitoli scoprirai come mantenere sempre elevati i tuoi livelli di energia (se sei fiacco, non c’è tecnica di apprendimento o memorizzazione che regga), come ritrovare ogni volta che desideri la concentrazione perduta e naturalmente come organizzare al meglio le tue sessioni di studio (anche se sei uno studente lavoratore), smettendola di procrastinare una volta e per tutte.

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Ho già trattato sul blog alcune delle strategie proposte, ma ho deciso comunque di presentartele in questa guida per il semplice motivo che sono dannatamente efficaci. Ma non preoccuparti, hai pagato questa guida e come per le altre sezioni ti meriti contenuti assolutamente originali e che possano aiutarti a raggiungere i tuoi obiettivi meglio di quanto possa fare un semplice articolo. Questa è la mia promessa; ma anche tu devi fare una promessa a te stesso, ovvero applicare i suggerimenti proposti in questa sezione, completando tutti gli esercizi proposti nel training book e rispettando le checklist che ho preparato per te. Intesi? Ok iniziamo! Lo sapevi che Einstein, oltre alla famosa equazione sull’energia, ne aveva ideata una seconda interamente dedicata all’energia personale?

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3.1 E = ds² (L’equazione segreta dell’Energia) Puoi essere uno specialista di tecniche di apprendimento rapido e memorizzazione, ma se i tuoi livelli di energia sono ai livelli minimi, le tue prestazioni accademiche inevitabilmente ne risentiranno.

corpo. Ancora una volta gli antichi romani erano un passo avanti quando affermavano: “Mens sana in corpore sano.” Detto latino.

Essere uno studente efficace significa innanzitutto saper gestire al meglio i propri livelli di energia.

Abbiamo visto nelle sezioni precedenti come ottenere il massimo dalla tua mente, ma cosa fare per innalzare i livelli energetici del nostro corpo?

Andrè, ma non starai mica parlando di chakra, flussi energetici e mischiatine varie?!

La formula di Einstein che non ti hanno insegnato

Tranquillo! niente teorie orientali o niu eig, io parlo di quell’energia che hai nel corpo ogni volta che ti senti davvero bene, di quell’energia che ti permette di ottenere risultati sorprendenti, di quell’energia che ti fa dare il massimo in ogni situazione. Spesso i para-guru della formazione non considerano minimamente l’importanza dell’energia del nostro corpo, dimenticando completamente che non esiste mente senza corpo, così come non esiste corpo senza mente. Siamo un unico insieme psicofisico e per esprimerci al nostro meglio dobbiamo sempre trovare il giusto equilibrio sia nella nostra mente, sia nel nostro

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Non bisogna avere una laurea in fisica per conoscere l’equazione di Albert Einstein sull’energia: E = mc² ovvero Energia = massa x velocità della luce al quadrato. Non tutti sanno però che Einstein teorizzò una seconda formula, questa volta legata all’energia personale8:

E = ds² ovvero Energia = dieta x sport x sonno

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Naturalmente me la sono inventata io questa cosa della seconda formula sull’energia personale: non andare a raccontarla al tuo Prof. di Fisica che facciamo entrambi una figura di “cioccolato” eclatante! ;-)

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Se spesso ti senti pigro, stanco o giù di tono e vuoi portare la tua energia ai massimi livelli, devi lavorare su 3 elementi:  La tua dieta, ovvero quello che mangi.  Lo sport, ovvero quanta attività sportiva fai e come la fai.  Il sonno, ovvero quanto dormi e come dormi.

Tu sei quello che mangi: i 5 migliori “diet hacks” Trovo paradossale che quando ci sentiamo “fiacchi” iniziamo a pensare a tutto tranne che all’elemento che più di ogni altra cosa influenza il nostro benessere fisico: quello che mangiamo. Ricordo ancora la mia dieta nei primi 6 mesi come studente fuori sede: 4 salti in padella, pizza d’asporto dell’egiziano sotto casa e Coca Cola a go-go; senza dimenticare le maratone di caffeina le notti prima degli esami: diciamo che mi sentivo un po’ stanchino.

FLASH - Lo ripeto spesso negli articoli di EfficaceMente, ma meglio essere estremamente chiari su questo punto. Io non sono un medico, sono un ingegnere! I consigli che troverai in questa sezione sono utili per migliorare i normali stati di scarsa energia (“fiacca”) e sono legati al buon senso e alla mia esperienza personale. Se sospetti disturbi di salute devi rivolgerti al tuo medico di base.

Cibi surgelati e pronti all’uso, eccesso di carboidrati e bevande zuccherate possono rappresentare un mix micidiale per i tuoi livelli di energia, senza parlare degli effetti a lungo termine. Anche l’uso eccessivo di caffeina (“santa protettrice” degli studenti che preparano l’esame all’ultimo) ha molti più svantaggi che vantaggi.

Nei prossimi paragrafi ti spiegherò quali stratagemmi si sono dimostrati per me più efficaci in termini di dieta, sport e sonno e mi hanno permesso di vivere un’intensa vita universitaria, sia dentro, sia fuori le aule di studio ;-)

Personalmente dopo 6 mesi così ero uno straccio! È stato in questo periodo che ho iniziato a studiare i cosiddetti diet hacks: ovvero gli stratagemmi per migliorare la nostra dieta e di conseguenza i nostri livelli di energia. Ecco quali sono stati per me i 5 più efficaci:

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1. 5 pasti leggeri al giorno. Prova a studiare dopo esserti fatto 4 etti di spaghetti alla carbonara?! Io al massimo riuscivo a stendermi sul divano Ikea in uno stato catatonico: se invece avevo ancora un po’ di energie le impegnavo giustamente in un torneo di Pro Evolution Soccer con i miei coinquilini. Per innalzare la tua energia non conta solamente cosa mangi, ma anche quanto mangi ed ogni quanto mangi. Passare da 2-3 pasti pesanti al giorno (a volte saltavo la colazione) a 5 pasti leggeri per me è stato rivoluzionario. Mangiando poco, ma più frequentemente riesci a mantenere costanti i livelli di glucosio nel tuo sangue (glicemia), combattendo così il senso di pigrizia che segue pasti particolarmente impegnativi per il processo digestivo. Ho detto pasti leggeri! Se mangi come un bue per 5 volte al giorno dubito otterrai buoni risultati, per non parlare dell’effetto sulla bilancia. Questo significa anche che gli spuntini di metà mattinata e metà pomeriggio non dovrebbero essere crépe alla nutella! Utilizza piuttosto frutta di stagione. Se poi vuoi mangiare un po’ di più, sfrutta la colazione (guai a saltarla).

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2. 2 litri d’acqua al dì. Sai a cosa sono dovuti gli effetti di una bella sbornia e conseguente hangover? Principalmente alla disidratazione delle nostre cellule, dovuta all’effetto dell’alcol. Seratone con gli amici a parte, bere acqua (almeno 2 litri durante la giornata) è il gesto più semplice quanto più efficace per ritrovare la nostra energia. Ripeto, non sono un nutrizionista o un medico, ma ti chiedo di provare: impegnati a bere 1 bottiglia d’acqua di 2 litri ogni giorno e poi fammi sapere come ti senti. 3. Frutta e verdura a go-go. Sostituire gli snacks delle macchinette e gran parte dei dolci con frutta e verdura è stata per me una delle scelte più sagge dopo quella di aver abbandonata i piatti pronti surgelati ,-). La frutta in particolar modo è un’eccellente fonte di fruttosio, un monosaccaride chetonico che viene utilizzato dal nostro corpo come carburante primario per alcuni organi fondamentali, come ad esempio (tanto per citarne uno) il nostro cervello!!! Se vuoi che la tua “macchina” mentale funzioni al meglio, impara ad utilizzare la benzina più pregiata.

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4. Caffeina addio. Non sono mai andato pazzo per il caffè, quindi eliminarla dalla mia dieta non è stato un gran sacrificio, se non per le prime 2 settimane di vera e propria disintossicazione. Stesso discorso per bibite energetiche e coca cola. Pensi che tutte queste “rinunce” siano da masochisti, che il cibo ed il bere siano uno dei pochi piaceri della vita? Come non darti ragione! Eppure… non trovi un po’ triste che i piaceri della tua vita siano legati a qualche polisaccaride o a qualche eccitante chimico? Non fraintendermi, non sono un nazista della dieta alimentare, ma ho imparato a considerare il cibo e le bevande per quello che sono: carburante per il nostro corpo e la nostra mente. Se hai un legame emotivo con ciò che mangi e bevi probabilmente non devi lavorare solo sui “diet hacks”, ma anche su quelli che sono i tuoi valori ed i tuoi obiettivi nella vita. Esistono modi molto più proficui per riempire certi vuoti. 5. La svolta della Paleo-dieta. Premessa: non sono un fanatico di diete modaiole e credo che il buon senso sia il faro guida quando si parla di alimentazione e salute, eppure ho riscontrato

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particolari benefici da quando ho impostato la mia dieta sui principi dell’alimentazione paleo. i nostri antenati del paleolitico, prima della scoperta dell’agricoltura, si cibavano essenzialmente di cacciagione, frutta e verdura raccolta (sono infatti noti anche come cacciatoriraccoglitori). Dunque un’alimentazione priva di carboidrati complessi come pasta, pane, etc. e latticini; ricca al contrario di proteine nobili derivanti da carni non grasse (carni bianche, pesce, crostacei, etc.) e, naturalmente, frutta e verdura. Dagli studi condotti i nostri antenati del paleolitico risultavano mediamente in ottima salute, se confrontati con i nostri antenati più recenti del periodo che ha seguito la scoperta dell’agricoltura: tra i cacciatori-raccoglitori erano praticamente assenti le malattie cardiovascolari o legate al diabete, per non parlare dell’altezza media (indice della qualità di una dieta), molto più elevata delle popolazioni stanziali agricole. Non ho i titoli per convincerti della qualità della paleodieta, il mio consiglio è quello di approfondire e testare. Puoi iniziare dal libro “La Paleo Dieta” di Robb Wolf.

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Pratica un “rigoroso e quotidiano” esercizio fisico “Credo fortemente nella cura della persona, in una dieta bilanciata e nel rigoroso e quotidiano esercizio fisico.” Patrick Bateman (American Psycho). I fissati di diete e fitness mi fanno spesso pensare al protagonista di American Psycho, Patrick Bateman: un giovane yuppie rampante di Wall Street, con una “leggera” vena da serial killer ;-) Sdrammatizzare gli eccessi, non significa però prendere sottogamba i potenziali benefici di certi stili di vita, soprattutto quando il nostro “lavoro” ha molto a che fare con le nostre prestazioni mentali. Un’attivit{ aerobica costante ti consente non solo di migliorare le tue prestazioni fisiche, ma anche di ossigenare al meglio il tuo cervello, nonché sopportare meglio lo stress da esame. Non te lo dice Andrea di EfficaceMente, lo affermano numerosi studi che hanno confrontato l’impatto dell’attivit{ fisica nell’apprendimento di studenti liceali ed universitari.

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 John Ratey dell’Harvard Medical School sostiene che l’attivit{ aerobica quotidiana consente al cervello di avere una migliore predisposizione all’apprendimento.  Gli studi del Dott. Charles Hillman dell’Universit{ dell’Illinois evidenziano come correre per 30 minuti consente agli studenti di incrementare mediamente del 10% i propri risultati nei test di problem solving.  Nella scuola superiore di Naperville, dove è stato introdotto un programma di attività fisica completo che accompagna le tradizionali lezioni in aula, i risultati degli studenti nei test cognitivi standard sono superiori del 20% rispetto alla media nazionale. Questo significa che devi spendere centinaia di euro per iscriverti in palestra? Assolutamente no. Dopo aver fatto un esame di idoneità sportiva (è un must), puoi tranquillamente allenarti all’aria aperta, magari praticando sport di squadra, così da maturare anche abilità in termini di team building: qualità sempre molto apprezzata nel mondo del lavoro.

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Va bene tutto André, ma io devo studiare, mica c’ho tempo per fare 3h di allenamento tutti i giorni. Sapendo quanto fitta può essere l’agenda di uno studente universitario, in questo paragrafo voglio presentarti una metodologia di allenamento che utilizzo da diversi anni e che sposa appieno la filosofia di Studia meno, Studia meglio: l’HIIT.

Allenati con l’High Intensity Interval Training L'High Intensity Interval Training (HIIT) è un allenamento cardiovascolare che si basa sull'alternanza tra lavoro ad alta e bassa intensità, cioè sulla variazione della frequenza cardiaca tramite un passaggio continuo da frequenze moderate a frequenze elevate e viceversa durante lo stesso esercizio9. Tradotto: devi compiere un allenamento come corsa, vogatore, bicicletta, etc. di breve durata (10-20, massimo 30 minuti) durante il quale alterni brevi fasi ad altissima intensità e massimo sforzo muscolare, a fasi in cui l’attivit{ fisica è ai minimi livelli. 9

Fonte Wikipedia, voce High Intensity Interval Training.

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Esistono diversi protocolli di allenamento. Il più famoso è il “protocollo Tabata”, ideato dal Dott. Izumi Tabata nel 1996, che prevede 8 cicli in cui per 20 secondi ci si allena ad altissima intensità, e per 10 secondi ci si riposa. Per un totale di… 4 minuti di allenamento (da ripetere 2-4 volte a settimana)! Insomma, la scusa: “non ho tempo”, non sta in piedi. Tabata protocol a parte, che tra l’altro è consigliato per atleti esperti, il mio suggerimento è di introdurre nella tua agenda settimanale 3 allenamenti (corsa all’aria aperta, tapis roulant, vogatore, cyclette, elittico, a te la scelta) da 20 minuti ciascuno che prevedano:  Un riscaldamento di 5 minuti.  5 intervalli di 2 minuti totali, che includano: o 30 secondi di allenamento ad alta intensità (con frequenza cardiaca pari al 90% della tua frequenza cardiaca massima) o 90 secondi di allenamento a bassa intensità (con frequenza cardiaca pari al 60% della tua frequenza cardiaca massima)  Una fase di defaticamento finale di 5 minuti.

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Achtung! Te lo ripeto per l’ennesima volta, non sono un dottore e quello che funziona per me non è detto che funzioni per te: fai una visita medico sportiva approfondita (che preveda, come minimo, elettrocardiogramma a riposo e sotto sforzo). L’HIIT non è una tipologia di allenamento consigliato per tutti, quindi, in caso di dubbi, rivolgiti ad uno specialista. Mi piace condividere strategie di crescita personale senza mai dimenticare il lato giocoso ed ironico dell’apprendimento, ma con la salute non si scherza. Molto di quello che ho imparato su dieta alimentare ed allenamento fisico l’ho appreso grazie alla sperimentazione continua (sulla mia guida) e alla lettura di decine di libri e guide sull’argomento. Studia meno, Studia meglio non è la sede opportuna per approfondirle ulteriormente, ma se queste tematiche ti appassionano e sei convinto anche tu che la vera crescita personale passi anche dal nostro miglioramento fisico, secondo me la guida italiana più completa ed autorevole sull’argomento è “I 3 pilastri del Benessere Fisico” di Alessandro Cosimetti.

Chi dorme… piglia esami Conosci il famoso detto popolare: chi dorme non piglia pesci? Beh, io non sono d’accordo! Insieme all’attivit{ fisica e ad una sana dieta alimentare, un regolare ciclo dormi-veglia è fondamentale per avere prestazioni accademiche eccellenti. Numerosi studi10 hanno dimostrato come il sonno sia indispensabile al nostro cervello per consolidare le informazioni presenti nella nostra memoria a breve termine: in soldoni, una buona notte di sonno è molto più efficace per la tua memoria delle classiche maratone di studio. In fondo, applicando le strategie proposte nella 1° e nella 2° sezione della guida, difficilmente ti ritroverai a fare nottate di studio pre-esame! Dormire bene, non è un toccasana solo per la tua memoria. Un buon sonno ti garantisce benefici durante l’intero anno accademico, migliorando la tua attenzione in aula e la tua concentrazione durante lo studio. 10

Vediamo ora l’ultimo fattore dell’equazione dell’energia personale: il sonno.

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Peigneux P, Laureys S., Delbeuc X; Maquet P (2001), Sleeping brain, learning brain. The role of sleep for memory systems – Neuroreport, 21 Dicembre 2001 - Volume 12 - Issue 18 - pp A111-A124.

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7 modi per migliorare il tuo sonno In questo paragrafo ho raccolto gli stratagemmi che in questi anni si sono dimostrati per me più efficaci nel migliorare la qualità del mio sonno. Alcuni sono piuttosto noti, altri invece sono meno ortodossi, ma ti assicuro funzionano alla grande ;-) 1. Cambia la tua dieta. Molti dei disturbi del sonno sono legati alla nostra dieta, con particolare riferimento a ciò che mangiamo a cena. Se mangi abitualmente peperonate, polenta e capriolo, e impepate di cozze, non puoi lamentarti se dormi male! Segui i consigli sulla dieta alimentare visti nei paragrafi precedenti ed anche la tua qualità del sonno ne otterrà benefici. 2. Fai regolare attività fisica. Abbiamo appena visto i benefici dello sport per l’apprendimento: bene, l’esercizio fisico ti aiuta anche a dormire meglio. Evita però allenamenti intensi 3-4 ore prima di coricarti, altrimenti i livelli di adrenalina nel corpo ti costringeranno a contare 7-800 pecore prima di addormentarti!

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3. Svegliati sempre alla stessa ora. Spesso la qualità di una dormita è determinata da come ci svegliamo. Per svegliarti sempre riposato e rigenerato, impara a svegliarti sempre alla stessa ora (possibilmente anche nei weekend). Questo ti aiuta a svegliarti in modo naturale, evitando di sballare i tuoi ritmi circadiani. 4. Mai davanti ad uno schermo prima di dormire. Sei abituato a passare l’ultima ora prima di coricarti davanti ad uno schermo del computer? Ho cattive notizie per la qualità del tuo sonno: gli schermi retroilluminati (sì anche quello dei tablet) contrastano l’emissione degli ormoni utili per stimolare il sonno. Ricorda: la tecnologia avanza a ritmi sconcertanti, ma il nostro corpo funziona esattamente come quello dei nostri antenati nelle caverne. 5. Fallo al buio e al silenzio. Dormire… cosa avevi capito? Zozzone! Il livello di luminosità e rumorosità della stanza in cui dormiamo influenza profondamente la qualità del nostro sonno. Cerca sempre di dormire al buio e nella stanza più silenziosa della casa: tranquillo so che significa

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farlo in una casa con altri 5 coinquilini -.-. Ps. anche la temperatura può influenzare il tuo sonno: cerca di ventilare e rinfrescare la stanza prima di andare a dormire. 6. Stacca la spina. Il tuo cervello inizia a prepararsi al sonno ben prima di coricarsi al letto; questo significa che devi imparare a staccare la spina ben prima di infilarti sotto le coperte. Ti ho già detto che le sessioni di studio intense prima di andare a dormire servono a poco, anzi potresti facilmente ritrovarti steso sul letto a ripensare a quella maledetta formula senza prendere sonno. Datti una semplice regola: ritagliati sempre almeno 1h per te stesso prima di andare a dormire. Ps. l’unica eccezione riguarda la tecnica del registratore mentale, che prevede una breve sessione di ripetizione prima di andare a nanna, ma parliamo di 5-10 m., che puoi tranquillamente praticare prima della tua ora di relax totale.

prova a pensare che dormirai per 24 ore. Appena sveglio, non importa quanto tu abbia dormito, ripeti a te stesso di aver dormito per 24 ore. Le nostre convinzioni possono avere un potere straordinario. Se la nostra mente si convince di aver dormito 24 ore, la stanchezza e l’ansia legate all’aver dormito poco, semplicemente se ne vanno. Prova: non costa nulla. FLASH – Starai mica leggendo questa guida al computer prima di andare a dormire?! Stampala su carta riciclabile e leggila prima di addormentarti o ancor meglio come prima cosa al mattino: trust me.

Dieta, Sport e Sonno sono elementi che vanno gestiti al meglio per fare il pieno di Energia, ma esiste un’altra qualità di fondamentale importanza quando si tratta di affrontare al meglio lo studio: la concentrazione.

7. Inganna la mente. Se nonostante tutti i consigli contenuti in questa sessione ti ritrovi ad aver dormito poco e di me**a, non ti resta che ingannare la tua mente. Poco prima di coricarti,

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3.2 Come avere la concentrazione di un monaco zen

Nel primo capitolo della guida abbiamo scoperto alcuni principi elementari di neuroscienza, fondamentali per imparare ad apprendere EfficaceMente. Capire il funzionamento del nostro cervello può esserci estremamente utile anche quando dobbiamo migliorare la nostra capacità di concentrazione. Ti è mai capitato di metterti davanti ad un libro, magari leggere qualche frase ed accorgerti di non aver capito una beneamata mazza?! Ancora una volta, conoscere le migliori tecniche di apprendimento e memorizzazione è perfettamente inutile se la tua mente non è nelle migliori condizioni per studiare. In questo capitolo scopriremo come raggiungere ogni volta lo stato mentale ottimale per lo studio. Praticare i semplici esercizi che ti mostrerò, mi ha aiutato ad ottenere sempre il massimo dalle mie (brevi) sessioni di studio: sono certo che anche tu trarrai enormi benefici dalla loro applicazione. Ma prima di vedere gli esercizi pratici, parliamo brevemente di… onde, le onde del cervello.

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Per concentrarti devi surfare l’onda (cerebrale) giusta Come visto, i nostri neuroni comunicano grazie all’invio e alla ricezione di segnali elettro-chimici. La nostra mente genera dunque un’elevata attivit{ elettrica, sottoforma di onde cerebrali, che possono essere individuate grazie a strumenti medici come l’elettroencefalogramma. Le onde celebrali si distinguono in 4 diverse tipologie, ognuna con un intervallo di frequenze ben preciso: 1. Le onde Beta. Hanno una frequenza elevata, superiore ai 15 Hz e sono associate allo stato di “veglia cosciente”. Il corpo e la mente sono in piena attività e le informazioni vengono registrate nella memoria a breve termine. 2. Le onde Alpha. Hanno una frequenza medio-alta, compresa tra gli 8-12 Hz e sono associate allo stato di “veglia rilassata”. Sia la mente, sia il corpo sono rilassati, si attiva la memoria a lungo termine e l’attivit{ di apprendimento è particolarmente facilitata e velocizzata. Ricordi lo stato di “flow”? Lo raggiungi quando le tue onde celebrali sono nell’intervallo di frequenze alpha.

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3. Le onde Theta. Hanno una frequenza mediobassa, compresa tra i 4-7 Hz e sono associate allo stato di “preconscio”, tipico del sonno REM. Sia il corpo, sia la mente sono in uno stato di profondo relax. Le frequenze di classe theta possono essere raggiunte anche durante la pratica meditativa, nonché l’ipnosi e possono essere fonte di intuizioni creative. 4. Le onde Delta. Hanno una frequenza bassa, compresa tra 1-3 Hz e sono associate allo stato di “inconscio”, o anche di sonno profondo. La mente ha un’attivit{ minima ed i muscoli del corpo sono immobili. Gli studiosi stanno ancora cercando di dimostrare quale sia il ruolo giocato dalle fasi di sonno REM e non REM sul consolidamento della memoria: senza dubbio, le onde celebrali più lente (theta e delta) giocano un ruolo fondamentale nel fissare le informazioni che abbiamo appreso durante il giorno. Ti ho riportato di seguito una vignetta, con protagonista un simpatico neurone, che sintetizza egregiamente come le diverse onde celebrali siano associate a particolari stati mentali.

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Sono certo che a questo punto avrai capito perché ti ho fatto tutto questo pippone sulle onde celebrali: bingo! Per apprendere e memorizzare in modo efficace le brainwaves del nostro cervello devono “oscillare” ad una precisa frequenza. Nello specifico, sono le onde Alpha quelle che consentono di ottenere i migliori risultati in termini di apprendimento. Vediamo alcuni stratagemmi pratici per raggiungere lo stato mentale ottimale per lo studio.

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Come raggiungere lo stato alpha Antiche discipline orientali e moderni studi neurofisiologici hanno dimostrato, senza alcuna ombra di dubbio, il legame biunivoco tra corpo e mente. Se è dunque vero che alle onde alpha è associato uno stato di relax e benessere fisico, ciò significa che tale frequenza celebrale può essere ottenuta rilassando il nostro corpo. Ecco un breve esercizio che puoi mettere in pratica all’inizio di ogni nuova sessione di studio:  Spegni tv, pc, smartphone e qualsiasi altra fonte di distrazione.  Appoggia la mano destra sul tuo addome e la sinistra sul tuo petto, così come mostrato nell’immagine qui affianco.  Inizia a respirare lentamente e profondamente, contando fino a 30 respiri.  Controlla che la mano destra segua il movimento del tuo addome durante l’inspirazione e l’espirazione, mentre la mano sinistra deve rimanere immobile così come il tuo petto.

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FLASH - Su internet si vedono spesso pubblicizzate tracce mp3 in grado di “sincronizzare” il nostro cervello su determinate onde celebrali: bullshit. È vero che la musica può modificare la nostra fisiologia (battito cardiaco, respiro, etc.) magari aiutandoci anche a studiare meglio, ma non è stato mai dimostrato scientificamente che le onde celebrali possano essere sincronizzate da semplici frequenze musicali. Occhio!

Praticare costantemente un esercizio di respirazione diaframmatica prima delle tue sessioni di studio non ti ruberà più di 2-3 minuti ed in compenso ti permetterà di raggiungere uno stato di concentrazione ottimale. Un piccolo bonus solo perché sei tu ;-) Subito dopo aver raggiunto lo stato alpha grazie a questa semplice tecnica di respirazione, prova a ripetere il mantra del registratore mentale (Credi, Desidera, Visualizza, Comanda, Rivedi): sarai sorpreso da quanto la tua mente sarà ricettiva.

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La tecnica del mandarino La tangerine tecnique (la tecnica del mandarino) è una delle tecniche di concentrazione più famose ed efficace. Molti lettori di EfficaceMente l’hanno utilizzata con successo per la preparazione di esami e concorsi, ottenendo ottimi risultati. Questa tecnica è utilizzata dagli esperti di lettura veloce per prepararsi alle sessioni di lettura, ma può avere notevoli benefici anche per aumentare il coordinamento, la memoria, la creatività e naturalmente la concentrazione. Vediamo come si applica: 1. Immagina di stringere in mano un mandarino immaginario. Concentrati sui dettagli: immagina la consistenza del mandarino, il suo odore, il suo peso, la sua temperatura. 2. Passa il mandarino da una mano all’altra, continuando a concentrarti sui più piccoli dettagli. 3. Ora afferra il mandarino con la tua mano destra (la sinistra per i mancini!) e portalo a toccare la parte posteriore della tua testa. Lascia il

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mandarino in questa posizione: è un mandarino magico, non preoccuparti non cadrà. 4. Chiudi gli occhi e lascia che il mandarino galleggi in equilibrio la dove lo hai lasciato. Concentrati sul tuo stato fisico e mentale. Probabilmente ti sentirai rilassato ma concentrato allo stesso tempo (toh… sei entrato nuovamente nello stato alpha! Che caso!). 5. Sempre con gli occhi chiusi immagina che il tuo campo visivo si espanda a dismisura, abbracciando tutto ciò che ti circonda. Fatto! Non ti resta che riaprire gli occhi ed iniziare a studiare. Avrai subito la sensazione di una mente più scattante e ricettiva. Da provare assolutamente.

Saper gestire la propria energia personale e riuscire a raggiungere costantemente uno stato mentale ottimale per lo studio sono abilità che ti faranno fare il salto di qualità nel tuo percorso accademico: esiste però un altro aspetto che ti renderà un vero e proprio studente efficace ed è legato al tempo…

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3.3 Vuoi essere un ninja dell’apprendimento? Devi avere 2 “P” grandi così!

Un ninja dell’apprendimento non si limita ad imparare qualche mnemotecnica da strapazzo. Un vero guerriero delle aule universitarie riesce a preparare 8 esami universitari in una sessione, quando i suoi colleghi ne superano a malapena 2. Lo studente ninja dedica allo studio il tempo strettamente indispensabile, consapevole che sono anche altre le qualità che devono essere maturate per avere successo in un mondo del lavoro sempre più competitivo: networking, esperienze lavorative durante l’universit{, volontariato, etc. Per questo motivo, se vuoi diventare un vero ninja dell’apprendimento, devi avere 2 “P” grandi così!  Pianificazione.  Procrastinazione.

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Chi non Pianifica, non passa Rimango sorpreso ogni volta che i miei lettori mi raccontano dei risultati che riescono ad ottenere, applicando uno dei miei accorgimenti preferiti: il piano di studio. Una pianificazione “strategica” della propria sessione d’esame è uno dei segreti per preparare il doppio degli esami in metà del tempo. Personalmente, lo strumento che ritengo più efficace per la pianificazione degli esami universitari è il: backward planning.

Pianifica la tua sessione di esami come fossi un granchio Il termine Backward planning può essere tradotto letteralmente in: “pianificazione a ritroso”. Insomma, devi pianificare la tua sessione di esami come fossi un granchio… camminando all’indietro a partire dalla data dell’esame. Sei confuso? Non preoccuparti, ti spiegherò tutti i dettagli nelle prossime pagine (considera che questo stesso sistema viene utilizzato da importanti multinazionali per gestire i loro progetti più complessi).

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Per pianificare al meglio la nostra sessione di esami dobbiamo utilizzare un po’ di matematica: ma non spaventarti, niente equazioni differenziali, promesso! 1. Il primo passo consiste nello stimare le ore di studio di cui hai bisogno per portare a termine i tuoi progetti (ehm, intendevo esami). Per farlo puoi utilizzare i CFU (crediti formativi universitari), che pur non essendo un’unit{ di misura perfetta, sono un buon riferimento per aver un’idea di quanto tempo serva per preparare un esame. Secondo le indicazioni ministeriali, ogni CFU corrisponde a 25 ore di lavoro (incluse lezioni in aula, laboratori e studio personale) Personalmente, escludendo le ore di lezione in aula, ho sempre stimato 8-12 ore di studio a casa per ogni CFU. Per un esame di 10 crediti pianificavo dunque 80 - 120 ore di studio (a seconda della complessit{ dell’esame stesso). Probabilmente all’inizio, avrai bisogno anche di 15 ore di studio per ogni CFU, ma ti assicuro che praticando costantemente le strategie proposte in questa guida, te la potrai cavare con meno di 10 ore per ogni credito. Ipotizziamo dunque di preparare il nostro esame con 100 ore di studio.

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2. La seconda domanda che devi porti è: di quanti giorni ho bisogno per completare le 100 ore di studio? Per rispondere a questo quesito devi tenere in considerazione che la nostra mente ha una capacità di attenzione e concentrazione limitata. Le strategie che ti ho proposto nel capitolo precedente sono in grado di migliorare il tuo focus, ma il mio consiglio è quello di non pianificare mai più di 8 ore di studio al giorno. Questo significa che per preparare il nostro esamone avremo bisogno di circa 13 giorni full time (100 ore / 8 ore di studio giornaliero). 3. Il terzo step è la pianificazione a ritroso vera e propria. Quando sarà il primo appello del tuo esame? Il 14 gennaio?! Bene, l’ultimo giorno utile per iniziare a studiare è il 1 gennaio (13 giorni prima della data di appello). Questo tipo di pianificazione è molto utile anche quando devi preparare 2-3, magari anche 4 esami per una sessione. Somma i giorni di studio necessari per i singoli esami, prendi l’ultimo appello di esame ed inizia a pianificare a ritroso, così da sapere quando iniziare a studiare.

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4. Il quarto passo del backward planning è quello che ti aiuta a capire quali sono i “target” giornalieri che devi rispettare per arrivare preparato alla data dell’esame. Abbiamo detto che per preparare il nostro fantomatico esame da 10 crediti abbiamo bisogno di 13 giornate di studio intenso, ma cosa significa in pratica… studio intenso?! Nulla, se non tieni in considerazione il materiale di studio. In questa fase dovrai raccogliere tutto il materiale necessario per preparare il tuo esame: appunti, dispense, libri di testo, tutto. Quante pagine devi preparare?! sono 550 pagine? Ottimo, ora abbiamo tutti i dati per definire il nostro piano di studio definitivo. Ipotizziamo di dedicare 11 giorni allo studio vero e proprio (lettura, preparazione piramide dello studio, mappe concettuali, ripetizione, etc.) e 2 giorni alla fase di ripasso (ad esempio con la tecnica “minority report”). Questo significa che dovremmo studiare almeno 50 pagine al giorno. Se l’esame prevede poi uno scritto, dovrai tenere in considerazione il tempo per la pratica degli esercizi. Qualsiasi sia il tuo esame definisci un piano di studi smile a questo:

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Preparo il mio esame di 10 crediti in 13 giorni, studiando 50 pagine ognuno dei primi 11 giorni e ripassando gli ultimi 2 giorni.

Ecco i benefici di un piano di studio:  Ti libera dall’ansia da studio. Sai esattamente di quanto tempo hai bisogno, quanto devi studiare ogni giorno e, soprattutto, che… ce la puoi fare.  Sposta i tuoi obiettivi dal futuro al presente. Naturalmente il tuo obiettivo rimane apprendere al meglio gli argomenti dell’esame e superare lo stesso, ma avendo dei “target” giornalieri di studio potrai raggiungere delle mete quotidiane che ti aiuteranno ad affrontare il percorso di studio con maggiore serenità.  Ti aiuta a pianificare più esami. Nell’esempio appena visto abbiamo visto la pianificazione di 1 solo esame. Lo stesso metodo si applica con successo alla preparazione di molteplici esami, organizzando al meglio una delle risorse più scarse per lo studente universitario: il tempo.

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La pianificazione dello studio per lo studente lavoratore La pianificazione delle ore di studio risulta particolarmente fondamentale per gli studenti che hanno impegni lavorativi. Ricevo ogni mese decine di e-mail da parte di studentilavoratori che, dovendo rispettare gli orari lavorativi, non riescono a portare avanti il proprio percorso accademico. Non prendiamoci in giro: quello dello studente universitario è a tutti gli effetti un lavoro a tempo, se poi non abbiamo alternative e dobbiamo anche impegnarci in un “secondo” lavoro, il tutto si complica notevolmente, impattando sulle nostre performance. Questo però non significa che non esistano stratagemmi pratici per ottenere buoni risultati anche quando dobbiamo rispettare gli orari lavorativi. Ecco quelli che ho suggerito in privato ai miei lettori e che hanno garantito i migliori risultati:  Sfrutta i “tempi mascherati”. In ingegneria gestionale il termine “tempo mascherato” è utilizzato per indicare una particolare fase produttiva durante la quale l’operatore o la macchina utensile può compiere operazioni di manutenzione o cambio set-up senza ritardare la

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produzione. Nella vita di tutti i giorni i “tempi mascherati” sono i famosi tempi “morti”: le code in banca, al supermercato o alle poste, i trasferimenti con i mezzi pubblici o in auto. Insomma, tutti quelle ore che sprechiamo in modo assolutamente poco produttivo. Ripassare i propri libri di testo, le proprie mappe concettuali o ancor meglio ascoltare i propri audiolibri (come suggerito nella seconda sezione) può essere una strategia salva tempo per molti studentilavoratori.  Chiediti “perché”? A differenza dello studente “standard”, lo studente lavoratore ha necessit{ di dosi massicce di motivazione. Quando non te la senti di alzarti per studiare, quando stai per procrastinare lo studio per rilassarti sul divano, quando pensi di rimandare il prossimo appello d’esame, fatti una semplice domanda: perché? Perché vuoi portare a casa la tua laurea? Perché pensi che questo titolo possa darti un futuro migliore? Perché vuoi cambiare la tua vita? Perché lo stai facendo? Indaga tra le tue motivazioni più profonde per riscoprire la tua motivazione più profonda.

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 Fallo sempre al mattino. L’errore classico di molti studenti lavoratori è quello di pianificare lo studio dopo il lavoro, quando il nostro cervello è ormai “cotto”. Invece di alzarti 5 minuti prima di uscire di casa, per correre in ufficio o ovunque tu lavori, prendi la buona abitudine di ritagliarti ogni mattina 1 ora per i tuoi progetti personali. Durante l’università questa ora sarà dedicata allo studio, più avanti la potrai utilizzare per dare concretezza ai tuoi sogni nel cassetto: personalmente EfficaceMente è cresciuto, articolo dopo articolo, tra le 6 e le 7 del mattino. Gli antichi dicevano che la mattina ha l’oro in bocca, e come al solito ci azzeccavano. Al mattino la tua mente è più ricettiva (soprattutto dopo una buona notte di sonno, come visto nei capitoli precedenti). Inoltre, l’aver portato a termine un’attivit{ importante per il tuo futuro ti aiuta a mantenere elevati i livelli di motivazione per l’intera giornata. Approfitta della sera, semplicemente per ripassare il materiale studiato al mattino, in modo da consolidarlo nella tua memoria durante il sonno.

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Ecco, ora che conosci la metodologia del backward planning e sai quali stratagemmi devi adottare se sei uno studente lavoratore. Quello che ti chiedo è di non fare l’errore di passare il tuo tempo a pianificare, dimenticando di fare ciò che ti aiuterà davvero a superare i tuoi esami: studiare! Per questo motivo ho deciso di concludere Studia meno, Studia meglio con una tematica a me molto cara: la lotta alla procrastinazione.

Smettila di Procrastinare “Se oggi non stai vivendo i tuoi sogni è perché ieri hai deciso di rimandare a domani”. tratto da Start! Portastinazione, porcastinazione, prostatatinazione, cosa ti sei inventato questa volta Andre? La procrastinazione è la tendenza insita nell’essere umano di rimandare a domani ciò che si potrebbe fare oggi. La procrastinazione è una delle “malattie” endemiche della nostra società, ma colpisce in

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particolar modo gli studenti. Rimandare lo studio è un’abitudine talmente diffusa che alcune statistiche suggeriscono che circa il 90% degli studenti universitari soffre di una qualche forma di procrastinazione. Di questi il 75% ammette di essere a tutti gli effetti un procrastinatore seriale (Start! 2012). Ma non hai bisogno di alcuna statistica per sapere che quanto ti sto dicendo, in fondo, è vero: quante volte ti è capitato di sederti davanti al tuo libro di testo per poi inventarti qualsiasi scusa pur di non studiare? Una chiacchierata su what’s up con un amico, una sbirciatina agli aggiornamenti di Facebook, qualche video su youtube, et voilà: sono passate 2 ore e neanche te ne sei accorto! Sounds familiar? Puoi diventare un “drago” con le migliori tecniche di apprendimento rapido e memorizzazione, puoi migliorare la tua dieta, fare sport, dormire come un fachiro e pianificare nel dettaglio tutti i tuoi esami, ma se non agisci, tutto sarà vano. Tasse universitarie, sacrifici dei tuoi genitori, lo sbattimento di andare a lezione: ogni volta che decidi di rimandare lo studio, stai buttando nel cesso soldi e sacrifici. Devi prenderne consapevolezza.

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Nel gennaio del 2012 ho pubblicato un’intera guida dedicata alla lotta alla procrastinazione, intitolata Start! (puoi cliccare il link per scoprire di cosa si tratta). Ok, ora la smetto di fare “marchette” alla mia guida! Se la procrastinazione ti sta rovinando la carriera accademica, Start! può essere un’importante complemento alla presente guida; ma qualsiasi sia la tua scelta, nei prossimi paragrafi, scoprirai 5 strategie originali per aiutarti a sradicare la procrastinazione studentesca.

5 modi per smettere di procrastinare lo studio a. Sfrutta dolore e piacere. Dolore e piacere sono le due leve motivazionali più importanti a disposizione di ogni essere umano. Ogni volta che trovi la motivazione per agire è perché stai soffrendo troppo o perché stai rincorrendo il piacere. Lo stesso principio può essere applicato quando devi smetterla di rimandare lo studio.

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Concentrati innanzitutto sul dolore: quali saranno le conseguenze se non studierai e non passerai il tuo esame? Riesci ad immaginare l’umiliazione ed il senso di fallimento se non riuscirai a laurearti? Cosa diranno i tuoi genitori, i tuoi amici, i tuoi colleghi? Cosa caspita riuscirai a guardarti allo specchio un’altra volta?

Trasforma le tue sessioni di studio in un gioco a punti: ogni volta che raggiungi il tuo “target” di studio quotidiano (ricordi il tuo bel piano di studio?) concediti un piccolo premio. Decidi ancor prima di preparare il tuo prossimo esame quale sarà il premio per averlo superato brillantemente.

Ok, sono andato un po’ sul melo-drammatico, ma sono certo tu abbia colto il punto.

Innescare nel tuo cervello un meccanismo virtuoso in cui ad ogni azione positiva (studio, superamento esame, etc.) segue un premio gratificante, significa di fatto mettere il pilota automatico alla tua carriera accademica (e non solo).

Il passaggio successivo è quello di concentrarti sul piacere. Immagina come ti sentirai dopo aver superato il tuo esame, la soddisfazione, il senso di pace al termine dell’orale o dello scritto, i sorrisi e l’orgoglio dei tuoi il giorno della laurea, la festa con i tuoi amici, le nuove opportunità che avrai davanti a te una volta laureato. Immagina il tutto nei minimi dettagli: devi letteralmente sentire un’onda di calore crescere nel tuo stomaco e salire fino al tuo cervello. b. Divertiti. Studiare è palloso, non c’è niente da fare, altrimenti non sarebbe un’attivit{ tanto odiata dagli studenti di tutto il mondo. Ma non per questo deve essere più faticoso del dovuto.

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c. Rispetta il tuo stile di apprendimento. Abbiamo parlato in questa guida dei 3 stili di apprendimento: visivo, auditivo e cinestesico. Ti ho anche proposto un test per individuare il tuo stile di apprendimento predominante. Sono certo tu lo abbia fatto (vero?!); comprendere qual è lo stile di apprendimento cucito su misura per te, significa ridurre al minimo la resistenza allo studio tipica di tutti gli studenti. In fondo, la procrastinazione è come la forza di attrito, più rendi scivoloso il “terreno di studio” e meno forza (di volontà) dovrai impiegare per portare a termine le tue sessioni di lavoro.

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d. Concentrati sulla “prossima azione”. L’idea di dover preparare un esame mattone può essere estremamente demotivante. Ore di lezione da seguire, centinaia di pagine da leggere e studiare, pomeriggi interi trascorsi a ripassare; non continuo altrimenti ti prende un attacco di orticaria! Ogni volta che devi affrontare un progetto che ritiene mastodontico, prova a seguire la filosofia di questo proverbio africano: “Sai come si mangia un elefante? Un boccone alla volta.” Proverbio africano. Nella pratica, una volta che avrai definito il tuo bel piano di studio… dimenticalo! Sì hai letto bene, cancellalo dalla tua testa e concentrati esclusivamente sul momento presente e su quella che sarà la tua prossima azione: non pensare a quanto dovrai studiare nelle prossime settimane, concentrati esclusivamente su quello che devi fare oggi, nella prossima ora o ancor meglio, adesso. Impara a morire ogni sera e rinascere ogni mattina. Questo è l’unico vero segreto per vivere senza stress e realizzare obiettivi ambiziosi.

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e. Usa la tecnica del pomodoro. Chi segue EfficaceMente da un po’ di tempo sa quanto sia fissato con questa tecnica, la suggerisco ovunque e a chiunque. Perché? Perché funziona dannatamente bene! La tecnica del pomodoro è stata ideata da Francesco Cirillo e prende il nome dai classici timer a forma di pomodoro che vengono utilizzati in cucina. Il suo funzionamento è estremamente semplice. Una volta definita la tua “prossima azione”:  Imposta il timer su 25 minuti (quello del tuo smartphone va benissimo).  Lavora sull’attivit{ scelta finché il timer non suona.  Fai una breve pausa (5 minuti possono andare).  Ogni 4 “pomodori”, concediti una pausa più lunga (di 10 minuti). That’s it! Provala, rivoluzionerà la tua produttività. Si conclude qui anche la terza sezione della guida. Ora sta a te mettere in pratica gli esercizi non deludermi ;-)

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Training Book: chi non pratica non radica!

Cambia la tua dieta in 30 giorni (15 punti)

Istruzioni per l’uso: le regole le sai. Ad ogni test ed esercizio è associato un punteggio. Per considerare il training book completo dovrai aver raggiunto almeno l’80% del punteggio totale dello stesso.

Ti piacerebbe sentirti più energico, pieno di vitalità e pronto a conquistare i tuoi obiettivi in meno di 30 giorni? Prova a seguire questa semplice checklist nei prossimi 30 giorni, segnando con una “X” rossa ogni giorno del calendario in cui hai rispettato queste semplici regole (don’t break the chain!):

Tanto per essere chiari: se non metti in pratica i principi e le tecniche che ti ho proposto in questa guida a me non cambia la vita, ma tu avrai perso un’occasione importante per rivoluzionare il tuo metodo di studio e, perché no, anche un po’ la tua vita. Is it clear? Le abitudini che ti cambiano la vita Parlando di energia personale abbiamo visto 3 elementi essenziali:

 Esercizio fisico.  Sonno. A tale proposito voglio che concentri le tue esercitazioni pratiche su dieta ed esercizio fisico. Implementale ed anche il sonno ne beneficerà.

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 Appena sveglio, lavati i denti, spazzolando anche la lingua con le setole dello spazzolino e subito dopo bevi 1 bicchiere di acqua tiepida, magari con una spruzzatina di limone per insaporirla.  Mangia 5 porzioni di frutta e verdura al giorno, preferendo sempre la frutta di stagione e variando quanto più possibile i loro colori (verde, rosso, arancione, viola, etc.).

 Dieta.

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 Bevi 8 bicchieri d’acqua al giorno, mediamente 1 ogni 2 h durante le ore di veglia.

 Mangia, per quanto ti è possibile almeno 3 pasti paleo. Puoi utilizzare le diete indicate nel libro“La Paleo Dieta” di Robb Wolf.

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Abituati a fare sport (10 punti)

Programma di allenamento “From Couch to 5k”

Ho sempre pensato che l’attivit{ fisica dovesse essere obbligatoria in qualsiasi facoltà (specialmente quella di ingegneria!). Come si può solo pensare di far performare al meglio la propria mente in un corpo “inefficiente”? Lo sport, non solo ti consente di affrontare la vita accademica con maggiore energia, ma abbassa i tuoi livelli di stress, aiutandoti a non andare nel pallone proprio il giorno dell’esame. Se vuoi essere un ninja dell’apprendimento, devi fare dell’attivit{ fisica un’abitudine irrinunciabile. Il mio consiglio è quello di iniziare con l’attivit{ più semplice ed economica che esista: il running. Se non hai mai praticato sport, iniziare con l’HIIT è sconsigliato. Voglio quindi proporti un programma di allenamento base, noto come “From Couch to 5k” (dal divano ai 5 km), che ti consentirà di passare da una vita sedentaria a correre i tuoi primi 5 km. Il programma ha una durata di 9 settimane e prevede 3 sessioni di allenamento a settimana (dai che si può fare!).

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Lunedì 1 5 minuti di camminata veloce come riscaldamento. Poi alternare 60 secondi di corsa con 90 secondi di camminata per un totale di 20 minuti. 2 5 minuti di camminata veloce. Poi alternare 90 secondi di corsa con due minuti di camminata per un totale di 20 minuti. 3 5 minuti di camminata veloce, poi due ripetizioni della seguente routine: • Correre 90 secondi • Camminare 90 secondi • Correre 3 minuti • Camminare 3 minuti 4 5 minuti di camminata veloce, poi: • Correre 3 minuti • Camminare 90 secondi • Correre 5 minuti • Camminare 2 minuti • Correre 3 minuti • Camminare 90 secondi • Correre 5 minuti

Mercoledì 5 minuti di camminata veloce come riscaldamento. Poi alternare 60 secondi di corsa and 90 secondi di camminata per un totale di 20 minuti. 5 minuti di camminata veloce. Poi alternare 90 secondi di corsa con due minuti di camminata per un totale di 20 minuti. 5 minuti di camminata veloce, poi due ripetizioni della seguente routine: • Correre 90 secondi • Camminare 90 secondi • Correre 3 minuti • Camminare 3 minuti 5 minuti di camminata veloce, poi: • Correre 3 minuti • Camminare 90 secondi • Correre 5 minuti • Camminare 2 minuti • Correre 3 minuti • Camminare 90 secondi • Correre 5 minuti

(Continua nella pagina successiva…)

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Venerdì 5 minuti di camminata veloce come riscaldamento. Poi alternare 60 secondi di corsa and 90 secondi di camminata per un totale di 20 minuti. 5 minuti di camminata veloce. Poi alternare 90 secondi di corsa con due minuti di camminata per un totale di 20 minuti. 5 minuti di camminata veloce, poi due ripetizioni della seguente routine: • Correre 90 secondi • Camminare 90 secondi • Correre 3 minuti • Camminare 3 minuti 5 minuti di camminata veloce, poi: • Correre 3 minuti • Camminare 90 secondi • Correre 5 minuti • Camminare 2 minuti • Correre 3 minuti • Camminare 90 secondi • Correre 5 minuti

Lunedì 5 5 minuti di camminata veloce, poi: • Correre 5 minuti • Camminare 3 minuti • Correre 5 minuti • Camminare 3 minuti • Correre 5 minuti 6 5 minuti di camminata veloce, poi: • Correre 5 minuti • Camminare 3 minuti • Correre 8 minuti • Camminare 3 minuti • Correre 5 minuti 7 5 minuti di camminata veloce, poi correre 25 minuti senza sosta. 8 8 minuti di camminata veloce, poi correre 28 minuti senza sosta. 9 5 minuti di camminata veloce, poi correre 30 minuti senza sosta (pari a circa 5 km)

Mercoledì 5 minuti di camminata veloce, poi: • Correre 8 minuti • Camminare 5 minuti • Correre 8 minuti

Venerdì 5 minuti di camminata veloce, poi correre 20 minuti senza sosta.

5 minuti di camminata veloce, poi: • Correre 10 minuti • Camminare 3 minuti • Correre 10 minuti

5 minuti di camminata veloce, poi correre 25 minuti senza sosta.

5 minuti di camminata veloce, poi correre 25 minuti senza sosta. 8 minuti di camminata veloce, poi correre 28 minuti senza sosta. 5 minuti di camminata veloce, poi correre 30 minuti senza sosta (pari a circa 5 km)

5 minuti di camminata veloce, poi correre 25 minuti senza sosta. 8 minuti di camminata veloce, poi correre 28 minuti senza sosta. 5 minuti di camminata veloce, poi correre 30 minuti senza sosta (pari a circa 5 km)

Ritrovare focus e concentrazione (10 punti)

Fonte: http://www.c25k.com

Fattibile vero? Quello a cui punta davvero questo programma è radicare nelle tue giornate l’abitudine all’attivit{ fisica. Fidati, instaurare questa abitudine può valere molto più di qualsiasi tecnica di apprendimento rapido.

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Achtung! Andrea di EfficaceMente è un medico? NO, quindi, come ti ho già ripetuto più volte, prima di seguire questi principi, anche se sono stati verificati scientificamente, devi consultarti con personale medico esperto e per quanto riguarda la corsa, prima di iniziare il programma “from couch to 5k”, è necessaria una visita medico sportivo. Chiaro?

Nella sezione teorica ti ho già proposto 2 esercizi pratici per raggiungere lo stato alpha. Approfitto del training book per presentarti una semplice procedura, basata sui principi di meditazione mindfulness, estremamente efficace per mantenere e ritrovare la concentrazione perduta. Ti consiglio di utilizzarla prima di ogni sessione di studio:  Siediti ben diritto con i palmi delle mani appoggiati sulle tue cosce.  Socchiudi gli occhi e focalizza la tua attenzione sul respiro: inspirazione ed espirazione. Se può aiutarti conta i respiri.

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 Concentrati sull’aria che attraversa le tue narici e scende nella tua gola, giù fino ai polmoni.

studiare e ti ritrovi a cazzeggiare su Facebook. Non è più banale vero?

 Ora sposta lentamente l’attenzione sui tuoi muscoli. Inizia dai tuoi piedi: riesci a percepire delle tensioni? Prova ad allentarle. Concentrati poi sui tuoi polpacci, risalendo muscolo dopo muscolo fino ad arrivare al tuo viso. Rilassa i singoli muscoli.

La forza di volontà di cui hai bisogno per annientare la procrastinazione studentesca è come un muscolo: per rafforzarlo devi allenarlo.

 Ora sposta il tuo focus dall’interno, all’esterno: senti dei rumori? Magari i suoni del condominio o di una strada non troppo lontana. Osservali, senza esprimere giudizi.  Ora apri gli occhi. Dovrebbero essere trascorsi non più di 10 minuti: inizia a studiare.

Nelle prossime 3 settimane, tutto quello che ti chiedo è di iniziare: iniziare quando non ne hai voglia, iniziare quando non te la senti, iniziare quando vorresti farla finita. Inizia, non pensare: inizia.

Tot. punti training book 3° sezione: 50. Target: 40.

Stop alla procrastinazione (15 punti) Inizia. Sì hai letto bene: tutto quello che devi fare per portare a termine questo esercizio è iniziare: lo trovi banale? Prova a metterlo in pratica ogni volta che sai che devi

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Mappa concettuale del 3° capitolo

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Conclusioni Ho raccolto all’interno di Studia meno, Studia meglio le strategie che si sono dimostrate per me più efficaci nell’affrontare il percorso di studi accademici. Laurearti con il massimo dei voti e nei tempi prestabiliti è alla tua portata. Sono certo che al termine di questa guida proverai un leggero senso di “sconforto”, magari penserai tra te e te: “ma come caspita faccio ad imparare ed applicare tutte queste tecniche strambe?! Ci metto più ad impararle tutte che a laurearmi”. Non preoccuparti, ho scelto di concentrarmi sugli stili di approfondimento e di fornirti strumenti pratici per selezionare di volta in volta la tecnica più adatta (es. The Matrix), proprio per evitare di sovraccaricarti. È di fondamentale importanza che tu comprenda che anche solo 2-3 tecniche di questa guida, applicate con costanza e dedizione, possono avere un impatto notevole sul tuo percorso di studi. Quindi nessun timore: il mio compito era fornirti tutti gli strumenti più efficaci, ma spetta a te selezionare quelli più adatti al tuo stile di apprendimento e alla tua situazione accademica. Questa guida è stato uno dei progetti più importanti che ho realizzato per EfficaceMente. Mi auguro ti sia piaciuta, ma soprattutto mi auguro che possa davvero aiutarti a raggiungere i tuoi obiettivi più ambiziosi. Se ti va di lasciarmi un feedback, sia positivo, sia negativo, non esitare a farlo: puoi scrivermi direttamente o ancor meglio lasciarlo sul blog. Sarà qualcosa di molto utile per me, ma soprattutto per altri studenti come te.

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Credits Le immagini contenute in questa guida sono protette da licenza Creative Commons. Di seguito gli autori di questi scatti in ordine di apparizione:  kharied (copertina)  alkruse24 (lavagna)  EricaJoy (post it)  Insomnia PHT (moleskine) Se non espressamente citate, le altre immagini sono state create dall’autore o reperite tramite google immagini.

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