Le Storie. Libro VIII. La vittoria di Temistocle [Vol. 8]

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ERODOTO

LE STORIE LIBRO VIII

. LA VITTORIA DI TEMISTOCLE

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A CURA DI DAVID ASHERI E ALDO CORCELLA TRADUZIONE DI AUGUSTO FRASCHETTI

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)'ONDAZ!ONE LORENZO VALLA l ARNOLDO MONDADORI EDITORE

Nell'edizione completa delle Storie di Erodoto pubbli­ cata dalla Fondazione V alla, l'ottavo libro è stato com­ mentato da uno dei maggiori studiosi dell'antichità classica, David Asheri, professore all'Università di Ge­ rusalemme, da poco scomparso. Pietro V annicelli ha aggiornato la bibliografia. Il libro comincia sotto segni sinistri per i Greci. I Per­ siani occupano Atene abbandonata e deserta: vi è ri­ masto soltanto un piccolo gruppo di Ateniesi, che bar­ ricano l'Acropoli con travi. Quando i Persiani vi salgono, i Greci si gettano giù dalle mura o cercano ri­ fugio nel megaron, dove vengono massacrati. L'Acro­ poli è incendiata. Poco tempo dopo, nelle acque di Sa­ lamina, avviene la battaglia decisiva, davanti agli occhi di Serse, seduto in trono sulle pendici del monte Ega­ leo, come un personaggio di Kurosawa. La flotta greca sconfigge la flotta persiana: mentre una parte dell'eser­ cito persiano torna in patria, torturata dalla fame e dal­ le pestilenze. Tra i protagonisti greci e persiani, uno p rimeggia fra tutti: Temistocle, il nuovo Ulisse, genia­ le, audace, avido, corrotto, senza scrupoli; lo sguardo di Erodoto è diviso tra ripugnanza e ammirazione. Per Erodoto, tutto ciò che accade sulla scena del mon­ do è doppio. Da un lato, è opera umana: gli eventi so­ no frutto del coraggio e del timore, dell'intelligenza e della stupidità, della tenacia e dell'indolenza degli uo­ mini; dovunque rintracciamo l a p resenza del caso. D'altro lato, gli dei agiscono visibilmente nella storia: compiono prodigi, vogliono equilibri, tessono la loro rete misteriosa al di sopra dei disegni umani. La cosa più singolare è che questi due piani coincidono tra lo­ ro e si fondono in un solo tessuto. Anche la mente di Erodoto è doppia: a tratti sembra fresca e ingenua; ma è sempre complessa, intricata, sfaccettata, tanto che il suo ultimo giudizio sui fatti sfugge spesso alla nostra comprensione.

David Asheri

(1925-2000) è

stato professore di storia

antica all'Università Ebraica di Gerusalemme. Ha stu­ diato diversi aspetti del mondo greco arcaico e classico: storia sociale, istituzioni giuridiche, problemi di storia agraria, movimenti di emigrazione e di colonizzazione, contatti culturali tra Oriente e Occidente, urbanistica coloniale, problemi di storiografia e cronografia. Tra i suoi contributi si possono segnalare: Distribuzioni di terre nell'antica Grecia (Torino 1966), Leggi greche sul problema dei debiti (Pisa 1969), Fra ellenismo e irani­ smo: studi sulla società e cultura di Xanthos in età ache­ menide (Bologna 1983 ). In questa collana ha pubblica­ to il primo e il terzo libro delle Storie di Erodoto: La Lidia e la Persia (1988) e La Persia (1990). Aldo Corcella è professore di filologia classica presso l'Università della Basilicata. I suoi studi si sono con­ centrati sull'opera di Erodoto (Erodoto e l'analogia,

1984), Tucidide (La disfatta a Siracusa: Storie VI-VII, Venezia 1996), Aristotele, Luciano. In questa

Palermo

collana ha curato il commento al quarto libro delle Sto­

rie di Erodoto, La Sczzia e la Libia (1993). Augusto Fraschetti è professore ordinario di storia ro­ mana presso la Facoltà di scienze umanistiche dell'U­ niversità «La Sapienza» di Roma. Ha pubblicato Roma

e il principe (Roma-Bari 1990), La conversione. Da Ro­ ma pagana a Roma cristiana (Roma-Bari 2000), Augu­ sto (Roma-Bari 20022), Romolo il fondatore (Roma-Ba­ ri 2002). Ha curato Roma al femminile (Roma-Bari

1994).

In questa collana ha tradotto il secondo, il terzo

e il quarto libro delle Storie di Erodoto: L'Egitto

(1989), La Persia (1990) e La Scizia e la Libia (1993). Pietro Vannicelli è professore di storia greca presso l'Università di Urbino. Si è occupato soprattutto di storiografia greca. Ha scritto: Erodoto e la storia del­

l'alto e medio arcaismo (Sparta- Tessaglia- Cirene), Roma

1993.

In sopracoperta:

Guerriero morente

particolare del frontone occidentale del Tempio di Afaia a Egina Mi.inchen, Staatliche Antikensammlungen und Glyptothek Foto Koppermann

SCRITTORI GRECI E LATIN I

ERODOTO LE STORIE

Piano dell'opera Volume I INTRODUZIONE GENERALE di David Asheri LIBRO I a cura di David Asheri traduzione di Virginio Antelami Volume II LIBRO II a cura di Alan B. Lloyd traduzione di Augusto Fraschetti Volume III LIBRO III introduzione e commento di David Asheri testo critico di Silvio M. Medaglia traduzione di Augusto Fraschetti Volume IV LIBRO IV introduzione e commento di Aldo Corcella testo critico di Silvio M. Medaglia traduzione di Augusto Fraschetti Volume V INTRODUZIONE AI LIBRI V-IX di Giuseppe Nenci LIBRO V a cura di Giuseppe Nenci Volume VI LIBRO VI a cura di Giuseppe Nenci Volume VII LIBRO VII introduzione e commento di Pietro Vannicelli testo critico di Aldo Corcella traduzione di Giuseppe Nenci Volume VIII LIBRO VIII introduzione e commento di David Asheri testo critico di Aldo Corcella traduzione di Augusto Fraschetti Volume IX LIBRO IX a cura di Agostino Masaracchia

ERODOTO

LE STORIE Volume VIII LIBRO VIII

La vittoria di Temistocle a cura di David Asheri Commento aggiornato da Pietro Vannicelli Test o critico di Aldo Corcella Traduzione di Augusto Fraschetti

FONDAZIONE LORENZO VALLA ARNOLDO MONDADORI EDITORE

Questo volume è stato pubblicato grazie alla collaborazione della Banca Nazionale del Lavoro S.p.A. e della Fondazione Cari pio

ISBN 88-04-51657-7

Grafica di Vittorio Merico ©Fondazione Lorenzo Valla 2003 I edizione ottobre 2003

INTRODUZIONE AL LIBRO VIII

di David Asheri

Come quasi tutte le altre unità dell'opera erodotea, il libro VIII è una creazione artificiale dei bibliotecari alessandrini. Anche quando condotta secondo criteri di forma e contenuto, talvolta attendibili persino ai nostri giorni, questa creazione non rispec­ chia quasi mai la divisione prevista o immaginata dall'autore né quella dei primi «editori» dell'opera. Erodoto scriveva Àoyot non «libri»: «storie» in forma monografica di lunghezza generalmente minore di quella degli attuali «libri» alessandrini 1• li libro VIII ha del resto lasciato traccia di almeno tre logoi: il logos dell'Artemisio (capp. I-23), il logos di Salamina (capp. 40-96) e il logos della riti­ rata persiana (capp. 97-IJ5). Al di fuori di queste tre unità che possono essere individuate nel filone del racconto principale, e all'interno delle medesime, si frammette - come sempre nelle Sto­ rie di Erodoto - molto materiale complementare o digressivo, a proposito del quale è impossibile dire se e in quale misura esso si fosse cristallizzato monograficamente prima della redazione defi­ nitiva. Comunque, i tagli tra il libro VII e l'VIII, come quelli tra l'VIII e il IX, sono tagli editoriali e artificiali2• La struttura originale di fondo scelta dall'autore per il raccon­ to dell'intera vicenda di-rà Ml]Òtxci nel biennio 48 I-479 a.C. è evi­ dentemente la doppia alternanza binaria fra campo persiano e campo greco e tra fronte terrestre e fronte navale. Questa struttu­ ra si delinea chiaramente nel libro VII nella storia parallela dei movimenti navali persiani e greci (ca pp. I 2 I-33), del concentra-

Ved. Asheri l, p. XXI sg.; cfr. la nota a r, I . Ved. S. Cagnazzi, «Hennes» CIII 1975, pp. 403 ·4, cfr. p . 422. Sulla struttura del libro VIII ved. Immerwahr, pp. 263- 87; Wood, pp. 1 7 1 -8 8 . 1



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mento delle truppe di terra alle Termopili (capp. I96-7), corri­ spondentemente delle flotte greche e persiane all'Artemisia e ad Afete (capp. I74-83) e della battaglia di terra delle Termopili (capp. 208-33), abbinata alla battaglia dell'Artemisia (VIII I- 23) che apre il nostro libro. Le due battaglie sono, secondo Erodoto,

parallele e sincroniche (cap. I 5 , I e nota ad loc.) persino nel loro andamento narrativo giorno per giorno e di conseguenza nell'in­ tenzione deli'autore dovrebbero essere lette congiuntamente. Se­ pararle con un raglio netto tra due «libri» diversi sarebbe come separare due Vite parallele di Plutarco. La precedenza data alle Termopili, non determinata dalla cronologia, deve forse essere addebitata a quella priorità di prestigio morale che, nella menta­ lità oplitica arcaicizzante cara a Erodoto, era convenzionale asse­ gnare ai combattimenti di terra rispetto a quelli sul mare'. In que­ sto ordine di idee gerarchiche tradizionali il libro VIII può essere considerato, in quanto libro «navale», moralmente di secondo grado rispetto al VII e al IX; ma nel suo contenuto storico, e nel sentimento proprio dell'autore e del lettore, non solo esso occupa il centro geometrico dell'ultima triade delle Storie, ma è al vertice del suo frontone. Erodoto era convinto che I'Ellade fu salva grazie ad Atene, non a Sparta (VII I39): grazie quindi alla flotta, alla vit­ toria navale di Salamina e al suo ammiraglio effettivo Temistocle, non alle falangi peloponnesiache, alla splendida vittoria di Platea e al tanto lodato eroe spartano Pausania (IX 64). Secoli più tardi, Plutarco ( Them. 4, 5 ) rinuncerà a filosofare (citando a questo pro­ posito Platone, Leg. IV 7o6a-7o7d) sul problema astratto se la tra­ sformazione degli Ateniesi da un popolo di «fermi opliti» in un popolo di rematori costituisse o meno una degradazione morale, per ribadire sostanzialmente la tesi erodotea che I'Ellade dovette la sua salvezza grazie a questa trasformazione. La storia parallela prosegue per tutto l'VIII libro: dopo l'Arte­ misia, si alternano le operazioni terrestri persiane nella Grecia centrale (capp. 24-39), i preparativi navali greci a Salamina (capp.

Ved. lmmerwahr, pp. 255-6, 2 8 7-8; per un'interpretazione diversa vcd. Wood, p . 1 74 . Per l'ideologia oplitica vcd .. p.es. , l e recenti sintesi di F . Prost, i n Id. (éd. ) , A rmù et soaétés de la Grhe cla.1stque, Paris 1999. pp. 69-8 8 , e d i V.D. Hanson, in H. van Wecs (cd . ) , War and Vwlence in Clanical Greece, London 2000, pp. 2 1 9-22. 1

ll':TRODI:ZJ> (cap. 22, r ) ; al consiglio di Mnesi­ filo di impedire lo sbandamento della flotta alleata (cap. 57); alla predica patriottica di Temistocle a Euribiade (cap. 6o); al patriot­ tismo infatuato della profezia di Bacide (cap. 77,2) ; al dialogo conciliativo di Aristide e Temistocle, grazie al quale la rivalità tra i due statisti si trasforma in competizione agonistica per il bene co­ mune (capp. 79,3-80,2) ; alla sentita apologia di Erodoto a favore dei Corinzi denigrati (cap. 94,4) ; al discorso di Temistocle ad An­ dro (cap. 109,2-5); ai discorsi finali degli Spartani e degli Ateniesi in presenza di Alessandro il Macedone e in particolare alla subli­ me dichiarazione panellenica degli Ateniesi, con la famosa defini­ zione culturale del concetto di «grecità» (cap. 144,2 e nota ad loc. ) . Erodoto si associa apertamente all'idea panellenica quando

1 La massima frequenza del termine �cig�agoç è appunto nel nostro libro l sessan­ tatré volte; quarantacinque nel libro VII e trentotto nel IX: centonovantasette volte in tutta l'opera), Cfr. Benardete, p. 199. Per l'idea di una campagna militare panel­ lenica contro la Persia nel V sec. a.C. ved. M. Flower, XIX 2000, pp. 6 s ­ IOI . Sul problema della storicità della cosiddetta ,·ed. A . Tronson . XXXIV 1991, pp. 93-110.

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considera gli antagonismi tra Greci e Greci come una «lotta fra­ tricida», male peggiore di una «guerra condotta con sentimenti unanimi)) di un popolo unito contro lo straniero ( cap. J , I ) . Tutta­ via, non appena si passa dalle prediche alle sezioni narrative e aneddotiche dei «fatti», il libro VIII si presenta come una raccol­ ta di esempi e prove di disunione, di particolarismo egocentrico all'interno della coalizione e di impulsi egemonistici controprodu­ centi. All'inizio del libro Erodoto ci rammenta che gli alleati, se Sparta non avesse ottenuto il comando supremo, «mai avrebbero obbedito ad Ateniesi» nel caso che questi avessero il comando su­ premo, «ma avrebbero sciolto l'esercito che si stava formando» (cap. 2,2). La precaria unità è salva grazie alla nobile rinunzia ate­ niese: non solo la rinunzia al comando supremo, ma anche al solo comando navale, che pur Atene meritava. La rinunzia ateniese pe­ rò rimarrà in atto fintantoché gli Ateniesi avranno bisogno del­ l'appoggio di altri Stati: non appena lo straniero avrà evacuato l 'Ella de e i Greci passeranno al contrattacco in territorio nemico, gli Ateniesi coglieranno immediatamente l'occasione per strappa­ re agli Spartani l'agognata «egemonia» navale (cap. 3,1-2 e nota ad loc.). All'Artemisia gli Eubei si preoccupano unicamente della difesa della loro isola (cap. 4,2) . I Peloponnesiaci si disinteressano a ciò che avviene a nord dell'Istmo ( capp. 49,2; 56-64; 71-4). Per­ sino i «panellenici» Ateniesi contano su una linea alleata di difesa in Beozia per arrestare l'invasione persiana del loro paese (cap. 40,2) . Il dilemma strategico della difesa greca è impostato intera­ mente in chiave di particolarismo e di disunione. Gli Ioni, nono­ stante la propaganda insidiosa di Temistocle, non defezionano, né in gran parte sabotano ( cap. 8 5, I -2) . I Beoti parteggiano per i Persiani, tranne Tespie e Platea (capp. 50,2; 66,2). I Focesi milita­ no in campo ellenico non per motivi patriottici, ma perché i loro odiati vicini, i Tessali, parteggiano per i Persiani ( cap. JO, I-2}. Te­ mistocle riesce a trattenere la flotta alleata all'Artemisia corrom­ pendo il comandante corinzio Adimanto e lo stesso comandante supremo, lo spartano Euribiade, i quali altrimenti si sarebbero ri­ tirati verso le loro basi navali a sud dell'Attica (cap. 5,1-3 ) . A Sa­ lamina la disunione è il Leitmotiv delle descrizioni del consiglio degli strateghi greci. La maggior parte degli alleati preferisce sbandarsi anziché lottare per gli Ateniesi; Temistocle, che si scon­ tra aspramente con Adimanto e in modo un po' più urbano con

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Euribiade, ottiene l'adesione di Sparta con la minaccia di ritirata ed emigrazione in massa degli Ateniesi in Occidente (capp. 62-3), sfruttando il motivo della disunione anche nel suo primo messag­ gio segreto a Serse per bocca di Sicinno ( cap. 7 5,2-3) . È l'accer­ chiamento navale persiano che in definitiva costringe gli alleati a dar battaglia nelle acque di Salamina (capp. 79-82 ) . Le vecchie ri­ valità tra Atene ed Egina riemergono persino durante la stessa battaglia (cap. 92) . Dopo la vittoria, riaffiora subito l 'antagonismo tra Atene e Sparta nella discussione sulla proposta di distruggere i ponti sull'Ellesponto (cap. Io8,2 sgg . ) , spuntano i primi conflitti tra Atene e le isole dell'Egeo, «liberate» dal giogo persiano per es­ sere immediatamente assoggettate a quello ateniese (capp. I I I -2); prorompono le contese e le invidie tra gli strateghi alleati avidi di premi e di gloria (capp. I23-4 ) , mentre la battuta finale di Temi­ stocle a un concittadino invidioso (cap. I2 5,2) non vuole essere altro che una postilla al tema della disunione. Erodoto, che cono­ sceva bene l'esistenza di elementi medizzanti ateniesi, sia in esilio sia in città (VII 6,3- 5; VIII 6 5, I e nota ad loc.; IX 5, I- 3 ), ci lascia alla fine del libro intenzionalmente perplessi sul divario profondo fra retorica e realtà. Mardonio crede di poter riuscire a far defe­ zionare Atene, ritenendola l'anello più debole della catena degli alleati, mentre gli Spartani sono terrorizzati dall'idea che la diplo­ mazia persiana possa riuscire. La situazione si ripeterà sostanzial­ mente nel 479 a.C. dopo la seconda conquista persiana di Atene ( IX 4-9). Il lettore ricorderà a questo punto ilfamoso «encomio di Atene», nel quale Erodoto riconosce ad Atene il grande merito di non aver defezionato e di avere in tal modo salvato l'Ellade (VII I39,2) . Si direbbe insomma che lo stesso Erodoto cercasse di interpretare in chiave di disunione i pochi dati di fatto della tra­ dizione, comprese la missione di Sicinno e la fortificazione del­ l'Istmo, e che comprendesse perfettamente la dinamica di intera­ zione fra unità greca e antagonismi egemonici, rintracciando negli eventi del 480-479 a.C. le lontane origini del conflitto tra i due blocchi greci dei suoi tempi, e presentando quindi quegli eventi nella chiave di un' unità non voluta, ma imposta da una forza mag­ giore contro la volontà dei singoli Stati, tutti alla pari accaniti par­ ticolaristi - il «male greco» - e nonostante le più forti tendenze egemoniche delle due potenze rivali. Viste dalla posizione vantag­ giosa dell'età della guerra del Peloponneso, anche le guerre per-

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siane saranno sembrate, agli spiriti spregiudicati e non infatuati di retorica panellenica, più come un conflitto tra potenze greche per l'egemonia che come una guerra nazionale per l'indipendenza dallo straniero. Tucidide, per esempio, che vide nel 4 I2 a.C. l 'al­ leanza tra Sparta e la Persia contro Atene, minimizzava non solo il peso delle guerre persiane («due battaglie terrestri e due navali»: I 2 3, I ) per innalzare il livello della guerra che fu il tema della sua opera, ma m inimizzava anche l'antagonismo tra Greci e barbari per mettere al suo posto il più significativo antagonismo egemoni­ co tra Atene e Sparta: Tucidide in questo rispecchia fedelmente i mutati umori della propria generazione. Gli ultimi quattro libri dell 'opera di Erodoto hanno ciascuno un suo protagonista collettivo e un suo eroe individuale. Atene e Sparta sono i protagonisti collettivi, la prima nei libri VI e VIII, la seconda nei libri VII e IX. Alle due città corrispondono due cop­ pie di eroi individuali: gli Ateniesi M ilziade e Temistocle e gli Spartani Leonida e Pausania. Da questo schema riduttivo, del quale l'autore non è forse il responsabile intenzionale, emerge una simmetria di inquadramento ad ampio respiro degli eventi storici del 480-479, con due coppie di battaglie sincroniche terrestri e navali, collocate rispettivamente ai due lati della battaglia navale di Salamina ( che i Sicilioti, da parte loro , sincronizzavano con la loro vittoria contro i Cartaginesi a Imera: VII I 66 ) : Termopili/Ar­ temisia - Salamina - Platea/Micale1• L ' VIII è un libro ateniese non solo grazie a Salamina, ma anche grazie all'Artemisia, all'eva­ cuazione di Atene, alla devastazione persiana dell'Attica, alle ope­ razioni navali posteriori alla vittoria e alla fallita m ediazione di­ plomatica di Alessandro il Macedone. Erodoto pone bene in rilievo il decisivo contributo ateniese alla flotta alleata, il piano strategico ateniese al cui merito rendono giustizia i fatti storici, l 'abnegazione patriottica di Atene nei confronti degli alleati ego­ centrici e isolazionisti. Nel libro VIII Atene è anche la grande vit­ tima: la città evacuata, conquistata e messa al fuoco, la popolazio­ ne dispersa tra la flotta, Salamina, Trezene ed Egina. Nonostante questo, grazie alle sue duecento navi, Atene rimane la p iù grande polis dell ' Ellade, col suo territorio navigante ( cap. 6 I ,2) e le sue 1

Cfr. lmmerwahr. p. 254 sgg.

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«mura di legno». Tuttavia il pieno riconoscimento del ruolo stra­ tegico ateniese nel conflitto greco-persiano non equivale a una idealizzazione cieca e senza riserve. Erodoto conosce troppo bene i moventi imperialistici e la storia politica anteriore e posteriore della città, che ebbe a suo awiso un ruolo decisivo anche nella de­ flagrazione del conflitto greco-persiano, inizialmente circoscritto alla Ionia, attraverso l'appoggio navale agli insorti ioni ci (V 97,3), e quindi nell'evoluzione della bipolarità politica e ideologica del V secolo. È probabile che Erodoto aderisse al pensiero di quel notevole gruppo di intellettuali ateniesi che rimpiangevano lo spi­ rito unitario (idealizzato) dell'età delle guerre persiane, parzial ­ mente soprawissuto poi nel difficile «dualismo» egemonico del­ l'età di Cimone ( 470-461 a.C. ) e finalmente soppiantato dall' im­ perialismo intransigente dell'età di Pericle e della guerra del Pelo­ ponneso, che dietro una cortina di fumo retorico preconizzava di fatto la pace con la Persia e la guerra con Sparta1• Temistocle personifica Atene e il carattere ateniese con le sue virtù e i suoi difetti morali e politici. Il Temistocle di Erodoto è ine­ vitabilmente una figura complessa: un eroe intelligente, geniale, audace, prammatico, ispirato a parole da patriottismo panellenico, ma nello stesso tempo un uomo senza scrupoli, cinico, individuali­ sta, avido e venale, per il quale il fine politico si identifica con il fine personale e ne giustifica i mezzi. È stato definito un Odisseo stori­ cizzato. Come Atene, Temistocle è oggetto, da un lato, di ammira­ zione, dall'altro di timore e di riprensione. Negli studi moderni, le due facce dell'eroe vengono spesso ricondotte all'uso di fonti di­ verse, favorevoli o ostili, che Erodoto avrebbe raccolto ad Atene. Si può certo ammettere che accanto al filone prevalente della tradi­ zione che riconosceva in Temistocle uno dei padri-fondatori della democrazia marinara e imperialistica ateniese, al contrario l'indi­ rizzo «cimotJ.iano» ne ponesse in rilievo, per i suoi motivi ideologi­ ci di parte, gli errori, le ipocrisie e gli inganni, ricordando in parti­ colare gli eventi posteriori - l'ostracismo e la defezione in Persia - . reinterpretando in senso ostile i suoi contatti con Serse nel 48o a.C. e contrapponendogli quale modello di civismo e di patriottismo la figura idealizzata dì Aristide «il Giusto» {contrapposizione stabili1 V ed.

Asheri l, p. LVIII sg.

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DAVID ASl IERI

t a per la prima volta dal poeta radio Timocreonte: cap. 79,I e nota ad /oc.). Nel libro VII Erodoto aveva presentato Temistocle a pro­

posito del suo intervento esegetico nella discussione sull'oracolo del «muro di legno)) (VII I 43, I- 3), con un flashback a proposito della legge navale del 483 a.C. ca. (VII I44, I-3) e un cenno alla sua presenza al passo di Tempe nell'estate 48I (VII I73,Ù Tuttavia è nel libro VIII che lo stratego ateniese primeggia rispetto a tutti gli altri protagonisti del campo greco. Temistocle è l'architetto geniale delle due grandi campagne navali e delle operazioni successive, benché formalmente il comando supremo alleato durante tutto il periodo decisivo fosse in mano a Euribiade. Il grande stratego en­ tra in scena nel libro VIII come un politico corrotto e corruttore (capp. 4, 5- 5 ,3) e ne esce come un uomo ipocrita, egoista (cap. I09, 5 ), venale ( ca pp. III -2) e bramoso di gloria (capp. I23- 5 ). Per­ sino nei suoi momenti più eccelsi Temistocle rivela le proprie de­ bolezze. All'Artemisia offre in pasto alle truppe le greggi degli al­ leati eubei (capp. I9-2o); a Salamina presenta le idee originali di Mnesifilo come sue (cap. 58,I -2) . Mentre Erodoto lo ammira ma lo censura, Tucidide trova solo parole di ammirazione e dedica a Te­ mistocle un famoso encomio (I I 38, 3), appeso peraltro non alla storia delle sue grandi imprese del 480 a.C., ma a quella della sua defezione in Persia: è forse questo uno degli esempi più eloquenti del divario intellettuale e morale che separa i due maggiori storici greci del V secolo'. In campo persiano continua a troneggiare Serse, prototipo del despota orientale autoritario, il Gran Re borioso e crudele che in­ cute timore, sebbene non privo di qualche tocco di saggezza ri­ flessiva e di tragica umanità. La sua caratterizzazione, già ampia­ mente trattata nel libro VII, continua ad affermarsi nell'VIII,

1 Sulla figura di Tcmistocle in Erodoto vcd. W. den Boer, «Mncmosyne>> XV I 9 62, pp. 2 2 5 - 3 7; K. Goldscheidcr, Die Darstellung des Themistoklcs bei Herodot, Diss. Freiburg im Bresgau I 96 5 ; Podlecki, pp. 67-72; Frost, pp. 5 - I I; ].A.S. Evans, Hero­ dotus Explorer o/the Past, P rinceton I 99 I , pp. 7 5 -80; Erbse, pp. 1 06-1 2; W. Blosel, in N. Luraghi (ed. ) , The li/storian 's Cra/t In the Age o/ Herodotus, Oxford 2000, pp. I 79-97; J Moles, in Bakker-de Jong-van Wees, pp. 4 3 - 8 . Per la bibliografia su Temistocle ved. Piccirilli, Plutarco, pp. XLVII-LI, e negli Addenda a pp. 3 5 5-8; Id . TemHtocle, p. IOJ. Per il rapporto Erodoto/Tucidide ved. da ultimo T. Rood, in C. Shuttleworth Kraus (ed . ) , The Lrmrls o/ Historlography. Genre and Narrative In An­ àent HHtorzcal Texts, Leiden-Boston-Koln I 999, pp. 14 I -68, con bibl. .

INTRODUZIONL AL LIHRO VIli

XXI

soprattutto nelle scene dei consigli persiani ( ca pp. 68 -9; Ioo- 3), nei dialoghi e apoftegmi didattici ( capp. 88, I-3; I f4,2) e negli or­ dini e negli atteggiamenti, come il macabro stratagemma al campo delle Termopili (capp. 24- 5) e il comportamento durante la sup­ posta ritirata marittima (cap. I I9) 1. Rimane tuttavia una figura astratta. Tra i numerosi personaggi minori che affollano il nostro libro risaltano, in campo persiano, le figure di Artemisia kapp. 68; 87-8; I02-3) e di Mardonio (capp. 97,2; 99· I02; qoa,I-4!; in campo greco, Euribiade (cap. 2,2 e nota ad loc. ), Adimanto (cap. 5, 1 e nota ad loc.) e Mnesifilo (cap. 57, I e nota ad loc.); tra gli altri, sono degne di nota le figure dell'eunuco Ermotimo ( capp. 104-6!, dell'astuto Mys di Europa (capp. IJ3· 5! e del saggio mediatore Alessandro il Macedone (cap. I36,1 e nota ad loc.). A questo punto è lecito domandarsi quale possa essere il valo­ re storico di un libro come l'VIII, così profondamente impregna­ to di retorica didattica, di parallelismi simbolici, di inquadrature razionalistiche e sovrannaturali, di caratterizzazioni di personaggi. Sarebbe tuttavia un proposito estremamente unilaterale e fonda­ mentalmente errato leggere il libro VIII (come tutta l'opera ero­ dotea) solo come un saggio di arte narrativa. Dopo tutto, Erodoto indagava e raccoglieva fonti e informazioni e i posteri lo conside­ rarono principalmente come uno dei padri-fondatori del genere storiografico. Non fu né il primo né l'unico a scrivere sulle guerre persiane in base a informazioni accessibili. Il suo scopo costante fu riferire per iscritto «quello che si dice», anche senza prestarvi necessariamente fede. A giudicare dall'episodicità della narrazio­ ne dei fatti d'arme si ha l'impressione che, oltre al possibile influs­ so di modelli omerici, le fonti di cui Erodoto disponeva fossero in gran parte «casuali» - Èx -rou n:ugaTlJxov-roç, nei termini spregiati­ vi della nota critica tucididea (l 22,2 ) : memorie confuse, soggetti­ ve, lacunose, deformate dal tempo, dall'età delle persone inter­ vistate, dali' amor proprio, da umori di parte; notizie vere e false

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> XXXIX 1 98 5 , p. 2 8 8 . � Più precisi elementi per l a datazione d i B sono stati forniti nella tesi d i laurea di C. Indovina, L 'Erodoto della Biblioteca A ngelica in Roma (gr. 8J). Studio paleogra/ICf:r codicologico e storico-testuale (con saggio di collazione). Roma 1 997-98 Oa tesi, che ha avuto come relatore G. De Gregorio, è consultabile presso la Biblioteca Angeli­ ca [F. Mod. C 4 5 1 ] , dove mi è stata cortesemente segnalata dalla dottoressa Elisa­ betta Sciarra). 1 Tale non è neppure l ' omissione di cui B si macchia in III 1 26 , 2 che - osserva G.B. Alberti , «BollClass>> XIX 1 99 8 , p. 4 - non sarebbe dovuta a omeoteleuto e corri­ sponderebbe esattamente a due righe di A. All'esame diretto del codice, in realtà, si osserva che il copista di B ha in origine commesso proprio un errore per salto da eguale a eguale, EXTELVE MLTQO�ci"rw (1òv ... M LTQOjkiuw] TÒV rratòa, anche se il modo in cui la correzione è stata apportata, parte per integrazione in mar�e e parte in rasura, può a prima vista ingannare ( ] 'apparato di Hude. pur con una buo­ na dose di ambiguità, registra correttamente il dato); in sostanza. l "omissione. olrre a non essere significativa, non coincide affatto con due righe di A. • Su questo punto, la valutazione di A.M. Desrousseau x . Étude sur les manuscnts d'Hérodote (dissertazione inedita del 1 8 8 7 conservata a Parigi, Bibliothèque Natio­ naie, FR Nouv. Acq. 1 6 3 1 1 ), pp. 34-9 mi appare più esatta di quella di Hemmer­ dinger, p. 87. Anche l'osservazione di M.D. Reeve, «Phoenix» XXXIX 1 9 8 5 . p. 2 8 8

S

NOTA AL TESTO DEL LIBRO VIII

B non appare dunque giustificata. Dal punto di vista del contributo alla costituzione del testo e quindi dell'economia dell'apparato, d'al­ tronde, esso potrebbe apparire un codice «inutile», dato che ben ra­ ramente si discosta da A; non mi pare vantaggioso, comunque, rinun­ ciare al suo apporto ' . Più complessa la fisionomia del Laur. conv. suppr. 207 (C), degli inizi dell'XI secolo. Chi ritiene che esso discenda da A deve in ogni caso postulare la presenza di un intermediario che sarebbe stato col­ lazionato con un esemplare antico in maiuscola, da cui derivereb­ bero, in C, alcuni errori spiegabili con lo scambio di lettere onciali e, soprattutto, un manipolo di lezioni giuste assenti negli altri mano­ scritti2. In queste condizioni, io non vedo motivi sufficientemente for­ ti per escludere l'ipotesi alternativa che C non sia discendente di A: i suoi evidenti errori di minuscola potrebbero ricondurre, semmai, a un manoscritto che si pone sullo stesso livello stemmatico del model­ lo di A. C, invero, da un lato è un manoscritto ricco di errori anche banali ( il copista ha spesso problemi con i nomi propri) , dall'altro mostra tracce di una cosciente recensione linguistica ( tende, ad esem­ pio, sia pure non costantemente, a introdurre forme in �uv-) . Ele­ menti analoghi ricorrono nel Laur. LXX 6 (T), del I J I 8 , che su un fondo affine a quello di C innesta talora quelli che a me - sulla scia di Alberti1 - paiono essere interventi contaminatori e congetture anche felici; e vicino a C e a T è anche il Par. 1 6 3 3 (P), generalmente attri­ buito al XIV secolo, sul cui testo ha però influito una più ampia con­ taminazione con la stirps Romana. Per T e P ho quindi ritenuto op­ portuno segnalare solo alcune lezioni che considero, in linea di massima, buone congetture4 • Una scelta analoga potrebbe essere forsulla presenza di lacune di t B ·9 lettere tanto in A quanto in B è già in Desrous­ seaux. Ho poruto consultare la dissertazione di Desrousseaux in riproduzione foto­ grafica, grazie alla cortesia di B. Hemmerdinger e L. Canfora. 1 Fino a VI 2 3 ,4, peraltro, se ha ragione Maria Jagoda Luzzatto nel ritenere che ciò che abbiamo di A sia frutto di un restauro di età paleologa, B viene ad acquistare ul­ teriore preminenza: ved. «Note inedite di Giovanni Tzetzes e restauro di antichi co­ dici alla fine del XIII secolo: il problema del Laur. 70,3 di Erodoto>>, in l manoscritti

grecz tra rz/lessione e dibattito. Atti del V Colloquio Internazionale di Paleogra/ia Gre­ ca (Cremona. 4 - 1 0 ottobre 1998), a cura di G. Prato, Firenze zooo, pp. 6 3 3 - 54· 2 Ved. da ultimo G.B. Alberti, «BoUClass>> XIX 1 998, pp. 5 -6 : L. Galligani, «BoliClass>> XXII zoo t , pp. 27-93 . ·1 «Maia>> XII 1 96 0 , pp. 342 - 5 . 4 Non escludo comunque che indagini più approfondite s u questo gruppo d i codici possano riservare sorprese: occorrerà anche tener presente il frammento di mano­ scritto di XI secolo pubblicato da M. Manfredini, «Vichiana>> n.s. IV 1 97 5 , pp. 247- 50. per lo più vicino a C ma che talora concorda con P contro C, talaltra con A contro CP.

NOTA AL TLST() DLL LllliHJ \'Ili

9

se compiuta anche per C; in esso, però, la probabilità che alcune le­ zioni giuste contro il resto della tradizione risalgano a paradosi è assai più alta, e riportarne sistematicamente le varianti offre il vantaggio di non passare completamente sotto silenzio un filone di tradizione che, all'interno della stirps Fiorentina, ha una sua autonomia ed è relativa­ mente antico'. Veniamo alla stirps Romana. Accanto a D, gli altri manoscritti principali, che si dispongono tra il XIV e gli inizi del XV secolo, sono il Vat. 1 2 3 (R), il Cantabr. Emm. 30 (S), il Vat. Urbinas 88 ( U J , il Vin­ dob. hist. gr. 8 5 (V), il Vat. 1 2 2 (X). S potrebbe essere copia di V, ma il suo copista, Andronico Callisto, è in più punti intervenuto, talora anche felicemente, a correggere2; per il resto, essi derivano da un mo­ dello (solitamente indicato come � ) che doveva essere riccamente for­ nito di varianti, frutto di collazioni e congetture: ciò spiega, come ben vide Leo Weber, la presenza nei suoi discendenti di lezioni doppie fuse in conglomerati più o meno mostruosiJ. Stando così le cose, di­ viene naturalmente difficile comprendere gli esatti rapporti tra B e D, al di là della loro comune appartenenza, dimostrata da vari errori congiuntivi, alla medesima st,rps Romana. Paul Maas li considerava fratelli, in una situazione stemmatica ai suoi occhi talmente limpida da poter essere citata come esemplare4, che la presenza, ad esempio, in D di lacune mancanti in � parrebbe a prima vista giustificare; ma il carattere particolare di �. manoscritto contaminato non senza ele­ menti di recensione dotta, non rende neanche impossibile pensare, con Hemmerdinger, che esso, in realtà, fosse una copia di D, alcuni errori del quale avrebbe eliminato per collazione e congettura. Anche in questo caso, la ricerca di elementi positivi di prova non mi pare aver dato risultati incontrovertibili: Hemmerdinger e Alberti hanno intrattenuto un lungo dibattito sul rapporto tra alcune varianti di D ante e post correctionem e il testo di �. il cui esito ultimo è che gli ele­ menti di ostacolo alla derivazione di 13 da D, in precedenza da Alberti

1 Una volta compiuta questa scelta, non mi è parso opportuno trascurare di segna­ lare in apparato, come fa Hude, elementi di «recensione» quali le forme in :;t'V­ ecc.; essi, rientrano, è vero, tra gli orthographtCd, ma - a parte che non sono sempre costanti - ciò vale anche per tante altre varianti in apparato regolarmente riportate: e la conseguenza di tale silenzio è che per C l'apparato di Hude risulta ricolmo di banali errori e non rende invece conto di un dato che almeno per la storia del testo non è privo di interesse (ved. p. I4 nota z ) . ' Ved. Hemmerdinger, pp. I 3 5 -42. 3 V ed. in particolare L. Weber, Analecta Herodotea, «Philologus». Suppl. XII I9I I , pp. I 3 5 -23 I ; G.B. Alberti, «Maia» XII I 96o, pp. 3 3 I -4 5 . � P. Maas, Critica de/ testo, trad. it . , Firenze I 975 ! Leipzig I 927 ' . I 950'1. p . 59·

lo

NOTA AL TESTO DEL

LIBRO VIII

invocati, in realtà non sussistono - tutt'altro, si vede, che una dimo­ strazione positiva 1 • Fatto sta che, di fronte all'evidenza di un mano­ scritto contaminato, un ragionamento rigorosamente stemmatico di­ viene impossibile; e il fatto che � concordi a volte con la prima, a volte con la seconda mano di D non è di per sé decisivo, perché tanto il correttore di D quanto il confezionatore, tutt'altro che indotto, del manoscritto con varianti � potevano attingere da una terza fonte, o la­ vorare in un medesimo ambiente culturale. D'altra parte, se anche si potesse positivamente dimostrare che 13 era un fratello di D, ciò non porterebbe a una recensione «chiusa»: una concordanza di ABCI3 contro D potrebbe essere dovuta all'ingenerarsi di errore singolare in D, ma anche essere il frutto del processo di contaminazione cui 13. fuor d'ogni dubbio, è stato sottoposto; né d'altronde le buone lezioni di � contro ABCD che gli editori accolgono nel testo sembrano in maniera incontrovertibile oltrepassare le capacità congetturali dei fi­ lologi bizantini o non poter essere spiegate con il confronto di altri luoghi o altri testi2• Di fronte a questo stato di cose, l'esclusione delle molteplici lezio­ ni particolari di RSUVX da un apparato che voglia servire più alla co­ stituzione del testo che alla storia della tradizione manoscritta appare - tranne casi particolarissimi - saggia; e anche sforzarsi di segnalare sistematicamente, in forma sommaria, la lezione, o meglio le lezioni, attribuibili di volta in volta al capostipite l3 risulterebbe in molti casi complicato e spesso superfluo. Sapere però se una determinata lezio­ ne di D è isolata o trova riscontro in 13 non è inutile: indicare dove vi sia un consenso tra ABCI3, per quanto esso possa avere più di una causa, non richiede eccessivo spreco di spazio e consente al lettore di farsi un'idea propria del problema; come pure non del tutto inutile, alla luce del dibattito che la questione ha suscitato, è rendere conto della lezione di l3 laddove D presenti correzione. Di qui la scelta di ri­ portare le varianti di 13 ogni volta che vi fosse consenso con ABC con­ tro D, e in presenza di correzioni in D3.

1 G.B. Alberti, XIX 1998, pp. 3 · 4 · Ben pochi nel libro VIII, e non significativi, i casi in cui � è portatore, contro

2

ABCD, di lezioni meritevoli di essere accolte nel testo: in 1 7 e 7 1 ,2 è questione di ortografia, in 54 e 70,2 (buona lezione condivisa con P) poco più. 1 A parte ovviamente i casi in cui viene accolta nel testo, la lezione di � è inoltre menzionata quando viene giudicata teoricamente possibile, in vari casi in cui la le­ zione accolta non è presente in ABCD (segnalo, in particolare, il caso di congetture di Andronico Callisto in S che si distacchino da RUVX) e per tal uni nomi propri di incerta tradizione. Ved. pp. 1 3 -4 .

NOTA AL TESTO DEL LIBRO Vlll

Il

Più complessa la situazione del Vat. Pal. 1 76 IY), del X V secolo, che Aristide Colonna volle considerare un fratello minore di D 1 • Di fatto, le affinità di Y mutano di sezione in sezione, tanto da far ritene­ re che esso sia piuttosto un manoscritto frutto di contaminazione2. D'altra parte, Y sembra ereditare lavorio filologico bizantino ( donde occasionali convergenze con C , T, alcune correzioni di B, Eustazio e altri filoni di tradizione indiretta) e alcune sue lezioni anticipano con­ getture moderne: talora può certo trattarsi di correzioni bizantine o umanistiche, ma non è affatto da escludere la presenza di contamina­ zione extrastemmatica3. Il fondo " romano" confluito in Y potrebbe insomma essere dawero indipendente da D, come voleva Colonna. Studi ulteriori, che meglio indaghino anche le cure dedicate al testo erodoteo in età bizantina, potranno rendere più chiari la natura e il valore di Y4; per il momento, mi è parso opportuno segnalare in ap­ parato, come nel caso di P e T, solo le lezioni che vengono a coincide­ re con congetture moderne o hanno comunque un qualche grado di probabilità e interesse. Quanto agli excerpta medievali più antichi, tanto i costantiniani de virtutibus et vitiis (Const. ) quanto le sillogi dell'Athous Dian. 90 ( e 1 ) e del Par. suppl. gr. 1 3 4 (e2) contengono estratti anche del libro VIIP. Il testo è, fondamentalmente, vicino a quello di AB( C ) , ma le esigenze degli escerptori hanno portato a vari tagli e modifiche, che non mette conto segnalare ogni volta. Ho seguito un criterio analo­ go a quello usato per j3: non ne riporto sistematicamente le varianti

1 A. Colon na, «BoliClass» I 1 94 5 . pp. 70- 8 1 ; cfr. G . B . Alberti, «Maia» XII 1 960. pp. 3 4 1 -2. 2 Un esempio significativo la lezione :=:ÉQ;Ea wotE JtOLÉEL v taùta :=:ÉQ;T]V in VII 6 , 1, che sovrappone le lezioni :=:ÉQ;Ea WOTE JtOL ÉELV TUÙTU ( 0j3 J e WoTE JtOL ÉflV taùta :=:ÉQ;TJV (ABC l . 3 Rispetto al libro VII, dove i casi d i lezione buona o probabile sono p i ù numerosi. nel libro VIII si possono menzionare il JtQOUXT)XOEE che mi pare di leggere in 79.2 e che fu congetturato da Matthiae; il > LXXI 1 99 3 , pp. 6o-4. Anche l'ordine unità-decine ( -centinaia) delle indica­ zioni numeriche in 1 , 1 , 2, 1 , 1 4 , 1 e 4 8 , contro quello discendente della stirps Fiorenti­ na (e del papiro in 1 , 1 ), potrebbe essere un tratto recensionale; tenendo conto, co­ munque, che alla base c'era probabilmente l'impiego di cifre ( cfr. Hemmerdinger, pp. 1 66-71 ho non senza dubbi preferito lo scioglimento secondo l ' ordine ascenden­ te. probabilmente più antico (ved. J. Wackernagel, Kleine Schrz/ten I, Gottingen 1 9 5 5. pp. 244·8). • W. Aly, Ein Beztrag zur Textgeschichte Herodots, «Rh M>> LXIV 1 909, pp. 591 -6oo. A edizioni antiche in rotoli rimandano comunque elementi tralatici quali i recla-

NOTA AL TE� T() DEL L!BHO

Vlll

l

5

Come fu subito notato, mancano gli elementi per ricostruire la fisio­ nomia di precise edizioni 1; si può piuttosto parlare di diverse recen­ sioni linguistiche, certo già antiche, confl uite in maniera ora più ora meno coerente negli antenati dei manoscritti medievali2. Tutto ciò rende difficile, se non impossibile, restituire la lingua erodotea. Lo stesso Erodoto scriveva del resto, probabilmente, in una lingua let ­ teraria, quindi incoerente e non riconducibile a una precisa forma lo­ cale di ionico; e se, come è verosimile, dettava il suo testo, diversi segretari potevano introdurre già nell'originale diverse abitudini gra­ fiche, senza contare che - come ci confermano le iscrizioni - anche un singolo scrivente poteva oscillare nell'ortografia. Nello scegliere quel che va stampato nel testo, uniformare sulla base di un modello astratto rischia di essere pernicioso, ma rischioso è anche voler pre­ stare troppa fede all ' uno o all'altro manoscritto o ricercare criteri in ­ terni la cui solidità è dubbia3. Ho in generale seguito l ' uso, che mi pa­ re equilibrato, di Hude, introducendo però rispetto a lui nel testo, quando mi paressero ben attestate o eventualmente motivate dal con­ testo, alcune forme che trovano riscontro nell'epica (è il caso di TOi: ­ oÒE per lo ionico TOLOLÒE, che può certo essere banalizzazione, ma è anche omerico; non mi sono spinto però al punto di accettare, anche quando unanimemente tramandati, gli infiniti aoristi del tipo J3ai-.É­ E L V , anch'essi in teoria giustificabili con il modello di Omero J . Sono conscio che tutte queste scelte sono incerte; in ogni caso, non nutro l'illusione di essermi avvicinato, con esse, al manoscritto d 'autore o anche solo a una specifica edizione antica, ma spero di aver cercato un compromesso il più possibile equilibrato che il lettore più interes­ sato al problema della lingua erodotea dovrà vagliare con un conti­ nuo ricorso all'apparato critico e agli studi esistenti .

e la sticometria in cifre attiche, sopravvissuta nei soli AB alla fine del libro VIII come pure dei libri IV, V e IX. 1 Ved. soprattutto G. Pasquali, Storia della tradizione e critica del testo. Firenze 1 9 5 22, pp. 3 l 3 - 4 . 2 Molto utili i materiali e le tabelle raccolti da H.B. Rosén, Eine !.Aut- und For­ menlehre der herodotischen 5prach/orm, Heidelberg 1 962. anche se le conclusioni che lo studioso ne trae sono tutt'altro che certe: cfr. A. Corcella. «RRC>> CXX\1 1 998 . pp. 8 2 -3 . ·' Su alcuni criteri di Rosén ved. A. Corcella. il tQOJtqJ tÒ ÈVltEUtEV Etl ÙJtLXEtO Èç wùç "EUl]vaç;, oùx ì::xw EirrElv àtQ EXÉwç;, ltw�ci�w ÒÈ Ei tà ÀEYO�Evci Èan ÙÀ.l]ltÉa· À.ÉyEtm yàg wç È� 'AC{JEtÉWV òù ç Èç tilv ltciÀ.aaaav oÙ JtQOtEQOV ÙVÉOXE JtQL V � ÙJtt X Et O ÈJtL tÒ 'Agu�imov, atab iouç; �ciÀ.wtci X1J touwuç Èç òyòwxovta ÒLÙ tf]ç ltaÀ.ciaal]ç ÒL E�EÀ.ltwv. 3. À.ÉyEtm �Év vuv xaL aÀ.À.a '4JEUÒÉOL 'LxEÀ.a JtEQL tOU àvògòç; tOUtOU, tà ÒÈ �Et E�ÉtEQU ÙÀ.lJltÉa· rrEQL �ÉvtoL wutou yvw�lJ �m àrroòEòÉxitw rrÀ.otq> �LV àmxÉaltm ÈJtL tÒ 'AQtE�L OLOV. wç Ò È ÙJtLXEtO, aÙtLXa È­ a��l]VE tOL OL OtQUtl]yOL OL t�V tE VUUl]YLl]V Wç; yÉvOL tO XUL tàç JtEQLJtE�VTEç ÒÉ OV àn:ovooT�oEL · ouTw ào'frEvÉa ov n:agà �aOLÀÉoç bwga ÀaJ.!'4JETm 'A'frT}vatWV yàg aÙTOL OL Àoyoç �V n:ÀELOToç àvà TÙ OTQa­ TOJtEÒa. I I, I . TOLOL ÒE "EÀÀT)OL wç ÈO�J.!T)VE, :7tQÙ>Ta J.!Ev àv­ Tl :7tQq>QOL TOLOL J3agJ3ciQOLOL yEVOJ.!EVOL Èç TÒ J.!Éoov Tàç n:gu­ J.!Vaç ouv�yayov, ÒEUTEQa be OT)J.!�VaVToç EQyou E'lxovTo, Èv ÒÀt yq> JtEQ àn:oÀaJ.!V J3agJ3cigwv xaì. TÒV f6gyou TOU :LaÀaJ.!L viwv J3aotÀÉoç àòEÀEQflOJtUÀUOL Èoùm · wç b' aihwç �v 'ABgw­ VLXOç 6 AuoLxÀ.Éoç 'AitrJvaì:oç xa't rragà A EWVL ÒU EtOLf.!Oç toì:m Èrr' 'AQtEf.!LOLq> Èoùm àyyÉÀÀEL v tQL YJXOVtÉQq>, �v n xataÀ.af.!Bcivu vEwtEgov tòv JtE�ov. 2 . oÙtoç ùiv 6 'ABgwvL­ xoç àmX O f.!EVoç Oq:Jl ÈO�f.!YJVE tà yqov6ta JtEQl AEWVLÒYJV XUl tÒV OtQUtÒV UÙtOÙ. Ot ÒÈ Wç ÈJtUftOVtO tUÙtU, OÙXÉtl Èç ÙvaBoì..à ç ÈJtOl EÙVTO tllV ÙJtOXWQYJOl V, ÈXOflL �OVTO ÒÈ wç Exaotol hcixitYJoav, Kogi,vitLm rrgwtm, uotatm òÈ 'AitYJ­ vaì:m. 2 2 , 1 . 'AitY)val,wv ÒÈ vÉaç tàç èigLota rrÀ.Eouoaç ÈmÀE�ci­ f.!EVoç 8EfllOtOXÀ.ÉYJç ÈJtOQEUEtO JtEQl tà JtOtlflU uÒata, Èv­ TUf.!VWV Èv toì:oL ÀL itmm YQUflf.!Uta, tà "IwvEç ÈrrEÀ.itovtEç t'fl

6. �ag�agòq;wvoç i barbancur) Valla: -q;wvov codd. , Anth. Pal. l �ciìJ.n ABC� Amh. Pal . : �ci>..n D 7 rroÀU�-t T)xcibaç; ABC Amh. Pal . : JtoÀÙ 1-lTJX rrgoç coni. Powell 1 5 . ÒÈ om. D l i'ygaq;E ABC 1 7. !lfTal-lai.�· u v D l ÈrrEiTr (èiv) corr. Brackett ( ÈrrEàv iam Krueger) 1 7- 8 . ÙvrvFzl'ìli AB 1 8 . xaì btaf3ì.l]1'ttJ deL Powell l :=: É Q�E a D 1 3 , 1 . èv[ygalj•f ABC(-1: l'ygmj!E D 1.. 'Ionat EÙç AB[): lon EÙç C Eon m f u ç D Plut. 3 · àrr' om. Plutarchi codd. l TÒV TWV 'EAì..�vwv C Plut. 4 · VÉa; ABC Plut.: vf]aç D 5. mzÉaç post Wesselingium edd. : TaXE iaç codd Plut. 6. TOUTÉUJV ABC l rràoa: a[ n ' , qua nisus urraoa Herodotum scn ps1sse Paap putat; ego suspicor pro rràoa hic in papyro illud aÀ�ç scriptum es­ se. 4uod paulo infra omittitur, nescio an recte 7· EJtÀE E P: EJtÀ!J)E D[) ÈrrÉ­ :TA!•lf ABC ! non exstat n ' l l aÀ�ç om . n ' ..

LI :

'iF>RIL V I I I ,

22 -2]

39

iscrizioni dicevano così: «Uomini della lonia, non vi comportate secondo giustizia combattendo contro i padri e rendendo schiava 2. Passate piuttosto dalla nostra parte; se vi è impos­ la Grecia. sibile farlo, rimaneteci fin da ora neutrali e chiedete ai Cari di fare

altrettanto; se poi non è possibile nessuna delle due cose, ma una necessità troppo grande vi impedisce di ribellarvi, neIl ' azione, quando ci scontriamo, siate volutamente vili, memori che discen­ dete da noi e che in origine la nostra inimicizia con i barbari ci proviene da voi». 3 . Secondo me, Temistocle fece scrivere que­ ste cose con un duplice pensiero: che le iscrizioni, inosservate dal re, facessero cambiare parere agli Ioni ed essi passassero dalla lo­ ro parte oppure che, quando fossero riferite e denunciate a Serse, rendessero gli Ioni infidi e li facessero tenere lontani dalle batta­ glie navali. 23, 1 . Ecco dunque cosa fece scrivere Temistocle; subito dopo questi avvenimenti, arrivò con un 'imbarcazione presso i barbari un uomo di lstiea annunciando che i G reci erano fuggiti dall'Ar­ temisia. I barbari, non credendogli, trattennero in custodia il messo e mandarono navi veloci in esplorazione; quando fu riferito come stavano le cose, appena sorse il sole tutta la flotta in massa fece vela verso l'Artemisia.

22, 6. JtaTÉQaç

Eust. Dion. 42 3

2.

Trattenutisi in questa località fi-

2 3 , 1 - 5 . wim ÒÈ - 1tQOXaTO'If'OilÉvaç Plut. de Herodoti malignitate 3 4 . 867c 6. éi11a �ÀL XWQq> ÈÒÉXOVTO TO'Ùç 8EooaÀ.o'Ùç ÈoBaÀÀOVTaç. OL ÒE wç ÙVaQJtUOOf!EVOL TO'Ùç wxÉaç CflEQOf!EVOL ÈOÉJTEOOV Èç TO'Ùç Ùf!CpOQÉaç. Èv­ ftn1JTU Ot 'LJTJTOL tà OXÉÀ.Ea Ò t Ecp1C)-clQTlOUV. 29, 1 . TOunov bf1 ocpt Ùf!Cf!OTÉQWV EXOVTEç EyxoTov oi 8Eo­ oaÀ.o[ JtÉWljJaVTEç XflQUXa �YOQEUOV TclÒE' «W wxÉEç, llÒTl TL f!dÀ.Àov yvwotf!UXÉETE f!Ìl dvm Of!O LOL �f!L V. 2 . ng6oftE TE yàg Èv To1m "EÀÀllOL, ooov xgovov ÈxE1va �f!L V �vbavE, nÀ.Éov aL Et xoTE Uf!Éwv ÈcpEQOf!E-&a, vùv TE nagà T BagBciQq> TO­ ooùTOv buvcif-l,Efta WOTE Èn' �f!LV Èon Tf]ç yf]ç ÈOTEQf]oftm xa't JtQÒç �vbganobt oftm Uf!Éaç. �f!E1ç f!ÉVTOL TÒ nàv EXOV­ TEç où f!VllotxaxÉOf!EV, àÀ.À' �f!LV yEvÉoftw àvT' aÙTv JtEVTflXOVTa TaÀ.avTa àgyugtou, xa't U f!LV unoÒEXOf!E-&a Tà ÈmovTa Èn't Tilv XWQTlV ànmgÉ'ljJEtV». 30, 1 . TaùTci m p t ÈnayyÉÀÀovTo oi 8 EooaÀ.o l . oi yàg w­ XÉEç f!OÙVOL TWV TUUT1J àv{}gtùnwv oùx Èf!flÒL�OV, xaT' aÀ.­ À.o f!EV oÙÒÉV, wç Èyw OUf!BaÀÀOf!EVOç EUQL OXLO, xaTà ÒE TÒ EXftoç TÒ 8 woaÀ.wv. 2. d bf: 8 EooaÀ.o't Tà 'EÀ.Àf1vwv TllJ�OV, wç Èf!OL ÒOXÉELV, Èf!fl ÒL�OV av OL wxÉEç· o'l TUÙTa È­ nayyEÀÀOf!ÉVLOV 8EooaÀ.wv ouTE òwoEL v Ecpaoav XQflf!UTa JtUQÉXEL v TÉ Ocpl 8EooaÀ.o1m Of!OLtoç f!Tlbl �E l v, d aÀÀwç BouÀ.otaTo· ÙÀÀ' oùx EOEoftm ÉxovTEç dvm ngob6Tm Tf]ç 'EJ..À ciòoç. 3 1 . ÈnEtbil òf: àvllvEtXftlloav oliTm oi À.oym , ouTw òil oi 8EoonÀ.o't XEXOÀ.Wf!ÉVOL T01ot toXEÙOL ÈyÉvovTO �YEf!OVEç

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J ÒÌ] ABC�: om. D 4· ÈoÉ�aÀov ABC�: ÈoÉBaHov D 5 . TQL rixovm D l ante corr. ) B 6. MT)Atriòoç ABC 6 - 8 . � mg - ilEÀorrovvi]oq> del. Macan 6. h mg D: �( L ) mg ABC� 9 Èo�aÀÀoVTE ç C p, l . ÈuÉf)uÀÌ.ov BC J et 4 nagVT)UOÙ ABC 4· (�) ad d. Pingel 5. NÉwva codd . . Phot. : N E wvu Harp. Suid. ( cf. Herodian . ) l TdtogÉa ABCD Paus . :

Td twgÉa � 6. àvEvEi xavw Eust. 8 . "A!lÉ dm "Iw­ vt:: c; ànò 'A{}llvÉwv yqovoTEç. 4- LTUQ É Eç è>E Tàç aÙTàç nagdxovto vÉaç Tàç xat Èn' 'AQTE�lOLq>, Kuttvlol è>E �tav xat JtEVTYjXOVTEQOV, ÈOvTEç ouva� T0 OqJETÉQq> {}uoat Tà 1Qa àva�avTaç Èç T'ÌlV àx.QonoÀtv, E'LTE òil tÒv Ò'4Jtv n va iòwv Èvunv(ou ÈVETÉÀÀEto TaùTa, d TE x.a't ÈvW!ltov o1 ÈyÉvEto È!lJtQrlOavtt TÒ LQOV. o1 ÒÈ qJUyctòEç TWV 'Afhlva(wv ÈJtOLrJ­ oav Ta ÈvTnaÀ!lÉva. 55· TOÙ ÒÈ dvEx.Ev touTwv ÈJtE!lvrio{}rJv, qJQctow. EOTL Èv TU àx.QonoÀt TaUTU 'EQEX{}Éoç toù YrJYEVÉoç ÀEYO!lÉvou d vm vrJoç. Èv T0 ÈÀaLrJ TE x.a't {}ci:ì..aooa Evt , Ta Àoyoç naQa 'A{}rJ­ va(wv flooEL ÒÉWVct TE x.at 'AfhlvaLrJV ÈQLOUVTaç JtEQL Tf]ç XWQrJç !lUQTUQta {}Éo{}m . TUUTrJV tÒv T'ÌlV ÈÀat rJV éi!la T0 aÀÀq> LQ0 x.aTÉÀa�E È!l1tQrJO{}f]vm imò TWV �aQ�ctQwv· ÒEUTÉQU ÒÈ

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LE STOKIL V I l i ,

53-55

69

di fronte alle porte e alla via di accesso, dove nessuno era di guar­ dia né si pensava che per di là un essere umano potesse inerpicarsi, vi salirono alcuni nei pressi del santuario di Aglauro, figlia di Cecrope, sebbene il luogo fosse scosceso.

2.


ç ABC 4 · v�u; D 5 · (tà) i ot i u coni . Jacobitz l itEUUOÙ[tfVOL Lex. Vind. àrrorrì.rvoÒJ.!FVOL coni . Naber 6. aÙtÉwv D 8 . vf)aç D 2. f'igno ABD Plut.: �QETO 5 7 , I . ÒÈ Plutarchi codd. l vÉu ABC Plut.: vf]a D c l m:pt (v ) D Plut.: mpim (v) ABC 3· wç fJTLÒdÌO"{J.!fVOV Plutarchi codd. 4· vÉaç ABC Plut.: vf]aç D 5· EÌ rr E om. Plutarchi codJ. l ou TOL scripsit Bekker: OUTOL Df) out' ABC oùx Plut. l àrràQ(J)Ol edd. recc. : àrrai g(J)OL codd. , Plut. l tà ç vÉaç ABC Plut.: tàç vf]ac; D del. Stein I 8 8 4 6. oÙÒÈ mgì. ru f]ç Plut. 7· rroh t ç c Plut. rroÀtaç D 9 · où !.!� ABC IO. T E xaì Plut.

LL STOJ> Stein 1 8 8 4 l ��-tE i 'ljlaTo D 2. Eùguf3t riòm D l oÙxÉn : ì'n ABC 3· àrràgwot edd. recc.: àrrai gwm (v) codd.

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�TORJE

Vlll,

57-60

73

mezzo, va' e tenta di mandare a vuoto la decisione, se mai tu pos­ sa convincere Euribiade a cambiare parere in modo che resti».

58, I . Il consiglio piacque molto a Temistocle e, senza dare una risposta, andò alla nave di Euribiade. Giunto, disse che vole­ va conferire con lui su un problema comune. Euribiade lo invitò a salire sulla nave e a parlare di quanto voleva. 2. Allora Temi­ stocle, sedendogli accanto, gli espose tutto quello che aveva ascol­ tato da Mnesifilo facendolo proprio e aggiungendo molte altre ra­ gioni finché, supplicandolo, lo costrinse a scendere dalla nave e a raccogliere gli strateghi a consiglio. 59· Appena furono radunati, prima che Euribiade esponesse il motivo per cui aveva raccolto gli strateghi, Temistocle si affannava a parlare, tanto grande era la necessità. Mentre parlava, lo stra­ tego corinzio Adimanto, figlio di Ocito, gli disse: « Temistocle, nelle gare chi parte prima del segnale prende una bastonata». Ed < egli giustificandosi rispose: «E quelli che restano indietro non ri­ cevono la corona». 6o, I . Allora Temistocle rispose affabilmente al corinzio men­ tre a Euribiade non disse nulla di quanto gli aveva detto in prece­ denza: che, se fossero salpati da Salamina, si sarebbero dispersi;

s S . XclQta tE - EÙQufhriòEOJ ( 1 -3 ) , pau cis mutatis, et Èv6ai:•ta - l'lQO(JTL itEiç: ( 5 . 7 ) Plut. de Herodot/ malignltate 3 7. 869e 59· Cf. Plut. Them I I , J

74

n.TOPU2N '

òtaògiloovtm · JtaQEOVtwv yàg twv OUflflUXWV o'Ùx EqJEQÉ ol 1 XOOflOV o'ÙòÉva xatllYOQÉEt v· 6 bÈ: èiA.A.ou A.6you E'l X Et O, A.f.ywv tubE· a. « Èv ooL vuv Èott owom t�v 'EA.A.ciba, �v È­ flOL JtEL {tu VUUflUXLllV a'ÙtOU f.!ÉVWV JtOL É Eo-tt m flllÒÈ JtEl {}6flEVOç toUtWV toLOl Aoymot ÙVU�Euçuç JtQÒç tÒV 'lo{}f.!ÒV tÙç vÉaç. àvti -tt E ç yàg ÉxatEgov àxouoaç. rrgòç f.!È:V t0 'Io-tt !l0 1 o OUfl�clAAWV È v JtEAayE·l ÙVUJtEJttUflÉV4J VUUflUXllOE tç, ( Èç) tÒ f1xwta �fllV OUf.!cpog6v Èott vÉaç EXOUot �agutÉgaç xaL ÙQt­ ltflÒV ÈA.ciooovaç· toiito ÒÈ àrroA.ÉEtç LaAaf.!lvci t E xaL M Éya­ ga xaL A't ytvav, �v JtEQ xaL tà èiA.A.a E'ÙtUXllOWflEV. UflU yàg t0 VUUtLX0 a'Ùtwv E'\f'EtUL XUL 6 JtE�Òç OtQUtoç, XUL OUtW q ocpÉaç a'Ùtòç èiçnç ÈJtL t�v TI EA.orr6vv11oov, Xt vbuvEUOEtç tE arrciou tù 'EA.A.cibt . �- �v ÒÈ: tà Èy yàg ò� rrgoÉ�m VE ÈowtÉQw tflç 'EUaòoç 6 TI ÉgoT)ç, wooutq> rrÀ.Éw i:'frvEa oi ÙrrEtO. 67, l . Èrrd wv àrrixato Èç tàç 'A{}�vaç rravtEç OUtOL rrÀ.�V Tiagiwv ( TiaQLOL ÒÈ urroÀ.ncp'frÉ:vtEç Èv Ku'frvq> ÈxagaÒOXEOV tÒV JTOÀ.E�OV x'fl àrro��OEtaL ), OL ÒÈ À.OL JtOL wç àrrtXOVTO Èç tò aÀ.TJQOV, Èv'fraùta xatÉ�TJ aùtòç :=: èg�T)ç Èrr't tàç vÉaç, È1 E �-t. D 7-8. :n:oÀL �mç S: :n: oì.. i m ç ABCDj)

LE )TORJ E VJJJ,

73 -75

93

neati e perieci. Le altre città di questi sette popoli, a parte quel ­ le che ho elencato, rimasero fuori dalla mischia; tuttavia, se si p uò parlare liberamente, rimanendo neutrali parteggiavano per i Medi. 74, 1 . Quelli all'Istmo erano impegnati dunque in questo fati­ coso lavoro, dato che ormai correvano la corsa decisiva e non spe­ ravano di conquistare gloria con le navi; anche quelli di Salamina, che ne erano informati, avevano paura, non temendo tanto per sé

quanto per il Peloponneso. 2. Per un po', si accostavano l'uno all'altro e ne parlavano sottovoce, meravigliandosi della dissenna­ tezza di Euribiade; il malumore infine esplose in modo aperto. Ci fu un'assemblea e si parlò a lungo degli stessi argomenti , gli uni sostenendo che era necessario navigare verso il Peloponneso e per quello correre rischio, non restando a combattere a difesa di una terra conquistata dai nemici, mentre gli Ateniesi, gli Egineti e i Megaresi sostenevano che si doveva rimanere lì e combattere. 75, 1 . Allora Temistocle, poiché il suo parere veniva sopraffatto da quelli del Peloponneso, uscì di nascosto dal consiglio e, una volta uscito, mandò un uomo con una barca all'accampamento dei Medi dopo averlo istruito su quanto bisognava dire: si chia­ mava Sicinno ed era schiavo di Temistocle e pedagogo dei suoi fi­ gli; dopo questi awenimenti Temistocle lo fece tespiese, dal mo­ mento che i Tespiesi accoglievano nuovi cittadini, e lo colmò di ricchezze. 2 . Costui allora, giunto con una barca, ecco cosa disse ai comandanti dei barbari: «Mi ha inviato lo stratego degli

74, 2. l"tEQL TOii Jtavtòç - 1'tÉovtEç Eust. Il. 342 , 2 1 ( ad II 76T JtEQÌ tot· rravtò::: �OTJ OQO!!OU 1'tÉovtEç) et 1 264, 1 8 (ad XXII 1 6 1 : 1'tÉovtE::: tòv l"t EQÌ tot• Jtavtò� �OTJ OQO!!OV) 3 · ÈÀ.À.ri!l'lj!Em'}m cf. Herrnog. de ideis I 9. p. 2 6 5 . 5 -8 Ra� (Àa!ll"tQuvw{}m [ ... ], Ol"tEQ fPTJOÌv 'HQoOowç ÈÀ.À.ri!l't'aa1'tm : "ide et I 8o.4 J


m vixwv corr. Stephanus: ll>oi VLKEç codd. l ÒLEcp1'trigaw edd. recc.:

ÒL Ecp1'tagÉaTo ABCDj)

LI: �TOIUL VIli,

88-90

1 09

combatte bene e ha affondato una nave di nemici�». Egli chiese se veramente l'impresa era d'Artemisia e quelli lo confermarono, ri­ conoscendo bene l 'insegna della nave; e credevano che la nave di ­ strutta fosse nemica. 3 - Ebbe fortuna, come si racconta, anche nel resto, poiché non si salvò nessuno della nave dei Calindi che potesse accusarla. A queste notizie si dice che Serse abbia escla­ mato: «Gli uomini mi sono diventati donne e le donne uomini». 89, I . Questo dicono che Serse abbia detto. Nel combattimen­ to persero la vita Ariabigne, figlio di Dario, che era fratello di Ser­ se, e molti altri illustri Persiani e Medi e alleati; pochi invece dei Greci: poiché erano capaci di nuotare, quelli le cui navi erano di­ strutte, se non morivano nella mischia, passavano a nuoto a Sala­ mina. 2. I più dei barbari morirono in mare, non sapendo nuo­ tare. Allora, quando le prime navi volsero in fuga, ne fu distrutta la maggior parte. Infatti, quelli schierati dietro, nel tentativo di farsi avanti con le navi per compiere anch'essi qualche impresa al­ la presenza al re, andavano a sbattere contro le proprie navi che fuggivano. 90, I . Nello scompiglio avvenne anche questo: alcuni Fenici, le cui navi erano state distrutte, recandosi dal re accusarono gli Ioni, sostenendo che le navi erano andate perse a causa loro perché avevano tradito. Ma si verificò che i comandanti degli Ioni non fossero uccisi e che i Fenici che li accusavano ricevessero questa

88, 1 3 ·4· OL 1-lÈV aVÒQEç - UVÒQEç Eust. ll. 2 1 1 ,24 ( ad II 2 J 5 ) et 668.43 !ad 96); cf. Suid. a 4030 Ad.ler ('AQl:E!lLOLa)

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ì..aj3t:lv TOtÒVÒE JlL01't6v. 2. En wunuv taùta ì.. q6vtwv È­ vÉj)ah VT)t 'Atttx1J LUJlOitQTJLXLTJ VT)ùç. il tE ò� 'Atttx� xatE­ òuno xa't ÈmcpEQOJlÉVTJ At yt va t T) VT)ùç xatÉòuoE twv LUJlO­ ''tQTJtxwv t�V vÉa. atE ò� ÈOvtEç àxovttota't OL LUJlOitQTJLXEç toùç ÈmBciTaç àrrò tf]ç xataòuorioT)ç VEÒç Briì..ì..ovtEç àrrT]­ ga�av xa't ÈrrÉBTJoriv tE xa't Eoxov aùtT]v. 3 · taùta yEv6�tEva TOÙç "Iwvaç ÈQQUOUTO" wç yàg ELÒÉ ocpEaç ::: É Q�T)ç EQyov JlÉya ÈgyaoaJlÉvouç, ÈtQUJtETO rrgòç wùç ot vtxaç o'la imEgÀurrEÒJlEv6ç tE xa't rrrivtaç a t tt OQE.L tq> àv'ttov LaÀaJll voç 'TÒ xaÀÉE­ 'Tat A t yaÀEwç, àvErruvitrivno tòv rrm T]oav1:a, xa't o't YQ«JlJlano'tat àvÉygacpov rra1:g6itEv 1:òv TQt T]gagxov xa't t�v JtOÀt V. JtQÒç ÒÉ tt xa't JtQOOEBaÀETO cptÀoç ('I itoguB ÈXEQU·L �OV tciç tE àvttoTaJlÉvaç xa't tàç cpEuyouoaç twv VEwv, o't ÒÈ At­ yt vf]tat Tàç ÈXJtÀEOuoaç· oxwç ÒÉ tL VEç toùç ,AitT)vatouç òtacpuyot Ev, cpEQOJlEVot ÈoÉmrrwv Èç wùç AtytvT]Taç. 92, 1 . ÈvitaùTa ouvEXUQEOV vÉEç il TE 8EJlLOTOxÀÉoç òtwxouoa vÉa, xa't � noì..uxgt wu wù Kgtoù àvògòç A t yt vT]-

7 LaflOitga(I )XiT) ABC 9· vÉa ABC�: vf]a D l b�: Ò È P (marg. ) . coni. Krueger 1 0 . vròc; ABD ( ante corr.) �: VEo>ç CD ( post corr.) 1 5 . ÈxÉÀ.EuE coni. Jacobitz 1 7. 1:-un•nùv C 1 8 . OUQEI C 2 1 . Ò É n scripsit Schaefer: b" i'n D� bÈ" i'n ABC l Jtgoor�aÀÀno C rrgoorì..ri fkro coni. Reiske l ('lwvwv) add. Abresch 9 1 , 1.. TQEJTOflÉVWV coni. Legrand 92, 1.. vÉa (Kagi T)V) e.g. coni. Powell 1.·3 · AiyLVT)TÉWV B

LE ST( )/{(L VIl i ,

90-92

I I I

ricompensa. 2. Mentre stavano parlando di ciò, una nave di Sa­ motracia speronò una nave attica. La nave attica affondava e una nave di Egina, lanciandosi all'attacco, mandò a picco la nave di Samotracia. Poiché i Samotraci erano buoni lanciatori di giavel­ lotto, abbatterono con i loro colpi l'equipaggio della nave affon­ datrice, vi salirono sopra e se ne impadronirono. 3 · Questo av­ venimento salvò gli Ioni: come Serse infatti li vide compiere un grande atto di valore, si volse verso i Fenici, contristato com 'era, incolpandoli tutti e ordinò che tagliassero loro la testa perché essi, 4. Quanche erano vili, non calunniassero chi era più valoroso. do infatti vedeva qualcuno compiere qualche impresa nella batta­ glia navale, Serse, seduto sul monte di fronte a Salamina che ha < nome Egaleo, domandava chi l'avesse compiuta e gli scribi tra­ scrivevano il trierarca con il nome del padre e la città. Contribuì inoltre a questa disgrazia dei Fenici il persiano Ariaramne, che era amico degli Ioni e lì presente. 9 1 . Essi dunque si occuparono dei Fenici; mentre i barbari erano volti in fuga e cercavano di navigare verso il Falero, gli Egi­ neti, in agguato sullo stretto, compirono gesta degne di ricordo. Nella mischia, infatti, gli Ateniesi calavano a picco le navi che si facevano avanti e che fuggivano, gli Egineti le navi che cercavano una via di uscita: così quelli che sfuggivano agli Ateniesi cozzava­ no di slancio contro gli Egineti. 92, I . Si incontrarono allora la nave di Temistocle che ne inse- < guiva un'altra e quella dell' egineta Policrito, figlio di Crio, che

90, I o- 1 . àrr�gu�uv cf. scholium Pers. 469, pp. 1 5 0- 1 Dahnhardt (schol. Phot. Lex

u

1 8 ·9. TI.ÌJ OQE.( Ai yrii..Ewç schol. Aesch. Triclin. 467. p. 46.g-9 Massa Positano ! : cf. 503 Theodoridis, Bachmann An. Gr. I 49,7 Bekker A n . Gr. I }60. 1 3 -

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n.TOPI�2N

. Poiché Adimanto non pre­ stava fede a quelle parole, dissero ancora questo: che erano dispo­ sti a essere messi a morte, trascinati come ostaggi se non risultasse che i Greci erano vincitori. 4. Così, volta indietro la nave, Adi ­ manto e gli altri raggiunsero la flotta quando tutto era finito. Gli Ateniesi dicono questo di loro; ma i Corinzi non sono d'accordo e ritengono anzi di essersi distinti nella battaglia tra i primi; e il re­ sto della Grecia testimonia a loro favore. 95· Quanto all'ateniese Aristide, figlio di Lisimaco, che ho ri­ cordato poco prima come il migliore degli uomini, quando co­ minciò la mischia intorno a Salamina, ecco cosa fece: presi molti degli opliti che erano schierati lungo la costa di Salamina ed erano ateniesi di stirpe, sbarcò con loro nell 'isola di Psittalia, dove mas- < sacrarono tutti i Persiani su questa isoletta.

l

IL'TOPIUN àvògì. XQTJOt-toÀ.oyq>, 'tÒ ÈÀ.EÀ.TJ'frEE n:civ"taç wùç "EÀ.À.TJvaç, 96,

KwÀ.taòEç ÒÈ yuva'ixEç ÈQE'tt-to'im otVLXTJiouç cf. Hes. y 208 Lane l yauÀ.o i : ( ... ] xa[ ta ct>m ­ VLXLxa nÀ.oia yaùÀ.OL xaÀ.oùvtaL ) ; Lexeù ad III I 36, I ; Suid. y 73 Adler; Lex Rhet IBachmann An Gr Il 2 30,4 5 ; Etym Magnum 2 2 1 -48 Gaisford

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JtQT)OOOV'tU EU T)JtlO'tEa'to wç EX rravToç voou rraQEOXEUUOTat JlÉvwv rroÀEJl�onv· MaQbovtov b' o'ÙÒÈv w1nwv ÈÀ.av{)-avt: ÒÈ �aitoVTEç O'tl où vÉEç EL EV àH' UX.Qat, OUÀÀEX-frÉVTEç Èx.o�L �OV'tO. 1 08, l . wc:; ÒÈ ��ÉQTJ ÈyL VE't'O, OQWV't'Eç oi "EÀÀTJVEç X.a'tà xu'>QTJV �ÉvovTa TÒv OTQUTÒv TÒv JtE�Òv �Àm�ov x.a't Tàç vÉaç d vm JtEQL riÀTJQOV, Èòox.Eov TE vau�ax�oEL v ocpÉaç na­ QUQTÉoV'to TE wç ÙÀESllOO�EVOL. È:rtEL ÒÈ: Ènu-frovw TÙç VÉaç OLXWX.ULaç, aÙ'tLX.U �E'tà 'tUU'tU ÈÒOX.EE ÈJtLÒLWX.ELV. 'tÒV �ÉV vuv vaunx.òv TÒv :=:ÉQsEw OTQUTÒv oùx. ÈnElòov òtw!;avuç �ÉXQL "AvÒQOU, Èç ÒÈ: T'ÌlV "AVÒQOV ÙJtLX.O�EVOL È�OUÀEUOV­ tO. 2. 8qu otox.ÀÉTJç �Év vuv yvw�TJV ànEòdx.vuw òtà v�­ owv tQarro�Évour; x.a't Èmòtw!;avtaç Tàç vÉaç nÀÉEL v t itÉwç Èrr't tòv 'EHt1onovwv Àuoovtaç tàç yEcpuQac;· EùQu�tciòrJç ÒÈ: t'hv ÈvavtL llV TUUTU yvw�TJV Ètl itEto, À.Éywv wc; d ÀUOOUOL

22. n m (I'JVl OV D l vuv om. c 2J. TE om. D l ò 'Egflàt:q.wc; C, haud peius 1 07, l . 'AQt:EfllOÌt] btÉGTQE'i'E C 2. ÈxÉÀEUGÉ C J· aut XUÌ JTOl ÉElV aut JT E l QU,JflEVOV n . 4 ) delenda cense! Krueger 5 . BamÀÉwç c 6. vJiaç D 7· Ì:'woaÀ.t lJ, xa't EJtEL ta éif..la tq> EaQt JtEtQào-ltm tf)r; f1EÀ.OJtOVV�OOU. 2. wç ÒÈ ÙJttXato Èç tllV 8EOOaÀ.t lJV, ÈV­ -fralita Magò6vwr; ÈsEÀ.Éyno n:gwwur; J..l ÈV to'Ùç ITÉgoar; n:avtar; to'Ùr; à-ltavawur; xaÀ.EOJ..l Évouç, n:À.'hv 'YòagvEOç toli OtQatlJYOV ( outor; yàg oùx ECj)lJ À.EL '4JEO-ltat �aatÀ.Éoç), f..l Età 12,

1 1 1, 3· XQElUflEvoc; del. Cobet et Madvig l À.oyoLOL TOLGL D 4· �aotÀ.Éa: 'Avògiouç D 5 · Èmi!;ELV C àmi!;EL D l niiv C�: Tfrv ABD 5 -6. È!;mgijoEL AB�: È!;mgf]om C È!;mgÉoEL D 6. À.Éywv ÒÈ recc. , coni. Reiske: À.Éywv (ùrv) Schaefer 7· TE 1 om . D 9· a'ivu: TlflÙ D I O. aÀ.À.wv VT]GLWTÉWV EÒOoav D 1 1 . ELl'Tm D 1 2 . yE om. D l oÙÒÈ A (ante corr. J l dvEXE D 1 4· ì'c:puyov ABC 1 5 . OQflEWflEVoç C OQflEOIJ.EVOç D 1 6 . Èx-ràTO cum Bredovio edd. recc. : ÈxTÉaTO ABC ÈxTÉETO D� 1 1 3 , 1 . :=:Ég!;w D l �IJ.ÉQac; òì..i yaç AB 2. È!;Éì..auvov C 3· yàg xaL C l l'TQOOl'TÉIJ."Ijlm B 4· àvwgil]V D 6. àrrixETo D 7· wùç om. C 78. n Égoaç rrrivmç: IJ.UQlOUç n Égoaç D

IL STORIE VIII,

1 1 2 - 1 1]

1 }9

1.

Temistocle, poiché la sua avidità era infinita, inviando < messaggi di minaccia alle altre isole, chiedeva denari attraverso gli stessi ambasciatori di cui si era servito per il re, dicendo che se non avessero dato quanto richiesto avrebbe condotto contro di loro la flotta dei Greci, le avrebbe assediate e distrutte. 2. Mandando a dire così, raccolse grandi ricchezze dai Caristi e dai Pari i quali, saputo che Andro era assediata per aver parteggiato per i Medi e che Temistocle era lo stratego più celebre, timorosi inviarono le somme. Non so dire se le abbiano date anche altri abitanti delle isole; credo però che le abbiano date anche altri e non solo questi. 3 · Eppure i Caristi, m algrado ciò, non differi­ rono la loro rovina, mentre i Pari, ingraziatisi Temistocle con de­ naro, evitarono l'assalto. Temistocle dunque, muovendo da An­ dro, acquisiva ricchezze dagli abitanti delle isole di nascosto dagli altri strateghi. 1 13, 1 . L'esercito di Serse, trattenutosi pochi giorni dopo la battaglia navale, si diresse verso la Beozia attraverso la stessa stra­ da. Mardonio infatti decise di scortare il re e, poiché la stagione non era indicata per la guerra, ritenne fosse meglio svernare in Tessaglia per attaccare il Peloponneso in primavera. 2 . Quan­ do giunsero in Tessaglia, Mardonio allora scelse per primi tutti i Persiani chiamati gli Immortali, tranne il comandante !darne {co­ stui infatti disse che non avrebbe lasciato il re) , quindi tra gli altri 1 1 2,

1 12.

où yàg Èn:auEto 1tÀ.EOVEXTÉWV O. l ) et À.riitQU TÒJV aÀ.À.oJV OTQUTTJYÒN O. r 6 l

Plut. de Herodotl mallgmlate 40, 8 7 r c

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C'Il:· niJv ctÀ.À(I)V ll EQOÉwv wùc:; 1'tWQlJXOcpoQouç xaL t�v 'lrmov Tl]V X L Ài l]V. Xv tflç ÉtÉQllç oiXLllç twv f3am­ À.Éwv. 3 · oÙtm :rr:rivtEç, :rr: À.ilv twv òuwv twv !lEta A EutUXL­ ÒEa JtQWtWV 'X.UtUÀ.EX'frÉV'tWV, Ol aÀ.À.ot f3aotÀ.ÉEç ÈyÉVOVtO :L:rr: ri Qtllç. 'Afrllva(wv ÒÈ Èo,;gat�yE E Sriv{h:rr: :rr: o ç 6 'AQL ­ cpgovoç. IJ2, I . wç ÒÈ JtUQ EYÉVOV'tO Èç tilv A'L ytvav :rr:à om ai vÉEç, ÙJtl'X.OVtO 'lwvwv ayyEÀ.ot Èç tÒ OtQUtOJtEÒOV tWV 'EÀ.À.�VWV, o'L xa't Èç LJtUQtllV ÒÀ.L y

X(ou ,;ugrivvQuyi.aç· 'HQoOotoç) 1 3 7-9. Macedonum antiquitatis enarrationem commemorar schol. Thuc. Il 99.3 . p. 1 60,26-7 Hude (toùto xa't 'HQOOotoç Èv t'fl t}' [sic] LatOQEi xatà OL É!;oòov) '

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3 · Èxdvwv D xaxElvwv C l OdÌOflÉVa P 6. àn' "AQyEoç del. Herwerden àn' ÙQXf)ç coni. Krueger l (wç) add. Pingel l owrr'JQLa recc. et Aldus 8. tE om. D I o. toim: totrro wL D I 1. EXOV ABC�: EXWV D 1 3 . wotE B J 4 . OUQOç C l XÉEtUL BÉQ�LOV D l XLOvoç coni. Koen 1 39, 1 - 2 . flEQOLxEw C� 2. f.yqovEE D 4. 'AQQaioç ABC l fl EQOLXTJç BC 1 40, 1 . OÈ C l 6 'AH!;avOQoç 6 A (post corr.) BC 4· �amÀÉoç AB�: �am 5 . f.!; Èxd vwv Èç ÈflÈ D 6. flEtLELflL C l MaQÀ.Éwç C D l oiltwç: ÙJOE C OOVLE ÙJOE D l nol EE CD

LE STORIE VIII,

I) B- 140

171

dimento il più giovane avesse preso quel che veniva dato. Uditolo

e

gonfio d'ira, mandò dei cavalieri contro di loro per ucciderli. In

quella terra c'è un fiume cui i discendenti degli uomini venuti da Argo sacrificano come a un salvatore.

2.


> cit . , pp. 2 2 -44. In Erodoto l'aneddoto tradisce, come in altri casi, un misto di ammirazione per la scaltrezza e di ripugnanza per l'amoralismo, contribuendo alla sua ca­ ratterizzazione; cfr. U. Bultrighini, Elementi di dinamismo neli'econo­ mia g,reca tra VI e V H'colo, Alessandria I 999. pp. 4 2 - 6 . Per Erodoto. la resistenza alle tentazioni del denaro costituisce una virtù morale: cfr. i casi di Cleomene ( III I 48 , 2 ; V p , 2 - 3 ) e di Cadmo ( VII I 64 . 2 ) , uomini «giusti» quanto rari appunto per questa ragione. Ved. H . Barth . «Klio» XLIII-XL V I 96 5 , pp. 30-7. L'episodio illustra anche i rapporti tra il comandante supremo formale e il vero manovratore strategico. Sui processi ateniesi per corruzione ved. R. Kulesza, Die Bcstcchung im politischen Leben A then.r, Konstanz I 99 5 . I I - 2 . xam�l E L vavTEc; JtQÒ Tf]c; Eùf�o [ l]c;: a l patriottismo panelleni­ co ufficiale sono contrapposti i campanilismi locali. La richiesta degli Eubei ( cioè, degli lstiei ) prefigura quelle degli stessi Ateniesi dopo la battaglia ( cap. 40, 2 ) e dei Peloponnesiaci a Salamina ( cap. 4 9 . I - 2 ecc . ) . =

5, 2 . Eùgufhciòn . . . : l a venalità degli Spartani. nonostante tutti gli ste­ reotipi didattici, era proverbiale fin dall'età arcaica. Il motto XQ��m­ àv�g ( «il denaro fa l'uomo») , attribuito da Alceo ad Aristodemo spar­ tano ( fr. 3 60 CL 1 ) , anche se in origine era forse uno slogan in favore di una Costituzione su base censitaria, cioè timocratica, venne inteso in senso malevolo. Per la venalità spartana in età storica ved. la raccolta dei dati di K.L. Noethlichs, «Historia» XXXVI I 9 8 7. pp. I 2 9 - 70. 4 · 'Aò E i �avToc; . . . : cfr. in particolare capp. 5 9; 6 I , I - 2; 94, I -4 e no­ te ad !oc. Il padre Ocito è menzionato solo qui e al cap. 5 9· Il figlio di Adimanto Aristea ( Aristeo in Tucidide) comandò nel 4 3 2 a.C. la spe­ dizione corinzia a Potidea (Tucidide, I 6,2 sgg. ) e nell' estate 430 fu messo a morte dagli Ateniesi senza processo insieme ad altri amba­ sciatori peloponnesiaci diretti in Persia ( Erodoto, VI 1 3 7-4; Tucidide. Il 67, I -4 ; ved. H.D. Wesdake, Euavs in Greek fiistorians and Greek fiistory , M anchester 1 969, pp. 7 3 - S 3 l . Per un nipote di Adimanto. Enea figlio di Ocito iunior, ved. Tucidide, IV 1 1 9 , 1 = StV II, n . I 8 5 . Plutarco parafrasa e critica l'ostilità di Erodoto verso un buon patrio-

206

COMMENTO V I I I ,

5-6

ra e cita un epigramma encomiastico iscritto sulla romba di Adimanto (Mor. 8 7oD , che altre fonti attribuiscono a Simonide ( I O EG; FGE, pp. 200- 2 } . Le versioni ostili raccolte da Erodoto ad Atene non sono dovute necessariamente al comportamento del figlio, anche se alcuni possono aver collegato la supposta pusillanimità del padre (ironica­ mente, ÙÒEL j..ta Vtoç significa «intrepido))) con il supposto medismo del figlio. Ved. ] . -C. Carrière, «DHA)) XVI I 9 8 8 , pp. 2 3 8 -4 I . 5 . �OJtatQE: solo qui in Erodoto nel senso metaforico di «oppor­ si)), «obiettare>>; nel senso originale di «scuotersi)) e simili ved . I I I I , 3 ; IX I 20, I . 8 . � �aatÀE"Ùç . . . : Temistocle insinua il sospetto di rapporti segreti personali tra Adimanto e Serse; cfr. la minaccia di Temistocle ad Ar­ chitele nell'aneddoto di Fenia ( nota a 4 , I ol . Sull'onnipotente oro per­ siano e i suoi effetti ved. la raccolta di studi L 'or perse et f'hùtoire grecque, «REA)) XCI I 9 8 9 . 6, 2 - 3 . JtEQÌ. ÒELÀT]V rrgwi T]V: il primo pomeriggio; per il tardo pome­ riggio ved. cap. 9· Ò E L ÀT] è forma america (l/. XXI I I I , ecc. ) . Per le

divisioni greche del giorno ved. Asheri III, p. p 8 . Comincia qui una serie di precisazioni cronologiche sulle giornate e notti della campa­ gna di Artemisia (ved. nota a q , I ) . 3 · rrut'h)f.l EVot: i Persiani sapevano dell'arrivo dei Greci grazie alle due navi catturate presso Sciato (VII I 79 - 8 2 ) , ma potevano vederli solo da Afete. Si è avvertita una contraddizione tra questo passo e 4, I , dal quale risulterebbe che i Persiani erano arrivati prima dei Greci. 4 - vauÀoXÉE tv: cfr. VII I 8 9 , 2 ; I 9 2 , 2 (varia lectio) ; e nel «decreto di Trezene)) (Appendice I, l. 4 3 ) . L'aggettivo vauÀoxoç (porto «sicu­ ro per le navi))) è america ( Od. IV 846; X I 4 r l . 9 - EÙ(jlQOVT] : letteralmente «buon tempo)), è un eufemismo per «notte)), usato da Erodoto solo negli ultimi tre libri. Powell, ad loc., vede nell'uso di questo termine un influsso della tragedia greca. I o- r . f.ll]ÒÈ rrugcpogov . . . JtEQL yEvÉm'tm : Erodoto è la testimoni anza più antica su questo motto, citato dai paroemiografi nella forma oÙÒÈ rrugcpogoç È À E t cpfrl], «non è scampato neanche il portatore del fuoco sacro)) (Zenobio, V 3 4 PC; Suida, s.v. oÙÒÈ rrugcpogoç e oÙÒÈ rrugcpogoç ÈÀ E t cpfrl] [O 8 I 3-4 Adler] ) . Il motto era noto al traduttore ellenistico del profeta Obadia I 8. È come se si dicesse «non è scampato nessuno)). L 'origine del motto sarebbe l'uso di risparmiare il porta­ tore del fuoco del nemico vinto in quanto sacro ad Ares (Schol. Eur. Phoen. 1 3 77 Schwartz) . rrugcpogoç è l 'aggettivo sostantivato del sa­ cerdote «portatore del fuoco)). È particolarmente noto il rrugcpo­ goç spartano, che portava il fuoco attizzato agli altari di Zeus e di Atena fino oltre il confine (Senofonte, Lac. Resp. I 3 , 2 ; Nicolao di Da-


>. Ved. F. Geyer, Topographie und Geschichte der Insel Euboia I, Berlin I 90 3 , p p . 6-9; G.C. Richards, «CR>> XLIV I 930, pp. 6 I - 2 ; Pritchett, SAGT Il, pp. I 9- 2 3 ; H .] . Mason-M.B. Wallace, «Hesperia>> XLI I 97 2 , pp. I 3 I , I 36-9; H . Horhager, «Chirom> III I 97 3 · p. 5 6 sgg . ; N . Georgant­ zoglu, «Parousia>> III I 9 8 5 , pp. 2 4 3 - 7 9 ; Mi.iller I, pp. 4 2 0 - 2 ; A .] . Bowen, «CQ>> XLVIII I 99 8 , pp. 3 6 I - 3 . 8 . oxwç O. v È ; ww1't E t lJ . . . : cfr. l a libera parafrasi di Diodoro, X I < 1 3 , 1 . La credenza, o l'augurio motteggiato, che «gli dèi distribuiscono porzioni uguali»> WEwv Tà '( oa VEI.HJVTwv ) , ricorre anche a VI I I . 3 e I 09, 5 ; Harrison, p p . 9 3 sg. , I 70, I 73 nota 6 3 . La riflessione teologica di Erodoto non si accorda con le sue cifre: dopo tutte le perdite, ri­ mangono ancora seicentottantadue navi persiane per la seconda gior­ nata ( cfr. nota a 4 , 2 ) , contro le trecentoventiquattro n avi greche (inclusi i rinforzi ateniesi: cap. '4, I ) . I 4, 5 . vÉEç TQE'iç xaL llEVTTJXOVTa: cfr. Diodoro, XI I 3 , 2 , che arro­ tonda la cifra a cinquanta. L'ipotesi che lsocrate ( IV 90) le arroton­ dasse a sessanta e ritenesse che questa flotta fosse arrivata per prima all'Artemisia (]. Labarbe, «BCH>> LXXVI I 9 5 2· p. 3 90 sgg . ) non convince. Secondo altri, le cinquantatré navi sarebbero state inviate dall'Artemisia per incontrare all ' Euripo la flotta di circumn aviga ­ zione persiana (sarebbero quindi u n a parte del totale ateniese origi­ nale, non un rinforzo) . Diversamente, ] .F. Lazenby, «HermeS>> XCII I 964, p. 272 sg. 9· T'ÌlV aÙT'ÌlV WQl]V: mentre a cap. I 2 , I WQlJ significa «stagione>>, qui e altrove ( cap. I 9 , I ; cfr. IV I 5 8 ,2; IX p) si avvicina al nostro sen­ so di «ora» ( che è il significato usuale del termine in epoca ellenisti-

216

COM:\I FNTO \'1 1 1 ,

14-15

ca ) . Per l a divisione del giorno in dieci «parti» ved. Erodoto, II 1 09,2. Cfr. V. Langholf, «Hermes» CI 1 97 3 , pp. 3 8 2-4. I o. V l]t• o [ K t f.. i OOlJ O L : ve d. Erodoto, VII 9 1 . Secondo Eschilo ( Pen. 3 26- 8 ) , l'amxgxoç: cilicio Siennesi ( «il cilicio Siennesi figlio di Oromedonte»: Erodoto, VII 9 8 ) cadde a Salamina. Sulla flotta cilicia in età achemenide ved. D. Asheri, «Quaderni storici>> LXXVI 1 99 I , pp. � 5 -6. La seconda giornata dell'Artemisia, come la seconda delle Termopili, è un antlcllmax rispetto alla prima; ved. le giuste osserva­ zioni di A. Masaracchia, Studi crodotci, Roma I 976, p. 92 nota 9 3 , su­ gli schemi narrativi di Erodoto. I 5, 1 . tQ i n,] ÒÈ l]fl è Q I J «il terzo giorno» o «dopo due giorni», sono formule narrative per indicare un breve periodo di tempo; ved . Feh­ ling, pp. 2 1 6 - 3 9. La stessa unità di tempo ricorre anche a proposito della marcia di Serse nella M alide ( VII r 96), della tempesta del Peli o (VIII I 9 I , 2 ) e per ben tre volte a proposito dei nove giorni che Ero­ doto interpone fra le battaglie dell ' Artemisia e Salamina (VIII 2 3 , 3 ; 2 5 , 2 ; 66, I e nota ad loc. ) . Cfr. lmmerwahr, pp. 2 5 7-9. Ved. anche no­ ta a 8 3 -96. Per ÒEUTÉQI.l ll[l ÉQ'.l ved. cap. 5 4 e nota ad loc 2 - 3 . tò àrrò :=:ÉQ�Elù Ò E L [Hl t vovu ç: : cfr. VIII 86. 4 · :iTagaxEÀEumi[L EVO L : ved. l'app. crit. La lezione di ABCP può trovare conferma al par. 2 ( rra Q EXEÀEuovto ) . Cfr. lmmerwahr, p. 267 nota 8 3 · 5 . ouvÉm rrTE . . . : per ourtrrl m:w nel senso di «coincidere» cronologicamente cfr. I 8 2 , I ; VII 206,2; IX r oo , 2 ; anche II 49,2; VIII I J 2 , 3 ; q r , 2 . C'è discordanza tra i l «doppio diario» erodoteo di Termopili/Artemisia e il sincronismo delle tre giornate (ved. sotto nella tav. ) . S i è cercato d i sanare i l divario i n vari modi, sia riducendo i l numero dei giorni di inattività alle Termopili, sia prolungando il viaggio della flotta persiana da Terme a Sepiade o la durata della tempesta del Pe­ lio, sia scusando l'errore in modi diversi. Più convincentemente, altri studiosi attribuiscono l'origine del sincronismo esatto alla fantasia re­ ligiosa popolare, che ha voluto abbellire e mitizzare la contempora­ neità approssimativa delle due battaglie. Erodoto non avrebbe cioè inventato il sincronismo, ma lo avrebbe appreso dalle sue fonti orali ateniesi o spartane per scoprirvi il messaggio didattico, provvidenzia­ listico e pan ellenico che gli stava a cuore. Cfr. [Lisia] , 2 , 3 r , e i sincro­ nismi di lmera e Salamina ( Erodoto, VII I 66 ) e di Platea e Micale (IX I oo, I -2 ) . Il sincronismo andrebbe insomma inteso in senso didattico, non cronologico. Un puro intento didattico aveva anche la versione che datava tutte le grandi battaglie delle guerre persiane, da Maratona a Micale, nel 6 di Thargeliòn ( maggio/giugno) ( Eliano, Varia histo­ ria II 2 5 ) , datazione cronologicamente inaccettabile. Da un punto di


VI I 9 5 6, pp. I 99 - 2oo; M . Chambers, «CPh>> LIV I 9 5 9. pp. 42-4l. Per altri tre Ateniesi di questo nome nel V e IV seco­ lo a.C. ved. LGPN Il, s.v. Il nostro è una personalità politica di rilie­ vo, del demo di Lamptrai; fu candidato all'ostracismo: ved . M.L. Lang (ed. ) , O.rtraka, Princeton I 990 («The Athenian Agora>> XXV) , p . 4 7 (nn. 1 24-7); Traill I , p . 3 I ( n . I O I 6 5 o l . Nel 479/8 partecipò con Temistocle e Aristide ai negoziati a Sparta per la ricostruzione delle mura di Atene. Ved. APF, p. I ; R. Thomsen, The Origin o/ Ostracism, Kobenham I 97 2, p. I oo. Due lettere della raccolta epistolare spuria di Temistocle sono indirizzate ad Abronico (4 e IO EG; Cortassa, pp. 5 3 -9. 74- 5 . I 07 - r o, I I 9; Lenardon, pp. I 5 9- 6 3 , 1 73 ; Culasso Castal­ di, pp. 8 3 -6, r 8 6-7l. Dalla lettera n. 4 risulta che Abronico aveva un figlio, Lisicle, fidanzato o marito di una figlia di Tem istocle. Ved. APF, p. 4 5 8 . Vi sono anche nomi iranici in Abro- (p.es . , 'Aj)goXOJ.l.l]ç: Erodoto, VII 224,2) e in Abra-: ved. R. Schmitt, «Glotta>> LIII 1 97 5 . pp. 207- I 6. I I - 2 . wç EXaOTOL È:nixl'rqoav . . . : l'ordine di ritirata è lo stesso dello schieramento per ala in battaglia e lungo la base costiera, con gli Ate­ niesi all'estrema destra e i Corinzi all'estrema sinistra. Al momento della ritirata, i Corinzi si trovano al loro posto nell'ala occidentale lungo la baia di Pevki e quindi in capo alla flotta volta verso il canale di Eubea. Ved. l'atteggiamento critico di Plutarco, Mor. 868a, contra­ riamente alla sua descrizione dei fatti in Them. 9. r (con la nota di Pic­ cirilli a 9.3 -4) . Cfr. M.B. Wallace, «Phoenix>> XXVIII I 974· p. 29 sgg. Per un ' analoga norma dei re spartani ved. Erodoto, VI 5 6 . ,

2.2., I - 4 . È:mÀE;riJ.l.Evoç . . . È:rrEÀÉ�aVTo: è u n gioco d i parole? Cfr. ].E. Powell, «CR>> LI I 937· p. I o 5 . 2. llEQÌ Tà llOT L J.l.a . . . : sulla navigazione nel canale d i Eubea ved.

C0.\1 M[:-.;TO V I I I .

2 2 -2]

223

H . -·J. Gehrke, > XVI I 990, pp. 27-8; Lauffer, s.v. ; ] . Mdnerney, The Folds o/ Parnassos cit . , p p . 263 - 3 3 2 . �QUflÒV rroÀLV: detta anche �QUfl(aha, ai piedi del Callidromo, a sud-ovest dell'odierno villaggio di Drimea (o Glunista l .

C0\1\IE:"TO \'Ili. 33

l3

3

3 . Xagciògav: si è tentato di localizzarla al Paleokastro d i Mario­ lata. sul margine ovest della valle del Cefiso. Td}g(IJvwv: anche Tdlg-; localizzabile con certezza sul lato settentrionale dell'alta valle del Cefiso. Per il culto di Atena Tith rone a Flia in Attica cfr. nota a I I . 8 - 9 ; Pausania, I 3 I -4 · con la nota di M u s t i - Besc h i . 'A !l­ q i r.wav: anche 'A!lCfÌ xÀEta (Pa usania, X 3 3 . 9 - I I l. a occidente dell'odierna Amfiklia ( o Dadi l. Per Neone ved. nota a 3 2-4 - 5 · 'Ei.ci4 · ndH Éa:;: cfr. H ellenica Ox_vrhynchia XIII 5 Bruce. tEwv: importante e famosa città focese. a nord-est dell 'odierna Elatia (o Drachm ani ) . Dominava il passo di I a m poli ( ca p . 2 8 l ; fu sed� dell 'amministrazione della lega focese fino alla conq uista romana. E celebre l ' evocazione di Demostene dell 'occupazione di Elateia per mano di Filippo il Macedone nel 3 3 9/8 ( I 8 , I 69 sgg. l . 5 . nagmrota!liouç: o nagarroTa�tia ( Stefano d i Bisanzio. S.\'.), loc:�l izzabile tra le pianure di Elatea e Cheronea ; cfr. Teopompo. FGrHist I I 5 F 3 8 5 e Plutarco, Sul!. I 6, I I -2 ( con la nota di M.G. An ­ geli Bertinelli. in Plutarco. Le Vite di Lisandro cit . . pp. 3 5 4- 5 l. 5 - 8 . ''ABac;... XQTJOTlJQIOV aùn){h: cfr. Erodoto. I 4 6 . 2 ; VIII 2 7. 5 : I 3 4· I . È sicuramente localizzata a sud-ovest d i lam poli. Il tempio di Apollo 'Ar�aT o:;. con il suo celebre oracol o . sorgeva s u un colle a nord -ovest del la città. Abe non fu distrutta da Filippo il Macedone nel 3 46 a.C., m a il tempio fu incendiato dai Tebani. Città e oracolo fiorirono di nuovo in età rom ana. Ved. G . Daverio Rocchi. D1\iP I I 996. coli. 4 - 5 s.v. «Abai». con bibl. aggiornata. 6 . {}llOat•go'im: sui «tesori» ved . Asheri l. pp. 27 I - 2. Ad Abe era­ no conservate le offerte di Creso (l 46. 2 l . 8 . ouÀllOOVTEç ÈvbtQTJOav: i templi focesi sono i primi santuari greci fatti incendiare da Serse ( VI I I 3 2 . 2 l . Secondo Pausania il tem ­ pio di Abe fu uno di quelli che i Greci, con il cosiddetto «giu ramento di Platea», avrebbero deciso di non restaurare per lasciare ai posteri la testimonianza dell'empietà dei barbari ( X 3 5 , 2 ) ; cfr. Licurgo. con­ tra Leocratem 8 I ; Diodoro, XI 29,3 (la clausola m anca nel testo epi­ grafico rinvenuto ad Acarne: Tod Il, n. 204 , 11. 2 I- 5 I l . La distruzione del tempio di Abe. tuttavia, non fu totale Oe statue erano ancora m situ al tempo di E rodoto ( 2 7 . 5 l e l'oracolo funzionava nel479 a . C . ( VI I I I 3 4 , I ) . All'incendio dei templi focesi faranno seguito quelli della zona di Aliano in Beozia ( Pa usani a . X 3 5 .2 l , l'acropoli di Atene ( Erodoto, VIII 5 3 , 2 ) e altri santuari attici ( n el 480 e 4 7 9 : IX I 3 . 2: 6 5 ,2 ; Pausania, X 3 5 , 2 ; cfr. nota a I I , 8 - 9 l . infine gli atti sacrilegi di Artaicte a Elaiunte ( E rodoto, VII 3 3 ; IX I I 6. I - 3 l . Prima dell'arrivo in Focide Serse aveva rispettato il tempio di Atena Iliade a Troia ( \TJI 4 3 , 2 ) e il temeno di Zeus a Halos ( VII I 97 , I -4 l . ma si era proposto di vendicare l' incendio di Sardi (VII 8B. 3 : cfr. V I 02 , I ), pretesto anri-


> s. 3 " XVI 2, I 9 8 6 , pp. 3 3 I -9 3 ( con esauriente bibl . ); N enci V , p . 3 1 0 ; ved . anche A . Keavenay, «Athenaeum» LXXXIV I 99 6 , pp. 2 3 -4 8 ; P. Briant, Histoire de l'em­ pire perse de Cyrus à Afexandre, Paris I 996, pp. 5 5 9-71. 34, 2. navorrÉaç: cfr. cap. 3 5 , I . Erodoto usa la forma america; da Tucidide in poi prevale l a forma avoTEuç. Panopea è sul confine della Beozia, localizza bile a sud dell'attuale villaggio di Ayios Vlasios. Le m ura della città si sono conservate. La città è situata su un croce­ via importante per le comunicazioni con la Beozia e Delfi . Ai tempi di Pausania rimaneva poco della città; in un passo famoso, Pausania esi­ tava a chiamarla pofis non possedendo edifici governativi, né ginna­ sio, teatro, agora o fontana pubblica (X 4 , I ) . Possedeva tuttavia un suo territorio e apparteneva alla Lega focese, benché gli abitanti si considerassero discendenti dei Phlegyes, mitici briganti di Orcome­ no; l ' eponimo mitico della città era Panopeo, il padre di Epeo co­ struttore del cavallo di Troia. Un ' altra reminiscenza america locale era la tomba del gigante Titio ( Od. XI 676-8 I ; cfr. Pausania, X 4, 5 ) . V ed. anche Plutarco, Su/L. I 6 , 8 , con la nota di M.G. Angeli Bertinelli, in Plutarco. Le Vite di Lisandro cit . , p. 3 5 4 · 5 . 'OQXO!J.EV[wv: Orcomeno era situata sulla riva nord-ovest del lago Copaide ( Erodoto, VIII I 3 5 , I ) . In età micenea, l'importanza

COMME:-.ITO

\'111,

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della città è attestata dal tumulo monumentale detto «tesoro di Mi­ nia» (Pausania, IX 3 6 .4; 3 8 ,2); ved. anche Il. II p I ; IX 3 8 I ; Od. XI 284. La città decadde verso la fine del II millennio per l'inondazione del suo fertile territorio. Per Orcomeno in Beozia ( d a distinguere dal l 'omonima città in Arcadia) ved. Erodoto, I 1 46, I ; I X I 6, I -5. Ved. L. Vlad Borrelli, EAA V, p. 7 I I sgg.; Mi.iller l, pp. 529 - 3 0 ( con bibl . l; Lauffer, s.v. 6 . rràv -rò rrì-..f]{}oc;: è una generalizzazione ingiustificata. Tespie e Platea non medizzarono, né probabilmente Aliarto e il suo territorio (Pausania, X 3 5 ,2) , e persino dalla medizzante Tebe giunse un con ­ tingente alle Termopili. Che con questa locuzione Erodoto intenda l a «massa del popolo» in contrapposizione all 'aristocrazia è ipotesi a s ­ surda: egli sapeva benissimo che era proprio l ' aristocrazia a medizzare ( IX q,4; I 6 , I ; 8 6 , I ; cfr. Plutarco, Artst. I 8 ,6), e che solo i mediz­ zanti tebani combatterono a Platea in campo persiano ( lX 6 7; per la versione tebana corrente nel tardo V secolo cfr. Tucidide, III 62, 3 ). Il risentimento del beota Plutarco (Mor. 854f; 8 64d- 8 65f; 8 6 6d - 8 6 7bl sembra dunque, in questo caso, ben comprensibile; ved. U. Cozzali. «RFIC» XXXVI I 958 , p . 274 sgg Il medismo beota divenne un ele­ mento topico nella propaganda e nella retorica attica, soprattutto du­ rante la guerra del Peloponneso e poi nel periodo dell'egemonia te­ bana ( 3 7 I - 3 6 2 a . C . ) , contribuendo alla fin e a creare l'atmosfera incendiaria che rese possibile, nel 3 35 a . C . , la distruzione di Tebe per opera di Alessandro Magno. 6-7. èivòg Ec; MaxEòOvEc;: il compito di questi presidi doveva esse­ re duplice: proteggere le città medizzanti dalla soldatesca persiana e prevenire atti ostili da parte di elementi antipersiani. Sulla cavalleria macedone al tempo di Alessandro I ved . IX 44-5; su Alessandro ved . Nenci V, p . I 79; nel libro V I I I ved. i capp. I 3 9-44 · 8 . E orp�ov ÒÈ -rùòE: ved. l ' app. crit .; tùÒE si riferisce a quello che segue (òf]À.ov . . . !pQOVÉOL Ev ) ; cfr. E. Badian , in S. Hornblo\\'er ( ed .), Greek Historiography, Oxford I 994. pp. I I 7 - 8 e nota I 2. Elio Aristi­ de (46, I 92) afferma che i Persiani misero a fuoco tutta l a Beozia. 3 5 ·9· La storia dell'attacco persiano a Delfi è apparsa comprensibilmente un frutto della propaganda delfica, utile per riabilitare l'oracolo che durante il conflitto greco-persiano aveva preso posizioni ambi­ gue, se non apertamente medizzanti. Sembra inammissibile che Serse avesse dato ordine di saccheggiare un santuario neutrale, sacro ai suoi alleati greci e amministrato da un' Amfizionia in gran parte medizzante. Lo stesso Erodoto riferisce a IX 4 3 ,2 una tradizione che evidente­ mente non sapeva nulla di attacchi persiani a Delfi nel 4 80/79 a . C . Dopo Salamina, il tempio di Delfi sentì il bisogno di spiegare in quale


LX I 905, pp. I 44-7; Crahay, pp. 3 3 3 - 6; P-W I, pp. I 7 I -4; Hignett, Appendix XIII; Lache­ naud, pp. 354-6 I ; J.-C. Carrière, «DHA» XIV I 988, p. 243 sgg.; A. Giuliani, La città e l'oracolo. I rapporti tra Atene e Del/i in età arcaica e classica, Milano 200 I , pp. 55 - 77; P. Sanchez, L 'Amphictionie des Py­ les et de Delphes, Stuttgart 200 I , p. 9 I sgg. Il mito dell'incursione dei Flegi di Orcomeno per saccheggiare il santuario, sventata da Apollo con fulmini e sismi (Pausania, IX 36.2-3; X 34,2), era probabilmente già noto a Ferecide nella prima metà del V secolo (FGrHist 3 F 4 I e ) e può avere influito sul racconto di Erodoto, come questo a sua volta influì direttamente sulle narrazioni ellenistiche dell'attacco gallico del 279 a.C.. con manifestazioni sovrannaturali analoghe (Diodoro, XXII 9, I -5; Giustino, XXIV 6 ,5-8, I 6 ); ved. M. Segre, «Historia)> I 4. I 927, p . 25 sgg . ; ]. Fontenrose, «Univ. of California Papers in Class. Archaeology)> IV I 96o, pp. I 98-2o2; C. Bearzot, «ClSA)> XV I989. pp. 7 1 -86. 35, 5. �auÀiwv: cfr. Il. II p o; Strabone, IX 3. I 3 : Pausania, X 4,7- I O. Daulis o Daulia è situata sul pendio di un colle scosceso che si spinge verso la valle del Platania, a sud dell'odierno villaggio Davlia. A Dau­ lis veniva collocato il mito di Iti, trasformata in usigolo (!'«uccello daulio»: Tucidide, II 29, 3 ) . La via che da Daulis porta a Delfi crea con la via diretta Tebe-Delfi (via l'odierna Arachova) un crocevia, si­ to dell'assassinio di Laio nella leggenda di Edipo (Sofocle, Oed. tyr. 7 32-4; cfr. ]. Rusten, «CPh)> XCI I996, pp. 97- I 05l. Nulla invece sap­ piamo di una città degli Eolidi; ved. l'app. crit. 7-8. oxwç ouÀ�oavn:ç ... tà XQ�IJ.ata: secondo alcuni, il vero scopo della «missione>) persiana a Delfi sarebbe stato di «inventariare» (à:n:o­ ÒELXVUIJ.t: Tucidide, II 72, 3 ) i tesori, per garantire la neutralità e l'in-

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violabilità del santuario (come farà Silla nell'88 a.C.: Plutarco. Sul!. 1 2.4 ) . Erodoto avrebbe contaminato qui una notizia vera con la falsifi· cazione della propaganda delfica. V ed. S. Casson, «CR>> XXVI1l t9 I 4, pp. I4 5 - 5 I; XXXV I92I, pp. I44- 5· Erodoto pensa piuttosto sempli­ cemente a un inventario dei tesori per darne consegna a Serse; cfr. P. Roussel, «REA>> XXIX I927, pp. 3 3 7 -40. I I . Tà Kgo[oou: cfr. Erodoto, I so-I; 92, I. 36, 4-6. 6 M: l'tn)ç. . . 1tQOxmfJol'tm : l'intento principale di questo re­ sponso (composto chiaramente ex eventu: Fontenrose, p. 1 28 e Q I49 ) è l'annuncio del salvataggio miracoloso di Delfi (ved. Kirchberg. pp. IOI- 3 ) . Ha però anche uno scopo didattico: rimproverare i Delfi per la loro fede vacillante nel potere del dio di salvaguardare i propri beni. Questo responso ebbe fortuna nell'antichità. Ricorre in sostan· za altre due volte nella storia di Delfi: a proposito di Giasone di Fere nel 3 70 a.C. ( Senofonte, Hist. Gr. VI 4, 3 0 ) e a proposito del sacco gallico del 2 79 a.C. ( per le fonti P-W II, n. 3 2 9 ) . L'idea che gli dèi sanno custodire i loro interessi è america (p.es., Il. V 430) e dette ori­ gine a vari motti proverbiali: deorum iniurias dis curas, avrebbe sen­ tenziato Tiberio (Tacito, Ann. I 7J) . 7-8. Èç TÌ]V 'Axmil]v: ved. K . Freitag, «Historia)) XLV I996. pp. I 2 3 -6. 9-IO. Èç TÒ KWQUXLOV aVTQOV ÒVT]VELXUVTO: cfr. Pausania. x J2.2; 6-7. Questo famoso antro è a ca. I36o m di altezza, a 4. 5 krn da Delfi. nel sito detto oggi Sarandavli (quaranta sale ) . Vi si arriva dallo stadio di Delfi attraverso un antico sentiero a zig-zag («Kaki Skala))), con più di mille gradini scavati nella roccia. L'antro principale, lungo ca. 6o m e alto sino a I 2, con numerose stalagmiti e stalattiti. era sacro a Pan e alle ninfe. Il nome dell'antro sarebbe derivato dalla ninfa Cori­ eia, amata da Apollo; si pensa però che sia piuttosto dovuto alla for­ ma a otre (xwguxoç) che presenta l 'antro. Ved. L'antre Corycien I-IL Paris I98I-84 («BCH)) , Suppl. VII 9 ) ; Lauffer, s.v. «Korykische Hoh­ le)) . Un antro omonimo, residenza di Tifone, era in Cilicia. I2. 1tQO��TEW: cfr. cap. 3 7 ,1. Qui il «profeta)) è il sacerdote che assiste alle udienze oracolari. La Pizia è detta 1tQOIJ.avnç, m ai 1tQO>, è un nome parlante e ricorre anche a proposito del sacco gallico di Delfi nel 279 a.C. (Pausania. X 23.2l: per un omonimo eroe attico ved. Kearns. p. 205; A. Kauffman-Sama­ ras, L/MC VII 1. I994· p. 241. L'etimologia di Autonoo è incerta

(«colui che possiede lo spirito>> , «colui che si salva da sé»: ved. P. Wathelet, in 5temmata. Mélanges de philologie. d'bistoire et d'archéo­ logie greques offerts a I Labarbe. Liège-Louvain-la-Neuve 1987. pp. 83-9l. L'epifania di eroi-protettori nel corso di battaglie (a Maratona. a Salamina) è un fenomeno comune a molte civiltà: ved. A. Brelich. Gli eroi greà, Roma I958. pp. 9I-2. 3. rraQ a t•tilv tilv òòòv...: la localizzazione del temeno di Filaco è sulla via Daulis-Delfi (ved. nota a 35.5l, «a monte» o «oltre» (xatt•1TEQl'tE) l'antico tempio di Atena Pronaia. Pausania (X 8.7l lo localiz­ za appresso (rrQòç) il (nuovo) tempio (cfr. nota a 37.7l. ossia a ca. 70 m più a nord-ovest (a meno che Pausania abbia seguito Erodoto sen·

za controllo personale) . Lo stato attuale delle rovine della Marmarià suggerisce diverse identificazioni degli edifici ricordati in queste fon­ ti. Resta famosa l 'identificazione del Filaceo con la tholos, nota oggi a tutti ma che al tempo di Erodoto non esisteva e che non descrive nep­ pure Pausania. Questa identificazione, p roposta da B. G raef nel I 902 , è però quasi universalmente respinta. Per lo più, il Filaceo \ie­ ne ubicato a nord-ovest del santuario di Atena o sul terrapieno a nord degli altari all'estremo sud-est della Marmarià. V ed. R. Demangel, FD II 5. I 9 26. pp. 74 sg., I 0 5 sg . , I 2 3 sg. ; Id. , «REG» XLIII I 9 30, pp. 2 I · 5 : K. \X'iddra, Marburger U?inckelmann-Programm 1965. pp. 3 8 4 5 : S . Settis. «ASAA» XXIX-XXX I 967-68. p p . .3 5 5 -7 2 ; Ch. Le Rov. in Études delphiques. Paris I 977 ( «BCH», Suppl. IV ), pp. 247·7 I : G. Roux, in Temples et sanctuaires, Paris I 9 84 ( «Travaux de la Maison d'Orient» vm. p. I 68; L. Lerat, «BCH>> CIX I 9 8 5 . pp. 2 5 5 -64; Mi.il­ ler L pp. 478-9 3 : Jacquemin . pp. 27·94- 5 . A ÙTOvoov ... XOQl'CflJ: il temeno di Autonoo non è stato iden tificato. La famosa sorgente Castalia ( cfr. Pausania, X 8 ,9 - I o l è tuttora attiva: ha un bacino tagliato nella roccia di età ellenistico-romana presso l'apertura della gola del Parnaso. L'acqua sgorga dalle «rocce Fedriadi» (:tÉTQat at ÒQLUÒEç) e scorre a valle nel fiume Pleistos. Nel\' secolo a.C. funzionava una fontana arcaica, scoperta nel I 9 5 7; ved. A. Orlandos. «BCH» LXXXIV I 96o, pp. I 48 -6o; P. Amandrv, in Études delphiques cit . , pp. I 79 - 2 2 8; H.W. Parke, «BCH» CII I 97S , pp. I 99·2 I 9 - L'acqua di Castalia era rinomata per la sua purezza e la sua freschezza e serviva per la purificazione rituale prima della con­ sultazione dell'oracolo; fu cantata dai poeti antichi, da Alceo a Ora­ zio. Dal picco Hyampeia ( Strabone, IX .3, 1 5 ) , a oriente della gola, sa­ rebbe stato gettato Esopo ( Plutarco, Mor. 5 5 7a ) ; il picco a occidente si chiamava Nauplia. 5. o l. ÒÈ JTEOovnç: testimonianza visibile addotta dalle guide di Delfi per dimostrare la veridicità della loro versione e del portento. La caduta di massi dal Parnaso è un fenomeno noto: quelli \isibili og­ gi nel sito dell'antico tempio di Atena caddero nel 1 90 5 . 40, 1 . o ÒÈ 'EH�vwv vavn xòç . . . : s i ritorna a l fronte navale greco ( capp. 40- 9 ) , con un riallacciamento al cap. 2.3. 2 . 'A-frr!vaiwv ÒEtTfrÉVTwv... Tàç vÉaç: cfr. Plutarco, Them. 9·.3 ·4La proposta di concentrare le navi a Salamina deve essere stata fatta molto prima della ritirata dell'Anemisio. 7- Wç ÈlpEUOJ.lÉVOL )'VWJ.lT)ç: cfr. le parole degli Ateniesi al congres­ so di Sparta nel 4.32 a . C . : Tucidide, I 74,2; Lisia, 2,44- 5 ; Plutarco, Them. 9 ,4; Elio Aristide, 46, I 9 I .


è anteriore a quello di Cecrope, nel­ la tradizione vulgata Cranao è un successore del primo re di Atene Ce­

crope. Sotto Cranao sarebbero avvenuti il processo di Alirrotoo (che dette origine all'Areopago) e il cataclisma di Deucalione; una figlia di Cranao, Atthis, diventa eponima dell'Attica. Cranao è cacciato da Am­ fizione e muore a Lamptrai, a sud dell'Imetto, dove possedeva un mo­ numento funebre (Pausania, l 3 I, I ) e un culto; ved. Kearns, p. I 79· Nella cronologia mitica del Marmor Parium, il regno di Cecrope co­ mincia nel I 5 8 I lo a.C. e l'Attica è chiamata Kekropia; Cranao è collo­ cato nel I 5 3 I - I 5 2 2 a.C. (FGrHùt 2 3 9 A I ; 3 - 5 ). Ved. J . Tambornino, RE XI 2 , I 92 2 , coli. I 5 6 9 -70. K Exgorr:i òat, per dire Ateniesi, è poeti­ co, e talvolta ironico (p.es., Posidonio, FGrHùt 87 F 3 6 ) . I mitici re at­ tici menzionati da Erodoto sono Cecrope (VII I 4 I , 3 ; VIII 5 3 , I e nota ad loc ) , Anfizione (VII 2oo , 2 ) , Eretteo (V 8 2 , 2 ; VII I 8 9 , I ; VIII 5 5 e nota ad loc ) , Pandione (l I 73 , 3 ; VII 9 2 ) , Egeo (l I 7 3 , 3 l , Teseo (IX 73 ,2 ) , Melanto e Codro ( 1147, I; V 6 5 , 3 ; 76, I ; IX 9 7 l . I 3 -4 . "lwvoç:... "lwvEç: Ione, figlio di Xuto e owaniQXYJ> di Corinto e di Corcira: ved. L. Pic­ cirilli, Gli arbitrati interstatali greci I, Pisa I 97 3, pp. 6 I -6. 46, 5. Ot vwv11: Oinone (e Oinopia) sono epiteti poetici di Egina, già

noti a Pindaro e derivati da o1voç (vino). L'immancabile eponimo è Oinone figlia di Boudion, capostipite mitico dei Boudiadai di Egina (Pythainetos, FGrHist 299 F 2 ) . Anche il toponimo usuale Egina eb­ be un suo eponimo: la ninfa Egina, figlia del dio fluviale Asopo. V ed. J. Schmidt, RE XVII 2, I 93 7 , col. 22 5 1 . Cfr. nota a I ,8 . 8 . Kljlm: cfr. I V 3 5 .4; V I 02 , 3 ; VIII I , 2 ; ved. l'app. crit. per la grafia KElm, e cap. 76, I ( KÉoç); KElm sulla Colonna Serpentina (M-L 27, spira 7) e nell'ATL Ceo (oggi Kea, I 03 krn2) appartiene alle Cicladi nord-occidentali e dista dal capo Sunio poco più di 20 krn. Klj­ lOl è l'etnico complessivo degli isolani, divisi in realtà in quattro picco­ le polcis (Cartaia, Poeessa, Iulide, Coresia), autonome ma in certi pe­ riodi federate. Grazie alla sua prosperità nel VI e V secolo (dovuta a ri­ sorse particolari come l'ocra rossa) le fu imposto un tributo assai alto dalla lega di Delo (quattro talenti). Bacchilide e Simonide erano di Ceo; un contemporaneo di Tucidide, Xenomede di Ceo, scrisse una storia mitografica dell'isola (FGrHist 442 ) , dove si nota l'influsso di tradizioni attiche. V ed. E. Ruschenbusch, «ZPE>> LXVIII I 9 8 2 , pp. I 7 5 - 8 8 ; Cfr. Lauffer, s.v. «Kea>>. 8 -9 . ('frvoç Èòv 'IwvLx.Òv àrr:ò 'A'lhlvÉwv: cfr. Tucidide, VII 5 7+

Gli isolani dell'Egeo centrale (eccetto Melo: ved. par. 4 ) e gli Ioni mi­ croasiatici sono tutti ''hovEç o1 àn' 'A'fhlvÉlùV in Erodoto ( cfr. 4 8 ; VII 9 5 , I ; I I 46,2 ) . che fa eco alla teoria imperialistica in voga al tempo di Pericle. Per T ersidamante ateniese «ecista di Ceo» ved. Schol. Dian. Perieg. 5 2 5 . Per la terminologia etnica degli Ioni in Erodoto cfr. nota a 1 9.2. 9· Nd.!; t a t : la diserzione dei Nassi non sorprende il lettore, che ri­ corda le vicende dell'isola durante la rivolta ionica (V 30-4) e la spedi­ zione di Dati (VI 9 7 ) . I trierarchi e gli epibati di queste navi apparte­ nevano probabilmente alla fazione democratica antipersiana ( cfr. V JO. I ) , e le ciurme dovevano seguire gli ordini degli uomini armati a bordo. tÉOOEQac;: Plutarco (M or. 869a-c; cfr. FGrHist 5 0 I F 3 ) leggeva tQEì ç nel suo ms . . oppure intendeva tre navi nassie e una pri­ vata di Democrito (ved . nota a 47,6 ) . Secondo Ellanico, le navi di N asso erano cinque (FGrHist 4 F I 8 3 ), secondo Eforo sei (FGrHist 70 F I 8 7 ) . Plutarco. che cita queste fonti in critica di Erodoto, ripor­ ta anche un «epigramma», che egli attribuisce a Simonide ( I 9a EG; p. 2 I 9 FGE ) . dove si dice che Democrito catturò a Salamina cinque navi nemiche e ne salvò una dorica. È possibile che questo testo facesse parte di un'iscrizione commemorativa delle gesta eroiche dei coman­ danti nassi nel periodo delle guerre persiane. Ved. M . Manfredini, «ASNP» s. 3 " XXI 2, I 99 I , pp. 5 68-73 ; J.H. Molyneux, Simonides, Wauconda I 99 2 . pp. I 89 -90. Non si può escludere che le cifre di El­ lanico e di Eforo siano dovute a una lettura disattenta dell'epigram­ ma. Gli storici locali nassi (noti a Plutarco) riferivano la loro versione patriottica. ripresa probabilmente anche da Eforo ( Diodoro, V 5 2, 3 : i Nassi furono i primi a disertare) . Grazie alla diserzione, i N assi furo­ no iscritti sulla Colonna Serpentina (M-L 27, spira 8 ) . q . Ki•l'tv t o t : ved. l'app. crit. ; cfr. Erodoto V I I 90; VIII 67, 1 . I 6 . ouvai-HPOtEQOL oÙtot �(n)om:ç: ved. cap. 4 3 e nota ad Loc. Se­ condo Pausania, gli Stirei disdegnavano la loro origine driopia ( IV J 4 , I I l . Tucidide li annovera tra gli Ioni (VII 5 7o4l . Un odierno villag­ gio Dryopis è a sud della città. Secondo Erodoto, una parte dei Ci­ priori erano immigrati da Citno (cfr. Diodoro, IV J7,Ù I 6-7. xa't LEQttpLOL. . . : cfr. cap. 48. Serifo è un'isola cicladica fra Citno e Sifno. È connessa con la leggenda di Perseo ( Apollodoro, I 9,6; II 4 , 2 ) , ma in età storica era nota per la sua povertà e insignifican­ za ( VIII 1 2 5 . I e nota ad Loc. ) : non fu neppure iscritta sulla Colonna Serpentina. In età imperiale romana serviva come luogo di confino. Ved. Mi.iller l. pp. 9 7 5 -7; Lauffer, s.v. Per Sifno ved. Erodoto, I I I 5 7. I -4. con Asheri I I I , p p . 2 7 3 -4 : il suo nome fu aggiunto sulla Co­ lonna dopo quello di Citno ( M-L 27, spira ) 2 ). I 7. M�À.tot: sono i MciÀ.tOL ( forma dorica) della Colonna Serpen-

COMME;\;TO \'! I l ,

46-47

2 49

tina (M-L 27, spira 7 l . Melo è rimasta celebre grazie al «dialogo» tuci­ dideo (ved. L. Canfora, Tucidide e l 'impero. La presa dr Melo, Bari I 99 2 l , all'«ateo» melio Diagora e alla Venere di Milo. L 'isola dista I oo km da capo Sunio; ha un golfo di forma craterica, e una città omonima sulla costa orientale. Ved. Miiller I. pp. 97 4 - 7 - S ull 'origine etnica dei Meli ved. cap. 48 e nota ad loc. 47, I - 2 . ÈVTÒç o i XTJI.!ÉVOL . . . ÈOTQatElJOVTO: Erodoto delimita qui il confine nord-occidentale della Grecia continentale, di cui le regioni estreme erano la Tesprozia e l'Acarnania, comprese tra l'Adriatico e l'Acheronte. 5 · KQOTWV L TJTa L : ved . Erodoto, I I I I J I , I , con Asheri III. p . 3 4 3 ( alla bibl. ivi citata s i aggiunga M. Giangiulio, Ricerche s u Crotone ar­ caica, Pisa I 989; Nenci V. pp. 2 I 6- 8 ) . 6 . àv�Q TQtç nm'hovtxTJç $auÀÀoç: il termine nu{hovL XTJç è già in Pindaro (Pyth. I I, I , del 474 a.C.) . Quattro documenti epigrafici con­ temporanei sono riferiti usualmente a questo Faillo: una dedica cro­ toniata a Delfi (SyLU J O) ; una dedica m utila rinvenuta sull'acropoli di Atene (CEG I 26 5 , con bibl. l, dove, oltre alla menzione delle tre \'Ìt­ torie pitiche. si legge la parola 'Aotç ( Asia) , intesa comunemente co­ me un riferimento alla partecipazione di Faillo alla battaglia di Sala­ mina contro !'«Asia»; una dedica di $auÀÀoç a Zeus Meilichio da capo Cimmiti presso Crotone (SEG XVII 442 ) ; e un 'anfora a figure rosse con discobolo e scritta $auÀoç. Pausania vide inoltre una sta­ tua di Faillo a Delfi (X 9,2 ) . Abbiamo infine un epigramma (scherzo­ so?) , dove si attribuisce a Faillo il record di un salto in lungo di 5 5 piedi (impossibile, a meno che non si intenda un salto triplo) e il lan­ cio del disco a 95 piedi (Anth. PaL., Appendix 297l . Si pensa che Fail­ lo fosse già un famoso pizionico sulla fine del VI secolo (sarebbe nato in altri termini intorno al 5 2 5 - 5 20 a.C.) . L'ipotesi che Faillo fosse ve­ nuto in Grecia nel 4 80 per partecipare alle Olimpiadi (ved. 2 6,2 ) non ha seri fondamenti: la sua carriera atletica doveva essere finita già al­ lora. Faillo comandava una triera propria con il suo equipaggio rego­ lare (di Crotoniati o di schiavi privati) . Si tratta cioè di una partecipa­ zione privata, non a nome della città (cfr. Plutarco, ALex. 3 4 , 2 ) , ano di generosità patriottica eccezionale e altamente lodata (anche nel­ l'Atene del IV secolo: ved. Demostene, 2 I , 1 6o-7, con il commento ad Loc. di D.M. MacDowell, Oxford I 990l. Su Faillo ved. W.W. Hvde. «A]Ph» LIX 1 9 3 8 , pp. 40 5 - 1 7; ]. Ebert, Zum Pentathlon der Ant1ke. Berlin I 963; D.C. Young, The OLympic Myth o/ Greek Amateur Ath­ Letics, Chicago 1 9 84, pp. 1 2-4, 1 34-4 2, I 6o- l ; R. Patrucco, Lo sport nella Grecia antica, Firenze 1 97 2, pp. 6 1 -7 8 ; F. Villard. «REG>> CV 2 . I 992, p p . XVI-XVII; E. Maroti, «Acta Antiqua Academiae Scientiarum

Hungaricae>> XXXV I 994· pp. I 8 - 2o; M. Romano, «ZPE» LXXIII 1 99 8 , pp. 1 0 5 - I 6 (cfr. «REG» CXII I 999· pp. 5 8 5, 6 2 2 ) . Sugli atleti in Erodoto ved. B. Virgilio, «RIL» CVI I 972, pp. 4 5 I -68. L' antropo­ nimo Phayllos è noto anche in altre aree greche (ved. LGPN, s.v. ) . 7 · 'Axm o [ : Crotone era ritenuta una colonia d i Achei del Pelo· ponneso (Antioco di Siracusa [FGrHist 5 5 5 F I o] , che però parla di «Achei» in senso vago) . Secondo Pausania, una colonia spartana fu inviata a Crotone al tempo del re Polidoro (III 3 , I ), prima della colo­ nizzazione achea. Ved. W. Goegebeur, «AC» LIV I 9 8 5, pp. I I 6 - p ; M. Giangiulio, Ricerche cit., p . I 6 3 sgg.; C . Morgan-J. Hall, in M.H. Hansen ( ed . ) , lntroduction to an lnventory o/ Poleis, K0benhavn I 996, pp. 206 - 8 . Sui significati di 'Axmhl e ;A xm o[ in Erodoto ved. nota a 7 3 . 4 · 4 8 , I - 2 . oi !!Èv ... JTEVTTJXOvtÉQouç: riprende direttamente l'ultima fra­ se di 46.4. È possibile che il cap. 46 sia stato inserito in una fase po­ steriore della redazione (ved. Powell, ad loc. ). 3· M�ÀL O L . .. ànò 1\.axfòa[!lovoç: cfr. Tucidide V 8 4, 2 ; Senofonte, HiJt. Gr. II 2, 3 ; Diodoro, XII 65 , 2 . Cfr. U. Bernini, «Miscellanea gre­ ca e romana» XVII I 992, pp. 4 5 -64. Secondo Canone (FGrHist 26 F I [XXXVI 2 ] , forse al seguito di Eforo) , la schiatta melia «si appro­

priò degli Spartani» perché il contingente di lmbri e Lemni partito da Amide per colonizzare Melo e Gonina includeva anche alcuni Spar­ tani. Per Plutarco (Mor. 247a-fl, invece, le mogli legittime dei coloni imbri e lemni erano spartane, come anche gli ecisti di Melo: in tal mo­ do, i Meli erano affini per stirpe agli Ateniesi, e associati agli Spartani in base agli accordi. La leggenda rispecchia bene lo status ambiguo di Melo tra Atene e Sparta nel V secolo. L'età della colonizzazione spar­ tana di Melo è fissata da Tucidide (V I I 2 , 2 ) a settecento anni prima del 4 I 6 a.C. ca. I I I 6 a.C. e da Conone nella terza generazione do­ po l'occupazione dorica di Sparta: datazioni prive di valore storico, sia perché settecento è una cifra «tipica» o retorica, sia perché l' ar­ cheologia non ha finora trovato tracce di presenza «dorica» (o di ce­ ramica geometrica ) a Melo prima dell 'VIII secolo a.C. Ved. G.L. Huxley, « PP» XII I 9 5 7, pp. 209- 1 2 ; C. B rillante, «QUCC» XIII 1 9 8 3 , pp. 6 9 - 8 4 ; D. Musti, in L e origini dei Greci. Dori e mondo egeo, a cura di D. Musti, Roma-Bari I 98 62, p. 69 nota 20; L. Canfora, Tuci­ dide e l'impero cit . , pp. 96-7 nota 68. 4 · LL> I 9 8 3 , pp. 203 - 8 ; cfr. E. Thomas, Mythos und Geschichte, Koln I 976, pp. 3 5 -46; E. Culasso Gastaldi, «AAT» CXI I 976-77, pp. 2 8 3 -96; J. Boardman, in D. Kurtz-B. Sparkes (eds. ) , The Eye o/ Greece, Cam­ bridge I 9 8 2 , pp. I -28 ( trad . i t. L 'c.rperimento deLla perfezione, a cura di E. La Rocca, Milano I 98 8 , pp. 1 96- 2 3 3 ) ; W. Gauer, in M. Schmidt ( H rsg. ) , Kanon. Fe.r tschrz/t E. Berger, Base! 1 9 8 8 , p p . 2 8 -4 r . Per l'amazzonomachia di Teseo nella retorica del V secolo ved. Erodoto, IX 2 7 .4; in generale ved. J .H. Block, The Early Amazons. Modern an d Ancient Perspective!i an a Perszstent Myth , Leiden-New York-Koln 1 99 5 . 3 · oTurrrrElov: è un hapax in Erodoto; styppa in forma latinizzata; ved. J . S . Morrison -J.F. Coates-N.B. Rankov, The A thenian Trireme cit . , p. I 8 5 . Per l'uso di proiettili incendiari nella poliorcetica greca ved. Enea Tattico, 3 3 -4, con il commento di M. Bettalli, Enea Tattico. La dt/e.ra di una città an ediata (Poliorketzka), Pisa I 990. I O. ÒÀ.OLTQoxouç: ved. H. Wrede, «AA» 1 996, pp. 3 7-4 1 . 1 o- r . Èrr't xgovov ouxvòv: espressione vaga, che in Erodoto può significare ore, settimane, mesi o anni, a secondo dei casi; ved. R. Sea­ ley, «CSCA» V I 972, p. I 8 8 sg. Lo stesso vale per l'espressione XQO­ vov ÈrÙ rr oÀÀ.ov . Il racconto degli eventi presuppone un assedio abba­ stanza lungo; ved. nota a 66,2- 5 . 53, 2 . EÒEE yàg ... : con questa locuzione deterministica Erodoto riaf­ ferma la sua fede negli oracoli, accogliendo però l'interpretazione di Temistocle a proposito dell'oracolo del «muro di legno». Per la ter­ minologia deterministica di Erodoto ved. Asheri I, pp. XLV, 269. 3 -4 . E!-!lTQOOltE... àvoòou : ved. l'app. crit. Erodoto pensa chiaramente al lato occidentale dell'acropoli, lato «anteriore» o «di fronte» rispetto alla base persiana sull'Areopago. Il punto preciso della scalata persiana sarebbe però «dietro» le porte, ossia a oriente dell'area frontale, dove al tempo di Erodoto sorgevano i propilei di Mnesicle. Per due recenti interpretazioni diverse del nostro passo ved. K. Jep­ pesen, The Theory o/ the Alternative Erechtheion, Aarhus I 987, p. 40


> Salone-Mnesifilo-Temi­ stocle - ideale, non cronologica - non è sfavorevole al grande strate­ go. In questi capitoli Mnesifilo viene introdotto come un «saggio consigliere>> (ved. Asheri I, p. LII sg. ) per drammatizzare il momento cruciale della decisione. Ved . F.]. Frost, «Historia>> XX I 97 1 , pp. 20- 5 ; sulla fonte di Erodoto ] .R. Gran t, «Phoenix» XXIII I 969, pp. 26 5 -6. 1 2 . won aùwù !J.Évnv: ved. nota a 9 , 3 . s S , I . � un:o'l'hlxrr «Consiglio», «suggerimento» ecc.; cfr. I I 5 6, 2 , ecc. Per un:oth'JXTJ nel senso di ipoteca ved. Demostene, 3 5 I I ( ca . 340 ' a .C . ) , ecc.

COMMENTO V I I I ,

5 8- 6 1

26 1

2. � t E bt't 'tllV vÉa. . . : si presuppone una certa distanza tra le navi ateniesi e le navi spartane, tutte allineate lungo la costa di Salamina. 59, 4 - 5 . 'A. Aiace emigrò da Egina a Sala­ mina in seguito alla morte violenta del fratellastro Foca, sposò la fi ­ glia di Cicreo re di Salamina e gli succedette. Partecipò alle grandi imprese eroiche della sua generazione: la caccia al cinghiale caledo­ nia, la spedizione degli Argonauti, la guerra di Eracle contro Troia, la campagna contro le Amazzoni. Aveva la tomba a Salamina ed era no­ ta la pietra su cui si era seduto per vedere i figli partire per Troia. Una tradizione, nota forse a Timeo, attribuiva agli Argonauti la fondazio­ ne del porto di Talamone in Etruria. Ved . H. Lamer, RE V A I , I 9 5 4 · coli . 1 8 8 - 9 2 . Aì axòv: ved. V 8 9 , 2 - 3 , con Nenci V , pp. 2 8 3 - 4 ; cfr. Pa usan i a , II 2 9 , 6 - 8 ; Kearns, p. J 4 I ; C.P. Jones, «Chiron» XXVI I 996, pp. 4 3 -4 . Ved. anche il portento del serpente, identificato con Cicreo in Pausania (l 3 6 , I ) ; cfr. M . Delcourt, «RHR» LXXIV I 9 5 5 · pp. I 29-40; ved. anche nota a 4 I ,7- 8 . r . EqJl] bÈ � l xmoç . . . : l 'episodio è raccontato anche d a Plutarco, < Them. I p -2 (ved . le note di Frost, Piccirilli e Marr) e da Elio Aristi­ de, I 9 ,20. La figura di Diceo ricorre in Aristodemo, FGrHist I 04 F I ( I , 8 ) , che lo chiama lneos, e negli Schol. ad Aristid. I , I 6 9 ( p . I 8 5 Din ­ dorfl . Diceo, «il giusto», e Teocide, «colui che onora gli dèi», sem ­ brano nomi simbolici (ved . Aly, pp. I 8 2 - 3 ) , ma non basta per ritenerli fittizi. Diceo, forse esule con Onomacrito (ved. nota a 5 4 . 4 ) , rappresenta l a figura del visionario. Dando peso eccessivo allo Ecpl] iniziale, si è ipotizzato che Erodoto avesse attinto la storia per via orale da un discendente di Diceo. La «conferma» di Demarato e degli al tri testimoni (ved. par. 6) è chiaramente fittizia. Diceo e Demarato so­ no scelti per rappresen tare il panellenismo nostalgico in diaspora ( diversamente Fehling, pp. I 8 8 - 9 ) . Forse la visione aveva avuto eco nei canti popolari o liturgici ateniesi (cfr. Pausania, VIII I 0, 9 ) . Ero­ doto del resto ha preservato in questo capitolo non poche forme poe­ tiche ( par. 2: àòa�11ova, oivoç, ÙQL Òl]Aa ) . Totalmente screditata oggi è la vecchia teoria di P. Trautwein («Hermes» XXV I 8 90, pp. 5 27-

65,

COMMENTO V I l i ,

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26 5

66), ripresa in parte da G. Mathieu ( «REA» XXXIII I 9 J I , pp. 9 7 1 o 8 ) s u l l e immaginarie «memorie» d i Diceo, a l l e q u a l i E rodoto avrebbe attinto molti dati sulla marcia di Serse e gli aneddoti su De­ marato; cfr. Introduzione, p. XXII. Ved. Crahay, pp. J OO- I ; j . -C. Car­ rière, «DHA» XIV I 9 8 8 , pp. 2 20-30; Harrison, pp. 69-70. S ulle epi­ fanie militari greche in genere ved. Pritchet! , GSW III, pp. I I -46. 5. Èv T!j) 8QtaOL4J JtEòlttJ: cfr. IX 7B, 2 . E la fertile pianura di T ria ed Eleusi. Ved. W. Wrede, RE VI A I , I 9 J 6 , coli. 5 9 8 - 66 I ; M i.iller l, pp. 72 2-3 . Per il culto attico dell'eponimo Thrious o Thriasios ved . Kearns, p. I 70. 6-7. f!UÀlOTa xu TQlOf!1JQLWV: ventimila nella versione di Aristode­ mo ( FGrHùt I 04 F I [ I , 8 ] ) ; «molti uomini)) secondo Plutarco, Them. I 5 , I . Le cifre sono convenzionali per il totale della cittadinanza ateniese nel V e IV secolo: cfr. Erodoto, V 97,2, con commento ad loc. di Virgilio e Nenci V, pp. 3 0 5 -6. Per l'ipotesi che la cifra si riferisca qui ai trentamila «vigili immortali)) di Zeus ( Esiodo, Op. 2 5 2 - 3 ) , ved . J . - C . Carrière, «DHA)) X I V I 9 8 8 , p. 2 2 5 sgg. Per un 'eventuale reminiscen­ za erodotea in Aristofane ( Nub. 29T «un grande sciame di divinità si muove cantando)) ) , ved. S. By!, «RHR>) CCIV I 98 7 , pp. 2 3 9- 4 8 ; I d . «AC)) LXX 200 I , p p . 3 5 -47. Sui «trentamila falchi)) di Aristofane, Av. I I 7 8 -9, ved. L. Gallo, «ASNP)) s. 3 a IX 2 , I 979, pp. 5 0 5 - I r . 9 · TÒv f!1JOTLXÒV 'i axxov: Erodoto è forse la fonte più antica a ricordare questo grido d'invocazione dionisiaca; cfr. Sofocle, An t. I I 5 2 , ecc. S i pensa che questo grido rituale stia all'origine d i u n epiteto di Dioniso, successivamente confuso o identificato con Bcixxoç, che aveva una speciale icona custodita nello 'Iaxxdov ( Piutarco, A rist. 27.4) e che nelle processioni, soprattutto in quella del I 9 Boedromiòn ( ved . par. 4 e nota a 20- 3 ) , era portata da un 'Iaxxaywyoç ( «portatore della statua di Iaccm)) . Secondo Strabone, lacco era anche il nome di un de­ mone associato a Demetra ( X J , I o) . Nell 'iconografia lacco è rappre­ sentato con una torcia in mano. Ved. H. Versnel, «Talanta)) IV 1 97 2 , p p . 2 3 · 3 8 ; E. Simon, LIMC V I , I 990, p p . 6 I 2-4; Kearns, p p . I 7 0 - r . I o . àòarn.wva TWV lgwv . . . : Demarato però era stato a Eleusi verso il 5 07 a.C. ( Erodoto V 74,2 sg . ) . I 9 · ànoBaÀE'iv: cfr. ànoBaÀÉ Etç al par. 5 ( gioco d i parole: ] . E . Powell, «CR>) LI I 9 3 7 , p. I 04 ) . 20- 3 . T�v ÒÈ OQT�v ... iaxxci�oum : Erodoto fornisce qui l e infor­ mazioni più antiche sulla grande processione in onore di Demetra e Core, che ogni anno procedeva dall' ago ra di Atene lungo la «via sa­ cra)) fino a Eleusi con immagini sacre e torce, intonando inni e pre­ ghiere, con danze e forse anche con sacrifici e libagioni. La processione e ra a perta a tutti gli iniziati e iniziandi ai misteri, ateniesi e stranieri. Le festività duravano sette giorni, dal r 5 al 2 I di Boedro-


> XXIX I 979· pp. 40-4. Sulla presenza greca nelle città fenicie in età achemenide ved. J . Elayi, «REG>> CV I 992, pp. 3 0 5 -27. 68, 3· 'AQTEflLOLr]: ved. Erodoto, VII 99, I - 3 . Artemisia, la «saggia consigliera>> di Serse, si scontra con Mardonio. È l'equivalente di Te­ mistocle in campo persiano: in quanto greca o caria ellenizzata, rap­ presenta la libertà di parola in un consiglio dominato dal servilismo e dal conformismo. V ed. la critica di Plutarco (Mor. 9 6 9f-97oa ) sulla fi­ gura e sul ruolo di Artemisia in Erodoto. Su Artemisia «consigliera>> ved. K.H. Waters, «Historia» XV I 966, p. I 67 sgg.; R. Vignolo Mun­ son, «ClAnt» VII I 9 8 8 , pp. 9 5 - 8 ; Vignolo Munson, pp. 2 5 5 -9 ; ] .


UÀo t : per i cataloghi erodotei delle principali flotte persiane ved . D. Asheri, «QS)) LXXVI I 99 I , pp. 5 5 6 e nota 9 3 ·

69, I . ooot JlÈV .. : anche questa descrizione dei sentimenti favorevoli e ostili ad Artemisia è immaginaria, puro frutto della logica argomenta­ tiva di Erodoto. 9· toì.OL rrÀ.ÉoOL rrd'frEo'frm : come se si trattasse di un'assemblea democratica. 1 0- r . È'frEÀ.oxaxÉnv: ved. nota a 2 2 , 1 2 - 3 . .

70, I . àvf]yov. . . : l a flotta s i schiera in formazione allineata e procede dal Falera in direzione di Salamina. Ved. cap. 76, I e nota ad loc.

2 70

COMM ENTO V I I I ,

70-7 1

3 -4. � �1-lÉQll ... vù� yàg . . : secondo Eschilo, la manovra persiana cominciò dopo il tramonto ( Pers. 364) , in seguito al messaggio di Si­ cinno. Per il motivo simbolico della luce/giorno (i Greci) e della tene­ bre/notte (i Persiani) nella descrizione di Eschilo della battaglia (un dualismo mazdaico alla rovescia ? ) ved . ] . Kakridis, «Grazer Beitrage» IV 1 97 5 , pp. 1 4 5 - 5 4; C.B.R. Pelling, in Id. (ed. ) , Greek Tragedy and the Hùtorùm, Oxford 1 997, pp. 1 -6. .

7 1 , 1 . tùiv ÒÈ f1agf3agwv 6 mçòç . . . : nei capitoli 7 1 -3 si ritorna in mo­ do digressivo al fronte di terra, che è secondario nella vicenda di Sala­ mma. 7· KAEO!-l�QOtaç: ved. Erodoto, IV 8 1 , 3 , ecc. 9· t�v LXf lQlùviòa 6òov: lo stretto valico, lungo circa 7 km, sulla via che da Megara porta all'Istmo, tra il pendio meridionale del monte Gerania e la sponda scoscesa del golfo Saronico; ved. Stra­ hone, IX 1 . 4; Pausania, I 44,6- 8 , con le note di Musti-Beschi. Il pas­ saggio fu ampliato dall'imperatore Adriano. Oggi è detto Kakì Skala (o Kalì Skara) e vi passa la ferrovia Atene-Corinto; ved. Mi.iller l, pp. 7 1 3 -4· Il nome, da ox'igoç («gesso» o «terra calcarea»), fu eti­ mologizzato anticamente con un eponimo Skiron o Skiros ( per l'epi­ teto di Atena Skiras ved. nota a 94,6-7). Nella tradizione megarese, Skiron è un polemarco benevolo che apre il valico ai viaggiatori, mentre nella versione attica, la quale prevalse nell'arte e nella lette­ ratura, è un brigante, figlio e fratello di briganti, che getta i viaggia­ tori in mare e viene ucciso nello stesso modo da Teseo. L'origine delle due versioni risale probabilmente al periodo di rivalità tra Atene e Megara intorno al 6oo a.C. Non mancano tuttavia tracce di commistione o di compromesso tra le due versioni. L'eponimo è an­ che connesso con Salamina e l'Attica. La leggenda di Skiron è nota ai lirici ed è il tema di una commedia di Epicarmo, di un dramma satiresco di Euripide e di una commedia di Alessi. Ved. D.G. Ro­ berts, 4 . I o- I . o! ÒÈ Kuvou g t ot . . . : sarebbero gli unici Ioni autoctoni rimasti nel Peloponneso dopo l'invasione dorica e l'emigrazione in Asia Mino­ re (cfr. Erodoto, I 14 s ; 1 46, I ) , benché «doricizzati» dal predominio argivo e dal tempo ( ÈxÒEÒWQL EUVTat è un hapax: ved. l'app. crit. e G. Pasquali, Storia della tradizione e critica del testo, Firenze I 96 2 2 , p. 3 I 6 ) . Secondo Pausania, i Ci nuri erano Argivi predorici (III 2 , 2 ) , ossia «micenei». Cinuria è il nome di tre distretti nel Peloponneso. Quello a cui probabilmente si allude qui è nell'area di frontiera tra il territorio argivo e l'Arcadia: l'alta valle dell'Inaco tra i monti Lyrkeion, Durmiza e Megalovouni, dove va ricercata Ornea; ved. A. Andrewes, HCT IV

COM M ENTO

VIII,

73 -75

2 73

I 970, pp. I 07- I o; M. Pierart, in R. Frei-Stolba-K. Gex ( éds . ) . Recher­ ches récentes sur le mond heffénistique. Actes du colloque en l'honneur de Pierre Ducrey, Bern 200 I , p. 34 sg. Pausania situa Ornea sulla via Argo-Mantinea ( I l 2 5 , 5 , con la nota in Pausa ma. Guida della Grecia Libro II. La Corinzia e l'Argolide, a cura di D. Musti-M. Torelli. Milano

I 994 2 [ 2ooo4 ] , p. 2 9 5 ): attualmente si tende a porla nei pressi di Sterna o Kato Lebesi (Mi..il ler l, p. 8 I 8 ) . La sussistenza di tradizioni ionico-at­ tiche a Ornea è illustrata dal nome dell'eponimo Orneo. figlio di Eret­ teo e nonno di Menesteo (Pausania, II 2 5 ,6; cfr. X J 5 ,8 ) . A Ornea sor­ geva un famoso santuario di Priapo. I 3 . ÈOVTEç '0QVETJWL xat Ol lTEQLOlXOL : iJ testo è di difficile com­ prensione e. probabilmente, corrotto: ved. l'app. cri t. La traduzione è puramente indicativa. Plutarco (Mor. 2 4 5 f) chiama JtEQL OLXOL i òoi)­ À.ot di Erodoto, VI 8 3 , 1 . Diversamente J .A.O. Larsen . RE XIX I . I 937· col. 8 2 2 . In ogni caso, si tratta di un'area che al tempo di Ero­ doto era sottomessa (ÒQXOI!EVO t ) ad Argo. V ed. F. Geschnitzer. Abhà'ngige Orte im griechr"schen Altertum, Miinchen I 95 8, pp. 70 - I : A. Andrewes. in E.M. Craik (ed . ) , Owls to Athens. Essays. . . Presented to Sir Kenneth Dover, Oxford I 990, pp. I 74 - 5 ; M. Pierart, in M.H. Hansen (ed . ) , The Polis a s an Urban Centre a n d a s a Politica/ Commu­ nity, K0benhavn I 997· pp. J 2 I -4 3 · Nei 4 I 5 a.C. Ornea fu occupata dagli Spartani e poco dopo distrutta dagli Argivi; fu forse in questa occasione che gli Orneati divennero ouvot xm degli Argivi (cfr. Tuci­ dide, VI 7, I - 2 ; Diodoro, XII 8 q ; Pausania, II 2 5 ,6 ) . q - 6 . È x TO'Ù !!ÉOO'IJ xmÉaw . . . È!!�Òt�ov: «levarsi d i mezzo» signi­ fica togliersi dalla mischia e «stare a guardare» ( cfr. 67. I ) . Erodoto capisce benissimo che la neutralità giova al più forte; ma a VII 1 5 2. I 2 si dimostra più condiscendente. Ved. R.A. Bauslaugh. The Concept o/ Neutrality in Classica! Greece, Berkeley I 99 I , pp. 96-7. 751 2 . Èx TO'Ù OUVEÒQLOU: ved. nota a 56,7.

3 -6. JtÉ!!JtEt Èç TÒ owmorrEÒov ... rratòwv: questo famoso episodio è già noto a Eschilo, che però non fa nomi e presenta alcune va­ rianti (il messo è un greco ed è inviato a Serse prima del tramonto: Pers. 3 5 5 sgg.; ved. Appendice I l ) . Le fonti post-erodotee riferiscono essenzialmente lo stesso episodio, con varianti dovute forse a malinte­ si. In Plutarco, Sicinno ( per le varianti testuali del nome in Erodoto ved. l'app. crit. a questo cap. e a cap. I I o , 2 ) è un ostaggio persiano. e come in Erodoto è il pedagogo dei figli di Temistocle ( Them. I 2. 3 -4. coi commenti di Frost, Piccirilli e Marr); per Polieno è un eunuco ( l 3 0 , 2 ) . Per altre fonti e bibl. ved. J. Hofstetter. Die Griechen in Per­ sien, Berlin I 978, n. 2 8 5 ; J .M. Balcer. A Prosopographical Study o/ the Ancient Persians Royal and Noble, c. 5 5 0-4 5 0 B. C . Lewiston I 99 3 ·


> (ved. Asheri III, pp. 3 5 6-7l ; oppure, preferendo un'origine sicana o italica (cfr. Etymologi­ cum Magnum, loc. cit. ; la gens Sicinia a Roma, ecc . ) , si potrebbe po­ stulare un rapporto fra la patria del messo e la tradizione sugli inte­ ressi occidentali di T emistocle. La ricerca moderna è piuttosto scettica sulla storicità dello stratagemma. L'aneddoto attesta un atteg­ giamento favorevole al geniale Temistocle, che riesce ad attirare e a intrappolare il nemico negli stretti. I nemici di Temistocle, da parte loro, possono avere utilizzato i contatti personali con Serse per accu­ sare il rivale di medismo. Ved. G.L. Cawkwell, in B.F. Harris (ed. ) , Auckland Classica! Essays Presented to E.M. Blaicklock, Auckland­ Oxford I 970, pp. 3 9 -4 3 ; Culasso Gastaldi, pp. 3 3 -49, 27 1 . Per la se­ conda ambasceria di Sicinno ved. cap. I I 0,2-3 e nota ad loc. 5 · nmòaywyòç �v ... : nmòaywyoç è un hapax in Erodoto e, secon­ do il Lexicon di Powell , non attestato in fonti anteriori. Temistocle avrebbe avuto cinque figli maschi dalla sua prima moglie, mentre al­ meno qualcuna delle sue cinque figlie le avrebbe avute dalla seconda; ved. Plutarco, Them. ) 2 , I - 2 , con i commenti di Frost, Piccirilli e Marr. La simmetria è sospetta, ma alcuni nomi trovano conferma. Ved. APF, pp. 2 1 7- 20; Podlecki, pp. 20 5 -77-8. E>wm Éa . . . ÒÀ.�Lov: dopo il 479 a.C. Tespie dovette rinnovare la città e la cittadinanza: ved. A. Schachter, in La montagne des Muses. Études publiées par A . Hurst et A. Schachter, Genève I 996, pp. 99- I 26. Il nome di Temistocle ricorre in un'iscrizione di Tespie del tardo III secolo a.C. (ved. P. Roesch, Thespies et la con/édération béotienne, Pa­ ris I 96 5 , p. I I , l. 8 5 ), ma il nome non è raro (ved. LGPN, s.v.) .

COMME!"\TO \'11 1 ,

?J -76

2n

1 3 . ÒQTJOflÒV... : a questo proposito, ved. nota a 4, 5 . 76, 2 . T�v VTJOLÒa T�v 'l'unaì.. n av: l'identificazione precisa d i Psitta­ lia è cruciale per comprendere la strategia di Salamina. Secondo Ero­ doto, Psittalia è situata tra Salamina e il continente «nel braccio di mare dove si sarebbe svolta la battaglia». Questi dati piuttosto vaghi si possono adattare a due isolotti: Lipsokutali tra il capo Varvaro e la costa attica a occidente del Pireo, e Ayios Yeoryios, di fronte al golfo di Palukia a Salamina. In Eschilo l 'isolotto anonimo sta di fronte a Salarnina, non ha porti, è sacro a Pan ( Pers. 447-8 ) ed è visibile dal «trono di Serse>> ( Pers. 46 5 - 7; cfr. 90,4 e nota ad loc. ) . Secondo Stra­ hone, l'isolotto è disabitato e roccioso, fu detto «cispa del Pireo» ed era prossimo a un altro isolotto, Atalante ( IX 1 , q ) . Gli scoli ai Per­ siani di Eschilo (447 Positano) danno una distanza imprecisata d a Psittalia ( 5 stadi 900 m ) che equivale esattamente a quella tra Li­ psokutali e il capo Varvaro; cfr. anche Alcifrone, II J, con E . Bayer, «Historia» XVIII 1 969, p. 640. Secondo una testimonianza medie­ vale, infine, Psittalia è visibile dall'Imetto, dato che esclude Ayios Yeoryios ( ved. P.W. Wall a ce, «A]A» LXXIII 1 969, pp. 2 9 3 - 3 0 3 e pls. 6 5 -6 ) . Dopo le lunghe polemiche sollevate da Beloch, che prefe­ riva Ayios Yeoryios, attualmente si tende all'identificazione con Li­ psokutali; ved . , p.es., Broadhead, pp. 3 3 0- 3 ; N .G.L. Hammond. CAH, p . 5 74 sg. ; Lauffer, s.v. Gli argomenti più cogenti a favore di L i p sokutali sono l a continuità toponomastica ( Psyttalieia - *Le Psouttali-Leipsokoutali: ved . Burn, pp. 473-4); l'impossibilità di uno sbarco persiano ad Ayios Yeoryios inavvertito dai G reci di Salarnina; le testimonianze sul blocco degli stretti a sud-est; e la distanza atte­ stata dagli scoli. Più discutibili sono le tracce di presunti «trofei» sul­ la punta nord-occidentale di Lipsokurali e al capo Varvaro. Per una rassegna e un'an alisi degli argomenti a favore e contro le due identi­ ficazioni, ved. Mi.iller I, pp. 700- 5 ; cfr. anche la bihL citata in nota a 8 3 -96. J. noUoùç Twv ll EQOÉwv: i più validi e nobili Persiani ( Eschilo, Pers. 44 I -J ) ; circa quattrocento uomini secondo Pausania (l 3 6 , 2 ) . Ved. 9 5 e nota a d loc. 4 - 5 . àvftyov... ngòç T� LaÀaflì:va: a mezzanotte, secondo Erodo­ to, l'ala occidentale (probabilmente quella già uscita dal Falera: cap. 70, I ) prosegue verso la baia di Eleusi con a capo il contingente feni­ cio ( cap. 8 5 , I e nota ad foc. ) per accerchiare da nord e nord-est la flotta greca. Nel frattempo un'altra flotta blocca i passaggi tra Muni­ chia e Salarnina; cfr. ca pp. 79,4; 8 I . Secondo Eschilo, il grosso della flotta persiana si schiera in tre file ( Èv moixm ç TQL OL v) per guardare gli sbocchi, mentre altre navi hanno il compito di navigare intorno a =

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COMMENTO V I I I ,

76

Salamina (Pers. 3 66-70, con i commenti di Broadhead e di Belloni; cfr. J.F. Lazenby, «Hermes)) CXVI I 98 8 , pp. I 7 I -8ol. Tra le fonti posteriori, Diodoro (Xl I 7, 2 ) aggiunge che il contingente egizio do­ veva bloccare il canale di Megara. Sul problema della storicità di questa manovra ved. W. Marg, «Hermes)) XC I 962, pp. I I 6-9; H. Bengtson, «Chirom) I I 97 I , pp. 89-94. Ved. anche la bibl. citata a nota 8 3 -96. 5 -6. àvf]yov Ò È . . . TETaYf.lÉVO L : soltanto qui si apprende che una parte della flotta persiana non era arrivata al Falero ( nonostante quanto si è detto ai ca pp. 66, I e 67, I ) , ma si era stanziata o «schiera­ ta)) ( TEtaY!lÉvm ) «intorno a Ceo e Cinosura)), KÉoç (per la grafia ved. nota a 46,8 ) non può essere altro che la nota isola cicladica (non esiste un'altra Ceo nell'area che ci riguarda); essa apparentemente era dive­ nuta una base navale persiana. I vari tentativi moderni di «corregge­ re)) il testo, o di immaginare un'altra Ceo ignota all 'interno degli stretti, non hanno serio fondamento. Il problema di Cinosura è più complesso. Il toponimo ricorre in Erodoto solo qui e nella profezia di Bacide (cap. 77, I ) , che presumibilmente ne fu la fonte. Kuv6oouga («coda di cane))) è l'epiteto di varie lingue di terra, penisole, promon­ tori, anche di vallate prolungate; nell'area in questione, l'unica Cino­ sura nota è la penisola nella baia di Maratona (JG P 2 5 5 A, l. I I ; IG 11-IIF I 3 5 8 l, l. I 8; Tolemeo, III q , 8 ; Esichio e Fozio, s.v. Kuv6oou­ ga; cfr. J .R. McCredie, «Hesperia)) Suppl. Xl, I 968, pp. 4 I -6. A Sala­ mina c'era un promontorio KuvooOT]!lU («tomba del cane)): Plutarco, Them. I o,6; Cat 5 ,4 l , che è cosa diversa. Erodoto non ritenne neces­ sario localizzare Cinosura. In base alle informazioni raccolte e alla profezia di Bacide, era convinto che una parte della flotta persiana fosse rimasta allineata lungo la costa attica orientale tra Cinosura di Maratona e l 'isola di Ceo, secondo il metodo di ormeggio allineato già in uso lungo la costa di Afete (cfr. nota a 4,2 - 3 ) . Per le identifica­ zioni topografiche qui accolte ved. H. Grégoire, «LEC)) IV I 9 3 5 , pp. 5 1 9- 3 1 ; J.L. Myres, Herodotus Father o/History, Oxford I 9 5 3 · p. 274 sg. ; lmmerwahr, p. 278; P.W. �allace, «AJA)) LXXIII 1 969, pp. 2 9 3 3 0 3 ; A. Deman, «Chronique d 'Egypte)) L X I 9 8 5 , p. 6 4 sgg. L'ipotesi che con Cinosura sia da intendere la lingua di terra di Salamina che termina con il capo Varvaro, benché ammessa da molti, non è fonda­ ta su testimonianze antiche. Per altre identificazioni moderne ved. Burn, pp. 472 - 3 ; G. Roux, «BCH)) XCVIII I 974, p. 6o sgg.; J. Delor­ me, «BCH)) CII I 978; Mi.iller I, pp. 70 5 -6; J.F. Lazenby, «Hermes)) CXVI 1 98 8 , p. I 72 sgg. 7· MouVLXL T]ç: Munichia è uno dei tre porti del Pireo (gli altri due sono il Cantaro e Zea) , immediatamente a est dell'omonimo colle (og­ gi Kastella); per il Falera, a oriente del Pireo, ved. 66, I e nota ad loc.

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L'importanza strategica di Munichia, già fortificata dal tiranno Ippia, è illustrata non solo dagli eventi della battaglia di Salamina, ma anche dalla guerra civile del 404/3 a.C., e soprattutto dal fatto che dal 3 2 2 a.C. fu sede stabile d i una guarnigione macedone. Vari edifici sono attestati presso il porto in fonti letterarie, epigrafiche e archeologiche, tra cui un teatro di Dioniso e il santuario di Artemide M unichia. Ogni anno il I 6 Mounychiòn ( marzo/aprile) si tenevano feste, processioni e regate in onore della dea e in commemorazione della battaglia di Sa­ lamina. V ed. Pritchett, GSW III, pp. I 7 5 -8 ; R. Garland, The Pireus /rom the Fz/th to the First Century B. C. , London I 98 8 ; Travlos, Blld­ lexikon, pp. 340-63 ; Lauffer, s.v. «Piraus>>; L. Palaiokrassa, Tò L EQÒ tfjc:; 'AgtÉ!.!LÒoc:; Mouvuxiac:;, Athenai 1 99 I ( con raccolta di fonti ) ; I d . , LIMC V I I , I 99 2 , pp. 6 5 5 -7 ; p e r i l culto dell'eroe M unico ved . Kearns, pp. I 86-7; per l'etimologia dell'epiteto ved . F . Càssola, La Io­ ma nel mondo miceneo, N apoli I 9 5 7· pp. 224- 5 . I O. ÒOL EV tlOL v: ved . nota a I J 4 , I 3 · 77, 1 . XQlJO!.!OLOL . . . : per àvnÀ.ÉyELv cfr. IX 4 2 , I ; cfr. par. 2 , àv n Ào yiac:;. Questo capitolo, a prima vista digressivo, è stato espunto da al­ cuni editori, sia perché interrompe la continuità tra ol !.!ÈV di 76, I 6 e to)v ÒÈ di 7 8 , I sia perché mancano le usuali parole introduttive agli oracoli, sia infine per certe peculiarità di espressioni e di idee. I motivi non appaiono cogenti e l'espunzione del resto non è stata accolta: ved. l'app. crit. Il legame tra questo capitolo e il precedente è abba­ stanza chiaro: Erodoto riflette dal suo p unto di vista teologico sui fatti descritti. Ved. anche il richiamo d iretto a Cinosura. La funzione della profezia in rapporto alla battaglia trova analogie nei casi delle Termopili ( VII 2 20) e di Platea ( IX 4 3 ) . Inoltre, la professione di fede espressa in questo capitolo è di capitale importanza per una giusta va­ lutazione della religiosità erodotea. Si noti che Erodoto non esprime fede incondizionata in tutti i responsi oracolari, ma solo in quelli che «parlano chiaro>>. Egli polemizza su due fronti: con i m iscredenti ra­ dicali che negano fede ali ' intero sistema oracolare ( cfr. 20. I e nota ad loc. ) , dall'altro con i creduloni privi di senso critico. L 'oracolo qui ci­ tato è per Erodoto un esempio di chiarezza e di veridicità. Non si spiega, tuttavia, come mai un responso così «chiaro>> non fosse stato utilizzato dagli Ateniesi o da Temistocle d urante la d iscussione sull'oracolo del «muro di legno>> ( VI I 1 40 - 2 ) , che al confronto è un esempio classico di ambiguità. Nella forma nella quale è citata, questa profezia è chiaramente posteriore alla battaglia di Salamina; per tracce di riutilizzazione di formule anteriori ved . le note ai singoli passi. Cfr. H. Grégoire, «LEC>> IV I 9 3 5 · pp. 5 27 - 3 0 : Crahay, pp. 3 3 8 -9 : Kirchberg, pp. I 03 - 5 ; lmmerwahr, pp. 278-9; J. -C. Carrière, «DHA>>


> a Salamina (ved. nota a 8 3 -96 ). La tendenza in certe tradizioni a «equiparare>> Aristide e Te­ mistocle va messa indubbiamente in rapporto allo schema della pola­ rità ideologica tra oplitismo e flotta e alla rivalità tra le due fazioni, le rispettive politiche e i rappresentanti delle medesime. Per altre fonti veJ. Elio Aristide, che parla di «anziani>> stanziati a Salamina ( I , I 6 5 e Schol ; cfr. 46, I 92 ) , il «decreto di Trezene>> (Appendice Il , l. 9 sg. ) e Pausania, I 36,2. Diodoro ignora l'impresa (XI I 8 , 2 - I 9, 3 ) . Alla bibl. citata alla nota 8 3 -96, si aggiunga P.W. Wallace, «A]A>> LXXIII I 969, pp. 2 9 3 - 3 0 3 ; S. Sai:d , in P. Ghiron -Bistagne et al . (éds . ) , Les Perse.\ d'Eschyle, Montpellier I 99 2 - 9 3 , pp. 5 3 -69; C. Pelling, in Id. (ed. ) , Greek Tragedy and the Historian, Oxford I 997, pp. 6-9; Th . Harrison, The Emptinen o/ Asia. A eschylus ' Persians and the History o/ the Fz/th Century, London 2000, pp. 97- I 02. 6. c'iywv ... : per Erodoto, l'operazione di Psittalia è un'impresa di volontari al comando di un cittadino privato. L 'ipotesi che Aristide fosse stato eletto stratego subito dopo il suo rientro (cap. 79, I e nota ad loc ) non trova conforto nelle fonti antiche (tranne gli Schol. A ri­ stid. , p. I 82 Dindorf. che definiscono Aristide ouoTgarr]yoç, «costra­ tego>> con Temistocle) . Aristide fu stratego nel 479/8 e nel 478/7. Ved. C.W. Fornara, The Athenian Board o/ Generals /rom 5 0 1 to 404, Wiesbaden I 97 I , p . 42; Develin, p . 6 3 . 7 · xaucpovEuoav mivmç: cfr. Eschilo, Pers. 464. Secondo Fenia di Ereso (fr. 2 5 Wehrli , citato da Plutarco, Them. 1 3 , 2 - 3 ; ved. ora FGrHist [Cont. ] I O I 2 F I 9, pp. 2 84, 3 3 2-6), alcuni nobili persiani sa­ rebbero stati catturati vivi, tra cui i tre figli di Artaicte e Sandauce so­ rella di Serse, i quali sarebbero poi stati sacrificati dai Greci a Dioniso Omestes ( «il carnivoro»: cfr. Diodoro, XI 5 7, 2 ; Plutarco, Pelop. 2 I , 3 ) . Ved. P. Ducrey, Le traitement des prisonniers de guerre dans la Grèce antique, Paris I 968, pp. 204-6; A. Henrichs, in Le sacrzfice dans l'antiquité, Vandoeuvres-Genève I 980 ( «Entretiens Fondation Hardt» XXVII), pp. 208-24; D.D. Hughes, Human Sacri/ice in An­ cient Greece, London-New York I 99 1 , pp. I r I - 5 ; M.H. Jameson, in V.D. Hanson (ed . ) , Hoplites, London- New York 1 99 1 , pp. 2 1 6-7; P. Bonnechère, Le sacrz/ice humain en Grèce ancienne, Athenai-Liège 1 994· pp. 288-9 1 . 96, 4- 5 . nov Ò È vaU"t']Yiwv: cfr. Strabone, I 1 , 1 7. 5 · c'ivqtoç �Écpugoç: ved. Erodoto, I 1 48, 1 ; II 3 2 , 5 ; 68 , 5 . Timoteo (Pers. I 4 5 ) ricordava i venti boreali, ma il dato è privo di qualsiasi va­ lore storico (ved. il commento di T.H. Janssen, Amsterdam 1 984). Per il ruolo semimiracoloso di un vento proveniente dal mare ved. Plutarco, Them. 1 4 , 3 , con il commento di Frost.


>. 6-7. WO'tE àrrorrÀ.f]om : ved. l ' app. cri t. Per la profezia di Bacide ved. cap. 77, I - 2 . Su Museo ved. Erodoto, VII 6 , 3 ; IX 4 3 , 2 . Erodoto non ha citato versi di Museo sulla battaglia di Salamina. Sulle profezie di que­ sto capitolo ved. L. Maurizio, «ClAn t» XVI I 997, pp. 3 26-7. I O. Auota'tganv 'A'fhlvai«tJ: è un vate ignoto ad altre fonti. Fa par­ te del gruppo dei profeti «veritieri» che Erodoto considera anteriori all'età delle guerre persiane. I I . ÈÀ.EAi]itu: «era sfuggito all'attenzione» parrebbe la traduzione preferibile, in base all'uso erodoteo di À.avitcivw ( meno puntuali: «era rimasto ignoto», «era stato dimenticato», «era rimasto incompreso» ) . Per l a critica erodotea all'incuria per gli oracoli cfr. 2 0 , 1 - 2 e nota a d lac. I 2 . KwÀ.L a Ò Eç . . . ? ) o al sistema salariale per­ siano. È possibile che si tratti di una voce semitica passata al persiano; meno probabile un rapporto tra èiyyEÀoc; e èiyyagoc;. Ved. M. Rostowzew, «Klio>> VI I 906, pp. 249- 5 8 ; H. Frisk, Griechisches ety­ mologisches Worterbuch, Heidelberg I 96o, s.v.; P. Chantraine, Dic­ tionnaire étymologique de la langue grecque, Paris I 96 8 , s.v.; B. Hem­ merdinger, «Giotta>> XLVIII I 970, p. 4 I ; R. Schmitt, «Giotta>> XLIX I 97 I , pp. 97- I oo; C. Herrenschmidt, «Data>> cit. , note 9 - I o; M. Man­ cini, «Giotta>> LXXIII I 99 5 -96, pp. 2 1 0- 2 2 ; C. Tuplin, Achaemenid Studies, Stuttgart I 996, p. q 8 e nota 3 4 ; «BHAch>> I, p. 8 I . Un termi­ ne grecizzato di significato analogo è àonivbl]c; ( anche àoycivbl]c; e à­ oxavbljc;) , di probabile etimologia iranica; ved. H. Happ, «Glotta» XL I 96 2, pp. I 98 - 20 I . 99, 2 . ELEQ'tpE . . . : cfr. cap. 5 4 · L'arrivo delle due ambascerie ( a brevis­

sima distanza l'una dall'altra, secondo Erodoto) , da immaginarsi co­ me avvenuto in futuro, rappresenta emblematicamente il capovolgi­ mento della fortuna. 3· 1:cic; 'tE oboùc;... : cfr. Erodoto, VII 5 4 , r . In questa scena di gioia non mancano alcuni elementi di esotismo orientale (cfr. Esther 8 , 1 5 -7 ) . 5 . � ÒÈ ÒEU'tÉQTJ OIJlL àyyEÀL TJ ... : cfr. la scena famosa nei Persiani di Eschilo (Appendice Il), ripresa forse dalle Fenicie di Frinico. Cfr. la descrizione del lutto a Susa in Esther 4 , 1 -3 . 6 . xaugglj�avw: cfr. Erodoto, III 66, I , con Asheri III, p . 2 8 6 ; Nenci V, pp. 298-9. 6-7. j3oij ... ànÀÉnp: cfr. Erodoto, VI 5 8 , 3 (a Sparta) e IX 24 ( al campo persiano di Platea). 7· MagMvLOv Èv at'tL1J nl'tÉvuc;: il mito dell'infallibilità del so­ vrano fa parte del mondo mentale delle monarchie assolute di ogni tempo, dove spesso si richiede un capro espiatorio nella cerchia dei

UJMML:--; To VIl i ,

9 9 - 1 00

301

ministri o dei generali. Nel nostro caso la scelta cade logicamente su Mardonio, noto ai Greci dell'età di Erodoto come il «falco» del co­ mando supremo persiano. Nel libro di Ether, il capro espiatorio per un misfatto di altro genere è il ministro Haman. Anche la preoccupa­ zione per la salute del Gran Re rientra nella stessa mentalità. r oo, 6. wç bwoEL ÒLXllV: ved. Asheri III, p. 289.

I o- I . ngooÉ:cpEQE tòv ì..oyov tovbE: per il primo consiglio persiano nel libro VIII ved. capp. 67-9. I 3 . où yàQ l;uì..wv ... : «legno>> non può avere in greco il senso di «naviglio» come in italiano, ma solo del materiale di cui sono fatti i navigli; cfr. Tucidide, IV I I o4; Senofonte, Hist. Gr. I I ,24, e l'espres­ sione vaun11yi]oqw l;uì..a . Forse qui c'è un richiamo all'oracolo del «muro di legno». A Erodoto sembrava naturale che proprio Mardo­ nio, uno dei primi comandanti delle forze di terra ( VI I 8 2 ) , cercasse di svalutare la flotta e la disfatta navale: ma Mardonio sarà il respon­ sabile della grande disfatta terrestre persiana a Platea. Cfr. Plutarco, Arzst. I 0,2. La nozione della priorità oplitica è ovviamente greca ar­ caica; cfr. Introduzione, p. X. 24. �aO L ÀEii: raro caso in Erodoto di �aOLÀEii al vocativo senza · l'interiezione rafforzativa e ossequiosa (o formale) w; cfr. V I o6 , J ; VII 1 02, 1 ; I 04, 5 ; VIII I 02 , I ; IX I I I ,4. 27. d ÒÈ oivLxÉ:ç tE...: Mardonio fa eco alle parole di disprezzo pronunciate da Artemisia due giorni innanzi ( cap. 68y), ricordando che erano piaciute al re ( cap. 69,2 ) . 3 2 - 3 . tQLT]xovta !J.UQL4; 6 ; V 7 2 , 3 ; IX 76, 3 ) qui sembrerebbe inappropria­ to. Ved. E. Dickey, Greek FormJ o/ AddreJS, Oxford I 996, pp. 868 , 24 5 . I 5 · oùv t0 Ào t JT0 otgat0: cfr. Eschilo, Pers. 4 8 2 ( otgatòç ò ' 6 Àotnòç ) ; ved. nota a I OO, J 3 . I 02, I - 2 . �aotÀEù: ved. nota a I 00,24. I 1 . JTEQÌ olxov tòv o6v: cfr. par. 3· Non vi è ragione di espungere queste parole (ved . l'app. crit.; Immerwahr, p. I 79 e nota 94 ) . Per olxoç detto della casa reale persiana cfr. Erodoto, I 207, I ; V 3 I .4; VI 9, 3 ; VII 5 2, 2 ; I 94,2; IX I o7, 1 . q- 5 . òoùÀov oòv: cfr. Asheri III, p. 3 50; alla bibl. i vi citata si ag­ giunga A. Missiou, «CQ)) XLIII I 993 · pp. 3 77-9 1 . I 5 . tùiv E'ivExa ... : è il punto di vista della propaganda ateniese sul­ lo scopo della spedizione di Serse ( cfr. Erodoto, VII 5 , 2 ; 8 , I - 2 , ecc.). 1 6 . nugwoaç: cfr. l'impegno di Serse nel suo discorso programma­ tico (Erodoto, VII 8�,2: nugwow 1:àç 'Alh']vaç ) ; ved. Ch.C. Chiasson, «Phoenix)) XXXVI I 98 2 , p. I 5 8 . 1 03 , 1 . �oihj . . . : Serse si convince a partire per mettere al sicuro l a pro­ pria persona. In Giustino ( Il I 3 , I - 2) prevale il consiglio di Mardonio, secondo il quale Serse deve ritornare in patria per prevenire eventua-

CUMMEJ\:TU V I I I ,

1 0] - 1 04

}O}

li sommosse in Asia ( forse una reminiscenza mediata di Eschilo: Pen. 5 84-94 1 . . 4· i:nm vÉ:aaç . . . : Plutarco si domanda ironicamente se Serse sr fosse dimenticato di portare con sé le donne da Susa (Mor. 87oaJ . Alla critica, Erodoto avrebbe potuto ribattere che, benché concubine fos­ sero presenti nel campo di Serse (VII 1 87, I ; per il campo di Mardo­ nio a Platea IX 76, I - 3 ) , il re avrebbe voluto onorare Artemisia affi­ dandole la cura dei loro figli. 5 . Èç "EcpEaov: su Serse ed Efeso ved. M. Papatheophanes, «lA» XX I 98 5 , pp. I I 2- 5 . vottm : i figli delle concubine sono illegittimi dal punto di vista greco; cfr. Erodoto, VII 1 1 4,2; IX 1 09 , 1 . I 04-6. Questa divertente ( e raccapricciante) 9 igressione è suggerita dalla citazione di Ermotimo e di Artemisia. E inutile ricercare con­ nessioni occulte o simboliche O a donna virile, l ' uomo evirato ecc . ; ved . Immerwahr, p p . 284- 5 ) : bastano i motivi erodotei usuali della vendetta o della punizione divina e del capovolgimento della fortuna, chiaramente evidenti in questa digressione; ved. Aly, pp. I 84, I 87; D. Braund, in C . Gill-N. Postletwaite-R. Seaford (eds. ) , Reciprocity in A nàent Greece, Oxford 1 99 8 , pp. I 66-7; A. Griffiths, in N . Luraghi (ed . ) , The Hlstoria n 's Cra/t in the Age o/ Herodotus, Oxford 2000, p. 1 72; V. Gray, in Bakker-de Jong-van Wees, pp. 308- I O. Non manca­ no altri punti di interesse storico-etnologico in questa storia, attinta probabilmente da fonti locali di Alicarnasso ( ved. al cap. I 04 ) e loca­ lizzata in una zona pluriculturale ben nota a Erodoto. Secondo Ate­ neo, la storia di Panionio era nota a tutti (VI 266e ) , ma per quel che ci consta non lasciò traccia nella letteratura antica in nostro possesso; per un'analisi dettagliata del racconto erodoteo ved. S. Homblower, in Derow-Parker, pp. 3 7- 5 7. 1 04, 2 . ilTtòaaÉ:a: oggi Gokçeler; ved. Mi.iller Il, pp. 3 6 3 -7; per un'al­ tra Pedaso in Caria occidentale cfr. Mi.ille r I l , pp. 368-72; ved. Ero­ doto, I I 7 5 , con Asheri I, p. 3 67. 2 - 3 . où tù ÒE'lrtEQa "twv EÙvouxwv: alla corte di Serse gli eunuchi erodotei fungono generalmente da uscieri o da guardie del palazzo e dell'harem (III 77,2; 78, I ; I JOA; IV 4 3 ,7 ) . Lo stesso avviene nel libro di Esther ( r , I o; I , q ; 2 , 3 ; 2 , I 4; 2 , 2 I ; 4.4 sgg . ; 6,2; 6, q; 7,9 ), che usa il termine aramaico srys. In Erodoto gli eunuchi sono presenti anche in Media ( l I I 7, 5 l e in Egitto (III 4 , 2 ) . V ed. A. Hug, RE, Suppl. I I I I 9 I 8 , coll. 449- 5 5 ; G. Meyer, «Reallexikon der Assyriologie» II 1 93 8 , pp. 4 8 5 -6; J.M. Balcer, A Prosopographical 5tudy o/ the Ancient Per­ sians Royal and Noble, c. 5 5 0-45 0 B. C. , Lewiston 1 99 3 , pp. 3 1 1 -6; P. Briant, Histoire de l'empire perse d e Cyrus à A lexandre, Paris I 996,


> rispetto agli Agi adi ( VI 5 I J ; m a i n questa lista, che vuole essere una genealogia, non una lista di re (ved. par. 3 e nota ad loc. ) , l'inferiorità non lascia traccia. Come nella lista degli Agiadi, la parte più antica è una ricostruzione artificiale priva di valore storico (Teopompo è il primo re storico accertato) ; ma anche la parte più recente presenta nelle fonti alcune varianti, confu­ sioni e tracce di manipolazioni o di compromessi fra tradizioni diver­ se. La lista può considerarsi fededegna solo per i re del VI e V secolo. Nel loro complesso, le due liste rispecchiano l'interesse delle case rea­ li spartane a documentare la loro discendenza dal mitico capostipite Eracle, allo scopo di legittimare la conquista, il dominio in Laconia e l'egemonia sul Peloponneso dorico (cfr. nota a I I 4 , 8 J . Sulla genealo­ gia degli Euripontidi ved ., oltre a tutte le Storie di Sparta, G. Dum, Die spartanische Konigslzsten, lnnsbruck I 8 7 8 ; E. Meyer, Forschun­ gen zur alten Geschichte l, Halle a.Saale I 8 9 2 , pp. I 5 3 - 8 2 , 2 8 3 -6 ; K.] . Beloch, «Hermes» XXXV I 900, pp. 2 5 4-9; G G F 2 , pp. I 79 - 8 I ; Po­ ralla, pp. I 49 -6 5 ; T. Lenschau, «RhM» LXXXVIII I 9 3 9 - pp. I 2 3 -46; D.W. Prakken, «TAPhA» LXXI I 94o, pp. 460-72; W. Den Boer, La­ com'an Studies, Amsterdam I 9 5 4 , pp. 5 -29, 6 5 -9 3 ; F. Kiechle, Messe­ nische Studien , Kallmi.inz I 9 5 9, pp. 90- I o i ; P. Cartledge, Sparla and Lakonz"a, London I 979, pp. 24 I -6; A.E. Raubitschek, in Ln)ÀTJ . . . d :; f-lVTJI..lTJV NtxoÀciou Kov-roÀÉov-roç, Athenai I 98o, p p . 3 7-9; V. Parker, «Klio» LXXV I 99 3 , pp. 5 7-9; P. Vannicelli, Erodoto e la stort"a dell'al­ to e del medio arcaismo (Sparla - Tessaglza - Cirene), Roma I 99 3 - pp. 3 5 -4 5 ; S. De Vido, «QS» LIII 2oo i , pp. 209-27. 5· M EVOQEOç: Erodoto, VI 6 p ; 7 1 . 'HyT]OLÀEw: è chiamato Agi de a VI 6 5 , 1 ; per Agesilao agi ade ved. Erodoto, VII 204. 'In:­ rroxgm:tOEw : è forse il padre di Agesicle (ved. la tavola ) , ma la filia­ zione non è documentata. È possibile che il nome figuri in un fram­ mento papiraceo di lirica corale ( Pap. Ox . XXXII I 967, n . 2 6 2 3 , fr. I [pp. 66-7] , l. I I ; alla l. 6 dello stesso frammento si legge un altro no­ me euripontideo: ZEu [�] L Oaf-loç; cfr. Erodoto, VI 7 I , I - 2 ; Pausania, III 7,6). 5 -6. AeuruxtOEw: Leotichida il Vecchio ( Plutarco, Lyc. 1 3 ,7; Mor. 224cl è ricordato in un commento papiraceo alle poesie di Alcmane (fr. 5 ,2 II GL; cfr. M.L. West, «ZPE» XCI I 99 2 , pp. I -7 J . La storicità di questo re e la sua datazione verso la fine del VII secolo (l'età di Aie-

3 34

( :( lM MENTO V I I I ,

1] 1

mane) sembrano ammissibili; di conseguenza la lista erodotea dei tardi Euripontidi si dimostra più fededegna di quella di Pausania (III 7,7; IV I 5 , 3 ), che non sa nulla di Leotichida il Vecchio; cfr. F.D. Harvey, «JHS)) LXXVII 1 967, pp. 62-9; J. Schneider, «REG>> XCVIII I 98 5 , pp. I -64. Secondo Riano di Bene, Leotichida avrebbe comandato le truppe spartane durante la seconda guerra messenica ( FGrHist 26 5 F 4 3 ) . V ed. K.J. Beloch, «Hermes» XXXV 1 900, pp. 2 5 4-9; Poralla, n. 487 (pp. 84- 5 l . 6. 'Aval;[ À.Ew: cfr. Plutarco, Mor. 2 I 7C. Uno degli arbitri spartani per Salamina si chiamava Anassila (Piutarco, Sol. 1 0,4) : per una data­ zione di questo arbitrato ved. L. Piccirilli, Gli arbitrati cit., n. 1 o (pp. 46- s 6 l . 7· 8 wnof1:rro u : è il re famoso della prima guerra messenica, noto a Tirteo ( fr. 4 Diehi Gentili-Prato). Si tende oggi a collocarlo nell' ulti­ mo terzo dell'VIII secolo. Secondo una tradizione nota ad Aristotele ( Poi. I 3 I p 2 5 ) Teopompo avrebbe istituito l'eforato. Nella cronogra­ fia ellenistica gli si assegnavano quarantasette anni di regno; ved. W. Den Boer, Laconian Studies cit . , p. 6 5 sgg. N L xrivògou: avrebbe re­ gnato trentotto o trentanove anni ( Sosibio, FGrHist 5 9 5 F 2, ecc. ) e fat­ to guerra ad Argo (Pausania, III 7.4; cfr. nota a 73.9- 1 0) . Apoftegmi in Plutarco, Mor. 2 3ob. Ved. Poralla, n. 5 5 5 (p. 96). 7-8. Xag[ÀEW ... ngunivLOç: l'ordine di questi quattro re subì alcu­ ni sbalzi nelle tradizioni antiche, dovuti alle varianti sulla posizione ge­ nealogica del legislatore Licurgo, che, mentre in Erodoto è un Agiade (zio e tutore di Leobota: I 6 5 ,2-4), nelle altre fonti è un Euripontide. L'ordine noto a Simonide ( fr. 628 III GL; ved. A. Paradiso, «RFIC» CXXVII 1 999. pp. 426- 3 5 ) è Pritani-Eunomo-Carileo, senza Polidet­ te; cfr. Apollodoro, FGrHist 244 F 62 e Diodoro, VII 8,2. Per Sosibio (fGrHist 5 9 5 F 2) invece Carileo è figlio di Polidette e manca Euno­ mo. Nella vulgata ( cfr. Plutarco, Lyc. 1 ,4) , l'ordine è: Pritani-Eunomo­ Polidette-Carileo (ved. le liste di Pausania). La presenza di Licurgo in­ fluì sulla tradizione su Carileo, non priva di tratti ostili: avrebbe regnato despoticamente, si sarebbe opposto in un primo momento alle riforme di Licurgo, e la sua campagna contro Tegea sarebbe fallita gra­ zie alle donne tegeate capitanate da Marpessa (ved. Pausania, VIII 5 ,9; 48-4· 5 ). Sosibio e Diodoro gli attribuiscono tuttavia un regno di ses­ santaquattro o sessanta anni nel IX secolo a.C. (/ace. citt. ). Ved. B. Nie­ se, RE III 2, 1 899, col. 2 1 42; Poralla, n. 747 (pp. 1 27 - 8 ) . Eunomo im­ persona l 'eunomia di Licurgo ( cfr. Erodoto, I 6 5 ,2; 66, 1 ); i cronografi ellenistici gli attribuiscono quindici anni di regno, ma secondo Plutar­ co sarebbe stato ucciso da Polidette, che gli succedette. Polidette a sua volta avrebbe avuto come successore lo stesso Licurgo. I regni di Poli­ dette e di Eunomo sarebbero stati un periodo di pace (Pausania, III =

COMM ENTO V I I I ,

lJ l

33 5

7 , 2 ) . Ogtrravu; sembra un titolo regio personificato; solo in Erodoto è il padre di Polidette: nelle altre fonti, da Simonide a Pausania. è il pa­ dre di Eunomo (e di Licurgo: Simonide, fr. 628 III GL; Flegonte di Tralle, FGrHist 2 5 7 F I [2 ] ) . Apollodoro ( fCrHist 244 F 62 ! gli attri­ buisce trentanove anni di regno, Diodoro ( VIII 8 , 2 ) quarantanove. 8. Eùgucpwvwç: la forma usuale è E ùg {m:mv. Questo re eponimo sarebbe stato causa di un allentamento del potere regale, creando le condizioni che precedettero le riforme di Licurgo ( Piutarco. Lyc. 2 .45 ). La lista vulgata degli Euripontidi inserisce dopo Euriponte il figlio Soo (Lyc. 2 , I - 2 ; cfr. Mor. 2 J 2a ) . TOÙ n goxAÉo::;: ved. Erodoto, IV 147.2; VI p 7 . 9 - I o. 'AQLOTOÒ��ou . . . 'HgaxÀÉo::;: ved. Erodoto, VII 204; cfr. VI p, I ; per Ilio ved. anche IX 26, 3 - 5 . I I - 2 . nì..T]v 1:wv òuwv ... xaTaÀEX{}ÉvToJV: il testo tràdito vuole dire semplicemente che i primi due nomi della lista a ritroso dopo Leoti­ chida, ossia Menares e Agesilao, non furono re. La lista quindi non è una lista di re, ma una genealogia. Gli ultimi re euripontidi anteriori a Leotichida sono Agesicle ( Erodoto, I 6 p ) , Aristone e il figlio Dema­ rato ( 1 67, I ; V 7 5 , I , ecc . ) , probabilmente collaterali o consobrini più anziani rispetto ad Agesilao, a Menares e allo stesso Leotichida ( que­ st'ultimo, infatti, salì al trono solo in seguito alla deposizione di De­ marato, intorno al 49 I a.C.: Erodoto, VI 6 5 - 7 1 ). È quindi possibile integrare con tentativi la lista di Erodoto (ved. la tavola ) . ]. Le Paul­ mier de Grentemesnil ( Palmerius) propose più di tre secoli fa di leg­ gere i) nostro passo diversamente (ved. J'app. crit. ) : JtÌ.TJV TOJV ò' U ­ OLClLOJV xa[ TWV �· �ETà À EOLUXL Ò Ea 1tQOJTOJV XaTaÀq{}É VTOJV. considerando che né i primi quattro Eraclidi furono re di Sparta. né gli ultimi sette antenati di Leotichida, dal momento che i loro nomi non figurano nelle liste posteriori (cioè in quella di Pausania. III 7 . 5 6 ; i l che è inesatto: Archidamo v i ricorre) : ved. Exercitationes, Lugdu­ ni Batavorum I 66 8 , p. 3 9 · La lezione bnà fu accolta da quasi turri gli editori tra cui Stein, Hude, Legrand, Masaracchia e Rosén; cfr. Hem­ merdinger, pp. I 68 - 9 . Si tratta in realtà di un intervento arbitrario e metodologicamente ingiustificato, che anziché porre in e\·idenza la disparità delle tradizioni antiche, cerca di uniformarle in base alla versione più tarda. Oltre alla bibl. cit. sopra, ved. tra i più recenti giu­ stamente G. Huxley, «AaxmvLxa[ L!rouòai» II 1 97 5 . pp. I I 0- 4 : P. Carlier, La royauté en Grèce ava n t A lexandre, Strasbourg I 984. p . 3 I 7 nota 47 I ; D. Fehling, Die Sieben Weisen un d die /ruhgriechische Chro­ nologie, Bern I 9 8 5 , pp. I 29 - 3 0 nota 2 9 8 ; P. Vannicelli. Erodoto e la storia cit., p. 3 6 nota 3 6 ; Pausania. Guida della Grecia. Libro III. Laco­ nia cit., p. I 8 I ; D. Gilula, in Derow-Parker, pp. 79-80. Su Palmerius ved. ora R. Baladié, «}S» I 99 3 · pp. 2 8 7- 3 3 I . ,

336

COMMENTO V I I I ,

I] I - 1] 2

1 3 -4. 3civ{hrmoç 6 '�gt XI 5 ( May I 98 6 ) , pp. 7 5 -6; Id., Espionage and Treason , Amsterdam I 98 6 , pp. 7 5 -6; D. Braund, in R. Brock-S. Hodkinson ( eds . ) , Alternatrves lo Athens. Varieties o/ Politica l Organization and Commumty in Anàent Greece, Oxford 2000, p. I I 3 sgg. Nel 407/6 a.C. il re Archelao e di­

scendenti ottennero probabilmente ad Atene lo stesso titolo ( M-L 9 I .

11 . 3 5 -7 ) . Sull'istituzione e la storia della prossenia ved. F. Geschnit­ zer, RE Suppl. XIII I 973 · coli. 629-730.

I I -2 . ÀEwv ... xa't èiì..x q .wv: ved. Erodoto, I 79, 3 ; I 03 , r . I 4 . xan']Àltl �E: Mardonio «aveva fondate speranze». I l verbo composto è un hapax in Erodoto e, secondo il lessico di Powell, non attestato in fonti anteriori. 1 3 7·9. Questo excursus sulle origini del regno macedone, perfettamente integrato nel racconto principale, adempie la promessa fatta da Ero­ doto a V 22, I di dimostrare la grecità della dinastia che regnava in Ma­ cedonia. Erodoto ci narra in questi capitoli una tipica favola di origini, che giustamente non ha mancato di attirare l'attenzione di studiosi di arte novellistica, di etnologi e di storici delle religioni. È una favola fre­ sca, fantasiosa e istruttiva, ben diversa dai riferimenti artificiali e banali delle fonti successive. Sono messi in risalto elementi di saga popolare: i tre fratelli, dei quali il più giovane è il protetto della fortuna; il re anonimo; la regina che cuoce il pane; l'atto magico del ragazzo e il sim­ bolo del sole; i miracoli del pane e della traversata del fiume; l'ambiente favoloso del giardino di Mida; lo sfondo geografico semifantastico in cui si svolge la vicenda. Yed. su questi elementi Aly, pp. I 96-7. 2 3 7; dr. le note ai singoli passi. E pretesa inutile cercare di scoprire nuclei storici in favole di questo genere. La fiaba tuttavia pone un problema di ori­ gini, che è un problema storico, e vuole dimostrare e giustificare un po­ tere dinastico, che è un obiettivo di propaganda politica. Si è quindi cercato di individuare nei nomi dei tre fratelli ( cap. 1 3 7 , I e nota ad loc. ) gli eponimi di tribù macedoni localizzabili nell'alta Macedonia. È sembrato legittimo ammettere la soprawivenza nel V secolo di tradi-


XIV I 984, pp. 3 2 5 -6 8 ; A. Harder, Euripides' Kresphontes and Archelaos, Leiden I 98 5 , pp. I 2 5 -44; W. Greenwalt, «Ancient Society» XIII I 986, pp. I I 7-22; B. Tripodi, in Ancient Macedonia III, Thessaloniki I 98 3 , pp. I 62 3 - 30; F. Geschnit­ zer, in P. Barcelò-V. Rosenberger-V. Dotterweich ( Hrsg . ) , Humanitas. Beltriige zur antiken Kulturgeschichte. Festschrt/t /ur Gunther Gottlleb zum 65 . Geburtstag, Miinchen 200 I , pp. 89-96; M . Zahrnt, «Hermes» CIII 2002, pp. 5 0- 3 ; M.B. Hatzopoulos, in Derow-Parker, pp. 203 - I 8 . Per la storia arcaica del regno macedone e il problema della «grecità» ved . A. Dascalakis, in Ancient Macedonia I cit. , pp. 1 5 5 -6 I ; N.G.L. Hammond, A History o/Macedonia I I , Oxford I 979, pp. 3 - I 4 ( con un commento al testo erodoteo ) ; E. Badian, in B. Barr-Sharrar-E.N. Bor­ za (eds . ) , Macedonia and Greece in the Late Classica/ and Early Helleni­ stic Times, Washington I 9 82, pp. 3 3 - 5 I ; K. Roseo , in Zu Alexander d. Gr. Festschrr/t G. Wirth, Amsterdam I 987, pp. 2 5 - p ; N.G.L. Ham­ mond, The Macedonùm State, Oxford I 989, pp. I 6- 3 6; ] .-N. Corvisier, Aux origines du miracle grec, Paris I 99 1 , pp. 7 5 -86; M.B. Hatzopoulos, Macedonian Instltutions under the Kings 1-11, Athenai I 996 («Mele­ temata» XXI I ) ; E.N. Borza, Be/ore Alexander. Constructing Early Ma­ cedonia, Claremont California I 999; P. Carlier, in R. Brock-S. Hod­ kinson (eds . ) , Alternatives to Athens cit . , pp. 2 5 9-68; cfr. anche Z.H. Archibald, ibidem, p. 2 1 2 sgg.; ].M. Hall, in I. Malkin ( ed . J . Ancient Perceptions o/ Greek Ethnicity, Cambridge Mass. 200 1 , pp. I 5 9- 86; M . Mari, Al di là del/'0/impo. Macedoni e grandi santuari della Grecla dall'età arcaica al primo ellenismo, Athenai 2002 («Meletemata>> XXXIV) ; C. Sourvinou-lnwood, in Identità e prassi stanca nel Medi­ terraneo greco, a cura di L. Moscati Castelnuovo, Milano 2002, pp. I 73 - 203 .

1 3 7, 1 . yEvÉtwQ: hapax in Erodoto: «progenitore»; nel senso di «ge­ neratore» cfr. Senofane, 2 I B 30 0-K. 2 - 3 . tirv tUQavviba: il «regno»; ma ved. 1 42, 5 e nota ad loc. 3 -4. È/; "AQywç ... tùrv TrJI.tÉvou àrroyovwv: cfr. Erodoto, V 2 2,2; Tucidide, I I 99 , 3 ; V 8o,2; Arriano, A nab. IV I I ,6 , ecc. Temeno è l'Eraclide a cui cadde in sorte Argo durante il «ritorno degli Eraclidi» nel Peloponneso: appartiene quindi alla generazione di Aristodemo (cap. I J 2 , I e nota ad loc. ). L'emigrazione dei tre fratelli è immaginata. nel sistema crono-genealogico erodoteo, come avvenuta circa quattro secoli dopo Temeno (nota a I 3 9. I -2 ) . n nome della dinastia temenide «Argeadai» è presente solo in fonti tarde. La tappa illirica dei tre fra­ telli ha suggerito l'ipotesi che esistesse anche un collegamento etero-

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dosso, ma storicamente più valido, con un'altra Argo, Argos Ore­ stikòn, nell 'Orestide macedone; ved . Appiano, Syriaca 3 3 3 , e cfr. Strabone, VII 7,8; Stefano di Bisanzio, s.v. "Agyoç; Hierocles, Synec­ demos 64 I . 3 (p. 6 Burckhardt); ved. anche l 'Argestaeus campus di Li­ vio, XXVII 3 3 , 1 . Tuttavia l'eponimo degli Oresti macedoni, Oreste figlio di Agamennone, ci riporta all'Argo peloponnesiaca della versio­ ne ufficiale. 4- 5 . raucivl]ç . . . xaL fl EQÒLXXT)ç: le etimologie moderne dei nomi dei tre patriarchi macedoni presuppongono un significato simbolico o totemico in rapporto a tre categorie di bestiame (par. 2 ) . Si discute se l'origine dei nomi sia greca, illirica, iranica o altra. Per Gavane si è cer­ cata una radice indoeuropea gau o go, «bove>>, «vacca>>: ma Gavane pa­ scola cavalli. Altri hanno cercato un rapporto tra Gavane e xauvcixl]ç, manto o drappo di lana o di porpora, vocabolo di origine orientale (gaunakka in accadicol. Aeropo ricorda gli Aeropes, yÉvoç in Macedo­ nia ed b'tvoç a Trezene (Esichio, s.v. ) , di etimologia greca (Aerope mo­ glie di Agamennone, ecc . ) : significherebbe «simile all'aria>>. Anche Perdicca ci riconduce nel mondo dei volatili, se la radice è greca ( rt É Q ­ òt� = pernice ) ; ma se è illirica ('ikkas = cavallo), suggerirebbe che Perd­ ikkas sia l'equivalente illirico di Phil-ippos. Mancherebbe anche in que­ sto caso una corrispondenza tra il supposto totem e il tipo di pastorizia (Perdicca pascola il bestiame minuto). Per queste e altre ipotesi ved. O. Hoffmann, Die Makedonen, ihre Sprache und ihr Volkstum, Gottingen I 9o6, pp. I 2 I -4o; W. Brandestein, in B. Sutter ( Hrsg . ) , Festschrz/t cit . ; J .N. Kelleris, Les anciens Macédoniens c it., p. 87; R . Schmitt, «Glotta>> XLIX I 97 I , pp. ro2- 5 ; K. Rosen, «Chirom> VIII 1 97 8 , pp. q -2 2 ; F. Zahrnt, «Chirom> XIV r 9 84, pp. 3 6 5 -8 . 5-6 . urtEQ�aÀovTEç È ç TTJV èivw MaxEòov[ l]V: per l '«alta Macedo­ nia>> (]'entroterra) ved. Erodoto, VII 1 73 .4. e cfr. N.G.L. Hammond, «CQ» XLV 1 99 5 , pp. r 2o - 8 . Quest'area si divide convenzionalmente in cinque regioni tribali: Elimeia, Orestide, Eordia, Lincestide e Pela­ gonia. Il passaggio dall'Illiria all'«alta Macedonia» si fa attraverso va­ lichi naturali, come quelli a nord e a sud dei laghi di Ochrid e di Pre­ spa. Per la «bassa Macedonia» ved. nota a 1 3 8 , 8 -9. Per la topografia macedone ved. E. N. Borza, in Studies cit., pp. 3 0- 8; per le ricostruzio­ ni moderne dell'itinerario dei tre fratelli ved. F. Zahrnt, «Chiron» cit. , pp. 3 4 5 -7; Mi.i ller I, pp. 2 6 1 -4; M.B. Hatzopoulos, in Oerow­ Parker, pp. 203 - r 8 . 6. AE�ULT]V rtoÀt v : sarebbe l a capitale leggendaria del regno mace­ done pretemenide. La città è ignota ad altre fonti. Può essere localiz­ zata vagamente a occidente del monte Bermio (cap. r 3 8 , 3 e nota ad /oc. ) . Forse è la Alaibea o Alebea menzionata in iscrizioni da Leoko­ petra (ved. M.B. Hatzopoulos, Macedonians lnstitutions cit. , I , pp.