Le Storie. Libro IV. La Scizia e la Libia. [Vol. 4]

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LE STORIE LIBRO IV

LA SCIZIA E LA LIBIA A CURA DI ALDO CORCELLA E SILVIO M. MEDAGLIA TRADUZIONE DI AUGUSTO FRASCHETTI

FONDAZIONE LORENZO V ALLA/ ARNOLDO MONDADORI EDITORE

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ERODOTO LE STORIE

Piano dell'opera Volume I INTRODUZIONE GENERALE di David Asheri LIBRO I a cura di David Asheri traduzione di Virginio Antelami Volume II LIBRO II a cura di Alan B. Lloyd traduzione di Augusto Fraschetti Volume III LIBRO III introduzione e commento di David Asheri testo critico di Silvio M. Medaglia traduzione di Augusto Fraschetti Volume IV LIBRO IV introduzione e commento di Aldo Corcella testo critico di Silvio M. Medaglia traduzione di Augusto Fraschetti Volume V INTRODUZIONE AI LIBRI V-IX di Giuseppe Nenci LIBRO V a cura di Giuseppe Nenci Volume VI LIBRO VI a cura di Giuseppe Nenci Volume VII LIBRO VII a cura di Mario Lombardo traduzione di Giuseppe Nenci Volume VIII LIBRO VIII a cura di Agostino Masaracchia Volume IX LIBRO IX a cura di Agostino Masaracchia

ERODOTO

LE STORIE Volume IV LIBRO IV

La Scizia e la Libia Introduzione e commento di Aldo Corcella Testo critico di Silvio M. Medaglia Traduzione di Augusto Fraschetti

FONDAZIONE LORENZO VALLA ARNOLDO MONDADORI EDITORE

Questo volume è stato pubblicato con il contributo del

CREDIOP Credito per le imprese e le opere pubbliche S.p.A.

ISBN 88-04-36390-8

Grafico di Vittorio Merico © Fondoz:ione Lorenzo Vol/4 199) I edizione mau)o 199)

INTRODUZIONE AL LIBRO IV di Aldo Corcella

I Il quarto libro di Erodoto si apre con la decisione da parte di Dario di marciare contro gli Sciti; ciò avverrebbe «dopo la presa di Babilonia», narrata alla fine del terzo libro. Questa vaga datazione ha fatto molto discutere; e stabilire quando realmente la spedizione ebbe luogo non è facile 1 . Sarebbe comunque un errore non riconoscere che l'indicazione erodotea è funzionale al «tempo narrativo»: Erodoto dice che la spedizione avvenne dopo la presa, di Babilonia perché ha deciso di narrarla subito dopo di quella, ma l'intervallo di tempo effettivo resta indeterminato, celato - come spesso accadeva nell'epica - nell'apparente continuità del racconto2 • Contemporaneamente alle ultime fasi della spedizione di Dario (!45,1) si svolge d'altro canto la spedizione in Libia; tutta la narrazione del quarto libro si sviluppa intorno a questi due eventi, quasi simultanei ma raccontati in sequenza, uno dopo l'altro 3 • All'iniziale dichiarazione sulla spedizione scitica fa seguito l'indicazione della causa. Come di consueto in Erodoto, sulla mo1

Più probabilmente tra 515 e 510 che prima: ved. note a 1,1 e a 166,1. Sul fenomeno, ottimamente L. Huber, in Synusia. Festgabe frir W. Schadewatdt, Pfullingen 1965, pp. 2.9-52., che cita proprio a esempio l'esordio del quarto libro (p. 45); in generale, dr. L. Canfora, .Totalità e selezione nella storiog,afia classica, Bari 1972.. Può cosl capitare che Erodoto riveli en passant di essere a conoscenza di un evento che ha però lasciato fuori dell' « asse narrativo»: a IV 44, p. es., è citata la conquista dell'India, avvenuta prima della grande riforma di Dario (dr. III 94,2.), e che avrebbe quindi potuto essere narrata nel terzo libro. 3 L'~ù-roii a IV 1,1 parrebbe indicare che Erodoto ha bene in mente, fin dall'inizio, il piano del racconto: dopo la presa di Babilonia, tra i Persiani il primo « fatto storico» che ha per protagonista Dario in persona è la spedizione scitica, ma ce n'è anche un altro, contemporaneo sebbene non coinvolga direttamente Dario, che dovrà 2

essere narrato.

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ALDO CORCELU.

tivazione economica generale (la ricchezza dell'Asia, la volontà di espansione) si innesta la causa particolare, la vendetta. Il motivo della vendetta riporta la narrazione indietro, con un richiamo all'invasione scitica dell'Asia di cui Erodoto aveva parlato a I 1036. Questo flashback offre il pretesto per raccontare un episodio relativo al ritorno degli Sciti dall'Asia (capp. 1,3-4): un piccolo excursus all'interno del quale se ne inserisce un altro (la lavorazione del latte da parte degli schiavi: cap. 1.). Nel cap. 4, quindi, l'excursus viene chiuso con una tipica formula di passaggio che ci riporta al tema della spedizione di Dario enunciato al cap. 1: «Fu cosl che gli Sciti dominarono sull'Asia, e ... tornarono in patria nel modo che ho detto. Per questo motivo Dario, volendo vendicarsi, raccoglieva un esercito contro di loro». A questo punto ci attenderemmo il racconto della spedizione. Questo racconto comincerà però solo al cap. 83; i capp. 5-81. sono invece occupati da un ampio excursus, il cui argomento è la Scizia e gli Sciti.

II Il modo in cui questo excursus si sviluppa ricorda da vicino il logos egizio del secondo libro 1 • L'intimo nesso tra le due sezioni consiste nell'analogo atteggiamento, nel comune indirizzo della ricerca. Se il logos egizio si apre con la dichiarazione che gli Egizi sono il popolo più antico o quasi (II 1.), all'esordio di quello scitico viene detto che gli Sciti sono i più giovani (IV 5); entrambe queste affermazioni vengono quindi discusse attraverso un'analisi delle tradizioni locali, messe a confronto con quelle greche. Il problema del!' origine del popolo si lega cosl a quello dell'estensione del territorio e della sua delimitazione: per l'Egitto, si discute della sua natura di «dono del Nilo», della sua posizione a cavallo tra Asia e Libia e delle regioni all'estremo sud, fino alle foci del Nilo (II 6-34); per la Scizia, delle regioni poste all'estremo nord (IV 16-36). Erodoto va cosl esplorando i confini dello spatium historicum e dello spazio geografico, e la sua ricerca lo porta a una polemica contro i predecessori: se i racconti mitistorici greci vengono 1 Sul rapporto tra i due /ogoi, vcd. soprattutto Triidinger, pp. 14-34.

INTRODUZIONE AL LIBRO IV

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smentiti dalle tradizioni locali, le nozioni della geografia ionica si rivelano troppo schematiche rispetto alla realtà. L'excursus di IV 36,2.-45 sulla divisione tra le parti del mondo, apparentemente pretestuoso, trova cosl una sua motivazione: alla base della descrizione geografica della Scizia c'è la medesima esigenza di controllo e di verifica dei dati precedentemente noti ai Greci, e cristallizzati nei loro peripli e carte, che animava l'inizio del libro secondo (nonché la riflessione sulle regioni estreme del mondo a III 106-16); e a IV 36,2.-45 Erodoto può finalmente tirare le somme, su un piano più generale, di tutto questo lavoro. Solo tenendo presenti questi presupposti la struttura per certi versi disordinata del logos scitico può risultare più chiara. Innanzitutto, Erodoto deve fare i conti con i precedenti autori greci. Del1' origine degli Sciti e dei popoli che, al di là della Scizia, vivevano ai margini del mondo conosciuto, aveva già parlato una curiosa figura di poeta, Aristea di Proconneso, in un altrettanto singolare poema, le Arimaspee (capp. 14-5). Ma Aristea, tipico esponente di quella schiera di figure misteriose a proposito delle quali si raccontavano, nella Grecia tra età arcaica e classica, reincarnazioni, sparizioni miracolose, episodi di ubiquità, non era un personaggio che potesse incontrare il favore di Erodoto. A esordio del proprio poema egli affermava di essere approdato tra gli Issedoni « per un invasamento di Apollo»: qualcosa di simile, forse, ai mistici arabi medievali sempre pronti a partire dalla natia Spagna per il loro misterioso «oriente». Aristea, per parte sua, doveva parlare di un volo magico, e discorreva degli Iperborei, il mitico popolo apollineo ben noto ai poeti greci. Tutto ciò sembrava fatto apposta per destare la diffidenza di Erodoto, il quale rivela chiaramente il suo scetticismo sulla realtà del viaggio di Aristea; e anche gli studiosi moderni, incerti perfino sulla sua collocazione cronologica, non sanno decidere se Aristea fosse solo un sublime ciarlatano, che inserl nel racconto del suo ...\. __ . . \ ___ J

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