La vita quotidiana a Firenze ai tempi di Dante

Agli inizi del XIV secolo Firenze è al centro di uno straordinario boom economico: sorgono chiese e palazzi pubblici e p

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La vita quotidiana a Firenze ai tempi di Dante

Table of contents :
Introduzione - L’Italia e Firenze ai tempi di Dante......Page 6
Cronologia dell’epoca di Dante......Page 17
Cronologia della vita e delle opere di Dante......Page 20
A. Storia di Firenze......Page 23
B. Civiltà e vita quotidiana......Page 24
IL Articoli e opere che riguardano un aspetto dell’argomento......Page 25
III. Aggiornamento bibliografico......Page 31
Parte prima - La vita privata......Page 33
La casa......Page 34
La mobilia......Page 43
L'abbigliamento......Page 47
L’alimentazione......Page 53
Il giorno, il mese, l’anno......Page 60
La nascita e il battesimo......Page 65
IIfidanzamento e il matrimonio......Page 69
La morte......Page 75
III. La famiglia......Page 82
Il padre e i figli maschi......Page 83
La ragazza......Page 88
La donna sposata......Page 91
La vedova......Page 93
Servitori e schiavi. Bastardi e concubine......Page 95
Parte seconda - La vita pubblica......Page 101
Lo sviluppo della città......Page 102
La strada......Page 107
Gli edifici pubblici e privati......Page 111
II fiume e i ponti......Page 115
Il governo. I magistrati......Page 119
Le finanze......Page 128
La giustizia......Page 133
L’esercito e la polizia......Page 139
La popolazione......Page 149
L’aristocrazia......Page 152
La borghesia......Page 158
Il popolo......Page 162
Gli emarginati: mendicanti, ladri, ruffiani e prostitute, omosessuali......Page 165
IV. Le feste e i giochi......Page 170
Feste religiose. Quella di San Giovanni......Page 171
Feste laiche. Calendimaggio......Page 173
Le liete brigate. Giullari e buffoni......Page 174
Giochi d’azzardo......Page 177
Parte terza - La vita economica......Page 179
Una giornata molto piena......Page 180
Riposo e giorni festivi......Page 183
La durata della vita attiva. La «previdenza sociale»......Page 184
II. Le «arti»......Page 188
Due Arti Maggiori: Calimala e la Lana......Page 191
La legislazione del lavoro......Page 196
Monete......Page 201
Pesi e misure......Page 205
Alcune nuove tecniche bancarie......Page 206
Il negozio e il laboratorio......Page 208
Le compagnie......Page 210
Salari......Page 213
Prezzi......Page 214
I ricchi......Page 215
L’indigenza e la miseria......Page 217
Parte quarta - La vita religiosa......Page 222
Un clero numeroso?......Page 223
Un clero in crisi......Page 225
Chiese e conventi......Page 230
Terzi ordini e confraternite......Page 238
II. Il culto......Page 244
Il culto e la predicazione?......Page 245
Processioni, pellegrinaggi e reliquie......Page 249
Superstizione e magia......Page 254
Gli ebrei......Page 261
Gli eretici......Page 266
Parte quinta - La vita culturale......Page 272
I. La scuola......Page 273
L'insegnamento elementare......Page 276
La scuola media......Page 277
L’università......Page 280
II. Le scienze e le tecniche......Page 290
La medicina......Page 291
La matematica......Page 301
Astronomia e astrologia......Page 303
Chimica e alchimia......Page 306
Tecniche......Page 309
III. Le lettere e le arti......Page 314
Il teatro......Page 315
La musica, la danza e il canto......Page 322
Conclusione - Il mito e la realtà. Dante e Firenze......Page 335
Indice dei nomi e degli argomenti......Page 338
Indice......Page 347

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Pierre Antonetti

La vita quotidiana

a Firenze ai tempi di Dante

BIBLIOTECA DELLA STORIA V ITE QUOTIDIANE

Pierre A ntonetti

La vita quotidiana a Firenze ai tempi di Dante

CORRIERE DELLA SERA VITE QUOTIDIANE

Biblioteca della storia. Vite quotidiane Volume 9 - Pierre Antonetti, L a vita quotidiana a Firenze a i tempi d i Dante Proprietà letteraria riservata © 1979, 1990 Hachette Littératures © 1983-2017 Rizzoli Libri S.p.A. / B U R Rizzoli © 2018 Mondadori Libri S.p.A., Milano Titolo originale: L a vie quotidienne à Florence au temps de D ante Traduzione di Giuseppe Cafiero Edizione speciale su licenza di Mondadori Libri S.p.A. / Rizzoli per Corriere della Sera © 2017 RCS M ediaGroup S.p.A. LE G R A N D I O P ER E D E L C O R R IE R E D ELLA SER A N. 8 del 22 febbraio 2018 Direttore responsabile: Luciano Fontana R C S M ediaGroup S.p.A. Via Solferino 28, 20121 Milano Sede legale: via Rizzoli 8, 20132 Milano Reg. Trib. n. 537 del 19/07/2004 ISSN 1824-45800 Responsabile area collaterali Corriere della Sera: Luisa Sacchi Editor: Barbara Brambilla L’Editore si dichiara a disposizione degli eventuali aventi diritto per la traduzione che, nonostante le ricerche eseguite, non è stato possibile rintracciare.

La vita quotidiana a Firenze ai tempi di Dante

Introduzione L’Italia e Firenze ai tempi di Dante

Secondo Mettermeli, l’Italia era una «espressione geogra­ fica». Più mordace che veritiero all’inizio del X IX secolo, quel giudizio assume il suo pieno significato all’epoca di Dante. L’Italia è così suddivisa:1 a nord, da est a ovest, la Repubblica di Venezia, a capo di un vero e proprio impero coloniale, m a il cui territorio di terraferma è ancora assai limitato; M ilano, passata dai Della Torre ai Visconti, la più popolosa ed una delle più ricche Città-Stato d ’Italia; Geno­ va, repubblica marinara in piena ascesa, che, sbarazzatasi della concorrenza di Pisa dopo la vittoria navale della M e­ loria nel 1284, sta per impadronirsi della Corsica; qualche ricca città nelle mani di diversi signori: i marchesi di Saluzzo, i conti di Tenda, gli Scaligeri di Verona ecc. In Italia1 1 O gni buona storia d ’Italia descrive l’Italia di quel tempo. N oi ci permet­ tiamo di rimandare il lettore alla nostra sintesi: Pierre Antonetti, L ’H istoire de Florence, pp. 26-45. Consultare anche le opere generali citate nella nostra bibliografia, alle quali vanno aggiunte le pagine di Giovanni Tabacco nel tomo I del volume 2 della Storia d ’I talia, pubblicata da Einaudi, e il denso articolo di Filippo Brancucci «Italia», in Enciclopedia dantesca.

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L a vita quotidiana a Firenze ai tempi di Dante

centrale il potere è diviso fra la repubblica di Pisa, in de­ clino si ma ancora padrona di una parte della Sardegna, la repubblica di Firenze, il cui territorio è ancora modesto ma la cui ricchezza è già quasi al culmine; le signorie dei Pepoli a Bologna; degli Este a Ferrara, dei Bonacolsi a Mantova, dei Montefeltro a Urbino, dei D a Polenta a Ravenna, dei Malatesta a Rimini, senza contare i M anfredi a Faenza, gli Ordelaffi a Forlì, i Carrara a Padova... Si aggiungano le Città-Stato di Siena, Arezzo, Lucca e altre ancora: ciascuna racchiusa fra le proprie mura e gelosa dei propri privilegi e della propria autonomia. Al centro della penisola, lo Stato pontificio con capitale Roma che, dal 1309, non è più sede del papato, trasferitosi ad Avignone, e che è in preda alle rivalità di alcune grandi famiglie (Colonna, Orsini ecc.).A1 Sud, il reame di Sicilia e delle Puglie che, dal 1282, ha perso la Sicilia passata sotto la dominazione della Casa d ’Aragona. A Napoli regna la Casa d Angiò, d ’origine francese, rappresentata, all’epoca di Dante, da Carlo d ’A ngiò, poi da Carlo II e Roberto, che sono anche i protettori e i capi, sul piano puramente teorico, dei guelfi italiani. N ell’estremo Sud infine, la Sicilia che, liberatasi dei francesi con la rivol­ ta del 1282 (i «Vespri siciliani»), si è separata da Napoli e di­ pende ormai dagli aragonesi sostenuti dalla classe baronale. Questa estrema divisione politica è accompagnata da una uguale frammentazione linguistica. Nel suo D e Vulgari Eloquentia Dante, da buon giudice, distingue quat­ tordici dialetti che, a loro volta, si diversificano all’interno di una stessa provincia e anche in una medesima città. Al momento nessuno di questi dialetti ha un predominio su­ gli altri e Dante elabora la teoria di un volgare «illustre» in cui il toscano non ha alcuna prevalenza sugli altri dialetti. 8

L ’I talia e Firenze ai tempi di Dante

È dunque chiaro che egli non crede ad alcuna superiorità di questa o quella regione italiana. Del resto, secondo lui, l’Italia non può trovare la propria unità se non nell’ambito del Sacro Romano Impero germanico di cui essa è, lo si è detto, «il giardino» e di cui Rom a è la capitale secondo la volontà divina. M a questo sogno di riunificazione, che egli ha teorizzato nel suo M onarchia, è svanito nel 1313 con la morte dell’imperatore Arrigo VII. Divisa geograficamente e linguisticamente, l’Italia è an­ che divisa di fronte ai poteri che se la spartiscono. Certo la rivalità fra il papa e l’imperatore ha perso ogni virulenza con la morte di Federico II nel 1250. Certo «Roma non è più a Roma» dopo l’elezione di un papa di origine fran­ cese: Clemente V, nel 1305, e l’insediamento del papato ad Avignone a partire dal 1309. Ciò nonostante, in ogni città italiana, due fazioni si fronteggiano: quella guelfa e quella ghibellina, ancora molto tempo dopo la morte di Federico II. Gli stessi guelfi finiscono per dividersi, a loro volta, in fazioni rivali così come avviene dapprima a Pisto­ ia, poi a Firenze, dove i guelfi Bianchi si contrappongono ai guelfi Neri in lotte fratricide, di cui Dante sarà una delle vittime più illustri. Tuttavia un nuovo venuto pone quasi metà dell’Italia sotto il proprio potere: il principe francese Carlo d ’A ngiò, fratello di San Luigi, che il popolo romano elegge nel 1263 senatore a vita e che man mano diviene l’arbitro assoluto della politica italiana sino alla sua morte, avvenuta nel 1285. In pochi anni Carlo d ’Angiò, approfit­ tando dell’appoggio del papa francese Urbano IV e dei suoi successori, crea per sé un vasto feudo italiano che va dalle valli piemontesi sino alla Sicilia. Le sue vittorie sugli eredi di Federico II (Manfredi è sconfitto nel 1266 a Benevento; 9

La vita quotidiana a Firenze a i tempi di Dante

Corredino è decapitato a Tagliacozzo nel 1268) gli aprono le porte di tutte le città guelfe, fra cui quelle di Firenze. E giacché per alcuni anni (dal 1250 al 1276) il seggio impe­ riale è vacante, Carlo I, già re di Sicilia e senatore di Roma (dove il seggio pontificio è vacante dal 1268 al 1271), di­ venta signore di Milano, di Torino e di altre città dell’Ita­ lia settentrionale, così come di Pisa, Siena e di altri luoghi dell’Italia centrale. Ciò nonostante i ghibellini non rinun­ ciano a ogni resistenza. Incoraggiati dall’elezione a impera­ tore di Rodolfo di Asburgo nel 1273, essi rialzano il capo e Carlo vede così sollevarsi contro di lui Genova, la Lombar­ dia e il Piemonte (che sgombera), Milano, che si sottomette a un Visconti, Roma stessa in cui il papa Niccolò III ricu­ pera la pienezza dei propri poteri. M a la prematura morte di questo nel 1280, seguita dall’elezione del papa francese M artino IV, segna l’inizio di nuovi progressi di Carlo, che diviene ben presto re d ’A lbania, re di Gerusalemme, signo­ re di Sardegna dove fa eleggere re suo figlio Filippo sin dal 1269. M a il declino giunge rapido con la rivalità che oppo­ ne Carlo e il re d ’A ragona Pietro III a proposito della Sicilia alla quale aspira legittimamente quest’ultimo, sposo della figlia del defunto Manfredi, il figlio di Federico II sconfitto a Benevento da Carlo d ’A ngiò nel 1266. E si giunge così al celebre episodio dei «Vespri siciliani» del 1282: una rivolta popolare che caccia via i francesi, e ridà il potere al re d ’A ­ ragona. La Sicilia si sottrae così definitivamente alla Casa d ’A ngiò che resta pur sempre padrona di tutto il Sud della penisola, dove l’egemonia angioina si perpetua con Carlo II d ’A ngiò, figlio di Carlo I (1254?-1309), e soprattutto con Roberto (1275?-1343) che sarà direttamente, o attraverso vicari, signore di Firenze nei primi decenni del secolo XIV. io

L ’I talia e Firenze a i tempi di Dante

Gli angioini sono dunque, durante tutto il periodo di cui ci occupiamo, una delle maggiori potenze in Italia. Capi della lega guelfa, possono riunire intorno a loro un gran numero di Città-Stato dell’Italia centrale, fra cui Firenze. Quanto agli imperatori, essi si disinteressano per molto tempo dell’Italia e Dante rimprovera di ciò, con amarezza, tanto Rodolfo I d ’Asburgo che Alberto I d ’A ustria, figlio di Rodolfo, imperatori, quello dal 1273 al 1291, questi dal 1298 al 1308: O Alberto tedesco, ch’abbandoni costei ch’è fatta indomita e selvaggia, e dovresti inforcar li suoi arcioni, ... avete tu e ’l tuo padre sofferto, per cupidigia di costà distretti, che ’l giardin de l’imperio sia d^erto. (Purgatorio, VI, 97-105) E quando Arrigo V II di Lussemburgo viene eletto a sua volta imperatore e cerca di farsi incoronare imperatore a Roma nel 1310 riceve dapprima un’accoglienza entusiastica a Torino e a M ilano (dove cinge la corona di ferro). M a le città guelfe, fra cui Firenze, gli chiudono le porte o gli si sollevano contro. A Roma, la città è per metà nelle mani dei suoi nemici. Sulla strada del ritorno, colpito dalla malaria, muore nel 1313 lasciando Dante e quanti avevano salutato la sua impresa con entusiasmo (Dante lo definisce il «nuovo Mosè») nel più profondo dolore. Crolla così la speranza di Dante in un rinato Impero romano-germanico di cui l’I­ talia sarebbe stata «il giardino», Roma la capitale spirituale il

L a vita quotidiana a Firenze ai tempi di Dante

e il papa uno dei due capi, destinato per conto suo a tute­ lare la salvezza spirituale dell’umanità, mentre l’imperato­ re avrebbe dovuto guidare questa sulla strada della felicità temporale secondo uno schema teorico lungamente esposto nel trattato M onarchia. In realtà i papi successivi, a eccezione di Bonifacio V ili, non s’erano curati di questo sogno anacronistico di Dante. Anche prima che avessero scelto di risiedere ad Avignone sotto la vicina protezione dei re di Francia, dei quali essi erano, sul piano temporale, sudditi o quanto meno con­ nazionali, i papi dell’epoca di Dante scelsero di solito il campo degli angioini di Napoli. Ciò è vero per Onorio IV (1285-87), Niccolò IV (1288-92), Celestino V (1294), Bo­ nifacio V ili (1294-1303), Clemente V (1305-14) e G io v a n ­ ni X X II (1316-34). Perciò, abbandonata dagli imperatori (a eccezione di Arrigo VII) e, dal 1305 in poi, dai papi, l’Italia del suo tempo apparve a Dante sotto i suoi tratti meno lusinghieri: Ahi, serva Italia, di dolore ostello, nave senza nocchiere in gran tempesta non donna di provincie, ma bordello. (Purgatorio, VI, 76-78) In questa Italia divisa, Firenze è, anch’essa, secondo Dante, un modello di città divisa. Vero è che a prima vista le divisioni sono parte viva della vita politica della città. Guelfi contro ghibellini dapprima, poi, ai tempi di Dante, guelfi Neri contro guelfi Bianchi, i partiti hanno continua­ to a fronteggiarsi l’un l’altro in sanguinosi scontri. Tuttavia dietro questa apparenza si nasconde un dinamismo econo­ 12

L ’I talia e Firenze a i tempi di Dante

mico che fa della Firenze di Dante una delle più importanti metropoli commerciali e bancarie di tutto l’Occidente me­ dioevale. In effetti è verso la fine del X III secolo e l’inizio del X IV che Firenze si innalza al livello delle sue rivali più vicine (Pisa) o più lontane (Genova, Venezia): per popola­ zione (intorno ai centomila abitanti) che l’annovera fra le quattro città più popolose d ’Italia insieme a M ilano, Vene­ zia e Genova (mentre Parigi non ha un numero superiore di abitanti e Londra raggiunge appena la metà di quella cifra); per il giro daffari delle grandi corporazioni, di cui quelle di Calim ala e della Lana, che ne fanno una delle piazze più importanti del commercio europeo (nonostante lo svantag­ gio geografico, nel cuore dell’entroterra italiano, che la pri­ va di uno sbocco sul mare e di conseguenza di una flotta); per il numero e la bellezza dei suoi monumenti pubblici e privati; per la qualità dei suoi scrittori, dei suoi artisti, dei suoi intellettuali nonostante la mancanza di una vera e propria università; per il lustro dei suoi mercanti, presenti in tutto il mondo soprattutto in Francia e in Inghilterra, dove sono altrettanto potenti e temuti quanto ammirati e invidiati; per il ruolo internazionale dei suoi banchieri di cui non possono fare a meno né principi, né papi, né re (soprattutto quelli d ’Inghilterra). Politicamente Firenze è guelfa dopo la vittoria di Carlo d ’A ngiò a Benevento nel 1266. Il giuoco politico pendolare per cui, nei decenni precedenti, era passata da un campo all’altro, è ora terminato e per lungo tempo. L’appartenen­ za al partito guelfo non significa affatto una sottomissione incondizionata ai disegni dei papi e dei loro alleati angioini di Napoli. Lo si vedrà nel 1301 quando gran parte della classe dirigente (fra cui Dante) si oppone a Carlo d ’A ngiò 13

L a vita quotidiana a Firenze ai tempi di Dante

venuto a sottometterla in nome del papa Bonifacio V ili e nel proprio nome. Il mondo politico e il mondo degli affari sono profondamente divisi: Bianchi e Neri costituiscono un’opposizione che denota, in fin dei conti, una «crisi di partito».2 Infatti gli uni (i Neri) sono disposti ad allearsi con quanti possono facilitarli nel ritornare al potere; gli altri (i Bianchi) professano una indipendenza politica ed economica che fa buon viso a un’alleanza formale con il papato e gli angioini di Napoli nel rispetto geloso di una reale autonomia. Que­ sta rivalità politica nasconde il tradizionale antagonismo fra la vecchia aristocrazia e la borghesia affarista: quella, non potendo accettare una situazione politica che la esclu­ da dal potere; questa (nel cui tessuto sociale si sono inseritemoke famiglie della vecchia aristocrazia) paventa il ritorno al potere di coloro che ha eliminato sin dal 1293 con gli «ordinamenti di giustizia». Questi ordinamenti di giustizia, a cui è legato il nome di Giano della Bella, determinano una irresistibile ascesa della grande borghesia affarista che essi difendono contro le vessazioni e gli eccessi dei Grandi (o Magnati). Costo­ ro sono esclusi dagli organi più importanti del governo e posti, in qualche modo, sotto sorveglianza con una giuri­ sdizione addirittura terroristica. Esclusi da tutti i consigli importanti, i M agnati sono tenuti a versare una cauzione collettiva; in caso di rifiuto dei versamenti o di turbamen­ to dell’ordine pubblico di cui fossero responsabili, le loro case vengono distrutte ed essi vengono sottoposti a pene assai crudeli (il taglio della mano in caso di rifiuto del pa­ 2 Y. Renouard, Les villes d ’Italie, tomo II, p. 503. [v. anche trad. it.]

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L ’I talia e Firenze a i tempi di Dante

gamento delle ammende). Il carattere eccessivo di queste misure provocò una reazione che costrinse all’esilio G ia­ no della Bella nel 1295. Gli ordinamenti vengono subito emendati; si permette quindi a un aristocratico di iscriversi a una corporazione (un’Arte) senza l’obbligo di esercitare (ed è così che Dante può iscriversi alla corporazione dei medici e degli speziali). Ciò nonostante gli ordinamenti resteranno la C arta del governo fiorentino per più di un secolo e mezzo, sino cioè alla presa del potere da parte dei primi Medici (1434). Firenze è dunque una democrazia borghese, governata da una signoria di sei, poi otto priori e un gonfaloniere, eletti dalle corporazioni o Arti più importanti, e, con fun­ zione meno importante, da un podestà e un suo consiglio, da un capitano del popolo e dal suo consiglio che si com­ pensano nel modo che spiegheremo. Tutto sommato si tratta di una oligarchia della ricchezza (e non già come a Venezia di una oligarchia della nascita) in cui convivono la vecchia aristocrazia e i nuovi ricchi della borghesia affari­ sta. M a questa oligarchia non è omogenea e forti contrasti la travagliano e ne turbano l’armonia. Queste tensioni sfo­ ciano negli avvenimenti del 1301 sorti dall’azione comune di papa Bonifacio V ili e di Carlo II d ’A ngiò, re di Napoli, da una parte, e dalle rivalità dei clan familiari dall’altra: gli uni (i Bianchi) riuniti intorno alla famiglia dei Cerchi, gli altri (i Neri) intorno a un personaggio colorito (Cor­ so Donati) che attendeva l’ora della rivincita su coloro che l’avevano estromesso dal potere nel 1293. Questa rivincita arriva all’inizio di novembre del 1301. Trascinati da costui, i Neri instaurano un regno di terrore per una settimana: uccidendo, violentando, incendiando ed esiliando i Bianchi 15

L a vita quotidiana a Firenze ai tempi di Dante

che vanno a ingrossare fuori di Firenze le file dei ghibellini esiliati. Tuttavia è questa una vittoria effimera: nel 1308, perseguitato, Corso Donati preferisce suicidarsi. In questo stesso anno, un bagliore di speranza accen­ de l’animo dei ghibellini e dei Bianchi esiliati: l’elezione di un nuovo imperatore, Arrigo V II di Lussemburgo, deciso a scendere in Italia per esservi incoronato sì da diventare di diritto e di fatto il signore d ’Italia. Salutato da Dante come un liberatore, acclamato come un salvatore da tutti i ghibellini, Arrigo VII, dopo alcuni successi iniziali, si trova però di fronte all’ostilità e a una insolente sfida di Firenze nonostante prima le esortazioni, poi gli anatemi di Dante «agli scelleratissimi fiorentini».3 E quando morrà nel corso della ritirata, Arrigo V II lascerà un’Italia in cui è chiaro che il vecchio concetto di Sacro Romano Impero germanico è soltanto, nonostante ciò che pensa Dante, un vero e proprio orpello da museo della Storia.4 In una Firenze liberata dalla minaccia imperiale e ghi­ bellina, la classe politica crede opportuno porsi sotto la protezione di Roberto di Napoli, al quale offre la signoria della città per cinque anni.5 M a i vicari del re combattono senza determinazione contro il potente rivale di Firenze, il vecchio condottiero Uguccione della Faggiuola, signore di Pisa e Lucca, ghibellino convinto, che annienta le truppe fiorentine a Montecatini nel 1315. Il pericolo ghibellino di­ 3 Nella sua epistola V I, A gli scelleratissimi Fiorentini d i dentro , scritta il 31 marzo del 1311, «Panno prim a della santa discesa di Arrigo Cesare in Italia». 4 Confrontare anche, in senso contrario, la brillante dimostrazione di Jac­ ques Goudet nel suo D ante et la polìtique. 5 P. Antonetti, op. cit., pp. 43-45.

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L ’I talia e Firenze ai tempi di Dante

venta ancora più pressante con il successore di Uguccione, il giovane e ambizioso Castruccio Castracani, ottimo con­ dottiero quanto avventuriero senza scrupoli. N on è certo la lontana protezione di Roberto di Napoli, nominato nel 1318 «protettore, governatore e rettore» di Firenze, che può impedire a Castruccio, divenuto signore a vita di Lucca e governatore di San Miniato e Pistoia, di sbaragliare le truppe fiorentine ad Altopascio nel 1325. Dante, morto nel 1321, non ha dunque assistito a quest’ultima peripezia nella storia della sua città. Ne sarebbe stato rattristato? N on vi avrebbe visto piuttosto una nuova punizione per una città che l’aveva scacciato ventanni prima e le cui sventure non potevano che rafforzare il suo odio verso quel «popolo in­ grato» che, secondo lui, sera abbandonato all’avarizia e alla superbia? Giudizio quanto mai ingiusto nei confronti di una città che brillava di un fulgido splendore fra tutte quel­ le che, nell’Occidente medioevale, realizzarono la sintesi fra attività della mente e il multiforme lavoro degli uomini.

Cronologia dell’epoca di Dante

1250 1250 1252 1252 1257 1260

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Morte dell’imperatore Federico IL A Firenze, governo detto del Primo Popolo. A Firenze, coniatura del fiorino d ’oro. A Parigi, insegnamento di San Tommaso d ’Aquino. A Parigi, Roberto di Sorbona fonda un collegio per teologi. A Montaperti, l’armata guelfa è annientata da Manfredi, figlio di Federico II. A Firenze, trionfo dei ghibellini. Nascita di Dante Alighieri a Firenze. A Benevento, Manfredi viene ucciso. Governo guelfo a Firenze. San Tommaso pubblica la sua Summa theologiae. Morte di Corradino, ultimo discendente di Fe­ derico II. Carlo d ’A ngiò re di Sicilia. Morte di San Luigi davanti a Tunisi. A Firenze, «pace» del Cardinal Latino fra guelfi e ghibellini. 19

L a vita quotidiana a Firenze ai tempi di Dante

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A Firenze, creazione dei priori. In Sicilia i fran­ cesi vengono scacciati («Vespri siciliani»); sul trono sale Pietro III dAragona. La flotta genovese sconfigge quella pisana alla Meloria. Inizio della grande cinta muraria di Firenze. Vittoria dei fiorentini a Campaldino. Gli «ordinamenti di giustizia» a Firenze. Celestino V papa. Bonifacio V ili papa. A Fi­ renze inizia la costruzione di Santa Croce. Dante compone la Vita nuova. A Firenze inizia la costruzione di Santa Maria del Fiore. Bonifacio V ili decreta un anno giubilare. A Fi­ renze, missione del cardinale dAcquasparta. 1° maggio. A Firenze, inizio delle lotte fra Bian­ chi e Neri. Carlo di Valois entra a Firenze. Esilio dei Bian­ chi. Dante condannato al rogo. Schiaffo di Anagni: Sciarra Colonna e i francesi di Filippo il Bello catturano Bonifacio V ili, che muore a Roma un mese dopo. Clemente V, eletto papa, si trasferisce ad Avi­ gnone. Inizio della persecuzione dei Templari. Il conte di Lussemburgo è eletto imperatore sotto il no­ me di Arrigo VII.. Arrigo VII in Italia. Morte di Arrigo VII. Morte di Filippo il Bello. Morte del papa Cle-

Cronologia dell’epoca di Dante

1315 1316 1321

mente V. A Firenze il potere passa al re Roberto di Napoli e al suo vicario. Disfatta dei fiorentini a Montecatini da parte di Uguccione della Faggiuola e dei ghibellini. Elezione del papa Giovanni XXII: il papato si stabilisce definitivamente ad Avignone. Morte di Dante a Ravenna.

Fonti Cronologia di Dante, di André Pézard (CEuvres complètes de Dante, Parigi 1965); Civilisation de l ’Occident Médiéval, di Jacques Le Goff; Les grandes dates du Moyen Age, Parigi 1967 (Collezione «Que sais-je?»), di Jean Delorme; cronologia, di Nadine Fresco, in Histoire de la France (Larousse, Parigi 1970, sotto la direzione di Georges Duby).

Cronologia della vita e delle opere di Dante

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1274 1283 1287 1289 1290 1292-95 1293(?) 1295-97 1300

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Seconda metà di maggio o prima metà di giugno: nascita a Firenze di Dante Alighieri (più precisa' mente, Durante di Alaghiero degli Alaghieri). Primo incontro con Beatrice. Secondo incontro con Beatrice; primo sonetto. Permanenza a Bologna (?). Partecipa alla battaglia di Campaldino (11 giu­ gno). 8 giugno: morte di Beatrice. Composizione della Vita nuova. Matrimonio con Gemma Donati. Dante fa parte di diversi Consigli della Repubbli­ ca: è già iscritto all Arte dei Medici e Speziali (?). In maggio: ambasceria a San Gimignano; dal 15 giugno al 15 agosto: Priore. Pellegrinaggio a Roma per il giubileo (?). Fa parte del Consiglio dei Cento (aprile-settem­ bre); ambasciata presso Bonifacio V ili a Roma (giugno? ottobre? novembre?).

Cronologìa della vita e delle opere di Dante

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1304-08 1304-07 (?)

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1314 1315

1316-21 1319(?) 1319-20 1320

27 gennaio: condannato in contumacia a due anni di confino; 10 marzo: condannato in contumacia al rogo; giugno: partecipa alla Dieta degli esilia­ ti guelfi e ghibellini a San Godenzo in Mugello. A Forlì, presso Scarpetta Ordelaffi; si separa dai suoi compagni d ’esilio e si rifugia a Verona pres­ so Bartolomeo della Scala. Forse a Treviso, a Padova, a Sarzana, a Lucca, a Venezia. Composizione del Convivio (?); inizio della D i­ vina Commedia, Inferno (?); composizione del De Vulgati Eloquentia (?). Forse a Lucca. A Parigi (?) (poco probabile). Compone il Purgatorio (?). Compone il Monarchia (?); «Epistola ai principi, ai governi e ai popoli d ’Italia». «Epistola agli scelleratissimi fiorentini»; «Epi­ stola all’Imperatore Arrigo VII»; Dante viene escluso dall’amnistia di Baldo d ’Aguglione. «Epistola ai cardinali riuniti in conclave». 6 novembre: nuova condanna a morte, nella quale sono inclusi i suoi figli. A partire dal 1315: lungo soggiorno a Verona, presso Cangrande della Scala (per parecchi anni). Composizione del Paradiso. A Ravenna, alla corte di Guido Novello da Po­ lenta. Compone le Egloghe latine. Letta in pubblico, a Verona, la sua Quaestio de aqua et terra. 23

L a vita quotidiana a Firenze ai tempi di Dante

1321 1321

(estate) Ambasciata a Venezia (?). il 13 o il 14 settembre: muore a Ravenna.

Fonti Cronologia di Dante, di André Pézard (CEuvres complètes de Dante); Lucienne Portier: Dante-, Jacques Goudet: Dante et la politique-, Paul Renucci: Dante disciple et juge du monde gréco-latin-, Idem: Dante-, Siro Chimenz: articolo «Dante Ali­ ghieri» in Dizionario biografico degli italiani-, e «nota biografi­ ca» della sua edizione della Divina Commedia (Utet); Giorgio Petrocchi, biografia di Dante, nel sesto volume della Enciclope­ dia dantesca. Gli studiosi sanno bene che molto della biografia di Dante è assai incerto. Da ciò i numerosi punti interrogativisopra posti.

Bibliografia sommaria

I. Opere generali

A. STO R IA D I F IR E N Z E

Le opere seguenti contengono delle bibliografie essenziali: Antonetti, Pierre, L ’H istoire de Florence, Editions France-Empire, Parigi 1973. Panella, Antonio, Storia di Firenze, Sansoni, Firenze 1949. Renouard, Yves, Histoire de Florence, Presse Universitaires de France, Parigi 1964, coll. «Que sais-je?». Per una storia dettagliata del periodo studiato: Perrens, Fran