La cultura di Sparta arcaica. Ricerche [1]

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La cultura di Sparta arcaica. Ricerche [1]

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CENTRO DI

STUDI

SULLA LIRICA GRECA E

GRECA E LATINA UNIVERSITÀ DI URBINO

FILOLOGIA E CRITICA COLLANA DIRETTA DA BRUNO GENTILI

.

2

SULLA METRICA

PIETRO JANNI

LA CULTURA DI SPARTA ARCAICA RICERCHE I

QU ESTO LAVO RO CON

È STATO

I C O N T R I B U T I D E L C O N S IG L IO

E S E G U IT O

N A Z IO N A L E

E

P U B B L IC A T O

DELLE

R IC E R C H E

EDIZIONI

D E L L ’A T E NE O

Indice

Premessa

9

Abbreviazioni bibliografiche

13

Copyright

©

1965, hy Edizioni dell’Ateneo

Roma, via Antonio Musa, 15 Printed in Italy

Per una storia dell’idea di Sparta nella cultura moderna

5

X

43

II

64

III

Aspetti dell’etica arcaica in Alcmane

96

IV

Il problema dell’origine di Alcmane

i

Storia di un precetto etico spartano

123

Indice dei nomi “propri e delle cose notevoli

12 5

Indice dei luoghi citati

128

Indice degli autori moderni

130

Addendum

P rem essa

Un volume che nello spazio di 120 pagine comprende cose tanto diverse come osservazioni su un brano di Rous­ seau e il commento filologico a un frammento di Alcmane ha bisogno di una parola di giustificazione. Il filo conduttore che lega i quattro capitoli qui raccolti è l’interesse, vivo da molto tempo nel loro autore, per lo straordinario fenomeno rappresentato, nella storia della civiltà europea, prima dalla cultura di Sparta e poi dall’attenzione con la quale ad essa si è guardato, per secoli e millenni, in un alternarsi di ammi­ razione e di odio che trova difficilmente confronti. Ancora oggi, chi scrive sulla cultura di Sparta (occorre appena avvertire che il termine cultura è preso qui nel senso più vasto, antropologico) si trova, prima di volgersi propria­ mente all’oggetto del suo studio, davanti al compito di sgom­ berare i sedimenti che su quest’argomento si sono depositati nel corso della storia, almeno dal IV sec. a. C. fino ai nostri giorni. È naturale che quest’opera preceda solo logicamente e non temporalmente lo studio diretto delle fonti antiche : in pratica supereremo i pregiudizi su Sparta solo attraverso la familiarità con le fonti e, insieme, potremo leggere e in­ tendere in modo appropriato queste ultime solo rendendoci pienamente conto di tutto ciò che ha contribuito al formarsi dell’immagine convenzionale tanto dura a morire. In questo modo si giustifica la presenza di ciascuno dei quattro saggi qui raccolti : il primo vuole rappresentare quell’energico lavoro di « sgombero » ancora oggi necessario, più di quanto si creda, nella nostra epoca critica e storicistica. Esso non mira ad una completezza quasi impossibile in un lavoro del genere ; sarà abbastanza se questo scritto riuscirà nel suo intento, di mostrare la necessità di quest’azione.

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Il secondo vuole rintracciare la fortuna di un precetto etico spartano nella vita stessa della comunità e negli scrit­ tori di altre parti del mondo greco, attraverso una serie di testimonianze finora non messe in relazione fra loro. I rap­ porti fra il pensiero politico di Platone e l’esperienza della vita civile di Sparta ne riceveranno, spero, qualche nuova luce. Il terzo riesamina, tra i frammenti alcmanei, buona parte di quelli ove si trovano asserzioni che toccano in qualche modo il terréno dell’etica. Il valore di questi documenti è ine­ stimabile : essi consentono uno sguardo sugli aspetti più vivi e spontanei della cultura spartana, nell’epoca delle sue manifestazioni più originali. Di contro all’interesse suscitato dall’etica espressa nei frammenti di Tirteo, in una tradizione che va almeno da Platone a W. Jaeger, è necessario mettere l’accento sui concetti morali riconoscibili nei frammenti di Alcmane, che ne sono indispensabile complemento. Il riesame dell’annoso problema del luogo di nascita di Alcmane è infine un terreno di prova dove mettere a frutto i risultati raggiunti a proposito della cultura spartana auten­ tica e delle sue deformazioni ; queste ultime si manifestano nella posizione preconcetta che molti studiosi del problema hanno mostrato dall’antichità ad oggi, inclinando intima­ mente a non credere alla nascita spartana di Alcmane solo perchè le idee convenzionali sembravano accordarsi male col fatto che un poeta, e un poeta di quel carattere, fosse nato a Sparta. Questo lavoro si inquadra in una serie di ricerche sulla grecità arcaica, secondo i programmi del Centro di Studi sulla Lirica Greca presso l’Università di Urbino. Esso deve al prof. Bruno Gentili, oltre alle impostazioni metodiche in esso riconoscibili, gli stimoli e i suggerimenti incessanti che egli mi ha prodigato. Al prof. Gennaro Sasso, che ha letto il manoscritto del primo capitolo, sono debitore di utili indicazioni e con­ sigli.

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Premessa

Premessa

Ringrazio vivamente Maria Laetitia Coletti per la solle­ citudine con la quale ha eseguito la revisione e la correzione delle bozze di stampa. P- /· Urbino, dicembre 1965

Abbreviazioni bibliografiche

Bowra

C.

M. Bowra,

Greek

lyric poetry from

Alcman to Simonides, Crusius

Oxford 2ig 6 i

O. Crusius, voce Alkman in R .-E . I (1894), col. 1564 sgg.

Davison

J. A . Davison, « N otes on Alcm an » in Proceedings o f thè I X International Congress

of

Papyrology.

Oslo,

igth-22nd

August 1938, Oslo 1961 Frànkel

H . Frànkel, Dichtung

und Philosophie

des frùhen Griechentums, Munchen 2ig6 2 G arzya

A Icmane.

I frammenti.

T esto

traduzione, commentario

critico,

a cura di A .

G arzya, N apoli 1954 Grossmann

G. Grossmann,

Politische

Schlagworter

aus der Z eit des Peloponnesischen Krieges, Ziirich 1950 H u xley

G. L . H uxley, Early Sparta, London 1962

Kiechle

F . Kiechle, Lahonien und Sparta. Untersuchungen zur ethnischen zur

politischen

Struktur und

Entwicklung

Lakoniens

bis zum Ende der archaischen Zeit, Munchen-Berlin 1963 Page

D . L. Page, Alcman.

The Partheneion,

Oxford 1951 Patzer

H . Patzer, Die Anfànge der griechischen Tragodie, W iesbaden 1962

Polinnia

G. Perrotta - B. Gentili, Polinnia. Poe­ sia greca arcaica. N uova edizione a cura d i B . Gentili, Messina-Firenze 1965

I.

Abbreviazioni bibliografiche

14

P E R U N A S T O R I A D E L L ’I D E A D I S P A R T A N ELLA CULTURA M ODERNA

Xreu

M. Treu, lungen

Von Homer zur Lyrik. Wand-

des

griechischen

Weltbildes

im

Spiegel der Sprache, Munchen 1955

I numeri dei frammenti di Alcm ane non seguiti da altra indi­ cazione sono quelli dei Poetae melici Graeci di D . L . Page (Oxford 1962). Come Partenio è designato il fr. 1 P. Pindaro e Bacchilide sono citati secondo le edizioni teubneriane di B . Snell: Pindari carmina curri fragmentis I, Lipsiae ^1964 ì II ibid. ^1964 Bacchylidis carmina cum fragmentis, Lipsiae 8ig 6 i

Nel 1933 uscì un’opera che era diventata ormai neces­ saria, dedicata ad un argomento cui erano state già rivolte moltissime osservazioni particolari e che come un campo dissodato doveva dare infine il frutto di uno studio comples­ sivo che ordinasse e raccogliesse le nostre conoscenze : Le mirage spartiate di Franpois Ollier L L ’autore intendeva ritrovare le origini e seguire lo sviluppo dell’idealizzazione di Sparta che è presente in tanta parte della letteratura greca e inquina profondamente le fonti cui deve attingere chi vuole oggi fare opera di storico sulle istituzioni e soprat­ tutto sulla cultura della città dorica. Una faccia della medaglia non era separabile dall’altra : nelle pagine che illustrano il pensiero e l’atteggiamento dei φιλολάκωνες l’Ollier dovette trattare naturalmente anche di quei poeti e pensatori che guardarono a Sparta come a un oggetto di diffidenza o di abominio. Così il termine «idéalisation » che compare nel sottotitolo del libro dovrebbe essere in realtà inteso in senso non esclusivamente positivo. Sparta diventò appunto un’« idea », presente alla coscienza di tutti i Greci colti o che solo guardassero al di là del ristretto oriz­ zonte della loro vita quotidiana ; come « idea » essa fu la scintilla che accese tutta la gamma dei sentimenti che vanno dall’entusiasmo all’aborrimento, ma solo di rado incontrò l’indifferenza. A conferire interesse e importanza ad un’opera1

1 Le mirage spartiate. Étude sur Vidéalisation de Sparte dans l'antiquité grecque, de l'origine jusqu’aux Cyniques, Paris 1933 · U na seconda parte (ibid. 1943) ebbe minor diffusione per le difficoltà del momento ; non ho potuto conoscerne il contenuto che attraverso recensioni.

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come quella dell’Ollier c’era il significato senza pari degli scritti dove l’idealizzazione di Sparta ha trovato la sua espressione e la particolare esemplarità del « caso Sparta » nella storia dei rapporti fra realtà storica e pensiero politico e morale. Sul libro si appuntarono alcune critiche2 : l’autore si lasciò effettivamente prendere la mano, per così dire, dalla sua materia e andò in cerca di un « mirage spartiate » da dissipare anche negli autori precedenti alla vera trasfi­ gurazione di Sparta, che non venne prima dell’età classica. A parte questo, non gli fu diffìcile passare in rassegna per centinaia di pagine un materiale estremamente istruttivo che occorre ben padroneggiare se si vuole scrivere su Sparta con indipendenza di giudizio. Da tale punto di vista è legit­ timo definire l’opera dell’Ollier, come qui si è già fatto, « necessaria » ; ma l’interesse del lettore si moltiplica quando sorge in lui la facile considerazione che il lavoro non esau­ risce in realtà che un capitolo di una vicenda assolutamente singolare nella storia della civiltà europea : tanti motivi dell’idealizzazione di Sparta non sono morti col mondo an­ tico, ma, in una cerchia più ristretta, sono tornati a mo­ strarsi con tenace vitalità fino ai nostri giorni. L ’identica critica diffidente che dobbiamo esercitare leggendo Isocrate e Senofonte è necessaria davanti alle pagine di moltissimi autori moderni che hanno scritto su Sparta ; né lo studio specialistico dell’antichità è stato sempre una salvaguardia sufficiente : Sparta sembra essersi sottratta in misura ecce­ zionale all’imponente sforzo che ha permesso alla moderna filologia di ritrovare i tratti autentici della civiltà greca, scavalcando una tradizione classicistica non più vitale. Il destino, che ha voluto segnare in modo così singolare la storia di questo popolo, ha fatto sì che due volte il «mi­ raggio di Sparta » sia sorto sull’orizzonte della nostra cul­ tura e due volte sia stato segno di contraddizione ; nei tem­ pi moderni, fino a ieri, l’immagine di Sparta è tornata ad

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essere per alcuni la proiezione delle loro nostalgie ed aspi­ razioni, per altri un «segnale di pericolo » (V. Ehrenberg) ® , la manifestazione più compiuta, in una comunità, di aspetti gravemente negativi della natura umana. E questa una delle pagine più straordinarie nella storia della civiltà : una città, anzi neppure una città, ma un agglomerato di vil­ laggi con caratteri curiosamente arcaici, nasce m un angolo della terra greca già di per sé marginale nel quadro di una civiltà la cui circolazione sanguigna furono soprattutto, al­ meno nei suoi tempi migliori, i traffici marittimi ; dopo aver svolto una politica mista di miopia provinciale da una parte, e dall’altra di machiavellismo di corto respiro e di brutalità senza veli, essa scompare dalla scena della politica interna­ zionale, in un atteggiamento che non sembra nemmeno potersi definire di valore magnanimo e sfortunato, lasciando un’eredità culturale di secondo piano e destinata comunque ad essere totalmente eclissata. Ebbene, questa comunità umana, che non ebbe mai più che poche migliaia di membri di pieno diritto, diventa protagonista di qualcosa che si è verificato questa sola ed unica volta nel corso della stona occidentale e forse mondiale : la sua elevazione a mito, a rappresentante esemplare di un modo di vivere la vicenda umana, di una fra le possibili risposte alla sfida dell esistenza, prima da parte dei contemporanei e vicini, poi di una cerchia sempre più vasta ; il permanere attraverso 1 millenni del suo nome per designare le qualità umane intese da ogni europeo moderno che usi l’aggettivo « spartano ». L’opera dell’Ollier ha ancora bisogno di una prosecuzione. Queste pagine vogliono esserne un primo abbozzo. Il com­ pito è di quelli che richiedono conoscenze straordinariamente estese e quasi impossibili a trovarsi riunite in una sola per­ sona · qui ci si porrà un compito più limitato : mostrare, attraverso una serie di esempi, scelti fra i più tipici o illustri, come motivi ereditati da una tradizione già secolare conflui2 A totalitarian state ; vedi sotto n. 32.

2 V ed i per esempio A. Blakew ay, in Class. Rev. 49, 1935, p. 184.

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scano nella filologia moderna, quella, grosso modo, successiva al Romanticismo. Il limite cronologico dal quale prendiamo le mosse è giustificato da alcune considerazioni : se è vero che il « modello » Sparta ebbe una grande importanza nel pensiero di molti scrittori politici già nelle età precedenti, sul finire del secolo X V III esso fu chiamato a fungere da para­ digma nello sviluppo di idee che comparvero allora nella cultura europea e che oggi riconosciamo come matrici della civiltà contemporanea. Il compito dello studioso dell’antichità non sarà l’esame di tutto ciò che Sparta ha rappresentato nella cultura mo­ derna, ma soltanto il tentativo di spiegarsi come il « miraggio di Sparta » sia potuto sopravvivere anche dopo il sorgere e l’imporsi di una consapevolezza storica tanto più grande e dopo che le scienze storiche avevano ottenuto risultati tanto più sicuri e attendibili. Qui ci limiteremo perciò, cominciando dagli autori nella cui opera la considerazione della spartanità come caso storico eccezionale si sposa a pensieri che dirige­ ranno potentemente il cammino della nostra cultura, a ricer­ care come vecchi motivi dell’idealizzazione di Sparta siano confluiti nella filologia della quale noi siamo gli immediati eredi e ne abbiano influenzato le vedute o invalidato addi­ rittura i risultati. Due nomi sono forse i più adatti ad aprire questa rasse­ gna : quelli di Rousseau e Herder. Nel Contrai social Sparta è nominata spesso, con un’ammirazione che sorprende chi non abbia considerato a quale fonte risalivano le conoscenze del Rousseau e quale gradito modello per le sue costruzioni teo­ riche Sparta gli offriva, una volta che egli avesse chiuso gli occhi sugli aspetti dello stato spartano che avrebbero dovuto spiacergli gravemente. L ’immagine che il Rousseau ha di Sparta coincide quasi perfettamente con quella che ne dà Plutarco nella vita di Licurgo, e in quelle di Agide e Cleomene 4. La prima menzione (II, cap. 3) è forse la più signifi­

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cativa e ci fa subito sentire il tono che lo scrittore userà in seguito (« telle fut l’unique et sublime institution du grand Lycurgue »). Licurgo (la fonte plutarchea usata ci rende ragione del fatto che il Rousseau vede Sparta sempre attra­ verso la figura del legislatore) merita la nostra ammirazione per avere, diremmo in termini moderni, estirpato radical­ mente la partitocrazia. A Sparta, quale lui l’ha foggiata, ciascun cittadino si forma per suo conto la propria opinione sugli affari dello stato ; nessuna « società parziale » impedisce che la «volontà generale », che per definizione è sempre rivolta al bene comune, trovi la sua espressione. Nella mente del filosofo questa condizione è il risultato dell’uguaglianza che Licurgo aveva imposto e che Plutarco dipinge con colori tanto favorevoli. Sarebbe interessante sapere se 1 attenzione del Rousseau si appuntò particolarmente sulle parole, ancora oggi per tanti aspetti enigmatiche, della « grande Rhetra », riportate da Plutarco. I precetti circa la ripartizione della cittadinanza di Sparta potrebbero avergli suggerito la sua interpretazione dell’opera legislativa di Licurgo. Altrove (III, cap. 11) Sparta è nominata accanto a Roma come esempio di organismo politico particolarmente saldo, che non sfuggì però alla comune sorte della decadenza. Una uguaglianza rigorosa non fu rispettata neppure in essa (III, cap. 5). A queste considerazioni bastavano largamente le fonti plutarchee ; la critica di Aristotele alla costituzione spartana, che ha naturalmente pagine di ben altro nerbo, non ha trovato eco nell’autore del Contrai social. Sparta e per lui un modello estremamente comodo di convivenza umana ridotta a una condizione di lineare semplicità, dove i fattori che interessano alla sua osservazione si possono iso­ lare e mostrare in atto più facilmente che negli altri esempi storici a lui noti. La Lettre à M. d’Alembert contiene un passo (le Vite sono del 1559, i Moralìa del 1572). A nche l ’ammirazione

4

Sarà superfluo indugiare in questa sede sull’enorme importanza

che ebbero a questo proposito le traduzioni plutarchee dell’A m y o t

di

Montaigne per Licurgo

deriva dalla loro lettura.

e la spartanità (v. Essais I, cap. 25)

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forse meno notevole per la storia delle dottrine politiche, ma estremamente importante nel quadro della ricerca che stiamo compiendo : «Le feste di Lacedemone sarebbero il modello adatto di quelle che vorrei vedere tra noi. Non solo il loro contenuto, ma anche la loro semplicità me le fa trovare raccomandabili; senza pompa, senza lussi esagerati, tutto vi respirava, coh’interesse che in esse infondeva il patriottismo, quello spirito marziale che si addice agli uomini liberi. Senza preoccupazioni e senza piaceri, almeno di quelli che noi chia­ miamo così, essi trascorrevano, in questa dolce uniformità, la giornata senza trovarla troppo lunga e la vita senza tro­ varla troppo corta. Lieti e sani, tornavano ogni sera a consu­ mare i loro frugali pasti, contenti della loro patria, dei loro concittadini e di se stessi ». Di nuovo, come nell’antichità, uno scrittore di cose poli­ tiche proietta nelhimmagine della Sparta « licurghea » le aspirazioni e gli ideali trasmessigli dall’educazione e dal­ l’ambiente : il Rousseau non si domanda se quest’idillio, a metà strada fra la Ginevra calvinista e la pastorelleria rococò, rappresentasse proprio il supremo appagamento per un Greco dell’età arcaica ; altrettanto poco gli aristocratici ate­ niesi hlospartani del IV secolo si domandavano se Licurgo avesse avuto a che fare con gli stessi loro problemi e ne avesse dato davvero una soluzione che essi potevano prendere a modello. Gli accenni a Sparta, che anche per lui significava soprat­ tutto Licurgo e poi Tirteo, sono frequenti nell’opera di J. G. Herder. Sparta gli appare come un unicum ; Licurgo è autore deha « più straordinaria costituzione che sia mai nata nella mente o nel cuore di un uomo » e merita per questo di essere considerato come « il più grande eroe e il più grande legislatore dell’antichità »5*. Contrapposto ad altri rappresentanti della nazione elle­ 5 Adrastea. 3. Bd., voi. X X I I I p. 411 dell’ediz. Suphan, Berlin 1877-1913, dalla quale cito anche nel seguito.

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nica, come al Sibarita, lo Spartano mostra le grandi diffe­ renze di carattere e di modo di vita che erano fra Greci e Grecie. Altrove il carattere spartano viene visto in contrap­ posizione con quello ateniese ; le due città si dividono l’am­ mirazione dello scrittore : « Γepitaffio degli Spartani caduti ahe Termopili . . . resta per sempre il motto della più alta virtù politica ; anche due millenni più tardi possiamo solo rimpiangere che esso sia divenuto il fondamento di alcune severe leggi patrizie, per pochi Spartani in un piccolo paese, ma non abbia mai potuto divenire il principio delle leggi ideali di tutta l’umanità. Il principio in sé è il più alto che mai uomini abbiano potuto immaginare e realizzare per la loro felicità e libertà » 7. Atene, invece, è la città più colta ed illuminata (« aufgeklàrt ») del mondo a noi conosciuto. «Ora, poiché patriottismo e cultura (Aufklàrung) sono i due poh intorno a cui si muo­ vono i costumi e la civiltà degli uomini, Atene e Sparta resteranno per sempre i due luoghi memorabili dove l’arte politica degli uomini si è dapprima esercitata, giovanile ed entusiasta, per questi due scopi. Gli altri stati dei Greci per lo più non fecero che seguire questi due grandi modelli ». I toni di lode non mancano mai : patriottismo e spirito di sacrifìcio furono i frutti dell’educazione di Licurgo, che hanno guadagnato a Sparta la nostra perpetua ammira­ zione. « Eppure forse proprio Licurgo raccolse in Asia le rapsodie di Omero e le diffuse fra i Greci ; alla sua Sparta egli non le diede, almeno non come modello »8. Dietro a queste parole c’è il ricordo di un’incerta tradizione antica ; tuttavia esse meritano di essere citate perché ci mostrano efficacemente il caso di uno scrittore moderno che vede la cultura spartana attraverso le lenti di idee nate su un ter­ reno ben più aperto che quello della pura ricerca filologica, 6 Ideen zur Philosophie der Geschichte der Menschheit X I V , p. 114. 7 Ibid. p. 121. 8 Vom Einfluss der Regierung au f die Wissenschaften IX , p. 324 sg.

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un terreno cioè ove le idee possono essere influenzate dal pensiero del tempo e dalla necessità per l’autore di trovare nella storia modelli ed esempi coi quali illustrare le sue vedute. Nei saggi TJeber die neuere deutsche Litteratur un capitolo è intitolato Tyrtàus und der Grenadier. Il granatiere è quello dei Kriegslieder eines preussischen Grenadiers del Gleim, paragonati appunto alle elegie di Tirteo come esempio di poesia che aveva espresso genuinamente Γanima tedesca, libera da influenze francesi o inglesi. Altrove lo Herder celebra Tirteo come « il padre di una nuova poesia spartana, per l’orecchio di quella città e per la sua anima »9. Il para­ gone fra un poeta come il Gleim e Tirteo è abbastanza ovvio e canonico ; ma l’importanza delle righe qui riportate sta piuttosto nell’aver espresso il pensiero dell’affinità elettiva fra Spartani e Tedeschi, gli uni e gli altri volti a ritrovare se stessi, cioè la loro sana e rude semplicità, liberandosi dagli influssi di altre civiltà più raffinate e meno schiette. A sua volta, F. Schiller scriveva sulla legislazione di Licurgo e Solone10. Dopo millenni, l’opposizione Sparta-Atene tornava ad essere il tema attorno al quale un poeta e pensatore intesseva i suoi pensieri sulla cultura umana e costruiva la sua scala di valori ; la parte relativa a Licurgo mirava, a differenza di ciò che possiamo dire per il Rousseau, ad una considerazione obiettiva (per quel tanto che consentivano le fonti utiliz­ zate e il progresso della critica storica), opponendo la gran­ dezza dello stato spartano alla sua miseria. Il verdetto suo­ nava condanna ; la personalità stessa di Licurgo meritava anche per lo Schiller l’ammirazione tributatale da Plutarco, ma la sua costituzione, dando valore di fine a ciò che deve essere solo uno strumento da impiegare per il libero sviluppo della personalità di ognuno, costituiva «un attentato contro l’umanità » : « In relazione agli scopi che si era prefìssa, la 9 TJeber die neuere deutsche Litteratur. Fragmente II, p. 83. 10 « Die G esetzgebung des Lykurgus und Solon », in Thalia, H eft

i o (1790).

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legislazione di Licurgo è un capolavoro dell’arte dello stato e della conoscenza degli uomini. Egli voleva uno stato po­ tente, fondato in se stesso, indistruttibile ; forza politica e longevità erano lo scopo a cui mirava : questo scopo egli ha raggiunto, per quanto lo permettevano le circostanze. Se si confronta però la meta propostasi da Licurgo con la meta dell’umanità, una profonda disapprovazione deve prendere il posto dell’ammirazione che abbiamo concepito al primo rapido sguardo. Tutto può essere sacrificato al bene dello stato, tranne ciò a cui lo stato stesso deve servire come mezzo. Lo stato non è mai uno scopo, può essere solo importante come condizione che permetta all’umanità di raggiungere la sua meta ; e questo scopo non è altro che l’esercizio e il progresso di tutte le facoltà dell’uomo. Se una costituzione impedisce di svilupparsi a tutte le forze che nell’uomo sono riposte, essa è da respingersi come dannosa, per quanto possa essere ben costruita e a suo modo perfetta. La sua longevità è per lei più un motivo di biasimo che di lode ; essa è solo una disgrazia prolungata ; più a lungo essa dura, più è dan­ nosa ». Il resto è tutto su questo tono ; e il lettore che conosce la bibliografìa su Sparta (intendo quella che vada oltre la pura ricerca tecnica) si meraviglierà molto vedendo quanto poco i due secoli successivi (secoli senza pari per ricchezza e varietà di esperienze spirituali e storiche) abbiano aggiunto ai pensieri che abbiamo già visto operanti nei tre scrittori nominati finora. L ’enorme progresso delle conoscenze sto­ riche complicherà gli sviluppi di questi motivi ; ma tutti i moderni φιλολάκωνες e μισολάκωνες usciranno di poco dal­ l’ambito degli argomenti portati in campo da Rousseau, Herder e Schiller. Con Rousseau e con Schiller abbiamo visto uno scrittore di lingua francese entrare nella scia degli antichi lodatori di Sparta e uno tedesco riprendere i temi prediletti dai suoi più severi denigratori : ma questi due casi resteranno quasi eccezionali nell’ambito delle rispettive culture. Di re­

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gola ci accadrà di vedere l’eredità di Sparta reclamata dai Tedeschi e respinta invece da Francesi e Anglosassoni11. Con l’opera del prediletto scolaro di A. Boeckh, K.O. Miiller, entriamo nello studio specialistico dell’antichità. Com’è noto, le sue Geschichten hellenischer Stàmme und Stàdie non andarono oltre i quattro libri dedicati ai D ori1112. Il pensiero che la grecità non costituisse un’unità monolitica ma un mosaico di grande varietà rappresentava un passo importante nel superamento del classicismo della genera­ zione precedente ; al servizio di quest’idea erano posti un patrimonio poderoso di conoscenze e uno stile avvincente. L ’autore non arrivò alla parte di maggior impegno del suo lavoro, quella riguardante Ionia e Attica ; ma proprio l’essere rimasta l’opera allo stato di torso, il fatto stesso che al mo­ numento dedicato alla doricità non se ne affiancasse un altro di pari suggestione, ne aumentò l’influenza. Da allora fino ai nostri giorni, nessun autore tedesco che parlerà di « anima dorica», di « Doriertum », saprà del tutto dimenticarsene. K.O. Miiller è infatti il primo autore moderno che sappia davvero « dorizzare » sottilmente e profondamente, in pagine cui nessuno può muovere certo il rimprovero di scarso spi­ rito critico. Nessun brano della sua opera ne dà forse meglio l’idea che l’inizio del terzo libro, quello sullo Stato dei Dori : « Parlando dello stato dorico, dobbiamo mettere per prima cosa da parte i concetti dei moderni sull’origine, l’es­ senza e lo scopo dello stato ; essi lo considerano, per lo più, un’organizzazione per assicurare l’esistenza e i diritti degli individui che ne fanno parte. Ci avvicineremo di più alla concezione antica se ci contenteremo di concepire lo stato 11 V a comunque ricordato qui il singolare progetto, concepito dal Saint-Just, di imporre educazione e disciplina spartane ai suoi con­ nazionali. Vedi Η. T . Parker, The cult of Antiquity and thè French

Per una storia dell’idea di Sparta

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come un’unità riconosciuta nella coscienza degli individui ed espressa attraverso attività esercitate in rapporto alla comunità. Questa unità non può scaturire da alcun’altra comunanza se non da quella che ha le sue radici nella natura, cioè quella di popolo e di stirpe (Stamm), o di una minore parte di quest’ultima : anche se le vicende storiche possono separare i concetti di stato e popolo. Più e rigorosa 1 unita, più numerose le attività comuni, e più pregnante è il con­ cetto di stato. Ciò si verificava in generale presso i Greci assai più che fra i moderni, e forse in sommo grado fra i Dori, il cui concetto nazionale dello stato si espresse nel modo più caratteristico nella costituzione di Sparta ». Una pagina come questa sembra essere uno di quei cro­ cevia nella storia della cultura, ove l’eredità del passato si depone visibilmente e il futuro matura sotto i nostri occhi. Più avanti l’opposizione di Ioni e Spartani è tradotta (pur con qualche riserva) nei termini di progresso e conser­ vatività, intraprendenza di popoli marinari e ponderata cau­ tela di popoli continentali. Lo scritto citato di F. Schiller e qualificato di antistorico, anche con qualche infedeltà nel riportarne il contenuto : come si è detto, la personalità stessa di Licurgo non era stata messa dallo Schiller in una luce così sinistra come il lettore potrebbe credere. La morte pre­ matura impedì al Muller di assistere a un ritrovamento papi­ raceo che doveva segnare una data fondamentale nel pro­ gresso delle nostre conoscenze sulla cultura di Sparta. Ai frammenti alcmanei di tradizione indiretta, già raccolti nel 1815 dal W elcker13, si affianca nel 1855 il prezioso partenio restituitoci dal papiro Mariette, molto più vasto e ricco di motivi d’interesse, oggetto di fatiche interpretative senza fine, anche se di rado coronate da risultati proporzionati. L ’influsso di questo ritrovamento sull’interesse per Sparta doveva essere naturalmente grande. Alla testimonianza di

Revolution, Chicago 1937. Citato da G. H ighet, The classical tradition, Oxford 1949, p. 399 e n. 26. 12 D ie Dorier, Breslau 1824. U na seconda edizione postuma fu curata da F. W . Schneidewin, ibid. 1844.

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A Icmanis lyrici fragmenta, collegit et recensuit F. G. Welcker,

Giessen 1815.

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Tirteo (che fino ad allora era stata la più importante su Sparta arcaica e che un secolo fa non appariva così proble­ matica come in seguito) si aggiungeva ora un’altra che dava un quadro di incomparabile spontaneità e freschezza della vita spartana del VII secolo. Alcmane diventava il testimone principale, quasi l’impersonatore della Sparta che per un certo tempo si chiamerà approssimativamente