La Bibbia e il problema delle origini

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FRANCO FESTORAZZI

LA BIBBIA E IL PROBLEMA DELLE ORIGINI L'inizio della storia della salvezza Presentazione di Mons. Enrico Galbiati

PAIDEIA- BRESCIA

@ PAIDEIA, BRESCIA 1966 Tutti i diritti sono riservati

Con approvazione ecclesiastica della Curia V escovile di Brescia

A MIA MADRE che prima mi educò alla Parola di Dio e a cui attendo di unirmi in Cristo nella futura risurrezione

PRESENTAZIONE

Col nuovo libro sulla Genesi, che ho l'onore e la gioia di pre­ sentare agli studiosi e ai lettori della Bibbia, l'indagine sulla storia delle origini assume decisamente un aspetto nuovo e s'in­ cammina per una nuova direzione, ricca di promesse, allietata anzi da frutti ormai maturi. Per la gran parte dei cristiani istruiti, i problemi della Ge­ nesi sono senz'altro quelli che concernono i primi undici capi­ toli, dove in poche pagine si accumulano gravissime questioni di ordine scientifico, storico e teologico. Le vecchie opere sul­ fargomento - si tratta di mezzo secolo fa e dei decenni prece­ denti- avevano carattere apologetico, e si dilungavano sulle ere geologiche e sui dati della paleontologia, cercando una concor­ dia tra queste scienze e la Bibbia. Per molti, a quei tempi, la questione era talmente grave, che si poneva semplicemente nei termini della concordia tra scienza e fede. Le cose cambiarono lentamente e timidamente, fino alla enciclica Divino affiante Spiritu ( I943 ) , dopo la quale vi fu una vera esplosione di ope­ re sui primi capitoli della Genesi, come facilmente si può rile­ vare dalla bibliografia del presente libro. L'autore di questa pre­ sentazione entrò allora, come si dice, in lizza, e più volte ritor-. ·nò sull'argomento. Questa seconda fase, che sta per tramontare - e il presentatore è ben lieto di passare la fiaccola al più gio­ vane suo collega- era contrassegnata dalla preoccupazione di svincolare la Bibbia dalla supposta necessaria concordia con la scienza. La cosa era molto chiara per gli autori di quei libri ma es­ sendo la mentalità della più gran parte dei lettori istintivamen­ te portata al concordismo, ne derivò che molte energie furono assorbite dalla necessità di raddrizzare queste mentalità. Così

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Presentazione

quelle opere impiegano molte pagine sulla questione dei gene­ ri letterari, sulla mentalità degli antichi e sulla natura dell'i­ spirazione. Non è difficile vedere in fondo a tutto questo una preoccupazione ancora spontaneamente apologetica: si vuole cioè dimostrare che la Bibbia è (vera' anche se prescinde da tan­ te cose che la mentalità moderna si aspetta di trovarvi. Na­ tura/mente la ricerca dell'insegnamento positivo contenuto in quei capitoli non può essere assente, ma vi appare per lo più in modo frammentario: volta per volta noi cercavamo di eru­ dire i nostri lettori su ciò che la Bibbia 1non vuole' insegnare, e poi indicavamo loro una o più (soluzioni' possibili su ciò che essa (vuole' esprimere, !asciandoli in certi casi disorientati, alla ricerca di ciò che in fin dei conti si deve ritenere come insegna­ mento biblico e quindi come rivelazione di Dio. La preoccupa­ zione dell' (in erranza' soverchiava la ricerca della (verità'. Orbene, indizio di una nuova fase nel proseguimento di que­ sti e analoghi studi è il fatto ben noto che la costituzione con­ ciliare De divina revelatione evita volutamente la parola (in er­ ranza' per parlare solo di (verità' della Bibbia. Non è tutto tem­ po perso che si siano impiegati tanti anni per eliminare dei falsi problemi, ma è ora finalmente di orientare le ricerche dei bibli­ sti e l'inter�sse dei fedeli verso mete più costruttive. È questo l'indirizzo dell' (esegesi teologica', cosa che già da anni è in incubazione, e che il documento conciliare porterà ben presto a dare i suoi frutti migliori. E questo che ora presento è appunto un frutto già maturo e pronto per essere gustato. È un frutto di stagione, della nuova promettente stagione aperta agli studi biblici, ed ha tutta l'at­ trattiva delle primizie. In esso infatti nulla manca di quanto formava l'argomento dei commenti classici alla Genesi e degli studi sui particolari di essa, ma tutto questo materiale è come sollevato e vivificato dalla costante preoccupazione di condur­ re il lettore a capire il senso che ogni particolare acquista nel­ l'intenzione dell'autore e del redattore ispirato e nell'insieme dell'insegnamento biblico. Per chi non è avvezzo a considerare

Presenta:r.ione

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la Genesi sotto questa luce, mi spiego con un esempio. Sup­ poniamo un mosaico che sia formato da frammenti di mosaici più antichi e di diversa provenienza, che un artista geniale ha riutilizzato per realizzare il suo disegno, la sua creazione origi­ nale. Gli storici dell'arte potranno in tal caso studiare ultima­ mente l'origine e il carattere proprio dei vari frammenti, ma il loro compito principale sarà di cogliere il senso della creazione originale in cui confluiscono i diversi frammenti, perdendo, per così dire, il loro carattere individuale per assumere il senso nuovo e definitivo della composizione totale. Così è anche la prima parte della Genesi: un insieme di fram­ menti di provenienza diversa: ricordi lontani della preistoria, tradizioni di grandi civiltà o di piccoli clan, e altre cose ancora, antiche e meno antiche. Può essere utile studiare ciascuno di questi frammenti per scoprirne l'origine, ricostruirne la forma primitiva e il senso che poteva avere in un altro contesto. Que­ sto non trascura il presente libro, che dà il resoconto preciso e la bibliografia del grande lavoro compiuto a questo fine negli ultimi decenni. Ma il grande merito di questo lavoro sta nel di­ mostrare che i singoli frammenti sono stati assunti dall'autore ispirato per tracciare un disegno sapiente e del tutto originale, che descrive gli inizi della storia della salvezza. È appunto que­ sto che più importa per leggere nella Bibbia la (parola di Dio ', il messaggio sempre attuale anche se espresso con i limiti con­ cettuali e metodo/ogici di una epoca remota della storia. Così anche se la soluzione definitiva di certi particolari riguardanti appunto la critica storico-letteraria di un singolo frammento deve essere per il momento (o forse per sempre) accantonata, nulla perde della sua chiarezza e della sua completezza l'inse­ gnamento che tale frammento contribuisce a dare entrando a far parte dell'insieme ispirato. Infatti esso assume un senso nuovo, una nuova funzione nel nuovo contesto, come il fram­ mento di un vecchio mosaico riutilizzato per una composizione nuova e originale. Ma un altro elemento, insolito nei commenti alla Genesi, il

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nostro autore ha avuto l'avvertenza di introdurre: la determi­ nazione dell'epoca in cui l'autore ispirato ha ripreso ed organiz­ zato le tradizioni precedenti dando alla sua com posizione un de­ terminato senso. È ciò che si usa chiamare Sitz im Leben, la situazione vitale dalla quale nasce una idea nuova e nella quale essa si afferma. Ciò è indispensabile non solo per ricostruire la storia di una idea, ma anche per comprendere le caratteristiche e gli orientamenti dell'idea stessa. Usando prudentemente i ri­ sultati della critica letteraria, l'autore del presente commento mette in evidenza che le sintesi ideologiche, o meglio teologi­ che, sono in realtà due, ben caratterizzate, anche se usano in parte lo stesso materiale frammentario fornito dalla tradizione, e corrispondono a due momenti storici completamente diversi, il sorgere della riflessione sapienziale al primo fiorire della mo­ narchia (sotto Davide e Salomone) e, quattro secoli dopo, la esperienza dolorosa e illuminante della rovina nazionale e del­ l'esilio. Così in questa ricerca di una prospettiva storica la presente opera pone le premesse per una (teologia biblica' che abbracci insieme l'Antico e il Nuovo Testamento. Anzi già l'esposizione è condotta sapientemente in modo tale da situare i primi capi­ toli della Genesi al loro posto giusto nella economia generale della rivelazione, secondo il disegno progressivo che è piaciuto a Dio di attuare, per condurre gli uomini alla conoscenza del­ la salvezza promessa ab antico e realizzata nella pienezza dei tempi. ENRICO GALBIATI

della Facoltà teologica milanese

BIBLIOGRAFIA GENERALE

Riportiamo soltanto le opere di indole generale, che abbiamo mag· giormente citate o alle quali ci siamo ispirati nel lavoro. Per una sintesi di bibliografia ragionata su Gen. I-I I rimandiamo al nostro articolo: L'inizio della storia della salvezza: Gen. I-I I. Rassegna bibliografica, Sc.Catt.Suppl.Bibliog. 92( 1 964 ) r 3 9-1 94· lvi, oltre alla docu· mentazione degli indirizzi dell'esegesi recente e attuale, si studia l'origine e il cammino percorso dalla ricerca, indicandone i problemi e le difficoltà. Una trattazione del pensiero di Gen. I-I I inserito nella storia della salvezza si trova nel nostro saggio di teologia dell'Antico Testamento: Teologia della storia della salvezza, in Il messaggio della salvezza. Antico Testamento, n, Torino 1 966, 6 I 9-75 9 (Bibliografia teologico-biblica). Monografie su punti o temi particolari verranno invece indicate nel seguito della trattazione. r.

Commenti

H. GUNKEL, Genesis ubersetzt und erkliirt, GOttingen 1 92 25• E. KoNIG, Genesis, eingeleitet ubersetzt und erkliirt, Giitersloh 1 9253• ]. SKINNER, A critica! and exegetical commentary on Genesis, Edinburgh 19302 P. HEINISCH, Das Buch Genesis, Bonn 1930. ]. CHAINE, Le livre de la Genèse, Paris 1 948. R. DE VAux, La Genèse, Paris 195 1 ( 19622 ). A. CLAMER, Genèse, Paris 1953 . B . VAWTER, A Path trough Genesis, London 1957. G. voN RAD, Das erste Buch Mose, Gottingen 19585• E. GALBIATI, Genesi, in La Sacra Bibbia, I, Torino r96o, 1 3-149.



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2. Monografie su Gen. I-I I

H. }UNKER, Die biblische Urgeschichte in ihrer Bedeutung als Grundlage der alttesta­ mentliche 0/fenbarung, Bonn 1932. P. HEINISCH, Problemi di storia primordiale biblica, Brescia 1950. ]. RENIÉ, Les origines de l'humanité d'après la Bible. Mythe ou histoire, Lyon-Paris 1950. J.B. BAUER, Die biblische Urgeschichte, Paderborn 1956. Tu. ScHWEGLER, Die biblische Urgeschichte, Miinchen 1960.

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Bibliografia generale

P. MoRANT, Die Anfange der Menscheit, Miinchen 1 960. A. RICHARDSON, Genesis I-XI. Introduction and Commentary, London 1 953. W. ZIMMERLI, I Mose I-II. Die Urgeschichte, Ziirich 195i. K. CRAMER, Genesis I-II: Urgeschichte? Zur Problem der Geschichte im Alten Te­ stament, Ti.ibingen 1959. 3·

Monografie parziali

F. CEUPPENS, Quaestiones selectae ex historia primaeva, Roma 1 948. ]. COPPENS , La connaissance du Bien et du Mal et le Péché du Paradis. Contribution à l1interprétation de Gen. 2-3, Louvain 1948. CH. HAURET, Origini dell'universo e dell'uomo secondo la Bibbia1 Torino 19'3 (cfr. anche I DEM, Origines, D.B.S., VI, 908-926). L. ARNALDICH, El origen del mundo y del hombre segun la Biblia, Madrid 19582• H. RENCKENS, Preistoria e Storia della Salvetta, Alba 1962. P. HuMBERT, Etudes sur le récit du Paradis et de la Chute dans la Genèse, Neucha­ tel 1 940. U. CAssuTo, A Commentary on the Book of Genesis. I, From Adam to Noah, Gen. 1 ,1-6,8a, Jerusalem 1961 ; II, From Noah to Abraham, Gen. 6,9-1 1 ,32, Jerusalem 1964. 4· Altre trattazioni

]. ScHILDENBERGER, Vom Geheimnis des Gotteswortes, Heidelberg 1950 ( special­ mente pp. 172-391 ) E. GALBIATI-A. PIAZZA, Pagine difficili della Bibbia, Milano 19543• J.L. M cKENZIE, The two-edged Sword. An interpretation of the Old Testament, Mil­ waukee 1956. Secoli sul mondo, a cura di G. RINALDI, Torino 1955 (specialmente pp. 2 1 -1 32). E. GALBIATI, La teologia dell'ispiratione e i problemi della Genesi, in Problemi e Orientamenti di Teologia Dommatica, I, Milano 1 957, 65-87. C. ScHEDL, Storia del Vecchio Testamento, I, Roma 1959, 3-136. ]. DANIÉLOU, In principio. Genesi 1 -1 1 , Brescia 1963. A. RoLLA, Il Messaggio della Salvezza. L1Antico Testamento, I, Torino 1 965, 47-194. P. VAN lMSCHOOT, Théologie de l'Ancien Testament, I-II, (Dieu; L'homme), Tournai 1 054 ; 1956. E. ]ACOB, Théologie de l'Ancien Testament, Neuchatel 1 955. TH. C. VRIEZEN, Theologie des Alten Testament in Grundtugen, Wageningen 1957. W. EICHRODT, Theologie des Alten Testament, Gottinga, I, 1957; II-III, 1961 . G. voN RAn, Théologie de l'Ancien Testament. Théologie des traditions historiques d'Israel, Neuchatel 1963 . J.B. BAUER, Dizionario di teologia biblica, Brescia 1965. X. LÉON DuFOUR, Dizionario di teologia biblica, Torino 1965. .

ABBRE VIAZIONI E SIGLE

Act. Ap. Sedis Ami du Clergé Amer. Ecci. R. ANEP ANET Angelicum Antonianum B. BASOR B. Arch. Ben. Ms. B.J. B.O. B.V. Ch. B. Z. C.H.Q. Civ. Catt. Co11. Mech. D.B.S

D. Th.C. E.B. Est. Bibl. Enc. Catt. Eranos-Jahrbuch Eph. Theol. Lov. Gregor. Gesenius-Buhl Zorell J.B:L. Lum. et Vie Mél. Se. Rei. Nouv.R.Th. N.T. Or. Oudtest. St. Parole di Vita P.G. Rev. Ass. Reali. A.Ch. P.E.Q. R.B. R.H.Rel.

1\cta Apostolicae Sedis American Ecclesiastical Review Ancient Near East Pictures by J.B. Pritchard Ancient Near East Textes by J .B. Pritchard Biblica Bulletin of the American Schools of Orientai Research The Biblica! Archeologist Benediktinische Monatschrift Bible de Jérusalem Bibbia e Oriente Bible et Vie Chrétienne Biblische Zeitschrift The Catholic Biblical Quarterly Civiltà Cattolica Collectanea Mechlinensia Supplement au Dict. Bible Dictionnaire de Théol. Catholique Enchiridion Biblicum Estudios Bfblicos Enciclopedia Cattolica ·

Ephemerides Theologicae Lovanienses Gregorianum Vocabolari ebraici-aramaici ( 19.5927; 1 9.5.5) Journal of Biblica! Literature Lumière et Vie Mélanges de Science Religieuse Nouvelle Revue Théologique Novum Testamentum Orientalia Oudtestamentische Studien Patrologia Greca ( Migne) Revue d'Assyriologie et d'Archéologie Orientale Reallexicon fiir Antike und Christentum Palestine Exploration Quarterly Revue Biblique Revue des Sciences Religieuses

Abbreviazioni e sigle R. Se. Phil. Th. Rech. Se. R. Rev. Se. Rei. R. Th. Riv. Bibl. Salesianum Se. Catt. Se. Catt. Suppl. Syria Sr. der Zeit Stud1a Theologica Theol. St. Th WNT Th.Z. V.D. V.T. Z.AT. W. Z.NT. W. Z. Syst. Theol.

Revue des Sciences Philosophiques et Théologiques Recherches de Science Religieuse Revue de Sciences Religieuses Revue Thomiste Rivista Biblica Scuola Cattolica Scuola Cattolica Supplemento Bibliografico Stimmen der Zeit Theological Studies Theologisches Worterbuch zum Neuen Testament Theologische Zeitschrift Verbum Domini Vetus Testamentum Zeitschrift fiir die alttestamentliche Wissenschaft Zeitschrift fiir die neutestamentliche Wissenschaft Zeitschrift fiir systematische Theologie

TRASCRIZIONE DELLE PA ROLE SEMITICHE

Per la lettura dell'ebraico o altre lingue semitiche abbiamo preferito usare la trascri­ zione più semplice, indicando qui soltanto la pronuncia dei segni meno noti a chi non conosce direttamente tali lingue. Per un'inh.iazione a questo studio rimandiamo a G. Rinaldi, Le lingue semitiche, Torino 1 954. Consonanti: g h

}:t

w

ph �

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Vocali:

a, •,

gutturale sorda ( spirito leggero) gutturale sonora pala tale (sempre) dura gutturale sorda (come h tedesco) gutturale sonora (come eh tedesco) come la w tedesca o inglese come la f italiana come una ts come se di scena e, i, o, u, sono lunghe a, hanno un suono appena pronunciato.

CAPITOLO I IL PROBLEMA DELLE ORIGINI

LE ORIGINI I problemi delle origini sono tra quelli che più appassionano l'uomo moderno . Oggi le conquiste della scienza non sono più un privilegio di un circolo chiuso o di alcune classi particolari, ma vengono facilmente conosciute da ogni uomo di media cultu­ ra. Le opere di volgarizzazione e di divulgazione hanno creato un'atmosfera di interessamento intorno alle ricerche degli scien­ ziati, che spesso si muta in ammirazione davanti al loro lavoro e alle loro realizzazioni. I risultati della scienza moderna, ovviamente, non sono l'ope­ ra di un sol giorno. Tutti sanno che la scienza di oggi è la conse­ guenza di una lunga storia di esperienze, di tentativi e pure di errori.1 Comunque è innegabile che oggi si hanno molto più nu­ merosi elementi di giudizio che per il passato , i quali permetto­ no di affrontare con maggiore sicurezza e oggettività i problemi della scienza e di presentare le soluzioni già raggiunte; d'altra parte, anche per i problemi ancora insoluti, le conoscenze acqui­ site offrono la possibilità di formulare ipotesi suggestive . Questo stato di cose ha creato un'atmosfera particolare, per cui parlare delle origini vuoi dire richiamare l'appassionante problema dell'inizio del cosmo, della sua formazione e struttu­ ra ; prospettare la questione dell'apparizione dell'uomo sulla ter1. Cfr. J. ]ASTROW, Storia dell'errore umano, Verona 1 945. Quest'opera dovuta alla collaborazione di numerosi studiosi, è una breve sintesi degli 'errori' inevitabilmente congiunti con il progresso delle concezioni scientifiche delruomo. A parte la discuti­ bilità di alcune idee e di certe affermazioni, resta però un esempio significativo del lungo e laborioso cammino del progresso scientifico.

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ra, l'origine della civiltà e del linguaggio e la formazione dei popoli . La lettura del titolo e della formulazione dei capitoli del pre­ sente lavoro potrebbe forse perciò indurre in errore il lettore, che può pensare di trovare nelle prime pagine bibliche un ten­ tativo di soluzione dei problemi scientifici delle origini . Il problema delle origini dell'universo, dell'uomo, della civil­ tà, dei popoli e delle lingue è trattato dall'autore ispirato solo molto indirettamente e marginalmente ; le sue non sono né vo­ gliono essere formulazioni scientifiche, ma solo accenni a pro­ blemi e soluzioni comuni nell 'ambiente orientale antico, senza curarsi della loro esattezza o meno, e che in qualche maniera possano servire a rivelare il disegno divino della storia della sal­ vezza . Perciò in questi capitoli, come del resto in tutta la Bib­ bia, non troviamo nessun impegno in materia scientifica, alme­ no direttamente, perché questo esula dal loro scopo essenzial­ mente religioso.2 Il problema delle relazioni tra la Bibbia e la scienza è an­ tico e come tale è già stato risolto dai primi tempi della Chie­ sa. Leone XIII , nell 'enciclica Providentissimus Deus, si rifà ap­ punto a tale soluzione quando afferma, citando s. Agostino, che «gli scrittori sacri, o più giustamente lo spirito di Dio che parlava per mezzo di essi, non intendeva ammaestrare gli uomi­ ni su queste cose e cioè sull'intima costituzione degli oggetti vi­ sibili, che non hanno importanza alcuna per la salute eterna, per cui essi più che attendere direttamente all'investigazione della natura, descrivevano e rappresentavano talvolta le cose con una qualche locuzione metaforica, o come lo comportava il modo 2.

Vi possono però essere verità scientifiche talmente unite a quelle religiose, che l'affermazione dell'una suppone l'asserzione dell'altra. Cfr. per es. le affermazioni del­ l'H umani Generis sulla falsità del poligenismo, cfr. il cap. III, pp. 1 04 ss. e n. 40 s. In genere, sul problema dell' 'inerranza' biblica (meglio si deve dire: 'verità', cfr. la costituzione Dei Verbum, n. I I ), cfr. P. GRELOT, La Bible Parole de Dieu, Paris 1965, pp. 96 ss. (La verité de l'Écriture); per l'applicazione particolare a Gen. I-I I , dr. F. FESTORAZZI, L'inizio della Storia della Salvezza, a.c., Sc.Catt.Suppl. 92( 1964) 167 ss.

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comune di parlare di quei tempi ed ancor oggi si usa , riguardo molte cose, nella vita quotidiana, anche tra uomini molto colti. Dato che nel comune linguaggio viene espresso in primo luogo e propriamente ciò che cade sotto i sensi, così lo scrittore sacro, come ci avverte pure il dottor Angelico : si attenne a ciò che ap­ pare ai sensi, ossia a ciò che Dio stesso, parlando agli uomini, si­ gnificò in modo umano per farsi comprendere da essi» (EB, I 2 I ). La conseguenza di quanto abbiamo detto è duplice : I ) nella nostra ricerca, poiché si tratta di scoprire qual è il significato delle prime pagine della Bibbia, i problemi scientifici saranno solo accennati)· 2) proprio per lo scopo del nostro lavoro essen­ zialmente biblico, il vero titolo del libro come ripeteremo e chia­ riremo subito, è: L ) inizio della storia della salvezza ; perciò il capitolo più importante, quello che metterà in luce i risultati conclusivi di tutta la nostra indagine, sarà appunto l'ultimo : L ) origine della storia della salvezza. Questa frase infatti è la sin­ tesi più completa di Gen I- I I . ..

L ' INIZIO DELLA STORIA DELLA SALVEZZA

L'elemento più caratteristico della religione ebraica, nell'A. T., è certamente il monoteismo. Esso si presenta come un feno­ meno unico nella storia delle religioni dell'ambiente in cui è sorta la Bibbia, «the splendid solitude» .3 È interessante però notare che Dio non si è rivelato a Israele inizialmente come creatore, ma la Bibbia lo presenta come il Dio salvatore. Pascal nel 'memorandum' che contrassegna la sua 'seconda conversio­ ne' , un foglietto che portò sempre cucito nel proprio abito dal momento della celebre 'notte di fuoco' ( 2 3 novembre 1 65 4 ), ini­ zia la sua professione di fede con l'entusiastica esclamazione : «Dio d'Abramo, Dio d'Isacco, Dio di Giacobbe, non dei filosofi 3·

Comunque si interpreti il 'monoteis mo' egiziano al tempo di Amenophis IV (Ak­ en-Aton), non è difficile rilevare la differenza essenziale con quello biblico.

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e dei dotti». È la testimonianza della sua profonda intuizione del Dio vivente che entra nella storia umana ; una scoperta, che produce una forte impressione in ogni lettore della Bibbia. La storia di Abramo, di !sacco, di Giacobbe e di Giuseppe è tutta intrecciata di elementi divini . Si potrebbe dire la trama che len­ tamente si intesse di un disegno divino sull'umanità, inizialmen­ te misterioso, che però va progressivamente chiarificandosi. È il disegno della salvezza.4 Dio si manifesta sotto l'aspetto di salvatore specialmente nel­ la elezione del suo popolo, cioè nel periodo dell'Esodo . Perciò questo tempo diventa un momento unico nella storia d'Israele. Dio entra completamente nella vita del popolo, diventa suo li­ beratore, guida e difensore; quasi interrompe il corso normale della storia per rendere questo momento il periodo del miracolo. Il popolo eletto ricorderà sempre con particolare commozione questo tempo straordinario ; anzi il suo 'credo' è fondato su que­ sta concezione 'storica' di Dio : un atto di fede in Dio salvatore (Dt. 26,5-9 ; cfr. 6 , 20-24 ; cfr. p. 3 49 s.). Non deve perciò me­ ravigliare che l'A .T. non si sia mai curato di presentare una dimostrazione razionale dell'esistenza di Dio : non c'è bisogno di dimostrare una verità tanto evidente !5 E niente è più chiaro e sentito per un ebreo della misteriosa presenza di Dio nella sua storia . Ci sono, è vero, descrizioni entusiastiche della natura in rela­ zione a Dio ; ma esse non si presentano come riflessioni filoso­ fiche quasi per dimostrare la sua esistenza. Sono piuttosto ma­ nifestazioni di gioia e di riconoscenza per un Dio tanto potente e buono .6 Gli 'argomenti' razionali sulla esistenza di Dio , che talvolta si incontrano nella letteratura giudaica recente e che vengono attribuiti agli antenati, si devono ritenere manifestazio4· Questa affermazione, come quelle seguenti, verrà ampiamente ripresa nel cap. x. , Cfr. A. RoMEO, Dio nella Bibbia (Vecchio Testamento ), in Dio nella ricerca uma­ na? a cura di G. Ricciotti, Roma 1 950, 259 ss . 6. Cfr. P. VAN IMSCHOOT? Théologie de l'Ancien Testament? 1, Tournai 1 954, 6 ss. .

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ne di una nuova mentalità in un ambiente altrettanto nuovo. Del resto si deve notare che anche i rabbini del tempo di Cristo e di qualche secolo più tardi non sentirono affatto tale necessità .7 Questo tema di Dio salvatore, profondamente radicato nell'a­ nimo ebraico, si identifica, se si intende il secondo termine nel suo senso più vasto, con quello che venne a ragione definito «la spina dorsale della Bibbia» : il messianismo . Esso è appunto un intervento divino nella storia dell 'uomo per procurargli la sal­ vezza. Se volessimo dare una definizione della Bibbia, non sba­ glieremmo presentandola come l'attesa di tale salvezza da realiz­ zarsi per mezzo di Dio (A.T.), o già realizzata dal Messia e dal­ la corrispondenza dell'uomo e che però attende di essere defini­ tivamente completa nella glorificazione totale degli eletti (N. T.). Da ciò risulta la nota originale della rivelazione biblica : es­ sa è la storia della salvezza. In questa luce l'A .T . si può allora definire (prescindendo da Gen . r- I I ) «il periodo di preparazio­ ne del popolo ebraico alla venuta del Messia» . In altre parole, la storia ebraica è intessuta di continue esperienze religiose, che servono a elevare progressivamente il livello spirituale del po­ polo eletto proprio per renderlo atto al meraviglioso compito di ricevere il Messia, quindi la felicità. Qui appunto sta l'origi­ nali tà della concezione biblica della storia. Mentre le altre lette­ rature vicine assumono un atteggiamento di rifiuto, che tende a distruggere la durata della storia, ponendo la felicità nella « ripe­ tizione e riattualizzazione dei gesti primordiali posti dagli dèi o dagli eroi e che soltanto hanno un valore assoluto>>,8 la storia bi­ blica si presenta invece lineare. È la storia del disegno divino della salvezza che si realizza . Ci sono cioè nell'ambiente di origi­ ne della Bibbia due maniere diverse di risolvere il problema fondamentale dell'uomo, il contrasto tra il desiderio profondo



G. BoNSIRVEN, Il giudaismo palestinese al tempo di Gesù Cristo, Torino 1950,9-10. il tema ripreso e chiarito a p. 168 ss. La stessa cosa vale

8. D.B.S. v, Ir66. Cfr. per il seguito.

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di una felicità senza limite e la realtà del male. Quella per esem· pio di un babilonese : come rispondere all'esperienza del niale, che sta all'origine dell'infelicità umana ? L'unico mezzo per to· gliere il dolore e l'angoscia è quello di annullare la storia di tale infelicità : consiste cioè nel ritorno all'era primitiva, l'epoca d'o· ro dell'umanità. È il tema dell'eterno ritorno, reso possibile dal· la partecipazione ai riti cultuali di origine mitica. Per un ebreo credente la soluzione è completamente diversa : l'esperienza del dolore è superata con la fede nel Dio unico, che regge la storia e la conduce alla realizzazione di un suo disegno particolare, fondato sulla sua onnipotenza e fedeltà alle promes· se : il disegno della salvezza. O ra i primi undici capitoli della Bibbia hanno appunto lo sco� po di presentare l'inizio di questa storia e di inquadrarla in una prospettiva universalistica. Il popolo ebraico è solo un rappre· sentante dell'umanità e attraverso lui tutti gli uomini si prepa­ rano all'incontro con Cristo . Perciò si capisce il sottotitolo del libro ( il vero titolo, se si considera la prospettiva biblica ! ) : con Gen . I-I I si ha l' inizio della storia della salvezza. I PROBLEMI DI GEN.

I-II

La premessa fatta è quindi indispensabile per capire il punto di vista del sacro autore quando si pone «il problema delle ori­ gini» . La sua non è certamente una curiosità 'scientifica' : come è stato creato il mondo ? Con quale ordine di successione ? L 'uo­ mo può derivare o meno da un vivente inferiore a lui per evo­ luzione ecc. ? L'autore sacro 9 è un ebreo che vive profondamente la vita del suo popolo, ne ha subìto le tristi vicissitudini di schiavitù e di sofferenza, ha visto l'enorme potenza delle altre nazioni e la pic­ colezza della sua gente. Ora, Yahweh ha eletto il suo � opolo e 9· È inutile ricordare che l'Autore principale della Bibbia è Dio, che però ha 'ispi­ rato' il libro divino agli agiografi, adattandosi alla loro mentalità, educazione ecc.

Il problema delle origini

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gli ha promesso la salvezza. Avrà egli tale forza da poter realiz­ zare, malgrado le difficoltà, le sue promesse ? La risposta è data da Gen . I; una risposta che è però molto superiore a ogni atte­ sa . Non solo Yahweh può salvare il suo popolo, anzi tutta l'u­ manità- Egli è infatti il signore assoluto, il dominatore unico della natura, il creatore- ; ma ogni sua azione sul creato, anche la prima perciò, è una manifestazione della sua volontà di sal­ vatore, l'opera più meravigliosa e potente, che Egli vuole attua­ re ; perciò la creazione, dimostrazione della sua potenzà , è anzi­ tutto l'inizio della storia della salvezza (cfr. p. 6 8 s . ). Ma allora, poiché Dio è cosi buono e il creato la manifesta­ zione di tale bontà, qual è l'origine del male che causa l'infelici­ tà umana ? Gen. 2-3 risponde a questa domanda angosciosa, narrando il dramma della prima caduta. In questo momento tutto sembra perduto per l'uomo, che spinto da Satana , incarnazione del ma­ le, ha assunto un atteggiamento di rifiuto davanti alla bontà di Dio . Tuttavia l'amore di Dio, come un raggio di luce che attra­ versa le tenebre, infonde nuovamente nell'umanità la speranza di una salvezza futura : è la promessa del Messia. Incomincia da allora la lunga storia delle vicende umane ( Gen. 4-1 I ), in cui spesso il male avvolge e travolge l'uomo, fino a strappare a Dio il terribile castigo del diluvio : una distruzione totale, un ritor­ no della terra al disordine primitivo, tanto che il nuovo inter­ vento divino, nel quale Egli ridona all'uomo la fiducia nella sal­ vezza, si può definire una «nuova origine della terra» . Il male non è finito, ma al suo fianco continua ininterrotta la linea uma­ na depositaria della benedizione divina e della speranza messia­ nica, che giungerà fino ad Abramo, capostipite degli Ebrei . Con lui appunto, anche se solo remotamente, inizierà la storia del­ l'elezione e d eli' alleanza di Dio con il suo popolo.

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L'AMBIENTE BIBLICO

Un altro elemento indispensabile per ricostruire il pensiero della Bibbia, e che ha un particolare valore per Gen. 1 - 1 1 , è la conoscenza dell'ambiente in cui essa nacque . Questo è forse il punto più diffi cile per un comune lettore del libro sacro : egli si deve cioè svestire completamente della sua mentalità occidentale e moderna . Noi viviamo in una civiltà, in cui lo sviluppo della scienza ha un influsso in ogni campo dello scibile umano ; una civiltà sviluppata, abituata alle astrazioni, ai ragionamenti filosofici, alla precisione scientifica. Inoltre una civiltà occidentale. La conoscenza delle civiltà orientali mo­ derne potrebbe già mostrare la differenza profonda delle due concezioni . Questa diversità deve essere fortemente accentuata, quando pensiamo a un mondo in cui le cognizioni scientifiche sono mol­ to limitate, il popolo abbastanza primitivo, amante del concreto .10 Sarà allora nostra preoccupazione costante mettere in rilievo questo modo caratteristico di pensare e di scrivere, facendo dei paralleli con le letterature orientali contemporanee. Vedremo, e questo sarà il punto più delicato, su cui cercheremo di dare con chiarezza i risultati dell'esegesi moderna, come anche la catego­ ria 'storia' presenti notevoli diversità ( si capisce non essenziali) con la nostra concezione. Questa è la via indicata dalla luminosa enciclica Divino Af­ P,ante Spiritu di Pio XII, quando parla dello stile biblico e dei generi letterari (EB, 5 5 8 , s . ) , e in particolare relativamente alla storia afferma che «il popolo d'Israele fra tutte le antiche nazio­ ni d'Oriente tenne un posto eminente, straordinario, nello scri­ vere la storia, sia per l'antichità sia per la fedele narrazione de­ gli avvenimenti. . . Tuttavia a nessuno, che abbia un giusto con­ cetto dell'ispirazione biblica, farà meraviglia che anche negli ro. Cfr. gli esempi riferiti da G. Auzou, La tradition biblique, Paris 1957, 38 ss.; E. GALBIATI-A. PIAZZA, Pagine difficili della Bibbia, Milano 1 954, 3 1 ss.

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scrittori sacri, come in tutti gli antichi, si trovino certe maniere di esporre e di narrare, certi idiotismi, propri specialmente del­ le lingue semitiche, certi modi iperbolici od approssimativi, ta­ lora anzi paradossali, che servono a meglio stampare nella men­ te ciò che si vuoi dire » (EB, 55 8-559 ) . I l carattere particolare della storia biblica viene messo in ri­ lievo con chiarezza nella Cast. Dei Verbum: la Bibbia insegna «con certezza, fedelmente e senza errore la verità che Dio, a causa della nostra salvezza, volle fosse consegnata nelle Sacre Lettere » ( III, I I ) . Questa 'verità' è stata esposta mediante l'u­ so dei 'generi letterari' vigenti ai tempi dell'agiografo ; perciò solo attraverso la loro scoperta si può raggiungere il senso vo­ luto dallo scrittore sacro ( IIIJ 1 2 . Cfr. anche il cap. v, n. 66 del libro) . I L MAGI STERO DELLA CHIESA

I�

I L PROGRE S SO DELL ' ESEGE SI

Dobbiamo aggiungere (last but non least! ) un altro criterio per l'interpretazione delle pagine bibliche . Anzi, per noi cattoli­ ci, è certamente la regola più importante: il magistero infallibi­ le della Chiesa . La Bibbia si presenta all'umanità come un libro divino ; per questo è sempre attuale e efficace : è la parola viva di Dio, quasi un'incarnazione, con altra natura, si capisce, del Verbo. Appunto perciò Gesù Cristo istituì un magistero infalli­ bile che ne sapesse indicare la meravigliosa ricchezza. Il progresso dell'esegesi, manifestazione della vitalità della Bibbia, non può aver luogo, almeno con risultati sicuri e profon­ damenti fecondi, se non nella direzione indicata dalla Chiesa. La «libertà dei figli di Dio » di cui parla l'enciclica citata (EB, '6 5 ) , che sa far uso delle scoperte della scienza profana per ap­ profondire il senso biblico e che è condizione indispensabile del progresso scientifico, non è affatto limitata o ostacolata dal sa­ cro magistero . Anzi proprio in esso si trova quella luce e quella energia che mettono l'esegeta credente nella condizione più feli-

Il problema delle origini

ce per l'indagine biblica. 11 Il lettore non dovrà certo meravigliarsi se abbiamo parlato di 'progresso' nell'esegesi, perché è proprio da tale guida autore­ vole che ci viene questa direttiva e di conseguenza l'incoraggia­ mento e lo stimolo allo studio e alla ricerca per scoprire sempre maggiormente l'inesauribile ricchezza del messaggio divino. In­ fatti, dopo aver parlato delle difficoltà esegetiche, Pio XII conti­ nua con accenti molto paterni che riempiono di vera commozio­ ne coloro che dedicano la loro vita allo studio della parola di Dio : «Questo stato di cose ( le difficoltà bibliche ) non è un mo­ tivo perché l'interprete cattolico, animato da forte e attivo amo­ re della sua disciplina e sinceramente attaccato alla santa madre Chiesa, si debba mai trattenere dall'affrontare le difficili que­ stioni sino ad oggi non ancora disciolte, non solo per ribattere le obiezioni degli avversari, ma anche per tentare una solida spiegazione che lealmente s'accordi con la dottrina della Chiesa e in ispecie col tradizionale sentimento della immunità della Scrittura sacra da ogni errore, e dia insieme la conveniente sod­ disfazione alle conclusioni ben certe delle scienze profane. Si ricordino poi tutti i :figli della Chiesa che sono tenuti a giu­ dicare non solo con giustizia, ma ancora con somma carità gli sforzi e le fatiche di questi valorosi operai della vigna del Signo­ re ; ed inoltre tutti devono guardarsi da quel non molto pruden­ te zelo, per cui tutto ciò che sa di novità si crede per ciò stesso doversi impugnare o sospettare » (EB, 56 5 ) .

LE DIFFICOLTÀ DELL ' E S EGE S I E LE NUOVE INTERPRETAZIONI

Le parole autorevoli del Sommo Pontefice offrono lo spunto a due osservazioni molto importanti. Potrebbero sorgere infatti II. Cfr. C. CHARLIER, La lettura cristiana della Bibbia, Roma 1956, pp. 250 ss. Il con­ .cilio Vaticano II ha dato un esempio luminoso di interpretazione della Bibbia e della sua utilizzazione: sarebbe sufficiente a dimostrarlo una semplice lettura dei due documenti fondamentali: la Costituzione sulla Chiesa e quella sulla Divina Rivela­

zione.

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delle perplessità nel lettore, sentendo parlare di 'difficoltà' ese­ getiche, e forse ancor più di 'novità' nell'interpretazione. In al­ tre parole, perché dopo tanti secoli dalla stesura della Bibbia e dalla nascita della Chiesa ci sono ancora problemi esegetici da risolvere ? Inoltre parlare di 'novità ' nell'interpretazione non è forse un atteggiamento di sfiducia, o addirittura offensivo verso posizioni e insegnamenti abituali ? Come si vede le due obiezioni sono intimamente unite ; per­ ciò la risposta a una di esse vale anche per l'altra. Tuttavia pre­ feriamo risolverle separatamente per sfumare meglio il nostro pens1ero. I ) Le 'difficoltà' dell'esegesi. Più volte nei capitoli che seguono

dovremo confessare la nostra ignoranza, o almeno la perplessità nella soluzione dei numerosi problemi posti dalle pagine bibli­ che. In genere si tratta solo di questioni marginali ; talvolta pe­ rò assumono anche una certa importanza. Come rispondere all'interrogativo che tale modo di proce­ dere può suscitare? Ancora il magistero della Chiesa offre la più schietta e completa soluzione : «Non deve però fare meravi­ glia se non tutte le difficoltà sono state superate e disciolte, ma rimangono ancora oggi gravi questioni, che non poco agitano le menti dei cattolici . Non per questo si ha da perdere coraggio ; né va dimenticato che accade negli umani studi come nelle cose naturali, e cioè che le opere crescono lentamente e non se ne ca­ va frutto se non dopo molte fatiche. Appunto così è avvenuto che a tante discussioni, non decise e rimaste sospese dai tempi andati, solo ai nostri giorni col progresso degli studi è stata data una felice conclusione . Non è quindi vano sperare che con una costante applicazione saranno una buona volta pienamente schia­ rite anche quelle, che ora sembrano le più complesse e difficol­ tose. Che se la bramata soluzione tardi assai e non arrida a noi, ma sia forse riservata ai posteri la felice riuscita , nessuno abbia a ridire, perché deve valere anche per noi quello che i padri, se­ gnatamente s. Agostino, hanno avvertito al loro tempo: che Dio

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nei sacri libri da lui ispirati ha voluto venissero sparse delle dif­ ficoltà, perché noi ci sentissimo spronati a leggerli e scrutarli con maggior applicazione, e inoltre, sperimentando la nostra li­ mitazione, vi trovassimo un salutare esercizio di doverosa umil­ tà. Non vi sarebbe pertanto motivo di meravigliarsi se a questa o quell'altra questione non si avesse mai a trovare una risposta appieno soddisfacente, perché si ha da fare più volte con mate­ rie oscure e troppo lontane dai nostri tempi e dalla nostra espe­ rienza, e perché anche l'esegesi, come le altre più gravi discipli­ ne , può avere i suoi segreti, che rimangono alle nostre menti ir­ raggiungibili e chiusi a ogni sforzo umano » . (Div. Affl. Spir., E.B., 5 6 3 ). 2 ) Le 'novità' dell'esegesi. Alla seconda obiezione ha già rispo­ sto più direttamente l'insegnamento surricordato di Pio XII, parlando di 'progresso' nell'esegesi. È chiaro : un progresso com­ porta una qualche mutazione. Questo non indica certo un atteg­ giamento di sfiducia o di rimprovero verso gli esegeti più o me­ no antichi, che hanno tenuto opinioni diverse. Dobbiamo anzitutto dire che a tale progresso, per esempio nella conoscenza della storia, ha molto contribuito «la moltepli­ ce esplorazione dell'antichità orientale, la più accurata ricerca del testo originale delle Scritture, la più estesa e più esatta cono­ scenza delle lingue sia biblica sia orientali in genere . » .12 Perciò « anche dai nostri tempi possiamo aspettarci che si apporti del nuovo per meglio approfondire e con più accuratezza interpre­ tare le sacre carte. Infatti non poche cose, specialmente in ciò che tocca alla storia, a mala pena o imperfettamente furono spie­ gate dagli espositori dei secoli scorsi , mancando ad essi quasi tutte le notizie necessarie per maggiori schiarimenti . Quanto ar­ dui e quasi inaccessibili agli stessi Padri siano rimasti alcuni punti, ben lo mostrano, per tacere d'altro, i ripetuti sforzi .

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1 2. E.B., 562. Il Santo Padre rileva con compiacimento, nel medesimo paragrafo, quanto siano stati giovevoli questi studi per confermare l'inerranza della Bibbia con­ tro quegli avversari, che non di rado abusavano di queste stesse armi.

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di molti fra essi per interpretare i primi capi della Genesi, ed

anche i ripetuti tentativi di s . Gerolamo per tradurre i salmi in guisa che il loro senso letterale, cioè espresso nelle parole stesse del testo, chiaramente trasparisse . In altri libri o testi solamente l'età moderna scoperse difficoltà prima insospettate, dappoiché una conoscenza ben più profonda dei tempi antichi fece sorgere nuove questioni, per le quali si getta più addentro lo sguardo nel soggetto. A torto perciò alcuni, mal conoscendo la stato del­ la scienza biblica, vanno dicendo che all'odierno esegeta cattoli­ co nulla resta da aggiungere a quanto ha prodotto l'antichità cri­ stiana : al contrario bisogna dire che il nostro tempo molte cose ha tirato fuori, che nuovo esame richiedono le nuove ricerche, e non leggero sprone mettono all'attività dell'odierno scritturi­ sta» (EB, 55 5 ) È doveroso aggiungere che questo progresso è dovuto in buo­ na parte anche al prezioso contributo che gli esegeti di tutti i tempi, iniziando dalla tradizione giudaica e patristica fino ai no­ stri giorni, hanno dato nella scoperta del libro sacro. Perciò è con grande rispetto e profonda ammirazione che guardiamo a questi umili e valorosi operai della vigna del Signore, la cui grandezza nel campo del pensiero e l'acutezza dell'indagine non sempre ammettono paragoni. Proprio per seguire il loro esem­ pio e per valorizzare nel miglior modo possibile il loro apporto crediamo necessario parlare di progresso .13 La Cost. Dei Verbum insiste con forza sul progresso della scoperta della parola di Dio : «La Chiesa nel corso dei secoli tende incessantemente alla pienezza della verità divina, finché in essa vengano a compimento le parole di Dio » (II, 8 ) .

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13. Merita una particolare riflessione quanto asserisce la Cost. Dei Verbum relativa· mente al modo con cui la Chiesa approfondisce la sua conoscenza della parola di Dio: «cresce infatti la comprensione, tanto delle cose quanto delle parole trasmesse, sia con la riflessione e lo studio dei credenti, i quali la meditano in cuore loro (cfr. Le. 2 , 1 9 e 5 r , sia con la esperienza data da una più profonda intelligenza delle cose spirituali, sia per la predicazione di coloro i quali con la successione episcopale han­ no ricevuto un carisma sicuro di verità» (n, 8).

)

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D 'altra parte, se non bisogna aver paura dell e novità, neppu­ re è sufficiente che una cos a sia nuova perché sia vera . Anzi non di rado nell 'esegesi moderna si veri fica un ri torno a sentenze, che tempo addietro un po' affrettatamente si erano ritenute 'su­ perate'; oppure per esempio lo studio dell'esegesi patristica of­ f re spunti per interpretazioni di notevole ricchezza. Infine non bisogna dimenticare che delle ques tioni trattate e discusse non solo la Chiesa non ha mai creduto oppor tuno pre­ sentare una soluzione determ inata (cfr. p . 9 5 ss . ), ma neppure si può parlare di esegesi ' tradizionale' nel senso tecnico della parola . È sufficiente conoscere un po' la l etteratura patristica, per vedere quanta libertà e divergenze di opinioni ci fosse per esempio proprio a proposito dei pri mi capitoli della Genesi (cfr . p. 44 ; 9 6 s . e le note ).

CONCLUSIONE Con ques to atteggiamento di animo, aperto ai problemi che l 'indagine esegetica moderna ci presen ta, e insieme e sopra ttu t­ to sensibile agli indirizzi indicati dal magis tero della Chiesa, pos­ siamo iniziare l 'es ame di queste difficili pagine della Bibbia . Il metodo usato in questa esposizione è quello che oggi molti preferiscono nell'analisi dei tes ti biblici : una traduzione quanto più possibile fedele all'originale, corredata da brevi note di ca­ rattere filologico e segui ta (è la parte centrale dello studio ) dalla discussione dei problemi ineren ti alla pagina biblica . Natur al­ mente l'interesse fondamentale e la vera ragione del libro sarà l a scoperta della dottrina contenuta nei capitoli esaminati. Premettiamo subito, per evitare qualsiasi illusione nel letto­ re, che davanti a molti problemi ci limiteremo a presentare so­ luzioni più o meno probabili; la conclus ione perciò sarà che es-. si rimangono ancora aperti e attendono un 'indagine ul teriore. Le soluzioni date o presentate come più probabili son quel-

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le che, a nostro avviso, ol tre che essere meglio documentate, cer­ cano di penet rare maggiormente in profondità nel mess aggio di­ vino e aiu tano a scoprirne tu tta la ricchezza .14

I4. È necessario sottolineare con forza questa prospettiva nella lettura della Bibbia. Sarebbe infatti errato far diventare la Bibbia un insieme di problemi da risolvere; è invece il libro della vita, perché è il libro della storia della salvezza! Il progresso degli studi biblici ha posto oggi l'esegesi in una situazione privilegiata, in cui è su­ perata la tensione di natura apologetica, per lasciar posto alla ricerca teologica, sa­ pientemente stimolata dagli indirizzi orientativi della Chiesa. Per Gen. I-II cfr. F. FESTORAZZI, L'inizio della Storia della Salvezza, a.c. , Sc.Catt.Suppl. 92(I964 )I47 s�.

CAPITOLO II L'ORIGINE DELL'UNIVERSO ( Gen. 1 , r-2 ,4a)

I, I

In principio 'Elohim creò il cielo e la terra. 2 La terra era deserta e vuota, le tenebre coprivano l'abisso, e lo spirito di 'Elohim si librava sopra le acque. 3 'Elohim disse: «Sia la luce» . E la luce fu. 4 'Elohzm vide che la luce era buona, e separò 'Elohim la luce dalle tenebre.

Gen. I , I -2,4a si divide in 3 parti : una sintesi dell'azione creativa di Dio ( I , r ) ; la descrizione dettailiata di tale atto, nell'opera di distinzione ( I , 2 - 1 3 ) e in quella di ornamento ( I ,I4-3 I ). Gli ultimi tre versetti descrivono il riposo 'sabatico' di Dio, mentre 4a, usando elegantemente la forma del­ l'inclusione, ripete concludendo r , x . 1 , 1 . 'Elohzm è il termine comune con cui è chiamata la divinità ('Dio') sia in Israele che presso altri popoli. È l'unico usato in questo primo capi­

tolo (' Yahweh' non è mai adoperato); la sua forma grammaticale plurale può essere spiegata come 'plurale d 'intensità' : gli Ebrei cioè «hanno chia­ mato Elohim il Dio che possiede d� solo tutti i caratteri delia divinità» (Van Imschoot, I, I 3 ) . 2. La terra è considerata come un deserto di allucinante uniformità, com­ pletamente nuda e totalmente priva di vita ; e inoltre circondata da una duplice fascia di acqua e di tenebre. La rua� 'Elohzm ( 'spirito di Dio') è un a energia pensata come usata da Dio nella creazione e concretamente espressa nell'idea del 'vento' (cfr. p. 54 e n. 2 8). 3. La luce è concepita come elemento a se stante, distinto dagli astri. (cfr. p. 44). 4. Caratteristico in tutto il capitolo l'uso del verbo 'sacro' batf.,al, nel sen­ so di «separare due cose contrarie » , proprio della tradizione 'sacerdota­ le' : cfr. Lev. r o, r o ; 1 1 ,4 7 ; 20,25 ; Ezech. 22,26, ove si tratta di distin. • f ' • . , ztone tra sacro e pro ano . puro e tmpuro .

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5 'Elohzm chiamò la luce (giorno', e nominò le tenebre (notte'. Fu sera e fu mattino: U:rt giorno . 6 Disse 'Elohzm: «Ci sia una lamina in mezzo alle acque, che

7 8 9 IO II

I2 I3

divida le acque dalle acque» . Fece 'Elohzm il firmamento, e separò le acque, che sono sot4 to il firmamento, dalle acque, che sono sopra il firmamen4 to. E così fu. 'Elohzm chiamò il firmamento (cielo'. Fu sera e fu mattino: giorno secondo. Disse 'Elohzm: «Si raccolgano le acque, che sono sotto il cielo, in una sola massa, e appaia l'asciutto» . E così fu. 'Elohzm chiamò l'asciutto 'terra', e la riunione delle acque nominò (mari'. E vide 'Elohim che ciò era buono . Disse 'Elohzm: «Produca la terra erba, graminacee che fan­ no semenza, e alberi fruttiferi, che dànno sulla terra, secon­ do la loro specie, i frutti, in cui c'è il proprio seme» . E co­ sì fu. La terra produsse erba, graminacee che fanno semenza, e al­ beri fruttiferi, che dànno, secondo la loro specie, i frutti, in cui c'è il proprio seme. E vide 'Elohzm che ciò era buono. Fu sera e fu mattino: giorno terzo.

5. Abbiamo tradotto 'un giorno' e non 'primo giorno ' , perché il termine ebraico corrispondente ( 1e�ad) è un numero cardinale, che talvolta, come nel nostro caso, ha la semplice funzione di_articolo, cfr. p. 5 1 , n. 20. 6 . Il firmamento è una lamina, che divide l a parte centrale del mondo, ove c'è la terra, da quella superiore, in cui sopra le acque si eleva il mon­ te santo di Dio . Sotto e intorno alla terra c'è l' 'Abisso', l' 'Oceano', ove si trova pure la dimora dei morti , lo se'al (cfr. p. 42 ). 1 1 . L a prima 'erba' d i cui s i parla è quella che cresce spontaneamente, tanto che sembra senza seme. 12. I l v. termina la descrizione dell'opera di distinzione. Cosi anche la creazione dei vegetali ne fa parte , sia per ragione di simmetria ( cfr . p. 47 ), sia perché la vegetazione è considera t�. come la veste della terra, uni­ ta essenzialmente ad essa . Cosi è tolta Ia "(deserticità' della terra.

Gen. I,I - 2,4fl

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I4 Disse 'Elohim: «Vi siano luminari nel firmamento del cielo, per distinguere il giorno dalla notte; servano da segni, per le ricorrenze, per i giorni e per gli anni; I 5 siano luminari nel firmamento del cielo per rischiarare la terra » . E così fu. I 6 Fece 'Elohzm i due luminari grandi: il luminare maggiore a governo del giorno e il luminare minore a governo della notte; e le stelle. I 7 'Elohim li collocò nel firmamento del cielo per illuminare la terra, r 8 per regolare il giorno e la notte e separare la luce dalle te­ nebre. E vide 'Elohim che ciò era buono. 1 9 Fu sera e fu mattino: giorno quarto. 20 Disse 'Elohzm: «Le acque brulichino di un brulichio di es­ seri viventi, e gli uccelli volino sopra la terra, verso il firma­ mento del cielo» . 2 r Creò 'Elohzm i grandi mostri marini e tutti gli esseri vivi guizzanti, di cui brulicano le acque, secondo la loro specie, ·

·

14. I luminari del cielo (sole e luna) hanno diversi compiti : governare ( e non solo illuminare) il giorno e l a notte; devono essere segni Òr1enfatori e presagi dei fenomeni atmosferici, e insieme servire a distinguere le di­ verse epoche, stagioni ecc. ; illuminare la terra. La luce è condizione indi­ spensabile di vi ta . 20. Gli esseri viventi (nephes �ayyah ) sono coloro che hanno i n sé 'alito di vita'. Il termine nephes ( accad. napistu) significa etimologicamente il canale della respirazione, da cui l'alito, che è il segno della vita, la quale risiede ( è ? ) nel 'sangue' . Nephes viene perciò a indicare un essere che normalmente ( si trova infatti l'espressione 1nephes di morte' ! ) ha la vi­ ta : sia l'uomo che l'animale, come in questo caso. ( Cfr . p . 1 0 2 ) . Qui incontriamo per la prima volta la 'vita', e per questo i depositari ri­ cevono una particolare benedizione di Dio (v. 2 2 ), che dà loro la miste­ riosa potenza della procreazione. 21. I ' mostri marini' ( tannznim ; tannin al sing. ) sono in genere i grossi animali acquatici, come balene, pescicani ecc., e inoltre i dragoni leggen­ dari, che la Bibbia chiama anche con altri nomi (Leviatan, Ra�ab ; cfr. p. 63 ss. ).

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e tutti gli uccelli alati secondo la loro specie. E vide 'Elo­ hzm che ciò era buono. 'Elohzm li benedisse dicendo: «Siate fecondi, moltiplicatevi, riempite le acque dei mari, e gli uccelli si moltiplichino sul­ la terra» . Fu sera e fu mattino: giorno quinto. Disse 'Elohzm: «Produca la terra esseri viventi secondo la loro specie: bestiame, rettili e fiere della terra secondo la loro specie» . E così fu. Fece 'Elohim le fiere della terra secondo la loro specie, e il bestiame secondo la sua specie, e tutti i rettili del suolo se­ condo la loro specie. E vide 'Elohzm che ciò era buono . Disse 'Elohzm: «Facciamo l'uomo a immagine nostra, se-

'Benedisse' ( wayebarek ) . La radice brk significa probabilmente all'ori­ gine la forza generativa, la forza vitale. L'accadico berku, 'ginocchio' ( ebraico : berek) ha pure il significato ( eufemistico o originario ? ) di 'geni­ tali', 'organi maschili della procreazione' . Da ciò il senso derivato di fer­ tilità , ricchezza di bestiame, piogge fecondatrici ecc. (dr. l'arabo baraka : un'energia particolare, propria di alcune persone, che perciò realizzano quasi infallibilmente ogni loro proposito : una fecondità assicurata ! ). Il verbo ebraico barak conserva il significato di fecondità, forza procreatrice. La benedizione divina data agli animali (v. 28, agli uomini) è garanzia e causa della loro econdità. Cfr. ]. ScHARBERT , (Fluchen' und (Segnen' im Alten Testament, t . 39 I 95 8 ) I 7 ss. ; IDEM, Benedizione ( Diz.Teol.Bibl. Bauer), I 78 ss. 24. Traduciamo con 'rettili' la voce remef, che troveremo più volte in Gen. I-I 1 . Il significato è però più vasto : indica tutto ciò che si muove strisciando o serpeggiando, oppure che sembra strisciare, serpeggiare, per l 'agilità e la velocità del movimento. Sono perciò i rettili e i piccoli ani­ mali ( topi, talpe, lucertole ecc. ). Notiamo inoltre che il verbo ramas vuoi dire anche 'guizzare' ( nell'acqua), (v. 2I ) . 26. « Facciamo . .. » potrebbe essere un plurale 'psicologico', grammatical-1 mente, oppure un vero plurale. Solo dal contesto si può decidere (cfr. p. 1 70 ss. ). Notiamo che l'ebraico non conosce il plurale 'maiestatico' nell'uso dei yerbi. 'Adam ha in questo testo il significato collettivo : razza umana, . specie um�. (Cfr. p. r o6 e n. 4 1 ) . 22.

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30 )I 2, I 2

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condo la nostra somiglianza; domini sui pesci del mare, su­ gli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte (le fiere) della terra, e su tutti i rettili che strisciano sulla terra» . Creò 'Elohim l'uomo a sua immagine, l a immagine di 'Elo­ him lo creò, l maschio e femmina li creò. 'Elohim li benedisse e disse loro 'Elohim: «Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra e soggiogatela. Dominate sui pesci del mare, sugli uccelli del cielo, (sul bestiame, su tutte le fiere della terra) , e su tutti i rettili che strisciano sulla terra» . Disse 'Elohim: «Ecco, io vi do ogni graminacea che produ­ ce semenza, che si trova su tutta la faccia della terra, e ogni albero che dà frutti, in cui c'è il proprio seme: questo sarà il vostro cibo. A tutte le fiere della terra, a tutti gli uccelli del cielo e a tut­ ti quelli che strisciano, in cui v'è un principio vitale, (io do) come cibo ogni verde erbaggio» . E così fu. Vide 'Elohim tutto ciò che aveva fatto: ed ecco, era molto buono. Fu sera e fu mattino: giorno sesto. Così furo '! o terminati il cielo e la terra, con tutto il loro esercito. 'Elohim concluse al settimo giorno l'opera che aveva fatto e cessò nel giorno settimo da ogni suo lavoro che aveva fatto. 'Elohzm benedisse il giorno settimo e lo rese sacro, perché in esso Egli aveva cessato da ogni suo lavoro, che aveva creato, operando. Queste sono le origini del cielo e della terra, quando furo­ no creati.

2, 1 . L'espressione

'esercito (del cielo e della terra)' è un modo metaforico per esprimere l'insieme organizzato deglLesserj, e serve inoltre a metteme in rilievo una certa vitalità. 4a. «Queste . . . le origini» ( 'elleh toledot): è una formula tecnica della tra­ dizione sacerdotale. Il plurale toledot deriva dal verbo yalad ( generare, procreare ), e il suo significato originale è perciò quello di 'generazioni, o, in senso concreto, designa le persone generate. Nei testi sotto citati

vengono riportati abitualmente non solo i nomi dei personaggi (o, per analogia, località, popoli ecc . ), ma anche brevi notizie delle loro vicende, per cui il termine assume il significato più ampio di 'discendenza (con la propria storia )' e talvolta quello generico di 'storia', es . 6,9. In questo versetto il termine è usato in senso analogico per indicare l'ori­ gine dell'universo, perciò la nostra traduzione : «Queste sono le origini» . E interessante notare che questa formula della tradizione sacerdotale -�i ripete r o yolte nella Gen. : 2 ,4a ; 5 , I ( leggera modifica ) ; 6 ,9 ; r o r ; r r ; 1 1 ,2 7 ; 2 5 , 1 2 ; 25 ,19; 3 6 , 1 (il v. 9 richiama il v. r ); 3 7 ,2 . ,

COMMENTO

II

IL PROBLEMA DELL 'ORIGINE DELL 'UNIVER SO Lo studio dell'origine dell'universo ha sempre appassionato l'uomo . Il risultato delle sue indagini è necessariamente propor­ zionato alla precisione del metodo scientifico us ato , e alle cono­ scenze dell'epoca, in cui esse si sono svolte . Proprio recente­ mente si è avu to un enorme progresso in tale campo. Fino a una cinquantina di anni fa la ricerca, con discreti risultati , si era limitata al problema dell 'otigi�-�- evo1:t:J.�i�q.-�_ dell� terra . Non certo per mancanza d'interesse per il resto dell'universo, ma piuttosto perché non si era ancora trovata la via scientifica, che facesse sperare in un buon esito . Oggi invece il campo di studio è diventato universale, cosmico . Non soltanto si indaga sull'ori­ gine, evoluzione, età ecc. della terra, ma si pongono con succes­ so i medesimi interrogativi a riguardo di tutto l'universo . In verità i dati sono piuttosto elastici e approssimativi. I me­ todi, basati sulla radioattività dell'uranio, permetterebbero per esempio di stabilire l'età della terra : secondo un'opinione re­ cente la sua crosta si sarebbe formata circa due milia_tdi e mezzo di apni fa, mentre nel comple��Q-�vrebb_e un '�tà _dj_ c�r��-.3 , 3 mi­ liardi di anni ; cifra da altri raddoppiata o addirittura triplicata.1 Altri fatti o leggi scientifiche già conosciute , come quelle del­ la meccanica, della relatività, della statistica, della fisica e so­ prattu tto della radioattività, servono a dare un orientamento generale, da cui provengono ipotesi e teorie, che se non hanno r. V. MERSCH, L'origine de l'univers selon la science, Nouv.R.Th. 75 ( 1953) 225-251 ; spec. 227 ss. L'A . presenta una chiara sintesi dei recenti risultati scientifici, dando an­ che una bibliografia sommari a ( p. 22 5 ). Una riuscita edizione divulgativa di essi si tro­ va nel libro di G. GAMOW, La i!eazione dell'universo, Milano 1956 (trad.).

L}origine de/l}universo

ancora conseguito il gr ado della cer tezza, tut tavia dimostrano la poss ibilità di raggiungere tale traguardo . Ora noi, che viviamo in questo ambiente culturale, ove parla.. re dell'origine dell'universo s ignifica impos tare un problema scientifico, poss iamo avere la tentazione di rivolgere anche alla Bibbia la stess a domanda . Del resto sembra quas i che la Bibbia stess a ci porga ques to invito, perché propr io la sua prima pagi­ na descrive con abbondanza e pr ecisione la creazione del mon­ do . La tentazione divent a ancor a più seducente, e ciò è com­ prensibile, per uno scienziato, che potrebbe ancora più facilmen.. te proiettare il suo modo di vedere sul racconto biblico. Perciò, tenendo s empre presente la necessar ia premess a del­ l'introduzione (p . r 8 ss . ), cercheremo di sves tirei del nost ro modo di vedere questo problema, pr eoccupati solo di sapere co.. me l 'autore sacro l 'ha pensato. . Dio si rivela inizialmente, nella s toria d'Is raele, come salva­ tore . Questo infatti si deduce da un esame della Bibbia, unica letteratura di questo popolo che possediamo, almeno per i tem­ pi più antichi . Un'ipotesi, che oggi però incontr a sempre minor credito, relativamente all'origine del monot eismo in Israele, è quell a che lo fa rimontare a una rivelazione primitiva, che si s a.. reb be mantenuta pura s olo nelle tradizioni giunte a questo po­ polo , mentre avrebbe subito una deviazione nel politeismo delle alt re popolazioni. Ora questa affermazione, oltre a present are iorti difficoltà scientifiche per l 'antichit à del genere umano, ci sembr a essere contraria alla s tessa tes timonianza biblica . Infat ti es�.a descrive gli antenati di Abramo come polit eisti ( Gios. 24,2, 1 4 , r 5 ; Giuditta 5,7-9 ).2 Pos to questo , cioè che Dio si rivel a di nuovo all'umanità e per la prima volta nella rivelazione biblica con Abramo (Gen . 1 2 , r ss . ) , consegue logicamente che l 'aspetto 2. M.J. LAGRANGE, R.B. 1 897, 377 ; A. LEMONNYER, La révélation primitive, Paris 1912, r 2 ; ]. CoPPENS, La connaissance du Bien et du Mal et le Péché du Parat!ìs, Louvain 1948, 26-27 ; R. DE VAux, La religion de l}Ancien Testament, in lnitiation biblique (Robert-Tricot), Paris 1954, 887 ; VAN lMSCHOOT, 1, 34; A.M. DuBARLE, Le péché origine/ dans l'Ecriture, Paris 1958, 52. Cfr. p.

della prima manifes tazione biblica di Dio è quella di salvatore . È il Dio d ella vocazione di Abramo, dell'alleanza con i Patriar­ chi , soprattutto della liberazione d 'Egitto ! Non che l'idea di Dio creatore sia sconosciuta anticamente da questo popolo . Anzi possiamo dire che la fede in Dio salva­ tore richiama necess ariamente quella in Dio creatore.3 :eerò per lo ..meno ci sembra di dover affermare che la Bibbia ci presen­ -ta Dio inizialmente e sopratiutto sotto l'aspetto caratteristko notato . Può sembrare strano allora che la Genesi inizi proprio con il capitolo sulla creazione . Qui ci limitiamo a rispondere che «se c'è una cosa evidente per chiunque abbia s tudiato la compos i­ zione d ella Bibbia, è che né l 'ordine dei libri, né l 'ordine dei ca­ pitoli all'interno dello stesso libro è stabilito tenendo conto d el­ l'età dei documenti utilizzati nel lavoro redazionale ».4 Perciò, . senza addentrarci in un . prob lem-a . molto difficile la cronologia ' d 'origine d ella Bibbia, teni amo come ipotesi d i lavoro un'affer­ mazione abbas tanza comune nell'esegesi moderna, riguardante l'età relativamente recente di ql!_�sta prima pagina di_ e�sa. Ques ta premess a è molto impor tante per stabilire lo scopo principale, che l 'autore ha avuto n�lla stesura di questo raccon­ to della creazione, anzi di tutti i primi undici capitoli del la Ge­ nesi. Questo sarà però il risultato di un'attenta indagine del rac­ conto e d el suo genere letterario . LA CONCEZIONE CO SMICA DELLA BIBBIA « In principio 'Elohim creò il cielo e la terra » ( Gen. I , I ) . Co­ si inizia la descrizione della creazione_ del mql!_do, e cosl pure ter­ mina, dopo il racconto delle numerose opere di Dio : «Ques te sono le origini del cielo e della terra, quando furono creati » 3 · VAN lMSCHOOT, I, 95· 4· G. LAMBERT, La Création dans la Bible, Nouv.R.Th. 75 ( 1 953 ) 253· Il problema verrà espressamente trattato a p. 3 3 5 ss .

L1origine dell'universo

( 2,4a ).s Queste due affermazioni danno in sintesi il risultato dell'ope­ ra d ivina . Noi diremmo con una sola parola : l 'universo. Dio ha creato il mondo in principio, quando ancor a non c'era 'niente' d el creato. Esisteva 'solo' Dio .6 Ecco come si è svolta quest'ope­ ra di Dio : « La terra era deserta e vuota, le tenebre coprivano l 'abisso e lo spirito di 'Elohim si librava sopra le acque » ( I ,2 ) . Una descrizione piuttosto strana della situazione primordiale dell'universo ! Però la cosa diventa chiara se, aiutati da altri pas­ si della Bibbia e della letteratura orientale circos tante, cerchia­ n1o di ricos truire brevemente il mondo, come lo vedevano in quel tempo. L'ebreo immaginava l'universo diviso in tre parti : la zona in­ feriore, costituita dall' 'abisso' delle acque, contenente una re­ gione tenebros a, la dimora dei morti : lo seJ o l. 7 La seconda zona è formata dalla 'terra', una gra.nde isla sulle acgue, saldamen­ te s os tenuta da colonne, mis terios amente appoggiate sull' abis­ so. Alla es tremità d i ques to immenso oceano si ergono le mon­ tagne o colli eterni , che fanno da sostegno a una lamina ricurva : il firmamento. Esso, in cui sono incas tonate le stelle, s erve da . tetto alla terra e oa base ai 'cieli' . È la terza zona dell'universo, la dimora di Dio . Si erge sopra un alto monte, tutto circondato d alle acque 'superiori' , dolci e ferti li , che Dio lascia cadere sul­ la terra, attraverso le aperture del firmamento, sia per fecondar­ la, che per punizione dell'uomo (l 'unico caso è però quello del diluvio) . Ques ta è la concezione piu ttosto ingenua e rudimenta5· Cfr. la giustificazione di questa divisione del v. 4 in CLAMER, 1 16 ; SKINNER, 39 ss. ecc. ; sulla possibilità e probabilità di una lettura diversa di Gen. r , I ss . cfr. F. PESTO· RAZZI, L'inizio della Storia della Salvezza, a.c. , Se. Catt. Suppl. 92 ( 1964) 175, n. 155. 6 . Cfr. p . 59 ss., ove si parla espressamente della dottrina della creatio ex nihilo. 7· Cosl con la quasi totalità degli esegeti. Cfr. però le osservazioni di J.]. McGovERN, The Waters of Death , C.B.Q. 21( 1959 ) 350·58. L'A., a torto ci sembra, ritiene che non si possa parlare di acque 'sotto' la terra, in cui si trovi lo S'ol, ma piuttosto di un livello superiore della terra relativamente alle acque. Cosl non è esatto dire che la terra è presentata come un'isola mobile sull'oceano. Cfr. la critica a tale posizione in B. WAWTER, C.B.Q. 22 ( 1960) 71 s.

43

le del mondo nell'ambiente biblico .8 Ora ritorniamo al nos tro racconto. La terra era inizialmente coperta dal doppio velo delle acque e delle tenebre e inoltre s i presentava con una uniformità e una vuotezza impressionante . Mancava quals iasi dis tinzione dalle acque, che la facesse appari­ re nella sua bellezza, e soprattutto del suo ves tito essenziale : la vegetazione ; e inoltre non aveva ancora nessun abitante. Insom­ ma era tohu wabohu, il deserto e il vuoto !9 A ques to punto ini­ zia il duplice lavoro di Pio . Deve togliere la deserticità : ecco le opere dei primi tre giorni . Le tenebre ricevono un luogo e un compito ; non avranno pi\1 un dominio completo , m a la luce, in­ dispensabile alla vita, ne limiterà la durata . Il giorno e la notte . Anzi il loro compito diventa subito manifesto, perché «fu sera e fu mattino , un giorno » ( I ,j ). La terra si trova ancora però av­ volta dalla mass a d'acqua . Una seconda dis tinzione , ottenuta per mezzo della creazione del firmamento , divide le acque dolci fecondanti , che s tanno di sopra , da quelle inferiori dell'abisso. Finalmente al terzo giorno la terra emerge dall'acqua, mentre all'oceano circostante viene d�to un proprio bacino . Necessari o complemento di ques ta opera di distinzione è il ri­ ves timento della terr a. Ess a si ricopre di vegetaziope, la più va­ ria e abbondante . Ha poi inizio la seconda parte dell'opera divina; quella di or­ namento. Incomincia con la creazione dei ' luminari ' ; soprattut­ to il sole e la luna : il 'luminare maggiore ' e quello 'minore' . So­ no i corpi celes ti , che interess ano maggiormente la vita dell'uo­ mo . Essi hanno infatti compiti molto importanti : presiedere al giorno e all a notte, dividere i diversi tempi dell 'anno oltre che es sere annunciatori di presagi , e soprattutto illuminare la terra . Una sintesi di questa concezione in VAN lMSCHOOT, I, 94 ss.; P. LEMAIRE-D. BALDI, 1955, JI ss. Nell'analisi dei singoli elementi verrà riferita la bibliografia più indicativa. 9· Ci sembra essere la traduzione migliore dei testi ebraici, peraltro molto oscuri; cfr. E .F. SuTCLIFFE, Primeval Chaos not scriptural, in Miscellanea Biblica, II, Roma 1934, 8.

Atlante storico della Bibbia, Torino

20j-2 I J .

L'origine delf universo

44

L.3 luce è condizione di vit�-·- _Può s embrare s trano che il sole sia s tato creato tre giorni dopo la luce . Probabilmente non lo era per un semi ta, che vedeva la luce anche quando il s ole non ap­ pariva all'orizzonte, e che conseguentemente aveva pens ato a dare un luogo anche a ques to elemento , come a molti altri , im­ maginandolo come qualche cos a a sé s tante .10 Il mare e l'aria sono i secondi a ricevere il loro 'esercito ' , i pesci e gli uccelli . Infine, al ses to giorno, anche la terra è popo­ lata di animali. Il complemento, il capolavoro della creazione, 'l 'uom o ' , termina il lavoro di�!no . Ques ta è schematicamente la ricos truzione del racconto bibli­ co, di cui abbiamo però tralasciato di proposito parecchi e1e­ menti, che appariranno con maggiore chiarezza nell'indagine sul s uo genere letterario , che ci appres tiamo a fare e che ci condur­ rà a scoprire lo scopo dell'autore e di conseguenza le verità, che egli vuole insegnare. IL

GENERE LETTERARIO DI GEN. 1 ,:r -2 ,4a

Che cosa vuole dire l 'agiografo con questa lunga descrizione dell'origine dell 'univers o ? Non è certamente ques ta una doman­ da nuova . Il problema , con vari tentativi di soluzione , si trova­ no già, per !imitarci all'ambiente cris tiano, nelle grandi scuole esegetiche del sec . 1 1 1 e IV d.C.11 Lo s tudio di ques te diverse ese­ gesi s arebbero di grande utilità metodologica. È facile per esem­ pio rilevare la grande libertà e il dis accordo di ques te interpre­ tazioni, che vanno da un al e orismo s into all 'estremo , per cui niente è storico dei particolari del racconto bi ico, ma tutto si deve invece interpretare simbolicamente, a un rigido letterali­ s mo, per cui ci troveremmo di fronte a una vera descrizione s to­ rico-scientifica. Questo ci insegna a procedere con molta caute­ l a nel fare affermazioni. r o . Cfr. però un'interpretazione diversa d i H . DuMAINE, L'heptaméron biblique, R.B. 46 ( 1937 ) 166 ss . , e CLAMER, 10.5. 1 1 . Cfr. CEUPPENS, 46 ss. ; GALBIATI-PIAZZA, 16.5 ss.

Gen. I,I - 2,4fl

45

Oggi.,� si può affermare, due sono J� ma!liere_ d.i i!?-t�_rpretare il primo capitolo della Gene�i . 12 La prima parte, più o meno pale­ semente, da questo presupposto : la Bibbia non può essere con­ traria alla scienza; quindi la descrizione bibl ica deve es sere scientifica. Perciò abbiamo in questo capitolo una vera teoria scientifica aggiornatissima sull'origine dell 'universo. Dalla ne­ bulosa primordiale all 'apparizione dell 'uomo c'è una lenta evo­ luzione, di cui la Bibbia descrive i diversi periodi ( 'giorno' vuoi dire appunto 'p�.fiodo ' ), naturalmente con parole proprie, che attendevano solo una traduzione tecnico-scientifica per diventa­ re l a descrizione dell'ipotesi moderna più accreditata sull 'origi­ ne del mondo .13 Non poss iamo fermarci a discutere ques ta interpretazione, per cui rimandiamo a uno studio più accurato . 14 A parte l 'inten­ zione lodevole, benché mol to pericolos a, non poss iamo fare a meno di criticare tale posizione. Non solo forti difficoltà di ca­ rattere scientifico ed esegetico , forse un po' troppo superficial­ mente superate, vi si oppongono , ma ci sembra completamente errato proprio il punto di partenza . Che la Bibbia non debb a contenere niente di antiscientifico è richiesto dal suo carattere divino. Ciò però non vuoi dire che debba necessariamente con­ tenere descrizioni scientifiche. Potremmo genericamente affer­ mare che l a Bibbia e la scienza si trovano su due binari diversi, paralleli s 'intende, non divergenti ; e ciò è dovuto al loro scopo divqsò .15 Quindi una giusta posizione del problema è da trovar12.

Tralasciamo l'interpretazione cosiddetta 'Ql_itic�', che ritrQveremo nel cap. 4· 1 3. Cfr. per es. G. ARMELLINI, Cosmogonia moderna e casmoeonia moraica, Studium 42 ( 1946 ) 1 52-56; IDEM, L'universo nel tempo, in Scien%1l e mistero , Roma 1948. A q uanto ci risulta, oggi nessun 'biblista' sostiene un'ipotesi di questo tipo, et pour cause ! Cfr. E. GALBIATI, La teologia della ispirazione e i problemi della Genesi, in Problemi e Orientamenti di Teologia Dogmatica, Milano, 1 9 57 , n, 76. 14. Cfr. F. SALVONI, Il problema cosmologico in Gen. I,I-2,4, in Questioni bibliche, I, Roma 1 949, 142 s. I 5· D. Buzv, (Le concordisme préhistorique ou la fin du concordisme, Mélanges Po­ dechard, Lyon 1945, 17-26) scrive molto giustamente: «La fine del concordismo sarà il punto di partenza per una nuova conquista e per un vero progresso» (26).

L'origine dell1universo

si altrove . Non dobbiamo proiettare il nostro pensiero moderno su quello bibl ico, ma indagare che cosa vuoi dire chi ha scritto la Bibbia. Fortunatamente ques ta è la via presa dalla totalità degli ese­ geti moderni . Non ci troviamo di fronte a una d escrizione scien­ tifica , ma a una pagina 'sapienziale' , che ha lo scopo di inculcare l'idea di un Creatore unico di tutto i l mondo. Una lettura attenta del primo capitolo della Genesi ci intro­ d uce nello strano e interess ante mondo orientale e dà la chiave per scoprire la portata delle sue affermazioni . Ecco gli elementi caratteristici di questa pagina biblica : I.

Il parallelismo delle opere e delle (formule'

Il. gusto della simmetria. eh� certo non �- _s_çonosciuta nel . . " 16 mondo occt"dental e, s1 troya accentuato presso gl1" oriental1 . Un esempio di questo fenomeno , che raggiunge la sua perfe­ zione nella poesia ebraica, è dato d al 'parallelismo poetico ' . Quando cioè u n ebreo vuoi esprimere un 'idea in forma poetica, non si accontenta di esporla una sola volta . L'unità non può co­ stituire s immetria . Bisogna che la dica due volte, con parole cambiate, talvolta anche esprimendo in modo neg�_!ivo ciò che prim a ha asserito positivamente . Questo tecnicamente si chi am a parallelism o 's inonimo' o 'antitetico' . U n occidentale forse inizierebbe il Sal. r 1 4 , che parla dei prodigi operati da Dio per liberare il suo popolo dalla schiavi tù d 'Egitto, dicendo per esempio : «Quando Israele uscì d all'Egit­ to , Canaam divenne suo possess o». Ques to non suona bene per un poeta ebreo, che quindi dirà : Quando Israele uscì dall'Egitto,

la casa di Giacobbe dalle mani di un popolo barbaro, 16. Cfr. GALBIATI�PIAZZA, '6 s.; più genericamente, per la ricerca dei generi letterari nella Bibbia, ottimi gli studi di J. SCHILDENBERGER, Vom Geheimnis des Gotteswor­ tes, Heidelberg 1950; VARI , Los géneros literarios de la Sagrada Escritura, Barcelona 1957·

Gen.

I ,I

- 24a

47

Giuda divenne per lui un santuario e Israele il suo dominio (vv. 1 -2 ) .

Ci sono dei salmi, come per esempio il Sal. I o 5 , che si potreb­ bero leggere a righe alternate, senza timore di cambiare signifi ­ cato ! La simmetria, che la poesia ebraica trova nel parallelismo del ­ le parole, si manifesta, nel primo capitolo della Genesi, anzitut­ to nella cqrrispondenza dei fatti . Ecco un grafico delle opere creative, che tiene conto di questo fenomeno : Giorno Distinzione - Opera

I II III

Ornamento - Opera

�Tenebre ( Giorno/Notte) Firmamento : cielo/ acqua Terra (emersa dall'acqua ) 'Erba , alberi

Sole, luna, stelle Uccelli, pesci Jlninnali terrestri Uomo

Giorno

IV

v

VI

Tre giorni di distinzione corrispondono a tre giorni di ornamen­ to, come le singole opere si richi amano vicendevolmente . Nei primi tre giorni si toglie cioè la deserticità ( tohu ); la vuotezza ( bohu ) , nei giorni paralleli. Questa pri ma osservazione può essere agevolmente ricavata da una lettura attenta del racconto . Se ne aggiunge però un 'al­ tra, che per lettori occidentali sa molto di artificioso e ricerca­ to : il PCJt(Jllelismo delle formule. Leggendo la descrizione delle singole opere si rileva una certa schematicità di procedimento , che un es ame accurato rivela sorprendente. Per la prima opera divina si aff�.rma, per esempio: r.

'Eloh1m disse :

2 . «Sia la luce». 3· E la luce fu .

4 . 'Elohim vide che la luce era buona.

.5 . E separò 'Elohim la luce dalle

tenebre.

cioè una 'introduzione'. cioè un 'comando' . cioè una 'esecuzione'. cioè una 'lode' . cioè una 'descrizionet.

L'origine dell'universo 6. 'Elohim chiamò la luce 'gior· no ', e nominò le tenebre 'not-

te '.

7 · Fu sera e no .

fu mattino :

un

gior-

cioè un 'nome' ( talvolta : 'benedizione' ).

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.... � -· � �u6JsftTJ:>u :>uo oj :> ,_ -e-eun �ot:> c





'



Essendo otto le opere narrate, abbiamo così otto gruppi di formule. Ora esse non vengono us ate nella descrizione con un numero fisso o mobile qualsiasi, m� con una strana disposizione chias ti� ;_._ .

Opera I

2 3

4

Formule

.

Formule

��� 6

7

·--

Opera 5 6 7

8

Stranezza della poesia orientale , o gus to accentuato del la sim­ metria ? Comunque, segno indicativo di una prosa artis tica e forse insieme di uno scopo mnemonico. 2.

L'uso del numero { 7' e del ciclo { 6 + z '

La ricerca non è esauri t a e ci · riserva ancora molte sorpre­ se. Le formule, abbiamo detto_ per e.sempio, si presentano con tipi diversi, secondo. �n parallelismo chiastico . Es aminando le opere nel loro complesso, potremmo trovare oltre la differenza del numero delle formule us ate, anche una differente disposizio­ ne di esse nelle diverse opere . Precis amente, tolta la quarta e l a quinta opera, i n cui l e formule sono perfettamente uguali come tipo e dispos izione, quindi formano per così dire un solo model­ lo, le altre si presentano sempre diverse, o per numero o per di­ sposizione. Abbiamo perciò sette tipi diversi di descrizioni, e in­ sieme un massimo di sette specie diverse _di formiile ! 17 Un cas o ? __

1 7 . I l grafico seguente può aiutare a capire. Chiamando con le prime sette lettere del-

49

Sarebbe strano, ma spiegabile forst se questo fosse l'unico in cui si trova tale numero. Ma il caso certamente non potrebbe spiegare l'uso insistente di questo numero e dei suoi multipli nel racconto. Per esempio : il primo versetto ( ebraico ! ) è costi� tuito di sette parole; il secondo di quattordici ( 7 x 2 ) ; il nome di Dio ritorna trentacinque volte ( 7 x 5 ) nella narrazione ; i due termini 'cielo e terra' ventun volte ciascuno ( 7 x 3 ) ; la formu­ la di lode (Dio vide che era buono ), pure sette volte . Il racconto stesso costituisce un periodo di sette giorni. Su quest'ultimo punto anzi l'autore _sacro è stranamente jpsistente, non sarà dif­ ficile scoprirne il motivo, per cui. concludendo il racconto ( 4 , 23 a ), ripete per t�l te la locuzione 'gio�no se�!i!!! ', in tre s ti­ chi di sette parole! La chiave, che spiega il motivo di quest'uso cosl originale, è data dal simbolismo caratteristico che i numeri avevano presso gli orientali ; in modo particolare il numero sette, che_ indica co� letezza e erfezione. Ancora una volta perciò nessuna preoccupazione 1 carattere 'scientifico' . L'esempio però più sor­ prendente, che dimostra la natura artistica del racconto, si trova nell'uso di un accorgimento letterario abbastanza diffuso nella letteratura orientale : il ciclo 6 + I . È un modo per dire che una opera, durata.per un certo tempo, ha finalmente termine, è com­ piuta. Noi diremmo semplicemente così. Gli orientali invece non trovavano questo modo così semplice di esprimersi di loro gusto , specialmente quando volevano rivestire di un certo grado artistico il loro racconto. Ecco alcuni esempi curiosi; tolti dalla letteratura ugaritica e babilon_ç!�e. Nel poema di Aqhat, dopo che il re Danel ritorna a casa felice per la promessa -di un figlio l'alfabeto le formule, secondo la disposizione data sopra, avremo questa descri%ione

delle singole opere:

Opere I 2 3

4

Formule

Formule a a a a

b b b b

c d c c

g c e d

d e h e h g g h

c d g h a b d g f h a b c d g a b c f d/g h

a b

Opere ' 6 7 8

L}origine delfuniverso

da parte del dio Ba'al, il racconto continua: Nella sua casa entrano le Artiste figlie del clamore, le rondini. Allora Dan el , uomo di Rapha . subito Ghazir, uomo di Harnamiyy macella un bue per le Artiste . Egli dà da mangiare alle Artiste e da bere alle figlie del clamore, le rondini. Ecco un giorno e un secondo egli dà da mangiare alle Artiste e da bere alle figlie del clamore, le rondini. Un terzo e un quarto giorno egli dà da mangiare alle Artiste e da bere alle figlie del clamore, le rondini. Un quinto e un sesto giorno egli dà da mangiare alle Artiste e da bere alle figlie del clamore, le rondini . Ma ecco al settimo giorno partono dalla sua casa le Artiste le figlie del clamore, le rondini ( 2 ,26 - 4 1 ) .1 8

1·. \

Un esempio simile si legge nel racconto babilonese del dilu­ vio, nel poema di Gilgames . L'antenato di questo re di Uruk, dopo aver ampiamente descritto la catastrofe, si appresta a nar­ rare gli ultimi particolari della sua avventura. La sua imbarca­ zione giunge finalmente in vista di un'isola, «v�o il paese di �isjr». Il monte del paese di Nisir afferrò la nave e non le permise (più ) [ di muoversi. Il primo giorno, il secondo giorno il monte Nisir ecc. Il terzo giorno, il quarto giorno il monte Nisir ecc. Il quinto giorno , il sesto giorno il monte Nisir ecc. Il settimo giorno, quando arrivò, feci uscire una colomba, (la) liberai ( I I , I4 1 -1 4 6). 19 18. ANET, r ,o-151 . La traduzione completa italiana della leggenda di Aqhat si trova in P. FRONZAROLI, Leggende di Aqhat, Firenze 1955. Le Artiste (Katarat) sono proba­ bilmente figure divine o semidivine. 19. G. FURLANI, Miti babilonesi e Assiri, Firenze 19 58, 231.

Gen. 1,1 - 2,4fl

.5 1

Potremmo continuare in questa esemplificazione.20 Ora non è difficile vedere l'analogia con il racconto dell'origine dell'uni­ verso : anche qui sei giorni, in cui l'opera continua a perfezio­ narsi , o comunque perdura, e finalmente al settimo giqrno tutto è copipleto. Concludiamo. Gli argomenti portati, tolti dalla stessa pagi­ na biblica e dalla letteratura del suo ambiente di origine, impon­ gono una interpretazione del racconto biblico, che ci sembra de­ finitiva. Esso risponde a un genere letterario 'didattico-artisti­ co', di chiaro colorito 'sapienziale' . È erci ? anzitutto, dal lato forn1ale, una produzione caratteristica eU' arte letteraria orien­ tale, in cui la regola sovrana è la simmetria e il simbolismo.21 È evidente quindi che l'autore sacro non fia alcuna preoccu­ pazione o intenzione scientifica; anzi il susseguirsi delle opere, la loro descrizione, la divisione nei singoli giorni, ubbidisce ai canoni artistici, forse contro le stesse convinzioni scientifiche (errate per altro ! ) dell'agiografo. 22



20. Nella sola letteratura ugaritica, finora pubblicata, si verificano sette casi di tale forma letteraria, cfr. C.H. GoRDON, Ugaritic Manual, Roma 1955, 38 s. e G.D. YoUNG, Concordance of Ugaritic, Roma I956. Questa stessa letteratura spiega pure l'uso del numero cardinale a prooosito del primo giorno («Fu sera e fu mattino: un giorno»), con il semplice senso dell'articolo; come pure l'aggiunta di «sera e mattino», cfr. J.B. BAUER, Die literarische Form des Heptaemeron, B.Z. 1 ( 1957) 275 s. 21. Un esempio curioso del simbolismo numerico si trova nell'uso insistente del nu­ mero tre: tre specie di piante ( I 1- 12 ); tre generi di luminari ( I 6); tre funzioni asse­ gnate agli astri ( 1 4-18); tre gruppi di esseri viventi creati al quinto giorno ( 2 I ); tre classi di animali terrestri (24); tre benedizioni ( 1,22 ,28 ; 2,3 ) ; la disposizione delle ope­ re in due gruppi di tre giorni ecc . 22. Per alcuni (es. DuMAINE), la creazione del sole al quarto giorno, mentre già la lu­ ce era stata creata al primo, è dovuta non tanto al fatto che l'autore sacro li conside­ rasse indipendenti, quanto a un particolare fine didattico (per es. far vedere che il so­ le, il dio Sole!, non soltanto era una semplice creatura, ma era stata creata addirittura dopo molte altre ! ) dr. CLAMER, 105. Non potrebbe forse essere intervenuta anche la ragione artistica del parallelismo? È però vero, e non va frainteso quasi fosse in con­ trasto con quanto abbiamo sopra detto, che la descrizione tradisce una certa 'pretesa scientifica'. L'autore sacro non si accontenta di riportare semplicemente delle co� zioni popolari, ma, si può dire, cerca di offrire quanto di meglio può dare, in campo 'scientifico', la cultura del suo tempo. «Il suo gusto per le definizioni e le classificazio-

L'origine dell'universo

Affermare l'artisticità letteraria certo non equivale a negare qualsiasi altro fine nell'intenzione dell'autore sacro. Anzi, poi­ ché questa è una pagina della Bibbia, soprattutto perché è la prima pagina della Bibbia, vedremo subito come essa, nel suo complesso, anche nella sua composizione letteraria, abbia chia­ ramente uno scopo didattico, cioè sia indirizzata a un fine pro­ fondamente religioso, che forma .i.l Jl)Q�ivo più alto del suo valo­ re e il vero scopo di essa .23 -·

LO SCOPO E IL CONTENUTO DOTTRINALE DEL RACCONTO BIB LICO È abbastanza facile ora rilevare qual è lo scopo che l'autore

della Genesi, o, se preferiamo, il redattore ultimo, ebbe nel pre­ mettere alla storia d'Israele, e in genere a quella dell'umanità, questo primo capitolo. La concezione politeista dei popoli orientali dell'ambiente bi­ blico portava come conseguenza l'ide.a_. di una potenza limitata negli dèi. Essi avevano ognuno degli incarichi particolari e eser-

ni, la tendenza enciclopedica, la nomenclatura tecnica, la logica rigorosa attestano una convinzione ragionata, la concezione di un universo geocentrico, vero abbozzo di un sistema scientifico». L'esame dello scopo di questa descrizione dirà però che l'agiogra­ fo non vuole affatto «proporre, affermare, o anche soltanto insinuare delle teorie scien­ tifiche, benché le sue opinioni personali colorino il suo linguaggio. Egli utilizza tutte le risorse del suo spirito per formulare una dottrina esclusivamente religiosa>> (Cu. HAURET, D.B.S., VI, 9 1 1 ). 23 . Tutti gli elementi sopra ricordati danno senza dubbio un certo colorito artistico alla prima pagina della Genesi. Forse non si può però parlare di descrizione 'poetica'. Certo manca la forza d'espressione, il calore lirico e le immagini ardite, con cui altro­ ve (per esempio Salmi, Giobbe ecc.) la creazione viene descritta. Lo stesso vocaboh­ rio scarno e astratto, insieme al gusto delle classificazioni e della precisione, appesanti: sce il racconto. Perciò, anche dal lato formale, si deve insistere sul carattere 'didatti­ co' di esso (cfr. A. BEA, Verbum Domini, 26{ r948 )326). Questo spiega pure la frequen­ za delle ripetizioni, delle consonanze, della simmetria e dei ritornelli, cosl importanti per un insegnamento mnemonico. Forse, come ritiene per es. W.F. ALBRIGHT, questa «prosa ritmica e altamente retorica . . è una parafrasi prosaica - probabilmente un rias­ sunto - di un antico testo poetico». Infatti essa contiene elementi veramente arcaici, sia per lo stile che per la grammatica e il vocabolario (The Refrain «And God saw ki roh» in Genesis, in Mélanges A. Robert, Tournai 1 957, 22-23 . .

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citavano il loro potere in modo territoriale. Anche quando si parla di un dio superiore agli altri, la sua potenza è però sempre ristretta dalla forza degli altri dèi.24 L'autore della rima a ina della Genesi rea isce fortemente alla credenza comune, che si era ta vo ta affermata anc e in Israele.25 Il Dio d'Israele, che il popolo conosce come un Dio liberatore, è un Dio del tutto particolare . Anzi, e questo è an­ che il primo punto di dottrina della pagina biblica e quello più importante, Egli è : I

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Il Dio creatore unico

I poemi ebraici cantano spesso con entusiasmo la potenza illimitata di Yahweh. I diversi fenomeni atmosferici, i cor­ pi celesti, tutto ciò che c'è sulla terra, sono una manifesta­ zione potente e impressionante di questa forza divina : « l cie­ li narrano la gloria di Dio; e l'opera delle sue mani annuncia il firmamento>> (Sal. I 9 , I ). La 'voce' del Signore, il tuono, che è l'elemento più impressionante di una burrasca o di una tempe­ sta, che « schianta . . . i cedri del Libano . . . fa balzare come un vi­ tello il Libano e il Sirion come un giovane bufalo» ( Sal. 2 9 , 5 -6 ) , obbliga l'uomo a inchinarsi con riverenza e timore . Naturalmen­ te la manifestazione più straordinaria della potenza diyjoa è l'o­ pera. della salvezza. Quale �breo non ricorda con viva commo­ zione il Dio potente, che «precipitò nel mare cavallo e cavalie­ re »? (Es. I; , I ). Perché «Egli è il Dio guerriero, Yahweh è il suo nome » (Es. I 5 ,3 ) . Gli ebrei dovevano anzi ricordare gli avveni­ menti principali di__ questa storia nella fest� qi Pasqua e in altre circostanze.26 24. D. ToBIN AssELIN, The notion of Dominion in Gen. I-J, C.B.Q. 1 5 ( 1 954) 277 s.; cfr. anche ].L. McKENziE, God and Nature in the Old Testament, C.B.Q. 14 ( 1952) 1839; 124-145· 25. Cfr. VAN IMSCHOOT, 1 , 38 s., 6o s. 26. Cfr. l'originale costruzione di G. CASTELLINO, Libro dei Salmi (La Sacra Bibbia, Torino 1955 ), nel c. «Liturgia della fedeltà jahvistica» (677 s. ) , ove raccoglie alcuni

L'origine dell'universo

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Forse gli stessi nomi, con cui essi chiamavano Dio, benché talvolta di etimologia oscura, insistono precisamente sull'idea della sua p enza e dominio illimitato.27 Nel raccon o della creazione si trova il più bel poema, che canta la potenza di Dio creatore. L'insistenza di questa pagina su tutti i componenti del creato come opera di Dio, anche que­ gli stessi elementi, che gli abitanti della 'mezzaluna fertile' ave­ vano divinizzato ( sole, luna), manifestano l 'intenzione dell'agio­ grafo di attribuire la creazione totalmente a pio. Questo perfet­ to dominio di Dio è descritto nella solenne semplicità della sua azione . Se volessimo fare un paragone con il poema babilonese della creazione, Enuma Elis (cfr. c. 4), ci accorgeremmo subito della straordinaria diffe;enza nell'azione divina . In esso gli dèi sono presi da un terribile spavento per Tiamat, l'acqua salma­ stra, un elemento primordiale della natura ; e solo dopo lunga lotta il dio creatore Marduk riesce a vincere queste potenze e a utilizzarle nella creazione. Nel racçonto biblico, invece, non ap­ pare nessuna lotta; solo un comando, espressione antropomçrfi­ ca della volontà divina.28



Salmi (8x ; 95; 78 ; 10.5 ; xo6), usati nella celebrazione di tali festività, in cui è accen­ tuato l'entusiasmo per Dio, liberatore del suo popolo. 27. Cfr. VAN IMSCHOOT, I, 7 s. Ci sembra interessante l'etimologia che l'A. dà del no­ me di Yahweh, comunemente tradotto: «Colui che è» (meglio «lo sono»). Egli sostie­ ne, con buone ragioni, che il nome, nel contesto dell Es 3 ,14 s. significa : «Colui che è l'indi nza e la tenza sovrana». Questo spiega molto meglio la connessione tra il nome rivelato a Mosè e la sua rmsstone p. 15 s.). 28. L'efficacia creativa della parola è conosciuta in tutto l ' Oriente dr. L. DiiRR, Die Wertung des gottlichen Wortes im Alten Testament und im antiken Orient, Leipzig 1 9 3 8 ; TouRNAY-BARUCQ, Logos, D.B.S., v, 4 25 s.; J.L. McKENZIE, The Word of God in the Old Testament, Th.St. 21 ( 1960) I83-206. Però bisogna notare in genere una diversità tra la concezione biblica, ove la parola di Yahweh è espressione della sua volontà e personalità , e quella degli dèi pagani, di carattere magico o comunque deri­ vante dalle forze naturali personificate, dr. ZIMMERLI, 45-46; THORLEIF BoMAN, Das hebraische Denken im Vergleich mit dem Griechischen, Gottingen 1954, 47 s.; D.B.S., '

.

,

VI, 9 1 3 ; McKENZIE, a.c., 200 s.

Interessante è l'accostamento che VAN IMSCHOOT fa della 'parola' (dabar), nel verbo di Gen. 1 ,3 ('disse'), al termine 'spirito' (rua� ) di Gen. 1 ,2 . «Per gli ebrei il soffio e la parola non sono cose nettamente distinte: sono l'uno e l'altra delle entità concrete,

Gen. r,r - 2,44

''

È vero però che il nostro testo non asserisce 'formalmente' la creazione ex nihilo . Il verbo bara, da noi tradotto 'creò', ha per sé un significato più generico : modellare, ordinare . Tuttavia è sempre usato per indicare qualche cosa di prodigioso, un'qpera straordinaria, miracolosa (Is. 4 8 ,7 ; 45 , 1 7 ; Ger. 3 1 ,2 2 ; Sal. 5 1 , 1 2 ; I 04 ,3 0 ecc. ), che proviene sempre da Dio . Il contesto ne deve determinare il significato preciso . Ora l'idea di Dio come sovrano assoluto , di Gen . I , esige logicamente l'affermazione della «creatio ex nihilo ».29 Perciò è insostenibile l'asserzione di u n Caos primitivo, supposto dal _primo capitolo della�esi.30 agenti e efficaci (Is. 1 1 ,4; 34,16 ; Sal. 147, 1 8 ) , tanto che i due termini ruaiJ e dabar pos­ sono essere posti in parallelo ( cfr. Sal. 33,6 )». Perciò, come nota l'A., subito dopo l'ac­ cenno dell'azione creativa dello spirito («unico testo che attribuisce alla ruaf? divina un'attività cosmica», p. 501 ), si parla della parola creatrice di Dio, P. VAN IMSCHOOT, Uesprit de Yahvé, source de vie dans l'A.T., R.B. 44 ( 193.5 } 481-.501 (cfr. 491 ); cfr. [ DEM, 1 , 183 s . ; HAURET, D.B.S., VI, 9 1 3-14; G. R I NA LDI, La Creazione, B.O. 1(19.59). Lo studio più accurato sull'espressione : « ... lo spirito di 'Elohim si librava sopra le acque» ( 1 ,2 ) è quello di K. SMORONSKI, «Et spiritus Dei ferebatur super aquas». In­

quisitio historico-exegetica in interpretationem textus Gen. 1,2 c. , Biblica 1925, 14o-1.56; 27.5-293 ; 361-39.5 . L'A., dopo aver analizzato il significato biblico, giudaico e pa­ tristico (con abbondanza di particolari ) della frase, ricorda le interpretazioni recenti e conclude affermando che si tratta dello «spirito vivificatore di Dio»: dopo la descri­ zione della terra deserto e vuoto, è aperta la speranza perché lo spirito di Dio «fere­ batur super aquas». L'originalità di questa concezione biblica di fronte ai racconti orientali è bene esposta, per es., da W.H. McCLELLAN, The meaning of Rua/;J 'Elohim in Gen. 1,2, Biblica 1.5 ( 1934) 5 1 7-527; cfr. anche K. GALLING, Der Charakter der Chaosschilderung in Gen. 1,2, Zeit.Th.u.Kirche, 47 ( 1 9.50) 146 s.; S. MoscATI, Win_d in biblica! and phoe­ nician cosmogony, ].B.L. 16 ( 1947) 30.5 s . : l'A. pur ammettendo la possibilità di influs­ si fenici (discutibile! ), esalta però la grande originalità della concezione biblica. Cfr. anche D. LYS , «Ruach>>. La soulfle dans l'Ancien Testament, Paris 1962 . 29. Cosi KoNIG, 1 32-41 ; · 169-70; VoN RAn, 37; EICHRODT, n-III, .5o--.5 1 ; e in genere tutti gli esegeti cattolici, cfr. per es. ]. VAN DER PLOEG, Le sens du verb hebreu Bàrà. Etude sémasiologique, Le Muséon 1 946 , 143-.57. L'art. è uno studio accurato etimo-­ logico-semantico di tale verbo ( nelle lingue greca aramaica sirjaca , araba, akkadica e ebraica ( 146-153 ), e conclude rilevando lo speciale s�catP biblico (azione particola­ re di Dio). che nel contesto di Gen ;J; equivale alla _çreati� ex nihilo. 30. GuNKEL, 102; SKINNER, 13 s., Inter. Bible, 466. Recentemente la questione è stata ripresa da P. HUMBERT, Emploi et portée du verb bara (créer) dans l'Ancien Testa · ment, Theol.Z. 3 ( 1 947 ) 401-422; Trois notes sur la Genèse I, in Interpretationes ad

Vetus Testamentum pertinentes Sigmundo Mowinckel septuagenario missae, Osio

L'origine dell'universo

Le parole di P. Humbert : «Uomo chinato sulla Bibbia, per scoprirvi la tua salvezza, comprendi dunque il senso dell'antico termine : non c'è alcun disordine - ieri, oggi, domani, nello spa­ zio solcato da mondi, come nel tuo cuore peccatore e angoscia­ to - su cui non possa trionfare l'ordine del tuo Dio. Questo non basta alla tua fede ? » 31 non sono esatte anche se suonano bene . La prima pagina della Bibbia pone il presupposto della potenza assoluta e del dominio sovrano di Dio su ogni cosa: Egli è il creatore di tutto ciò che esiste. Questo Dio è l'unico! Non è il caso di insistere sul monotei­ smo puro, risultante da q_ueste pagine. L'uso in questo testo di alcuni plurali , che si riferiscono a Dio, non è certamente una traccia di politeismo, come qualche acattolico volle sostenere.32 Neppure può dirsi contrario al monoteismo il linguaggio 1rni­ tologico ', che secondo gli stessi autori si troverebbe in alcune espressioni. Senza addentrarci per ora in questa questione, ci sembra sufficiente riportare le conclusioni di un dotto studioso, a tale proposito . H. Junker, dopo aver esaminato il significato primitivo di 1Caos ' e quello assunto nella mitologia dell'Orien­ te antico, passa in rassegna i diversi .punti deUa Bibbia, in cui ci sono somiglianze almeno letterarie con tali racconti� e con19.55, 85-96 (85-88). L'A. nega in Gen. I la verità della «creatio ex nihilo». L'analisi è condotta con finezza, però ci sembra che il dotto esegeta si sia troppo arrestato al te­ sto, che ammette del resto una costruzione diversa (cfr. es. VAN IMSCHOOT, I, 97,98 e n. I ), e non abbia badato sufficientemente al contesto. Vedi una critica di tale posizio­ ne in N.H. RIDDER BOS, Gen. r,r s.1 Oudtest. St. 12 ( 1958 ) 214-260. Neppure è esatto ridurre la locuzione 'cielo e terra' a un concetto temporale (cosi A. EHRHARDT, Creatio ex nihilo, Studia Teologica 4 ( 1 950) 13-43 ). Se è vero che nel pensiero biblico anche il mondo entra dinamicamente nella storia, è pure vero che esso è rappresentato come un'entità separata dall'uomo e dipendente da Dio. Per il concetto biblico di tempo e spazio e la sua relazione con il pensiero greco, dr. C. TRESMONTANT, Essai sur la pensée hébraique, Paris 1953, 13 s.; IDEM, Etudes de métaphysique biblique, Paris 1955, 38 s. ; THORLEIF BoMAN, o.c. , 104 s. 31. P. HuMBERT, Emploi et portée, a.c., 421-22. 32. Cosi il termine stesso 'Elohim (Dio) e la frase