Grande Enciclopedia della Sardegna, vol. 6 (Melataras - Ortica) [2 ed.]

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Grande Enciclopedia della Sardegna, vol. 6 (Melataras - Ortica) [2 ed.]

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LA GRANDE ENCICLOPEDIA DELLA SARDEGNA

Volume 6

Melataras - Ortica

Enciclopedia della Sardegna – Volume 6

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LA GRANDE ENCICLOPEDIA DELLA SARDEGNA

Volume 6: Melataras-Ortica

Edizione speciale e aggiornata per La Nuova Sardegna § 2007 Editoriale La Nuova Sardegna S.p.A. dell’edizione originale La Grande Enciclopedia della Sardegna a cura di Francesco Floris § 2002 Newton & Compton Editori S.r.l.

Supplemento al numero odierno de La Nuova Sardegna Direttore responsabile: Stefano Del Re Amministratore delegato: Odoardo Rizzotti Reg. Trib. di Sassari nº 4 del 19/6/1948

I contenuti della presente edizione speciale sono stati rielaborati, aggiornati, arricchiti e completati da La Nuova Sardegna. Tutti i diritti di copyright sono riservati. Nessuna parte di questo ` essere riprodotta, memorizzata o trasmessa in alcuna forma e con alcun mezzo, eletvolume puo tronico, meccanico, in fotocopia, in disco o in altro modo, compresi cinema, radio e televisione, ` perseguita a termini di legge. senza autorizzazione scritta dell’Editore. Ogni violazione sara

Finito di stampare nel mese di ottobre 2007 presso ILTE S.p.A., Moncalieri (TO)

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LA GRANDE ENCICLOPEDIA DELLA SARDEGNA a cura di Francesco Floris

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Per l’edizione speciale: Progetto e consulenza editoriale: Manlio Brigaglia Opera a cura di Francesco Floris Coordinamento redazionale: Salvatore Tola Progetto grafico e impaginazione: Edigeo s.r.l., Milano

Collaboratori: Mario Argiolas, Piero Bartoloni, Marcella Bonello Lai, Aldo Borghesi, Aldo Brigaglia, Maria Immacolata Brigaglia, Antonio Budruni, Paolo Cabras, Gerolama Carta Mantiglia, Rita Cecaro, Ercole Contu, Fabrizio Delussu, Roberto Dessanti, Giovanni Dore, Piergiorgio Floris, Federico Francioni, Piero Frau, Sergio Frau, Franco Fresi, Elisabetta Garau, Alberto Gavini, Giovanni Gelsomino, Michele Guirguis, Antonio Ibba, Marcello Madau, Giovanni Marginesu, Attilio Mastino, Antonello Mattone, Lucia Mattone, Gianluca Medas, Francesco Melis, Paolo Melis, Giuseppe Meloni, Vico Mossa, Fabrizio Mureddu, Anna Maria Nieddu, Francesca Nonis, Francesco Obinu, Gianni Olla, Pietro Pala, Giampiero Pianu, Tomasino Pinna, Enrico Piras, Giuseppe Piras, `, Paolo Pulina, Marco RenNatalino Piras, Giuseppe Podda, Valentina Porcheddu, Franco Porra deli, Paola Ruggeri, Sandro Ruju, Antonello Sanna, Barbara Sanna, Mauro Giacomo Sanna, Piero Sanna, Pietro Sassu, Tiziana Sassu, Simone Sechi, Giuseppe Serri, Francesco Soddu, Piergiorgio Spanu, Alessandro Teatini, Marco Tedde, Eugenia Tognotti, Francesca Tola, Giovanni Tola, Dolores Tomei, Raimondo Turtas, Esmeralda Ughi, Luisanna Usai, Adriano Vargiu, Massimiliano Vidili, Bepi Vigna, Gianna Zazzara, Raimondo Zucca

Consulenza iconografica: Giancarlo Deidda Referenze iconografiche: pag. 123: Archivio del Banco di Sardegna (Sassari) pag. 441: Archivio Edizioni Della Torre (Cagliari) pag. 387: Archivio Sergio Serra (Cagliari) pagg. 5, 13, 15, 26, 47, 49, 52, 59, 60, 61, 62, 64, 65, 86, 87, 89, 90, 94, 106, 107, 151, 153, 158, 160, 163, 167, 192, 214a, 229, 230, 256, 258, 260, 261, 262, 264, 285, 295, 317, 318, 319, 321, 325, 326, 327, 330, 338, 340, 341, 343, 401, 404a, 404b, 405a, 405b, 409, 417, 428, 433, 451, 452, 464, 475, 485, 489, 503, 511, 512, 513, 516, 518, 520, 521, 528, 531, 535, 544, 545, 548, 549, 555, 559, 560, 561, 570, 586, 589, 592, 595, 599, 600, 605, 612, 630, 633: De Agostini Picture Library (Novara) pag. 524: Giancarlo Deidda (Cagliari) pag. 337: Tore Ligios Immagine di copertina: De Agostini Picture Library

Si ringraziano per la collaborazione tutti gli artisti, gli archivi fotografici e gli enti di conserva` a dispozione che hanno dato permesso di riproduzione. L’Editoriale La Nuova Sardegna S.p.A. e sizione degli aventi diritto per eventuali fonti iconografiche e testuali non individuate. Si ringraziano le Edizioni Della Torre per la collaborazione.

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Guida alla consultazione Ordine alfabetico ` stata La sequenza alfabetica dei lemmi e fissata trascurando i caratteri non alfabetici. Quando il lemma contiene una virgola – come avviene nei nomi propri di persona tra cognome e nome – l’ordinamento considera solo la parte del lemma che precede la virgola, passando alla parte successiva solo in caso di omografia:

*

– Voci dedicate ai santi. Subito dopo l’attacco del lemma e, se presente, il nome al secolo, vengono indicate le varianti sarde del nome che differiscono dall’italiano: Lorenzo da Brindisi, san (Giulio Cesare Russo; in sardo, Santu Lorenzu, Santu Lorentu, Santu Larentu, Santu Laurentu) ...

San Benedetto San Carlo Sanchez Sanchez de Calatayud, Pietro Sanchez Martinez, Manuel

Dopo l’esposizione generale della vita e delle opere del santo sono spesso presenti i paragrafi In Sardegna, in cui si ` patrono e citano i centri di cui egli e dove possono essere descritti i suoi legami col mondo della storia o delle tradizioni sarde, e Festa, nel quale ven` che gono elencate le date e le localita hanno particolari ricorrenze dedicate al suo culto:

Struttura delle voci ` evidenziato in carattere neIl lemma e retto. ` alcuni lemmi di santi riPer comodita mandano a quelli dedicati a un altro personaggio con cui i primi hanno avuto rapporti e all’interno della cui voce sono citati. ` possibile Nei casi di lemmi complessi e che sia presente una suddivisione in paragrafi. Per le voci di alcune categorie `, generalmente, specifiche la struttura e la medesima. *

Andrea, santo ... In Sardegna Patrono di Birori, Giave, Gonnesa, Modolo, Sant’Andrea Frius, Sedini, Sennariolo, Tortolı`, Ula Tirso e Villanova ` il nome al mese di novemTruschedu. Da bre, Sant’Andria. Patrono dei pescatori e dei pescivendoli, invocato contro i tuoni e per guarire gli animali dal mal di ventre. I proverbi: «Po Sant’Andria si toccat sa pibizia» (Per Sant’Andrea si spilla, si assaggia, il vino nuovo); «Seu cumenti sa perda de Sant’Andria, beni stemmu e mellu stau» (Sono come la pietra di Sant’Andrea, bene stavo e meglio sto): persona che si adatta a tutto. Festa Si festeggia il 30 novembre; il 24 maggio a Sant’Andrea Frius. Sagre estive e in altre date durante l’anno.

– Voci dedicate ai comuni. Vengono forniti alcuni dati essenziali come popolazione, superficie, posizione geografica, suddivisioni amministrative e storiche di appartenenza, seguiti dai paragrafi: TERRITORIO, STORIA, ECONOMIA, DATI STATISTICI, PATRIMONIO ARCHEOLOGICO (solo se rilevante), PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE (e AMBIENTALE, solo se rilevante), FESTE E TRADIZIONI POPOLARI.

– Voci dedicate a botanica e zoologia. Vengono di norma indicati i nomi scienti-

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` un formaggio a pasta ... Bonassai. E ... ` dell’insediamento rurale Precarieta ... Villaggi abbandonati GIUDICATO D’ARBOREA Nel giudicato d’Arborea sono stati individuati i seguenti villaggi abbandonati: 1. Abbagadda, villaggio che sorgeva ... 2. Almos, villaggio che sorgeva ... GIUDICATO DI GALLURA Nel giudicato di Gallura sono stati individuati i seguenti villaggi abbandonati: 1. Agiana ... ... Villaggi i cui abitanti si trasferirono altrove ... GIUDICATO D’ARBOREA ... GIUDICATO DI GALLURA ... ...

fici delle specie citate e una classificazione sistematica generale. Nel caso in cui il lemma faccia riferimento a spe` essere presente un cie diverse puo ` semelenco interno per rendere piu plice la consultazione. I nomi sardi, se presenti, sono dati in corsivo e con l’eventuale specificazione del dialetto tra parentesi: Cicerchia Genere di piante erbacee perenni della famiglia delle Leguminose, rappresentato in Sardegna da diverse specie, caratterizzate da fusti lunghi, spesso rampicanti: 1. la c. a foglie larghe (Lathyrus latifolius L.) ... 2. la c. porporina (Lathyrus articulatus L.) ... Nomi sardi: che´rigu (logudorese); letı´tera (Sardegna centrale); piseddu, pisu de coloru (campidanese); pisu de coloru (Sardegna meridionale).

– Voci dedicate a elementi del patrimonio storico e tradizionale sardo. Il testo viene spesso ordinato secondo paragrafi, attinenti alla categoria degli elementi trattati, o in elenchi:

– Voci dedicate alle famiglie storiche. Nel caso in cui la famiglia si sia divisa in ` rami essi vengono solitamente piu elencati distintamente:

Formaggi della Sardegna ... &

IL FORMAGGIO NELLA STORIA

` il centro della produFin dall’antichita zione ... & TIPI DI FORMAGGIO Attualmente i tipi ` diffusi sono: di formaggio sardo piu ` un formaggio ... Biancospino. E

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Amat Illustre e antica famiglia ... ` la baronia di Ramo di Pietro. Pietro eredito Sorso ... ` la Ramo di Francesco. Francesco continuo linea dei marchesi di Villarios ... Ramo di Francesco (San Filippo). Da Francesco, figlio cadetto del marchese Gavino di Villarios, discende ... Rami collaterali. Attualmente, oltre al ramo marchionale primogenito ...

Mele

Melataras Antico villaggio di origine

Mele, Diego Teologo e poeta (Bitti

medioevale. Era situato a qualche chilometro dall’attuale Santa Teresa Gal` Bonu Camminu; faceva lura, in localita parte del giudicato di Gallura, compreso nella curatoria del Taras; era dotato di porto e aveva una qualche importanza. Dopo l’estinzione della dinastia dei Visconti pervenne nelle mani del Comune di Pisa; con la conquista ` a far parte aragonese nel 1324 entro del Regnum Sardiniae e fu concesso in feudo a Ponzio de Vilaragut. La sua po`, mantenne un atteggiapolazione, pero mento ostile nei confronti del feudatario e, scoppiata la ribellione dei Doria, ` apertamente, per cui nel 1330 si sollevo fu investito dalle truppe di Raimondo Cardona e gravemente danneggiato. ` a subire Negli anni successivi continuo ` rapidamente e altri danni, si spopolo scomparve.

1797-Olzai 1871). Entrato in Seminario, fu ordinato sacerdote e negli anni seguenti fu parroco in diversi villaggi della Barbagia. Fu poeta bernesco di grande efficacia, che nelle feste popolari improvvisava con inimitabile bravura i suoi versi, non preoccupandosi di scriverli. Le sue composizioni furono tramandate da altri cantori estemporanei e pubblicate solo nel 1914 col titolo Sa chenscia de duas feminas cojudas, composizione in «ottava rima torrada», inserita in una antologia posta sotto il nome di Paolo Mossa (Donnu Donadu, stampata a Sassari nella tipografia di Ubaldo Satta), con la traduzione intitolata Dialogo tra due donne maritate sopra la sorte del matrimonio. Una raccolta completa tuttavia fu curata da Pietro Meloni Satta, che aveva avuto modo di conoscerlo quando, negli ultimi anni della sua vita, era stato parroco ad Olzai e l’aveva incoraggiato a lasciare memoria scritta della sua opera: Il Parnaso sardo del poeta bernesco estemporaneo Diego Mele ordinato e illustrato dal prof. P.M.S., fu pubblicato a Sassari nel 1922, nell’anno stesso della morte del Meloni Satta.

Melay de Romanguera Famiglia algherese (secc. XVI-XVII). Di origine spagnola, le sue prime notizie risalgono al secolo XVI, quando viveva un Giovanni, uomo d’armi, il cui figlio ottenne il cavalierato ereditario. La sua discendenza si estinse nel secolo XVII.

Melay de Romanguera, Giovanni ` sec. Gentiluomo (Alghero, prima meta ` nell’esercito spaXVI-?, 1582). Entro ` combattendo contro gnolo e si segnalo i Turchi. Morı` in battaglia.

Mele, Franca Studiosa di storia del diritto (n. Nuoro 1965). Ricercatrice di ` di Storia del Diritto presso la Facolta ` di Scienze politiche dell’Universita Sassari. Ha scritto due saggi, La fondazione della colonia penale, in L’isola dell’Asinara, 1998, e L’insegnamento del ` di Sassari Diritto penale nell’Universita ` tra Otto e Novecento, in Le Universita minori in Europa (sec. XV-XIX), 1998, e una monografia su Un codice unico per l’Italia nuova, 2002.

Mele Antica famiglia pisana (sec. XIII). Risiedeva nel quartiere di Fuori porta. ` del secolo XIII ebbe Nella prima meta interessi a Cagliari e progressivamente estese i suoi traffici a buona parte del territorio del giudicato. In particolare vanno ricordati tre fratelli: Albizello, Ildebrando e Odimondo. Il primo fu per un certo periodo giudice a Cagliari e nel 1257 assistette alla distruzione di Santa Igia, Odimondo e Ildebrando erano invece mercanti molto agiati.

Mele, Giampaolo Musicologo e studioso di storia della musica (n. Santu Lussurgiu 1960). Dopo la laurea in Let` dedicato alla ricerca e all’insetere si e

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Mele gnamento universitario. Attualmente ` di Lettere e Filoinsegna nella Facolta ` di Sassari e sofia dell’Universita ` teologica della Sarpresso la Facolta ` l’adegna a Cagliari. Da alcuni anni e nima di molte iniziative culturali a Oristano, di cui ha indagato e portato in ` luce importanti documenti storici. E direttore scientifico dell’Istituto Storico Arborense, istituzione del Comune di Oristano per lo studio della ` e del giudicato di Arstoria della citta borea. Pubblicista dal 1985, dirige il periodico di politica e cultura ‘‘Arbor, Oristano e dintorni’’. Tra i suoi scritti: La musica catalana nella Sardegna medioevale, in I Catalani in Sardegna (a cura di Jordi Carbonell e Francesco Manconi), 1984; Appunti per lo studio della musica liturgica nella Sardegna medioevale, ‘‘Quaderni bolotanesi’’, XI, 1985; Un manoscritto arborense inedito del Trecento, 1985; Un inedito codice arborense del sec. XIV contenente la regola urbanista di S. Chiara, ‘‘Acta Historica et Archaeologica Medioevalia’’, 9, 1988; Una sconosciuta antifona mariana in B.A.V Ottob. Lat 527 e in a.C.O P. XIII (Sardegna), ‘‘Studi gregoriani’’, V, 1989; Nuove ricerche sui manoscritti liturgici francescani in Sardegna, ‘‘Biblioteca francescana sarda’’, II, 1-2, 1989; La passione di Nostro Si` Cristo. Testi liturgici, paralignore Gesu turgici e musicali in un manoscritto sardo del Settecento, 1989; Primo sondaggio sulle fonti liturgiche della Sardegna, 1990; Fonti liturgiche monodiche della Sardegna medioevale, un bilancio storico e codicologico, 1990; Note storiche e paleografiche sui libri liturgici nella Sardegna medioevale, in Sardegna, Mediterraneo e Atlantico. Tra Me` Moderna. Studi storici in dioevo e Eta memoria di A. Boscolo, I, 1993; Le launeddas e la miniatura della carta 79 del manoscritto emeriadese delle Cantigas

di Maria, in Launeddas (a cura di Giampaolo Lallai), 1997; Chiesa, potere poli` giuditico e cultura in Sardegna dall’eta cale al Settecento (a cura di G.P. Mele), 2005.

Mele, Maria Grazia Studiosa di storia medioevale (n. Fordongianus 1961). ` Dopo essersi laureata in Lettere, si e ` sarde. Stuspecializzata in Antichita diosa del Medioevo, collabora con l’Istituto di storia dell’Europa mediterranea del Centro Nazionale delle Ricerche a Cagliari. Tra i suoi scritti: Due idoletti prenuragici a forma di accetta, ‘‘Studi sardi’’, XXVI, 1986; Ceramiche rinascimentali di Montelupo Fiorentino rinvenute in un pozzo di Allai Oristano (con M.F. Porcella), in Atti del XXI Congresso internazionale sulla ceramica, Albissola 1988, 1989; Allai: rinvenimento di ceramiche tardo-rinascimentali (con M.F. Porcella), ‘‘Quaderni oristanesi’’, 21-22, 1989; Un’acquasantiera del Trecento arborense, ‘‘Quaderni della Soprintendenza archeologica per le province di Cagliari e Oristano’’, 11, 1994; Due interessanti ritrovamenti medioevali nella curatoria arborense di Barigadu, ‘‘Bollettino bibliografico della Sardegna’’, 17, 1994.

Mele, Pietro Pittore (Dorgali 1914-Cala

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` all’Accademia Gonone 1989). Studio delle Belle Arti di Roma. Rientrato in Sardegna si stabilı` a Nuoro, dove fre` gli ambienti artistici della citta ` quento ` la sua formazione con Gioe completo vanni Ciusa Romagna. Dopo alcuni ` anni si trasferı` a Sassari e frequento gli ambienti dei grandi maestri che gravitavano attorno all’Istituto d’Arte ` . Decise quindi di trasferirsi della citta nella penisola, stabilendosi a Monza, dove fece le sue prime esperienze e prese parte ad alcune mostre. Qui – ha scritto Salvatore Naitza – «la sua tavo` schiarita e decantata; non lozza si e ammette, se non eccezionalmente, le

Melis mescolanze sottrattive; si serve, molto liberamente, della lezione dei comple` squilmentari; la luce dei suoi dipinti e lante e colorata». Nel secondo dopo` a vivere a Roma per alguerra torno cuni anni e raggiunse una discreta no` a livello nazionale. Nell’ultima torieta fase della sua vita si stabilı` a Cagliari, dove aprı` uno studio.

malati secondo le tradizioni del suo ordine. Nel 1171 fu nominato vescovo di Sorres e godette fama di taumaturgo. Nel 1176 volle tornare a Citeaux per assistere alla traslazione delle reliquie ` di San Bernardo di Chiaravalle: lascio ` mai piu ` in Sarla diocesi, ma non torno degna.

Melia Pianta arborea ornamentale della famiglia delle Meliacee (M. azede` stata inrach L.). Originaria dell’Asia, e trodotta nel verde pubblico e privato per la sua rapida crescita e per la chioma abbondante. Ha grandi foglie imparipennate, caduche; i fiori, primaverili, sono a grappolo, violetti e intensamente profumati; caratteristici i `, frutti: bacche giallo-ocra a maturita persistono sulla pianta anche dopo la ` conosciuta anche caduta delle foglie; e ´ i suoi come albero dei rosari, perche semi angolosi, regolari e resistenti venivano usati per infilare le corone di preghiera dei buddisti. Ha diverse pro` officinali: purgante, antipireprieta tica, antidolorifica, astringente e tonificante. [MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]

Meledina, Libero Pittore (Sassari ` l’Istituto 1917-ivi 1995). Frequento d’Arte di Sassari e in seguito si trasferı` ` la sua formaa Milano, dove completo zione all’Accademia di Brera, alla scuola di Marino Marini e di Pio Semeghini. Tornato in Sardegna, si impose ` e per la padroper le grandi qualita nanza dei mezzi tecnici negli anni in cui, nell’immediato dopoguerra, si andava affermando nell’isola il realismo. Animato da una sincera passione so` essere considerato il capociale puo scuola del realismo sardo. Pure attento ad «un’altra vena, fantastica e visionaria, che lo avvicina ai turbamenti esistenziali di Mauro Manca», hanno scritto Giuliana Altea e Marco Ma` comunque la via del realismo gnani, «e quella che l’artista percorre con mag` di risultati; olgior coerenza e felicita tre che nelle composizioni di figura nelle succose nature morte di frutta, fiori e di barattoli accartocciati e corrosi tolti alla bottega del padre decoratore, e nei ritratti che negli anni Quaranta costituiscono, a sentire Tavolara, ` importante». la sua produzione piu Prese parte a numerose mostre in Italia e all’estero. Molte delle sue opere figurano in musei e collezioni di di` d’Italia. verse citta

Meliloto Pianta erbacea annuale o biennale della famiglia delle Leguminose (Melilotus officinalis (L.) Bartal.), conosciuta come m. comune o trifoglio ` diffusa del Melilotus elecavallino, piu gans. Ha fusto ramificato, con foglie picciolate a tre segmenti ellittici, con margine dentato; i fiori, gialli, sono riuniti in racemi all’ascella fogliare; i frutti sono piccoli legumi lisci. Cresce in luoghi incolti e ai bordi stradali e fiorisce tra la primavera e l’estate. La cumarina presente nelle foglie fresche le conferisce un gusto sgradito al bestiame. Viene usata nella medicina popolare come diuretico e calmante contro l’insonnia. Nomi sardi: truvul` ddu (campidaleddu; truvullu de cua nese). [MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]

Meleduno, Goffredo Religioso (Fran` sec. XII-Citeaux?, cia, prima meta 1178). Vescovo di Sorres dal 1171 al 1176. Benedettino dell’ordine dei Cistercensi, era un monaco infermiere, andato in Sardegna per curare gli am-

Melis1 Famiglia di Cagliari (sec. XVII3

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Melis esistente). Originaria di Silius, le sue prime notizie risalgono al secolo XVII. Era di condizione borghese e i suoi membri venivano spesso eletti consiglieri di Cagliari. Nel 1674 ottenne il cavalierato ereditario con un Efisio Melis Esquirro, che nel 1678 fu ammesso allo Stamento militare durante i lavori del parlamento Las Navas. I suoi discendenti continuarono a risiedere a Cagliari, ma nel corso del secolo XVIII la loro condizione economica e sociale decadde.

Melis2 Famiglia di Fonni (sec. XVII-esistente). Le sue notizie risalgono agli inizi del secolo XVII, quando viveva un Giovanni Sisinnio, che nel 1610 ottenne il cavalierato ereditario. Nel 1626 fu ammesso allo Stamento militare durante i lavori del parlamento Vives. I suoi figli, Giovanni e Diego, diedero vita a due diversi rami della famiglia. Giovanni fu il capostipite dei Melis Fortesa, che continuarono a risiedere a Fonni e in seguito si stabilirono anche a Mamoiada; da Diego, invece, discese il ramo dei Melis Armanyach che finirono per trasferirsi a Cagliari da dove, nei secoli successivi, si spostarono a Isili e ad Aritzo.

Melis3 Famiglia di Iglesias (secc. XVIIXVIII). Le sue notizie risalgono al secolo XVII, quando viveva un Francesco Melis Massa, che nel 1646 ottenne il ca` . I suoi valierato ereditario e la nobilta discendenti furono ammessi allo Stamento militare; la famiglia si estinse nel corso del secolo XVIII.

Melis, Antioco Storico (Barumini 1866Oristano 1953). Fu ordinato sacerdote ` in Teologia nel 1888. Nel 1889 si laureo a Cagliari; dal 1908 al 1951 fu parroco della cattedrale di Oristano e canonico capitolare. Autore di opere storiche, fu convinto assertore dell’assoluta nega` del periodo aragonese e spagnolo tivita ` sı` larga messe («che in Sardegna lascio

di piangevoli sventure!») e della positi` di quello piemontese. Sostenne vita ` delle Carte d’Arborea. l’autenticita Tra i suoi scritti: Il santuario del Rimedio presso Oristano, 1905; Memorie storiche della sede di Oristano, ‘‘Gaudeamus’’, 1914; Gloria di Bosa, 1915; Titoli della sede Arborense, ‘‘Exultemus’’, 1921; Innocenzo III per la Sardegna, ‘‘Exultemus’’, 1921; Anno 1236; fra Stefano spagnolo domenicano, arcivescovo di Oristano, ‘‘Exultemus’’, 1921; Appunti storici, ‘‘Exultemus’’, 1921; L’anello e le gemme nella storia e nell’arte. L’anello in Sardegna, 1921; Lo sbarco a Tharros e l’invasione dei francesi ugonotti in Oristano nel 1637. La vittoria dei sardi, 1923; Guida storica di Oristano, 1924; Il governo aragonese in Sardegna. Storia politica, religiosa, civile, 1926; Storia politica, religiosa e civile di Arborea, 1928; sei articoli nella rivista ‘‘Sardegna’’ su alcune diocesi scomparse dell’isola: Chiesa vescovile di Dolia, VI, 7, 1928; Chiesa vescovile di Ottana, VI, 9, 1928; Diocesi di Castro, VI, 12, 1928; Diocesi di Fordongianus, VII, 1929; Diocesi di Ploaghe, VII, 6, 1929; Diocesi di Sorres, VII, 1929; e ancora la monografia Dominazione sabauda in Sardegna, 1932, e l’articolo Ademprivi, ‘‘Sardegna’’, XII, 1936.

Melis, Antonio1 Magistrato (Cagliari, ` sec. XVIII-ivi, dopo 1807). prima meta ` nelLaureato in Giurisprudenza entro l’amministrazione giudiziaria, dove percorse una brillante carriera. Nel 1794 fu nominato assessore della Regia Vicaria. In questa veste fu impegnato in alcune delicate missioni: nel 1797 fu inviato a pacificare la faida tra Santu Lussurgiu e Paulilatino e nel 1799 fu nominato difensore d’ufficio di ` l’ufficio Vincenzo Sulis. Nel 1800 lascio della Regia Vicaria, ma nel 1801 fu chiamato a far parte della delegazione ` la terribile faida che da che pacifico

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Melis anni divideva Dorgali, Orune, Oliena, Orgosolo e Nuoro. Infine, nel 1807, fu nominato prefetto di Villacidro. Morı` pochi anni dopo.

` a Milano dove divenne insegnante tiro di canto alla Scala; morı` nella sua villa di Longone al Segrino, sul lago di Como.

Melis, Antonio2 Impiegato, consigliere

Melis, Domenico Magistrato, deputato

regionale (Cagliari 1923-ivi 1983) Di cultura cattolica, dirigente delle ACLI, fu eletto consigliere regionale per la Democrazia Cristiana nel collegio di Cagliari per la VI legislatura (1969-1974) e rieletto per la VII (19741979). Fra il 1974 e il 1976 fu assessore ` in una giunta Del all’Igiene e sanita Rio e dal 1976 al 1977 ancora all’Igiene ` nella prima giunta Soddu. e sanita

al Parlamento subalpino (Cagliari, ` sec. XIX-ivi, dopo 1860). prima meta Laureatosi in Legge, intraprese la carriera di magistrato. Nel 1840 fu nominato capo della Segreteria di Stato dell’amministrazione vicereale della Sardegna; negli anni successivi divenne giudice della Reale Udienza e fu creato barone. Nel 1857 fu eletto deputato di Cagliari in opposizione al candidato governativo; alla Camera si oc` del problema degli ademprivi. cupo ` eletto. Tra Dopo il 1860 non venne piu i suoi scritti: Discorso sui diritti territoriali della Sardegna contro le pretensioni del demanio nel progetto di legge sugli ademprivi presentato alla Camera dei Deputati nella tornata 17 febbraio 1858, 1858.

Melis, Efisio1 Ufficiale d’artiglieria

Carmen Melis – Ritratto del celebre soprano cagliaritano.

Melis, Carmen Soprano (Cagliari 1885Longone al Segrino 1967). Dotata di mezzi vocali eccezionali, fu considerata tra le maggiori interpreti delle ` nei piu ` imporopere di Puccini e canto tanti teatri del mondo riscuotendo ` ovunque grandi successi. Spesso canto col famoso tenore cagliaritano Piero Schiavazzi. Terminata la carriera si ri-

(Cagliari 1785-Sant’Antioco 1815). Arruolatosi a 15 anni, raggiunse presto il grado di tenente d’artiglieria. Preposto con 17 uomini alla difesa della penisola di Sant’Antioco, il 16 ottobre 1815 resistette eroicamente a una improvvisa incursione di mille pirati tunisini, dando modo agli abitanti, col valore suo e dei suoi soldati, di porsi in ` salvo. Ritiratosi nel castello, continuo la resistenza, fino alla resa dei superstiti e alla sua stessa morte. Fu seppellito nella chiesa di Sant’Antioco. Una lapide latina ricorda il suo valore.

Melis, Efisio2 Scrittore di teatro (Guamaggiore 1889-Cagliari 1921). Dopo es` sersi laureato in matematica si dedico ` la sua pasall’insegnamento e coltivo sione per il teatro. Scrisse in sardo-trexentese numerose opere teatrali nelle quali, secondo il modello della commedia, descrisse il contrasto tra il mondo

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Melis tradizionale e l’irrompente scomposta `. Morı` giovane a Cagliari nel modernita ` Ziu 1921. La sua opera principale e Paddori, «farsa in tre atti – scrive Sergio Bullegas – rappresentata per la prima volta all’Esperia di Cagliari il 27 febbraio 1919 e replicata il primo e il 22 giugno dello stesso anno al politeama Regina Margherita», poi stampata a Cagliari nel 1926. Seguono Su banditori, 1920, e L’onorevole a Campodaliga, 1921.

` inrose mostre raggiungendo notorieta ternazionale. Nel 1943 fu chiamato a dirigere la Scuola d’Arte Ceramica; ` a Urbania, dove si era nel 1944 fondo stabilito, la Ceramica d’Arte Durante e ` tardi la Scuola Artigiana di Cerapiu mica Metauro. Morı` al culmine della fama. Ha lasciato numerose opere, alcune delle quali esposte in musei e gallerie in Italia e all’estero.

Melis, Giovanni1 Religioso (Cagliari,

ivi 1927). Allievo di Gaetano Cima, ` dopo aver completato i suoi studi entro nell’amministrazione comunale di Cagliari e percorse una brillante carriera giungendo all’incarico di Ingegnere capo. A lui si deve il progetto del mercato che fu costruito nel largo Carlo Felice nel 1886, demolito nel 1956.

` sec. XVI-Bosa 1575). Veprima meta scovo di Bosa dal 1572 al 1575. Entrato nell’ordine dei Minori fu ordinato sacerdote e si pose in evidenza per la sua ` . Fu il preparazione e le sue qualita primo provinciale del suo ordine in Sardegna e fu nominato teologo privato dell’arcivescovo di Cagliari Parragues de Castillejo. Nel 1572 fu nominato vescovo di Bosa, ma resse la sua diocesi per pochi anni.

Melis, Federico Ceramista (Bosa 1891-

Melis, Giovanni2 Teologo (Cagliari

Melis, Egidia = Melis Spiga, Egidia Melis, Enrico Architetto (Cagliari 1835-

Urbania 1969). Fratello di Melkiorre, fu allievo di Francesco Ciusa. Fece le sue prime esperienze artistiche aderendo al movimento della secessione. Prese parte ad alcune mostre in campo nazionale e in seguito si stabilı` a Cagliari dove dal 1927 diresse una bottega-scuola. Chiamato a insegnare presso l’Istituto d’Arte di Urbino, vi ` una sezione di ceramica. Nel fondo 1931 prese parte alla Quadriennale di ` forse la Roma dove espose quella che e ` conosciuta, la Sposa ansua opera piu tica, terraglia dipinta e invetriata, «un idolo arcaico – hanno scritto Giuliana Altea e Marco Magnani – , abbagliante nel fasto barbarico della policromia, nella profusione di particolari orna` la commentali che non intaccano pero pattezza del blocco plastico». Nel 1934 ` e disi trasferı` a Pesaro, dove fondo resse una scuola artigiana di ceramica legata all’Istituto d’Arte di Urbino. Negli anni seguenti prese parte a nume-

1760-Roma 1794). Fu allievo prediletto del padre Giuseppe Gagliardi, che mo` i suoi scritti. Ordinato rendo gli lascio sacerdote, giovanissimo divenne pro` di Cagliari fessore presso l’Universita ` e si fece apprezzare per la profondita della sua preparazione. Nel 1793 si tra` morı` prematusferı` a Roma, dove pero ` nel 1794. ramente in odor di santita

Melis, Giovanni3 Religioso (n. Sorgono 1916). Vescovo di Ampurias e Tempio dal 1963 al 1970, vescovo di Nuoro dal 1970 al 1992. Fu ordinato sacerdote gio` in vanissimo e subito dopo si laureo Teologia. Dopo alcuni anni fu nominato canonico arborense e vicario capitolare dell’archidiocesi di Oristano. Nel 1963 fu nominato vescovo di Ampurias e Tempio e resse la diocesi fino al 1970, anno in cui fu trasferito a Nuoro. ` la nuova diocesi fino al 1992 Governo ` . Ha quando si dimise a causa dell’eta lasciato due raccolte di scritti, La

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Melis chiesa e` comunione, 1980, e La chiesa di Nuoro tra luci ed ombre, 1988.

Melis, Giovanni4 Economista (n. Cagliari 1945). Subito dopo aver conse` dedicato alla riguito la laurea si e cerca e ha intrapreso la carriera uni` stato preside della Faversitaria. E ` di Economia e Commercio dell’Ucolta ` di Cagliari; attualmente inseniversita gna sia a Cagliari che a Sassari. Ha inoltre ricoperto numerosi incarichi prestigiosi, tra cui quello di presidente del Credito industriale Sardo; studioso ` autore di numerose pubblidi livello, e cazioni.

Melis, Giovanni Battista Avvocato, uomo politico (Oliena 1904-Cagliari 1976). Consigliere regionale, deputato ` nel al Parlamento. Di idee sardiste, gia ` l’associa1920, giovanissimo, fondo zione Giovane Sardegna, che fu sciolta dalla polizia nel 1926. Coinvolto come ‘‘camicia grigia’’ nella lotta tra fascisti e antifascisti, nel 1926 si trasferı` a Mi` in Giurilano, dove nel 1927 si laureo sprudenza. Arrestato nel 1928 a Baunei come «pericoloso all’ordine nazionale dello Stato» e aderente alla ‘‘Giovane Italia’’, fu condotto a Milano, liberato poco dopo e diffidato. Dal 1929 prese a praticare la professione di avvocato a Nuoro, legandosi agli antifascisti nuoresi. Nel 1937 un rapporto di polizia lo segnalava come «oppositore irriducibile». Scoppiata la seconda guerra mondiale, fu ufficiale di complemento a Oristano, da dove si teneva clandestinamente in contatto con Lussu. All’indomani del 25 luglio 1943 fu arrestato e tenuto per alcuni giorni in carcere a Cagliari per avere schiaffeggiato un ufficiale tedesco. In settembre fu nominato presidente del Comitato di concentrazione antifascista di Nuoro. Nel 1944 si trasferı` a Cagliari dove diresse ‘‘Il Solco’’, organo ufficiale del PSd’Az fino al 1949. Nel 1948 fu eletto depu-

tato, ma non seguı` Lussu nel momento della scissione del partito, dove M. era uno dei leader della corrente centrista di maggioranza. Negli anni successivi visse la crisi dei consensi al sardismo ` ancora eletto defino al 1974; fu pero putato dal 1963 al 1968 e successivamente consigliere regionale nella VI e VII legislatura, dal 1969 al 1976, anno della sua morte, sopravvenuta a Cagliari. Tra i suoi scritti, gli articoli Battaglia sardista, ‘‘Battaglia sardista’’, 1948, Quando la minima storia si fa grande cronaca, ‘‘L’Unione sarda’’, 1985.

Melis, Giuseppe Avvocato, giacobino ` sec. XVIII-ivi (Cagliari, prima meta 1816). Conseguita la laurea in Giuri` la professione di sprudenza, esercito ` ai avvocato. Di idee liberali si avvicino circoli ‘‘patriottici’’ negli anni che precedettero lo scoppio della Sarda Rivoluzione. Fu chiamato a far parte dello Stamento reale come procuratore di Sassari e fu, probabilmente, uno degli organizzatori dei moti popolari dell’aprile del 1794. Subito dopo gli fu affidata la direzione del ‘‘Giornale di Sardegna’’ (=), che divenne l’organo degli Stamenti. A questo punto seppe accortamente prendere le distanze dalle posizione del partito dei novatori e, durante gli anni della reazione antiangioiana, visse in disparte.

Melis, Guido Storico (n. Sassari 1949). Laureatosi in Giurisprudenza a Sas` dal sari, allievo di Luigi Berlinguer, e 1986 professore ordinario di Storia delle istituzioni politiche. Ha inse` di Sassari gnato nelle Universita (1976-1990), Siena (1991-96) e dal 1999 titolare di Storia dell’Amministra` di Roma zione pubblica all’Universita ` stato ‘‘La Sapienza’’. Dal 1996 al 1999 e anche docente presso la Scuola superiore della pubblica amministrazione. ` di Professore ‘‘invitato’’ all’Universita

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Melis Aix-en-Provence (Marseille) nel 1988, nel luglio 1994 ha tenuto un corso di Storia delle istituzioni creditizie ´ n en presso l’Escuela d’especializacio ciencias economicas dell’Universidad Nacional de La Plata (Buenos Aires). Collabora a varie riviste scientifiche e ` il direttore de ‘‘Le Carte e la dal 1995 e ` per Storia’’, semestrale della Societa gli studi di storia delle istituzioni ` stato per sei anni il pre(della quale e ` attualmente membro del sidente). E comitato di redazione dello Jahrbuch ¨ r Europa ¨ i s c h e Ver w a l t u n g s g e fu schichte, del comitato scientifico di ‘‘Studi storici’’, del comitato studi e pubblicazioni degli Archivi di Stato e del comitato scientifico della Fondazione Ugo Spirito. Ha dato alle stampe numerosi saggi in tema di storia della Sardegna, storia della pubblica amministrazione e della burocrazia, storia delle istituzioni politiche. Tra i suoi scritti: Antonio Gramsci e la questione sarda, 1975; Burocrazia e socialismo nell’Italia liberale. Alle origini dell’organizzazione sindacale del pubblico impiego (1900-1922), 1980; Due modelli di amministrazione fra liberalismo e fascismo. Burocrazie tradizionali e nuovi apparati, 1988; Storia dell’amministrazione italiana. 1861-1993, 1996; La burocrazia, 1998 (poi 2003); Uomini e scrivanie. Personaggi e luoghi della pubblica ` amministrazione, 2000; nel 2006 e uscito Il Consiglio di Stato nella storia d’Italia. Biografie dei magistrati (18611948), 2 tomi di oltre 2000 pagine, da lui diretto. Nel Trattato di diritto amministrativo (a cura di Sabino Cassese), ` autore del capitolo intro2003, II ed., e duttivo su La storia del diritto amministrativo.

Melis, Marcello Musicista (Cagliari 1939-Roma 1994). Fece le prime esperienze a Cagliari, suonando in complessi jazz con Alberto Rodriguez e

Bruno Massidda. Nel 1962 si trasferı` a ` poco dopo a Cagliari Roma, ma torno ` in Scienze polidove nel 1965 si laureo ` a Roma dove initiche. Nel 1966 torno ` la sua ascesa nel mondo del jazz. Si zio ` a Giancarlo Schiaffini e ad altri lego ` concerti per la RAI musicisti, registro ` la colonna sonora per un film e realizzo di Ugo Gregoretti. Negli stessi anni condusse una ricerca sulla musica tradizionale sarda e compose celebri pezzi tra i quali Supramonte e Mamuthones; nel 1973 si trasferı` a New York, dove compose altri brani destinati a divenire celebri come Perdas de Fogu e ` il patriSa Bruscia, con i quali rivisito monio tradizionale sardo alla luce dell’esperienza americana, e che lo imposero all’attenzione internazionale. Nel ` in Italia e dopo aver costi1978 torno tuito un quartetto d’archi si trasferı` in Giappone dove compose Angedras, un altro dei suoi album. Tornato in Italia, si stabilı` a Roma, dove morı` prematuramente nel 1994.

Melis, Maria Grazia Archeologa (n. sec. XX). Laureata in Lettere, ha collaborato con la Soprintendenza archeologica di Cagliari. Nel 1985 ha lavorato a Cobulas con Vincenzo Santoni. Tra i suoi scritti: Il tesoretto di monete imperiali da Barumini, ‘‘Quaderni della Soprintendenza archeologica per le province di Cagliari e Oristano’’, 5, 1988; ` prenuraMateriali e monumenti di Eta gica e nuragica (con A. Depalmas), ‘‘An` sarde. Studi e ricerche’’, 2, 1989; tichita Materiali di cultura San Michele di Ozieri dall’insediamento preistorico di Su Cungiau de Is Fundamentas-Simaxis, ‘‘Quaderni della Soprintendenza archeologica per le province di Cagliari e Oristano’’, 6, 1989; La cultura di Monte Claro negli insediamenti preistorici di Su Cungiau de is Fundamentas e di Campu ’e Cresia presso Simaxis, ‘‘Studi sardi’’, XXVIII, 1989; Gli inse-

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Melis diamenti preistorici di Su Cungiau de Is Fundamentas e di Campu ’e Cresia presso Simaxis, in Monumenti e mate` prenuragica e nuragica, riali dell’Eta 1990; I nuraghi del territorio di Gesico, ‘‘Quaderni della Soprintendenza archeologica per le province di Cagliari e Oristano’’, 7, 1990; Il tesoretto di denari imperiali da Barumini. Catalogo, ‘‘Studi sardi’’, XXIX, 1991; Materiali preistorici dall’insediamento di Cuccuru Ambudu-Serramanna, ‘‘Quaderni della Soprintendenza archeologica per le province di Cagliari e Oristano’’, ` prenura8, 1992; I monumenti di Eta gica, in Goceano. I segni del passato, 1992; L’insediamento preistorico di Craviole Paderi, Sestu, ‘‘Quaderni della Soprintendenza archeologica per le province di Cagliari e Oristano’’, 11, 1994; La necropoli a domus de janas di Lochele-Sedilo (con Giuseppa Tanda e A. Depalmas), ‘‘Preistoria e Protostoria in Etruria’’, I, 1995; I pesi da telaio eneolitici della Sardegna, ‘‘Studi sardi’’, XXX, 1996.

Melis, Mario Avvocato, uomo politico (Arbatax 1921-Nuoro 2005). Presidente della Regione sarda, senatore della Repubblica, parlamentare europeo. Fratello di Giovanni Battista e di Pietro. Laureato in Legge ha esercitato la professione di avvocato. Sardista, fu tra i protagonisti della ricostituzione del partito dopo la caduta del fascismo; non aderı` alla scissione promossa nel 1948 da Lussu, e negli anni Settanta fu protagonista della ripresa sardista. Sindaco di Oliena per oltre 15 anni, eletto consigliere regionale dal 1969 al ` stato assessore agli 1974, nel 1969 e Enti locali nella giunta Giagu. Nel ` stato eletto senatore come sardi1976 e sta nelle liste del PCI; tornato in Consi` diventato glio regionale dopo il 1979, e assessore all’Ambiente tra il 1980 e il 1982 nelle due giunte Rais di sinistra.

Nello stesso anno, eletto presidente della Giunta nel maggio 1982 non riuscı` a formare un governo; eletto nel giugno 1983 alla Camera dei deputati, si dimise per tornare in Consiglio regio` il suo primo governo nale, dove formo a guida sardista. Rieletto al Consiglio ` nel 1987 e riconfermato presidente, e rimasto in carica fino al giugno 1989 alla guida di diverse giunte laiche e di ` stato eletto quindi europarsinistra. E lamentare. Tra i suoi scritti: Caro Bocca, noi facciamo sardismo dentro la Costituzione, ‘‘La Nuova Sardegna’’, 11 settembre 1984 (un articolo scritto nel pieno della polemica che sembrava imputare alle posizioni sardiste una spinta separatista). Molti suoi interventi sono raccolti nel volume Discorsi, pubblicato a Cagliari nel 1989, a conclusione della lunga esperienza di governo.

Melis, Melkiorre Ceramista e pittore (Bosa 1889-Roma 1983). Fratello di Fe` all’Accademia di Belle derico, studio ` a ‘‘RiArti di Roma. Dal 1919 collaboro vista Sarda’’ e a partire dal 1920 ne diresse la sezione artistica. Nel 1921 de` la sala sarda della Biennale coro d’arte, nel 1923 la sala sarda al Palazzo delle Esposizioni a Roma. Negli anni ` molto e collaboro ` come Trenta viaggio grafico di prestigio a ‘‘L’illustrazione Italiana’’ e a ‘‘Rivista delle arti decorative’’. Dal 1934 al 1940 si trasferı` a Tripoli, chiamatovi da Italo Balbo a dirigere la Scuola Mussulmana di Arti e Mestieri. «Qui – hanno scritto Giuliana Altea e Marco Magnani – avrebbe messo a frutto il suo talento e la sua lunga esperienza di decoratore, dedicandosi a una reinvenzione dall’interno dei motivi e delle forme dell’artigianato tradizionale nordafricano, dalla ceramica alla pittura murale, al `a tessuto». Successivamente continuo ` incessante, spaprodurre con attivita

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Melis ziando con la sua produzione in tutti i generi di arte decorativa. In effetti, tor` a numenato dalla Libia, M. partecipo rose rassegne, tornando di frequente in Sardegna, con personali a Sassari nel 1945 e nel 1951, a Nuoro nel 1946 e nel 1952, a Cagliari nel 1956, coltivando, accanto all’amata ceramica, «una pittura – hanno scritto Altea e Magnani – dai modi icasticamente abbreviati, cui le ombre marcate e la schematizzazione del disegno conferiscono un che di scenografico». Tra i suoi scritti: L’arte dei pastori sardi, ‘‘Il piccolo’’, 1922; La I Mostra internazionale di Arte decorativa e la Sardegna, ‘‘Il Giornale d’Italia’’, 1922; Gli artisti sardi, ‘‘L’Unione sarda’’, 1926; La ceramica di Sardegna, ‘‘L’Unione sarda’’, 1946.

Melis, Paolo 1 Architetto (n. Roma ` dedicato al1941). Dopo la laurea si e l’insegnamento universitario. Nel 1980 ` diventato ricercatore di Composie zione architettonica. Attualmente la` di Architettura vora presso la Facolta ` ‘‘La Sapienza’’ di dell’Universita Roma.

Melis, Paolo2 Pugile (Quartu Sant’E` pugilena 1928-Cagliari 1973). Si formo listicamente a Cagliari e si pose in luce da dilettante. Diventato professionista percorse una brillante carriera; dotato ` di eccezionali mezzi tecnici, conquisto il titolo italiano e nel 1953 quello europeo nella categoria dei welter. Ritira` agonistica, si stabilı` a tosi dall’attivita Cagliari, dove morı`.

Melis, Paolo3 Archeologo (n. Sassari 1958). Laureato in Materie letterarie a ` allievo di ErIndirizzo archeologico, e ` tecnico laureato cole Contu. Dal 1989 e ` di Lettere dell’Unipresso la Facolta ` di Sassari. Si occupa prevalenversita temente di preistoria e protostoria. Ha diretto gli scavi nella necropoli ipogeico-megalitica di Sa Figu (Ittiri) e

nella Tomba X di Santu Pedru (Alghero). Ha condotto il censimento archeologico dei comuni di Florinas, `, Castelsardo, Sedini, Tergu, BorLode tigiadas. Tra le sue opere: Carta archeologica del comune di Tergu, in ‘‘Bollettino dell’Associazione Italiana di Cartografia’’, 1995; New data regarding ‘‘Architectonic Prospect Domus’’ of the Bronze Age in Sardinia, in ‘‘Paper from the E.A.A. Third Annual Meeting at Ravenna’’, 1998; La tomba di Campu Lontanu nel territorio di Florinas, 2001; Ci` nuragica, 2003; Preistoria e protovilta storia nel territorio di Castelsardo, in Castelsardo. 900 anni di storia, 2007.

Melis, Pietrino Impiegato, consigliere regionale (Nuoro 1923-ivi 1991). Schierato fin da giovane con la Sinistra, fu eletto consigliere regionale per il Partito Comunista Italiano nel collegio di Nuoro per la V legislatura (1966-1970) e confermato nella VI (1970-1974). Non fu ricandidato.

Melis, Pietro Insegnante, consigliere regionale (Oliena 1907-Cagliari 1969). Fratello di Giovanni Battista e di Mario, sardista, dopo la laurea in Lettere ` all’insegnamento nelle si dedico scuole secondarie. A partire dal secondo dopoguerra fu uno dei protagonisti delle dinamiche interne del PSd’Az, e nel 1948 non aderı` alla scis` volte consisione di Lussu. Eletto piu ` volte assessore: gliere regionale, fu piu dal 1958 al 1961 e dal 1961 al 1963 all’Industria in due giunte Corrias. Tra i suoi scritti: Il VI Congresso del PSd’Az, ‘‘Forza paris’’, 1944; Esigenze autonomistiche dei partiti sardi, ‘‘Il Solco’’, 1945; Note a un congresso, ‘‘Il Solco’’, ` polemica, ‘‘Il Solco’’, 1945; Dell’onesta 1945; La nostra battaglia, ‘‘Il Solco’’, 1946; Problemi e compiti attuali del Partito Sardo, ‘‘Il Solco’’, 1947; Responsabi` politica della mancata industrializlita zazione della Sardegna, ‘‘Il Solco’’,

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Melis Atzeni 1958; Nuovo ciclo per Carbonia, ‘‘La Nuova Sardegna’’, 1959; Nel codice di Villa di Chiesa la prima legge sulle miniere sarde, ‘‘La Nuova Sardegna’’, 1962; Storia del diritto minerario sardo, ‘‘Sardegna economica’’, IV, 1966.

Melis, Pino Pittore (Bosa 1902-Roma 1985). Fratello di Melkiorre e di Federico, esordı` appena quattordicenne nella mostra sassarese per la Mobilitazione civile, 1916, esponendo dei figurini di moda («signore dall’eleganza viennese, con la tecnica cara ai secessionisti e ai loro seguaci italiani», scriveva Michele Saba) ed eseguendo l’anno dopo una serie di mattonelle artistiche. Compiuti i suoi studi in Sardegna, nel 1921 si trasferı` a Roma dove fece le sue prime esperienze artistiche. Ben presto si impose come illu` a importanti periostratore e collaboro dici italiani raggiungendo una noto` internazionale. Di notevole lirieta vello sono anche i disegni dei costumi tradizionali sardi, che poi fece realizzare da una sarta ottenendo un grandissimo successo.

Melis, Sebastiano Torraro (Ogliastra, ` sec. XVIII-ivi, meta ` sec. seconda meta XIX). Nel 1812 comandava la torre lito` quando fu sorpreso da ranea di Sarala un’improvvisa incursione di corsari barbareschi che sbarcarono nella vicina spiaggia. Egli non si perse d’animo e riuscı` a tener loro testa; usando il cannone di cui era dotata la torre, ne uccise molti e costrinse alla fuga i superstiti. Per questo episodio fu insignito di medaglia d’oro; morı` entro la ` del secolo XIX. prima meta

Melis, Sigismondo Ceramista e scultore (Iglesias 1902-ivi 1975). Allievo del ` a Roma e a Faenza. Gambellotti, studio ` negli ambienti della capiSi affermo tale con grandi pannelli policromi a bassorilievo, che ornarono diversi locali pubblici. Antifascista, nel 1931 fu

mandato al confino nell’isola di Ponza; ` nella capitale e riprese nel 1937 torno ` artistica. Finita la sua intensa attivita la seconda guerra mondiale, espose in ` d’Italia e all’estero. Molte diverse citta delle sue opere furono ospitate nei pa` lazzi dei ministeri e nel 1950 lavoro come scenografo per il film Ben Hur; ` in Sardegna. dopo il 1970 torno

Melis, Tullio Direttore didattico, consigliere regionale (Tertenia 1914-Nuoro 1988). Conseguita l’abilitazione magi` all’insegnamento perstrale si dedico correndo una brillante carriera sino alla nomina a direttore didattico. Impegnato nelle file delle organizzazioni cattoliche, dopo la caduta del fascismo fu tra i protagonisti della nascita della Democrazia Cristiana nel Nuorese. Nel 1969 fu eletto consigliere regionale per il suo partito nel collegio di Nuoro per la VI legislatura, ricandidato per la ` in VII legislatura non fu rieletto. Torno Consiglio nel 1976, subentrando a Giovanni Del Rio dimissionario.

Melis, Valerio Poeta (n. Villamar 1951). ` e fantasia, ha Scrittore di sensibilita esordito giovanissimo con la raccolta di versi Divenire, pubblicata nel 1977, cui ha fatto seguito nel 1995 la raccolta E l’assedio continua....

Melis Atzeni, Giuseppe Teologo, gior` sec. nalista (Cagliari, seconda meta XVIII-ivi, dopo 1816). Per quanto laico, conseguı` la laurea in Teologia. Legato a Giovanni Maria Angioy, prese parte attiva alle vicende politiche cagliaritane a partire dal 1794. Tra il 1795 e il ` ‘‘Il Giornale di 1796 diresse e compilo Sardegna’’, organo degli Stamenti. Successivamente prese le distanze dal movimento angioyano; divenne consigliere comunale di Cagliari dal 1805 al 1806, e nel 1806 divenne giurato capo; dopo alcuni anni nel 1814 e 1815 fu nuovamente eletto consigliere e nel 1816 ancora giurato capo. Morı` subito dopo.

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Melis Bassu Nello stesso anno 1794, cosı` denso di avvenimenti politici, aveva pubblicato un opuscolo di Avvertimenti importanti di un cagliaritano ai sardi.

Melis Bassu, Giuseppe Avvocato, intellettuale (n. Sassari 1920). Ancora studente, insieme con Antonio Pigliaru, dal 1943 fu uno dei protagonisti del risveglio politico sassarese conducendo una serrata critica al fascismo ` all’interno di ‘‘Intervento’’, il giorgia nale del GUF di cui entrambi erano redattori. Laureatosi in Legge, divenne ` nel suo impegno avvocato e continuo intellettuale e politico a fianco di Pigliaru, con cui aveva intrattenuto una intensa corrispondenza epistolare nel periodo 1944-1946 in cui quest’ultimo era stato in carcere per motivi politici. Ma mentre Pigliaru maturava il suo complesso itinerario intellettuale che doveva portarlo a diventare una voce importante della Sinistra isolana, ` schierato su posizioni M.B. si era gia liberali democratiche che lo avvicinarono spesso al Partito Radicale. Nel 1948 diede vita con Pigliaru e altri intellettuali democratici alla rivista ‘‘Ichnusa’’, della cui prima serie, uscita fra il 1948 e il 1964, fu uno dei ` autorevoli. Intanto parteredattori piu cipava, attraverso puntuali interventi sulla ‘‘Nuova Sardegna’’, al dibattito sui grandi temi della vita sociale e politica dell’isola, in particolare negli anni caldi del banditismo, in cui oc` e difese posizioni di forte garanticupo smo. Studioso di antropologia criminale di riconosciuto prestigio, negli ` alla ripresa anni Ottanta collaboro delle pubblicazioni di ‘‘Ichnusa’’. Tra i suoi scritti: Contributi sui risultati elettorali delle regionali del 1957, ‘‘Ichnusa’’, V, 18, 1957; Note sugli Atti del Convegno liberale sui problemi della Sardegna, ‘‘Ichnusa’’, V, 21, 1957; Appunti sulla delinquenza in Sardegna,

‘‘Ichnusa’’, IX, 41, 1961; Non disturbate l’Agha Khan, ‘‘Sardegna oggi’’, I, 1, 1962; Il fascismo come feticcio, ‘‘Ichnusa’’, XII, 56-57, 1964; Il rapporto tra banditismo e apparato giudiziario, ‘‘I problemi di Ulisse’’, 1969; Mussolini in Sardegna (con Aldo Cesaraccio e Antonello Mattone), 1983; Giugno 1945: smarrimento e ricerca, ‘‘Ichnusa’’, n.s., ` organiz5, 1983; La nuova criminalita zata e il tessuto sociale della Sardegna, ‘‘La Nuova Sardegna’’, 1984; Il giovane Pigliaru: il fascismo come esperienza e come rimorso, ‘‘Ichnusa’’, n.s., supplemento al n. 19, 1987; La criminologia e la Sardegna, in La Sardegna. Enciclopedia (a cura di M. Brigaglia), III, 1988; La questione morale. Intransigenza e mazzette, ‘‘Ichnusa’’, n.s., 14, 1988; Carteg` gio con Antonio Pigliar u, ‘‘Societa ` un lungo saggio con sarda’’, 4, 1997 (e numerose citazioni della corrispondenza 1944-1946, introdotto da M. Brigaglia, Melis Bassu-Pigliaru); Sequestro ` sarda’’, I, 1988; Un di persona, ‘‘Societa ` sarda’’, 10, dialogo interrotto, ‘‘Societa ` o equivoco?, 1999; ‘‘Zona grigia’’: realta ` sarda’’, 11, 1999. ‘‘Societa

Melis Devilla, Amelia Scrittrice (Iglesias 1882-Monterotondo 1956). Compiuti gli studi, nel 1911 si trasferı` a Ca` a vivere a gliari, e da qui nel 1921 ando ` attivamente a diversi Roma. Collaboro ` periodici locali e nazionali. Pubblico un romanzo, Alba sul monte, 1931, e due raccolte di racconti, «Faula de orbaci» ed altre novelle sarde, 1913, e Piccole prose di guerra, 1917, e anche un breve saggio su Poesia popolare e poesia dialettale in Sardegna, ‘‘Rassegna nazionale’’, VII, 1929. Tra i suoi numerosi articoli sui quotidiani sardi, Un antico esempio romano d’amore coniugale a Cagliari, ‘‘L’Unione sarda’’, 1928; Idee di un vescovo agricoltore sull’educazione femminile, ‘‘L’Isola’’, 1929 (su

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Melissa monsignor Virgilio, vescovo di Ogliastra).

´ nimo AvvoMelis Escarchoni, Jero ` cato, giurista (Iglesias, seconda meta sec. XVI-ivi?, dopo 1642). Compiuti gli studi di legge a Cagliari, si mise a esercitare la professione di avvocato. Per la sua grande cultura e preparazione fu nominato professore di Diritto civile ` di Cagliari. Tra i presso l’Universita suoi scritti: Pro collegio turritano societatis Jesu contra comtissa d. Mariana de Maza y Dixar, s.d.; Pro d. Diego de Aragall gubernatore capitum Calaris et Gallurae et nobilibus d. Joanne Dexart regio senatore et d. Antonio Barbarano tutoribus d. Blaci de Alagon et Cardona marchionis de Villasor contra collegium societatis Jesu Calaritanae, s.d.; Pro nob. d. Ioanne Baptista Fortesa barone Serdiani et S. Esperat contra regium Fiscum patrimonialem super investitura eorundem feudorum, 1640; Pro nob. ´ don Bernardino Mathia de Cervello equite calatravensi contra egreg. D. Mar` et Eril, comtissam gheritam de Cervello de Eril, 1641; Por d. Angela Sanjust Escarchoni sen ˜ ora de la baronias de `, Furtey, Pauli y Mas con Juan Catala 1642; Pro egregia domna Marianna de ´ et Ferreras comtissa de Sedilo Cervello contra egregiam domnam Margaritam ´ et de Erill comtissa de Erill de Cervello eius nurum, 1642; Pro insigni civitate calaritana et litis consortibus contra Jacobum et alios fratres Giancardi, s.d.

hanno scritto Giuliana Altea e Marco ` maestro». ConMagnani – diventera temporaneamente divenne un illustratore raffinato raggiungendo diversi riconoscimenti a livello internazionale. ` un manuale di inciNel 1916 pubblico sione, L’acquaforte, che fu universalmente apprezzato, e negli stessi anni ` anche come poeta pubblisi affermo cando alcune raccolte di versi come Sonetti durante la guerra, 1919. Dopo un nuovo ritorno da Milano in Sarde` alla incisione su gna, dal 1933 si dedico legno, spinto anche dal successo degli altri xilografi sardi suoi amici. Nel 1939 gli venne dedicato l’album Vecchia Sardegna, che riproduceva le sue inci` note. sioni piu

Melissa – Dalle foglie si ottengono preparati medicamentosi.

Melis Marini, Felice Pittore, incisore, ` poeta (Cagliari 1871-ivi 1953). Rifiuto di percorrere la carriera del padre (un noto architetto, cui si devono alcune importanti operazioni nell’assetto urbanistico cagliaritano) per dedicarsi alla pittura. Frequentata a Roma la Scuola Libera del Nudo e un anno dell’Accademia di Venezia, nel 1904 rea` le sue prime incisioni all’acqualizzo ` tardi – forte, «tecnica nella quale piu

Melissa Pianta erbacea perenne della famiglia delle Labiate (M. officinalis L.). Da un breve rizoma sotterraneo si sviluppano fusti che possono raggiungere i 150 cm di altezza, con rami a sezione quadrangolare; le foglie, opposte, di color verde chiaro, hanno apice acuto e margine dentato; i fiori sono bianco-rosati e crescono al vertice delle foglie. Distribuita in tutta la Sar-

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Melis Spiga degna, preferisce ambienti freschi e ombrosi di collina e di montagna; fiorisce tra maggio e agosto, quando si raccolgono fiori e foglie per essere utilizzati a scopi terapeutici: le sue pro` sono riconosciute sin dai tempi prieta antichi (il suo nome deriva dalla stessa ´ pianta prediradice di ‘‘miele’’, perche letta dalle api e da sempre sinonimo di dolcezza); l’olio essenziale che se ne estrae ha azione sedativa, spasmoli` efficacissimo tica, antibatterica, ed e ` usata nella cura dei disturbi gastrici. E anche nell’industria profumiera. Famosa l’‘‘acqua di m.’’, ottenuta per distillazione o per macerazione delle foglie, e usata per frizioni analgesiche o impacchi disinfettanti e cicatrizzanti. Nomi sardi: erba chidru (logudorese); folla de limoni (Sardegna centrale); limoncina (gallurese); menta de abe (nuorese); menta de abis, menta limonada (campidanese). [MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]

Melis Spiga, Egidia Consigliere regionale (n. Cagliari 1929). Militante da giovane nella Sinistra, esperta dei pro` stata eletta consiblemi della donna, e gliere regionale del Partito Comunista Italiano nel collegio di Cagliari per la VII legislatura nel 1974. Al termine ` stata riconferdella legislatura non e mata.

Melis Tedeschi, Efisio Garibaldino, scrittore (Cagliari 1845-ivi 1932). Giovanissimo prese parte alla terza guerra d’indipendenza e ad altre campagne nelle formazioni garibaldine, coprendosi di gloria. Ritiratosi a vita privata, ` all’insegnaa partire dal 1886 si dedico mento elementare e scrisse alcuni libri per ragazzi. Dopo aver educato alcune generazioni di concittadini, nel 1918 fu collocato a riposo.

Mello Antico villaggio di origine medioevale situato nelle campagne di Bonnanaro; faceva parte del giudicato di

Torres, compreso nella curatoria del Cabudabbas. Dopo l’estinzione della dinastia giudicale se ne impadronirono i Doria che lo inclusero nel loro ` prese a stato. La sua popolazione pero diminuire rapidamente e agli inizi del secolo XIV era completamente spopolato.

Melo Pianta arborea della famiglia delle Rosacee (Malus communis Dek.) ` raggiungere notevoli dimenche puo sioni (8-10 m), dotata di radici striscianti che non approfondiscono molto. Ha gemme cotonose, foglie alterne, ovali o ovato-ellittiche, con margine leggermente seghettato, tomentose e biancastre alla pagina inferiore. I fiori sono riuniti in un’infiorescenza a corimbo (a formare un piccolo ombrello), hanno 5 petali bianchi con sfumature rosa all’esterno. La feconda´ zione deve essere incrociata perche pur essendo i fiori ermafroditi spesso ` fesono autosterili, non possono cioe condare gli ovari con il proprio polline. ` un pomo di forma globosa, Il frutto e ` o meno schiacciata e di dimensioni piu ` , anvariabili in relazione alla varieta ` variabile dal giallo al che il colore e rosso porpora. In Sardegna si coltiva ` da sempre, con grande diffusione gia ` probabile che dall’epoca romana ed e la cultivar tradizionale ‘‘appio’’ sia stata introdotta proprio in questo periodo. Nonostante nei secoli si siano ` o meno favoresucceduti periodi piu voli alla coltivazione del m. in Sardegna, ancora oggi il patrimonio genetico ` qualitativamente ricco; sono locale e ` riportate nello studio a 21 le varieta cura di Agabbio, sebbene talora diffuse solo in maniera puntiforme sul territo` di cui non si conorio. Molte le varieta sce l’origine: tra le tante ricordiamo la gustosa Trempa ar r ubia (guancia rossa), reperita a Ussassai e in diverse ` della provincia di Nuoro, dove localita

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Melonda ` oggetto di intensa coltivazione in e quanto una delle poche cultivar proponibili per la frutticoltura delle zone di alta collina dell’isola. Cherchi Paba, ` 1974-77, fa notare che alcune varieta isolane, oramai poco reperibili e a rischio di estinzione, mostrano nume` di rose analogie con alcune varieta mele citate da Plinio: pettus de dama (petto di dama) con orthonomastica, piberi (pepe) con piper, mela ’e porcus (mela dei maiali) con pulmunea, rosa con orbiculata, Santu Giagu (San Giacomo) con siriaca ruberrima. Attualmente sono prodotte in Sardegna al` di mele inserite nella specune qualita ciale tabella, redatta dal Ministero delle Politiche agricole e forestali, dei ` ’’: appi‘‘prodotti tradizionali di qualita cadorza o baccalana, noi unci, miali, trempa arrubia. Il m. selvatico (Malus ` citato da Camarda dasyphilla Borkh.) e e Valsecchi come unica specie selva` repetica di m. presente in Sardegna; e ribile sul Gennargentu e nei boschi del Marghine. Le caratteristiche botaniche sono come quelle del Malus com` ridotta e i fiori munis, ma la taglia e ` intensamente colorati. [TIZIANA piu

come dessert, ma impiegato anche nella preparazione di pietanze in salsa ` una pianta con tante agrodolce. Il m. e `: e ` ricca di princı`pi attivi conproprieta ` tintro i parassiti gastro-intestinali, e toria: infatti dalla sua buccia essiccata si ottiene una vasta gamma di gialli mentre dalla corteccia si ottiene un bel colore nero, stabile alla luce e che non vira al verde con i lavaggi. Nella ` simbolo di fertilita ` tradizione il frutto e e veniva spesso rappresentato nei corredi da sposa, sia come decorazione del letto matrimoniale, sia nei servizi ´ da (logudi stoviglie. Nomi sardi: arena ´ da (campidanese). dorese); melarena [TIZIANA SASSU]

SASSU]

Melo cotogno = Cotogno Melograno Pianta della famiglia delle Punicacee (Punica granatum L.). Il m. ` una delle due sole specie di cui e ` e composta questa famiglia, strettamente imparentata con quella delle Mirtacee, con la quale mostra notevoli ` una specie a portamento ar`. E affinita ` dibustivo, cespuglioso, talvolta puo ventare un alberello di modeste dimensioni; i fiori sono ermafroditi e dotati di 6 sepali e 6 petali di un bel colore ` una particorosso-aranciato; il frutto e lare bacca con setti membranosi chiamata balausto, tra le membrane sono racchiusi i semi avvolti in un tessuto succoso e dolciastro molto appetito

Melograno – Frutti.

Melonda Famiglia cagliaritana (secc. XVI-XVIII). Le sue prime notizie risalgono al secolo XVI, quando viveva un Gaspare. Era originario di Valencia ed era giunto in Sardegna come regidor del ducato di Mandas e in questa veste prese parte ai lavori del parlamento

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Melonda Vivas. Nel 1631 ottenne il cavalierato ` . Suoi discenereditario e la nobilta denti continuarono a risiedere a Cagliari, dove si estinsero nel corso del secolo XVIII.

Melonda, Francesco1 Gentiluomo ca` sec. gliaritano (Cagliari, prima meta ` XVII-ivi 1657). Prese parte all’attivita dei parlamenti del suo tempo; schie` rato nel partito degli Alagon, mostro una netta avversione per i Castelvı`. Volendo uccidere il marchese di Laconi, ` , addirittura, a corrompere un arrivo cameriere dei Castelvı`, ma fu attirato in un tranello e ucciso a schioppettate prima del 1657.

Melonda, Francesco2 Giurista (Ca` sec. XVII-Torino gliari, seconda meta 1747). Dopo aver conseguito la laurea in Legge si fece notare per la profon` della sua preparazione, per cui fu dita nominato professore di Diritto cano` di Cagliari. In nico presso l’Universita seguito si trasferı` a Torino dove inse` Diritto civile. Dopo alcuni anni fu gno nominato presidente del Senato del Piemonte.

Melone1 Pianta annuale della famiglia delle Cucurbitacee (Cucumis melo L.). Ha fusti striscianti, angolosi e molto ramificati; le foglie sono grandi e cuoriformi, di colore verde-azzurro; i fiori sono gialli portati all’ascella delle fo` un peponide (frutto carglie, il frutto e noso simile a una bacca) con buccia co` riacea e polpa succosa e profumata. E una pianta originaria dell’Asia meri` tra dionale e dell’Africa tropicale. E ` largamente coltivati: in gli ortaggi piu ` estese Sardegna le coltivazioni piu sono nell’Oristanese, dove viene prodotto il m. d’inverno o m. a secco (me` inserito nella speloni de jerru) che e ciale tabella redatta dal Ministero delle Politiche agricole e forestali dei ` ’’. ‘‘prodotti tradizionali di qualita

Nomi sardi: maboni, poponi (campidanese). [TIZIANA SASSU]

Melone2 Famiglia sassarese (secc. XIVXVI). Le sue notizie risalgono al secolo XIV; i suoi membri erano mercanti e si legarono agli Aragonesi e nella prima ` del secolo XV alcuni di loro premeta sero parte alle guerre di Alfonso V nel Napoletano. In Sardegna inoltre furono tra i maggiori protagonisti dell’ul` tima fase della guerra contro Nicolo Doria; nel 1428 ottennero il riconosci` con un Giomento della generosita vanni, nel 1436 con un Francesco e nel 1441 ancora con un Antonio. Il personaggio di maggiore spicco tra questi fu ` il Francesco, che nel 1436 acquisto feudo di Pozzomaggiore iniziando le fortune feudali della famiglia. La sua ` anche il discendenza nel 1480 acquisto feudo di Planu ’e Murtas, ma si estinse ` del secolo XVI. I nella seconda meta suoi feudi passarono ai Virde.

Melone, Francesco Barone di Pozzo` sec. maggiore (Sassari, prima meta ` sec. XV). PersoXV-ivi?, seconda meta ` la naggio molto ricco, nel 1424 acquisto ‘‘carra’’ (=) di Sassari traendo grandi utili dall’esercizio della misurazione ` l’imdelle merci. In seguito finanzio ` Doria e nel 1436 presa contro Nicolo ottenne il riconoscimento della gene` ; dopo la conquista del castello rosita di Monteleone, nella spartizione del ` il feudo patrimonio del Doria acquisto di Pozzomaggiore.

Melone, Pietro I Barone di Pozzomag` sec. XV-ivi giore (Sassari, prima meta 1443). Figlio di Francesco, fu investito del feudo di Pozzomaggiore acquistato ` dei problemi da suo padre. Ebbe pero con i signori di Planu ’e Murtas a causa dei continui sconfinamenti che i suoi vassalli compivano in quel territorio per assicurarsi il controllo dei pascoli.

Melone, Pietro II Signore di Planu ’e Murtas, barone di Pozzomaggiore (Sas-

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Meloni sari, sec. XV-?). Riuscı` a concludere la lite annosa con i De Ferraria che gli permise di rientrare in possesso del feudo di Pozzomaggiore nel 1479. Nel ` anche il feudo di Planu 1480 acquisto ’e Murtas, consentendo cosı` ai pastori di Pozzomaggiore di disporre di un ampio spazio di pascolo per le loro mandrie.

Meloni 1 Famiglia di Cagliari (sec. XVIII-esistente). Le sue notizie risalgono al secolo XVIII, quando viveva il dottor Pietro, giudice della Reale Udienza, che nel 1731 ottenne il cava` . Alla fine lierato ereditario e la nobilta ` , le condizioni della fadel secolo, pero miglia decaddero.

Meloni2 Famiglia di Santu Lussurgiu (sec. XVII-esistente). Le sue notizie risalgono al secolo XVII; i suoi membri possedevano un vasto patrimonio immobiliare ed erano divisi in diversi ` facile da rami la cui genealogia non e ricostruire. Sono identificabili due rami, non si sa come imparentati tra loro: Ramo di Diego. Durante la guerra di successione spagnola un Diego M. si ` con gli Asburgo e ottenne il caschiero ` nel valierato ereditario e la nobilta 1713. Ebbe molti figli, due dei quali lasciarono discendenza: da Diego, figlio omonimo, discesero i Meloni che si trasferirono a Fonni e che tuttora sussi` a risiedere a stono; Paolo continuo Santu Lussurgiu ed ebbe a sua volta numerosa discendenza, che alla fine del secolo XVIII si stabilı` in altri centri con un altro Paolo, da cui discendono i Meloni di Mamoiada, e un Giuseppe, dal quale discendono i Meloni di Olzai e di Cagliari. Ramo di Bartolomeo e di Francesco. Da Bartolomeo e Francesco, due fratelli che ottennero il cavalierato ereditario ` nel 1786, discese un altro e la nobilta

` a risieramo di Meloni che continuo dere a Santu Lussurgiu.

Meloni 3 Famiglia di Pozzomaggiore (sec. XVIII-esistente). Le sue notizie risalgono al secolo XVIII, quando viveva un Antonio che nel 1738 ottenne il ca` . La favalierato ereditario e la nobilta miglia, tuttora fiorente, continua a risiedere a Pozzomaggiore, a Sassari e in altri centri.

Meloni, Agostino1 Gentiluomo, colonnello dei miliziani (Santu Lussurgiu, ` sec. XVIII-Cagliari 1795). prima meta Dal paese natio si trasferı` a Cagliari nei difficili anni che precedettero la Sarda Rivoluzione. Prese parte all’atti` degli Stamenti e, legato da amicivita zia a Gerolamo Pitzolo, fu suo sostenitore in politica. Quando scoppiarono i moti popolari del luglio 1795, egli era colonnello dei miliziani del quartiere di Villanova e fu chiamato dal marchese della Planargia a presidiare il ` , catturato dai rivolcastello. Fu, pero tosi e ucciso subito dopo il Pitzolo.

Meloni, Agostino2 Teologo (Selegas 1816-Cagliari 1873). Frate minore, si ` in Teologia a Cagliari; tra il laureo 1841 e il 1844 si stabilı` a Roma per studiare le lingue orientali. Nel 1845 si trasferı` a Torino per continuare i suoi studi; nel 1846 fu nominato professore ` di Cadi Scrittura presso l’Universita ` anche Lingue gliari. A Cagliari insegno orientali fino al 1866. Quando furono sciolti gli ordini religiosi fu nominato applicato nella Biblioteca Universitaria. Resta di lui un Discorso accademico sull’importanza dell’archeologia, stampato a Cagliari da Timon nel 1861.

Meloni, Alessandro Pittore (n. Sassari 1968). Diplomato all’Istituto d’Arte e poi all’Accademia di Belle Arti di Sassari, si specializza poi in incisione a Firenze. In meno di dieci anni tiene numerose mostre. Esordisce con una collettiva, datata 1992, al Museo ‘‘Sanna’’

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Meloni di Sassari dal titolo Tracce antiche e contemporanee del passato. Quattro personali, dal 1994 al 1999, lo hanno portato a San Sperate, nella biblioteca del Monte granatico per l’Autunno musicale 1994, all’Auditorium comunale di Berchidda e infine, dopo Kairos e Man Ray, alla galleria ‘‘Denti’’ di Sassari per una personale di grafica intitolata Incisioni. [G.D.]

Meloni, Bartolomeo Ingegnere, patriota (Cagliari 1900-Dachau 1944). Medaglia d’oro al V.M. alla memoria. Di nobile famiglia originaria di Santu Lussurgiu, si laurea al Politecnico di Torino e dal 1926, ingegnere ferrovia` ispettore generale delle ferrovie rio, e a Venezia. Presto in contatto con i gruppi clandestini del Partito d’Azione, l’8 settembre non riesce a convincere i comandi militari della zona a resistere contro i tedeschi. Con un gruppo di ferrovieri e volontari, che in seguito daranno vita a due brigate ‘‘Matteotti’’, organizza il sabotaggio delle tradotte militari su cui i tedeschi ammassano soldati e marinai italiani per trasportarli in Germania. Organizza l’assalto ai treni per liberare i prigionieri, devia i convogli verso il Friuli e la Jugoslavia, aiuta a fuggire verso rifugi sicuri gli ebrei di Venezia. Arrestato il 4 novembre dalle SS, viene portato a Dachau, poi in un lager in Cecoslovacchia e, in gravi condizioni anche per le percosse ricevute da un guardiano, riportato a Dachau dove muore nel luglio 1944. La motivazione della medaglia d’argento alla memoria (poi commutata in medaglia d’oro) ricorda il suo silenzio davanti a «interrogatori, torture e sevizie» dopo l’arre´ valse la lusto, «senza nulla svelare, ne singa di aver salva la vita».

Meloni, Benedetto Sociologo (n. Austis 1946). Dopo aver conseguito la laurea si ` dedicato all’insegnamento universie

tario; dopo alcuni anni presso l’Uni` di Torino, attualmente insegna versita Sociologia dell’ambiente e del territorio e Sociologia della famiglia presso ` di Cagliari, dove fa parte l’Universita del Dipartimento di Ricerche econo` di miche e sociali della Facolta Scienze politiche. Studioso della strut` delle zone interne e tura della societa ` autore di dell’economia pastorale, e pregevoli lavori, tra i quali La transumanza, in Le opere e i giorni. Contadini e pastori nella Sardegna tradizionale (a cura di Giulio Angioni e Francesco Manconi), 1982; Famiglie di pastori. ` e mutamento in una comuContinuita ` della Sardegna centrale 1950-1970, nita ` ed economia lo1984; Forme di mobilita cale in Centro Sardegna, ‘‘Quaderni bolotanesi’’, XIV, 1988; Mutamento sociale e alcune cause di conflitto nella Sardegna centrale, ‘‘Quaderni bolotanesi’’, XV, 1989; Il pastore e la famiglia: aggregati domestici in Sardegna, in Storia ` contemdell’agricoltura italiana in Eta poranea, II, 1989; Ricerche locali. Comu` , economia, codici e regolazione sonita ciale, 1997; Pastori sardi nella campagna toscana, ‘‘Meridiana’’, 25, 1998; Famiglia meridionale senza familismo: strategie economiche, reti di relazione e parentela, 1999; Emergenza idrica e rischio ambientale, ‘‘Quaderni di ricerche economiche e sociali’’, 2002. Negli ` stato presidente delanni 2005-2007 e l’ERSAT (=).

Meloni, Carlo Geometra, consigliere regionale (Iglesias 1904-ivi 1991). Di idee socialiste, dopo la caduta del fa` scismo divenne sindaco della sua citta natale; nel 1949 fu eletto consigliere regionale per il Partito Socialdemocratico nel collegio di Cagliari per la I legislatura, al termine della quale non fu ` riconfermato In seguito fu nuovapiu mente sindaco di Iglesias. Uomo di molti interessi culturali fu un appas-

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Meloni sionato numismatico e ha lasciato sull’argomento alcune pregevoli opere. Tra i suoi scritti: Dopo il crollo, ‘‘Bollettino di Vita municipale di Iglesias’’, 1, 1944; Socialdemocrazia e sardismo, ‘‘Voce socialista’’, I, 1, 1954; Quintino Sella e la Sardegna, ‘‘L’Unione sarda’’, 1958; Metalla colonia romana augustea e zecca adrianea per le miniere, 1960; Pontefici e galeotti nelle miniere della Sardegna nel lontano passato, ‘‘L’Unione sarda’’, 1965; Da Jolao alla gens Julia, ‘‘Bollettino numismatico’’, IV, 3, 1967; Il passato dell’isola raccontato dalle monete, ‘‘L’Unione sarda’’, 1967; Le monete mute testimoni degli eventi della dominazione bizantina in Sardegna, ‘‘L’Unione sarda’’, 1969; Monete e medaglistica mineraria, ‘‘Soldi’’, 1969; La Sardegna: la monetazione di Bisanzio, ‘‘Bollettino Numismatico Simonetti’’, 1969; Legislazione pisana e breve di Villa di Chiesa, ‘‘Dibattiti rotariani’’, 1969; Croats di Spagna e patacconi della Sardegna, ‘‘Soldi’’, 1970; Sui due bianchi di Pisa attribuiti alla zecca di Villa di Chiesa, in Le zecche minori toscane fino al XIV secolo. Atti del Convegno internazionale di Pistoia, 1974; Dai metalli dell’isola le monete per l’impero, ‘‘L’Unione sarda’’, 1974.

Meloni, Francesco Religioso (Sarde` sec. XV-Bosa 1450). Vegna, prima meta scovo di Bosa dal 1449 al 1450. Apparteneva all’ordine francescano dei Minori `. Fu daped era uomo di grande pieta prima eletto vescovo di Patti in Sicilia e quindi, nel 1449, trasferito a Bosa; la ` fu interrotta da una sua opera pero morte improvvisa.

Meloni, Franco Avvocato, uomo politico (Nulvi 1941-Sassari 2003). Consigliere regionale, senatore della Repubblica. Militante del Partito Socialista Italiano, dopo essere stato consigliere comunale e provinciale e sin` passato al Partito daco di Sassari, e

` stato eletto Sardo d’Azione. Nel 1984 e consigliere regionale del suo partito nel collegio di Sassari per la IX legislatura e successivamente riconfermato ` stato per la X fino al 1994. Nel 1996 e eletto senatore della Repubblica per la XIII legislatura, al termine della quale ` stato ricandidato. nel 2001 non e

Meloni, Giovanni Docente universitario, deputato al Parlamento (n. Sassari 1942). Dopo aver conseguito la laurea in Giurisprudenza ha intrapreso la car` proriera universitaria, attualmente e fessore di Diritto romano presso la Fa` di Giurisprudenza dell’Univercolta ` di Sassari. Da sempre impegnato sita nella Sinistra, militante nel Partito Comunista Italiano dal 1966, successivamente ha aderito al PSIUP per rien` stato consigliere trare poi nel PCI. E ` volte assescomunale di Sassari e piu sore dal 1980 al 1995. Passato a Rifon` stato dazione Comunista, nel 1996 e eletto deputato per la XIII legislatura ` stato anche prerepubblicana, in cui e sidente della Commissione per le autorizzazioni a procedere. Al termine ` stato riconferdella legislatura non e mato.

Meloni, Giuseppe1 (detto Beppe) Bancario, giornalista (n. Oristano 1932). Funzionario di banca, ha svolto anche ` pubblicistica: ha diun’intensa attivita retto per molti anni il mensile ‘‘La Pro` stato corrisponvincia di Oristano’’, e dente del ‘‘Quotidiano sardo’’ e del ‘‘Tempo’’; attualmente collabora con ‘‘La Nuova Sardegna’’. Ha dedicato un volume a ricostruire la storia passata del convitto nazionale ‘‘Canopoleno’’ di Sassari e la propria esperienza personale di studente in quella istituzione (Quelli del Canopoleno. Storia e cronaca del Convitto nazionale, 1996).

Meloni, Giuseppe2 Storico (n. Cagliari 1947). Figlio dello storico di Roma Piero, conseguita la laurea in Lettere

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Meloni ha intrapreso la carriera universitaria. Allievo di Alberto Boscolo, inizialmente ha lavorato nell’Istituto di Sto` di Caria medioevale dell’Universita ` diventato professore gliari; nel 1973 e di Storia medioevale a Sassari, dove ` stato eletto preside della Fanel 2001 e ` di Lettere e Filosofia. Ha partecicolta pato a numerose missioni di studio a ` autore di Barcellona e a Lisbona, ed e numerosi scritti fra cui Su alcuni feudatari maggiori e minori in Sardegna all’epoca di Pietro il Cerimonioso, ‘‘Studi sardi’’, XX, 1967; Genova e Aragona all’epoca di Pietro il Cerimonioso, voll. 3, 1971; Aspetti della politica di Alfonso IV il Benigno nei confronti dei Doria in Sardegna, ‘‘Studi sardi’’, XXII, 1973; La politica matrimoniale di Alfonso IV il Benigno nei confronti dei Doria in Sardegna, in Atti del Convegno storico Liguria-Catalogna 1969, 1974; Un secolo di storia della diocesi di Ales Usellus: il XV, in La diocesi di Ales-Usellus-Terralba. Aspetti e valori, 1975; Presenza di Saragozza nella spedizione di Pietro il Cerimonioso in Sardegna 13541355, ‘‘Medioevo. Saggi e Rassegne’’, 2, ` in Sardegna di Rai1976; L’attivita mondo d’Ampurias dell’ordine di S. Giovanni di Gerusalemme, ‘‘Annali della ` di Lettere e Filosofia dell’UniFacolta ` di Cagliari’’, XXXVII, 1976; versita Contributo allo studio delle rotte e dei commerci mediterranei nel Basso Medioevo, ‘‘Medioevo. Saggi e Rassegne’’, 3, 1977; L’Italia medioevale nella cronaca di Pietro IV d’Aragona, 1980; Genova e la Sardegna nel secolo XII, in La Sardegna nel mondo mediterraneo. Atti del I Convegno internazionale di Studi geografico-storici, Sassari 1978 (a cura di M. Brigaglia), 1981; Note sull’economia della Sardegna basso-medioevale, in La Sardegna nel mondo mediterraneo. Atti del I Convegno internazionale di Studi geografico storici, Sassari 1978,

1981; Studi di storia economica sulla Sardegna medievale, in La ricerca storica sulla Sardegna, vol. XXXIII di ‘‘Archivio storico sardo’’, 1982; Note sulle difese della Sardegna aragonese nel 1333, in Atti dell’XI Congresso di storia della Corona d’Aragona, III, 1984; Documenti demografici ed economici sulla Sardegna catalana, in La Sardegna nel mondo mediterraneo. Atti del II Convegno internazionale di Studi geograficostorici, Sassari 1981 (a cura di M. Brigaglia), 1984; Canyelles. Problemi di toponomastica medioevale iglesiente, in Studi su Iglesias medioevale, 1985; Casteldoria. Processo per una resa, in Studi storici in onore di G. Todde, vol. XXXV di ‘‘Archivio storico sardo’’, 1986; Sassari tra Genova e Aragona, in `, Gli Statuti sassaresi. Economia, societa istituzioni a Sassari nel Medioevo e nel` moderna (a cura di A. Mattone e l’Eta M. Tangheroni), 1986; La Sardegna nel quadro della politica mediterranea di Pisa, Genova e Aragona, in Storia dei Sardi e della Sardegna (a cura di Massimo Guidetti), II, 1988; Il Montacuto nel Medioevo, 1988; Lo stagno di Decimo e alcuni avvenimenti del Medioevo sardo-catalano, 1988; Porto Torres nel Basso Medioevo, 1988; Cronologia della Sardegna medioevale, in La Sardegna. Enciclopedia (a cura di M. Brigaglia), III, 1988; Il periodo aragonese, in La Provincia di Sassari, 1989; Le vicende storiche giudicali, in La provincia di Oristano. L’orma della storia, I, 1990; Il castello di Monte Acuto. Analisi descrittiva (con P. Modde), ‘‘Archivio storico sardo’’, XXXVII, 1992; Premessa, in Il Parlamento di Pietro IV d’Aragona (a cura di G. Meloni), vol. 2 della collana ‘‘Acta Curiarum Regni Sardiniae’’, ` nei territori 1993; Demografia e fiscalita regi del regno di Sardegna al principio del XV secolo, in Atti del XIII Congresso di storia della Corona d’Aragona, 1993;

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Meloni Mondo rurale e Sardegna del XII sec. Il condaghe di Barisone II di Torres (con Andrea Dessı` Fulgheri), 1994; Alghero tra Genova, Arborea, Milano e Catalogna, in Alghero, la Catalogna, il Mediter` e di una minoraneo. Storia di una citta ranza catalana in Italia (sec. XV-XX) (a cura di Antonello Mattone e Piero Sanna), 1994; La Sardegna in un fondamentale documento del XIII secolo: liberi, servi, commercio, potere nel mondo ` isolana, 1994; giudicale di una societa Siniscola nel Medioevo, in Siniscola dalle origini ai nostri giorni, 1994; Da Olbı`a ad Olbia. 2500 anni di storia di ` mediterranea, II (a cura di G. una citta Meloni e P. Simbula), 1996; Il condaghe di San Gavino, in Dal mondo antico al` contemporanea, 2002; Il condaghe l’eta di San Gavino, 2004; Castro e il Logudoro orientale (con Piergiorgio Spanu), 2004.

Meloni, Maria Giuseppina Studiosa di storia (n. Cagliari, sec. XX). Laureata in Lettere, lavora presso l’Istituto sui ` Rapporti italo-iberici di Cagliari. E studiosa di storia medioevale. Tra i suoi scritti: Presenza corsa a Sassari nel 1300, ‘‘Medioevo. Saggi e Rassegne’’, 13, 1988; I Cistercensi nel Monasticon Sardiniae, ‘‘Rivista cistercense’’, V, 1, 1988; Il territorio giudicale, in La Provincia di Oristano, I, 1990; Il castello di Longonsardo, in Castelli della Sardegna medioevale, 1992; Note sulla presenza delle Clarisse in Sardegna nel Medioevo, ‘‘Bollettino bibliografico sardo’’, 18, 1994; Longonsardo estremo baluardo dei Catalano-Aragonesi in Sardegna nel Trecento, ‘‘Medioevo. Saggi e Rassegne’’, 18, 1994.

Meloni, Piero Storico (n. Monti 1920). Allievo di Bacchisio Raimondo Motzo, ` nel 1941 con una tesi su Servio si laureo Sulpicio Rufo pubblicata in volume a Cagliari nel 1946. Libero docente (1947), professore ordinario (1950), ha

insegnato per lunghi anni Storia romana (ma anche Storia greca e Storia della Sardegna romana) presso la Fa` di Lettere e Filosofia dell’Univercolta ` di Cagliari, diventando il severo sita maestro di diverse generazioni di studenti. Il suo lungo insegnamento ha prodotto una vera e propria scuola, ` specializzata negli studi sulle che si e province romane: tra tutti Giovanna Sotgiu, Guido Clemente, Attilio Ma`, Marstino, Ignazio Didu, Franco Porra cella Bonello. Ha svolto un’intensa at` di ricerca, che spazia dalla storia tivita greca alla storia ellenistica, dalla storia repubblicana alla storia imperiale ` di romana, con una notevole quantita studi caratterizzati da rigore metodologico, spirito critico e grande origina` . Tra i lavori piu ` noti sono le monolita grafie su Il valore storico e le fonti del libro macedonico di Appiano, 1955, e Perseo e la fine della monarchia mace` autore di alcuni agili e done, 1953. E apprezzati manuali didattici per la scuola media, per i ginnasi e per l’Uni`. Intensa e significativa e ` stata versita la riflessione sulla Sardegna romana, a partire dall’articolo giovanile sul mito di Iolao e sul popolo degli Ilienses, seguito ben presto da moltissimi altri lavori dedicati ad alcuni degli ` controversi della Sardegna aspetti piu antica, l’occupazione cartaginese, ` ioi di una tabella rinveMalco, i Serda nuta a Olimpia, il cantante Tigellio, l’urbanizzazione dell’isola, in particolare il fenomeno della colonizzazione, insieme la resistenza alla romanizzazione e gli aspetti economici e sociali ` il vodella conquista. Fondamentale e lume sull’amministrazione della Sar` imperiale da Augusto aldegna in eta l’invasione vandalica, ricchissimo di documenti giuridici, epigrafici, lette` La Sarderari. La sua opera maggiore e gna romana, edito da Chiarella a Sas-

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Meloni sari (1975 e 1991), che testimonia un’amplissima conoscenza delle fonti e un’informazione che si giova di una eccezionale competenza topografica, che diventa vera e propria passione quando l’A. affronta ad esempio il tema dei collegamenti stradali. La via` del resto e ` trattata in numerosi bilita articoli dedicati ai miliari, alle fonti geografiche e itinerarie, in particolare nell’originale lavoro sulla Geografia di Tolomeo, che continua a interessare studiosi e appassionati. [ATTILIO MASTINO] Tra i suoi scritti: Gli Iolei e il mito di Iolao in Sardegna, ‘‘Studi sardi’’, VI, 1945; La cronologia della campagna di Malco, ‘‘Studi sardi’’, VII, 1947; Note su Tigellio, ‘‘Studi sardi’’, VII, 1947; Un’iscrizione di Turris Lybisonis in onore di Galerio, ‘‘Studi sardi’’, VIII, 1948; Turris Lybisonis romana alla luce delle iscrizioni, ‘‘Epigraphica’’, 1949; Sei anni di lotte di Sardi e Corsi contro i Romani, 236-231, ‘‘Studi sardi’’, IX, 1950; I miliari sardi e le strade romane in Sardegna, ‘‘Epigraphica’’, XV, 1953; L’amministrazione della Sardegna nel I sec. dopo Cristo, ‘‘Annali della ` di Lettere e Filosofia dell’UniFacolta ` di Cagliari’’, XXI, parte I, 1953; versita Un nuovo miliario sardo e le iscrizioni di Magno Massimo, ‘‘Studi sardi’’, XIIXIII, 1955; L’amministrazione della Sardegna nel II e III secolo d.C., in Studi in onore di Aristide Calderini, I, 1956; L’amministrazione della Sardegna da Augusto all’invasione vandalica, ‘‘An` di Lettere e Filosofia nali della Facolta ` di Cagliari’’, XXV, 1957; dell’Universita Lybisonis Turris, voce in Dizionario epigrafico, IV, 1958; Prosopografia dei magistrati romani in Sardegna da Augusto all’invasione vandalica, ‘‘Studi sardi’’, XIV-XV, 1958; Un nuovo miliario di Settimio Severo, in Studi storici in onore di F. Loddo Canepa, II, 1959; Sul valore storico di alcuni riferimenti contenuti nelle

passioni dei martiri sardi, in Atti del Convegno di Studi religiosi sardi, 1963; Lo stato attuale dell’epigrafia latina in Sardegna e nuove acquisizioni, in Acta V International Congress of Greek and Latin epigraphy, 1971; La geografia della Sardegna in Tolomeo, in Miscellanea di Studi classici in onore di E. Manni, 1979; Luguido. Luguidonis Portus, Liquidonenses, voci in Dizionario epigrafico, IV, ` dei Romani, in La Sardegna. 1979; L’Eta Enciclopedia (a cura di M. Brigaglia), I, 1982; Lo stato attuale della ricerca sulla Sardegna romana, in La ricerca storica sulla Sardegna, XXXIII volume di ‘‘Archivio storico sardo’’, 1982; I FenicioPunici e i Romani: una presa di possesso e una colonizzazione, in Sardegna. L’uomo e le coste (a cura di Angela Terrosu Asole), 1983; Cartaginesi e Romani, latifondo e monocoltura, in Sardegna. L’uomo e la pianura (a cura di A. Terrosu Asole), 1984; La provincia romana di Sardegna. I secoli I-III, ‘‘Aufstieg und Niedergang der Ro ¨ mischen Welt’’, 1985; Cartaginesi e Romani, lotta per la sopravvivenza, in Sardegna. L’uomo e la montagna (a cura di A. Terrosu Asole), 1985; Serdaioi = Sardi?, in Un millennio di relazioni fra la Sardegna e i paesi del Mediterraneo. Atti del I Convegno di studi di Selargius 1985: ` e cultura in Sardegna nei pe‘‘Societa riodi orientalizzante e arcaico (fine VIII sec. a.C.-480)’’, 1986; Ultimi studi sul ` roNord Africa e sulla Sardegna in Eta mana, in L’Africa romana. Atti del V Convegno di studi, 1987; La Sardegna e ` imperiale e la repubblica romana, L’Eta La romanizzazione, in Storia dei Sardi e della Sardegna, a cura di Massimo Guidetti), I, 1988; La Sardegna romana. I centri abitati e l’organizzazione municipale, ‘‘Aufstieg und Niedergang der Ro ¨mischen Welt’’, II, 11, 1988; La vita monastica in Africa e in Sardegna nel VI secolo sulle orme di Agostino, in L’Africa

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Meloni Satta romana. Atti del VI Convegno di studi, 1989; Recenti studi sulla Sardegna e l’Africa romana, in L’Africa romana. Atti dell’VIII Convegno di studi, 1991; Nuovi apporti alla storia della Sardegna romana dalle iscrizioni latine rinvenute nell’isola fra il 1975 e il 1990, in L’Africa romana. Atti del IX Convegno di studi, 1992.

Meloni, Pietro Religioso (n. Sassari 1935). Vescovo di Tempio dal 1983 al 1992 e vescovo di Nuoro dal 1992. Dopo essersi laureato in Lettere, ha intrapreso la carriera universitaria specializzandosi in Letteratura latina e, in un secondo tempo, in Letteratura la` stato quindi ordinato tina cristiana. E sacerdote, e subito dopo ha avuto l’insegnamento di Letteratura latina ` di Sassari. Ma presso l’Universita ` stato nominato vequando nel 1983 e scovo, ha lasciato l’insegnamento; nel ` stato trasferito alla diocesi di 1992 e Nuoro, che tuttora regge.

Meloni, Raffaele Pittore e scultore (n. Escalaplano 1963). Diplomato presso il ` dedicato Liceo artistico di Cagliari, si e ` professionale, dia una intensa attivita stinguendosi oltre che come pittore anche come disegnatore e restauratore. Utilizza con notevole padronanza tutte le tecniche dall’olio all’acquerello alla ` matita. Ha esposto in diverse citta della penisola, in Europa e in America.

Meloni, Rosanna Pittrice (n. Sassari ` l’I1943). Ha frequentato nella sua citta stituto d’Arte sotto la guida di Mauro ` laureata all’Accademia di Manca e si e Belle Arti. Ha esordito come figura` passata presto all’informale, tiva, ma e apprezzata dalla critica. Ha partecipato a numerose mostre in Sardegna e nella penisola.

Meloni, Tullio Disegnatore (n. Cagliari 1958). Ha esordito giovanissimo come vignettista di satira politica e sportiva. Col tempo la finezza del suo disegno lo

ha imposto all’attenzione generale e le sue vignette satiriche sono state ospi` sui maggiori periotate con continuita ` autore del vodici della Sardegna. E lume Sardycon e ha preso parte a numerose mostre.

Meloni, Virgilio Grafico e illustratore (n. Cagliari 1956). Firma con lo pseudonimo di Wim le sue vignette pubblicate dai maggiori periodici e dalle emittenti televisive locali. Ha anche illustrato numerosi libri per ragazzi.

Meloni Baylle, Giovanni Medico, deputato al Parlamento (Cagliari, prima ` sec. XIX-ivi, seconda meta ` sec. meta XIX). Dopo aver conseguito la laurea in Medicina intraprese la carriera universitaria. Interessato ai problemi `, tra il 1860 igienico-sanitari della citta e il 1862 fu eletto sindaco e nel 1861 deputato per l’VIII legislatura. Fu ` richiamato in servizio come dopero cente universitario e per questo gli fu revocato il mandato. Studioso di valore, diresse per anni il gabinetto di ` e fu autore di zoologia dell’Universita alcuni importanti lavori di buon livello scientifico, fra cui un opuscolo di Discorsi sopra alcune imperfezioni dell’agricoltura in Sardegna, stampato a Cagliari nel 1832.

Meloni e Vitelli Casa editrice cagliari` tra Otto e Novecento in tana che opero ` dell’omonima tipomargine all’attivita grafia. ` abitata in territoMelonis, Is Localita rio di San Giovanni Suergiu, in prossi` della frazione di Is Urigus. Si e ` mita ` non precisabile, e cosviluppata in eta munque non prima del secolo XVII, da un furriadroxiu costruito da un gruppo di pastori su un territorio che era stato dato in enfiteusi a una famiglia Meloni, dalla quale finı` per prendere il nome.

Meloni Satta, Pietro Medico, studioso di storia (Olzai 1840-Cagliari 1922).

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Meloniski da Villacidro Laureatosi a Cagliari in Medicina nel 1862, negli anni successivi si specia` in diverse cliniche del contilizzo ` in Sardegna innente. Nel 1867 rientro traprendendo la carriera universitaria, e nel 1871 fu nominato professore ` di Cadi Anatomia presso l’Universita gliari. Nel 1881 prese a insegnare Patologia generale, ma nel 1889 non ebbe la nomina a professore ordinario a causa di intrighi cui non volle piegarsi. Fu comandato a dirigere la Biblioteca Universitaria, che resse fino al 1901, insegnando contemporaneamente Fisica e reggendo il servizio sanitario delle ferrovie fino al 1917. Per tutta la ` vita svolse anche un’intensa attivita ` assiduamente giornalistica e collaboro ` a a diversi periodici. Nel 1902 fondo Olzai un piccolo centro di studi cui ` la sua biblioteca. La sua opera dono ` importante e ` l’Effemeride sarda, piu coll’aggiunta di alcuni cenni biografici, pubblicata a Sassari da Dessı` nel 1877; presso lo stesso editore l’opera fu ristampata in un’edizione ampliata nel 1885, col titolo Ricordi storici. Effemeride storica. Il volume ripercorre l’intera storia sarda con un metodo piuttosto curioso, collocando sotto ogni giorno del calendario, dal 1º gennaio al 31 dicembre, tutti i fatti accaduti in ciascun giorno, ma in qualunque anno ` stata siano accaduti. Nel 2006 l’opera e ` ‘‘ricostruita’’ nell’edizione che percio ne ha curato, per il sassarese Delfino e per la ‘‘Nuova sardegna’’, sotto il titolo Tutti i giorni della Sardegna, Manlio Brigaglia, ricollocando le centinaia di eventi inventariati – di qui lo straordinario interesse dell’opera di M.S., frutto di lunghe e originali ricerche – ` sotto la sequenza degli anni e non piu dei giorni dal 238 a.C., inizio della conquista romana, al 1884. Il fondamen` stato percio ` completale strumento e tato con due volumi 1884-2005 da M.

Brigaglia (a cura di Salvatore Tola). Tra gli altri suoi scritti: Cagliari. Distruzione dei suoi conventi nel secolo VIII, in Giubileo sacerdotale di mons. Paolo Maria Serci arcivescovo di Cagliari. Ricordo, 1899; Marco Porcio Catone e il poeta Ennio in Sardegna, ‘‘Vita sarda’’, 15, 1891; Leonardo Tola, ‘‘Vita sarda’’, I, 1891; L’arma di Sardegna, 1892; Calendario storico sardo, ‘‘L’Unione sarda’’, 1892; Stampace ` ed quartiere di Cagliari. Sua antichita etimologia, ‘‘Spigolature d’Arte’’, II, 12, 1895; Costumanze e ricordi di Olzai, ‘‘Archivio storico sardo’’, VII, 1911; Olzai. Reminiscenze e divagazioni con illustrazioni, 1911.

Meloniski da Villacidro Pittore (n. Villacidro 1943). Autodidatta, nel 1970 sceglie la pittura come unica professione. Nel 1974 espone al Museo della Scienza e della Tecnica di Torino, nel 1979 realizza per la Rai una serie di ` piccole sculture per TG l’Una. «La citta di M. – ha scritto Beba Marsano – dagli smaglianti colori acrilici di grande in` emotiva, sono sogni di sogni, tensita fantasie di un mondo alchemico dove all’uomo riesce sempre di trasformare il piombo in oro».

Melqart Divinita` ai vertici del pantheon fenicio (in fenicio Mlqrt, formato dall’unione dei due termini Mlk e qrt `’’). La prima menzione ‘‘Re della Citta diretta del dio si ha nell’iscrizione aramaica eretta dal re Barhadad alla fine del secolo IX a.C. proveniente da Aleppo. In un momento successivo, nel testo assiro del trattato stipulato tra Esarhaddon e Baal re di Tiro tra il 675 e il 671 a.C., il nome si presenta nella forma vocalizzata Milqartu. La prospettiva civica del culto tributato a M. diviene altamente caratterizzante ` di Tiro, dove apin relazione alla citta pare associato alla figura femminile di ` Giudaiche di Astarte. Nelle Antichita

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Mena de s’Oreri Flavio Giuseppe si trova menzione del fatto che Hiram re di Tiro eresse un tempio nel secolo X a.C. alla coppia divina M.-Astarte e che fu il primo sovrano a officiare la cerimonia sacra ` . Tale fedel ‘‘risveglio’’ della divinita sta annuale della Egersis, ‘‘resurrezione’’, intimamente connessa con la ` ‘‘eroica’’ di M., natura della sacralita potrebbe trovare un’eco suggestiva nel cosiddetto ‘‘giorno del seppellimento `’’ del testo in lingua fenidella divinita cia delle iscrizioni del santuario di Pyrgi. Nel Mediterraneo occidentale il dio pare configurarsi come principale garante e promotore dell’espansione coloniale. Basti pensare alla notevole diffusione del culto a Cipro, Malta, Cartagine, Sardegna, Marocco e nella colonia di Cadice. Anche le fonti classiche sembrano sottolineare questo particolare aspetto nelle narrazioni sulla fondazione dei santuari di Cartagine e Cadice eretti in onore di un Eracle «presso le colonne». Sempre in ambito coloniale si registrano alcune specifiche associazioni divine come EshmunM. a Cipro e Sid-M. a Cartagine. In Sicilia non si ha diretta attestazione del ` , che tuttavia e ` prenome della divinita sente come elemento dell’onomastica. In Sardegna alcune epigrafi menzio` e sono nano direttamente la divinita numerose le attestazioni nell’onomastica locale. Un’iscrizione proveniente da Tharros, incisa su una lastra di marmo nero dei secoli III-II a.C., informa di importanti lavori eseguiti nel tempio dedicato «al Signore dio Santo Melqart su Tiro». Dall’area sacra del tempio di Antas proviene una dedica a «Melqart su Tiro». Un’ultima iscrizione su marmo tra la fine del secolo IVa.C. e gli inizi del secolo III a.C., proveniente dall’area di S. Gilla a Cagliari, registra la dedica di un cippo «al Signore Melqart su Tiro». Nella documentazione

sarda emerge, pertanto, un’evidente e sintomatica corrispondenza in relazione a un formulario specifico adottato dai fedeli per l’invocazione alla di` . Di particolare interesse e ` anche vinita la conferma epigrafica in ambito coloniale d’Occidente del particolare rap` di Tiro, deporto che lega M. alla citta finitosi e caratterizzatosi compiuta` mente nella madrepatria orientale. E ` dall’eta ` arcaica si sia venoto come gia rificata, prima in ambiente greco e successivamente nell’intera koine` ellenistica di dimensione mediterranea, una sostanziale identificazione di M. con la figura divina di Eracle. Sul piano dell’iconografia sacra l’avvenuto sincretismo si percepisce nei numerosi reperti che gli scavi archeologici restituiscono alla luce nelle colonie di antica fondazione fenicia, come un’arula marmorea della fine del secolo IV a.C. proveniente da Sulci con ` di cui una con pelle di tre divinita leone e clava. Infine, anche il celebre giuramento di Annibale tramandato da ` estremamente indicativo al Polibio e riguardo. [MICHELE GUIRGUIS]

` Agra‘‘Memorie della Regia Societa ria ed Economica di Cagliari’’ Periodico. Fu il primo pubblicato in Sardegna a trattare i problemi dell’agricoltura e della zootecnia. Redatto dai re` Agraria ed sponsabili della Societa Economica di Cagliari, uscı` con cadenza annuale tra il 1836 e il 1841.

Mena de s’Oreri, Sa Miniera di piombo, fluoro e bario in territorio di ` iniziaFluminimaggiore, le cui attivita ` di Enrico Serrono nel 1868 per volonta pieri (=). Dapprima venne estratto solo il piombo, in seguito vi fu scavato anche lo zinco. Agli inizi del Novecento ` si interruppero e entrambe le attivita la miniera rimase lungamente inattiva; a partire dal 1964, infine, vi furono avviate l’estrazione della barite e della

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Mendleson fluorite che ebbero un grande sviluppo fino alla fine degli anni Ottanta. Attualmente gli impianti sono nuovamente fermi.

Mendleson, C. Archeologo inglese (n. sec. XX). Nel 1987, unitamente a D. Barnett, ha concorso alla redazione del catalogo del materiale proveniente da Tharros in possesso del British Museum. In particolare ha curato la parte degli amuleti, scarabei e sigilli. Tra i suoi scritti: Amulets; Scarabs and Seals; Tharros. Catalogue of a tombs group, tre schede in A Catalogue of material in the British Museum from Phoenician and other tombs at Tharros, 1987.

Mendulas Antico villaggio di origine medioevale che sorgeva sulle rive del ` di Mores; fario Mannu in prossimita ceva parte del giudicato di Torres, compreso nella curatoria dell’Oppia. Dopo l’estinzione della famiglia giudi` nelle cale di Torres il villaggio passo mani dei Doria, che lo inclusero nello stato da essi formato nella Sardegna nord-occidentale. Avendo i Doria pre` stato omaggio al re d’Aragona, M. entro a far parte del Regnum Sardiniae, ma quando essi nel 1325 si ribellarono ai nuovi venuti fu investito dalle operazioni militari e subı` gravi danni. I Do` , a conservarne ria continuarono, pero il possesso, per quanto la sua popolazione andasse diminuendo; ma dopo il 1353, completamente spopolato, scomparve.

Menhir Termine, di origine bretone, riferito a un monumento del megalitismo preistorico; significa ‘‘pietra ` una grande pietra, di altezza lunga’’. E variante fra i 2 m e i 5 m (ma fuori dell’isola alcuni esempi arrivano sino a 20 m), la cui forma sembrerebbe richia` conosciuta mare un essere umano: e nell’isola col termine sardo di perda fitta, ‘‘pietra conficcata, infissa’’ nel ` antica maniterreno. Si tratta della piu

festazione di arte sacra conosciuta in Sardegna; si contano circa 257 menhir, di cui 125 concentrati nel territorio della Barbagia di Ollolai (nei comuni di Fonni e di Ovodda). Gli altri sono cosı` distribuiti: 98 in provincia di Cagliari, di cui circa 60 concentrati nella necropoli di Pranu Mutteddu a Goni; 9 in provincia di Oristano; 25 in provin` variabile: i cia di Sassari. L’altezza e ` alti superano i 5 m e sono posti piu nella vicinanza delle tombe, probabilmente in connessione con un antico ` o come simbolici rito della fertilita ` antiguardiani dei defunti. Quelli piu chi sono privi di qualsiasi lavorazione, ` recenti, invece, sono rozzaquelli piu mente lavorati e arricchiti con simboli `. che fanno riferimento alla sessualita

Menhir – Nei dintorni di Laconi sono state ritrovate numerose statue-menhir.

Di straordinaria importanza sono quelli conosciuti come ‘‘statue-menhir’’; scolpiti in fattezze umane, si trovano concentrati nel territorio di Laconi. D’altro tipo sono quelli cono´tili, alti da 1 m a 2 m, che sciuti come be recano rappresentazioni di simboli sessuali maschili e hanno una funzione specifica di guardia ai defunti. Le loca` in cui si trovano i menhir piu ` noti lita sono: 1. Ales, Sa perda de Lucia Rajosa; 2. Alghero, Rudas; 3. Calasetta, Sa Perda de Pauli; 4. Decimoputzu; 5. Fonni, Perdas Fittas; 6. Goni, Pranu

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Menta Mutteddu; 7. Ittiri, Sa Iddazza; 8. Laconi, statue menhir; 9. Macomer, Tamuli; 10. Mamoiada, Madonna di Loreto, Perda Pizzina; 11. Morgongiori, Luxia Arrabiosa; 12. Noragugume, Giorgina Rajosa; 13. Olbia, Putzolu; 14. Olzai, Lochilo; 15. Orgosolo, Gorthene; 16. Orune, Sant’Efisio; 17. Ovodda, Passo Rio; 18. Sant’Antioco, Sa Perda de is Ominis, Su Para e Sa Mongia; 19. Sedilo, piazza del Comune, San Costantino; 20. Serramanna, Perda Fitta; 21. Talana, Is Cannas; 22. Torralba, Pedra Longa; 23. Urzulei, Oddai; 24. Villaperuccio, S’Arriorgiu.

Menne, Rosario Scrittore, giornalista (n. Orotelli 1930). Entrato in Seminario si fece sacerdote. Nell’ambito del suo ` soprattutto impegnato in ministero si e ` culturali; e ` diventato giornaliattivita sta pubblicista nel 1968. Tra i suoi scritti: I Camaldolesi in Sardegna, ‘‘L’Ortobene’’, 1962.

Menondoro (o Menas) Pirata e ammiraglio romano (sec. I a.C.). Era un liberto di Sesto Pompeo, forse nativo dell’Asia Minore, dove secondo Plutarco lo avrebbe catturato Pompeo Magno (67 a.C.). Nominato con altri ex pirati navarca della flotta di Sesto Pompeo, fece delle scorrerie nel Tirreno e infine con ` Marco Lurio dalla Sar4 legioni caccio degna (40 a.C.): fu necessario assediare ` Eleno, liberto Carales, dove M. catturo di Ottaviano inviato a riconquistare la provincia. Da qui M. pose il blocco navale alle coste italiche. Con Sesto Pom` agli incontri di capo Mipeo partecipo seno (39 a.C.), suggerendo al patrono di assassinare Antonio e Ottaviano. Screditato di fronte a Pompeo dagli altri na` varchi e accusato di corruzione, passo ` le con Ottaviano (38 a.C.) e gli consegno truppe della Sardegna (3 legioni, reparti ausiliari, una squadra di 60 navi): per Cassio Dione Ottaviano lo ri` iscrivendolo fra i cavalieri. compenso

´ alternativaIn seguito M. combatte mente con Ottaviano e Pompeo, terminando i suoi giorni dopo il 36 a.C. in una scaramuccia in Pannonia. [ANTONIO IBBA]

Menori Antico villaggio di origine medioevale. Faceva parte del giudicato di Cagliari, compreso nella curatoria di Colostrai. Caduto il giudicato, nella divisione del 1258 fu assegnato ai Visconti che lo annetterono al giudicato di Gallura. Alla loro estinzione fu amministrato direttamente da Pisa, ma entro la fine del secolo XIII fu abbandonato dalla sua popolazione.

Menta Nome generico di diverse specie di piante aromatiche della famiglia delle Labiate, tipiche delle zone temperate, dove crescono in luoghi freschi e umidi: 1. la m. piperita (Mentha piperita L.) ha fusto tetragono, ramoso alla base, e foglie opposte, semplici, ovali e seghettate; i fiori sono riuniti in spighe terminali e possono essere bianchi o rosati e fioriscono in tarda estate. Nomi sardi: amentha, pibiritta (sassarese); menta longa (logudorese); menta piperina (nuorese); 2. la m. d’acqua ` un’erbacea pe(Mentha aquatica L.) e renne con foglie ovali a margine seghettato; i fiori sono riuniti in capolini rosati all’apice dei fusti eretti e fioriscono tra maggio e ottobre in vicinanza dei corsi d’acqua; il suo intenso profumo si sprigiona al minimo tocco: in occasione dei matrimoni e delle feste popolari si cospargevano le strade e le soglie delle case con tralci di m. e di altre piante aromatiche, in modo che al passaggio dei cortei l’aria fosse pervasa dei loro profumi. Nomi sardi: menta de arriu, menta de riu, mentastru; 3. la mentuccia o m. poleggio ` quella piu ` pro(Mentha pulegium L.) e fumata e usata come aroma anche in cucina, ha foglie arrotondate e fiori raccolti nelle ascelle fogliari; a Carlo-

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Menzio forte viene chiamata erba de San Gian ´ e ` tradizione scamBattista, perche biarsi un mazzo di questa pianta nella notte di San Giovanni, il 24 giugno, in pegno di amore e di amicizia; con il ` conosciuta anche nome di mentuccia e la 4. Calamintha nepeta L. (Savi) ssp. glandulosa (Req.) P.W.Ball, chiamata anche nepitella o poleggio selvatico: appartiene a un genere diverso da quello delle altre specie, ma presenta caratteristiche simili, con foglie allungate o arrotondate e fiori apicali piccoli e irregolari, dal rosa al violetto; la ` un raro endemismo sottospecie e sardo-corso e cresce sui costoni roc` ciosi; nelle zone dove la sua fioritura e abbondante, le api producono un profumatissimo miele. Nomi sardi: aboleu, buleu (campidanese); puleu (logudorese); 5. la Mentha requienii Benth., ` un presente anch’essa in Sardegna, e endemismo sardo-corso e dell’Arcipelago toscano, la quale, insieme alla ` inserita nelMentha isularis Requien, e l’elenco delle piante da sottoporre a vincolo di protezione in base alla proposta di L.R. n. 184/2001. Nella farmacopea la m. viene usata per le nume` terapeutiche: tonicorose proprieta stimolanti, calmanti, antisettiche, digestive e rinfrescanti. Le foglie di m. sono molto usate anche in cucina, specie nelle zone interne: tipico il sapore di m. dei culurzones ogliastrini, che si differenziano da quelli del resto dell’isola per il ripieno a base di patate e casu axedu (formaggio fresco acido) e per la forma a losanga chiusa da una caratteristica ‘‘spighetta’’; in alcuni paesi del Nuorese con la m. si aromatizza il sanguinaccio. [MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]

Menzio, Francesco Pittore (Tempio 1899-Torino 1979). Trasferitosi giova` all’Accademia nissimo a Torino, studio Albertina sentendo fortissima l’in-

fluenza di Casorati. Artisticamente fece i suoi primi passi a Torino nel cosiddetto Gruppo dei Sei, nella cui prima mostra espose due opere di gusto fauve. Nel 1930 si trasferı` a Parigi ` per alcuni anni, riconodove soggiorno sciuto dalla critica francese – ha scritto ` ‘‘europeo’’ Anna Bovero – come «il piu ` ‘‘pittore’’ del gruppo torinese e il piu che si opponeva al plasticismo accademizzante del ’900 ufficiale». Tornato in Italia si stabilı` nuovamente a Torino, ` a lavorare alacremente. dove continuo Ebbe anche qualche contatto con la Sardegna, che amava profondamente.

Merca Nome con cui si conosce, nel Nuorese, un tipico formaggio (casu de barchine), la cui lavorazione si riallac` antiche usanze dei pastori cia alle piu ` ottenuto mediante la sabarbaricini; e latura per non inacidire e viene usato per condire minestre e anche la pasta ` un asciutta. Nell’Oristanese, invece, e piatto tipico che risale al periodo punico (merca, nel linguaggio punico, si` ottenuto dai gnifica ‘‘cibo salato’’) ed e pescatori con i muggini dello stagno di Cabras. I muggini vengono lessati e salati e quindi avvolti nella ziba, un’erba palustre particolare con la quale si ottiene la fragranza tipica del pesce.

Mercader, Galcerando Vicere´ di Sardegna (sec. XV). In carica nel 1450. Probabilmente era stato luogotenente di Antonio de Montes, e quando nel 1450 quest’ultimo fu chiamato a corte per rendere ragione del proprio operato, ´ interino. assunse la funzione di vicere ` per alcuni mesi fino all’arrivo Governo ´ Goffredo di nell’isola del nuovo vicere Ortaffa.

Merche, Salvatore Studioso di storia (Orotelli 1873-Nuoro 1943). Entrato in Seminario fu ordinato sacerdote nel 1899. Dal 1907 al 1943 fu parroco di Oni` da autodidatta la ricerca feri. Coltivo storica, fu poeta e giornalista. Tra i

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Merella suoi scritti: Santa Maria e Sauccu in Bortigali, 1901; Orotelli, studio storico, 1909; Scritti e articoli di storia e arte isolana, 1910; Cenni storici sull’antico vescovato di Ottana, 1923; La notte di S. Giovanni e il suo folklore, ‘‘Mediterranea’’, I, 1927; Roma eterna nei dialetti della Barbagia di Sardegna, ‘‘Mediterranea’’, II, 8, 1928; Iscrizione inedita del secolo XII, ‘‘Mediterranea’’, II, 9, 1928; ` del cristianesimo in Sardegna, Antichita ‘‘Sardegna’’, VI, 9, 1928; I Barbaricini e la Barbagia nella storia di Sardegna, 1931.

Merci, Paolo Filologo (Pergine Valsugana, 1945-Bologna 2004). Dopo aver ` deconseguito la laurea in Lettere si e dicato alla carriera universitaria. Nel ` diventato professore associato 1980 e di Filologia romanza; per anni ha insegnato Filologia romanza presso l’Uni` di Cagliari, e agli inizi del suo versita soggiorno in Sardegna anche in quella di Sassari; quindi si trasferı` nell’Uni` di Ferrara. Ha dedicato ai proversita blemi della lingua nella Sardegna medioevale alcune delle sue numerose ricerche, tra cui vanno ricordate Le origini della scrittura volgare, pubblicato nel 1982, e l’edizione critica del condaghe di San Nicola di Trullas, uscita nel ` morto a Bologna nel 2004. Tra i 1992. E ` antico documento volsuoi scritti: Il piu gare arborense, ‘‘Medioevo romanzo’’, V, 2-3, 1978; Le origini della scrittura volgare, in La Sardegna. Enciclopedia (a cura di Manlio Brigaglia), I, 1982; Per un’edizione critica degli statuti sassaresi, in Gli Statuti sassaresi. Economia, ` e istituzioni a Sassari nel Mediosocieta ` Moderna (a cura di Antoevo e in Eta nello Mattone e Marco Tangheroni), 1986; Introduzione, in Il condaghe di San Nicola di Trullas (a cura di P. Merci), 1992.

Mercorella Pianta perenne della famiglia delle Euforbiacee (Mercurialis cor-

sica Cosson). Ha fusto legnoso e parti terminali erboree (scient. suffruttice), le foglie lanceolate sono verde scuro, ` o meno allungate a seconda lucide, piu della posizione sul fusto. Presenta fiori maschili in glomeruli fitti all’apice degli steli e fiori femminili solitari e sessili all’ascella fogliare; i frutti sono capsule arrotondate con uncini nella ` un endemismo parte superiore. E sardo-corso e cresce, indifferente al substrato, a varie altitudini, nei settori centro-orientali dell’isola. Contiene, come tutte le altre specie dello stesso genere, la merculiarina, sostanza velenosa per gli animali ma utilizzata nella medicina popolare con effetti lassativi. ` inserita nell’elenco delle piante da E sottoporre a vincolo di protezione in base alla proposta di L.R. n. 184/2001. Nomi sardi: cadoni burdu (campidanese); alba mercurina (gallurese); erba pudida (logudorese). [MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]

` les Maschere tipiche del CarneMerdu ` coperto da una vale di Ottana. Il volto e maschera di legno dall’aspetto orripi` demoniache che lante, di fattezze piu umane. Rappresenta un personaggio sguaiato e petulante che ha il compito di tenere a bada un gruppo di altre maschere di animali (boes, porcos e baccos) che cercano di fuggire. Il m. allora, irritato, lancia urla scomposte e si ` muove goffamente provocando l’ilarita dei presenti.

Merella, Giovanni Eligio Medico, consigliere regionale (n. Sassari 1939). Laureato in Medicina, di cultura re` dedicato alla profespubblicana, si e ` impegnato in politica fin sione e si e ` stato eletto consigliere da giovane. E ` dal 1980, vicecomunale della sua citta ` stato eletto sindaco nel 1983; nel 1984 e consigliere regionale per la IX legisla` divenuto assessore tura e nel 1987 e agli Enti locali in una delle giunte di

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Merello Mario Melis. Riconfermato consigliere regionale per la X legislatura, dal di` stato ascembre 1991 all’ottobre 1992 e sessore all’Agricoltura nella giunta Cabras.

Merello, Luigi Industriale, deputato al Parlamento (Zoagli 1849-Genova 1916). Giunse in Sardegna per impiantare un mulino a vapore, forte dell’esperienza acquisita da impiegato di quell’industria a La Spezia e Venezia. Si stabilı` a Cagliari, che divenne da quel momento ` elettiva. Nel 1872 acquisto ` il la sua citta mulino di un Giuseppe Melis e in pochi ` la propria attivita ` sino a anni sviluppo ` importante imprendidivenire il piu tore del suo settore: riuscı` non solo a estendere la rete dei propri affari all’intero territorio della regione ma anche ad avere costanti rapporti con Napoli e con La Spezia. Nel 1890 «il listino del ‘‘Premiato Stabilimento Luigi Merello’’ – ha scritto Paolo Fadda nel libro dedicato agli Avanguardisti della mo` in Sardegna (1999) – comprendernita deva prodotti sia di grano duro (farina sarda e la cosiddetta Semola Cagliari) che di grano tenero (farina tipo 0)». Ne` la rete degli anni seguenti differenzio ` la concessione gli affari (nel 1892 rilevo della tramvia a vapore per Quartu, inaugurata nel 1893) e si inserı` nella ` cagliaritana: fu nominato societa membro della giunta della Camera di Commercio e fu chiamato a far parte dei consigli di amministrazione di alcuni istituti di beneficenza. Nel 1890 fu eletto deputato per la XVII legislatura nel collegio di Cagliari I e successivamente rieletto per altre quattro legislature fino al 1904. «L’avvocato Luigi Colomo – scrive P. Fadda – , nel pubblicare nel 1925 i suoi ricordi sulla Cagliari degli ultimi anni dell’Ottocento, lo indica come uno dei pochi continentali che avessero veramente amato l’isola, e in modo particolare Cagliari,

‘‘mettendovi salde radici, tanto che le discendenze, per tre generazioni riprodottesi, vantano ormai la naturalizzazione sarda’’». Sedette nelle file della Sinistra, amico e sostenitore di Francesco Cocco Ortu. Nel 1906 tre ` molitorie dell’Alta Itagrandi societa lia costituirono, con l’industria Merello, l’‘‘Esercizio Molini’’, che gestiva gli 11 stabilimenti delle imprese consociate in Liguria, Sardegna, Piemonte, Emilia e Toscana. Nel 1906 si era riti` nell’eta ` rato nella sua Zoagli, partecipo giolittiana, insieme con i genovesi Orlando, all’ambizioso e fortunato programma di elettrificazione dell’isola: nel 1914 a Cagliari veniva inaugurato il primo impianto termico, capace di produrre 1715 Kw.

Mereu Famiglia sassarese (secc. XVIIXVIII). Le sue notizie risalgono al secolo XVII, quando viveva un Antonio, proavvocato fiscale di Sassari, che nel 1671 ottenne il cavalierato ereditario e `. I suoi figli furono ammessi la nobilta allo Stamento militare nel 1688 durante i lavori del parlamento Monteleone; successivamente la famiglia si trasferı` a Cagliari.

Mereu, Angelo Fotografo (n. Dorgali 1946). Vive e lavora a Milano, dove ` di gioielliere col frasvolge l’attivita tello Francesco (=). Ha iniziato a fotografare nel 1979 lavorando con il colore, concentrandosi in seguito sull’uso esclusivo del bianco e nero, in particolare realizzato con uno speciale film all’infrarosso. Sue immagini sono state pubblicate su ‘‘Il Corriere della Sera’’, ‘‘Il Sole 24 Ore’’, e su mensili come ‘‘Airone’’ e ‘‘Photographia’’. Ha realizzato diverse personali, tra le quali ‘‘Il cielo ritorna’’, ‘‘La mia Sarde`’’ a Milano. gna’’ a Ferrara, ‘‘Aria di citta Nel 1996 ha pubblicato con l’editore L’Agrifoglio la monografia La mia Sardegna, silloge di fotografie in bianco e

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Mereu ` stato uno dei primi a sperimennero. E tare una forma di espressione ottenuta rielaborando (anche pittoricamente) delle foto eseguite col telefono cellulare.

Mereu, Antonio1 Insegnante, consigliere regionale (Cagliari 1913-ivi 1965). Cattolico, impegnato nelle organizzazioni ecclesiali, dopo la caduta del fascismo fu tra i protagonisti della nascita della Democrazia Cristiana in Sardegna. Nel 1961 fu eletto consigliere regionale del suo partito nel collegio di Cagliari per la IV legislatura, ma morı` prima che questa avesse termine.

Mereu, Antonio2 Studioso di storia locale (n. Fonni, sec. XX). Ha al suo attivo alcune interessanti monografie sulla storia civile e religiosa della Barbagia come La Basilica e il Convento francescano della Madonna dei Martiri in Fonni, 1973; Fonni resistenziale nella Barbagia di Ollolai e nella storia dell’isola, 1978. Suo anche l’articolo su un Diploma di honesta missio rinvenuto a Fonni, ‘‘Sardigna antiga’’, 1, 1983.

Mereu, Attilio Militare (Cagliari 1895Ansa di Raccogliano 1917). Tenente di fanteria, medaglia d’oro al V.M. alla memoria, caduto della prima guerra mondiale. Ancora adolescente, resta orfano di padre. Allo scoppio della prima guerra mondiale, pur potendo ottenere l’esonero dalla chiamata alle armi, si arruola volontario, come soldato semplice, assegnato al 152º della ‘‘Sassari’’. Partecipa a varie ardite operazioni, e viene promosso caporale e caporalmaggiore, meritando una medaglia di bronzo al V.M. (Castelnuovo, 12-14 novembre 1915). Inviato al corso ufficiali diventa sottotenente e viene assegnato al 265º Fanteria, Brigata ‘‘Lecce’’, di nuova formazione. Compie ardite e difficili ricognizioni sul Faiti e nella zona di Castagneviza. Promosso

tenente, il 19 agosto 1917 trascina i suoi soldati alla conquista del ‘‘Trincerone’’. Cattura alcune decine di prigionieri e respinge furibondi contrattacchi. Il 21, alla testa della prima ondata, si slancia con impeto alla conquista delle trincee di Biglia e nonostante il reticolato intatto e il fuoco micidiale riesce a irrompere in una munita trincea. Contrattaccato da forze preponde` l’anima della resistenza, fino a ranti, e quando una raffica di mitragliatrice non lo abbatte al suolo privo di vita. La medaglia d’oro al V.M. alla sua memoria reca questa motivazione: «Aiutante maggiore in 2a, seppe con l’audacia e l’eroica fermezza, trascinare le proprie truppe in due impetuosi assalti. ` ferveva il periPrimo fra tutti ove piu colo, sotto il fuoco incessante di mitragliatrici ed artiglieria nemica, trasfuse l’energia e il suo grande entusiasmo nei dipendenti. Occupato un trincerone avversario, dopo aver superato ` ed avere attraversata enormi difficolta una linea intatta di reticolati, contrattaccato dal nemico, in piedi sulla trincea, noncurante del fuoco che fulmi` tutti alla nava i nostri reparti, incito ` accanita resistenza, sı` da meritare piu sul campo l’elogio dei superiori e l’ammirazione dei dipendenti. Soverchiato da forze superiori, cadde mortalmente ferito, col grido fatidico di ‘‘Savoia!’’. (Ansa di Raccogliano, 19-21 agosto 1917)».

Mereu, Carlo Atleta (Cagliari 1898-Padova 1964). Dotato di notevoli mezzi fisici, prese parte alle Universiadi di Parigi, di Varsavia e di Roma e nel 1925 divenne primatista italiano dei 200 m. Dopo aver conseguito la laurea in Giu` con successo la risprudenza esercito professione di avvocato.

Mereu, Eraclio Uomo politico (sec. XX). Fu eletto consigliere comunale di Cagliari nel 1920 nella lista degli ex

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Mereu combattenti. Sardista, negli anni successivi fu costretto dal fascismo ad abbandonare la politica. Alla ripresa della vita democratica fu sostenitore della fusione del Partito Sardo d’Azione con gli azionisti. In un suo arti` della cessacolo sostenne la necessita zione del governo alto-commissariale ` necessario sostituire il gen. Pinna, (Sı`. E ‘‘Sardegna avanti!’’, 1946).

Morı` ancora giovane nei primi anni ` con regolarita ` al Novanta. Collaboro periodico ‘‘Almanacco di Cagliari’’, scrivendo su La miniera riscoperta, 1977; Il Breve di Villa di Chiesa, 1979; La Carta de Logu, 1980; Gli Statuti del libero comune di Sassari, 1984; Il Breve portus kallaretani, 1985; Lo Statuto di `, Castelsardo, 1986; Le chiavi della citta 1987.

Mereu, Francesco Gioielliere (n. Dor-

Mereu, Italo Docente di Storia del Di-

gali 1931). Giunto giovanissimo a Milano, aprı` un laboratorio da orologiaio ` ed ebbe ben presto l’idea di creare, piu che gioielli, degli ‘‘oggetti d’ornamento per giovani’’ utilizzando i materiali poveri che poteva trovare nei negozi di ferramenta e di ricambi per auto: cuscinetti a sfera, catene, borchie. In se`, e ` guito, assunto il ‘‘nome d’arte’’ Meru passato ai materiali preziosi, ma conservando spesso l’abbinamento con al` tri di minor costo, e ispirandosi in piu di un caso alle immagini della Sarde` rimasto sempre molto attacgna, cui e cato. Le tappe della sua carriera di creatore di gioielli, che lo ha reso noto in Italia e all’estero, si possono vedere in alcune bacheche del suo negozio di via Solferino, a Milano, dove ha chiamato a lavorare i fratelli Antonio, Giovanni e Angelo (=). Quest’ultimo, noto anche come fotografo, collabora alla creazione dei gioielli. La loro produzione rivela nel suo insieme una ine` creativa, e ` apprezsauribile capacita zata in modo particolare dai giovani e resa celebre da tanti personaggi della televisione, del cinema e dello sport che ne indossano i vari esemplari. Nel 2000 M. ha ricevuto l’‘‘Ambrogino d’Oro’’ per aver dato lustro a Milano.

ritto (n. Cagliari 1920). Da giovane uni` quel tanto di versitario, esercito fronda che era di casa nei GUF (Gruppi Universitari Fascisti): per questo fu posto sotto vigilanza dell’OVRA, arrestato e sospeso di grado. Negli anni dell’immediato dopoguerra fu l’animatore del periodico ‘‘Presente’’, uscito a Cagliari dal 1946 al 1947, compilato da giovani reduci in polemica con la classe dirigente prefascista tornata al potere (bersagli particolari Lussu, Velio Spano, Giovanni Lay). Subito dopo ` la carriera universitaria che lo inizio ` a insegnare Storia del Diritto peporto nale dal 1955 al 1992 in diverse Univer` italiane (Firenze, Ferrara, la lisita ` ‘‘Carlo Cattaneo’’ di bera Universita Castellanza, di cui fu uno dei fondatori, infine alla LUISS di Roma). Autore di molti studi giuridici e di opere di saggistica (Storia del diritto penale nel 1500, La morte come pena, La giusta ingiustizia. Saggio sulla violenza legale, Storia dell’intolleranza in Europa, 1979, riedito nel 1995). A lungo prestigioso collaboratore del ‘‘Sole 24 Ore’’, firmava la sua rubrica con lo pseudonimo Merit.

Mereu, Giorgio Studioso di storia (n. Cagliari, sec. XX). Studioso di storia mineraria, dopo aver lavorato nel` per del’Ente Minerario Sardo si ritiro dicarsi alle sue ricerche preferite.

Mereu, Luciano Patriota garibaldino (Cagliari 1846-Roma 1922). Giovanissimo, prese parte alla spedizione dei Mille e nel 1866 seguı` Garibaldi nella campagna del Trentino. In seguito si ` in Ingegneria, ma non interlaureo ruppe i suoi legami col movimento ga-

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Mereu ribaldino, per cui fu nominato custode del monumento di Mentana. Nel 1897 ` il corpo di volontari garibalcomando ` in Grecia e si comporto ` dini che si reco con valore ottenendo la promozione a colonnello per meriti di guerra.

Mereu, Orazio Impiegato, consigliere regionale (n. Nuoro 1942). Impiegato, esponente di spicco del Partito Social` stato democratico Italiano, nel 1984 e eletto consigliere regionale del suo partito nel collegio di Nuoro per l’VIII legislatura e successivamente riconfermato fino al 1994 per la IX e X legislatura.

Mereu, Peppino Poeta (Tonara 1872ivi 1901). Rimasto orfano di entrambi i ´ seguire studi regogenitori non pote lari, ma seppe allargare le sue conoscenze e le sue letture, da autodidatta, utilizzando probabilmente la biblioteca di famiglia. Dovette ben presto adattarsi a dare lezioni private e a lavorare come scrivano per sopravvivere; nel 1891, quando aveva 19 anni, ` come carabiniere. Fu in vari si arruolo luoghi dell’isola ed ebbe modo di fare nuove esperienze e conoscenze ren` dendosi conto delle gravi difficolta economiche e sociali che l’isola stava incontrando, in quegli anni di fine secolo, in seguito anche alla chiusura delle frontiere con la Francia e al falli` cosı` in mento di alcune banche. Maturo lui l’adesione a idee progressiste e repubblicane, e in particolare a quelle socialiste, che seguiva anche attraverso i discorsi degli uomini politici locali, tra i quali Jago Siotto. Colpito da diverse malattie – la sifilide, probabilmente la tubercolosi e anche il diabete ` al – , fu congedato nel 1895 e ritorno paese, dove riprese a vivere di piccoli ` lavori, dando un accento sempre piu tragico e pessimista ai suoi versi; morı` a soli 29 anni. Una biografia la sua che si esprime in una poesia di protesta e

` improntata anche al denuncia ma e ` che pessimismo personale: in lui piu in tutti gli altri autori di questo periodo ` si sposa a una la crisi di una societa crisi esistenziale, la quale si arricchi` dire, di un altro dissisce, se cosı` si puo ` , rispetto a quelli sofferti dadio in piu gli autori nuoresi, vale a dire l’incapa` di scegliere tra la vita di paese e cita `; come altri intellettuali quella di citta delle zone interne egli avvertiva, ha scritto Manlio Brigaglia, «l’impossibi` di continuare a vivere nel piccolo lita villaggio natio con le sue leggi e le sue abitudini ma anche, insieme, l’impos` di fare il salto verso la citta ` , con sibilita le sue nuove abitudini, le sue occupa` zioni, il suo lusso». Sotto il profilo piu strettamente letterario, Brigaglia lo accosta ai poeti scapigliati e ai crepuscolari, mentre l’alternarsi nei suoi versi dell’immagine della morte con improvvisi scoppi di riso fa pensare a una frequentazione di Stecchetti; ma osserva anche che questo poeta, nutrito della poesia tradizionale sarda e capace a sua volta di improvvisare, fa a volte uso dei «modi della poesia di ` consueta e meno alfabetizpaese piu ` ‘orale’»; e ha comunzata, insomma piu que «sempre coscienza di una destinazione popolare del testo» che propone. Scrive ancora Brigaglia: «La sua poe` famosa e ` Galuse `, dedicata a una sia piu fonte di Tonara, in cui la sorgente parla in prima persona (rivolgendosi, parrebbe da una prima edizione delle sue poesie, alla signorina Lia Pulix Spano), ` e racmagnificando le proprie virtu contando vicende gaie e tristi del piccolo mondo paesano che viene, spinto da mille motivi, a specchiarsi, a rinfrescarsi, a bere, ad attingere, a lavare i panni nelle sue acque. La struttura strofica (in cui l’ottava tradizionale si ` rapido, onpiega a un trattamento piu deggiando facilmente fra malinconia

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Mereu lirica e guizzo ironicamente sentenzioso, grazie alla sostituzione dell’endecasillabo col settenario nelle sedi dispari), la serie dei riferimenti, il rispetto di un motivo´segreto’ che corre sull’ultimo verso di ogni strofa (sempre riferito all’acqua, e possibilmente alla frescura dell’acqua della fonte), sono il segno della costruzione letteraria del componimento: ma, come in tutta la ` sempre la copoesia di Mereu, c’e scienza di una destinazione popolare del testo, e dunque la stessa scioltezza ` del lessico – preso piu ` dale semplicita l’umile linguaggio quotidiano che da quel linguagio laureato dei poeti dialettali, cui il nuorese Pasquale Dessanay quasi negli stessi anni proclamava alta la rinunzia – rivelano che cosa vuol essere, per Mereu, la poesia: ancora e soprattutto luogo della comunicazione comunitaria, della circolazione delle voci e delle sicurezze (non meno delle ´critiche’ e dei fatti) del paese».

Mereu, Salvatorangelo Insegnante, consigliere regionale (n. Senorbı` 1935). Insegnante elementare schierato da sempre nel Partito Socialista ` Italiano, dopo essere stato eletto piu volte consigliere comunale e sindaco ` divendel suo paese natale, nel 1983 e tato consigliere regionale del suo partito nel collegio di Cagliari subentrando a Giuliano Cossu durante l’VIII ` stato rilegislatura. Successivamente e confermato nello stesso collegio per la IX e per la X legislatura; dal luglio 1989 ` stato presidente al novembre 1991 e del Consiglio regionale, e subito dopo, dal novembre 1991 al novembre 1992, assessore all’Ambiente nella giunta Cabras. Uscito dal Consiglio regionale, ha continuato a essere eletto consi` gliere comunale di Senorbı`. Nel 1999 e stato nuovamente eletto consigliere regionale per la XII legislatura, ma dopo ` stato costretto a rinunpochi giorni e

ciare in conseguenza di un ricorso presentato dal collega Raimondo Ibba.

Mereu, Salvatore Regista cinemato` formato grafico (n. Dorgali 1965). Si e alla Scuola Nazionale di Cinema di Roma, diplomandosi in regia, e negli ` dedicato ai cortomeanni Novanta si e traggi (Prima della fucilazione, 1997). Con Ballo a tre passi (2003), lungometraggio girato in sardo, ha ricevuto il premio come miglior film della Settimana della Critica alla 60a Mostra Internazionale del Cinema di Venezia.

Meridda, Giuseppe Militare (Ozieri 1913-Seros, Spagna, 1938). Sottotenente di complemento nei battaglioni d’assalto, medaglia d’oro al V.M. alla memoria nella guerra civile spagnola. Compı` gli studi a Sassari nell’Istituto tecnico ‘‘A. Lamarmora’’. Ufficiale di complemento dei Bersaglieri (suo nonno, sergente dei Bersaglieri, era stato ferito durante la battaglia di San Martino, e aveva avuto la menzione onorevole), ritornato alla vita civile si ` presso il Banco di Napoli a impiego Nuoro. Allo scoppio della guerra di Spagna partı` volontario e fu incorporato nell’VIII Battaglione d’Assalto ‘‘Folgore’’ della Divisione ‘‘Littorio’’. ` a tutte le azioni, meritando Partecipo una prima medaglia di bronzo al V.M. Nell’azione di Benafer, a luglio, gli venne conferita una seconda medaglia di bronzo. Cadde nel dicembre dello stesso anno. Gli fu conferita la medaglia d’oro alla memoria con questa motivazione: «Valoroso ufficiale, distintosi in venti mesi di campagna in O.M.S., incaricato di assaltare posizioni nemiche formidabilmente sistemate a difesa, trascinava i propri legionari a compiere atti di sublime eroismo. Ferito a morte, ma con lo spirito proteso verso la vittoria, si trascinava incitando con nobili parole il reparto a sfruttare il successo conseguito. Si spe-

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Merler gneva serenamente, chiedendo di indossare la sua camicia nera, al grido di ‘‘Viva il Re’’, ‘‘Viva il Duce’’. (Testa di Ponte di Seros, 13-12-1938)».

Meridda, Monserrato Poeta (n. Ozieri 1926). Poeta in lingua sarda, ha partecipato negli anni Settanta e Ottanta del Novecento a diverse edizioni del premio ‘‘Ozieri’’, collaborando anche alla sua organizzazione con l’animatore Tonino Ledda. Nel 1978 ha pubblicato una raccolta di versi, Pensieri vergini.

Merler, Alberto Sociologo (n. Trento 1942). Ha vissuto durante la giovinezza in Brasile e questa esperienza ha orientato la sua attenzione ai problemi dello sviluppo nel Sud del mondo e in genere delle aree arretrate. Dopo la laurea ha intrapreso la carriera universitaria. Allievo di Marcello Lelli, at` professore di Sociologia tualmente e ` di Lettere dell’Univernella Facolta ` studioso dei problemi ` di Sassari. E sita `. Nei primi anni Ottanta dell’insularita ha anche dato vita, con un gruppo di giovani studiosi sassaresi, alla casa editrice Iniziative Culturali, cui si deve l’edizione di opere scientifiche e l’organizzazione di convegni culturali. Tra i suoi scritti: Programmazione culturale e organizzazione della cultura in Sardegna, in La Rinascita fallita (a cura di M. Lelli), 1975; Materiali sugli intellettuali, ‘‘La Grotta della Vipera’’, 1112, 1978; La Sardegna e le sue industrie: una proposta di dibattito, ‘‘Quaderni bolotanesi’’, VI, 1980; La Sardegna e le sue industrie: un dibattito che continua, ‘‘Quaderni bolotanesi’’, VII, 1981; due voci, Sviluppo e sottosviluppo e L’emigrazione in Sardegna, in La Sardegna. Enciclopedia (a cura di M. Brigaglia), II, 1982; Dalla famiglia politica alla famiglia coatta, ‘‘Quaderni bolotanesi’’, IX, 1983; La gente, il territorio, il cambiamento, in La provincia di Sassari. La ci` e l’arte, 1983; Elaborazione cultuvilta

rale e ruolo intellettuale nei processi di cambiamento dipendente, ‘‘Quaderni bolotanesi’’, X, 1984; Il quotidiano dipendente. Lavoro famiglia e servizi in Sardegna, 1984; Sviluppo e politiche sociali, ‘‘Quaderni di ricerca del Diparti` di mento di Economia dell’Universita Sassari’’, 2, 1986; Sviluppo e gestori dello sviluppo, ‘‘Quaderni bolotanesi’’, XIII, 1987; L’immigrazione sarda in Brasile e in America Latina, in Emigrazioni europee e popolo brasiliano, 1987; La terra e` lontana. Note sui sardi d’oltre Atlantico, ‘‘La Grotta della Vipera’’, 4243, 1988; Politiche sociali e sviluppo composito, 1988; Tre idee forza da rive` , ‘‘Quadere: futuro, sviluppo, insularita `. derni bolotanesi’’, XV, 1989; Insularita Declinazioni di un sostantivo, ‘‘Quaderni bolotanesi’’, XVI, 1990; Autono` . La pratica dell’autonomia e insularita mia vissuta in Sardegna e in altre isole, ‘‘Quaderni bolotanesi’’, XVII, 1991; ` L’autonomia insulare che si fa capacita di autogoverno, ‘‘Quaderni bolotanesi’’, XX, 1993; Approches micro e ma´veloppement composite en Sarcro du de daigne (con Maria Lucia Piga), ‘‘Res Mediterranea’’, 2, 1996; Regolazione so` percorsi di sviluppo (con ciale insularita M.L. Piga), 1998; La Sardegna terra insulare, non isolata, in L’ora dei sardi (a cura di Salvatore Cubeddu), 1999; Dal micro al macro (a cura di M., con G. Giorio e F. Lazzari), 1999; Dentro il terzo settore. Alcuni perche´ dell’impresa sociale (a cura di M.), 2000; Introduzione. ` dell’essere terzo settore nei Le modalita territori della Sardegna, in C. Calta`, biano, L’attivazione della solidarieta ` della solidarieta ` . Scritti 2001; La societa in onore di Giuliano Gioria (a cura di M., con F. Lazzari), 2003; Il lavoro sociale che e` in noi, introduzione a Maria Lucia Piga, Teorie sociologiche e lavoro sociale, 2004; Ri-educazione ai saperi sociali. La Sardegna in Europa e nel Mediterraneo

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Merlini (con M. Cocco e R. Deriu), ‘‘Quaderni bolotanesi’’, XXXI, 30, 2004.

Merlini, Pia Clelia Fotografa (n. Sassari, sec. XX). Si diploma nel 1988 in fotografia pubblicitaria presso l’Istituto Europeo di Design di Cagliari, e comincia subito a collaborare, in qua` di libero professionista free lance, lita con agenzie pubblicitarie locali. Nel 1997 partecipa a un progetto di catalogazione di beni archeologici della Soprintendenza di Cagliari, e fotografa reperti conservati nei musei di Sardara, Villanovaforru e Cagliari.

Merlino, Pietro Gentiluomo catalano (sec. XIV). Ricopriva l’ufficio di familiare di Pietro IV. Nel 1372, quando la seconda guerra tra Mariano IV e il re ` nella sua fase piu ` dura, ebbe in entro feudo i villaggi di Codrongianos, Ploa` erano occughe e Salvenor, che pero pati dalle truppe arborensi, per cui non riuscı` a entrarne in possesso.

Merlo = Zoologia della Sardegna Merlo, Maria Rosalia Poetessa (Cagliari 1704-ivi 1777). Nata da genitori sassaresi (suo padre era un medico stabilitosi a Cagliari), battezzata come ` giovanissima Maria Candida, entro nel convento delle Cappuccine di ` . Monaca col nome di Maria quella citta Rosalia, vi trascorse sessant’anni, dedicandosi alla meditazione e alla preghiera nonostante le sofferenze che ` una paralisi per decenni le provoco ` , moche la costrinse a letto. Lascio rendo a Cagliari nel 1772, un «ragionevole volume in 16.mo» di 371 pagine di poesie manoscritte, che Pasquale Tola ebbe modo di vedere presso il futuro vescovo Emanuele Marongio Nurra, suo discendente. Recava tante incisioni in rame quanti erano i componimenti: divisa in otto parti, la raccolta di «rime spirituali», scritte in spagnolo, fu giudicata «pregevole assai, cosı` per ` dei sentimenti, e per le senla pieta

tenze scritturali che vi sono felicemente parafrasate, come per la sponta` e per l’armonia della verseggianeita ` tura». Nel 1921 Salvator Ruju le dedico un nutrito saggio, Rime spirituali di suor Maria Rosalia Merlo, in Studi e ricerche di poesia religiosa sardo-spagnola, I.

Merlo, Prospero Filosofo (Sassari 1584-ivi 1647). Entrato nell’ordine dei Serviti, fu ordinato sacerdote. Subito dopo fu inviato a Roma a completare i suoi studi. Pochi anni dopo fu chiamato a Bologna per insegnarvi Filosofia e Teologia: raggiunse molta noto` , per cui fu chiamato a insegnare rieta ` di InnFilosofia presso l’Universita sbruck. Dopo alcuni anni di perma` in Italia; fu innenza in Austria torno viato in Sardegna come vicario generale del suo ordine e si stabilı` a Sassari. ` autore di importanti lavori di caratE tere filosofico e teologico. Tra i suoi scritti: Letture di filosofia e di teologia, s.d.

Merlot, Michele Cittadino di Cagliari (sec. XIV). Prese parte alla difesa di ` che rimaneva a Pietro IV del Recio gnum Sardiniae, e poco prima della terribile sconfitta di Oristano del 1368, ebbe in feudo il villaggio di Siddi nella ` non riuscı` a Marmilla, del quale pero ´ occupato venire in possesso perche dalle truppe del giudicato d’Arborea.

Merluzzo = Zoologia della Sardegna ` = Mereu, Francesco Meru Meschal, Arnaldo Avventuriero catalano (sec. XIV). Medico, era giunto in Sardegna al seguito dell’infante Alfonso. Terminate le operazioni militari ebbe come ricompensa una rendita di 2000 alfonsini e l’ufficio di vicario reale di Domusnovas. Approfittando della sua posizione, alla testa di una masnada di armati si pose a compiere delle scorrerie terrorizzando le popo-

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Mesina ` lazioni dei centri vicini: nel 1329 arrivo addirittura a togliere i salti di Terra Azzonis a Pietro de Ac ¸en. Subito dopo tolse Musei a Guglielmo de Abbadia e commise altre ribalderie, per cui costrinse il governatore generale a ordinare che il capitano di Iglesias intervenisse a ristabilire la situazione. Ar` riuscı` a spuntarla e continaldo pero ` impunemente a commettere altri nuo misfatti: nel 1338 ebbe addirittura l’investitura dei feudi che aveva usurpato.

Mesina, Antonia Beata (Orgosolo 1919ivi 1935). Cresciuta nell’Azione Cattolica del paese natale e profondamente devota alla Madonna, un giorno del 1935 fu sorpresa in campagna da un giovane che la voleva violentare. Ella resistette alla sua furia ed egli la uc` Ovadduthai di Orgocise in localita ` stata detta ‘‘la Maria Goretti solo. E sarda’’. Fu beatificata da Giovanni Paolo II nel 1987.

Mesina, Graziano Figura del banditismo sardo (n. Orgosolo 1942). Orgolese, diventa presto un personaggio popolare dopo le sue prime clamorose imprese per le quali viene perseguito dalla giustizia. Viene arrestato una prima volta nel 1956, a 14 anni, per porto d’arma abusivo. Nel maggio 1960 ` nuovamente arrestato per spari e e danneggiamento di cosa pubblica. ` stato Scontata la lieve pena alla quale e condannato, si trova coinvolto nella faida che oppone la sua famiglia a quella dei Mereu. Il 24 dicembre 1961 tenta di uccidere Luigi Mereu, parente di uno dei sospettati dell’omicidio da ` nata la faida. Nel settembre 1962 cui e evade dall’Ospedale San Francesco di ` stato ricoverato. Il 13 noNuoro dove e vembre uccide in un bar di Orgosolo Andrea Muscau. Consegnato ai Carabinieri, viene condannato a 24 anni di carcere. L’11 settembre 1966 fugge dal carcere di Sassari con un compagno

che si fa chiamare Miguel Atienza, uno spagnolo arrestato al suo sbarco in Sardegna dopo aver disertato dalla Legione straniera, a Bonifacio. Con lui si ` alla macchia nel Supramonte di Orda gosolo: in un conflitto con i Carabinieri Atienza viene ucciso (giugno 1967). Lo stesso M. viene catturato a un posto di blocco vicino a Nuoro il 26 marzo 1968. Al suo arrivo alla Questura di Nuoro una folla di giovani (in gran parte studenti) lo applaude come un personaggio dello star system. Nel 1972 viene condannato all’ergastolo per cumulo di pena. Negli anni successivi, in occasione di alcuni permessi, non torna in carcere: evade nell’agosto 1976 dal car` catturato vicino a cere di Lecce, e Trento nel marzo successivo; nell’aprile 1985 non rientra da un permesso, ` catturato a Vigevano una settimana e dopo. Nell’ottobre 1991 ottiene la li` condizionata; nel luglio 1992 e ` in berta Sardegna: si pensa che abbia avuto qualche ruolo nella liberazione del piccolo Farouk Kassam, rapito in Costa Smeralda. Nel 1993 viene nuovamente arrestato ad Asti e torna all’ergastolo. Il 22 luglio 2003 firma la domanda di grazia, che il presidente della Repubblica gli concede nel novembre 2004.

Mesina, Tito Livio Funzionario, consigliere di Stato (Olzai 1879-Roma 1948). Laureato in Giurisprudenza nel 1902, ` nell’amministrazione nel 1904 entro centrale dei lavori pubblici, dove avrebbe compiuto gran parte della sua carriera: nel 1907 fu sottosegretario, nel 1924 ispettore centrale, nel 1927 di` . Studio ` rettore generale della viabilita ` nel 1928 l’Azienda autonoma stae creo tale della strade, alla quale, peraltro, fu assegnato con un incarico inferiore al suo grado e ai suoi meriti. Nello stesso 1928 fu nominato consigliere di ` , fra una serie Stato: come tale studio numerosa di altri provvedimenti, lo

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Messaggero Sardo schema di Testo unico per il reclutamento degli ufficiali dell’esercito. Dopo l’armistizio del 1943 seguı` al nord la Repubblica Sociale Italiana, prendendo sede a Cremona. Per questo nel 1945 fu sottoposto a procedura di epurazione e nel 1946 collocato a riposo. Iscritto all’ordine degli avvocati, dal 1928 al 1945 aveva pubblicato numerosi articoli e saggi di diritto.

‘‘Messaggero Sardo, Il’’ ‘‘Mensile della Regione sarda per gli emigrati e le loro famiglie’’, fondato nel 1969 come strumento d’informazione del Fondo sociale istituito per l’assistenza ` edito da una cooagli emigrati sardi, e perativa di giornalisti ‘‘Il Messaggero Sardo’’. Tra i presidenti della cooperativa, i direttori e i redattori del periodico, Enrico Clemente, Lucio Artizzu, Gianni de Candia, Gianni Massa, Villio Atzori, Alberto Rodriguez, Ezio Pirastu, Luigi Coppola, Remo Concas, Mario Aresu. Si avvale della collaborazione di giornalisti e studiosi e contiene notizie relative alla Sardegna, alla sua vita politica, economica e sociale e alla sua cultura; ma soprattutto informazioni sull’organizzazione e i problemi dell’emigrazione sarda in ogni paese del mondo.

Messina, Elisabetta Fotografa (n. Terno 1957). Fotografa pubblicista, diplomata in Fotografia e comunicazione visiva allo IED cagliaritano, vince nel 1990 il premio giornalistico ‘‘Chia’’ per la miglior foto di cronaca dell’anno. Da allora lavora per la Soprintendenza ai Beni culturali di Cagliari con le tecniche di immagine all’infrarosso, dopo aver conseguito il diploma di fotografia all’infrarosso rilasciato dall’Istituto del Restauro ‘‘Palazzo Spinelli’’ a Firenze. Le sue foto sono pubblicate su riviste e quotidiani nazionali ed esteri. Vive e lavora a Quartu Sant’Elena.

Messopio Rustico, Lucio Governatore della Sardegna nel 313-314?. Prae` a Licises provinciae Sardiniae, dedico nio un miliario della a Caralibus Olbiam per Hafam (da Oddastru, presso Arzachena). Secondo Piero Meloni il cippo fu in origine dedicato all’imperatore Valeriano (253-260) e quindi rozzamente riadattato per Licinio. In Sardegna il titolo praeses fu usato in forma assoluta (senza altri epiteti) solo dopo ` la provincia probail 270: M.R. governo bilmente nel 313-314 (difficilmente nel 315-316), quando nominalmente era signore dell’isola Licinio, erede dei ter` affidati a Valerio Severo; e ` ritoria gia stato osservato tuttavia (R. Andreotti) che in Occidente non sono rare le dediche a Licinio unico Augusto, anche nelle province di Costantino. [ANTONIO IBBA]

Mestolone = Zoologia della Sardegna Mesumundu, Nostra Signora di Chiesa bizantina nel territorio di Si` la chiesetta indicata anche ligo. E ` ogcome Santa Maria in Bubalis, gia getto di studio da parte del canonico Spano. L’edificio sorge in un’area inte` roressata da un insediamento di eta mana di estensione limitata ma diver` nuclei funzionali; tra sificato in piu ` stato riconosciuto a livello ipoquesti e tetico un impianto termale dei secoli II-III, a cui si sovrappone parzialmente la costruzione bizantina, oltre a un settore artigianale, chiaramente attestato dalla presenza di alcune fornaci per la ` fabbricazione di laterizi (una di esse e stata recentemente messa in luce in tutta la sua estensione), e a un tempio, individuato solo dal ritrovamento degli elementi della decorazione architettonica, di grandi dimensioni e databili tra la fine del III e gli inizi del secolo IV. L’insediamento costituiva verosimilmente un luogo di sosta lungo ` bizanla via a Caralibus Turrem. In eta

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Meteora tina si costruı`, impostandola sulle strutture romane, una piccola chiesa articolata in un ambiente centrale a pianta circolare con copertura a cupola (diametro interno dell’ambiente 5,90 m) e in due corpi giustapposti a questo, uno in funzione di vano d’ingresso, l’altro, absidato e di minori dimensioni, provvisto di una vasca battesimale al suo interno. L’edificio, realizzato in opera mista a fasce alternate di ` mattoni e piccoli blocchi di basalto, e databile ai secoli VI-VII dai corredi di alcune sepolture ritrovate nelle immediate vicinanze e va forse messo in rap` pastorale promossa porto all’attivita da Gregorio Magno in Sardegna e nota dalle sue lettere: si potrebbe dunque interpretare come un’ecclesia baptismalis destinata alla cura animarum della popolazione delle campagne. ` del secolo XI l’icnoPoco dopo la meta grafia della chiesa venne completata con l’aggiunta di una grande abside e di un ampio vano destinato a sacrestia, costruiti in blocchi appena sbozzati di basalto e calcare, conferendo dunque al monumento la pianta cruciforme che conserva ancora oggi. [ALESSANDRO TEATINI]

Metalla Centro minerario antico (Grugua?) ubicato nell’Iglesiente, non lontano dalla valle di Antas se non addirittura nello stesso sito, che fu sede di un ` nuraluogo sacro noto dall’antichita ` rogica e segnalato dalle fonti di eta mana, il Sardopatoris Fanum (santuario del Sardus Pater), indicato come Sartiparias nel secolo VII dall’Anonimo Ravennate. L’antico centro sacro indigeno di Antas divenne prima punico (dedicato al semitico Sid Baby) e poi romano, sino alla redazione visi` imperiale, con iscrizione al bile di eta Sardus Pater Baby. Pur senza un riferimento topografico diretto, ricordiamo che ad metalla, ovvero ai lavori forzati

in miniera, sotto l’imperatore Commodo fu condannato e deportato in Sardegna con molti cristiani il vescovo Callisto, futuro papa, liberato nel 189 grazie all’intercessione di Marcia, concubina dell’imperatore. Un paio di decenni dopo avremo proprio ad Antas, comunque in relazione con Metalla, la riedificazione – imperatore Caracalla – del grande tempio, straordinariamente simbolico per la storia della Sardegna antica e il controllo della sua ` pre-romana, con icona l’antica identita ` piumata immagine ideale divinita della potenza mineraria nuragica e dei successivi interessi fenicio-punici e romani, da questi ultimi espressi anche con le celebri emissioni monetali del Sardus Pater. [MARCELLO MADAU]

‘‘Meteora, La’’ Periodico cagliaritano. Uscı` col sottotitolo di ‘‘Giornale sardo di scienza, lettere ed arti’’ con cadenza bimestrale dal gennaio 1843 al dicembre 1845. Fu diretto da Gavino Nino e quindi da Salvatorangelo De Castro. Di ispirazione liberale, si avvalse della collaborazione di Alberto De Gioannis, ` , Cesare Balbo, Carlo CatCesare Cantu ` autorevoli intellettuali taneo e dei piu ` sardi tra i quali Pasquale Tola. Affronto ` scottanti problemi della Sartutti i piu degna, trattandoli con una certa indipendenza di giudizio, che lo rese sospetto alla censura viceregia. «Dai problemi della scuola e del lavoro alle recensioni – ha scritto Raimondo Bonu – , alle necrologie, ai cenni sul classicismo e romanticismo; dalle proposte per la coltivazione del riso secco, dagl’inviti per la compilazione dei catechismi di arti e mestieri, e dalle raccomandazioni sia per le assicurazioni sulla vita, sia per l’educazione scientifica del clero e l’istituzione di asili infantili, si passa a propugnare l’introduzione delle ferrovie e i miglioramenti ` tutta una rivoluagricoli e caseari. E

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Metge zione d’idee e persone: realmente, come disse lo stesso De Castro per l’opera di Pasquale Tola, ‘‘la fiamma che ` per tempo o per l’agita non si spegnera fortuna’’». Negli anni 1878-1879 uscı` a Cagliari un quindicinale d’uguale titolo, diretto da E. Castaldi.

Metge, Giovanni Gentiluomo sardo (Sardegna, inizi sec. XIV-ivi, 1360 ca.). Fedele al re d’Aragona, quando nel 1353 fu sequestrato ai Malaspina il loro patrimonio, ebbe in feudo il villaggio di Cargeghe. Morı` senza lasciare eredi.

Metodio, san = Cirillo e Metodio, santi Meucci, C. Archeologo (n. sec. XX). Esperto di vetri medioevali, nel 1984 ha preso parte al I Convegno sull’archeologia tardoromana e altomedioevale nell’Oristanese, svoltosi a Cuglieri; il suo articolo Vetri e scorie di fusione provenienti dal sito di Cornus, in Cultura, materiali e fasi storiche del complesso archeologico di Cornus. Atti del I Convegno di studi sull’Architettura cristiana e altomedioevale nell’Oristanese, Cuglieri 1984, 1986.

Mezzano, Pietro Intellettuale antifascista (Ozieri 1888-ivi 1967). Perseguitato dal regime durante il Ventennio, divenne nel dopoguerra convinto attivista socialdemocratico saragattiano, affatto incline al compromesso. Nel 1946 fu eletto consigliere comunale di Ozieri nelle liste del PSDI. Nel dopoguerra fu anche presidente dell’ECA (Ente Comunale di Assistenza) e della cooperativa agricola ‘‘Matteotti’’. Pubblicista, per alcuni lustri fu corrispon` del quotidente locale dalla sua citta diano di Sassari ‘‘La Nuova Sardegna’’. Nel 1966 ha pubblicato il saggio Ozieri: dalla preistoria ai giorni nostri.

Mezzolani, Antonella Archeologa (n. sec. XX). Allieva di Enrico Acquaro, si ` laureata in Lettere; dal 1993 prende e

` del ‘‘Progetto Tharparte alle attivita ros’’, su cui ha scritto Riflessioni sull’impianto urbano di Tharros, ‘‘Ocnus’’, 2, 1994, e la monografia Tharros (con Enrico Acquaro), 1996.

Mezzolani, Sandro Ambientalista e fotografo (n. Cagliari 1963). Geometra a Cagliari, da alcuni anni collabora con A. Simoncini nella redazione di importanti opere di storia industriale. Tra i suoi scritti: La miniera d’argento di Monte Narba. Storia e ricordi (con A. Simoncini), 1989; Paesaggi e architetture di miniere in Sardegna (con A. Simoncini), ‘‘Collana Sardegna da Salvare’’, 1993; Storie di miniera (con A. Simoncini), 1994; Sardegna da salvare: Archeologia industriale (con A. Simoncini), 1995.

Mibelli, Mirella Pittrice (n. Olbia 1937). Ha fatto i suoi studi presso il Liceo ar` stata allieva tistico di Cagliari, dove e di Foiso Fois e di Dino Fantini. Con lo stesso Foiso Fois e altri artisti, fra cui Hoder Claro Grassi, Antonio Atza, Gaetano Brundu, Primo Pantoli e Rossana Rossi, fonda nel 1958 il gruppo Studio ` esordito espo58. A quella data ha gia nendo nella Biennale nuorese del 1957; all’inizio la sua tecnica preferita ` quella dell’acquerello, nella quale e peraltro mostra quella tendenza «all’effusione lirica del colore» – hanno scritto Giuliana Altea e Marco Ma` piu ` gnani – che contraddistinguera tardi anche la sua produzione astratta.

Michel, Ersilio Studioso di storia (sec. XX). Ha al suo attivo una serie di articoli sulla storia della Sardegna, pubblicati in gran parte su ‘‘Mediterranea’’ verso la fine degli anni Venti. Tra gli altri: Garibaldi reduce dal suo secondo esilio, ‘‘Mediterranea’’, I, 6, 1927; Strascico in Toscana della rivoluzione sarda, ‘‘Mediterranea’’, I, 3, 1927; Strascico livornese della rivoluzione sarda, ‘‘Gazzetta livornese’’, 1927; Il colon-

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Michele nello Monti e la legione italiana da Livorno a Cagliari 1845-1850, ‘‘Mediterranea’’, I, 8, 1927; Carlo Emanuele IV profugo da Torino a Cagliari, ‘‘Mediterranea’’, II, 5, 1928; Controversia tra i sovrani di Napoli e di Torino per la pesca del corallo in Sardegna 1766-67, ‘‘Mediterranea’’, II, 1, 1928; L’occupazione sarda dell’isola di La Maddalena, ‘‘Annali del R. Istituto italiano per la Storia contemporanea’’, I, 1936; Un progetto francese per lo scambio della Sardegna con la Corsica, ‘‘Archivio storico di Corsica’’, XVII, 1941.

San Michele – Chiesa di San Michele a Cagliari.

Michele, san (in sardo, Santu Miali, Santu Micheli, Santu Migheli, Santu Micali, Santu Migali) Santo, arcangelo. L’angelo per eccellenza, avversario di ` Satana e degli angeli ribelli, che caccio dal paradiso con il suo grido di guerra, ` uguale in ebraico «MŒ ka’-El?», ‘‘Chi e a Dio?’’ Protettore del popolo di Dio, della Chiesa, San Paolo lo chiama l’‘‘Israele di Dio’’. Nella liturgia dei de` chiamato Signifer: annuncio ` la funti e Morte a Maria – narrano le leggende – e la protesse con una palma durante l’Assunzione. Il suo culto, diffuso soprattutto dai Bizantini, risale ai primi secoli del Cristianesimo, quando fiorirono i Michaelion, i suoi santuari. Nell’iconografia medioevale appare vestito da guerriero, nella mano sinistra

la bilancia per pesare le anime il giorno del giudizio universale e nella destra la spada levata contro le forze infernali. In quella rinascimentale figura in abiti sontuosi mentre lotta contro il drago, secondo quanto si legge nell’Apocalisse. Davvero infinite le leggende, i santuari e le chiese in suo ` onore. Rivelatore delle anime, percio patrono dei radiologi e radioterapisti. La bilancia l’ha fatto diventare patrono di giudici, commercianti, bottegai, mugnai, droghieri. La spada, invece, di quanti lavorano i metalli e hanno a che fare con fuochi, fucine e forni: armaioli, maniscalchi, fabbri, arrotini, pasticcieri. Per la sua funzione di guerriero coraggioso, capo delle mi` diventato patrono della lizie celesti, e Polizia di Stato e dei paracadutisti. «Principe sanctu e potente / de sa celeste milizia, / refrenade sa malizia / de s’infernale serpente. / Micheli arcangelu santu / de sas animas broqueri / contra s’astutu gherreri / chi nos insidiat tantu / amparu nostr’ et refrantu / et defensore valente, / refrenade sa malizia / de s’infernale serpente» (Principe santo e potente – della celeste milizia, – frenate la cattiveria – dell’infernale serpente. – Michele Arcangelo santo – delle anime scudiero – contro l’astuto guerriero – che tanto c’insidia – nostro protettore e rinfranco– e valoroso difensore, – frenate la cattiveria – dell’infernale serpente). In Sardegna Patrono di Alghero, Aritzo, Bono, Collinas, Esterzili, Gonnostramatza, Nurri, Ollolai, Padru e ` la chiesa Silı`. In territorio di Ploaghe e di San Michele di Salvenero, costruita dai Vallombrosani (1110-1130), all’interno, simulacro quattrocentesco d’ispirazione valenzana. «Salvenero – se` corrucondo Giovanni Spano (1858) – e zione di San Venero, villaggio distrutto nel ’700 da bande di saccheggiatori». ` patrono Dal 25 marzo 1949 il santo e

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Michelini della diocesi di Alghero, con la Madonna di Valverde. [ADRIANO VARGIU] Festa Si festeggia il 29 settembre; il 24 marzo a Sagama, il 1º maggio a Luogosanto, il 1º maggio e la seconda domenica di maggio a Luras, l’8 maggio ad Aritzo, Bono, Ghilarza e Isili, l’11 maggio a Irgoli, l’11 maggio e la prima domenica di settembre ad Arzachena, il secondo lunedı` di maggio a Padru, il terzo lunedı` di maggio a Berchidda, il 18 settembre a Sorradile, il 6 dicembre a Tadasuni.

Michelini, Alessandro Storico (Levaldigi, Cuneo, 1804-Fossano 1864). Nato da una famiglia di nobili tradizioni, a partire dal 1848 fu eletto deputato al Parlamento subalpino, dove sedette ` autore di una per sette legislature. E Storia della marina militare del cessato regno di Sardegna dal 1814 fino alla ` del mese di marzo 1861, edita a Tometa rino da Botta nel 1863.

Michelis, Bernardo Religioso (Catalogna, inizi sec. XV-Ales 1454). Vescovo di Ales dal 1444 al 1454. Entrato nell’ordine dei Domenicani, conseguı` la laurea in Teologia; venuto in Italia, divenne consigliere di Alfonso V e confessore del duca di Calabria. Fu nominato vescovo di Ales nel 1444 e resse la diocesi negli anni in cui il suo territo` a far parte della contea di rio entro Quirra.

Michels, J. Archeologo americano (n. sec. XX). Nel 1984 ha preso parte alla I Sessione di studi sull’archeologia in Sardegna, organizzata dalla Balmuth ` del Michigan. Tra i per l’Universita suoi scritti: Obsidian Hydration Dating in Sardinia (con E. Atzeni, J.S.T. Tsong e G.A. Smith), in Studies in Sardinian Archaeology, 1984; Hydration rate constants for Monte Arci obsidian Sardinia Italy, ‘‘Mohlab technical report’’, 15, 1985; Obsidian hydration dating and proposed chronological scheme for the

Marghine Region, in Studies in Nuragic Archaeology, ‘‘British Archaeological Report’’, International Series, 373, 1987; Villages Excavations at Nuraghe Urpes and Nuraghe Toscano in West Central Sardinia, ‘‘British Archaeologycal Reports’’, International Series, 373, 1987.

Microcitemia Forma di anemia molto diffusa in Sardegna. Comunemente chiamata anemia mediterranea (o ta` caratterizzata dalla prelassemia), e senza nel sangue di microciti (globuli rossi dalle dimensioni ridotte). Si cal` di cola che nell’isola siano presenti piu 1000 individui colpiti da questa malattia, che per poter vivere hanno bisogno di continue trasfusioni di sangue. Accanto agli ammalati veri e propri vi sono poi i portatori (microcitemici), che possono trasmettere la malattia in caso di matrimonio tra loro: nel caso in cui di due coniugi uno solo sia portatore, due figli su quattro nati dal matrimonio saranno portatori a loro volta. In base a questi dati, si calcola che oggi in Sardegna vi siano 200 000 portatori ` che il sani. Per limitare la possibilita numero aumenti, negli ultimi anni si sono diffusi metodi di prevenzione basati in particolare sull’indagine prenatale. Allo stato attuale delle ricerche invece i malati veri e propri (talassemici) possono guarire solo mediante il trapianto del midollo osseo da un donatore compatibile.

Miele amaro Particolare tipo di miele prodotto dalle api che si nutrono di corbezzolo, tipico (ma non esclusivo) della Sardegna. Ha un sapore gradevolissimo e spesso, oltre che per le sue qua` nutrizionali, viene usato come melita dicamento contro il mal di gola. Cono` remota antichita ` (lo sciuto fin dalla piu ricorda Orazio, «Ut gratas inter mensas symphonia discors / et crassum unguentum et Sardo cum melle papaver / offen-

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Migheli dunt», scrive Salvatore Cambosu in ` famoso, intiapertura del suo libro piu tolato appunto Miele amaro. E anche Virgilio, nelle Bucoliche, «Immo ego Sardoniis videar tibi amarior herbis»), era legato alla leggenda secondo la quale le api si sarebbero nutrite della stessa erba utilizzata per produrre la droga necessaria per provocare il riso sardonico. Un tempo era prodotto esclusivamente dalle api selvatiche che avevano i loro alveari in anfratti difficilmente raggiungibili e che audaci predatori sottraevano loro correndo grossi rischi; con il diffondersi della moderna apicoltura il processo ` stato di produzione del miele amaro e razionalmente controllato.

Miele amaro – La Sardegna e` famosa ` per il suo ‘‘miele amaro’’, conosciuto gia dai Romani, di cui parla anche Virgilio.

Migaleddu, Michela Archeologa (n. ` sec. XX). Allieva di Enrico Atzeni, si e ` specialista del laureata a Cagliari. E Paleolitico. Tra i suoi scritti: Il clactoniano in Sardegna, ‘‘Quaderni della Soprintendenza archeologica per le province di Cagliari e Oristano’’, 11, 1994, e Nora IV. Ricognizione. L’insediamento preistorico di S’Abuleu, ‘‘Quaderni della Soprintendenza archeologica per le province di Cagliari e di Oristano’’, 13, 1996.

Migheli, Antonio Domenico Poeta (Osilo 1843-Oschiri, ?). Fu avviato al Se-

minario ma, arrivato alla soglia del sa` la veste e torno ` polemicerdozio, getto camente alla condizione di laico, per poi sposarsi e stabilirsi a Oschiri, dove condusse vita non facile, tenuto d’oc` e dai signorotti lochio dalle autorita cali, cui non risparmiava le frecciate. Come si desume dalla Ode a Luigi de Sanctis, teologo valdese, egli ebbe in seguito come riferimento sul piano religioso questo gruppo evangelico protestante, che nega il potere temporale, l’esistenza del purgatorio e il culto dei santi e della Madonna. Dal punto di vista politico si schierava intanto con i repubblicani, mentre seguiva il diffondersi delle idee socialiste. Nel campo ` sempre in della poesia, che pratico ` dapprima a sardo-logudorese, si ispiro Paolo Mossa (=), componendo versi d’amore; ma diede poi vita a un filone polemico e anticlericale. Di tanto in tanto avvertiva tuttavia l’esigenza di passare alla «satira burlesca», per poter «colpire i potenti ‘‘di riflesso’’, senza ‘‘spaventare’’ il popolo o rischiare di non essere compreso fino in fondo» (Mimmo Bua): su questo ver` celesante si colloca la sua opera piu bre, Sa briga ’e sos santos. La raccolta completa delle sue opere si trova nel volume Sa briga ’e sos santos e altre poesie, a cura di Mimmo Bua e Nino Pericu, 1986.

Migheli, Roberta Illustratrice (n. Sassari 1972). Nel 1996, consigliata da Angelo Stano e da Bepi Vigna, si propone con successo come disegnatrice alla ‘‘Walt Disney Italia’’. Inizia da allora la sua fase di studio del ‘‘disegno Disney’’ e dello stesso stile internazionale, al ` pronta per deditermine della quale e carsi alle storie a fumetti per varie riviste Disney ma anche a eseguire le illustrazioni per l’omonimo sito Internet. Ha collaborato inoltre al progetto pilota di una serie di cartoni animati su

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Miglio ‘‘Paperinik’’ per Disney Channel. Lavora a un progetto di storie a fumetti per l’America ispirato a uno dei prossimi film Disney a cartoni animati.

Miglio Nome di alcune piante erbacee della famiglia delle Graminacee. 1. Il ` una m. (Panicum miliaceum L.) e ` pianta perenne sempreverde che puo raggiungere il metro di altezza. Utilizzato dall’uomo per la propria alimenta` ancora colzione sin da tempi remoti, e tivato su grandi estensioni in Africa e in Asia, anche in zone con scarse precipitazioni, per la sua particolare resi`. Presenta culmi robustenza all’aridita sti, nodosi e ramosi, le foglie lineari` lanceolate sono pubescenti, il frutto e una cariosside di colore variabile dal giallo al dorato. Il suo nome sardo millu, una semplice traduzione dall’italiano, indica la sua introduzione relativamente recente. 2. Il m. selvatico ` una pianta rara e (Milium effusum L.) e diffusa dal livello del mare a 1600 m; fiorisce da maggio ad agosto a seconda ` presente in Sardell’altitudine, non e ` sostituita dal locale m. degna dove e selvatico, detto anche 3. m. multifloro (Orizopsis miliacea L., sin. Milium multiflorum), una specie presente in Sardegna dove occupa alvei umidi e siepi ombrose. Pianta cespitosa, con culmi eretti, talora ramificati alla base, ha foglie lineari-lanceolate; l’infiorescenza ` una pannocchia terminale lunga 12e ` una piccola carios30 cm. Il frutto e side. Nome sardo: erva ferrina (logudorese). [TIZIANA SASSU]

Miglio, Arrigo Religioso (n. San Giorgio Canavese 1942). Vescovo di Iglesias dal 1992 al 1999. Dopo essere stato ordi` impegnato nelle ornato sacerdote si e ganizzazioni del mondo cattolico e per ` stato assistente nazionale delanni e ` stato nominato l’AGESCI. Nel 1992 e vescovo di Iglesias e, insediato nella sua diocesi, ha condotto un’azione pa-

storale attenta a tutti i gravi problemi sociali che la affliggevano, offrendo ` spesso una sua non formale solidarieta ai lavoratori delle miniere iglesienti e ` stato trasferito sulcitane. Nel 1999 e alla diocesi di Ivrea.

Miglior, Francesco Biblista (Cagliari 1831-Aversa 1884). Entrato in Seminario divenne sacerdote. Nel 1866 fu nominato canonico teologale e teologo dell’arcivescovo di Brindisi; nel 1869 fu presente al concilio Vaticano I. Tra il 1872 e il 1874 diresse a Cagliari il quo` ’’. Fu sostenitore di tidiano ‘‘La lealta posizioni culturali antipositivistiche: ` di demolire le teoin particolare tento rie di Darwin diffuse in Italia dal Bar` a lungo. Tra i rago, con cui polemizzo suoi scritti: I paladini delle scimmie al ` un tribunale del buon senso, 1869 (e pamphlet antidarwiniano); Elogio di Eleonora d’Arborea, 1881.

Miglior, Giuseppe Maria Religioso (Cagliari 1875-Lanusei 1936). Vescovo di Ogliastra dal 1927 al 1936. Fu ordinato sacerdote nel 1898 e per molti anni fu parroco in alcune parrocchie cagliaritane e insegnante in quel Seminario. Nel 1927 fu nominato vescovo; fu il primo presule a trasferire la sede della diocesi da Tortolı` a Lanusei.

Miglior, Iosto Medico, studioso di onomastica e toponomastica (Ierzu 1895Cagliari 1995). Laureato in Medicina, ` nella nativa Jerzu dove fu per torno quasi tutta la vita medico condotto. Avendo ricevuto dalla moglie una vasta ` agraria, vi si applico ` con pasproprieta ` la sione e metodi moderni: fondo prima cooperativa vitivinicola del paese, nucleo della futura Cantina sociale e fu sempre attento ai problemi di una razionale vinificazione. Andato in pensione, ha pubblicato una serie di studi sugli argomenti di suo particolare interesse, in particolare I comuni della Sardegna. Origine e significato dei

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Milanese ` , paesi, villaggi e contrade di nomi di citta ` e paesi campagna, 1987; Sardegna. Citta scomparsi. Nomi e significati etimologici, 1989; I cognomi in Sardegna, 1989. ` morto a Cagliari nel 1995, compiuti i E cento anni.

Mikolestzky, Hans Leo Archivista austriaco (sec. XX). Ha lavorato nell’Archivio di Stato di Vienna; nel 1956 prese parte al VI Congresso internazionale di studi sardi, svoltosi a Cagliari. ` autore di due saggi che riguardano la E Sardegna: Sardinien in XVIII Jahrhundert, in Studi in onore di R. Filangeri, 1954, e Il diritto di Villafranca. Un contributo alla storia delle relazioni commerciali fra l’Austria e la Sardegna nel XVII secolo, in Atti del VI Congresso internazionale di Studi sardi, 1962.

Milanese, Marco Archeologo (n. Genova 1958). Insegna Archeologia me` di Pisa e di dioevale nelle Universita ` professore ordinario di Sassari ed e Metodologia della Ricerca archeolo` di Architettura gica presso la Facolta di quest’ultimo Ateneo. Laureato all’U` di Genova, dottore di ricerca niversita in Archeologia medioevale presso le ` di Pisa e Siena, vincitore Universita del Premio internazionale di archeologia ‘‘L’Erma di Bretschneider’’ (1984). ` stato professore associato Dal 1992 e di Metodologia della Ricerca archeologica e di Archeologia medioevale ` di Sassari, Genova, nelle Universita Siena-Arezzo e Pisa. Ha partecipato e diretto 160 campagne di scavo e di ricerca in Liguria, Sardegna, Toscana, Lombardia, Abruzzo, Tunisia, Portogallo e Uzbekistan. Autore di oltre 250 pubblicazioni, nel 1997 ha fondato e dirige la rivista internazionale di studi ‘‘Archeologia Postmedievale’’. I suoi attuali interessi di ricerca sono focalizzati sulle metodologie della ricerca archeologica, sulle strutture insediative medioevali e postmedioevali della Sar-

degna e della Toscana. In Tunisia cura il settore tardoantico e islamico della missione archeologica di Uchi Maius (dal 1995). Le sue ricerche sono da anni indirizzate sul tema dei villaggi medioevali abbandonati e dei castelli ´ sull’archeolodella Sardegna, nonche gia urbana e sulla produzione e circo` in lazione di manufatti ceramici. Si e particolare occupato dello scavo sistematico del villaggio di Geridu (Sorso), che dirige dal 1995, scavo che ha toccato la punta di un iceberg dell’intero patrimonio storico-archeologico dell’isola, rappresentato dall’insediamento rurale sardo nel Medioevo. Promotore del Centro di Documentazione dei Villaggi Abbandonati della Sardegna del` di Sassari e del costil’Universita tuendo Museo dei Villaggi Abbandonati della Sardegna presso il Palazzo ` impegnato per baronale di Sorso, si e una maggiore consapevolezza di una significativa quanto ampia porzione del patrimonio archeologico regionale fino a oggi non sufficientemente valorizzata e tutelata. I castelli di Bosa (dal 1994), Monteleone Rocca Doria (dal 1998) e Castelsardo (dal 2005) sono al centro di progetti di scavo archeologico che hanno portato importanti risultati sulla cronologia degli impianti di questi fortilizi e le loro trasformazioni strutturali nel tempo. Dal 1997 dirige un ampio programma di archeolo` forgia urbana su Alghero, che ha gia nito una straordinaria mole di dati e di ` impegnato in ricerreperti. Dal 1993 e che sulle produzioni materiali, in particolare ceramiche, circolanti o pro` dotte in Sardegna tra Medioevo ed Eta ` di identificare moderna, con la finalita le principali correnti commerciali e il ` nel tempo, variare della loro intensita ´ il livello delle conoscenze tecnonche nologiche locali, la circolazione di

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Milanesi maestranze e di nuovi saperi nel territorio sardo.

Milanesi, Guido Militare di carriera, viaggiatore e scrittore (Roma 1875-ivi 1956). Ufficiale di Marina, si distinse nella campagna italo-turca. Percorse una brillante carriera giungendo al grado di ammiraglio. Come narratore fu popolare fra le due guerre (i suoi ro` famosi, Thalata, 1910, e L’anmanzi piu cora d’oro, 1931). In occasione delle cosiddette ‘‘Celebrazioni sarde’’ volute ` un didal regime fascista, pronuncio scorso su Domenico Millelire e la difesa dell’isola della Maddalena (riprodotto negli Atti delle celebrazioni sarde 1937, 1938). Alla fine degli anni Venti aveva collaborato con ‘‘L’Unione sarda’’ con due articoli, I tre piccoli sardi, 1928 (dedicato a combattenti della prima guerra mondiale), e Vernaccia, 1929.

Milani, Luigi Adriano Archeologo (Verona 1854-Firenze 1914). Completati gli ` alla ricerca e dal 1882 studi, si dedico fu nominato direttore del Museo archeologico di Firenze, nel 1890 Soprintendente agli scavi per l’Etruria, inca` fama e prestirichi nei quali acquisto gio. Membro corrispondente dei Lincei, dal 1895 divenne professore di Archeologia presso l’Istituto di Studi superiori di Firenze. Nell’ambito della sua notevole produzione scientifica ebbe modo di occuparsi della religione ` alcuni scritti, Il nuragica, cui dedico ` asiatica in tempio nuragico e la civilta Sardegna, ‘‘Rendiconti dell’Accademia dei Lincei’’, XVIII, 1909, e Sardo´poque rum sacra et sacrorum signa de l’e des nuraghes et leurs rapports avec la religion astrale et astronomique de l’Asie ´diterrane ´e, ‘‘Hilprecht Anniet de la Me versarii’’, 1909.

Milano, Lucetta Imprenditrice (n. Lucca 1955). Dirige il periodico di problemi commerciali ‘‘Il commercio’’ che si pubblica a Cagliari. Ha scritto La

CISL nel Sulcis-Iglesiente negli anni Cinquanta, ‘‘Quaderni trimestrali di studi sardi’’, 11, 1985.

Milella, Antonio Studioso di scienze agrarie (n. Lecce 1925). Dopo aver con` seguito la laurea in Scienze agrarie si e trasferito in Sardegna, intraprendendo la carriera universitaria proprio negli anni Cinquanta in cui pren` deva a funzionare la neonata Facolta di Agraria. Ha insegnato ininterrotta` di Sassari mente presso l’Universita come professore di Coltivazioni arbo` stato preree; oltre che professore, e ` di Agraria dal 1972 side della Facolta al 1973 e rettore dal 1973 al 1991. Scienziato di valore conosciuto in tutti gli ambienti scientifici europei, ha pubblicato numerosi lavori sulle colture ` socio di istituzioni cultuarboree ed e rali a livello internazionale. Tra i suoi scritti: Direttive per la potatura degli agrumi, 1964; Recenti acquisizioni sulla nutrizione minerale della vite, 1971; Risultati preliminari della potatura meccanica dell’olivo, 1971; Confronto tra tre diversi sistemi di irrigazione dell’arancio dolce Tarocco, 1972; Moderne tecniche colturali della vite in Sardegna, 1972; Potatura meccanica dell’olivo, 1973; Appunti sui problemi della mandorlicoltura in Sardegna (con Mario Agabbio), 1977; Aspetti tecnici e varietali dell’olivo in Sardegna, in Atti del convegno sull’olivicoltura, Dolianova marzo 1979, 1979; Irrigazione localizzata del pompelmo: fisionomia dei sistemi radicali, 1980; Confronto tra le coefficienti colturali per l’irrigazione dell’olivo da mensa (con Sandro Dettori), 1986; La castanicoltura sarda: in` di dagine pomologica su alcune varieta frutto, ‘‘Cellulosa e carta’’, 2, 1987; Regimi idrici particolari per giovani olivi da mensa, 1987.

Milesi, Enrico Urbanista (Cagliari 1941-ivi 2000). Dopo la laurea in Inge-

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Milia ` dedicato alla professione di gneria si e urbanista e ha intrapreso la carriera ` diventato prouniversitaria. Nel 1985 e fessore associato di Composizione architettonica e urbana e ha insegnato nell’Istituto di Architettura della Fa` di Ingegneria dell’Universita ` di colta ` stato consigliere comunale Cagliari. E ` morto nel 2000. Tra i suoi di Cagliari. E scritti: Documenti di architettura ro` in Sardegna. L’altare maggiore coco della parrocchia di Tuili, ‘‘Studi sardi’’, XXIII, 2, 1975; Cagliari. Storia e immagine di una forma urbana (con Francesca Segni Pulvirenti), 1983; Il nuovo e ` di oggi (con Vico l’antico nella citta Mossa), in La Sardegna. L’uomo e le coste (a cura di Angela Terrosu Asole), 1983; L’evoluzione di una forma urbana, in Cagliari tra memoria e anticipazione, ` , modernita ` , progetto. 1985; Identita Note metodologiche sul recupero della forma urbana in Sardegna, ‘‘Quaderni bolotanesi’’, XXIII, 1997.

Milia Famiglia sassarese (secc. XVXVI). Le sue notizie risalgono agli inizi del secolo XV, quando viveva un Antonio che nel 1423 ebbe il riconoscimento ` da Alfonso V. Uno dei della generosita ` Maddalena suoi discendenti sposo Gambella, una delle sorelle di Rosa, e ne sostenne le rivendicazioni negli ` la lite giudianni nei quali si sviluppo ziaria per il possesso del feudo. La loro discendenza si estinse nel 1528 con la morte di Giovanni Antonio.

Milia, Benito Medico, pittore e incisore (n. Cagliari 1928). Dopo essersi lau` dedicato alla reato in Medicina si e sua professione e in seguito, attratto dalla pittura, ha cominciato a dipin` gere e a migliorare la sua tecnica. Si e specializzato nella pittura a olio, ma eccelle nella xilografia; ha preso parte ` d’Ia numerose mostre in diverse citta talia e all’estero. Alcune sue opere sono nelle collezioni del Consiglio re-

gionale e nel Gabinetto delle Stampe ` di Cagliari. dell’Universita

Milia, Domenico de Religioso (Sassari, ` sec. XV-Ottana 1501). Veprima meta scovo di Ottana dal 1483 al 1501. Cano` nanico della cattedrale della sua citta tale, fu creato vescovo di Ottana da Sisto IV nel 1483. Resse la diocesi negli anni che precedettero di poco la sua soppressione in un ambiente in profonda crisi.

Milia, Francesco1 Gentiluomo sassa` sec. XVrese (Sassari, seconda meta ` sec. XVI). Figlio di Gioivi, prima meta ` Maddalena Gambella, vanni, sposo una delle sorelle di Rosa, la signora di Sorso. Quando quest’ultima morı`, sostenne giudizialmente le ragioni della ` di fare in modo che vemoglie e cerco nisse immessa nel possesso del feudo. ` pero ` l’opposizione di Ximene Trovo ´ vedovo di Rosa, e dei Perez, il vicere Marongio, parenti di Angelo primo marito della stessa. Morı` di lı` a poco, quando la lite non era definita.

Milia, Francesco2 Impiegato, consigliere regionale (Sassari 1922-Oristano 1998). Fin da giovane schierato nel Partito Socialista Italiano, nel 1957 fu eletto consigliere regionale del suo partito nel collegio di Sassari per la III legislatura; successivamente fu riconfermato per la IV legislatura; non rieletto nel 1965 per la V legislatura, rien` in Consiglio nel 1967 come eletto tro ` Proletadel Partito Socialista di Unita ria, subentrando al dimissionario Satta ´. Galfre

Milia, Giovanni Gentiluomo sassarese ` sec. XV-?). Uomo (Sassari, prima meta ` politica, di grande equilibrio e abilita fu dai suoi concittadini inviato a corte come ambasciatore straordinario nel 1455 e nel 1458.

Milia, Giovanni Antonio Gentiluomo ` sec. sassarese (Sassari, seconda meta

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Milia XV-ivi 1528). Figlio di Francesco e di Maddalena Gambella, nel 1490 ebbe dalla madre i diritti sul feudo di Sorso e riuscı` finalmente a entrarne in pos` , entro ` in lite con sesso. Poco dopo, pero Antonio Contena, secondo marito di sua madre, il quale vantava dei crediti sulle rendite del feudo; la lite si concluse nel 1495 e M. fu condannato a pagare al Contena una somma da definire. Cosı`, in attesa della definizione della somma da pagare, il feudo fu se` negli anni questrato. La lite continuo successivi, ma non era ancora definita nel 1528, quando M. morı` a causa della grande peste di quell’anno.

Milia, Graziano Storico, uomo politico (n. Nuoro 1959). Allievo di Francesco Cesare Casula, conseguita con lui la ` dedicato alla ricerca, spelaurea, si e cializzandosi nello studio della Storia medioevale della Sardegna. Ha condotto alcune interessanti ricerche, ha collaborato con l’Istituto sui Rapporti italo-iberici e ha scritto numerosi articoli apparsi su riviste scientifiche. Da ` dedicato alla politica alcuni anni si e ` stato sindaco di Quartu Sant’Eed e ` presidente della lena; attualmente e Provincia di Cagliari. Tra i suoi scritti: ` giudicale, in Storia dei Sardi e La civilta della Sardegna (a cura di Massimo Guidetti), II, 1988; I Cistercensi e la cultura del giudicato di Torres, ‘‘Rivista cistercense’’, V, 1, 1988; Un progetto di un acquedotto per Cagliari nel 1647, ‘‘Quaderni bolotanesi’’, XV, 1989; L’alta Marmilla nel Medioevo, ‘‘Quaderni bolotanesi’’, XVI, 1990; Le istituzioni giudicali, in La Provincia di Oristano. Le orme della storia, I, 1990; Dialogo sulla nazione sarda, 2001.

Milia, Raimondo (detto Dino) Avvocato, consigliere regionale, deputato al Parlamento (n. Lanusei 1923). Trasferitosi da giovane a Sassari, dopo aver conse` guito la laurea in Giurisprudenza si e

dedicato alla professione di avvocato, ` conodivenendo uno dei penalisti piu sciuti dell’isola. Di idee monarchiche, ` stato in questo secondo dopoguerra e uno dei leader dei monarchici sardi. ` stato eletto consigliere reNel 1953 e gionale del Partito Nazionale Monarchico nel collegio di Sassari per la II ` stato rilegislatura; successivamente e confermato nello stesso collegio per la III e per la IV legislatura. Nel febbraio ` dimesso per candidarsi al Par1963 si e ` stato riconlamento; eletto deputato, e fermato successivamente per tre legi` stato anslature fino al 1976. Nel 1969 e cora rieletto consigliere regionale per la VI legislatura, ma nel 1969 ha definitivamente optato per il Parlamento. Uomo di grande dinamismo, dopo es` stato anche eletto sere stato deputato e consigliere comunale di Sassari nella Democrazia Cristiana per dieci anni. I suoi molteplici interessi ne hanno fatto anche l’anima della pallacanestro sas` divenuto sarese dopo che nel 1983 e presidente della polisportiva ‘‘Dinamo’’ di Sassari, carica che ha tenuto fino al 2005.

Milia, Sergio Avvocato, consigliere regionale (n. Sassari 1960). Figlio di Dino, laureato in Giurisprudenza, avvocato, vanta anche un passato prestigioso di giocatore di pallacanestro nella squa` natale. Si e ` accostato dra della citta alla politica schierato con Forza Italia, ` stato eletto consigliere ree nel 1994 e gionale per il suo partito nel collegio di ` stato Sassari: durante la legislatura e eletto anche vicepresidente del Consiglio regionale. Riconfermato nel 1999 per la XII legislatura, dal novembre ` dello stesso anno al novembre 2001 e stato nominato assessore all’Urbani` stica nella II giunta Floris; nel 2004 e stato riconfermato per la XIII legislatura.

Miliardo, Legge del Espressione con

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Milis cui viene conosciuto e chiamato il R.D. 29 novembre 1924 n. 1931 che disponeva la realizzazione di un vasto programma decennale di opere pubbliche da realizzare in Sardegna, finanziato con un miliardo di lire; con un successivo decreto al miliardo vennero aggiunti altri 150 milioni. La realizzazione del programma fu affidata al Provveditorato alle Opere Pubbliche della Sardegna, appositamente istituito nel 1925. Il piano prevedeva interventi in tre settori: 1. sviluppo delle infrastrutture, come le strade, gli edifici pubblici, le scuole, le fognature, i cimiteri; 2. lavori di bonifica; 3. potenziamento dell’industria. Tra le realizza` importanti che fu possibile zioni piu ` finanziaria attuare con la disponibilita (realmente ingente, per quei tempi) va ricordata la costruzione di un gran numero di edifici pubblici e di impianti fognari, di cui la maggior parte dei villaggi dell’isola erano sprovvisti, e un vastissimo programma di bonifica delle zone paludose, che fu realizzato principalmente nell’Oristanese, nella Nurra, nella piana di Sanluri e a Santa Gilla. Nel settore industriale, infine, fu possibile realizzare nel 1927 lo sbarramento del fiume Coghinas e il potenziamento dei comparti minerari della Nurra, di Ingurtosu e di Monteponi. Il ` l’intervento governo fascista considero come il suo fiore all’occhiello: certamente le condizioni di vita di molti villaggi furono, seppure solo in parte, modificate, ma una pianificazione troppo rigida non consentı` di incidere sull’intero territorio, e soprattutto nelle zone ` montuose, dove l’arretratezza era piu evidente. Il fatto, poi, che i lavori fossero appaltati quasi esclusivamente a imprese del continente impedı` l’avvio di processi autonomi di sviluppo per l’economia sarda.

Mili Picinnu Antico villaggio di origine

medioevale che sorgeva tra Milis e Seneghe. Faceva parte del giudicato di Arborea, compreso nella curatoria del Campidano di Milis. Probabilmente si ` da una domo che dipendeva sviluppo ` dalla chiesa di Bonarcado; si spopolo entro la fine del secolo XIV.

Milis – Palazzo Boyl.

Milis Comune della provincia di Oristano, incluso nel Comprensorio n. 16, con 1670 abitanti (al 2004), posto a 72 m sul livello del mare al confine tra i rilievi meridionali del monte Ferru e il Campidano. Regione storica: Campidano di Milis. Archidiocesi di Oristano. & TERRITORIO Il territorio comunale, di forma grosso modo romboidale, si estende per 18,71 km2 e confina a nord con Seneghe e Bonarcado, a est ancora con Bonarcado e con Bauladu, a sud con Tramatza, a ovest con San Vero Milis e per breve tratto con Narbolia e Seneghe. Si tratta di una regione fertile e ricca di acque nella quale sono fiorite sin dal tempo antico le colture agricole, in particolare quella degli agrumi ` in passato il che aveva reso celebre gia villaggio; e i suoi abitanti raggiungevano tutte le parti dell’isola come commercianti di arance e Vernaccia. M. si trova a breve distanza dalla super` strada Sassari-Cagliari, alla quale e unita da due bretelle; altre strade si diramano a raggiera dall’abitato verso San Vero, Narbolia, Seneghe e Bonar-

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Milis ` vicina stazione lungo la cado. La piu ` linea ferroviaria Oristano-Macomer e a 5 km di distanza, a Bauladu. & STORIA Le sue origini si fanno risa` a eslire al periodo nuragico; continuo ` romana quando disere abitato in eta venne un importante centro militare; ` ad assolvere allo stesso comcontinuo pito nel periodo bizantino e nel Medio` a far parte del giudicato d’Arevo entro borea. Fu incluso nella curatoria del Campidano Maggiore e ne divenne il centro principale. Con l’arrivo dei Camaldolesi, nel secolo XII, le sue poten` vennero ulteriormente messe in zialita risalto: infatti i monaci vi istituirono un monastero e vi introdussero alcune tecniche agricole innovative. Caduto il ` a far giudicato d’Arborea M. entro parte del Regnum Sardiniae e nel 1410 fu incluso nel marchesato di Oristano concesso ai Cubello. Questi ultimi prediligevano il villaggio e probabilmente contribuirono a svilupparvi ulteriormente la coltura degli agrumi e l’irrigazione razionale della pianura circostante. Conclusa la triste esperienza di Leonardo Alagon, il villaggio nel 1479 fu incluso nel patrimonio reale e prese a essere amministrato dai relativi funzionari. A partire da questo momento gli abitanti di M., orgogliosi del loro ` strenui privilegio, ne divennero i piu difensori anche quando, nei secoli XVI e XVII, l’amministrazione reale, ` di un’occabisognosa di denaro, in piu ` di concedere il paese in sione tento feudo. A partire dagli inizi del secolo XVIII l’agrumicoltura ebbe un ulteriore sviluppo grazie anche al fatto che alcune potenti famiglie dell’aristocrazia oristanese vi impiantarono i ` propri giardini. Nella seconda meta `, le necessita ` finanziadel secolo, pero rie della Corona riservarono ai milesi una brutta sorpresa, infatti le rendite civili del villaggio nel 1767 furono in-

cluse nel nuovo feudo di Arcais concesso a Damiano Nurra (= Nurra3 ). Gli abitanti tentarono inutilmente di liberarsi dal vincolo ma la condotta fi` una fratscale del feudatario provoco tura per cui spesso, per poter riscuotere i tributi feudali, egli dovette richiedere l’intervento della forza pub` blica. Agli inizi dell’Ottocento M. passo dai Nurra ai Flores; nel 1821 fu incluso nella provincia di Oristano e final` dal vincolo feumente nel 1836 si libero dale. A questo periodo appartiene la preziosa testimonianza di Vittorio Angius: «Erano in M. (anno 1839) famiglie 370, e anime 1450, delle quali 740 nel sesso maschile e 710 nel femminile. Il movimento del preceduto decennio rappresentavasi dalle annue medie, nascite 60, morti 30, matrimonii 12. Nel censimento del 1798 la popolazione di questa terra componeasi di fuochi 195, maschi 295, donne 343. In quello del 1678 erano notate famiglie 163. L’ordinario corso della vita anni ` frequenti i laterali e 60, le malattie piu le perniciose. I milesi sono gente di buon tempo, e come i popoli de’ climi ` fruttuosi amano caldi e luoghi piu oziare. Sai bene le solite conseguenze ´ non debba sviluppar dell’ozio, perche un punto cosı` delicato. Professioni. Questi paesani sono in gran parte applicati all’agricoltura, 200 sopra i cereali e 150 sopra i giardini. Nella pastorizia si numerano uomini 50, ne’ mestieri 25, nello smercio de’ frutti 150. I telai (tutti ancora in antica forma) non saranno meno di 300; ma il prodotto in ` quanto vuole il tessuti di lana e di lino e bisogno delle famiglie. Gli ufficiali nell’amministrazione della giustizia sono 3, nella cura sanitaria 2, nelle cose della religione 3, in altri affari civili e ` ficomunali 6. Istruzione primaria. Si e nora fatta male e per pochi; ma quindi in poi le cose si volgeranno a meglio

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Milis per le cure del governo, che con effi` rivolto all’ordicaci provvedimenti si e namento delle scuole elementari. Vega. Cosı` chiamano i sardi una valle `, irrigata, coltivata e di grande uberta ` dicono tuerre. Nella sponda che i piu del predetto fiume, a una varia latitudine per uno spazio di circa tre miglia, sono i celebri giardini di M., che tutti i viaggiatori amano vedere, e vedono con molto diletto e maraviglia. Ora, io potrei, disse un dottissimo viaggiatore, descrivere gli orti delle Esperidi, co´ la descrizione non avesse a pameche ` . Nell’anno 1829 reggiare questa realta il Re Carlo Alberto, allora Principe di Carignano, li visitava; e nell’anno 1841 vedeali il Principe Reale del regno. Le specie del genere cedro coltivate in M. sono le seguenti: nella specie citrus ` il cedro volgare che i sardi medica vi e dicono cidru, il mostruoso che appellano spompia, il limonifoglio che dicono cidru piticcu, e poi altre specie che indistintamente significano col nome specifico di cedrau. Nella specie ` il volgare, limoni citrus limonum vi e naturali, il nitido limoni fini, il dolce limoni dulci, il periforme perottu, il cedrato limoni de santu Gironi, il cedro di paradiso lima, il bergamio bergamotta. ` il volNella specie citrus bigaradia vi e gare arangiu agru, il chinese chinottu. ` il volgare aranNel cedro arancio vi e giu, portugali, arangiu de croju grussu, il chinese arangiu de croju suttili, il san` preferito guigno arangiu sanguignu. E agli altri quello che i milesi dicono ´ da alberi proarangiu de pisu, perche ` degli alvenuti per seme. La quantita beri produttivi in quella estensione di miglia 3 o di metri 5550 in circa, contro ` la larghezza media di metri 420, si puo computare prossimamente al vero di ` , senza individui 300 mila poco piu porre in calcolo le piante giovanissime che sono affollate in piccoli spazi, che

poi si sterpano e si danno al commercio. Pastorizia. Gli animali che si educano da’ milesi sono nel bestiame domito, buoi 900, cavalli 100, majali 60, giumenti 250: nel bestiame rude vacche 200, pecore 2000. I pascoli sono ne’ salti aperti di Mura Cabonis, che appartiene alla mitra di Oristano, di San Simeone spettante al priorato di Bonarcado, e in Murdegu per cui il comune paga un canone enfiteutico al convento di Santa Chiara in Oristano». Quando nel 1848 le province furono ` a far parte della diviabolite, M. entro sione amministrativa di Oristano e infine quando nel 1859 le province fu` a far parte di rono ripristinate entro quella di Cagliari. Nel 1928 gli furono aggregati come frazioni i villaggi di ` riacBauladu e di Tramatza, che pero quistarono la loro autonomia tra il 1950 e il 1976. Infine, quando nel 1974 fu ripristinata la provincia di Oristano, M. ` definitivamente a farne parte. entro & ECONOMIA Le attivita ` di base della sua economia sono l’agricoltura, in particolare l’orticoltura, la viticoltura, l’olivicoltura ma soprattutto l’agrumicoltura che vanta antiche tradizioni e ` di prodotto; vi e ` svilupottima qualita pato anche l’allevamento del bestiame, in particolare quello dei bovini e dei ` invece l’allevasuini, meno rilevante e mento degli ovini. Negli ultimi decenni ` imsi sta sviluppando anche l’attivita prenditoriale con piccole aziende nel ` settore dell’edilizia e modeste attivita ` discretamente svimetallurgiche. E luppata la rete di distribuzione commerciale. Vi operano anche alcune ` aziende agrituristiche. Servizi. M. e collegato per mezzo di autolinee agli ` dotato di altri centri della provincia. E Pro Loco, stazione dei Carabinieri, medico, guardia medica, farmacia, scuola dell’obbligo e sportelli bancari. Possiede una Biblioteca comunale.

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Milis & DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 1668 unita di cui stranieri 4; maschi 788; femmine 870; famiglie 555. La tendenza com` plessiva rivelava una certa stabilita della popolazione, con morti per anno 19 e nati 16; cancellati dall’anagrafe 22 e nuovi iscritti 25. Tra i principali indicatori economici: imponibile medio IRPEF 13 335 in migliaia di lire; versamenti ICI 625; aziende agricole 136; imprese commerciali 97; esercizi pubblici 11; esercizi al dettaglio 16; ambulanti 50. Tra gli indicatori sociali: occupati 449; disoccupati 91; inoccupati 73; laureati 21; diplomati 156; con licenza media 466; con licenza elementare 564; analfabeti 98; automezzi circolanti 511; abbonamenti TV 415. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il suo territorio possiede numerosi nuraghi tra i quali quelli di Canalis, Cuau, Livariu, Mura Cabones, Pertiazzu, Pobulas, Procus, Sa Tanca, Su Riu ’e Sa Tanca, Turrita, Zacca; tra tutti particolarmente suggestivi sono quelli di Cobulas e di Tronza situati lungo le rive del rio Mannu.

Milis – Chiesa di San Paolo. & PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE Il tessuto urbano conserva la struttura originaria con case ingentilite da grandi corti e giardini di aranceti che circondano il paese formando la Vega, un ampio territorio poco di-

` svilupstante dall’abitato nel quale si e pata la coltivazione degli agrumi. Tracce dello sviluppo di questa coltura, favorita dal clima e dalla abbondanza dell’acqua, si trovano nella zona ` col sea partire dal secolo XVI, ma e colo XVIII che ne fu avviato il pieno sviluppo. Nel corso del secolo infatti molte famiglie dell’aristocrazia oristanese vi impiantarono giardini di aranci, limoni, mandarini, bergamotti e cedri che elevarono il livello della produzione e fecero conoscere M. in ` grandi tra quetutta la Sardegna. I piu sti giardini erano quelli della nobile famiglia Spano, con 460 000 piante di aranci e 12 000 di limoni, seguiti da quelli della cattedrale di Oristano con 230 000 piante. Nel corso del secolo XIX furono famosi quelli che i Pilo Boyl di Putifigari avevano ereditato ` ancora ammidai Vacca, dove si puo ` di rare un eccezionale albero alto piu 10 m, che fu mostrato a re Carlo Alberto in occasione di una sua visita. All’interno dell’abitato si trovano alcuni edi` fici importanti. Al centro del paese e posta la chiesa di San Sebastiano, parrocchiale di impianto gotico-aragonese del secolo XV largamente rimaneggiata nei secoli successivi. Nella stessa piazza sorge il Palazzo Boyl co` dell’Ottocento struito nella prima meta da Carlo Boyl come casa di villeggia` completura della famiglia; l’edificio e tato da un magnifico giardino che con` grosso albero d’arancio del serva il piu ` circondario. Rimasto di proprieta ` della famiglia fino a poco tempo fa, e poi passato all’amministrazione comunale, che ne ha fatto un centro culturale per manifestazioni di prestigio e vi ha allestito un piccolo Museo del gioiello e dell’abbigliamento tradizionale di questo e di alcuni altri centri isolani. Altro edificio di grande pregio ` la chiesa di San Paolo in stile romae

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Milis nico fondata dai Camaldolesi tra il 1140 e il 1200; ha un impianto a croce commissa con copertura in legno a capriate nella navata e a volte a crociera ` bicroma in nel transetto. La facciata e basalto e trachite di buon effetto; al suo interno conserva tre tavole di pittori del secolo XV probabilmente catalani, una delle quali raffigura la Crocifissione. Infine la chiesa di San Giorgio che sorge a poca distanza dall’abitato: edificata nel secolo XI in forme romaniche, ha l’impianto a una navata completata dall’abside semicircolare e la copertura in legno a capriate. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI ` il patrimonio delle tradizioni Ricco e di M., legato soprattutto ad alcune feste popolari tra le quali quella di San Sebastiano che si svolge tra il 19 e il 20 gennaio; ha inizio la sera del 19 con l’ac` sulla piazza censione del grande falo antistante alla chiesa che fino a notte ` teatro di balli e canti. La festa, tarda e che culmina con le manifestazioni religiose del giorno 20 in onore del santo, segna l’avvio del Carnevale che prevede una gigantesca ‘‘zipolata’’ in piazza, durante la quale le frittelle vengono distribuite gratuitamente a tutti i presenti. Altra manifestazione caratte` la sagra dei ceci che si svolge ristica e in concomitanza con la festa di San Giuseppe, nella prima domenica che precede il 19 marzo; fu istituita nel 1881 dal parroco Giuseppe Mastinu ` il suo patrimonio perche ´ che lascio nel giorno si San Giuseppe venisse distribuita una minestra di ceci a tutti i ` confezionata in poveri. La minestra e ` condita con ficapaci pentoloni ed e nocchio selvatico e pomodori secchi ` distribuita subito dopo la messa a ed e opera delle Suore del Buon Pastore che la portano anche nelle case degli ammalati. Mentre la sagra degli ` occaagrumi si svolge ad aprile ed e

sione per far conoscere la produzione ` o meno dei suoi grandi giardini; piu nello stesso periodo si svolge un concorso ippico. Altre manifestazioni da ricordare sono la sagra della pecora, collegata alla festa di giugno di San Giovanni Battista, e la sagra dei vini novelli a novembre. Documento significativo dell’antico passato di M. sono i costumi. L’abbigliamento tradizionale, che un tempo costituiva il modo di ve` oggi utilizzato solo in stire abituale, e occasione delle grandi feste e nelle sfilate. L’abbigliamento tradizionale femminile si diversifica a seconda delle ` semplice, indossato circostanze: il piu ` costituito da una camitutti i giorni, e cia di tela bianca con alcuni ricami e da una gonna di stoffe varie bordata di velluto (sa unnedda); sopra la camicia si indossa il busto di stoffa qualunque e su mucadori ’e pitturras, un fazzoletto che un tempo aveva la funzione di coprire il seno e preservare la camicia; la giacca di raso nero a fiori e sopra la ` complegonna un grembiule; il tutto e tato da un fazzoletto di seta di vari co` piu ` lori. L’abbigliamento da sposa e ricco, costituito da una camicia di lino riccamente ricamata cui si accompagna una gonna di panno plissettata con balza di raso viola (sa unnedda); sopra la camicia si indossa un busto di broccato di proporzioni molto ridotte allacciato sotto il seno (s’imbustu ’e oro); sulle spalle un fazzoletto a triangolo molto ampio che copre il busto (su mucadori in thrugu), mentre non si indossa la giacca. Sopra la gonna si porta un grembiule di raso viola (sa fordetta). Completano l’abbigliamento della sposa un fazzoletto di cotone rosso (su ` annodato dietro la scaffiotto), che e nuca e sopra il quale si pone un velo di tulle ricamato che incornicia il volto della sposa (su tullu); completano il tutto i gioielli in filigrana. L’abbiglia-

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Miliziani ` costimento tradizionale maschile e tuito da una camicia di lino bianca con il collo e i polsini finemente ricamati e la pettina plissettata; dai calzoni di lino bianco molto larghi e lunghi fino al ginocchio (sas bragas). Sopra la camicia si indossano un gilet di panno nero a doppio petto chiuso da due file di bottoni dorati (su cossu) e una giacca di pelle di vitello rivoltata (sa este), e d’inverno un cappotto di orbace nero completata da un cappuccio (su cappu); sopra i calzoni viene indossato un gonnellino di panno nero, bordato di velluto nero (is carzones), le ghette dello stesso tessuto. L’abbigliamento era sempre completato dalla berritta di panno nero.

Miliziani Termine con cui venivano genericamente chiamati i sardi che facevano parte di corpi di fanteria e di cavalleria, distribuiti su tutto il territorio dell’isola. Si trattava di milizie volon` tutti gli uomini vatarie, ma in realta lidi fra i 20 e i 60 anni (ma quasi in ogni paese gli esenti erano molti) erano tenuti ad armarsi e radunarsi quando veniva segnalato l’approssimarsi di un pericolo, in particolare incursioni barbaresche. Esse avevano origini antichissime, probabilmente risalenti al periodo bizantino, quando fu costituito l’exercitus Sardiniae: anche l’esercito giudicale era costituito in larga parte su basi volontarie da soldati nazionali. La radicale riforma dei miliziani fu avviata nel corso del secolo XVI da Carlo V e da suo figlio Filippo II, i quali, essendo la Sardegna divenuta un’importante base strategica nella guerra contro i Turchi, avevano bisogno di affiancare alle milizie regolari i corpi volontari dei miliziani, detti milizie nazionali. Nel 1799, sotto Carlo Emanuele IV, i corpi dei miliziani vennero organizzati territorialmente e suddivisi in battaglioni, ciascuno dei quali aveva

circa 1600 soldati e 75 ufficiali; tutti i componenti venivano istruiti periodicamente al maneggio delle armi. Una radicale riforma del corpo fu attuata da Vittorio Emanuele I di Savoia nel 1808. I miliziani, complessivamente, non avrebbero dovuto superare i due quinti delle truppe regolari; con un nuovo decreto di Carlo Alberto, 22 dicembre 1836, furono divisi nei battaglioni di Cagliari (1520 uomini), Busachi (960), Oristano (960), Iglesias (600), Laconi (1200), Ogliastra (720), Nuoro (1200), Sassari (800), Alghero (480), Bosa (640), Ozieri (420), Tempio (420), per un totale di 9920 uomini. L’intero corpo era affidato a un capitano generale, affiancato dagli aiutanti generali di Cagliari e di Sassari, dall’ispettore generale e dall’aiutante maggiore. Ai m. nel Settecento i Savoia affiancarono le milizie cittadine, che avevano il compito di provvedere ad assicurare l’ordine interno nei principali centri urbani. OBBLIGATI ED ESENTI «La scelta dei m. – scrive Alberto Lamarmora negli anni Quaranta dell’Ottocento – deve cadere su persone la cui buona condotta deve essere certificata da documenti rila` del loro comune. sciati dall’autorita Sono eccettuati gli ultrasessantenni, i laureati, gli studenti universitari, i chirurghi e i farmacisti, gli artigiani che esercitano un mestiere, quelli che hanno un impiego pubblico a vita e i padri di almeno cinque figli, e altri ancora». L’UNIFORME «I soldati hanno comune unico segno distintivo una coccarda, che portano solo nelle grandi occasioni. Ognuno veste come vuole: tutta` una certa uniformita ` nell’abbivia c’e gliamento degli uomini di uno stesso cantone, mentre la riunione di reparti provenienti da zone diverse offre un colpo d’occhio molto variopinto. Solo

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Miliziani gli ufficiali hanno una uniforme blu, un bordo sul colletto e i paramenti, che sono cremisi cosı` come i polsini». IL SERVIZIO «Il servizio dei miliziani si distingueva un tempo in servizio ordinario e servizio straordinario. Ma da qualche anno sono obbligati soltanto a fare dei pattugliamenti straordinari quando ne sono richiesti. Questo servizio di pattuglia, regolare e periodico, veniva svolto tanto dalla cavalleria quando dalla fanteria, sulle strade pubbliche e in zone distanti dagli abitati, all’interno e intorno ai villaggi. Il ` richiesto in caso di servizio ordinario e invasione dei barbareschi o di altri attacchi. Di fronte a quella emergenza tutti i m. sono tenuti a prendere le armi e ad accorrere a difendere la patria. I m. devono armarsi e prestare man forte alle truppe regolari anche per arrestare e perseguire i malfattori e i banditi. Li si impiega normalmente per tradurre gli arrestati da un villaggio all’altro sino al capoluogo d’un distretto della provincia o anche sino ` un servizio che svolalla capitale. E ` scrupolosa diligenza: gono con la piu ` scappato dalle loro mai un detenuto e mani dopo essergli stato affidato: cir` degna di nota se si costanza tanto piu pensa agli stretti legami di amicizia e di parentela che spesso li legano gli uni agli altri. Dal momento della sua for` distinto in mazione il corpo dei m. si e numerosi fatti d’arme contro i barbareschi, soprattutto nel 1809, sul litorale d’Ogliastra, dal quale respinsero questi nemici del nome cristiano. Tutte le milizie dell’interno accorsero alla difesa della capitale, nel 1792, quando fu attaccata dai francesi. In quella occasione si vide, nella gente della campagna sarda, e soprattutto della Gallura, che cosa possano l’entusiasmo e l’amore di patria di fronte ad un pericolo comune; si videro nemici irreconcilia-

` macchiati del bili e perfino uomini gia sangue dei propri rispettivi parenti uscire dai loro nascondigli, riavvicinarsi, tendersi la mano, giurare la pace (o almeno, una tregua sincera)».

Miliziani – Due miliziani di Cagliari. L’antica divisa delle milizie territoriali isolane viene ora indossata solo nelle grandi sagre popolari.

LE ARMI «Le armi dei m. sono il fucile, la sciabola, la baionetta e il coltello. Tuttavia i m. possono portare le armi

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Milizie Nazionali solo quando sono in servizio. Nel Campidano di Oristano, e anche dalle parti di Quartu, si vedono talvolta dei m. armati del berudu: il che, unito a certi elementi dell’abbigliamento, i berretti ` loro un’aria che e le pelli di pecora, da richiama molto da vicino le truppe irregolari di Russia. Degne del pennello di Vernet, somigliano in modo stupefacente al colpo d’occhio offerto dai Cosacchi».

Milizie Nazionali = Miliziani Milleddu, Roberto Musicologo (n. Cagliari, sec. XX). Ha al suo attivo numerose ricerche sulla storia della musica in Sardegna. Tra i suoi scritti: Note sulla cappella dei musici e cantori di Ca` del Settecento, gliari nella prima meta ‘‘Bollettino bibliografico della Sardegna’’, 20, 1995; L’orgoglio dell’organaro. Riflessioni e documenti per una storia dell’arte organaria in Sardegna, 1996.

Millefoglio = Achillea Millelire Famiglia di La Maddalena (sec. XVII-esistente). Era conosciuta fin dal secolo XVII con il nomignolo di ` il cognome ‘‘Leoni delle isole’’; derivo ` di Millelı` in Corsica, dove dalla localita si era stabilita alla fine del Seicento. Attorno al 1750 i suoi membri si trasferirono a La Maddalena e vi si stabilirono con un Pietro dal quale derivano le generazioni successive, che si sono rese particolarmente benemerite nel servizio della Marina militare. Il loro cognome compare spesso nelle cronache politiche e militari della Sardegna sabauda, e ancora esiste a La Maddalena. «Due fratelli di Domenico, Giovanni Agostino e Carlo Antonio, si segnalarono per la brillante carriera nella Marina militare – scrive Renzo De Martino nel recente La Maddalena e il suo arcipelago –: il primo era il comandante delle isole Intermedie ` con la sua flotta l’amquando vi sosto miraglio inglese Orazio Nelson (1803-

1805), con il quale ebbe una frequente corrispondenza epistolare; il secondo raggiunse il grado di capitano di vascello e ricoprı` per sei anni la carica di direttore del R. Arsenale di Genova. Singolare destino, quello dei Millelire, sempre coinvolti con la storia dei grandi. A Francesco, comandante della ` il comnave da guerra Tripoli, tocchera pito di condurre in esilio a Tunisi Garibaldi, arrestato dopo il crollo della Repubblica Romana del 1849. Quando il bey di Tunisi non permise lo sbarco al Generale, la nave dovette tornare a Cagliari e qui fu proprio Francesco Millelire a suggerire all’intendente della divisione amministrativa, conte Pes, ´ al comandante generale dell’inonche sola di Sardegna, l’idea di sbarcare Garibaldi alla Maddalena. Questi lo chiamava Millelire il Piccolo per distinguerlo, senza malizia, dal ‘‘grande’’ Domenico. Va anche ricordato che, avvenuta l’occupazione dell’arcipelago da parte dei Piemontesi nel 1767, fu un Pietro Millelire Chef de la Tribu che, dinanzi al maggiore La Roquette, a nome di tutti gl’isolani fece atto di ufficiale sottomissione al re di Sardegna».

Millelire, Domenico (pseud. di Domenico Leoni, noto con il nome di battaglia Debonnefoi) Nocchiero della Real Ma-

rina Sarda (La Maddalena 1761-ivi 1827). Medaglia d’oro al valore. Nato ` gioda famiglia di marinai, si arruolo vanissimo nella Marina Regia. Nel 1815 avrebbe raggiunto il grado di luogotenente di vascello, in seguito capitano del porto e comandante della Ma` una merina a La Maddalena. Merito daglia d’argento al valore «per il vittorioso combattimento sostenuto il 3 gennaio 1794 dalla regia mezza galera Santa Barbara contro due sciabecchi algerini». Ma l’impresa con la quale ` alla storia fu quella compiuta passo ` nel febbraio 1793; nocchiero – cioe

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Minerali in Sardegna capo dell’intero equipaggio – comandante delle mezze galere Beata Margherita e Santa Barbara, a capo di un gruppo di valorosi fece fallire il tentativo francese d’impadronirsi della Maddalena, riprendendo al ventiquattrenne Napoleone Bonaparte l’isola di Santo Stefano e respingendo gli attacchi della squadra navale francese. Per quest’azione gli fu concessa, con R.D. 6 aprile 1793, la medaglia d’oro al valore, che fu la prima della Regia Marina. La motivazione dice: «Per avere ripreso al nemico l’isola di Santo Stefano (Maddalena) e per la valorosa difesa dell’isola della Maddalena contro gli attacchi della squadra navale della Repubblica Francese».

Millelire, Giovanni Battista Ufficiale di marina (La Maddalena 1803-ivi, dopo 1860). Nel 1825 prese parte alla spedizione della Marina sarda contro Tripoli; in seguito percorse una brillante carriera e durante la prima guerra di indipendenza al comando di una piccola squadra della Marina sarda riuscı` a entrare in Adriatico e ad arrivare a Venezia prendendo parte ` . Subito dopo alla difesa della citta prese parte al blocco di Trieste; in seguito fu nominato contrammiraglio.

Mimaut, J. Franc ¸ois Console francese ´ ru, Francia, 1773-Pain Sardegna (Me rigi 1837). Visse a Cagliari dal 1814 al 1817. Fu autore di un volume sulla storia della Sardegna (Histoire de Sardaigne ancienne et moderne, 2 volumi pubblicati a Parigi da Tilliard nel 1825), nel ` la teoria della marginaquale sviluppo ` della Sardegna nei confronti della lita storia d’Europa. «M. rivela cosı` – ha scritto Paola Pittalis – l’esigenza mo` di derna di rivalutare le particolarita una storia ‘‘nazionale’’ isolana, all’in` ampio della citerno del contesto piu ` europea. Un approccio di tipo vilta nuovo, che del resto era stato solleci-

tato dalla ‘‘rivoluzione sarda’’ di fine secolo, attraverso l’azione dei ‘‘giacobini’’ sardi rifugiati in Francia, soprattutto Giommaria Angioy e Matteo Luigi Simon».

Mimosa = Acacia Minerali in Sardegna La Sardegna ha una storia mineraria estremamente ` geologicacomplessa. Il suo suolo e ` possibile mente molto vario, per cui e ` di minetrovare una grande quantita rali; la grande bellezza di alcuni di ` e la posessi, la ricchezza delle varieta ` di entrare in possesso abbasibilita stanza facilmente dei campioni sti` nell’isola, a partire dalla meta ` molo dell’Ottocento un collezionismo molto ` importante diffuso. La collezione piu fu senza dubbio quella raccolta dall’ingegner Giovanni Battista Traverso, che i suoi eredi, quando nel 1867 morı`, ven`, dettero purtroppo a Milano. Egli pero ` e la sua con la sua grande disponibilita competenza, aveva contributo ad avviare la formazione di almeno altre 170 collezioni, alcune delle quali appartenenti a illustri personaggi come il Pelloux, il Ferraris, il Ciampi e altri. Pressappoco negli stessi anni si andarono formando anche i musei mineralogici, a cominciare da quello di Cagliari, aperto nel 1864, che ormai possiede 6000 campioni di 586 specie diverse. La collezione della sezione di ` Geopedologia e geologia della Facolta ` di Sassari di Agraria dell’Universita ` meno importante; quella dell’Inon e stituto minerario di Iglesias comprende 8000 pezzi; il Museo di Bortigia` custodita la collezione das, dove e ` di 1000 pezzi; hanno imTanca, ha piu portanti raccolte anche il Museo di storia naturale di Belvı`, il Museo di Uras, che conserva la collezione Scintu, e il Museo di Alghero con la collezione ` , donata dai coniugi che fondaOrru

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Minerali in Sardegna rono il Gruppo Speleologico della `. citta I MINERALI I minerali conosciuti in Sardegna sono circa quattrocento. Di seguito sono elencati in ordine alfabetico. Acantite: un solfuro d’argento di color grigio ferro, che si trova associato all’argento, alla galena e alla calcite, in Sardegna si trova a Baccu Arrodas di Muravera e a Monte Narba; actinolite: carbonato di magnesio e ferro appartenente al gruppo degli anfiboli, di color verde bruno, in genere si trova associato agli epidoti, in Sardegna si trova soprattutto nelle miniere di Perda Niedda e San Leone; adamite: minerale incolore, talvolta giallo, associato all’olivenite, in Sardegna si trova nelle miniere di Santa Lucia e di San Pietro; ` di ortoclasio traspaadularia: varieta rente conosciuta come ‘‘pietra della Luna’’, in Sardegna si trova a capo Becco; aftitalite: minerale dal colore bianco azzurro, in Sardegna si trova nella miniera di Santa Lucia; agardite: arsenicato di rame che appartiene al gruppo della milite, di color verde ` chiaro, e si trova associato al quarzo, e stato scoperto recentemente in Sardegna nelle miniere di Sa Duchessa nel territorio di Domusnovas e in quella di Santa Lucia a nord di Fluminimag` di quarzo a zonagiore; agata: varieta ture colorate, in Sardegna si trova in ` ; albite: silicato di sodio, molte localita bianco, che si trova associato al quarzo, in Sardegna si trova a La Maddalena e a San Priamo; allanite (ortite): minerale al cromo del genere degli epidoti, in genere associato ai granati, in Sardegna si trova nell’Iglesiente; allofane: `, minerale di colore bianco, verde o blu che si trova associato alla malachite, in Sardegna si trova nelle miniere di S’Ortu Becciu e di Rosas; almandino: neosilicato di ferro e alluminio di colore bruno rossiccio, che appartiene al

gruppo dei granati, in Sardegna si trova a Caprera, all’Asinara, nei din` ; alutorni di Nuoro e in altre localita nite: minerale di colore bruno rossiccio, che si trova associato alla pirite, in Sardegna si trova nell’Iglesiente; alunogeno: minerale di colore bianco, giallo e rosso che si trova associato al caolino, in Sardegna si trova in diverse zone della Sardegna; amesite: minerale dal colore verde chiaro appartenente al gruppo della caolinite, in genere associato alla mica e al quarzo, in Sardegna si trova nell’Iglesiente, nella Nurra e nel Sarrabus; ametista, in Sardegna si trova nel sito di Abbagadda presso Samugheo; amianto: minerale di color grigio bianco, si trova associato al talco; in Sardegna si trova nell’Iglesiente; analcime: silicato idrato di alluminio e sodio appartenente al gruppo degli zeoliti, incolore e spesso associato alla calcite, in Sardegna fu segna` dal Lamarmora a Monastir, ma lato gia ` interessanti sono Osilo e altre localita Masullas; anatasio: minerale di vari colori del genere degli spinelli, in genere associato al quarzo, in Sardegna ` minesi trova nelle principali localita rarie; andalusite: minerale dal colore rosa, bruno e verde che si trova associato alla magnesite, in Sardegna si trova nel Sarrabus; andesina: minerale di colore bianco, giallo e verde del genere dei feldspati, in Sardegna si trova nella miniera di Monte Palmas e a Olmedo; andradite: neosilicato di calcio e ferro appartenente al gruppo dei granati; si trova ad Arenas nell’Iglesiente ma anche a Campanasissa, Funtana Raminosa e Monte Lampanu; anglesite: si tratta di un solfato di piombo del gruppo della barite; comune nelle ` principali miniere dell’Iglesiente e presente anche all’Argentiera nella Nurra, a Baccu Locci nel salto di ` ; ankerite: miQuirra e in altre localita

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Minerali in Sardegna nerale del gruppo delle dolomiti dal colore bruno giallastro, in Sardegna si trova nelle miniere di Nebida e di Crastu Muradu; annabergite: minerale del gruppo delle vivianiti dal colore verde, in Sardegna si trova a Baccu Arrodas di Muravera; anortoclasio: minerale del gruppo dei feldspati, dal colore grigio, in Sardegna si trova a Portoscuso; antimonio nativo, in Sardegna si trova nelle miniere del Sarrabus e in quella di Tinı` nell’Iglesiente.

sente nelle principali miniere dell’Iglesiente, in particolare a San Gio` vanni, Acquaresi, Nebida, Masua, e presente anche a Baccu Locci nel salto di Quirra.

Minerali in Sardegna – Aragonite.

Minerali in Sardegna – Antimonite.

antimonite: solfuro di antimonio, in Sardegna si trova all’Argentiera nella Nurra e nelle miniere del Sarrabus; antimonpearceite: solfuro di antimonio identificato nel 1975, in Sardegna si trova nella miniera di Serra S’Ilixi; antlerite: solfuro di rame dal colore verde scuro, in Sardegna si trova nella miniera di Baccu Locci nel salto di Quirra, spesso accoppiato con la malachite e l’azzurrite; apatite: composto di fluorite del gruppo delle apatiti, di vari colori, in Sardegna si trova nelle miniere di Cala Francese e di Perdu Cara; apofillite: fosfato di potassio del gruppo delle apatiti, bianco o verde, in Sardegna si trova nelle miniere di capo Cacciaiu e di punta de Libezzu; aragonite (pelagosite): carbonato di calcio appartenente al gruppo omonimo, pre-

` per la argento nativo: lo si individuo prima volta nell’Ottocento nel Sarrabus; si trova anche ad Acqua Bona nell’Arburense, ad Acquaresi e ad Arenas nell’Iglesiente, ad Asuni, a Baccu Arro`; ardas di Muravera e in altre localita gentite: solfuro di argento, in Sardegna si trova nelle miniere del Sarrabus, in alcune miniere dell’Iglesiente come Acquaresi, ma anche ad Acqua Bona nell’Arburense e a Domusnovas; argyrodite: solfuro dal colore grigio acciaio, in Sardegna si trova nelle miniere del Sarrabus; armenite: si tratta di un minerale del gruppo delle osumiliti, bianco incolore, in Sardegna si trova nella miniera di Su Zurfuru; armotomo: minerale del gruppo degli zeoliti, dal colore bianco, in Sardegna si trova nella miniera di Baccu Arrodas di Muravera; arsenico: minerale nativo dal colore nero, in Sardegna si trova nella miniera di Baccu Arrodas di Muravera e in quella di Baccu Locci nel salto di Quirra; arseniosiderite: minerale di colore bruno, nero, giallo, in Sardegna si trova a Sa Duchessa; arsenopirite: solfoarseniuro di ferro, in Sar-

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Minerali in Sardegna degna si trova ad Acqua Bona nell’Arburense, ad Acquaresi e Arenas nell’Iglesiente, ad Arcu de Moru nel Gerrei, all’Argentiera nella Nurra, a Baccu Locci nel salto di Quirra e in altre loca` ; asbesto: varieta ` di amianto del lita gruppo delle tremoliti, di colore banco, in Sardegna si trova nella miniera di Monti Pebi; atacamite: minerale dal color verde scuro, in Sardegna si trova nella miniera dell’Argentiera nella Nurra; augite: minerale del gruppo dei prosseni di colore nero, in Sardegna si trova a Monte Olladiri e a Rio Camboni, vicino a Scano di Montiferro; auricalcite: carbonato basico di zinco e ` presente ad Arerame, in Sardegna e nas nell’Iglesiente, a Baccu Locci nel salto di Quirra, a Barraxitta presso Do` ; aumusnovas e in alcune altre localita tunite: minerale di colore giallo, in Sardegna si trova nelle miniere di Arcu Su Linnarbu e di San Leone; axinite: minerale di color giallo bruno, in Sardegna si trova nelle miniere di Cala Francese e di San Priamo.

Minerali in Sardegna – Azzurrite.

azzurrite: carbonato basico di rame, in Sardegna si trova in tutte le miniere ` presente il rame, cioe ` ad Acqua dove e Bona nell’Arburense, ad Acquaresi e ad Arenas nell’Iglesiente, all’Argentiera nella Nurra, a Baccu Lillonis nel Parteolla, a Baccu Locci nel salto di ` , a Bena de Quirra, a Barisone di Torpe `; Padru presso Ozieri, e in altre localita babingtonite: silicato di colore nero, in Sardegna si trova nella miniera di San Priamo; bararite: minerale dal colore bianco, in Sardegna si trova nel nuraghe Sa Pattada di Macomer; barite: solfato di bario appartenente all’omo` molto difnimo gruppo, in Sardegna e fuso nell’Arburense, nell’Iglesiente, nella Nurra, nel Sarrabus e in quasi tutte le altre regioni dell’isola; barrerite: minerale del gruppo degli Zeoliti dal colore bianco rosa, in Sardegna si trova a capo Pula; bassetite: minerale del gruppo dei meta-autuniti dal colore giallo-bruno, in Sardegna si trova nelle miniere di Arcu Su Linnarbu e di San Leone; bavenite: silicato dal colore bianco-giallo trasparente, in Sardegna si trova nella miniera di San Priamo; bayldonite: minerale dal colore verde celeste, in Sardegna si trova nella miniera di Baccu Locci nel salto di Quirra; beaverite: minerale dal colore giallo bianco; in Sardegna si trova a Nuxis; berillo: silicato di berillio e di alluminio (conosciuto nelle sue varianti come smeraldo, acquamarina e morganite, usate in gioielleria), in Sardegna si trova solo a Monte Idda, in ` di San Priamo; berthierite: prossimita solfuro di ferro e antimonio, in Sardegna si trova all’Argentiera nella Nurra, a Baccu Arrodas presso Muravera, a Baccu Locci nel salto di Quirra; beudantite: solfoarseniato idrato di ferro, ` stato ritrovato solo ad in Sardegna e Arenas nell’Iglesiente e a Santa Lucia di Fluminimaggiore; bianchite: mine-

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Minerali in Sardegna rale del gruppo dell’exaldrite dal colore biancastro, in Sardegna si trova nelle miniere di San Giovanni e di Campo Pisano; bindehimite: minerale del gruppo della stibiconite, di colore giallo, in Sardegna si trova nella miniera di Arenas nell’Iglesiente e in quella dell’Argentiera nella Nurra; biotite: silicato del gruppo della mica dal colore nero-verde, in Sardegna si trova nelle miniere di Cala Francese e di San Priamo; bismite: minerale dal colore grigio, in Sardegna si trova nella grotta di Tinı` presso Carbonia; bismutinite: minerale dal color grigio, in Sardegna si trova nelle miniere di Perda S’Oliu, Perda Maiori e Genna S’Olioni; bismutite: minerale dal colore giallo bruno-verde, in Sardegna si trova nelle miniere di Nieddoris e di Fenugu Sibiri; bismuto: minerale del gruppo dell’arsenico dal colore argenteo rosato, in Sardegna si trova nelle miniere di Fenugu Sibiri, di Mogoro, di Genna S’Olioni; boltwoodite: minerale dal colore giallo, in Sardegna si trova nella miniera di Santa Lucia; bornite (erubescite): minerale dal colore bluastro violaceo, in Sardegna si trova ad Acquaresi e ad Arenas nell’Iglesiente, a Bari` , a Bena de Padru presso sone di Torpe Ozieri; bournonite: solfuro dal color grigio acciaio, in Sardegna si trova ad Acquaresi e ad Arenas nell’Iglesiente, all’Argentiera nella Nurra, a Baccu Arrodas Muravera; breithauptite: antimoniuro di Nihiel, appartenente al gruppo della nichelina, in Sardegna si trova nell’Iglesiente, nel Fluminese e nel Sarrabus; breunnerite: minerale dal color bianco grigio, in Sardegna si trova nella miniera di Santa Lucia; brochantite: solfato dal color verde smeraldo trasparente, in Sardegna si trova ad Arenas nell’Iglesiente e a Baccu Locci del salto di Quirra; brucite: minerale dal color verde chiaro, in Sarde-

gna si trova nelle miniere di Monte Lampanu e di Rio Cabriolu; cabasite: silicato del gruppo dello zeolite, incolore o dal color bianco, in Sardegna si trova a Monte Zara e Monte Olladiri presso Monastir e a capo Cacciaiu; calcantite: solfato dal colore blu azzurro, in Sardegna si trova ad Acquaresi e ad Arenas nell’Iglesiente, a Baccu Locci ` nel salto di Quirra; calcedonio: varieta di quarzo, in Sardegna si trova nei siti di Abbagadda presso Samugheo, ad Arenas nell’Iglesiente, a Baccu Arrodas presso Muravera; calcioferrite: fosfato dal color giallo verde, in Sardegna si trova nella miniera di Arcu Genna Arrela.

Minerali in Sardegna – Calcite.

calcite: carbonato di calcio, in Sardegna si trova nelle principali miniere dell’Iglesiente e nel Sarrabus; calcocite: minerale dal color grigio iridescente, in Sardegna si trova nella miniera di Arenas nell’Iglesiente, a Ba` , a Bena de Padru risone di Torpe presso Ozieri; calcofanite: minerale dal color bruno nero, in Sardegna si trova nella miniera di Montevecchio; calcofillite: solfoarseniato basico di ` stato alluminio e rame, in Sardegna e trovato solo nel 1987 a Baccu Locci nel salto di Quirra; calcomenite: selenito di rame idrato, molto raro, in Sar-

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Minerali in Sardegna ` stato trovato solo nel 1989 a degna e Baccu Locci nel salto di Quirra; calcopirite: solfuro dal color giallo ottone, in Sardegna si trova ad Acqua Bona nell’Arburense, ad Acquaresi e ad Arenas nell’Iglesiente, a Baccu Arro`, das di Muravera, a Barisone di Torpe a Bau Arenas di Tertenia, a Baxinieddu di Jerzu, a Bena de Padru di Ozieri, a Bruncu Cardosu di Arzana; caledonite: solfocarbonato basico di piombo e rame, in Sardegna si trova in alcune miniere dell’Iglesiente come Malacalzetta e Acquaresi e anche nella Nurra; caolinite: minerale dai colori vari, in Sardegna si trova nelle miniere di Arenas e di Barega nell’Iglesiente; carbonato cianotrichite: minerale dal colore celesteblu, in Sardegna si trova nella miniera di Sa Duchessa; carminite: minerale dal color carminio, in Sardegna si trova a Nuxis; carnotite: minerale dal color giallo verde, in Sardegna si trova nella miniera di Arcu su Linnarbu; cassiterite: minerale del gruppo del rutilo dal color bruno nero, in Sardegna si trova nelle miniere di Perdu Cara e di Canale Serci; celadonite: minerale del gruppo della mica dal colore celeste-verde, in Sardegna si trova a Benetutti; celestina: minerale del gruppo della barite, dal color celeste-azzurro, in Sardegna si trova nella miniera di Sa Piga; centrolite (kentrolite), in Sardegna si trova a Baccu Lillonis nel Parteolla e a Bena de Padru presso Ozieri; cerussite: carbonato di piombo appartenente al gruppo dell’aragonite, in Sardegna si trova nell’Arburense, in particolare nella miniera di Montevecchio, dove nell’Ottocento sono stati rinvenuti ` di 1 m, e inoltre nelesemplari di piu l’Iglesiente, nella Nurra, nel Sarrabus; cervantite (stibiconite): minerale dal color bianco-giallo arancio, in

Sardegna si trova nella miniera dell’Argentiera nella Nurra; cetineite: minerale dal colore rosso arancio, in Sardegna si trova nella miniera di Su Suergiu; chamosite: minerale del gruppo della clorite, dal colore verde nero, in Sardegna si trova nella miniera di Canaglia; chermesite (kermesite): solfuro dal colore rosso violaceo, in Sardegna si trova nelle miniere di Su Leonaxi e di Genna Flumini; chiastolite (andalusite): silicato dal colore variabile dal grigio-verde al rosa, in Sardegna si trova nella miniera di Oridda.

Minerali in Sardegna – Cinabro.

cinabro: solfuro dal colore rosso, in Sardegna si trova nelle miniere di San Giovanni e di Monteponi; clinoclasio: fosfato dal colore verde scuro, in Sardegna si trova nella miniera di Sa Duchessa; clinocloro: minerale del gruppo della clorite dal color verde, in Sardegna si trova a Baccu Locci nel

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Minerali in Sardegna salto di Quirra; clinoptilolite: minerale del gruppo degli zeoliti, dai colori vari, in Sardegna si trova a capo Cacciaiu; clinozoisite: minerale del gruppo degli epidoti, dal colore grigio verde-rosa, in Sardegna si trova nelle miniere di Rosas e di Sa Marchesa; ` di nikel-skutterucloantite: varieta dite con poco arsenico, in Sardegna si trova nelle miniere di Nieddoris, Fenugu Sibiri, Riu Planu e Is Castangias; clorargirite (cerargirite): alogenuro dal colore bianco giallastro, in Sardegna si trova a Bruncu Arrubiu nel Sarrabus; clorite: silicato dal color verde, in Sardegna si trova nella miniera di Arenas nell’Iglesiente e in alcune miniere del Sarrabus; cobaltite: solfuro dal color bianco stagnorosa, in Sardegna si trova ad Acqua Bona nell’Arburense e a Baccu Arrodas di Muravera; cobalto, in Sardegna si trova a Baranta Arbus; conicalcite: minerale del gruppo dell’adelite, dal color verde mela, in Sardegna si trova a Bosa e a Monte Tamara; connellite: minerale dal colore azzurro blu, in Sardegna si trova nella miniera di Arenas nell’Iglesiente; copiapite: minerale dal colore giallo, in Sardegna si trova nella miniera di Montevecchio; cordierite: silicato dal colore grigio blu, in Sardegna si trova nelle miniere di Rosas e Perda S’Oliu e sul ` di monte Arci; cor niola: varieta quarzo, in Sardegna si trova in di` ; corkite: minerale del verse localita gruppo della beudantite, dal colore variabile dal bruno al verde, in Sardegna si trova a Gennemari; covellite: ` raro, solfuro di rame, in Sardegna e ma si trova ad Arenas nell’Iglesiente, a Baccu Locci nel salto di Quirra e in ` ; crisocolla: silipoche altre localita cato dal colore celeste-azzurro; in Sardegna si trova nella miniera di Arenas nell’Iglesiente e a Baxinieddu

di Jer zu; crisolite: minerale del gruppo dell’olivina dal colore gialloverde, in Sardegna si trova a Siliqua, Codrongianos e Monte Ferru; cronstedtite: minerale del gruppo della kaolinite dal colore nero verdastro, in Sardegna si trova all’Argentiera nella Nurra e a Bena de Padru presso Ozieri; cubante: minerale dal colore nero, in Sardegna si trova nella miniera di Funtana Raminosa; cuprite: ossido di rame, in Sardegna si trova in alcune miniere dell’Iglesiente, a Funtana Raminosa, a Baccu Locci nel salto di Quirra e in poche altre lo` ; cuproadamite: varieta ` cupricalita fera dell’adamite, dal colore gialloverde, in Sardegna si trova nelle miniere di Santa Lucia e di Sa Duchessa; cyrilovite: fosfato idrato di sodio, alluminio e ferro, in Sardegna si trova solo a Porto Managu presso Bosa; dachiardite: minerale dal colore bianco trasparente del gruppo degli zeoliti, in Sardegna si trova a Montresta; descloizite: minerale dal colore bruno, in Sardegna si trova ad Acquaresi nell’Iglesiente e a Bena de Padru presso Ozieri; devillina: minerale dal colore verde-celeste, in Sardegna si trova nella miniera di Monte` di quarzo di vecchio; diaspro: varieta vari colori, in Sardegna si trova in di` ; digenite: minerale dal verse localita colore blu scuro nero, in Sardegna si trova nelle miniere di Calabona di Alghero, Santa Lucia, Sa Duchessa; diopside: silicato del gruppo dei pirosseni, dal colore verde chiaro, in Sardegna si trova nelle miniere di Corti Rosas, Sa Marchesa, Perda Niedda; dioptasio: minerale dal colore verde smeraldo, in Sardegna si trova nella miniera di Sa Duchessa; dolomite: carbonato dal colore biancastro, in Sardegna si trova nella miniera di Ac-

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Minerali in Sardegna quaresi nell’Iglesiente e a Barisone `. presso Torpe

Minerali in Sardegna – Dolomite.

dufrenite: minerale dal colore verde nero, in Sardegna si trova nella miniera di Arenas nell’Iglesiente; duftite: minerale del gruppo dell’adelite, dal color verde oliva, in Sardegna si trova nella miniera di Sa Duchessa; dundasite: minerale dal colore bianco, in Sardegna si trova nelle miniere di San Benedetto, San Giovanni, Seddas Moddizzis; djurleite: minerale dal colore bruno nero, in Sardegna si trova nelle miniere di Calabona e Santa Lucia; ematite: sesquiossido di ferro, in Sar` degna si trova in moltissime localita dell’Arburense, nell’Iglesiente e nelle altre regioni storiche dell’isola; embo` di clorargirite lie: alogenuro, varieta dal colore verde oliva chiaro, in Sardegna si trova nelle miniere di Tacconis e di Nicola Secci; emimorfite (calamina): silicato idrato di zinco, in Sardegna si trova abbastanza diffuso nell’Arburense, nell’Iglesiente, nel Parteolla e in altre regioni storiche; enargite: minerale dal colore nero grigio, in Sardegna si trova nelle miniere di Montevecchio, Calabona, Sa Duchessa; epidoto: orosilicato di calcio, ferro e alluminio appartenente all’omonimo gruppo, in Sardegna si trova nell’Iglesiente, ad

Arzana, ma soprattutto ad Aggius, La `; Maddalena e in poche altre localita epistilbite: minerale del gruppo degli zeoliti dal colore bianco o incolore, in Sardegna si trova nella miniera di Su Marralzu; erionite: minerale del gruppo degli zeoliti dal colore bianco, in Sardegna si trova a Montresta; eritrite: fosfato dal colore rosso purpureo, in Sardegna si trova nella miniera di Baccu Arrodas di Muravera; facolite ` di cabasite del (cabasite): varieta gruppo degli zeoliti dal colore giallo rosa, in Sardegna si trova nella miniera di Su Marralzu; famatinite: minerale del gruppo del sannite dal colore rossorame-grigio, in Sardegna si trova nella miniera di Calabona; farmaco` minerale dal colore bianco grilite: e gio, in Sardegna si trova nella miniera di Riu Planu is Canaglias; farmacosiderite: fosfato dal colore tra verde mela e verde giallo, in Sardegna si trova nelle miniere di Riu Planu is Castangias e Santu Giovanneddu; fayalite: minerale del gruppo dell’olivina dal colore giallo verde, in Sardegna si trova a Villacidro; ferberite: solfuro dal colore bruno nero, in Sardegna si trova nella miniera di Santa Lucia; ferrierite: tectosilicato di sodio, potassio e magnesio appartenente al gruppo degli zeoliti, in ` stato trovato per la prima Sardegna e volta a Monte Olladiri presso Monastir; ferrimolibdite: minerale dal colore giallo, in Sardegna si trova nelle miniere di Perd’e Libera e di Perda Maiori; ferritungstite: minerale dal colore giallo, in Sardegna si trova nella miniera di Santa Lucia Fosso Is Blandus; ferro nativo: minerale dal colore grigio ferro, in Sardegna lo si trova a Bolotana e a Silanus; flogopite: minerale del gruppo della mica dal colore bianco-verde, in Sardegna si trova nella miniera di Perda Steri; fluorite: ` abbafloruro di calcio, in Sardegna e

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Minerali in Sardegna stanza comune nell’Iglesiente, nel Sarrabus, in Ogliastra e in molte altre regioni dell’isola; fosfosiderite: minerale dal colore rosso roseo, in Sardegna si trova nella miniera di Santu Giovanneddu; fosfuranirite: minerale dal color giallo chiaro, in Sardegna si trova nella miniera di Arcu Su Linnarbu; fosgenite: clorocarbonato di piombo, in Sardegna sono famosi gli esemplari provenienti dalla miniera di Monte` presente anche in altre localita ` poni; e come a Baccu Locci nel salto di Quirra; ` della tefreibergite: minerale varieta traedrite, in Sardegna si trova nella miniera di Arenas nell’Iglesiente; gadolinite: minerale dal colore bianco-verde bruno, in Sardegna si trova nella miniera di San Priamo.

Minerali in Sardegna – Galena.

galena: solfuro di piombo, in Sardegna ` molto comune nell’Arburense, nell’Ie glesiente, nel Sarrabus, nella Nurra, nel Parteolla, nell’Ogliastra e in altre regioni storiche dell’isola; gaspeite: minerale del gruppo della calcite dal colore verde chiaro, in Sardegna si ` ; gehlenite: mitrova in diverse localita nerale del gruppo della melitite dal colore verdastro, in Sardegna si trova nella miniera di Montevecchio; gersdorffite: minerale del gruppo della cobaltite dal colore bianco stagno-nero, in Sardegna si trova nelle miniere di Nieddoris e di S’Acqua is Prunas;

gesso: solfato di calcio idrato, in Sarde` presente ad Alghero, nella gna e Nurra, a Sanluri, Pula e in poche altre ` ; gibbsite: minerale dal colore localita grigiastro, in Sardegna si trova a Laconi; glauconite: minerale del gruppo della mica dal colore verdognolo, in Sardegna si trova a Benetutti; goethite (limonite): ossido dal colore bruno nero, in Sardegna si trova ad Acqua Bona nell’Arburense, ad Arenas nell’Iglesiente, all’Argentiera nella Nurra; gonnardite: minerale del gruppo degli zeoliti dal colore bianco grigio, in Sardegna si trova a Monte Olladiri, Crastu Muradu a Noragugume; goslarite: minerale dal colore bruno verdastro, in Sardegna si trova all’Argentiera nella Nurra; grafite: minerale dal colore nero, in Sardegna si trova ad Armun`; gia, a Laconi e in poche altre localita ` di tremolite, in grammatite: varieta Sardegna si trova nelle miniere di San Leone e di Monte Tamara; greenockite: minerale dal colore giallo verde, in Sardegna si trova nella miniera di Acqua Bona nell’Arburense; grossularia: silicato di calcio e alluminio, in Sardegna si trova nella miniera di Nebidedda e nella valle di Oridda; groutite: minerale dal colore nero, in Sardegna si trova a Bosa; gummite: miscela di ossidi di uranio dal colore giallo arancio, in Sardegna si trova nella miniera di San Leone e a Monte Arcosu; gysinite: minerale dal colore verde azzurro, in Sardegna si trova nella miniera di Santa Lucia; halloysite: minerale del gruppo del kaolino di vari colori, in Sardegna si trova nella miniere di Monte Rosso e di Sa Duchessa; hauchecornite: minerale dal colore grigio, in Sardegna si trova a Portoscuso; hausmannite: minerale dal colore bruno nero, in Sardegna si trova a Portoscuso; hauyna: minerale del gruppo ` incolore o dal colore azdella sodalita

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Minerali in Sardegna zurro, in Sardegna si trova nella miniera di Monti Ferru; hawleite: minerale del gruppo della sfalerite dal colore giallo, in Sardegna si trova nella miniera di Funtana Raminosa; hedembergite: minerale del gruppo dei pirosseni dal colore verde bruno, in Sardegna si trova nelle miniere di Gutturu Pau, Perda Niedda e San Leone; hedyfane: minerale del gruppo dell’apatite dal colore bianco, in Sardegna si trova ` di cabaa Nuxis; herschelite: varieta site, in Sardegna si trova a Monte Olla` diri presso Monastir; hessonite: varieta di grossularia, in Sardegna si trova nelle miniere di Perda Niedda, Sa Matta, San Priamo e San Francesco; heterolite: minerale dal colore bruno nero, in Sardegna si trova nella miniera di Sa Duchessa; heulandite: tectosilicato di sodio e calcio appartenente al gruppo dei geoliti, in Sardegna si trova a La Maddalena, San `; Priamo, Osilo e in poche altre localita hidalgoite: minerale del gruppo della beudantite dal colore verde-celeste, in Sardegna si trova nella miniera di Baccu Locci nel salto di Quirra; hinsdalite: minerale del gruppo della beudantite dal colore verde-celeste, in Sardegna si trova nella miniera di Baccu Locci nel salto di Quirra; ialite: ` di opale, in Sardegna si trova a varieta Sant’Antioco, Nurri, Alghero; ialofane: ` di adularia, in Sardegna si varieta trova a Perda Steri; idrocerussite: minerale incolore o dal color bianco, in Sardegna si trova nella miniera di Sa Duchessa; idromagnesite: minerale dal colore bianco, in Sardegna si trova nella miniera di Cava Matta; idroginzite: minerale dal colore bianco, in Sardegna si trova nelle miniere di Buggerru, Monteponi e San Giovanni; igle` di cerussite, in Sardesiasite: varieta gna si trova nella miniera di San Giovanni; ilmenite: minerale dal colore

nero, in Sardegna si trova nelle isole dell’Asinara e di Caprera; ilvaite: minerale dal colore nero, in Sardegna si trova nelle miniere di Perda Niedda, San Leone, Gutturu Pau e Campanisisa; jacobsite: si tratta di un minerale del gruppo dello spinello dal colore nero, in Sardegna si trova a Scala Cavalli; jamesonite (comuccite): minerale dal colore grigio, in Sardegna si trova nelle miniere di Acquaresi e Arenas nell’Iglesiente e dell’Argentiera nella Nurra; jarosite: minerale del gruppo dell’alunite dal colore ocra bruno, in Sardegna si trova nella miniera di Arenas nell’Iglesiente; kalinite: minerale dal colore bianco, in Sardegna si trova nella miniera di Bena de Padru presso Ozieri; kermesite: solfuro dal colore rosso, in Sardegna si trova nelle miniere di Su Suergiu e di Su Leonargiu; koeclinite: minerale dal colore verde giallo, in Sardegna si trova nella miniera di Santa Lucia; kottigite: minerale del gruppo della vivianite dal colore verde bruno, in Sardegna si trova nella miniera di Genna Movevi; lanarkite: minerale dal colore bianco o incolore, in Sardegna si trova nelle miniere di Malacalzetta, Tinı` e San Benedetto; langite: minerale dal colore verde blu, in Sardegna si trova nelle miniere di Arenas, San Giovanni e Sa Duchessa nell’Iglesiente; laumontite: tectosilleato di calcio appartenenente al ` pregruppo degli zeoliti, in Sardegna e sente a Baccu Arrodas presso Muravera, a Osilo, a Sarroch e in poche altre `; lavendulana: minerale dal colocalita lore verde blu o incolore, in Sardegna si trova a Segariu; leahdillite: solfato dal colore bianco o incolore, in Sardegna si trova nella miniera di Arenas nell’Iglesiente e in quelle dell’Argentiera nella Nurra, di Baccu Arrodas a Muravera e a Baccu Locci nel salto di ` di laumonQuirra; leonhardite: varieta

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Minerali in Sardegna tite; lepidocrocite: minerale dal colore rosso rubino, in Sardegna si trova nella miniera di Santa Lucia e nel Sarrabus; levyna: tectosilicato di calcio, sodio e potassio appartenente al gruppo degli zeoliti, in Sardegna si trova a Montresta, Noragugume, Nurri; libethenite: minerale dal colore verde scuro, in Sardegna si trova nelle miniere di Sa Duchessa e di Torre Argentina; linarite: solfato basico di piombo e rame, ` in Sardegna si trova in diverse localita dell’Iglesiente, a Baccu Locci nel salto di Quirra, all’Argentiera nella Nurra, ad Arcu S’Omini Mortu nel Sarrabus; linneite: minerale dal colore grigiobianco, in Sardegna si trova nelle miniere di Riu Planu is Castangias e di Pira Inferida; litargirio: minerale dal colore rosso-mattone, in Sardegna si trova nelle miniere di Arenas e di Sa Duchessa nell’Iglesiente; lizardite: minerale del gruppo dei caolini dal colore verdastro-giallognolo, in Sardegna si trova a Teulada; lollingite: solfuro dal colore bianco-argento, in Sardegna si trova nelle miniere di Baccu Arrodas a Muravera e in quelle di Monte Narba, Ingurtosu, Riu Planu e Is Castangias; lublinite: minerale incolore del gruppo delle calciti, in Sardegna si trova nei dintorni di Sassari; luzonite: minerale del gruppo delle sanniti dal colore grigio-giallo, in Sardegna si trova nella miniera di Calabona; mackinawite: minerale dal colore giallo-bronzo, in Sardegna si trova nelle miniere di Medau Ganoppi e Funtana Raminosa; maghemite: minerale dal colore bruno, in Sardegna si trova nella miniera di Funtana Raminosa; magnesite: minerale del gruppo delle calciti dal colore bianco-giallastro, in Sardegna si trova ad Atzara, a Bruncu Cardosu ad Arzana e a Teulada; magnetite: ossido di ferro appartenente al ` gruppo degli spinello, in Sardegna e

presente nella miniera di San Leone, nella vallata di Oridda, a Teulada e in ` ; malachite: carqualche altra localita bonato basico di rame, in Sardegna si trova nell’Iglesiente, nella Nurra, a Baccu Lillonis nel Parteolla, a Calabona, a Funtana Raminosa; manganite: ossido dal colore nero-grigio, in Sardegna si trova nelle miniere di Calabona e di capo Becco; manjiroite: minerale del gruppo dei criptomelani dal colore nero-bruno, in Sardegna si trova nella miniera di capo Becco e a Carloforte; marcassite: solfuro di ferro, in Sardegna si trova nella miniera di Silius e in quella di Montevecchio, altre ` dove e ` possibile trovarlo sono localita Laconi e Nurallao; marmatite: minerale del gruppo delle sfaleriti, dal colore nero, in Sardegna si trova in di` ; massicotite: minerale verse localita dal colore giallo, in Sardegna si trova nelle miniere di Arenas e di Montevecchio nell’Iglesiente e in quella dell’Argentiera nella Nurra; maucherite: minerale dal colore grigio metallizzato, in Sardegna si trova nella miniera di Nuraxi Mogoro; melanterite: minerale dal colore verde, in Sardegna si trova nelle miniere di Monte Porceddu, Canaglia e Montevecchio; mercurio: minerale dal colore grigio argento allo stato liquido, in Sardegna si trova nelle miniere di Malfidano, Monteponi, San Giovanni, Monte Narba; mesolite: tectosilicato di sodio e di calcio appartenente al gruppo degli zeoliti, in Sarde` raro e si trova a Tavolara e in degna e boli tracce nelle miniere del Sarrabus; metaautunite: minerale dal colore giallo, in Sardegna si trova nella miniera di Monte Linnarbu; metasaleite: minerale del gruppo dei metaautuniti dal colore giallo chiaro, in Sardegna si trova nelle miniere di Aidu Entu a Posada, di San Leone e di Arcu su Linnarbu; metatorbenite: si tratta di un mi-

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Minerali in Sardegna nerale del gruppo dei metaautuniti dal colore verde, in Sardegna si trova nelle miniere di San Leone, di Arcu su Linnarbu e sul monte Arcosu; meymacite: minerale dal colore giallo-verde, in Sardegna si trova nelle miniere di Genna Urcu e Mogoro; microclino: minerale del gruppo dei feldspati incolore, in Sardegna si trova nelle miniere di Cala Francese e a Domus de Maria; millerite: solfuro di nichel, in Sardegna ` molto raro, si trova in qualche mie niera dell’Arburense e dell’Iglesiente; mimetite: cloroarseniato di piombo appartenente al gruppo dell’apatite, in Sardegna si trova nella miniera di Bena de Padru a Ozieri, in quella di Su Zurfuru a Fluminimaggiore e in poche ` ; minio: ossido della gaaltre localita lena dal colore rosso, in Sardegna si trova nelle miniere di Monteponi, Seddas Modditzis e Marganai; minnesotaite: minerale dal colore verde-grigio, in Sardegna si trova nella miniera di Funtana Raminosa; molibdenite: solfuro dal colore grigio, in Sardegna si trova nelle miniere di S’Acqua Arrubia, Riu Planu is Castangias; molibdite: minerale dal colore verde-giallo, in Sardegna si trova nelle miniere di Perda Majori e presso Oliena; monazite: minerale dai colori vari, in Sardegna si trova nella miniera di Perda’e Pibera; monheimite: carbonato di zinco ` molto raro, si e di ferro, in Sardegna e trova solo nella miniera di Montevecchio; monteponite: minerale del gruppo dei pericolasi dal colore nerorosso, in Sardegna si trova nella miniera di Monteponi; montmorillonite: minerale del gruppo della smettite, dal colore biancastro, in Sardegna si trova a Cala Francese; mordenite: tectosilicato di calcio, sodio e potassio, appartenente al gruppo degli zeoliti, in Sardegna si trova a Pula, Osilo, Mon` ; mullite: tresta e in poche altre localita

minerale dal colore bianco-rosato, in Sardegna si trova nella cava di Funtana Figu; muscovite: si tratta di un fillosilicato di potassio e di alluminio appartenente al gruppo delle miche, in ` presente a Villaputzu, Sardegna e Golfo Aranci, Asinara; natrolite: tectosilicato di sodio appartenente al ` pregruppo degli zeoliti, in Sardegna e sente a Osilo, Montresta, Noragugume e Monastir; nefelina: minerale dal colore bianco o incolore, in Sardegna si trova a Sant’Antioco; niccolite: minerale del gruppo delle nicheline dal colore rosso rame chiaro, in Sardegna si trova ad Acqua Bona nell’Arburense e a Baccu Arrodas di Muravera; nickel: ` cloantite, in minerale nella varieta Sardegna si trova a Baranta Arbus, Fenugu Sibiri, Nieddoris, Genna S’Olioni; oligoclasio: minerale del gruppo dei feldspati dal colore bianco grigio, in Sardegna si trova a Cala Francese e a La Maddalena; olivenite: fosfato dal colore verde oliva, in Sardegna si trova a Baccu Locci nel salto di Quirra; olivina (peridoto): minerale del gruppo fayalite-forsterite dal colore verde, in Sardegna si trova a Siliqua, Codrongianos, Padria e Monte Ferru; orneblenda: inosilicato di magnesio, ferro, alluminio e calcio appartenente al gruppo degli anfiboli, in Sardegna si trova a Pula, capo Ferrato, Acquafredda e altre lo` ; opale: ossido dai vari colori, in calita Sardegna si trova sul monte Arci e a Casteldoria, Ploaghe e Masullas; oro: si trova nelle sabbie alluvionali del Tirso e in quelle del Flumendosa, a Furtei e Osilo; ortoclasio: tectosilicato di alluminio e di potassio appartenente al gruppo dei feldspati, in Sarde` utilizzato fin dal tempo dei Rogna e ` presente a mani per la ceramica ed e La Maddalena, Caprera e in altre loca` ; ossidiana: vetro vulcanico dal colita lore nero; in Sardegna si trova sul

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Minerali in Sardegna monte Arci; osumilite: inosilicato di sodio, potassio, ferro e alluminio rarissimo in Sardegna, si trova solo in loca` Funtanafigu sul monte Arci; palylita gorskite: minerale dal colore bianco rosa, in Sardegna si trova a Monte Olladiri; paragonite: minerale del gruppo della mica dal colore verde bruno, in Sardegna si trova a Is Figus; paraauricalcite o rosasite: minerale del gruppo della calcite, in Sardegna si trova nella miniera di Rosas; parsonsite: minerale dal colore giallo, in Sardegna si trova ad Aidu Entu di Posada; partzite: minerale del gruppo della stibiconite dal colore giallo bruno, in Sardegna si trova nella miniera di Santa Lucia; pearceite: minerale dal colore nero lucente, in Sardegna si trova a Serra S’Ilixi; pentlandite: minerale dal colore bronzeo, in Sardegna si trova a Medau Ganoppi e S’acqua is Prunas; periclasio: minerale incolore o verde, in Sardegna si trova nella cava Sa Matta a Teulada; perrierite: minerale dal colore nero bruno, in Sardegna si trova ad Aggius; philipsburgite: minerale dal colore verde, in Sardegna si trova nella miniera di Sa Duchessa; phillipsite: minerale del gruppo degli zeoliti incolore o bianco, in Sardegna si trova a Orroli e a Noragugume; pickeringite: minerale del gruppo dell’alotrichite dal colore bianco, in Sardegna si trova nella Valle di Oridda e nella cava di Sa Matta a Teulada; picotite: minerale del gruppo dello spinello dal colore verde, in Sardegna si trova a Castelsardo; picrofarmacolite: minerale dal colore bianco, in Sardegna si trova a Riu Mesu e a Riu Planu is Castangias; pirargirite: solforale di argento e di antimonio, in Sardegna si trova a Baccu Arrodas di Muravera, nelle altre miniere del Sarrabus e in qualche miniera dell’Iglesiente; pirite; solfuro di ferro, in Sarde` nell’Iglegna si trova in molte localita

siente, nella Nurra, a Baccu Lillonis nel Parteolla, a Baccu Locci nel salto di Quirra, a Tertenia, ad Arzana e in ` ; pirolusite: minerale del altre localita gruppo del rutilo dal colore nero bruno, in Sardegna si trova a capo Becco, capo Rosso e a Padria; piromorfite: cloro fosfato di piombo appartenente al gruppo dell’apatite, in Sarde` dell’Igna si trova in diverse localita glesiente, dell’Arburense a Donori e in `; piropo: minerale alcune altre localita del gruppo dei granati dal colore rosarosso bruno, in Sardegna si trova nella cava di Sa Matta a Teulada; pirostilpnite: minerale dal colore rosso, in Sardegna si trova a Baccu Arrodas di Muravera; pirrotina (pirrotite): minerale del gruppo dal colore giallo ottone, in Sardegna si trova a Baccu Arrodas di Muravera e a Baccu Locci nel salto di ` di epidoto dal Quirra; pistacite: varieta colore verde pistacchio, in Sardegna si ` ; pitticite: minetrova in diverse localita rale dal colore rosato, in Sardegna si trova a Baccu Locci nel salto di Quirra; plancheite: minerale dal colore blu chiaro, in Sardegna si trova ad Arenas nell’Iglesiente; platino nativo: minerale dal colore argenteo chiaro, in Sardegna si trova a capo Ferrato; platnerite: minerale dal colore nero, in Sardegna si trova ad Arenas nell’Iglesiente; pleonasto: minerale del gruppo dello spinello dal colore verde scuronero, in Sardegna si trova a Perda Niedda; plumbocalcite: minerale del gruppo della calcite dal colore grigio, in Sardegna si trova nella miniera di Monteponi; plumbogummite: minerale del gruppo della crandallite dal colore grigio giallo, in Sardegna si trova nell’Iglesiente; plumbohalloisite: minerale del gruppo del caolino dal colore grigio trasparente, in Sardegna si trova nella miniera di Sa Duchessa; plumbojarosite: minerale del gruppo dell’alu-

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Minerali in Sardegna nite dal colore marrone giallo, in Sardegna si trova ad Arenas nell’Iglesiente; polianite: minerale del gruppo del rutilo dal colore nero, in Sardegna si trova a Chiaramonti a Monte Aldu; polibasite: solfoantimoniuro di rame e di argento, in Sardegna si trova a Baccu Arrodas presso Muravera e in altre miniere del Sarrabus; powellite: minerale dal colore giallo bianco, in Sardegna si trova a Cala Francese; prehenite: si tratta di un silicato dal colore verde chiaro, in Sardegna si trova a San Priamo, Cala Francese e capo Carbonara; proustite: minerale dal colore rosso scarlatto, in Sardegna si trova a Baccu Arrodas presso Muravera; pseudobrookite: minerale dal colore rosso bruno, in Sardegna si trova a Funtana Figu; pseudomalachite: minerale dal colore verde cupo, in Sardegna si trova a Bosa e nella miniera di Sa Duchessa; psilomelano: minerale dal colore nero, in Sardegna si trova ad Asuni; quarzo: ` molto ossido di silicio, in Sardegna e comune, si trova nei siti di Abbagadda presso Samugheo, ad Acqua Bona nell’Arburense, ad Acquaresi e ad Arenas nell’Iglesiente, ad Asuni, a Baccu Locci nel salto di Quirra, a Barbusi nel Sulcis, Barega nell’Iglesiente, a Barraxiuta di Domusnovas, a Bau Arenas di ` ; rame: Tertenia e in molte altre localita allo stato nativo si trova nella miniera di Funtana Raminosa e ancora a Montevecchio, nella miniera di Baccu Locci nel salto di Quirra e in poche al` ; rammelsbergite: minerale tre localita del gruppo della lollingite dal colore bianco stagno, in Sardegna si trova a Baccu Arrodas di Muravera e a Baranta di Arbus; ramsdellite: minerale dal colore grigio ferro nero, in Sardegna si trova a Bosa; renierite: minerale dal colore bronzo arancio, in Sardegna si trova nella miniera di San Leone; rodocrosite: minerale del gruppo della

calcite dal colore rosa rosso, in Sardegna si trova a Truba Niedda; rosasite: carbonato basico di rame e zinco, in ` stato trovato per la prima Sardegna e volta nella miniera di Rosas a Narcao, si trova anche nel Fluminese; rutilo: minerale dal colore bruno rosso; in Sardegna si trova nell’isola dell’Asinara, a Perda Niedda e a Monte Plebi; sabugalite: minerale del gruppo dell’autunite dal colore giallo, in Sardegna si trova ad Aidu Entu di Posada; safflorite: minerale del gruppo della lollingite dal colore bianco stagno, in Sardegna si trova a Baccu Arrodas di Muravera; sale´cite: fosfato idrato di magnesio e uranile, appartenente al gruppo dell’autunite, in Sardegna si trova solo nelle miniere di Capoterra; sanidino: minerale del gruppo dei feldspati dal colore rosa giallo, in Sardegna si trova nell’isola di Mal di Ventre, ` Portoscuso e Padria; saponite: varieta di talco del gruppo della smettite dal colore grigio, in Sardegna si trova a Monte Narba; scheelite: wolframiato di calcio, in Sardegna si trova nelle miniere del Gerrei, a Nuxis e a Sant’Antioco; scholzite: minerale incolore o dal colore bianco, in Sardegna si trova a Baccu Locci nel salto di Quirra; schorlite: minerale del gruppo della tormalina dal colore nero, in Sardegna si trova a Monte Plebi, nell’isola di Ca` dei Sardi; schulemberprera e ad Ala gite: minerale dal colore verde-blu chiaro, in Sardegna si trova a Baccu Locci nel salto di Quirra; scolecite: minerale del gruppo degli zeoliti, incolore o dal colore bianco, in Sardegna si trova a Cala Francese; scorodite: minerale del gruppo della variscite dal colore verde giallo, in Sardegna si trova a Riu Planu is Castangias; senarmontite: minerale incolore o dal colore bianco, in Sardegna si trova a Su Suergiu, Su Leonargiu e a Nieddoris; serpentino:

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Minerali in Sardegna minerale del gruppo della caolinite dal colore verde bruno, in Sardegna si trova a Orani; serpierite: solfato idrato di calcio, rame e zinco, in Sardegna si trova a Nuxis e nelle miniere di Sa Duchessa e di Montevecchio; sfalerite (blenda): solfuro di zinco, in Sardegna si trova frequentemente nell’Arburense, nell’Iglesiente, nella Nurra, nel Sarrabus e in molte altre regioni dell’isola; sferocobaltite (cobalto calcite): minerale del gruppo della calcite dal colore rosso rosa, in Sardegna si trova a Nuraxi de Mogoro; siderite: minerale del gruppo della calcite dal colore bruno, in Sardegna si trova ad Acqua Bona nell’Arburense, all’Argentiera `; sidenella Nurra, a Barisone di Torpe rotilo: minerale del gruppo della calcantite dal colore bianco verde, in Sardegna si trova nella miniera di Montevecchio; sillimanite: minerale dal colore rosa grigio, in Sardegna si trova a Perda Steri; simplesite: minerale dal colore verde, in Sardegna si trova a S’Acqua is Prunas, Perda Inferida; sjogrenite: minerale del gruppo della manasseite dal colore rosso, in Sardegna si trova a Teulada e a Orani; skutterudite: minerale dal colore bianco rosso, in Sardegna si trova a Baccu Arrodas di Muravera; smaltite: minerale del gruppo della skuterudite dal colore bianco rosato, in Sardegna si trova a Perdasdefogu e a Nieddoris; smithsonite: carbonato di zinco del gruppo della calcite, in Sardegna si trova ad Acquaresi e ad Arenas nell’Iglesiente, all’Argentiera nella Nurra, a Baccu Locci nel salto di Quirra, a Bauneddu nell’Iglesiente e in alcune altre loca` ; spangolite: minerale dal colore lita verde scuro-blu, in Sardegna si trova ad Arenas nell’Iglesiente; spessartite: mesosilicato di manganese e di alluminio appartenente al gruppo dei granati, in Sardegna si trova nell’Arbu-

rense e sul monte Limbara; spinello: minerale dal colore nero, in Sardegna si trova a Baccu Arrodas di Muravera; stannite: minerale dal colore grigio chiaro, in Sardegna si trova a Canale ` Serci e a Perda Majore; steatite: varieta di talco dal colore verde bianco, in Sardegna si trova a Orani; stefanite: solfato di argento e di antimonio, in Sardegna ` raro, si trova solo a Baccu Arrodas e presso Muravera e in alcune altre miniere del Sarrabus; stellerite: minerale del gruppo degli zeoliti dal colore bianco, in Sardegna si trova a capo Cacciaiu, a Nora e a Montresta; stibiconite: minerale dal colore giallo bruno, in Sardegna si trova a Su Suergiu e a Su Leonargiu; stibina: minerale del gruppo dell’antimonite dal colore grigio acciaio, in Sardegna si trova a Su Suergiu e a Su Lionargiu; stilbite: tectosilicato idrato di sodio e di calcio appartenente al gruppo degli zeoliti, in Sardegna si trova a Osilo, Monastir, Bosa, capo Pula e in poche altre loca` ; stolzite: minerale dal colore giallolita bruno grigio, in Sardegna si trova a Bena de Padru presso Ozieri; svabite: minerale del gruppo dell’apatite dal colore verde chiaro, in Sardegna si trova nella miniera di Sa Duchessa; talco: minerale dal colore bianco verde, in Sardegna si trova nella cava di Sa Matta a Teulada e a Monte Plebi; tantalite: minerale dal colore bianco rosa, in Sardegna si trova all’Argentiera nella Nurra; tennantite: minerale del gruppo della tetraedrite dal colore grigio ferro, in Sardegna si trova a Baccu Arrodas di Muravera; tenorite: minerale dal colore nero, in Sardegna si trova a Calabona e nella miniera di Corongiu a Seui; tetraedrite: minerale dal colore grigio ferro, in Sardegna si trova ad Arenas nell’Iglesiente, all’Argentiera nella Nurra, a Baccu Arrodas presso Muravera; theisite: minerale dal

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Minerali in Sardegna colore blu-verde chiaro, in Sardegna si trova nella miniera di Sa Duchessa; thomsonite: minerale del gruppo degli zeoliti dal colore bianco, in Sardegna si trova in alcune miniere; thuringite: minerale del gruppo della clorite dal colore verde chiaro, in Sardegna si trova nella miniera di Canaglia; titanite: minerale dal colore rosa bruno, in Sardegna si trova a Cala Francese e nella cava di Sa Matta a Teulada; todorokite: minerale dal colore nero grigio, in Sardegna si trova a capo Becco, a Torre Argentina e a Bosa; topazio: neosilicato fluorifero di alluminio, in Sardegna si trova a Villaputzu e sul monte Arci; torbenite: fosfato di rame e di uranile, in Sardegna si trova ad Aidu Entu presso Posada, a Gutturu sa Perda, a Campanasissa; tormalina: ciclosillato di boro, in Sardegna si trova a capo Malfatano, Chia, l’Asinara; traversoite: minerale dal colore verde-celeste, in Sardegna si trova ad Arenas nell’Iglesiente; tremolite: minerale incolore, in Sardegna si trova nella miniera di Sa Duchessa, a Monte Tamara e nella cava di Sa Matta a Teulada; tridimite: si tratta di un minerale incolore, in Sardegna si trova a monte Arci e a Cala Funtanafigu; tungstite: minerale dal colore giallo, in Sardegna si trova a Pira Inferida e a Nuraxi Mogoro; ullmannite: solfoantimoniuro di nichel del gruppo della cobaltite, in Sardegna si trova a Baccu Arrodas presso Muravera, in altre miniere del Sarrabus e nell’Arburese; uralite: pseudomorfosi di pirosseno su anfibolo dal colore verde grigio, in Sardegna si trova nella miniera di Rosas; uraninite: minerale dal colore nero, in Sardegna si trova ad Aidu Entu di Posada e a Monte Arcosu; uranofane: minerale dal colore giallo, in Sardegna si trova ad Aidu Entu di Posada; uvarovite: minerale del gruppo dei granati dal colore verde, in Sardegna si trova

a Tinı` presso Carbonia; valentinite: si tratta di un minerale dal colore grigio bianco, in Sardegna si trova all’Argentiera nella Nurra; valleriite: minerale dal colore giallo bronzo, in Sardegna si trova a Sa Lilla; vanadinite: minerale del gruppo dell’apatite dal colore arancio rosso, in Sardegna si trova a capo Malfidano e a Bena de Padru; variscite: minerale dal colore verde mela, in Sardegna si trova ad Arcu Genna Arcella e a Rocca Oricelli; vesuviana: minerale dal colore bruno rosso, in Sardegna si trova ad Arenas nell’Iglesiente e a Baccu Arrodas di Muravera; wollastonite: minerale incolore o dal colore bianco, in Sardegna si trova ad Arenas nell’Iglesiente; a Baccu Arrodas di Muravera; witherite: minerale del gruppo dell’aragonite incolore o dal colore bianco, in Sardegna si trova a S’Ortu Becciu; wolframite: minerale dal colore nero ferro, in Sardegna si trova a Perda Lada, Perda Majori, Perd’e Pibera, Nuraxi Mogoro; wroewolfenite: minerale dal colore blu verdastro, in Sardegna si trova nella miniera di Santa Lucia; wulfenite: molibdato di piombo, in Sardegna si trova as Arcu S’Omini Mortu nel Sarrabus; a Baccu Arrodas di Muravera, a Baccu Locci nel salto di Quirra; a Bena de Padru presso Ozieri; yugawaralite: minerale del gruppo degli zeoliti, incolore o dal colore bianco, in Sardegna si trova a Crastu Muradu; zincite: minerale dal colore rosso, in Sardegna si trova nelle miniere di San Benedetto e di Monteponi; zinckenite: minerale dal colore rosso grigio, in Sardegna si trova a Cala Francese e a San Giorgio; zircone: minerale di vari colori, in Sardegna si trova a Cala Francese e a Perd’e Pibera; zoisite: minerale del gruppo dell’epidoto dal colore verde bruno, in Sardegna si trova nella valle di Oridda a Is Figus; zolfo: si trova all’Argentiera

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Minerali in Sardegna nella Nurra, a su Zurfuru a Fluminimaggiore, a Montevecchio e in poche `. altre localita I LUOGHI Nel complesso i principali siti di ritrovamento dei minerali sono: Abbagadda, miniera abbandonata di solfuri in territorio di Samugheo; Acqua Bona, miniera abbandonata di piombo e argento lungo la stastale 126 ` di Nieddoris nelle camin prossimita pagne di Arbus; Acquaresi, miniera di piombo e zinco a nord di Montecani nell’Iglesiente; Aggius, cave di granito poste nella zona nord del paese; Aidu Entu, miniera di piombo e bario nei pressi del lago di Posada in Baronia; Aletti, vallata con rocce poste a sud-est di Gonnosfanadiga; Arbus, pegmatiti nei graniti affioranti alla periferia del villaggio; Arcu de Genna Arrela, rocce situate nelle campagne tra Villaputzu e ` nelle Tertenia; Arcu de Moru, localita campagne di Armungia dove si sono svolte ricerche di arsenico; Arcu ` a nord-ovest della miMannu, localita niera di S’Arcilloni nel Sarrabus dove si sono svolte ricerche di fluoro; Arcu ` lungo il rio S’AS’Omini Mortu, localita renada nel Sarrabus dove si sono svolte ricerche di piombo e argento; ` a sud di CaArcu Su Linnarbu, localita poterra, dove si sono svolte ricerche di uranio; Arenas, miniera abbandonata di piombo e zinco nella valle di Oridda; Argentaria, miniera abbandonata si` tra Lula e tuata a Guzzurra localita ´ ; Argentiera, miniera abbandoLode nata di piombo e zinco a nord di Palmadula nella Nurra; Armungia, villaggio nel Gerrei dove sono scisti neri in pros` dell’abitato; Asuni, localita ` simita lungo la strada per Meana Sardo dove si sono svolte ricerche per piombo, ar` lungo la gento e fluoro; Atzara, localita ` del villaggio ferrovia in prossimita dove sono state condotte ricerche di ferro; Baccu Arrodas, miniera abban-

donata d’argento a sud-ovest di Mura` vicina a vera; Baccu Lillonis, localita Tuviois nel Parteolla, dove si sono svolte ricerche di piombo e argento; Baccu Locci, miniera abbandonata di ` Monte piombo e arsenico in localita Cardiga nel salto di Quirra; Baranta, ` a est di Rio Planu is Castangias localita nelle campagne di Arbus, nella quale sono state fatte ricerche di nichel e cobalto; Barbusi, miniera abbandonata ` di Carbonia; Badi bario in prossimita rega, miniera di piombo, zinco e bario posta lungo la strada VillamassargiaCarbonia a poca distanza da Iglesias; ` di Su Ferru posta Bari Sardo, localita a poca distanza dal villaggio; Barisone, miniera abbandonata di piombo e ` ; Barrarame posta a nord di Torpe xiutta, miniera abbandonata di piombo e zinco a poca distanza da Domusnovas; Bau Arenas, miniera abbandonata di solfuri misti a rame, sit u a t a a n o r d - o v e s t d i Te r t e n i a ; Baueddu, miniera abbandonata di piombo e zinco situata nell’Iglesiente tra Malacalzetta e Antas; Bau Gennamari, miniera abbandonata di piombo e zinco situata nei territori tra Fluminimaggiore e Arbus; Baxinieddu, loca` nelle campagne di Jerzu dove si lita sono svolte ricerche di piombo e argento; Bena de Padru, miniera di piombo situata nei pressi di Ozieri; Benetutti, vulcaniti situate nei dintorni del paese; Bolotana, rocce situate nelle campagne attorno al villaggio; Bortigiadas, cava di granito posta a ` di rinord-est dell’abitato e localita ` cerca di rame posta a est; Bosa, localita posta a nord dell’abitato dove sono state condotte delle ricerche di manga` posta a nese; Bruncu Arrubiu, localita sud di Tuviois nel Sarrabus, dove si sono svolte ricerche di piombo e ar` posta gento; Bruncu Cardosu, localita a nord di Arzana nella quale si sono

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Minerali in Sardegna svolte ricerche di ferro e solfuri; Bruncu Crabilis, miniera abbandonata di piombo, bario e fluoro situata a nord ` di Villaputzu; Buddidorgiu, localita nelle campagne di Villaputzu, dove si sono svolte ricerche di arsenico; Burcei, nelle campagne vicine all’abitato si sono svolte ricerche di piombo; Cabitza, miniera abbandonata di piombo situata nell’Iglesiente a sud di quella di Campo Pisano; Calabona, miniera abbandonata di rame situata a nord di Alghero; Cala Francese, cave di granito e di porfido a ovest di La Maddalena; ` nell’isola dell’AsiCala Oliva, localita nara dove sono graniti; Cala Sapone, cave di pietra lungo la strada che conduce da Sant’Antioco alla cala; Calangianus, pegmatiti nelle rocce di granito e nelle cave a est del paese; Campanasissa, zona di ricerca di diversi minerali situata tra Siliqua e Nuxis; Campo Pisano, miniera di piombo e zinco si` di Iglesias; Canatuata in prossimita glia, miniera abbandonata di ferro situata nella Nurra a nord-est di Palma` posta a dula; Canale Figus, localita nord-ovest di San Vito, dove sono avvenute coltivazioni di piombo e argento; Canal Grande, miniera abbandonata di piombo e zinco situata tra Nebida e Buggerru; Canale Serci, miniera abbandonata di stagno situata a Villacidro lungo la strada del rio Leni; Candiazzus, miniera abbandonata di piombo e zinco situata nell’Iglesiente lungo la S.S. 126 dopo il bivio per Antas; capo Becco, miniera abbandonata di manganese situata nell’isola di San ` Pietro; capo Carbonara, in prossimita di Villasimius, rocce metallifere; capo ` presso Stintino, rocce Falcone, localita ` del Sare scisti; capo Ferrato, localita rabus dove sono state condotte ricer` che di solfuri; capo Cacciaiu, localita lungo la Bosa-Alghero dove sono rocce vulcaniche; capo Rosso, miniera ab-

bandonata di manganese situata nella parte meridionale dell’isola di San Pietro; capo Spartivento, filoni quarzitici situati nella scogliera; capo Testa, rocce pegmatitiche poste nella zona vicina al capo; Caprera, graniti posti nella punta nord dell’isola; Carbonia, discariche delle miniere di carbone situate a ovest del centro urbano; castello di Medusa, miniere abbandonate di piombo e argento situate a ovest dei resti del castello; castello di Acquafredda, rocce vulcaniche nella base di appoggio del castello; castello di Bon` nelle campagne di Mara vehı`, localita dove si sono svolte ricerche di vari minerali; castello di Gioiosaguardia; castello di Monreale; Castelsardo, rocce poste nelle campagne a sud dell’abitato; Castiadas, villaggio dove sono state svolte diverse ricerche minera` del rie; Cava Sa Matta; Chia, localita Sulcis dove sono state condotte ricer` che per graniti; Codrongianos, localita nei dintorni del villaggio dove sono state condotte ricerche di ossidi e solfuri misti; Conca de Cuaddu; Conca de ` , miniera abbandonata Sinui; Coremo di piombo e zinco situata tra Domusnovas e Malacalzetta; Corongiu, miniera abbandonata di lignite situata nelle campagne di Seui; Correboi, miniera abbandonata di piombo e argento situata in Barbagia, a sud del valico omonimo; Corti Rosas, miniera abbandonata di antimonio situata nel territorio di Ballao; Costa Paradiso, pegmatiti nei graniti situati lungo la costa; Costa ` nella zona di Pranu Rosada, localita Sanguni vicino a Silius, nella quale si sono svolte ricerche di solfuri; Cuglieri, villaggio del Montiferru nel cui territorio sono state effettuate ricerche di ferro; Domus de Maria, graniti lungo la strada per Teulada; Fenugu ` nelle campagne di GonSibiri, localita nosfanadiga nella quale sono state ef-

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Minerali in Sardegna fettuate delle ricerche di nichel e co` nelle balto; Flumini Binu, localita campagne di Sarroch dove si sono svolte ricerche di molibdeno; Funtana ` nelle campagne di Cenobita, localita Ulassai dove si sono svolte ricerche di lignite; Funtana Figu, cave di riolite nelle campagne di Marrubiu alle pendici del monte Arci; Funtanamare, lo` nell’Iglesiente dove si sono calita svolte ricerche di piombo e zinco; Funtana Perda, miniera abbandonata di ferro situata nelle vicinanze di Iglesias; Funtana Raminosa, miniera di rame situata nella Barbagia di Seulo a sud di Seulo; Genna Contu, miniera abbandonata di piombo situata in Ogliastra a sud di Arzana; Genna Flumini, ` nel Sarrabus nei pressi della localita miniera di Brecca, dove si sono svolte ricerche di antimonio; Genna Gureu, miniera abbandonata di wolframio e di antimonio, situata a nord di Mandas nella strada tra Donigala e Orroli; Genna Olidoni, miniera abbandonata di solfuri situata nel Barigadu nei pressi di Ardauli; Genna Rutta, miniera abbandonata di piombo e zinco situata nel territorio di Iglesias; Genna Scorra, miniera abbandonata di piombo e argento situata nell’Arburense a sud-est di quella di Montevec` nelle camchio; Genna Spina, localita pagne di Marrubiu a nord-est del monte Arci, dove si sono svolte ricerche di ferro; Genna Su Padenti, loca` nelle campagne di San Vito nel Sarlita rabus dove si sono svolte ricerche di wolframio; Genna S’Olioni; Genna Tres Montis, miniera di fluoro e piombo situata nel Gerrei lungo la strada Goni-Silious; Gennemari, miniera abbandonata di piombo e zinco situata tra Fluminimaggiore e Arbus; Genn’e Sa Pira, rocce e scisti situate nel territorio a sud-est del villaggio; Ghilarza, trachiti poste lungo la strada

Ghilarza-Abbasanta; Giacurru, loca` nelle campagne di Aritzo a sud lita della cantoniera Sa Casa, dove si sono svolte ricerche di ferro; Gibas, miniera abbandonata di piombo situata nel Sarrabus a sud-est di Villaputzu; Giolzi ` in Planargia nelle camMori, localita pagne di Bosa, dove si sono svolte ricerche di manganese; Giuanni Bonu, miniera abbandonata di argento situata nel Sarrabus tra quelle di Monte Narba e Masaloni; Golfo Aranci, micascisti situati nei pressi del bivio per la Costa Smeralda; Goni, rocce nelle campagne del paese alle pendici di Monte Moretta; Grugua, miniera abbandonata di piombo e zinco situata nell’Iglesiente lungo la S.S. 126 poco oltre il bivio per Antas; Gutturu is Cardaxius, miniera abbandonata di ferro situata nell’Iglesiente contigua a quella di Acquaresi; Gutturu Pala, miniera abbandonata di piombo e zinco situata a sud di Fluminimaggiore lungo la strada per Is Arenas; Gutturu Perda, zona di scisti e quarzi a nord-est della miniera di Campanasissa; Ingurtosu, miniera di piombo e zinco situata ai confini con quella di Montevecchio; Is Arceddas, ` nelle campagne di Bari Sardo localita dove si sono svolte ricerche di molib` nelle campagne deno; Is Canis, localita di Terresoli, frazione di Santadi, dove si sono svolte ricerche di fluoro e bario; ` nelle campagne Is Frondinus, localita di Baunei, dove si sono svolte ricerche ` nelle camdi rame; Is Inargius, localita pagne di San Vito, dove si sono svolte ricerche di piombo e argento; Is Istrias, miniera abbandonata di ferro situata a nord-ovest di Sarroch; Is Murvonis, miniera abbandonata di fluorite situata nell’Iglesiente tra Domusnovas e la grotta di San Giovanni; isola di Mal di Ventre, rocce poste nella parte nordovest dell’isola; Isola Rossa nell’Anglona, pegmatiti a est dell’abitato; La

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Minerali in Sardegna ` nelle campagne vicine Corte, localita alla miniera di Canaglia nella Nurra, dove si sono svolte ricerche di ferro; Ittireddu, zona del vulcanetto dove sono le cave di basalto; Laconi, cave di calcare poste a nord del villaggio lungo la S.S. 128; Laerru, rocce vulcaniche alle pendici del monte Lidone a ovest dell’abitato; Lago del Flumendosa, graniti posti nella zona a nord del lago; La Speranza, miniera abbandonata di rame situata a sud di Alghero; ` nelle campagne a nordLoceri, localita est del villaggio dove si sono svolte ricerche di solfuri e di ossidi; Lu Bagnu, rocce trachitiche nelle campagne a sud dell’abitato omonimo; Ludu Nieddu, cave di calcare di pietrisco nelle campagne di Laconi; Luras, cave di granito situate lungo i terreni che portano al Liscia; Malacalzetta, miniera abbandonata di piombo e zinco situata nell’Iglesiente nei pressi di Antas; Malfidano, miniera abbandonata di piombo e zinco situata a nord-est di Buggerru; Masaloni, miniera abbandonata di argento situata nel Sarrabus vicino a quella di Monte Narba; Masoni Pizzudo, miniera di solfuri misti situata nel Gerrei in territorio di Escalaplano; Masua, miniera di piombo e zinco situata nell’Iglesiente a nord-est di quella di Nebida; Masullas, rocce andesitiche situate nelle campagne a nord-est del villaggio; Meana Sardo, lo` nelle campagne a sud-est del vilcalita laggio dove si sono svolte ricerche di ferro; Medau Ganoppi, miniera abbandonata di nichel e di cobalto situata nell’Arburense; Mitza Is Sarmentus e Casiddu, area lungo la strada per Truba Niedda nel Sulcis dove si sono svolte ricerche di vari minerali; Mogoro, rocce basaltiche nelle campagne a sud-ovest del villaggio; Monreale, miniera abbandonata di fluoro situata nei pressi del castello di Monreale;

Monte Agruxiau, miniera di piombo e zinco situata nell’Iglesiente a ovest di quella di Monteponi; Monte Aldu, loca` nei pressi di Chiaramonti dove lita sono state condotte ricerche di vari minerali; monte Arci, cave di perlite nel territorio di Uras; Monte Arcosu, loca` alle pendici del monte lungo il rio lita Sa Spindula dove si sono svolte ricerche di uranio; Monte Arrubiu, cave nelle campagne vicine all’abitato di Sarro ch; Montecani, miniera di piombo e zinco situata nell’Iglesiente tra quelle di Nebida e Masua; Monte Colombargiu, rocce basaltiche nelle campagne di Scano di Montiferro; Monte Cuccheddu, miniera abbandonata di piombo e zinco situata nell’Iglesiente vicino a quella di Malacalzetta; Monte Doglia, miniera abbandonata di solfuri misti situata nella Nurra a nord di Fertilia; Monte Ega, miniera abbandonata di bario situata nel Sulcis a nord di Narcao; Monte Enturgiu, loca` nelle campagne di Seneghe dove si lita sono svolte ricerche di ferro e di sol` in furi; Monte Filippeddu, localita ` di Villamassargia nella prossimita quale si sono svolte ricerche; Monte ` nelle campagne di Flacca, localita Santadi dove si sono svolte ricerche di ` vari minerali; Monte Forte, localita nelle campagne della Nurra dove si sono svolte ricerche di ferro; Monte ` nelle campagne di Grighini, localita Siamanna dove si sono svolte ricerche di piombo; Monte Grighini di Allai, miniera abbandonata di solfuri situata in ` Suergiu Mannu nel Barigadu; localita Monte Idolo, miniera abbandonata di galena argentifera situata nell’Ogliastra a nord di Arzana; Monte Lampanu, miniera abbandonata di ferro situata nel territorio della base militare di Teulada; Monte Limbara, rocce e cave di granito alle pendici del monte; ` con rocce situata Monte Lizzu, localita

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Minerali in Sardegna ` ; Monte nelle campagne di Torpe ` nelle campagne di IlLongu, localita bono dove si sono svolte ricerche di piombo e argento; Monte Lora, miniera abbandonata di piombo e bario situata nel Sarrabus nelle campagne di San Vito; Monte Marraconis, miniera abbandonata di antimonio situata nel Gerrei in territorio di Escalaplano; Monte Narba, miniera abbandonata di argento situata nel Sarrabus a sud di San Vito; Nonte Nieddu, rocce situate a poca distanza dalla sorgente del monte a sud di Nuxis; Monte Nieddu a Pula, rocce e ricerche di ferro nelle campagne a sud-est di Pula; Monte Olladiri, cave di pietra nelle campagne a sud di Monastir; Monte Onixeddu, miniera abbandonata di piombo e zinco situata nell’Iglesiente a sud-est di Gonnesa; Monte Palmas, rocce vulcaniche nelle vicinanze di Olmedo; Monte ` a nord di Olbia nella Plebi, localita quale si sono svolte ricerche per solfuri; Monteponi, miniera di piombo e zinco situata a ovest di Iglesias; Monte Porceddu, miniera abbandonata di caolino situata a sud-est di Serrenti nel Medio Campidano; Monte Rosso, miniera abbandonata di ferro situata a est di quella di Canaglia; Monte Sa ` nelle campagne di TeuPalma, localita lada dove si sono svolte ricerche di piombo; Monte Scorra, miniera abbandonata di piombo e zinco situata nell’Iglesiente a ovest di quella di Monte ` Agruxiau; Monte Su Lizzu, localita nelle campagne di Mara dove si sono svolte ricerche di vari minerali; Monte Tamara, miniera abbandonata di piombo, rame e zinco situata nel Sulcis a est di Nuxis; Monte Trudda, miniera abbandonata di ferro situata nella Nurra a est di quella di Canaglia; Monte Uda e Monte Oi, miniera abbandonata di piombo e zinco situata nell’Iglesiente a est di Gonnesa; Monte Uno,

` nelle campagne a nord di Bosa localita dove si sono svolte ricerche di manganese; Montevecchio, miniera inattiva di piombo e zinco situata nell’Arburense a qualche chilometro da Guspini; Monte Zara, cave e trachiti nelle campagne alla periferia di Monastir; Monte Zippiri, miniera abbandonata di piombo situata nell’Iglesiente a nord di Vallermosa; Montresta, cave nelle campagne poste nei dintorni del villaggio; Mucciurru, miniera abbandonata di piombo, zinco e ferro situata nell’Iglesiente a nord di Domusnovas; Muscadroxia, miniera di fluoro e ` piombo situata nel Gerrei in localita Pranu Sanguni presso Silius; Nanni Frau, miniera abbandonata di piombo situata nell’Iglesiente a est della ` strada di Buggerru; Narbolia, localita di Monte Ferru dove si sono svolte ricerche di ferro e di solfuri; Nebida, miniera abbandonata di piombo e zinco situata a qualche chilometro da Iglesias; Nebidedda, miniera abbandonata di piombo, zinco e rame situata nell’Iglesiente nella valle di Oridda; Nicola Secci, miniera abbandonata di argento situata nel Sarrabus a est di Serra S’Ilixi; Nieddoris, miniera abbandonata di piombo e argento situata lungo la S.S. 126 nei pressi della cantoniera di Bidderdi; Noragugume, cave di pietra poste a nord-est del villaggio; ` nelle campagne di Nueddas, localita Orroli dove si sono svolte ricerche di antimonio e di wolframio; Nughedu Santa Vittoria, cave di pietra e rocce nelle campagne del villaggio; Nulvi, trachiti e andesiti situate nella vallata del rio Mannu; Nuoro, rocce pegmatiche nelle campagne della periferia `; Nuracauli, mimeridionale della citta niera abbandonata di piombo e zinco situata nelle vicinanze di quella di Ingurtosu; Nuraghe Cannarzu, trachiti poste a sud-est del nuraghe; Nuraghe

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Minerali in Sardegna Marghine, trachiti nelle campagne a sud-est del nuraghe; Nuraghe Onigu, miniera abbandonata di fluoro situata a poca distanza da Masullas; Nuraghe Sa Pattada, basalti nei pressi di Macomer; Nurallao, cave di calcare nelle campagne poste nei dintorni del villag` nelle gio; Nuraxi de Togoro, localita campagne di Gonnosfanadiga dove si sono svolte ricerche di nichel e di cobalto; Nurri, basalti posti nelle campagne a sud-est del villaggio; Olmedo, miniera di bauxite situata a sud del villaggio; Orbai, miniera abbandonata di bario situata nell’Iglesiente a sud-est di Villamassargia; Orroli, rocce basaltiche nelle campagne poste a sud-est ` nel Mandel paese; Ortuabis, localita drolisai dove si sono svolte ricerche di ` sul solfuri e acidi; Oschiri, localita monte Manno dove si sono svolte ricerche di wolframio; Oscurai Niddai, lo` nelle campagne di Ilbono dove calita si sono svolte ricerche di piombo e ar` nelle campagne gento; Osilo, localita del villaggio dove si sono svolte ricerche di diversi minerali; Ospe, graniti posti nella vallata a sud di Oliena; Pala is Luas, miniera abbandonata di piombo e zinco situata nell’Iglesiente tra Domusnovas e Malacalzetta; Panta` nelle campagne del villagleo, localita gio dove si sono svolte ricerche di ferro; Parredis, miniera abbandonata ` di Sa di piombo situata in prossimita Lilla nelle campagne di Villasalto; Peddiatu, miniera abbandonata di piombo e argento situata nel Sarrabus in territorio di San Vito; Perda de Fogu, miniera di bentonite situata a sud-est di Alghero; Perda de Tronu, lo` nelle campagne di Teulada dove calita si sono svolte ricerche di ferro; Perda ’e Pibera, miniera abbandonata di molibdeno situata nell’Arburense nelle campagne di Gonnosfanadiga; Perda Lada, filoni di quarzo e nichel a sud di

Perda ’e Pibera a Gonnosfanadiga; Perda Majori, miniera abbandonata di wolframio e antimonio situata nel Sarrabus tra Villaputzu e Tertenia; Perda Niedda, miniera abbandonata di ferro e fluoro situata nell’Iglesiente in pros` di quella di Barraxiutta; Persimita d’Arbe, miniera abbandonata di argento situata nel Sarrabus tra quelle di Monte Narba e di Giuanni Bonu; Perdas de Fogu, miniera abbandonata di piombo e argento situata alla periferia di Fluminimaggiore; Perda s’Oliu, miniera abbandonata di piombo e argento nell’Arburense a nord di Fluminimaggiore; Perd’e Sali, rocce sedimentarie affioranti lungo la spiaggia ` nelle omonima; Perdu Cara, localita campagne vicine a Medau Ganoppi dove si sono svolte ricerche di cobalto e nichel; Perredis, miniera abbandonata di piombo situata nel Gerrei a nord di Villasalto; Pira Roma, miniera abbandonata di piombo e zinco situata nell’Arburense a sud-ovest da Fluminimaggiore; Planu Dentis, miniera abbandonata di zinco situata nell’Arburense vicino a Fluminimaggiore; Planu Sartu, miniera abbandonata di piombo e zinco situata nell’Iglesiente tra Nebida e Buggerru; Ploaghe, loca` nelle campagne del villaggio dove lita si sono svolte ricerche di wolframio; Porto Bausu, miniera abbandonata di manganese situata nella Planargia presso capo Marargiu; Porto Botte, sabbie poste sulle rive dello stagno retrostante il porticciolo; Porto Managu, ` della Planargia dove si sono localita svolte ricerche di manganese e solfuri misti; Porto Palmas a Caprera, micascisti posti nella parte nord-est dell’isola; Portoscuso, vulcaniti situate in ` di Nuraxi Figus; Pubuprossimita xe ddu, miniera abbandonata di piombo e zinco situata nell’Iglesiente a nord-est di quella di Montecani;

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Minerali in Sardegna Pula, trachiti e andesiti poste lungo la strada che conduce da Pula agli scavi di Nora; punta Balestreri, rocce del monte Limbara situate a 1000 m sul livello del mare nei pressi della punta; ` situata a punta de Libezzu, localita nord di capo Marargiu sulla AlgheroBosa; punta della Torre, miniera di ` di piombo e zinco situata in prossimita ` quella di San Giovanni, alla quale e unita con gallerie; punta Gortonedda, miniera abbandonata di ferro posta a ` ; Reigraxiu Marganai, misud di Torpe niera abbandonata di piombo e zinco situata nell’Iglesiente tra Domusnovas ` e Malacalzetta; Rio Araxisi, localita nel Mandrolisai sulle rive del torrente omonimo dove si sono svolte ricerche ` nelle di piombo; Rio Moddizzi, localita campagne di Arzana dove si sono svolte ` ricerche di ferro; Rio Molas, localita nelle campagne lungo la S.S. 125 dove si sono svolte ricerche di argento e fluoro; Rio Mulas, rocce nelle campagne tra Ittiri e Romana lungo l’omonimo rio; Rio Murtas, miniera abban` donata di piombo situata in prossimita del castello di Medusa nelle campagne di Samugheo; Rio Planu is Castangias, ` nelle campagne di Gonnosfalocalita nadiga dove si sono svolte ricerche di nichel e cobalto; Rio S’Arenada, loca` lungo il corso del torrente dove si lita sono svolte ricerche di piombo; Rio Solanas, sabbie lungo il corso del tor` del Sarrente; Rocca Arricelli, localita rabus dove si sono svolte ricerche di ` nel Sulcis dove fluoro; Rosas, localita si sono svolte ricerche di piombo, zinco e rame.; S’Acqua Arrubia, miniera abbandonata di piombo, argento e bario situata nel Sarrabus nei pressi di quella di Bruncu Crabilis; S’Acqua is Prunas, miniera abbandonata di nichel e cobalto situata nell’Arburense; ` nelle campagne di Sa Cara, localita Ulassai dove si sono svolte ricerche di

lignite; Sa Duchessa, miniera abbandonata di piombo, zinco e rame situata nell’Iglesiente tra Domusnovas e Tinı`; ` nelle campagne di Sa Ferrela, localita Arzana dove si sono svolte ricerche di ` ferro; Sa Guardia is Biancus, localita nelle campagne di Sarroch dove si sono svolte ricerche di molibdeno; Sa Lilla, miniera abbandonata di antimonio, piombo e argento situata nel Gerrei a nord-est di Villasalto; Sa Marchesa, miniera abbandonata di piombo, zinco e rame situata nel Sulcis al bivio di Acquacadda; Sa Matta, miniera abbandonata situata a ovest di Orani; Sa Nuedda, miniera abbandonata di piombo e zinco situata nell’Arburense a nord-est di Gonnosfanadiga; Sa Scala Ruja, rocce vulcaniche nelle campagne di Scano di Montiferro; Sadali, cave di calcare nelle campagne a sud-est del villaggio; Samugheo, loca` situate a est del villaggio dove sono lita state condotte ricerche di solfuri misti; San Benedetto, miniera di piombo e zinco situata all’ingresso di Iglesias; San Francesco, miniera abbandonata situata a sud-est di Orani; San Giorgio, ` nelle campagne di Ulassai localita dove si sono svolte ricerche di lignite e solfuri; San Giovanni, miniera di piombo e zinco situata nell’Iglesiente vicino a Bindua lungo la S.S. 126; San Leone, miniera abbandonata di ferro situata nei dintorni di Capoterra; San Luigi, miniera abbandonata di piombo e zinco situata nell’Iglesiente oltre quella di Gutturu Cardaxius; San Paolo, miniera abbandonata situata a ovest di Orani; San Priamo, cave abbandonate nelle campagne del villaggio; San Vito, rocce metamorfiche nelle campagne a nord del villaggio in ` del Flumendosa; Santa prossimita Barbara, miniera abbandonata di piombo e zinco situata nell’Iglesiente tra Domusnovas e Malacalzetta; Santa

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Minerali in Sardegna Lucia, miniera abbandonata di piombo, zinco, bario e fluoro situata tra Fluminimaggiore e Buggerru lungo la S.S. 126; Santa Lucia di Muravera, ` nelle campagne di Muravera localita dove si sono svolte ricerche di argento; ` a est di Soleminis Santu Miali, localita dove sono state condotte ricerche di piombo e argento; Santu Miali di Pula, rocce nelle campagne lungo la strada per Perd’e Sali; S’Arcilloni, miniera abbandonata di argento e piombo situata nel Sarrabus a sud di quella di Tacconis; Sarrala, miniera abbandonata di bario e di solfuri situata nell’Ogliastra nei pressi di Tertenia; S’Arre` nelle campagne di Muraxini, localita vera dove si sono svolte ricerche di argento; Sarroch, cave nella zona di Monte Arrubiu lungo la strada per Perd’e Sali; Scala Cavalli, rocce poste nelle campagne a nord del Nuraghe Attentu; Scano di Montiferro, rocce basaltiche nelle campagne del monte Colombargiu; Seddas Moddizzis, miniera abbandonata di piombo e zinco situata nell’Iglesiente a sud di Gonnesa; Sega` a sud-est del villaggio dove riu, localita si sono svolte ricerche di caolino; ` nelle vicinanze di Serra Pira, localita Correboi dove si sono svolte ricerche di piombo; Serra S’Ilixi, miniera abbandonata d’argento situata nel Gerrei a sud di quella di Tuviois; Seui, filoni di quarzo nelle campagne a nord-est del villaggio; Seulo, rocce con solfuri misti nelle campagne a est del ponte ` nelle sul Flumendosa; Silanus, localita campagne del villaggio dove si sono svolte ricerche di solfuri; Sona Su ` nelle campagne di Bari Ferru, localita Sardo dove si sono svolte ricerche di solfuri; S’Ortu Becciu, miniera abbandonata di piombo situata nella Trexenta a est di Donori; Sos Enattos, miniera abbandonata di piombo e zinco situata nel Nuorese a sud-ovest di

Lula; Sos Furrighesos, miniera abbandonata di rame e di solfuri situata nel territorio di Cheremule; Su Benatzu, miniera di bario situata a est di Santadi nel Sulcis; Su Elzu, miniera abbandonata nel territorio tra Lula e ` ; Su Isteri ’e is Figus, localita ` Lode nelle campagne dell’Iglesiente vicino alla miniera di Nebidedda dove si sono svolte ricerche di ferro, fluoro, piombo e zinco; Su Lionargiu, miniera abbandonata di antimonio e piombo situata nel Sarrabus nei pressi di Genna Flumini; Su Menga, miniera abbandonata di nichel e di cobalto situata nell’Arburense lungo la strada di Fluminimaggiore; Suni, cave di pietra nelle campagne poste a nord del villaggio; Su Scivu, miniera abbandonata di piombo situata nell’Arburense nei pressi di capo Pecora; Su Sinibidraxiu, miniera abbandonata di piombo, zinco e arsenico situata a nord di Nuxis; Su Sizzimurreddu, miniera abbandonata ` situata in prossimita ` di di Monte Cidro quella di Santa Lucia; Su Suergiu, miniera abbandonata di antimonio situata nel Gerrei nei pressi di Villasalto; Su Zippiri, miniera abbandonata di argento e fluoro situata nel Sarrabus nelle vicinanze di Muravera; Su Zurfuru, miniera abbandonata di piombo, zinco e bario situata nell’Arburense a sud di Fluminimaggiore; Tacconis, miniera abbandonata d’argento situata nel Sarrabus a sud di quella di Nicola ` Secci; Tattinu ’e Rebecchera, localita nelle campagne di Nuxis dove si sono svolte ricerche di bario; Teccu, basalti posti nelle campagne a sud di Bari Sardo; Telti, graniti nelle campagne a nord-ovest dell’abitato; Tell’e Trigu, ` nelle campagne di Bari Sardo localita dove sono state condotte ricerche di molibdeno; Tergu, rocce trachitiche e area di ricerca poste nei pressi del santuario; Terra Mala, miniera abbando-

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Minerva nata di piombo e argento situata nella Trexenta a est di Soleminis; Terras Nieddas, miniera abbandonata di ferro situata nell’Iglesiente a nord-est di quella di Su Zurfuru; Teulada, cave di marmo di Giuanni Matta poste nelle campagne del paese; Tinı`, miniera abbandonata di piombo e zinco situata nell’Iglesiente a nord di quella di Sa ` Duchessa; Torre Argentina, localita nelle campagne della Planargia dove si sono svolte ricerche di manganese e solfuri misti; Torre Foghe, rocce basaltiche nelle campagne a sud di Santa Caterina di Pittinuri; Torre Murtas, cave di porfido poste nelle campagne del salto di Quirra; Torre Salinas, rocce nelle campagne vicine alla colonia nelle campagne di Muravera; Truba Niedda, miniera abbandonata di piombo, zinco e rame nel Sulcis; ` nei dintorni del paese Tula, localita nella quale si sono svolte ricerche di minerali di vario genere; Tuviois, miniera abbandonata d’argento situata nel Gerrei a nord-est di Burcei; Villacidro, granulati nelle campagne a nordovest dell’abitato; Villagrande Stri` a est del villaggio dove si saili, localita sono svolte ricerche di solfuri; Villamassargia, miniera abbandonata di bario situata nei dintorni del villaggio; Villanova Monteleone, trachiti situate lungo la strada per Alghero; Zerfaliu, sabbie poste lungo le rive del fiume Tirso; Zippiri is Cardaxius, miniera abbandonata di piombo situata nell’Ogliastra a sud-ovest di Talana.

Minerbetti, Francesco Religioso (Firenze, sec. XV-?, sec. XVI). Arcivescovo di Sassari nel 1515. La variante Miner` documentata da G.F. Fara, ma in betti e ` indicato come Minomolti elenchi e berti. Fiorentino (la madre era una de’ Medici), dottore in Teologia, canonico. Fu nominato arcivescovo di Sassari da Leone X dopo la rinuncia di Angelo

` alla cattedra Leoninis, ma rinuncio prima ancora di avere ricevuto le bolle di nomina. Francesco Angelo Vico ri` alla cattedrale un corda che regalo «molto ricco paramento di broccato verde», che secondo Enrico Costa ancora nell’Ottocento si poteva vedere nella sacrestia, sebbene ve ne fosse stato strappato uno stemma, forse quello dello stesso arcivescovo.

Minerva Antico villaggio di origini medioevali a poca distanza da Villanova Monteleone; faceva parte del giudicato di Torres, compreso nella curatoria del Monteleone. Era uno di quei territori che passarono ai Doria entro il secolo XII per i matrimoni che alcuni di loro contrassero con principesse della famiglia giudicale. Quando si estinse la dinastia di Torres essi lo compresero nello stato che formarono nella Sardegna nord-occidentale; avendo poi essi prestato omaggio al re d’Aragona, dopo ` a far parte del Rela conquista entro ` nel 1325 gnum Sardiniae. Quando pero i Doria si ribellarono e divenne teatro ` comunque a delle operazioni, continuo rimanere nelle loro mani; scoppiata la seconda ribellione nel 1347, fu investito dalle truppe di Mariano IV e gra` allora vemente danneggiato. Comincio a spopolarsi e prima della pace del 1388 era scomparso.

Minerva, salto e contea Territorio che comprende l’omonima montagna posta tra Padria e Montresta a est di Bosa, un tempo compreso nei domini dei Doria. Dopo la caduta del castello di Monte` Doria e leone nel 1435, fu tolto a Nicolo dato in feudo ai Salaris, che lo tennero fino al 1582 quando fu sequestrato loro per ordine del Sant’Uffizio. Nel 1585 fu acquistato dai Virde che lo possedettero fino all’estinzione della famiglia ` del secolo avvenuta nella prima meta ` alla XVII con Caterina, che lo dono Confraternita del Rosario di Sassari.

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Minervini Tornato in seguito al fisco, nel 1750 fu ` si estinconcesso ai Todde, che pero ` sero poco dopo lasciandolo in eredita ai Maramaldo. Questi ultimi tentarono di popolarlo, per cui ebbero il titolo co` a buon mitale: il progetto non ando fine, ma essi continuarono a possederlo fino al 1838, anno in cui fu riscattato.

Minervini, Giulio Archeologo (Napoli 1819-Roma 1891). Dal 1860 ispettore del Museo nazionale di Napoli, nel 1875 fu nominato accademico dei Lincei. Ha lasciato due scritti che riguardano la Sardegna: Vaso scoperto in Sardegna, ‘‘Bollettino archeologico napoletano’’, 1856, e Iscrizione di Porto Torres, ‘‘Bullettino Archeologico sardo’’, I, 1859.

Minestra cun merca Minestra tipica ` antiche del Nuorese, legata alle piu tradizioni del mondo pastorale delle ` costituita zone interne. La sua base e da differenti tipi di pasta, di quelli che normalmente si utilizzano per fare il minestrone, un tempo confezionati in casa, e dalla merca, il tipico formaggio secco e salato prodotto dai pastori. In una pentola di terracotta si fanno bollire alcune patate tagliate a dadini, alle quali a un certo punto si aggiunge la pasta: quando la minestra cosı` otte` giunta a mezza cottura, si versa nuta e nella pentola anche la merca, opportunamente schiacciata e ridotta a poltiglia, e si porta a termine la cottura.

Minestra de cocciula Tipica minestra `cciula) e di fregola sarda di arselle (co (fre`gula), confezionata secondo le tradizioni dei pescatori cagliaritani. Un tempo per la base venivano usate le arselle dello stagno di Santa Gilla. Per la cottura del piatto occorrono due distinte pentole: in una si fa bollire un brodo di carne nel quale si versa a pioggia sa fre`gula; nella seconda si fa cuocere a fuoco lento una salsa di pomo-

doro, olio, sale e pepe, nella quale si ´ nelimmergono le arselle vive perche l’ebollizione si aprano. Subito dopo si mescola il contenuto dei due tegami e si rimescola per qualche minuto in modo che il tutto, amalgamato, raggiunga il giusto punto di cottura.

Mingazzini, Paolino Archeologo (Roma 1895-Palermo 1955). Conseguita ` all’insegnamento e la laurea si dedico nel 1931 fu nominato ispettore centrale del Ministero e incaricato dell’insegnamento di Archeologia e storia greca ` di Cagliari. Giunto presso l’Universita in Sardegna, resse anche la Soprintendenza alle Belle Arti di Cagliari fino al 1939. Nel 1940 fu trasferito presso l’U` di Palermo; studioso della niversita ` feniciopreistoria sarda e della civilta punica, ha lasciato pregevoli lavori. Tra i suoi scritti: I nuraghi sardi e il loro ambiente, ‘‘Annali di Ricerca e Studi di Geografia’’, II, 1947; Resti di santuario fenicio in Sulcis, ‘‘Studi sardi’’, VIII, 1948; Resti di un santuario punico e di altri ruderi a monte di piazza del Carmine a Cagliari, ‘‘Notizie degli `’’, 1949; Sul tipo archiScavi di Antichita tettonico del tempio punico di Cagliari e Il santuario punico di Cagliari, ‘‘Studi sardi’’, X-XI, 1952; Restituzione del nuraghe di S. Antine in territorio di Torralba, ‘‘Studi sardi’’, X-XI, 1952; Santuari o altiforni? Note su due bronzetti nuragici, ‘‘Studi sardi’’, X-XI, 1952; Quattro marmi del Museo Sanna provenienti da Turris, ‘‘Studi sardi’’, XIIXIII, 1955.

Miniere in Sardegna L’attivita` delle miniere in Sardegna, favorita dalla particolare ricchezza del suolo e dalla posizione dell’isola nel Mediterraneo, ` documentata sin dal VI millennio a.C. e LE PRIME TESTIMONIANZE Sono legate allo sfruttamento dell’ossidiana, gra` al centro zie alla quale l’isola si trovo di una fitta rete di scambi che la posero

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Miniere in Sardegna in contatto sia con i popoli del sud della Francia che con quelli del Nord Africa. Al III millennio a.C. risale invece la nascita della metallurgia del rame, seguita circa mille anni dopo dallo sviluppo della metallurgia del bronzo e ` di sfruttadall’inizio delle attivita mento dei giacimenti di piombo e d’argento. Si hanno tracce di modeste atti` estrattive a Funtana Raminosa a vita partire dal 1300-1200 a.C. Dal 900 a.C. in poi si hanno le prime tracce di scavi di piombo e d’argento nell’Iglesiente. ` estrattiva ebbe un increL’attivita mento a partire dal secolo VI a.C. con l’arrivo dei Cartaginesi: essi, infatti, arrivarono a scavare piccoli pozzi, talvolta profondi anche 20 m, con cui riuscirono a individuare affioramenti di minerali e a seguire il filone con conti` . Per asportare il minerale si sernuita vivano di mazze e di scalpelli e tra il 400 e il 300 a.C. svilupparono anche la metallurgia del ferro, utilizzando materiali che provenivano anch’essi dall’Iglesiente. I Romani svilupparono ulte` e riuscirono a scariormente l’attivita vare pozzi profondi 60-70 m; essi inoltre cominciarono a sfruttare anche le zone minerarie della Nurra e del Sarrabus. Nell’Iglesiente costruirono il centro di Metalla e nel Sarrabus quello di Sarcapos, che divennero la residenza di tutti coloro che erano interes` di miniera. Essi cosati alle attivita struirono anche, accanto ai pozzi, alcuni forni per la fusione, come dimostrano gli enormi depositi di scorie che furono nuovamente sfruttati a partire dal secolo XVIII. NEL MEDIOEVO Il crollo dell’Impero e le invasioni barbariche fecero entrare ` minerarie nell’isola. in crisi le attivita Tracce di ripresa si individuano solo a ` partire dagli inizi del secolo XI in eta giudicale. In questo periodo iniziarono a frequentare la Sardegna i Pisani e i

Genovesi; il centro principale di que` fu il Sulcis, dove sta rinnovata attivita agli inizi del secolo XIII i Della Gherardesca impressero uno sviluppo decisivo a Villa di Chiesa, dopo che il territorio fu loro assegnato nel 1258 con la spartizione del giudicato di Cagliari. ` crebbe rapidamente, si abbellı` La citta con la costruzione del Duomo e di altre chiese e fu cinta da mura; nello stesso periodo i signori del territorio si pre` occuparono di regolamentare l’attivita mineraria e insieme la vita civile nella ` , promulgando gli statuti meglio citta conosciuti come Breve di Villa di Chiesa. Ormai la tecnologia consentiva ` intensivo dei fiuno sfruttamento piu loni e ben presto si fu in grado di costruire pozzi come quello di Reigra` la profonxius sul Marganai, che tocco ` di 156 m. Nei pozzi lavoravano podita chi operai specializzati, generalmente pisani, che si facevano aiutare da alcuni manovali; essi per facilitare l’estrazione facevano riscaldare le rocce ´ l’aumento con grandi fuochi, perche ` facile della temperatura rendeva piu il distacco del minerale. Il materiale cosı` ottenuto veniva caricato in ceste e trasportato in superficie da un sistema di argani mosso da cavalli. ARAGONESI E SPAGNOLI Con l’arrivo ` estrattiva deldegli Aragonesi l’attivita l’argento fu monopolizzata dal governo, che se ne serviva per far funzionare la zecca che era stata impiantata a ` di estrazione del Iglesias. L’attivita ` in crisi a causa piombo, invece, entro di un sistema esoso e fiscale con il quale essi regolamentarono le concessioni. Nel corso del secolo XIV, poi, a causa della lunghissima guerra che di` la Sardegna, le attivita ` minerarie lanio ` ebbero un ulteriore tracollo; si puo dire che quando, dopo cento anni, l’isola fu nuovamente pacificata, la crisi del settore fosse ormai irreversibile;

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Miniere in Sardegna venivano estratte solo modeste quan` d’argento destinate esclusivatita ` artigiamente a sorreggere l’attivita nale, sviluppatasi a Cagliari e a Iglesias. Agli inizi del Cinquecento il go` di rilanciare l’attivita `, faverno tento vorendo la ricerca con la concessione di notevoli privilegi; questi tentativi, circoscritti peraltro al Sulcis e all’Iglesiente, non ebbero successo: cosı` troviamo tracce dello sfruttamento delle miniere di San Giovanni e di Monteponi e del funzionamento di piccole laverie e fonderie, che venivano sfruttate da consorterie di operai. Ben pre`, le difficolta ` delle condizioni sto, pero ambientali, la mancanza di vie di comunicazione, ma soprattutto la concorrenza dei minerali che giungevano dal` enormi, provocal’America in quantita rono nuovamente rallentamenti e crisi nel settore. Solo agli inizi del Seicento ` che potessero crearsi le condisembro zioni per una ripresa: vennero cosı` concesse numerose licenze, ma anche questi tentativi fallirono. SOTTO I SAVOIA Quando nel 1720 l’i` ai Savoia, la nuova dinastia, sola passo comprendendo il valore strategico ` di rilandelle miniere sarde, tento ciarne lo sfruttamento; esse furono considerate parte del Regio Patrimo` di riavviare l’attivita ` nio e si cerco estrattiva, concedendo a privati permessi di ricerca in determinate zone. ` del secolo Cosı` nella seconda meta XVIII, oltre alla tradizionale zona di Monteponi, furono individuate altre aree e furono impiantati nuovi cantieri ` fu in diverse parti dell’isola. L’attivita coordinata, in un primo tempo, da Vincenzo Mameli, cui succedette con il titolo di sovrintendente delle miniere il ` Belly, che concluse la propria attivita nel 1791. Dopo alcuni anni di incertezze l’incarico fu affidato ad Alessio ` Vincard di Saint Real che si preoccupo

di costituire un fondo di autofinanziamento per procurarsi le risorse necessarie ad avviare lo sfruttamento. A partire dal 1805 lo sviluppo delle miniere ` assicurato dalla costituzione sembro ` faceva di una compagnia, che pero capo a un avventuriero, il conte Vargas, cui era stato concesso lo sfruttamento di tutte le miniere dell’isola per 25 ` nel 1808 la societa ` fallı`, anni. Ma gia provocando una lunga crisi nel settore; la situazione prese a modificarsi solo nel 1831, quando fu nominato direttore generale delle miniere l’ingegner Francesco Mameli. Egli intuı` per primo l’importanza della funzione ` dello Stato nel promuovere l’attivita mineraria e nel sorreggere gli imprenditori che avessero voluto investire capitali nel settore. Sulla base di questa intuizione dopo il 1847 fu estesa alla Sardegna la legge piemontese del ` 1840, in base alla quale la proprieta dei terreni veniva distinta dalla pro` delle risorse del sottosuolo e fu prieta introdotto il principio secondo cui la miniera era da considerarsi come una ` a se ´ rispetto al terreno su cui entita essa insisteva. Questo principio consentı` di creare le condizioni per la co` minerarie che, stituzione delle societa a partire dal 1848, impegnarono ingenti capitali nello sviluppo delle atti` minerarie. Molte di queste societa ` vita erano straniere e presero a operare, oltre che nell’Iglesiente anche in altre parti dell’isola. ` DELL’OTTOCENTO LA SECONDA META Tra il 1848 e il 1870 furono rilasciate ` di cinquanta concessioni a societa ` piu ` estrattiva ebbe un o a privati e l’attivita notevole sviluppo; furono anche impiantate alcune piccole fonderie, ma la maggior parte del materiale scavato veniva trasportato in terraferma. L’at` estrattiva era comunque legata tivita all’andamento dei prezzi sul mercato

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Miniere in Sardegna internazionale, per cui a seconda delle loro oscillazioni in Sardegna si registravano variazioni del livello di produzione che ebbero gravi ripercussioni sull’occupazione. Tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, poi, fu introdotta la meccanizzazione ` ancor di alcune lavorazioni che elevo ` il totale della produzione: si caldi piu cola che nel 1903 venissero estratte mediamente 300 000 t di minerale all’anno e fossero complessivamente impiegati ` di 13 000 operai. piu

Miniere in Sardegna – Miniera di Monteponi.

DAL PERIODO FASCISTA ALLA CRISI Dopo la pausa dovuta alla prima guerra mondiale, nel dopoguerra sem` avviarsi una certa ripresa, furono bro aperti nuovi impianti e furono introdotte nuove tecnologie. La crisi del ` i suoi segni anche sul si1929 lascio stema minerario sardo, ma il regime ` impegnato nella prima fascista, gia fase della sua politica autarchica, lo sostenne adeguatamente. Anzi, dopo ` poterlo la guerra d’Etiopia sembro condurre a una nuova fase di sviluppo: cosı` fu avviato lo sfruttamento delle miniere di carbone e fu costruita Carbonia. Ma finita la seconda guerra mondiale, con la riapertura dei mercati (e della concorrenza), dopo un breve periodo di illusoria ripresa la ` produzione delle miniere sarde calo ´ vistosamente. In primo luogo perche

` a essere chiaro che per comincio quanto riguardava il settore del piombo e dello zinco i filoni erano ora´ mai esauriti, in secondo luogo perche nel settore del carbone il prodotto sardo non poteva reggere la concor` e prezzo con quello renza per qualita ` minerarie. proveniente da altre realta ` di Cosı` in un primo momento si penso ` pubblifar gestire il sistema da societa che: quando poi fu chiaro che le prospettive per una ripresa non c’erano, ` fu entro il 1980 l’insieme dell’attivita fermato e la maggior parte degli impianti chiuso. Nuove speranze si sono accese da qualche anno a questa parte con la scoperta (e la ricerca) dell’oro. La maggior parte degli antichi im`, e ` oramai considerata solo pianti, pero nella prospettiva dell’archeologia industriale. I SITI MINERARI I luoghi dove si sono svolte, lungo i secoli, le principali atti` estrattive sono distribuiti un po’ in vita tutta l’isola. SULCIS, IGLESIENTE, ARBURENSE Genna Sciria, miniera abbandonata di piombo e argento non lontana da Montevecchio; Gennemari, miniera abbandonata di piombo e zinco a sud dell’abitato in direzione Fluminimaggiore; Ingurtosu; Medau Ganoppi; Monreale, miniera abbandonata di fluoro nei pressi del castello; Montevecchio, miniera inattiva di piombo e zinco; Nieddoris, miniera abbandonata di piombo e argento nei pressi della cantoniera di Bidderdi; Nuracauli, miniera abban` donata di piombo e zinco in prossimita di Ingurtosu; S’Acqua Bona, miniera abbandonata di piombo e argento nei pressi di Bidderdi; Su Scivu, miniera abbandonata di piombo nei pressi di capo Pecora; Malfidano; Nanni Frau; Planu Sartu; Barbusi; Cortoghiana; Serbariu; capo Becco; capo Rosso; Barraxiutta; Is Murvonis; Mucciurru;

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Miniere in Sardegna Perdaniedda; Sa Duchessa; Santa Barbara; Tinı`; Acqua bona, miniera di Piombo e argento; Arenas, miniera di piombo e zinco; Baueddu; Candiazzu; Gutturu Pala; Perdas de Fogu; Perda S’Oliu; Pira Roma; Planu Dentis; Porcile Seddori; Sa Mena de S’Oreri; Santa Lucia; Su Menga; Su Zurfuru; Bacu Abis; Funtanamare; Monte Oi; Monte Onixeddu; Nuraxi Figus; Serucci; Monte Uda; Seddas Moddizzis; Fenugu Sibiri; Perda ’e Pibera; Sa Nuedda; Acquaresi, miniera di piombo e zinco; Barena; Cabitza; Campo Pisano; Canal Grande; Coremo; Enna Murtas; Fontanaperda; Fossa Muccini; Genna Luas; Genna Rutta; Gruguas; Malacalzetta; Marganai; Masua; Matoppa; Monte Agruxiau; Montecani; Monte Cuccheddu; Monteponi; Monte Scorra; Nebida; Nebidedda; Pala is Luas; Pubuxeddu; Punta della Torre; Reigraxiu Marganai; San Benedetto; San Giorgio; San Giovanni; San Luigi; Terras Nieddas; Monte Ega; Rosas; Sa Marchesa; Monte Tamara; Su Sinibraxiu; Llaio; Truba Niedda; Canale Serci; Orbai; Villamassargia. Teulada: Monte Lampanu; Su Benatzu. SARRABUS, GERREI, TREXENTA, CAMPIDANO DI CAGLIARI Armungia: Sa Lilla; Gutturu Cardaxius; Miniera dei Genovesi; Corti Rosas; San Leone; Donori: S’Ortu Becciu; Masoni Pizzudo; Monte Marraconis; Mandas: Genna Gureu; Muravera: Baccu Arrodas, miniera di argento; Su Zippiri; Perdasterria; Giuanni Bonu; Masaloni; Nicola Secci; S’Acqua Arrubia; Sarcilloni; Su Lionarzu; Tacconis; Is Istrias; Serrenti: Monte Porceddu; San Vito: Genna Flumini Brecca; Monte Lora; Monte Narba; Peddiatu; Perd’Arbe; Silius: Acqua Frida, piombo e fluoro; Genna Tres Montis; Muscadroxia; Sinnai: Serra S’Ilixi; Tuviois; Soleminis: Terramala; Villasalto: Perredis;

Su Suergiu; Villasor: Monte Zippiri; Villaputzu: Baccu Locci, miniera di piombo e arsenico; Bruncu Crabilis; Gibas.

Miniere in Sardegna – Nastro trasportatore della miniera di San Giovanni a Gonnesa.

PLANARGIA, MARGHINE, CAMPIDANO DI ORISTANO Asuni: Sa Perduccia; Sa Zuddia; Monte Grighini; Morgongiori: Nuraghe Onigu; Planargia: Porto Baosu. BARBAGIA, OGLIASTRA, NUORESE Genna Contu; Monte Idolo; Baunei: Genna Olidoni; Gadoni: Funtana Raminosa; Lula: miniera di piombo e zinco; Guzzurra; Sos Enattos; Orani: Sa Matta; San Francesco; San Paolo; Samugheo: Is Cardaxius; Scala Sa Bingia; Posada: Aidu entu, miniera di piombo, bario e fluoro; Seui: Corongiu; Talana: Zippiri de Castiadas; Tertenia: Baccu Talentino; Bau Arenas; Perda Majori; `; Torpe `: Barisone; Punta GortoSarrala nedda; Villanova Strisaili: Correboi.

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Mioporo NURRA, ANGLONA, LOGUDORO Alghero: Calabona; La Speranza; Pedra de Fogu; Anglona: Nuraghe Cannarzu; Cheremule: Sos Furrighesos; Nurra: Monte Doglia; Monte Trudda; Olmedo: Olmedo; Ozieri: Bena de Padru; Palmadula: Argentiera, miniera di piombo, argento e zinco; Canaglia.

Minoberti, Francesco = Minerbetti, Francesco

Minutadas Antico villaggio di origine ` Monte medioevale situato in localita ` di Villanova Santu Miali in prossimita Monteleone; faceva parte del giudicato di Torres, compreso nella curatoria del Monteleone. Era una porzione dei territori che entro il secolo XII pervennero ai Doria in seguito ai matrimoni di alcuni di loro con principesse della casa giudicale. Dopo l’estinzione della dinastia essi lo compresero nello stato che formarono riunendo i loro domini nella Sardegna nord-occidentale. Il ` si spopolo ` rapidamente villaggio pero ed entro i primi anni del secolo XIV scomparve.

Minutili Famiglia patrizia (secc. XV-

Miniere in Sardegna – Un vecchio stabilimento minerario di Iglesias.

Ministru, Su Zuppa povera, il cui nome ` che si som(tradotto alla lettera, ‘‘cio ministra’’) ricorda l’usanza in base alla quale i proprietari terrieri somministravano un vitto leggero ai braccianti che occasionalmente lavora` . Si ottiene vano nelle loro proprieta preparando un piatto di ciccioli di salsiccia, con aglio e cipolla, che si fa soffriggere e poi si amalgama con della semola grossa (succu ’e rena) simile alla fregula. L’amalgama cosı` ottenuto si fa bollire in una pentola di coccio portandolo a giusta cottura; la zuppa viene spolverata abbondantemente di pecorino stagionato e servita caldissima.

XVII). Di origine napoletana, con un ` a Sassari nel seManilio si trapianto colo XV. Egli ebbe l’ufficio di vicario reale; nel corso del secolo XVI Angelo Francesco e Francesco, due suoi pronipoti, diedero vita a due rami della famiglia. `a Ramo di Angelo Francesco. Continuo ´ nel secolo risiedere a Sassari finche ` a Mores, estinguendosi XVII si sposto nel secolo XVIII. ` Ramo di Francesco. Nel 1521 la nobilta di Francesco fu riconosciuta comune a quella dei Minutili napoletani; ne discese il ramo che si stabilı` a Nuoro. I suoi discendenti furono ammessi allo Stamento militare nel 1555 durante i lavori del parlamento Madrigal. Questo ramo si estinse nel corso del secolo XVII nei Nieddu.

Mioporo Pianta perenne della famiglia delle Mioporacee (Myoporum insularis ` stata R.Br.). Di origine australiana, e introdotta nell’Orto Botanico di Cagliari, da cui ha avuto un’ampia diffusione nel verde pubblico e privato per formare siepi; cresce preferibilmente ` raggiunnelle zone costiere, dove puo

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Mira gere anche le dimensioni di albero. Ha foglie lucide con apice arrotondato, fiori piccoli, bianchi, leggermente odorosi che maturano in maggio. Nome `poru. [MARIA IMMACOLATA BRIsardo: mio GAGLIA]

Mira, Giovanni Storico, uomo politico (Milano 1891-Alzano Lombardo 1966). Combattente e pluridecorato della ` nel prima guerra mondiale, si laureo dopoguerra e divenne professore al Liceo ‘‘Parini’’ di Milano. Nel 1924 fu tra i fondatori dell’Unione Nazionale con Giovanni Amendola; nel 1925 fu dimesso dall’insegnamento per antifascismo. Dal 1936 al 1939 diresse l’ufficio studi dell’ISPI, nel 1942 si trasferı` a ` nella Resistenza. Roma e si impegno Fu a capo della segreteria di Ferruccio Parri nel 1945; dal 1946 fu nominato vicepresidente del Touring Club Italiano e diresse la rivista ‘‘Le Vie d’Italia’’. ` due scritti che riguardano la Lascio Sardegna: Il contributo dell’istruzione superiore allo sviluppo economico e sociale della Sardegna, edito dalla Commissione nazionale italiana dell’UNESCO, pubblicato a Cagliari nel 1959, e Lineamenti di storia economica della Sardegna dall’inizio del periodo sabaudo alla fine dell’Ottocento, in Sviluppo economico e tecnica della programmazione, 1963.

Mirabili, Bonaventura Letterato (Cagliari 1691-ivi?, 1752). Dopo avere studiato presso gli Scolopi si fece monaco francescano. Stimato per le sue qua` , divenne provinciale della provinlita cia francescana di San Saturnino. Inse` filosofia e teologia e fu direttore gno dei lavori della chiesa di Santa Rosalia a Cagliari. Autore di orazioni sacre e ` numepanegirici d’occasione, lascio rosi opuscoli che ne riproducono il Discorso panegirico pel soccorso di grano inviato alla Sardegna dal re Vittorio Amedeo nella carestia del 1728 voltato

dallo spagnolo in italiano, 1739, e la ´n por las conquistas que obtuvo Oracio en el an ˜ o 1746 el Rey de Sarden ˜ a Carlos Emanuel, 1746.

Miracapillis, Giovanni de Religioso ` sec. XIV-meta ` sec. XV). (seconda meta Vescovo di Galtellı` dal 1419 a prima del 1426. Dell’ordine domenicano, baccelliere in Teologia, fu vescovo di Galtellı` dal 1419 a prima del 10 luglio 1426.

Miranda Famiglia feudale spagnola (sec. XVIII). Ad essa apparteneva un Lope marchese di Valdecalzana che ` Isabella Trelles, erede del marsposo chesato di Torralba. I loro discendenti continuarono a possedere il feudo senza chiederne l’investitura al re di Sardegna e per questo motivo furono coinvolti dal fisco in una lite che non era ancora conclusa quando nel 1760 si estinsero.

Miret y Sans, Joachim Storico filologo (Barcellona 1858-ivi 1919). Studioso della storia e della letteratura catalana del Medioevo, nell’ambito dei suoi studi ebbe modo di occuparsi ripetutamente dei rapporti della Catalogna con la Sardegna. Tra i suoi scritti: Los vescomtes de Bas en la illa de Sardenya, ` de en Branca1901; Temptativa d’evasio ` D’Oria del Castell de Caller, ‘‘Boletı´n leo de la Real Academia de Buenas Letras’’, IV, 1907; Saqueig de Sasser en 1329, ‘‘Boletı´n de la Real Academia de Buenas Letras’’, IV, 1907; Itinerario del rey Alfonso IV el conquistador de Cerden ˜ a, ‘‘Boletı´n de la Real Academia de Buenas Letras’’, IX, 33-34, 1909; Notes ´ la historiques de Sardenya, anteriors a ` catalana, ‘‘Archivio storico dominacio sardo’’, V, 1909.

Mirto1 Pianta della famiglia delle Mir` un arbutacee (Myrtus communis L.). E sto sempreverde molto ramificato che in condizioni ottimali di clima, illumi` puo ` raggiungere annazione e umidita che i 3-4 m di altezza, ma generalmente

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Mirto cresce in arbusti compatti di circa 1 m sia nella macchia bassa delle coste sia nel sottobosco delle leccete, fino alle ` umide e protette delle aree zone piu montane. Ha foglie coriacee e lucide, di forma ovato-lanceolata; i fiori, solitari su un peduncolo all’ascella fogliare, sono bianchi con numerosi stami che formano un caratteristico ‘‘piumino’’ e fioriscono a primavera inoltrata e all’inizio dell’estate, ma in ambienti riparati e con temperature ` fiorire per tutto l’anno; i frutti miti puo ` , tra dicemsono bacche che a maturita bre e febbraio, diventano nere-blua` stre. In alcune zone si trova una varieta a bacche bianche-giallastre. Tutte le parti della pianta sono molto aromatiche e vengono usate per produrre il liquore di m. (= Mirto2 ). Il m., pianta tra ` citate anche nella mitologia le piu ` molto utilizzata come sacra a Venere, e nella cucina sarda: il ‘‘porcetto’’ da latte si copre con foglie di m. dopo la ` sapocottura allo spiedo, i tordi (i piu riti sono proprio quelli che si alimentano con le sue bacche) bolliti e infilati in un ramo di m. formano is pillonis de ` ccula, tipici del Campidano e del ta Basso Sulcis. Una preparazione tipica ` la carne cotta a delle zone interne e carraxiu: in una buca del terreno si brucia della legna, poi, tolta la brace, si adagia su un letto di foglie di m. un ‘‘porcetto’’ o, meglio, un cinghiale; il tutto viene coperto dalla terra e sopra vi si accende un altro fuoco, che pro` il calore sufficiente a cuocere a durra puntino un arrosto dal profumo e dal sapore irresistibili. Sia le foglie che i ` officifrutti hanno anche proprieta nali: nella medicina popolare vengono usati per la loro azione digestiva, balsamica e disinfettante. I rami flessibili sono usati anche per intrecciare cestini. Se ne estraeva tannino per la concia delle pelli; il m. si usa anche come

pianta tintoria: dalle sue bacche si ottiene un bel colore viola luminoso, uno ` rari e difficili da ottedei colori piu nere, che veniva utilizzato solo per tingere gli indumenti preziosi e i bordi delle coperte delle spose. Nomi sardi: mirtu (Sardegna settentrionale); multa (gallurese); murtaucci (campidanese). [MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]

Mirto – Bacche mature.

Mirto2 Liquore tipico tradizionale di fabbricazione domestica, diffuso in ` antutta la Sardegna fin dai tempi piu tichi, un tempo confezionato con sistemi artigianali per soddisfare le esigenze della famiglia, oggi prodotto industrialmente da diverse distillerie, ormai anche fuori dell’isola. Il liquore tradizionale viene confezionato utilizzando le bacche di mirto (myrtus communis) e foglie giovani. Quando hanno raggiunto la giusta maturazione le bacche vengono raccolte e collocate in vasi di vetro riempiti di alcool a 95º (1 l di alcool per 1 kg di bacche) e sigillati. All’interno del vaso, in circa un mese, av-

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Miscali viene la macerazione delle bacche. L’infuso cosı` ottenuto viene agitato ogni due o tre giorni. Terminato il processo di macerazione, le bacche vengono spremute e il liquido accuratamente filtrato e mescolato a uno sciroppo di acqua bollente e zucchero, al quale viene aggiunto alcool. Il composto cosı` ottenuto viene agitato e mescolato, quindi nuovamente filtrato e lasciato riposare per alcuni giorni. Su` essere imbottibito dopo il liquore puo gliato e lasciato per almeno un anno a stagionare in luogo fresco. Il liquore di ` stato riconosciuto dal Ministero m. e delle Politiche agricole e forestali `’’. ‘‘prodotto tradizionale di qualita

Miscali, Franco Pittore e mosaicista (n. Ghilarza 1960). Nato da una famiglia ` generache tradizionalmente da piu zioni si dedica all’arte della decorazione musiva, dopo aver lavorato per anni nel suo paese natale, raggiun` spostato gendo risultati pregevoli, si e a Dorgali dove attualmente ha aperto lo studio registrando un crescente successo di critica.

Misorro, Gavino Gentiluomo (Tempio, sec. XVII-?). Era enormemente ricco e si distinse nella repressione del banditismo. Per questo nel 1694 ottenne il `. Di cavalierato ereditario e la nobilta lui rimase memoria nelle tradizioni tempiesi come di un uomo prepotente che amava girare armato, accompagnato da ‘‘bravi’’ e sicari e pronto a ` tradizione che ´. E farsi giustizia da se la chiesa del Purgatorio, nel centro di Tempio, sia stata da lui edificata in penitenza degli omicidi commessi o fatti commettere.

Miss Italia Dalla istituzione della popolare manifestazione che annual` bella d’Italia, mente designa la piu due sarde hanno ottenuto l’ambito riconoscimento: Franca Dall’Olio (n. Cagliari 1946), eletta nel concorso del ` laureata, e ` dive1963; in seguito si e ` stata consigliere nuta insegnante ed e comunale di Cagliari per AN tra il 1994 e il 2000; Alessandra Meloni (n. Cagliari 1972), eletta nel concorso del 1994, laureata in Scienze dell’Educazione.

Misorro Famiglia di Tempio Pausania (secc. XVII-XVIII). Le sue prime notizie risalgono al secolo XVII. I M. esercitavano tradizionalmente la professione di avvocato ed erano in possesso di un discreto patrimonio fondiario. Si conoscono due rami della famiglia, i cui vincoli genealogici sono difficili ` antico discende da determinare. Il piu da un Gavino, che nel 1694 ottenne il ` : la cavalierato ereditario e la nobilta sua discendenza si estinse nel corso del secolo XVIII; l’altro ramo si mantenne in civile condizione a Tempio: i suoi membri nel corso del secolo XVIII ricoprirono importanti uffici pubblici e ottennero il riconoscimento della no` nel 1802 con l’avvocato Giuseppe, bilta la cui discendenza si estinse nel corso del secolo.

Mistras – Una garzetta cattura un pesce nelle acque dello stagno.

Mistras Stagno situato nella parte set` setentrionale del golfo di Oristano; e parato dal mare da alcuni cordoni sabbiosi che rendono difficile il ricambio dell’acqua e, di conseguenza, durante l’estate vi si determina un livello di sa` superiore a quello del mare, d’inlinita

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Mocci verno invece le sue acque diventano ` dolci a causa delle piogge. Lo stagno e incluso nell’elenco delle zone umide da proteggere in base alla convenzione di Ramsar; si stende su un’area di 450 ` molto importante per le numeha ed e rose specie di uccelli, stanziali e non, che lo abitano. Le sue risorse sono attualmente gestite da una cooperativa di pescatori.

Mistretta, Pasquale Urbanista (n. Cagliari 1932). Conseguita la laurea in Ingegneria ha intrapreso la carriera uni` professore versitaria. Attualmente e ` di Ingegneria dell’Upresso la Facolta ` di Cagliari e dal 1991 rettore niversita dell’Ateneo, a cui ha dato notevole impulso. Tra i suoi scritti: Il teatro romano di Nora, ‘‘Dioniso’’, XXXV, 1961; Il tipo edilizio delle vecchie contrade di Cagliari, ‘‘Bollettino tecnico degli Ingegneri e Architetti sardi’’, 1965; Il colore della Barbagia, ‘‘Sardegna economica’’, 11, 1966; Le case della Barbagia, ‘‘Bollettino tecnico degli Ingegneri e Architetti sardi’’, 1-2, 1967; Aspetti tipici del Castello di Cagliari, ‘‘Bollettino tecnico degli Ingegneri e Architetti sardi’’, 1-2, 1968; Alghero. Ipotesi di assetto per lo sviluppo sociale ed economico (con Mario Lo Monaco), 1973; Una montagna di attese, ‘‘Critica tecnica’’, III, 4, 1974; Aritzo e le Barbagie tra Oristano e Tortolı`, ‘‘Nord Sud’’, 1920, 1976; Problemi di pianificazione regionale. Il caso della Sardegna, 1980; La ricostruzione dopo i bombardamenti, ‘‘Almanacco di Cagliari’’, 1984; Il futuro, in Dentro Castello, 1986; Gli habitat minerari, in Le miniere e i minatori in Sardegna (a cura di Francesco Manconi), 1988; La questione urbana in Sardegna, ‘‘Quaderni bolotanesi’’, XVII, 1991.

Mistroni, Renato Operaio, consigliere regionale (Ferrara 1910-Cagliari 1992). Operaio, poi impiegato, schierato sin

da giovane con la Sinistra, fu eletto consigliere regionale del PCI nel collegio di Cagliari per la V e VI legislatura dal 1965 al 1974. Al termine della VI legislatura non fu ricandidato.

Mitchell, Terence C. Archeologo inglese (n. sec. XX). Nel 1987 ha concorso alla redazione del catalogo BarnettMendleson degli oggetti fenici e punici pervenuti da Tharros al British Museum, curando la parte relativa alle ceramiche: Pottery. a) Phoenician and Punic, in Tharros. A Catalogue of Material in the British Museum from Phoenician and other tombs at Tharros, Sardinia, 1987.

Mitchels, J.W. Archeologo americano (n. sec. XX). Studioso dei problemi dell’ossidiana in Sardegna, nel 1984 ha preso parte alla I Sessione di studi sull’archeologia sarda organizzata dalla ` del MichiBalmuth per l’Universita gan, presentando una relazione su Obsidian Hydration Dating in Sardinia (con E. Atzeni, J.S.T. Tsong e G.A. Smith), in Studies in Sardinian Archaeology, 1984.

Mocci, Antonio Storico (Bosa 1866Sassari 1923). Laureato in Lettere nel 1893 e in Giurisprudenza nel 1896, dal 1899 fu nominato insegnante di storia al Liceo classico ‘‘Azuni’’ di Sassari. `, Messosi in evidenza per le sue qualita nel 1915 e nel 1916 fu comandato presso ` di Sassari per insegnarvi l’Universita Storia delle istituzioni giuridiche ed economiche della Sardegna e Diritto ecclesiastico. Fu tra i fondatori della ` storica sarda. Alcune sue pubSocieta blicazioni sono siglate con lo pseudonimo ‘‘Sem’’. Tra i suoi scritti: Antica ` di Cornus con cenni biografici di citta Ampsicora, 1897; Origine del nome Sardegna, ‘‘Sardegna letteraria’’, I, 14, 1898; Eleonora d’Arborea e la battaglia di Sanluri, ‘‘La piccola Rivista’’, I, 7, 1899; Bosa si chiamava Calmedia?,

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Mocci ‘‘L’Unione sarda’’, 1900; Diplomi inediti di Carlo Emanuele III e Vittorio Amedeo III di Savoia sulla colonia greca di Montresta in Sardegna, 1903; Canzone inedita sull’amorosa vicenda di una castellana di Bosa. Per nozze Pitre` -Dalia, 1904; Le decime ecclesiastiche sarde. Introduzione, ‘‘Archivio storico sardo’’, IV, 1908; Antonio Angelo Carcassona giureconsulto sardo del secolo XVI, 1909; Le decime ecclesiastiche sarde. I parte, 1911.

Mocci, Marcella Insegnante, studiosa di storia delle donne (n. Cagliari, sec. XX). Dopo essersi laureata in Lettere ` dedicata con passione all’insegnasi e mento nelle scuole secondarie; impegnata soprattutto nello studio della ` condizione e del mondo femminile, e tra le fondatrici dell’associazione cul` autrice di turale La donna sarda, ed e alcuni interessanti lavori di approfondimento delle problematiche femminili. Ha scritto l’articolo Il gruppo delle Cordeliane di Sardegna, ‘‘Almanacco di Cagliari’’, 1996, e ha collaborato all’importante repertorio bibliografico, Donne. Due secoli di scrittura femminile in Sardegna (1775-1950) (a cura di Franca Ferraris Cornaglia, Mirella Melis Zucca, Marcella Mocci Serri, Maria Luisa Viola), 2001.

Mocci, Vinicio Insegnante, consigliere regionale (Sardara 1915-Cagliari 1975). ` con pasLaureato in Lettere, si dedico sione all’insegnamento nelle scuole superiori. Socialista militante, dopo la caduta del fascismo contribuı` alla ripresa del suo partito in Sardegna e si ` attivamente nella vita poliimpegno tica. Nel 1965 fu eletto consigliere regionale nel collegio di Cagliari, ma al termine della legislatura non fu riconfermato.

Moccia, Antonio Scultore (Alghero 1805-Torino 1842). Compı` i suoi studi a Roma frequentando dal 1823 l’Accade-

mia di San Luca, dove fu allievo del Thorvaldsen. Trasferitosi a Torino, forse con la protezione di Giuseppe Manno, suo concittadino, riuscı` a introdursi negli ambienti della corte e nel 1830 eseguı` la statua della Beata Margherita di Savoia per la chiesa della Gran Madre di Dio a Torino, la sua prima opera in marmo di grandi dimensioni. Nel 1834 eseguı` il busto di Giuseppe Manno per la Biblioteca Universitaria di Cagliari, ordinatogli dal ` la sola cavalier Antonio Ballero, che e sua opera individuata in Sardegna. In ` fu autore di molti altri lavori, realta che in gran parte si trovano a Torino.

Mociga Famiglia sassarese di origine spagnola (secc. XVII-XVIII). Le sue notizie risalgono agli inizi del secolo XVII, quando viveva un Gaspare, commissario di guerra. I suoi discendenti mantennero una discreta posizione in ` cittadina e nel 1653 seno alla societa furono ammessi allo Stamento militare durante i lavori del parlamento Lemos, essendo discendenti in linea femminile da una Paliacio. La famiglia si estinse nel corso del secolo XVIII.

Mociga, Gaspare Gentiluomo sassa` sec. XVIIrese (Sassari, seconda meta ?). Scoppiata la guerra di successione ` accesi sostenitori spagnola, fu tra i piu del passaggio dell’isola agli Asburgo.

Moddamene Antico villaggio di origine medioevale che sorgeva nei pressi della chiesetta di Santa Susanna in ` di Busachi. Faceva parte prossimita del giudicato d’Arborea, compreso nella curatoria di Parte Barigadu. A partire dagli inizi del secolo XIV la ` a diminuire sua popolazione comincio e probabilmente in conseguenza della peste del 1348 e subito dopo di quella ` completamente e del 1376 si spopolo scomparve prima della fine del secolo.

Moddizzosu Pane tipico della Trexenta e del Sarcidano; veniva usato in

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Modigliani occasione delle feste e delle grandi ricorrenze, confezionato con la semola in forma di focaccia morbida e fragrante lavorata con i metodi tradizionali dalle donne di casa.

Modesto, san = Vito, san Modigliani Famiglia livornese di industriali e commercianti (secc. XIX-XX). Nel 1862 il livornese Flaminio M., procuratore del padre per gli affari che la ` famiglia aveva in Sardegna, compro per un’ingente somma una grande pro` presso Iglesias conosciuta come prieta ` volte al centro, il salto di Gessa, piu nella sua storia secolare, di liti fra i suoi signori e il comune di Villa di ` comprendeva Chiesa. La proprieta 12 000 ha di terreno, una foresta, 25 aree minerarie. Al suo centro si trovava la casa padronale di Grugua, dove avrebbe abitato la famiglia del nuovo proprietario. In quella seconda ` dell’Ottocento Iglesias conosceva meta ` alti della sua stouno dei momenti piu ` mineraria e anche Flaminio ria di citta ` alle intraprese comM. accompagno merciali l’iniziativa di sfruttamento del sottosuolo (di cui la famiglia si occupava anche nel Bergamasco). Verso ` la marsigliese Eugenia il 1870 sposo ` sino al 1884 visse a LiGarsin, che pero ` vorno, mentre il marito risiedeva piu di frequente in Sardegna. A Livorno, nel 1884, nacque il figlio Amedeo, de` grandi stinato a diventare uno dei piu pittori del Novecento; purtroppo il giorno della sua nascita – ha notato Christian Parisot, presidente degli Archivi Legali Amedeo M. nel volume Modigliani a Venezia, tra Livorno e Parigi, 2005, edito dal sassarese Delfino in occasione di alcune importanti mostre dedicate al pittore – coincise con il primo pignoramento dei beni dei M., in conseguenza del mancato pagamento di diverse imposte. Di lı` a poco la famiglia avrebbe abbandonato la

Sardegna (il salto di Gessa fu messo all’asta nel 1895). Il ragazzo Amedeo ebbe ` occasione di venirci fra il 1896 e il pero 1901 insieme ai genitori o anche con la famiglia di Tito Taci, proprietario a Iglesias dell’albergo ‘‘Leon d’Oro’’, grande amico di Flaminio. Nella mostra cagliaritana del 2005 e in quelle ` stato esposto un Ritratto successive e di Medea che il Parisot attribuisce a un Amedeo sedicenne; il quadro sarebbe stato dipinto nel 1900, sulla base di una fotografia di Norma Medea Taci, figlia di Tito, morta ancora giovane di meningite nel 1898. L’attribuzione operata dal Parisot ha suscitato un animato dibattito fra gli storici dell’arte isolani.

Modigliani, Amedeo Pittore (Livorno 1884-Parigi 1920). Quello che sarebbe ` grandi pittori del Nostato uno dei piu ` forse a Iglesias nelvecento, soggiorno l’estate del 1898. La sua famiglia aveva acquistato in Sardegna, nel 1862, un’imponente patrimonio terriero: 12 000 ha che, col salto di Gessa, si stendevano da Grugua e Sant’Angelo fino a Buggerru. Prima suo nonno Emanuele e poi suo padre Flaminio erano stati spinti in Sardegna dalla stessa ‘‘febbre delle miniere’’ che attrasse nell’Iglesiente di quel tempo folle di capitalisti, tecnici e operai. Flaminio non fu fortunato: mentre – secondo la ricostruzione che della vicenda ha offerto Valentino Porceddu – pensava di avere acquistato, insieme col suolo, anche i ` del sottosuolo diritti di proprieta (come volevano le leggi minerarie toscane), in base alla legge mineraria piemontese i diritti sul sottosuolo appartenevano allo Stato. Modigliani fu ` vencoinvolto in una causa che duro ` al sequestro dei suoi t’anni e che porto beni e al pignoramento della sua stessa abitazione livornese proprio nel giorno in cui nasceva Amedeo. Ma i Modigliani erano rimasti in buoni rap-

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Modoaldo porti con la famiglia Taci, proprietaria dell’albergo‘‘Leon d’Oro’’ a Iglesias. Di una loro giovane figlia, Medea, M. avrebbe dipinto il ritratto secondo un modulo impressionistico (precocissimo, M. aveva cominciato a dipingere a 14 anni, ma il suo ritratto dovrebbe ` tardi). Sulla essere stato eseguito piu ` di un soggiorno di M. a Iglesias e realta l’attribuzione del ritratto a quel pe` sorta una polemica quando, riodo e nell’estate 2005, l’editore sassarese Carlo Delfino ha organizzato – per conto del Comune di Cagliari – una mostra di opere di M. (e di altri minori) nel castello di San Michele. Nell’occasione, grazie anche alle ricerche del critico Christian Parisot, presidente ` stata espodegli Archivi Modigliani, e ` sta una foto di M., giovanissimo e gia malato, ritrovata presso la famiglia dell’ingener Perpignano, a Iglesias. Altri Modigliani frequentarono Iglesias, a cominciare dal fratello di Amedeo, ` , leaGiuseppe Emanuele detto Mene der del rifomismo socialista, che a Iglesias conobbe forse anche Angelo Corsi. Dalla causa che aveva intentato allo Stato, Flaminio Modigliani «uscı` perdente debitore di una cifra tale – sono ancora parole di V. Porceddu – da costringerlo, stando a quanto lui stesso ` a Quintino Sella in una lettera dichiaro di discolpa, a radere al suolo il bosco che si stendeva da Grugua a Flumini e Buggerru per poter esportare il carbone a Marsiglia. Modigliani venne accusato apertamente e definito ‘‘l’Attila del Sulcis’’».

Modoaldo, san = Severa, santa Modolo Comune della provincia di Ori` stano, compreso nell’VIII Comunita montana, con 181 abitanti (al 2004), posto a 134 m sul livello del mare a ridosso della costiera bosana. Regione storica: Planargia. Diocesi di Alghero-Bosa. & TERRITORIO Il territorio comunale,

di forma grosso modo triangolare, si estende per 2,52 km2 e confina a nord con Bosa e Suni, a est ancora con Suni, a sud con Magomadas e a ovest con Bosa. Si tratta di una conca amena e riparata che digrada verso la vallata del Temo e il mare; il clima dolce e la natura dei terreni favoriscono l’agricoltura, in particolare la viticoltura e ` servito dal la frutticoltura. Il paese e fitto reticolo di strade che collega i piccoli e piccolissimi villaggi della regione; si trova in particolare lungo la secondaria che distaccandosi dalla statale 282 si dirige verso il mare. A breve distanza passa anche la ferrovia a scartamento ridotto Macomer-Bosa Marina, utilizzata oggi solamente a scopi turistici.

Modolo – Veduta del centro abitato.

` di probabile STORIA Il villaggio e `a origine romana; nel Medioevo entro far parte del giudicato di Torres e fu incluso nella curatoria della Planar` , subito gia; e, con ogni probabilita dopo che la Sardegna fu liberata dalla ˆhid fu compreso nei minaccia di Muga territori che furono donati ai Mala` ando ` svispina. La piccola comunita luppandosi tranquillamente; i rapporti con i nuovi signori furono buoni ed essi, quando si estinse la dinastia giudicale di Torres, lo inclusero nello stato che avevano formato. Nel periodo successivo le continue divisioni e le &

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Modolo frequenti liti ereditarie li indebolirono, per cui nel 1308 furono costretti a dare in pegno il villaggio al giudice d’Arborea. Dopo la conquista aragonese essi tentarono invano di rientrarne in possesso; quando poi nel 1325 presero parte alla ribellione dei Doria le speranze cessarono del tutto e ` a far parte del giudicato d’ArM. entro borea. Dopo la battaglia di Sanluri il giudicato scomparve e il villaggio en` a far parte del Regnum Sardiniae, tro quindi fu concesso in feudo a Benedetta d’Arborea figlia dell’infelice Giovanni (=). Alla sua morte, nel 1430, en` a far parte del feudo concesso a Raitro mondo Moncada i cui discendenti se lo videro sequestrare nel 1453. In seguito fu concesso in feudo ai Vilamarı` che si estinsero nel corso del secolo XVI; il villaggio allora, non infeudato, fu ab`, in bandonato a se stesso; la comunita ` economica e isolata, attradifficolta ` un periodo terribile. I suoi abiverso tanti dovettero spesso far fronte a incursioni di corsari nordafricani che sbarcavano indisturbati lungo le spiagge e razziavano terrorizzando le popolazioni. Il villaggio inoltre era disturbato dai cittadini di Bosa che pretendevano, con sempre maggiore prepotenza, di utilizzare il territorio di M. come pascolo per il loro bestiame. Nel 1629 M. fu nuovamente infeudato ai Brondo che riuscirono a impedire la continuazione delle prepotenze da parte degli abitanti di Bosa, ma nel complesso la situazione degli abitanti ` a causa dell’inasprinon miglioro mento del carico fiscale che essi introdussero. M. inoltre perse parte della popolazione a causa della peste, men` del secolo passo ` tre nella seconda meta dai Brondo agli Olives, ai quali in seguito fu sequestrato a causa delle vicende della guerra di successione spa` a essere cosı` gnola. Il villaggio torno

abbandonato a se stesso fino al 1756 quando fu nuovamente infeudato ai Paliacio e incluso nel marchesato della Planargia; il rapporto con i nuovi feudatari fu pessimo, essi infatti imposero un’amministrazione fiscale esosa che ` gli abitanti i quali nel 1795, esaspero quando scoppiarono i moti antifeudali, non esitarono a ribellarsi aperta` nei demente. Il giogo feudale pero ` fino al ricenni successivi continuo scatto avvenuto nel 1838. Di questo periodo abbiamo la preziosa testimonianza di Vittorio Angius: «Nel 1840 erano in M. novanta fuochi e anime 299 distinte in maggiori maschi 89, femmine 96, e minori maschi 64, femmine 70. Le nascite annuali furono 12, le morti 7, i matrimoni 3. I modolesi son ` robusti ` tardi i piu vecchi a’ 60 anni, piu e meglio vissuti, che sorpassano anche il sedicesimo lustro. Le comuni malattie mortali sogliono essere i dolori late` la danza all’arrali. Il sollazzo solito e monia delle canne nella piazza, dove ne’ giorni festivi concorrono i giovani e poi le fanciulle. La comune profes` l’agricoltura, e dopo questa sione e non si esercita alcun mestiere particolare. I telai in cui si lavora non saran ` di 70. La scuola primaria e ` chiusa piu ´ non vi da alcuni anni, e dicesi perche concorresse alcuno ad esservi istruito. Agricoltura. Molte parti del territorio, principalmente le vidazzoni, sono attissime a’ cereali. Si hanno trenta gio` ciascuno semighi per i lavori, e puo nare starelli dodici tra grano ed orzo. Si semina anche un po’ di lino, di fave e di legumi. Le vigne sono in ottimo terreno, e la vendemmia suol dare di vin comune 400 cariche, di vini gentili 60. I `, cosı` ancora le vini sono di gran bonta uve passe che si fanno dal taloppo. Questi, come quelli di altre regioni planargiesi, se nel commercio sono contro il vero riputati come prodotti delle vi-

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Modolo gne bosane, ne hanno per altro rispetto ` . I chiusi pel seminerio in tutta la bonta numero di 50 possono capire di semenza starelli 90. Molti di questi, come la maggior parte delle vigne, appartenendo a’ proprietari bosinchi, accade che alcuni modolesi devano prender a fitto alcuni tratti di terreno ne’ prossimi paesi per poter avere almeno la sufficienza per il pane della famiglia. Le piante comuni sono ciriegi, albicocchi, peri, fichi, susini, pomi, mandorli, noci e ulivi; ma nessuna specie in gran numero, parimente che il totale. Si fanno fichi secchi assai riputati nell’istesso metodo de’ bosinchi. Bestiame. Sopra i 60 buoi che abbiamo notati per servigio dell’agricoltura, si possono annoverare dieci cavalli e trenta giumenti. Ogni altra specie ´ mancano i pascoli». Inmanca perche tanto M. nel 1821 era stato incluso nella provincia di Cuglieri. Quando poi nel 1848 le province furono abolite, il villaggio fu incluso nella divisione amministrativa di Nuoro e nel 1859 nella ricostituita provincia di Sassari. Nella seconda parte dell’Ottocento, grazie ` notevolalla viticoltura, M. si sviluppo mente e divenne un buon produttore di Malvasia. Nel 1927, quando fu ricosti` a tuita la provincia di Nuoro entro farne parte. Quando poi di recente fu` rono costituite le nuove province opto per il passaggio a quella di Oristano. & ECONOMIA Attivita ` di base della sua ` l’agricoltura, in particoeconomia e lare la viticoltura con la produzione di Malvasia di particolare pregio, l’olivicoltura, la frutticoltura e l’olivicoltura. ` prevaL’allevamento del bestiame e ` lentemente incentrato sugli ovini. E sufficientemente organizzata la rete di distribuzione commerciale. Servizi. Il ` collegato per mezzo di autolipaese e ` nee agli altri centri della provincia. E dotato di medico e scuola dell’obbligo.

DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 195 unita di cui maschi 89; femmine 106; famiglie 102. La tendenza complessiva rivelava ` della popolazione, con la stabilita morti 5 e nati 0; cancellati dall’anagrafe 1 e nuovi iscritti 3. Tra i principali indicatori economici: imponibile medio IRPEF 13 311 in migliaia di lire; versamenti ICI 125; aziende agricole 91; esercizi al dettaglio 1. Tra gli indicatori sociali: occupati 40; disoccupati 4; inoccupati 11; laureati 6; diplomati 21; con licenza media 52; con licenza elementare 52; analfabeti 6; automezzi circolanti 66; abbonamenti TV 82. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il territorio comprende le domus de janas di Silatari e Coronedu e i nuraghi di Albaganes, Monte Nieddu e Senes. & PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE Il villaggio ha conservato il suo ` cirassetto tradizionale e l’abitato e condato da un ridente anello di vigneti; ` la l’edificio di maggiore rilievo e chiesa di Sant’Andrea, parrocchiale situata nel centro storico, di origine me` stata completamente ridioevale, che e strutturata nel 1960 dall’architetto Vascellari. Altro caratteristico monu` la chiesa di Santa Croce, comento e struita dalla confraternita omonima nel secolo XVII. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI La festa di Sant’Andrea rappresenta il momento di maggiore richiamo alle antiche tradizioni del paese; si svolge in due diversi momenti dell’anno: il primo tra l’11 e il 12 maggio, con manifestazioni religiose che si concludono con una gara poetica di grande suggestione e con l’esibizione di gruppi folcloristici. Il secondo ha inizio il 30 novembre e si protrae per tre giorni, culminando in una processione solenne &

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Mogor contornata da balli e da altre manifestazioni folcloristiche. ` Modolo, Paolo Sarto (n. Orani 1944). E ` coconsiderato unanimemente il piu nosciuto dei sarti da uomo della Sardegna. Il suo abito ‘‘etnico’’, in velluto o, meno spesso, in fustagno, composto da ` e martingala, gilet, cagiacca con carre ` senza colmicia ‘‘alla coreana’’ (cioe letto: «I sardi la portavano da sempre, anche quando non sapevano che si ` divenchiamava cosı`», dice ridendo), e tato un altro dei simboli della risco` ’’. Apprendista a perta della ‘‘sardita 11 anni, in proprio a 17, la sua prima ´ file ´ all’albergo consacrazione fu un de ‘‘Su Gologone’’, nel 1997, in cui un suo vestito fu ordinato da Francesco Cos` solo sarda, ma siga. La clientela non e anche straniera: la piccola, attivissima sartoria, rimasta a Orani, conta sette lavoratori. Da qualche anno alcuni enti di promozione turistica usano la cerimonia della imposizione della berritta di M. come il riconoscimento di particolari meriti ‘‘identitari’’.

Modulis Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato di Torres, compreso nella curatoria di Cabudabbas. Sorgeva non lontano da Padria. Estinta la famiglia giudicale, il villaggio era caduto nelle mani dei Doria che lo compresero nello stato che avevano formato nella Sardegna nord`, occidentale; la sua popolazione, pero ` a diminuire e nei primi anni comincio ` del secolo XIV il villaggio si spopolo completamente e scomparve.

Modulu Antico villaggio di origine medioevale, compreso nel giudicato di Cagliari. Era situato nelle vicinanze di Serdiana, nella curatoria di Dolia. Caduto il giudicato, nella divisione del ` a far parte dei territori asse1258 entro gnati ai Capraia; alla loro estinzione ` nelle mani del giudice d’Arbopasso ` , Mariano II lo cerea. Nel 1295, pero

dette al Comune di Pisa, che lo fece amministrare dai suoi funzionari. Scoppiata la guerra per la conquista della Sardegna, il villaggio cadde in mano ` a far parte del Rearagonese ed entro gnum Sardiniae. Nel 1328 fu concesso in feudo a Michele Parquet; i rapporti con i feudatari complessivamente fu` a gorono buoni, il villaggio continuo dere dei suoi antichi privilegi e a eleggere annualmente il suo majore, ma a causa della peste del 1348 la popolazione diminuı` in maniera notevole. ` la prima Quando poi nel 1353 scoppio guerra tra Mariano IV e Pietro IV, subı` altri danni, pur continuando a rimanere nelle mani dei Parquet. Dopo il 1365, scoppiata la seconda guerra tra Mariano IV e Pietro IV, il territorio fu occupato dalle truppe arborensi, si ` completamente e scomparve. spopolo

Mogor1 Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato di Torres ed era compreso nella curatoria di Cabudabbas. Sorgeva nei pressi di Bessude. Nel corso del secolo XII divenne possesso dei Doria per i matrimoni di alcuni di loro con principesse della famiglia giudicale. Estinta ` a far parte dello stato la dinastia, entro che i Doria formarono nella parte nord-occidentale del disciolto giudicato. Avendo poi essi prestato omaggio al re d’Aragona, dopo la conquista en` a far parte del Regnum Sardiniae. tro Quando nel 1325 i Doria si ribellarono, divenne uno dei capisaldi della loro resistenza agli Aragonesi, fu spesso teatro delle operazioni militari ed entro la ` . Il suo fine del secolo XIV si spopolo territorio, ridotto a landa boscosa, fu incluso nel feudo concesso a Giacomo Manca nel 1436; pochi anni dopo il vil` . Alla fine del secolo laggio si ripopolo XV, estinta la discendenza maschile dei Manca, per il matrimonio di Erilla Manca con Pietro Cariga il villaggio

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Mogor ` ai Cariga. Estinti anche questi passo ` infine ultimi, nel 1604 il villaggio passo ai Ravaneda; il rapporto con i nuovi feudatari fu piuttosto burrascoso, al punto che gli abitanti del villaggio, esasperati per l’eccessivo fiscalismo, cominciarono a lasciare l’abitato; dopo la peste del 1652 i superstiti si trasferirono a Bessude.

Mogor2 Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato di Cagliari, ed era compreso nella curatoria di Dolia. Sorgeva a nord dell’attuale territorio di Dolianova. Alla caduta del giudicato di Cagliari, nella divisione del 1258 fu compreso nei territori assegnati ai Capraia. Alla loro ` ai giudici d’Arborea, estinzione passo ma nel 1295 Mariano II lo comprese nei territori che trasferı` al Comune di Pisa. Cosı` agli inizi del secolo XIV co` a essere amministrato direttamincio mente dal comune toscano; terminate le operazioni della conquista arago` a far parte del Regnum Sarnese, entro diniae. Poco dopo il villaggio fu concesso in feudo ad Arnaldo Ballester, ` morı` nel 1338 lasciando erede che pero Pietro Oulomar. Con la peste del 1348 si ` quasi completamente; infatti, spopolo cessata l’epidemia, nel 1349 era popolato da appena cinque famiglie. Non si ` piu ` dalla crisi, e quando scoprisollevo ` la prima guerra tra Mariano IV e pio Pietro IV subı` altri danni: i pochi abitanti fuggirono lasciando deserte le poche case che erano rimaste.

Mogor de Liurus Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato di Cagliari, compreso nella curatoria di Decimomannu. Sorgeva nelle campagne della Elmas attuale, non lontano dallo stagno di Santa Gilla. Quando il giudicato cadde, nella divisione del 1258 fu compreso nei territori che toccarono ai Della Gherardesca. Quando poi, alcuni anni

dopo, questi, non riuscendo a sanare i dissidi che li dividevano, procedettero a una nuova divisione tra loro, il villag` ai discendenti del conte Ghegio tocco rardo. Essi, prima della conquista, resero omaggio al re d’Aragona, per cui, terminate le operazioni militari, continuarono a possederlo come feudo della Corona. Negli anni seguenti il villaggio visse tranquillamente, ma subı` gravi danni a causa della peste del `, infatti, 1348. Quando l’epidemia cesso era popolato da sole 12 famiglie; scoppiata la prima guerra tra Mariano IV e Pietro IV, il conte Gherardo della Gherardesca, ultimo signore del feudo, fu sospettato di tradimento e M. de L. fu sequestrato definitivamente dagli Aragonesi. Scoppiata la seconda guerra tra Aragona e Arborea, nel 1365 fu occupato dalle truppe giudicali, finı` di spopolarsi e scomparve.

Mogorella – Il nuraghe Friorosu.

Mogorella Comune della provincia di Oristano, compreso nella XVII Comu` montana, con 513 abitanti (al nita 2004), posto a 265 m sul livello del mare nel retroterra di Oristano. Regione storica: Parte Usellus. Archidiocesi di Oristano. & TERRITORIO Il territorio comunale, di forma grosso modo romboidale, si estende per 17,18 km2 e confina a nord con Ruinas, a est con Villa Sant’Antonio, a sud per breve tratto con Alba-

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Mogorella giara e quindi con Usellus, a ovest con Villaurbana. Si tratta di una regione di colline a nord del monte Arci e della Giara di Gesturi, utilizzate tradizionalmente sia per le coltivazioni agricole ` serche per l’allevamento. Il paese e vito da tre strade secondarie che si dirigono rispettivamente a nord-ovest, verso Siamanna (e Oristano), a nordest, verso Ruinas, e a sud, verso Usellus. & STORIA Il villaggio e ` stato probabil` romana come dimente fondato in eta pendenza della vicina Valentia (=); nel Medioevo faceva parte del giudicato d’Arborea ed era compreso nella curatoria di Parte Valenza. Caduto il giudi` a far parte del Recato, nel 1410 entro gnum Sardiniae ma i suoi abitanti mantennero un atteggiamento ostile nei confronti degli Aragonesi; nell’intento di normalizzare la situazione il re nel 1418 lo concesse in feudo a Ludovico ` nel 1421 lo rivenPontoms che pero dette ad Antonio Madello. Quest’ul` morı` dopo pochi anni e i timo pero suoi eredi, nel 1429, vendettero il villaggio a Pietro Joffre, che in quello stesso periodo andava formando un feudo di discrete dimensioni che fa` definiceva capo a Senis. Cosı` M. entro tivamente a far parte della baronia di Senis della quale condivise le vicende successive fino al riscatto dei feudi. Lo Joffre nel 1436 lo cedette alla figlia Caterina maritata Cardona che a sua volta ` alla figlia Paola maritata Belo lascio ` ; quest’ultima nel 1486 cedette la salu baronia ai Margens. Successivamente ` ai Fogondo e infine ai il villaggio passo Nin, ai quali nel 1838 fu riscattato. Durante tutti questi secoli l’amministra` zione feudale si era fatta sempre piu ` gravosa e l’autonomia della comunita era stata progressivamente limitata. ` del secolo XVII si Nella seconda meta erano costituiti il Monte granatico e il

Consiglio comunitativo che avevano contribuito a risollevare le condizioni ` e a far maturare l’aspidella comunita razione a liberarsi dalla dipendenza feudale; nel 1821 il villaggio fu incluso nella provincia di Oristano e nel 1839 ` le trattative per riscattarsi dalla avvio dipendenza feudale; la fine della poco ` non fu trangradita dipendenza pero ´ al momento della deterquilla perche minazione della somma da pagare per il riscatto sorse una controversia che si concluse solo nel 1863. Relativamente a questo travagliato periodo abbiamo la testimonianza di Vittorio Angius: «Erano nel 1839 anime 388, distinte in maggiori maschi 120, femmine 135, e in minori maschi 65, femmine 70, che si dividevano in famiglie 88. Le nascite annuali sogliono essere 14, le morti 8, i ` frematrimonii 4. Le malattie piu quenti le infiammazioni e le perniciose. Le professioni principali sono l’agricoltura e la pastorizia. Poche persone attendono a’ mestieri di maggior ` , e le donne, che fissamente necessita ` di lavorano in sul telajo, non sono piu 30. Agricoltura. Si sogliono seminare annualmente starelli di grano 400, d’orzo 150, e altrettanto complessivamente di fave e legumi. La fruttifica` all’8, quella zione ordinaria del grano e dell’orzo al 12. Di lino se ne raccoglieranno cantara 25 o 30. In alcuni orti si coltivano cipolle, lattughe, pomidoro ed altre specie. Il clima non pare molto ´ il frutto di queconveniente alle viti, ne ` di molta bonta ` e copia. La maniste e polazione non essendo quale vorrebbe questa condizione de’ grappoli, i vini sono meritamente poco pregiati. I fruttiferi sono di non molte specie e va` , e cosı` pochi di numero che forse rieta il totale non sopravanza il migliajo. Le terre chiuse per seminatura e pastura sono molte, ma la complessiva superficie poco considerevole. La parte sel-

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Mogorella ` grande d’un miglio quadrato, vosa sara e sparsa di varie specie, elci, soveri, olivastri, filiree, corbezzoli, i quali es` , indicano essere sendo tutti di poca eta cresciuti dopo qualche incendio. Pastorizia. I pascoli non consentono l’alimento a numerosi branchi. I buoi sono 300, le vacche domestiche 20, i cavalli 15, i giumenti 60, le vacche rudi 300, i porci 400, le capre 500, le pecore 1000. ` poca bonta ` per difetto Ne’ formaggi e d’arte. Vendonsi capi vivi per l’agricoltura e per il macello». Frattanto, con la soppressione delle province M., nel 1848, era stato incluso nella divisione amministrativa di Cagliari e nel 1859, con la ricostituzione delle province, nell’omonima provincia. Allora aveva ` conticirca 450 abitanti e la comunita ` a condurre una vita legata a monuo delli tradizionali legati prevalentemente all’agricoltura; nei primi decenni del Novecento, la popolazione ` i 500 abitanti, ma nel 1928 M. fu supero ` incluso in un nuovo comune, un’entita che finı` per inglobare anche il villaggio di Sant’Antonio Ruinas e che nel 1936 prese il nome di Ruinas. Gli abitanti di M. vissero la vicenda con disagio e solo nel 1950 riuscirono a riavere la propria autonomia e il villaggio riprese il suo antico nome. Quando nel 1974 fu costi`a tuita la provincia di Oristano entro farne parte; negli ultimi decenni ha sofferto per una forte emigrazione. & ECONOMIA Le attivita ` di base della sua economia sono l’agricoltura, in particolare la cerealicoltura, la viticol` sviluppato antura e l’olivicoltura; vi e che l’allevamento del bestiame in particolare quello dei bovini e degli ovini. Negli ultimi anni si sta sviluppando an` industriale che conta su che l’attivita alcune piccole aziende nel settore edi` sufficientemente organizzata la lizio. E rete di distribuzione commerciale. ` collegato da autolinee Servizi. M. e

` doagli altri centri della provincia. E tato di Pro Loco, scuola dell’obbligo e Biblioteca comunale. & DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 530 unita di cui maschi 277; femmine 253; famiglie 185. La tendenza complessiva rivelava una lieve diminuzione della popolazione, con morti 9 e nati 3; cancellati dall’anagrafe 22 e nuovi iscritti 25. Tra i principali indicatori economici: imponibile medio IRPEF 12 067 in migliaia di lire; versamenti ICI 157; aziende agricole 104; imprese commerciali 27; esercizi al dettaglio 7; ambulanti 2. Tra gli indicatori sociali: occupati 119; disoccupati 15; inoccupati 33; laureati 6; diplomati 33; con licenza media 176; con licenza elementare 195; analfabeti 22; automezzi circolanti 150; abbonamenti TV 160. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il suo territorio comprende i nuraghi di Aresti, Bruncumannu, Fenugu, Friorosu, Luas e Mannu. Di particolare interesse ` il nuraghe Friorosu, costruito in cale care bianco con struttura a corridoio. ` antica della civilta ` Risale alla fase piu ` basso e tozzo, vi si nuragica; l’edificio e accede attraverso una porta con archi` diviso in tre amtrave e all’interno e bienti coperti da rudimentali cupole che preannunciano pur nella loro rozzezza la tholos. & PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE Il suo centro storico ha mantenuto l’assetto tradizionale, lungo le sue strade si affacciano le belle case in pietra non intonacata con il porticato d’antico uso (sa lolla) e circondate dalla grande corte chiusa da bei portali ` signifimolto decorativi. L’edificio piu ` la chiesa di San Lorenzo, parcativo e rocchiale costruita nel Cinquecento su un colle all’ingresso del paese, con facciata gotico-aragonese in trachite rosa;

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Mogoro al suo interno conserva un turibolo e un ostensorio del 1700. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI A maggio si svolge la festa di San Bernardino in concomitanza con la sagra della pecora.

Mogorgor Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato di Torres, compreso nella curatoria di Monteleone. Entro il secolo XII fu incluso nei territori che passarono ai Doria per i matrimoni tra alcuni di loro e principesse della dinastia giudicale. Alla estinzione di questa il villaggio fu compreso dai Doria nello stato che essi formarono nella Sardegna nord-occidentale. La sua popolazione, ` , comincio ` a diminuire rapidapero mente e agli inizi del secolo XIV M. era completamente spopolato.

Mogoro Comune della provincia di Oristano, incluso nel Comprensorio n. 17, con 4779 abitanti (al 2004), posto a 132 m sul livello del mare a breve distanza dalla superstrada ‘‘Carlo Felice’’. Regione storica: Parte Montis. Diocesi di Ales-Terralba. & TERRITORIO Il territorio comunale, di forma grosso modo trapezoidale, si estende per 48,94 km2 e confina a nord con Masullas, a est con Gonnostramatza e Collinas, a sud con Sardara e ` d’ArPabillonis, a ovest con San Nicolo cidano e Uras. Si tratta di un territorio al confine tra le ultime colline della Marmilla e il Campidano fertile, che si presta sia alle colture che all’allevamento. A sud del paese scorre il rio ` stato trattenuto con omonimo, che e una diga per mettere fine all’impaludamento della piana di Terralba: lavoro preliminare alla bonifica da cui ` unito ha avuto vita Arborea (=). M. e alla superstrada Cagliari-Sassari per mezzo di una breve bretella, mentre un paio di strade secondarie lo uniscono ai paesi del retroterra orientale,

Masullas, Gonnoscodina, Gonnostra` vicina matza e numerosi altri. La piu stazione lungo la linea ferroviaria Ca` a 12 km di distanza, a gliari-Oristano e Uras. & STORIA L’attuale centro abitato deriva da un precedente insediamento romano; nel Medioevo faceva parte del giudicato d’Arborea ed era compreso nella curatoria del Parte Montis. Per la sua posizione di confine, quando ` la prima guerra tra Mariano IV scoppio e Pietro IV fu teatro delle operazioni militari e in seguito, quando la seconda guerra tra Aragona e Arborea si fece ` acuta, il re provocatoriamente lo piu ` a Ponzio de Jardı` che ovviainfeudo mente non riuscı` a entrarne in possesso. Nel 1388 i suoi rappresentanti presero parte alla stipulazione della pace di Sanluri. Caduto il giudicato ` a far parte del Red’Arborea, M. entro gnum Sardiniae e fu occupato dalle truppe di Berengario Bertran Carroz che lo avrebbe voluto annettere al suo grande feudo di Quirra. Il re preferı` farlo amministrare da funzionari reali: prima del 1430 lo incluse nei territori ` a Eleonora Manrique, sua che dono lontana parente, al momento del suo matrimonio con lo stesso Berengario; ` a far parte del grande cosı` M. entro feudo di Quirra e ne condivise le vicende. I Bertran Carroz si estinsero nel 1511 con la famosa contessa Vio` ai Centelles, che contilante e M. passo nuarono a tenerlo fino alla loro estinzione avvenuta nel 1670. Nel corso del ` un periodo di notesecolo XVI passo vole sviluppo: infatti gli abitanti di Bonorcili, villaggio situato in pianura, per sfuggire alle continue incursioni di corsari nordafricani, si rifugiarono proprio a M. che in poco tempo divenne il capoluogo del Parte Montis. Durante tutto questo periodo i nuovi feudatari organizzarono amministrativamente il

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Mogoro feudo di Quirra e il villaggio fu compreso nel dipartimento, detto di Parte Montis, che fu amministrato da un funzionario baronale che finı` per risiedervi. Nello stesso periodo venne aumentato il carico fiscale con l’introduzione di alcuni nuovi balzelli e venne `. limitata l’autonomia della comunita ` ai Estinti i Centelles il villaggio passo ` che pero ` nel 1766 lo dovettero Catala cedere agli Osorio. Nonostante l’inasprimento del carico fiscale, la lontananza del feudatario consentı` una ` all’ecerta evasione fiscale che giovo ` , inconomia del villaggio. La comunita ` fatti, godette di una relativa prosperita e l’istituzione del Monte granatico consentı` di superare, senza danni, qualche carestia; nel corso del secolo XVIII la costituzione del Consiglio comunitativo fece nascere negli abitanti il desiderio di liberarsi dal giogo feudale. Nel 1821 il paese fu incluso nella pro` vincia di Oristano e nel 1839 si riscatto dal feudatario. A questo periodo si riferisce la preziosa testimonianza di Vittorio Angius: «Nell’anno 1840 erano in M. famiglie 510, e anime 2160, distinte in maggiori maschi 735, femmine 740, e minori maschi 330, e femmine 355. L’ordinario numero de’ matrimoni ` 25, la cifra delle nascite 110, e quella e delle morti 60. Sono rari, la cui vita trascenda gli anni 80. Una malattia molto ` l’ernia, e frequente tra’ mogoresi e pare cagionata dallo sforzo che debbono fare nel trasporto di pesi enormi sulle spalle alle terre lontane dove lavorano per vie scoscese e sassose. Essi patiscono in queste fatiche proprie de’ muli, sentono le triste conseguenze, e non per tanto ricusano di andare a ` forze atstare sul fondo, ed ivi con piu tendere a’ lavori. Attendono alle cose sanitarie un chirurgo, due flebotomi, e ` stabilito un farmacista. La profesvi e ` l’agricoltura; quindi sione principale e

in piccol numero gli applicati alla pastorizia ed a’ mestieri. Le donne lavorano in 300 telai il lino, e in altrettanti la lana. Le famiglie possidenti non pajon meno di 470. Generalmente vivesi in certa agiatezza. La sola istituzione di beneficenza produce un’annua somma di lire nuove 150 per doti a fanciulle povere. Alla scuola primaria concorrono circa 30 fanciulli, i quali contro il disposto senza aver fatto l’intero corso passano allo studio della grammatica ` di latina. Agricoltura. Il terreno di M. e molta forza, e moltiplica considerevolmente i cereali. Si sogliono seminare starelli di grano 2300, d’orzo 150, di fave 300, e in piccola misura ceci, lenticchie, piselli e lino. La fruttificazione ` del 10 comune negli anni mediocri e per il grano, del 15 per l’orzo, del 12 per le fave. La vite prospera maravigliosamente e molto produce, ma i prodotti, per il nessuno scolo ne’ porti, si consumano nel paese. Il terreno di Bonorcili che fa parte dell’agro mogorese ` attissimo per questa specie; la vene ` abbondante, e i vini non demmia e ` che i terralbesi. sono di minor bonta Fruttiferi. Sono poche specie coltivate; ma gli olivi vanno propagandosi d’anno ` da essi in anno, e quanto prima si avra un lucro considerevole. I gelsi vi prospererebbero a maraviglia. La parte ` per una grand’estensione montuosa e chiusa in molti predii. Vi si introducono a pastura gli animali domiti, e dove le terre sono atte si sparge ogni due anni il seme. Pastorizia. Gli animali che nutrono nel Mogorese sono buoi 1100, vacche 400, pecore 2000, capre 300, porci 500. I pascoli in certe stagioni e regioni sono abbondantissimi, mancano in altri tempi e luoghi. I prodotti non si esitano che in piccola ` , servendo l’altra alle famiglie quantita del paese». Dopo che nel 1848 furono ` a far parte abolite le province, M. entro

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Mogoro della divisione amministrativa di Cagliari e, quando nel 1859 la province furono reintrodotte, rimase legato a quella di Cagliari. Aveva una economia ` del florida e durante la seconda meta `. secolo la sua popolazione aumento Quando nel 1974 fu ricostituita la pro` a farne parte. vincia di Oristano entro & ECONOMIA L’attivita ` di base della ` l’agricoltura e in partisua economia e colare vi si pratica la cerealicoltura e la viticoltura che alimenta la grande Cantina sociale e produce vini di ` ; vi e ` diffuso anche l’algrande qualita levamento del bestiame, in particolare quello bovino e quello ovino, in misura minore quello suino. Negli ultimi decenni si sta sviluppando anche l’atti` industriale che, a parte l’attivita ` vita ` detto, si basa della cantina di cui si e su alcune imprese nel settore alimentare e in quelli della lavorazione del legno, dell’edilizia e dell’abbiglia` discretamente sviluppata anmento. E che la rete di distribuzione commerciale, cui fanno capo i piccoli centri vicini. Vi operano anche alcune strutture ricettive. Artigianato. Di antica ` la tessitradizione e di grande livello e tura dei tappeti e soprattutto quella degli arazzi, conosciuti per la loro eleganza in tutto il mondo; si pratica l’intaglio del legno, si costruiscono mobili ` sore si impagliano le sedie. Il settore e retto annualmente dalla Fiera del tappeto, istituita nel 1962, nella quale si ha occasione di esporre i vari prodotti, tra i quali spiccano i magnifici arazzi tipici ottenuti con la tecnica detta a punta de ` collegato da autoliagu. Servizi. M. e nee e agli altri centri della provincia. ` dotato di Pro Loco, stazione dei CaE rabinieri, medico, guardia medica, farmacia, scuola dell’obbligo e scuole secondarie superiori (Istituto tecnico), sportello bancario, Biblioteca comunale.

DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 4929 unita di cui stranieri 6; maschi 2473; femmine 2526; famiglie 1664. La tendenza complessiva rivelava una diminuzione della popolazione, con morti per anno 56 e nati 37; cancellati dall’anagrafe 78 e nuovi iscritti 55. Tra i principali indicatori economici: depositi bancari 49 miliardi di lire; imponibile medio IRPEF 13 405 in migliaia di lire; versamenti ICI 1604; aziende agricole 885; imprese commerciali 227; esercizi pubblici 31; esercizi al dettaglio 114; ambulanti 38. Tra gli indicatori sociali: occupati 1330; disoccupati 264; inoccupati 302; laureati 53; diplomati 475; con licenza media 1395; con licenza elementare 1661; analfabeti 241; automezzi circolanti 1371; abbonamenti TV 1140. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il suo ` ricco di testimonianze arterritorio e cheologiche a partire dal periodo pre` il vilnuragico; di grande interesse e laggio di Puisteris, risalente alla cultura di Ozieri, che sorge su una collina poco lontana dall’attuale abitato in posizione di dominio rispetto alla pianura del Campidano. Gli scavi hanno posto in evidenza i resti di circa 267 capanne e di uno spazio sacro all’aperto con mensa sacrificale; il sito ha inoltre restituito alcune statuette della Dea Madre e migliaia di suppellettili varie di ceramica e di osso di grande interesse scientifico. Imponenti sono le testimonianze del periodo nuragico, in particolare con i nuraghi Arrazzu, Arrubiu, Cuccarda, Mudegu, Nieddu, Picciu, Pranu Ollastra, San Giovanni, Santa Barbara, Serra Sa Furca, Siaxi, ` attualmente in Su Boi, Su Cunventu. E fase di scavo in grande complesso nuragico di Cuccurada, dominante da una collina sulla piana campidanese, destinato a divenire una importante at&

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Mogoro trazione turistica. Nelle vicinanze dei nuraghi Su Cunventu e Santa Barbara si trovano gli omonimi villaggi nuragici con capanne abbastanza ben conservate; altro importante villaggio nura` Santu Miali: gico si trova in localita conserva tracce della sua utilizzazione ` romana. fino all’eta & PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE Il suo tessuto urbanistico, almeno nel centro storico, ha conservato l’impianto tipico dei paesi collinari, lungo le sue strade si aprono le tipiche case in pietra non intonacata con grande corte alla quale si accede da portali a volte monumentali; al centro sorge la chiesa di San Bernardino, attuale parrocchiale, che risale al secolo ` edificata in forme romaniche; XIII ed e venne dedicata a San Bernardino nel 1580 quando il santo venne proclamato patrono del paese. Ha un impianto a tre navate con un presbiterio sopraelevato di grande effetto; la facciata, completamente rifatta alla fine del secolo XVII, ha forme baroccheggianti e un grande portone monumentale; l’edifi` completato dal campanile alto 30 cio e m. Al suo interno custodisce numerosi pregevoli dipinti, alcune statue di scuola napoletana del Seicento e due bellissimi retabli in legno riccamente dorati. Di grande interesse sono anche la chiesa del Carmine, costruita nel secolo XIV, con elementi di transizione che documentano il passaggio dalle forme romaniche a quelle gotiche. Ha un impianto a una sola navata absidata e la copertura in legno a capriate; la ` ingentilita da una elegante facciata e bifora gotica. Infine la chiesa di Sant’Antioco con un impianto romanico modificata radicalmente nei secoli successivi; l’edificio, che ha un impianto a una navata e due altari, secondo la tradizione fu la prima chiesa parrocchiale di Mogoro. A qualche chi-

lometro dal paese su un colle panora` posta la chiesa di Santa Maria di mico e Cracaxia costruita nel secolo XI in forme romaniche: era la parrocchia del villaggio poi abbandonato di Bo` e fu ricostruita norcili. Nel 1750 crollo nelle forme attuali nel 1922. ha una sola navata e la copertura a capanna. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Alcuni momenti della vita della comu` richiamano le tradizioni del pasnita ` ; a febsato con particolare intensita braio si svolge il vivacissimo Carnevale ricco di maschere, sfilate e balli. Di particolare suggestione sono anche i riti della Settimana santa con canti e ` recitativo in sardo. Di grande rilievo e la festa di San Bernardino, che si svolge il 20 maggio per onorare una tradizione secondo la quale San Bernardino nel 1400 avrebbe mandato in Sardegna alcuni suoi discepoli per fondarvi conventi; il momento culminante della fe` costituito da una processione sosta e lenne con la quale la statua del santo viene accompagnata alla chiesetta di Sant’Antioco nella quale sono custoditi molti ex voto a lui dedicati. I fedeli trascorrono nella chiesetta tre giorni di preghiere al termine dei quali la statua viene riportata in parrocchia con ` solenne una processione ancor piu alla quale prendono parte gruppi in costume, cavalieri e carri a buoi (traccas) riccamente bardati. Altra festa impor` quella di Santa Maria di Cracatante e xia che si svolge nella seconda domenica di settembre sul colle di Cracaxia sul quale nel 1921 un proprietario terriero fece costruire una chiesetta dedicata alla Madonna, la cui statua risalirebbe invece al secolo XI. I festeggiamenti iniziano con il trasporto della statua dalla parrocchia alla chiesetta e durano tre giorni durante i quali i momenti religiosi si alternano agli spettacoli folcloristici. In passato alla

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Molara festa era abbinata un’importante fiera ` purtroppo da del bestiame, che pero ` stata soppressa. Vanno qualche anno e infine ricordati i costumi, l’abbigliamento tradizionale che un tempo costi` tuiva il modo di vestire abituale ed e oggi utilizzato solo in occasione delle grandi feste e nelle sfilate. L’abbiglia` costimento tradizionale femminile e tuito da una camicia di tela bianca a doppio petto con scollatura quadrata e alcuni ricami e da una gonna di panno nero plissettata e bordata di un’ampia balza di broccato verde a fiori (sa gunnedda); sopra la camicia si indossa il busto molto ridotto di broccato viola a fiori bordato da nastri di seta rossa (is pabas) e su mucadori ’e pitturras, un fazzoletto che un tempo aveva la funzione di coprire il seno e le spalle; sopra la gonna un grembiule di raso nero a fiori (sa vaccadroxia) con due file di trine marrone tenuto in vita da una catena d’argento. Completano l’abbigliamento una cuffia di tela rossa (su turbanti) sopra la quale si porta uno scialle nero a fiori e ornato di frange di seta; arricchiscono il tutto i gioielli. L’abbigliamento tradizionale maschile ` costituito da una camicia di lino e bianco con il collo e i polsini finemente ricamati; dai calzoni di lino bianco molto larghi, lunghi fino al ginocchio e fermati da un elastico (crazonis de arroda). Sopra la camicia si indossano un gilet di panno nero a doppio petto chiuso da due file di bottoni dorati (su groppettu) e una giacca di pelle di pecora nera rivoltata (sa besti). Sopra i calzoni vengono indossati un gonnellino di panno nero (s’arroda) e le ghette dello stesso tessuto (is crazzas). L’abbigliamento era sempre completato dalla berretta di panno nero; i pastori inoltre portavano un sacco nero di orbace (su saccu nieddu) e la bisaccia (sa bertula).

Moi, Lucia Insegnante, consigliere regionale (n. Nuoro, sec. XX). Dopo es` dedicata all’insegnasersi laureata si e mento. Fin da giovane ha militato nel ` Partito Comunista Italiano. Nel 1984 e stata eletta consigliere regionale per il suo partito nel collegio di Nuoro per la ` stata IX legislatura. Al termine non e riconfermata.

Mola, Alessandro Ceramista e fotografo (Monti 1903-Cagliari 1957). Auto` di avere grandi doti nadidatta, mostro turali come ceramista; nel 1933 si sta` la produzione bilı` a Cagliari e avvio delle sue opere. Si trattava in particolare di vasetti e di statuine finemente modellate, inizialmente bianche e in seguito colorate. Impegnato nel mandare avanti quella che riteneva una produzione artigianale, non prese ` e parte alla vita artistica della citta ` convincere a solo nel 1936 si lascio esporre le sue opere. Ebbe un successo ` con la notevole e in seguito collaboro ` le Lenci e con la Essevı` e cosı` esporto sue statuine in tutto il mondo; a partire dal 1940, per realizzare le sue crea` presso la galleria Pallazioni, opero ` ando ` distrutta nei bomdino, che pero bardamenti del 1943; cosı` nel dopoguerra si trasferı` a Firenze, dove riprese a lavorare con impegno. Nel ` a Cagliari, dove gli fu possi1946 torno bile riaprire il forno e riprendere la `. sua attivita

Molara Isola prospiciente le coste della Gallura, a sud dell’isola di Tavolara e a est di punta don Diego: con le isole di ` inclusa in Tavolara e di Molarotto e una riserva naturale. Collinosa, di forma quasi circolare, ha numerose bellezze naturali di grande richiamo come il Roccione del dinosauro e il monte Castello con le sue pareti a picco sul mare, alte 146 m. L’isola inoltre possiede alcuni porti naturali di grande interesse: in uno di questi, Cala Pe-

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Molaria cora, sorge la Chiesa detta di San Ponziano, di origini medioevali. Ha un impianto a una navata ed era annessa a un monastero, del quale sono ancora visibili i ruderi. La sua forma presso´ rotondeggiante e il contorno uniche forme hanno permesso di collegare il suo nome, attestato a partire dal Medioevo, alle molae, le antiche macine. Tuttavia, proprio per lo stesso motivo ` da escludere che anticamente l’inon e sola fosse nota come Molaria, dal momento che l’aggettivo latino molaria in` che e ` pertinente alla dica tutto cio mola. D’altronde in Sardegna il topo` attestato con certezza nimo Molaria e ` (l’odierna Mulargia), per una localita sede di cave per l’estrazione di materiale di origine vulcanica (ignimbrite) destinato alla produzione di mole.

Molara – Il profilo dell’isola di Tavolara domina il paesaggio del golfo di Olbia.

La denominazione originaria dell’isola di M. potrebbe essere stata quella ´ i, conosciuta dal secolo XVII, e di Salza il cui suffisso -ai sembrerebbe riconducibile a un substrato paleosardo. Mancano a tutt’oggi evidenze archeologiche capaci di dimostrare l’esistenza di un insediamento antico sull’isola. Di ` nord-occidentale contro, l’estremita

di M. (Cala Chiesa) risulta frequentata ` entro il secolo XII, epoca in cui fu gia edificata la chiesetta romanica intitolata a San Ponziano. Tale realizzazione ` all’identisi deve con tutta probabilita ficazione di M. con l’insula Bucina, sede della deportazione del papa Ponziano. [ANTONELLO SANNA]

Molaria Nome di una localita` registrata nell’Itinerario Antoniniano. Sita tra Hafa e Ad Medias lungo la via che con` stata giungeva Olbia con Cagliari, M. e individuata con certezza per la conti` toponomastica con l’odierna Munuita largia, sede di cave per l’estrazione dell’ignimbrite, roccia eruttiva effusiva utilizzata per la produzione di ` dalla meta ` del secolo IV a.C. A mole gia breve distanza da Molaria cadevano i confini del popolo degli Ilienses del Marghine-Goceano, che sono testimoniati da un’iscrizione terminale incisa sull’architrave del nuraghe Aidu Entos, al centesimo miglio da Carales. Da segnalare in proposito anche un documento epigrafico proveniente dall’altipiano di Campeda (Macomer) con inscritto Molar, inteso in passato come un poleonimo secondo una tesi che fin dal principio non ha trovato i favori di Theodor Mommsen. Una seconda M., non contemplata da fonti antiche, doveva esistere nella media valle del Saeprus fluvius (il Flumendosa), tra i comuni attuali di Orroli e di Siurgus Do` rimasto oggi a innigala. Il toponimo e dicare in quell’area un lago, l’invaso artificiale di Mulargia. Creato dallo sbarramento del Flumendosa, l’invaso ` costituito in seguito allo sfruttasi e mento del terreno, scavato per l’estrazione del basalto destinato alla produzione di macine. [ANTONELLO SANNA]

Molas, Is Piccolo insediamento turistico pochi chilometri a nord-ovest di Pula, sviluppatosi da circa trent’anni attorno a un importante impianto di

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Molina Fajardo ` fungolf considerato tra i migliori e piu zionali del Mediterraneo occidentale, le cui strutture – grazie alla mitezza del clima – possono essere usate praticamente durante tutto l’anno.

` , Carlo Funzionario, deputato al Mole Parlamento (n. Roma 1930). Conseguita ` trasfela laurea in Giurisprudenza si e rito in Sardegna come funzionario dell’Ente di riforma agraria. Cattolico impegnato, schierato nella Democrazia Cristiana, dopo aver ricoperto impor` tanti incarichi di partito nel 1968 e stato eletto deputato per la V legisla` stato in seguito tura repubblicana. E riconfermato per la VI fino al 1976. Lasciato l’impegno parlamentare, per al` stato presidente del CIT cuni anni e (Centro Italiano Turismo).

Molentargius – Veduta dello stagno.

Molentargius Stagno situato nella parte orientale del territorio di Cagliari; in parte ricade anche nel territorio del comune di Quartu. Ha una superficie di 670 ha e si distingue nelle due zone di Bellarosa Maggiore (con acque salmastre) e Bellarosa Minore (con ` una delle piu ` imporacque dolci). E tanti zone umide d’Europa, protetta dalla convenzione di Ramsar. Nel suo ` di 350 comprensorio sono presenti piu ` di 100 specie di specie di piante e piu uccelli, alcune delle quali rarissime e in via di estinzione. Abitualmente vi stanziano la folaga, il germano, il falco

` impordi palude, ma la presenza piu ` costituita dai fenicotteri rosa, tante e che dal 1993 vi nidificano. Attualmente ` stato dichiail territorio, che dal 1989 e ` interessato rato riserva naturale, e dalla realizzazione di un grande parco che comprende anche la vicina area del Poetto e quella delle saline fino al monte Urpino.

Molibodes Nesos (o Plumbaria Insula) Antica denominazione dell’isola di Sant’Antioco nella forma documentata nel secolo II d.C. dalla Geographia di Tolomeo. Nonostante l’appellativo latino di Plumbaria insula, si registra l’assenza in loco di filoni metalliferi; ` stata supposta l’esiper tale ragione e stenza dell’unico porto d’imbarco e smistamento della materia prima (galena argentifera, piombo, ferro) estratta dai bacini minerari della regione circostante. Sulla base di analisi ` stata avanzata l’ipotesi linguistiche e che il nome possa rimontare, nella sua ` geoformulazione originaria, all’eta metrica e dunque principalmente ad ambito euboico. Pertanto, un’originaria forma Moliboussa sarebbe stata so` recente Molibo ´stituita dal termine piu des, secondo un parallelo processo linguistico registrabile nella denominazione antica delle isole Phoinikoussa ` tardi attestate come ed Erikoussa piu Phoinikodes ed Erikodes. In possibile relazione con queste testimonianze letterarie la ricerca archeologica ha messo in luce la presenza di ceramiche importate di ambiente euboico-pithecusano sia nel tessuto urbano che nel santuario-tofet dell’antica Sulky, mentre l’attestazione di cospicue tracce di scorie ferrose, rinvenute nelle stratigrafie arcaiche dell’abitato, documen` metallurterebbe un’intensa attivita ` circa gica in atto a partire dalla meta del secolo VIII a.C. [MICHELE GUIRGUIS]

Molina Fajardo, F. Archeologo spa107

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Molluschi gnolo (n. sec. XX). Archeologo, ha collaborato con Enrico Acquaro tra il 1982 e il 1984 in due delle campagne annuali di scavo a Tharros. Tra i suoi scritti: El corte stratigrafico E14, in Tharros VIII, X, 1, ‘‘Rivista di Studi fenici’’, 1982, e La necropoli sud de Tharros, in Tharros X, XII, 1, ‘‘Rivista di Studi fenici’’, 1984.

Molluschi = Zoologia della Sardegna ‘‘Momento, Il’’1 Settimanale politicoamministrativo, diretto da Alessio Carboni, uscito a Cagliari nel 1899.

‘‘Momento, Il’’2 Settimanale progressista, diretto da Gino Pesci, uscı` a Cagliari tra il 1910 e il 1912.

Momigliano, Arnaldo Storico (Caraglio 1908-Londra 1987). Dopo la laurea ha intrapreso la carriera universitaria. ` stato nominato professore di Nel 1936 e ` di Storia romana presso l’Universita ` passato alla NorTorino e nel 1964 e male di Pisa. Ha anche insegnato storia ` stato nomiantica a Londra e dal 1961 e nato accademico dei Lincei. Trasferi` stabilmente in Inghiltosi sempre piu ` morto a Londra nel 1987. Ha terra, e scritto sulla Sardegna La lotta per la Sardegna tra Punici, Greci e Romani, ‘‘Studia et Documenta Historiae Iuris’’, 1936.

Mommsen, Theodor Storico (Garding, Germania, 1817-Charlottenburg, Germania, 1903). Dopo la laurea in Giurisprudenza a Kiel, nel 1844 venne in Italia, dove risiedette fino al 1847, allievo di B. Borghesi. Tornato in Germania, fu coinvolto nei moti liberali del 1848, per cui nel 1850 perse la cattedra di Diritto civile a Lipsia; dal 1852 fu nominato professore di Diritto romano presso ` di Zurigo. Per le sue non l’Universita ` fu incaricato dall’Accacomuni qualita demia di Berlino di avviare la redazione del Corpus di tutte le iscrizioni latine antiche, opera di straordinaria ` alla quale attese con pazienza vastita

per tutta la vita, tessendo col suo prestigio una fitta rete di rapporti fra tutti ` rogli studiosi europei della civilta mana. Dal 1861 fu chiamato a inse` gnare Storia antica presso l’Universita ` a pubblicare di Berlino, dove continuo le sue grandi opere (la Storia di Roma ` del 1854-1856) in cui diede antica e un’originale e innovativa impostazione allo studio della storia romana e attese alla redazione del Corpus, il cui primo volume, in collaborazione con lo Henzen, uscı` nel 1863. Nel 1870 fece parte della commissione dell’Accademia ` delle Scienze di Berlino che dimostro ` delle Carte d’Arborea; nel la falsita 1877 giunse in Sardegna, dove aveva amici e corrispondenti, per studiare le iscrizioni sarde (la storia di questi suoi ` stata acutamente ricostruita viaggi e da Attilio Mastino). Dal 1881 al 1884 fu deputato al Reichstag, dove si oppose con decisione a Bismarck nel momento ` caldo della cosiddetta Kulturpiu kampf. Al culmine della sua fama, nel 1902 gli fu attribuito il premio Nobel per la letteratura. Tra i suoi scritti: Relazione sui manoscritti d’Arborea, ‘‘Archivio storico italiano’’, XII, 1860; Commento alla lapide bronzea di Esterzili, ¨ ber die ‘‘Hermes’’, 1867; Bericht u Handschriften von Arborea, 1870; Allegato D alla relazione sui manoscritti d’Arborea, ‘‘Archivio storico italiano’’, XII, s. III, p. I, 1870; Le province romane da Cesare a Diocleziano, voll. 2, 1887; Organizzazione dei beni ecclesiastici in Sardegna al tempo di Gregorio Magno, ¨ r Sozial u. Wirthschaft‘‘Zeitschrift fu geschicht’’, I, 1888; Decret der Proconsuls von Sardinien L. Helvius Agrippa, ‘‘Gesammelte Schriften’’, V, 1908.

Monachesimo in Sardegna Il m. e` fenomeno tipicamente religioso: in ` conosciuto da tutte quanto tale esso e ` le religioni del mondo, dalle sette piu antiche come quella degli Esseni all’i-

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Monachesimo in Sardegna slamismo, dal buddismo all’induismo. Il m. nasce dalla decisione di uomini (ma anche donne) di ritirarsi in solitudine per vivere la fede, la meditazione sui suoi valori e l’applicazione dei suoi princı`pi da praticare individualmente (e in questo caso si parla di eremiti o anacoreti) o comunitariamente (e in questo caso si parla di cenobiti). Il mo` in realta ` il contubernio, dello del m. e ` la vita in comune, sul modello cioe ` degli Apostoli che si della societa ` e vive con lui, e forma intorno a Gesu dopo la sua morte la stessa Chiesa primitiva, fondata sull’amore e la socia`. lita FULGENZIO DA RUSPE Il m. in Sardegna inizia con la venuta di Fulgenzio da Ruspe, vescovo africano due volte esiliato in Sardegna dai re vandali insieme a numerosi confratelli. Il suo periodo sardo abbraccia circa quindici anni (508/509-523), interrotti da un intervallo di circa un anno. Durante i due ` due insediasoggiorni Fulgenzio fondo menti monastici, molto diversi tra loro: il primo viene indicato come una domus («prior domus», per distinguerlo dal secondo; si trovava all’interno ` di Carales ed era abitato da della citta una «fraterna congregatio», costituita per spontanea e libera cooptazione tra amici, alcuni vescovi, altri ecclesiastici e monaci, tutti esiliati in Sarde` un vero e proprio mogna); il secondo e nastero, perfettamente strutturato (Fulgenzio l’aveva fatto costruire in un luogo appartato, «procul a strepitu civitatis», presso la basilica del martire Saturno). Il ruolo di Fulgenzio, in questo ` descritto come quello di un caso, e abate: il suo modo di governare la co` , ha scritto Manlio Simonetti, munita «viene a costituire una vera e propria regola monastica». IL MONACHESIMO TRA LA FINE DEL VI E GLI INIZI DELVII SECOLO Sotto il papato

di Gregorio Magno (590-604) il fenomeno monastico appare ormai come ` sociale solidamente imuna realta piantata e diversificata; la straordina` con cui si procede alla fonria facilita dazione di nuovi monasteri e le numerose disposizioni testamentarie a loro favore presuppongono un movimento monastico pacificamente recepito, con una lunga storia alle spalle, soprattutto a Carales. Qui nel luglio 599 esisteva un monastero femminile dei Santi Gavino e Lussorio, di cui conosciamo il nome della badessa in carica, Gavinia. In una lettera del settembre 593 Gregorio invitava il vescovo Gianuario a correggere un abuso invalso nei «monasteri delle ancelle di Dio ubicati in Sardegna», alcune delle quali uscivano dai loro monasteri per fare il giro dei propri possedimenti, an` supporre che che molto distanti. Si puo la diffusione del monachesimo femminile fosse un fenomeno di vecchia data, ` vero che anche i predecessori di se e Gianuario avevano dovuto occuparsene. Un importante ruolo nella fondazione di monasteri sia maschili che femminili era svolto dall’iniziativa privata. Si conoscono diversi nomi di fondatrici non solo defunte, come Vitula a cui si doveva la fondazione del monastero femminile di San Vito, ma anche viventi, come Teodosia e Pompeiana. Di alcuni di questi monasteri viene indicato appena il titolo, solitamente de` dicato a qualche santo, come quello gia citato intitolato ai Santi Gavino e Lussorio; da ricordare anche quelli dedicati a Sant’Erma, a San Giuliano, a San Vito. Questa rapida diffusione delle istituzioni monastiche si era realizzata attraverso una crescita tumultuosa e disordinata, che sembrava essere quasi sfuggita al controllo della gerarchia ecclesiastica locale. Si ha la netta impressione che il m. sardo, nono-

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Monachesimo in Sardegna stante il grande entusiasmo da cui era circondato, risentisse ancora di notevole inesperienza, per non dire di improvvisazione, nel suo tentativo di adattarsi alle condizioni dell’isola. CAMALDOLESI E VALLOMBROSANI Sotto il pontificato di Alessandro II si ` un altro fatto di grande imporverifico tanza per la Chiesa sarda: l’arrivo dei Cassinesi, i primi monaci latini di cui sia attestato l’insediamento nell’isola dopo l’esperienza di Fulgenzio e quella riferita da Gregorio Magno. Secondo il racconto della Chronica monasterii Casinensis, fin dal 1063 il giudice Barisone di Torres aveva inviato un’ambasceria a Montecassino con ricchi doni per ottenere la fondazione di un monastero nel suo rennu (regno o locu) di Ore («de renno quo dicitur Ore» – da cui il ` tardivo coronimo Logudoro, locu piu de Ore – avrebbe fatto scrivere Barisone nella sua donazione del 1065); l’abate Desiderio aveva acconsentito e mandato in Sardegna un gruppo di dodici monaci forniti di «diversarum scripturarum codices», di reliquie e di altri articoli «diversarum rerum» per erigervi il monastero richiesto. Della ` con cui le varie forme del m. rapidita occidentale si diffusero in Sardegna a ` del secolo partire dalla seconda meta XI sono stati formulati almeno due tentativi di spiegazione. Il primo, proposto da Bacchisio Raimondo Motzo e seguito in parte da Alberto Boscolo, circoscrive la propria analisi al successo dei Vittorini nel giudicato di Cagliari, visto come il risultato di una precisa politica pontificia – soprattutto di Gregorio VII e dei suoi immediati successori – tesa alla «deminutio capitis della sede cagliaritana» e del suo presule che, «ostile alle mire accentratrici romane», non avrebbe perduto occasione «per riaffermare l’autonomia della [propria] archidiocesi»; l’altro

` recente, paragona l’intentativo, piu tero fenomeno monastico sardo a un’«invasione» svoltasi in due fasi: la prima proveniente da Montecassino e da San Vittore di Marsiglia, la seconda – con Camaldolesi e Vallombrosani – «di esclusiva provenienza toscana»: la chiamata di questi monaci da parte dei giudici sarebbe stata la «risposta alle pretese che, in modo anche esplicitamente intimidatorio», Gregorio VII aveva avanzato nei loro confronti per costringerli ad accettare la soggezione feudale alla Santa Sede e «incorporare l’isola nel patrimonio di S. Pietro». Effettivamente, le attestazioni dei primi insediamenti camaldolesi risalgono soltanto agli inizi del secondo decennio del secolo XII. Il 13 e 16 dicembre 1112 l’arcivescovo di Torres Attone emanava due privilegi: il primo confermava al priore di Camaldoli la donazione della chiesa di San Pietro di Scano (diocesi di Bosa), fatta dal giudice turritano Costantino e dalla moglie Marcusa; il secondo, invece, era ` destinato alla chiesa della SS. Trinita sita a Saccargia («Sacaria») in diocesi di Ploaghe e ai suoi rectores, la cui designazione sarebbe toccata in perpetuo al priore di Camaldoli. Entrambe le chiese venivano nominate – la seconda anche come titolare di monastero – nel privilegio di Pasquale II (4 novembre 1113) che unificava in una sola congregazione facente capo a Camaldoli tutti i monasteri di tradizione romualdina. Pochi giorni prima alcuni membri di famiglie aristocratiche (de Athen, de Carbia e de Thori) avevano donato loro anche la chiesa di San Nicola di Trullas presso Semestene. Nel 1125 il privilegium protectionis accordato al priore di Camaldoli da Onorio II enumerava nove chiese, tutte nel giudicato di Torres; fra le numerose fondazioni camaldolesi nel giudicato

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Monachesimo in Sardegna ` non menzionare di Arborea non si puo il priorato di Santa Maria di Bonarcado, che venne «affiliato» al monastero di San Zeno di Pisa. I Vallombrosani si diffusero soprattutto nel giudicato di Torres: oltre al cenobio di San Michele di Plaiano, che nel 1127 fu il primo insediamento vallombrosano in ` imporSardegna e ne rimase il piu tante, ricordiamo quello di San Michele di Salvennero presso Ploaghe, due monasteri (Arcuentu e Tamis) e varie chiese nel giudicato di Arborea. CASSINESI E CISTERCENSI Nel frattempo, fin dal secondo decennio del secolo XII, le fondazioni cassinesi avevano conosciuto una nuova fase di crescita, assai sostenuta, nel giudicato di Torres. Ora si conosce meglio la loro consistenza economica che era talvolta piuttosto importante: la dotazione del futuro monastero di San Nicola de Soliu, non molto distante dall’attuale Castelsardo, comprendeva ad esempio, oltre a una congrua estensione di terre coltivabili e di boschi, una cinquantina tra servi e ancelle, 50 cavalle, 20 cavalli domiti, 100 vacche, 300 maiali, 1200 pecore, 50 capre, 15 paia di buoi da lavoro, una dozzina di libri liturgici (specificati soltanto come messali, notturnali, salteri, antifonari, omiliari), oggetti in argento per il culto. Queste donazioni si tradussero talvolta nella fondazione di nuovi monasteri che allargarono notevolmente il prestigio e la potenza dei Cassinesi: ricordiamo i monasteri di Santa Maria di Tergu, ` importante della che divenne il piu congregazione nell’isola, di San Pietro in Simbranos, di San Giorgio di Bonarcadu e di San Pietro di Nurchi con le chiese annesse. Il variegato panorama monastico del giudicato di Torres si arricchı`, nel 1149, con la fondazione dell’abbazia cistercense di Cabuabbas presso Sindia da parte del giudice

Gunnari (Gonario, 1129/30-1154). Scomparso il padre Costantino I (1127) e ricercato a morte dai nemici della sua famiglia, egli si era rifugiato a Pisa, dove aveva anche preso moglie e ottenuto gli aiuti necessari per ricuperare il regno qualche anno dopo. Il suo ritorno fu segnato dall’eliminazione ` che violenta di alcuni suoi nemici, cio forse lo spinse in seguito a intraprendere un viaggio di penitenza a Gerusalemme «a visitare su santu Sepulcru». Durante il viaggio di ritorno, stando al Libellus iudicum Turritanorum, incon` , nel 1148, San Bernardo di Clairtro vaux, cui chiese di avere nel suo regno ` l’anno un monastero cistercense: gia seguente il santo avrebbe inviato in Sardegna nientemeno che «quentu quimbanta monagos et quimbanta conversos». Se queste cifre sembrano poco ` certo invece il legame che credibili, e si stabilı` tra il santo monaco e Gunnari: ` il fatto che, non molto dopo certo e avere appresa la morte di Bernardo ` al suo regno e (1153), Gunnari rinunzio si fece monaco cistercense proprio a Clairvaux. L’ordine cistercense ebbe in Sardegna vari altri cenobi, la maggior parte dei quali nel giudicato di Torres. Fra questi va ricordata la fondazione nel 1204, da parte del giudice Comita (1198-1218), dell’abbazia di Santa Maria di Paulis (o de Padulis), che ricevette una ricchissima dotazione di terre, almeno 300 servi, numeroso bestiame (10 000 pecore, 1000 capre, 2000 porci, 500 vacche, 100 buoi, 200 cavalle e 100 cavalli), 2000 bisanti per vestiti, calzature, libri e paramenti liturgici; inoltre, tutte le spese di viaggio e di sostentamento per i monaci. NUOVE FONDAZIONI DEI VITTORINI Alla ` delle congregazioni momolteplicita nastiche insediate nel giudicato di Torres fa singolare contrasto il ‘‘monopolio’’ dei Vittorini in quello di Cagliari.

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Monachesimo in Sardegna Accolti da Orzocco Torchitorio I poco prima della sua morte (1081), ricevettero le prime grandi donazioni soltanto nel 1089: il complesso della chiesa di ` importante; San Saturno divenne il piu ad esso facevano capo numerose chiese (ben 46) che furono donate alla congregazione da giudici e da vescovi ed erano ubicate a Cagliari o nel sud dell’isola. I monaci marsigliesi si erano stabiliti anche nel nord: fra i pos` importanti sedimenti galluresi i piu erano forse quelli legati alla chiesa di S. Stefano di Posada. Sembra invece che il giudicato d’Arborea sia stato l’ultimo a conoscere il fenomeno mona` solo agli inizi stico, che vi si manifesto del secondo decennio del secolo XII. In una data non meglio precisata il giudice Costantino de Laccon vi fondava il monastero di Santa Maria presso il villaggio di Bonarcado, a nord di Oristano. La consacrazione della chiesa di Bonarcado fu ufficiata nel 1146 da Villano, arcivescovo di Pisa e legato papale per la Sardegna («fuit benidu pro cardinale de Roma cum omnia clericatu suo»), con l’assistenza di alcuni vescovi e di tutti i giudici: il solo caso conosciuto in cui i quattro signori sardi si ritrovarono insieme. INFLUSSI DELLE FONDAZIONI NELLA ` SARDE Non CHIESA E NELLA SOCIETA ` facile dire quale sia stato l’influsso e esercitato in Sardegna da queste numerose fondazioni monastiche. Senza dubbio esse misero capo a importanti realizzazioni architettoniche; se ne conservano ancora molte fra quelle dedicate al culto, mentre sono andate purtroppo quasi del tutto perdute quelle destinate all’edilizia abitativa e – se ve ne furono – quelle connesse con lo sfruttamento delle risorse agricole. Queste strutture contribuirono, comunque, a introdurre in Sardegna correnti e fermenti artistici, culturali e re-

ligiosi che si erano ormai imposti fin ` remote della Cristianelle regioni piu ` latina. Non sappiamo se siano stati nita altrettanto brillanti gli esiti nel campo della cultura, in particolare di quella scritta. Il poco che si conosce o che ne ` rimasto (ancora troppo scarso e frame mentario) suggerisce l’immagine di una vita culturale e letteraria piuttosto piatta. L’apporto monastico all’organizzazione dell’istruzione e alla diffusione della cultura scritta nell’isola non dovette essere molto rilevante; va detto comunque che non solo nel concilio nazionale di Santa Giusta (1226), ma neanche nella documentazione di tutti questi secoli si trovano cenni di ` scolastica eserciuna qualsiasi attivita tata nei monasteri sardi, che pure non dovevano esserne privi. Quanto agli influssi esercitati sulla ‘‘modernizzazione’’ dell’agricoltura, quello che sappiamo delle loro realizzazioni in Sardegna – affidato purtroppo quasi unicamente ai pochi condaghes superstiti – induce a dubitare che essi vi abbiano ` imeffettivamente introdotto novita portanti. CONFLITTI TRA VESCOVI, CLERO DELLE DIOCESI E MONACI Sia per l’importanza delle donazioni ricevute sia per´ i monaci seguivano con attenzione che il lavoro dei campi ed erano molto oculati nell’amministrazione dei propri patrimoni, tutti i condaghes sono costellati di annotazioni evidenziate come «kertu (lite), kertos» (liti): il priore, l’abate, la badessa o il loro procuratore (quello di San Pietro di Silki, ` uno dei ranelle vicinanze di Sassari, e rissimi monasteri femminili della Sardegna giudicale, ma l’unico di cui ci sia pervenuto il condaghe) aprivano la notizia del negozio utilizzando quel termine giuridico che indicava la contesa giudiziaria («kertai», certavi, ‘‘sostenni ` importanti una lite’’). Una delle liti piu

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Monachesimo in Sardegna fu quella che coinvolse da una parte i Vittorini e dall’altra gli arcivescovi di Cagliari, durata oltre sessant’anni, da prima del 1118 a dopo il 1183. Ma proprio a partire dagli ultimi decenni del secolo XII il progressivo affermarsi della presenza pisana nel giudicato di ` l’avvio di un parallelo Cagliari segno declino del prestigio e della ricchezza dei Vittorini; la politica di infeudazione degli Aragonesi avrebbe completato l’opera: un declino di cui soffrirono anche i monasteri di tutte le altre ` i congregazioni. Quanto a litigiosita Cassinesi non furono secondi ai Vittorini. Frequenti furono anche i casi di conflitto tra clero diocesano e monaci – o, come di diceva allora, tra clero «se´ viveva nel colare» (cosiddetto perche mondo, il saeculum, ed era inquadrato in qualche modo nell’organizzazione ´ diocesana) e clero «regolare» (perche apparteneva a una delle tante congregazioni rette da una peculiare regula). Le occasioni di frizione dovettero essere molto numerose: a distanza di ` di un secolo dall’arrivo dei poco piu primi monaci dalla penisola il clima di simpatia con cui i vescovi li avevano accolti sembrava ormai molto deteriorato. UN’ECCEZIONE, IL GIUDICATO DI ARBOREA In questa atmosfera di perdu` non puo ` pasrante ed estesa litigiosita sare inosservata la vistosa eccezione rappresentata dal giudicato di Arbo` vero che qui la penetrazione morea. E ` nastica non raggiunse mai l’intensita riscontrata nei giudicati di Torres e di Cagliari; ma sappiamo che il giudice arborense, probabilmente consigliato dal suo arcivescovo, aveva preso fin dall’inizio le proprie precauzioni per evitare l’insorgere di queste contese, ponendo la clausola che gli dava il con` trollo sulla nomina del priore del piu importante monastero del giudicato,

` quello di Santa Maria di Bonarcado. E presumibile che anche in seguito questo controllo sia stato esercitato d’accordo con l’arcivescovo; l’abbondante documentazione sulla vita di questo monastero, pur cosı` ricca di kertos ` di liti giudiziarie), non presenta (cioe episodi di conflitto con l’arcivescovo e, meno ancora, col giudice. A parte la cura meticolosa – peraltro ben attestata dal condaghe di quel cenobio – posta dai monaci nell’amministrazione del proprio patrimonio, si ha l’impres` fosse di proposione che la loro attivita sito circoscritta entro l’ambito strettamente religioso, con una particolare dedicazione alla preghiera a favore dei giudici sia viventi che defunti. Viene persino da pensare che – forse per evitare frizioni con il clero secolare – la stessa cura animarum sia stata loro interdetta per lungo tempo o consentita solo in forma ridotta. ‘‘CONVERSOS’’ E ‘‘KUNBESSI`AS’’. Quale fu l’influsso religioso esercitato ` gia ` visto dal m. sulla Chiesa sarda? Si e che i monasteri possedevano spesso chiese in cui si esercitava la cura d’a` certo che i clerici che le nime; non e ufficiavano appartenessero sempre alla congregazione monastica proprietaria della chiesa; nel caso che fossero ‘‘secolari’’, essi vivevano di fatto a ` un stretto contatto con i monaci. E fatto, comunque, che durante tutto il secolo XII la documentazione non conosce ulteriori attestazioni di quello stato di ignoranza e di abbandono che ` rilevato per una buona abbiamo gia parte del clero negli ultimi decenni del secolo precedente; testimonianze che, invece, pur se in modo non cosı` clamoroso, riemergeranno ancora nel secolo XIII. Anche molti laici dovettero subire un influsso significativo da parte dei monaci, soprattutto attraverso l’esperienza della conversio (o

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Monachesimo in Sardegna conversatio). Il termine conversus indicava allora due categorie di persone che ruotavano attorno al mondo monastico: la prima indicava coloro che «en` uomini matravano in monastero gia turi», diventando poi monaci a tutti gli effetti; la seconda si riferiva «al crescente numero dei fratelli laici» che, pur essendo tenuti agli obblighi monastici, non emettevano voti e non erano quindi considerati come veri e propri monaci. Salvo qualche rarissimo cenno, la documentazione sarda non parla di questi conversi in senso stretto, ma si riferisce a laici pii – ma anche gli ecclesiastici potevano essere ammessi a questa esperienza – che vivevano verosimilmente nelle vicinanze immediate del monastero conducendovi una vita quasi monastica. Essi vengono indicati con i termini di conbersu, la ` descritta come comloro esperienza e bersare, conversatione o conversione; a volte, anche in assenza di un termine che indicasse esplicitamente la conversio-conversatio, se ne registrava la sostanza, come nel caso di una certa Vera che nel 1122, dopo la morte dei genitori, i noti Furatu de Gitil e sua moglie Susanna de Thori, aveva donato tutti i suoi beni a «Sancto Benedicto de Monte Casino» e aggiungeva: «Ego, quantu appo esser viva, abeam victum et vestitum ego et servitoribus meis de preposito Sancti Nicolay de Solio». Peraltro nel termine ancora in uso di cumbissı`a/s (le modeste casette che fanno tuttora corona alle chiese cam` frequentate) la persipestri sarde piu stenza almeno semantica di un’eventuale conversı`a, abitazione un tempo presumibilmente destinata ad alloggiare i conversos nelle adiacenze dei grandi monasteri, si potrebbe vedere, per la Sardegna, uno stretto legame, forse non soltanto linguistico, tra il fenomeno monastico e la diffusione

delle chiese campestri, un filone tut` popotora molto robusto di religiosita lare che avrebbe quindi radici molto antiche. [RAIMONDO TURTAS] I PRINCIPALI INSEDIAMENTI MONASTICI I principali insediamenti monastici nell’isola, attraverso i secoli sono stati: Santa Maria di Bonarcado (Camaldolesi); San Michele di Plaiano (Vallombrosani), monastero e abbazia da cui nel 1176 dipende la chiesa di Santa Maria di Palma; San Pietro di Nurki (Cassinesi), convento costruito nel 1066 da Gonario di Lacon, da cui dipendevano, dal 1130, la chiesa di San Giorgio di Barache e Santa Maria di Gennor nelle campagne di Sennori; San Pietro di Silki (femminile, Cassinesi); Santa Maria di Tergu (Cassinesi); San Pietro di Simbranos (Cassinesi); Sant’Elia di Setin (Cassinesi); Santa Maria di Soliu (Cassinesi); San Nicola di Soliu (Cassinesi); San Nicola di Nugulbi (Cassinesi); San Giorgio di Nulvi (Cassinesi), chiesa donata nel 1066; San Pietro di ` di SacNugulbi (Cassinesi); SS. Trinita cargia (Camaldolesi), abbazia rimasta in possesso dell’ordine fino al 1355; San Michele di Salvennero (Vallombrosani), da cui dipendevano la chiesa di Santa Maria di Cea in agro di Banari; Santa Maria de Bubalis (Cassinesi), chiesa nelle campagne di Siligo donata nel 1065 da Torchitorio Barisone I, giudice di Torres; Santa Maria de Paulis (Cistercensi), abbazia eretta dal giudice Comita di Torres nelle campagne di Uri dalla quale dipendeva il convento di Santa Maria di Coros presso Ittiri; Sant’Elia di Montesanto (Cassinesi); San Nicola di Gutule (Vittoriani), priorato nel giudicato di Torres; San Nicola di Trullas (Camaldolesi); Santa Maria di Corte (Cistercensi), abbazia fondata nel 1149 nelle campagne di Sindia; San Pietro di Ollin (Camaldolesi), nelle vicinanze di Orotelli, do-

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Monastir nata nel 1189, rimase in possesso dell’ordine fino al secolo XIV; San Pietro di Scano (Camaldolesi); San Giorgio di Bonarcado (Cassinesi); Santa Maria e Santa Giusta di Orria Piccinna (Camaldolesi), chiese in agro di Chiaramonti donate da Maria de Thori nel 1205 e rimaste in possesso dell’ordine fino al secolo XIV; Santa Maria di Bonarcado (Camaldolesi), donata da Costantino I nel 1110: da questa abbazia dipendevano le chiese di Sant’Agostino di Austis; San Pietro di Bidonı` dal 1146; Santa Maria di Boele, San Giorgio di Calcaria, San Pietro di Milis, San Giorgio di Milis Picinnu, Santa Vittoria di Montesanto, Santi Quirico e Giuditta nelle campagne di Norbello, Santa Maria de Norgillo nelle campagne di Norbello, Santa Corona di Riola donata nel 1146. Rimase in possesso dell’ordine fino al secolo XIV; San Nicola di Gurgo (Cassinesi), chiesa nel Campidano di Simaxis donata nel 1182 da Costantino I d’Arborea; San Michele di Tamis (Vallombrosani); San Saturno di Cagliari (Vittorini), nel 1089 ebbero in dono dal giudice Costantino I di Cagliari la chiesa di Santa Barbara di Acquafrida, San Pietro dei Pescatori a Cagliari, Santa Maria del Porto a Cagliari, San Giorgio, chiesa nelle campagne di Decimoputzu donata da Orzocco Torchitorio I, Sant’Elia de Monte, donata da Costantino I, Sant’Efisio di Nora, San Lucifero di Pau, donata da Torchitorio I, Santa Maria di Paradiso, idem, Santa Maria ad Vineas nei dintorni di Pirri, Sant’Efisio di Quartucciu, donata nel 1119; Santa Maria di Cepola a Quartu, da Costantino I; San Pietro di Ponte a Quartu dal 1089; Santa Maria di Mesumundu (Camaldolesi), chiesa ad Anela; Sant’Eliseo (Camaldolesi), chiesa non lontana da Mesumundu; San Giorgio di Aneletto (Camaldolesi); San Lorenzo di Banari (Camaldolesi), donata

prima del 1125; San Pietro delle Immagini (Cassinesi), Bulzi; Santa Maria de Claro (Cistercensi), chiesa vicino a Cagliari; Santa Maria ’e Contra (Camaldo` di Cargeghe: lesi), chiesa in prossimita donata nel 1125 rimase in possesso dell’ordine fino al secolo XIV; San Paolo di Cotroniano (Camaldolesi), chiesa donata nel 1125 da Costantino I di Torres; San Michele di Ferrucesos (Cassinesi), chiesa donata dagli Athen nel 1066; San Lussorio di Fordongianus (Vittorini), chiesa donata nel secolo XII; Santa Maria di Garavata (Cistercensi), chiesa nella diocesi di Bosa; Santa Maria de Iscalas (Cassinesi), chiesa nelle campagne di Osilo; Santa Maria di Olevano (Cassinesi), chiesa donata da Costantino I di Cagliari; San Pantaleo di Oliviano (Cassinesi), chiesa donata nel 1066 da Torchitorio I; San Marco di Olastra (Camaldolesi), nei pressi di Ollastra Simaxis; Santa Maria di Palmas (Cassinesi), chiesa nelle campagne di San Giovanni Suergiu, donata da Torchitorio I di Cagliari; Santa Maria di Sauccu (Cassinesi), chiesa tra Bortigali e Bolotana, dal 1066; Sant’Antonio di Salvenor (Vallombrosani), nelle campagne di Ploaghe a partire dal 1127.

Monagheddu, Rita Studiosa di storia (n. Cagliari, sec. XX). Insegnante, componente del Club modellistico, nel 1987 ha preso parte all’allestimento della mostra La cultura delle coste svoltasi a Cagliari. Tra i suoi scritti compresi nel volume dedicato alla mostra, edito a Cagliari nel 1988, La reale amministrazione delle torri in Sardegna, in La cultura delle coste in Sardegna; Torre di Cala Bernat; Fortezza Vecchia; Torre di Serpentaria; Torre della Zavorra; Il forte del Porto; Sa guardia de su pisu.

Monastir Comune della provincia di Cagliari, incluso nel Comprensorio n. 24, con 4496 abitanti (al 2004), posto a

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Monastir 83 m sul livello del mare 20 km a nord di Cagliari. Regione storica: Decimo. Archidiocesi di Cagliari. & TERRITORIO Il territorio e ` di forma grosso modo trapezoidale; si estende per 31,76 km2 e confina a nord con Nuraminis, a est con Ussana e Serdiana, a sud con Sestu e a ovest con San Sperate e Villasor. Si tratta di una regione al confine tra le ultime propaggini occidentali dei rilievi del Sarrabus-Gerrei e il Campidano di Cagliari: il paese dispone quindi di una serie di rilievi, utilizzati in buona parte per l’allevamento, e di un tratto di pianura molto fertile ideale per l’agricoltura. A breve distanza scorrono il rio Mannu e il Flumineddu che dirigono le loro acque verso lo stagno di Cagliari. Il paese si trova a brevissima distanza dalla superstrada Cagliari-Sassari, dalla quale si diramano in questo punto deviazioni per Dolianova e Senorbı` a oriente, per San Sperate e Villasor a occidente. La stazione lungo la ferrovia Cagliari-Ori` a una decina di chilometri, a stano e Villasor, quella lungo la secondaria Cagliari-Mandas a una distanza analoga, a Donori. & STORIA Il villaggio con ogni proba` risale al periodo bizantino; nel bilita Medioevo fu incluso nel giudicato di Cagliari e fece parte della curatoria del Dolia. Ebbe un sicuro e rapido sviluppo dopo la fondazione di un monastero di Camaldolesi nella regione su Fraigu non lontano dal castello di Baratuli: infatti i monaci contribuirono ad avviare la bonifica dei territori circostanti e M. divenne un florido borgo agricolo; quando il giudicato cadde, nella divisione del 1258 fu assegnato ai territori toccati ai conti di Capraia. ` ai giudici di Alla loro estinzione passo Arborea ma nel 1295 Mariano II lo incluse nei territori da lui ceduti al Comune di Pisa. Cosı` agli inizi del secolo

XIV il villaggio prese a essere amministrato direttamente da funzionari pi` sani. Con la conquista aragonese entro a far parte del Regnum Sardiniae e nel 1326 fu concesso ad Arnaldo Caciano. Gli abitanti accettarono malvolentieri la dipendenza dal feudatario e inoltre il villaggio subı` un vistoso calo di popolazione durante la peste del 1348. Scoppiata la prima guerra tra Mariano IV e Pietro IV, gli abitanti del villaggio si ribellarono apertamente e i Caciano riuscirono a recuperare M. solo dopo la conclusione delle operazioni; quando ` scoppio ` la seconda guerra tra Mapero riano IVe Pietro IV, nel 1364 il villaggio fu occupato dalle truppe arborensi e i Caciano ne persero il possesso. Nei decenni successivi rimase in mano arbo` a subire le conserense e continuo guenze della guerra; caduto il giudi` in mano aragonese, cato, nel 1409 torno ma il suo territorio risultava molto danneggiato e il centro abitato semi` di rinspopolato. Nel 1421 il re penso novarne l’investitura ai Caciano che ` , risiedendo oramai fuori dall’ipero sola, la rifiutarono; cosı` nel 1432 il villaggio fu venduto ai Dedoni. I nuovi ` , essendo carichi di defeudatari, pero biti, nel 1454 vendettero M. a Pietro Bellit che lo unı` agli altri feudi che pos` con sedeva. Il rapporto della comunita i nuovi feudatari nel corso del secolo XVI divenne difficile a causa dell’inasprimento del carico fiscale. Alla fine del Cinquecento il ramo principale dei Bellit si estinse e Ludovico Gualbes, discendente da una Bellit, si impadronı` del villaggio scatenando una grossa lite giudiziaria per la successione. Il feudo che il fisco considerava devoluto ` fu sequestrato e solo nel 1600 M. torno in possesso dell’ultimo Bellit del ramo secondario della famiglia. Quest’ultimo morı` nel 1611 lasciando erede la `a nipote Elisabetta Aymerich che pero

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Monastir sua volta morı` nel 1614; dopo due anni di gravose tribolazioni, nel 1616 M. ` in possesso a Ludovico Gualbes torno e da quel momento il villaggio condivise le vicende del grande patrimonio feudale in mano a questa famiglia. Nel corso del secolo XVII il carico fiscale fu ancora aumentato e definitivamente ` con ridotta l’autonomia della comunita la modifica del sistema di individuazione del majore. Il villaggio inoltre ebbe un notevole calo di popolazione a causa della peste del 1652: nella se` del secolo aveva circa 650 conda meta abitanti; frattanto estinti i Gualbes, il feudo era passato ai Brondo e da questi ai Bou Crespi. La lontananza dei nuovi feudatari che risiedevano in Spagna e che avevano affidato l’amministrazione a funzionari senza scrupoli fece aumentare il disagio della popolazione che nel corso del secolo XVIII aveva ripreso a crescere e che con la costituzione del Monte granatico e del Consiglio comunitativo aveva riacquistato progressivamente coscienza della ne` di sciogliere il vincolo feudale. cessita Nel 1821 fu incluso nella provincia di Cagliari e nel 1839 riuscı` finalmente a riscattarsi dai feudatari. Di questo periodo abbiamo la testimonianza preziosa di Vittorio Angius, eccone qualche passo: «Nel 1839 si numeravano in M. famiglie 325 e anime 1234, distinte in maggiori maschi 452, femmine 462, e minori maschi 150, femmine 170. Le medie del decennio diedero nascite annuali 45, morti 30, matrimoni 12. Le ` frequenti sono infiammamalattie piu zioni e febbri periodiche. Attendono alla salute pubblica un medico, un chirurgo, ed un flebotomo. Professioni. Sono in M. applicati all’agricoltura uomini 330, alla pastorizia 50, a’ mestieri 42, a vettureggiare 35, al negozio 15. Le famiglie possidenti sono 215, le nobili 4 con anime 17. Nel paese sono rarissimi

che vivano nell’indigenza. Le donne la` di 200 telai, e tessono tele vorano in piu e tovaglie. La scuola primaria non nu` di 12 fanciulli. Gli altri cremera piu scono senza istruzione. Sono due istituzioni di beneficenza, una per legato ` per i podel canonico Fabre, che lascio veri il fitto di 13 starelli di terreno; l’altro de’ conjugi Cosimo Ugas ed Angela Mura, che assegnarono a fanciulle orfane e a poveri quello che si avrebbe dal fitto di starelli 51 di terreno aratorio. Agricoltura. Le terre di Monastir ` feraci nella regione Dosono delle piu ` da’ tempi piu ` antichi celeliese gia `. brata per la sua meravigliosa fertilita ` pero ` mediocremente conoL’arte vi e ` di stasciuta. La solita seminagione e relli di grano 1600, d’orzo 400, di fave 300, di legumi 60. In alcuni tratti di terreno sono coltivate le erbe ortensi, e i solchi si inaffiano con l’acqua che traesi da’ pozzi con una macchina semplicissima. La fruttificazione del grano ` per media calcolarsi al 12, quella puo dell’orzo al 15, delle fave al 14. Le vigne vi sono prospere, ma in questa parte bisogna dire che i moristenesi non hanno buoni metodi, e poco ci badano. I fruttiferi crescono giornalmente, e tra le altre specie vannosi moltipli` gia ` incando rapidamente i gelsi. Si e cominciata la educazione dei bachi, e i saggi furono cosı` felici, che invogliarono gli altri a imprendere quella cultura. La seta fu riconosciuta di gran ` , e pagata a maggior prezzo che bonta l’ottima del Piemonte. I grandi tratti di terreno aperto che pochi anni avanti si vedeano, ora a poco a poco si vanno restringendo, e i fichi d’India, che servono per la siepe, crescono a difesa delle tanche. Dove alternatamente si semina e si pascola. Bestiame. I buoi per l’agricoltura sono 480, le vacche domestiche 45, i cavalli 53, i majali 119, i giumenti 350. Si educa grande

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Monastir ` di pollame, e molti le api che quantita possono avere bugni 700. Le pecore sono circa 3000; i porci 1200. I formaggi cominciano a manipolarsi con migliore arte, e giustamente acquistano riputazione». Quando nel 1848 furono ` a far parte abolite le province, M. entro della divisione amministrativa di Ca` alla ricostituita gliari e nel 1859 torno omonima provincia. Nel corso dei decenni successivi la sua economia si svi` notevolmente soprattutto grazie luppo all’agricoltura e la popolazione riprese a crescere. & ECONOMIA Le attivita ` di base della sua economia sono l’agricoltura, in particolare la cerealicoltura, la frutticoltura con una discreta produzione di ` sviluppato agrumi e l’orticoltura; vi e anche l’allevamento del bestiame. Negli ultimi decenni si sta affermando an` industriale che si basa che l’attivita sulle imprese del settore lattiero-caseario e agroalimentare e inoltre nei settori della fabbricazione dei mobili, ` didell’edilizia, della meccanica. E scretamente sviluppata anche la rete di distribuzione commerciale, legata alla vicinanza del capoluogo. Vi operano anche un albergo con 56 posti letto e ristoranti che assolvono un ruolo importante, data anche in questo caso la vicinanza con Cagliari. Servizi. ` collegato da autolinee agli altri M. e ` dotato di Pro centri della provincia. E Loco, stazione dei Carabinieri, medico, guardia medica, farmacia, scuola dell’obbligo, sportello bancario. Possiede la Biblioteca comunale e una ludoteca. & DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 4541 unita di cui stranieri 37; maschi 2322; femmine 2316; famiglie 1751. La tendenza complessiva rivelava una lieve diminuzione della popolazione, con morti per anno 31 e nati 51; cancellati dall’a-

nagrafe 131 e nuovi iscritti 101. Tra i principali indicatori economici: imponibile medio IRPEF 14 914 in migliaia di lire; versamenti ICI 1701; aziende agricole 648; imprese commerciali 308; esercizi pubblici 22; esercizi all’ingrosso 21; esercizi al dettaglio 82; ambulanti 84. Tra gli indicatori sociali: occupati 1340; disoccupati 158; inoccupati 332; laureati 26; diplomati 282; con licenza media 1552; con licenza elementare 1434; analfabeti 164; automezzi circolanti 1732; abbonamenti TV 1118. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Di grande rilievo il patrimonio archeologico specialmente per i siti del periodo prenuragico tra i quali di grande importanza scientifica quello di Monte Olladiri, un villaggio appartenente alla cultura di Monte Claro portato alla luce su una collina che domina l’attuale centro abitato. Il sito si sviluppa per quasi 1 ha e ha restituito i resti di una cinquantina di capanne e un certo numero di domus de janas che ` fungevano da cimitero per la comunita che fu abitata lungamente e fu al centro di intensi traffici commerciali, come dimostrano i frammenti di manufatti nuragici, greci e fenici che arrivano fino al secolo VI a.C. Di grande ` anche il sito di Piscina importanza e ` posta alle falde del S’Aqua, localita monte Zara, dove sono stati trovati manufatti fenici e materiali etruschi e ionici del secolo VII a.C., che documentano i rapporti con i Sardi. Nello stesso luogo sono stati trovati i resti di un’area sacra risalente al periodo cartaginese, della quale sono visibili una gradinata d’accesso, l’altare e una cisterna, scavati nella roccia. & PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE Nel suo centro storico il villaggio ha conservato l’aspetto originario, con le tipiche case campidanesi co-

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Monastir ` diri) struite in mattoni di terra cruda (la e completate da un porticato (lolla) e da una grande corte antistante. Nella parte nuova, interessata a una forte ` persa invece espansione edilizia, si e ` con il passato e sono state la continuita costruite numerose abitazioni unifamiliari del tipo a villetta moderna con giardino intorno. Nella parte bassa del centro storico si trova la chiesa di San Pietro, la parrocchiale, risalente al secolo XV, che conserva al proprio interno alcune cappelle con volte a cro` arricchita da un ciera. La facciata e portale ogivale. Alle falde di una collina poco distante dall’abitato si trova la chiesa di San Sebastiano, costruita per riconoscenza verso il santo che avrebbe salvato il villaggio da un’inondazione (s’unda manna de Santu Sparau). Ha l’impianto a una navata e la copertura in legno a capriate. Altre interessanti chiese sono quella di Sant’Antonio, costruita nel secolo XIII in forme romaniche, e quella di San Giacomo, che ha forme romaniche risalenti al secolo XI ma fu modificata nel corso del secolo XIII; al suo interno sono conservate due statue lignee, raffiguranti San Giacomo e Sant’Anna, che furono realizzate dal Lonis nel secolo XVII. Degne di nota sono anche le rovine del monastero dei Camaldolesi e quelle del castello di Baratuli fatto costruire in cima al monte Olladiri nel secolo XIII per difendere la strada di accesso a Cagliari. Dopo la conquista aragonese, quando scoppiarono le guerre tra Aragona e Arborea, fu uno dei teatri delle operazioni militari e fu distrutto; attualmente ne rimangono solo pochi resti. Infine non lontano sorge la chiesetta campestre di Santa Lucia, di impianto romanico, rifatta completamente nel secolo XVII; sorge sul luogo in cui un gruppo di esuli bi-

zantini provenienti dalla Sicilia avrebbe fondato Baratuli. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Di notevole importanza per la memoria storica e il ricco patrimonio di tradizioni sono alcune feste popolari tra cui quelle di Sant’Antonio Abate e di San Sebastiano che si svolgono il 17 e il 20 gennaio; entrambe culminano in una solenne processione durante la quale vengono eseguiti canti in sardo; al termine si procede a una distribuzione gratuita di vino e dolci e all’ac` in piazza censione di un grande falo che preannuncia l’ormai prossima fine dell’inverno. La concomitanza ` tra i delle due feste provoca la rivalita due comitati organizzatori, ciascuno ` piu ` dei quali mira a realizzare il falo ` con la quale imponente; dalla rapidita divampano le fiamme in ciascuno dei due si solevano trarre in passato le previsioni per l’annata agraria. Ad agosto si svolge la spettacolare festa campestre di Santa Lucia, che culmina con una processione solenne e la sfilata di gruppi in costume di cavalieri e di carri a buoi (traccas), mentre vengono eseguiti canti sacri in sardo. La festa dura tre giorni e vi si svolgono anche i balli in piazza, alcuni giochi tradizionali come la morra e la lotta tradizionale sarda (s’istrumpa), e fuochi d’artificio. Il matrimonio monastirese si svolge presso la chiesetta di San Giacomo a fine luglio nel corso delle feste in onore del santo; gli sposi sono in costume e incatenati, il rito viene offi` molto simile a quello ciato in sardo ed e che si svolge a Selargius (=). Importanti e belli sono anche i costumi. L’abbigliamento tradizionale, che un tempo costituiva il modo di vestire abi` oggi utilizzato solo in occasione tuale, e delle grandi feste e nelle sfilate. L’abito ` costituito da una camicia femminile e bianca ricamata (sa camisa) e da una

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Moncada gonna di bordatino a righe rosse e blu plissettata (sa gunnedda); sotto la gonna vengono indossati i mutandoni di tela bianca bordati di pizzo e stretti alla vita e sotto il ginocchio da un nastro rosso (bita capricciosa); sopra la camicia si indossa il busto molto ridotto di broccato chiuso da ganci (su cossettu); sopra la gonna un grembiule di raso nero a fiori viola (su deventaliu) guarnito con trina dorata e arricchito con una cornice di nastro nero. Completano l’abbigliamento un fazzoletto di seta viola (su panneddu) sopra il quale si porta uno scialle di tibet nero ricamato a fiori, e i gioielli. L’abbiglia` costimento tradizionale maschile e tuito da una camicia di tela bianca con pettina finemente ricamata; dai calzoni di tela bianca (is mudandonis) lunghi fin sotto il ginocchio. Sopra la camicia si indossano un gilet di orbace nero a doppio petto chiuso da due file di bottoni dorati (su groppettu) e ornato da un nastro viola e trina dorata. Completa il tutto una giacca di orbace nero. Sopra i calzoni vengono indossati un gonnellino di orbace nero lungo fino al ginocchio (s’arrodedda) e le ghette dello stesso tessuto (is crazzas). L’abbigliamento maschile comprendeva infine la berritta di panno nero.

Moncada Famiglia catalana di Catalogna e di Sicilia (sec. X-esistente). Fu ` illustri famiglie feudali una delle piu catalane, le cui notizie risalgono al secolo X, quando viveva un Raimondo signore di Moncada morto nel 967. I suoi discendenti, a partire dal 1078, ebbero l’ufficio ereditario di Siniscalco di Catalogna; nel secolo XII due fratelli, Guglielmo e Raimondo, diedero vita a due rami della famiglia: da Guglielmo ven´ arn in nero i visconti sovrani di Be Francia, da Raimondo discendono i visconti di Moncada dai quali derivano i Moncada di Sicilia tuttora fiorenti e i

Moncada che appaiono in diversi momenti della storia moderna della Sar` esattamente questi ultimi degna. Piu discendono da Ottone, signore di Ay` il re Martino in tona, che accompagno Sicilia; suo figlio Guglielmo Raimondo venne con Martino il Giovane in Sardegna, dove nel 1421 ebbe in feudo il Monreale e la Marmilla e nel 1430 Bosa e la Planargia. Tutti i feudi furono sequestrati nel 1454 al figlio Lorenzo e venduti all’asta. Dal ramo siciliano dei Moncada discende la famiglia oristanese dei M., le cui notizie iniziano nel secolo XVI con un Raimondo giunto in Sardegna e nominato capitano del Campidano Maggiore nel 1534. I suoi figli ebbero importanti uffici nell’amministrazione del marchesato e la castellania di Bosa; un loro discendente, un Antonio, nel 1620 ebbe il riconosci` . Suo figlio mento dell’antica nobilta ` omonimo ottenne infine l’ereditarieta degli uffici pubblici che i membri della famiglia ricoprivano. I Moncada oristanesi si estinsero nel secolo XIX.

Moncada, Ferdinando Vicere´ di Sardegna (Palermo 1675-Navarra?, dopo 1703). In carica dal 1699 al 1703. Duca di San Giovanni, apparteneva al ramo siciliano della famiglia. Ricopriva l’ufficio di capitano delle galere del Regno di Sicilia quando nel 1699 fu nominato ´ . Arrivo ` in Sardegna nei difficili vicere anni che precedettero lo scoppio della guerra di successione spagnola, ma go` con molto equilibrio, cercando verno di evitare le tensioni che dividevano ` l’isola nel l’aristocrazia sarda. Lascio ´ di 1703 e in seguito fu nominato vicere Navarra.

Moncada, Gastone Vicere´ di Sarde` sec. gna (Catalogna, seconda meta XVI-Madrid 1626). In carica dal 1589 al 1595. Marchese d’Aytona, appartenente al ramo spagnolo della famiglia, era un abile funzionario dell’ammini-

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Moncada strazione reale e ricopriva l’ufficio di maestro razionale della Catalogna ´. quando nel 1589 fu nominato vicere Assunse i suoi poteri nel 1590 e conti` con grande impegno l’opera del nuo suo predecessore, procedendo nella realizzazione della cintura di torri litoranee di avvistamento e di difesa. Nel ` il Parlamento, i cui lavori 1593 convoco ebbero termine nel 1594; nel 1595 la` l’isola e fu inviato come ambasciascio tore a Roma. Al suo ritorno fu nominato ´ d’Aragona. Nel 1602 fu tra i piu ` vicere ` convinti sostenitori dell’opportunita della cacciata dei moriscos dalla Spagna.

Moncada, Guglielmo Raimondo Signore della Marmilla (Catalogna, fine sec. XIV-Spagna?, 1449). Conte del Monreale e signore della Marmilla, giunse in Sardegna con Martino il Giovane e nel 1409 prese parte alla battaglia di Sanluri; dopo la morte del re ` Pietro Torrellas nella fase finale aiuto della guerra contro gli Arborea. In se` ai Trastamara e fu nomiguito si lego ´ di Valencia. Piu ` tardi seguı` nato vicere Alfonso V nelle sue imprese italiane; nel 1421 ebbe il feudo del Monreale col titolo di conte, e poco dopo gli fu concessa anche la Marmilla. Nel 1430 ebbe in feudo anche Bosa e la Planar` grandi gia, divenendo cosı` uno dei piu feudatari dell’isola. In seguito fu tra i sostenitori dell’autonomia dei baroni nei confronti della Corona e nel 1444 ` di con gli altri feudatari sardi si rifiuto pagare al re una tassa di 10 000 ducati.

Moncada, Lorenzo Vescovo di Castra ` sec. XV-Ozieri (Sicilia?, prima meta 1478). In carica dal 1464 al 1478. Apparteneva all’ordine francescano dei Minori ed era maestro di Teologia. Fu nominato vescovo da papa Paolo II nel 1464 e fu molto attivo; nel 1475 riuscı` anche a compiere la visita alla Santa Sede (ad limina), cosa che, pur essendo

d’uso, era abbastanza rara in Sardegna.

Moncada, Luigi Guglielmo Vicere´ di Sardegna (Salerno 1614-Madrid 1672). In carica dal 1644 al 1649. Duca di Montalto, appartenente al ramo siciliano ´ di Sicilia tra il della famiglia, fu vicere 1635 e il 1639, distinguendosi nell’opera di mantenimento dell’ordine pub´ di blico; in seguito fu nominato vicere Sardegna. Assunse le sue nuove fun` l’isola fino al zioni nel 1644 e governo 1649 con la consueta energia. Tornato in Spagna, molto vicino agli ambienti ´ della corte, tra il 1652 e il 1658 fu vicere di Valencia; rimasto vedovo nel 1664, fu creato cardinale da Alessandro VII.

Moncada, Michele Vicere´ di Sardegna ` sec. XVI-Madrid, (Spagna, prima meta 1595 ca.). In carica dal 1578 al 1590. Nato dal ramo spagnolo della famiglia, era amico personale di Filippo II, che ` vicere ´ di Majorca dapprima lo nomino ` come vicere ´ in Sare nel 1578 lo invio ` l’isola con fermezza e degna. Governo ` il Parlamento; nel 1583 convoco quando i lavori furono conclusi, nel ` l’isola nominando come 1584 lascio suo sostituto l’arcivescovo di Cagliari ` in Vincenzo Novella. Nel 1586 torno Sardegna e proseguı` alacremente nell’opera di costruzione del sistema di torri litoranee: per reperire i fondi ne` nuovamente gli Stacessari convoco menti e li coinvolse nell’impresa. La` definitivamente l’isola nel 1590. scio

Moncada, Sibilla Gentildonna spa` sec. XIVgnola (Catalogna, prima meta ?). Appartenente al ramo spagnolo ` Giovanni d’Arbodella famiglia, sposo rea, figlio del giudice Ugone II, e con lui giunse in Sardegna quando il principe decise di tornare nell’isola nel momento in cui salı` sul trono d’Oristano il giudice Pietro. Giunta nell’isola, seguı` suo marito nelle sue inizia` tardi ne conditive commerciali e piu

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Moncayo vise la politica e l’opposizione al fratello, il giudice Mariano IV. Quando poi Giovanni fu fatto imprigionare dal fratello, si fece carico di amministrare il grande patrimonio feudale della famiglia curando gli interessi dei figli; ma allo scoppio della seconda guerra tra Mariano IV e Pietro IV non riuscı` a evitare che i feudi fossero occupati dalle truppe arborensi.

Moncayo, Isidoro Marchese di Cosco` sec. XVIIjuela (Spagna, seconda meta ` la ivi?, dopo 1713). Quando scoppio guerra di successione spagnola si ` nel partito che sosteneva Carlo schiero ` al sod’Asburgo e nel 1713 presento vrano un memoriale nel quale rivendicava la successione nel marchesato di Oristano e nella contea del Goceano. Discendente in linea femminile dalla famiglia dei marchesi di Oristano, nel memoriale sostenne le sue ragioni con una grande ricchezza di riferimenti, che rendono il documento un testo di grande interesse per la ricostruzione della storia della Sardegna.

Mondardini, Gabriella Antropologa (n. Sarsina 1941). Conseguita la laurea ha ` di iniziato la sua carriera nella Facolta ` di Sassari Magistero dell’Universita ` stata allieva prima di Marcello dove e Lelli e poi di Alberto Merler. Ora insegna Antropologia culturale nella Fa` di Lettere e Filosofia di quella colta ` . Ha approfondito in partiUniversita colare le tradizioni dei pescatori in ` autrice di numerosi preSardegna. E ` econogevoli studi, fra cui Razionalita mica e crisi della piccola pesca: per uno ` dei pescatori, in I studio della comunita rapporti della dipendenza. Ipotesi di ricerca sulla Sardegna, 1976; Villaggi di pescatori in Sardegna. Disgregazione e riurbanizzazione, 1981; Fra rurale e urbano: appunti per un’antropologia del quotidiano, in La provincia di Sassari. ` e l’arte, 1983; Spazio e tempo La civilta

nella cultura dei pescatori sardi e ricerche in area mediterranea, ‘‘Quaderni di Ricerca del dipartimento di Economia ` di Sassari’’, 1988; Pedell’Universita scatori in Sardegna, in La Sardegna. Enciclopedia (a cura di M. Brigaglia), III, 1988; Il mare le barche i pescatori. Cultura e produzione alieutica in Sardegna, 1990; Gente di mare in Sardegna. Antropologia dei saperi dei luoghi e dei corpi, 1997; La piccola pesca, in Pesca e pescatori in Sardegna (a cura di G. Mondardini), 1997.

Mondolfo, Ugo Guido Sociologo, uomo politico (Senigallia 1875-Milano 1958). Appartenente a famiglia di origine ebraica, vivamente interessato alla storia e ai problemi della Sardegna, soprattutto quando dal 1901 fu per alcuni anni professore di Liceo a ` alla rivista ‘‘SardeCagliari, collaboro ` la strutgna’’ di Attilio Deffenu e studio ` sarda nel Medioevo tura della societa approfondendone i rapporti con le istituzioni giuridiche. Antifascista, colla` con Filippo Turati alla ‘‘Critica boro Sociale’’, di cui fu anche direttore nel secondo dopoguerra. Dopo il 1936 fu perseguitato per motivi razziali e nel 1940 confinato. Caduto il fascismo ri` politica, schierato nelprese l’attivita l’ala sinistra del Partito Socialdemocratico. Tra i suoi scritti: Responsabi` e garanzia collettiva per danni patrilita moniali nella storia del diritto sardo nel Medio Evo, ‘‘Rivista italiana per le Scienze giuridiche’’, XXIX, 1-2, 1900; Elementi del feudo in Sardegna prima della conquista aragonese, 1902; Terre e classi sociali in Sardegna nel periodo feudale, ‘‘Rivista italiana di Scienze giuridiche’’, XXXVI, 12, 1903; L’abolizione del servaggio in Sardegna, ‘‘Bullettino bibliografico sardo’’, IV, 1904; Agricoltura e pastorizia in Sardegna nel tramonto del feudalesimo, ‘‘Rivista italiana di Sociologia’’, VIII, 4, 1904; Il re-

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Monete della Sardegna gime giuridico del feudo in Sardegna, ‘‘Archivio giuridico’’, III, 1905; L’abolizione del feudalesimo in Sardegna, ‘‘Archivio storico sardo’’, II, 1906.

Moner Famiglia algherese di origine catalana (sec. XV). Le sue notizie risalgono al secolo XV; uno dei suoi membri, il dottor Michele, nel 1520 ottenne `. La il cavalierato ereditario e la nobilta sua discendenza si estinse prima della fine del secolo.

Monete della Sardegna – Furono i Cartaginesi a introdurre la moneta in un’isola che fino a quel momento aveva vissuto, come tanti altri luoghi del Mediterraneo, sul baratto.

Monete della Sardegna Fino all’avvento del dominio cartaginese il sistema commerciale della Sardegna era basato esclusivamente sul baratto. Si deve ai Cartaginesi l’introduzione nell’isola della moneta, nel momento in cui l’economia sarda estende notevolmente i propri orizzonti e diventa parte integrante dell’economia pu` avviene agli inizi del secolo nica; cio ` da duecento anni la IVa.C., quando gia moneta si era diffusa in tutto il mondo ` di cento anche i greco e quando da piu Cartaginesi avevano incominciato a coniarla. LA CIRCOLAZIONE Per tutto il secolo IV circolano nell’isola monete di conio cartaginese e siculopunico, mentre nel secolo III appaiono alcuni tipi mo` renetali che, secondo gli studi piu

centi, sono certamente di zecca locale: queste monete ebbero un’intensa circolazione nell’isola, unitamente ad altri esemplari di bronzo di zecca siciliana e africana. I tipi di monete coniate nell’isola si differenziano sensibilmente da quelli di zecca africana o sicula, sia per la tecnica di coniazione che per lo stile, il quale richiama spesso, in maniera sorprendente, il tratto essenziale dei bronzi protosardi. Le monete sardo-puniche hanno sempre, al diritto, la testa della dea Tanit (tranne un unico tipo che presenta una testa virile con diadema); i rovesci, pur non essendo numerosi, presentano `: testa equina, cavallo una certa varieta stante, talvolta retrospiciente, con o senza una palma dietro, tre spighe, toro stante. I copiosi ritrovamenti di queste monete in ogni parte dell’isola (soprattutto del tipo con testa equina al rovescio) dimostrano che la loro circolazione era assai intensa; i vari tipi monetali in uso, sardi e non sardi, presentano notevoli oscillazioni di peso, per cui, data anche la scarsa conoscenza che possediamo dei vari sistemi di misura usati prima dai Fenici e in seguito ` possibile inquadrare dai Punici, non e metrologicamente le serie monetali sardo-puniche se non in maniera approssimativa e ipotetica. Da notare infine che la moneta circolante in Sardegna era quasi esclusivamente di bronzo; rari sono infatti i ritrovamenti in terra sarda di monete d’oro e ancor ` rari quelli di esemplari d’argento. piu Nel 238 a.C. inizia l’occupazione ro` da supmana della Sardegna, ma e porre che le ultime emissioni sardopuniche abbiano continuato a circolare nell’isola. A rafforzare questa ipotesi sta anche il fatto che la moneta sardo-punica che ha al rovescio tre spighe, coniata in due moduli di peso differente, e quella che ha al rovescio un

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Monete della Sardegna toro corrispondevano grosso modo alle divisioni ponderali del sistema monetario romano (asse e sestante). SARDEGNA ROMANA L’introduzione del bronzo romano repubblicano nell’isola avviene molto lentamente; non risulta che vi siano stati importanti ritrovamenti di monete bronzee romane della repubblica, ma soltanto rinvenimenti sporadici. Rarissimi sono i ritrovamenti di bronzi romani delle serie ` antiche (aes rude, aes grave, serie piu semilibrale e trientale) e rari quelli di bronzi appartenenti alla serie sestan` frequenti i tale, mentre diventano piu pezzi appartenenti alla serie unciale; `e ` anche facilmente spiegabile, percio ´ la riduzione unciale dell’asse roche mano avviene nel 217 a.C. e dura sino all’89 a.C., data della riduzione semiunciale. Mentre sono relativamente frequenti, per quanto sporadici, i ritrovamenti di assi e sestanti, rari sono invece quelli degli altri sottomultipli dell’asse (semissi, trienti, once e semionce); ` l’ipotesi che il fatto avvalora ancor piu i Romani abbiano tollerato per un certo periodo la circolazione del ` esistente, e che corbronzo punico gia rispondeva all’incirca, come peso e modulo, ad alcuni ‘‘tagli’’ della monetazione romana, integrandolo con quei pezzi di cui mancavano i corrispondenti nella monetazione sardo-punica; infatti alla scarsa circolazione di monete repubblicane di bronzo fa riscontro un intensissimo uso del denario d’argento, dimostrato dall’enorme ` di monete di questo tipo che quantita si sono trovate e che continuamente si trovano in ogni parte dell’isola. A giudicare dalla cronologia delle emissioni dei denari che costituiscono i ripostigli presi in esame, in epoche diverse, dagli studiosi risulta chiaramente che Roma impose l’uso del denario d’argento ai Sardi non appena ebbe con-

quistato l’isola: in un primo tempo l’introduzione del denario fu modesta, ma ` progressivamente aumenpoi ando tando fino all’ultimo secolo della repubblica, quando circolarono in Sardegna anche denari provenienti dalle ` disparate e lontane (Sicilia, zecche piu Spagna, Oriente, Gallia). Negli ultimi anni della repubblica le monete circolanti in Sardegna sono ormai esclusivamente romane. Con l’avvento dell’Impero viene introdotto in maniera massiccia nell’isola il numerario di ` scarso dibronzo, mentre sempre piu venta l’uso del denario d’argento; il fatto fu, probabilmente, anche il risultato della continua alterazione cui fu` con rono sottoposte queste monete: gia Traiano i denari contenevano circa l’80% d’argento e nel 198 Settimio Severo ne ridusse ancora la percentuale ` cosı` portandola al 60%. Il denario ando perdendo il rapporto tra valore nominale e valore intrinseco, tanto da confondersi, infine, con le monete di bronzo, le quali assunsero maggiore importanza, mantenendo inalterato il loro valore intrinseco. Non risulta che dagli inizi del secolo III abbiano circolato in Sardegna monete d’argento, ` abbonmentre dal 220 ca. sempre piu danti sono i ritrovamenti di grandi bronzi, con prevalenza di sesterzi di Severo Alessandro, Massimino I, Gordiano III il Pio, Filippo I, Filippo II, Traiano Decio e Treboniano Gallo. La mancanza quasi assoluta di monete imperiali d’oro dimostra che la circolazione di queste monete in Sardegna fu ´ nulla. Anche l’antoniniano pressoche (la moneta introdotta da Caracalla nel 215), che era della stessa lega del dena` presente, se non sporadicario, non e mente, nei ripostigli sardi, sebbene sotto Gordiano Pio, Filippo I e Filippo ` diffusa e piu ` coII fosse la moneta piu mune in quasi tutti gli altri territori di

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Monete della Sardegna ` del secolo III (da VaRoma. Dalla meta leriano in poi) la moneta subı` continue riduzioni e alterazioni. La Sardegna risentı` pesantemente di questa situazione: il circolante nell’isola fu ridotto al minimo e a miseri tondelli di rame o di bassissima lega, l’antoniniano, e poi il follis, sono quasi completamente assenti dai ripostigli sardi. La costante ` decadenza economica dell’isola porto a un impoverimento del circolante monetario dovuto allo squilibrio tra le monete che uscivano dall’isola per le pesanti imposte, i tributi, il continuo aumento dei prezzi e la miseria, e le mo` scarsamente vi nete che sempre piu rientravano. Probabilmente, proprio tra la fine del secolo III e l’inizio del IV, i sardi si trovarono costretti a tornare a una economia di tipo ‘‘naturale’’ che aveva come base il baratto. LA MONETA DEL SARDUS PATER Durante la dominazione romana ben poche monete furono battute esclusivamente in Sardegna: quelle certe sono ` la moneta di soltanto tre. La prima e Azio Balbo (nota come moneta del Sardus Pater dalla raffigurazione, al rovescio, del dio eponimo sardo con la leggenda SARDUS PATER), che fu probabilmente coniata negli anni in cui la ` sotto Ottaviano. QueSardegna passo sta moneta, pur presentando una ` ponderale, puo ` consigrande varieta derarsi corrispondente all’asse. Del ` stato anche scoperto ‘‘Sardus Pater’’ e un sestante che riporta, sia al diritto che al rovescio, le medesime leggende ` il caratteristico dell’asse ma ha in piu ` due segno del sestante romano, cioe globetti; inoltre il suo peso (gr 1,45) corrisponde approssimativamente alla sesta parte del peso medio dei ‘‘Sardus Pater’’ finora conosciuti e studiati. Questo ritrovamento fa cadere defini` volte tivamente l’ipotesi, avanzata piu da alcuni studiosi, che il ‘‘Sardus Pa-

ter’’ fosse da considerare semplicemente una medaglia commemorativa e non una moneta vera e propria. Altre due monete coniate certamente in Sardegna sono quelle note come ‘‘di Uselis’’ e ‘‘di Metalla’’. La prima, conosciuta solo in tre o quattro esemplari, presenta al diritto una testa che ha ` con quella del ‘‘Sardus molta affinita Pater’’; attorno alla testa si legge ` un araA.M.L.C. VF.II.V, al rovescio vi e tro sormontato dalle lettere D.D. La seconda moneta (‘‘di Metalla’’ o, per qualche studioso, ‘‘di Turris Lybisonis’’) ha al diritto una testa virile, con sotto un aratro e attorno le lettere M.L.D.C.P.; al rovescio, attorno a un tempio tetrastilo, si leggono le lettere Q.A.M.P.` recenti fanno risaG.II.V. Gli studi piu lire le due monete a una quindicina d’anni prima di Cristo; esse ebbero scarsissima diffusione e il loro corso fu probabilmente limitato al territorio delle colonie di emissione. Sono relativamente frequenti in Sardegna i ritrovamenti di sestanti romani ribattuti su monete sardo-puniche di piccolo modulo (tipi con ‘‘toro stante’’ e con ‘‘tre spighe’’) i quali, appunto per la peculiare caratteristica della ribattitura su monete sarde, sono senza dubbio di zecca isolana; essi hanno al rovescio, davanti alla solita prora di nave dei bronzi romani repubblicani, o il monogramma MA (da molti studiosi interpretato come le iniziali del console A. Cornelio Mammula pretore in Sardegna nel 217 a.C. e pro-pretore nel 216) o la lettera C (probabilmente l’iniziale ` sottolineare di Caralis). Bisogna pero che monete con le stesse iniziali, e non ribattute, sono state trovate anche fuori dell’isola, la qual cosa deve far ammettere l’esistenza di zecche continentali ove furono battute le medesime monete. IL RITORNO AL BARATTO DEI SECOLI BUI

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Monete della Sardegna Con l’occupazione dell’isola da parte dei Vandali cessa definitivamente l’au` di Roma sulla Sardegna. La cirtorita colazione monetaria si era ormai ridotta a ben poca cosa; in Sardegna era ormai in atto un irreversibile processo di autonomia che portava inesorabilmente alla scomparsa della moneta come mezzo di scambio e all’uso sem` diffuso del baratto. Questa sipre piu ` per secoli, anche tuazione duro ` sotto la dominaquando l’isola passo zione bizantina. Lasciando da parte l’attribuzione a zecche sarde di alcune monete bizantine, questione molto controversa e, almeno per ora, di difficile soluzione, occorre dire subito che, al contrario di quanto avveniva in tutto l’Occidente cristiano, dove il numerario d’oro e di rame bizantino era copiosissimo, in Sardegna la circolazione della moneta era quasi nulla a causa dell’isolamento politico ed economico e della miseria in cui versava la popolazione. I primi documenti medioevali sardi che parlano di monete risalgono al secolo IX e citano esclusivamente il ` rarasolido d’oro bizantino (sollu o, piu mente, bisantis) e il suo sottomultiplo, il tremisse; ma queste monete vengono ` di misura dei valori, citate come unita ` come moneta di conto. Il baratto, e cioe nei rapporti commerciali, costituiva ancora la norma: pur essendo il prezzo delle compravendite espresso in solidi e tremissi, esso veniva sempre, o quasi sempre, regolato in natura. Solo in qualche caso del tutto eccezionale si parla di pagamento effettuato in monete (solidi e tremissi). Per circa mezzo millennio, dal secolo VI sino alla fine dell’XI, le sole monete di conto usate in Sardegna furono quindi il solido bizantino e la sua terza parte, il tremisse; infatti l’usanza di esprimere i valori in ` che risalire al solidi e tremissi non puo periodo di effettivo dominio nell’isola

da parte di Bisanzio e non agli ultimi decenni del secolo XI, quando i rapporti con Bisanzio erano di fatto ormai cessati da tempo. Tra la fine del 1000 e l’inizio del 1100 la moneta aurea bizantina cede a mano a mano il posto ai denari di Lucca, di Asti e di altre zecche italiane, sia come moneta di conto che come moneta di specie: gli effetti della riforma di Carlo Magno (sistema monometallico argenteo basato sulla divisione della libbra d’argento in 240 denari del peso teorico di gr 1,80 ca. ciascuno) giunsero in Sardegna con quasi tre secoli di ritardo. DENARI DEI COMUNI Dagli inizi del se` di solidi colo XIII non si parla quasi piu e di tremissi, ma di denari, e con frequenza sempre maggiore dei denari di ` del Genova e di Pisa che, dalla meta Duecento fino alla conquista aragonese, dominarono incontrastati coi loro multipli (grossi e aquilini) la circolazione monetaria dell’isola. I denari ` , erano conosciuti d’argento, in realta in Sardegna molto prima della loro affermazione come moneta ma, fino a tutto il secolo XI, essi non venivano contati ma pesati; non erano quindi considerati moneta, ma soltanto argento a titolo garantito con un valore ben preciso espresso in solidi. Quando nei documenti leggiamo che per un certo bene fu data in cambio una libbra d’argento lavorato, vuol dire che il pagamento fu fatto con una libbra in peso di monete d’argento (denari) e non con 240 denari, quanti costituivano la lib´ il bra (poi lira); e questo anche perche peso effettivo del denaro raramente ´ 240 raggiungeva il peso teorico, sicche denari avrebbero pesato molto meno di una libbra. Gli ultimi decenni del Duecento segnano un momento peculiare della circolazione monetaria dell’isola; infatti sono gli anni in cui, assieme alle monete per cosı` dire ‘‘im-

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Monete della Sardegna portate’’ (denari di vari Comuni italiani, aquilini, grossi e persino grossi tornesi di Luigi XI di Francia, di Filippo l’Ardito e, soprattutto, di Filippo il Bello), circolano in Sardegna le prime monete medioevali di zecca sarda: il grosso di Guelfo e Lotto della Gherardesca e un aquilino, coniati entrambi nella zecca di Villa di Chiesa (Iglesias), su imitazione rispettivamente dei grossi tornesi di Francia e degli aquilini di Pisa. SISTEMA MONETALE SARDO-ARAGONESE Il 1326 segna la data della definitiva scomparsa, tra le monete circolanti nell’isola, di ogni altra moneta che non fosse quella aragonese; ma soprattutto segna (fatto importantissimo e raro) l’introduzione nell’isola di un sistema monetario autonomo, completamente diverso da quelli esistenti in ` dal 1325 Giacomo II tutta l’Europa. Gia aveva concesso il privilegio di battere moneta alla zecca di Villa di Chiesa dove furono coniati, a nome del re aragonese, l’alfonsino d’argento e l’alfonsino minuto di mistura; ma mentre l’alfonsino corrispondeva esattamente alla rispettiva moneta di Barcellona (il croat d’argento), l’alfonsino minuto di mistura era 1/18 dell’alfonsino d’argento, quando a Barcellona il denaro minuto era 1/12 del croat d’argento; invertendo i termini, 12 denari di Barcellona equivalevano a un croat e anche a un alfonsino d’argento, mentre occorrevano 18 alfonsini minuti di Villa di Chiesa per formare le stesse monete d’argento, pur mantenendo questi minuti il valore di i denaro. Con Alfonso IVe poi con Pietro IV fu messa in circolazione un’altra moneta, il mezzo alfonsino d’argento. Le monete battute in Villa di Chiesa sostituirono definitivamente quelle di Genova e di Pisa e diedero inizio alla nuova circolazione mo` netaria sardo-aragonese che, come si e

´ sotto il detto, non trova riscontro, ne ´ sotto quello tiprofilo metrologico ne pologico, in nessuna altra parte d’Italia e d’Europa: la lira sarda era cosa ben diversa da quella di ogni altro sistema monetario. Fino alla fine del secolo XV le monete effettive che circolarono maggiormente in Sardegna, ol` nominati alfonsini, mezzi altre ai gia fonsini e alfonsini minuti, furono i reali e i mezzi reali d’argento, i minuti, i reali minuti e i denari reali di rame o di mistura e, con Ferdinando II, il caglia` vita lunrese; quest’ultima moneta avra ghissima, tanto che la si ritrova ancora nei primi decenni del secolo XIX. Con Giovanni I d’Aragona (1387-1396) entra in funzione la zecca di Cagliari, dove ` coniata la stragrande maggiosara ranza delle monete sarde. Solo provvisoriamente, e per motivi storici particolari, funzioneranno le zecche di Sassari (Guglielmo di Narbona, 1407-1420; Carlo V, 1516-1556), di Bosa (Giovanni II, 1458-1479), di Alghero (Alfonso V, 1416-1458; Carlo V, 1516-1556); le monete di queste zecche (minuti, reali minuti e patacchine di rame) ebbero corso ` di di breve durata e limitato alle citta emissione, cosa, questa, che giustifica `. Nel secolo XVI, con Carlo la loro rarita V, circola in Sardegna la prima vera moneta aurea sarda, lo scudo d’oro. Carlo V fece coniare anche i nuovi tagli da 3 e 2 reali. Durante il regno di Filippo II si ha un’intensa circolazione monetaria in tutta l’isola, sia sotto il ` che della varieta ` profilo della quantita dei tagli; anche la Sardegna ha ora una moneta che segue, per cosı` dire, la moda iniziata in Europa alla fine del Quattrocento di coniare monete di grosso modulo (scudi, talleri, ducatoni ecc.): i 10 reali d’argento; ad esso si aggiungono i sottomultipli da 5, 3, 2 e mezzo, 2, 1 reale, oltre alle monetine da 3 cagliaresi e 1 cagliarese di rame.

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Monete della Sardegna Queste monete rappresentano, nel loro insieme, una ricchissima serie di tagli, di tipi, di varianti che offrono oggi al collezionista un appassionante campo di studi e di ricerche sotto il profilo squisitamente numismatico. ` negli ultimi GLI ANNI DELLA CRISI Gia anni del regno di Filippo II la monetazione sarda risente del caos monetario del secolo XVII. Mancano le buone monete e i falsari non danno tregua; tale disordine coincide, in Sardegna, con la comparsa dei cosiddetti maltagliati, rozzi pezzi d’argento coniati alla meno ` rozze mopeggio o ribattuti sulle gia nete delle terre spagnole delle Ameri` a che vedere che, che nulla hanno piu con le prime emissioni d’argento di Filippo II e ancor meno con gli alfonsini, di finissima fattura, di alcuni secoli prima. Le monete false, soprattutto di rame, vengono coniate un po’ dapper` esagerato dire tutto, tanto che non e che ogni villaggio ha la sua zecca clan` compito arduo, per lo destina; oggi e studioso e per il collezionista, riuscire a individuare, fra gli innumerevoli falsi dell’epoca, le monete coeve autentiche di piccolo modulo. Sotto Filippo III e Filippo IV (fino al 1665) cir` colano in Sardegna le monete piu brutte, sotto il profilo estetico, fra quelle emesse da tutti i re aragonesi e ´ Carlo II (1665-1700) spagnoli, finche non ritira tutta la moneta precedente, falsa e non falsa, e mette ordine nella circolazione iniziando una nuova monetazione con l’emissione di una ricca serie di tagli: 10, 5, 2 e mezzo, 1, 1/2 reale d’argento, 3 e i cagliarese di rame. Carlo II elimina quei tagli che, in pratica, non venivano usati se non raramente e lascia invece quelli che hanno uso corrente, soprattutto i 2 reali e mezzo (che era la paga media giornaliera di un operaio) e le monete di rame da 3 e da 1 cagliarese; essi rap-

presentavano i tagli comunemente e ` nugiornalmente usati dalla parte piu merosa della popolazione sarda, che era costituita dai poveri. I tagli monetali di Carlo II durano in pratica per ` fino ai Savoia. oltre un secolo, e cioe Filippo V e Carlo II (poi Carlo VI) si limitano ad aggiungere lo scudo d’oro, sul tipo di quello emesso, ormai due secoli prima, da Carlo V. SOTTO I SAVOIA Tutte le monete coniate a Cagliari dai re di Spagna (soprattutto da Carlo II e da Filippo V) continuarono a circolare in Sardegna anche dopo il passaggio dell’isola alla ` sabauda. Soltanto nel 1765, sovranita ` i Savoia, e particolarmente quando gia Carlo Emanuele III, avevano provve` duto a coniare altra moneta in quantita sufficiente per i bisogni dell’isola, esse furono dichiarate fuori corso. La nuova monetazione vide la luce nella zecca di Torino mantenendo in pratica immutato il sistema monetario sardo ` del periodo spagnolo, con la sua parita argentea e i suoi tagli tradizionali: doppietta d’oro, scudo, mezzo scudo, quarto di scudo, reale, mezzo reale, soldo, 3 cagliaresi e 1 cagliarese. Furono soltanto aggiunti due nuovi nominali d’oro: il carlino sardo (del valore di 5 doppiette, ` di 25 lire sarde) e il mezzo carlino. e cioe ` di conto continuo ` a essere la L’unita lira sarda, divisa, come al solito, in 20 soldi da 12 denari ciascuno. Il caglia` a valere 2 denari, e i 3 rese continuo cagliaresi valevano mezzo soldo, 5 soldi valevano un reale, 50 soldi (ossia 2 lire e mezzo) equivalevano a un scudo, e 100 soldi (5 lire) alla doppietta ` usate nelle picd’oro. Le monete piu cole transazioni quotidiane rimasero il quarto di scudo, il reale e i 3 cagliaresi. La circolazione di questi pezzi coniati nell’isola si protrasse per oltre un secolo. Assieme ad essi ebbero corso legale, oltre ad alcuni nominali esteri,

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Monete della Sardegna le monete dei Savoia battute per il Piemonte nel secolo XVIII, e poi la massa delle decimali coniate, sempre in Piemonte, a partire dal 1816. Ma il ruolo svolto dalla vecchia monetazione sarda nella circolazione monetaria si poteva considerare determinante an` dell’Ottocento; Giocora oltre la meta vanni Spano, riferendosi ai pezzi coniati da Carlo Emanuele III dal 1756 al 1772, scrive testualmente che «queste monete resero un gran beneficio a tutta l’isola nel 1859, nel tempo della guerra di Lombardia, in cui venne sospeso il cambio della carta moneta». ´ la moneta sarda resto ` in circoFinche ` lazione, il sistema di conto si baso esclusivamente su di essa. Ma la rag` politica non tardo ` a esigiunta unita gere l’unificazione monetaria del Paese: con decreto 28 maggio 1864, ` in tutto il territorio del Requando gia gno si stava procedendo al ritiro dalla circolazione dei numerosissimi nominali emessi dagli antichi stati, anche le monete sarde furono dichiarate fuori corso. I nomi che il popolo usava dare da secoli a molte monete sopravvissero alle monete stesse per almeno tre generazioni. Il pezzo da 5 centesimi, ad esempio, per tutto il tempo in cui ebbe ` fino alla seconda guerra corso, cioe mondiale, non fu mai indicato dal popolo col suo nome di 5 centesimi, ma col nome di tres arrealis (o arreales) nel sud e nel centro della Sardegna, e ses ` nel Capo di sopra. E dinares o sei dina ` perche ´ cosı` era chiamato sin dai cio tempi di Filippo II il nominale sardo da 3 cagliaresi, al quale le tariffe di cambio avevano ragguagliato il pezzo da 5 centesimi. Per lo stesso motivo la ` unu moneta da 10 centesimi si chiamo soddu e quella da 50 centesimi una ` il vapezza, mentre mesu pezza indico lore di 25 centesimi e pezza e mesu il valore di 75 centesimi. [ENRICO PIRAS]

MONETE CONIATE IN SARDEGNA Numerose sono state le emissioni di monete coniate nell’isola dalle zecche operanti sul suo territorio. Ecco di seguito le principali emissioni: PERIODO PUNICO (300-216 a.C.) Sono attribuibili a questo periodo: una piccola moneta di bronzo del peso di 4,5 g con la raffigurazione di una testa di kore e sul retro il cavallo; lo stesso soggetto venne inciso in una moneta media del peso di 6,5 g e in una moneta di grandi proporzioni del peso di 15,5 g, coniate tra il 264 e il 241 a.C. Tra il 214 e il 238 a.C. fu coniata l’ultima moneta punica con la testa di kore e sul retro la spiga; anche di questo tipo di moneta furono emessi tre tipi: piccolo, medio e grande. PERIODO ROMANO (211-29 a.C.) Nel 211 a.C. probabilmente a Carales furono coniati sei diversi tipi di moneta mediante la riutilizzazione di monete puniche tolte dalla circolazione. In particolare si tratta di: un quinario d’argento dal peso di 1,95 g con la raffigurazione della testa di Roma e sul retro i Dioscuri a cavallo e la scritta ROMA; un asse di bronzo dal peso di 25 g con la testa di Giano e sul retro la prua di una nave con sopra una I, davanti una C e la scritta ROMA; un semiasse di bronzo del peso di 14,70 g con la testa di Saturno cinta d’alloro e il retro identico a quello della moneta da un asse; un triente di bronzo dal peso di 9,10 g con la testa di Minerva calzante l’elmo e sormontata da quattro globetti, il retro identico a quello delle monete da un asse; un quadrante di bronzo del peso di 6,80 g con la testa di Ercole e il retro identico a quello della moneta da un asse; un sestante di bronzo del peso di 4,5 g con la testa di Mercurio sormontata da due globetti e il retro identico a quello della moneta da un asse. Tra il 182 e il 172 a.C. fu coniata la moneta da &

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Monete della Sardegna un denario d’argento dal peso di 1,90 g con la testa di Roma e sul retro i dioscuri a cavallo al galoppo con la scritta ROMA. Tra il 60 e il 32 a.C. fu coniato un asse di bronzo dal peso di 10,50 g con la testa nuda di Azio Balbo e la scritta M. ATTIUS BALBUS e sul retro la testa del Sardus Pater con la scritta SRD PATER. Tra il 44 e il 29 a.C. fu coniato a Cagliari un asse di bronzo dal peso di 25,50 g con due teste accollate e la scritta ARISTO MUTUMBAL, RICOCE SVFe sul retro un tempio tetrastilo con la scritta KAR VE NE RIS. Non si conoscono altre monete coniate in Sardegna nei secoli successivi fino al periodo bizantino. PERIODO BIZANTINO (558-716) Negli anni del regno di Costantino IV tra il 668 e il 685 furono coniati tre tipi di monete: un solido in oro del peso di 4,24 g con l’effigie dell’imperatoore e sul retro quella degli imperatori Eraclio e Tiberio affrontati con al centro una croce sostenuta da tre gradini e la scritta CONOB; un tremisse in oro del peso di 1,50 g con l’effigie dell’imperatore di profilo e rivolta a destra e sul retro una croce potenziata su base; un follis in rame con l’effigie dell’imperatore e la lancia trasversale, sul retro una M sormontata da una croce con la scritta CONOB. Negli anni del primo regno di Giustiniano II tra il il 685 e il 695 furono coniati in Sardegna tre tipi di moneta: un solido in oro del peso di 3,60 g con il busto dell’imperatore raffigurato di fronte e sul retro una croce potenziata da tre gradini e la scritta VICTORIA AUGUS; un follis in rame del peso di 11,20 g con il busto dell’imperatore e la scritta IUSTINIANUS PP e sul retro una grande lettera M con croci ai lati sormontata dalla scritta PAX; un mezzo follis in rame dal peso di 3,97 g con l’effigie dell’imperatore e sul retro una grande lettera K con croci

ai lati sormontata dalla scritta PAX. Negli anni del regno di Leonzio II tra il 695 e il 698 furono coniati due tipi di monete: un tremisse d’oro del peso di 0,82 g con il busto dell’imperatore visto di fronte e sul retro una croce potenziata su base; un mezzo follis di bronzo del peso di 4,50 g con il busto dell’imperatore visto di fronte e la scritta D LEON PE AV e sul retro due grandi lettere SK. Negli anni del regno di Tiberio III tra il 698 e il 705 furono coniati tre tipi di moneta: un solido in oro del peso di 4,24 g con il busto dell’imperatore visto di fronte con la scritta D TIBERIUS PE AV e sul retro una croce potenziata su tre gradini e la scritta VICTORIA AUG; un tremisse in oro dal peso di 1,25 g con il busto dell’imperatore visto di fronte e la scritta D TIBERI VS PE e il retro identico a quello della moneta da un solido; un mezzo follis di rame del peso di 5,10 g con il busto dell’imperatore visto di fronte, la lancia trasversale e la scritta D. TIBERIUS PE AVe sul retro due grandi lettere SK sormontate da una croce. Negli anni del secondo regno di Giustiniano II tra il 705 e il 711 furono coniati gli stessi tipi di moneta emessi durante il primo regno e un quarto tipo di moneta da un solido d’oro da 3,70 g con i busti di Giustiniano e di Tiberio e tra i due un globo sormontato dalla scritta PAX, sul retro una croce potenziata con tre gradini e la scritta VICTORIA AUGUST. Negli anni del regno di Artemio Anastasio tra il 713 e il 715 furono coniati tre tipi di monete: un solido d’oro dal peso di 2,40 g con il busto dell’imperatore visto di fronte e la scritta DN ANASTASIUS MULTAN e sul retro la croce potenziata con tre gradini e la scritta VICTOR VS VA; un tremisse d’oro dal peso di 1,20 g con il busto dell’imperatore visto di fronte e sul retro la croce potenziata sulla base; un mezzo follis di

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Monete della Sardegna rame dal peso di 5,41 g con il busto dell’imperatore visto di fronte e sul retro le grandi lettere SK. Negli anni del regno di Teodosio III nel 716 furono emessi per la Sardegna due tipi di moneta: un solido in oro dal peso di 2,72 g con il busto dell’imperatore visto di fronte e la scritta DN TEODOSIUIS MULA, sul retro una croce potenziata con tre gradini e la scritta VICTORIA AUGUS; un tremisse d’oro del peso di 1,25 g con il busto dell’imperatore visto di fronte e il retro identico a quello della moneta da un tremisse. Non si conoscono altri tipi di monete coniate in Sardegna fino al 1295. SARDEGNA PISANA (1295-1325) Nel 1295 Guelfo e Lotto della Gherardesca coniarono nella zecca di Iglesias un grosso tor nese d’argento con uno stemma partito con la scritta GUELF ELOT COMITES DONORATICO ET TCIE PTIS REGNI KLER DNI e nel retro una croce con la scritta VILLA ECCLIE ARGENTERIE D’SIGERRO SIT NOMEN DNI BENEDICTUM. Negli anni tra il 1302 e il 1325 il Comune di ` nella zecca di Iglesias un Pisa conio aquilino d’argento del peso di 1,70 g con l’aquila e la scritta FEDERIC’INPADOR, con nel retro una croce e la scritta FACTA IN VILLA ECLESIE PCOMI PISANO. MONETE GIUDICALI (1407-1409) L’unica moneta conosciuta riferibile ai giudici che regnarono in Sardegna nei rispettivi regni fino alla caduta del giudicato d’Arborea nel 1409 sono due monete fatte coniare a Sassari da Guglielmo III di Narbona, ultimo giudice d’Arborea tra il 1407 e il 1420: una patacchina in lega del peso di 1,35 g con l’albero eradicato e la scritta G. JUDEXAEBOREE e nel retro una croce con stemma a cuore e una lettera G e la scritta ETVICECOMES NARBOE; un minuto in lega con l’albero eradicato e la scritta

G. JUDEXAEBOREE e nel retro una croce con stemma a cuore e una lettera G e la scritta ETVICECOMES NARBOE. REGNO DI SARDEGNA. PERIODO CATALANO-ARAGONESE E PERIODO SPAGNOLO (1325-1720) Una volta istituito il Regnum Sardiniae si ebbero le emissioni di monete riferibili ai re che si susseguirono sul trono del piccolo regno. Di Giacomo II negli anni tra il 1297 e il 1327 si conoscono due monete: un alfonsino d’argento coniato nella zecca di Iglesias del peso di 2,5 g con uno scudo a cuore a cinque rose inscritto in 8 archi e la scritta IACOBUSARAGONETSARDINREX con nel retro una croce inscritta in 8 archi con 4 rose e la scritta FORTITUDOETLAUSMEADOMINUS; un alfonsino minuto in lega coniato nella zecca di Bonaria del peso di 0,60 g con uno scudo a cuore e la scritta IACOBUSARAGON e nel retro una croce con 4 rose e la scritta ETSARDINIAE REX. Alfonso IV negli anni tra il 1327 e il 1336 fece coniare nella zecca di Iglesias tre monete per la Sardegna: un alfonsino d’argento del peso di 3,5 g con uno scudo a cuore a cinque rose inscritto in 8 archi e la scritta ALFONSARAGONETSARDINREX con nel retro una croce inscritta in 8 archi con 4 rose e la scritta FORTITUDO ETLAUS MEA DOMIUS; un alfonsino minuto in lega del peso di 0,60 g con uno scudo a cuore e la scritta ALFONSUSARAGON e nel retro una croce con 4 rose e la scritta ETSARDINIAE REX; un mezzo alfonsino minuto in lega del peso di 0,30 g con uno scudo a cuore e la scritta ALFONSUSARAGON e nel retro una croce con 4 rose e la scritta ETSARDINIAE REX. Pietro IV negli anni tra il 1336 e il 1387 fece coniare nella zecca di Iglesias cin-

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Monete della Sardegna que tipi di monete: un alfonsino d’argento del peso di 3,94 g con uno scudo a cuore a cinque rose inscritto in 8 archi e la scritta PETRUSARAGONETSARDINREX con nel retro una croce inscritta in 8 archi con 4 rose e la scritta FORTITUDOETLAUSMEADNS; un alfonsino d’argento del peso di 3,24 g con uno scudo a losanga a cinque rose inscritto in 8 archi e la scritta PETRUSDEIGRACIA REX con nel retro una croce con 4 corone inscritte in 8 archi e la scritta ARAGONUM ET SARDINIE; un mezzo alfonsino d’argento del peso di 1,49 g con uno scudo a cuore a cinque rose inscritto in 8 archi e la scritta PETRUSARAGONUM ET SARDINIEREX con nel retro una croce con 4 rose inscritte in 8 archi la scritta FORTITUDOETL AUSMEADOMINUS; un alfonsino minuto in lega dael peso di 0,60 g con uno scudo a cuore e la scritta PETRUSARAGONUM con nel retro una croce con 4 globetti e la scritta ETSARDINIEREX; un mezzo alfonsino minuto in lega del peso di 0,30 g con uno scudo a cuore e la scritta PETRUSARAGONUM con nel retro una croce con 4 globetti e la scritta ETSARDINIEREX. Giovanni I negli anni tra il 1387 e il 1396 fece coniare nella zecca di Cagliari in 360 000 esemplari una moneta del tipo alfonsino minuto in lega svalutata del 10% rispetto all’altra con le seguenti caratteristiche: peso di 0,60 g con uno scudo a losanga e la scritta JOANNES ARAGONUM con nel retro una croce con 4 rombetti e la scritta ET SARDINIE REX. Martino I negli anni tra il 1396 e il 1410 fece coniare nella zecca di Cagliari una moneta detta piccolo, fortemente svalutata rispetto all’alfonsino, con le seguenti caratteristiche: un piccolo in lega con uno scudo a losanga e la scritta MARTINO AGON con nel retro una

croce con 4 globetti e la scritta ETSARDINIE REX. Alfonso V negli anni tra il 1416 e il 1458 fece coniare cinque tipi di monete, le prime quattro nella zecca di Cagliari, l’ultima nella zecca di Alghero dei seguenti tipi: un alfonsino d’argento (1419-1442), con uno scudo a losanga inscritto in 4 archi e la scritta ALFONSUSDEIGRACIA REX con nel retro una croce inscritta in 4 archi e la scritta ARAGONUM ET SARDINIE; un mezzo alfonsino d’argento (1419-1442) con uno scudo a losanga inscritto in 4 archi e la scritta ALFONSUSDEIGRACIA REX con nel retro una croce inscritta in 4 archi e la scritta ARAGONUM ET SARDINIE; un reale minuto in lega (14191442) del peso di 0,85 g con il busto coronato del re e la scritta ALFONSUSDEIGRACIA REX con nel retro una croce accantonata da S-O-A-O e la scritta ARAGONUM ET SARDINIE; un piccolo in lega del peso di 0,42 g (1419-1442) con il busto coronato del re e la scritta ALFONSUSDDGR con nel retro una croce accantonata da S-O-AO e la scritta ARA GON SAR DINI; un minuto in rame con uno scudo a cuore e la scritta REXALFONSUS e sul retro una croce e la scritta INVILAALGERI. Dopo il 1442 le monete del tipo alfonsino e mezzo alfonsino d’argento presero il nome rispettivamente di reale e di mezzo reale. Giovanni II negli anni tra il 1458 e il 1479 fece coniare rispettivamente a Cagliari e a Bosa due monete dei seguenti tipi: un reale minuto in lega con un busto coronato e la scritta JOANNESDEIGRACI con nel retro una croce accantonata S-O-A-O e la scritta ARA GON UM ESA; un minuto in lega con uno scudo a cuore e la scritta JOANNES REXA con nel retro una croce e la scritta CI VI BO SE. Ferdinando II il Cattolico negli anni tra il 1479 e il 1516 fece coniare a Ca-

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Monete della Sardegna gliari sei monete del tipo: un reale in argento del peso di 3,40 g con uno scudo inquartato e coronato e la scritta FERDINANDUS DG R CAS ARAG SARDI con nel retro una croce con scritta SAR inquartata in 4 archi con il motto INIMICOS EIUS INDUAM CONFUSIONE; un reale in argento del peso di 3,40 g (coniato alcuni anni dopo) con un busto coronato del re e la scritta FERDINANDUS DG R ARRA SA con nel retro una croce inscritta in 4 archi con la scritta INIMICOS EIUS INDUAM CONFUSIONE; un reale in argento del peso di 3,40 g con la testa del re coronata e la scritta FERDINANDUS DG R CAS ARAG SARDI con nel retro una croce inscritta in 4 archi con la scritta INIMICOS EIUS INDUAM CONFUSIONE; un mezzo reale in argento del peso di 1,45 g con uno scudo inquartato e coronato e la scritta FERDINANDUS DG R CAS ARAG SARDI con nel retro una croce inquartata in 4 archi con la scritta INIMICOS EIUS INDUAM CONFUSIONE; un cagliarese in lega del peso di 0,92 g con un busto o uno scudo coronato e la scritta FERDINANDUS con nel retro una croce accantonata S-O-A-O con la scritta CAS TRI CAL LAR; 2 cagliaresi in lega del peso di 2,27 g con un busto o uno scudo coronato e la scritta FERDINANDUS con nel retro una croce accantonata SO-A-O con la scritta CAS TRI CAL LAR. Carlo V negli anni tra il 1516 e il 1556 fece coniare nelle zecche di Cagliari, Sassari e Alghero nove monete dei seguenti tipi: uno scudo d’oro del peso di 3,49 g (coniato a Cagliari) con uno scudo coronato e la scritta CAROLUS IMPER V R SARDINIAE con nel retro una croce inscritta in 4 archi con la scritta CIVITAS CALARITANA e il motto INIMICOS EIUS INDUAM CONFUSIONE; 3 reali in argento del peso di 8,60 g (coniato a Cagliari) con il busto

dell’imperatore coronato e tre globetti o due anelli e la scritta CAROLUS V IMP R SARDI con nel retro una croce inscritta in 8 archi con la scritta INIMICOS EIUS INDUAM CONFUSIONE; 2 reali in argento del peso di 8,30 g (coniato a Cagliari) con il busto dell’imperatore coronato e tre globetti o due anelli e la scritta CAROLUS V IMP R SARDI con nel retro una croce inscritta in 8 archi con la scritta INIMICOS EIUS INDUAM CONFUSIONE; un reale in argento del peso di 2,70 g (coniato a Cagliari) con il busto dell’imperatore coronato e tre globetti o due anelli e la scritta CAROLUS V IMP R SARDI con nel retro una croce inscritta in 8 archi con la scritta INIMICOS EIUS INDUAM CONFUSIONE; un cagliarese in lega del peso di 1,05 g (coniato a Cagliari) con la testa incoronata dell’imperatore e la scritta CAROLUS DG IMPERAT con nel retro una croce accantonata S-O-A-O e la scritta CAS TRI CAL LAR e il moto INIMICOS EIUS INDUAM CONFUSIONE; un cagliarese in lega del peso di 1,05 g (coniato a Cagliari) con la testa incoronata dell’imperatore e la scritta CAROLUS IMPERATOR con nel retro una croce accantonata S-O-A-O e la scritta CIVITAS CALARI e il moto INIMICOS EIUS INDUAM CONFUSIONE; un minuto in rame del peso di 0,50 g (coniato a Sassari) con uno scudo a losanga e la scritta CAROLUS IMPERATcon nel retro una croce accantonata S-O-A-O e la scritta GAVINUS PRT IS e il moto INIM I C O S E I U S I N D UA M C O N F U SIONE; un minuto in rame (coniato ad Alghero) con uno scudo a cuore e la scritta CARLAS IMPATOR con nel retro una croce e la scritta IN VILA ALGER e il moto INIMICOS EIUS INDUAM CONFUSIONE; un mezzo minuto in rame (coniato ad Alghero) con uno scudo a cuore e la scritta CARO-

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Monete della Sardegna LUS IMPERAT con nel retro una croce inscritta e la scritta CIVITATIS ALGERI e il moto INIMICOS EIUS INDUAM CONFUSIONE. Filippo II negli anni tra il 1556 e il 1598 fece coniare a Cagliari otto monete dei seguenti tipi: 10 reali in argento del peso di 28,90 g con il suo busto coronato con ai lati le lettere CX e A e la scritta PHILIP R ARA ET SARDINIE con nel retro una croce inscritta in 4 archi con la scritta INIMICOS EIUS INDUAM CONFUSIO; maltagliati da dieci reali ottenuti dalla riutilizzazione di vecchie monete da 8 reali circolanti in altri territori con le stesse caratteristiche della moneta precedente, nel corso degli anni coniati in diverse serie con lievi varianti; 5 reali in argento del peso di 14,50 g con il suo busto coronato con ai lati le lettere CV e A e la scritta PHILIP R ARA ET SARDINIE con nel retro una croce inscritta in 4 archi con la scritta INIMICOS EIUS INDUAM CONFUSIO; 3 reali in argento del peso di 8,60 g con il suo busto coronato con ai lati le lettere C III e la scritta PHILIP R ARA ET SARDINIE con nel retro una croce inscritta in 4 archi con la scritta INIMICOS EIUS INDUAM CONFU; 2 reali e mezzo in argento del peso di 6,90 g con il suo busto coronato con ai lati le cifre 12 e 6 e la scritta PHILIP R ARA ET SARDINIE con nel retro una croce e 4 globetti con la scritta INIMICOS EIUS INDUAM CONFUSIO; 2 reali in argento del peso di 5,55 g con il suo busto coronato con ai lati la sigla C II e la scritta PHILIP R ARA ET SARDINIE con nel retro una croce inscritta in 4 archi con la scritta INIMICOS EIUS INDUAM CONFUSIO; un reale in argento del peso di 2,6 g con il suo busto coronato con ai lati la sigla C I e la scritta PHILIP R ARA ET SARDINIE con nel retro una croce inscritta in 4 archi con la scritta INIMI-

COS EIUS INDUAM CON; 3 cagliaresi in lega del peso di 1,40 g con la sua testa coronata e tre globetti alle spalle e la scritta PHILIP R ARA ET SARDINIE con nel retro una croce con 4 anelli con la scritta INIMICOS EIUS INDUAM CON. Filippo III negli anni dal 1598 al 1621 fece coniare a Cagliari quattro monete dei seguenti tipi: pataccone da 5 reali in argento del peso di 13,90 g con il suo busto coronato con la sigla CV e la scritta PHILIPPUS REX ARAGONUM ET SARDINIE con nel retro una croce con 4 globetti inscritti in 4 archi con la scritta INIMICOS EIUS INDUAM CONFUSIO; soldo da 6 cagliaresi in lega del peso di 3,94 g con il suo busto e la testa nuda e la scritta PHS R ARA SAR con nel retro una croce con 4 quadrifogli con la scritta INIM EIUS IND CONFU; 3 cagliaresi in lega del peso di 2 g con il suo busto e la testa nuda con tre globetti ai lati e la scritta PHS R ARA SAR con nel retro una croce con 4 anelli con la scritta INI EIUS IN D CONFU; un cagliarese in lega del peso di 0,90 g con il suo busto e la testa nuda con la scritta PHS R ARA SAR con nel retro una croce con 4 perline con la scritta INI EIUS IN D CONFU. Filippo IV negli anni tra il 1621 e il 1665 fece coniare a Cagliari otto monete dei seguenti tipi: 10 reali in argento del peso di 27,80 g con il suo busto coronato con ai lati le lettere CX e A e la scritta PHILIP REX ARA ET SARDINIE 1641 con nel retro una croce con 4 globetti con la scritta INIMICOS EIUS INDUAM CONFUSIONE, fu ottenuta con la riutilizzazione di monete provenienti dalla Spagna (quindi della serie dei maltagliati) e fu coniata nel 1641, 1642, 1644, 1646; 10 reali in argento del peso di 27,80 g con il suo busto coronato con ai lati le lettere CX e A e la scritta PHILIP REX ARA ET SARDINIE 1641

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Monete della Sardegna con nel retro una croce con 4 testine bendate con la scritta INIMICOS EIUS INDUAM CONFUSIONE: fu ottenuta con la riutilizzazione di monete provenienti dalla Spagna (quindi della serie dei maltagliati) e fu coniata nel 1643, 1650, 1652, 1653, 1664); 5 reali in argento del peso di 14,40 g con il suo busto coronato con ai lati la sigla CV e la scritta PHILIP REX ARA ET SARDINIE 1641 con nel retro una croce con 4 globetti con la scritta INIMICOS EIUS INDUAM CONFUSIONE: anche questa moneta fu ottenuta con la riutilizzazione di monete provenienti dalla Spagna (quindi della serie dei maltagliati); 5 reali in argento del peso di 14,40 g con il suo busto coronato con ai lati la sigla CV e la scritta PHILIP REX ARA ET SARDINIE 1641 con nel retro una croce con 4 testine bendate con la scritta INIMICOS EIUS INDUAM CONFUSIONE: anche questa moneta fu ottenuta con la riutilizzazione di monete provenienti dalla Spagna (quindi della serie dei maltagliati); 2 reali e mezzo in argento del peso di 6,50 g con la sua testa coronata con ai lati le cifre 6 e 12 e la scritta PHILIPPUS REX ARA ET SARDINIE con nel retro una croce con 4 globetti con la scritta INIMICOS EIUS INDUAM CONFUSIONE; un reale in argento del peso di 6,50 g con la sua testa coronata e la scritta PHI R A E S 1652 con nel retro una croce con 4 testine bendate con la scritta MONETA SARDINIE REGNI; 2 cagliaresi in lega del peso di 1,15 g con il suo busto coronato con ai lati due globetti e la scritta PHILIPPUS REX con nel retro una croce con 4 Q con la scritta INIMICOS EIUS INDUAM CONFUSIONE; un cagliarese in lega con il suo busto coronato con ai lati due globetti e la scritta PHILIPPUS REX con nel retro una croce con 4 Q con la scritta INIMICOS EIUS INDUAM CONFUSIONE.

Carlo II negli anni tra il 1665 e il 1700 fece coniare a Cagliari nove monete dei seguenti tipi: 10 reali in argento del peso di 26,41 g con la sua testa coronata con ai lati le lettere CX e R e la scritta CAROLUS HISPANIAR REX con nel retro una croce con 4 testine bendate con la scritta INIMICOS EIUS INDUAM CONFUSIONE, fu ottenuta con la riutilizzazione di monete di Filippo IV e sottoposta a tosatura; 10 reali in argento del peso di 26,80 g con il suo busto coronato con ai lati le lettere CX e R e la scritta CAROLUS HISPANIAR ET SARD REX con nel retro una croce con 4 rose con la scritta INIMICOS EIUS INDUAM CONFUSIONE, fu coniata nel 1674 con un conio nuovo; 5 reali in argento del peso di 12,50 g con il suo busto coronato con ai lati le lettere CX e R e la scritta CAROLUS HISPANIARUM ET SARDINIE REX con nel retro una croce con 4 rose con la scritta INIMICOS EIUS INDUAM CONFUSIONE; 2 reali e mezzo in argento del peso di 6,60 g con il suo busto coronato con ai lati le cifre 12 e 6 e la scritta CAROLUS D G R con nel retro una croce con 4 globetti con la scritta INIMICOS EIUS INDUAM CONFUSIONE; 2 reali e mezzo in argento del peso di 6,60 g (coniato 1666) con il suo busto coronato con ai lati le cifre 12 e 6 e la scritta CAROLUS II HISPAN SARIN REX con nel retro una croce con 4 stelle con la scritta INIMICOS EIUS INDUAM CONFUSIONE; un reale in argento del peso di 2,25 g con il suo busto con la testa nuda con ai lati la sigla CI e una stella e la scritta CAROLUS II R SPARUM con nel retro una croce con 4 archi con la scritta INIMICOS EIUS INDUAM CONFUSIONE; mezzo reale in argento del peso di 1,30 g con il suo busto con la testa nuda con un globetto e la scritta CAROLUS II R SPN con nel retro una croce con 4 globetti innscritti

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Monete della Sardegna in 4 archi con la scritta INIMICOS EIUS INDUAM CONFUSIONE; 3 cagliaresi in rame del peso di 17,50 g con il suo busto coronato o a testa nuda e la scritta CAROLUS D G R con nel retro una croce con 4 testine bendate con la scritta ARAM ET SAR, moneta coniata nel 1668, 1669, 1670, 1671, 1673, 1678, 1680, 1683, 1689, 1695; un cagliarese in rame con il suo busto coronato o a testa nuda e la scritta CAROLUS D G R con nel retro una croce con 4 testine bendate con la scritta ARAM ET SAR, moneta coniata nel 1668, 1669, 1670, 1671, 1673, 1678, 1680, 1683, 1689, 1695. Filippo V negli anni tra il 1700 e il 1719 fece coniare a Cagliari due monete dei seguenti tipi: doppietta da uno scudo d’oro del peso di 3,26 g con uno scudo coronato e la scritta PHILIP V HISP ET SARD REX con nel retro una croce con la scritta INIMICOS EIUS INDUAM CONFUSIONE, coniata nel 1701, 1702, 1703 e 1705; 2 reali e mezzo in argento del peso di 6,10 g con lo scudo coronato con ai lati le cifre 12 e 6 e la scritta PHILIPPUS V HISP ET SARDINIAE REX con nel retro una croce con 4 stelle con la scritta INIMICOS EIUS INDUAM CONFUSIONE. Carlo III d’Asburgo negli anni tra il 1708 e il 1718 fece coniare a Cagliari quattro monete dei seguenti tipi: uno scudo d’oro del peso di 3,16 g con uno scudo coronato e la scritta CAROL III HISP ET SARD REX con nel retro una croce con la scritta INIMICOS EIUS INDUAM CONFUSIONE; 2 reali e mezzo in argento del peso di 6,50 g con il suo busto coronato con ai lati le cifre 12 e 6 e la scritta CAROL III HISP ET SARD REX con nel retro una croce con 4 stelle con la scritta INIMICOS EIUS INDUAM CONFUSIONE; 3 cagliaresi in rame del peso di 6,80 g con il suo busto coronato e la sigla 3c e la scritta CAROLUS VI IMPERAT D G con nel retro

una croce con 4 testine bendate con la scritta ARAM ET SAR; un cagliarese in rame del peso di 2,42 g con il suo busto con testa nudaa e la scritta CAROLUS VI IMP D G con nel retro una croce con 4 anelli e globo al centro con la scritta ARAGON ET SAR REX. REGNO DI SARDEGNA. PERDIODO SABAUDO (1720-1861) Vittorio Amedeo II di Savoia tra il 1718 e il 1730 fece coniare a Torino quattro monete dei seguenti tipi: un quarto di scudo sardo in argento del peso di 5,89 g con il suo busto e la scritta VIC AM DG REX SARD CYP ET H con nel retro uno scudo con 4 testine bendate sovrapposto a quello sabaudo con la scritta DUX SABAUDIE ET MONTISF PRINCEPS PED; un reale in argento del peso di 2,25 g con il suo busto e la scritta VIC AM DG REX SARD CYP ET H con nel retro una croce mauriziana con stemma sardo al centro con la scritta CRUCIS VICTORIA; mezzo reale in argento con il suo busto e la scritta VIC AM DG REX SARD CYP ET H con nel retro una croce mauriziana con stemma sardo al centro con la scritta CRUCIS VICTORIA; 3 cagliaresi in rame del peso di 6,75 g con il suo busto coronato con la sigla 9c e la scritta VIC AM D G SAR CYP ET IE R con nel retro una croce con 4 testine bendate con la scritta DUX SABAUD ET MONTIF, PRINC PED. ` nel 1768 la Carlo Emanuele III attuo riforma monetaria ritirando tutte le monete circolanti e sostituendole con tipi di monete coniate a Torino: carlino sardo in oro del peso di 17,50 g con il suo busto e la scritta CAR EM D G REX SAR CYP ET JER con nel retro uno scudo con 4 testine bendate con la scritta DUX SAB ET MONTISFER PRINC PED; mezzo carlino sardo in oro del peso di 8 g con il suo busto e la scritta CAR EM D G REX SAR CYP ET

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Mongiu JER con nel retro uno scudo con 4 testine bendate con la scritta DUX SAB ET MONTISFER PRINC PED; doppietta sarda in oro del peso di 3,19 g con il suo busto e la scritta CAR EM D G REX SAR CYP ET JER con nel retro uno scudo con 4 testine bendate con la scritta DUX SAB ET MONTISFER PRINC PED; scudo sardo in argento del peso di 23,18 g con la sua testa e la scritta CAR EM D G REX SAR CYP ET JER con nel retro uno scudo con 4 testine bendate con la scritta DUX SAB ET MONTISFER PRINC PED; mezzo scudo sardo in argento del peso di 11,42 g con la sua testa e la scritta CAR EM D G REX SAR CYP ET JER con nel retro uno scudo con 4 testine bendate con la scritta DUX SAB ET MONTISFER PRINC PED; quarto di scudo sardo in argento del peso di 5,59 g con la sua testa e la scritta CAR EM D G REX SAR CYP ET JER con nel retro una scudo con 4 testine bendate e lo stemma sabaudo con la scritta DUX SAB ET MONTISFER PRINC PED; un reale (pezza) in lega di rame e argento del peso di 2,80 g con la sua testa e la scritta CAR EM D G REX SAR CYP ET JER con nel retro una croce con 4 testine bendate con la scritta DUX SAB ET MONTISFER PRINC PED; un mezzo reale (mesu pezza) in lega di rame e argento con la sua testa e la scritta CAR EM D G REX SAR CYP ET JER con nel retro una croce con 4 testine bendate con la scritta DUX SAB ET MONTISFER PRINC PED; un soldo sardo (soddu) in lega di rame e argento del peso di 1,19 g con la sua testa e la scritta CAR EM D G REX SAR CYP ET JER con nel retro scettro e bastone decussati con corona e la scritta DUX SAB ET MONTISFER PRINC PED; 3 cagliaresi (tres arrials) in rame del peso di 6 g con il suo busto e la scritta CAR EM D G REX SAR CYP ET JER con nel

retro una croce con 4 testine bendate con la scritta DUX SAB ET MONTISFER PRINC PED; un cagliarese (un arriali) in rame del peso di 2,60 g con il suo busto e la scritta CAR EM D G REX SAR CYP ET JER con nel retro una croce con 4 testine bendate con la scritta DUX SAB ET MONTISFER PRINC PED. [ENRICO PIRAS]

Mongiano, Elisa Storica del diritto (n. Torino 1951). Dopo la laurea ha intrapreso la carriera universitaria. Attual` professore associato di Storia mente e ` di del Diritto italiano presso la Facolta ` di ToGiurisprudenza dell’Universita rino. Ha al suo attivo la monografia Universae Europae Securitas. I trattati di cessione della Sardegna a Vittorio Amedeo II di Savoia, 1995.

Mongiu, Maria Antonietta Archeologa, assessore regionale (n. Pattada 1949). Laureata in Lettere, allieva di Fausto Zevi e del Torelli, insegna negli istituti superiori. A partire dagli anni Settanta ha condotto numerosi scavi in ` di Cagliari, a diverse aree della citta San Basilio e a San Saturnino di Bultei. Esperta in problemi della formazione nel settore dei beni culturali, collabora con gli uffici periferici del Ministero dei Beni culturali e nel luglio del 2007 ` stata chiamata a ricoprire la carica di e assessore regionale alla Pubblica Istruzione, Beni culturali, Informazione, Spettacolo e Sport nella giunta Soru. Tra i suoi scritti: Le terme di viale Trieste, Catalogo della mostra nazionale ‘‘Le acquisizioni del Patrimonio artistico dello Stato’’, Roma 1980; Tempio a pozzo nuragico. Ceramica a vernice nera, apud Cabras-Cuccuru S’Arriu, ‘‘Rivista di Studi fenici’’, X, 1982; Note per un’integrazione-revisione della Forma Karalis (scavi 1978-1982), in Santa Igia capitale giudicale, 1986; Materiali per la ricostruzione della Forma Karalis alto-medioevale, 1988; Addenda

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Monica Formae urbis: elementi tardo-antichi e altomedioevali a Cagliari alla luce dei recenti scavi, in La Sardegna paleocristiana e altomedioevale. Seminario 1986, 1988; Archeologia urbana a Cagliari. L’area di viale Trieste 105, ‘‘Quaderni della Soprintendenza archeologica per le province di Cagliari e Oristano’’, 4, 1988; Cagliari e la sua conurbazione tra tardo-antico e Alto Medio` in Sardegna. evo, in Suburbio delle citta Persistenze e trasformazioni. Atti del III Convegno di studio sull’Archeologia tardoromana e altomedioevale in Sardegna, Cuglieri 1986, 1989; Il quartiere tra mito, archeologia e progetto urbano, in Cagliari i quartieri storici: la Marina, 1989; Viaggio nella Sardegna archeologica, 1990; Cagliari tra emerso e sommerso (con Franco Masala), Catalogo della mostra, Cagliari 1990; Il castello di Olomene, in Castelli della Sardegna medioevale, 1992; L’intervento di Doro Levi nella necropoli di Olbia, in Omaggio a Doro Levi, ‘‘Quaderni della Soprintendenza archeologica per le province di Sassari e Nuoro’’, 19, 1994; Dall’anamorfosi al riconoscimento. Il rapporto ` , in Recutra archeologia e progettualita ` del Duemila, pero urbano per la citta ` e le disavventure della dia1995; La citta ` in lettica del riconoscimento, in La citta ombra, 1995; Stampace. Un quartiere tra polis e chora, in Cagliari, i quartieri storici: Stampace, 1995; Imago urbis: archeologia urbana a Cagliari, 1996; Ad ripam Karalis, in Via Roma tra memoria e progetto, 1996; In occidentalibus suburbanisque partibus Sancta Gilia. Lo sta` , in gno di Santa Gilla margine della citta Santa Gilla tra passato e futuro, 1996.

trodotto dai monaci camaldolesi nel secolo XI e diffuso quindi nei territori dipendenti dai loro monasteri; la seconda ipotesi la fa derivare da vitigni introdotti in Sardegna dagli Aragonesi. Nel corso dei secoli fu chiamato Monaca, Mora di Spagna o Niedda Mora e nel Sassarese Pascale sardu o Pascale ’e Cagliari. Produce grappoli abbastanza grandi con acini nero-violacei, usati quasi esclusivamente per la vinificazione.

Monica, santa Santa (Tagaste, 332 ca.Ostia, Roma, 388). Madre di Sant’Ago` tracciata nelle Constino. La sua vita e fessioni del figlio Agostino: nacque da ` il pauna famiglia di cristiani, sposo gano Patrizio e lo convertı`, ebbe tre figli. Con le sue preghiere e lacrime convertı` anche Agostino, diventando la sua guida spirituale fino alla morte. Reliquie dal 1430 a Roma, nella chiesa di Sant’Agostino, in piazza Navona. Patrona delle vedove. A Sorso nel 1988 le ` stata dedicata una parrocchia. e [ADRIANO VARGIU]

Festa Si festeggia il 27 agosto a Cagliari e Sorso.

Monica di Cagliari Vino rosso DOC, tipico della produzione sarda, ottenuto dalla lavorazione dell’omonimo vitigno; viene prodotto in tutta la provincia di Cagliari e in alcuni comuni delle province di Nuoro e Oristano. Il colore, rosso rubino, con l’invecchiamento ` gradevole, mortende all’arancio; e ` essere conserbido e vellutato e puo vato a lungo in bottiglia. Se ne conoscono quattro tipi: il semplice a 14º; il dolce naturale a 14,5º; il liquoroso secco a 17,5º; il liquoroso dolce riserva a 17,5º.

Monica Vitigno che produce uva rossa

Monica di Sardegna Vino rosso pro-

conosciuto in Sardegna fin dall’anti` tipico del Campidano di Ca`. E chita ` ben conosciuto in tutta la gliari, ma e Sardegna. Due sono le ipotesi sulle sue origini; la prima vuole che sia stato in-

dotto in tutta la Sardegna dal vitigno omonimo integrato per il 15% da altri vitigni a bacca nera come il bovale. Il ` rosso-rubino chiaro tensuo colore e dente all’amaranto; ha un profumo in-

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Monreale tenso e un sapore asciutto e sapido e sopporta un invecchiamento medio. Se ne conoscono due tipi: il M. di S. normale a 11º, il frizzante superiore a 11º.

Monni, Antonio Avvocato, senatore della Repubblica (Orgosolo 1885Nuoro 1978). Dopo essersi laureato in Giurisprudenza intraprese la professione di avvocato nel foro di Nuoro ed ebbe modo di emergere come penalista. Di idee sardiste, in un primo tempo non assunse una posizione ostile al fascismo ma, sospettato di tenere contatti con ambienti antifascisti (il gruppo detto ‘‘degli avvocati nuoresi’’), ` nel 1936 fu radiato dal PNF. Si dedico ` intensamente alla professione, colpiu laborando con il periodico‘‘Ortobene’’. Caduto il fascismo riprese l’impegno politico come indipendente e nel 1944 fu nominato sindaco di Nuoro. Negli anni che seguirono, pur continuando a ` alla rimanere indipendente si collego Democrazia Cristiana nella cui lista nel 1953 fu eletto senatore della Repubblica per la II legislatura, e successivamente riconfermato fino al 1968 per altre due legislature. Cessata l’atti` parlamentare, fu chiamato a far vita parte del consiglio di amministrazione della Cassa del mezzogiorno. Oltre l’opuscolo Depressione e banditismo in Sardegna, stampato a Roma nel 1954, e diverse altre pubblicazioni minori, nel ` stato dedicato un volume che 2005 gli e raccoglie soprattutto i suoi discorsi parlamentari.

Monni, Pietro Funzionario, consigliere regionale (Nuoro 1930-ivi 1993). Funzionario, cattolico impegnato, nel 1974 fu eletto consigliere regionale della Democrazia Cristiana per la VII legislatura nel collegio di Nuoro. Al termine non fu riconfermato.

Monni, Pietro Serafino Avvocato, consigliere regionale (Oliena 1906-ivi 1993). Laureatosi in Giurisprudenza si

` alla professione di avvocato e si dedico ` in politica schierato nella Deimpegno mocrazia Cristiana. Nel 1965 fu eletto consigliere regionale del suo partito per la V legislatura nel collegio di Nuoro e successivamente riconfermato nello stesso collegio fino al 1979 per altre due legislature. Il 9 luglio 1974 fu eletto presidente del Consiglio regionale, ma il 12 dello stesso mese si dovette dimettere per lasciare il posto a Felicetto Contu.

Monpusi Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato di Cagliari, compreso nella curatoria di Nuraminis. Sorgeva alle falde del monte Bruncu Pubusa a pochi chilometri da Serrenti. Quando nel 1258, dopo la spedizione dell’anno prece`a dente, il giudicato fu diviso, M. entro far parte dei territori assegnati ai Ca` ai giupraia. Alla loro estinzione passo dici d’Arborea, ma nel 1295 Mariano II lo comprese nei territori che cedette al Comune di Pisa. Cosı` alla fine del se` a essere amcolo XIII il villaggio inizio ministrato direttamente da Pisa; dopo ` a far la conquista aragonese entro parte del Regnum Sardiniae. Nel 1331 fu acquistato dai Desvall; negli anni successivi la sua popolazione fu falcidiata dalla peste del 1348 e i Desvall lo cedettero al fisco nel 1355. Scoppiata di lı` a poco la seconda guerra tra Pietro IVe Mariano IV, il villaggio fu occupato dalle truppe arborensi che lo tennero fino alla battaglia di Sanluri. La sua po` continuo ` a diminuire e polazione pero agli inizi del secolo XV fu abbandonato definitivamente.

Monreale Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato di Arborea, compreso nella curatoria di Bonorcili. Era situato nelle vicinanze dell’omonimo castello, favo` rarito dalla cui vicinanza si sviluppo pidamente tanto che nel corso del se-

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Monreale colo XIII divenne il capoluogo della curatoria omonima. Nel secolo XIV co` a decadere: scoppiate infatti le mincio guerre tra Aragona e Arborea, il villaggio fu spesso teatro delle operazioni ` a spopolarsi; prima militari e comincio della fine del secolo XIV scomparve.

Monreale, curatoria di Antica curatoria del giudicato d’Arborea che si stendeva su un territorio in gran parte montuoso al sud del Bonorcili, ai confini con il giudicato di Cagliari. Aveva una superficie stimata in 748 km2 e comprendeva i villaggi di Arbus, Cancella, Fluminimaggiore, Gonnosfanadiga, Guspini, Monreale, Funtana Fenugu, Gulzi, Pabillonis, San Gavino Monreale, Sardara, Serru, Uta Passarsi, Villa d’Abbas, Villa Atzei, Villa Jaca. Per la sua posizione di confine durante il secolo XIII fu teatro delle continue guerre tra il giudicato d’Arborea e quello di Cagliari, e questo spiega la costruzione dell’omonimo castello che ` imponente roccafinı` per essere la piu forte dell’Arborea. Scoppiate le guerre tra Arborea e Aragona il suo territorio divenne spesso teatro delle operazioni belliche e molti dei suoi villaggi furono devastati, si spopolarono e sparirono. `a Caduto il giudicato d’Arborea entro far parte del Regnum Sardiniae e nel 1421 fu concessa in feudo a Raimondo Guglielmo Moncada.

Monserrato Comune della provincia di Cagliari, incluso nel Comprensorio n. 24, con 20 829 abitanti (al 2004), posto ` a 2 m sul livello del mare in continuita con l’abitato di Cagliari. Regione storica: Campidano di Cagliari. Archidiocesi di Cagliari. & TERRITORIO Il territorio comunale si estende per 11,38 km2 e confina a nord con Sestu, a est con Selargius, a sud e a ovest con Cagliari. Si tratta di una porzione della piana campidanese, segnata da una forte urbanizza-

zione, dove le aree ancora libere sono utilizzate per l’agricoltura intensiva. Il paese fa parte della fitta conurbazione cagliaritana, servito da una miriade di strade; si trova comunque lungo la statale 387 che dal capoluogo si dirige verso Dolianova, mentre la periferia ` sfiorata dalla frequensettentrionale e tatissima 554, che mette in comunicazione la statale 131 con i paesi della cintura a nord di Cagliari e la costiera per Villasimius. M. dispone di una stazione lungo la linea a scartamento ridotto Cagliari-Mandas. & STORIA Le origini dell’attuale centro risalgono al Medioevo: faceva parte del giudicato di Cagliari ed era compreso nella curatoria del Campidano. Dopo la fine del giudicato, nella divisione del 1258 fu compreso nel territorio che il Comune di Pisa prese ad amministrare direttamente con propri funzionari e divenne un grosso e prospero centro grazie allo sviluppo della sua agricoltura incentrata sulla cerealicoltura e sulla viticoltura. Dopo la ` a far parte conquista aragonese entro del Regnum Sardiniae Sardegna e nel 1324 fu concesso in feudo a Giacomo de Trulio e i suoi abitanti costretti a prestare servizio personale per un determinato periodo all’anno nelle saline reali; dopo la stipulazione della pace definitiva con Pisa, nel 1326 il territorio del villaggio fu incluso in quello as` di Cagliari per cui il segnato alla citta ` in una situazione di feudatario si trovo ` . D’altra parte gli conflitto con la citta abitanti di Pauli (questo era il nome di M. allora), per sfuggire all’odiosa ser` personale cui erano stati sottopovitu sti, fuggivano in numero crescente a Cagliari dove fissavano la residenza. Per tutti questi motivi il de Trulio nel 1328 vendette il villaggio a Bonanato De Petra (=) che con il suo prestigio nel 1331 riuscı` a chiudere a suo vantag-

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Monserrato gio il conflitto con Cagliari; ottenne dal re anche una dichiarazione in base alla quale gli abitanti del villaggio, pur se residenti a Cagliari, rimanevano legati al loro obbligo di prestare servizio nelle saline reali. In seguito il villaggio ebbe un calo della popolazione a causa della peste del 1348 e quando i De Pe` al fisco. Nel 1366 tra si estinsero torno fu ancora concesso in feudo a Guglielmo Canelles ma poco dopo divenne teatro della seconda guerra tra Mariano IV e Pietro IV e fu occupato dalle truppe arborensi per cui il Canel` . Nei deles ne perse la disponibilita cenni successivi divenne di fatto un centro di confine, sottoposto alla pressione militare dei due contendenti e ` a perdere popolazione. comincio Quando nel 1410 il giudicato d’Arborea ` di esistere e Pauli torno ` definiticesso vamente nelle mani del re, era molto danneggiato, semispopolato e con l’agricoltura gravemente compromessa. Nello stesso anno fu consegnato a Marco Jover, che ne era stato investito nel 1388 ma che non era mai riuscito a ` morı` entrarne in possesso; egli pero poco dopo senza lasciare eredi. Nel 1426 infine fu nuovamente concesso in feudo a Dalmazio Sanjust; il villaggio cosı` rimase in possesso di questa famiglia per tutti i secoli successivi fino al riscatto del feudo nel 1828. I Sanjust nel corso del secolo XV iniziarono un’opera di risanamento del territorio e di graduale ripopolamento. La loro ` nel corso del secolo opera continuo XVI, anche se il livello dei tributi feu` notevolmente. Nel corso dali aumento del secolo XVII gli abitanti di Pauli si liberarono del pesante dovere dell’obbligo di lavorare nelle saline; la popo` a crescere e le condilazione comincio zioni generali dell’agricoltura migliorarono notevolmente, inoltre il vecchio ` a essere non nome di Pauli comincio

` usato e sostituito con quello di M. piu in onore del culto della Vergine di M. Nel corso del secolo XVIII i rapporti con i feudatari divennero tesi e con la costituzione del Consiglio comunitativo gli abitanti del villaggio cominciarono a desiderare la fine del vincolo ` a far parte feudale. Nel 1821 M. entro della provincia di Cagliari, nel 1839 finalmente riuscı` a riscattarsi dalla dipendenza feudale. Interessante la testimonianza che di questo periodo ha lasciato Vittorio Angius: «Nell’ultimo censimento la popolazione di Pauli constava di anime 2250, distinte in maggiori di anni 20, maschi 598, femmine 607, e minori maschi 520, femmine 525. Il numero degli individui ma` inferiore del schi che sono nel paese e sunnotato forse d’un centinajo, il che dipende dall’assenza di quelli che restano a servigio ne’ poderi della capitale e in altri villaggi. La professione ` l’agricoltura, quindi i meprincipale e stieri necessari, ne’ quali si possono numerare circa 70 persone. I contadini si distinguono in proprietari che seminano coi loro gioghi, e in giornalieri che fanno servigio altrui nelle opere rustiche e nel trasporto delle derrate a Cagliari. Le persone di ufficio pubblico in Pauli, non compresi i preti, sono tre notai, un chirurgo, un flebotomo, una ostetrica, e mancasi di medico e di farmacia. Le famiglie e le case sono 520. Occupazioni comuni delle donne. Nelle case agiate trovasi qualche telajo, dove oprasi sopra il lino, nelle altre manca questa macchina, e filasi lo sparto per le tonnare, e le donne della classe inferiore vanno ` per vendervi della farina, alla citta che serve per le paste. Agricoltura. I terreni per la coltura dei cereali sono veramente ristretti, sı` che i paulesi devono, per occuparsi e aver qualche frutto, affittare le terre, che hanno di

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Monserrato ` i proprietari di Selargius, Sestu, piu Serdiana, del Maso e Assemini, e dare un prezzo maggiore che sia ragione, quale si domanda da quelli, che in vista del loro bisogno vogliono giudaizzare. I paulesi sogliono annualmente seminare starelli di grano 1600, d’orzo 2000, di fave 1000, e poi niente di lino, e pochissimo di legumi. L’ordinaria produ` al 10, dell’orzo al 14, zione del grano e ´ patiscono molto delle fave al 7, perche dai venti, che sogliono dominare. Il lucro, che il colono ha da questi prodotti, dopo la sottrazione di tutti i diritti che ` tenuissimo e apdeve corrispondere, e pena compensa le fatiche e paga le sue giornate. Il prodotto delle fave, se pure per la quiete de’ venti nocevoli alla loro vegetazione non abbiasi un rac` sufcolto doppio dell’ordinario, non e ficiente per l’uopo delle famiglie e per ` il nutrimento de’ buoi. La spesa piu grave, che deve sopportare il colono ` per l’acquisto di questo gepaulese, e ` necessita ` per dare a’ nere, del quale e buoi un alimento che li conforti dalle fatiche, alimento che deve somministrarsi a’ medesimi lungo l’anno per la mancanza de’ pascoli, eccetto nella ` l’erba delprimavera, quando si da l’orzo. Vigne. Hanno esse non meno di ` aperte e solo se17 mila ordini, le piu parate per alcune strisce di terra arativa, che dal colle di Cagliari veggonsi a uno sguardo non disgiunte le une dalle altre in una estensione di circa 600 sta` nulla nel relli di terreno. Pastorizia. E paulese per la ristrettezza de’ territori, e non si hanno che le bestie di servigio, buoi, cavalli e giumenti, i primi per l’agricoltura e pel carreggiamento e trasporto, i secondi per sella o per basto, gli ultimi per la macinazione de’ grani. I buoi sono circa 700, i cavalli 80, i giumenti 450. Le donne educano gran ` di pollame, principalmente quantita galline, onde hanno lucro vendendo le

uova e i pollastri». Quando nel 1848 le ` a far province furono abolite, M. entro parte della divisione amministrativa di Cagliari e infine dal 1859 della ricostituita omonima provincia. Nella se` dell’Ottocento l’economia conda meta ` e divenne uno dei maggiori si sviluppo centri della produzione vinicola; nel 1881 assunse ufficialmente il nome di Pauli M. e nel 1889 quello di M. Superata la crisi della fillossera, agli inizi ` a svidel Novecento il centro continuo lupparsi e nel 1924 fu costituita la Can` il centro abitina sociale; nel 1928 pero tato fu privato dell’autonomia e ridotto ` cosı` un pea frazione di Cagliari. Inizio riodo tormentato della sua storia, i monserratini non accettarono mai questo declassamento, e l’amministrazione di Cagliari dal canto suo non comprese il significato di questa giusta ` riuscito aspirazione. Solo nel 1991 M. e a recuperare la propria fisionomia di comune autonomo. & ECONOMIA L’attivita ` di base della ` rappresentata oramai sua economia e ` svilupdall’imprenditoria che vi si e pata nel corso degli ultimi decenni soprattutto nel campo dell’edilizia e dei materiali per l’edilizia, nel settore ali`, mentare e in altre piccole attivita nella meccanica e nella fabbricazione dei mobili. L’agricoltura, un tempo at` principale, ha oramai un ruolo tivita ` piuttosto svisecondario anche se vi e luppata la viticoltura che alimenta ancora un’importante Cantina sociale e l’orticoltura; oramai pochissimo prati` l’allevamento del bestiame bocato e ` invece discretamente vino e ovino. E sviluppata la rete di distribuzione commerciale, favorita anche dalla vici` collenanza di Cagliari. Servizi. M. e gato da autolinee urbane e dalla ferrovia complementare a Cagliari, da auto` linee agli altri centri della provincia. E dotato di Pro Loco, stazione dei Cara-

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Monserrato binieri, ospedale, medico, guardia medica, farmacia, scuola dell’obbligo e scuole secondarie superiori, in particolare l’Istituto alberghiero e l’Istituto tecnico industriale, e numerosi sportelli bancari. Ospita inoltre nel suo territorio la Cittadella universitaria del` di Cagliari, discreti iml’Universita pianti sportivi, la Biblioteca comunale, il teatro e un museo. & DATI STATISTICI Al censimento del 2001 la popolazione contava 20 758 ` , di cui stranieri 100; maschi unita 10 036; femmine 10 722; famiglie 6694. La tendenza complessiva rivelava una lieve diminuzione della popolazione, con morti per anno 150 e nati 146; cancellati dall’anagrafe 692 e nuovi iscritti 552. Tra i principali indicatori economici: versamenti ICI 6632; esercizi pubblici 37; esercizi al dettaglio 187. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Nel suo territorio si trovano alcuni menhir e diversi nuraghi tra i quali quelli di Figu Niedda, Sa Domu ’e s’Orcu e Scalas. Sono stati rinvenuti anche nume` romana. rosi reperti e tombe di eta & PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE Negli anni passati, quando la ` era frazione di Cagliari, il suo cencitta ` stato per cosı` dire assetro storico e ` sodiato dall’espansione della citta rella; ha tuttavia mantenuto le sue caratteristiche quasi integre e si spera che in futuro venga salvaguardato. Lungo le sue strade si aprono ancora un certo numero di antiche case campidanesi costruite in mattoni di terra ` diri) e completate dal porticruda (la cato (lolla) e dall’ampia corte anti` difficile trovare pero ` anstante. Non e che pretenziosi palazzotti fabbricati nell’Ottocento, alcuni dei quali con una certa eleganza. Di grande valore sono anche gli impianti delle vecchie cantine ottocentesche che andrebbero tutelati e valorizzati. Nell’estrema pe-

` la chiesa di riferia del centro storico e Sant’Ambrogio, parrocchiale costruita nel secolo XVI in forme gotiche e ristrutturata radicalmente nel secolo XVII. Ha un impianto a una sola navata completato dal presbiterio e da una serie di cappelle laterali aggiunte suc` a volte a cessivamente. La copertura e crociera con costoloni e gemme anu` affiancata da due conlari; la facciata e trafforti; poco distante sorge il campanile a canna quadrata. Tra le altre ` quella di San chiese di Monserrato c’e Lorenzo, con impianto a unica navata scandita da tre archi, che fu ricostruita nel 1902 a opera di due sacerdoti che vollero cosı` ricordare il villaggio abbandonato di Sisali, che sorgeva un tempo nel salto di San Lorenzo. Quindi la chiesa di Santa Maria di Pauli del secolo XII, in forme romaniche e successivamente rimaneggiata, con una pianta a croce greca e la cupola centrale. E ancora quella di San Valeriano, con un’unica navata e la volta a botte, che fu costruita nel 1907 dalla famiglia Spiga di Sestu; al suo interno si conservano una statua in legno di San Lorenzo del 1850 e il cocchio sul quale il simulacro viene trasportato alla chiesa di San Lorenzo in occasione della fe` moderne e legate al recente sta. Piu ` sono sviluppo urbanistico della citta la chiesa di San Giovanni Battista de La Salle, costruita nel 1985; e quella del SS. Redentore, costruita nel secondo dopoguerra; di fronte a quest’ultima si leva il monumento al Redentore, che era stato eretto nel 1900 in occasione dell’Anno Santo. Altri monumenti tipici di M. sono la casa Foddis, in stile neoclassico, tipica costruzione signorile dell’Ottocento, e la Cruxi ’e marmuri (Croce di marmo), del secolo XV, posta sopra un basamento a tronco di piramide. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI La

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Monserrato memoria del passato agricolo del cen` gelosamente conservata nella fetro e sta della Madonna di M. che si svolge l’8 settembre e fu introdotta dagli spagnoli in onore della Madonna detta Morenita; viene organizzata dalla pia so` della Madonna di M. e si conclude cieta con una fastosa processione in cui la statua della Madonna, ricoperta di gioielli e di ex voto, viene fatta sfilare con il concorso di una folla imponente. ` quella di Altra festa legata al passato e San Lorenzo che si svolge il 10 agosto, ha origini molto antiche e fu rilanciata dopo la ricostruzione della chiesetta; ha inizio con il trasporto della statua del santo su un bel cocchio dorato dalla ` custochiesa di San Valeriano, dove e dita, alla chiesa di San Lorenzo presso la quale si svolge la festa. Il corteo, al quale prendono parte gruppi in costume, carri a buoi (traccas) e suonatori di launeddas, permette di ricreare il classico ambiente delle feste popolari del Campidano di Cagliari. Legati pure al passato della Monserrato agricola sono i costumi. L’abbigliamento tradizionale, che negli ultimi anni era scom` stato ricostruito sulla base di parso, e antichi costumi superstiti; un tempo costituiva il modo di vestire abituale, ` utilizzato solo in occasione delle oggi e grandi feste e nelle sfilate. L’abbiglia` di due mento tradizionale femminile e tipi: quello di lusso, detto fardallinu, riservato alle grandi occasioni, e quello popolare che veniva indossato ` costituito tutti i giorni. Quest’ultimo e da una camicia di tela di cotone o di lino bianca e guarnita di pizzo (sa camisa ricamada) e da una gonna di bordatino a righe rosse e blu plissettata (sa gunnedda); sopra la camicia si indossano il busto molto ridotto di broccatello o di velluto chiuso da ganci (su sinzu) e la giacca di seta viola molto attillata e chiusa fino al collo da ganci,

con le maniche guarnite da volanti (su spenzu ricamau); sopra la gonna un grembiule di seta di vari colori. Completa l’abbigliamento uno scialle di ` ricco seta verde a fiori viola e neri. Piu l’abbigliamento detto fardallinu, costituito da una camicia identica a quella precedentemente descritta (sa camisa ricamada) e da una gonna di broccato di seta verde con fodera rossa (sa gunnedda); sopra la camicia si indossano il busto molto ridotto di broccatello o di velluto chiuso da ganci (su sinzu) e la giacca di velluto marrone scuro, molto attillata e chiusa fino al collo da ganci, riccamente guarnita da lustrini e da trine (su spenzu) e un fazzoletto di seta che copre il seno fermato da ricchi gioielli; sopra la gonna un grembiule di velluto rosso vino arricchito da una cornice di broccato bianco (sa fascadroxia). Completano questo tipo di abbigliamento una cuffia di raso rosso (sa barrita rosa) e un velo di tulle. L’abbi` cogliamento tradizionale maschile e stituito essenzialmente da una camicia di tela bianca con pettina finemente ricamata e dai calzoni di lino bianchi. Sopra la camicia si indossano un gilet di broccato o di velluto di vario colore. Completa il tutto una giacca di orbace nera con cappuccio (su sereniccu). Sopra i calzoni vengono indossati un gonnellino di panno nero (sa cuppetta), una cintura di pelle rivestita di velluto e le ghette dello stesso tessuto (is crazzas). L’abbigliamento era sempre completato dalla berretta di panno nero. Una ricca serie di altre ricorrenze, delle quali molte si sono sviluppate negli ultimi anni, testimoniano del processo di trasformazione in atto che investe la ` cittadina; in particolare tra comunita luglio e agosto si svolge la festa del Redentore legata alla rassegna conosciuta come Estate monserratina. A settembre gli appuntamenti con le an-

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Montacuto ` tiche tradizioni contadine della citta sono particolarmente importanti: si inizia con Sa Dı` de Pauli (la giornata di Pauli), che prevede l’effettuazione di dimostrazioni degli antichi mestieri nelle botteghe artigiane tradizionali. Alla fine del mese Sa Festa de Sa Binnenna (la festa della vendemmia), che culmina con la sfilata di carri addobbati, la ricostruzione di scene della vendemmia tradizionale e la degustazione di uva e pane di sapa; pochi giorni dopo si corre il palio della botte. A ottobre, infine, si svolge la sagra delle ` in atto anche un processo di mele. E ` locale a trasformazione della societa imitazione dei modelli cittadini, e da qualche anno a questa parte, grazie alla Pro Loco, vi hanno luogo importanti stagioni musicali e di prosa.

Montacuto, castello del Castello pro` babilmente costruito nella prima meta del secolo XI sull’omonima collina in ` di Berchidda, a opera dei prossimita giudici di Torres, preoccupati di difendere le popolazioni del territorio circostante dalle incursioni di truppe galluresi. Per la sua posizione e per l’ame` del luogo era spesso utilizzato nita come residenza giudicale; nel 1237 Adelasia di Torres e suo marito Ubaldo Visconti lo diedero in pegno al papa, ma i Genovesi, che negli stessi anni avevano assunto un ruolo predominante nel declinante regno turritano, impedirono ai funzionari pontifici di prenderne possesso. Estinta la dina` a essere presistia giudicale, continuo diato da truppe genovesi che tentarono di opporsi alle pretese che i giudici d’Arborea avanzavano sul territorio. Con l’avvento degli Aragonesi, quando ` la guerra tra Genova e Aragona scoppio fu investito dalle truppe del giudice d’Arborea, allora alleato degli Aragonesi, e divenne teatro del conflitto. Alla sua conclusione fu concesso a Gio-

vanni d’Arborea, ma dopo l’arresto dell’infelice principe (1365) finı` per essere occupato dalle truppe arborensi che la tennero fino alla caduta del giu` al visconte di dicato. Nel 1410 passo Narbona che lo tenne fino al 1420 anno ` a far parte del in cui finalmente entro Regnum Sardiniae. Negli anni seguenti perse la sua tradizionale funzione stra` in tegica, fu abbandonato e presto ando rovina.

Montacuto, curatoria di Antica curatoria del giudicato di Torres. Si stendeva su un territorio montuoso ai confini con la Gallura, con una superficie stimata in 1735 km2. Comprendeva i vil` , Ariscoblas, Bacuri, Balalaggi di Ala notti, Berchiddedu, Bantine, Ber´ , Bisarcio, chidda, Bidducara, Biduve ` , Balamune, Butule, Castra, Budduso Gatema, Golomei, Ittireddu, Lerrono, Lexanis, Monti, Nughedu, Nule, Nuvolona, Orveis, Padru, Oschiri, Osidda, Otti, Ozieri, Pattada, Pira Domestiga, Tula, Urra, Urvei. Dopo l’estinzione della dinastia giudicale di Torres il suo possesso fu conteso tra i Doria, gli Arborea e i Visconti di Gallura; sebbene alla fine del secolo XIII le truppe arborensi l’avessero in gran parte occupata, i Doria, quando prestarono omaggio al re d’Aragona che si apprestava alla conquista della Sardegna, ottennero da lui l’investitura della cura` risolvere a toria. Questa mossa sembro loro favore la contesa per il M. quando le operazioni militari furono concluse; ma nel 1325 i Doria si ribellarono aprendo un lunghissimo conflitto con ` approfitl’Aragona; gli Arborea percio tarono della situazione e invasero il M. Il re, allora, per pacificare la tribolata regione, nel 1339 la concesse in feudo al fido Giovanni d’Arborea; ma lo sfor` di pretunato principe, che si rifiuto stare omaggio feudale al fratello, il giudice Mariano IV, sostenendo di avere

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Montagut ricevuto il feudo dal re, fu da lui fatto rinchiudere in prigione per il resto dei suoi giorni. Cosı` il M. cadde nuovamente nel caos e quando scoppiarono le guerre tra Aragona e Arborea fu occupato dalle truppe arborensi, che di fatto lo annetterono al giudicato fino alla sua caduta. Il territorio in tutti questi anni decadde e molti dei suoi villaggi scomparvero; dopo la battaglia ` nelle mani di Sanluri, nel 1410 passo del visconte di Narbona, e quando que` ai suoi diritti fisti nel 1420 rinuncio ` a far parte del Regnum nalmente entro Sardiniae. Nel 1421 il re lo incluse nel grande feudo concesso ai Centelles.

Ingegneri e Architetti sardi’’, XXIII, 1972; Apprestamenti difensivi e architetture militari a Iglesias, in Arte e cultura del ’600 e del ’700 in Sardegna (a cura di Tatiana Kirova), 1984; Le torri costiere della Sardegna, 1993, una esemplare recensione di quanto resta della grande cortina di difesa litoranea apprestata fra la fine del secolo XVI e la ` del XVII; I forti piemontesi prima meta in Sardegna, 2003.

Montaldo, Luigi Argentiere (Genova

catalano (sec. XIV). Giunse in Sardegna nel 1353 al seguito di Pietro IV. Prese parte all’assedio di Alghero ed ebbe come ricompensa i villaggi di Orto Jacob e di Torralba nella curato` in contraria di Nora. Ma quando entro sto con Emanuele de Entenc ¸a, un feudatario il cui feudo confinava con il suo ma che aveva diritto di giurisdizione sull’intero territorio, preferı` cedergli anche i due villaggi e tornarsene in Spagna.

1782-Cagliari 1867). Si trasferı` dalla natia Genova a Cagliari agli inizi dell’Ottocento e aprı` bottega nel quartiere della Marina. Ben presto si fece ap` di artigiano prezzare per la sua abilita ` professionale; in pochi e per la serieta ` anni divenne uno dei personaggi piu eminenti dell’Arciconfraternita dei Genovesi, della quale divenne anche ` legato a una serie priore. Il suo nome e di pregevoli lavori di argenteria che gli vennero commessi da chiese, uffici pubblici e privati. Tra le sue cose migliori vanno ricordati i lavori eseguiti per le chiese di Sardara, Ussana, Quartucciu, Selargius, le argenterie per il Palazzo regio di Cagliari e molte altre.

Montalbano, Pietro Procuratore reale

Montaldo, Paolo Geologo (Cagliari

` sec. XV-?). Nel (Cagliari, prima meta ` da Francesco Carbonell 1432 acquisto ´ l’ufficio il feudo di Senis, ma poiche che ricopriva era incompatibile con lo status di feudatario, fu costretto a rivendere il villaggio a Pietro Joffre.

1903-Alghero 1986). Dopo aver conse` con passione guito la laurea si dedico alla ricerca e all’insegnamento univer` di Ingegneria delsitario nella Facolta ` di Cagliari. Ha lasciato nul’Universita merose e interessanti pubblicazioni, alcune delle quali riguardano la geologia della Sardegna.

Montagut, Raimondo Uomo d’armi

Montaldo, Gianni Storico dell’architettura (n. Cagliari 1941). Conseguita la ` dedicato alla carriera unilaurea, si e versitaria; attualmente insegna presso ` l’Istituto di Architettura della Facolta ` di Cad’Ingegneria dell’Universita gliari. Autore di pregevoli opere che illustrano alcuni monumenti della Sardegna, tra cui La chiesa di San Pietro di Ponte. Quartu S. Elena, ‘‘Bollettino tecnico trimestrale del Circolo culturale

Montaldo, Vincenzo Imprenditore e giornalista (Cagliari 1847-ivi 1936). Fu ` accesi sostenitori della opuno dei piu ` di favorire l’insediamento di portunita ` sarda in Tunisia. Egli una comunita stesso si trasferı` a Tunisi, dove im` un’impresa di costruzioni ed pianto eseguı` una importante serie di edifici pubblici che gli vennero commissio-

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Montan˜ans ` francesi. nati dal bey e dalle autorita ` a CaDivenuto ormai vecchio, torno gliari dove morı`.

Montale, Bianca Storica (n. Genova 1928). Dopo la laurea ha intrapreso la ` stata a lungo carriera universitaria. E professore di Storia contemporanea ` di Scienze della Forpresso la Facolta ` di Genova. mazione dell’Universita Specialista di storia del Risorgimento, ha al suo attivo anche una monografia, Dall’assolutismo settecentesco alle li` costituzionali. Emanuele Pes di berta Villamarina (1777-1852), 1973.

Montali, Dedalo Pittore (n. Cagliari ` a Milano all’Accade1909). Si diplomo mia di Brera e dopo alcuni anni di per` lombarda si tramanenza nella citta ` in contatto sferı` a Roma dove entro con gli ambienti artistici della capi` a Cagliari, aprı` tale. Nel 1931 torno uno studio e divenne uno degli animatori della cultura cittadina, stringendo tra l’altro amicizia con Salvatore Quasimodo, che negli stessi anni viveva a Cagliari. Poco dopo ripartı` e fu a Parigi ` dell’Europa; nel 1942 si e in altre citta era rifugiato a Fucecchio, dove fu catturato dai tedeschi che lo deportarono in Austria: qui prese forma l’idea di un ciclo pittorico sulla Crocifissione (nel ` ne aveva primo periodo parigino gia dipinta una, a tempera, che era piaciuta al grande scienziato e filosofo francese Pierre Teilhard de Chardin, che l’aveva acquistata e la teneva ` per molto cara). Finita la guerra torno breve periodo in Italia, ma poco dopo si ` nuovamente a Parigi, da dove sposto riprese a vagabondare in Europa, fino ` definitivaa quando, nel 1958, rientro mente in Italia, andando a stabilirsi a ` la cartella di inciTorino. Del 1974 e sioni Omaggio a Schoenberg.

Montanacho Famiglia sassarese (secc. XVI-XVIII). Le sue notizie risalgono al secolo XVI; i suoi membri godevano di

una discreta condizione economica e nel 1621 ottennero il cavalierato ereditario con un Giovanni Francesco, che nel 1624 fu ammesso allo Stamento militare durante i lavori del parlamento Vivas. Nel 1627 i suoi figli ottennero il ` e i loro riconoscimento della nobilta discendenti, nel corso del secolo XVII, ereditarono dai de La Mata l’ufficio di maggiordomo dell’artiglieria. La famiglia si estinse nel secolo XVIII.

Montanacho, Simone Gentiluomo sassarese (sec. XVII). Entrato nella carriera militare, si distinse combattendo contro i Turchi a Biserta e fu nominato capitano di cavalleria. Tornato in Sardegna si stabilı` a Cagliari, dove fu nominato ufficiale di giustizia della baronia di Quartu.

˜ ans Famiglia sassarese (secc. Montan XIV-XVI). Di probabile origine catalana, le sue notizie risalgono alla se` del secolo XIV; i suoi memconda meta bri esercitavano tradizionalmente la professione di notaio. Contribuı` notevolmente a sostenere le guerre di Al` i suoi membri fonso V, che ricompenso concedendo loro molti privilegi. Nel 1417 un Guglielmo ebbe la signoria di ` rivendette nel Montiferro che pero 1421 agli Zatrillas. Nel 1420, unitamente a suo fratello Serafino, ottenne ` . Seil riconoscimento della generosita rafino, come ricompensa del suo aiuto durante la guerra in Corsica, ottenne le signorie di Ploaghe, Salvenor e Flori` dai Pilo il salto nas; nel 1423 acquisto dei monti di Ledda nella baronia di ` ad aiutare AlOsilo. Serafino continuo fonso V e nel 1436, nella liquidazione ` Doria, ebbe i dei domini di Niccolo ` una feudi di Cossoine e Giave che pero ` in dote a Giovanni De sua figlia porto Flors. Suo figlio, un altro Serafino, con` a estendere i possessi feudali tinuo ` dai Vidella famiglia: nel 1435 acquisto guino le signorie di Siligo, Banari e Ce-

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Montan˜ans ` all’asta dei pola e nel 1425 partecipo feudi appartenuti ai Saba acquistando Codrongianos, Saccargia e Bedos; nel 1470 ebbe il riconoscimento della no` . Al momento dell’estinzione della bilta famiglia, agli inizi del secolo XVI, i feudi passarono per matrimonio ai Castelvı`. Come ricordo del suo splendore ` rimasto in citta ` un palazzotto nel e Corso, loro sede di residenza, oggi conosciuto come casa Guarino.

˜ ans, Guglielmo Uomo d’armi Montan ` sec. XIV(Catalogna, seconda meta Campania?, dopo 1442). Probabilmente fratello di Serafino, giunto in ` ai TrastaSardegna dopo il 1410 si lego mara. Nel 1417 ottenne in feudo il Montiferru, ma, impegnato nelle sue imprese militari, nel 1421 lo rivendette agli Zatrillas. Negli anni seguenti seguı` Alfonso V nelle sue guerre nel Napoletano e morı` dopo il 1442.

˜ ans, Serafino I Signore di Montan ` sec. Ploaghe (Sassari, seconda meta XIV-ivi, dopo 1445). Esercitava la professione di notaio e nel 1410 ottenne il feudo di Ploaghe, del quale non riuscı` a ´ era caduto entrare in possesso perche nelle mani del visconte di Narbona. Negli anni successivi fu uno dei suoi ` grandi avversari e, dopo il ritorno piu ` in possesso del re, recupero ` della citta ` il salto di il feudo e nel 1422 acquisto Montes Deledda nelle campagne di Osilo. Nel 1425 cedette questo territorio a Bernardo Centelles, ottenendo in cambio i villaggi di Cargeghe e di Urgeghe che unı` a Ploaghe. Nel 1429 fu no` di Sassari; nel 1434 acminato podesta ` altri territori, tolti a Nicolo ` Doquisto ria e posti nel Cabudabbas; poco dopo fu tra i finanziatori di una nuova im` Doria, che porto ` presa contro Nicolo alla distruzione di Monteleone. In con` ottenne i villaggi di seguenza di cio ` Giave e di Cossoine e nel 1445 acquisto anche Banari e Siligo. Al culmine della

potenza fece sposare il figlio, suo omo` nimo, con Nicoletta d’Arborea e dono loro le signorie di Giave e di Cossoine. Morı` poco tempo dopo.

˜ ans, Serafino II Signore di Montan Ploaghe, di Giave e di Cossoine (Sas` sec. XV-ivi, dopo sari, prima meta 1478). Figlio di Serafino I, dopo aver ereditato i feudi di famiglia nel 1455 ` all’asta i villaggi di Codronacquisto gianos e Bedos, arrivando cosı` a controllare il territorio dell’intera antica curatoria. Negli stessi anni fece sposare una delle sue figlie con il futuro ´ Giovanni De Flors e diede in vicere dote agli sposi Giave e Cossoine. Ma poco dopo fu accusato di omicidio e costretto a passare alcuni anni agli arre` disti domiciliari; tornato in liberta venne uno dei partigiani di Leonardo Alagon e fu dichiarato ribelle. Dopo la `, chiese e otbattaglia di Macomer, pero tenne il perdono del re. Morı` pochi anni dopo, lasciando eredi le sue figlie.

Montaner Famiglia cagliaritana (secc. XVI-XVII). Di origine catalana, le sue notizie in Sardegna risalgono al secolo XVI, quando un Giuseppe, che era reggente della Reale Udienza, nel 1580 ac` il feudo di Ussana da Antonio quisto ` , nel Bonfill. I suoi discendenti, pero 1594 rivendettero il feudo ai Manca Guiso.

Montangia Antica curatoria del giudicato di Gallura. Era situata nell’estremo nord della regione e si estendeva su un territorio prevalentemente montuoso, che comprendeva i villaggi di Luogosanto, Longonsardo, Assum, Alvargius, Aristana, Ariagono e La Paliga. Dopo la conquista aragonese il ` a far parte del Regnum territorio entro Sardiniae, ma la sua popolazione mantenne un atteggiamento ostile nei confronti di coloro che considerava invasori. Gli Aragonesi, per vincerne la resistenza, adottarono nei loro confronti

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Montbuy una politica di dura repressione e di terrore e nel 1330 fecero invadere il territorio dalle truppe di Raimondo Cardona, che lo devastarono e rasero al suolo alcuni dei suoi villaggi. In seguito il suo territorio fu diviso in alcuni feudi.

Montanna Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato di Gallura, compreso nella curatoria di Galtellı`. Dopo che la dinastia giudicale si estinse, il villaggio fu amministrato direttamente da funzionari del Comune di Pisa. Dopo la conquista ara` a far parte del Regnum gonese entro Sardiniae, ma le sue popolazioni tennero un atteggiamento ostile nei confronti dei nuovi signori, per cui il villaggio fu devastato e distrutto in poco tempo.

` Famiglia feudale catalana Montbru (sec. XIV). Apparteneva ad essa un Gilberto, che si trasferı` in Sardegna nella ` del secolo XIV e vi ottenne prima meta alcuni feudi. La sua discendenza si estinse nel corso del secolo.

` , Gilberto Uomo d’armi cataMontbru ` sec. XIIIlano (Spagna, seconda meta Sassari, dopo 1330). Si trasferı` in Sardegna subito dopo la conquista; prese parte alla difesa di Sassari, assediata dai Doria, e nel 1330 ebbe la signoria dei villaggi di Soiana, Occoe, Gilitti e Uralossi, situati nella Nurra e sequestrati ai Doria. Morı` a Sassari pochi anni dopo.

` , Raimondo Gentiluomo sasMontbru ` sec. XIVsarese (Sassari, prima meta ivi, dopo 1354). Figlio di Gilberto, ere` dal padre i feudi e, quando nel dito 1353 il castello di Osilo fu definitivamente sequestrato ai Malaspina, ne fu nominato castellano. Nel 1354, unitamente a Giunta Cherchi, ebbe il possesso di tutti i beni lasciati liberi da famiglie di Osilo, costrette a fuggire

per lo scoppio della guerra tra Mariano IVe Pietro IV. Morı` poco tempo dopo.

Montbrun, Pietro Raimondo Gentiluomo francese (Francia, seconda ` sec. XIV-ivi?, dopo 1420). Signore meta di Maurellas, era legato a Guglielmo III di Narbona che seguı` in Sardegna ` il trono giuquando il visconte accetto dicale d’Arborea. Dopo la battaglia di Sanluri lo seguı` a Sassari, divenendo uno dei suoi uomini di fiducia, tanto che fu nominato tutore di Amerigo di Narbona, fratello minore del visconte. Avviate le trattative per la cessione di ` che rimaneva del giudicato, cio ` l’isola quando anche Amerigo lascio ` a risiedere a Sassari inegli continuo vestito dei pieni poteri di governo e di ` rappresentanza dei suoi signori. Opero in un clima politico di diffidenza e do` vette affrontare la crescente ostilita dei sassaresi nei suoi confronti soprattutto dopo che si sparse la voce che Guglielmo III era morto. Quando poi, nel 1420, Alfonso V, sbarcato in Alghero, concluse le trattative per la cessione e la rinuncia alle prerogative sovrane da parte del visconte, scomparve dalla scena.

Montbuy Famiglia originaria del Penedes (secc. XIV-XV). Si trasferı` in Sarde` del secolo XIV gna nella seconda meta con un Gilaberto signore di alcuni piccoli feudi nella Nurra, e con Giovanni, governatore della Sardegna alla fine del secolo. Nel corso del secolo XV i suoi figli riuscirono a costituire un discreto patrimonio feudale, ma successivamente si dilaniarono in lotte ereditarie che ne determinarono la rapida rovina e l’estinzione entro la seconda ` del secolo. meta

Montbuy, Francesco Gentiluomo ca` sec. XIVtalano (Spagna, prima meta Sassari, fine sec. XIV). Fratello di Giovanni e suo luogotenente a Sassari. Dopo il 1391 ebbe un vasto complesso

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Montbuy di feudi situati nelle curatorie del Sulcis e del Sigerro e un tempo appartenuti al ribelle Alibrando de Ac ¸en. Egli ` non riuscı` a conservarne il pospero ´ furono occupati quasi susesso perche bito dalle truppe arborensi quando Brancaleone Doria riprese minacciosamente la guerra.

Montbuy, Gilaberto Donnicello (Sassari, sec. XIV-?). Possedeva il villaggio semispopolato di Suniana e quelli di Occoe, Gitili e Uralossi nella Nurra, di ` quando, cui perse la disponibilita scoppiata la seconda guerra tra Mariano IV e Pietro IV, furono occupati dalle truppe giudicali.

Montbuy, Giovanni Governatore della ` sec. Sardegna (Catalogna, prima meta XIV-Cagliari, dopo 1395). In carica dal 1391 al 1395. Giunse in Sardegna come funzionario minore dell’amministrazione giudiziarie e con grande pa` riuscı` a porsi in luce, zienza e abilita per cui nel 1374 fu nominato governatore di Cagliari. Abile politico, seguı` le ultime fasi della guerra con gli Arborea, anche se non fu in grado di impedire la fuga di Brancaleone Doria dal Castello. Nel 1385 fu accusato di peculato dai consiglieri di Cagliari, per cui nel 1386 fu richiamato in Catalogna per giustificarsi. Uscito indenne dal pro` in Sardegna e nel 1391 fu cesso, torno nominato governatore dell’isola per un decennio, con il diritto di sostituzione ` nell’arco del decennio. Egli governo nei difficili anni nei quali Brancaleone Doria riprese minaccioso l’offensiva arborense e nel 1395, ormai vecchio, si dimise. ´ di Sardegna Montbuy, Marco I Vicere ` sec. XIV-ivi, (Cagliari, seconda meta dopo 1410). In carica dal 1408 al 1410. Figlio di Giovanni, abile politico, ebbe come suo padre l’ufficio di governatore di Cagliari e fece un importante matrimonio con Giovannetta Pujalt erede di

Samassi, Serrenti, Samatzai, Gesico e ` non riuscı` a Goni: di questi feudi pero entrare in possesso a causa delle vicende della guerra contro gli Arborea. ´ proprio Nel 1408 fu nominato vicere quando era imminente l’arrivo del giovane re di Sicilia Martino, che si apprestava a sostenere il confronto decisivo con la resistenza del giudicato arbo` fin rense. Resse l’incarico con abilita dopo la battaglia di Sanluri, ma dopo la morte del re fu sostituito da Pietro Torrellas.

Montbuy, Marco II Uomo d’armi (Ca` sec. XIV-ivi?, gliari, seconda meta ` il patri1430). Figlio di Marco I, eredito monio feudale della famiglia da suo fratello Giovanni nel 1415. Seguı` il re Alfonso V nelle sue guerre nel Napole` per il grande valore. tano e si segnalo ` ancor giovane nel 1430. Morı` pero

Monte Arci, parco del Parco naturale istituito nel 1989. Comprende il vasto massiccio situato a poca distanza dal golfo di Oristano, che si erge nella pianura come un grande scudo a forma di ellisse caratterizzato dai suoi contrafforti. Il parco si estende su una superficie di 13 670 ha ubicati interamente nella provincia di Oristano nel territorio dei comuni di Ales (955 ha), Marrubiu (145 ha), Masullas (257 ha), Morgongiori (3820 ha), Palmas Arborea (1101 ha), Pau (1056 ha), Santa Giusta (844 ha), Siris (116 ha), Usellus (287 ha), Villaurbana (2714 ha), Villa Verde (979 ha). ` l’antico centro tradizionale dei trafE fici dell’ossidiana, lavorata e commerciata dall’uomo fin dal Neolitico; sul suo territorio, infatti, sono state individuate numerose stazioni di lavorazione del prezioso materiale. Si tratta di circa 70 siti disposti lungo le princi` di pali vene del materiale nelle localita Conch’e Cannas, rio Solacera, rio Murus sul fronte occidentale del massic-

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Monte Claro cio, Oreddu e Perdas Urias sul fronte nord-occidentale.

Monte Arcosu – Alcuni rilievi del massiccio montuoso.

La muraglia racchiude un’area nella quale sono stati trovati i resti di numerose capanne costruite in muratura e a base quadrata e un altro recinto fortificato, una sorta di grande ferro di cavallo che si affaccia a un aspro dirupo. ` coAnche questa seconda muraglia e struita da blocchi di trachite squadrati e ha uno spessore medio tra i 4,15 e i ` alto 3,45 m. All’esterno della 6,20 m ed e prima grande muraglia si trova un recinto circolare costituito da circa 80 lastroni regolari e da menhir alti 2 m: probabilmente era un luogo dedicato al culto.

Montecani Miniera di piombo e zinco Monte Arcosu Gruppo montuoso situato nel Sulcis. Caratterizzato da alcune cime tra cui Punta Severa e Punta ` Spinosa, raggiunge nel suo punto piu alto i 1116 m sul livello del mare. Com` grande complesso foreprende il piu stale della Sardegna, con una flora e una fauna di rilevante interesse naturalistico, per cui nel 1985 il WWF lo ha costituito in ‘‘Oasi protetta’’ che comprende una parte rilevante del territorio comunale di Assemini, Uta e Siliqua. Negli anni che seguirono, grazie al contributo finanziario della Comu` europea, vi fu avviata l’opera di nita salvamento del cervo sardo.

Monte Baranta Complesso megalitico in territorio di Olmedo. Situato su un altipiano a 700 m sul livello del mare, ` attribuibile alla risale al Neolitico ed e cultura di Monte Claro. Comprende una muraglia rettilinea lunga ben 97 m, orientata da nord a sud; collega due ` spessa mediamente 3,75 m dirupi ed e e alta 3 m; appare costruita con una certa cura con blocchi sbozzati e disposti con ordine. Ha un’unica porta d’accesso situata sul lato nord, dalla quale attraverso una rozza scaletta si accede alla parte alta, che probabilmente era completata da un cammino di ronda.

situata in territorio di Iglesias. Comin` a essere sfruttata alla fine dell’Otcio ` tuttora in funzione, e attratocento. E verso un complesso sistema di gallerie il materiale in essa scavato viene fatto affluire alla vicina miniera di Acquaresi.

Montecarello Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato di Gallura, compreso nella curatoria del Taras. Era situato in loca` Lu Coddu di la Idda nella regione lita di Monticareddu. Subito dopo l’estinzione della dinastia dei Visconti fu amministrato direttamente dal Comune di Pisa e dopo la conquista aragonese ` a far parte del Regnum Sardientro `, tenne niae. La sua popolazione, pero un atteggiamento ostile nei confronti dei nuovi venuti per cui nel 1330 fu investito dalle truppe di Raimondo Cardona e gravemente danneggiato. Subito dopo fu concesso in feudo a Giacomo Carroz, ma per lo scoppio della guerra tra Genova e Aragona fu nuovamente al centro delle operazioni. Ancora una volta saccheggiato e distrutto, scomparve definitivamente.

Monte Claro Cultura preistorica sviluppatasi in Sardegna tra il 2600 e il 2300 a.C., cosı` chiamata da una grotti-

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Montecurt cella che si apre sul colle di Monte Claro a Cagliari, dove furono individuate le sue prime testimonianze. Originaria dell’Eneolitico, prima della ` cacultura del Vaso campaniforme, e ratterizzata dalla formazione di centri abitati costituiti da capanne, talvolta molto estesi, da tombe, necropoli e altri monumenti che hanno restituito un tipo di ceramica molto particolare, differente da altri tipi di ceramica riferibili ad altre culture della preistoria sarda. I suoi siti principali, oltre che nel Cagliaritano, sono concentrati nel Sulcis e nel Sassarese. Fu scoperta casualmente nell’Ottocento, ma comin` a essere studiata sistematicamente cio solo negli anni Cinquanta del secolo XX. I principali siti della cultura di M.C. sono stati individuati a: 1. Arzachena: il riparo sotto roccia di Monti Incappiddatu. 2. Buggerru: la Grotta del padre Nocco. 3. Cabras: stazioni di Conca Illonis e di San Sebastiano. 4. Cagliari: necropoli di Sa Duchessa, via Basilicata e Monte Claro. 5. Carbonia: grotta ACAI, grotta Tinı`. 6. Domusnovas: grotta di Monte Acquas. 7. Iglesias: grotta di Monteponi, Grotta della Volpe, Grotta di San Lorenzo. 8. Isili: stazione de Is paras. 9. Laconi: grotta di Villahermosa. 10. Mara: grotta di Sa Ucca ’e Su Tintirriolu. 11. Mogoro: stazioni di Puisteris, Enna Pruna e Rocca Lajus. 12. Monastir: Monte Zara, Monte Olladiri, Cresia is Cuccurus, 15,800 km. 13. Narcao: grotta di Sa Moia. 14. Nuraminis: stazioni de Is Cresieddas, di Ruinalis de Segafenu, Circonvallazione. 15. Nuraxinieddu: stazione di Santa Vittoria. 16. Nuxis: grotta di Acquacadda. 17. Porto Torres: la necropoli a domus de janas di Su Crucifissu Mannu. 18. Pozzomaggiore: grotta de Su Guanu. 19. Quartu Sant’Elena: grotta di Basciu ’e Serra. 20. Samassi: stazione e tomba di Palazzu. 21. San-

luri: tombe varie. 22. Sant’Antioco: necropoli de Is Pruinis. 23. Santadi: necropoli a domus de janas di Pani Loriga, grotta de su Benatzu, Grotta di San Paolo. 24. San Vero Milis: necropoli a domus de janas de is Araus. 25. Sassari: altare e necropoli di Monte d’Accoddi, grotta di Scala di Giocca. 26. Selargius: stazione di Su Coddu. 27. Serramanna: stazione di Cuccuru Ambudu. 28. Sestu: stazione di San Gimiliano. 29. Simaxis: stazione de Su Cingiau de is Fundamentus. 30. Thiesi: grotta de su Idighinzu. 31. Ussana: stazione dell’Istituto di Genetica. 32. Villagreca: protonuraghe di Sa Corona. 33. Villamassargia: grotte di Sa Corona Acca e dei Pipistrelli. 34. Villaperuccio: necropoli a domus de janas di Montessu.

Montecurt Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato di Torres, compreso nella curatoria di Monteleone. Era situato in loca` Cuccu Monte nei pressi di Villalita nova Monteleone. Entro il secolo XII fu compreso nei territori pervenuti ai Doria in seguito a matrimoni di alcuni di loro con principesse della casa giudicale. All’estinzione di questa dinastia essi lo inclusero nello stato che formarono riunendo tutti i loro domini nella Sardegna nord-occidentale, ma ` a spopolarsi e finı` il villaggio comincio per sparire agli inizi del secolo XIV.

Monte d’Accoddi Santuario preistorico situato a 11 km circa da Sassari sulla strada per Porto Torres. I primi scavi vennero condotti tra il 1952 e il ` in 1958 da Ercole Contu, che riporto luce un’imponente struttura troncopiramidale (37,50 m per 30 m), provvista di una lunga rampa d’accesso incli` costituita di nata. La costruzione e grandi blocchi calcarei irregolari disposti in filari e riempita con materiale di riporto. La sua forma rappresenta

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Monte di San Saturnino un unicum sia in Sardegna che nel Mediterraneo occidentale e richiama l’architettura templare mesopotamica, in particolare gli altari a terrazza (ziqqurat) del III millennio a.C. Gli scavi, ri´ tra il 1979 e il 1989, presi da Santo Tine hanno rivelato l’esistenza di due fasi edilizie del monumento e vari momenti di vita nel sito. Il primo insediamento umano di M. d’A. risalirebbe al ` Neolitico medio (ca. 4500 a.C.), ed e rappresentato da un villaggio di capanne a pianta circolare in parte infossate nel terreno, rinvenute nei pressi dell’altare. Al villaggio fece seguito un ` esteso, riferibile alla culabitato piu tura di Ozieri, che aveva capanne di forma quadrangolare poggianti su uno zoccolo di pietrame e con pareti di legno. I suoi abitanti crearono qui un’area sacra a cui dovrebbe ricondursi anche il ritrovamento di tre menhir (uno dei quali alto quasi 5 m), una lastra in trachite usata per offerte votive, una ´mpietra sacra di forma sferoidale (o phalos) e un’altra simile ma di dimensioni inferiori. Sopra una parte delle strutture di questo santuario venne successivamente edificato un primo altare a terrazza con rampa d’accesso ` si ergeva un sacello sulla cui sommita rettangolare intonacato e affrescato con colore rosso ocra (colore conservatosi tuttora sui muri e sul pavimento, da qui il nome di ‘‘Tempio rosso’’ che ` stato assegnato). I dati di scavo rigli e levano che attorno al 2900 a.C. l’altare e il sacello vennero distrutti da un incendio. I resti vennero subito dopo ricoperti da strati di terra e pietre (tra le quali una stele con disegno a losanghe e spirali) assestati con un complesso sistema a cassoni radiali. Si provvide cosı` a riedificare un nuovo altare con rampa d’accesso, sopraelevato di diversi metri e ampliato per inglobare il precedente, del quale manteneva il di-

segno (compresa la presenza di un sacello sulla piattaforma). Questo secondo altare, rinvenuto dal Contu, e il relativo villaggio rimasero in uso du` eneolitica (periodo al quale rante l’Eta dovrebbero appartenere un grande lastrone in calcare dotato di fori alle ` e una stele con figura femmiestremita nile stilizzata in rilievo) fino alla prima ` del Bronzo, quando vennero introEta dotti nuovi culti religiosi. Il sito reca tracce di frequentazione che arrivano ` medioevale. [GIUSEPPE PIsino all’Eta RAS]

Monte d’Accoddi – Menhir nel complesso del santuario preistorico.

Monte di riscatto Istituzione finanziaria della Sardegna sabauda. Fu istituita nel 1807 sotto la forma di Cassa speciale col compito di estinguere i debiti contratti dal Regio Tesoro; era amministrata da un intendente. In particolare doveva annullare la circolazione della carta moneta che a partire dal 1780 era stata emessa per un totale di 3 500 000 franchi, pari a 800 000 scudi sardi. Per conseguire l’obiettivo le furono posti a disposizione alcuni redditi ecclesiastici, una tassa sull’estrazione dell’olio e alcuni diritti reali. L’istituzione fu abolita nel 1853 quando l’amministrazione del M. di r. fu unita all’Amministrazione statale.

Monte di San Saturnino Speciale Cassa istituita a Cagliari nel 1746 per

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Monteforte permettere all’Erario regio di far fronte ai debiti contratti per la Guerra di successione austriaca (1740-1748), combattuta da Baviera, Prussia, Francia e Spagna contro Austria, Gran Bretagna, Olanda e Regno di Sardegna in seguito al mancato riconoscimento da parte di alcune potenze europee del diritto di Maria Teresa d’Austria di succedere, in base alla Prammatica sanzione (1713), al padre Carlo VI d’Asburgo. Per dotarla di un fondo finanziario, fu aperta una pubblica sottoscrizione per un capitale di 200 000 scudi sardi suddivisi in obbligazioni (luoghi) da 75 scudi. Le obbligazioni erano di due tipi: vitalizie per un totale di 37 500 scudi che davano un interesse annuo del 6% (luoghi vacabili); perpetue per un ammontare di 162 000 scudi (luoghi fissi), ed erano sottoscrivibili ` obbligazione. anche in ragione di meta Gli interessi venivano pagati con cadenze quadrimestrali ed erano commerciabili.

Monteforte Castello fatto costruire in un periodo non precisabile dai giudici di Torres nella curatoria della Nurra, a nord dell’omonimo promontorio. Pre` sumibilmente quando la Nurra passo ` nelle ai Doria anche il castello passo loro mani. Dopo l’estinzione della famiglia giudicale di Torres essi lo inclusero nello stato che avevano formato nella Sardegna nord-occidentale. Perduta la sua funzione strategica il c. ` in rovina e attualmente le sue roando vine sono rilevabili solo topograficamente.

Monte Furcadu Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato di Torres, compreso nella curatoria dell’Anglona. Era situato nelle vicinanze di Sedini. Agli inizi del secolo XII pervenne ai Doria attraverso un matrimonio; dopo l’estinzione della dinastia giudicale, essi lo inclusero nel

piccolo stato feudale che formavano nella parte nord-occidentale del disciolto giudicato. Dopo la conquista aragonese, avendo i Doria prestato ` a far omaggio al re d’Aragona, entro parte del Regnum Sardiniae. Quando ` i Doria, nel 1325, si ribellarono ai pero nuovi padroni dell’isola, il villaggio fu investito dalla lunga guerra contro ` Aragona, subı` gravi danni e si spopolo ` del secolo XIV. entro la meta

Monteleone, contea di Possedimento il cui titolo comitale fu concesso da Pietro IV a Brancaleone Doria facendo riferimento al territorio dell’antica curatoria omonima; quando nel 1436 l’u` territoriale del Monteleone venne nita ` piu ` dell’antica meno, nessuno parlo `, contea. A partire dal secolo XVI, pero il feudo fu ricostituito: inizialmente comprendeva una parte dei territori che un tempo formavano la curatoria del Monteleone; la sua base territoriale era costituita dai salti che nella spartizione dell’antica curatoria, seguita alla distruzione del castello omonimo, erano toccati a Sassari e Alghero e dalle rovine dello stesso castello. Tutti questi territori furono acquistati `, i cui dinel 1537 da Bernardo Simo scendenti nel 1554 vi aggiunsero il salto del Campo di Bous e la parte dei salti che nella divisione del 1436 era toccata a Bosa. Il titolo comitale fu rinnovato nel 1630 per i Roccamarti e da ` ai Brunengo e infine ai Caressi passo cassona.

Monteleone, curatoria di (o curatoria di Nurcara) Antica curatoria del giudicato

di Torres che si stendeva su un territorio prevalentemente montuoso posto a sud di Alghero, ai confini con la Planargia. Aveva una superficie stimata in 407 km2 e comprendeva i villaggi di M., Villanova, Mara, Padria, Minutadas, Minerva, Avellano, Coriaso, Romana, Pozzomaggiore, Montecurtu, Santa Vit-

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Monteleone Rocca Doria toria Mosidano. Entro il secolo XII il suo territorio fu compreso tra quelli pervenuti ai Doria in seguito a matrimoni di alcuni di loro con principesse della casa giudicale. All’estinzione della dinastia di Torres essi lo inclusero nello stato che formarono riunendo tutti i loro domini nella Sardegna nord-occidentale. Aveva un’agricoltura molto sviluppata e i rapporti ` di viltra i nuovi signori e le comunita laggio furono nel complesso buone, anche se le liti ereditarie tra i vari rappresentanti della famiglia finirono per ` del territorio. turbare la serenita Avendo i Doria prestato omaggio al re d’Aragona, dopo la conquista del 1323 ` a far parte del Regnum Sardientro niae, ma quando nel 1325 si ribellarono, i Doria ne fecero una delle basi della loro resistenza ai nuovi venuti. Negli anni seguenti fu spesso teatro della lunga guerra e molti dei suoi villaggi soffrirono devastazioni e si spopolarono. Poco dopo la seconda ribellione del 1347, il M. fu assalito dalle truppe del giudice d’Arborea, allora alleato al re d’Aragona, e subı` nuovi danni. Nel 1363, scoppiata la seconda guerra tra Mariano IVe Pietro IV, il territorio fu assalito dalle truppe giudi` inutilcali e Brancaleone Doria tento mente di difenderlo. Il M., infatti, cadde nelle mani delle forze arbo` , dopo il matrimonio tra rensi; pero ` ai DoBrancaleone ed Eleonora, torno ria, e dopo la caduta del giudicato d’Ar` in buona parte nelle mani borea passo `a del visconte di Narbona, che continuo ` tenerlo fino al 1420. Subito dopo torno ` Doria, che dai castelli di Bona Nicolo vehı` e di M. riprese a fomentare una guerriglia antiaragonese; i tempi, ` , erano ormai mutati, per cui il pero suo atteggiamento finı` per essere considerato un ostacolo alla ripresa dei commerci e dei traffici: cosı` contro di

lui fu organizzata nel 1434 la famosa ` con la spedizione che nel 1436 culmino distruzione del castello di M. Il territorio dell’antica curatoria fu allora diviso tra i vincitori.

Monteleone Rocca Doria Comune della provincia di Sassari, incluso nel Comprensorio n. 1, con 130 abitanti (al 2004), posto a 368 m sul livello del mare all’interno rispetto alla costa occidentale tra Alghero e Bosa. Regione storica: Bosa o Monteleone. Diocesi di Alghero-Bosa. & TERRITORIO Il territorio comunale, di forma grosso modo trapezoidale, si estende per 12,01 km2 e confina a nord con Villanova Monteleone, a est con Romana e un’isola amministrativa di Cossoine, a sud con Padria e a ovest con Villanova Monteleone. Si tratta di una regione di colline di non grande altezza, ma dalla conformazione spesso aspra, quindi scarsamente abitata e utilizzata oggi soprattutto per l’allevamento. Il paese si trova al culmine di un colle dominante sui dintorni, scelto per questo, in passato, per erigervi una fortezza. Ai suoi piedi scorre il fiume Temo, le cui acque sono trattenute oggi da uno sbarra` unito con mento artificiale. M.R.D. e una bretella a tornanti alla strada di collegamento tra Villanova Monteleone e Mara, che passa alla base del colle. & STORIA Il villaggio fu fondato dai Doria nel secolo XIII a ridosso del castello che essi avevano fatto costruire in posizione strategica per il controllo delle vie d’accesso ad Alghero. Fu edificato all’interno della curatoria del Monteleone, in territorio ex giudicale che, quando si estinse la dinastia di Torres, la famiglia genovese incluse nel proprio stato. Aveva un’agricoltura sviluppata e i rapporti tra i nuovi si` del villaggio furono gnori e la comunita

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Monteleone Rocca Doria nel complesso buoni. Avendo i Doria prestato omaggio al re d’Aragona, ` a far parte del Regnum M.R.D. entro Sardiniae, ma quando nel 1325 si ribel` reale, ne fecero una larono all’autorita delle basi della loro resistenza. Subito dopo la seconda ribellione, avvenuta nel 1347, il villaggio fu assalito dalle truppe del giudice d’Arborea allora alleato del re d’Aragona e subı` nuovi danni. Negli anni seguenti, data la vici` a essere nanza del castello, continuo teatro della guerra; nel 1353 fu occupato dalle truppe aragonesi e la sua popolazione fu sterminata; pochi anni ` fu riconquistato dai Doria dopo pero che lo ripopolarono. Nel 1363, scoppiata la seconda guerra tra Mariano IV e Pietro IV, fu assalito dalle truppe giudicali e vanamente Brancaleone Doria ` di difenderlo. M.R.D. infatti tento cadde nelle mani delle forze arborensi, ` dopo il matrimonio tra Brancapero ` ai Doria e leone ed Eleonora torno dopo la caduta del giudicato, unita` a Nicolo ` Doria mente al castello, torno figlio naturale di Brancaleone. Egli ne fece una delle sue residenze e dal castello di Monteleone riprese a fomentare una guerriglia antiaragonese; i ` erano mutati per cui il suo tempi pero atteggiamento finı` per essere considerato un ostacolo alla ripresa dei commerci e dei traffici, per cui contro di lui nel 1434 fu organizzata la famosa spe` con la didizione che nel 1436 culmino struzione del castello e del villaggio. ` Dopo circa un secolo Bernardo Simo ` le rovine del castello e parte acquisto dei territori che nella spartizione del ` di 1435 erano toccati alle municipalita Alghero e Sassari e favorı` il ripopolamento del territorio. Egli infatti seppe attirare quelle persone che avevano ` costiere per abbandonato le localita sfuggire alle incursioni dei corsari barbareschi. Cosı` in poco tempo M.R.D. ri-

` rapidamente. sorse e si sviluppo ` il villaggio passo ` ai CarEstinti i Simo ` , per far fronte alla loro rillo che pero precaria situazione finanziaria, nel 1570 furono costretti a metterlo all’a` ai Rocamarti. Essi ne festa, cosı` passo cero il capoluogo della rinnovata contea di Monteleone e vi istituirono un tribunale baronale e gli uffici dell’amministrazione baronale prima che si estinguessero, nel 1702. Allora il villag` ai Brunengo (1712) dopo una gio passo lite col fisco che considerava il feudo devoluto. I rapporti della popolazione con i nuovi feudatari furono molto tesi ` della a causa della eccessiva fiscalita loro amministrazione. Anche i Brunengo si estinsero (nel 1775) e M.R.D. ` allora a Giovanna Carcassona. I passo ` rapporti con la nuova feudataria pero non furono migliori e nel 1795, quando scoppiarono i moti antifeudali, gli abitanti del villaggio vi presero parte e per questo subirono gravi rappresaglie. Nel 1821 M.R.D. fu incluso nella provincia di Alghero e finalmente nel 1839 riuscı` a riscattarsi dalla dipendenza feudale. Intorno a questo periodo storico disponiamo della testimonianza preziosa di Vittorio Angius: «Nell’articolo precedente abbiam notato una popolazione di famiglie 65, con anime 272, distinte in maschi 160 e femmine 122; ora soggiungeremo che ` poche le nascite sono quasi sempre piu delle morti, e che se questa popola` da qualche tempo non manco ` zione gia ` non sarebbe stato se di del tutto, cio giorno in giorno non vi si fossero stabiliti alcuni disperati de’ paesi vicini nella speranza di far fortuna. Agricoltura. Le terre di M.R.D. producono ` per difetto di arte, poco, ma pare piu che per loro poca benigna natura, non gittandosi ne’ solchi e ne’ novali, che i ` che 175 sardi appellano narboni, piu starelli di grano, 50 d’orzo, 30 di le-

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Monteleone Rocca Doria gumi, e poco di granone e di lino. Me` il frutto delle vigne e la qualita ` diocre e dei vini. I fruttiferi sono in piccolissimo numero, le specie due sole, fichi ` e noci. In tutto il territorio non sono piu che tre tanche, che complessivamente porran contenere sessanta starelli di semenza. Nelle medesime una volta si tiene a pastura il bestiame, un’altra si coltiva. Bestiame. Si hanno tutte le specie, ma i numeri assai ristretti, cavalle 60, porci 150, pecore 550, capre 100, vacche 200, buoi 36, giumenti 30». Quando nel 1848 furono abolite le pro` a far parte vince, il piccolo centro entro della divisione amministrativa di Sassari e nel 1859 della ricostituita omonima provincia. Ha corso in questi ultimi anni il rischio di rimanere com` tuttora e ` il pletamente spopolato ed e ` piccolo della provincia di paese piu Sassari; oggi affida allo sviluppo del turismo le sue prospettive di sopravvivenza. & ECONOMIA Le attivita ` di base della sua economia sono un’agricoltura piuttosto povera, basata sulla cerealicoltura, e l’allevamento del bestiame ovino e in misura minore quello bovino. Quasi del tutto assenti sono le at` imprenditoriali, si registrano tivita solo alcune piccole aziende edili; poco ` anche la rete di distribusviluppata e ` zione commerciale. Servizi. Il paese e collegato da autolinee agli altri centri della provincia. & DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 134 unita di cui maschi 62; femmine 72; famiglie 57. La tendenza complessiva rivelava ` della popolauna sostanziale stabilita zione, con morti per anno 1 e nati 1; cancellati dall’anagrafe 3 e nuovi iscritti 2. Tra i principali indicatori economici: imponibile medio IRPEF 11 656 in migliaia di lire; versamenti ICI 71; aziende agricole 49; imprese

commerciali 9; esercizi pubblici 1; esercizi al dettaglio 1. Tra gli indicatori sociali: occupati 32; disoccupati 1; laureati 2; diplomati 8; con licenza media 34; con licenza elementare 48; analfabeti 4; automezzi circolanti 63; abbonamenti TV 47. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il suo territorio comprende le domus de janas di Furrighesos e i nuraghi Bena Longa, Caloia, Mannu, Su Nie e Tudera, alcuni dei quali molto rovinati. & PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE Il suo tessuto urbano, sviluppato sopra un colle roccioso, conserva l’aspetto di una fortezza e confina con le rovine del castello dei Doria, l’edificio fatto costruire nel secolo XIII che fu una delle residenze della famiglia; ` al dopo la morte di Brancaleone tocco ` e, come si e ` detto, nel 1436 figlio Nicolo fu conquistato e distrutto; attualmente ne rimangono solo pochi ruderi. L’edi` importante dell’abitato e ` la ficio piu chiesa di Santo Stefano, parrocchiale in forme romaniche con un impianto a due navate: la prima costruita nel se` recolo XIII, l’altra eretta in tempi piu centi. La facciata ha un disegno a due cornici con archetti pensili. Altro rag` la chiesa di guardevole monumento e Sant’Antonio Abate, posta alla periferia dell’attuale abitato; fu costruita nel secolo XIII in forme romaniche con un impianto a una navata completata dall’abside; la copertura era in legno a capriate. Nel corso dei secoli successivi ha subı`to diversi interventi che ne hanno alterato il carattere, ma un accurato restauro le ha restituito di recente l’aspetto originario, con la facciata caratterizzata da un ampio rosone in pietra. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Le ` caratteristiche si riallacciano feste piu ` antiche tradizioni del centro; alle piu tra queste quella di Sant’Antonio

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Monte Linas Abate che si svolge il 17 gennaio e cul` da cui un mina con un gigantesco falo tempo si traevano auspici per l’annata agraria.

giore (2175 ha), Gonnosfanadiga (4,53 ha), Iglesias (2029 ha), Villacidro (8394 ` dell’Azienda Foreste ha), di proprieta Demaniali, degli stessi comuni e di privati.

Montells Famiglia cagliaritana (secc.

Monte Linas – Paesaggio del sistema montuoso.

Monte Linas Sistema montuoso nella parte sud-occidentale della Sardegna che culmina con la vetta di Sa Perda de sa mesa a 1236 m sul livello del mare, circondata da un’altra serie di punte che vanno dagli 800 m del monte Arbus ` ai 1082 del monte Lisone. Il territorio e caratterizzato da notevoli bellezze na` ricco di giacimenti mineturali ed e rari. Tra le sue valli sopravvivono ancora porzioni intatte di foreste originarie tipiche con sugherete, lecceti e piante di roverella e agrifoglio con un sottobosco ricco di endemismi rari. An` interessante perche ´ conche la fauna e serva alcune specie di rapaci, il gatto selvatico e il cinghiale.

Monte Linas, parco del Parco naturale costituito in base alla legge regionale del 1989 e comprendente il territorio del monte Linas e quelli di Marganai, Oridda e Montimannu per complessivi 22 220 ha compresi nei comuni di Domusnovas (5569 ha), Fluminimag-

XVI-XVIII). Di origine catalana, le sue ` del notizie risalgono alla seconda meta secolo XVI; i M. erano mercanti di condizione agiata, che avevano l’appalto dei rifornimenti alle galere reali. Alcuni di loro furono anche eletti tra i consiglieri del castello di Cagliari e presero a stringere vantaggiosi matrimoni con famiglie dell’aristocrazia cittadina. Nel 1630 ottennero il cavalie` con un Nirato ereditario e la nobilta `, tenedor dei bastimenti del Capo di colo Cagliari e Gallura. I suoi discendenti furono ammessi allo Stamento militare nel 1666 durante i lavori del parlamento Camarassa, e in seguito presero parte a tutti gli altri parlamenti. La famiglia si estinse nel corso del secolo XVIII.

Monte Luna Necropoli punica. Fu ritrovata in agro di Senorbı` in un territorio che aveva avuto modo di essere sca` nell’Ottocento da Giovanni vato gia Spano e da Ettore Pais. Solo a partire `, vi furono condotti scavi dal 1977, pero sistematici a cura di A. Costa, che si avvalse anche dell’opera di alcuni gio` costivani archeologi. La necropoli e tuita da tombe a camera ipogeica che si raggiungono da un pozzo verticale. Durante gli scavi hanno restituito materiali databili prevalentemente al secolo IV a.C. e al III a.C., consistenti in ceramiche di vario genere, scarabei, amuleti e vetri che costituivano i corredi funebri di queste sepolture e che in gran parte sono attualmente esposti nel Museo ‘‘Sa domu nostra’’ di Se` collegata al cennorbı`. La necropoli e tro di Santu Teru, che sorge a poca di-

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Monte Olla`diri stanza su un altipiano e doveva avere un carattere di insediamento militare.

Montemaggiore Marchesato istituito nel 1652 per Pietro Ravaneda, comprendeva i villaggi di Thiesi, Cheremule e Bessude. I discendenti del primo marchese lo fecero amministrare da un fattore baronale che risiedeva a Thiesi in un palazzo appositamente costruito. A Thiesi fu anche istituito un tribunale baronale che aveva il compito di amministrare la giustizia nell’intero territorio; ciascuno dei tre ` ad avere il proprio villaggi continuo majore, scelto dal feudatario entro una terna che annualmente gli veniva sottoposta. Estinti i Ravaneda, il feudo ` ai Manca, cui il territorio era appasso partenuto prima dell’istituzione del marchesato; essi diedero la sua amministrazione in appalto a terzi, aggravando cosı` le condizioni degli abitanti, ` un rapporto con i quali si determino ` nell’aperennemente teso che sfocio perta sollevazione durante i moti antifeudali di fine Settecento.

Monte Narba Miniera di piombo e di argento situata in comune di San Vito. Il suo sfruttamento ebbe inizio nel 1741 ` la abbana opera del Mandel, che pero ` dopo qualche anno. Lo sfruttadono mento riprese nel 1852 a opera della ` Miniere Sulcis e Sarrabus, che Societa vi aprı` tre cantieri a breve distanza l’uno dall’altro. Nel 1863 la miniera ` alla Societa ` Anonima Miniere passo Lanusei; i nuovi proprietari, avvalendosi dell’opera dell’ingegner Giovanni Battista Traverso, ne migliorarono gli impianti e vi fecero costruire il villaggio per gli operai. Tra il 1874 e il 1876 fu collegata alla vicina miniera di Giovanni Bonu, che apparteneva alla `. Cosı` l’unione delle due stessa societa ` un unico grande sistema miniere creo di gallerie, che si sviluppava per ben 18 km; la costruzione, poi, di una grande

laveria rese possibile l’aumento della produzione e dei profitti. Nell’ultimo decennio dell’Ottocento il filone sul quale si erano sviluppati i lavori co` a esaurirsi e l’attivita ` estrattiva mincio fu ridotta. Tuttavia fu possibile farla continuare fino ai primi decenni del `, poiche ´ i coNovecento. Nel 1921, pero sti di gestione dell’impianto erano ormai divenuti eccessivamente onerosi, la Miniere Lanusei lo cedette alla Vieille Montagne, che a sua volta, nel ` Anonima 1927, lo cedette alla Societa Industrie Minerarie Sarde, controllata ` , la dalla Montevecchio. Nel 1935, pero concessione fu revocata e la miniera chiusa; in conseguenza il villaggio si `. spopolo

` diri Villaggio preistorico, Monte Olla ascrivibile alla cultura di Monte Claro, ritrovato nelle campagne di Monastir. Le sue tracce si estendono all’interno di un’area circolare di quasi 400 m di diametro; era formato da capanne a pianta circolare o ellittica dal diametro di ampiezza variabile tra i 5 m e gli 8 m. Erano costruite con pietre di medie e piccole proporzioni che formavano un muro di base, cui si sovrapponeva un tetto conico di frasche. Gli scavi hanno restituito un’abbondante quan` di manufatti di ceramica, di armi e tita di utensili di altro materiale in grado di documentare il grado di evoluzione ` che lo abiraggiunto dalla comunita tava. «Al visitatore – ha scritto Giovanni Lilliu riferendosi agli agglomerati della cultura di Ozieri nel Campidano di Cagliari o di Oristano (Sant’Elia di Cagliari, Turriga di Senorbı`, Puisteris di Mogoro) – i resti di questi nuclei remoti di vita si presentano, oggi, come vasti campi seminati di pietre e di cocci, con poco o nulla restante dell’elevato delle capanne, quasi che un uragano antico le avesse divelte, por` coltando morte e silenzio. A tratti si e

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Monte Onixeddu piti dal brillı`o candido degli utensili di selce o dal nero luccichı`o delle ossidiane, o dal biancheggiare di ossa e molluschi dilavati da piogge secolari o dal nereggiare di macine e pestelli di dura roccia immersi in strati di ceneri e carbone: questi oggetti si rinnovano ad ogni volger di aratro, come se la terra li ricreasse, ogni anno, dal suo grembo fecondo e inesauribile».

aveva fatto costruire a Villacidro. In se` guito M. fu affidata al Belly, che pero non riuscı` a ottenere risultati apprezzabili; solo dopo la riforma della legislazione del 1848 sulle miniere il complesso fu concesso a un gruppo di imprenditori piemontesi, che costitui` Miniera di Monteponi rono la societa destinata ad avere un ruolo decisivo nella storia mineraria sarda.

Monte Onixeddu Miniera di piombo e zinco situata in territorio di Gonnesa. Alcuni tecnici ne fecero i primi rilievi fin dal 1861. Nel 1877 la miniera fu concessa a un gruppo di imprenditori, tra i quali era anche Gaetano Rossi di Cagliari; lo sfruttamento ebbe cosı` inizio, ma non diede grandi risultati. Ai primi del Novecento furono scoperte note` di zinco, il cui sfruttavoli quantita ` di mento diede impulso alle attivita estrazione; furono cosı` costruiti una laveria e un villaggio capace di ospitare cinquanta famiglie. Alla fine degli anni ` , il filone si esaurı`, e poco Trenta, pero prima dell’inizio della seconda guerra ` vistosamondiale la produzione calo mente. Nel dopoguerra la miniera ` alla societa ` Pertusola, che, dopo passo alcuni inutili tentativi di ricerca di nuove risorse, la cedette alla Samin. Nel 1983 fu inevitabile chiudere i cantieri, per cui il villaggio e tutti gli altri edifici furono ben presto nuovamente circondati da una lussureggiante vegetazione, che finı` per soffocarli.

Monteponi Importante complesso minerario di piombo e di zinco situato nel territorio di Iglesias. Era cono` piu ` remota; in sciuto fin dall’antichita ` dal 1725 era consitempi moderni, gia ` interessante delle miderata la piu ` niere conosciute in Sardegna. Vi opero per primo Carlo Gustavo Mandel, che ` vi fece scavare una galleria e comincio a estrarre dell’ottimo minerale che servı` ad alimentare una fonderia, che

Monteponi – Particolare della miniera.

Lo sfruttamento ebbe inizio nel 1850; nei decenni successivi, grazie all’opera di tecnici di grande livello come gli ingegneri Guido Keller e Adolfo Pel` di estrazione si svilegrini, l’attivita ` giungendo a livelli rilevanti, per luppo cui nel 1870 fu necessario costruire una ferrovia lunga 22 km per consentire il trasporto del minerale estratto fino al porto di Cannelle, vicino a Gonnesa, dove avveniva il caricamento. Negli stessi anni furono impiantate alcune laverie semimeccaniche e fu avviata la costruzione del villaggio per i ´ precedentemente i minatori. Poiche cantieri erano costantemente esposti al pericolo di una inondazione dell’acqua proveniente dai pozzi, nel 1889 fu ` di scavato un canale di scolo, lungo piu 4 km, che permise di convogliare all’esterno tutta l’acqua trovata nel sottosuolo, di tenere all’asciutto i cantieri estrattivi e di migliorare notevolmente le condizioni degli operai. In seguito furono modernizzate le laverie e fu av-

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Montes viata la costruzione di una fonderia; ` , la grande miniera rinel 1904, pero sentı` degli scioperi che agitarono l’intero comparto. Nei decenni successivi ` a crescere e gli la produzione continuo impianti furono ulteriormente modernizzati e sviluppati. Nel 1930 la Monteponi si unı` alla Montevecchio e dalla ` Italiana del fusione nacque la Societa Piombo, che rese possibile la costruzione della fonderia di San Gavino. ´ , pero ` , il problema dell’eduPoiche zione dell’acqua che proveniva dai pozzi si era ripresentato, fu necessario ` di 60 m una realizzare alla profondita nuova centrale di eduzione, che rese possibile l’ulteriore sviluppo della produzione. Scoppiata la seconda guerra mondiale, quando Portovesme e Porto Marghera – che erano i centri di lavorazione del materiale estratto nel grande complesso sardo – vennero ` il collasso bombardati, si determino ` estrattiva. Nel 1944, pero `, nell’attivita il governo militare alleato favorı` la ripresa: furono riparati i danni provocati dai bombardamenti e la produ` a buoni livelli. Poiche ´ anzione ritorno ` il procora una volta si ripresento blema dell’acqua, furono impiantate nuove pompe di eduzione, che consentirono lo sfruttamento di nuovi filoni di minerale; la produzione fu meccanizzata e nel 1965 fu costruita la grande galleria Sartori. Poco dopo, tuttavia, ` a manifestarsi l’esaurimento comincio ` e ando ` dei filoni e la produzione scemo ` allora alla in crisi. La miniera passo gestione statale: dapprima fu affidata all’EGAM e dal 1971 alla SOGERSA. Furono elaborati progetti per la costruzione di altre pompe che avrebbero consentito lo sfruttamento di nuovi fi` magloni da ricercare a profondita giore, ma i costi dell’impresa scoraggiarono l’investimento. Nel 1991, pertanto, gli impianti furono fermati; at-

tualmente gli edifici della miniera, alcuni dei quali di notevole valore artistico e documentario, sono stati compresi nel Parco geominerario.

Monte Pranu Lago artificiale, costruito tra il 1948 e il 1951 per regolare le piene del rio Palmas. Ha una capa` di 50 000 000 di m3 di acqua e si cita trova al centro di una riserva naturale di 480 ha che interessa i territori dei comuni di San Giovanni Suergiu, Tratalias e Villaperuccio.

Monterio, Raimondo Cittadino di Cagliari (Cagliari, inizi sec. XIV-ivi 1347). Era un mercante di famiglia catalana, ` il centro dei suoi afche aveva in citta ` le signorie di Sifari. Nel 1346 acquisto bolessi, Baratuli e Bangiargia, ma l’anno successivo morı` improvvisamente.

Montero, Giovanni Giurista (Sassari, ` sec. XV-?). Uomo di grande prima meta prestigio, fu protagonista della vita ` quando la sua autonomia fu della citta minacciata dalle riforme introdotte da Giovanni II e da Ferdinando il Cattolico. Dopo l’uccisione di Angelo Marongio (1478) fu mandato insieme a un Giovanni Solinas come ambasciatore di Sassari alla corte di Ferdinando II per chiedere la conferma degli antichi pri` e la concessione di vilegi della citta nuove franchigie, esponendo – dice Enrico Costa – «i servigi resi alla Corona dai loro concittadini ed i generosi dispendi fatti dal Municipio per sostenere la guerra contro il Marchese di Oristano». M. – aggiunge Costa – «non ` se stesso, e fu creato in tale dimentico ` , a vita, occasione Capitano e Podesta del Comune di Sassari. E pare che in seguito, per reale privilegio, fu sempre unito al posto di primo Consigliere quello di capitano generale della `». citta

Montes Antica curatoria del giudicato di Torres. Il suo territorio, prevalente-

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Montesano mente montuoso, si sviluppava attorno al castello di Osilo. Aveva una superficie di 116 km2 e comprendeva i villaggi di Osilo, Santa Maria Iscalas, Siliquennor, Jonc ¸a, Gutoi, Utalis, Sassalu, Bualis e Villafranca d’Erice. In epoca imprecisata il territorio era stato staccato dalla curatoria della Romangia e donato ai Malaspina, che vi costruirono il castello. Estinta la dinastia dei giudici di Torres, essi compresero il M. nel piccolo stato che formarono nella Sardegna settentrionale; poco prima della conquista aragonese resero omaggio al re d’Aragona, per cui il territorio, ter`a minate le operazioni militari, entro far parte del Regnum Sardiniae. Ma quando, nel 1325, i Doria si ribellarono ai nuovi signori, i Malaspina si unirono a loro e dalla imprendibile rocca di Osilo condussero una guerriglia estenuante, arrivando a minacciare la stessa Sassari. Essi riuscirono a conservare il possesso della regione fino al 1343, anno in cui il marchese Gio` in vanni, morendo senza figli, la lascio ` al re Pietro IV. I fratelli del sieredita gnore defunto tentarono di opporsi con le armi ai messi reali che si presentarono a Osilo per prenderne possesso; dopo alcuni anni di diverse peripezie, nel 1353 il re riuscı` a sequestrare definitivamente castello e territorio ai Malaspina. Subito dopo gli Aragonesi fortificarono ulteriormente il castello e avviarono la divisione del territorio in tanti piccoli feudi, ma scoppiata la guerra tra Mariano IVe Pietro IV, la curatoria cadde in mano alle truppe giudicali e rimase in loro possesso fino alla battaglia di Sanluri. Caduto il giu` al visconte di Narbona dicato, passo che la tenne fino al 1420; nel 1421 fu inclusa nel territorio del feudo di Oliva.

Montesano, Osvaldo Giornalista (Cagliari 1909-ivi, dopo 1973). Visse gran

parte della sua vita a Sassari, dove fu collaboratore, soprattutto per le cronache sportive, ma non solo per quelle, della stampa cittadina: in particolare, negli anni Trenta del quotidiano ‘‘L’Isola’’ e negli anni Quaranta-Sessanta del quotidiano‘‘Il Corriere dell’Isola’’. Ha al suo attivo una monografia ` casu Alghero. Origini e storia della citta talana, 1956.

Montesanto Antico villaggio situato a poca distanza da Nughedu Santa Vittoria. Nel suo territorio si conservano i resti di una fortezza risalente al periodo punico-romano accanto alla quale fu edificata una chiesa bizan` nello stesso tina. Il villaggio si sviluppo periodo accanto alla chiesa e in seguito fu compreso nel giudicato d’Arborea nella curatoria del Barigadu. Nel secolo XII fu donato ai Camaldolesi, che vi costruirono un monastero, ma nel ` comcorso del secolo XIII si spopolo pletamente.

Montesanto Josso Antico villaggio del giudicato d’Arborea, compreso nella curatoria del Barigadu. Sorgeva nelle campagne intorno a Neoneli. La ` a diminuire sua popolazione comincio durante il secolo XIV, e dopo il 1388 scomparve definitivamente.

Monte Scorra Miniera di piombo e zinco, situata nel territorio di Iglesias. ` franNel 1890 fu concessa alla societa ` la diede in cese Malfidano, che pero subconcessione a diversi imprenditori. Agli inizi del Novecento la scoperta di enormi ammassi di calamina ` radicalmente l’esistenza. ne modifico Infatti i nuovi ritrovamenti si dimostrarono sfruttabili economicamente e diedero impulso a un notevole svi`, che per tutto il Noluppo delle attivita vecento non ebbe sosta. Lo sfruttamento raggiunse il massimo livello, terminata la seconda guerra mondiale, negli anni Cinquanta, quando furono

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Monte Sirai estese le gallerie e il trasporto del materiale fu meccanizzato; lo sfrutta` , porto ` a un remento intensivo, pero pentino esaurimento delle riserve e pochi anni dopo fu necessario fermare i lavori e chiudere la miniera.

`, non fu mai costruire. Il progetto, pero portato a termine: le due miniere oggi sono chiuse e i loro moderni impianti non sono mai stati utilizzati.

Montes Insani = Insani Montes

Monte Sinni Miniere di lignite, situate ` di Seruci e di Nuraxi Finelle localita gus, in territorio di Gonnesa. I due siti erano conosciuti fin dall’Ottocento ed erano stati sfruttati, nel corso degli ` minerarie, tra anni, da diverse societa ` Carbonile quali la Tisi Po, la Societa fera di Bacu Abis, l’Anonima Carboni` cessafera Mineraria Sarda, che pero rono o furono assorbite quando fu costruita Carbonia. Con la nascita della `, infatti, Seruci e Nuraxi Finuova citta gus furono incluse nel bacino minera` importante d’Italia. Finita la serio piu conda guerra mondiale, la crisi del comparto carbonifero e le susseguenti lotte operaie furono fatali per il futuro dei due impianti, che nel frattempo erano passati alla Carbosulcis. Essa ` non fu in grado di fronteggiare la pero situazione creata dal prepotente sviluppo della concorrenza internazio´ nale sul mercato del carbone, cosicche negli anni Sessanta gli impianti furono fermati. Il fermo fu deciso sebbene il sottosuolo racchiudesse ancora immense ricchezze la cui esistenza diede avvio allo studio di nuovi progetti di sfruttamento. Cosı` a partire dagli anni Ottanta negli impianti di Nuraxi Figus ebbero inizio i lavori per la ripresa del` estrattiva. Fu costruita una dil’attivita scenderia lunga alcuni chilometri e furono predisposti i macchinari per la meccanizzazione dell’estrazione; questi lavori sarebbero dovuti essere conclusi nel 1993 e il minerale ottenuto avrebbe dovuto essere utilizzato per far funzionare una grande centrale termoelettrica da 300 mega-watt che nello stesso periodo l’ENEL avrebbe dovuto

Monte Sirai – Rovine dell’antico complesso urbano.

Monte Sirai Insediamento fenicio nella Sardegna sud-occidentale originariamente localizzato su un pianoro elevato per un’altezza massima di 191 m sul livello del mare presso l’antico corso del fiume Cixerri, lungo la via di penetrazione verso le fertili pianure del Campidano. Le prime tracce di vita si riferiscono al periodo neolitico (ripari sotto roccia) e alla fase pre-nuragica (domus de janas) e nuragica. Come vero centro urbano, emanazione dei Fenici del vicino centro di Sulci o, come recentemente proposto, filiazione dell’anonimo insediamento di Portoscuso, M.S. risulta fondato, sulla base del materiale ceramico rinvenuto ` in seno all’abitato, attorno alla meta del secolo VIII a.C. La presenza di un insediamento subcostiero in una regione ricca di risorse minerarie e interessata da una cospicua presenza di abitati indigeni (tra cui lo stesso nuraghe Sirai situato alle pendici orientali del pianoro) appare chiaro sintomo delle complesse dinamiche insediative che si svilupparono in maniera alquanto precoce nei primi tempi della

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Monte Sirai colonizzazione della Sardegna. Il periodo fenicio risulta documentato in ambito sia abitativo che funerario. Sull’acropoli sono state stratigraficamente indagate alcune abitazioni, tra cui la Casa del lucernario di Talco, che restituiscono l’immagine di un florido centro che si sviluppa specialmente tra il secolo VII a.C. e il VI a.C., quando ` dimenil tessuto urbano raggiungera sioni certamente considerevoli. Un santuario dedicato alla dea Astarte (la cui statua di culto si trova attualmente conservata nel Museo archeologico nazionale di Cagliari) venne edificato riutilizzando in parte alcune precedenti strutture riferibili a un nuraghe monotorre. L’area della necropoli fenicia, in corso di scavo dal 1981 sotto la direzione di Piero Bartoloni, ha evidenziato la presenza di numerose sepolture afferenti al rito dell’incinerazione, nonostante sia testimoniata, in misura nettamente minoritaria, anche la pratica dell’inumazione. La presenza di deposizioni infantili e di sesso femminile, come pure la totale assenza di armi tra gli elementi di corredo delle sepolture maschili, sembrano indicare come l’insediamento sia stato concepito principalmente per un uso civile, contrariamente alla funzione eminentemente militare e di centro fortificato proposta in passato per ` stata ormai M.S.: questa destinazione e definitivamente ricondotta a una breve parentesi nell’intera storia dell’insediamento, in un momento non anteriore al primo venticinquennio del secolo IVa.C. fino allo smantellamento delle fortificazioni a seguito della conquista romana del 238 a.C. Nell’insediamento di M.S. gli eventi storici che segnarono la fase di passaggio alla dominazione punica della Sardegna hanno lasciato tangibili tracce avvertibili in termini di stratificazione ar-

cheologica. Le tipologie tombali mutarono radicalmente con l’esclusiva attestazione dell’inumazione in sepolcri ipogei con corto dromos d’accesso. Nel settore abitativo dell’insediamento sono state documentate cospicue tracce di distruzione nei livelli di vita ` del secolo VI a.C., della seconda meta attribuibili all’offensiva cartaginese contro gli insediamenti fenici di Sar` avvedegna (analogamente a quanto e nuto a Cuccureddus di Villasimius, a Bitia e forse anche a Sulci). Durante il secolo V a.C. si assiste, pertanto, a una fase di notevole recessione economica che si traduce in un forte ridimensionamento del tessuto abitativo che comporta il totale abbandono di aree in precedenza utilizzate anche per scopi ` nel corso del seabitativi. Sebbene gia colo IV a.C. si registri una sostanziale ripresa dell’insediamento con l’apprestamento delle fortificazioni e l’installazione del santuario tofet (conseguenza dell’arrivo di nuovi coloni provenienti verosimilmente dai territori del Nord Africa), solo nel corso della ` del secolo III a.C. il sito prima meta raggiunse il massimo livello di fiori` tura che proseguı` nella successiva eta romana repubblicana, quando il note` vole sviluppo urbanistico comporto una rivitalizzazione di aree precedentemente defunzionalizzate. Il definitivo abbandono del pianoro avvenne nell’ultimo decennio del secolo II a.C., probabilmente a causa di un’operazione di repressione del brigantaggio condotta dagli eserciti romani di stanza in Sardegna, come indurrebbe a pensare la totale assenza di piccoli oggetti negli ultimi livelli di vita dell’abitato, in cui sussistono unicamente i manufatti di grandi dimensioni, chiaro sintomo di un abbandono avvenuto in maniera repentina. Le ultime tracce di una sporadica frequentazione del pia-

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Montevecchio noro sono costituite da una moneta del secolo IV d.C. rinvenuta nell’area del tofet e da un reperto ceramico del secolo VII d.C. recuperato nella cisterna del tempio sull’acropoli. [MICHELE GUIRGUIS]

Montevargiu Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato di Gallura, compreso nella ` situato in terricuratoria del Taras. E ` detta di torio di Aglientu, nella localita Santu Brancacciu (San Pancrazio). Era un centro popoloso e dall’economia sviluppata; dopo l’estinzione della di` in possesso nastia dei Visconti, passo del Comune di Pisa che lo fece amministrare da propri funzionari. Con la con` a far parte del quista aragonese entro Regnum Sardiniae e nel 1324 fu concesso in feudo a Pietro Lambert. La ` , mantenne un sua popolazione, pero atteggiamento ostile nei suoi con` la guerra tra fronti, e quando scoppio ` apertaGenova e l’Aragona si ribello mente. Nel 1330 M. fu investito dalle truppe di Raimondo Cardona e gravemente danneggiato; tornatone in possesso, nel 1334 il Lambert lo vendette a ` il Giacomo Carroz. Riprese le ostilita villaggio subı` nuove devastazioni e in `. breve tempo si spopolo

Montevecchio1 Centro abitato della provincia del Medio Campidano, frazione di Guspini (da cui dista 8 km), con circa 300 abitanti, posto a 355 m sul livello del mare a ovest del comune capoluogo, tra i rilievi dell’Arburese. Regione storica: Monreale. Diocesi di Ales-Terralba. & TERRITORIO Il territorio e ` costituito dai rilievi collinari che si trovano tra la piana campidanese e la costa occidentale di questa parte della Sardegna, e culminano nelle punte Tintillonis (608 m) e S’Accorradroxiu (726) che si trovano a sud di M., e nel monte Arcuentu (785), a nord. Una regione che, una

` estrattive, offre volta cessate le attivita risorse per l’allevamento e la silvicoltura, in minor misura per l’allevamento delle api. Le comunicazioni sono assicurate da due strade, che giungono rispettivamente da Guspini e da Arbus, e da altre due che continuano poi una verso la parte settentrionale della Costa Verde, una verso la zona ex mineraria di Ingurtosu. & STORIA Il villaggio si sviluppo ` dopo ` M. prese a il 1848, quando la societa sfruttare la omonima miniera (=). Le sue case sorsero attorno a edifici di notevole valore artistico che erano stati costruiti per ospitare gli uffici e la direzione della miniera; il centro crebbe rapidamente e agli inizi del Novecento era animato e vivace e mantenne questa fisionomia, pur tra alti e bassi, fino al 1960, quando fu evidente che l’esaurimento dei filoni conduceva alla chiusura della miniera. Nei decenni successivi M. perse buona parte della popolazione e attualmente gli edifici sono per buona parte disabitati; si sta procedendo a una loro valorizzazione in senso turistico e ricettivo. & ECONOMIA Definitivamente cessata ` mineraria che era fino a quall’attivita che decennio fa la base dell’economia del villaggio, attualmente si sta sviluppando il turismo, connesso alla valorizzazione dell’enorme patrimonio di antichi impianti come beni di archeolo` collegato gia industriale. Servizi. M. e al resto della provincia da autolinee. & PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE L’impianto urbanistico del villaggio, legato alla sua fondazione nella ` dell’Ottocento, e ` costiseconda meta tuito da un insieme di fabbricati destinati ad assolvere i compiti dell’amministrazione della miniera e di abitazione di tecnici e di operai. Di particolare pregio sono il palazzo della Direzione e la chiesetta di Santa Barbara

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Montevecchio che al suo interno conserva una statua in legno della Santa. Nella palazzine usate un tempo come uffici e abitazioni dei dirigenti sono state ordinate due mostre: una di minerali e un ‘‘percorso del minatore’’, nel quale sono esposti strumenti e altri oggetti e documenti ` aperto del lavoro di un tempo. Ed e alla visita uno dei pozzi scavati un tempo per raggiungere i giacimenti di minerali, intitolato a Sant’Antonio. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI La ` quella di Santa Barfesta principale e bara che si riallaccia alle tradizioni minerarie del piccolo centro e si svolge il 4 dicembre. Ogni due anni si tiene la mostra-mercato Arresojas, per valorizzare la locale produzione artigianale di coltelli a serramanico; altre manifestazioni si tengono a favore della produzione di miele pregiato.

Montevecchio2 Miniera di piombo argentifero, situata nelle campagne tra Arbus e Guspini. Fu conosciuta e sfrut` ; in tempi piu ` vitata fin dall’antichita cini a noi, nel 1628 il suo territorio fu concesso a Giacomo Esquirro che progettava di sfruttarne la galena (solfuro ` il piu ` importante dei madi piombo, e teriali dai quali si estrae il piombo). ` non riuscı` a realizzare gli imEgli pero pianti. Nel 1720 fu fatta una nuova concessione per vent’anni a tali Pietro Nieddu e Stefano Durante, i quali non riuscirono a sfruttarla; in seguito vi la` il Mandel e nel 1763 fu concessa a voro Francesco Rodriguez. Dovevano pas` ancora molti anni prima che sare pero la miniera potesse riprendere la sua ` l’eproduzione: solo nel 1842 si inizio splorazione razionale dei filoni e nel ` che 1843 fu costituita una societa avrebbe dovuto portare al loro sfruttamento. Nel 1848 il grande finanziere e uomo politico Giovanni Antonio Sanna si impadronı` della miniera e di una area di 1400 ha sulla quale ottenne il

` immepermesso di scavo. Egli inizio diatamente a esplorare le zone di Esorgiu e Gennai, sviluppandovi l’estrazione; in alcuni anni riuscı` a occupare ` il 1100 operai ed entro il 1865 realizzo pozzo di Sant’Antonio, le laverie ‘‘Sanna’’ e ‘‘Lamarmora’’ e infine la grande laveria Principe Tommaso. Negli anni seguenti fu realizzato il collegamento stradale dei vari cantieri fra loro e con Guspini, da dove una ferrovia privata portava i minerali a San Ga`, vino. Lo sviluppo della miniera, pero fu turbato da una lite tra i Sanna e i Guerrazzi (lo scrittore e politico livornese Francesco Domenico e suo ni´ un figlio adottivo, pote, pressoche Franceschino, che aveva sposato una ` difiglia di G.A. Sanna). La causa duro versi anni e si concluse a favore del ` morı` nel 1875. Con i Sanna, che pero ` suoi eredi lo sviluppo delle attivita ` : i pozzi vennero dotati di continuo ascensori e di pompe di eduzione; nel 1890 la miniera, il cui sviluppo era ` la fragilita ` stato troppo rapido, mostro del suo assetto finanziario, ma con l’ingresso di nuovi soci dopo alcuni anni si riprese. Dopo la fine della prima ` a creguerra mondiale ricomincio scere, e nel 1930, fondendosi con la ` Italiana Monteponi, costituı` la Societa del Piombo. Il nuovo soggetto rese possibile nel 1932 la costruzione della modernissima fonderia di San Gavino. ` si evolNegli anni successivi la societa vette ulteriormente, grazie all’illuminata opera dell’ingegner Donegani e nel 1937 furono costruite nuove gallerie e fu inaugurato il pozzo ‘‘Sartori’’. Durante la seconda guerra mondiale gli impianti entrarono nuovamente in ` , l’introducrisi, ma, finite le ostilita ` zione di nuovi mezzi meccanici sembro far riprendere la produzione. Nel 1960 apparve chiaro il processo di esaurimento delle riserve, per cui in pochi

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Monti anni, dopo essere stata ceduta all’AMMI, la miniera fu definitivamente chiusa.

rono sul territorio. Quando poi dopo il 1353 ebbero inizio le guerre tra l’Aragona e l’Arborea, per tutto il secolo XIV ` a svolgere un imla fortezza continuo portante ruolo strategico. Caduto il ` di essere giudicato d’Arborea, cesso ` in romilitarmente importante e ando ` vivina; attualmente in cima al colle e ` di piesibile soltanto una gran quantita tre e pochi resti di mura.

Montgry Famiglia catalana (estinta nel

Montevecchio – Particolare di un edificio del vecchio stabilimento minerario.

Montezuighe Castello costruito intorno ai secoli XI-XII. Sorgeva tra Bultei e Ittireddu, ai confini tra il giudicato di Torres e quello di Gallura, su una montagnola di basalto. Dalla sua posizione dominava i territori di Burgos e di Pattada e fu costruito per proteggere il giudicato di Torres da eventuali attacchi provenienti dalla Gal` all’estinlura. Dopo la crisi che porto zione della dinastia giudicale di Torres il castello fu conteso tra i Doria, gli Arborea e i Visconti, e quando i Doria prestarono omaggio al re d’Aragona ` poter essere definitivamente sembro assegnato a loro. Ma dopo la conquista aragonese nel 1325 essi si ribellarono e il castello divenne uno dei punti nevralgici delle guerre che si sussegui-

1339). Si trasferı` in Sardegna con un Guglielmo, un cavaliere che prese parte alla spedizione dell’infante Alfonso. Subito dopo il termine delle operazioni gli fu concesso in feudo il villaggio di Palmas de Sols nella curatoria del Sols; poco tempo dopo ebbe anche la Barbagia di Seulo, in condominio ` Carroz e Bartolomeo Subicon Nicolo ` , si rats. Quest’ultimo territorio, pero ` poco sicuro per le continue dimostro scorrerie che i suoi abitanti, prevalentemente pastori, compivano nei territori circostanti, per cui nel 1337 Guglielmo decise di abbandonarlo. Morı` lasciando eredi i figli Pericone, Bernardo e Sibilla, che negli anni seguenti cedettero Palmas de Sols ad Alibrando de Ac ¸en.

Monti Comune della provincia di Olbia` Tempio, compreso nella IV Comunita montana, con 2501 abitanti (al 2004), posto a 300 m sul livello del mare nel retroterra di Olbia. Regione storica: Montacuto. Diocesi di Ozieri. & TERRITORIO Il territorio comunale, di forma grosso modo rettangolare, si estende per 123,44 km2, comprendendo anche le frazioni di La Palazzina, Frades Berriteddos, Frades Tilignas, Sos Rueddos e Stazione di Monti, e confina a nord con Calangianus, Telti e Olbia, a est con un’isola amministrativa di Ol` dei Sardi e a ovest bia, a sud con Ala con Berchidda. Si tratta di una regione di colline di media altitudine, attraver-

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Monti sate da alcuni corsi d’acqua che si dirigono verso il lago del Coghinas; terreni in parte adatti all’agricoltura, in particolare la viticoltura, in parte all’allevamento. Il paese si trova a breve distanza dalla ‘‘direttissima’’ Sassari-Olbia, cui si collega con un paio di bretelle; a sud si dirama la statale 389 che ` dei Sardi e Budduso `. A 3 raggiunge Ala km di distanza si trova la stazione lungo la linea ferroviaria Chilivani-Olbia. & STORIA Il villaggio ha origini medioevali: faceva parte del giudicato di Torres ed era compreso nella curatoria del Montacuto; dopo l’estinzione della dinastia giudicale di Torres il suo possesso fu conteso tra i Doria, gli Arborea e i Visconti di Gallura; sebbene alla fine del secolo XIII le truppe arborensi lo avessero occupato, quando i Doria prestarono omaggio al re d’Aragona che si apprestava alla conquista della Sardegna, ne ottennero da lui l’investi` noto, pero ` , nel 1325 i Dotura. Come e ria si ribellarono aprendo un lunghissimo conflitto con l’Aragona; gli Arborea allora approfittarono della situazione e si impadronirono nuovamente di M. Il re allora, per pacificarne la popolazione nel 1339 lo comprese nel feudo concesso al fido Giovanni d’Arborea; ma quando lo sfortunato prin` di prestare omaggio feucipe si rifiuto dale al fratello, il giudice Mariano IV, fu da lui fatto rinchiudere in prigione per il resto dei suoi giorni. Cosı` M. cadde nuovamente nel caos e quando scoppiarono le guerre tra Aragona e Arborea fu occupato dalle truppe arborensi che di fatto lo annetterono al giudicato fino alla sua caduta. Dopo la bat` nelle taglia di Sanluri, nel 1410 passo mani del visconte di Narbona che nel 1412 lo concesse in feudo a Pietro de Feno e quando il visconte nel 1420 ri` ai suoi diritti, riuscı` a consernuncio

varne il possesso. Nel 1437 i suoi discendenti lo cedettero a Giovanni Manca la cui discendenza si estinse ` del secolo XVI. Alnella prima meta ` ai Cariga che nel 1566 lo lora M. passo cedettero ai Ravaneda; questi ultimi, a loro volta, lo vendettero ai Dell’Arca che si estinsero nel 1662 lasciando eredi i Manca, che dopo due secoli tornarono cosı` in possesso di quello che era stato uno dei loro primi feudi. I Manca, a loro volta, nel 1726 lo trasmisero ai Farina che continuarono a tenerlo fino al riscatto dei feudi. Intanto nel 1821 M. fu incluso nella provincia di Tempio Pausania e nel 1839 si ri` dalla dipendenza feudale. Di scatto quel periodo ci ha lasciato una preziosa testimonianza Vittorio Angius: «Nell’anno 1838 si numeravano in M., maggiori di anni 20, maschi 292, femmine 295; minori, maschi 105, femmine 96; in totale anime 788, distribuite in famiglie 164. La principale occupa` la pastorizia: zione di questi paesani e le arti meccaniche anche di prima ne` sono trascurate. Poche donne cessita lavorano nella tessitura, e forse non si ` numerare piu ` di 20 telai. La scuola puo primaria vi fu aperta, ma non vi concor` di dieci fanciulli. Se si dosero mai piu ` di 20 vesse notare quanti dopo piu anni, da che questo stabilimento fu ordinato, siano stati ben ammaestrati a leggere e a scrivere, forse non si potrebbe dirne uno solo! Agricoltura. Si suol seminare di grano starelli 150, d’orzo 120, e poi nient’altro. Il grano ` suol produrre l’8, l’orzo il 10. L’arte e imperfettissima e nessuna la cura che si usa sopra i seminati. Si semina, si miete, e in questi due atti sono tutte comprese le occupazioni coloniche. ` Le viti perirono, e ne’ luoghi dove gia si coltivarono sono alcuni rarissimi fruttiferi. Le terre chiuse sono poche, e tutte di piccola superficie. I proprie-

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Monti tari vi seminano o vi tengono a pascolo le bestie domite. Pastorizia. Nell’anno sunnotato il bestiame de’ montini era nelle specie e ne’ capi come segue: vacche 500, buoi 150, porci 1200, pecore 2000, capre 600, cavalle rudi 120, cavalli 35, giumenti 30. I salti basterebbero a nutrire tanto e anche maggior numero; ma nell’attuale condizione della pastorizia i pascoli spesso mancano, e i montini sono obbligati a passare in territori stranieri, in Badde ` , nel Pianicciu di TerraSuergiu di Ala nova, e prima soleano introdursi anche ` lu, dove nel salto che dicono Su Algio usavano da tempo immemorabile, e non ha molto furono espulsi per non aver presentato in tribunale i loro diritti in contraddittorio de’ berchiddesi, che dopo la sentenza vi entrarono armati, vi abbruciarono le capanne e di` di cinstrussero gli stazii. Non sono piu quanta le famiglie pastorali che si stabilirono nelle cussorgie, e in esse non ` di 230 anime». si numerano piu Quando poi nel 1848 furono abolite le ` a far parte della diprovince, M. entro visione amministrativa di Sassari e nel 1859 nella ricostituita omonima pro` vincia. Il villaggio nella seconda meta dell’Ottocento fu tratto dal suo isolamento grazie alla costruzione della fer` la propria rovia per Olbia e sviluppo economia grazie alla viticoltura e alla lavorazione del sughero. Quando negli ultimi anni si aprı` il dibattito sulle ` per quella di Olnuove province opto bia-Tempio. & ECONOMIA Tra le attivita ` di base ` l’agricoltura, in della sua economia e particolare la cerealicoltura e la viticoltura che alimenta un’importante Cantina sociale e alcune private con ` ; vi produzione di alcuni vini di qualita ` sviluppato anche l’allevamento del e bestiame, in particolare quello ovino. Negli ultimi decenni si sta svilup-

` inpando anche una modesta l’attivita dustriale che si basa su un modesto numero di piccole aziende nel settore alimentare, della lavorazione del legno e del sughero. Anche la rete di distribu` modestamente zione commerciale e sviluppata. Vi operano anche, a sostegno del nascente turismo, un albergo e alcune aziende agrituristiche. Servizi. ` collegato da autolinee e da ferroM. e via agli altri centri della provincia. Dispone di una Pro Loco, stazione dei Carabinieri, medico, farmacia, scuola dell’obbligo, sportello bancario. Possiede la Biblioteca comunale. & DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 2552 unita di cui stranieri 7; maschi 1270; femmine 1282; famiglie 871. La tendenza complessiva rivelava una diminuzione della popolazione, con morti per anno 34 e nati 19; cancellati dall’anagrafe 58 e nuovi iscritti 24. Tra i principali indicatori economici: imponibile medio IRPEF 15 168; versamenti ICI 891; aziende agricole 318; imprese commerciali 132; esercizi pubblici 19; esercizi all’ingrosso 6; esercizi al dettaglio 39; ambulanti 17. Tra gli indicatori sociali: occupati 795; disoccupati 197; inoccupati 80; laureati 34; diplomati 256; con licenza media 793; con licenza elementare 925; analfabeti 76; automezzi circolanti 1127; abbonamenti TV 717. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il territorio conserva numerosi nuraghi tra cui quelli di Binza Alvina, Concanu Calvu, Loru, Pertuncas, Sa Cobelciada, San Michele, Terra, in gran parte gravemente danneggiati. Di grande interesse sono anche i resti romani di San Salvatore di Nulvara, collocati lungo l’antica strada per Olbia, della quale si vedono le tracce. & PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE Il villaggio appare adagiato in una conca, circondato dai monti. L’edi-

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Monticleta ` interessante e ` la chiesa di San ficio piu Gavino, parrocchiale costruita nella ` del secolo XVII in forme prima meta baroccheggianti. Nei secoli successivi ` progressivamente in rovina, nel ando 1945 fu demolita e ricostruita ex novo. La nuova chiesa fu consacrata nel 1955, di quella originale rimane il campa` interessanti nile. Ma i monumenti piu si trovano nelle campagne che circondano l’abitato; tra questi la chiesa di San Michele, posta a qualche chilometro di distanza, fu costruita nel secolo XVIII, ma durante i secoli successivi ha subı`to diverse modifiche. Ha l’impianto a una navata e la copertura in ` completata da un legno; la facciata e timpano triangolare. Altra chiesa inte` ressantissima posta a sud dell’abitato e il santuario di San Paolo eremita, costruito in granito nel 1348, ampliato nel secolo XVII e successivamente ristrutturato; l’edificio sorge in una valle dalla vegetazione rigogliosa e caratteristica e, secondo una leggenda, sarebbe stato costruito con le sue mani da un bandito pentito. Infine nella lo` di Stazzu Casteddu, a pochi chicalita lometri dall’abitato, sono le rovine del castello di Crasta; la fortezza fu fatta costruire dai giudici di Torres in una ` che era allora ai confini col localita giudicato di Gallura. All’estinzione della famiglia giudicale il castello si ` al centro delle contese tra Doria, trovo Arborea e giudici di Gallura per il controllo del Montacuto e alla fine del secolo XIII finı` nelle mani del giudice d’Arborea. Per tutto il secolo XIV rimase in suo possesso e fu spesso teatro di operazioni militari durante le guerre tra Arborea e Aragona; dopo la fine del giudicato, nel corso del secolo ` in rovina. AttualXV decadde e ando mente sono visibili poche rovine della cortina muraria. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Tra

` antiche le feste popolari, una delle piu ` quella di San Paolo eremita che si e svolge il 14 settembre presso il santuario omonimo; un tempo la festa attirava molti pellegrini che raggiungevano la chiesa o a piedi o a cavallo portando al collo in segno di penitenza una pietra simbolo del male del quale volevano chiedere perdono al santo; dopo aver preso parte alla cerimonia religiosa avevano l’abitudine di dormire dentro la chiesa tenendo in vita un’antichissima tradizione pagana. Va anche ricordato che l’ultima domenica di settembre si svolge la mostra mercato del vino e dell’uva durante la quale si ha la ` di gustare i prodotti della possibilita Cantina sociale che sono di molto pregio.

Monticleta Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato di Torres ed era compreso nella curatoria del Costavall. Sorgeva in ` di Rebeccu, presso Boprossimita ` da una domo dipennorva. Si sviluppo dente dal monastero di San Nicola di Trullas e da tempo immemorabile appartenne ai Malaspina. Al momento dell’estinzione della dinastia giudicale, essi lo inclusero nello stato che andavano formando con i loro possedimenti nella Sardegna settentrionale. ` , lo cedettero in pegno al Nel 1308, pero giudice d’Arborea e in seguito vanamente ne pretesero la restituzione. Infatti, dopo la conquista aragonese, il ` a far parte del Regnum villaggio entro Sardiniae, e per quanto i Malaspina avessero prestato omaggio al re d’Aragona non riuscirono a ottenerne la restituzione dal giudice che era il principale alleato del re. Anzi, dopo che essi nel 1325 aderirono alla rivolta dei Doria, nel 1328 non furono in grado di impedire che il re ne investisse ufficialmente il giudice d’Arborea. Scoppiate le guerre tra Aragona e Arborea, il vil-

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Montiferru-Sinis laggio divenne teatro delle operazioni ` ramilitari, fu danneggiato e si spopolo pidamente.

Monticolo, Renato Archeologo (n. Carbonia, sec. XX). Dopo la laurea in Let` dedicato all’insegnamento. Attere si e ` preside di una scuola metualmente e dia. Nel 1981 ha lavorato con Piero Bartoloni alla necropoli fenicia di Monte ` stato anche consigliere provinSirai. E ciale di Cagliari. Ha al suo attivo la monografia Sulcis. Guida Archeologica (con M. Frau), 1990.

Montiferru, castello del Castello situato ai confini tra il giudicato di Torres e quello d’Arborea, fu fatto costruire nel 1169 da Itocorre di Torres, fratello del giudice Barisone II, per difendere i confini del giudicato dagli attacchi arborensi. Dopo l’estinzione ` , il cadella famiglia giudicale, pero stello cadde nelle mani dei giudici `a d’Arborea e da quel momento entro far parte del loro giudicato. Nel 1323, subito dopo la conquista aragonese, l’appartenenza del castello all’Arborea fu formalmente sancita dall’investitura feudale sull’intero territorio che il giudice ricevette dal re. Quando nel 1353 ebbero inizio le guerre tra Aragona e Arborea il castello divenne uno dei capisaldi dell’organizzazione difensiva del giudicato, fino alla battaglia di Sanluri, dopo la quale la for` a far parte del Regnum Sartezza entro diniae. Negli anni che seguirono, avendo perso la sua funzione strategica, il castello fu abbandonato, de` . Attualcadde e in pochi anni rovino mente rimangono i resti della cortina muraria e di una torre, che fanno pensare che fosse stato costruito da maestranze toscane.

Montiferru, curatoria di Antica curatoria del giudicato di Torres, si stendeva su un territorio prevalentemente montuoso a sud della Planargia. Aveva

una superficie stimata di 296 km2 e comprendeva i villaggi di Cuglieri, Scano, Silanus, Sennariolo, Settefontane, Santu Lussurgiu, Pittinuri, Sancta Vittoria, Semura, Verro e Corrichina. Dopo l’estinzione della famiglia ` , il territorio, unitagiudicale, pero mente all’omonimo castello, cadde nelle mani dei giudici d’Arborea e da ` a far parte del giuquel momento entro dicato d’Arborea. Nel 1323, subito dopo la conquista aragonese, l’appartenenza del territorio all’Arborea fu formalmente sancita dall’investitura feudale che il giudice ricevette dal re. Il giudice ne fece una delle basi dalle quali pose in atto la sua politica aggressiva contro i Doria; quando poi nel 1353 ebbero inizio le guerre tra Aragona e Arborea divenne uno dei capisaldi dell’organizzazione difensiva del giudicato. Dopo la battaglia di Sanluri il M. ` a far parte del Regnum Sardiniae entro e il suo territorio fu diviso in alcuni piccoli feudi.

Montiferru-Sinis, parco del Parco naturale della Sardegna centro-occidentale, istituito nel 1989 per tutelare due aree ambientali dalle caratteristiche ben definite: il Montiferru e il Sinis. Il Montiferru comprende un vasto complesso vulcanico ricoperto da lave basaltiche, con grandi foreste di lecci, querce, roverelle, agrifogli e tassi, ricco di endemismi e di una fauna che comprende rapaci e gatti selvatici. Il Sinis invece comprende un complesso di stagni e di spiagge che costituiscono una delle maggiori zone umide del Mediterraneo, ricca di una ittiofauna e di una fauna lacustre con fenicotteri, aironi, polli sultani e altri uccelli rari. Il parco si estende su una superficie complessiva di 42 664 ha interamente compresi nella provincia di Oristano nel territorio dei comuni di Bonarcado (984 ha), Cabras (9839 ha), Cuglieri

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Monti frumentari (7146 ha), Milis (589 ha), Narbolia (2555 ha), Nurachi (428 ha), Oristano (211 ha), Riola Sardo (4054 ha), Santu Lussurgiu (3925 ha), San Vero Milis (4456 ha), Scano di Montiferro (3571 ha), Seneghe (5756 ha). All’interno della sua superficie comprende numerosi centri abitati, un grande complesso turistico, alcuni villaggi turistici, tutte strutture della vita associata che, occorre dire, con il loro sviluppo rendono problematica l’esistenza e la conservazione di ` ambientali che lo tutte le specificita caratterizzano.

Monti frumentari = Monti granatici Montiglio d’Ottiglio e Villanova, Giuseppe Maria Vicere´ di Sardegna (Casale 1768-ivi 1840). In carica dal 1831 al 1840. Ufficiale di carriera, nel 1816 comandante della Brigata ‘‘Saluzzo’’, nel 1817 colonnello, nel 1823 fu promosso maggior generale. Nel 1830 ispettore generale delle truppe di fanteria e cavalleria, nel 1831 intendente generale della guerra, nello stesso anno fu nomi´ di Sardegna. Sotto il suo nato vicere governo fu intensificato il servizio di posta e passeggeri con la terraferma ` in servizio il piroscafo (nel 1833 entro La Gulnara), furono riscattati i feudi ed emanato (1839) il regolamento per la divisione dei terreni, che viene considerato il provvedimento conclusivo della legislazione sulle chiudende. Nel 1840 fu richiamato a Torino: morı` ` tardi, dopo essere stato pochi mesi piu insignito del Collare dell’Annunziata.

Monti granatici Istituzione della Sardegna sabauda per lo sviluppo e l’assistenza ai contadini dei villaggi, che ´sitos ebbe le sue prime origini nei po ` spagnola: merito della legislad’eta zione sabauda fu di aver dato loro organizzazione stabile e certezza di diritto. La costituzione dei M.g., detti anche ` dei magazzini Monti frumentari, cioe nei quali raccogliere una certa quan-

` di grano da utilizzare strategicatita ` di mente per far fronte alle necessita un calo della produzione annuale o delle carestie, ma soprattutto per assicurare ai contadini poveri il grano della semina, fu proposta dagli Stamenti nel 1623 durante i lavori del parlamento Vivas; i relativi capitoli di corte ´ nel 1624 e furono approvati dal vicere confermati dal re nel 1625, in un momento di relativa floridezza della produzione granaria nell’isola. La loro istituzione avrebbe liberato i contadini ` e da quelli dai pericoli della precarieta degli speculatori che, approfittando della congiuntura economica e alimentare, spesso soffocavano la produzione. I capitoli prevedevano la costituzione in ogni villaggio di un deposito di grano posto sotto la sorveglianza di un addetto chiamato padre censore della Laurera, scelto annualmente dagli abitanti del villaggio tra le persone di provata esperienza e conoscenza della situazione agraria del villaggio. Il censore aveva il compito di curare annualmente la raccolta del grano necessario ` dei a far fronte a eventuali necessita ` della secontadini e alle necessita mina, similmente a quanto avveniva ` al termine dell’annata agranelle citta ` ria. Prima della raccolta della quantita di scorte necessarie per l’anno successivo il grano custodito nel magazzino comunale veniva venduto e con le somme ricavate, custodite presso il Monte frumentario, si sarebbero potuti anche concedere dei prestiti ai contadini che si fossero trovati in condizioni di bisogno mediante la costituzione di un Monte nummario . Il censo re avrebbe dovuto curare anche la formazione di un inventario delle terre coltivabili con i nomi dei relativi proprietari e l’elenco del numero dei gioghi utilizzati per la coltivazione. ´ SITOS D’ETA` SPAGNOLA Purtroppo I PO

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Monti Granatici l’organizzazione prevista partı` con molti ritardi e solo dopo il 1635 i M.g. iniziarono a funzionare in un numero ` per il solo limitato di paesi e per di piu ammasso del grano; dai dati disponibili ne risultano 22 su 101 possibili nella diocesi di Cagliari, 31 in quella di Sassari, 21 in quella di Bosa, 20 in quella di Nuoro-Galtellı`. Solo nella se` del Seicento un certo nuconda meta ´sitos fu in grado di espletare mero di po tutte le funzioni per le quali erano stati istituiti e quindi di venire incontro alle ` dei contadini con la concesnecessita ` antisione di crediti a loro favore. I piu chi M.g. furono quelli della diocesi di Ales-Terralba, dove fu possibile realiz` di quel zarli grazie alla sensibilita clero e del vescovo Giuseppe Maria `, Pilo. Il primo fu quello di Gonnosno che venne istituito nel 1678, seguito da quello di Usellus nel 1681; nel 1685 furono istituiti quelli di Escovedu, Figu, Forru, Gonnoscodina, Gonnostramatza, Las Plassas, Mogoro, Morgongiori, Pau, Pauli Arbarei, Pompu, Sardara, Siddi, Simala, Siris e Turri. Nel 1686 un M.g. fu aperto a Padria, nella diocesi di Bosa, e nello stesso anno a Gonnosfanadiga, Guspini, Arbus e Ardauli. Ben presto l’organizzazione dei Monti si estese al territorio della diocesi di Oristano e delle altre diocesi: in particolare furono istituiti i Monti di Barumini (1719). Un deciso impulso alla costituzione dei M.g. si ebbe con il passaggio dell’isola ai Savoia, quando furono istituiti i Monti di Quartu Sant’Elena (1729), Soleminis (1732), Senis (1735), Quartucciu e Scano di Montiferru (1737), Donori, Genoni, Lunamatrona, Masullas, San Gavino, Santa Giusta, San Pantaleo, Suelli, Ussana, Villaputzu (1744). Frattanto nel 1741 ´ De Blonay era stato emanato dal vicere il pregone del 6 dicembre, col quale venivano richiamate le norme sull’ele-

zione del padre censore e sulle sue funzioni e riproposto il censimento dei terreni coltivabili. Il nuovo interesse del` all’istituzione l’amministrazione porto dei M.g. a San Basilio (1746); Orroli, Laconi (1749); Dorgali, Pozzomaggiore, Sarroch (1750); Magomadas, Mara, Nuragus, Nurri, Tissi, Usini, Villagrande Strisaili (1751); Muravera, Ortacesus, San Vito, Sestu (1752). I MONTI GRANATICI IN ETA` SABAUDA Fu ` soprattutto dopo il 1767, quando pero con il pregone del 4 settembre, ema´ Hallot des Hayes, fu nato dal vicere emanato un Regolamento generale nel quale l’organizzazione dei M.g. fu completamente ridelineata e legata all’at` del governo, che l’istituzione ritivita cevette un nuovo e definitivo rilancio. Per provvedere a tutti i problemi connessi alla coltivazione, all’ammasso e al commercio del grano fu costituita una Giunta generale presieduta dallo ´ o da un suo delegato e stesso vicere composta dalle ‘‘prime voci’’ degli Stamenti, dall’intendente generale e dall’arcivescovo di Cagliari. Subordinate a questa giunta furono istituite le Giunte diocesane, presiedute dai rispettivi vescovi o dal vicario generale, ` sede della dal giurato capo della citta diocesi e da un censore diocesano. Infine in ogni villaggio il sindaco e un canonico prebendato si sarebbero dovuti far carico degli stessi problemi. Accanto a questa organizzazione politica fu creata una parallela organizzazione tecnica che faceva capo a un magistrato detto censore generale, nominato direttamente dal re. Da questo magistrato dipendevano i Monti e i censori diocesani, mentre da questi ultimi dipendevano i censori che operavano nei vari villaggi; il censore generale informava annualmente il re dello stato della situazione granaria. Con questa organizzazione nel giro di pochi

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Monti Granatici anni i M.g. furono costituiti in tutti i villaggi e presero regolarmente a funzionare. LA SITUAZIONE NEL 1770 Nel 1770 la situazione dei M.g. e delle loro riserve in ` la seguente: 1. Abbagrano era gia santa: disponeva di una riserva di 176 starelli di grano sui 400 stabiliti. 2. Aggius: non si conoscono i dati. 3. Aidomaggiore: non si conoscono i dati della ` rispetto a una riserva di disponibilita 200 starelli di grano stabiliti. 4. Ales: disponeva di una riserva di 190 starelli di grano sui 700 stabiliti. 5. Arixi: disponeva di una riserva di 516 starelli di grano. 6. Arzana: disponeva di una riserva di 57 starelli di grano. 7. Ballao: disponeva di una riserva di 182 starelli di grano sugli 800 stabiliti. 8. Banari: disponeva di una riserva di 79 starelli di grano sui 500 stabiliti. 9. Bantine: disponeva di una riserva di starelli 4,50 di grano. 10. Baradili: disponeva di una riserva di 114 starelli di grano. 11. Baressa: disponeva di una riserva di 180 starelli di grano sugli 800 stabiliti. 12. Bari Sardo: disponeva di una riserva di 223 starelli di grano sui 716 stabiliti. 13. Barrali: disponeva di una riserva di 313 starelli di grano. 14. Baunei: disponeva di una riserva di 119 starelli di grano sui 300 stabiliti. 15. Berchidda: disponeva di una riserva di 222 starelli di grano sugli 800 stabiliti. 16. Bitti: disponeva di una riserva di 105 starelli di grano. 17. Bolotana: disponeva di una riserva di 335 starelli di grano sugli 800 stabiliti. 18. Bonnanaro: disponeva di una riserva di 175 starelli di grano sui 350 stabiliti. 19. Bono: disponeva di una riserva di 115 starelli di grano sui 2400 stabiliti. 20. Bonorva: disponeva di una riserva di 350 starelli di grano. 21. Borore: disponeva di una riserva di 160 starelli di grano sui 500 stabiliti. 22. Bortigali: disponeva di una riserva di 240 starelli di grano sui 1000 stabiliti.

23. Bortigiadas: disponeva di una riserva di 410 starelli di grano. 24. Borutta: disponeva di una riserva di 124 starelli di grano. 25. Bottidda: disponeva di una riserva di 30 starelli di `: disponeva di una grano. 26. Budduso riserva di 50 starelli di grano. 27. Bultei: disponeva di una riserva di 9 starelli di grano. 28. Bulzi: disponeva di una riserva di 114 starelli di grano sui 650 stabiliti. 29. Cabras: disponeva di una riserva di 500 starelli di grano sui 1000 stabiliti. 30. Calangianus: disponeva di una riserva di 1251 starelli di grano sui 1500 stabiliti. 31. Chiaramonti: disponeva di una riserva di 733 starelli di grano sui 2100 stabiliti. 32. Collinas: disponeva di una riserva di 270 starelli di grano. 33. Cossoine: disponeva di una riserva di 236 starelli di grano. 34. Cuglieri: disponeva di una riserva di 380 starelli di grano sui 5000 stabiliti. 35. Curcuris: disponeva di una riserva di 223 starelli di grano sui 600 stabiliti. 36. Domusnovas Canales: disponeva di una riserva di 57 starelli di grano sui 160 stabiliti. 37. Dorgali: disponeva di una riserva di 1136 starelli di grano. 38. Dualchi: disponeva di una riserva di 212 starelli di grano sui 500 stabiliti. 39. Elini: disponeva di una riserva di 16,50 starelli di grano. 40. Escovedu: disponeva di una riserva di 139 starelli di grano sui 300 stabiliti. 41. Figus: disponeva di una riserva di 70 starelli di grano sui 150 stabiliti. 42. Fonni: disponeva di una riserva di 5 starelli di grano. 43. Furtei: disponeva di una riserva di 213,50 starelli di grano sui 600 stabiliti. 44. Galtellı`: disponeva di una riserva di 157 starelli di grano sui 300 stabiliti. 45. Genuri: disponeva di una riserva di 79 starelli di grano sui 400 stabiliti. 46. Gergei: disponeva di una riserva di 1100 starelli di grano sui 1300 stabiliti. 47. Ghilarza: disponeva di una riserva di

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Monti Granatici 325 starelli di grano sui 700 stabiliti. 48. Giave: disponeva di una riserva di 150 starelli di grano sugli 875 stabiliti. 49. Girasole: disponeva di una riserva di `: di155 starelli di grano. 50. Gonnosno sponeva di una riserva di 204 starelli di grano sui 300 stabiliti. 51. Gonnostramatza: disponeva di una riserva di 193 starelli di grano. 52. Guamaggiore: disponeva di una riserva di 344 starelli di grano. 53. Guasila: disponeva di una riserva di 240 starelli di grano. 54. Guspini: disponeva di una riserva di 360 starelli di grano. 55. Jerzu: disponeva di una riserva di 54 starelli di grano sui 150 stabiliti. 56. Ilbono: disponeva di una riserva di 40 starelli di grano sui 100 stabiliti. 57. Illorai: disponeva di una riserva di starelli di grano sui 200 stabiliti. 58. Irgoli: disponeva di una riserva di 32 starelli di grano. 59. Isili: disponeva di una riserva di 122 starelli di grano sui 1500 stabiliti. 60. Ittiri: disponeva di una riserva di 1613 starelli di grano sui 2450 stabiliti. 61. Laerru: disponeva di una riserva di 462 starelli di grano sui 1225 stabiliti. 62. Lanusei: disponeva di una riserva di 63 starelli di grano sui 200 stabiliti. 63. Las Plassas: disponeva di una riserva di 305 starelli di grano sui 400 stabiliti. 64. Loculi: disponeva di una riserva di 26 starelli di grano sui 100 stabiliti. 65. Lotzorai: disponeva di una riserva di 262 starelli di grano sui 300 stabiliti. 66. Lunamatrona: disponeva di una riserva di 534 starelli di grano sui 1600 stabiliti. 67. Luras: disponeva di una riserva di 69 starelli di grano sui 100 stabiliti. 68. Macomer: disponeva di una riserva di 260 starelli di grano sui 600 stabiliti. 69. Mamoiada: non si conoscono i dati. 70. Masullas: non si conoscono i dati della ` rispetto ai 1200 starelli disponibilita stabiliti. 71. Milis: disponeva di una riserva di 200 starelli di grano sui 400 stabiliti. 72. Mogoro: disponeva di una

riserva di 303 starelli di grano sui 1500 stabiliti. 73. Monteleone Rocca Doria: disponeva di una riserva di 245 starelli di grano. 74. Montresta: disponeva di una riserva di 311 starelli di grano sui 600 stabiliti. 75. Mores: disponeva di una riserva di 210 starelli di grano sui 1050 stabiliti. 76. Morgongiori: disponeva di una riserva di 130 starelli di grano. 77. Noragugume: disponeva di una riserva di 263 starelli di grano sui 500 stabiliti. 78. Norbello: disponeva di una riserva di 70 starelli di grano sui `: 150 stabiliti. 79. Nughedu San Nicolo disponeva di una riserva di 52 starelli di grano sui 400 stabiliti. 80. Nughes: disponeva di una riserva di 4,50 starelli di grano. 81. Nule: disponeva di una riserva di 15 starelli di grano. 82. Nulvi: disponeva di una riserva di 2594 starelli di grano sui 3500 stabiliti. 83. Nurri: disponeva di una riserva di 500 starelli di grano sui 1200 stabiliti. 84. Ollasta Usellus: disponeva di una riserva di 182 starelli di grano sui 300 stabiliti. 85. Onanı`: disponeva di una riserva di 20 starelli di grano. 86. Onifai: disponeva di una riserva di 39 starelli di grano. 87. Orani: disponeva di una riserva di 129 starelli di grano. 88. Orgosolo: disponeva di una riserva di 136 starelli di grano sui 500 stabiliti. 89. Orosei: disponeva di una riserva di 134 starelli di grano sugli 800 stabiliti. 90. Orotelli: disponeva di una riserva di 66 starelli di grano. 91. Ortacesus: disponeva di una riserva di 870 starelli di grano. 92. Orune: disponeva di una riserva di 25 starelli di grano. 93. Oschiri: disponeva di una riserva di 303 starelli di grano sui 500 stabiliti. 94. Osilo: disponeva di una riserva di 1575 starelli di grano sui 3150 stabiliti. 95. Ossi: disponeva di una riserva di 595 starelli di grano sui 1050 stabiliti. 96. Ottana: disponeva di una riserva di 70 starelli di grano. 97. Ozieri: disponeva di una ri-

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Monti Granatici serva di 1650 starelli di grano sui 3000 stabiliti. 98. Pabillonis: disponeva di una riserva di 160 starelli di grano sui 700 stabiliti. 99. Pattada: disponeva di una riserva di 370 starelli di grano sui 1200 stabiliti. 100. Pau: disponeva di una riserva di 87 starelli di grano sui 300 stabiliti. 101. Paulilatino: disponeva di una riserva di 311 starelli di grano sui 600 stabiliti. 102. Perfugas: disponeva di una riserva di 668 starelli di grano sui 1400 stabiliti. 103. Pimentel: disponeva di una riserva di 863 starelli di grano. 104. Ploaghe: disponeva di una riserva di 1260 starelli di grano. 105. Riola Sardo: disponeva di una riserva di 184 starelli di grano sugli 800 stabiliti. 106. Romana: disponeva di una riserva di 560 starelli di grano sui 2100 stabiliti. 107. Samassi: disponeva di una riserva di 1950 starelli di grano sui 3000 stabiliti. 108. San Basilio: disponeva di una riserva di 575 starelli di grano. 109. San Gavino: disponeva di una riserva di 300 starelli di grano sui 1500 stabiliti. 110. Sanluri: disponeva di una riserva di 1011 starelli di ` grano sui 4000 stabiliti. 111. San Nicolo Gerrei: disponeva di una riserva di 100 starelli di grano. 112. Sant’Andrea Frius: disponeva di una riserva di 119 starelli di grano. 113. San Sperate: disponeva di una riserva di 1000 starelli di grano. 114. Santu Lussurgiu: disponeva di una riserva di 282 starelli di grano sui 1000 stabiliti. 115. Sardara: disponeva di una riserva di 395 starelli di grano sui 2000 stabiliti. 116. Sarule: disponeva di una riserva di 63 starelli di grano. 117. Scano di Montiferro: disponeva di una riserva di 93 starelli di grano sugli 800 stabiliti. 118. Sedilo: disponeva di una riserva di 167 starelli di grano sugli 800 stabiliti. 119. Sedini: disponeva di una riserva di 700 starelli di grano sui 1050 stabiliti. 120. Segariu: disponeva di una riserva di 343 starelli

di grano sugli 800 stabiliti. 121. Selegas: disponeva di una riserva di 360 starelli di grano. 122. Senorbı`: disponeva di una riserva di 1794 starelli di grano. 123. Serrenti: disponeva di una riserva di 1000 starelli di grano sui 3000 stabiliti. 124. Serri: disponeva di una riserva di 170 starelli di grano sui 600 stabiliti. 125. Setzu: disponeva di una riserva di 84 starelli di grano sugli 800 stabiliti. 126. Seuni: disponeva di una riserva di 260 starelli di grano. 127. Siamaggiore: disponeva di una riserva di 70 starelli di grano sui 600 stabiliti. 128. Silanus: disponeva di una riserva di 329 starelli di grano sui 600 stabiliti. 129. Siligo: disponeva di una riserva di 245 starelli di grano sui 525 stabiliti. 130. Silius: disponeva di una riserva di 108 starelli di grano sui 500 stabiliti. 131. Sini: disponeva di una riserva di 184 starelli di grano. 132. Sisini: disponeva di una riserva di 92 starelli di grano sui 300 stabiliti. 133. Siurgus: disponeva di una riserva di 153 starelli di grano. 134. Solarussa: disponeva di una riserva di 319 starelli di grano sui 600 stabiliti, 135. Suelli: disponeva di una riserva di 1303 starelli di grano. 136. Tempio Pausania: disponeva di una riserva di 875 starelli di grano sui 3000 stabiliti. 137. Tertenia: disponeva di una riserva di 99 starelli di grano sui 300 stabiliti. 138. Thiesi: disponeva di una riserva di 414 starelli di grano. 139. Tissi: disponeva di una riserva di 805 starelli di grano. 140. Torralba: disponeva di una riserva di 255 starelli di grano sui 1050 stabiliti. 141. Tortolı`: disponeva di una riserva di 319 starelli di grano sui 750 stabiliti. 142. Tresnuraghes: disponeva di una riserva di 227 starelli di grano sui 525 stabiliti. 143. Triei: disponeva di una riserva di 24 starelli di grano. 144. Tuili: disponeva di una riserva di 33 starelli di grano sui 921 stabiliti. 145. Tula: disponeva di

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Montis una riserva di 31 starelli di grano sugli 800 stabiliti. 146. Turri: disponeva di una riserva di 183 starelli di grano sui 400 stabiliti. 147. Uri: disponeva di una riserva di 525 starelli di grano sui 700 stabiliti. 148. Usellus: disponeva di una riserva di 232 starelli di grano sui 700 stabiliti. 149. Usini: disponeva di una riserva di 1750 starelli di grano. 150. Ussaramanna: disponeva di una riserva di 329 starelli di grano. 151. Villagrande Strisaili: disponeva di una riserva di 41 starelli di grano sui 135 stabiliti. 152. Villanovafranca: disponeva di una riserva di 1005 starelli di grano sui 1018 stabiliti. 153. Villanovaforru: disponeva di una riserva di 194 starelli di grano sui 254 stabiliti. 154. Villanova Monteleone: disponeva di una riserva di 1729 starelli di grano sui 2100 stabiliti. 155. Villanovatulo: disponeva di una riserva di 10 starelli di grano. 156. Villasalto: disponeva di una riserva di 120 starelli di grano. 157. Villasor: disponeva di una riserva di 600 starelli di grano sui 1200 stabiliti. 158. Zeddiani: disponeva di una riserva di 130 starelli di grano sui 700 stabiliti. 159. Zeppara: disponeva di una riserva di 140 starelli di grano sui 400 stabiliti. Nel 1784 la situazione era notevolmente migliorata e alla fine del secolo, a fronte di una dote prevista di 329 000 starelli, nei vari villaggi i M.g. arriva` rono ad avere riserve per 276 000 piu che sufficienti ad affrontare qualsiasi ` , entro ` in emergenza. Il sistema, pero crisi a causa dei moti antifeudali e delle carestie che si verificarono agli inizi dell’Ottocento. LA CRISI DEI MONTI Tra il 1821 e il 1836, comunque, i M.g., grazie a una serie di interventi del governo, furono posti nella condizione di riprendere a funzionare correttamente. Ma dopo la ‘‘fusione perfetta’’ il loro numero comin` a diminuire e nel 1861, all’atto della cio

` d’Italia, proclamazione dell’unita erano ridotti a 282. Con l’entrata in vigore nel 1862 di una legge che considerava i M.g. come istituti affini alle opere pie, nel 1864 su proposta insensata dei Consigli comunali furono in gran parte aboliti. Nel 1868 erano ridotti a 146, creando una situazione che ` di nuovo i contadini nelle consegno mani degli speculatori e degli usurai. Fu necessario aspettare al 1897, ` i quando una legge rimise in attivita Monti, dotandoli di un nuovo regolamento.

Monti nummari Istituzione creata nel periodo del riformismo sabaudo per fornire ai contadini i prestiti necessari per l’acquisto del bestiame e degli strumenti di lavoro. Furono istituiti nel 1780 con un editto di Vittorio Amedeo III come organizzazione parallela a quella dei monti granatici: avevano il compito di concedere piccoli prestiti a bassissimo tasso d’interesse ai contadini per l’acquisto di bestiame, semenze e attrezzi da lavoro. Si tratta quindi di un’istituzione finalizzata a sostenere lo sviluppo dell’agricoltura e a liberare i contadini dal pericolo ` la codell’usura. L’editto regolamento stituzione del Monte, la cui base era esclusivamente finanziaria, e le moda` e gli interessi del mutuo da concelita dere. In pochi anni i m.n. furono aperti in 347 dei 364 comuni della Sardegna. Alla fine del secolo le loro riserve in denaro ammontavano a 177 184 lire sarde ed erano sufficienti a far fronte alla situazione. Anche i M.n. nel corso dell’Ottocento scomparvero, lasciando nuovamente i contadini nelle mani degli usurai.

Montis, Bruno (nato Ribelle) Impiegato, uomo politico (n. Guspini 1922). Militante politico fin da giovane, sindaco comunista di Guspini dal 1956 al 1960, ` stato eletto consigliere regionale e

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Montixi nella lista del Partito Comunista Italiano nel collegio di Cagliari per la VI ` volte conlegislatura (1969-1974). Piu ` stato tra i fondatori in Sarfermato, e degna del partito della Rifondazione ` stato Comunista, nelle liste del quale e eletto nel collegio di Cagliari nelle ele` passato al zioni del 1994. Nel 1998 e ` Partito dei Comunisti Italiani ed e stato rieletto consigliere regionale nel 2004. (Iscritto dal padre anarchico all’anagrafe di Guspini come ‘‘Ribelle’’, nel periodo fascista una sentenza della ` il nome in Corte d’Appello gli cambio Bruno).

Montixi, Domenico Pittore (Sassari ` una precoce vo1906-ivi 1997). Rivelo ´ svicazione per la pittura, che non pote luppare compiutamente per la recisa opposizione paterna. Impiegato delle ` in pensione ferrovie, a 50 anni ando per dedicarsi completamente alla sua ` un occupazione preferita. Sviluppo suo stile quasi naı¨f, ma allo stesso tempo fortemente realista, che divenne il suo segno caratteristico: con questo dipinse luoghi, costumi, personaggi e abitudini sassaresi, con una ` tale immedesimazione nella mentalita e nel carattere dei suoi concittadini da essere considerato ‘‘il pittore di Sas` a diverse mostre in sari’’. Partecipo Sardegna e fuori, e allestı` personali di successo. Dopo la morte l’apprezza` ulteriormente mento per la sua opera e cresciuto.

Montixi, Giovanni Battista Religioso (Cagliari 1798-Iglesias 1884). Vescovo di Iglesias dal 1844 al 1884. Dopo aver completato gli studi presso gli Scolopi fu ordinato sacerdote. Per alcuni anni fu parroco in alcune parrocchie di Cagliari e infine divenne canonico della cattedrale. Nel 1844 fu nominato ve` la diocesi scovo di Iglesias: governo ` di procon equilibrio e si preoccupo muovere alcune iniziative per miglio-

rare il tenore di vita della popolazione. Nel 1852 fu l’unico vescovo a pronunciarsi a favore dell’abolizione delle de` alla nomina ad cime; nel 1867 rinuncio arcivescovo di Sassari per continuare a rimanere a Iglesias. Nel 1869 prese parte ai lavori del concilio Vaticano I; morı` vecchissimo a Iglesias nel 1884, dopo aver donato alla curia la sua bella biblioteca con annesso archivio.

` (o N. Montan˜ans) Montonaro, Nicolo Gentiluomo sassarese (Sassari, prima ` sec. XV-ivi 1479). Probabilmente meta apparteneva alla famiglia dei Monta` il conflitto fra ˜ ans e quando scoppio n ` Carroz e Leonardo Alagon si Nicolo ` senza esitazione a fianco del schiero marchese di Oristano. Prese parte alla battaglia di Uras e in seguito, negli anni in cui le operazioni militari furono sospese, alla testa di una banda ` a condi soldati bene armati continuo durre una guerriglia senza quartiere per cui nel 1475 fu dichiarato pubblicamente brigante. Quando poi ripresero ` , fu nuovamente a fianco del le ostilita marchese e morı` per le ferite riportate nella battaglia di Macomer, 1478.

Montorsi Piccola editrice cagliaritana ` legata all’omonima tipografia. Opero per pochi decenni all’inizio del Novecento.

Montpalau Famiglia catalana (secc. XIV-XVI). Un suo ramo si trasferı` a Cagliari nel secolo XIV con un Matteo, valoroso guerriero che prese parte alla spedizione dell’infante Alfonso. Ter` Preziosa minata la guerra egli sposo de Ac ¸ en, una gentildonna apparte` in vista nente a una delle famiglie piu dell’aristocrazia giudicale. Nel 1331 ri` in nome di sua moglie il posvendico sesso del villaggio di Villaspeciosa, che apparteneva invece a Pietro de Ac ¸en, e approfittando di protezioni e connivenze riuscı` a ottenerlo. Durante le guerre tra gli Arborea e gli Aragona i

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Montpavon suoi discendenti persero la disponibi` del feudo e furono costretti a rifulita giarsi a Cagliari, dove fu loro conferito ` . Dopo la l’ufficio di alcaide della citta battaglia di Sanluri non riuscirono a riprendere il feudo e continuarono a vivere a Cagliari, dove nel 1528 ebbero ` . Si il riconoscimento della nobilta estinsero nel corso del secolo.

Montpavon Nobile famiglia catalana (sec. XIV). Giunse in Sardegna al seguito dell’infante Alfonso con i fratelli Pietro e Raimondo: terminate le operazioni ebbero alcuni feudi nella Tre` nel 1326 dovettero cexenta, che pero dere al Comune di Pisa. I due allora si spostarono a Sassari e, dopo la conclu`, ottensione della ribellione della citta nero alcuni feudi nella Nurra. I loro discendenti, che persero il controllo dei feudi dopo lo scoppio della seconda guerra tra Mariano IV e Pietro IV, si estinsero prima della fine del secolo.

Montpavon, Pietro Uomo d’armi (Catalogna, fine sec. XIII-Sassari, dopo 1330). Catalano, giunse in Sardegna con l’infante Alfonso e, al termine della prima fase della guerra di conquista, nel 1324 fu nominato alguazile e vicario reale di Cagliari; subito dopo ebbe in feudo i villaggi di Senorbı`, Sinnieri e Zeppara nella Trexenta. ` , nel 1326 il re firmo ` la Quando, pero pace definitiva con Pisa, fu costretto a cedere al Comune le sue signorie e si trasferı` a Sassari. Contribuı` a difendere la causa del re contro i ribelli sassaresi e nel 1330 ebbe la signoria di Sorso, Taniga e Uruspe, nella curatoria della Romangia, ma morı` poco dopo senza eredi.

Montpavon, Raimondo Governatore generale della Sardegna (Catalogna, fine sec. XIII-Sassari, prima del 1355). Fratello di Pietro, anche lui seguı` l’infante Alfonso in Sardegna; nel 1325 fu

nominato vicario reale di Sassari e l’anno successivo governatore. Ammi` la citta ` con grande energia nei nistro difficili anni della ribellione dei Doria, al termine della quale nel 1328 fu ricompensato con la signoria di un terzo della Nurra, confiscata ai ribelli. Poi´ il conflitto continuava, nel 1330 che prese parte alla spedizione di Raimondo Cardona contro i Malaspina e i Doria e ottenne il feudo di Canaran, nella curatoria di Canhaim in Gallura. ` a far costruire il Negli stessi anni inizio castello di Sassari; il potere che esercitava e il suo carattere altero gli attirarono molte antipatie, che sfociarono in un grave conflitto con Giacomo Carroz. Nonostante le protezioni di cui quest’ultimo godeva, riuscı` a costringerlo a lasciare Sassari; nel 1332 difese la ` da un nuovo attacco dei Doria. Sacitta lito al trono Pietro IV, di cui era amico, nel 1336 fu nominato governatore ge` non nerale della Sardegna; egli pero ` a tutti gli altri uffici, per cui rinuncio nel 1337 fu sostituito da Gonbaldo Ribellas, ma grazie all’amicizia con il re nel 1340 ebbe nuovamente l’ufficio di governatore della Sardegna e nel 1342 ` da alcuni suoi parenti le signoeredito rie di Ottava, Eristala e Tavera, dive` potente nendo cosı` il feudatario piu del Sassarese. Nel 1344 si dovette al` per prendere lontanare dalla citta parte alla spedizione che il re aveva or` alganizzato contro Majorca; nomino cuni sostituti che approfittarono della sua assenza per usurpargli l’ufficio di `. Tornato precigovernatore della citta pitosamente nell’isola, punı` i colpevoli e ristabilı` il potere. Nel 1347 fu incaricato dal re di condurre la trattativa con i Doria per l’acquisto dei loro beni, ma la trattativa fallı` e i Doria si ribellarono nuovamente. Il Sassarese fu allora devastato dalle operazioni militari e M. perse il controllo dei suoi feudi. Morı`

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Montresori vecchissimo nel 1355, prima della celebrazione del Parlamento di Pietro IV.

Montresori, Pietro Ingegnere, uomo politico (n. Sassari 1936). Consigliere regionale, senatore della Repubblica. Dopo aver conseguito la laurea in Inge` entrato nella vita politica, gneria, e schierandosi nella Democrazia Cri` stato eletto ripetutamente stiana. E consigliere comunale e sindaco di Sas` degli anni Otsari nella prima meta ` presentato alle eletanta. Nel 1979 si e zioni regionali per l’VIII legislatura, ` stato eletto. Nel 1983, nel ma non e ` entrato in corso della legislatura, e Consiglio sostituendo Pietro Soddu, dimissionario. Riconfermato per la IX ` dimesso a sua legislatura, nel 1987 si e ` volta per candidarsi al Parlamento. E stato cosı` eletto senatore della Repubblica per la X legislatura. In seguito ` stato riconfermato. non e

Montresta Comune della provincia di ` Oristano, compreso nell’VIII Comunita montana, con 605 abitanti (al 2004), posto a 410 m sul livello del mare a ridosso della costa occidentale a nord di Bosa. Regione storica: Bosa o Monteleone. Diocesi di Alghero-Bosa. & TERRITORIO Il territorio comunale, di forma allungata da nord a sud, si estende per 23,79 km2 e confina a nord con Villanova Monteleone, a est, a sud e a ovest con Bosa. Si tratta di un territorio di colline di media altezza, adatte ` all’allevamento, ma utilizper lo piu zate nelle parti vallive anche per le coltivazioni. A oriente del paese scorre in direzione nord-sud il fiume Temo che piega poi verso la costiera bosana. Il paese si trova lungo la strada di collegamento tra Bosa e Villanova Monte` a nord si leone, dalla quale poco piu distacca una traversa per Padria e Pozzomaggiore. & STORIA Il villaggio ha origini recenti, fu fondato nel 1746 nei territori

della Planargia che appartenevano a ` di greci proveBosa da una comunita ` una nienti dalla Morea. La comunita volta insediata ebbe dei forti contrasti con gli abitanti di Bosa che, guidati da Gavino Passino, la assalirono ripetutamente costringendo i suoi abitanti a fuggire. Nel 1763 il villaggio semispopolato fu concesso in feudo ad Antonio ` di ripopolarlo, Todde (=) che tento questa volta facendovi insediare una ` di greci che provenivano comunita dalla Corsica. Anche questo secondo gruppo di coloni non fu fortunato, infatti essi furono assaliti dai pastori dei paesi vicini e dispersi; di fronte a que` al comsta situazione il Todde rinuncio pito che si era prefisso e cedette M. alla ` di Bosa che pero ` non riuscı` a procitta ` teggere efficacemente la comunita `a dalle continue violenze che continuo subire. Il villaggio tuttavia riuscı` a sopravvivere anche se ridotto a poche decine di abitanti; nel 1821 fu incluso nella provincia di Cuglieri. A questo periodo si riferisce la testimonianza di Vittorio Angius: «Popolazione. Que` tutta composta di famiglie sta or e sarde, le quali nell’anno 1838 erano 150, e contenevano maggiori di anni 20, maschi 160, femmine 140; minori, maschi 90, femmine 75; in totale famiglie 465. Alla scuola primaria concorrono otto fanciulli. Sono pochi che pratichino arti meccaniche, e non molte le donne che lavorino sul telajo. Attende ` un flebotomo; le paralle cose di sanita torienti restano senza assistenza. Religione. I montrestini sono compresi nella giurisdizione del vescovo di ` Bosa. Agricoltura. Essa occupa non piu di 1300 starelli nelle due vidazzoni. Si semina ordinariamente starelli di grano 400, d’orzo 100, di legumi e lino 50, e si ottiene un prodotto assai mediocre. Finora l’agricoltura non potea fio´ i terreni si davano e si torire, perche

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Montresta glievano ad arbitrio de’ consiglieri di Bosa, i quali di tratto in tratto rinnovavano le concessioni, e richiamavano a ´ le terre concedute se morisse alcuno se de’ concessionarii senza figli maschi. Erano quei signori tanto gelosi de’ ´ il suolo loro diritti baronali, Comeche sia ottimo per le viti, non vi sono che ´ sole tre vigne; e questo accadde perche il consiglio civico, signor utile di Bosa, non concedeva terreni che pel solo se´ nella non ferma prominerio, e perche ` nessuno volea spender denari e prieta fatiche sopra un terreno che dovrebbe ritornare a’ baroni senza alcun compenso alla famiglia pe’ fatti miglioramenti. Oramai essendo cessata questa vessazione con l’abolizione del feudalismo, possiamo augurare che, se comprimasi la baldanza de’ pastori, i montrestini si applicheranno con maggior animo alla cultura delle loro terre, e percependo maggiori frutti saranno men miserabili, che sono stati finora. ` ancora la pastorizia. FiProsperera nora il bestiame di questo comune riduceasi a quel numero di buoi che erano necessarii per le opere agrarie, ed a’ ronzini, sul dorso de’ quali alcuni trasportavano legna e carbone in Bosa. ` l’oppressione baroDa quando cesso nale si cominciarono a educare capre 550 e porci 200». Quando nel 1848 le ` a far province furono abolite, M. entro parte della divisione amministrativa di Nuoro e quando nel 1859 furono ri` a far parte pristinate le province entro di quella di Sassari. Nella seconda ` del secolo XIX la sua popolazione meta crebbe grazie al rapido sviluppo della sua economia agropastorale. Quando nel 1927 fu ricostituita la provincia di ` a farne parte; negli ulNuoro, M. torno timi anni, avviatosi il dibattito sulle nuove province e la ristrutturazione di ` esistenti, ha optato per quelle gia quella di Oristano.

& ECONOMIA Le attivita ` di base della sua economia sono l’agricoltura, in particolare l’orticoltura, l’olivicoltura e la frutticoltura, e l’allevamento del bestiame, in particolare quello dei bovini e dei suini. Modesta la rete di di` stribuzione commerciale. Servizi. M. e collegato da autolinee agli altri centri ` dotato di medico, della provincia. E farmacia, scuola dell’obbligo, sportello bancario. Possiede una Biblioteca comunale. & DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 711 unita di cui maschi 345; femmine 366; famiglie 289. La tendenza complessiva rivelava una diminuzione della popolazione, con morti per anno 11 e nati 3; cancellati dall’anagrafe 21 e nuovi iscritti 7. Tra i principali indicatori economici; imponibile medio IRPEF 12 815 in migliaia di lire; versamenti ICI 250; aziende agricole 148; imprese commerciali 33; esercizi pubblici 4; esercizi al dettaglio 10; ambulanti 3. Tra gli indicatori sociali: occupati 159; disoccupati 41; inoccupati 84; laureati 4; diplomati 58; con licenza media 231; con licenza elementare 257; analfabeti 58; automezzi circolanti 199; abbonamenti TV 241. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il suo territorio conserva le domus de janas di Sa Serra e i nuraghi di Badu de Sa Rughe, Crabis, Cuili e Turre. Interessante anche qualche traccia di presenza romana. & PATRIMONIO ARTISTICO E CULTU` importante, legato RALE L’edificio piu ` la chiesa di San all’origine del paese, e Cristoforo, costruita nel secolo XVIII, oggi affacciata sulla campagna da una parte periferica dell’abitato. Nei ` antica del pressi si trova la parte piu paese, caratterizzata da abitazioni allineate su strade disposte a maglie regolari, secondo le disposizioni di una

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Monumenti naturali della Sardegna prima pianificazione studiata da un ` l’Istiprogettista. Sito interessante e tuto zootecnico situato a qualche chilo` del rio metro dall’abitato in prossimita Camarrasiu; il complesso sorge su un’azienda di 700 ha e ha lo scopo di curare la riproduzione di animali scelti per l’agricoltura, di incrementare l’uso di moderne tecniche di praticoltura, dell’allevamento e dell’industria casearia. Nei dintorni del paese si trova il magnifico bosco di Silva Manna che si stende dalle sponde del ` percorso da numerosi rio Picarolu ed e sentieri. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI La ` importante e ` quella dedicata festa piu a San Cristoforo, il santo patrono, e si svolge in due distinti momenti: il 28 ` molto antica, aprile e il 28 settembre. E probabilmente risale ai tempi della fondazione del paese.

Monumenti naturali della Sardegna Con la L.R. n. 31 del 1989, con la quale vennero individuati nel territorio della Sardegna i parchi naturali, le riserve naturali, le aree di rilevante interesse naturalistico, sono stati individuati anche alcuni siti che sono stati dichiarati ‘‘monumenti naturali della Sardegna’’. In particolare, si tratta di 23 siti distribuiti su tutto il territorio dell’isola. 1. Arco dell’Angelo. Situato nella valle del rio Cannas, prende il nome da un ` attraversato dalla S.S. passo che e ` posto ai margini ‘‘Orientale sarda’’. E di un precipizio, circondato da pareti di granito rosa, che formano un insieme di guglie e di roccioni di grande effetto paesaggistico, uno dei quali, ` il che sembra la statua di un angelo, da nome alla roccia. 2. I basalti colonnari di Guspini. I roccioni, posti alle porte del paese, hanno un’origine effusiva e rivestono un grande interesse naturalistico.

` un’insena3. Canal grande a Nebida. E tura che si apre nella costa di Masua, caratterizzata da pareti di calcare rossiccio che si elevano a picco sul mare; ` ricchissima di fossili e per un la zona e certo periodo di tempo fu un approdo usato per il caricamento dei materiali ` diventato un sidelle miniere. Oggi e curo richiamo turistico di incomparabile bellezza. 4. Pan di zucchero e Faraglioni. Gruppo ` impodi rocce, dette Faraglioni, la piu nente delle quali, nota come Pan di zucchero, raggiunge i 132 m sul livello del mare. Questi roccioni, che sorgono dalle onde lungo la costa di fronte a Masua, creano un indescrivibile contrasto tra il loro incredibile colore bianco, dovuto al calcare dal quale sono formati, e l’azzurro limpido delle acque. ` un promontorio grani5. Capo d’Orso. E ` postico nella costa sopra Palau, dove e sibile ammirare una roccia sagomata dal vento in forma di orso, conosciuta ` antichi navigatori del Mediterdai piu raneo (ne parla Claudio Tolomeo, sec. II). 6. La colata di Gollei. Situata nel territorio dei comuni di Dorgali e di Oliena, ` un tavolato basaltico che poggia su e una base di granito, con un contorno a canne d’organo alte mediamente 20 m, di grande suggestione e bellezza. 7. Colonne di Carloforte. Si tratta di colonne trachitiche, alte circa 20 m, che si ergono dal mare lungo la costa meridionale dell’isola di San Pietro. Di origine antichissima, hanno assunto l’attuale forma in seguito all’erosione dell’acqua e dei venti. 8. Crateri vulcanici del Meilogu. In un’area compresa nei territori dei comuni di Borutta, Giave, Ploaghe, Siligo e ` verifiThiesi, durante il Cenozoico si e cata una serie di eruzioni che ha prodotto una colata lavica che si trova in

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Monumenti naturali della Sardegna cima alle colline circostanti e protegge le rocce sottostanti con piatti cappelli di basalto; il paesaggio, inconsueto per la Sardegna, nasce dal contrasto tra un ambiente ricco di pascoli e sugherete e ` delle colline assolutamente la sommita priva di vegetazione. ` un 9. Domo andesitico di Acquafredda. E cono vulcanico del Cixerri formato da trachiandesiti su cui fu costruito il castello medioevale di Acquafredda. Esso si staglia imponente sulla pianura circostante nei pressi di Siliqua, offrendo una vista di grande suggestione. 10. Le grotte litoranee della costa tra Baunei e Dorgali. Sono alcune grotte, ` famosa e ` quella detta tra le quali la piu del Bue Marino, che si aprono sul litorale; sono considerate uno degli ultimi rifugi della foca monaca. ` il piu ` imponente 11. La Perdaliana. E dei tacchi calcarei che sorgono tra la Barbagia di Seulo e quella di Belvı`, a sud del massiccio del Gennargentu. Raggiunge i 1293 m sul livello del mare e si staglia imponente sulla pianura circostante, ricca di prati e di boschi di leccio. Di particolare bellezza, si offre allo sguardo di coloro che pro` consivengono dalla strada di Seui. E derato il simbolo della regione, legato ad antiche leggende sugli Iliesi, popolo ribelle alla dominazione romana: negli ` stato quasi assunto a moultimi anni e numento-mito della ‘‘nazione sarda’’. ` il monolito gra12. Monte Pulchiana. E ` grande della Sardegna, in nitico piu territorio di Aggius. Ha una base di 120 m e un’altezza di 110 m: termina con una grande cupola che domina il paesaggio circostante ricco di una infi` varieta ` di roccioni di granito dalle nita ` disparate. Immerso in queforme piu ` possibile raggiungerlo st’ambiente, e solo da sentieri conosciuti dai cavatori di granito. ` un rilievo calcareo a 13. Monte Texile. E

forma di sgabello che sovrasta Aritzo, situato nelle campagne di Tonara, situato entro un complesso di rilievi di ` ricchissimo di grande suggestione; e fossili. 14. Gli olivastri di Santa Maria Navar` un gruppo di piante di olivastro rese. E dalle proporzioni enormi, che crescono alla periferia del piccolo centro. ` Probabilmente sono gli olivastri piu antichi d’Europa; uno di essi raggiunge l’inedita altezza di 15 m. 15. Rupe di Agugliastra. Conosciuta an` posta lungo le che come Perda Longa, e coste di Baunei a sud del capo di Monte Santu; si erge isolata con i suoi 128 m sul livello del mare, con effetto spettacolare. ` un arco naturale, risul16. S’Archittu. E tato dell’erosione dell’acqua del mare, che si trova lungo le coste di Santa Caterina di Pittinuri. ` una grande e 17. Scala di San Giorgio. E stretta gola sovrastata da pareti rocciose posta in agro di Osini: il suo attra` un’esperienza emozioversamento e nante. ` una dolina enorme 18. Su Sermone. E in territorio di Orgosolo, larga 500 m e profonda 200 m. Fu probabilmente originata dallo sfondamento della volta di ` carsica: presenta pareti che una cavita sprofondano a picco e rendono diffi` poscile l’accesso al suo interno, dove e sibile trovare tassi antichissimi e altri rari endemismi. ` una voragine a 19. Su sturru ’e Golgo. E ` di 270 m forma di imbuto profonda piu ` che si trova nel territorio di Baunei. E ` profondo considerato l’abisso piu d’Europa, habitat naturale del geotritone sardo. ` un bosco di 20. Sos Nı`beros di Bono. E ` tassi millenari, situato in prossimita del monte Rasu; ha una superficie di qualche ettaro. 21. Tronchi fossili di Zuri. Sono tronchi

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Mor fossili che provengono dalla foresta di Montigu Abile di Zuri, attualmente collocati nella piazza di Santa Maria a Soddı`. Sono alberi delle specie Palmaxion e Dombeyoxilon che rimasero pietrificati in conseguenza di un’eruzione verificatasi 20 milioni di anni fa. La fo` attualmente sommersa dalle acresta e ´ molti dei que del lago Omodeo, sicche tronchi rimasti in loco riemergono nei `. periodi di siccita 22. Valle del rio Pardu. Ricca di schisti, ` posta nel territorio dei comuni di e Gairo, Jerzu, Osini e Ulassai. Racchiusa tra imponenti pareti di calcare mesozoico, offre una straordinaria visione. 23. Vette dei sette Fratelli. All’interno dell’omonimo Parco naturale, sette roccioni di granito hanno assunto l’attuale aspetto in seguito all’erosione del vento; le loro creste si ammirano a nord-est da Cagliari.

Mor, Carlo Guido Storico del diritto (Milano 1903-Cividale 1990). Dopo la laurea intraprese la carriera universitaria e dal 1934 fu professore di Storia del Diritto italiano presso le Univer` di Ferrara, Cagliari, Trieste, Mosita dena, Padova. Studioso delle istituzioni dell’Alto Medioevo italiano, ha dedicato importanti saggi alla storia delle istituzioni sarde, in gran parte suggeriti dal soggiorno universitario ` degli nell’isola, nella seconda meta anni Trenta. Tra i suoi scritti: Sul commento di Girolamo Olives giureconsulto sardo del sec. XVI alla Carta de Logu di Eleonora d’Arborea, in ‘‘Testi e documenti per la storia del Diritto agrario in Sardegna’’, 1938; Le leggi sulle Chiudende, in Atti del II Congresso nazionale di Diritto agrario, 1939; In tema di origini: vescovadi e giudicati in Sardegna, in Studi storici e giuridici in onore di Antonio Era, 1963; Aspetti dell’agricoltura sarda nella legislazione del secolo XIV,

in Tra il passato e l’avvenire. Studi storici sull’agricoltura sarda in onore di Antonio Segni, 1965; Sicilia e Sardegna: due momenti di economia agraria, ‘‘Settimane di studio del Centro italiano di Studi sull’Alto Medioevo’’, XIII, 1966.

Mora Famiglia aragonese (sec. XVI). Le sue notizie in Sardegna risalgono alla ` del secolo XVI, quando a prima meta Cagliari viveva un Pietro che fu tra i protagonisti della vita finanziaria ` e riuscı` ad acquistare alcuni della citta feudi. Colpito da un’improvvisa crisi fi`i nanziaria nei suoi ultimi anni, lascio figli in una difficile situazione per cui furono costretti a vendere gradualmente i feudi. Si estinsero probabilmente prima della fine del secolo.

Mora, Pietro Gentiluomo cagliaritano ` sec. XV-ivi (Cagliari, seconda meta 1554). Immischiato in una complessa ` da Nirete di affari, nel 1533 acquisto ` Torresani la scrivania del vicacolo riato reale di Cagliari, ufficio che gli consentı` di incrementare le sue dispo` finanziarie e gli consentı` di nibilita prestare i suoi capitali a forti tassi di interesse. Dopo essere stato eletto consigliere di Cagliari nel 1535, nel 1537, ` dai unitamente ai Torresani, acquisto Cardona il grande feudo di Canales con ` assieme ai suoi Sedilo, che amministro ` dal fisco anche soci. Nel 1546 acquisto il feudo di Serdiana; le sue condizioni ` , vennero improvvisafinanziarie, pero ´ mente meno, probabilmente perche travolto dalla crisi finanziaria dei Dedoni, suoi parenti a cui aveva prestato ingenti somme.

Morace, Aldo Maria Storico della letteratura italiana (n. Reggio Calabria 1950). Impegnato nello studio di numerosi autori di livello nazionale, ha approfondito in particolare l’analisi degli scrittori calabresi, tra i quali Corrado Alvaro. Ordinario di Letteratuta ` di Sassari, italiana presso l’Universita

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Moravetti si sta occupando in questi anni anche degli scrittori sardi e di opere ambientate in Sardegna. Ha curato la riedizione dei romanzi La veranda di Salvatore Satta, 2002, Il proscritto di Claudio Varese, 2004, Il segreto dell’uomo solitario di Grazia Deledda, 2005. Ha contribuito allo studio di Salvatore Farina col saggio Un’amicizia non incrinata dal dissenso: Farina lettore di Capuana e di Verga, 2001; ha scritto l’introduzione per la nuova edizione di Preziosa di Sanluri di Claudio Varese, 2002.

gio Struttura dell’Archivio comunale di Cagliari come aspetto della cultura cittadina nel sec. XVII, in Arte e cultura del ’600 e del ’700 in Sardegna (a cura di Tatiana Kirova), 1984.

Morasco, Giovanni Uomo d’armi (Cor-

medioevale che faceva parte del giudicato di Cagliari, compreso nella curatoria di Nuraminis. Era posto a poca distanza dall’attuale abitato di Nuraminis. Quando il giudicato fu debellato, nella divisione del 1258 fu incluso nei territori toccati ai conti di Capraia. ` completaNel Trecento si spopolo mente e scomparve.

` sec. XIV-Sassari, sica, prima meta dopo 1350). Quando nel 1349 Sassari fu assediata dai Doria, contribuı` alla difesa con grande valore per cui fu ricompensato con l’assegnazione delle rendite del villaggio di Villafranca d’Erice nella curatoria di Montes. Quando ` la prima guerra tra Mariano IV scoppio e Pietro IV non aderı` al progetto del suo conterraneo Godixello de Oliva, ` che avrebbe voluto consegnare la citta al giudice d’Arborea, e rimase fedele al re, impedendo per la seconda volta col `. La consuo valore la caduta della citta cessione delle rendite allora fu trasformata in feudo, ma egli morı` poco dopo senza lasciare eredi.

Morales, Efisio Domenicano, missio-

Morat I (o Murat) Bey di Tunisi (sec.

nario (Cagliari 1646-ivi 1691). Entrato nell’ordine dei Domenicani fu ordinato sacerdote e nel 1672 mandato nelle Filippine a evangelizzare le popolazioni selvagge di quelle isole. Risiedette dapprima a Manila, dove im` il cinese; si trasferı` quindi nel paro Tonchino. Aveva fissato la sua dimora su una barca, da cui scendeva – preferibilmente di notte – travestito da mercante europeo. Scoperto, fu arrestato e condannato a morte, ma nel giorno dell’esecuzione la comparsa di una cometa (la cometa del 1680) atterrı` i suoi persecutori che lo liberarono. Tornato in Europa, si stabilı` a Cagliari, dove fu nominato lettore di Teologia all’Uni`. versita

XVII). Figura nel Dizionario degli uomini illustri di Sardegna del Tola come nato in Sardegna. Rapito da corsari barbareschi e fatto schiavo, prese il ` . Si arnome di un Morat che lo libero ` agli amricchı` rapidamente e si lego bienti del bey Cara-Osman; alla morte del successore di questo divenne bey a ` per 13 anni. Suo figlio sua volta. Regno Mohamet fu anch’egli bey, ma il figlio di questi, un Morat (o Amurat) II pro` la ribellione dei sudditi. Tornato voco al potere, fu ucciso verso il 1695 dal capo delle sue guardie personali. Con lui si estinse la famiglia.

Moracesus Antico villaggio di origine

Morando, Maria Claudia Studiosa di storia (n. sec. XX). Dopo essersi lau` funzionario reata in Lettere, dal 1983 e della Soprintendenza archivistica della Sardegna. Ha al suo attivo il sag-

Moravetti, Alberto Archeologo (n. Mi` delano 1942). Conseguita la laurea si e dicato alla carriera universitaria; al` dilievo di Giovanni Lilliu, dal 1980 e ventato ricercatore di Preistoria e Pro` professore ortostoria, e attualmente e ` di Sassari. dinario presso l’Universita Ha approfondito in particolare lo stu-

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Morel dio della cultura di Monte Claro e tra il 1976 e il 1989 ha condotto numerose campagne di scavo in importanti siti, scavando in particolare a Monte Baranta, tra il 1976 e il 1989 nel villaggio nuragico di Palmavera, dal 1989 nella ` necropoli a ipogei di Santu Pedru. E autore di numerosi interessanti studi, tra i quali sono dedicati alla Sardegna ` S. AntoNecropoli romana in localita nio- Ossi, in Nuove testimonianze archeologiche della Sardegna centro-settentrionale, 1976; Nuove scoperte nel villaggio nuragico di Palmavera, ‘‘Rivista di Scienze preistoriche’’, XXXII, 1977; sei schede nel catalogo Sardegna centro-orientale dal Neolitico alla fine del mondo antico; Monumenti scavi e scoperte nel territorio di Ploaghe, in Contributi su Giovanni Spano 1803-1878, 1979; tre schede nel Notiziario della ‘‘Rivista di Scienze preistoriche’’, XXXIV, 1-2, 1979: Monte Baranta, Monte Ossoni, Palmavera; Riparo sotto roccia con petro` Frattale (Oliena), in Atti glifi in localita della XXII Riunione scientifica dell’Istituto italiano di Preistoria e Protostoria nella Sardegna centro-settentrionale, 1980; Nuovi modellini di torri nuragiche, ‘‘Bollettino d’Arte’’, 7, 1980; quattro schede in Dorgali. Documenti archeologici, 1980: Tombe di giganti nel Dorgalese, Fonte nuragica di S’Ulumu, Nuovi materiali della voragine di Ispinigoli, Grotta di Malos Pedes; Note agli scavi nel complesso megalitico di Monte Baranta, ‘‘Rivista delle Scienze preistoriche’’, XXXVI, 1-2, 1981; Le tombe e l’ideologia funeraria, in Sardegna preistorica, 1985; La tomba di giganti di Palatu (Birori), ‘‘Nuovo Bullettino archeologico sardo’’, 1984, 1, 1985; Statue menhirs in una tomba di giganti del Marghine, ‘‘Nuovo Bullettino archeologico sardo’’, 1986; Il nuraghe di S. Antine di Torralba. Architettura, in Il nuraghe di S. Antine nel Logudoro Meilogu (a

cura di A. Moravetti), 1988; Nota preliminare agli scavi del nuraghe Santa Barbara di Macomer, ‘‘Nuovo Bullettino archeologico sardo’’, 3, 1990; Il complesso nuragico di Palmavera, 1992; La tomba II della necropoli ipogeica di S. Pedru-Alghero, in Sardinia antiqua. Studi in onore di P. Meloni per il suo 70º compleanno, 1992; Testimonianze di preistoria e di protostoria nel Marghine e nella Planargia, in Archeologia e ambiente naturale. Prospettive di cooperazione tra le autonomie locali nel sud dell’Europa, 1993; Testimonianze archeologiche sul territorio di Monti, in Da Olbı`a a Olbia. 2500 anni di storia di ` mediterranea, I (a cura di Attiuna citta lio Mastino e Paola Ruggeri), 1996; Tombe dolmeniche della Sardegna prenuragica, in The Sections of the XIII international Congress of Prehistoric and Protohistoric Sciences, 1996; Il complesso prenuragico di Monte Baranta, 2000; Il santuario nuragico di Santa Cristina, 2003.

Morel, Jean Paul Archeologo (n. Francia 1934). Professore presso l’Univer` della Provenza, nel 1985 ha partesita cipato al I Convegno di studi di Selargius sui rapporti tra la Sardegna e i paesi del Mediterraneo tra il secondo ` la e il I millennio a.C., in cui presento comunicazione I rapporti tra Sardegna, Fenicio-Punici, Etruschi e Greci visti dalla Gallia e da Cartagine, ora in Un millennio di relazioni fra la Sardegna e i paesi del Mediterraneo. Atti del I Convegno di studi di Selargius 1985: ‘‘So` e cultura in Sardegna nei periodi cieta orientalizzante e arcaico’’, 1986.

Morella Nome generico di piante della famiglia delle Solanacee. La m. di Sodoma (Solanum sodomaeum L.), perenne, forma fitti cespugli dal fusto legnoso, eretto e spinoso, molto ramificato, con foglie profondamente lobate e spinescenti lungo le nervature; i fiori

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Mores sono a 5 petali uniti, con stami gialli centrali molto evidenti; il frutto verde ricorda una piccola anguria, a matu` e ` giallo intenso e persiste sulla rita pianta anche dopo la caduta delle foglie. Diffusissima, cresce in terreni incolti e ai bordi delle strade nelle zone costiere della Sardegna centro-meri` una pianta velenosa. Nomi dionale. E sardi: pilardedda (Cagliari); tomata aresti, tumata burda (logudorese); tomata de margiani (campidanese). [MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]

Morello, Vincenzo Giornalista (Bagnara Calabra 1860-Roma 1933). Dopo le prime esperienze a Napoli si trasferı` ` nella redazione di a Roma, dove entro ‘‘Don Chisciotte’’ e in quella di ‘‘La Tribuna’’, occupandosi di problemi politici. Tra i suoi numerosi articoli, L’opera dell’avv. Francesco Cocco Ortu, ‘‘L’Unione sarda’’, 1901.

Morera, Albino Religioso (Caprile 1871-Moncrivello 1952). Vescovo di Ampurias e Tempio dal 1923 al 1950. Ordinato sacerdote, fu per anni parroco di Caresana. Nel 1923 fu nominato vescovo di Tempio: preso possesso della ` totalmente, prodiocesi vi si impegno muovendone lo sviluppo per alcuni decenni. Nel 1950 a causa della salute malferma fu costretto a dimettersi.

Mores Comune della provincia di Sas` monsari, compreso nella VI Comunita tana, con 2062 abitanti (al 2004), posto a 366 m sul livello del mare a pochi chilometri dalla superstrada CagliariSassari. Regione storica: Montacuto. Archidiocesi di Sassari. & TERRITORIO Il territorio comunale, di forma grosso modo triangolare, si estende per 95,08 km2 e confina a nord con Ardara, a est con Ozieri e Ittireddu, a sud con Bonorva e a ovest con Torralba, Bonnanaro e Siligo. Si tratta di una regione in parte di basse colline, dominata a nord-ovest dalla caratteri-

stica massa troncoconica del monte Santo (733 m), in parte costituita dalla piana di Chilivani e Ozieri. Terre dunque adatte sia all’allevamento che alle coltivazioni, nelle quali strade e ferro`. Alcuni vie corrono con relativa facilita corsi d’acqua che scorrono a nord e a sud dell’abitato vanno a confluire a oriente, nel Coghinas. Il paese si trova lungo la statale 128 bis, che collega la superstrada Cagliari-Sassari a Ozieri; da questa si distaccano rami secondari per Ardara e Chilivani a nord, per Ittireddu e il Goceano a sud. A 5 km dal paese si trova la stazione lungo la linea ferroviaria Macomer-Chilivani, oggi scarsamente utilizzata. & STORIA Il villaggio ha origini punico-romane; nel Medioevo faceva parte del giudicato di Torres ed era compreso nella curatoria dell’Oppia, un territorio del quale la famiglia genovese dei Doria si era impadronita dopo l’estinzione della famiglia giudi` a far parte cale di Torres. Cosı` M. entro ´ essi avedel loro piccolo stato e poiche vano prestato omaggio al re d’Aragona, dopo la conquista dell’isola, fu compreso nel Regnum Sardiniae. Nel 1325 ` i Doria si ribellarono all’autorita ` pero del re e M. fu coinvolto nelle operazioni militari: nel 1330 fu assalito e danneggiato dalle truppe di Raimondo ` a rimanere in Cardona ma continuo ` scoppio ` mano ai Doria. Quando pero la guerra con Pietro IV per il possesso di Alghero il villaggio fu assalito da truppe del giudice d’Arborea, allora alleato del re, e conquistato. Comunque, ` , torno ` ai Doria. concluse le ostilita ` nel 1364 scoppio ` la seQuando pero conda guerra tra Mariano IV e Pietro IV fu occupato dalle truppe arborensi e di fatto annesso al giudicato d’Arborea. Rimase in loro mani fino al crollo del giudicato. Nel 1421 fu incluso nel grande feudo concesso a Bernardo

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Mores Centelles il cui figlio Francesco Gilaberto nel 1442 lo vendette a Franceschino Saba (=). Dopo la rovina finanziaria dei suoi discendenti nel 1455 M. ` a far fu venduto all’asta e nel 1479 entro parte del patrimonio feudale dei Vilamarı`. Questi nel 1547 lo vendettero ad Antonio Virde che negli anni seguenti ` per bonificare il territorio si adopero circostante e potenziarne l’agricoltura; estinti i Virde, il villaggio fu ereditato alla fine del secolo XVI dalla famiglia Manca i cui componenti nel 1614 ottennero il titolo di marchesi di M. Nel corso del secolo XVII, con i nuovi feudatari, il villaggio si arricchı` della parrocchiale che essi vi fecero costruire, ma il rapporto tra loro e la co` di villaggio nel corso degli anni munita ` . Infatti essi avevano modifisi rovino cato radicalmente il sistema di elezione del majore che finı` per essere scelto direttamente dal feudatario e adottarono criteri di discriminazione nell’esazione dei tributi feudali che spesso affidavano a terzi, dal comportamento non sempre limpido. La popo` a mostrarsi inlazione cosı` comincio sofferente e per quanto agli inizi del secolo XVIII i Manca avessero fatto costruire il convento dei Cappuccini, che avevano finanziato completamente, i ` di villaggio si rapporti con la comunita guastarono ulteriormente. D’altra parte il villaggio attraversava un buon momento economico anche grazie alla costituzione del Monte granatico e i balzelli feudali cominciarono a essere considerati un inutile peso e una limitazione allo sviluppo dell’agricoltura. Nel 1771 poi fu costituito il Consiglio comunitativo che contribuı` a rendere ` consapevoli gli abitanti del ancora piu ` di porre fine a villaggio della necessita quell’anacronistico vincolo; cosı` quando nel 1795 scoppiarono i moti antifeudali, gli abitanti di M. assalirono il

Palazzo baronale e danneggiarono gravemente l’azienda del marchese. Gli anni successivi passarono in un clima di crescente tensione; nel 1821 il villaggio fu incluso nella provincia di Ozieri e nel 1838 finalmente riuscı` a riscattarsi dalla dipendenza feudale. Del periodo abbiamo la testimonianza di Vittorio Angius: «Nell’anno 1839 si numeravano in M. anime 2116, nelle quali erano maggiori d’anni 20, maschi 770, femmine 790; minori, maschi 276, femmine 280, in famiglie 530. Si computarono comuni in un decennio; nascite 65, morti 40, matrimoni 17. Le malattie ` frequenti sono i dolori laterali e le piu febbri perniciose e intermittenti. Le ` lunghe sono a’ 65 anni. Profesvite piu sioni. De’ moresi 500 sono applicati all’agricoltura, 250 alla pastorizia, 60 ad arti meccaniche o al negozio. Quindi sono notai 6, medico 1, chirurgo 1, farmacista 1, levatrice 1. Le donne filano e tessono il lino e la lana, e fanno opere di qualche pregio. Si lavora in circa 500 ´ non vi ha casa che non abtelai, perche bia il suo. Tingono i panni in giallo con la pianta detta comunemente truvusciu, in rosso con quella che dicono retiu, in nero con l’alno. Dominano fra’ moresi nell’inverno le polmoniti ed i reumatismi, nell’estate e nell’autunno le periodiche complicate, le affezioni gastro-epatiche, e talvolta scrofole. Vi ` stabilita la scuola di prima istrue zione, che frequentasi da circa 35 fanciulli col solito poco o nessun profitto. Le persone che sappian leggere e scrivere forse non sommano a un centinajo, tra’ quali devonsi comprendere quelli che studiarono nelle scuole di Sassari o di Ozieri. Agricoltura. Comec´ il terreno sia idoneo e molto spache zioso, quest’arte non ha ancora preso tra’ moresi quell’incremento, che concedono queste condizioni. Restano grandi tratti incolti, che darebbero

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Mores messi opime e ottimi frutti; e restano molti poltroneggiando che potrebbero produrre e accrescer la propria fortuna. Questi paesani, come generalmente gli altri di altrove, tengonsi forti `, e a chi nella massima della specialita li esorta a impiegar le vacanze che hanno dalle occupazioni ordinarie ripetono – Omniunu in sa arte sua – Ciascuno il suo mestiere. Principalmente i pastori contentissimi del lungo oziare, vaneggiare, o dannificare, sono cosı` esclusivi che crederebbero mancare troppo a se stessi se togliessero la vanga, o governassero l’aratro, o maneggiassero la falce, e rinunziassero anche momentaneamente al caro privilegio del far niente. Rappresentate loro che col lavoro saranno men miserabili, ed essi vi risponderanno: Me nde ` ere (me ne dia Iddet Deus, e nd’hapo-ha `). Le ordinarie quantita ` di dio e ne avro seminagione sono le seguenti, starelli di grano 1750, d’orzo 870, di fave 300, di legumi 60, di granone 40, di lino 120. La ` come nelle terre di fruttificazione e mediocre potenza, e questo avviene ` , ma piu ` veranon per debole fecondita mente per mancanza di opera e di metodo. Pastorizia. I moresi nutrono vacche, capre, pecore, porci, cavalli, giumenti; le quali specie nell’anno sunnotato aveano tanti capi quanti qui segno: bestiame manso, buoi per l’agricoltura 600, vacche manalite (manse) 350, cavalli e cavalle 250, giumenti 415; bestiame rude, vacche 2000, pecore 7200, capre 1100, porci 1500, cavalle 200». Quando nel 1848 furono abolite le pro` a far parte della divisione vince entro amministrativa di Sassari e dal 1859 dell’omonima ricostituita provincia. & ECONOMIA L’attivita ` di base della ` l’agricoltura, in partisua economia e colare la frutticoltura, la viticoltura, l’olivicoltura; vi si pratica anche l’allevamento del bestiame, in particolare

quello bovino e ovino e in misura minore il suino. Negli ultimi decenni si ` industa sviluppando anche l’attivita striale che si basa soprattutto sulle at` lattiero-casearie e su un certo tivita numero di imprese per la produzione dei mobili, dei materiali per l’edilizia e ` discretamente dell’abbigliamento. E sviluppata la rete di distribuzione commerciale. Vi operano anche un al` colbergo e un ristorante. Servizi. M. e legato da autolinee agli altri centri ` dotato di stazione della provincia. E dei Carabinieri, medico, guardia medica, farmacia, scuola dell’obbligo, sportello bancario. Possiede la Biblioteca comunale. & DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 2113 unita di cui stranieri 23; maschi 1023; femmine 1090; famiglie 834. La tendenza complessiva rivelava una sostanziale ` della popolazione, con morti stabilita per anno 21 e nati 19; cancellati dall’anagrafe 45 sono e nuovi iscritti 48. Tra i principali indicatori economici: imponibile medio IRPEF 12 891 in migliaia di lire; versamenti ICI 867; aziende agricole 363; imprese commerciali 107; esercizi pubblici 17; esercizi all’ingrosso 3; esercizi al dettaglio 33; ambulanti 6. Tra gli indicatori sociali: occupati 566; disoccupati 84; inoccupati 149; laureati 27; diplomati 198; con licenza media 630; con licenza elementare 756; analfabeti 52; automezzi circolanti 734; abbonamenti TV 579. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il suo territorio conserva numerosi siti di grande valore archeologico a partire dal periodo prenuragico al quale in particolare vanno riferite le domus de janas del monte Lachesos nella grotta di San Marco: si tratta di una sepoltura risalente al periodo della cultura di Ozieri, al cui interno sono stati trovati alcuni graffiti che probabilmente rap-

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Mores presentano una figura umana stilizzata e lo schema di una capanna rotonda. Il ` considerato dolmen di Sa Coveccada e ` importanti di tutta l’area metra i piu diterranea, sia per le notevoli dimen´ rappresenta una fase sioni, sia perche dell’evoluzione verso le forme della Tomba di giganti che verranno adottate in seguito. Vi sono anche altre do` di Su Crastu mus de janas nelle localita de Sa Femina e di Su Crastu Pertuntu. Ricche sono le testimonianze del periodo nuragico, in particolare con i nuraghi Agos, Benostu, Cuguttada, Fumu, Funtana Salida, Ispaduleddas, Mannu, Mendulas, Nortulas, Nuraghetta, Poddighe, Ranas, Ruju, Sa Punta de Mastros, Sa Tanca de Su Duca, Sos Jastazzos, Su Cantaru, Suldu, Tres Nuraghes. ` interessante e ` Tra tutti il sito piu quello del complesso di Sa Cuguttada che sorge in regione Tanca de Su Duca alla confluenza del Tichiddesu col rio ` costituito da due nuraghi e Mannu. E da un villaggio nuragico che sorgono lungo il pendio che conduce in cima al colle. Il primo nuraghe, detto di Sa Cu` del tipo monotorre, protetto guttada, e da una possente muraglia che lo circonda e dalla quale si accede all’interno dove si apre una camera oblunga con quattro nicchie. A poca distanza sorgono il villaggio nuragico con capanne circolari e il secondo nuraghe, detto Ranas. Anche il sito di Tres Nuraghes che si trova sull’altipiano del rio ` di notevole interesse: e ` costiMannu e tuito da un grande nuraghe trilobato circondato dai resti di un importante villaggio nuragico. Di grande interesse sono anche i siti di Montigu de Conzas, Su Padru, Rischeddu ’e Sole, Ingiuri; ` ricco di testimonianze e ` di tutti il piu quello di Padru ’e Santa Maria: il com` situato nella localita ` omoplesso e nima, a breve distanza dall’abitato, ed ` costituito dai resti di un vasto centro e

di origine romana risalente ai secoli II` possibile distinIII d.C. nel quale e guere le terme, l’acquedotto e altri edifici in laterizi. Il complesso si sarebbe sviluppato intorno a una villa rustica e sarebbe identificabile con Hafa, centro che assunse notevole rilievo nel si` imperiale. Alle stema viario di eta falde del monte Santo si trova Su Crastu de Sant’Eliseu, un masso erratico ` del pendio, fu che, fermatosi a meta utilizzato dapprima per scavarvi delle domus de janas; queste furono in seguito ampliate e, con l’avvento del Cristianesimo, trasformate in una chiesetta rupestre. Dal suo interno si gode la vista di tutta la piana sottostante. & PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE Il nucleo originario del villaggio ha mantenuto il suo assetto tradizionale, lungo le sue strade si affacciano ` piani a le tipiche case in pietra a piu palatu, ossia palazzina, proprie del Logudoro, alcune delle quali con pretese di eleganza. Punto di riferimento del` la chiesa di Santa Caterina, l’abitato e parrocchiale iniziata a opera dei Manca nel 1630 e completata con la costruzione della facciata nel 1670. L’edi` completato dal campanile proficio e gettato da Salvatore Calvia, allievo a Torino dell’Antonelli, e considerato il ` alto della Sardegna. In stile neopiu classico, ha struttura elegante e articolata, arricchita da statue e decorazioni. Altri edifici importanti nel tessuto urbano sono la chiesa di Sant’Antonio da Padova, costruita nel secolo XVII e dedicata a San Pietro in Vincoli; nel corso ` a del secolo il feudatario la intitolo ` generosaSant’Antonio e ne miglioro mente le strutture. Ha l’impianto a una navata completata da alcune cappelle. Nelle vicinanze dell’abitato sorge inoltre Santa Lucia, una chiesa ` Lachesos; nel Medioposta in localita evo era dedicata a San Leonardo e pro-

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Mores babilmente era la parrocchiale dell’omonimo villaggio scomparso. Ha un impianto a una sola navata e la copertura in legno, conserva al proprio interno un fonte battesimale di pregevole fattura. San Biagio del Monte, chiesa costruita nel secolo XII in forme romaniche, era la parrocchia del villaggio di Lachesos poi scomparso; quando fu abbandonato la chiesa decadde e nel corso dei secoli successivi ` in rovina, attualmente ne restano ando pochi ruderi. Infine la chiesa di San Giovanni Battista costruita nel secolo XI in forme romaniche sorge nelle vicinanze dell’abitato; nei secoli successivi fu ampliata e rimaneggiata e nell’ultimo intervento fatto nel corso del XVII ha assunto le forme attuali; ha una sola navata e all’esterno conserva dei lunghi loggiati che ne seguono i ` anche Nolati. Di grande interesse e stra Signora di Todorache, chiesa che sorge a qualche chilometro dall’abitato; costruita nel secolo XV come parrocchiale del villaggio scomparso di ` volte nel Todorache, fu modificata piu corso dei secoli successivi e recente` stata restaurata radicalmente. mente e Al suo interno una scritta in sardo riferisce dell’arrivo dell’epidemia di peste ` l’abbandono del villagche determino gio. Interessanti infine i resti del castello di Montesanto, fortezza fatta costruire dai Doria quando, dopo l’estinzione della famiglia giudicale di Torres, si impadronirono della curatoria dell’Oppia. Sorgeva sul monte omonimo poco distante dalla chiesa di Sant’Elia e Sant’Enoch; ebbe una notevole importanza strategica e dopo la conquista aragonese fu uno dei punti di forza dei Doria nelle loro guerre contro gli Aragonesi. Caduto il giudicato d’Arborea, il castello fu abbandonato e cadde in rovina; i suoi ruderi nel corso dell’Ottocento furono attestati dall’ar-

cheologo Giovanni Spano. Attualmente sono di difficile identificazione, ma i resti di alcuni muri interrati in prossi` della chiesa di Sant’Elia potrebmita bero essere identificati con essi e comunque consigliano una ricognizione archeologica del sito. La chiesa di Sant’Elia e Sant’Enoch, nei pressi della quale si trovano le rovine di un con` meta di pellegrini vento benedettino, e il lunedı` di Pasqua. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI La festa di San Giovanni si tiene nei pressi della chiesa omonima dove, dopo una processione che si svolge a mezzanotte, avviene il rito dell’immersione dei piedi da parte dei fedeli in una fontana in funzione purificatoria. Gli abitanti di M. conservano gli antichi costumi. L’abbigliamento tradizionale, che un tempo costituiva il modo di vestire abi` utilizzato solo in occasione tuale, oggi e delle grandi feste e nelle sfilate. L’abito ` di due tipi: quello della femminile e sposa e quello popolare che veniva indossato nella vita di tutti i giorni. Que` costituito da una camicia di st’ultimo e tela di cotone bianca (sa camisa) e da una gonna scampanata di lana operata nera (sa unnedda); sopra la camicia si indossano il busto molto ridotto di broccato chiuso da nastri rossi; sopra la gonna un grembiule di raso rosso ` ricco ovviavino a fiori cangianti. Piu ` mente l’abbigliamento della sposa: e costituito da una giacca di seta nera lavorata con maniche strette e chiusa fino al collo da bottoni di corallo scuro, e da una gonna scampanata identica a quella del costume popolare. L’abbi` completato da un fazzogliamento e letto di seta bianca. L’abito tradizio` costituito da una caminale maschile e cia di tela bianca con il collo e i polsini ricamati e dai calzoni di tela bianchi (sos calzones). Sopra la camicia si indossano un gilet di velluto nero (su co-

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Moretta rittu) a doppio petto chiuso da due file di bottoni neri. Completa il tutto una giacca di orbace nero ampia e corta e con il cappuccio (sa cappottina). Sopra i calzoni vengono indossati un gonnellino di orbace nero e le ghette dello stesso tessuto (is crazzas). L’abbigliamento maschile era sempre completato dalla berretta di panno nero.

cana. Morı` quando la legislatura non si era ancora conclusa.

Moretta = Zoologia della Sardegna Moretti, Leonardo Insegnante, consigliere regionale (n. Ozieri 1940). Dopo ` dedicato aver conseguito la laurea si e all’insegnamento. Cattolico impe` anche dedicato alla vita pognato, si e litica schierato nelle file della Demo` stato eletto crazia Cristiana; nel 1979 e consigliere regionale del suo partito nel collegio di Sassari per l’VIII legi` stato slatura, al termine della quale e riconfermato anche per la IX.

Moretti, Pietrina Studiosa di tradizioni popolari (sec. XX). Nel 1965 per conto ` uno studio sulla pittura del CNR inizio votiva in Italia, nel cui ambito si oc` anche degli ex voto della Sardecupo gna. Tra i suoi scritti: Poesia popolare sarda. Canti dell’Ogliastra, 1958; Ex voto della Sardegna, 1962; Wellerismi Sardi, ‘‘Rivista di Etnologia’’, XIX, 1965.

Morgana, Sergio Avvocato, uomo politico (Ozieri 1907-Sassari 1971). Consigliere regionale, deputato al Parlamento. Dopo essersi laureato in Giuri` nella magisprudenza nel 1931 entro ` nel 1944 dopo la castratura, che lascio duta del fascismo. Da quel momento prese a esercitare la professione di av` alla vita politica mivocato e si dedico litando nelle file del Partito Socialista Italiano. Nel 1949 fu eletto consigliere regionale per la I legislatura nel collegio di Sassari, ma in seguito non fu ri` , pero ` , la confermato. Non abbandono politica e nel 1968 fu eletto deputato del PSI per la V legislatura repubbli-

Morgongiori – Veduta del centro abitato.

Morgongiori Comune della provincia di Oristano, compreso nella XVII Co` montana, con 892 abitanti (al munita 2004), posto a 351 m sul livello del mare alle pendici meridionali del monte Arci. Regione storica: Parte Montis. Diocesi di Ales-Terralba. & TERRITORIO Il territorio comunale, di forma grosso modo triangolare, si estende per 45,28 km2 e confina a nord con Marrubiu e Ales, a est ancora con Ales, a sud con Pompu, Siris e Uras, a ovest con Uras e Marrubiu. Si tratta di una regione che sconfina nel Campi` costituita per la maggior dano, ma e parte dalle pendici del monte Arci che ` alti i 700-800 m. raggiunge nei punti piu Da qui alcuni piccoli corsi d’acqua si dirigono verso quelli maggiori che scorrono nella piana e si riuniscono nel rio Mogoro. Un territorio che offre ` sia all’agrinel complesso opportunita coltura che all’allevamento, e comprende anche parti ricoperte di boschi, con fonti e altre attrattive, quali le antiche cave dell’ossidiana (=), che ` per lo lasciano intravedere possibilita sviluppo turistico. Il paese si trova lungo la statale 442, che partendo da Uras si dirige verso Ales e Laconi. La ` vicina stazione ferroviaria e ` a Uras piu

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Morgongiori (10 km), lungo la linea Cagliari-Oristano. & STORIA Il territorio di M. era popo` , ma l’attuale cenlato fin dall’antichita tro abitato risale al Medioevo; faceva parte del giudicato d’Arborea ed era compreso nella curatoria di Parte Montis. Nel 1388 i suoi rappresentanti presero parte alla stipulazione della pace di Sanluri. Caduto il giudicato d’Arbo` a far parte del Regnum Sardirea entro niae e fu occupato dalle truppe di Berengario Bertran Carroz che lo avrebbe voluto annettere al suo grande feudo di Quirra. Il re preferı` farlo amministrare da funzionari reali: prima del 1430 lo incluse nei territori donati a Eleonora Manrique, sua lontana parente, ` sposa allo stesso Berenquando ando ` a far parte del gario; cosı` M. entro grande feudo di Quirra e ne condivise le vicende. I Bertran Carroz si estinsero nel 1511 con la contessa Violante ` ai Centelles, che e il villaggio passo continuarono a tenerlo fino alla loro estinzione avvenuta nel 1670. Nel corso ` un periodo di del secolo XVI M. passo notevole sviluppo: infatti la sua posizione lo aveva preservato dalle incursioni che infestavano i territori della pianura, tanto che una parte della popolazione di Uras e di Terralba, sfuggita alle loro violenze, si era rifugiata temporaneamente nel villaggio. Durante tutto questo periodo i nuovi feudatari organizzarono amministrativamente il feudo di Quirra e il villaggio fu compreso nel dipartimento, detto di Parte Montis, che fu amministrato da un funzionario baronale che prese la propria residenza a Mogoro. Nello stesso periodo venne aumentato il carico fiscale con l’introduzione di alcuni nuovi balzelli e venne limitata ` . Estinti i l’autonomia della comunita ` ai Catala ` , i quali Centelles M. passo ` nel 1766 lo dovettero cedere agli pero

Osorio. Nonostante l’inasprimento del carico fiscale, la lontananza del feudatario consentı` una certa evasione che ` all’economia del villaggio. La cogiovo `, infatti, godette di una relativa munita ` e la costruzione del Monte prosperita granatico consentı` di superare, senza danni, qualche anno di carestia. Nel corso del secolo XVIII la costituzione del Consiglio comunitativo fece nascere negli abitanti il desiderio di liberarsi dal giogo feudale. Nel 1821 fu incluso nella provincia di Busachi e nel ` dal feudatario. Di que1839 si riscatto sto periodo abbiamo la testimonianza lasciata da Vittorio Angius: «Nel 1839 erano in M. anime 811, e si distinguevano in maggiori di anni 20, maschi 265, femmine 311, e minori, maschi 111, femmine 124, che si comprendevano in famiglie 225. Professioni. Sono applicati all’agricoltura uomini 200, alla pastorizia 60, a’ mestieri 12, al negozio 10. Quindi sono a notare preti 4, flebotomi 2, levatrici 2, e notai 3. Agricoltura. Il ` molto men benigno, che nella terreno e sottoposta valle usellese; per il qual `, natural difetto, e la ignoranza, diro delle principali massime agrarie, avviene che abbiano poco frutto e tenuissimo lucro. Con maggior istruzione e diligenza sarebbe ben altrimenti. Si semina ordinariamente starelli di grano 600, d’orzo 60, di fave 80, di legumi 10, di lino 50. I prodotti sono al 7 pel grano, al 10 per l’orzo, all’8 per le fave, a 12 per i legumi. Di lino se ne raccoglie circa 6 mila manipoli. Negli orti si coltivano cipolle, cavoli, pomi d’oro, zucche, ` basta per poche famiglie. quanto pero Il suolo sarebbe ottimo a’ fruttiferi, idoneo ai castagni, a’ noci, a’ meli, e ad altre specie; non pertanto si lascia inerte al rovo e a consimili piante poco utili, e appena si possono numerare 700 individui tra pomi, peri, ficaje, susini, peschi, noci. Mentre ab-

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Morgongiori bondano gli olivastri nessuno attese a ` comprar l’olio innestarli, e chi non puo d’olivo deve servirsi di quello che traesi dalle coccole del lentisco. Se qualche uomo di senno illuminasse e ajutasse quei coloni forse non sarebbero indocili. Pastorizia. I salti di M. producono ottimi pascoli per le capre e le vacche, e se le piogge non manchino copiosi a un numero i capi molto maggior che sia l’attuale. Nelle invernate rigide i pastori discendono a’ pascoli promiscui della valle, o vanno ne’ salti di Marrubio e d’Oristano. Nell’anno sunnotato aveansi buoi 166, vacche manalite 30, majali 40, giumenti 100, cavalli 25, vacche rudi 335, capre 750, pecore 1100, porci 1000, cavalli 400. Il lattificio si pratica cosı` che i formaggi sono poco pregiati, e devonsi dare a piccol prezzo a’ negozianti di Oristano. Le vacche non danno altro ´ non si munprodotto che i feti, perche gono, e non si mungono per timore di perder i feti per mancanza di nutrimento. Ne’ salti i pastori di vacche e di capre formansi capanne temporarie solo per ripararsi dalle inclemenze atmosferiche, e non mai vi chiamano la famiglia». Dopo che nel 1848 furono ` a far parte abolite le province entro della divisione amministrativa di Cagliari e, quando nel 1859 le province furono reintrodotte, rimase legato al capoluogo. Aveva una economia flo` dell’Otrida e durante la seconda meta `. tocento la sua popolazione aumento Quando nel 1974 fu ricostituita la pro` a farne parte. vincia di Oristano, entro & ECONOMIA Le attivita ` di base della sua economia sono l’allevamento del bestiame, in particolare quello bovino e ovino, e l’agricoltura, in particolare la cerealicoltura, la frutticoltura e l’olivicoltura. Negli ultimi decenni si sta sviluppando anche una modesta atti` industriale che si basa su alcune vita

piccole imprese del settore edilizio e ` sufficientedel settore estrattivo. E mente organizzata la rete di distribuzione commerciale. Vi opera anche un agriturismo. Artigianato. Vanta un’antica tradizione la tessitura di tappeti e di arazzi eseguita utilizzando telai oriz` stata vazontali. In questi ultimi anni e lorizzata una pasta alimentare, le lorighittas (anellini), che viene confezio` collenata ancora a mano. Servizi. M. e gato da autolinee e da ferrovia agli altri ` dotato di stacentri della provincia. E zione dei Carabinieri, medico, scuola dell’obbligo. & DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 954 unita di cui stranieri 3; maschi 510; femmine 444; famiglie 312. La tendenza complessiva rivelava una diminuzione della popolazione, con morti per anno 11 e nati 2; cancellati dall’anagrafe 13 e nuovi iscritti 9. Tra i principali indicatori economici: imponibile medio IRPEF 13 837 in migliaia di lire; versamenti ICI 284; aziende agricole 158; imprese commerciali 43; esercizi pubblici 5; esercizi al dettaglio 16; ambulanti 3. Tra gli indicatori sociali: occupati 245; disoccupati 52; inoccupati 79; laureati 11; diplomati 88; con licenza media 332; con licenza elementare 282; analfabeti 108; automezzi circolanti 300; abbonamenti TV 268. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Di particolare interesse sono i siti neolitici di S’omu ’e S’Orcu e di Su Pranu che sono stazioni dove si lavorava l’ossidiana e hanno restituito una gran ` di punte di freccia e di altri quantita manufatti. Di grande interesse sono anche le domus de janas di Su Furru de Luxia Arrabiosa, il menhir e il grande tempio ipogeico in Sa Grutta de is Caombus. Il territorio conserva anche i nuraghi S’Arrideli, Su Bruncu de is Pillonis, Su Niu de sa Menga e

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Mori ` inoltre il sito di Genna Stracosciu. Vi e Funtana Majori che ha restituito numerosi reperti di epoca romana e di Sant’Arronti de is Laccus con tombe romane scavate nel calcare bianco. & PATRIMONIO ARTISTICO, CULTURALE E AMBIENTALE Il villaggio ha conservato l’impianto urbanistico tradizionale, lungo le sue strade si affacciano le tipiche case in pietra precedute da una grande corte. L’edificio di mag` la chiesa di Santa giore importanza e Maria Maddalena, parrocchiale costruita nel secolo XVIII al posto di quella di San Michele distrutta. Ha un impianto a una navata sulla quale si affacciano le cappelle laterali e il presbiterio. La facciata, che ha coronamento ricurvo, si apre su una scalinata monu` completato da un mentale; l’edificio e campanile a canna quadrata. Al proprio interno conserva l’altare maggiore in pietra, alcune statue lignee e alcuni pezzi di argenteria dei secoli XVII e XVIII. Una strada che ha inizio dall’abitato si inerpica sul monte Arci e rende possibili escursioni per raggiungere le zone a bosco, le numerose fontane e le cave dell’ossidiana. Dai ` alti la vista si apre sulla piana punti piu di Oristano, Arborea e Terralba, e si estende sino al mare dal lato occidentale, mentre spazia dalla parte opposta sulle colline della Marmilla e i numerosi villaggi che le punteggiano. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI La ` la ricorrenza piu ` festa di Santa Suia e ` ; si svolge in importante della comunita tre fasi: quella religiosa ha luogo il 30 aprile, la seconda il 17 luglio, giorno in cui vengono organizzati i festeggiamenti dall’arciconfraternita dei pastori che in tempi antichi, mediante la donazione di una pecora da parte di ciascun pastore, costituiva il ‘‘Gregge di Santa Suia’’ con il quale tutti gli anni si garantiva il pranzo ai poveri a

base di carne di pecora; la terza fase si svolge infine il 15 ottobre nella chiesetta omonima situata nel salto dedicato alla santa alle falde del monte Arci. Nel pomeriggio del 14 la statua della santa vi viene trasportata in modo singolare da una squadra di membri dell’arciconfraternita che la portano a spalle per un sentiero impervio e ripido che, partendo dalla periferia del paese, permette di superare il dosso dal quale si scende alla chie` seguito dalla setta. Il difficile tragitto e piazza della parrocchia da una folla in tripudio. Giunti in cima, i portatori si danno il cambio, mentre molti dei presenti esplodono in segno di giubilo colpi di fucile. Altri spari echeggiano quando la statua della santa giunge alla chiesetta.

Mori, Alberto Geografo (Como 1909-?, ` sec. XX). Dopo la laurea seconda meta intraprese la carriera universitaria: nominato professore di Geografia ` di Urbino, dal 1947 presso l’Universita ` di Magisi trasferı` presso la Facolta ` di Lettere di Cagliari. stero e la Facolta Nella sua nuova sede diede impulso allo studio della geografia umana e nel ` la rivista ‘‘Contributi alla 1952 fondo geografia della Sardegna’’; dal 1953 divenne professore a Pisa. Alla Sardegna ` molti scritti, sintetizzando poi i dedico risultati delle sue esperienze scientifiche nell’isola nel volume Sardegna, edito dalla UTET nel 1966, che resta la ` importante. Tra gli altri sua opera piu suoi scritti: La pesca marittima in Sardegna e la sua influenza sul popolamento del litorale, in Contributi alla Geografia della Sardegna, 1949; Vicende dell’insediamento umano in Sardegna, ` geografica ‘‘Bollettino della Societa italiana’’, VIII, 1949; La pesca marittima in Sardegna, in Comptes rendues du XVI Congre`s international de Lisbonne, III, 1950; Gli impianti idroelet-

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Moriglione trici dell’Alto Flumendosa e l’economia della Sardegna, ‘‘Bollettino della So` geografica italiana’’, 4-5, 1950; cieta Carbonia e le modificazioni del paesaggio geografico nel Sulcis settentrionale, ` d’Inge‘‘Pubblicazioni della Facolta ` di Cagliari’’, gneria dell’Universita 1950; Il popolamento costiero della Sardegna nei suoi rapporti con la pesca ma` di Letrittima, ‘‘Annali della Facolta ` di Cagliari’’, XVII, tere dell’Universita 1950; Centri temporanei in Sardegna, in Atti del XV Congresso geografico italiano, I, 1950; Centri religiosi temporanei e loro evoluzione in Sardegna, ` Elet‘‘Studi sardi’’, X-XI, 1951; Societa trica Sarda, ‘‘Studi sardi’’, X-XI, 1951; Le saline della Sardegna, collana ‘‘Memorie di geografia economica’’, III, 1951; I porti della Sardegna (con Benito Spano), collana ‘‘Memorie di geografia economica’’, VI, 1952; Aspetti dell’insediamento umano e dell’economia della Sardegna, 1957; Caratteri geograficoeconomici della Sardegna, nella guida Touring Sardegna, 1967; Strutture e co` rurali vecchie e nuove in Sardemunita ´ tudes sur l’e´volugna, in Journe´es d’E ´s rurales de la tion des communaute Corse, 1976.

Moriglione = Zoologia della Sardegna Morillo y Velarde, Giovanni Religioso ` sec. XVII-Sassari (Siruela, prima meta 1699). Arcivescovo di Sassari dal 1685 al 1699. Dottore in utroque nell’Univer` di Salamanca, sacerdote di grande sita cultura teologica, fu per anni inquisitore in Galizia. Nel 1682 venne nominato inquisitore in Sardegna e vi si trasferı` conservando anche il titolo di inquisitore in Galizia. Nel 1683 la Su` a Maprema Inquisizione lo chiamo drid per riferire, ma mentre si apprestava a lasciare l’isola fu nominato arcivescovo di Sassari nel 1685. Stabili` , governo ` con grande fertosi in citta mezza; nel 1688, in difesa del diritto

d’asilo, si oppose alla cattura di sette criminali condannati a morte in contumacia che erano riusciti a rifugiarsi in ` al vicere ´ di prouna chiesa: il re ordino cedere all’arresto, minacciando l’esilio al presule se avesse insistito nella sua posizione. Enrico Costa registra, nello stesso anno, una solenne funzione pubblica, celebrata con l’inter` , nelle princivento della Municipalita ` per ottenere la mipali porte della citta racolosa intercessione di San Narciso (=) contro una devastatrice invasione di cavallette. Nel 1694 fu incaricato di reggere ancora l’Inquisizione sarda in attesa del nuovo Fiscal.

Moris, Giuseppe Giacinto Scienziato naturalista (Orbassano 1796-Torino 1869). Conseguita la laurea, intraprese ` Bola carriera universitaria. Insegno ` di Cagliari tanica presso l’Universita dal 1822 al 1828 e fu il pioniere dello studio della flora sarda ancora non indagata con criteri scientifici. Per affrontare questo immane lavoro si avvalse della collaborazione del Lamarmora e di altri, con cui compı` numerose spedizioni nelle diverse regioni dell’isola. Successivamente si trasferı` a Torino dove, tra il 1837 e il 1859, pub` in un’opera in tre volumi fondablico mentale per la conoscenza della flora sarda il risultato delle sue ricerche (Flora sardoa seu historia plantarum in Sardinia et adiacentibus insulis vel sponte nascentium vel utilitatem latius excultarum). Suo grande merito fu anche l’introduzione nell’isola del vaccino antivaioloso, a partire dal 1819. Tra gli altri suoi scritti: De praecipuis morbis Sardiniae vel a locis vel ab aere effluentibus praelectio, 1823; Notice sur les principales maladies qui regnent dans l’ıˆle de Sardaigne, 1826; Stirpium sardoarum elenchus, 1827-1829; Ad elenchum stirpium sardoarum appen-

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Morittu dix, 1828; La coltivazione del cotone in Sardegna. Memoria, 1863.

Morisia Pianta erbacea perenne della famiglia delle Crocifere (M. monanthos Asch.). Prezioso endemismo sardocorso, deve il suo nome al naturalista Moris che per primo descrisse la flora della Sardegna. Le foglie, glabre o pelosette, sono allungate e pennato-partite in segmenti triangolari; formano una rosetta basale di circa 10 cm di diametro; tra febbraio e maggio i fiori gialli, con 4 petali e corti peduncoli, fioriscono al centro della rosetta creando una fitta macchia di colore nelle radure e nei prati umidi montani della Sardegna centro-settentrionale. Caratteristica la disseminazione: i pe`, si incurvano verso duncoli, a maturita il terreno sotterrando il seme sotto la rosetta della pianta madre. Nomi sardi: erba de oru (logudorese); tutunnu (Goceano). [MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]

Morittu, Bachisio Consigliere regionale (n. Bonorva 1939). Di idee sardi` impegnato in politica fin da gioste, si e ` stato sindaco del suo paese navane. E tale e consigliere comunale di Cagliari. ` stato eletto consigliere reNel 1984 e gionale per la IX legislatura nella lista del PSd’Az e riconfermato successiva` mente per la X. Tra il 1987 e il 1989 e stato assessore regionale ai Lavori pubblici nell’ultima giunta Melis.

Morittu, Cicito Ingegnere, uomo politico (n. Sennori 1949). Militante del PCI e in seguito del PDS e dei DS, dirigente del partito a Sassari, dove abita e ` stato consigliere regionale ha studio, e nella XII legislatura. Non candidato nel 2004, dal 2006 ha sostituito il compagno di partito Tonino Dessı` come assessore tecnico regionale alla Tutela dell’ambiente nella giunta Soru.

Morittu, Salvatore Religioso (n. Bonorva 1946). Frate francescano, prota-

gonista dell’azione per il recupero dei tossicodipendenti in Sardegna. Raccolse nel 1980 l’appello di Padre Eligio Gelmini da Bisentrate, che nel 1960 aveva creato a Milano, «tra il fumo delle ciminiere», ‘‘Mondo X’’, una delle prime associazioni per l’assistenza ai tossicodipendenti, e aveva lanciato un appello a tutti i France´ attivassero luoghi di assiscani perche stenza nelle diverse parti d’Italia. A Cagliari l’appello fu raccolto dai padri M. e Dario Pili, che, vincendo non poche ` e la perplessita ` di diversi amdifficolta bienti, il 26 gennaio 1980 inauguravano ` di ‘‘San Mauro’’, nell’omola Comunita nimo convento cagliaritano: «Prima casa e primo progetto per i giovani che in Sardegna desideravano riconciliarsi con la vita gettandosi alle spalle il passato segnato dalla droga». Nel 1982 nasceva, in territorio di Siligo, la ` di ‘‘S’Aspru’’, intorno a una Comunita fattoria donata dall’arcivescovo di Sassari; seguivano nel 1984 il Centro di accoglienza di Sassari, nel 1985 la Comu` di ‘‘Camp’e Luas’’ in territorio di nita Capoterra, nel 1998 la Casa Famiglia per i malati di Aids di Sassari. Padre ` aiutato in questa sua opera da M. e gruppi di volontari e da numerosi ` amici sparsi in tutta la Sardegna, ma e lui che, con sacrificio personale di ogni ora disponibile, dirige un’opera circondata nell’isola da grande ammira` . Secondo i zione e concreta solidarieta dati pubblicati dall’‘‘Unione sarda’’ in occasione del venticinquesimo anniversario della fondazione di ‘‘Mondo X’’ in Sardegna gli ingressi nelle comu` sarde sono stati 1235 (90% maschi, nita 1132 con dipendenza dall’eroina), con un picco di 100 ricoveri nel 1992 (24 nel 2003, 35 nel 2004): dei ricoverati, 1980 hanno la licenza media, 96 un diploma superiore, 5 la laurea, 238 la sola li` media era di cenza elementare. L’eta

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Morittu 26 anni e 3 mesi nel 1995, 33 anni e 2 mesi nel 2002, 26 anni e 2 mesi nel 2004.

Morittu, Vittorio Giurista (Cagliari 1879-ivi 1963). Dopo la laurea in Legge conseguı` la libera docenza in Scienze ` per molti anni giuridiche e insegno ` di Giurisprudenza presso la Facolta ` di Cagliari. Prese parte dell’Universita alla manifestazione del 1937 conosciuta come ‘‘Celebrazioni sarde’’, scri´ vendo nell’occasione l’articolo Perche celebriamo Efisio e Pasquale Tola, in Atti delle celebrazioni sarde 1937, 1938.

Mormora = Zoologia della Sardegna Moro, Beniamino Economista (n. Tiana 1945). Dopo la laurea in Economia ha intrapreso la carriera universi` professore nella taria. Attualmente e ` di Economia dell’Universita ` Facolta ` stato anche preside di Cagliari, di cui e per alcuni anni. Tra i suoi scritti: Il sistema economico della Sardegna (con Gian Franco Sabattini), 1973; La crisi ` minerarie e il ruolo del setdelle attivita tore pubblico (con G.F. Sabattini), 1975; Miniere e metallurgia. La situazione in Italia con particolare riferimento alla Sardegna, 1978.

Moro, Giovanni1 Intellettuale, militante politico (n. Orgosolo 1942). Impegnato nella contestazione giovanile de` stato per cinque gli anni Sessanta, e anni vicesindaco del suo paese natale. Ha scritto Le lotte di Orgosolo (19661969), in Lotte sociali, antifascismo e autonomia in Sardegna. Atti del Convegno di studi in onore di E. Lussu, Cagliari 1980, 1982.

Moro, Giovanni2 Imprenditore agri-

(Sassari 1860-ivi 1945). Laureatosi in ` la professione di avvoLegge, esercito cato. Fu eletto consigliere provinciale di Sassari dal 1886, fu anche consigliere comunale dal 1900 al 1915 e assessore nella giunta Garavetti. Tra il 1917 e il 1920 fu presidente della Provincia; fu tra i fondatori-proprietari della ‘‘Nuova Sardegna’’, e rimase con Mario Berlinguer e Arnaldo Satta Branca anche dopo l’uscita di Filippo Garavetti, passato al fascismo, nel 1923. Di questa vicenda, e in genere dei problemi della ‘‘Nuova’’ fra la ‘‘marcia su Roma’’ e la morte di Pietro Satta Branca (luglio 1923), M. offrı` una lucida ricostruzione in un articolo di ‘‘Riscossa’’, ‘‘Nuova Sardegna’’ e fascismo, uscito nel luglio 1945, poco tempo prima della sua morte. Dopo la caduta del fascismo, infatti, era tornato all’at` politica nel gruppo dei liberaltivita democratici incaricati dal Comitato di concentrazione antifascista di gestire la ‘‘defascistizzazione’’ del quotidiano ‘‘L’Isola’’. Su posizioni amendoliane, nel 1924, dopo il delitto Matteotti, infatti, aveva fatto parte del Comitato provinciale delle opposizioni, quindi si era ritirato a vita privata.

Moroni, Gaetano Erudito (Roma 1802ivi 1883). Singolare figura dell’ultimo periodo dello Stato Pontificio. Da barbiere divenne conclavista e aiutante di camera di Gregorio XVI. Allontanato dalla curia da Pio IX, si diede alla raccolta di dati storici e tra il 1840 e il 1861 ` , avvalendosi della collaboracompilo zione di diversi studiosi, il Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica, monumentale opera in 103 volumi. Depo` presso la Biblioteca vaticana il suo sito archivio nel quale esistono numerosi documenti sulla storia della Chiesa in Sardegna.

colo, consigliere regionale (n. Laerru 1943). Imprenditore agricolo, ha militato da sempre nelle file della Destra. ` stato eletto consigliere reNel 2004 e gionale di Alleanza Nazionale nel collegio di Sassari per la XIII legislatura.

Moros y Molinos Famiglia sassarese

Moro, Pietro Avvocato, uomo politico

(secc. XVI-XVII). Originaria di Huesca,

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Morra si trasferı` in Sardegna nella seconda ` del secolo XVI con un Giovanni; i meta suoi membri furono ammessi allo Stamento militare nel 1583 durante i lavori del parlamento Moncada. Nel 1605 ebbero il riconoscimento della ` e continuarono a prendere nobilta parte agli altri parlamenti fino all’estinzione della famiglia, avvenuta nel secolo XVII.

Morra (in sardo, sa murra) Gioco di destrezza e di calcolo matematico per eccellenza, era diffusa in tutta la Sardegna e anche fra diversi popoli dell’Eu` , con regole e ropa sin dall’antichita tecniche di gioco abbastanza simili. Molti studiosi sostengono che il gioco ` bello e spettacolare sia quello prapiu ´ i sardi ticato in Sardegna, non perche ` portati, ma perche ´ le occasiano piu ` numesioni per esercitarsi erano piu rose (feste campestri, matrimoni, tosature, trebbiature). Si gioca a sa murra in qualsiasi occasione in cui un gruppo di uomini si trovi insieme a far festa. Raramente si vedeva una donna cimentarsi nel gioco, mentre oggi qualcuna si presenta ai tornei. & REGOLE Si gioca in due o meglio ancora in quattro, due contro due, a coppie. Si vince col punteggio di 16 e lo spareggio al 21 (due su tre o tre su cinque). Quando si arriva al punteggio di 13 a 13, 14 a 14 o 15 a 15 si va a sa ` a un nuovo punteggio a 5 manu, cioe (anche qui a tre pari e 4 pari si va a sa ´ non si armanu), continuando finche riva al 5 netto, salvo accordo preventivo. Quando si gioca in quattro si comincia giocando con l’avversario che si trova di fronte. Preso il punto si passa a giocare con l’altro avversario e ` bravo cosı` di seguito. Il giocatore piu della coppia con l’altra mano conta i punti della propria squadra. Si gioca ‘‘tirando’’ (mettendo in evidenza) le dita da 1 a 5. Prende il punto il gioca-

tore che azzecca la somma delle dita ` fatto obbligo tirate dai due giocatori. E di tirare le dita e dire la somma simul` dire la taneamente. Il giocatore puo somma che vuole da 2 a 10. Il 10 viene ` indispensabile chiamato murra. E mettere bene in evidenza le dita e scandire con voce chiara il numero. Tutti devono poter vedere bene le dita e sentire la voce, sia gli avversari che gli arbitri (in genere uno o due giocatori posti ai lati dei contendenti) per poter contare bene i punti. & GIOCO Per giocare al meglio bisogna esercitarsi di frequente e cominciare da giovanissimi, come in tutti i giochi, ` adulta. Ci sono da 5-6 anni fino all’eta modi diversi di giocare: gioco lento, medio, veloce e molto veloce. Il ritmo cambia da giocatore a giocatore e so` prattutto da un paese all’altro. Non e ` consentito giocare a murra punta ` aspettando che l’altro tiri fuori le (cioe dita e dica il numero per poi giocare a ` diffuso e apcolpo sicuro). Il ritmo piu ` quello medio. La morra va prezzato e giocata con ritmo cadenzato e musicale. Se i giocatori sono bravi persino ` piacevole e lo scandire dei numeri e ` giocata armonioso. Quando sa murra e al ritmo giusto fa piacere sentirla giocare, anche a distanza, senza vedere le ` come sentire una canzone in dita: e una lingua sconosciuta. Per giocare bene bisogna essere avvezzi, disinvolti ` e imporre il proprio ritmo di gioco. E importante evitare di ripetere l’estrazione dello stesso numero di dita e allo stesso tempo cogliere subito la ripetiti` dell’avversario. Il modo piu ` prativita ` in piedi o seduti dacato di giocare e vanti a un tavolo. In questo modo le mani vengono a trovarsi sopra il tavolo e si vedono le dita con chiarezza, senza ` di confondere il conalcuna possibilita ` del Noveteggio. Fino alla prima meta cento il gioco era proibito e lo si poteva

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Morro Veny fare solo se si era sicuri dell’assenza delle forze dell’ordine nelle vicinanze. ` , infatti, un gioco che facilmente riE scalda gli animi e spesso la foga porta a irritare e offendere l’avversario. Per` buona norma non provocare ne ´ tanto e irridere l’avversario con frasi tipo: a ` du ghı`ras (rientra), arretra (ritirati), mu (zitto), a un’ala (togliti di mezzo) ecc. Da qualche anno si organizzano dei tornei a carattere zonale e regionale e talvolta anche internazionale, mentre fino a una decina di anni fa i tornei erano esclusivamente estemporanei. Ancora oggi, comunque, non esiste un vero e proprio regolamento scritto. Le regole sono tramandate oralmente. `pita di vedere gioDurante le feste ca care ininterrottamente due giocatori per una notte intera, se vincono conti` importante, oltre che sanuamente. E per giocare bene, avere doti di resistenza: le corde vocali non devono cedere, il gesto motorio deve essere eco` necessario muovere nomico (non e ´ sollevare tutto il bractutto il corpo, ne ` sufficiente cio per tirare fuori le dita. E ` aprire e chiudere la mano o tutt’al piu muovere l’avambraccio). Anche la voce, per resistere a lungo, deve essere chiara e forte, ma non urlata. I numeri ` il che permettono di azzeccare di piu punto sono quelli tra 4 a 7. [PIERO FRAU]

Morro Veny, Guillem Storico (n. Spagna 1947). Professore presso l’Univer` delle Baleari, nel 1990 ha partecisita pato al XIV Congresso di storia della Corona d’Aragona, svoltosi ad Alghero, in cui ha presentato una comunica` financera de zione su La contribucio Mallorca al sosteniment de Sardenya 1366-1381, ora in Atti del XIV Congresso di storia della Corona d’Aragona, II, 1995.

Morus Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato di Cagliari, compreso nella curatoria

del Campidano di Cagliari. Era situato ` Bidd’e Morus, poco distante in localita da Burcei. Quando il giudicato fu debellato, nella divisione del 1258 fu incluso nei territori amministrati direttamente dal Comune di Pisa. Dopo la ` a far parte conquista aragonese entro del Regnum Sardiniae; ebbe gravi danni a causa della peste del 1348, per ` rapidamente e scomcui si spopolo parve.

Moscati, Sabatino Archeologo, stu` fenicia e punica dioso della civilta ` stato uno dei (Roma 1922-ivi 1997). E massimi studiosi del mondo antico unanimemente riconosciuto come il ` ‘‘padre’’ della riscoperta della civilta fenicia e punica nell’intero Mediterraneo. Presidente dell’Accademia Nazionale dei Lincei, presidente dell’Unione Accademica Nazionale, accademico pontificio, accademico di Francia, accademico di Spagna, membro di altre Istituzioni italiane e straniere tra cui l’Italian Academy di New York, la ´te ´ AsiaSociety of Antiquaries, la Socie tique, l’Istituto archeologico germa´ mie Europe ´ enne des nico e l’Acade Sciences des Arts et des Lettres, ha retto la cattedra di professore ordinario di Filologia semitica nell’Univer` di Roma, organizzando i primi sita Congressi internazionali di Studi fenici e punici. Ha fondato e diretto l’Istituto di Studi del Vicino Oriente del` di Roma e l’Istituto per la l’Universita ` fenicia e punica del Consiglio Civilta Nazionale delle Ricerche, di cui ha ` presieduto il comitato scientifico. E stato presidente del Comitato Nazionale per gli Studi e le Ricerche sulla ` fenicia e punica istituito nel Civilta 1986 dal Ministero per i Beni e le Atti` Culturali. Ha diretto l’Enciclopevita dia Archeologica dell’Istituto dell’Enciclopedia Italiana. In riconoscimento ` scientifica gli sono della sua attivita

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Moscati stati conferiti il premio nazionale del presidente della Repubblica per le Scienze Morali, Storiche e Filologiche, il premio internazionale ‘‘Lamarmora’’ per gli studi sulla Sardegna, il premio internazionale ‘‘Selinon’’ per gli studi sulla Sicilia, il premio ‘‘Sybaris Magna Grecia’’ per gli studi sull’Italia antica, il premio internazionale ‘‘I Cavalli d’Oro di San Marco’’ per gli studi orientalistici. Ha promosso e diretto numerose missioni archeologiche italiane e prospezioni in tutto il bacino del Mediterraneo. In Sardegna sono state intraprese indagini archeologiche che hanno contribuito in maniera decisiva a svelare e storicizzare i modi e i tempi della penetrazione feni` stato esemcia e punica nell’isola. E plarmente consegnato al mondo degli studi l’insediamento di Monte Sirai, esplorato il tofet di Sulci e indagato il tempio punico e romano di Antas. Per la sua opera letteraria, che annovera ` di quattrocento tra articoli e monopiu grafie, gli sono stati conferiti numerosi ` stato inoltre insignito del premi ed e titolo di cavaliere di Gran Croce al merito della Repubblica Italiana e della medaglia d’oro dei benemeriti della ` Scuola, della Cultura e dell’Arte. E morto a Roma nel 1997. [MICHELE GUIRGUIS]

Tra i suoi innumerevoli scritti, numerosi quelli che riguardano la Sardegna: Monte Sirai I. Rapporto preliminare della missione archeologica dell’Univer` di Roma e della Soprintendenza alle sita ` di Cagliari (con G. Garbini), antichita ‘‘Studi semitici’’, 11, 1964; Un simbolo di Tanit a Monte Sirai, ‘‘Rivista di Studi ` cartagiorientali’’, 39, 1964; Una citta nese in Sardegna, ‘‘Cultura e Scuola’’, 1964; Un’importante fortezza cartaginese e` tornata alla luce presso Carbonia, ‘‘Il Messaggero’’, 1964; Monte Sirai II. Rapporto preliminare della missione ar-

` di Roma e cheologica dell’Universita ` di della Soprintendenza alle antichita Cagliari, ‘‘Studi semitici’’, 14, 1965; Il sacrificio dei fanciulli. Nuove scoperte su un celebre rito cartaginese, ‘‘Rendiconti della Pontificia Accademia romana di Archeologia’’, XXXVIII, 196566; La penetrazione fenicia e punica in Sardegna, ‘‘Memorie dell’Accademia nazionale dei Lincei’’, VIII, 12, 1966; La vita che scompare e ritorna. Fascino e mistero dei ruderi sardi, ‘‘Il Secolo XIX’’, 1966; Africa ipsa parens illa Sardiniae, ‘‘Rivista di Filologia e di Istruzione classica’’, III, 95, 1967; Considerazioni sulla cultura fenicio-punica in Sardegna, ‘‘Rendiconti dell’Accademia nazionale dei Lincei’’, serie VIII, XXIII, 1967; Tra il lentischio di Monte Sirai, ‘‘Fiera letteraria’’, 1967; Quattro anni di scavi a Monte Sirai, in Monte Sirai IV. Rapporto preliminare della mis` di sione archeologica dell’Universita Roma e della Soprintendenza alle anti` di Cagliari, ‘‘Studi semitici’’, 25, chita 1967; Il popolo di Bithia, ‘‘Rivista di Studi orientali’’, XLIII, 1968; Fenici e Cartaginesi in Sardegna, 1968; Sardus Pater. Nuove scoperte puniche in Sardegna, ‘‘Rendiconti della Pontifica Accademia romana di Archeologia’’, XLI, 1968-69; Ricerche puniche ad Antas, ‘‘Studi semitici’’, 1969; Tre figurine puniche di Oristano, ‘‘Rendiconti dell’Accademia nazionale dei Lincei’’, XLIII, 1969; Antas: a new Punic site in Sardinia, ‘‘Bulletin of American Schools of Oriental Research’’, 196, 1969; Le stele puniche di Nora nel Museo nazionale di Cagliari (con M.L. Uberti), ‘‘Studi semitici’’, 35, 1970; Una stele di Nora, ‘‘Oriens antiquus’’, X, 1971; Steles puniques de Nora, in Hommages a Dupont Sommer, 1971; I Fenici e Cartagine, 1972; Un avorio fenicio da Oristano, ‘‘Rendiconti dell’Accademia nazionale dei Lincei’’, XXIX, 1974; Un bru-

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Moscati ciaprofumi da Tharros, ‘‘Rivista di Studi orientali’’, XLIX, 1975; Introduzione a Tharros, in Tharros I, ‘‘Rivista di Studi fenici’’, III, 1, 1975; Anecdota Tharrica (con Enrico Acquaro e M.L. Uberti), ‘‘Collezione di Studi fenici’’, 5, 1975; Note d’arte: polimaterica a Tharros, in Tharros III, ‘‘Rivista di Studi fenici’’, VI, 2, 1976; Un’iconografia del sacrificio dei fanciulli, ‘‘Annali dell’Istituto universitario orientale’’ (di Napoli), XXXVI, 1976; La collezione Big` puniche a S. Antioco (con gio. Antichita E. Acquaro e M.L. Uberti), ‘‘Collezione di Studi fenici’’, 9, 1977; I Cartaginesi in Italia, 1977; Per una storia delle stele puniche, ‘‘Rendiconti della Pontificia Accademia romana di Archeologia’’, XLIX, 1978; Una stele punica a Monte Prama?, in Tharros IV, ‘‘Rivista di Studi fenici’’, VI, 1, 1978; L’arte fenicia a Tharros, ‘‘Rendiconti della Pontificia Accademia romana di Archeologia’’, XLIX, 1978; Il mondo dei Fenici, 1979; Un segno di Tanit presso Olbia, ‘‘Rivista di Studi fenici’’, VII, 1979; Il dio Bes di Monte Sirai, ‘‘Rendiconti dell’Accademia nazionale dei Lincei’’, XXXIV, 1979; Due maschere puniche del Sulcis, ‘‘Rendiconti dell’Accademia nazionale dei Lincei’’, XXXV, 1980; Il mondo punico, 1980; Stele sulcitane con animale passante, ‘‘Rendiconti dell’Accademia nazionale dei Lincei’’, XXXVI, 1981; La dea e il fiore e Dall’Egitto alla Sardegna: il personaggio con ankh, entrambi in ‘‘Rendiconti dell’Accademia nazionale dei Lincei’’, XXXVI, 1981; Tharros: primo bilancio e Iocalia Tharrica, entrambi in Tharros VII, ‘‘Rivista di Studi fenici’’, IX, 1, 1981; I Cartaginesi, 1982; Arte punica inedita nel Museo Sanna di Sassari, ‘‘Rendiconti della Pontificia Accademia romana di Archeologia’’, LI-LII, 1982; Sulci colonia fenicia in Sardegna, ‘‘Rendiconti della Pontificia Accademia romana di Ar-

cheologia’’, LIII-ILV, 1982; Un secondo quadriennio di scavi a Monte Sirai, ‘‘Rivista di Studi fenici’’, XI, 1, 1983; Una protome maschile di Solci, ‘‘Rendiconti dell’Accademia nazionale dei Lincei’’, XXXVIII, 1983; Scavi al tofet di Tharros. I monumenti lapidei (con M.L. Uberti), voll. 2, ‘‘Collezione di studi fenici’’, 21, 1985; Betili virtuali, in Tharros XI, ‘‘Rivista di Studi fenici’’, XIII, 1, 1985; Una bottega artigianale a Sulcis, ‘‘Rivista di Studi fenici’’, XIII, 1985; Iconografie sulcitane, ‘‘Rendiconti dell’Accademia nazionale dei Lincei’’, XL, 1985; L’arte della Sardegna punica, 1986; Le stele di Sulcis. Caratteri e confronti, 1986; Le stele di Tharros e l’artigianato punico in Italia, ‘‘Rendiconti della Pontificia Accademia romana di ricerca archeologica’’, LVII, 1986; Italia Punica (con S.F. Bondı`), 1986; Una nuova stele di Tharros, in Tharros XIII, ‘‘Rivista di Studi fenici’’, XV, 1, 1987; Le officine di Tharros, 1987; Reperti punici figurati dalla collezione Dessı`, ‘‘Rendiconti dell’Accademia dei Lincei’’, VIII, 42, 1987; Cuccureddus (con Piero Bartoloni e L.A. Marras), ‘‘Rendiconti dell’Accademia dei Lincei’’, VIII, 42, 1987; I gioielli di Tharros. Origini, caratteri, confronti, 1988; Le officine di Sulcis, ‘‘Collana di studi punici’’, 3, 1988; Le figurine fittili di Neapolis, ‘‘Memorie dell’Accademia nazionale dei Lincei’’, VIII, 32, 1, 1989; Nuove stele sulcitane, ‘‘Quaderni della Soprintendenza archeologica per le province di Cagliari e Oristano’’, 6, 1989; L’olocausto dei fanciulli, in Riti funerari e di olocausto nella Sardegna fenicia e punica. Atti del Convegno, 1989; L’arte dei Fenici, 1990; Tharros: la collezione Pesce (con Giuseppina Manca di Mores, L.I. Manfredi ed E. Acquaro), 1990; Le terrecotte figurate di Santa Gilla, 1991; La stele a specchio. Artigianato popolare nel Sassarese (con F. Lo Schiavo, G. Pitzalis e M.L. Uberti),

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Mosidano 1992; Tra Cartaginesi e Romani. Artigianato in Sardegna dal IV sec. a.C. al II d.C., ‘‘Atti dell’Accademia nazionale dei Lincei. Memorie’’, IX, III, fasc. I, 1993; Il tramonto di Cartagine: scoperte archeologiche in Sardegna e nell’area mediterranea, 1993; La penetrazione fenicia e punica in Sardegna. Trent’anni dopo (con P. Bartoloni e S.F. Bondı`), ‘‘Memorie dell’Accademia dei Lincei’’, serie IX, 1, 1997.

Moscato Vitigno ad acini bianchi diffuso in tutte le regioni viticole della Sardegna; ha origini antichissime, probabilmente puniche. Era molto noto anche in epoca romana (vitis apiana); in seguito fu chiamato muscau o muscadellu; i suoi grappoli sono di dimensioni medio-piccole e dal caratteristico colore giallo paglierino, dal sapore intensamente armonico. Il Mo` utilizzato prevalentemente per scato e la vinificazione.

Moscato di Cagliari Vino bianco DOC prodotto in tutti i comuni della provincia di Cagliari e in alcuni comuni delle province di Oristano e di Nuoro, utilizzando esclusivamente il vitigno del ` un vino dal colore giallo Moscato. E brillante, dal profumo intenso e caratteristico e dal sapore dolce e aroma` essere conservato in bottiglia tico. Puo ` prodotto in tre tipi: semper 4 anni; e plice a 15º, liquoroso dolce e liquoroso dolce riserva, a 17,5º.

Moscato di Sardegna Vino bianco prodotto in tutta la Sardegna con il vitigno del Moscato, utilizzato come base al 90% e integrato per l’altro 10% da ` un vino uve locali a bacca bianca. E giallo paglierino dal profumo ampio e delicato e dal sapore tipico dell’uva ` un classico vino da bere giomatura; e vane.

Moscato di Sardegna di Tempio Pausania Vino bianco prodotto in tutto il territorio della Gallura con uve del vi-

tigno Moscato, integrate fino a un massimo del 10% da altre uve locali a bacca bianca. Ha un colore giallo paglierino a riflessi dorati, un profumo intenso e carezzevole e un sapore dolce, fruttato e armonico.

Moscato di Sorso e Sennori Vino bianco prodotto nella Romangia con uve del vitigno Moscato; ha colore giallo ambrato carico, profumo intensamente aromatico e sapore dolce e ` essere conservato in bottipieno. Puo glia per qualche anno.

Moscerifi, Giovanni Cittadino pisano ` sec. XIII-ivi, dopo (Pisa, seconda meta 1330). Di famiglia popolare, prese `e parte alla vita politica della sua citta nel 1290 fu eletto tra gli Anziani. In se` in Sardegna dove fu nomiguito si reco nato camerlengo di Villa di Chiesa ` fu assediata (Iglesias). Quando la citta dagli Aragonesi gli furono consegnati i ´ proventi della vendita del pane perche provvedesse al pagamento delle ` . Dopo truppe che difendevano la citta ` in patria dove fu la sua caduta torno ancora impegnato in delicati uffici.

Moscoso Ossorio, Luis Vicere´ di Sardegna (Madrid 1660-ivi 1698). In carica dal 1690 al 1696. Dopo essere stato ambasciatore di Spagna a Roma, nel 1688 ´ di Valencia. Stabilifu nominato vicere ` l’antico regno fino al tosi qui governo ´ di 1690, anno in cui fu nominato vicere Sardegna; resse il governo dell’isola fino al 1696, preoccupandosi di risanarne le finanze e di risollevarne in qualche modo l’economia. Terminato ` a Madrid, dove il suo mandato, torno morı` ancora giovane.

Mosidano Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato di Torres, compreso nella curatoria del Monteleone. Era posto in loca` Santu Sadurinu nelle campagne di lita ` in Padria. Entro il secolo XII passo mano ai Doria in seguito ai matrimoni

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Mossa di alcuni membri della famiglia con principesse della casa giudicale. Aveva una economia molto sviluppata ed era popoloso. Quando la dinastia giudicale di Torres si estinse, i Doria lo inserirono nel loro stato. Avendo quindi essi prestato omaggio al re d’A` a far ragona, dopo la conquista entro parte del Regnum Sardiniae. Nel 1325, ` , i Doria si ribellarono e M. dipero venne uno dei centri del sistema militare che essi svilupparono per combattere contro gli Aragonesi. Durante le operazioni belliche, pur rimanendo nelle loro mani subı` gravi danni e co` a spopolarsi; quando poi nel mincio 1363 il Monteleone fu attaccato dalle truppe arborensi, nonostante il disperato tentativo di difesa fatto da Brancaleone Doria, il villaggio fu occupato. In ` Eleonora seguito Brancaleone sposo d’Arborea e cosı` villaggio e territorio tornarono in suo possesso; dopo la caduta del giudicato M., ormai ridotto a ` nelle mani di Nicolo ` poche case, passo ` fino al 1436, Doria, che lo conservo quando fu espugnato il castello di Monteleone. Caduto in mano aragonese, M. fu concesso in feudo a Pietro Spano, che nel 1443 lo vendette ai De Ferraria. Nei decenni successivi il villaggio si ` completamente ed entro la spopolo fine del secolo scomparve.

Mossa Famiglia cagliaritana (secc. XVIII-XIX). Le sue notizie risalgono al secolo XVIII; era di condizione molto agiata e i suoi membri possedevano alcune tonnare ed esercitavano le professioni liberali, prevalentemente l’avvocatura. Nel 1815 con un Luigi, giudice della Reale Udienza, ottenne il ca`; suo fivalierato ereditario e la nobilta glio Francesco, anche lui giudice della Reale Udienza, fu creato conte nel 1848. La sua discendenza si estinse alla fine dell’Ottocento.

Mossa, Antonio Avvocato, scrittore

` sec. XIX-ivi, (Sassari, seconda meta sec. XX). Repubblicano, condivise le posizioni di Filippo Garavetti e del suo gruppo sassarese. A partire dal 1905 fu eletto ripetutamente consigliere comunale di Sassari. Difese con ` l’Universita ` quando ne fu venvivacita tilata la soppressione. Collaboratore de ‘‘La Nuova Sardegna’’, in occasione del primo centenario dei moti angioyani scrisse un opuscolo celebrativo, Centenario dell’entrata in Sassari di Giov. Maria Angioy (1796-28 febbraio 1896), stampato a Sassari da Dessı`. Col` all’‘‘Avvenire di Sardegna’’, su laboro ` tra l’altro l’articolo Cocui pubblico stumi sardi, 1877.

Mossa, Antonio Giorgio Giornalista, organizzatore culturale (n. Roma ` 1929). Risiede a Iglesias: dalla sua citta ha collaborato ai programmi giornalistici della RAI e a diversi quotidiani. Ha fondato negli anni Sessanta l’associazione culturale Lao Silesu e subito dopo ha istituito il premio ‘‘Iglesias’’ di giornalismo e, in seguito, anche di saggistica, che, patrocinato dal Consiglio regionale, ha al suo attivo numerose edizioni. Grande appassionato di mu` impegnato nella diffusione sica, si e `e della cultura musicale nella sua citta nella rivalutazione dell’opera di Silesu, stabilendo legami con gli ambienti milanesi della lirica. Ha al suo attivo anche tre romanzi storici, nei quali ha messo a frutto il fascino della storia medioevale di Villa di Chiesa e dell’Iglesiente: Morado (1987), Il clan dei claudicanti (1997) e La sfinge di Montevecchio (1998). Anche molti dei suoi articoli giornalistici sono legati alla ` . Fra gli altri L’asstoria della sua citta sedio di Iglesias, ‘‘L’Unione sarda’’, 1964; Sant’Angelo di Modigliani, ‘‘L’Unione sarda’’, 1966; Gli ebrei in Sardegna, ‘‘La Nuova Sardegna’’, 1970; L’eresia in Sardegna, ‘‘La Nuova Sarde-

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Mossa gna’’, 1970; Famiglie pisane in Sardegna. Gli Alliata banchieri e diplomatici, ‘‘La Nuova Sardegna’’, 1970; Tra storia e leggenda l’argento in Sardegna, ‘‘Sardegna economica’’, 1972; Iglesias, in La Sardegna. Enciclopedia (a cura di M. Brigaglia), I, 1982; L’inquisizione in Sardegna, ‘‘Tuttoquotidiano’’, 1975. Cura anche, in genere in concomitanza con le manifestazioni del premio ‘‘Iglesias’’, la pubblicazione di una rivista annuale, ‘‘Argentaria’’.

Mossa, Lorenzo Giurista (Sassari 1886-Pisa 1957). Figlio dell’avvocato ` da giovanissimo Antonio, partecipo alla vita politica sassarese, schierato nel gruppo radico-repubblicano che faceva capo a Filippo Garavetti. Laureato in Giurisprudenza a Genova nel 1907, allievo del commercialista Angelo Sraffa, dal 1909 prese a collaborare con prestigiose riviste giuridiche e nel 1914 conseguı` la libera docenza in ` Diritto commerciale. Dal 1917 insegno ` di Camerino paspresso l’Universita sando nel 1921 a Sassari, nel 1922 a Ma` cerata, nel 1923 a Cagliari, dove opero fino al 1926, quando si trasferı` all’Uni` di Pisa. A Pisa continuo ` a inseversita gnare fino al 1956, anno in cui fu collo` le opere che cato a riposo, e pubblico gli diedero maggior fama. Durante la guerra, nel 1944, aveva perduto il figlio Renzino, saltato su una mina subito ` consi`. E dopo la liberazione della citta derato tra i grandi scienziati italiani del Diritto commerciale. Tra le sue ` importanti, Il contratto di opera piu somministrazione, 1914; L’inefficacia della liberazione dell’assemblea nella so` per azioni, ‘‘Rivista di diritto comcieta merciale’’, 1915; Il diritto dello che`que, `1919; Ordinamento cambiario dello che que, 1921; Il diritto del lavoro, 1922; Problemi fondamentali del diritto commerciale, ‘‘Rivista di diritto commerciale’’, 1926; L’impresa nell’ordine corporativo,

1926; Domenico Alberto Azuni, ‘‘Studi sassaresi’’, VI, 1, 1927; Saggio critico per il nuovo codice di commercio, 1927; Il diritto dell’impresa, 1927; La dichiarazione cambiaria, ‘‘Annali delle Univer` toscane’’, 1929; Modernismo giurisita dico, ‘‘Archivio di studi corporativi del` di Padova’’, 1930; Saggio l’Universita legislativo per il contratto di assicurazione, 1931; Principios del derecho eco´mico, 1934; La cambiale secondo la no nuova legge, 1935; Compendio di diritto di assicurazione, 1936; Diritto commerciale, 1937; Giuristi di Sardegna, in Scritti in onore di Flaminio Mancaleoni, 1938; Lo che`que e l’assegno circolare secondo la nostra legge, 1938; Ricordi mazziniani in Sardegna, ‘‘Critica politica’’, ` di Sassari e la VIII, 5, 1944; L’Universita rivoluzione angioyana, ‘‘Il Ponte’’, VII, 9-10, 1951; Giuristi in Sardegna, 1952; La libera socializzazione, 1952; Trattato del nuovo diritto commerciale secondo il Codice civile del 1942, 3 voll., 1953.

Mossa, Luigi Botanico (n. Cagliari, sec. XX). Dopo la laurea ha intrapreso la ` carriera universitaria; attualmente e professore di Botanica presso l’Uni` di Cagliari e direttore di quelversita l’Orto Botanico. Tra i suoi scritti: La giara di Gesturi (con Bruno Demartis), 1991.

Mossa, Paolo Poeta (Bonorva 1821-ivi 1892). Nato da una famiglia di condizione agiata, in mancanza del padre, morto prematuramente, fu avviato agli studi da un sacerdote. Giunse sino a quelli universitari, a Sassari, ma, innamoratosi di una ragazza del luogo, li ` per sposarla; fece ritorno abbandono al paese quindi nuovamente a Sassari dove, nel 1846, la moglie morı` di parto lasciandogli una figlia. Tornato al paese – riferisce Pietro Nurra, ben informato sulla sua biografia – , «si de` allo studio dei classici italiani e dico latini, traendone dei vantaggi per la

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Mossa ` d’un sua Musa dialettale, che si levo tratto sulla schiera dei compagni d’arte e per l’incantevole armonia dello stile e per l’aurea castigatezza della lingua». In seguito prese ancora moglie, per poi rimanere nuovamente vedovo. A partire dal 1861 fu a lungo consigliere provinciale e nel 1892, ` politiche, fu forse a causa di rivalita ´, assassinato da due sicari a Nurape nella campagna di Bonorva. Del delitto ` famigerati banfurono accusati i piu diti logudoresi del suo tempo, ‘‘Cicciu’’ Derosas e Luisu Delogu. Istruito e bilingue, «appartenente alla borghesia urbana dal lato paterno [il padre era farmacista] e alla borghesia rurale dal lato materno – ha scritto Michelangelo Pira – , culturalmente egli stava di ` in alto di quel qualche gradino piu ceto semicolto che Alberto M. Cirese ` attivo me(=) ha indicato come il piu diatore poetico tra cultura nazionale e ` attivi colcultura regionale». Fra i piu laboratori della rivista di Enrico Costa ` ‘‘La Stella di Sardegna’’, non si curo mai di raccogliere in volume le sue poesie, che ora si possono leggere in Paulicu Mossa, Tutte le poesie e altri scritti, prefazione di Michelangelo Pira, 1978; seconda edizione, con (in ` ) uno scritto di Paolo Pillonca, piu 1993, e in Paolo Mossa, Opera omnia (a cura di Angelo Dettori e Tore Tedde), 1979, due volumi. L’atteggiamento di M. verso il mondo che cantava in versi lo` stato (proprio dall’una algudoresi e l’altra di queste due raccolte) oggetto di discussioni e di polemiche, volte a ` ’’ di stabilire il tasso di ‘‘autenticita questa poesia fortemente ispirata alla lezione dei classici italiani, «‘‘popolare’’ – ha scritto M. Pira – dal punto di vista dei modi e della diffusione di ` massa nell’area logudorese in cui e ` cosı` usata la lingua di Paulicu». Capito che Pira e Brigaglia (che aveva notato

nella sua poesia «un’aria disincantata di divertimento» e sottolineato «il gusto del poeta, raffinato e attentissimo a seguire il giro musicale delle strofe») fossero accusati di essere detrattori di ` , insieme con Montaun poeta che e ` letterato e insieme il piu ` naru, il piu ‘‘classico’’ dei poeti che hanno scritto in sardo. L’accusa nasceva da un eccesso di affetto per il poeta: «Il modulo che Paulicu insegue e realizza – scrive ` soprattutto canoro. Egli ancora Pira – e ha una concezione strumentale della ´ la usa in funpoesia soprattutto perche ` che di valori zione di effetti canori piu semantici. Anche nelle due poesie in ` ispirato da un sentimento procui e fondo (In morte di Gisella e Baddemala) il cantore prende subito la mano al poeta per imporgli la propria misura. ` promettenteL’inizio di Baddemala e mente petrarchesco: ‘‘Cantas tristas memorias m’ischidas / in s’attonita mente, o Baddemala!’’». Tra i suoi scritti: Il regno d’Italia, canto, 1861; Poesie sarde logudoresi, con traduzione italiana dello stesso autore, ‘‘La stella di Sardegna’’, II, 1875; sotto il titolo Poesie sarde suoi componimenti vennero pubblicati in diversi numeri di ‘‘La stella di Sardegna’’ fra il 1876 e il 1886, in queste annate: III, 1876; IV, 1877; VIII, 1879; IX, 1885. Tra gli altri suoi scritti: Proverbi sardi, ‘‘La stella di Sardegna’’, X, 1886; Flora amada, 1913; Donnu Donadu. Sa tempesta, 1914; Cantones de amore: sos amantes. Ite pensamus fagher, 1925; In morte di Gisella. Unu iscrupulu de cusienzia, 1927; Cantones de amore, 1927; Sa mariposa, ‘‘Il Nuraghe’’, VI, 1, 1928; Poesie, a cura di Stefano Susini, 1928.

Mossa, Quintino Insegnante, studioso di tradizioni popolari (n. Villasalto 1942). Laureato in Pedagogia nell’Uni` Cattolica di Milano, ha inseversita ` stato preside di gnato fino al 2004: e

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Mossa scuola media e dal 1999 preside dei corsi per l’insegnamento di Lingua e Cultura italiane nella Patagonia argentina. Dal 1985 al 1992 consigliere comunale e assessore alla Pubblica Istruzione di Palau, dove vive dal 1946. Ha al suo attivo diversi volumi dedicati in ` tradizionale particolare alla civilta gallurese, La Pricunta. Amicizia, Amore, Matrimonio, Onore (con Nicolino Cucciari), prima ed. 1987; Stazzi di G a l l u r a n e l t e m p o ( c o n Ta t i a n o ´la: origine e crisi Maiore), 1993; L’Aglio delle consuetudini agricolo-pastorali negli stazzi di Gallura, 1994; La Re´ula. Fiabe di magia, racconti di paura, no`. Giovelle bilingui di Gallura, 2001; Abo chi di strada in un villaggio della Gallura, 2004. Ha curato una vasta raccolta di oggetti della cultura materiale degli stazzi galluresi, che, donata al Comune di Palau, costituisce ora il Museo Etnografico del paese.

Mossa, Stanislao Religioso (Sassari, ` sec. XVIII-Napoli 1825). seconda meta Vescovo di Ampurias e Civita nel 1823. Uomo di grande cultura, laureato in Teologia, divenuto sacerdote fu per molti anni parroco di San Donato nella ` natale. In seguito si trasferı` a sua citta Napoli, dove nel 1823 lo raggiunse la nomina a vescovo di Ampurias e Civita; ` nella citta ` partenopea nel morı` pero 1825 prima di prendere possesso della diocesi.

Mossa, Vico Architetto e storico dell’architettura (Serramanna 1914-Sassari 2003). Conseguita la laurea in Architettura, ha ottenuto la libera docenza in Storia dell’Architettura. Venuto a Sassari da Roma, dove aveva studiato, fu subito ‘‘precettato’’ da Filippo Figari per insegnare in quell’Istituto statale d’Arte per la Sardegna che Figari aveva sviluppato su una precedente scuola comunale di incisione creata da Stanis Dessy. Da quel mo-

mento M. fu una delle colonne dell’Isti` a lungo fino al motuto, dove insegno mento del ritiro. Contemporanea` mente si segnalava come uno dei piu attivi architetti dell’isola: ha progettato borgate agricole e portuali; ha restaurato la basilica di Porto Torres e il Teatro civico di Sassari; ha studiato a fondo i problemi dello sviluppo dell’urbanizzazione, accompagnando que` professionale con numerosi st’attivita scritti, tanto sulla stampa isolana, quanto in volumi. Tra questi: Note sul piano regolatore di Sassari, ‘‘L’Isola’’, 1941; Oristano gialla e nera, ‘‘L’Unione sarda’’, 1941; Per l’architettura in Sardegna, 1944; Dilettantismo e ricostru` sarde, ‘‘Essere Roma’’, zione delle citta 1945; Novecento stile sardo e cosı` via, ‘‘Riscossa’’, 1946; Architetture dipinte, in Giuseppe Biasi, 1947; I misteri di San Gavino, 1947; Ricognizione delle reliquie dei Ss. Martiri turritani, ‘‘San Gavino’’, III, 11-12, 1947; Considerazioni su l’architettura rustica e l’urbanistica paesana in Sardegna, ‘‘Bollettino tecnico del Circolo culturale degli Ingegneri e architetti sardi’’, 1948; Il camposanto di Ploaghe, ‘‘Ichnusa’’, I, 1948; Recenti restauri nella chiesa di San Gavino di Porto Torres, ‘‘Studi sardi’’, VIII, 1948; Singolare accorgimento costruttivo in alcune chiese sassaresi, ‘‘Bollettino tecnico del Circolo culturale degli Ingegneri e Architetti sardi’’, I, 1948; Sull’origine dei portali monumentali di cam` della Sarpagna eretti in alcune localita degna, ‘‘Studi sardi’’, IX, 1950; Meda` : Sassari, ‘‘Le Vie d’Itaglione di citta lia’’, LVI, 1, 1950; Le cumbessias o muristenis, ‘‘Ichnusa’’, II, 1, 1950; L’urbanistica e l’architettura volto della rinascita, ‘‘Rassegna economica della Rinascita sarda’’, 1950; Scenografie di Castelsardo, ‘‘Ichnusa’’, II, 4, 1950; Profilo di Oristano, ‘‘Ichnusa’’, III, 4, 1951; Carattere di Alghero, ‘‘Ichnusa’’, III, 8,

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Mossa ` : Cagliari, ‘‘Le 1951; Medaglione di citta Vie d’Italia’’, LVIII, 1, 1951; L’architettura nuragica, ‘‘Il Ponte’’, VII, 9-10, 1951; Bacini ceramici in Sardegna, ‘‘Faenza’’, XXXVIII, 1952; Esigenze ambientali e premesse urbanistiche per lo sviluppo del turismo in Sardegna, in Atti del I Convegno per l’Industrializzazione in Sardegna, 1953; Delineamenti di un programma urbanistico per la Sardegna, ‘‘Bollettino tecnico’’, 1-2, 1953; Architettura religiosa minore in Sardegna, 1953; Indagine sulla situazione urbanistica in Sardegna, ‘‘Bollettino tecnico del Circolo culturale degli Ingegneri e Architetti sardi’’, 1, 1955; Forme dell’artigianato sardo nella casa di ieri e di oggi, ‘‘Ichnusa’’, 18, 1957; Architettura domestica in Sardegna. Contributo per una storia della casa mediterranea, 1957; Rilievi e pensieri sul patrimonio monumentale di Porto Torres, ‘‘Studi sardi’’, XIV-XV, 1958; Breve storia urba` di Cagliari, ‘‘L’Unione nistica della citta sarda’’, 1959; L’architettura del Palazzo, in Cento anni della Provincia di Sassari 1860-1960, 1960; Problemi urbanistici ed edilizi in rapporto agli insediamenti umani in Sardegna nel quadro della rinascita dell’isola, in Atti del VI Congresso nazionale Edilizia e Abitazione, Cagliari 1960, 1960; Altari lignei dorati nelle chiese di Sassari, in Saggi di storia dell’Architettura in onore di V. Fasolo, 1961; Dai nuraghi alla rinascita, 1961; Architetture sassaresi, 1965; Architettura dell’Ottocento nella Sardegna settentrionale, in Atti del XIII Congresso internazionale di storia dell’Architettura, I e II, 1966; Il comprensorio turistico occidentale della Sardegna, 1971; Temi attuali in urbanistica e architettura in Sardegna, ‘‘La Programmazione in Sardegna’’, 1971; Studio dei piani territoriali paesistici della Sardegna, in Atti della Tavola rotonda ‘‘Politica dell’Ambiente naturale in Sarde-

` che nell’arma dei gna’’, 1972; Com’e sardi e` caduta la benda sugli occhi dei quattro mori, ‘‘La Nuova Sardegna’’, ` 1973; Il tessuto urbanistico delle citta storiche sarde e le dignitose case malsane, ‘‘La Programmazione in Sardegna’’, 53-54, 1974; La via delle ciliegie e della neve era una sola, ‘‘La Nuova Sardegna’’, 1974; Note sulla tutela del paesaggio in Sardegna, 1974; Sardegna imprevista, 1975; La cosiddetta moneta di Metalla e il tempio di Antas, ‘‘Quaderni di Numismatica’’, 4, 1976; Centri storici ` , ‘‘La Grotta della Vicrogiuoli di civilta ` in Sarpera’’, II, 7, 1977; Natura e civilta degna in cento schede. Guida ai beni ambientali e culturali, 1980; Architettura e paesaggio in Sardegna, 1981; Su due ipotesi costruttive riguardanti la Basilica turritana e la Cattedrale di Sassari, ‘‘Archivio storico sardo di Sassari’’, VIII, 1982; Dal gotico al barocco in Sardegna, 1982; L’architettura dal Medioevo all’Ottocento e L’arte popolare, in La Sardegna. Enciclopedia (a cura di M. Brigaglia), I, 1982; Vicende e storiografia dell’urbanistica in Sardegna, in La ricerca storica sulla Sardegna, ‘‘Archivio storico sardo’’, XXXIII, 1982; Architetture attraverso i secoli, in La Pro` e arte, 1983; vincia di Sassari. Civilta Gaetano Cima architetto, ‘‘Archivio storico sardo’’, IX, 1983; Sassari e il suo volto (con Aldo Cesaraccio), 1983; Il ` di oggi (con nuovo e l’antico nella citta Enrico Milesi), in La Sardegna. L’uomo e le coste (a cura di Angela Terrosu Asole), 1983; Artigianato sardo, 1983; Architetture medioevali di Sassari, in `, Gli Statuti Sassaresi. Economia, societa istituzioni a Sassari nel Medioevo e nel` Moderna. Atti del Convegno di l’Eta studi 1983 (a cura di Antonello Mattone e Marco Tangheroni), 1986; Oristano e il suo volto (con Giuseppe Pau), 1986; Vicende architettoniche del campanile gotico-catalano di Serramanna, ‘‘Archivio

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Mossa Filippi storico sardo di Sassari’’, XIII, 1987; Temi d’arte e d’ambiente in Sardegna, 1987; San Gavino di Torres. Impianto, inserti, restauri, 1988; Con maestri d’arte e di muro, 1989; Sul ruolo che ebbero gli addetti di alcune architetture dell’isola, ‘‘Archivio storico sardo di Sassari’’, XV, 1991; Le residenze nobiliari in Sardegna, ‘‘Sacer’’, I, 1, 1994; Sugli autori di due importanti architetture di Sassari, ‘‘Sacer’’, II, 2, 1995; Le vicende dell’architettura in Sardegna, 1995; Il carattere settecentesco del centro storico di Sassari, previa lettura di una pregevole carta del 1829, ‘‘Sacer’’, III, 2, 1996; Brevi note di architettura della Gallura, ‘‘Almanacco gallurese 1999-2000’’, 1999.

Mossa Demurtas, Mario Pittore, scrittore e giornalista (Sassari 1891-Rio de Janeiro 1966). Dopo aver conseguito la laurea in Legge preferı` dedicarsi alla pittura, per la quale aveva una particolare predisposizione. Amico fraterno di Giuseppe Biasi, fece parte del gruppo di artisti sassaresi che ruotava attorno al maestro. Nel 1913 aderı` alla prima Secessione romana; tornato in Sardegna insieme all’amico, percorse l’isola in lungo e in largo, disegnando, dipingendo e interessandosi agli ` diversi della realta ` tradiaspetti piu zionale sarda, ‘‘inventando’’, insieme con Biasi, la pittura sarda di folclore. ` come autore Nel frattempo si affermo di ritratti di personaggi della borghe` a esporre con sia sassarese e comincio ` d’Italia. A successo in numerose citta Roma aprı` uno studio con Tarquinio Sini – raccontano Giuliana Altea e Marco Magnani – , accostandosi «agli ambienti del cinema, eseguendo ritratti di celebri dive dell’epoca, come Pina Menichelli e Gabriella Besanzoni; per quest’ultima disegna nel 1921 un costume d’Orgosolo che riceve il premio per il miglior costume ita-

liano al Gran Ballo dell’Hotel Excelsior, dove la cantante era accompagnata dal pittore in costume teuladino». («De Murtas-Teulada» firmava in questo periodo le sue opere, in ricordo di un allegro soggiorno in quel villaggio insieme a Biasi). Collaborava anche, dal 1914, al ‘‘Giornale d’Italia’’, allora molto diffuso, firmando‘‘Il sardo ` con in frak’’. Nel 1922 scrisse e illustro T. Sini un libro di racconti, intitolato ´ gli uomini a Tiule` non portano le Perche mutande, di cui la critica non seppe apprezzare l’intento parodistico. Seguendo la scelta fatta dall’amico, nel 1924 decise di lasciare l’Italia, ma a differenza di lui (che era andato in Libia), dopo alcune peregrinazioni si stabilı` in ` perfettamente negli Brasile; si integro ambienti artistici di questo paese. A ` degli anni Quaranta abbandono ` meta la pittura e divenne un apprezzato critico cinematografico e regista della TV brasiliana, di cui fu anche dirigente. Morı` mentre era intento ad «organizzare una grande mostra degli artisti sardi della sua generazione a Rio de Janeiro: le sue opere vi figureranno postume», cosı` Giuliana Altea e Marco Magnani.

Mossa Filippi, Francesco Avvocato, giurista e uomo politico (Bitti 1807-Cagliari 1874). Dopo aver conseguito la laurea in Legge, intraprese la carriera universitaria. A partire dal 1850 fu professore di Diritto civile e di Storia del ` di Diritto italiano presso l’Universita Cagliari; nel 1860 fu eletto deputato al Parlamento subalpino per la VII legislatura nel collegio di Bitti, ma il suo mandato non fu convalidato; contemporaneamente fu eletto anche consigliere provinciale di Cagliari. Compaesano, quasi coetaneo e grande amico di Giorgio Asproni, ebbe con lui intensa frequentazione per tutta la vita. ` nel 1848, sul ‘‘Popolo’’, un Scrisse gia

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Mossa Pirisino articolo In difesa del canonico Asproni. Il Diario asproniano reca numerose testimonianze dei rapporti conM.F. (il 23 ` scritto: «Stassera ho visto luglio 1855 e F.M.F. che aspetta ancora la provvidenza per la Cattedra che ha domandato e che gli si deve per giustizia. Quanto non suda il merito per avere un premio dal governo di Piemonte, ` specialmente quando il meritevole e ` nato in Sardegna!»). Nel 1866 si ritiro dalla vita politica, nel 1874 fu collocato `. in pensione dall’Universita

Mossa Pirisino, Mario Giornalista (Sedini 1923-Cagliari 1968). Professionista nel 1946, fu un apprezzato redattore de ‘‘L’Unione sarda’’ e cronista sportivo de ‘‘L’Informatore del Lunedı`’’. Fu quindi capo dell’Ufficio Stampa della Regione sarda ai tempi delle giunte Delrio. Morı` prematuramente a Cagliari nel 1968.

‘‘Mostakel, El’’ Giornale in lingua araba, pubblicato a Cagliari dal marzo 1880 all’aprile 1881. Settimanale, fu ideato e diretto dal giornalista Gio` vanni De Francesco, che a Cagliari gia dirigeva il quotidiano ‘‘L’Avvenire di Sardegna’’ (=). Pubblicato nel momento di massima tensione fra Italia e Francia in Tunisia, si proponeva di difendere gli interessi italiani (e di capitalisti cagliaritani) nelle miniere nordafricane. Redatto da un giornalista di origine libanese, Giuseppe Bokos, e composto da due tipografi provenienti anch’essi da Beirut (uno dei quali, se` , si chiacondo le ricerche di Tito Orru mava Zain-Zain), il giornale – che aveva raggiunto una tiratura di 1500 copie ed era diffuso in diversi luoghi di lavoro della Tunisia – dovette cessare le sue pubblicazioni quando i tre arabi abbandonarono Cagliari senza preavviso.

Mostazaffo Funzionario di grado ele` vato dell’amministrazione delle citta

regie della Sardegna, che aveva il compito di sovrintendere a diverse funzioni legate all’approvvigionamento ` e al suo sviluppo dei viveri della citta edilizio. In particolare vigilava sulla ` delle merci, sui pesi e sulle miqualita sure in uso nei mercati pubblici della ` e sulle attivita ` dell’edilizia. Per la citta realizzazione dei suoi compiti aveva la ` di emanare bandi sul commerfacolta cio delle derrate, di imporre calmieri ` , di comsui generi di prima necessita minare contravvenzioni a chi violasse le sue disposizioni. La sua azione era affiancata da impiegati che materialmente provvedevano alla vigilanza, al sequestro delle merci non in regola e alla riscossione delle contravvenzioni. Veniva nominato annualmente dai ` (in genere l’ufficonsiglieri della citta cio veniva offerto al consigliere capo uscente); le sue funzioni furono minuziosamente regolamentate nel 1644 e rimasero cosı` definite fino al 1809, quando l’ufficio fu posto sotto il controllo di un ispettore dell’annona. Con la riforma dei Consigli civici del 1836, l’ufficio del m. fu abolito e le sue funzioni attribuite al Consiglio dei provveditori e agli Edili.

Mostella = Zoologia della Sardegna Motociclismo Agli inizi del Novecento appaiono in Sardegna le prime motociclette: biciclette a motore di fabbricazione francese o svizzera, come la Peuˆ ve e la Motosacoche. Si geot, la Moto Re racconta di una gita del sassarese ingegner Delitala che nel 1904 con la sua ´ il Motosacoche (chiamata cosı` perche motore era racchiuso in una tasca di ` aveva raggiunto lamiera) dalla citta Mores in soli trenta minuti. La cosa fece scalpore, cosı` come nel 1908 il conte di Monasterolo che con la sua Peugeot ‘‘invadeva’’ con spericolate evoluzioni il velodromo Amsicora – tempio sacro all’atletismo – cimentan-

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Motzo dosi nel chilometro da fermo. Nel decennio successivo si assiste alla disputa di ‘‘sfide’’ di resistenza anche su ` la SEF Torres lunghi percorsi, ma sara a organizzare nel 1928 la prima gara motociclistica ufficiale, sul percorso Sassari-Tempio-Terranova-Ozieri-Sassari. Nello stesso anno nasce il Moto Club Sassari. Ma un vero e proprio boom di manifestazioni motociclistiche si verifica negli anni Trenta, quando la motocicletta raggiunge una notevole diffusione anche nell’isola. ` significative, nel 1933 il Tra le gare piu circuito di Cagliari, vinto da Roberto Sorcinelli, e l’anno successivo la Ca` vinta dal cagliari-Sassari di velocita gliaritano Vinicio Agostinelli (Bianchi 500cc) alla media di 85 kmh davanti al sassarese Pompeo Solinas (Guzzi 500). I primi circuiti cittadini attirano moltissimo pubblico e concorrenti famosi dal continente: a Cagliari il Circuito ‘‘Mario Mameli’’ nel 1936, a Sassari il Circuito ‘‘Baldo Morgana’’ nel 1938. I migliori piloti di questo periodo sono Nino Sechi, Raimondo Lepori e Angelo Pasquali. Dopo la parentesi della guerra la motocicletta cambia completamente destinazione d’uso: da mezzo di svago e da viaggio destinato a pochi eletti diventa veicolo popolare, specie con l’avvento dello scooter, accompagnato da una grande diffusione dei ciclomotori e delle motoleggere. Per tutte queste categorie di motocicli si ` , di regolaorganizzano gare di velocita ` , gimcane. Resistono anche alcune rita ‘‘classiche’’ come la Scala di GioccaOsilo, e anche circuiti cittadini, ora in funzione regolaristica; nasce anche il Giro della Sardegna vespistico. Ma l’u` in circuito del donica gara di velocita ` per alcune edipoguerra si svolgera zioni negli anni Sessanta nella zona ` ‘‘motociclistica’’ della Sardegna: piu Oristano. Il Circuito di Torregrande,

prova del campionato italiano juniores ` cimentarsi con 125, 175 e 250cc, vedra alcuni dei futuri campioni del motociclismo nazionale anche qualche elemento locale, come il cagliaritano Luciano Mele (Morini 175). Con la crisi della motocicletta, iniziata alla fine degli anni Sessanta, la Sardegna viene riscoperta come terreno ideale per importanti gare anche internazionali del cosiddetto ‘‘enduro’’, sull’onda del successo di competizioni off road come la Parigi-Dakar. Intanto, sempre a partire dagli anni Settanta, hanno grande svi` come il motoluppo altre specialita cross e il trial e la Sardegna, nell’ambito dello sviluppo turistico degli ul` spesso sede di raid dedicati timi anni, e a motociclette d’epoca provenienti dal continente e anche dall’estero. Grande ` impulso al motociclismo di velocita viene dato dal 2003 dalla realizzazione, nei pressi di Mores, di un circuito costruito dall’ex pilota automobilistico sassarese Uccio Magliona e dedicato ` presial marchese Franco Di Suni, gia dente dell’ACI di Sassari e grande organizzatore sportivo del secondo dopoguerra. [GIOVANNI TOLA] ` importanti Motorra Dolmen tra i piu della Sardegna. Si trova nelle campagne di Dorgali, e risale alla cultura di ` del III millennio a.C.). Ozieri (meta ` una costruUnico dolmen a corridoio, e zione ottenuta dalla disposizione in circolo di lastroni squadrati e coperti da un tumulo; si accede al suo interno da un andito, anch’esso delimitato da pareti a lastroni, che conduce a un altro ambiente circolare. Tra le suppellettili sono compresi un brassard, perline di calcedonio, una scheggia non lavorata di ossidiana, uno schema osseo di testina umana, diverse ceramiche.

Motzo, Bacchisio Raimondo Storico (Bolotana 1883-Napoli 1970). Nel 1905,

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Motzo dopo la laurea in Teologia, si fece sa` anche in cerdote. Nel 1909 si laureo Lettere a Torino e successivamente prese a perfezionarsi in Filologia. Coinvolto nella polemica modernista, ` l’abito talare. Dal 1926 al 1953 lascio ` presso l’Universita ` di Cagliari insegno ` di dove fu a lungo preside della Facolta Lettere; dal 1935 fu membro della Deputazione di Storia patria e di altre prestigiose accademie. Diede impulso alla fondazione della rivista ‘‘Studi sardi’’; nel 1943 3800 volumi della sua biblioteca e 27 buste di documenti andarono distrutti sotto i bombardamenti degli Alleati. Tra i suoi scritti: Donazione dell’isola sulcitana a Sant’Antioco, ‘‘Archivio storico sardo’’, XIII, 1920; Registri delle Collettorie pontificie in Sardegna nel secolo XIV, ‘‘Archivio storico sardo’’, XIII, 1921; Cessione dell’isola di Sardegna a Casa Savoia (17201920), 1921; La vita e l’ufficio di San Giorgio vescovo di Barbagia, ‘‘Archivio storico sardo’’, XV, 1-2, 1924; Patrimonio della chiesa sulcitana nella prima ` del secolo XIII, ‘‘Archivio storico meta sardo’’, XV, 1924; San Saturno di Cagliari, ‘‘Archivio storico sardo’’, XVI, 1926; Una donazione inedita di Agnese e Guglielmo giudici di Cagliari, ‘‘Studi cagliaritani di Storia e Filologia’’, I, ` bizantina in Sar1927; Barlumi dell’Eta degna, ‘‘Studi cagliaritani di Storia e Filologia’’, I, 1927; Studi di storia e di filologia, I, 1927; Torchitorio di Cagliari o Torchitorio di Gallura, ‘‘Studi cagliaritani di Storia e Filologia’’, I, 1927; La passione di Sant’Antioco, ‘‘Studi cagliaritani di Storia e Filologia’’, I, 1927; La passione dei Santi Gavino, Proto e Gianuario, ‘‘Studi Cagliaritani di Storia e Filologia’’, I, 1927; Modo di abitare degli antichi in rapporto con i nuraghi, in Atti del Convegno archeologico in Sardegna, Cagliari giugno 1926, 1929; Opera civile di Roma antica in Sardegna, 1931; Posi-

zione dei ‘‘Montes Insani’’ della Sardegna, 1931; La cessione della Sardegna a Casa Savoia, 1934; Sulle opere e i manoscritti di G.F. Fara, I, ‘‘Studi sardi’’, I, 1, 1934; Norake e i fenici, ‘‘Studi sardi’’, I, 1934; La passione di San Lussurio o Rossore, ‘‘Studi sardi’’, I, 1934; Cesare e la Sardegna, ‘‘Studi sardi’’, I, 1935; Lo compasso da navegare, ‘‘Archivio storico sardo’’, XX, 1-2, 1936; La Sardegna nel compasso da navigare del sec. XIII, ‘‘Archivio storico sardo’’, XX, 3-4, 1937; Le entrate dell’arcivescovo di Torres ` del sec. XIV, ‘‘Studi sardi’’, verso la meta IV, 1940; Giuseppe Garibaldi al letto di morte di G. Asproni, ‘‘Studi sardi’’, V, ` storica della gente 1941; Continuita sarda, ‘‘Il Ponte’’, VII, 9-10, 1951; L’atti` guerriera di re Liutprando nei primi vita quattordici anni di regno, ‘‘Archivio storico sardo’’, XXIV, 1954; Un sigillo bizantino che interessa la Sardegna, ` an‘‘Studi sardi’’, XIV-XV, 1958; La piu tica figura di San Saturno, ‘‘Studi sardi’’, XIV-XV, 1958; Un progetto catalano per la conquista definitiva della Sardegna, in Studi storici in onore di Francesco Loddo Canepa, I, 1959; Note di cartografia nautica medioevale, ‘‘Studi sardi’’, XIX, 1967. Una raccolta dei suoi Studi sui bizantini in Sardegna e sull’agiografia sarda fu pubblicata a Cagliari per iniziativa della Deputazione di Storia patria nel 1987.

Motzo, Leonardo Ufficiale di carriera (Bolotana 1895-Cagliari 1974). Valoroso combattente nella Brigata ‘‘Sassari’’, percorse una brillante carriera arrivando al grado di generale di corpo ` un volume d’armata. Nel 1930 pubblico di storia e di ricordi sulla prima guerra mondiale, Gli intrepidi Sardi della brigata ‘‘Sassari’’, scritto, pur nella comprensibile commozione per gli eventi che vi venivano rievocati, con grande `: il ritratto che in attenzione alla verita quelle pagine viene fatto di Emilio

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Mucca pazza Lussu (allora riparato a Parigi e, come diceva la sua cartella presso il Casellario Politico Centrale, «pericoloso al` l’ordine Nazionale dello Stato») e esemplare non solo per la nitidezza delle descrizioni ma anche per il coraggio delle parole (M. era allora ancora in servizio): «Comanda la compagnia un uomo che dal principio della ` al suo posto di combattimento. guerra e ` l’uomo piu ` popolare della Brigata e E ` grande, il piu ` vadella Sardegna. Il piu ` sardo tra i sardi della loroso, il piu ` stato riedito – su ‘‘Sassari’’»). Il libro e un’edizione corretta dall’autore – nel 1980, dopo la sua morte, a cura di M. Brigaglia e ristampato nel 2007. Sempre sul tema della ‘‘Sassari’’ anche l’articolo Lussu e i valorosi del cognac, ‘‘La Nuova Sardegna’’, 1965.

Motzo Dentice di Accadia, Cecilia Studiosa di storia della filosofia (Napoli 1893-ivi 1981). Conseguita la lau` come crocerea nel 1917, si impegno rossina durante la prima guerra mon` all’indiale. Nel dopoguerra si dedico segnamento nei licei e nel 1922 conseguı` la libera docenza che le consentı` di intraprendere la carriera universita` Storia della Filosofia ria. Insegno ` di Cagliari dal 1925 presso l’Universita ` Bacchisio al 1954 dove conobbe e sposo Raimondo Motzo. Fu studiosa di ` , autrice di numerosi grande autorita lavori su Kant, su Tommaso Campanella, del libro La crisi religiosa degli ultimi decenni, apparso nel 1926, e di famosi manuali di Storia della Filosofia e di Storia della Pedagogia in uso nelle scuole. Tra i suoi scritti: Gli studi di storia della filosofia in Italia negli ultimi cinquant’anni, ‘‘Leonardo’’, 1926; Filosofia e Pedagogia negli Istituti Magistrali, 1927; Il preilluminismo, ‘‘Giornale critico di filosofia italiana’’, 1-4, 1927; Le radici storiche del libero pen` di Lettere siero, ‘‘Annali della Facolta

` di Cagliari’’, I-II, 1928; dell’Universita Intorno alla storia della filosofia in Ita` lia nel Settecento, ‘‘Annali della Facolta ` di Cagliari’’, di Lettere dell’Universita 1931; La concezione etica e politica di ` di Lettere Hegel, ‘‘Annali della Facolta ` di Cagliari’’, 1933-34, dell’Universita 1934-35, 1936; La supremazia dello stato in Tindal e in Bolingbroke, ‘‘Il giornale critico della filosofia italiana’’, 1936; Storia della Pedagogia, 3 voll., 19401942.

Moura y Melo, Francesco Vicere´ di ` sec. Sardegna (Spagna, prima meta XVII-Fiandre 1675). In carica dal 1657 al 1663. Marchese di Castel Rodrigo, era un diplomatico di carriera; per anni fu ambasciatore di Spagna in Germania negli anni che seguirono la fine della Guerra dei Trent’anni. Nel 1657 ´ di Sardegna e, una fu nominato vicere ` di esvolta assunte le funzioni, mostro sere sensibile ai problemi dell’isola; ` fu nominato vicere ´ della nel 1663 pero ` l’isola. Poco Catalogna e nel 1664 lascio dopo fu nominato governatore delle Fiandre.

‘‘Movimento sardo, Il’’ Quotidiano ‘‘politico amministrativo commerciale’’, di orientamento democratico, diretto da Giovanni Battista Tuveri e Giovanni Sulliotti, pubblicato a Cagliari tra il dicembre 1875 e l’ottobre 1876.

Moyran Famiglia cagliaritana (secc. XVII-XVIII). Le sue notizie risalgono al secolo XVII, quando ottenne il cavalierato ereditario nel 1681 con un Carlo Antonio, cassiere della Tesoreria reale. Egli fu ammesso allo Stamento militare nel 1688 durante i lavori del parlamento Monteleone; la sua discendenza si estinse nel corso del secolo XVIII.

Mucca pazza = Encefalopatia spongiforme bovina

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Mucedda

Mucedda, Mauro Fotografo (n. Sassari, sec. XX). Presidente dal 1971 del ` proGruppo Speleologico sassarese, e fondo conoscitore delle grotte della ´ studioso provincia di Sassari, nonche di chirotteri. Specializzato in fotogra` coautore di due libri fia speleologica, e sulle grotte dell’Algherese, La Grotta di Nettuno – sulla quale ha realizzato anche due guide turistiche – e Grotte di capo Caccia, 1997. Ha collaborato, con testi e immagini sulle grotte, alla redazione di vari volumi sulla flora e la fauna della Sardegna. Ha partecipato inoltre alla stesura dello studio scientifico preliminare sul Parco del Gennargentu, curando la parte relativa alle grotte e alla fauna cavernicola.

con essi una asprissima giornata per il monte Lerno. Credo di poter asserire – dichiarava a Bogino – non essere il mu´ una pecora selvaflone detto fuorche tica. Fra le altre prove ne ho questa, che il muflone e la pecora s’accoppiano, e il frutto nato da tale accoppia` fecondo anch’esso». mento e

Muflone «Il muflone (Ovis musimon) e` ` diffuso dell’isola». Cosı` l’animale piu Alberto Lamarmora nel suo Voyage en ` diffuso Sardaigne. E aggiungeva: «Vi e come ai tempi di Plinio e di Strabone: vive nelle montagne del massiccio centrale. L’ho visto spesso formare branchi di una cinquantina di esemplari; e ne ho visto anche nelle alture della Nurra e nei dintorni di Iglesias. UNA PECORA SELVATICA Al m. aveva ` nel 1774 dedicato diverse pagine gia Francesco Cetti nel suo I quadrupedi in Sardegna, stampato a Sassari in elegante edizione dal livornese Piattoli. Il ` anzi un soggetto cui il Cetti dedica m. e una particolare attenzione. Anzi, alla sua osservazione (sostengono Piero Sanna e Antonello Mattone nella edizione della Storia naturale di Sardegna del Cetti, curata per la ‘‘Bibliotheca sarda’’ della Ilisso, 2000) era probabilmente finalizzato il primo viaggio scientifico del Cetti nelle montagne dell’interno: «Per conoscere la natura del muflone, animale forse esistente in ` in altra parte d’Europa se non fosse gia Corsica, sono stato ne’ monti di Pattada a conferenza co’ cacciatori. Ho fatto

Muflone – L’Ovis Musimon, abitante caratteristico della montagna sarda (e di quella corsa), ha rischiato l’estinzione ` del Novecento. nella seconda meta

Il Cetti annoverava cosı` il m. come «terzo soggetto di nobilissima caccia» dei sardi dopo il cervo e il daino. Segnalava la sua presenza, oltre che sul Gennargentu, all’Argentiera, a Iglesias, Teulada e in particolare nelle al` e Nuoro: «il ture intorno a Budduso

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Mugaˆhid Ibn Abd Allah centro – aggiungeva – sembra in monte Pradu sopra Oliena», da cui il m. si sarebbe propagato fino a Fonni e di qui nel Sarrabus. Animale difficile da cacciare (il massimo di un macello, diceva, non poteva andare oltre il centinaio di ` era una deficapi), la sua stessa rarita nitiva smentita «per quei mirabili geografi [l’allusione era a Tommaso Porcacchi, che cosı` aveva scritto nel suo ` famose del mondo, famoso L’isole piu pubblicato a Venezia nel 1604] li quali a rendere ragione dell’aria malsana di Sardegna ne dipinsero la faccia [il suolo, la superficie] abitualmente ricoperta di cadaveri di mufloni, non possibili a consumarsi per la tanta moltitudine che se ne ammazza», «per cui si putrefanno e l’infezione se ne spande sopra novemila miglia quardrate». CARATTERI Mammifero ruminante ` una sorta della famiglia dei Bovidi, e di pecora selvatica che vive in forma spontanea soltanto in Sardegna e in ` essere considerato il Corsica, e puo progenitore della pecora mediterra` alto tra i 70 nea. Lungo circa 120 cm, e ` raggiungere i 50 kg se cm e i 90 cm e puo maschio, i 35 kg se femmina. Ha tronco robusto, arti ben sviluppati ma snelli, con zoccoli piccoli e stretti. Il maschio ha il manto bruno rossastro nella parte superiore, biancastro in quella infe` di colore generalriore; la femmina e ` chiaro. I maschi sono ornati mente piu di bellissime corna arcuate e solcate ` dedurre da anelli (dai quali si puo `), mentre le femmine ne sono del l’eta tutto prive o quasi. Il m. vive in piccoli branchi, cibandosi di vegetali e frequentando preferibilmente zone impervie e difficilmente accessibili. L’accoppiamento avviene due volte all’anno, a maggio e a dicembre, preceduto da lotte tra i maschi. Il parto, cin` tardi, puo ` essere gemelque mesi piu ` oggi raro ma in lare. In Sardegna il m. e

leggero aumento; si trova all’Asinara, nel Supramonte di Oliena, Dorgali, Baunei, Orgosolo e Urzulei, sul massiccio del Gennargentu, sul Montarbu di Seui e nel retroterra di Golfo Aranci. Specie rigidamente protetta dalla legge regionale n. 32 del 1978.

ˆhid Ibn Abd Allah (o Mudjaid, MuMuga seto, Musato) Emiro di Denia (Baleari,

` sec. X-Denia, dopo seconda meta 1020). Emiro di Denia e signore delle Baleari, era nato schiavo, ma nella giovinezza era stato a stretto contatto con Ibd Abd Amir (al Mansur) negli anni della sua ascesa al potere e ne aveva assimilato il programma politico. L’on` e dopo la nipotente sovrano lo libero sua morte M. fu introdotto nella corte del califfo omayyade Al Muriati a Cor` per intelligenza e dova, dove si affermo ` politica. Nel 1010 divenne abilita emiro di Denia e delle Baleari e riprese la politica di Al Mansur, concependo un programma per la conquista del mondo cristiano. Nell’ambito di ` una spediquesto progetto organizzo zione in Sardegna: nel 1015 mise insieme una potente flotta e invase l’isola dalle Baleari; fece sbarcare a sorpresa le sue truppe nelle vicinanze di Cagliari, sconfisse l’esercito giudicale in una cruenta battaglia nella quale morı` il giudice Malut (Salusio). Con` , con un corpo di cavalquistata la citta leria leggera si spinse nel Campidano e ` di consolidare la conquista. Nelcerco l’anno successivo dalle basi sarde fece una spedizione lungo le coste della Toscana saccheggiando Luni; dopo al` a Denia per arruolare cuni mesi torno altri soldati e proseguire nella conqui` uno scenasta, ma al suo ritorno trovo rio politico cambiato. I sardi intanto andavano riorganizzando la resistenza e Genova, Pisa e i marchesi Obertenghi, incitati dal papa, avevano radunato una flotta che nel 1016 fu in grado

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Muggiano di distruggere quasi completamente quella di M. L’emiro fu allora costretto a fuggire a Denia lasciando nelle mani dei vincitori la moglie e il figlio. La Bibliografia sarda di Raffaele Ciasca registra un Museto in Sardegna, «dramma recitato dai convittori e dagli scolari esterni nel R. collegio e convitto di Cagliari, diretto dai PP. della Comp. di ` », stampato a Cagliari nel 1844, ulGesu teriore testimonianza della permanenza del personaggio nell’immaginario collettivo dei sardi.

Muggiano Famiglia di Mamoiada (secc. XVII-XVIII). Le sue notizie risalgono al secolo XVII, quando viveva un Francesco che nel 1648 ottenne il cavalierato ereditario. Egli fu ammesso allo Stamento militare nel 1653 durante i lavori del parlamento Lemos; i suoi di` di scendenti presero parte all’attivita tutti gli altri parlamenti, ma si estinsero nel corso del secolo XVIII.

Muggianu, Ignazio Pittore (n. Atzara 1916). Entrato nell’ordine dei Cappuc` stato ordinato sacerdote; da semcini e pre ha coltivato le sue non comuni ca` artistiche e si e ` specializzato pacita nella realizzazione delle vetrate delle chiese. Fin dal 1950 ha preso parte a numerose mostre.

Muggine = Zoologia della Sardegna Mugoni, Pietro Studioso di storia (Bultei 1911-Cagliari 2002). Conseguita la ` entrato laurea in Giurisprudenza e nella carriera del Ministero dell’Interno giungendo al grado di prefetto. ` auStudioso di storia dell’economia, e tore di alcuni interessanti lavori tra i quali vanno ricordati una Storia economica e sociale della Sardegna nell’Evo ` antico, pubblicata nel 1967, e il piu ` nella Sardegna noto Economia e societa ` medioevale, pubblicato nel 1985. E morto a Cagliari nel 2002.

Muhly, J.D. Archeologo (n. sec. XX). Ar-

cheologo americano, a partire dal 1984 ha studiato con Fulvia Lo Schiavo e altri ricercatori i problemi della metal` del Bronzo. Tra i lurgia sarda nell’Eta suoi scritti: Preliminary Research on the Ancient Metallurgy of Sardinia 1984 (con F. Lo Schiavo, R. Maddin e J. Stech), ‘‘American Journal of Archaeology’’, 89, 1985; Nuragic metallurgy in Sardinia: second preliminary report, in Studies in Sardinian Archaeology III, ‘‘British Archaeological Report’’, International Series, 387, 1987; Cyprus, Crete and Sardinia: copper Oxhide Ingots and the Bronze age Metals trade, RDAC, 1988; Analisi metallurgiche e statistiche sui lingotti di rame della Sardegna, ‘‘Quaderni della Soprintendenza archeologica per Sassari e Nuoro’’, 17, 1990.

Mulargia Centro abitato della provincia di Nuoro, frazione di Bortigali (da cui dista 7 km), con circa 100 abitanti, posto a 700 m sul livello del mare a nord-ovest del comune capoluogo, nei pressi della superstrada Cagliari-Sassari. Regione storica: Marghine. Diocesi di Alghero-Bosa. & TERRITORIO Il territorio e ` costituito dalla parte meridionale dell’altipiano di Campeda, nel punto in cui termina con i rilievi della catena del Marghine. Le comunicazioni sono assicurate da una strada secondaria che ha inizio dalla superstrada e continua poi per dividersi in due rami, uno che si dirige verso la parte settentrionale dell’altipiano, l’altro che scende a Bortigali. La ferrovia Oristano-Chilivani passa a breve distanza dall’abitato, la stazione ` vicina e ` a Macomer. piu & STORIA L’attuale centro deriva da un insediamento punico-romano: l’antica Molaria situata lungo la strada che da Cagliari conduceva a Turris, e cosı` ´ con la pietra locale si chiamata perche producevano mole per i mulini. Nel

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Mulas Medioevo faceva parte del giudicato di Torres ed era compreso nella curatoria del Marghine. Nel secolo XIII, dopo l’estinzione della famiglia giudicale, fu conteso tra i Doria e gli Arborea e sul finire del secolo finı` per essere occupato dalle truppe del giudice d’Arborea nelle cui mani rimase fino alla cessazione del giudicato. Dopo il 1420 en` a far parte del grande feudo contro cesso a Bernardo Centelles e nei secoli successivi ne condivise le vicende fino alla abolizione dei feudi nel 1838. Di questo periodo resta la testimonianza di Vittorio Angius: «Nell’anno 1838 erano in M. anime 124 distinte in maggiori, maschi 32, femmine 44; e minori, maschi 25, femmine 23. Vivono modestamente, mal alloggiati e poco ben nu´ il loro ordinario alimento driti, perche ` di pane d’orzo e di patate. Agricole tura. La natura del territorio essendo ` idonea all’orzo che al grano, pero ` si piu ` del primo che del secondo, semina piu gittandosi starelli di grano 60, d’orzo 120. Il grano suole ordinariamente crescere al sestuplo, l’orzo al ventuplo e ` . Il vigneto e ` assai ristretto, i grappiu poli non maturano bene, e siccome non ` si si sa ben manipolare il mosto, pero ha un vino di poca forza e che bevesi impunemente anche in copia. Se ne distilla per acquavite. Le piante fruttifere che si coltivano sono di poche spe` comuni i susini e le ficaje. cie, e le piu ` praticata da pochi e solo L’orticultura e quanto domanda il bisogno della fami` della meta ` del territorio e ` diglia. Piu viso in tanche. In alcuni tratti delle medesime si fa seminagione; le altre parti servono al pascolo delle vacche e de’ porci nella stagione delle ghiande, essendovi in gran numero le quercie e i soveri. Pastorizia. I salti di M. sono abbondanti di pascolo, e questo sovrabbondando al bestiame del paese, si accogliono molti branchi da’ paesi vicini

ne’ luoghi aperti e chiusi che indicammo. I pastori mulargiesi pascolavano nel 1838 i sottonotati capi: vacche 160, capre 450, porci 300, pecore 1000, cavalle rudi 30. Gli animali mansi erano buoi 40, cavalli 6, giumenti 15, majali 17. Quando entrano in questi salti e pecorai di Macomer, Bortigali, ` Borore e Birori allora si numerano piu di 12 mila capi. I daini sono in gran numero, e le caccie di rado infruttifere». Col tempo la sua popolazione si ridusse e nel corso del secolo XIX perse la sua autonomia divenendo frazione di Bortigali. Oggi la popolazione vive sfruttando i pascoli dell’altipiano e delle vicine pendici del Marghine. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il territorio conserva numerose testimonianze archeologiche di rilievo, tra i quali alcuni nuraghi: quello detto Tin` del tipo monotorre, e ` ben tirriolos e conservato e sorge a breve distanza dall’abitato. Il nuraghe Miuddu si trova ` a lungo la strada per Bortigali ed e pianta complessa, costituito da una torre centrale e da quattro torri laterali parzialmente crollate. Nella torre centrale si conserva una grande camera a tholos.

Mulas Famiglia di Bono (sec. XVIII-esistente). Le sue notizie risalgono al se` colo XVIII quando viveva un Nicolo Mulas Rubatta che nel 1729 ottenne il `. I cavalierato ereditario e la nobilta suoi discendenti continuarono a vivere a Bono, ma alcuni di loro si spostarono anche in altri centri del Logudoro. Un ramo della famiglia risiede attualmente a Milano.

Mulas, Andrea Etnoantropologo (n. La Maddalena 1950). Trasferitosi a Roma nel 1968 per frequentare gli studi uni` laureato nel 1974 in versitari, si e Scienze politiche e nel 1978 in Lettere moderne (indirizzo demo-etno-antropologico). Nel 1987 ha conseguito il

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Mulas dottorato di ricerca in Etnoantropologia, per la Cattedra degli studi della ` Calabria, consociata con l’Universita ` di Palermo e l’Unidi Bari, Universita ` di Roma, discutendo la tesi versita L’ideologia della morte in Sardegna. Credenze e rituali funebri nella cultura popolare della Gallura. Nel 1989-1990 ha vinto una Borsa di studio Erasmus ´ cole des Hautes Sciences Sopresso l’E ciales di Tolosa e Parigi. Tra i suoi lavori: L’enigma poetico: l’alburea gallurese, 1987; Quando viene la memoria... Credenze e rituali funebri nella cultura popolare della Gallura (Sardegna), ` diabolica. Gli es1990; Una sottil virtu seri fantastici che succhiano sangue nella cultura popolare della Sardegna, 1992; La puntura della rimembranza. I luoghi, le parole e i riti della morte nella cultura tradizionale della Sardegna, 1997; La musica, il suono, il rumore nelle tradizioni e nella cultura dell’immaginario in Sardegna, in Sonos. Strumenti della musica popolare sarda, 1998; Tempus lugendi: abiti della festa della morte, in Catalogo guida alla mostra ‘‘L’abito dell’occasione. Le diverse forme del vestiario festivo, cerimoniale e da lutto’’, 1998; Itinerario di una ricerca sulla morte, in Antropologia e storia delle religioni. Saggi in onore di Alfonso M. di Nola, 2000; Introduzione, in La scuola dei fari, 2002; Introduzione al reprint: De Rosa Francesco, Tradizioni popolari di Gallura. Usi e costumi, 2003; Introduzione al reprint: Azara Maria, Tradizioni popolari della Gallura. Dalla culla alla tomba, 2005; Pintus Pietro, Il lungo sguardo. Studi critici sulla storia del cinema, antologia degli scritti a cura di M., 2005.

Mulas, Dionigio Artigiano, consigliere regionale (n. Cagliari 1929). Artigiano, sin da giovane impegnato nel Partito Socialista Italiano e nelle organizzazioni rappresentative di categoria.

Nel 1974 fu eletto consigliere regionale per la VII legislatura, ma al suo ter` ricandidato. mine non fu piu

Mulas, don Zuanni Poeta (Dorgali 1864-ivi 1945). Nato da famiglia di pic` originaria di Bono, frecola nobilta ` la Scuola normale a Nuoro e, quento conseguito il diploma di maestro ele` la professione al mentare, esercito ` di una paese natale, dove si circondo numerosa famiglia e trascorse il resto della vita. Considerato il maggiore tra i poeti dorgalesi degli ultimi decenni, ` nel 1906 la raccolta Riflessos. pubblico ` stata poi ripropoVersi dialettali, che e sta postuma, in edizioni via via arricchite da inediti, nel 1962 e nel 1995. I temi da lui prediletti, ha scritto Billia Fancello, sono «l’amore, la famiglia, gli amici, il tabacco e il vino, cantato in versi veramente pregevoli»; le opere testimoniano «la costanza della sua ispirazione, sempre viva e alta nel lungo arco di tempo che va dagli anni ` ; la della giovinezza fino alla maturita purezza dello stile, affinato negli anni; ` verso quel mondo l’insaziata curiosita sempre fecondo di sorprese che era per lui l’universo femminile».

Mulas, Edoardo Pittore (n. Cagliari, sec. XX). Allievo di Guido Cavallo, ha appreso da Romano Antico i fondamenti della costruzione pittorica di paesaggi e fondali scenografici. Ha anche eseguito una serie di murales a Cagliari, Jerzu, Selegas, Gesico, Burcei, San Sperate, Serramanna, Serrenti.

Mulas, Franco Mariano Medico, consigliere regionale (n. Fonni 1940). Laureato in Medicina e impegnato nelle ` stato attiorganizzazioni cattoliche, e ` candirato dalla politica. Nel 1979 si e ` dato alle elezioni regionali, ma non e stato eletto; nel corso dell’VIII legisla` pero ` entrato in Consiglio, subentura e ` stato trando a Nino Carrus. In seguito e confermato per altre due legislature

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Mulas Pirella ` fino al 1994, ma nello stesso anno si e dimesso prima della conclusione della legislatura. Dal settembre 1989 all’ot` stato assessore agli Affari tobre 1992 e generali nelle giunte Floris e Cabras.

Mulas, Giuseppe (detto Pino) Ematologo, senatore della Repubblica (n. Benetutti 1944). Conseguita la laurea in ` specializzato in EmatoloMedicina si e ` Cattolica di Migia presso l’Universita lano e dal 1985 dirige il centro trasfusionale di Olbia. Impegnato a livello ` stato nazionale nell’Avis, nel 1994 e eletto senatore per Alleanza Nazionale per la XII legislatura e successiva` ricandidato mente per la XIII. Non si e per le elezioni dell’aprile 2006.

Mulas, Maria Giovanna (detta Vannina) Insegnante, consigliere regionale (n. Dorgali 1943). Fin da giovane militante nelle file del Partito Socialista Ita` stata eletta consigliere liano; nel 1989 e regionale del suo partito per la X legislatura nel collegio di Nuoro. Successi` stata piu ` ricandidata. vamente non e

Mulas, Tonino Operatore sociale (n. ` Dorgali 1947). Laureato nella Facolta ` di di Scienze politiche dell’Universita Milano. Dal 1998 al 2004 presidente dell’Azienda di promozione turistica ` stato predi Milano. Dal 1990 al 1994 e sidente del Centro sociale e culturale sardo di Milano. Nel 1990 ha partecipato all’assemblea di trasformazione della Lega Sarda nella FASI, Federazione delle Associazioni Sarde in Italia. Eletto nell’Esecutivo nazionale, ` stato responsabile dal 1994 al 2001 e culturale e vicepresidente vicario della FASI. Nei congressi di Genova ` stato eletto (2002) e di Milano (2006) e ` stato viceprepresidente della FASI. E sidente della Consulta dell’emigrazione della Regione Sardegna dal 2002 al 2004.

Mulas Mameli, Giuseppe Luigi Avvocato, uomo politico (Cagliari, sec. XIX-

?). Conseguita la laurea in Giurispru` con successo la profesdenza, esercito sione di avvocato e fu per anni animatore del nascente turismo interno in Sardegna. Di idee liberali, politicamente legato a Francesco Cocco Ortu, fu eletto consigliere provinciale di Cagliari dal 1873 al 1878. Fu anche diverse volte eletto consigliere comunale di ` volte ricoprı` l’ufficio di Cagliari e piu assessore. Tra i suoi scritti: Rivista di lettere ed arti, 1873; Questione dei porti sardi, ‘‘Avvenire di Sardegna’’, 1874; Urgente provvedimento pel catasto della Sardegna. Considerazioni, 1874; Infortuni evitabili, ‘‘Avvenire di Sardegna’’, 1875; Ferrovia da Nuoro al mare, ‘‘Avvenire di Sardegna’’, 1982; Controversia per le ferrovie complementari sarde, ‘‘Avvenire di Sardegna’’, 1883; Ferrovia per l’Ogliastra, ‘‘Avvenire di Sardegna’’, 1886; I sardi a Lepanto, 1887; Per due porti dell’isola, ‘‘Avvenire di Sardegna’’, 1887; Per la crisi bancaria un appello al buon senso, 1887; Secessione del circondario di Lanusei, ‘‘Avvenire di Sardegna’’, 1890; Escursioni in Sardegna, 11 articoli nell’‘‘Avvenire di Sardegna’’, pubblicati dall’aprile al dicembre 1893; Fra le colline di Cagliari, ‘‘Bollettino del Club Alpino Sardo’’, 1893; Gennargentu dal 27 luglio al 1º agosto del 1893, ‘‘Bollettino del Club Alpino Sardo’’, 1894; Gita al Marganai, ‘‘Bollettino del Club Alpino Sardo’’, 1894; Escursione al Limbara, ‘‘Annuario del Club Alpino Sardo’’, 1895; Escursione a Perdaliana, ‘‘Annuario del Club Alpino Sardo’’, 1896; Alberto La Marmora, ‘‘Piccola rivista’’, I, 11, 1899; Per Alberto Lamarmora, 1901.

Mulas Pirella, Salvatore Religioso ` sec. XVII-Alghero (Nuoro, prima meta 1661). Vescovo di Alghero dal 1659 al ` in 1661. Ordinato sacerdote, si laureo Teologia e si fece notare per la profon` della sua preparazione; per alcuni dita

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Muledda anni fu rettore di Cuglieri. Fu nominato vescovo di Alghero da papa Alessandro VII nel 1659, ma morı` dopo soli due anni, ad Alghero, nel 1661.

Muledda, Gesuino Insegnante, consigliere regionale (n. Oniferi 1942). Inse` gnante, militante comunista, nel 1974 e stato eletto consigliere regionale del PCI per la VII legislatura nel collegio ` stato ridi Nuoro. Successivamente e confermato per altre tre legislature fino al 1994. Dal dicembre 1980 al ` stato assessore agli Enti marzo 1982 e locali in tutte le giunte Rais; dal set` stato assestembre 1984 a giugno 1989 e sore all’Agricoltura nelle giunte Melis.

Multeddu Centro abitato della provincia di Sassari, frazione di Castelsardo (da cui dista 6 km), con circa 50 abitanti, posto a 173 m sul livello del mare a sud-est del comune capoluogo, all’interno rispetto al litorale del golfo dell’Asinara. Regione storica: Ampurias. Diocesi di Tempio-Ampurias. & TERRITORIO Il territorio e ` costituito dalle colline dell’Anglona, che in questa zona arrivano sino ad affacciarsi sul mare; a breve distanza il monte Os` sorto in soni, 348 m. Il nucleo abitato e origine lungo la statale 134 tra Sedini e Bulzi, nel punto in cui se ne distacca la deviazione verso Valledoria; oggi queste vie sono divenute secondarie rispetto al nuovo tratto della SassariSanta Teresa Gallura, che passa in questo punto con una galleria. & STORIA M. era in origine un villaggio medioevale, faceva parte del giudicato di Torres ed era compreso nella curatoria dell’Anglona. Entro il secolo XII pervenne ai Doria per matrimonio e, dopo l’estinzione della dinastia giudicale di Torres, fu dagli stessi incorporato nello stato che formarono nella Sardegna nord-occidentale. La sua po` , diminuı` in pochi anni polazione, pero ` completamente agli e M. si spopolo

` ripopolato neinizi del secolo XIV. Si e gli ultimi decenni per l’arrivo di famiglie di agricoltori e di allevatori che sfruttano le fertili terre circostanti. & ECONOMIA Il villaggio non risente dello sviluppo turistico della vicina costa, ma i villeggianti arrivano numerosi per visitare i monumenti esistenti nelle sue vicinanze. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Alcune domus de janas si trovano alla base della roccia dell’Elefante, pregevole per la sua forma originale. A breve distanza si trova il nuraghe Paddaggiu, ` stata e alle falde del monte Ossoni e individuata una muraglia megalitica d’epoca nuragica.

Multinu, Angela Studiosa di storia (n. sec. XX). Laureatasi in Lettere, dal ` diventata funzionario presso 1979 e l’Archivio di Stato. Nel 1980 ha concorso alla realizzazione della mostra sui retabli nel chiostro di San Domenico. Ha scritto il saggio La storiografia riguardante i parlamenti nella Sardegna catalano-aragonese, ‘‘Medioevo. Saggi e Rassegne’’, 13, 1988.

Mundula, Angelo Avvocato, poeta, giornalista (n. Sassari 1934). Dopo ` avere vissuto e studiato in diverse citta della penisola, attualmente vive a Sassari dove esercita la professione di avvocato civilista. Dal 1969, a partire dalla raccolta di liriche Il colore della ` , pubblica con una certa regolaverita ` in volume i suoi versi, che lo hanno rita subito segnalato all’attenzione di cri´ rberi tici di prestigio come Giorgio Ba Squarotti, Giuliano Gramigna e Mario Luzi. Da vent’anni collabora con le pagine culturali e letterarie dell’‘‘Osservatore Romano’’ e con le pagine di cultura dell’‘‘Unione sarda’’. Le sue ultime opere sono state edite dalla milanese Spirali. Poeta serio, solitario, appartato, che non ama le cordate e le tribune, non partecipa ai premi letterari,

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Mundula ma ha avuto numerosi riconoscimenti ` tradotto all’estero. Fra le sue raced e colte, le sue opere principali, Il colore ` , versi, 1969; Un volo di fardella verita falla, versi, 1973; Dal tempo all’eterno, versi, 1980; Ma dicendo Fiorenza, versi, 1982; Picasso fortemente mi ama, versi, 1987; Il vuoto e il desiderio, versi, 1990; Per mare, versi, 1993; La quarta triade, versi, 2000; Americhe infinite, con Gior´ rberi Squarotti e Giuliano Gragio Ba migna, 2001; L’altra Sardegna, 2003; Vita del gatto Romeo detto anche Meo, 2005; Il cantiere, versi, 2006.

Mundula, Gioacchino Avvocato, patriota (Sassari 1746-Genova 1799). Dopo essersi laureato in Legge, fu ca` pitano della Nurra e quindi si dedico alla professione di avvocato e, «ricco di censo e di clienti», divenne uno dei protagonisti della vita intellettuale della Sassari di fine Settecento, sperimentando anche la coltura del tabacco. Di idee repubblicane, secondo Enrico Costa all’epoca dell’invasione francese (1792-1793) fu «partigiano imprudente degli invasori», tanto da es` sere arrestato: «Liberatosi, persevero nelle sue opinioni, ed essendo in quel tempo [1794] capitano dei barrancelli, preparava le armi in aiuto della rivoluzione, che contava seguaci non pochi e non spregevoli». Costa racconta che, come venne crescendo la resistenza dei baroni al vento antifeudale che soffiava dagli Stamenti, «correva per le vie di Sassari con un pane smilzo fra le ` cresciuto di prezzo e menomani, gia ` andava eccitando mato di peso; e di piu le classi povere, afflitte pur anco dal difetto e dal caro degli alloggi, insinuando essere i nobili e il clero (possi` ) gli andenti dei fabbricati nella citta gariatori che non permettevano ai poveri di fabbricare case nei sobborghi e questo era verissimo». Fu amico di Michele Obino e probabilmente scrisse

con lui L’Achille della sarda liberazione, un acceso pamphlet antipiemontese e ` poi in rapporto con antifeudale. Entro Giovanni Maria Angioy, del quale condivise appassionatamente il progetto di abolizione dei feudi. Quando scop` a Sassari la secessione dei baroni, pio ´ lo invio ` in citta ` , unitamente a il vicere Francesco Cilocco, per tentare di go` , con il vernare la situazione. Egli pero Cilocco, in effetti si pose a capo dei pastori e dei contadini dei villaggi del Logudoro che volevano ribellarsi al giogo feudale: cosı` favorı` l’espugnazione ` da parte del suo esercito della citta contadino, nel dicembre 1795, e costrinse i feudatari a cercare rifugio abbandonando Sassari. Fu capitano dei barracelli, e rimase a fianco dell’Angioy anche dopo il fallimento della sua ‘‘marcia’’ su Cagliari, nel giugno 1796 e ` quando l’Alternos ablo accompagno ` la Sardegna. Morı` in esilio a bandono Genova.

Mundula, Mercedes Scrittrice e poetessa (Cagliari 1890-Roma 1947). Dopo ` a vivere a Roma. Nel le nozze ando 1923, alla nascita della sua prima figlia compose una serie di poesie che poi raccolse nel volume La piccola lam` di qui una sua intensa carpada. Inizio riera di scrittrice (raccolte di racconti, libri per giovani, biografie di santi), di collaboratrice di giornali diversi, di brillante conferenziera (le donne di ` richieCasa Savoia era il suo tema piu ` anche un gruppo sto). Morendo lascio di poesie inedite in dialetto cagliaritano (Sa partenza de Sant’Efis). Tra i suoi scritti: Grazia Deledda, ‘‘Il tempo’’, 1918; Un’intrepida sarda, Eleonora d’Arborea, ‘‘La Lettura’’, 1919; Terra di Sardegna, ‘‘Rivista sarda’’, II, 1, 1920; Olı`, ‘‘Le fonti’’, 1921; La fonte inaridita, ‘‘Rivista sarda’’, V, 4, 1924; Al poeta di Sardegna (Sebastiano Satta), ‘‘La Nuova Sardegna’’, 1924; Giardini d’o-

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Mundula Crespellani spedale. Il primo canto, ‘‘Fontana Viva’’, I, 3, 1926; Le donne di Casa Savoia in Sardegna, ‘‘Mediterranea’’, I, 1, 1927; Il razzo finale, ‘‘Italia che scrive’’, 1928; Cimitero di Barbagia, ‘‘Nuova Antologia’’, 1929; Le appassionate dell’arte deleddiana, ‘‘L’Isola’’, 1929; Cagliari vecchia e nuova, ‘‘La Lettura’’, 1931; Santa Teresa d’Avila, 1931; Calendimaggio, ‘‘Cordelia’’, LII, 5, 1933; Uragano d’estate, ‘‘La Lampada’’, I, 1, 1933; La collana di vetro, liriche, 1933; Sardegna, 1934; L’allegra baracca, romanzo, 1935; La casa sotto il pino, romanzo, 1938; La porta aperta, ‘‘L’Illustrazione Italiana’’, LVIII, 30, 1941; La conchiglia, 1947.

Mundula Crespellani, Teresa Poetessa (Cagliari 1894-ivi 1980). Poetessa, sorella di Mercedes, laureata in ` presso l’Universita ` di Scienze, insegno Cagliari per dieci anni, ma dopo il matrimonio (con l’avvocato Luigi Crespellani, futuro primo presidente della Re` la carriera accadegione sarda) lascio mica per dedicarsi alla famiglia. Delicata poetessa, a partire dal 1973 scrisse i suoi versi in sardo cagliaritano cogliendo sentimenti e modi di vita carat`, teristici del ‘‘popolo’’ della sua citta riguardato con simpatia dal fondo di una conoscenza raffinata della lingua in cui si esprime, maneggiata spesso con delicata ironia. Le sue liriche furono raccolte in volume nel 1973 col semplice titolo Poesie e pubblicate in una nuova edizione nel 1976, Poesie in lingua sarda.

˜ oz Serra, Pietro Religioso (SpaMun ` sec. XV-Oristano gna, seconda meta 1517). Arcivescovo di Oristano dal 1510 al 1517. Era figlio di una sorella del cardinale Giacomo Serra. Dopo essere stato ordinato sacerdote si fece la fama di buon teologo, per cui fu nominato canonico della cattedrale di Valencia; nel 1510, dopo la rinuncia dello zio all’arcivescovado arborense, di-

venne arcivescovo di Oristano. Go` la diocesi negli anni in cui Ferdiverno nando il Cattolico cercava di imporre la sua riforma amministrativa.

Muntaner, Ramon Cronista catalano (Peralda 1265-Ibiza 1336). Fu in Sicilia con Federico d’Aragona nel temuto corpo degli Almogavers, e dal 1313 divenne governatore di Djerba. Dopo al` a vita privata e comcuni anni si ritiro `nica. Come ha pose la sua celebre Cro notato Giuseppe Meloni (che ne ha dato una nuova edizione dei capitoli riguardanti la Sardegna nel suo La conquista della Sardegna nelle cronache catalane, edito nella ‘‘Bibliotheca sarda’’ della Ilisso, 1999), M. era stato testimone diretto di molti degli eventi che raccontava, aveva conosciuto personalmente cinque sovrani catalano-aragonesi, tre sovrani di Majorca e uno di Sicilia; i suoi viaggi lo avevano messo ` mediterin contatto con diverse realta ranee (ma, contrariamente a quanto si ` creduto, Meloni smentisce che sia e mai stato in Sardegna); la sua esperienza prima da militare e poi da amministratore e funzionario gli aveva consentito «un’apertura mentale essenziale alla sua formazione»: come ha detto Ferran Soldevila, «narrador veramente excepcional». La sua Cronaca catalana, stampata a Venezia nel 1588, fu pubblicata in italiano per la prima volta in Cronache catalane del sec. XIII e XIV, I, a Firenze, nel 1844, e ripubblicata poi in diverse edizioni ita` quella palermitana liane (l’ultima e del 1994).

Munters, Friedrich Storico delle religioni (sec. XIX). Studioso della reli` i calgione punica, nel 1821-22 esamino chi di Astarte e di Fauno portati dal Krysen da Cagliari a Copenaghen e ne scrisse in due suoi libri Religion der ¨ ber eiKarthager, 1821 e Sendschreiben u nig sardische Idole, 1822.

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Mura

Muntoni Famiglia originaria di Gergei (sec. XVIII). Tradizionalmente dedita ` a sviluppare le sue grandi proprieta terriere, nel 1741 ottenne il cavalierato ` con un Giovanni ereditario e la nobilta Battista i cui discendenti, nel corso dei secoli successivi, si trasferirono in al` del Sarcidano e a Cagliari. tre localita

Muntoni, Carlo Fisico (n. Iglesias ` dedi1933). Conseguita la laurea si e cato alla carriera universitaria; attualmente insegna Fisica presso l’Univer` di Cagliari. Studioso molto conosita ` autore di numerose pubblicasciuto, e zioni di carattere scientifico; si occupa anche fattivamente del progetto di salvaguardia del Parco geominerario dell’Iglesiente.

Muoni, Damiano Storico (Antignano d’Asti 1820-Milano 1894). Fervente mazziniano, prese parte alle Cinque giornate di Milano e ai moti del 1854. ` a vita privata dediIn seguito si ritiro candosi allo studio e alla ricerca: raccolse nella sua casa un vero e proprio museo e scrisse molte opere, soprattutto di carattere numismatico e genealogico. Ha lasciato una monografia Sulle monete di Sardegna, edita a Milano da Bozzo nel 1865.

Muoni, Leandro Poeta, critico lettera` laureato in Letrio (n. Napoli 1948). Si e ` specializzato in tere a Cagliari e si e ` diventato giornaliStoria dell’Arte. E sta pubblicista dal 1985: alterna la collaborazione ai quotidiani sardi (in par` ticolare a ‘‘La Nuova Sardegna’’) a piu impegnativi saggi di critica letteraria, ` della conoin cui coniuga la profondita scenza con la raffinatezza della forma. Nel dibattito culturale (sulle orme di una via aperta in particolare da Anto` impegnato a indinio Romagnino) e care i pericoli di una eccessiva chiusura ‘‘identitaria’’, che rischia spesso di sconfinare in un anacronistico provincialismo. Ha al suo attivo anche di-

verse raccolte di versi. Tra i suoi scritti: Prospettive di Sardegna attraverso la letteratura, 1980; Ecco Eleonora, 600 anni dopo, ‘‘La Nuova Sardegna’’, 1984; Arte in Sardegna tra realismo e folklore 1900-1935 (con Salvatore Naitza), 1977; Musicisti, versi, 1985; Poesie marine e karalitane, 1989; Un ritratto culturale della Sardegna autonomistica, in L’isola della rinascita. Cinquant’anni di autonomia della regione Sardegna (con Aldo Accardo e Pietro Maurandi, a cura di A. Accardo), 1998.

Mura Famiglia originaria di Ula Tirso (sec. XVI-esistente). Le sue notizie risalgono al secolo XVI, quando viveva un Antonio; I suoi figli si trasferirono a Sorradile e uno di essi, un Pietro Angelo, ottenne il cavalierato ereditario ` nel 1633. Nel corso nel 1630 e la nobilta del secolo i suoi discendenti si trasferirono a Busachi e agli inizi del Settecento uno di loro, sposata una Marras, ` il feudo della Montagna di Aberedito basanta. I suoi numerosi figli diedero vita ad alcuni rami, residenti in di`. verse localita

Mura, Andrea Velista (n. Cagliari 1964). Compie le prime esperienze nello ` e ottiene il Yacht Club della sua citta suo primo risultato importante a 17 anni vincendo nel 1981, in coppia con Antonello Ciabatti, il titolo europeo giovanile nella classe ‘‘420’’. Si ripete l’anno successivo a Starnberg con lo ` secondo stesso compagno. Nel 1984 e ai mondiali giovanili in coppia con Brighetti e partecipa alle Olimpiadi di Atlanta. Conquista numerosi campionati italiani e fa parte del team azzurro ` in altre due edizioni dei Giochi, ma e ricordato soprattutto per la sua partecipazione come randista all’impresa del ‘‘Moro di Venezia’’, storico vincitore della Coppa America del 1991. Specializzatosi nella ideazione e costruzione di vele, possiede una rino-

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Mura mata azienda che recentemente gli ha permesso di ricevere l’ambito Oscar come miglior velaio dell’anno, assegnatogli dall’Accademia Navale di Livorno nel 2005. Nel 2006, in compagnia di Guido Maisto, compie il periplo del` di 24 l’isola in barca a vela in poco piu ore. [GIOVANNI TOLA]

Mura, Antonio 1 Pittore e incisore ` (Aritzo 1901-Firenze 1972). Si diplomo nel 1925 presso l’Accademia di Belle Arti di Roma; tornato in Sardegna si ` completamente alla pittura, dedico raggiungendo in pochi anni molta no` ; espose in molte citta ` italiane e torieta straniere ottenendo numerosi attestati di stima. Alcune sue opere sono conservate in chiese e in edifici pubblici. «Il suo itinerario – hanno scritto Giuliana Altea e Marco Magnani – piace per l’o` di una narrazione dienesta semplicita tro la quale s’intravede un profondo senso religioso della vita». I dipinti degli anni Trenta risentono di un orientamento secentesco in linea con le tendenze del momento accanto al quale – nelle figure femminili – «coltiva un’al` chiara e luminosa». tra maniera piu

Mura, Antonio2 Poeta in lingua sarda (Nuoro 1926-ivi 1975). Figlio del poeta di Isili Pietro Mura (=), fece studi irre` di golari di ragioneria e nella Facolta Scienze economiche e marittime di ` partenopea collaNapoli. Nella citta ` a una rivista anarchica e per aver boro distribuito volantini conobbe la pri` senza gione. Tornato a Nuoro si trovo occupazione e dovette imboccare la via ` in una fabdell’emigrazione: lavoro brica d’automobili in Germania, un’esperienza che avrebbe lasciato traccia nella sua produzione poetica. Al suo rientro a Nuoro ebbe un impiego stabile e, in seguito alla morte del padre ` a scrivere poesie in sardo, (1966), inizio «anche per seguire la sua intima vocazione» (Gonario Pinna). Nel 1968 vinse

il premio ‘‘Ozieri’’ con una poesia nata dall’esperienza in Germania. Nel 1971, aiutato da Raffaello Marchi (=), pub` , sotto il titolo Lingua e dialetto, blico una scelta delle sue poesie; nuova edizione accresciuta, a cura di Maurizio Virdis, col titolo Su birde. Sas erbas, ‘‘Il verde. Le erbe’’, nel 1998. Secondo Natalino Piras egli riflette e continua il discorso poetico del padre, consistente in una «esperienza lorchiana in terra ` nella linea del pasarda»: «Antonio e ` di vita... dre non solo come irregolarita ma anche nel rapporto lingua-scrittura»; e li accomuna «la coincidenza linguistica», «questo volersi misurare `, con la misura e la dismicon l’asperita sura della lingua nuorese» che per loro, originari del Sarcidano, era «lingua di appartenenza e di inappartenenza».

Mura, Antonio Andrea Pittore (n. Sassari 1927). Diplomato nell’Istituto d’Arte di Sassari e insegnante di educazione artistica, dal 1967 ha partecipato a numerose rassegne e allestito diverse personali, che gli hanno fruttato il riconoscimento di quel «suo dipingere chiaro e corretto in cui trionfa la modestia del voler rappresentare» (Mario Delitala).

Mura, Bonfiglio Religioso (Cuglieri 1810-Oristano 1882). Arcivescovo di Oristano dal 1879 al 1882. Entrato nell’ordine dei Serviti, fu ordinato sacer` in Teologia a Sassari. dote e si laureo Subito dopo si trasferı` a Roma, dove nel 1847 fu nominato Rettore degli studi nel collegio di Enzico Gaudavense; studioso di riconosciuto prestigio, nel 1853 fu nominato professore di Diritto e di natura delle genti presso ` di Perugia, dove fu anche l’Universita rettore, e per la sua fama, nel Capitolo generale del suo ordine del 1859, fu eletto priore generale. Dopo pochi mesi fu nominato rettore dell’Univer-

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Mura ` ‘‘La Sapienza’’ di Roma; caduto lo sita Stato della Chiesa dovette subire alcuni tentativi di persecuzione nei suoi confronti a causa delle sue convinzioni teologiche estremamente radicali. Raimondo Bonu racconta: «Venne il ’70. Il Concilio vaticano sospese le sue sedute nel luglio di quell’anno e molti alunni, espulsi dalla ‘‘Sapienza’’ o per inettitudine agli studi o per appartenenza alle sette o per turbolenza di carattere, rientrarono per la breccia di Porta Pia. Livore e sete di vendetta esplosero subito davanti al convento di S. Marcello [sede del collegio Gaudavense], con urli di ‘‘Morte al padre Mura!’’, e con due scariche contro le finestre della sua cella. Si giunse fino al tentativo di abbattere a colpi di scure le porte della chiesa e del convento e a ritentare la prova per tre ` riuscı` a giorni consecutivi». Egli pero rifugiarsi in Vaticano e poco dopo ` in Sardegna, grazie a un salvatorno condotto rilasciato a lui e al vescovo Francesco Zunnui dallo stesso gene` rale Cadorna. A Cagliari si adopero ` teoloper la costituzione delle Facolta giche nell’isola a Cagliari e a Sassari. Rifugiatosi a Cuglieri, nel 1879 fu nominato arcivescovo di Oristano. Tra i suoi scritti: Esame critico di alcune dottrine importanti dei difensori dell’Uni` di Francia, 1844; Sul protestanversita tesimo considerato nei suoi sviluppi e nei suoi rapporti con i moderni errori, 1845; Difesa del Cattolicesimo e della sua li` da un’accusa di incoerenza, 1846; berta Dell’importanza dello studio del diritto di natura e delle genti, 1854; La filosofia moderna considerata nelle sue tendenze `, ostili al Cattolicesimo e alla societa ` moderna, 1860; 1854; Il clero e la societa Sulla questione romana, 1860; Studi fi` moderna, losofico-critici sulla societa 1863. Il Concilio e il Concordato, 1871.

Mura, Candido Avvocato, funzionario

(Sassari 1874-ivi 1947). Laureato in ` nel 1902 un ampio sagLeggi, pubblico gio di diritto (Cauzioni e favore dello ` come Stato) e dal 1904 al 1915 lavoro funzionario dello Stato a Roma, distinguendosi nell’organizzazione dei soccorsi in occasione del terremoto di Avezzano del 1915. Rientrato a Sassari nel 1921, nel 1923 fu nominato commissario prefettizio del Comune dopo la ‘‘defenestrazione’’ del sindaco Flaminio Mancaleoni da parte di una squadra fascista. Rimasto ai margini della vita cittadina nel ventennio, nel 1944 fu nuovamente nominato, dal governo Badoglio, commissario prefettizio dello stesso Comune. Eletto primo sindaco di Sassari nel marzo 1946 nella lista della DC, ad agosto fu costretto a dimettersi per dissensi interni al suo stesso gruppo. Morı` nel febbraio successivo.

Mura, Edimo Pittore e incisore (n. Borore 1933). Autodidatta, in possesso di doti naturali per la xilografia, fin da ` impegnato nella realizzagiovane si e zione di incisioni. In seguito ha perfezionato la sua arte frequentando Remo ` andato afferBranca a Urbino; cosı` si e mando con le sue opere che raffigu` rano gli aspetti quotidiani della realta sarda con una tecnica che si richiama ` del ai grandi maestri della prima meta `, da Novecento. Raggiunta la maturita ` accostato alla pittura qualche anno si e a olio.

Mura, Eleonora Storica del diritto (n. Sassari 1947). Conseguita la laurea in ` dedicata alla carGiurisprudenza, si e ` divenriera universitaria. Nel 1980 e tata ricercatore di Storia del Diritto italiano; attualmente insegna presso ` autrice di nu` di Sassari. E l’Universita merosi studi, tra cui Di alcuni provvedimenti emanati nel 1796 per sedare le rivolte nella parte settentrionale della Sardegna, ‘‘Archivio storico sardo di

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Mura Sassari’’, IV, 1977; Ancora sulla comunione dei beni nel matrimonio alla sardisca, ‘‘Archivio storico sardo di Sassari’’, VI, 1979; Cenni sul problema fondiario nella Sardegna medioevale, ‘‘Archivio storico sardo di Sassari’’, XII, 1985.

Mura, Giovanni Antioco1 Avvocato, militante politico (Bonorva 1882-Sassari 1972). Nato da una famiglia di pro` prietari terrieri, giovanissimo milito nel Partito Socialista su posizioni rivo` le sue idee fra i luzionarie. Predico contadini del Logudoro: i moti del 1906 furono particolarmente dramma` un morto tici, e nel suo paese si registro nello scontro fra contadini e forze del` l’ordine. Laureatosi in Legge, esercito la professione di avvocato, ma continuamente impegnato nell’azione politica. Nel 1909 fu eletto sindaco di Bonorva. Combattente nella prima guerra mondiale, nel primo dopoguerra fu esponente del sardismo libertario; ` una vasta rete di organizzazioni creo economiche socialiste nel Sassarese e ` sulle posizioni della nel 1921 si schiero fazione comunista del PSI. Con l’av` a vita privento del fascismo, si ritiro ` la professione a Sasvata ed esercito ` con Antonio Cassari. Nel 1944 fondo sitta il Partito Comunista di Sardegna, con una forte ispirazione separatista, cui i dirigenti del PCI opposero una ` andura azione di repressione. Lascio che un romanzo, La marcia della fame, uscito nel 1956, in cui era immaginata una Sardegna resa indipendente da una rivoluzione di classe. Morı` subito dopo aver compiuto 90 anni. Durante la prima guerra mondiale – dove, come ufficiale, ebbe numerosi problemi per le sue idee politiche – scrisse a casa numerose cartoline postali, coperte da fittissimi testi dattiloscritti e spesso anche da disegni in cui ritraeva paesaggi e momenti della vita militare:

acquistate dopo la dispersione del suo patrimonio, sono ora conser vate presso la sede sassarese dell’Istituto Sardo per la Storia della Resistenza e dell’Autonomia. Tra i suoi scritti: Movimento irlandese in Sardegna, ‘‘Sardegna avanti!’’, 1919; Un interessante documento inedito su Giommaria Angioy, ‘‘Il Nuraghe’’, III, 1926; L’Internazionale e la guerra, 1952; Sardegna irredenta, 1953.

Mura, Giovanni Antioco2 Poeta (sec. XIX). La Bibliografia sarda di Raffaele Ciasca registra, alla voce M., «poeta illetterato», una Canzoni sarda pro su deluviu suzzedidu in sa bidda de Quartu Sant’Elena e ateras biddas circonvicinas, stampata a Cagliari in un foglio volante nel 1890, evidentemente all’indo` i villaggi mani del ciclone che devasto del Campidano di Cagliari nell’ottobre del 1889.

Mura, Giovanni Antonio Sacerdote, romanziere (Bono 1879-ivi 1943). Stu` a Sassari, dove nel 1921 esordı` pubdio blicando un volumetto di versi, Silve` gli amstria, e a Roma, dove frequento bienti letterari (fu un buon amico di ` dedicato il suo Grazia Deledda, cui e ` importante). Tornato in romanzo piu Sardegna, fu viceparroco a Bono e a Nuoro, quindi parroco a Bitti, Lula e Dorgali, condividendo bisogni e aspirazioni di quella gente. Nel 1939, ma` nel paese natale, pubblilato, si ritiro cando, fra il 1940 e il 1942, tre romanzi che certamente aveva cominciato a scrivere negli anni precedenti sull’onda anche del successo toccato a La tanca fiorita, pubblicata da Treves nel 1934 e proprio nel 1940 ristampata da Garzanti (anche questo libro era stato scritto probabilmente negli anni Venti, in un momento di entusiasmo ‘‘sardista’’). Uscirono cosı` Quando il corpo muore, edito dalla romana Ave nel 1941, Il parroco di Geranio, 1942, e Ma

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Mura liberaci dal male, 1942. Nel primo centenario della nascita un comitato del suo paese promosse la ristampa de La tanca fiorita, introdotta da una lucida nota di Mario Ciusa Romagna: M. – ha ` scrittore scritto Manlio Brigaglia – «e di fine esperienza: non solo nella rappresentazione dei contrasti psicologici ma anche nella descrizione dei paesaggi, spesso sereni e aperti, in cui si svolge la vicenda. Alcune pagine, come quella dedicata, ne La tanca fiorita, alla festa di San Costantino al santua` rio di Sedilo, hanno una forte capacita di convinzione e restano nella fantasia del lettore». Tra le altre sue opere, ` nell’OrtoStella mattutina, 1901; Gesu bene, versi, 1901; La fontana di Sichar, 1901; A Luisa Jerace, 1902; Sebastiano Satta, ‘‘Sardegna Cattolica’’, VIII, 1902; Omaggio per Sebastiano Satta, 1924; Una lettera di Giovanni Frassu al deputato Giorgio Asproni, ‘‘Il Nuraghe’’, I, 1925; Le opinioni del mio mezzadro, ‘‘Il Nuraghe’’, V, 1927; Il mio cane da presa, novella, ‘‘Il Nuraghe’’, VI, 1928.

Mura, Giuseppe Impiegato, consigliere regionale (n. Nuoro 1934). Impegnato fin da giovane in politica, schierato nelle file della Democrazia Cri` stato eletto consistiana nel 1974 e gliere regionale del suo partito per la VII legislatura nel collegio di Nuoro e successivamente riconfermato nello stesso collegio per l’VIII e la IX legislatura.

Mura, Lalla Sportiva (n. Sassari 1965). Pattinatrice tesserata con la Palestra Usai di Sassari, si distinse negli anni Ottanta e Novanta con risultati di assoluto prestigio nell’ambito di una solida tradizione sarda e sassarese nel patti` il naggio a rotelle. Nel 1989 conquisto titolo italiano dei 500 m sprint e fu seconda nei 3000 m a cronometro. Poi per due anni consecutivi fu campionessa

italiana di gran fondo e nel 1991 con` a Ostenda il titolo europeo dei quisto 3000 m. L’anno successivo a Scaltenigo fu campionessa europea in tre specia` , compresa la combinata, assieme a lita Paolo Piroddu e Mascia Sias. Concluse questa stagione col titolo continentale dell’americana a squadre conquistato ad Acireale. [GIOVANNI TOLA]

Mura, Pietro Artigiano, poeta (Isili 1901-Nuoro 1961). Di professione ramaio, era un bravo artigiano e si era avvicinato alla poesia da autodidatta acquisendo una profonda e aggiornata cultura poetica. Giovanissimo, fin dal 1918 fu chiamato a improvvisare durante le feste popolari, tanto che in po` divenne la sua chi anni questa attivita principale occupazione; nel 1924 si trasferı` a Nuoro, dove trascorse il resto della sua vita. Fu autore di poesie di forte carica espressiva, nelle quali con ` i principali problemi eleganza affronto dell’isola; si impose anche per il suo stile moderno ed essenziale, che ottenne numerosi riconoscimenti, tra i quali due Premi ‘‘Ozieri’’: fu anzi il premio del 1958 per la poesia Fippo ope` la sua raiu ’e luche soliana che rivelo `, indicando il straordinaria originalita suo modo di fare poesia in sardo come una via attraverso la quale imprimere una spinta modernizzatrice a una tradizione forse a rischio di crisi. Di questo poeta, rimasto sostanzialmente inedito durante la sua vita, la prima raccolta di liriche fu pubblicata soltanto nel 1996 col titolo Sas poesias d’una bida, ripubblicate nel 2004 con lo stesso titolo in una nuova edizione critica, a cura di Nicola Tanda.

Mura, Rodolfo Giornalista, pubblicitario (Sassari 1926-Milano 1973). Ultimo degli undici figli di Candido, laureato ` con un gruppo in Legge, nel 1946 fondo di amici il periodico goliardico ‘‘Voce universitaria’’, che riscosse immediato

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Mura ` allora, successo; lo stesso gruppo fondo nel 1948, un giornale del lunedı`, ‘‘La Gazzetta Sarda’’, apparso inizialmente come settimo numero della ‘‘Nuova Sardegna’’. Responsabile delle pagine sportive, ne fu anche direttore dal 1950 al 1953, quando si trasferı` a Milano. Entrato nel prestigioso studio pubblicitario Sigla, ebbe modo non solo di distinguersi ma anche di accogliere e incoraggiare giovani allievi sardi, primo fra i quali Gavino Sanna. Dopo alcuni anni aprı` un proprio studio con la sigla Marka. Disturbi cardiaci lo costrinsero a lasciare il lavoro negli ultimi anni Settanta.

Mura, Totoi Intellettuale, militante politico (n. Padria?, sec. XX). Dirigente sardista, fu tra i maggiori protagonisti del Congresso del 1989. Ha dedicato al suo paese una monografia Padria (Gurulis Vetus) memorie di un paese antico, 1992. Tra gli altri suoi scritti: G.M. Angioy e i moti rivoluzionari del 1793-96: tra ricerca storica e prospettiva politica, ‘‘Sesuja’’, 1986.

Mura, Vincenzo Scrittore (n. Pattada ` for1935). Ha compiuto gli studi e si e mato intellettualemte a Sassari, dove risiede sin da giovane. Insegnante, per lunghi anni impegnato nella politica attiva in veste di amministratore comunale e provinciale e come militante del PCI, ha esordito alla fine degli anni Cinquanta come scrittore con racconti e articoli pubblicati dal quotidiano locale ‘‘La Nuova Sardegna’’. Ha pubblicato tre romanzi in italiano: Il ballo del sole, 1967; La stagione delle mantidi, 1996, e La rivolta dei gigantinani, 1999; e uno in sardo, Su deus isculzu, 2002, primo premio al concorso letterario ‘‘Casteddu de Sa Fae’’ di Posada. Nella presentazione di La rivolta dei gigantinani Roberto Casalini si sofferma sui «meriti e i punti degni d’interesse» dell’opera, quali «l’impianto teatrale dei

` -sincronipersonaggi, la simultaneita ` degli avvenimenti, la ‘‘corporacita ` ’’» e la compresenza del ‘‘persolita nale’’ col ‘‘politico’’.

Mura, Virgilio Filosofo della politica ` laureato in Giuri(n. Sassari 1944). Si e ` stato alsprudenza a Sassari, dove e ` specialievo di Antonio Pigliaru e si e lizzato a Torino alla scuola di Norberto Bobbio. Ha quindi iniziato la carriera universitaria. Studioso di filosofia politica attualmente insegna presso la ` di Scienze politiche dell’UniFacolta ` di Sassari, di cui e ` anche preversita ` autore di alcune monografie e side. E alcuni pregevoli studi pubblicati in ri` stato fino al 1991 viste scientifiche. E consigliere d’amministrazione del Banco di Sardegna. Tra i suoi scritti: ` e neonazionalismo sardo: Nazionalita un non senso tira l’altro, ‘‘Ichnusa’’, IV, 8, 1985.

Murales Forma di pittura che si svolge su pareti di grandi dimensioni, in genere all’esterno di edifici ma anche di abitazioni private. Molto diffusa nel Messico di Orozco e Rivera, che ne sono considerati gli inventori ‘‘mo` anche in Sardegna derni’’, si sviluppo a partire dal 1968 sull’onda dei movimenti politici radicali. La prima manifestazione di questo genere di arte si ` a San Sperate grazie all’immanifesto pegno di Pinuccio Sciola: infatti, nei giorni nei quali si svolgeva la festa del Corpus Domini, lo scultore, ricollegandosi alla tradizione di esporre le migliori coperte o tappeti che le famiglie possedevano per salutare il passaggio ` al murale della processione, penso come espressione rinnovata di questa tradizione. Cosı` egli fece intonacare adeguatamente i muri esterni di alcune case lungo il percorso della pro`, usando colori vicessione e li affresco vaci che ben si adattavano allo spirito della festa. L’iniziativa ebbe successo e

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Mura Sommella ` di invitare a subito dopo Sciola penso San Sperate i migliori specialisti isolani della pittura murale, in una sorta di pubblica gara, al termine della quale molte pareti, fino ad allora disadorne, risultarono arricchite di autentici capolavori tanto che il paese prese a essere chiamato ‘‘paese museo’’. Dopo queste prime esperienze il muralismo si diffuse a Serramanna, a Villamar e soprattutto nei paesi della Barbagia, dove divenne una forma artistica di denuncia di idee e valori con i quali si cercava di modificare l’assetto ` : grazie alla presenza deldella societa l’artista toscano Francesco Del Casino ` la grande stail murale contrassegno gione della protesta di Orgosolo, dove gli affreschi ‘‘collettivi’’ raccontano le vicende del paese e ne interpretano le rivendicazioni.

Murales – Facciata di una casa di Aritzo.

Mura Sommella, Anna Archeologa (n. ` a Sassari nel LiOrotelli 1940). Studio ceo classico ‘‘Azuni’’ e in seguito si lau-

` in Lettere classiche nell’Univerreo ` di Roma, con il prof. Massimo Palsita lottino. Nel 1971 vinse il concorso per ispettore dei musei, monumenti e scavi della Soprintendenza del Comune di Roma e inizia la carriera presso l’amministrazione capitolina. Attualmente dirige i Musei capitolini, il Medagliere capitolino, il Tabularium e il Palazzo ` rosenatorio, il Museo della Civilta mana, l’Antiquarium comunale, la Centrale Montemartini, il Museo Bar` dal 1988 membro corrisponracco. E dente del Deutsches Archaeologisches Institut di Berlino, dal 1994 membro corrispondente della Pontificia Accademia di Archeologia, dal 1995 membro ordinario dell’Istituto nazionale di Studi romani, dal 1996 membro ordinario dell’Istituto nazionale di Storia patria. Nel 1994 ha vinto il premio Minerva per la Dirigenza. Fa parte del Consiglio direttivo dell’Associazione dei Sardi ‘‘Il Gremio’’ e della Fondazione Salvatore Cambosu di Orotelli. ` recenti volte alla Tra le iniziative piu tutela, alla valorizzazione, alla conoscenza e a una maggiore fruizione del patrimonio archeologico cittadino, si inserisce la definizione del piano di ristrutturazione del complesso museale capitolino, l’elaborazione di un piano scientifico per il riordino delle collezioni archeologiche e il piano programmatico per la creazione di un nuovo polo museale per ospitare le collezioni dell’ex Antiquarium comunale, ` ronell’ambito del Museo della Civilta ` mana. Ha svolto un’intensa attivita espositiva per la divulgazione del patrimonio archeologico comunale; la ` scientifica e di ricerca e ` sua attivita stata prevalentemente incentrata sugli aspetti relativi alle origini di Roma e ` : l’approalle fasi arcaiche della citta fondimento della storia dei monu` stato finalizmenti del Campidoglio e

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Muratori zato ai lavori di ristrutturazione dei Musei Capitolini e del complesso del Tabularium e del Palazzo senatorio. Tra i suoi scritti: Il gruppo di Eracle e Athena, ‘‘La Parola del Passato’’, CXCVI-CXCVIII, 1981; Problemi di approccio al restauro di un edificio monumentale dall’articolazione complessa, il Tabularium e il Palazzo Senatorio, in Atti del Convegno ‘‘Interventi di re` di Roma la stauro a Roma’’, Universita Sapienza, 1985; Il Monumento di Marco Aurelio in Campidoglio e la trasforma` del zione del Palazzo Senatorio alla meta Cinquecento, in Marco Aurelio. Storia di un monumento e del suo restauro (a cura di Alessandra Melucco Vaccaro e di M.S.), 1989; Dalla donazione di Sisto IValla nascita dei Musei Capitolini, ‘‘Archeo’’, X, 5, 1995; I capolavori dei Musei capitolini. Guida breve, 1996; Inter duos lucos: problematiche relative alla localizzazione dell’Asylum, in Etrusca et Italica. Scritti in onore di Massimo Pallottino, 1997; I Musei capitolini. La formazione delle raccolte, 2000; Aspetti dell’Orientalizzante antico a Capena. La tomba di un principe guerriero, ‘‘Rendiconti della Pontificia Accademia’’, LXXXII, 2005.

Muratori, Ludovico Antonio Storico (Vignola 1672-Modena 1750). Entrato in Seminario si fece sacerdote, in se` e fu chiamato come guito si laureo ‘‘dottore’’ alla Biblioteca Ambrosiana di Milano. Nel 1700 fu chiamato a Modena a dirigere la Biblioteca ducale, avviando cosı` la sua mirabile produzione scientifica che in anni di pa` alla pubblicaziente lavoro lo porto zione della grande raccolta dei Rerum Italicarum Scriptores, edita tra il 1723 e il 1751, delle Antiquitates italicae Medii Aevi, edite fra il 1738 e il 1743, del Novus thesaurus veterum inscriptionum (1739-1743) e degli Annali d’Italia, editi tra il 1744 e il 1749. La sezione dedicata

alla Sardegna (Antiquitates Italiae medii aevi ad Sardiniam spectantes, edita a Milano nel 1740) non soltanto fornı` le basi alle ricerche documentarie dell’Ottocento, a partire da quelle di Pa` anche come squale Tola, ma funziono fondamentale lezione metodologica per un’intera generazione di studiosi sardi.

Ludovico Antonio Muratori – Frontespizio della raccolta dei Rerum Italicarum Scriptores (1723).

Muravera Comune della provincia di ` Cagliari, sede della XXI Comunita montana, con 4650 abitanti (al 2004), posto a 11 m sul livello del mare nei pressi della foce del Flumendosa. Regione storica: Sarrabus. Archidiocesi di Cagliari. & TERRITORIO Il territorio comunale, di forma allungata da nord a sud, si estende per 94,70 km2, comprendenti anche le frazioni Monte Nai e capo Ferrato, e confina a nord con Villaputzu, a est col mare Tirreno, a sud con Castia-

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Muravera das e a ovest con San Vito. Si tratta di una fascia costiera dal clima molto dolce e dalla parte terminale delle alture del Sarrabus, nell’insieme un territorio adatto sia all’agricoltura che all’allevamento, mentre le bellezze del litorale e del mare stanno aprendo ampie prospettive allo sviluppo balneare ` percorso dal tratto termie turistico. E nale del Flumendosa e di alcuni altri ` ricco sia di accorsi d’acqua, e percio que correnti che di stagni: tra questi il ` ampio e ` quello di Colostrai, forpiu mato dal torrente Sa Picocca. Il nucleo abitato si trova lungo la statale 125 Orientale sarda, dalla quale si distac` frecano alcune deviazioni verso le piu ` del territorio, e dalla quentate localita parte opposta la 387 che si dirige verso Villasalto e gli altri paesi dell’interno. & STORIA Il villaggio fu fondato proba` punica e divenne un bilmente in eta ` romana; nel Mecentro fiorente in eta dioevo faceva parte del giudicato di Cagliari ed era incluso nella curatoria del Sarrabus. Caduto il giudicato cagliaritano, nella divisione del 1258 fu compreso nei territori assegnati alla famiglia dei Visconti, cosı` il villaggio ` a far parte del giudicato di Galentro lura. All’estinzione della dinastia vi` al Comune di Pisa, che scontea passo lo fece amministrare da suoi funzionari. Dopo la conquista aragonese en` a far parte del Regnum Sardiniae e tro nel 1332 fu incluso nel grande feudo concesso ai Carroz. Scoppiata la prima guerra tra Mariano IVe Pietro IV, i suoi abitanti si ribellarono e i feudatari ne ` persero il possesso; cessate le ostilita lo riacquistarono e nel 1363 fu deciso il suo ingresso nella contea di Quirra. Pochi anni dopo, scoppiata la seconda guerra tra Mariano IV e Pietro IV, fu occupato dalle truppe giudicali e di fatto annesso ad Arborea fino alla caduta del giudicato nel 1409. In seguito

fu occupato dalle truppe di Berengario Bertran Carroz che lo incluse nuovamente nel grande feudo di Quirra del quale M. condivise le vicende. I Bertran Carroz si estinsero nel 1511 avendo come unico componente la ` contessa Violante e il villaggio passo ai Centelles che continuarono a tenerlo fino alla loro estinzione, avvenuta nel 1670. Nel corso del secolo XVI M. soffrı` per le frequenti incursioni dei corsari nordafricani dai quali inizialmente non riusciva a difendersi; agli `, dopo la coinizi del secolo XVII, pero struzione della torre costiera de is dexi ` quaddus (dei dieci cavalli) la comunita fu in grado di difendersi dalle successive incursioni e ben presto con la successiva costruzione delle torri di Salinas, capo Ferrato e Cala Pira il territo` sufficientemente tranquillo. rio torno Durante tutto questo periodo i nuovi feudatari organizzarono amministrativamente il feudo di Quirra e il villaggio fu compreso nel dipartimento, detto del Sarrabus, amministrato da un funzionario baronale che prese la residenza proprio a M. Nello stesso periodo venne aumentato il carico fiscale con l’introduzione di alcuni nuovi balzelli e venne limitata l’autonomia della `. Estinti i Centelles il villagcomunita ` ai Catala `, che, pero `, nel 1766 gio passo lo dovettero cedere agli Osorio. Nonostante l’inasprimento del carico fiscale, la lontananza del feudatario consentı` una certa evasione fiscale che ` all’economia del villaggio. La cogiovo ` infatti godette di una relativa munita ` e la costruzione del Monte prosperita granatico consentı` di superare senza danni alcune carestie. Nel corso del secolo XVIII la costituzione del Consiglio comunitativo fece nascere negli abitanti il desiderio di liberarsi dal giogo feudale. Nel 1821 M. fu incluso, come capoluogo di mandamento, nella pro-

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Muravera ` vincia di Lanusei e nel 1839 si riscatto dal feudatario. Riguarda questo periodo la testimonianza lasciataci da Vittorio Angius: «Nell’anno 1839 erano in M. anime 1980, delle quali maggiori d’anni 20, maschi 585, minori 410, femmine maggiori 545, minori 440, distribuiti in famiglie 520. Professioni. I mureresi applicati esclusivamente all’agricoltura sono 420, alla pastorizia 200, ` 45, al alle arti meccaniche di necessita negozio 20, alla pesca 40. Quindi sono da indicare preti 3, notai 5, ufficiali sanitari 4. Le donne lavorano sulla lana, sul lino, e anche sopra un po’ di canape. Ogni casa ha il suo telajo. Sono ancora comunissime le macchine di antica forma; e scorreranno ancora alcuni anni prima che si effettui la riforma che si desidera. Agricoltura. Gran parte de’ territori coltivabili di M. e delle sue pertinenze sono di una ` prodigiosa, e idonei anche a fertilita certe coltivazioni, alle quali tanti altri sarebbero poco atti. Non pertanto l’arte agraria era meno avanzata, che ne’ prossimi paesi di San Vito e Villapuzzu; e per poca industria si lasciavano inerti nella maremma grandi tratti di terreno fecondissimo che si potevano asciugare. Se ora l’agricoltura di M. progredisce, se ne devon grazie al prebendato teologo Manunta, il quale co’ consigli e con i soccorsi di` quei popolani. Egli resse e conforto dopo aver provveduto alla istruzione, facendo le spese per una scuola, e proponendo premii alle fanciulle che imparassero bene il catechismo, provvide a eccitare all’opera gli oziosi; e a proprie spese avendo fornito di buoi e ` di 30 codi altre cose necessarie piu loni, che lavoravano ne’ predi altrui ` la quando erano condotti, ne aumento ` cosolita seminagione di una quantita spicua. I mureresi ricordano con gratitudine la sollecitudine paterna, con

cui le stesso prebendato li soccorse nella carestia del 1831-32, mandando loro per mare il frumento necessario al prezzo del costo, senza di che un gran numero di essi sarebbe morto d’i` de’ semi che annedia. La quantita ` approsnualmente si danno alla terra e simativamente come qui notasi: starelli di frumento 2000, d’orzo 900, di fave 200, di legumi 250, di lino 200, di canape 60. Pastorizia. Le parti montuose ed incolte del Murerese producono ottimi e abbondanti pascoli; e si potrebbe avere gran copia di fieno, se si tagliassero l’erbe che lussureggiano in tanti prati naturali, principalmente nelle regioni inondate, e se ne formas` sero artificiali ne’ molti luoghi, dove e facile formarli. Se l’intelligenza viene in soccorso della natura, in questa come in altre regioni sarde, i prodotti e le ricchezze cresceranno in modo maraviglioso. Nell’anno 1837 ne’ territori di M. e sue dipendenze pascolavano buoi per l’agricoltura 700, cavalli 100, giumenti 350, quindi capre 3000, pecore 10 000, porci 3500, vacche 2000. In altri tempi, quando era tra’ sarrabesi e napoletani un commercio attivissimo, ` curate, e si le cose pastorali erano piu ` di formaggi bianfacea gran quantita chi, che gli incettatori salavano nelle cantine per esportarlo nel continente. Questa vendita essendo molto dimi` ` il primo studio, e scemo nuita, manco ` del prodotto». di molto la quantita Dopo che nel 1848 furono abolite le ` a far parte della diprovince, M. entro visione amministrativa di Cagliari e, quando nel 1859 furono reintrodotte le province, rimase legato al capoluogo. Aveva una economia florida e durante ` del secolo la sua popola seconda meta ` . Nel corso del secolo lazione aumento ` sviluppata ulXX la sua economia si e teriormente, soprattutto con l’agrumi-

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Muravera coltura e con il turismo residenziale estivo. & ECONOMIA Le attivita ` di base della sua economia sono l’agricoltura, in particolare l’orticoltura e l’agrumicol` stata sviluppata in questi ultura che e timi anni; discreta rinomanza ha anche la viticoltura, dalle cui produzioni ha vita la locale Cantina sociale; l’allevamento del bestiame in particolare quello degli ovini e dei bovini, in misura minore quello dei suini. In questi ultimi anni, lungo il litorale, si pratica la pesca. Negli ultimi decenni si sta svi` industriale luppando anche l’attivita che si basa su imprese nel settore alimentare, lattiero-caseario, sulla piscicoltura e sulla fabbricazione dei late` discretamente sviluppata la rete rizi. E di distribuzione commerciale. Vi operano anche 7 alberghi con 1803 posti letto, 2 agriturismi con 129 posti letto, 5 campeggi con 3546 posti letto e numerosi ristoranti; al centro ippico Sant’Isidoro si pratica anche il turismo equestre. A sostegno del nascente turismo opera l’Azienda autonoma di sog` collegato megiorno. Servizi. M. e diante autolinee agli altri centri della provincia, dispone di Pro Loco, stazione dei Carabinieri e della Guardia di finanza, ospedale, medico, guardia medica, farmacia, scuola dell’obbligo e scuole secondarie superiori, in particolare un Liceo scientifico, un Istituto tecnico e uno professionale, e due sportelli bancari. & DATI STATISTICI Al censimento del 2001 la popolazione residente contava ` , di cui stranieri 79; maschi 4638 unita 2322; femmine 2316; famiglie 1751. La tendenza complessiva rivelava una so` della popolazione, stanziale stabilita con morti per anno 31 e nati 51; cancellati dall’anagrafe 131 e nuovi iscritti 101. Tra iprincipali indicatori economici: depositi bancari 48 miliardi di

lire; imponibile medio IRPEF 16 743 in migliaia di lire; versamenti ICI 1175; aziende agricole 418; imprese commerciali 319; esercizi pubblici 52; esercizi all’ingrosso 4; esercizi al dettaglio 154; ambulanti 16. Tra gli indicatori sociali: occupati 1305; disoccupati 279; inoccupati 220; laureati 56; diplomati 642; con licenza media 1395; con licenza elementare 1094; analfabeti 220; automezzi circolanti 1863; abbonamenti TV 1174. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il ter` particolarmente ritorio di Muravera e ricco di siti archeologici di grande in` teresse scientifico databili dall’eta prenuragica al periodo tardoantico. Ascrivibili al prenuragico sono i siti di Piscina Rei e Cuili Piras. Si tratta di due complessi megalitici riferibili al Neolitico finale posti non lontano dal` costil’abitato. Quello di Piscina Rei e tuito da 24 menhir disposti a gruppi, alcuni dei quali sono ancora integri con i massi nella posizione verticale originaria. Una recente campagna di scavi ha sistemato in posizione verticale anche quelli che il tempo aveva fatto crol` costituito lare. Quello di Cuili Piras e da ben 42 menhir di granito, tutti in posizione ortostatica originale, disposti in gruppi di 3, 4 e 5 elementi perfettamente conservati. La dimensione dei menhir va da 1,20 m a 2 m di altezza, hanno forma antropomorfa e distano 1,80 m l’uno dall’altro. La disposizione dei menhir nei due complessi ha spinto gli archeologi a ipotizzare una corrispondenza tra la loro distribuzione sul terreno e la posizione degli astri nei giorni dei solstizi e in altri momenti astronomicamente rilevanti dell’anno. ` particolarmente ricco di Il territorio e nuraghi, in particolare quelli di Arrubiu, Birru, Brebeis, Canne Frau, Carrabusa, Casteddu, Corritta, De Brabudu, De S’Ortu, Don Giovanni, Erbeis, Erga,

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Muravera Figu Niedda, Garrabosu, Gibe Truttiri, Giordi, Idda, Maccioni, Mannu, Marongiu, Monte Ontroxiu, Montixeddu, Moros, Mortus, Mumosa, Murtas, Nicola Podda, Orcu, Ortu, Perdiaxiu, Piscareddu, Pispisa, Ponzianu, Puncilioni, Riu Molas, S’Acedda, Sa Ridroxi, San Pietro, Santa Matta, Santore, Scalas, Sinzias, S’Omu ’e S’Orcu, Su Modditzi, ` . Di tutti questi il piu ` signiSu Sciuscia ` il nuraghe Scalas, con relaficativo e ` tivo complesso situato nella localita ` omonima. Al periodo punico, invece, e attribuibile il sito di Monte Nai, loca` vicina alla laguna di Santa Giusta lita dove nel 1966 sono stati individuati i resti di una fortezza cartaginese del se` a pianta rettancolo V a.C. L’edificio e golare allungata e le mura sono rinforzate con antemurali e casematte. Nei secoli successivi, attorno alla fortezza, ` un abitato civile di cui risi sviluppo mangono tracce evidenti e del quale non conosciamo il nome. & PATRIMONIO ARTISTICO, CULTURALE E AMBIENTALE Il centro storico di M. ha conservato in parte il suo assetto originario; vi si possono ammirare grandi case, costruite in mattoni di ` diri) e in pietra, che si terra cruda (la affacciano sulla corte, talune ingentilite da giardini lussureggianti. L’edifi` importante e ` la chiesa di San cio piu Nicola di Bari, costruita nel secolo XV in forme gotico-aragonesi e fortemente rimaneggiata nei secoli successivi; conserva al suo interno l’altare maggiore del 1767, in marmo policromo, e due retabli in legno dorato, di stile barocco. Il tesoro della chiesa comprende una statua di San Sebastiano del 1603, eseguita da Scipione Aprile, e una croce processionale d’argento cesellato, dello stesso periodo, che secondo una tradizione sarebbe stata donata da un abitante di M. liberato dalla ` patita a opera dei Mori. Acschiavitu

canto alla chiesa l’ex Palazzo comunale, costruito alla fine dell’Ottocento e recentemente restaurato. Di particolare bellezza per la finissima sabbia e il mare incontaminato sono le spiagge della foce del Flumendosa e quella di ` arriSan Giovanni, dalla quale si puo vare allo stagno di Colostrai. Lo stagno ` alimentato dal rio Picocca ed e ` una e ` ricche di vegedelle zone palustri piu tazione e di avifauna della Sardegna ` anche praticare meridionale; vi si puo la pesca sportiva. Nei pressi della spiaggia di San Giovanni si trova anche la torre dei dieci cavalli, recentemente ` a sud, dominate restaurata, mentre piu tra lo stagno di Colostrai e il mare, si leva quella – dall’insolita pianta quadrata – detta delle Saline. ` di & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI E particolare importanza la sagra degli agrumi, che si svolge a marzo e culmina con una grande sfilata di carri a buoi (traccas) e di gruppi in costume. L’arredo di ciascuna delle traccas ripropone scene della vita tradizionale, come la lavorazione del formaggio, l’officina del fabbro e cosı` via. Molto vivaci sono anche le manifestazioni del Carnevale. Costumi. L’abbigliamento tradizionale viene usato solo in occasione ` costidelle sfilate: quello femminile e tuito da una camicia di tela bianca ricamata, da una gonna plissettata, di tessuto leggero con disegno fantasia (sa unnedda); sopra la camicia si indossano un busto, molto ridotto, di broccato rosso guarnito da trine (su cosso) e chiuso da un fermaglio d’argento a catanelle (is prangias), e la giacca di broccato di seta, con bordo di raso verde (su gipponi). Sopra la gonna si indossa un grembiule di broccato di seta nero a fiori rosso-vino, arricchito da una balza di trina dorata (su treventari); completano l’abbigliamento un fazzoletto che tiene fermi i capelli come un

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Mureddu turbante e un leggero velo di tulle che incornicia il volto. L’abbigliamento tra` costituito da una dizionale maschile e camicia di tela bianca con il collo rotondo e dai calzoni dello stesso tessuto; sopra la camicia si indossano un gilet di orbace nero a doppio petto e una giacca di panno nero, bordata di velluto o raso; sopra i calzoni si indossano il gonnellino di panno nero (sas braghettas) e le ghette dello stesso tessuto. Completa il tutto la classica berretta.

Muravera, Salvatore Insegnante, consigliere regionale (n. Orgosolo 1935). ` deDopo aver conseguito la laurea si e dicato all’insegnamento; nello stesso ` entrato in politica, iscrivenperiodo e dosi al Partito Comunista Italiano. Nel ` stato eletto consigliere regio1974 e nale del suo partito nel collegio di Nuoro per la VII legislatura, al termine ` stato rieletto. della quale non e

Murdelu Antico villaggio che faceva parte del giudicato di Cagliari, compreso nella curatoria del Sols. Sorgeva nelle campagne di Giba presso il monte Murrecci. Scomparso il giudicato, nella divisione del 1258 fu assegnato ai Della Gherardesca. Quando alcuni anni dopo, non riuscendo a sanare i dissidi che li dividevano, i Della Gherardesca procedettero a un’ulteriore divisione fra loro, il villaggio fu assegnato al ramo del conte Ugolino. Dopo la morte dello sfortunato conte, i figli, alla fine del secolo XIII, scatenarono una guerra contro il Comune di Pisa per vendicare la morte del padre. ` al Comune che lo Sconfitti, M. passo fece amministrare da suoi funzionari. ` Conclusa la conquista aragonese, entro a far parte del Regnum Sardiniae e inutilmente i Della Gherardesca tentarono di rientrarne in possesso. La po` , comincio ` ad abbandopolazione, pero narlo e dopo la peste del 1348 i suoi abitanti erano ormai ridotti a poche

decine. Nel 1351 fu acquistato dai Cespujades, ma poco dopo divenne teatro della guerra tra Mariano IV e Pietro IV e scomparve definitivamente.

Muredda, Antonio Pittore e scultore (n. Osilo 1943). Ha frequentato l’Istituto ` stato allievo di d’Arte di Sassari, dove e Stanis Dessy. Ha allestito la sua prima personale nel 1969 e ha quindi esposto in numerose gallerie in Italia e all’estero. Sue sculture sono presenti in diversi centri della Sardegna. Lo distinguono un tratto rapido e una forza cromatica che mettono originalmente a frutto gli insegnamenti della formazione di base.

Mureddu, Donatella Archeologa (n. ` entrata Cagliari 1954). Dopo la laurea e nella carriera delle Soprintendenze archeologiche. Ha contribuito all’organizzazione di numerose iniziative culturali e ha condotto alcuni importanti scavi, tra i quali quelli presso la chiesa ` autrice di di Sant’Eulalia a Cagliari. E numerosi lavori, tra cui: La ceramica a vernice nera, in La villa di Tigellio. Mostra degli Scavi, 1980; Scavi archeologici nella cultura del Seicento in Sardegna (con G. Stefani), in Arte e cultura del ’600 e ’700 in Sardegna (a cura di Tatiana Kirova), 1984; Tre esempi di intervento di restauro: Solarussa, chiesa di San Gregorio; Villanova Truschedu, chiesa di San Gemiliano; Zerfaliu, chiesa di San Giovanni Battista (con A. Ingegno e G. Stefani), in Nurachi. Storia di un’ecclesia, 1985; La diffusione del mosaico funerario africano in Sardegna: scoperte e riscoperte (con G. Stefani), in L’Africa romana. Atti del III Convegno di studi, 1986; Villa di Tigellio. Campagna scavo 1980, ‘‘Studi sardi’’, XXVI, 1986; Considerazioni preliminari nella riscoperta di tre ambienti funerari sottostanti la chiesa di San Lucifero di Cagliari, ‘‘Medioevo. Saggi e Rassegne’’, 11, 1986; Sancti innumerabiles.

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Mureddu Scavi nella Cagliari del ’600. Testimonianze e verifiche (con D. Salvi e G. Stefani), 1988; Un falso cinquecentesco, in Falsi e falsari della Sardegna, catalogo della mostra, 1989; Alcuni contesti funerari cagliaritani attraverso le cronache del Seicento, in Le sepolture in Sardegna dal IVal VII secolo. IV Convegno sull’Archeologia tardoromana e medioevale, Cuglieri 1987, 1990; Le presenze archeologiche, in Cagliari quartieri storici. Villanova, 1991; La necropoli di Bonaria e L’area archeologica di S. Eulalia, entrambe in‘‘Quaderni didattici della Soprintendenza archeologica per le province di Cagliari e Oristano’’, 5, 1993; Cagliari. Via Cavour. Nuovi elementi per la storia del quartiere della Marina, ‘‘Quaderni della Soprintendenza archeologica per le province di Cagliari e Oristano’’, 12, 1995; Il complesso di Santa Chiara dalle origini al Cinquecento, in Santa Chiara. Restauri e scoperte, 1996; Cagliari, le radici della Marina (a cura di M. e Rosanna Martorelli), 2002; Archeologia urbana a Cagliari (con Rosanna Martorelli), 2005.

Mureddu, Giuseppe Magistrato, partigiano combattente (Tempio Pausania 1920-Roma 2003). Dopo il Liceo clas` natale, al secondo anno sico nella citta ` fu chiamato alle armi. di Universita Combattente in Albania, dopo l’8 settembre si unı` alla Resistenza jugoslava militando nelle file della ‘‘Divisione Italia’’. Al ritorno fu per breve tempo amministratore comunale a Tempio in una giunta di concentrazione antifascista. Laureato in Giurisprudenza a ` Roma nel 1945, avvocato, nel 1949 entro alla Corte dei Conti dove percorse l’intera carriera, conclusa nel 2000 come presidente onorario della stessa Corte. Nel corso degli anni era stato presidente della Corte dei Conti della Sardegna (durante il suo mandato il giudizio di parificazione del bilancio gene-

rale della Regione fu approvato, dopo ` un decennio, entro i termini di legge); e autore di numerosi scritti in tema di controllo degli enti pubblici.

Mureddu, Matteo Funzionario, ufficiale di carriera (Nuoro 1907-Roma 1992). Funzionario del Ministero degli Interni, richiamato durante la seconda guerra mondiale come capitano di complemento dei Carabinieri, il 7 ottobre 1943 sfuggı` ai tedeschi che catturavano e disarmavano alcuni reparti dell’Arma di stanza a Roma, deportandoli ´ ritenuti infidi in Germania, perche dopo l’insurrezione di Napoli, cui avevano partecipato diversi Carabinieri. Con un gruppo di Carabinieri costituı` a Roma un nucleo partigiano che fu inserito nell’organizzazione clandestina delle bande «generale Filippo Caruso». Nel gennaio 1944 ebbe l’incarico di apprestare un piano di difesa del ` prese dimora nei sotQuirinale: percio terranei del palazzo, preparando un ingente deposito di armi e mettendo al sicuro argenterie, porcellane, arazzi, mobili e dipinti. Al suo nucleo aderirono 29 corazzieri, 28 agenti di P.S. della stazione ‘‘Quirinale’’, 14 militari e 21 impiegati subalterni di Casa Reale. Arrestato dai fascisti dopo l’at` fortunotentato di via Rasella, scampo samente all’eccidio delle Fosse Ardeatine. «Sospettato dal nemico – dice la motivazione della sua medaglia di bronzo al V.M. – , continuava imperter` , contririto la sua pericolosa attivita buendo a mantenere viva e fattiva l’organizzazione della resistenza, portando a termine, brillantemente, numerose e importanti missioni di ` nel guerra». Dopo la Liberazione resto ` servizio civile del Quirinale. Racconto le sue esperienze in due volumi di memorie editi da Feltrinelli, Il Quirinale del Re, 1971, e Il Quirinale dei Presidenti, 1988.

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Murena = Zoologia della Sardegna Murenu, Melchiorre Poeta e improvvisatore (Macomer 1810-ivi 1854). Cieco fin dalla nascita come conseguenza del vaiolo, amava improvvisare i suoi versi non solo nelle sagre paesane, ma anche, spesso, nelle bettole. Dotato di spirito critico, sapeva utilizzare un linguaggio efficace e pungente che tal` sopratvolta offendeva la suscettibilita tutto dei potenti dei villaggi, che si sentivano giudicati e derisi dai suoi versi. Nell’inverno del 1854 con il suo stile caustico ebbe modo di denunciare con espressioni particolarmente dure gli abusi commessi da alcuni notabili di Macomer nell’applicazione dell’editto delle chiudende; per questo all’uscita da un’osteria un misterioso sicario lo fece precipitare da un dirupo antistante la chiesa di Santa Croce, dove il suo corpo fu ritrovato il giorno dopo ` esistono diverse senza vita. In realta teorie sulle cause della sua morte: da una parte quelle che individuano il responsabile in un potente signore di Macomer di cui aveva criticato la figlia (o secondo altri l’amante), dall’altra quelle che sostengono il coinvolgimento di qualche abitante di Bosa per vendicarsi delle popolari, sarcastiche ` del Temo. Paottave scritte sulla citta ragonandolo a Paolo Mossa, Manlio Brigaglia ha sostenuto che la sua poesia soffre dello stesso schematico ossequio a una tradizione in larga parte stereotipata: ma, aggiunge, «vi sono ` del tempo, spesso accenni alle realta come nel famoso lamento su S’Istadu de Sardigna, o scatti di polemica irosa come nel disordinato Sas immondiazias de Bosa». La sua fama di poeta polemico fu tale che gli fu attribuita, erroneamente, la famosa quartina contro le chiude nde Tancas ser rad as a muru...». La memoria dei suoi canti, `, non fu perduta. Delle sue compopero

sizioni furono trascritte e pubblicate, molto tempo dopo la sua morte, Sa confessione, 1890; Su giudissiu universale e sa giudicatura chi devet fagher su supremu Giuighe, 1890; Dae sa creazione de Adamu a sa naschida, passione e ` Cristu, morte de nostru Segnore Gesu 1892; Dialogu de unu penitente e unu confessore, 1892; Su confessore et su penitente. Sos ingannos de su mundu, 1902; Sa giustissia universale, 1902; S’istadu de Sardigna e su peccatori moribundu, 1906; Sas tres rosas. Sa femina immodesta e isfrenada. S’amante costante, avvertimentos de moralidade, 1907; Sa canzone de Bosa, 1911; Sa giovana vana, capricciosa e libertina. Sa isporchizia de Bosa, 1912; Cantone sarda: sa creazione, 1912; S’invidia, s’impostura e sa murmurassione, 1912; S’anima dannada, cumbidu a su peccatore a si convertire, 1914; Su chelvu e i sa pischina, 1914.

Muretti, Lelio Avvocato, consigliere regionale (Nuoro 1897-ivi 1975). Conseguita la laurea in Giurisprudenza si de` con successo alla professione di dico avvocato. Dopo la caduta del fascismo ` anche in politica; divenne si impegno uno dei maggiori rappresentanti del Partito Nazionale Monarchico in Sardegna e nel 1949 fu eletto consigliere regionale per la I legislatura nel collegio di Nuoro. In seguito fu riconfermato nello stesso collegio anche per la II e la III legislatura.

Murgia1 Famiglia di Sorso (secc. XVIXVIII). Le sue prime notizie risalgono al secolo XVI; possedeva un vasto patrimonio immobiliare e i suoi membri erano considerati pubblicamente nobili. Nel 1634 con i fratelli Antonio e Alfonso ottenne il riconoscimento del `. cavalierato ereditario e della nobilta Gli stessi nel 1643 furono ammessi allo Stamento militare durante i lavori del parlamento Avellano. Dai figli di un ni-

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Murgia pote di Antonio, un altro Antonio e Francesco, discendono due rami della famiglia; da Francesco venne il ramo ` a risiedere a Sorso, da che continuo Antonio discese il ramo che si trasferı` a Nulvi e a Sassari.

dell’azienda tramviaria romana, e venne anche eletto nel Consiglio comunale dell’Urbe. In questo periodo, nel 1963, fu eletto senatore della Repubblica nel collegio di Roma VIII per la IV legislatura.

Murgia2 Famiglia del Mandrolisai (sec.

Murgia, Bruno Imprenditore sociale,

XVIII-esistente). Le sue notizie risalgono al secolo XVIII; era in possesso di un buon patrimonio, i suoi membri esercitavano le professioni liberali o ricoprivano importanti benefici ecclesiastici. Nel 1809 ottenne il cavalierato ` con il dottor Salereditario e la nobilta vatore Murgia Carta, la cui discendenza sussiste tuttora. Alla stessa famiglia appartenne un Francesco Maria Murgia Marras di Neoneli, che nel 1827 ottenne la concessione dei privilegi nobiliari, ma non fu in grado di pagare le tasse previste e pertanto non ebbe la conferma.

uomo politico (n. Nuoro, 1967). Consigliere regionale, deputato al Parlamento. Impegnato da giovanissimo in ` politica nel MSI nuorese, nel 1999 e stato eletto consigliere regionale di Alleanza Nazionale nel collegio di Nuoro per la XII legislatura (1999-2004), in cui ` stato anche capogruppo di AN. Nelle e ` stato rieletto. elezioni del 2004 non e ` Nella consultazione dell’aprile 2006 e stato eletto alla Camera dei deputati nella lista di Alleanza Nazionale.

Murgia, Alessandra Illustratrice (n. Cagliari, sec. XX). Laureata in Lingue, insegnante di inglese dal 1992, partecipa come illustratrice ad alcune mostre collettive nel Cagliaritano. Ha curato i disegni per il libro Il primo Natale di Pillo, per Nicola Milano editore. Nel 1990 e nel 1993 viene selezionata alla Mostra degli Illustratori della Fiera di Bologna.

Murgia, Amedeo Avvocato, senatore della Repubblica (n. Ballao 1907). Dopo essersi laureato in Giurispru` la professione di avvodenza, esercito cato. Combattente della seconda ` di aderire guerra mondiale, si rifiuto alla Repubblica Sociale Italiana e per questo fu deportato in Germania, dove fu tenuto prigioniero in un lager per quasi due anni. Tornato in Italia, si sta` in politica, bilı` a Roma e si impegno schierandosi con la Democrazia Cri` il Movimento Restiana; nel 1947 fondo duci e ne divenne il presidente nazionale. Tra il 1953 e il 1967 fu presidente

Murgia, Costantino Giurista (n. Olzai ` de1944). Dopo la laurea in Legge si e dicato alla professione di avvocato e all’insegnamento universitario. At` professore ordinario di tualmente e Diritto costituzionale italiano e com` di Giurispruparato presso la Facolta ` di Cagliari. Comdenza dell’Universita ponente del comitato regionale del ` Partito dei Democratici di Sinistra, e stato sindaco del suo paese, presidente ` Investimenti Alidella SIPAS (Societa mentare Sarda), consigliere d’amministrazione della Banca CIS. Ha al suo attivo oltre 80 pubblicazioni, fra cui Referendum e sistema rappresentativo in Francia, 1983; Politica e istituzioni in Sardegna nel secondo dopoguerra, ‘‘Archivio sardo del movimento operaio contadino e autonomistico’’, numero speciale, 1985; L’ordinamento giuridico dei porti, 1988.

Murgia, Danilo Insegnante (Grosseto 1907-Cagliari 2003). Dopo la laurea in Lettere ha insegnato per molti anni latino e greco nei Licei classici, divenendone anche preside. Uomo di grande ` , ha incarnato con cultura e sensibilita

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Murgia ` la figura del proriconosciuta autorita fessore capace d’imporsi non solo con ` della sua culla straordinaria vastita tura ma anche con ineguagliabili doti ` (la memoria di simpatia e di umanita prodigiosa era uno degli strumenti della sua inesauribile rete di relazioni sociali). Ha allevato intere generazioni di studenti, tra i quali resta fortemente ` morto a Cascolpito il suo ricordo. E gliari nel 2003. Socraticamente vocato a una pedagogia tutta orale, ha al suo attivo solo alcuni scritti, fra cui Spigolature d’archivio: cenni sulla vita dell’istituto nel centenario, ‘‘Annuario del Liceo Ginnasio G.M. Dettori di Cagliari’’, 1960.

Murgia, Diego Ingegnere, deputato al Parlamento (Sassari 1857-Roma 1938). Laureato in Ingegneria, di idee liberali ` al gruppo politico di moderate, si lego Michele Abozzi. Per molti anni fu eletto presidente della Provincia di Sassari e consigliere comunale; nel 1919 fu eletto deputato nella lista liberale costituzionale e riconfermato nel 1921 nella lista Abozzi-Cocco Ortu. In ` prevalenteParlamento si occupo mente dei problemi dell’agricoltura sarda e delle comunicazioni. Nel 1922 ` una proposta di legge per la presento costruzione di alcune linee ferroviarie secondarie in Sardegna, tra cui la Oniferi-Sorgono, da Nuoro al mare, Nuoro-Lanusei. Dopo l’ascesa al po` a vita privata, tere del fascismo si ritiro tornando alla sua professione: negli anni Trenta fece progettare e realizzare (con la partecipazione di suoi capitali) la linea ferroviaria tra Sassari e ` per Palau, attraverso Tempio. Lascio testamento all’arcivescovo di Sassari un vasto tenimento in territorio di Siligo, in una parte del quale, in anni re` sorta la Comunita ` di ‘‘S’Aspru’’ centi, e collegata all’associazione Mondo X,

animata in Sardegna dal francescano Salvatore Morittu.

Murgia, Francesco1 Pittore (Cagliari, ` sec. XVII-Roma, dopo prima meta 1661). Dopo aver appreso i rudimenti ` natale, nel della pittura nella sua citta ` 1637 si trasferı` a Roma dove completo la sua formazione sotto la guida di Pie` tro da Cortona. Con gli anni acquisto notevole reputazione e, entrato negli ambienti della corte pontificia, nel 1657 fu chiamato a dipingere il Combattimento di Davide e Golia in uno dei saloni del Quirinale. Il dipinto fu molto apprezzato, per cui fu chiamato a far parte dell’Accademia di San Luca e nel 1660 nominato presidente della Confraternita dei Virtuosi del Pantheon. Nel 1661 fu nominato camerlengo dell’Accademia di San Luca; poco dopo ebbe dei contrasti con gli altri accademici ma riuscı` ad appianarli grazie alla protezione del cardinale Chigi, nipote di Alessandro VII.

Murgia, Francesco2 Avvocato, uomo politico (Olzai 1903-Nuoro, seconda ` sec. XX). Membro dell’Assemblea meta costituente, deputato al Parlamento. Eletto dall’Assemblea costituente nella lista della Democrazia Cristiana, fu riconfermato nelle elezioni della Camera dei deputati per la I e la II legislatura repubblicana. Candidato ma non rieletto nelle elezioni del 1958, ` alla Camera nel 1963, in sostiturientro zione di Antonio Segni eletto in quell’anno presidente della Repubblica. ` quindi a Nuoro alla sua profesTorno sione di apprezzato penalista.

Murgia, Francesco Ignazio Funzionario, deputato al Parlamento (Villamar 1823-Cagliari 1891). Dopo aver conseguito la laurea in Giurisprudenza en` nella carriera della pubblica ammitro nistrazione che percorse brillantemente. Nel 1863 fu nominato prefetto di Lecce e resse la prefettura pugliese

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Murgia fino al 1867 nei difficili anni che seguirono la proclamazione del Regno d’Italia. Nel 1868 fu eletto deputato per la X legislatura e in seguito riconfermato fino alla XII. Ritornato nella carriera nel 1876, fu nominato prefetto di Arezzo e nel 1877 trasferito a Vicenza, dove rimase fino al 1880.

Murgia, Giacomo Medico, consigliere regionale (Seulo 1913-ivi 1993). Dopo ` essersi laureato in Medicina si dedico alla sua professione; per lunghissimi anni fu medico condotto a Quartu, ` ancora ricordato per la sua umadove e ` . Cattolico, impegnato nel sociale, nita schierato nella Democrazia Cristiana, ` alle elezioni regionel 1969 si candido nali per la VI legislatura e non fu ` in consiglio sueletto; nel 1972 entro ` Ligios eletto depubentrando a Giosue tato. Al termine della legislatura non fu riconfermato.

Murgia, Gilberto Ufficiale di carriera (n. Urzulei 1944). Dopo aver conseguito ` arruola laurea in Lettere, nel 1968 si e lato nell’Arma dei Carabinieri e ha percorso una brillante carriera fino a giungere al grado di generale. Nel corso degli anni ha guidato il gruppo provinciale di Frosinone e quello di ` stato inoltre comandante Salerno ed e del gruppo Carabinieri del Senato. Dal ` comandante della Regione Ca2004 e rabinieri della Sardegna; per il valore dimostrato in un conflitto a fuoco contro i malviventi ha ottenuto la medaglia ` insignito di nud’argento al V.M. ed e merose onorificenze.

Murgia, Giorgio Impiegato, consigliere regionale (n. 1945). Impiegato, militante nel Partito Sardo d’Azione in cui ha ricoperto diversi ruoli di re` , nel 1984 si e ` candidato sponsabilita nelle elezioni regionali per l’VIII legi` tutta` stato eletto. E slatura, ma non e via entrato in Consiglio nel 1987, subentrando a Carlo Sanna dimissiona-

` stato rio. Al termine della legislatura e ricandidato per la X legislatura, ma ` stato rieletto; e ` rientrato in Connon e siglio nel 1989 in sostituzione di Mario Melis.

Murgia, Giovanni (detto Gianni) Storico (n. Villamar 1946). Conseguita la laurea ` dedicato all’insegnamento universi e ` diventato ricercasitario. Nel 1980 e tore di Storia moderna e in seguito professore associato; attualmente insegna ` di Storia moderna presso l’Universita `, Cagliari. Studioso di notevole attivita ` autore di interessanti lavori sulla stoe ria moderna e contemporanea della Sardegna, tra cui: ‘‘La lotta’’, giornale socialista della Sardegna (1915-1916), ‘‘Archivio sardo del movimento operaio contadino e autonomistico’’, 6-7, 1976; Capitoli di grazia e lotta antibaronale, ‘‘Archivio sardo del movimento operaio contadino e autonomistico’’, 11-13, 1980; Una fonte per lo studio della ` feudale nella Sardegna mosocieta derna: i Capitoli di grazia di Villasor, ` di Magistero di ‘‘Annali della Facolta Cagliari’’, V, 1981; Insinuazioni sul rifiorimento della sarda agricoltura, ‘‘Archivio sardo del movimento operaio contadino e autonomistico’’, 17-19, 1982; Guasila dal Basso Medioevo all’Otto` a Guasila cento e Economia e societa nei primi cinquant’anni del secolo scorso, entrambi in Guasila. Un paese ` in Sardegna, 1984; Economia e societa ` dell’Ottonel Goceano nella prima meta cento in due relazioni inedite, ‘‘Archivio sardo del movimento operaio contadino e autonomistico’’, 20-22, 1984; Me` rurale: le condotte sanidicina e societa tarie nella Sardegna carloalbertina, in ` e societa ` : Sicilia e Sardegna seSanita coli XVI-XX, 1988; Uomini, terra e lavoro nella Sardegna sud-orientale in ` moderna, in Usi civici e cussorgie, Eta 1989; Il contrabbando tra la Sardegna e ´ tudes corla Corsica nel XVIII secolo, ‘‘E

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Murgia ` nel ses’’, 30-31, 1990; Economia e societa Goceano tra rivoluzione angioiana e restaurazione piemontese, ‘‘Archivio sardo del movimento operaio contadino e autonomistico’’, 29-31, 1990; Riforma degli ordini religiosi e restaurazione culturale nella Sardegna di Carlo Felice 1820-1830, in Intellettuali e so` in Sardegna tra restaurazione e cieta ` d’Italia (a cura di Girolamo Sotunita giu, Aldo Accardo, Luciano Carta), I, 1991; Un’azienda cerealicola della Sardegna moderna, ‘‘Archivio sardo del movimento operaio contadino e autonomistico’’, 31-34, 1991; Centralismo e potere locale: riforma dei Consigli di co` e rapporti tra baroni e vassalli munita nella Sardegna sabauda 1770-1800, ‘‘An` di Magistero dell’Unali della Facolta ` di Cagliari’’, nuova serie, XV, niversita ` 1992; I capitoli di grazia, in La societa ` spagnola (a cura di Fransarda in Eta ` cesco Manconi), I, 1992; La societa sarda tra crisi e resistenza: il parlamento Avellano, ‘‘Archivio sardo del movimento operaio contadino e autonomistico’’, 41-43, 1993; Dal crollo del giudicato d’Arborea al dominio aragonese e spagnolo, Vita nel feudo nel Settecento sabaudo e Dalla restaurazione piemontese alla fine del Regnum Sardiniae, tre ` una capitoli di Villamar, una comunita storia, 1993; Contrabbando e ordine pubblico nella Gallura tra blocco continen` del regno di Sardegna tale e neutralita (1800-1814), in Studi e ricerche in onore di Girolamo Sotgiu, II, 1994; Progetti di colonizzazione e banditismo nella Sar´ tudes cordegna sabauda 1759-1773, ‘‘E ` ses’’, 40-41, 1995; Uomini, terra e societa nella Sardegna sud-orientale dalla con` giolittiana, in Il quista aragonese all’Eta parco regionale Sette Fratelli Monte Genis, II, 1995; Progetti di colonizzazione e ordine pubblico nella contea d’Oliva negli anni del riformismo boginiano, in Studi e ricerche studi in onore di Giam-

paolo Pisu, 1995; I feudi Aymerich negli anni della rivoluzione sarda 1793-1796, in Francia e Italia negli anni della rivoluzione (a cura di L. Carta e G. Murgia), 1996; La montagna contesa. Conflittua` tra villaggi e uso del territorio nel lita ducato di Mandas in periodo sabaudo ` di Ma1720-1847, ‘‘Annali della Facolta ` di Cagliari’’, gistero dell’Universita 1996; L’ordine pubblico e la lotta contro il banditismo ed il contrabbando nel 700800 in Sardegna, in Da Olbı`a a Olbia. ` mediter2500 anni di storia di una citta ranea, 1996; Sanluri da castello a villaggio: un caso di riorganizzazione istituzionale del territorio nella Sardegna moderna, in Studi in memoria di Giancarlo ` di Lettere Sorgia, ‘‘Annali della Facolta ` di Cagliari’’, e Filosofia dell’Universita LII, 1996; Quel maggio del 1906: i moti sociali nella Sardegna giolittiana, ‘‘Archivio sardo del movimento operaio contadino e autonomistico’’, 50, 1998; Trasformazioni istituzionali, uso del ter` fra villaggi nella ritorio e conflittualita Sardegna sud-orientale (sec. XIV-XIX), ` di Scienze della ‘‘Annali della Facolta ` di CaFormazione dell’Universita gliari’’, XXI, n.s., 1998; Progetti di colonizzazione ed ordine pubblico nella contea di Oliva negli anni del riformismo sabaudo (1759-1773), in Actes de les I.res Jornades internacionals sobre la historia dels Centelles i el comtat d’Oliva, ` di Oristano nella prima 1997; La citta ` del Seicento, ‘‘Annali della facolta ` meta di Scienze della formazione dell’Uni` di Cagliari’’, n.s., XXIII, parte versita II, 1999; Giuseppe Maria Pilo un vescovo riformatore della Sardegna sabauda, ` di scienze della ‘‘Annali della Facolta ` di Caformazione dell’Universita gliari’’, n.s., XXIII, parte II, 1999; Signori e vassalli nella Sardegna di Filippo II, in Sardegna, Spagna e Stati ita` di Filippo, II, 1999; Dalla liani nell’eta fine del Regnum Sardiniae allo stato

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Murgia d’assedio (1847-1852) (con A. Durzu), ‘‘Archivio sardo, rivista di studi storici e sociali’’, 1, 1999; Quel maggio del 1906: i moti sociali della Sardegna giolittiana, in I moti sociali della Sardegna giolittiana (a cura di G. Murgia), 2000; Contrabbando e ordine pubblico in Gallura 1800-1814, in La rivoluzione sulle Bocche (a cura di M. Brigaglia e L. Carta), 2003.

Murgia, Giuliano Sindacalista, consigliere regionale (n. Gairo 1944). Di cultura socialista, da sempre impegnato nelle organizzazioni sindacali e in politica, segretario regionale della CGIL ` stato eletto consinel 1986, nel 1994 e gliere regionale nella lista dei Progressisti Sardi per l’XI legislatura; tra il ` stato asgiugno 1996 e l’agosto 1996 e sessore regionale all’Industria nella seconda giunta Palomba.

Murgia, Giuseppe Medico, consigliere regionale (Nuoro 1898-ivi 1968). Dopo ` essersi laureato in Medicina si dedico con successo alla sua professione; cat` anche nelle tolico militante si impegno organizzazioni cattoliche, e dopo la ca` nelle file duta del fascismo si schiero della nascente Democrazia Cristiana. Nel 1949 fu eletto consigliere regionale nel collegio di Nuoro per la I legislatura, nel corso della quale dal giugno 1949 all’agosto 1951 fu assessore ai Lavori pubblici nella prima giunta Crespellani e in seguito fu riconfermato nella seconda giunta fino al termine della legislatura. Successivamente ` a essere rieletto senza intercontinuo ruzione fino alla IV legislatura; du` volte asrante tutti questi anni fu piu sessore, ai Lavori pubblici e agli Enti locali, nelle giunte di Alfredo e di Efisio Corrias nella II e III legislatura.

Murgia, Salvatore Medico, uomo politico (sec. XIX). Di origine barbaricina, ` volte eletto consigliere provinfu piu ciale di Cagliari tra il 1863 e il 1898. In

tutti questi anni ricoprı` importanti cariche all’interno del Consiglio provinciale: tra il 1863 e il 1870 fu vicesegretario del Consiglio; tra il 1883 e il 1887 e successivamente tra il 1891 e il 1898 fece parte della Deputazione. Ha lasciato una monografia Sulle cause del disagio economico della Sardegna, 1895.

Murgioni, Eugenio Funzionario, consigliere regionale (n. Villaputzu 1954). Dirigente della Coldiretti cagliaritana, sindaco di Castiadas dal 1992, nelle ` stato eletto consielezioni del 2004 e gliere regionale nel collegio di Cagliari nella lista Fortza Paris (Partito del Popolo Sardo e Sardistas).

Murineddu, Antonio Giornalista, scrittore (n. sec. XX). Redattore di ‘‘La Nuova Sardegna’’ per molti anni, nel ` la pubblicazione di Gallura, 1962 curo importante opera monografica di concezione multidisciplinare, che fun` a partire da quel periodo come ziono un modello nel suo genere. Tra gli altri suoi scritti: Nell’antica storia della Sardegna Quartu S. Elena e la sua gente, ‘‘La Nuova Sardegna’’, 1958; Domina sulle terre del Goceano il castello costruito da Gonario di Torres, ‘‘La Nuova Sardegna’’, 1960; Cronache della prima Sassari, ‘‘La Nuova Sardegna’’, 1960; Fra leggenda, storia e fantasia quasi un vero ritratto di Benetutti, ‘‘La Nuova Sardegna’’, 1960; A Luogosanto nell’estrema Gallura le vestigia di antichis` , ‘‘La Nuova Sardegna’’, sime civilta 1961; Solo il Valentino con la sua astuzia riuscı` a snidare i masnadieri, ‘‘La Nuova Sardegna’’, 1962.

Murineddu, Giovanni Insegnante, sociologo, senatore della Repubblica (n. Calangianus 1938). Dopo la laurea in ` dedicato alLettere e in Sociologia si e ` stato preside di l’insegnamento ed e scuola media, impegnandosi contemporaneamente nella ricerca sociologica. Socialista di Federazione Demo-

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Muroni ` stato eletto senatore nel colcratica, e legio Olbia-Tempio nel 1996 e riconfer` stato ricandidato mato nel 2001. Non e per le elezioni dell’aprile 2006. Tra i ` suoi scritti: L’evoluzione della societa tempiese dal secondo dopoguerra al 1970, ‘‘Quaderni bolotanesi’’, XV, 1989; Tempio Pausania 1945-1990 (con To` multietmaso Panu), 1994; Olbia citta nica (con Bachisio Bandinu ed Eugenia Tognotti), 1997.

Murino, Caterina Attrice (n. Cagliari ` stata la quarta classi1977). Nel 1996 e ficata al concorso per Miss Italia e ` stata ingaggiata da l’anno successivo e un’agenzia di moda. Dopo qualche esperienza nella televisione ha esordito nel cinema recitando nel film Le ragazze di Miss Italia di Dino Risi (2000). Dopo aver sostenuto alcune al` tre piccole parti in fiction televisive si e ` riuscita a trasferita in Francia, dove e dare una profonda svolta alla sua carriera partecipando ad alcuni film – ´s 3 Nowhere, L’enquete corse, Les Bronze – che l’hanno resa in breve tempo ` stata chiamolto popolare. Nel 2006 e mata ad affiancare, come ‘‘Bond girl’’, l’attore Daniel Craig nel film Agente 007. Casino Royale.

Muristenes Edifici d’abitazione temporanea in alcuni santuari sardi. Le m. (o cumbessı`as) sono le camerette attigue alle chiese campestri, dove tro` di soggiorno i devoti vano possibilita che praticano la novena in onore del santo. Il vocabolo parrebbe derivare dal termine greco monastir (latino monasterium) e fa pensare a un uso diverso di queste costruzioni, riferibile al periodo iniziale dell’insediamento in Sardegna dei monaci bizantini, quando attorno a una chiesa in cui si ` fuvenerava il santo della comunita rono costruite le cellette dove i monaci risiedevano.

Muritta, san = Eugenio, santo

Muro1 Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato di Gallura, compreso nella curatoria di Galtellı`. Sorgeva non lontano da Galtellı`. Dopo l’estinzione dei Visconti di Gallura fu amministrato direttamente dal Comune di Pisa. Con la conquista ` a far parte del Rearagonese entro gnum Sardiniae e nel 1327 fu concesso in feudo a Pietro Torrents, ma nei de` a spopolarsi cenni successivi comincio a causa del continuo stato di tensione provocato dalle guerre tra Genova e Aragona. Nel 1358, estinti i Torrents, ` al fisco, che cerco ` di infeudarlo torno ´ sulle sue rendite nuovamente. Poiche gravava l’obbligo di pagare annualmente la somma di 100 fiorini a Sibilla, vedova dell’ultimo Torrents, non fu facile trovare il nuovo feudatario. Scoppiata la seconda guerra tra Pietro IV e Mariano IV, nel 1366 fu occupato dalle ` in pochi truppe giudicali e si spopolo anni.

Muro 2 Famiglia cagliaritana (secc. XVII-XVIII). Le sue notizie risalgono al secolo XVII, quando alcuni dei suoi membri ricoprirono importanti uffici pubblici. Nel 1679 ottenne il cavalierato ereditario con un Francesco, di` , che nel stinto avvocato della citta 1688 fu ammesso allo Stamento militare durante il parlamento Monteleone. La sua discendenza si estinse nel corso del secolo XVIII.

Muroni, Francesco Maria Sacerdote, patriota (Bonorva 1751-Sassari, 1810 ca.). Fratello di Pietro, Salvatore e Ga` nell’ambiente intelletvino, si formo tuale di Sassari, dove fu ordinato sa` in Teologia nel cerdote e si laureo 1779. Divenuto parroco di Semestene, come gli altri fratelli divenne amico di Giovanni Maria Angioy, e quando scoppiarono i moti antifeudali vi prese parte incitando i suoi parrocchiani a ribellarsi apertamente. Nel 1795 sco-

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Muroni prı` il disegno di secessione ordito dai feudatari sassaresi e, recatosi a Ca` l’Angioy. Poco dopo, gliari, ne informo tornato a Sassari, fu tra i protagonisti del moto popolare successivo e conti` a sostenere l’Alternos fino alla sua nuo ` cocaduta. Con lui, nel 1796, fu percio `, stretto a espatriare; poco dopo, pero ` in Sardegna dove fu catturato e torno rinchiuso nella prigione di San Leonardo, a Sassari, dove rimase, tra grandi privazioni e mille tormenti, fino al 1808. Una volta liberato fu mandato nel convento di San Pietro di Silki, ` , dove morı` inalla periferia della citta torno al 1810.

Muroni, Gavino Sacerdote, patriota (Bonorva 1745-Corsica, 1820 ca.). Fratello di Francesco Maria, Pietro e Salvatore, una volta ordinato sacerdote si trasferı` a Cagliari dove divenne cap` pellano della famiglia Angioy. Divento cosı` amico di Giovanni Maria, del quale finı` per condividere le idee e per sostenere i programmi politici. Dopo il crollo e la fuga dell’Angioy, nel 1796, fu accusato di averne sostenuto l’azione e rinchiuso in carcere per quattordici mesi a Cagliari; una volta liberato fu mandato in esilio a Carloforte, dove nel 1798 fu catturato nella famosa incursione di pirati nordafri`. cani e condotto a Tunisi in schiavitu Qui rimase fino al 1803, e una volta li` a Cagliari, dove pero `, a berato torno causa dei sospetti che continuavano a gravare su di lui, fu trattenuto in domi` con i cilio coatto. Tuttavia egli si lego protagonisti della congiura di Pala` l’arrebanda e poco dopo il 1812 evito sto fuggendo in Corsica.

Muroni, Pietro1 Agricoltore, patriota (Bonorva 1755-ivi, dopo 1820). Fratello di Francesco, Gavino e Salvatore, era un agricoltore agiato e fu uno dei protagonisti dei moti antifeudali scoppiati nel suo paese, sostenendo l’Alternos

Giovanni Maria Angioy fino al momento del suo esilio (1796). Quando ini` la repressione, nello stesso 1796 fu zio incarcerato ma dopo poco tempo liberato; egli allora riprese i contatti con gli angioyani che erano ancora pre` con loro senti in Sardegna e organizzo ` un assalto contro Sassari, che pero ` e tento ` di orgafallı`. Egli non disarmo nizzare un moto anche a Bonorva; anche questo fallı`, per cui fu costretto a darsi alla macchia con altri angioyani superstiti. Nel 1800 fu tra gli organizzatori dei moti di Santu Lussurgiu dove fu catturato. Liberato ancora una volta, ` fu sosi trasferı` a Cagliari, dove pero spettato di aver preso parte alla con` arregiura di Gerolamo Podda e percio stato nuovamente nel 1801 e tenuto in carcere fino al 1820. Liberato solo in seguito a un indulto reale senza che nei suoi confronti fosse stata provata l’accusa, morı` alcuni anni dopo.

Muroni, Pietro2 Pittore e grafico (Bosa 1929-Sassari 1998). Dopo aver frequen` ditato il Liceo artistico a Roma, si e plomato presso la Scuola d’Arte di Sassari sotto la guida di Stanis Dessy e di ` dedicato Filippo Figari. In seguito si e all’insegnamento nelle scuole secondarie; affermato autore soprattutto di incisioni, ha preso parte a numerose mostre ottenendo l’apprezzamento della critica. Manlio Brigaglia, analiz` nazando il suo rapporto con la citta tale, lo ha definito «pittore cittadino `, meglio anche riflette su alcune realta cora su alcuni problemi che sono propri» della sua Bosa; nei suoi disegni ci sono «tutti gli elementi che ricompongono, nell’immaginazione, l’idea di ` vera». una Bosa piu

Muroni, Salvatore Speziale, patriota (Bonorva 1757-Torino, dopo 1812). Fratello di Pietro, Gavino e Francesco Maria, speziale, condivideva il pro gramma politico di Giovanni Maria An-

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Muros gioy, di cui divenne uno dei principali collaboratori fino al momento dell’espatrio nel 1796. Unitamente a Francesco suo fratello, fuggı` con l’Alternos, ma poco dopo fu nuovamente inviato in Sardegna a sostenere l’azione dei ribelli. Negli anni che seguirono fu tra i protagonisti dei tentativi di rivolta posti in essere dagli angioyani fino al tragico ultimo tentativo del Sanna Corda nel 1802. Dopo la morte dell’eroico sacerdote, riuscı` a sfuggire alla cattura e a rifugiarsi in Corsica, da dove poco dopo si trasferı` a Torino. Dopo alcuni ` in Sardegna e si stabilı` a Caanni torno gliari, dove nel 1812 prese parte alla congiura di Palabanda; prima di essere `, fuggı` ancora una volta arrestato, pero ` a Torino, dove morı` poco e si rifugio dopo.

Muros Comune della provincia di Sassari, incluso nel Comprensorio n. 1, con 765 abitanti (al 2004), posto a 308 m sul livello del mare a sud di Sassari. Regione storica: Florinas. Archidiocesi di Sassari. & TERRITORIO Il territorio comunale, di forma grosso modo trapezoidale, si estende per 11,18 km2 e confina a nord con Sassari e quello di Osilo, a est con Osilo e Cargeghe, a sud con Cargeghe e a ovest con Ossi. Si tratta di una regione di colline di modesta altezza affacciate sulla vallata di Campomela, scavata dal rio Murroni (affluente del Mannu di Porto Torres) e attraversata sia dalla superstrada Cagliari-Sassari che dalla ferrovia Chilivani-Sassari. Il paese vi si collega con una bretella di 2 km, che si dirama poi verso i vicini centro di Ossi, Cargeghe e Florinas. & STORIA Il villaggio ha origini medioevali; faceva parte del giudicato di Torres ed era compreso nella curatoria di Figulinas. Era incluso in quei territori che nel corso del secolo XII passarono nelle mani dei Malaspina in conse-

guenza di un matrimonio. All’estinzione della famiglia dei giudici di Torres essi lo inclusero nel piccolo stato che avevano formato riunendo tutti i loro possedimenti. Avendo i Malaspina prestato omaggio al re d’Aragona, dopo la conquista aragonese il villaggio en` a far parte del Regnum Sardiniae tro ` a rimanere nelle loro ma continuo mani. Nel 1325 in seguito all’adesione alla ribellione dei Doria, M. divenne teatro del conflitto che coinvolse negli anni successivi anche i Malaspina. Dal castello di Osilo, infatti, essi impegnarono gli Aragonesi in una estenuante guerriglia e M. subı` gravi danni, pur continuando a rimanere nelle loro mani. Quando nel 1342 morı` il mar` il villaggio chese Giovanni, egli lascio e tutti gli altri beni al re Pietro IV; la cosa non piacque ai fratelli che tentarono di opporsi con le armi ai messi che il re aveva inviato per entrare in ` . Il villaggio possesso dell’eredita cadde cosı` nel caos e nel 1353 fu definitivamente sequestrato. Scoppiata la seconda guerra tra Mariano IVe Pietro IV, nel 1365 finı` per essere occupato dalle truppe arborensi, che lo tennero fino alla caduta dello stesso giudicato ` nelle mani d’Arborea. Nel 1410 passo del visconte di Narbona che lo tenne fino al 1420, anno in cui il villaggio ` definitivamente nelle mani del torno re che nel 1421 lo incluse nel feudo concesso a Bernardo Centelles. I Centelles nel 1439 lo cedettero, unitamente ad altri villaggi compresi nella curatoria del Coros, ad Angelo Cano e da questo momento M. fu definitivamente staccato dalla curatoria del Figulinas. Il villaggio rimase ai Cano fino alla loro estinzione, avvenuta agli inizi del Cinquecento, e fu allora ereditato, dopo una lunga contesa ereditaria, dai Ce` lo vendettero nel 1545 drelles che pero a Bernardo Viramunt. Quest’ultimo

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Muros ` morı` poco dopo e nel 1550 il villagpero `. M. gio fu acquistato all’asta dai Gujo ` del rimase nelle loro mani fino a meta ´ erano carichi di Seicento, ma poiche debiti, nel 1657 furono costretti a venderlo all’asta. Il villaggio fu allora acquistato dai Martinez che lo tennero fino al riscatto dei feudi. Nel 1821 fu incluso nella provincia di Sassari e nel ` finalmente dalla dipen1838 si libero denza feudale. Riportiamo qui alcuni brani della preziosa testimonianza lasciata da Vittorio Angius relativamente a questo periodo: «Nell’anno 1837 erano in M. anime 245 distinte in maggiori d’anni 20, maschi 85, femmine 69, e in minori maschi 48, femmine 43, che componevano famiglie 66. Agricoltura. Si suole seminare annualmente starelli di grano 250, d’orzo 60, di legumi 20, e produce il grano il 10, l’orzo il 15, i legumi l’8. La pratica agra` piu ` difettosa che ne’ paesi circonria e ` ristrettissimo vicini. Il vigneto e quanto appena dia la sufficienza al paese. La vendemmia suol produrre circa 30 000 litri. I fruttiferi sono pochi e di poche specie. Tra’ predi minori de’ ` un grande oliveto di pertimuresi e nenza del Marchese, e di cospicuo prodotto. Il territorio di M. era in gran parte demaniale, del restante una parte notevole appartenendo alla camera arcivescovile di Sassari, i muresi non possedevano che una superficie di ` di 100 starelli. Pastorizia. Nelpoco piu l’anno sunnotato si nutrivano da’ muresi buoi per l’agricoltura 110, cavalli 46, majali 50, vacche e vitelli 170, cavalle rudi 30, capre 350, porci 300, pecore 2000». Quando nel 1848 furono abolite le province, il piccolo centro ` a far parte della divisione ammientro nistrativa di Sassari e nel 1859 della ricostituita provincia sassarese. Nel 1928 perse la sua autonomia e divenne frazione di Cargeghe, situazione che

` i suoi abitanti non accettarono pero mai e nel 1950, dopo lungo contendere, riuscirono a riacquistare la loro autonomia. & ECONOMIA Le attivita ` di base della sua economia sono l’agricoltura, in particolare la cerealicoltura, la frutticoltura e l’orticoltura; l’allevamento del bestiame in particolare quello bovino e ovino. Negli ultimi decenni si sta ` sviluppando anche una certa attivita industriale che trova sede in un’area posta a valle dell’abitato e si basa su piccole aziende del settore lattiero-caseario, estrattivo, stampa, fabbrica` poco organizzata la zione dei mobili. E rete di distribuzione commerciale. Vi operano anche due ristoranti. Servizi. ` collegato da autolinee e dalla ferM. e ` rovia agli altri centri della provincia. E dotato di medico, guardia medica, farmacia, scuola dell’obbligo, sportello bancario. Possiede la Biblioteca comunale. & DATI STATISTICI Al censimento del 2001 la popolazione residente contava `, di cui stranieri 1; maschi 374; 765 unita femmine 391; famiglie 232. La tendenza complessiva rivelava un lieve aumento della popolazione, con morti per anno 3 e nati 10; cancellati dall’anagrafe 24 e nuovi 25. Tra i principali indicatori economici: imponibile medio IRPEF 16 930 in migliaia di lire; versamenti ICI 292; aziende agricole 61; imprese commerciali 42; esercizi pubblici 5; esercizi all’ingrosso 3; esercizi al dettaglio 12; ambulanti 1. Tra gli indicatori sociali: occupati 239; disoccupati 17; inoccupati 58; laureati 16; diplomati 112; con licenza media 206; con licenza elementare 264; analfabeti 15; automezzi circolanti 307; abbonamenti TV 162. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il suo territorio conserva un sito estremamente importante per lo studio del pe-

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Murru riodo prenuragico: si tratta della Grotta dell’Inferno che si apre a qualche distanza dall’abitato; oggetto di ` rivelata imporscavi dopo il 1970, si e tante per lo studio del Neolitico medio (4600-3200 a.C.); ha restituito una note` di ceramiche riconducivole quantita bili alla cultura di Bonuighinu nella fase di Filiestru. Altro sito prenuragico ` il villaggio di Sa di grande importanza e Turricola che sembra risalire alla prima fase della cultura di Bonnanaro. Situato su un pendio, ha restituito finora una capanna a pianta quadrangolare addossata a una roccia, che aveva probabilmente la copertura di frasche. & PATRIMONIO ARTISTICO E CULTU` interessante del RALE L’edificio piu ` la chiesa dei martiri Gavino, villaggio e Proto e Gianuario: parrocchiale costruita in forme rustiche, completata da un campanile cuspidato. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI La ` importante e ` quella dedicata festa piu ai protettori, i martiri turritani: si svolge in ottobre, si protrae per tre giorni e comprende processione, spettacoli folcloristici, canti, spettacoli e giochi.

Muro y Sahoni, Julian Avvocato e giu` sec. reconsulto (Cagliari, seconda meta XVII-?). Nel 1676 fu designato come avvocato dello Stamento militare nel Par´ Las Nalamento celebrato dal vicere vas. Esiste, a stampa, una sua ‘‘allega´n a favor de d. zione’’ del 1683, Allegacio Joseph Zatrilla y Vico conde de Villa Salto, en el pleyto que tiene contra el procurador fiscal patrimonial d. Isabel Manca de Guiso y de Servillon marquesa de Albis y d. Francisco Brunengo sobre la sucesion de la encontrada o partito de Montiverro.

Murronis, Is Localita` abitata in territo` si e ` svirio di Masainas. La comunita ` non precisabile, e coluppata in eta munque non prima del secolo XVII, da

un furriadroxiu costruito da un gruppo di pastori su terre che erano state concesse in enfiteusi a una famiglia Murroni che finı` per darle il nome.

Murru, Carlo Fotografo (n. Cagliari, ` fotografo professionista sec. XX). E dal 1983, attualmente impegnato nei settori del ritratto e della moda, del reportage e degli studi paesaggistici. Suoi scatti sono stati esposti, nel 1996 e nell’anno successivo, nell’ambito della manifestazione culturale Vivicastello di Cagliari. Portano la sua firma il capitolo Il porto, tratto dalla raccolta Cagliari tra antico e nuovo, edito nel 1990, e il Lavoro sul Temo, nella raccolta Mestieri, pubblicata a Bosa nel 1991.

Murru, Gavino Religioso (Sassari 1739ivi 1819). Vescovo di Bosa dal 1799 al 1819, arcivescovo di Sassari nel 1819. ` Laureato in Giurisprudenza, insegno ` di per molti anni presso l’Universita Sassari e resse la parrocchia di San Sisto. Di idee liberali, difese Michele Obino e gli altri sacerdoti coinvolti nei moti angioyani. Per questi motivi veniva guardato con sospetto, ma nel 1799 fu nominato vescovo di Bosa, ` con fervore al miglioradove si dedico mento della diocesi. Nel 1813, dopo la morte di Francesco Sisternes de Oblites, fu nominato visitatore apostolico per la Sardegna e nel 1819, a 82 anni, arcivescovo di Sassari, dove morı` pochi mesi dopo, nel dicembre dello stesso 1819. Fece in tempo a introdurre nel Seminario due riforme, istituendo la carica di rettore e modificando «la tenuta dei seminaristi – dice Enrico Costa – facendo loro indossare zimarre nere con rivolte e bottoni rossi». Alla sua morte, il papa Gregorio XVI ap` i 9 decimi dei suoi ‘‘spogli’’ all’Oplico spedale di Sassari, che ricevette cosı` 10 000 scudi che furono destinati alla

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Murru costruzione di un nuovo nosocomio cittadino, inaugurato nel 1849.

Murru, Giorgio Archeologo (n. sec. ` lauXX). Allievo di Enrico Atzeni, si e ` specializzato in reato in Lettere e si e archeologia. A partire dal 1985 ha condotto alcuni scavi e fondato a Barumini una cooperativa che gestisce il nura` inoltre curatore del Museo dei ghe. E menhir a Laconi. Tra i suoi scritti: Il castello di Marmilla o di Las Plassas, ‘‘Studi sardi’’, XXVIII, 1989; Ogliastra. Barisardo e Lanusei. Schede, in Progetto Archeosystem. Ricerca archeologica in Ogliastra, Barbagia e Sarcidano, 1990; Le tecniche edilizie del periodo nuragico nell’architettura delle acque presenti nel territorio della Barbagia (con C. Tuveri e Maria Ausilia Fadda), in Sardinia in the Mediterranean. A Footprint in the Sea, 1992.

Murru, Giovanni Antonio Poeta (Nuoro 1853-ivi 1890). Uomo colto e dalle vaste letture che si estendevano ad autori francesi, inglesi e tedeschi, ha lasciato traduzioni, bozzetti, spunti di novelle, resoconti umoristici in versi di alcune sedute del Consiglio comunale, un diario argutissimo della vita nuorese intorno al 1895 e perfino un numero d’un giornaletto settimanale ispirato al culto del bere, tanto che il costo dell’abbonamento era fissato in 24 l di vino. Per la sua produzione in lingua sarda Gonario Pinna (=) lo ha inserito nella sua Antologia dei poeti dialettali nuoresi (1982), gli autori fio` dell’Ottocento, riti nella seconda meta partecipi tutti dello spirito creatosi con i moti detti de Su Connottu, animati da spirito anticonformistico e ` nei confronti dei problemi sensibilita politici e sociali. Pinna lamenta la ` del materiale rimasto, ma scarsita scrive che se ne possono comunque desumere le sue «considerevoli possibi` artistiche». lita

Murru, Tullio Funzionario, consigliere regionale (Cagliari 1924-ivi 2003). Impegnato in politica, fu da giovane nelle file del Movimento sociale italiano e successivamente nella Destra Nazionale. Nel 1974 fu eletto consigliere regionale del suo partito per la VII legislatura nel collegio di Cagliari e successivamente riconfermato per l’VIII ` morto a Cagliari nel e IX legislatura. E 2003.

Murru Corriga, Giannetta Etnologa (n. Quartucciu 1941). Allieva di Enrica Delitala, conseguita la laurea ha intrapreso la carriera universitaria. Dal ` professore associato di disci1995 e pline demoantropologiche; attualmente insegna nell’Istituto di Discipline socio-antropologiche della Fa` di Scienze della Formazione delcolta ` di Cagliari. Studiosa, in l’Universita particolare, della condizione femmi` autrice di alcuni nile in Sardegna, e pregevoli lavori, tra cui Etnia, lingua e cultura, 1977; L’orge dans l’alimentation des Sardes: le pain de bergers nomades, ‘‘Civilisation’’, 2, 1979. Uccellagione e confezione delle grive a Capoterra, ‘‘BRADS’’, 9, 1979-80; La tenderie aux ´ tudes rurales’’, grives en Sardaigne, ‘‘E 87-88, 1982; Lavoro e tempo libero: le at` venatorie nella Sardegna tradiziotivita nale, ‘‘La Ricerca folklorica’’, 9, 1984; ` la plaine: la contribuDe la montaigne a ` la formation de la tion de la femme a ´richesse pastorale dans le proce`s de se dentarisation (1850-1960), in Femmes et ´te ´s rurales de patrimoine dans les socie ´diterrane ´enne, 1987; Dalla l’Europe me montagna ai Campidani. Famiglia e ` di pastori, mutamento in una comunita 1990; Pane e molini nel manoscritto di un riformista sardo, ‘‘BRADS’’, 15, 1993.

Murta1 Antico villaggio di probabile origine nuragica, situato nelle campa`a gne di Monastir. Nel Medioevo entro far parte del giudicato di Cagliari, com-

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Murtas preso nella curatoria del Gippi. Caduto il giudicato, nella divisione del 1258 fu compreso nei territori toccati ai conti ` di Capraia e alla loro estinzione passo nelle mani del giudice d’Arborea. Nel 1295 Mariano II lo cedette al Comune ´ subito dopo fu ammidi Pisa, cosicche nistrato direttamente da funzionari del Comune dell’Arno. Dopo la conqui` a far sta catalano-aragonese entro parte del Regnum Sardiniae e nel 1326 fu compreso nel grande feudo concesso dal re d’Aragona al Comune di Pisa. Scoppiata la prima guerra tra Mariano IV e Pietro IV divenne teatro delle operazioni militari, subı` gravi ` a spopolarsi, sicche ´ danni e comincio ` prima della fine del secolo era gia scomparso.

Murta 2 Famiglia di Sorgono (secc. XVII-XVIII). Le sue notizie risalgono al secolo XVII, quando alcuni dei suoi membri appaiono in possesso di un notevole patrimonio, imparentati con altre nobili famiglie del Mandrolisai. Nel 1631 ottennero il cavalierato ereditario con un Salvatore, i cui figli furono ammessi allo Stamento militare nel 1643 durante il parlamento Avellano. I loro discendenti continuarono a essere presenti a tutti i parlamenti successivi fino al quello Monteleone del 1688. La famiglia si estinse nel corso del secolo XVIII.

Murtas, Franco Funzionario, sindaco di Cagliari (n. Cagliari 1930). Cattolico impegnato in politica, laureato in Giurisprudenza e funzionario del Consi` stato eletto nel Consiglio regionale, e glio comunale di Cagliari dal 1960 al 1975, ha ripetutamente ricoperto la ca` rica di assessore e dal 1972 al 1975 e ` . Dal 1975 al stato sindaco della citta ` stato eletto consigliere provin1985 e ciale e dal novembre 1992 al settembre ` stato assessore regionale ai La1993 e

vori pubblici come tecnico nella seconda giunta Cabras.

Murtas, Gianfranco Studioso di storia (n. Cagliari 1952). Funzionario di banca, ha al suo attivo numerose ricerche sulla storia della Sardegna contemporanea. I suoi studi costituiscono un contributo fondamentale alla conoscenza delle vicende di alcune istituzioni isolane (come la massoneria) e di uomini e movimenti liberal-democratici del Novecento, dal Partito Sardo d’Azione al Partito Italiano d’Azione, dal Partito Repubblicano a Giustizia e ` . Nei suoi libri chiama spesso a Liberta collaborare giovani (e talora giovanissimi) studiosi, esercitando cosı` una importante funzione non solo scientifica ma anche civile e pedagogica. Tra i suoi scritti: Degenerazione del sardismo, ‘‘La Nuova Sardegna’’, 1974; Il dibattito politico-ideologico tra repubblicani e sardisti negli anni della rinascita, ‘‘Archivio trimestrale’’, XI, 3, 1985; Quaderno di Loggia, compasso, belle e´poque, 1987; L’edera sui bastioni: re` di Bacapubblicani a Cagliari nell’Eta redda, 1988; Cagliari 1889. Chiesa, poli` all’esordio dell’‘‘Unione tica societa ` Ricciardi: la sarda’’, 1989; Fuoco, grido loggia massonica cagliaritana Arquer fu attiva dal 1890 al 1925, ‘‘Almanacco di Cagliari’’, 1989; Un uomo, il sindaco: De Magistris (con P. Matta), 1989; Ugo La Malfa e la Sardegna, 1989; Cesare Pintus e l’azionismo lussiano, 1990; Sardismo e azionismo negli anni del CLN, 1990; Bastianina, il Sardoazionismo, Saba, Berlinguer e Mastino, 1991; Titino Melis, il PSd’Az mazziniano, Fancello, Siglienti, i gielle, 1992; Cagliari nel primo Novecento. Clericali e fautori del libero pensiero si diedero battaglia, ‘‘Almanacco di Cagliari’’, 1993; La seconda scissione sardista (1967-68), ‘‘Quaderni bolotanesi’’, XX, 1994; Dante Alighieri e Corda ` importanti associazioni Fratres le piu

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Murtas cagliaritane del primo Novecento, ‘‘Almanacco di Cagliari’’, 1994; Serpieri nella massoneria sarda dell’Ottocento, in Enrico Serpieri, un uomo, le sue idee, ‘‘Quaderni di Sardegna economica’’, 12, 1996; Il libero pensiero a Cagliari nel primo Novecento, ‘‘Almanacco di Cagliari’’, 1996; Le elezioni politiche del 1953 nell’isola, ‘‘Almanacco di Cagliari’’, 1997; Diario di loggia. La Massoneria in Sardegna, 2001; Lo specchio del vescovo, 2003.

Murtas, Giuseppe Sacerdote, studioso di storia sarda (Milis 1928-Oristano 2000). Sacerdote impegnato nel sociale, per anni seguı` con attenzione la vita culturale di Oristano e nel 1982 ` la rivista culturale ‘‘Quaderni fondo oristanesi’’. Scrittore elegante e poeta, ` autore di pregevoli versi, che ha race colto nel volume Sono attesa i miei giorni pubblicato nel 1975, e di interessanti studi sulla cultura sarda dell’Ot` morto a Oristano nel 2000. tocento. E Tra i suoi scritti: Eleonora d’Arborea e i cent’anni del suo monumento, 1981; Salvator Angelo de Castro, 1987; L’esperienza de ‘‘La Meteora’’ nella pubblici` dell’Ottostica sarda della prima meta ` in Sardecento, in Intellettuali e societa ` d’Italia (a gna tra restaurazione e l’unita cura di Girolamo Sotgiu, Aldo Accardo e Luciano Carta), II, 1991; Salvatorangelo De Castro e la polemica sulle carte d’Arborea, in Le carte d’Arborea. Falsi e falsari nella Sardegna del XIX secolo (a cura di Luciano Marrocu), 1997.

Murteo Famiglia cagliaritana di origine genovese (secc. XVI-XVIII). Le sue notizie risalgono al secolo XVI, quando alcuni dei suoi membri appaiono impegnati a Cagliari in nume` commerciali. In seguito rirose attivita coprirono anche uffici amministrativi di una certa importanza, di cui alcuni, come quello di saliniere, divennero ereditari nella famiglia. Negli stessi

anni riuscirono ad accumulare un discreto patrimonio e nel 1697 ottennero il cavalierato ereditario con un Antonio, i cui figli nel 1698 furono ammessi allo Stamento militare durante il parlamento Montellano. La loro discendenza si estinse nel corso del secolo XVIII.

Murtetu Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato di Torres, compreso nella curatoria ` dell’Anglona. Sorgeva in prossimita dell’attuale Castelsardo. Nel secolo XII fu incluso nei territori che passarono ai Doria per matrimonio; estinta la dinastia giudicale, essi lo inclusero nello stato che formarono nella parte nord-occidentale del disciolto giudicato. Avendo essi prestato omaggio al re d’Aragona, al momento della con` a far parte del quista il villaggio entro ` continuaRegnum Sardiniae. Essi pero rono a conservarne il possesso: nel 1325 essi si ribellarono ai nuovi signori e il villaggio divenne teatro del conflitto, per cui quando nel 1330, scoppiata la guerra tra Genova e Aragona, l’Anglona fu assalita dalle truppe di Raimondo Cardona, M. subı` gravi ` ad abdanni. La popolazione comincio bandonarlo e poco dopo il 1362 scomparve.

Murtinu, Francesco Pittore e incisore ` affer(n. Ozieri 1933). Autodidatta, si e ` , soprattutto di mato per le sue capacita incisore. Ha preso parte a numerose ` della Sardegna mostre in varie localita e della penisola.

Muru, Giovanni Pittore (seconda meta` ` sec. XVI). Con quesec. XV-prima meta ` firmata la predella del Retasto nome e blo maggiore di Ardara. Altre tracce di lui sono indicate in diverse opere, come il Santo Diacono della chiesa di Santa Maria dei Servi di Sassari. La` forse anche alla Ancona di Sanvoro t’Antioco di Bisarcio, ormai perduta.

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Musei Secondo Renata Serra, si divise col Maestro di Castelsardo, alla cui lezione chiaramente si ispirava (soprat` neofiamminghe» tutto per le «novita introdotte, intorno al 1500, dal Retablo di Tuili), la committenza della Sardegna settentrionale. La stessa Serra ha indicato la vicinanza di questo pittore ai majorchini Pere Torrens e Joan Dessı`, documentata dal comune riferimento alla cultura di Albrecht Du ¨ rer.

Murusas Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato di Torres, compreso nella curatoria della Romangia. Sorgeva a pochi ` Sanchilometri da Sassari in localita t’Orsola. All’estinzione della famiglia dei giudici di Torres, fu amministrato direttamente dal Comune di Sassari. ` presto ` omaggio al re Nel 1323 la citta d’Aragona, quando l’infante Alfonso ` la conquista dell’isola: il villaginizio ` a far parte del Regnum Sardigio entro niae, ma Sassari riuscı` a conservarne il ` il Comune si ripossesso. Quando pero `, a partire dal 1325, fu teatro delle bello incessanti guerre che tormentarono il ` del secolo territorio e prima della meta XIV fu abbandonato dai suoi abitanti.

Musa Ibn Nasseir Governatore arabo della provincia d’Africa (secc. VIIVIII). Uomo d’armi di grande esperienza, nel 698 inviato in Africa dal Ca` e conquisto ` Cartagine, faliffo assedio cendola distruggere. Poco dopo fece costruire Tunisi, dove stabilı` la sede del suo governo. Dalla sua nuova sede ` numerose spedizioni navali organizzo lungo le coste dell’Europa e nel 711 investı` anche la Sardegna, saccheg` costiere. Secondo giando alcune citta ` , la flotta inviata in le fonti arabe, pero Sardegna fu distrutta da una tempesta durante il viaggio di ritorno.

Musca macedda Creatura mitica, che nella fantasia popolare viene riferita alle cavallette che periodicamente

provocavano danni con le loro invasioni (muscas mancheddas). Le cavallette furono quindi trasformate dalla fantasia popolare, prendendo la forma di una mosca gigantesca capace di provocare ingenti danni in tutto il territorio dell’isola. Secondo molte di queste leggende pochi esemplari della musca macedda sarebbero ancora vivi in alcuni luoghi dell’interno e custodirebbero tesori nascosti in luoghi misteriosi (ischisorgiu).

Muscari = Lampagione Musei Comune della provincia di Carbonia-Iglesias, compreso nella XIX Co` montana, con 1506 abitanti (al munita 2004), posto a 119 m sul livello del mare nella vallata del Cixerri. Regione storica: Cixerri. Diocesi di Iglesias. & TERRITORIO Il territorio comunale, di forma grosso modo triangolare, si estende per 20,26 km2 e confina a nord con Domusnovas e con un’isola amministrativa di Iglesias, a est con Siliqua, a sud e a ovest con Villamassargia. Si tratta della parte media della vallata del Cixerri, fiume che scorre da occidente a oriente e va a gettarsi nello stagno di Cagliari. Un territorio molto adatto alle colture agricole, ma utilizzato in parte anche per l’allevamento. ` collegato tramite una brevisIl paese e sima bretella con la superstrada Cagliari-Iglesias, mentre per mezzo di strade secondarie comunica con i vicini paesi di Villamassargia e Domusnovas. A breve distanza passa anche la ferrovia Cagliari-Iglesias, la sta` vicina e ` quella di Villamaszione piu sargia-Domusnovas. & STORIA Il centro abitato di M. ha `a origini romane e nel Medioevo entro far parte del giudicato di Cagliari, compreso nella curatoria del Sigerro; quando il giudicato di Cagliari fu debellato, nella suddivisione del 1258 en` a far parte dei territori assegnati ai tro

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Musei Della Gherardesca. Quando poi alcuni anni dopo questi fecero un’ulteriore divisione tra loro, M. fu incluso nella parte toccata al ramo del conte Ugolino. Dopo che i figli dello sventurato conte furono sconfitti nella guerra da essi scatenata contro il Comune per vendicare la morte del padre, ne per` e M. prese a esdettero la disponibilita sere amministrato direttamente da funzionari del Comune. Dopo la con` a far parte del quista aragonese entro Regnum Sardiniae e fu concesso in feudo a Pietro Oller che nel 1328 lo vendette a Guglielmo de Abbadia. Dopo al` il de Abbadia fu attaccuni anni pero cato da Arnaldo Meschal che si fece consegnare il villaggio e riuscı` a tenerlo fino al 1340. Nello stesso anno M. ` Carroz fu concesso in feudo a Nicolo ` morı` senza eredi nel 1347 sicche pero ´ il villaggio, la cui popolazione ebbe che un notevole calo a causa della peste del ` a passare nelle mani di 1348, continuo altri feudatari, fino allo scoppio della seconda guerra tra Mariano IVe Pietro IV. Allora fu occupato dalle truppe del giudice d’Arborea che lo incluse nei suoi possedimenti fino alla caduta del giudicato, avvenuta nel 1408. Subito ` nelle mani dei dopo il villaggio torno Carroz del ramo di Mandas eredi di Ni`. All’estinzione di questi, avvenuta colo ` ai Maza de Lic nel 1479, passo ¸ana. Questi ultimi, impegnati nell’amministrazione del loro immenso patrimonio, nel 1500 preferirono vendere M. a Beatrice Carbonell vedova Cardona. Negli anni che seguirono M. riprese a passare rapidamente di mano in mano ` del Cinquecento, fino alla meta `. L’ulquando fu ereditato dai Rossello ` , il celebre Monsertimo dei Rossello rato (=), all’atto della morte, avvenuta ` in eredita ` all’ordine nel 1607, lo lascio dei Gesuiti. Questi vi costruirono una bella chiesa e vi svilupparono un’a-

zienda che continuarono a condurre fino al 1773, anno dello scioglimento dell’Ordine in Sardegna. Nel 1785 il fisco ne investı`, con il titolo di marchese di M., i Bou Crespi che continuarono a tenere il villaggio fino al riscatto dei feudi. Nel 1821 M. fu incluso nella pro` vincia di Iglesias e nel 1838 si libero dalla dipendenza feudale. Di questo periodo abbiamo la testimonianza di ` Vittorio Angius: «Il territorio di M. e molto ristretto e quasi tutto nel piano. ` la sua superficie di starelli Si computo 1384, de’ quali 150 chiusi, 116 vignati, aperti 1117, i quali si pretendeano demaniali. Sottraendoli a quel residuo starelli 500 del prato e starelli 150 della regione Su Coddu, rimanevano per le vidazzoni e per il pascolo starelli 457. Mancando pertanto il terreno, manca a’ contadini dove esercitare la loro in` languono essi nella midustria; eppero seria, e le altre case sono rovinate, altre rovinanti. Esse saranno circa 200, computando quelle che sono abbandonate per timore che cadano addosso alle infelici famiglie; e nelle stagioni piovose parrebbe vederle nuotanti in ` uno stagno di fango, dove non si puo passare altrimenti che sul carro o sul cavallo. Agricoltura. Ne’ terreni arativi del paese e negli altri che si fittano in altri salti sogliono i museini seminare annalmente starelli di grano 600, d’orzo 100, di fave 50, di legumi 25. La ` al 10, fruttificazione media del grano e dell’orzo al 18, delle fave all’8, de’ legumi al 12. Si semina anche granone, ma per la scarsezza dell’acqua che tutta si usurpano quei di Domusnovas, questa cultura vien sempre meno. Lo stesso accade sopra le piante ortensi. ´ mal incanalate, Se le acque, perche non si disperdessero, potrebbero ba´ il stare agli uni e agli altri. Comeche ` al literritorio di M. sia di egual bonta mitrofo di Domusnovas, non pertanto

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Musei poco si studia nella cultura degli alberi ` pochissimi (e i piu ` tra fruttiferi, e pero questi peri innestati) ne son veduti ne’ predii. Anche sulle viti si usa pochissima diligenza, e le vigne, mentre di giorno in giorno deperiscono, dan poco prodotto nella vendemmia. Consumato quel poco bisogna bever dai ´ pur ne’ giorni solenni pozzi, e molti ne possono aver il piacere di gustarne, mancando di mezzi a procurarsene. Pastorizia. Nel bestiame rude numeravansi (anno 1838) vacche 126, tori 26, pecore 22 000; nel manso buoi 225, vacche 120, tori 30, cavalli 20, majali 60. Non si hanno giumenti per la macinazione, servendosi questi popolani de’ molini di Domusnovas». Quando nel 1848 furono abolite le province, M. en` a far parte della divisione amminitro strativa di Cagliari e dal 1859 della ricostituita omonima provincia. Quando alcuni anni fa riprese il dibattito sulle ` per quella del nuove province, M. opto Sulcis Iglesiente. & ECONOMIA Attivita ` di base della sua ` l’agricoltura, in particoeconomia e lare la cerealicoltura, l’orticoltura e la frutticoltura; viene praticato anche l’allevamento del bestiame, soprattutto quello bovino e ovino. Negli ultimi decenni si sta sviluppando anche ` industriale che si una modesta attivita basa su alcune piccole imprese edili e ` invece poco svilupmetallurgiche. E pata la rete di distribuzione commer` collegato da autoliciale. Servizi. M. e nee e da ferrovia agli altri centri della ` dotato di Pro Loco, meprovincia. E dico, guardia medica, farmacia, scuola dell’obbligo, sportello bancario. Possiede la Biblioteca comunale. & DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 1522 unita di cui stranieri 1; maschi 790; femmine 732; famiglie 500. La tendenza complessiva rivelava una lieve diminu-

zione della popolazione, con morti per anno 6 e nati 7; cancellati dall’anagrafe 36 e nuovi iscritti 22. Tra i principali indicatori economici: imponibile medio IRPEF 15 925 in migliaia di lire; versamenti ICI 388; aziende agricole 55; imprese commerciali 38; esercizi pubblici 5; esercizi al dettaglio 15; ambulanti 2. Tra gli indicatori sociali: occupati 383; disoccupati 61; inoccupati 128; laureati 6; diplomati 113; con licenza media 501; con licenza elementare 442; analfabeti 49; automezzi circolanti 541; abbonamenti TV 357. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Le ` antiche che si trovano nel tracce piu territorio sono del periodo romano: si tratta di fondamenta di edifici costituite da pietre squadrate unite con sbarre di piombo, monete e oggetti di terracotta che sono stati rinvenuti in regione Arruinalis. & PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE L’unico edificio che ha un qual` la chiesa di che interesse artistico e Sant’Ignazio di Loyola, parrocchiale costruita nel secolo XVIII. Ha forme che si richiamano al manierismo della Controriforma, l’interno ha un’unica navata riccamente decorata, con volta a botte e presbiterio leggermente rial` attualmente in rezato. L’edificio e ` ricco stauro, per cui gli arredi di cui e sono stati momentaneamente rimossi. ` la Casa dei Gesuiti Attigua alla chiesa e che era il centro dell’amministrazione della loro azienda nel periodo in cui l’ordine fu feudatario di M. Quando l’ordine fu soppresso e i Gesuiti cacciati la casa e l’azienda passarono nelle mani degli Asquer (=). & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Alcune feste richiamano le tradizioni del villaggio, tra queste quella di San Lussorio che si svolge il lunedı` dopo Pasqua con una processione solenne e si conclude con un ballo pubblico in

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Musei della Sardegna piazza e una distribuzione gratuita di ` importante, vino e di dolci. La festa piu `, e ` quella di Sant’Ignazio, che si pero svolge il 31 luglio e culmina con una processione religiosa e una grandiosa sfilata di gruppi in costume, cavalieri e carri a buoi (traccas) riccamente addobbati; nel pomeriggio si esibiscono in piazza i gruppi folcloristici, seguono esecuzioni di musica tradizionale, la gara poetica e infine dal ballo in ` anche il piazza. Di grande interesse e ` viene oramai indoscostume, che pero sato solo in occasione delle sfilate. L’abbigliamento tradizionale femmi` costituito da una camicia di tela nile e bianca con scollatura quadrata e ricamata e da una gonna di raso pesante color ciclamino (sa gunnedda); sopra la camicia si indossa la giacca dello stesso tessuto della gonna, attillata e chiusa fino al collo da ganci (su gipponi) e uno scialletto (sa perra ’e sera); sopra la gonna un grembiule di raso o di velluto nero lungo fino al ginocchio (su panneddu). Completano l’abbigliamento una cuffia di raso rosso (sa scuffia) e un fazzoletto che incornicia il volto. L’abbigliamento tradizionale ` costituito da una camicia maschile e di tela bianca col collo rotondo e le maniche chiusi da bottoni; e dai calzoni di tela bianca scampanati. Sopra la camicia si indossano un gilet di broccato verde e una giacca corta di orbace nero. Sopra i calzoni vengono indossati un gonnellino di panno nero (sa gunnedda ’e arroda) e le ghette dello stesso tessuto (is crazzas). L’abbigliamento era sempre completato dalla berritta di panno nero.

Musei della Sardegna Hanno avuto un notevole sviluppo a partire dalla se` del secolo XX, con l’auconda meta mento del turismo, la spinta collettiva alla riscoperta delle proprie radici, il tentativo di arricchire le occasioni lo-

cali di cultura e di lavoro. I principali sono: AGGIUS Museo etnografico ‘‘Olivia Carta Cannas’’, via Monti di Lizu; allestito in una vecchia abitazione in granito, il museo espone gli oggetti della tradizione aggese, con sezioni dedicate alla tessitura e al folclore. ALGHERO Acquario Mare Nostrum, via XX Settembre 1; comprende una mo` significativi del Mestra dei pesci piu diterraneo e una sezione dedicata ai pesci di acqua dolce. Museo Sella & Mo` I Piani; ospitato nella pasca, localita lazzina della direzione della celebre ` articolato in due sezioni: azienda e quella archeologica, che documenta gli scavi nella necropoli di Anghelu Ruju; e quella che documenta la nascita e lo sviluppo della grande cantina. Museo diocesano di arte sacra, piazza Duomo; ospitato nell’oratorio della madonna del Rosario, raccoglie il tesoro liturgico della cattedrale e ` delle altre chiese storiche della citta ‘‘catalana’’. ARBOREA Collezione civica archeologica, via Omodeo 1; ospitata nei locali del Comune, conserva una collezione di reperti ritrovati durante le operazioni di bonifica. ARBUS Museo del coltello sardo, via Roma 15; ospitato in un’antica casa arburense, conserva collezioni che documentano l’evoluzione dell’arte della locale fabbricazione dei coltelli. ARITZO Collezione etnografica, via Marconi; conserva un’importante collezione di oggetti della vita contadina e pastorale della Barbagia risalenti ai primi del Novecento. ARMUNGIA Un percorso museale comprende il Museo etnografico ‘‘Sa domu de is ainas’’, Casa Lussu, il Nuraghe e il rione che lo circonda, la Bottega del fabbro e la Chiesa dell’Immacolata, del secolo XVI. Il Museo etnografico in

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Musei della Sardegna piazza Municipio, articolato in diverse sezioni, di cui una dedicata a Emilio ` ospitato nei locali del vecchio Lussu, e Palazzo comunale e documenta gli aspetti della vita e del lavoro contadini. ARZACHENA Museo etnografico e mineralogico-paleontologico, via Mozart; espone una ricca collezione di minerali e fossili in una struttura destinata a diventare Centro di documentazione della storia e delle tradizioni del territorio, ricco di siti archeologici. ASSEMINI Museo Aquilegia di Storia Naturale, via Bacaredda; ospitato nei locali di un istituto secondario superiore, contiene interessanti collezioni di fossili e di minerali. ATZARA Museo d’arte moderna e contemporanea Ortiz-Echague, piazza Ortiz; documenta l’evoluzione dell’esperienza artistica del gruppo dei pittori spagnoli che soggiornarono ad Atzara agli inizi del Novecento. BANARI Collezione d’arte contemporanea, via Marongiu 30; in una antica palazzina di trachite rossa, sede della Fondazione Logudoro Meilogu, ospita ` importanti arnumerose opere dei piu tisti contemporanei. BARUMINI Esposizione mineralogica ‘‘Paolo Locci’’, strada provinciale Barumini-Tuili; ospitata in casa Locci, conserva un’importante collezione di minerali provenienti da diverse zone della Sardegna. Casa Zapata: nell’elegante palazzo cinquecentesco, eretto ` stato ricasu un precedente nuraghe, e vato un museo ricco di documenti e di originali soluzioni architettoniche. BELVI` Museo di scienze naturali, via San ` ospiSebastiano; costituito nel 1980,e tato nei locali del Comune; conserva collezioni di fauna sarda e minerali provenienti da tutte le parti del mondo. BERCHIDDA Museo del vino, via Grazia

Deledda 151; ospitato in un apposito padiglione, documenta lo sviluppo ` enologiche in Sardegna. delle attivita BIDONI` S’omo ’e sa Majarza (la casa della Strega), via Monte; allestito nel ` devecchio Municipio ristrutturato, e dicato alle leggende sulla streghe, sul diavolo e su gli altri esseri fantastici della tradizione popolare sarda. ` contadina e BITTI Museo della civilta pastorale, via Mameli; in un intero rione ristrutturato sono ricostruiti gli spazi e raccolti gli arnesi delle princi` agropastorali bittesi. pali attivita BONORVA Museo archeologico, piazza Sant’Antonio 2; custodisce collezioni di reperti provenienti dagli scavi effettuati nel territorio. BORONEDDU Museo della fiaba sarda, via Savoia,1; dedicato al mondo delle fiabe tradizionali e ai personaggi tipici ` delle leggende sarde, l’esposizione e ospitata in una ricostruzione degli am` quotibienti domestici e delle attivita diane che vi si svolgevano. ` contadine BORORE Museo delle attivita del Marghine e della Planargia; allestito in un edificio appositamente progettato da Tatiana Kirova per il Comune, ` il promotore. che ne e BORTIGIADAS Museo mineralogico, viale Trieste; contiene oltre 1000 pezzi, riconducibili a 260 specie mineralogiche diverse. BORUTTA Collezione archeologica; allestita nei locali del convento di San Pietro di Sorres, comprende materiali provenienti da scavi effettuati nelle lo` del territorio (a partire dal III calita millennio a.C.); particolarmente interessanti i reperti altomedioevali. BOSA Civico Museo, torre dell’Isola Rossa; ospitato in magnifica posizione ` stato voluto e coordipanoramica, e nato da Attilio Mastino. Conserva collezioni di monete e di ceramiche puniche e romane. Pinacoteca comunale,

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Musei della Sardegna corso Vittorio Emanuele 57; ospita dipinti dal secolo XV ai giorni nostri. Casa Deriu, corso Vittorio Emanuele; nei tre piani di una palazzina liberty sono ospitate una collezione etnogra` artigianali e fica dedicata alle attivita un museo-archivio dedicato a Melchiorre Melis. Collezione etnografica Stara, via della Repubblica 10; in diverse sezioni sono esposti gli arnesi da ` tradizionali bolavoro delle attivita sane: l’agricoltura, la pastorizia, la pesca e l’artigianato. Mostra Atza, corso Vittorio Emanuele, 72; in sei sale della settecentesca Biblioteca comunale sono esposte opere del pittore Antonio Atza e dei maggiori artisti sardi contemporanei. BUGGERRU Museo civico, via Marina; nella struttura dell’‘‘atelier’’ e delle officine collegate alle miniere di piombo e zinco il museo ricostruisce l’immagine del borgo ai primi del Novecento, caratterizzato dallo stile di vita raffinato dei dirigenti contrapposto allo sfruttamento brutale dei minatori, sfociato in lotte ed episodi tragici come l’‘‘eccidio di Buggerru’’ (1904). BURGOS Museo dei cento castelli, vicolo Castello; pannelli didascalici illustrano la storia della Sardegna giudicale e dei castelli distribuiti su tutta l’isola. BUSACHI Museo del costume e della tradizione del lino, via Senatore Musio, chiesa di Convento; allestito in una chiesa sconsacrata del secolo XVI, documenta la tradizione della coltivazione e della lavorazione del lino; ricca anche la sezione dedicata ai costumi tradizionali. CABRAS Museo civico archeologico ‘‘G. Marongiu’’, via Tharros; ospitato in un ` curato edificio di nuova costruzione, e direttamente dalla Soprintendenza archeologica delle province di Cagliari e

Oristano; contiene importanti collezioni di reperti provenienti da Tharros. CAGLIARI Museo archeologico nazio` una nale, Cittadella dei Musei; e grande raccolta archeologica che abbraccia il periodo che va dalla preisto` tardoantica in Sardegna. ria all’eta

Musei della Sardegna – La vecchia sede del Museo archeologico nazionale di Cagliari.

Pinacoteca Nazionale, Cittadella dei Musei; ospita una serie di retabli che documentano l’evoluzione della pittura in Sardegna dal Quattrocento al Cinquecento. Galleria comunale d’arte, Giardini Pubblici, largo Giuseppe Dessı`; comprende opere che permettono di seguire l’evoluzione dell’arte in Sardegna dal secolo XVIII a oggi; ` importanti maniuna sintesi delle piu festazioni dell’arte contemporanea in Italia; la celebre collezione di pittura del Novecento appartenuta a Francesco Paolo Ingrao, donata al Comune di Cagliari nel 1999. Museo capitolare, comprende arredi e oggetti sacri collocabili tra il secolo XVe il XX. Museo del tesoro e area archeologica di Sant’Eula` ospitato nei lia, vico del Collegio 2; e ` collegato locali della parrocchia ed e all’imponente area archeologica recentemente scavata; contiene collezioni di arredi sacri e paramenti dal secolo XV ai giorni nostri. Museo dell’Arciconfraternita dei Genovesi, via Ge` ospitato nei locali dell’arcimelli 2; e

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Musei della Sardegna confraternita; conserva collezioni di argenterie, arredi e paramenti e una ricca documentazione archivistica, riferibili ai secoli XVII-XIX. Museo del Santuario di Bonaria, piazza Bonaria 2; ospitato nel chiostro del santuario, contiene ex voto, dipinti, argenti databili tra il secolo XIVe i giorni nostri e le famose mummie del secolo XVII. Museo sardo di Antropologia ed Etnografia, si trova presso l’Istituto di Antropolo` alla Cittadella unigia dell’Universita versitaria di Monserrato Fu creato nel 1953 da Carlo Maxia; comprende una importante collezione di ossa dal Neolitico al Nuragico, alcuni costumi sardi e una collezione di ex voto. Collezione di cere anatomiche ‘‘Clemente Susini’’, Cittadella dei Musei; comprende la celebre raccolta delle cere anatomiche realizzate dal Susini su commissione ` di Cadi Pietro Leo per l’Universita gliari. Collezione di strumenti di fisica, ` ospitata nel Dipartimento di Fisica e alla Cittadella universitaria di Monserrato e conserva circa 400 strumenti didattici e scientifici a partire dal 1764, tra i quali anche la macchina dinamoelettrica di Antonio Pacinotti. Museo erbario di Cagliari, via Sant’Ignazio 13; si trova presso l’Istituto di Botanica; costituito nel 1762, contiene importanti collezioni con rari endemismi della Sardegna.

Musei della Sardegna – Interno del Museo archeologico nazionale di Cagliari.

Museo di mineralogia; si trova presso il Dipartimento di Scienze della Terra ` : istituito negli anni dell’Universita Cinquanta, conserva una collezione di ` di 5000 pezzi di minerali sardi. Le piu collezioni zoologiche del Dipartimento di Biologia animale ed ecologia dell’U` , Ponte Vittorio; recenteniversita mente riorganizzate e curate in una nuova esposizione, hanno un grande ` antichi valore storico (i campioni piu risalgono al Gabinetto di Storia naturale fondato dal Baylle alla fine del Settecento); particolarmente curate e ricche le sezioni dedicate alla fauna sarda. Museo sardo di geologia e di paleontologia ‘‘Domenico Lovisato’’, via Trentino 51; ospitato nei locali della ` di Geologia, contiene una preFacolta stigiosa raccolta di minerali e fossili prevalentemente sardi. Collezione ` 34; ospi‘‘Luigi Piloni’’, via Universita tata nel palazzo centrale dell’Univer` comprende la raccolta dello stusita dioso Luigi Piloni, carte geografiche, dipinti, argenti, arredi vari ascrivibili a epoche diverse. Museo civico orientale ‘‘Stefano Cardu’’, Cittadella dei ` di Cagliari da Musei; donato alla citta Stefano Cardu, ospita una delle poche collezioni di arte siamese presenti in Europa (circa 1500 pezzi). Collezione ` ‘‘Evan Gorga’’, Cittadella dei Musei; e costituita da una piccola raccolta, a carattere didattico, di qualche centinaio ` diverse. di reperti archeologici di eta Museo ferroviario sardo, via Sassari 24; ospitato nel piazzale della Stazione delle Ferrovie, documenta l’evoluzione della rete ferroviaria della Sardegna e conserva alcune interessanti locomotive ottocentesche. Sale del Palazzo civico, via Roma; le sale del sindaco, del vicesindaco, del Consiglio, ricche di arredi, arazzi, sculture e di` im portanti artisti sardi pinti dei piu dell’Ottocento e del Novecento e re-

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Musei della Sardegna ` . Muperti relativi alla storia della citta seo di fra Nicola da Gesturi, presso il convento dei Cappuccini in viale Fra Ignazio. Centro della cultura contadina di Villa Muscas, via Bacaredda; in un antica villa dell’Ottocento che ha ospitato l’Istituto agrario sino agli anni Ottanta del secolo scorso, conserva negli arnesi e nei macchinari, spesso rari, le testimonianze di tecniche di coltivazione e di metodi di produzione agricola. Nella sua enoteca sono conservati i vini prodotti in Sardegna negli ultimi cinquant’anni (oltre 1300 bottiglie). Museo delle industrie litiche della Sardegna preistorica e protostorica. Cittadella dei Musei. Museo delle torri e dei castelli (collezione ‘‘Monagheddu-Cannas’’), Ghetto degli ebrei; ricostruzioni in scala del sistema di torri costiere e dei castelli medioevali della Sardegna.

Musei della Sardegna – Interno del Museo delle torri e dei castelli di Cagliari.

CALANGIANUS Museo diocesano di Santa Giusta, piazza del Rosario; nell’oratorio della Madonna del Rosario espone una ricca collezione di arredi ` dedie paramenti sacri; una sezione e cata a biografie di personaggi illustri della storia ecclesiastica della Gallura. CALASETTA Museo d’arte contemporanea, via Savoia; allestito negli spazi del vecchio mattatoio, espone la collezione Leinardi, con oltre 100 opere di

importanti artisti italiani e stranieri del Novecento. CARBONIA Museo archeologico ‘‘Villa Sulcis’’, via Napoli 4; contiene un’importante raccolta archeologica dei periodi prenuragico, nuragico, punico e romano, che documenta l’evoluzione del territorio del Sulcis, con particolare riferimento a Monte Sirai. Museo paleontologico speleologico ‘‘E.A. Martel’’, via Campania 61; creato nel 1972, conserva importanti collezioni di minerali e di fossili provenienti dai territori circostanti, un’interessante biblioteca e un ricco archivio fotografico. I due musei saranno trasferiti nel Centro italiano della cultura del carbone, di recente apertura presso la miniera di Serbariu; nelle strutture del vecchio ` narrata la storia impianto minerario e del carbone e della sua lavorazione, attraverso oggetti e documenti strettamente legati anche alla storia della ` ; la presenza di un centro di ricitta cerca e di formazione universitaria ne fa un punto di riferimento a livello nazionale e internazionale. CARLOFORTE Museo civico, via Cisterna del Re 28; ospitato in una antica casa carolina, contiene la documentazione dell’evolversi della vita della co` fin dalle sue origini. munita CASTELSARDO Museo dell’intreccio mediterraneo, castello Doria; ospitato nelle sale del castello, conserva una raccolta degli oggetti della vita quotidiana di Castelsardo e diversi documenti sulla lavorazione delle erbe da intreccio in Sardegna e in altri luoghi del Mediterraneo. CASTIADAS Museo del territorio (ex colonia penale); nella palazzina della vecchia direzione della colonia penale ` sono documentate la storia e le attivita del territorio, legate all’istituzione carceraria. CUGLIERI Collezione civica archeolo-

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Musei della Sardegna gica, piazza Cappuccini; ospitata nell’ex convento dei Cappuccini, contiene collezioni provenienti dagli scavi di ` del territorio. Cornus e da altre localita Frantoio oleario ‘‘Zampa’’, corso Umberto 68; nell’unico frantoio rimasto dei tanti presenti nel paese sino alla ` del secolo scorso sono seconda meta ` tradiziodocumentate tutte le attivita nali legate alla coltivazione delle olive e alla produzione dell’olio. DESULO Museo etnografico ‘‘Casa Mon` ospitato tanaru’’, via Montanaru; e nella casa in cui visse il grande poeta locale; le sue collezioni documentano gli aspetti della cultura desulese; conserva anche la biblioteca del poeta. DOLIANOVA Museo della tradizione olearia ‘‘Sa mola de su notariu’’, viale Europa, 19; dedicato alla rinomata produzione olearia del Parteolla, ha sede nella secentesca villa Boyl. DOMUS DE MARIA Casa Museo, piazza ` ospitato in una Vittorio Emanuele; e vecchia casa padronale e contiene la documentazione della vita contadina tradizionale. DOMUSNOVAS Esposizione etnografica ` ospitata in ‘‘Sotgiu’’, via Garibaldi 59; e un furriadroxiu dei primi del Novecento, ormai inglobato nel tessuto urbano del paese. Le sue collezioni documentano la cultura agropastorale del territorio. Collezione di minerali e fossili ‘‘Bachis’’, via Piras. DORGALI Museo archeologico, via Lamarmora; documenta l’evoluzione degli scavi nel territorio dall’Eneolitico ` . Museo Salvatore alla tarda antichita ` ospitato al Fancello, viale Umberto; e piano terra del Municipio e documenta ` artistica del grande ceramista l’attivita dorgalese. Museo della foca monaca, a Cala Gonone; un’esposizione dedicata al mammifero marino e agli altri animali e vegetali del territorio e delle coste dorgalesi. Museo S’abba frisca, sulla

strada per la spiaggia di Cartoe, un parco-museo etnografico incentrato sul rapporto tra gli uomini e la natura del luogo. FLUMINIMAGGIORE Museo paleontologico, via Vittorio Emanuele 4; conserva un’importante raccolta di fossili dal Cambriano in poi proveniente dal territorio. Museo etnografico ‘‘Mulino idraulico Zurru-Licheri’’, piazza Gram` l’ultimo mulino ad acqua del sci; e paese, risalente agli inizi dell’Ottocento. GALTELLI` Museo etnografico ‘‘Casa Mar` ospitato in una ras’’, via Garibaldi; e casa padronale del Settecento e riproduce gli ambienti abitativi tipici delle antiche case della Baronia, con relativi cortili, stalle, laboratori. ` d’altopiano, GAVOI Museo della civilta ` travia Cagliari; dedicato alle attivita dizionali della Barbagia di Ollolai, con sezioni sulla transumanza e sul cavallo. GESTURI Casa del Beato Fra Nicola da Gesturi, via fra Nicola; Giardino botanico ‘‘Morisia’’: sulla Giara, in un’area di due ettari sono coltivate tutte le specie vegetali tipiche della flora sarda, tra cui rari endemismi della zona. GHILARZA Collezione L. Fadda e P. Mar` ospitata in una casa tradizionale ras; e e comprende collezioni di strumenti agricoli e di suppellettili. Casa Gram` la casa in cui la sci, via Umberto 57; e famiglia Gramsci visse fino al 1937; conserva un’importante biblioteca e documenti della vita di Antonio Gramsci. ` Mostra dell’arte contaGONNOSNO dina, via Turati; si trova in una tipica antica casa con lolla, risalente al secolo XVII, e ospita ricche collezioni che do` contadine della cumentano le attivita ` annessa anche una picMarmilla; vi e cola biblioteca. GONNOSTRAMATZA Turcus e Morus,

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Musei della Sardegna piazza San Michele; ospitata in una antica casa, contiene collezioni di reperti che documentano le incursioni dei corsari barbareschi lungo le coste dell’isola. GUSPINI Museo minerario, piazza Ro` ospitato nella landi (Montevecchio); e palazzina della direzione della miniera di Montevecchio e documenta ` dei minatori dell’Arborensel’attivita Iglesiente tra Ottocento e Novecento.

Musei della Sardegna – Attrezzi di scavo e lavaggio minerale nel Museo dell’arte mineraria e mineralogico di Iglesias.

IGLESIAS Museo dell’arte mineraria e ` ospitato mineralogico, via Roma 47; e nei locali dell’Istituto tecnico minera` imporrio; comprende una delle piu tanti raccolte di minerali della Sardegna e una interessante riproduzione di ` agropauna galleria. Museo della civilta ` di storale e dell’artigianato della citta Iglesias, via Canelles 24; in una cantina del centro storico, sono ricostruiti gli ` di su medau e di su spazi e le attivita furriadroxiu, le due tipologie di insediamento sparso caratteristiche del Sulcis. Museo delle macchine da miniera; nelle strutture minerarie, nei ` ricostruita la storia pressi di Masua, e ` dei macchinari utilizzati nell’attivita estrattiva. Giardino e Casa Natura ‘‘Li` Marganai, un giarnasia’’; in localita dino e un centro di educazione ambientale per la conoscenza e la prote-

zione delle specie vegetali tipiche del Sulcis e della Sardegna in generale. Collezione archeologica Pistis-Corsi, via delle Carceri. ISILI Museo del rame e dell’arte tessile, piazza San Giuseppe; si trova nei locali dell’ex convento degli Scolopi e docu` dei maestri ramai isimenta l’attivita lesi a partire dal secolo XVII; ospita anche una collezione di tappeti. ITTIREDDU Museo archeologico etnografico, via San Giacomo; conserva importanti collezioni di reperti dal periodo prenuragico al periodo imperiale provenienti dagli scavi effettuati sul territorio. LACONI Museo delle statue menhir, via ` Amsicora; costituito recentemente, e ospitato nei locali del Palazzo comunale. Vi sono esposte una quarantina delle celebri statue. Museo parrocchiale Sant’Ignazio, parrocchia; fondato nel 1960, custodisce un’importante collezione di argenterie, paramenti e dipinti a partire dal secolo XV. LA MADDALENA Museo del Compendio garibaldino, Caprera; ospitato nella casa che fu di Garibaldi e della sua famiglia, documenta la vita dell’eroe e ` garibaldina, conserva della comunita la sua tomba. Museo archeologico na` Monvale ‘‘Nino Lamboglia’’, localita giardino; conserva i reperti di una nave romana del secolo I a.C. naufragata presso l’isola di Spargi. Museo diocesano di arte sacra, via Barone Mannu. Museo geo-mineralogico naturalistico, loc. Stagnali; nel centro di educazione ambientale documenta gli aspetti geologici, floristici e faunistici del parco nazionale dell’arcipelago della Maddalena. LANUSEI Museo diocesano dell’Ogliastra, via Roma 106; ospitato nei locali ` stato istituito nel del Seminario, e 1995; contiene importanti collezioni

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Musei della Sardegna che documentano l’evoluzione della vita civile e religiosa della diocesi. LAS PLASSAS Mostra permanente ‘‘La vita quotidiana nel regno medievale di Arborea’’, via Manzoni; una ricostruzione ideale del castello di Las Plassas ` della vita con gli ambienti e le attivita quotidiana. LOCERI Museo ‘‘Sa domu ’e s’olia’’, via Vittorio Emanuele; in un antico frantoio espone attrezzi e oggetti legati alla tradizione agropastorale e alla produzione olearia. LURAS Museo ‘‘Galluras’’, via Nazionale 35/A; in una antica casa gallurese intelligentemente restaurata, contiene importanti collezioni, che documentano la cultura locale in tutti i suoi ` completato da una raccolta aspetti. E di audiovisivi e da una ricca biblioteca sulla Gallura. Collezione Forteleoni, via Umberto I; nella casa natale dell’artista Tonino Forteleoni la collezione di oggetti quotidiani e artistici documenta l’evoluzione della lavorazione tradizionale del sughero. MACOMER Museo delle arti antiche, corso Umberto; espone una ricca colle` produtzione etnografica sulle attivita tive e artigianali del Marghine. MAMOIADA Museo delle maschere mediterranee, piazza Europa 15; contiene un’importante documentazione sui mamuthones e sulle maschere carnevalesche degli altri centri della Barbagia. MANDAS Is lollasa de is aiaiusu (le stanze dei nonni), via Sant’Antonio; in una vecchia casa del centro storico sono raccolti gli attrezzi e ricostruiiti ` tradizionali del gli spazi delle attivita ` mondo agropastorale. Nella ‘‘corte’’ e visibile un tratto di strada romana venuto alla luce durante la ristrutturazione. MARTIS Museo diocesano San Pantaleo; nella secentesca chiesa di San Gio-

vanni sono raccolti argenti, dipinti e statue ligne dei secoli XV-XVII, con particolare riferimento ai riti della Settimana santa. MASULLAS Esposizione di minerali fossili ‘‘Stefano Incani’’, via Melis 2; conserva una imponente collezione di fossili (circa 5000), che documentano l’evoluzione della Sardegna dal Cambriano all’Olocene. MILIS Museo del gioiello e del costume sardo, piazza Martiri; in una palazzina in stile neoclassico piemontese, Palazzo Boyl, viene documentata l’evoluzione dell’arte orafa; la storia del co` ricostruita attraverso stume di Milis e i dipinti degli artisti che nell’Ottocento e nel Novecento visitarono il paese.

Musei della Sardegna – Interno del Museo delle maschere mediterranee di Mamoiada.

MONSERRATO Museo delle ferrovie della Sardegna, via Pompeo; si trova nella stazione delle ferrovie comple-

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Musei della Sardegna mentari e ne documenta la storia in Sardegna. MORGONGIORI Museo vivente dell’arte tessile, via Chiesa 16. NEONELI Museo dell’oasi faunistica di Assai; in una struttura all’interno dell’oasi sono esposti esemplari impagliati di specie tipiche della fauna sarda. NULVI Museo diocesano dell’Assunta; ospitato nella chiesa del Rosario, del ` dedicato alla diciasettesimo secolo, e tradizione dei riti dell’Assunta. NUORO Museo d’arte di Nuoro (Man), via Santa 15; ospitato in un palazzotto del centro storico sapientemente ri` imstrutturato, ospita dipinti dei piu portanti artisti sardi del Novecento e ` organizza mostre e rassegne delle piu interessanti esperienze dell’arte contemporanea europea e mondiale. Museo della vita e delle tradizioni popolari ` il piu ` importante sarde, via Mereu 56. E Museo etnografico della Sardegna. Co` ospitato in una strutstituito nel 1957, e tura progettata da Antonio Simon Mossa che ricapitola stili e modelli dell’architettura tradizionale della Sardegna; comprende ricche collezioni di costumi, di gioielli, di arredi e un corpo aggiunto dedicato alle maschere e alle manifestazioni del Carnevale barbaricino.

Musei della Sardegna – Museo della vita e delle tradizioni popolari sarde di Nuoro.

Museo deleddiano, via Grazia Deledda 42; ospitato nella casa natale di Grazia Deledda, conserva importanti documenti relativi alla vita e all’arte della grande scrittrice. Museo civico speleologico e archeologico, via Leonardo da Vinci 5; costituito a opera del Gruppo Grotte Nuoresi, custodisce reperti provenienti dagli scavi e dalle grotte del territorio. OLZAI Casa e pinacoteca comunale ‘‘Carmelo Floris’’, via Sant’Anastasio; nella casa natale del pittore Carmelo Floris un Museo etnografico e una bella raccolta di dipinti di artisti contemporanei. ORANI Museo Nivola, via Gonare 2; ospitato nei locali di un vecchio lavatoio intelligentemente restaurato, custodisce una trentina di opere del grande scultore oranese Costantino Nivola. ORGOSOLO Museo del Supramonte ‘‘Dalla roccia al gipeto’’, corso Repubblica; illustra le caratteristiche geologiche, faunistiche e floristiche del massiccio del Supramonte. ORISTANO Antiquarium arborense, via Parpaglia 37; ospitato nel Palazzo Pinna Parpaglia, comprende importanti raccolte archeologiche dall’Eneolitico al periodo romano prove` nienti da Tharros e da altre localita del territorio; comprende anche una raccolta di retabli del Cinquecento. Raccolta dell’Opera del Duomo, piazza Cornus; ospitato nei locali dell’arcivescovado, comprende importanti raccolte di argenti e altri arredi sacri provenienti dal Duomo e da altre chiese oristanesi e una collezione di codici miniati dei secoli XIV-XV. OROSEI Museo ‘‘Don Giovanni Guiso’’, via Musio 2; ospitato in un antico pa` della famiglia Guiso, lazzo di proprieta recentemente donato al Comune, conserva alcune delle ricche collezioni

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Musei della Sardegna raccolte dal notaio Nanni Guiso, tra cui una raffinata raccolta di teatrini del Sette-Ottocento. ORROLI ‘‘Omu Axiu’’, via Roma; in una casa-azienda sono presenti e ancora ` agropautilizzati gli spazi delle attivita storali, i cui prodotti possono essere degustati nell’attiguo ristorante; le stanze padronali sono adibite a Museo del ricamo. ORTACESUS Museo del grano; di recente istituzione, documenta con og` contadine getti e immagini le attivita legate alla produzione e alla lavorazione del grano. OZIERI Museo archeologico, ex convento di San Francesco; conserva im` preistorica, portanti collezioni di eta punico-romana e altomedioevale pro` del territorio. Racvenienti da localita colta etnografica ‘‘La taverna dell’aquila’’, via Tempio; raccoglie una note` di oggetti, alcuni ormai vole quantita ` containtrovabili, legati alle attivita dine e artigianali del Montacuto. PADRIA Museo archeologico comunale, via Nazionale; comprende una raccolta di punte di freccia e lance preistoriche e di terrecotte romane; documenta gli scavi condotti nel territorio comunale di Padria. PALAU Museo etnografico, loc. Montiggia. Espone la ricostruzione delle atti` contadine attraverso il recupero vita di antichi strumenti e oggetti tipici degli stazzi galluresi. PAU Museo civico dell’ossidiana, via San Giorgio; costituito recentemente, documenta la storia dell’ossidiana nel` e delle sue attuali possibil’antichita ` di sfruttamento. lita PAULILATINO Museo archeologico etnografico, Palazzo Atzori, via Nazionale; ospitato in un palazzotto signorile dell’Ottocento, conserva una importante documentazione della vita della comu` nel secolo XIX e una collezione di nita

reperti archeologici. Ricca e interessante la sezione dei pani tradizionali. PERFUGAS Museo archeologico e paleobotanico, via Nazario Sauro; realizzato nei locali dell’ex Fiera del bestiame, ospita l’importante documentazione del Paleolitico in Sardegna. Museo diocesano Santa Maria degli Angeli; nella cappella di San Giorgio, all’interno della chiesa parrocchiale di Santa Maria degli Angeli, sono esposte statue e argenti che fanno da cornice al grande retablo cinquecentesco, il maggiore dell’isola, dedicato al Santo. PLOAGHE Collezione Spano; ospitata nei locali della parrocchia, contiene una trentina di dipinti di varie epoche, raccolti dall’archeologo ed erudito ploaghese Giovanni Spano e da lui donati al paese natale. PORTO TORRES Antiquarium turritano, via Ponte Romano; ospitato in un padiglione appositamente costruito, contiene importanti collezioni di re` perti provenienti dagli scavi della citta romana di Turris Lybisonis e ne documenta l’evoluzione. POZZOMAGGIORE Museo del Cavallo, piazza Convento; all’interno di una storica struttura di impianto secentesco e articolato in dieci sale tematiche, narra gli aspetti storici, antropologici ed etnografici del cavallo, con particolare riferimento alla tradizione locale e isolana. PULA Museo archeologico, via Vittorio Emanuele 67; contiene numerosi reperti, prevalentemente del periodo punico e punico-romano provenienti dagli scavi di Nora; contiene anche una documentazione dell’evoluzione degli scavi. Museo ‘‘Norace’’, via Nora; collezioni numismatiche e mineralogiche provenienti dal territorio. Centro di educazione ambientale Laguna di Nora, Nora. QUARTU SANT’ELENA Il ciclo della vita

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Musei della Sardegna ospitato in un’antica casa campidanese, contiene la documentazione ` importanti completa dei momenti piu ` contadina della vita di una comunita tradizionale del Campidano. SADALI Casa museo ‘‘Sa omu ’e zia Cramella’’; in una casa tipica del centro storico sono raccolti attrezzi e stru` tipiche del territomenti delle attivita rio. SAMUGHEO Museo regionale d’arte tessile sarda, via Bologna. SANLURI Museo risorgimentale ‘‘Duca d’Aosta’’, via generale Villasanta 1; ospitato nel castello Villasanta, comprende importanti raccolte di cimeli riferibili alla prima guerra mondiale e alla campagna d’Etiopia (1935-1936); ospita anche una raccolta di ceroplastiche. Museo storico-etnografico dei padri cappuccini, via San Rocco 6; si trova ` presso il convento dei Cappuccini ed e articolato in tre sezioni, che consen` tono di ricostruire la vita e l’attivita dei frati nei secoli XVII e XVIII; custo` di disce anche una collezione di piu 10 000 ‘‘santini’’, unica nel suo genere. SANTADI Casa museo ‘‘Sa domu antiga’’, via Mazzini; un edificio degli inizi del Novecento riproduce l’abitazione tipica del Sulcis e i vari aspetti della vita che vi si conduceva. Museo archeologico, via Umberto; l’esposizione dei reperti proveniente dagli im` portanti e numerosi siti del territorio e corredata da materiale didascalico e fotografico che ricostruisce le abitudini sociali e religiose delle popolazioni che hanno abitato il Sulcis sin dalla protostoria. SANT’ANTIOCO Museo archeologico, via regina Margherita 113; contiene importanti raccolte provenienti dagli ` del terscavi di Sulci e di altre localita ritorio dall’Eneolitico alla tarda anti` . Museo agropastorale del Sulcis, chita via Necropoli; ospitato in un antico

magazzino del secolo XVIII, contiene una suggestiva documentazione delle ` dei contadini e dei pastori del attivita Sulcis. ` del SAN TEODORO Museo della civilta mare, via Niuloni; viene ricostruita la storia del paese attraverso i reperti ritrovati nel territorio e nel mare antistante. SANTU LUSSURGIU Museo della tecnologia contadina, via Meloni 2; ospitato in un palazzotto nobiliare del secolo ` sede della ‘‘Casa del poXVIII, gia polo’’, conserva una collezione di oggetti della vita contadina e pastorale. SARDARA Museo civico archeologico ` ; situato ‘‘Villa Abbas’’, piazza Liberta in una elegante palazzina dell’Ottocento, le sue collezioni documentano gli scavi effettuati negli ultimi anni nel territorio di Sardara. SARULE Museo della tessitura ‘‘Eugenio Tavolara’’, via Manzoni; in uno dei cen` importanti per l’artigianato testri piu sile, un’esposizione dedicata a questa ` tradizionale e agli artisti che la attivita hanno rilanciata e rinnovata; presente anche una sezione sui pani tradizionali.

Musei della Sardegna – Museo archeologico ‘‘G.A. Sanna’’ di Sassari.

SASSARI Museo archeologico ‘‘G.A. Sanna’’, via Roma 64; ospitato in una elegante palazzina di fine Ottocento appositamente costruita; conserva im-

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Musei della Sardegna portanti collezioni di reperti dall’Eneolitico al periodo bizantino provenienti da scavi della provincia di Sassari e di Nuoro; ha anche una importante pinacoteca e la Collezione ‘‘Clemente’’, raccolta di testimonianze etnografiche, donata negli anni Trenta del Novecento dal mobiliere Gavino Clemente, attento indagatore della tradizione. Museo storico della Brigata ‘‘Sassari’’, piazza Castello 9; ospitata nei locali della caserma ‘‘Lamarmora’’, sede del Comando della Brigata, conserva un’importante documentazione delle imprese e degli uomini della Brigata durante la prima guerra mondiale. Museo di Storia dell’Agricoltura; ` concepito come museo a cielo aperto, e ospitato nella fattoria sperimentale ` di Agraria dell’Univerdella Facolta ` , in localita ` Ottava. Museo geominesita ralogico ‘‘Aurelio Serra’’, via De Nicola; nei locali del Dipartimento di Ingegne` di Agraria; fondato ria della Facolta ` ora intitolato a uno dei prenel 1880, e stigiosi docenti di Scienze dell’Ateneo sassarese. Collezioni di rocce e fossili, stratigrafia e i minerali interagiscono con i laboratori dell’istituto. Collezione dell’Istituto di Zoologia; presso l’Isti` . Contuto di Zoologia dell’Universita tiene una raccolta di mammiferi e di uccelli, che documentano specie in via di estinzione. Collezione dell’Istituto di Entomologia; locali dell’Istituto di ` . Fondata Entomologia dell’Universita ` di 12 000 nel 1948, comprende piu pezzi, riferiti soprattutto alla Sardegna. Collezione etnografica ‘‘Francesco Bande’’, via Muroni 44. Comprende raccolte di costumi e di strumenti mu` appartenuti al celebre suosicali, gia natore di organetto sardo. Erbario e museo delle droghe; presso l’Istituto di Botanica farmacologica dell’Univer` . L’erbario fu costituito nel 1924, sita quello delle droghe nel 1964. Museo del

tesoro del Duomo; ospitato in un fabbricato settecentesco, addossato al transetto della cattedrale, le sue collezioni documentano la storia dell’edificio e della diocesi. Collezione Sironi, una raccolta di opere dell’artista, sassarese di nascita, conservate presso la sede del Banco di Sardegna. SEDINI Mostra-museo ‘‘Tradizioni etnografiche dell’Anglona’’; In una particolare ambientazione, all’interno di una domus de janas risalente al Neolitico, utilizzata come abitazione sino a pochi anni fa, l’esposizione documenta le at` tradizionali del territorio deltivita l’Anglona. SELEGAS Museo parrocchiale, via Chiesa. SENORBI` Museo civico archeologico ‘‘Sa domu nostra’’, via Scaledda 1; ospitato in una antica casa campidanese tradizionale, conserva collezioni archeologiche di oggetti provenienti da scavi effettuati sul territorio. SERRAMANNA Museo delle memorie e tradizioni religiose, via Roma; si trova presso l’oratorio della Confraternita ` costituita da paradelle Anime ed e menti, argenti, statue e dipinti, che documentano le tradizioni religiose del centro. ` contadina e SEUI Museo della civilta carcere baronale, via Roma; ospitato in una antica casa padronale e nei locali del carcere baronale, conserva una raccolta di oggetti relativi alla vita dei pastori e dei contadini a partire dall’Ottocento. SIDDI Museo delle tradizioni agroalimentari della Sardegna, via Roma 2; il ` ospitato in una antica casa pamuseo e ` studiato per collegare gli dronale; e spazi e gli oggetti alla storia e alle abi` tudini della famiglia e della comunita del paese. Museo ornitologico, piazza Leonardo da Vinci; comprende una raccolta di minerali e di uccelli e di al-

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Musei della Sardegna tri animali imbalsamati tipici della Sardegna. SILIGO Museo Maria Carta, via Moro; dedicato alla maggiore interprete della musica popolare sarda, il museo, allestito nella sua casa natale, ne ripercorre attraverso documenti e immagini la storia personale e artistica. SINNAI Museo del Cervo Sardo, Campuomu, Caserma Forestale. Museo archeologico e pinacoteca comunale, via Colletta. Museo del cestino; dedicato ` alle testimonianze di una delle attivita ` caratteristiche del artigianali piu paese. STINTINO Museo della tonnara ‘‘Il ricordo della memoria’’; ospitato in una originale struttura in legno, appositamente costruita, riproduce il percorso dei tonni dal mare aperto alla ‘‘camera della morte’’. Documenta la storia delle tonnare, attivissime nella zona ` del Nodal Settecento fin oltre la meta vecento. SUNI Casa museo ‘‘Tiu Virgiliu’’, via Regina Margherita, 9; una ricca collezione etnografica documenta, in un’an` tica abitazione ristrutturata, le attivita tradizionali del paese. TADASUNI Collezione di strumenti musicali ‘‘Don Giovanni Dore’’, via Adua 7; ` ospitata presso la casa parrocchiale, e stata raccolta dal parroco don Giovanni Dore in lunghi anni di ricerche; ` di 400 strumenti musicomprende piu cali tipici della Sardegna. TEMPIO PAUSANIA Raccolta ornitolo` l’unico museo di progica ‘‘F. Stazza’’; e ` privata dell’isola: comprende prieta ` di 600 esemplari di uccelli impapiu gliati, sardi ed eritrei. Museo ‘‘Bernardo De Muro’’, parco della Rimembranza; ospitato nell’edificio del Centro culturale G.M. Dettori, conserva cimeli e costumi di scena del grande tenore tempiese De Muro. Museo storico delle macchine del sughero, nella Sta-

zione Sperimentale del Sughero, in via Limbara, sono esposti antichi utensili e macchinari, ancora funzionanti. TERTENIA Museo d’arte moderna ‘‘Albino Manca’’, via Doria; dedicato al famoso scultore locale Albino Manca (1898-1976). TETI Museo archeologico, via Roma; conserva reperti archeologici preva` nuragica, provelentemente di eta nienti dal villaggio di S’Urbale. TEULADA Tesori della Parrocchia della Madonna del Carmine, sono esposti arredi, paramenti, dipinti e argenti appartenenti alla chiesa parrocchiale. Museo Petra; documenta lo stretto rapporto tra la pietra e l’uomo in tutte le epoche. TORRALBA Museo della Valle dei nuraghi del Logudoro-Meilogu, via Carlo Fe` articolato in due sezioni, di cui lice; e una, quella archeologica, contiene materiali e tavole illustrative della storia del nuraghe di Santu Antine e reperti degli scavi effettuati nel territorio; l’altra, quella etnografica, ospita una collezione di oggetti della vita contadina. TORTOLI` Museo d’arte contemporanea a cielo aperto ‘‘Su logu de s’iscultura’’, corso Umberto. ULASSAI Arte contemporanea a cielo aperto; diverse opere di artisti sardi inserite tra le architetture e i paesaggi del paese ogliastrino. URAS Museo di mineralogia e paleontologia, via Roma 7; conserva collezioni di minerali e di fossili prevalentemente sardi. VIDDALBA Museo archeologico, via G.M. Angioy; conserva un’importante collezione di reperti provenienti da scavi condotti sul territorio e prevalentemente riferibili al periodo romano e altomedioevale. VILLACIDRO Museo Santa Barbara ‘‘Tra architettura e arredi sacri’’, piazza Santa Barbara; ospitato nell’antico

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Musica e canto popolari oratorio di Santa Barbara, comprende un’interessante raccolta di oggetti sacri che documentano la vita religiosa di Villacidro. Museo archeologico ‘‘Villa Leni’’, piazza Zampillo; nei locali del Monte granatico il museo espone i reperti rinvenuti nei siti del territorio villacidrese, dal Neolitico all’Alto Medioevo; ‘‘Sa potecarı´a’’, via Roma; in una storica farmacia sono esposti arredi, vasellame, strumentazioni e antichi libri sull’arte farmaceutica. VILLANOVAFORRU Parco e museo ar` uno cheologico, piazza Costituzione; e ` modernamente dei musei sardi piu concepiti, ricco di strutture didattiche e di laboratori; ospitato nei locali dell’antico Monte granatico, documenta l’evoluzione degli scavi dell’area nuragica di Genna Maria e la sua storia. Mu` seo naturalistico del territorio, localita Sa Corona Arrubia. VILLANOVAFRANCA Museo archeologico Su Mulinu, piazza Risorgimento 6. VILLANOVA MONTELEONE Collezione etnografica, via Roma; nel ‘‘Palatu ’e is iscolas’’, sede di importanti esposizioni d’arte e di cultura, sono docu` tradizionali della mentate le attivita tessitura e della produzione del pane e del formaggio. VILLASIMIUS Museo archeologico, via A. Frau. Fortezza vecchia, Mostra perma´’’ sulla storia nente ‘‘Enemigos de la fe delle incursioni barbaresche e delle torri costiere. ZEPPARA Museo del giocattolo, via Vittorio Emanuele.

Museto = Mugaˆhid Ibn Abd Allah Musica e canto popolari Soltanto in tempi recenti – col perfezionamento delle apparecchiature di ricezione e riproduzione sonora e con l’affermazione di sofisticati strumenti dell’ana` divenlisi linguistica e semiologica – e tato possibile penetrare in modo pertinente la complessa formalizzazione so-

` arcaica e, nora della musica etnica piu quindi, anche della musica sarda. DA MADAU A FARA E GABRIEL Le registrazioni effettuate in Sardegna «sul campo» negli ultimi decenni hanno esteso la ricerca e la documentazione oltre i limiti del canto con chitarra e di qualche brano del repertorio delle launeddas diffusi, specialmente negli anni Trenta, con i dischi a 78 giri, incisi in studio. Anche Gavino Gabriel, che ` di fondare una «foinutilmente tento nocineteca» della musica popolare ita`, con i 78 giri, esempi della liana, lascio tradizione gallurese, curando incisioni di qualche tasgia di Aggius e di canti solistici con chitarra eseguiti personalmente. L e registrazion i «sul campo» portarono alla conoscenza di ` musicale che gli studi pubuna vitalita blicati sino a quel momento non avevano potuto mettere in luce. Soltanto gli scritti di Giulio Fara, nei primi decenni del Novecento, avevano tentato un sistematico esame degli strumenti (= Strumenti della musica popolare), delle forme, degli stili. Ma era difficile, per gli studiosi, avere nozione della ` della musica sarda, e sospecificita prattutto di quella polivocale, dal momento che non si aveva modo di venire a contatto dei fatti sonori attraverso i dischi o almeno attraverso le trascrizioni. Occorre aggiungere, poi, che il repertorio risultava ignorato o citato molto di sfuggita. Le registrazioni su nastro, insomma, hanno facilitato non ` ampie ma anche, grasolo ricerche piu zie alle trascrizioni finalmente possi` attenti e apbili, approcci analitici piu profonditi. Gli autori da citare per il passato sono i «classici» della demologia sarda: Fuos, Lamarmora, Boullier, ` ofMaltzan, Bresciani; autori che pero frono sulla musica notizie frammentarie, generiche, raramente dettagliate ` comunepersino negli aspetti piu

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Musica e canto popolari mente descritti, quali gli strumenti e le danze. Tra le rarissime trascrizioni ` da segnalare musicali di quegli anni e una breve raccolta di canti (elaborati e ritoccati) inserita da Boullier in appendice al suo libro. Soltanto l’abate ` nel 1787 a Matteo Madau, che pubblico Cagliari Le armonie de’ sardi, dedica qualche attenzione alle forme e agli stili. Poco importa che, secondo la tradizione culturale del tempo, gli strumenti e le forme vocali vengano fatti ` greca e romana; e ` risalire alla civilta notevole invece che il Madau si sof` e interesse sugli ferma con curiosita strumenti a fiato, osservando come nel Capo di sopra (comprendendo evidentemente in quest’area anche la Barba` , mentre gia) prevalga la polivocalita nel Capo di sotto il canto risulti soprattutto monodico. Egli osserva anche che ` in Logudoro (e in Barbagia) la danza e guidata dalla musica vocale mentre nel Campidano i danzatori seguono le launeddas. Passa in rassegna i modelli metrici del verso e le strutture strofi` consuete, compresi i mutos, e che piu guarda con attenzione i componimenti religiosi. Che si tratti di un’operetta ` evidente ove si conpreziosa risultera ` sino ai nostri giorni sideri la continuita ` una dei fatti che Madau descrisse. Ma e testimonianza che resta quasi isolata: gli autori successivi saranno prevalentemente studiosi e viaggiatori non ` ». Faranno sardi a caccia di «curiosita `, eccezione Vittorio Angius (che pero almeno per la musica, attinge molte informazioni dal Lamarmora) nella compilazione delle voci sarde del Dizionario di Goffredo Casalis e Giovanni Spano, con L’Ortografia Sarda nazionale. Tutto sommato, le raccolte ottocentesche di canti popolari sardi (che, come per i canti di altre regioni italiane, sono poi raccolte di soli testi verbali), dovute in molti casi a compilatori

esterni all’isola, risultano abbastanza ` ancora numerose e di notevole utilita oggi: ma Cian, Nurra, Ferraro, Calvia e tutti gli altri non dedicano interesse e non si pongono quesiti di fronte al tessuto sonoro che si intreccia con i testi verbali cosı` ampiamente (ci sono spesso anche le ‘‘varianti’’) documentati. L’ETNOMUSICOLOGIA E LA MUSICA ` che l’incapacita ` , da SARDA Il fatto e parte degli autori sardi, di osservare con attenzione e senza pregiudizi la ci` musicale dell’isola per molti vilta ` comune, con poche eccezioni, aspetti e all’atteggiamento che di fronte ad analoghe forme di espressione hanno tenuto gli studiosi di tutte le regioni ita` una musica barbaliane: per molti e rica, selvaggia, irriducibile ai parametri di valutazione correnti nell’Otto` essere cento, quando la musica puo soltanto espressione, sentimento, arte. Non stupisce, dunque, che l’affermazione dell’etnomusicologia in Europa ` del Novecento, passi, nella prima meta negli stessi ambienti e talvolta grazie agli stessi musicisti e musicologi impegnati nelle esperienze dell’avanguar` ben noto che dia artistica (e del resto e anche le avanguardie delle arti visive si giovarono dell’approfondita conoscenza dell’arte primitiva e preistorica). Il gusto del primitivo e dell’esotico investı` per decenni la cultura europea e fu fecondo per la nascita di una ` nuova che riguardo ` da visensibilita cino la musica, il balletto, le arti figura` tive, la letteratura: una sensibilita nuova che, almeno cronologicamente, viene a coincidere con gli indirizzi positivistici della musicologia comparata di Sachs, Hornbostel, Kunst e, ben presto, con le esemplari raccolte di musica ´ k e Kocontadina effettuate da Barto ´ ly; senza contare che contemporada neamente iniziano a farsi incisivi gli

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Musica e canto popolari effetti dei rinnovati fondamenti scientifici degli studi sull’uomo che presero l’avvio con Edward Burnett Tylor. Non a caso le prime documentazioni di etnomusicografia si debbono a etnologi che nello studio complessivo di comu` ‘‘illetterate’’ si soffermano sulla rinita ` della produzione musicale, per tualita ` formale, socoglierne la peculiarita nora, linguistica, sociale, magico-reli´k e ` appunto il tengiosa. Il ‘‘caso’’ Barto tativo di documentare, dentro il vecchio continente, testimonianze vive e ` organicamente operanti di una civilta musicale estranea nel lessico, nello stile, nella destinazione e nell’uso alla ` poi quanto tradizione euroculta. Che e ` frequentemente si tento ` di sempre piu fare in altre regioni europee, con risultati sorprendenti. Anzi, proprio questi risultati consentirono l’adozione del ` soltermine etnomusicologia non piu tanto per lo studio della musica delle ` extraeuropee, ma anche per la civilta musica europea di tradizione orale. ` l’Italia denuncia Rispetto a tutto cio un ritardo di decenni. E se l’Italia era ` pretendere che in ritardo non si puo fosse all’avanguardia la Sardegna, an` doveroso ricordarlo – proprio che se – e ` da annoverare tra i primi Giulio Fara e studiosi di etnomusicologia espressi ´ l’esempio dalla cultura italiana. Ma ne ´ i rari scritti di Gavino Gadi Fara ne briel riuscirono a lasciare tracce profonde tra gli studiosi di cose sarde, gli ` scrittori, gli intellettuali. L’Italia inizio a risalire la china nel 1948, con le prime ricerche effettuate dal Centro Nazionale Studi di Musica Popolare di Roma (direttore Giorgio Nataletti) sorto per iniziativa della RAI e dell’Accademia di Santa Cecilia. ` MUSICALE LA SCOPERTA DI UNA CIVILTA AUTONOMA L’invito a Orgosolo di Franco Cagnetta a Diego Carpitella, formulato nel corso di un’inchiesta ri-

masta celebre, costituisce un esempio dell’attenzione e del rilievo culturale riconosciuto alla musica della Sardegna da sociologi ed etnografi non sardi. ` stato, quel primo viaggio, il segnale E di inizio della scoperta della polivoca` sarda. Da quel momento il tenore lita ` entrato nel panorama barbaricino e della musica folclorica italiana come evento sensazionale, quasi del tutto ignoto anche a chi, in Sardegna, non aveva avuto modo di frequentare assiduamente i pastori delle regioni interne. Non meno ignorato era, sino ad anni recenti, lo straordinario repertorio di Castelsardo, di Santu Lussurgiu, di Bosa (per fare soltanto alcuni esempi). Le informazioni disponibili si limitavano agli scritti di Giulio Fara e Gavino Gabriel che, peraltro, avevano dedicato poco spazio alla polivo` . I due pionieri della etnomusicocalita logia sarda non erano d’altra parte in grado di informare su tutti gli aspetti di ` e una tradizione di enorme quantita ` ; il loro lavoro era inoltre reso varieta ` gravoso dallo stato di isolamento in piu cui si trovavano, mancando di solito, da parte degli altri studiosi di demologia, ogni richiamo a una comunicazione sonora che doveva pur essere presente nelle ricerche condotte su vari aspetti della cultura sarda e, in particolare, della vita cerimoniale. Questi vuoti di ` stupefainformazione sono tanto piu ` di centi ove si consideri l’impossibilita non imbattersi in suonatori, cantori, ´ si volga appena lo danzatori allorche sguardo alle condizioni di vita dei pastori e dei contadini. Al fondo di queste ` soltanto cattiva comomissioni non vi e prensione o scarso interesse per la cultura dei suoni (atteggiamento che, in definitiva, era comune a molti studiosi ` soprattutto l’intenzione italiani): vi e di offrire, delle tradizioni isolane, immagini idilliache o, al contrario, intes-

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Musica e canto popolari sute delle durezze della vita agreste, ma in entrambi i casi emendate di elementi grossolani, barbari, selvaggi, di dubbio rilievo e poco comprensibili. L’asprezza delle emissioni vocali, la fis` iterativa delle musiche per la sita danza, la rude compostezza dei balli non hanno diritto di cittadinanza sufficientemente ampia nella letteratura ´ l’intelletdemologica proprio perche ` stato per molto tempo tuale etnografo e incapace di superare non solo tenaci pudori nei contatti con la cultura esterna all’isola, ma anche le barriere di classe. Non va infatti dimenticato che i depositari della cultura di tradizione orale, specialmente di quella sonora, sono le classi subalterne. Infine, non occorre essere musicologi professionisti per cogliere l’importanza che le popolazioni sarde attribuiscono alla vita musicale tradizionale. Per averne ` sufficiente intrattenersi con i notizie e pastori e i contadini, approfondire la conoscenza dei loro meccanismi di co` d’uso e municazione, delle modalita dei significati che vengono attribuiti ai diversi repertori e alle singole forme musicali, verbali, coreutiche. Ma per accorgersi – se non del valore e del significato – almeno del fatto che la mu` un momento centrale della vita sica e culturale delle popolazioni sarde, occorre instaurare un rapporto di com` prensione scientifica, di curiosita ` politica. In altri umana, di solidarieta ` delle annotazioni termini la poverta musicali sarebbe del tutto irrilevante se non fosse rivelatrice anche dell’assenza di contatti e scambi tra intellettuali borghesi e classi popolari. Un bilancio delle ricerche effettuate dal 1948 in poi (vale a dire dal momento in ` stato impiegato sistematicamente cui e il magnetofono) conferma per la musica sarda dati di fondo comuni agli studi etnomusicologici delle altre re-

` in possesso di una gioni italiane: si e notevole mole di materiali registrati, ` non ha ancora dato luogo a che pero ` soddisfacente di pubbliuna quantita cazioni. Anzi, nella situazione attuale, regioni meno rilevanti della Sardegna da un punto di vista strettamente etnomusicologico, come ad esempio la Lombardia, vantano una notevole messe di studi, pubblicazioni, divulgazione di dischi ecc. STRUTTURA E FORME La base lessi` arcaica e ` cale della musica sarda piu una scala tritonica (es., do-re-mi), nucleo di base ancora ricorrente nel repertorio monodico femminile (anninnı`a, duru-duru, attitidu, mutu ecc.). Sulla base tritonica si formano gamme ` ampie, che pero ` fanno sempre rifepiu rimento al nucleo generatore di tre ` il caso di melodie con ambitus suoni: e di quattro suoni, dove si ha un’aggiunta di semitono al grave o all’acuto; in questi casi si ha la struttura di base si + do re mi; oppure do re mi + fa (si tratta in sostanza di una nota di appoggio desunta da abbellimenti e fioriture del profilo melodico). In altri casi l’am` dato pliamento della scala tritonica e dall’aggiunta di una terza minore al grave o all’acuto: la + do re mi, oppure ` il do re mi + sol. Non meno frequente e raddoppio, in tessitura diversa, della triade scalare, specialmente nelle melodie che si sviluppano con procedimenti in trasposizione (es., do re mi + sol la si). Analisi condotte sui canti mo` arcaica hanno connodici di radice piu sentito di mettere in rilievo una stretta interconnessione tra curve fonetiche (secondo l’opposizione acuto/grave) e curve foniche della formalizzazione ` trattato di una piccola melodica. Si e «scoperta» che ha rivelato, anche ai li` profondi, indissolubili intevelli piu grazioni tra testo verbale e testo musi` e i piani di queste cale. Le modalita

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Musica e canto popolari formalizzazioni, che vedono l’esistenza di un tessuto sonoro unitario, sono esposti in lavori specifici ai quali si rimanda il lettore. Senza riprodurre ` qui riastutti i livelli di analisi bastera sumerli brevemente, con l’avvertenza che ciascun livello assorbe quello inferiore e anticipa quello superiore. 1. Livello fonologico – microvarianti melodiche. Ad una catena di fonemi voca` essere fornita come molici che puo dello da un nonsense o da uno stereotipo (ad es.: la successione a-i-i-a-i-i-a di anninni’anninnia), fa riscontro una determinata successione di suoni (es. do-re-mi-do-re-mi-do). Lo svolgimento delle strofe a senso compiuto ripropone la prevalenza della catena fonetica ricavata dallo stereotipo e accoppiata alla sequenza fonica: i mutamenti nella catena fonetica producono alterazioni nella sequenza fonica. Il rovesciamento dell’analisi offre gli stessi risultati: le microvarianti melodiche che alterano la sequenza fonica determinano mutamenti nella catena fonetica. 2. Segmentazione melodica in riferimento alla struttura metrica del verso ` meletterario. Si individua una unita trica formata dalla giustapposizione di almeno due cellule germinatrici, nettamente individuabili da un punto di vista ritmico e da un punto di vista melodico. Le cellule germinatrici si compongono recuperando i valori fonetici e sonori. 3. Valori semantici. Le strofe dei componimenti si possono ripartire internamente secondo la formalizzazione ` abbracdella curva melodica (che puo ` versi) e il ritmo logico, ciare uno o piu ` l’articolazione combinatoria delle cioe strofe (solitamente riducibile a somme di distici). ` esecutive. Tra il canto mono4. Modalita dico – con o senza accompagnamento –

e il canto polivocale vi sono diverse soluzioni di riformulazione dell’impianto formale. Da queste pur sommarie indicazioni emerge un reticolo di stupefacente ricchezza espressiva e di straordinaria sapienza formale, di consumata finezza nel gioco delle relazioni tra parole e suoni, ritmi e metri, significati e articolazione strofica, uso sociale della mu` esecutive. Questo non sica e modalita significa attribuire agli esecutori di musica sarda le «sapienze» poetiche dei versificatori medioevali: viceversa ` di forpreme rilevare che le modalita malizzazione individuate sono il ‘‘modo di essere’’ della tradizione orale sarda e costituiscono la sua lan` che una sequenza melogue. Il fatto e ` preso come esemdica e fonetica (si e pio il nonsense stereotipo anninnı`anninnı`a) resta alla base di tutti i successivi sviluppi. Alla sequenza dei fonemi corrisponde una successione di note che viene sempre ripetuta con lievi modifiche: cambia la curva dei fonemi e quel mutamento influisce sulla successione di note. Ovvero, le modifiche della melodia sono anche modifiche della successione dei fonemi; quando ritorna il modulo di partenza si ritrova la perfetta coincidenza dei fonemi e dei suoni. I versi poi (settenari, ende` il ricasillabi, ottonari) sono in realta sultato di iterazioni di piedi ritmici di tipo giambico o anapestico. Da un ` strettamente musipunto di vista piu ` dire che nella tradizione cale si puo ` cogliere l’affinita ` sarda (e qui si puo ` musicali orali) con altre grandi civilta non vi sono melodie di ampio respiro come base del rivestimento sonoro dei testi: ci sono brevi tempi di poche note che possono essere variamente combinati, ripetuti, variati. E infatti i ‘‘motivi’’ che si tramandano come ‘‘canzoni’’ sono tra i meno sardi che si cono-

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Musica e canto popolari ` il caso della melodia piu ` corscano. E rente dei gosos o la melodia di Su perdonu (o, se si vuole, dell’Ave Maria). Persino il motivo di base dei canti con ` sfuggente, e si ripropone chitarra e sempre in modo profondamente diverso. Il codice individuato consiste dunque in determinate strutture scalari e in cellule ritmico-melodiche strettamente integrate nei valori fonico-musicali e fonetico-verbali. Questo materiale di base produce una se` costruttive rie vastissima di possibilita ` che potremmo defisecondo modalita nire di tipo combinatorio. La parole, il momento della comunicazione espres` nella capacita ` di agsiva individuale, e gregare in modo nuovo i materiali della tradizione, o di crearne dei nuovi partendo dai moduli ricorrenti. ` DELLA MUSICA SARDA LA SPECIFICITA POPOLARE E DIALETTALE La specifi` della musica sarda e le sue affinita ` cita ` musicali estranee alla con altre civilta tradizione euroculta consistono nello scarso rilievo della trasmissione di ` componimenti poetico-musicali gia formalizzati (ad esempio, in Sardegna mancano le ballate): quelli entrati nel ` detto, sono di derepertorio, come si e rivazione culta o semiculta. Soltanto ` ha poun malinteso concetto di oralita tuto far ritenere che la Sardegna fosse un deposito di canti tramandati da una generazione all’altra: di qui, la confusione tra i livelli della produzione popolare in senso stretto con i livelli dialettali di provenienza borghese. Il famoso componimento contro i feudatari, il repertorio religioso in sardo, tutto il materiale verbale delle gare ` di provenienza dialettale. poetiche e ` ’’ e ` recuperata dall’uso: La ‘‘popolarita infatti il testo del Manno era scarsamente presente nella tradizione orale (se non in sporadici frammenti) sino al suo recente revival; al contrario, altri

testi dialettali sono largamente diffusi, con numerose varianti. Vale a dire che il testo dialettale entra nel repertorio ` trasmesso secondo le mopopolare se e ` esecutive tipiche della musica dalita sarda. Appare cosı` del tutto evidente il ruolo decisivo della musica non solo come elemento determinante della cultura tradizionale, ma anche come decisivo spartiacque tra testi dialettali entrati nella tradizione orale (quindi a pieno titolo ‘‘popolari’’) e testi da assegnare invece alla tradizione dialettaleborghese. L’accertamento della speci` della musica popolare della Sarficita degna consente oggi di affermare che non vengono trasmessi di norma testi formalizzati ma ‘‘forme’’ musicali e ` esecutive. Vi e ` inolverbali e modalita ` tre una stretta relazione tra le modalita esecutive e le aree linguistico-culturali che, in termini musicali, sono aree stilistiche: lo stile riguarda l’emissione della voce, le forme, il repertorio (profano, religioso, popolare, semiculto e ` di esecuzione soliculto), le modalita stica in riferimento all’uso o all’assenza di determinati strumenti musi` nelle sue diverse cali, la polivocalita forme, tecniche, procedimenti. LE AREE STILISTICHE L’area logudo` per elezione quella di maggior rese e rilevanza del canto solistico con chi` esecutive presuptarra. Le modalita pongono un timbro vocale tenorile o baritonale con tessitura acuta: occorre una voce agile, capace di passare al falsetto e di produrre ‘‘fioriture’’ virtuosi` stiche. Le forme verbali e musicali piu comuni sono il canto in Re, il Mutu, la Nuoresa, la Corsicana, la Tempiesina (detta anche, non del tutto propriamente, Filugnana). Altre forme, oggi molto rare, sono il Mi-la, il Si bemolle, il Fa diesis, la Disispirata. Queste forme del canto logudorese assimilano, come si vede, anche una parte del repertorio

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Musica e canto popolari gallurese, oggi meno vivo rispetto al passato. La chitarra ha un ruolo di notevole rilievo: accompagna e sostiene la voce, introduce spazi virtuosistici, piccoli saggi di bravura, di solito determinati dal progressivo arricchimento di fioriture introdotte dal cantore. Il ` largamente praticanto con chitarra e cato nelle osterie e in vari luoghi e occasioni di aggregazione; ma il suo mo` la festa mento di massimo splendore e patronale, quando vengono reclutati due-tre cantori professionisti, capaci di proporre il repertorio con perizia e ` virtuosistiche. In spiccate capacita ` stata introdotta, actempi recenti e canto alla chitarra, anche la fisarmonica, con esiti non molto positivi per la corretta fruizione delle eleganti e fantasiose ornamentazioni prodotte dai ` segnalata con cantori. La chitarra e ` nel Settecento. Lo strucertezza gia mento, con accordatura differenziata, ` usato anche in Gallura, nella Sardee gna centrale e nel Campidano: in que` pero ` presente ste due ultime regioni e in modo sporadico e non ha dato luogo a un repertorio tipico. Nel Campidano si conservano componimenti monodici con launeddas svolti su testi verbali complessi, di ampia articolazione (Canzone a curba, Mutettu, Moda). ` aperta e strasciL’emissione vocale e cata; i livelli di integrazione foneticomusicale risultano serrati quanto in altre aree, ma ubbidiscono a schemi meno geometrizzanti. Il repertorio ` di norma monodico e cofemminile e stituisce un elemento unificante di tutte le aree dell’isola: comprende ninne-nanne, canzoni giocose, lamenti funebri, canti d’amore in varie strut` musicali, ture strofiche e modalita compreso il Mutu e il Mutettu. Le differenze stilistiche di emissione vocale, ` , coinavvertibili tra le diverse localita ` di pronuncia e cidono con la varieta

` evidente nel del tessuto fonetico, gia parlato quotidiano. Specialmente in questo repertorio emergono con molta evidenza i procedimenti formali della costruzione musicale: componimenti apparentemente iterativi ripropon` la prima curva melodica gono in realta con microvarianti, determinate, come ` detto, dall’incontro tra la sequenza si e delle note della scala e la catena fonetica del testo verbale. Per accompa` largamente gnare il canto monodico e diffuso l’organetto diatonico (sempre ` spesso sostituito dalla fisarmopiu nica). Accompagna mutettus e altri componimenti strofici nelle aree meri` didionali e canzoni a ballo in localita ` precisamente, in molti casi, verse. Piu alle danze eseguite con l’organetto si unisce la voce con strofette giocose o versetti molto marcati nel ritmo. LA POLIVOCALITA` La polifonia vocale ` tra le espressioni piu ` singolari sarda e della musica popolare per ricchezza di ` di stili. Alcune esrepertorio e varieta senziali annotazioni di carattere generale aiuteranno a valutare questa importante espressione musicale. Occorre intanto osservare che la polifonia vocale interessa gran parte delle aree linguistico-culturali dell’isola; l’unica regione esclusa da questo stile ` il Campidano di Oristano espressivo e e Cagliari, dove si hanno, tuttavia, cospicue tradizioni di polifonia strumentale con il repertorio delle launeddas. Tra le diverse aree il materiale sonoro ` fortemente differenziato. Il Logue ` doro, la Gallura e il Sassarese (cioe tutte le regioni settentrionali) hanno tramandato un repertorio molto vasto di canti religiosi e, in misura minore, di canzoni a ballo e componimenti amorosi. La tradizione della polivoca` logudorese e ` in via di estinzione, lita mentre resistono i repertori di Aggius e Castelsardo. La polifonia con reper-

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Musica e canto popolari ` quasi del tutto assente torio religioso e in Barbagia e, in genere, non ha avuto particolare rilievo nelle regioni centrali, fatta eccezione per Bosa e Santu Lussurgiu, da ascrivere all’area logudorese, ma con tratti peculiari a uno stile che riguarda l’area della Planargia-Montiferru. Il tenore della Barba` , grazie a precise implicazioni di gia e ordine musicologico e socio-econo` sarda per eccelmico, la polivocalita lenza. Nelle altre aree culturali la pra` attivita ` altamente tica polivocale e specializzata, spesso da collegarsi alla vita delle Confraternite religiose. In Barbagia, invece, il tenore, nel suo com` la norplesso impianto polivocale, e male pratica di comunicazione musicale. Potenzialmente tutti possono far parte del quartetto dei cantori secondo ` tecniche ed espressingole capacita sive: la diffusa pratica di questo stile non esclude tuttavia la segnalazione, per quasi unanime consenso, di gruppi ` omogenei e affiatati, o di esecutori piu singoli cantori particolarmente abili. ` un riLa bravura del singolo cantore e conoscimento non nuovo nella tradi` abile, zione orale: l’informatore piu ` sicuro, dotato di buona voce, papiu drone di un vasto repertorio di testi ` una figura facilmente risconverbali e ` vive. trabile nelle tradizioni orali piu ` che appare nuovo e ` il costituirsi di Cio gruppi stabili, semi-professionali, formati per soddisfare richieste di esibizioni pubbliche. Le esigenze spettacolari esterne e l’inevitabile scambio di esperienze tra tenores di diverse loca` hanno prodotto ‘‘contaminazioni’’ lita stilistiche. In tutti i paesi della Barba` consueta e ` sa boghe gia la forma piu nota, talvolta erroneamente denomi` il brano piu ` clasnata boghe ’e notte. E sico della tradizione dei tenores, eseguito a sa seria, con ampi svolgimenti del testo verbale, lineare e ben intelle-

gibile all’ascoltatore. Nell’esecuzione ` osservare la ricca vaa sa lestra si puo ` di canti a ballo, spesso differenrieta ` musicali nonoziati nelle modalita stante le frequenti analogie classifica` essere torie. Il passaggio a sa lestra puo il momento conclusivo, di libera ripresa del testo verbale, dopo lo svolgimento di sa boghe nota. Di solito un brano con un respiro cosı` ampio viene denominato boghe longa (la lunghezza ` riferita solo all’ampiezza del non e componimento ma anche all’estensione del testo verbale, affidato, appunto, a sa boghe). Il repertorio del te` del tutto omogeneo nello nore non e ` si possono stile: tra le diverse localita osservare differenze anche rilevanti. Possiamo assumere, per chiarezza espositiva, i due opposti stili del tenore di Orgosolo da un lato e del tenore di Fonni dall’altro: all’asprezza, durezza, mono-tonia del primo corrisponde uno stile vocale morbido, arrotondato, ricco di volte modulanti del secondo. In posizione centrale tra questi opposti caratteri si colloca lo stile di Bitti, partecipe delle strutture musicali di Orgosolo ma non troppo distante dall’emissione vocale rilassata di Fonni. A Bitti, inoltre, si tramanda un repertorio religioso non meno interessante di quello di Fonni e in parte presente anche a Orgosolo. Si tratta di un canto natalizio, di uno dedicato alla Madonna (Viva Maria) e di un componimento penitenziale: brani che fanno eccezione ` segnalata, alla quasi totale assenza, gia di canti religiosi eseguiti a tenore. L’esecuzione a quattro voci delle can` vivaci come il dillu e ` zoni a ballo piu relativamente recente. Ancora oggi i cantori sono in grado di eseguire questa musica per danza nella forma mo` antica, che prevedeva il nodica piu passaggio di bocca in bocca di un motivo di volta in volta variato e arric-

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Musica e canto popolari chito; la successione dei diversi interventi doveva svolgersi senza soluzione ` . Forme altrove segnalate, di continuita come ad esempio il mutu, trovano nel ` esecutiva. La tenore una specificita voce conduttrice svolge per intero le diverse strofe; gli altri cantori, tra camba e camba, intervengono con blocchi polivocali basati su testi verbali nonsense e fortemente stereotipati. Di solito le due voci gravi (bassu e contra) si muovono a distanza di quinta; la ` acuta si muove liberamente voce piu per arricchire il tessuto musicale. ` PASTOIL «TENORE» E LA COMUNITA RALE Nonostante i profondi mutamenti sociali determinati dai recenti insediamenti industriali, il tenore resta un segno distintivo, accanto alla lingua sarda, di una precisa identifica` che il zione culturale. Sta di fatto pero tenore deve essere considerato eminentemente musica dei pastori, anche ` sempre piu ` frese tra gli esecutori e quente la presenza di operai e impiegati; le sue strutture musicali sono infatti fortemente determinate dalla vita economica e sociale del pastore. Il gruppo degli esecutori non forma un coro vero e proprio, ma una integra` amzione tra quattro solisti. Non e messo (se non in occasione di esibizioni pubbliche, ma sempre in via eccezionale) raddoppiare con una voce ` una delle parti. Nelle eccezioni in piu ` avvenire soltanto nel segnalate puo ruolo del contra o del bassu. Di norma chi desidera partecipare all’esecuzione musicale attende la fine del brano per sostituirsi a uno degli esecu` piu ` tori, assumendo il ruolo che gli e congeniale. Ciascun cantore ha la pos` di fare sfoggio di peculiari casibilita ` musicali, di ricchi mezzi vocali pacita e, allo stesso tempo, di prontezza nei processi di integrazione musicale entro il gruppo. Il canto costituiva un mo-

mento di incontro al ritorno in paese dalle lunghe transumanze. Le condizioni di prolungato isolamento impo` agropastorale svilupste dall’attivita ` di carattere spiccatapavano qualita mente individualistico e allo stesso tempo processi molto pronunciati di integrazione comunitaria come dispositivo di compensazione. Questo forse ` spiegare la specificita ` del tenore, puo continuamente in bilico tra afferma` del singolo e forte zione delle capacita integrazione di gruppo. Sarebbe erroneo ritenere che il rilievo della voce solista (boghe) sia tale da ridurre al rango di comprimari gli altri esecutori. ` vengono All’interno di una comunita facilmente segnalati quei cantori che sanno eccellere, per fare un esempio, nel ruolo di contra o di bassu. Questo apprezzamento di componenti musicali interne al gruppo presuppone uno spiccato processo di identificazione ` e i cantori. tra la comunita IL CANTO LITURGICO POPOLARE Il re`e ` prevalenpertorio delle altre localita temente di derivazione liturgica o paraliturgica. Nei corso di «campagne» di rilevamento a carattere monogra` potuta ampiamente documenfico si e tare l’esistenza di un vasto repertorio in lingua sarda non soltanto di preghiere, invocazioni ecc., ma anche di canti liturgici o paraliturgici in lingua latina. Tra i primi ci sono devozioni domestiche, recita del rosario, inni, atti di contrizione, preghiere serali; tutti cantati o recitati o con esecuzione mista. A questi vanno aggiunti i gosos, dedicati a diversi santi o alla Madonna o quelli, particolarmente interessanti, del ciclo della Settimana santa. Si tratta di un repertorio dialettale ben assimilato dalla tradizione orale ed eseguito con rivestimenti melodici differenziati. Tra i canti in lingua latina, normalmente a quattro voci e affidati

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Musio all’esecuzione di cantori specializzati provenienti di solito dalle Confrater` ricordare le vanite religiose, bastera rie parti dell’Ordinarium Missae, il Requiem, i Salmi, le Antifone, le Sequenze e numerosi altri testi del repertorio liturgico, tanto da poter immaginare l’esistenza di uno specifico «rito sardo». La ricchezza di questo repertorio musicale si deve alla confluenza nelle forme liturgiche di una fiorente ` autoctona. Va sottolineato che la civilta ` del repertorio e ` il risultato piu ` vastita evidente della penetrazione del Cristianesimo in Sardegna e che i depositari di questo repertorio (specialmente di quello in lingua latina) sono i com` anponenti delle Confraternite. Non e cora stato verificato con studi particolareggiati se la tradizione del tutto laica della polifonia barbaricina, contrariamente a quella prevalentemente religiosa del Logudoro, del Sassarese e della Gallura, non sia da ricollegarsi a situazioni socio-economiche e culturali (e vicende storiche) ben differenziate. Mentre infatti nel Logudoro fioriva l’agricoltura, esisteva una classe consolidata di proprietari terrieri, si fondavano o sviluppavano numerosi centri abitati e si praticava una pastorizia di tipo stanziale, in Barbagia l’a` ancora) poco pratigricoltura era (ed e cata, mentre la transumanza non era scomparsa. Le due diverse situazioni socio-economiche potevano favorire nel primo caso e rendere difficile nel secondo l’opera di proselitismo delle Confraternite, di solito costituite tra agricoltori o tra artigiani. LA POPOLARIZZAZIONE DI UNA TRADIZIONE MUSICALE Attualmente il repertorio dei cantori specializzati si configura come popolarizzazione di una tradizione musicale di estrazione colta e liturgica. L’impresa di distinguere tra elementi sardi arcaici e stilemi colti ha

dato risultati parziali, ma tali da confortare l’ipotesi di un incontro, strettamente fuso, di due tradizioni culturali ` in diverse. Ora il repertorio religioso e ` via di estinzione anche per l’ostilita ` ecclesiastiche, che soldelle autorita tanto dopo il concilio Vaticano II hanno tentato di riparare ai danni procurati scoraggiando, persino con appositi sinodi, le antiche manifestazioni popo` musicale. Attuallari di religiosita mente il repertorio si incentra principalmente nello Stabat Mater e nel Salmo 50: vale a dire nei canti processionali per la Settimana santa. [PIETRO SASSU]. Il testo riproduce quello preparato dall’Autore per La Sardegna. Enciclopedia (a cura di Manlio Brigaglia), II, 1982.

Musio1 Famiglia di Orune (secc. XVIIIXX). Le sue notizie risalgono al secolo XVIII; i suoi membri erano in possesso di un vistoso patrimonio ed esercitavano tradizionalmente le arti liberali. Grazie ai meriti politici acquisiti da alcuni di loro nei difficili anni che seguirono ai moti angioyani, i fratelli dottor Giovanni Battista, arcidiacono di Alghero, l’avvocato Costantino, avvocato fiscale, il canonico Bartolomeo, Antonio e Francesco Angelo ottennero il ca` . Nel valierato ereditario e la nobilta corso del secolo XX la famiglia conti` a rivestire incarichi di rilievo in nuo tutti i campi della vita civile.

Musio 2 Famiglia di Serrenti (secc. XVIII-XX). Le sue notizie risalgono al secolo XVIII; i suoi membri erano in possesso di un vistoso patrimonio e si dedicavano all’agricoltura. Nel 1836 ottennero il cavalierato ereditario e la ` con un Efisio. La sua discennobilta ` denza si estinse entro la prima meta del secolo XX.

Musio, Costantino Magistrato, reggente di toga nel Supremo Consiglio di Sardegna (Orune 1760-Torino 1844).

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Musio Conseguita la laurea in Giurispru` in magistratura e percorse denza entro una brillante carriera. Ebbe fama di giudice inflessibile e ligio alle direttive del governo quando fu celebrato il processo contro Vincenzo Sulis e in seguito nei confronti dei protagonisti della congiura di Palabanda. Giunto all’apice della carriera, nel 1815 fu nominato reggente di toga del Supremo Consiglio di Sardegna. Nel 1827 ebbe l’incarico di raccogliere e ordinare tutte le leggi del Regno di Sardegna.

Musio, Enrico Ingegnere minerario (n. ` sec. XX-?). DiCagliari, prima meta resse la Monteponi nel periodo della seconda guerra mondiale. Nel dopoguerra fu nominato consultore regionale dall’Alto Commissario e tenne ` lel’ufficio fino al 1948. Il suo nome e ` che svolse come presigato all’attivita dente dell’Associazione degli Industriali di Cagliari, ininterrottamente dal 1944 al 1970 negli anni delicati della ricostruzione. Tra i suoi scritti: La grave situazione delle miniere metallifere sarde, ‘‘Riscossa’’, 1944; Il problema dell’industrializzazione dell’isola, ‘‘L’Unione sarda’’, 1956.

Musio, Gavino1 Magistrato (?, prima ` sec. XIX-Firenze 1896). Dopo esmeta ` sersi laureato in Giurisprudenza entro nella carriera della magistratura. Fu ` sostituto procuratore in diverse citta d’Italia. Morı` ancor giovane nel 1896. Secondo una tradizione di famiglia, si ` anche alla letteratura, pubblidedico cando versi d’occasione, una raccolta di canti e romanze (Lyrica, 1888) e due antologie di liriche (Poesie varie, 1872, ` anche l’edie Poesie varie, 1880). Curo zione di un interessante saggio storico, lasciato inedito dal padre Giuseppe, Vincenzo Sulis e i suoi giudici, che pub` nel 1879. blico

Musio, Gavino2 Antropologo (Cagliari 1922-Firenze 2005). Figlio dell’avvo-

cato Giuseppe, durante lo sfollamento ` gli ambienti studa Cagliari frequento denteschi sassaresi, legandosi di amicizia a intellettuali come Antonio Santoni Rugiu e Ausonio Tanda. Laureato, ` a Sassari la sua carriera univerinizio sitaria, insegnando Antropologia cul` di Magistero apturale nella Facolta pena istituita: in quegli anni scrisse le sue due opere specificamente dedicate alla Sardegna, Un’ipotesi del modello culturale della Barbagia in Sardegna, 1966, e La cultura solitaria. Tradizione e acculturazione nella Sardegna arcaica, 1969. Professore a Roma e a ` importante e ` Firenze, la sua opera piu Antropologia e mondo moderno, uscita in sette edizioni dopo il 1978. Tra le altre opere, Psicologia, antropologia culturale e pedagogia. Un incontro interdisciplinare, 1975, e La mente culturale. Struttura della cultura e logica dell’organizzazione, 1995.

Musio, Giuseppe1 Magistrato, senatore (Bitti 1797-Roma 1876). Laureatosi ` nella magistratura perin Legge entro correndo una brillante carriera. Fu a Torino nel Supremo Consiglio di Sardegna. Tornato a Cagliari nel 1832 gli fu affidato il compito di preparare il progetto per l’abolizione dei feudi e fu nominato reggente della Segreteria di Stato. Tornato a Torino come presidente della Corte di Cassazione, nel 1848 fu nominato senatore. Negli anni prese parte al dibattito parlamentare senza trascurare la dimensione politica sarda: prese posizione su tutte le grandi questioni di politica interna e internazionale al cui centro stava il problema dell’unificazione italiana (contrario, peraltro, all’intervento sabaudo in Crimea). «Fu sostenitore – ha ` – della sovranita ` e laiscritto Tito Orru ` dello Stato nei rapporti con la cita Chiesa con i discorsi sul matrimonio civile (1855) e sulla legge delle guaren-

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Musio tigie (1871)». Fu anche eletto ripetutamente consigliere provinciale di Cagliari, e tra il 1860 e il 1862 fu presidente di quel Consiglio. «Di lui – dice ` – si apprezzarono l’aperancora T. Orru tura alle idee avanzate del suo tempo, anche se in taluni atteggiamenti ri` di educamase ancorato all’eredita zione e di esperienza del periodo assolutistico. Per l’indipendenza del carattere, per la cultura e per l’eleganza e ` degli interventi in Senato sistematicita ` qualificati rappretrova posto tra i piu sentanti parlamentari della Destra italiana». Tra i suoi scritti: I capitali o il primo passo verso la ricchezza dell’isola di Sardegna, 1848; Sul progetto di abolizione degli ademprivi in Sardegna, 1859; Gli ademprivi, ‘‘L’Epoca’’, 29, 1859.

Musio, Giuseppe2 Avvocato, giornalista (Fermo 1887-Cagliari, dopo 1949). Figlio del magistrato Gavino. Dopo es` la prosersi laureato in Legge esercito fessione di avvocato. Di formazione li` e diresse il giorberale, nel 1917 fondo nale ‘‘Il Popolo sardo’’, di intonazione presardista, che uscı` fino al 1919. Dal ` dalla vita politica e si de1926 si ritiro ` alla sua professione. Durante la dico seconda guerra mondiale, dopo i primi bombardamenti su Cagliari, trasferı` la famiglia a Sorso, dove aveva parenti. Qui, tra il 1943 e il 1944, fu protagonista di un’aspra polemica giornalistica, nata dalla proposta di alcuni ambienti sassaresi di trasferire a Sassari la capitale della Sardegna. Tornato a Cagliari, qualche mese dopo, nel 1944 fu chiamato dal Comitato di concentrazione antifascista a dirigere ‘‘L’Unione sarda’’, carica che tenne fino al 1946. Negli stessi anni prese anche parte alla vita politica e fu eletto consigliere e assessore del Comune di Cagliari fino al 1949. Tra i suoi scritti: Contro l’intervento dell’Italia, ‘‘L’Unione sarda’’, 1914; La mostra d’arte sarda a Cagliari,

‘‘Il giornale d’Italia’’, 1920; Polemica... glissiamo, ‘‘L’Unione sarda’’, 1922; La fine del Partito Sardo annunciata dall’on. Emilio Lussu, ‘‘Il Giornale d’Italia’’, 1923; I sardi del Risorgimento, ‘‘Il Nuraghe’’, 10-11, 1923; Impazienze ingiustificate, ‘‘L’Unione sarda’’, 1943; Premessa all’autonomia, ‘‘L’Unione sarda’’, 1943; Chiosa al Convegno di Oristano, ‘‘L’Unione sarda’’, 1944; All’opera, ‘‘L’Unione sarda’’, 1944; E noi?, ‘‘L’Unione sarda’’, 1944; L’assurdo sin´ viodacale, ‘‘L’Unione sarda’’, 1944; Ne ´ indulgenza, ‘‘L’Unione sarda’’, lenza ne 1944; Italia, ‘‘Riscossa’’, 1944; Il partito dei disgustati, ‘‘Riscossa’’, 1945; Re` , ‘‘Riscossa’’, 1945; Il fascisponsabilita smo e i partiti, ‘‘Sardegna Socialista’’, 1945; Vigilia, ‘‘L’Unione sarda’’, 1946; ` , ‘‘Sardegna Avanti!’’, 1946. Cecita

Musio, Luigi Ingegnere, imprenditore agricolo (Patti 1895-Cagliari 1978). In` a Cagliari, reagegnere civile, esercito lizzando importanti edifici privati. Fu assessore regionale tecnico dell’Agricoltura e foreste dal luglio 1955 al giugno 1957 nella prima giunta Brotzu. Presidente del Consorzio di frutticoltura di Cagliari, divenne nel tempo imprenditore agricolo, creando una importante azienda a Narcao e dando vita a Villa San Pietro a un allevamento di cavalli. Della scuderia ‘‘de Nora’’ si ` in particolare sua sorella, occupo donna Tona Scano Musio, «dotata – come ha scritto Lucio Gratani – di un innato talento ippico e di un raffinato particolare amore per gli animali: del` ben afferl’allevamento de Nora si puo mare che ha rappresentato tutta la ver` e la classe del cavallo sardo satilita ` . Fra i successi piu ` della nuova realta prestigiosi la vittoria di Tenace nel ` nel II XXIX Derby sardo e di Artu Derby sardo del mezzosangue, la clas` tardi verra ` denominata sica che piu Gran Premio sardo».

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Mussolini in Sardegna

Musso Famiglia cagliaritana di origine genovese (secc. XVIII-XIX). Stabilitisi in Sardegna per curare i propri affari agli inizi del secolo XVIII, in poco tempo i M., attivi mercanti, accumularono un ingente patrimonio grazie all’appalto della gabella del tabacco che ` alla ottennero grazie alla loro lealta nuova dinastia dei Savoia. Nel 1721 ebbero il riconoscimento del cavalierato ` , ma nei deereditario e della nobilta cenni successivi si impelagarono in una serie di spregiudicate operazioni finanziarie mediante le quali accrebbero ulteriormente il loro patrimonio ` in conflitto con i grandi entrando pero produttori di tabacco. Nel 1741 acquistarono un feudo che comprendeva i villaggi di Siligo e di Banari e sul quale ottennero il titolo di conte di Villanova Montesanto. Entrati in possesso del feudo, tentarono di svilupparvi, senza successo, un esperimento di colonizzazione; continuarono tuttavia a possedere la contea fino al riscatto dei feudi nel 1838. La famiglia si estinse nel corso del secolo XIX.

Musso, Ignazio Gentiluomo, patriota (Cagliari 1754-ivi 1791). Di idee liberali, fu uno dei protagonisti della cosiddetta Sarda Rivoluzione, 1793-1796. Amico di Giovanni Maria Angioy, ne sostenne e ne condivise l’azione politica ` , prese le fino al 1795; in seguito, pero distanze dalle posizioni dell’Alternos e aderı` al partito dei moderati raccolti intorno al Pintor e al Sisternes, che ne determinarono la sconfitta, costrin` nel 1796. gendolo all’esilio. Morı` pero

Mussolini in Sardegna Benito Mussolini (Predappio 1883-Giulino di Mezzegra, Como, 1945), diventato presidente del Consiglio nel novembre 1922, fu in Sardegna quattro volte. La prima nel ` a La Maddalena, giugno 1923: sbarco fu a Sassari e a Cagliari, promise opere pubbliche (in particolare, l’acquedotto

agli assetati sassaresi). La seconda ` si volta nel giugno 1935, quando gia preparava l’impresa d’Etiopia: a Ca` in rassegna la divisione Sagliari passo ` in divisa coloniale, e visito ` bauda, gia la piana di Alghero, dove stava sorgendo Fertilia. La terza nel dicembre ` giovane co1938: il 18 inaugura ‘‘il piu mune d’Italia’’, Carbonia. La quarta volta nel maggio 1942: atterrato a Fertilia pilotando personalmente il suo tri` in Sardemotore, Mussolini si tratterra gna per quasi due settimane, accolto dappertutto (da La Maddalena, dove annunzia l’imminente occupazione della Corsica, a Sassari, Tempio, al Sulcis, a Cagliari, dove raduna una folla ‘‘oceanica’’ in Piazza del Carmine) da tali manifestazioni di consenso che, ` la sua metornato a Roma, esprimera raviglia per un trattamento ben di` – da quello che avrebbe poverso – dira tuto ricevere nella valle Padana («non un grido, non una protesta»),come il genero Galeazzo Ciano registra nel suo ` al Diario. L’Agenzia Stefani dedichera viaggio una pubblicazione speciale (Il Duce in Sardegna, ristampata nel 1983 dalla Gia Editrice con testi di Aldo Cesaraccio, Antonello Mattone, Giuseppe ` in SardeMelis Bassu). Mussolini sara ` , una quinta volta: dopo la gna, in realta caduta del fascismo, ritenuto poco sicuro il confino a Ponza, l’8 agosto 1943 ` trasferito a La Maddalena, dove verra ` tenuto prigioniero a Villa Webber. sara ´ Lo porteranno via il 28 agosto, perche aveva cominciato a circolare la notizia dell’intenzione dei tedeschi di liberarlo con un blitz di paracadutisti ` subito dopo l’8 (come in effetti accadra ` stata settembre). Nel dicembre 2005 e data la notizia che un ricercatore bresciano aveva ritrovato un bigliettino autografo, scritto segretamente da Mussolini a un suo corrispondente maddalenino per organizzare la sua

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Mustazzolu fuga, di cui sarebbe stato a parte il me` podesta ` fascista dico Aldo Chirico, gia ` autore di diversi dell’isola. Chirico e scritti sulla prigionia di Mussolini a Villa Webber e ha sempre affermato di non aver potuto parlare con lui, ma di essere riuscito solo a fargli arrivare qualche comunicazione attraverso la «donna che gli lavava gli stracci», come scrisse lo stesso Mussolini. Una perizia calligrafa dichiara che la scrittura del bigliettino appartiene realmente a Mussolini. [MANLIO BRIGAGLIA]

Mustazzolu Tipico dolce dell’Oristanese, un tempo confezionato soprattutto durante il periodo natalizio, ora diffuso in ogni stagione dell’anno. Viene ottenuto da un impasto di farina cui si aggiungono zucchero e cannella polverizzata, bicarbonato e scorza di limone. L’impasto si lascia quindi fermentare lentamente, facendolo riposare per almeno due giorni; successivamente dall’impasto si ottengono con il mattarello sfoglie spesse mediamente mezzo centimetro, dalle quali si ritagliano le tipiche forme a rombo proprie del dolce. I rombi cosı` ottenuti si passano al forno e dopo la cottura si cospargono con una glassa appositamente preparata.

Mustiola, santa = Ireneo, santo Mustiolo = Zoologia della Sardegna Musu, Sebastiano Storico (?-Laconi 1873). Dopo aver frequentato il Seminario divenne sacerdote; fu per lunghi ` con anni rettore di Ortueri e coltivo successo la poesia popolare. Scritti principali: Storia compendiata della Sardegna, Cagliari Tipografia del Corriere di Sardegna 1869.

Musu Martini, Bastianina = Martini Musu, Bastianina

Mut Calafel, Antonio Storico (n. Ba` stato direttore delleari, sec. XX). E l’Archivio del Regno di Majorca, e nel

1984 ha preso parte al Seminario di studi organizzato a Cagliari dall’amministrazione regionale in preparazione del progetto di pubblicazione degli Atti dei parlamenti sardi, in cui ha presentato una relazione sulle Fuentes documentales para la historia de Cerden ˜ a en el Archivo del reino de Mallorca, ora in Acta Curiarum Regni Sardiniae. Istituzioni rappresentative nella Sardegna medioevale e moderna. Atti del Seminario di studi, Cagliari 1984, I, 1986.

Muto di Gallura = Addis Tansu, Bastiano

Mutti, Antonio Sociologo (n. Fonzaso 1944). Dopo la laurea ha intrapreso la ` carriera universitaria. Attualmente e professore di Sociologia generale nella ` di Scienze politiche dell’UniFacolta ` di Pavia. Ha dedicato alla Sarversita degna due saggi, Politica ed economia in Sardegna nella fase della preindustrializzazione e Industrializzazione e assistenzialismo in Sardegna, entrambi in ‘‘Rassegna italiana di Sociologia’’, XXII, 2, 1981.

Muzzeddu, madre Paola Religiosa ` a (Aggius 1913-Sassari 1971). Fondo Sassari (1947) la Compagnia delle Figlie di Mater Purissima, conosciute come le ‘‘Celestine’’, con lo scopo di predicare il Vangelo della Purezza nell’imitazione e nello spirito della Madonna. A Tempio Pausania l’11 giugno ` aperto il processo diocesano 1992 si e per la canonizzazione.

Muzzetto, Tomaso Religioso (Tempio 1804-ivi 1870). Sacerdote, vicario capitolare di Ampurias e Tempio dal 1985 al 1870. Compiuti gli studi a Tempio presso gli Scolopi e nel Seminario di Sassari, fu ordinato sacerdote. Per le ` umane e la sua vocazione sue capacita religiosa fu chiamato come segretario dal vescovo Diego Capece e poi creato ´ alla canonico penitenziere, sicche morte del vescovo fu nominato vicario

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Mythos Iniziative capitolare, carica che, a causa della sede vacante, tenne sino alla sua morte, nel 1870. Candidato alle elezioni del 1848, in cui fu sconfitto da Giovanni Siotto Pintor, e subito dopo nominato provveditore agli studi per la provincia di Tempio, divenne famoso nel ` a Pio IX una sup1862 quando indirizzo plica a stampa invitandolo a rinunziare spontaneamente al potere temporale. La supplica fu firmata da altri ` della meta ` ), 49 preti della diocesi (piu ma diede luogo a un duro contenzioso con la Penitenzieria romana che di` il suo comportamento «absochiaro num et iniquum». Capace di raccogliere un vasto consenso fra i preti impegnati in cura d’anime (non, invece, nel capitolo tempiese), nel 1856 pro` solennemente le mosse e celebro grandi ‘‘paci’’ di Aggius.

Muzzo, Giosue Funzionario, avvocato, scrittore (Sassari 1882-ivi 1981). Dopo essersi laureato in Giurisprudenza en` nella carriera del Ministero della tro Guerra come funzionario civile. Attivissimo e interessato ai vari problemi ` del suo nuovo lavoro, nel 1910 fondo ‘‘La rivista giuridica militare’’. Poco ` l’impiego e si stabilı` a dopo lascio Roma dove prese a esercitare la pro` fessione di avvocato, rimanendo pero sempre legato agli ambienti culturali della Sardegna. Nel 1913 fu tra gli organizzatori del Congresso dei sardi che su ispirazione del Cocco Ortu si svolse a Roma a Castel Sant’Angelo. Negli

` a svolgere anni che seguirono continuo ` con nula sua professione e collaboro merose riviste giuridiche con apprezzati saggi di elevato livello scientifico: tra le altre, il ‘‘Massimario amministra` e diresse dal 1926, e tivo’’, che fondo ‘‘Economia libera’’. Tradusse dal fran´ographicese in italiano la Histoire ge que, politique et naturelle de la Sardaigne (1802) di Domenico Alberto Azuni e nel dopoguerra fu consigliere comunale di Sassari e apprezzato collaboratore de ‘‘La Nuova Sardegna’’. Uomo di molteplici interessi, particolarmente sensibile ai problemi linguistici, fu autore di un Vocabolario dialettale sassarese-italiano e italiano-sassarese, stampato in due tempi, tra il 1953 e il 1955, che aprı` la via a un nuovo interesse per ` la nail dialetto di Sassari e stimolo scita di nuovi dizionari (come quelli di Vito Lanza, di cui esistono diverse edi` recente di Gian zioni, e quello piu Paolo Bazzoni). Il Vocabolario fu ristampato nel 1981 con una prefazione di Aldo Cesaraccio.

Mythos Iniziative Casa editrice fondata nel 1999 a Oristano e legata a un gruppo di studiosi ed esperti nella salvaguardia dei beni culturali. Pubblica di conseguenza opere a storico-archeologico e archivistico. Ha in corso la pubblicazione, fra le altre opere, una collana che raccoglie i risultati del censimento di tutti gi archivi dell’isola. Dal 2002 si occupa anche di libri d’arte. [MARIO ARGIOLAS]

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N Nadalyno Famiglia della borghesia sassarese (secc. XVIII-XIX). Le sue notizie risalgono al secolo XVIII. Ottenne ` nel il cavalierato ereditario e la nobilta 1741 con un Pietro. Si estinse nel corso del secolo XIX.

Naharro de Ruecas Famiglia spagnola (secc. XVI-XVII). Un suo ramo si trasferı` a Cagliari nel corso del secolo XVI con un Pietro che nel 1560 ricoprı` per primo l’ufficio di tesoriere generale della Sardegna. I suoi discendenti ottennero l’ufficio ereditariamente, nel 1599 ebbero il riconoscimento della ` e nel 1613 furono ammessi allo nobilta Stamento militare. Si estinsero nel corso del secolo XVII.

Naitza, Salvatore Storico dell’arte ` Gerrei 1932-Cagliari 1996). (San Nicolo `a Allievo di Corrado Maltese, si laureo Cagliari e subito intraprese la carriera universitaria dedicandosi alla ricerca; in particolare sulla storia dell’arte della Sardegna. La sua attenzione, ` , non fu quella distaccata dello pero ` inscienziato ‘‘neutrale’’, ma partecipo tensamente al dibattito sul ruolo dell’arte contemporanea in Sardegna, offrendo ai gruppi di artisti cagliaritani ` impegnati nella riflessione sulla piu ` demopropria funzione in una societa cratica il contributo della sua esperienza di studioso e anche la pacatezza moderatrice del suo temperamento di

uomo saggio. La collaborazione di Maria Grazia Scano, sua moglie, anche lei storica dell’arte, aggiunse forza alla sua presenza di studioso e di critico militante. Morı` prematuramente a Cagliari nel 1996, quando era professore di Storia dell’Arte contemporanea ` di Lettere dell’Unipresso la Facolta `. Tra i suoi scritti: Il Palazzo civersita vico di Cagliari, 1971; Alcune considerazioni a proposito di Vincenzo Vela e della scultura dell’Ottocento a Cagliari, ‘‘Studi sardi’’ XXIII, 1974; Architettura a Giave nel secolo XVII tra modello au` popolare (con Giorgio Calico e realta ` di Lettere vallo), ‘‘Annali della Facolta ` di Cae di Filosofia dell’Universita gliari’’, XXXVII, 1976; Arte e archeologia nell’antico Arsenale, 1976; Arte in Sardegna tra realismo e folklore 19001935 (con Leandro Muoni), 1977; Arte e democrazia: Sardegna 1958-1973. Uomini e idee per un’arte diversa, 1977; Gli anni cruciali dell’arte in Sardegna, ‘‘La Grotta della Vipera’’, II, 1977; Un com` interesplesso monumentale fra i piu santi della Sardegna. Il santuario della M a d o n n a d e i M a r t i r i a Fo n n i , ‘‘L’Unione sarda’’, 1980; Decorazioni nel Palazzo viceregio di Cagliari, 1981; Catalogo alfabetico per autori del patrimonio artistico della Regione sarda 1948-1981, 1981; Stato attuale della ricerca sulla Storia dell’arte in Sardegna

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Nanni secoli XVII-XX, in La ricerca storica sulla Sardegna, vol. XXXIII di ‘‘Archivio storico sardo’’, 1982; L’arte nel Novecento, in La Sardegna. Enciclopedia (a cura di Manlio Brigaglia), I, 1982; Arte oggi in Sardegna, 1982; Venticinque anni di ricerca artistica in Sardegna 1957-1983, 1983; Profilo delle vicende artistiche, in La Provincia di Cagliari. Am` , 1984; Classico e barbabiente e civilta rico nella cultura popolare in Sardegna alla fine del Cinquecento, in Studi in onore di Giovanni Lilliu in occasione del suo 70º compleanno, 1985; Artisti sardi nella collezione civica [di Cagliari] 1900-1970, 1985; Problemi, itinerari e prospettive dell’arte in Sardegna osservati a Cagliari, in Cagliari tra memoria e anticipazione, 1985; Quarant’anni di incisione in Sardegna 1930-1970 (con Maria Grazia Scano), 1986; Antonio Ballero (con M.G. Scano), 1986; Una piazza per un poeta, 1987; Un complesso monu` interessanti della Sarmentale tra i piu degna, in Dalla parte di Fonni, 1988; L’arte dei viaggiatori secondo Nicola Benedetto Tiole, in Nicola Tiole, 1990; Brundu, 1990; Sulle tendenze classicisti` delche in Sardegna nella prima meta l’Ottocento e sul rinnovamento architet` in Sardetonico, in Intellettuali e societa ` d’Italia (a gna tra restaurazione e unita cura di Girolamo Sotgiu, Aldo Accardo e Luciano Carta), II, 1991; Le espressioni dell’arte, in La Provincia di Oristano, II, 1991; Architettura dal tardo ’600 al classicismo purista, collana ‘‘Storia dell’arte in Sardegna’’, 1992; La scultura nel Cinquecento e La scultura ` sarda in Eta ` del Seicento in La societa spagnola (a cura di Francesco Manconi), I, 1992; Nivola. Dipinti e grafica, 1993; Le launeddas nell’arte (con M.G. Scano) in Launeddas. La storia, i protagonisti, la discografia, 1997.

Nanni, Alessandro Militante politico, consigliere regionale (Tempio 1890-Ol-

bia 1964). Schierato con il nascente movimento socialista gallurese, di cui fu ` nel 1919-20 uno degli animatori, guido il grande movimento popolare che condusse la battaglia per l’approdo a Terranova Pausania (Olbia) del piroscafo di linea (spostato a Golfo Aranci nel 1883). Commerciante di pesce all’ingrosso, antifascista, fu fatto oggetto, negli anni della dittatura, di diverse aggressioni. Fu leader riconosciuto dei lavoratori portuali e per molti anni dirigente del Partito Socialista. Nel 1952 ` e nel 1957 fu eletto sindaco della citta consigliere regionale per il PSI nel collegio di Sassari (il primo espresso dalla ` di Olbia). Non fu confermato per citta la IV legislatura.

Napoli, Mario Tenore (Cagliari 1885-ivi 1959). Dotato di mezzi vocali eccezionali, era in grado di cantare non solo da tenore ma anche da soprano. Percorse una prestigiosa carriera cantando nei teatri di tutto il mondo e riscosse grandi successi.

Napoli, Tommaso Storico e geografo (Tunisi 1743-Cagliari 1825). Nato in ` da genitori liguri che abitaschiavitu vano nell’isoletta di Tabarca, fu liberato a nove anni e con loro si trasferı` a Carloforte. Dal 1757, entrato nell’ordine degli Scolopi, risiedette a Cagliari. Divenuto sacerdote, fu nominato prefetto delle Scuole pie e diret` di Catore spirituale dell’Universita gliari. Nel 1802 fu eletto procuratore e poi provinciale della Provincia scolopica sarda. Autore fecondo, di forte ` con numespirito polemico, si scontro rosi scrittori su problemi di interpretazione della storia sarda e altre questioni scientifiche, a cominciare da un’animosa polemica del 1800-1801 con l’algherese Giovanni Andrea Massala ‘‘sopra la celebre ma poco utile controversia: a qual secolo appartenga l’anno mille ottocento’’, come dice il ti-

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Narbolia tolo dell’opuscolo del Massala. La sua ` importante fu in realta ` la opera piu Carta geografica della Sardegna, pubblicata nel 1811. Sebbene l’avesse fatta precedere da un’analisi, condotta «con civico disprezzo» (sono parole di Pasquale Tola) nei confronti di tutti i geografi e di tutte le carte dell’isola, la sua ` tuttavia macchiata ancor essa d’ine«e ´ poteasi sperare sattezze e di errori; ne un lavoro compito da un autore, il quale mancava affatto di cognizioni trigonometriche e degli strumenti necessari a condurre con diligenza opera di tal fatta: da un autore il quale misurava le distanze col passo del ronzino che trasportavalo da un paese all’altro». Tra i suoi scritti: Discorso sopra la mappa della Sardegna, in Calendario sardo per l’anno 1805, 1805; Compendiosa descrizione corografico-storica della Sardegna, 1814; Note illustrate e diffuse dell’opera intitolata Compendiosa descrizione corografico-storica della Sardegna, 1814; Ristretto della storia di Sardegna ad uso delle scuole, 1824; tra le sue opere postume, La flotta francese e la Sardegna nel 1793 e Una pagina di storia sarda, 1893. Un Frammento di Dizionario storico-geografico ` conservato manodella Sardegna e scritto nella Biblioteca Universitaria di Cagliari.

Napoli, Vincenzo Pittore (Sicilia 1927Cagliari 1986). Dalla natia Sicilia si trasferı` a Cagliari nel 1939; nel dopoguerra aprı` un laboratorio di cornici che ben presto fu frequentato da molti pittori. Autodidatta, da questi contatti ` la sua tecapprese la sua arte e affino nica.

Narbolia Comune della provincia di Oristano, incluso nel Comprensorio n. 16, con 1737 abitanti (al 2004), posto a 57 m sul livello del mare alle falde meridionali del monte Ferru. Regione sto-

rica: Campidano di Milis. Archidiocesi di Oristano.

Narbolia – Particolare dell’abitato.

TERRITORIO Il territorio comunale, di forma allungata da oriente a occidente, si estende per 40,49 km2 e confina a nord con Cuglieri e Seneghe, a est si tocca appena con quello di Milis, a sud confina con San Vero Milis, Riola Sardo e un’isola amministrativa di San Vero, e a ovest col mare Mediterraneo. Si tratta di una regione che comprende in parte le basse colline che mettono fine al massiccio del monte Ferru, in parte la piana campidanese che si allunga sino al mare, venendo a costi` settentrionale della tuire la parte piu penisola del Sinis. Il paese si trova lungo la strada che unisce Riola Sardo con Seneghe, dalla quale si staccano in questo punto una trasversale che si dirige verso il mare e, dalla parte opposta, altre due che si collegano rispettivamente con San Vero Milis e Milis. & STORIA L’attuale villaggio e ` di origini medioevali; chiamato Nurapulia apparteneva al giudicato d’Arborea ed era compreso nella curatoria del Campidano di Milis. Aveva una posizione strategica importante ed era fortificato. Caduto il giudicato d’Arborea en` a far parte del Regnum Sardiniae e tro nel 1410 fu incluso nel marchesato di Oristano concesso alla famiglia dei Cubello. Conclusa la triste esperienza di &

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Narbolia Leonardo Alagon, il villaggio nel 1479 fu incluso nel patrimonio reale e prese a essere amministrato da funzionari reali. A partire da questo momento gli abitanti di N., orgogliosi del loro privi` strenui difenlegio, ne divennero i piu sori anche quando, nei secoli XVI e XVII, l’amministrazione reale, biso` di un’occasione gnosa di denari, in piu ` di cedere in feudo tutto il territotento rio dell’antica curatoria. Nella se` del Seicento pero ` , le neconda meta ` finanziarie della Corona risercessita varono agli abitanti di N. una brutta sorpresa: infatti nel 1767 le rendite civili del villaggio furono incluse nel nuovo feudo di Arcais concesso a Damiano Nurra (= Nurra3 ). Gli abitanti di N. tentarono inutilmente di liberarsi dal vincolo e la cattiva condotta ` una fratfiscale del feudatario provoco tura per cui spesso, per riscuotere i tributi feudali, egli dovette richiedere l’intervento della forza pubblica. Agli ` dai Nurra inizi dell’Ottocento N. passo ai Flores; nel 1821 fu incluso nella provincia di Oristano e finalmente nel ` dal vincolo feudale. Pro1836 si libero prio di questo periodo abbiamo la preziosa testimonianza di Vittorio Angius: «Il popolo di N. nel 1841 componevasi di anime 1069, distinte in maggiori d’anni 20 maschi 268, femmine 356, minori maschi 160, femmine 185, e distribuite in famiglie 255. Risultarono le seguenti comuni in un decennio, matrimoni 10, nascite 40, morti 30. Professioni. I narboliesi applicati all’agricoltura sono 210, alla pastorizia 25, alla muratura 14, alle concie 4, all’arte ferraria 2, al taglio delle pietre 4. Quindi sono a notare flebotomi 2, notai 1, preti 3. I contadini quando vachino dalle operazioni agrarie si impiegano in altre fatiche, e altri vanno nel Logudoro a costrurre muriccie per le tanche, altri nel proprio salto a tagliare e cuo-

cere le pietre calcaree per il commercio col Campidano e alcuni dipartimenti logudoresi; altri nelle montagne di Seneghe, Cuglieri e S. Lussurgiu a tagliarvi legname per travicelli e per la costruzione degli aratri che trasportano su’ loro omeri, e poi variamente operato vendono ai coloni di San Vero Milis, Riola, Baratili, Ceddiani, Nurachi e Cabras. In tutto il paese non saranno meno di 200 telai di antica costruzione; ma solo in 100 de’ medesimi si suole sempre lavorare principalmente sul lino per tele, tovagliole e coperte da letto a disegno rilevato, che ` nugas. La scuola primaria vi dicono Fa ` chiusa ora fu stabilita; ma spesso resto ´ non si avea maestro, ed ora perperche ´ il maestro non si sentiva in umore, che ´ i fanciulli non vi concorora perche reano. Agricoltura. Il territorio di N. ` per nessun rispetto inferiore non e alle fecondissime terre del gran campo arborese, e vegetan felicemente i cereali e i fruttiferi. L’ordinaria semina` ne’ seguenti numeri: starelli di gione e grano 1200, d’orzo 300, di fave 50, di ceci 20, di granone e piselli 15 complessivamente. La fruttificazione ordina` di 10 pel frumento, di 13 per l’orzo, ria e di 10 per le fave, ecc. Di lino si semina assai poco. Pastorizia. Nell’anno 1839 il bestiame di Narbolia era nelle seguenti specie e numeri: buoi per l’agricoltura 340, cavalli 25, majali 40, giumenti 130, vacche rudi 400, pecore 2500, cavalle 60. Essendo i pascoli molto produttivi, i pastori vanno di rado a’ pascoli del Sinis di San Vero Milis. La manifattura de’ formaggi non ` molto da lodare. Questo prodotto e smerciasi nel paese, parte in Oristano». Quando nel 1848 le province fu` a far parte della dirono abolite, entro visione amministrativa di Oristano e infine quando nel 1859 le province fu` a far parte di rono ripristinate entro

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Narbolia quella di Cagliari. Quando poi nel 1974 rinacque la provincia di Oristano, N. vi fu nuovamente compreso. Negli ultimi ` stato interessato da anni il villaggio e una crescente corrente turistica. & ECONOMIA Le attivita ` di base della sua economia sono l’agricoltura, in particolare la cerealicoltura, l’orticoltura e la frutticoltura, e l’allevamento del bestiame, soprattutto bovini, ovini e in misura minore suini. Negli ultimi decenni si sta sviluppando anche una ` industriale nel settore modesta attivita ` poco agroalimentare e nell’edilizia. E organizzata la rete di distribuzione commerciale. Vi operano anche alcune aziende agrituristiche e due campeggi con 1768 posti letto a sostegno del nascente turismo, entrambi a ridosso della spiaggia di Is Arenas. Artigianato. Vi si sta sviluppando la produzione di gioielli in filigrana. Servizi. N. ` collegato da autolinee agli altri cene ` dotato di Pro tri della provincia. E Loco, stazione dei Carabinieri, medico, guardia medica, farmacia, scuola dell’obbligo, sportello bancario. Possiede una Biblioteca comunale. & DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 1739 unita di cui stranieri 22; maschi 873; femmine 866; famiglie 607. La tendenza complessiva rivelava una diminuzione della popolazione, con morti per anno 23 e nati 13; cancellati dall’anagrafe 37 e nuovi iscritti 20. Tra i principali indicatori economici: imponibile medio IRPEF 12 923 in migliaia di lire; versamenti ICI 736; aziende agricole 219; imprese commerciali 85; esercizi pubblici 9; esercizi al dettaglio 20; ambulanti 1. Tra gli indicatori sociali: occupati 468; disoccupati 113; inoccupati 87; laureati 29; diplomati 149; con licenza media 537; con licenza elementare 562; analfabeti 39; automezzi circolanti 668; abbonamenti TV 459.

PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il suo territorio fu frequentato dall’uomo fin ` remota preistoria, ma in pardalla piu ticolare nel periodo nuragico fu centro di un intenso insediamento, come dimostrano i molti nuraghi e gli altri siti nuragici di rilievo. In particolare si tratta dei nuraghi Accas, Araganzola, Areste, Barbegarius, Coronas, Crabia, Craccarosu, ’E Arede, Erba Caggius, Foddias, Fueddeddos, Iscala Cuaddus, Istraderis, Lande, Litu, Lizzios, Madava, Maganzosa, Mesone, Mura de Accas, Niu Crobu, Ozzastru, Perdighis, Procus, Prumosa, Quaddu, Scala Quaddus, Serra ’e Cruccus, Straderi, Terra Craccus, Tradori, Tunis, Zoddias. Tra quelli che rivestono maggiore ` il nuraghe Tuinteresse scientifico e nis, edificio a pianta polilobata che conserva al suo interno numerosi ambienti; in uno di questi si trova un pozzo in cui scorre l’acqua della vicina sorgente di Nieddio. Durante scavi effettuati agli inizi del Novecento furono trovati alcuni idoletti di terracotta e delle monete romane, che fanno pensare a un utilizzo anche tardo dell’ambiente sacrale. Notevole anche il nuraghe Tradori, che conserva una torre molto ben conservata e di grande eleganza; il nuraghe Araganzola quadrilobato, di enormi proporzioni e imponenza, che meriterebbe di essere cono` sciuto meglio. Altro sito importante e ` nella quale, quello di Banatou, localita ` di un villaggio nuragico, in prossimita ` stato individuato un pozzo sacro proe fondo 12 m, nel quale si sono rinvenuti oggetti di artigianato nuragico e punico del secolo VI a.C., che denotano i rapporti tra punici e sardi. A poca distanza, nel secolo V a.C., i Cartaginesi costruirono una fortezza, i cui resti sono chiamati Sa Muralla, erroneamente attribuiti dalla popolazione a Eleonora d’Arborea. Il territorio fu po-

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Narcao polato anche in epoca romana, almeno fino al secolo IV; tra i numerosi siti ri` quello detto feribili a questo periodo e ` posto Sant’Andrea di Pischinappiu: e nelle vicinanze dell’attuale abitato, dove sorgeva un complesso termale di ` imperiale che venne riutilizzato eta nei secoli VI-VII dai Bizantini e trasformato in chiesa. Attorno alla chiesa si ` un villaggio di cui allo stato sviluppo attuale non si conosce nulla; nel 1960 vi fu condotta una campagna di scavi. & PATRIMONIO ARTISTICO, CULTURALE E AMBIENTALE Il centro storico del vil` conservato integro con le calaggio si e ratteristiche case in pietra non intona` incata di grande effetto. L’edificio piu ` la chiesa di Santa Repateressante e rata, parrocchiale costruita nel secolo XIII in forme romaniche e successivamente modificata, nel corso del secolo XVI, con elementi gotico-catalani. Ha ` complel’impianto a una navata ed e tata dal presbiterio e da alcune cap` con volte pelle laterali; la copertura e a crociera. Al suo interno conserva un monumentale altare marmoreo del Settecento e altre decorazioni in marmo dello stesso periodo. Di grandissima importanza per la storia del ` la chiesa di Santa Caterina, villaggio e l’antica parrocchiale, costruita nel corso del secolo X in forme bizantine. In seguito l’edificio fu notevolmente modificato e oggi conserva del primitivo impianto bizantino soltanto alcuni elementi nell’abside. Altra interes` quella di San Pietro, edisante chiesa e ficata nel secolo XVII in forme composite, andata in rovina nel tempo e oggi completamente restaurata. In prossi` dell’attuale abitato sorgono le romita vine del castello, una fortezza fatta costruire dai giudici d’Arborea; la tradizione lo vuole eretto su disposizione di Eleonora d’Arborea, ma sembrerebbe ` piu ` antico. Si presume che nel in realta

corso del secolo XIV fosse stato abbandonato e andasse in rovina; nell’Ottocento i suoi ruderi erano ancora visibili accanto all’attuale cimitero. Tra le ` interessante spiagge del litorale la piu ` quella di Is Arenas, considerata una e delle migliori dell’intera isola; caratteristica per la sua sabbia bianchissima e per il suo mare incontaminato. Da ` centro di espansione qualche anno e del turismo estivo dell’intero comprensorio. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Le ` antiche del paese rietradizioni piu mergono nella festa di Santa Caterina che si svolge presso l’omonima chiesa ` conella terza domenica di maggio. E ´ nosciuta come festa dei giovani perche viene organizzata dai giovani del villaggio e culmina in una solenne processione con la partecipazione di molti gruppi in costume al termine della quale si svolgono balli tradizionali e altre manifestazioni civili. Altra impor` quella di Santa Reparata, tante festa e la patrona del paese.

Narcao Comune della provincia di Carbonia-Iglesias, compreso nella XIX Co` montana, con 3365 abitanti (al munita 2004), posto a 125 m sul livello del mare una quindicina di chilometri a oriente di Carbonia. Regione storica: Sulcis. Diocesi di Iglesias. & TERRITORIO Il territorio comunale, di forma grosso modo triangolare, si estende per 113,64 km2, comprese le frazioni di Is Meddas, Is Aios, Is Cherchis, Is Sais, Pesus, Rio Murtas, Terraseo e Terrubbia, e confina a nord con Villamassargia, a est con Siliqua e Nuxis, a sud con Villaperuccio e a ovest con Perdaxius, Carbonia e Iglesias. Si tratta di una vasta porzione delle alture del Sulcis, non molto elevate ma aspre, adatte alla coltivazione soltanto in alcuni tratti vallivi come quello in cui si trova il paese, attraversato dal

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Narcao rio Mannu che va a gettarsi nel lago di ` a sud. Il paese si Monte Pranu, poco piu trova lungo una strada trasversale estovest che unisce Carbonia alla statale 293 nel tratto tra Siliqua e Giba; in corrispondenza con l’abitato se ne distaccano diramazioni per Villamassargia a nord e per Villaperuccio a sud. & STORIA Nel Medioevo il territorio era incluso nel giudicato di Cagliari e faceva parte della curatoria del Sulcis; probabilmente vi fu impiantato un monastero di Benedettini attorno al quale ` il villaggio di Nulacadu (=). si sviluppo Dopo la caduta del giudicato di Cagliari, nella divisione del 1258 fu incluso in quella terza parte toccata ai Della Gherardesca; quando poi, a causa di dissidi insanabili, alcuni anni dopo i due rami della famiglia fecero una nuova divisione tra loro, Nulacadu fu incluso nei territori toccati ai di` scendenti del conte Ugolino. Come e ` , i suoi figli per vendicarne noto, pero la morte alla fine del secolo si impegnarono in una disgraziata guerra contro il Comune di Pisa dalla quale uscirono sconfitti. Il villaggio da quel momento prese a essere amministrato direttamente da funzionari pisani e dopo ` a far la conquista aragonese entro parte del Regnum Sardiniae. Il villag` decadde e nella prima meta ` gio pero ` completadel secolo XIV si spopolo mente. A partire dal secolo XVII il ter` a essere frequentato ritorio comincio da pastori che costruirono alcuni furriadroxius, ripari occasionali nei quali periodicamente si ritrovavano. Alla fine del secolo, attorno all’antica chiesa appartenuta ai Benedettini e ` la parrocchiale del villaggio, che oggi e ` sviluppando un insediamento si ando stabile (boddeu) la cui popolazione col tempo crebbe. Il nuovo centro era incluso nel marchesato di Palmas che, ` del secolo XVII, nella seconda meta

dopo l’estinzione dei Brondo era divenuto possedimento dei Bou Crespi (=). Il rapporto con i feudatari, che vivevano in Spagna, fu nel corso del secolo XVIII mediato dall’azione degli ammi` pote ´ nistratori feudali e la comunita svilupparsi senza soffrire eccessivamente. Nel 1821 N. fu incluso nella provincia di Iglesias e i suoi abitanti avviarono una lunga controversia con quelli di Santadi per delimitare il confine del loro territorio. Quando nel 1838 fu abolito il feudalesimo, N. contava 1300 abitanti e sul suo territorio cominciavano a essere sviluppate promettenti ricerche mineralogiche per il piombo. Abo` a far lite nel 1848 le province, entro parte della divisione amministrativa di Cagliari e nel 1853 divenne comune autonomo. Nel 1859, ricostituita la pro` a farne parte. vincia di Cagliari entro ` in produNegli anni successivi entro zione la miniera di piombo di Rosas e nel 1873 chiuse la controversia con Santadi per la definizione dei rispettivi territori. Nei decenni successivi fino al secolo XX la vita del villaggio si ` attorno alla miniera; da sviluppo ` questa e ` stata chiusa, la quando pero ` ha ripreso la sua tradiziocomunita nale vocazione agricola e pastorale e fa progetti per la valorizzazione degli impianti delle miniere nel settore dell’archeologia industriale. LA MINIERA DI ROSAS La prima concessione mineraria di Rosas venne fir` mata nel 1847. Inizialmente interesso un’area di quattromila ettari ma successivamente venne ampliata. Attorno alle gallerie scavate dai minatori per arrivare ai ricchi giacimenti nacque negli anni un autentico villaggio: case, negozi, uffici, la foresteria, una scuola e persino un ufficio postale. Nel pe` della miniera riodi di massima attivita Rosas ospitava settecento minatori e ` di duemila persone. Un grande vilpiu

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Narcao laggio minerario, insomma, sul mo` importanti insediamenti dello dei piu del Sulcis-Iglesiente-Guspinese come Monteponi, Montevecchio-Ingurtosu, ` della miSeddas Moddizzis. L’attivita ` fino al 1978, ma l’abbanniera duro ` di una decina di dono del villaggio e anni precedente, quando i giacimenti cominciarono a esaurirsi. Ora sono rimasti i ruderi degli impianti e delle costruzioni civili. Attualmente ci stanno lavorando dodici operai dei progetti socialmente utili collegati al Parco geominerario. Il progetto del Comune prevede di realizzare a Rosas un grande museo della miniera collegato a una struttura didattico-scientifica insieme a strutture logistiche e di servizio che comprenderanno anche un piccolo albergo dove ospitare i turisti. ` la prima miniera ‘‘turistica’’. RoSara ` l’UNESCO e i soldi sas non aspettera del Parco geominerario per risorgere. L’antico villaggio minerario costruito a ` del secolo XIX attorno ai giacimeta menti di piombo e zinco sta infatti per diventare il primo esempio in Sardegna di archeologia industriale. In questa valle percorsa dal rio Barisonis, a ` strada tra N. e Nuxis, il Geoparco meta ` prendendo forma. Il progetto sta gia per trasformare il villaggio, impianti industriali compresi, in una risorsa storico-ambientale da sfruttare turisti` in pieno svolgimento. Il Cocamente e ` investito piu ` di un mimune ha gia liardo di lire in un intervento che ha consentito di bloccare il degrado della vecchia miniera e di recuperare una parte degli impianti della laveria. Ora sta per partire la seconda fase dei lavori, quella decisiva. In un anno esatto, infatti, e con una spesa di tre miliardi e ` completato il remezzo non solo verra cupero degli impianti ma saranno realizzate le prime strutture di servizio che consentiranno al geosito di Rosas

` il di accogliere visitatori e turisti. E progetto che l’amministrazione comunale insegue da quando (era il 1987) in` a pensare di salvare la micomincio niera dal degrado per ricostruirla e valorizzarla a fini turistici. In quello stesso anno il Ministero dei Beni culturali e ambientali aveva imposto il vincolo di «notevole interesse storico e architettonico» sul complesso minerario. & ECONOMIA Le attivita ` di base della sua economia sono l’allevamento del bestiame, in particolare di bovini, suini, ovini e avicoli, e l’agricoltura, in particolare la cerealicoltura, la frutticoltura e l’olivicoltura. Negli ultimi decenni si sta sviluppando, anche se in maniera marginale rispetto agli altri ` industriale nel due settori, l’attivita settore alimentare, del legno, estrat` sufficientemente organizzata la tivo. E rete di distribuzione commerciale. Vi operano anche un albergo con 130 posti letto, e alcuni ristoranti a sostegno del ` collenascente turismo. Servizi. N. e gato da autolinee agli altri centri della ` dotato di Pro Loco, staprovincia. E zione dei Carabinieri, medico, guardia medica, farmacia, scuola dell’obbligo, sportello bancario. Possiede una Biblioteca comunale. & DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 3482 unita di cui stranieri 8; maschi 1859; femmine 1623; famiglie 1109. La tendenza complessiva rivelava una diminuzione della popolazione, con morti per anno 30 e nati 24; cancellati dall’anagrafe 69 e nuovi iscritti 51. Tra i principali indicatori economici: imponibile medio IRPEF 15 406 in migliaia di lire; versamenti ICI 1001; aziende agricole 319; imprese commerciali 152; esercizi pubblici 18; esercizi all’ingrosso 3; esercizi al dettaglio 41. Tra gli indicatori sociali: occupati 852; disoccupati

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Narciso 158; inoccupati 347; laureati 17; diplomati 223; con licenza media 1215; con licenza elementare 1002; analfabeti 196; automezzi circolanti 1230; abbonamenti TV 887. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il suo territorio fu frequentato dalla preistoria e conserva molti nuraghi, alcuni dei quali disposti intorno alle colline che circondano il paese formando una catena a vista. Tra questi vanno ricordati quelli di Canneddu, Is Linzas, Marganai, Margoddı`, Monte ’e S’Orcu, Panicani, Pesus, Porcus, Riu Pruna, San Simplicio, Santa Crescenzia, Scrau Becciu, Tronu. Nel territorio sono anche imponenti avanzi di costruzioni puniche e romane tra cui i resti di un santuario dedicato a Demetra in loca` Strumpu Bagoi, in un’area gia ` frelita ` nuragica e legata al quentata in eta culto delle acque; nel secolo V a.C. vi fu costruito un tempio di Ashtart (Demetra), e attorno all’edificio sacro si ` un villaggio. Gli scavi hanno sviluppo posto in evidenza il basamento rettangolare del monumento, il sacello maggiore, anch’esso rettangolare, al quale ` annesso un piccolo vano che serviva e per sacrifici cruenti, il sacello minore, ` dell’antico pozzo situato in prossimita sacro, e sei altari. Il tempio fu riconsa`a crato ai tempi di Augusto e continuo essere frequentato fino all’epoca di Marco Aurelio. & PATRIMONIO ARTISTICO E CULTU` caratterizzato da RALE Il villaggio e un nucleo centrale nel quale risiede buona parte della popolazione e dalle ` detto, evolutesi da frazioni di cui si e antichi insediamenti agricoli e pastorali (furriadroxius e medaus). Lungo le sue strade si affacciano le tipiche case sulcitane a due piani, costruite in mat` diri) su basi di toni di terra cruda (la pietra, con un ampio portale dal quale si accede al cortile retrostante sul

quale si affacciano i locali di servizio. ` la L’edificio di maggior interesse e chiesa di San Nicola di Bari, che fu costruita dai Benedettini nel secolo XIII in forme romaniche: aveva una pianta a croce latina con abside e transetto e la copertura con volte a botte. Nel ` in rocorso dei secoli la chiesa ando vina e negli anni Sessanta del secolo ` stata totalmente demolita; attualXX e mente dell’antico edificio rimane solo la torre campanaria. Nel 1971 fu costruita la nuova chiesa, con una sola navata, che conserva al proprio in` terno una statua lignea di San Nicolo del secolo XVII. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Numerose sono le feste popolari che si svolgono nell’arco dell’intero anno sia a N. centro che nelle frazioni. Momento culminante di tutte queste feste ` il banchetto, nel corso del quale si ha e l’occasione di gustare alcuni prelibati prodotti tipici tra cui le grive di Terra`, il pane (civraxiu) e seo di grande bonta i famosi gnocchetti o malloreddus. A luglio infine vi si svolge il Festival blues, una rassegna di musica blues a livello internazionale che va assumendo una sempre maggiore importanza e richiama numerosi turisti e musicisti di fama.

Narciso Pianta erbacea perenne della famiglia delle Liliacee (Narcissus tazetta). Nota anche con il nome di taz` una bulbosa sponzetta o giunchiglia, e tanea, ha foglie basali lineari, con scanalature evidenti; le infiorescenze, vistose, sono al termine di un lungo stelo e dall’inverno alla primavera colorano ` frele radure e i prati delle zone piu ` di sche e umide con diverse tonalita ` chiari, quasi bianchi, i pegiallo (piu ` intensa la paracorolla tali esterni, piu interna). Pianta tossica per il bestiame, emana un profumo intenso e ine` era usato briante che nell’antichita

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Narciso come narcotizzante. In Sardegna una sottospecie endemica (Narcissus tazetta bertolonii) cresce nei pascoli di montagna e si differenzia per i fiori di un giallo acceso uniforme, mentre il Narcissus serotinus fiorisce con petali esterni candidi, in autunno, nelle radure costiere. Nomi sardi: accissu, giunchigliu, narcisu. [MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]

Narciso, san (o San Narcisso; in sardo, Santu Narcisu, Santu Nalzisu) Santo ` vescovo. Due i San N. dei sardi: uno e stato introdotto dai Bizantini e l’altro dagli spagnoli. Il primo: greco, vescovo ` di Gerusalemme dove nel 198 convoco un sinodo per difendere la liturgia pa` nel deserto, squale romana, si ritiro anacoreta, morı` verso il 222. Si ricorda il 29 ottobre. Il secondo: diacono di Augusta, oggi in provincia di Siracusa, convertı` Afra, una donna licenziosa, e nella sua casa diede vita a una comu` cristiana. Si trasferı` a Gerona in nita ` un’altra comunita ` Spagna, dove fondo e fu eletto vescovo. Sulla sua elezione non tutti gli agiografi concordano. Arrestato mentre celebrava la messa, torturato, un pugnale gli recise la gola il 18 marzo del 297, martire con San Felice suo discepolo. Si ricorda il 18 marzo. In Sardegna Patrono di Serbariu (insieme a San Felice) e Suni. Il santo, in` sovrappotrodotto dagli spagnoli, si e sto, generando confusione, al precedente bizantino: invocato contro il flagello delle cavallette, patrono dei massai a Isili. Fino a una cinquantina di anni or sono veniva festeggiato come patrono degli agricoltori anche a Osilo: nella statua era raffigurato con il piviale rosso dei martiri. Festa scomparsa anche a Codrongianos, dove veniva organizzata da sos massaios dopo il raccolto: la statua attualmente si trova a Sassari in fase di restauro, raf-

figura un vescovo con il pastorale nella mano destra. [ADRIANO VARGIU] Festa Si festeggia il 12 maggio a Ittiri, la prima domenica di giugno a Suni, il 28 ottobre a Serbariu, il 29 ottobre a Furtei, l’ultima domenica di ottobre a Villaputzu.

Narnia, Martino Religioso (?, prima ` sec. XIV-Ploaghe 1375). Vescovo meta di Ploaghe dal 1373 al 1375. Apparteneva all’ordine dei Frati minori ed era maestro in decretali. Uomo di grande cultura, fu nominato vescovo di Ploaghe da Gregorio XI nel 1373. Prese possesso della diocesi quando il suo territorio era occupato dalle truppe del giu` si indice d’Arborea; la sua opera pero ´ terruppe dopo solo due anni, perche morı`, a Ploaghe, nel 1375.

Narro, Pietro Religioso (Tarazona, ` sec. XVI-Oristano Spagna, prima meta 1578). Vescovo di Ampurias dal 1572 al 1574, arcivescovo di Oristano dal 1574 al 1578. Monaco benedettino, nel 1572 fu nominato vescovo di Ampurias; nel 1574, divenuto arcivescovo di Oristano, ` si trasferı` nella nuova sede, dove opero `. in mezzo a mille difficolta

Nasalli Rocca, Emilio Storico (Parma 1901-Piacenza 1972). Discendente da nobile famiglia. Dopo la laurea intraprese la carriera universitaria: fu pro` Cattolica di fessore presso l’Universita Milano; presidente della Deputazione di Storia patria per le province parmensi e direttore della Biblioteca comunale di Piacenza. Tra i suoi scritti, un articolo sulla Sardegna, Lo stamento militare negli antichi parlamenti sardi, ‘‘L’Unione sarda’’, 1933.

Nasco Vitigno a bacca bianca conosciuto e coltivato in Sardegna fin dai ` antichi. Chiamato in sardo tempi piu Resu o Ogu de arrana, fu introdotto in Sardegna probabilmente dai Romani (sarebbe il loro Muscus) e diffuso nel territorio circostante a Carales. Attual-

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Nater ` presente in tutto il Campidano mente e di Cagliari e viene utilizzato per la produzione di un vino pregiato (= Nasco di Cagliari).

` al fascismo, e due mobardo dall’Unita nografie sulle vicende dell’amministrazione comunale di Milano dal 1860 al 1926, edite nel 1968-1969.

Nasco di Cagliari Vino DOC che, dopo

Nassargiu Sistema artigianale, utiliz-

una crisi attraversata tra gli anni Settanta e Ottanta del Novecento, ha ripreso a essere prodotto in accettabili ` secondo il disciplinare approquantita vato nel 1975. Di colore giallo paglierino, ha sapore gradevole con una punta lievemente amarognola e odore delicato. Viene prodotto con una gradazione di 13,5º. Viene anche prodotto come dolce naturale a 12º, liquoroso secco a 16,5º; liquoroso dolce a 15,0º. Se ` liquoinvecchiato almeno due anni, e roso dolce riserva, sempre a 15,0º.

zato in passato nei villaggi dell’interno della Sardegna per la pesca nei corsi d’acqua, il cui nome deriva evidentemente da quello della nassa. Era costituito da uno sbarramento trasversale, una sorta di muretto, al quale venivano addossate le nasse in modo che la corrente non le trascinasse a valle.

Naselli, Carmelina Studiosa di tradizioni popolari (Catania 1894-ivi 1971). Dopo la laurea intraprese la carriera universitaria. Nel 1949 divenne professore di Tradizioni popolari presso l’U` di Catania, insegnamento che niversita tenne fino al 1964, anno in cui fu collocata in pensione. Tra i suoi scritti, riguarda la Sardegna Folklore sardo e folklore mediterraneo, ‘‘Lares’’, XXIV, 1956.

Nasi, Franco Giornalista, scrittore (Milano 1922-ivi 1983). Redattore del ‘‘Cor` al riere della Sera’’, quando passo ‘‘Giorno’’ di Gaetano Baldacci fu l’inviato del giornale ‘‘specializzato’’ nei problemi sardi: dalla vittoria elettorale del ‘‘laurismo’’ nelle regionali del 1957 ai primi capitoli della storia della Costa Smeralda, agli anni di piombo del banditismo. Gli articoli dedicati alla Sardegna, pubblicati tra il 1957 e il 1966, sono stati raccolti in un volume postumo, L’isola senza mare, edito da Iniziative Culturali nel 1997 con prefazioni di Guglielmo Zucconi e Manlio Brigaglia. Aveva al suo attivo una serie di volumi, tra cui Il peso della carta, 1966, sulla storia del giornalismo lom-

Nasturzio = Crescione Natante, Sonia Rosa Pittrice (n. Sassari 1974). Vive e lavora a Sassari, dove, dopo un passato di musicista, si ` diplomata all’Accademia di Belle e Arti. «Il silenzio e il vuoto, la trasparenza o il rigore oppositivo degli elementi – ha scritto Anna Rita Chiocca – sono due componenti delle installazioni della Natante. In Senza titolo (1999) il tempo rallenta e si dilata all’interno di parallelepipedi in vetro allineati in un’unica teoria paratattica. Colmi d’acqua, ad altezze variabili, contengono un gomitolo di ferro che ossidandosi deposita sul fondo strati organici, minuscoli organismi viventi».

Nater1 Famiglia di Bosa, originaria di Genova (secc. XVII-XVIII). Si trasferı` in Sardegna agli inizi del secolo XVII con un Gerolamo, intraprendente mercante; in un primo tempo si stabilı` a ` la sua resiSassari e poco dopo fisso denza a Bosa. Nel 1630 ottenne il cava` e nel 1643 lierato ereditario e la nobilta fu ammesso allo Stamento militare. I suoi discendenti continuarono ad avere un ruolo di rilievo nella vita di Bosa e ricoprirono alcuni uffici impor` del tanti; nel corso della seconda meta secolo XVII presero parte a tutti i parlamenti. Agli inizi del secolo XVIII si

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Nater trasferirono a Oristano dove si estinsero alla fine del secolo.

operaio contadino e autonomistico’’, 47-49, 1996.

Nater2 Famiglia di Cagliari (sec. XVI-

Natrice viperina = Zoologia della Sar-

esistente). Erano mercanti originari di ` nella Alassio; si stabilirono in citta ` del secolo XVI e vi curaprima meta rono i loro traffici, interessandosi prevalentemente al commercio del grano. Furono tra i fondatori dell’Arciconfraternita dei Genovesi in seno alla quale ebbero un ruolo importante. Nel 1681 ottennero il cavalierato ereditario e nel 1688 furono ammessi allo Stamento militare durante il parlamento Monteleone. Alla fine del secolo la famiglia si ` ai Savoia. divise in alcuni rami e si lego Nel corso del secolo XIX uno di questi rami, discendente da un Antioco, si stabilı` a Torino.

Nater, Benedetto Mercante (Cagliari, sec. XVII-?). Ricchissimo e molto abile, nel 1629 ottenne l’appalto generale per l’esportazione dei grani; nel 1643 fu nominato console dei genovesi a Cagliari ` la chiesa di San e fece costruire in citta Benedetto con l’annesso convento dei ` dal Francescani. Nel 1651 acquisto marchese di Quirra la baronia di Burcei con Sinnai e Maracalagonis, che ` rivendette nel 1653 ai Martino. pero

Natoli, Claudio Storico (n. Roma 1949). ` dedicato all’inseDopo la laurea si e ` dignamento universitario. Dal 1992 e venuto professore associato di Storia contemporanea e quindi ordinario della stessa disciplina. Attualmente insegna presso il Dipartimento di Studi storici e geografico-artistici nella Fa` di Scienze della Formazione delcolta ` di Cagliari. Molto attento l’Universita alla storia della Sardegna contemporanea, contribuisce con l’organizzazione ` di ridi convegni e seminari all’attivita cerca su questo tema. Ha al suo attivo l’articolo La Sardegna come osservatorio della politica del fascismo nel Meridione, ‘‘Archivio sardo del movimento

degna

Natta, Tommaso Ignazio Religioso ` sec. (Casale Monferrato, prima meta XVIII-Firenze 1766). Arcivescovo di Cagliari dal 1759 al 1763. Domenicano, maestro di Teologia, fu per anni teologo dell’Accademia Casanatense, poi padre provinciale del suo ordine. Di salute malferma, nel 1759 fu nominato arcivescovo di Cagliari: resse la dio`, visitandola e cocesi con grande pieta gliendone i maggiori problemi. Gli anni del suo episcopato coincisero in parte con quelli del ministro Bogino: applicando il breve Pastoralis officii di Clemente XIII (1759) e il breve Paternae ac praecipuae charitatis affectus ` di limitare drasticamente (1761) cerco ` locali (procedendo tanto le immunita anche alla sconsacrazione delle chiese campestri quando non erano «necessa` personali. rie») quanto le immunita Sotto di lui, e in base a una legislazione dettata dallo stesso Carlo Emanuele III, venne anche rafforzato il controllo dei criteri per l’ammissione al sacer´ numerosi pridozio, che portava con se vilegi ed esenzioni di vario tipo. Nel ` umilmente nel 1763 si dimise e si ritiro convento di San Marco a Firenze.

Nava, Diego Religioso (Spagna, prima ` sec. XV-?, dopo 1493). Vescovo di meta Ampurias dal 1486 al 1493. Eremitano di Sant’Agostino, era baccelliere in Teologia. Fu il penultimo vescovo della diocesi di Ampurias, diventata di Ampurias e Civita nel 1513.

Nava, Hector Pittore (Buenos Aires 1873-Roma 1940). Nato in una famiglia di agiati proprietari terrieri di origine italiana, si trasferı` ancora giovane a Roma per frequentarvi l’Accademia di ` in SardeBelle Arti. Nel 1920 si sposto gna, forse su suggerimento del pittore

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Navicelle nuragiche spagnolo Antonio Ortiz Echagu ¨ e, e vi rimase fino al 1923. Del suo soggiorno isolano restano 38 opere di stile figurativo, che risentono delle esperienze pittoriche dei maggiori artisti sardi del tempo come Antonio Ballero, Giuseppe Biasi, Giovanni Ciusa Romagna. ` stata Gran parte di queste opere e esposta nel 2006 nelle tenute Sella & Mosca di Alghero e nel Palazzo ducale di Sassari.

dal 1354 al 1355. Carmelitano, uomo di grande cultura e preparazione, nel 1354 fu fatto nominare arcivescovo di Sassari da Pietro IV; giunto in Sardegna, prese personalmente parte ai lavori del Parlamento indetto dal so` , lavrano a Cagliari. Poco dopo, pero ` l’isola a causa dell’instabilita ` poliscio tica.

Navarino, Adele Pittrice e scultrice (n. Oristano 1943). Completata la sua formazione, per molti anni ha vissuto a ` fatta apprezzare per la Chieti dove si e ` delle sue opere. Da qualche qualita ` tornata a Oristano; ha esposto anno e in numerose mostre in Italia e all’estero.

Navarro Famiglia di origine valenzana (secc. XVII-XVIII). Si trasferı` in Sardegna nel secolo XVII con un Giuseppe, che in un primo tempo si stabilı` a Cagliari. Sposatosi con una Virde, si trasferı` in seguito a Sassari dove la famiglia prese a risiedere stabilmente. Nel 1643 i suoi discendenti, riconosciuti nobili, furono ammessi allo Stamento militare durante il parlamento Avellano. In seguito presero parte a tutti gli altri parlamenti, e nel corso del secolo alcuni di loro ricoprirono l’ufficio di giurato capo di Sassari. La famiglia si estinse nel corso del secolo XVIII.

Navarro i Mollevı` Storico (n. Barcellona, sec. XX). Professore presso l’Uni` di Barcellona, nel 1990 ha preso versita parte al XIV Congresso di storia della Corona d’Aragona svoltosi ad Alghero, presentando una comunicazione su alcune Pergamins de epoca de Pere III re´ del real ferents a Sardenya de la secio Patrimoni de l’Arxiu de la Corona d’A´, ora in Atti del XIV Congresso di rago storia della Corona d’Aragona, II, 1995.

´ squez, Diego de Religioso (SpaNava gna, sec. XIV-?). Arcivescovo di Sassari

Navicelle nuragiche – Navicella votiva in bronzo del secolo VIII a.C.

Navicelle nuragiche Nome con cui vengono definiti i modellini di nave in bronzo che sono stati con certezza documentati come provenienti da siti ` nuragica o ad essi condella civilta nessi. Si tratta complessivamente di ` di cento esemplari, dei quali una piu ` della decina erano presenti in localita penisola. Di questi bellissimi oggetti, che denotano una elevata padronanza delle tecnologie della fusione e un’al` artistica, 63 trettanto elevata maturita furono pubblicati da Giovanni Lilliu nel suo Sculture della Sardegna nuragica (1966), nel quale l’illustre archeologo ha dato all’argomento una sistemazione che viene considerata basilare. Successivamente sono stati presentati altri venti bronzetti ma nessun ` stato pubblicato altro repertorio e dopo quello di Lilliu. Accanto a queste n.n., di cui si conosce con sicurezza la provenienza, sono da collocare alcune decine di esemplari che si trovano in collezioni svizzere o tedesche, prove-

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Navicularii nienti in gran parte da scavi abusivi di spregiudicati tombaroli. Le n.n. sono di due tipi: quelle a fondo piatto, che ` numerose, e quelle a fondo sono le piu arrotondato; provengono da siti legati o al culto dei morti o a quello di divi` ; nel complesso farebbero pensare nita a degli ex voto di naviganti che con un’offerta volevano ringraziare la divi` o gli spiriti dei defunti per uno nita scampato pericolo corso in mare. An` approche se meriterebbero una piu fondita analisi, sembra di poter affermare che esse, nel loro complesso, sono la testimonianza dei rapporti tra il popolo dei nuraghi e il mare: un tema che gli studi di archeologia della Sardegna hanno affrontato negli ultimi de` infatti quello del legame fra i cenni e Protosardi e il mare, che viene ora considerato molto meno precario che negli studi del passato. I Protosardi non solo non avrebbero avuto paura del mare, ma avrebbero anche attivato frequenti e regolari scambi commerciali con regioni dell’Europa continentale. La stessa tesi secondo cui i Sherdana (=), i cosiddetti «popoli del mare» di cui si parla in un’iscrizione egizia, sarebbero venuti dalla Sardegna rientra all’interno di questa nuova considerazione della ‘‘vocazione marina’’ degli antichi abitatori dell’isola (va precisato peraltro che questa identificazione ‘‘sarda’’ degli Shardana, molto frequentata da volenterosi dilettanti, non gode di molto credito negli ambienti scientifici).

Navicularii Antichi armatori addetti ai rifornimenti alimentari. I domini navium Afrarum universarum item Sardorum (sic), ossia gli armatori delle navi africane e sarde, sono noti in una iscrizione di Ostia del 173. Al 190-200 si assegnano, invece, i mosaici delle sedi di rappresentanza dei n. Turritani (di Turris Lybisonis, Porto Torres) e dei na-

vic(ularii) et negotiantes Karalitani (di Carales, Cagliari), nel foro delle Corporazioni di Ostia. Ognuna delle due sedi ha il pavimento musivo, dotato della citata targa, arricchito dalla rappresentazione di una nave mercantile. Al secolo I o ancora al secolo II si assegna l’epitaffio in greco di uno Zoilos, Cyprios, naucleros, ossia di un naviculario (o un agente di n.) di origine cipriota, morto nel porto sardo di Olbia. Rilevante, per l’organizzazione portuale antica di Bosa, appare un testo funerario del na(u)clerus Deogratias, un cristiano attivo verso il secolo IV o il se` annoverata colo V a Bosa. L’epigrafe e fra le iscrizioni false dal Corpus In` probabilscriptionum Latinarum, ma e mente genuina. Una lettera del 411 di Paolino di Nola, inviata forse all’ex vicario di Roma Macario, fa menzione di un navicularius Secundinianus, ritenuto di origine sarda, che perse la propria nave frumentaria con tutto il carico e tutto l’equipaggio, tranne un marinaio, in occasione di una tempesta invernale scoppiata probabilmente presso le coste nord-orientali della Sardegna, non lontano da Ad Pulvinos. I ceppi d’ancora in piombo, dotati di nomi di persona, potrebbero riferirsi preferibilmente ai n., armatori delle navi dotate delle ancore in questione. Dai mari di Sardegna provengono i ` tardoreceppi dei n. L. Vmidio(s), di eta pubblicana, da raccordarsi forse agli horrea Ummidiana urbani, di L. Icnius Suc(essus), di L. Fulvius Euti(chus) o Euti(chianus) e di Nicia Villi L. s(ervus). Le navi di Olbia documentano lo straordinario livello di traffico marittimo del porto olbiense senza che si possa decidere sulla pertinenza di ´ gli queste navi a n. olbienses, benche scavi dell’area portuale antica di Olbia abbiano messo in luce il cantiere navale cittadino. [RAIMONDO ZUCCA]

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Nazareno da Pula

Navoni Famiglia cagliaritana (secc. XVIII-XIX). Di origine ligure, si stabilı` a Cagliari nel secolo XVIII per curarvi i ` propri commerci. Nella seconda meta del secolo i suoi membri raggiunsero una eccellente posizione economica e uno di essi, un Francesco che fu anche console della Repubblica Veneta a Cagliari, nel 1788 ebbe il titolo di conte veneto. Alcuni anni dopo ottenne l’exequatur, per cui il titolo gli fu riconosciuto anche nel Regno sardo. La fami` del glia si estinse entro la prima meta secolo XIX.

Navoni, Nicola Religioso (Cagliari 1755-ivi 1836). Vescovo di Iglesias dal 1800 al 1819 e arcivescovo di Cagliari dal 1819 al 1836. Conseguita la laurea in Legge, si fece sacerdote e subito ` per alcuni anni nella pedopo viaggio nisola. Al suo ritorno, dopo aver ricoperto alcuni incarichi, fu nominato canonico e divenne vicario generale della diocesi di Cagliari. Nel 1800 fu nominato vescovo di Iglesias, dove si ` per il rilancio della diocesi. adopero Nel 1819 fu nominato arcivescovo di Cagliari dopo una vacanza della dio` cesi durata dieci anni. Egli governo con molta energia, cercando di risol` vere alcuni annosi problemi. Restauro i Gesuiti a Cagliari e finalmente consa` la chiesa di Sant’Anna. In molte letcro tere pastorali, tra cui vanno ricordate la Lettera pastorale concernente la pubblica istruzione (1824) e la Lettera circo` anlare sulla vaccinazione (1829), tocco che problemi sociali mostrando ` e cultura. Compose grande modernita infatti, giovanissimo ancora, Versi latini e italiani pel novello arcivesc. di Cagliari Melano, 1778, e un ‘‘componimento drammatico’’, Il trionfo di Giuseppe, 1778. Morı` lasciando il Seminario erede di tutti i beni. Fra i testi pastorali da lui anche pubblicati a stampa, Ordinazioni relative al R. Editto

del 14 settembre 1799, 1820; Lettera pastorale per l’assunzione al trono del duca del Genevese Carlo Felice, 1821; Lettera pastorale per la morte di Vittorio Emanuele I, 1824; Lettera pastorale per la morte di Carlo Felice, 1831. Esiste anche una vasta serie di Lettere pastorali, in italiano e in latino, da lui scritte fra il 1800 e il 1835.

Naytana Famiglia di Bosa (sec. XVIesistente). I suoi membri compaiono ` della cittadina sul in seno alla societa Temo a partire dal secolo XVI. Nel corso del secolo XVII alcuni ricopersero importanti uffici pubblici e altri furono ecclesiastici di rilievo. Nel 1740 ottenne il cavalierato ereditario ` con un Giuseppe, i cui die la nobilta scendenti si trasferirono a Cuglieri; attualmente la famiglia ha ripreso a risiedere a Bosa.

Naytana, Serafino Magistrato, deputato al Parlamento subalpino (Cuglieri, ` sec. XIX-?). Dopo la laurea prima meta in Legge percorse una brillante carriera giudiziaria giungendo al grado di presidente di tribunale. Nel 1854 fu eletto deputato per la V legislatura del Parlamento subalpino, ma il suo mandato fu revocato l’anno successivo dopo la sua promozione a presidente. Nel 1857 fu rieletto per la VI legislatura.

Nazareno da Pula (Giovanni Zucca) Religioso (Pula 1911-Cagliari 1992). Figlio di contadini, soldato nella Guerra d’Africa (1936), prigioniero degli inglesi in Kenya, dopo un incontro con padre Pio ` nel convento dei da Pietrelcina entro Cappuccini di Cagliari. In fama di taumaturgo, ha trascorso gli ultimi anni della sua vita a Pula, quotidianamente ` di visitato e consultato da un’infinita persone. Per tutti aveva una parola e a tutti offriva «una caramella benedetta ´ io – diceva – non dal superiore, perche

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Nazionale sono nessuno e non posso neanche benedire».

‘‘Nazionale, Il’’ Quotidiano politico economico, che ebbe come direttori ` , Vincenzo Bruscu OnRaimondo Orru nis, pubblicato a Cagliari nel 1848.

Nazione sarda1 L’espressione n.s. comincia a ricorrere con frequenza e poi ` insistentemente in docusempre piu menti (trattati e carte diplomatiche) che accompagnano le relazioni e i conflitti fra il giudicato di Arborea e il Re` tuttavia necessagno d’Aragona. Non e ` ririo arrivare alla guerra, che a piu prese – dal 1353 al 1410 – oppone questi due organismi statali, per cogliere tratti e caratteri che conferiscono una ` peculiare fisionomia alla comunita isolana. ` CATALANA’’ E 1. LA LOTTA FRA ‘‘NACIO ` SARDESCA’’ Si puo ` affermare ‘‘NACIO ` dagli inizi del secolo XII la Sarche gia degna si trova all’interno di quel grande laboratorio di storia sociale in cui si vanno formando le moderne nazioni romaniche. Elemento distintivo ` con cui si principale della singolarita ` locale e ` indubbiapresenta la societa ` al 1080-1085 che rimente la lingua. E sale il documento volgare noto come ‘‘privilegio logudorese’’, e al periodo 1070-1080 appartengono due carte cagliaritane, delle quali una in caratteri latini, l’altra in caratteri greci. La spe` del sardo e ` perfetciale individualita tamente riconoscibile in questi antichi ´ nei successivi condaghes testi, nonche di chiese e monasteri, come quelli di San Pietro di Silki, di San Nicola di Trullas e di Santa Maria di Bonarcado. Fin da questo periodo la lingua sarda, ` del grande gruppo delle come varieta ` dialingue neolatine, ripartita in piu letti, quasi in corrispondenza della suddivisione e dell’autonomia dei quattro giudicati, si manifesta – come ha scritto Arrigo Solmi – «con forme

sue fra tutte le altre lingue delle varie ` nella storia del nazioni occidentali». E giudicato d’Arborea, a lungo sopravvis` suto al crollo degli altri tre, che si puo individuare una linea di tendenza a riunire sotto un unico scettro le province della Sardegna, dunque alla costruzione di uno stato nazionale sardo ` non si vuole proporre quell’au(con cio tomatica identificazione fra nazione e ` , con Stato che, proiettata, per di piu un’operazione sempre molto indebita e scorretta, su tutte le epoche passate, vorrebbe obbligare a riconoscere una ‘‘nazione’’ solo quando un popolo rag` ingiunge l’obiettivo di una ‘‘statualita dipendente’’ e sovrana). Una politica tesa alla conquista e all’assoggettamento di tutto il territorio isolano aveva cominciato a palesarsi netta` con Barisone d’Arborea che mente gia nel 1164 era stato incoronato a Pavia Rex Sardiniae e che non va considerato un re fantoccio (secondo quanto scrisse a suo tempo Enrico Besta e come ha confermato Geo Pistarino). Lo sforzo in questa direzione divenne poi una costante con Mariano IV, Ugone III ed Eleonora. Mariano, in partico` una figura chiave per comprenlare, e dere la genesi del concetto coevo di nazione sarda. Educato presso la corte catalana, egli mutua da questo ambiente – che da un punto di vista sia culturale che politico era assai fiorente, vivace e dinamico – i valori di patria e di orgoglio nazionale che poi ` , agli inizi di una guerra che si volgera ` per piu ` di mezzo secolo, conprotrarra tro coloro da cui li aveva appresi. Lo stesso ordinamento costituzionale di quel particolare tipo di federazione che faceva capo alla Corona d’Aragona era fondato sul concetto di nazione inteso come l’insieme delle forze vive, ` , clero dominanti a quel tempo: nobilta ` aue borghesia mercantile delle citta

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Nazione sarda ` soggetti altonome. Tutti erano pero ` e alla volonta ` del re, suprema l’autorita ` ` di questi stati. E espressione dell’unita indubitabile che questa cultura politico-giuridica abbia esercitato un’influenza preponderante nel processo di formazione del concetto di nazione sarda. Cosı` nell’atto di pace del 24 gennaio 1388 tra gli ambasciatori e i rappresentanti di Eleonora e gli inviati del re aragonese Giovanni I il Cacciatore troviamo scritto, al capo VII: «Que los officials dels Llochs reyals axicom armentaires, veguers, sostsveguers, consellers e altres officials exceptats governador e administrador sien orde` sarnats del lloch mateix e de la nacio ´ desca». L’istanza arborense perche tutti gli ufficiali pubblici, eccettuati il governatore e l’amministratore della rendita regia, dovessero essere sardi dimostra che si annetteva importanza decisiva alla nazione di provenienza. ` sardesca, secondo il significato Nacio ` estrapolare del termine quale si puo dall’atto in questione, va fatto coincidere – come sostiene Francesco Cesare Casula – con «la Sardegna non regnicola, la parte avversa alla Corona, il territorio sardo riconquistato dai giudici ed annesso allo stato arborense. ` la Sardegna autoctona». Un ulteCioe riore chiarimento in questo senso ci viene da quella collezione di carte reali e di istruzioni, emanate dai sovrani catalano-aragonesi, le quali recano l’intestazione di Cartulari de Ar` borea. Qui si parla infatti di «ribellio de Branqua Doria, de la Judgessa e de ` sarda de Mariano son fill e de la nacio ` il ‘‘partito’’ che segue e lur part»: cioe ha fatto proprie l’azione e la causa di Arborea e ne riconosce le conquiste territoriali. L’uso del termine ‘‘nazione ` comprovato dalle stesse carte sarda’’ e della cancelleria arborense, in particolare laddove si nega che il giudicato

possa essere riguardato e trattato alla stessa stregua dei feudi siciliani. Antitetiche, s’intende, erano le posizioni della Corona di Aragona, la quale fin dal 1353 aveva dato inizio a un processo per fellonia contro Mariano IV che ` lunghi anni e che fu ripreso, con duro le stesse accuse, contro Eleonora e Brancaleone. I Procesos de Arborea e il suddetto Cartulari evidenziano l’anta` catalana e nacio ` sargonismo fra nacio desca e dimostrano che il procedimento era diretto contro tutte le componenti di quest’ultima. L’intento di ‘‘forgiare una nazione’’ (come ha detto Camillo Bellieni) e di ordinare una ` alla base di salda compagine statale e quel monumento storico, politico, giu` la Carta de ridico e linguistico che e Logu. Qui, in effetti, il termine ‘‘nazione sarda’’ non ricorre; sono frequentissimi, in compenso, i riferimenti a usi e costumi a sa sardisca: come nel caso della comunione dei beni nel matrimonio. Per questo motivo lo stesso Bellieni ha parlato di ‘‘profumo’’ di vita sarda proveniente dalle pagine di ` troquesto codice. Nel proemio si puo vare invece il termine Repubblicha sardischa che indica, secondo la tradizione del diritto canonico, lo stato arborense. 2 LA PAROLA ‘‘NAZIONE’’ NELLA CULTURA MEDIOEVALE La lotta sanguinosa fra ` sardesca e nacio ` catalana non si nacio ` assolutamente considerare chiusa puo con la battaglia di Sanluri (1409). Dopo di essa si continua a parlare ugualmente di nazione sarda, ancora una volta definita «traditrice e ribelle»: cosı` fa Martino il Vecchio, re d’Aragona, nelle lettere spedite per annun` ciare la vittoria aragonese. Comincio proprio allora – nonostante la vittoria di Martino il Giovane sul visconte di Narbona – un periodo estremamente confuso, di vacanza dei poteri, di vera

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Nazione sarda e propria anarchia: nemmeno l’atto concordato fra Leonardo Cubello (diventato signore degli antichi stati del giudicato) e Pietro Torrelles (luogotenente generale di Martino il Vecchio) pose fine alla contesa per l’egemonia politica e militare sull’isola. Questa convenzione comincia cosı`: «In nomine Dei aeterni [...] vos Leonardus Cubellus infrascriptus, quem habitatores civitatis Oristanii, et nonnulli alii istius insulae nationales elegerunt, et posuerunt in potestatem et dominium ` ac in locum Iudicis Arboreae [...]»; e una conferma dell’accezione di ‘‘nazione sarda’’ come componente etnica e sociale autoctona in lotta contro un’istituzione, il Regnum Sardiniae, aliena ` sarda. A quee sovrapposta alla realta ` necessario andare al di la ` sto punto e dell’interpretazione (per certi versi restrittiva) di Federico Chabod, che identificava le nationes medioevali con le suddivisioni degli studenti nelle Uni` e dei cardinali nei Concili, e coversita ` gliere invece i tratti vitali di una realta che a questo riguardo si delinea ricca e ` dal secolo XII. Chabod multiforme gia traccia una ripartizione di carattere prevalentemente burocratico-amministratitivo, senza dare alcun rilievo all’elemento territoriale e a quello della lingua. Entrambi invece vennero sem` accentuandosi con la formapre piu zione degli stati nazionali e con l’adozione di precise politiche linguistiche da parte di principi e sovrani. In effetti ` stato dimostrato che la parola ‘‘nae zione’’ figura nella cultura medioevale con un’articolata gamma di significati ` (come gia si era verificato nella latinita classica) e che lo stesso nazionalismo svolse allora un ruolo non secondario; ` di un fenomeno quananche se si tratto titativamente e qualitativamente di` ovvio – da quello che apverso – com’e ` nell’eta ` contemporanea. Nacio ` parira

` dunque sarda (o nasione sardischa) e ben lungi, nei documenti che abbiamo citato, dal poter essere assimilata al ` si intende concetto di Stato, se con cio il Regnum Sardiniae, ma va invece po` del rennu sta in rapporto alla realta d’Arborea, col suo territorio, la sua lingua, le sue tradizioni e le sue consuetudini. 3. LA ‘‘NAZIONE NOBILIARE’’ DEL CINQUECENTO E DEL SEICENTO Affermatosi definitivamente il dominio aragonese in seguito alla sconfitta dell’ultimo marchese d’Oristano Leonardo Alagon ` (1478), la contrapposizione fra nacio ` catalana non scompare. sarda e nacio A Cagliari il diritto di cittadinanza non derivava dal semplice fatto della nascita ma era invece una prerogativa – a lungo gelosamente custodita – delle ` iberiche. Solamente i catanazionalita lani, gli aragonesi, i valenzani e i majorchini, infatti, erano considerati cittadini a pieno titolo: potevano valersi dei privilegi che erano stati loro concessi e governarsi con leggi e consuetudini proprie che riproducevano in ´ identico quelle della modo pressoche madre patria. I sardi erano considerati ` di – secondo il Libro Verde della citta ` ed Cagliari – gente di estranya nacio era loro severamente vietato rimanere nottetempo nel castello, sotto pena di essere precipitati senza processo dalle ` soppresso mura (il provvedimento sara solo nel 1515 da Carlo V). Col sorgere ` moderna l’idea di nazione, in dell’Eta generale, si ripropone con (e attraverso) l’istituto parlamentare, come organismo non elettivo composto dai rappresentanti degli ‘‘ordini’’ o‘‘stati’’ (nel senso medioevale di ceti privilegiati): ` costituita in questo ambito la nazione e ` , dal clero e dalla borghedalla nobilta ` che continuavano a regsia delle citta ` l’ordinagersi con propri statuti. E mento del modello catalano-aragonese

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Nazione sarda ` trasposto nel Parlamento che sara sardo, a cominciare da quello convocato da Alfonso il Magnanimo nel 1421. Queste forze cercavano di raggiungere un punto di equilibrio e di mediazione fra i loro interessi contrastanti. L’aristocrazia – secondo il giuscostituzionalismo quale emerge ai tempi della politica imperialistica di Pietro IV il Cerimonioso – non era che una classe della nazione; doveva per` tanto anch’essa soggiacere all’autorita monarchica. Di qui la lotta di questo e dei successivi sovrani contro la grande ` e le sue tendenze particolarifeudalita ` stiche. Il termine ‘‘nazione sarda’’ e presente negli atti dei parlamenti isolani e nelle richieste avanzate da que` nei capitoli di corte che – sesti, cioe condo Antonio Marongiu – erano ‘‘patti’’ fra la nazione e il re. Tutta la ` infatti da insestoria dei parlamenti e rire nel patrimonio teorico del contrattualismo e del pattismo che vede la luce nell’Alto Medioevo. Questa tradizione si fonda sulla ricerca di un rapporto di prestazioni e controprestazioni fra nazione e Corona in un delicato sistema di equilibrio e di contrap` regia, sull’accettapesi all’autorita zione di imposte in cambio della riparazione degli abusi lamentati nel campo giuridico e amministrativo, sulla domanda di approvazione e sanzione regia alle risoluzioni votate in questi consessi. Il termine ‘‘nazione sarda’’ ricorre spesso in quelle suppliche del Parlamento che stanno alla base di un movimento che accompagna tutta la storia parlamentare isolana ` fino all’epilogo sabaudo e che si puo definire come un movimento per riven` degli incarichi dicare l’‘‘esclusivita pubblici’’ – politici, civili, militari e re` ligiosi – ai sardi. L’attrito fra nobilta ` il culmine sarda e ministri regi tocco nel 1668, quando il Parlamento, che in-

tendeva condizionare la concessione del donativo all’accoglimento della do` degli manda riguardante l’esclusivita ` dalla incarichi, fu sciolto d’autorita reggente di Spagna Marianna d’Austria: poco dopo si susseguirono a breve distanza prima l’omicidio del marchese di Laconi, primera voz dello Stamento militare, poi quello del vi´ spagnolo, il marchese di Camacere rassa. Momenti cruciali di questa crisi (da un punto di vista strettamente etnico) furono i funerali del Laconi, Sin` ambasciatore del dico de Cerden ˜ a (cioe Parlamento presso la corte madrilena), ` acclamato ‘‘Padre della Patria’’ e gia ‘‘Difensore del Regno’’, e l’opposizione dell’aristocrazia cagliaritana a che un forestiero assumesse allora il comando della piazza, in quanto essa riteneva ` fosse «ignominioso alla Nache cio zione sarda». Non c’erano pregiudiziali antidinastiche a fare da sfondo ` all’uccisione alla congiura che porto ´ . Ma cio ` non esclude l’esidel vicere stenza di un sentimento o orgoglio na` proprio – zionale, che in questi secoli e `, esclusivamente o quasi – della nobilta la quale, come accade del resto in tutta Europa, si identifica con la nazione e ritiene che il popolo non abbia i diritti ` i titoli e i blasoni) per accedervi. (cioe L’intellighenzia isolana, dal canto suo, rimane come abbagliata e accecata di fronte ai fasti e agli splendori dell’Impero spagnolo. Cosı` Giovanni Francesco Fara, il primo degli storici sardi, sembra evitare con grande cura l’uso di quel termine ‘‘nazione sarda’’ che pure ricorreva in atti e documenti che ebbe sotto gli occhi o che gli accadde addirittura di citare: preferisce piuttosto tornare a natio (egli scrive in latino) ` elementare – e restrittivo nel senso piu ` – di ‘‘nascita’’. Una fin dalla classicita logica diversa da quella del Fara seguı` un suo coetaneo, l’ecclesiastico poeta

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Nazione sarda ` di conGerolamo Araolla, che cerco trapporre alle lingue castigliana e catalana – le quali si erano imposte in Sardegna sia sulla scia delle conquiste militari sia sulla spinta del loro indiscusso prestigio di lingue colte – una lingua sarda che potesse vantare una ` sul piano letterario. Che il sua dignita ` suo tentativo non sia riuscito non puo far trascurare che in lui si delinea un’embrionale coscienza del rapporto ` non fra nazione e lingua (cui pero tenne dietro uno sviluppo di questo o di altri analoghi progetti). Invece nello storico e giurista Francesco De Vico si scorge di nuovo uno sforzo meticoloso, studiato, quasi ostentato, per non definire come nazione la Sardegna, il suo territorio e i suoi abitanti. A volte egli torna – quasi sulle tracce del Fara – all’uso di nazione nel significato di ‘‘nascita’’ e con un’accezione di carattere generale egli designa come nazione solo quella dominante. Il Fara e il Vico ignorano l’importante precedente rappresentato da Jeronymo Zurita, cui pure ricorrono per dati e notizie come a una fonte preziosissima e insostituibile; l’annalista ufficiale della Corona catalano-aragonese, infatti, seguendo fedelmente la tradizione giuridica che regolava i rapporti intercorrenti fra i vari organismi statali della Confederazione, riprende puntualmente la distinzione fra le due naciones: «Que la mayor parte della [Sardegna] estava en ´ el popoder de rebeldes, y como murio strer Mariano juez de Arborea sin dexar hijos, intento Branca de Oria su padre de apoderarse de toda la Isla, y su` Sardesca». jetar a su dominio la nacio Fra tutti i giureconsulti del tempo (Dexart, Canales de Vega, Vico), Pietro Quesada-Pilo, in particolare, si fa interprete di un forte orgoglio locale. Egli si scaglia infatti contro le divisioni fra i sardi, considerandole scandalose

e puerili; in questo contesto va collocata la sua adesione alla battaglia per l’esclusiva delle cariche pubbliche agli elementi isolani e il sostegno da lui dato allo schieramento capeggiato dal marchese di Laconi. Il Cinquecento e il Seicento sono dunque secoli in cui si verifica un decadimento e un’obsole` di tipo nazionale scenza delle idealita dal carattere fortemente unitario (quali erano andate manifestandosi durante la guerra fra Arborea e Aragona). Emerge una coscienza auto` di origine catalana ctona della nobilta ormai naturalizzatasi (la ‘‘nazione ` in questo senso il risarda’’ di allora e ` catalana sultato della fusione fra nacio ` sardesca): ma fattori come la e nacio ‘‘rifeudalizzazione’’, ovvero l’affermarsi di una nuova egemonia dell’aristocrazia feudale – derivante dall’instaurarsi di un nesso organico fra la potenza economico-sociale della grande ` fondiaria-baronale e la sua proprieta influenza in campo politico-amministrativo – , impongono alla conflittua` politica una forma sempre piu ` lita spiccata di lotta fra consorterie. Ba` rammentare le vicende che stera vanno dall’assassinio del capitano sas´ sarese Angelo Marongiu all’Auto-da-fe ` la vita il cittadino cagliariin cui lascio tano Sigismondo Arquer, alla eliminazione sia del Laconi che del Camarassa – unico momento di reale, profonda rottura nella storia dei rapporti sardoispanici – fino alle divisioni fra partigiani dell’Impero asburgico e dei Borboni di Francia nella guerra di successione spagnola. 4. SENTIMENTO NAZIONALE, ANTIPIEMONTESISMO E ANTIFEUDALESIMO NEL MOVIMENTO ANGIOIANO L’imposizione alla Sardegna del dominio piemontese segna l’avvio di una politica assolutistica e accentratrice che si manifesta ` di non riin particolare nella volonta

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Nazione sarda ` il Parlamento. Nei conconvocare piu fronti delle istituzioni, della lingua e della cultura isolane il governo sabaudo adotta un atteggiamento di assimilazione, prima cauto e gradualistico, ` deciso (si pensi alla ‘‘ripoi sempre piu forma’’ ovvero alla ‘‘italianizzazione’’ ` del 1764-1765) delle due Universita ` ben rappresentata dalla figura che e del ministro Bogino: questi non va considerato – come ha scritto Franco Valsecchi – un ‘‘uomo nuovo’’, ma anzi riprende la pratica del vecchio assolutismo di Emanuele Filiberto il quale, a sua volta, aveva fatto riferimento al ` modello di Carlo V e di Filippo Il, cioe alla compressione delle spinte centrifughe, di carattere localistico, interne all’Impero spagnolo. La piemontesiz` spinta, divenne zazione, sempre piu particolarmente vistosa con l’ingresso dell’elemento forestiero in tutti o quasi gli uffici pubblici di una qualche importanza. L’idea di nazione sarda nei primi decenni della dominazione piemontese sembra affievolirsi: ma, in sintonia con quanto accade nel resto d’Europa, anche in Sardegna sono gli avvenimenti che si verificano alla fine del secolo XVIII (ed in particolare nel cosiddetto ‘‘triennio rivoluzionario’’ 1793-1796) che imprimono ad essa un nuovo grande slancio. In precedenza l’isola non era stata tagliata fuori dall’influenza delle problematiche illuministiche. L’esigenza di un rinnovamento, di un progresso – fortemente avvertita da e´lite intellettuali sia pure ristrette – nel campo economico e scientifico, nella politica e nell’amministrazione, non comporta un ulteriore decadimento del concetto di nazione: il quale, anzi, sulla base di questo nuovo ` ad sostrato teorico tende sempre piu assumere connotati nuovi e diversi. In questa temperie affiora la consapevolezza del nesso fra nazione e lingua; ed

` questa una delle tante prove che non e si tratta di una ‘‘scoperta’’ del romanticismo. Il merito va riconosciuto all’abate ozierese Matteo Madao che nel suo Saggio di un’opera intitolata il ripulimento della lingua sarda si propose di ` elegante, espressivo ed rendere piu eufonico il patrimonio lessicale isolano attraverso il ritorno alla purezza ` con un lavorio sulle delle origini, cioe ‘‘matrici lingue’’ latina e greca. Nelle sue calde esortazioni ai connazionali ´ si riapproprino della loro linaffinche ` del congua madre egli si spinge al di la cetto di nazione sarda come ‘‘corpo po` in relazione litico’’, considerato cioe ` del Regnum Sardiniae e dei all’unita suoi organismi giuridici e politici, per´ a questo elemento aggiunge il pache triottismo linguistico (mutuato da Cicerone) a sua volta collegato con il concetto di nazione (che egli fonda sulla base di un ricorso a Cesare): sono temi ` vivi, vitali e operanti nella classigia ` , e il Madao dimostra di saperlo cita bene. Un notevole esempio dell’in` flusso del movimento dei ‘‘lumi’’ e dato da quella singolare figura di funzionario e di intellettuale che fu Giuseppe Cossu, prima segretario e poi censore della giunta dei monti granatici. I suoi trattati o ‘‘catechismi’’ per gli agricoltori presentano le pagine in italiano alternate a quelle in sardocampidanese, in osservanza a un modello di bilinguismo (quasi) perfetto. ` di arrivare Ma non era solo la necessita a una grande maggioranza – per la quale l’italiano era lingua straniera (e lo era pure per i parroci, che queste opere dovevano leggere e spiegare all’esercito di analfabeti) – che muoveva il Cossu: un aspetto non secondario ` e della sua indella sua personalita ` – che lo porto ` a sconstancabile attivita ` il patrarsi con il ministro Bogino – e ` va aggiunto il fatto che triottismo. A cio

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Nazione sarda egli mantenne sempre stretti rapporti con quel ceto politico emergente dal quale sarebbero usciti gli uomini di punta della Sarda Rivoluzione: primo ` fra tutti Giommaria Angioy. L’attivita del Cossu venne coadiuvata da Domenico Simon, il quale inoltre, a partire dal 1785, tentava di concretizzare un suo ambizioso programma: una grande raccolta dei monumenti e delle opere ` sarda (Rerum sardoarum sulla realta scriptores) a imitazione di Ludovico A. ` in porto, Muratori. L’impresa non ando ma testimonia quanto vivi e molteplici fossero gli interessi nell’ambiente intellettuale cagliaritano di fine secolo e come all’interno di esso andassero or` e l’esigenza mai maturando la volonta di un completo recupero della memoria storica sarda. Coltivando generali ` di patriottismo, settori di borfinalita ghesia professionale cercavano di procurare prestigio a loro stessi e all’isola per fondare su queste basi nuovi spazi di autonomia rispetto alle rigide direttive della corte di Torino. Tutte queste motivazioni confluiscono in quella rin` di Donovata coscienza locale che fara menico Simon e dei suoi fratelli Matteo Luigi e Gianfrancesco figure di spicco ` nel vivo nell’arengo parlamentare. E dello scontro politico e sociale, infatti, ` corpo l’idea di che prende sempre piu nazione sarda. L’inizio del 1793 vede la sconfitta clamorosa del tentativo di sbarco francese nel golfo di Cagliari. Certo, la mobilitazione per respingere ` generale: ma non l’assalto francese e per questo risultano del tutto assenti persone o gruppi che continuano a guardare con simpatia alla Francia e alla rivoluzione. L’interpretazione secondo la quale la sconfitta francese avvenne in seguito a una specie di crociata religiosa scatenata facendo leva sull’odio e la paura per la Francia, di` drasticapinta come l’Anticristo, e

mente smentita dagli avvenimenti successivi: essa infatti, esagerando il mito ` del regno alla della proverbiale fedelta Corona sabauda, non permette di comprendere il ‘‘Vespro sardo’’ del 28 aprile 1794, che porta alla cacciata dei ` delle Piemontesi dall’isola. Al di la cause che stanno alla base di questo evento e della stessa dinamica di quelle giornate, fu indubbiamente l’esasperazione dell’atteggiamento colonialistico, quasi razzista, dei ministri regi (ampiamente documentato perfino da uno storico per questo verso insospettabile come il Manno) la classica goccia che fece traboccare il vaso. Con la vittoria sui francesi viene vigorosamente rilanciata la rivendicazione della ‘‘privativa’’ delle cariche pubbliche ai sardi. Ancora una volta l’idea di ` essere dinazione sarda non puo sgiunta dalla richiesta, che la Deputazione stamentaria rivolge nel 1794 a Vittorio Amedeo III di riconfermare gli antichi privilegi del Regnum Sardi` anche nel niae. La stessa ideologia e Prospetto di un foglio periodico intitolato ‘‘Giornale di Sardegna’’, organo ed ` dinamico e espressione del gruppo piu ` progressivo degli politicamente piu Stamenti. in cui si esordisce affermando: «Gli Ordini del Regno [sono] depositari fedeli della sorte di tutta la nazione». Lo scoppio dei moti nelle campagne, in particolare in quelle logudoresi, lega inequivocabilmente l’idea di nazione sarda non solo allo spirito antipiemontese ma anche e specialmente al rifiuto di accettare le prestazioni e i tributi feudali. Questi temi ricorrono infatti nei manifesti ‘‘incen´ diari’’ (come vennero definiti da vicere e feudatari) che corsero allora da un centro all’altro della Sardegna e che in effetti contribuirono potentemente – insieme all’inno di Francesco Ignazio Mannu Su Patriotta sardu a sos Feuda-

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Nazione sarda tarios – ad accendere nell’animo dei vassalli il fuoco della rivolta antibaronale. Nell’ambito di questa libellistica va citato innanzitutto L’Achille della sarda liberazione ove polemica antiassolutistica, istanza di abolizione del giogo feudale, sentimento nazionale e atteggiamento anticoloniale delle componenti piu ‘‘illuminate’’ della classe dirigente isolana si intrecciano e si fondono come avviene nell’inno del Mannu. In questo modo l’idea di nazione sarda viene liberata dalle angustie di un’accezione meramente giuridica: la nazione, considerata come un tutt’uno di fronte al sovrano, assume un valore fortemente politico. In questo senso il termine ‘‘nazione’’ si accompagna a quello di ‘‘popoli’’ (i ‘‘popoli sardi’’ che formano un’unica co` ‘‘nazionale’’) e, allo stesso munita tempo, si accosta tendenzialmente a ‘‘popolo’’ che, come il peuple della Rivoluzione francese, rinvia al concetto di ‘‘nazione sovrana’’. Accanto a L’Achille va ricordata la lettera Sentimenti del vero patriota sardo che non adula, nel quale torna puntualmente il motivo dell’antagonismo sardo-pie` immontese; il Sardo Patrizio, infine, e ´ stavolta l’attacco non portante perche ` sferrato solo contro il governo regio e e i Piemontesi ma anche – e con maggiore precisione che negli altri libelli – contro «i traditori sardi, che tuttora ne sostenevano ed imitavano le pedate loro». Oltre a questi testi un particolare rilievo meritano le carte del processo Angioy. Le deposizioni di molti testimoni ci informano dal vivo, quasi in ‘‘presa diretta’’, di emozioni, stati d’animo e parole d’ordine ricorrenti fra il seguito di Angioy e anche fra la folla allorquando il giudice della Reale Udienza fa il suo trionfale ingresso a Sassari come Alternos e durante i mesi del suo governo nel Capo

di sopra. Di cruciale importanza fra ` il manoscritto redatto queste carte e da Angioy a Thiesi (14 giugno 1796), indizio della drammatica presa di coscienza della frattura intervenuta nello schieramento nazionale sardo: la sua componente moderata, ormai paga e soddisfatta per aver ottenuto la ` di integrarsi nel sistema, possibilita ` di una ulspaventata dall’eventualita teriore intensificazione dei moti antifeudali, viene accusata di aver ordito un attentato contro la vita dello stesso ` poi in prima Alternos (e del resto sara fila nel promuovere una spietata repressione). Tutti questi documenti in` uscita da una logica dicano che non c’e ` alla che continua a professare fedelta ` costituita Corona (l’unica eccezione e dal gruppo repubblicano facente capo a Gioacchino Mundula e a Francesco ` abbandonata dallo Cilocco): essa sara stesso Angioy solo nel corso dell’esilio francese, come si deduce dal suo memoriale al Direttorio (agosto 1799), in cui cerca di cogliere e di interpretare i tratti distintivi, peculiari e originali ` sarda, comindella individualita ciando dal quadro geografico e morfologico, proseguendo con cenni sugli usi, i costumi, le tradizioni, i rapporti comunitari, l’atteggiamento dei sardi verso gli stranieri fino a quello che si potrebbe chiamare un abbozzo del ‘‘carattere nazionale’’ isolano. Il punto d’approdo dell’esperienza angioiana ` ormai una repubnell’esilio parigino e blica sarda, sia pure (come era del resto inevitabile) sotto il protettorato della Grande Nation. In quegli stessi anni, dopo essersi incontrato con Angioy esule, Domenico Alberto Azuni pubblicava a Parigi la sua opera sulla storia, le istituzioni, la geografia e l’ambiente naturale sardo: per una ` di fattori, di carattere premolteplicita valentemente geo-storico, egli ritiene

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Nazione sarda ` tenir un che l’isola sia destinata «a ´ parmi les nations comrang distingue merc ¸ antes de l’univers». Azuni adopera il termine ‘‘nazione sarda’’ anche in rapporto alle vicende storiche isolane e arriva a riconoscere il persistere ` di una precisa fisionomia della societa locale anche e nonostante le dominazioni che vi si sono susseguite. Nel solco tracciato da Angioy si muove an´che Matteo L. Simon. Anzi, nel suo Me moire pour Napoleon (1803), egli pare voler individuare le linee di un ‘‘carattere nazionale’’ sardo in modo ancor ` esteso e articolato. Il Simon e ` alpiu tresı` consapevole del legame fra nazione e lingua e degli ostacoli che fra questi due elementi sono stati posti dalle vicende storiche e dall’egemonia esercitata dalle lingue dei dominatori. ` di certo un romantico: ma Egli non e questo scritto fornisce un’altra prova che queste idee non erano estranee sia alla cultura sarda che, in generale, a quella del Settecento. Ormai un rapporto fra l’idea di nazione sarda e ` , Eguaglianza e Fraquelle di Liberta ` dirsi fissato. Nel 1802 e ` la tellanza puo sfortunata spedizione in Gallura capi` ferventi e attivi tanata da uno dei piu angioiani, il parroco di Torralba Francesco Sanna Corda, a chiamare le ` masse dei vassalli alla rivolta: e cio ` tentato «A nome del popolo e verra sarda Nazione», come risulta dalle carte e dalle patenti inviate dallo stesso Sanna-Corda che si fregiava del titolo di «Commissario generale della Repubblica Sardo-Francese». Il 1812, ` un momento cruciale anche infine, e per la storia isolana; la ‘‘congiura borghese’’ di Cagliari si situa in una linea ` con i moti di fine Settedi continuita cento soprattutto per la pervivenza della vecchia e mai sopita pregiudiziale antipiemontese: il sentimento nazionale (troppo a lungo soffocato e re-

presso dall’imperialismo napoleonico) dilaga in tutta Europa. 5. TRA IDEOLOGIA NAZIONALE SARDA E RISORGIMENTO ITALIANO Il secolo XIX segna il trionfo del principio di nazio` . Fra i fattori che stanno alla base nalita del concetto di nazione Mazzini sottolinea soprattutto la coscienza della pro` e individualita ` pria storica personalita ` di realizzarla. nazionale e la volonta ` da chiedersi, a questo punto, con C’e quali tempi e in quali termini questa coscienza si sia manifestata in Sarde` in quale modo gna: domandarsi cioe l’idea di nazione sarda e quella di nazione italiana siano entrate in relazione tra loro. Negli anni che vanno dal 1820 al 1847 si comincia a verificare nell’isola un fervore nuovo di studi dei quali si fanno antesignani gli storici Lodovico Baylle, Pasquale Tola, Vittorio Angius, Giuseppe Manno e Gio` solo un aspetto vanni Spano. Questo e ` generale risveglio che si madi un piu nifesta sia in campo economico che politico-culturale: cosı` l’isola non rimane impermeabile all’influenza dell’universo ideale romantico. Una conferma `e ` da ricercare in un manoscritto di cio giovanile del Tola, Carattere nazionale dei Sardi. In questo breve testo, che sarebbe dovuto comparire in un periodico ma rimase incompiuto, l’autore sostiene che gli uomini abitanti un territorio, con lo stesso clima e gli stessi usi, costumi e tradizioni, hanno necessariamente un carattere che li acco` proprio questo che fa della muna: ed e Sardegna «un luogo distinto nelle moderne nazioni d’Europa». La storiogra` dunque anifia sarda dell’Ottocento e mata da un’ispirazione di carattere pa` triottico: oltre al caso del Tola, si puo ricordare la figura di Vittorio Angius. Anche lo Spano contribuisce in misura decisiva alla rinascita degli studi: nell’Ortographia sarda nationale (1840) e

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Nazione sarda nel Vocabolariu sardu italianu e ita` cosciente del lianu sardu (1851) egli e nesso fra nazione e lingua e di quest’ultimo fattore come indizio dell’esi` nazionale. Lo stenza di una comunita Spano guarda ormai alla Sardegna come a una componente di quel «civile e morale risorgimento» di cui il Piemonte e la dinastia sabauda sarebbero i principali artefici. A questo punto occorre individuare le cause di questo atteggiamento sintomatico. Proprio negli anni in cui questa ripresa culturale ` in atto, l’idea di nazione italiana e prima si affianca a quella di nazione sarda e successivamente si sovrappone ad essa – come ha sostenuto Renzo Laconi – fino a diventare dominante nella coscienza dei ceti dirigenti politici e ` si verifica atintellettuali isolani. Cio traverso alcune tappe decisive. Il vei` innanzicolo di questo mutamento e tutto il neoguelfismo di Vincenzo Gioberti, che trova favorevole ricezione soprattutto nell’ambito universitario. Giobertiano illustre sia sul piano politico che culturale fu Giovanni Siotto Pintor. Nella sua prima opera di un certo rilievo egli fornisce in modo esemplare quel singolare, contraddittorio e confuso intreccio fra l’idea di nazione sarda e quella di nazione italiana che costituisce come il marchio di una coscienza scissa, destinata d’ora in poi ad accentuarsi e a contraddistinguere l’intellighenzia isolana. Infatti Siotto Pintor usa il concetto di ‘‘nazione sarda’’ ma sostiene poi che i sardi sono italiani come indole, costumi, governo e anche origini: palesemente una contraddizione in termini, almeno in un’epoca come quella romantica in cui si tende a sottolineare ` di ogni singola ‘‘anima’’ l’irriducibilita nazionale. I gruppi dirigenti locali ven` potentemente risucgono sempre piu chiati nell’orbita del moto nazionale e

unitario della penisola. Ma non basta rinviare a una motivazione di tipo sto` indispensabile anche rico-politico, e discendere alle radici strutturali di ` stata una mancata assunquella che e zione di coscienza – del proprio com` – da pito, delle proprie responsabilita parte della borghesia isolana: il mancato decollo di una rivoluzione industriale e di un meccanismo di autonomo sviluppo capitalistico. A questo punto non deve neppure meravigliare che le classi dominanti non siano state capaci di far valere una loro forza con` nel Risorgitrattuale, di inserirsi cioe mento con qualche rivendicazione di carattere ‘‘autoctono’’ che non fosse quella di una pura e semplice integrazione in chiave esclusivamente amministrativa, e quindi subalterna. In ve` fino al 1847 nessuno dubita che la rita Sardegna sia una nazione: da Carlo Al´ De Launay agli storici berto al vicere sardi, tutti lo ribadiscono a chiare lettere. Il quadro comincia a cambiare, anche per questo aspetto, dopo quel` dopo la ‘‘perfetta fusione’’ l’anno, cioe con gli stati di terraferma. Paradossalmente (ma poi non tanto) chi – mentre viene lanciata e recepita la richiesta di ` cosciente, in modo per‘‘fusione’’ – e ` nafino acuto, di una marcata diversita ` invece un zionale della Sardegna, e piemontese, Carlo Baudi di Vesme. In una sua opera apparsa nel 1848 egli mostra di considerare la situazione isolana come carica di pericoli e di minacce per il Piemonte e propone di procedere colpendo innanzitutto con decisione la lingua sarda, proibendola ` «severamente in ogni atto pubcioe blico civile non meno che nelle funzioni ecclesiastiche, tranne le prediche». Baudi di Vesme non si fa illusioni: l’antipiemontesismo, soprat` mai venuto tutto a Cagliari, non e meno nonostante le proteste e le riaf-

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Nazione sarda fermazioni di fratellanza con i popoli ` vissuti anzi fino a di terraferma; si e quel momento – aggiunge – non in attesa di una completa unificazione della Sardegna al resto dello Stato ma addirittura di un ‘‘rinnovamento del ` della storica Novantaquattro’’, cioe ‘‘emozione popolare’’ che aveva portato alla cacciata dei Piemontesi. Ma, rimossi gli ostacoli che sul piano politico-istituzionale e soprattutto su quello etnico e linguistico differenziano la Sardegna dal Piemonte, nulla ` piu ` impedire che l’isola diventi potra un tutt’uno con gli altri stati del re e si italianizzi davvero. Di fronte alle illusioni e alla retorica piagnucolosa che caratterizzano le giornate sarde del no` vembre 1847, questo libro, privo com’e di fronzoli, rappresenta a pieno titolo l’ottica programmaticamente coloniale della borghesia piemontese. L’equivoco di un mai chiarito intreccio fra l’idea di nazione sarda e quella di nazione italiana si ripresenta nelle vicende, nei dibattiti e nelle polemiche che accompagnano la comparsa delle Carte d’Arborea (dichiarate indiscutibilmente false nel 1870): esse attribuivano alla Sardegna nel Medioevo una fioritura artistica, letteraria, storica e giuridica per opera di dotti, artisti e poeti insigni, per cui la pratica della poesia italiana sarebbe stata in Sardegna di qualche secolo anteriore alle prime manifestazioni conosciute del volgare. Anche questo fenomeno va inquadrato in un contesto romantico. Mentre scrittori, pensatori, narratori e ` oppresse in patrioti delle nazionalita Europa cercano di valorizzare il passato storico per poggiarvi la rivendicazione di una missione che esse sarebbero chiamate a svolgere in seno all’u` (basti pensare alle teorie di manita Mazzini o alla produzione dello scrittore polacco Adam Mickiewicz), anche

gli intellettuali sardi cercano di dare vita a un’operazione per certi versi analoga e affine. Ma su quali basi e con quali intenti i falsificatori delle Carte d’Arborea cercarono di costruire l’idea di una missione della Sardegna? Su di una immagine di essa come culla ` di vera, pura della poesia italiana, cioe `. Nelle Carte i documenti e i italianita componimenti poetici in sardo sono in maggioranza: ma, ancora una volta, cercare di dimostrare che l’isola fu ita` negare l’idea di naliana dalle origini e ` corrisponde zione sarda, anche se cio ` e preall’intento di restituire dignita stigio a una terra che si sentiva disprezzata e trascurata. Un’altra fondamentale tappa attraverso la quale prende consistenza una coscienza nazionale ` rappresentata dalla geneitaliana e rale protesta che si produce nel 1861, quando si diffondono le voci di una cessione dell’isola ai francesi. Il Consiglio provinciale di Sassari, per fare un esempio, dichiara solennemente che si tratterebbe di una lampante viola`, perzione del principio di nazionalita ´ si metterebbe in discussione l’itache ` proprio in ` della Sardegna. E lianita questa occasione che viene pubblicato l’opuscolo di Mazzini su La Sardegna, scritto grazie alla collaborazione di Giorgio Asproni. Anche Mazzini (come aveva fatto a suo tempo Gioberti nel Primato) proclama con sicurezza che ` italianissima; egli esalta all’isola e ` dei sardi verso la cotresı` la fedelta mune patria peninsulare (citando il caso del 1793) e sottolinea semmai il debito di riconoscenza del nuovo Stato verso una terra a lungo dimenticata dalla politica sabauda. Queste prese di posizione non annullano tuttavia l’antipiemontesismo, che continua a essere vivo e che si manifesta soprattutto nella polemica anticavouriana. Essa accomuna studiosi e intellettuali

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Nazione sarda ` vari e disparati orientamenti dei piu ` il denominatore di battaideologici, e glie condotte da schieramenti politici anche opposti fra di loro. Analoghe tendenze si possono riscontrare sulla ` – si badi bene – stampa isolana: ma cio non si traduce automaticamente nella formazione di un sentimento nazionale sardo. Negli scritti e nella pratica politica dei principali esponenti delle correnti democratiche risorgimentali come Giorgio Asproni e Giovanni Bat` tista Tuveri, l’idea di nazione sarda e del tutto assente. Non manca in Asproni un fortissimo, quasi viscerale attaccamento alla terra natia, un vero e proprio amor patrio, componente in` e del delebile della sua personalita suo temperamento: ma sia lui che Tuveri sono ormai assorbiti dai problemi posti dalla formazione dello Stato unitario che intendono riformare in senso repubblicano e federalistico. In con` dopo il 1848, e in misura declusione, e finitiva dopo il 1861, una volta proclamato il Regno d’Italia, che si delinea e si compie il dramma della Sardegna. ` Essa, soprattutto per le responsabilita dei suoi intellettuali che (fatte poche eccezioni) si pongono in modo sempre ` spiccato come mediatori subalpiu terni, quasi servili, fra centri di potere ` locale, comincia a viesterni e realta vere in una situazione di accentuata alienazione linguistico-culturale. 6. LA ‘‘NAZIONE PENSATA IN ITALIANO’’ L’ingresso della Sardegna nella compagine statale unitaria e il duro centralismo dello Stato liberale – che aggrava il processo di satellizzazione e di dominio di tipo coloniale – non porta alla scomparsa di quella forte caratterizzazione individuale dell’isola che viene osservata soprattutto dalla memoriali` dell’Ottostica nella seconda meta ` proprio alla fine del secento. Anzi, e colo che prende corpo una forma di

tendenziale ‘‘nazionalismo’’ che affonda le sue radici nel tentativo di far decollare un autonomo sviluppo capitalistico, troncato sul nascere dalla guerra doganale con la Francia. La borghesia locale vede deluse le sue aspirazioni a ritagliarsi un proprio spazio nel mercato italiano e internazionale: in seguito a questo travaglio cominciano a maturare in seno ai ceti dirigenti le prime istanze autonomistiche. ` qualitativamente e Questo fenomeno e quantitativamente diverso da quel sen` – definito timento dell’individualita ‘‘nazionale’’ da Emilio Lussu – che si manifesta nel primo dopoguerra e si contraddistingue in quanto non riguarda solo i gradi alti della piramide sociale ma coinvolge soprattutto le ` da chiedersi tutmasse contadine. C’e tavia se il combattentismo e il sardismo abbiano dato luogo a un vero e proprio ‘‘nazionalismo’’ isolano. Per rispondere a tale quesito occorre riferirsi innanzitutto all’esperienza traumatica e sconvolgente dei proletari sardi che avevano combattuto nella Brigata ‘‘Sassari’’. Essa rappresenta il grande ‘‘deposito rivoluzionario’’ – secondo le parole di Lussu – i cui contenuti si riversano dopo la fine del conflitto nella lotta politica con effetti immediati sugli schieramenti preesistenti. Alla fine del 1915 i militari di ‘‘stirpe sarda’’, secondo un ordine di servizio del Comando supremo, vengono trasferiti dalle diverse brigate di fanteria nella ‘‘Sassari’’. Il sostrato ideologico di questo termine ‘‘stirpe’’ ` da collegare alla cultura positivistica e che negli anni a cavallo fra Ottocento e Novecento guida le indagini antropologiche sulla Sardegna di Alfredo Niceforo e Giuseppe Sergi. Soprattutto il ` ’’ irriduciprimo nota una ‘‘diversita ` in terbile dei sardi: ma una diversita mini negativi, che lo porta a conside-

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Nazione sarda rarli come ‘‘residui’’ e ‘‘scorie’’ di un mondo ormai scomparso. L’influsso degli studiosi razzisti, incorporato nel sapere antropologico e medico dello ` o meno Stato, sbocca nel razzismo piu esplicito degli Alti comandi che si ritrova anche negli articoli dei corri´ , mentre a spondenti di guerra. Sicche opera delle fonti ufficiali (bollettini di guerra) e di quelle giornalistiche diventa ossessiva e martellante la propa` dei ganda che ribadisce l’italianita ` alla madre cosardi, la loro fedelta ` ’’ mune, nelle stesse sedi la ‘‘diversita ` esaltata in funzione d’un midei sardi e gliore rendimento della Brigata come macchina di guerra. Il conflitto costituisce una straordinaria, insostituibile esperienza che fa della ‘‘Sassari’’ un corpo ben distinto da tutti gli altri. Da essa nasce infatti la concezione della Brigata come ‘‘Sardegna armata’’ – formulata innanzitutto da Camillo Bellieni – di chiara matrice ideologica giacobina che, trasferita nei primissimi anni Venti dalla pubblicistica al piano delle lotte politiche, spiega in gran parte l’entusiasmo e il seguito che si coagularono prima intorno al movimento degli ex combattenti, poi intorno al Partito Sardo d’Azione. Peraltro, va rimarcato che, se ci furono con` della Sarvinti assertori dell’italianita degna, essi furono proprio alcuni fra i principali leader sardisti. Questo at` dovuto a una loro adeteggiamento e ` o meno cosciente, ai princı`pi sione, piu ` il caso di del nazionalismo italiano. E Umberto Cao, che fin dal 1918 ripropone – nel suo opuscolo Per l’autonomia – l’ambiguo retaggio del positivismo di fine Ottocento riprendendo i due concetti chiave di ‘‘razza’’ e ‘‘stirpe’’, sia pure in un’accezione diversa, non spregiativa. Egidio Pilia, in` teorica vece, cerca di conferire dignita proprio all’idea di nazione sarda: an-

ch’egli tuttavia ricorre all’armamentario concettuale dell’antropologia razzista (soprattutto all’analisi sergiana della ‘‘stirpe mediterranea’’), sia pure per ribaltarla nel suo complesso. La ` qui definita senz’altro una Sardegna e ` tale per un insieme di nazione: essa e fattori geologici, antropologici, etnolo` l’unico dirigici e linguistici. Pilia e gente del movimento degli ex combat` anche in seguito un isotenti (e rimarra lato) a teorizzare a chiare lettere l’esistenza di una nazione sarda e, in rap` , l’obiettivo dell’indipenporto a cio denza (che fu invece sempre rifiutato con decisione da Lussu, da Bellieni e da Pietro Mastino). Ma il fatto che Pilia ` deteriore e deprecaattinga alla piu bile tradizione antropologica inficia del tutto le sue argomentazioni. Con un approccio ben altrimenti problematico, Bellieni in un articolo del 1920 si pone apertamente il problema dell’esistenza o meno di una questione nazionale in Sardegna, arrivando a queste conclusioni: «Esiste la materia nel nostro paese per costruire una nazione, ma questa materia per il passato non `, divenne mai coscienza, ed ora che lo e ` pensata da noi con intelletto di itae liani». Il movimento degli ex combattenti prima e il PSd’Az poi accolsero del resto nelle loro file un uomo come Paolo Orano, autore del famigerato libello razzista Psicologia della Sardegna ` il suo (nel 1919 Lussu stesso adopero ` grande prestigio affinche ´ Orano gia ` conferma fosse eletto deputato). Cio che entrambi questi schieramenti furono dei ‘‘crocevia’’ dove si intersecarono spinte ideali e politiche spesso contrapposte. Anche la presenza di ` come Orano e Cao sta due personalita ´ a dimostrare che il PSd’Az non fu, ne poteva essere, un partito nazionalista ` semplicemente, una isolano, ma fu, piu forza regionalista guidata da intellet-

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Nazione sarda tuali urbani che, in modo incerto, oscillante e contraddittorio, cercarono di farsi portavoce del sovversivismo dei ceti rurali. 7. GRAMSCI, LUSSU E ALTRI Il nodo dell’esistenza o meno di una questione nazionale in Sardegna si ripropone nel carteggio Gramsci-Lussu dell’estate ` significativo che sia stato 1926. E Gramsci a porre per primo il quesito: Gramsci chiede se la politica del regime fascista che ha compresso e soffocato ogni istanza di autonomia locale abbia allo stesso tempo posto «la questione dell’autonomia su un terreno ` radicale di rivendicazioni a tipo piu ` neganazionale»; la risposta di Lussu e tiva: qui egli riprende il concetto di ‘‘nazione fallita’’ che mutua anche in questa occasione da quello di ‘‘nazione ` enucleato da Bellieni. In abortiva’’, gia ` per Gramsci sussistono in Sarrealta degna solo alcuni elementi di una questione nazionale, non tutti individua` essenziali. bili e neppure quelli piu Gramsci riteneva indispensabile la presenza di una serie di fattori oggettivi (territorio e lingua innanzitutto) e, ` , come tratto decisivo, la soggettiin piu ` , cioe ` la volonta ` di essere nazione: vita per arrivare a tanto il sentimento nazionale deve essere diffuso in seno a tutto il popolo o nella parte prevalente di esso, cosı` da agire come forza ‘‘crea` necessario che tiva’’ diffusa. Infine e un gruppo egemonico di tipo ‘‘urbano’’ si ponga alla testa delle masse popolari per unificarle in nazione. La riflessione di Gramsci nei Quaderni del carcere costituisce una sorta di prolungamento teorico estremamente coerente delle posizioni in base alle quali egli aveva fornito a Ruggero Grieco le indicazioni per la stesura di quell’Appello dell’internazionale contadina al V Congresso del PSd’Az (1925) che si concludeva inneggiando alla repubblica

sarda degli operai e dei contadini nella federazione soviettista italiana (que` inserito anche sto stesso obiettivo sara nel programma del Congresso di Colonia del Pcdi, nel 1931). Invece la solu` matuzione federalista che Lussu ando rando negli anni dell’esilio non poggia sulla constatazione di questioni nazionali o semi-nazionali sottese allo Stato, ma sul concetto di ‘‘regione’’ come ` morale, etnica, linguistica e ‘‘un’unita ` adatta a diventare unita ` sociale, la piu ` , ci politica’’. Nello Stato italiano, cioe sarebbero solo regioni e la Sardegna figurerebbe, sia pure con una sua precisa fisionomia, fra queste. Con il consolidamento del fascismo l’idea di nazione sarda non subisce una completa `o eclisse, ma sopravvive in circoli piu ` da ricormeno ristretti. Fra questi e dare il gruppo che si raccolse a Cagliari intorno allo storico, scrittore, editore e libraio Raimondo Carta Raspi, animatore della Fondazione Il Nuraghe e dell’omonima rivista. Fra la fine degli anni Venti e l’inizio degli anni Trenta essa raccolse su di un piano specificatamente culturale l’e` di certo sardismo ‘‘non alliredita neato’’, rappresentando quasi l’oggettivo contraltare dell’ambigua operazione del ‘‘sardofascismo’’, tentata dai dirigenti sardisti transfughi nel PNF, ` anche attraverso la che si concretizzo pubblicazione di una rivista come ‘‘Mediterranea’’ (nonostante alcune ini` ‘‘frondiste’’ e di riforma ziali velleita interna al fascismo, la rivista divenne ben presto pienamente funzionale alla politica espansionistica e coloniale del governo di Mussolini). Negli anni ` Trenta il momento politicamente piu alto di affermazione dei valori nazio` rappresentato dall’espenali sardi e rienza della batteria ‘‘Carlo Rosselli’’, che combatte nella guerra civile spagnola sotto la bandiera rossa con lo

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Nazione sarda stemma dei quattro mori, al comando ` occasioni Giadi Dino Giacobbe: in piu cobbe ha insistito sul ruolo di questa formazione come espressione della ‘‘nazione sarda’’. In definitiva – a parte le riflessioni frammentarie ma eloquenti di Bellieni – negli anni del ` in seprimo dopoguerra e ancor piu guito la problematica della nazione sarda non fu sottoposta a un serio approfondimento teorico. Il ‘‘sentimento nazionale’’ che, per ammissione dello stesso Lussu, era emerso prepotente`– mente, rimase un fuoco che continuo come continua ancor oggi – a bruciare sotto la cenere del regionalismo e dell’autonomismo. 8. IL SECONDO DOPOGUERRA E IL RISVEGLIO LINGUISTICO E CULTURALE Nel secondo dopoguerra l’idea di nazione sarda si mantenne latente. ` del tutto un’analisi intorno a Manco ` , che cosa si puo ` chiamare, che cosa e ` definire la nazione sarda. come si puo ` di condurre una serrata La necessita battaglia contro la componente moderata e conservatrice del PSd’Az spinge Lussu, subito dopo il 1945, a iniziare una dura polemica contro il ‘‘nazionalismo sardo’’: egli attacca con energia la ‘‘destra nazionalista’’, non solo per´ si fa portatrice di un progetto piu `o che meno consapevolmente separatistico ´ il separatismo ma soprattutto perche ` , per Lussu, un elemento di corrue zione e di degradazione politica e mo` questo uno dei contenuti (e tutrale. E ` polit’altro che marginale) dell’attivita tica lussiana prima e immediatamente dopo la scissione che segna il sorgere del Partito Sardo d’Azione Socialista (1948). Negli ultimi anni della sua vita Lussu matura nuovi interessi. Segue con passione le iniziative promosse da ` stato assai imquel movimento che e propriamente chiamato ‘‘neosardista’’. Si preoccupa per le sorti della lin-

` dal 1946, del resto, aveva gua sarda: gia sostenuto alla Consulta regionale la ` di sancire l’obbligo di insenecessita gnarla. Va comunque sottolineato che ` del conLussu non si spinse mai al di la cetto di ‘‘nazione fallita’’ o ‘‘mancata’’ e ` mai di fondarlo o giustiche non cerco ficarlo da un punto di vista sia teorico che storico. Purtroppo la battaglia di Lussu rimase minoritaria soprattutto sul piano istituzionale. I problemi delle minoranze etniche e linguistiche e gli stessi progetti federalistici come quello lussiano non furono presi adeguatamente in considerazione dall’Assemblea costituente soprattutto per i forti timori nutriti dai principali partiti di massa, DC, PCI e PSI, nei confronti di spinte che si consideravano in ogni caso centrifughe e antiunitarie. E i resoconti dei lavori della Consulta regionale dimostrano che, a parte qualche spunto occasionale, i principali leader delle forze politiche isolane non ebbero assolutamente consa`, pevolezza dei problemi dell’identita innanzitutto linguistica e culturale, dei sardi. La tematica della ‘‘nazione sarda’’ rimase quasi completamente in ombra negli anni Cinquanta, anche per la crisi del sardismo, legata alla partecipazione subalterna del PSd’Az ai governi regionali centristi guidati dalla DC. Tuttavia, negli anni Sessanta, in corrispondenza di un moto di risveglio politico e culturale che del resto non si verifica solo in Sardegna, il tema fa la sua ricomparsa nella produzione teorica e giornalistica e nella pratica politica di Antonio Simon Mossa. Egli pone il concetto di nazione ` delle sarda in relazione con la realta minoranze nazionali in Europa (Catalogna, Paesi baschi, Corsica ecc.). All’europeismo ufficiale, di vertice, al Mercato Comune Europeo, visto come sistema chiuso, come concentrazione

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Nazione sarda di nazionalismi, egli oppone quello ` di una valutazione delle etnie. Al di la del suo disegno politico, che negli ul` precisantimi anni della sua vita ando dosi in una direzione indipendentista, egli fu il primo ad abbinare l’idea di nazione sarda all’ipotesi federativa. I fermenti che vanno maturando alla fine degli anni Sessanta per esplodere in seguito sono preannunciati dai rigoroso impegno di Michelangelo Pira sul ` lui che pone apertabilinguismo. E ` mente un problema, che a lungo sara ` ufficonsiderato dall’intellettualita ciale isolana quasi come una sua questione personale. 9 . L’ E S P E R I E N Z A D I ‘‘ S U P O P U L U ` netta SARDU’’ Ma una cesura ancor piu ` rappresentata, agli con la tradizione e inizi degli anni Settanta, dalla costituzione di ‘‘Su populu sardu. Moimentu contra su colonialismu’’ (la sigla diven` negli ultimi anni MPS: ‘‘Moimentu tera de su populu sardu’’). Le sue radici sono da cercare nella rottura politica e ideologica provocata dalle lotte del 1968 e dalle ripercussioni e gli esiti originali che queste ebbero in Sardegna. Nasce cosı` quel complesso fenomeno ` stato poi chiamato ‘‘neosardiche e smo’’: definizione assolutamente equivoca, di derivazione giornalistica, tut` di esprestora usata per comodita sione, ma mai accettata e tanto meno fatta propria da quanti (gruppi, organi`) intende desismi, singole personalita gnare. Questi infatti hanno sempre preferito ricorrere a termini come ‘‘anticolonialismo’’, ‘‘anticolonialista’’ e ‘‘nazionalitario’’, se non addirittura a ‘‘nazionalismo’’ e a ‘‘nazionalista’’. Nell’aprile del 1973 ‘‘Su populu sardu’’ ` a pubblicare l’omonimo giorcomincio nale bilingue (l’ultimo numero uscı` nel ` nel panogennaio 1980): una novita rama politico, culturale e anche edito` riale dell’isola; l’unico precedente e

rappresentato dal settimanale (ugualmente bilingue) ‘‘Controgiornale di Radio Sardegna’’, coordinato da Michelangelo Pira e messo in onda nel 1967 e 1968; per la prima volta qualcuno si rivolgeva a un’opinione pubblica ancora perplessa, se non stupefatta, parlando in sardo delle lotte dei vietnamiti. Attraverso il periodico ‘‘Su populu sardu’’ viene proposta una critica radicale alla dipendenza economica e politica della Sardegna, classificata come colonia, e viene condotta un’aspra denuncia del ‘‘succursalismo’’ delle forze politiche locali (com` della loro prese quelle di sinistra), cioe supina obbedienza alle centrali romane: ma, soprattutto, si cerca di attuare l’ambizioso programma di coniugare marxismo e ideologia sardista, istanze che postulano l’esistenza di una nazione sarda oppressa con rivendicazioni sociali di segno classista. Il ` altresı` ampio spazio giornale dedico alle vicende, alle esperienze di lotta, ` complessiva delle minoalla realta ranze nazionali ed etnico-linguistiche non solo d’Europa ma di tutto il mondo; alla questione della lingua, che ebbe in certi momenti un rilievo preponderante; alla battaglia per la difesa e la ` nazionale rifondazione dell’identita sarda. Ripropose infine a puntate una ricostruzione storica del passato isolano riletto nell’ottica di una questione nazionale e coloniale. Nella precisazione degli obiettivi strategici dell’or` significava avanzare ganizzazione cio la richiesta di autodeterminazione: ‘‘Stato socialista sardo’’ o ‘‘Repubblica sarda dei lavoratori’’ divennero le parole d’ordine. Va tuttavia rilevato che rispetto al concetto di nazione il gior` mai al di la ` di un rinale non ando chiamo alla generale definizione stali` una comuniana per cui la nazione «e ` stabile, storicamente formatasi, di nita

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Nazione sarda lingua, di territorio, di vita economica e di conformazione psichica che si manifesta nella comune cultura». Tali schemi marx-leninisti, di stampo terzinternazionalista, vengono automaticamente considerati suscettibili di ap` plicazione al caso sardo, senza che cio ` approdia luogo a una riflessione piu fondita. In altri documenti ‘‘Su populu ` sul concetto di nazione sardu’’ torno sarda vista come aggregato suddiviso in classi e all’interno del quale sussiste ` sol’antagonismo e la conflittualita ` , insiciale; cosı` come, in rapporto a cio ` di una saldatura stette sulla necessita fra processo di liberazione nazionale e lotta di classe. Ma anche questi enunciati rimasero privi di ulteriori sviluppi teorici. ` co10. LE ‘‘LINGUE TAGLIATE’’ Nel 1975 e munque evidente che la crisi economico-sociale, la consapevolezza sem` acuta (che ormai e ` fatto di pre piu massa) del fallimento del Piano di Ri´ la stessa azione ‘‘nanascita, nonche zionalitaria’’ hanno determinato un nuovo, diffuso sentimento della ‘‘diver` ’’ e dell’individualita ` sarde, il sita quale comincia a vincolare al confronto le forze politiche e anche gli in` restii a misurarsi con tellettuali piu questi nodi: lo dimostra il dibattito che fra la fine del 1974, lungo tutto il 1975 e oltre si svolge sulle colonne de ‘‘L’Unione sarda’’, ‘‘La Nuova Sardegna’’ e ‘‘Rinascita sarda’’. Lo vivacizzano, fra l’altro, le reazioni, le repliche, le polemiche suscitate dalla pubblicazione del libro Le lingue tagliate di Sergio Salvi, il quale, delineando un quadro delle minoranze nazionali ed etnico-linguistiche interne allo Stato italiano e denunciando il rischio della scomparsa del loro patrimonio linguistico, riserva un ampio capitolo alla Sardegna. In generale, a parte i contributi ricchi e stimolanti che certo non

mancano (in particolare quelli di Umberto Cardia), il dibattito evidenzia che ` costituito dal concetto di nail tabu ` che zione, con il carico di ambiguita esso si trascina dietro, inibisce l’individuazione di una strada per una indagine storica come presupposto indispensabile per una ridefinizione globale del problema. Questo bersaglio ` centrato neppure fra la fine non verra del 1977 e l’inizio del 1978 quando le polemiche (peraltro feconde) riprendono in seguito alla presentazione (ad opera dei periodici ‘‘Nazione sarda’’, ‘‘Sa Sardigna’’, ‘‘Sardegna-Europa’’, cui poi si affianca ‘‘Su populu sardu’’) della proposta di legge regionale di iniziativa popolare per l’instaurazione di un regime di bilinguismo giuridico perfetto. Gli interventi che si susseguono sulla stampa e in numerose as` del resto semblee privilegiano, com’e inevitabile, il nodo della lingua, non quello della nazione. Questo termine ` comunque oggi compare sempre piu frequentemente nel lessico del nostro mondo politico-culturale. E questa volta, si badi bene, non solo da parte di gruppi, organizzazioni e giornali che ` da tempo hanno innalzato la bangia `. Si consideri infatti diera dell’identita il caso del PSdAz, che nel primo e nel secondo dopoguerra non aveva mai parlato di ‘‘nazione sarda’’ e che invece, all’inizio della legislatura regionale 1979-1984, auspicava per bocca di un suo consigliere che l’Assemblea regionale si trasformasse in ‘‘Costituente della Nazione sarda’’. Il termine fa il suo primo, sia pure timido, ingresso anche in seno allo schieramento sindacale unitario: lo ritroviamo nella preparazione e nello svolgimento della marcia Pro su trabagliu promossa dall’FLM sarda sul finire del 1979 e, sem` spesso, in assemblee di fabpre piu brica, in convegni e congressi delle va-

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Neapolis rie componenti sindacali, come non era accaduto nemmeno durante i cicli ` alti delle lotte operaie nelle mipiu niere o di quelle contadine per la terra. Infine, in tempi assai recenti, espo` delle piu ` disparate nenti e personalita forze politiche o di varia estrazione e ` ideologica e culturale sensibilita ` spesso riferihanno fatto sempre piu mento al sentimento ‘‘nazionale’’ dei sardi, anche se con significati assai diversi fra loro o addirittura antitetici. ` pro11. UNA QUESTIONE IRRISOLTA E prio a partire da tutte queste multiformi tendenze che occorre cercare una soluzione terminologica del problema che garantisca un adeguato rigore teorico. Sergio Salvi ha avanzato ` ’’, inteso il concetto di ‘‘nazionalita come termine medio fra minoranza etnico-linguistica e nazione: con esso, se` connotare un condo Salvi, si puo gruppo umano che abita un territorio determinato e che si differenzia dagli altri per un insieme di caratteristiche linguistiche e culturali (in senso ampio), storiche e socio-economiche, le quali comportano nei suoi membri la ` particolare, coscienza di un’identita non necessariamente esplicita (o non ` elevato di ancora tale a un grado piu consapevolezza teorica) concretantesi nella domanda di organizzazione autonoma del proprio spazio politico, culturale e amministrativo. L’accettazione di questo termine non implica l’i` di una soluzione indipennevitabilita dentistica, come quella fatta propria dal PSd’Az nel suo XX congresso (1981). Il nocciolo teorico del problema ` un altro: il fattore nazionale e quello e ` tendono a ridivendelle nazionalita ` una costante non setare sempre piu condaria nella scena politica europea e mondiale. Non ci sono solo i casi dei catalani, dei baschi, degli irlandesi, degli occitani e dei corsi. Non si tratta

di un residuo o, peggio, di un relitto ` il prodotto della dell’Ottocento, ma e ` crisi degli stati ‘‘nazionali’’ (in realta plurinazionali al loro interno), dello stesso capitalismo occidentale, degli assetti autonomistico-territoriali esistenti. Le politiche di sovranazionalizzazione, di integrazione monopolistica, di pianificazione centralizzata, ` accentuata fra di simbiosi sempre piu economico e politico, lungi dal decretare la scomparsa degli stati e delle questioni nazionali stanno riacutizzando, allo stesso tempo, anche i pro` e delle minoblemi delle nazionalita ranze etnico-linguistiche. Questi fattori vanno esaminati nella loro interdipendenza, per evitare di continuare a liquidare come esplosioni di irrazionalismo fenomeni molto complessi. [FEDERICO FRANCIONI]

‘‘Nazione sarda’’2 Mensile bilingue ` politica economica e cul‘‘dell’identita turale’’, diretto da Antonello Satta, pubblicato a Cagliari.

Nazzari, Amedeo = Buffa, Salvatore Amedeo

Nazzari, Vanda Pittrice e scultrice (n. ` formata nella sua Cagliari 1935). Si e ` natale e partecipa attivamente citta alla sua vita culturale. Ha esordito nel 1980, facendosi notare per una pittura dai toni delicati. Dopo il 1990 ha avviato un interessante esperimento ai confini tra pittura e scultura, utiliz` disparati. zando i materiali piu

Neapolis Antico centro abitato (oggi Santa Maria de Nabui, Guspini). Menzionata dalle fonti letterarie, sia in relazione al toponimo, sia agli abitanti – i Neapolitani – sia infine al territorium, N. era localizzata a sud-est del golfo di Oristano, su un sistema di dossi alluvionali, a ridosso di uno specchio lagunare costituito dagli stagni di Santa Maria-San Giovanni-Marceddı`. Il carattere costiero del centro, che Tolo-

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Neapolis ` della costa ocmeo inserisce tra le citta cidentale dell’isola, sarebbe peraltro testimoniato dall’esistenza di un Neapolitanus portus, documentato da portolani e carte nautiche del secolo XIII. La posizione geografica e insieme la ricchezza di risorse naturali (vocazione agricola nella parte sud-est, risorse metallifere a sud-ovest, bacini lagunari a nord), dovettero rappresentare le condizioni privilegiate per la fondazione di N. da parte di Cartagine sul finire del secolo VI a.C. Il nuovo ` incentro aveva attirato sia comunita ` digene del Neolitico recente e di eta nuragica (fasi del Bronzo Tardo e Finale), sia mercanti fenici almeno dal ` secolo VII a.C., assicurando alla citta ` di vita fino a eta ` altomeuna continuita dioevale, se non anche medioevale, ` data l’attestazione, attorno alla meta del secolo XIII, di una Domo de N., ossia un modesto agglomerato legato a fondi rustici. Le indagini archeologi`, dopo gli scavi del lonche nella citta tano 1858 e del 1951, sono state condotte attraverso lunghe e intense ricerche topografiche da parte di Rai` stato mondo Zucca. A partire dal 2000 e avviato, dalla Soprintendenza archeologica di Cagliari e di Oristano e dall’U` degli Studi di Sassari, un proniversita getto di scavi sistematici concentrati precipuamente su una grande area pubblica. La fisionomia urbanistica finora nota si riferisce alla Neapolis romana. Dell’impianto urbano punico si conosce infatti ben poco: presso la ` un tratto parte nord-ovest della citta di mura in opera quadrata realizzata ` ascrivibile con blocchi di arenaria e tra il secolo IV a.C. e il III a.C., mentre ` punica a sud una necropoli che dall’eta sarebbe stata in uso fino all’alto Im` inoltre ipotizzabile, poco a pero. E nord-est del limite urbano, l’esistenza ` di un santuario dedicato a una divinita

salutifera, alla luce del ritrovamento di un deposito votivo di statuine raffiguranti devoti sofferenti (secc. IV-III a.C.). Della Neapolis punica, pur nella scarsa conoscenza dell’organizzazione urbana, non sfugge tuttavia la rilevanza economica e commerciale, documentata, tra la fine del secolo VI a.C. e il IV a.C., dalla presenza di vasellame ` romana sono attico. I monumenti di eta ` da esemplificati all’interno della citta ` due complessi termali, entrambi di eta medioimperiale, forse severiana, le cosiddette Grandi Terme e Piccole Terme, situate rispettivamente nella parte sud-orientale e nord-orientale. Del primo, realizzato in opus listatum, si conserva un ambiente voltato a botte, riutilizzato, attraverso importanti modifiche strutturali presumibil` vandalica, come edificio mente d’eta di culto cristiano (sugli intonaci dipinti visibili sul lato interno si osservano alcuni monogrammi cristologici graffiti) ` mointitolato alla Vergine, fino all’Eta derna. Del secondo edificio sono visibili l’apodyterium, due vasche e alcuni ambienti riscaldati, con evidenti inter` presumibilventi strutturali di eta mente protobizantina, quando l’area in cui il complesso insiste subı` importanti trasformazioni nella destinazione d’uso, assumendo un carattere difensivo. Infatti recenti studi ipotizzano in questo settore uno spazio quadrangolare (circa 50 m per lato), definito da poderose strutture murarie, ossia una struttura fortificata. La struttura occupa l’estrema porzione nordorientale del dosso sul quale si estende l’abitato, in una posizione dunque dominante, anche da un punto di vista visivo, la valle circostante e gli stagni a difesa di una delle vie d’accesso alla `. Si tratterebbe di un castrum incitta quadrabile nel programma difensivo promosso da Giustiniano (e accosta-

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Nebbiolo bile ai castra limitanei dell’Africa bizantina e, in Sardegna, al castrum di Sulci) che includerebbe l’edificio termale e gli ambienti in opera a telaio destinati a una guarnigione militare. ` ipotizzabile A ovest del complesso e un’area di importanti edifici pubblici per la presenza di numerosi elementi di decoro urbano (capitelli, rocchi di colonne, basi di statue, statue marmoree, tra cui una copia dell’Afrodite Urania) e di iscrizioni: tra queste spicca una dedica a Valeriano, databile al 257-260/261, che per la prima volta documenta l’ordo decurionum e la cassa pubblica di N., pur lasciando ` dubbio lo stato giuridico della citta (era municipium o colonia?). Quanto ` , a nord-nordest e ` riconoalla viabilita ` scibile il tratto d’ingresso alla citta della via a Tibula Sulci, arteria stra` dale che toccava le principali citta della costa occidentale, come riporta l’Itinerario antoniniano, indicando la sequenza Othoca-Neapolis-Metalla. In assenza di una cinta urbica, il limite ` definito, nella dello spazio cittadino e parte nord-orientale, dalla presenza di una necropoli con tombe di varia tipologia (sarcofagi, alla cappuccina, a cas` alsone litico), in uso almeno da eta toimperiale. Sono infine noti alcuni monumenti destinati all’approvvigio` : l’acquenamento idrico della citta dotto, il castellum aquae e altre cisterne individuate in diversi parti dell’area urbana. [ELISABETTA GARAU]

Il recente rinvenimento (fine del 2000) di una lastra marmorea con dedica all’imperatore Valeriano da parte dei decurioni di Neapolis permette di affermare con certezza che i N., almeno nel secolo III, erano cives Romani, anche se non sappiamo se di un municipio o di una colonia. Quest’ultima condizione potrebbe essere preferibile sulla base di un’epigrafe rinvenuta a Sulci che menziona le tribus probabilmente di Neapolis, suddivisione della popola` pertinente a una zione che risulta piu colonia che a un municipio. [FRANCO `] PORRA

Nebbiolo – Grappoli di uva Nebbiolo.

Neapolitani Abitanti di Neapolis. Sono

Nebbiolo Vino rosso rubino di sapore

menzionati da Plinio il Vecchio e Tolomeo. Quest’ultimo colloca i N. a nord delle popolazioni stanziate nell’estremo sud dell’isola: i Sulcitani e i Noritani; Plinio il Vecchio li inserisce tra i celeberrimi populi dei diciotto oppida della Sardegna romana, considerandoli privi della cittadinanza romana come i Sulcitani, i Valentini e i Vitenses.

tenue che un tempo si produceva a Luras, ottenuto dalla vinificazione di vitigni di Dolcetto importati dal Piemonte agli inizi del secolo XX. Ora il vitigno si ` diffuso e, grazie agli enologi della e Cantina sociale ‘‘Gallura’’ di Tempio, ` diffusa. Sebla sua coltivazione si e bene la legislazione del settore impedisca di chiamare N. il vino prodotto da

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Nebida questa uva, alcune rinomate etichette portano, ad esempio, la dicitura «Da uve Nebbiolo dei colli di Limbara».

Nebida – Veduta del litorale.

Nebida Centro abitato della provincia di Carbonia-Iglesias, frazione di Iglesias (da cui dista 15 km), con circa 1100 abitanti, posto a 175 m sul livello del mare a est del comune capoluogo, affacciato sul litorale. Regione storica: Cixerri. Diocesi di Iglesias. & TERRITORIO Il territorio e ` quello impervio dei rilievi dell’Iglesiente, aridi e poveri di vegetazione, che in questo punto giungono sino ad affacciarsi sul mare, dando vita a dirupi e falesie di eccezionale bellezza. Sono rare le spiagge che vi si aprono, ma la valorizzazione turistica e balneare di tutto il ` in atto. Il villaggio si tratto di costa e trova lungo la strada secondaria, ad andamento costiero, che collega Buggerru, a nord, con la S.S. 126, a sud. & STORIA L’insediamento ha avuto origine da una miniera di piombo e zinco ` remoti. conosciuta fin dai tempi piu Concessa nel 1614 a Martino Esquirro di Cagliari, pochi anni dopo vi furono realizzati i primi forni di fusione e un ` villaggio per minatori. Dopo poco pero

` a l’impianto decadde e la zona torno ` essere deserta fino alla seconda meta dell’Ottocento quando, a partire dal ` a 1865, Prospero Cristin comincio sfruttarne il filone di piombo e fece costruire dall’ingegner Keller una fonderia a Funtanamare. Nel 1872, dopo il fallimento del Cristin, il territorio ` per lo sfruttamento alla ditta passo Geissere che negli anni successivi svi` rapidamente gli impianti e avvio ` luppo la costruzione del villaggio lungo la strada per Masua. In questa fase lo sfruttamento della miniera fu limitato ` di liberare le gallerie dalla difficolta ` di acqua che vi dalla notevole quantita si formava col procedere degli scavi, ` a crescere tuttavia il villaggio continuo ` e nel 1895, quando la miniera passo ` Anonima di N., contava alla Societa duemila abitanti. La ricchezza del filone da sfruttare consentı`, nonostante ` , di sviluppare ulteriorle difficolta mente l’estrazione per cui il villaggio crebbe ulteriormente. Nel 1910 la Commissione parlamentare di inchiesta che era stata costituita in seguito ai ` ordinato fatti di Buggerru (=) lo trovo e capace di garantire ai suoi abitanti condizioni di vita decorose. Dopo la fine della prima guerra mondiale la ` entrare in crisi, ma miniera sembro dopo il 1920 l’elettrificazione e un nuovo sistema per l’eduzione delle ac` que sembrarono rilanciarne l’attivita per tutti gli anni Trenta. In seguito la ` all’AMMI e nel 1947 alla miniera passo ` Anonima Piombo Zinco che Societa ` di rilanciarne l’attivita ` unitatento mente ai vicini cantieri di Masua, Montecani e Acquaresi (=). Negli anni Set`, la crisi delle attivita ` minetanta, pero rarie e il fermo dei cantieri determina` estrattiva e il rono la fine dell’attivita rapidissimo calo della popolazione del ` contare solo su villaggio, che oggi puo

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Nelson ` terziarie in altri centri e sullo attivita sviluppo del turismo. & PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE Tra le bellezze della costa la spiaggia di Cala Domestica con l’omonima torre. Costruita nella seconda ` del Cinquecento, si trova in posimeta zione panoramica e in buone condi` . Ha una forma cilinzioni di staticita drica, all’interno conserva un locale a cupola situato al primo piano e raggiungibile da una scala interna. Era destinata all’avvistamento e alla difesa ed era potentemente armata con artiglierie.

` soprattutto di letteratura, puboccupo blicando bozzetti, racconti, componimenti poetici in italiano, logudorese e sassarese, e anche di storia e tradizioni popolari. Fra i collaboratori Giuseppe e Pompeo Calvia (=), Enrico Costa (=), Grazia Deledda (=), Salvatore Farina (=), Sebastiano Satta (=) e numerosi altri.

Neigebaur, Johan Daniel Ferdinand Magistrato (Dittmansdorf 1783-Breslavia 1866). Erudito, trascorreva i periodi di vacanza a Torino, dedicandosi ` alle a studi di filologia. Si interesso Carte d’Arborea e, recatosi personalmente a Cagliari, si convinse della loro ` ; dopo aver esaminato il autenticita Ritmo di Deletone (che canta le imprese ` del leggendario re Gialeto), lo pubblico nel 1852. Tra i suoi scritti: Die Fragmente von Arborea und ihre Bedentaurg ¨ r die alter Mittelrechtgeschichte Sardifu niens, ‘‘Allgemeine Manoschrift fu ¨ r Literatur’’, 1850; Jhaletus, Sardiniae rex. Carmen ineunte seculo VIII compositum, primum a Petro Martini Calaribus publicatum, repetundum curavit J.F.N., 1852; Die Insel Sardinien und der General della Marmora, ‘‘Jahresbreichte Zweiter d. Vereins v. Freuden der Erd Kunde’’, 1862; Giudizio sulle poesie italiane del sec. XII illustrate per Ignazio Pillito, ‘‘Jahrbu ¨ cher der Literatur’’, 53, 1866. Suo anche un articolo su Die Uni¨ ts-Bibliotek zu Cagliari, ‘‘N. Anversita zeig f. Bibliot. u. Biblioteckw’’, 1862.

‘‘Nella Terra dei Nuraghes’’ Giornale quindicinale di lettere e arti, Sassari 1892-1894. Rivista fondata dal letterato sassarese Luigi Falchi (=), poi sostituito nella direzione da A.A. Mura. Si

Horatio Nelson – L’ammiraglio inglese ritratto da Lemuel Abbott.

Nelson, Horatio Ammiraglio inglese (Burnham Thorpe, Regno Unito, 1758Capo Trafalgar 1805). Ufficiale della Marina britannica e comandante di ` a 21 anni, combatte ´ contro fregata gia gli insorti americani e si distinse nelle prime campagne contro Napoleone, rimanendo seriamente ferito. Dopo la battaglia di Cabo San Vicente nel 1798 fu nominato contrammiraglio e durante la campagna napoleonica d’E` la vittoria sulla flotta frangitto riporto cese nella celebre battaglia di Abukir. Subito dopo si stabilı` per qualche anno ` la partecipaa Napoli, dove incoraggio zione del Regno di Napoli alla guerra

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Nemapress contro i francesi. Sempre a Napoli (dove fece scandalo la sua relazione con lady Hamilton, moglie dell’amba` indenne i disciatore inglese) supero sordini della Repubblica Partenopea ` la pro(1799) e alla sua caduta adopero ` per esigere pene rigoropria autorita sissime contro i rivoluzionari. Nella lotta contro la cosiddetta Lega dei Neutri (Russia, Prussia, Danimarca, Svezia) vinse la battaglia di Copenaghen (1801). Subito dopo divenne comandante supremo della flotta britannica. Durante il blocco della flotta francese nel porto di Tolone, fra il settembre 1803 e il gennaio 1805, fece ancorare la sua flotta nell’arcipelago della Maddalena, tra l’attuale Palau e ` vicina si l’isola madre (una localita chiama ‘‘La baia di Nelson’’). «La sosta della poderosa flotta britannica – ha scritto Renzo De Martino – con tanti militari che sbarcavano nell’isola, frequentavano negozi e locali di ritrovo, ove lasciavano in abbondanza la loro preziosa moneta, valse a risollevare l’anemica economia maddalenina, portando agiatezza direttamente o indirettamente a tutti i cittadini, mentre nel resto della Sardegna si soffrivano i disagi della carestia e dell’arretratezza, spesso sino ai limiti dell’indigenza». L’ammiraglio non scese mai dall’ammiraglia Victory, il che non gli impedı` di intrattenere rapporti con le ` maddalenine (nella parrocautorita chiale sono conservati due candelabri e un crocifisso d’argento donati da lui ` solo leggenda popolare che, mentre e ´ ripartendo dall’isola, portasse con se una Emma Liona, divenuta la sua ` anche in modo amante). N. apprezzo particolare la posizione strategica non solo della Maddalena ma dell’intera ` a definire «the sumisola, che arrivo mum bonum of the Mediterranean Sea», caldeggiandone addirittura l’ac-

quisto presso il Lord dell’Ammiragliato, provando a calcolare la somma cui i Savoia avrebbero potuto essere interessati. Ripartito all’inseguimento della flotta francese, la raggiunse dopo un lunghissimo viaggio. Nell’ottobre ´ ingaggiare battaglia al del 1805 pote largo del capo Trafalgar, presso Cadice: durante lo scontro vittorioso re` ucciso sulla tolda della sua nave. sto L’interessante corrispondenza con l’Ammiragliato inglese durante il sog` variamente cogiorno maddalenino e nosciuta, a partire dalla vasta monografia Correspondance de Lord Nelson pendant sa croisie`re dans la Me´diterra´e traduite de l’anglais et publie ´e par ne ´ te ´ M.s Caraffa, ‘‘Bulletin de la Socie des Sciences de la Corse’’, 308-312, 1906.

Nemapress Casa editrice fondata ad Alghero nel 1988 dalla scrittrice Neria ` specializzata in pubbliDe Giovanni. E cazioni di carattere letterario e di critica e storia della letteratura. La sua produzione si distribuisce nelle collane ‘‘Narrativa’’, ‘‘Poesia’’, ‘‘Gli Europei’’, ‘‘Arte’’, ‘‘Saggi’’ ecc. Pubblica anche il periodico di informazione letteraria ‘‘Salpare’’. [MARIO ARGIOLAS]

´ nniri Cereali fatti crescere al buio Ne secondo le tradizioni della Settimana santa. I chicchi vengono disposti in un recipiente, su bambagia tenuta poi sempre umida, il Mercoledı` delle Ceneri. Le piante che si sviluppano in assenza di luce sono dei fili di colore giallo. Secondo il Wagner il nome potrebbe avere derivazione dal sardo ´nneru, che significa appunto ‘‘stenne tato, pigro, tardo’’. I recipienti vengono poi ornati con nastri e carte colorati, e utilizzati per abbellire i sepolcri. Una volta smantellati i sepolcri in qualche ´ il zona gli agricoltori li portano con se giorno di Pasquetta e li depongono tra i seminati come buon auspicio per il

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Neoneli ` dell’Ogliaraccolto. In qualche localita stra vengono gettati nelle acque del mare. In altre zone si evita che vengano profanati bruciandoli, ma a volte si considera il fuoco utile per fumigazioni in grado di guarire molte malattie. Si tratta secondo Francesco Alzia` clamoroso esempio di contor del «piu servatorismo» nel campo delle tradizioni isolane relative alla Pasqua, risalente probabilmente a quella dei ‘‘giar` in uso in tempo di dini di Adone’’ gia paganesimo, nella Grecia classica. In ` il rito dei n. viene riqualche localita petuto in occasione dei festeggiamenti per San Giovanni Battista.

Neoneli – Veduta del centro abitato.

Neoneli Comune della provincia di Ori` stano, compreso nella XV Comunita montana, con 791 abitanti (al 2004), posto a 554 m sul livello del mare a oriente del lago Omodeo. Regione storica: Parte Barigadu. Archidiocesi di Oristano. & TERRITORIO Il territorio comunale, di forma grosso modo rettangolare, si estende per 48 km2 e confina a nord con Ardauli e Nughedu Santa Vittoria, a est con Austis, a sud con Ortueri e a ovest con Ula Tirso. Si tratta della regione collinare, estrema propaggine occidentale del Gennargentu, che costituisce il versante sinistro della media vallata del Tirso. Nelle vicinanze del paese scorrono alcuni corsi d’ac-

qua che vanno ad alimentare il lago. Il paese si trova lungo la strada secondaria che unisce Busachi con Nughedu Santa Vittoria, dalla quale si distaccano tratti trasversali verso Ardauli a occidente, verso Ortueri a oriente. & STORIA L’attuale villaggio e ` di origini medioevali; apparteneva al giudicato d’Arborea ed era compreso nella curatoria del Parte Barigadu, protetto dal castello di Orisetto che fu donato ai Camaldolesi di Bonarcado. Dopo la caduta del giudicato d’Arborea fu ceduto al marchese d’Oristano, che nel 1420 ne ebbe formale investitura feudale. Quando il marchesato fu sequestrato a Leonardo Alagon, il villaggio nel 1479 ` all’amministrazione reale. Nel passo 1481 fu compreso nel grande feudo del Barigadu concesso a Gaspare Fabra i cui eredi nel 1519 lo vendettero a Carlo ` Torresani. I due, nel Alagon e a Nicolo 1520, divisero tra loro il Barigadu e N. fu compreso nel Barigadu Susu toccato a Carlo Alagon. Il villaggio divenne il capoluogo del nuovo feudo e crebbe di importanza. Estinti gli Alagon nel 1547 ` ai De Gerp che a loro volta si N. passo estinsero nel 1579. Dopo una lunga controversia giudiziaria col fisco che considerava il feudo devoluto, nel 1597 N. ` nelle mani degli Alagon di Villapasso sor con tutto il Barigadu Susu. Nel corso del secolo XVII i suoi abitanti ` dei soffrirono per l’eccessiva fiscalita nuovi feudatari e il villaggio decadde; nel 1703 agli Alagon subentrarono i De Silva ai quali nel 1772 fu confiscato. ` una parte del vecchio diNel 1775 pero stretto del Barigadu Susu contenente N. fu concessa in feudo a Pietro Ripoll col titolo di marchese. I rapporti col nuovo feudatario furono subito diffi` cili a causa dell’eccessiva gravosita dei tributi feudali e nel 1776 gli abitanti del villaggio si rifiutarono di pagare; comunque il rapporto con il feu-

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Neoneli ` , sebbene molto difficile, datario pero non fu interrotto. Nel 1821, divenuto capoluogo di mandamento, fu incluso nella provincia di Oristano e nel 1838 ` dalla dipendenza feudale. Risi libero portiamo qui alcuni brani della precisa analisi che Vittorio Angius aveva fatto di N. proprio in questo periodo: «Nell’anno 1840 in N. si numeravano anime 1028, distribuite in maggiori di anni 20 maschi 325, femmine 337; minori maschi 187, femmine 179, e in famiglie 216. Le medie del decennio diedero matrimoni 11, nascite 44, morti 31. Professioni. Sono applicati all’agricoltura uomini 230, alla pastorizia 65, ai mestieri 40, al negozio 6. Quindi sono ad indicare preti 3, flebotomi 2, notai 3. Delle sunnotate famiglie sono proprietarie almeno 175, tra le quali non sono molte quelle che vivano un po’ agiatamente. Alla scuola primaria non con` di 12 fanciulli. Le corrono mai piu donne sono assidue ne’ loro lavori della filatura e tessitura in lino e lana. ` ben Agricoltura. L’arte agraria non e conosciuta dai neonelesi, e poco lu´e ` poco crano dalla medesima, perche quello che sia di superfluo alle famiglie. I numeri ordinarii della seminagione sono, di grano starelli 750, d’orzo ` 300, di legumi 70, la fruttificazione da pel grano l’8, per l’orzo il 12, per i le` coltivata in un’area gumi il 10. La vite e complessiva di circa 180 starelli, vi ` non scarso prospera assai bene, e da mosto bianco e nero. Il vinificio, se fosse operato con miglior arte, darebbe `. Se ne brucia prodotti di maggior bonta una parte per acquavite. Pastorizia. Il ` in molte parti coperto territorio di N. e di alberi ghiandiferi, produttivo di ottimi pascoli, e verdeggiante di erbette nelle valli e nelle sponde de’ limpidi ruscelli. Se alla natura si aggiungesse ` ricl’arte, i pastori sarebbero assai piu chi. Nell’anno suddetto si numeravano

buoi per l’agricoltura 160, vacche manse 340, cavalli 60, porci 140, e nel bestiame rude capi vaccini 480, caprini 1300, porcini 1600, cavallini 100, pecorini 4000. I formaggi sono stimati, e la ` superando il bisogno del loro quantita ` se ne manda fuori una nopaese, pero ` ». Abolite nel 1848 le tevole quantita ` a far parte della diviprovince entro sione amministrativa di Cagliari e dal 1859 della ricostituita omonima provincia. Quando nel 1974 fu ricostituita ` a la provincia di Oristano N. torno farne parte. & ECONOMIA Le attivita ` di base della sua economia sono l’allevamento del bestiame, in particolare gli ovini e i suini, in misura minore i bovini, e l’agricoltura, in particolare la cerealicoltura, la viticoltura e l’olivicoltura. Negli ultimi decenni si sta sviluppando ` industriale, seppure molto un’attivita modesta, nel settore alimentare, lavo` poco orrazione del legno e edilizia. E ganizzata la rete di distribuzione commerciale. Artigianato. Anticamente era sviluppato l’artigianato dell’argilla con la quale si producevano terraglie per cucina e tegole che venivano commerciate nei paesi limitrofi. Servizi. N. ` collegato da autolinee agli altri cene ` dotato di Pro tri della provincia. E Loco, stazione dei Carabinieri, medico, scuola dell’obbligo, sportello bancario. Possiede una Biblioteca comunale. & DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 806 unita di cui stranieri 1; maschi 394; femmine 412; famiglie 355. La tendenza complessiva rivelava una sostanziale stabi` della popolazione, con morti per lita anno 11 e nati 8; cancellati dall’anagrafe 10 e nuovi iscritti 12. Tra i principali indicatori economici: imponibile medio IRPEF 15 095 in migliaia di lire; versamenti ICI 358; aziende agri-

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Neoneli cole 160; imprese commerciali 57; esercizi pubblici 6; esercizi al dettaglio 11; ambulanti 1. Tra gli indicatori sociali: occupati 209; disoccupati 27; inoccupati 66; laureati 10; diplomati 86; con licenza media 230; con licenza elementare 318; analfabeti 25; automezzi circolanti 296; abbonamenti TV 250. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il suo territorio fu frequentato dall’uomo fin ` prenuragica come dimostrano dall’eta i numerosi monumenti tra i quali va ricordato il dolmen di Santa Maria d’Oli` imsai; mentre le domus de janas piu portanti sono quelle di Istudule, Pranu ` u, tutte in buono stato. InS’Asa e Pule teressanti sono i nuraghi di cui la zona ` ricca; tra tutti i piu ` interessanti sono e quelli di Nocurelli, Olisezzu, Prunas. Nel territorio sono stati individuati anche alcuni villaggi nuragici, peraltro mai valorizzati con scavi o ricerche, in ` importante e ` Nocurvarie zone. Il piu reli, coi nuraghi Olisezzo e Nole. Fili` un altro nuraghe, semidistrutto, ghe e ` di una certa rilevanza. In seguito, in eta punica, presso il monte Santa Vittoria fu costruita la fortezza detta appunto ` di monte Santa Vittoria. Nel 1970 e ` del stata identificata sulla sommita monte una fortezza costruita dai Cartaginesi nel secolo V. La sua planimetria richiama quella di Monte Sirai (=) presso Carbonia; il sito ha restituito ` di frammenti di una notevole quantita ceramica. & PATRIMONIO ARTISTICO, CULTURALE E AMBIENTALE Il paese, che prima si sviluppava attorno al vecchissimo ` esteso molto rione di Sant’Anna, si e negli ultimi decenni ma le nuove costruzioni hanno purtroppo perso qualsiasi legame con la tradizione del pas` conservato comunque il rione sato. Si e storico di Carragu, situato nella parte ` alta del villaggio: e ` costituito da un piu

complesso di viuzze sulle quali si affacciano case, costruite in trachite, ornate con architravi e fregi in basalto di stile aragonese, tipica espressione dell’arte degli scalpellini, i picaparders locali. ` la chiesa di San Al centro del rione e Pietro, unica nel centro abitato. Costruita come parrocchiale nel secolo XIV, successivamente decadde. Fu ricostruita nel corso del secolo XVII in conci di trachite rosa; vi si conserva un bellissimo ostensorio d’argento opera di artigianato spagnolo del Cinquecento. La chiesa di San Pietro sta alla ` del paese. Dalla strada prinsommita cipale infine si domina tutto il Campidano di Oristano e si vede anche il golfo, nitidamente, nelle giornate chiare. Numerosi sono i resti di chiese campestri, tutte di origini bizantine: Sagramenta, Sant’Elene, Santu Antine, Santu Jacu, Santa Vittoria. Quella ` invece intatta. Costruita di S’Angelu e nel 1642 su struttura preesistente, contiene una pregevole pittura muraria che rappresenta l’allegoria del Cielo, dell’Inferno e del Purgatorio. Altro monumento sono i resti del castello di Orisetto, fatto costruire dai giudici di Arborea sul colle di Santa Vittoria nei pressi dell’attuale abitato; Pietro d’Ar` al monastero di Santa borea lo dono Maria di Bonarcado. Dopo la caduta ` in rovina. del giudicato d’Arborea ando Attualmente si notano i resti di una torre poligonale e di due cilindriche. ` circondato da una varia veII paese e getazione di castagni, ciliegi, sugherete, lecci e querce. Esistono ancora, per quanto la furia distruttrice dei piromani non conosca soste, centinaia di ettari di bellissime foreste dove un tempo la fauna era numerosissima e ` in atto un discreto ripopodove oggi e lamento di daini e cervi. Dalle alture si godono paesaggi assolutamente unici, decantati nei secoli scorsi da giornali-

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Neoneli ` anche una zona quasi sti e scrittori. C’e inesplorata di graniti ciclopici e gole ` inaccessibili. Con le alture di N. si puo dire che inizia il sistema montuoso centrale che culmina nel Gennargentu. L’oasi di Assai, nel territorio co` un fiore all’occhiello dove munale, e rifulge la natura selvaggia dei costoni e dei massi granitici, dei boschi di leccio, della macchia sarda e di animali come cervi, daini e cinghiali che la popolano in un equilibrio perfetto. L’oasi ` incessante meta di turisti e scolaree sche: vi si arriva percorrendo la strada che da Neoneli-Nughedu Santa Vittoria conduce ad Austis, a pochi chilometri dal cuore della Barbagia di Ollolai. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Molto diffuso era il ballo sardo che in questa zona ha numerosi modi di esprimersi (danza, ballu seriu, ballu lestru, brichiddi, ballu ’e trese, passu torrau, ´ il canto ‘‘a tenore’’ ballu zoppu) nonche o ‘‘a cuncordu’’ che si manifestava soprattutto durante le occasioni conviviali, come per esempio in occasione `) in onore dei Santi de ‘‘sa tuva’’ (il falo Antonio e Sebastiano. Dai primi anni Settanta le tradizioni inerenti al ‘‘Cuncordu neonelesu’’ sono state interamente recuperate e valorizzate grazie soprattutto al coro a tenores Cultura popolare di N. (o coro di N., ovvero Tenores di N.), fondato nel 1976 da Tonino Cau, unanimemente considerato uno ` capaci e seri e conosciuto in dei piu tutto il mondo. Il repertorio del gruppo, popolare anche grazie ai numerosissimi concerti che ha effettuato e alle incisioni con le quali ha diffuso ` uno tra i la tradizione canora di N., e ` originali tra i cori a tenore oggi in piu ` . Cio `e ` dovuto ai testi che il coro attivita ` di stesso scrive grazie alla capacita tutti i componenti, come anche alle collaborazioni assolutamente prestigiose che lo hanno visto protagonista. Nume-

rose sono le feste tradizionali, tra le quali S’Angelu il primo lunedı` d’agosto, Sant’Antonio ’e su fogu e San Sebastiano rispettivamente il 17 e 20 gen`. Le feste suddette sono naio, con i falo tuttora in auge, soprattutto S’Angelu ` che si svolge nell’omonima localita campestre circondata da boschi e fontane fresche, a oltre 700 m di altitudine. Anticamente per la festa di Sant’Antioco si svolgeva ‘‘sa festa ’e su corriolu’’, molto frequentata da ospiti dei paesi vicini che si fermavano diversi giorni, dato che venivano offerti loro generosamente vitto e alloggio. Per l’occasione poi si svolgeva una importantissima fiera boaria che definiva il prezzo stagionale dei capi di bestiame (una sorta di ‘‘borsa valori’’ dei buoi). Tale fiera doveva essere proprio rinomata se il padre Bonaventura Licheri, noto poeta locale, ne parla come di un appuntamento cui confluivano allevatori e commercianti anche di paesi molto lontani. Per San Pietro si svolgeva una corsa in cui il vincitore guadagnava una pezza di broccato genovese (sa cursa ’e su pannu). Molto tipico anche il Carnevale che prevedeva sas mascheras de cuaddu, oggi riesumate con indubbi risultati. Altre usanze popolari di un certo rilievo erano Su Maumone e Su Nennere. Su Maumone consisteva in una sorta di rito propiziatorio per la pioggia: i bambini immergevano un feticcio di panni o paglia nell’acqua e recitavano «Maumone, Maumone, / abba cheret su laore, / su laore ch’est sicau, / Maumone laudau» (Maumone Maumone, – il seminato chiede ` seccato, – Mauacqua, – il seminato si e mone lodato), convinti che servisse a ` . Su Ne ´nnere consconfiggere la siccita sisteva nel mettere in un posto molto buio (quasi sempre sotto il letto), durante la Settimana santa, un piatto di grano con dell’acqua. Quando germo-

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Nepos gliava le giovinette lo sistemavano nell’altare, il Giovedı` santo. Le stesse giovinette, nei giorni in cui attendevano che il grano germogliasse, si riunivano, pregavano e recitavano: «Nennere meu onu, / nontesta crocas solu, / ca non ch’est s’amorau, / a frumene est andau / a tenner pischigiolu, / Nennere meu onu» (Mio buon Nennere, – questa ´ non c’e ` il finotte dormi solo – perche ` andato al fiume – a cattudanzato, – e rare pesciolini, – mio buon Nennere). Interessanti sono i costumi, in particolare quello femminile che prevedeva la gonna di panno (prima di orbace) rosso e poi marrone e quindi nero, decorata con nastri di broccato (sas fitas), camicia finissima ricamata (su cossu) e una giacca (su zipone) di prezioso broccato. In testa, a coronare il tutto, il fazzoletto bianco, ricamato (su tulle), ovvero un fazzoletto grande, su mucadore mannu. La giacca delle anziane e delle vedove era di seta nera. Il costume maschile era costituito da una giacca (cipone), un gilet (cossu), il gonnellino (ragas), le ghette (cartzas), il tutto di orbace nero, orlati di trine blu, viola e rosse. La camicia era finemente ricamata e i cartzones di lino. Sas cartzas o ghette potevano essere anche in pelle, a seconda del mestiere. A seconda delle stagioni e della diversa classe sociale si usavano sas bestes, soprabiti di pelle di vitello (corti o medi); o su gabbanu, se di pelle di agnello (corto, medio o lungo).

Nepetella Pianta perenne della famiglia delle Labiate (Nepeta foliosa Moris). Piccolo arbusto di 50-60 cm, ha numerosi rami legnosi; le foglie sono reticolate, lanceolate, ricoperte di fitta peluria e crescono opposte sugli steli. I fiori sono sessili nelle ascelle fogliari, con corolla di colore viola, e fioriscono tra maggio e giugno. Classificata dal ` un Moris come ‘‘n. sarda’’, la pianta e

raro endemismo con un areale ristrettissimo: cresce sui calcari dei monti di Oliena, dove, a quote superiori agli 800 m, ricopre di abbondanti fioriture i pianori battuti dal vento e impregna l’aria con il suo intenso profumo (= Menta). [MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]

Nepetella – La nepetella sarda cresce solo sui monti nei pressi di Oliena.

Nepos Antico villaggio del giudicato di Cagliari, compreso nella curatoria del Sols (Sulcis). Con la fine del giudicato, nella divisione del 1258 fu incluso nei territori assegnati ai Della Gherardesca. Quando poi, alcuni anni dopo, i rappresentanti della famiglia procedettero a una nuova divisione tra loro il villaggio fu incluso nella parte toccata al ramo del conte Ugolino. Dopo la conclusione della guerra che i suoi figli combatterono contro il Comune di Pisa per vendicare la morte del padre, ` a essere a partire dal 1297 comincio amministrato direttamente da funzionari del Comune dell’Arno. Subito ` a dopo la conquista aragonese entro

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Neppi Modona far parte del Regnum Sardiniae e fu concesso in feudo, unitamente al salto di Nepotis, a Bernardo Ladrera. Nel 1348 la sua popolazione subı` moltissime perdite a causa della peste e in ` compochi anni il villaggio si spopolo pletamente.

` la serazioni militari, quando scoppio conda guerra tra Mariano IV e Pietro IV.

Neppi Modona, Leo Storico (Firenze 1932-Cagliari 1977). Dopo aver conse` alla carriera guito la laurea, si dedico universitaria. Particolarmente legato alla Sardegna, vi si trasferı` nel 1963, ` Lingua francese presso l’Uniinsegno ` di Cagliari e si lego ` agli amversita ` . Autore bienti intellettuali della citta di numerosi studi, tra cui Viaggiatori in Sardegna pubblicato nel 1971, l’edizione critica dell’opera storica di Matteo Luigi Simon pubblicata nel 1974 e numerosissimi altri articoli apparsi in riviste specializzate, morı` prematuramente a Cagliari nel 1977, donando la sua imponente biblioteca al Comune di ` di Scienze politiCagliari. La Facolta ` l’edizione postuma dell’imche curo ` e di represportante Correnti di liberta sione tra Toscana e Piemonte dopo il 1831 pubblicato nel 1978 e della monografia Francesco Ferrara e Giovanni Todde nel 1979. Tra i suoi scritti: Matteo ´ moire pour NapoLuigi Simon, ‘‘Me le´ on’’, collana ‘‘Collectanea calaritana’’, 1967; La rivoluzione commerciale del console francese a Cagliari De Be´rard nel quadro delle Anne´es troubles, ‘‘Studi economico-giuridici’’, XLVI, 1969-1970; Bonaudi delle Mollere. Abozzo di un piano per il commercio tra Piemonte e Sardegna, ‘‘Studi sardi’’, XXII, 1973; Giuseppe Todde studente a Torino, ‘‘La Nuova Sardegna’’, 1974; Francesco Ferrara a Torino. Carteggio con Giuseppe Todde, 1979.

Nero, Giovanni Cittadino sassarese (sec. XIV). Nel 1355 figura signore di ` perse quasi Cargeghe, feudo che pero subito a causa della ripresa delle ope-

Marco Cocceio Nerva – Il profilo dell’imperatore su una moneta romana.

Nerva, Marco Cocceio Imperatore romano (Narni, 30 ca.-Roma 98). Per quanto riguarda la condizione della Sardegna romana sotto il suo principato (96-98), un diploma militare rinvenuto a Dorgali, datato 10 ottobre 96, permette di sapere che in quella data l’isola era una provincia imperiale in quanto amministrata dal governatore equestre Ti. Claudius Servilius Geminus. Il documento informa, inoltre, che in quell’anno in Sardegna erano stanziate due coorti ausiliarie, la I gemina Sardorum et Corsorum e la II gemina Ligurum et Corsorum. Al secondo dei due reparti, comandato da T. Flav[ius Ma?]gnus, appartiene il destinatario del diploma, Tunila Cares(ius). L’iscrizione funeraria, contenente la dedica posta a Martialis Caes(aris) n(ostri) ser(vus) da parte del figlio M. Cocceius Martialis, testimonia per quest’epoca la presenza nel territorio del` dell’impel’odierna Pirri di proprieta ` l’attestaratore Nerva. Meno sicura e zione di un sacerdote (flamen) addetto

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Nettuno al culto di Nerva nella colonia di Turris Lybisonis. [PIERGIORGIO FLORIS]

Nespolo Nome generico dato a due diverse specie di piante della famiglia delle Rosacee, sottofamiglia delle Pomoidee. 1. Il n. comune (Mespilus germanica L.), piccola pianta arborea ca` una ducifoglia, di sviluppo limitato, e specie di scarsa importanza nella frut` diffuso in tutta Euticoltura italiana. E ropa come pianta spontanea nei boschi di latifoglie o come rinselvatichita negli incolti. I rami vecchi sono spinosi, le foglie lanceolate e delicatamente pubescenti, i fiori sono semplici, a 5 petali, bianchi o rosati. I frutti hanno un alto contenuto in tannino e quindi non possono essere consumati alla raccolta, necessitano di ammezzimento, una fermentazione di maturazione ottenuta deponendo i frutti all’interno di cassette di legno, ricoperte di paglia e poste in un locale fresco. Il n. preferisce climi ventilati e freschi, molto resistente al freddo invernale si spinge fino ai 1000 m di quota e si coltiva di preferenza in collina e in montagna. ` apRustico, resistente e molto bello, e prezzato come pianta ornamentale. Con il tannino della corteccia, delle foglie e dei frutti immaturi si effettua la concia delle pelli. La sua diffusione fu favorita moltissimo dai Romani anche ` in Sardegna, dove in tutti i dialetti e comunemente conosciuta come ne´ spula, anche se adesso la sua coltiva` stata soppiantata dal 2. n. del zione e Giappone (Eryobotrya japonica Lindl.): ` originario della Cina orientale, esso e ` ancora coltivato, cosı` come in dove e ` Giappone, in zone temperato-calde; e diffuso negli USA e nell’areale mediterraneo soprattutto come pianta ornamentale, mentre la coltivazione avviene in Spagna, nella Valencia e in alcune aree ristrette dell’Italia meridio` una pianta sempreverde, con nale. E

foglie lanceolate, grandi, tomentose nella pagina inferiore, apparato radicale superficiale. La fioritura avviene da novembre a febbraio, i frutti sono pomi, rotondi o ellittici con buccia che va dal giallo pallido all’arancio brillante; il colore della polpa va dal bianco all’arancio, includendo diverse gradazioni di giallo. I semi sono grossi ` con tegumento bruno. In Sardegna e diffuso nei giardini e negli orti e i suoi frutti sono commercializzati. [TIZIANA SASSU]

Grotta di Nettuno – La bellezza delle formazioni calcaree attirava visitatori ` nell’Ottocento. gia

Nettuno, Grotta di Cavita` naturale che si apre nel versante sud-occidentale di capo Caccia, sulle pareti verticali del ` ragcapo nelle vicinanze di Alghero. E giungibile sia via mare sia tramite l’Escala del Cabirol, una scalinata di 656 gradini costruita nel 1954, che si cala lungo la parete offrendo a chi la percorre una vista senza uguali. La ` grotta ha una lunghezza di 2400 m ed e solo in minima parte visitabile; al suo interno vi sono alcune sale con magnifiche concrezioni di stalattiti e alcuni graziosi laghetti interni. Nell’Ottocento fu meta preferita di viaggiatori illustri come Carlo Alberto, che vi fu accompagnato nel 1829, quando era principe ereditario, dal generale La` anche marmora. Carlo Alberto vi torno

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Nibata da re, nel 1841, accompagnato dal principe ereditario Vittorio Emanuele. Per ricordare questo secondo viaggio le au` algheresi vi fecero murare una torita lapide. I visitatori di allora vi potevano vedere – si dice – anche la foca monaca, che abitava ai piedi del grande sperone calcareo. Il Lamarmora, descrivendo la grotta nel suo Itinerario dell’isola di Sardegna (1860), ricordava «uno o due atti di vandalismo» commessi ai danni della grotta. L’abate Gianandrea Massala ricordava – dice – che un ex comandante della flotta del Regno di Sardegna, «M. de F.» (solo le iniziali) intorno al 1800 si era divertito a collocare un cannone nell’imboccatura della grotta per far abbattere con diversi colpi le «colonne naturali» della grande sala per ornare la sua villa di campagna dei dintorni di Nizza. In un’altra descrizione della grotta, scritta da un Peretti, algherese, si parla di un capitano della Marina di ` Britannica che avrebbe diSua Maesta strutto a cannonate alcune colonne, i cui frammenti giacevano ancora sul suolo della grotta al tempo dello stesso Lamarmora: «Questo vuol dire – aggiunge – che l’aspetto del piccolo lago interno doveva essere un tempo anche ` sorprendente di oggi». Anche dupiu rante la seconda guerra mondiale alcuni soldati inglesi del corpo di occupazione, esplodendo al suo interno dei colpi d’arma da fuoco, hanno danneggiato alcune delle magnifiche concrezioni.

Nibata Giudicessa d’Arborea (sec. XI). Moglie di Orzocco, nel 1070 fu a fianco del marito quando la capitale giudicale fu trasferita da Tharros a Oristano. ` , fece doDonna di notevole generosita nazioni a Cabras e a Nuraxinieddu.

Nibbio reale = Zoologia della Sardegna

Niceforo, Alfredo Criminologo e socio-

logo (Castiglione di Sicilia 1876-Roma 1960). Di formazione positivista, allievo del Lombroso, subito dopo aver conseguito la laurea, nel 1895 fu inviato in Sardegna con Paolo Orano, su ` romana di Anincarico della Societa tropologia. Egli avrebbe dovuto compiere un’indagine sulla condizione dei sardi in relazione ai gravi episodi di ` di quegli anni. Nel 1896 criminalita ` Varieta ` umane pigmee e mipubblico crocefale della Sardegna e nel 1897 La delinquenza in Sardegna. Egli sostenne che l’isola era una «scoria della ci`», e affermo ` che esisteva una zona vilta infetta in cui operava una razza degenerata (questa ‘‘zona delinquente’’ era un grande triangolo che aveva i suoi vertici a nord nell’altipiano di Bitti, a sud a Villacidro e in Ogliastra). Sebbene alcuni apprezzassero la rigorosa denuncia dei mali della Sardegna, al punto che la giovane Grazia Deledda, ` , deforse con una punta di ingenuita ` a lui e all’Orano il suo romanzo La dico via del male (1897), le sue affermazioni provocarono una durissima reazione scatenando un’accesa polemica che in` per alcuni anni la stampa, anfiammo ´ le sue tesi si collocavano che perche all’interno del filone razzista antimeridionale (nell’ambito, addirittura, della tesi della decadenza della ‘‘razza medi` terranea’’). Tra i suoi scritti: Varieta umane pigmee e microcefale della Sar` romana di degna, ‘‘Atti della Societa Antropologia’’, III, 1896; La delinquenza in Sardegna, 1897; Nel paese delle grassazioni, ‘‘La Domenica italiana’’, 1897; L’Italia barbara contemporanea, 1898; Italiani del Nord e italiani del Sud, 1901.

Niceta, san (in sardo, Santu Niceta) ` il Santo vescovo (m. 414 ca.). Annuncio Vangelo in Dacia, gli viene attribuita la ` del Te Deum, l’inno di ringrapaternita

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Nicola ziamento. Culto d’un tempo in Sardegna. [ADRIANO VARGIU] Festa Si festeggia il 7 gennaio.

Niceta il Goto, san (o San Niceto; in sardo, Santu Nicetu) Santo (m. Costantinopoli, 372 ca.). Goto, si convertı` con altri compagni; fu sacerdote e martire. Reliquie a Venezia, nella chiesa di San Raffaele. [ADRIANO VARGIU] Festa Si festeggia il 15 settembre.

Nicholson, Paul T. Archeologo americano (n. sec. XX). Ha condotto scavi a Ortu Comidu. Nel 1986 ha preso parte al II Convegno di studi di Selargius. Tra i suoi scritti: i saggi La ceramica nuragica di Ortu Comidu (con P. Phillips e H.L. Patterson), in Un millennio di relazioni tra la Sardegna e i paesi del Mediterraneo. Atti del II Convegno di studi di Selargius 1986: la Sardegna nel Mediterraneo tra il II e il I millennio a.C., 1988, e Refiring Experiments on Material from nuraghe Ortu Comidu: some aspects of Ceramic Technology (con J. Thomas), ‘‘Quaderni della Soprintendenza archeologica per le province di Cagliari e Oristano’’, 11, 1995.

Nicodemo Religioso, vescovo di Bisarcio (sec. XI). Secondo Enrico Besta sarebbe il primo vescovo conosciuto della diocesi di Bisarcio, da lui retta prima del 1082.

Nicodemo, san (in sardo, Santu Nicodemu, Su Nicodemu) Santo, personaggio del Vangelo. Fariseo – compare nel Vangelo di Giovanni – , fu seguace oc` , del quale prese le difese culto di Gesu nel sinedrio e con Giuseppe d’Arima` ` dalla croce e lo seppellı`. E tea lo levo considerato martire. In Sardegna ri` popovive soprattutto nella religiosita lare della Settimana santa. [ADRIANO VARGIU]

Festa Si festeggia il 3 agosto e nei riti della Settimana santa. ` sec. XIVNicola1 Religioso (prima meta

Sorres 1404). Vescovo di Ottana dal 1386 al 1400, e di Sorres dal 1400 al `, 1404. Uomo di profonda spiritualita ` vescovo nel 1386 Urbano VI lo nomino di Ottana. Nel 1400 fu trasferito alla diocesi di Sorres da papa Bonifacio IX. Pochi anni dopo morı` di peste.

Nicola2 Religioso, vescovo di Galtellı` (sec. XIV). Si conosce, nella serie di vescovi di Galtellı`, un N. che avrebbe retto la diocesi negli anni Venti del secolo XIV, e comunque prima del 19 giugno 1329.

Nicola, san (o San Nicola di Mira, San Nicola di Bari, San Nicolo`; in sardo, Santu Nicolau, Santu Nigola) Santo vescovo (Pa` il tara, Licia, 270 ca.-Mira, 342/352). E ` amato nel mondo, ‘‘il vice di santo piu Dio’’ per i russi che l’hanno eletto loro patrono, Santa Claus per i popoli anglosassoni. Il medioevale Sanctus Ni` us storpiato dall’inglese e ` divencola tato Santa Claus, Babbo Natale. Nella sua basilica a Bari, due coppe d’olio in una lampada a forma di nave alimentano un’unica fiamma, simbolo di venerazione comune per cattolici e ortodossi. Grande taumaturgo, pronto soccorritore, patrono dei marinai, viaggiatori, pellegrini, scaricatori, contadini, prigionieri, avvocati, confraternite, ` bambini, scolari, studenti ecc. Salvo tre ragazze dalla prostituzione cui le aveva destinate il padre, donando loro una ricca dote e facendole sposare. Ri` tre bambini cucinati da un oste. suscito ` tre ufficiali ingiustamente conLibero ` dannati a morte da Costantino, salvo tre marinai da un naufragio: l’elenco ` davvero lungo. Qualche dei miracoli e agiografo lo confonde con Nicola il Sionita (sec. VI), fondatore del monastero di Sion nei pressi di Mira, attribuendogli vita e miracoli. Nacque a Patara, figlio unico di una famiglia ricca e cristiana. Suo zio Nicola, vescovo di ` sacerdote e lo nomino ` Mira, lo ordino

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Nicola da Gesturi ` pellesuperiore di un monastero. Ando ` chi sostiene grino in Terrasanta, c’e che prese parte al concilio di Nicea ` dissentono poiche ´ il suo (325), ma i piu nome non compare fra i partecipanti. Eletto vescovo di Mira, forse arrestato e torturato. Morı` il 6 dicembre di un anno compreso tra il 342 e il 352. Le reliquie da Mira furono portate furtivamente a Bari il 9 maggio 1087. Sulla sua tomba trasuda un olio che i baresi chiamano manna di San N. Dal 1969 il ` limitato a calendari locali o suo culto e particolari. In Sardegna Patrono di Baunei, Guspini, Irgoli, Loiri Porto San Paolo, Muravera, Narcao (insieme a Santa Bar` , Ortueri, bara), Nughedu San Nicolo ` d’Arcidano, San NiOttana, San Nicolo ` Gerrei, San Vero Congius, Santadi, colo Sassari, Siapiccia, Simala e Tadasuni. ` stato diffuso dai BizanIl suo culto e ` che da lui hanno tini, molte le localita preso il nome, molte le chiese erette in ´ mancano le romaniche, suo onore, ne ` di Trullas come quella di San Nicolo (1114) e quella nei pressi di Quirra ` titolare del (sec. XIII). A Sassari e Duomo. Titolare anche della cattedrale di Ottana, dell’omonima sop` particolarmente inpressa diocesi. E vocato contro il malocchio. [ADRIANO

tembre ad Aritzo, il 10 settembre a San ` d’Arcidano e San Vero Milis, il Nicolo 18 settembre a Sorradile.

Nicola da Gesturi, beato (Giovanni Angelo Salvatore Medda Serra) Religioso (Gesturi 1882-Cagliari 1958). Terziario nel convento dei Cappuccini di Cagliari (1911), dove vestı` l’abito con il nome di fra Nicola (1913), fu a Sanluri e a Sassari, definitivamente a Cagliari dal 25 gennaio 1924 fino alla morte, questuante. Umile, caritatevole, prodigo `, amato da tutti. Sepolto nel cidi bonta mitero di Bonaria, nel 1980 traslato nella chiesa di Sant’Antonio da Pa` in corso il dova. Dal 10 ottobre 1966 e processo per la canonizzazione. Festa Si festeggia l’8 giugno.

VARGIU]

Festa Si festeggia il 6 dicembre; la prima domenica di maggio a Irgoli, la seconda domenica di maggio a Luras, il 17 maggio a Villaputzu, il 18 maggio a Ottana, la terza domenica di maggio a ` Gerrei e San Vero Congius, San Nicolo il 22 maggio a Ulassai, il 25 maggio a Orroli, il 29 maggio a Ussassai, la seconda quindicina di maggio a Ortueri, il 16 giugno e la seconda domenica d’agosto a Semestene, il 20 agosto a Narcao (insieme a Santa Barbara), la prima domenica di settembre a Santadi e Siapiccia, il primo lunedı` di set-

San Nicola da Tolentino – Statua del santo in legno dipinto (sec. XV). (Basilica di San Nicola, Tolentino)

Nicola da Tolentino, san (in sardo, Santu Nicola Tolentinu) Santo (Castel Sant’Angelo, oggi Sant’Angelo in Pontano, 1245-Tolentino 1305). Agostiniano, asceta, sacerdote (1269), predicatore, dal 1275 fu a Tolentino, dove morı` il 10 settembre 1305. Dopo qua-

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Nicolo` di Bonifacio rant’anni dal decesso, il suo corpo fu ritrovato incorrotto. Recise le braccia, presero a sanguinare: sistemate in una teca d’argento, nel corso dei secoli il ` ripetuto. Camiracolo del sangue si e nonizzato da Eugenio IV (1446). Protet` , invocato dagli aftore della maternita flitti e dai sofferenti. [ADRIANO VARGIU] Festa Si festeggia il 10 settembre a Baressa e Illorai.

` I1 Religioso (secc. XI-XII). VeNicolo

Nicola di Teramo, san Santo (secc. V-

scovo di Bosa dal 1304 al 1312. Si chia` de Vare. Il Salavert y Roca mava Nicolo ne indica la decadenza dalla cattedra bosana nel 1312.

VI). Secondo la tradizione visse in Gallura nel territorio di Luogosanto come eremita unitamente a San Trano. Sembra che operasse guarigioni servendosi delle erbe dei campi che conosceva profondamente; secondo un’antica tradizione il suo corpo sarebbe stato ritrovato nel corso del secolo XIII da due francescani.

Nicoli, Giuseppina Religiosa (Caratisma 1863-Cagliari 1924). Entrata a ventun anni nella congregazione vincenziana a Torino, vestı` l’abito a Parigi e trasferitasi a Cagliari vi prese i voti. ` nel quartiere della Marina l’AsFondo sociazione dei Marianelli, che si prefiggeva di raccogliere e educare i ragazzi poveri del quartiere. Morı` in ` . Nel 1992 fu aperto un odore di santita processo sui suoi miracoli.

` Religioso (Teramo, prima meta` Nicolo sec. XIV-Oristano 1360). Arcivescovo di Oristano dal 1354 al 1360. Arcidiacono a Volterra, fu nominato vescovo di Squillace nel 1345 e nel 1349 fu trasferito a Menfi. Nel 1354 divenne arcivescovo di Oristano, subito dopo lo scoppio della prima guerra tra Mariano IVe Pietro IV; una volta insediato, per il suo grande equilibrio fu incaricato dal papa di dirimere alcune importanti controversie tra gli altri vescovi sardi. Tenne un prudente atteggiamento nei ` tra Mariano IV confronti della rivalita e Pietro IV e non prese parte al Parlamento del 1355.

scovo di Ampurias dal 1112 al 1127. Camaldolese, la sua sottoscrizione si legge nella concessione di un privilegio del 13 dicembre 1112 insieme con Marino di Bosa e Pietro di Ploaghe. Nel ` la chiesa di Setin e di San 1220 affido Pietro di Nugulbi al monastero di San Pietro di Nurki.

` I2 Religioso (secc. XIII-XIV). VeNicolo

` II1 Religioso (sec. XIV). Vescovo Nicolo di Ampurias dal 1386 a prima del 1395. Gli succedette Pietro Corso, forse originario di Castellaragonese, trasferito ad Ajaccio da Bonifacio IX.

` II2 Religioso (sec. XIV). Vescovo Nicolo di Bosa dal 1342 al 1344. Il suo nome compare in un testo di Anton Felice ` lunghe lotte contro gli Mattei. Affronto usurpatori di diritti e beni ecclesiastici.

` , san = Daniele, san2 Nicolo ` da San Vero Milis Religioso Nicolo (San Vero Milis 1631-Cagliari 1707). Si ` Marras, una lapide lo chiamava Nicolo ricorda nella chiesa di Sant’Antonio da ` da San Padova a Cagliari: «Fra Nicolo Vero Milis, cappuccino, morto in questo convento l’8 gennaio 1707, dopo cinquantasei anni di vita religiosa, santi` ficata dall’eroico esercizio d’ogni virtu ` singolari cristiana, illustrata dai piu prodigi. Dietro le sue orme Sant’Ignazio da Laconi intraprese, quattordici ` e della anni dopo, la via della santita gloria».

` di Bonifacio Religioso (meta` Nicolo sec. XIV-1402). Vescovo di Dolia dal 1397 al 1802. Apparteneva all’ordine dei Domenicani ed era professore di Teologia; rigoroso, negli anni dello scisma si mantenne di stretta obbedienza

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Nicolo` e Trano al pontefice romano, per cui nel 1397 fu nominato vescovo da Bonifacio IX nella disputata diocesi doliense. Qui, fin dal 1289, l’antipapa Clemente VII aveva nominato il minore Giovanni de Beciaco.

` e Trano, santi (in sardo, Santu Nicolo Nicolau e Tranu) S anti eremiti. «Quando Sant’Eusebio diffuse la pratica monastica – dice una leggenda – arrivarono in Gallura gli eremiti Ni` e Trano» (sec. V). Nel silenzio colo delle montagne e nella pace dei boschi ricercavano la perfezione cristiana con la preghiera, la contemplazione e la penitenza, comunicando la loro gioia interiore a quanti accorrevano per un consiglio. Morti, corse fama di ` e di miracoli. Nel secolo XIII la santita Madonna apparve a due francescani pellegrini a Gerusalemme, rivelando loro la tomba dove riposavano i due santi eremiti. Rientrati dalla Terrasanta, si portarono subito in Gallura e trovarono il sepolcro. Su di esso costruirono il santuario, dedicandolo ` e Trano, alla Madonna e ai Santi Nicolo ancora oggi meta di pellegrinaggi. Ogni sette anni viene praticata l’apertura della ‘‘porta santa’’. Dove i due eremiti ` sorto Luogosanto, vissero e morirono e Locus Sanctus. [ADRIANO VARGIU] Festa Si festeggia la prima domenica di giugno a Luogosanto.

Nicolucci, Giustiniano Antropologo (Isola Liri 1819-Napoli 1904). Laurea` a studi di antosi in Medicina si dedico tropologia e di paletnologia. Divenne professore di Antropologia presso l’U` di Napoli. Tra i suoi scritti, niversita riguardano la Sardegna i saggi Di un antico cranio fenicio rinvenuto nella necropoli di Tharros in Sardegna, ‘‘Memorie della R. Accademia delle Scienze di ˆ nes Torino’’, XXI tomo, 1863; Sur les cra ´niciens conservee´s dans le Muse ´e des phe

´s de Cagliari et dans le Muse ´e Antiquite anatomique de Pavie, 1865.

Nicosia, Francesco Archeologo (n. Co` entrato miso 1939). Dopo la laurea e nella carriera delle Soprintendenze ` stato nomiarcheologiche. Nel 1976 e ` per nato soprintendente alle Antichita le province di Sassari e Nuoro e ha lavorato alacremente promuovendo scavi e fondando la rivista ‘‘Quaderni della Soprintendenza’’. Ha particolarmente studiato i rapporti tra Sardegna ed Etruria; dopo essere stato soprin` tornato nella sua tendente a Firenze e ` ha sede di Sassari, nella cui Universita insegnato per diversi anni. Tra i suoi scritti che riguardano la Sardegna gli articoli Scavi e scoperte (Sardegna). ` , ‘‘Studi etruschi’’, XLVI, Budduso 1978; Etruskische Zeugnisse und Ein¨ sse, in Kunst und Kultur Sardiniens flu vom Neolithicum bis zum Ende der Nuraghenzeit,1980; La Sardegna nel mondo classico, in Ichnussa. La Sarde` classica, 1981; e gna dalle origini all’Eta la monografia su Presenze e influenze tirreniche in Sardegna fra il IX e il VI secolo a.C., pubblicata nel 1981.

Nieddera Vitigno della valle del Tirso ` di Oristano; viene utlizin prossimita zato per produrre il vino Nieddera di colore rubino e di sapore asciutto. Questo vino, ottenuto esclusivamente dalle ` raggiungere i 14 uve omonime puo gradi; invecchiato in botti di rovere ` poi essere conserper due anni, puo vato in bottiglia fino a cinque anni.

Nieddu1 Antico villaggio del giudicato di Torres, compreso nella curatoria del Meilogu. Dopo l’estinzione della dina` nelle mani dei Dostia giudicale passo ria che lo unirono ai loro territori del Monteleone. Dopo la conquista aragonese, quando i Doria nel 1325 si ribellarono, nel 1330 il villaggio fu investito dalle truppe di Raimondo Cardona che ` gli procurarono gravi danni e comincio

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Nieddu a spopolarsi. Scoppiata la seconda guerra tra Mariano IV e Pietro IV, di fatto fu annesso al giudicato d’Arborea, ma prima della fine del secolo XIV era completamente spopolato.

Nieddu2 Famiglia di Oristano (secc. XVII-XVIII). Le sue notizie risalgono al secolo XVII con un Luca che si se` contribuendo nel 1637 a ricacgnalo ` i francesi che erano ciare dalla citta sbarcati sui litorali. Per questo ottenne nel 1368 il cavalierato ereditario. Nel 1643 i suoi figli furono ammessi allo Stamento militare durante il parlamento Avellano e i loro discendenti continuarono a partecipare agli altri parlamenti. La famiglia si estinse nel corso del XVIII.

Nieddu, Carmelo Studioso di storia locale (Laconi 1868-Oristano 1948). Entrato in Seminario, fu ordinato sacerdote; subito dopo si trasferı` a Cagliari ` in Teologia e nel 1895 fu dove si laureo nominato canonico della cattedrale di Ales. Nel 1904 divenne priore dell’abbazia di Bonarcado; stabilitosi a Ori` per anni pubblicando alstano vi opero cuni interessanti lavori sulla storia di Bonarcado tra cui Santa Maria di Bonarcado e il suo priorato, uscito nel 1917. Morendo a Oristano nel 1948 ` la sua biblioteca al Seminario di dono Oristano. Tra i suoi scritti: Diritto o prepotenza? Storia documentata della vertenza tra priorato e comune di Bonarcado, 1907; Corona Francesco, un vescovo d’Ales del secolo XVIII, 1909; Santa Maria di Bonarcado e il suo priorato, 1917; Laconi serafica 1701-1781; 1925-1940, 1940.

Nieddu, Giangiacomo Editor e giornalista (n. Macomer 1937). ‘‘Libero professionista’’, come si definisce, ha esordito molto giovane, prima ancora di laurearsi in Scienze politiche. Pur avendo collaborato a numerosi gior`’’ a ‘‘Sassari sera’’) ha nali (da ‘‘l’Unita

trovato le migliori occasioni per esprimersi nella radio (fu il primo direttore del radiogiornale di Radiolina, la prima emittente privata della Sardegna) e nella televisione (inventando e realizzando una serie di programmi regionali d’informazione e di intrattenimento, in particolare per Videolina, l’emittente televisiva creata da Nicola Grauso). Come responsabile editoriale della casa editrice Mursia ha fatto pubblicare l’opera postuma di Raimondo Carta Raspi, Storia di Sardegna. Da alcuni anni pubblica un denso annuario, Il chi e` della Sardegna.

Nieddu, Gianni1 Sindacalista, senatore della Repubblica (n. Orani 1952). Diplomato, ha iniziato a lavorare giovanissimo come operaio della Enichem a Ottana e poi a Vercelli e Ivrea fino al ` impe1974. Tornato in Sardegna si e gnato nel sindacato, giungendo a essere prima segretario provinciale di Nuoro e poi segretario regionale della ` stato CGIL dal 1993 al 1996. Nel 1996 e eletto senatore della Repubblica per la coalizione dell’Ulivo nella XIII legisla` stato riconfermato nel setura ed e condo collegio di Nuoro per la XIV le` stato successivamente riegislatura. E letto al Senato nella lista dei DS nella consultazione dell’aprile 2006.

Nieddu, Gianni2 Pittore (n. Alghero 1957). «Quelli elaborati da Gianni Nieddu – ha scritto Ivo Serafino Fenu – divengono spesso dei ‘‘teatrini dell’assurdo’’ che si risolvono in vere e proprie trappole visive. Come un ragno ordisce esili trame che imbrigliano quel suo mondo visivo e oggettuale da rigattiere o da bricoleur. Mediante sapienti ritmi compositivi lo rende apparentemente innocuo se non, addirit` la qualificatura, rassicurante. Ma e zione del singolo particolare, minimo ` dell’insieme, rispetto alla complessita impercettibile alla distanza, che crea

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Nieddu la trappola. L’opera nel suo insieme, armonica, meditata, essenziale e rigo` il particorosa, funge invece da esca. E lare che determina lo slittamento semantico: lo spillo, la targhetta con impressa l’impronta digitale, il gessetto numerato, il singolo foglio sommariamente abbozzato, il topo o l’uccellino, sono spesso vittime sacrificali di ben ` poderosi e perfidi meccanismi». piu

Nieddu, Giovanni Maria Sindacalista, senatore della Repubblica (n. Arbus 1927). Cattolico impegnato, ha lavorato per anni alle poste e ha fatto il giornalista. Dirigente sindacale, ha percorso una brillante carriera arrivando a essere segretario generale della Federazione dei Postelegrafonici della CISL ` membro del comitato parinel 1981. E tetico delle amministrazioni postali europee e dal 1987 ha fatto parte dell’Esecutivo Mondiale dell’International Postal Telegraph Telephone con ` sede a Ginevra. Nello stesso anno e stato eletto senatore della Repubblica nel collegio di Avezzano per la DC.

Nieddu, Giuseppe Archeologo (n. Berchidda 1954). Dopo la laurea ha intrapreso la carriera delle Soprintendenze archeologiche; attualmente lavora presso quella per le province di Cagliari e Oristano. Ha preso parte a numerose campagne di scavo e alla prospezione subacquea di Neapolis con ` autore di numerosi Raimondo Zucca. E ` lavori tra i quali Capitelli romani di Eta imperiale da Oristano, ‘‘Archeologia sarda’’, 1984; Capitelli romani di spoglio nella Basilica romanica di Santa Giusta, ‘‘Nuovo Bullettino archeologico sardo’’, I, 1984; Nora. Decorazioni architettoniche e Tharros. Decorazioni architettoniche. I capitelli, in I sardi. La Sar` romana, degna dal Paleolitico all’Eta 1984; Un capitello corinzio da Muravera. Note sul problema dell’origine del corinzio italico, ‘‘Nuovo Bullettino archeolo-

gico sardo’’, 2, 1985; Elementi di tradizione punica e italica nella produzione architettonica della Sardegna punicoromana, ‘‘Studi sardi’’, XXVI, 1986; Tipologia delle terme romane in Sardegna: rapporti con l’Africa, in L’Africa romana. Atti del V Convegno di studi, 1987; cinque schede su Storia delle ricerche e dei rinvenimenti subacquei, Insediamento punico di S. Gilla, Le terrecotte figurate di Su Moguru, Marceddı` nella ` della lafase romana, Karales la citta guna di S. Gilla, tutte in Santa Gilla e Marceddı`. Prime ricerche di archeologia subacquea lagunare, 1988; I capitelli romani della chiesa di San Giuliano in Selargius e Capitelli di epoca alto medioevale nella Sardegna meridionale, ‘‘Quaderni della Soprintendenza archeologica per le province di Cagliari e Oristano’’, 4, 1988; Alcuni tipi di terrecotte figurate da Su Moguru-S. Gilla, ‘‘Quaderni della Soprintendenza archeologica per le province di Cagliari ` e Oristano’’, 6, 1989; Othoca. Una citta sulla laguna (con Raimondo Zucca), 1991; La decorazione architettonica della Sardegna romana, 1992; Un bronzetto di Arpocrate da Sulci, ‘‘Carbonia e il Sulcis. Archeologia e territorio’’, 1995.

Nieddu, Luigi Insegnante, storico (n. Bessude 1924). Conseguita la laurea si ` dedicato all’insegnamento negli istie ` tuti superiori. Militante socialista, e studioso attento della storia politica ` audella Sardegna contemporanea; e tore di numerosi scritti tra i quali vanno ricordati: Origini del Fascismo in Sardegna, pubblicato nel 1964, Dal combattentismo al fascismo in Sardegna, pubblicato nel 1979, e L’altro Gramsci, pubblicato nel 1990. In tutte le sue opere, soprattutto in quelle che affrontano alcuni nodi epocali della storia della Sardegna contemporanea (le origini del sardismo, i rapporti fra

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Nieddu sardismo e fascismo nel periodo della ‘‘fusione’’, il pensiero e l’azione di Gramsci e i suoi rapporti con la direzione del PCd’I), tende a tenersi lontano dai sentieri obbligati del cosiddetto ‘‘senso comune storiografico’’, sostenendo spesso tesi originali appoggiate a documenti frutto delle sue ricerche e del suo forte fiuto di investigatore. Tra i suoi scritti: Primi appunti per una storia del socialismo in Sardegna, ‘‘Ichnusa’’, IV, 1956; I sacrestani del Sardismo non possono smentire la cronaca di questo oscuro periodo di vita isolana, ‘‘La Nuova Sardegna’’, 1960; L.B. Puggioni e il Partito Sardo d’Azione, 1962; Origini del Fascismo in Sardegna, 1964; Dal combattentismo al fascismo in Sardegna, 1979; Sulla composizione sociale del movimento degli ex combattenti del primo Partito d’Azione, in Lotte sociali, antifascismo e autonomia in Sardegna, 1982; I partiti socialisti dal 1943 a oggi, in Sardegna. Enciclopedia (a cura di M. Brigaglia), II, 1982; L’altro Gramsci, 1990; Forma e contenuto dell’ordinamento autonomistico, ‘‘Quaderni bolotanesi’’, XX, 1994; Partito Sardo d’Azione Repubblica federale, 1995.

Nieddu, Luigino Atleta, pugile (Cagliari, secc. XIX-XX). Tesserato con l’Amsicora di Cagliari, fu specialista negli anni Dieci del Novecento in varie discipline dell’atletica leggera e poi anche nel pugilato. In questa epoca pionieristica dello sport sardo ottenne grandi risultati nel salto con l’asta (1914) con la misura di 3,10 m in stile moderno e 3,50 m con l’arrampicata ` piu ` (che dopo qualche anno non sara ammessa). Aveva ottenuto anche oltre 6 m nel salto in lungo e 1,615 m nel salto ` clamoroso fu in alto. Ma il risultato piu raggiunto, sempre nel 1914, nel lancio del giavellotto – stile greco – con la misura di 50,70 m, che rappresentava il primato italiano. Dopo qualche tenten-

namento la neonata Federazione di ` campione itaAtletica lo proclamo liano. Le incertezze erano nate dal fatto che N. lanciava il giavellotto nello ` impugnandolo nella stile greco, cioe ´ al centro. parte posteriore anziche Nel primo dopoguerra lo stile greco, ` rassomigliava a quello rappreche piu sentato sui vasi greci e a quello ancora ` africane, venne usato in certe tribu abolito definitivamente: per questo N. ` iscritto nelle graduatorie nazionon e nali di tutti i tempi. [GIOVANNI TOLA]

Nieddu, Palazzo Edificio che sorge a Cagliari in Castello, via dei Genovesi, sull’area dove anticamente era il palazzo del marchese di Quirra. L’area fu acquistata, dopo l’abolizione dei feudi, dal conte Pietro Nieddu, che vi fece costruire l’attuale palazzo su progetto dell’architetto Gaetano Cima. L’edifi` in forme neoclassiche: dall’acio e spetto monumentale, ha un piano basso e due piani superiori scanditi da ` resa imponente lesene. La facciata e da un grande portale, sopra il quale si trova un maestoso balcone.

Nieddu, Pietro Avvocato, benemerito dell’agricoltura (Cagliari, fine sec. ` sec. XIX). Di XVIII-ivi, seconda meta nobile famiglia originaria di Bud` , si distinse nello sviluppo della duso coltivazione degli ulivi nelle vaste tenute che possedeva tra Pula e Santa Margherita. Nel 1833, per le sue benemerenze nel campo dell’agricoltura, ebbe il titolo di conte e nel 1839 gli fu concesso il predicato di Santa Mar` alcune delle arringherita. Pubblico ghe che aveva avuto occasione di pronunciare come membro dello Stamento militare: Arringa dello stamento militare del Regno di Sardegna rassegnata al viceregio trono il 14 febbraio 1822, 1822; Arringa pronunziata per lo stamento militare nella circostanza d’essersi convocati i tre ordini

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Nieddu del regno dietro all’inchiesta di S.M. della proroga triennale del donativo ordinario, 1829; Arringa per lo Stamento militare recitata nella congrega tenuta per l’adesione della proroga triennale del donativo ordinario, 1834.

coltura, per i quali nel 1839 gli fu conferito il titolo di conte col predicato di Santa Margherita. Nel corso del secolo XIX la famiglia espresse altri distinti personaggi ma si estinse nel secolo XX.

Nieddu, Rafael Artista (n. Cagliari

Nieddu Minutili Famiglia nuorese

1933). Pittore, scultore, incisore e ceramista, ha compiuto i suoi studi all’Accademia di Belle Arti di Roma e a Brera. Ha esposto in molte gallerie di diverse parti del mondo e ha ottenuto diversi riconoscimenti, tra i quali anche un premio alla Biennale di Venezia. Le sue opere sono ospitate in numerosi musei e gallerie.

Nieddu, Ubaldo Giornalista (Cagliari, ` sec. XX-?). Dopo una oriprima meta ginaria militanza sardista, tra il 1932 e il 1933 fu redattore de ‘‘Il lavoratore di Sardegna’’, quindicinale dell’Unione dei sindacati fascisti. Tra i suoi scritti: Noi e il Fascismo, ‘‘Il Solco’’, ` d’Italia, ‘‘Il Solco’’, 1921; Noi e l’unita 1921; Il decreto di Mussolini. Sull’utilizzazione del miliardo,‘‘Il Popolo di ` della boniRoma’’, 1934; Integralita fica, ‘‘Mediterranea’’, VIII, 1934; Con`, tributi ad una storia della liberta ‘‘Frontiera’’, 7, 1972.

Nieddu di Santa Margherita Famiglia cagliaritana (secc. XVIII-XX). Origi` , le sue notizie risalnaria di Budduso gono al secolo XVIII. Nella seconda ` del secolo un magistrato della meta Reale Udienza, il dottor Gavino, divenne signore utile della Tappa di insinuazione di Ozieri istituita nel 1774, e nel 1777 ottenne il cavalierato ere` . Suo figlio Pietro, ditario e la nobilta avvocato, si stabilı` a Cagliari dove divenne un personaggio di rilievo e fu l’ultimo podatario del marchesato di Quirra fino al riscatto del feudo. Nei primi decenni dell’Ottocento in una ` degli imporsua azienda di Pula avvio tanti esperimenti nel campo dell’agri-

` ricche e in(secc. XVI-XIX). Tra le piu fluenti dell’isola fin dal secolo XVI. Nel secolo XVII appare divisa in alcuni rami e imparentata con nobili famiglie. Alla fine del secolo, nel 1698, i Nieddu del ramo N.M. ottennero il ca` e fuvalierato ereditario e la nobilta rono ammessi allo Stamento militare nell’ultimo parlamento Montellano. Nel 1711 ottennero nel ramo Nieddu Puggioni il cavalierato ereditario e ` da Carlo d’Asburgo. nel 1713 la nobilta Il ramo N.M. si diffuse in alcuni altri centri del Nuorese e un ramo si stabilı` a Cagliari; il ramo Nieddu Puggioni ` a risiedere a Nuoro, dove continuo nel 1780 ottenne dai Savoia la riconferma dei privilegi.

Nieto, Lorenzo Religioso (Orgaz, Spagna, 1559-Cagliari 1626). Arcivescovo di Cagliari dal 1625 al 1626. Benedettino, fu teologo di grande nome. Nel 1606 fu nominato vescovo di Ales. ` la diocesi Giunto in Sardegna governo lamentandosi del fatto che il paese era un villaggio abitato da pastori «rudes, barbari». Nel 1613 fu trasferito ad Alghero; giunto nella nuova sede fu nominato inquisitore ad interim per la Sardegna fino all’arrivo del nuovo inquisitore. Resse l’ufficio fino al 1616 in un difficile momento a causa di una crisi col potere regio per un conflitto di competenza giurisdizionale. Nel 1621 fu nominato arcivescovo di Ori` il voto stano e in quella veste oriento dello Stamento ecclesiastico nel parlamento Vivas. Cosı` nel 1625 fu trasferito a Cagliari, ma morı`, secondo Rai-

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Nigra mondo Turtas, prima di trasferirsi nella capitale, nel 1626.

Salvatore Niffoi – Caso letterario dell’anno 2006, ha vinto il Premio ‘‘Campiello’’ per il romanzo La vedova scalza.

` stato visto anche il l’autore) in cui e ` millenaria, come segno di una civilta quella barbaricina, presente anche con alcuni coraggiosi, emozionanti inserti in lingua sarda. Tradotto in diverse lingue, il romanzo ha anche ottenuto una serie di importanti riconoscimenti, culminati nel Premio ‘‘Campiello’’. Il successo di quella che poteva parere una semplice rivelazione ` stato confermato, tanto editoriale e presso i critici quanto presso il pubblico dei lettori, dall’accoglienza riservata a La vedova scalza (2006) che, pubblicato anch’esso da Adelphi, ha ottenuto il premio ‘‘Campiello’’. La stessa casa editrice ha dato alle stampe nel 2007 Ritorno a Baraule.

Nigra, Costantino Diplomatico (Villa

Niffoi, Salvatore Scrittore (n. Orani 1950). Laureato alla ‘‘Sapienza’’ di Roma con una tesi sulla poesia dialettale sarda, dopo alcune esperienze di ` tornato a insegnare nel sindacalista e suo paese natale, dedicandosi anche alla narrativa. A partire dal suo primo romanzo, Collodoro (1997), ha pubblicato una serie di opere con la casa editrice nuorese Il Maestrale: Il viaggio degli inganni (1999), Il postino di Piracherfa (2000), Cristolu (2000), La ` sesta ora (2003). A partire dal 2005 e diventato un caso letterario: il suo romanzo La leggenda di Redenta Tiria, pubblicato per la prima volta nella ‘‘Biblioteca della Nuova Sardegna’’ ` stato ‘‘scoperto’’ dalla prenel 2003, e stigiosa casa editrice Adelphi che gli ` vadato diffusione su un mercato piu sto. Il pubblico e la critica hanno su` di una scritbito apprezzato la qualita tura originale, dotata di una forza (frutto di uno strenuo esercizio di ` umane delstile oltre che delle virtu

Castelnuovo, oggi Castelnuovo Nigra, 1828-Rapallo 1907). Laureato in ´ giovanissimo nella Legge, combatte prima guerra di indipendenza, quindi ` in diplomazia nel 1851. Nel Mientro nistero degli Esteri fu segretario di Massimo d’Azeglio. Nel 1859 a Parigi ebbe una parte di rilievo nella preparazione dell’inter vento francese nella seconda guerra di indipendenza. Fu ambasciatore d’Italia a Parigi fino al 1876. Inviato a Pietroburgo vi rimase fino al 1882, anno in cui fu trasferito a Londra. In seguito fu a Vienna. Nel 1890 fu creato senatore e cavaliere dell’Annunziata; grazie ai suoi studi di filologia e di storia delle tradizioni popolari nel 1896 fu nominato accademico dei Lincei. Oltre l’articolo Cessione della Sardegna, ‘‘La Costituzione’’, 58, 1860, scrisse un breve saggio di Postille lessicali sarde, ‘‘Archivio glottologico ita` richialiano’’, XV, 1901; il suo nome e mato sotto voci come Ninne-nanne, cantilene infantili, filastrocche, giuochi nelle raccolte di canti popolari cu-

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Nin rate da Egidio Bellorini, Giuseppe Calvia, Giovanni Mari.

Costantino Nigra – Il celebre diplomatico ` anche alla lingua piemontese si interesso sarda.

Nin Famiglia cagliaritana (secc. XV` XIX). Di probabile origine ebraica, e ` fin dal secolo XV, presente nella citta quando i suoi primi personaggi appaiono impegnati in piccoli commerci e nel prestito del denaro. Entro la ` del secolo XVI i primi N. prima meta ` furono eletti nel Consiglio della citta ed estesero la rete dei loro interessi traendo profitto dal prestito del denaro. Nel 1564 ottennero il cavalierato ereditario con un Gabriele, sostituto procuratore reale, che aveva allargato il giro dei propri affari finanziando gli appalti sulle rendite dei beni demaniali e talvolta rimanendo dolorosamente invischiato in speculazioni sba` la pergliate, come quella che gli costo dita di 500 ducati dopo il fallimento di Gerolamo Comellas del quale era creditore. I suoi discendenti si inserirono

nel giro dell’aristocrazia imparentandosi con alcune famiglie nobili e nel 1592 ereditarono dai Fogondo la baro` del Seinia di Senis. Nella prima meta cento la famiglia si divise in due rami. Ramo di Felice. Felice aveva ereditato il feudo di Senis; nel 1699 i suoi discendenti ottennero il titolo comitale col predicato del Castillo e nel 1701 acquistarono anche i feudi di Asuni e Nureci; scoppiata la guerra di succes` accesi sione spagnola, furono tra i piu sostenitori di Filippo V, per cui quando, ` sotto gli nel 1708, la Sardegna passo Asburgo, furono costretti a fuggire in Spagna, da dove tentarono con ogni mezzo di appoggiare i progetti di riconquista dell’isola; divenuti grandi di Spagna, si imparentarono con i Masons ereditandone tutti i titoli; quando la ` ai Savoia vi tornarono Sardegna passo per amministrare l’ingente patrimonio feudale. Avvicinatisi alla nuova dinastia, ne condivisero i progetti di miglioramento dell’agricoltura impegnandosi in ambiziosi disegni di bonifica del feudo di Senis che li trascinarono in poco tempo alla rovina finanziaria. Questo ramo si estinse in completa miseria nei primi decenni del secolo XIX con un Ignazio che morı` a Posada. Ramo di Giuseppe. I suoi discendenti continuarono a occuparsi degli affari `, a della famiglia. Anche loro, pero causa del sostegno dato a Filippo V, furono costretti a lasciare la Sardegna nel 1709 e a riparare in Spagna. Passata l’isola ai Savoia, anche i membri di questo ramo tornarono e, ottenuta la signoria della scrivania di Bosa, seppero gradatamente ricostituire le fortune della famiglia. Nel 1747 furono in grado di acquistare i feudi di Gesico e Goni ed ebbero il titolo di marchese di San Tommaso. Entro la fine del secolo ereditarono dai Brunengo la contea di Monteleone e il marchesato di San Sa-

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Nin verio con Donori e Serdiana. Si estinsero nel 1838.

Nin, Alessio Signore di Senis (Cagliari, ` posec. XVI-?). Uomo di grande abilita litica, nel 1583, durante il parlamento Moncada, fu inviato a Madrid come sin` per chiedere al re l’istidaco della citta tuzione dell’ufficio di console della nazione sarda. Aveva sposato Elena Fogondo, erede del feudo di Senis che il fisco voleva sequestrare. Egli nel 1592 sostenne validamente sua moglie nella causa che ne seguı` riuscendo a spuntarla nel 1594.

Nin, Antioco Religioso (Cagliari, prima ` sec. XVI-Alghero 1576). Vescovo meta di Alghero dal 1572 al 1576. Formatosi nel Collegio germanico di Roma, nel 1572 fu nominato vescovo della diocesi ` morı` nel di Alghero. In quella citta 1576.

Nin, Antonio Religioso (Cagliari 1671Oristano 1740). Arcivescovo di Oristano dal 1720 al 1740. Appartenente al se` Teocondo ramo della famiglia, studio logia a Roma e al suo ritorno fu nominato canonico della cattedrale di Cagliari. Durante la guerra di succes` a Fisione spagnola, per la sua fedelta `. Torlippo V ebbe qualche contrarieta nata temporaneamente la Sardegna a Filippo V con la spedizione dell’Alberoni, nel 1720, fu designato arcivescovo poco prima del trattato dell’Aia, che assegnava l’isola ai Savoia. Confer` la mato dalla nuova dinastia, governo sua diocesi con sagacia provvedendo all’abbellimento del Duomo di Oristano. Nel 1726 fu nominato assistente al soglio pontificio.

Nin, Felice Conte del Castillo (Cagliari 1670-ivi 1750). Nel 1699 ottenne il titolo ` di conte del Castillo e nel 1701 acquisto all’asta i feudi di Asuni e Nureci. Scoppiata la guerra di successione spa` decisi sostenitori di gnola, fu tra i piu Filippo Ve quando nel 1708 ebbe inizio

lo sbarco delle truppe asburgiche per ` di la conquista della Sardegna, tento contrastarlo con le armi, per cui dovette fuggire in Spagna dove si unı` al marchese di Laconi e al conte di Montalvo, anch’essi esuli. I tre, nel 1710, caldeggiarono a corte l’infelice spedi` di zione del 1710, nella quale egli tento sbarcare a Terranova ma fu respinto dagli inglesi. Al suo ritorno fu creato ` tardi, passata l’igrande di Spagna; piu ` il suo feudo e sola ai Savoia, recupero ` , ma senza negli anni successivi tento successo, di svilupparvi la coltivazione del gelso e del cotone caricandosi di debiti.

Nin, Ferdinando Conte del Castillo ` sec. XVIII-?, se(Sardegna, prima meta ` sec. XVIII). Signore della conda meta baronia di Senis (che comprendeva anche Assolo, Mogorella e Ruinas), infeu`, nel 1752 data nel 1432 a Pietro Joffre trasferı` nei suoi territori circa cinquanta famiglie provenienti dal Piemonte per coltivarvi in particolare il cotone. L’esperimento, da collocare nelle iniziative di colonizzazione del` del Settecento (isola l’isola alla meta di San Pietro 1738, Montresta 1762), ` fallı` per l’avversione delle comunita circostanti e la violenza della ‘‘intemperie’’ (la malaria), che costrinsero i coloni a tornare alle loro sedi di origine.

Nin, Gabriele Militare di carriera (Madrid 1709-Cagliari 1770). Cadetto del ` conte Felice, quando la famiglia torno ` alla carriera milidall’esilio, si dedico tare raggiungendo il grado di luogotenente generale del Regno. Uomo di grande preparazione, ha lasciato anche un trattato di tattica militare di qualche pregio.

Nin, Palazzo Edificio che sorge in via La Marmora nel Castello di Cagliari. Fu costruito nel 1781 per il marchese Pietro Vivaldi Pasqua e alla fine del se-

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Nin colo fu acquistato dai Nin del ramo di San Tommaso, quando i Vivaldi lasciarono la Sardegna. L’edificio, in forme `, scache si richiamano allo stile rococo valcava un portico (detto ‘‘Portico Vivaldi’’); nel timpano che sovrasta l’imponente portone i nuovi proprietari posero il loro stemma. Alla loro estin` in parte ai Bonzione il palazzo passo fant e in parte agli Asquer; durante la seconda guerra mondiale, centrata dalle bombe, la parte che scavalcava il ` andata distrutta. portico e

Nin, Tommaso Marchese di San Tommaso, militare di carriera (Cagliari 1760-ivi 1840). Erede dei feudi di famiglia e di quelli ricevuti da sua moglie Giovanna Carcassona, fece una brillante carriera militare giungendo nel `i 1831 al grado di generale; comando prestigiosi Cavalleggeri di Sardegna e i Dragoni leggeri. I successi nella carriera militare non gli impedirono di occuparsi attivamente delle sue ingenti ` ; fu accademico della Societa ` proprieta Agraria ed Economica di Cagliari e li` con successo il patrimonio feuquido dale della sua famiglia. Morı` poco tempo dopo questa operazione.

rizoma carnoso cresce affondato nel fango, le grandi foglie arrotondate e piane si appoggiano sull’acqua sostenute da lunghi steli resistenti e flessibili; i fiori, dai numerosi stami gialli, ricoprono le acque stagnanti delle zone fresche con intense fioriture che durano tutta l’estate. Nella medicina popolare veniva usata con azione astringente, sedativa, spasmolitica ed emolliente. Una bella coltivazione di ` ammirare nelle vasche ninfee si puo dell’Orto Botanico di Cagliari. Nomi sardi: corcorija de abba (logudorese); lillu de acqua (Sardegna meridionale); zucca aresti (sassarese). [MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]

Ninfea – Fiore di ninfea bianca.

Ninchi, Federico Giornalista (sec. XX). Redattore de ‘‘L’Unione sarda’’, tra il 1941 e il 1948 fu attento osservatore della crisi del bacino carbonifero sardo, su cui scrisse una lunga serie di articoli sul quotidiano cagliaritano. Tra i suoi scritti: Carbonia, 1941; Vita di Carbonia, 1941; I minatori di Carbonia, 1942; Il quarto annuale della fondazione di Carbonia, 1942; Carbonia sotto un incubo o di vita o di morte, 1948; Il mestiere del minatore, 1948.

Ninfa, santa = Trifone, san Ninfea Pianta acquatica della famiglia delle Ninfacee, presente nelle due specie Nymphaea alba, dal fiore candido e di grandi dimensioni, e Nuphar lu` piccoli. Il suo teum, dai fiori gialli piu

Nino, Gavino Giornalista, deputato al Parlamento subalpino (Bosa 1813-Oristano 1886). Entrato in Seminario, fu ` all’atordinato sacerdote, ma si dedico ` giornalistica e alla promozione tivita di iniziative culturali. A partire dal 1828 diresse alcuni istituti scolastici ` con Salvatoreligiosi; nel 1843 fondo rangelo De Castro il periodico ‘‘La Meteora’’, di ispirazione liberale; poco dopo fu nominato canonico di Bosa. Entrato nella polemica seguita alla ‘‘fusione perfetta’’, alla quale contribuı` con il saggio Protesta al popolo, nel 1848 fu eletto deputato per la I legislatura del Parlamento subalpino. Fu rieletto per le successive legislature fino al

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Nissardi 1854, quando dovette rinunciare al ´ canonico. In Parlamandato perche ` con la Sinistra e fu mento si schiero molto attivo. Negli stessi anni fu anche provveditore agli studi di Cuglieri e dal ` 1855 sindaco di Bosa, dove si segnalo per il suo coraggio durante l’epidemia di colera. Fu autore di alcuni volumi, tra cui Nuraghes in Sardegna pubbli` delle cato nel 1872; difese l’autenticita Carte d’Arborea. Tra i suoi scritti: Gli Arabi in Sardegna, ‘‘La Meteora’’, I, 1, 1843; Protesta al popolo, 1848; Nuraghes in Sardegna, 1872; Dell’industria delle miniere nel territorio di Iglesias, 1875.

Luigi Nioi – Ceramiche artistiche.

Nioi, Luigi Ceramista (n. Assemini 1936). Autodidatta, precocissimo, fece i suoi primi esperimenti da bambino utilizzando un forno regalatogli da suo padre, anche lui artigiano della ceramica. Con gli anni ha dato vita a una forma di artigianato artistico originale, in cui ha elaborato con intelligenza e raffinata fantasia gli elementi che provenivano dalla grande tradizione della ceramica popolare del suo paese. Questa scelta, mai ripetitiva anzi continuamente rinnovata, lo ha portato progressivamente a livelli di eccellenza. Ha esposto e ottenuto riconoscimenti per le sue creazioni in tutto il mondo. Nel 1996 ha vinto il premio ‘‘Taormina’’.

Nioi, Salvatore Impiegato, consigliere

regionale (Nuoro 1925-ivi 1997). Mili` nel 1953, dutante del PCI, subentro rante la II legislatura del Consiglio regionale, all’on. Ignazio Pirastu eletto ` alla Camera dei deputati. Rappresento il collegio di Nuoro anche nella III, nella IV e nella V legislatura, sino al 1969.

Niolu, Efisio Pittore (n. Alghero 1957). «Molto deve Niolu – ha scritto Giannella Demuro – alla lezione della Mec art e all’opera di Mimmo Rotella in particolare, sebbene gli esiti che lui raggiunge se ne discostino nettamente. La sua riflessione si muove lungo le vie offerte dalle immagini – essenziali ` di linee desolate – dei nella nudita suoi paesaggi: paesaggi analizzati attraverso un filtro che trattiene non gli elementi macroscopici del tessuto architettonico, quanto le textures degradate violate dal tempo e dall’uomo di superfici urbane». «Le due personali nelle quali il giovane artista algherese ha di recente presentato gli ultimi esiti della sua ricerca sperimentale a Sas`s e nel Censari, presso il Centro Kairo tro Culturale Man Ray a Cagliari, assieme ai riconoscimenti ottenuti in ` occasioni in rassegne di rilievo napiu zionale (ultimo quello di Sassoferrato), ` articonfermano il valore e la maturita stica di Niolu che si segnala come una delle giovani promesse del panorama artistico regionale».

Nisbet, Renato Botanico (n. sec. XX). Esperto di paleobotanica, nel 1980 ha collaborato con Enrico Acquaro agli studi sul tofet di Tharros. Ne ha scritto nel saggio I roghi del tofet di Tharros: uno studio paleobotanico, ‘‘Tharros VI’’, vol. VIII, 1, di ‘‘Rivista di Studi fenici’’, 1980.

Nissardi, Andrea Fotografo (n. Ca` formato a Cagliari e gliari 1946). Si e ha avuto esperienze di lavoro a Parigi e in Messico. Ha raggiunto molta noto-

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Nissardi ` e collabora con agenzie fotografirieta ` che nazionali e con alcuni periodici. E autore di Qui Sardegna, pubblicato nel 1971, e di Quelli della Costa, pubblicato nel 1994.

Nissardi, Filippo Archeologo (Cagliari 1852-ivi 1922). Allievo del canonico ` con TheoGiovanni Spano, collaboro dor Mommsen nella raccolta delle epigrafi latine della Sardegna. Nel 1878 divenne socio corrispondente dell’Istituto archeologico germanico e scrisse alcuni interessanti lavori, tra cui Lettera a Luigi Intina sui Nuraghi della Sardegna, uscito nel 1884. Successiva` con Filippo Vivanet, scamente lavoro ` e in partivando in numerose localita colare a Nora. Fu nominato ispettore ` e pubblico ` una Guida delle Antichita pratica per i visitatori del Regio Museo di Cagliari, uscita nel 1901. A partire ` con Antonio Taradal 1903 collaboro melli; nel 1905 fu tra i fondatori della ` storica sarda e contribuı` a diSocieta mostrare che la carta usata per la stesura delle Carte d’Arborea risaliva al ` Othoca col secolo XV. Nel 1910 studio ` preziosi reperti al Taramelli e dono Museo cagliaritano. Tra i suoi scritti: Relazione su scoperte archeologiche, ‘‘Rivista delle Scoperte archeologiche di Sardegna’’, 1876; Altre scoperte archeologiche, 1876; Nuragus. Iscrizione latina scoperta nella chiesa di S. Stefano, ‘‘Notizie degli Scavi di Anti` ’’, 1882; quattro brevi schede su chita Fonni. Diploma militare presso il nuraghe Dronoro nella regione di Sorabile, Decimoputzu. Armi preistoriche scoperte nel luogo denominato Insidu, Nuraxi Nioi (Nuragus), Teti. Nuove ricerche nella regione di Abini, tutte in ‘‘Notizie `’’, 1882; Framdegli Scavi di Antichita mento di tavola d’onesta missione, 1883; Intorno ai ripostigli di Abini e di Forraxi Nioi, 1884; Lettera a Luigi Intina sui nuraghi della Sardegna, in L’agricoltura

` una monodel circondario di Nuoro (e grafia redatta all’interno della relazione Salaris per l’inchiesta Jacini), 1884; Scavi nella necropoli di Tharros nel comune di Cabras e Sassari. Avanzi ` antichissima in contrada Sos Ladi Eta cheddos, ambedue in ‘‘Notizie degli ` ’’, 1886; Riola. Scavi Scavi di Antichita nella necropoli di Cornus, ‘‘Notizie de`’’, 1887; Lunamagli Scavi di Antichita trona. Tombe contenenti vasi fittili e di vetro scoperte in contrada Is Carrazzus de Friaxiu, ‘‘Notizie degli Scavi di Anti` ’’, 1888; Scavi in Sardegna. Scochita perta di ceramiche medioevali, 1897; Diploma militare rinvenuto a Seulo, ‘‘No` ’’, 1898; tizie degli Scavi di Antichita Bitti. Nuraghi, domus de janas e tombe dei giganti riconosciuti nell’agro del comune che conduce a Lula, ‘‘Notizie de` ’’, 1901; Un’oscura gli Scavi di Antichita pagina di storia sarda sul giudicato d’Arborea in relazione ad alcuni monumenti epigrafici, ‘‘Bullettino bibliografico sardo’’, II, 1902 e III, 1903; Contributo per lo studio dei nuraghi in Sardegna, ‘‘Atti del Congresso internazionale di Scienze storiche in Roma’’, V, 1904; ` romana e Rinvenimento di tombe di Eta cristiana a Baressa, ‘‘Notizie degli ` ’’, 1904; Lapo SaltaScavi di Antichita relli a Cagliari, ‘‘Archivio storico sardo’’, I, 1905; L’altopiano della giara di Gesturi in Sardegna e i suoi monumenti preistorici, ‘‘Memorie dell’Accademia nazionale dei Lincei’’, XVIII, 1907.

Nitti, Francesco Saverio Statista (Melfi 1868-Roma 1953). Professore ` di Napoli, fu piu ` volte nell’Universita ministro (con Giolitti e con Vittorio Emanuele Orlando) e presidente del Consiglio dal 1919 al 1920. Meridionalista di grande rigore politico e teorico, ` anche i problemi della Sardestudio ` gna con interesse e intuı` la necessita di estirpare la malaria per avviarne la

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Nivola rinascita. Tra gli scritti che riguardano ` povere terre d’Italia: Sarl’isola, Le piu degna e Liguria, ‘‘Rivista popolare di Politica, Lettere e Scienze sociali’’, 1904; Studi sulla Sardegna, in Studi giuridici in onore di Carlo Fadda, IV, 1906; Il pensiero di Nitti sulla Sardegna, ‘‘Sardegna’’, 4, 1914.

trarre la moglie Ruth Guggenheim alle leggi razziali fasciste. A New York si ` alla scultura, eseguendo didedico verse opere per alcune grandi istitu`, zioni, fra cui numerose Universita dove fu anche chiamato a insegnare, soprattutto della sua ‘‘invenzione’’ di una tecnica che utilizzava la sabbia. Nel dopoguerra si trasferı` definitivamente a New York, ormai affermato come grafico e decoratore. Nel 1950 conobbe Le Corbusier col quale colla` in diverse occasioni; nel 1955 diboro resse il design workshop dell’Univer` di Harvard. sita

Francesco Saverio Nitti – Lo statista in una foto d’epoca.

Nivola, Costantino Scultore (Orani 1911-Long Island, USA, 1988). Comin` come ‘‘garzone’’ del compaesano cio Mario Delitala mentre questi, nella se` degli anni Venti, affreconda meta ` di scava l’Aula Magna dell’Universita ` in diSassari (Delitala lo rappresento visa di soldato spagnolo in uno dei quadri). Sebbene avesse frequentato piuttosto precariamente le scuole primarie, fu iscritto all’Istituto d’Arte di Sas` tra Milano e sari, quindi si perfeziono Monza, amico e compagno di esperienze artistiche con due grandi promesse dell’ultima generazione di artisti sardi, Giovanni Pintori (destinato a passare all’industrial design e alla grafica pubblicitaria) e Salvatore Fancello (che sarebbe morto giovane sul fronte greco-albanese). In questo periodo strinse amicizia col grande disegnatore Saul Steinberg, che gli sarebbe stato di grande aiuto quando, nel 1938, dovette riparare negli USA per sot-

Costantino Nivola – Opere dello scultore in piazza Satta a Nuoro.

Pur essendo conosciuto a livello inter` mai dalle sue nazionale, non si separo radici e mantenne contatti con la Sar` soltanto sporadidegna anche se torno camente nel suo paese, dove pure de` la facciata di una chiesa. Partecoro

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Nivola ` a Sassari al concorso per il monucipo mento alla Brigata ‘‘Sassari’’, ma fu classificato al secondo posto. Nel 1968 ` il progetto per la realizzazione elaboro ` della piazza Satta a Nuoro, che riuscira a realizzare; in seguito eseguı` alcune sculture per il nuovo Palazzo della Regione a Cagliari. Morı` nella sua casa newyorkese di East Hampton. La sua scultura, veramente originale, rielabora (forse, meglio, ricapitola) in felicissima sintesi ispirazioni e misteri ` ’’. delle radici stesse della ‘‘sardita Non sempre compreso e apprezzato in ` ora considerato uno dei piu ` previta, e stigiosi e commoventi rappresentanti `’’ sarda. A lui e ` dedicato della ‘‘civilta un museo a Orani, dove agisce una fondazione (= Fondazione Nivola) a lui intitolata.

Nivola, Spanu Elisa Pedagogista (n. Orani 1925). Dopo aver ottenuto il diploma di insegnante elementare, ha conseguito la laurea in Pedagogia. Fu ` da Aldo Capichiamata all’Universita tini. Ha insegnato per molti anni ` di Cagliari; stupresso l’Universita diosa dei problemi dell’istruzione popolare, ha fatto parte dell’associazione ` stata tra i Sardegna Cultura e nel 1977 e fondatori del periodico ‘‘Natzione ` autrice di numerosi saggi Sarda’’. E tra i quali vanno ricordati Profilo storico dell’educazione popolare in Sardegna, pubblicato nel 1973, La condizione giovanile in Sardegna, pubblicato nel 1981, e Pedagogia e politica nella questione sarda, pubblicato nel 1992.

Nizas Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato di Cagliari ed era compreso nella curatoria del Campidano di Cagliari. Era si` Cannesisa presso l’attuato in localita tuale Torre delle Stelle, in comune di Muravera. Dopo la caduta del giudicato, nella spartizione del 1258 fu compreso nei territori amministrati diret-

tamente dal Comune di Pisa e decadde rapidamente. Poco prima della conquista aragonese era completamente spopolato.

Nizzi, Settimo Medico, consigliere regionale (n. Olbia 1957). Specializzato in ortopedia, anche se, con una qualche civetteria, si definisce «il classico medico della mutua», ha fatto il suo ingresso sulla scena politica nel 1997 come candidato del centro-destra a sindaco di Olbia. Da allora, nel 2001 e nel 2002, ha sempre battuto il competitore del momento. Per occupare la carica si era dimesso dal Consiglio regionale, al quale era stato eletto nel collegio di Sassari per Forza Italia. Spor` stato medico sociale della squativo, e dra di calcio dell’Olbia e vice-campione regionale di judo.

Noale Antico villaggio di origine medioevale posto nelle campagne di Ossi. Faceva parte del giudicato di Torres, compreso nella curatoria del Coros. Era incluso nei territori che, a partire dal secolo XII, furono posseduti dai Malaspina in seguito a un fortunato matrimonio. Questi, dopo l’estinzione della dinastia giudicale, lo inclusero nel piccolo stato feudale che andavano realizzando nella Sardegna nord-occidentale. Con l’arrivo degli Aragonesi ` al re d’Aragona, ma giurarono fedelta nel 1325 si schierarono a fianco dei Doria ribelli nella guerra contro gli invasori. Cosı` il villaggio divenne una delle basi della guerriglia che conducevano contro gli Aragonesi, per cui nel 1330 fu attaccato dalle truppe di Raimondo Cardona che lo danneggiarono gravemente; i Malaspina, comunque, riuscirono a conservarne il possesso anche se, a causa delle continue dispute tra ` parenti, la loro posizione politica ando indebolendosi. Nel 1342 il marchese Giovanni, cui il villaggio apparteneva, morı` lasciando erede Pietro IV d’Ara-

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Nobilta` in Sardegna gona. I fratelli del defunto non accetta` e si ribellarono rono la sua volonta ` quindi nuovamente; il villaggio si trovo al centro di una drammatica situazione di tensione unitamente agli altri terri` appartenuti alla famiglia e cotori gia ` a spopolarsi. Quando nel 1353 il mincio territorio fu definitivamente sequestrato agli antichi signori, N. era quasi deserto e nel corso dei decenni successivi, a causa delle guerre tra Aragona e Arborea, scomparve.

Noarro, Pietro (o P. Narro) Religioso (Tarazona, Spagna, inizi sec. XVI-Oristano 1577). Vescovo di Ampurias e Civita dal 1572 al 1574, arcivescovo di Oristano dal 1574 al 1577. Apparteneva all’ordine benedettino ed era abate del mo´ rida quando nel 1572 fu nastero di Le nominato vescovo di Ampurias e Civita. Giunto in Sardegna, dopo due anni, nel 1574, fu nominato arcivescovo.

` in Sardegna Nel corso dei seNobilta coli il numero delle famiglie che in Sardegna possono essere considerate no` stato considerevole. Complessibili e ` di ottocento favamente si tratta di piu miglie distribuite su tutto il territorio ` che dell’isola e presenti sia nelle citta ` tanto nelle zone interne. Il numero e ` rilevante se si considera la scarsa piu ` tratpopolazione della Sardegna. Si e tato, dunque, di una vera e propria classe sociale che ha avuto nelle sue mani, almeno fino al secolo XVIII, quasi tutto il potere e tutta la (poca) ricchezza della Sardegna. ` NOBILE In periodo giudicale (seCHI E coli tra l’XI e il XIV) in Sardegna veniva riconosciuta l’esistenza di una no` ‘‘di fatto’’ della quale facevano bilta parte, comprese le famiglie dei giudici, ` di 50 famiglie di majorales, la non piu cui appartenenza al ceto nobiliare era determinata dalla nascita, senza distinzione di discendenza da uomo o da

donna. Essere nobili, quindi, dipendeva dalla nascita nel novero di quelle famiglie che nobili erano considerate pubblicamente e come tali erano sempre riconosciute; la condizione nobiliare era uno stato di fatto che non dipendeva da alcun atto di concessione del sovrano, anzi ne prescindeva. In questo periodo la condizione di appartenenza al ceto nobiliare non appare legata alla condizione economica della ` certo famiglia considerata nobile; e che la maggior parte delle famiglie dei majorales appare in possesso di ingenti patrimoni immobiliari e di estesi lati` altrettanto certo che la defondi, ma e cadenza economica non faceva perdere la condizione nobiliare a chi fosse nato in una famiglia riconosciuta come nobile. In seguito il modo di conside` sostanzialmente non rare la nobilta ` , continuo ` a resistere la vecchia cambio ` come situaconcezione della nobilta zione di fatto derivante dalla nascita e dalla considerazione pubblica della condizione nobiliare, almeno fino all’arrivo degli Aragonesi. LA NOBILTA` NELLA SARDEGNA ARAGONESE E SPAGNOLA Con la conquista catalano-aragonese si apre un periodo compreso tra il secolo XIV e la fine del XVII, caratterizzato da un radicale cambiamento del concetto e della considerazione della n. Alle antiche famiglie della n. giudicale, il cui numero e la cui importanza e ruolo diminuirono notevolmente nel corso dei secoli XV e XVI, si aggiunsero famiglie di origine iberica, e anche italiana e francese, ` detto, che complessivamente, come si e portarono il numero dei nobili a una cifra considerevole. Altra importante ` della nuova situazione e ` che la novita n. veniva riconosciuta solo attraverso la concessione del re. Anche i discendenti delle antiche famiglie nobiliari del periodo giudicale, che continua-

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Nobilta` in Sardegna vano a essere considerati nobili di ` del fatto, a partire dalla seconda meta secolo XVI furono costretti a chiedere al sovrano il riconoscimento della loro condizione nobiliare. In questo periodo le concessioni hanno una differente ampiezza: per la maggior parte si tratta della concessione del cavalierato ereditario, le altre sono la genero` , la nobilta ` (spesso accoppiata a sita quella del cavalierato), di un qualche titolo nobiliare legato al possesso di un feudo. Il privilegio poteva essere concesso con atto gratuito direttamente dal sovrano per premiare qualche particolare benemerenza dell’insignito; ` , la concessione generalmente, pero era legata a una procedura rigorosamente definita, il cui costo economico arrecava indubbi benefici economici allo Stato. LA PROCEDURA DI CONCESSIONE In genere la procedura iniziava con una richiesta presentata dall’interessato, accompagnata da una documentazione che comprovasse la fondatezza delle sue pretese. In particolare il richiedente doveva avere alcuni requisiti specifici: non esercitare arti meccaniche o ritenute disdicevoli per la condizione di nobile o di cavaliere; appartenere a una famiglia imparentata con altre famiglie di buona condizione e i cui membri non esercitassero arti meccaniche o considerate disdicevoli; avere un patrimonio che gli consentisse un reddito tale da permettergli la vita che la nuova condizione gli imponeva. La documentazione comprovante il possesso di questi requisiti veniva raccolta a cura del richiedente e trasfusa in un processo verbale (il car´: tiglio), che veniva consegnato al vicere questi, dopo aver espresso un suo parere in merito, lo trasmetteva a Barcel` tardi a Madrid) perche ´ velona (piu nisse vagliato dal Supremo Consiglio

d’Aragona, il cui parere era vincolante e definitivo. Una volta formulato questo parere, il re provvedeva alla concessione dei diplomi, che venivano inviati in Sardegna, dove venivano registrati dalla Reale Udienza. Subito ´ provvedeva alla formale dopo il vicere investitura del beneficiario che, dal canto suo, era tenuto a sborsare somme importanti sotto forma di tasse di concessione. LE CATEGORIE DI NOBILI Il gran nu` anche alla distinmero dei nobili porto zione di particolari categorie che possiamo cosı` individuare: i nobili feudali, titolari dei feudi sardi; i nobili di antica ` , di origine prevalentemente nobilta ` erano anche di oriiberica (molti pero gine sarda o italiana); i nobili cosiddetti di toga, discendenti da famiglie di alti ` burocrati il cui numero si moltiplico soprattutto a partire dalla seconda ` del secolo XVI; i nobili campameta gnoli, appartenenti a famiglie radicate ` dei territori delnelle diverse realta l’interno; i discendenti dalle famiglie di ` giudicale; i cavalieri, ultima canobilta tegoria della costellazione nobiliare, ` numerosa, quella soma anche la piu ` esposta ai capricci della cialmente piu sorte. LA SARDEGNA SABAUDA Con il passaggio del Regno alla dinasia dei Savoia si apre un ultimo periodo della storia ` sarda, riconducibile ai sedella nobilta coli XVIII e XIX. La nuova dinastia so` a riconoscere stanzialmente continuo la concessione reale come l’unica fonte per poter accedere alla condizione nobiliare. Di fatto la procedura rimase immutata nelle sue fasi, come pure rimase immutata la struttura della piramide nobiliare, anche se con alcune modificazioni di non scarsa importanza: in particolare va tenuto pre` sente che, a partire dalla seconda meta ` del secolo XVIII, il potere della nobilta

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Nobilta` in Sardegna feudale diminuı` notevolmente e che gradualmente ai nobili feudali furono limitati i poteri giurisdizionali e di imposizione fiscale, anche in conseguenza della crescente richiesta dell’abolizione dei feudi. La condizione dei nobili non feudali e dei cavalieri subı` anch’essa una forte limitazione, dovuta alla crescente forza economica e politica della borghesia. In pochi de` aveva cenni il monopolio che la nobilta sugli uffici pubblici e religiosi venne meno; maggiore peso la nuova dinastia diede, nel conferirli, alla verifica del grado di istruzione e al possesso delle ` personali dei richiedenti. Cio ` qualita ` come conseguenza a un’ulteriore porto ascesa della borghesia e al mutamento `. della concezione della nobilta LE CONCESSIONI E GLI STEMMI Seguono in ordine alfabetico i cognomi dei nobili sardi. Per ciascuna famiglia sono indicate le date delle concessioni e lo stemma di ciascuna. Abella (Alghero): 1420, signore dei salti di Ruda e di Monte Majore; 1436, signore della gabella del sale di Alghero e delle saline del Fangario; 1620, rico` . Stemma: noscimento della nobilta d’azzurro a un alveare sulla pianura di verde circondato da api, il tutto al naturale. Abrich (Cagliari): 1630, cavalierato ere` . Stemma: d’oro all’alditario e nobilta bero di verde, con cinque rami sradicato. Afan de Rivera (Spagna): 1562, signore della Planargia. Stemma: d’oro a tre fasce di verde. ` (Catalogna): 1355, signore di Aguilo Santadi. Stemma sconosciuto. Alagon (Cagliari): 1470, marchese d’Oristano; 1519, signore del Parte Barigadu; 1537, conte; 1598, marchese di Villasor; 1629, conte di Montesanto. Stemma: d’oro a sei palle d’argento due, due e due.

Alcazar y Nero (Spagna): 1863, marchese dell’Isola Rossa, conte di Montalvo, conte del Castillo, barone di Posada e signore del castello della Fava, barone di Senis. Stemma: di rosso, alla torre d’oro accostata da due chiavi d’argento con l’ingegno in alto e addossate. Alciator (Cagliari): 1681, cavalierato ereditario. Stemma: di rosso alla banda di verde con in mezzo una stella d’oro, nella parte superiore un’alce, con i piedi posti su detta banda, nell’atto di guardare una stella cometa; nella parte inferiore un braccio, uscente da una nube, con in mano uno sparviero. Aleman (Cagliari): 1661, cavalierato ` . Stemma: inquarereditario e nobilta tato, al 1º d’azzurro a due fasce d’oro, accompagnate da sette tortore d’argento, tre sopra, tre sotto e una nel mezzo, con uno scudetto d’azzurro posto nel canton destro del campo a tre gigli d’oro ordinati in fascia, sormontati da un labello dello stesso; nel 2º d’azzurro al liocorno naturale, inalberato, guardante una cometa d’oro in alto a destra; al 3º di verde a due crescenti d’argento affrontati; al 4º d’argento all’aquila di nero attorniata da cinque foglie di fico al naturale, due per parte nei fianchi e una in punta. Alepus (Sassari): 1526, riconoscimento ` . Stemma: d’oro con un’ala della nobilta di verde. Alesani (Cagliari): 1752, cavalierato `. Stemma: troncato ereditario e nobilta al 1º d’azzurro al sole d’oro all’angolo destro del capo. Al 2º d’argento all’aquila di nero volante in banda verso il sole del primo punto. Aleu (Cagliari): 1540, cavalierato ereditario. Stemma: nove stelle d’oro in campo azzurro. Alivesi (Sassari): 1624, cavalierato ere-

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Nobilta` in Sardegna ` . Stemma sconoditario; 1641, nobilta sciuto. Alivesi (Sassari): 1808, cavalierato ere` . Stemma: un cigno ditario e nobilta piumato di bianco con becco giallo movente da un mare agitato con la testa e con il collo innalzato verso un sole rosso raggiante di giallo e nascente dalla parte sinistra dello scudo, verso la stessa parte e in linea con il cigno ` uno scoglio di verde sostenente sara un albero d’olivo, il tutto in campo azzurro. Alivesi (Ittiri): 1809, cavalierato eredi` . Stemma: in campo d’artario e nobilta gento un arboscello d’olivo avente sopra un ramo una bianca colomba con le ali sparse e al di sotto un cane di color bruno con il muso elevato e rivolto verso le fronde dell’arboscello. Altea (Sassari): 1744, cavalierato eredi` e conte di Sant’Elia. tario e nobilta Stemma: troncato, al 1º d’azzurro alla cometa d’oro attorniata da sette stelle dello stesso; al 2º d’argento all’aquila di nero caricata nel petto d’una croce d’argento scorciata d’oro. Amat (Alghero): 1547, riconoscimento ` ; 1600, signore di Lunadella nobilta fras; 1646, marchese di Villarios; 1700, barone di Sorso; 1732, barone di Ossi e Muros; 1738, marchese di San Filippo; 1766, signore di Olmedo e del venteno di Alghero; 1759, conte di Bonorva e barone di Pozzomaggiore; 1790, marchese di Albis; 1808, barone di Montiferru, di Bonvehı`, di Ussana, signore di Austis; 1812, marchese di Soleminis; 1826, marchese di Las Conquistas. Stemma: di rosso al braccio destro armato, movente dal fianco sinistro dello scudo e impugnante una spada alta in palo il tutto d’argento in un mare d’argento fluttuoso d’azzurro nella punta dello scudo. Ammirato (Oristano): 1328, signore di

Trogodori, di Sicci; 1336, signore di Arridano. Stemma sconosciuto. Amoga (Sassari): 1632, cavalierato ereditario. Stemma: un levriero con collaretto, sormontato da tre stelle, una e due. ` s (Sassari): 1438, generosita `. Amoro Stemma: d’oro, un pellicano di nero che con il suo sangue nutre i suoi tre piccoli. Ampurias (Catalogna): 1340, signore di Cangellus; 1351, signore di Sibiola e di Baratuli; 1355, signore di Siurgus. Stemma: fasciato d’oro e di rosso di sei pezzi. Angioy (Orani): 1630, cavalierato eredi` ; 1652 e 1654, altre tario; 1631, nobilta concessioni dei privilegi; 1929, conte. Stemma: d’azzurro all’agnello d’argento arrestato. Anglesola (Catalogna): 1324, signore di Terranova e del Fundimonte. Ansaldo (Sassari): 1535, cavalierato ereditario; 1605, cavalierato eredita` . Stemma: d’azzurro, al mario e nobilta stio fortificato di tre torri, al naturale, sormontato da un’aquila di nero, la porta chiusa custodita da due leoni d’oro controrampanti tenenti ciascuno una spada al naturale, alta in palo; il mastio fondato sopra uno scoglio uscente dal mare, con due venti agli angoli del capo, soffianti verso il mastio; il tutto al naturale. Aquenza (Sassari): 1695, cavalierato ` . Stemma sconoereditario e nobilta sciuto. Aragall (Cagliari): 1410, signore di Domusnovas e di Villamassargia; 1425, signore di Nurallao; 1437, signore di Decimomannu; 1460, barone di Acquafredda; 1471, signore di Palmas; 1484, barone di Gioiosaguardia; 1496, rico` . Stemma: noscimento della nobilta d’oro al gallo nero con cresta e bargigli rossi. Aragona (Cagliari): 1326, signore di

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Nobilta` in Sardegna Barrali; 1330, signore di Gergei; 1331, signore di Quartu Jossu. Stemma: quattro pali di rosso in campo d’oro. Aragoni (Cagliari): 1568, cavalierato ereditario. Stemma sconosciuto. Araolla (Sassari): 1500, cavalierato ereditario. Stemma sconosciuto. Arborio Mella (Sassari): 1759, conte di Sant’Elia. Stemma: inquartato al 1º d’azzurro alla croce di Sant’Andrea incoronata d’argento accaccantonata da quattro gigli d’oro (Arborio); al 3º d’azzurro al vaso d’oro con una particella di verde accompagnata da tre api d’oro male ordinate, volanti verso la pianta (Mella); al 2º d’azzurro alla cometa d’oro attorniata da sette stelle dello stesso; al 4º d’argento all’aquila di nero caricata nel petto d’una croce d’argento scorciata d’oro (Altea). Arbosich (Alghero): 1504, signore dell’incontrada di Austis. Stemma: d’azzurro al corbezzolo verde fruttato di rosso. Aresu (Oristano): 1634, cavalierato ere` . Stemma: d’arditario; 1635, nobilta gento all’elefante di nero sostenente una torre di rosso con un braccio ve` stito d’azzurro uscente dalla sommita della torre e impugnante con la mano di carnagione tre pennelli; la torre addestrata in alto da due stelle d’oro una sull’altra e sinistrata in punta da una grotticella di nero. Armengol (Oristano): 1500, signore della vicaria di Oristano. Stemma: un grifone d’oro in campo azzurro. Armerin (Cagliari): 1712, cavalierato ` . Stemma: cavalieri ereditario e nobilta armati a cavallo che tengono un vessillo bianco e guardano una stella che splende nel cielo. Il tutto in campo d’argento. Arquer (Cagliari): 1553, cavalierato ` . Stemma: d’oro a ereditario e nobilta un centauro, sulla campagna di verde,

volto verso il fianco sinistro dello scudo, che tende l’arco. Arras (Bono): 1732, cavalierato eredita` . Stemma: d’argento alla rio e nobilta fascia d’oro, per inchiesta, sormontata da un tronco d’albero di verde senza foglie nei cui rami sono affissi dieci anelli, con un braccio armato di ferro movente dal fianco sinistro dello scudo in atto di prendere uno degli anelli; il tutto sormontato ancora da tre stelle d’oro, ordinate in fascia nel capo. Asquer (Cagliari): 1640, cavalierato ere` ; 1747, visconte di Fluditario e nobilta minimaggiore e Gessa. Stemma: di verde al leone d’oro coronato dello stesso impugnante con la zampa destra una spada al naturale in palo. Astraldo (Cagliari): 1644, cavalierato ` . Stemma: trinciato ereditario e nobilta al 1º d’azzurro alla cometa d’oro sinistrata da una stella dello stesso e accompagnata inferiormente da altra stella simile; al 2º di verde sparso di fiori di vari colori alla colomba ferma tenendo nel becco un ramo, il tutto al naturale. Atzeni (Cagliari): 1690, cavalierato ereditario. Stemma sconosciuto. Atzori (Oristano): 1713, signore di Cabras. Stemma sconosciuto. Atzori (Cagliari): 1743, cavalierato ere` . Stemma: partito, nel ditario e nobilta 1º d’oro al braccio sinistro di carnagione movente da una nuvola al naturale, e questa dalla partizione, e tenente con le tre prime dita tre fiori di giacinto; al 2º d’azzurro al sole d’oro raggiante d’argento sormontato da una stella di otto raggi d’oro. Auramo (Cagliari): 1680, cavalierato ` . Stemma: troncato, ereditario e nobilta nel 1º d’argento, quattro fasce d’oro sopra le quali vi sono quattro stelle pure d’oro; nel 2º di rosso, con una gamba umana al naturale e una testa di bue. Aymerich (Cagliari): 1476, cavalierato

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Nobilta` in Sardegna ereditario; 1486, signore di Mara; 1521, ` ; 1643, conte di Villamar; 1682, nobilta signore del salto della Minerva; 1769, marchese di Laconi, visconte di Sanluri, barone di Ploaghe. Stemma: inquartato al 1º e al 4º partito di Aragona e di Sicilia; al 2º e al 3º d’azzurro alla torre d’argento aperta e finestrata di nero, sormontata da tre bisanti d’argento ordinati in fascia. Bacallar (Cagliari): 1598, cavalierato ereditario; 1703, marchese di San Filippo e visconte di Fuentehermosa. Stemma: troncato, al 1º d’azzurro e al 2º d’argento mareggiato di verde con ` al naturale nuoun merluzzo o baccala tante in fascia. Bados (Catalogna): 1362, signore di Posada e di Siniscola. Stemma sconosciuto. Ballero (Alghero): 1799, cavalierato ` ; 1817, conte. ereditario e nobilta Stemma: spaccato, nel 1º d’azzurro all’aquila al naturale coronata d’oro; nel 2º d’argento al monte di tre cime al naturale sormontato da una colomba al naturale avente nel becco un ramo d’olivo fogliato di verde con la fascia d’oro sulla partizione caricata di tre rose rosse. Ballester (Catalogna): 1324, signore di Samatzai; di Soleminis, di Sirio, di Sehanno e di Mogor de Liurus. Bani (Sassari): 1444, cavalierato ereditario. Stemma: d’oro con un disco di rosso caricato da una balestra d’oro. Ban ˜ olas (Cagliari): 1658, cavalierato ereditario. Stemma: d’azzurro con nove gigli d’oro tre, tre e tre. ` (Cagliari): nobili da tempo imBarbara memorabile. Stemma: fasciato di tre pezzi d’argento caricati da ermellini di nero e di tre pezzi di rosso. Barcelo (Sassari): 1567, cavalierato ere` . Stemma: in campo azditario e nobilta zurro seminato di stelle d’argento raffiguranti il firmamento, una nave d’oro

con vele d’argento sulle onde del mare, d’azzurro e d’argento, e in punta una testa di moro con una scimitarra che gli attraversa il collo. Bardoner (Catalogna): 1369, signore di Cargeghe; 1370, signore di Corongiu e di Viniola. Stemma sconosciuto. Barquer (Catalogna): 1358, signore di Quarto Tocho. Stemma sconosciuto. Barrueso (Cagliari): 1698, riconoscimento del cavalierato ereditario e ` . Stemma: di rosso con un della nobilta castello d’oro, infiammato, con una scala appoggiata al muro sulla quale sale un guerriero con una bandiera di rosso in mano. Bassagoda (Cagliari): 1376, cavalierato ereditario. Stemma sconosciuto. Bastida (Catalogna): 1339, signore di Sorso. Stemma sconosciuto. Batoli (Gallura): nobili da tempo immemorabile. Stemma: spaccato nel 1º d’azzurro alla colomba volante d’argento accompagnata in capo da tre stelle d’oro e in punta da un monte di tre cime di verde; nel 2º d’argento alla corona d’alloro al naturale con la fascia d’argento bordata di rosso attraversante sullo spaccato. Batzone (Sassari): 1452, cavalierato ereditario. Stemma sconosciuto. Baylle (Cagliari): 1795, cavalierato ere` . Stemma: d’oro al maditario e nobilta stio di rosso, torricellato di tre pezzi, fondato sopra un ponte dello stesso murato d’argento con il capo d’azzurro a un sole d’oro. Belell (Catalogna): 1361, signore di Cargeghe. Stemma sconosciuto. Bellit (Cagliari): 1454, signore di Monastir, signore di Nurallao; 1468, barone di Acquafredda; 1498, signore di Nuraminis; 1512, signore di Decimomannu, di Palmas, di Gioiosaguardia, di Villaspeciosa; 1563, signore di Ittiri; 1575, signore di Margani. Stemma: un giglio (non si conoscono gli smalti).

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Nobilta` in Sardegna Beltran (Cagliari): 1480, signore del Gippi. Stemma: in campo d’azzurro una banda d’oro caricata da una cotissa di rosso. Berlinguer (Sassari): 1777, cavalierato ` . Stemma: d’azereditario e nobilta zurro seminato di stelle d’argento con un braccio vestito di ferro movente dal fianco destro dello scudo e impugnante un ramo d’olivo verde, e un sole d’oro nascente dall’angolo destro del capo con la campagna pure d’oro. Bernat (Cagliari): 1410, signore di Elmas. Stemma: scudo interzato in fascia, nel 1º di rosso con un rocco d’oro a forma di coppa; nel 2º d’oro con un tao di rosso; nel 3º d’argento con un cane di nero. Bertolotti (Alghero): 1693, cavalierato ` . Stemma: d’azereditario e nobilta zurro alla campagna verde, caricata a destra da una torre addestrata da un cavaliere armato, impugnante una spada, su una scala appoggiata alla stessa torre e a sinistra da un oleastro al naturale, cimato da tre colombe sui rami. Bertran Carroz (Spagna): 1383, conte di Quirra. Stemma: usano quello dei Carroz. ` (Cagliari): 1454, signore della Besalu Marmilla, di Monreale; 1480, signore di Senis. Stemma: inquartato, nel 1º e nel 4º d’oro con quattro pali di rosso; nel 2º e nel 3º d’argento con una croce di rosso. Bicu (Lei): 1814, cavalierato ereditario ` . Stemma sconosciuto. e nobilta Blancafort (Cagliari): 1574, cavalierato ereditario. Stemma: spaccato, nel 1º di rosso con tre fiori di giglio d’argento posti in fascio; nel 2º d’oro con tre fiori di giglio di rosso posti in fascia. `. Blanch (Sassari): 1444, generosita Stemma: d’azzurro con una banda scaccata d’argento e di rosso. Boi: 1704, cavalierato ereditario e no-

` . Stemma: d’azzurro, nella parte bilta superiore un bue passante e in quella inferiore tre uccelli d’argento fermi sull’acqua. Boi (Olzai): 1821, cavalierato ereditario ` . Stemma sconosciuto. e nobilta Boi (Cagliari): 1841, cavalierato eredi`. Stemma sconosciuto. tario e nobilta Boixadors (Cagliari): 1324, signore di Nora, di Chia e di Saliu. Stemma: d’oro a una pianta di bosso sradicata di tre rami di verde. B o l a s c o ( S a s s a r i ) : 1 9 3 9, n o b i l e . Stemma: d’argento all’aquila di nero a volo alzato. Bollax (Cagliari): 1420, signore di Serdiana; 1432, signore di Sibiola. Stemma sconosciuto. Bologna (Sassari): 1691, cavalierato ` . Stemma: d’azereditario e nobilta ` al naturale cinta di zurro a una citta mura, nella punta dello scudo, sormontata da una colomba, al naturale, volante. Bonanat (Cagliari): 1604, cavalierato ereditario. Stemma sconosciuto. Bonet (Sassari): 1599, cavalierato ereditario. Stemma: di rosso con una berretta di nero bordata d’oro. Bonfant (Cagliari): 1631, cavalierato `. Stemma: d’azereditario; 1638, nobilta zurro a un amorino al naturale, con gli occhi bendati, arco e turcasso, fermo sulla pianura erbosa di verde. Bonfill (Cagliari): 1543, signore di Ussana. Stemma sconosciuto. Borgia (Spagna): 1594, conte d’Oliva; 1675, marchese di Quirra. Stemma: in capo d’oro un bue passante di rosso, sulla campagna di verde. Borras (Cagliari): 1707, cavalierato ere` . Stemma: spaccato, ditario e nobilta nel 1º d’argento con un toro al naturale; nel 2º losangato d’oro e di nero. Borro (Cagliari): 1695, cavalierato ere` ; 1712, signore di Marditario e nobilta rubiu; 1754, marchese di San Carlo.

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Nobilta` in Sardegna Stemma: troncato, nel 1º d’argento a tre bande di nero e in punta a destra un albero nudrito sopra un monte di tre cime, il tutto al naturale; nel 2º pure d’argento al cavaliere armato di tutte pezze in atto di slanciare il cavallo contro un drago rivoltato, il tutto al naturale. Bosinco (Nulvi): 1715, cavalierato ere` ; 1748, conferma dei ditario e nobilta privilegi. Stemma: d’oro a tre bande di nero. Boter (Cagliari): 1421, signore di Assolo; 1458, signore di Ussana; 1461, signore di Villacidro; 1490, barone di San Sperate; 1526, riconoscimento della ` . Stemma: d’azzurro alla banda nobilta d’argento accostata da due botti pure d’argento. Bou Crespi (Spagna): 1731, marchese di Villacidro, marchese di Palmas, conte di Serramanna, barone di Acquafredda, di Gioiosaguardia, di Nuraminis, di Monastir, di Decimomannu, di Villaspeciosa. Stemma: d’oro all’albero nudrito in una zolla di terreno sostenente la figura della Beata Vergine, con un bue nero fermo e attraversante sul tronco dell’albero, il tutto al naturale (Bou). Bordura d’oro carica di otto scudetti di rosso, ciascuno carico di un mezzo giglio destro d’argento e di un semivolo sinistro d’oro combacianti sulla partizione (Crespi). Boy (Elmas): 1813, cavalierato eredita` . Stemma: d’azzurro all’alrio e nobilta bero di cocco fruttifero, con due buoi sulla pianura erbosa, fiorita, un verso l’altro in atto di lottare con le corna, attraversanti sul tronco dell’albero, il tutto al naturale. Boyl (Alghero): 1364, barone di Putifigari. Stemma: troncato nel 1º d’azzurro con un castello d’argento, nel 2º d’argento con un bue di rosso. Brea (Sassari): 1710, cavalierato eredi`. Stemma: d’azzurro con tario e nobilta

uno scoglio di verde che sorge dalle onde del mare, sovrastato da un braccio sinistro vestito che regge una fiaccola accesa. Brondo (Cagliari): 1568, cavalierato ereditario; 1594, signore di Villacidro ` ; 1610, e di Serramanna; 1603, nobilta conte di Serramanna; 1620, marchese di Palmas; 1627, marchese di Palmas; 1632, signore della Planargia. Stemma: inquartato; al 1º di rosso alla quercia fruttata nudrita sulla pianura erbosa fra due teste di moro recise, posate sulla pianura, affrontate, il tutto al naturale; al 2º d’argento alla banda d’oro accompagnata da due coppe dello stesso per inchiesta; al 3º d’argento al leone al naturale; al 4º dalla montagna d’argento con una sega al naturale infissa nella medesima. Bruguitta (Iglesias): 1649, cavalierato ` . Stemma sconoereditario e nobilta sciuto. Brunengo (Cagliari): 1651, cavalierato `; 1670, conte di Cuereditario e nobilta glieri; 1712, conte di Monteleone; 1749, marchese di San Saverio. Stemma: d’azzurro all’albero nudrito sulla pianura erbosa, il tutto al naturale, l’albero addestrato da un leone illeopardito d’oro, rivolto e camminante, e caricato sui rami nel mezzo di una fenice ` di al naturale sulla sua immortalita rosso guardante il sole d’oro nell’angolo destro del capo, con un gruppo di nuvole al naturale nell’angolo sinistro. Burgues (Catalogna): 1324, signore di Baratuli Santu Sadorru; 1326, signore di Sibiola. Stemma sconosciuto. ` nobile quando Busquets (Cagliari): gia giunse in Sardegna nel corso del secolo XV. Stemma: d’oro, con un albero sradicato di verde e due uccelli d’azzurro, ai lati dell’albero, vicino alle radici. Butzano (Catalogna): 1357, signore ` di Gesico. Stemma sconodella meta sciuto.

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Nobilta` in Sardegna Cabizudo (Cagliari): 1550, signore della scrivania della zecca di Cagliari; 1551, signore della scrivania del contado del Goceano; 1646, cavalierato ereditario. Stemma: d’oro con una testa d’uomo con elmo d’acciaio con la visiera sollevata che lascia scoperto il volto, di colore naturale. `. Cabra (Sassari): 1439, generosita Stemma sconosciuto. Cabras (Tempio Pausania): 1796, cava`; 1812, conte lierato ereditario e nobilta di San Felice. Stemma: una capra rampante movente dal lato destro dello scudo. Cabrera (Catalogna): 1354, signore di Serrenti. Caciano (Majorca): 1326, signore di Mo´ , di Nuragi nastir, di Segogus e di Segafe de Frotey, di Sebuci e di Postmont; 1362, signore di Nurgi; 1420, signore di Monastir. Stemma: in campo d’oro una capra passante, di nero. Caciano (Cagliari): 1326, signore di Monastir. Stemma sconosciuto. C ¸ acosta (Catalogna): 1324, signore di Villaputzu; 1325, signore di Gerito. Stemma: d’oro con tre fasce ondate di rosso, bordura di rosso con otto bisanti d’oro. Cadello (Cagliari): 1622, cavalierato ereditario; 1645, cavalierato eredita` ; 1749, marchese di San rio e nobilta Sperate. Stemma: d’azzurro alla quercia fogliata fruttata e nudrita sulla pianura erbosa, il tutto al naturale, e un cane, bianco, pure al naturale, passante, in atto di guardare sull’albero. Calatayud (Aragona): 1355, signore di Chia. Stemma: di rosso con tre calzari a scacchi d’argento e di nero posti in triangolo. Calsinagio (Sassari): 1680, cavalierato `. Stemma: d’azereditario; 1689, nobilta zurro all’albero al naturale sinistrato da un leone pure al naturale, il tutto sulla pianura erbosa; in capo a destra,

una colomba d’argento volante, a sinistra un sole d’oro circondato da sei stelle d’argento; in punta a sinistra, in lontananza, una cappella fondata sopra una collina e sormontata da un gallo, il tutto al naturale. Camos (Cagliari): 1342, signore di Turris, Siserri e Jana. Stemma sconosciuto. Canelles (Cagliari): 1367, signore di Pauli, Similia e Caronia; 1477, genero` ; 1630, cavalierato ereditario e nosita ` ; 1812, rinnovo dei privilegi. bilta Stemma: d’oro con una pianta di cannella al naturale con sette rami. Nel campo, pure d’oro, l’aquila reale di nero, con una testa, coronata di nero, con le ali e la coda spiegate, le zampe protese e il becco aperto verso destra. Cani (alias Incani) (Iglesias): 1599, ca` . Stemma valierato ereditario e nobilta sconosciuto. Cani (Cagliari): 1736, cavalierato eredi` , conte dell’Isola Magtario e nobilta giore. Stemma: spaccato, nel 1º d’azzurro a tre stelle d’oro; nel 2º d’argento mareggiato d’azzurro con un’isola in mezzo al naturale e, fondata su di essa, una torre d’oro, sopra cui sta sdraiato un cane d’argento. Cano (Sassari): 1417, signore di Tada` ; 1438, barone di suni; 1420, generosita Osilo; 1443, barone del Coghinas; 1520, cavalierato ereditario. Stemma: di cielo, al mare al naturale, da cui emerge una montagna a picco al naturale sinistrata da un castello torricellato di due pezzi di rosso, aperto e murato di nero e addestrato da un faro di rosso, innanzi al quale passa una nave a vele spiegate di nero con un cigno attraversante sulla montagna. Capo d’argento caricato di tre bande d’azzurro. Cao (Cagliari): 1619, cavalierato eredi` ; 1832, conte di San tario; 1648, nobilta Marco. Stemma: partito, al 1º al mare agitato al naturale e due delfini pure al

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Nobilta` in Sardegna naturale nuotanti in esso, il tutto sormontato da un uccello bianco volante e guardante una stella d’oro nell’angolo del campo; nel 2º di rosso partito da un filetto d’argento, a destra un castello di sasso sostenente un leone il tutto al naturale, a sinistra sei pani d’oro, due, due e due. Cao (Cagliari): 1736, cavalierato eredi`. Stemma: partito, nel 1º tario e nobilta di rosso all’agnello d’oro discendente da una montagna al naturale, a sinistra e in atto di muoversi per abbracciare, con le zampe anteriori una colonna d’argento alquanto distante a destra; nel 2º d’azzurro a tre scaglioni d’oro, sormontati ciascuno alla punta da un uccello bianco, tenente nel becco un pane d’oro. Capay (Cagliari): 1617, cavalierato ere` . Stemma: troncato al ditario e nobilta 1º d’argento alla testa umana; al 2º di rosso a due bande d’argento. Capdevilla (Cagliari): 1486, signore di Nuraminis. Stemma: d’oro con tre fasce d’azzurro e quattro rose di rosso interposte. Capece (Tempio Pausania): 1715, cava` ; 1815, rinlierato ereditario e nobilta novo dei privilegi. Stemma: partito, `; nel 1º la fenice nella sua immortalita nel 2º traversato da dodici sbarre. Capisbald (Alghero): 1370, signore di Urgeghe. Stemma sconosciuto. `. Capitan (Sassari): 1437, generosita Stemma sconosciuto. Caplana (Cagliari): 1464, signori di Murdedo e Tantis. Stemma: d’oro con una fascia d’azzurro caricata da un pesce d’argento. Capudoro (Sassari): 1589, cavalierato `. Stemma scoereditario; 1626, nobilta nosciuto. Carbonell (Cagliari): 1324, signore di Sussua; 1368, signore di Pittinuri; 1421, signore di Senis; 1531, signore di Musei; 1832, riconoscimento della no-

` . Stemma: di verde con un castello bilta d’argento. Carboni (Cagliari): 1691, cavalierato ereditario. Stemma: d’azzurro alla torre naturale, con fiamme uscenti dalle finestre dal lato destro, sinistrata da un guerriero di tutte pezze presso un cannone al naturale rivolto verso la torre. Carcassona (Alghero): 1527, cavalie` ; marrato ereditario; 1566, nobilta chese di San Saverio. Stemma: d’argento al castello a tre torri, sormontato da un’aquila spiegata al naturale, sorgente dalla pianura e azzurro con la punta di rosso al fiordaliso d’oro. Carcopino (Tempio Pausania): 1712, ca` . Stemma valierato ereditario e nobilta sconosciuto. Cardia (Tortolı`): 1644, cavalierato ere` . Stemma: inquartato, ditario e nobilta al 1º d’azzurro a tre cuori rossi male ordinati, e un sole raggiante nell’angolo destro del capo; al 2º d’oro al castello sormontato da una mano al naturale tenente una lettera chiusa; al 3º d’oro a un uomo armato a cavallo impugnante una lancia; al 4º d’azzurro alla pianta di verde con un porco al naturale che pascola. Cardia (Cagliari): 1748, cavalierato ereditario. Stemma: inquartato; nel 1º d’oro a un uccello fermo sopra il ramo di un albero il tutto al naturale; nel 2º d’argento al verziere nodrito nella pianura erbosa e sormontato dal sole, il tutto pure al naturale; nel 3º d’argento a una sfera smaltata di vari colori infissa in due perni che l’attraversano in ` al natucroce; nel 4º d’oro a una citta rale fortificata in forma di cuore. Cardona (Cagliari): 1324, signore di Barega e di Corongiu. Stemma sconosciuto. Cardona (Catalogna): 1329, signore di Serri; 1331, signore di Villagreca e di Furtei, di Gerito, di Sorso, di Orto Mu-

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Nobilta` in Sardegna rato, Corruaro e di Castro, di Uranno, di Nuraghes, di Vinia Majori, di Santo Stefano, di Assum, di Alvalgiu, di Aristana; di Luogosanto, di La Paliga, di Ariagono; 1333, signore di Guasila e di Guamaggiore. Stemma: di rosso con tre cardi d’oro posti in triangolo. Cardona (Cagliari): 1513, signore di Senis; 1580, signore di Musei. Stemma: di rosso con tre cardi d’oro posti in triangolo. Cardona (Sassari): 1565, signore di Ploaghe, di Florinas, di Codrongianos, di Bedos, di Giave, di Cossoine. Stemma: di rosso con tre cardi d’oro posti in triangolo. Cariga (Sassari): 1430, cavalierato ere`; 1554, nobilta `; ditario; 1442, generosita signore di Thiesi e di Monti. Stemma sconosciuto. Carnicer (Cagliari): 1631, cavalierato `. Stemma: d’azereditario; 1676, nobilta zurro abbracciato a sinistra da due filetti d’oro; nel 1º alla fenice al naturale ` di rosso, fissante sulla sua immortalita un sole d’oro nell’angolo destro del capo; nel 2º abbassato al cane al naturale attraversante; nel 3º al bue al naturale attraversante sulla pianura pure al naturale. Carola (Alghero): 1647, cavalierato ere` . Stemma: d’azzurro al ditario e nobilta braciere d’oro ardente di rosso con un agnello al naturale in mezzo alle fiamme. Carquero (Bosa): 1695, cavalierato ere` . Stemma: d’azzurro al ditario e nobilta tigre rampante calpestante un drago, il tutto al naturale, con tre stelle d’argento in fascia nel capo dello scudo. Carquero (Bosa): 1738, cavalierato ere`. Stemma: d’argento al ditario e nobilta rosaio al naturale fiorito di tre pezzi, ` un uccello di sostenente alla sommita ` colori, il tutto nella destra dello piu scudo e nella sinistra un braccio ignudo movente dal fianco dello scudo

e impugnante un arco al naturale con un dardo d’azzurro incoccato verso l’uccello. Carrillo (Cagliari): 1507, signore di Bonorva e di Torralba; 1550, signore del Monteleone e di Ittiri e Uri. Stemma: di rosso con un castello d’argento aperto di nero e un levriero d’argento legato alla porta. Carrion (Alghero): 1735, marchese di Valverde. Stemma: di rosso con tre stelle d’oro poste in palo, quella di mezzo accompagnata da due scaglioni d’argento. Carroz (Cagliari): 1323, barone di San Michele; 1363, conte di Quirra; 1350, signore di Mandas; 1370, signore di Terranova; 1431, barone di Posada e della Fava; 1469, barone di Sicci; 1477, signore della Barbagia di Ollolai. Stemma: inquartato, al 1º e al 4º d’oro; al 2º e al 3º fasciato di tre pezzi d’oro e rosso. Carroz (Cagliari): 1698, cavalierato ere` . Stemma: identico a ditario e nobilta quello dei conti di Quirra. Carta (Benetutti): 1520, cavalierato ereditario; 1633, riconoscimento del cavalierato ereditario; 1680, riconosci` ; 1806, nobilta `. mento della nobilta Stemma: d’azzurro al leone al naturale tenente con la zampa destra una lettera posta nel fianco destro dello scudo e, nel fianco sinistro, una nuvola al naturale, dalla quale esce un destrocherio di carnagione tenente un libro d’oro con tre cuori di rosso ordinati in fascia nella punta dello scudo. Carta (Cagliari): 1701, cavalierato ereditario. Stemma: inquartato, nel 1º e nel 4º d’azzurro con un leone al naturale; nel 2º e nel 3º di rosso con tre bande d’oro. Carta (Cagliari): 1724, cavalierato ereditario. Stemma: d’azzurro al leone d’oro coronato dello stesso, tenente con la branca anteriore sinistra una

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Nobilta` in Sardegna cornucopia d’argento piena di rose e in atto di spargerle con la destra sopra un foglio di carta al naturale nella punta dello scudo. Carta (Oristano): 1786, cavalierato ere` . Stemma: d’azzurro ditario e nobilta con una fascia increspata di rosso, bordata d’oro, caricata d’un leone illeopardito del medesimo, il quale con la zampa destra tiene una carta attorcigliata d’argento, la fascia accompagnata da tre stelle d’otto raggi d’oro ordinate nel capo, e in punta da tre cotisse dello stesso. Carta (Oristano): 1833, cavalierato ere`. Stemma: d’azzurro alditario e nobilta l’aquila al naturale in atto di spiccare il volo, sormontata da una corona d’oro a dodici punte e tenente nel becco una carta bianca con la legenda Carta. Casagia (Sassari): 1466, cavalierato ereditario. Stemma sconosciuto. Casalabria (Sassari): nobili. Stemma sconosciuto. Casaleras (Alghero): 1698, cavalierato ` . Stemma sconoereditario e nobilta sciuto. Cascant (Spagna): 1545, signori di Terranova. Stemma: d’oro con una banda di rosso e d’argento accompagnata da sei anatre al naturale, tre in alto e tre in basso. Casilis (Cagliari): 1564. Stemma sconosciuto. Cassada (Logudoro): 1375, signore di Posada, di Siniscola; 1380, signore di Mamoiada. Stemma sconosciuto. Castan ˜ ans (Cagliari): 1421, barone di Capoterra. Stemma sconosciuto. Castan ˜ er (Sassari): 1371, cavalierato ereditario, signore di Gerito; 1373, signore di Taniga; 1607, riconoscimento ` . Stemma: d’argento con della nobilta un castagno al naturale sradicato. Castell d’Asens (Cagliari): 1350, signore ` di Gesico. Stemma: di verde della meta con un castello d’argento orlato di

nero, bordura di rosso con otto piante d’oro. Castelli (Cagliari): 1804, cavalierato ` . Stemma: di verde ereditario e nobilta al castello aperto torricellato di cinque pezzi e circondato da sette stelle d’oro a cinque punte in alto a forma di semicerchio; davanti alla porta un leone attraversante. Castelvell (Cagliari): 1324, signore di Frongia, di Fanari; 1331, signore di Sepassi. Stemma sconosciuto. Castelvı` (Cagliari e Sassari): 1479, signore di Asuni e Nureci, di Laconi e di Sanluri; 1505, di Ploaghe, di Giave e di Cossoine; 1507, visconte di Sanluri; 1550, barone di Sorso; 1560, signore di serrenti e di Samassi; 1559, conte di Laconi; 1603, marchese di Laconi; 1646, marchese di Cea. Stemma: d’azzurro al mastio d’argento torricellato di tre pezzi sormontato da un plinto d’oro caricato in fascia e accostato da sei dadi d’argento tre per parte in palo, marcati di nero quelli di destra, 1, 3, 5 e quelli di sinistra 2, 4, 6 discendendo. Castro (Cagliari): nobili. Stemma: d’argento con sei bisanti d’azzurro. ` ): 1652, cavalierato ereCasu (Budduso ` . Stemma: inquartato, ditario e nobilta al 1º d’azzurro al castello d’argento sormontato da una crocetta dello stesso, attorniato da sette stelle d’oro; al 2º di rosso alla stella d’oro; al 3º d’argento al cinghiale al naturale fasciato di rosso; al 4º d’oro al braccio umano ignudo impugnante un ramoscello di fiori al naturale. `. Casu (Sassari): 1439, generosita Stemma sconosciuto. Casu (Mandas): 1744, cavalierato eredi` . Stemma: inquartato, tario e nobilta nel 1º e nel 4º d’oro con cinque fasce di porpora ondulate; nel 2º d’azzurro con sette stelle d’oro e un braccio armato d’argento; nel 3º un uccello nero che vola verso un albero verde.

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Nobilta` in Sardegna Casula (Nurri): 1701, cavalierato eredi` . Stemma: d’oro al citario e nobilta presso al naturale sormontato da sette stelle d’argento, quattro e tre, sinistrato da un cervo pure al naturale con una stella in mezzo alle corna, e addestrato da un braccio armato, rivoltato, impugnante una spada movente da una nube, il tutto al naturale. ` : 1726, marchese di Quirra. Catala Stemma sconosciuto. Catalan (Cagliari): 1668, barone di Teulada; 1670, cavalierato ereditario e no` . Stemma: d’azzurro al monte di bilta tre cime di verde sormontato da un sole d’oro. Catoni (Sassari): 1340, signore di una parte della Balariana; barone di Galtellı`; signore di Lula. Stemma sconosciuto. Cattayna (Sassari): nobili. Stemma: una quercia con il tronco attorcigliato da un serpente e sovrastata da tre stelle. Catxa (Cagliari): 1445, signore della scrivania della Procura reale della Sardegna; 1449, signore di Giba e Piscinas; 1504, signore della scrivania della podesteria di Sassari. Stemma sconosciuto. Cavaller (Cagliari): 1544, signore di Samassi e di Serrenti. Stemma: d’oro con tre scaglioni di rosso. Cavassa (Cagliari): nobili. Stemma sconosciuto. Cedrelles (Sassari): 1469, barone del Coghinas. Stemma: d’azzurro, un vaso d’oro con dei fiori di cedro. Centelles (Cagliari): 1421, signore del Marghina, del Montacuto, di Osilo, dell’Anglona e del Meilogu; 1520, conte di Quirra; 1627, marchese di Quirra. Stemma: losangato d’oro e di rosso. Cervellon (Cagliari): 1534, barone di Samatzai; 1560, signore del Parte Barigadu, conte di Sedilo; 1570, signore dell’incontrada di Austis; 1712, marchese

di Las Conquistas. Stemma: d’oro al cervo passante sulla pianura erbosa, il tutto al naturale con una cometa d’argento ondeggiante in banda nel punto destro del capo. Cespujades (Cagliari): 1324, signore di Donnicello, di Villacidro e di Serramanna; 1329, signore di Teulada; 1353, signore di San Sperate; 1355, signore di Santa Maria di Paradiso; 1362, signore di Santa Maria de Claro. Stemma: di rosso con un monte d’oro con in cima un fiordaliso pure d’oro, bordura a scacchi d’oro e di rosso. Cestani (Cagliari): 1416, signore di Santu Venuci. Stemma sconosciuto. Chessa (Ozieri): 1805, cavalierato ere` . Stemma sconosciuto. ditario e nobilta Chiappe (Sassari): 1820, cavalierato ` . Stemma sconoereditario e nobilta sciuto. Chironi (Nuoro): 1914, nobile. Stemma: d’oro alla pianta d’olivo al naturale, fruttata di rosso, sinistrata da un leone di nero. Ciarella (Cagliari): 1796, conte pontificio; 1799, cavalierato ereditario e no` . Stemma: un leone rampante atbilta traversato da una fascia e con tre stelle di sei punte sopra la testa. Lo scudo accollato alla croce di Malta. Civiller (Cagliari): 1414, signore di Parte Ippis; 1421, signore di Villacidro. Stemma sconosciuto. Claveria (Cagliari): nobili. Stemma: d’argento con un monte al naturale con in cima una chiave posta in palo. Clement (Cagliari): 1562, barone di Posada. Stemma: inquartato, al 1º d’azzurro al mastio torricellato sormontato da una cometa d’oro; al 2º d’azzurro a tre croci scorciate d’oro; al 3º di nero al crescente rovesciato d’argento; al 4º di rosso allo scaglione d’oro accompagnato da due stelle d’oro in alto e da una pera d’oro in basso.

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Nobilta` in Sardegna Coasina (Sassari): 1590, cavalierato ereditario. Stemma sconosciuto. Coco (Mara): 1727, cavalierato eredita` . Stemma: d’oro con l’alrio e nobilta bero di cocco al naturale. Colomer (Cagliari): signori di Calagonis e Sicci. Stemma: d’azzurro con tre colombe d’argento. Columbano (Alghero): 1715, cavalie` . Stemma: d’azrato ereditario e nobilta zurro alla colomba posata sopra la cima di un monte tenente nel becco un ramo d’olivo, il tutto al naturale. Colonna (Corsica): 1593, riconosci` sarda. Stemma: di mento della nobilta rosso a una colonna d’argento, base e il capitello d’oro, coronata d’oro. Comellas (Cagliari): nobili. Stemma: di rosso attraversata da una banda d’oro caricata da una cotissa d’azzurro, accompagnata in alto da un leone d’oro sormontato da tre rose d’argento poste in capo in posizione di fascia, e in basso da un ponticello di verde con in cima un giglio dello stesso colore. Comelles (Catalogna): 1362, signore di Santo Stefano, di Vinja Maiori, di Agugari, di Luogosanto; 1368, signore di Mores. Stemma sconosciuto. ` ): 1634, cavalierato Comina (Gonnosno ` . Stemma sconoereditario e nobilta sciuto. Company (Majorca): 1360, signore di Nurgi. Stemma: inquartato, al 1º e al 4º d’oro con un fiordaliso di rosso; al 2º e al 3º di rosso con un fiordaliso d’oro. Comprat (Cagliari): 1589, cavalierato ` ; 1630, marchese di ereditario e nobilta Torralba. Stemma sconosciuto. Concu (Pauli Arbarei): nobili. Stemma sconosciuto. Coni (Masullas): 1692, cavalierato ere`. Stemma: di rosso alla ditario e nobilta banda d’azzurro. ` ; 1662, Contena (Bosa): 1463, generosita `. Stemma riconoscimento della nobilta sconosciuto.

Conti (Cagliari): 1795, cavalierato ereditario. Stemma: d’azzurro con una torre d’argento merlata di due pezzi e murata di rosso su cui si appoggia un’aquila spiegata nera. La torre fabbricata sopra uno scoglio d’argento ombreggiato di verde movente da un mare pure d’argento ombreggiato d’azzurro nel quale siano natanti tre pesci rossi ordinati in fascia. Coppola (Cagliari): 1709, cavalierato ` . Stemma: d’arereditario e nobilta gento troncato; al 1º alla croce di rosso; al 2º partito: a destra alla coppa d’oro circondata da cinque gigli del medesimo, a sinistra al grifo con la zampa destra poggiata in terra, la sinistra sollevata e le ali aperte. Copula (Cagliari): 1700, cavalierato ` . Stemma: d’azereditario e nobilta zurro alla coppa coperta attorniata da cinque fiordalisi, il tutto d’oro. Corbera (Spagna): 1353, signore di Villasalto; 1417, signore del Parte Ocier Real; 1423, signore del Canhain, del Taras e dell’Unali. Stemma: d’oro con cinque corvi di nero. `. Corda (Sassari): 1470, generosita Stemma sconosciuto. Corda (Sassari): 1738, cavalierato ereditario. Stemma: troncato, al 1º di rosso alla croce d’argento, al 2º d’azzurro al braccio armato al naturale, tenente con la mano di carnagione un cuore d’argento. Cordilla (Cagliari): 1752, cavalierato ` . Stemma sconoereditario e nobilta sciuto. Corellas (Cagliari): nobili. Stemma: d’oro con tre cuori di rosso. Corrias (Cagliari): 1644, cavalierato ereditario. Stemma: d’azzurro a due leoni d’oro affrontati tenenti fra ambi in alto un cuore di rosso. Corrias (Oristano): 1834, cavalierato ` . Stemma: troncato, ereditario e nobilta nel 1º un cervo tra due cipressi accom-

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Nobilta` in Sardegna pagnato in capo da tre stelle e al di sopra una corona marchionale; nel 2º un cuore tra quattro api. ` . Stemma Corso (Sassari): 1439, nobilta sconosciuto. ` . Stemma Corso (Bosa): 1444, generosita sconosciuto. Corte (Cagliari): 1789, cavalierato ere` . Stemma: spaccato, ditario e nobilta nel 1º d’oro all’aquila di nero, coronata del campo, con il volo abbassato; nel 2º d’argento a tre pali di rosso con la fascia in divisa di verde, attraversante sulla troncatura. Cortese (Cagliari): 1794, cavalierato ` . Stemma: d’azereditario e nobilta zurro con la fascia ondata d’oro, accompagnata in campo da una colomba d’argento tenente nel becco un ramoscello d’olivo, sotto un monte di tre cime di verde. Cossu (Cagliari): 1815, cavalierato ere` ; 1823, conte di Sant’Editario e nobilta lena. Stemma: trinciato di verde e di rosso da una banda d’argento. Cossu (Codrongianos): 1794, conte di Saccargia. Stemma: tagliato di rosso alla sbarra d’argento caricato per parte da una stella d’oro a cinque punte bordato d’azzurro. Cruilles (Catalogna): 1324, signore di Donigala; 1332, signore di Sanluri, di Orroli, di Goni; 1355, signore di Samassi e di Baralla; 1358, signore di Pauli e di Sisali. Stemma: di rosso seminato da crocette d’argento. Cruccu (Oristano): 1692, cavalierato ` . Stemma: d’azereditario e nobilta zurro, nella parte superiore un’aquila volante su una quercia e a sinistra una torre con sulla cima un braccio che tiene in mano una spada. Cubello (Oristano): 1410, marchese di Oristano, conte del Goceano. Stemma sconosciuto. Cugia (Sassari): 1630, cavalierato ere` ; 1716, marchese ditario; 1637, nobilta

di Sant’Orsola; 1840, marchese di San Carlo. Stemma: troncato, nel 1º di rosso alla croce potenziata d’oro accostata in alto da due stelle dello stesso, con due cani d’argento sdraiati sulla pianura erbosa al naturale, affrontati con la testa in alto verso la croce; al 2º d’azzurro all’albero nudrito sulla pianura erbosa, il tutto al naturale, il tronco sostenuto da due leoni d’oro affrontati e controrampanti. Cugurra (Tempio Pausania): 1709, ca` . Stemma: valierato ereditario e nobilta d’azzurro alla torre edificata su di una roccia presso la riva del mare; al capo di rosso. Currallo (Cagliari): 1370, cavalierato ereditario. Stemma sconosciuto. Curreli (Cagliari): 1644, cavalierato ereditario. Stemma: d’azzurro al leone d’oro coronato dello stesso sormontato da una cometa pure d’oro ondeggiante in palo e tenente con la zampa sinistra anteriore un cuore di rosso. Cutis (Cagliari): 1682, cavalierato ereditario. Stemma: d’azzurro troncato da un filetto d’oro; nel 1º un’aquila d’argento; nel 2º quattro bande d’oro. D’Alessio (Alghero): 1788, cavalierato ` . Stemma: tre rose ereditario e nobilta rosse in campo d’oro. Dalmaciano (Catalogna): 1432, signore di Orosei, di Galtellı` e di Dorgali. Stemma sconosciuto. Dalmau (Valencia): 1324, signore di Planu de Castiadas, di Sorrui e Corrusci; 1353, signore di Archepiscopu e di Manissa e del castello di Arculentu. Stemma: partito, nel 1º d’oro con tre fasce di rosso, nel 2º di rosso con una conchiglia d’oro. Damiano (Cagliari): 1358, signore di Assemini. Da Procida (Catalogna): 1340, signore della Barbagia di Seulo. Stemma sconosciuto. D’Arcayne (Alghero): 1769, cavalierato

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Nobilta` in Sardegna ` ; 1889, conte della ereditario e nobilta Minerva. Stemma: inquartato; nel 1º troncato, di sopra all’acqua campo di ` vagante sulla troncielo all’arca di Noe catura e sormontata da cinque stelle d’oro ordinate in semicerchio, di sotto d’azzurro a due fasce d’argento ondate (De Arcayne); nel 2º d’argento alla figura della dea Minerva seduta sopra una nuvola in atto di percuotere la vetta di un monte uscente da sinistra, il tutto al naturale (Maramaldo); nel 3º d’azzurro al persico al naturale con le radici accostate da quattro piedi umani di carnagione, recisi di rosso, due per parte addossati (Pes); nel 4º d’oro a tre fasce di rosso. Dardo (Pauli): 1354, signore di Villanova. Stemma sconosciuto. Daurats (Catalogna): 1330, signore di Arzachena. Stemma sconosciuto. De Abbadia (Cagliari): 1328, signore di Urso e di Musei. Stemma sconosciuto. Deana (Oristano): 1410, signore del Mandrolisai, della Barbagia di Ollolai. Stemma sconosciuto. Deana (Oristano): 1635, cavalierato ` . Stemma: inquarereditario e nobilta tato, al 1º d’azzurro con una stella d’oro, al 2º il mare procelloso in cui nuotano due delfini e tra di loro vola un’anatra, al 3º di rosso con una torre d’argento dalla quale esce un’anatra, al 4º di verde con sei pani d’oro posti tre e tre. De Ac¸en (Iglesias): 1324, signore di Santadi; 1328, signore di Villaspeciosa, di Astia, di Villapadru, di Villasturba, di Uta, di Samassi, di Baralla; 1337, signore di Terra Azzonis, di Serri; 1338, signore di Barega, di Corongiu; 1340, signore di Palmas de Sols; 1346, signore di Gulbisa; 1350, signore di Musei. Stemma sconosciuto. De Andrada (Iglesias): nobili dalla Spagna. Stemma: di verde con una banda d’oro ingollata da due teste di drago

pure d’oro. Bordura d’argento con la scritta in lettere di nero ‘‘Ave o Maria Gratia Plena’’. De Aquena (Sassari): 1593, cavalierato `. Stemma scoereditario; 1628, nobilta nosciuto. De Arbe (Catalogna): 1355, signore della ` di Gesico. Stemma sconosciuto. meta De Avendanya (Castelsardo): nobili. Stemma: d’oro con una banda di rosso. ` (Sassari): 1330, signore di De Avinyo Issi ed Esse, di Ottava, di Eristala, di Tavera. Stemma: d’argento con un leone rampante di rosso, bordura dentata di rosso. De Benedetti (Cagliari): cavalierato ereditario. Stemma: troncato, nel 1º d’azzurro con una mano aperta tra quattro stelle d’oro poste ai quattro angoli dello scudo; nel 2º losangato di nero e d’argento. De Besora (Cagliari): 1434, signore della Trexenta; 1436, signore di Nuraminis; 1437, signore di Parte Ippis. Stemma: di nero con tre pali d’argento. De Bolea (Cagliari): 1635, riconosci` . Stemma: partito, mento della nobilta al 1º d’oro con quattro pali di rosso, troncato d’argento con una croce rossa accantonata da quattro teste di moro; nel 2º d’oro con una torre di pietra e un guerriero che ne apre la porta. De Bosa (Cagliari): 1741, cavalierato ` . Stemma: d’arereditario e nobilta ` al naturale sormontata gento alla citta da tre stelle d’azzurro ordinate in fascia. De Bosch (Catalogna): 1325, signore di Mogor de Liurus. Stemma: un albero ` di sotto rosso in campo tronco, la meta ` d’oro in campo d’oro e l’altra meta rosso. De Burguesa (Alghero): 1370, signore di Suni e di Modolo. Stemma: in campo rosso una fortezza con cortina di muraglia, due torrioni laterali e un campanile, il tutto d’argento, con una gru

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Nobilta` in Sardegna d’azzurro che vola al di sopra del campanile tenendo due palle d’oro nelle zampe. `. De Campo (Sassari): 1444, generosita Stemma sconosciuto. De Candia (Alghero): 1799, cavalierato ` . Stemma: d’azereditario e nobilta zurro con un leone d’oro guardante il sole orizzontale a destra pure d’oro e addestrato da due pini verdi piantati in una campagna verdeggiante. `. De Carvia (Sassari): 1432, generosita Stemma sconosciuto. De Castello (Aragona): 1410, barone di Orosei. Stemma sconosciuto. De Cereto (Cagliari): 1342, signore di Sorrui e di Tarceri. Stemma sconosciuto. De Cespedes (Alghero): nobili. Stemma: d’oro con sei zolle erbose di verde poste in due pali. De Cigiis (Catalogna): 1346, signore di Barrali. Stemma sconosciuto. De Cogorres: 1362, signori di Lula e di Siniscola. Stemma sconosciuto. De C ¸ori (Gallura): 1324, signore di Galtellı`, di Bibissa e di Onifai. Stemma sconosciuto. Dedoni (Cagliari): 1410, signore di Gesturi e di Tuili; 1413, signore di Mara; ` ; 1432, signore di Mo1420, generosita nastir. Stemma: d’argento al leone al naturale, tenente con la branca destra una spada nuda in palo e con la sinistra un cuore, col mare fluttuoso d’azzurro in punta. De Feno (Sassari): 1412, signore di Monti; 1424, signore di Codrongianos; `. Stemma sconosciuto. 1428, generosita De Ferraria (Alghero): 1434, signore di Sorso; 1435, signore dei macelli e del venteno di Alghero; 1436, signore di Padria, di Mara; 1442, signore della scrivania della governazione di Sassari; 1443, signore di Modolo; 1444, baronia di Pozzomaggiore; 1445, signore di Planu ’e Murtas; 1555, riconoscimento

` . Stemma: d’azzurro con della nobilta una bordura d’oro attraversata da due cotisse di rosso caricate da un bisante d’oro caricato a sua volta da uno scrigno di rosso. De Ferrera (Catalogna): 1410, signore del Monreale; 1415, signore della Marmilla. Stemma sconosciuto. De Flors (Sassari): 1460, signore di Giave e di Cossoine. Stemma: d’azzurro con tre fiori di giglio d’oro posti in triangolo. De Gerp (Cagliari): 1460, signore di Giba e di Piscinas; 1507, signore di Villacidro e di Serramanna; 1525, ricono`. Stemma sconoscimento della nobilta sciuto. De Homedes (Sassari): 1617, cavalierato ` . Stemma: di ereditario; 1625, nobilta rosso inquartato da un filetto di nero, al 1º e al 4º a tre torri d’oro, una e due; al 2º e 3º all’albero d’oro diradicato. Deidda (Cagliari): 1781, cavalierato ` ; 1809, conte. ereditario e nobilta Stemma sconosciuto. De Imperii: 1375, signore di Sant’Antioco. Stemma sconosciuto. De Ixar (Cagliari): nobili. Stemma: inquartato al 1º e al 4º quattro pali di rosso in campo d’oro (Aragona); al 2º e al 3º una catena d’oro in campo rosso. De la Bronda (Sassari): 1599, cavalierato ereditario. Stemma: d’azzurro al mastio d’argento merlato, torricellato di due pezzi merlati, aperto e finestrato, movente dalla punta dello scudo. De la Camera (Sorso): 1647, riconoscimento del cavalierato ereditario e ` . Stemma: inquartato, al della nobilta 1º di rosso con il mare sul cui lido vi sono dei colli con sulla cima un castello d’argento con due lupi controrampanti; al 2º d’azzurro con una testa di ` una stella; al vecchio sotto la quale vi e 3º d’argento con al lato destro una cintura rossa con sopra una mano e al lato

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Nobilta` in Sardegna sinistro il mare da cui sorge un castello di pietra con ai lati un elefante e un cavallo; al 4º d’oro con un pagello rosso nuotante tra le onde del mare e sul lato sinistro un frassino con un leone controrampante che guarda il mare. De la Mata (Cagliari): 1630, riconosci` . Stemma: d’azmento della nobilta zurro all’alloro nudrito sulla pianura erbosa, il tutto al naturale, il tronco impugnato da un braccio destro vestito di bianco al naturale, movente dal fianco destro dello scudo con tre stelle di otto raggi d’oro ordinate in fascia in capo. De la Roca (Castelsardo): 1633, cavalie` . Stemma: d’azrato ereditario e nobilta zurro al leone coronato d’oro controrampante a una rupe al naturale. De Lauro (Catalogna): 1324, signore di Baralla, di Quartu. Stemma sconosciuto. De Leon (Cagliari): nobili. Stemma: d’argento con un leone di rosso rampante. De Ligia (Oristano): 1371, barone del Guilcier, del Marghine e del Goceano. Stemma sconosciuto. Deliperi (Sassari): 1599, cavalierato ereditario; 1609, barone di Sorso; 1627 ` ; 1789, marchese di Bue 1635, nobilta sachi. Stemma: d’argento al pero fruttato e fogliato al naturale, nudrito sulla pianura erbosa, sinistrato da un leone di rosso e sormontato da tre stelle d’azzurro ordinate in fascia. De Liperi (Sassari): 1660, cavalierato `. Stemma scoereditario; 1672, nobilta nosciuto. `; Delitala (Logudoro): 1563, generosita 1578, cavalierato ereditario; 1580, no` ; 1693, riconoscimento della nobilta ` ; 1785, marchese di Manca. bilta Stemma: di verde al mastio merlato, fortificato da tre torri pure merlate ` alta e sormoncon la torre di mezzo piu tata da due ali d’aquila; il tutto posato sopra tre montagne al naturale.

Delitala (Chiaramonti): 1693, cavalie` ; 1788, marrato ereditario e nobilta chese di Sedilo. Stemma: partito d’azzurro, nel 1º troncato; alla destra un cavallo e a sinistra un cane sormontato da tre stelle; nel 2º una fontana tra i cipressi. Delitala (Nulvi): 1643, cavalierato ere` . Stemma: uno scudo ditario e nobilta ` di colore ovale la cui parte superiore e azzurro con un castello d’argento con tre torri e la parte inferiore di rosso ` cocon in mezzo una montagna su cui e struito il detto castello. Dell’Arca (Sassari): 1594, riconosci` ; 1609, signore di mento della nobilta Monti. Stemma: scudo ovale d’argento ` raffigurata l’arca di Noe ` , sulle in cui e ` posata onde del mare, sul cui tetto e una colomba con un ramo d’olivo nel becco, il tutto al naturale; lo scudo accollato all’aquila bicipite di nero avente tra i colli un elmo d’argento in ` con due bandierine per cimaesta miero. `. De lo Balbo (Bosa): 1428, generosita Stemma sconosciuto. De Logran (Catalogna): 1368, signore di San Gavino. Stemma: di rosso con un castello di pietra sormontato da un’aquila verde. Delogu (Villanova Monteleone): 1655, `. cavalierato ereditario e nobilta Stemma: inquartato, al 1º di rosso all’albero di verde, con due cavalli al naturale legati al tronco del medesimo; al 2º d’azzurro a sei monete d’oro ordinate due, due e due, al 3º d’azzurro al castello color di pietra sormontato da un braccio destro impugnante una spada il tutto al naturale, al 4º d’oro all’orso al naturale. Delogu (Ittiri): 1738, cavalierato eredi` . Stemma: interzato tario; 1739, nobilta in fascia, al 1º d’azzurro a un crescente d’argento a destra e una stella dello stesso a sinistra col motto scritto in

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Nobilta` in Sardegna due linee tra il crescente e la stella (est tibi terra locus semper coelumque Diana); al 2º d’argento alla quercia con un’aquila posata su di essa, e un leone in atto di arrampicarsi per rapire l’aquila, il tutto al naturale e sinistrato dalla figura di Diana con l’arco e turcasso vestita di rosso, pure al naturale in atto di guardare il leone; al 3º d’oro alla Proserpina al naturale vestita d’argento coronata di foglie di cipresso di verde in atto di minacciare, con un gruppo di serpenti al naturale che tiene la destra, alcuni demoni avviluppati in fiamme, il tutto al naturale. Delogu (Bonnanaro): 1749, cavalierato ` . Stemma: troncato, ereditario e nobilta al 1º d’azzurro a cinque stelle d’oro ordinate in cerchio; al 2º d’argento al seggiolone di rosso volto verso sinistra, collocato sopra una base quadra di marmo al naturale. Del Rio (Bosa): 1784, cavalierato eredi`. Stemma: spaccato, nel tario e nobilta 1º d’azzurro a tre stelle d’oro ordinate in fascia; nel 2º d’argento al mare in punta, con un pesce balbo nuotante in esso, il tutto, al naturale, con la fascia di rosso attraversante sulla partizione. De Lugo (Cagliari): signore di Giba e di Piscinas. Stemma sconosciuto. Delussu (Tortolı`): 1692, cavalierato ereditario. Stemma sconosciuto. Del Vecchio (Cagliari): 1679, cavalierato ` . Stemma: ereditario; 1740, nobilta troncato, al 1º di verde a una torre e a piedi di essa, a sinistra, un vecchio sdraiato vestito d’azzurro, il tutto al naturale; al 2º d’azzurro al sole d’oro adorno di due ali. De Magistris (Cagliari) conti di Castella. Stemma: inquartato, nel 1º e 4º d’azzurro al leone d’argento impugnante con la branca destra una scure dello stesso; nel 2º e 3º d’oro a due fasce d’azzurro.

De Manresa (Catalogna): 1348, signore di Escolca. Stemma sconosciuto. De Marı` (Majorca): 1421, signore di Sietefuentes, di Olmedo e di Fruscia. Stemma: di nero a tre bande ondate nebulose d’oro. De Martis (Giave): 1671, cavalierato ` . Stemma: di rosso ereditario e nobilta al cavallo d’argento, scalpitante, la coda e la criniera irte e la zampa anteriore alta sopra il mare al naturale nella punta dello scudo col capo dello scudo carico delle parole Mars trux di nero. De Milany (Catalogna): 1368, signore di Villaspeciosa, di Palmas, di Frongia, di Sebatzus, di Turri, di Siserri, di Jana, di Paringianu e di Margani. Stemma sconosciuto. De Montis (Cagliari): 1646, cavalierato ereditario. Stemma: d’azzurro a due leoni d’oro affrontati tenenti fra ambi una croce del Calvario d’argento, con una stella d’oro nel canto destro del capo. De Mur (Catalogna): 1324, signore di Villagreca e di Furtei; 1337, signore di Guasila e di Guamaggiore. Stemma sconosciuto. De Muro (Orroli): 1710, cavalierato ere`. Stemma: d’argento al ditario e nobilta mastio merlato al naturale, sulla punta sormontato da una quercia. De Mutato (Gallura): 1324, signore di Irgoli. Stemma sconosciuto. De Nobili (Cagliari): 1789, cavalierato ` . Stemma sconoereditario e nobilta sciuto. Denti (Santu Lussurgiu): 1709, cavalie` . Stemma: rato ereditario e nobilta troncato, al 1º d’azzurro, partito da un filetto di nero, a destra un cinghiale su un monte, a sinistra una palma nudrita, il tutto al naturale; al 2º d’oro con due stelle d’argento agli angoli della punta dello scudo. Deo (Iglesias): 1366, signore di San Ve-

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Nobilta` in Sardegna trano; 1368, signore di Villaspeciosa. Stemma: partito, al 1º di rosso con una torre d’argento sormontata da una D azzurra e questa a sua volta da un’aquila d’argento. De Ogana (Sassari): nobili. Stemma sconosciuto. `. De Orlando (Sassari): 1444, generosita Stemma: scaccato d’azzurro e d’argento. De Petra (Cagliari): 1324, signore di Bangiu Donnicu; 1326, signore di Gergei; 1328, signore di Serrenti, di Pauli. Stemma: di rosso con tre pere d’oro poste in triangolo. Deplano (Seui): 1691, cavalierato eredi` . Stemma: d’azzurro a tario e nobilta un’asta d’armi e una spada decussate sormontate da un braccio armato tenente pei capelli una testa umana, il tutto al naturale. De Poses (Catalogna): 1324, signore di Sulla e Resquion. Stemma sconosciuto. De Riu Perez (Alghero): 1358, signore di Vinia Majori, di Nuraghes. Stemma sconosciuto. De Rius (Iglesias): 1327, signore di Bangargia, di Baratuli e di Sibolessi. Stemma: di rosso con due pali d’oro caricati ognuno da un usignolo nero. De Roma (Cuglieri): 1620, cavalierato ereditario; 1735, marchese di Santa Maria. Stemma: di rosso alla sbarra d’oro accompagnata da due torri d’argento. De Rosas (Sedini): 1801, cavalierato ` . Stemma sconoereditario e nobilta sciuto. De Sena (o Piccolomini) (Alghero, Sassari): 1420, signore di Laconi; 1421, signore di Asuni e di Nureci; 1436, visconte di Sanluri; 1436, signore di Ussana, signore dell’incontrada di Austis e di Olmedo. Stemma: di rosso alla testa di moro con una fascia d’argento sulla fronte.

De Sentmenat (Catalogna): 1324, signore di Orosei. Stemma: di rosso con tre biglietti d’argento posti in triangolo, ciascuno caricato da un’ala abbassata, d’azzurro. De Serra (Cagliari): 1355, signore di Arcedi. Stemma sconosciuto. De Silva Alagon (Spagna): 1703, marchese di Villasor, conte di Montesanto. Stemma: d’argento al leone rosso coronato d’oro. De Silva Fernandez (Spagna): 1584, signore del Dore, di Bitti, della Gallura Gemini, del Taras; 1613, marchese di Orani. Stemma: d’oro al leone rosso coronato d’oro. Descoll (Cagliari): 1338, signore di Quarto Tocho e di Quarto Donnico. Stemma: d’oro con due ponticelli di verde sormontati da una croce d’azzurro, quello di destra, e da una quercia di verde quello di sinistra. De So (Gallura): 1335, signore di Panana e di Tamarispe; 1346, signore di Sulla e di Resquion, di Orfilli; 1351, si´, di Siniscola. gnore di Posada e di Lode Stemma: d’oro attraversato da una banda di rosso. Bordura di rosso. De Stagno (Catalogna): 1324, signore di Ardu e di Trailis. Stemma sconosciuto. Dessy (Cagliari): 1599, cavalierato ereditario. Stemma sconosciuto. Desvall (Cagliari): 1328, signore di Corongiu; 1331, signore di Pirri, di Sebolla e di San Vetrano, di Samassi e di Baralla, di Gesico; 1347, signore di Mandas, di Nurri e di Escolca. Stemma: d’oro con una rosa rossa. Desvall (Alghero): 1519, cavalierato ereditario. Stemma sconosciuto. De Torrent (Catalogna): 1337, signore di Furtei. Stemma: d’argento con un castello d’azzurro su onde d’azzurro e d’argento, bordura composta d’azzurro. De Torres (Cagliari): 1348, signore di Siurgus, di Goni. Stemma sconosciuto.

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Nobilta` in Sardegna De Toulon (Catalogna): 1368, signore di Mara; 1372, signore del Cuga; 1375, signore di Settepalme; 1388, signore di Villaspeciosa; 1392, signore di San Sperate, di Soleminis, di Sirio e di Sehanno. Stemma sconosciuto. `; Dettori (Logudoro): 1444, generosita `. 1692, cavalierato ereditario e nobilta Stemma: d’azzurro a quattro pipistrelli al naturale sormontati da cinque stelle d’argento, il tutto ordinato in fascia, e in punta un toro al naturale, con una fune movente dall’orecchia destra e pendente sulla fronte. Dettori (Padria): 1755, cavalierato ere` . Stemma: partito, nel ditario e nobilta 1º d’argento, al toro sdraiato sulla pianura erbosa, il tutto al naturale; esso toro in atto di guardare un fulmine al naturale muoventegli contro dal canton destro del capo; nel 2º d’azzurro all’urna d’oro posata sulla pianura di verde, con una colomba d’argento con le ali aperte in atto di bere dell’acqua uscente per un tubo, pure d’oro, dall’urna. Dettori (Alghero): 1791, cavalierato ere`. Stemma: di rosso alla ditario e nobilta lancia d’argento accostata da due dardi dello stesso, col capo cucito d’azzurro a tre stelle d’oro. `. Dettori (Sassari): 1873, nobilta Stemma: d’argento a due torri di rosso, aperte e finestrate di nero, merlate ciascuna di cinque pezzi, alla guelfa, fondate sulla pianura di verde ed equidistanti fra loro e dai fianchi dello scudo; col capo d’azzurro al sole d’oro. De Trulio (Catalogna): 1324, signore di Pauli e di Sisali, del salto di San Lorenzo. Stemma sconosciuto. De Trullo (Catalogna): 1369, signore di Dorgali, di Loculi e di Sifillionis. Stemma: di rosso con una macina per le olive d’oro. De Vacaduno (Catalogna): 1355, signore

di una parte di Baratuli. Stemma sconosciuto. Diana (Cagliari): 1642, cavalierato ereditario. Stemma sconosciuto. Diana (Cagliari): 1646, cavalierato ereditario. Stemma: d’azzurro alla cascina fondata sulla campagna montuosa ed erbosa al naturale con una palma d’oro uscente dalla cascina e sormontata da una stella d’argento raggiante attorniata da sette stelle semplici dello stesso. Diana (Marmilla): 1679, cavalierato ` . Stemma: troncato, ereditario e nobilta al 1º d’azzurro al monte al naturale sormontato da una cometa d’argento ondeggiante in fascia verso sinistra, attorniata da sette stelle dello stesso; al 2º di verde alla cascina, dal mezzo della quale esce una palma, il tutto al naturale; la cascina accostata da due torri pure al naturale; e il tutto fondato sulla campagna d’argento. Di Angularia (Catalogna): 1335, signore di Terranova. Stemma sconosciuto. Diaz (Ploaghe): 1624, riconoscimento ` . Stemma: inquartato, in della nobilta decusse nel 1º e nel 4º d’azzurro alla torre merlata di cinque pezzi, aperta e finestrata di nero; nel 2º e nel 3º d’argento all’albero di pino al naturale sinistrato da un cane passante di nero. Di Montesosio (Cagliari): 1324, signore di Gippi, di Decimoputzu e di Gurgu de Sipollo. Stemma sconosciuto. Di Monessono (Cagliari): 1324, signore di Nuraminis Josso, di Cancellus. Stemma sconosciuto. Di Palazzolo (Sassari): 1368, signore di Mardona. Stemma sconosciuto. Di Pegaria (Gallura): 1331, signore di Sulla e Resquion, di Orfilli. Stemma sconosciuto. Di Pontiniano (Cagliari): 1328, signore di Nuraminis Josso e di Cancellus. Stemma sconosciuto. Dore (Bosa): 1680, cavalierato eredita-

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Nobilta` in Sardegna ` ; 1727, rinnovamento dei rio e nobilta privilegi. Stemma: troncato, nel 1º d’argento al toro di nero rivoltato guardante un sole d’oro posto nell’angolo sinistro del capo; nel 2º d’azzurro a un fuoco a varie fiamme, al fianco destro, ` avviticsinistrato da un albero a cui e chiata una vite fruttata, il tutto al naturale. Doria (Genova): 1370, conte di Monteleone. Stemma: spaccato d’oro e d’argento, all’aquila spiegata di nero, membrata, imbeccata, linguata e coronata di rosso attraversante sul tutto. Dormans (Cagliari): 1356, signore di Seminis. Stemma sconosciuto. Dupot (Sassari): 1366, signore di Settepalme, di Morores e di Ardu; 1368, signore di Bionis. Stemma sconosciuto. Durando (Alghero): 1369, signore di Canaran, di Montevargiu. Stemma sconosciuto. Durant (Majorca): 1375, signori di Monastir. Stemma: di verde con un leone rampante d’argento sormontato da una mezzaluna dello stesso metallo. Durante (Cagliari): 1792, cavalierato ` . Stemma sconoereditario e nobilta sciuto. Durdo (Sardegna): 1355, signori di Nurgi. Stemma sconosciuto. Dusay (Cagliari): 1346, signore di Quartu Jossu; 1375, signore di Monastir; 1379, cavalierato ereditario. Stemma: di rosso con tre triglie d’oro poste in palo. Enna (Oristano): 1717, cavalierato ere` ; 1737, conferma dei ditario e nobilta privilegi; 1831, conte; 1837, barone. Stemma: inquartato, al 1º d’oro al monte al naturale ardente di rosso sulla cima; al 2º d’argento alla colomba volante tenente nel becco un ramoscello d’olivo, il tutto al naturale; al 3º d’argento al fiore di giacinto al naturale, al 4º di rosso al braccio vestito d’oro, impugnante con la mano di car-

nagione una spada d’argento, manicata d’oro, alta in palo. Entenc ¸a (Aragona): 1326, signore di Pauli di Nora, signore di Sanluri; 1331, signore di Guasila e di Guamaggiore. Stemma: d’oro con il capo di nero. Erill (Spagna): 1437, barone di Ussana; 1450, signore di Gesico, di Goni, di Serrenti e di Samassi. Stemma: d’argento con un leone rampante di rosso coronato d’oro. Escharchoni (Iglesias): 1492, signore di Margani; 1628, cavalierato ereditario. Stemma: inquartato, al 1º d’oro al cardo fiorito e fogliato sulla pianura erbosa con la rugiada discendente dall’alto del medesimo, il tutto al naturale; al 2º d’oro alla coscia umana di carnagione; al 3º d’azzurro al fico nudrito sulla pianura erbosa con la rugiada cadente, il tutto al naturale come nel primo punto; al 4º d’oro all’alano al naturale corrente sulla pianura di verde. Escofet (Catalogna): 1324, signore di Nisogni. Stemma: d’azzurro con un leone rampante d’oro sormontato da tre stelle in fascia dello stesso metallo. Esgrecho (Sassari): 1541, cavalierato `. Stemma scoereditario; 1615, nobilta nosciuto. Esgrechio (Cagliari, Tortolı`), 1644, cavalierato ereditario. Stemma: inquartato, al 1º d’azzurro con una quercia al naturale con un maiale pascente ai piedi della medesima e tre stelle d’oro in alto; al 2º di rosso a una donna sopra un cervo che con la mano sinistra si protegge dalle corna mentre con la destra tiene una freccia; al 3º d’azzurro con un leone d’oro rampante con una banda di rosso attraversante; al 4º d’azzurro con un castello e quattro uccelli in volo. Esparech (Sassari): 1361, signore di Villafranca di Erisa. Stemma sconosciuto. Espinosa (Iglesias): 1643, cavalierato

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Nobilta` in Sardegna ` . Stemma: ereditario; 1644, nobilta d’oro con un biancospino di verde, sradicato e con frutti rossi. Esquirro (Cagliari): nobili. Stemma sconosciuto. Estaper (Cagliari): 1339, signore di Nuxis, di Margani, di Perdedu e di Perdalonga; 1344, signore di Nurgi; 1350, signore di Ussana. Stemma: d’oro con un cespuglio di verde. Esteria (Bosa): 1693, cavalierato eredi`. Stemma: troncato, d’aztario e nobilta zurro al mare al naturale, nel 1º una cometa d’oro ondeggiante in fascia; nel 2º un delfino trafitto da un dardo, il tutto al naturale. Fabra (Sassari): 1481, signore del Parte Barigadu. Stemma: inquartato, al 1º e al 4º d’azzurro con una mezzaluna d’argento capovolta; al 2º e al 3º di rosso con una stella d’oro. Fadda (Cagliari): 1724, cavalierato ereditario. Stemma: troncato con nella parte superiore un uccello con le ali spiegate volto verso il lato sinistro dello scudo, nella parte inferiore una stella cometa in palo. Falchi (Oristano): nobili. Stemma: d’azzurro alla fascia d’oro accompagnata da un falco inseguente un colombo il tutto al naturale. Falqui (Cagliari): 1700, cavalierato ere` . Stemma: d’arditario; 1716, nobilta gento all’albero al naturale, nodrito sulla pianura erbosa al naturale, fruttato di rosso, con un falcone pure al naturale in attesa di spiccare il volo dall’albero verso sinistra. Falqui (Ozieri): 1814, cavalierato eredi`; 1842, barone. Stemma: tario e nobilta d’azzurro al pero fruttato, al naturale, con un falcone di nero volante in atto di venire a posarvisi sopra. `. Fancello (Siligo): 1453, generosita Stemma sconosciuto. Fancello (Cagliari): 1800, cavalierato

` . Stemma sconoereditario e nobilta sciuto. Fancello (Cagliari): 1801, conte; 1814, `. cavalierato ereditario e nobilta Stemma: inquartato, nel 1º d’oro con un elmo d’acciaio in profilo a sinistra spennacchiato d’azzurro e di rosso; nel 2º di celeste con un sole dorato a raggi; nel 3º di color ceruleo, tre pesci uscenti ` dal mare ondeggiante; nel 4º a meta ` una e d’oro con tre caldaie nere cioe due. Fancello (Cagliari): 1818, cavalierato ` . Stemma sconoereditario e nobilta sciuto. ` ; 1567, Fara (Sassari): 1440, generosita cavalierato ereditario. Stemma: una torre a base quadrata con in cima delle fiamme, fondata su uno scoglio con le onde del mare. Fara (Bosa): 1738, cavalierato eredita` . Stemma: d’azzurro allo rio e nobilta scoglio uscente dal mare al naturale e sostenente una torre d’argento mer`, lata, ardente al naturale alla sommita e accostata da due palme al naturale, nodrite dallo scoglio. Farina (Sassari): 1668, cavalierato ere`; 1734, barone di Monti. ditario e nobilta Stemma: d’azzurro al leone d’oro. Farris (Baronia): 1646, cavalierato ere` . Stemma: tronditario; 1745, nobilta cato, al 1º partito, a destra d’azzurro alla rupe al naturale sormontata da una gran stella d’oro attorniata da quattro altre minori, a sinistra d’argento, rosseggiante in capo al modo d’aurora, con la rugiada stillante sovra un cespuglio, il tutto al naturale; al 2º di rosso a sei bande d’oro. Fenollard (Catalogna): 1360, barone di Galtellı`. Stemma: d’oro con tre piante fiorite di finocchio di verde. ` (Alghero): 1617, cavalierato ereFerra ` . Stemma: d’azzurro ditario e nobilta con un leone d’oro con le branche d’argento.

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Nobilta` in Sardegna ` ; 1842, Ferrale (Bosa): 1444, generosita ` . Stemma: d’azzurro alla torre nobilta d’argento fondata su un monte di verde e accostata da due ferri di cavallo capovolti. Ferrari (Oristano): 1410, signore di Sedilo. Stemma sconosciuto. Ferreli (Cagliari): 1701, cavalierato ereditario. Stemma sconosciuto. Ferrer (Catalogna): 1339, signore di Sorso. Stemma sconosciuto. Ferrer (Cagliari): 1440, signore di Baratuli Santu Sadorru. Stemma: d’azzurro con tre ferri di cavallo d’oro posti in triangolo. ` , siFerret (Alghero): 1420, generosita gnore di Vesos; 1440, cavalierato eredi`; 1660, marchese di tario; 1620, nobilta Valverde. Stemma: un ferro di cavallo. Figo (Sassari): 1550, cavalierato eredi`. Stemma: troncato tario; 1646, nobilta da una fascia, nel 1º un’aquila spiegata e coronata, nel 2º tre foglie di fico, una e due. Figoni (Codrongianos): 1814, cavalie`. Stemma: un rato ereditario e nobilta albero di fichi al naturale fruttifero, elevato in campo d’aria piantato in ` del tronco da oro, caricato nella meta un leone rampante pur d’oro messo in profilo, e postergato da varie colline elevate in una cima di monte nell’angolo sinistro dello scudo da cui parte un sole nascente di rosso e raggiato d’oro. Figuera (Alghero): 1440, cavalierato ereditario. Stemma: d’oro con una foglia di fico di verde. Flores (Thiesi): 1728, cavalierato eredi` . Stemma: inquartato, al tario e nobilta 1º d’azzurro alla colomba al naturale beccata e membrata di rosso, volante con due fiori nel becco; al 2º d’argento alla campagna fiorita ed erbosa al naturale; al 3º di rosso al braccio destro armato impugnante una spada, pure al naturale; al 4º d’argento al rosaio folto

fiorito e fogliato nudrito sulla pianura erbosa, il tutto al naturale. Flores (Oristano): 1736, cavalierato ere` ; 1806, marchese d’Arditario e nobilta cais; 1820, marchese di Valverde; 1838, marchese di Cervellon. Stemma: troncato, al 1º di rosso allo scaglione d’oro accompagnato da tre conchiglie dello stesso; al 2º d’argento all’eliotropio o girasole, nudrito sulla pianura erbosa il tutto al naturale e volto verso un sole d’oro a sinistra. Fogondo (Cagliari): 1550, barone di Senis. Stemma sconosciuto. Fois (Bolotana): 1602, cavalierato ere` . Stemma: partito, ditario; 1613, nobilta a destra d’oro all’albero al naturale, al ` appoggiato un toro di rosso cui tronco e voltato a sinistra con al collo una sonagliera, sulla campagna di verde; a sinistra di azzurro con una torre sopra una ` sono due ali scoglio alla cui sommita distese, il tutto al naturale. Font (Alghero): 1448, signore del salto di Sorighello; 1503, signore del salto di Ruda; 1511, signore di Lunafras; 1598, `. cavalierato ereditario; 1613, nobilta Stemma: d’azzurro con una fontana d’argento. Fontana (Sassari): 1550, cavalierato ereditario. Stemma: partito, al 1º una fontana a due bacini, al 2º un cane rampante, al capo l’aquila bicipite e la sigla dei Gesuiti JHS. Fontana (Sassari): 1661, cavalierato ereditario; 1839, barone. Stemma: partito, al 1º di verde alla fontana a due bacini, cadauno con due zampilli, d’argento; al 2º d’azzurro all’alveare d’argento accompagnato da due api d’oro volanti verso gli angoli del campo. Fortesa (Cagliari): 1381, cavalierato `; 1639, barone ereditario; 1620, nobilta di San Sperate e di Serdiana; 1699, conte di Monteacuto; 1704, barone di Tuili. Stemma: d’oro con un leone di rosso.

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Nobilta` in Sardegna Fraghı` (Sassari): 1970, conte. Stemma: d’azzurro al cavaliere armato di tutto punto con lancia e spada su un cavallo alla gualdrappa di rosso, con la bordura di nodi d’oro di Savoia passante sulla pianura, il tutto al naturale. Franceschi (Sassari): 1519, signore del monte San Giuliano; 1563, cavalierato ereditario. Stemma: d’azzurro con una mezzaluna d’argento con dentro un leone posto di traverso volto verso il lato destro dello scudo. Frasso (Ittiri): 1652, cavalierato ereditario. Stemma: d’argento al frassino al naturale, nascente dal mare d’azzurro fluttuoso d’argento posto in punta dello scudo sormontato da una stella d’azzurro. Frediani (Cagliari): 1680, cavalierato ereditario. Stemma: d’azzurro con un albero d’olivo con una colomba tra i rami e al di sopra di una stella cometa d’oro. Fresco (Sassari): 1841, cavalierato ere` . Stemma sconosciuto. ditario e nobilta `. Fresu (Sassari): 1439, generosita Stemma sconosciuto. Freter (Alghero): 1378, signore di Gutoi. Stemma sconosciuto. Fulgheri (Cagliari): 1766, cavalierato ` ; 1767, conte di San ereditario e nobilta Giovanni Nepomuceno. Stemma: d’azzurro al monte d’oro, col capo cucito di rosso caricato, a destra di una stella d’oro, a sinistra di nubi al naturale con un fulmine al naturale d’argento, armato di rosso guizzante dalle nuvole e attraversante sul campo sino alla vetta del monte. Fundoni (Sassari): 1654, cavalierato `. Stemma: d’oro alereditario e nobilta ` avviticchiata una vite, sil’albero, cui e nistrato da un leone controrampante al suo tronco, il tutto al naturale. Furca (Cuglieri): 1637, cavalierato ereditario. Stemma sconosciuto. Gabboi (Cagliari): 1712, cavalierato

ereditario. Stemma: inquartato, al 1º di rosso al leone al naturale impugnante con la zampa destra anteriore una spada pure al naturale; al 2º e al 3º d’azzurro all’aquila al naturale; al 4º d’azzurro al leone impugnante con la zampa destra anteriore una spada, il tutto al naturale. Gabella (Cagliari): 1630, cavalierato `. Stemma: troncato ereditario e nobilta al 1º una torre con due leoni controrampanti; al 2º un pesce. Gabriel (Tempio Pausania): 1712, cava`; 1738, conlierato ereditario e nobilta ferma dei privilegi. Stemma: d’argento al tigre al naturale seduto sulla pianura erbosa di verde, tenente con le zampe anteriori una volpe pure al naturale in atto di divorarla. `. Gaduleso (Sassari): 1444, generosita Stemma sconosciuto. Galceran (Iglesias): 1698, cavalierato ` . Stemma: d’oro ereditario e nobilta con un albero di verde sradicato. Galcerin (Cagliari): 1636, cavalierato `. Stemma scoereditario; 1643, nobilta nosciuto. Gallisai (Mamoiada): 1541, cavalierato ` . Stemma: ereditario; 1735, nobilta troncato, al 1º di rosso a due galli d’argento combattenti sulla pianura di verde; al 2º d’azzurro a tre pali d’oro. `. Galureso (Sassari): 1460, generosita Stemma sconosciuto. Gambella (Sassari): 1420, cavalierato ` ; 1432, siereditario; 1428, generosita gnore di Settepalme; 1436, signore di Sorso, di Sennori; 1437, barone di Sorso; 1444, signore dei salti di Quir` . Stemma: d’azquiddo; 1724, nobilta zurro con un gambale con uno sperone di rosso. Ganer (Catalogna): 1370, signore di Mores. Stemma: d’oro con una fascia verde. Garau (Arbus): 1833, cavalierato eredi` . Stemma: di rosso alla tario e nobilta

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Nobilta` in Sardegna torre merlata di tre pezzi sorgente dalla pianura erbosa, affiancata alla base da due leoni controrampanti al naturale. Garcet (Cagliari): 1630, cavalierato ere`. Stemma: di rosso alla ditario e nobilta torre merlata di tre pezzi sorgente dalla pianura erbosa, affiancata alla base da due leoni controrampanti al naturale. Garruccio (Tempio Pausania): 1690, ca` . Stemma: valierato ereditario e nobilta d’azzurro a due tigri d’oro affrontati, rampanti, sostenenti fra ambi in alto una ruota d’argento sormontata da una stella del medesimo. Garruccio (Sassari): 1743, cavalierato ` . Stemma: di rosso ereditario e nobilta alla ruota di otto raggi d’argento sormontata da una cometa d’oro, posta su una piccola montagna di verde e tenuta da due leoni d’oro coronati dello stesso, affrontati. Gastaldo (Alghero): 1681, cavalierato ` . Stemma: troncato, ereditario e nobilta nel 1º di rosso con un’aquila al naturale con le ali spiegate; nel 2º di verde con una catena d’oro. Gaya (Bono): 1645, cavalierato ereditario. Stemma sconosciuto. Gaya (Bottidda): 1599, cavalierato ere` . Stemma: d’azditario; 1613, nobilta zurro alla palma al naturale sostenuta da due leoni d’oro affrontati e controrampanti. `s (Cagliari): 1677, cavalierato Genove ` ; 1700, marereditario; 1680, nobilta chese della Guardia; 1706, conte di Cuglieri e Scano; 1736, duca di San Pietro; 1745, marchese di Villahermosa e Santa Croce. Stemma: troncato, al 1º d’argento alla croce di rosso; al 2º di rosso al grifone passante d’oro. Gessa (Iglesias): 1421, signore del salto di Gessa; 1530, riconoscimento della ` . Stemma: partito, al 1º di rosso nobilta a quattro pali d’argento; al 2º d’argento

alla torre di rosso uscente da un mare d’azzurro. Gessa (Mandas): 1846, cavalierato ere` . Stemma sconosciuto. ditario e nobilta Gili (Sassari): 1507, cavalierato ereditario. Stemma: d’oro con un giglio azzurro. In punta ondato d’azzurro e argento. Giordano (Sassari): 1839, cavalierato ` ; 1842, barone. ereditario e nobilta Stemma: partito, nel 1º d’azzurro al crescente d’argento; al 2º di rosso a tre trifogli d’argento, il tutto col capo d’oro al leopardo di nero passante, armato e linguato di rosso. Giua (Barbagia): 1833, conte. Stemma sconosciuto. Gomis (Cagliari): 1416, signore di Ussana, di Turri, di Siserri; 1420, signore di Nurgi; 1421, signore di Arcedi. Stemma: di rosso, un braccio d’oro con la mano aperta d’argento. ´ lveda (Cagliari): noGonzalez de Sepu bili. Stemma: partito dall’alto al basso con una spada impugnata da una mano, il tutto attraversato da una ` banda ingoiata da cadauna estremita da una testa di drago. Al lato destro della spada tredici bisanti, al lato sinistro un castello. Grixoni (Ozieri): nobili da tempo immemorabile. Stemma: partito, al 1º di rosso alla colonna con base e capitello d’argento coronata d’oro sulla campagna di verde; al 2º d’argento al leone rampante al naturale sulla campagna di verde al naturale al capo d’azzurro con tre stelle d’oro, una e due. Grondona (Cagliari): 1774, cavalierato `. Stemma: d’arereditario; 1777, nobilta gento a nove tavolette di rosso ordinate cinque e quattro in fascia e sormontate da un’aquila di nero. Gualbes (Cagliari): 1564, signore di Ittiri e Uri; 1606, barone di Acquafredda, di Gioiosaguardia, di Decimomannu, di Nuraminis, di Villaspeciosa, di Pal-

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Nobilta` in Sardegna mas e di Monastir; 1627, marchese di Palmas. Stemma: di vaio d’argento e d’azzurro. Guarneri (Sassari): 1717, cavalierato ` ; 1755, conferma ereditario e nobilta dei privilegi. Stemma: d’azzurro alla colomba d’argento ferma su un monte di oro isolato e ristretto e sormontata da tre stelle d’oro ordinate in fascia. Guasch (Cagliari): 1368, signore di Turri e di Tuili. Stemma sconosciuto. Guerau (Sassari): 1690, cavalierato ereditario. Stemma: d’oro con un leone rampante al naturale che tiene una frusta nella zampa destra. Guevara (Spagna): 1439, barone di Orosei, di Galtellı` e di Dorgali. Stemma: inquartato, al 1º e al 4º d’oro con tre bande di rosso, caricate di cotisse d’argento caricate, a loro volta, da ermellini di nero; al 2º e al 3º di rosso con cinque foglie di pioppo d’argento poste in croce di Sant’Andrea. Guglielmo (Tempio Pausania): 1879, conferma del cavalierato ereditario e ` . Stemma: d’azzurro alla della nobilta colomba, volante in banda, tenente con il becco un ramoscello d’olivo e con le zampe un piede umano; il tutto al naturale. Guiani (Aritzo): 1740, cavalierato ere` . Stemma: troncato, al ditario e nobilta 1º d’azzurro al mezzo sole d’oro orizzontale a sinistra sulla partizione, al 2º di verde al cavallo morello al naturale balzano di bianco e macchiato dello stesso in fronte, passante. Guillini (Cagliari): 1735, cavalierato ` ; 1749, conte di ereditario e nobilta Asuni e di Nureci; 1795, conte. Stemma: un leone d’oro coronato dello stesso con la lingua e la coda eretti, voltato verso destra, con le zampe posteriori su un colle verde mentre con le zampe anteriori stringe un vessillo d’argento con una croce rossa. Guillot (Alghero): 1883, barone, nobile.

Stemma: d’azzurro al putto a cavalcioni di un delfino nuotante nel mare, esso putto tenente, con la destra, alzata, un dardo di ferro e con la sinistra, abbassata, un corno marino, il tutto al naturale. ` (Alghero): 1541, cavalierato erediGujo ` ; 1550, barone di Ossi e di tario e nobilta Muros. Stemma: di rosso, un braccio armato movente dal fianco sinistro dello scudo, con in mano una bandierina. Guirisi (Gavoi): 1726, cavalierato eredi` . Stemma: d’argento al tario e nobilta rosaio fogliato, fiorito e nudrito su una zolla, il tutto al naturale. Guiraldi (Cagliari): 1693, cavalierato `. Stemma: d’azereditario; 1700, nobilta zurro alla colomba al naturale ferma sopra una ruota d’oro con tre stelle d’argento ordinate in fascia, in capo. Guiso (Orosei): 1449, barone di Galtellı` e di Orosei; 1594, riconoscimento della ` . Stemma: di rosso alla torre nobilta d’argento merlata di sette pezzi aperta e finestrata di nero, posta sulla campagna al naturale, sormontata da un grifo d’oro. Gutierrez (Alghero): 1623, riconoscimento della hidalguı´a. Stemma: d’oro al castello al naturale sormontato da due spade, tenute da una mano in croce di Sant’Andrea. Henriquez (Spagna): 1479, Signore di Laconi; visconte di Sanluri; 1482, signore di parte del Meilogu, di Torralba. Stemma: d’argento al leone di porpora incappato di rosso con due castelli d’oro, bordura caricata di otto ancore poste in cinta. `. Heredia (Sassari): 1432, nobilta Stemma: cinque castelli d’oro in campo rosso in croce di Sant’Andrea. Jacomoni (Castelsardo): 1661, cavalierato ereditario. Stemma: troncato, al 1º d’argento con un braccio sinistro che tiene una bilancia, con un braccio

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Nobilta` in Sardegna destro che tiene una freccia moventi da delle nuvole rosse poste ai lati dello scudo; al 2º d’azzurro con una torre d’argento. Jaime (Cagliari): 1648, cavalierato ere`. Stemma: d’oro al caditario e nobilta stello sormontato da due spade decussate, afferrate insieme da una mano destra di carnagione, il tutto al naturale. Jamfridi (Cagliari): 1381, cavalierato ereditario. Stemma sconosciuto. Janez Gomez (Cagliari): 1699, cavalie`. Stemma scorato ereditario e nobilta nosciuto. Jardı` (Cagliari): 1340, signore di Palmas; 1357, signore di Giba e di Piscinas; 1369, signore di Gonnoscodina, di Simala e di Mogoro. Stemma: un albero di verde in campo d’oro, bordura dentata di verde. Joffre (Cagliari): 1429, signore di Mogorella e di Ruinas; 1432, signore di Senis; 1453, barone di Nureci e di Asuni; ` . Stemma: d’azzurro 1461, generosita con tre fiordalisi d’oro in triangolo. Jogaraccio (Sassari): 1625, cavalierato ereditario. Stemma sconosciuto. ` (Cagliari): nobili. Stemma: d’oro Jorda con quattro pali di rosso. Jorgi (Cagliari): 1584, cavalierato ereditario. Stemma sconosciuto. Jover (Cagliari): 1388, signore di Pauli e di Sisali, del salto di San Lorenzo. Stemma sconosciuto. Lacano (Sassari): nobili. Stemma sconosciuto. Lado (Ozieri): 1642, cavalierato eredi` . Stemma: inquartario; 1671, nobilta tato, al 1º d’argento al leone rampante, al naturale, sormontato da una cometa d’azzurro ondeggiante in fascia; al 2º di rosso con due grossi maiali uno sopra l’altro; al 3º di verde al toro passante sulla pianura al naturale; al 4º d’azzurro alla quercia sulla pianura, tutto al naturale.

Ladrera (Cagliari): 1340, signore di Fluminalia, del salto di Tuerra, di Nepotis; 1345, signore di Nurule, Isarle, `; 1355, signore di Vignola, di CoTorpe rongiu, di Mogor, di Simbilia. Stemma sconosciuto. Ladron (Spagna): 1571, barone di Mandas, di Terranova, della Gallura Superiore, della Barbagia di Ollolai, di Sicci; 1590, marchese di Terranova; 1614, duca di Mandas. Stemma: partito, nel 1º d’oro con una bordura d’argento caricata da otto scudetti d’oro con una fascia di rosso; nel 2º d’oro con quattro pali di rosso. Lambert (Catalogna): 1324, signore di Montevargiu; 1330, signore di Canhain. Stemma sconosciuto. Larco (Alghero): 1883, conte. Stemma: d’oro, all’arcobaleno divisato di verde, argento e di rosso, col capo d’azzurro all’aquila d’oro. Laurero (Cagliari): 1781, cavalierato ` . Stemma sconoereditario e nobilta sciuto. Lavagna (Alghero): 1715, cavalierato ` . Stemma: d’oro al ereditario e nobilta castello al naturale sormontato da una stella di otto raggi di rosso e fondato sulla campagna dello stesso, caricata di due fasce ondate d’argento. Lay (Cagliari): 1725, cavalierato ereditario. Stemma: inquartato, al 1º e al 4º d’azzurro al monte di tre cime al naturale caricato di cinque ermellini d’argento passanti, ordinati in decusse con la bordura d’argento caricata dal motto scritto di nero tutto intorno (potius mori quam foedari); al 2º e al 3º d’argento a cinque stelle d’oro per inchiesta, ordinate in decusse. Lecca (Cagliari): 1663, cavalierato ereditario. Stemma: d’argento partito da un filetto di nero, nel 1º una torre torricellata di due pezzi, con fiamme uscenti dal mezzo; nel secondo un abete al naturale.

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Nobilta` in Sardegna Lecca (Cagliari): 1680, cavalierato ereditario. Stemma: troncato, nel 1º di rosso con una civetta e un albero al naturale; nel 2º d’azzurro con un cane eretto e una cascina al naturale. ` (Sassari): 1564, cavalierato erediLeda tario; 1570, signore di Bonorva; 1595, ` ; 1633, conte di Bonorva; 1636, nobilta signore di Planu ’e Murtas; 1707, signore di Ittiri e Uri; 1766, conte di Ittiri; 1826, conte di Elva. Stemma: d’argento a un guerriero armato di tutte pezze al naturale, rivoltato in atto di trafiggere un leone di rosso ad esso affrontato e sostenuti da una campagna al naturale. Ledda (Bono): 1632, cavalierato eredi` . Stemma sconotario; 1637, nobilta sciuto. Lepori (Cagliari): 1793, cavalierato ere` . Stemma sconosciuto. ditario e nobilta Lercaro (Alghero): nobili. Stemma: fasciato di rosso e d’argento. ` (Cagliari): 1327, signore di NuraLibia minis, di San Pietro, di Moracesus e di Borro. Stemma: d’azzurro con una testa di leone d’oro con la lingua rossa. Ligas (Ortacesus): 1794, cavalierato ` . Stemma: in campo ereditario e nobilta d’argento un fascio di grano verde legato di nero movente da una campagna pure di verde e sormontato da una corona d’oro con un sole dello stesso metallo orizzontale a sinistra. Limona (Cagliari): nobili. Stemma sconosciuto. ` (Alghero): nobili. Stemma: d’oro Lledo con un albero di bagolaro sradicato di verde. Llull (Sassari): 1346, signore di Sorso, Gennor e Uruspe. Stemma: una mezzaluna d’argento rovesciata in campo rosso. Locci (Isili): 1700, cavalierato eredita` . Stemma: d’azzurro, due rio e nobilta cipressi e una palma e nella parte su-

periore un uccello con le ali spiegate che guarda il sole. Lo Frasso (Alghero): 1602, cavalierato `. Stemma scoereditario; 1612, nobilta nosciuto. Lombart (Sassari): 1362, signore di Loculi e di Dorgali; 1366, signore di Eristala e di Ottava. Stemma: d’azzurro con tre stelle d’argento poste in triangolo. Longo (Cagliari): 1749, cavalierato ere` . Stemma: di rosso a tre ditario e nobilta fasce contraddoppio addentellate d’argento e la banda d’azzurro caricata da un piede di grifone d’oro, attraversante, col capo d’oro, all’aquila di nero coronata dello stesso. Lopez de Luna (Aragona): 1324, signore di Panana e Tamarispe. Stemma sconosciuto. Loreto (Sassari): nobili. Stemma: d’oro con un albero sradicato di verde. Lostia (Cagliari): 1767, cavalierato ere`, conte di Santa Sofia. ditario e nobilta Stemma: troncato, al 1º d’azzurro al sole d’oro; al 2º d’argento alla porta di rosso chiusa. Lostia (Orotelli): 1818, cavalierato ere` . Stemma sconosciuto. ditario e nobilta Loy Puddu (Cagliari): 1982, conte. Stemma: d’azzurro alla banda divisa d’argento, torre d’argento nel cantone sinistro e libro aperto nel cantone destro, tutto d’argento. Loxo (Cagliari): 1337, signore di una parte di Mogor de Liurus. Stemma sconosciuto. Lughia (Sassari): 1740, cavalierato ereditario. Stemma: d’argento al braccio armato impugnante una fiaccola, il tutto al naturale e sormontato da una cometa di rosso ondeggiante in fascia. Macciochu (Sassari): 1680, cavalierato ereditario. Stemma: d’azzurro alla mano destra di carnagione impugnante un mazzo di fiori al naturale. Machin (Alghero): nobili. Stemma:

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Nobilta` in Sardegna d’azzurro con tre torri d’argento, due e una. Machochu (Tempio Pausania): 1720, cavalierato ereditario. Stemma sconosciuto. Madau (Samugheo): 1639, cavalierato ` . Stemma: inereditario; 1648, nobilta quartato, al 1º d’argento alla vite fogliata e fruttata e nodrita dalla campagna al naturale; al 2º d’azzurro al braccio destro vestito di porpora, movente dal fianco sinistro dello scudo, la mano di carnagione con tre dadi d’argento male ordinati, quasi in atto di cadere, il superiore tenuto ancora dalla mano; al 3º di rosso al carro campestre d’oro sormontato da un crescente d’argento; al 4º di verde al braccio destro di carnagione uscente dal lato sinistro dello scudo, tenente un falcone al naturale. Madello (San Gavino): 1421, signore di Mogorella e di Ruinas. Stemma sconosciuto. Maggio (Alghero): 1647, cavalierato ` . Stemma: di verde ereditario e nobilta a due vasi di fiori con al di sotto la scritta con lettere capitali ‘‘Dat maius flores’’. Mallas (Cagliari): 1687, cavalierato ereditario. Stemma: scudo losangato d’oro e di nero. Malliano (Sassari): 1735, marchese di Santa Maria. Stemma: trinciato gradinato di quattro pezzi d’argento e di rosso a tre crescenti d’argento ordinati in banda sul rosso. Mallone (Sassari): 1749, cavalierato ereditario. Stemma: troncato al 1º d’azzurro a due rami di palma d’argento decussati, sormontati da tre stelle d’oro, due e una; al 2º di rosso al braccio umano d’argento impugnante un pestello d’oro, in atto di pestare una testa umana uscente da un mortaio di bronzo ed, in punta, una lista bianca svolazzante all’intorno con la scritta ‘‘Anaxarcum ne tundas’’ con una fascia

in divisa d’oro attraversante sulla partizione. Malonda (Cagliari): 1631, cavalierato ` . Stemma: d’azereditario e nobilta zurro all’aquila bicipite sulle onde del mare. Mameli (Ozieri): 1637, cavalierato ere` . Stemma sconosciuto. ditario e nobilta Mameli (Ogliastra): 1784, cavalierato ` . Stemma: d’oro ereditario e nobilta alla torre di due piani di rosso, merlata alla ghibellina accostata dalle due ` di una stella a sei raggi di rosso e meta fondata sulla campagna verde. Mameli (Oristano): nobili. Stemma: sullo scudo due triangoli contrapposti come una clessidra, quello superiore con tre tacche. Manca (Sassari): 1428, cavalierato ereditario; 1436, signore di Thiesi; 1441, ` ; 1587, nobilta ` generosa; generosita 1643, conte di San Giorgio; 1656, marchese di Mores; 1727, marchese di Montemaggiore; 1775, duca dell’Asinara; 1776, marchese di Busachi; 1778, barone di Ossi; 1800, conte di San Placido; 1817, duca di Vallombrosa; 1818, marchese di Villahermosa e Santa Croce; 1836, marchese di Nissa. Stemma: di rosso al braccio sinistro armato d’argento movente dal fianco destro dello scudo e impugnante una spada al naturale, alta in palo; in punta dello scudo, un elmo d’argento, di fronte, semiaperto, ornato di tre penne di struzzo d’azzurro. Manca (Osilo): 1800, cavalierato eredi` . Stemma: una torre a tario e nobilta forma cilindrica. Manca Guiso (Nuoro Cagliari): 1570, barone di Ussana; 1604, barone di Orosei; 1643, marchese di Albis; 1715, signore dell’Incontrada di Austis, del Barigadu Jossu e del venteno di Alghero; 1757, signore di Planu ’e Murtas. Stemma: partito al 1º di rosso al braccio sinistro armato d’argento movente dal fianco

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Nobilta` in Sardegna destro dello scudo e impugnante una spada al naturale, alta in palo, sopra un elmo d’argento, di fronte, semiaperto, ornato di tre penne di struzzo d’azzurro; al 2º d’azzurro alla torre posta sulla campagna, sinistrata da un grifo, al naturale, controrampante. Manfredi (Sassari): 1807, cavalierato ` . Stemma sconoereditario e nobilta sciuto. `; Manno (Sassari): 1439, generosita 1442, signore di Banari e di Siligo; `; 1815, cavalierato ereditario e nobilta 1833, barone. Stemma: d’azzurro alla banda accompagnata in capo da un braccio destro armato, movente dall’angolo sinistro del capo, impugnante un trafiere abbassato, in punta da una stella, il tutto d’argento. Mannu (Ozieri): 1785, cavalierato ere` . Stemma: partito, al 1º ditario e nobilta d’argento, all’albero nudrito sulla pianura erbosa e addestrato da un leone controrampante al fusto, il tutto al naturale; al 2º d’azzurro al puledro spaventato d’argento sulla campagna di verde guardante un sole d’oro nell’angolo destro del capo. Manrique (Spagna): 1420, signore di ` ArciUras, di Terralba, di San Nicolo dano, del Parte Montis, dell’Usellus. Stemma: quello che la famiglia usa in Spagna. Maramaldo (Cagliari): 1776, conte della Minerva; 1777, cavalierato ereditario e ` . Stemma: d’argento alla montanobilta gna di verde movente dall’angolo sinistro della punta sormontato da una Minerva di carnagione vestita d’azzurro con mantello di rosso svolazzante, elmo d’acciaio al naturale spennacchiato di rosso, d’azzurro e d’argento, sostenuta da nuvole al naturale e tenente una lancia d’oro in banda in atto di percuotere la vetta della montagna. Marcello (Nuoro): 1650, cavalierato ereditario. Stemma: inquartato, al 1º

d’azzurro a cinque stelle d’oro ordinate e in punta un mare al naturale; al 2º d’argento con due mani che si stringono; al 3º d’argento alla sedia di rosso; al 4º d’azzurro al cervo al naturale, fermo. Marcello (Senis): 1712, cavalierato ere`. Stemma: interzato in ditario e nobilta palo, nel 1º d’argento al sole raggiante d’oro movente dal cantone destro del capo; nel 2º d’azzurro al pino verde sradicato; nel 3º d’azzurro a un crescente circondato da stelle d’oro e in punta un delfino in un mare fluttuante, il tutto al naturale. Marcello (Selegas): 1716, cavalierato ` . Stemma sconoereditario e nobilta sciuto. Marcello (Suelli): 1746, cavalierato ere` . Stemma: d’azzurro ditario e nobilta alla fascia e bordatura d’oro con un leone dello stesso movente da un colle erboso al naturale, attraversante. Marcello (Ovodda): 1799, cavalierato ` . Stemma sconoereditario e nobilta sciuto. March (Catalogna): 1324, signore di Gesico. Stemma sconosciuto. Margens (Cagliari): 1486, barone di Senis. Stemma: di rosso con un leone al naturale coronato d’oro e con un pugnale in bocca. Marini (Cagliari): 1847, cavalierato ere` . Stemma sconosciuto. ditario e nobilta `; Marongio (Sassari): 1443, generosita 1445, signore di Torralba, Bonnanaro e ` . Stemma: tronBorutta; 1510, nobilta cato, al 1º di rosso alla pianta nudrita sul terreno erboso, accostata sulla destra alla sigla della Vergine Maria d’oro e a sinistra da un agnello; al 2º d’azzurro alla campagna mareggiata sulla quale passa una nave, il tutto al naturale. Marongiu (Banari): 1701, cavalierato ` . Stemma: troncato, ereditario e nobilta nel 1º di rosso alla colonna toscana

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Nobilta` in Sardegna d’argento accostata da due torri dello stesso; nel 2º d’argento al ramo di rosa fiorito e fogliato al naturale posto in fascia. Marquet (Cagliari): 1324, signore di Giba e di Piscinas, di Segulis; 1328, signore di Donori, di Nuracadu, di Modulo. Stemma: d’oro, un martello con manico di rosso e ferro di nero. Marras (Sassari): 1481, cavalierato ereditario. Stemma sconosciuto. Marras (Busachi): 1631, cavalierato ` . Stemma: di rosso ereditario e nobilta al leone d’oro tenente con le zampe anteriori un’ancora d’argento. Marroccu (Cagliari): 1675, cavalierato ` . Stemma: di verde ereditario e nobilta al motto ‘‘Solum credit quod videt’’ scritto a lettere maiuscole romane d’oro, nella punta di un’alta rupe al naturale, accostata da due mani di carnagione in palo, appaltate, ognuna carica di un occhio pure al naturale, la rupe uscente da un mare d’azzurro, ondato d’argento. Marrocu (Trexenta): 1734, cavalierato ereditario. Stemma: troncato in basso d’azzurro con uno scoglio che sorge dal mare, il vertice della qual rupe occupa un prato di verde, in alto d’argento, con nel mezzo un leone rosso coronato. Marsell (Cagliari): 1354, signore di Vestaris. Stemma: d’azzurro con tre fasce ondate d’argento, in punta, e nel resto del campo, seminato di stelle d’oro. Marti (Alghero): 1639, cavalierato ere` . Stemma: d’azditario; 1643, nobilta zurro partito da un filetto d’argento, al 1º all’agnello pasquale d’argento sormontato da una stella dello stesso e sdraiato sovra la pianura di verde; al 2º a tre bande d’oro. Martin (Alghero): 1666, cavalierato ereditario. Stemma: troncato; nel 1º un castello in campo d’argento; nel 2º un toro di rosso pure in campo d’argento. Martinez (Sassari): 1656, signore di Mu-

ros; 1762, marchese di Montemuros. Stemma: troncato, al 1º d’azzurro all’agnello pasquale, rivoltato, sdraiato, d’argento con la testa di fronte e la bandiera di rosso; al 2º di rosso a tre foglie di fico al naturale, moventi, divergendo con i gambi, dalla punta dello scudo. Martinez de Poyo (Catalogna): 1324, signore di Ariagono. Stemma sconosciuto. Martinez de Sarasa (Iglesias): 1350, signore di Solanas; 1351, signore di Bangargia, di Sibilia e di Baratuli; 1369, signore del castello di Gioiosaguardia. Stemma sconosciuto. Martino (Cagliari): 1638, riconosci` ; 1653, signore di mento della nobilta Burcei. Stemma: partito, al 1º d’azzurro all’agnello pasquale d’argento, il gonfalone di rosso crociato d’oro, l’agnello sdraiato sopra la campagna di verde e sormontato da una stella d’oro; al 2º di rosso a tre bande d’argento. Martorell (Cagliari): nobili. Stemma: inquartato, il 1º e il 4º d’azzurro con due fasce controvaiate d’argento e d’azzurro, accompagnate da due mezzelune dello stesso metallo, una in alto e una in basso; al 2º e 3º d’oro con una torre di pietra. Masala (Alghero): 1520, cavalierato ereditario. Stemma: troncato, d’azzurro e d’argento al leone d’oro, tenente con la zampa destra anteriore un’ala con la fascia d’oro attraversante. Masons (Cagliari): 1646, cavalierato `, conte di Montalvo; ereditario e nobilta 1710, marchese dell’Isola Rossa. Stemma: d’azzurro al braccio armato destro di carnagione impugnante un mazzo di gigli e, al di sopra, cinque stelle d’oro. Massa (Cagliari): 1737, cavalierato ere` . Stemma: d’azditario; 1815, nobilta zurro alla lettera maiuscola d’oro M,

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Nobilta` in Sardegna fiorata, sostenente uno scudetto d’argento, alla clava di rosso, la pannocchia in alto, esso scudetto sovrapposto a tre bandiere impugnate, una in mezzo di cavalleria, ossia guidone, di rosso al crescente d’argento, le altre ai lati, di fanteria, bianche e rosse tutte fustate d’argento e a quattro aste d’armi d’argento decussate due per parte; la lettera M sostenuta da due leoni d’oro appoggiati con una delle zampe sulle volute delle sue aste anteriori. Massidda (Tempio Pausania): 1712, ca` . Stemma: valierato ereditario e nobilta d’argento al girasole nudrito sulla pianura e volto verso il sole nel punto destro del capo; il tutto al naturale. Massidda (Santu Lussurgiu): 1714, cavalierato ereditario; 1777, conferma del privilegio. Stemma: inquartato, al 1º di verde alla torre d’argento armata di quattro cannoni di bronzo al naturale; al 2º d’argento al tonno nuotante sul mare il tutto al naturale; nel 3º d’argento al pino di verde nudrito sulla campagna dello stesso con vari uccelli di diversi colori in atto di volare sull’albero; al 4º di verde al sole d’oro. Matta (Cagliari): 1751, cavalierato ere` . Stemma: d’argento alditario e nobilta l’albero nudrito sulla pianura erbosa e caricato di un usignolo, il tutto al naturale. Mattares (Busachi): 1788, cavalierato ` . Stemma sconoereditario e nobilta sciuto. Matzeu (Gonnostramatza): 1803, cava` . Stemma: lierato ereditario e nobilta in uno scudo spaccato un cielo azzurro e aurora e inferiormente un fascio di spighe di grano drizzate sopra uno scoglio giacente in mezzo al mare legate da un nastrino rosso con una sciabola a manico d’oro posta obliquamente con la punta rivolta verso il fianco superiore sinistro dello scudo.

Mauleon (Sassari): 1328, signore dell’Asinara e di un terzo della Nurra. Stemma: di rosso con un leone rampante d’oro. Maxia (Genuri): 1741, cavalierato ere` . Stemma sconosciuto. ditario e nobilta Maxu (Tempio Pausania): 1710, cava` . Stemma: lierato ereditario e nobilta d’azzurro, troncato da una fascia di rosso, al 1º alla colonna che tiene nel becco una foglia di palma verde; al 2º a due orme di piedi umani disposte in forma di croce. Mayolo (Castelsardo): 1686, cavalierato ereditario. Stemma: di rosso al leone d’oro, attraversante. Maza de Lic ¸ana (Spagna): 1454, signore del Dore, del Bitti, di Nuoro; 1460, signore di Mandas, di Terranova, barone di Posada; 1479, signore della Barbagia di Ollolai, signore di Musei, barone di Sicci; 1500, signore di Soleminis; 1505, barone di Mandas. Stemma: d’azzurro con tre mazze d’oro. Mearza (Ozieri): 1793, cavalierato ere` ; 1840, marchese di ditario e nobilta San Fedele. Stemma sconosciuto. Melay de Romanguera (Alghero): 1625, cavalierato ereditario. Stemma sconosciuto. Melis (Cagliari): 1674, cavalierato ereditario. Stemma sconosciuto. Melis (Fonni): 1610, cavalierato eredi` ; 1784, riconoscimento tario e nobilta ` . Stemma: d’argento al della nobilta melo verde e fruttato di rosso, affiancato da due alveari nei quali entrano le api; il tutto sul monte verde. Melis (Iglesias): 1646, cavalierato eredi`. Stemma sconosciuto. tario e nobilta `; Melone (Sassari): 1428, generosita 1436, signore di Pozzomaggiore. Stemma: un melone. Meloni (Santu Lussurgiu): 1713, cavalierato ereditario. Stemma: troncato, al 1º d’azzurro alla banda d’oro; al 2º a

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Nobilta` in Sardegna fondo di cielo con una stella e il mare fra due monti, tutto al naturale. Meloni (Cagliari): 1731, cavalierato ere` . Stemma sconosciuto. ditario e nobilta Meloni (Pozzomaggiore): 1738, cavalie` . Stemma: rato ereditario e nobilta troncato, nel 1º d’azzurro alla mezzaluna montante d’argento in abisso accompagnata da tre stelle dello stesso, 2 e 1; nel 2º d’oro al popone fogliato e posto sulla pianura erbosa, il tutto al naturale. Meloni (Santu Lussurgiu): 1786, cava` . Stemma: lierato ereditario e nobilta troncato, nel 1º d’oro alla banda d’azzurro; nel 2º in campo d’azzurro un mare calmo d’argento accostato da due montagne del medesimo smalto moventi dai due angoli inferiori dello scudo e una stella a sei raggi d’oro nel capo. Mereu (Sassari): 1671, cavalierato ere`. Stemma: di rosso alditario e nobilta l’albero nudrito sulla pianura erbosa sostenente un’aquila fissante un sole orizzontale nel canton destro del capo e tenente con gli artigli una lista svolazzante in fascia d’oro; l’albero sinistrato da un leone, il tutto al naturale. Merlino (Catalogna): 1372, signore di Codrongianos, di Ploaghe e di Salvenor. Stemma sconosciuto. Merlot (Cagliari): 1368, signore di Siddi. Stemma sconosciuto. Meschal (Cagliari): 1330, signore dei Salti di Terra Azzonis; 1338, signore di Musei. Stemma sconosciuto. Metge (Sassari): 1353, signore di Cargeghe e del salto del Prato dei Cavalli. Stemma sconosciuto. Milia (Sassari): 1423, cavalierato eredi`; 1490, barone di tario; 1428, generosita Sorso. Stemma: inquartato, al 1º di rosso con due aquile d’argento con le ali aperte che tengono negli artigli un ` una stella globo d’oro sopra il quale vi e pure d’oro; al 2º di verde con una ca-

tena di ferro posta in palo tenuta con le unghie da due grifi; al 3º d’azzurro con un pero fogliato e fruttato sinistrato da un leone al naturale controrampante al tronco; al 4º d’azzurro con un braccio umano vestito, con la mano aperta e al di sopra tre carte da gioco. Minutili (Sassari): 1521, riconosci` . Stemma: di rosso mento della nobilta al leone di vaio. Miranda (Spagna): 1737, marchese di Torralba. Stemma sconosciuto. Misorro (Tempio Pausania): 1694, cava` . Stemma: lierato ereditario e nobilta troncato, nel 1º d’azzurro al castello al naturale torricellato, fondato sulla pianura erbosa di verde e accostato a due uccelli al naturale, di fronte, uno per parte; nel 2º d’argento al cespuglio di rose nodrito sulla pianura fiorito e fogliato, il tutto al naturale. Moncada (Spagna): 1421, conte di Monreale, signore della terza parte della Marmilla. Stemma: partito, nel 1º di rosso con otto bisanti d’oro in due pali; nel secondo quattro pali d’Aragona di rosso in campo d’oro. Moncada (Oristano): 1620, riconosci` . Stemma: di rosso mento della nobilta con otto bisanti d’oro in due pali. Moner (Alghero): 1520, cavalierato ereditario. Stemma: d’azzurro con una montagna di roccia, d’oro. Montagut (Sassari): 1354, signore di Orto Jacob, di Torralba. Stemma: di rosso, un monte con in cima un fiordaliso d’oro, sormontato da una corona pure d’oro. Montanacho (Sassari): 1621, cavalie`. Stemma: rato ereditario; 1627, nobilta una montagna con in cima il sole e montagne nella bordura. Montalbano (Cagliari): 1432, signore di Senis. Stemma sconosciuto. Montan ˜ ans (Sassari): 1417, signore del ` , signore Montiferru; 1420, generosita di Ploaghe; 1435, signore di Siligo e di

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Nobilta` in Sardegna Banari; 1436, signore di Cossoine e di ` . Stemma: d’arGiave; 1470, nobilta gento, quattro fasce angolate di rosso. Montaner (Cagliari): 1580, signore di Ussana. Stemma: d’oro con un monte con in cima un giglio azzurro. ` (Sassari): 1330, signore di SoMontbru jana, Occoe, Gitili. Stemma sconosciuto. Montbuy (Cagliari): 1391, signore di Palmas, di Frongia; 1396, signore di Samassi, di Serrenti, di Gesico, di Goni, di Samatzai. Stemma: d’oro con un monte di rosso, sovrastato da un toro passante pure rosso. Montells (Cagliari): 1630, cavalierato ` . Stemma: d’arereditario e nobilta gento con un monte al naturale con in cima un giglio d’azzurro. Montpalau (Cagliari): 1528, riconosci` . Stemma: di rosso mento della nobilta con un palazzo d’oro. Montgry (Catalogna): 1324, signore di Palmas de Sols. Stemma: di rosso con un monte con in cima un fiordaliso d’oro. Montpavon (Sassari): 1324, signore di Senorbı`, di Sinnieri e di Zeppara; 1330, signore di Sorso, Uruspe e Taniga; 1328, signore di un terzo della Nurra; 1340, signore di Ottava e di Eristala, di Tavera; 1370, signore di Lula. Stemma: d’argento con un pavone d’azzurro. Mora (Cagliari): 1538, signore del Canales; 1546, signore di Serdiana. Stemma sconosciuto. Morasco (Sassari): 1353, signore di Villafranca d’Erisa. Stemma sconosciuto. Moros y Molinos (Sassari): 1605, ricono` . Stemma: inscimento della nobilta quartato, al 1º e al 4º d’oro con tre teste di moro di nero voltate in direzione contraria verso i lati dello scudo; al secondo d’oro con quattro pali di rosso (Aragona); al 3º d’azzurro con una

mola da molino d’oro; in punta dello scudo una campanella. Mossa (Cagliari): 1815, cavalierato ere` ; 1848, conte. Stemma: ditario e nobilta inquartato, nel 1º d’oro all’elmo di acciaio in profilo al naturale, spennacchiato d’azzurro e di rosso; nel 2º d’azzurro al sole d’oro; nel 3º d’azzurro a tre pesci al naturale uscenti da un mare d’argento fluttuoso di ceruleo; nel 4º d’oro a tre caldaie di nero, una e due; e sul tutto uno scudo rotondo nel centro con un cavallo sopra un terreno al naturale, bardato e sul punto di marciare. Moyran (Cagliari): 1681, cavalierato ereditario. Stemma: partito, nel 1º d’azzurro alla quercia d’oro sradicata, nel 2º di rosso alla torre d’argento quadra e torricellata con la porta chiusa. Muggiano (Mamoiada): 1648, cavalierato ereditario. Stemma: spaccato, nel 1º d’azzurro alla cometa d’oro, sormontata da due stelle dello stesso negli angoli del capo; nel 2º di verde sparso di fiori al naturale, alla colomba pure al naturale ferma con un ramo d’olivo nel becco, con la fascia d’argento attraversante nella partizione. Mulas (Bolotana): 1695, cavalierato ` . Stemma: d’azereditario e nobilta zurro con una mula presso un pino, il tutto al naturale. Mulas (Bono): 1729, cavalierato eredi` . Stemma: d’argento al tario e nobilta pino nudrito sulla pianura erbosa al naturale, e sinistrato da una mula, ferma al naturale e cinghiata di rosso. Muntoni (Gergei): 1741, cavalierato ` . Stemma: d’arereditario e nobilta gento all’albero di verde nudrito sulla ` di un’alta montagna al natusommita rale. Mura (Ula Tirso): 1630, cavalierato ere` ; 1670, rinnovo dei ditario; 1633, nobilta privilegi; 1700, signore della Montagna di Abbasanta. Stemma: d’azzurro al

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Nobilta` in Sardegna moro nudrito sulla pianura erbosa al naturale sostenuto da due cani levrieri d’argento collarinati d’oro affrontati. Murgia (Sorso): 1634, riconoscimento `. del cavalierato ereditario e nobilta Stemma sconosciuto. Murgia (Mandrolisai): 1809, cavalie` . Stemma: d’azrato ereditario e nobilta zurro con un leone d’oro stante in piedi in profilo rivolto alla parte sinistra con tre stelle d’argento nella parte superiore del campo e quella di mezzo un ` elevata delle altre due. po’ piu Muro (Cagliari): 1679, cavalierato ereditario. Stemma: troncato, nel 1º d’azzurro al muro al naturale ristretto; nel 2º campo di cielo all’albero nudrito nella pianura erbosa sotto il quale riparano il bove e una capra affrontati, mentre nevica, il tutto al naturale. Murta (Sorgono): 1631, cavalierato ereditario. Stemma: d’azzurro a tre fasce dentate d’argento. Murteo (Cagliari): 1697, cavalierato ereditario. Stemma: troncato, nel 1º partito a destra in campo azzurro, la morte coronata e con due ali aperte che porta l’arco e la freccia; a sinistra in campo rosso una catena sopra una losanga d’oro; nel 2º in campo rosso un braccio armato che afferra una spada sopra le onde. Musio (Orune): 1801, cavalierato eredi`. Stemma: partito, nel 1º tario e nobilta di rosso alla montagna al naturale sormontata da un braccio destro d’argento movente dalla destra e impugnante una spada dello stesso, alta in palo, manicata d’oro, al 2º d’azzurro alla torre d’argento sulla pianura erbosa al naturale e sormontata da un giglio d’oro. Musio (Serrenti): 1835, cavalierato ere` . Stemma sconosciuto. ditario e nobilta Musso (Cagliari): 1742, cavalierato ere` , conte di Villanova ditario e nobilta Monteleone. Stemma: partito, nel 1º di rosso al braccio impugnante una

spada, il tutto d’argento, il braccio posto su fiamme al naturale uscenti da un’arca d’oro; nel 2º d’azzurro alla torre d’argento fondata nella pianura erbosa al naturale e sormontata da un giglio d’oro. Nadalyno (Sassari): 1741, cavalierato `. Stemma: d’oro alereditario e nobilta l’oca ferma sopra una zolla di verde, il tutto al naturale; l’oca tenente nel becco quattro fiori di rosso. Naharro de Ruecas (Cagliari): 1599, ri` . Stemma: conoscimento della nobilta d’azzurro a tre torri d’argento, fondate sulla pianura erbosa al naturale, una ` accanto all’altra, quella di mezzo piu alta. Nater (Bosa): 1630, cavalierato eredita` . Stemma sconosciuto. rio; 1640, nobilta Nater (Cagliari): 1647, signore di Burcei; 1681, cavalierato ereditario. Stemma: d’azzurro inquartato da un filetto d’argento; nel 1º all’ancora d’argento in palo; nel 2º un mastio d’argento murato di nero, torricellato di tre pezzi e fondato sulla pianura erbosa al naturale; nel 3º al cane rivolto, di nero, passante attraverso una colonna d’argento e nel 4º un braccio destro movente dal fianco sinistro, vestito di porpora, e sostenente con la mano di carnagione una gazza al naturale. Navarro (Cagliari): nobili. Stemma: d’azzurro a quattro bande d’oro con tre stelle di sei raggi d’argento racchiuse tra le due del mezzo. Navoni (Cagliari): 1788, conte veneto. Stemma: di rosso al navone fogliato, in palo, al naturale. Naytana (Bosa): 1740, cavalierato ere`. Stemma: d’argento al ditario e nobilta vascello vagante verso destra a vele gonfie, sul mare, il tutto al naturale. Nieddu (Oristano): 1638, cavalierato ereditario. Stemma sconosciuto. Nieddu (Nuoro): 1711, cavalierato ere`. Stemma: partito ditario; 1713, nobilta

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Nobilta` in Sardegna al 1º d’azzurro alla palma coi rami distesi, nudrita sopra un monte di nero uscente dal mare al naturale e cimata da una fenice pure al naturale sulla ` di rosso, fissante un sua immortalita sole d’oro nascente; al 2º di rosso al braccio sinistro armato movente dal fianco destro della partitura e impugnante una spada alta in palo. ` ): 1774, cavalierato Nieddu (Budduso ` ; 1839, conte di ereditario e nobilta Santa Margherita. Stemma: di rosso, con due leoni d’oro affrontati e controrampanti a una ruota pur d’oro, sormontata da una cometa d’argento, il tutto sostenuto da un terreno d’argento, ombreggiato di verde, col capo cucito d’azzurro, caricato d’una montagna d’oro, volante verso la medesima. Nieddu Minutili (Nuoro): 1698, cavalierato ereditario. Stemma: d’azzurro alla colomba al naturale in atto di spiccare il volo da un monte di tre vette d’argento. Nin (Cagliari): 1564, cavalierato eredi` ; barone di Senis; conte tario e nobilta del Castillo; 1747, marchese di San Tommaso. Stemma: d’oro a sette gigli d’azzurro posti uno, due, uno, due e uno. Novaro (Cagliari): 1842, cavalierato ` . Stemma: troncato, ereditario e nobilta nel 1º d’azzurro al leone d’oro nascente sormontato da tre stelle di sei raggi dello stesso ordinate in fascia; nel 2º mareggiato d’argento e di verde al delfino al naturale nuotante. Nurqui (Illorai): nobili. Stemma sconosciuto. Nurra (Cagliari): 1678, cavalierato ere` . Stemma sconosciuto. ditario e nobilta Nurra (Oristano): 1749, cavalierato ` ; 1767, marchese ereditario e nobilta d’Arcais. Stemma: spaccato, nel 1º d’argento a vari alberi nudriti sopra un monte, il tutto al naturale; nel 2º partito a destra d’oro a cinque pianti-

celle di fiori nudrite sulla pianura erbosa di verde; a sinistra di rosso al braccio armato d’argento impugnante una spada dello stesso in palo. Nurra (Thiesi): 1681, cavalierato eredi` . Stemma: d’oro, al tario; 1700, nobilta `, il tutto nuraghe ardente sulla sommita al naturale, con la fascia d’argento, caricata di tre cuori di rosso attraversante. Nuseo (Sassari): 1639, cavalierato ere` . Stemma sconosciuto. ditario e nobilta Obino (Cagliari): 1709, cavalierato ereditario. Stemma: troncato al 1º partito a destra, troncato, in alto d’azzurro a tre stelle d’argento, in basso d’argento a tre sbarre d’azzurro, a sinistra d’argento al colle al naturale sul quale crescono sette pini fruttati, quello di ` alto con sopra la fenice nella mezzo piu ` ; nel 2º d’oro a tre sua immortalita sbarre di rosso. Obino (Santu Lussurgiu): 1738, cavalie` . Stemma: parrato ereditario e nobilta tito, al 1º d’oro al cipresso nudrito sulla pianura erbosa il tutto al naturale, il ` di una ruota tronco caricato, alla meta di rosso; al 2º d’argento alla palma di verde nudrita sulla pianura erbosa e un leone al naturale attraversante, volto verso il lato sinistro dello scudo. Olivar (Cagliari): 1645, cavalierato ereditario. Stemma: inquartato, al 1º d’oro all’olivo al naturale sormontato da una squadra d’azzurro posta in scaglione; al 2º e al 3º d’argento al mastio sormontato da un nibbio fermo, il tutto al naturale; al 4º d’oro al mandorlo al naturale. Oliver (Castelsardo): 1655, cavalierato ereditario. Stemma: d’oro a un olivo sradicato di verde. Olives (Alghero): 1581, riconoscimento ` ; 1698, signore della Pladella nobilta nargia; 1715, marchese di Montenegro. Stemma: un albero d’olivo nodrito sulla pianta erbosa, addestrato da un

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Nobilta` in Sardegna leone rampante al tronco, sinistrato da una cometa e caricato sui rami nel mezzo di una colomba con un ramo d’olivo nel becco, il tutto al naturale. Oller (Majorca): 1324, signore di Urso, di Musei. Stemma sconosciuto. Olzina (Cagliari): 1444, cavalierato ereditario. Stemma: una quercia di verde sradicata in campo d’oro, con un sole di rosso alla destra del tronco. Oneto (Alghero): nobili. Stemma: arma spaccato d’oro e d’azzurro, alla quercia nudrita sulla pianura erbosa, il tutto al naturale, il tronco di detta quercia attraversato, sostenuto da due leoni d’oro. Ornano De Bastelica (Sassari): 1624, cavalierato ereditario. Stemma: di rosso alla torre d’oro sostenuta da due leoni, pure d’oro, al di sopra della torre una stella. ` (Assemini): 1738, cavalierato ereOrru ditario. Stemma: d’argento alla fascia sormontata da tre stelle dello stesso e accompagnata in punta da una salamandra entro un rogo, il tutto al naturale sulla pianura erbosa. ` (Sardara): 1799, cavalierato ereOrru ` ; 1824, conte di San ditario e nobilta Raimondo. Stemma: di rosso alla quercia nodrita sulla pianura erbosa col tronco attorcigliato da un serpente, il tutto al naturale. ` (Cagliari): 1631, cavalierato ereOrtola ` . Stemma: inquarditario; 1644, nobilta tato, al 1º d’oro al pino nodrito sulla pianura erbosa al naturale; al 2º d’argento al mare in tempesta al naturale; al 3º d’azzurro a sette fiordalisi d’argento, tre, tre e uno; al 4º di rosso al cane levriero d’argento rampante, movente dalla pianura di verde. Osorio (Spagna): 1798, marchese di Quirra. Stemma: troncato, al 1º d’oro a due lupi di rosso, passanti l’uno sull’altro; al 2º bandato ondato d’azzurro e

d’argento, il tutto con la bordura di rosso carica di otto decusse d’oro. Otger (Cagliari): 1410, signore di Acquafredda; 1464, barone di Tului e Villaperuccio. Stemma: d’azzurro a tre stelle d’argento al di sopra di quattro fasce ondate del medesimo. Oulomar (Majorca): 1324, signore di Mara, di Ciria e di Calagonis; 1325, signore di Gerito; 1327, signore di Forru; 1340, signore di Mogor de Liurus, di Soleminis, Sirio e Sahanno. Stemma: d’oro all’ala di rosso sopra onde d’azzurro e d’argento. Paderi (Oristano): 1631, cavalierato `; 1799, conte di Sanereditario e nobilta t’Anna. Stemma: d’oro alla torre di pietra da taglio al naturale fondata sovra un monte di verde e sormontata da tre pani al naturale, ordinati in fascia. Paderi (Villanovafranca): 1749, cavalie` . Stemma: rato ereditario e nobilta d’oro a due braccia vestite d’azzurro poste in croce di Sant’Andrea, ciascuna tenente una spada alta, con tre teste umane al naturale male ordinate, ` le altre due in quella in capo in maesta profilo affrontate. Paderi (Villanovafranca): 1797, cavalie`. Stemma scorato ereditario e nobilta nosciuto. Paduano (Sassari): 1558, cavalierato ereditario. Stemma sconosciuto. Pages (Cagliari): 1481, signore della Barbagia di Belvı`. Stemma: d’oro con due pappagalli di verde con le teste voltate in direzione contraria. Paglietti (Cagliari): 1799, cavalierato ` . Stemma: troncato, ereditario e nobilta nel 1º d’azzurro a tre spighe d’oro ordinate in fascia; nel 2º fasciato d’argento e di rosso di sei pezzi. Pais (Torralba): 1747, cavalierato ere` ; 1 8 4 3 , b a r o n e. di ta r io e n o bi lt a Stemma: d’azzurro alla spiga d’oro nascente dalla campagna erbosa e sormontata da una stella di dieci raggi

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Nobilta` in Sardegna pure d’oro, la spiga sinistrata da un pane al naturale posto nella campagna erbosa. Pala (Sedilo): 1753, cavalierato eredi`. Stemma: spaccato, nel tario e nobilta 1º d’azzurro al pellicano con i suoi polli, il tutto d’argento sormontato da una lista bianca e svolazzante in fascia, caricata del motto ‘‘Quo geniti palam pingitur’’; al 2º d’oro all’albero nodrito sulla pianura erbosa, il tutto al naturale. Palauvert (Catalogna): 1328, signori di Oris e Baiu. Stemma sconosciuto. Paliacio (Sassari): 1543, cavalierato ` ; 1756, marchese ereditario e nobilta della Planargia; 1830, marchese di San Carlo. Stemma: d’oro a quattro pali scorciati di nero, sormontati da una cortina di rosso, annodata in mezzo e ai lati, con il capo d’azzurro al sole accostato da due stelle di sei raggi, il tutto al naturale. ´s (Catalogna): 1410, signore del Pallare castello di Acquafredda. Stemma: in campo azzurro una banda d’oro accompagnata da due stelle pure d’oro. `. Palmas (Bosa): 1432, generosita Stemma sconosciuto. Palombella (Cagliari): 1831, cavalierato ` . Stemma: di rosso ereditario e nobilta alla palombella al naturale posata sopra un monte di tre cime d’argento all’italiana movente colla punta colla fascia in divisa, alzata d’oro accompagnata in capo da una stella a sei punte dello stesso. Pani (Terralba): 1695, cavalierato ere`. Stemma: d’argento al ditario e nobilta castello con un soldato vestito alla spagnola, in atto di porgere pani ad altri soldati posti sulla porta del castello, il tutto al naturale. Pardo (Spagna): 1420, signore di Sedilo. Stemma: in campo d’oro a tre torce di verde, nodose e accese con fiamma di rosso.

Parrella (Cagliari): 1327, signore di Pirri e di San Vetrano. Stemma sconosciuto. Partegas (Alghero): 1434, signore di Lunafras. Stemma sconosciuto. Pasqual (Cagliari): nobili. Stemma: di rosso con un agnello pasquale d’argento. Passamar (Sassari): 1623, riconosci` . Stemma: in campo mento della nobilta azzurro una torre sulle onde del mare, con la porta e due finestre, con sopra tre torricelle e una stella d’oro sopra quella centrale. Passino (Bosa): 1641, cavalierato eredi` . Stemma: d’azzurro al tario e nobilta pozzo sulla pianura erbosa con un passero sull’orlo dello stesso, tenente nel becco una catenella d’argento, il tutto al naturale. Peis (Cagliari): 1646, cavalierato ereditario. Stemma: d’azzurro all’albero di verde nodrito sulla pianura dello stesso con quattro piedi umani di carnagione sotto l’albero. `. Pen ˜ a (Sassari): 1478, generosita Stemma sconosciuto. Penyacuta (Catalogna): 1355, signore di Goni. Stemma sconosciuto. Pereda (Sassari): 1369, signore di Settepalme, Morores e Ardu. Stemma: in campo d’oro, un pero di verde, fruttato d’oro, e un lupo di nero, linguato di rosso e passante al piede dell’albero. `. Perez (Alghero): 1455, generosita Stemma sconosciuto. Perez (Cagliari): 1646, riconoscimento ` . Stemma: d’azzurro al della nobilta braccio destro armato impugnante un albero di quercia fogliata e ghiandifera al naturale. Perez de Cornel (Aragona): 1324, signore di Serti, di Simis e di Serassi, di Armungia, di Barlai; 1330, signore di Goni. Stemma sconosciuto. Perez de Guasyllo (Aragona): 1324, si-

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Nobilta` in Sardegna gnore di Santa Maria de Pisa. Stemma sconosciuto. Perra (Cagliari): 1824, cavalierato ere` . Stemma sconosciuto. ditario e nobilta Pertegas (Cagliari): 1328, signore di Nuxis, di Margani, di Perdedu, di Perdalonga. Stemma sconosciuto. Pes (Tempio Pausania): 1670, cavalie` ; 1711, marrato ereditario e nobilta chese di Villamarina; 1756, marchese di San Vittorio; 1765, signore dell’isola dei Topi; 1774, barone dell’Isola Piana; 1808, conte del Campo. Stemma: d’azzurro al persico sradicato fiorito e fogliato, le radici accostate da quattro piedi umani di carnagione, recisi, sanguinanti, ordinati in fascia, due a destra e due a sinistra, i primi rivoltati, il tutto al naturale. Petretto (Sassari): 1639, cavalierato `; 1673, signore ereditario; 1644, nobilta di Olmedo. Stemma: d’azzurro al castello di pietra al naturale con due torri in rovina, fondato sopra un monte di verde e sormontato da tre stelle d’argento ordinate in fascia. Petri (Cagliari): 1380, cavalierato ereditario. Stemma sconosciuto. Petrillas (Catalogna): 1355, signori di Samassi. Stemma sconosciuto. Picasso (Cagliari): 1599, cavalierato ` . Stemma: ereditario; 1605, nobilta d’oro con nel mezzo un albero di pino terrazzato e con frutti d’oro con sopra una gazza nera che esce dai frutti e con ai piedi dell’albero un cane bianco che sta affiancato alla parte destra del tronco. Piccolomini (Alghero): 1720, riconoscimento del titolo di conte. Stemma: d’argento alla croce d’azzurro, caricata di cinque lune montanti d’oro, nel capo d’oro all’aquila spiegata di nero e coronata d’oro. Pilares (Cagliari): 1518, riconosci` . Stemma: partito, mento della nobilta al 1º d’azzurro con una colonna di pie-

tra con la base e il capitello sormontato da una croce gigliata d’argento; al 2º di rosso con un castello d’oro con la tor` alta sormontata da un’aquila retta piu di nero con zampe e becco di rosso. Pili (Laconi): 1663, cavalierato ereditario. Stemma sconosciuto. ` ; 1502, Pilo (Sassari): 1444, generosita ` ; 1663, barone di Putifigari; nobilta 1757, marchese di Putifigari; 1825, conte; 1977, conte di San Pietro di Silki. Stemma: troncato, nel 1º d’azzurro al castello d’oro; nel 2º di rosso al braccio destro vestito d’argento movente dal fianco sinistro e tenente per i capelli una testa di turco. Pimentel (Spagna): 1767, principe di Anglona, duca di Montacuto, marchese del Marghine, conte d’Osilo; 1777, duca di Mandas, marchese di Terranova, barone di Sicci. Stemma: inquartato, al 1º d’oro con tre fasce di rosso; al 2º e al 3º di verde con cinque conchiglie di San Giacomo poste in decusse. Bordura con castelli d’oro in campo rosso e leoni di rosso in campo d’oro. Pinna (Logudoro): 1369, signore dei salti di Turriela e di Manfriana; di Valle Alinos e di Caval de Sayo; 1570, ` ; 1616, cavalierato ereditagenerosita `. Stemma: inquartato, al 1º rio e nobilta di rosso al braccio vestito d’azzurro uscente da una nuvola, movente dal fianco destro dello scudo, tenente, in atto di scrivere, una penna d’argento; al 2º tre monti e un lago al naturale e il sole splendente nel cielo azzurro; al 3º un pesce nuotante tra le onde al naturale; al 4º di rosso al cigno sull’acqua di un lago. Pinna (Nulvi): 1694, cavalierato ereditario. Stemma: troncato, nel 1º d’oro a una catena di ferro in circolo, sormontata da una colomba volante, nel 2º d’azzurro al canestro passato entro un braccio, questo tenente in mano una penna da scrivere, il tutto al naturale.

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Nobilta` in Sardegna Pinna (Macomer): 1700, cavalierato ereditario. Stemma: d’azzurro al braccio d’oro tenente con la mano d’argento, e in atto di scrivere, una penna pure d’argento. Pinna (Sindia): 1735, cavalierato eredi` . Stemma: inquartato, tario e nobilta nel 1º d’azzurro alla colomba d’argento beccata di rosso, volante, tenente nel becco una penna d’argento; nel 2º d’azzurro alla rupe d’argento con una sega ` in atto di sedello stesso sulla sommita garla verticalmente; nel 3º di rosso al melo fogliato e fruttato al naturale; nel 4º d’argento alla torre di rosso, fondata sopra una pianura arida al naturale. Pinna (Macomer): 1829, cavalierato ` ; 1845, conte. ereditario e nobilta Stemma: d’azzurro alla torre d’argento fondata sulla pianura arida al naturale e sormontata da un’aquila dello stesso, rostrata d’oro e tenente col rostro una penna da scrivere d’argento. ` (Cagliari): 1416, signore di BarPino rali, di Donigala Alba, di Villadicampo. Stemma: d’azzurro con una fascia d’oro accompagnata da cinque pigne d’oro, tre sopra e due sotto. Pino (Cagliari): 1628, cavalierato ereditario. Stemma: d’azzurro al pino al naturale fruttato d’oro sostenuto da due leoni al naturale, affrontati, coronati d’oro. Pinto (Castelsardo): 1556, cavalierato ereditario. Stemma: cinque mezzelune rosse in campo d’argento. Pintor (Cagliari): 1835, cavalierato ere` . Stemma: d’argento ditario e nobilta alla quercia sradicata al naturale. Pintus (Iglesias): 1642, cavalierato ereditario. Stemma sconosciuto. Piquer (Sassari): 1627, cavalierato ere` . Stemma: d’oro ditario; 1636, nobilta con cinque picche d’azzurro con i manici di rosso poste in croce di Sant’Andrea. Pira (Oristano): 1435, signore del salto

di Monti Petru; 1599, cavalierato eredi` . Stemma: d’argento tario; 1629, nobilta al pero fruttato sulla pianura erbosa. Piras (Cagliari): 1701, cavalierato ere` . Stemma: d’azditario; 1711, nobilta zurro a un pero e a un cipresso, uno accanto all’altro, nodriti sulla pianura erbosa al naturale e sormontati da tre stelle d’oro ordinate in fascia nel capo dello scudo. Piras (Ossi): 1748, cavalierato eredita` . Stemma: d’argento al rio e nobilta pero fruttato, nudrito sulla pianura erbosa e sostenuto da due leoni affrontati, il tutto al naturale. Pirella (Nuoro): 1644, cavalierato ereditario. Stemma: d’argento al pero nodrito e fruttato sulla pianura erbosa sormontato da tre stelle d’oro. Pisano (Tortolı`): 1644, cavalierato ereditario. Stemma: inquartato, al 1º d’argento al castello di pietra; al 2º di rosso al candelabro con cinque fiamme; al 3º di rosso con un’anatra; al 4º d’argento con un braccio umano che tiene in mano una lettera chiusa. `. Pischedda (Sassari): 1440, generosita Stemma sconosciuto. Pitedo (Cagliari): 1599, cavalierato ereditario. Stemma sconosciuto. Pitheoni (alias Pichoni) (Cagliari): 1600, cavalierato ereditario. Stemma sconosciuto. Pitzolo (Cagliari): 1599, cavalierato ereditario. Stemma: inquartato, al 1º d’argento all’albero sormontato dal sole; nel 2º d’azzurro all’albero attraversato da un leone passante coronato volto verso sinistra, il tutto al naturale; al 3º d’oro a due pali scorciati di nero sulle onde del mare d’azzurro; al 4º di rosso al braccio destro vestito d’argento che tiene una pianticella di verde nella mano. Pixedda (Oristano): 1629, cavalierato `. Stemma scoereditario; 1630, nobilta nosciuto.

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Nobilta` in Sardegna Pixi (Iglesias): nobili. Stemma sconosciuto. Plicano (Catalogna): 1420, signore di Sennori. Stemma sconosciuto. Podda (Cagliari): 1821, cavalierato ere` . Stemma sconosciuto. ditario e nobilta Poddighe (Bosa): 1710, cavalierato ere` . Stemma: d’azzurro al ditario e nobilta braccio umano armato con l’indice della mano rivolto verso l’alto. Poddigue (Scano di Montiferro): 1799, `. cavalierato ereditario e nobilta Stemma: una rocca sotto fronte di azzurro carica di un’aquila coronata in mezzo in atto di volare tenente in una branca una face accesa. `. Pogio (Sassari): 1463, generosita Stemma sconosciuto. Pollini (Cagliari): 1797, cavalierato ere` ; 1801, conte. Stemma: ditario e nobilta uno scudo partito; nel 1º d’argento con un pollo d’India di color naturale con la testa rivoltata posto sopra un terreno di verde; nel 2º d’azzurro con una torre d’argento torricellata del medesimo aperta d’oro. Ponti (Oristano): 1313, riconoscimento ` ; 1626, cavalierato eredidella nobilta `; 1640, signore di Gesturi. tario e nobilta Stemma: d’oro con un ponte, sotto il quale passa il fiume, con una torre a ` e nel mezzo. ogni estremita Pontons (Ctalogna): 1417, signore di Senis, Mogorella, Ruinas, Asuni, Nureci, Assolo, Fordongianus, Sorradile, Bidonı`, Ardauli. Stemma: in campo d’oro un ponte di rosso. Porcella (Cagliari): 1544, barone di Serdiana; 1599, barone di San Sperate. Stemma: d’oro a un albero di verde terrazzato e un cinghiale nero con le zanne d’argento passante al piede dell’albero. Porcile (Cagliari): 1781, cavalierato ere` , conte; 1808, conte. ditario e nobilta Stemma: troncato, nel 1º d’oro all’aquila spiegata e coronata di nero, so-

stenuta da una fascia in divisa abbassata di rosso; nel 2º d’azzurro al mastio di una fortezza al naturale torricellato, aperto e finestrato di nero, piantato sopra una pianura erbosa e sinistrata da un cinghiale di nero con banderuola in bocca, in atto di lanciarsi all’assalto della fortezza. Porcu (Ozieri): 1572, cavalierato ereditario. Stemma sconosciuto. Porcu (Bosa): 1703, cavalierato eredita` . Stemma sconosciuto. rio e nobilta Porcu (Santu Lussurgiu): 1777, cavalie` . Stemma: rato ereditario e nobilta troncato, nel 1º d’oro a un porco di nero tenente sotto i piedi un cane dello stesso, quello in atto di volerlo mordere e questo di difendersi, con due cipressi verdi, l’uno a destra l’altro a sinistra, il tutto posto sopra il terreno pure verdeggiante e una stella di otto raggi d’argento in capo dello scudo; nel 2º d’argento a un ponte d’oro di tre archi sopra una riviera fluttuosa d’azzurro e d’argento. Porqueddu (Senorbı`): 1780, cavalierato ` . Stemma: d’azereditario e nobilta zurro con una fascia inquartata di rosso e d’oro accompagnata da due stelle d’oro l’una in capo l’altra in punta. Porta (Cagliari): 1514, signore di Teulada; 1602, barone di Teulada. Stemma sconosciuto. Portocarrero (Spagna): 1750, duchi di Mandas. Stemma: scaccato di quindici pezzi, otto d’oro e sette d’azzurro. Portugal (Spagna): 1571, signore del Dore, del Bitti, della Gallura Gemini e del Taras. Stemma: in campo d’argento, cinque scudetti d’azzurro, posti in croce, ciascuno caricato da cinque bisanti d’argento. Portugues (Cagliari): 1579, barone di Posada; 1648, cavalierato ereditario e ` . Stemma: d’azzurro a un vanobilta scello con una barca sul mare al natu-

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Nobilta` in Sardegna rale, accostato nei fianchi da due torri, una per parte, cadauna con un molo, il tutto al naturale. Posula (Oristano): 1436, signore di Planu ’e Murtas. Stemma sconosciuto. Prunas (Bosa): 1640, signore di Minutadas; 1643, cavalierato ereditario e no` . Stemma: d’azzurro alla quercia bilta fruttata al naturale, sostenuta da un leone d’oro controrampante al tronco. Prunas (o Cadello): 1738, riconoscimento del cavalierato ereditario e ` . Stemma: d’argento al della nobilta prugno fruttato al naturale nudrito sulla erbosa di verde, il tronco attorniato alla base di carboni ardenti al naturale; l’albero sostenente un’aquila di nero mirante un sole d’oro nel canto destro del capo. Puddu (Marmilla): 1741, cavalierato ` . Stemma: spacereditario e nobilta cato, nel 1º d’oro al gallo al naturale; nel 2º di rosso a tre funicelle d’oro in tre fasce, caricate di sei fogli di carta bianca al naturale, a cavalcioni sulle funi, tre sulla superiore, due su quella di mezzo e uno sull’inferiore.

` in Sardegna – Stemma della famiglia Nobilta Pugioni.

Pugioni (Cagliari): 1774, cavalierato ` . Stemma: in un ereditario e nobilta campo azzurro un ponte di tre archi d’oro murato di rosso sopra un fiume d’argento ombrato d’azzurro, in punta, a un’aquila di colore naturale sorante (che sta per prendere il volo), posata sul ponte medesimo e sormontata da una berretta da dottore nera, in capo dello scudo, accartocciato a beneplacito, accollato da due palme verdi. Pujades (Alghero): 1478, signore dell’incontrada di Austis. Stemma sconosciuto. Pujalt (Cagliari): 1330, signore della Gallura Gemini e del Taras; 1362, signore di Goni e di Samatzai; 1370, si` di Gesico; 1391, signore della meta gnore di Samassi e Baralla. Stemma: d’oro con un monte verde con in cima un giglio verde. Pujg (Catalogna): 1335, signore di Baratuli e Sibiola. Stemma sconosciuto. Puliga (Sassari): 1444, cavalierato ereditario; 1583, riconferma del cavalierato ereditario. Stemma: d’argento al mare sostenente una folaga nuotante su di esso, il tutto al naturale, col capo d’azzurro. Puliga (Tortolı`): 1646, cavalierato ere` . Stemma: d’azditario; 1673, nobilta zurro partito da un filetto d’argento; nel 1º una folaga nuotante su acqua in punta dello scudo il tutto al naturale; ` nel 2º una fenice sulla sua immortalita fissante un sole d’oro orizzontale a de` di stra; essa fenice posta sulla sommita una quercia al naturale. Pullo (Iglesias): nobili. Stemma sconosciuto. Py Brondo (Cagliari): 1648, cavalierato ereditario. Stemma: inquartato, al 1º di rosso al pino fogliato e fruttato al naturale sostenuto da due leoni d’oro sfrontati e controrampanti, coronati attorno alle tempie da una ghirlanda di rami di pino (Py); al 2º d’argento a

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Nobilta` in Sardegna due mazze d’armi di ferro al naturale in due bande; al 3º d’argento alla banda accostata da due coppe il tutto d’oro; al 4º di rosso alla quercia frondata e fruttata al naturale, il tronco accostato da due teste di moro al naturale (Brondo). Quesada (Sassari): 1582, cavalierato ` ; 1670, riconoereditario e generosita ` ; 1806, marchese scimento della nobilta di San Saturnino; 1826, marchese di San Sebastiano; 1834, conte di San Pietro di Scano. Stemma: di rosso a quattro pali scorciati d’ermellino, ognuno di essi caricato di sei fiocchetti di nero (moscature) disposti due, uno. Quigini Puliga (Tortolı`): 1640, cavalierato ereditario; 1828, conte. Stemma: inquartato; nel 1º d’azzurro al cigno al naturale; nel 2º d’oro al braccio destro di carnagione tenente nella mano una lettera al naturale; nel 3º d’oro all’alabardiere al naturale, la testa coperta d’elmo, tenente una bandiera; al 4º d’azzurro all’alveare attorniato da quattro api volanti, il tutto d’oro. Quiterano (Cagliari): 1326, signore di Castiadas, Villa Pupussi, Pedredu, Ulmos. Stemma sconosciuto. Rajadel (Sassari): 1333, signore di Ardara e di Sorres; 1339, signore di Settepalme, di Morores e di Ardu. Stemma: in campo di rosso a un sole d’oro. Ram (Cagliari): 1562, riconoscimento ` . Stemma: d’azzurro con della nobilta tre biglietti d’oro posti in triangolo, due in alto e uno in basso, caricati ciascuno da un ramo di roseto di verde. Rapallo (Cagliari): 1787, cavalierato ` ; 1793, conte. ereditario e nobilta Stemma: tre gigli d’oro posti in fascia abbassata in campo azzurro col capo cucito di rosso dentato di cinque pezzi. Ravaneda (Sassari): signore di Montemaggiore; 1607, riconoscimento della ` ; 1635, marchese di Montemagnobilta

giore. Stemma: un toro (non si conoscono gli smalti). Rebolledo (Alghero): nobili. Stemma: in campo d’oro un tronco d’albero di verde germogliante posto in banda. Requesens (Spagna): 1485, signore di Sedilo e del Canales. Stemma: in campo d’argento tre rocchi d’azzurro, posti in triangolo. Ribadaneyra (Sassari): nobili. Stemma: d’oro con una croce gigliata di rosso caricata da cinque conchiglie d’argento. In punta tre fasce ondate d’azzurro. Ribelles (Cagliari): 1337, signore di Bionis. Stemma: d’oro a un leone rampante d’azzurro, armato e linguato di rosso. Riccio (Tempio Pausania): 1633, cava`; 1940, lierato ereditario; 1677, nobilta conte. Stemma: troncato, nel 1º d’oro all’aquila di nero coronata dello stesso, nel 2º d’azzurro a tre porcospini al naturale, male ordinati. Ripoll (Cagliari): 1607, cavalierato ereditario; 1700, riconoscimento della no` ; 1755, marchese di Neoneli; 1774, bilta conte di Tuili. Stemma: partito, al 1º d’oro al gallo di nero, crestato e barbato di rosso; al 2º di porpora alla banda d’oro ingoiata in cadauna estre` da una testa di drago di verde, linmita guata d’oro, dentata di rosso; il tutto con la bordatura d’oro carica di otto decusse scorciati di rosso. Rocabertı` (Oristano): 1344, signore di Capoterra. Stemma: di rosso con due pali d’oro ciascuno carico di tre rocchi d’azzurro. Rocamarti (Alghero): 1570, barone di Monteleone; 1630, conte di Monteleone. Stemma: troncato, al 1º d’azzurro partito da un filetto di nero, a destra alla rupe al naturale, a sinistra alla mano di carnagione con le dita aperte; al 2º di verde al mare d’azzurro. Rocha (Cagliari): 1416, signore di Si-

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Nobilta` in Sardegna biola; 1533, riconoscimento della no` . Stemma sconosciuto. bilta Rodriguez (Cagliari): 1693, cavalierato ereditario. Stemma: partito al 1º di rosso alla pianta d’olivo sui rami della quale vedesi un canarino al naturale; al 2º d’argento alla montagna e sulla ` della medesima un orso ritto sommita tenente con le zampe anteriori un alveare circondato da molte api, il tutto al naturale. Rodriguez (Iglesias): 1787, cavalierato ` . Stemma: d’arereditario e nobilta gento al cuore umano al naturale sormontato da tre dardi di nero, alti in palo, uno accanto all’altro. Roger (Baronia): 1647, cavalierato ere` . Stemma sconosciuto. ditario e nobilta Roig (Rubeo) (Cagliari): 1355, signore di Sarroch, Perdasal, Luche, Santa Maria ` . Stemma: Maddalena; 1445, nobilta d’oro con un sole rosso. Roqueta (Cagliari): 1597, cavalierato ereditario. Stemma sconosciuto. Ros (Alghero): 1475, signore di Olmedo. Stemma: d’oro con otto rose di rosso poste in due pali. Ros Ban ˜ olas (Cagliari): 1361, signore di Capoterra. Stemma sconosciuto. Rosellas (Ozieri): nobili. Stemma: di rosso con una banda d’oro caricata da tre rose di rosso e accompagnata da due gigli d’oro, uno da ogni lato della banda. ` (Cagliari): 1580, signore di MuRossello sei. Stemma: d’argento con cinque boccioli di rosa posti in croce di Sant’Andrea. Rossi (Cagliari): 1847, barone. Stemma: d’argento allo scoiattolo in atto di mangiare di profilo verso destra, sopra una zattera fluttuante nel mare, il tutto al naturale. Rosso (Bosa): 1682, cavalierato eredita` . Stemma: spaccato, nel 1º rio e nobilta d’azzurro alla tigre d’oro macchiata di nero, rampante, tenente con la zampa

anteriore destra una fiamma al naturale; nel 2º di rosso a due mazze d’oro, passate in croce di Sant’Andrea. Rotondo (Cagliari): 1787, cavalierato ` . Stemma sconoereditario e nobilta sciuto. Roure (Cagliari): 1417, signore di Nuragi de Frotey. Stemma: d’oro a una pianta di rovere di verde sradicata. Roych (Ozieri): nobili, conti di San Lorenzo. Stemma: d’oro al grifo rosso coronato pure d’oro. Royg de los Fayos (Catalogna): 1371, signore di Villamajori. Stemma sconosciuto. `. Ruda (Sassari): 1441, generosita Stemma sconosciuto. Ruda (Samatzai): 1814, cavalierato ere` . Stemma: d’azzurro ditario e nobilta caricato in palo da una pianta di ruta verde al naturale, cresciuta in arbusto e traversata in obliquo da altra pianta simile posta sopra un terreno verdeggiante ambe sormontate da due stelle laterali di otto raggi d’oro. Rugiu (Alghero): 1677, cavalierato ere` . Stemma: d’azzurro al ditario e nobilta leone d’oro, le zampe posteriori uscenti da un mare d’argento ondato di verde, con la banda di rosso attraversante sul tutto. Sostegni due leoni. Rugiu (Sassari): 1830, cavalierato ere` . Stemma sconosciuto. ditario e nobilta Ruiz (Sassari e Alghero): nobili; stemma sconosciuto. Rullero (Cagliari): 1687, cavalierato `. Stemma: spaccato ereditario e nobilta nel 1º d’azzurro alla stella d’argento; nel 2º di rosso a tre colombe d’oro, due e una. Ruxoto (Cagliari): 1691, cavalierato `. Stemma: d’azereditario; 1712, nobilta zurro alla fascia divisa d’argento accompagnata in capo da due cani al naturale affrontati e controrampanti sormontati da due stelle d’argento e in punta da un ontano sinistrato da un

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Nobilta` in Sardegna guerriero in atto di toccarlo con la mano sinistra. `; 1434, Saba (Sassari): 1419, generosita signore dei salti di Quirquiddo, di Vigna Assida, di Muguneyos; 1435, signore di Ottava e di Eristala; 1439, signore di Codrongianos; 1440, ricono` ; 1442, signore scimento della nobilta di Ardara e di Mores. Stemma sconosciuto. Saiu (Cagliari): 1712, cavalierato eredi` . Stemma: spaccato nel tario e nobilta 1º d’oro a tre cuori al naturale, due e uno; con la bordura d’argento; nel 2º di rosso a un uomo chiuso dentro una torre, il tutto al naturale. Salaris (Bosa): 1436, signore della Minerva, di Uliot Lobeo; 1678, cavalierato ` . Stemma sconoereditario e nobilta sciuto. Salaris (Macomer): 1671, cavalierato ` . Stemma: partito, ereditario e nobilta nel 1º di verde allo scudo controfasciato d’argento, di rosso e d’oro, caricato di uno scudetto di verde alla banda d’oro, accompagnata da tre gigli dello stesso, uno in capo e due in punta, sostenuto da due leoni al naturale affrontati; nel 2º di verde alla montagna uscente dal mare e sostenente un’aquila sorante (che sta per prendere il volo), il tutto al naturale. Salaris (Sassari): 1842, cavalierato ere` . Stemma: quello del ditario e nobilta 1671 (Macomer). Salavert (Catalogna): 1328, signore di Ussana, di Serdiana, di Turris, di Siserri, di Bacu. Stemma sconosciuto. Salazar (o Rosso) (Iglesias): 1647, cava` . Stemma: di lierato ereditario e nobilta rosso a tredici stelle di sei raggi d’oro poste tre, tre, tre, tre, uno. Salis (Ales): 1729, cavalierato eredita` . Stemma: d’azzurro al rio e nobilta monte sulla pianura erbosa, il tutto al naturale con un sole d’oro nel punto del capo.

Salit (Cagliari): 1353, signore di Orto de Cidro. Stemma sconosciuto. Salvador (Catalogna): 1347, signore di Ossi. Stemma sconosciuto. Salvagnolo (Sassari): 1636, cavalierato ` . Stemma: d’oro a ereditario e nobilta tre garofani rossi aperti, gambuti e fogliati di verde, alti in palo, sulla pianura di verde, attraversati da una banda in divisa abbassata di rosso, al cane al naturale passante, in atto di correre sulla strada. Salvino (Castelsardo): 1655, cavalierato ereditario. Stemma: d’argento alla quercia fogliata e fruttata nodrita sulla pianura erbosa, il tutto al naturale. `. Salzet (Cagliari): 1483, nobilta Stemma: d’oro all’albero di verde diradicato. Sampero (Sassari): 1641, cavalierato ` . Stemma: d’oro al ereditario e nobilta bracco rampante al naturale sulla pianura pure al naturale. Sanatelo (Sassari): 1616, cavalierato `. Stemma: d’arereditario; 1630, nobilta gento al serpente al naturale attraversato da tre stelle d’oro di otto raggi quella centrale cometa. Sanchez (Sassari): nobili. Stemma: d’azzurro a quattro bande d’oro e di sopra un leone rosso rampante. Sanciot (Alghero): 1436, signore dei salti di Valle Alinos e di Cavals de Sayo. Stemma sconosciuto. Sanda (Sassari): 1380, signore di Donnor. Stemma sconosciuto. Sanjust (Cagliari): 1330, signore di Villagreca; 1415, signore di Furtei; 1482, ` ; 1519, bariconoscimento della nobilta rone di Furtei; 1690, conte di San Lorenzo; 1737, barone di Teulada; 1839, marchese di Neoneli, marchese di San Sperate, conte di Tuili, signore di Casaforte e dei salti del Murdeu. Stemma: di rosso alla clessidra d’argento montata d’oro.

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Nobilta` in Sardegna San Martin (Cagliari): nobili. Stemma: d’oro a una banda rossa con due stelle rosse una sopra e una sotto. Sanna (Logudoro): 1371, cavalierato ereditario. Stemma sconosciuto. Sanna (o Bruno) (Cagliari): 1542, signore di Gesico e Goni. Stemma: d’oro con una sbarra d’azzurro al canton destro (Bruno), in punta un cinghiale di nero fasciato d’argento (Sanna). Sanna (Alghero): 1599, cavalierato ereditario. Stemma: d’azzurro alla quercia al naturale nodrita sulla pianura erbosa. Sanna (Benetutti): 1616, cavalierato ereditario. Stemma sconosciuto. Sanna (Cagliari): 1630, barone di Teulada. Stemma sconosciuto. Sanna (Oristano): 1632, cavalierato ereditario. Stemma: d’oro alla quercia fogliata e fruttata nodrita sopra la pianura erbosa, il tutto al naturale, la quercia sinistrata da un cinghiale pure al naturale, cinghiato d’argento pascente. Sanna (Cagliari): 1708, cavalierato ere` . Stemma: d’azzurro ditario e nobilta allo scaglione d’oro accompagnato in punta da una testa di cinghiale dello stesso e accostato in capo a due dardi d’argento ordinati in scaglione, le punte in alto. Sanna (Codrongianos): 1717, cavalie` ; 1788, conrato ereditario e nobilta ferma dei privilegi. Stemma: in campo azzurro due montagne d’argento moventi dagli angoli inferiori del campo, spaccati di verde, con un cinghiale di color naturale rivoltato e due cani d’argento posti di sotto affrontati e ammiranti. Sanna (Ortacesus): 1737, cavalierato ` . Stemma: d’arereditario e nobilta gento, all’albero nudrito sulla pianura erbosa e sostenuto da un cane e da un cinghiale affrontanti, controrampanti,

il cane a destra, il cinghiale a sinistra, il tutto al naturale. Sanna (Cagliari): 1775, cavalierato ere` . Stemma sconosciuto. ditario e nobilta Sanna (Osilo): 1806, cavalierato eredi`. Stemma: un leone d’oro tario e nobilta in campo azzurro con la testa rivolta indietro e la coda ritorta in su. Sanna (Mogoro): 1814, cavalierato ere` . Stemma: in uno scudo ditario e nobilta d’oro semiovale, una campagna colorata di verde caricata nel mezzo di un albero di ghianda al naturale fruttifero fasciato da muro rustico spaccato nell’angolo destro e continuato nel sinistro da rustello villereccio di legno, e al piede dell’albero un cinghiale ritto di profilo e vivo al naturale. Sannio (Lula): 1750, cavalierato eredi` . Stemma: d’oro alla tario e nobilta quercia nudrita sulla pianura erbosa, con elefante passante e attraversante sulla quercia, il tutto al naturale. Santa Coloma (Catalogna): 1391, signore di Ottava, di Eristala, di Taverna, di Settepalme, di Morores, di Ardu, di Sorso, di Taniga, di Uruspe. Stemma sconosciuto. Santa Cruz (Cagliari): 1481, signore di Tuili. Stemma: inquartato, nel 1º e nel 4º d’argento alla croce gigliata di rosso; nel 2º d’azzurro alla torre d’oro incendiata al naturale; nel 3º di rosso all’aquila d’oro. Santa Pau (Cagliari): 1348, signore di Nulvi, di Martis e di Orria de Monti; 1349, signore di Sanluri e di Donigala; 1353, signore di Paulis; 1354, signore di Decimomannu. Stemma: fasciato di sei pezzi, tre d’argento e tre di rosso. Sant Clement (Cagliari): 1325, signore di Mogor, di Xicosi e di Simbilia; 1332, signore di Bangiargia; 1345, signore di Santa Maria de Claro; 1358, signore di Soleminis, di Sirio, di Sehann, di Mogor de Liurus. Stemma: d’azzurro con una campana d’argento.

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Nobilta` in Sardegna Santucho (Alghero): 1627, cavalierato ` . Stemma: ereditario; 1636, nobilta troncato, al 1º d’azzurro alla cometa d’oro ondeggiante in palo, al 2º di verde a tre torri d’argento, due e una. Santus (Cagliari): 1656, cavalierato ereditario. Stemma sconosciuto. Sant Vincent (Catalogna): 1337, signore ´ e di Siniscola. di Posada, di Lode Stemma: d’oro con una campana di rosso. Saona (Iglesias): 1692, cavalierato ereditario. Stemma: d’argento spaccato da un filetto di nero e partito nel punto inferiore da altro filetto simile, nel 1º al monte al naturale sormontato da tre stelle d’oro male ordinate, nel 2º a destra un braccio movente dalla partizione e impugnante un ramo di palma, a sinistra tre dadi sopra una tavola circondata da sette alberi di faggio posti in semicerchio, il tutto posto su una pianura erbosa, il tutto al naturale. Saoni (Cagliari): 1661, cavalierato ereditario. Stemma: in campo azzurro un albero di cedro con foglie verdi e fiocchi di neve, piantato sopra un promontorio e con un toro al naturale alla destra sotto l’ombra del cedro, col capo nell’atto di guardare una capra al naturale a sinistra del detto albero di cedro, entrambi gli animali con fiocchi di neve. Sardin (Catalogna): 1370, signore di Simala, Forgamus, Tramatza, Mogoro, Gonnostramatza. Stemma sconosciuto. Sardo (Tempio Pausania): 1642, cava`. lierato ereditario; 1693, nobilta Stemma: d’azzurro alla torre merlata sinistrata da un guerriero a cavallo armato di tutto punto con lancia, camminante verso la torre, il tutto fondato sulla pianura erbosa al naturale. Sarrech (Cagliari): 1573, cavalierato ereditario. Stemma sconosciuto. Sasso (Sassari): 1564, cavalierato ere-

ditario. Stemma: un monte all’italiana di sei cime uscente dal mare fluttuoso. Sassu (Ozieri): 1738, cavalierato eredi`. Stemma: spaccato, nel tario e nobilta 1º partito a destra d’oro alla rupe al naturale, a sinistra d’argento al castello fondato su un’altra rupe al naturale; nel 2º d’argento carico di nuvolette al naturale con una sirena pure al naturale nuotante in un mare d’azzurro ondato d’argento. Satta (Gallura): 1599, cavalierato ere` ; 1777, riconosciditario; 1646, nobilta mento dei privilegi. Stemma: partito, al 1º d’argento a una fanciulla coronata d’alloro seduta sopra un cervo corrente sulla pianura erbosa e tenente con la sinistra le corna del cervo e con la destra un dardo, il tutto al naturale; al 2º d’azzurro alla banda d’oro caricata di un sole di rosso fra due rupi al naturale. Satta (Cagliari): 1640, cavalierato ere` . Stemma: inquarditario; 1643, nobilta tato, nel 1º d’oro a una fanciulla vestita di rosso, seduta sopra un cervo passante, e tenente con la destra le corna del cervo, con la sinistra un dardo, il tutto al naturale; al 2º d’azzurro al leone d’oro coronato dello stesso; al 3º d’azzurro alla banda d’oro caricata di un sole di rosso, fra due rupi al naturale; al 4º d’oro alla quercia di verde nudrita sulla pianura dello stesso. Satta (Tempio Pausania): 1640, cavalie`. Stemma rato ereditario; 1644, nobilta sconosciuto. Satta (Ozieri): 1741, riconoscimento `. Stemma sconosciuto. della nobilta Satta (Codrongianos): 1815, cavalierato ` . Stemma sconoereditario e nobilta sciuto. ` ; 1556, Scano (Sassari): 1461, generosita cavalierato ereditario. Stemma: uno scanno. Scano (Luras): 1799, cavalierato eredi`. Stemma sconosciuto. tario e nobilta

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Nobilta` in Sardegna Scano (Austis): 1831, cavalierato eredi` . Stemma: d’azzurro al tario e nobilta mastio torricellato di tre pezzi e con una scala per accedervi, il tutto d’argento; il mastio aperto e finestrato di nero, tenuto in alto, con le branche destra e sinistra da due leoni d’oro affrontati controrampanti e frammezzati dalla scala, e accostato di quattro rami di palma di verde, due a destra e due a sinistra in sbarra, uno sopra l’altro. Scardaccio (Sassari): 1736, cavalierato ` . Stemma: partito, ereditario e nobilta nel 1º d’argento a un monte caricato alle falde da una fiamma, e sormontato da un avvoltoio volante il tutto al naturale; nel 2º d’oro a un’aquila al naturale appollaiata sopra una torre di rosso. `. Scarpa (Sassari): 1430, generosita Stemma: d’azzurro, calzato d’argento, mattonato del primo; d’azzurro carico di un albero al naturale nodrito nella pianura verde. Scorza (Cagliari): 1627, riconoscimento ` sarda. Stemma: di verde della nobilta al grifone d’oro rampante. Sedda (Mandrolisai): 1653, cavalierato `. Stemma: d’azereditario; 1694, nobilta zurro allo sgabello di rosso sormontato da due braccia ignude, destra e sinistra affrontate in fascia tenenti fra ambe una corona d’alloro. Segni (Carloforte, Sassari): patrizio genovese. Stemma: d’oro alla croce d’azzurro, col capo del secondo carico di un’aquila di nero cucita. Sellent (Alghero): 1434, signore di Codrongianos e di Monti; 1436, signore di Lunafras, di Saccargia, di Minutadas; 1678, riconoscimento del cavalierato ` . Stemma: ereditario e della nobilta spaccato superiormente d’azzurro alla stella d’oro, inferiormente d’oro alla stella posta sopra un sasso, il tutto al naturale. Selles (Cagliari): 1566, cavalierato ere-

` . Stemma: inquarditario; 1633, nobilta tato, al 1º e al 4º di rosso a tre stelle al naturale due e una; al 2º e al 3º d’azzurro al lupo al naturale passante per la pianura d’oro. Senes (Bolotana): 1717, cavalierato ere` . Stemma: inquartato, ditario e nobilta nel 1º campo di cielo alla sirena nuotante sul mare, il tutto al naturale; nel 2º di verde alla penna d’argento posta in sbarra; nel terzo d’azzurro a tre stelle d’oro poste due e una; nel 4º d’oro all’albero sradicato attraversato da un toro passante, tutto al naturale. Senesterra (Gallura): 1324, signore di Villamaggiore e Torcis; 1331, signore di Terranova e del Fundimonte; 1338, signore di una parte della Montangia. Stemma: di rosso a un’ala d’argento, bordura composta d’argento e di rosso. Sequi (Ozieri): 1716, cavalierato eredi` . Stemma: di rosso partario e nobilta tito da un filetto di nero, al 1º al ramo secco d’argento; al 2º all’orso di nero che impugna in una zampa una spada d’argento. Sequi (Bortigali): 1731, cavalierato ereditario. Stemma: d’argento inquartato, nel 1º all’albero di alloro al naturale, quasi sradicato coi rami intrecciati; nel 2º alla torre di rosso sormontata da tre stelle; nel 3º al cuore di rosso sormontato da una penna bianca al naturale; nel 4º al braccio di carnagione movente dal lato destro, sostenente una colonna d’avorio, ombrata di rosso. Serafino (Tempio Pausania): 1698, ca` . Stemma: valierato ereditario e nobilta d’azzurro alla testa di carnagione alata di sei ali d’argento, due in alto, due in fascia, e due verso la punta. Serpi (Sardara): 1824, cavalierato ere` . Stemma: di verde al ditario e nobilta serpe d’argento ondeggiante in palo. Serra (Iglesias): 1500, signore di Musei. Stemma sconosciuto.

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Nobilta` in Sardegna Serra (Santu Lussurgiu, Cagliari): 1659, `. cavalierato ereditario; 1694, nobilta Stemma: troncato nel 1º d’azzurro a due leoni al naturale, ritti, affrontati a un monte d’argento e tenenti con le zampe anteriori una sega dello stesso quasi in atto di segarlo verticalmente; nel 2º partito a destra d’azzurro al mastio d’argento torricellato di tre pezzi uguali; a sinistra di verde al braccio armato movente dal lembo sinistro, tenente una spada in sbarra, il tutto al naturale. `. Serra (Sorgono): 1480, generosita Stemma: troncato, nel 1º di rosso, una vetta sassosa con in cima una sega di ferro e tre stelle d’oro poste in triangolo; nel 2º partito a destra d’azzurro alla quercia con foglie e con frutti al naturale; a sinistra d’azzurro al braccio umano che tiene in mano un uccello. Serra (Selegas): 1782, cavalierato ere` con predicato di Santa ditario e nobilta Maria. Stemma: d’azzurro all’aquila al naturale coronata d’oro caricata nel petto di uno scudetto di rosso al covone d’oro e alla sega d’argento, uno accanto all’altro, la sega a sinistra. Serra (Uta): 1791, cavalierato eredita`; 1875, conte. Stemma: parrio e nobilta tito, nel 1º di rosso alla sega d’argento, al 2º troncato di verde e d’azzurro, il verde alla sfera armillare d’oro. Serra (Bosa): 1801, cavalierato eredita` . Stemma: d’azzurro a due rio e nobilta orsi al naturale, ritti affrontati a un monte d’argento e tenenti fra ambi una sega dello stesso quasi in atto di segarlo verticalmente. Serra Boyl (Ittiri): 1712, cavalierato ` ; 1853, conte. ereditario e nobilta Stemma sconosciuto. Serralutzu (Cuglieri): 1697, cavalierato ` . Stemma: d’azereditario e nobilta zurro inquartato da un filetto d’oro; nel 1º una sega d’oro; nel 2º un delfino

d’argento; nel 3º una rotella d’oro caricata da una croce trifogliata di rosso; nel 4º un semivolo destro d’argento. Serrani (Catalogna): 1324, signore di Aliri, di Arcu, di Goni, di Rezoli. Stemma sconosciuto. Serrovira (Alghero): 1454, signore di Olmedo. Stemma sconosciuto. Servent (Cagliari): nobili. Stemma: d’azzurro alla testa di cervo al naturale con al di sotto una chiave d’argento posta in banda. Sese (Cagliari): nobili. Stemma: d’azzurro con sei bisanti d’oro posti in palo, tre e tre. Sibello (Iglesias): 1666, cavalierato ereditario. Stemma sconosciuto. Silva (Cagliari): 1586, cavalierato ereditario. Stemma sconosciuto. ` (Sassari): 1543, signore di Ittiri e Simo di Uri; 1544, signore di Nureci e Asuni; 1549, signore di Minutadas. Stemma: nel 1º d’oro con quattro pali di rosso, nel 2º di rosso con tre gigli d’oro posti in triangolo, troncato d’azzurro con una torre d’argento. Simon (Bosa): 1736, cavalierato eredi` , marchese di Samassi. tario e nobilta Stemma sconosciuto. Simon (Alghero): 1748, cavalierato ere` . Stemma: un delfino ditario e nobilta trafitto da un dardo. Sini (Tempio Pausania): 1741, cavalie` . Stemma: rato ereditario e nobilta d’oro al cigno fermo su una rupe movente dalla punta dello scudo, il tutto al naturale. Siotto (Cagliari): 1826, cavalierato ere` . Stemma: inquartato, ditario e nobilta nel 1º e nel 4º d’argento con la bordura dentata d’azzurro; nel 2º e nel 3º d’azzurro con la bordura dentata d’argento; ciascun punto alla torre al naturale con un ramoscello d’olivo di verde nudrito nella medesima. Sircana (Sassari): 1792, cavalierato ` . Stemma: partito, ereditario e nobilta

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Nobilta` in Sardegna nel 1º di rosso al leone d’argento tenente un giglio di giardino al naturale, nel 2º d’azzurro alla torre d’oro di cinque palchi. Sirigo (Alghero): 1375, signore di Sennori; 1380, cavalierato ereditario. Stemma sconosciuto. Sissini (Cagliari): 1625, cavalierato ereditario. Stemma sconosciuto. Sisternes (Cagliari): nobili. Stemma: in campo d’argento sei losanghe di rosso poste in due pali, cadauna carica di tre bisanti d’oro, pure in palo, formanti sei terne. Bordura d’azzurro con otto scudetti d’oro, caricato ognuno da una fascia di nero. Sistu (Cagliari): nobili. Stemma sconosciuto. Sitges (Cagliari): 1353, signore di Barrali. Stemma: losangato di rosso e d’argento, attraversato da una banda di rosso. Bordura di rosso. Soggia (Sassari): 1738, cavalierato ere` . Stemma: troncato al ditario e nobilta 1º d’azzurro alla stella d’oro, al 2º di rosso alla ruota di sei raggi d’argento con la fascia pure d’argento attraversante sulla partizione. Solar (Castelsardo): nobili. Stemma sconosciuto. Soldani: 1327, signore di Antas; 1332, signore di Pau de Vinies. Stemma: d’argento alla banda di rosso, accostata da ambe le parti da tre rose di rosso. Soler (Cagliari): nobili. Stemma: d’azzurro al sole d’oro. Soliman (Cagliari): nobili. Stemma: d’azzurro al braccio destro vestito di rosso tenente un sole figurato e raggiante d’oro. Solinas (Sassari): 1515, cavalierato ereditario. Stemma sconosciuto. Solinas (Florinas): 1688, cavalierato ` ; 1737, marchese di ereditario e nobilta Sedilo. Stemma: troncato, al 1º un cane con due pistole ai lati; al 2º un vello tra le onde.

Solinas (Banari): 1717, cavalierato ere` ; 1729, conferma dei ditario e nobilta privilegi. Stemma: d’azzurro a cinque alberi nudriti sulla campagna montuosa, con un sole in mezzo a un gruppo di nuvole nel punto destro del capo. Soliveras (Sassari): nobili. Stemma: in campo azzurro, una mano movente dal fianco destro dello scudo che indica il sole d’oro raggiante nel canton sinistro del capo. Sorell (Cagliari): 1324, signore di Corongiu, di Pirri, di Cebolla e di San Vetrano. Stemma sconosciuto. Soriano (Cagliari): 1511, riconosci` per infanzonia mento della nobilta (unico caso in Sardegna). Stemma: d’argento a tre bande di rosso e bordura di rosso. Soro (Cagliari): 1670, cavalierato ereditario. Stemma sconosciuto. ` ): 1632, cavalierato Sotgiu (Budduso ` . Stemma: inereditario; 1643, nobilta quartato, nel 1º e 4º d’azzurro al sole d’oro; nel 2º e 3º d’argento all’olivo sradicato al naturale. Sotgiu (Sassari): 1831, cavalierato ere` . Stemma: d’argento ditario e nobilta alla banda d’azzurro carica di due stelle d’oro. Soto (Oristano): 1779, cavalierato ere` . Stemma: inquartato, ditario e nobilta nel 1º d’azzurro a un albero di pomi arabici al naturale fruttifero di rosso sormontato da una cometa d’oro in capo e un porcello pure al naturale passante e attraversante sopra il tronco dell’albero piantato su un terreno erboso; nel 2º di rosso a tre teste d’uomo d’argento recise di rosso poste in fascia ordinate in fascia abbassata e sopra queste un braccio destro di carnagione vestito d’azzurro e impugnante una scimitarra d’argento guarnita d’oro movente dal fianco sinistro dello scudo; nel 3º d’argento a tre piante di comino verdi piantate in un

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Nobilta` in Sardegna terreno dello stesso; nel 4º d’oro a tre piedi di carnagione recisi di rosso, i due superiori destri e l’inferiore sinistro. Spano (Sassari): 1433, signore di Taniga e di Grito; dei salti di Colangios, di Nuraghefenu, di Mandra Antine; 1436, signore di Modolo e di Mosidano; `. Stemma sconosciuto. 1446, generosita Spano (Milis): 1736, conferma del cava`; 1839, lierato ereditario e della nobilta conte di San Martino. Stemma: d’azzurro al leone illeopardito d’oro con ` , passante in banda coda rivolta all’insu fra due bande in divisa dello stesso. `. Spinello (Sassari): 1446, generosita Stemma: d’oro alla fascia di rosso caricata da tre stelle d’argento. `. Stamado (Cagliari): 1461, generosita Stemma sconosciuto. Steuyll (Alghero): 1413, signore di Dorgali, di Lula, di Scopeto e di Sifillonis. Stemma sconosciuto. Subirats (Cagliari): 1324, signore di un terzo della Barbagia di Seulo; 1337, signore di due terzi della Barbagia di Seulo. Stemma: d’oro a quattro pali d’azzurro. Sulas (Tresnuraghes): 1640, cavalie` . Stemma: d’azrato ereditario e nobilta zurro a due leoni al naturale affrontati in atto di battersi con una lesina; con un sole d’oro nel punto del capo. Sulis (Muravera): 1691, cavalierato ere` . Stemma: d’azzurro al ditario e nobilta mastio d’argento abbassato nella punta dello scudo e sormontato a destra da tre stelle d’oro, due e una, a sinistra da una mano di carnagione accompagnata da tre rose, due e una. Sun ˜ er (Alghero): 1434, signore di Sorso e Uruspe; 1484, cavalierato ereditario; ` . Stemma: d’argento 1565, generosita con tre fasce a scacchi di rosso e d’oro, in due ordini. `. Suquelli (Sassari): 1438, generosita Stemma sconosciuto.

Sussarello (Sassari): 1539, cavaliere aurato; 1888, riconoscimento del cavalie` ; barone rato ereditario e della nobilta di Putigari. Stemma: d’azzurro all’albero di susino nudrito sulla pianura erbosa, il tutto al naturale, l’albero sinistrato da un leone d’oro armato e linguato di rosso, controrampante al tronco con un uccello al naturale ap` dell’albero pollaiato sulla sommita stesso, col capo all’aquila di nero linguata di rosso. Talavera (Spagna): 1480, signore di Pittinuri e di Muro Congiato. Stemma: di rosso a una banda d’oro, al di sotto cinque stelle d’oro mal ordinate. Taras (Ozieri): 1743, cavalierato eredi` . Stemma: d’azzurro al tario e nobilta leone d’oro movente dalla pianura erbosa, al naturale, tenente con le branche anteriori una bilancia d’argento e sormontato da una stella di otto raggi d’oro. `. Stemma: Taris (Cagliari): 1647, nobilta spaccato, nel 1º di rosso al leone d’oro tenente con le branche anteriori una palla dello stesso; nel 2º d’azzurro a tre alberi fruttati nodriti sulla pianura erbosa, il tutto al naturale. ` (Alghero): 1647, cavalierato Tarrago ereditario. Stemma: d’azzurro, partito da un filetto d’oro, nel 1º alla quercia fogliata e fruttata, nodrita sulla pianura erbosa, con un uomo a cavallo attraversante, il tutto al naturale; nel 2º un’altra quercia simile sinistrata da un leone al naturale rampante al tronco. Tatti (Cagliari): 1692, cavalierato eredi`. Stemma: d’oro, alla titario e nobilta gre al naturale, rampante impugnante con la zampa destra anteriore un pennacchio di tre penne, una di rosso, una di bianco, una d’azzurro; con una banda indivisa d’argento attraversante, e sei pigne al naturale ordinate in orlo, tre in capo a sinistra e tre in punta a destra.

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Nobilta` in Sardegna Tavera (Sassari): 1564, cavalierato ereditario. Stemma sconosciuto. Tedde (Nulvi): 1693, cavalierato eredi`. Stemma: di rosso, alla tario e nobilta torre quadrata, torricellata, addestrata da una tigre al naturale rivoltata, rampante contro la torre. Tellez Giron (Spagna): 1780, principe d’Anglona, duca di Montacuto, duca di Mandas, marchese del Marghine, marchese di Terranova, conte d’Osilo, barone di Sicci. Stemma: semipartito e troncato, nel 1º di rosso al castello d’oro di tre torri aperto d’azzurro (Castiglia); nel 2º d’argento al leone di rosso, coronato, armato e linguato ´ n); nel 3º d’oro a tre punte di d’oro (Leo rosso accollate e moventi dalla punta: il tutto alla bordatura scaccata d’oro e di rosso, caricata nei punti del capo, nei fianchi e nella punta di cinque scudetti d’azzurro, sopraccaricati di cinque bisanti d’argento ordinati in decusse e marcati ciascuno con un punto di nero. Termens (Catalogna): 1391, signore di Mogor. Stemma sconosciuto. Terragona (Cagliari): 1739, cavalierato ` . Stemma: partito, ereditario e nobilta al 1º d’argento al covone di frumento legato due volte, sostenuto da due leoni coronati, il tutto d’oro, per inchiesta; al secondo d’oro alla quercia di verde nodrita sulla pianura erbosa dello stesso e sostenuta da un leone d’oro coronato dello stesso, poggiante con una sola zampa sulla pianura. Therol (Cagliari): 1786, cavalierato ere` . Stemma: d’azzurro a ditario e nobilta un albero al naturale piantato in un terreno d’oro con un bue d’argento fermo contro il tronco del medesimo albero guardante un sole d’oro movente dall’angolo destro del capo e un’aquila al naturale posta nell’angolo sinistro pure del capo volante verso il sole.

Tibaud (Alghero): 1600, cavalierato `. Stemma scoereditario; 1621, nobilta nosciuto. Tizon (Cagliari): 1628, riconoscimento ` . Stemma: partito, al 1º della nobilta d’argento con tre tizzoni di nero accesi, con fiamme di rosso, posti verticalmente in posizione di palo; al 2º d’oro con cinque bande di rosso. Todde (Iglesias): 1728, cavalierato ere` ; 1755, conte della Miditario e nobilta nerva; 1763, marchese di San Cristoforo; 1773, marchese di San Vittorio. Stemma: troncato, al 1º d’argento a due galli al naturale crestati e barbati di rosso, combattenti; al 2º d’azzurro al colombo d’argento beccuto e membrato di rosso fermo sopra una zolla erbosa, al naturale. Tola (Ozieri): 1492, cavalierato eredita`; 1518, nobilta ` ; 1636, bario e generosita rone di Pozzomaggiore; 1658, signore di Planu ’e Murtas; 1667, conte di Bonorva; 1720, signore del Fangario; 1842, barone. Stemma: d’azzurro al toro passante sulla campagna erbosa, il tutto al naturale. Tola (Cagliari): 1630, cavalierato ereditario. Stemma sconosciuto. Tolo (Oliena): cavalierato da tempo immemorabile. Stemma: d’azzurro troncato, al 1º al cinghiale al naturale; al 2º alla torre sinistrata da un elefante controrampante, il tutto al naturale. Tomich (Cagliari): 1442, signore di Serdiana. Stemma: d’oro alla banda di nero. ` (Cagliari): 1442, signore di VillaTorello speciosa, di Soleminis. Stemma: di rosso a un toro d’argento. Torrellas (Cagliari): 1475, signore di Olmedo; 1494, signore di Capoterra; 1675, signore di Gesturi. Stemma: d’azzurro alla torre merlata al naturale. Torrents (Gallura): 1324, signore di Loculi e di Dorgali; di Muros, di Duascodere, di Dulicorra e di Lula; 1327, si-

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Nobilta` in Sardegna gnore di Scopeto, di Sifilionis. Stemma: d’argento con un castello d’azzurro, su onde d’azzurro e d’argento, bordura composta d’azzurro. Torresani (Cagliari): 1520, signore del Barigadu Susu; 1523, riconoscimento ` ; 1566, conte di Sedilo. della nobilta Stemma: d’azzurro alla torre d’argento accostata da tre stelle di sei raggi d’oro, una in capo e due in punta. Touffani (Cagliari): 1753, conte di Asuni e di Nureci; 1759, cavalierato eredita` . Stemma: spaccato, nel 1º rio e nobilta d’argento al castello di rosso con un grifo nero tra due torri; nel 2º d’oro a tre fasce a spina di pesce di rosso. Trelles (Spagna): marchese di Torralba. Stemma sconosciuto. Trogu (Oristano): 1615, cavalierato ere` . Stemma: tronditario; 1630, nobilta cato, al 1º d’oro all’angelo d’argento, volante verso il lato sinistro, che tiene tre fiori rossi nella mano destra; al 2º d’oro a cinque fiori azzurri, con la fascia d’azzurro caricata da due righe d’oro attraversante sulla troncatura. `. Trompa (Sassari): 1466, generosita Stemma sconosciuto. Turletti (Cagliari): 1799, cavalierato ` . Stemma: troncato, ereditario e nobilta nel 1º d’azzurro al sole d’oro; nel 2º d’oro all’aquila bicipite di nero. Turrella (Alghero): 1361, signore di Barriolo. Stemma sconosciuto. Turrigiti (Gallura): 1410, signore del Bitti e del Dore. Stemma sconosciuto. Uge (Sassari): 1353, signore di Musellano e di Muscianu. Stemma sconosciuto. Umana (Cagliari): 1753, cavalierato ` . Stemma: ereditario; 1799, nobilta d’oro a un amorino al naturale, rivoltato, ignudo, armato d’arco e turcasso, con gli occhi bendati, fermo sopra un ponticello di verde in atto di saettare un cuore umano al naturale tenuto nel

punto sinistro del capo da un braccio sinistro di carnagione. Uras (Oristano): 1634, cavalierato ere` . Stemma: d’oro ditario; 1635, nobilta spaccato da un filetto nero nel 1º un albero infiammato alle radici, sinistrato da un leone appoggiato al tronco, il tutto al naturale; nel 2º un braccio vestito di rosso impugnante una ciocca di capelli al naturale. Urru (Sorgono): 1651, cavalierato ere` . Stemma: a una ditario; 1747, nobilta sbarra attraversante caricata da tre stelle e accostata da due salamandre, una nel capo e una in punta dello scudo. ` ; 1570, Ursana (Bosa): 1566, generosita `. cavalierato ereditario e nobilta Stemma sconosciuto. Urtado (Cagliari): 1698, cavalierato ereditario. Stemma: di verde a una banda bordata d’oro. Usai (Pauli Arbarei): 1633, cavalierato ` . Stemma: a un ereditario; 1637, nobilta braccio destro ignudo che tiene una bilancia e, al di sopra, in semicerchio, sei stelle. `. Vacca (Sassari): 1441, generosita Stemma sconosciuto. Vacca (Villasor): 1643, cavalierato ere` . Stemma: d’azzurro ditario e nobilta alla quercia fogliata e fruttata nodrita sulla pianura erbosa, addestrata da una vacca allattante un vitello e mirante una colomba volante a destra nell’angolo del capo, il tutto al naturale. Vacquer (Villasor): 1797, cavalierato ` . Stemma: di rosso ereditario e nobilta troncato da una fascia d’argento caricata da una cometa d’azzurro, ondeggiante in fascia, accompagnata in capo da due teste di moro, attorcigliate di bianco e affrontate, e in punta da due braccia recise, vestite d’azzurro, decussate, impugnanti due spade incrociate, al naturale.

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Nobilta` in Sardegna Valentino (Tempio Pausania): 1642, ca` ; 1711, sivalierato ereditario e nobilta gnore di Minutadas, 1716, conte di San Martino. Stemma: d’azzurro inquartato da un filetto d’oro, nel 1º un sole d’oro, nel 2º due avvoltoi volanti e inseguenti vari corvi pure volanti, nel 3º un guerriero armato di tutto punto sopra un cavallo bianco, lo scudo nel braccio sinistro e tenendo con la destra pei capelli una testa d’uomo recisa e sanguinante; nel 4º una palma piantata fra due cipressi sulla pianura erbosa, il tutto nei tre ultimi quarti al naturale. Valguarnera (Catalogna): 1410, signore di Nuraminis. Stemma: d’argento a due fasce di rosso. Valonga (Cagliari): 1694, cavalierato ` . Stemma sconoereditario e nobilta sciuto. `. Vaquer (Cagliari): 1461, generosita Stemma: d’azzurro a una vacca d’argento sovrastata da una stella pure d’argento. Veguer (Alghero): 1369, signore di Ottava, di Eristala e di Tavera; 1391, signore di Urgeghe. Stemma: di verde a un muro d’oro merlato e mattonato di nero. Ventimiglia (Cagliari): conti. Stemma: di rosso al capo d’oro. Ventura (Tempio Pausania): 1794, cava` . Stemma: di lierato ereditario e nobilta `, verde alla fenice sulla sua immortalita il tutto al naturale. Viale (Cagliari): 1786, cavalierato ere` ; 1838, conte. Stemma: ditario e nobilta d’azzurro con una cotissa d’oro accompagnata da due leoni dello stesso lampassati di rosso. Vico (Sassari): 1632, marchese di Soleminis; 1635, signore di Gesturi. Stemma: di rosso al filetto d’argento ondato in palo, sostenuto da due leoni affrontati al naturale, al capo d’azzurro caricato di tre stelle d’oro in fascia. Vidal (Catalogna): 1324, signore di

Nurgi. Stemma: uno struzzo d’oro in campo azzurro. `. Vidini (Sassari): 1577, generosita Stemma sconosciuto. `; Viguino (Sassari): 1439, generosita 1444, signore di Siligo e di Banari. Stemma sconosciuto. Vilademany (Catalogna): 1324, signore di Posada, Stellaria, Locoe, Illae, Os´ , Siniscola. Stemma sconosio, Lode sciuto. Vilamarı` (Spagna): 1469, signore di Bosa e della Planargia; 1479, signore dell’Oppia. Stemma: di rosso con quattro pali d’argento. Vilaragut (Catalogna): 1324, signore di Agugari, Guardosu, Lappia, Melataras, Surake. Stemma sconosciuto. Vilella (Alghero): 1367, signore del diritto sui macelli di Alghero, signore del venteno di Alghero. Stemma sconosciuto. Villa (Cagliari): 1675, signore di Minutadas. Stemma: troncato, nella parte inferiore cinque cipressi, in quella superiore una torre merlata alla ghibellina con in cima una stella a cinque punte. `. Villabruna (Cagliari): 1495, generosita Stemma sconosciuto. Villasambuich (Cagliari): 1675, signore di Minutadas. Stemma sconosciuto. Villasanta (Cagliari): 1946, conte. Stemma: d’azzurro alla torre merlata alla guelfa, aperta e finestrata di nero, `, al guerriero uscente dalla sommita con le mani, la destra nell’atto del lancio di pani, l’uno in mano, quattro (due e due) ai fianchi della torre, la sinistra impugnante una lancia. Villasclars (Oristano): nobili. Stemma sconosciuto. Vinchi (Oristano): nobili. Stemma sconosciuto. Viramunt (Sassari): 1545, signore di Ossi e di Muros. Stemma sconosciuto.

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Noccio`lo ` . Stemma Virde (Bosa): 1444, generosita sconosciuto. Virde (Sassari): 1541, cavalierato ereditario; 1547, signore dell’Oppia; 1580, signore del Pranu ’e Murtas; 1585, signore della Minerva; 1599, barone di Pozzomaggiore. Stemma sconosciuto. Virdis (Cossoine): 1734, cavalierato ere` . Stemma: troncato ditario e nobilta d’azzurro e di rosso, al melo d’argento fruttato d’oro, sinistrato da un leone d’oro, rampante al tronco. Vivaldi Pasqua (Cagliari): 1760, marchese di Villaclara, conte di Villasalto; 1816, marchese di Sietefuentes, conte di Cuglieri e Scano; 1823, duca di San Giovanni. Stemma: partito di rosso e d’argento col capo d’oro all’aquila nascente di nero, coronata e rostrata di rosso. `. Xandre (Sassari): 1479, generosita Stemma sconosciuto. Zampello (Sassari): 1623, cavalierato ` . Stemma: spacereditario e nobilta cato, nel 1º d’oro al leone di rosso coronato dello stesso, uscente dalla partizione; nel 2º di rosso a due zampe di leone d’oro, strappate e sanguinanti, ordinate in croce di Sant’Andrea; con una fascia in divisa d’azzurro a tre stelle d’oro attraversante. Zapata (Cagliari): 1327, signore di Ortacesus, di Quirra, di Ullo e di Tertenia; 1541, barone di Las Plassas; 1566, no` ; 1832, barone di Capoterra. bilta Stemma: di rosso a tre calzari scaccati d’argento e di nero, posti in triangolo, due e uno, con la bordura di rosso carica di otto scudetti d’argento alla banda di nero. Zatrillas (Cagliari): 1332, signore di Armungia, di Ballao; 1421, signore del Montiferru; 1493, signore del Gerrei; `; 1518, riconoscimento della nobilta 1592, signore di Gesturi; 1594, conte di Cuglieri, marchese di Sietefuentes; 1679, conte di Villasalto; 1701, mar-

chese di Villaclara; 1812, conte di Scano di Montiferro. Stemma: di rosso con tre scaglioni gemellati d’oro. Zedda (Mogoro): 1825, cavalierato ere` . Stemma sconosciuto. ditario e nobilta Zenucciu (Cagliari): 1739, cavalierato ereditario. Stemma: d’azzurro alla coscia e gamba di carnagione piegata, accostata da due leoni d’oro coronati dello stesso, col capo d’oro all’aquila nascente di nero. `; Zonza Vico (Sassari): 1421, generosita `, 1622, riconoscimento della nobilta marchese di Soleminis; 1710, barone di Capoterra, signore di Gesturi. Stemma: di rosso alla torre merlata su di una roccia, nella destra dello scudo, detta torre cimata da una civetta, il tutto al naturale sulla campagna verde. Zun ˜ iga (Spagna): duca di Mandas, marchese di Terranova; 1740, conte d’Oliva. Stemma sconosciuto. [Da F. Floris, S. Serra, Storia della no` in Sardegna, Edizioni Della Torre, bilta Cagliari, 1986; F. Floris, Feudi e feudatari in Sardegna, Edizioni Della Torre, Cagliari, 1996]

` lo Pianta caducifoglia della faNoccio miglia delle Corilacee (Corylus avellana L.) a portamento cespuglioso per ` della specie di prola forte capacita durre rami nuovi dalle gemme poste ` pollonialla base del tronco (capacita ` diventare un alberello di mefera). Puo die dimensioni. Le foglie sono da ovali `. I a cuoriformi acuminate alla sommita fiori maschili sono raccolti in amenti, penduli e giallastri, quelli femminili sono piccoli, ovati e protetti da brattee persistenti. La fioritura avviene in pieno inverno, dicembre-gennaio, a settembre-ottobre sono pronti i frutti: ` una specie diffusa in le nocciole. E tutta Europa a tutte le altitudini, ma ` nelle grandi isole del Mediterraneo e limitata alle sole zone montane: in Sardegna si rinviene fino ai 1000 m. Pur

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Noce non appartenendo alla vegetazione spontanea, la sua introduzione in Sar` talmente antica da farlo ormai degna e annoverare tra le specie non coltivate. ` una pianta agraria e forestale imporE tante per i rimboschimenti e per le produzioni di frutti che possono essere consumati freschi, tostati o secchi e dai quali si estrae un olio particolarmente aromatico utilizzato in sostituzione dell’olio di oliva. Le nocciole sono uno degli ingredienti principali del torrone, dolce tipico dei paesi delle zone montane dove i boschi di n. crescono rigogliosi.

`lo – I frutti sono un alimento Noccio tradizionale degli abitanti delle zone montane.

` da sempre consideIn tutta Europa e rata una pianta fatata e le sue parti usate a scopi magico-divinatori, i suoi rami utilizzati per bacchette magiche e bastoni da rabdomanti, il suo legno per le tavolette su cui i druidi scrivevano le ´ lettere magiche, i suoi frutti perche conferivano il dono dell’illuminazione del pensiero. Nomi sardi: nuxe` dda `la (logudorese); in (campidanese); nizo alcune aree della Sardegna centro me´ na, traridionale viene chiamata odda

duzione di ‘‘avellana’’, nome con il quale veniva indicata in epoca romana. [TIZIANA SASSU]

Noce Pianta arborea caducifoglia della famiglia delle Iuglandacee (Juglans regia L.) che raggiunge notevoli dimensioni (anche 30 m) con un tronco grosso e dritto. Produce una chioma ampia, folta, ricca di rami robusti. Le foglie sono composte, con un picciolo lungo, alterne e imparipennate, le foglioline sono ovate e appuntite e da adulte diventano glabre. I fiori sono unisessuali e presenti sulla stessa pianta (specie monoica), quelli femminili compaiono con le foglie, quelli maschili prima. I fiori femminili sono solitari mentre quelli maschili sono riuniti in infiore` una drupa scenze ad amento. Il frutto e carnosa con mallo verde che a maturazione annerisce e spontaneamente libera la n., con guscio legnoso, che contiene un seme detto gheriglio, carnoso, ricco di sostanza grassa e molto appetito come frutto secco. In Sardegna le noci sono usate come ingredienti di molte ricette, soprattutto nei dolci: is pabassinas, biscotti tipici del Natale, sono impastati con noci, mandorle e uva passa. Originaria dell’Asia Minore, viene introdotta a Roma attraverso gli ` diffusa in tutta scambi con la Grecia; e l’Italia. La sua fascia vegetazionale coincide con quella del castagno, sebbene il n., contrariamente al castagno, possa allignare e fruttificare anche in ` una specie a forte zone di pianura. E richiesta idrica e per tale ragione un tempo veniva piantata nei pressi dei corsi d’acqua, spesso ai margini con il bosco, tra l’incolto e le formazioni vegetali spontanee. In Sardegna si trovava soprattutto nelle aree montane e lungo le iskras (sponde di corsi d’acqua): ancora presenti a Belvı` i filari di piante nella valle della N., descritti a fine Ottocento. Dal suo legno e dal

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Noi mallo si estrae il tannino, impiegato per la concia delle pelli, con i frutti verdi si ottiene un liquore con forti ` digestive, il nocino. Il n. e ` proprieta una delle sette piante fatate, sede di ` femminile che una benefica divinita dal Cristianesimo venne demonizzata e degradata a presenza infernale, presso la quale si davano appuntamento le streghe nel sabba di San Gio` la vanni. I nomi sardi sono per lo piu traduzione del nome italiano: kokkoro (barbaricino); noci (gallurese); nozi (sassarese); nughe (logudorese); nuxi (campidanese). [TIZIANA SASSU]

‘‘Noi’’ Settimanale sassarese di orientamento liberale e progressista, gerente Vincenzo Schintu (1879-1880); ‘‘Foglio per tutti. Popolare, liberale, indipendente, serio, faceto, agro, dolce. Scritto e diretto da Benpensanti italiani’’. Nel numero di saggio dichiarava l’impegno a seguire i princı`pi di ` e fratellanza, diritti e doveri. liberta Nel numero 1 un articolo attaccava la politica degli ultimi venti anni di governo, caratterizzata dalla pressione fiscale, scarsa attenzione per la classe operaia, eccessiva ristrettezza della base elettorale. Numerosi gli scritti di intonazione patriottica e risorgimentale. Viva l’attenzione per gli episodi della cronaca locale, scarsa per i problemi della Sardegna.

Nolasco Serra, Pietro Mercedario, venerabile. (Gergei 1574-Valencia 1606). A Cagliari, mercedario del convento di ` il capo sul cuore della Bonaria, «poso Madonna durante una sua apparizione e la stessa Madonna gli pose due co` ». rone per la sua purita

Noni Antico villaggio di origine medioevale; faceva parte del giudicato d’Arborea, compreso nella curatoria del Guilcier. Nel momento in cui la guerra ` tra Aragona e Arborea si era fatta piu dura, nel 1378, provocatoriamente, fu

incluso nei territori concessi in feudo dal re d’Aragona a Valore de Ligia, ma ` a rimanere saldain effetti continuo mente nelle mani del giudice d’Arbo` agli inizi del secolo XV, rea. Si spopolo probabilmente a causa della peste del 1404.

Nonne, Giovanni Uomo politico (n. Fonni 1940). Consigliere regionale, deputato al Parlamento. Sin da giovanissimo militante del PSI, di cui sarebbe diventato uno dei leader in Sardegna, consigliere e assessore provinciale di ` diventato consigliere regioNuoro, e nale nel 1975 subentrando al nuorese Giuseppe Catte. Subito dopo, negli ` stato assesanni tra il 1975 e il 1978 e sore all’Agricoltura nella quarta giunta Del Rio, assessore all’Agricoltura e poi al Bilancio e programmazione in due ` stato eletto giunte Soddu. Nel 1979 e deputato al Parlamento per il PSI, e riconfermato nelle tre lesgislature successive sino al 1994. In questo periodo ` stato sottosegretario alla Marina e mercantile in cinque governi (Cossiga II, Forlani I e II, Spadolini, Fanfani IV) e quindi sottosegretario al Tesoro nel ` ritiprimo governo Craxi. Nel 1994 si e rato dalla vita politica e ha iniziato una nuova carriera di imprenditore nel settore turistico, diventando presidente ` Gestitur, che possiede e della societa gestisce in Sardegna alcuni importanti alberghi e villaggi turistici.

Nonnis, Efisio Chirurgo (Solarussa 1784-Cagliari 1876). Dopo essersi lau` alla carreato in Medicina, si dedico riera universitaria. Fu professore di ` di CaChirurgia presso l’Universita ` gliari e per anni preside della Facolta ` con grande vigore di Medicina. Si batte per ottenere la costituzione di un’u` di Medicina e Chirurgia nica Facolta ` separate, e (prima erano due Facolta quella di chirurgia considerata di livello inferiore alla prima) e per la ri-

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Nora forma del servizio sanitario pubblico in Sardegna.

Nonnis, Giovanni Pittore (Nuoro 1929` all’Istituto d’Arte di ivi 1975). Si formo Sassari. Dopo un periodo iniziale in ` sensibile all’influsso della cui sembro pittura sarda da Biasi a Mauro Manca, ` a una intensa attivita ` di stusi dedico dio dell’arte contemporanea: «Alla fine degli anni Cinquanta – hanno scritto Giuliana Altea e Marco Magnani – un’intensa febbre sperimentale porta N. a inseguire esperienze apparentemente lontane fra loro: dall’eccitato grafismo alla rarefazione cromatica delle Crocifissioni su fondo oro, alla stenografia archetipo-espressionista del Guerriero del 1957, alla geometrica tarsia colorata dell’altro guerriero-robot del 1959», sino a una «figurazione arcaizzante di tono svagato e fiabesco, ricca di spunti grotteschi e di spiccati accenti decorati».

Nonnis, Giuseppe Luigi Studioso di storia (n. Cagliari 1945). Conseguita la ` dedicato allaurea in Pedagogia, si e l’insegnamento nelle elementari, ` stato per molti anni direttore quindi e didattico. Specializzato in studi sardi, ` autore di numerosi lavori prevalene temente sul Medioevo sardo tra cui Numitorio Trammone, un marinaio tortoliese della flotta imperiale romana, ‘‘Sardegna oltre’’, 8, 1985; Santa Igia capitale giudicale, ‘‘Sardegna oltre’’, 9, 1985; Il papa Gregorio Magno e la Sardegna, ‘‘Sardegna oltre’’, 10, 1985; Dal periodo bizantino alla fine della dominazione spagnola e Assemini dal periodo bizantino alla fine della dominazione `, spagnola, in Assemini storia e societa 1986; Meana, una storia di frammenti lontani, in Meana radici e tradizioni, 1989.

Nonnis, Virgilio Scrittore (n. Tortolı` 1921). Cittadino impegnato in numerose iniziative a favore della crescita

civile della sua cittadina: promotore dell’Unione sportiva; presidente dell’ECA (Ente Comunale di Assistenza) dal 1967 al 1979; amministratore dei patronati scolastici; presidente della cooperativa ortofrutticola ‘‘Ogliastra’’; e infine sindaco dal 1975 al 1979. Nel 1988 ha esordito con un primo ampio saggio di storia locale, Storia e storie di Tortolı`: «Un libro scritto dal centro di una memoria collettiva, da quel luogo ` il segreto e un po’ indecifrabile che e genius loci cosı` come lo sente e lo pra` intera» (Manlio Britica una comunita ` venuto in seguito, tra gli altri, gaglia). E Tortolı` e dintorni. Attori, comparse, cronache (1994).

Nonnoi Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato di Torres ed era compreso nella curatoria della Fluminargia. Era situato vicino a Li Punti, poco distante da Sassari. Estinta la dinastia giudicale fu amministrato direttamente dal Co` premune di Sassari. Avendo la citta stato omaggio al re d’Aragona, il villag` a far parte del Regnum Sardigio entro ` la disponiniae e Sassari ne conservo ` anche dopo la conquista. Ma nel bilita ` si ribello ` e poco dopo il 1325 la citta villaggio fu teatro delle guerre che con ` devastarono il territorio, continuita ´ in poco tempo fu abbandonato sicche dalla popolazione.

Nora Insediamento fenicio localizzato nella Sardegna meridionale a occidente del golfo degli Angeli. Il promontorio del capo di Pula, su cui insistono i resti dell’antico centro urbano di Nora, si protende nel mare suddividendosi nelle due penisole della Punta del Coltellazzo e della Punta ’e su coloru. Dal punto di vista geomorfologico la penisola si trova attualmente esposta a fenomeni di bradisismo positivo e di erosione marina, per cui alcune strutture hanno subı`to un progressivo inabissa-

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Nora mento sotto il livello del mare. L’antico porto, ricavato nell’odierna area della peschiera di N., era di tipo lagunare, secondo una tipologia attestata anche nell’antico centro fenicio di Othoca.

Nora – Resti archeologici.

` nuLa frequentazione dell’area in eta ragica, pur non lasciando cospicue ` rivelata particolarmente sitracce, si e gnificativa. Nei livelli di fondazione del cosiddetto tempio o ‘‘alto luogo’’ di ` stato documentato il riutilizzo Tanit e di alcuni conci a T riferibili all’antico coronamento di un nuraghe e frammenti ceramici di produzione indigena; nell’angolo sud-est delle terme a ` individuato un pozzo nuramare si e ` stato riporgico. Lo stesso nome di N. e

tato, dal punto di vista linguistico, alla radice mediterranea pre-fenicia *nur abbondantemente attestata in Sardegna. L’antica denominazione di NGR si trova scolpita nella famosa stele del secolo VIII a.C. rinvenuta nel 1773 e conservata nel Museo archeologico nazionale di Cagliari che restituisce l’anˇ rdn. Setico nome fenicio dell’isola S condo la testimonianza di Pausania, un eroe di nome Norace avrebbe guidato un gruppo di Iberi in Sardegna ` dell’isola, per fondare la prima citta mentre Solino ne specifica la provenienza dalla regione di Tartesso. La ` da fondazione dell’insediamento e porsi almeno nell’ultimo quarto del secolo VIII a.C. Le recenti indagini effettuate dalla missione archeologica operante a N. dal 1990 hanno altresı` restituito un buon campionario di ceramica fenicia e d’importazione greca ed etrusca. Strutture riferibili alle fasi arcaiche di vita dell’insediamento sono state individuate principalmente al di ` romana e nella cosotto del foro di eta siddetta Area F, su cui insistono i resti ` di un edificio templare costruito in eta fenicia. Un’unica sepoltura in cista litica della fine del secolo VII a.C. documenta, allo stato attuale delle ricer` arche, l’impianto cimiteriale di eta caica che dovrebbe trovarsi nell’area non indagata, attualmente sottoposta a vincolo militare. Nel successivo periodo punico il centro dovette svilupparsi sia sul piano urbanistico, con l’incremento degli edifici adibiti a uso abitativo e artigianale, sia in relazione alle dinamiche commerciali in atto tra i principali centri del Mediterraneo. L’area della necropoli ipogea, indagata da Filippo Nissardi negli anni 1891-92, ha messo in luce un’abbondante importazione di ceramica attica da intendersi probabilmente come spia del particolare legame di tipo commer-

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Nora ciale che venne a instaurarsi tra le metropoli di Cartagine e Atene a partire dal secolo Va.C. Sempre al periodo punico si datano le prime fasi edilizie del cosiddetto tempio di Eshmun, l’impianto delle fortificazioni e del tofet, quest’ultimo scoperto nel 1889 a settentrione della chiesa di S. Efisio in seguito a una violenta mareggiata che ` l’immediato intervento di comporto Filippo Vivanet.

Nora – Statuetta fenicia rappresentante una figura femminile.

Alcune testimonianze dirette, sia di natura epigrafica che di natura lettera` in eta ` roria, mostrano come la citta mana costituisse un importante polo commerciale della Sardegna meridionale. Infatti nei primi tempi della dominazione romana N. fu probabilmente la sede del governatorato. An` romana la citta `e ` cora nella prima eta ricordata da Cicerone sullo sfondo dell’orazione Pro Scauro. Lo stato di municipium si ricava dall’iscrizione del quattorviro iure dicundo Quintus Minucius Pius. Il notevole sviluppo del cen-

tro abitato, in cui rimangono elementi costruttivi di tradizione punica come ` testila tecnica dell’opus africanum, e moniato dalla lastricatura del foro ef` cesariana al di sofettuata fin dall’eta pra di precedenti strutture abitative, dalla fondazione di luoghi di culto e dall’edificazione del teatro databile a ` augustea, provvisto di tre vomitoria eta e con cavea composta da dieci gradini.

Nora – Stele fenicia con figura umana frontale.

Nelle fasi cronologiche dei secoli II-III ` conosce il periodo di piu ` d.C. la citta intensa urbanizzazione con l’estensione del quartiere abitativo e la presenza di numerosi impianti termali. La ` romana, ubicata sulnecropoli di eta ` della strada su l’istmo in prossimita cui correva l’acquedotto, ha restituito vari tipi di sepolture. Il lento abbandono dell’insediamento, quantomeno accelerato dalle scorrerie dei Vandali lungo le coste della Sardegna, divenne definitivo attorno al secolo VII d.C., ` sottolineato indirettamente come e dall’Anonimo Ravennate quando par-

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Nora ` di N. come di un praesidium e non lera ` di un vero e proprio centro abitato. piu [MICHELE GUIRGUIS]

Nora, curatoria di Antica curatoria del giudicato di Cagliari che si stendeva a sud-ovest di quella di Decimomannu su una superficie di 411 km2. Il suo territorio era collinoso e comprendeva i villaggi di Capoterra, Cucho, Garabionis, Orto Jacob, Perda ’e Sali, Pula, Nora, Chia, Santa Maria Maddalena, Saliu, Sarroch, Torralba, Vestaris e Villanova. Dopo che il giudicato di Ca` di esistere, nella spartigliari cesso ` ai zione del 1258 il territorio tocco Della Gherardesca. Quando poi alcuni anni dopo i rappresentanti dei due rami della famiglia procedettero a un’ulteriore divisione, il territorio ` al ramo del conte Gherardo. I tocco suoi discendenti prima della conquista si erano dichiarati vassalli del re d’Aragona, per cui, in seguito, i loro territori entrarono a far parte del Regnum Sardiniae ed essi ne conservarono una buona parte come feudo della Corona. La parte restante fu divisa in altri feudi che furono concessi ad altri protagonisti della conquista. Scoppiata la prima guerra tra Pietro IV e Mariano IV, nel 1353, quando l’ultimo conte Gherardo fu dichiarato traditore, il territorio fu confiscato e cosı` la famiglia perse quanto ancora le era rimasto. Subito dopo il territorio fu diviso in tanti pic` la seconda coli feudi e quando scoppio guerra tra Aragona e Arborea fu devastato ripetutamente durante le operazioni militari: i feudi scomparvero, molti villaggi si spopolarono e la curatoria fu occupata dalle truppe arborensi. Dopo la battaglia di Sanluri la curatoria, tornata sotto il controllo reale, apparve come una landa deserta e, data la natura delle sue coste, avrebbe potuto essere facile meta di corsari africani che in quegli anni scor-

` perrevano i mari dell’isola. Sembro tanto opportuno ricostituire un sistema di feudi e ripopolare il territorio. La curatoria fu cosı` divisa in tre grandi feudi: una parte venne annessa alla contea di Quirra, un’altra costituı` ` la baronia di Capoterra e la terza ando a formare la baronia di Sarroch, e mantenne questo assetto fino all’abolizione dei feudi.

Norace Eroe fondatore di Nora. Generato da Hermes ed Erythia (la figlia di Gerione, il gigante triforme al quale ` i buoi in occasione della Herakles rubo ` il terzo eroe sua decima fatica), N. e dopo Sardo e Aristeo a giungere in Sardegna secondo la linea tracciata da Pausania (sec. II d.C.). Insieme al gruppo di Iberi alla testa dei quali rag` la citta ` di Nora, giunse l’isola, N. fondo la prima di tutta la Sardegna. La precisazione di Solino, autore nel secolo III d.C. di un compendio di geografia, secondo cui N. sarebbe arrivato dall’importante centro commerciale di Tartesso, nella costa sud-occidentale della penisola iberica (corrispondente all’odierna Cadice), ha permesso di ipotizzare che gli Iberi considerati dalle ` i Fenici; in ogni fonti siano in realta caso, la tradizione mitografica sembra accreditare antichissimi rapporti commerciali e culturali fra l’area iberica e la Sardegna. Un’iscrizione ritrovata a Nora e risalente forse al secolo VIII a.C., la cosiddetta ‘‘stele di Nora’’ (ora al Museo archeologico di Cagliari), porta per la prima volta, in trascrizione fenicia, il nome dell’isola, corrispon`. [ANTONELLO SANNA] dente al greco Sardo

Norache Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato di Torres ed era compreso nella curatoria del Cabudabbas. Sorgeva in loca` Cunzadu de Ceja nei pressi di Beslita sude. Quando si estinse la famiglia giudicale di Torres i Doria se ne impadro-

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Noragugume nirono e lo unirono ai loro possedi`a menti del Monteleone. Cosı` N. entro far parte del piccolo stato che essi avevano costituito con i territori che possedevano nella Sardegna nord-occidentale. Prima della fine del secolo `, il villaggio si spopolo ` comXIII, pero pletamente.

Noragugume Comune della provincia di Nuoro, compreso nell’VIII Comu` montana, con 378 abitanti (al nita 2004), posto a 288 m sul livello del mare nell’altipiano di Abbasanta. Regione storica: Marghine. Diocesi di Alghero-Bosa. & TERRITORIO Il territorio comunale, di forma grosso modo trapezoidale, si estende per 26,80 km2 e confina a nord con Silanus e Bolotana, a est con Ottana, a sud con Sedilo e a ovest con Dualchi. Si tratta di un territorio di altipiani e di modeste colline che digradano dolcemente verso la vallata del Tirso, al quale si dirigono alcuni corsi d’acqua, tra i quali il rio Murtazzolu. A nord si leva la catena del Marghine, con i numerosi paesi posti alle sue basi, a sud si stende il lago Omodeo. Il ` unito da una breve bretella alla paese e strada che, partendo dalla superstrada Cagliari-Sassari e toccando il vicinissimo Dualchi, si dirige verso Ottana. & STORIA Il villaggio attuale ha origini medioevali: apparteneva al giudicato di Torres ed era incluso nella curatoria del Marghine. Estintasi la dinastia di Torres, N. unitamente al Marghine venne conteso tra i Doria e il giudicato di Arborea. Il villaggio cosı` venne in possesso di quest’ultimo alla fine del secolo XIII. Nel periodo successivo ` a rimanere nelle mani del continuo giudice e nel corso del secolo XIV divenne una delle basi della politica degli Arborea contro i Doria prima e successivamente contro gli Aragona. Caduto il giudicato nel 1409, N. fu occu-

pato da Guglielmo di Narbona e negli ` piu ` volte di anni successivi passo mano; ma nel 1420, conclusa la vicenda ` nelle del visconte di Narbona, torno ` a far parte mani del re. Nel 1421 entro del grande feudo concesso a Bernardo Centelles il cui figlio, Francesco Gilaberto, nel 1439 lo cedette a Salvatore Cubello come risarcimento della mancata corresponsione del prezzo della dote di sua sorella. Salvatore Cubello nel 1463 lo incluse nel marchesato d’Oristano; conclusasi nel 1479 la tragedia ` di Leonardo Alagon, il villaggio torno definitivamente nelle mani dei Centelles e fu incluso nel grande feudo di Oliva. Nei secoli successivi, quando i Centelles divisero il territorio del feudo in incontrade, fu incluso in quella del Marghine e amministrato da un funzionario che risiedeva a Macomer. I Centelles si estinsero nel 1569 ` ai Borgia, lasciando il feudo in eredita ` ne entrarono in possesso solo che pero nel 1591 al termine di una lunga contesa giudiziaria con altri pretendenti. Con i nuovi feudatari le condizioni di vita di N. peggiorarono: infatti il carico fiscale fu notevolmente aumentato, venne modificato il sistema di indivi` di esduazione del majore che cesso sere eletto dai capifamiglia e fu scelto dal regidor del feudo entro una terna di nomi proposti dai capifamiglia. Il rapporto con la burocrazia feudale, costituita spesso da membri di famiglie di maggiorenti legate al feudatario, non fu molto felice e le condizioni dell’amministrazione e dell’applicazione della giustizia divennero difficili. I ` Borgia si estinsero nel 1740 e N. passo dapprima ai Pimentel e successivamente ai Tellez Giron. Nel corso del se` a soffrire colo XVIII il centro continuo il peso dell’amministrazione baronale, ma le condizioni della sua economia cominciarono a evolversi positiva-

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Noragugume ` cominmente e in seno alla comunita ciarono a manifestarsi le aspirazioni alla autonomia. Quando scoppiarono i moti antifeudali il villaggio vi aderı` e i suoi abitanti si rifiutarono di pagare i tributi. Fu solo una vampata: negli anni ` come seguenti la sua vita continuo prima, mentre nel 1821 venne incluso nella provincia di Oristano. Final` dalla dipenmente nel 1838 si libero denza feudale. Di questo periodo abbiamo la preziosa testimonianza di Vittorio Angius: «Agricoltura. Gli uomini di N. lavorano con poca diligenza alla cultura del terreno, dove esso (nella re` stegione prossima all’abitato) non e rile per mancanza di terra. Si semina ordinariamente starelli di grano 450, d’orzo 160, di fave e legumi 60; e si ha frutto medio dell’8 per il grano, del 7 per l’orzo, dell’8 per le fave, del 6 per i ` assai ristretto, e la legumi. Il vigneto e vendemmia non suol essere molto co` comuni delle uve piosa. Le varieta sono il Nuragus, Rettaliadu, Girone e ` sı` di buon gusto, ma Moristello; il vino e assai leggero. Anche le piante fruttifere sono mal curate, di poche specie e ` di 300. I fichi d’Indi individui non piu dia sono molto comuni nelle chiusure, servono co’ loro frutti al vitto degli uomini. Si possono numerare in tutto il territorio sessanta tanche e venti chiusi (cungiadus) come dicono, la superficie totale de’ quali pare essere alla area intera di tutto il territorio come 1 a 5. Manca il bosco, e le famiglie devon mandare a legnare ne’ salti de’ paesi ` d’uopo a’ vicini per avere quel che e bisogni domestici. Eppure quanti spazi sono incolti e potrebbero, piantati, somministrare le legne necessarie per il focolare e per le costruzioni! Pastorizia. Nel bestiame manso si possono notare, buoi per i servigi agrari 120, vacche mannalite 40, cavalli e cavalle 30, majali 65, giumenti 50: nel bestiame

rude vacche 200, pecore 1200, porci 100. Popolazione. Si numerano famiglie 106, nelle quali sono anime 515, distinte in maggiori di anni 20 maschi 120, femmine 125, minori maschi 130, femmine 140. I numeri del movimento sono i seguenti: nascite 24, morti 14, ` frequenti matrimoni 4. Le malattie piu sono i dolori laterali e le intermittenti e perniciose». Abolite le province nel 1848 N. fu incluso nella divisione amministrativa di Nuoro; quando poi nel 1859 furono reintrodotte le province ` a far parte di quella di Sassari. entro Quando infine nel 1927 fu ricostituita la provincia di Nuoro, N. vi fu incluso. & ECONOMIA Le attivita ` di base della sua economia sono l’allevamento del bestiame, in particolare quello ovino e in misura minore il bovino, e l’agricoltura, in particolare la cerealicoltura e la viticoltura. Negli ultimi decenni si sta sviluppando in modo molto mode` industriale che si sto anche l’attivita basa su piccole imprese nel campo alimentare e dell’edilizia. Molto modesta la rete di distribuzione commerciale. ` collegato per mezzo di auServizi. N. e tolinee agli altri centri della provincia. Dispone di medico, scuola dell’obbligo, Biblioteca comunale. & DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 387 unita di cui stranieri 2; maschi 193; femmine 194; famiglie 159. La tendenza complessiva rivelava una diminuzione della popolazione, con morti per anno 11 e nati 5; cancellati dall’anagrafe 18 e nuovi iscritti 3. Tra i principali indicatori economici: imponibile medio IRPEF 12 014 in migliaia di lire; versamenti ICI 158; aziende agricole 60; imprese commerciali 18; esercizi pubblici 3; esercizi al dettaglio 5. Tra gli indicatori sociali: occupati 108; disoccupati 39; inoccupati 12; diplomati 15; con licenza media 117; con licenza ele-

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Noraja mentare 152; analfabeti 30; automezzi circolanti 114; abbonamenti TV 120.

l’edificio di maggiore interesse storico ` la chiesa di Santa Maria d’Itria di orie gini medioevali, costruita in forme molto semplici. Ha un impianto a una sola navata e la copertura a capanna. ` anche la chiesa Di qualche interesse e parrocchiale di San Giacomo. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Il paese fa festa per Sant’Antonio Abate, ` rituale, distribuil 17 gennaio, con falo zione di bevande e cibi a tutti i presenti e celebrazioni varie; e il martedı` dopo Pentecoste, per celebrare la Madonna d’Itria, con processione, esibizioni equestri e varie manifestazioni folcloristiche.

Noraja Antico villaggio di probabili ori-

Noragugume – Uno dei menhir presenti nel territorio comunale.

PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il suo territorio fu frequentato dall’uomo in epoca prenuragica, come dimostrano i menhir di Pedra Taleri, un complesso di ben quattro di questi monumenti tra cui uno alto ben 4 m, e considerato per ` alto del Marghine; acquesto il piu canto si trovano anche alcune domus de janas ben conservate. Il territorio annovera anche numerosi nuraghi tra i quali quelli di Carchinada, Costa Nuraghe, Irididdo, Lizzera, Muresune, Muros Rujos, Trididolo, Tulinu. Tra ` questi quello meglio conservato e quello di Tulinu che sorge non lontano dal complesso di Pedra Taleri. & PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE Il villaggio ha conservato il suo impianto tradizionale e lungo le sue strade si affacciano ancora numerose le tipiche case in pietra a due piani; &

` Noazza gini romane, situato in localita in territorio ai confini tra Florinas e Codrongianos; nel Medioevo faceva parte del giudicato di Torres ed era compreso nella curatoria del Figulinas. Era incluso nei territori che entro il secolo XII erano passati per matrimonio ai Malaspina. Essi, dopo l’estinzione della dinastia giudicale di Torres, lo inclusero nel piccolo stato che formarono riunendo tutti i loro possedimenti. Con l’arrivo degli Aragonesi ` al re, essi dapprima giurarono fedelta ` a far parte del Regnum per cui N. entro Sardiniae; poi, nel 1325, si schierarono a fianco dei Doria, che si erano ribellati, per cui il villaggio fu investito dalle operazioni di guerra. Nel 1330 fu attaccato dalle truppe di Raimondo Cardona che lo danneggiarono gravemente; i Malaspina, comunque, riuscirono a conservarne il possesso. Nel 1342 il marchese Giovanni, cui il villaggio apparteneva, morı` lasciando erede Pietro IV d’Aragona. I fratelli del de`e funto non accettarono la sua volonta si ribellarono nuovamente, per cui N. fu coinvolto in una drammatica situa` a spopozione di tensione e comincio larsi. Nel 1353 il territorio fu definiti-

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Norbello vamente sequestrato agli antichi signori e N., nel corso dei decenni successivi, scompar ve a causa delle guerre tra Aragona e Arborea.

Norbello Comune della provincia di Oristano, incluso nel Comprensorio n. 15, con 1223 abitanti (al 2004), posto a 315 m sul livello del mare al margine orientale dell’altipiano di Abbasanta. Regione storica: Gilciber. Archidiocesi di Oristano. & TERRITORIO Il territorio comunale, di forma grosso modo rettangolare, si estende per 26,12 km2, comprendenti anche la frazione di Domusnovas Canales, e confina a nord con Borore, a est con Aidomaggiore, a sud con Ghilarza e a ovest con Abbasanta. Si tratta di un territorio di confine tra l’altipiano e la valle: comprende quindi una parte di ` arido e freddo, e quindi tavolato, piu ` adatto per l’allevamento, e un piu tratto del versante destro della vallata ` ripadel Tirso (occupata dal lago), piu rata e ricca di acque e quindi ideale per l’agricoltura. Il paese si trova lungo una bretella che si dirama dalla superstrada Cagliari-Sassari e continua per i vicini centri di Abbasanta e Ghilarza; una breve deviazione raggiunge la frazione di Domusnovas Canales. A breve distanza passa la ferrovia Oristano` vicina e ` ad Chilivani, la stazione piu Abbasanta, 2 km. & STORIA Il suo territorio e ` ricco di testimonianze del periodo prenuragico e nuragico e dei periodi punico, romano e bizantino, che documentano ` dell’insediamento umano la continuita in questa terra ideale per lo sviluppo di ` agropastorali. Conosciuto nel attivita Medioevo col nome di Norghiddo, fece parte del giudicato d’Arborea ed era compreso nella curatoria del Guilcier; nel 1376 la sua popolazione diminuı` vistosamente a causa della peste. Negli ` acuta del stessi anni, nella fase piu

conflitto tra Aragona e Arborea, il villaggio fu provocatoriamente concesso in feudo dal re d’Aragona a Valore de Ligia che si era schierato dalla sua `, e ` evidente, di una proparte. Si tratto ´ N. continuo ` a rimavocazione poiche nere saldamente in mani arborensi. Dopo la battaglia di Sanluri, dal 1410 i suoi abitanti rimasero in uno stato di tensione nei confronti degli Aragonesi ` soprattutto quando nel 1415 il re tento di favorire il passaggio del territorio ai De Ligia (=). Conclusasi tragicamente la vicenda dei De Ligia, N. nel 1417 en` a far parte del feudo concesso a Giotro vanni Corbera che nel 1426 a sua volta lo cedette al marchese di Oristano. Alla fine della tragica epopea di Leonardo ` a esAlagon, N. fu sequestrato e torno sere amministrato direttamente da funzionari reali. Nel 1485 fu incluso nel territorio del Canales concesso in ` ai Carfeudo ai Requesens da cui passo dona che nel 1537 lo vendettero a Ni` Torresani. Da quel momento in colo ` nel corso dei secoli succespoi N. passo sivi ai Cervellon che lo inclusero nel loro grande feudo di Sedilo e si estin` al sero nel 1725. Il villaggio allora torno ` a far parte del fisco, ma nel 1737 entro marchesato di Sedilo acquistato dal canonico Francesco Solinas da cui in` ai Delitala (=) Nel 1821 fu fine passo incluso nella provincia di Oristano e ` dalla dipendenza nel 1838 si riscatto ` la testimofeudale. Di questo periodo e nianza di Vittorio Angius: «N. nel 1840 numerava anime 560 distribuite in 150 famiglie, e distinte in maggiori d’anni 20 maschi 170, femmine 165, minori maschi 115, femmine 110. Si celebrano annualmente matrimoni 6, e si numerano nascite 25, morti 14. Le solite malattie mortali sono i dolori di punta e le perniciose. Molti vivono a’ 60 anni, ra` . Le persone applicate alrissimi in la l’agricoltura sono 140, alla pastorizia

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Norbello ` necessari 10. Non 25, a’ mestieri piu tutte le donne si occupano nella tessitura. Si lavorano panni ordinarii, tele e coperte di letto. La scuola primaria frequentasi da 8 fanciulli. Nel paese sa` di 20 pran leggere e scrivere non piu persone. Agricoltura. Le terre di N. `, athan riputazione di gran benignita tissime a’ cereali, e in modo particolare idonee alle viti. La ordinaria semi` notarsi di starelli 400 di nagione puo grano, 200 d’orzo, 40 di fave, legumi 15, lino 25. La fruttificazione del frumento ` del ventuplo in la `, negli anni felici e ` del trentuplo, orquella dell’orzo in la dinariamente si ha dal primo il 10, dall’altro il 15. L’orticultura si pratica in ` buoni prodotti. alcuni siti comodi, e da ` comuni sono fichi, suI fruttiferi piu sini, albicocchi, peri, pomi, e tra le altre specie i cotogni e i granati. La cultura degli olivi va stendendosi su maggior terreno. Nel vigneto sono quasi ` d’uve spesso notate ne’ tutte le varieta ` frevicini dipartimenti, ma le nere piu quenti. I vini son buoni, ma non quanto potrebbero essere se meglio manifatturati. Solitamente le vendemmie danno circa 1300 cariche, ossiano quartare cagliaritane 39 000. Pastori´ i salti sieno comodi alla zia. Comeche ` questa medesima, tuttavolta non e quanta potrebbe essere. Erano nel 1839 per l’agricoltura buoi 150, vacche 750, cavalle 110, pecore 1000, porci 150, cavalli 20, giumenti 100. Pascono le bestie manse nel prato e nelle tanche, le altre in queste e nel pabarile che dicono, e non accade di dover passare a’ pascoli d’altri territori. Le pecore muojono in gran numero nell’estate per la troppa grassezza del nutrimento, a che quei dabbene non sanno rimediare. I prodotti pastorali sono consumati nel paese, e solo si vendono i cuoi e le pelli». Quando nel 1848 le province ` a far parte della furono abolite entro

divisione amministrativa di Cagliari e dal 1859 della ricostituita omonima provincia. Nel 1862 con decreto reale ` di chiamarsi Norghiddo assucesso mendo l’attuale denominazione di N.; nel 1927 perse l’autonomia e fu aggregato a Ghilarza e dal 1934 ad Abbasanta. Solo nel 1946 riprese la condizione di comune autonomo e quando nel 1974 fu costituita la provincia di ` a farne parte. Oristano entro & ECONOMIA Le attivita ` di base della sua economia sono l’agricoltura, in particolare la cerealicoltura, la frutticoltura e la viticoltura, e l’allevamento del bestiame, in particolare quello bovino e quello ovino e in misura minore ` poco orgal’allevamento dei suini. E nizzata la rete di distribuzione com` collegato da aumerciale. Servizi. N. e tolinee e da ferrovia agli altri centri della provincia. Dispone di Pro Loco, medico, farmacia, scuola dell’obbligo, sportelli bancari. Possiede la Biblioteca comunale. & DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 1203 unita di cui stranieri 2; maschi 606; femmine 597; famiglie 415. La tendenza complessiva rivelava una sostanziale stabi` della popolazione, con morti per lita anno 14 e nati 9; cancellati dall’anagrafe 13 e nuovi iscritti 19. Tra i principali indicatori economici: imponibile medio IRPEF 16 064 in migliaia di lire; versamenti ICI 562; aziende agricole 150; imprese commerciali 45; esercizi pubblici 7; esercizi al dettaglio 9. Tra gli indicatori sociali: occupati 380; disoccupati 30; inoccupati 53; laureati 21; diplomati 186; con licenza media 389; con licenza elementare 334; analfabeti 20; automezzi circolanti 446; abbonamenti TV 336. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il suo ` rilevante patrimonio archeologico e soprattutto per i monumenti ricondu-

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Nordai cibili al periodo nuragico al quale appartengono i nuraghi Battizzones, Funtana Alinos, Giuanne Orene, Iscrocca, Muresune, Orene, Ozzillo, Perdu Cossu, Ruju, Sa Chinine, Scocco, Taerra, Truischea, Truiscu, Zuanne Orane e alcune Tombe di giganti in buono stato di conservazione. Tra tutti ` interesil sito archeologicamente piu ` il nuraghe Suei, pseudonurasante e ` omonima a ghe situato nella localita poca distanza dall’abitato. Appartiene ` antica della civilta ` nuraalla fase piu ` costituito da una costruzione gica ed e semiellittica di notevoli proporzioni alta mediamente circa 6 m. Al suo in` attraversato da un unico terno e grande corridoio. & PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE Il suo centro storico ha conservato in gran parte le costruzioni in basalto tipiche della zona nel Medioevo e ha saputo valorizzare questo patrimonio negli ultimi decenni inserendovi alcune bellissime piazze pavimentate in basalto e arricchite da statue e da murales realizzati da noti artisti sudamericani che operarono nel villaggio per un certo periodo. L’edificio di mag` la chiesa di San Quirico e gior pregio e Santa Giuditta che sorge al centro del ` l’attuale parrocchia. Fu copaese ed e struita in forme romaniche nella se` del secolo XII in conci di conda meta trachite scura e di basalto. Nel secolo XVIII fu ricostruita tanto che dell’antico impianto rimane solo una parte del lato meridionale con una mono` la chiesa fora. Altro bel monumento e di Santa Maria della Mercede, costruita nel secolo XII su un precedente edificio monastico altomedioevale. L’edificio ha forme romaniche, con una navata unica chiusa da un’abside semicircolare, e in origine era coperto in legno. In seguito la copertura fu rifatta a volta; recenti restauri hanno posto in

luce una scritta dedicatoria in rosso di grande suggestione. Va infine ricordata San Giovanni, chiesa situata in periferia che fu costruita nel secolo XVI in forme tardogotiche. Ha un impianto a tre navate, scandite da archi a ghiera che poggiano su rozzi pilastri con capi` comtelli in trachite rossa; la facciata e pletata da un grande campanile a vela. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI La festa di maggiore spicco, che si riallac` antiche tradizioni del vilcia alle piu ` quella di Sant’Antonio Abate. laggio, e Si svolge il 17 gennaio nella piazza antistante la chiesa di San Giovanni (l’edi` ricordato a partire dal secolo ficio e ` organizzata da un comitato XIII) ed e di giovani (sozios). Il momento culmi` costituito dall’arrivo di una nante e grande quercia dal tronco cavo (tuva), appositamente scelta in una delle foreste vicine al villaggio, che viene tra` sportata da un carro trainato da piu gioghi di buoi, salutato dalle ragazze che agitano degli scialli legati a canne (is pannerlas) e offrono ai giovani is panischeddas, dolci confezionati con farina e sapa. Subito dopo la quercia viene eretta al centro della piazza e ` alimentato dai suoi bruciata in un falo stessi rami.

Nordai Antico villaggio, probabilmente di origine bizantina, che sorgeva non lontano da Sedilo; nel Medioevo apparteneva al giudicato d’Arborea, incluso ` nella curatoria del Guilcier. Si spopolo ` del secolo XIV, pronella seconda meta babilmente in conseguenza della peste del 1376.

‘‘Nostra Sardegna’’ Settimanale di Sassari, uscito per pochissimi numeri tra l’ottobre e il novembre del 1924. Di ` con ispirazione fascista, polemizzo forza con ‘‘Sardegna Libera’’, foglio del Comitato delle Opposizioni, formatosi in seguito all’assassinio Matteotti.

Notariato in Sardegna Secondo una

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Notariato in Sardegna definizione tecnica, i notai «sono pubblici ufficiali istituiti per risolvere gli `, conseratti tra vivi e di ultima volonta varne il deposito, rilasciare le copie, i certificati e gli estratti». Leggi del 1913 e del 1937 hanno aggiunto loro una articolata serie di altre funzioni. LE ORIGINI GIUDICALI Secondo Pio Ca` ritenepa l’istituto del notariato si puo nere introdotto in Sardegna quando il giudice Torchitorio, nell’ottavo anno del suo regno, si rivolse a Montecassino ´ gli fossero mandati dei frati beperche nedettini «ad monasterium facere et regere et gubernare», con l’intenzione di servirsene anche per i servizi della propria corte. Analoga richiesta aveva fatto il re Barisone all’abate Desiderio, che vi aveva aderito inviando in Sardegna «duodecim de melioribus coenobi fratribus» con i loro manoscritti e con quanto (Bibbia, arredi sacri, codici ecc.) occorreva ad monasterium consti` probabile, tuendum. Niente di piu quindi, che gli stessi giudici si siano dovuti servire, per la redazione dei loro atti privati e degli atti ufficiali in genere, di elementi stranieri e soprattutto di scrivani e notai continentali, la cui perizia non doveva essere neppure ` tra il secolo XI e il XII a loro ignota. E ` ecche, accanto agli atti delle autorita clesiastiche, negli uffici locali cominciano a infiltrarsi redattori continentali, genovesi in Alghero, Sassari, Castelgenovese, pisani in Cagliari, Iglesias e nella stessa Oristano. «Chiamati dapprima come semplici scrivani – dice Canepa – contribuiscono al sorgere del notariato che, a poco a poco, si viene ad istituire alle dipendenze della cancelleria; col predominio pi` tardi sano e genovese nell’isola e piu con la diretta dominazione di Pisa nel Cagliaritano, i notai continentali si spargono ormai numerosi nelle sedi ` importanti della Sardegna, ad insipiu

nuare le forme del diritto comune, di cui sono nutriti. Il secolo XII vede quindi sorgere questo istituto che alcuni storici del diritto della nostra isola facevano risalire al secolo X». Il ` regolato modo con cui quest’istituto e nell’ampia trattazione che ne danno gli statuti di Sassari, il Breve di Villa di Chiesa e, in assai minor misura, la Carta de Logu, ci induce a credere che, al tempo di queste codificazioni, il notariato fosse ormai largamente diffuso, almeno nei maggiori centri dell’isola, con regole quasi concordi in tali testi molto simili a quelle degli statuti continentali. DALL’ARAGONA ALLA SPAGNA Sul notariato in periodo aragonese e spagnolo – continua Canepa – «in ordine di tempo vengono per prime le disposizioni estese a Cagliari col privilegio conosciuto come Ceterum (25 agosto 1327). Esse sono quelle emanate da Giacomo II nella seconda curia di Barcellona, tenutasi nel febbraio 1299 e quelle del 17 luglio 1310 dello stesso re. Segue un privilegio di Alfonso IV di Aragona del 20 ottobre 1328 e poi una regia patente del 14 febbraio 1353 di Pietro IV sull’esercizio del notariato da parte dei pisani». Nel parlamento Erill (1447) furono promulgate nuove provvidenze sul notariato. In quello Cardona (1545) furono emanate alcune provvidenze per evitare la perdita e la distruzione degli atti notarili, per la formazione e il rilascio di copie autentiche di rogiti notarili. Il parlamento Heredia (1569) ` in materia testamentaria e legifero ` la quello del Madrigal (1564) regolo cancellazione dei censi e la registrazione degli atti notarili. Nei parlamenti Coloma (1575) e Moncada (1586) si stabilirono le tariffe e le condizioni per l’esercizio del notariato. Anche i parlamenti successivi si occuparono del tema. «Nel diritto sardo di questa

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Novaro epoca – osserva Canepa – la professione del notariato viene considerata una regalia sovrana, e l’abilitazione al suo esercizio spetta al sovrano, il quale l’autorizza o direttamente a mezzo di privilegi, o indirettamente a mezzo dei ` suoi ufficiali, o a mezzo di organi a cio ` rileappositamente preposti. Va pero vato che anche in questo periodo la Chiesa era solita nominare dei Notari Apostolici, ma le loro funzioni venivano esercitate nell’ambito della Chiesa stessa». LA SARDEGNA SABAUDA Passata la Sardegna sotto i Savoia (1720) «uno degli istituti che, per la sua importanza, ` subito l’attenzione dei goverattiro nanti – scrive Canepa – fu quello del notariato, per il quale furono emanate molteplici leggi e provvidenze regie, lettere patenti, editti, costituzioni, istruzioni e regi biglietti aventi prevalentemente carattere innovativo. Le prime leggi risalgono al 1738 e sono precisamente l’editto del 15 maggio, col quale re Carlo Emanuele III introduceva nell’isola l’istituto dell’‘‘insinuazione’’, e un’istruzione del 30 settembre dello stesso anno per la prassi ` un prenotarile. Dello stesso anno e ´ gone emanato il 30 agosto dal vicere Rivarolo, col quale si prescriveva che i contratti fossero sottoscritti, oltre che dalle parti, da un notaio pubblico». La procedura per la nomina a notaio fu, in parte, modificata da un editto del vi´ Carlo Felice, 13 luglio 1812, da un cere brevetto del 28 marzo 1837 e da una carta reale del 1º marzo 1838. Anche le Leggi civili e criminali di Carlo Felice contengono molte disposizioni sulla materia notarile e sull’istituto dell’insinuazione. Ultime nel tempo sono le regie lettere patenti del 27 settembre 1842 che regolano gli istituti degli aspiranti al notariato. «Con la rinuncia fatta nel 1847 dai sardi alla loro auto-

nomia giuridica, viene esteso all’isola, il 5 agosto 1848, il Codice albertino. E da quest’epoca al diritto sardo si sostituisce quello piemontese prima e quello italiano poi».

Novaro Famiglia cagliaritana (secc. XVIII-XIX). Di origine genovese, era interessata alle peschiere e alla tonnara di capo Malfatano. Comparve a Cagliari nel corso del secolo XVIII e con i figli di un Francesco, alla fine del secolo, si divise in due rami. Il primo, discendente da un Luigi, ottenne il ca` nel valierato ereditario e la nobilta 1842; il secondo, discendente da Francesco, capitano del porto di Cagliari, ottenne i privilegi nel 1838. I N. si estinsero nel corso del secolo XIX.

Novaro, Antonio Militare di carriera (Cagliari 1809-ivi 1875). Entrato nell’Accademia militare di Torino fu nominato sottotenente nel 1832. Prese parte alla prima guerra di indipendenza e successivamente alla seconda; nel 1860, mentre si svolgeva la campa` , fu promosso generale. gna per l’Unita ` nel 1862 comando ` alcune Dopo l’Unita divisioni e nel 1866 prese parte alla terza guerra di indipendenza. Infine fu nominato capitano delle guardie del corpo del re.

‘‘Novatore, Il’’ Periodico socialista massimalista, pubblicato a Cagliari nel 1919. Contrario al socialismo riformista, diffondeva le idee dei massimalisti, degli anarchici e in genere dei ri` voluzionari, sostenendo l’opportunita della lotta per portare al potere il pro` solo letariato. Uscı` tra mille difficolta per pochissimi numeri.

Novella, Gaspare Vincenzo Religioso (Valencia, inizi sec. XVI-Cagliari 1586). Vescovo di Ampurias e Civita dal 1575 al 1578, arcivescovo di Cagliari dal 1578 al 1587. Laureato in Teologia, da sacer` e preparadote si fece notare per pieta zione. Nel 1575 fu nominato vescovo di

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Nuchis Ampurias e Civita, ma, giunto in Sarde` gna, nello stesso anno il re lo nomino visitatore generale del Regno. Impegnato nel gravoso compito, ebbe poco tempo per conoscere la sua diocesi. Nel 1578 fu nominato arcivescovo di `a Cagliari. Nella nuova sede continuo occuparsi anche dei problemi tempo´ Mirali, e quando nel 1584 il vicere ` l’isola, fu nomichele Moncada lascio nato presidente del Regno e assunse le ´ interino. funzioni di vicere

Nozzolini, Tolomeo Erudito (Pisa, se` sec. XVI-?, sec. XVII). Saconda meta cerdote pisano, in un poema sostenne che Pisa aveva liberato la Sardegna dagli Arabi: La Sardegna trionfante, o vero recuperata, dove si tratta come ella fu liberata dal potere dei mori per li pisani, edito a Roma nel 1653.

Nuchis Centro abitato della provincia di Olbia-Tempio, frazione di Tempio Pausania (da cui dista 6 km), con circa 350 abitanti, posto a 504 m sul livello del mare a nord-est del comune capoluogo, alle falde settentrionali del Limbara. Regione storica: Gemini. Diocesi di Tempio-Ampurias. & TERRITORIO Il territorio e ` costituito dalle colline a nord del Limbara, tutte di natura granitica e ricche di verde, adatte sia per l’agricoltura, in particolare la viticoltura, che per l’allevamento. A breve distanza dall’abitato scorre il rio Parapinta, che assume poi il nome di Carana e va a gettarsi nel lago artificiale del Liscia. Le comunicazioni sono assicurate da una doppia bretella di collegamento con la statale 127, nel tratto tra Tempio Pausania e Calangianus. Il paese dispone anche di una stazione lungo la linea ferroviaria a scartamento ridotto Tempio-Palau, usata oggi prevalentemente a scopo turistico. & STORIA Il villaggio e ` di origine medioevale: apparteneva al giudicato di

Gallura ed era compreso nella curatoria di Gemini. All’estinzione della di` sotto l’amminastia dei Visconti passo nistrazione diretta di funzionari pisani. Subito dopo la conquista arago` a far parte del nese il villaggio entro Regnum Sardiniae. La sua popolazione ` mantenne un atteggiamento pero ostile nei confronti dei nuovi venuti e il piccolo villaggio fu al centro delle operazioni militari nella guerra tra Do` a far ria e Aragona; dopo il 1347 entro parte dei territori concessi a Giovanni ´ li pacificasse. d’Arborea (=) perche ` , mentre il Nei decenni successivi pero suo signore pativa rinchiuso in carcere dal fratello, il giudice Mariano IV, N. ` a subire danni a causa della continuo guerra e della peste del 1376. Nel 1388 fu incluso nei territori riconosciuti ai Carroz di Mandas eredi di Giovanni ` riuscirono a end’Arborea, i quali pero trarne in possesso solo dopo la conclusione delle guerre e della parentesi del visconte di Narbona. Estinti i Carroz, ` ai Maza de Lic nel 1479 passo ¸ ana e, quando anche questi ultimi si estinsero, dopo una lunga lite giudiziaria, ` con tutto il Gemini ai Portugal, passo che a loro volta si estinsero nel 1584. Il villaggio fu ereditato allora dai De Silva Fernandez che lo fecero amministrare da un regidor che risiedeva a Orani. Cosı` N. fu incluso nel marchesato di Orani cui rimase legato fino al riscatto dei feudi nel 1838. Nel corso del secolo XVII il carico dei tributi feu` pesante e con la dali era divenuto piu modifica della procedura di individuazione del majore N. aveva perso completamente la propria autonomia. Nello stesso periodo aveva subı`to gravi danni per le continue faide tra bande di pastori che infestavano i vasti salti del suo territorio e che, approfittando dell’isolamento in cui si trovava, imponevano spesso un regime di terrore cui

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Nuchis l’amministrazione baronale non era in grado di porre rimedio. Nel corso del secolo XVIII era stato fatto qualche tentativo di ripopolamento dei vasti territori con la costruzione di alcuni stazzi, ma senza grandi risultati; frat` con tanto i rapporti della comunita l’amministrazione feudale si erano ` tesi e in diverse occafatti sempre piu sioni gli abitanti di N. si erano rifiutati di pagare i tributi. Nel 1821 il villaggio fu incluso nella provincia di Tempio ` dal vinPausania e nel 1838 si libero ` intecolo feudale. Di questo periodo e ressante la testimonianza di Vittorio Angius: «Nell’articolo Gallura notammo la popolazione di questa terra, denominandola ne’ numeri seguenti: famiglie conviventi 75, ed anime 390; famiglie disperse 73, ed anime 384, sı` che in totale erano famiglie 148 ed anime 774. Dopo i quattro anni trascorsi dalla pubblicazione di quell’ar` portare la ticolo, appena si potra somma delle anime a 800. Si va lentamente, e talvolta si torna indietro. Il vantaggio dell’agricoltura sulla pasto` ben meschino. Le arti necessarizia e rie sono esercitate da pochi, e mancano persone che curino la salute; manca pure l’ostetrice. Si possono notare le seguenti ragioni: nati 20, morti 17, matrimoni 5 all’anno. Del terreno ` compreso dal vicoltivato un terzo e gneto, gli altri due terzi sono per i cereali. Si semina ordinariamente di grano starelli 120, d’orzo 90, di fave e legumi 35. La fruttificazione spesso non sopravanza il settuplo della semenza. La vite vi prospera, e la ven` la sufficienza al paese, e di demmia da ` una grande quantita ` di mosto, che piu vendesi in Tempio per bruciarlo ad acquavite, e in Monti, Oschiri e ne’ paesi dell’Anglona per beverlo. Si condisce bene di sappa o vin cotto. Il bestiame che tienesi nel prato, nel paberile, che

` determidicono, e nelle tanche, si puo nare cosı`: buoi per l’agricoltura 90, cavalli di servigio 30, porci 200, giumenti 45. Ne’ distretti pastorali si educano vacche 300, cavalle 60, capre 1000, pecore 1300». Abolite nel 1848 le pro` a far parte della divivince, N. entro sione amministrativa di Sassari e dal 1859 dell’omonima ricostituita provincia. Nel 1939 perse la sua autonomia e divenne frazione di Tempio Pausania. & ECONOMIA Le attivita ` di base della sua economia sono l’agricoltura, in particolare la cerealicoltura, la viticoltura e l’olivicoltura, e l’allevamento del bestiame, in particolare quello bovino e ovino, in misura minore quello ` poco organizzata la rete di dei suini. E distribuzione commerciale. Servizi. N. ` collegato per mezzo di autolinee agli e altri centri della provincia. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il suo ` ricco di siti riferibili al peterritorio e riodo nuragico, tra questi quelli dei nuraghi Aghirru, Narcao, Monte di Deu, ` intePunta Lu Naracu. Tra tutti il piu ` il nuraghe Punta Lu Naracu. ressante e L’edificio si trova a poca distanza dall’abitato, lungo la strada per Calangia` del tipo detto a galleria e quindi nus; e ` antico riconducibile al periodo piu ` nuragica. Al suo interno si della civilta trova un corridoio che lo attraversa in tutta la sua lunghezza e conduce a una piccola cella. & PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE Il villaggio ha conservato il suo assetto tradizionale con le case in granito non intonacato tipiche dell’architettura popolare gallurese; l’edificio ` importante e ` il complesso dei santi piu Cosma e Damiano composto da una chiesa, da un santuario e dal camposanto situati sul colle che domina l’abitato e circondati da un magnifico giardino. Si dice che la chiesa sia stata fatta costruire dopo la peste del 1528, dal

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Nughedu San Nicolo` bandito Antonio Decandia. L’edificio fu ricostruito nel 1855 e restaurato nel ` in granito e nonostante i conti1945; e nui interventi presenta una certa sem` secondo la tradizione plice unitarieta degli edifici religiosi della Gallura. Al` la chiesa tro interessante edificio e dello Spirito Santo, parrocchiale molto antica rimaneggiata nel corso dei secoli. Infine la chiesa di San Salvatore, costruita in conci di granito nel secolo XVII: ha un impianto a una sola navata rettangolare, la copertura in legno e la facciata col doppio ingresso arricchita da un campanile a vela. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI La ` importante e antica e ` quella festa piu dedicata ai santi Cosma e Damiano che si svolge il 26 settembre nella chiesa omonima; la ricorrenza ricorda la peste del 1528 della quale il territorio fu liberato grazie all’intervento dei due santi. Vi si svolge un novenario durante il quale le casette (cumbessı`as) del complesso si animano per i pellegrini che vi giungono da molti centri della Gallura.

Nughedu Antica curatoria che faceva parte del giudicato di Torres, e in seguito fu parte dello stato signorile dei Doria. Corrispondeva all’incirca ai territori degli attuali comuni di Ozieri e ` , e occupava la Nughedu San Nicolo parte centrale delle colline del Logudoro. Confinava a nord con la curatoria d’Anglona, a est con quella del Montacuto, a sud con Goceano e Costavalle, a ovest con Meilogu-Oppia. Comprendeva i seguenti villaggi, oggi per la ` o Bamaggior parte scomparsi: Biduve tiffe, Bisarcio a Gisarclu, Buttule o Guzule, Ivassa, Lerron, Lexanis, Nughedu, Nugor, Ozier, Pianu, Pira Domestiga, San Leonardo o Orveis. A seconda di come cambiava il capoluogo la curatoria prese anche il nome di Nugor, Lerron o Bisarcio, Ardara, Ozieri.

Fu appunto a partire dal secolo XIV che si congiunse con la curatoria del Meilogu ed ebbe a capoluogo Bisarcio, antica residenza vescovile, quindi Ardara, luogo di residenza dei giudici di Torres; in quello stesso secolo la sede principale fu trasferita infine a Ozieri.

` – Veduta del centro Nughedu San Nicolo abitato.

` Comune della Nughedu San Nicolo provincia di Sassari, compreso nella ` montana, con 992 abitanti VI Comunita (al 2004), posto a 577 m sul livello del mare a sud di Ozieri. Regione storica: Montacuto. Diocesi di Ozieri. & TERRITORIO Il territorio comunale, di forma grosso modo trapezoidale, si estende per 67,95 km2 e confina a nord con Ozieri, a est con Pattada, a sud con Bultei, Anela, Bono e Bonorva, a ovest con Ittireddu. Si tratta di una regione di colline, alcune delle quali anche piuttosto elevate, che si stende tra la piana di Chilivani a nord e la catena del Goceano a sud. Vi scorrono corsi d’acqua che fanno parte del bacino idrico del Coghinas, ma confluiscono in parte nel lago Lerno, presso Pattada. ` attraversato da una strada Il paese e secondaria che partendo da Ozieri si dirige a sud, per dividersi in un ramo che raggiunge Bultei, in Goceano, e uno che si inerpica sulle colline sfio` alte della regione rando le punte piu (monte Calvia, 760 m, punta Sordanu,

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Nughedu San Nicolo` ` 710 m) per raggiungere la nota localita montana di Sa Fraigada. & STORIA Il suo territorio e ` ricco di testimonianze prenuragiche e nuragi` di oriche ma l’attuale centro abitato e gine medioevale. Apparteneva al giudicato di Torres ed era compreso nella curatoria del Nughedu. Dopo l’estinzione della dinastia giudicale di Torres il suo possesso fu conteso tra i Doria, gli Arborea e i Visconti di Gallura. Sebbene alla fine del secolo XIII le truppe arborensi lo avessero occupato, i Doria prestarono omaggio al re d’Aragona che si apprestava alla conquista della Sardegna e ottennero da lui l’investitura del villaggio e della curatoria. A operazioni militari concluse questa ` risolvere a loro favore mossa sembro la contesa precedente, ma nel 1325 i Doria si ribellarono aprendo un lunghissimo conflitto con l’Aragona; gli Arborea allora approfittarono della situazione e invasero la curatoria di Nughedu, ne unirono una gran parte al Montacuto e occuparono N.S.N. Il re allora, per pacificare l’intera regione, nel 1339 la concesse in feudo al fido Giovanni d’Arborea e cosı` il villaggio ` aver trovato un assetto politico sembro affidabile; ma quando lo sfortunato ` di prestare omaggio principe si rifiuto feudale al fratello, il giudice Mariano IV, fu da questi fatto rinchiudere in prigione per il resto dei suoi giorni. Cosı` N.S.N. cadde nuovamente nel caos e quando scoppiarono le guerre tra Aragona e Arborea fu occupato dalle truppe arborensi che di fatto lo annetterono al giudicato. Il villaggio in tutti questi anni decadde e dopo la battaglia ` nelle mani di Sanluri, nel 1410, passo del visconte di Narbona e quando que` ai suoi diritti, fisti nel 1420 rinuncio ` a far parte del Regnum nalmente entro Sardiniae: nel 1421 il re lo incluse nel grande feudo concesso ai Centelles.

Nei secoli successivi, quando i Centelles divisero il territorio del feudo in incontrade, fu incluso in quella del Montacuto e amministrato da un funzionario che risiedeva a Ozieri. Questa fami` il feudo glia si estinse nel 1569 e lascio ` ai Borgia che pero ` ne entrain eredita rono in possesso solo nel 1591, al termine di una lunga contesa giudiziaria con altri pretendenti. Con i nuovi feudatari le condizioni di vita di N.S.N. peggiorarono, infatti il carico fiscale fu notevolmente aumentato e venne modificato il sistema di individua` di essere zione del majore che cesso eletto dai capifamiglia e fu scelto dal regidor del feudo entro una terna di nomi proposti dai capifamiglia. Il rapporto con la burocrazia feudale, costituita spesso da membri di famiglie di maggiorenti legate al feudatario, non fu molto felice e le condizioni dell’amministrazione e dell’applicazione della giustizia divennero difficili. I Borgia si estinsero nel 1740 e N.S.N. ` dapprima ai Pimentel e succespasso sivamente ai Tellez Giron. Nonostante nel corso del secolo XVIII il piccolo centro continuasse a soffrire il peso dell’amministrazione baronale, le condizioni della sua economia cominciarono a evolversi positivamente e in ` cominciarono a maseno alla comunita nifestarsi le aspirazioni alla autonomia. Quando scoppiarono i moti antifeudali il villaggio vi aderı` e i suoi abitanti si rifiutarono di pagare i tributi feudali. Fu solo una vampata: negli ` anni seguenti la sua vita continuo come prima; nel 1821 fu incluso nella ` provincia di Ozieri e nel 1838 si libero finalmente dalla dipendenza feudale. Per questo periodo abbiamo la testimonianza di Vittorio Angius: «Nel 1839 N. numerava maggiori d’anni 20 maschi 496, femmine 540, minori maschi 370, femmine 530; in totale 1736,

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Nughedu San Nicolo` ` famiglie 415. La popolazione di N. gia da 20 anni patı` notevole diminuzione per causa di una mortale epidemia e delle inimicizie che insorsero fra gli abitanti. Nell’anno i matrimoni sogliono essere 20, le nascite 55, le morti 35. Molti invecchiano agli 80, e gli esempi de’ centenni sarebbero stati ` numerosi se nelle fazioni gia ` piu spente si fosse meno usato l’archibugio. La scuola primaria si frequenta da ` piu ` frecirca 25 fanciulli quando e quentata. Agricoltura. Dell’amplissima estensione territoriale di N. sono ` chiusi da 5 a 6 mila starelli: il resto e aperto. Il monte di soccorso, che ha fissata la dote in grano di starelli 400, in denaro di lire sarde 1000, aveva nel 1841 starelli 337, e lire 422.9.1. Si suol seminare di grano starelli 750, di orzo 900, di fave e legumi 150. La fruttifica` all’otto, dell’orzo al zione del grano e dodici, delle fave al 6, cosı` pure pe’ legumi. La cultura del granone occupa circa 200 starelli di terreno; quella del ` di 50, quella del canape lino poco piu 12. Per ogni starello di lino si hanno 6 decine, per il canape 10. Il colono, fatti i lavori della seminagione, non pensa ` a’ suoi campi, o non torna ad opepiu rarvi che per la messe. Negli orti si coltivano poche specie. Le vigne son poche, e forse l’area complessiva non ` starelli 80: le uve di poche varieta `, dara ` mediocre e i vini bianchi di qualita ` , alla quale devesi suppoca quantita plire dalla vendemmia ozierese. Gli alberi fruttiferi sono in iscarso numero e ` numepoche specie. Tra queste la piu rosa sono i noci. La chiusura dei ter` continua, e forse sara ` comreni gia preso il sesto della superficie territoriale in circa cento tanche. Pastorizia. L’abbondanza de’ pascoli permette` numerose le specie solite rebbe piu `e ` come educarsi. L’ordinaria quantita qui notasi: buoi per agricoltura 250, ca-

valli di servigio 80, majali 80, giumenti 100. Bestiame rude. Capi vaccini 1600, tori e vitelli 360, capre 2600, pecore 3500, porci 2400, cavalle 100. Le famiglie pastorali sono circa 96, e alcune di queste stanziano nel salto da marzo a settembre, negli altri mesi nel paese». Abolite le province, nel 1848 N.S.N. fu incluso nella divisione amministrativa di Nuoro; quando poi nel 1859 furono ` a far reintrodotte le province entro parte di quella di Sassari cui da quel ` rimasto legato fino ai giorni momento e nostri. & ECONOMIA Le attivita ` di base della sua economia sono l’allevamento del bestiame, in particolare ovini e in misura minore i bovini, e l’agricoltura, in particolare la cerealicoltura e la coltivazione delle nocciole; in misura minore rimangono ancora alcuni noceti un tempo molto sviluppati. Negli ultimi decenni si sta sviluppando anche ` industriale che si una modesta attivita basa sui comparti alimentare, edilizio ` molto e della lavorazione del legno. E poco sviluppata la rete di distribuzione ` collecommerciale. Servizi. N.S.N. e gato da autolinee agli altri centri della ` dotato di Pro Loco, staprovincia. E zione dei Carabinieri, medico, farmacia, scuola dell’obbligo, sportello bancario. Possiede una Biblioteca comunale. & DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 1049 unita di cui stranieri 1; maschi 516; femmine 533; famiglie 423. La tendenza complessiva rivelava una diminuzione della popolazione, con morti per anno 17 e nati 6; cancellati dall’anagrafe 21 e nuovi iscritti 14. Tra i principali indicatori economici: imponibile medio IRPEF 11 597 in migliaia di lire; versamenti ICI 522; aziende agricole 191; imprese commerciali 67; esercizi pubblici 4; esercizi al dettaglio 12; ambu-

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Nughedu San Nicolo` lanti 1. Tra gli indicatori sociali: occupati 344; disoccupati 25; inoccupati 64; laureati 10; diplomati 113; con licenza media 287; con licenza elementare 462; analfabeti 25; automezzi circolanti 505; abbonamenti TV 334. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il territorio conserva numerose testimonianze archeologiche di notevole importanza, tra queste la necropoli di Sos Furrighesos, con oltre 20 domus de janas, che risale alla cultura di Ozieri tra il 3000 e il 2000 a.C. Situata su un costone roccioso sulla strada per Itti`a reddu, a 5 km dall’abitato, continuo ` del Ferro. essere utilizzata fino all’Eta Alcune delle tombe sono riccamente decorate con motivi di vario genere tra i quali le protomi taurine e decora` la tomba zioni a festoni; tra queste e detta Tumba de su Re (Tomba IX) che consta di un ambiente principale e due altri vani che vi si affacciano. L’in` ornato da una stele dalle gresso e forme simili a una A di 4,40 m di altezza ` lavorata ad altorilievo. Il complesso e stato scavato a partire dal 1973 e ha restituito numerose ceramiche ascrivibili a diverse culture preistoriche della Sardegna. Di particolare interesse la tomba XII che costituisce un vero e proprio piccolo labirinto cui si accede da un corridoio profondo 9 m. Il territorio conserva anche numerosi nuraghi, tra i quali quelli di Codinas, Elighe Dulche, Frades, Funtana Fria, Mannu, Monte Paradiso, Orvenza, Pianu ’e Padres, Sa Coa, San Pietro, Sos Padres, Su Pedrosu. & PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE Il paese, per quanto negli ultimi tempi si sia esteso, ha conservato nel suo centro storico l’assetto tradizionale con alcune grandi case in pietra ` impordel tipo a palattu. L’edificio piu ` la chiesa parrocchiale di San tante e Nicola, accanto alla quale sorgeva l’o-

ratorio del Rosario, demolito dopo il ` la chiesa 1960. Altro edificio di rilievo e di San Sebastiano, costruita nel secolo XVII in forme tardogotiche; nell’Ottocento fu chiusa al culto e adattata a ` stata restauscuola; solo dopo il 1960 e rata e riaperta al culto. Ha l’impianto a navata unica e la copertura con volte a botte; al suo interno conserva un altare ligneo intagliato del secolo XVII. Nei dintorni del paese si trovano alcune chiese di un certo interesse architettonico tra le quali quella di San Pietro, situata su un colle a breve distanza dall’abitato attuale; fu costruita nel secolo XV in forme gotico-catalane. Nel corso dei secoli successivi ha subı`to numerosi rimaneggiamenti che ne hanno al` poi Sant’Antonio terato i caratteri. Vi e Abate, anch’essa su un colle che domina il paese; fu costruita nel secolo XVII in forme tardogotiche. Ha un’unica navata di forma rettangolare; all’esterno i muri perimetrali sono rafforzati da un contrafforte e la facciata ` completata da un campaniletto a e vela. Infine quella dedicata ai santi Cosma e Damiano, posta su un declivio lungo la strada per Bultei a circa 4 km dall’abitato. Fu costruita nel secolo XIV in forme tardoromaniche, ha un impianto a una sola navata completata dal presbiterio rialzato rispetto all’aula; nel corso dei secoli ha subı`to numerosi restauri ma nonostante tutto conserva i suoi caratteri originari. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Alcuni prodotti alimentari conservano ` antiche tradila memoria delle piu ` ; in particolare zioni della comunita `ddhine, un partivanno ricordati il po colare tipo di pane che tollerava la lunga conservazione ed era utilizzato dai pastori nei lunghi mesi della permanenza all’ovile e nel corso della transumanza; le pirittas e le paneddas ` di forche sono due tipiche specialita

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Nughedu Santa Vittoria maggio vaccino confezionate dai pastori. Occasione per gustare queste ` sono le feste popolari e in specialita particolare quella di Sant’Antonio Abate che si celebra nella terza dome` essere considerata nica di agosto e puo ` importante del paese. la piu

Nughedu Santa Vittoria Comune della provincia di Oristano, compreso nella ` montana, con 578 abiXV Comunita tanti (al 2004), posto a 496 m sul livello del mare a oriente del lago Omodeo. Regione storica: Parte Barigadu. Archidiocesi di Oristano. & TERRITORIO Il territorio comunale, di forma grosso modo pentagonale, si estende per 28,56 km2 e confina a nord con Bidonı` e con un’isola amministrativa di Sorradile, a est con Olzai e Austis, a sud con Neoneli e a ovest con Ardauli e Sorradile. Si tratta della regione di monti e colline che, digradando dal versante occidentale del Gennargentu, viene a costituire il versante sinistro della vallata del Tirso, occupata in questo punto dalla parte ` ampia del lago Omodeo. Il terreno, piu ricoperto in parte da boschi di pregio, si presta in particolare per l’allevamento, soltanto in qualche tratto vallivo o pianeggiante per l’agricoltura. Il paese si trova lungo la strada secondaria che, proveniente da Ghilarza, si inerpica sul pendio per dividersi poco dopo in due rami, uno per Austis e uno per Neoneli. & STORIA Il suo territorio conserva monumenti prenuragici e nuragici ma ` di origine mel’attuale centro abitato e dioevale. Il suo sviluppo sarebbe avvenuto nei pressi di un monastero benedettino che sorgeva alle falde del monte Santa Vittoria, circondato da un bosco di noccioli, per cui fu chiamato N.S.V. Apparteneva al giudicato d’Arborea ed era compreso nella curatoria del Barigadu. Dopo la caduta del

giudicato d’Arborea fu ceduto al marchese d’Oristano che nel 1420 ne ebbe un’investitura ufficiale. Quando il marchesato fu sequestrato a Leonardo Ala` all’amgon, il villaggio nel 1479 passo ministrazione reale. Nel 1481 fu compreso nel grande feudo del Barigadu concesso a Gaspare Fabra, i cui eredi nel 1519 lo vendettero a Carlo Alagon e ` Torresani. I due nel 1520 divia Nicolo sero tra loro il Barigadu e N.S.V. fu compreso nel Barigadu Susu toccato a Carlo Alagon. Estinti gli Alagon nel ` ai De 1547, il piccolo centro passo Gerp che a loro volta si estinsero nel 1579. Dopo una lunga controversia giudiziaria col fisco che considerava il feudo devoluto, nel 1597 N.S.V. pervenne agli Alagon di Villasor con tutto il Barigadu Susu. Nel corso del secolo XVII i suoi abitanti soffrirono per l’ec` dei nuovi feudatari e il cessiva fiscalita villaggio decadde; nel 1703 agli Alagon subentrarono i De Silva ai quali nel ` , una 1772 fu confiscato. Nel 1774, pero parte del vecchio distretto del Barigadu Susu con N.S.V. fu concesso in feudo ad Antonio Todde col titolo di ` marchese di San Vittorio. Questi pero morı` nel 1776 lasciando N.S.V. a suo nipote Domenico Pes, che immediatamente dovette fronteggiare la difficile situazione creatasi a causa dell’ecces` dei tributi feudali che gli siva gravosita abitanti del villaggio si rifiutavano di pagare. Nel 1821 fu incluso nella pro` vincia di Oristano e nel 1838 si libero dalla dipendenza feudale. Ci sembra utile riportare qualche brano della relazione redatta da Vittorio Angius relativamente a questo periodo: «Nel 1839 erano in N. persone maggiori maschi 145, femmine 120, minori maschi 70, femmine 90, in totale anime 425 distribuite in famiglie 100. I numeri medii sono di nascite 16, morti 10, matrimoni 2. Agricoltura. Nel Nughedese

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Nughedu Santa Vittoria sono molti terreni idonei ai cereali e ` ordiad altre coltivazioni. La quantita ` cosı` come naria della seminagione e segue: starelli di grano 250, d’orzo 125, di fave e legumi 25; e quella della frut` dell’8 pel grano, del 10 per tificazione e l’orzo, delle fave e legumi il 5. Di piante ortensi non altro coltivasi che i cavoli e i pomi d’oro; di lino si semina e raccoglie ben poco. Le vigne in certe situazioni prosperano assai bene e rendono ` delle uve con abbondanza. Le varieta sono molte; il vino di color o bianco o rossigno, che tutto consumasi nelle famiglie e ne’ reciproci inviti. Sono ne’ predii coltivati i noci, dalla cui gran copia venne il nome al luogo, cosı` come dicemmo del N. di Montacuto, i castagni, i peri, i pomi, susini, i ciriegi e tante altre specie, che sarebbe lungo enumerare. Il numero degli individui di tutte le specie forse non sorpassa i ` diecimila. Un gran tratto di territorio e ` chiuso, ma non si vedono grandi gia tanche, essendo la loro area da’ tre a’ dieci starelli, nelle quali si semina e si lasciano a pastura le bestie domite. In queste tanche vegetano molte quercie, ´ sono difese dalle ingiurie de’ e perche ` sono ben frondose e frutpastori, pero tifere. Pastorizia. Nel bestiame domito si possono numerare buoi per l’agricoltura 70, vacche 60, cavalli e cavalle 20, majali 40; nel rude vacche 140, vitelli 25, capre 130, pecore 2000, porci 500. I ` , e venformaggi sono di molta bonta donsi con riputazione a’ negozianti di Ghilarza e di Oristano». Abolite nel 1848 le province, N.S.V. fu compreso nella divisione amministrativa di Cagliari e dal 1859 nell’omonima ricostituita provincia. Nel 1862 con decreto ` di chiamarsi Nughedu e reale cesso prese a essere denominato col nome attuale; nel 1927, persa l’autonomia, divenne frazione di Sorradile e riac` la propria autonomia solo nel quisto

1947. Negli ultimi decenni la sua popo` diminuita a causa di una forte lazione e emigrazione. Nel 1974, dopo la costituzione della provincia di Oristano vi fu incluso. & ECONOMIA Le attivita ` di base della sua economia sono l’allevamento del bestiame, in particolare gli ovini e in misura minore i bovini, e l’agricoltura, in particolare la cerealicoltura e la viticoltura. Negli ultimi decenni si sta sviluppando anche una modesta atti` industriale che si basa sui settori vita alimentare, della lavorazione del le` modestamente orgagno e l’edilizia. E nizzata la rete di distribuzione commerciale. Artigianato. Rinomata e di ` la produzione dei antica tradizione e mustacciolus, dolci tipici dell’Orista` collegato menese. Servizi. N.S.V. e diante autolinee agli altri centri della provincia. Dispone di Pro Loco, stazione dei Carabinieri, medico, farmacia, scuola dell’obbligo. Possiede una Biblioteca comunale. & DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 608 unita di cui maschi 295; femmine 313; famiglie 247. La tendenza complessiva rivelava una lieve diminuzione della popolazione, con morti per anno 5 e nati 12; cancellati dall’anagrafe 16 e nuovi iscritti 6. Tra i principali indicatori economici: imponibile medio IRPEF 11 597 in migliaia di lire; versamenti ICI 522; aziende agricole 193; imprese commerciali 62; esercizi pubblici 4; esercizi al dettaglio 12; ambulanti 1. Tra gli indicatori sociali: occupati 344; disoccupati 25; inoccupati 67; laureati 30; diplomati 113; con licenza media 287; con licenza elementare 462; analfabeti 25; automezzi circolanti 505; abbonamenti TV 334. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il territorio conserva un patrimonio archeologico notevole particolarmente

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Nugor per il periodo prenuragico. Di rilievo i siti riconducibili all’Eneolitico e quelli riferibili al Neolitico. Tra questi ultimi la necropoli di domus de janas di Cuccuru su Monte con tombe di varia tipologia scavate nel calcare, alcune delle quali conservano al loro interno la protome taurina simbolo del dio maschile adorato dalle popolazioni di quelle culture. Numerosi anche i siti nuragici: si annoverano i nuraghi Prunischeddargiu, Su Casteddu, Su Monte. & PATRIMONIO ARTISTICO E CULTU` posto sul costone RALE Il paese, che e del monte Santa Vittoria, in una posizione panoramica, ha conservato nel suo insieme l’assetto architettonico originario con le sue case in trachite di grande effetto soprattutto nel centro storico, che costituisce la parte alta del borgo. Qui si trovano la chiesa di Santa Vittoria, parrocchiale costruita in tra` chite rossa nel secolo XVII. L’interno e a una navata con forme ispirate al gotico-aragonese, sull’aula si affacciano la capilla major e alcune cappelle laterali tutte voltate a crociera, mentre la ` voltata a botte. La facciata fu navata e terminata nel 1674, nelle sue forme ri` arriccorda lo stile rinascimento ed e chita da un portale timpanato e da un rosone. A poca distanza sorge la Casa parrocchiale, edificio costruito nel secolo XVI e situato nella piazza prospiciente la parrocchia. La costruzione ha ` abbellita da alcune finedue piani ed e stre con timpano a croce di forma tipicamente gotico-aragonese, opera di scalpellini (picaparders) locali, e da una loggia con pilastri in trachite. Altro ` il monumento di grande interesse e santuario di San Basilio, chiesa campestre costruita in trachite rosa lungo la strada per Sorradile agli inizi del se` mononavato, la colo XVII. L’edificio e ` ingentilita da un portale a facciata e tutto sesto inquadrato da due semico-

lonne classicheggianti; sul lato orientale si sviluppa un porticato a colonne a fuso liscio con capitelli sagomati. Attorno alla chiesa sono le cumbessı`as (=) dove i pellegrini che prendevano parte alla sagra annuale in onore del santo trovavano rifugio. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Le tradizioni del piccolo centro vengono ricordate in alcune feste popolari tra le quali quella di Sant’Antonio Abate che si svolge il 16 e 17 gennaio e culmina con l’accensione di un grande ` . Da ricordare poi quella di San falo Giacomo apostolo, patrono del paese, che si svolge il 25 luglio e trova continuazione poi nella festa di Sant’Anna che si svolge il giorno successivo.

Nughes, Antonio Sacerdote, studioso di storia locale (n. Alghero 1943). Ordinato sacerdote nel 1967, canonico, esperto di storia ecclesiastica algherese, dirige la rivista ‘‘L’Algher’’. Studioso ‘‘militante’’ della lingua catalana, dal 1978 celebra la messa in catalano nella chiesa di San Francesco ` . Ha riordinato e reso della sua citta fruibile l’Archivio della curia diocesana. Tra i suoi scritti: La riforma tridentina nella diocesi di Alghero sotto l’apostolato di Andrea Bacallar 1578-1604, 1970; Ragioni pastorali e politiche della nascita della diocesi di Alghero, ‘‘Dia` logo’’, 2, 1984; Alghero. Chiesa e societa nel XVI secolo, 1990; Valverde raccontata nei secoli, 1994; La diocesi di Alghero nel XVI secolo, in Alghero la Catalogna e il Mediterraneo. Storia di una ` e di una minoranza catalana in Itacitta lia (XV-XX sec.) (a cura di Antonello Mattone e Piero Sanna), 1994.

Nugor Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato di Torres ed era compreso nella curatoria di Nughedu. Probabilmente sorgeva vicino a Ozieri. Le vicende della sua storia sono poco note; si sa solo che

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Nula ebbe una certa importanza e che per un certo periodo fu addirittura capoluogo della curatoria. Quando dopo l’estinzione della dinastia giudicale di Torres ebbero inizio le contese tra Doria e Arborea per il possesso del territorio della curatoria, il villaggio era in decadenza ed entro la fine del secolo si `. spopolo

Nula Antico villaggio che faceva parte del giudicato di Torres, compreso nella curatoria dell’Oppia. Sorgeva nelle vicinanze di Mores. Dopo l’estinzione della famiglia giudicale i Doria se ne impadronirono e lo inclusero nel piccolo stato feudale che avevano formato con i loro possedimenti. Avendo essi prestato omaggio al re d’Aragona, ` a dopo la conquista aragonese entro far parte del Regnum Sardiniae. Quando nel 1325 i Doria si ribellarono, divenne uno dei teatri delle operazioni militari e fu gravemente danneggiato, riuscendo tuttavia a rimanere nelle mani dei Doria. Scoppiata la seconda guerra tra Aragona e Arborea fu occupato dalle truppe giudicali che lo tennero fino alla caduta del giudicato nel 1409. Dopo la parentesi dell’impresa del visconte di Narbona, tornato possesso reale, nel 1421 fu incluso nel grande feudo concesso a Bernardo Centelles il cui figlio nel 1442 lo vendette a Franceschino Saba. Pochi anni ` la rovina finanziaria dopo si verifico del Saba e nel 1455 il villaggio fu venduto all’asta. Negli anni successivi la ` ad abbandopopolazione comincio narlo e dopo il 1477 era completamente deserto.

Nulacadu Antico villaggio che faceva parte del giudicato di Cagliari, compreso nella curatoria del Sols (Sulcis). Sorgeva nel territorio dell’attuale Narcao. Con la fine del giudicato, nella divisione del 1257 fu incluso nei territori assegnati ai Della Gherardesca del

ramo del conte Ugolino. Dopo la conclusione della guerra che i suoi figli fecero al Comune di Pisa per vendicare la morte del padre, a partire dal 1297 ` a essere amministrato diretcomincio tamente dal Comune di Pisa, ma si spo` completamente prima della conpolo quista aragonese.

Nulauro Antica curatoria del giudicato di Torres. Comprendeva un territorio di circa 258 km2 che includeva, oltre ad Alghero, i villaggi di Olmedo, San Marco, Vesos, Lunafras ed Etis ed era ` . Fin dal situato a nord-ovest della citta secolo XII apparteneva ai Doria, che si erano imparentati con la dinastia giudicale di Torres. Quando la famiglia giudicale si estinse, essi inclusero la curatoria nel loro piccolo stato, che comprendeva tutta la parte nord-occidentale dell’isola. Le lotte che spesso si accendevano tra i diversi rappresentanti della famiglia rendevano il territorio esposto alle mire dei vicini e in parte anche degli Arborea, loro tradizionali avversari. Dopo la conquista aragonese il territorio divenne una delle basi da cui i Doria lanciarono i loro attacchi contro gli invasori. Quando si ribellarono, nel 1347, chiesero aiuto a Genova, che pose Alghero sotto la sua protezione provocando cosı` una dura reazione aragonese. Il territorio fu invaso dalle truppe aragonesi e da quelle del giudice d’Arborea, ma i Doria resistettero valorosamente; solo nel 1353 Alghero, stretta dal mare e da terra, finı` per capitolare e tutto il N. fu occupato dalle truppe arborensi. ` , ambiva a ottenere anMariano IV, pero ´ Pietro IV non voche Alghero e poiche `, egli sobillo ` gli leva concedergli la citta abitanti che si ribellarono e aprirono le porte alle truppe arborensi. Cosı` nel 1354 il re, venuto personalmente in ` nuovamente la citta ` Sardegna, assedio ` le truppe giudicali, occue ne caccio

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Nule pando anche tutto il N. ormai comple` poco: tamente spopolato. La pace duro scoppiata la seconda guerra tra Aragona e Arborea il territorio fu invaso nuovamente dalle truppe giudicali, ` non si arrese. ma questa volta la citta Col passare degli anni divenne una roccaforte aragonese, circondata da un territorio impoverito e tenuto dalle truppe giudicali. Nel corso dei decenni gli Arborea, Brancaleone Doria e infine il visconte di Narbona tentarono inutilmente di piegarne la resistenza. ` in Solo dopo il 1420 il territorio torno mani regie e fu diviso in alcuni feudi che furono concessi alla borghesia cittadina.

Nule Comune della provincia di Sas` sari, compreso nella VII Comunita montana, con 1528 abitanti (al 2004), posto a 650 m sul livello del mare sul versante sinistro della media valle del Tirso. Regione storica: Goceano. Diocesi di Ozieri. & TERRITORIO Il territorio comunale, di forma grosso modo trapezoidale, si estende per 51,80 km2 e confina a nord con Pattada e Osidda, a est con Bitti, a sud con Orune e Benetutti e a ovest ancora con Benetutti. Si tratta di una regione costituita in parte dall’altipiano di Bitti, in parte dal declivio verso il fiume, per la maggior parte adatto all’allevamento del bestiame. Come il vicinissimo centro di Benetutti, N. si trova lungo la strada che, dirigendosi oltre il bordo della vallata, conduce dal Goceano verso il Nuorese, e precisamente a Bitti. & STORIA Il suo territorio e ` ricco di testimonianze prenuragiche e nuragi` il paese e ` di origine medioche pero evale. Apparteneva al giudicato di Torres ed era compreso nella curatoria del Montacuto. Dopo l’estinzione della dinastia giudicale fu lungamente conteso tra Arborea, Doria e i Pisani, che

allora amministravano il giudicato di Gallura. Sebbene alla fine del secolo XIII le truppe arborensi lo avessero occupato, quando i Doria prestarono omaggio al re d’Aragona che si apprestava alla conquista della Sardegna, ottennero da lui l’investitura del villaggio e della curatoria. Questa mossa ` risolvere a loro favore la consembro tesa precedente e quando le operazioni militari furono concluse il villag` a far parte del Regnum Sardigio entro ` i Doria si ribellaniae. Nel 1325 pero rono aprendo un lunghissimo conflitto con l’Aragona; gli Arborea allora approfittarono della situazione, invasero la curatoria di Montacuto e occuparono N. Il re allora, per pacificare l’intera regione, nel 1339 la concesse in feudo al fido Giovanni d’Arborea e ` aver trovato un cosı` il villaggio sembro assetto politico affidabile; ma poco tempo dopo, quando lo sfortunato prin` di prestare omaggio feucipe si rifiuto dale al fratello, il giudice Mariano IV, fu da lui fatto rinchiudere in prigione per il resto dei suoi giorni. Cosı` N. cadde nuovamente nel caos e quando scoppiarono le guerre tra Aragona e Arborea fu occupato dalle truppe arborensi che di fatto lo annetterono al giudicato. Il villaggio in tutti questi anni decadde; dopo la battaglia di Sanluri, ` nelle mani del visconte nel 1410 passo di Narbona e quando questi nel 1420 ` ai suoi diritti, finalmente N. rinuncio ` a far parte del Regnum Sardientro niae. Nel 1421 il re lo incluse nel grande feudo concesso ai Centelles. Nei secoli successivi, quando questi divisero il territorio del feudo in incontrade, fu incluso in quella del Montacuto e amministrato da un funzionario che risiedeva a Ozieri. I Centelles si estinsero nel 1569 lasciando il feudo in ` ai Borgia, che pero ` ne entraeredita rono in possesso solo nel 1591 al ter-

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Nule mine di una lunga contesa giudiziaria con altri pretendenti. Con i nuovi feudatari le condizioni di vita di N. peggio` rarono, infatti il carico fiscale aumento notevolmente e venne modificato il sistema di individuazione del majore, ` di essere eletto dai capifamiche cesso glia e fu scelto dal regidor del feudo entro una terna di nomi proposti dai capifamiglia. Il rapporto con la burocrazia feudale, costituita spesso da membri di famiglie di maggiorenti legate al feudatario, non fu molto felice e le condizioni dell’amministrazione e dell’applicazione della giustizia divennero difficili. I Borgia si estinsero nel 1740 ` dapprima ai Pimene il villaggio passo tel e successivamente ai Tellez Giron. Nel corso del secolo XVIII il piccolo ` a soffrire il peso delcentro continuo l’amministrazione baronale, tuttavia le condizioni della sua economia cominciavano a evolversi positivamente ` cominciavano a e in seno alla comunita manifestarsi le aspirazioni alla autonomia. Quando scoppiarono i moti an` di N. vi aderı` e i tifeudali la comunita suoi abitanti si rifiutarono di pagare i tributi feudali. Nel 1821 fu compreso ` di quel penella provincia di Ozieri. E riodo la testimonianza di Vittorio Angius: «Nel 1840 erano in N. individui maggiori d’anni 20, uomini 399, femmine 384, minori maschi 258, femmine 310, in totale anime 1351 in famiglie 345. Le nascite annuali posson sommare a 50, le morti a 30, i matrimoni a 13. De’ Nulesi sunnumerati 260 sono applicati all’agricoltura, 230 alla pastorizia, 35 a’ mestieri, 10 al negozio, quindi restano tanti oziosi quelli che san leggere e scrivere, e non possono dar opera all’agricoltura senza degra` . Ma se non fan darsi dalla loro dignita bene fanno altro. Le donne si occupano a filare e tessere tele e pannilani per i bisogni della famiglia e per commercio

` belle con Ozieri e paesi vicini. Le piu coperte che vendono i cillonari genovesi sono da Nule. Le donne orunesi `. non producono tessuti di tanta bonta ` frequentata da La scuola primaria sara circa 18 fanciulli. Agricoltura. Le terre ` fertili in N. che in altra parte sono piu del Montacuto. Nella ricognizione de’ ` Monti di soccorso fatta nel 1841 si trovo ` fissata il fondo granatico, la cui dote e in starelli cagliaritani 200, cresciuto a 227, e il fondo nummario, dotato di lire sarde 1000, esser ristretto a 100.15.6. Sono impiegati gioghi 110, e ciascuno suol seminare starelli di grano 3½, d’orzo 9, di fave 1, e si ottiene comunemente e ordinariamente dal frumento l’8, dall’orzo il 12, dalle fave il 4. La col` molto avanzata. tura del granone non e Si coltivano in alcuni tratti di terreno le specie ortensi; ma il prodotto de’ le` insufficiente, e devono supplire gumi e comprandone altronde. Si semina ` molto e buono promolto lino, e da dotto. La vite non prospera bene, e non matura i grappoli, e pare per la si` crudo, o tuazione infelice. Il vino o e condito colla sappa, e in uno ed altro modo poco grato e salubre. Quindi la maggior parte bruciasi ne’ lambicchi, per acquavite, e comprasi da altri vigneti quello che manca alla necessaria ` provvista. I Pattadesi hanno da cio gran guadagno. Le piante fruttifere sono in piccol numero, le specie castagni, noci, pomi, granati, peri e fichi. ` danno frutti eccelQuesti ultimi pero lenti. Pastorizia. I pascoli abbondano e ` . Nel bestiame sono di gran bonta manso si noveravano (anno suddetto) buoi per l’agricoltura 220, vacche mannalite 80, cavalli e cavalle 70, majali 150, giumenti 200. Nel rude vacche 2700, cavalle 100, pecore 10 000, capre 2000, porci 1500. Essendo promiscui i territori di Bitti e di Osidda, i pastori vanno largamente vagando. Si fanno

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Nule formaggi assai riputati, specialmente quelli di autunno. Il formaggio bianco vendesi ad Orosei in pezze da 30 a 50 libbre. I cuoi, le pelli e un po’ di lana si danno a’ negozianti bosinchi e sassaresi». Abolite nel 1848 le province N. ` a far parte della divisione ammientro nistrativa di Sassari fino al 1859, quando fu ricostituita la omonima provincia cui da quel momento il piccolo paese fu legato. A partire dal secolo XIX divenne un importante centro dell’artigianato tessile: ancora oggi produce i suoi famosi tappeti dai colori molto vivaci, conosciuti e apprezzati nel mondo. & ECONOMIA Le attivita ` di base della sua economia sono l’allevamento del bestiame, in particolare quello ovino e in misura minore il bovino; e l’agricoltura, in particolare la cerealicoltura, la viticoltura e la frutticoltura. Negli ultimi decenni si sta sviluppando anche ` industriale nei una modesta attivita settori degli alimentari, tessile e del` anche modestamente svil’edilizia. E luppata la rete di distribuzione commerciale. Artigianato. Di antica tradi` l’artigianato tessile del tapzione e peto, con prodotti di grande eleganza. ` collegato mediante autoServizi. N. e linee agli altri centri della provincia. Dispone di Pro Loco, stazione dei Carabinieri, medico, farmacia, scuola dell’obbligo, sportello bancario. Possiede una Biblioteca comunale. & DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 1602 unita di cui stranieri 1; maschi 774; femmine 828; famiglie 501. La tendenza complessiva rivelava una notevole diminuzione della popolazione, con morti per anno 22 e nati 16; cancellati dall’anagrafe 26 e nuovi iscritti 4. Tra i principali indicatori economici: versamenti ICI 11 372 in migliaia di lire; aziende agricole 507; imprese commerciali

129; esercizi pubblici 9; esercizi all’ingrosso 4; esercizi al dettaglio 35. Tra gli indicatori sociali: occupati 445; disoccupati 95; inoccupati 60; laureati 28; diplomati 97; con licenza media 445; con licenza elementare 724; analfabeti 23; automezzi circolanti 585; abbonamenti TV 367. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il territorio conserva numerosi monumenti, soprattutto del periodo nuragico, tra i quali i nuraghi Arile, Badu ’e Poceddu, Chirighina, Duscamine, Eddutta, Istelai, Laonidde, Naddu, Serra Nurache, Sisine, Su Nuragheddu, Talavoe, Tomeone, Tulidda, Voes. Tra tutti quello ` il nuraghe di maggiore interesse e Voes, un’imponente fortezza costituita da una struttura trilobata. Al nucleo originario fu aggiunta una cortina con tre torri di struttura poderosa; al suo ` possibile cogliere ancora un interno e insieme di gallerie, di ambienti e di ` . Alcuni passaggi di grande complessita di questi conducono alla torre centrale che doveva sicuramente avere due ` anche la piani. Di grande interesse e Tomba di giganti di Laonidde. & PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE Il villaggio ha conservato il suo assetto urbanistico tradizionale e gode di una posizione panoramica che permette di spaziare su tutto il Goceano. ` antica dell’abitato si Nella parte piu ` di Maria, trova la chiesa della Nativita parrocchiale che fu costruita nel secolo XVII e successivamente rimaneggiata. Ha l’impianto a una navata, completata dal presbiterio e da alcune cap` stata compelle laterali; la facciata e pletamente ricostruita in forme moderne. Al fianco sorge un campanile di inconsueta forma cilindrica, che termina con un pinnacolo attorno al quale sono disposti tre campaniletti a vela. All’interno la chiesa custodisce un ` barocca e nuricco altare ligneo di eta

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Nulvara merosi quadri del Settecento e dell’Ot` la tocento. Altro edificio interessante e chiesa di San Pietro, costruita nel secolo XVIII sulle rovine dell’antica chiesa di San Nicola. Conserva al proprio interno un masso (su zuramentone) sul quale dovevano giurare la loro innocenza coloro che, sospettati di furto di bestiame, venivano portati nella chiesa. Nelle vicinanze dell’abitato sorge infine la chiesa di San Giovanni, posta sul colle di San Paolo: di ` agli inizi origini molto antiche, crollo del secolo XIX ma fu ricostruita nel giro di pochi anni nelle forme attuali. Al suo interno custodisce un bel dipinto su tavola attribuito al secolo XVI.

occasione ricorrente per l’esposizione e la promozione dei prodotti migliori dell’artigianato, durante la quale si svolgono dibattiti e convegni sull’argomento.

Nulvara Antico villaggio di origine romana, situato a poca distanza da Monti. Aveva una importante posizione di ` trafficate svincolo tra alcune delle piu strade romane dell’isola (la Carales-Olbia e la Gemellae-Tibula). Nel Medioevo era compreso nel giudicato di Torres nella curatoria del Montacuto e nel corso del secolo XI aveva una discreta importanza. Estinta la famiglia giudicale di Torres, il villaggio fu conteso tra Doria, Arborea e il giudicato di Gallura: subı` gravi danni, per cui prima ` della fine del secolo XIII si spopolo completamente.

Nulvi Comune della provincia di Sas-

Nule – Lavorazione artigianale dei tappeti. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Il patrimonio delle tradizioni del paese rivive in alcune feste popolari di grande richiamo tra le quali sono da ricordare quella in onore di Sant’Antonio da Padova, che si svolge il 13 giugno, e quella ` di Maria, la patrona, che della nativita si svolge l’8 settembre. Da molti anni ` il momento di maggiore richiamo pero ` costituito dalla Mostra del Tappeto, e

` monsari, compreso nella II Comunita tana, con 2987 abitanti (al 2004), posto a 478 m sul livello del mare a sud di Castelsardo. Regione storica: Anglona. Diocesi di Tempio-Ampurias. & TERRITORIO Il territorio comunale, di forma allungata da nord a sud, si estende per 67,78 km2 e confina a nord con Castelsardo, a est con Sedini, Laerru e Martis, a sud con Chiaramonti e Ploaghe e a ovest con Osilo. Si tratta di una regione di colline basse e arrotondate, di natura calcarea, utilizzate tradizionalmente per la coltivazione dei cereali, ma nelle quali ha preso piede negli ultimi anni l’allevamento del bestiame. Il paese si trova lungo la tortuosa statale 127 Sassari-Tempio, dalla quale si distacca una secondaria che si dirige verso Tergu e Castelsardo; alla periferia si trova la stazione lungo la ferrovia a scartamento ridotto Sassari-Tempio. & STORIA Per quanto il territorio sia ricco di testimonianze prenuragiche e ` di origine nuragiche il centro abitato e

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Nulvi medioevale. Incluso nel giudicato di Torres, apparteneva alla curatoria dell’Anglona, uno dei territori che erano venuti in possesso dei Doria dai loro matrimoni con esponenti della dinastia di Torres. Quando la famiglia giudicale si estinse N., che era il capo` a far parte luogo dell’Anglona, entro dello stato che essi formarono nella parte nord-occidentale dell’isola. Avendo poi prestato omaggio al re d’Aragona dopo la conquista dell’isola, il ` a far parte del Regnum villaggio entro ` i Doria, a parSardiniae. Quando pero tire dal 1325, si ribellarono agli invasori, N. divenne uno dei centri del loro dispositivo militare. Nel 1330 fu investito dalle truppe di Raimondo Cardona e fu gravemente danneggiato. Dopo la ribellione del 1347 Pietro IV, nell’intento di piegare la resistenza dei Doria, concesse N. e altri villaggi in feudo a Ponzio di Santa Pau ma subito dopo, nel 1349, il territorio dell’intera curatoria fu donato a Giovanni ´ lo pacificasse. Qued’Arborea perche sto sfortunato principe fu imprigionato da suo fratello, il giudice Mariano IV, mentre nei decenni successivi il villaggio passava ripetutamente di mano e subiva gravi danni per le vicende dell’interminabile guerra tra Aragona e Arborea. Dopo la caduta del giudicato d’Arborea, tornato il visconte di Narbona in Francia, N. nel 1421 fu compreso nel grande feudo donato a Bernardo Centelles. Nei secoli successivi, quando questa famiglia divise il territorio del feudo in incontrade, fu incluso `a in quella dell’Anglona di cui continuo essere il capoluogo e sede del funzionario baronale. I Centelles si estinsero ` ai nel 1569 lasciando il feudo in eredita ` ne entrarono in posBorgia che pero sesso solo nel 1591, al termine di una lunga contesa giudiziaria con altri pretendenti. Con i nuovi feudatari le con-

dizioni di vita di N. peggiorarono, infatti il carico fiscale fu notevolmente aumentato, venne modificato il sistema di individuazione del majore ` di essere eletto dai capifamiche cesso glia e fu scelto dal regidor del feudo entro una terna di nomi proposti dai capifamiglia. Il rapporto con la burocrazia feudale, gestita spesso da membri di famiglie di maggiorenti legate al feudatario, non fu molto felice e le condizioni dell’amministrazione e dell’applicazione della giustizia divennero difficili. I Borgia si estinsero nel 1740, ` dapprima ai Pimentel e sucN. passo cessivamente ai Tellez Giron e nel corso del secolo XVIII il villaggio con` a soffrire il peso dell’amminitinuo strazione baronale. Le condizioni della ` cominciarono a sua economia pero evolversi positivamente e in seno alla ` cominciarono a manifestarsi comunita le aspirazioni alla autonomia soprattutto dopo che nel 1771 fu costituito il Consiglio comunitativo. Quando scoppiarono i moti antifeudali N. vi aderı` e i suoi abitanti si rifiutarono di pagare i tributi feudali. La ribellione fu di breve durata, infatti negli anni se` come prima. guenti la sua vita continuo Nel 1821 divenne capoluogo di mandamento e fu incluso nella provincia di Sassari. Di questo periodo abbiamo la testimonianza di Vittorio Angius: «Tra’ paesi vicini distinguesi la terra di N. ` per migliori costruzioni, e per la piu `a parte delle vie selciate: solamente e desiderare che il sentiero, per cui en` curato e men trasi da Sassari, sia piu fangoso nell’inverno. Nel 1840 erano in N. maggiori maschi 590, femmine 680, minori d’anni 20 maschi 890, femmine 879, totale anime 3239 in famiglie 725, nelle quali nascono annualmente 110, muojono 60, e si fanno 20 matrimoni. ` frequenti sono, le inLe malattie piu fiammazioni nell’inverno e la prima-

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Nulvi vera, le periodiche, e soventi le perniciose, le gastrico-nervose nell’estate e l’autunno. Patiscono molti il reumatismo, vuolsi cagione di questo la troppa ` , alla quale si attribuisce pure umidita ` de’ 30 o 35 anni che gli abitanti in la diventino calvi. Le principali professioni l’agricoltura e la pastorizia sono esercitate, la prima da individui circa 1200, la seconda da 400. I mestieri di falegname, ferraro, muratore e scarparo avranno circa 110 persone, le quali lavorano non solo per i nulvesi, ma ancora per altri nel Principato d’Anglona. In paragone con gli artigiani degli altri paesi questi di Nulvi sono molto meno rozzi. Agricoltura. ` assai estesa e si puo ` dire praQuesta e ticata con intelligenza. Nelle valli, nelle pendici, sul dorso delle colline, dove con l’aratro, dove con la zappa, il nulvese lavora e domanda i suoi frutti ` solita rispondergli alla terra, la quale e `. I numeri ordinari della con benignita seminagione sono i seguenti: starelli di grano 6000, d’orzo 3000, di fave e legumi 800; quelli della fruttificazione sono il 10 per il frumento, il 15 per l’orzo, il 5 per i legumi. Di lino se ne raccoglie per circa 800 libbre; di canape 200; dal granone seminato in nº di 35 starelli se ne raccoglie circa 400. Alla coltura di tanti starelli di terreno sono adoperati non meno di 650 buoi. ` notare che una parte e ` Bisogna pero operata colla vanga nei cosı` detti narboni. Le vigne occupano un’area note` di riguardo. La vole ed il loro frutto e vendemmia suol dare circa 32 cariche di mosto, del quale un quarto si brucia per acquavite, e in massima parte si ` che costumano mescolare il cuoce, gia ´ non inacidisca. cotto al mosto perche ` vero che generalmente i grapEgli e poli non maturano bene; ma questo ´ i luoghi sono male scelti. E reperche stano le cose nello stato che sono; se i

nulvesi conoscessero migliori metodi avrebbero migliori prodotti. Pastorizia. ` Sono nel nulvese molti pascoli, e pero ` di bestiame vi si nutre gran quantita ne’ vari prati, nelle tanche, ne’ salti, e nella selva ghiandifera. Nel bestiame ` sunnumerati domito sono i buoi gia per il servigio dell’agricoltura e alcune vacche; quindi i cavalli di stalla per sella o trasporto non meno di 500, porci 300, giumenti 300. Nel bestiame rude sono vacche 350, capre 2000, pecore 12 000, cavalle 250, porci 500». Abolita ` a far parte della la provincia entro omonima divisione amministrativa e nel 1859 della ricostituita provincia di Sassari. & ECONOMIA Le attivita ` di base della sua economia sono l’agricoltura, in particolare la cerealicoltura, l’olivicoltura e la frutticoltura, e l’allevamento del bestiame, in particolare bovino e ovino, in misura minore quello suino. Negli ultimi decenni si sta svilup` industriale che pando anche l’attivita si basa sul settore alimentare e lattiero-caseario (un grande caseificio), e su quello della produzione e distribu` discretazione dell’energia elettrica. E mente sviluppata anche la rete di distribuzione commerciale. Vi operano un albergo con 12 posti letto, alcune aziende agrituristiche e alcuni risto` collegato da autoliranti. Servizi. N. e nee e dalla ferrovia complementare agli altri centri della provincia. Dispone di Pro Loco, stazione dei Carabinieri, medico, guardia medica, scuola dell’obbligo, sportello bancario. Possiede una Biblioteca comunale. & DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 2992 unita di cui stranieri 2; maschi 1486; femmine 1506; famiglie 1023. La tendenza complessiva rivelava una diminuzione della popolazione, con morti per anno 32 e nati 18; cancellati dall’anagrafe 42

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Nulvi e nuovi iscritti 32. Tra i principali indicatori economici: depositi bancari 26 in miliardi di lire; imponibile medio IRPEF 13 810 in migliaia di lire; versamenti ICI 1100; aziende agricole 314; imprese commerciali 118; esercizi pubblici 23; esercizi all’ingrosso 1; esercizi al dettaglio 46; ambulanti 3. Tra gli indicatori sociali: occupati 792; disoccupati 131; inoccupati 196; laureati 24; diplomati 281; con licenza media 949; con licenza elementare 920; analfabeti 167; automezzi circolanti 981; abbonamenti TV 884. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Di ` il suo patrimonio grandissimo rilievo e archeologico, in particolare di nuraghi; di questi monumenti se ne contano ben 78: Alvo, Antonuzzu, Ara, Arghentera, Baldosa, Boinalzu, Bolonzanos, Campo Maiore, Cannalzu, Cannas, Cantaru Giolzi, Carchinada, Chiri, Cobelciada, Colondrasa, Columbos, Conca Niedda, De Fora, De Mariarmicu, De Mesu, De Su Pardonu, Elighe Entosu, Ena Formica, Figu Pinta, Fontana Argentu, Fontana Loda, Gavineddu, Giannantonio, Giuanna Luisa, Irru, Ladina, Lecchereo, Li Sesini, Lodiana, Monte de Sas Molas, Monte Elva, Monte Iscopa, Monte Lidone, Monte Orria, Muros, Niculosi, Olenturi, Orcu, Orria, Pedra Fulcada, Pena de S’Aghedu, Pianu Ederas, Pintari, Preideru Matteu, Pua Vera, Puiu Nieddu, Ruju, Ruspina, S’Aba, S’Adde de Sa Chessa, Sa Marchesa, Sa Mattiruja, Sa Mura Bianca, Sa Pilosa, Santa Barbara, Santu Lussurgiu, Sas Seddas, Sa Ucca de Su Monte de Mesu, Scala de Calcu, Seddas de Noari, S’Ena Manna, Sesini, S’Irpidargiu, S’Isterridorgiu, Spada, Su Cabrione, Su Caricarzu, Su Cudosu, Su Fraile, Su Ludosu, Su Oi` narzu, Terri Ruiu, Testile. Tra tutti e di particolare rilievo il nuraghe Orria ` dell’omonimo che sorge sulla sommita

` abbastanza ben conservato; colle ed e ` quello di altro nuraghe importante e Irru, posto nella valle del rio Binzales, imponente costruzione che conserva anche resti di costruzioni romane. Nei pressi si trova un pozzo sacro, tutto in ` stato messo in pietra calcarea, che e luce di recente. & PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE Il paese conserva nel suo centro storico il tipico assetto tradizionale, ricco di monumenti religiosi e di belle case tradizionali del tipo a palattu, alcune delle quali, risalenti all’Ottocento, conservano elementi di partico` imporlare eleganza. L’edificio piu ` la chiesa dell’Assunta, parroctante e chiale costruita in tempi diversi a partire dal secolo XVI e profondamente ristrutturata nel tardo Settecento. L’in` a tre navate fiancheggiate da terno e alcune cappelle e da una profonda abside, completato da una cupola ottagonale. All’interno custodisce un pulpito e alcuni altari in legno intagliato dei secoli XVII e XVIII e due statue dell’Assunta, una delle quali rappresenta l’Assunta Dormiente in un ricco letto con cornici dorate che viene usato il 14 agosto per la festa nella quale sfilano i Candelieri (=). Caratteristica la torre campanaria a impianto ottagonale che culmina con una balaustra e la cuspide che domina l’intero abitato. A poca distanza dalla parrocchia sorge la chiesa di Nostra Signora del Rosario: costruita nel secolo XVII, ha l’im` completata pianto a una navata ed e da alcune cappelle laterali; la facciata ` barocca ed e ` stata costruita nel 1630. e ` inL’edificio architettonicamente piu ` pero ` la chiesa di San Tomteressante e maso, costruita nell’ XI in forme roma` importante del niche; era la chiesa piu villaggio e aveva un impianto a tre navate e la copertura in legno a capriate. ` in rovina, le Nei secoli successivi ando

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Nulvi navate laterali furono dapprima adibite a Monte granatico e successivamente a stazione di monta: attualmente sono individuabili solo quattro grandi archi che sorreggevano la navata centrale. A poca distanza sorge l’oratorio di San Filippo, chiesa costruita nel 1645 in forme baroccheggianti; ha un impianto a una navata scandita da tre grandi archi che sostengono la volta ` arricchita da un a botte. La facciata e campanile a vela; al suo interno custodisce un altare ligneo del secolo XVIII e i tre Candelieri che animano la processione di mezz’agosto. Infine alla pe` la chiesa e conriferia dell’abitato e vento di San Sebastiano. La chiesa fu costruita nel 1636 dai Minori osservanti e annessa al loro convento (su cunventu ’e susu, ‘‘il convento di sopra’’) che fu terminato nel 1646; ha un impianto a una navata completata da alcune cappelle laterali; la copertura ` a volta a botte. La facciata e ` complee tata dal timpano e da tre grandi finestre che danno luce all’aula; poco distante si leva il campanile a canna quadrata. All’interno sono conservati un grande altare barocco in legno intagliato e dorato e due tombe gentilizie dei fondatori della collegiata che faceva capo alla chiesa. Nelle campagne attigue si trovano alcune altre chiese interessanti tra le quali Sant’Antonio ` Abate, oratorio che sorge in prossimita dell’abitato; fu costruito nel secolo XVII in forme barocche. Nel corso dei ` curato ed e ` andato secoli non fu piu progressivamente in rovina; al suo interno conserva un piccolo altare di legno intagliato di scuola napoletana del Seicento. Sono anche da ricordare la chiesa di Nostra Signora di Monte Alma, situata su un colle a poca distanza dall’abitato, in una posizione dalla quale si domina buona parte dell’Anglona; fu costruita nel secolo XIV.

Ha un impianto a una navata e la copertura in legno; nel corso dei secoli ha subı`to alcune ristrutturazioni che ne hanno alterato la struttura. Da ricordare ancora la chiesa di San Giovanni di Nugulbi, costruita dai Benedettini nel secolo XII in forme romaniche; nel ` stata ristrutturata a corso dei secoli e ` riprese. Ha l’impianto a una navata piu scandita da archi a sesto acuto su cui poggia la copertura in legno; la facciata, sormontata dal timpano, culmina con un campanile a vela. Nel se` per breve periodo ai colo XVI passo Cappuccini poi fu abbandonato. Nel ` stata posta sotto il patrosecolo XIX e nato di privati. E infine la chiesa di San Lussorio, a poca distanza dall’abitato, che fu costruita nel secolo XVII in forme baroccheggianti. Nel corso dei ` stata adeguatamente cusecoli non e ` andata in rovina; attualrata ed e mente, essendo crollato il tetto, ne rimangono in piedi i muri perimetrali. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI La ` tipica, che si rialmanifestazione piu ` antiche tradizioni del laccia alle piu ` la festa dei Candelieri, che si paese, e svolge il 14 agosto; i tre candelieri giganteschi, costruiti con canne e cartapesta e dipinti a colori vivaci, rappresentano i tre antichi gremi nei quali era divisa la popolazione del paese: i pastori, gli agricoltori e gli artigiani. Le origini della festa risalgono al secolo XI e si dice che si celebri per assolvere un voto fatto alla Madonna, che aveva salvato il villaggio da un’epidemia di colera. I rappresentanti dei gremi, in costume, prelevano i candelieri dall’oratorio di San Filippo e li trasferiscono nella parrocchia in processione; al seguito di ogni candeliere si pone l’obriere del gremio a cavallo con lo stendardo della confraternita. Il peso di ogni candeliere, circa 600 kg, e ` del percorso rendono difla tortuosita

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Nuoro ficilissimo e molto faticoso il cammino: comunque per il trasporto i componenti di ogni gremio sono sempre in competizione. Giunti in parrocchia, gli obrieri sistemano i candelieri all’interno della chiesa, attorno alla statua ` collocata della Vergine dormiente, che e al centro della navata principale, su un letto monumentale arricchito da cornici dorate, da pizzi e da gioielli. Il giorno successivo si celebrano solennemente i riti dell’Assunta con grande concorso di popolazione. Da alcuni ` la stazione di partenza anni inoltre N. e di un’escursione ferroviaria che si spinge a Palau lungo il percorso delle ferrovie complementari, conosciuta come ‘‘trenino verde’’, per la quale vengono utilizzate locomotive e vetture ottocentesche perfettamente restaurate, ` e che consente di raggiungere localita di grande interesse.

Nuorese U.S. = Unione Sportiva Nuorese

Nuoro Comune capoluogo della provin` cia omonima, sede della IX Comunita montana, con 36 678 abitanti (al 2004), posto a 549 m sul livello del mare alle falde del monte Ortobene. Regione storica: Nuoro. Sede della diocesi omonima. & TERRITORIO Il territorio comunale, di forma grosso modo trapezoidale, si estende per 192,27 km2, comprendendo anche la frazione di Lollove, e confina a nord con Orune, a est con Dorgali e Oliena, a sud con Orgosolo e Mamoiada, a ovest con Orani e Benetutti. Si tratta di un territorio caratterizzato da colline piuttosto alte, che culminano nel vicino Ortobene, 955 m, e vallate ampie e profonde, percorse da fiumi che si dirigono verso la costa ` il Cedrino, orientale: a sud della citta a nord il suo affluente Isalle-Sologo. La ` rapmaggiore via di comunicazione e presentata dalla superstrada Abba-

santa-N.-Siniscola-Olbia; da N. si diramano poi strade statali per i maggiori centri circostanti: Bitti, Orosei, Oliena, `e ` Orgosolo, Lanusei, Macomer. La citta servita anche da una ferrovia a scartamento ridotto che ha inizio a Macomer.

Nuoro – Monte Ortobene: statua `. del Redentore e veduta della citta

STORIA Nell’Alto Medioevo, nel ter`, ritorio dove oggi si sviluppa la citta sembra esistessero due villaggi, uno sviluppato intorno alla chiesa di San Salvatore nell’attuale rione di San Pietro, l’altro sul costone nord dell’Ortobene. In seguito gli abitanti di questo `una, atcentro avrebbero dato vita a Se torno alla chiesa delle Grazie, e i due centri si sarebbero uniti formando N., che compare citata per la prima volta in documenti del secolo XII come villaggio della curatoria di Dore nel giudicato di Torres. Estinta la famiglia giudicale di Torres, fu lungamente conteso da Doria, Arborea e i Pisani che amministravano la Gallura. Dopo la conquista aragonese, fu compreso nei territori che furono donati a Giovanni ´ li pacificasse e dopo d’Arborea perche il suo arresto fu annesso di fatto al giudicato d’Arborea. Dopo la fine del giudicato N. fu compresa nei territori concessi in feudo nel 1410 ai Turrigiti che ` nel 1430 la vendettero al marpero chese d’Oristano. Quando il marchesato nel 1477 fu sequestrato a Leonardo

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Nuoro Alagon, N. fu inclusa nei territori riconosciuti ai Carroz del ramo di Mandas, eredi di Giovanni d’Arborea. Nel corso del secolo il villaggio si era sviluppato e aveva assunto una certa importanza. ` ai Maza Estinti i Carroz nel 1479, passo de Lic ¸ana e da questi, dopo una lunga contesa giudiziaria conclusa nel 1571, ai Portugal. Anche nel corso del secolo XVI lo sviluppo del centro, oramai `; estinti i Pormolto popoloso, continuo ` ai De Silva che lo inclutugal N. passo sero nel loro feudo di Orani. Nel corso ` popoloso centro del secolo XVII il gia ` a crescere, l’abitato fu dicontinuo stinto nei due quartieri di Seuna e di ` ad assumere l’aSan Pietro e comincio ` . Nel corso spetto di una piccola citta ` in crisi e il del secolo XVIII N. entro suo territorio, non molto popolato e dalla natura accidentata, fu teatro di lotte tra bande rivali e di violenze di ogni genere. Agli inizi dell’Ottocento ` riprendersi; nel 1821 divenne sembro capoluogo di provincia e nel 1830 ebbe ` . A partire finalmente il titolo di citta ` , la sua pace fu turbata dal 1836, pero dalle conseguenze dell’applicazione dell’editto delle chiudende, che impedı` ` di esercitare antichi diritti di ai piu sfruttamento comunitario della terra. ` si era libeFrattanto nel 1838 la citta rata dal vincolo feudale; di questo periodo riportiamo alcuni brani della testimonianza che ci ha lasciato Vittorio ` Angius: «Il numero de’ cittadini di N. e approssimativamente quanto no tammo nel prospetto della provincia, ` di anime 3755 distribuite in famicioe glie 825, e distinte in maggiori d’anni 20, maschi 870, femmine 980, e in minori, maschi 980, femmine 1020. Professioni. Di tanto numero d’uomini 750 sono applicati specialmente alla cultura del terreno, 450 all’educazione ` indicato del bestiame, come fu gia nella tabella dello stato attuale dell’a-

gricoltura. Ne’ mestieri si possono numerare fabbri ferrari 10, falegnami d’opere grosse e gentili 20, muratori 25, sarti 8, scarpari 22. Istruzione. La ` frequentata spesso scuola primaria e ` tenuta da da circa 100 ragazzi, e ora e un maestro, che ha fatto lo studio della metodica. Fino a questo tempo pochis` stato il frutto che si ottiene da simo e questo primario insegnamento; quanto sia poi lo vedremo. Il ginnasio ha tutte le classi di grammatica e di belle lettere, e i tre maestri hanno ciascuno doppia classe. I grammatici e rettorici, parte giovani nuoresi, parte delle terre vicine, saranno in circa altri 100. Lo stipendio de’ maestri proviene da un assegnamento, che fece Carlo Felice alle scuole sopra i beni che gli antichi gesuiti possedevano nel territorio, e consistevano in un oliveto, due tanche, e molte terre aperte; e da una somma solita a pagarsi dalla cassa comunale: ` dealle quali parti in tempo del gia funto amministratore apostolico della diocesi, monsignor Bua, aggiungevasi il prodotto della dispensa per le penali (di scudi 4) incorse per la coabitazione de’ fidanzati. Nel seminario tienesi scuola di filosofia, da che per lo stipen` dio del professore fu dalla comunita ceduto un territorio, il cui fitto produceva la somma necessaria. Vi si tiene pure scuola di teologia dal canonico penitenziere per la parte morale, dal canonico teologale per la dommatica, ` stato ordinato per bolla pontificome e cia. Anche nel convento de’ frati si insegna la filosofia. Agricoltura. Il ter` atto all’orzo, reno nuorese vuolsi piu ` la quantita ` che che al frumento, e pero ` di molto si semina della prima specie e superiore a quanto si semina della seconda. Gli agricoltori, la cui professione era per l’addietro disprezzata, ` sperare or son venuti in onore, e si puo che si faranno di progressi per i lumi

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Nuoro che si acquisteranno. La fruttifica` del 12 zione ordinaria de’ seminati e per l’orzo, dell’8 per il frumento, del 10 per le fave. In alcune terre, e nominatamente ne’ campi di Baddemanna, la ` suol essere tre o quattro volte fertilita ` le terre immaggiore. I narboni, cioe pinguate delle ceneri de’ vegetali che le coprivano, e lavorate con la zappa, danno il 20 e il 30 del seminato. Una terza parte della seminagione si fa in questo modo. La cultura de’ legumi va a farsi considerevole. Il canape occupa piccoli terreni. Di lino se ne possono raccogliere circa 400 manipoli, e si ` calcolare che a fibra dia libbre puo 10 000. I fruttiferi sono in gran numero, e cresce giornalmente la cultura degli olivi. La suindicata regione di Baddemanna detta con ragione Valle dell’oro, ` nocivi alla ben riparata da’ venti piu vegetazione, ha moltissimi oliveti, antichi e novelli, meravigliosamente prosperi. Il numero degli individui di que` in tutti gli oliveti, sta specie si computo che sono circa 600 tra grandi e piccoli, non minore di 90 000. Nel tempo della raccolta sono continuamente adoperati cinque molini, le olive danno men `, d’olio che altrove, ma di maggior bonta ` e ` preferito da molti al miche pero gliore che vendono i bosani nella provincia. Se si perfezionano i metodi, ` pregiato anche questo prodotto sara dagli esteri. Intanto le donne del popolo continuano come quelle di Oliena a spremere le coccole del lentisco, e si servono di quell’olio per gli usi domestici, vendendo il restante. Cominciasi a intendere il profitto che puossi avere da’ gelsi, ma mentre alcuni con diligenza si applicano a crescerne il numero e a ben educarli, altri usano grand’arte a sfogliarli furtivamente per nutrire i loro bachi. La coltivazione di ` da tempo immemoraquesta pianta e bile e la tradizione dell’arte di trattar

` la seta per fazzoletti, calzette e bende e ` pero ` cresciuta parimente antica. Or e ` doppi, e il lucro questa industria a piu ` di piu ` i cultori. I vignajuoli animera nuoresi nell’anzidetta felicissima regione non hanno da invidiare a’ be’ predi di Oliena, e i vini sono cosı` eccellenti come quelli di cotesto paese, giustamente famoso in Sardegna per il prodotto delle sue viti. Ma la vendem` ancora il sufficiente a’ pomia non da polani, che bevono molto volentieri i buoni vini, come bevono i liquori e il ` . Le vigne, gli orti, i chiusi e le tancaffe ` di che occupano poco men che la meta tutto il territorio. Pastorizia. Della or` del bestiame manso e dinaria quantita rude, che pasce a’ nuoresi ne’ loro salti ` gia ` parlato, ed il lettore puo ` rivesi e dere la tabella dello stato attuale della pastorizia. I pascoli sono abbondantissimi in questo territorio, e se le stagioni non corrono troppo contrarie a’ voti de’ pastori, gli armenti e le greggie non hanno da patire per scarsezza. Il bestiame domito pascola in un amplis` di spettanza simo prato chiuso, che e del Comune, il rude ne’ prati aperti e nelle tanche. I salti sono divisi da tempo antico in regioni pastorali o cussorgie, e ogni pastore vi edifica di tronchi e rami la sua capanna (sa pinnetta). ` tutta di antiche traL’arte de’ pastori e dizioni, e non so se alcuno abbia intro` nella manipoladotto alcuna novita zione de’ formaggi. Nessun veterinario di professione si trova in tutta la provincia, e i maniscalchi danno quasi alla cieca alcuni rimedi alle bestie malate. ` trascurata; ma non L’apicultura non e si dee tacere che si opera senz’arte. Il ` di alcune minumero de’ bugni e gliaja». Abolite le province nel 1848, N. divenne capoluogo della divisione amministrativa fino al 1859 quando en` a far parte della provincia di Sastro sari. Il malessere sociale degli anni

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Nuoro precedenti non era ancora sopito e nel 1868, in seguito all’interruzione dell’uso comunitario della terra, la sua po` una sollevazione copolazione provoco nosciuta come il moto de Su Connottu. Negli ultimi decenni dell’Ottocento la ` nuorese fu ancora lacerata da societa molte contraddizioni e dalla piaga del banditismo: il governo Pelloux intervenne nel 1899 con un corpo di spedizione militare che diede vita alla stagione della cosiddetta ‘‘Caccia grossa’’ ai banditi, conclusa con il famoso conflitto a fuoco di Morgogliai in territorio di Orgosolo. Gli intellettuali del tempo, tra cui Sebastiano Satta, Grazia Deledda, Francesco Ciusa e altri seppero ben interpretare i motivi profondi di questo disagio dando anima a uno dei caratteri della N. moderna che sempre ` ando ` assurgendo a simbolo della piu ` genuina tradizione della Sardegna. piu ` a essere capoluogo di Nel 1927 ritorno provincia (creata dal regime fascista, fu chiamata enfaticamente ‘‘la provincia del Littorio’’) e nel corso degli ultimi decenni ha continuato a crescere. & ECONOMIA Le attivita ` di base della sua economia sono l’agricoltura, in particolare l’orticoltura, la frutticoltura, l’olivicoltura e la viticoltura; l’al` molto sviluplevamento del bestiame e pato, in particolare l’ovino e il bovino ma anche il caprino e il suino. Negli ultimi decenni si sta sviluppando in ` indumodo notevole anche l’attivita striale che si basa su imprese nel settore lattiero-caseario, alimentare, editoriale, tessile, conciario, della lavora` anzione del legno e della plastica. E che discretamente sviluppata la rete di distribuzione commerciale. Vi operano anche 13 alberghi con 641 posti letto, 6 agriturismi, 13 ristoranti e un’organizzazione di turismo equestre. Artigianato. Antichi, diffusi e profondamente radicati nelle tradizioni del

centro sono l’artigianato del gioiello e quello della tessitura di arazzi e del` collegato da aul’orbace. Servizi. N. e tolinee e dalla ferrovia complemen` tare agli altri centri della provincia. E sede dell’Azienda sanitaria, dotato di Pro Loco, stazione dei Carabinieri, dei Vigili del Fuoco, dell’ospedale, medici, guardia medica, farmacie, scuola dell’obbligo e scuole secondarie superiori, in particolare del Liceo classico, scientifico, Istituto magistrale, Istituti ` servita da nutecnici e professionali; e merosi sportelli bancari e da qualche ` anche sede di alcune Facolta ` anno e universitarie. Possiede la Biblioteca comunale, il Campo sportivo e alcune palestre. & DATI STATISTICI Al censimento del 2001 la popolazione contava 37 863 ` , di cui stranieri 238; maschi unita 18 252; femmine 19 611; famiglie 12 996. La tendenza complessiva rive` della polava una sostanziale stabilita polazione, con morti per anno 272 e nati 377; cancellati dall’anagrafe 641 e nuovi iscritti 509. Tra i principali indicatori economici: depositi bancari 631 in miliardi di lire; imponibile medio IRPEF 22 210 in migliaia di lire; versamenti ICI 12 321; aziende agricole 637; imprese commerciali 1915; esercizi pubblici 227; esercizi all’ingrosso 422; esercizi al dettaglio 818; ambulanti 147. Tra gli indicatori sociali: occupati 12 818; disoccupati 1234; inoccupati 2468; laureati 874; diplomati 8265; con licenza media 12 017; con licenza elementare 9808; analfabeti 126; automezzi circolanti 16 761; abbonamenti TV 9207. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il suo ` ricco di testimonianze preterritorio e nuragiche e nuragiche e annovera in particolare i nuraghi Biscollai, Corte, ` o, Durgulileo, FeCossiolu, Curtu, De ghei, Fenole, Fontana de Litu, Gabu-

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Nuoro telo, Gurturiu, Iacupu, Loddonu, Loghelis, Monte Gurtei, Murichessa, Murzulo, Noddule, Nuschele, Orizanne, Pradu de Leo, Pedra Pertusa, S’Abba Viva, Sa Murta, Sa Tanca Manna, Soddu, Sodduleo, Su Riu de Su Salighe, Su Saju, Tentilo, Tres Nuraghes, ` inTrilogoboe, Ugolio. Di questi il piu ` il nuraghe Noddule, a teressante e pianta complessa con volte a tholos con addizione frontale, situato nella lo` omonima a qualche distanza dalcalita ` costituito da un nuraghe a l’abitato. E torre costruito nel periodo del Nura` una amgico medio al cui interno e biente coperto con volta a tholos raggiungibile da un andito su cui si apre ` tarda fu couna nicchia. In epoca piu struito un complesso di tre torri appoggiate alla torre principale e collegate tra loro da un cortile interno. Un altro nuraghe interessante si trova nel parco del colle di Sant’Onofrio: il nuraghe Tanca Manna del tipo monotorre, molto ben conservato e caratteristico. Recenti scavi hanno restituito anche ` romana e altomedioevale reperti di eta ` dell’insecomprovando la continuita diamento umano nel territorio della `; di particolare interesse il sepolcitta cro di via Ballero. Nel 1975, durante lo scavo delle fondamenta di un palazzo, fu trovata una tomba bizantina del secolo VII a pianta trapezoidale, costruita in granito. In essa furono trovati gli scheletri di 10 individui e un corredo di armi, borchie e fibbie di bronzo; il ritrovamento sembrerebbe confermare l’ipotesi che nell’area at` sortualmente occupata dalla citta gesse una piccola fortezza bizantina. & PATRIMONIO ARTISTICO, CULTURALE ` presenta due E AMBIENTALE La citta aspetti distinti: il centro storico, che conserva ancora molti esempi dell’edilizia tradizionale, e i quartieri moderni, sviluppatisi dopo il 1927, dalle

caratteristiche abbastanza anonime. Il ` antico e ` quello di San quartiere piu Pietro, situato nella parte nord-orien`, che conserva le tipiche tale della citta ` piani, case barbaricine in pietra a piu molto spettacolari e suggestive. L’altro quartiere storico si stende attorno al ` quello di Seuna, corso Garibaldi ed e che nell’Ottocento era la residenza dei contadini e che nel corso degli ultimi ` stato trasformato in quardecenni e ` tiere residenziale. I monumenti piu ` sono il Duomo, importanti della citta chiesa dedicata a Santa Maria della Neve e voluta dal vescovo Giovanni Maria Bua (=) in sostituzione dell’antica e cadente cattedrale. Fu progettata da Antonio Cano (=) che vi morı` nel 1840 cadendo da un ponteggio del cantiere. Alla sua morte l’opera fu affi` alcune data a Vittorio Fogu che porto modifiche al progetto, per cui l’edificio fu ultimato e consacrato solo nel 1853. Di forme neoclassiche, ha un’unica navata molto ampia sulla quale si affacciano le cappelle laterali e il grande presbiterio; ha la copertura con volte a botte. La facciata timpanata, scandita da quattro colonne, ha ai fianchi due campanili gemelli e domina scenograficamente la piazza antistante. Al` quella tra chiesa di grande tradizione e della Madonna delle Grazie. L’edificio fu costruito dai Gesuiti nel corso del secolo XVII nel cuore del quartiere di ` da Seuna e fu consacrato nel 1690. E sempre uno dei luoghi di maggiore ri` nuorese; ferimento della spiritualita alla Madonna delle Grazie infatti la ` si rivolse nel 1812 per una terricitta bile carestia e nel 1909 a causa della ` . Nel 1946 la chiesa fu eretta in siccita ` parrocchia. Accanto all’antica chiesa e stato costruito nel 1956 un moderno santuario della Madonna delle Grazie che spicca per le sue linee essenziali e per la ricchezza degli arredi dovuti ad

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Nuoro ` famosi, alcuni degli artisti nuoresi piu da Bernardino Palazzi a Giovanni Ciusa Romagna. Altra chiesa di un ` quella di Santa Croce, certo interesse e situata nel quartiere di San Pietro e risalente al secolo XVI, che conserva alcune pregevoli statue lignee tra le quali un Cristo flagellato. A poca distanza la chiesetta di San Carlo, costruita nel secolo XVII in forme sem` stata di recente completaplici, che e mente restaurata. Altra chiesa storica che sorge nelle immediate vicinanze ` quella della Solitudine, dell’abitato e costruita nel 1625 ai piedi del monte Ortobene, e ristrutturata nel corso del secolo XIX. All’interno di un sarcofago di marmo riposano le spoglie di Grazia Deledda, qui traslate nel 1959 da Roma, dove la scrittrice era morta nel `e ` ricca inoltre di edifici e 1936. La citta di piazze di grande significato culturale. Tra questi il Museo della Vita e delle Tradizioni popolari sarde, per ospitare il quale fu realizzato (in via Mereu) un complesso di edifici riecheggianti la struttura e la ‘‘filosofia’’ del Pueblo espan ˜ ol di Barcellona, situato in un elegante edificio di via Mereu progettato da Antonio Simon Mossa (=). Fu inaugurato nel 1976. Vi sono esposte collezioni di costumi femminili e maschili di N. e di molti altri villaggi, gioielli, tappeti, arazzi, mobili e altri oggetti di uso domestico in ricche collezioni che documentano tutti gli aspetti della cultura tradizionale dell’isola. In un altro corpo dell’edificio sono esposte le maschere tipiche dei carnevali di Mamojada, Ottana e ` completato da una Orotelli; il museo e Biblioteca e da un auditorium. Vi ha sede l’Istituto Superiore Regionale Etnografico, ente regionale costituito nel 1972, che organizza nel corso dell’anno convegni internazionali di studio che ne hanno fatto un importante punto di

` scientifica riferimento dell’attivita isolana nel campo delle tradizioni popolari. Il Museo Deleddiano, situato in ` ospitato in quella via Grazia Deledda, e che fu la casa natale della grande scrittrice. Vi sono ricostruiti gli ambienti tipici della casa nuorese dell’Ottocento che la scrittrice descrisse nel suo romanzo Cosima: raccoglie inoltre fotografie, documenti e libri che riguardano la sua opera. Vanno ricordate inoltre la piazza Sebastiano Satta, che si apre nel cuore del rione di San ` stata realizzata nel 1967 da Pietro ed e Costantino Nivola, che fece dapprima dipingere in bianco gli edifici che la circondano e realizzare un lastricato in granito; compiute queste opere pre` grandi blocchi di liminari vi ambiento granito che sorreggono piccole statue di mirabile fattura, i cui originali sono ` la sigla con cui esposti nel MAN. MAN e ` conosciuto il Museo d’Arte della proe vincia di N., ospitato in un palazzetto del centro storico: nei quattro piani espositivi trova posto una raccolta dedicata alla pittura sarda degli ultimi due secoli, con particolare attenzione alle espressioni d’arte nuoresi e barbaricine (da Antonio Ballero a Carmelo Floris, da Mario Delitala a Costantino Nivola). Ogni anno il museo organizza rassegne dedicate a temi specifici dell’arte contemporanea, che costituiscono spesso un autentico evento tra le manifestazioni culturali della Sardegna. Accanto al MAN e agli altri musei N. vanta anche un importante Museo archeologico nazionale, ospitato ora nel Palazzo Asproni; nato nel 1978 da un primo nucleo di reperti frutto delle ricerche nel territorio di N. e delle Barbagie, con l’intensificarsi del` di scavo il museo si e ` dotato di l’attivita una ricca raccolta di documenti e reperti che vanno dal Neolitico all’Alto Medioevo. Il sito naturalisticamente

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Nuoro ` importante e ` il monte Ortobene, piu che con i suoi quasi 1000 m di quota ` . La sua vetta e ` raggiundomina la citta gibile dalla chiesa della Solitudine at` traverso una strada panoramica. E ` ricco di boschi secolari e di fonti ed e meta tradizionale di soggiorno e di al` legre comitive che trovano ospitalita nelle numerose seconde case o godono della cucina tradizionale in alcuni celebri ristoranti. In vetta al monte fu collocata agli inizi del Novecento una gigantesca statua del Cristo Redentore, ` meta dell’annuale sagra; alta 7 m, che e ` la statua fu fatta installare per volonta di Leone XIII per ricordare il giubileo ` opera dello scultore Vindel 1900 ed e cenzo Jerace. Nell’intento di attirare correnti turistiche fu costruito alle falde del monte, negli anni Cinquanta, un imponente albergo, gestito dall’ESIT (Ente Sardo Industrie Turistiche), attualmente chiuso. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Il patrimonio di tradizioni popolari si tramanda nelle grandi feste popolari: la ` la sagra del Redentore, principale e uno dei momenti in cui maggiormente ` dei sardi. Fu si esprime la religiosita istituita nel 1901 in occasione dell’inaugurazione della statua del Redentore; ebbe inizio con una processione che partı` il 29 agosto dalla cattedrale e ` sul monte una copia in legno porto della grande statua. La processione si ` alla ‘‘Solitudine’’ e da lı` i fedeli fermo si inerpicarono sulla montagna seguendo un ripido e sconnesso percorso lungo il quale osservarono per sette volte delle soste di preghiera come in una Via Crucis (chiesa del Rimedio, Murrone, Sa ’e sos Frores, Conchedda ’e Padres, Milianu, Solotti, Cuccuru Nigheddu) e giunsero alla vetta dove la statua fu finalmente scoperta tra la forte commozione popolare. L’inten` della partecipazione comunitaria sita

fu completata dall’indescrivibile spettacolo dei fedeli giunti da ogni parte della Barbagia nei magnifici e variopinti costumi. Da questo evento spon` nata la sagra che da allora tutti taneo e gli anni si ripete il 29 agosto. Col tempo ` stato via via diil momento religioso e stinto da quello profano. La difficile convivenza tra il momento religioso e le crescenti esigenze turistiche – dovute al considerevole numero di turisti che giungono a N. da tutto il mondo per ammirare i costumi e le loro esibizioni – ha indotto infatti gli organizzatori, a partire dal 1975, ad articolare la festa in due momenti distinti, per non turbare il suo carattere religioso. Dal ` curata dal Co1984 l’organizzazione e mune. Attualmente la sagra si svolge in ` stato mantedue giorni distinti: il 29 e nuto come momento religioso con` antica tradizione, menforme alla piu tre la sfilata dei costumi e l’annesso festival del folclore si svolgono la penultima domenica di agosto. Tra le altre ` quella delle Grazie, che si feste c’e ` considerata svolge il 21 novembre ed e ` importante della citta ` . Culmina la piu con l’offerta da parte del sindaco e degli assessori in carica di ceri votivi alla Madonna; fino a qualche anno fa il comitato organizzatore, di cui fanno parte proprietari e ricchi pastori, offriva al termine della prima messa uno spuntino ai fedeli presenti, e all’ora di pranzo un ricco banchetto per i soci del comitato, mentre la sera promuoveva la distribuzione gratuita ai poveri della minestra chiamata filindeu (=). Va infine ricordata la festa della Madonna del Rosario che si svolge la prima domenica di ottobre nel rione ` Santu Pedru e coinvolge tutta la citta con le sue rassegne di canti religiosi in sardo e con le sue gare poetiche (=). La ` ` caratteristica e manifestazione piu rappresentata tuttavia da una gara di

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Nuoro ` equestre che si svolge nel abilita ` detta Sa campo della Solitudine ed e ` il coBalentı`a. Di grande bellezza e stume. L’abbigliamento tradizionale che le donne indossavano era differente a seconda delle circostanze. Quello feriale era costituito da una camicia di tela con ricami semplici, dalla gonna (sa fardetta) di tela indiana a colori fantasia. Sopra la camicia si indossava il busto (su palu ’e sutta) di varie stoffe, la giacca (su zippone) che veniva indossata solo d’inverno sopra il busto; sopra la gonna era il grembiule (sa franda) di stoffa scura con disegni fantasia. L’abbigliamento era completato da un fazzoletto (mucadore) di tibet marrone. Il costume da sposa era molto ` ricco ed elaborato; era costituito piu da una camicia di trambicche aperta e riccamente ricamata, con maniche larghe e collo chiuso da bottoni d’oro; dalla gonna (sa tunica) di orbace bordeaux scuro, plissettata e completata da una balza di moire cremisi (s’oriolu) bordata di velluto rosso. Sopra la camicia si indossava la giacca (su zippone) in panno rosso con un bordo in moire cremisi, aperta sul davanti, con le maniche caratterizzate da uno spacco dall’ascella al polso per consentire la fuoruscita della camicia; a partire dall’altezza del gomito le maniche erano ornate da bottoni d’argento; sopra questa giacca si indossava il busto (su palu ’e susu) di seta cordonata celeste ricamata a fiori di filo di seta e d’oro, rifinito in moire rosso e chiuso sul davanti con un gancio d’argento; sopra la gonna era il grembiule (sa franda) di panno nero con una balza riccamente ricamata con disegni di filo di seta di vari colori. L’abbigliamento era completato da una cuffietta allacciata sotto il mento (sa caretta), che teneva i capelli ordinati secondo un’antica acconciatura a trecce, e da un elegante copri-

capo ricamato (sa benda) di tessuto fine fermato da spille d’oro che circondava il viso mettendolo in risalto. L’abbigliamento tradizionale dell’uomo era costituito dalla camicia (su ghentone) di trambicche con le maniche ampie e il collo chiuso da bottoncini d’oro o d’argento o da due monete antiche; e dai calzoni (sos caltzones de tela) bianchi di canapa o di tela. Sopra la camicia si indossava una giacca molto aderente di panno rosso (su zippone) rivestita di velluto blu dalle maniche aperte per consentire la fuoruscita della camicia, con chiusura a doppio petto; e sopra la giacca il cappotto (su gabbanu) di orbace nero con cappuccio e bordi di velluto nero e un gilet di pelli (sas peddes) conciate e finemente lavorate per i contadini, nere e non conciate per i pastori. Sopra i calzoni si indossavano il gonnellino (sos carzones de furesi) di orbace nero bordati di velluto nero, la cinta (sa chintorria) di cuoio lavorato con figure a bassorilievo e un insieme di piccole sacche di cuoio finemente lavorate (sa brentera) e le ghette (sas mesas carzas) di orbace nero con bordi di velluto. Completava l’abbigliamento la classica berritta di panno nero molto lunga (80 cm), detta di tipo doppio.

Nuoro, diocesi di Erede dell’antica diocesi di Galtellı` (=) fu ricostituita ` Galnel 1779 da Pio VI che la denomino ` la sede di retellı`-Nuoro, fissando pero sidenza del vescovo a Nuoro. Dopo la ricostituzione della provincia di Nuoro, nel 1928 la diocesi assunse la denominazione attuale; comprende le Baronie, le Barbagie e il Nuorese con le antiche curatorie di Dore e Bitti. VESCOVI DI NUORO 1. Giovanni Antioco Serra Urru, laureato in utroque, era canonico penitenziere e vicario generale della diocesi di Oristano quando nel 1780 fu nominato primo vescovo della ricostituita diocesi; resse

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Nuoro la diocesi fino al 1786; 2. Pietro Craveri apparteneva all’ordine dei Minori osservanti ed era stato vicario apostolico di Beirut e successivamente vescovo di Chio quando nel 1788 fu trasferito a Nuoro; resse la diocesi fino al 1801; 3. Alberto Maria Solinas, di Banari, apparteneva all’ordine dei Carmelitani ed era maestro di Teologia; era padre provinciale del suo ordine quando nel 1803 fu nominato vescovo; resse la diocesi fino al 1817; 4. Antonio Maria Casabianca, dottore in utroque, fu nominato vescovo nel 1819 ma nel 1828 fu interdetto dalla giurisdizione. Rimase tuttavia titolare fino al 1848; 5. Giovanni Maria Bua, arcivescovo di Oristano, quando il Casabianca fu interdetto venne nominato amministratore apostolico; resse l’ufficio fino al 1840; 6. Domenico Varesini, arcivescovo di Sassari, succedette al Bua come amministratore apostolico negli anni tra il 1840 e il 1848: 7. Emanuele Marongiu Maccioni di Iglesias, dottore in Teologia, era canonico nella cattedrale della ` quando fu nominato vescovo sua citta ` nel 1852; sede vanel 1848; rinuncio cante dal 1852 al 1867; 8. Salvatorangelo Demartis, carmelitano, dottore in Teologia, era professore presso l’Uni` di Roma quando nel 1867 venne versita nominato vescovo; resse la diocesi fino al 1902; 9. Luca Canepa, dottore in Diritto, era canonico e vicario generale della diocesi di Cagliari quando nel 1903 fu nominato vescovo; resse la diocesi fino al 1922; 10. Maurilio Fossati, dell’ordine degli Oblati, era rettore del Sacro Monte di Varallo quando nel 1924 fu nominato vescovo; nel 1930 fu nominato arcivescovo e trasferito a Sassari; 11. Giuseppe Cogoni, dottore in Teologia e in Diritto, biblista, era canonico e vicario generale della diocesi di Cagliari quando nel 1930 fu nominato vescovo; nel 1938 fu nominato ar-

civescovo e trasferito a Oristano; 12. Felice Beccaro era parroco di Ovada quando nel 1939 fu nominato vescovo; nel 1947 fu trasferito a San Miniato; 13. Giuseppe Melas, dottore in Lettere e Filosofia, era assistente della FUCI e canonico di Cagliari quando nel 1947 fu nominato vescovo; resse la diocesi fino al 1970; 14. Giovanni Melis Fois era vescovo di Ampurias e Tempio quando nel 1970 fu trasferito a Nuoro; resse la diocesi fino al 1992; 15. Pietro Meloni, professore di Letteratura cristiana ` di Sassari, era vescovo nell’Universita di Tempio-Ampurias quando nel 1992 fu trasferito a Nuoro.

Diocesi di Nuoro – Stemma di uno dei suoi vescovi. Originata dall’antica diocesi di Galtellı`, prese nel 1779 il nome di Galtellı`Nuoro (con sede a Nuoro) e nel 1928 il nome attuale.

La giurisdizione del vescovo di Nuoro si stendeva sulle parrocchie dei co-

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Nuoro muni di: Bitti*, Brunella, Budoni, Cala Gonone e Dorgali, Fonni**, Galtellı`*, Gavoi**, Gorofai*, Irgoli*, La Caletta, ` *, Lodine**, Lollove, Loculi*, Lode Lula*, Mamoiada**, Nuoro***, Oliena*, Ollolai**, Olzai**, Onanı`*, Onifai*, Oniferi***, Orani***, Orgosolo***, Orosei*, Orotelli***, Orune*, Ottana***, Posada*, Santa Lucia*, Sa` *. rule**, Siniscola*, Sos Alinos, Torpe *(= Galtellı`, diocesi di) **(= Oristano, diocesi di) ***(= Ottana, diocesi di)

Nuoro, provincia di Circoscrizione amministrativa della Sardegna che si estende per 3933 km2 e ospita 164 000 abitanti. Fu istituita per la prima volta nel 1821 e soppressa nel 1848, quando fu trasformata in divisione amministrativa. Questo organismo fu a sua volta abolito nel 1859, anno in cui furono ripristinate le province: Nuoro ` non fu piu ` capoluogo; l’attuale pero provincia fu ricostituita nel 1927. Dopo le decurtazioni operate di recente per l’istituzione delle nuove province comprende sempre il ‘‘cuore’’ montano dell’isola, che culmina con la punta del Gennargentu, a sud del capoluogo; a est si stende, comprendendo il monte Albo, sino a una larga fascia di costa tirrenica; a ovest sino a Macomer ` economiche sono e Sindia. Le attivita incentrate sull’allevamento, cui si ` legate al vanno integrando le attivita turismo sulla costa, ma con una progressiva valorizzazione dei centri ti` impici dell’interno. Tra i centri piu portanti Macomer e Siniscola, 11 000 abitanti ciascuno; Dorgali con 8000 e Oliena con 7000. Il capoluogo Nuoro ne conta oltre 36 000. COMUNI Aritzo, Atzara, Austis, Belvı`, Birori, Bitti, Bolotana, Borore, Bortigali, Desulo, Dorgali, Dualchi, Fonni, Gadoni, Galtellı`, Gavoi, Irgoli, Lei, Lo´ , Lodine, Lula, Macomer, Maculi, Lode

moiada, Meana Sardo, Noragugume, Nuoro, Oliena, Ollolai, Olzai, Onanı`, Onifai, Oniferi, Orani, Orgosolo, Orosei, Orotelli, Ortueri, Orune, Osidda, Ottana, Ovodda, Posada, Sarule, Silanus, Sindia, Siniscola, Sorgono, Teti, `. Tiana, Tonara, Torpe

‘‘Nuoro Littoria’’ Quindicinale della Federazione del PNF di Nuoro, diretto da Mario Sannio, uscito a Nuoro dal 1934 al 1943.

Nuoto Sport. Dall’attivita` ludica del nuotare in gare estemporanee e in occasione delle grandi feste a Cagliari, a Porto Torres, Alghero, si passa al vero agonismo solo nei primi anni del Novecento, quando in tutta Italia nascono le ` Rari Nantes, che poi si unisocieta ranno in federazione. In Sardegna, a Cagliari, la Rari Nantes nasce per iniziativa di Pietro Nonnoi, con l’intento di propagandare questa disciplina in tutta l’isola. Le prime gare si svolgono nelle acque del porto su varie distanze, vere e proprie gare di resistenza in ´ il concetto di pibracci di mare perche ` ancora lontano. Per assistere al scina e buon risultato di un atleta sardo bisogna aspettare il 1928, quando Eulo Atzeni, appunto della Rari Nantes Cagliari, vince i 1500 stile libero alle Universiadi di Roma. Due anni dopo un al` ditro cagliaritano della stessa societa viene campione italiano assoluto sui ` Fernando Aru, che copre 100 m rana: e la distanza in 1’28’’. Nel dopoguerra na` , nel 1944 l’Aquila di scono altre societa Cagliari e nel 1952 l’Esperia, sempre di ` anche alla Cagliari, che si dedichera ` pallanuoto. Un vero sviluppo si avra solo con la costruzione delle prime piscine. A partire dagli anni Settanta, quando quasi tutti i centri maggiori si erano dotati di impianti idonei, si cominciarono a vedere risultati di un certo rilievo, quasi sempre grazie ad atleti di Cagliari: nel 1985 G.M. Migliac-

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Nuova Sardegna cio (Nuoto Club Cagliari) conquista a Sperlonga il titolo italiano di n. pinnato; Alessandra Leinardi l’anno dopo ` campionessa italiana agli studentee schi e la Rari Nantes accede alla serie A2 di pallanuoto. Il primo sardo cam` Claudio Sorpione italiano assoluto e rentino nel 1992. Gli anni Novanta vedono una crescita esponenziale dei `, praticanti anche in nuove specialita come il n. di salvamento, il n. sincronizzato, i tuffi. Attualmente, accanto alle storiche Rari Nantes ed Esperia di Cagliari e Onda Blu di Sassari, operano ` delle quali 22 nella altre 31 societa ` piu ` grandi e 9 nei centri minori. citta [GIOVANNI TOLA]

` , La’’ Periodico. Uscı` a ‘‘Nuova citta Nuoro nel 1983 col sottotitolo ‘‘Giornale di Nuoro’’, fondato e diretto da Cesare Pirisi. Avrebbe dovuto avere cadenza mensile, ma col passare del tempo le uscite sono state rallentate. Schierato su posizioni di sinistra progressista, il giornale – di cui il direttore ` l’animatore principale – segue con e passione civile lo sviluppo della so` e dell’economia nuoresi, proietcieta ` vasto tati nella prospettiva di un piu quadro politico, che lo porta a toccare anche i grandi temi della storia del mondo contemporaneo.

‘‘Nuova Sardegna, La’’ Quotidiano di Sassari. Uscito come periodico il 9 agosto 1891, fondato da Enrico Berlinguer, Pietro Satta Branca, Antonio Stara, Pietro Moro, Giuseppe Castiglia, Rosolino Satta Branca e altri intellettuali sassaresi di ispirazione democraticoprogressista. Dapprima settimanale in vista delle elezioni comunali (che videro il largo successo del gruppo), dal 17 marzo 1892 divenne quotidiano, imponendosi subito come organo della ` viva e piu ` avanzata della vita parte piu politica e culturale di Sassari che aveva come suo leader Filippo Gara-

vetti e mantenendo queste sue posizioni fino al 1915. Il successo del gior´ immenale, in effetti, fu pressoche ´, come indidiato: non soltanto perche cava il titolo, si proponeva di rinnovare la vita politica isolana, ma anche per´ sottoponeva a dure critiche l’inche tera classe dirigente sarda, almeno ` conservatrici. nelle sue posizioni piu Cosı`, mentre Garavetti in Parlamento sedeva nei banchi dell’Estrema Sinistra (e a Roma viveva in uno stesso appartamento con Felice Cavallotti e altri radicali e repubblicani), il giornale attaccava tanto Crispi quanto, soprattutto, Francesco Cocco Ortu, considerato il grande ‘‘protettore’’ di Cagliari e dunque l’ispiratore della politica ` e della sua classe egemonica della citta economica nei confronti del resto della Sardegna. L’area di influenza del gior` rapidamente fino nale si estese percio a comprendere gran parte del Nuorese, che d’altra parte si trovava inclusa nella provincia di Sassari, e nuoresi erano alcuni importanti collaboratori del giornale, a cominciare da Sebastiano Satta, allora studente universitario a Sassari; il rapido aumento della ` alle 6000 copie tiratura (che si avvicino intorno al 1900) fece coniare, dagli avversari del giornale, l’epiteto di ‘‘La ` vero peraltro che gia ` diffusissima’’. E nel 1892 il barone Giuseppe Giordano, rendendosi conto che il suo quotidiano ‘‘La Sardegna’’ non poteva reggere la concorrenza, aveva chiuso il giornale e venduto alla ‘‘N.S.’’ gli stessi impianti ´ ‘‘La N.S.’’, inizialtipografici, sicche mente stampata nello stabilimento Gallizzi, si trasferı` nei locali di Palazzo Giordano, in piazza d’Italia. Altre benemerenze presso l’opinione pubblica che si riconosceva nel giornale ‘‘La ` nel 1899, schierandosi N.S.’’ acquisto recisamente a difesa delle popolazioni del Nuorese e del Goceano, investite

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Nuovi Orientamenti dalla operazione militare di repressione del banditismo ordinata dal governo Pelloux. Nel primo dopoguerra, con l’evolversi delle posizioni di alcuni personaggi del gruppo (in particolare dello stesso Garavetti), il giornale, preoccupato soprattutto dello sviluppo del socialismo e dei movimenti di ` avvicinarsi al nascente massa, sembro fascismo. Guidata dal direttore Medardo Riccio e dal proprietario-redattore Pietro Satta Branca, nel 1922 ‘‘La N.S.’’ assunse una posizione decisa` con malcemente antisardista, guardo lata simpatia all’ascesa al potere di ` a favore Mussolini e nel 1923 si schiero della fusione tra sardisti e fascisti patrocinata dal prefetto di Cagliari Asclepia Gandolfo. Ma nello stesso 1923 la morte quasi contemporanea di Riccio e di Satta Branca e il clamoroso passaggio al fascismo del senatore Filippo Garavetti determinarono una frattura tra i proprietari e contribuirono a far modificare la linea politica al giornale (esemplare il comportamento di Gara` le sue azioni ad Arvetti, che regalo naldo Satta, figlio di Pietro). Cosı` negli anni successivi, e in particolare in occasione delle elezioni del 1924 (in cui fu eletto deputato Mario Berlinguer) e del delitto Matteotti, il giornale assunse una linea progressivamente antifascista, in difesa delle istituzioni parlamentari. Con l’affermarsi del fascismo il giornale subı` numerosissimi sequestri (17 complessivamente fra gli ultimi mesi del 1925 e l’inizio del 1926) e nel febbraio 1926 fu costretto a cessare le sue pubblicazioni. Caduto il fascismo e finita la guerra riprese le pubblicazioni nell’aprile del 1947, ancora diretto da Arnaldo Satta, che riuscı` a ` , di cui facostituire una nuova societa ` parte anche alcuni degli cevano pero ` antichi azionisti. ‘‘La N.S.’’ conquisto immediatamente quota, senza nep-

pure subire la concorrenza de ‘‘Il corriere dell’Isola’’, quotidiano della Democrazia Cristiana sassarese, uscito nel marzo. Ma nel 1967 il vecchio gruppo proprietario cedette il giornale all’emergente industriale petrolchimico Nino Rovelli, sotto il quale ‘‘La N.S.’’ assunse una linea di appoggio alla sua politica, provocando tensioni all’interno della redazione, da cui nel luglio 1974 uscı` un importante gruppo ` di redattori. Con la crisi delle societa del petroliere, ‘‘La N.S.’’, messa in vendita, fu acquistata nel 1980 dall’editoriale ‘‘L’Espresso’’ di Carlo Caracciolo, ` a rilanciare il giornale. che si impegno Un primo passo decisivo fu il passaggio ` moderno formato tabloid, magal piu gio 1981. Alla direzione del giornale si sono alternati negli ultimi 25 anni prestigiosi professionisti provenienti in genere da altre testate del gruppo, da Luigi Bianchi ad Alberto Statera, da Sergio Milani a Livio Liuzzi (che ha diretto il giornale per 14 anni), a Stefano Del Re (direttore dalla primavera 2005). La tiratura del giornale, che si sta dotando di un nuovo centro stampa nella zona industriale di Sassari, s’aggira sulle 63 000 copie.

‘‘Nuovi Orientamenti’’ Settimanale cattolico di Cagliari, emanazione dell’arcivescovado. Fondato nel 1980, quando era arcivescovo Giuseppe Bon` uscito sempre sotto la direfiglioli, e zione di don Antonio Tagliaferri e la vicedirezione di Gianni Fontoni; ha cessato le pubblicazioni nel dicembre del 2004. Composto da non meno di 12 pagine, con una miriade di rubriche e una tiratura di 5000 copie, ha sempre unito le notizie del mondo ecclesiale con l’apertura verso i temi del mondo civile. Numerosi di conseguenza i laici chiamati alla collaborazione, tra i quali gli intellettuali cagliaritani Gianni Filippini, Antonio Romagnino

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Nurache e Luigi Spanu (che si occupava anche ` della redazione). Ora il suo posto e stato preso dal settimanale ‘‘Il Portico’’ (=).

‘‘Nuovo Bas’’ (‘‘Nuovo Bullettino Archeologico Sardo’’) Rivista di archeologia che

riprende la sigla utilizzata per individuare quella che nel corso dell’Ottocento era stata fondata da Giovanni Spano, il ‘‘Bullettino Archeologico Sardo’’. Fondata dall’editore sassarese Carlo Delfino nel 1984, sotto la direzione di Giovanni Lilliu, e con comitati scientifico e di redazione composti dai ` uscita a maggiori archeologi isolani, e ritmo dapprima annuale e in seguito ` rallentato; ospita saggi a carattere piu scientifico e accompagnati da foto e disegni.

‘‘Nuovo giornale di Sassari’’ Periodico di idee liberali, pubblicato a Sassari dal luglio 1913 fino al 1914. Faceva capo al Fascio liberale indipendente: diretto da Lare Marghinotti, sosteneva le posizioni del deputato giolittiano Michele Abozzi, in aperta polemica con ‘‘La Nuova Sardegna’’.

Nuracabra Antico villaggio di origini puniche situato nei pressi della Madonna del Rimedio vicino a Oristano; nel Medioevo faceva parte del giudicato di Arborea, compreso nella curatoria del Campidano Maggiore. Dopo la caduta del giudicato d’Arborea nel 1410 fu compreso nel marchesato di Oristano, e nel 1477, durante l’infelice vicenda di Leonardo Alagon fu seque` a essere amstrato. Dal 1479 comincio ministrato da funzionari regi, ma le ` del condizioni di estrema precarieta territorio circostante ne determinarono la decadenza. Nel corso del secolo XVII dovette subire un’invasione di cavallette nel 1647 e una micidiale epidemia di peste nel 1652, per cui la sua po` diminuendo ed entro polazione ando ` definitivala fine del secolo si spopolo

mente. Il suo territorio, completamente deserto nel 1736, fu compreso nel feudo dell’Isola Maggiore concesso ´ lo ripopolasse a Saturnino Cani perche `, e lo colonizzasse. L’esperimento, pero non ebbe successo: il Cani infatti morı` nel 1741 e il salto di Nuracabra nel 1745 fu compreso nel marchesato di Villahermosa e Santacroce concesso a Ber`s, ma anche sotto di lui nardino Genove non ebbe fortuna.

Nuracadu Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato di Cagliari, compreso nella cura` toria di Dolia. Era situato in localita Nuracara tra Sibiola e Sestu. Dopo la fine del giudicato di Cagliari, nella divisione del 1258 fu compreso nei territori toccati ai conti di Capraia e succes` sivamente, alla loro estinzione, passo `, ai giudici d’Arborea. Nel 1295, pero Mariano II lo cedette al Comune di ´ entro la fine del secolo Pisa, sicche XIII venne amministrato direttamente da funzionari pisani. Dopo la conqui` a far parte del Resta aragonese entro gnum Sardiniae e nel 1328 fu concesso in feudo a Michele Marquet; nel 1348, a causa della peste, la sua popolazione fu dimezzata e il villaggio non si ri` . I suoi feudatari, scoppiate prese piu le guerre tra Aragona e Arborea, non furono in grado di conservarne il possesso: durante la seconda guerra tra Mariano IV e Pietro IV fu occupato ´ entro la dalle truppe arborensi, sicche ` completafine del secolo si spopolo mente e scomparve.

Nurache Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato di Cagliari, compreso nella curatoria di Nuraminis. Sorgeva non lontano da Nuraminis. Quando, dopo la caduta del giudicato, nel 1258 il suo territorio ` a far parte dei territori fu diviso, entro assegnati ai conti di Capraia. Alla loro ` ai giudici d’Arborea. estinzione passo

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Nurachetos ` , Mariano II lo cedette al Nel 1295, pero ´ entro la fine del Comune di Pisa, sicche secolo XIII venne amministrato direttamente da Pisa. Dopo la conquista ` a far parte del Rearagonese entro gnum Sardiniae e la sua popolazione ` diminuendo rapidamente; dopo ando la conclusione della prima guerra tra Mariano IV e Pietro IV, nel 1353, si spo` completamente e scomparve. polo

Nurachetos Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato di Torres, compreso nella curato` ria della Nurra e situato in prossimita di Porto Torres. Fin dal secolo XII era passato nelle mani dei Doria per matrimonio; essi, dopo l’estinzione della famiglia giudicale, lo inclusero nel piccolo stato che formarono con i loro possessi nella Sardegna nord-occidentale. ` il vilEntro la fine del secolo XIII pero ` completamente. laggio si spopolo

Nurachi Comune della provincia di Oristano, incluso nel Comprensorio n. 16, con 1619 abitanti (al 2004), posto a 6 m sul livello del mare a ridosso dello stagno di Cabras. Regione storica: Campidano Maggiore. Archidiocesi di Oristano. & TERRITORIO Il territorio comunale, di forma grosso modo ovoidale, si estende per 15,94 km2 e confina a nord con Riola Sardo, a est con Baratili San Pietro e Oristano, a sud con Cabras e a ovest con Riola Sardo. Si tratta della parte interna della penisola del Sinis, una regione pianeggiante e molto ricca di acque: poco a nord del paese scorre il Rio di Mare Foghe, che proveniente dal massiccio del monte Ferru va a gettarsi nell’ampio stagno di Cabras. Il paese si trova lungo la statale 292 che proviene da Oristano e si dirige lungo la costa occidentale verso Cuglieri e Bosa; da questa si distacca qui una bretella che offre il collegamento diretto

` vicina stazione fercon Cabras. La piu ` a Oristano, poco piu ` di 10 km. roviaria e & STORIA Il suo territorio e ` ricchissimo di testimonianze archeologiche fin dal periodo prenuragico; il primo nucleo abitato fu fondato probabilmente dai Punici nel secolo IV a.C. e ` a essere abitato in epoca rocontinuo mana. Fu allora edificata la stazione Ad Nuragas sulla strada che da Othoca conduceva a Cornus. N. prende il nome dalle rovine di un nuraghe che si trovano nell’abitato e come centro appare per la prima volta nelle citazioni del secolo XII come borgo di pescatori del giudicato d’Arborea incluso nella curatoria del Campidano Maggiore. Ca` a far duto il giudicato, nel 1410 entro parte del marchesato di Oristano; quando nel 1479 il marchesato, dopo la battaglia di Macomer, fu occupato dalle truppe reali e tolto agli Alagon, il vil` a essere amministrato laggio comincio direttamente da funzionari reali. Nei secoli successivi i suoi abitanti difesero orgogliosamente questo privilegio ma nel 1767 N. fu incluso nel feudo di Arcais concesso a Damiano Nurra (= Nurra3 ). Per quanto negli anni successivi i suoi abitanti tentassero con ogni mezzo di liberarsi dalla dipendenza feudale non vi riuscirono. Nel 1780 il feudatario fu costretto a chiedere l’intervento dei soldati per riscuotere i tri` nel suo buti e dal 1796 non riuscı` piu intento per la decisa opposizione degli ` dai Nurra ai abitanti. Nel 1806 N. passo Flores; nel 1821 fu incluso nella provincia di Oristano e nel 1838 riuscı` a liberarsi dalla dipendenza feudale. Del periodo abbiamo la testimonianza di Vittorio Angius: «Agricoltura. Il terreno ` genede’ nuraghesi non ha minor virtu rativa, che altre regioni del piano arborense, dove le granaglie fruttificano copiosamente, le viti prosperano, e vegetano con molto lusso gli alberi. Le

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Nurachi ` ordinarie della seminagione quantita sono cosı` come si notano, starelli di grano 600, d’orzo 150, di fave 40, di lino 20, di legumi 10. La produzione suol moltiplicare le semenze, del grano al 10, dell’orzo al 14, delle fave al 12, de’ legumi al 6; e si hanno 15 fasci (di 12 manipoli ciascuno) di lino, da’ quali ` libbre 5 sono prodotte libbre 75, cioe di fibra da ogni dodici manipoli. La ` comuni sono quelle che danno viti piu l’uva detta vernaccia, malvagia, moscato, negravera, semidano, alopus, lacornassiu, tenagi-rubiu, monica, cor` delle medeniola, ecc. La prosperita ` minore, che altrove, la sime non e ` de’ vini niente inferiore al vanto bonta di quei di Solarussa e Sanvero Milis. Il mosto del vino comune si suol vendere a’ negozianti d’Oristano, e bruciasi in ` per acquavite. pochissima quantita Ne’ chiusi sono piante fruttifere in ` frequenti, gran numero, e le specie piu olivi, ficaje, susini, peri, pomi, albicocchi, peschi, ecc. Gli olivi possono sommare a individui 6000, gli altri complessivamente a 10 000. In tutta la estensione territoriale si possono numerare 240 chiusi, l’area totale de’ quali si computa di circa 800 starelli. Ne’ medesimi si semina e alternatamente si tiene a pastura il bestiame do` ristretta, e mito. Pastorizia. Questa e determinata alla seguente specificazione e numerazione; avendosi cavalli circa 70, buoi 600, pecore 2500, capre 100, giumenti 100. Le capre pascolano in altri territori, le pecore nel maggese e nel prato, le altre specie nelle tanche. Il formaggio che si fa dal latte pecorino ` quell’ordinario, che dicono formage gio bianco, o di cantina. Popolazione. Conta N. circa 180 famiglie ed anime ` segnare nelle 660. Il movimento si puo seguenti medie, di nascite 27, morti 20, ` frequenti matrimoni 4. Le malattie piu sono i dolori di punta nell’inverno; nel-

l’estate poi e nell’autunno le febbri intermittenti e le perniciose. Molti pati` si osscono di stomaco, e la mortalita ` frequente nella minore eta `. serva piu ` quella delLa professione generale e l’agraria, alle altre essendo ben pochi applicati, i quali tuttavia possono esser inclusi anche nella prima. Le donne lavorano in circa 150 telai. Alla scuola ` di dodici primaria non concorrono piu fanciulli». Abolite le province, nel 1848 ` a far parte della divisione amN. entro ministrativa di Cagliari e dal 1859 dell’omonima ricostituita provincia. Nel 1927 perse la propria autonomia e divenne frazione del vicino Riola Sardo, ` a essere un comune solo nel 1945 torno autonomo; quando nel 1974 fu ricosti`a tuita la provincia di Oristano entro farne parte. & ECONOMIA Le attivita ` di base della sua economia sono l’agricoltura, in particolare la cerealicoltura, la viticoltura con buona produzione di Vernaccia, la frutticoltura e l’olivicoltura; l’allevamento del bestiame, in particolare i bovini e gli ovini, in misura minore i suini. Negli ultimi decenni si sta svi` luppando anche una discreta attivita industriale nel settore alimentare e in quelli della chimica e della plastica, del vetro, dei materiali da costruzione. ` anche sufficientemente sviluppata E la rete di distribuzione commerciale. Vi operano anche alcune aziende agrituristiche a sostegno del nascente turi` collegato da autolismo. Servizi. N. e nee agli altri centri della provincia. Dispone di Pro Loco, medico, farmacia, scuola dell’obbligo, sportelli bancari. Possiede una Biblioteca comunale. & DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 1620 unita di cui stranieri 5; maschi 805; femmine 815; famiglie 552. La tendenza complessiva rivelava una diminuzione della popolazione, con morti per anno

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Nurachi 25 e nati 11; cancellati dall’anagrafe 41 e nuovi iscritti 52. Tra i principali indicatori economici: imponibile medio IRPEF 11 326 in migliaia di lire; versamenti ICI 757; aziende agricole 263; imprese commerciali 79; esercizi pubblici 9; esercizi al dettaglio 20; ambulanti 3. Tra gli indicatori sociali: occupati 428; disoccupati 63; inoccupati 105; laureati 15; diplomati 108; con licenza media 496; con licenza elementare 534; analfabeti 48; automezzi circolanti 514; abbonamenti TV 414. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il ter` ricco di testimonianze archeoritorio e logiche, alcune delle quali di grande importanza scientifica, come quella di San Giovanni Battista, nell’area dove sorge la chiesa parrocchiale, che permette di seguire l’evolversi di un insediamento umano nel corso dei mil` antico sedimento e ` infatti lenni. Il piu riferibile a un villaggio riconducibile al Neolitico recente con capanne circolari nelle quali sono state trovate numerose suppellettili; in epoca nuragica sopra il villaggio fu costruito un nuraghe polilobato su cui si sovrappose una necropoli romana che ha restituito tombe dotate di ricchi corredi. ` in area Questa necropoli si trasformo cimiteriale cristiana sulla quale nel se` sviluppata la chiesa. colo VI si e & PATRIMONIO ARTISTICO, CULTURALE E AMBIENTALE Il centro storico conserva le tipiche case campidanesi co` diri) struite in mattoni di terra cruda (la ` e precedute da ampia corte; come si e precedentemente accennato l’edificio ` la chiesa di San di maggiore rilievo e Giovanni Battista, attuale parrocchia del villaggio, che ha una sua vicenda costruttiva documentabile dal periodo ` moderna con contiromano all’Eta ` . L’edificio fu costruito nel secolo nuita VI, aveva allora un’aula rettangolare con annesso il battistero con fonte bat-

tesimale circolare e vasca quadrilo` del secolo bata. Nella seconda meta XII fu costruita su questo edificio una nuova chiesa in forme romaniche, mononavata con abside. Nel XVII l’edificio fu interamente ricostruito nelle forme attuali con un’unica grande navata sulla quale si affacciano sei cappelle laterali e un profondo presbiterio absidato. Scavi sistematicamente condotti hanno restituito una necropoli con reperti romani e bizantini in ` , gli avanzi dell’aula e grande quantita il fonte battesimale del secolo VI e le fondazioni dell’edificio romanico. ` la Lungo le rive del vicino stagno e torre di Pischeredda, edificio in buono stato di conservazione posto a guardia dello stagno a partire dalla seconda ` del secolo XVI. Ha una pianta meta quadrata a due piani. Al suo interno conserva due locali a cupola comunicanti attraverso una scala interna. Aveva una funzione di osservazione e ` della vicina di vigilanza delle attivita peschiera; era servita da una piccola guarnigione. Nelle vicinanze dell’abitato si trova anche la magnifica oasi naturalistica di Seu, che all’interno della linea di costa, ricca di spiagge, falesie, ` grotte e scogli di grande suggestione, e costituita da un’area a macchia mediterranea popolata da molte specie di mammiferi, insetti e volatili. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI La festa che meglio si riallaccia alle anti` quella di San che tradizioni del paese e ` Martino: si svolge l’11 novembre ed e detta anche ‘‘festa delle canne’’ per l’usanza che i giovani del villaggio hanno di percorrere le vie durante la notte lasciando sulle porte delle abitazioni dei ` amanti del vino quanconcittadini piu ` differenti di canne in rapporto altita l’amore per il vino del padrone di casa. ` lasciata e ` tale In taluni casi la quantita

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Nuraghe da rendere difficile, il mattino successivo, l’uscita di casa al proprietario.

Nuraci Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato di Cagliari, compreso nella curatoria di Decimomannu. Dopo la fine del giudicato, quando nel 1258 il suo territorio ` a far parte dei territori fu diviso, entro assegnati ai Della Gherardesca. Alcuni anni dopo i Della Gherardesca procedettero a una nuova divisione tra loro e ` ai discendenti del il villaggio tocco conte Gherardo. Dopo la conquista aragonese, avendo questi ultimi prestato ` a far omaggio al re d’Aragona, entro parte del Regnum Sardiniae. La sua po` diminuendo rapidapolazione ando ` del semente ed entro la prima meta ` completamente e scomcolo si spopolo parve.

Nuraghe La denominazione popolare di ‘‘nuraghe’’ indica un edificio preistorico della Sardegna costituito, nella ` semplice, da una torre sua forma piu ` vani circotroncoconica con uno o piu lari sovrapposti e coperti da falsa volta. ` da ritenersi piutLa denominazione e tosto antica, forse coeva agli stessi monumenti, anche se non compare nelle fonti classiche, e significa ‘‘mucchio, cumulo di pietre’’; la sua radice si ritrova in tutta una serie di vocaboli del sostrato protosardo, quale ad esempio ` Nurra. La forma base del nuraghe e quella di un tronco di cono sormontato da un terrazzo con un ballatoio spor` realizzata con massi gente. La torre e di dimensioni variabili, collocati senza `o l’uso di leganti, e disposti in filari piu meno regolari. Le pietre possono essere utilizzate allo stato naturale o lavorate con maggiore o minor cura per facilitarne la posa in opera; in genere i conci meglio lavorati si trovano nelle parti superiori. In nessun nuraghe si conserva la parte sommitale, ma la presenza di un ballatoio sporgente dal

` documentata dal bordo del terrazzo e rinvenimento di mensole di pietra, trovate in qualche caso ancora in posto, ` spesso tra il materiale di crollo. ma piu Significativi per il contributo che danno alla ricostruzione delle parti sommitali delle torri nuragiche, oltre che per il loro valore rituale, sono, inoltre, i cosiddetti ‘‘modelli di nuraghe’’, ` o meno riproduzioni di dimensioni piu ridotte, solitamente in pietra ma anche in argilla e in bronzo, di torri semplici o di strutture complesse con terrazzi che sporgono dalla muratura. Le camere interne dei nuraghi sono coperte a falsa volta o tholos, ottenuta con l’aggetto delle pareti e con la sovrapposizione di filari di pietre che si vanno man mano restringendo. L’ingresso della torre, in genere di luce trapezoidale e di solito rivolto a sud-est, immette in un andito che conduce alla camera del piano terra. Nella maggior parte dei casi da una delle pareti dell’andito si sviluppa la scala che sale al terrazzo o ai piani superiori, compiendo un percorso a spirale entro lo spessore murario. In molti nuraghi, ` antichi, la scala probabilmente i piu ha origine all’interno della camera, ad una certa altezza dal suolo, e quindi dobbiamo pensare all’uso di scale retrattili in materiale deperibile. Lungo la circonferenza delle celle sono spesso ricavati ambienti secondari chiamati ‘‘nicchie’’. Nel corridoio d’ingresso, generalmente di fronte al vano ` ricavata un’ulteriore nicchia. scala, e Quando esistono vani superiori, questi prendono luce da un finestrone. Il nuraghe poteva prendere luce anche da altre piccole aperture definite convenzionalmente ‘‘feritoie’’. Questi nuraghi ` semplici vengono definiti ‘‘monopiu torri’’, ma al nuraghe monotorre venivano spesso aggiunte altre torri, variamente disposte cosı` da avere nuraghi

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Nuraghe ` bilobati, trilobati, quadrilobati e, piu raramente, pentalobati. Le torri erano collegate tra loro da cortine, sormontate da camminamenti, nelle quali erano talvolta ricavati dei corridoi, a costituire il cosiddetto ‘‘bastione’’. Il ` delle costruzioni grado di complessita ` piuttosto vario; si va dalnuragiche e l’aggiunta di una piccola torre laterale alla realizzazione di vere e proprie fortezze con bastione provvisto di torri angolari in numero di tre come al Santu Antine di Torralba e al Losa di Abbasanta, in numero di quattro come a Su Nuraxi di Barumini e al Santa Barbara di Macomer o in numero di cinque come all’Arrubiu di Orroli. La torre principale viene definita ‘‘mastio’’ con termine convenzionale preso in prestito dai castelli medioevali. Fra la torre centrale e i corpi aggiunti veniva lasciato uno spazio libero (cortile) che consentiva la comunicazione tra le varie torri e dove poteva essere ricavato il pozzo per la riserva d’acqua. Nei nuraghi a pianta complessa veniva poi aggiunta un’ulteriore cortina difensiva (il cosiddetto ‘‘antemurale’’), costituita da torri collegate l’una all’altra da mura. Le indagini archeologiche hanno chiaramente dimostrato che alcuni nuraghi complessi non sono frutto di aggiunte successive, ma sembrano essere stati concepiti secondo un progetto definito fin dall’avvio. Il mate` , in riale utilizzato per le costruzioni e genere, quello locale e ha determinato, ` delle volte, la tecnica muraria dei il piu paramenti; il materiale da costruzione ha concorso, anche, alla conservazione ` prevalente o rovina delle strutture. E l’uso del basalto e della trachite, meno comune quello del calcare, del granito, dell’arenaria e dello scisto. Sulla funzione dei nuraghi sono state formulate numerose ipotesi, fiorite soprattutto nel secolo XIX e agli inizi del XX e an-

` recenti, ma, grazie soche in tempi piu prattutto al progredire della ricerca, gli archeologici ormai concordano nel ritenere che i nuraghi fossero degli edifici a carattere civile-militare, destinati al controllo del territorio e alla difesa delle sue risorse. Le indagini ` recenti sembrano indicare la pospiu ` di individuare in ambito nurasibilita gico dei sistemi territoriali nei quali ` aggregati abitativi erano fiuno o piu nalizzati al controllo e allo sfruttamento delle varie risorse del territorio. ` comuni nuraghi a tholos Accanto ai piu esistono strutture particolari, definite ‘‘nuraghi a corridoio’’ o ‘‘pseudonuraghi’’ o ‘‘protonuraghi’’, che non se` consueta. La caratguono la forma piu ` teristica comune a queste strutture e che al posto del vano interno coperto a tholos presentano uno o una serie di corridoi, nicchie, passaggi comunicanti o meno. In queste costruzioni gli spazi interni sono molto angusti rispetto alla notevole massa muraria e ` funzionale doveva essere la parte piu il terrazzo dove potevano essere ricavati ambienti di abitazione. L’incertezza degli studiosi nel trovare una ` indice della scarsita ` loro definizione e di dati scientifici che possano aiutare a inquadrarli cronologicamente. I dati finora emersi dai pochi nuraghi a corridoi scavati sembrano confermare ` di alcuni di essi come il l’arcaicita Peppe Gallu di Uri, il Talei di Sorgono, il Sa Fogaia di Siddi, risalenti agli inizi del Bronzo Medio. Inoltre, in alcuni casi, come a Su Mulinu di Villanovafranca, un’antica struttura a corridoio ` stata trasformata in nuraghe come plesso. ` nuragica Dal nuraghe, sinLa civilta golare e imponente monumento dell’architettura civile, che imprime anche oggi al paesaggio sardo un segno inconfondibile, prende il nome la ci-

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Nuraghe ` nuragica. Questa civilta `e ` comuvilta nemente nota, soprattutto, per i nuraghi e per la piccola statuaria in bronzo ` , essa ha lasciato numema, in realta rose altre testimonianze estremamente significative che ci fanno intravedere vicende e sviluppi assai com` dalla sua fase piu ` antica, la plessi. Gia ` nuragica elabora, oltre alle civilta torri, numerose sepolture megalitiche, ` sopratdette Tombe di giganti, ma e tutto per il Bronzo recente e finale (secc. XIII-XI a.C.) che si registrano le ` monumentali testimomaggiori e piu nianze architettoniche. In questa fase sono realizzati i nuraghi complessi di maggiore rilevanza strutturale, ma an` semplici che denotano che edifici piu un preciso processo di organizzazione del tessuto insediativo. Questo periodo vede, anche, la realizzazione dei ‘‘templi a pozzo’’, dove si svolgevano cerimonie legate al culto delle acque, ma anche di altre strutture di carattere cultuale. Sulla base ` pendei dati finora conosciuti si puo sare che i nuraghi siano stati costruiti in un lasso piuttosto ristretto in rapporto al numero elevato, che sembra aggirarsi intorno agli 8000, e alla com` degli impianti architettonici: i plessita ` antichi sembrano esmonumenti piu ` sere stati realizzati nella media Eta del Bronzo (secc. XVI-XV a.C.), mentre sembra che dopo il Bronzo finale (fine ` messe in sec. X a.C.) non si siano piu opera nuove costruzioni. Nella prima ` del Ferro (secc. IX-VIII a.C.) i dati Eta materiali emersi dagli scavi archeologici e dalle ricerche territoriali indicano, infatti, un utilizzo dei nuraghi ` esistenti, con eventuali ristrutturagia zioni, e documentano talvolta la realizzazione di ambienti abitativi su parte delle strutture difensive, evidente` funzionali e abmente ormai non piu bandonate. I nuraghi non hanno pre-

cisi riscontri in nessun’altra area del Mediterraneo, anche se alcune caratteristiche costruttive possono trovare analogie con monumenti megalitici quali le tholoi micenee, le torri della Corsica, i talaiots delle Baleari, i sesi di Pantelleria. Tutte queste costru` , molto piu ` semplici, e zioni sono, pero in alcuni casi possono derivare dagli stessi nuraghi.

Nuraghe – Il complesso di Su Nuraxi a Barumini.

I villaggi In genere, intorno e vicino al ` o meno nuraghe, rimangono i resti piu consistenti dei villaggi, costituiti da un numero vario di capanne. Esistono ` nuraghi senza villaggio, ma anche pero moltissimi villaggi senza nuraghe. I villaggi nuragici sono distribuiti in tutto il territorio dell’isola e si inseriscono in condizioni geomorfologiche diverse. La grande maggioranza degli insediamenti predilige piccole alture collinari o altipiani; vi sono tuttavia esempi

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Nuraghe di agglomerati posti ad altezza piutto` consueta di sto elevata. La forma piu ` quella circolare capanna nuragica e con struttura muraria realizzata in pietre di medie dimensioni, sbozzate e sovrapposte senza fondazioni; la copertura originaria doveva essere conica, costituita da pali e frasche. L’altezza varia da 1 m a oltre 2 m e l’ingresso ` essere architravato. Lo spessore puo ` sempre cospicuo e delle murature e spesso nella parete interna sono rica` frevati nicchie e stipetti; all’interno e quentemente documentato il focolare. I villaggi possono essere composti da ` o da molte decine di capoche unita panne, fino a 100-200, sia isolate sia collegate tra loro con tratti di muratura curvilinea o rettilinea, che determinano piccoli recinti e ambienti di risulta. Questi nuclei si articolano talvolta intorno a un cortile centrale lastricato, con una cisterna o un pozzo. Il rinvenimento di macine, pestelli, fusaiole, pesi da telaio attesta lo svolgi` domestimento delle comuni attivita che all’interno delle capanne. Esistono, peraltro, strutture particolari ` chiaramente destinate ad altro uso. E il caso delle cosiddette ‘‘capanne delle riunioni’’, con banchina circostante le pareti e altre strutture e oggetti evidentemente cerimoniali o di culto nelle quali si suppone che si svolgessero le assemblee dei capi del villaggio. Funzione particolare dovevano, senz’altro, avere anche i vani chiamati ‘‘rotonde per la panificazione’’ dei quali non si coglie l’utilizzo specifico. I vani, conservati nel villaggio di Barumini ma anche in altri insediamenti, sono realizzati con estrema cura: sono provvisti di un sedile attorno alle pareti e di un bacile di pietra al centro e hanno pavimento lastricato; spesso sono associati a vasconi rettangolari e forni, da cui l’ipotesi del collegamento

` della panificazione. [LUIall’attivita SANNA USAI]

Tipologia ` comuni I tipi di nuraghe a tholos piu sono: 1. n. monotorre; 2. n. a tholos con addizione frontale longitudinale; 3. n. a tholos con addizione frontale trasversale; 4. n. a tholos con addizione tangenziale laterale; 5. n. a tholos con addizione concentrica trilobati; f, 6. a tholos con addizione concentrica quadrilobati; 7. n. a tholos con addizione concentrica pentalobati; 8. n. a tholos polilobati con antemurale. I principali n. distribuiti nei diversi siti della Sardegna sono essenzialmente i seguenti: Abbasanta (44): Aiga, Badili Manunza, Bureccu, Cannas, Chenale, Chirighiddu, Corrigas, Covaccada, Crevos, Ederosu, Feurredu, Izza, Losa, Mandra Edera, Ladaina, Monte Pazza, Mura Lauros, Mura Tufai, Nurazzolu, Nurru, Osoddeo, Pedra Carpida, Pedru Cossu, Picinu, Pizzinnu, Preside Mauru, Puzzonina, Putzu Ena, Putzu Manca, Quiricheddu, Riga, S’Angrone, Sargas, Silva Nova, Sirbanoa, Sorragana, Sos Cantones, Su Corazzu, Su Enale Mannu, Su Pranu, Su Serrau ’e Sa, Suei, Trossailla, Zuras.

Nuraghe – Il nuraghe Losa ad Abbasanta.

Aggius (12): Avru Mannu, Bastinacciu, Bultu Nuraghe, Lu Montigghju di Ladastru, Lu Nuracheddu, Nuragudizzina, Paddagghju, Paduledda, Palti-

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Nuraghe togghju, Santa Barbara, Serra della Tegola, Tarragiola. Aidomaggiore (57): Abaeras, Arculentu, Arghentu, Aspru, Attos, Benziddu, Bernardu Pala, Binza Longa, Bolessene, Caddaris, Casas, Corongiu, Cunzados, Diego Puzzone, Erighighine, Fenugu, Frontelizos, Funtanamenta, Iscralotze, Lobaos, Maso Majore, Meddaris, Merulas, Monte Nieddu, Mura Era, Mura Surzagas, Mura Ulmos, Murafratta, Ozzilo, Pizzinnu, Riu, S’Ena e Logu, Sa Bastia, Sa Costa ’e Pruna, Sa Jua, Sa `, Mura, Sa Tanca ’e sas Bides, Sanilo Santa Maria, Sedinas, Serras, Sirbonica, Siriga, Soloro, Succhiau, Su Lisandru, Su Nurache, Tenaghe, Tenalighe, Toliana, Tolinu, Tosinghene, Trailone, Trochesia, Tulinu, Uras, Zedde. ` dei Sardi (14): Alteri, Bedduto, Ala Bucca de Sa Mandra, Inioni, Lattari, Marcheddine, Mathi, Monte Piri, Nuri, Oddo, Poddi Alvu, Sa Bardia, Sa Chidade, Serra Olioro. Albagiara (4): Bingias, Furisinu, Lea, Santulussoriu. ´ , Benecuados, BoAlghero (20): Barate naleci, Coros, Cubalciada, Fighera, Flumenlongu, Giorba, Majore, Monte Doglia, Monte Siseri, Mura Casas, Nuragattoli, Ortu, Palmavera, Pulpargius, Risola, Sa Mandra de Sa Lua, Sant’Imbenia, Serra Ona. Allai (13): Arassedu, Barbagiani, Codinedda, Ghenna Illighi, Gisterra, Is Bi` , Mannu, Oriolu, Pranu Oldis, Loddu lissa, Prunas, Putzu Cresia, Seda de Is Stellas. Anela (20): Biliole, Castangia, Ferulas, Figu Niedda, Fraschiosu, Marione Ledda, Nunnaru, Orchinele, Orgodoli, Pedra Dolada, Pranu Urchi, Sa Pruna, Siana, Siccadore, Su Pezzudoladu, Tambadu, Torra, Tremene, Urchesiana, Urchinele. Arbus (7): Donigalla, Frucca, Is Cabis,

Maccioni, Perdas Albas, Priogosu, Pranu. Ardara (28): Badde Austino, Badde Tuda, Cane, Canedis, Chercu, Coloru, Congiari, Enas de Ruos, Ferula, Figoghias, Figu Ghia, Frusciu, Ilimone, Mamunari, Mannu, Mercurio, Ozzastru, Pedru Cherchi, Perda Lada, Pintadu, Rio Runaghe, S’Acchileddu, Sa Idolza, S’Altiruta, Sant’Edero, Sant’Isidoro, Su Chercu, Terracados. Ardauli (7): Bingiales, Irighinzu, Monte Frau, Monte Idao, Monte Piscano, Muruddu, Sighinzu. Arixi (1): Bruncu de Nuraqumini. Armungia (5): Coili de Bois, Palla, Perdu Schirru, Scandariu, Sarbatzi. Arzachena (2): Albucciu, La Prisgiona. Arzana (11): Arredabba, Biddadeni, Gilorzı`, Lua, Meurra, Perdu Loi, Pixina Niedda, Ruinas, Sa Mela, Sa Pentuma, Unturgiadore. Assolo (17): Aradi, Fruscu, Giurreddu, Guduli, Mammuzzola, Monte Figu, Moro, Orasasa, Palanuedda, Planu Narbonis, Porcilis, Sa Cirra, San Pietro, Santa Lucia, Sassaioni, Ungronis, Urasasa. Asuni (5): Casteddu, Nuraxi, Oru, Sant’Uanni, S’Arcu. Atzara (6): Abbagadda, Ligios, Mugaddu, Niu Crobu, Sole, Suergeddu. Austis (6): Badde Majolu, Carale, Istecori, Lughia, Stecori, Turria. Ballao (5): Istancus, Nuraxi, S’Arcu de Santu Damianu, Siliquas, Tradori. Banari (7): Corona Alta, Domu Pabaras, Farre, Mannu, Monte Franca, Sa Tanchitta, Su Bruncu de sa Domu. Baradili (1): Candeli. Baressa (5): Codinas, Majori, Molas, Sa Domu de S’Orcu, Sensu. Bari Sardo (13): Arbois, Boschinu, Ge´, sperarci, Iba Manna, Lurcuri, Mattale Mindeddu, Moru, Murcu, Niedda Puliga, Sa Puliga, Sellersi, Su Crastu.

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Nuraghe Barrali (3): Domu ’e S’Orcu, Guntrusciu, Monte Uda. Barumini (10): Cala Frau, Cucculessi, Massenti, Perdedu, Perdu Meloni, Riu Ziu Stori, Sa Zeppara, Surdelli, Su Nuraxi, Urru. Bauladu (22): Ainzu, Attus, Crabia, Maria Enas, Martinzanu, Mascherza, Mascherzedda, Meddaris, Montigu, Mura Crabas, Mura Cresia, Mura ’e Sorighes, Mura Figus, Mura Prochilis, Ois, Piraulas, Santa Barbara, Santa Marienas, Urasa, Zeurras, Zinnuri, Zrighidanu.

Nuraghe – Il nuraghe Albucciu, ai bordi della statale Orientale sarda fra Olbia e Arzachena, ` importanti nuraghi a corridoio e` uno dei piu della Sardegna.

Baunei (22): Alvo, Campu de Paule, Cugumaci, Fonnacesus, Genna Olidone, ` , Loppelie, Nieddu, Olivette Lastrafo Cannas, Orgoduri, Pedru Saccu, Planargia, Porta ’e su pressiu, Punnacci, Sa Molentina, Sa Paule, Sa Tiria, Silimba, S’Olluli, Su Nuragheddu, Su Nurazi. Benetutti (31): Almangia, Bodoi, Corvoneddu, Crastu ’e Cuccu, Curtu, de Luzanas, di Ogolo, Ena e’ Sedina, Lotta, Nostalile, Ogoro, Ortuine, Ostula, Pedrarva, Puddighinu, Revosta, Sa ’e Maria Luisa, Sa Mandra ’e Sa Giua, Salamanza, Salamodde, Sant’Elena, Sas Luzzanas, S’Aspru, S’Ena e Cannas,

Serra ’e Coddos, Sos Nodos de S’Elighe, Torodda, Urrele, Urchi, Zili. Berchidda (15): Castru, Columeddu, de Mandras, Mannu, Monte Acuto, Peddiu, Pitti Nalvoi, Sa Iscala Serrada, San Giovanni Crabiles, San Michele, Su Mandriane, Su Nuragheddu, Su Peddiu. Bessude (13): Barzachiarzu, Birde, Cannisones, Cheia, Crastu, Cuguala, Iscla Predischedda, Monte Inzas, Monte Pegia, Muro Idda, Ozzastru, Pedrosu, Sa Scala, Santu Tiadoru, Su Runaghe de S’Ena. Bidonı` (3): Bentosu, Perdu Mannu, Piscamu. Birori (19): Arbu, Bidui, Bullitta, Chessa, Fruscu de Santu Giorgi, Miuddu, Nuscadore, Oddetta, Orosai, Pranu de Ruos, Puggiu Malu, Puttusuile, Santu Giorgi, Serbine, Serras, S’Iscra de S’Abbasanta, Sorolo, Urighe. Bitti (27): Badde Longa, Cuccuru Alvu, Curtu, Fontana Oloustes, Ghelai, Iste´ , Monti Rasu, Mulai, Lassanis, Liere ` , Nittorere, Muru ’e Colovras, Nitala sila, Oloustes, Ortai, Ortuidda, Petra Alva, Romanzesu, Salamitti, San Pietro, Sa Raighina, Sas Prunas, Seris, Siddu, Solle, Su Eritta, Tuturchi. Bolotana (37): Adu Marapiga, Bantine Cruo, Baratu, Bardosu, Coa Filigosa, Conca Coddine, de Cannas, de Gazza, Ena Manna, Fazzada de Chervos, Figu, Frida, Funtana Ona, Funtanassida, Funtana su Lidone, Isfundadu, Malavrina, Mannu, Monte Zenzeru, Murta Uras, Murones, Muros Rujos, Nodu de Sales, Ortachis, Ovredda, Pabattolas, Rostri, Sa Menta ’e Sa Mura, Santa Caterina, Sa Pinna, Sedda ’e Su Minadorzu, S’Edra, Serra Nuraghe, Sos Compensos, Sos Pabuttulos, Tittirriola. Bonarcado (49): Aurros, Bau Codinas, Benesinnis, Bruncu, Burale Prunas,

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Nuraghe Campu Scudu, Canale Crebu, Cannargios, Crastu, Cusu, de Planos, Funtana Crecu, Funtana Inturzu, Funtana Sones, Genna Uda, Livrandu, Lorenzu Nieddu, Loriosa, Mazzacche, Mura ’e Figu, Mura ’e Procos, Mura Ligios, Mura Surzagas, Muschiu, Musurgiaga, Nargiu, Pedrera, Perda Caddos, Perda Pertusa, Piriccu, de Planos, Pruna, Prunischedda de Leo, Ruju, S’Argioledda, S’Arzadetta, S’Ilighertu, Sa Sorighina, Scovera, Serra Bisonzos, Serra Crastula, Serra de Tiria, Serra Ozzastru, Siligherta, Su Livrandu, Su Mullone, Su Muru de Sa Figu, Temannu, Terra Bianca. Bonnanaro (23): Bega, Curzu, de Luca, Elias, Fontana Majore, Frades Cordas, Giorgittu, Lucas, Malis, Maria Deriu, Murunis, Nieddu, Pabaris, Penternu, Pentuma, Piano, Pischennero, San Pietro, Sasso, S’Isteri, Taeddas, Toncanis, Ziu Marras. Bono (27): Angioi, Arisanis, Badde ’e Soriana, Badde Cerchi, Biloto, Calitennero, Canneddu, Coronaieri, Culilughe, Ferulas, Juanne Ru, Larattu, Mattafurone, Muselighes, Nurcoro, Ortivai, Pedra Crapida, Pilisserta, Restiddi, Rupisarcu, Sa Gispa, S’Arza Perozzi, Sas Coas, Sas Doppias, Seddei, Tamuile, Tocco Scorzones. Bonorva (71): Abbasantera, Altovolo, Alzolas de Piredu, Arvos Auras, Bachis Lai, Badde Arghentu, Bortolu, Cagai, Coa Nuraghe, Contra Austinu, Cuiaru, Cumbessos, Ennaleperes, Erettu, Farzone, Fenosu, Frailes, Frusciosu, Fun´ , Giudeo, Ispitana ’e Cherchi, Giove nalva, Iuanne Oghene, Loscheri, Mandra Sa Giua, Marchidu, Monte Airadu, Monte Caloia, Monte Cheja, Monte Donna, Monte ’e Piscamu, Monte Giove, Monte Longu, Monte Saba, Mura Russu, Muru Pizzinu, Muschesus, Nurabbas, Oes, Oghene, Oro, Pazza, Perda Peana, Pischinalza, Pol-

tolu, Preson, Puttos de Inza, S’Abbasantera, S’Ena ’e Leperes, Sa Costa ’e Sa Baiane, Sa Sea, Sambinzu, Santa Elena, Santa Lughia, Sambinzu, Sidaro, Silichinus, S’Ispinalva, Spadularzu, Suelgiu Giobbados, Su Fraile, Su Iu, Suldu, Su Monte, Su Respisu, Surgiagas, Tanca su Monte, Tinnuras, Tintinos, Traba Aiana, Tres Nuraghes. Boroneddu (11): Cortinas, Friscas, Lestincus, Malosa, Montigiu, Mura, Surgiada, Ostele, San Salvatore, Spinosu, Su Montigu, Trubeli. Borore (28): Albu, Arghentu, Bighinzoni, Bisazzone, Casas, Cherbos, Cogolazzu, Columbus, Craba, Duos Nuraghes, Imbertighes, Interenas, Ludrau, Magosula, Mura Sa Figu, Oschera, Pedru Feghe, Pischedda, Porcarzos, S’Infulcadu, Su Figu, Suerzu, Tosana, Toscano, Tres Nuraghes, Ugone, Uore, Urpes. Bortigali (48): Aidu Arbu, Aidu Entos, Aidu Olostri, Ascusa, Badde Donna, Bena de Ludu de Teriani, Berre, Boes, Burgusada, Carrarzu Iddia, Coattos, Cuguttu, Cunida Piga, Frenugarzu, Funtana Lada, Giaga Edra, Immandradorzu, La Corte, Luzzanas, Meuddu, Mura Elighe, Oes, Orolo, Orsi, Ottieni, Ponte, Pranu ’e Ruos, Ruggiu, Ruju, Rusari, S’Immandradorzu, Sa Coa ’e su Lauro, Sa Mandra ’e Sa Giua, Santu Martinu, Semestene, Seriale, Serra ’e Nughe, Spartana, Su Arbarighinu, Susugias, Taleris, Teriani, Tintirriolos, Trisari, Trullio, Tuide, Tusari. Bortigiadas (15): Cantareddu, Cuada, La Tanchitta, Lu Cantareddu, Lu Nurache, Middina, Monte Dius, Pedru Mulza, Punta Capraia, Punta Nuragus, Puppia, San Pancrazio, Santu Russugliu, Spiritu Santu, Traicatu. Borutta (1): Sa Tanca Noa. Bosa (3): Montiferro, Sesamo, Tiria. Bottidda (14): Cherchizzu, Cugurutta, Larattu, Mastru Porcu, Mola ’e Sa

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Nuraghe Serra, Oruscula, Ortivai, Sa Corona, Sa Pietade, Sas Schidas, S’Orculana, Sos Nuraghes, Tanca Noa, Toscana. ` (34): Curtu, Domighedda, Budduso Domo ’e Porcos, Eigannele, Errele, Errere, Isarita, Iselle, Locorona, Loelle, Lorica, Lundurru, Lu Nurache, Monte Lasu, Nullu, Oddastra, Ololvica, Pedrosu, Pelcio, Punta Su Nuraghe, ` , Ruju, S’Abbila, Sa Ena, Sa Menta, Rolo Sa Puzzonina, Santu Tomeu, Sauccu, Seau, Salteri, Sos Lizos, Teltoro, Torroile, Ziu Caralu. Budoni (1): Conca Ento. ` , Bortilacca, Bultei (21): Ainos, Boniro Budu ’e Mela, Chiricuzzu, Curtu, Fraschiosu, Giuanna Onida, Giuanne Antoni Ezzu, Gurgu, Logustana, Ludo, Mandra Ingannu, Nurchidda, Ogolo, Pedra Adde, Pedra ’e Batile, Puteggiu, Suletta, Su Nuraghe, Tilariga. Bulzi (15): Bacca de Arados, Bonaggiunta, Bonora, Bulzesu, Conte, Crabiles, Culktu, Figone, Fughiles, Malosa, Muros, Rodas, San Nicola, Sarula, Sas Ladas. Burcei (3): Nanni Cocco, Sa Serra de Antoni Si, Su Nuraxi. Burgos (12): Arvaras, Edra, Figuniedda, Fruschiosu, Longu, Madalena, Pala ’e Rughes, Saddaco, S’ Abbaia, Sa Toa, Sera ’e Dimine, Su Fraile. Busachi (22): Ariolu, Bedusta, Bidanzolu, Bilardinu, Cotta, Fenughedu, Iacca, Ira, Liggiu, Marapala, Monte Isa, Ortu Furadu, Pranu Nurache, Prunas, Sa Giacca, Santa Marra, Saolle, Sas Muras, Satza de Pranu, Scala ’e Accas, Scala ’e Linu, Serra ’e Codes. Cabras (37): Abba chene Sole, Angios Corruda, Antioco Crobis, Barrisi, Boboe Cabitza, Cadaone, Cannevadosu, Caombus, Conc’Ailloni, Crichidoreddu, Crichidoris, Figus de Cara Mannu, Figus de Cara Pittiu, Giovanni Nieddu, Leporada, Marghini Grutzu, Molas, Muras, Ollastu, Paegrevas, Pi-

scina Rubia, Predi Sini, Sa Carroccia, Sa Gora de Sa Scafa, S’Argara, Sa Ruda, Sassiviniri, Sa Tiria, Serra ’e Cresia, Sianeddu, Siau Mannu, Su Archeddu Su Procu, Suergiu, Su Narasci, Tiria, Tostoinus, Zianeddu. Calangianus (9): Agun, Deu, Monte Casteddu, Laicheddu, La Pilea, Piras, San Linaldo, Pastinacciu. Calasetta (3): Brich, Mercureddu, Sisineddu. Capoterra (3): Cuccureddus, Domu de Sau de is Orcus, Domus is Antigus. Carbonia (5): Loddi, Miani, Paristeris, Piliu, Sirai. Cargeghe (4): Cherchizzos, Mandra de Sa Giua, Pedras Serradas, Santa Maria. Carloforte (2): Canal Bacciu, Sepoltura. Castelsardo (15): Araodda, Cuncali, Franzesu, L’Eni, Li Colti, Lu Colbu, Monti Carrigiu, Monti La Rodda, Monti Ussoni, Multeddu, Paddaggiu, Spighia, Tinteri, Valcheru, Violantu. Cheremule (23): Baddicciu, Coroneddu, Culzu, Cunzadu, Giganti, Iscala Munduzzu, Maiore, Marinzana, Maraturiu, Mattarigozza, Ministras, Monti Code, Nuraghe Majore, Putzu, Rocca Manna, S’Alvaru Ladu, San Pietro di Nuraghe, S’Aspru, Scala Crabiles, S’Onza, Su Gigante, Tippiri, Trogliu. Chiaramonti (49): Alzola de Coghalzos, Aspru, Attalzu, Badde Cheja, Baddu, Bantine Pira, Caschile, Castras, Conca Zuighe, de Rosa, Elighia, Ena Longa, Fradres Contones, Furros, Giunturas, Is Padulas, Ispiene, Lavrone, Longu, Massedda, Ortos, Pinnetta Bruiada, Pubattu, Puligosu, Rispidu, Ruju, Sanu, Sa Toa, Scala de Malta, Scala Lampadas, Scanneddu, S’Ena, Spiena, Su Agantinu, Su Cadalzu, Su Casteddu, Su Castru Cavacadu, Su Lizzu, Su Ostia, Su Puddu, Su Re, Sus Castias, Tanca Bezza, Teti, Truddariga, Turturina, Tuvuleddu, Ui.

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Nuraghe Codrongianos (22): Austinu, Bolimo, Bolinu, de su Balcone, de su Urtija, Furros, Giuspiu, Maffaru; Mattariculu, Mela Cotta, Mura, Murrone, Niedda, Ozzastru, Palaesi, Pedru Farre, Sant’Andrea, Santa Maria, Sarras, Signora Anna, S’Ispagnolu, Ulumu. Collinas (10): Brodu in Cuccuru, Bruncu Sa Gruxi, Candela, Colombus, Corruardu, Miale Craba, Sartaro, Scala S’Egua, Sorcu, Sueddi. Cossoine (27): Accas, Addanas, Aidu, Alvu, Biancu, Chilrios, Concas, Corruoes, Edighinzos, Enas, Furraghes, Giovanni Antonio Toi, Idighinzos, Mandra Sas Erbas, Nieddu, Nurattolu, Pedra Lada, Pinnadu, Poggiu Ortolu, Poltolu, Sarusi, Sas Ebbas, S’Egua, S’Emis, S’Ena, Sighi, Su Truppu. Cuglieri (75): Alores, Amedossu, Appara, Auras, Badu Campana, Baragiones, Bena ’e Rau, Campu Maggiore, Campu Nieddu, Coduleddu, Cornus, Crastachesu, Crastu Biancu, Ergulis, Foghe, Fromigas, Iorzi Cogu, Lacanas, Lavru, Longu, Maggiore, Magumelis, Mannigos, Mattucanis, Mesu, Monte Apparu, Monte Miderri, Montesantu, Monti Laccana, Muracassia, Muradise, Mura ’e Cantone, Murafaina, Nurecchi, Oraggiana, Orassala, Oratanda, Oratiddo, Ozzastros Crispos, Ozzastru, Padru Maggiore, Pane ’e Perra, Pedru ’e Monte, Pirastu Fattu, Pranu Olia, Puligheddu, Recuaddus, Rosario, Salighes, Sa Pattarza, Sa Serra ’e Sa Tirias, Sa Tappaggia, Silbanis, Silighes, Sa Mura ’e sa Vipera, Santu Zorzi, Sarios, Sas Prisones, Sisiddu, Su Livandru, Tappaggiu, Teuladu, Tiriola, Tonchio, Traessu, Truttuvuris, Turre Ezza, Turundu, Uglieras, Uraggiana, Urastandu, Uglieras, Urracheris, Zorgia ’e Cogu. Curcuris (1): Soru. Decimoputzu (1): Ibbas.

Desulo (2): Bruncu Nuraghe, Riu Su Nuraxi. Dolianova (2): Bruncu Ollasteddu, Matta Manna. Domus de Maria (7): Bach’e Idda, Crabis, Maistu Perdu, Millanu, Perdu Mulas, Riu Perdosu, Spartivento. Domusnovas (3): Domu ’e S’orku, Mura Archei, Pardu s’Isera. Domusnovas Canales (3): Nurarchei, Santu Pedru, Sirboniga. Donori (5): Domu ’e S’orku Mannu, Genna Cradoni, Guntruxius, Nuragiassus, Perda Niedda. Dorgali (38): Arvu, Bia ’e s’Ebbas, Biristeddi, Coazza, de Sortei, di Biriculi, d’Irghiriai, Francu de Pala, Golunı`e, Giorgi Poddighe, Iloghe, Isili, Lottoniddo, Luargiu, Mannu, Mannu di San´, Norı`olo, Nut’Anna, Muristene, Neule rakeddu, Oveni, Paule Marras, Picchio, Purgatorio, Ruju, S’Abba Noa, Santu Iorgi, Santu Nicola, Sa Pramma, Serra Orrios, Sortei, Sos Pruvereris, Su Casteddu, Su Luargiu, S’Ulumu, Su Marrone, Toddeitto, Zorza. Dualchi (22): Arbarighino, Arile, Bardalazzu, Barile, Bilippone, Biriola, Caddaris, Crabas, Cubas, Curzu, Fenugarzu, Fogheddu, Inzas, Ono, Perda Maiore, Piddio, Pirizzada, Ponte, S’Accaradolzu, S’Olivera, Su Nurazzolu, Uana. Escalaplano (7): Amuai, Fumı`a, Genna Piccinu, Libiriu, Perda Utzei, Piru, Sa Fossada. Escolca (9): Accaos, Mannu, Moguris, Nurax ’e Si, Pei su Boi, Ruinali Cortis, Ru i na l i C u c c u r u , Ru i n a P r i m a , Truncu Lillu. Esporlatu (13): Arzola ’e Sorighes, Erismanzanu, Fruschiosu, Iscra Longa, Monte San Martino, Murei, Muru ’e Lunas, Orrios, Pattada ’e Casu, S’Acchilezzu, Sos Casales, S’Utione, Su Ziu Agara. Escovedu (1): Nurara.

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Nuraghe Esterzili (2): Santa Vittoria, Soperis. Figu (6): Emmauru, Maratiu, Salibena, Soru, Su Mesu, Terr’e Monti. Florinas (45): Baingiu Olia, Coperto, Corvos, Crabileddu, de Su Monte, Fora Labia, Giaga ’e Puliga, Giorzi Massone, Idale, Ischidda, Linna Odetta, Loddauru, Mazzone, Mesu, Mina, Monte Pizzinnu, Monte Sorighe, Norajalvu, Oppia, Orzastru, Pala Binza Manna, Pedras Serradas, Planu Ortule, Punta Unossi, Sa Coiada Noa, Sa Figu, Sa Inistra Mala, Santu Martini, Santu Nigola, Sa Punta Uossi, S’Ardia, Sas Coas, Sorighe, Su Cugutadu, Su Farzu, Su Frigadore, Su Pradu, S’Utturinu, Su Tumboni, Su Valsu, Urzeghe, Zimiari. Fluminimaggiore (1): Conca Muscioni. Flussio (8): Andula, Caddaris, Calcheras, Carcheros, Giannas, Mulieu, Murciu, Sebes. Fonni (50): Arballai, Balloi, Biaceddu, Cara Mala, Carpidura, Carussia, Coro` , Dossoneo, Donna Maria, Donnure nello, Dronnoro, Eligherbuda, Eliseo, Fuili, Gantine, Gremanu, Gutturu, ` ro, Isperu, Lochirioe, LogoIscallano mache, Loralı`, Madalli, Madau, Masiloi, Mastala, Mercuriu, Monte Pasada, Mureu, Nole, Nostra Signora de su Monte, Oruviduni, Osule, Pizzu de Monte, S’Alinu, Sa Menta, Sammuccu, San Cristoforo, Sa Sergente, Sa Viuda, Sedda Balloi, Seligheddu, Su Isperu, Su Molimentu, Tanca Manna, Trementu, Usule, Uturu e Mesu, Vadilonga, Vidighinzu. Fordongianus (4): Casteddu Ecciu, Pranu Antoni, Santa Maria, Su Soliano. Furtei (4): Ais, Bangius, Bruncu de Su Sensu, Sa Conca Manna. Gadoni (1): Arcu Nuraxi. Gairo (14): Arsu, Brocca, Cuccu, Follas, Genna Masoni, Murcu, Musciu, Nureu, Perda Arrubia, Perdu, Sa Serra de Is Perdas, Taquaddai, Trunconi, Ulei. Galtellı` (16): Alula, Boniloghe, Calistru,

Casteddu ’e Ghistala, Forisco, Forru ` , Gollei Lupa, Muru GolLadu, Gherghe lei, Orriolu, Siriculi, Strulliu, Su Gardu, Su Marras, Su Nuragheddu, Torrocone. Gavoi (26): Arrana, Cannavargios, Capriola, Carringola, Crastulongu, Giorgi Floris, Gasola, Golamidda, Ispotologhi, Istelazzei, Mucru, Mughisaris, Nammughine, Nortza, Orrui, Palone, Pirastreddu, Sas Seddas, S’Eremu ’e ` te, Soroeni, Sa Mela, Serra de Istela `, Trutzu, Zolesi. Spedeloi, Talaighe Genoni (31): Addori, Biriu, Bucca Scala, Cixius, Corralzu, Corte Mereu, Dom’e Biriu, Duidduru, Fattu, Fruscu, Gurdillonis, Is Cortis, Longu, Lorias, Margiani, Monte Cilixia, Mumuzzola, Nieddu, Pedrosu, Perdaligieri, Pranu Omo, Santu Antinu, Santu Perdu, Scala ’e Berbeis, Scala ’e Serra, Sedda, Su Corrazzu, Sussuni, Trappapulis, Trementi, Troni. Gergei (18): Ardiddi, Aureddus, Cannas, Casargius, Dessı`, Martinedda, Peddis, Preganti, Purruddu, Riu Coloru, Riu Elias, Ruineri, Saccaioni, Santa Cecilia, Santu Pardu, Su Iriu, S’Urreli, Trazzali. Gesico (12): Accas, Battudisi, Berritta Furriada, Columbus, Cumbinde Pinna, Muttas Nieddas, Nuratzola, Posada, Sitzidiri, Suergiu, Su Linu, Su Mulloni. Gesturi (19): Aras, Bau Romanu, Bruncu Cristolu, Bruncu de Tana, Bruncu Luzzami, Bruncu Maduli, Bruncu Nieddosa, Bruncu Peppi Pinna, Cogotti, Conca Tiddia, Lepureddu, Nennimura, Nuraceddeu, Nuridda, Pisconti, Pranu ’e Mendola, Schisorgiu, Simoni, Tana. Ghilarza (46): Anne, Arbiarbu, Aunes, ` , Birigheddai, Birighissones, ButAuru turu, Canchedda, Corona, Crastu, Crobecada, Cuguzzu, Fruccas, Grussu, ` la, Irigheddai, Jane, LatzoGutturische nes, Listincos, Madau, Malosa, Me-

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Nuraghe daurru, Muraccas, Mura Ebbas, Mura Gioia, Mura Oddine, Mura Turenes, Or` , Pajolu, Pitzurri, gono, Orgosi, Oschino Rischera, Sa Canzona, Sa Manenzia, Santa Anastasia, Sa Perdera, Sos Mortos, Su Cuguttu, Suerzedu, Sumboe, Trinzas, Trubelu, Tussu, Uttirischela, Zane. Giave (39): Accas, Ammuradu, Anadde, Badde Pedrosa, Benalzosa, Bidighinzos, Bigialza, Boes, Cagules, Campu de Olta, de Su Campu, Don Furadu, Feruledu, Figu, Frummigiosu, Idda, Manigas, Meana, Monte Majore, Oes, Pedra Lada, Planu ’e Sorighes, Ponte, Porcheddos, Putuddi, Riu Ena, Ruju, Sa Idda, S’Ammuradu, Sannuri, San Simeone, Santu Ainzu, Santu Antine, Santu Cosimu, Santu Sistu, Sa Runcu, Sauccos, Silanos, Su Runcu. Giba (20): Acqua Callenti, Brughitta, Cambulas, Corongius Longus, de Frois, di Villarios, Fais, Fragiacco, Giara, Gibarussa, Is Piras, Is Ulmus, Martini, Meurras, Panicasu, Piras, Rubiu, Sa Perda, Sa Reina, Santa Luscia. Girasole (3): Santu Tomau, Scomajorcu, Tomboli. Goni (3): Goni, Narba, Stincoddi. Gonnesa (7): Figus, Ghilotta, Is Arenas, Moru Nieddu, Muromoi, Serbeggi, Serucci. Gonnosfanadiga (5): Conca de Casteddu, Cuccuru Gibas, De Togoro, Palepardu, San Cosimo. ` (7): Emmauru, Marafiu, SaliGonnosno bera, Siorus, Soru, Su Senzu, Terr ’e Monte. Gonnostramatza (7): Brunchiteddus, Codrogu, Chiccu Eccis, Molas, Pallariu, Pranu Aidu, Scalaxeddu. Guamaggiore (16): Baccas, Barru, Bruncu de Giuanni, Carrargiu, Corte de Su Secci, de Su Bruncu, Friarosu, Lacu de Leoni, Margianu, Mindas, Monte Acuzzu, Perdosu, Pizzu Ecis, Rosinenna, Titiriu, Zuddas.

Guasila (10): Carrogas, Baccas, Dei, ´ , Pau, Sioccu, Launessi, Nuradde Siono, S’Omu de S’Orcu, Su Sensu. Guspini (13): Arrosu, Crabili, Crobu, Fumiu, Gentilis, Melas, Nuraxi, Omini, Santa Sofia, Saurecci, S’Orcu, Urradili, Zuddas. Iglesias (1): San Pietro. Ilbono (15): Congiu Orcu, Elurci, Gepe´ , Monte Forru, Nurtai, rarci, Matale Perda Carcina, Perucciu, Piranseri, Sa Campana, Salassu, Sartalai, Sceri, Teddiso, Tedeli. Illorai (29): Abbadigu, Arzola ’e Chessa, Arzola ’e Sorighes, Carbia, Curtzu, de Sa Mura, Ena Manna, Eri Manzanu, Frido, Iddolo, Iscretti, Iserethe, Laghertula, Luche, Mannurri, Matteu Pitales, Murone, Olostru, Pattada ’e Chelvos, Piliserta, Pothiola, Sa Paule Ruja, Sa Toa, Santa Lucia, Santa Maria, Ser`, Su Montigu de Sa Corona, Trunralo coddı`, Tuvu Oe. Irgoli (29): Abba Salita, Alinoe, Aranzu, Chervia, de Tutturu, Gherdone, Giardinos, Giuiai, Litu Ertiches, Lun’e Nie, Monte Gherone, Norgoe, Nuragheddu, Pedra Bisio, Pedra Usai, Petra Nae, Prunas, S’Abba Salita, Sant’Antonio, Santu Antiogu, Santu Stephanu, Sa Sedda de Nuraghes, Sauccu Nieddu, S’Edora, Sos Nugoresos, Su Bufalu, Su Nuragheddu, Zardinos, Zorru. Isili (24): Adoni, Angusa, Antini, Asusa, Christingionis, Crastu Pardixeddu, de S’Atzinara, Erbixi, Gruxedu, Is Paras, Longu, Maurus, Minda Maiori, Molas, Nuraghe Sant’Antoni, Perdosa, Pizzu Runcu, Ruina Franca, Sa Musera, Sa ` , Serra Monti Arco, Narba, Sartaro Trucciu, Zarpalio. Ittireddu (9): Chisti, Corona Alta, Domo de S’Orcu, Funtana, Su Bagliu, Su Nuraghe, Su Runache, Toddighe, Ziu Dominigu. Ittiri (49): Abbarghente, Baddecca,

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Nuraghe Brundette, Camedda, Cannedu, Chentucheddas, Chizzinieddu, Cirolo, Coa Aspidda, Codinas, Codones, Crabione, Culisandro, Cuneddas, della Paulis, Elighe, Ena Ortu, Fenughedu, Frades Talas, Giuntali, Inventi, Los Passizzos, Luros, Majore, Monte Deu Pizzinu, Moriotti, Muros, Occhila, Pala ’e Chercu, Paulis, Pittu Altu, Planu Codinas, Porchis, Puddera, Runagheddu, Runara, Runatolos, Sa Callida, Sa Figu, Sa Runara, Sa Signora, Sos Isconcados, Sos Iscrabitados, Sos Muros, Sos Passizzos, Tuvu, Tuvurunaghe, Vittore. Jerzu (13): Antepadente, Arbutzu, Asinalis, Barsu, Bonu, di Scuriu, Erbonu, Gessitu, Marcusu, Orta sa Mola, Piremau, S’Omu S’Orcu, Taccu. Laconi (10): Arrubiu, Cannas, Fruscu, Genna Corte, Lisandru, Mamusi, Montes, Orrubiu, Picciau, Pilicapu. Laerru (10): Battana, Binzales, Cossu, Curtu, Montigu Columbos, Montigu de Rundines, Pazza, Scala de Ebbas, Tanca Manna, Tiu Moro. Lanusei (14): Cannixedu, E Ponte, Esterzu, Fundu ’e Tricoli, Genna Accilis, Perdesorris, Perdu Loi, Puliga, Sa Canna, Santoru, Solastu, Strisai, Su Nuraxi, Ulei, Ursu. Las Plassas (7): Bruncu Forru, Etzi, Mariga, Passiali, Perda Melloni, Perdeddu, Pranu Sonallosa. Lei (3): Beraniles, Pattada, Santu Martinu. Loceri (10): Baresus, Berritta, Cea, Cra´ , Monti de Forru, Piroddi, bina, Matale Puliga, Serrauleri, Su Casargiu. Loculi (9): Aidu ’e Muru, Callistru, Caraucu, Corrianus, Crastu Ruju, Idda, Longa, Matt’e Sole, Su Anzone. Lode´ (5): de Sa Taula, Ianna Bassa, Monte Prana, Sa Mela, Su Nuragheddu. Lodine (13): Aranna, Cannavargius, Ghivili, Lotolai, Mamughine, Muisonis, Muros de Boinos, Orrui, Sa Parrocchia,

Sas Seddas, Sorovene, Sos Nuragheddos, Tolesi. Lotzorai (6): Corongiu, Genna Tramontis, Monti Puba, Perda Manna, Santu Tomau, Tancau. Lula (5): Colovros, Elighe Ruja, Punta Casteddu, Puzzittu, S’Ena. Lunamatrona (11): Bruncu Amus, Bruncu Giniu, Corti Marini, Pitzu Cummu, Planu Crasti, Sa Lopera, Satola, Su Bruncu de su Fornagi, Su Concali, Tola, Trezzali. Luogosanto (1): Balaiana. Luras (15): Alzu, Baddighe, Conca Abbalta, de Nughes, de sa Palea, Lu Nuracone, Minda, Nuragheddu, Pabadalzu, Rosseddu, Sa Pila, Sa Volca, Seuloni, Sighinone, Sos Concazzos. Macomer (101): Aeddo, Arculentu, Ascusa, Badde Figu, Badde Edra, Bantine Piano, Bara, Basones, Bidui, Cabudebbene, Campeda, Cantoniera di Campeda, Castigadu, Chentu Istradas, Cherchizzos, Coa de Sa Mela, Cogolatzu, Columbos, Corte, Crabarida, Cunculos, ’E Mesu, Edros, Elighe, Erbeghiles, Ferulaghe, Figados, Figu Niedda, Figu Ranchida, Filighe, Foddeddis, Funtana Ida, Funtana Lada, Funtana Mela, Fuscas, Iria, Iscrocca, Lauredu, Madde, Mandras, Maronzu, Mazzacaddos, Mene, Mola de su Caddu, Montrigu de Lacana, Mura de Bara, Mura de Putzu, Muradu, Mura Ine, Mura Sauccu, Mura Uras, Naspries, Nieddu, Nuvole, Ortai, Ortu, Pattada, Pazza, Pedrabardile, Pilinzones, Pintuleddu, Pischinarza, Porru, Prunas, Pubuttu, Rocca Rugia, Ruggiu, Sa Chea de Su Porcu, Sa Trabalza, Sa Crabarida, Sa Maddalena, Sa Madde, Sa Mandra Tunda, Sa Matta ’e Sa Muzzere, San Giorgio, Santa Barbara, Santu Antoni, Sa Pedra, Sa Ucchiusura, Sas Cariasas, Scrocca, S’Ena de Padria, Serra Meana, Solene, S’Orti` , Su Erbegosu, Sos Carialzos, Sporlo

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Nuraghe ghile, Su Tilibirche, Sucoronis, Tamuli, Taccori, Terchis, Terra Tenera, Tirianni, Tossilo, Tottori, Traina, Turrigas, Ulimos. Magomadas (4): Binu Mancu, San Nicola, Santa Barbara, S’Ebas. Mamoiada (21): Arailo, Benatitteri, Fittiloghe, Frugutula, Gianna ’e Carros, Ianna Todde, Lidana, Lottocula, Monte Giuradu, Monte Su Dovaru, Mucru, Or` , Ruju, Sas de Melas, Su Frau, Su goru Ziu Torru, Torotha, Travessu, Trocotula, Urguru, Venatiteri. Mandas (14): Ardiddi, Atzargius, Bidinessi, Cuccuru Perdixi, Don Efisi, Funtana Zorcu, Ladiri, Murtas, Pardu, Siliqua, Simoni, Su Angiu, Suxı`u, Zidoni. Mara (24): Adde Pizzinna, Alghentusa, Bidisi, Cabones, Coa de Bullitas, Coladorzos, Cuguruntis, de Sa Mura, Elighentosu, Ghergenes, Monte Pizzinu, Monte Umbertino, Mura Cabonis, Noeddos, Pedra de Multa, Pirastu, Pizzinnu, Salighentosa, Sa Mura, Santa Giara, Sant’Andrea, San Tomaso, Tileppen, Tuscanu. Maracalagonis (10): Beduzzu, Bidda Beccia, de Sottu, Piccia, Sa Guardia, Sa Madrina, Sant’Elena, S’Arrumbulada, S’Ascedu, Su Reu. Marrubiu (2): Dom’e S’Orcu, Spignau. Martis (9): Buriga, Longu, Montiguladu, Monte Franco, Monti Madu, Murrone, Palusedda, Sas Moles, Spinalva. Masullas (9): Arbuzzo, de Predis, Murranca, Mustazzori, Onigu, Santu Miali, Santu Stevi, Su Para, Su Sensu. Meana Sardo (12): Banda Era, Calvargius, Cervos, Cortinas, Era, Inzilicorru, Mantuzzu, Maria Incantada, Montigiu Pisanu, Nolza, Sa Pala ’e Su Fundu, Ziligorru. Milis (15): Canalis, Corbulas, Cuau, ’E Procus, Mannu, Mura Cabonis, Pertiazzu, Pobulas, Procus, Sa Tanca, Su Livariu, Su Riu ’e Sa Tanca, Tronza, Turriga, Zacca.

Modolo (3): Albaganes, Monte Nieddu, Senes. Mogorella (6): Aresti, Bruncu Mannu, Fenugu, Luas, Mannu, Pastori. Mogoro (12): Arrazzu, Arrubiu, Cuccurada, Mudegu, Nieddu, Picciu, Pranu Ollastrus, Santa Barbara, Serra Sa Furca, Siaxi, Su Boi, Su Cunventu. Monteleone Rocca Doria (5): Bena Longa, Caloia, Mannu, Su Nie, Tudera. Monti (7): Binza Alvina, Concanu Colvu, de Pertuncas, Longu, Sa Cobelciada, San Michele, Taerra. Montresta (4): Badu ’e Sa Rughe, Crabis, Cuili, Turre. Mores (20): Agos, Bentosu, Cuguttada, Fumu, Funtana Balida, Ispaduleddas, Mannu, Mendula, Nortulas, Nuraghettu, Poddighe, Ranas, Ruiu, Sa Punta de Mastru, Sa Tanca de Su Duca, Sos Istatos, Su Cantaru, Su Cuguttada, Suldu, Tresnuraghes. Morgongiori (5): Arrideli, Preidis, Santu Miali, Scovera, Su Bruncu de is Pillonis. Muravera (45): Arrubiu, Birru, Brebeis, Canne Frau, Carrabusa, Casteddu, Corritta, de Brabudu, de S’Ortu, Don Giovanni, Erbeis, Erga, Figu Niedda, Garrabosu, Gibe Truttiri, Giordi, Idda, Maccioni, Mannu, Marongiu, Monte Ontroxiu, Montixeddu, Moros, Mortus, Mumosa, Murtas, Nicola Podda, Orcu, Ortu, Perdiaxiu, Piscareddu, Pispisa, Ponzianu, Puncilioni, Riu Molas, S’Acedda, San Pietro, Santa Matta, Santore, Sa Ridroxi, Scalas, Sinzias, S’Omu ’e S’Orcu, Su Modditzi, Su Sciusciu. Narbolia (33): Accas, Araganzola, Areste, Barbegarius, Coronas, Crabia, Craccarosu, ’e Arede, Erba Caggius, Foddias, Fueddeddos, Iscala Cuaddus, Istraderis, Lande, Litu, Lizzios, Madava, Maganzosa, Mesone, Mura de Accas, Niu Crobu, Ozzastru, Perdighis, Procus, Prumosa, Quaddu, Scala

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Nuraghe Quaddus, Serra ’e Cruccus, Straderi, Terra Craccus, Tradori, Tunis, Zoddias. Narcao (13): Canneddu, Is Linzas, Marganai, Margoddı`, Monte ’e S’Orcu, Panicani, Pesus, Porcus, Riu Pruna, San Simplicio, Santa Crescenzia, Scrau Becciu, Tronu. Neoneli (3): Nocurelli, Olisezzu, Prunas. Noragugume (8): Carchinada, Costa Nuraghe, Irididdo, Lizzera, Muresune, Muros Rujos, Tolinu, Trididolo. Norbello (12): Battizzones, Funtana Alinos, Giuanne Orene, Iscrocca, Muresune, Orene, Ozzillo, Perdu Cossu, Ruju, Sa Chinine, Scocco, Taerra, Truischea, Truiscu, Zuanne Orane. Nuchis (4): Aghirru, Monti di Deu, Narcao, Punta lu Nurache. ` (12): Codinas, EliNughedu San Nicolo ghe Dulche, Frades, Funtana Fria, Mannu, Monte Paradiso, Orvenza, Pianu ’e Padres, Sa Coa, San Pietro, Sos Padres, Su Pedroso. Nughedu Santa Vittoria (3): Prunischeddargiu, Su Casteddu, Su Monte. Nule (15): Arile, Badu ’e Poceddu, Chirighina, Duscamine, Eddutta, Istellai, Laonidde, Naddu, Serra Nurache, Sisine, Su Nuragheddu, Talavoe, Tomeone, Tulidda, Voes. Nulvi (78): Alvo, Antonuzzu, Ara, Arghentera, Baldosa, Boinalzu, Bolonzanos, Campo Maiore, Cannalzu, Cannas, Cantaru Giolzi, Carchinada, Chiri, Cobelciada, Colondrasa, Columbos, Conca Niedda, de Fora, de Mariarmicu, de Mesu, de Su Pardonu, Elighe Entosu, Ena Formica, Figu Pinta, Fontana Argentu, Fontana Loda, Gavineddu, Giannantonio, Giuanna Luisa, Irru, Ladina, Lecchereo, Li Sesini, Lodiana, Monte de Sas Molas, Monte Elva, Monte Iscopa, Monte Lidone, Monte Orria, Muros, Niculosi, Olenturi, Orcu, Orria, Pedra Fulcada, Pena

de S’Aghedu, Pianu Ederas, Pintari, Preideru Matteu, Pua Vera, Puiu Nieddu, Ruju, S’Aba, Ruspina, S’Adde de Sa Chessa, Sa Marchesa, Sa Mattiruja, Sa Mura Bianca, Santa Barbara, Santu Lussurgiu, Sa Pilosa, Sas Seddas, Sa Ucca de su Monte de Mesu, Scala de Calcu, Seddas de Noari, S’Ena Manna, Sesini, S’Irpidargiu, S’Isterridorgiu, Spada, Su Cabrione, Su Caricarzu, Su Cudosu, Su Fraile, Su Ludosu, Su Oinarzu, Terri Ruiu, Testile. Nuoro (32): Biscollai, Corte, Cossiolu, ` o, Durgulileo, Feghei, FeCurtu, De nole, Fontana de Litu, Gabutelo, Gurturiu, Iacupu, Loddonu, Loghelis, Monte Gurtei, Murichesa, Murzulo, Nuschele, Orizanne, Pradu de Leo, Pedra Pertusa, S’Abba Viva, Sa Murta, Sa Tanca Manna, Soddu, Sodduleo, Su Riu de su Salighe, Su Saju, Tentilo, Tres Nuraghes, Trilogoboe, Ugolio. Nuragus (19): Aras, Corti Larenzio, de Turro, Geroni, Matta, Montis, Peragiu, Pranu de Follas, San Giovanni, Santu Milanu, Santu Pedru, Santu Stevini, Sereigu, Tasorus, Truxiu, Turri, Valenza, Ziu Truiscu. Nurallao (14): Aiodda, Enna, Formiga, Is Cannonis, Is Speluncas, Nieddiu, Olia, Pardu, Poiolu, Sarcidano, Su Casteddu, Su Planu de Fais, Tramalizzu, Tres Nuraxis. Nuraminis (3): Sa Corona, Sa Serra e is Canigas, Segafenu. Nuraxinieddu (1): Nuraxinieddu. Nureci (14): Giuerri Mannu, Is Pardonadas, Is Procilis, Iscala Gossu, Monti Nuraxi, Murtas, Perdonadas, Pranu d’Ollastu, Pranu d’Omus, Sa Planirba, Serri Armas, Sinipei, Turri Piccinu, Urielli. Nurri (19): Arriu Pranumuru, Cangialis, Comas de Pisu, Coremolla, Corongiu Maria, Corte Ollastu, Curreli, Gurti Acqua, Is Cangialis, Latt’e Pudda, Luas, Narbonis, Perda ’e Putzu, Perda

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Nuraghe Inferrada, Sedda Bintirissos, Stessei, Sutta Corongiu, Tacquara, Tannara. Nuxis (4): Guardia Cristo, Is Cuccus, Is Messaius, Su Sinibidraxiu. Olbia (59): Abbafritta, Albana, Albi` , Amoras, Badu Crasta, troni, Aldala Battinu, Belveghile, Caddari, Campu de Pino, Catena, Chidonza, Contra de Ozzastru, Contras, Corancedda, Corrimozzo, Criscula, Culatolzu, Filighe, Fumosa, Fumu, Furru de Inza, Iscia Piumina, Istrittoni, Labia, Lattombrosu, Lu Stazzareddu, Mattone, Migaleddu, Monte Casteddu, Montigu Longu, Multa de Caccu, Muronzu, Nuracatena, Nuragheddu de Siala, Nurattolu de Siala, Oddastru Colvu, Pedra Bianca, Pinnacula, Pobulos, Putzolu, Sa Chidade, Sa Chidonza, Sa Mansa, Sa Mola, Santa Lucida, Santa Mariedda, Santa Margherita, Santi Tranu, Santu Nicola, Sa Paludedda, Sa Tumba, Sa Tupia, Siala, Su Coddu de Siala, Su Scisu, Tamara, Torra, Tuvulu. ´ gula, Biriai, BolOliena (23): Arrenne cidda, Dadu Ruju, d’Enitte, Gollei, ´ , Lorvo, Luduruju, Muggiaglio, Inise Murcone, Pirastru Tostu, Planos, Sa Luna Vera, Sa Luzzana, S’Arrenegula, Sarunele, Sovana, Su Cungiadu, Su Pirastu Tortu, Su Suni, Torcodossile, Toroddai. Ollasta Simaxis (9): Accas, de S’Orcu, Molas, Murru Arra, Paiolu Mannu, Santa Vittoria, Santu Pedru, Sinnadroxiu, Tres Bias. Ollastra Usellus (5): Calapiscina, Canalis, Furisiu, Is Bingias, Santu Luxori. Ollolai (6): Loai, Locumoro, Lugonnoro, Muthigu, Torota, Unerthe. Olmedo (18): Basciu, Biancu, de Masala, de Sa Femmina, Fundadu, Grixioleddu, Mannu, Montemesu, Pedra de Fogu, Pulpazos, Sa Femmina, San Pietro, Santa Caterina, S’Elighe, Scala de S’Ainu, Su Casteddu, Talia. Olzai (20): Andria Mula, Bumbas, Co-

middo, Erchiles, Imbilighe, Lenuie, Lochilu, Ludurioe, Lugulu, Oracai, Oritti, Palai, Portoni, Predapinta, Salusi, Sedile, S’Ena ’e Sa Vacca, Sorighiddai, Sos Pranos, Su Puddu. Onanı` (11): Collovras, Iaccu Ena, Lapasiu, Liri, Maindreu, Nuragheddu, S’Ae Pinta, Salamite, Santu Pedru, S’Ena, Sorrastru. Onifai (13): Corru Chervinu, Cusinu Itreu, Gaddarunifai, Ghetta Pedra, Gullei, Lattas, Monte Oddie, Osanu Gollei, Perchetta, Rampinu, S’Abba Salita, S’Omine Intreu, Sos Nuraghes. Oniferi (32): Badu de Biddu, Badu Petresu, Basonilo, Brodu, Calobrargia, Carvai, Conzinos, Corodda, Curtu, Git` , Ianna Ormica, Istorilo, Mariane tiro ` Puzzone, Testu, Moddorocco, Monsu Muros de Mancosa, Murtas, Ola, Predosa, Ruju, Sa Monza, San Pietro, Sa Tanca Manna, S’Ederosu, S’Iscopa, Soccas, Sos Conzinos, Soloai, Su Ramenaiu, Tanca de su Carru, Tiddatzi, Tuppa Lidone. Orani (41): Attentu, Baraule, Cavalicore, Contra ’e Turre, Dorgodori, ` , Gortale, Ioanne Giorgi Sale, Gorae Canu, Iscusorgiu, Ispadula, Istellai, Istetta, Lasassai, Loghelis, Losore, Ludrı`scas, Lussurgiu, Maria Corda, Merilo, Monte Funtaneddas, Monte Nule, Naravile, Nurdole, Olalo, Oraschile, Pal’Umbrosa, Passarinos, S’Eredade, S’Iscusorgiu, Sa Monza, Sa Triccia, Sa Trunca, Soriches, Sos Noraches, Sos Nuraghes, Talinos, Urrana, Usurtala, Su Vrusciu, Zommaria Corda. Orgosolo (31): Biduni, Burdu, Carchinarzu, Chirisunie, de Lacana, Donori, Dovilino, Filigai, Fontana Bona, Funtana Fritta, Ghirghinnari, Giuanne ` , LolPuddu, Gorroppu, Ilole, Lartio love, Luillie, Maninturtio, Mannurri, Mereu, Olai, Orghe, Oroldi, Ortottida, Orule, Ospo, Pighisone, Ruju, Sa Sene`, Talasuniai. pida, Sirilo

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Nuraghe Oristano (2): Fogu, Costa Pisu. Orosei (18): Casteddu de Loche, Chilivri, Dudurri, Gabriele, Linnarta, Mu´ , Nererie, Nurru, Ordignai, Orgoi, rie Pappacasu, Portu, Rampinu, Santa Lughia, Strullio, Su Nurache, Tundone. Orotelli (15): Aeddo, Calone, Corcore, Cossu, Famanoi, Granutzu, Lothola, Lozzue, Mandra ’e S’Ae, Ovorei, Piscapu, Planarza, Pulighitta, Sarcanai, Tanca de su Monte.

Nuraghe – Il nuraghe Orrubiu a Orroli.

Orroli (14): Affogau, Carcina, Funtana de Spidu, Gasoru, Martingiana, Ollasta Funtana Spidu, Orrubiu, Pardu, Perda Taullas, Sa Serra, Salonis, San Nicola, Su Monti, Tipoi. Ortacesus (5): Assu, Cannas, Monte Uda, Sioccu, S’Omu de S’Orcu. Ortueri (10): Antine Usache, Carra Salis, Codinas, Ena Longa, Ghenna Juncu, Leonai, Orale, Porchile ’e Campu, Sedda ’e Ortola, Su Linnari. Orune (24): Cavada Arcu, Curtu, Dorosule, Ederosu, Fila Fila, Galile, Istitti, Lu Culumbargiu, Molas, Nunnale, Nurattolu, Punta Rosale, Regalile, Sa Columbaria, Sa Lula, Sa Mandra, Santa Lulla, Sant’Efisio, Santu Giuliu, Sa Pudda Lada, Serra de Mesu, Sos Nuraghes, Su Nuratolu, Usone. Oschiri (37): Abba Salida, Baccas Alvas, Bodde, Chilchinu, Cugadu, Cultu, Figu Ruiu, Fontana Ona, Giolzia, Giuanna Orutta, Longu, Lugheria, Mandra,

Mannu, Marinispa, Mastru Franziscu, Mazzone, Monte Uri, Mugone, Pabizone, Pattarega, Pedredu, Pittigone, Roccu, Ruju, Sa Conchedda, S’Abba Salida, S’Arroccu, Sas Concas, Sinnadolzos, Spinalva, Stazzo Su Nuraghe, Su Casteddu, Su Catalanu, Ulia. Osidda (17): Arainidde, Bidde, Cherunele, Curtu, Frazuighe, Iscobalzu, Merula, Nidu de Su Colvu, Nuratolu, Orrolo, Passialzu, Piradolta, Santa Maria, Santu Paulu, Sa Raighina, Selis, Usanis. Osilo (17): Badu Canu, Badu Samude, Baiolu, Barunalzu, Calvarida, Cantarucheddu, Caudes, Cobeltu, Conca Omine, Nieddosu, Pala Martine, Pedra Ladas, S’Anzonile, Sa Pala de su Cossu, Sa Pattada, Serra de Ghigulas, Tomarittu. Osini (9): Martu Marci, Orruttu, Piddeddu, Samuccu, Sanu, S’Armidda, S’Assa, Serbissi, Urceni. Ossi (9): Corte ’e Lottene, Ena ’e Littu, Formigosu, Martine, Pascialzos, Pettu ’e Murtas, Piscialza, Su Chintosera, Tres Nuraghes. Ottana (31): Badde Suergiu, Bangelio, Bidinannari, Bigozzi, Birrone, Bisolio, Bittaleo, Bruscas, Ereulas, Furreteula, Gaddone, Garule, Muntone, Murru Rugiu, Pedra ’e Frascu, Pedru Soru, Piredu, Porchiles, Prantas Ladas, Preda ’e Soru, Semideu, Sen’Acca, Serra Sozzastru, Singraris, Sirbas, Su Furru ’e Sa Teula, Su Gatto, Su Muntone, Toccori, Turodulone, Unena. Ovodda (11): Boninu, Campus, Costi, Finonele, Istedorro, Ladu, Monte Maguri, Nieddio, Osseli, Padru Boe, Sa Corrada. Ozieri (52): Barvidu, Bilimone, Bisarciu, Burghidu, Busacunnos, Columbos, Corona Saltaina, Crabiles, Crastu Maiore, Cugone, Cuzi, Donna Teresa, Figu, Fraghedu, Jannas, Jetti, Linneoro, Lu Nuraghe, Luzzanas, Magna-

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Nuraghe fave, Malosu, Maltinzana, Mandra de sa Giua, Manielle, Mannu, Manuelle, Meleu, Monte Cheia, Monte de Brenna, Monzu, Muronalza, Muridolzu, Ortu Sanu, Pedras de Fogu, Piana de sa Roda, Pittu, Porcos, Pramma, Runatolos, S’Alvera, Sa Cherina, Samunadolzu, San Pantaleo, Santa Alvea, Sant’Elias, Santu Lussurzu, Suelzu, Tetti, ` , Tramentu, Tuescu. Tolovo Pabillonis (2): Fenu, Santu Sciori. Padria (33): Antoni Letze, Basciu, Bidighinzos, Casiddu, Chentu Maggiore, Commidda Demuru, Longu, Mastru Gasparre, Mesu, Monte Fraia, Mundigu, Mura Suiles, Mura Upules, Narvonitu, Piliga, Monte Ruju, Monte Su Furru, Mugos Rujos, Pelcias, Puliga, Sa Iscala de Nughes, Santa Pala, Santu Pedru, Santu Pedru ’e Concas, Sas Cheas, Scala de Nughes, Sos Nuragheddos, Sos Padres, Su Padru, Turriggia, Uroma, Vinza Longa, Zampis. Pattada (31): Anzu, Badde Sinara, Bi` , Careddu, Crabas, Crabiles, Donsella nigheddu, Sant’Elia, Lamparigos, Lerno, Littu Pedrosu, Malzanittu, Mandrana, Muzzone, Nurridolzu, Ortusanu, Pabarile, Pira, Puzzonina, Sa Cadrea, Salambrone, Sant’Elia, Sa Pattada, Sa Pedra ’e S’Abba, Sas Giobadas, Sa Terra, Su Anzu, Su Nelo, Su Pavarile, Su Saucco, Turre ’e Lerno. Pauli Arbarei (4): Bruncu Mannu, Bruncu sa Gruxi, Su Passeri, Seneri. Paulilatino (110): Abbaia, Abbaullare, Arbiddera, Arbore Cuccuru, Argiola Zuighe, Arrevesos, Atzara, Battizzones, Bauvenu, Bianco, Bidda Noa, Bruncu, Bubolica, Busaurra, Busuru, Buzzas, Campischeddu, Campu ’e Fonte, Carducca, Chighinzolas, Codas, Cogotti, Columbos, Connighe, Coronzu Fenugu, Coridrotta, Crastu ’e Ferru, Criccos Cannarzos, Cuau, Forreddos, Fraigu, Fruscos, Funtana Aurras, Funtanamenta, Galla, Goronna, Iddanoa, Idi-

ghinzos, Lazones, Liori, Lugherras, Malizzana, Medade, Meddaris, Melaghe, Melizzana, Micchiri, Monte Utturu, Monte Urunnui, Montigu, Mulinu ’e Pera, Mura ’e Ramini, Muraglios, Mura Mandra, Mura Olia, Mura Passada, Mura Quada, Murascroa, Nussiu, Olieddos, Onnella, Orchere, Orre, Ortei, Oschina, Perdosu, Perdulette, Petito, Piraferta, Pititu, Ponte Etzu, Pranu de Cradas, Pranu Edere, Pranu ’e Pera, Pranu Iscrocca, Pranu Maiales, Pranu Scrocca, Pranu Ziroccu, Putzu ’e Turru, Putzu Lardunis, Putzu Mannu, Putzu Pili, Ruju, S’Abbaia, Sa Conza, Sa Fraiga, Sa Guzzu, Sa Menga, Santa Cristina, Sa Pruna, S’Arrerosos, Sas Losas, Scovaera, Siringones, Sobaus, Sonnu, Sos Baos, Sos Furredus, Sos Olieddos, Su Guzzu, Su Idighinzu, Surzagas, Toroleo, Trinchi, Trontile, Trudumeddu, Utturu, Zendero, Ziringonis, Zroccu. Perdasdefogu (8): Arras, Florentina, Orcu, Perduxeddu, Prediargiu, San Pietro, Truncone, Trutturis. Perdaxius (12): Achenza, Camboni, Entu, Pitzienti, Porcus, Sa Idda, Santus, Sessini, Simplicio, Su Porcili, Tanca Manna, Tronu. Perfugas (26): Alvu, Baddeseada, Bureu, Canu, Casteddu Petrusu, Cavalzedda, Crabiles, Erula, Figughia, Frassina, La Radda, Lepori, Longu, Majore, Meju, Paza, Pubattu, Ruju, Sa Pria, Savruezzu, Soggiu, Su Crabione, Tettinosa, Tirocco, Tribidu. Pimentel (2): Nuraxi, Siocco. Ploaghe (53): Alvisi, Annaju, Arcusa, Attentu, Badde Arulas, Badde Olostru, `, Badde Perdosa, Bajolu, Bisosca, Bure Cannarzu, Cannedu, Cantaru de Laros, Chervos Migosos, Concas de Ozastru, Conca Sa Rena, Corvus Migosos, Crabas, Cugurra, Curzu, Don Micheli, Ena de Pruna, Eru, Figaru, Figosu, Fiorosu, Fontana Sa Rena, Frades Meros,

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Nuraghe Funtana de Pedra, Funtana de Perdu, Iscala Reales, Mandra Comida, Mandras, Mannu, Martine, Pabale, Padre Monzu, Pazza, Pedra Ladas, Pedras Nieddas, Pedru Iscudu, Pireddu, Polcalzos, Regos, S’Accheradorza, S’Aldia, Sant’Ainzu, Santuzzu, Sauccos, Semene, Simeone, Soddu, Sos Arestes, Su Idighinzu. Portoscuso (2): Atzori, Crixionis. Porto Torres (5): Biunisi, Ferrali, Margone, Nieddu, Sant’Elena. Posada (10): Abbaia, Conca Entu, Marini, Monte Idda, Nuragheddu, Ottiolo, Pizzinno, Pilusinu, Sa Capriuledda, Su Sitaliacu. Pozzomaggiore (37): Accas, Aladerru, Ala, Alvu, Assidu, Badu ’e Mela, Basones, Bassu, Cae, Cae de Mesu, Calchinarzu, Cannas, Enas, Frattu, Giolzi, Margarida, Mazzeu, Mesu Nuraghe, Monte Oe, Mura ’e Lizos, Nuragatta, Peidru, Peidru Barra, Petra Adde, Pittos, Rosu, Ruggiu, S’Ulia, Sabinatorzu, Santu Migallo, Su Siddau, Taccas, Trescoronas, Tocconis, Tomaso, Trescoras, Turres. Pula (4): Nuraghe de Gangiu, Nuraghe de Mangallu, Nuraxeddu, Pedru Becciu. Quartucciu (2): Mela Murgia, Nuraxi Anna. Quartu Sant’Elena (16): Angelu Nieddu, Biancu, Jana, Forti Becciu, Gallitas, Luas, Ludus, Marapintau, Medau Abruxiau, Meris, Monte Acutzu, Pusceddu, Sighientu, Siliqua, Su Lillu, Tuvu Mannu. Riola Sardo (12): Arcibisque, Biancu, Civas, Francisca Perra, Nuracheddu Piudu, Oru Simbula, Porcu Silva, Priogu, S’Imbuccada, Ziricottu, Zuaddias. Romana (16): Chilchirios, Cuguttu, Montigu, Iscora, Mandra ’e sa Gina, Mastru Bachis, Montigiu, Pabirra, Santa Iagu, Santa Maria de Ispirale,

Santu Giagu, Selvina, Su Mugittu, Suezzones, Su Pardu, Trigiadas. ´ , Serra Ulia, Su Ruinas (3): Norampe Nurachi. Sadali (7): Accodulazzu, Casteddos de Seddori, Istria, Nurassolu, Pala Nuraxi, Su Padente, Taccu Piccinnu. Sagama (7): Funtanedda, Gianas, Mulineddu, Muristeni, Pascialzos, Sa Resi, Su Nuratolu. Samatzai (1): Nuraxi Samatzai. Samugheo (11): Aspu, Istui, Longu, Mura Maere, Nieddu, Nugreo, Paule Lutturu, Perdadossu, Pirarba, Taccu, Ureu. San Basilio (4): Dom’e S’Orcu, Perdu Molas, Nuraxi Agus, Pei Cani. San Gavino Monreale (6): Nuraxeddu, Porcedda, Sa Sennora, Scrocca, Su Nuraci, Su Pranu. San Giovanni Suergiu (3): Is Paras, Loci, Palanginu. Sanluri (6): Candela, Corti Sa Perda, Fenu, Gattus, Mannu, Puxeddu. ` Arcidano (3): Corti Perda, San Nicolo Figurassa, Nuracciolu. Santadi (28): Arcu de Mesu, Cixiri, Conchileddu, Cristu, de Is Animas, de Is Paras, de Magai, de S’Angioni, de Schisorgiu, Diana, Frassu, Is Dianas, Is Pireddas, Is Pistis, Manigas, Mannu de ` a, Marigas, Monticello, MuenBarru tinu, Niedda, Perd’e Fogu, Pimpini, Pintus, S’Arriorgiu, Sa Serba Andria Santus, Sanna, Senzu, Sessini. Santa Giusta (3): Nuraciana, Nuragheddu, Onedda. Sant’Andrea Frius (4): Is Piagas, Mannu, Montroxius, Monte Uda. Sant’Anna Arresi (11): Antiogu Diana, de Chirigu, de Gianni Efisi, de Gruttiacqua, Feminedda, Monte Arbus, Monte S’Orgiu, Noccus, Pruna, S’Ega de Funtana, S’Ega Marteddu. Sant’Antonio Ruinas (5): Bruncu Mannu, Caiu, Genna Sa Pira, Perra, Spei.

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Nuraghe Santa Teresa Gallura (1): Testa. Santu Lussurgiu (24): Adde ’e S’Inferru, Badde Nuraghe, Banzos, Campuzzola, Chentianu, Crasta, Elighe Onna, Matta Ittiri, Leari, Mura Matta, Mura Surzagos, Muralavros, Nuscu, Oschera, Piriccu, Piscu, Pojolu, Pozzomaggiore, Procarzos, Sarrentes, Silvanis, Su Mullone, Tancadu, Zaga de Enna Aghe. San Vero Congius (1): San Giuliano. San Vero Milis (19): Arili, Abili, Currei, de Is Senas, Nuraghe ’e Mesu, Gutturu Diegu, Lilloi, Melas, Priogu, S’Omu, Sal’e Porcus, San Pietro, Santu Perdu Columbas, Soddi, Sorighis, Spinarba, Su Conventu, S’Uraci, Zerrei. San Vito (41): Accu, Antoni Usai, Arcu S’Arena, Basoru, Cardaxiu, Cerbinu, Comideddu, Currocoi, Cuili Ledda, Cuili Paliu, De Muru, Fotiano, Giogadroxiu, Giomaria, Mereu, Meurru, Miali Pili, Miura, Monte Narbeddu, Orridroxiu, Pala, Perda Asuba de Pari, Perdu Loddu Pibilı`a, Piras, Piricoccu, ` , S’Achilori, S’ArridelaPriamo Orru xiu, Sa Figu, Sa Murta, Sa Pala, Sa Spadula, Santoro, Scrocca, Serra is Abis, Su Linnamini, Su Presoni, Su Presiu, ` suru, Su Tronu. Su Ta Sardara (12): Arigau, Arrubiu, Barumeli, Camparriga, Columbus, Jana, Nurateddu, Orzia, Otzi, Perra, Scrocca, Serretzi. Sarroch (3): de Is Baccas, Domu ’e S’Orcu, Pruna Cristi. Sarule (15): Badu Orane, Canu Virde, Dospanilo, Gospanio, Granari, Iavu, Idollo, Ilarra, Iloe, Illudei, Letza, Monte Illudei, Orvanilo, Peddio, Valeri. ` , Andria Mannu, Sassari (20): Agliado Bancali, di Gioscari, Ertas, Estru, Fenosu, Ferro, Fruscittu, Giagu de Serra, Iscalaccas, Li Luzzani, Liori, Mandras, Pilotta, Punta Manna, Sa Bosa, Speranza, Uccari, Ziu Santona.

Scano di Montiferro (42): Abbauddi, Altoriu, Arbucchi, Baddeona, Barisones, Beranula, Bolaola, Cuncula, Curadores, de Rittos, Donnigheddu, Elitos, Ennari, Figu Ranchida, Fontana Corbone, Fronte ’e Sena, Leari, Lobos, Mazzala, Mazzaledda, Mesu ’e Rios, Muradu Arca, Nari, Nuracale, Nurtaddu, Orosu, Orzu ’e Lavru, Padra, Pattola, Porcos, Primidio, S’Ena, Sa Chessa, Sa Figu Rancida, Sagola, Salaggiore, Salamattile, Santa Barbara, ` , Urassala. Sulu Sedilo (45): Araiola, Boladigas, Bonassai, Busoro, Busurtei, Calavrighedu, Columbos, Cunzaos, de Montemajore, de Su Conte, Erighighine, Filigorri, Iloi, Irghiddo, Ischiu, Iscudu, Ispadulas, Ladu, Lignei, Lure, Melas, Mindalai, Monte Isei, Montemajore, Mura ` , Oligai, Orbezzari, Surzaga, Nurathe Perra, Perras, Pizzinnu, Puligone, Puttzu de Lottas, Ruju, Sa Maddalena, Scudu, Serra, Serra Majore, Serra Sanae, Su Erre, Su Putzu, Talasai, Tolinu, Ulinu, Usoro. Sedini (6): Cannalzu, Capitale, Conca Niedda, Monti Falcadu, Paddru, Sa Ruinosa. Segariu (2): Su Casteddu, Fraga Morus. Selegas (2): Mulloni Mannu, Piscu. Semestene (21): Aspiu, Badde Sanno ´ s, Craba Mulina, Badu Fenugiu, Code Aggiana, Crastu ’e Sant’Anna, de Iscolca, Fenosu, Ferula, Iscolca, Giudeo, Loschiri, Muru, Oschiri, Pedrania, Pedra Ruja, Regadis, S’Appiu, Sa Ferula, Scala ’e Pedra, Solca. Seneghe (65): Aidu ’e Muru, Aranzola, Arbari, Arbios, Arburi, Aresti, Banghienuargiu, Campu, Cannas de Piscamu, Chimbe Juas, Cinimurreddus, Codinas, Codinazza, Comida, Conou Piscamo, Cracheras, Crobecau, Cugurra, Cuile ’e Marzu, Fiorosu, Fromigas, Lande, Littu, Maganzosa, Masoni Ferrainos, Maso Majore, Mauru Fais, Mol-

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Nuraghe lusu, Mortozzu, Mura ’e Accas, Muresorighe, Murta, Narba, Nughe, Oes, Opiani, Ozzastru, Pabarile, Palai, Palloi, Pardu ’e Jossu, Paule Mandra, Pista, Planu, Prantaleo, Prantalla, Pranu, Pranu Ispidda, Pruna, Ruju, Sa Murta, Santu Perdu Pizzinu, S’Arredelu, Scala, Sega Saccos, Sinnigas, Suerzu, Su Mortuzzu, Su Sauccu, Terraduni, Tortu Elighe, Umbulos, Zacca, Zippiriu. Senis (11): Bittitai, Bolanola, Fromigas, Liortinas, Maria Turri, Murcu, Rodeddu, Santa Luxia, S’Ena de Tiana, Sa Mandra, Sirigoni. Sennariolo (8): Bittitai, Leortinas, Marcu, Patargia, Pittai, Sa Mandra, Sa Pattargia, Su Nuraxi. Sennori (4): Chercos, San Biagio, Sa Patada, Scala de Todde. Senorbı` (2): Fenugu, S’Arcu de S’Orcu. Serbariu (4): Barossu, Milano, Pirosu, Sirai. Serdiana (3): Domus de S’Orcu, Frisa, Nuraxi. Serrenti (3): Monte Crabu, Nuraxi, Oliri. Serri (3): Curreli, Ladumini, Tannara. Settimo San Pietro (1): Nuraxi. Setzu (6): A. Pau, Furconi Pardu, Maghia Sattania, Narazzasu, Setzu, Suraxiu. ` , Ardasai, Casteddu, CerSeui (6): Anulu cessa, Salei, S’Ollastu Entosu. Seulo (4): Gastea, Mannu, Nuraxeddu, Pauli. Siamanna (3): Concu, Curreli, San Giovanni. Siapiccia (16): Arigu, Auredda, Bingiganna, Canureu, Crogana, d’Arriu, de Perda Mura, Don Pauli, Feurreddu Majori, Nuraxeddu, Paba de Soli, Paiolu, Piscau, Pitzu Cau, Santu Perdu, Urrabi. Siddi (7): Conca Sa Cresia, Corruardu, Molas, Pranu Casti, S’Orcu, Sa Fogaia, Tuvaru.

Silanus (38): Abriles, Benarigonzu, Columbos, Contonale, Corbos, Cunculos, Curtu, Giorni Tile, Murartu, Mura, Muros, Navras, Oreddo, Orolio, Orreddo, Ortu, Partitione, Pedru Pedru, Ruju, Santu Dorzi Oinu, Sa Itria, Sa Maddalena, Sa Menta, Sa Mura ’e Mesu, Sa Mura ’e S’Ulimu, Sa Mura ’e Sinzamus, Santa Sarbana, Santu Marcu, Sa Turra, S’Eligogu, Siligogu, S’Inzamo, Sorene, Sorighes, Sos Pasciales, Su Forrighesu, Su Malacorru, Zoddoro. Siligo (25): Arzu, Caspiana, Conzattu, Crastula, Cunza, de S’Iscala Riu, de Sa Traversa, Izu, Morette, Nuraghette, Ortulu, Ponte Molino, Putturuju, Sambisue, San Teodoro, Santo Filighe, Santu Oltolu, Sa Rena, Sa Roccu, Scala e Sa Chessa, Su Cherchizzu, Su Margine, Su Nuraghe, Tranesu, Traversa. Siliqua (5): de S’Arcu, Domus de is Perdas, Miali, Monte Oru, Nuraxi. Silius (2): Foddi, Santu Damianu. Simala (2): Gemussi, Nuraxi. Simaxis (3): Curreli, Nuraxi, Sa Pauli Manna. Sindia (41): Annargiu, Badu, Bandidos, Biancu, Bidumargiani, Codinatta, Corizanas, Elighe, Fiorosu, Furighesu, Giambasile, Giunturas, Losa, Ludrau, Mameli, Mariotto, Miali Spina, Montecodes, Moresa, Muro ’e Coga, Nela, Nelu, Pizzinnu, Sa Casina, Sa Cherina, Sa Mandra ’e Sa Giua, Sa Moresa, Santa Barbara, Sa Tanca Salighes, Sas Benales, S’Ena de Solomo, Serras, Serrese, Sos Banditos, Sos Benales, Su Annagiu, Su Ludrau, Utturos de Ganna, Ziu Mameli. Sini (5): Gorropis, Perdosu, Sa Domu Bianca, Santu Giorgi, Scal’e Bebeis. Siniscola (25): Argiola ’e Duli, Artora, Binza Iana, Bon’e Fraule, Chiriddula, de Is Piberas, Gorroppis, Janna ’e Sa Pruna, Mannu, Olotta, Orcu, Pauli Maiore, Pizzinnu, Porchiles, Punta ’e Nuraghe, Punta ’e Su Pizzu, Punta Sa

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Nuraghe Figu, Punta Sa Turolia, Riu Siccu, Sa Domu Bianca, Sa Grutta, Sulapatu, Santu Jaccu, Sculta ’e Muru, Su Enosu. Sinnai (13): Arbu, Ferricci, Crabiolu, Drugali, Genna Bentu, Longu, Lorenzu Origa, Nuraxeddu, Pirreu, Sa Fraigada, S’Arrideli, Serraidda, Su Crabiolu. Siris (3): de Inus, De Preidis, Pranu Forru. Sisini (1): Casaspu. Siurgus Donigala (11): Arbariu, Bau Piscu, Bidinessi, Corte Carroccia, Ega, Erri, Lanzanau, Pallaxiu, Planu Furonis, Tanca Manna, Untini. Soddı` (6): Auru, Bingias Pilicas, Corona, Crastu, Paiolu, Sant’Anastasia. Solarussa (4): Benas, Muruaccas, Pidighi, Urassa. Sorgono (21): Argiola ’e s’Omine, Bar` , Calamaera, Credacolo, Bellu, Belo bos, Creccu, Idighingiu, Molimentu, Masoni Porcus, Orrubiu, Rubiu, San Luigi, Sedda ’e Su Pranu, Serra ’e Mo` , Talei, Tanca las, Su Angiu, Talalu Istili, Terra Iscana. Sorradile (14): Bunnanaro, Candala, Di Zavo, Funtana Mura, Iscora, Marzeddu, Orostulu, Sa Femmina, Sa Pranu ’e Sa Domo, Sa Tanca, Sos Loggias, Tolinu, Urasala, Zavo. Sorso (3): Bachileddi, Corona Ruja, San Biagio. Suelli (10): Bega, Bia, Bogas, Mannu, Nomini Malu, Piscu, Ruina Coa, Saccaionis, Scrixiau, Simieri. Suni (27): Aldeu, Assi, Camminu, Campu Sutterru, Cannedu, Chirisconis, Eligheddu, Ferralzos, Fra Farinas, Fraigada, Giolzinu, Lighedu, Maggiore, Mannu, Narbonittu, Nuraccale, Nuradeo, Sa Chessa, Sa Idda Bezza, Salis Sarda, S’Ena de Sos Ulimos, Seneghe, Simammaro, Sirone, Sulumedu, Su Nurattolu Biancu, Zia Mammara, Zurra.

Tadasuni (6): Cortinas, Pranu, Sorighe, Spinosu, Su Pranu, Trubeli. Talana (15): Arrubiu, Baccu de Paule, Bau ’e Tanca, Buduntacu, Gudanu, ´ , Lorio, Nercone, Nuragheddu, Istoge Odrollai, Ortu, Pretzos, Ruju, Spidinı`e, `. Talle Tempio Pausania (23): Careddu, Culbinu, d’Aglicana, d’Izzana, Fradi Falchi, Li Schifosi, Lu Nuraghe, Lu Polcu, Majore, Monte Limpas, Monti de Littu, Muntesu, Nieddu, Punta Montiglione, Punta di La Chexia, Roccu, Santa Jaccu, Sa Prisone de Siala, Tanca Manna, Tuttusoni, Zappali Minori, Zappali Mannu. Ter ralba (3): Furca, Nuraxeddu, Priogu. Tertenia (44): Aleri, Arbei, Arbutzu, Baccu Ortu, Barisoni, Bidda ’e Monti, Calavrigus, Casadas, Crabieli, Cresia, de Accu, de Lua, de Sa Terı`a, Erbeis, Floris, Foxi Manna, Genna Didu, Genna Pira, Gilı`a, Giuilea, Grabieli, Grutas, Is Casadas, Lionaggi, Longu, Marosini, Marragi, Murcu, Murta Arba, Orrubiu, Perdu Pabali, Pideddu, Pittiu, Punta Moros, Sa Cannera, Sa Cresia, San Nicola, Sant’Elia, Santu Perdu, S’Omu S’Orcu, Su Concali, S’Ulumu, Su Predi, Taccu. Teti (5): Alinedi, Funtana Ona, Istei, Stecori, Turria. Teulada (23): Barussa, de Crabili, de Frois, de Mesu, de sa Canna, de Monte Arbus, Domenico, Don Antiogu, Giovanni Matta, Is Crabus, Is Orbais, Maledetta, Malfatano, Mannu, Maxinas, Pia, Pittia, Sa Patera, Sa Tuarredda, Su Zippiri, Turritta, Zafferano, Ziu Giuanneddu. Thiesi (21): Colte de Unari, de Sa Mura, Fenestras, Fonte Mola, Ilvalezzo, Larista, La Vista, Majou, Monte Folte, Monte Frimmaghe, Monte Pizzinu, Pabis, Postsilva, Sa Caddina, Sa Pia Rosa,

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Nuraghe Santu Iorzi, Sueredu, Su Runaghe, Su Sauccu, Tuccoresi. Tiana: (2) Mandra Loi, Sanna. Tinnura (1): Trobı`as. Tissi (1): Tresnuraghes. Tonara (2). Su Nurazze, Su Pranu. Torpe` (9): Oliena, Pedra Ruja, Rampinu, Sa Manta, San Pietro, Santu Perdu, Sa Rocca, Tilibas, Uliana. Torralba (30): Banzalza, Barasteddu, Cabu Abbas, Calzu, Cassaros, Cassule, Corona Turolia, Cuguronnero, Culzu, Elies, Fraigas, Funtana Majore, Lendine, Longu, Oes, Murighenti, Nieddu, Padru, Planu Altu, Porcu Inzu, Pule, Pumari, Ruju, Santu Antine, Spirito Santo, Su Tuou, Tipireddu, Trija, Tulis, Tulvaru. Tortolı` (13): Baccu Arzula, Corru ’e Trebutzu, Corti Accas, Escane, Monti de Terli, Nurra, Nurta, S’Ortali ’e Su Monte, Santa Giusta, Santu Sarbadori, Turriddis, Turuddis, Nuraxeddu. Tramatza (6): Attos, Aurras, Mannu, Picciddi, Pissibi, Ziria. Tratalias (10): Barcilis, Carroccia, Craminalana, de Carrogu, Is Arus, Martini, Pannanges, Pertiazzedda, Tratalias, Tronu. Tresnuraghes (14): Andula, Benas, Binzas d’Ulimu, Carcheras, Is Benas, Magomadas, Martine, Nani, Pedras de `Riu, Porcos, Santu Marcu, Scala, Te poro, Tirrula. Triei (5): Bau Nuraghi, Figu, Fratta, Nunucoli, Pitzu ’e Serra. Tuili (7): Etzi, Nuridda, Perdu Meloni, Santa Elisabetta, Serrao, Turriga, Tutturuddu. Tula (16): Badu ’e Tuvu, Badde de Forru, Cherchiles, Colvos, Cucca, Mandra Manna, Mannu, Mazzone, Nieddu, Ruju, Sa Mola, Santu Alza, Santu Rocu, Sa Picalva, Sa Piga Alva, Sorighina. Turri (3): Cabonu, Saduru, Setzu. Ulassai (18): Cea Arcis, Cea Usasta, Comida Cadoni, Crabas, Cresia, De Se-

roni, Florentina, Forru, Laccheddu, Lesse, Nuragheddu, Pauli, Pittu, Pranu, Sano, Santa Maria, Sterzu, S’Ulimu. Ula Tirso (3): Filighe, Nurache, Taselo. Uras (12): Arbu, Arrubiu, Bentu Crobis, Domu Beccia, Mannu, Meringianu, Nuraxeddu, Quaddu, San Giovanni, S’Arrius, Serdis, Sonis. Uri (26): Attentu, Bilianu, Bunnannaru, Colzolu, Elvegalzu, Labiolu, Monte ` Bilianu, Ladu, Montemesu, Mossu Nieddu, Pepe Gallu, Pezzu Maria, Sa Coveccada, Sa Curdiola, S’Aliderarzu, S’Altaruzzu, Sa Mandra, Sanajolo, Sa Scala, Sas Iscalas de Su Padru, Sos Aghedos, Su Cuttu, Su Multizzu, Su Padru, Su Vezzu de Su Padre, Teriu. ` , Coda Bacu Urzulei (25): Bruncu Dudo Orosei, Consargiu, Ghilifuili, Giustizieri, Lovotzai, Mamuccone, Mattari, Ostunu, Pauli, Punta Cugutzos, Punta Ghirudorgia, Puntala Prineddu, Punta Monte Orosei, Ruinas, Sa Domu ’e S’Orcu, S’Ansalargiu, Sa Paule, Sa Pischina, Serra Lovotzai, S’Orcu de Cuxina, Su Casteddu, Su Cugutzau, Su Nuraxi. Usellus (11): Bruncu, Carru, Fenugu, ` , Pardu, Pinna, Putzu, Ilixi, Nurafa Santa Lucia, Stampasia, Tara. Usini (1): Filighe. Ussaramanna (4): Cabonu, Molas, Senzu, Sirissi. Ussassai (7): Arcu, Casteddu, Is Coccoronis, Lapei, Mannurri, Marighedda, Seddorili, Taccu Addai. Valledoria (5): Capitale, Concatile, Di La Serra, Fattazzu, Sa Ruinosa. Villacidro (1): Nuraxi. Villagrande Strisaili (22): Arrubiu, Bid´, Lotzodedenu, Giorgio, Giuoro, Istoge racesus, Marruscu, Nieddu, Niu Abila, Orgi, Orotzeris, Orrubiu, Ortu, Oruntaccu, Palancaddu, Pauli Costi, S’Arcu is Forras, Scala, Surzase, Zoppia. Villamar (7): Bruncu Sa Figu, Ceni,

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Nuraghe Domu S’Orcu, Faurras, Feurra, Moru Pintau, Riu Lixi. Villamassargia (4): Margani, Margoddi, Meloni, Monte Scorra. Villanovaforru (5): Corti Marini, Genna Maria, Marramuta, Mori Siliqua, Sa Lopera. Villanovafranca (8): Figu, Launesi, Molinu, Paberi, Perdu Atzeni, Su Molinu, ´dili. Trattasi, Tuppe Villanova Monteleone (32): Ala Tennera, Appiu, Attalzolu, Badde Chera, Badde Mandrone, Badde Rosas, Badu Lughente, Calaresu, Calchina, Crastos, Culzu, de Ozzastru, de Sa Serra, Domu ’e Sa Nie, Fradres De Logu, Giagu, Ispiluncas, Lua, Maghine Gherchi, Monte Longu, Monte Rua, Monte Sa Rughe, Partibaris, Pizzinnu, Punta Casteddu, Sa Frissa, Scala Casula, Semuidiu, Serra Filighes, Tenturzera, Tolu. Villanova Truschedu (11): Campu ’e Cubas, Crabu, de Mesu, Dominigu Porru, Nuraghedu, Pischina Andria, Ruinas, Santa Barbara, Serravesa, Su Crobu, Zoppianu. Villanovatulo (4): Adoni, Santu Sebastianu, Stupara, Tiriccu. Villaputzu (19): Costa Funtanas, Cresia, Crobecadas, Cruxi, Cuili Gureu, Gruttas, Guardia Manna, Mannu, Marcialis, Molas, Moros, Murvı`a, Nurresu, Perda Su Luaxiu, San Lorenzo, Sa Pudda, Serbiola, Su Franzesu, Uluedu. Villasalto (3): Currulia, de Gruppa, Pala Perixi. Villa San Pietro (1): Mereu. Villasimius (3): Cixilianu, Giardoni, S’Orcu. Villaurbana (30): Bamendola, Bidella, Bingia Beccias, Canale Scolu, Conca Spibida, Crabas, Craddaxius, Florissa, Giau, Melas, Mendula, Minda Iara, Modo, Paiulu, Perdu Ennas, Pra Pinna, Pranu Terra, Praza Prospora, Predi Procu, Quasigu, S’Acqua Bella, Sa Mitza, Santu Giuanni, Santu Martinu,

Sedda Scala, Solamardini, Tanusara, Turriu, Tuvu Paiolu, Vitus. Villa Verde (9): Bruncu de sa Domu, Crabus, Gergui, Giualli, Mannu, Quardu, Roaris, Santu Mauru, Trutturis. Zeddiani (4): Coau, Gosu, Urigu, Urrai. Zerfaliu (4): Cagotti, De Mesu, De Su Stampu, Xana. Zuri (1): Zonca.

‘‘Il Nuraghe’’ – La rivista di Raimondo Carta Raspi uscı` negli anni Venti del Novecento. ` l’arciere che ne fu il Mario Delitala disegno simbolo.

‘‘Nuraghe, Il’’1 Rivista culturale cagliaritana nata per iniziativa dello scrittore-editore Raimondo Carta-Raspi. Nata come bimestrale nel febbraio 1923, dall’aprile successivo divenne mensile. Ebbe come redattore capo Lino Masala Lobina e si avvalse della collaborazione dei maggiori intellettuali sardi del tempo. Di forte orientamento sardista (e sia pure di un sardi` culturale che politico) venne smo piu presto in odore di fronda presso il fascismo, ostacolata in tutti i modi anche ´ il fascismo cagliaritano le perche aveva contrapposto, a partire dal 1927, la rivista ‘‘Mediterranea’’ (=) del lea` der ex sardista Antonio Putzolu. Cesso

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Nuraghe le sue pubblicazioni nel gennaio 1930. ` Si avvalse della collaborazione dei piu prestigiosi intellettuali sardi e non sardi (non esclusi alcuni filofascisti), tra i quali Carlo Aru, Camillo Bellieni, Remo Branca, Luigi Caocci, Cesare Dessı`, Luigi Falchi, Giuseppe Fanciulli, Filiberto Farci, Filippo Figari, Giovanni Frassu, Francesco Loddo Canepa, Pietro Lutzu, Valentino Martelli, Giovanni Antioco Mura, Giuseppe Musio, Egidio Pili, Agostino Saba, Dionigi Scano, Guido Scano, Antonio Taramelli.

Nuraghe, Il2 Storica casa editrice di Ca` di gliari legata alle molteplici attivita Raimondo Carta Raspi nel campo della diffusione della cultura.

Nuraghe de Triganu Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato di Torres, compreso nella curatoria della Planargia. Apparteneva ai territori dei Malaspina da tempo immemorabile; dopo l’estinzione della famiglia dei giudici di Torres fu compreso nel loro piccolo stato feudale e nel 1308 dato in pegno al giudice d’Arborea. Da questo momento il villaggio, nonostante i ripetuti tentativi dei Malaspina di riprenderlo, rimase in possesso del giudice; all’avvento degli Aragonesi, nel 1328 il giudice ne ebbe addirittura l’investitura feudale dal re d’Aragona. Il villaggio rimase nelle mani del giudice fino alla caduta del giudicato nel 1409, ma a par` del secolo XIV tire dalla seconda meta fu gradualmente abbandonato dalla popolazione. Entro il 1440 era completamente deserto.

Nuraghe Longu Antico villaggio di ori` gine altomedioevale, posto in localita Funtana Santu Pedru nelle campagne ` a far parte di Ittiri. Nel Medioevo entro del giudicato di Torres e fu compreso nella curatoria del Coros. Era compreso nei territori che entro il secolo

XII passarono per matrimonio ai Malaspina. Con l’arrivo degli Aragonesi essi ` al re, fadapprima giurarono fedelta cendo cosı` entrare il villaggio nel Regnum Sardiniae, poi nel 1325 si schierarono a fianco dei Doria ribelli. Cosı` nel 1330 il territorio fu attaccato dalle truppe di Raimondo Cardona, che lo danneggiarono gravemente; i Malaspina, comunque, riuscirono a conservarne il possesso. Nel 1342 il marchese Giovanni, cui il villaggio apparteneva, morı` lasciandone erede Pietro IV d’Aragona. I fratelli del defunto non accet` e si ribellarono tarono la sua volonta nuovamente. Il villaggio fu quindi coinvolto in una drammatica situazione di tensione unitamente agli altri territori appartenenti ai Malaspina e ` a spopolarsi. Quando nel comincio 1353 il territorio fu definitivamente sequestrato agli antichi signori, N.L. era ormai quasi deserto: e nel corso dei decenni successivi, a causa delle guerre tra Aragona e Arborea, scomparve.

Nuragi Antico villaggio di origine medioevale vicino a Luogosanto. Faceva parte del giudicato di Gallura, compreso nella curatoria di Balariana. All’estinzione della dinastia dei Visconti fu amministrato direttamente da funzionari pisani e subito dopo la conqui` a far parte del Resta aragonese entro gnum Sardiniae. Nel 1324 fu concesso in feudo a Ponzio de Vilaragut, ma nel 1325, scoppiata la ribellione dei Doria, divenne teatro delle operazioni militari e fu gravemente danneggiato. Nel 1330 fu riconquistato da Raimondo Cardona, che l’anno seguente lo ottenne in feudo; scoppiata le guerra tra Genova e Aragona, nel 1333 il villaggio ` nuovamente in mano ai Doria. passo Ma pur rimanendo saldamente in loro possesso, a causa dell’interminabile ` e dopo il 1347 scomguerra si spopolo parve.

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Nuragus

Nuragi de Frotey Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato di Cagliari, compreso nella curatoria di Nuraminis. Era posto poco lontano da Furtei. Dopo la caduta del giudicato, nella divisione del 1258 fu incluso nei territori che toccarono ai conti di Capraia. Alla loro estin` ai giudici d’Arborea, ma zione passo nel 1295 Mariano II lo cedette al Comune di Pisa, e cosı` prima della fine ` a essere amdel secolo XIII comincio ministrato direttamente da funzionari pisani. Subito dopo la conquista arago` a far parte del Regnum Sarnese entro diniae e fu concesso in feudo ai Caciano. Nel 1348 soffrı` gravi danni a causa della peste; ormai quasi completamente spopolato, negli anni successivi soffrı` a causa delle guerre tra Aragona e Arborea; abbandonato dai suoi feudatari fu occupato dalle truppe giudicali e prima della fine del secolo XIV ` completamente. Nel 1417, si spopolo dopo la fine della guerra, il suo territorio spopolato fu concesso in feudo a Giacomo Roure che lo diede in dote ` alla nipote Caterina quando ando sposa ad Antonio De Sena. Nel 1454 la coppia lo vendette ai Bellit, i quali, a loro volta, nel 1484 cedettero i resti del villaggio ad Antonio Ansberto Sanjust che li incluse nel suo feudo di Furtei.

Nuragus1 Comune della provincia di Cagliari, incluso nel Comprensorio n. 13, con 1025 abitanti (al 2004), posto a 359 m sul livello del mare, a oriente della Giara di Gesturi. Regione storica: Parte Valenza. Archidiocesi di Oristano. & TERRITORIO Il territorio comunale, di forma grosso modo triangolare, si estende per 19,87 km2, comprendente anche la frazione di Lixius, e confina a nord con Genoni e Laconi, a est con Nurallao e Isili, a sud con Gestori e a ovest con Genoni. Si tratta di una regione di

colline che si stende tra la Giara di Gesturi, a ovest, e gli ultimi contrafforti del Gennargentu, a est. A breve distanza dal paese scorre il rio Flumini, che fa parte del bacino idrico del Tirso. Il paese si trova lungo la statale 197 che da Barumini si dirige verso Nurallao; quest’ultimo, che si trova a 3 km, dispone anche di stazione lungo la ferrovia a scartamento ridotto Mandas-Sorgono, prevalentemente utilizzata oggi per scopi turistici. & STORIA Il villaggio attuale deriva probabilmente da piccoli centri punici su cui fu edificata la statio romana di Valentia che aveva una importante posizione strategica lungo la strada tra Carales e Olbia. Nel Medioevo faceva parte del giudicato d’Arborea, era compreso nella curatoria del Parte Valenza ed era popolato da rudi montanari. Caduto il giudicato d’Arborea N. nel 1421 fu incluso nel feudo di Laconi venduto dal re a Giovanni De Sena, i cui discendenti si schierarono poi con l’infelice Leonardo Alagon ma se lo videro confiscare dopo la battaglia di Macomer. Nel 1479 N. fu ceduto agli Henriquez che subito dopo lo vendettero ai Castelvı`. Questi ultimi lo fecero amministrare dal podatario che risiedeva a Laconi e nel corso del secolo XVII aumentarono il carico fiscale introducendo alcune nuove tasse che non furono ben accette dalla popolazione. All’estinzione della loro famiglia il villaggio fu ereditato dagli Aymerich che lo tennero fino al riscatto dei feudi del 1838. Riportiamo qui alcune notizie sul periodo, fornite da Vittorio Angius nell’ambito del Dizionario del Casalis: «Il comune di N. componesi di circa 250 famiglie, e di anime 1000, e si computa compensativamente che all’anno accadono nascite 35, morti 22, matrimoni 7. La vita in rari casi si allunga oltre i 60 anni, in rarissimi dopo i 70; e

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Nuragus ` frequenti sono le pleule malattie piu riti. Che non sieno applicati all’agricoltura sono pochi, i quali o pascono i branchi, o esercitano i mestieri di fabbri ferrari, scarpari, sartori, muratori, falegnami, o sono letterati, come si usa qualificare quelli che andarono alle scuole, e sdegnano di adoprarsi nelle professioni meccaniche. Le donne fanno suonare ogni giorno il pettine sul telaio in ogni casa lavorando per la famiglia e per il commercio la lana e il lino. Nella scuola primaria mostrasi a leggere e scrivere a circa 25 fanciulli. ` ottimo per Agricoltura. Il terreno e tutto, e quando vengono tempestive le piogge e non nuocciono altre materie allora si hanno copiosissimi prodotti. I numeri ordinari della seminagione sono starelli di grano 1200, d’orzo 200, di fave 250, di ceci 60, i quali si molti` quando meno seplicano quando piu condo le benigne o maligne influenze atmosferiche. Per deficienza d’acque irrigatrici non si coltivano le specie ortensi, che in piccolissimi tratti per l’uopo delle primarie famiglie. La col` poco considerevole e la tura del lino e ` le somma del prodotto non superera trenta cantare di fibre. Il vigneto vedesi assai prospero con grappoli assai variati. Il frutto suol essere copioso, il mosto in gran parte nero, e il vino di ` piu ` che mediocre, del cui superbonta fluo la maggior parte si vende ne’ circostanti paesi, il resto si versa ne’ lambic` delle frutta e ` prechi. Anche la qualita ` asgievole, ma il numero degli alberi e ` parimente quello sai ristretto, quale e delle specie, che sono peri, susini e pomi. La cultura degli olivi e de’ gelsi ` ancora incominciata. Dopo l’enon si e ditto che permise la chiusura delle ` si sono cinte tante terre che proprieta equivarranno a un decimo dell’area territoriale; ma vedendosi l’utile della ` crescera ` il numero perfetta proprieta

delle tanche e il numero de’ grandi ve` negetabili, ora rarissimi. Pastorizia. E gletta e indarno si possiedono tanti salti incolti. In questo non pascolano che da tre mila pecore, delle quali si `. I ha un formaggio di mediocre qualita buoi inservienti all’agricoltura non ` di 450, e hanno copioso nutrisono piu mento nel prato e nelle tanche». Nel 1821 N. fu incluso nella provincia di Isili e quando nel 1848 le province fu` a far parte della dirono abolite, entro visione amministrativa di Cagliari e nel 1859 dell’omonima ricostituita provincia. Quando poi nel 1927 fu ripristinata la provincia di Nuoro vi fu incluso. Negli ultimi anni, avviato il dibattito sulle nuove province, N. preferı` staccarsi da quella di Nuoro ed entrare a far parte di quella di Cagliari, alla cui ` si trova del resto piu ` vicino. citta & ECONOMIA Le attivita ` di base della sua economia sono l’agricoltura, in particolare la cerealicoltura, la viticoltura, la frutticoltura; l’allevamento del bestiame in particolare ovino e bovino, in misura minore i suini. Negli ultimi decenni si sta sviluppando anche una ` industriale con almodesta attivita cune piccole imprese nel settore lat` poco organiztiero-caseario e edile. E zata la rete di distribuzione commerciale. Vi opera anche un ristorante. ` collegato da autolinee e Servizi. N. e da ferrovia complementare agli altri centri della provincia. Dispone di Pro Loco, medico, farmacia, scuola dell’obbligo, sportello bancario. Possiede una Biblioteca comunale. & DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 1045 unita di cui stranieri 1; maschi 542; femmine 503; famiglie 397. La tendenza complessiva rivelava una diminuzione della popolazione, con morti per anno 10 e nati 6; cancellati dall’anagrafe 20 e nuovi iscritti 11. Tra i principali indi-

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Nuragus catori economici: imponibile medio IRPEF 13 610 in migliaia di lire; versamenti ICI 440; aziende agricole 166; imprese commerciali 50; esercizi pubblici 2; esercizi all’ingrosso 2; esercizi al dettaglio 16; ambulanti 2. Tra gli indicatori sociali: occupati 248; disoccupati 43; inoccupati 42; laureati 9; diplomati 110; con licenza media 300; con licenza elementare 329; analfabeti 41; automezzi circolanti 230; abbonamenti TV 215.

Nuragus – Il pozzo sacro di Coni.

PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il suo ` ricco di resti prenuragici e territorio e nuragici che testimoniano come sia stato abitato continuativamente dal` remote eta ` . Rilel’uomo fin dalle piu ` il numero dei nuraghi: tra quevante e sti da ricordare quelli di Aras, Corti Larenzio, De Turro, Geroni, Matta, Montis, Peragiu, Pranu de Follas, San Giovanni, Santu Milianu, Santu Pedru, Santu Stevini, Sereigu, Tasorus, Tru` xiu, Turri, Valenza, Ziu Truiscu. Il piu ` il nuraghe Santu Milianu, conoto e struzione imponente che comprende &

un torrione centrale abbastanza ben conservato e quattro torri laterali connesse da una cortina di rifascio co` recente, di grande struita in epoca piu effetto e suggestione; lungo il lato meridionale sono visibili anche i resti del villaggio nuragico che sorgeva accanto alla fortezza, con evidenti tracce di riuso in periodo romano. A poca di` posto il nuraghe Valenza che stanza e ha un impianto pentalobato di grande imponenza e sorge in un territorio che fu intensamente abitato anche in epoca romana; gli avanzi della costruzione fanno pensare che non sia stato mai portato a termine e che ad esso si sia sovrapposto un centro romano. Ma ` interessante e ` quello del il sito piu complesso di Serra Ilixi: comprende il nuraghe omonimo, quasi completamente distrutto, e il villaggio nuragico; non lontano dal nuraghe sorge il recinto di Feraxi Nioi di 11 m di diametro, con al centro del pavimento uno ` stato trovato un riposcavo nel quale e stiglio di oggetti di bronzo e di materiali per la fusione. Il recinto e il materiale ritrovato hanno fatto discutere gli ´ per alcuni si trattearcheologi, poiche rebbe di un’officina di fusione, per altri del luogo di riunione di una confraternita. Equidistante da questi tre siti ` il pozzo sacro di Coni, di piccole proe porzioni e di fattura elegante, perfettamente conservato. A breve distanza dal ` la chiesa di Santa Maria di Vapaese e lenza, di impianto romanico a una sola navata, che non differisce da altre ` cuchiese campestri; al suo interno e stodito un cippo miliario romano di grande interesse, adibito ad acquasan` ricchistiera. Il territorio circostante e simo di materiali romani di ogni genere e durante gli scavi condotti nel 1994 sono emersi i resti di un vasto lastricato, molte strutture murarie e

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Nuragus tombe che fanno pensare che nel sito ` di Valentia. sorgesse la citta & PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE Il tessuto urbano conserva molte delle sue costruzioni tipiche in pietra senza intonaco e case a corte alle quali si accede da grandi portali di una certa eleganza con elementi architettonici che richiamano lo stile aragonese ma ` sono opera di scalpellini che in realta (picaparderis) locali. Tra queste costru` la casa Carboni zioni degna di nota e Boi che risale al secolo XVIII. La co` interessante e ` pero ` la struzione piu chiesa di Santa Maria Maddalena, parrocchiale risalente al secolo XVII e ` volte ristruttusuccessivamente piu rata. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Tra ` suggele molte feste popolari la piu ` senza dubbio quella in onore di stiva e Sant’Elia che si svolge il 5 luglio. Per l’occasione la statua del santo viene portata con una solenne processione, alla quale prendono parte molti fedeli che indossano il costume tradizionale, dalla parrocchia alla chiesetta campestre dedicata al santo a pochi chilometri dal paese. I festeggiamenti durano tre giorni in un succedersi di cerimonie religiose e di spettacoli folcloristici.

Nuragus2 Vitigno a bacca bianca tipico del Campidano di Cagliari. Introdotto probabilmente fin dal tempo dei Fe` chiamato in sardo Axina de marnici, e giani o Axina de poborus ‘‘uva delle volpi’’ o ‘‘uva dei poveri’’; nel secolo XIV era conosciuto come Br uscu biancu. Ha un grappolo di media grandezza con acini sub-ovali di colore giallo dorato e viene usato per la produzione di un vino DOC, molto diffuso in tutta la Sardegna meridionale e di `. grande bevibilita

Nuragus di Cagliari Vino prodotto dal vitigno Nuragus secondo il discipli-

nare del 1972 nella provincia di Cagliari con l’aggiunta di un 15% di altri ` di covitigni a bacca bianca. Il vino e lore giallo paglierino tenue con un leggero riflesso verdognolo, dal profumo vinoso e dal sapore secco, sapido e leggermente acidulo. Viene prodotto nel tipo normale a 10,5 gradi e alla stessa gradazione nei tipi amabile e frizzante. Il vitigno Nuragus viene anche usato per la produzione dei vini ‘‘Colle Albo’’ (Cantina sociale di Monserrato); ‘‘Gregorius’’ (Cantina sociale di Mogoro); ‘‘Naeli’’ (prodotto dalla Cantina sociale di Dolianova, in uvaggio misto con Vermentino); ‘‘Segolai’’ (Cantina sociale di Senorbı`); ‘‘Villa Solais’’ (prodotto nella Cantina sociale di Santadi in uvaggio misto di Nuragus per il 45%, Vermentino e Trebbiano).

Nurallao Comune della provincia di Cagliari, incluso nel Comprensorio n. 13, con 1431 abitanti (al 2004), posto a 390 m sul livello del mare a oriente della Giara di Gesturi. Regione storica: Parte Valenza. Archidiocesi di Oristano. & TERRITORIO Il territorio comunale, di forma grosso modo trapezoidale, si estende per 34,76 km2 e confina a nord con Laconi, a est e a sud con Isili e a ovest con Nuragus. Si tratta di una regione di colline che si estende tra gli ultimi contrafforti occidentali del Gennargentu e la Giara di Gesturi; bagnata da alcuni corsi d’acqua minori, facenti capo in parte al sistema idrico del Tirso, in parte a quello del rio Mannu di Cagliari. Il paese si trova nel punto in cui la statale 128 Centrale sarda viene raggiunta dalla 197 proveniente da Sanluri. Dispone anche di una stazione lungo la ferrovia a scartamento ridotto Mandas-Sorgono. & STORIA Il villaggio quasi certamente ha origini punico-romane ed era un centro satellite di Valenzia; nel Medio-

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Nurallao evo faceva parte del giudicato d’Arborea ed era compreso nella curatoria del Parte Valenza. Caduto il giudicato d’Arborea N. nel 1416 fu incluso nel feudo concesso dal re a Ludovico Pontons che nel 1421 lo vendette ad Anto` poco dopo nio De Sena il quale pero ` alla signoria di questo piccolo rinuncio ` a Giovanni centro. In seguito N. passo De Sena i cui discendenti si schierarono con l’infelice Leonardo Alagon e se lo videro confiscare dopo la batta` a glia di Macomer. Nel 1479 N. entro far parte del feudo di Laconi e fu ceduto agli Henriquez che subito dopo lo vendettero ai Castelvı` che lo unirono al feudo di Laconi del quale condivise le vicende nei secoli successivi. Dai Ca` agli Aymerich che lo tenstelvı` passo nero fino al riscatto dal feudalesimo, avvenuto nel 1838. Nel 1821 il villaggio ` fu incluso nella provincia di Isili ed e di questi anni la preziosa testimonianza di Vittorio Angius: «Sono in N. circa 900 anime, distribuite in famiglie 235, e vi si numerano annualmente nascite 35, morti 24, matrimoni 6. Questi paesani sono gente pacifica e laboriosa, di umor allegro, e amanti delle ricreazioni e del ballo. La malattia che ` fatale e ` il dolor laterale solitamente e per la poca cautela in preservarsi nelle troppo frequenti e sentite variazioni termometriche dell’atmosfera secondo che variano i venti. Pur tra i nu` la principal prorallesi l’agricoltura e fessione, quindi la figulina, poi la pastorizia, dopo questa i mestieri per i bisogni del comune, l’arti de’ muratori, fabbri ferrai, falegnami, ecc. Nella figulina non lavorano meno di 60 individui e fanno varie opere sebbene grossolane. Siffatte manifatture sono poi mandate nelle fiere su carri e ne’ canestri sul basto de’ cavalli, e si portano da uno in altro paese per fornire alle famiglie che ne han d’uopo. Le donne

quando han fatte le faccende domestiche pongonsi alla tessitura della lana e del lino, e in tutto il paese non saranno in opera meno di 200 telai. Alla scuola primaria concorrono circa 25 fanciulli. ` fertile Agricoltura. Il territorio di N. e quant’altro de’ migliori, e se non manchino le pioggie, se non intervengano influenze nocive, i suoi frutti sono copiosi. La seminagione ordinaria si determina a starelli di grano 900, d’orzo 250, di fave 100, di granone, fagiuoli, lenticchie, ecc. 150, di lino 70. La frutti` del 10 per il ficazione ordinaria e grano, del 16 per l’orzo, del 12 per le fave, dell’8 pei legumi, ecc. La vigna trovasi in ottimo clima, e le molte va` di viti danno buon frutto; ma la rieta ` cosı` scarsa, che non si vendemmia e ha la sufficienza per il paese. Del mosto una piccola porzione si cuoce per la sappa della provvista delle famiglie. Le piante fruttifere in numero di circa `. 10 mila sono di molte specie e varieta ` finora non si puo ` nomiTra esse pero ` che nare il gelso. Le tanche sono piu ` forse non comprencento, le quali pero deranno mille starelli di terreno. In esse si semina qualche tratto o si introduce il bestiame domito alla pastura. Pastorizia. Nel bestiame manso si numerano buoi 500, cavalli 60, giumenti 130; nel rude cavalle 250, capre 2000, pecore 3500. I formaggi sebbene manifatturati con poca arte non mancano di pregio». Quando nel 1848 le province ` a far parte della furono abolite, entro divisione amministrativa di Cagliari e nel 1859 dell’omonima ricostituita provincia. Ripristinata nel 1927 la provincia di Nuoro, N. vi fu incluso. Quando poi fu recentemente avviato il processo di costituzione delle nuove pro` dalla vince il piccolo centro si stacco ` per quella provincia di Nuoro e opto di Cagliari. & ECONOMIA Le attivita ` di base della

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Nurallao sua economia sono l’agricoltura, in particolare la cerealicoltura, l’orticoltura e l’olivicoltura, e l’allevamento del bestiame, in particolare gli ovini e i bovini, meno rilevanti i suini e i caprini. Negli ultimi decenni si sta sviluppando anche una modestissima at` industriale che si basa su piccole tivita imprese nel settore alimentare e tes` mediamente sviluppata anche sile. E la rete di distribuzione commerciale. ` collegato da autolinee e Servizi. N. e dalla ferrovia complementare agli altri centri della provincia. Dispone di Pro Loco, stazione dei Carabinieri, medico, farmacia, scuola dell’obbligo e sportello bancario. Possiede una Biblioteca comunale. & DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 1426 unita di cui stranieri 3; maschi 711; femmine 715; famiglie 449. La tendenza complessiva rivelava una diminuzione della popolazione, con morti per anno 18 e nati 4; i cancellati dall’anagrafe 22 e nuovi iscritti 23. Tra i principali indicatori economici: imponibile medio IRPEF 16 027 in migliaia di lire; versamenti ICI 474; aziende agricole 105; imprese commerciali 49; esercizi pubblici 7; esercizi al dettaglio 36; ambulanti 7. Tra gli indicatori sociali: occupati 335; disoccupati 68; inoccupati 119; laureati 12; diplomati 143; con licenza media 400; con licenza elementare 468; analfabeti 90; automezzi circolanti 356; abbonamenti TV 364. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il territorio fu abitato continuativamente ` ricco fin dall’epoca prenuragica ed e di testimonianze archeologiche, in particolare di nuraghi; tra questi quelli di Aiodda, Enna, Formiga, Is Cannonis, Is Speluncas, Nieddu, Olia, Pardu, Poiolu, Sarcidano, Su Casteddu, Su Planu de Fais, Tramalizzu, Tres Nuraxis; molti di questi sono pur-

` la troppo semidistrutti. Suggestiva e Tomba di giganti di Aiodda che risale ` del Bronzo: e ` attribuialla prima Eta bile alla prima fase della cultura di Bonnanaro ma fu costruita con menhir di provenienza sconosciuta che fanno ` antico. Si pensare a un impianto piu trova a 2 km dall’abitato; nel suo vano, che ha la conformazione a navetta, sono stati trovati numerosi scheletri e ` anceramiche appartenenti alla piu ` nuragica. Sulla tica fase della civilta collina di Curcuriga che domina l’abi` stato trovato un misterioso sitato e stema di canalette scavate nel calcare e intercomunicanti tramite piccole vasche la cui utilizzazione rimane per il momento poco chiara e di difficile lettura. Recentemente al centro dell’abitato attuale sono state rinvenute alcune tombe romane. & PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE Il tessuto urbano del villaggio ha conservato il suo aspetto tradizionale e lungo le sue strade si affacciano alcuni pretenziosi palazzotti ottocenteschi di una qualche eleganza. Un qualche interesse riveste infine la chiesa della Madonna della Strada, che sorge in un’area verde a breve distanza dall’abitato, lungo la strada per Isili. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Tra le feste popolari quella che si riallac` antiche tradizioni e ` quella cia alle piu di Sant’Antonio Abate che inizia nel pomeriggio del 16 gennaio con la raccolta della legna con la quale si costruisce una grande pira in piazza; le celebrazioni hanno il loro culmine il giorno successivo quando, dopo la cerimonia ` fuoco religiosa in onore del santo, si da alla catasta e hanno inizio le danze at` , quasi a salutare la fine torno al falo dell’inverno e l’inizio del Carnevale. Altre feste religiose sono quella in onore di San Pietro, il patrono, che si

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Nuraminis svolge il 29 giugno, e quella della Madonna della Strada che si svolge il 12 agosto. In agosto, nel periodo in cui tornano in paese gli emigrati, si svolgono alcune manifestazioni civili di grande richiamo e interesse come la mostra etnografica, quella dei funghi e soprattutto la rassegna del canto, del ballo e della poesia sarda.

Nuramineddu Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato di Cagliari, compreso nella curatoria di Nuraminis. Era situato in ` Santa Barbara a sud dell’abilocalita tato di Nuraminis. Dopo la caduta del giudicato, nella divisione del territorio del 1258 fu incluso nella parte che ` ai conti di Capraia. Alla loro tocco ` ai giudici d’Arborea, estinzione passo ma nel 1295 Mariano II lo cedette al Co´ prima della fine mune di Pisa, sicche del secolo XIII fu amministrato direttamente da funzionari comunali. Su` bito dopo la conquista aragonese entro a far parte del Regnum Sardiniae e nel 1324 fu concesso in feudo a Pietro di Montessono, che poco dopo il 1328 lo vendette a Neruccio di Pontiniano. In seguito il villaggio soffrı` a causa della peste del 1348 e i pochi abitanti superstiti si trasferirono a Nuraminis.

Nuraminis Comune della provincia di Cagliari, incluso nel Comprensorio n. 20, con 2822 abitanti (al 2004), posto a 93 m sul livello del mare 25 km a nord di Cagliari. Regione storica: Nuraminis. Archidiocesi di Cagliari. & TERRITORIO Il territorio comunale, di forma grosso modo esagonale, si estende per 45,29 km2, comprendenti anche la frazione di Villagreca, e confina a nord con Serrenti, a est con Samatzai e Ussana, a sud con Monastir e a ovest con Villasor e Serramanna. Si tratta di un territorio quasi completamente compreso nella piana campidanese, e quindi nettamente vocato alle

` attraversato da coltivazioni agricole; e alcuni degli affluenti del rio Mannu, che va a gettarsi nello stagno di Cagliari. Il paese si trova a brevissima distanza dalla superstrada Cagliari-Sassari, nel punto in cui se ne distaccano le diramazioni per Samatzai verso oriente, per Serramanna verso occidente. In quest’ultimo paese, che dista ` vicina stazione fer8 km, si trova la piu roviaria, lungo la linea Cagliari-Oristano. & STORIA Il villaggio ha sicuramente origini romane; nel Medioevo era compreso nel giudicato di Cagliari ed era il capoluogo dell’omonima curatoria. Per la sua posizione di confine e per la ricchezza del suolo, fu conteso tra i giudici di Cagliari e quelli d’Arborea. Quando nel 1257 il giudicato di Cagliari ` di esistere, nella divisione delcesso ` a far parte dei l’anno seguente entro territori toccati ai conti di Capraia. Al` ai giul’estinzione della famiglia passo dici d’Arborea, ma nel 1295 Mariano II lo cedette al Comune di Pisa e prima della fine del secolo XIII prese a essere amministrato direttamente da funzionari del Comune dell’Arno. Dopo la ` a far parte conquista aragonese entro del Regnum Sardiniae e nel 1327 fu ` concesso in feudo a Pericono de Libia e dopo qualche anno, nel 1348, subı` gravi danni a causa della peste. I suoi feudatari, scoppiata la prima guerra tra Mariano IV e Pietro IV, non riuscirono a conservarne il possesso e N. fu occupato dalle truppe giudicali che da Sanluri dilagavano per il Campidano giungendo quasi fino a Cagliari. A partire poi dallo scoppio della seconda guerra tra Arborea e Aragona il territorio fu nuovamente occupato dalle truppe giudicali che lo mantennero con alterne vicende fino alla battaglia di Sanluri. Dopo il 1410, oramai gravemente danneggiato, fu concesso in

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Nuraminis feudo ad Alamanno Valguarnera la cui discendenza si estinse nel 1436. Negli stessi anni N. crebbe per l’apporto degli abitanti dei vicini villaggi come Postmont, Muracesus e altri che si andavano spopolando; nel 1436 fu con` poi ai cesso ai De Besora da cui passo Bertran che nel 1486 lo cedettero a Galcerando Capdevilla. Quest’ultimo nel 1498 lo vendette a Salvatore Bellit che lo unı` agli altri suoi feudi. Il rapporto ` con il nuovo feudatario della comunita nel corso del secolo XVI divenne assai difficile a causa dell’inasprimento del carico fiscale, male comune per i piccoli centri come N. Alla fine del Cinquecento il ramo principale dei Bellit si estinse e Ludovico Gualbes, discendente da una Bellit, si impadronı` del ` una lunga villaggio scatenando pero lite giudiziaria per la successione. Il feudo, che il fisco considerava devoluto, fu sequestrato e solo nel 1600 N. ` in possesso dell’ultimo Bellit del torno ramo secondario della famiglia. Quest’ultimo morı` nel 1611 lasciando erede la nipote Elisabetta Aymerich che ` a sua volta morı` nel 1614. Ma pero dopo un paio di anni di tribolazioni, ` in possesso nel 1616 il villaggio torno di Ludovico Gualbes e da quel momento condivise le vicende del grande patrimonio feudale in mano a questa potente famiglia. Nel corso del secolo XVII il carico fiscale fu ancora aumentato e definitivamente ridotta l’autono` con la modifica del mia della comunita sistema di individuazione del majore. Il villaggio inoltre ebbe un notevole calo di popolazione a causa della peste del 1652; frattanto, estinti i Gualbes, il feudo era passato ai Brondo e da questi ai Bou Crespi. La lontananza dei nuovi feudatari che risiedevano in Spagna e che avevano affidato l’amministrazione a funzionari senza scrupoli fece aumentare il disagio della popolazione

che nel corso del secolo XVIII aveva ripreso a crescere e che con la costituzione del Monte granatico e del Consiglio comunitativo aveva riacquistato progressivamente coscienza della ne` di sciogliere l’ormai anacronicessita stico vincolo feudale. Nel 1821 divenne capoluogo di mandamento e fu incluso nella provincia di Cagliari. Del periodo abbiamo la preziosa testimonianza di Vittorio Angius: «Nell’anno 1842 erano in N. famiglie 365 ed anime 1525, distinte nelle due classi, maggiori di anni 20 maschi 490, femmine 500, minori maschi 260, femmine 275. Generalmente i nuraminiti sono gente labo` riosa e pacifica, essendo adesso piu rare le inimicizie che in altri tempi fre` frequenti e feroci, e accamevano piu dendo rarissimamente che si commetta un delitto grave. Per una miglior ` poi a mancare il maeducazione verra ` universale luso de’ piccoli furti, e sara ` , della quale ora si deve lola sobrieta dare della massima parte. I medesimi hanno corpi robusti, duri alla fatica, e ` ferma contro non poche una sanita cause morbose. Alcuni vivono oltre ` frel’ottantesimo. Le malattie piu quenti e spesso mortifere sono infiammazioni, massime dell’addome, e feb` bri periodiche autunnali per lo piu complicate. Agricoltura. Il territorio di ` nella massima parte ben riputato N. e `, nelle altre arido o per la sua fecondita salso (assalsau). I numeri ordinari della seminagione sono i seguenti: starelli di grano 1800, d’orzo 350, di fave e legumi 600. De’ principali alcuni arano a proprio conto fin 190, gli altri secondo il numero de’ gioghi che hanno al servigio; chi ha un solo giogo non ara meno di 10 di grano, e altri 7 degli articoli minori, che sono spesso seminati nella proporzione seguente d’orzo 1/5, di fave e legumi 2/5, di lino 1 o ½. Ne’ ` comuni sono piselli, ceci, e legumi i piu

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Nuraminis lenticchie. La produzione del frumento varia secondo la maggiore o mi` dei terreni dal trentuplo, e nor bonta ` , all’ottuplo. Se alla forza delle terre piu si aggiunga il lavoro del colono, la sar` chiatura, la moltiplicazione del seme e ` considerevole. Parimente si ha un piu frutto maggiore da un suolo che sia letaminato e meglio ancora se siavi tenutasi la mandria. Si lavorano anche i ` minore di narboni, ma il loro frutto e quello che ottienesi in regioni montuose, dove siasi incenerito il bosco; e ` nella si ha ragione di questa scarsita mala natura delle terre che restano ` neglette, ed essendo sabbiose percio ` impinguarle con le ceneri non si puo delle piante che mancano. Secondo gli accidenti della stagione un narbone, e ` chiara intelligenza un direm per piu novale, un campo non ancora arato o ` dare dal 15 da molti anni inerte, puo ` all’8. Pastorizia. Il pascolo d’erba e piuttosto copioso se non falliscono a tempo le pioggie, il pascolo di fronde ` asin tanto denudamento del terreno e sai scarso. Quindi gran parte de’ branchi devono nutrirsi in salti stranieri. Il numero del vario bestiame era nell’anno suindicato, come nelle seguenti note: nel manso, buoi per l’agricoltura 600; vacche mannalite 200; cavalli 150; majali 60; giumenti 500: nel rude, vacche nella maggior parte dell’anno pascolanti in altri territori, e ritornanti in questi salti nel tempo delle stoppie (sa stula) 2000; capre, parte delle quali nutronsi nel salto proprio, parte in quello d’altri 1800; pecore 3500; porci 1400, nelle terre di N., e in altre; cavalle in altre regioni 900». Quando nel 1848 le ` a far province furono abolite entro parte della divisione amministrativa di Cagliari e nel 1859 fu nuovamente incluso nella ricostituita provincia omonima. & ECONOMIA Le attivita ` di base della

sua economia sono l’agricoltura, in particolare la cerealicoltura, l’orticol´ l’agrumitura e la viticoltura, nonche coltura; e l’allevamento del bestiame, in particolare dei suini e degli ovini. Negli ultimi decenni si sta svilup` industriale che pando anche l’attivita si basa su imprese alimentari, della la` vorazione del legno e dell’edilizia. E sufficientemente organizzata la rete di distribuzione commerciale. Vi operano anche un albergo con 24 posti letto e un ristorante. Artigianato. Di `e ` la tradizione della grande antichita produzione domestica degli splendidi dolci tra i quali is pirichittus, gustosi impasti di mandorla, is candelaus e is ` rdulas, tutti dolci nei quali si usano pa magistralmente i genuini prodotti del ` collegato da autoliluogo. Servizi. N. e nee agli altri centri della provincia. Dispone di Pro Loco, stazione dei Carabinieri, medico, guardia medica, farmacia, scuola dell’obbligo e sportello bancario. Possiede una Biblioteca comunale. & DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 3019 unita di cui stranieri 6; maschi 1516; femmine 1503; famiglie 1014. La tendenza complessiva rivelava una diminuzione della popolazione, con morti per anno 20 e nati 20; cancellati dall’anagrafe 53 e nuovi iscritti 29. Tra i principali indicatori economici: imponibile medio IRPEF 14 946 in migliaia di lire; versamenti ICI 881; aziende agricole 125; imprese commerciali 132; esercizi pubblici 14; esercizi all’ingrosso 3; esercizi al dettaglio 49; ambulanti 11. Tra gli indicatori sociali: occupati 422; disoccupati 28; inoccupati 170; laureati 7; diplomati 132; con licenza media 586; con licenza elementare 534; analfabeti 132; automezzi circolanti 641; abbonamenti TV 486. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il suo

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Nuraminis territorio particolarmente fertile fu sede di importanti insediamenti fin ` il dall’epoca nuragica; il maggiore e complesso di Santa Maria, posto a valle ` del colle di Sa Corona in prossimita della frazione di Villagreca. Si tratta di un imponente villaggio nuragico che era difeso dai nuraghi Sa Corona, Serra Cannigas, Monte Leonaxi e Cuccuru Pardu; si stende ai piedi del colle caratterizzato dalla presenza di un tempio a pozzo che era insieme luogo di culto e riserva idrica. Dei nuraghi ` che lo difendono quello di Sa Corona e posto in cima al colle: considerato uno ` antichi della Sardegna, consta dei piu di un imponente torrione; quasi completamente rovinato e databile tra il 1500 e il 1400 a.C., ha restituito nume` sirosa suppellettile. A poca distanza e tuato il nuraghe Serra Cannigas, polilobato e di grande imponenza, riconducibile anch’esso allo stesso periodo degli altri due. Interessante anche il villaggio nuragico di Ruinalis di Segavenu che sorge a non molta distanza. Il territorio in seguito fu densamente popolato, specie in epoca punico-romana, come dimostrano i numerosissimi reperti che si rinvengono nelle campagne. & PATRIMONIO ARTISTICO E CULTU` RALE Il tessuto urbano dell’abitato e stato profondamente modificato negli ultimi decenni, nel centro storico tuttavia conserva alcune tipiche case campidanesi costruite in mattoni di ` diri) su un basamento di terra cruda (la pietra e arricchite da una grande corte cui si accede attraverso eleganti e mas` significasicci portali. L’edificio piu ` la chiesa di San Pietro, parroctivo e chiale costruita nel secolo XV in forme gotico-catalane. Fu successivamente rimaneggiata, della struttura origina` il campanile e alria conserva pero cune volte a stella nell’abside e nelle

cappelle. All’interno si conservano interessanti frammenti di marmi bizantini. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Le ` contaantiche usanze della comunita dina si conservano nella festa di Sant’Isidoro che si svolge ad agosto e ha conservato un carattere propiziatorio per l’annata agraria. Oltre che nel ` religiose le radici corso delle festivita ` si manifecontadine della comunita stano in alcune occasioni di grande significato culturale tra cui la sagra del ` occereale che si svolge a giugno ed e casione per gustare gli splendidi dolci locali; la sagra della trebbiatura e della pecora che si svolgono a luglio ma soprattutto la sagra della semina a mano che si tiene in autunno per rievocare i metodi di coltivazione tradizionale oramai dimenticati.

Nuraminis, curatoria di Antica curatoria del giudicato di Cagliari, situata al confine con il giudicato d’Arborea. Si stendeva per 271 km2 su un territorio pianeggiante dall’agricoltura molto sviluppata e densamente popolato; comprendeva i villaggi di Baralla, Borro, Cancellus, Furtei, Moracesus, Nuragi de Frotey, Nuramineddu, Nuraminis, Pramont, Samassi, Samatzai, Sanluri, Segavenu, Serrenti, Siutas e Villagreca. Per la sua posizione di confine e per la ricchezza del suolo il suo territorio fu spesso conteso tra i giudici di Cagliari e quelli d’Arborea; quando ` di nel 1257 il giudicato di Cagliari cesso ` a far esistere, il suo territorio entro parte delle curatorie toccate ai conti di Capraia e, all’estinzione della famiglia, fu amministrato direttamente dal Comune di Pisa. Dopo la conquista aragonese gran parte del territorio della curatoria fu diviso in piccoli feudi che furono assegnati a personaggi che avevano preso parte alla spedizione dell’infante Alfonso. Il sistema dei feudi

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Nuraxinieddu vi si mantenne fino al 1353 quando, scoppiata la prima guerra tra Mariano IV e Pietro IV, il N. fu investito dalle truppe giudicali, che da Sanluri dilagarono per il Campidano giungendo quasi fino a Cagliari. Terminata la prima guerra, i feudatari tornarono in possesso dei loro feudi, ma per breve tempo; scoppiata la seconda guerra tra Arborea e Aragona, il territorio fu nuovamente occupato dalle truppe giudicali, che lo tennero con alterne vicende fino alla battaglia di Sanluri. Dopo il 1410, ormai gravemente danneggiato e con alcuni villaggi quasi completamente devastati, fu diviso in alcuni grandi feudi: mantenne il suo assetto fino al riscatto dei feudi nel 1838.

Nuraxi Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato di Cagliari, compreso nella curatoria ` Santa del Gerrei. Era situato in localita ` di Ballao. Maria de Nurai in prossimita Con la fine del giudicato, nella divisione del 1258 fu compreso nei territori assegnati ai conti di Capraia e, dopo ` ai l’estinzione di questi ultimi, passo `, Magiudici d’Arborea. Nel 1295, pero riano II lo cedette al Comune di Pisa e prima della fine del secolo XIII fu amministrato direttamente da funzionari pisani. Subito dopo la conquista arago` a far parte del Regnum Sarnese entro diniae, ma la sua popolazione, oramai ridotta a poche famiglie, rimase ostile nei confronti dei nuovi venuti. Nel tentativo di pacificare il territorio, nel 1333 fu incluso nel grande feudo che venne concesso a Raimondo Zatrillas; `, a causa della peste in pochi anni, pero e dell’incertezza della situazione si ` completamente. spopolo

Nuraxi Figus Centro abitato della provincia di Carbonia-Iglesias, frazione di Gonnesa (da cui dista 8 km), con circa 500 abitanti, posto a 110 m sul livello del mare a sud del comune capoluogo,

nel retroterra di Portoscuso. Regione storica: Cixerri. Diocesi di Iglesias. & TERRITORIO Il territorio e ` costituito dai rilievi del Sulcis che sono qui, in ` del promontorio che si conprossimita clude con il capo Altano, di modesta ` . A nord e a sud della frazione entita scorrono il rio Perdaias e il Flumentepido, che prima di gettarsi in mare alimentano alcuni stagni costieri. Le comunicazioni sono assicurate da una bretella che unisce la statale 126, nel tratto tra Carbonia e Iglesias, con la diramazione per Portoscuso. & STORIA Il nucleo abitato si sviluppo ` nel corso del secolo XIX, quando fu avviato lo sfruttamento dell’omonima miniera, ed ebbe un notevole impulso dopo il 1935, con il rilancio del settore carbonifero e la nascita di Carbonia. & ECONOMIA Attualmente N.F. risente della crisi mineraria e i suoi abitanti si ` nei centri vicini e dedicano ad attivita nell’agricoltura.

Nuraxinieddu Centro abitato della provincia di Oristano, frazione di Oristano (da cui dista 4 km), con circa 500 abitanti, posto a 7 m sul livello del mare a nord del comune capoluogo, nella ` sulla riva piana campidanese che da destra del Tirso. Regione storica: Campidano di Simaxis. Archidiocesi di Oristano. & TERRITORIO Il territorio e ` costituito da una porzione della piana campidanese, fertile e molto ricca d’acqua. La ` di comunicazione frazione ha facilita ´ si trova lungo il vecchio tracperche ` ciato della ‘‘Carlo Felice’’, che oggi e utilizzato come bretella di collegamento tra il nuovo tracciato e la vicina `; in questo punto si distacca per di citta ` una strada secondaria che si dirige piu verso Baratili San Pietro e assicura i collegamenti con tutti gli altri centri a nord di Oristano. La stazione ferrovia` vicina e ` a Oristano. ria piu

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Nuraxinieddu STORIA Il territorio di N. fu densamente popolato fin dalla preistoria; nel Medioevo faceva parte del giudicato d’Arborea ed era compreso nella curatoria del Campidano Maggiore. ` a Caduto il giudicato, nel 1410 entro far parte del marchesato di Oristano; dopo la battaglia di Macomer fu amministrato direttamente da funzionari reali. Nei secoli successivi i suoi abitanti difesero orgogliosamente questo privilegio ma nel 1767 l’abitato fu incluso nel feudo di Arcais concesso a Damiano Nurra (= Nurra3 ). Nel 1806 ` dai Nurra ai Flores; nel 1821 fu passo incluso nella provincia di Oristano e nel 1838 riuscı` a liberarsi dalla dipendenza feudale. Del periodo abbiamo la testimonianza di Vittorio Angius: ` di una «Agricoltura. Questo terreno e ` meravigliosa e se or la siccita `, fertilita or le nebbie, or le inondazioni del Tirso non nuocessero, si avrebbero raccolti ` delle varie seimmensi. La quantita menze che si danno al medesimo si possono determinare a starelli di grano 300, d’orzo 100, e ad altri 200 complessivamente di fave, granone e legumi. Del lino che si semina si sogliono avere circa 30 cantare. Nelle terre prossime al fiume si coltivano i melloni, che vengono grandi e gustosi. I coloni mancano ` di arte e diligenza nel vinificio, ed e ` che i vini sono di minor bonta ` percio di quelli che danno le vendemmie de’ ` del mosto si paesi vicini. Quasi la meta brucia per acquavite. I fruttiferi non sono in minor numero di 25 mila individui, e appartengono alle specie degli olivi, de’ peri, pomo, susini, albicocchi, fichi, agrumi. Un grande spazio di ter` chiuso per predi, ne’ quali si sereno e mina e lascian a pastura le bestie do` computare in mite. La sua area si puo circa 350 starelli. Pastorizia. Gli animali che si nutrono nel territorio sono buoi, pecore, cavalli e giumenti. I buoi &

sono circa 220, le pecore 600, i cavalli 20, i giumenti 60. D’animali selvatici non si hanno che i soli conigli e le lepri. Popolazione. Il comune di N. componesi di famiglie 50, e di anime 360. In esso si computano annualmente nascite 10, morti 6, matrimoni 1. Comec´ l’aria non sia salubre in certi che tempi, nonpertanto quelli che trapas` puerile e sano la troppo pericolosa eta ` resistono robusti giungono a virilita ´, anche alle maligne influenze, perche ` del vino che dicome pare, la salubrita cono vernaccia neutralizza il veleno che si respira mescolato all’aria, e que` pure dissipato dal calore del sto e fuoco, a cui gli abitanti soglion sedere nella serina. Molti vissero oltre l’otto` gesimo anno della vita. Le malattie piu frequenti sono dolori laterali, idropisie, coliche e infiammazioni. Dopo la ` principrofessione agraria, la quale e palissima, sono pochi quelli che diano opera alla pastorizia ed a’ mestieri. Non v’ha casa, dove non si lavori sul telajo». Abolite le province, nel 1848 ` a far parte della divisione amN. entro ministrativa di Cagliari e dal 1859 dell’omonima ricostituita provincia. Nel 1927 perse la propria autonomia e divenne frazione di Oristano; quando nel 1974 fu ricostituita la provincia di Ori` a farne parte. stano entro & ECONOMIA La principale attivita ` ` l’agricoltura, in particoeconomica e lare la viticoltura con la produzione ` collegato da autodella Vernaccia. N. e linee agli altri centri della provincia. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il suo ` ricco di siti archeologici a territorio e partire dalla preistoria; senza dubbio ` interessanti e ` il villaggio di tra i piu Montegonella, inquadrabile nell’am` bito della cultura di Bonnanaro, che e costituito da capanne dal basamento in muratura, un tempo completato probabilmente da una copertura di legno e

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Nureci frasche; comprende anche una alle´e couverte che sorge poco lontano dalle capanne. Gli scavi hanno restituito ` di reperti in un’abbondante quantita pietra e in ceramica che documentano la vita materiale che si svolgeva nel vil` anche il corredo laggio; molto ricco e trovato nelle tombe. Altro sito archeo` il complesso di logico interessante e ` a breve distanza Santa Vittoria, localita dall’abitato dove gli scavi hanno messo in luce una tomba a cista che testimonia della diffusione della cultura del Vaso campaniforme (=) nel territorio dell’attuale villaggio (2000-1600 a.C.). Gli scavi hanno anche restituito una ` di ceramiche. certa quantita

Nurchi Antico villaggio di origine romana che nel Medioevo faceva parte del giudicato di Torres, compreso nella curatoria della Nurra. Era situato in ` La Corte in prossimita ` di Saslocalita sari. Fin dal secolo XII apparteneva ai Doria, che dopo l’estinzione della famiglia giudicale lo inclusero nel piccolo stato che formarono con i loro possessi nella Sardegna nord-occidentale. En` tro la fine del secolo XIII si spopolo completamente e scomparve.

` sima serie di siti e sub-regioni (la gia citata Nurra, Nora, Nuraminis, Nu` roreci, Nurri, Nurallao ecc.). In eta ` nell’agro di Orotelli l’attestamana vi e zione di una Cohors I Nurritanorum. Si segnala la presenza nel Piacentino del toponimo Nure (Val Nure, fiume Nure ecc.) in territori interessati da intensa romanizzazione e campagne annibaliche. Minorca, prima del suo attuale nome, si chiamava Nura. La convergenza con la minore fra le isole Baleari si accompagna a quella fra altri monumenti minorchini (talaiots e navetas) e i coevi nuraghi e Tombe di giganti, oltre a quella etnica fra Baleari e la popola` lari, spia di una forte zione sarda dei Ba ` culturale fra le vicine isole omogeneita mediterranee. [MARCELLO MADAU]

Nureci Comune della provincia di Ori` stano, compreso nella XVII Comunita montana, con 393 abitanti (al 2004), posto a 335 m sul livello del mare a nord della Giara di Gesturi. Regione storica: Parte Valenza. Archidiocesi di Oristano.

Nure Antico centro noto dall’Itinerario Antoniniano, ubicato concordemente nella Nurra occidentale e in particolare, dalla maggior parte degli studiosi, fra Porto Ferro e il lago Baratz. N. viene collocata al culmine settentrionale della strada occidentale costiera dell’isola, conducendo (subito dopo Alghero) a Carbia e di lı` a Bosa. ` Una leggenda la racconta come ‘‘citta scomparsa’’, inghiottita dal lago. Le attestazioni nuragiche, tardopuniche e romane restituiscono un significativo contesto archeologico di bacino. L’im` con portanza del centro determino ` lo stesso coronimo Nurra. probabilita La radice nur, preromana, rimanda a ` nuragica e sopravvive in una vastiseta

Nureci – Veduta del centro abitato.

TERRITORIO Il territorio comunale, di forma grosso modo rettangolare, si estende per 12,89 km2 e confina a nord con Laconi, a est con Genoni, a sud con Gesturi, a ovest con un’isola amministrativa di Cabras, con Assolo e con Senis. Si tratta di una regione di basse colline nell’Oristanese dell’interno: a &

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Nureci sud si staglia il bordo roccioso della ` elevati Giara, a est si levano i rilievi piu ` unito con una del Sarcidano. Il paese e doppia bretella alla statale 442 UrasLaconi, che passa a brevissima distanza; dal paese una strada secondaria prosegue per Genoni e il Sarcidano. & STORIA Il suo territorio conserva numerosi nuraghi; fu abitato anche in ` punica e prescelto per l’insediaeta mento di un centro militare che fu fon` dato intorno al secolo V a.C. in localita `e ` di S’Ollastu. Il villaggio attuale pero origine medioevale. Faceva parte del giudicato d’Arborea ed era compreso nella curatoria del Parte Valenza; subito dopo la battaglia di Sanluri, caduto il giudicato d’Arborea, i suoi abitanti mantennero un atteggiamento ostile nei confronti degli Aragonesi che, per vincerne la resistenza, nel 1416 concessero il villaggio in feudo a Giovanni Corbera. Questi nel 1421 cedette N. ad Antonio De Sena che unı` il villaggio al suo feudo di Asuni; ma nel 1435 lo vendette a Pietro Joffre. Questi a sua volta nel 1460 vendette il villaggio a Giacomo Aragall e a Pietro Bellit che nel 1468 lo cedettero a loro volta a Ni` Carroz. Egli uso ` N. per attirare colo dalla sua parte Antonio De Sena visconte di Sanluri a cui lo cedette. Il De ` invece con Leonardo Sena si schiero Alagon e dopo la infelice battaglia di Macomer, N. che in precedenza era stato confiscato fu dal re donato a Enrico Henriquez che lo vendette alla famiglia dei Castelvı`. Questi ultimi nel 1504, a loro volta, vendettero il villaggio a Pietro Erill i cui discendenti nel 1544, con la mediazione di Salvatore Aymerich, vendettero a loro volta que`. sto piccolo centro a Bernardo Simo ` , non soddisfatto dell’acquiEgli pero sto, nel 1545 cedette N. a Mattia Caval` nuovamente ai Caler da cui torno stelvı`. Nel corso del secolo XVII il vil-

laggio divenne il capoluogo del feudo e fu sede del tribunale baronale, ma il suo rapporto con i feudatari non fu dei migliori. I Castelvı` infatti avevano caricato di debiti e di ipoteche le rendite del feudo per cui ben presto il sistema di riscossione dei tributi feudali divenne particolarmente pesante; per sanare la situazione il villaggio fu messo all’asta in diverse occasioni ma i Castelvı` riuscirono a conservarne il possesso fino al 1701. Nello stesso anno infine N. fu acquistato da Felice Nin il cui figlio a sua volta lo vendette ai Guillini nel 1749. Nel 1753 ennesimo passaggio: infatti i Guillini cedettero N. a Guglielmo Touffani, curiosa figura di mercante gentiluomo. I Touffani tennero il villaggio fino al riscatto dei feudi, quando fu incluso nella provincia di Isili. Riguardo a questo periodo abbiamo la preziosa testimonianza di Vittorio Angius: «Agricoltura. Le terre di Nureci rispondono, se il cielo sia benigno nell’innaffiare i lavori, a’ desideri de’ coloni. Le semenze diverse sono sparse nelle seguenti misure: starelli 600 di grano, 100 d’orzo, 50 di fave e 25 di altri legumi; e la moltiplica` deterzione comune del grano si puo minare al 10, quella dell’orzo all’8, quella delle fave ad altrettanto, ecc. Di lino se ne semina tanto, che ordinariamente sono raccolte mille libbre di fi` piccolo, e il mosto di bra. Il vigneto e ` minore, che si riconosce in bonta quello de’ paesi vicini, e cosı` non solo per la mala scelta del terreno, ma ancora per la poca intelligenza de’ manifattori. Il prodotto della vendemmia non suole sopravanzare le duecentoquaranta marigas, anfore, che tutte si consumano nel paese senza bruciarne alcuna parte per acquavite. Si hanno ` di uve. Le piante fruttifere otto varieta ´ in gran numero, ne ´ di non sono ne ` magmolte specie; quello forse non e

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Nureci giore di tre migliaje, queste si restringono a noci, mandorli, susini, fichi, peri e pomi. Sono in questo territorio predi chiusi 185 tra vigne e tanche, e possono complessivamente compren` una picdere circa 500 starelli; il che e cola frazione di tutta la superficie, e significa che le tanche sono comunemente piccole. Due sono le regioni boscose, una nominata di Ladus, dove tra il bosco frequente gli alberi ghiandiferi sono ancora giovani, e tienesi a pascolo il bestiame manso; l’altra che di` ingomcono Montemannu de Turrigas e bra di lecci e di quercie annose. L’area ` determinare di d’ambe insieme si puo ` questa starelli 500. Pastorizia. Non e tanto estesa quanto potrebbe essere per la grandezza de’ pascoli. Il numero ` teordinario delle varie specie puo nersi quale qui si nota. Bestiame manso, buoi 250, cavalli 35, giumenti 120. Bestiame rude, vacche 50, capre 400, porci 300, pecore 1000. I buoi pascolano nei prati chiusi e ne’ vacui delle vidazzoni; le pecore in qualche stagione entrano nel prato, le capre nel paberile e ne’ salti fuori delle vidaz`; zoni. Il formaggio lodasi per la bonta ` non se ma per la sua piccola quantita ne manda nel commercio. Popolazione. Nel 1839 si numeravano in N. famiglie 110, anime 455, maggiori d’anni 20 maschi 128, femmine 115, minori maschi 117, femmine 95, ed era la media delle nascite 15, delle morti 9, de’ matrimoni 3; l’ordinario corso della vita a 60 anni, la quale frequentemente cede per coliche e dolori laterali. Nel censimento del 1678 in occasione del parlamento di Santo Stefano, N. avea 129 fuochi. Dopo le professioni dell’agricoltura e della pastorizia, i mestieri particolari appena complessivamente compren` quasi in dono 15 persone. Il telajo e ogni casa e opera per la provvista della famiglia. Alla scuola primaria non

vanno che quattro fanciulli». Quando nel 1848 le province furono abolite, N. ` a far parte della divisione ammientro nistrativa di Cagliari e nel 1859 della ricostituita omonima provincia. Nel 1928 divenne frazione di Senis e solo ` la propria autononel 1950 riacquisto mia; nel 1974 infine fece parte della provincia di Oristano. & ECONOMIA Le attivita ` di base della sua economia sono l’agricoltura, in particolare la cerealicoltura, la viticoltura e la frutticoltura, e l’allevamento del bestiame, in particolare di bovini e ovini. La rete di distribuzione commer` poco sviluppata. Servizi. N. e ` ciale e collegato mediante autolinee agli altri ` dotato di guarcentri della provincia. E dia medica e scuola dell’obbligo, dispone di Biblioteca comunale. & DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 405 unita di cui stranieri 2; maschi 192; femmine 213; famiglie 158. La tendenza complessiva rivelava una diminuzione della popolazione, con morti per anno 6 e nati 3; cancellati dall’anagrafe 21 e nuovi iscritti 5. Tra i principali indicatori economici: imponibile medio IRPEF 11 768 in migliaia di lire; versamenti ICI 144; aziende agricole 109; imprese commerciali 17; esercizi pubblici 2; esercizi al dettaglio 6; ambulanti 2. Tra gli indicatori sociali: occupati 103; disoccupati 31; inoccupati 40; diplomati 37; con licenza media 136; con licenza elementare 163; analfabeti 24; automezzi circolanti 96; abbonamenti TV 133. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il ter` ricco di testimonianze archeoritorio e logiche a partire dal periodo prenuragico, cui appartiene il recinto megalitico di Corona de Crobu, un’imponente muraglia che risale al III millennio a.C. ` inserita in uno scenario ricco di ed e graniti di grande suggestione. Sono

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Nurgi inoltre interessanti le domus de janas e i numerosi nuraghi tra cui quelli di Giuerri Mannu, Is Pardonadas, Is Procilis, Iscala Giossu, Monti Nuraxi, Murtas, Perdonadas, Pranu d’Ollastu, Pranu d’Omus, Sa Planirba, Serri Armas, Sinipei, Turri Piccinu, Urielli. A ` recenti risale il complesso di tempi piu ` a pochi Su Pranu S’Ollastru, localita chilometri dall’abitato nella quale nel ` stato individuato un insedia1983 e mento punico di carattere militare, costituito da un’acropoli dalle dimensioni di 100 x 60 m, cinta da una muraglia di blocchi squadrati al cui interno, ` alto, si eleva il mastio con nel punto piu pianta quadrata di 10 m di lato; a sudovest si trovano i resti dell’abitato, ` stata individuata mentre la necropoli e ` caratterizzata da a nord-ovest ed e ` tombe a fossa; poco oltre l’abitato e stato individuato un altro piccolo villaggio punico di modeste dimensioni. L’insediamento, edificato nel secolo V a.C., sembra sia stato abbandonato nel secolo II a.C. & PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE Il centro abitato ha conservato il suo assetto tradizionale, lungo le sue strade si affacciano le tipiche case in pietra arricchite dal porticato (lolla) e dalla corte alla quale si accede attraverso portali imponenti, dotati talvolta di qualche pretesa artistica e comunque di grande suggestione. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI La festa maggiore si svolge il martedı` dopo la Pentecoste, in onore della Madonna d’Itria e comprende processione e manifestazioni di folclore.

Nurgi Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato di Cagliari, compreso nella curatoria di Dolia. Sorgeva tra San Sperate e Monastir. Dopo la fine del giudicato di Cagliari, nella divisione del 1258 fu compreso nei territori toccati ai conti di

Capraia e successivamente, alla loro ` ai giudici d’Arborea. estinzione, passo ` Mariano II lo cedette al Nel 1295 pero ´ prima della Comune di Pisa, sicche fine del secolo XIII fu amministrato direttamente da funzionari pisani. Su` bito dopo la conquista aragonese entro a far parte del Regnum Sardiniae e nel 1326 fu concesso in feudo a Bernardo Vidal, i cui eredi nel 1344 lo vendettero a Francesco Estaper. Nel 1348 a causa della peste perdette gran parte della popolazione e da questo momento non ` . Pochi anni dopo subı` alsi riprese piu tri danni durante la prima guerra tra Aragona e Arborea; poco dopo il 1355 i suoi feudatari si estinsero e il villaggio fu donato a Pascasio Cestani. Scoppiata la seconda guerra tra Aragona e Arborea, egli non fu in grado di conservarne il possesso, per cui il villaggio fu occupato dalle truppe arborensi ed en` completro la fine del secolo si spopolo tamente.

Nurqui Famiglia di Illorai (sec. XVII). Le sue notizie risalgono al secolo XVII. Considerata nobile, fu ammessa allo Stamento militare nel 1643 durante il parlamento Avellano. In seguito prese parte agli altri parlamenti, ma si estinse alla fine del secolo.

Nurra 1 Famiglia cagliaritana (secc. XVII-XVIII). Conosciuta fin dal secolo XVII, quando viveva un Agostino, avvocato dello Stamento militare, che nel 1678 ottenne il cavalierato ereditario ` . I suoi discendenti furono e la nobilta ammessi allo Stamento nel 1688 durante il parlamento Monteleone. La famiglia si estinse nel corso del secolo XVIII.

Nurra2 Famiglia di Thiesi (secc. XVIIXVIII). Di buona condizione, risiedeva a Thiesi. Nel 1681 ottenne il cavalierato ereditario con un Pietro, che nel 1688 fu ammesso allo Stamento militare durante il parlamento Monte-

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Nurra leone. Dai suoi figli Gavino e Pietro Paolo discesero due rami della famiglia: quello derivante da Gavino ot` nel 1700 e si estinse tenne la nobilta nel corso del secolo XVIII; quello discendente da Pietro Paolo ottenne la ` nel 1715 e si estinse anch’esso nobilta nel corso del secolo XVIII.

Nurra 3 Famiglia di Oristano (secc. XVIII-XIX). Famiglia di ricchi mercanti originaria di Cabras, che agli inizi del secolo XVIII si stabilı` a Oristano. Ottenne il cavalierato ereditario ` nel 1749 con un Francesco e la nobilta che aveva acquistato la signoria della ` . Suo Tappa di insinuazione della citta figlio Damiano, amministratore delle peschiere dei Vivaldi Pasqua, divenne ` ricco di Oristano il commerciante piu ` da sua madre la peschiera ed eredito di Mar’e Pontis. Interessato ai programmi di ripopolamento del Sinis, nel 1767 ottenne in feudo le rendite civili dei tre Campidani di Oristano e il titolo di marchese appoggiato sulla peschiera di Arcais. Morı` nel 1807 senza lasciare discendenza maschile.

Curatoria della Nurra – Paesaggio nei dintorni di Monteforte.

Nurra, curatoria della Antica curatoria del giudicato di Torres. Si stendeva su un territorio di circa 450 km2, ricco per le sue saline e le miniere d’argento e densamente popolato. Comprendeva i villaggi di Asinara, Bionis, Casteddu,

Duosnuraghes, Erisi, Erquili, Esse, Essola, Flumensancto, Giliti, Issi, Logu, Nurachetos, Nurchi, Occoa, Sojana, Tamarit, Ultero, Uralossi, Ussi. Fin dal XII apparteneva ai Doria imparentati con la dinastia giudicale di Torres. Quando la famiglia giudicale si estinse, essi inclusero la curatoria nel loro piccolo stato, che comprendeva praticamente tutta la parte nord-occidentale dell’isola. Quando nel 1325, subito dopo la conquista aragonese, essi si ribellarono ai nuovi signori (di cui pure erano stati alleati) la N., di cui erano signori il vecchio Branca e i figli, fu confiscata e il territorio diviso in alcuni piccoli feudi. Negli anni successivi i Doria tentarono di riprenderla, ´ a partire dal 1337 il territorio finche divenne uno dei teatri della guerra tra ` la Genova e Aragona. Quando scoppio ribellione del 1347 il territorio fu di nuovo invaso e messo a ferro e a fuoco; molti dei villaggi si spopolarono e ` a soffrire scomparvero. La N. continuo nel periodo successivo a causa delle guerre tra Aragona e Arborea: il suo territorio fu invaso ancora una volta dalle truppe giudicali e quando, nel 1391, fu occupato dalle truppe di Brancaleone Doria era ridotto a una landa completamente deserta; degli antichi villaggi e del sistema dei feudi non esi` memoria. Chiusasi nel 1420 la steva piu vicenda sarda del visconte di Narbona, ` nelle mani del Coil territorio passo mune di Sassari, che nel 1427 ne fu formalmente investito con poteri feudali. ` , appariva poco Il suo territorio, pero sicuro a causa della continua minaccia di sbarchi da parte di corsari nordafricani, che trovavano facili approdi lungo le coste deserte dell’isola dell’A` il suo sinara. Sassari tuttavia conservo ` l’uso con atti possesso e ne disciplino del suo Consiglio comunale. A partire ` didagli inizi del secolo XVII la citta

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Nurra fese i suoi privilegi in contraddittorio col fisco, riuscendo a conservarli fino all’abolizione dei feudi nel 1838.

Nurra, Giovanni Paolo Giurista e filologo (Cagliari 1659-Firenze 1711). Suo padre, l’avvocato Agostino, «sostenne con molto zelo le parti dello Stamento ` di Cagliari nelle militare e della citta corti celebrate dal conte di Santo-Stefano», scrive Pasquale Tola. Il giovane N. Laureatosi in Legge e divenuto sa` fama di cerdote, in pochi anni acquisto persona dotta e preparata e fu nominato canonico della cattedrale. Nel 1700 fu inviato a Roma per curarvi alcuni affari del Capitolo e vi si stabilı`. ` in rapporti con numerosi letteEntro rati ed eruditi e per le sue buone qua` si fece notare negli ambienti cultulita ` . In seguito si sposto ` a rali della citta Firenze, dove conobbe il Magliabecchi ` particolarmente (a lui N. che lo stimo ` una sua epistola De tinctura dedico Sardiniaca, in cui voleva dimostrare ` proveche la porpora dell’antichita niva non da Sardi d’Asia, ma dalla Sardegna). Interessato alla storia della Sardegna, condusse importanti ricerche filologiche e storiche, raccogliendo documenti e stendendo appunti nell’intento di scrivere una organica storia della Sardegna. Nel 1709 fu ammesso all’Arcadia Romana, ma morı` prima di completare la sua opera. I suoi manoscritti furono depositati nella biblioteca di Clemente XI dal cardinale Archinto. Di lui rimangono diverse epistole in latino e due volumi manoscritti e altri scritti di argomento religioso. I due volumi della sua opera, De Sardinia tum sacra tum prophana, sono conservati nel Fondo manoscritti della Biblioteca Universitaria di Cagliari.

Nurra, Pietro Poeta e studioso della poesia popolare (Alghero 1871-Genova 1951). Fu allievo di Vittorio Cian, col

` pubblicando tra il quale collaboro 1893 e il 1896 due volumi di Canti popolari sardi. Dopo aver insegnato ad Al` a lavorare nel ghero e a Sassari, passo settore delle biblioteche e si stabilı` prima a Milano e poi a Genova. Tra i suoi scritti: Poesia popolare in Sardegna, 1893; Usi e costumi nuziali in Sardegna, 1894; Nella Barbagia settentrionale, 1896; Natale, Capodanno ed Epifania in Sardegna, ‘‘Natura ed Arte’’, IX, 1902; Lettere inedite di Giorgio Asproni, 1927.

Nurri Comune della provincia di Ca` gliari, compreso nella XIII Comunita montana, con 2431 abitanti (al 2004), posto a 590 m sul livello del mare tra il lago Mulargia e il Flumendosa. Regione storica: Siurgus. Archidiocesi di Cagliari. & TERRITORIO Il territorio comunale, di forma grosso modo trapezoidale, si estende per 73,90 km2 e confina a nord con Villanovatulo, a est con Sadali ed Esterzili, a sud con Orroli e a ovest con Mandas, Serri e Isili. Si tratta di una regione di colline che culminano nelle punte maggiori della vicina catena del Pizziogu, oscillanti tra i 600 e i 700 m; oltre questo allineamento si trova il lago del Flumendosa, di forma molto allungata, mentre a sud del paese si stende quello formato dal rio Mulargia. N. si trova lungo la strada secondaria che si dirama dalla statale 198, poco a nord di Serri, e prosegue poi per Orroli ` dotato aned Escalaplano. Il paese e che di una stazione lungo la ferrovia a scartamento ridotto Mandas-Arbatax, utilizzata oggi prevalentemente per usi turistici. & STORIA Nel Medioevo il villaggio faceva parte del giudicato di Cagliari ed era compreso nella curatoria del Siurgus. Nella divisione del 1257, seguita alla fine del giudicato di Cagliari, il vil` a far parte dei territori toclaggio entro

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Nurri cati ai conti di Capraia e, alla loro estinzione, prese a essere amministrato direttamente dal Comune di Pisa. Subito dopo la conquista aragonese fu concesso in feudo a Francesco Carroz junior che morı` nel 1343. Nel 1347 fu concesso a Raimondo Desvall i cui eredi poco tempo dopo lo cedettero a Giovanni Carroz che lo unı` al feudo di Mandas. Scoppiate le guerre tra Aragona e Arborea, il territorio fu occupato dalle truppe arborensi che lo tennero fino alla battaglia di Sanluri. Solo dopo il 1410 i Carroz riuscirono a tornarne in possesso e nei secoli successivi N., al` ai Maza l’estinzione dei Carroz, passo de Lic ¸ana e da questi dopo una lunga lite giudiziaria ai Ladron, agli Hurtado ˜ iga, ai Pimentel e de Mendoza, agli Zun infine ai Tellez Giron, ai quali fu riscattato nel 1838. Nel 1821 divenne capoluogo di mandamento e fu incluso nella provincia di Isili. Di questo periodo abbiamo la testimonianza di Vittorio Angius: «Nel 1843 erano in N. famiglie 496, che comprendevano anime 2325, distinte in maggiori d’anni 20 maschi 755, femmine 762, e in minori maschi 396, femmine 412. I numeri medii del movimento annuale erano di nascite 85, morti 40, matrimoni 20. Le malattie che predominano in N. sono infiammazioni di genere vario, febbri periodiche, catarrali, ecc. Agricoltura. Il terri` nelle piu ` sue parti assai torio nurrese e produttivo, e compensa abbondantemente la diligenza del colono, se non manchi con tempestive pioggie la benedizione del cielo. Gli uomini che faticano sopra il terreno sono non meno di 550, e i buoi che i medesimi hanno nelle opere campestri a loro servigio non meno di 500. Ho lodato i nurresi gente laboriosa e devo aggiungere che i principali stessi, che altrove ozieggiano e guardano i lavoranti, qui non isdegnano mostrar coll’esempio la ma-

niera di lavorare. Co’ singoli gioghi si suol seminare starelli 10 di fromento, 5 d’orzo, 3 di fave, 4 di legumi. Sono de’ proprietari che hanno fin 25 o 30 gioghi; i quali in tempo che non devono faticare su’ campi traggono le carra per trasporto di prodotti o d’altro. Il ` spesso prossimo a numero de’ carri e quello de’ gioghi. A determinare la misura delle semenze diremo che seminano ordinariamente i nurresi starelli di grano 2200, d’orzo 1000, di fave 650, di legumi 870, di lino 300. La fruttifica` di tutt’altro, dipende zione, in parita ` delle terre, e dalla cura dalla qualita adoperatavi. In terre di forza e sar` , come avviene chiate gittasi il 30 e piu ne’ narboni, o novali, se siano stati ben impinguati dalle ceneri delle macchie sparse, in terre deboli e non bene lavorate la moltiplicazione di rado sopra` de’ seminati vanza il 10. La prosperita ` tale, che un in sulla fine di aprile e uomo a cavallo che costeggi un seminato ha il capo anche della protesa del braccio inferiore alle spighe. L’orzo ` del frumento, e paspesso fruttifica piu ` non olrimente la fava. I legumi pero trepassano che di rado il 7. Le specie ordinarie sono piselli, ceci, fagiuoli, lenticchie. Il lino rende di seme tre quarre (starelli 1 ½), o quattro (star. 2), dando di fibra 320 manipoli. Di canape se ne semina poco, come pure di meliga. Le patate sono poco curate. I pastori non sono forse meno di 320 uomini, e dico, vaccari 30, caprari 100, pecorai 100, porcari 70, cavallari 20. Bestiame. In quello che si dice manso dopo quei tanti buoi, che abbiam notato in servigio delle opere rurali, noteremo le vacche mannalite, che si computeranno a 180, i cavalli e le cavalle manse non meno di 200, i majali circa 300, i giumenti per la macinazione (molentis) 450. I benestanti hanno ` cavalli, e tra essi altre quattro e piu

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Nurri cuni di razza, e in case di gran famiglie sono tre o quattro giumenti. Nel bestiame rude si notano le specie e numeri seguenti, vacche, vitelli e vitelle 3600, capre 5000, pecore 10 000, porci 5500. I branchi delle vacche sogliono essere numerosi, e per indicarne alcuni, quello della chiesa maggiore non ` meno di 200 capi, e quello di San Dae ` di cento. Anche i branniele poco piu chi (ceddas) delle cavalle (equas) constano spesso di circa 200 capi. I caprari soglion avere capanne di rami, e restare d’inverno tra’ boschi in luoghi ben riparati, nelle altre stagioni in luo` aperti. I pastori mangian pane e ghi piu latticini, e carne sol quando sieno visitati da qualche ospite, per cui uccidono subito uno de’ migliori capi, o quando qualche bestia muoja di morte non naturale». Quando nel 1848 furono ` a far parte abolite le province, N. entro della divisione amministrativa di Cagliari e dal 1859 della ricostituita omonima provincia. Nel 1927, con la ricostituzione della provincia di Nuoro, ` a farne parte. entro & ECONOMIA Le attivita ` di base della sua economia sono l’agricoltura, in particolare la cerealicoltura, la viticoltura, l’orticoltura; e l’allevamento del bestiame, in particolare degli ovini e dei bovini, in misura minore dei caprini. Negli ultimi decenni si sta svi` inluppando anche una certa attivita dustriale basata su alcuni caseifici, la Cantina sociale, la produzione di mate` poco sviluppata riali per l’edilizia. E invece la rete di distribuzione commerciale. Vi opera anche un albergo con 30 posti letto. Artigianato. Di an` la lavorazione delle matica origine e cine in basalto, oggi utilizzate come ar` colleredo ornamentale. Servizi. N. e gato tramite autolinee e le ferrovie complementari agli altri centri della ` dotato di Pro Loco, staprovincia. E

zione dei Carabinieri, medico, guardia medica, farmacia, scuola dell’obbligo, sportello bancario. Possiede una Biblioteca comunale. & DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 2480 unita di cui stranieri 11; maschi 1269; femmine 1221; famiglie 864. La tendenza complessiva rivelava una diminuzione della popolazione, con morti per anno 32 e nati 25; cancellati dall’anagrafe 44 e nuovi iscritti 16. Tra i principali indicatori economici: imponibile medio IRPEF 13 417 in migliaia di lire; versamenti ICI 923; aziende agricole 420; imprese commerciali 122; esercizi pubblici 16; esercizi all’ingrosso 2; esercizi al dettaglio 46; ambulanti 11. Tra gli indicatori sociali: occupati 718; disoccupati 129; inoccupati 157; laureati 19; diplomati 212; con licenza media 813; con licenza elementare 805; analfabeti 166; automezzi circolanti 993; abbonamenti TV 635. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il territorio fu abitato fin dalla preistoria, conserva i resti di numerosi nuraghi, tracce di una presenza punica e del centro romano di Biora. Biora era un piccolo centro romano, sorto lungo la strada che collegava Carales a Olbia in posizione strategicamente importante. Sorgeva nell’altipiano di Guzzini ed era in grado di dominare le vie di transito tra le pianure del Campidano e le ` , studiata dal zone interne. La localita Lilliu (=) dopo il 1940, conserva i resti di qualche costruzione e tracce di alcuni pavimenti a mosaico. & PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE La chiesa di Santa Rosa sorge ` dedicata a nel rione Part’e Iossu, e ` annessa a Santa Rosa di Viterbo ed e un antico convento di Francescani oggi utilizzato da suore. Fu costruita in forme barocche nel Seicento, ha una sola navata e una facciata semplice

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Nurule che si affaccia su una scalinata che comunica con un vasto sagrato; qui la prima domenica di settembre si svolge, dal 1659, la festa in onore della Santa. ` la chiesa parrocchiale, San Michele e costruita nel secolo XVI in forme gotiche; andata in seguito in rovina, fu ricostruita totalmente nel secolo XVIII in barocchetto piemontese; del primo edificio rimane solo il campanile a pianta quadrata arricchito da un magnifico portale in cotto. Attualmente la chiesa ha l’impianto a croce latina con copertura con volta a botte e grande cupola sul transetto; sulla navata si affacciano alcune cappelle laterali e il ` alto rispetto all’aula. presbiterio piu ` ricco di affreschi e di arredi L’interno e marmorei del Settecento. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Im` detto, la festa di portante, come si e Santa Rosa, che si protrae per tre giorni e comprende, oltre alle funzioni religiose, varie manifestazioni folcloristiche e una gara poetica (= Gare poetiche).

Nurritani Popolo della Sardegna romana, noto attraverso un cippo di confine rinvenuto in territorio di Orotelli (contrada Porgiolu o Porzuolu), oggi custodito presso il Museo ‘‘Sanna’’ di Sassari. Il testo epigrafico fa riferimento ai confini (fines) del territorio entro il quale era stanziata la popolazione dei N.: in piena area barbaricina, ` ria, sulle nel cuore dell’antica Barba colline ai margini della Campeda, appena oltrepassato il fiume Tirso, con` nell’immaginario fine naturale che gia mitico-storico di Pausania aveva separato i Greci e i profughi troiani antenati degli Ilienses dagli indigeni bar` romana rappresento ` bari e che in eta una frontiera fortificata, protetta mili` dall’eta ` di Augusto con la tarmente gia stazione militare di Augustis e con il centro religioso-militare delle Aquae

Ypsitanae, divenuto poi nell’epoca dell’imperatore Traiano Forum Traiani (Fordongianus). La forma dell’etnico, che nel documento di Porgiolu risulta ` stata ricoabbreviata in Nurr(...), e struita dagli studiosi grazie a una serie di testimonianze epigrafiche relative a un reparto, una coorte ausiliaria, costituita (almeno originariamente) da N. (cohors I Nurritanorum) che fu operativa nel secolo II nella Mauretania Cesariense (l’attuale Marocco orientale). Del resto in Mauretania Cesariense operava anche un altro reparto sardo, la Cohors II Sardorum, di stanza presso l’accampamento militare di Rapidum, sorto intorno al 122 a controllo delle ` maure, alle pendici del Tell algetribu ` composto dalla rarino. L’etnico N. e dice paleosarda mediterranea, Nurr, che ha il duplice significato di ‘‘caverna’’ e ‘‘cumulo di pietre’’: essa ritorna in altri toponimi antichi e moderni della Sardegna come Nure (stazione stradale lungo la costa occidentale ricordata dall’Itinerario Antoniniano a 17 miglia, circa 25 km, da Turris Lybisonis), Nuoro e altri numerosissimi centri quali Nurachi, Nurdole, Nurchis, Nureci ecc. [PAOLA RUGGERI]

Nurule Antico villaggio del giudicato di Gallura, compreso nella curatoria di Galtellı`. Estinta la dinastia giudicale ` nelle dei Visconti, il villaggio passo mani del Comune di Pisa che lo fece amministrare da propri funzionari. Subito dopo la fine della prima fase della guerra di conquista aragonese, la sua popolazione si mantenne ostile ai nuovi padroni; nei decenni successivi il villaggio fu danneggiato durante le guerre tra Doria e Aragona. Oramai semispopolato, nel 1350 fu concesso in feudo a Bernardo Ladrera, ma conti` a decadere. Poco dopo la morte nuo del feudatario, avvenuta nel 1361, si ` completamente e scomparve. spopolo

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Nuseo

Nuseo Famiglia sassarese (secc. XVII-

Nuvoli, Gianfranco Psicologo (n. sec.

` ad assumere una poXVIII). Comincio sizione considerevole in seno alla so` cittadina agli inizi del secolo cieta XVII. Nel 1628 chiese la concessione ` furono dei privilegi nobiliari, che pero ottenuti solo nel 1638 da Andrea e da Angelo. Nel 1643, durante il parlamento Avellano, furono ammessi allo Stamento militare; i loro discendenti continuarono a essere presenti nei parlamenti successivi, ma si estinsero nel secolo XVIII.

XX). Studioso dei problemi della famiglia, cui ha dedicato numerosi scritti. Attualmente insegna Psicologia presso ` di Sassari. Tra i suoi l’Universita scritti: Note sulla famiglia in Sardegna (con Angelino Tedde), 1978; Percezione della dinamica familiare e classe socioeconomica. Una ricerca sui ruoli parentali nella Sardegna centro-settentrionale, ‘‘Quaderni bolotanesi’’, XI, 1985.

Nuti, Lucia Studiosa di urbanistica (n. ` dedicata Pisa 1949). Dopo la laurea si e all’insegnamento universitario. Nel ` diventata ricercatrice di Storia 1980 e dell’Architettura; attualmente insegna ` di Lettere dell’Unipresso la Facolta ` di Pisa. Si e ` interessata, in parversita ` fondate ticolare, della storia delle citta in Sardegna nel periodo fascista, scri` nuove vendone prima nel saggio Citta in Sardegna durante il periodo fascista (con R. Martinelli), ‘‘Storia urbana’’, II, ` nuove 6, 1978, e poi nello studio Le citta del ventennio da Mussolinia a Carbonia ` di fonda(con R. Martinelli), in Le citta zione, 1978.

Nuvoli, Francesco1 Medico, consigliere regionale (n. Alghero 1918). Lau` stato eletto al Conreato in Medicina, e siglio regionale per il collegio di Sassari nella lista della Democrazia Cristiana nella V legislatura (1961-1966) e riconfermato nella VI (1966-1971).

Nuvoli, Francesco2 Docente universitario, consigliere regionale (n. Giave ` dedi1942). Conseguita la laurea, si e cato alla carriera universitaria. Attualmente insegna Economia e Politica ` di Cagliari agraria presso l’Universita ` di ed Estimo rurale presso l’Universita Sassari. Studioso dei problemi dell’a` autore di numerose apgricoltura, e prezzate pubblicazioni di carattere scientifico.

Nuvoli, Giovanni Paolo Consigliere regionale, deputato al Parlamento (n. Ardara 1952). Giornalista pubblicista, ` impegnato fin da giovanissimo si e ` stato eletto consinella DC e nel 1975 e gliere comunale del suo paese natale e successivamente sempre rieletto; a partire dal 1979 sino al 2001 anche sin` stato eletto daco di Ardara. Nel 1994 e ` nel coldeputato del Polo delle Liberta legio di Sassari per la XII legislatura repubblicana. Rieletto nel 2001 per Forza Italia, nel novembre 2004 ha lasciato il gruppo, aderendo all’UDEUR: ` stato vicepresidente di quel gruppo e alla Camera dei deputati. Nel 1994 era entrato anche al Consiglio regionale come primo dei non eletti del PPI in sostituzione di Piero Tamponi, ma si dimise pochi giorni dopo. Rieletto nel 1999 per Forza Italia, e dichiarato decaduto dopo l’elezione al Parlamento, ` ricorso contro questa decipresento sione e, reintegrato nella carica, fu ancora consigliere regionale dal novem` bre 2001 al gennaio 2002. Nel 2007 e stato nominato dal ministro Mastella direttore generale di uno dei tre settori del Ministero di Grazia e Giustizia, quello del ‘‘contenzioso dei diritti umani’’ in materia civile e penale, di ` civile sui magistrati e responsabilita delle procedure relative all’osservanza di obblighi internazionali in materia di diritti umani.

Nuvoli, Maria Paola Archeologa (n.

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Nuxis sec. XX). Laureata in Lettere, collabora con la Soprintendenza archeologica di Cagliari. Nel 1981 ha lavorato allo scavo di Su Coddu di Selargius. Tra i suoi scritti: S. Antonio Ruinas. Lo` Is Forr us, Fontana Caberis, calita Genna e Salixi, in I Sardi. La Sardegna ` romana, 1984; Il dal Paleolitico all’Eta nuraghe della Giorba-Alghero, ‘‘Studi sardi’’, XXVI, 1986; La struttura 21. Nuovi dati sull’insediamento di Su Coddu-Selargius, in La cultura di Ozieri. Problematiche e nuove acquisizioni, 1988; Il villaggio nuragico di San Marco (Settimo San Pietro), ‘‘Quaderni della Soprintendenza archeologica per le province di Cagliari e Oristano’’, 6, 1989. Tre schede, Il Logudoro Meilogu e il Monte Acuto, Il Marghine, Il Mandrolisai, in Archeologia e territorio, catalogo della mostra, 1990; Logudoro-Meilogu. Introduzione storico geografica, in Guida ai musei regionali e locali della Sardegna, 1991.

Nuxedda Antico villaggio di probabile origine bizantina, che nel Medioevo faceva parte del giudicato di Cagliari, compreso nella curatoria del Campi` Piscina Nudano. Sorgeva in localita xedda nelle campagne di Maracalagonis. Caduto il giudicato, nella divisione del 1258 fu incluso nei territori amministrati direttamente dal Comune di Pisa. Nella prima fase della conquista aragonese fu teatro di operazioni militari, fu danneggiato e alcuni anni dopo abbandonato dalla popolazione.

Nuxis Comune della provincia di Carbonia-Iglesias, compreso nella XXII ` montana, con 1703 abitanti Comunita (al 2004), posto a 190 m sul livello del mare a oriente di Carbonia. Regione storica: Sulcis. Diocesi di Iglesias. & TERRITORIO Il territorio comunale, di forma grosso modo ovoidale, si estende per 33,78 km2, comprendendo anche la frazione di Acquacadda, e

confina a nord con Narcao e Siliqua, a est con un’isola amministrativa di Assemini, a sud con Santadi e Villaperuccio e a ovest con Narcao. Si tratta di una regione di colline, ultime propaggini occidentali del monte Is Caravius (1116 m), che confinano con l’ampia vallata attraversata dal rio Mannu, diretto ad alimentare il lago artificiale di ` servito dalla Monte Pranu. Il paese e statale 293 Giba-Siliqua, dalla quale si distacca in questo punto una secondaria per il collegamento diretto con Santadi. & STORIA L’attuale villaggio e ` di origini medioevali. Le prime notizie sul primitivo insediamento, che allora si chiamava Nughes, risalgono al periodo successivo al Mille; in seguito crebbe per il benefico influsso di un insediamento di Benedettini. Apparteneva al giudicato di Cagliari ed era incluso nella curatoria del Sulcis (Sols). Con la divisione del 1257 seguita alla fine del giudicato di Cagliari fu compreso nei territori toccati ai Della Gherardesca del ramo del conte Ugolino; nel 1297, dopo la fine della guerra condotta dai suoi figli contro Pisa per vendicare la sua morte, prese a essere governato direttamente dal Comune di Pisa. Subito dopo la conquista aragonese venne concesso in feudo a Berengario Pertegas che morı` nel 1339, per cui la sua vedova lo vendette a Francesco Estaper. Questi nel 1342 vendette a sua volta a Pietro de Ac ¸en, poco dopo la sua popolazione diminuı` notevolmente a causa della peste del 1348. Nel tormentato periodo successivo il ` a essere dannegvillaggio continuo giato a causa delle guerre tra Aragona e Arborea e finı` per essere occupato dalle truppe arborensi. Dopo la fine della guerra il villaggio era completamente spopolato; il suo territorio fu concesso a Visconte Gessa i cui discen-

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Nuxis denti nel 1492 lo cedettero a Giacomo ` , pochi giorni dopo Aragall che pero ` averlo ricevuto, lo rivendette a Nicolo Escharchoni riservandosi il diritto di riscatto. Nel corso del secolo XVI, Ranieri Bellit, come erede degli Aragall ` il diritto di riscatto nei conrivendico fronti degli Escharchoni e nel 1575 riu` cescı` a ottenere il territorio che pero dette nel 1576 a Michele Otger. Rimasto in possesso degli Otger il territorio prese a essere frequentato da pastori che nel corso del secolo XVIII iniziarono a risiedervi stabilmente dando vita a un grosso boddeu. Frattanto nel 1817 gli Otger si estinsero e il territorio ` al fisco; oramai il boddeu aveva torno assunto le caratteristiche di un piccolo centro sviluppato attorno alla chiesa di San Pietro Apostolo: nel 1821 fu incluso nella provincia di Iglesias e compreso nel mandamento di Santadi. Quando nel 1848 furono abolite le pro` , sempre legato al mandavince entro mento di Santadi, a far parte della divisione amministrativa di Cagliari. Quando poi nel 1853 Santadi divenne comune, N. fu considerato una sua fra` a far parte dell’ozione e dal 1859 entro monima ricostituita provincia. Nel 1958 finalmente riuscı` a diventare comune autonomo. & ECONOMIA Le attivita ` di base della sua economia sono l’agricoltura, in particolare la cerealicoltura, la frutticoltura e la viticoltura, e l’allevamento del bestiame, in particolare di bovini e ovini. Negli ultimi decenni si sta svi` inluppando anche una certa attivita dustriale nel campo dei materiali per ` suffil’edilizia e degli alimentari. E cientemente organizzata la rete di distribuzione commerciale. Vi opera anche un ristorante. Artigianato. Molto sviluppato l’artigianato nel settore tessile, della fabbricazione dei coltelli, dei cestini e degli antichi strumenti

` collegato memusicali. Servizi. N. ed e diante autolinee agli altri centri della provincia. Dispone di Pro Loco, stazione dei Carabinieri, medico, farmacia, scuola dell’obbligo, sportello bancario. Possiede una Biblioteca comunale. & DATI STATISTICI Al censimento del 2001 la popolazione contava 1738, di cui stranieri 3; maschi 862; femmine 876; famiglie 627. La tendenza complessiva rivelava una forte diminuzione della popolazione, con morti per anno 13 e nati 11; cancellati dall’anagrafe 66 e nuovi iscritti 23. Tra i principali indicatori economici: imponibile medio IRPEF 15 027 in migliaia di lire; versamenti ICI 634; aziende agricole 155; imprese commerciali 73; esercizi pubblici 10; esercizi al dettaglio 25. Tra gli indicatori sociali: occupati 422; disoccupati 28; inoccupati 170; laureati 7; diplomati 132; licenza media 532; con licenza elementare 534; analfabeti 132; automezzi circolanti 641; abbonamenti TV 332. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il suo ` ricchissimo di siti archeoterritorio e logici dal prenuragico al periodo feni` Corona cio-punico, quando in localita Arrubia fu edificato un centro mili` stato con gli scavi del 1965 che tare; e ` stato identificato un in questo sito e centro punico di probabile origine mi` possibile osservarvi i rulitare. Oggi e deri di alcuni edifici a pianta quadrata, un grande serbatoio per l’acqua e allineamenti di blocchi squadrati. Il sito ha restituito abbondanti reperti di ceramica. & PATRIMONIO ARTISTICO, CULTURALE E AMBIENTALE Di notevole importanza la chiesa di Sant’Elia, d’epoca bizantina con pianta a croce greca, situata a qualche chilometro dall’abitato nella valle del rio Tattinu. Ha le volte a ` pobotte e all’intersezione dei bracci e

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Nympharum Portus sto un tamburo con una cupola troncoconica; la facciata dell’ingresso princi` sormontata da un campanile a pale e ` stata costruita vela. Probabilmente e tra il secolo IX e il X in forme tipicamente mediobizantine. A Tattinu de ` situata a 3 km dall’abiBasciu, localita tato, si conserva un furriadroxiu (=), risalente al Settecento e integro nelle sue strutture; non lontano dall’edificio sorgeva una chiesetta dedicata a San` la t’Elia e oggi distrutta. San Pietro e chiesa parrocchiale del paese, costruita nel 1853 con materiali provenienti da una vecchia chiesa intitolata allo stesso santo e demolita poco prima. Ha un impianto a una sola na` a vata rettangolare; la copertura e ` scandita da volte a botte; la facciata e tre lesene e sormontata da un timpano che culmina con un campanile a vela; nello specchio centrale si apre il portone di ingresso in bronzo realizzato nel 1983, opera dello scultore Gianni Argiolas, che rappresenta la glorificazione di San Pietro Apostolo. Al suo interno si conservano un reliquiario d’argento del Seicento e una statua lignea dello stesso periodo. Un impor` tante patrimonio naturale del paese e la grande sorgente di Sa Turri, che si trova a monte dell’abitato: si tratta di un getto d’acqua consistente, sufficiente per i bisogni della popolazione ` sicuramente stata `. E e altre necessita ` delle piante di noce (che questa, piu hanno dato il nome a N.), la risorsa che ha trattenuto la popolazione in questo ` riprese da Vittorio luogo, definito a piu Angius, nell’Ottocento, «di gran fecon` fe` e di maravigliosa amenita ` ». E dita lice anche la posizione, tra le ultime ` vius e la valle pendici del monte Is Cara di uno dei tanti riu Mannu, oggi imbrigliato in ben due bacini artificiali, ´ ssiu a nord e quello quello di Bau Pre di Monte Pranu a sud-ovest.

FESTE E TRADIZIONI POPOLARI La ` importante si tiene il 29 giufesta piu gno, in onore del patrono San Pietro; ` , si per l’occasione si accende un falo tiene la processione e si svolgono numerose manifestazioni di folclore e musicali. &

Nympharum Portus Ampia insenatura (l’odierna Porto Conte) presso Alghero, tra capo Caccia e Punta Giglio. ` segnalata come La rada naturale e Nymphaion limen nella Geografia di ` costellata, lungo le rive, Tolomeo ed e da evidenze archeologiche di notevole rilievo, quali il villaggio nuragico di Sant’Imbenia e il vasto complesso di ` romana. La una villa marittima di eta villa romana di Porto Conte era collegata all’arteria stradale che da Tibula raggiungeva Sulcis seguendo le coste settentrionale e occidentale della Sardegna (iter a Tibulas Sulcis), nel tratto compreso tra le stazioni di Nure (presso il lago di Baratz) e Carbia (presso Alghero). L’edificio si sviluppa lungo la spiaggia per un centinaio di metri e occupa l’area all’interno per circa 30 m, articolandosi in due grossi blocchi edilizi raccordati da strutture ` rilevati nei primi studi rettilinee, gia sul complesso. Le indagini archeologiche effettuate alla fine degli anni Novanta, che hanno portato alla realizzazione di un nuovo rilievo delle emergenze (la pianta, insieme ad alcune in` pubblicata nella breve formazioni, e guida di F. Manconi, Villa romana di Sant’Imbenia, 1999), ne permettono ora una migliore lettura, ove il blocco edilizio settentrionale, distinto per l’apparato decorativo pittorico e a stucco, potrebbe costituire la pars urbana della villa, mentre le strutture a sud, ancora ingombre dei voluminosi crolli delle volte, sembrano identificabili come un impianto termale provvisto di cisterne; infine i vani minori al-

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Nympharum Portus ` meridionale del coml’estremita plesso, forse magazzini, rientrano verosimilmente nella pars rustica della residenza. La decorazione in stucco, di raffinata eleganza, consente di proporre per la costruzione della villa una ` del secolo datazione alla seconda meta I, ma gli interventi edilizi, talora volti alla radicale trasformazione degli am-

bienti originari, si sono succeduti fino al secolo VII, quando alcuni spazi ven` produtnero destinati a povere attivita tive nell’ambito di un villaggio altomedioevale indagato nelle immediate vicinanze, segnando la definitiva destrutturazione del complesso. [ALESSANDRO TEATINI]

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O Obino Famiglia cagliaritana (secc. XVII-XVIII). Le sue notizie risalgono nel secolo XVII: nel 1709 ottenne il cavalierato ereditario con un Leonardo soprastante maggiore delle fortificazioni di Cagliari dal 1688. Si estinse nel secolo XVIII.

Obino2 Famiglia originaria di Santu Lussurgiu (sec. XVII-esistente). Le sue notizie risalgono al secolo XVII. Era divisa in due rami: uno discendente da Leonardo, che nel 1688 fu nominato soprastante maggiore delle fortificazioni di Cagliari e nel 1708 ottenne il cavalierato ereditario, la cui discendenza si estinse nel corso del secolo XVIII; l’altro, stanziato a Bosa, che ottenne il ca` nel valierato ereditario e la nobilta ` di 1738. Bene inseriti nella societa Bosa, con forti interessi economici, gli O. di questo ramo alla fine del secolo presero parte ai moti angioyani. Nel secolo XIX si divisero a loro volta in ` rami e uno di questi si stabilı` a Capiu gliari.

Obino, Agostino Patriota (Santu Lussurgiu 1771-ivi, 1850 ca.). Fratello di Michele e di Raffaele, rivoluzionario. Unitamente ai fratelli aderı` al programma politico di Giovanni Maria Angioy e concorse a proteggerne la fuga dopo i fatti di Oristano. Negli anni suc` a rimanere fedele alle cessivi continuo idee dell’Alternos e si diede alla mac-

chia con suo fratello Raffaele; orga` i moti del 1800 e subito dopo fu nizzo costretto a fuggire in Corsica. Tornato ` a sostein Sardegna nel 1803, continuo nere gli ideali angioyani, fino al 1805 quando raggiunse suo fratello Michele a Parigi. Nella capitale francese si ` nel 1815 e dopo alcuni anni, orasposo ` a rimai completamente libero, torno siedere a Santu Lussurgiu.

Obino, Antonio Uomo politico (n. Tula 1950). Insegnante, libero professioni` stato consigliere provinciale di sta, e ` Sassari, assessore della VI Comunita montana del Monteacuto, sindaco del ` stato eletto suo paese natale. Nel 1994 e consigliere regionale per il PDS nella lista dei Progressisti per l’XI legisla` stato riconfermato nelle tura; non e elezioni del 1999.

Obino, Michele Sacerdote, patriota, giurista (Santu Lussurgiu 1769-Parigi 1839). Avviato al sacerdozio, prese gli ordini a 25 anni e subito dopo essersi laureato divenne professore di Decre` di Sassari. Di idee tali nell’Universita ` a Giovanni Maria Anliberali, si lego gioy, del quale condivise il programma politico. Protagonista dei fatti di Sassari del 1795, fu vicino all’Angioy e nel 1796, dopo il fallito tentativo di marciare su Cagliari, ne protesse la fuga. Fu destituito da professore universita` : continuo ` rio, ma questo non lo piego

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Obriere con i fratelli a prendere parte al movimento antifeudale, tanto che nel 1800 fu costretto a fuggire in Corsica, da dove, attraverso Milano e la Svizzera, raggiunse Parigi nel 1803. Nella capi` a far parte del club tale francese entro ` l’Angioy giacobino sardo in cui ritrovo e il Simon e diviene amico di Pietro Leo. Negli anni successivi fu attivissimo: ancora impegnato a liberare l’i` feudale, tento ` di sola dalla schiavitu convincere Napoleone a invadere la ´ Sardegna; si stabilı` a Parigi dove pote esercitare con successo la professione di avvocato. Dopo la morte del Leo e dell’Angioy e la fine di Napoleone, pur continuando a vivere a Parigi, divorato ` di tornare in Sardalla nostalgia tento ` il suo sogno nel 1836, ma degna. Corono il ritorno fu per lui una delusione: tutti i suoi amici e le persone care non ` in vita, cosicche ´ nel 1837 deerano piu cise di tornare definitivamente in quella che oramai considerava la sua seconda patria.

Obriere Termine che deriva dallo spagnolo obrero, ‘‘operaio’’, oggi indica la ` delle volte persona incaricata (il piu dalla parrocchia) di organizzare una festa. In passato aveva questo ma anche altri significati: poteva essere un grado di giudizio riguardante gli edifici civili; un grado all’interno di un’organizzazione militare; o anche colui che si occupava dell’erezione di una chiesa o altro edificio sacro.

Occhioni, Giovanni Avvocato, consigliere regionale (n. Luogosanto 1930). Con all’attivo una brillante carriera di avvocato a Sassari, nel 1965 fu eletto consigliere regionale nella lista del PLI per la V legislatura nel collegio di Sassari. Rieletto anche nella VI, dopo la fine dell’impegno parlamentare ini` una nuova attivita ` nel settore delzio l’imprenditoria alberghiera a Olbia, dove attualmente risiede.

Occoa Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato di Torres, compreso nella curatoria della Nurra. Sorgeva a poca distanza da Sassari. Fin dal secolo XII era entrato a far parte dei territori toccati ai Doria per matrimonio. Dopo l’estinzione della dinastia giudicale, questi lo compresero nel piccolo stato che formarono nella Sardegna nord-occidentale, e avendo essi prestato omaggio al `a re d’Aragona, dopo la conquista entro far parte del Regnum Sardiniae. In se` , il guito alla ribellione del 1325, pero villaggio e tutta la Nurra furono sequestrati ai Doria e nel 1328 O. fu concesso in feudo a Raimondo di Montpavon e a Gallardo di Mauleon. In seguito il territorio subı` gravi danni dopo la ribellione del 1347 e a causa della peste del ` e prima della 1348; per cui si spopolo fine del secolo XIV scomparve.

Oddini Antico villaggio di origine romana, ubicato vicino a Orotelli; si svi` nelle vicinanze di un impianto luppo termale conosciuto al tempo dei Romani, e nel Medioevo fece parte del giudicato di Torres, compreso nella curatoria di Dore. Dopo l’estinzione della dinastia giudicale fu lungamente conteso dai Doria e dagli Arborea, e di fatto annesso al giudicato di Gallura. Subito dopo la conquista aragonese en` a far parte del Regnum Sardiniae, tro ` ostile ma la sua popolazione si mostro nei confronti dei nuovi padroni, per cui nel 1335 il villaggio fu incluso nei territori concessi dal re d’Aragona a ´ li pacifiGiovanni d’Arborea perche casse. Negli anni successivi, quando il giudice Mariano IV fece arrestare il suo infelice fratello, O. rimase in possesso dell’Arborea fino al termine delle guerre nel 1409. Nel 1410 fu in` Turcluso nel feudo concesso a Nicolo ` nel 1430 lo rigiti, i cui discendenti pero vendettero al marchese d’Oristano. Fu

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Oggiano ` a spoin questo periodo che comincio polarsi. Quando il marchesato nel 1477 fu sequestrato a Leonardo Alagon, il villaggio fu incluso nei territori riconosciuti ai Carroz del ramo di Mandas come eredi di Giovanni d’Arborea, ma ` completamente a quel punto si spopolo e i suoi abitanti si trasferirono a Oro` testitelli. Del passato del villaggio e mone la chiesa di San Pietro di Ollin, costruita dopo il 1139 e donata ai Camaldolesi. L’edificio in forme romaniche ha una sola navata, l’abside e la copertura a capriate di legno; la facciata, che era crollata, fu ricostruita in epoca tardogotica.

Odilone da Cluny = Anime del Purgatorio

Offeddu, Ciriaco Avvocato, uomo poli` sec. XIX-ivi, tico (Nuoro, seconda meta dopo 1921). Dopo la laurea in Giuri` l’avvocatura nella sprudenza, esercito ` natale. Impegnato in politica sin citta dal tempo degli studi universitari sassaresi, fece parte del gruppo radico-repubblicano che faceva capo alla ‘‘Nuova Sardegna’’ e al deputato Fi` volte eletto consilippo Garavetti. Piu gliere comunale di Nuoro, rappre` a lungo quel collegio nel Consisento ` apglio provinciale di Sassari. Fu il piu passionato critico fra quanti presero parte alla polemica suscitata nel 1900 dalla pubblicazione di Caccia grossa di ‘‘Miles’’ (Giulio Bechi), che raccontava la grande operazione di repressione del banditismo organizzata dal go` a duello verno Pelloux nel 1899. Sfido il Bechi, che per questo fu condannato a tre mesi di arresti in fortezza. Nel 1921, in un periodo piuttosto confuso della lotta fra blocco moderato e sardisti nel Consiglio provinciale, fu eletto presidente del Consiglio, provocando le dimissioni della Deputazione.

Offeddu, Giovanni Funzionario, consigliere regionale (Nuoro 1916-ivi 2002).

Funzionario della Camera di commer` , ne fu a lungo anche cio della sua citta ` volte eletto consigliere il direttore. Piu comunale e provinciale. Dirigente di spicco del MSI a Nuoro, nel 1974 fu eletto consigliere regionale nel collegio della sua provincia per la VII legislatura, e nel 1979 rieletto per l’VIII. ` rieletto, riprese il suo impiego Non piu ` natale, dove morı` nel 2002. nella citta ` i volumi Scrittore elegante, pubblico Immagini di Nuoro paese e Ammentos de Nuoro, nei quali ricostruiva con trasporto le tradizioni culturali della `. citta

Offeddu, Martino Uomo politico (Nuoro 1906-ivi 1973). Gerarca fascista, membro della Camera dei Fasci e delle Corporazioni. Figlio di Ciriaco, dopo aver conseguito la laurea in Giurispru` con successo alla prodenza si dedico fessione di avvocato. Fascista militante, ancora giovanissimo fu nominato segretario federale di Sassari; volontario nella Guerra spagnola fu promosso ispettore generale del PNFe nel ` a far parte della Camera dei 1942 entro Fasci e delle Corporazioni, fino al suo scioglimento nell’agosto del 1943. Caduto il fascismo e attraversato il pe` a vita riodo dell’epurazione, si ritiro privata dedicandosi all’esercizio della professione di avvocato.

Ofride = Orchidea Oggiano, Costantino Imprenditore agricolo, uomo politico (Macomer 1892-ivi 1964). Deputato al Parlamento, membro della Camera dei Fasci e delle Corporazioni. Nel 1929 fu eletto deputato per la XXVIII legislatura e in seguito riconfermato nelle elezioni del 1934. Chiamato a rappresentare gli agricoltori nel Consiglio nazionale delle Corporazioni della zootecnia e ` a far parte della pesca, nel 1939 entro della Camera dei Fasci e delle Corporazioni per la XXX legislatura. «Il re-

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Oggiano ` – gime fascista – ha scritto Tito Orru teneva a presentarlo come esponente della categoria dei piccoli allevatori, ostentando negli atti ufficiali il suo titolo di ‘‘pastore’’». Caduto il fascismo, ` a vita privata. si ritiro

Oggiano, Francesco Avvocato, insegnante, consigliere regionale (n. Casadile, Milano, 1933). Vive e lavora a Ol` diventato consigliere regionale bia. E ` subentrato del PSI nel 1978, quando e ` stato ad Annibale Francesconi. E quindi rieletto nel 1979 e nel 1984: du` stato assessore rante questo periodo e all’Industria nelle due prime giunte Rais (1980-1982). Nel 1989 ha rinunciato a ricandidarsi.

Oggiano, Ida Archeologa (n. sec. XX). Dal 1992 ha fatto parte del gruppo del` di Viterbo che ha collabol’Universita rato col Bondı` ai nuovi scavi di Nora. Ha al suo attivo i saggi Nora I. Lo scavo. L’area, ‘‘Quaderni della Soprintendenza archeologica per le province di Cagliari e Oristano’’, 9, 1992; Nora II. Lo scavo, ‘‘Quaderni della Soprintendenza archeologica per le province di Cagliari e Oristano’’, 10, 1994; Fenici e indigeni a Sant’Imbenia (con S. Bafico, G. Garbini e D. Ridgeway), in I fenici in Sardegna, 1997.

Oggiano, Luigi Avvocato, senatore della Repubblica (Siniscola 1895` fin da giovanisNuoro 1981). Partecipo simo alla lotta politica nel Nuorese. ` Giurisprudenza a Torino e MoStudio dena, dove ebbe impiego alla vigilia della prima guerra mondiale: durante ` alle posiquesto soggiorno si avvicino zioni anarco-sindacaliste del concittadino e amico Attilio Deffenu. Subito dopo la laurea, a Sassari, partı` volontario per la prima guerra mondiale, dove fu sottotenente nella Brigata ‘‘Sassari’’, ferito e decorato di medaglia d’argento al V.M. Tornato a Nuoro nel ` nella professione dopoguerra, si avvio

di avvocato e, impegnato nella lotta politica, divenne un esponente dell’Associazione Nazionale Combattenti, di cui fu anche il direttore regionale sardo. Aderı` al Partito Sardo d’Azione, e fu nominato direttore generale tra il 1922 e il 1923. Su posizioni contrarie alla ‘‘fusione’’ con il PNF, si oppose con tutte le forze al fascismo. Durante gli anni del regime fu sorvegliato speciale insieme con altri avvocati nuoresi, ma ` di politica formalmente non si occupo ` a esercitare la professione. e continuo ` Caduto il regime, nel 1943 partecipo alla ricostituzione del PSd’Az e nel ` l’alleanza tra sardisti e 1944 appoggio azionisti. Tra il 1946 e il 1948 fece parte della Consulta regionale; fu sindaco di Nuoro nel 1948 e nello stesso anno fu eletto senatore per il suo partito. Pure su posizioni progressiste, non seguı` Lussu nella scissione del 1948. Dopo la prima esperienza parlamentare si ri` a vita privata, non riconoscendosi tiro nelle norme di comportamento morale che andavano imponendosi nel sistema politico: segno di questa sua forte posizione etica fu il rifiuto della pensione di senatore, cui preferı` il ritorno alla vita professionale e la modestia di una vita dignitosa. Alcuni dei suoi scritti sono un utile documento per l’approfondimento della storia po` del Novecento litica della prima meta in Sardegna. Tra gli altri: Il nostro congresso, ‘‘La Voce dei Combattenti’’, 7, 1919; La storia della trattativa sardo-fascista, ‘‘Il Popolo sardo’’, 1923; Partito Sardo d’Azione e Fascismo, ‘‘Il Popolo sardo’’, 1923; Regione, ente regione, federalismo, ‘‘Forza paris’’, 1944; Essenza del sardismo, ‘‘Il Solco’’, 1945; Un consulto alla Consulta, ‘‘Il Solco’’, 1945; I combattenti sardi chiesero a Mussolini la fine della violenza della guerra civile, ‘‘La Nuova Sardegna’’, 1969.

Oggiano, Natalino Funzionario di

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Ogliastra banca (n. Sassari 1943). Dopo la laurea in Giurisprudenza ha intrapreso la carriera di dirigente di banca. Vicedirettore generale della Banca Antoniana di Padova (1977-1999), nell’ottobre ` stato nominato direttore gene1999 e rale del Banco di Sardegna.

Ogliari, Francesco Storico delle ferrovie (n. Milano 1931). Fu autore di una ` monumentale Storia dei trasporti in piu di trenta volumi, quattro dei quali sono dedicati alla storia delle ferrovie sarde (La sospirata rete. Storia dei trasporti italiani. La Sardegna, voll. 4, editi a Milano da Cavallotti nel 1978).

Ogliastra, castello di Castello un tempo situato tra Girasole e Lotzorai su un roccione granitico lungo il rio Merenu, sull’attuale Strada Orientale sarda. Collocato in posizione strategica per difendere il porto d’Ogliastra e le miniere di piombo, argento e rame della zona, fu fatto costruire nel corso del secolo XIII probabilmente quando il territorio, dopo l’estinzione dei Vi` a essere sconti di Gallura, comincio amministrato direttamente dal Comune di Pisa. Doveva essere costituito da un torrione pentagonale, le cui rovine sono ancora evidenti, che inglobava buona parte del roccione, e da un sistema di muraglie ora tutte gravemente rovinate. Sembrerebbe essere stato in perfetta efficienza quando le truppe comandate dall’infante Alfonso iniziarono la conquista dei possessi pisani. Fu attaccato da una squadra di venti galere al comando dell’ammiraglio Carroz, che aveva al suo seguito Raimondo de Peralta e Bernardo Cabrera, fu espugnato e occupato. In seguito, nel 1363, fu incluso nella contea di Quirra, ma cessata la sua funzione militare decadde rapidamente.

Curatoria dell’Ogliastra – Paesaggio nei dintorni di Santa Maria Navarrese.

Ogliastra, curatoria della Antica curatoria del giudicato di Cagliari. Aveva una superficie di 1571 km2 su un territorio dalla natura aspra, situato nella parte orientale del giudicato ai confini con i giudicati di Arborea, di Torres e di Gallura. Il suo territorio poteva essere distinto in due zone: quella costiera, con una economia complessa e alcuni buoni porti, e quella interna, dall’economia molto povera ma popolata da genti fiere e gelose della loro indipendenza; comprendeva i villaggi di Ardali, Arzana, Barı`, Baunei, Elini, Ertili, Gairo, Girasole, Jerzu, Ilbono, Lanusei, Loceri, Lotzorai, Manurri, Osini, Talana, Tertenia, Tortolı`, Triei, Ulassai, Urzulei, Villagrande Strisaili, Villanova Strisaili. Quando nel 1257 il ` di esistere, giudicato di Cagliari cesso nella conseguente divisione l’O. fu compresa nei territori toccati ai Visconti e annessa al giudicato di Gal` a eslura. Estintisi i Visconti, continuo sere governata da funzionari del Co` le risorse mune di Pisa, che ne sfrutto sviluppando in particolare le saline e le miniere di cui il territorio era ricco. Durante la conquista aragonese il suo territorio fu attaccato dal mare da una flotta comandata dall’ammiraglio Francesco Carroz, i suoi porti furono distrutti e fu occupata militarmente; subito dopo fu concessa in feudo a Be-

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Ogliastra ` a far rengario Carroz. L’O. cosı` entro parte dei domini dei Carroz; a partire dal 1363 fu inclusa nella contea di ` Quirra e nei secoli successivi continuo a farne parte fino all’abolizione dei feudi.

‘‘Ogliastra, L’’’1 Periodico settimanale che uscı` a Lanusei tra il marzo 1883 e il dicembre 1885, diretto da Giovanni Pischedda. Si valse della collaborazione di Luigi e Pietro Mameli, Francesco ` Businco, che finı` per esPiu e Nicolo serne il vero direttore e l’ideatore della linea editoriale.

‘‘Ogliastra, L’’’2 Periodico settimanale della diocesi d’Ogliastra, che esce dal 1983. Suo primo direttore fu Abramo Atzori (n. 1909).

Ogliastra, provincia della Circoscrizione amministrativa della Sardegna che si estende per 1854 km2 e ospita ` stata istituita in base 58 000 abitanti. E alla L.R. n. 9/2001, e creata staccando dalla provincia di Nuoro un territorio che comprende tutta la regione storica nota appunto come O., nel versante centro-orientale dell’isola. Si tratta di un ambiente prevalentemente mon` alte tuoso che digrada dalle punte piu del massiccio del Gennargentu sino ` attraversato alla costa tirrenica, ed e ` dal Flumendosa. L’economia di base e quella tipica della Sardegna interna, basata sull’allevamento ovino e caprino, e in misura minore sulla gestione del patrimonio forestale; note` turistica che si vole tuttavia l’attivita sta sviluppando nella fascia costiera, ma ha anche dei collegamenti nei cen` tipici e vivaci dell’interno. Tra i tri piu centri maggiori Bari Sardo, Baunei, Jerzu, Tertenia e Villagrande Strisaili, che contano tutti tra i 3000 e i 4000 abi` diviso tra Lanusei, tanti. Il capoluogo e 5000 abitanti, che ospita la Giunta e la Presidenza, e Tortolı`, 10 000 abitanti, ` sede del Consiglio. che e

COMUNI Arzana, Bari Sardo, Baunei, Cardedu, Elini, Gairo Sant’Elena, Girasole, Ilbono, Jerzu, Lanusei, Loceri, Lotzorai, Osini, Perdasdefogu, Seui, Talana, Tertenia, Tortolı`, Triei, Ulassai, Urzulei, Ussassai, Villagrande Strisaili.

Ognissanti = Tutti i Santi Ogryle Centro antico della Sardegna di non comprovata localizzazione, la cui ` antica e ` contenuta nel X citazione piu Libro della Descrizione della Grecia di Pausania, ripresa dal bizantino Stefano. Pausania sembra identificarlo come fondazione attica, inserita nella leggendaria colonizzazione greca dell’isola a opera di Iolao e dei 50 figli che Eracle ebbe dalle Tespiadi. Secondo questo racconto, Iolao avrebbe condotto in Sardegna la mitica prole alla quale si fa risalire la fondazione di Olbia e di altri centri, oltre che di O., il cui nome avrebbe ricordato quello di un ´ grylos, navarca della flotta di Iolao, O ovvero quello di un demo attico, ´ . Non si escude che O. sia da Agryle identificare con la Gourulis palaia-Gurulis vetus, coperta dall’odierna Padria, citata dal geografo alessandrino ` a ovest di Tolomeo che la colloca piu Macopsisa-Macomer e sullo stesso meridiano di Bosa, Gourulis nea (Cuglieri), e Cornos, avvicinandola alla costa forse con l’intento di associarla a queste colonie. A sostegno dell’assimilazione di O. con Gurulis palaia e Padria si deve valutare un’ingente quan` di ex voto dedicati a divinita ` rurali tita e salutifere provenienti da un’area sacra di tradizione punica frequentata anche in epoca romana: nel deposito si riconosce un frammento di clava fittile, che si inserirebbe quindi nella pratica di un culto di Eracle, ricordato quale indiretto autore della fondazione in un passato mitico; non si esclude che altri frammenti fittili rin-

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Olbia venuti nella medesima area appartenessero a una statua monumentale ` . [BARBARA SANNA] della divinita

Oinu Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato di Torres, compreso nella curatoria del ` Monteleone. Era posto in prossimita di Pozzomaggiore. Nel corso del secolo XII divenne possesso dei Doria in seguito ai matrimoni di alcuni di loro con principesse della famiglia giudicale. Estinta la dinastia di Torres, O. fece parte dello stato che essi avevano formato nella parte nord-occidentale del giudicato. Avendo essi prestato omaggio al re d’Aragona, dopo la conquista ` a far parte del Regnum Sardientro ` nel 1325 essi si ribelniae. Quando pero larono, divenne uno dei capisaldi della resistenza dei Doria agli Aragona, fu spesso teatro delle operazioni militari ed entro la fine del secolo XIV si spo`. polo

Olbia – Veduta del centro abitato.

Olbia Comune capoluogo, insieme a Tempio Pausania, della provincia di ` Olbia-Tempio, sede della IV Comunita montana, con 45 366 abitanti (al 2004), posto a 15 m sul livello del mare affacciato sul golfo cui ha dato il nome. Regione storica: Terranova. Diocesi di Tempio-Ampurias. & TERRITORIO Il territorio comunale, di forma molto articolata, si estende per 388,73 km2, comprendenti anche la

frazione di Berchiddeddu e le isole di Tavolara e Molara, e confina a nord con Arzachena, a est col mare Tirreno e con Golfo Aranci, a sud con Padru e a ovest con Monti, Telti e Calangianus. Si tratta di un’ampia fascia costiera, caratterizzata da una linea di costa molto frastagliata, di natura granitica; la ` occupata da una serie parte interna e di colline nella parte settentrionale, ` si apre una mentre intorno alla citta conca riparata e ricca di acque, dal clima mite, che ha favorito l’insedia` in epoca molto antica. La mento gia ` si trova al termine della statale citta 127, oggi a scorrimento veloce, che ` attraversata giunge da Sassari, ed e dalla 125 Orientale sarda, affiancata oggi, nella parte a sud, dalla nuova superstrada per Siniscola-Olbia-Abbasanta. Il centro abitato e il porto sono serviti dalla ferrovia che giunge da Chilivani e prosegue per Golfo Aranci; ` il maggiore in Italia per il il suo porto e transito di passeggeri; a brevissima di` infine in stanza dal centro abitato e funzione l’aeroporto Olbia-Costa Smeralda. & STORIA ` I problemi della croNELL’ANTICHITA nologia della fondazione non sono del ` venuta tutto chiariti. In particolare si e affermando negli ultimi anni la tesi di un’origine greca del centro, peraltro non attestata dalle fonti letterarie supersiti. Una notizia di Pausania (sec. II d.C.) racconta la fondazione di O. in chiave mitologica, attribuendone la ` ai Tespiesi, i figli di Ercole paternita giunti in Sardegna sotto la guida di Io` lao. Di provenienza e origine incerte e ` anon) la statuetta votiva di legno (xo rinvenuta presso il pozzo sacro nuragico di Sa Testa (lungo la strada per ` del Golfo Aranci) risalente alla meta secolo VI a.C., per quanto il confronto con una simile rinvenuta in Sicilia au-

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Olbia torizzi una sua collocazione in ambito greco. Le prospezioni archeologiche condotte negli ultimi anni hanno permesso inoltre il recupero di una cospi` di materiali (tra i quali cua quantita spiccano un brucia-profumi a forma di pigna e una testina di terracotta greca prodotta a O. nel sec. VI a.C.) che secondo Rubens D’Oriano segnalerebbero una fase insediativa dei secoli VIII-VII a.C., di difficile caratterizzazione anche circa la provenienza dei ` frequentatori. Allo stato attuale si puo ritenere che nelle sue fasi iniziali il centro avesse una connotazione grecoorientale; il nome di O., d’altra parte, si potrebbe riconnettere a quell’area, essendo attestata sicuramente una colonia milesia localizzata sulla costa del Mar Nero recante lo stesso nome. La testa fittile di Eracle risalente al secolo II a.C. realizzata localmente, rinvenuta ` stata innelle acque del porto di O., e terpretata come un carico destinato a un luogo di culto che potrebbe essere lo stesso santuario di Eracle-Melqart rinvenuto sotto la chiesa di San Paolo, risalente forse alla fase di fondazione ` , intorno alla meta ` punica della citta ` alla del secolo IV a.C. Infatti, se gia fine del secolo VI a.C. doveva essere ` attivo il controllo di Cartagine su O., e ` del secolo IV che si registra alla meta l’imponente riassetto urbanistico per il quale O. venne dotata della cinta muraria. Questo rinnovato interesse di Cartagine sarebbe collegabile ai moti insurrezionali antipunici del 379 a.C. che interessarono tutta l’isola (fortificazioni ascrivibili a questo periodo si realizzarono anche a Padria, Sulci, Monte Sirai, Tharros e Carales) e il Nord Africa, ma anche all’atteggiamento di Roma che nel 386, secondo ` 500 coloni in Sardegna, in Livio, invio un centro che si tende a identificare con Feronia. Il passaggio di O. sotto il

controllo di Roma avvenne comunque soltanto nel 238/7 a.C. Non sembrano infatti credibili alcuni particolari dell’episodio riferito in diverse fonti antiche concluso nel 259 con il trionfo di Cornelio Scipione contro i Poeni di Sardinia. Altrettanto dubbi sono tanto il racconto di Frontino (sec. I d.C.), che riferisce di uno sbarco e di un assedio dei Romani (sebbene il resoconto possa costituire una prova dell’esistenza di una cinta muraria, dato compatibile con i risultati delle indagini archeologiche), quanto l’affermazione di Floro sull’occupazione e la distruzione di O. punica. L’epitomatore di Dione, Zonara, afferma infatti che Scipione si sarebbe avvicinato alla costa nord-orientale della Sardegna dopo aver occupato Aleria in Corsica, per poi fare vela verso O.: ma dopo avere messo in fuga una squadra punica comandata da Annone, Scipione fu costretto ad abbandonare l’isola in seguito all’arrivo di una seconda squadra navale punica al comando di Annibale. Negli anni successivi alla conquista si ` militari assistette a una serie di attivita da parte romana in relazione ai difficili rapporti con le popolazioni del retroterra restı`e a subire il dominio di Roma (Corsi, Balari, Iliensi); in particolare le spedizioni di Emilio Lepido e di Publicio Malleolo nel 232 a.C. e di Papirio Masone e Pomponio Matone nel 231 a.C. potrebbero avere riguardato i Corsi e i Sardi attestati intorno a ` , nel O. Dopo una prima fase di ostilita periodo della guerra annibalica l’orientamento del centro si sposta in favore di Roma. Lo dimostrerebbero le devastazioni della campagna intorno a O. a opera di Amilcare (210 a.C.), con le quali i Cartaginesi facevano scontare all’intera popolazione l’atteggiamento filoromano del governo della civitas; tra il 177 e il 175 a.C. O. fu il punto di

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Olbia partenza per le spedizioni di Ti. Sempronio Gracco contro gli Iliensi e i Balari. Un significativo coinvolgimento di O. e del suo porto deve essere ipotizzato per gli anni successivi, quando l’isola fu coinvolta nelle vicende politiche e militari della res publica. Ad O., ` , verosimilmente nel 77 infatti, sbarco a.C., il popolare M. Emilio Lepido, il ` seguace di Mario che nell’isola tento di tagliare i rifornimenti granari al popolo romano e di rafforzare le sue truppe; un saldo controllo dello scalo di O. doveva avere Pompeo, impegnato nel 67 a.C. nella guerra contro i pirati che minacciavano ancora una volta l’approvvigionamento di cereali. Il carteggio fra Marco Tullio Cicerone e il fratello Quinto attesta poi che quest’ultimo, inviato in Sardegna come legato di Pompeo Magno per l’annona a causa di una grave carestia che colpı` Roma e ` a O. in piu ` l’intera penisola, soggiorno riprese durante il quinquennio dal 57 ` imperiale il al 53 a.C. Per la prima eta ` legato soprattutto alla firuolo di O. e gura di Atte, la schiava amata dall’imperatore Nerone. Una dedica in suo onore datata 65 d.C. compare in una aedicula consacrata a Cerere, conservata ora al Camposanto monumentale di Pisa ma di provenienza olbiese. Ad Atte Nerone avrebbe soprattutto trasferito alcuni latifondi imperiali dell’ager di O. In questa fase O. divenne forse municipium. Infatti, per quanto ` della presenza romana, la l’antichita ` a Roma nel conflitto con Cartafedelta ` nei primi anni di occupazione gine gia e il suo ruolo fondamentale per l’approvvigionamento granario suggeriscano il raggiungimento di questa condizione giuridica, nulla si sa relativamente alle circostanze e al momento che portarono alla promozione istituzionale. Tuttavia, l’ampiezza dei lati` giufondi imperiali alla fine dell’eta

lio-claudia e la presenza di un folto gruppo di liberti di Nerone farebbero supporre che l’elevazione al rango di ` nel secolo I municipio sia avvenuta gia ` di d.C. Due diplomi militari dell’eta Traiano e Adriano documentano la presenza di reparti della flotta di Miseno nel porto di O., la cui importanza ` evidenziata da un’iscrizione greca e del secolo I d.C. che contempla un naviculario (naucleros) originario di Cipro e che farebbe supporre l’esistenza di una rotta, attestata da Plinio il Vecchio, che aveva in O. un punto di appoggio importante dalla Siria verso Roma. Per quanto riguarda la topografia di O. ` degli assi antica, spicca la regolarita viarii, con un tessuto urbanistico ortogonale e orientato nord-nord ovest/ sud-sud est, in cui il decumanus corrisponderebbe all’attuale corso Umberto e il cardo alle vie Porto Romano e Regina Elena. I confini geografici del ` antica non sono territorio di O. in eta pienamente definibili, anche se alcuni dati sono ormai certi: la rupe naturale con l’iscrizione dei Balari posta dal praefectus Sardiniae nell’alveo del rio Scorraboes tra Monti e Berchidda se` imperiale il gnava all’inizio dell’eta ` romana verso confine fra la citta oriente e il territorio dei Balari verso ` noto della vita relioccidente. Nulla e giosa e dei culti pagani praticati. Per ` paleocristiana va segnalato che l’eta dalla necropoli di San Simplicio (dedicata al martire che la tradizione vorrebbe ucciso nel maggio del 304, durante la persecuzione di Diocleziano) proviene il sarcofago marmoreo con la scena del sacrificio di Isacco, ritenuto ` antico dell’iil reperto cristiano piu sola (fine sec. III-inizi sec. IV). Ignote sono le cause che portarono all’abbandono di O. Il centro risulta ancora ben collegato con l’interno attraverso un sistema viario che lo univa a Othoca e

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Olbia Carales passando per Luguido e Hafa, e che fu restaurato tra il 387 e il 388. ` ricordata ancora sul fiDalle fonti O. e nire del secolo IV dal poeta latino Claudiano e nel secolo VI da Stefano di Bi´lis), ma la sua assenza sanzio (Olbı´a po nella Tabula Peutingeriana, nell’Anonimo Ravennate e in Guidone paiono evidenziare una fase di decadenza e di ` avvalorato anspopolamento. Il dato e che dai risultati delle indagini archeologiche che testimoniano una contrazione del nucleo urbano. Secondo Rubens D’Oriano il decadimento della ` antica e ` imputabile a un attacco citta dei Vandali (sec. V), responsabili anche dell’affondamento delle navi nel porto; infatti sono stati recentemente scoperti i resti di 24 imbarcazioni (2 ` giudicale e 16 di del sec. V d.C., 6 di eta ` vandalica). Di grande valore e ` soeta prattutto l’acquisizione di tre alberi di nave (i primi mai rinvenuti), cinque timoni (gli unici disponibili essendo andati perduti quelli delle navi di Nemi), strutture e attrezzature di un cantiere navale romano (il primo mai documen` giudicale, in setato). Soltanto in eta ´ torguito all’alleanza con Pisa, O. pote nare a essere attiva nei traffici marittimi. [ANTONELLO SANNA] NEL MEDIOEVO Dopo l’attacco dei Vandali del vecchio centro sopravvisse solo il sobborgo di Phausania, che fu anche residenza del vescovo nella fase ` antica della diocesi. Quando poi piu ` a svilupparsi il giudicato di comincio ` Gallura, l’abitato dell’antica citta ` a fiorire, il suo porto fu ripristitorno nato e prese il nome di Civita e il nuovo centro fu cinto da mura. Ben presto la ` fu scelta come residenza dai giucitta dici in un castello fortificato e munito di torri quadrate (castrum Terrae Novae) e divenne la capitale del piccolo regno. Estinta la dinastia dei Visconti, ` del secolo XIII la nella seconda meta

` inizio ` a essere governata direttacitta ` di esmente da funzionari pisani, cesso sere chiamata Civita e assunse il nome di Terranova Pausania.

Olbia – Il castello Pedrese, che domina la piana di Olbia con le sue rovine, fu costruito subito dopo l’anno Mille dai giudici di Gallura.

Subito dopo la conquista aragonese, ` aveva subı`to durante la quale la citta danni dalla flotta degli invasori, fu concessa in feudo, unitamente a tutta la circostante curatoria del Fundimonte, a Berengario Anglesola, la cui figlia ` un membro della famiglia Senesposo ` agli stessi Senesterra. Passata la citta sterra, durante la guerra tra Genova e Aragona divenne la base della resistenza aragonese ma il suo territorio fu messo spesso a ferro e a fuoco dalle ` comincio ` a truppe genovesi. La citta ` del porto diminuı` spopolarsi, l’attivita notevolmente e nel 1347 i Senesterra la cedettero a Giovanni d’Arborea. Quando poco tempo dopo lo sventurato principe fu fatto prigioniero da suo fra` ditello, il giudice Mariano IV, la citta venne sicuro rifugio per sua moglie ` a governarla protetta dal che continuo capitano della Gallura Pietro de So.

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Olbia Scoppiata la guerra tra Aragona e Ar` subı` danni gravissimi e borea la citta dal 1366 fu occupata dalle truppe giudicali che la tennero fino al termine della guerra: questo sebbene essa formalmente continuasse a essere considerata feudo dei Carroz, eredi di Giovanni d’Arborea. Terminate le guerre, i Carroz riuscirono finalmente a entrare ` che fecero amin possesso della citta ministrare da loro funzionari. Il loro ` fu duro e fiscale, tale da governo pero ` porimpedire la ripresa delle attivita tuali e da accentuarne la decadenza. Per tutto il secolo XV inoltre dovette subire ripetuti attacchi dai corsari barbareschi che arrecarono ulteriori danni, per cui lentamente l’antica Ter` riducendosi a un piccolo ranova ando villaggio, amministrato peraltro da funzionari incapaci. NELL’ETA` MODERNA Nei secoli succes` : estinti i sivi la situazione non cambio ` passo ` ai Maza de Lic Carroz, la citta ¸ana che nel 1520 non seppero far fronte a un rovinoso attacco turco che praticamente distrusse l’abitato. In quello che oramai era ridotto a un decadente villaggio, nel 1527 sbarcarono le truppe francesi comandate da Renzo Orsini e nel 1528 si dovette sopportare il flagello della peste. Dopo l’estinzione dei ` una lunga lite per la sucMaza, scoppio ` che rimaneva cessione e nel 1553 su cio ` si abbatte ´ il colpo di grazia: della citta una flotta turca riuscı` a penetrare nel porto e a distruggere completamente l’abitato. Poco tempo dopo, composta ` ai la lite ereditaria, Terranova passo Ladron che nel 1583 ottennero il titolo di marchesi e che agli inizi del secolo XVII unirono il territorio al feudo di Mandas. Questo territorio nel frattempo era passato dai Ladron agli Hurtado de Mendoza. Data la lontananza dei feudatari che vivevano in Spagna, nel corso del secolo XVII le condizioni

di Terranova peggiorarono ulterior` si era mente: infatti dell’antica citta persa quasi la memoria, mentre il villaggio superstite era amministrato dal ` regidor del ducato di Mandas, l’attivita del porto era quasi inesistente e i pochi superstiti erano tartassati da un’amministrazione eccessivamente fiscale. Le condizioni del piccolo centro non migliorarono nel secolo XVIII, anzi subı` nuovi danni a causa della guerra di successione spagnola e della spedizione del cardinale Alberoni nel 1717. I Savoia, appena sopravvenuti, non riuscirono a modificare la situazione di ` a rimanere Terranova che continuo nelle mani di feudatari spagnoli: dagli ` Hurtado de Mendoza nel 1740 passo ˜ iga e poi ai Pimentel e infine agli Zun ai Tellez Giron. Forse per questo mo` intetivo la nuova dinastia non sembro ressata al suo porto, preferı` puntare su quello di La Maddalena per cui Terranova sembrava destinata a rimanere un piccolo villaggio di pescatori inserito in un territorio semispopolato, teatro di terribili faide di pastori e di oscure imprese di contrabbandieri. Nel 1821, compreso nel mandamento di cui La Maddalena era capoluogo, fu inserito nella provincia di Tempio Pau` dalla dipensania e nel 1839 si libero denza feudale. ` NELL’OTTOCENTO Di O. verso la meta dell’Ottocento abbiamo la preziosa testimonianza di Vittorio Angius: «Secondo il censimento del 1846 Terranova numerava anime 2297, delle quali abitanti del borgo 1122, stabilite nelle cussorgie 1175. I borghigiani si distribuivano in case 253 ed in famiglie 265. I cussorgiali in stazzi 165 e famiglie 170. Il totale de’ borghigiani distinguevasi secondo l’uno e l’altro sesso nelle seguenti parziali de’ vari periodi della vita. Sotto gli anni 5, maschi 70, femmine 73; sotto i 10, maschi 92, femmine

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Olbia 92; sotto i 20, maschi 91, femmine 91; sotto i 30, mas. 85, fem. 85; sotto i 40, mas. 83, fem. 83; sotto i 50, mas. 72, fem. 72; sotto si 60, mas. 63, fem. 63; sotto i 70, mas. 2, fem. 5. Il totale de’ cussorgiali distinguevasi secondo la stessa norma in queste parziali: sotto i 5 anni, mas. 97, fem. 102; sotto i 10, mas. 94, fem. 93; sotto i 20, mas. 140, fem. 141; sotto i 30, mas. 119, fem. 130; sotto i 40, mas. 60, fem. 67; sotto i 50, mas. 30, fem. 33; sotto i 60, mas. 19, fem. 21; sotto i 70, mas. 13, fem. 12; sotto gli 80, mas. 2, fem. 2. Distinguevansi poi i totali dei maschi e delle femmine secondo la varia condizione domestica. I borghigiani maschi 558 in scapoli 296, ammogliati 250, vedovi 2; le femmine 564 in zitelle 294, maritate 250, vedove 20. I cussorgiali maschi 574 in scapoli 385, ammogliati 169, vedovi 20; le femmine 601 in zitelle 397, maritate 173, vedove 31. Professioni. I cussorgiali esercitano la pastorizia, e coltivano appena alcuni tratti di terreno per ottenere quanto abbisogni alla provvista dello stazzo. I borghigiani attendono in massima parte all’a` necesgricoltura, pochi ai mestieri piu sari, alcuni al commercio, e questi fanno il contrabbando sempre che possono. Le donne lavorano alla rocca ed al telajo, e fanno tele e panni per quanto abbisogni alla famiglia, tanto nel borgo, come negli stazzi delle cus` frequensorgie. Le scuola primaria e tata da pochi ragazzi, i quali nulla profittano per la negligenza e inettitudine del maestro. In tutto il paese le persone che sappian leggere e scrivere non ` di 30, compresi due o tre notai, sono piu il chirurgo, il farmacista e due flebotomi. Agricoltura. Nel larghissimo piano, che abbiamo indicato, sono ottime terre per i cereali, come per le altre diverse culture di vigne, orti ed alberi fruttiferi. La seminagione che fanno i borghigiani non eccede starelli

1240 di frumento, 330 d’orzo, 150 di fave, 40 di legumi, 50 di lino. La fruttifi` del 10 per il grano, cazione ordinaria e del 12 per l’orzo, dell’8 per le fave, del 10 per i legumi. Nelle cussorgie in totale si semineranno 200 starelli di grano, 50 d’orzo, 20 di legumi. L’orticol` prospera nei pochi siti dove e ` tura e praticata. La vigna vegeta con lusso, e produce abbondantemente per la vendemmia, maturando bene i frutti. Saranno occupati dalle viti circa 190 starelli. I vini non sono molto stimati. Gli alberi fruttiferi sono poco curati; quindi si hanno poche specie e pochi individui in ciascuna. L’arte agraria appare al presente qual era cinquant’anni addietro. Si fa come si faceva, ´ si esce mai dalla consuetudine, ne ´ ne ´ le pratiche de’ maggiori si mutano. Ne ´ in tanta sesi possono mutare, perche parazione, in quanta si trovano i terranovesi, non possono vedere il vantaggio di migliori metodi. Terre chiuse. Oltre i tenimenti prossimi al paese si hanno molte tanche, che nel totale darebbero un’area complessiva assai notevole. In esse si fa un po’ d’agricoltura, il resto si lascia alla pastura del bestiame di servigio, ed anche del bestiame rude. Pastorizia. Il bestiame manso, appartenente ai borghigiani, consiste in buoi 450, in vacche mannalite 50, cavalli di servigio 60, giumenti 260». Abolite le province nel 1848, Ter` a far parte della divisione ranova entro amministrativa di Sassari e dal 1859 della ricostituita omonima provincia. Furono lo sviluppo dei trasporti marittimi e delle ferrovie e l’apertura della ` alla ‘‘Carlo Festrada che la collego lice’’ a determinare la rinascita della ` dell’Otto` nella seconda meta citta cento. La sua popolazione che ancora `, nel 1861 non raggiungeva le 2500 unita crebbe rapidamente e il tessuto urba` assumendo l’asnistico si trasformo

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Olbia setto di una cittadina in crescita e soprattutto il suo porto gradatamente riprese ad attirare crescenti correnti di traffico. NEL NOVECENTO Dopo il 1881 il trasferimento dello scalo merci a Golfo ` di bloccare lo sviAranci minaccio luppo di Terranova, ma alla fine della prima guerra mondiale, nel 1920 lo scalo merci fu nuovamente spostato in ` determinando una rapida ricitta presa. Sul finire dell’Ottocento la fisio` si nomia antropologica della citta ` chiaramente defivenne sempre piu nendo: al nucleo originario di abitanti si aggiunsero due importanti flussi immigratori, uno di pescatori e in genere di gente di mare proveniente dalla penisola (in particolare da Ponza), cui si deve lo sviluppo della pesca e soprattutto della mitilicoltura, che verso gli anni Trenta del Novecento sarebbe di` produttive d’Itaventata una delle piu lia; l’altro di pastori e allevatori degli altipiani vicini (in particolare di quelli ` dei Sardi e Budduso ` ), destinati di Ala ad alimentare una robusta industria casearia e ad arricchire il nucleo originario di parlanti gallurese con uno strato, diventato presto egemonico, di ` ora il diaparlanti logudorese, che e ` . Nel 1931 la sua popolaletto della citta zione aveva raggiunto i 13 500 abitanti ` riacquisto ` il suo ane nel 1939 la citta tico nome. Dopo una pausa dovuta alla seconda guerra mondiale, lo sviluppo riprese rapido e tra il 1951 e il 1981 rad` il numero degli abitanti giundoppio ` di 30 000 unita `. La gendo ad avere piu crescita dei traffici commerciali, l’apertura dell’aeroporto, lo sviluppo del turismo, soprattutto nella vicina Costa Smeralda, hanno contribuito negli ultimi decenni ad accrescere ulterior` . Negli mente l’importanza della citta ultimi anni, sviluppatosi il dibattito ` si e ` resa sulle nuove province, la citta

tra le maggiori protagoniste della nascita della provincia di Olbia-Tempio, ` uno dei capoluoghi. di cui e

Olbia – Porto.

` di ECONOMIA In passato le attivita base della sua economia erano l’agricoltura e l’allevamento del bestiame. Negli ultimi decenni si sta svilup` industriale che pando invece l’attivita ` essere considerata la prinoramai puo ` economiche della cipale delle attivita `, in particolare la lavorazione dei citta prodotti della pesca, la conservazione e la trasformazione della frutta, l’industria tessile, la stampa, la lavorazione della plastica, la meccanica di precisione. Ancora abbastanza sviluppati sono l’agricoltura, in particolare la frutticoltura, l’orticoltura e la viticoltura; l’allevamento di bovini e suini e ` discretamente sviinfine la pesca. E luppata anche la rete di distribuzione commerciale. Vi operano anche 44 alberghi con 3632 posti letto, 15 aziende agrituristiche con 92 posti letto, 2 campeggi con 1408 posti letto, 69 ristoranti, il porto turistico con 350 posti barca a ´ un’organizMarina di Portisco, nonche zazione per il turismo equestre. Ser` collegata da autolinee e da vizi. O. e ferrovia agli altri centri della provin` dotata di porto, punto di atcia ed e ` tracco dei traghetti e di aeroporto. E dotata di Pro Loco, stazione dei Carabinieri, ospedale, medici, guardia me&

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Olbia dica, farmacie, scuola dell’obbligo e scuole secondarie superiori, in particolare Liceo classico, scientifico, Istituto tecnico per geometri e per ragionieri, Istituti professionali, e numerosi sportelli bancari. Possiede Biblioteca comunale, campo sportivo, palazzetto dello sport.

Olbia – Pendente di collana fenicio in pasta vitrea proveniente dall’antica Olbia. & DATI STATISTICI Al censimento del 2001 la popolazione contava 44 291 ` , di cui stranieri 1015; maschi unita 22 135; femmine 22 156; famiglie 16 811. La tendenza complessiva rivelava un forte aumento della popolazione, con morti per anno 266 e nati 466; cancellati dall’anagrafe 733 e nuovi iscritti 2014. Tra i principali indicatori economici: depositi bancari 462 in miliardi di lire; imponibile medio IRPEF 19 188 in migliaia di lire; versamenti ICI 26 673; aziende agricole 610; imprese commerciali 3182; esercizi pubblici 356; esercizi al dettaglio 1092; ambulanti 171. Tra gli indicatori sociali: occupati 14 275; disoccupati

2494; inoccupati 1365; laureati 517; diplomati 6225; con licenza media 13 659; con licenza elementare 12 435; analfabeti 149; automezzi circolanti 19 512; abbonamenti TV 9000. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il suo ` particolarpatrimonio archeologico e mente ricco di testimonianze, che vanno dal periodo prenuragico all’Alto Medioevo e documentano mirabil` dell’insediamento. mente la continuita Al periodo prenuragico sono riconducibili le Grotte del Papa, del Bue Marino, dei Contrabbandieri e dei Fiori d’Arancio e la tomba di Monte S’Ape, una costruzione situata a qualche chi` omolometro dall’abitato nella localita nima. Originariamente era una alle´e couverte costituita da una camera sepolcrale delimitata da lastroni ortostatici. Nel Nuragico medio fu trasformata in Tomba di giganti; l’antica costruzione fu inglobata nella camera sepolcrale attuale lunga 28 m circa e completata con una vasta esedra. Moltissimi sono i nuraghi e tra questi quelli di Abbafritta, Albana, Albitroni, ` , Amoras, Badu Crasta, Battinu, Aldala Belveghile, Caddari, Campu de Pino, Catena, Chidonza, Contra de Ozzastru, Contras, Corancedda, Corrimozzo, Criscula, Culatolzu, Filighe, Fumosa, Fumu, Furru de Inza, Iscia Piumina, Istrittoni, Labia, Lattombrosu, Lu Stazzareddu, Mattone, Migaleddu, Monte Casteddu, Montigu Longu, Multa de Caccu, Muronzu, Nuracatena, Nuragheddu de Siala, Nurattolu de Siala, Oddastru Colvu, Pedra Bianca, Pinnacula, Pobulos, Putzolu, Sa Chidade, Sa Chidonza, Sa Mansa, Sa Mola, Santa Lucida, Santa Margherita, Santa Mariedda, Santu Tranu, Santu Nicola, Sa Paludedda, Sa Tumba, Sa Tupia, Siala, Su Coddu de Siala, Su Scisu, Tamara, Torra, Tuvulu. Allo stesso periodo sono riconducibili il pozzo sacro di Sa Testa

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Olbia ` uno dei piu ` significativi monuche e ` nuragica. Attraverso menti sacri di eta una scaletta di quattro gradini si accede a un cortile circolare, scavato nella collina, a circa 1 km dal mare, dal quale si accede al vestibolo del ` pozzo che sorge al centro. Il vestibolo e di forma trapezoidale: al suo interno sono dei sedili lungo le pareti e un varco da cui, attraverso 17 gradini, si scende alla camera del pozzo. Il com` siplesso nuragico di Cabu Abbas e tuato a qualche chilometro dall’abitato sulle colline che dominano il golfo e la `. Scavato a partire dal 1937, e ` risulcitta tato costituito da una torre centrale rinforzata da un muro di rifascio e racchiusa da un muro perimetrale di circa 250 m con due ingressi. All’interno della torre era stato scavato un pozzo sacro che ha restituito una grande ` di ceramiche e resti di ossa quantita bruciate che testimoniano dei sacrifici che vi si svolgevano. Va infine ricordato il nuraghe Casteddu, molto rovinato ma i cui resti permettono di ap`, dato che era prezzarne la complessita composto dalla torre centrale, una torre di vedetta e un robusto muro di cinta con contrafforti. Imponenti sono poi i resti riconducibili alla O. punicoromana, in particolare le mura puniche, l’acquedotto romano, i resti di edifici che affiorano nel perimetro dell’abitato attuale e nelle campagne circostanti, tutti elencati diligentemente dal Taramelli (=). A questi si sono aggiunti i risultati dei recenti scavi del porto antico: durante i lavori per la costruzione di un tunnel che rendesse ` agevole la circolazione interna piu ` nella zona che si stende oltre della citta la stazione ferroviaria sono state trovate strutture del porto dell’antica ` con i resti di numerose navi affoncitta date presumibilmente durante un’incursione di Ostrogoti negli anni della

guerra greco-gotica. Gli scavi hanno permesso inoltre di porre in evidenza come l’antico porto fosse stato utilizzato in epoca successiva e definitiva` mente abbandonato e colmato in eta giudicale dai Pisani. Finora sono state individuate e riportate in luce una ventina di navi di diverso tipo e risalenti a ` stato ritrovato un epoche diverse, ed e notevole corredo di suppellettili di grande interesse. L’enorme complesso attende ora di essere adeguatamente sistemato in un museo che ne consenta la fruizione.

Olbia – Chiesa di San Simplicio. & PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE L’impianto urbanistico della ` risale per la quasi totalita ` alla secitta ` del secolo XIX e si e ` svilupconda meta pato in funzione del porto; lungo le sue strade principali si affacciano alcuni pretenziosi palazzotti ottocenteschi e si conservano alcune chiese che testi`. In parmoniano del passato della citta ticolare la chiesa di San Paolo, complesso monumentale che comprende la chiesa costruita nel 1747, gravemente danneggiata durante la seconda guerra mondiale e ricostruita nel dopoguerra in forme moderne, e i resti che recenti scavi archeologici hanno posto in luce e che testimoniano della ` dell’insediamento urbano. continuita Infatti sotto l’abside della chiesa sono riemersi i resti di un tempio punico;

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Olbia alle spalle dell’edificio sono stati invece portati in luce i resti di un com` imperiale. In plesso termale di eta ` della stazione ferroviaria, prossimita su un modesto rilievo dove si suppone ` medioevale, si fosse sviluppata la citta ` la chiesa di San Simplicio, in granito e con forme romaniche, costruita in epoche diverse. Nel secolo XI furono impostati il perimetro, con l’interno a tre navate scandite da pilastri e colonne e una suggestiva abside; tra il 1110 e il 1120 fu completato il perimetro e fu fatta la copertura lignea a capriate; infine fu completata la facciata suddivisa da lesene e ingentilita da una trifora. All’esterno, sul lato destro, si innalza il campanile. La chiesa subı` alcune modifiche nel corso dei secoli, la copertura delle navate laterali fu modificata con volte a botte. Lungo il peri` custodita un’interesmetro esterno e sante collezione di epigrafi prove`; nienti dalle necropoli dell’antica citta all’interno si trovano un dipinto del Seicento di scuola spagnola e una statua lignea del santo. Attualmente la ` la cattedrale di O. Nelle camchiesa e pagne di O. si trovano le rovine del castello Pedreso, che era in origine una potente rocca fortificata costruita in periodo giudicale. Fu utilizzato anche in periodo aragonese ma entro il secolo ` in rovina. Attualmente si conXV ando serva gran parte del muro perimetrale e due torri molto rovinate; il complesso si erge lungo la strada che conduce all’aeroporto. Degne di nota sono anche le rovine del castello di Cabu Abbas, che fu fatto costruire dai giudici di Gallura nel secolo XI e radicalmente ristrutturato agli inizi del secolo XIII da Lamberto Visconti per difendere l’abitato di Terranova, sorto sulle rovine dell’antica O. Estinta la dinastia dei Vi` al Comune di sconti, la fortezza passo Pisa e fu distrutta nel periodo della

conquista aragonese. Attualmente ne rimangono pochi ruderi appartenenti alla cinta muraria e situati in cima a un colle a nord di O. A poca distanza dalle sue rovine sorge la chiesa di Nostra Signora di Cabu Abbas che fu costruita nel Medioevo e successivamente modificata. Ha un impianto a una navata e la facciata a doppio ingresso completata da un campaniletto a vela. All’interno conserva una statua lignea della Madonna del secolo XVII e una pala d’altare che rappresenta I misteri dell’In` , di autore ignoto. Nelle fanzia di Gesu campagne olbiesi si trovano inoltre la chiesa dello Spirito Santo, situata a una decina di chilometri dall’abitato ` di grande bellezza paein una localita saggistica; fu costruita nel 1799; ha un impianto a una sola navata scandita in ` completata dal predue campate ed e sbiterio sopraelevato rispetto all’aula. Nel 1960 ha subı`to un radicale restauro. Accanto alla chiesa, su uno dei ` stato riroccioni granitici circostanti e cavato un belvedere da cui si gode un vastissimo panorama. La chiesa di Santa Maria di Terranova, conosciuta ` situata anche come Santa Mariedda, e nella parte occidentale della piana olbiese, in una zona ricca di ulivi plurisecolari ove sorgeva il villaggio scomparso di Larethanos. Fu costruita nell’Ottocento con un impianto a una sola navata rettangolare. La chiesa di San ` situata a qualche chilometro Vittore e dall’abitato in un ambiente ricco di ulivi secolari che la circondano. Fu costruita nel Medioevo con un impianto a navata unica scandita da tre campate, la copertura in legno a capriate; conserva il pavimento originario in cotto di grande suggestione. La chiesa di San Michele Arcangelo sorge a circa 10 km dall’abitato. Fu costruita quasi certamente nel Medioevo; nei secoli successivi fu spesso modificata, l’at-

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Olbia Calcio tuale assetto risale al secolo XIX. Ha l’impianto a una navata completato ` alto rispetto aldal presbiterio, piu l’aula. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI La ricorrenza che meglio conserva il pa`e ` la trimonio di tradizioni della citta festa di San Simplicio, che si svolge a partire dall’11 maggio (sa festa de mesu maju) nella chiesa omonima e culmina il 15 con una sfilata in cui una copia della preziosa statua del santo viene portata in processione. Questa copia in gesso risale agli anni Trenta e la sua ` a una clamorosa realizzazione porto rissa tra i membri del comitato organizzatore. Altro elemento che si riallaccia ` antiche e ` il costume. alle tradizioni piu L’abbigliamento tradizionale, scom` stato riparso un’ottantina di anni fa, e ` di O. costruito nel 1976 dal gruppo Citta sulla base di una ricca documentazione. Le donne indossavano abbigliamenti differenti a seconda delle circostanze. Quello per l’uso feriale era costituito da una camicia di cotone (su entone) con ricami semplici, dalla gonna (sa faldetta) di velluto color vinaccia o di panno di lana marrone plissettata ai fianchi e completata da una balza dello stesso tessuto della giacca. Sopra la camicia si indossava il busto (su corittu) di velluto color vinaccia, la giacca (su zippone) di raso a sfondo verde o viola con disegni di fiori rossi, le spalline rigonfie e abbottonata sul davanti; sopra la gonna era il grembiule (sa valda) di raso arricchito da una balza dello stesso tessuto della giacca. L’abbigliamento era completato da un fazzoletto giallo (mucadore) di tessuto fine sul quale le donne sposate indossavano un ampio copricapo di raso a fiori a forma di gonna (sa unnedda capina o capitta). Il costume della sposa era costituito da una camicia di cotone bianco (su entone) col

collo chiuso e riccamente ricamata; dalla gonna (sa unnedda) di panno grigio molto chiaro arricchita da una balza di raso azzurro ricamata con motivi floreali e bordata da trine dorate. Sopra la camicia si indossavano il busto (su corittu) di dimensioni molto ridotte e molto aderente, di panno grigio molto chiaro; e la giacca (su zippone) in raso azzurro, molto attillata, che terminava con falde sui fianchi. Sopra la gonna era il grembiule (sa valda) di seta color crema riccamente ricamata con disegni a fiori. L’abbigliamento era completato da un drappo di seta color crema (s’iscialle) di dimensioni notevoli, decorato con ricami a spighe e fiori e con lunghe frange ai bordi, che veniva indossato ripiegato a triangolo. L’abbigliamento tradizionale dell’uomo era costituito dalla camicia (su entone) di tela bianca ricamata, chiusa al collo e ai polsini da gemelli di corallo o di pietra dura uniti da una catenina d’oro; e dai calzoni (sas ragas) bianchi di tela grezza di cotone. Sopra la camicia si indossavano il gilet (lu cansciu) di velluto rosso vinaccia abbottonato al centro; la giacca di panno di lana nero (lu gabbanu cultu) con cappuccio e grandi tasche. Sopra i calzoni si indossavano il gonnellino (sas ragas) di panno nero e le ghette dello stesso tessuto. Completava l’abbigliamento la classica berritta di panno di lana nero corta. I possidenti indossavano la berritta di panno rosso e il gilet unito al gonnellino di velluto rosso; i carriolanti indossavano la berritta rossa, il gilet di velluto verde a doppio petto e la giacca di panno di lana di color vinaccia.

Olbia Calcio Societa` sportiva nata ` ginnastica’’ nel 1905 come ‘‘Societa sotto la presidenza di Egidio Serra, sassarese proveniente dalla SEF Torres. ` nelle varie Dopo i primi anni di attivita

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Olbia Marittima discipline in voga nell’inizio di secolo, come i concorsi ginnastici, le gare podistiche e quelle di resistenza chiamate Fortior, fu una delle prime in Sardegna a iscriversi al campionato regionale di calcio, nel 1912. In quanto a ri` attualmente la terza forza delsultati e l’isola, dopo il Cagliari e la Torres, grazie a numerosi campionati disputati nella serie C unica (girone B): i migliori piazzamenti furono due sesti posti nel 1968-69 sotto la guida di ‘‘Palleddu’’ Degortes e nel 1972 con Lino De Petrillo. Dopo varie stagioni vissute nell’anonimato della serie D, l’O. del presidente Cristiano Putzu, nell’anno del Centenario, ha riconquistato la serie C2. [GIOVANNI TOLA]

Olbia Marittima Scalo portuale proteso nella rada di Olbia e unito alla ter` di 1 raferma da un molo-diga lungo piu km. Fu costruito nel 1930 per consentire l’attracco delle navi di linea che sino al 1920 arrivavano a Golfo Aranci e dal 28 gennaio di quell’anno, in seguito a un’intensa azione dei parlamentari galluresi (e segnatamente del radicale Giacomo Pala) e a una serie di animate manifestazioni da parte della stessa popolazione, furono fatte attraccare a Terranova Pausania (il nome Olbia fu adottato solo nel 1939). Attual` e ` notevolmente mente la sua attivita accresciuta dai servizi delle navi traghetto, delle navi veloci e degli aliscafi che, specialmente nel periodo estivo, ne fanno uno dei porti passeggeri a ` intenso traffico d’Italia, anche per piu l’incremento di nuovi collegamenti con altri porti della penisola.

Olbia-Tempio, provincia di Circoscrizione amministrativa della Sardegna che si estende per 3398 km2 e ospita ` stata istituita in 138 000 abitanti.E ` detta anche base alla L.R. n. 9/2001; e ´ occupa questa della Gallura, perche subregione, nella parte nord-orientale

dell’isola, comprese le isole dell’arcipelago della Maddalena. La punta ` quella del Limbara, 1359 maggiore e ` importante il Liscia, m, il fiume piu mentre il Coghinas, confine naturale tra Gallura e Logudoro, funge per lunghi tratti da separazione dalla provin` economicia di Sassari. Tra le attivita che tradizionali l’allevamento e la viticoltura; sempre solida la lavorazione del sughero a Calangianus e nei centri vicini; mentre il grande sviluppo degli ` verificato lungo ultimi decenni si e tutto il litorale, e non solo nella Costa Smeralda; importante qui il ruolo di Olbia, con l’aeroporto e il trafficatissimo porto passeggeri. I centri maggiori sono Arzachena, 10 000 abitanti, e ` in La Maddalena, 11 000. Il capoluogo e comune tra i due centri maggiori, Tempio, 14 000 abitanti, che ospita la Presi` denza, e Olbia, 45 000 abitanti, che e sede di tutti gli altri organismi.

Provincia di Olbia-Tempio – Golfo di Arzachena.

` dei COMUNI Aggius, Aglientu, Ala Sardi, Arzachena, Badesi, Berchidda, `, Budoni, CalanBortigiadas, Budduso gianus, Golfo Aranci, La Maddalena, Loiri Porto San Paolo, Luogosanto, Luras, Monti, Olbia, Oschiri, Padru, Palau, Sant’Antonio Gallura, Santa Teresa Gallura, San Teodoro, Telti, Tem` d’Agultu. pio Pausania, Trinita

Oleandro Pianta della famiglia delle

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Oliena Apocinacee (Nerium oleander). Arbu` crescere ansto sempreverde che puo che ad albero, ha foglie lineari-lanceolate inserite obliquamente sullo stelo, di consistenza coriacea; i fiori, con corolla a forma di imbuto, sono grandi, riuniti in mazzi terminali, di varie to` di rosa nella specie spontanea; il nalita ` un follicolo che si apre a matufrutto e ` lasciando andare numerosi semi rita provvisti di un ciuffio di peli che ne agevola la dispersione da parte del vento. Cresce preferibilmente lungo i torrenti, avendo sviluppato sia la resi` sia la capastenza a periodi di siccita ` di vivere immersa nell’acqua; e ` un cita elemento tipico della macchia e della vegetazione riparia, in associazione con l’agnocasto; in estate le sue intense fioriture creano macchie di rosa intenso lungo le valli, sino ai 500 m di al` spettacolari quella titudine: tra le piu ´ dula’’ e dello stagno alle della ‘‘co spalle della spiaggia di Cala Luna (=) e quella lungo i torrenti del Supramonte. Le specie coltivate, con fiori che vanno dal rosso al bianco in tutte le nuances intermedie, sono usate nelle strade urbane ed extraurbane: a Cagliari molte strade hanno arbusti di o. sotto alberi di Jacaranda che in estate fioriscono contemporaneamente, creando una piacevolissima ` una mescolanza di colori e profumi. E pianta molto velenosa, specie nelle foglie e nella corteccia. Nomi sardi: leonaghe (logudorese); leonaxiu (campidanese); liandru (gallurese); neulaghe (sassarese); sabadiglia (Alghero). [MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]

Oleni, Paolo Religioso (Prato, meta` sec. XIV-Oristano 1403). Arcivescovo di Oristano dal 1402 al 1403. Uomo di grande merito, ebbe il titolo di vescovo di Calcedonia e subito dopo fu nominato vescovo di Patti. Trasferito alla corte pontificia, nel 1398 fu incaricato

dal papa della predicazione di una crociata e nominato nunzio apostolico. Nel 1402 fu scelto come arcivescovo di Oristano, ma la morte improvvisa ne ` l’opera. tronco

Oleri Antico villaggio di origini medioevali compreso nella curatoria della Barbagia di Ollolai, che faceva parte del giudicato di Arborea. Sorgeva a ` poca distanza da Ovodda in localita San Pietro di Oliri. Agli inizi del secolo XV, forse in conseguenza della peste ` e scomdel 1404, il villaggio si spopolo parve; il suo territorio fu spartito tra Gavoi e Ovodda.

Oleva Antico villaggio di origini medioevali che faceva parte del giudicato di Torres, compreso nella curatoria del ` stato identifiMontacuto. Da molti e cato con Berchiddedu, in agro dell’attuale Olbia. Dopo l’estinzione della famiglia giudicale fu conteso dai Doria, dagli Arborea e dai Pisani che controllavano la Gallura. Alla fine del secolo XIII finı` per essere occupato dalle truppe del giudice d’Arborea, che ` poco dopo dovette cederlo ai Dopero ria. Questi ultimi, infatti, avendo prestato omaggio al re d’Aragona, ne ave´ il vano ottenuto l’investitura, cosicche ` a far villaggio, dopo la conquista, entro parte del Regnum Sardiniae. Quando poi i Doria, nel 1325, si ribellarono ai nuovi venuti e fu investito dal conflitto, divenne uno dei maggiori teatri della ` completamente in guerra e si spopolo poco tempo.

Oliena Comune della provincia di ` Nuoro, compreso nella IX Comunita montana, con 7604 abitanti (al 2004), posto a 379 m sul livello del mare a sud-est di Nuoro. Regione storica: Nuoro. Diocesi di Nuoro. & TERRITORIO Il territorio comunale, di forma grosso modo pentagonale, si estende per 165,37 km 2 e confina a nord con Dorgali, a est ancora con Dor-

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Oliena gali, a sud con Orgosolo e a ovest con Nuoro. Si tratta di un territorio caratterizzato da ampie vallate, come quella del Rio di O. che si dirige verso Dorgali, e da aspri e aridi rilievi calcarei: tra questi il monte Corrasi, che si leva su` bito dietro il paese e fa parte di una piu vasta area nota come Supramonte di O., che continua in quello di Orgosolo. ` collegato a Nuoro con una Il paese e strada secondaria che qui si divide in due bracci, diretti rispettivamente a Dorgali e a Orgosolo.

Oliena – Veduta dell’abitato con il monte Ortobene sullo sfondo.

STORIA Nel Medioevo il villaggio divenne un importante centro al confine tra il giudicato di Gallura e quello di Cagliari, compreso nella curatoria di Galtellı`. All’estinzione della dinastia ` a essere amminidei Visconti inizio strato direttamente da funzionari pisani. Subito dopo la conquista arago` a far parte del Regnum Sarnese entro diniae, fu staccato dalla curatoria di Galtellı` e concesso in feudo a Berengario Carroz, verso il quale la popolazione mantenne un atteggiamento molto ostile. Con l’avvento della guerra tra Genova e Aragona il territorio di O. divenne teatro di operazioni militari e il centro abitato fu gravemente danneggiato. Nel 1363 fu incluso nella contea di Quirra ma poco dopo, scoppiata la seconda guerra tra Mariano IVe Pie&

tro IV, i suoi feudatari ne persero il controllo e fu occupato dalle truppe arborensi che lo tennero fino alla caduta del giudicato. Solo dopo la partenza del visconte di Narbona dalla Sardegna, nel 1420, i Bertran Carroz (eredi dei Carroz) ne tornarono in possesso. Questi si estinsero nel 1511 con la morte della contessa Violante e il vil` ai Centelles, che continualaggio passo rono a tenerlo fino alla loro estinzione, avvenuta nel 1670. Durante tutto questo periodo i nuovi feudatari organizzarono amministrativamente il feudo di Quirra e il villaggio fu compreso nel dipartimento dell’Ogliastra che era amministrato da un funzionario baronale residente a Lanusei. Nello stesso periodo venne aumentato il carico fiscale con l’introduzione di alcuni nuovi balzelli e venne limitata l’auto` . Per tutto questo nomia della comunita periodo comunque il villaggio con` una certa prosperita ` e nonoservo stante l’inasprimento del carico fiscale la lontananza del feudatario consentı` ` all’econouna certa evasione che giovo mia del villaggio. L’economia di O. ebbe una grande trasformazione soprattutto per merito dei Gesuiti che a partire dal 1644 vi aprirono un loro collegio grazie alla donazione ricevuta da un sacerdote locale di nome Salis. Essi vi svilupparono anche una grande vigna di oltre 100 000 ceppi che diede un deciso impulso alla viticoltura dell’intero territorio e vi costruirono un acquedotto. Estinti i Centelles il villaggio ` ai Catala `, che pero ` nel 1766 lo dopasso vettero cedere agli Osorio. Negli stessi anni l’opera dei Gesuiti fu interrotta per lo scioglimento dell’ordine, avvenuto nel 1773: i beni relativi in parte furono incamerati dalla parrocchia, in ` comunparte dai privati. La comunita ` a godere di una relativa que continuo ` e la costruzione del Monte prosperita

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Oliena granatico consentı` di superare, senza danni, qualche carestia; nel corso del secolo XVIII la costituzione del Consiglio comunitativo fece nascere negli abitanti il desiderio di liberarsi dal giogo feudale. Nel 1821 O. fu incluso nella provincia di Nuoro, e quando nel 1848 furono abolite le province, nell’omonima divisione amministrativa. Riguardo a questo periodo abbiamo le notizie di Vittorio Angius: «Popola` di zione. La sua popolazione totale e 3075, distinta in maggiori maschi 831, femmine 883, e minori maschi 682, femmine 679. Si numerano famiglie 679. I numeri medi del movimento della popolazione sono nascite 96, morti 60, matrimoni 22, come abbiam dedotto da recenti dati. Agricoltura. In generale il ` selcioso, argilterreno degli olianesi e loso, e solo si devono eccettuare le ` calcare falde della montagna, dove e argilloso e calcare selcioso, e il cosı` detto gollei, le cui roccie sono vulcaniche. Queste due regioni indicate ricevono la semenza del frumento e la moltiplicano assai, le altre amano meglio quella dell’orzo, e se nella primavera non domini il maestrale, il contadino allegrasi di copioso raccolto, ottenendo il 35 e anche il 40 per uno. La ` de’ varii semi che sogliono gli quantita agricoltori di O. confidare al suolo l’abbiamo in starelli di frumento 1000, d’orzo 2000, di legumi 100. Fruttiferi. Due terzi del territorio sono attissimi ` gia ` proper l’ulivo, e questa cultura e gredita a buon punto. Il noce, il mandorlo, il pero, il susino, il pesco, il melograno, gli agrumi vi vengono con una ` , e ammirasi una vigorosa gran facilita vegetazione. Vigne. Nella Sardegna settentrionale non v’ha altra regione ` dell’olianese si possa vantare che piu atta alle viti, e dove la vendemmia dia ` vigorosi e soavi al gusto. Se alla vini piu ` della natura si aggiungesse benignita

l’intelligenza dell’arte, O. avrebbe una ` estesa e un maggior guadagno fama piu da’ suoi vini gentili. L’area complessiva ` meno di stadel vigneto olianese non e relli 220. I fichi d’India cosı` prosperi, come ognuno sa, nel clima meridionale, qui crescono con pari lusso e servono per la chiusura de’ predi. Pastorizia. Sebbene abbondantissimi sieno i pascoli in tanta estensione di superficie che abbiamo notata, e si abbia diritto a quelli della Ogliastra e di Chirra, essendo gli olianesi inclusi nello stesso feudo in cui sono gli ogliastrini; non ` studiata pertanto questa cultura e ´ meno che potrebbe essere, perche delle solite specie che si educano sole due, le pecore e le capre, ottengono qualche cura. Nel prospetto statistico della provincia di Nuoro notammo le specie e i capi che si numerano ordinariamente in ciascuna. Nel bestiame manso buoi 768, cavalli 287, majali 690, giumenti 288; nel bestiame rude capre 10 500, vacche 1400, pecore 14 000, porci 1470. Attendono alle cose pastorali non meno di 330 individui». Nel ` 1859, ricostituite le province, O. entro a far parte della provincia di Sassari: quando poi nel 1927 fu ricostituita la ` a farne parte. provincia di Nuoro torno ` del secolo XIX il Nella seconda meta villaggio divenne un importante centro ` la di produzione vinicola e tipicizzo propria produzione col vino Cannonau che alla fine dell’Ottocento ebbe in D’Annunzio, che lo chiamava ‘‘Nepente’’, un celebre estimatore. Nel ` divenuta meta corso del secolo XX O. e di un crescente flusso turistico sensibile alle sue bellezze naturali e alle sue ricchezze archeologiche. & ECONOMIA Le attivita ` di base della sua economia sono l’agricoltura, in particolare la viticoltura, sostenuta da alcune cantine di grande livello, la frutticoltura, l’orticoltura; e l’alleva-

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Oliena mento del bestiame, in particolare di bovini, suini, ovini e caprini. Negli ultimi decenni si sta sviluppando anche ` industriale di buon livello un’attivita nei settori lattiero-caseario, lavorazione del legno, produzione di laterizi ` discree di materiale da costruzione. E tamente sviluppata la rete di distribuzione commerciale. Vi operano anche due alberghi con 175 posti letto, due aziende agrituristiche con 19 posti letto, alcuni ristoranti e due centri di turismo equestre a sostegno del turismo. Artigianato. Di grande tradizione ` la lavorazione dei gioielli e bellezza e di filigrana e degli scialli dai ricami a ` collegato motivi floreali. Servizi. O. e da autolinee agli altri centri della pro` dotato di Pro Loco, stazione vincia. E dei Carabinieri, medico, guardia medica, scuola dell’obbligo, sportelli bancari. Possiede una Biblioteca comunale.

Oliena – Paesaggio del Supramonte. & DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 7680 unita di cui stranieri 27; maschi 3802; femmine 3878; famiglie 2580. La tendenza complessiva rivelava una diminuzione della popolazione, con morti per anno 61 e nati 77; cancellati dall’anagrafe 101 e nuovi iscritti 60. Tra i principali indicatori economici: imponibile medio IRPEF 15 990 in migliaia di lire; versamenti ICI 2120; aziende agricole

1621; imprese commerciali 383; esercizi pubblici 50; esercizi all’ingrosso 4; esercizi al dettaglio 128; ambulanti 11. Tra gli indicatori sociali: occupati 2411; disoccupati 311; inoccupati 551; laureati 128; diplomati 765; con licenza media 2359; con licenza elementare 2261; analfabeti 226; automezzi circolanti 2668; abbonamenti TV 1765. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il suo ` ricchissimo di testimoterritorio e nianze archeologiche risalenti al periodo prenuragico e nuragico, fino a quello romano. Al prenuragico sono ascrivibili le grotte preistoriche che si trovano nelle sue campagne; si tratta di siti di grande rilievo per lo studio dell’archeologia in Sardegna; in particolare sono la Grotta Corbeddu, la Grotta Rifugio e la Grotta del Guano. ` una cavita ` natuLa Grotta Corbeddu e rale della valle di Lanaittu nella quale gli scavi hanno permesso di individuare ben dodici livelli archeologici. Di essi sono molto importanti i primi quattro che permettono di documentare l’evoluzione dal Paleolitico tardo ` tarde al Mesolitico e poi alle fasi piu ` del Bronzo. del Neolitico fino all’Eta Ha restituito i resti del Megaceros Cazioti, le cui ossa venivano tagliate dall’uomo, e un frammento di mastoide umano del 14 000 a.C. circa, e notevoli ` di ceramiche e di altre supquantita pellettili di vario genere. La Grotta Ri` una cavita ` naturale frequentata fugio e dall’uomo fin dal tempo delle culture di Bonuighinu e di Monte Claro. Al suo ` stato trovato un pozzo conteinterno e nente dodici scheletri con ricco corredo funerario costituito da diverse suppellettili. La Grotta del Guano o di ` una cavita ` naturale abiGonagosula e tata dall’uomo all’epoca della cultura di Ozieri. Gli scavi che sistematicamente vi sono stati condotti hanno consentito di rinvenire ceramiche, fram-

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Oliena menti di statuette e moltissimi utensili che documentano la cultura materiale di questa fase della preistoria. Di ` anche il villaggio di grande interesse e Biriai, centro risalente alla cultura di Monte Claro, costituito da capanne a pianta rettangolare con annesso un ` dominato santuario. Il complesso e dall’alto di una collina da un recinto megalitico fortificato dalla struttura ovaleggiante che racchiude 12 menhir. Numerosi i monumenti di epoca nuragica, tra questi i nuraghi di Biriai, Bolcidda, Dadu Ruju, d’Enitte, Gollei, ´ , Lorvo, Luduruju, Muggiaglio, Inise Murcone, Pirastru Tostu, Planos, Sa Luna Vera, Sa Luzzana, S’Arrenegula, Sarunele, Sovana, Su Cungiadu, Su Pirastu Tortu, Su Suni, Torcodossile, Toroddai; numerosi anche i villaggi nuragici e le Tombe di giganti. Ma il sito ascrivibile a questo periodo che con` quello serva una suggestione unica e di Tiscali. Si tratta di una rupe calcarea situata oltre la valle di Lanaittu, in parte svuotata da uno sprofondamento tettonico di grande interesse paesaggistico e archeologico. Infatti all’interno della grande dolina formatasi con lo sprofondamento si trovano i resti di un villaggio nuragico di incredibile e suggestiva bellezza. Vi si accede da un unico ingresso attraverso scale rudimentali scavate nella roccia; le capanne, prevalentemente a pianta circolare, sono disposte lungo la parete interna in due distinti nuclei; al centro dell’abitato si trova una stele naturale venerata come un menhir. Il villaggio fu costruito nel Nuragico finale e proba` romana divenne l’imbilmente in eta prendibile rifugio di popolazioni che cercavano di resistere ai conquista` a essere utitori. Il villaggio continuo lizzato sino al Medioevo; nel corso dei secoli se ne perse la memoria, anche se ` escludere che abbia continon si puo

nuato a dare rifugio ai banditi o a gruppi di pastori. Fu riscoperto nel 1911 e in seguito saccheggiato da spregiudicati ricercatori di tesori archeologici. Attualmente, custodito da una ` in attesa di uno scavo cooperativa, e ` approfonditi studi, sistematico e di piu ` meta di un grande ma nel frattempo e numero di visitatori attratti dall’aura di mistero primordiale che si respira sotto l’imponente cupola naturale.

Oliena – Chiesa di Sant’Ignazio di Loyola.

PATRIMONIO ARTISTICO, CULTURALE E AMBIENTALE Il paese ha conservato in parte del suo tessuto urbano l’assetto originario, soprattutto nel quartiere di Puttu ’e Prejone, situato nella ` antica dell’abitato e costiparte piu tuito dal palazzo del majore, costruito nel secolo XVII in forme tipicamente goticheggianti e ingentilito da un’altana ad archi a tutto sesto. Annesso a questa costruzione si apre un ampio cortile sul quale si affacciano i locali delle antiche celle delle prigioni e i re` il sti del monumentale pozzo che da nome al complesso. Accanto al complesso monumentale sorgono lungo le vie del quartiere le tipiche case in pie` piani che si affacciano sulle tra a piu cortes, i cortili centro della vita di altri ` la tempi. Cuore attuale del paese e chiesa di Sant’Ignazio di Loyola, fatta ` del costruire dai Gesuiti in prossimita loro collegio a partire dal 1650. L’edifi-

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Oliena ` imponente e rispecchia i classici cio e canoni costruttivi delle chiese gesuitiche del Seicento; ha un’unica navata e sei cappelle laterali; la facciata, pur ` delle sue linee, ternella semplicita mina in un classico fastigio barocco. Dopo lo scioglimento dell’ordine fu utilizzata come parrocchia, al suo interno conserva alcune pregevoli tele e decorazioni marmoree. Accanto alla chiesa sorge il Collegio dei Gesuiti, palazzo del Seicento costruito dai Gesuiti quando aprirono il loro collegio a O. ` della parrocchia Sorge in prossimita ` ancora integro e al di Sant’Ignazio, e suo interno conserva una serie di sale affrescate nelle quali si trovano cimeli risalenti al periodo della presenza dell’ordine e una bella biblioteca. Altro ` Santa interessante monumento e Croce, chiesa costruita nel Medioevo e rimaneggiata nel corso dei secoli. Attualmente ha forme secentesche; l’im` a una sola navata; la facciata e ` pianto e completata da un campaniletto a vela; sul lato sinistro dell’edificio corre un loggiato che secondo una tradizione serviva da riparo ai poveri. Al suo interno conserva un crocifisso ligneo del secolo XVII utilizzato per i riti della Settimana santa e altri oggetti processionali dello stesso periodo. Va ricordato il quartiere Sa Tiria che si estende attorno alla chiesa di Santa Maria all’ingresso del paese: fu fondato nel Settecento dagli abitanti del villaggio di Locoe costretti a trasferirsi a O. a causa delle rappresaglie degli orgolesi. Da ricordare anche il castello, fatto co` struire dai giudici di Gallura in localita Su Casteddu, una montagna che domina l’attuale abitato; aveva la funzione di difendere il territorio da eventuali attacchi provenienti dal giudicato di Cagliari e da quello di Arborea. Dopo la divisione del 1258, quando la parte delle curatorie orientali del giu-

dicato di Cagliari fu incorporata nel giudicato di Gallura, il castello perse parzialmente la sua funzione strate` a decadere. Numerose gica e comincio ` conosono le bellezze naturali: la piu ` Su Cologone, fonte carsica di sciuta e grande interesse situata alle falde del Supramonte di Oliena nei pressi della grotta detta di S’Abba Medica, una ca` con suggestive stalattiti e stalagvita miti. Nella gola che sovrasta la sorgente Giuseppe Palimodde aprı` negli anni Cinquanta il celebre ristorante ` essere consideSu Cologone, che puo rato il primo costruito per conservare e far conoscere le tradizioni gastronomiche dell’isola. L’edificio, che attualmente ospita anche un bell’albergo, riproduce nelle sue forme l’edilizia abitativa della tradizione olianese; nel ri` instorante si serve ancora un menu centrato sulla cucina tradizionale. Infine la valle di Lanaittu, splendida lo` compresa nel Supramonte di calita Oliena a circa 7 km dall’abitato. Ha una notevole importanza archeolo` gica, speleologica e paesistica. Non e raro trovarvi giganteschi ginepri e ` di gariga montana, il tutto rare varieta dominato da picchi inaccessibili e rifugio di specie di grandi uccelli rapaci. Vi si trovano siti come Su Gurruthone, dove sono chiare le tracce di un villag` poi ammirare la gio nuragico. Si puo grotta di Sa Oche, alla quale si accede da un monumentale ingresso. Al suo interno sono alcuni spettacolari laghetti sotterranei collegati tra loro che conducono a un’altra grotta, detta Su ` Bentu. All’interno delle grotte si puo cogliere l’impressionante rimbombo di lontane acque sotterranee. Poco lontano dalla grotta di Sa Oche si trovano una Tomba di giganti e soprattutto i resti del villaggio nuragico di Sa Sedda ’e Carros. Si tratta di un complesso recen` di temente scoperto, costituito da piu

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Oliena 200 capanne, e comprendente un’officina fusoria costituita da un cortile at` di dodici torno al quale si aprono piu piccoli vani; gli scavi hanno restituito ` di materiali. Prouna grande quantita seguendo lungo la valle si trova la Grotta Corbeddu, di grande interesse archeologico; il nome le deriva tuttavia dalla leggenda secondo cui fu utilizzata come rifugio dal famoso bandito olianese Giovanni Battista Salis, soprannominato appunto ‘‘Corbeddu’’. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Di particolare suggestione la festa del Cristo Risorto che si svolge la dome` conosciuta come nica di Pasqua ed e S’Incontru: consiste in due solenni processioni che si snodano per le vie del centro storico, con la partecipazione di numerosi costumi tradizionali, e hanno alla testa una il Cristo e una la Madonna; in un punto centrale avviene l’incontro tra il tripudio della folla e raffiche di spari a salve. Altre feste caratteristiche sono quelle di San Giovanni Battista che si svolge a giugno e quella in onore di Nostra Signora di Monserrato che si svolge a settembre. Altro elemento che riguarda le ` il costume. L’abbiantiche tradizioni e ` ancora indosgliamento tradizionale e sato in particolari occasioni come i matrimoni o le feste. Le donne indossavano abbigliamenti differenti a seconda delle circostanze. L’abbigliamento di gala era costituito da camicia bianca (sa ’ammisa) di trambicche plissettata e finemente ricamata a disegni e motivi vari e dalle maniche molto ampie; dalla gonna (sa tunica) di orbace color vinaccia scuro arricchita da una balza di raso bianco o celeste con disegni a fiori e guarnita di un nastro con perline; sopra la camicia venivano indossati il busto (sa pala) di dimensioni ridotte e realizzato con nastro bianco ricamato (vetta), terziopelo e pezzi di

broccato alternati; la giacca (su gippone) di panno rosso ornata e guarnita dal marghinesu, un particolare tipo di ricamo bordato con terziopelo, e con le maniche aperte per consentire la fuoruscita della camicia. Sopra la gonna era il grembiule (sa franda) di raso nero ricamato a fiori colorati. L’abbigliamento era completato da un fazzoletto di tibet nero con un ricco ricamo a fiori in filo dorato e le frange ai bordi (su muncadore): molto ampio, veniva ripiegato a triangolo; e dalle scarpe (sas issharpas) di vernice nera ricamate con seta di vari colori e disegni di fiori. Le vedove indossavano invece la camicia di tela bianca con pochi ricami e la gonna di orbace nero con una balza di tessuto nero (robba nighedda). Sopra la camicia indossavano una giacca di panno nero; sopra la gonna un grembiule di raso nero. L’abbigliamento era completato da un fazzoletto di tibet nero e dalle scarpe in vernice nera con un ricamo color cremisi. L’abbigliamento tradizionale dell’uomo era costituito dalla camicia (su entone) di tela bianca chiusa da bottoni d’oro; e dai calzoni di tela bianca (su carcione ’e tela). Sopra la camicia si indossavano la giacca molto aderente a doppio petto da portare aperta (su gippone), realizzata con panno rosso guarnito di terziopelo; nei giorni feriali sopra questa giacca venivano indossati un cappotto di orbace nero con cappuccio (su lode) e un indumento di pelle di agnello nero (sas peddes). Nei giorni di pioggia i pastori indossavano un gabbano di orbace (su saccu) che fungeva da impermeabile. Era usato talvolta anche un cappotto di orbace col collo di pelle d’agnello nero e col cappuccio. Sopra i calzoni venivano indossati il gonnellino di orbace nero (su carcione de huresi) tenuto in vita da una cinta di pelle lavorata o di vernice intagliata di vari

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Olimpia colori (sa hintoglia), le ghette di orbace nero o di pelle (sas migias). Completavano l’abbigliamento la classica berritta di panno di lana nero lunga e gli scarponi di pelle lavorata (sos scarpinones).

Oliena – Il vivace centro barbaricino e` dominato dalle grandi pareti calcaree del monte Corrasi.

Olimpia, santa Santa, vergine e martire (m. 304). Felice Putzu scrive (1926): «Nacque a Selargius. Pochis` dato conoscere della sua vita, simo ci e solo sappiamo di tre sue caratteristi` : la carita ` verso Dio e il prosche virtu ` e il suo eroisimo, la sua illibata purita smo. Cristiani in gran numero erano rinchiusi in oscure prigioni, legati da ` estrema dure catene, in mezzo alla piu ` . E la nostra santa li visitava, necessita li confortava, li eccitava alla fortezza cristiana, onde disprezzando una vita passeggera ne avessero un’eterna, ´ qui piena d’ineffabili consolazioni. Ne ` d’Olimpia: vedenfermavasi la carita doli estenuati dai patimenti, segretamente portava loro il cibo necessario ` sempre la moronde sfamarsi. Pratico tificazione cristiana, come ne fan fede i cilici trovati nella sua tomba, coi quali essa mortificava la sua carne, pur di raggiungere il premio riservato ai mondi di cuore. Scoperta nelle sue ` , che praticava verso i opere di carita cristiani detenuti in odio alla fede, venne anch’essa arrestata. Condotta al

cospetto del preside Barbaro, fece una splendida confessione della sua fede, per cui venne condannata alla decapitazione, che subı` il 17 dicembre del 304 (e non del 302 o 303 come si legge in alcuni autori). La sua salma venne deposta, come quella di moltissimi altri martiri, nell’orto di Placida, vicino alla basilica di San Saturno a Cagliari, quindi traslata nella basilica stessa. ` il ritrovamento) L’‘‘invenzione’’ (cioe delle reliquie si deve al gesuita Francesco Ortolano. Non si sa dove poi furono collocate, forse sotto la mensa dell’altare dedicato alla Regina dei Martiri, nella cripta della cattedrale di Cagliari, o forse vennero donate a chiese del continente». «Is cristianus de Casteddu / in presoni maltrattaus, / de tui sunti consolaus / cun s’opera e su fueddu, / ses istella, prus che isteddu / chi risplendit de luxi sua» (I cristiani di Cagliari – maltrattati nelle prigioni, – da te sono consolati – con l’opera e la ` che astro – che parola, – sei stella piu risplende di luce propria’’; per il po` luminose, polo le stelle sono quelle piu mentre gli astri sono le stelle lontane e poco luminose). La Chiesa in passato festeggiava il 17 dicembre Sant’Olimpia diaconessa (Costantinopoli 368-Nicomedia 410): pagana, convertita, mo` di riglie di Nebridio. Vedova, rifiuto sposarsi, contro il volere dell’imperatore Teodosio I. Scelse la vita religiosa, ` un monastero, seguı` San Giofondo vanni Crisostomo dividendone l’esilio e le sofferenze. Sul suo culto, quasi certamente, nel Seicento sardo dei ‘‘santi ` innestato quello della a iosa’’), si e santa di Selargius. [ADRIANO VARGIU] Festa Si festeggia il 17 dicembre a Selargius.

Olimpia Sant’Antioco = Pallavolo Olis, Comita Religioso, vescovo di Castra (sec. XIV). Era canonico della cattedrale di Castra quando nel 1359 fu

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Oliva nominato vescovo di quella diocesi da `, resse la Innocenzo VI. Purtroppo, pero diocesi per pochi anni stroncato da una morte prematura. Nel 1362 compare come vescovo suo successore un Cornelio, peraltro attestato solo dalla bolla di nomina del suo successore, Nicola di Vare.

Oliva, Anna Maria Storica (n. sec. XX). Borsista presso l’Istituto sui Rapporti italo-iberici di Cagliari del CNR, nel ` stata comandata a Roma nel1988 e l’ambito del progetto colombiano e ha lavorato presso gli Archivi vaticani. Tra i suoi scritti: La successione dinastica femminile nei troni giudicali sardi, in Miscellanea di Studi giudicali sardocatalani, 1981; Il Campidano al centro delle lotte tra i giudicati, Pisa e Genova, in Sardegna. L’uomo e la pianura (a cura di Angela Terrosu Asole), 1984; La seconda presa arborense di Villa di Chiesa nel 1391 (con Olivetta Schena), in Studi su Iglesias medioevale, 1985; I Narbona giudici d’Arborea (con L.L. Brook), Tinie`res (con L.L. Brook), Gli Hohenstaufen (con L.L. Brook), I Conti di Barcellona re di Sardegna, Trastamara, cinque capitoli in Genealogie medioevali di Sardegna, 1984; La sopravvivenza urbana di Santa Igia in periodo aragonese, in Santa Igia capitale giudicale, 1986; Il Goceano, punto nevralgico della storia sarda, ‘‘Medioevo. Saggi e Rassegne’’, 12, 1987; La chiesa arborense, in La Provincia di Oristano. Le orme della storia, I (a cura di F.C. Casula), 1990. Ha curato con Olivetta Schena l’edizione de I Parlamenti dei vicere´ Giovanni Dusay e Ferdinando Gi´n de Rebolledo (1495, 1497, 1500, 1504, ro 1511), n. 7 della collana ‘‘Acta Curiarum Regni Sardiniae’’ pubblicata a cura del Consiglio regionale della Sardegna, 1998.

Oliva, contea di Feudo che compren` di deva i territori della ridente citta

Oliva, situata nel regno di Valenza a nord-est di Denia. Il titolo di conte d’Oliva fu istituito nel 1449 per Francesco Gilaberto Centelles, figlio di Bernardo ` vicere ´ di Sardegna. Egli era in posgia sesso delle signorie del Marghine, di Monte Acuto, di Osilo, del Meilogu e dell’Anglona, concesse a suo padre da Alfonso V nel 1421. Dal momento della costituzione della contea in Spagna anche gli estesi territori sardi presero a essere chiamati Stati d’Oliva. Francesco Gilaberto li seppe amministrare ` , evitando che venissero con abilita smembrati. Quando morı`, nel 1480, i figli Serafino e Giovanni Cherubino non tornarono in Sardegna e affidarono l’amministrazione dei territori a funzionari; il ramo si estinse nel 1569 con la morte di un Giovanni Cherubino. ` erede la sorella MaddaQuesti lascio ` il duca di Gandı´a e gli lena, che sposo ` in dote tutti i feudi della famiporto glia. Unitamente alla contea d’Oliva i territori sardi passarono ai Borgia per il matrimonio di Maddalena con il duca Carlo che, legato a Filippo II, fu ´ del Portogallo. Per ponominato vicere terne entrare in possesso, Carlo dovette passare attraverso una lunga contesa giudiziaria nella quale sostenne i diritti ereditari della moglie; la lite si concluse solo nel 1591. All’estinzione della famiglia, nel 1740, la contea d’Oliva e i territori sardi passarono ai Pi´ n, mentel, una famiglia feudale del Leo di origine portoghese, le cui prime notizie risalivano al secolo XIV. Il passaggio fu reso possibile quando Antonio ` Maria IgnaFrancesco Pimentel sposo zia Borgia; questa era sorella di Maria ˜ iga alla quale, Anna Borgia sposata Zun in un primo momento, era passato il patrimonio dei Borgia. Dal matrimonio nacque Francesco che, quando nel 1740 morı` la zia Maria Anna, si oppose alla successione del cugino Gioac-

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Oliva ˜ iga nella contea d’Oliva e nei chino Zun feudi sardi. Siccome i territori sardi erano stati sequestrati dal fisco, solo ´ essere definel 1758 la questione pote nita, grazie anche all’intervento del re di Spagna presso il re di Sardegna. Poi´ Francesco era gia ` morto, i suoi diche ritti passarono alla figlia Maria Giu` la contea d’Oliva, menseppa, cui tocco tre gli altri feudi andarono a Gioac´ pero ` Maria Giu˜ iga. Poiche chino Zun seppa si rifiutava di prendere l’investitura, i territori sardi furono nuovamente sequestrati; la vicenda si concluse soltanto nel 1767, quando Maria Giuseppa acconsentı` a prenderne l’investitura dal re di Sardegna. I territori sardi furono cosı` staccati formalmente dalla contea di Oliva, costituiti come feudi sardi e smembrati dando vita al principato di Anglona, il marchesato del Marghine, il ducato di Montacuto e la contea di Osilo. All’estinzione della famiglia, nel 1780, tutti questi feudi furono ereditati dai Tellez Giron, di cui rimasero in possesso fino al momento del riscatto da parte del Regno di Sardegna, nel 1838.

Oliva, Giovanni Filologo (n. Castel del Giudice 1948). Dopo la laurea ha intrapreso la carriera universitaria. Attual` professore di Letteratura itamente e ` di Lettere delliana presso la Facolta ` di Chieti. Legato ad All’Universita ghero da esperienze di vita e di studio, ha dedicato diversi scritti alle vicende ` , La struttura urbana di Aldella citta ghero nel XVI e XVII secolo, in Atti dell’Istituto di Ricerca territoriale e ur` bana, 1986-87; I luoghi della comunita ebraica di Alghero, ‘‘L’Alguer’’, V, 1992; Luoghi di pena, luoghi di svago. La villeggiatura ad Alghero tra Ottocento e Novecento, in La villeggiatura in Italia tra Ottocento e Novecento, ‘‘Il Risorgimento’’, XV, 2, 1993; La struttura urbana di Alghero nel XVI e XVII secolo

(con G. Paba), in Alghero la Catalogna e ` e di il Mediterraneo. Storia di una citta una minoranza catalana in Italia (XVXX sec.) (a cura di Antonello Mattone e Piero Sanna), 1994.

Olivar Famiglia dell’isola di Minorca (sec. XVIII). Nel 1645 ottenne il cavalierato ereditario con un Pietro Gerolamo; un suo discendente, Giuseppe Domenico, nel corso del secolo XVIII ` fiorenti si trasferı` a Cagliari dove curo ` commerciali e ottenne la conattivita ferma dei privilegi nobiliari dai Savoia.

Olivari, Luigi Fotografo (n. Sassari 1959). Ha al suo attivo reportage fotografici in Cina, Argentina, Bolivia, Kenya e Tanzania: le sue foto vengono pubblicate su periodici, enciclopedie e libri illustrati, fornite a case editrici italiane (Mondadori, Laterza). Accreditato presso l’agenzia foto-giornalistica Overseas di Milano, ha lo studio a Sassari. Tra il 1993 e il 1999 partecipa, come socio fondatore, alla costituzione dell’associazione culturale OGROS Fotografi Associati, che realizza un ciclo di mostre itineranti inserite nel progetto Contrasti. Ha vinto, ex aequo con Giuseppe Onida, l’edizione 2005 del premio ‘‘Mario De Murtas’’ per la fotografia.

Olivari, Tiziana Studiosa di storia del ` bibliotecaria libro (n. Sassari 1950). E nella Biblioteca Universitaria di Sassari. Nel 1982-1988 ha collaborato con Manlio Brigaglia nella redazione di La Sardegna. Enciclopedia. Negli anni Novanta ha curato l’ordinamento e la catalogazione della biblioteca di Giuseppe Garibaldi conservata nella ‘‘Casa Bianca’’ di Caprera. Tra i suoi scritti: Gli archivi e Libri lettori e biblioteche, due capitoli in La Sardegna. Enciclopedia, I; Gutenberg nel Capo di sopra. La nascita della tipografia a Sassari, ‘‘Almanacco di Cagliari’’, 1988; La

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Olives tipografia a Sassari nel XVII secolo, ‘‘Almanacco di Cagliari’’, 1989; La tipografia a Sassari nel XVIII secolo, ‘‘Almanacco di Cagliari’’, 1990; Da Antonio Azzati a Raimondo Azara. La tipografia a Sassari dal 1795 al 1850, ‘‘Almanacco di Cagliari’’, 1991; Libri e lettura nella Sassari del Cinquecento, in La stampa in Italia nel Cinquecento, II, 1992; Le tipo` delgrafie a Cagliari nella seconda meta l’Ottocento, ‘‘Almanacco di Cagliari’’, 1993; Artigiani, tipografi e librai in Sardegna nel XVIII secolo, ‘‘Sacer’’, III, 1996; Iniziative editoriali in Sardegna tra sardismo e sardo -fascismo, in Stampa e piccola editoria tra due guerre, 1997.

Olivastro (o oleastro) Pianta arborea sempreverde della famiglia delle Oleacee (Olea europea L. var. sylvestris (Mil` di ler) Brot.). In genere non supera piu 5-6 m, si distingue dall’olivo coltivato per i rami terminali pungenti, per fo` piccoli e per l’aspetto glie e frutti piu arbustivo e spesso sagomato dal vento. ` o meno liscia, di coHa corteccia piu lore grigio cenere; foglie persistenti e opposte, di forma ovale e allungata, coriacee, di colore verde scuro sopra e argentee sotto; fiori piccoli di colore bianco, riuniti in specie di spighette, che fioriscono in marzo-aprile; i frutti sono piccoli e ovoidali, di colore prima ` verde, poi nero-rossastro a maturita raggiunta, con polpa scarsa e povera ` duro e compatto, d’olio. Il suo legno e per cui viene utilizzato per lavori di ebanisteria, intarsio e tornio, e anche come legna da ardere. Le foglie sono molto gradite dal bestiame e, un tempo, venivano usate per preparare un infuso contro la febbre. Con la corteccia, in passato, si coloravano di giallo i tessuti. In Sardegna l’o. vegeta dal livello del mare fino ai 400-500 m, in talune condizioni riesce a creare boschi quasi puri, come sull’altipiano tra

` ridotto a Paulilatino e Milis, in altre e larghi e bassi pulvini dal continuo brucare di bovini e caprini, che lo prediligono agli altri arbusti della macchia mediterranea e quindi forma macchie in consociazione con altre specie arbustive e arboree (lentisco, mirto, fillirea). Specie molto longeva, ad accre` raggiunscimento lento ma che puo gere considerevoli proporzioni del tronco: a riguardo si ricordano gli olivastri di Luras e quelli di Santa Maria Navarrese, istituiti a ‘‘monumento naturale’’ con una legge della Regione Sardegna. I nomi sardi sono traduzioni dell’italiano: oddastru (gallurese); ollastu (campidanese); ozastru(logudorese). [TIZIANA SASSU]

Oliver Famiglia di Castelsardo (secc. XVII-XVIII). Le sue notizie risalgono al secolo XVII; nel 1655 ottenne il cavalierato ereditario con un Agostino, i cui discendenti mantennero una buona `. Si estinsero agli inizi posizione in citta del secolo XVIII.

Olives Famiglia algherese (secc. XVI` dal secolo XVI la famiglia XVIII). Gia espresse alcuni distinti personaggi che ` nell’ambiente acquistarono notorieta forense e considerazione in seno alla ` cittadina. Nel 1571 ottenne il societa ` con un riconoscimento della nobilta Antonio. I suoi discendenti continuarono a risiedere ad Alghero e nel 1643 furono ammessi allo Stamento militare durante il parlamento Avellano. In seguito ricopersero uffici pubblici e nel 1698 comprarono la signoria della Planargia. Durante la guerra di successione spagnola furono tra i principali sostenitori di Filippo V a Sassari, e ` quando nel 1708 la Sardegna passo agli Asburgo furono costretti ad andare ` conin esilio. Filippo V li ricompenso cedendo loro nel 1715 il titolo di marchese di Montenegro; nel 1717 furono

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Olives tra i sostenitori dell’impresa del cardinale Alberoni.

Olives, Antonio Michele Marchese di ` Montenegro (Alghero, seconda meta sec. XVII-Madrid 1720). Figlio di Giuseppe, signore della Planargia, scoppiata la guerra di successione spagnola fu tra i principali sostenitori di Filippo ´ quando l’isola V in Sardegna, sicche ` agli Asburgo fu costretto ad anpasso ` in dare in esilio in Spagna. Qui entro contatto con gli altri esuli sardi e si ` per facilitare il ritorno dell’iadopero sola a Filippo V. Nel 1715 ebbe il titolo di marchese di Montenegro; nel 1717 fece parte della spedizione del cardinale Alberoni e, al comando di un distaccamento, riuscı` a occupare buona parte del Logudoro. Fallita diplomati` amaregcamente la spedizione, torno giato in Spagna.

Olives, Giovanni Antonio Inquisitore ` per la Sardegna (Spagna, seconda meta sec. XVII-Madrid?, dopo 1708). Fiscal dell’Inquisizione, a Sassari, nel 1705, e ` dall’incadal 1706 inquisitore, cesso rico nel 1708.

Olives, Girolamo Magistrato, giurista (Sassari 1505-ivi 1571). Alcuni storici lo dicono nato ad Alghero. Dopo essersi laureato in Legge percorse una brillante carriera in magistratura. Di lui rimangono numerose consulte e i Commentaria et glossa in Cartam de Logu, pubblicato a Madrid nel 1567, che contiene un’analisi del celebre testo giuri` dico arborense. Questo trattato, piu volte ristampato, fu adottato per secoli da tutti i tribunali della Sardegna «qual norma invariabile – dice Pasquale Tola – da seguirsi nell’applicazione delle leggi contenute nell’antico codice nazionale». Fu avvocato fiscale della Reale Udienza e dal 1553 avvocato del fisco nel Supremo Consiglio d’Aragona.

Olives, Giuseppe Signore della Pla-

nargia (Alghero, sec. XVII-?). Avvocato fiscale, apprezzatissimo giurista, nel 1698 riuscı` ad acquistare il feudo della Planargia accollandosi anche la pesantissima situazione debitoria che gravava su di esso.

Olivicoltura – Oliveti.

Olivicoltura Diversi studiosi fanno risalire la coltivazione dell’olivo si fa risalire al IV millennio a.C., quando dall’Asia Minore si estese alla Grecia, poi all’Italia e al resto del bacino del Mediterraneo. & STORIA Per quanto riguarda la Sardegna, si riteneva che l’olivo fosse stato ` reintrodotto dagli Spagnoli, ma i piu centi orientamenti ipotizzano un’ori` antica. In particolare, esigine piu stono le testimonianze di una cultura dell’olio ma non vi sono prove per affermare se fosse estratto dalle drupe della specie coltivata o da quelle dell’olivastro, se fosse prodotto nell’isola o introdotto con il commercio. In un bronzetto del secolo VII a.C., conservato al museo ‘‘G.A. Sanna’’ di Sassari, ` rappresentato mentre l’eroe Aristeo e reca tre ampolle contenenti miele, latte e olio e in un altro, rinvenuto a Oliena, mentre tiene in mano un rametto di olivo. Reperti archeologici di Oliena, Barumini e Torralba potrebbero avvalorare l’ipotesi dell’esistenza ` dall’eta ` nudi una cultura dell’olio gia ragica. Nel nuraghe di Santu Antine a

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Olivicoltura Torralba sarebbe presente un rudimentale frantoio. Testimonianze del` punica indicano che i Sardi nural’eta gici quanto i Sardi punici conoscevano l’olio, ma non provano l’esistenza di un’o. isolana. La dominazione romana dovette impedire lo sviluppo di un’o. locale a beneficio della cerealicoltura per garantire gli approvvigionamenti ` probabile tuttavia che degli eserciti. E esistesse una tradizione di estrazione dell’olio dai frutti dell’olivastro per l’illuminazione, mentre l’alimentazione si basava sui grassi animali. Nel Medioevo si segnalano presenze spora` parlare diche dell’olivo, ma non si puo ` ecodi un’o. funzionante come attivita nomica. La timida comparsa dell’olivo nell’isola sarebbe legata all’insediamento di alcuni impianti nei monasteri benedettini; da documenti dei secoli XI-XII traspare il tentativo, a opera dei Pisani, di convertire gli indirizzi produttivi di alcune campagne sarde con l’introduzione dell’olivo. Un’ulteriore citazione di questa pianta risale al secolo XIII in documenti dell’epoca giudicale. A prescindere dall’ipotesi di un’origine antica dell’olivo sardo, la tradizione olivicola della regione ha avuto impulso a partire dalla domina` zione spagnola. L’influenza spagnola e documentata dall’esistenza di una normativa e di provvedimenti che disegnano una vera e propria politica agricola tesa a promuovere ed estendere la pratica dell’o. e dell’elaiotecnica. Questa politica si esplica da un lato attraverso veri e propri provvedimenti di conversione coattiva alla coltivazione dell’olivo e da un altro attraverso un ‘‘supporto’’ divulgativo che ha senza dubbio influenzato sul nascere la tra` svidizionale tecnica olivicola che si e ` dalla seconda luppata nell’isola. Gia ` del Cinquecento i vicere ´ spagnoli meta ` di promuoravvisarono la necessita

vere la coltivazione dell’olivo e la sua utilizzazione per l’estrazione dell’olio. ` al La prima azione incisiva risale pero 1624 con la promulgazione di una disposizione che di fatto obbligava i proprietari terrieri a orientare i loro indirizzi produttivi verso l’elaiotecnica. Nell’epoca sabauda la coltura ha la fisionomia di una coltivazione promiscua, con la consociazione tra vite e olivo o l’impiego di questo per delimitare i terreni. L’olio d’oliva viene usato sia nell’alimentazione che nell’illuminazione. Il regime sabaudo muta drasticamente il paesaggio dell’isola: lo sfruttamento delle risorse minerarie e forestali, che ha ridotto sensibilmente il patrimonio boschivo, la chiusura dei fondi ‘‘aperti’’ e la privatizzazione di `o quelli demaniali sono fattori che piu meno direttamente hanno contribuito al consolidamento dell’o. La legisla` zione sabauda ha il suo documento piu significativo nell’editto del 1806, con il quale si garantisce il conferimento del cavalierato a chi pianta almeno 4000 olivi e si autorizza la chiusura dei fondi dotati di olivastri con l’impegno da parte del beneficiario di innestarli a olivo. Ai primi del Novecento la molitura si eseguiva con la molazza a una ruota in pietra mossa dall’asino. L’estrazione si faceva con una pressa a vite azionata a mano, formata da una base in pietra e un disco mobile in legno. L’olio dei frantoiani era destinato al commercio, effettuato da ambulanti che si spostavano di paese in paese realizzando margini di guadagno mi` stata stimonimi. Nel secolo XX l’o. e lata attraverso gli incentivi economici. Impulsi in questa direzione derivano dal regime fascista, dalla riforma fon` rediaria della Repubblica e dalle piu centi disposizioni promulgate dalla ` europea a sostegno del setComunita tore olivicolo, penalizzato dalla con-

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Olivicoltura correnza delle colture erbacee oleaginose (soia, girasole ecc.). Per contro, la regolamentazione dello smaltimento dei reflui nelle acque superficiali ha contribuito al ridimensionamento ` dei frantoi isolani. della realta & L’OLIVICOLTURA OGGI La coltivazione dell’olivo, diffusa in molte zone agricole della regione, interessa oltre ` la coltura arborea da frutto 48 000 ha. E che occupa la maggior superficie in ` cosı` distribuita nelle Sardegna. Essa e quattro province storiche (la prima cifra indica, in ettari, la coltura principale, la seconda la coltura secondaria, la terza il totale): Cagliari (3883, 10 994, 14 877); Nuoro (7499, 5320, 12 819); Oristano (3475, 3820, 7295); Sassari (11 329, 1796, 13 125); totale (26 186, 21 930, 48 116). Il 60-65% della superficie olive` situata in collina, il 29% in piatata e nura e il restante 5% in montagna. La produzione regionale media di olio di ` leggermente inferiore ai 90 000 oliva e q, con la consueta alternanza biennale di produzione che caratterizza la specie (un anno ‘‘abbondante’’, un anno di ‘‘magra’’). Questa produzione non soddisfa neppure la domanda del mercato sardo, che richiede mediamente circa 200 000 q. Le olive sono destinate per il 95% all’estrazione dell’olio, per il restante 5% al consumo diretto. L’estrazione dell’olio avviene in 21 strutture cooperative e 110 frantoi privati. Sono ` alcune cooperative e diversi in attivita privati che provvedono all’imbottigliamento e alla commercializzazione del prodotto finito. A livello regionale operano 30 imprese che procedono all’imbottigliamento del prodotto: tra queste 12 imbottigliano olio proveniente da agricoltura biologica. Il settore olivicolo sardo vive, al momento, un periodo di grande fermento, in gran parte attribuibile ai numerosi successi otte` prestigiosi nuti partecipando ai piu

concorsi nazionali, in particolar modo l’‘‘Ercole Oleario’’ di Spoleto, che lo hanno visto primeggiare nella produ` in confronto zione di olio di qualita con regioni come la Toscana, l’Umbria e la Liguria. Per non disperdere questi ` necessario continuare l’orisultati e pera di divulgazione delle metodologie innovative di coltivazione, di lotta biologica, del corretto ciclo di lavorazione, della promozione e della commercializzazione. Molte aspettative sono riposte nella recente istituzione ` al del marchio DOP Sardegna che sara tempo stesso elemento di garanzia per i consumatori e ulteriore stimolo per i ` delproduttori a migliorare la qualita l’olio. ` In Sardegna si stima siano & VARIETA presenti attualmente circa 5 milioni di piante di olivo. Questo patrimonio risente dell’influenza esercitata dalle varie popolazioni che si sono succedute nel dominio dell’isola, tra cui in ` ancora particolare quella spagnola: e possibile riscontrarne traccia nei nomi di alcune cultivar presenti nel territorio. Da un punto di vista della ` della distribuzione geografica ben piu ` degli oltre 48 000 ha si stima sia meta ` del gruppo della coltivata con varieta cultivar Bosana, cui afferiscono varie denominazioni locali (Palma, Tondo sassarese, Olieddu), prevalentemente presente nella Sardegna settentrionale (Sassarese e Nurra) e centrale ` (Planargia, Marghine, Nuorese) e piu limitatamente, con concentrazione in alcuni areali, nel sud dell’isola (Villacidrese). Altre cultivar presenti sono: Nera di Villacidro (sin. Tonda di Villacidro, Terza grande); Tonda di Cagliari (sin. Tonda, Manna); Nera di Gonnos (sin. Niedda); Pizz’e carroga (sin. Bianca, Becco di cornacchia); Semi` stata condana. In questi ultimi anni e dotta un’indagine sull’o. della Sarde-

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Olivo gna, con l’obiettivo di descrivere la ` olivicola che si va delinuova realta neando a seguito dei piani di ristrutturazione dell’o. (Reg. CEE 2052/88 per il triennio 1990/93; 2081 per i due trienni 1994/96 e 1997/99) recepiti dall’amministrazione regionale. I primi risultati di questa indagine hanno messo in luce la ripresa degli impianti e la rivalutazione del settore, che incidono per circa il 20% sull’attuale superficie olivetata. I nuovi impianti sono stati realizzati prevalentemente in provincia di Nuoro e Cagliari e in minore misura nelle province di Oristano e Sassari. [MARCO TEDDE]

Olivier, Francesco Mercante e mecenate (Cagliari, inizi sec. XV-ivi, se` sec. XV). Facoltoso merconda meta cante, fu uomo di grande cultura e abi` politica. Consigliere capo di Calita gliari tra il 1441 e il 1452, a proprie spese contribuı` all’abbellimento di molte chiese cagliaritane. Promosse il ` di grandi pittori catasoggiorno in citta lani come il Figuera e il Thomas, che dipinsero il famoso Retablo di San Bernardino e contribuirono allo sviluppo del gusto pittorico degli artisti sardi. ` Morı` ricchissimo nella seconda meta del secolo.

la parte iconografica del CD-Rom multimediale sulla Sardegna Pro Domo, edizioni Condaghes di Cagliari. Dal ` insegnante di tecnica di disegno 1997 e nei corsi di fumetto organizzati in collaborazione con professionisti del settore (Michele Medda, Romeo Toffanetti, Mario Atzori).

Olivieri de Vernier, Filippo Giacinto Religioso (Valsalice, Torino, prima ` sec. XVIII-Sassari 1787). Arcivemeta scovo di Sassari dal 1784 al 1787. Sacerdote, dottore in utroque, uomo di grande livello culturale e di profonda ` alpreparazione, presi i voti si dedico l’insegnamento. Era vice-governatore del Collegio dei Nobili di Torino quando nel 1784 fu nominato arcivescovo di Sassari. Giunto nella sua ` un programma per l’abbelsede, avvio ` , ma limento delle chiese della citta morı` improvvisamente a Sassari (ma alcune fonti dicono a Osilo) nel 1787.

Olivier, Gabriele Vicere´ di Sardegna ` sec. XIV-?). (Catalogna?, seconda meta In carica dal 1421 al 1422. Funzionario, forse luogotenente ad interim, del luogotenente generale Bernardo de Centelles, lo sostituı` durante una sua assenza tra il 1421 e il 1422.

Olivieri, Bruno Illustratore (n. Quartu Sant’Elena, sec. XX). Diplomato al Liceo artistico di Cagliari, esordisce con vignette su periodici nazionali e ‘‘La Nuova Sardegna’’. In seguito si dedica all’illustrazione di libri per l’infanzia, collaborando con il disegnatore della ‘‘Walt Disney Italia’’ Silvio Camboni. Esperto di computer grafica, ha curato

Olivo – Particolare di un ramo con olive.

Olivo Pianta arborea sempreverde della famiglia delle Oleacee (Olea europea L.) di media altezza e chioma espansa. Ha tronco spesso nodoso, so` maturi, prattutto negli esemplari piu

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Olla con corteccia grigiastra, rugosa e scre` superare i 3 m polata, il diametro puo ` annosi. Le foglie negli individui piu sono lanceolate, coriacee, verde glauco e glabre alla pagina superiore, dotate di peli biancastri, che conferiscono la tipica colorazione argentata, alla pagina inferiore. I fiori sono ermafroditi, piccoli e bianchi, raggruppati in infiorescenze dette ‘‘mignole’’ (la fioritura dell’o., che avviene in prima` detta ‘‘mivera, da aprile a giugno, e ` una drupa ovale gnolatura’’). Il frutto e carnosa, contenente il 25-30% di olio; la raccolta si inizia di regola in au` o meno presto a seconda deltunno, piu ` coltil’area geografica, delle varieta vate e degli andamenti climatici stagionali, e si protrae per diversi mesi, anche fino all’inverno inoltrato. La ` di prodotto e ` ad annate alquantita ` o meno abbondante; le vaterne piu ` coltivate sono distinte in varieta ` rieta ` da mensa. La zona di da olio e varieta origine si ritiene sia quella sud-caucasica, sebbene molti considerino l’o. una pianta prettamente mediterranea. ` ambientata molto Essa, infatti, si e bene nel bacino mediterraneo soprattutto nella fascia dell’arancio, dove ap` quella degli punto la coltura principe e agrumi associata in ogni modo a quella dell’o.: in questa fascia sono compresi paesi come l’Italia, il sud della Spagna e della Francia, la Grecia e alcuni Paesi mediorientali che si affacciano sul Mediterraneo. Si ritiene che la pratica dell’olivicoltura sia stata introdotta e diffusa in Sardegna dagli scambi tra le popolazioni locali e i na` vigatori micenei, greci e fenici, che gia da tempo la praticavano nei loro paesi ` romana la coltivazione d’origine. In eta dell’o. viene affinata e le piantagioni si moltiplicano. Cherchi-Paba sostiene che in questo periodo le aree olivicole ` produttive fossero il Parsarde piu

teolla, il territorio di Oliena, la Planargia collinare. Il crollo dell’Impero romano comporta una forte riduzione dell’area colturale ma durante tutto il Medioevo la specie viene curata e impiantata in nuovi appezzamenti; si ricordano a proposito gli olivi cosiddetti ´ risalgono al pe‘‘dei Pisani’’, perche riodo della dominazione pisana, presenti in diversi comuni del sud dell’isola (Baressa, Turri, Villamassargia). ` aspettare il secolo XVI per Ma si dovra assistere a un’operazione di innesto degli olivastri su vasta scala e all’adozione di misure appropriate per la coltivazione dell’o.: il primo documento storico che parli dell’innesto degli olivastri risale al 1572; a questo seguono numerose altre norme a protezione e tutela di olivi e olivastri; addirittura Vittorio Emanuele I, agli inizi dell’Ot` ereditaria tocento, concede la nobilta a chi avesse piantato 4000 olivi. Le va` attualmente presenti nell’isola rieta ` tra le sono 19. La produzione di olio e migliori d’Italia, spesso premiata con prestigiosi riconoscimenti; le olive vengono usate anche per l’alimentazione: conservate in salamoia o cotte e condite a succhittu sono ‘‘prodotti tra` ’’ secondo la tabella dizionali di qualita stilata dal Ministero delle Politiche agricole e forestali. A testimonianza della diffusione dell’industria olearia in molte parti della Sardegna sono rimasti numerosi frantoi, alcuni dei quali, ristrutturati, sono adibiti a musei dedicati appunto alla coltivazione e alla lavorazione delle olive (Dolianova, Cuglieri, Loceri). I nomi sardi fanno ri´ rbore de olı´a, matta ferimento ai frutti: a de olı´a (albero di olive). [TIZIANA SASSU]

Olla, Domenico Esperto di agricoltura, giornalista (Cagliari, sec. XX-?). Dal 1922 al 1942 diresse il periodico ‘‘Sardegna Agricola’’. Cattolico impegnato, ` per la cocaduto il regime, si adopero

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Olla Repetto stituzione della DC a Cagliari. Tra i suoi scritti: Una pagina agraria della storia della Sardegna, ‘‘La Sardegna agricola’’, 1928; Due battaglie del grano del governo piemontese in Sardegna, ‘‘Mediterranea’’, II, 8, 1928; Sindacalismo agrario in Sardegna, ‘‘L’Isola’’, 1943; Acqua sui Campidani, ‘‘L’Unione sarda’’, 1946; L’insediamento colonico per il ripopolamento della Sardegna, ‘‘L’Unione sarda’’, 1949; Il vecchio e il nuovo nell’economia agro-pastorale della Sardegna, 1969; L’aggiornamento della legislazione degli usi civici secondo il disegno di legge d’iniziativa parlamentare, ‘‘Sardegna economica’’, 9,1970; Gli usi civici secondo il diritto di ademprivio, ‘‘Sardegna economica’’, 10, 1970; L’interessante capitolo della cussorgia nella storia dell’ademprivio, ‘‘Sardegna economica’’, 3, 1971; Liberalizzazioni e assegnazioni di terre dell’ademprivio, ‘‘Sardegna economica’’, 4, 1971; La cessione delle terre dell’adem` concessionaria di ferprivio alla societa rovie in Sardegna, ‘‘Sardegna economica’’, 5, 1971; Due iniziative storiche. Porti franchi in Sardegna, ‘‘Sardegna economica’’, 4, 1977.

Olla, Roberto Programmista, regista e giornalista (n. Quartu Sant’Elena 1951). In origine programmista-regista radiofonico presso la sede RAI di Ca` diventato pubblicista nel 1986 gliari, e e giornalista professionista nel 1992. Attualmente lavora per i programmi giornalistici della sede romana della ` segnalato con alcuni reporRAI: si e tage della trasmissione ‘‘Chi l’ha vi` specializzato nei sto’’; in seguito si e programmi di documentazione storica (vivo successo ebbero la serie dedicata ai ‘‘Combat Film’’ degli operatori dell’esercito americano durante la se` anconda guerra mondiale in Italia). E che autore del saggio La radio e la tele-

visione, in La Sardegna. Enciclopedia (a cura di M. Brigaglia), I, 1982.

Olla Repetto, Gabriella Archivista, storica (n. Cagliari 1936). Dopo essersi ` entrata laureata in Giurisprudenza e nella carriera degli Archivi di Stato, ` stata per diversi anni direttrice ed e dell’Archivio di Cagliari, promuovendone l’organizzazione e la collaborazione con gli studiosi sardi. Ora in pensione dopo essere stata ispettore gene` autrice di rale per i Beni archivistici. E numerosi interessanti saggi di carattere storico; in particolare, nel 1976 ha curato l’edizione del secondo volume di La Sardegna dal 1478 al 1793 di Francesco Loddo Canepa, completandone il testo e arricchendolo di note. Fa parte del Comitato scientifico che sovrintende alla pubblicazione degli Atti dei Parlamenti sardi. Tra i suoi scritti: Il castello di Sanluri sotto la dominazione aragonese, ‘‘Archivio storico sardo’’, XXVI, 1957; Note economiche sul castello di Sanluri nei secoli XIV e XV, in Atti del VI Congresso di storia della Corona d’Aragona, 1959; Appunti sulla tortura in Sardegna nel sec. XVI, in Studi storici in onore di F. Loddo Canepa, I, 1959; I volontari sardi alla prima guerra d’indipendenza, in La Sardegna nel Risorgimento, 1962; Notai sardi del secolo XV: Pietro Baster, in Studi storici e giuridici in onore di Antonio Era, 1963; Le rendite dell’Inquisizione in Sardegna nell’anno 1591, in Atti del Convegno di Studi religiosi sardi, 1963; Il primo donativo concesso dagli stamenti sardi ai Savoia, in Studi presentati alla Commissione internazionale per la storia delle assemblee di Stati, 1963; Contributi alla storia della pittura sarda nel Rinascimento, ‘‘Commentari’’, XV, 1964; Il castello di Sanluri nei secoli XIV e XV, in Sanluri terra ’e lori, 1965; Mezzi di lotta ` nella Sardegna contro la criminalita spagnola, ‘‘Rivista sarda di Criminolo-

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Olla Repetto gia’’, 1968; Gli ufficiali regi in Sardegna durante il regno di Alfonso IV, 1969; La datazione cronica nei documenti trecenteschi di Iglesias, ‘‘Rassegna degli Archivi di Stato’’, XXXII, 1972; L’origine del castello di Sanluri, ‘‘Bollettino bibliografico sardo’’, 1973; Il primo Liber curiae della procurazione reale di Sardegna 1413-1425, vol. V della ‘‘Collana di pubblicazioni degli Archivi di Stato’’, 1974; Saggio di fonti dell’Archivo ´n di Barcellona de la Corona de Arago relative alla Sardegna aragonese 13231479: gli anni 1323-1396, vol. VII della ‘‘Collana di pubblicazioni degli Archivi di Stato’’, 1975; L’istituto del procurator regius regni Sardiniae sotto Alfonso il Magnanimo, ‘‘Medioevo. Saggi e Rassegne’’, 2, 1976; Per una storia degli incendi agro-forestali in Sardegna, ‘‘Archivio storico sardo’’, XXX, 1976; L’ordinamento costituzionale amministrativo della Sardegna alla fine del ’300, in Il mondo della Carta de Logu, 1979; La Sardegna nell’Archivio historico nacional di Madrid, ‘‘Archivio storico sardo’’, XXXI, 1980; Documenti per la storia del Palazzo regio di Cagliari, ‘‘Archivio storico sardo’’, XXXII, 1981; Le istituzioni medioevali, in La Sardegna. Enciclopedia (a cura di M. Brigaglia), I, 1982; Cagliari crogiuolo etnico. La componente mora, ‘‘Medioevo. Saggi e Rassegne’’, 1982; L’Archivio di Stato di Cagliari nella letteratura archivistica dall’800 alla guida generale, in La ricerca storica sulla Sardegna, vol. XXXIII di ‘‘Archivio storico sardo’’, 1982; L’amministrazione regia, in I Catalani in Sardegna (a cura di Jordi Carbonell e Francesco Manconi), 1984; La ` cagliaritana nel ’400, in Cultura societa quattro-cinquecentesca in Sardegna, 1985; La donna cagliaritana tra ’400 e ’600, ‘‘Medioevo. Saggi e Rassegne’’, 11, 1987; I boni homines sassaresi e il ` della loro influsso sul diritto e la societa

Sardegna medioevale e moderna, in Gli `, Statuti sassaresi. Economia, societa istituzioni a Sassari nel Medioevo e nel` Moderna (a cura di Antonello Matl’Eta tone e Marco Tangheroni), 1986; La donna ebrea a Cagliari nel ’400, in Homenage a Emilio Salz. Anuario de estudios medioevales, 1988; Cagliari e il mondo atlantico nel Quattrocento, ‘‘Rassegna degli Archivi di Stato’’, 1988; Sardegna, Nord Africa e Turchia. Saggio di fonti dell’Archivio di Stato di Cagliari, ‘‘Bollettino Bibliografico della Sardegna’’, 10, 1988; La storiografia sugli ufficiali regi della Sardegna catalano-aragonese e la nascita dell’istituto del governatore della Corona d’Aragona, ‘‘Archivio storico sardo’’, 1989; La presenza ebraica in Sardegna attraverso una ricerca archivistica relativa ai secoli XIV-XV, ‘‘Italia judaica’’, 1989; Appunti per una storia dell’isola di San Pietro nei secoli XV e XVII (con P. Mameli), ‘‘Bollettino bibliografico della Sardegna’’, 11-12, 1989; L’alimentazione a Cagliari nel ’400, ‘‘Medioevo. Saggi e Rassegne’’, 15, 1990; Cagliari. I quartieri storici: Villanova, ‘‘Bollettino bibliografico della Sardegna’’, 15, 1992; L’organizzazione del lavoro a Cagliari tra il ’400 e il ’500: la confraternita dei falegnami, in Sardegna, Mediterraneo e Atlantico tra Medio` Moderna. Studi storici in meevo e Eta moria di A. Boscolo, I, 1993; La presenza ebraica in Alghero nel secolo XV attraverso la ricerca archivistica, in Alghero, la Catalogna, il Mediterraneo. Storia di ` e di una minoranza catalana una citta in Italia (XV-XX sec.) (a cura di A. Mattone e Piero Sanna), 1994; Vino a Cagliari nel sec. XV, in Scritti di Geografia e Storia in onore di Angela Terrosu Asole, 1996; La falsificazione d’Arborea cui proderat?, in Le carte d’Arborea. Falsi e falsari nella Sardegna del XIX sec. (a cura di Luciano Marrocu), 1997.

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Ollastra

Ollastra – Veduta del centro abitato.

Ollastra Comune della provincia di Oristano, incluso nel Comprensorio n. 16, con 1276 abitanti (al 2004), posto a 23 metri sul livello del mare nella vallata del Tirso, una quindicina di chilometri a oriente di Oristano. Regione storica: Campidano Simaxis. Archidiocesi di Oristano. & TERRITORIO Il territorio si estende per 21,52 km2: ha forma grosso modo trapezoidale e confina con Zerfaliu e Villanova Truschedu a nord, Fordongianus a est, Siamanna e Siapiccia a ` situato sud e Simaxis a ovest. Il paese e nel punto in cui il Tirso, dopo avere attraversato gli ultimi rilievi tra altipiano di Abbasanta e Arborea, si avvicina ormai alla foce e scorre al centro di una vallata ampia e aperta, che si presenta come un prolungamento a nord-est della pianura campidanese. I terreni, attraversati dal Tirso e dai suoi affluenti di sinistra, sono fertili e ` dolce, si posricchi di acque, il clima e ` praticare sia le colture orsono percio ticole sia quelle dei cereali e della vite. ` attraversato dalla statale 388 Il paese e che da Oristano si dirige verso Fordongianus; in questo punto se ne distacca una deviazione per Zerfaliu. Stazioni lungo la linea ferroviaria OristanoChilivani si trovano a Simaxis e a Sola` di 5 km. russa, entrambe a non piu & STORIA L’attuale insediamento ha lontane origini romane, sorgeva lungo

la strada che da Carales portava a Turris Lybisonis. Nel Medioevo appartenne al giudicato d’Arborea ed era incluso nella curatoria del Campidano di Simaxis. Caduto il giudicato nel 1410, ` a far parte del marchesato di Orientro ` stano. Estinti i Cubello nel 1470, passo a Leonardo Alagon che nel 1477 fu dichiarato ribelle e privato dei feudi per cui O., dopo la battaglia di Macomer, a partire dal 1479, fu messo sotto sequestro. Come tutti gli altri villaggi del marchesato fu amministrato direttamente da funzionari reali e non fu dato in feudo. Nei secoli successivi i suoi abitanti difesero questo privilegio che li poneva in una condizione migliore rispetto a quella di chi viveva nei villaggi posti sotto feudatario. Nel `, la riscossione delle rendite 1767, pero civili di O. fu inclusa nel feudo di Arcais concesso a Damiano Nurra (= Nurra3 ); inutili furono le proteste degli abitanti che si trovarono a loro volta in una situazione di dipendenza feudale. La cosa era aggravata dal fatto che il feudatario perseguiva i propri fini con durezza e tendeva a estendere i limiti della concessione pretendendo di esercitare anche poteri giurisdizionali, per cui col passare degli anni il conflitto tra amministrazione baronale ` di villaggio si fece piu ` evie comunita dente, soprattutto dopo che nel 1771 fu istituito il Consiglio comunitativo. Nel ` dai Nurra ai Flores, ma 1806 O. passo con i nuovi feudatari il conflitto tra co` di villaggio e amministrazione munita ` aspro; nel 1821 il baronale divenne piu villaggio fu incluso nella provincia di Oristano e assunse il nome di O. Simaxis, forse per distinguersi dal villaggio di O. Usellus; nel 1838 finalmente la ` riuscı` a liberarsi dalla dipencomunita ` la denza feudale. Di questo periodo e puntuale testimonianza di Vittorio An` l’umidita ` dell’aria per gius: «Grande e

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Ollastra ` ancora per la il prossimo fiume e piu vicinanza d’una palude, e frequente la nebbia che troppo nuoce, massime nella primavera, a’ seminati. Le piog` , le tempeste gie sono scarse anzicheno non frequenti; l’aria nelle stagioni ` insalubre. Popoestiva ed autunnale e lazione. Si annoverano in O. anime 718, distinte in maggiori, maschi 225, femmine 236; minori, maschi 130, femmine 127, distribuite in famiglie 175. Il movimento della popolazione si indica nelle seguenti medie, nascite 35, morti 22, matrimoni 6. Le malattie ordinarie sono infiammazioni di petto e febbri periodiche estive ed autunnali. Si vedono non rari i sessagenari, ma ben pochi possono approssimarsi agli 80 anni. Sono curati da un flebotomo. Degli ogliastrini 140 sono applicati all’agricoltura, 35 alla pastorizia, 10 a’ mestieri. Essi sono laboriosi, pacifici e religiosi. Le donne tessono il lino in circa 120 telai, e comprano da altri paesi i tessuti di lana. Alla scuola primaria ` di sei fanciulli, e non concorrono piu quelli che nel paese sappian leggere e ` di 16. Agricolscrivere non sono piu ` in niente da tura. Il terreno d’O. non e meno che sia quello dell’altra regione ´ ottimo a’ nel piano arborense, perche cereali, alle specie ortensi, alle viti, a’ fruttiferi e specialmente ulivi. La ` della seminagione e ` questa: quantita ` o starelli di frumento 600 poco piu meno, d’orzo 160, di fave e legumi 200. ` determiLa produzione mediocre puo narsi al 10 per i cereali, al 12 per le fave, al 20 per gli altri legumi. Di lino se ne semina tanto, che abbiasi di frutto circa 160 cantara, sufficiente materiale per il lavoro femminile. La ` ancora assai ricoltura del canape e stretta e il prodotto non maggiore di cantare 12. La regione che appellano ` ottima per questo articolo. Lodinas e Pastorizia. Si educano dagli ollastrini

le solite specie, e ciascuna ha ordinariamente tanti capi quanti qui si notano. Buoi per l’agricoltura 260, cavalli 90, majali 45, giumenti 200; quindi nel bestiame rude vacche 200, capre 1000, pecore 800, porci 300. Pascolano tutti ne’ salti del comune, eccettuati i buoi che nel tempo de’ lavori autunnali e nell’inverno sono alimentati di paglia e delle erbe de’ sunnotati cungiaus. La ` del formaggio basta appena al quantita ` non si fa bisogno delle famiglie, e pero commercio che di capi vivi, pelli, lana». Abolite le province nel 1848, O. ` a far parte della divisione ammientro nistrativa di Cagliari e dal 1859 dell’omonima ricostituita provincia. Nel 1928 perse la propria autonomia e divenne frazione di Simaxis; solo nel ` a essere comune e quando 1946 ritorno nel 1974 fu ricostituita la provincia di ` a farne parte. Nel 1991 Oristano entro con legge regionale riprese l’antico nome di O. & ECONOMIA Le attivita ` di base della sua economia sono l’agricoltura, in particolare la cerealicoltura, la frutticoltura e l’orticoltura; specifico e ca` lo sviluppo ratteristico della zona e delle risaie che danno un eccellente prodotto; viene praticato l’allevamento del bestiame, in particolare di bovini e ovini, in misura minore di suini. Negli ultimi decenni si sta svi` luppando anche una modesta attivita industriale nel settore degli alimentari, dei materiali da costruzione e della lavorazione dei prodotti della pe` collegato da autolinee sca. Servizi. O. e ` doagli altri centri della provincia. E tato di Pro Loco, medico, scuola dell’obbligo, sportello bancario. Possiede una Biblioteca comunale. & DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 1287 unita di cui stranieri 3; maschi 646; femmine 641; famiglie 431. La tendenza com-

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Oller plessiva rivelava una diminuzione della popolazione, con morti per anno 17 e nati 13, cancellati dall’anagrafe 24 e nuovi iscritti 14. Tra i principali indicatori economici: imponibile medio IRPEF 12 839 in migliaia di lire; versamenti ICI 404; aziende agricole 166; imprese commerciali 53; esercizi pubblici 4; esercizi al dettaglio 20; ambulanti 7. Tra gli indicatori sociali: occupati 224; disoccupati 114; inoccupati 81; laureati 5; diplomati 80; con licenza media 413; con licenza elementare 192; analfabeti 62; automezzi circolanti 160; abbonamenti TV 139. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il ter` ricco di testimonianze archeoritorio e logiche, in particolare del periodo nuragico cui sono riconducibili i nuraghi Accas, Molas, Murru Arra, Paiolu Mannu, Santa Vittoria, Santu Pedru, Sinnadroxiu, S’Orcu, Tres Bias. Si tratta prevalentemente di costruzioni a torre quasi tutte molto danneggiate e situate in posizioni strategiche che denotano l’importanza del territorio. Di grande interesse sono alcuni edifici romani che, inglobati nel tessuto attuale del villaggio, ricordano un antico passato e richiamano l’importanza che il centro dovette avere in epoca imperiale. & PATRIMONIO ARTISTICO E CULTU` caratterizzato dalle tiRALE Il paese e piche costruzioni a ladiri arricchitie dalla lolla e affacciate su grandi corti chiusi da muri alti che rendono suggestive le strette viuzze del centro storico, dall’andamento tortuoso e convergenti verso la chiesa di San Sebastiano, la parrocchiale costruita nel ` XVII secolo. L’impianto della chiesa e a una sola navata scandita da quattro ` anticampate poggianti su pilastri piu ` chi e completata dal presbiterio piu alto rispetto all’aula e delimitato da un arco trionfale a sesto acuto pog-

giante su pilastri decorati a foglie. Al` la chiesa di tro interessante edificio e Santa Severa, posta alla periferia del paese; si tratta di un edificio romano utilizzato in periodo bizantino e trasformato nel 1493 nell’attuale impianto a tre navate. Ha una facciata semplice ed elegante. Tuttavia l’edifi` cio di maggiore interesse storico e senza dubbio la chiesa di San Marco di Oiastra situata anch’essa alla periferia del paese, su un sito donato ai Camaldolesi di Bonarcado. Fu costruita agli inizi del secolo XIII incorporando come cripta un ambiente in laterizi di chiara origine romana che fu utilizzato come catacomba, oggi raggiungibile dall’esterno della chiesa. L’edificio era in forme romaniche con una sola navata completata dall’abside secondo modelli vicini alla chiesa di Bonarcado. La chiesa fu ricostruita totalmente nel secolo XVI inglobando pochi elementi di quella antica, l’interno at` a tre navate. tuale e & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Numerose sono le feste che richiamano antiche tradizioni popolari legate a momenti caratteristici della storia ` . Vanno ricordate della comunita quella di San Marco, in aprile, che unisce alle solenni celebrazioni religiose la fiera del bestiame che consente agli allevatori della zona di far conoscere i propri prodotti; quella di San Costantino che si svolge il 7 luglio presso la chiesa campestre dedicata al santo e che un tempo prevedeva lo svolgimento di una gara equestre a imitazione di quanto nello stesso giorno avviene a Sedilo.

Oller, Pietro Mercante di Majorca (sec. XIV). Fu tra i finanziatori dell’impresa dell’infante Alfonso in Sardegna; subito dopo la conquista fu ricompensato con le signorie di Urso e di Musei en` trambe nel Sigerro. Non trovando pero

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Ollerich i due feudi di suo gradimento, nel 1328 li vendette a Guglielmo de Abbadia.

Ollerich, Carl Filologo (secc.XIX-XX). Allievo di W. Forster, specialista in filologia catalana, nel 1905, su incarico del ` alcune Carte d’Arbomaestro, esamino rea, trovandole scritte in un catalano non corretto (Der Katalanische Brief mit Beilage in der Arborea Sammlung in Cagliari, ‘‘Zeitschrift fu ¨ r romanische Philologie’’, XXXIX, 1905).

Ollolai Comune della provincia di ` Nuoro, compreso nella IX Comunita montana, con 1579 abitanti (al 2004), posto a 920 m sul livello del mare alle pendici settentrionali del Gennargentu. Regione storica: Barbagia di Ollolai. Diocesi di Nuoro. & TERRITORIO Il territorio comunale, di forma allungata da oriente a occidente, si estende per 27,34 km2 e confina a nord con Olzai e Sarule, a est con Mamoiada, a sud con Gavoi e Ovodda e a ovest con Teti. Si tratta di una regione di alta collina e di montagna, che con` alte cime del Genfina a sud con le piu nargentu, mentre a occidente si affaccia sulla piana di Ottana. A est del paese scorre un affluente del Taloro, che alimenta il lago di Gusana, poco ` collegato tramite oltre Gavoi. Il paese e una breve bretella con la statale 128 Centrale sarda, nel tratto tra Gavoi e Sarule. & STORIA Il territorio e ` ricco di testimonianze prenuragiche e nuragiche; una tradizione non documentabile vuole che il villaggio abbia avuto ori` remotissima prima gine in un’antichita dell’avvento dei Romani e che divenisse la capitale delle Civitates Barbarie dalla quale i Barbaricini organizzavano la resistenza ai Romani; e che quindi avesse mantenuto questa fun` e che nel sezione nella tarda antichita colo VI a.C. fosse divenuta la sede di ` conteso Ospitone. Questo privilegio e

a O. da altri villaggi della Barbagia: ` sembra che il centro abinella realta tato sia di origini altomedioevali e che in epoca non definibile abbia fatto parte del giudicato d’Arborea, divenendo il capoluogo dell’omonima curatoria situata all’estremo confine del giudicato. Il villaggio era popolato da pastori che spesso divenivano i guerrieri dell’esercito del giudice. Dopo la caduta del giudicato, si mantennero ostili nei confronti degli Aragonesi e quando nel 1410 il territorio fu concesso in feudo a Giovanni Deana, suocero del marchese d’Oristano, essi riuscirono a mantenere la loro antica autonomia. All’estinzione dei Deana O. ` ai Cubello e fu incluso nel marpasso chesato di Oristano. Nel 1470 fu gravemente danneggiato a causa di un incendio che distrusse buona parte dell’abitato. Caduto il marchesato, nel 1479 O. fu incluso nei territori donati dal re a Brianda De Mur, vedova di Ni` Carroz, che a sua volta lo dono `a colo sua figlia Beatrice andata sposa a Pietro Maza de Lic ¸ana. In questo modo fu unito al feudo di Mandas e amministrato dai relativi funzionari baronali. Estinti i Maza, dopo una lunga lite ` ai Ladron che nel corso del Seipasso cento ne fecero un piccolo capoluogo. Infatti nel villaggio posero la propria residenza stabile alcuni funzionari minori che amministravano l’intero circondario; questo comunque non impedı` il manifestarsi di faide tra gruppi di famiglie che minarono la tranquil` dell’abitato e ne provocarono la delita cadenza. Frattanto O. era passato agli Hurtado de Mendoza e da questi agli ˜ iga; in seguito ai Pimentel e infine Zun ai Tellez Giron ai quali fu riscattato nel 1839. Vittorio Angius ci ha lasciato del periodo una preziosa testimonianza: «Nel 1843 si numeravano famiglie 180 che comprendevano anime 956 di-

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Ollolai stinte in maggiori, maschi 215, femmine 230, e minori, maschi 209, femmine 202. Le medie del movimento si avverarono nascite 35, morti 22, matri` frequenti sono moni 6. Le malattie piu infiammazioni e febbri. Sempre che fu ` ne fu la causa l’ingran mortalita fluenza del vajuolo, alla quale non si ´ porre riparo assai presto, come si pote ` codesiderava. La professione piu ` quella di pastore, e dopo quella mune e de’ coloni. Sono assai pochi gli altri che ` i coesercitano mestieri. Notammo gia loni 130, i pastori 160. Le donne lavorano con molto studio nella tessitura per il bisogno delle famiglie in tele e panni, e per procacciarsi alcun lucro con la vendita di coperte e tappeti, e pezze di lana a vario disegno per bisacce. Esse ritraggono ancora notevole lucro da’ canestri che fabbricano e che i loro mariti o fratelli portano intorno ai prossimi e lontani dipartimenti. La ` numerare circa 15 scuola primaria puo fanciulli; le persone che sappian leggere e scrivere non sono per avventura ` che 40 in tutto il paese. Agricoltura. piu Il terreno facilmente coltivabile con ` assai angusto, e sovente l’aratro e ` dirsi che sparso di pietre; dee pero ` supequest’incommodo sarebbe gia ` industre. Il rato da altra gente piu monte di soccorso non ha alcun fondo in grano; lo ha bensı` in orzo e denaro. La dotazione in orzo era di starelli 200, in denaro di lire 5300. Nella ricognizione fattasi d’uno ed altro nel 1841, il primo fu trovato di starelli 202.2, il secondo di lire 346.14.7. La seminagione ` rappresentare ne’ seguenti nusi puo meri, starelli di grano 70, d’orzo 450, di legumi 95. Pastorizia. I pascoli sono co`; mancano pero ` ad piosi e di gran bonta alcune specie nell’inverno e talvolta a tutte quando avvengano le forti nevate. Nel bestiame manso si devono notare buoi 70, vacche mannalite 46, cavalli e

cavalle 150, porci 250, giumenti 75. Nel bestiame rude vacche 520, capre 3500, pecore 9200, porci 2400, cavalle 30. Il ` di molta bonta ` ne’ pascoli formaggio e montani; quello che si fa dalle pecore ` men prenelle pianure e maremme e giato, e va poco men che tutto per il ` fitto de’ pascoli. L’agricoltura non e molto curata». Nel 1821 O. fu incluso nella provincia di Nuoro e quando nel `a 1848 furono abolite le province entro far parte dell’omonima divisione amministrativa fino al 1859. Abolite in quell’anno le divisioni amministrative e ripristinate le province, fu incluso nella provincia di Sassari e solo nel ` a far parte di quella di 1927 torno Nuoro quando fu ricostituita. & ECONOMIA Le attivita ` di base della sua economia sono l’allevamento del bestiame, in particolare di ovini e di bovini; e l’agricoltura, in particolare la cerealicoltura, la viticoltura, l’orticoltura. Negli ultimi decenni si sta sviluppando anche una modestissima at` industriale nel settore lattierotivita ` poco organizcaseario e nell’edilizia. E zata la rete di distribuzione commerciale. Vi operano anche un’azienda agrituristica con 12 posti letto e un ri` la storante. Artigianato. Molto antica e tradizione della tessitura di coperte pregiate e di tappeti, e la lavorazione ` coldei cestini di asfodelo. Servizi. O. e legato da autolinee agli altri centri ` dotato di Pro Loco, della provincia. E stazione dei Carabinieri, medico, farmacia, scuola dell’obbligo, sportello bancario. Possiede una Biblioteca comunale. & DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 1656 unita di cui stranieri 2; maschi 791; femmine 865; famiglie 686. La tendenza complessiva rivelava una diminuzione della popolazione, con morti per anno 19 e nati 5; cancellati dall’anagrafe 38 e

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Ollolai nuovi iscritti 21. Tra i principali indicatori economici: imponibile medio IRPEF 15 445 in migliaia di lire; versamenti ICI 342; aziende agricole 47; imprese commerciali 71; esercizi pubblici 9; esercizi al dettaglio 28. Tra gli indicatori sociali: occupati 476; disoccupati 96; inoccupati 125; laureati 47; diplomati 163; con licenza media 586; con licenza elementare 550; analfabeti 56; automezzi circolanti 596; abbonamenti TV 425. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il territorio conserva alcuni nuraghi tra cui quelli di Loai, Locumoro, Lugonnoro, Muthigu, Torota, Unerthe. & PATRIMONIO ARTISTICO, CULTURALE E AMBIENTALE Il tessuto urbanistico ha conservato l’assetto tradizionale, lungo le strade si affacciano ancora molte tipiche case barbaricine a due piani, costruite in pietra. La costru` significativa e ` la chiesa di zione piu San Bartolomeo, edificata in forme gotico-catalane nel secolo XVI, ma poi ristrutturata nei secoli successivi. A qualche chilometro dall’abitato, nei ` di pressi di punta S’Assisorgiu a piu 1000 m sul livello del mare, si trova la chiesa di San Basilio, molto antica. ` andato L’edificio nel corso dei secoli e ` stato complein rovina; dopo il 1960 e tamente ricostruito in forme moderne. ` possibile effettuare Dall’abitato e escursioni alla cime di monti de S’Assisorgiu e del vicino monte Gonare da cui si gode un magnifico panorama sulla Barbagia. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI La ` antica memoria delle usanze del piu ` conservata nelle feste di San paese e Giovanni Battista, di San Pietro e di San Bartolomeo. Le prime due si svolgono rispettivamente il 24 e il 29 giugno, il momento culminante di en` rappresentato dalla solenne trambe e processione con cavalieri in costume

che si svolge nella mattinata (s’inghiriu). Nel pomeriggio si svolge sa vardia, ` a cavallo una pittoresca gara di abilita alla quale partecipano i cavalieri che la mattina hanno dato vita a s’inghiriu; la corsa si svolge lungo un sentiero tortuoso su cui i cavalli scendono spinti al galoppo tra gli spari dei fucili. Questo spettacolare momento nelle due feste viene chiamato rispettivamente s’andela de Santu Perdu e su paliu de Santu Zuanne. Le due manifestazioni attirano gran folla da tutta la Barbagia e la sera poi si concludono con una gigantesca cena a base di carne di pecora curata dal comitato organizzatore. La festa di San Bartolomeo (sa festa manna ’e Santu Portolu) si svolge invece il 24 agosto e viene organizzata dai giovani di leva; per la ricorrenza viene riproposta la spettacolare gara de sa vardia cui fa seguito una gara di ` a cavallo, su palu. Dal 1986 lo velocita ` completato da una gara di spettacolo e s’istrumpa, una forma di lotta libera praticata nelle zone interne dai giovani pastori che si svolge secondo regole antichissime e che richiama una ` di spettatori. Di grande gran quantita ` il costume. L’abbigliamento bellezza e ` ancora indossato in partradizionale e ticolari occasioni come i matrimoni o le feste. Le donne indossavano abbigliamenti differenti a seconda delle circostanze. L’abbigliamento di gala era costituito dalla camicia di tela ` ) plissetbianca (sa ’ammisa pramma tata e finemente ricamata a disegni e motivi vari e dalle maniche molto ampie, chiusa al collo e nei polsini con un nastro di panno rosso guarnito di ricami; dalla gonna (su huddittu) di orbace marrone arricchita da una balza finemente ricamata. Sopra la camicia venivano indossati il busto (sas palas) di panno rosso e guarnito di nastri e di filo argentato, di dimensioni ridotte e

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Olmedo chiuso sul davanti da un gancio; la giacca (su zippone) di broccato e tela guarnita da nastri, fili d’oro e pizzi (sa randa e sa vetta), con le maniche strette che consentono la fuoruscita della camicia dai polsini. Sopra la gonna erano ` corta delindossati un’altra gonna piu l’altra, di panno rosso e ornata di una balza di broccato guarnita di trine, pizzi, nastri e fili d’oro dello stesso tessuto della giacca (su fardellinu); e il grembiule triangolare con vertice in vita (su hodale) di broccato o di seta riccamente ornato e arricchito da una cornice di broccato a fiori. L’abbigliamento era completato da una cuffia di broccato ornata di trine, nastri, fili d’oro e pizzi del tessuto della giacca (su capiali) che raccoglie la particolare acconciatura dei capelli, raccolti a cor` legata sotto il netti sulla nuca, ed e mento con un nastro e un velo bianco quadrato di notevoli proporzioni. Le ragazze da marito non indossavano la seconda gonna e in luogo del velo usavano un fazzoletto di tibet marrone. Le vedove invece indossavano la camicia di tela bianca con pochi ricami, e gli altri pezzi del costume o tinti di nero o rifatti con stoffe nere. L’abbigliamento tradizionale dell’uomo era costituito dalla camicia di tela bianca ricamata a vari motivi e dai calzoni di tela di cotone bianca (su harzone biancu). Sopra la camicia nei giorni di festa si indossavano il gilet di velluto blu guarnito di panno rosso ricamato, nei giorni feriali un gilet di panno scuro e la giacca di orbace nero (sa zanchetta). Nei giorni freddi l’abbigliamento era completato da una pelle di montone col pelo all’esterno (sas peddes de muntoninu). Sopra i calzoni venivano indossati il gonnellino di orbace nero con bordi di velluto blu (su harzone de huresi) e le ghette di orbace nero o di pelle (sas harzas). Completava l’abbigliamento

la classica berritta di panno di lana nero.

Olmedo Comune della provincia di Sassari, incluso nel Comprensorio n. 1, con 2973 abitanti (al 2004), posto a 68 m sul livello del mare nel retroterra di Alghero. Regione storica: Coros. Diocesi di Alghero-Bosa. & TERRITORIO Il territorio comunale, di forma grosso modo circolare, si estende per 33,71 km2 e confina a nord con Sassari, a est con Uri, a sud e a ovest con Alghero. Si tratta di una regione che comprende le ultime propaggini delle colline del Logudoro e un buon tratto pianeggiante della Nurra: terre adatte all’agricoltura ma utilizzate anche per l’allevamento. A ovest del paese scorre il rio Su Mattone, che va a gettarsi nello stagno di Calich, nei pressi di Alghero. Il paese si trova lungo una delle strade che uniscono Sassari ad Alghero: quella un tempo ` usata, e ora sostituita da un nuovo piu ` tracciato a quattro corsie. Il paese e servito anche dalla ferrovia a scartamento ridotto Sassari-Alghero. & STORIA Le numerose testimonianze archeologiche dimostrano la conti` dell’insediamento umano nel ternuita ritorio a partire dalla preistoria ma il ` di origine mediovillaggio attuale e evale. Faceva parte del giudicato di Torres ed era incluso nella curatoria di Nulauro. Nel corso del secolo XII ` a far parte dei possedimenti che entro i Doria, imparentati con la famiglia giudicale, possedevano nella Sardegna nord-occidentale. Dopo l’estinzione della dinastia O. divenne uno dei centri del piccolo stato dei Doria. Avendo questi ultimi prestato omaggio al re d’Aragona, dopo la conquista del` a far l’isola da parte di questi, entro parte del Regnum Sardiniae; ma dopo che i Doria si furono ribellati, a partire dal 1325, subı` gravi danni durante le

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Olmedo guerre che seguirono tra la potente famiglia genovese e l’Aragona e dopo il 1347 tra gli stessi Doria e gli Arborea. Dopo il 1366 fu occupato stabilmente dalle truppe del giudice d’Arborea fino alla caduta del giudicato. Dopo la ` nelle mani battaglia di Sanluri passo del visconte di Narbona e solo nel 1420, dopo l’allontanamento di questi ` in mani aragodalla Sardegna, torno nesi. Nel 1421 fu concesso in feudo a Giovanni de Marı` i cui discendenti nel 1454 lo vendettero a Luigi Sarrovira. ` nel 1475 si disfecero Anche questi pero ` a Francesco del villaggio che passo Ros, ultimo componente di una famiglia che si estinse con lui nel 1512. O. fu allora acquistato da Matteo Arbosich la cui figlia Filippa era sposata con Diego De Sena. Cosı` nel 1585 il vil` ai De Sena che lo tennero laggio passo fino al 1673. Fu questo un periodo di decadenza, pare a causa delle incursioni dei corsari barbareschi. Nel corso del secolo la popolazione dimi` completanuı` e il villaggio si spopolo mente entro il 1678. Nello stesso periodo, estinti i De Sena, il territorio, ` ai Pecompletamente deserto, passo tretto: a questa famiglia si devono i primi tentativi di ripopolamento del villaggio a partire dal 1698. Il processo ` con gli Amat che ereditarono continuo il feudo per matrimonio ed entro il 1728 il villaggio, ormai ripopolato stabilmente, riprese a svilupparsi. Il rapporto dei nuovi feudatari con la comu` non fu tra i piu ` facili: infatti nel nita corso del secolo XVIII, e soprattutto dopo la costituzione del Consiglio comunitativo, gli abitanti non accetta` di pagare i tributi feudali e rono piu alla fine del secolo presero parte ai moti angioyani. Nel 1821 O. fu inserito nella provincia di Alghero e fu riscattato dalla dipendenza feudale nel 1839. Di questo periodo abbiamo la testimo-

nianza di Vittorio Angius, nell’ambito del Dizionario del Casalis: «Il comune di O. componesi di 64 famiglie, nelle quali sono anime 375, distribuite (anno 1843) in maggiori d’anni 20 maschi 115, femmine 130, e in minori maschi75, e femmine 65. Nascono all’anno 18, muojono 14. La principale occupa` l’agricoltura, della quale pero ` zione e poco si giovano. Le malattie dominanti sono infiammazioni di petto e febbri terzane, queste perniciose alla prima ` , quelle agli adulti. Cura la salute eta ´ in un flebotomo. Agricoltura. Comeche gran parte il territorio sia sabbioso produce assai se ben lavorato e se la stagione favorisce. I numeri ordinari della seminagione sono starelli 175 di grano, 60 d’orzo, 20 di fave e 15 di lino. ` del 10 pel frumento, del 15 Il prodotto e per l’orzo, del 10 per le fave, e si possono ottenere circa 150 libbre di lino. Le vigne poche e mal coltivate, rendono scarso e mal frutto nella vendemmia. I fruttiferi sono pochissimi, e tra ` ficaje. Invece degli altri questi i piu frutti deliziosi che mangiano i loro vicini, essi hanno i fichi d’India. Si numerano presto le tanche, che dicono, ` indicarne una ma tra le poche si puo ´ non si cirche equivale a molte, perche cuisce a passo ordinario in meno di tre ore, spettante al barone e dal medesimo data in affitto per il bestiame del paese e d’altri luoghi. Pastorizia. I salti dell’Olmeto sono abbondanti di buoni pascoli, e potrebbero nutrire moltissimo bestiame; ma quei del paese che poco aman l’agricoltura non sono grandi partigiani dell’arte pastorale. Nel bestiame manso de’ medesimi si possono numerare buoi per l’agricoltura 64, cavalli 20, giumenti 40, porci 25. Nel bestiame rude, vacche 160, cavalle 50, capre 1200, pecore 1500. Il for` riputato per bonta ` a cagione maggio e dei pascoli ottimi, e in parte vendesi

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Olmedo con le lane e le pelli agli algheresi». Quando, nel 1848, le province furono ` a far parte della diviabolite O. passo sione amministrativa di Sassari e dal 1859 della ricostituita omonima pro` vincia. Nel corso della seconda meta dell’Ottocento il paese, la cui economia era prevalentemente basata sull’agricoltura, subı` le conseguenze della crisi che colpı` il Sassarese alla fine del secolo a causa del crollo delle esportazioni con la Francia. Nel corso del secolo XX la scoperta di un giacimento di bauxite ha contribuito a modificare in parte l’economia del paese. & ECONOMIA Le attivita ` di base della sua economia sono l’agricoltura, in particolare la cerealicoltura, la viticoltura, l’olivicoltura, la frutticoltura; e l’allevamento del bestiame, in particolare di bovini e ovini, meno sviluppato l’allevamento dei suini. Negli ultimi decenni si sta sviluppando anche una ` industriale nel settore modesta attivita dell’edilizia, della lavorazione del le` poco orgno e nel settore estrattivo. E ganizzata la rete di distribuzione commerciale. Vi operano due ristoranti. Artigianato. Diffusa la lavorazione del pane tradizionale, che viene esposto in una mostra annuale; esiste anche una ` per la produzione di modesta attivita ` collegato da autogioielli. Servizi. O. e linee e dalla ferrovia complementare ` doagli altri centri della provincia. E tato di Pro Loco, stazione dei Carabinieri, medico, farmacia, scuola dell’obbligo, sportello bancario. Possiede una Biblioteca comunale. & DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 2831 unita di cui stranieri 7; maschi 1414; femmine 1417; famiglie 980. La tendenza complessiva rivelava una diminuzione della popolazione, con morti per anno 23 e nati 20; cancellati dall’anagrafe 77 e nuovi iscritti 53. Tra i principali indi-

catori economici: imponibile medio IRPEF 17 555 in migliaia di lire; versamenti ICI 936; aziende agricole 158; imprese commerciali 94; esercizi pubblici 18; esercizi al dettaglio 26; ambulanti 5. Tra gli indicatori sociali: occupati 718; disoccupati 98; inoccupati 150; laureati 16; diplomati 213; con licenza media 879; con licenza elementare 814; analfabeti 73; automezzi circolanti 891; abbonamenti TV 675. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il suo ` particolarmente ricco di teterritorio e stimonianze del periodo prenuragico. Tra queste il villaggio fortificato di Monte Baranta, risalente alla cultura di Monte Claro. Le difese erano costituite da un recinto a forma di ferro di cavallo e da una muraglia che si sviluppa per quasi 100 m e stava a difesa di un villaggio di capanne rettangolari. ` un cirA poca distanza dal villaggio e colo megalitico con grossi lastroni di trachite e pietre fitte con evidenti funzioni di sacrario. Alla base del monte San Pietro, a 2 km dall’abitato lungo la strada per Ittiri, si trova la domus de ` janas di Santu Pedru, una delle piu grandi e complesse della Sardegna, che fu utilizzata nel periodo che va dal tardo Neolitico all’apparire della cultura di Bonnanaro. Un corridoio lungo 15 m conduce dall’ingresso a un piccolo vano semicircolare da dove, attraverso una porticina, si giunge in una grande sala a pianta quadrangolare ` accecon due pilastri; dalla sala si puo dere ad altri ambienti. Al suo interno la tomba ha pareti riccamente decorate e durante gli scavi ha restituito un ricco materiale ceramico di notevole interesse archeologico. A poca distanza da questa tomba, in cima al colle, sono alcune altre domus de janas. Numerose sono le testimonianze anche del periodo nuragico, tra cui i nuraghi Basciu, Biancu, de Masala, de Sa Fem-

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Olmo mina, Fundadu, Grixioleddu, Mannu, Montemesu, Pedra de Fogu, Pulpazos, S’Elighe, San Pietro, Santa Caterina, S’Elighe, Scala de S’Ainu, Su Ca` intesteddu, Talia. Tra tutti il sito piu ` il tempio a pozzo di Camporessante e santo, situato poco distante dall’at` essere rituale abitato. L’edificio puo ferito al Nuragico medio: fatto oggetto di scavi sistematici, ha restituito una ` di bronzetti di fattura certa quantita fenicia databili tra i secoli IX a.C. e VIII a.C. e una statuetta greca del secolo VI a.C. & PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE Il villaggio ha conservato il suo assetto tradizionale; sulla piazza centrale si affaccia la chiesa di Nostra Signora di Talia, in trachite, costruita nel secolo XII in forme romaniche di in`a fluenza franco-catalana. L’interno e tre navate con abside; la navata centrale ha il tetto ligneo, quelle laterali hanno la volta a botte e sono scandite da archi sostenuti da colonne tozze con capitelli cubici ad angoli smussati. All’origine era intitolata a Santa Maria di Ulumetu, attualmente prende il nome dalla statua della Madonna ritrovata tra le rovine del vicino villaggio di Talia. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Alla ` dedicata la festa Madonna di Talia e ` significativa del villaggio; si svolge piu ` il 1º maggio e con particolare solennita vede il concorso di persone anche dai centri vicini.

Olmo Pianta arborea della famiglia delle Ulmacee (Ulmus minor). Di media grandezza, ha fusto eretto, con corteccia bruna dalle profonde e fitte screpolature; le foglie sono ellittiche, con apice appuntito e margine seghettato, alterne e picciolate, di colore verde scuro con nervature evidenti nella pagina superiore e leggera peluria in quella inferiore, caduche; i fiori

sono piccoli glomeruli verdastri con sfumature rosate, ermafroditi; i frutti sono tipiche samare rotondeggianti, con il seme circondato da due ali che facilitano la disseminazione anemofila; tra marzo e aprile fiorisce e fruttifica immediatamente prima della comparsa delle nuove foglie. Diffusa come pianta ornamentale, soprattutto nei bordi di viali, in Sardegna cresce spontanea lungo i ruscelli e ai margini di zone acquitrinose.

Olmo – In Sardegna e` diffuso sia in natura che come pianta ornamentale.

Ha legno che va dal bianco-giallastro al bruno-rosato, molto duro ed elastico, che trova diversi impieghi sia nella carpenteria che nei lavori di ebaniste` tintorie e ria. La corteccia ha proprieta ` di giallo; conferisce una calda tonalita ` essere parassitata da un la pianta puo afide che provoca sulle foglie delle galle da cui si estrae un liquido oleoso, il balsamo d’o. o acqua d’o., che nella medicina popolare si usa come cicatrizzante o antidolorifico. Nomi sardi: olma (Alghero); oranu (sassarese); ulumu (logudorese); umu (Sardegna meridionale). [MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]

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Olzai

Olzai – Veduta del centro abitato.

Olzai Comune della provincia di ` Nuoro, compreso nella IX Comunita montana, con 1046 abitanti (al 2004), posto a 474 m sul livello del mare alle falde settentrionali del massiccio del Gennargentu. Regione storica: Barbagia di Ollolai. Diocesi di Nuoro. & TERRITORIO Il territorio comunale, di forma allungata da oriente a occidente, si estende per 69,85 km2 e confina a nord con Ottana e Sarule, a est con Ollolai, a sud con Teti e Austis e a ovest con Nughedu Santa Vittoria, un’isola amministrativa di Sorradile e Sedilo. Si tratta di una regione di monti e alte colline che digradano verso la piana di Ottana. Il paese si trova inca` attraversato stonato in una valle ed e da un ruscello; poco a nord scorre il Rio di O., affluente di destra del Taloro. Il paese, appartato rispetto alle vie ` collegato maggiori di comunicazione, e per mezzo di strade secondarie con la Ottana-Sarule, con la statale 128 nel tratto Sarule-Gavoi e con la superstrada Abbasanta-Nuoro. & STORIA Il villaggio e ` di origini medioevali. Faceva parte del giudicato d’Arborea ed era compreso nella curatoria della Barbagia di Ollolai. O. era popolato da pastori legati da un rapporto privilegiato alla famiglia giudicale e orgogliosi custodi della propria autonomia. Dopo che il giudicato cadde, essi si mantennero ostili nei

confronti degli Aragonesi per cui nel 1410 il villaggio fu concesso in feudo a Giovanni Deana, suocero del marchese d’Oristano. All’estinzione dei Deana O. ` alla famiglia Cubello, rimapasso nendo sempre parte del marchesato di Oristano. Dopo che il marchesato fu sequestrato all’infelice Leonardo Alagon, nel 1479 il piccolo centro fu incluso nei territori donati dal re a ` CarBrianda De Mur, vedova di Nicolo ` a sua figlia roz, che a sua volta lo dono Beatrice andata sposa a Pietro Maza de Lic ¸ana il cui figlio, dello stesso nome, agli inizi del Cinquecento lo unı` al feudo di Mandas. Cosı` O. fu unito con tutta la curatoria della Barbagia di Ollolai a quel feudo e amministrato dai funzionari baronali che risiedevano a ` Ollolai. Estinti i Maza, il villaggio passo dopo una lunga lite giudiziale ai Ladron che nel corso del Seicento aumen` tarono il carico fiscale della comunita e ne limitarono l’autonomia, modificando la procedura di individuazione del majore. Nel corso del secolo XVII si verificarono alcune faide tra gruppi di ` famiglie che minarono la tranquillita del borgo e ne provocarono la deca` agli Hurtado denza. In seguito O. passo ˜ iga, poi de Mendoza, da questi agli Zun ai Pimentel e infine ai Tellez Giron, ai quali fu riscattato nel 1839. Di questo periodo abbiamo la testimonianza di Vittorio Angius: «Segnammo la popolazione di Olzai, che si componeva di anime 1060, distinte in maggiori d’anni 20 maschi 290, femmine 315, ed in minori maschi 230, femmine 225, distribuite in famiglie 255. I numeri medi del movimento risultarono i seguenti: nascite 40, morti 25, matrimoni 12. L’or` a 65; molti pedinario corso della vita e ` per difetto riscono nella prima eta della necessaria cura, e pochi sorpassano gli anni 80. I giovani patiscono e muojono dalle infiammazioni, e so-

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Olzai venti dal dolore di punta, il qual malore colgono per aver la persona maldifesa contro le repentine variazioni at´ affaticati caldi e mosferiche, e perche sudati bevono dalle fredde fonti o si espongono al fresco. Molte donne soffrono l’asma. Le principali professioni sono l’agricoltura e la pastorizia, e sono applicati alla prima uomini 180, alla seconda 200. Nei mestieri necessari sono occupate circa venti altre persone, non poche delle quali alla sta` gione fanno le opere agrarie. Notero sopra questi quattro notai, un chirurgo, tre flebotomi, ecc. Le donne nell’inverno lavorano a tesser tele e panni per il bisogno delle famiglie e anche per guadagno, nella primavera e nell’estate raccolgono fieno per formare canestri e corbe, nell’autunno a far olio dalle bacche del lentisco, de’ quali articoli mettono in vendita una note` . Alla scuola primaria vole quantita concorrono circa 25 fanciulli, gli altri sono impiegati al servigio famigliare, e ` di andar a raccoil meno che fanno e glier legna nel salto e portare a casa il ` sono mandati a pascolar fascetto. I piu i buoi o qualche piccol branco di pecore o agnelli. Agricoltura. Il terreno ` piu ` atto al seme dell’orzo, d’Olzai e ` che a quello del grano, del quale pero si semina con vantaggio in certi siti, come parimente si fa de’ legumi in alcune vallette ben difese da’ venti freddi e nelle sponde dei fiumi similmente coperte. I numeri della seminagione: notai sterelli di grano 100, d’orzo ` piselli bianchi, 700, di legumi, cioe rossi, ecc., fagiuoli, fave, ecc. 30. La produzione dell’orzo in terreni aperti suol essere del 15, in terreni, concimati di ceneri di vegetali o d’altro, anche del 50; quella del grano dell’8 o del 10; quella de’ legumi del 14. Poche famiglie cibansi di pane di frumento, nelle altre mangiasi l’orzato. Negli orti si

coltivano cavoli, zucche, cipolle, pomidoro, e principalmente la patata, dalla quale molti hanno una gran parte del vitto, e presto avranno ancora del lu` cro. Pastorizia. In questo territorio e pastura per tutte le specie di animali, e potrebbesi avere in maggior copia se si volesse provvedere al nutrimento di alcune nell’inverno, come si potrebbe fare comodamente formando de’ prati, ` fare irrigazione, e facendo dove si puo incetta di fieno. Ho notato il numero de’ pastori soverchiante quello degli agricoltori e il numero del bestiame manso e rude nelle varie specie: buoi 300, vacche 70, cavalli 200, majali 50, giumenti 66, capre 940, vacche 650, cavalle 30, pecore 5200, porci 960». O., che nel 1821 era stato aggregato alla provincia di Nuoro, nel 1848, quando fu` a far rono abolite le province, entro parte dell’omonima divisione amministrativa, nella quale rimase fino al 1859. Abolite in quell’anno le divisioni amministrative e ripristinate le province, fu incluso in quella di Sassari e ` a far parte di quella solo nel 1927 torno di Nuoro, al momento della sua definitiva ricostituzione. & ECONOMIA Le attivita ` di base della sua economia sono l’allevamento del bestiame, in particolare di ovini e bovini; e l’agricoltura, specie la cerealicoltura, la viticoltura e la frutticoltura. Negli ultimi decenni si sta sviluppando anche una modestissima atti` industriale con alcune piccole vita ` poco orgaaziende nel settore edile. E nizzata la rete di distribuzione commerciale. Vi opera un’azienda agrituristica con 30 posti letto. Artigianato. Un tempo vi era diffusa la tessitura dell’orbace di cui il villaggio vantava un’an` ancora tica tradizione; attualmente e praticata la fabbricazione dei canestri. ` collegato tramite autoliServizi. O. e ` nee agli altri centri della provincia. E

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Olzai dotato di stazione dei Carabinieri, medico, farmacia, scuola dell’obbligo, sportello bancario. Possiede una importante e ricca Biblioteca comunale. & DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 1063 unita di cui stranieri 8; maschi 531; femmine 532; famiglie 393. La tendenza complessiva rivelava una diminuzione della popolazione, con morti per anno 12 e nati 6; cancellati dall’anagrafe 38 e nuovi iscritti 21. Tra i principali indicatori economici: imponibile medio IRPEF 18 314 in migliaia di lire; versamenti ICI 308; aziende agricole 115; imprese commerciali 48; esercizi pubblici 8; esercizi al dettaglio 9. Tra gli indicatori sociali: occupati 326; disoccupati 10; inoccupati 84; laureati 18; diplomati 108; con licenza media 359; con licenza elementare 366; analfabeti 43; automezzi circolanti 425; abbonamenti TV 323. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il ter` ricco di testimonianze archeoritorio e logiche, a partire dal periodo prenura` gico, che documentano la continuita dell’insediamento umano. Al periodo ` riconducibile il comprenuragico e plesso di S’Ena ’e Sa Vacca: si tratta di una tomba megalitica del tipo alle´e couverte riconducibile alla cultura di ` costituito da una caOzieri; l’edificio e mera di 4 x 1 m delimitata da quattro lastre di granito coperte da un’altra lastra. Nelle vicinanze si trova il nuraghe Puddu, uno dei molti che nel territorio conservano particolare interesse scientifico. Gli altri nuraghi sono quelli di Andria Mula, Bumbas, Comiddo, Erchiles, Imbilighe, Lenuie, Lochilu, Ludurioe, Lugulu, Oracai, Oritti, Palai, Portoni, Predapinta, S’Ena ’e Sa Vacca, Salusi, Sedile, Sorighiddai, Sos Pranos. & PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE Il centro storico dell’abitato ha

conservato un complesso di caratteristiche strette viuzze sulle quali si affac` ciano le tipiche case in granito a piu piani proprie della cultura barbari` significativo e ` la cina. L’edificio piu chiesa di San Giovanni Battista, parrocchiale di impianto molto antico. ` a tre navate, al suo interno L’edificio e sono conservati due antichi trittici che raffigurano storie di Santa Barbara e di Sant’Anastasio e attribuiti all’anonimo artista conosciuto come Maestro di Olzai (=). Di grande interesse sono anche le chiese di Santa Barbara e di Sant’Anastasia. Quella di Santa Barbara fu costruita nel secolo XIV in forme gotiche; al suo interno si trova il famoso retablo detto Della peste, del Maestro di Olzai. Si tratta di un dipinto ` del Quattrocento che raffidella meta gura una Madonna col Bambino, una Crocifissione e altre scene della vita ` , e ha alla base una caratteridi Gesu stica predella nella quale sono dipinte altre figure di santi. Quella di Sant’Anastasio fu costruita nel secolo XVI in forme gotico-catalane e successivamente ristrutturata. Ha un impianto a una navata completata dal presbiterio e da alcune cappelle laterali. Vi si conserva un trittico cinquecentesco detto di Sant’Anastasio di sconosciuto pittore sardo. Infine sul colle di Gulana, ` Casteddu situata in prosnella localita ` dell’abitato, si trovano le rovine simita del castello di Gulana, una fortezza che si presume fosse stata fatta costruire in periodo bizantino come difesa dalle incursioni delle popolazioni dell’in` a essere terno. Nel Medioevo continuo utilizzata dai giudici d’Arborea per lo ` possibile sapere stesso scopo. Non e ` in rovina, le notevoli quando ando tracce affioranti fanno auspicare una campagna archeologica che concorra a far luce sulla storia del castello. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Le

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Olzina ` note sono quelle feste tradizionali piu di Sant’Antonio Abate, che si svolge il 17 gennaio e culmina nell’accensione ` in piazza, e quella di di un grande falo Santa Barbara, la patrona del paese, che si svolge il 26 agosto.

Olzina Famiglia cagliaritana (sec. XV). Di probabili origini catalane, le sue notizie risalgono al secolo XV. Apparteneva alla borghesia agiata e nel 1444 ottenne il cavalierato ereditario con un Antonio.

schiacciate, applicata come un cataplasma, lenisce i dolori delle coliche renali. Nomi sardi: arecci di fradi (sassarese); biddicu di entri (gallurese); calighe de muru (logudorese); cappeddu de muru (campidanese). [MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]

Ombrellini pugliesi Pianta erbacea della famiglia delle Ombrellifere (Tordylium apulum); perenne, ha fusto eretto, ramificato e ricoperto da fitta peluria; le foglie sono composte, le inferiori da foglioline arrotondate con margine inciso, le superiori da segmenti lineari con margine intero; i fiori, riuniti in ombrelle poco fitte, hanno petali esterni bilobati; il frutto ` rotondo. Cresce diffusamente nei tere reni incolti e ai bordi delle strade, fiorisce in tarda primavera. Nomi sardi: muitzeddu. [MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]

Ombrina = Zoologia della Sardegna Omobono, santo (in sardo, Sant’Omo-

` al centro delle Ombelico di Venere – La cavita foglie e` all’origine del suo nome.

Ombelico di Venere Pianta della famiglia delle Crassulacee (Umbilicus rupestris). Erba perenne con foglie carnose e succulente, rotonde con margine crenato, ha lo stelo inserito al centro della pagina inferiore, in corrispondenza ` che ne del quale si crea una concavita giustifica il nome. I fiori tubulosi sono raccolti in fitte spighe allungate bianco-giallastre. Diffusissima, cresce sui muri e nelle spaccature delle rocce, fiorisce da maggio a giugno. Nella medicina popolare la cuticola inferiore delle foglie viene usata come antisettico cicatrizzante su ferite e ustioni, mentre una poltiglia calda di foglie

bonu) Santo (m. Cremona 1197). Confessore. Mercante di Cremona, sposato senza prole, viveva e aveva bottega in un fondaco. Caritatevole e pio, morı` mentre ascoltava la messa, al Gloria secondo la tradizione, nel 1197. Reliquie ` nella cattedrale di Cremona, di cui e patrono. Canonizzato da Innocenzo III (1199). Patrono dei mercanti e dei sarti. ` commerIn Sardegna A Cagliari, citta ciale e in passato ricca di sarti, non poteva mancare il suo culto. Sebastiano Scaleta, pittore del Settecento, in una tela conservata nella chiesa di Sant’Antonio Abate l’ha dipinto in abiti spagnoli mentre regala una camicia a una povera donna che porta attaccato alle vesti il proprio figlio, tra sofferenti e bisognosi. [ADRIANO VARGIU] Festa Si festeggia il 13 novembre.

Omodeo, Angelo Ingegnere, imprenditore (Mortara 1876-Posteghe, Bre` nel 1899 al Politecscia, 1941). Si laureo

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Onanı` nico di Milano. Studioso di idraulica, ` le possibilita ` tra il 1901 e il 1902 studio idriche dell’Eritrea. Subito dopo aprı` uno studio a Milano, divenendo uno specialista a livello europeo nel settore delle dighe e delle opere idrauli` la diga sul Tirso, che. Nel 1920 progetto completata nel 1923, che consentı` la formazione del lago che porta il suo ` nome; successivamente progetto quella del Coghinas, inaugurata nel 1927. Compı` esperienze di lavoro in Albania e in Russia. Alcuni dei suoi scritti sono utili per la storia del primo Novecento in Sardegna: tra gli altri, Piano di ricostruzione per la Sardegna, ‘‘La Nuova Sardegna’’, 1923.

Lago Omodeo – Al tempo della sua inaugurazione, nel 1924, il lago era il bacino ` grande d’Europa. artificiale piu

Omodeo, lago Lago artificiale creato dall’imponente diga sul Tirso realizzata nel 1923 dall’ingegner Angelo Omodeo. Ha una superficie di 20 km2 e ` massima di invaso di 402 una capacita milioni di m3 d’acqua. Quando fu inaugurato dal re Vittorio Emanuele III, il ` grande lago 28 aprile 1924, era il piu artificiale d’Europa. Le sue acque erano destinate all’irrigazione del

Campidano di Oristano e alla produzione di energia elettrica mediante tre centrali costruite rispettivamente presso la diga, presso il ponte di Busachi e presso la dighetta di Santa Vittoria a Simaxis.

Onanı` Comune della provincia di ` Nuoro, compreso nella X Comunita montana, con 473 abitanti (al 2004), posto a 482 m sul livello del mare tra Bitti e Lula. Regione storica: Barbagia di Bitti. Diocesi di Nuoro. & TERRITORIO Il territorio comunale, di forma grosso modo triangolare, si estende per 71,55 km2, comprendenti anche la frazione di Mamone, e confina ` e Lula, a a nord con Bitti, a est con Lode sud ancora con Lula e a ovest con Bitti. Si tratta della parte orientale dell’altipiano di Bitti, che si congiunge poco ` a sud con la massa allungata del piu monte Albo: territorio impiegato quasi esclusivamente per l’allevamento del bestiame ovino. A oriente del paese scorre un affluente del rio Mannu, che fa parte del bacino idrico del rio Posada. I collegamenti sono assicurati da una strada secondaria che si congiunge a Bitti verso occidente e a Lula verso oriente. & STORIA Il villaggio ha origini medioevali. Faceva parte del giudicato di Gallura ed era incluso nella curatoria di Bitti. Dopo l’estinzione della dinastia dei Visconti il villaggio cadde in mano al giudice d’Arborea e di fatto fu annesso al giudicato. Nel 1335, dopo la conquista aragonese, il suo territorio ` a far parte del feudo concesso a entro Giovanni d’Arborea. Negli anni successivi, quando lo sventurato principe fu imprigionato da suo fratello, fu di fatto occupato dalle truppe giudicali e subı` gravi danni durante le guerre tra Arborea e Aragona. Caduto il giudicato, nel ` Tur1410 fu concesso in feudo a Nicolo rigiti i cui discendenti nel 1430 lo ven-

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Onanı` dettero al marchese di Oristano. Cosı` ` a far parte di quel grande O. entro feudo fino a che, dopo il 1477, fu confiscato a Leonardo Alagon. Nella concitata fase che seguı` la battaglia di Macomer, O. fu compreso nei territori che erano stati riconosciuti appartenenti ai Carroz di Mandas come eredi di Giovanni d’Arborea: cosı` il piccolo centro ` a far parte del loro patrimonio entro ` a essere amministrato feudale; inizio dai funzionari dei nuovi feudatari che ` si estinsero nella prima meta ` del pero secolo XVI. Estinti i Maza, dopo una lunga lite il patrimonio feudale fu di` ai Portugal dai quali viso e O. passo ` infine ai De Silva che lo inclupasso sero nel marchesato d’Orani e lo mantennero nei secoli successivi e fino al riscatto avvenuto nel 1839. Per tutto questo periodo il carico fiscale fu aumentato e l’autonomia del villaggio fu fortemente limitata. Nel 1821 O. fu incluso nella provincia di Nuoro; quando nel 1848 le province furono abolite, en` a far parte dell’omonima divisione tro amministrativa. Di questo periodo abbiamo la testimonianza di Vittorio Angius, nel Dizionario del Casalis: «Abbiam notato anime 142, distribuite in maggiori d’anni 20 maschi 49, femmine 40, in minori maschi 29, femmine 24, che formavano famiglie 40. Come nel prossimo Lula cosı` in O. il numero ` inferiore a quello dei delle femmine e maschi. Di questi paesani 20 danno opera all’agricoltura, 30 alla pastorizia. Le donne filano e tessono. Si fa scuola a soli 4 fanciulli. Agricoltura. Sebbene non manchino terreni ottimi per il frumento, tuttavolta la sua semi` assai ristretta, giacche ´ la nagione e ` che del medesimo si sparge quantita ne’ solchi o sopra i narboni non suol ` di starelli 50, mentre il essere piu ` triplo. In complesso si seme dell’orzo e ` tra fave e legumi circa 20 staseminera

relli. La fruttificazione, non compresi i narboni, che sempre sogliono dare as´ le terre arate ` mediocre perche sai, e moltiplicano il grano all’8, l’orzo al 12, i legumi al 10. Pastorizia. Ne’ salti di O. abbondanti di pascoli vengono a consumarli i pastori di Bitti. Il bestiame del ` ben poco, e nelle solite specie paese e si possono numerare capi bovini 30, vacche mannalite 5, cavalli 18, majali 12, giumenti 32; e nel bestiame rude capre 109, vacche 125, cavalle 4, pecore 200, porci 250». Ricostituite le province, nel 1859 O. fu incluso nella provincia di Sassari e ne fece parte fino al 1927 quando fu definitivamente ricostituita la provincia di Nuoro. & ECONOMIA Le attivita ` di base della sua economia sono l’allevamento del bestiame, in particolare ovini e ca` praticata prini; solo in qualche zona e l’agricoltura, in particolare la cerealicoltura, l’orticoltura, la frutticoltura. Poco sviluppata la rete di distribu` collezione commerciale. Servizi. O. e gato da autolinee agli altri centri della provincia. Dispone di medico, farmacia, scuola dell’obbligo, sportello bancario. Possiede una Biblioteca comunale. & DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 479 unita di cui stranieri 2; maschi 244; femmine 235; famiglie 161. La tendenza complessiva rivelava un lieve aumento della popolazione, con morti per anno 1 e nati 2; cancellati dall’anagrafe 7 e nuovi iscritti 10. Tra i principali indicatori economici: imponibile medio IRPEF 17 964 in migliaia di lire; versamenti ICI 117; aziende agricole 70; imprese commerciali 16; esercizi pubblici 4; esercizi al dettaglio 5. Tra gli indicatori sociali: occupati 145; disoccupati 25; inoccupati 27; laureati 4; diplomati 40; con licenza media 156; con licenza elementare 189; analfabeti 16;

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Onida automezzi circolanti 207; abbonamenti TV 146. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il ter` ricco di nuraghi, tra questi ritorio e quelli di Collovras, Iaccu Ena, Lapasiu, Liri, Maindreu, Nuragheddu, S’Ae Pinta, Salamite, Santu Pedru, S’Ena, ` caratteristico e ` quello Sorrastru. Il piu di Santu Pedru, che sorge a una cinquantina di metri della chiesetta romanica di San Pietro, attualmente poco lontana dall’abitato e un tempo parrocchia della O. medioevale. Recenti scavi ` dimostrano che praticati nella localita il villaggio attuale deriva da un insediamento nuragico i cui resti sono affiorati vicino alla chiesa; e l’insedia` nel mento ha avuto poi continuita tempo. & PATRIMONIO ARTISTICO, CULTURALE E AMBIENTALE Il villaggio ha conservato il suo assetto tradizionale con le case tipiche dell’architettura barbari` abbellito da cina; in alcune vie esso e alcuni murales, un importante ciclo di affreschi murali eseguito sui muri delle case del villaggio con sicuro effetto scenografico. Hanno un contenuto politico sociale e sono stati eseguiti a partire dal 1984 soprattutto da ` bello e ` la Diego Asproni. L’edificio piu chiesa di San Pietro, la vecchia parrocchiale che sorge alla periferia del villaggio lungo la strada per Bitti. Edificata nel secolo XII in forme romaniche in conci granitici, ha una navata e l’ab` sormontata da un side; la facciata e ` il campanile a vela. Caratteristico e tetto ricoperto da lastre di scisto di grande effetto. Di grande bellezza e di ` il notevole interesse naturalistico e complesso di monte Alvo, all’interno del quale facili sentieri conducono a un ambiente ricco di boschi e di una fauna che comprende alcune delle spe` caratteristiche della Sardegna. cie piu & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Il

paese si mette in festa il 16 e 17 gennaio, per Sant’Antonio Abate; il 29 maggio, per San Bachisio, al quale viene fatto omaggio nella chiesetta che si trova nella campagna; e il 15 ottobre, per San Francesco.

` Musicista (Sicilia, sec. Oneto, Nicolo XVII-Cagliari, sec. XVIII). Musicista di `, fu nominato maestro discrete capacita della Cappella civica di Cagliari che diresse dalla fine del XVII agli inizi del secolo XVIII. Le sue Memorie sopra le cose musicali di Sardegna furono pubblicate a Cagliari dal Monteverde nel 1841.

Onida, Giuseppe Fotografo (n. Sassari, sec. XX). Possiede un archivio di oltre 50 000 immagini in bianco e nero, costi` insetuito sin da quando, nel 1982, gia gnante, comincia a dedicarsi alla fotografia. Nel 1993 partecipa alla costituzione dell’associazione culturale OGROS Fotografi Associati e realizza un ciclo di mostre che, inserite nel progetto Contrasti, sono articolate su tre tematiche: la Settimana santa, il Carnevale, le Feste equestri. Ha vinto, ex aequo con Luigi Olivari, l’edizione 2005 del premio ‘‘Mario De Murtas’’ per la fotografia.

Onida, Pasquale Funzionario, consigliere regionale (n. Sedilo 1942). Dopo ` entrato la laurea in Giurisprudenza e nella carriera amministrativa degli Enti locali, giungendo a essere segretario dell’Unione delle province sarde. ` stato sindaco di Cattolico impegnato, e Sedilo e dal 1984 consigliere regionale eletto nelle liste della DC nel collegio di Oristano e successivamente riconfermato fino a oggi nelle formazioni politiche che hanno ereditato l’elettorato democratico-cristiano (nel 1999 nella lista del PPI, nel 2004 nella lista Fortza ` stato assessore alParis). Dal 1996 e l’Ambiente nelle giunte Palomba; al termine della legislatura, protagonista

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Onida ` alla di una scissione del PPI che porto costituzione del nuovo partito dei Popolari Sardi, fu rieletto consigliere re` a far parte della segionale ed entro conda giunta Floris come assessore alla Pubblica Istruzione, quindi assessore ai Lavori pubblici nella giunta Pili (2003) e nella giunta Masala (20032004). Negli ultimi anni ha contribuito a fondare il movimento Fortza Paris, ` stato confermato consinelle cui liste e gliere regionale per la XIII legislatura. ` stato eletto presidente della Nel 2005 e Provincia di Oristano.

quella casa, ottenendo dopo furiosa lotta la resa degli avversari. Lanciatagli slealmente da un ufficiale nemico prigioniero una bomba che gli asportava il piede sinistro, in un estremo sforzo trafiggeva con una baionettata l’ufficiale medesimo. Mentre veniva trasportato al posto di medicazione, noncurante delle atroci sofferenze fisiche, gridava ai soldati ammirati del suo valore ed ai prigionieri muti ed attoniti: ‘‘Cosı` sanno battersi gl’Italiani: Viva l’Italia!’’. (Piave, 13 novembre 1917)».

Onida, Vincenzo Francesco Giovanni Graziano Militare (Sassari 1897-Bolo-

Onifai Comune della provincia di

gna 1961). Sottotenente di complemento di fanteria, medaglia d’oro al V.M. della prima guerra mondiale. Diciannovenne volontario, fu promosso sottotenente di complemento e destinato al 139º Reggimento Fanteria. Fu ferito in battaglia il 21 agosto 1917, ma ` il proprio posto di comnon abbandono ` al battimento. Rimasto mutilato, torno fronte nel giugno 1918. Terminata la ` alla Marcia di Ronchi guerra partecipo con D’Annunzio e durante la Reggenza ebbe vari incarichi sia a Fiume che a Zara. La motivazione della medaglia d’oro al V.M. dice: «Dopo aver affrontato i pericoli di molteplici combatti` milimenti, dando prova di elette virtu tari, e dopo avere, durante la ritirata, con immutata fede nei destini della Patria, mantenuto sempre alto il morale della truppa, con sicuro intuito della situazione, risolutezza ed ardimento mirabile, affrontava un forte nucleo nemico che era riuscito ad attraversare il fiume, lo stringeva dappresso con un nutrito lancio di bombe a mano e lo costringeva ad asserragliarsi in una casa. Raccolti quindi i pochi uomini disponibili, li incitava con le parole: ‘‘Avanti, veterani del Carso’’, e, alla loro testa, si lanciava all’assalto di

` Nuoro, compreso nella X Comunita montana, con 766 abitanti (al 2004), posto a 29 m sul livello del mare nella bassa valle del Cedrino. Regione storica: Orosei. Diocesi di Nuoro. & TERRITORIO Il territorio comunale, di forma grosso modo rettangolare, si estende per 42,96 km2 e confina a nord con Siniscola, a est con Orosei, a sud con Galtellı` e a ovest con Irgoli. Si tratta di un territorio in parte pianeggiante e ricco di acque a sud, intorno al centro abitato, dove scorre il Cedrino; la restante parte si allunga verso nord, in una regione di colline che hanno la punta maggiore nel monte Sa Nuche, ` attraversato, come i 521 m. Il paese e vicini Irgoli e Loculi, da una bretella che si distacca dalla statale 129, tra Galtellı` e Irgoli, e vi si ricollega a ovest di Galtellı`. & STORIA L’attuale villaggio e ` di origine medioevale; apparteneva al giudicato di Gallura ed era compreso nella curatoria di Galtellı`. Estinta la dinastia dei Visconti, prese a essere amministrato direttamente da funzionari pisani; subito dopo la conquista arago` a far parte del Regnum Sarnese entro diniae. Per quanto i suoi abitanti avessero mantenuto un atteggiamento ostile nei confronti dei nuovi venuti,

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Onifai nel 1324 il villaggio fu riconosciuto come possesso di Lorenzo de Cori, un sardo che si era schierato con gli Ara` con gonesi. Il rapporto della comunita il feudatario fu buono e i suoi discendenti continuarono a possedere il vil` la laggio anche dopo che scoppio guerra tra Genova e Aragona. Quando ` nel 1353 scoppio ` la prima guerra pero tra la stessa Aragona e Arborea, essi ne persero il controllo e O. fu occupato dalle truppe arborensi fino al termine della guerra. Dopo la caduta di quel giudicato i suoi abitanti, spesso sobillati dal visconte di Narbona, assunsero nuovamente un atteggiamento di tesa ` nei confronti degli Aragonesi. ostilita Nel 1432 il villaggio fu compreso nel feudo di Orosei e concesso a Ferdi` morı` nel nando Dalmaciano che pero 1438. Subito dopo fu acquistato da Enrico Guevara, il quale nel 1449 lo cedette a Salvatore Guiso unitamente a tutti gli altri villaggi che erano compresi nel feudo di Orosei. Estinti i ` ai Guiso nel 1590, il territorio passo Manca Guiso che lo tennero nei secoli successivi fino all’estinzione della famiglia nel 1788. Il rapporto della comu` con i Manca non fu molto pacifico nita e il villaggio soffrı` a causa di gravi tensioni sociali. Infatti per amministrare il feudo i Manca si erano legati ad alcune famiglie di maggiorenti locali che finirono per governare autonomamente facendo favoritismi e creando occasioni per l’insorgere di conflitti tra gruppi di famiglie contrapposte. Inoltre fu notevolmente aumentato il carico fiscale e limitata l’autonomia dopo la modifica del sistema di individuazione del majore. I Manca Guiso si estinsero nel 1788 e dopo un periodo di liti col fisco, nel 1808, il villaggio fu considerato definitivamente libero da pesi feudali. Di questo periodo storico abbiamo la testimonianza di Vittorio

Angius, di cui riportiamo qualche significativo brano: «Popolazione. Nella tabella della popolazione della provincia di Nuoro notammo anime 370 distinte in maggiori maschi 110, femmine 100, e minori maschi 70, femmine 90 comprese in famiglie 87. I numeri medi del movimento sono nascite 10, ` masmorti 6, matrimoni 2. La mortalita sime de’ piccoli accade nell’estate e l’autunno. Le malattie fatali sono le perniciose e i dolori laterali, e molti patiscono per guadare, come fanno, le acque del Cedrino, se manchi la scafa o ` perila barca, che si adopera quando e coloso di traversar la corrente. Essi sono o agricoltori o pastori, i primi in numero di 70, i secondi di 50, e forse ` alcuno che eserciti nessuno non vi e de’ mestieri necessari in un paese. L’istruzione primaria tace spesso per´ resta vuota la scuola. Dopo tanti che ´ un solo ne uscı` che sapesse leganni ne gere e scrivere. Agricoltura. I terreni di O. essendo quasi generalmente sab` sono piu ` idonei alla sebiosi, pero menza dell’orzo, che a quella del frumento. Si seminano annualmente starelli di grano 150, d’orzo 100, di legumi 20, e il frumento ne’ campi della valle ` ordinariamente il 15, il 20 e Cedrina da ` , nelle altre regioni l’8 o il 10, assai piu ` del 20, i legumi l’orzo suol rendere piu il 15 e anche il 30 se sono ben curati. Dopo il terreno arativo l’altro che si ` un’area di esercita con la fatica avra starelli 100, de’ quali 50 sono per la vigna, 18 per gli orti, e altri 50 per frumento e orzo nelle tanche che hanno una superficie non minore di starelli 1500. Il monte di soccorso che avea per dotazione 200 frumento, 100 orzo e lire 660, numerava nel 1841 fondo grano 203, orzo 31 e lire 60.18. Le vigne prosperano a maraviglia e producono mosto in abbondanza; ma quanto i vini sono gustosi tanto sono leggieri. D’al-

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Onifai beri fruttiferi se ne possono computare circa 2000 in varie specie. Pastorizia. I pascoli sono copiosi e nella stagione invernale i pastori avvicinandosi alla maremma ne trovano ottimi e larghi per tutte sorta di bestiame. Nel bestiame manso buoi 100, vacche mannalite 4, cavalli 15, majali 52, giumenti 28; nel rude capre 716, vacche 220, pecore 630, porci 200». Nel 1821 O. fu incluso nella provincia di Nuoro e dal 1848, abolite le province, nell’omonima divisione amministrativa fino al 1859. Nello stesso anno, ricostituite le pro` a far parte della provincia vince, entro di Sassari fino al 1927 quando, ricostituita definitivamente la provincia di ` a farne parte. Nuoro, torno & ECONOMIA Le attivita ` di base della sua economia sono l’agricoltura, in particolare la cerealicoltura, la frutticoltura, la viticoltura, e l’allevamento del bestiame, in particolare di bovini e suini, in misura minore ovini. Negli ultimi decenni si sta sviluppando anche ` industriale nel una modesta attivita ` settore lattiero-caseario e edile. E poco organizzata la rete di distribu` collezione commerciale. Servizi. O. e gato mediante autolinee agli altri centri della provincia. Dispone di Pro Loco, medico, scuola dell’obbligo, sportello bancario. Possiede una Biblioteca comunale. & DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 767 unita di cui stranieri 6; maschi 391; femmine 376; famiglie 258. La tendenza complessiva rivelava una lieve diminuzione della popolazione, con morti per anno 8 e nati 9; cancellati dall’anagrafe 9 e nuovi iscritti 3. Tra i principali indicatori economici: imponibile medio IRPEF 12 780 in migliaia di lire; versamenti ICI 192; aziende agricole 123; imprese commerciali 28; esercizi pubblici 4; esercizi al dettaglio 9. Tra gli

indicatori sociali: occupati 212; disoccupati 50; inoccupati 30; laureati 9; diplomati 60; con licenza media 215; con licenza elementare 217; analfabeti 38; automezzi circolanti 247; abbonamenti TV 177. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il suo ` ricco di nuraghi, tra cui territorio e quelli di Corru Chervinu, Cusinu Itreu, Gaddarunifai, Ghetta Pedra, Gullei, Lattas, Monte Oddie, Osanu Gollei, Perchetta, Rampinu, S’Abba Salita, Sa Linnarta, S’Omine Intreu, Sos Nura` interessante e ` il ghes. Tra tutti il piu complesso di Sa Linnarta che comprende il nuraghe omonimo attorno al quale si sviluppa il villaggio nuragico costituito da capanne circolari nelle cui vicinanze sono stati individuati i resti di un pozzo sacro. & PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE Il paese ha avuto un notevole svi` non ha alterato luppo edilizio che pero il cuore del centro storico, che conserva alcune antiche case in pietra tipiche della fase originaria del paese. Interessanti sono anche la chiesa di San Giorgio, di impianto sicuramente medioevale, attorno alla quale si suppone si sia sviluppato il primo nucleo ` stato in sedel villaggio; l’edificio e guito ripetutamente rimaneggiato. L’attuale parrocchiale, dedicata a San ` stata costruita invece nel Sebastiano, e ` la Seicento. Di notevole bellezza e chiesa campestre di San Giovanni Ospite (Santu Juanne Istrangiu), posta entro un comprensorio naturalistico di grande bellezza. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Ca` la festa di Sant’Antonio ratteristica e Abate che si svolge il 16 e 17 gennaio e culmina nell’accensione di un grande ` in piazza e nello svolgimento di un falo mercatino, occasione per la vendita dei tradizionali prodotti dell’artigianato e alimentari. Di grande interesse

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Oniferi ` il costume. L’abbigliamento tradizioe ` simile a quello innale delle donne e dossato negli altri centri della Baronia. Quello dell’uomo era costituito dalla camicia di tela bianca ricamata e dai calzoni di tela di cotone bianca. Sopra la camicia nei giorni di festa si indossavano il gilet (corpettu) di panno scarlatto a doppio petto, chiuso sul davanti a scialle; e la giacca di orbace nero corta col cappuccio e guarnizioni di seta nera (su cappottinu). Sopra i calzoni venivano indossati il gonnellino di orbace nero, sostenuto da una cinta di pelle rossiccia rivestita di panno verde ricamato a disegni geometrici; e le ghette di orbace nero. Completava l’abbigliamento la classica berritta di orbace nero.

Oniferi – Una delle domus de janas nei dintorni del paese.

Oniferi Comune della provincia di ` Nuoro, compreso nella IX Comunita montana, con 959 abitanti (al 2004), posto a 478 m sul livello del mare una quindicina di chilometri a ovest di Nuoro. Regione storica: Doris. Diocesi di Nuoro. & TERRITORIO Il territorio comunale, di forma grosso modo triangolare, si estende per 35,62 km2, comprendenti anche la vicina frazione di Sos Eremos, e confina a nord con Benetutti, a est e a sud con Orani, a ovest con Orotelli. Si tratta di una regione di colline,

estrema propaggine settentrionale del massiccio del Gennargentu. A nord dell’abitato scorrono alcuni corsi d’acqua che si riuniscono nel rio Nurdole, affluente di sinistra del Tirso. Il paese ` attraversato dalla statale 128 Cene trale sarda, che costituisce anche via di collegamento con la superstrada Ab` a basanta-Nuoro, che passa poco piu nord. O. dispone anche, a 5 km di distanza, di una stazione lungo la linea ferroviaria a scartamento ridotto Macomer-Nuoro. & STORIA Il villaggio e ` di origine medioevale: apparteneva al giudicato di Torres ed era compreso nella curatoria di Dore che dopo l’estinzione della dinastia giudicale fu lungamente contesa tra i Doria e gli Arborea. Sui due contendenti invece la spuntarono i giudici di Gallura che di fatto annetterono il Dore al loro regno, cosı` O., quando i ` in mano al Visconti si estinsero passo Comune di Pisa. Subito dopo la conqui`a sta aragonese il centro abitato entro far parte del Regnum Sardiniae, ma la sua popolazione mantenne un atteggiamento ostile nei confronti degli invasori. Nel 1335 il villaggio fu incluso nei territori concessi dal re d’Aragona ´ li pacifia Giovanni d’Arborea perche casse; negli anni successivi, quando il giudice Mariano IV fece arrestare il suo infelice fratello, O. fu occupato dalle truppe arborensi e subı` molti danni. Fu annesso di fatto al giudicato d’Arborea fino al termine delle guerre nel 1409. Tornato in possesso aragonese, nel 1410 fu incluso nei territori ` Turrigiti i concessi in feudo a Nicolo ` nel 1430 lo vencui discendenti pero dettero al marchese d’Oristano. Quando il marchesato nel 1477 fu sequestrato a Leonardo Alagon, O. fu incluso nei territori riconosciuti ai Carroz del ramo di Mandas come eredi di Giovanni d’Arborea, che si estinsero

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Oniferi ` nel 1479. Il piccolo centro passo ` pero allora ai Maza de Lic ¸ ana che a loro ` volta si estinsero entro la prima meta del secolo XVI. In seguito a questa estinzione, dopo una lunga lite il patri` appartenuto ai Carmonio feudale gia ` ai Portugal: in roz, fu diviso e O. passo questi anni il villaggio, che in precedenza si era sviluppato notevolmente, ` a decadere a causa delle comincio faide che ne dividevano continuamente la popolazione. Alla fine del secolo, quando anche i Portugal si estin` ai De Silva che lo inclusero, O. passo sero nel marchesato di Orani. Il villaggio nei secoli successivi e fino al riscatto avvenuto nel 1839 rimase in possesso dei De Silva. Per tutto questo periodo il carico fiscale fu aumentato e l’autonomia del villaggio fu fortemente limitata, contribuendo a farlo decadere ulteriormente. Nel 1821 O. fu incluso nella provincia di Nuoro e nel 1838 riuscı` finalmente a liberarsi dalla dipendenza feudale. Di questo periodo abbiamo la preziosa testimonianza di ` comVittorio Angius: «Popolazione. E posta di maggiori maschi 109, femmine 91, e minori maschi 68, femmine 78, in totale anime 546 distribuite in famiglie 75. Gli oniferesi sono piuttosto agricoltori che pastori. Per i mestieri, e questi non esclusivi dell’agricoltura, forse non si possono numerare dieci persone tra muratori, falegnami, ferrai, ecc. Negli anni scorsi soleano nascere 14, morir 7, e contrarsi matrimoni 3. La scuola primaria, dove insegna il par` di cinque fanciulli. roco, non ha piu Agricoltura. Sono non piccoli tratti in questo territorio, dove puossi fare agricoltura con vantaggio; ma per la mancanza di braccie quei campi restano inerti, e producono solo per il bestiame. Nel 1841 quando si riconobbe lo stato del monte di soccorso, che ebbe ` per dote starelli di grano 250 e lire gia

sarde 500, fu trovato il fondo granatico di starelli 209.14.½, e il nummario di lire 108.3.4. Nella tabella dello stato attuale dell’agricoltura nella provincia di Nuoro si indicarono nell’ordinaria seminagione starelli di grano 150, d’orzo 100, di legumi 8, i quali per la prima specie si moltiplicano soventi al 10, per la seconda al 15, per la terza al ` di 12. Gli alberi fruttiferi (forse non piu individui 1300) si distinguono in peri, fichi, pomi, ecc. Il vigneto non sorpassa un’area di starelli 20. Le viti producono ´ molto, ma le uve sono tutte comuni, ne si fa alcun vino particolare. L’orticultura si fa in tanto terreno, che non eccede li starelli 10 in superficie. Le specie coltivate son poche, e tra esse i pomi di terra. Pastorizia. Notai ristretta questa industria e or devo dire ` non e ` causa la sterilita ` de’ che di cio ´ anzi questi abbondano pascoli, perche ` , come sanno bene i e sono di gran bonta pastori di Nuoro, Orani e Orotelli. Nella tabella dello stato attuale della ` per O. nel bestiame pastorizia si noto manso buoi 196, vacche 10, cavalli 54, majali 60, giumenti 31; nel rude capre 400, vacche 560, pecore 4300, porci 310. Intenda il lettore che delle vacche e delle pecore numerate una sola parte appartiene a’ proprietari oniferesi». Quando nel 1848 le province furono ` a far parte della diviabolite O. entro sione amministrativa nuorese. Ricostituite le province, nel 1859 fu incluso nella provincia di Sassari e ne fece parte fino al 1927 quando fu definitivamente ricostituita la provincia di Nuoro. & ECONOMIA Le attivita ` di base della sua economia sono l’allevamento del bestiame, in particolare ovini e bovini; e l’agricoltura, in particolare la cerealicoltura, la viticoltura, l’olivicoltura. Negli ultimi decenni si sta svilup` inpando anche una modesta attivita

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Oniferi dustriale nel settore lattiero-caseario ` poco organize dell’abbigliamento. E zata la rete di distribuzione commer` collegato da autoliciale. Servizi. O. e nee e da ferrovia complementare agli altri centri della provincia. Dispone di stazione dei Carabinieri, medico, farmacia, scuola dell’obbligo, sportello bancario. Possiede una Biblioteca comunale. & DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 972 unita di cui maschi 486; femmine 486; famiglie 307. La tendenza complessiva rive` della polava una sostanziale stabilita polazione, con morti per anno 11 e nati 13; cancellati dall’anagrafe 9 e nuovi iscritti 4. Tra i principali indicatori economici: imponibile medio IRPEF 15 547 in migliaia di lire; versamenti ICI 245; aziende agricole 114; imprese commerciali 40; esercizi pubblici 6; esercizi al dettaglio 12; tra gli indicatori sociali: occupati 310; disoccupati 57; inoccupati 43; laureati 9; diplomati 90; con licenza media 270; con licenza elementare 394; analfabeti 10; automezzi circolanti 368; abbonamenti TV 233. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il suo ` ricchissimo di testimoterritorio e nianze archeologiche, a partire dal periodo prenuragico cui possono essere ` interesriferiti numerosi siti, il piu ` la necropoli di Sas sante dei quali e Concas, complesso di domus de janas risalente alla cultura d’Ozieri, posto a 3 km dall’abitato. Tra le tombe che ` di particolare interesse comprende e quella detta dell’Emiciclo, sulle cui pareti sono incise numerose figure maschili capovolte che probabilmente furono aggiunte quando la tomba fu riu` di cultura di Monte tilizzata in eta Claro. Vi sono anche molte testimonianze del periodo nuragico, in particolare i nuraghi Badu de Biddu, Badu

Petresu, Basonilo, Brodu, Calobrargia, Carvai, Conzinos, Corodda, Curtu, Git` , Ianna Ormica, Istorilo, Mariane tiro ` Puzzone, Testu, Moddorocco, Monsu Muros de Mancosa, Murtas, Ola, Predosa, Ruju, S’Ederosu, S’Iscopa, Sa Monza, Sa Tanca Manna, San Pietro, Soccas, Soloai, Su Ramenaiu, Tanca de su Carru, Tiddatzi, Tuppa Lidone. ` interessante e ` il comTra questi il piu plesso di Brodu, situato a poca distanza ` costituito dalla strada per Benetutti: e dal nuraghe omonimo, imponente costruzione dalla pianta complessa, e da un gruppo di 4 domus de janas, scavate su di una parete che sovrasta la strada. Le tombe sono decorate con motivi di corna taurine in rilievo e le loro pareti conservano tracce di pittura rossa. Al` quello di tro interessante complesso e Soloai che domina l’abitato e comprende i due nuraghi Soloai e Moddorocco, inseriti tra il verde, e i resti di un ` tempio di difficile lettura; al di sopra e stata costruita una chiesetta dedicata alla Madonna della Pace. & PATRIMONIO ARTISTICO, CULTURALE E AMBIENTALE Il centro storico ha conservato l’assetto tradizionale con stradette strette e case in pietra non into` importante e ` la nacate. L’edificio piu chiesa di Sant’Anna, parrocchiale costruita nel XVII con un impianto a tre navate piuttosto imponente. Altra inte` quella di San Gavino, ressante chiesa e costruita nel secolo XV e successivamente rimaneggiata in diverse occa` detto, sul sioni. Come abbiamo gia colle di Soloai sorge la chiesa della Madonna della Pace, costruita probabil` romente sui resti di un tempio di eta ` mana. A poca distanza dal paese si puo agevolmente raggiungere il monte Funtaneddas, un complesso naturalistico ricco di boschi e popolato da una fauna molto varia; in questo ambiente suggestivo sorgono i piccoli santuari di

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Onni San Francesco e di San Paolo, meta abituale di pellegrinaggi. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI La ` festa popolare di maggiore richiamo e quella di Sant’Anna, che si svolge il 26 luglio.

Onni, Demetria Pittrice (Santu Lussurgiu 1930-Oristano 1997). Per anni parte` alla vita culturale di Oristano, cipo dove esordı` nel 1964. Negli anni successivi prese parte a numerose mostre in Italia e all’estero ottenendo riconoscimenti per la sua pittura elegante e comunicativa.

Onnis, Antonio Medico, docente uni` lauversitario (n. Cagliari 1927). Si e reato in Medicina a Padova nel 1951 e ha intrapreso la carriera universitaria. ` specializzato in OstetriNel 1954 si e cia; nel 1958 ha ottenuto la libera docenza e ha insegnato Ostetricia all’Uni` di Padova. Autore di numerose versita ` pubblicazioni, ha raggiunto notorieta nazionale per i suoi studi sulle malattie emolitiche neonatali; ha fondato e diretto la rivista ‘‘Album delle Ostetriche’’.

Onnis, Augusto Insegnante, consigliere regionale (n. Ales 1936). Mili` stato tante politico nel PSDI, di cui e ` stato anche segretario regionale, e eletto nel 1983 per la prima volta consigliere regionale nella lista socialdemocratica nel collegio di Oristano. Rieletto nelle successive legislature sino ` stato assessore al Lavoro al 1994, e nella prima giunta Cabras (gennaio-ot` dimesso dall’incarico tobre 1992): si e ` entrata in vigore la norma quando e ` tra la cache sanciva l’incompatibilita rica di consigliere e l’incarico di assessore. Nel 1994 non ha accettato di ricandidarsi.

Onnis, Faustino Poeta (San Gavino 1925-Cagliari 2001). Scrisse versi in lingua sarda; antifascista, nel 1942 fu de-

nunciato per vilipendio a Mussolini. `, ma non rinunSvolse diverse attivita ` mai a scrivere. cio

Onnis, Francesco Avvocato, uomo politico (n. Cagliari 1938). Consigliere regionale, deputato al Parlamento. Dopo ` essersi laureato in Giurisprudenza si e dedicato con successo alla professione ` uno dei piu ` noti penalidi avvocato. E sti del foro cagliaritano; militante nel ` stato eletto consigliere comunale Msi e ` di Cagliari dal 1964 al 1967; nel 1994 e stato eletto deputato di An per la XII legislatura repubblicana nel collegio ` uninominale di Serramanna ma non e ` stato riconfermato nel 1996; nel 1999 e stato eletto consigliere regionale e nel ` rican2001 rieletto deputato. Non si e didato per le elezioni dell’aprile 2006.

Onnis, Mario Avvocato, uomo politico (n. Collinas 1907). Membro della Camera dei Fasci e delle Corporazioni. `a Laureatosi in Legge nel 1933 inizio esercitare la sua professione. Fascista, nel 1941 fu nominato segretario federale di Nuoro e in seguito chiamato a far parte della Camera dei Fasci e delle Corporazioni per la XXX legislatura (1941-1943). A causa della guerra non gli fu possibile frequentare l’istitu` piu ` zione. Caduto il fascismo, si dedico intensamente alla professione, ma ` anche alla politica candidandosi torno nelle liste del movimento monarchico per il Parlamento e per il Consiglio regionale, ma non fu eletto.

Onnis Giacobbe, Palmira Studiosa di storia della Sardegna (n. Sassari 1907). ` per molti Laureata in Lettere, insegno anni negli istituti di istruzione secondaria. La sua traduzione dell’Epistolario di Antonio Parragues de Castillejo, pubblicata a Milano nel 1958, divenne presto uno strumento molto apprezzato per la conoscenza della storia del` spagnola (il Parragues l’isola nell’eta

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Ononide de Castillejo fu arcivescovo di Cagliari dal 1558 al 1572).

Sant’Onofrio – Il santo in un affresco del monastero del Sacro Speco di Subiaco (sec. XV).

` d’ogni genere e tentazioni del macolta ligno. Per sessanta o settant’anni visse ´ il Sinel deserto della Tebaide, finche ` Pafnuzio per assignore non gli mando sterlo. Vedendolo, Pafnuzio non capı` se si trattava di un essere umano o di un animale sconosciuto, vestito dei suoi lunghi capelli e di foglie ai fianchi. Morı` (qualche agiografo mette nel 400) e la sua anima fu vista da Pafnuzio volare in paradiso. Due leoni entrarono nella caverna e davanti al cadavere mostrarono segni di dolore, poi scavata una fossa si allontanarono e Pafnuzio seppellı` l’anacoreta. In Sardegna Il culto dei Santi Onofrio della Tebaide e Pafnuzio d’Egitto fe` stato diffuso steggiato l’11 settembre e dai Bizantini, in Occidente invece dai crociati. Patrono dei tessitori. A Mores, nella parrocchia, tela secentesca attribuita a Francesco Fracanzano: il santo ` raffigurato con i capelli lunghi e la e barba folta, fra le mani un rosario, su un tavolino la sua corona regale. [ADRIANO VARGIU]

Onofrio, santo (in sardo, Sant’Onofriu) Santo (secc. IV-V). Anacoreta, unico e fortemente desiderato figlio di un re persiano. La leggenda vuole che il padre, ingannato dalle forze del male, lo abbia gettato fra le fiamme, ma il bambino sollevate le mani al cielo in atto d’implorazione rimase illeso. Addolorato e pentito il padre pianse amaramente, gli apparve un angelo e gli disse: «Prendi tuo figlio, monta a cavallo e seguimi». Il viaggio fu lungo, attraverso montagne e deserti, una bianca cerva provvide al loro nutrimento quotidiano. Arrivarono finalmente a un monastero, la cerva scomparve e l’angelo disse: «Bussa, consegna tuo figlio ai monaci e vattene». Cosı` fece. I monaci allevarono e educarono ` a vivere il bambino. Adolescente ando in una grotta sulle montagne, tra diffi-

Festa Si festeggia il 12 giugno.

Ononide Genere di piante erbacee della famiglia delle Leguminose. In Sardegna sono presenti tre specie: 1. l’o. bacaja (Ononis natrix), una piccola pianta arbustiva perenne, molto ramificata, con rami e foglie ricoperti di fitta peluria biancastra; le foglie sono composte da tre foglioline allungate e appuntite; i fiori crescono all’ascella fogliare e sono giallo scuro con stria` un legume; difture rosse; il frutto e fusa, cresce spontanea nei campi incolti e in zone aride e degradate e fiorisce in tarda primavera sino all’inizio dell’estate; 2. l’o. spinosa o ‘‘arrestabue’’ (Ononis spinosa), che si differenzia dalla precedente per la presenza di ` corte e fitte spine e per le foglioline piu larghe; i fiori sono rosa e fioriscono da primavera sino all’estate; cresce diffu-

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Onopordo samente nei pascoli o ai bordi stradali. Nome sardo: stragabois; 2. l’o. screziata (Ononis variegata), un piccolo arbusto prostrato, con rami molto fitti; le foglie piccole e di forma ovata, hanno venature pronunciate; i fiori sono solitari e crescono nella parte superiore dei rami; fioriscono tra aprile e giugno, coprendo di giallo intenso le zone sabbiose e le garighe costiere. [MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]

1970 ha intrapreso anche una serie di interessanti operazioni nel settore televisivo con le emittenti ‘‘La Voce Sarda’’ e ‘‘Bibisi’’, che per alcuni anni hanno disputato il primato dell’emittenza a Videolina.

Onorato, Pierluigi Magistrato, uomo politico (n. La Maddalena 1938). Deputato al Parlamento, senatore della Repubblica. Conseguita la laurea in Giu` entrato in magistratura risprudenza, e ponendosi in evidenza come componente dell’esecutivo dell’Associazione Nazionale Magistrati e impegnandosi ` stato eletto denel sociale. Nel 1979 e putato del PCI nel collegio di Firenze per l’VIII legislatura repubblicana e successivamente riconfermato per la ` stato invece eletto senaIX. Nel 1987 e tore della Repubblica per la X legislatura.

Onorio Imperatore romano (Costanti-

Ononide – Ononide spinosa durante la fioritura.

Onopordo = Cardo Onorato Famiglia sarda di imprenditori (sec. XX). Le sue notizie risalgono agli inizi del Novecento. Iniziatore ` stato Achille, che a delle sue fortune e ` del secolo XX ha fondato la someta ` armatoriale Navarma e alcuni cieta ` Rimorchiatori anni dopo la societa Sardi, che gestisce i servizi nei porti di Cagliari e di Arbatax. Suo figlio Giovanni (Gianni) ha fondato anche la Motomar Sarda per il commercio delle imbarcazioni da diporto. A partire dal

nopoli 384-Ravenna 423). Secondogenito di Teodosio I, augusto dal 10 gennaio 393, alla morte del padre (395) con` l’Impero d’Occidente sotto la tutrollo tela del generale Stilicone. Durante il suo principato vi fu una costante emergenza militare (defezioni interne e invasioni barbariche); dalle fonti la Sardegna appare come un’importante riserva di vettovaglie e uomini e una terra di rifugio: Turranio Decenzio Benigno, governatore dell’isola (397?) e ` onestalegato a Simmaco, si impegno mente nella riscossione del frumento destinato a Roma, indispensabile a causa della rivolta africana di Gildone; Claudiano e Prudenzio celebrarono le sue feroci campagne; Stilicone chiuse anche i porti sardi alle navi dell’Impero d’Oriente (405-407), sul quale ten`, tava di estendere la sua autorita blocco levato da O. alla morte del generale (408); Claudiano e una disposizione di O. (410) riferiscono di molti notabili fuggiti dall’Italia devastata dai

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Operti barbari e rifugiatisi anche nell’isola: assediato da Alarico a Ravenna, O. si ` allora alle risorse d’Africa, Saraffido degna, Sicilia e Corsica per pagare le truppe con cui sperava di contrastare i Visigoti. Il nome di O. appare infine nella data consolare di due epitafi da Turris Lybisonis. [ANTONIO IBBA]

Ontano – Esemplari lungo un corso d’acqua del Gennargentu.

Ontano Pianta arborea della famiglia delle Betulacee (Alnus glutinosa), detta anche o. nero. Di medie dimensioni, raggiunge in condizioni ottimali anche i 30 m di altezza; ha foglie caduche, di forma ellittica-arrotondata, seghettate e inserite nel ramo con un lungo picciolo; i fiori sono a sessi separati ma sulla stessa pianta: amenti allungati, giallo-bruni, quelli maschili, piccole infiorescenze rotondeggianti, bruno-rossicce, quelle femminili, compaiono contemporaneamente in primavera, molto prima della fogliazione; ` una samara. La corteccia e ` il frutto e scura con placche di grandi dimensioni. Pianta tipica della vegetazione riparia, cresce spontanea lungo i corsi d’acqua in tutte le zone della Sardegna, indifferente al substrato; vegeta anche

` la spead alta quota: sul Gennargentu e cie arborea che riesce a raggiungere le maggiori dimensioni. Il legno rosso` duro e pesante, facile da aranciato e colorare, non marcisce a contatto con l’acqua, viene quindi usato in ambienti umidi: Camarda e Valsecchi in Alberi e arbusti spontanei della Sardegna (1983) riportano il suo uso sin dal Neolitico per la costruzione di palafitte. Dai suoi rami e dalla corteccia si ottiene un colorante nero molto usato in passato per la colorazione dell’orbace; dalla corteccia inoltre si ricavano sostanze con azione antinfiammatoria e antipiretica. Nella medicina popolare un decotto di corteccia fresca veniva usato come antifebbrile e depurativo del cavo orale. Alcuni testi citano l’usanza di sfregare sui porri foglie di o. che venivano buttate poi in un fiume mentre si recitava una formula magica. Nomi sardi: abiu (Sulcis-Iglesiente); alinu (Sardegna centrale); alzu (gallurese). [MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]

‘‘Operaio, L’’’ Periodico popolare mensile, pubblicato a Sassari dall’ottobre 1877 al gennaio 1878. Fu fondato e diretto da Cesare Manca, un operaio fortemente schierato a sinistra, che dovette affrontare anche il carcere per le sue idee. Con un titolo somigliante sono esistiti nell’Ottocento altri due periodici: ‘‘L’Operaio cattolico’’, ‘‘giornale per il popolo’’, settimanale diretto da don Raimondo Massenti che uscı` per pochi mesi nel 1873, e ‘‘L’Operaio di Cagliari’’, ‘‘giornale amministra`, tivo’’, settimanale (del quale, pero pare sia uscito il solo numero di saggio, 1881).

Operti, Michele Scrittore (Cagliari, sec. XIX-?). Fece parte della schiera di ` scrittori sardi che nella seconda meta dell’Ottocento diedero vita a una serie di romanzi storici ambientati in Sardegna e volti a esaltare, in personaggi ta-

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Opizzo lora realmente esistiti, i ‘‘valori’’ della storia e del carattere dei sardi che si venivano allora scoprendo. Ha al suo attivo due romanzi, Vincenzo Sulis (1871, riedito nel 1893 col titolo Il tribuno di Cagliari) e L’amante della Regina (1893).

Opizzo Religioso (Genova, seconda ` sec. XII-Sassari?, 1231). Arcivemeta scovo di Torres dal 1230 al 1231. Nominato arcivescovo nel 1230 prese possesso della sua diocesi, ma non inter` ruppe i rapporti con Genova. Governo nei difficili anni dell’estinzione della famiglia giudicale e fu impegnato dal pontefice in delicate questioni politiche. Quando l’arcivescovo di Pisa giunse in Sardegna rivendicando il titolo di primate, O. gli permise di visitare soltanto le diocesi di Ampurias e ` la Bosa, e il papa Gregorio IX approvo sua decisione.

di grandi affermazioni per l’equitazione italiana che vinse due medaglie ` un quinto d’argento, una di bronzo, piu posto e il settimo assoluto con l’altro sardo Gutierrez nel concorso completo. Quattro anni dopo la stessa squadra olimpica (P. D’Inzeo, R. D’Inzeo e O.) fu medaglia di bronzo a Roma. Ter` agonistica O. si dedico ` minata l’attivita ` di preparatore con successo all’attivita dei cavalieri emergenti. [GIOVANNI TOLA]

Oppi, Giorgio Funzionario, uomo poli-

sec. XX). Partecipa a diversi concorsi fotografici, vincendo quello nazionale a tema dal titolo ‘‘Il colore rosa della Sardegna’’, promosso dall’ESIT nel 1994. Realizza la documentazione fotografica per i volumi Paesaggi ed architetture delle miniere per Archivio Fotografico Sardo, e Storie di miniera, allegato all’‘‘Unione sarda’’. Nel 1996 espone le sue immagini nella mostra itinerante ‘‘Kaleidoscope’’, presentata nella Galleria ‘‘Parigini’’ di Porto Rotondo e poi nei locali della Biblioteca comunale di Santa Teresa Gallura.

tico (n. Iglesias 1940). Consigliere regionale, deputato al Parlamento. Funzionario, impegnato fin da giovane ` nella Democrazia Cristiana, nel 1979 e stato eletto consigliere regionale per l’VIII legislatura e successivamente riconfermato fino alla X nelle liste del PPI. Dal settembre 1989 all’ottobre ` stato assessore alla Sanita ` nella 1991 e prima giunta Floris e dal dicembre 1991 all’ottobre 1992 nella prima ´ giunta Cabras. Non ricandidato perche ` consigliere di tre legislature, e ` gia stato rieletto consigliere regionale nella XII legislatura nel collegio di Iglesias nelle liste del CCD. Nel 2002 ha contribuito a fondare l’UDC, nelle ` stato rieletto nel 2004. Nella cui liste e ` stato asseslegislatura precedente e ` nella seconda giunta sore alla Sanita Floris e nella prima giunta Pili. Nel 2006, eletto alla Camera dei deputati nella lista dell’UDC, ha lasciato il Con` subentrato siglio regionale dove gli e Vittorio Randazzo.

Oppes, Salvatore Campione d’equita-

Oppia Antico villaggio di origine me-

zione (n. Cagliari 1916). Militare di carriera, dopo numerose affermazioni in campo nazionale e internazionale nei ` con i due fratelli concorsi ippici formo D’Inzeo una formidabile squadra che ottenne nel 1956 ai giochi olimpici di ` 40 Melbourne – quando O. aveva gia anni – la medaglia d’argento nel Gran premio di salto a ostacoli. Fu un anno

dioevale che faceva parte del giudicato di Torres, compreso nella curatoria detta dell’Oppia. Era posto a poca distanza dall’attuale Mores. Dopo l’estin` zione della famiglia giudicale passo nelle mani dei Doria che lo inclusero nel loro stato. Avendo essi prestato omaggio al re d’Aragona, dopo la con` a far parte del quista, il villaggio entro

Oppes, Marco Fotografo (n. Selargius,

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Oppo Regnum Sardiniae. Quando nel 1325 i Doria si ribellarono contro i nuovi padroni, divenne teatro delle operazioni militari e nel 1330 fu assalito dalle truppe di Raimondo Cardona e grave` nelle mente danneggiato. Rimase pero mani dei suoi antichi signori e quando, dopo il 1350, essi furono nuovamente attaccati dagli Aragonesi, fu nuovamente uno dei teatri del conflitto. In un primo momento, essendo allora il giudice d’Arborea alleato del re d’Aragona, fu attaccato dalle truppe arborensi; i Doria riuscirono tuttavia a conser varne il possesso fino al 1364 quando, scoppiata la seconda guerra tra Mariano IV e Pietro IV, il villaggio fu occupato dalle truppe arborensi. Su` bito dopo la sua popolazione comincio a diminuire ed entro la fine del secolo scomparve.

Oppia, curatoria di Antica curatoria del giudicato di Torres, situata nel cuore del piccolo regno a sud del Figulinas tra il Meilogu e il Montacuto. Si estendeva per 133 km2 su un territorio ricco di messi e comprendeva i villaggi di Ardara, Lachesos, Mendulas, Mores, Nula, Querqueto e Todorache. Nel corso del secolo XI fu la regione preferita della dinastia giudicale, che ad Ar` la sua residenza facendovi dara fisso costruire un bel castello e la grande chiesa romanica di Santa Maria del Regno. Dopo l’estinzione della dinastia, i Doria si impadronirono del territorio e lo inclusero nel loro piccolo stato. Subito dopo la conquista aragonese divenne uno dei teatri del lungo conflitto tra Doria e Aragona e il suo territorio fu ripetutamente devastato dagli eserciti dei due contendenti; Ardara fu ripetutamente assalita, persa e riconquistata dalle due parti in guerra fin´ , poco prima dello scoppio della che prima guerra tra Mariano IV e Pietro IV, il giudice riuscı` a comprare la cura-

` con toria da Damiano Doria e la occupo le sue truppe. Da questo momento il territorio fu di fatto annesso al giudicato d’Arborea, nelle cui mani rimase fino alla battaglia di Sanluri. Dopo la breve parentesi del visconte di Narbona, venuta in possesso degli Aragonesi, nel 1421 fu inclusa nel grande feudo donato da Alfonso V a Bernardo Centelles. Nei secoli successivi il terri` nelle mani di diversi feudatorio passo tari, fino al riscatto dei feudi (1838).

Oppia, Giacomo Funzionario, consigliere regionale (n. Alghero 1940). Laureato a Sassari in Giurisprudenza e in Scienze politiche, dirigente della Camera di Commercio di Sassari, nel ` stato eletto consigliere regio1994 e nale di Forza Italia nel collegio di Sassari. Nel 1999 ha rinunciato a candidarsi. Autore di un volume sulla storia della Camera di Commercio sassarese, ne dirige la rivista trimestrale ‘‘Studi di economia e diritto’’, continuazione del prestigioso ‘‘Bollettino degli interessi sardi’’.

Oppo, Anna Sociologa (n. Oristano ` dedicata al1937). Dopo la laurea si e l’insegnamento universitario. Dal 1980 ` diventata professore associato di Soe ciologia generale; attualmente insegna nel Dipartimento di Ricerche eco` di nomiche e sociali della Facolta ` di Scienze politiche dell’Universita Cagliari. Sempre impegnata sui problemi della Sardegna, unisce nelle sue opere il rigore scientifico a una personale partecipazione ai drammi della ` che studia. Tra i suoi scritti: La realta ` nella famiglia tradizionale domesticita sarda, in Fonti orali e politica delle donne: storia, ricerca, racconto, 1983; La vita di miniera negli anni Cinquanta, in Le miniere e i minatori della Sardegna (a cura di Francesco Manconi), 1986; L’area cagliaritana, in I giovani del Mezzogiorno, 1990; Dove non c’e`

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Oppo ` casa, in Storia della famidonna non c’e glia italiana 1750-1950, 1992.

Oppo, Cipriano Efisio Pittore e critico d’arte (Roma 1891-ivi 1962). Nato a Roma da famiglia sarda, non recise mai i suoi rapporti con la Sardegna, prese parte alla Secessione romana e ` rapporti di amicizia con Giuallaccio seppe Biasi. In seguito riuscı` a instaurare fecondi rapporti con gli ambienti artistici dell’isola. Dopo la fine della ` orgaprima guerra mondiale si rivelo ` rivendinizzatore di grande capacita cando l’autonomia dell’arte nei confronti del regime. Divenuto segretario nazionale dei Sindacati delle Arti Plastiche nel 1930 consentı` la formazione di un Sindacato autonomo di artisti sardi e favorı` la loro partecipazione alle grandi mostre nazionali e in particolare alla Quadriennale romana (in alcune rassegne collettive di artisti sardi esponeva lui stesso), contribuendo a far conoscere a livello nazio`. nale la loro originale espressivita

Oppo, Franco Musicista, compositore (n. Nuoro 1935). Diplomato al Conser` successivavatorio cagliaritano, si e mente perfezionato in diversi centri ` aueuropei. Compositore raffinato, e tore di musica da camera che viene eseguita con successo nei maggiori teatri europei.

Oppo, Giovanni Funzionario, consigliere di Stato (Oristano 1884-Roma 1968). Laureato in Giurisprudenza nel ` nell’amministrazione dei 1907, entro lavori pubblici. Segretario generale ` portuale di Napoli, dell’Ente autorita nel 1927 fu trasferito a Cagliari come viceprovveditore del Provveditorato delle Opere pubbliche della Sardegna. Qui rimase sino all’agosto 1943. Promosso direttore generale, nel 1945 fu responsabile della direzione generale ‘‘Servizi speciali’’, incaricata di curare il restauro degli edifici ecclesiastici

danneggiati dalla guerra. Nel 1948 fu nominato consigliere di Stato; legato da grande amicizia a Gabriele Pescatore, fu collocato a riposo nel 1954.

Oppo, Raffaele Angelo Pittore e incisore (Cagliari, sec. XX-?). Attivo negli ` anche anni tra le due guerre, partecipo all’animato dibattito teorico che si svolse in quel periodo: fu tra i primi a proporre la distinzione fra un’‘‘arte in Sardegna’’ e un’‘‘arte sarda’’. Quest’ultima, che avrebbe dovuto esprimere i ` regionale, ancaratteri della civilta cora non esisteva, sostenne: lo strumento per darle vita doveva essere la xilografia, tecnica particolarmente vicina all’‘‘anima sarda’’. Protagonista, in qualche misura, della vita artistica cagliaritana prima e dopo la seconda guerra mondiale.

Oppus, Umberto Studioso di storia locale (n. Cagliari 1971). Pubblicista dal 1995, interessato alla storia del suo paese, ha dato vita al Centro studi sul ` sinducato di Mandas. Attualmente e daco di Mandas. Collaboratore di di` stato anche direttore verse testate, e dei periodici ‘‘La sera’’, ‘‘Sardegna oltre’’ e ‘‘Igea’’. Tra i suoi scritti: La festa di San Giacomo apostolo patrono di Mandas, 1993; Storia del ducato di Mandas, 1994; Le tradizioni religiose di Mandas: Sant’Antonio Abate, 1995; Don Salvatore Locci: figura di un nobile sardo nella Spagna del 1600, 1995; Il marchesato di Terranova, in Da Olbı`a a Olbia. ` mediter2500 anni di storia di una citta ranea, II (a cura di Giuseppe Meloni e Pinuccia Simbula), 1996; Il Palazzo ducale dello stato di Mandas, 1997; Memorie di Mandas, 1997.

Optantius, santo = Cecilia, Suinua e Ginia, sante

Optenano Antico villaggio di probabile origine romana, situato non lontano dall’attuale Castelsardo alla foce del rio Perdas de Fogu. Nel Medioevo fece

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Orani parte del giudicato di Torres e fu compreso nella curatoria dell’Anglona. Era un piccolo centro rivierasco i cui abitanti erano dediti alla pesca; nel secolo XII, quando i Doria si imparenta` in loro rono con la casa giudicale, entro possesso. Dopo l’estinzione della famiglia giudicale essi lo inclusero nel loro piccolo stato; e avendo prestato omaggio al re d’Aragona, con la conquista ` a far parte aragonese il villaggio entro ` del Regnum Sardiniae. Quando pero essi si ribellarono ai nuovi venuti, dal 1325 divenne uno degli elementi del loro sistema militare e subı` gravi danni ` ad abper cui la popolazione comincio bandonarlo e ancor prima che scoppiasse la loro seconda ribellione, nel 1347, era ormai completamente spopolato.

Orani Comune della provincia di ` Nuoro, compreso nella IX Comunita montana, con 3152 abitanti (al 2004), posto a 521 m sul livello del mare una ventina di chilometri a sud-ovest di Nuoro. Regione storica: Doris. Diocesi di Nuoro. & TERRITORIO Il territorio comunale, di forma molto articolata, simile a quella di una forcella, si estende per 130,52 km2 e confina a nord con Illorai, Orotelli, Oniferi e Benetutti, a est con Nuoro, a sud con Mamoiada e Sarule e a ovest con Ottana e Bolotana. Si tratta di una regione di monti e colline, estrema propaggine settentrionale del massiccio del Gennargentu. La punta ` alta e ` quella del monte Gonare piu (1083 m), poco a sud dell’abitato. Intorno a O. scorrono alcuni affluenti del rio Nurdole, che fa parte del bacino ` attraversato idrico del Tirso. Il paese e dalla statale 128 Centrale sarda, che a sud raggiunge in breve Sarule, mentre a nord, dopo aver attraversato Oniferi, si connette con la superstrada Abbasanta-Nuoro.

& STORIA L’attuale villaggio si ritiene derivi da quello romano di Oddini le cui rovine si trovano nelle vicinanze della chiesa di San Giorgio; nel Medio` una fusione tra un nucleo evo si formo di abitanti di Oddini e quelli dei villaggi di Sant’Andrea e di San Sisto. Apparteneva al giudicato di Torres ed era compreso nella curatoria di Dore della quale divenne capoluogo. Per la sua posizione spesso il villaggio fu anche residenza del vescovo di Ottana. Dopo l’estinzione della dinastia giudicale O. fu lungamente conteso dai Doria e dagli Arborea. Sui due contendenti la spuntarono i giudici di Gallura che di fatto annetterono il Dore al loro regno, cosı` il piccolo centro, quando i Visconti ` in mano al Comune si estinsero, passo di Pisa. Subito dopo la conquista ara` a far parte del gonese il villaggio entro Regnum Sardiniae ma la sua popolazione mantenne un atteggiamento ostile nei confronti degli invasori. Nel 1335 il villaggio fu incluso nei territori concessi dal re d’Aragona a Giovanni ´ li pacificasse; negli d’Arborea perche anni successivi, quando il giudice Mariano IV fece arrestare il suo infelice fratello, O. fu occupato dalle truppe arborensi e subı` molti danni. Di fatto fu annesso al giudicato d’Arborea e vi rimase legato fino al termine delle guerre nel 1409. Tornato in possesso aragonese, nel 1410 fu incluso nei terri` Turritori concessi in feudo a Nicolo ` nel 1430 lo giti i cui discendenti pero vendettero al marchese d’Oristano. Quando il marchesato nel 1477 fu sequestrato a Leonardo Alagon, O. fu incluso nei territori riconosciuti ai Car` di roz del ramo di Mandas, in qualita eredi di Giovanni d’Arborea, prima della loro estinzione avvenuta nel ` allora ai Maza de Lic 1479. Passo ¸ana che a loro volta si estinsero entro la ` del secolo XVI. Estinti i prima meta

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Orani Maza, dopo una lunga lite, il patrimo` appartenuto ai Carroz nio feudale gia ` ai Portugal. In quefu diviso e O. passo sto periodo il villaggio, che in precedenza si era sviluppato notevolmente, ` a decadere a causa delle comincio faide che ne divisero la popolazione. Alla fine del secolo, quando anche i ` infine ai Portugal si estinsero, O. passo De Silva che ne fecero il capoluogo del loro grande feudo. Nel corso del secolo XVII prese a risiedervi il regidor che governava anche le curatorie galluresi comprese nel feudo e fu anche sede del tribunale baronale. Nei secoli successivi e fino al riscatto avvenuto nel 1839 il villaggio rimase in possesso dei De Silva. Per tutto questo periodo il carico ` sempre aumentando e la fiscale ando sua autonomia fu fortemente limitata, ma la presenza degli uffici dell’amministrazione baronale contribuı` a rilanciarne lo sviluppo. Nel corso del secolo XVIII i rapporti dei suoi abitanti con il feudatario furono spesso burrascosi a ` dei tributi che docausa della esosita vevano essere pagati. Nel 1821 fu incluso nella provincia di Nuoro e dal 1848, abolite le province, nell’omonima divisione amministrativa fino al 1859. Vittorio Angius, nel suo lungo peregrinare per la Sardegna sabauda, ´ registrare parecchie notizie sui pote paesi dell’isola: «Popolazione. Abbiamo notato la popolazione di O. di anime 1840, distinte in maggiori maschi 495, femmine 475, e minori maschi 417, femmine 453. Lasciando questi numeri, nonostante l’aumento che conosciamo, aggiungeremo gli altri particolari. Il numero totale delle famiglie ` meno di 460, e di queste 8 sono non e nobili, 250 agricole, 100 pastorali, 50 meccaniche e altrettante di persone di professione diversa: preti, notai, scri`. venti, come dicono, e ministri di sanita Tra le persone di non servil profes-

sione sono a indicare 4 avvocati, 3 dottori in medicina, 1 dottor chirurgo, 2 farmacisti, 2 flebotomi, 10 preti, 5 notai. Gli abitanti in generale sono robu` piu ` frequente e ` sti e sani. La mortalita dal quarantesimo al settantesimo ` vero che molti vivono oltre anno; ma e questo limite, e non sono rari gli ` secolare in tutta esempi di longevita ` di sensi e facolta ` mentali. integrita Agricoltura. L’area delle vidazzoni, o terre cereali, si computa essere un terzo di tutta la superficie territoriale. Il monte di soccorso ebbe dotazione in fondo granatico starelli 800, in fondo nummario lire sarde 1250; e nella rico` il gnizione fattasi nel 1841 si trovo fondo granatico ridotto a starelli 775.14, il nummario cresciuto a lire 2815.3.3: il che loda l’amministrazione del censore locale e della giunta. Nel 1843 si trovarono starelli 611.4½, e lire nuove 7053.57. Il confronto del numero della dotazione in grano, che indica la ` solita a seminarsi quando si quantita istituirono i monti di soccorso, col numero ordinario degli starelli che ora ` il prosolitamente si seminano, dira gresso dell’agricoltura. Anche in O. come nei vicini dipartimenti delle ` premontagne, l’arte pastorale era piu giata in altri tempi, e di molto sopravanzava l’agraria, che gli infingardi detestavano come vera e letterale maledizione di Dio. Nella vidazzone di cia` indiscun anno si seminano, come si e cato, non meno di starelli 2000 di fru` commento ed altrettanti di orzo, ed e presa in questi numeri la seminagione de’ narboni, o delle terre dissodate di recente e lavorate con la zappa, ma non quella che si fa negli intervalli fra le due vidazzoni, dove si seminano tra orzo e grano altri 600 starelli. La seminagione poi delle specie minori occu` a disparte non meno di starelli pera 324, somma risultante da starelli 100

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Orani di fave, 20 di ceci, fagiuoli, lenticchie, ecc., 4 di granone, 50 di canape, 150 di patate. La produzione ordinaria del ` al 10, dell’orzo al 12, delle frumento e fave al 5, de’ legumi al 6, del granone al ` di 50, delle patate al 40. Il canape da semenza starelli 3, di fibra libbre 140. Pastorizia. I salti di O. producono copiosi pascoli per tutte le solite specie di bestiame, ma se le pioggie mancano, ` rigida del solito da ` se l’invernata piu molte nevi sı` che i pascoli restino sepolti, allora i pastori devon piangere ` , quando piu ` perduta quando la meta dei due terzi delle loro greggie e degli ` notato il numero armenti. Abbiamo gia ` del de’ pastori 370, non tutti pero ´ i proprietari si fanno paese, perche spesso servire da pastori orgolesi, mamojadini ed orotellesi. Bestiame manso. De’ buoi che sono per il servigio ` indicato sopra il numero, le agrario si e ` di 10, vacche mannalite poche, non piu i cavalli 200, i majali 125, i giumenti 287, che macinano tutti i grani quando i pochi molini idraulici si arrestano. Bestiame rude. Si numeravano nel 1843 vacche 3500, pecore 15 000, capre 1500, porci 5000, cavalle 200». Appena `a furono ricostituite le province entro far parte della provincia di Sassari fino al 1927 quando, ricostituita definitiva`a mente la provincia di Nuoro, torno farne parte. & ECONOMIA Le attivita ` di base della sua economia sono l’allevamento del bestiame, in particolare bovini e suini, in misura minore ovini; e l’agricoltura, in particolare la cerealicoltura, la viticoltura, la frutticoltura e l’olivicoltura. Negli ultimi decenni si sta svilup` industriale nel pando anche l’attivita settore alimentare, della lavorazione ` suffidella plastica, laterizi, vetro. E cientemente organizzata la rete di distribuzione commerciale. Vi operano anche un albergo, un’azienda agrituri-

stica con 5 posti letto e un ristorante. Artigianato. Di antica tradizione l’artigianato dell’intaglio del legno. Servizi. ` collegato tramite autolinee con gli O. e altri centri della provincia. Dispone di Pro Loco, stazione dei Carabinieri, guardia medica, farmacia, scuola dell’obbligo e scuole secondarie, sportello bancario. Possiede una Biblioteca comunale. & DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 3158 unita di cui stranieri 3; maschi 1567; femmine 1591; famiglie 1098. La tendenza complessiva rivelava una lieve diminuzione della popolazione, con morti per anno 31 e nati 22; cancellati dall’anagrafe 29 e nuovi iscritti 32. Tra i principali indicatori economici: imponibile medio IRPEF 15 070 in migliaia di lire; versamenti ICI 931; aziende agricole 131; imprese commerciali 213; esercizi pubblici 27; esercizi all’ingrosso 5; esercizi al dettaglio 58; ambulanti 4. Tra gli indicatori sociali: occupati 963; disoccupati 105; inoccupati 155; laureati 40; diplomati 253; con licenza media 1012; con licenza elementare 1105; analfabeti 45; automezzi circolanti 1085; abbonamenti TV 820. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il ter` ricchissimo di vestiritorio del paese e gia dal periodo prenuragico al periodo nuragico a quello romano che dimo` dell’insediamento, strano la continuita favorito fin dalla preistoria dalla ricchezza di acqua che ha consentito lo ` agricole e sviluppo di fiorenti attivita pastorali. Riconducibile al periodo ` il complesso di Ligula, prenuragico e ` conosciuta ansituato in una localita che come Campi Valeri, situata a pochi chilometri dall’abitato e ricca di nume` prenuragica e rosi monumenti dell’eta nuragica. Qui il Lamarmora e l’Angius ebbero modo di osservare per la prima volta le Tombe di giganti che nessuno

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Orani prima di allora aveva posto in evidenza. Vi si osservano tre statue menhir disposte in fila, delle quali quella ` alta piu ` di 5 m. Veramente centrale e ` il patrimonio dei nuraghi imponente e individuati nel territorio: se ne contano infatti ben 41, in particolare quelli di Attentu, Baraule, Cavalicore, Contra ’e Turre, Dorgodori, Giorgi Sale, Go` , Gortale, Ioanne Canu, Iscusorgiu, rae Ispadula, Istellai, Istetta, Lasassai, Loghelis, Losore, Ludrı`scas, Lussurgiu, Maria Corda, Merilo, Monte Funtaneddas, Monte Nule, Naravile, Nurdole, Olalo, Oraschile, Pal’Umbrosa, Passarinos, S’Eredade, Sa Monza, Sa Triccia, Sa Trunca, Soriches, Sos Noraches, Talinos, Urrana, Usurtala, Su Vrusciu, Zommaria Corda. Tra gli altri monumenti nuragici sono da ricordare alcuni villaggi in rovina e la fonte sacra di Sos Malavidos, pozzo sacro risalente al Nuragico medio, legato al culto delle ` acque che si credevano dotate di virtu terapeutiche. Durante gli scavi ha re` di restituito una notevole quantita perti. & PATRIMONIO ARTISTICO, CULTURALE E AMBIENTALE Il nucleo originario di ` stato indiaggregazione del villaggio e viduato attorno ai ruderi della chiesa di Sant’Andrea attualmente posti all’ingresso del paese. L’edificio risale al secolo XVI, era stato costruito in trachite rossa secondo il gusto gotico-catalano. Di esso rimangono sufficientemente leggibili la facciata e la torre campanaria a pianta quadrangolare. Rispetto a questo nucleo originario l’abitato attuale, ricco di edifici di un qualche pregio architettonico, lungo le cui strade si affacciano alcune pretenziose abitazioni del tipo a palattu, si ` sviluppato a partire dal secolo XVI. e Gli edifici di maggiore interesse sono la chiesa di Nostra Signora d’Itria, costruita nel secolo XVII in forme tardo-

gotiche; ha l’impianto a una navata completata dal presbiterio e da alcune cappelle laterali. La facciata, di ` arricchita dai grafestrema eleganza, e fiti di Costantino Nivola (=), nativo del luogo; all’interno conserva alcune statue lignee del Seicento e un altare dipinto dello stesso periodo. La chiesa di San Giovanni Battista, costruita anche questa nel secolo XVII in forme barocche, ha un impianto a navata unica sulla quale si aprono alcune cappelle ` laterali e il presbiterio; la copertura e con volte a botte. Al suo interno sono conservati un pulpito in legno intagliato e due tele del Seicento. A poca distanza sorge un palazzo del Seicento ` sede di un convento francescano gia ` sistesoppresso, dove attualmente e mato il Municipio. Di particolare inte` anche il Museo Nivola, sisteresse e mato in un edificio che ospitava un tempo il lavatoio comunale, in via Go` nare. Ristrutturato recentemente, e stato adibito a museo per ospitare le opere di Costantino Nivola, illustre scultore oranese morto a New Hampton nel 1988. Infine all’uscita dal paese ` posta la nuova chiesa di Sant’Andrea, e l’attuale parrocchiale edificata in forme neoclassiche dall’architetto ´ cui fu affidata nel Giacomo Galfre 1867. In effetti la sua costruzione fu avviata agli inizi del secolo XIX per sostituire la vecchia chiesa parrocchiale ri` a croce dotta a un rudere. L’edificio e greca, molto ampio e luminoso, completato da una imponente cupola emisferica che culmina col lanternino. La ` scandita da un porticato a facciata e quattro colonne e si affaccia su una scenografica scalinata di accesso a due rampe. Sorgenti di acque minerali si trovano in due diversi siti. Nella regione di Oddini si trova quella detta Is Bangios Mannos (I Bagni Grandi), che conserva tracce evidenti di un im-

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Orano pianto termale romano. L’acqua sgorga da una sorgente e viene raccolta in una vasca di granito protetta da una ca` consigliata per le afpanna, la fonte e fezioni reumatiche. La seconda sgorga nella regione Banzigheddos (Piccoli Bagni), sito anche questo nel quale sono evidenti i resti di un impianto romano. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI La ` quella del Carnevale festa principale e che si svolge a febbraio con mascherate e grandi balli pubblici che richia` di persone anmano una gran quantita che da altri paesi. Altre due feste di carattere religioso evidenziano entrambe i particolari legami degli oranesi con gli abitanti del paese confi` la festa nante di Sarule (=). La prima e dell’Annunciazione di Maria Vergine che si svolge il 25 marzo presso una chiesetta campestre posta ai confini tra i due territori; fino al 1981 era affidata ad anni alterni a un comitato di Orani e a un comitato di Sarule; dopo quella data i due comitati si sono fusi e la festa si svolge regolarmente nel cortile dell’antica chiesetta tra i pittoreschi rifugi per novenanti noti come cumbessı`as. Analoga formula governa la festa di Nostra Signora di Gonare che si svolge l’8 settembre presso il celebre santuario sulla cima del monte omonimo con il concorso di persone che provengono da tutto il territorio circostante.

Orani, marchesato di Feudo costituito nel 1617 per Anna Portugal, sposata a Rodrigo De Silva, con due nuclei territoriali ben definiti e tra loro discontinui. Il primo nucleo comprendeva le curatorie di Dore e Bitti con i villaggi di Bitti, Cologone, Dure, Gorofai, Goltodolfe, Locoe, Longu, Nuoro, Nurule, Oddini, Onanı`, Oniferi, Orani, Orgosolo, Orotelli, Orune, Ottana, Sarule; il secondo comprendeva le curatorie di

Gallura Gemini con i villaggi di Aggius, Bortigiadas, Calangianus, Luras, Nuchis, Tempio Pausania e le terre spopolate di quella di Taras. Dal 1630 il capoluogo prese a essere Orani, dove risiedeva il regidor, mentre i tribunali circoscrizionali ebbero sede a Orani, a Bitti ´ il territoe a Tempio Pausania. Poiche rio era prevalentemente spopolato, i feudatari ne promossero il ripopolamento favorendo la formazione di al` in grado cuni stazzi: non furono pero di evitare le continue faide tra bande di pastori rivali e l’emergere di alcune famiglie di maggiorenti che finirono per controllare migliaia di ettari di terra e condizionare l’evolversi di queste faide. Nel corso del secolo XVIII si ` in modo sempre piu ` deciso la affermo tendenza a resistere al feudatario rifiutando il pagamento dei tributi feudali, soprattutto dopo la riforma dei Consigli comunitativi a partire dal 1771. Il feudo fu riscattato nel 1838.

Orano, Paolo Scrittore, giornalista, uomo politico (Roma 1875-Padula 1945). Conseguita la laurea in Lettere, ` all’insegnamento e collaboro ` si dedico con la stampa sarda. Nel 1896 giunse in Sardegna con Alfredo Niceforo su inca` romana di Antroporico della Societa logia per condurre una ricerca: il libro che ne trasse, Psicologia della Sardegna ` vivaci polemiche. Era in (1896), suscito effetti – come ha scritto Annamaria Andreasi – «un deteriore libello in cui confermava la sua appartenenza alla scuola di quei sociologi positivisti (Giuseppe Sergi fu uno dei suoi maestri) che diedero una spiegazione razzi` del Mezzogiorno». stica dell’inferiorita ` inSocialista rivoluzionario, collaboro tensamente ai numerosi fogli di sinistra nel quindicennio giolittiano; nel ` alla rivista milanese 1910 collaboro ‘‘La Demolizione’’ di Ottavio Dinale (futuro primo prefetto della provincia

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Orata ` l’impresa di Nuoro). Nel 1912 appoggio di Libia: diventato nazionalista aveva fondato la rivista ‘‘La lupa’’. Interventista, nel 1919 fu nominato direttore dell’Istituto Italiano di Cultura a Parigi e paradossalmente fu candidato nella lista degli ex combattenti e fu eletto deputato, sebbene avesse ripubblicato il suo ‘‘scandaloso’’ libretto; nel 1921 fu ricandidato dal PSd’Az e nuovamente eletto. Intanto aveva cominciato a collaborare al ‘‘Popolo d’Italia’’ di Musso` il PSd’Az lini. Alla fine del 1922 lascio per passare al PNF. Diresse l’edizione romana del ‘‘Popolo d’Italia’’ e assunse posizioni pubbliche antisemitiche, che ` nel pamphlet Gli nel 1937 condenso ebrei in Italia. Intanto aveva continuato a essere eletto deputato in collegi della penisola fino al 1938. Nel 1939 fu nominato senatore e, al culmine delle sue fortune politiche, professore di Storia ` di del Giornalismo presso l’Universita Perugia, di cui divenne rettore. Arrestato dopo la caduta del fascismo, morı` nel 1945 nel campo di concentramento di Padula. Tra i suoi scritti: Il rinnovamento della Sardegna, ‘‘Rassegna nazionale’’, 1897; La Sardegna. Analisi nuove, ‘‘Italia moderna’’, 1904; Nel solco della guerra, 1915; Il programma sardo, ‘‘Il Popolo sardo’’, 1919; Noi sardi, ‘‘Rivista sarda’’, I, 5-7, 1919; Il decentramento e la Sardegna, ‘‘Il Solco’’, 1920; Il Partito Sardo d’Azione in parlamento, ‘‘Il Solco’’, 1921; La Sardegna dopo la guerra, ‘‘Gerarchia’’, 5, 1922; Lode al mio tempo 18951925, 1926; Regione e giornalismo, ‘‘Il Lavoro d’Italia’’, 1927.

Orata = Zoologia della Sardegna Orazio Flacco, Quinto Poeta latino (Venosa, 65 a.C.-Roma, 8 a.C.). Portato per studi a Roma dal padre, d’origine servile, si trasferı` ad Atene; si unı` ai cesaricidi sino a Filippi (42 a.C.). Tornato in Italia, avendo appreso che i

beni di famiglia erano stati confiscati, ` a comporre versi. Perdonato si dedico dei trascorsi politici, venne presentato da Virgilio (38?) a Mecenate e divenne caro ad Augusto.

Quinto Orazio Flacco – Il poeta latino in un’incisione di Desrochers (1740).

Compose molte opere: epodi, satire, odi, il Carmen saeculare su commissione di Augusto (17 a.C.), epistole, l’Ars poetica. Due satire hanno tra i protagonisti il cantore caralitano Tigellio. Nella prima ne ricorda i funerali, offrendo un quadro poco edificante degli amici; nella seconda, allo scopo di colpire gli eccessi, contrappone Tigellio, troppo prodigo, a un personaggio anonimo simbolo di avarizia. Il poeta dedica alla Sardegna altri due brevi cenni: in una delle odi nomina le ‘‘copiose messi’’ della fertile Sardegna; nell’Ars poetica il miele sardo: «Come musica stonata in un banchetto, un profumo rancido e un intingolo di papaveri con miele sardo danno la nausea, cosı` un carme, nato per ri-

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Orchidea creare gli animi, se cede un poco dalla vetta, cade». [MARCELLA BONELLO LAI]

Orbai Miniera di piombo, zinco e bario situata in territorio di Villamassargia. ` nella seIl suo sfruttamento inizio ` dell’Ottocento da parte conda meta ` degli Orbi che nel 1872 della Societa ottenne il permesso di condurvi ricerche. Il cantiere sorse a circa 10 km da quello della miniera di Rosas. Ben pre` trovo ` degli ostacoli a causa sto l’attivita dei difficili rapporti tra i proprietari della miniera e i proprietari dei terreni. I lavori tuttavia continuarono e fu costruito anche un piccolo villaggio ` un gruppo di minatori e le che ospito strutture tecnico-amministrative della ` fu definitivamente miniera. L’attivita fermata negli anni Quaranta; successi` stata sviluppata vamente nella zona e una grossa iniziativa di forestazione.

Orcastegui Gros, Carmen Storica (n. Spagna, sec. XX). Professore dell’Uni` di Saragozza, nel 1990 ha parteversita cipato al XIV Congresso di storia della Corona d’Aragona svoltosi ad Alghero, presentando una comunicazione, Con´n economica de los aragoneses a tribucio la empresa de Cerden ˜ a, siglo XIV, ora in Atti del XIV Congresso di storia della Corona d’Aragona, III, 1996.

Orchidea Nome con cui si identificano piante monocotiledoni appartenenti alla famiglia delle Orchidacee: sono compresi numerosi generi caratteriz` eszati da un fiore zigomorfo, che puo ` attraversato da un unico asse sere cioe di simmetria verticale che lo divide in due parti speculari. La forma del fiore ` cambiare, ma e ` sempre presente il puo labello, sorta di petalo trasformato in maniera vistosa, che assume forme e colori tipici per ogni specie. Le foglie sono lineari, da due a numerose, e avvolgono generalmente il fusto. I fiori sono alternati sullo stelo, a racemo se con peduncolo, a spiga se sprovvisti e

inseriti direttamente sul gambo. Le radici hanno forme diverse a seconda dei generi, generalmente corte e ingrossate da sostanze di riserva, e vengono dette tuberizzate, in quanto, pur non trattandosi di veri e propri tuberi (che sono fusti sotterranei trasformati), ne ` l’aspetto. Le orchidee assumono pero delle nostre latitudini vivono sul terreno e solo pochissime sono parassite, crescono in ambienti freschi e umidi, in terreni non coltivati. La loro pre` un indicatore dello senza nei prati e ` della formazione vestato di integrita getale: infatti sono piante molto sensibili alle modifiche ambientali, specie agli interventi da parte dell’uomo. La ` dell’habitat e ` necessaria perstabilita ´ il loro ciclo biologico e ` lungo, comche plesso e delicato: i fiori producono migliaia di semi piccolissimi, quasi totalmente privi di sostanze nutritive, che per germinare devono instaurare una simbiosi con un fungo microscopico (micorriza) capace di assimilare il nutrimento necessario. Delle migliaia di semi prodotti, solo pochissimi arrivano a germinazione, e possono essere necessari anche 6 anni prima che la nuova pianta sia matura e produca fiori. Questo spiega quanto sia necessario il rispetto di queste bellissime piante, che vanno ammirate nel loro ambiente e non andrebbero mai raccolte o calpestate. Inoltre le orchidee ` rappresentano le forme vegetali piu evolute dal punto di vista delle strategie riproduttive: il loro adattamento, infatti, consiste nell’attrarre gli insetti impollinatori con l’inganno sessuale; il labello riproduce l’addome delle femmine delle varie specie d’insetti, sia nell’aspetto che negli odori emanati. I maschi si poggiano sul labello per accoppiarsi: cosı` vengono a contatto con il polline, in genere contenuto in una unica sacca compatta, e lo trasportano

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Orchidea su un altro fiore permettendone l’impollinazione. Ogni specie, soprattutto del genere Ophrys, richiama un particolare insetto, con cui nel corso dell’e` instaurato uno stretto voluzione si e rapporto di simbiosi: anche per questo l’alterazione dell’ambiente, con la scomparsa di anche una sola specie di ` influire sulla conservainsetti, puo zione di una popolazione di orchidee. ` conosciute sono Le orchidee piu quelle esotiche che raggiungono notevoli dimensioni, ma molti ignorano che sono migliaia le specie diffuse in tutto il pianeta, tanto che la famiglia delle ` la piu ` vasta, con le ComOrchidacee e posite, del regno vegetale. In Sardegna sono presenti, allo stato spontaneo, circa 50 specie, di cui moltissime endemiche, riconducibili a 16 generi. 1. Genere Orchis: l’o. farfalla o cipressino (Orchis papilionacea L.), a fiori grandi e vistosi, viola e bianchi striati, riuniti ` la in un infiorescenza arrotondata, e ` diffusa in tutta l’isola in due sottopiu specie molto simili che fioriscono in primavera nei campi, sia freschi che assolati. L’orchidea screziata (Orchis ` simile nell’infioretridentata Scop.) e scenza alle precedenti, e si distingue per il labello maculato diviso in 3 lobi. Il galletto a lungo corno (Orchis longicornu Poiret) ha infiorescenze allungate con fiori piccoli, caratterizzati da un lungo sperone; da febbraio a giugno cresce diffusamente nel sottobosco, in ` di raggruppamenti di diverse tonalita ` endemica del Mediterralilla e viola; e neo occidentale. L’orchidea maschia di Sardegna (Orchis mascula L. ssp. ichnusae Corrias), molto diffusa negli ambienti montani, ha infiorescenza cilindrica densa di fiori viola-cremisi sfumati di bianco che fiorisce in tarda primavera. L’o. gialla o provenzale (Orchis provincialis Balb.), abbastanza comune in particolare sui suoli calcarei oltre i

500 m, ha foglie maculate e lunghe infiorescenze bianche con screziature gialle che compaiono in tarda prima` un raro envera. L’Orchis bancifortii e demismo della Sardegna orientale e dell’isola di Tavolara; ha fiori piccoli con 3 ‘‘petali’’ viola vellutati che fioriscono tra aprile e giugno. 2. Genere Ophrys: vi appartengono le orchidee simili a insetti, e anche il loro nome vol` in genere legato a questo aspetto gare e (per Ophrys apifera = Fior di ape; per Ophrys tenthredinifera = Fior di vespa). L’ofride specchio (Ophrys speculum ` caratterizzata dal labello blu Link) e scuro iridescente, fiorisce tra la fine dell’inverno e la primavera; diffusa prevalentemente in ambiente montano, vegeta anche in pianura; pur non essendo endemica, ha importanza bo´e ` rarissima nel resto d’Itanica perche talia. L’ofride bombo (Ophrys bombyliflora Link) ha fiori piccoli e scuri che a fine primavera crescono in colonie sotto la macchia. L’ofride calabrone (Ophrys fuciflora) ha il labello con disegni variegati, a forma di ‘‘H’’, chiari su fondo scuro, fiorisce tra marzo e maggio. L’ofride gialla (Ophrys lutea Cav.) ` difha fiori gialli con centro scuro ed e fusa nelle radure e nelle garighe, anche costiere, con preferenza per i substrati calcarei. L’o. scura (Ophrys fusca Link ssp. iricolor) ha il labello allungato rosso cupo con grandi macchie azzurre, cresce solo in Sardegna e Sicilia, comune nelle distese di asfodelo. L’o. ragno (Ophrys sphecodes Mill. ssp. sphecodes), con labello trilobato bruno-rossastro e disegno centrale contornato di bianco, e l’o. di Moris (Ophris morisii Martelli), con labello viola scuro, allungato e intero, sono due specie endemiche della Sardegna, e fioriscono alla fine dell’inverno. 3. Genere Platanthera: la platantera d’Algeria ha fiori piccoli, verdastri, riuniti in spighe al-

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Ordini cavallereschi in Sardegna lungate; non molto diffusa cresce all’inizio dell’estate vicino ai corsi d’acqua, in ambienti collinari e montani. 4. Genere Dactylorhiza: l’orchidea delle isole (Dactylorhiza insularis) ha fiori bianco-gialli con chiazze rosse, riuniti in spighe allungate; diffusa in Sardegna, ma rara nella penisola, cresce nelle radure soleggiate oltre i 500 m e fiorisce in aprile-maggio. Alcuni autori segnalano la presenza anche della Dactylorhiza maculata, con fiori viola striati di bianco. 5. Genere Listera: la listera maggiore (Listera ovata) ha fiori completamente verdi, con labello lungo e bifido, riuniti in spighe allungate che si mimetizzano nell’erba; cresce, poco diffusa, nei prati freschi di montagna. 6. Genere Neottia: l’o. nido ` caratted’uccello (Neottia nidus-avis) e rizzata dalla quasi assenza di clorofilla, ha colore giallastro su tutta la pianta, con numerosi fiori riuniti in una densa spiga cilindrica che profuma di miele; fiorisce a fine primavera, a volte creando macchie popolate nel sottobosco oltre i 500 m. 7. Genere Anacamptis: l’orchidea piramidale o giglione (Anacamptis pyramidalis) ha fiori rosa scuro, con parte centrale chiara e con labello inciso in 3 lobi; forma una infiorescenza piramidale o arrotondata; diffusa soprattutto nella Sardegna settentrionale, fiorisce a fine primavera. 8. Genere Cephalanthera (= Cefalantera). 9. Genere Spiranthes (= Viticcino). 10. Genere Epipactis (= Elleborina). 11. Genere Limodorum (= Fior di legna). 12. Genere Gennaria (= Gennaria). 13. Genere Barlia (= Barlia). 14. Genere Neotinea (= Satirione macchiato). 15. Genere Aceras (= Ballerina). 16. Genere Serapias (= Serapide). [MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]

Orcurti, P.C. Archeologo (sec. XIX). Amico del canonico Giovanni Spano,

scrisse una serie di articoli sugli Scarabei egizi trovati in Sardegna, nei primi tre numeri del ‘‘Bullettino Archeologico sardo’’, tra il 1855 e il 1857; e inoltre Aggiunta alla tav. I degli ori di Tharros, ‘‘Bullettino Archeologico sardo’’, IV, 1858; Scarabei sardo-assiri, ‘‘Bullettino Archeologico sardo’’, IV, 1858; Nuovo scarabeo sardo, ‘‘Bullettino Archeologico sardo’’, VII, 1861; Scarabeo egizio in pasta trovato negli scavi dell’antica Tharros, ‘‘Bullettino Archeologico sardo’’, IX, 1863.

` Famiglia cagliaritana (sec. XVII). Orda Di origine spagnola, si stabilı` a Cagliari agli inizi del secolo XVII. Considerata nobile, fu ammessa allo Stamento militare nel 1643 durante il parlamento Avellano con il dottor Andrea, grande benefattore degli Scolopi.

Ordinazioni Atti deliberativi del Consi` di Cagliari, cui con il glio della citta privilegio Ceterum del 25 agosto del ` 1327 vennero estese le prerogative gia concesse a Barcellona nel 1285. In base a queste prerogative venne stabilito che le deliberazioni tese a regolamen` che tare i settori della vita della citta rientravano nella competenza attribuita al Consiglio avessero forza di legge e dovessero essere osservate da tutti.

Ordini cavallereschi in Sardegna I grandi ordini cavallereschi fondati nel Medioevo, data la posizione geografica della Sardegna, situata lungo le rotte che portavano i crociati in Terrasanta, ebbero interessi di vario genere nell’isola. I cavalieri dell’ordine degli Ospedalieri (Cavalieri di Rodi e successivamente Cavalieri di Malta) cominciarono a essere presenti nel giudicato di Torres a partire dal secolo XII e vi aprirono alcuni ospedali; nel corso del secolo XIII la loro presenza si ` posestese anche agli altri giudicati. E sibile individuare qualche ospedale

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Ordini religiosi in Sardegna che amministrativamente dipendeva da quello di Pisa. Continuarono a essere presenti anche nel secolo XIV quando presero ufficialmente il nome di Cavalieri di Rodi: nel giudicato di Arborea possedevano il priorato di San Leonardo di Settefontane con un ospedale e sembra avessero altri stabilimenti a Oristano, Guspini e Pittinuri. Nei territori occupati dagli Aragonesi ebbero alcuni piccoli feudi a Uta, a ` , a Orosei e a Ofillo; e ` accertato Lode che alti dignitari dell’ordine vennero nell’isola per ricevere l’investitura e nel 1355 presero parte al Parlamento celebrato a Cagliari da Pietro IV. Dopo il secolo XV, quando presero il nome di Cavalieri di Malta, persero quanto possedevano in Sardegna e la loro presenza divenne irrilevante; solo alcuni membri di grandi famiglie feudali sarde continuarono a essere ammessi all’ordine. La presenza in Sardegna dei cavalieri dell’ordine dei Templari (ordine della Sacra Milizia del Tempio) ` accertata a partire dal secolo XII in e tutti e quattro i giudicati: nel giudicato di Torres li introdusse Gonario II al suo ritorno dalla Terrasanta, nel giudicato d’Arborea furono introdotti dopo il matrimonio di Agalbursa di Bas e di Bari´ molti di essi erano al sesone I, perche guito della sposa; nel giudicato di Cagliari, infine, furono introdotti con l’arrivo dei monaci Vittorini. Agli inizi del ` di secolo XIII Innocenzo III li incarico esigere il censo che i sardi avrebbero dovuto pagare alla Santa Sede. Dopo lo scioglimento dell’ordine i beni che possedevano in Sardegna furono sequestrati.

Ordini religiosi in Sardegna Nel corso della millenaria storia della Chiesa in Sardegna gli ordini religiosi sono stati capillarmente presenti sul territorio. & ORDINI RELIGIOSI FEMMINILI Benedettine. Ordine di suore e di mona-

che che si rifanno alla regola di San Benedetto da Norcia e praticano la contemplazione, sottoponendosi a severe regole di comportamento: 1116, Sassari, convento di San Pietro di Silki (fino al secolo XV); secolo XIII, convento di Oristano; secolo XIII, Cagliari, convento di Santa Margherita. Le monache benedettine lasciarono definitivamente la Sardegna nel secolo XV. Clarisse. Ordine mendicante di suore detto Second’Ordine, fondato da Santa Chiara d’Assisi. Comparve in Sardegna dapprima nel giudicato di Cagliari e successivamente in quello d’Arborea: 1343, Oristano, monastero di Santa Chiara (dipendente dai Minori conventuali); 1505, monastero di Sassari (fondato da Caterina De Flors Castelvı`, fu soppresso nel 1832; dipendeva dai Minori conventuali); 1539, Cagliari, monastero di Santa Lucia delle Clarisse dell’Osservanza; 1614, Iglesias, monastero di Santa Maria delle Grazie delle Clarisse dell’Osservanza; 1673, Sassari, monastero della Sacra Famiglia di Clarisse cappuccine, dedite alla vita contemplativa; 1687, Tempio, monastero di Clarisse cappuccine; 1703, Cagliari, monastero di Clarisse cappuccine detto Monastero reale; 1738, Oristano, monastero di Clarisse cappuccine della Purissima; 1750, monastero di Ozieri. Attualmente funzionano soltanto tre monasteri: a Cagliari quello del Santo Sepolcro, a Sassari quello della Sacra Famiglia, a Oristano quello della SS. Concezione. Figlie di San Giuseppe. Congregazione femminile fondata nel 1888 da padre Felice Prinetti e da Placida Passino: 1895, casa madre di Genoni; 1912, convento di Oristano. Terziarie. Suore di clausura fondate ` IV: 1490, Sassari, nel 1289 da Nicolo Elisabettine (fino al 1580); 1540, Cagliari, monastero della Purissima;

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Ordini religiosi in Sardegna 1623, Sassari, Isabelline (poste nel 1628 sotto la guida di quelle della Purissima; monastero soppresso nel 1855); 1641, Alghero. & ORDINI RELIGIOSI MASCHILI Agostiniani. Detti anche Eremitani di Sant’Agostino, ordine mendicante sorto nel 1244. Questi monaci arrivarono in Sardegna nel secolo XVe si diffusero nei centri principali: nel 1421 a Cagliari, convento di Sant’Agostino alla Marina; 1477, Sassari; 1518, Alghero; 1602, Pozzomaggiore; 1602, Illorai; 1630, Samassi; 1640, Tortolı`; Iglesias. Cassinesi. Benedettini di Montecassino (= Monachesimo), comparvero in Sardegna nel secolo XI nei giudicati di Cagliari e Torres; in seguito nel secolo XII sono attestati anche in quello d’Arborea e nel secolo XIII in quello di Gallura: 1065, Siligo, convento di Santa Maria di Bubalis e convento di Sant’Elia di Montesanto; 1066, Flumentepido, monastero di Santa Maria (dal quale dipendevano le chiese di San Giorgio di Tului e di Santa Maria di Palmas); 1120, Osilo, convento di Santa Maria de Iscala; 1122, Taniga, monastero di Tanache; 1127, Tergu, abbazia di Santa Maria (da cui dipendeva San Pietro di Simbranos); 1147, Sedini, conventi di San Nicola e di Santa Maria in Soli; 1147, convento di San Pietro in Nurchi ` notevol(nella Nurra, si sviluppo mente); 1182, Oristano, convento di San Nicola di Gurgo; 1243, Budelli, convento di Santa Maria; 1246, La Maddalena, convento di Sant’Angelo in Porcari; 1272, Alghero, convento di Santa Maria (dipendeva dall’abbazia di San Fruttuoso); 1272, Castelgenovese, convento di Sant’Antonio (dipendeva anch’esso dall’abbazia di San Fruttuoso). Tutti i conventi dei Benedettini dipendevano dall’abbazia di Tergu, il cui abate era legato in Sarde-

gna di quello di Montecassino; scomparvero per la maggior parte entro la fine del secolo XV. Camaldolesi. Furono istituiti agli inizi ` pochi decenni dopo del secolo XI e gia erano presenti nei giudicati di Cagliari e di Torres, nel secolo XII comparvero anche in quello d’Arborea: secolo XI, Samassi, convento di San Gemiliano (dipendeva da quello di Montecristo nell’isola del Giglio); 1110, Bonarcado, abbazia di Santa Maria (che dipendeva dall’abate di San Zenone di Pisa; all’abbazia furono donate numerose chiese in alcune delle curatorie del giudicato di Arborea. Scomparvero nel corso del secolo XIV); 1113, Semestene, priorato di San Nicola di Trullas; 1116, abbazia di Saccargia (controllava numerose chiese nei villaggi vicini); 1139, Ollin, convento di San Pietro; 1205, Chiaramonti, convento di Santa Maria di Orria Piccinna. I Camaldolesi di Saccargia abbandonarono la Sardegna nel secolo XV, quelli di Bonarcado nel secolo XVII. Cappuccini. Ordine mendicante di regola francescana, fecero la loro apparizione in Sardegna alla fine del secolo XVI. Nel 1608 fu costituita la provincia di Sardegna; nel 1695 l’originaria provincia fu divisa in due, la provincia cagliaritana e quella turritana: 1591, Cagliari, convento di Sant’Antonio da Padova (attualmente conosciuto come convento di Sant’Ignazio da Laconi); 1593, Sassari, convento di San Francesco, soppresso nel 1855; 1592, Ozieri, convento di Nostra Signora di Loreto; 1593, Iglesias, convento di Santa Maria di Valverde; 1602, Alghero, convento di San Francesco; 1604, Nulvi, convento di San Giovanni; 1608, Bolotana, convento (che i monaci dovettero abbandonare nel 1608 per una sommossa; vi tornarono nel 1614); 1608, Oristano, convento dell’Immacolata, soppresso

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Ordini religiosi in Sardegna nel 1864, riscattato dall’ordine nel 1874; 1608, Bosa, convento dell’Immacolata, soppresso nel 1866; 1609, Sanluri, convento di San Francesco; 1610, Cuglieri, convento; 1610, Barumini, convento; 1628, Villasor, convento; 1631, Quartu Sant’Elena, convento di Sant’Agata; 1640, Sorso, convento; 1643, Cagliari, convento di San Benedetto; 1646, Masullas, convento; 1654, Ploaghe, convento, soppresso nel 1866; 1658, Bitti, convento; 1663, Nurri, convento; 1688, Tempio, convento; 1708, Thiesi, convento; 1715, Mores, convento; 1733, Tortolı`, convento; 1733, Calangianus, convento. Dopo la soppres` dei Cappuccini sione del 1866 l’attivita riprese gradatamente; attualmente esistono i conventi di Sant’Ignazio a Cagliari, di San Francesco a Sassari, della Purissima Concezione a Oristano, di San Francesco a Sanluri, di Sant’Antonio a Mores. Carmelitani. Comparvero in Sardegna nel 1506 provenienti dalla Catalogna, ma fino alla fine del secolo non riuscirono a fondare alcun convento: fine secolo XVI, Cagliari, a Stampace; fine secolo XVI, Bosa, convento di Sant’Antonio Abate; 1609-1612, Sassari; 1644, convento di Alghero; secolo XVII, convento di Mogoro; secolo XVII, convento di Chiaramonti; secolo XVII, convento di Nuraminis; secolo XVIII, convento di Oristano. Cistercensi. Comparvero in Sardegna nel secolo XII dapprima nel giudicato di Torres e successivamente, nel secolo XIII, in quello di Cagliari: 1149, Sindia, ` abbazia di Capuabbas; seconda meta secolo XII, Silanus, romitorio di San Lorenzo; 1205, Bosa, convento di Santa Maria di Caraneta; 1205, Ittiri, convento di Santa Maria di Paulis; secolo XII, Cagliari, convento di Santa Maria Chiara. Le abbazie dei Cistercensi soffrirono durante le guerre del secolo

` la Sardegna entro XIV e l’ordine lascio il secolo XV. Domenicani. Ordine mendicante di predicatori e di studiosi di Teologia, sorto per combattere le eresie. Comparve in Sardegna nel 1254 e si svi` nei secoli successivi assumendo luppo anche i compiti dell’Inquisizione: 1254, Cagliari, convento di San Domenico; 1570, Oristano, primo convento di San Martino, soppresso nel 1832; 1570, Busachi, convento di San Gerolamo (nel 1632 divenne sede di noviziato generale; fu soppresso nel 1832); fine secolo XVI, Sassari, convento di San Pietro martire sotto la protezione dell’Inquisizione; inizi secolo XVII, Iglesias, ` ; 1630, Patconvento della SS. Trinita tada, convento di San Giovanni Batti` del secolo sta (chiuso nella prima meta XVIII); 1631, convento di Serramanna, ` volte chiuso e poi riaperto; 1632piu 1633, Sassari, secondo convento; 1634, Oristano, convento di San Domenico; 1650, convento di Osilo; 1686, Cagliari, convento collegio di San Lucifero; 1706, convento di Alghero. I conventi domenicani caddero in rovina dopo il 1855 con la soppressione. Attualmente esistono i conventi di San Domenico a Cagliari e di Sant’Agostino a Sassari. Gesuiti. Furono chiamati in Sardegna ` del secolo XVI, subito dopo la meta poco tempo dopo la loro costituzione, per sviluppare l’insegnamento superiore a Sassari e per sostenere la gerarchia nella fase di applicazione dei dettami del concilio di Trento. Nel corso ` in del secolo la loro presenza si radico alcuni centri e l’isola fu eretta in provincia. Fino allo scioglimento del 1773 furono operanti in Sardegna i seguenti centri: 1559, Sassari (dove nel 1562 aprirono il primo dei loro collegi sardi, San Giuseppe, e in seguito costruirono due chiese e un Seminario); 1564, Cagliari (dove aprirono la loro prima

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Ordini religiosi in Sardegna sede, Santa Croce); 1578, Iglesias (dove nel 1581 aprirono il collegio, Purissima); 1584, Busachi (vi fondarono il ` fu trasferito primo noviziato che pero subito dopo a Cagliari, San Michele); 1586, Alghero (dove iniziarono la costruzione del collegio di San Michele); 1604, Musei (ereditarono il feudo dai ` di Musei e vi svilupparono un Rossello esperimento di colonizzazione); 1611, Cagliari, nuova Congregazione di Santa Teresa di Stampace; 1644, collegio di Oliena (dove svilupparono anche una fiorente azienda agricola); 1680, collegio di Bosa (dove svilupparono at` di insegnamento); 1694, collegio tivita di Ozieri; 1721, residenza di Bonorva; 1721, residenza di Nuoro; 1721, residenza di Nurri. L’immenso patrimonio ` disardo della Compagnia non ando sperso quando nel 1773 Clemente XIV la sciolse e, quando nel 1814 Pio VII la ricostituı`, i Gesuiti rientrarono in possesso degli immobili e ripresero a operare perseguendo i loro obiettivi. Nel ` allontanati dal Regno 1848 furono pero di Sardegna e tutti i loro beni furono incamerati dal demanio. Solo nel 1927, quando alla Compagnia fu affidata la gestione del Seminario pontificio di Cuglieri, tornarono in Sardegna; attualmente hanno tre residenze, due a ` teoloCagliari (San Michele e Facolta gica) e una ad Alghero. Mercedari. Avevano il compito di liberare i cristiani fatti schiavi dai barbareschi. Furono introdotti in Sardegna nel 1335 da Alfonso IV, che concesse loro il patronato del santuario di Bona` ria, dove a partire dal 1370 si sviluppo il culto di Nostra Signora di Bonaria; qui divennero i maggiori promotori della diffusione del culto mariano in Sardegna avviando, agli inizi del XVIII, la costruzione della magnifica basilica che oggi affianca il santuario. Nel corso del secolo XVII l’ordine aprı`

nell’isola altre residenze e nel 1750 vi istituı` una provincia autonoma. I principali conventi aperti nel secolo XVII sono: 1610, convento di Sassari; 1612, convento di Galtellı`; 1615, convento di Muravera (fu chiuso nella seconda ` del secolo XVIII); 1654 e 1655, meta convento di Villacidro; 1655, convento di Alghero; fine secolo XVII, convento ` di Bolotana (chiuso nella seconda meta del secolo XVIII); fine secolo XVII, convento di Bono (chiuso nella se` del secolo XVIII). Dopo il conda meta Congresso di Vienna il loro tradizionale compito venne meno con la cessazione delle incursioni barbaresche e tutti i conventi ancora presenti decaddero. Dopo lo scioglimento degli ordini religiosi, alla fine del secolo XIX furono riaperti il convento di Bonaria e quello di Nostra Signora della Mercede ad Alghero. Frati Minimi di San Francesco da Paola. Ordine mendicante, fondato nel 1435. Si insediarono per la prima volta in Sardegna nei primi anni del secolo XVII, fondando a Cagliari un convento accanto a una cappella nel quartiere di Stampace donata loro dalla famiglia Astraldo. Dalla prima residenza nel 1643 si trasferirono nel convento della Marina. Nel corso del secolo aprirono altri conventi e in particolare: secolo XVII, convento di Assemini (fu soppresso nel 1767; nello stesso periodo aprirono un piccolo romitorio a Villanovafranca); 1633, Sassari, convento di ` del seSan Sebastiano; seconda meta colo XVII, piccolo convento a Oliena presso la chiesa di San Francesco da Paola (chiuso nel 1767); nello stesso periodo aprirono un convento anche a Lula, presso la chiesa di Valverde (chiuso nel 1767). Attualmente opera il solo convento di San Francesco a Cagliari. Minori conventuali. Ordine mendi-

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Ordini religiosi in Sardegna cante della regola francescana, la cui ` accertata a presenza in Sardegna e partire dal secolo XIII. Inizialmente l’isola era organizzata in Custodia e dipendeva dalla Provincia toscana; in seguito fu trasformata in vicaria. Con la conquista aragonese anche i Minori conventuali furono attratti nella sfera di influenza iberica: 1258, Cagliari, Santa Maria in Portu Gruttis, e 1275, San Francesco a Stampace; prima del 1252, convento di Oristano; 1237, convento di monte Rasu (chiuso nel secolo XVI); 1274, Sassari, Santa Maria di Betlem; 1326, convento di Iglesias (aperto con il sostegno dell’infante Alfonso; chiuso nel 1864, riaperto nel 1927); 1353, convento di Alghero; 1376, convento di Santa Maria delle Grazie a Castelgenovese (chiuso nel 1855); 1376, convento di Santa Maria a Uta (chiuso nel secolo XVI); 1582, convento di Bottidda (chiuso nel 1769: nel 1855 l’edificio fu incamerato dallo Stato); 1871, Santissima Annunziata a Cagliari; 1921, convento di Santa Teresa Gallura (chiuso nel 1935); 1947, convento di Tempio. Minori osservanti. Ordine mendicante di regola francescana, presente in Sardegna dal secolo XV. Probabilmente proveniva dalla Corsica. Si ressero dapprima come Commissariato, dal 1582 come vicaria provinciale; dal 1639 furono istituite due Province, quella della Vergine delle Grazie a Sassari e quella di San Saturnino a Cagliari. Soppressi nel 1866: 1458, convento di Silı`, Oristano (chiuso nel 1866); Sassari, convento di San Pietro di Silki (soppresso nel 1867); 1470, convento di Ozieri (soppresso nel 1866); 1472, convento di Ollolai; 1473, Santu Lussurgiu, convento di Santa Maria degli Angeli (abbandonato alla fine del` , convento di l’Ottocento); 1486, Torpe ` ; 1506; Alghero, Santa Maria di Gesu

`; convento di Santa Maria della Pieta 1508, Cagliari, convento di Santa Maria ` ; 1543, Tempio, convento del Gesu (chiuso nel 1864); 1580, San Gavino Monreale, convento di Santa Lucia (soppresso nel 1866); 1582, Tuili, con` vento (abbandonato nella prima meta del secolo XVII); 1586, Busachi, convento di Nostra Signora delle Grazie (soppresso nel 1732); 1603, Nuoro, convento di San Paolo; 1610, Mandas, convento di San Francesco; 1610, Fonni, convento della Madonna dei Martiri; 1610, convento di Villasor; 1610, convento di Ittiri; 1610, convento di Sorso; 1610, convento di Padria; 1610, Orani, convento di San Giovanni Battista; 1620, convento di Gadoni (chiuso nel 1832); 1638, convento di Genoni; 1616, convento di Nulvi; 1650, Cagliari, convento di San Mauro (chiuso nel 1862); 1662, Oristano, convento di San Giovanni (soppresso nel 1832); secolo XVIII, convento di Lanusei (chiuso nel 1862); 1749, Cagliari, convento di Santa Rosalia; 1897, Quartu Sant’Elena, convento di Sant’Antonio; 1927, convento di Bonorva; 1945, convento di Rebeccu. Ospedalieri. Ordini medioevali di monaci che si dedicavano alla fondazione e alla gestione degli ospedali. Appartenenti a differenti congregazioni, gli Ospedalieri comparvero in Sardegna agli inizi del secolo XII: 1120, Ospedalieri di San Lazzaro di Gerusalemme, lebbrosario di Oristano; 1120, Ospedalieri di San Lazzaro di Gerusalemme, lebbrosario di Sassari (fino al 1673); 1175, Ospedalieri di San Leonardo di Stagno a Oristano; 1176, Ospedalieri di San Leonardo di Stagno a Usini, chiesa di San Giorgio di Oleastro; 1178, Ospedalieri di San Leonardo di Stagno a Bosove, alle porte di Sassari; 1189, Ospedalieri di Altopascio, monastero a Fordongianus (scomparvero entro il 1359); 1189, Ospedalieri di Altopascio a San-

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Ordioni luri, presso l’Ospedale di Santa Maria di Sieve (scomparvero entro il 1359); 1189, Ospedalieri di Altopascio, tra Decimo e Villasor (scomparvero entro il 1359); secolo XIII, Ospedalieri della Misericordia a Iglesias, presso l’Ospedale di Santa Lucia (chiuso nel secolo XV); 1226, Ospedalieri di San Leonardo di Stagno a Bagnaria, Cagliari (scomparvero nel corso del secolo XIV). Salesiani. Congregazione voluta da San Giovanni Bosco e dedicata a San Francesco da Sales col compito di provvedere all’educazione degli adolescenti e dei giovani. Comparvero in Sardegna alla fine dell’Ottocento: 1898, collegio di Lanusei; 1912, collegio di Cagliari; 1922, collegio di Santu Lussurgiu (chiuso nel 1972); 1928, collegio di Arborea e collegio di Sassari, parrocchia del Latte Dolce. Scolopi. Ordine fondato a Roma nel 1597 da San Giuseppe Calasanzio con il compito di provvedere all’educazione popolare. Comparvero in Sardegna nel 1641; nel 1660 fu formata la Provincia scolopica sarda: 1640, collegio di San Giuseppe di Cagliari; 1661, collegio di Isili; 1673, collegio di Tempio; 1677, collegio di Oristano; 1682, collegio di Sassari; 1950, collegio di Sanluri (chiuso nel 1999). Tutti i collegi furono soppressi nel 1866, nel 1908-1920 riaprirono a Oristano e a Santu Lussurgiu. Serviti. Ordine che aveva come fini la contemplazione, la meditazione e l’at` missionaria. Comparvero a Sastivita sari alla fine del secolo XV: 1540, convento di Sassari (chiuso nel 1855); convento di Cuglieri. Trinitari. Ordine mendicante della ` ; i primi confratelli Santissima Trinita comparvero in Sardegna provenienti dalla Spagna nel 1595: 1595, Cagliari, convento di San Bardilio (spostato dal 1769 a San Lucifero); 1609, Sassari,

convento di Monte Rosello (chiuso nel 1772 e trasferito a Cagliari); 1610, con` secolo vento di Villamar; seconda meta XVII, convento di Escolca (soppresso nel 1777); convento di Gergei (soppresso nel 1767). Vallombrosani. Benedettini appartenenti alla Congregazione di San Giovanni Gualberto. Comparvero in Sardegna nei giudicati di Torres e Arborea nel corso dei secoli XI-XII: prima del 1082, Sassari, San Michele di Plaiano (dal monastero dipendevano Santa Maria di Sennor e Sant’Anastasia di Tissi); 1198, monastero di Monte Arcuentu nel Bonorcili, diocesi di Terralba; 1185, monastero di Thamis, diocesi di Terralba; monastero di Salvenor, diocesi di Ploaghe. Vittorini. Monaci benedettini. Compaiono in Sardegna nel secolo XI nei giudicati di Cagliari, di Torres e di Gallura: 1080, Posada, priorato di Santo Stefano; 1082, Guzule, priorato di San Nicola; 1089, Cagliari, priorato di San Saturno. I Vittorini lasciarono la Sardegna nel corso del secolo XIV. Fatebenefratelli. Ordine regolare fondato in Spagna da San Giovanni di Dio nel secolo XVI; comparvero in Sardegna nel secolo XVII: 1636, Ospedale di Cagliari; 1639, Ospedale di Sassari; 1640, Ospedale di Alghero; 1640, Ospedale di Oristano; 1644, Ospedale di Bosa.

Ordioni, Carmine Pietrina Cantante (Cagliari 1867-ivi, dopo 1920). Nata da una famiglia della borghesia colta ` , era dotata di mezzi vocali della citta eccezionali. Fu mandata a studiare a Milano ed esordı` nel 1894 al Politeama di Sampierdarena, riscuotendo un ` a cangrandissimo successo. Continuo tare con crescente successo nei maggiori teatri italiani ed europei, specializzandosi in ruoli drammatici, sostenuta dalla sua voce straordinaria.

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Ordioni Dopo la prima guerra mondiale si ri` dalle scene e morı` alcuni anni tiro dopo.

Ordioni, Giuseppe Giurista (Cagliari 1853-Roma 1933). Dopo aver conse` la proguito la laurea in Legge esercito ` nelfessione di avvocato e si impegno l’insegnamento universitario. Attirato dalla politica, tra il 1893 e il 1894 fu consigliere provinciale di Cagliari. Professore di Diritto penale presso l’U` di Cagliari, scrisse alcuni niversita pregevoli lavori.

Ordioni Siotto, Nichita Giornalista (sec. XX). Letterato e giornalista, colla` con ‘‘L’Unione sarda’’ tra il 1922 e boro il 1926; tra i numerosi articoli, Bellezza ignorata. Il Duomo di Cagliari, ‘‘L’Unione sarda’’, 1925; Un momento religioso del Seicento in Sardegna, ‘‘Il Giornale d’Italia’’, 1925; Le sorgenti nascoste, ‘‘Il Giornale d’Italia’’ (dedicato alla poetessa Anna Maria Massidda, di B o r t i g a l i ) ; A r t e n u o v a e a n t i c a, ‘‘L’Unione sarda’’, 1925; Visioni di Sardegna. La pittura di Filippo Figari nella sala dei matrimoni del Municipio di Cagliari, ‘‘Il Giornale d’Italia’’, 1925.

Orecchioni, Luigi Militare (Arzachena 1911-Lafaruc, Somalia Britannica, 1940). Vice-brigadiere della polizia dell’Africa Italiana, medaglia d’oro al V.M. alla memoria nella seconda guerra mondiale. Appartenente a famiglia di contadini benestanti, a 18 anni si arruola nella Regia Marina, frequentando un corso specialisti a La Spezia, ma dopo poco tempo si ammala. Non appena ristabilitosi, si arruola nei Reali Carabinieri. Allo scop` destipio della guerra italo-etiopica e nato alla Divisione ‘‘Sabauda’’ e prende parte a tutte le operazioni. Rimpatriato per motivi di salute, guarito fece domanda di volontario per la polizia coloniale; ripartı` col grado di vice-brigadiere alla volta dell’Africa

Orientale Italiana, destinato a Cheren. Allo scoppio della seconda guerra mondiale venne assegnato a una banda di Ascari, con i quali, a marce forzate, raggiunse la Somalia Britannica. Venuto a contatto col nemico a Lafaruc il 17 agosto, cadeva in combattimento. La motivazione della sua medaglia d’oro al V.M. alla memoria dice: «Alla vigilia della campagna contro la Somalia inglese, rifiutava un urgente intervento chirurgico per seguire il suo reparto da lui guerrescamente addestrato al battesimo del fuoco. Vice comandante di una banda P.A.I. in aspro, lungo, violento combattimento contro forze avversarie superiori per numero e mezzi bellici, guidava la sua mezza banda attraverso una cortina di fuoco con leonino coraggio e superbo sprezzo del pericolo su successive munitissime posizioni nemiche. Ferito ad un braccio sdegnava qualsiasi assistenza. Con raddoppiato ardire, con azione personale assaltava a bombe a mano un centro di resistenza nemico dotato di armi automatiche. Investito a bruciapelo da una raffica di mitragliatrice cadeva per rialzarsi morente e lanciare ancora una bomba contro il nemico quale suo estremo atto di dedizione per aprire alle armi della Patria la via della vittoria. Agli Ascari accorsi in suo soccorso con gli ultimi aneliti rivolgeva parole di incitamento a perseverare nella avanzata, di augurio e di fede nella Patria e nel Corpo ai quali dava in olocausto la propria giovi` milinezza. Esempio mirabile di virtu tari, di sublime sentimento di dedizione al dovere e di amor di Patria. (Lafaruc, 17 agosto 1940)».

Orena Antico villaggio del giudicato d’Arborea, compreso nella curatoria del Guilcier, non lontano da Ghilarza. Molto popoloso, dopo la conquista aragonese fu danneggiato dalle guerre tra

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Orfili Aragona e Arborea e abbandonato ` del secolo XIV. nella seconda meta

Orfeo Leggendario cantore, musico e poeta. Figlio del re trace Eagro (o del dio Apollo) e della musa Calliope, sarebbe vissuto prima della guerra di Troia. Inventore della cetra (o autore ` il numero di una modifica che porto delle sue corde da 7 a 9), O. aveva nel suo canto un’arma insuperabile, tale da far muovere le pietre e ammansire ` gli animali feroci. Oggetto di culto gia in epoca antichissima, veniva anche considerato il fondatore di una corrente religiosa (orfismo). Ad O. si attri` il buiscono numerose opere, ma gia poeta greco Onomacrito (sec. VI a.C.) ` di si mostrava scettico sulla paternita ` conosciamo questi scritti. In realta solo componimenti molto tardi (tra il sec. II d.C. e il IV d.C.) rispetto all’epoca nella quale si pretende egli abbia vissuto e operato: gli Inni orfici, un Lapi` delle dario orfico (poema sulle qualita pietre) e le Argonautiche, in cui O., giunto alla vecchiaia, racconta una serie di miti (tema prediletto del suo canto) incastonandoli nel resoconto del viaggio e le gesta di Giasone per la conquista del vello d’oro. Negli Inni orfici si trova una suggestiva descrizione della nascita della Sardegna. Il dio Poseidone, irato con Zeus, aveva scagliato a terra con violenza il suo tridente d’oro in Licaonia (regione dell’Asia Minore); da qui si sollevarono enormi zolle che, cadendo in mare, diedero origine a tre isole: Cipro, Eubea e ` descritta la Sardegna. Negli Inni e inoltre la rotta seguita dalla nave degli Argonauti da Tartesso (penisola iberica) alle coste tirreniche: dopo esser passata per le Colonne d’Ercole (lo ` stretto di Gibilterra) la nave Argo solco anche il mare di Sardegna. Se nell’arte greca il soggetto preferito, soprattutto ` l’episodio della nella pittura di vasi, e

discesa di O. negli Inferi e il ritorno in vita della sua sposa Euridice, nell’arte ` raffigurato nella sua attiromana O. e ` preferita, mentre col canto e la cevita tra placa le bestie feroci. Esempio ti` in pico di questa rappresentazione e Sardegna un mosaico da Turris Lybisonis, tornato alla luce grazie agli scavi effettuati sotto le cosiddette ‘‘terme centrali’’. Risalente al secolo I d.C., costituiva insieme ad altri quattro il pavimento di una domus. Si caratterizza per un motivo geometrico policromo che circoscrive un emblema delimitato da un ottagono all’interno del quale O. domina la scena, reggendo nella mano destra la lira. Lo circondano otto animali, tra cui un serpente e un leone, tutti rivolti verso il mitico cantore, immobili nell’incantesimo suscitato dalla sua voce. [ANTONELLO SANNA]

Orfili Antica curatoria del giudicato di Gallura. Situata a sud del Fundimonte, si stendeva su una piccola regione montagnosa e poco popolata ai confini con la curatoria di Posada. Comprendeva i villaggi di Orfili e Resquion; subito dopo la conquista aragonese il suo territorio fu concesso in feudo, ma la sua popolazione mantenne un atteggiamento ostile nei confronti dei nuovi venuti. Per tutto il secolo XIV fu teatro in un primo momento delle guerre tra Genova e Aragona e in un secondo momento di quelle tra Aragona e Arborea ` completamente. In seguito e si spopolo fu aggregato al feudo di Posada; nel corso dei secoli lungo le sue coste deserte spesso sbarcavano corsari barbareschi e il suo territorio divenne rifugio per i briganti. Il massiccio del Montenero divenne la sede ideale per questi ultimi; nel 1669 lo stesso marchese di Cea, unitamente agli altri congiu´ Camarati, dopo l’assassinio del vicere ` rifugio, protetto da alrassa vi trovo ´ cuni gentiluomini galluresi. Il vicere

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Orfillo fu allora costretto a recarsi personalmente in Gallura e a iniziare una vera e propria guerra contro il marchese, che in conseguenza fu costretto a riparare sul continente.

Orfillo Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato di Gallura, compreso nella curatoria di Orfili di cui era il capoluogo. Era ubicato a pochi chilometri da San Teodoro. Quando si estinse la dinastia giudicale ` sotto il diretto condei Visconti passo trollo del Comune di Pisa, che lo fece amministrare da suoi funzionari. Su` bito dopo la conquista aragonese entro a far parte del Regnum Sardiniae e fu concesso in feudo a Bernardo de Poses ` che alla sua morte, nel 1331, ne lascio erede Ughetto di Pegaria. Negli anni seguenti il villaggio subı` danni a causa della guerra tra Genova e Aragona; dopo la morte di Ughetto, nel 1346 fu venduto a Pietro de So. I guai per O. sembravano non dover finire mai: nel 1348 la sua popolazione fu decimata dalla peste; nel 1351, ormai semispopolato, fu unito da Pietro de So al feudo di Posada. Alcuni anni dopo fu completamente abbandonato e scomparve.

Organizzazione amministrativa del Regno di Sardegna Nell’organizzazione dell’amministrazione del Regno di Sardegna si possono individuare tre fasi: quella catalano-aragonese, collocabile tra il 1323 e il 1479; quella spagnola, collocabile dal 1479 al 1720; quella sabauda, dal 1720 al 1848. PERIODO CATALANO-ARAGONESE Nel primo periodo l’amministrazione reale del nuovo Regno fu concepita come un sistema piramidale, fortemente gerarchizzato. A capo dell’amministrazione fu posto un governatore generale, che rappresentava il re e aveva una larga autonomia operativa della quale rispondeva esclusivamente al sovrano; la sua autonomia ri-

guardava sia l’amministrazione civile che quella militare e anche la giurisdizione. I suoi poteri furono definiti da un’ordinanza di Pietro IV, con la quale la sua funzione venne sdoppiata con l’istituzione dei due governatori di Cagliari e Gallura e di Sassari e Logudoro. I due governatori, ciascuno nell’ambito del territorio assegnato, avevano gli stessi poteri del governatore generale; furono mantenuti fino al ` 1387, anno in cui Giovanni I restauro l’ufficio di governatore generale. Dal governatore dipendevano gli altri funzionari centrali (officials) il cui potere si estendeva a tutta l’isola in rapporto alle competenze di ciascuno. Erano affidati dal re a persone di sua fiducia: spesso erano nobili, alcuni i figli cadetti delle grandi famiglie feudali. I principali uffici erano quelli di vicario reale di Cagliari, di capitano di Iglesias, ` di Sassari, che venivano sudi podesta bito dopo i governatori; vi erano poi l’amministratore delle rendite reali, da cui dipendevano molti altri ufficiali ` paminori preposti alle varie attivita trimoniali come i doganieri, i responsabili delle zecche, i camerlenghi e molti altri. Da ciascuno di essi dipendevano altri uffici periferici, il cui potere era circoscritto. L’insieme degli uffici subordinati finı` per essere organizzato come in Aragona: il titolare dell’ufficio (caput) era coadiuvato da un luogotenente e dirigeva il lavoro di un certo numero di funzionari subalterni che esplicavano le funzioni delegate. L’azione amministrativa era condotta senza molti scrupoli e spesso questi funzionari commettevano illeciti nei confronti soprattutto dei sardi, che ancora per buona parte del secolo XV continuarono a essere considerati ribelli e vinti; spesso poi questi funzionari erano in lite tra loro per disputarsi ´ le reciproche compegli uffici o perche

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Organizzazione amministrativa del Regno di Sardegna tenze non erano ben definite. Le funzioni di cancelleria furono invece affidate alle scrivanie, organizzate anch’esse come uffici e concesse a notai di professione dipendenti direttamente dal titolare dell’ufficio; anch’essi erano assistiti da un certo numero di scrivani e di funzionari minori. Le scrivanie in questo modo garantivano la scritturazione e la registrazione degli atti di competenza dell’ufficio e consentivano notevoli guadagni ai notai titolari, che spesso ne gesti` di una, vano contemporaneamente piu dandole anche in appalto ad altri notai o gestendole ereditariamente. Nel secolo XV l’assetto dell’amministrazione reale in Sardegna fu modificato dai ´mara, che nel 1417, con Alfonso Trasta V, introdussero al suo vertice la nuova ´ cui i due governatori figura del vicere di Cagliari e Sassari e tutti gli altri funzionari residenti furono subordinati. Anche l’amministrazione del patrimonio reale fu affidata al procuratore reale, che prese a risiedere a Cagliari e che ebbe un complesso rapporto col ´ . Furono inoltre meglio definite vicere le competenze delle amministrazioni ` sostancittadine, ma l’innovazione piu ziale riguardante l’amministrazione reale fu introdotta nel 1458 con la creazione del maestro razionale, un magistrato con funzioni di controllo dei conti del Regno. Nel corso del secolo ` e il livello di preXV infine la qualita parazione dei funzionari reali muta` complesse venrono: le funzioni piu nero, con sempre maggiore frequenza, affidate a funzionari che avevano un livello di preparazione giuridica non occasionale ma di alto profilo, che modificarono profondamente l’assetto dell’amministrazione. PERIODO SPAGNOLO Nel corso dei secoli XVI e XVII la struttura amministrativa del Regno di Sardegna assunse

caratteri definitivi che, con poche modifiche, sarebbero rimasti immutati fino al 1848. Nel corso del secolo XVI, man mano che l’assolutismo degli ` modificando l’assetto Asburgo ando amministrativo dei regni della Corona, l’amministrazione reale venne definita in due ambiti, quello centrale e quello periferico, e nel complesso ac` il suo carattere piramidale e centuo spesso fu in concorrenza con l’ammini`, con quella ecclestrazione delle citta siastica e con quella feudale. A livello centrale il vertice della piramide era rappresentato dal Supremo Consiglio d’Aragona, un organismo presieduto dal vicecancelliere d’Aragona e composto da cinque membri (dei quali, a partire dal 1624, uno era sardo), dal tesoriere generale, dall’avvocato fiscale e dal protonotaro; l’organismo aveva funzioni complesse, non solo amministrative, e si serviva di un adeguato apparato burocratico. In Sardegna invece il ´, i vertice era rappresentato dal vicere ` andavano oltre il cui poteri pero campo specifico della pura amministrazione e investivano tutti gli aspetti della funzione reale. Da lui dipendevano gli altri ufficiali che presiedevano alle funzioni finanziarie e patrimoniali dell’amministrazione. Egli esercitava queste funzioni tramite il Consiglio del Reale Patrimonio, un organismo formato dal procuratore reale, dal maestro razionale, dal reggente della Reale Tesoreria, dall’assessore e dall’avvocato fiscale patrimoniale. Ciascuno di questi ufficiali aveva competenze amministrative non molto ben definite e poteri giurisdizionali, per ´ e con i cui i suoi rapporti con il vicere colleghi erano spesso conflittuali. In particolare il procuratore reale aveva il compito di amministrare i beni demaniali e presiedere alla riscossione dei diritti reali (regalie); si serviva di

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Organizzazione giudiziaria del Regno di Sardegna una serie di funzionari minori quali l’archivista del Reale Patrimonio, le guardie dei porti e una serie di segretari, scrivani e altri impiegati delegati all’esercizio di funzioni patrimoniali; il maestro razionale, invece, aveva il compito di controllare i conti pubblici: da lui dipendeva una complessa struttura burocratica, articolata territorialmente in uffici subalterni retti da coadiutori, dal maestro della zecca e da molti altri funzionari; il reggente della Reale Tesoreria aveva il compito di amministrare le entrate reali ed era affiancato da funzionari minori come il cassiere reale, gli ispettori e i commissari generali. Allo stesso livello di questi tre funzionari erano il governatore del Capo di Cagliari e Gallura e il governatore del Capo di Sassari e Logudoro, che dipendevano direttamente dal vi´: anzi quello di Cagliari, in caso di cere ´, lo sostituiva temporamorte del vicere neamente, mentre quello di Sassari ` di instaurare direttaaveva la potesta mente rapporti con l’amministrazione ´ . I due gocentrale, saltando il vicere vernatori avevano inoltre poteri militari e giurisdizionali ed erano assistiti da un apparato burocratico costituito da ufficiali subalterni e scrivani. Ad un livello inferiore erano altri funzionari reali tra cui i vicari reali, presenti ` regie dell’isola, dai in tutte le citta quali dipendevano altri funzionari a livello cittadino; il protomedico della Sardegna, il corriere maggiore che curava l’organizzazione del servizio postale, gli amministratori dei feudi reali e dei beni demaniali, uno per ciascun territorio dei Campidani di Oristano, del Goceano, del Mandrolisai e della Barbagia di Belvı`. PERIODO SABAUDO Una volta divenuti re di Sardegna, i Savoia si trovarono di fronte a una serie di problemi che derivavano dai limiti imposti alla loro

azione amministrativa dai trattati internazionali, in base ai quali l’isola era stata loro ceduta, e alla totale estra` delle istituzioni del Regno rineita spetto alla tradizione giuridica e amministrativa dello stato da cui essi provenivano. Essi lasciarono in piedi le strutture amministrative del Regno, ` ne modificarono e ma con gradualita ne definirono le competenze in modo da uniformare l’amministrazione della Sardegna alla tradizione amministra´ tiva degli stati di terraferma. Il vicere fu mantenuto soprattutto come figura politica, ma il potere effettivo fu gradualmente trasferito a Torino presso il Supremo Consiglio di Sardegna e l’atti` finanziaria del Regno fu modifivita cata radicalmente con l’introduzione del principio che tutto dovesse essere ricondotto entro i limiti di un bilancio di previsione e di un conto consuntivo entro i quali doveva essere incanalata l’amministrazione reale nell’isola. Cosı` il procuratore reale fu sostituito dall’intendente generale, che divenne ` finanziaria e il regolatore dell’attivita fiscale del regno; furono soppressi il maestro razionale e la Giunta patrimoniale e le loro competenze attribuite all’intendente generale. Nella sua azione egli fu affiancato da una serie di funzionari locali che dipendevano dall’amministrazione centrale. Furono anche smantellate le segreterie e fu in` trodotto il principio della necessita della registrazione degli atti pubblici presso uffici di carattere amministrativo (le cosiddette ‘‘Tappe di insinuazione’’); furono anche modificati e ristretti i poteri delle amministrazioni ` regie fino a che nel 1771, delle citta con una radicale riforma dei Consigli ` che rimaneva in quecomunitativi, cio sto settore dell’apparato amministrativo ereditato dalla Spagna fu abolito.

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Organizzazione giudiziaria del Regno di Sardegna

gno di Sardegna Nel Regno di Sardegna la giustizia era amministrata da una miriade di istituzioni che facevano ` , spesso in concapo a molte autorita flitto tra loro, ciascuna preoccupata di mantenere i propri privilegi. Questo stato di cose rimase immutato dalla conquista aragonese ai Savoia, che cercarono di modernizzare l’organizzazione giudiziaria del Regno riconducendola a un principio unitario. In particolare possiamo individuare tre sistemi giurisdizionali principali spesso in concorrenza tra loro: & GIURISDIZIONE REALE Nel primo periodo e fino agli inizi del secolo XVessa trovava il suo fondamento nei poteri giurisdizionali attribuiti ai governatori, che avevano funzioni di giudici d’appello in materia sia civile che penale nei confronti delle altre giurisdizioni (quelle esercitate dai feudatari, ` e da tutti gli altri funzionari dalle citta cui la legge attribuiva poteri giurisdizionali connessi all’esercizio delle funzioni di cui erano titolari). Nella loro funzione di giudici di secondo grado i governatori erano assistiti da un funzionario chiamato assessore, che doveva avere una competenza giuridica adeguata. Questo sistema rimase sostanzialmente immutato fino alla fine del Quattrocento. Nel corso del secolo XVI il sistema della giurisdizione reale si definı` meglio: i giudizi di prima istanza in materia civile e penale furono di competenza dei vicari reali e dei due governatori, che avevano competenza nei confronti di tutti i sudditi che non fossero esenti (come i nobili) o sottoposti ad altra giurisdizione (come i vassalli feudali); i due governatori esercitavano la loro giurisdizione servendosi dei rispettivi tribunali detti Reale Governazione; i giudizi di secondo grado erano di competenza di ´ un Consiglio regio presieduto dal vicere

fino a che nel 1564 fu istituita la Reale Udienza, che tra le sue competenze ebbe anche quella di tribunale di seconda istanza. Il sistema giudiziario reale era completato dagli avvocati fiscali, che avevano il compito di promuovere l’azione giudiziaria e di far eseguire le sentenze. Dai vari magistrati dipendevano una serie di funzionari che avevano il compito di rendere possibile il funzionamento dell’apparato giudiziario reale. I magistrati che svolgevano il loro compito nei tribunali delle diverse istanze avevano un livello di preparazione giuridica ade` guato e, a partire dalla seconda meta del secolo XVI, esercitavano la loro funzione all’interno di una vera e propria carriera che gradualmente percorrevano passando dalle giurisdi` basso a quelle piu ` zioni di livello piu elevate fino alla Reale Udienza. & GIURISDIZIONE FEUDALE Era esercitata dal feudatario nei limiti previsti dalla concessione feudale, limiti che il feudatario tendeva a estendere fino ad arrivare a escludere i suoi vassalli da ` di ricorso alla giuqualsiasi possibilita risdizione reale anche in seconda istanza. Il giudizio feudale di prima istanza si svolgeva di regola nei singoli villaggi che erano compresi nel feudo; fungeva da giudice di seconda istanza una curia presieduta dallo stesso feudatario o dal suo procuratore che aveva sede nei capoluoghi dei feudi o delle singole circoscrizioni feudali. I magistrati di cui i feudatari si servi` invano erano generalmente di qualita feriore rispetto a quelli utilizzati nelle giurisdizioni reali; spesso non avevano un livello di preparazione adeguato e dipendevano totalmente dal feudatario o dal suo procuratore, e inoltre, essendo mal pagati, erano spesso portati a essere parziali e faziosi nell’applica-

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Organizzazione militare del Regno di Sardegna zione delle leggi, sottoponendo i vassalli a continue vessazioni. & GIURISDIZIONE ECCLESIASTICA Era esercitata nell’ambito delle rispettive competenze dalle curie diocesane, che erano gelosissime delle proprie prerogative. A partire dalla fine del secolo ` in Sardegna anche il Santo XV opero Uffizio, attraverso il tribunale della Santa Inquisizione. I giudici che operavano nei tribunali ecclesiastici erano tutti sacerdoti e in genere avevano un buon livello di preparazione giuridica. ` delicato e difficile del L’aspetto piu funzionamento di questi tribunali era rappresentato dai continui conflitti di ` genecompetenza che la loro attivita rava nei confronti dell’amministrazione reale: questo contenzioso provocava spesso delle crisi che mettevano a ` politiche di godura prova le capacita ´. vernatori e vicere & ALTRE GIURISDIZIONI A questi organi giudiziari si aggiungevano le giurisdizioni cittadine, che erano eserci` regie da un organismo tate nelle citta chiamato curia, i cui giudizi erano ap` regie del Capo di pellabili per le citta sopra presso la Regia Governazione di Sassari e per Cagliari e Iglesias direttamente presso la Reale Udienza. Vi erano infine le giurisdizioni speciali, che facevano capo al procuratore reale, al maestro razionale e al reggente della Reale Tesoreria. Ciascuno di questi ufficiali aveva, nell’ambito delle proprie competenze in materia patrimoniale e finanziaria, dei veri e propri organismi giudiziari che svolgevano le loro funzioni servendosi degli ufficiali dipendenti; le sentenze di questi organismi erano appellabili addirittura solo davanti al Supremo Consiglio d’Aragona. Sostanzialmente i Savoia mantennero l’apparato giudiziario che avevano ereditato, ma cerca` delle rono di abolire la molteplicita

giurisdizioni di carattere patrimoniale, di limitare i poteri giudiziari dei feudatari (vi riuscirono solo nei primi decenni del secolo XIX, poco prima dell’abolizione dei feudi) e di definire meglio i rapporti con le giurisdizioni ecclesiastiche.

Organizzazione militare del Regno di Sardegna – La legione truppe leggere del Regno di Sardegna in combattimento contro i francesi nel 1796. (A. Biffignandi)

Organizzazione militare del Regno di Sardegna L’organizzazione militare ` sostanzialmente attradel Regno passo verso tre fasi: una prima fase, collocabile tra il 1323 e la fine del secolo XV, che coincide con la conquista e le guerre successive fino alla stabilizzazione del dominio aragonese; una seconda fase, collocabile tra il secolo XVI e la fine del XVII, che coincide con la stabilizzazione dell’assetto amministrativo del Regno; una terza fase collocabile tra il 1720 e il 1848 che potremmo definire sabauda. Nel primo periodo l’apparato militare

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Organizzazione sanitaria del Regno di Sardegna del Regno risente della situazione di origine, quella di una conquista vio` estranea che gli Aralenta di una realta gonesi riuscirono a piegare definitivamente solo nel secolo XV, a costo di terribili guerre che finirono per logorarli. Le funzioni militari in questo periodo furono esercitate esclusivamente dal re o dai governatori e affidate principalmente a truppe regie; una funzione particolare avrebbero dovuto avere i feudatari, che in base alle investiture avrebbero dovuto concorrere alla difesa del Regno ponendo a disposizione del re un certo numero di cavalieri ar´ nel pemati: ma cosı` non fu, perche riodo considerato i feudatari disattesero completamente questo loro compito. Nel secondo periodo i caratteri dell’organizzazione militare del Regno assunsero un assetto differente; le competenze e l’organizzazione furono meglio definite e soprattutto fu superata l’idea che i sardi fossero nemici di cui diffidare e quindi da tenere esclusi dall’organizzazione militare. A partire dalla fine del secolo XV, infatti, i sardi cominciarono a essere utilizzati a tutti i livelli nell’esercito reale e fu possibile inquadrare in formazioni parallele nell’organizzazione militare del Regno imponenti corpi di miliziani a ` cavallole cui origini risalivano ai piu remoti tempi dell’organizzazione della ` giudicale. Al vertice dell’orgasocieta ´ nella nizzazione militare era il vicere sua funzione di capitano generale; e per perseguire questo compito si serviva di un’organizzazione territoriale ai cui vertici erano tre commissari: il commissario generale della cavalleria, da cui dipendevano tutti gli ufficiali e gli istruttori sparsi sull’intero territorio del Regno; il commissario generale della fanteria, che aveva un’organizzazione simile a quella della cavalleria; il

commissario generale dell’artiglieria, che aveva il compito di curare le dotazioni delle artiglierie sparse nelle diverse piazzeforti del Regno. A partire da Carlo V i corpi militari non sardi furono ridotti al minimo e il nerbo dell’organizzazione costituito da truppe nazionali comandate da ufficiali sardi. ` Il corpo che maggiormente si illustro fu il famoso tercio de Cerden ˜ a, un corpo ´ durante la di fanteria che combatte Guerra dei Trent’anni. L’organizzazione militare era completata dalla Reale Amministrazione delle Torri (=), che dipendeva dal capitano delle torri, un ufficiale in contatto diretto col vi´ , che aveva il compito di provvecere dere alla difesa delle coste. A partire dal secolo XVII fu poi formata una piccola squadra di galere di stanza a Cagliari col compito specifico di difendere le coste dell’isola dalle incursioni dei corsari nordafricani. Nel terzo periodo i Savoia mantennero formalmente l’assetto che l’organizzazione militare aveva avuto nel periodo ´ , almeno nei primi spagnolo, ma poiche decenni della loro amministrazione, non si fidavano dei sardi, aumentarono la presenza in Sardegna di corpi militari estranei, spesso anche costituiti da soldati di professione stranieri, e tentarono di diminuire la funzione delle truppe ‘‘nazionali’’.

Organizzazione sanitaria del Regno di Sardegna Le prime notizie relative a un’organizzazione della professione medica in Sardegna risalgono al Medioevo. Nei testi della Carta de Logu e in quelli degli Statuti del Comune di Sassari e nel Breve di Villa di Chiesa sono contenute diverse norme che ci permettono di vedere come fosse regolamentato l’esercizio della professione medica e come essa fosse tenuta in grande considerazione sociale. A partire dal secolo XV le ordinazioni di

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Organizzazione sanitaria del Regno di Sardegna ` regie mostrano gran parte delle citta come i rispettivi Magistrati civici fossero preoccupati del problema della ` pubblica, del buon funzionasanita mento degli ospedali che erano stati ` e del reclutaaperti in alcune citta mento e la formazione dei medici. Nel 1455 Alfonso V istituı` l’ufficio del Protomedico della Sardegna, che ebbe l’in` dei medici, carico di regolare l’attivita dei chirurghi e degli speziali nel territorio del Regno: in conseguenza nel 1477 fu creato il tribunale del Protomedicato, che aveva il compito di autorizzare all’esercizio della professione me` dica. La mancanza delle Universita ` di repenell’isola e quindi la difficolta rire medici laureati rese difficile la funzione di questo magistrato, tuttavia la sua funzione ebbe il merito, a partire dal Cinquecento, di scoraggiare l’esercizio della professione da parte di abusivi. Nel corso del secolo furono costituiti degli uffici sanitari organizzati gerarchicamente in modo da coprire l’intero territorio dell’isola e ne fu disciplinato il funzionamento. Nella prima ` del Seicento, probabilmente a meta causa delle ricorrenti epidemie di peste, fu istituita la Giunta del morbo ` , un orgadetta anche Giunta di Sanita ` l’opera del protonismo che affianco ´, medico. La giunta, istituita dal vicere era formata dai rappresentanti delle categorie e degli ordini sanitari e aveva il compito di adottare decisioni di carattere organizzativo: essa non ebbe carattere permanente, ma entrava in funzione ogni volta che si aveva notizia di pericolosi contagi che si sarebbero potuti diffondere nell’isola. L’organizzazione sanitaria pubblica fu completata e definita tra il 1721 e il 1730 nel primo decennio dopo il passaggio dell’isola ai Savoia; abolita la Giunta del morbo fu posto il problema di una vigilanza sull’andamento

igienico e sanitario del Regno che non fosse episodica e saltuaria ma continua e rigorosa, per cui fu istituito il Ma` , un organismo colgistrato della Sanita legiale permanente composto dal protomedico, dal reggente della Reale Cancelleria, da un giudice della Reale Udienza, l’avvocato fiscale generale, il decano del capitolo della cattedrale, due consiglieri di Cagliari, un assessore del morbo, il colonnello delle torri, il capitano del porto di Cagliari. Il Magistrato si riuniva settimanalmente ed emanava tanto i regolamenti per evitare possibili contagi quanto i singoli regolamenti delle quarantene; la sua azione fu sostenuta nelle diverse ` dai deputati di sanita ` . Con altro localita ´ , inoltre, fu istituito il atto del vicere Protomedicato generale, che aveva sede in Cagliari ed era composto dal protomedico, da due professori di Me` sarde, da un dicina delle Universita professore di Chirurgia, da un professore di Chimica e da uno di Storia naturale e di Botanica: l’organismo aveva il compito di vigilare sull’esercizio ` sanitarie, di compilare i delle attivita loro regolamenti e di fare proposte al ´ perche ´ emanasse provvedivicere menti legislativi in materia igienicosanitaria. Contemporaneamente a Sassari fu costituito il Viceprotomedicato ` per il Sassarese generale, che esercito funzioni simili a quelle del Protomedi` regie, a cato, mentre nelle altre citta seconda dell’importanza di ciascuna di esse, furono istituiti dei Tenenti o Vice Tenenti Protomedici (detti anche Medico provinciale o medico assistente), nominati dal protomedico generale. L’azione del protomedico ebbe ´ Tana fu i suoi effetti e nel 1761 il vicere in grado di emanare un regolamento completo per l’esercizio delle professioni di medico, di chirurgo, di flebotomo e di levatrice: in base ad esso si

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Orgosolo stabilı` che l’esercizio della professione medica era riservato esclusivamente ai laureati, che i chirurghi non potevano somministrare o manipolare rimedi interni, che i flebotomi avrebbero potuto esercitare solo in quei centri dove non esistevano chirurghi patentati. Col tempo il Protomedicato ac` un potere eccessivo, tanto che il quisto ` di regolagoverno sentı` la necessita mentare diversamente la sua funzione; cosı` nel 1842 fu emanato un Regolamento sanitario del Regno di Sardegna col quale la struttura del Protomedicato fu trasformata: tra l’altro si stabilı` che il protomedico generale sarebbe stato scelto personalmente dal sovrano. Dopo la ‘‘fusione perfetta’’ (1847), il Protomedicato e i Magistrati ` furono soppressi e l’ordinadi sanita mento sanitario pubblico della Sardegna equiparato a quello delle altre province del Regno di Sardegna.

con Nuoro e Oliena, a est con Dorgali e Urzulei, a sud con Talana e Villagrande Strisaili e a ovest con Fonni e Mamoiada. Si tratta di una parte consistente del versante settentrionale del Gennargentu, caratterizzato dalla presenza del grande altipiano calcareo noto come Supramonte, sul quale si levano alcune punte di oltre 1000 m, mentre il monte Novo San Giovanni supera i 1300. Le acque vi scorrono con direzione da sud a nord e vanno a raccogliersi nel Cedrino, che forma un lago artificiale a ridosso di Dorgali e va poi ` collegato a sfociare a Orosei. Il paese e a Nuoro tramite una strada secondaria; mentre altre si dirigono a ovest verso Mamoiada e la strada a scorrimento veloce Nuoro-Lanusei; a sud verso il Supramonte; a est verso Oliena.

Orgiana, Benito Funzionario, deputato al Parlamento (n. Orroli 1938). Funzionario amministrativo del Ministero della Pubblica Istruzione, sindacalista dello SNALS, repubblicano, da sempre ` impegnato nel PRI sardo, nel 1992 e stato eletto deputato per la XII legislatura repubblicana, ma successiva` stato riconfermato. Consimente non e gliere comunale del suo paese, consigliere comunale e assessore di Ca` gliari, alle elezioni regionali del 2004 e stato candidato di Fortza Paris nel col` stato eletto. legio di Cagliari, ma non e

Orgosolo Comune della provincia di ` Nuoro, compreso nella IX Comunita montana, con 4538 abitanti (al 2004), posto a 620 m sul livello del mare una ventina di chilometri a sud di Nuoro. Regione storica: Nuoro. Diocesi di Nuoro. & TERRITORIO Il territorio comunale, di forma grosso modo trapezoidale, si estende per 223,66 km2 e confina a nord

Orgosolo – Veduta del centro abitato. & STORIA Il suo territorio e ` ricco di testimonianze archeologiche che di` dell’insediamostrano la continuita ` di orimento, ma il villaggio attuale e gine medioevale. In quel periodo apparteneva al giudicato di Torres ed era compreso nella curatoria di Dore che, dopo l’estinzione della dinastia giudicale, fu lungamente contesa dai Doria e dagli Arborea e di fatto annessa al giudicato di Gallura. Subito dopo la conquista aragonese la sua popolazione mantenne un atteggiamento

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Orgosolo ostile nei confronti degli invasori e nel 1335 il villaggio fu incluso nei territori concessi dal re d’Aragona a Giovanni ´ li pacificasse. Negli d’Arborea perche anni successivi quando il giudice Mariano IV fece arrestare il suo infelice fratello, O. fu occupato dalle truppe arborensi e di fatto annesso al giudicato d’Arborea fino al termine delle guerre, avvenuto nel 1409. Nel 1410 fu incluso ` nei territori concessi in feudo a Nicolo ` nel Turrigiti i cui discendenti pero 1430 lo vendettero al marchese d’Oristano. Quando il marchesato nel 1477 fu sequestrato a Leonardo Alagon, il villaggio fu incluso nei territori riconosciuti ai Carroz del ramo di Mandas, eredi di Giovanni d’Arborea, che si estinsero nel 1479. Dopo l’estinzione ` ai di questa potente famiglia O. passo Maza de Lic ¸ana e da questi, dopo una lunga contesa giudiziaria conclusasi nel 1571, ai Portugal; estinti questi ul` ai De Silva che lo inclusero timi, passo nel feudo di Orani. Nel corso del secolo ` una fiorente attivita ` XVII vi si sviluppo di allevamento. O. rimase in possesso dei De Silva fino al riscatto dei feudi nel 1838, ma nel corso del secolo XVIII i rapporti dei suoi abitanti con il feudatario furono spesso burrascosi a causa ` dei tributi che dovevano della esosita essere pagati. Nel 1821 fu amministrativamente incluso nella provincia di Nuoro e dal 1848, abolite le province, nell’omonima divisione amministrativa fino al 1859. Di quel periodo abbiamo la preziosa testimonianza di Vittorio Angius: «Popolazione. Abbiamo notato maggiori maschi 698, femmine 699, minori maschi 383, femmine 368; in totale anime 2149, che si devono ripartire in famiglie 465. I numeri medii del movimento sono nascite 60, morti 30, matrimoni 18. Finora accade gran ` ne’ fanciulli per l’influenza mortalita vajuolosa, e saranno altre vittime se

non si pratichi la vaccinazione; nel` di vigore i piu ` periscono per inl’eta fiammazioni di petto, gli altri che sfuggono ad uno e ad altro pericolo vivono a ` rara la longevita ` di ottolungo e non e genari e nonagenari. Dopo le due principali professioni, nelle quali lavorano circa 700 persone, pochissimi possono citarsi ne’ mestieri di ferrajo, falegname ecc. Ma se son rari che si addicano specialmente a questi lavori, sono parimente rari quelli che li ignorino, e l’orgolese maneggia l’ascia e la sega, leva un muro, si cucisce le scarpe, ecc. Alcuni si esercitano nel negozio. Le donne sono molto diligenti nelle opere domestiche, e fan giuocare il telajo, che si ha in ogni casa, per il panno necessario alla famiglia. La istruzione ` stabilita, ma frequentata primaria e ´ i piccoli dei pastori da pochi perche vanno o restano ne’ salti, ora a portar provviste, ora a guardare i branchi. ` negare che l’aAgricoltura. Non si puo gricoltura abbia fatto dei progressi, ` ancora lungi da non pertanto essa e ` essere e continua a prevaquel che puo ` chiaro nel lere l’arte pastorale, come e numero de’ coloni e in quello de’ pastori, il primo essendo al secondo come tre a quattro. Lo spirito di indi` ancora nella maggior parte pendenza e e per questo poco piace la vita sedentaria, nella quale bisogna dipendere e far meno dell’arbitrio. Le terre degli orgolesi, come le altre della Barbagia, ` idonee alla semenza dell’orzo, sono piu ` si seche a quella del frumento, e pero ` del primo che del secondo: mina piu starelli 500 di grano e 1600 d’orzo. La ` al fruttificazione ordinaria del grano e ` poi pic7, quella dell’orzo al 10. Molto e ` di terreno che si adocola la quantita pera nella coltivazione delle fave e de’ ´ non piu ` di starelli 40. E legumi, perche ` troppa la ristrettezza dein questo se e vesene accagionare piuttosto la trascu-

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Orgosolo raggine, che la non buona natural con´ sono molti i siti bene dizione, perche esposti e che possono essere facilmente irrigati. Pastorizia. Il territorio ` uno dei piu ` idonei di questo paese e alla pastorizia, dove la medesima molto prospererebbe se fosse maggiore l’intelligenza nei metodi e si provvedesse all’alimento del bestiame ` rigide, come si ponelle invernate piu trebbe fare facilmente. I pastori orgolesi non sono meno di quattrocento ed il bestiame manso, buoi per l’agricoltura 480, vacche 42, cavalli 260, majali 314, giumenti 265; nel bestiame rude, capre 4500, vacche 3400, pecore 7000, porci 8000. Quando inoltra l’autunno e comincia a nevicare una gran parte delle greggie e degli armenti discendono da questa alta e fredda regione a ` miti nelle pianure del Campiclimi piu dano d’Arborea e nelle maremme d’Orosei e Posada; poi nel ritorno dell’aprile risalgono ne’ salti patrii a’ pascoli ` graditi. Ma la gran coabbondanti e piu ` spesso nociva se il papia d’alimento e ` accorto. Quel che piu ` nuoce store non e ` la ferula, della quale tutte le bestie e sono ghiottissime, massime se la pianta sia spruzzata di rugiada, o umida delle prime pioggie autunnali». Nello stesso anno 1859, ricostituite le ` a far parte della provinprovince entro cia di Sassari fino al 1927 quando, definitivamente ricostituita la provincia di ` a farne parte. Nuoro, torno & ECONOMIA Le attivita ` di base della sua economia sono l’allevamento del bestiame, in particolare gli ovini e i caprini, in misura minore i bovini e i suini; e l’agricoltura, in particolare la cerealicoltura, la viticoltura, l’orticoltura. Negli ultimi decenni si sta svilup` inpando anche una modesta attivita dustriale nel settore alimentare, tes` anche sufsile, edile e metallurgico. E ficientemente sviluppata la rete di di-

stribuzione commerciale. Vi operano tre alberghi con 90 posti letto e tre ristoranti a sostegno del nascente turi` collegato tramite ausmo. Servizi. O. e tolinee agli altri centri della provincia. Dispone di Pro Loco, stazione dei Carabinieri, medico, guardia medica, farmacia, scuola dell’obbligo, sportello bancario. Possiede un’attiva Biblioteca comunale. & DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 4602 unita di cui stranieri 3; maschi 2344; femmine 2358; famiglie 1098. La tendenza complessiva rivelava una lieve diminuzione della popolazione, con morti per anno 44 e nati 60; cancellati dall’anagrafe 67 e nuovi iscritti 24. Tra i principali indicatori economici: depositi bancari 55 in miliardi di lire; imponibile medio IRPEF 15 221 in migliaia di lire; versamenti ICI 1021; aziende agricole 546; imprese commerciali 152; esercizi pubblici 3; esercizi al dettaglio 87; ambulanti 5; tra gli indicatori sociali: occupati 1124; disoccupati 412; inoccupati 597; laureati 40; diplomati 356; con licenza media 1526; con licenza elementare 1590; analfabeti 1723; automezzi circolanti 950. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Ric` il suo patrimonio archeolochissimo e gico con testimonianze riferibili sia al periodo prenuragico che a quello nuragico. Al periodo prenuragico sono riconducibili circa sessanta domus de ja` interessanti sono nas tra le quali le piu quelle di Tettene, Istovuzzi e Pandelai; ` un dolmen e una ventina di menhir. piu Al periodo nuragico sono riconducibili ` di trenta nuraghi tra i anzitutto piu quali quelli di Biduni, Burdu, Carchinarzu, Chirisunie, de Lacana, Donori, Dovilino, Filigai, Funtana Bona, Funtana Fritta, Ghirghinnari, Giuanne ` , LolPuddu, Gorroppu, Ilole, Lartio love, Luillie, Maninturtio, Manurri,

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Orgosolo Mereu, Olai, Orghe, Oroldi, Ortottida, Orule, Ospo, Pighisone, Ruju, Sa Sene` , Talasuniai. Tra questi il pida, Sirilo ` noto e ` il nuraghe Mereu, che e ` di piu grande interesse scientifico, posto in una zona montuosa e di difficile pene` ricco anche di trazione. Il territorio e testimonianze puniche e romane.

Orgosolo – Murales sulle facciate di alcune abitazioni.

PATRIMONIO ARTISTICO, CULTURALE E AMBIENTALE Il centro storico ha conservato l’assetto tradizionale con strade strette e case in pietra addossate le une alle altre; lungo le strade principali a partire dagli anni Sessanta del secolo XX gli edifici sono stati abbelliti da murales, un ricco ciclo di dipinti murali di contenuto politicosociale che con i loro vivi colori contribuiscono a vivacizzare la scenografia di una parte dell’antico tessuto urbanistico del villaggio. I primi vi furono eseguiti nel 1977 dal pittore toscano Francesco Del Casino, che poi ha continuato a operarvi fino al 1990; con lui negli stessi anni hanno eseguito murales altri noti pittori tra cui U. Graziano, V. Floris e altri. Altri edifici di rilievo che si trovano nell’abitato sono la chiesa di San Pietro, parrocchiale costruita nell’Alto Medioevo in forme bizantine e successivamente modificata. Un primo radicale intervento si ebbe nel secolo XV quando l’edificio fu ri&

fatto in forme gotiche di cui resta solo il campanile cuspidato. In seguito fu ancora modificata e tra il 1853 e il 1859 fu ancora una volta ricostruita e ricondotta cosı` alle attuali forme che si ispirano allo stile neoclassico. Infine la chiesa dei Santi Egidio e Anania, costruita nel corso del XVIII, spicca alla periferia dell’abitato con la sua facciata candida. La principale risorsa ` il Supramonte, ambientale del paese e vasto altipiano situato a un’altitudine media di 950 m sul livello del mare che domina il territorio e si stende tra il rio Olai e l’alto corso del Cedrino. Un tempo era coperto da una impenetrabile foresta, distrutta nel 1931 da un ` radicalterribile incendio che altero mente il suo habitat. Inizialmente la regione si presenta come un insieme di ampie distese a prato alternate a oasi di querce, nelle quali si sviluppa ` di allevamento. Oluna intensa attivita tre il rio Olai si stende la foresta demaniale di Montes che occupa un com` di quattromila ettari prensorio di piu ` frutto di un’opera di rimboschied e mento intensivo. Nella foresta si trova una caserma della forestale con un Museo del Territorio e un recinto per il ripopolamento dei mufloni. La ca` base per raggiungere altre sugserma e ` dell’altipiano tra le gestive localita quali la cima del Monte Novo San Gio` di 1300 m in vanni, che si eleva a piu mezzo a boschi e ai resti di insedia` oltre, situata alle menti nuragici. Piu falde del monte Furnai, sgorga la sorgente di Funtana Bona circondata da magnifiche grotte un tempo rifugio di banditi. Altro sito di selvaggia e sugge` la valle di Locoe: con stiva bellezza e questo nome viene chiamata la media valle del Cedrino che si stende oltre il Supramonte. Vi si possono ammirare le rovine del villaggio omonimo, distrutto alla fine del Settecento al ter-

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Orgosolo mine di oltre un secolo di lotte tra i suoi abitanti e quelli di O. per il controllo ` del dei pascoli. Nella seconda meta Settecento le scorrerie degli orgolesi ` frequenti e gli abisi fecero sempre piu tanti si trasferirono a Oliena; del villaggio rimangono intatti la chiesa di San Leonardo e i resti di altre chiese e delle abitazioni. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Ca` la festa di Sant’Antonio ratteristica e Abate che si svolge il 16 e 17 gennaio e ` culmina nell’accensione di diversi falo attorno ai quali si balla. Durante la festa ha luogo una spericolata giostra equestre conosciuta come sa vardia o ardia. Molto frequentate e sentite le celebrazioni per l’Assunta, a Ferragosto, con processione, canti, balli e altre manifestazioni di folclore. Di rara bel`e ` il costume. L’abbilezza e originalita ` ancora indosgliamento tradizionale e sato in particolari occasioni come i matrimoni o le feste. Le donne indossavano abbigliamenti differenti a seconda delle circostanze. L’abbigliamento di gala, chiamato sa ’e colore, era costituito da una camicia bianca (sa hamisa) di trambicche plissettata e finemente ricamata a disegni e motivi vari, e dalle maniche molto ampie chiusa al collo da due bottoni d’oro; sotto la camicia venivano indossate una maglia gialla (sa franella zallina) e s’imbustu, un corpettino di cotone ricamato. C’e poi la gonna plissettata (su saittu) di orbace color vinaccia arricchita da un pannello anteriore guarnito nella parte alta di raso verde con rinforzo color ciclamino e nella parte bassa di panno rosso. Sopra la camicia vengono indossati la giacca (su zippone) di panno di lana rossa, ornata nella parte posteriore da un particolare tipo di ricamo chiamato s’allizzone, e nelle maniche di un ricamo a rombi (sa scaletta); e il busto (sas palas),

di una stoffa simile al terziopelo chiuso con un nastro di seta nera con due caratteristiche punte sulla parte anteriore. Sopra la gonna se ne indossavano altre due, sa veste arrasa e sa veste ` corta; su tutto il grembiule curza piu triangolare con vertice in vita (s’antalena), di un tessuto di lana fine (prunella) ricamato a fiori con tecnica a risalto (a sa pesada) arricchito da un ` bordo inferiore. L’abbigliamento e completato da una cuffia di broccatello con bordo di raso ciclamino e legata sotto il mento (sa caretta) sopra la quale si porta una benda rettangolare di seta tessuta a mano (su lionzu). Le vedove indossavano invece la camicia di tela bianca con pochi ricami, la gonna di orbace nero con una balza di velluto nero (su saittu); il busto di stoffa simile a quello di gala ma bordato di panno nero, la giacca di panno nero, il grembiule di prunella nera, senza ricami e bordato di nastro nero. L’abbiglia` completato da una cuffia nera mento e e da una benda di seta tinta di nero. Le ragazze da marito indossavano una camicia simile a quella del costume di gala; una gonna abitualmente di teletta o di lana (sa vestedda), per le feste invece nera con balza verde (su saittu). Il ` uguale a quello del costume di busto e gala. L’abbigliamento tradizionale del` costituito dalla camicia di tela l’uomo e bianca ricamata e chiusa da un nastro nero; e dai calzoni (sos carzones) di tela spigata bianca da portare fuori dalle ghette. Sopra la camicia si indossa la ` essere corta in vita e giacca che puo aperta sul davanti, fatta di orbace nero con bordo di raso blu foderato di panno rosso (su zippone ’e uresi), oppure di panno rosso bordata di velluto o di raso blu e guarnita con ricami di seta gialla con le maniche aperte per lasciar fuoruscire la camicia (su zippone a manihas apertas). Nei giorni

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Orguglioso freddi sopra la giacca veniva indossato un gilet di pelle di agnello nero (sas peddes ’ines). Sopra i calzoni vengono indossati il gonnellino (sa fraha) di orbace nero tenuto in vita da una cinta di pelle con ricami (su hintoriju), e le ghette di orbace nero (sas harzas).

Orient, Giovanni Religioso (sec. XV).

Orguglioso (o castello di Sassai) Castello

` il creatore del personova, sec. XX). E naggio Videomax. Vive a Milano tra il 1972 e il 1982; lavora come giornalista, redattore, grafico impaginatore, art director e disegnatore, ma si fa conoscere come ideatore di testate e ‘‘factotum’’ di riviste quali ‘‘Gong’’, ‘‘Contro’’, ‘‘Artist’’, ‘‘Sale & Pepe’’, ‘‘Focus’’, ‘‘Fumetti d’Italia’’, ‘‘Be Bop a Lula’’ e altri. ` autore di uno dei primi dizionari suE gli eroi dei comics di tutto il mondo, Enciclopedia del Fumetto, in due volumi, per le edizioni Ottaviano. Tra gli altri suoi libri, l’autobiografico Diary of a Punk Artist, per la Iride, I Mondi di Dylan Dog e l’enciclopedico L’Isola del Fumetti, realizzato con Bepi Vigna. Fonda, nei primi anni Settanta, lo Studioriga. Nel 1995 si aggiudica due premi dell’ANAFFI per Fumetti d’Italia e come ‘‘miglior saggista’’.

che sorgeva a nord-est di Silius, situato entro il massiccio del monte Ixi. Era un castello di frontiera, che delimitava il confine orientale tra il giudicato di Cagliari e quello d’Arborea. Fu fatto costruire dai giudici di Cagliari nel corso del secolo XIII. Dopo il 1257, scomparso il giudicato, fu amministrato direttamente dai Pisani. Fu certamente conquistato dagli Aragonesi, che per un certo periodo ne sfruttarono la posizione strategica; durante le guerre tra Arborea e Aragona fu assalito dalle truppe giudicali e fortemente danneggiato. Reso inservibile, fu ricoperto dalla vegetazione e gran parte della sua struttura fu nuovamente inghiottita dalla natura. Fino a qualche anno fa del suo possente impianto erano apprezzabili i ruderi di una torre a pianta quadrata e una torre circolare: l’insieme faceva pensare che dell’antico ` di edificio fosse rimasto ben poco. Piu ` , avviati nel sito scavi sirecente, pero stematici, le antiche strutture del castello sono state liberate dalla vegetazione e dai detriti e sono state restaurate.

Oridda Villaggio fondato nel salto di O. presso Domusnovas nel 1755 da Salvatore Vella. Questi era un ufficiale in pensione che nel 1735 aveva ottenuto in feudo il salto di O. per insediarvi ` di una colonia e ripopolarlo. Egli tento trasferirvi stabilmente un gruppo di famiglie provenienti da Malta e di svilupparvi la coltivazione del cotone, ma dopo alcuni inutili tentativi nel 1756 dovette rinunciare al progetto.

Vescovo di Terralba dal 1484 al 1493. Francescano, probabilmente spagnolo, fu l’ultimo vescovo di Terralba: nel 1503 infatti la diocesi fu unita a quella di Ales.

Origa, Graziano Illustratore (n. Dolia-

Origano Pianta perenne della famiglia delle Labiate (Origanum vulgaris). Erba aromatica coltivata negli orti e ` stimonei giardini per le sue proprieta lanti, toniche ed espettoranti, oltre che per usi culinari, largamente diffusi anche nella cucina sarda. Cresce spontanea nei luoghi incolti e ai margini della ` un’essenza tipica del bamacchia, e cino del Mediterraneo, ma in Sardegna ` rara allo stato selvatico. Le sue foglie e sono piccole, ovate e leggermente dentate; i fiori, dal bianco al porpora, sono riuniti in vistose spighe arrotondate terminali. Fiorisce in estate e a scopi ` culinari o terapeutici, con proprieta digestive ed emollienti, se ne raccolgono sia le foglie che le cime fiorite.

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Oristano Nomi sardi: arı´gamu; mularuss (Alghero). [MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]

Origano – Le foglie e le cime fiorite sono usate in cucina e a scopo medicamentoso.

Origone, Sandra Medievista (n. Genova 1950). Allieva dello storico Geo Pi` di Genova, starino nell’Universita dopo la laurea ha intrapreso la carriera universitaria, insegnando nei ` di Magisuoi primi anni nella Facolta ` diventata stero di Sassari. Nel 1980 e ` bizanprofessore associato di Civilta ` tina; attualmente lavora nella Facolta ` di Genova. di Lettere dell’Universita Tra i suoi scritti: Il trattato del 1386 tra Alghero e Bonifacio e Sardegna e Corsica nel XIV secolo, ‘‘Saggi e Documenti’’, I, 1978; Dal trattato tra Genova e Sassari (1294) al trattato tra Bonifacio e Alghero (1386), in La Sardegna nel mondo mediterraneo. Atti del primo Convegno internazionale di Studi geografico-storici, Sassari 1978, I (a cura di M. Brigaglia), 1981.

Oristano Comune capoluogo della provincia omonima, sede del Comprensorio n. 16, con 31 169 abitanti (al 2004),

posto a 9 m sul livello del mare a ridosso del golfo omonimo che si apre sul Mediterraneo. Regione storica: Campidano Simaxis. Sede dell’archidiocesi omonima. & TERRITORIO Il territorio comunale, di forma allungata dalla costa verso l’interno, si estende per 84,63 km 2 , comprendenti anche le frazioni di Silı`, Massama, Donigala Fenughedu, Nuraxinieddu, Masainas, San Quirico e Torregrande, e confina a nord con Cabras, Nuraghi, Baratili San Pietro, Zeddiani, Siamanna, Solarussa e Simaxis, a est con Villaurbana, a sud con Palmas Arborea e Santa Giusta e a ovest col mare Mediterraneo. Si tratta di un’ampia porzione di piana campidanese, ` fertile e molto ricca di acque: a nord e attraversata dal tratto finale del Tirso, ` delimitata dall’ampio mentre a sud e ` comunica atstagno di Cabras. La citta traverso la superstrada Cagliari-Sassari, che costeggia a ovest l’abitato, e la ferrovia Cagliari-Chilivani. Altre strade si diramano lungo la costa a nord e a sud, e verso i centri dell’interno. A sud si trova il grande porto industriale e commerciale, mentre nella piana a ovest si trova l’aeroporto di Fe` in atto il potenzianosu, del quale e mento. & STORIA Fondata in eta ` bizantina col nome di Aristanis, si hanno notizie a ` rapipartire dal secolo IX; si sviluppo ´ molti degli abitanti damente perche della vicina Tharros vi si trasferirono per sfuggire alle continue incursioni degli Arabi. Nel secolo XI vi fu trasferita la residenza dei giudici e la sede ` divenne la cadel vescovo, cosı` la citta ` ad aspitale del giudicato e comincio sumere un assetto urbanistico ben definito: furono costruite la cattedrale e il palazzo del giudice e fu circondata da mura rafforzate da un sistema di torri. Nei secoli successivi, pur conti-

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Oristano nuando a essere la residenza preferita dei giudici e la capitale amministrativa del piccolo stato, si diede una qualche forma di autonomia comunale. Nel ` visse il suo corso del secolo XIV la citta secolo d’oro: era capitale di una potenza capace di tenere in scacco l’invasore aragonese e il suo assetto urbanistico era notevolmente migliorato e arricchito da begli edifici, come la chiesa di Santa Chiara. Dopo la caduta del giudicato d’Arborea, avvenuta nel 1409 in seguito alla sconfitta arborense nella battaglia di Sanluri, con la convenzione di San Martino, nel 1410, nac` que il marchesato di O. di cui la citta divenne capitale. Nei decenni successivi O. fu amministrata dai Cubello che si estinsero nel 1470 lasciando erede Leonardo Alagon (=) la cui infelice epopea si concluse con la battaglia di Macomer del 1478. Il marchesato fu ` confiscato e nel 1479 O. divenne citta regia. Fu sottratta a qualsiasi dominio feudale e le furono concessi propri statuti in base ai quali prese a essere amministrata da propri magistrati; in particolare un Consiglio composto da cinque consiglieri che costituivano il go` e da quindici giurati verno della citta che avevano un potere consultivo e che annualmente venivano eletti col sistema della insaccolazione (=). Essi avevano il potere di emanare degli atti normativi detti ordinazioni (=), che dovevano essere rispettati da tutti i cittadini e che divennero la base dell’amministrazione cittadina. L’azione dei giurati era affiancata da una serie di funzionari che espletavano, ciascuno secondo competenze ben definite, i compiti dell’amministrazione. Nel corso del secolo XVI, scarsamente difesa da un inadeguato sistema di torri litoranee e senza l’aiuto di truppe regolari, ` dovette far fronte ai ricorrenti la citta tentativi di sbarco effettuati da alcuni

` famosi corsari barbareschi tra i piu come Barbarossa nel 1538 e nel 1544, Occiali, Dragut e altri; solo nel 1565 un esiguo distaccamento di truppe vi si ` convivendo precariamente stanzio con la popolazione. La situazione di incertezza derivante dal ricorrente pericolo fece entrare in crisi il commercio ` e le attivita ` del porto, crisi della citta ` nel Seicento. Intanto la che continuo ` cittadina andava articolandosi societa in tre classi sociali: la majore, della quale facevano parte i nobili, i cavalieri e gli alti funzionari, gli ufficiali e l’alto clero, la classe media che comprendeva i proprietari, i mercanti, gli artigiani agiati, i professionisti, il clero, e la classe detta menor che era costituita dai piccoli proprietari, dai commercianti, dagli artigiani e dai la` umile condizione. La voratori di piu sua vita tranquilla fu turbata nel 1637 da un episodio che fu conseguenza della Guerra dei Trent’anni: un contingente di truppe francesi al comando del conte d’Harcourt e dell’arcivescovo di Bordeaux, sbarcato nel golfo ` e la sacdi O., assalı` a sorpresa la citta ` . La reazione dei sardi non cheggio ` sebbene fosse resa difficile dalle tardo ` tra i comandanti militari: la carivalita ` sul nemico valleria miliziana piombo ` ; ancora che si ritirava e lo sbaraglio oggi nel Duomo di O. sono conservate le bandiere tolte ai francesi nell’occasione. L’assetto amministrativo della ` nel corso del secolo subı` qualche citta ´ lieve modifica, in particolare perche fuori dalle mura si trovavano cinque borghi (San Lazzaro, Nono, La Maddalena, Ponticello e Figuli): a partire dal secolo XVII fu costituito il Consiglio dei borghi, organo politico di ammini`. strazione delle appendici della citta ` del secolo, invece, Nella seconda meta dovette sopportare la peste e la carestia che contribuirono a evidenziare

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Oristano ulteriormente la sua decadenza. Il suo assetto amministrativo comunque rimase immutato fino al 1771 quando furono riordinate le amministrazioni lo` regie); cosı` cali di tutto il regno (= Citta il consiglio di O. venne ridotto a 6 membri. Nel 1796 fu teatro dell’infelice conclusione dell’impresa di Giovanni Maria Angioy, nel 1807 divenne sede di prefettura e nel 1821 capitale di provincia. Nel 1836 l’assetto del Consiglio civico fu modificato e furono costituiti due organismi: il Consiglio generale e il Consiglio particolare con funzioni di governo. Di questo periodo abbiamo la documentata testimonianza di Vittorio Angius: «Popolazione. Secondo il prospetto di popolazione presentato dall’avvocato Agostino Toxiri, reggente l’ufficio del censorato diocesano, alla giunta provinciale di statistica, nella tornata del 16 febbrajo 1845, la popolazione d’O. componevasi d’anime 6041 distribuita in famiglie 1365 e in case 1339. I numeri medii del movimento della popolazione sono stati riconosciuti di nascite 185, morti 115, matrimoni 45. Del totale de’ maschi, 1932 non avean contratto matrimonio, 1134 erano ammogliati, 82 erano vedovi. Del totale delle femmine, 1521 non eran maritate, 1144 erano mogli, 228 erano vedove. Daremo quindi le altre distinzioni che vogliono essere conosciute: nel clero secolare individui 68, nel regolare 171, e monache 25; negli impieghi civili, ufficiali 40; nel foro avvocati 8, procuratori 11, notai 28; negli uffici sanitari, medici 3, chirurghi 1, flebotomi 6, levatrici 4; nell’istruzione pubblica, maestri 12, studenti 221, alunni del seminario 27; nella milizia uomini in servigio 26, in riposo 8; nel commercio negozianti 6, mercanti 35, rigattieri e pizzicagnoli 40; nell’agricoltura 1000; nella pastorizia 50; nella pesca 25; ne’ mestieri 500. I possidenti che sono in O.

sommeranno a 550. Sono fuor di questo numero quelli che sol possiedano nella ` o ne’ sobborghi la casupola, in cui citta abitano. I miserabili che devono mendicare si possono computare tra uomini e donne a circa 50. Nelle prigioni sono detenuti circa un centinajo. ` su questo articolo vi Quando si ricerco si trovarono uomini 98 e femmine 3, tra’ quali erano oristanesi 1, della provincia 100. Istituti di educazione, istruzione e beneficenza. Alla educazione delle fanciulle del popolo aveva ben provveduto l’arcivescovo Bua chiamando le maestre pie Venerini, le quali con molto zelo presero a erudire ` le piccole figlie, insegnando quanto e ` che sappian le donne per esnecessita ser buone madri di famiglia. La loro ` alle meopera fu felicissima e merito desime la benedizione di tutti i genitori che avean raccomandate le proprie figlie alla loro disciplina. Ma quest’istituto non avea fondamento, e ` la bella morto l’arcivescovo Bua manco scuola. Quel saggio uomo non avea potuto prevedere che quando mancherebbe la sua munificenza, e amorevole protezione alle benemerite maestre, quell’opera si lascierebbe o si farebbe cadere!! Molto spiacque ai cittadini la ` che partenza di queste religiose, e piu ´ manco ` alle sien dovute partire, perche medesime quel poco necessario per il ` dire a vitto e il vestito. Bisogna pero onore di molti uomini generosi che fu´ quelle pie conron fatte offerte perche tinuassero, come avrebbero continuato se l’opera del Bua non fosse do` merito di vuta cadere!! E tra quelli e nominare i cavalieri D. Giuseppe Maria Passino e D. Giuseppe Corrias, che offrirono a quelle alloggio, vitto e ogni ´ altra cosa necessaria, fintantoche dalle largizioni di essi e di altri proprietari si fosse potuto formare una sufficiente dotazione, e costituirle sta-

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Oristano bilmente nell’esercizio del loro utilissimo magisterio. Per l’istruzione dei ` aperto in Oristano il ginnasio giovani e dei Padri delle scuole pie, dove da quattro maestri s’insegna la rettorica, ` la istrula grammatica latina e si da zione primaria. Il servigio di quei reli` stato in ogni tempo molto profigiosi e ` cosı` nelle lettere cuo alla gioventu `, e pero ` sono sempre come nella pieta riguardati con affettuosa ricono scenza. Stabilivasi non ha molto in que` una scuola di metodica, persta citta ´ in essa si formassero i maestri che delle scuole primarie dei paesi, e queste potessero operare quell’effetto cui intendeva il saggio governo. Ottimo ef` che puo ` essere ottenuto fetto in verita se il maestro della metodica sia una persona non solo zelante nel suo ufficio, ma illuminato e accorto, che intenda quale fra le maniere di comunicazione meglio convenga, e accomodandosi ai piccoli nell’esercizio dell’istruzione sappia spiegare ai candidati le ragioni del suo metodo. La scuola di metodica dopo alcuni preliminari sulle massime principali intorno alla istruzione vuole la dimostrazione e la pratica; e deve il maestro indicar l’ordine con cui si proceda, la maniera di farsi intendere e di formare il raziocinio dei piccoli, e poi porre in esercizio i ´ sappiano far bene. Il candidati finche miglioramento nella istruzione prima` dovea esser un effetto, e ` ria, che gia ancora una speranza, sapendo noi da persone intelligenti e zelanti del progresso, al quale il governo con saggi provvedimenti spiana le vie, che i maestri usciti dalla metodica non sono niente migliori de’ primi. Nel semina` lezione ai chierici rio mentre si da nella filosofia e nella teologia sono ammessi quelli che dopo compiti gli studi minori vogliono imparare la logica, metafisica, fisica ed etica nei libri

`, e quelli che usati nelle due Universita volendosi dedicare allo stato ecclesiastico devono apprendere la dommatica e la morale. Agricoltura. Le terre coltivate dagli oristanesi entro il proprio ` di 6 miglia contado non sommano a piu quadrate. Essi distinguono due sorta di terreni: i terreni umidosi, i terreni secchi, e dicono i primi Benagi o Venagi dalle vene apertevi d’acqua sotterranea, i secondi Gregori (o aperto). Comunemente usano gli stessi nomi a indicare due diverse regioni, dicendo Benagi tutte le terre, che il fiume nelle ridondanze suol coprire delle sue acque limacciose, e Gregori quelle che ` nella non restano mai sommerse. E prima regione che sono frequenti i pantani e le paludi, delle quali si occupa complessivamente tant’area, che potrebbe esser utile a non pochi dove ` de’ terreni fosse coltivata. La fertilita ` celebre, ed e ` maravigliosa la sua di O. e attitudine a produzioni differentissime. Se non sieno condizioni molto contrarie, quali sono nella scarsezza delle pioggie a’ Gregori, e per le troppe inondazioni e i prolungati ristagna` corrisposto menti a’ Benagi, il cultore e ` e raccoglie copia con molta liberalita di cereali, di mosto e di frutta d’orti e giardini. E siffatte condizioni che esi` rare per le terre di benagi stevano piu ` inversamente che di gregori sono gia ` frequenti a’ benagi che a’ gregori piu ` formata la strada da Nurada che si e cabra alla Torre grande sul porto. Essendosi questa via dovuta elevare sul livello del terreno quanto era necessa´ in tempo di inondazione la rio perche ` formato quasi un arsoperchiasse si e gine, il quale vietando alle acque di versarsi sul prossimo territorio di Cabras, fa che le medesime si arrestino sopra il benagi degli oristanesi, e vi si ` a lungo, quanto piu ` arrestino tanto piu ` ristretto, e pero ` marcilo sfogo si e

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Oristano scano i semi, e l’erba, e perdasi la speranza della raccolta o si abbia ridotta a una piccola parte della misura che senza questo guasto sarebbesi ottenuta. Pastorizia. Pascoli. Dopo divise e ` chiuse le terre comunali il pascolo e stato ristretto a pochi salti. Il salto del ` spesso in scudi 500. Il Paloni si affitto salto della Mestia, incorporato nel be` , e congiunto al Coddu, nagi della citta si dava parimenti al migliore offerente. Il salto di Barbadu e Cuguzzu nella si` la torre grande, nistra del Tirso, dove e era conceduto in prezzo di scudi 700, e ` per pastura, il restante serviva meta per lavoro. I salti Cirrus, Amendas e Fenosu appartengono alla mensa arcivescovile; e le appartiene parimente il ` del monte Arci, dove salto Tiria a pie pascola la maggior parte del bestiame degli oristanesi. Se questa regione si chiudesse mancherebbe il luogo al medesimo; e fu per questo che si fece opposizione dai pastori quando presentirono che si pensava a circondarlo di muro. In altro tempo aveasi una pasto` estesa; poi per varie ragioni rizia piu diminuı` notabilmente la specie vaccina dopo il 1829, quando si aveano ` di 4000 capi, dei quali fu venduta piu la massima parte, e patı` altra diminuzione con le altre specie nel 1834, quando perı` gran parte del bestiame ` , essendo riper quella inudita siccita ` il letto del masto in perfetta aridita ` di settemfiume per l’agosto e la meta bre. Bestiame manso. Buoi per l’agricoltura e per carri 700, vacche mannalite 120, asini per la macinazione dei grani 750, cavalli e cavalle 550, de’ quali non pochi faticano traendo l’aratro e la ruota de’ molini. Bestiame rude. Vacche 2500, cavalle 460, capre 3000, pecore 10 000, porci 1500. Oristanesi che esercitino l’arte pastorale sono pochi, forse men di 40 individui, e i proprietari amano meglio fidare i loro

branchi a pastori esteri. Non si intenda ` di bestiame apparche questa quantita tenga veramente tutta ad oristanesi, ´e ` solito che i pastori barbariperche ` con essi cini facciano simulata societa per poter profittare nell’inverno dei pascoli del territorio. Questo ramo ` frutd’industria potrebbe essere piu `, almeno per la specie vactuoso, che e cina ed equina se si volessero formare de’ prati per avere il fieno. E facilmente si potrebbero formare e in gran numero nella regione del Benagi, dove spontaneamente lussureggia l’erba e ` ajutare la vegecon poca fatica si puo tazione con l’acqua del fiume che si lascia andar inutile al mare».

Oristano – Piazza Eleonora d’Arborea.

Negli anni successivi il sistema ammi` fu ulteriormente nistrativo della citta modificato e con l’emanazione della prima legge comunale e provinciale O. ` regia, diperse la condizione di citta venne Comune e fu compresa come capoluogo di mandamento nella divisione amministrativa di Cagliari e dal 1859 nella ricostituita provincia di Cagliari. Nel 1927 il suo territorio comunale si estese notevolmente includendo anche Massama, Nuraxinieddu, Santa Giusta, Donigala Fenughedu e Silı` che divennero frazioni (solo Santa ` la sua autoGiusta nel 1947 riacquisto nomia). Nel 1974 infine, con la defini-

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Oristano tiva ricostituzione della provincia, si ` da Cagliari. stacco & ECONOMIA Le attivita ` di base della sua economia sono l’industria che si sta espandendo negli ultimi decenni in diversi settori, soprattutto manifat` discretamente organizzata turieri; e anche la rete di distribuzione commerciale. Sono comunque molto sviluppati anche l’agricoltura, in particolare l’orticoltura, l’agrumicoltura e la viticoltura, e l’allevamento del bestiame, in particolare di bovini e suini. Vi operano anche sette alberghi con 688 posti letto, sei aziende agrituristiche con 42 posti letto, un campeggio con 400 posti letto, 23 ristoranti, il porto turistico con 400 posti barca e diverse organizzazioni di turismo equestre, tutto a soste` collegata gno del turismo. Servizi. O. e da autolinee e da ferrovia agli altri centri della provincia, dispone inoltre di porto e di aeroporto. Dispone di Pro Loco, stazione dei Carabinieri, dei Vigili del Fuoco, di ospedale, cliniche private, medico, guardia medica, farmacia, scuola dell’obbligo e scuole secondarie superiori, in particolare Liceo classico, scientifico, Istituto magistrale, Istituti tecnici e Istituti profes` sede di corsi sionali; da alcuni anni e ` anche sede di alcuni universitari; e sportelli bancari. Possiede una Biblioteca comunale, il Museo archeologico Antiquarium Arborense, campi sportivi, palazzetto dello sport. & DATI STATISTICI Al censimento del 2001 la popolazione contava 33 007 ` , di cui stranieri 170; maschi unita 15 885; femmine 17 122; famiglie 11 194. La tendenza complessiva rivelava una lieve diminuzione della popolazione, con morti per anno 250 e nati 283; cancellati dall’anagrafe 657 e nuovi iscritti 614. Tra i principali indicatori economici: depositi bancari 840 in miliardi di lire; imponibile medio

IRPEF 20 907 in migliaia di lire; versamenti ICI 12 430; aziende agricole 347; imprese commerciali 2153; esercizi pubblici 261; esercizi al dettaglio 841; ambulanti 153. Tra gli indicatori sociali: occupati 10 454; disoccupati 1329; inoccupati 1717; laureati 1766; diplomati 6717; con licenza media 9319; con licenza elementare 7471; analfabeti 496; automezzi circolanti 14 767; abbonamenti TV 8547. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Non si segnalano nel territorio di O. siti archeologici di particolare importanza, mentre sono numerosi quelli di pertinenza dei comuni confinanti Cabras ` da questi (=) e Santa Giusta (=); ed e infatti, in particolare dallo stagno di Cabras e da Tharros, che proviene la maggior parte dei reperti custoditi nell’Antiquarium Arborense.

Oristano – Cattedrale. & PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE Il centro storico, almeno nel suo tessuto viario, ha conservato l’assetto ` aveva nel Metradizionale che la citta dioevo quando era circondata dalle mura, delle quali oramai rimangono solo trascurabili avanzi. Attorno al centro storico, con un’accelerazione seguita alla costituzione della provincia, si sono formati nell’ultimo decennio i moderni quartieri residenziali. Come ` fu dotata di un abbiamo detto, la citta imponente sistema di mura di cui oggi

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Oristano rimangono la torre di Mariano II, alta 28 m con una pianta a U; l’edificio, che si leva in piazza Roma, una delle piazze ` importanti della citta `, fu costruito piu nel 1291 e completato in periodo successivo. Nella parte superiore in un ` conservata una camcorpo aggiunto e pana del 1430. Altro importante resto ` codella cinta delle mura oristanesi e stituito dalla torre di Portixedda che fu costruita prima del 1131 e successivamente modificata nel corso dei secoli XIII e XIV; sorge di fronte al largo Maz` stata purtroppo molto rimazini ed e neggiata quando nel corso dell’Ottocento le mura furono demolite. Il sistema fortificato era completato dal castello, fortezza inserita nel sistema ` e voluta dai giudelle mura della citta dici per rafforzarle e proteggere il palazzo giudicale. Sorgeva infatti a fianco della torre di San Filippo sulla quale si ` , aveva apriva la porta sud della citta una pianta quadrata e probabilmente era a due piani completati da un camminamento merlato; al suo interno era un cortile sul quale si affacciavano tutte le finestre. Era situato tra l’attuale edificio del carcere e il sito ove sorgeva il palazzo giudicale. Caduto il giudicato e cessata la funzione militare ` lentamente delle mura, il castello ando in rovina e scomparve; ultimo segno della sua esistenza era la torre di San ` Filippo, crollata nella seconda meta dell’Ottocento. I principali monumenti ` all’interno del perimetro della citta delle mura sono il Duomo, che fu costruito in forme romaniche nel corso del secolo XI; aveva probabilmente tre navate scandite da otto colonne, l’abside e un presbiterio arredato in marmo di cui restano due plutei; l’edificio aveva la navata mediana ricoperta in legno. Agli inizi del secolo ` fu conquistata dal XIII, quando la citta giudice Guglielmo di Massa, fu grave-

mente danneggiato; successivamente, ` del secolo XIV, venne restaurato a meta e completato con la costruzione del transetto. Nel secolo XVII fu deciso l’ampliamento dell’antico coro gotico, cosı` tra il 1622 e il 1629 fu demolito e fu ricavato in funzione di cappella presbiteriale uno spazio quadrangolare sormontato da una cupola (l’‘‘Archivietto’’), le cui forme sono una sintesi ` espressiva tra la tradizionale modalita gotico-catalana e le nuove istanze clas` frutto sicheggianti. L’attuale aspetto e di una quasi totale ricostruzione compiuta tra il 1729 e il 1745 con l’intervento dell’architetto cagliaritano Salvatore Garrucciu e, dopo la sua morte, dell’algherese Battista Ariety, che del ` solo tre vecchio impianto risparmio cappelle gotiche del transetto, il presbiterio e l’Archivietto. Entro il 1767 furono rifatti gli arredi marmorei, e quelli lignei a cura di Pietro Pozzo e di altri artigiani. Nel corso del secolo XIX fu ampliato con l’apertura dei due cappelloni alle teste dei bracci del tran` a setto. Nel 1912 il Ballerini vi porto termine un ciclo di pitture che attualmente rappresentano il suo arredo pittorico. Ha una pianta a croce latina con un’unica ampia navata e il transetto ` sopraelevato cupolato, il presbiterio e e vi si accede attraverso una scalinata ` ricco di demonumentale. L’interno e cori marmorei e contiene numerose opere d’arte e statue. Accanto al ` il Palazzo arcivescovile, coDuomo e ` struito nel secolo XVIII; la facciata e stata ricostruita nel 1930. Al suo interno al piano terreno si trovano le antiche carceri vescovili, seminterrate, ricavate probabilmente dall’antica cripta della cappella di San Bartolomeo dove venivano sepolti i giudici di Arborea. Al primo piano sono conservate alcune belle sale, la magnifica Biblioteca capitolare e un dossale d’al-

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Oristano tare attribuito a Memmo di Filippuc` abbellito da un giarcio. Il palazzo e dino interno molto ben curato. Poco lontano si trova la piazza Eleonora, la ` importante della citta `: vi si trova il piu monumento a Eleonora d’Arborea realizzato da Ulisse Cambi nell’Ottocento ` impore vi si affacciano alcuni dei piu ` , tra i quali il tanti palazzi della citta Collegio degli Scolopi costruito nel Seicento e restaurato in forme neoclassiche da Antonio Cano nell’Ottocento; l’architetto sassarese vi incluse anche la chiesa di San Vincenzo, di forma el` , nel 1866, gli orlittica. Quando pero dini religiosi furono soppressi chiesa e collegio furono sequestrati e assegnati al Comune. Nel corso dei decenni successivi furono destinati a sede di tribunale e di altri uffici pubblici. At` utilizzata come tualmente la chiesa e sala per le riunioni del Consiglio comunale. Nella piazza si trovano anche il Palazzo Carta, costruito in forme neo` dell’Ottoclassiche nella prima meta cento, su progetto del Cima; e il Palazzo Mameli, costruito nel Settecento e ingentilito da balconate in ferro battuto. La piazza si chiude con l’ottocentesco Palazzo Corrias e col vecchio Palazzo comunale, sede oggi dell’Archivio storico. Dalla piazza Eleonora si accede alla via Dritta, strada principale (corso ` Umberto) del centro storico della citta ` il cenche giunge sino a piazza Roma; e tro pulsante della vita cittadina dove si svolge la tradizionale passeggiata, retaggio spagnolesco profondamente radicato nelle abitudini degli oristanesi. Vi si affaccia il palazzo d’Arcais, fatto costruire da Damiano Nurra nel Settecento (= Flores). Attorno a questo asse, all’interno del perimetro delle mura si trovano alcuni altri monumenti, tra i quali la chiesa di San Francesco. L’edificio sorse su un sito probabilmente ap` di monaci partenuto a una comunita

basiliani che fu donato ai Francescani quando si insediarono a O. prima del 1253. Fu costruito alla fine del secolo XIII in forme gotiche; nel corso dei se` coli subı` numerose modifiche ma ando ´ degradando irreparabilmente. Poiche ` era oramai cadente, nella prima meta ` di ricostruirlo dell’Ottocento si penso ex novo e, dopo un infelice tentativo dell’architetto Antonio Cano (=), il cui ` in corso d’opera, fu ricoedificio crollo struito in forme neoclassiche nel 1838 su progetto di Gaetano Cima. Al suo interno, a una navata, sono custodite alcune pregevoli opere d’arte tra cui il Crocifisso di Nicodemo, opera lignea policroma di arte spagnola del Trecento; una statua di Nino Pisano e una parte della tavola San Francesco che riceve le stimmate di Pietro Cavaro. La ` ricca di suppellettili sacre in chiesa e argento, tra cui il famoso reliquiario di ` bizantina. Il 14 setSan Basilio di eta tembre, in onore del Cristo di Nicodemo ritenuto miracoloso, si svolge la festa di Santa Croce con grande partecipazione popolare. Tra le altre manifestazioni ` una gara di abilita ` ad essa riferite e equestre riservata ai rappresentanti dei rioni cittadini detta Sa Rodia de Santa Gruxi. Altro complesso di pregio la chiesa e collegio del Carmine: voluto dal marchese Damiano Nurra d’Arcais, fu edificato da Giuseppe Viana tra il 1776 e il 1785. Una volta ultimato fu donato ai Carmelitani che vi rimasero fino alla soppressione dell’ordine. Nel 1866 fu occupato dal comando dei Carabinieri; attualmente, dopo un in` diventato un tervento di restauro, e centro per manifestazioni culturali. ` un edificio in classico stile La chiesa e barocco piemontese, ha una sola navata con un presbiterio absidato e cu` arricchita da un polato. La facciata e portale monumentale sovrastato da uno stemma e da una grande finestra.

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Oristano Il convento attiguo, stilisticamente coerente, si sviluppa attorno a un grande chiostro fiancheggiato dai quattro lati da un elegante porticato con volte a vela. Interessante anche la chiesa della Maddalena, costruita tra il 1325 e il 1350 in forme che denotano la transizione dallo stile romanico a quello gotico. Ha una facciata tripar` ingentilita da un ricco tita a lesene ed e portale. Ha l’interno a una sola navata con abside quadrata, le volte sono a capriata; sugli altari sono custodite alcune interessanti sculture. Il complesso costituito dalla chiesa e dal con` situato nel cenvento di Santa Chiara e ` e fu eretto grazie tro storico della citta alla munificenza di alcuni membri della famiglia giudicale tra il 1343 e il 1349. La chiesa, dalle forme gotiche, ha una facciata ingentilita da un rosone e un campanile a vela; subı` numerose trasformazioni nel corso dei secoli successivi e fu radicalmente rifatta nel 1930; ma conserva ancora elementi dell’impianto originale nell’abside, dove tra l’altro si notano quattro peducci che potrebbero rappresentare i giudici fondatori del complesso (Mariano II, Pietro III, sua moglie Costanza di Saluzzo e Mariano IV), e nella volta. Il convento annesso alla chiesa fu fon` un eledato nel corso del XIII ed e mento importante per la ricostruzione ` . La della memoria storica della citta ` un edificosiddetta Casa di Eleonora e cio di forme gotico-aragonesi, situato ` in via Parnel centro storico della citta paglia, che la fantasia popolare ha indicato sempre come residenza della ` fu realizzato progiudicessa. In realta babilmente dalla fusione di due palazzetti gentilizi appartenenti alle famiglie oristanesi Pira e Sanna che si imparentarono col matrimonio di Cosimo Pira con Giovanna Sanna alla fine del Cinquecento. La facciata conserva al-

cune tipiche finestre incorniciate e lo scudo con le armi inquartate delle due famiglie. Tra gli altri monumenti di ` il santuario della MaOristano c’e donna del Rimedio, poco oltre il ponte sul Tirso. L’edificio era probabilmente parte del villaggio di Nuracabra oggi scomparso. Ha forme rinascimentali, un impianto a croce latina con cappelle laterali e cupola. All’interno, rivestito con formelle di marmo su cui ` custodita sono incise le lettere P.G.R., e la statua della Madonna del Rimedio oggetto di antico culto, incoronata nel 1952 dal cardinale Tedeschini. L’8 settembre vi si svolge una festa in onore ` antiche e sendella Madonna tra le piu tite dell’Oristanese; vi accorre da ogni villaggio dei Campidani un gran numero di fedeli per sciogliere voti fatti per grazie ricevute. Il complesso costituito dalla chiesa e dall’Ospedale di San Martino sorse nel secolo XIV in ` dell’estrema periferia una localita ` , fuori dalla cinta delle della citta mura, e fu affidato ai Benedettini. La chiesa, costruita in forme tardoromaniche, aveva un impianto a tre navate ma entro la fine del secolo XIV fu radicalmente ristrutturata in forme gotiche e assunse l’impianto attuale a una sola navata completata da un’abside con copertura a volte a crociera. Nel corso del secolo XV furono aggiunte alcune cappelle laterali e la copertura della navata fu fatta con volte a vela. Nel 1566 chiesa e convento furono ceduti ai Domenicani che vi rimasero fino al 1832, quando il convento fu soppresso. Nello stesso anno gli Ospedalieri subentrarono nella gestione del complesso impiantandovi l’Ospedale di San Martino. Anche gli Ospedalieri lasciarono l’edificio per la soppressione degli ordini religiosi. La chiesa di San Giovanni Evangelista fu costruita nel secolo XVII e annessa a un

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Oristano convento dei Minori osservanti. Ha un impianto a una navata e conserva interessanti arredi e alcune tele del Seicento. Nel 1845 da questo complesso uscirono le Carte d’Arborea (=) destinate a fare grande scalpore nel mondo della cultura sarda. La chiesa di San Sebastiano fu costruita alla fine del secolo XIII in forme romaniche; aveva una navata unica rettangolare e la copertura in legno a capriate. Nel 1792 fu ampliata con l’aggiunta di due cappelle laterali; altre ristrutturazioni e restauri furono fatti negli anni successivi fino al 1955. La chiesa di Sant’Efisio fu costruita nel Seicento e rifatta poi nel 1793 in forme di barocchetto piemontese. Col tempo fu assorbita dal tessuto urbano e completamente ristrutturata nei primi anni del Nove` divenuta una delle cento; nel 1930 e ` . La chiesa di parrocchie della citta San Domenico fu costruita nel secolo XVII in forme goticheggianti ed era annessa a un convento. Ha l’impianto a una navata e la copertura con volte a botte. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI La `e ` consermemoria storica della citta vata in alcune grandi manifestazioni che coinvolgono l’intera popolazione. ` famosa e ` la Sartiglia, La prima e piu torneo cavalleresco che si svolge l’ultima domenica di Carnevale e il Martedı` grasso e durante il quale i cavalieri devono infilzare con uno stocco, procedendo a galoppo sfrenato, una stella sospesa; dal numero delle stelle infilzate si traggono gli auspici sull’esito dell’annata agraria in corso. La festa si svolge secondo un cerimoniale rigoroso che affonda le sue origini nei secoli passati. Anima della festa sono il Gremio dei contadini (San Giovanni) e quello degli artigiani (San Giuseppe), ` affidata l’organizzazione nei due cui e giorni di Sartiglia: rispettivamente a

quello dei contadini la domenica e a quello degli artigiani il martedı`. Il giorno della Candelora (2 febbraio) i rappresentanti dei due gremi consegnano il cero benedetto ai rispettivi componidoris che guideranno le due giostre avviando cosı` quello che assume i caratteri di un vero e proprio rito che si ripete uguale nei due giorni. La sagra ha inizio con la vestizione del componidori. Nella casa del presidente del Gremio (majorali) il prescelto vien fatto sedere su una sedia posta su un tavolo e vestito da uno stuolo di fanciulle guidate da una anziana (sa mamma manna) secondo un cerimoniale rigoroso; viene trasformato cosı` in un essere sessualmente ambiguo: indossa infatti una sontuosa camicia guarnita di pizzi e di gioielli, i pantaloni da cavallerizzo, gli stivali e una giacca di pelle, mentre il capo gli viene cinto da un ricco velo da sposa sul quale indossa il cilindro; e il volto viene celato alla vista del pubblico da una caratteristica maschera androgina dall’espressione indefinibile. Il componidori sembra volere riassu´ i due princı`pi della mascolimere in se ` e della femminilita `. Terminata la nita vestizione, viene condotto, sempre restando sulla sedia in modo che i suoi piedi non tocchino terra, nella stanza dove si trova un cavallo bardato a festa sul quale viene collocato. A quel punto gli viene consegnato un mazzo di viole di campo (sa pipia ’e maju) e con altri due cavalieri ai fianchi esce dalla casa del presidente del Gremio mentre le fanciulle della vestizione lo inondano di fiori e gli lanciano l’augurio «Santu Giuanni t’assistada» (San Giovanni ti assista). Tra un rullare di tamburi e uno squillare di trombe il componidori procede con la sua scorta, guidando il cavallo a passo di danza e benedicendo la folla in tripudio con sa pipia ’e maju.

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Oristano Al componidori si uniscono gli altri cavalieri che prenderanno parte alla giostra e insieme percorrono le strade del centro storico tra due ali di folla plaudente e squilli di tromba. Cosı` il corteo giunge in piazza del Duomo dove la giostra ha inizio. Il componidori comanda gli altri cavalieri, li consiglia, ne dispone l’ordine di uscita. I cavalieri a uno a uno, secondo l’ordine prestabi` dalla lito, partono a tutta velocita curva di piazza Mannu e imboccano la via del Duomo dove all’altezza della ` sospesa la stella da infilcattedrale e zare con lo stocco. Essi piombano in ve` sulla stella e devono possedere, locita oltre che doti di buon cavallerizzo, occhio e sufficiente freddezza per infil` il zarla. L’ultimo a tentare la sorte e componidori che compie la discesa tra un tripudio di folla in delirio e tra squilli di trombe e rulli di tamburi, mentre calano le prime ombre del pomeriggio e gli spettatori contano le stelle centrate. Profondamente toc` sono i riti canti per la loro intensita della Settimana santa, che vengono organizzati dalle confraternite del San` e del Santissimo tissimo Nome di Gesu Rosario. Iniziano il Lunedı` santo con la processione dei Misteri che parte alle 18 dalla chiesa di San Martino, recando sette statue lignee di antica fattura portate dalla Confraternita del SS. Nome, e percorre il centro storico soffermandosi in meditazione in alcune chiese: in rigorosa sequenza Cappuccini, Sant’Efisio, San Sebastiano e infine cattedrale, da dove la processione torna a San Martino. Il Giovedı` santo, al termine della messa in coena Domini, parte la processione detta De Je` sus che reca le statue lignee di Gesu nell’Orto e dell’Addolorata; il corteo procede al rullo di tamburi e alla luce delle fiaccole, segue il percorso della precedente processione e fa ritorno a

notte inoltrata ai Cappuccini. Il Venerdı` santo alle 18, sempre dalla chiesa dei Cappuccini, parte la processione di Sa Maria nella quale, al canto triste della Polifonica arborense, i confratelli delle due associazioni nei rispettivi costumi neri portano a spalle la statua dell’Addolorata fino alla cattedrale, dove avviene la cerimonia della Passione che culmina con s’Iscravamentu, la deposizione del Cristo. Subito dopo ha inizio la processione de s’Interru nel corso della quale i confratelli, al rullo dei tamburi, portano a spalle una lettiga con il corpo del Cristo morto sino alla chiesa dei Cappuccini, dove il corteo si conclude. La Domenica di Pasqua si svolge infine la processione de S’Incontru nel corso della quale, di fronte all’Episcopio, la statua del Cristo Risorto e quella della Madonna si incontrano.

Oristano – Un momento della Sartiglia.

Oristano, diocesi di Nome di una delle tre archidiocesi della Sardegna; erede dell’antica sede di Tharros, di cui si ha notizia a partire dal secolo V fino al secolo XI, quando la sua sede fu trasferita a Oristano. Comprende il territorio che si stende dai Campidani di Oristano al Barigadu e al Mandrolisai fino al Sarcidano. ARCIVESCOVI DI ORISTANO 1. Arcivescovo anonimo cui il pontefice Urbano II nel 1088 concesse un privilegium pro-

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Oristano tetionis: presumibilmente resse la diocesi fino al 1099. 2. Arcivescovo ano` nimo che reggeva la diocesi nel 1118 (e nominato in una lettera di Guglielmo, arcivescovo di Cagliari). 3. Omodeo, arcivescovo nei primi decenni del secolo XII. 4. Teodoro reggeva la diocesi nel 1125. 5. Pietro reggeva la diocesi nel 1131. 6. Comita de Lacon o de Martis reggeva la diocesi nel 1146. 7. Arcivescovo anonimo che reggeva la diocesi ` testimone di una donazione nel 1165 (e di Barisone d’Arborea). 8. Ugo reggeva la diocesi forse nel 1185. 9. Giusto, probabilmente genovese: resse la diocesi tra il 1192 e il 1198. 10. Arcivescovo anonimo al quale scrisse Innocenzo III nel 1200. 11. Bernardo resse la diocesi tra il 1200 e il 1220. 12. Arcivescovo anonimo reggeva la diocesi nel 1221. 13. Torchitorio De Muru era vescovo di Terralba quando nel 1224 fu nominato arcivescovo: resse la diocesi fino al 1244. 14. Arcivescovo anonimo cui scrisse Innocenzo IV nel 1246. 15. Arcivescovo anonimo cui scrisse lo stesso Innocenzo IV nel 1247. 16. Arcivescovo anonimo cui ` un mandatum nel Innocenzo IV invio 1253. 17. Arcivescovo anonimo citato da Alessandro IV nel 1255. 18. Torchitorio Cocco reggeva la diocesi nel 1261. 19. Arcivescovo anonimo citato da Federico Visconti nel 1263. 20. Arcivescovo anonimo cui scrive Urbano IV nel 1264. 21. Aleardo, appartenente all’ordine dei Frati minori; era vescovo di Ragusa quando fu nominato arcivescovo: reggeva la diocesi nel 1268. 22. Egidio era arciprete di Torres quando fu nominato arcivescovo nel 1268: resse la diocesi presumibilmente fino al 1280. 23. Daniele di Stamedio apparteneva all’ordine dei Cistercensi; reggeva la diocesi nel 1280. 24. Pietro resse la diocesi tra il 1280 e il 1289. 25. Arcivescovo anonimo al quale scrisse Nicola IV nel 1291. 26. Scolay resse la dio-

cesi dal 1296 al 1299. 27. Alamanno apparteneva all’ordine dei Frati minori; era vescovo di Bagnoregio quando fu nominato arcivescovo nel 1299. 28. Consiglio Gatti (o Gatto) apparteneva all’ordine dei Domenicani quando nel 1299 fu nominato arcivescovo: nel 1301 fu trasferito a Conza. 29. Leonardo de Aragall apparteneva all’ordine dei Frati minori, era vescovo di Tricarico quando nel 1301 fu nominato arcivescovo; resse la diocesi fino al 1307. 30. Ugo era vescovo di Biblos quando nel 1307 fu nominato arcivescovo; nel 1308 fu trasferito a Pola. 31. Oddone Sala, pisano, apparteneva all’ordine dei Domenicani, era vescovo di Pola quando nel 1308 divenne arcivescovo; nel 1312 fu trasferito a Pisa. 32. Guido Cattaneo apparteneva all’ordine dei Domenicani; resse la diocesi dal 1312 al 1339. 33. Giovanni de Paperoni era canonico di Siena quando nel 1340 fu nominato arcivescovo; resse la diocesi fino al 1342. 34. Pietro Nurachi era canonico di Oristano, reggeva la diocesi nel 1342. 35. Giovanni reggeva la diocesi nel 1343. 36. Pietro resse la diocesi tra il 1346 e il 1349. 37. Nicola di Teramo era vescovo di Melfi quando nel 1349 fu nominato arcivescovo; resse la diocesi fino al 1363. 38. Bernardo resse la diocesi tra il 1363 e il 1364. 39. Ambrogio di Parma era canonico di Aquileia quando nel 1364 fu nominato arcivescovo; nel 1377 fu trasferito a Cittanova. 40. Enrico apparteneva all’ordine dei Carmelitani; resse la diocesi tra il 1377 e il 1379. 41. Giovanni Salat apparteneva all’ordine dei Domenicani ed era maestro in Sacra Scrittura; reggeva la diocesi nel 1379. 42. Guglielmo. 43. Giacomo, nominato da Urbano VI, reggeva la diocesi nel 1382. 44. Gunnari, nominato da Urbano VI, reggeva la diocesi nel 1386. 45. Leonardo de Zori, nominato da Urbano VI, era ve-

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Oristano scovo di Santa Giusta quando fu nominato arcivescovo nel 1387; resse la diocesi fino al 1389. 46. Corrado da Cloaco, nominato da Bonifacio IX, era vescovo di Amelia quando fu nominato arcivescovo nel 1392; nel 1396 fu trasferito a Nola. 47. Ubaldino Cambi, nominato da Bonifacio IX, era arcivescovo di Torres quando nel 1396 fu trasferito a Oristano; resse la diocesi fino al 1400. 48. Marino Fabario, napoletano, nominato da Bonifacio IX, resse la diocesi tra il 1400 e il 1402. 49. Paolo di Prato, nominato da Bonifacio IX, era vescovo di Patti, resse la diocesi nel 1402. 50. Bartolomeo Ghini, senese, nel 1404 fu trasferito a Massa. 51. Nicola Berruti, domenicano, nominato da Innocenzo VII, era vescovo di Massa quando fu nominato arcivescovo nel 1404. 52. Bertrando Flores, nominato da Gregorio XIII nel 1407, fu poi rimosso dalla sede. 53. Elia de Palma era priore camaldolese di Bonarcado quando fu nominato arcivescovo nel 1414; resse la diocesi fino al 1437. 54. Lorenzo Squint u era canonico di Ottana quando nel 1437 fu nominato arcivescovo; resse la diocesi fino al 1450. 55. Giorgio Armato era canonico di Oristano quando fu nominato arcivescovo nel 1450; resse la diocesi fino al 1454. 56. Giacomo di Albareale resse la diocesi dal 1454 al 1458. 57. Arcivescovo anonimo, reggeva la diocesi nel 1459. 58. Francesco Arrati reggeva la diocesi nel 1460. 59. Giovanni Cani resse la diocesi tra il 1462 e il 1485. 60. Ferdinando Romano, di Saragozza, resse la diocesi tra il 1485 e il 1492. 61. Giacomo Serra, maestro di Teologia, nominato arcivescovo nel 1492, cardinale nel 1500, si dimise nel 1510. 62. Pietro Serra de Mu˜ oz, nipote del precedente, maestro di n Teologia, resse la diocesi dal 1510 al 1517. 63. Giovanni Briselot, appartenente all’ordine dei Carmelitani, era

vescovo titolare di Beirut e suffraganeo di Cambrai quando fu nominato ar` nel 1520. civescovo nel 1517; rinuncio 64. Giacomo de Cleve di Cambrai reggeva la diocesi nel 1520. 65. Agostino Grimaldi era vescovo di Grasse quando nel 1530 fu nominato arcivescovo, resse la diocesi fino al 1532. 66. Carlo Alagon, cagliaritano, resse la diocesi tra il 1537 e il 1554. 67. Andrea Sanna era vescovo di Ales quando nel 1554 fu nominato arcivescovo, morı` nel 1555. 68. Pietro Sanna, nipote del precedente, era canonico di Cagliari quando nel 1556 fu nominato arcivescovo; resse la diocesi fino al 1563. 69. Gero`, cagliaritano, licenziato lamo Barbara in Diritto, era parroco di Bitti quando nel 1563 fu nominato arcivescovo; resse la diocesi fino al 1572. 70. Pietro Buerba apparteneva all’ordine degli Agostiniani, era dottore in Decretali; resse la diocesi dal 1572 al 1574. 71. Pietro Narro era vescovo di Ampurias quando fu nominato arcivescovo nel 1574; resse la diocesi fino al 1578. 72. Francesco Figo, sassarese, resse la diocesi tra il 1578 e il 1588. 73. Antonio Canopolo, sassarese, era parroco di Bitti quando fu nominato arcivescovo nel 1588, resse la diocesi fino al 1621, quando fu trasferito a Sassari. 74. Lorenzo Nieto apparteneva all’ordine degli Agostiniani; era vescovo di Alghero quando nel 1621 fu nominato arcivescovo, nel 1625 fu trasferito a Cagliari. 75. Gavino Magliano, sassarese, dottore in utroque, era canonico di Ampurias quando nel 1627 fu nominato arcivescovo; fu privato della giurisdizione nel 1635. 76. Pietro Vico, sassarese, dottore in utroque, vescovo coadiutore dal 1635, fu nominato arcivescovo nel 1641 e si trasferı` a Cagliari nel 1657. 77. Alfonso de Sotomayor, spagnolo, era padre generale dell’ordine dei Mercedari quando fu nominato arcivescovo

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Oristano nel 1657; nel 1664 fu trasferito a Barcellona. 78. Bernardo Cotoner, spagnolo, fu nominato arcivescovo nel 1664 e trasferito a Majorca nel 1671. 79. Pietro Alagon, cagliaritano, era vescovo di Ampurias quando nel 1672 fu nominato arcivescovo; nel 1684 fu trasferito a `, sassaMajorca. 80. Giuseppe Accorra rese, era vescovo di Ampurias quando nel 1685 fu nominato arcivescovo; resse la diocesi fino al 1702. 81. Francesco Masones Nin, cagliaritano, era vescovo di Ales quando fu nominato arcivescovo nel 1704; resse la diocesi fino al 1717. 82. Antonio Nin, cagliaritano, resse la diocesi tra il 1726 e il 1740. 83. Vincenzo Giovanni Vico Torrellas, sassarese, era vescovo di Ampurias quando nel 1741 fu nominato arcivescovo, resse la diocesi fino al 1744. 84. Nicola Maurizio Fontana, piemontese, era vicario generale di Mondovı` quando nel 1744 fu nominato arcivescovo; resse la diocesi fino al 1746. 85. Luigi Emanuele del Carretto, piemontese, era presidente della Regia Congregazione di Superga quando fu nominato arcivescovo nel 1746; resse la diocesi fino al 1772. 86. Antonio Romano Malingri, piemontese, era presidente della Regia Congregazione di Superga quando fu nominato arcivescovo nel 1772; resse la diocesi fino al 1776. 87. Giacomo Francesco Astesan, savoiardo, apparteneva all’ordine dei Domenicani; era vescovo di Nizza quando nel 1778 fu nominato arcivescovo; resse la diocesi fino al 1783. 88. Luigi Cusani, piemontese, era vicario generale del Capitolo di Vercelli quando nel 1783 fu nominato arcivescovo, resse la diocesi fino al 1796. 89. Francesco Sisternes de Oblites, oristanese, era vicario generale capitolare di Oristano quando nel 1798 fu nominato arcivescovo; resse la diocesi fino al 1812. 90. Giovanni Antioco Azzei, ozie-

rese, era vescovo di Bisarcio quando nel 1819 fu nominato arcivescovo; resse la diocesi fino al 1821. 91. Giovanni Maria Bua, oschirese, era parroco di Oschiri quando nel 1828 fu nominato arcivescovo; resse la diocesi fino al 1840. 92. Giovanni Saba, caglia` ritano, era professore dell’Universita di Cagliari quando nel 1842 fu nominato arcivescovo; resse la diocesi fino al 1860. 93. Antonio Soggiu di Ghilarza era canonico di Oristano quando nel 1871 fu nominato arcivescovo; resse la diocesi fino al 1878. 94. Bonfiglio Mura di Cuglieri era superiore generale dell’ordine dei Serviti e professore dell’U` di Roma quando fu nominato niversita arcivescovo nel 1879; resse la diocesi fino al 1882. 95. Paolo Maria Serci-Serra di Nuraminis era vescovo di Ogliastra quando nel 1882 fu nominato arcivescovo; nel 1892 fu trasferito a Cagliari. 96. Francesco Zunnui Casula di Fonni era vescovo di Ales quando nel 1893 fu nominato arcivescovo; resse la diocesi fino al 1898. 97. Salvatore Tolu di Cargeghe era professore nel Seminario di Sassari quando fu nominato arcivescovo nel 1899; resse la diocesi fino al 1914. 98. Ernesto Maria Piovella era vescovo di Alghero quando fu nominato arcivescovo nel 1914; nel 1920 fu trasferito a Cagliari. 99. Giorgio Maria Del Rio di Silanus era vescovo di Gerace quando nel 1921 fu nominato arcivescovo; resse la diocesi fino al 1938. 100. Giuseppe Cogoni di Quartu era vescovo di Nuoro quando fu nominato arcivescovo nel 1938; resse la diocesi fino al 1947. 101. Sebastiano Fraghı` di Ozieri fu nominato arcivescovo nel 1948; resse la diocesi fino al 1979 quando ri` per raggiunti limiti d’eta ` . 102. nuncio Francesco Spanedda era vescovo di Bosa quando fu nominato arcivescovo di Oristano nel 1979; resse la diocesi ` per ragfino al 1985. quando rinuncio

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Oristano ` . 103. Piergiuliano giunti limiti d’eta Tiddia di Sarroch era vescovo ausiliario di Cagliari quando fu nominato arcivescovo nel 1985. La giurisdizione ` della diocesi nel corso dei secoli si e estesa alle parrocchie dei villaggi di Abbagadda, Abbasanta (dal 1503), Aidomaggiore (dal 1503), Allai, Arborea (dal 1930), Ardauli, Aritzo, Assolo, Asuni, Atzara, Austis, Bangios, Baratili San Pietro, Barbagiana, Barigados, Bauladu, Belvı`, Bidonı` (dal 1503), Boaczi, Bonarcado, Bonorchis, Boroneddu (dal 1503), Busachi, Cabras, Calcargia, Congiu, Crabilis (Capriles), Crapedda (Capriola), Desulo, Donigala Fenughedu, Fordongianus, Fununi, Gadoni, Gavoi (tra il 1503 e il 1779), Genoni, Gesturi (dal 1584), Ghilarza (dal 1503), Isili, Laconi, Leonissa, Loddu, Lodine (tra il 1503 e il 1779), Mamoiada (dal 1503), Marrubiu (dal 1666), Massama, Meana Sardo, Milis Piccinnu, Milis, Moddamene, Mogorella, Montesanto, Montesanto Josso, Narbolia, Neoneli (dal 1503), Norbello (dal 1503), Nughedu Santa Vittoria (dal 1503), Nurachi, Nuracabra, Nuragus, Nurallao, Nuraxinieddu, Nureci, Ollastra, Ollolai (tra il 1503 e il 1779), Olzai (tra il 1503 e il 1779), Oristano, Ortueri, Ovodda, Palmas Arborea (dal 1503), Pani Bonu, Paulilatino (dal 1503), Riola Sardo (Ariola), Ruinas, Samugheo, San Giovanni di Sinis, San Salvatore di Sinis, San Vero Congius, San Vero Milis, Santa Giusta (dal 1503), Sarule (dal 1503), Sedilo (dal 1503), Segassus, Seneghe, Senis, Siamaggiore, Siamanna, Siapiccia, Silı`, Simagis de Santo Juliano, Simagis Josso, Simaxis, Sinipale, Sinuski, Soddı` (dal 1503), Solanas, Solarussa, Sorgono, Sorradile ´ , Spinalba, (dal 1503), Sorrai, Spasule Teti, Tiana, Tonara, Torre Grande, Tramatza, Ula Tirso, Urasanna, Villanova Truschedu, Villa Sant’Antonio, Vil-

laurbana, Zeddiani, Zerfaliu, Zippiriu, Zuri (dal 1503).

Oristano, marchesato di Grande feudo costituito il 29 marzo del 1410 al termine delle trattative tra Leonardo ` . La negoziaCubello e Pietro Torello zione fu molto rapida e Leonardo seppe trarne il massimo profitto perso` per sempre al titolo di nale; rinuncio giudice ottenendo l’investitura feudale di Oristano e dei tre Campidani con il titolo di marchese. Si trattava di un complesso di terre ancora non com´ appletamente pacificate, ma poiche pariva come l’erede della tradizione arborense seppe, nel corso degli anni, riportarvi la calma. Negli stessi anni dovette affrontare una controversia con i Rocabertı`, suoi lontani parenti ´ diche vivevano in Catalogna e, poiche scendevano da una sorella di Ugone II, avanzavano pretese sui territori del` metl’ex giudicato. La vicenda sembro tersi male per il marchese quando il Supremo Consiglio d’Aragona riconobbe la fondatezza delle pretese dei ` loro i territori del Rocabertı` e assegno ` , temendo per le marchesato. Il re pero conseguenze politiche che la sentenza avrebbe potuto avere, ne impedı` l’esecuzione. Quando nel 1427 Leonardo ` al suo figlio morı` il marchesato ando primogenito Antonio. Questi, nel 1430, ` le curatorie di Dore e Bitti e le acquisto ´ al marchesato; negli anni del annette ` , dovette nuovasuo governo, pero mente affrontare il contenzioso con i Rocabertı` che pretendevano l’esecuzione della prima sentenza ed ebbe alcuni contrasti col fratello Salvatore. Negli ultimi anni della sua vita la preoccupazione per la mancanza di eredi maschi non gli impedı`, nel 1461, di acquistare anche l’incontrada di Austis. Morı` nel 1463 lasciando erede il fratello Salvatore. A quest’ultimo erano ` tutti i territori acquitoccati in eredita

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Oristano stati a partire dal 1412 da Leonardo e ` il Parte Barigadu (Allai, Ardauli, cioe Busachi, Bidonı`, Fordongianus, Neoneli, Nughedu, Sorradile, Ula Tirso, Villanova Truschedu e altri villaggi oggi scomparsi) e il Parte Ocier (Abbasanta, Aidomaggiore, Domusnovas Canales, Ghilarza, Paulilatino, Sedilo Corbello, Soddı`, Tadasuni, Zuri) e quelli appartenuti alla madre Quirica ` il Mandrolisai, la BarbaDeana, e cioe gia di Belvı` e la Barbagia di Ollolai. In ` aveva seguito Alfonso V nelle gioventu sue imprese napoletane e nel 1435 era stato fatto prigioniero durante la battaglia di Ponza. Tornato in Sardegna, si ` attivamente del patrimonio laoccupo ` decisasciatogli dal padre e rifiuto mente la pretesa del fratello di considerarlo come un suo vassallo. Protetto ` a mantenere un ruolo dal re, continuo assolutamente autonomo nei suoi con` con il cognato fronti: nel 1439 regolo Francesco Gilaberto Centelles la questione del mancato pagamento della dote di sua moglie Caterina, per cui ebbe il Marghine e il Costavall; tra il ` l’acquisto del 1450 e il 1455 completo Parte Ocier e del territorio del Canales. Quando nel 1463 divenne a sua ` i due complessi volta marchese unifico ` che territoriali costituendo un’entita aveva sostanzialmente le dimensioni dell’antico giudicato. Morı` nel 1470, e il patrimonio feudale della famiglia ` a Leonardo Alagon, nato dal mapasso trimonio di Remedia, sorella di Salvatore, con Artale Alagon. Una volta otte` , Leonardo dovette far nuta l’eredita ` Carroz fronte all’opposizione di Nicolo ´ di Sardegna, anche d’Arborea, vicere lui discendente dall’antica famiglia giudicale. Egli riteneva che in base al diritto feudale sardo la successione di Leonardo fosse illegittima: in partico` di mettere in discussione la lare tento successione del nuovo marchese nei

territori extramarchionali appartenuti a Salvatore Cubello. Quando Leonardo ottenne l’investitura reale, Ni`, non rassegnato, propose un matricolo monio tra suo figlio Dalmazio e una delle figlie di Leonardo; il rifiuto di quest’ultimo fece precipitare la situa` invase il territorio del zione e Nicolo marchesato alla testa delle truppe ´ reali. Fu la guerra: le truppe del vicere furono sconfitte a Uras e quelle di Leonardo invasero il Campidano, mentre ` tra le poun’emozione profonda desto polazioni del marchesato e in molte altre parti dell’isola il fantasma della ripresa della guerra sarda. Il re allora ` di mediare tra i due rivali per evitento tare il pericolo di una sollevazione generale della Sardegna: in un clima di ` crescente tensione nel 1474 sembro che la mediazione reale avesse avuto successo e i diritti dell’Alagon furono nuovamente riconosciuti. Fu un’illu´ l’intransigenza e le presione, perche tese dei due contendenti fecero nuovamente precipitare la situazione. Si accese cosı` una nuova fase del conflitto; le truppe marchionali dilagarono verso il Campidano e la ricomparsa dell’antico grido di guerra ‘‘Arborea, Arborea’’ fece temere al re che la guerra feudale stesse assumendo i caratteri di una sommossa ‘‘nazionale’’. La vicenda si concluse con un disastro: nel 1477 il marchese fu dichiarato ri` il sequestro dei belle e il re ordino suoi feudi; la situazione militare preci` e nel 1478 Leonardo fu definitivapito mente sconfitto nella battaglia di Macomer. Nel 1479 i cittadini di Oristano chiesero che il marchesato fosse unito in perpetuo alla Corona e amministrato da funzionari reali. Il 13 agosto del 1493 Ferdinando il Cattolico assunse il titolo di marchese e nel 1506 il feudo fu incorporato nel patrimonio regio. Nei secoli successivi Oristano e

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Ornano ` di il grande feudo decaddero e in piu un’occasione gli oristanesi videro in` combere sul loro capo la possibilita dell’investitura in favore di un nuovo feudatario, specialmente in coincidenza con i periodi di crisi finanziaria della Corona. Con il passaggio della Sardegna ai Savoia il marchesato con` la sua natura di feudo reale, ma servo ` le nel 1767 la nuova dinastia infeudo rendite civili dei villaggi dei tre Campidani costituendo il marchesato d’Ar` tardi riscattato, nel 1838, alcais, piu l’ultimo feudatario Francesco Flores.

Oristano, provincia di Circoscrizione amministrativa della Sardegna che si estende per 3040 km2 e ospita 168 000 ` stata istituita nel 1974 con abitanti. E territori staccati dalla provincia di Cagliari e da quella di Nuoro; con la recente istituzione di quattro nuove province il suo territorio ha acquistato la Planargia e una parte del territorio del Sarcidano, che facevano parte della provincia di Nuoro. Di forma grosso ` lungo modo trapezoidale, ha il lato piu costituito dal litorale sul Mar di Sardegna, e si estende poi verso l’interno, sin poco oltre la vallata del Tirso, che poi sfocia nei pressi del capoluogo. Le punte maggiori sono il monte Arci, 812 m, e il monte Ferru, 1050. Le risorse fondamentali sono l’allevamento nelle parti collinari e montuose, l’agricoltura in quelle pianeggianti (con un punto di eccellenza ad Arborea), e la pesca negli stagni dell’Oristanese; in crescita i flussi turistici sia lungo la co` interessanti villaggi delsta che nei piu l’interno. I centri maggiori sono Arborea, 4000 abitanti; Bosa, 8000; Cabras, quasi 9000; Ghilarza, 4000; Marrubiu e Mogoro, quasi 5000 ciascuno; Santa Giusta, 4000; Terralba, 10 000. Il capoluogo Oristano conta 31 000 abitanti. COMUNI Abbasanta, Aidomaggiore, Albagiara, Ales, Allai, Arborea, Ardauli,

Assolo, Asuni, Baradili, Baratili San Pietro, Baressa, Bauladu, Bidonı`, Bonarcado, Boroneddu, Bosa, Busachi, Cabras, Cuglieri, Curcuris, Flussio, Fordongianus, Genoni, Ghilarza, Gon` , Gonnostranoscodina, Gonnosno matza, Laconi, Magomadas, Marrubiu, Masullas, Milis, Modolo, Mogorella, Mogoro, Montresta, Morgongiori, Narbolia, Neoneli, Norbello, Nughedu Santa Vittoria, Nurachi, Nureci, Ollastra Simaxis, Oristano, Palmas Arborea, Pau, Paulilatino, Pompu, Riola Sardo, Ruinas, Sagama, Samugheo, ` d’Arcidano, Santa Giusta, San Nicolo Santu Lussurgiu, San Vero Milis, Scano di Montiferro, Sedilo, Seneghe, Senis, Sennariolo, Siamaggiore, Siamanna, Siapiccia, Simala, Simaxis, Sini, Siris, Soddı`, Solarussa, Sorradile, Suni, Tadasuni, Terralba, Tinnura, Tramatza, Tresnuraghes, Ula Tirso, Uras, Usellus, Villanova Truschedu, Villa Sant’Antonio, Villaurbana, Villa Verde, Zeddiani, Zerfaliu.

Orlandi, Gian Filippo Studioso di storia locale (Sassari 1951-ivi 2006). Particolarmente applicato a ricostruire la storia delle origini di Sassari come centro abitato ha portato nel suo libro ` importante, Thathari pietra su piepiu tra: Sassari dalle origini al XIII secolo, pubblicato nel 1985, una serie di documenti e di riflessioni volte a indicare le tracce d’un antico abitato (o centro militare) romano su cui sarebbe sorta la ` medioevale. citta

Ornano, Paolo Gentiluomo (Sassari, ` sec. XVII-ivi 1682). Nipote prima meta dell’arcivescovo Canopolo, uomo di profonda cultura, fu tra i principali protagonisti dell’ultima fase della polemica sul primato. Nel 1660 fu nomi` di Sasnato cancelliere dell’Universita sari, ma nell’espletamento del suo compito fu avversato dai Gesuiti «per´ – scrive Enrico Costa citando Pache

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Ornano de Bastelica ´ della propria squale Tola – , anziche ` del danno che persona, si preoccupo risentiva il pubblico insegnamento; ` l’idea di per la qual cosa vagheggio creare un nuovo ordinamento degli studi in cui, con altri metodi, altri maestri e altre scuole si potessero aprire ` le fonti del sapere». Era alla gioventu stato parroco di Tissi e Usini, di Santa Caterina a Sassari, canonico turritano; nel 1635 era stato aggregato al corpo accademico insieme ad altri 57 laureati in Legge o in Medicina. Le sue idee e la sua politica da amministra` gli procurarono il tore dell’Universita risentimento dei Gesuiti, per cui ` il suo conquando morı`, nel 1682, lascio siderevole patrimonio agli Scolopi.

samara lunga, bruna che pende dai rami in autunno. Cresce spontanea su terreni calcarei, a medie altitudini e in ` difposizione riparata e soleggiata. E fusa negli altipiani della Sardegna centro-orientale; alcuni esemplari crescono rigogliosi lungo le pendici ` detta andella gola di Su Gorroppu. E che albero della manna: da incisioni praticate nella corteccia fuoriesce un liquido vischioso che nella medicina popolare viene usato come lassativo; ` elase ne ricava la mannite. Il legno e stico ma poco utilizzato, se non come combustibile. Nomi sardi: frassu de manna (Sardegna centrale); linnarva (nuorese). [MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]

Ornano de Bastelica Famiglia d’origine corsa (secc. XVI-XVIII). Si trasferı` in Sardegna nel secolo XVI con un Francesco che si stabilı` a Sassari dopo aver sposato una Marongio Gambella. Fu nominato capitano della cavalleria del Meilogu ed ebbe numerosa discendenza che mantenne una posizione di ` cittadina. Nel 1624 rilievo nella societa i suoi membri ottennero il cavalierato ereditario e alla fine del secolo concorsero a introdurre gli Scolopi a Sassari. La famiglia si estinse agli inizi del secolo XVIII.

Orniello – In Sardegna e` particolarmente diffuso negli altipiani centro-orientali.

Orniello Pianta arborea della famiglia

Ornitogalo = Latte di gallina Orosei Comune della provincia di

delle Oleacee (Fraxinus ornus). Di piccole dimensioni, raggiunge i 15 m; la ` liscia con sfumature grigie; corteccia e le foglie, caduche, sono lunghe sino a 25 cm, composte da un numero dispari di foglioline allungate con margine seghettato, glabre nella pagina superiore e pelosette lungo le nervature della pagina inferiore; i fiori sono riuniti in infiorescenze bianche, vistose, che crescono erette e permangono poi pendule sulla pianta, sino a primavera inoltrata, contemporaneamente alla ` una comparsa delle foglie; il frutto e

` Nuoro, compreso nella X Comunita montana, con 5870 abitanti (al 2004), posto a 19 m sul livello del mare sulle rive del tratto terminale del fiume Cedrino. Regione storica: Orosei. Diocesi di Nuoro. & TERRITORIO Il territorio comunale, di forma grosso modo rettangolare allungata lungo il litorale, si estende per 90,43 km2, comprendenti anche le frazioni di Sos Alinos, Cala Liberotto e Sas Linnas Siccas, e confina a nord con Siniscola, a est col mare Tirreno, a sud con Dorgali e a ovest con Galtellı` e Oni-

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Orosei fai. Si tratta di una stretta piana costiera che lascia poi spazio a una serie di colline di non grande altezza; il ri` il monte Tuttavista lievo maggiore e (805 m), che divide O. da Galtellı`. Numerosi i corsi d’acqua che si gettano in ` il Cedrino, che mare: il maggiore e forma anche uno stagno di forma allungata, parallelo alla linea di costa. Il ` attraversato dalla statale 125 paese e Orientale sarda, dalla quale si distacca in questo punto la 129 per il collegamento col capoluogo Nuoro. & STORIA Il suo territorio conserva testimonianze archeologiche a partire ` prenuragica che dimostrano dall’eta ` dell’insediamento della continuita l’uomo; l’attuale abitato sorge sul luogo dell’antico Fanum Carisii e nell’Alto Medioevo divenne un borgo importante circondato da mura e da torri. Apparteneva al giudicato di Gallura compreso nella curatoria di Galtellı`. I giudici vi fecero costruire un castello e ` col tempo vi si svilupparono attivita ` di portuali promosse da una comunita mercanti locali molto attivi nel secolo XIV. Subito dopo la conquista aragonese nel 1324 il porto e il villaggio furono concessi in feudo a Galcerando de ` con la sua amminiSentmenat che pero strazione eccessivamente fiscale pro` la crisi delle attivita ` nel porto. voco Scoppiata la guerra tra Genova e Aragona il porto fu assalito e devastato e dopo il 1342 gli eredi del de Sentmenat vendettero O. col suo porto a Timbora di Rocabertı`, moglie di Mariano IV. Il re ` si oppose alla cessione probabilpero ´ intuiva il pericolo del mente perche passaggio del porto nelle mani della moglie del giudice d’Arborea. Poco dopo lo scoppio della prima guerra tra Arborea e Aragona il villaggio fu occupato dalle truppe arborensi che lo ten` annero fino al termine delle ostilita nettendolo di fatto al giudicato d’Arbo-

rea. Dopo la caduta del giudicato i suoi abitanti, spesso sobillati dal visconte di Narbona, rimasero in uno stato di ` nei confronti degli Aragotesa ostilita nesi. Nel 1432 O. fu compreso nel feudo concesso a Ferdinando Dalmaciano ` morı` nel 1438. Subito dopo fu che pero acquistato da Enrico Guevara il quale, nel 1449, lo cedette a Salvatore Guiso. Questi ne fece il capoluogo del feudo preferendolo a Galtellı` oramai deca` di incrementare l’attivita ` duto, e tento del porto che, sebbene in rovina, continuava a funzionare. Estinti i Guiso nel ` ai Manca Guiso che lo 1590, O. passo tennero nei secoli successivi. Nel corso del secolo XVII le forti tensioni sociali e il malcontento nei confronti dell’amministrazione baronale fecero entrare in crisi il villaggio determi` pornando la fine di tutte le attivita tuali. I Manca Guiso si estinsero nel 1788 e inutilmente gli Amat tentarono `, dopo un pedi raccoglierne l’eredita riodo di liti col fisco; cosı` dal 1808 il ` considerare definitivavillaggio si puo mente libero da pesi feudali. Nel 1821 fu incluso nella provincia di Nuoro e dal 1848, abolite le province, nell’omonima divisione amministrativa fino al 1859. Di questo periodo Vittorio Angius ci ha lasciato un ritratto del paese: «La popolazione componesi di anime 1905, distinte in maggiori d’anni 20, maschi 510, femmine 525, e minori maschi 450, femmine 420, comprese in famiglie 465. Si notano negli anni nascite 65, morti 45 e matrimoni 12. Le malattie ` comuni nel paese sono le pleuripiu tidi, le febbri perniciose e intermittenti, e l’epilessia. La prima potrebbe da molti evitarsi tenendo le debite precauzioni contro le vicissitudini termometriche; ma pochi vi badano e molti ` succumbono; non cosı` quelli che pero servano ancora le antiche vesti, le pelli che nella estate difendono dal calore

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Orosei esterno e non lasciano nell’inverno penetrare l’aria fredda, che viene inopinatamente nella corrente d’un vento ` suol essere magboreale. La mortalita gior nella stagione calda e nell’autun` numerose si nale; e le vittime piu ` per incuria hanno nella prima eta delle madri che lasciano esposti i teneri corpicciuoli al sole ardente sopra un suolo bruciante, e permettono ai medesimi che si empiano di frutta spesso non mature al caldo de’ raggi. Agricoltura. Le terre d’O., quelle principalmente che sono prossime al paese e alle sponde del fiume, si riconoscono `, e attitudine. Sodi una rara fecondita litamente si seminano all’anno starelli di grano 2000, che crescono per lo meno a’ 20 000; e starelli di orzo 1500, che si moltiplicano a star. 14 000. Di ` semifave, fagiuoli e altri legumi si puo nare complessivamente starelli circa 350, onde si ha la sufficienza per le famiglie e un residuo per fornirne a’ vi` coltivato in grande, e cini. Il lino e viene felicemente. Il prodotto parte si vende, il resto si lavora dalle donne, e formasi in tele e tovaglie. Son poche le case in cui non si pratichi questa industria. Il totale della raccolta della fibra ` meno di libbre 10 000. L’ortinon sara coltura non ha terra e ciel migliore al` stupenda. trove, e la vegetazione vi e Potrebbe il frutto crescere con la coltivazione della meliga e de’ pomi di terra; ma per negligenza o infingardaggine queste due specie sono sinora mancate negli orti oroseini. La vigna occupa un gran tratto della superficie coltivata, e le viti, che si distinguono di ` , prosperano, circa ventuna varieta ` felici, e producono come ne’ climi piu copiosi e ottimi frutti, onde si ha un vario mosto, il vino comune, e i vini gentili, de’ quali gran parte si consuma nel paese, vendesi il resto a’ negozianti di altri paesi e agli stranieri. Pastorizia.

Gli ampli salti dell’orosese sono fertilissimi di pascolo per le vacche, capre ` nue pecore, e quest’ultima specie e merosissima nella stagione invernale ` che si accorda alle gregper l’ospitalita ` necesgie de’ paesi freddi, da’ quali e ` che emigrino, massime dopo che le sita nevi nascondono le erbette de’ pascoli, che non mancano in certe esposizioni. In questo territorio sono due salti demaniali, uno detto Pirastreddu, l’altro Murta de Kervos, che si affittano, e spesso a stranieri. Bestiame manso. Buoi e vacche mannalite 700, cavalli e cavalle 130, porci 200, giumenti 430. Bestiame rude. Vacche 500, cavalle 500, porci 400, capre 2000, pecore 2500. Le bestie rudi pascolano ne’ salti comunali; le manse entro i chiusi e le vigne con notevole danno degli alberi. Mancava a O. un prato comunale. La malat` il vajuolo, tia ordinaria delle pecore e delle capre la tigna, e si vuol curare la prima con unzione d’olio di lentisco, l’altra con bagni marini, o con la detta unzione». O., ricostituite le province, ` a far parte di quella di Sassari entro fino al 1927 quando, definitivamente ricostituita la provincia di Nuoro, ` a farne parte. torno & ECONOMIA Le attivita ` di base della sua economia sono l’agricoltura, specialmente l’orticoltura, la frutticoltura, la viticoltura e l’olivicoltura, e l’allevamento del bestiame, in particolare bovini, ovini, caprini e suini. Negli ultimi decenni si sta sviluppando an` industriale con numerose che l’attivita piccole aziende nel settore alimentare e in quelli della piscicoltura, dei mo` discretabili e sulla metallurgia. E mente organizzata anche la rete di distribuzione commerciale. Vi operano 12 alberghi con 2589 posti letto, 4 aziende agrituristiche con 52 posti letto, tre campeggi con 2864 posti letto e 11 ristoranti a sostegno del turismo.

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Orosei Artigianato. Tradizionale la lavorazione dei gioielli in filigrana e l’inta` collegato glio del legno. Servizi. O. e mediante autolinee agli altri centri della provincia. Dispone di Pro Loco, stazione dei Carabinieri, caserma della Guardia di finanza, medico, guardia medica, farmacia, scuola dell’obbligo e scuole secondarie superiori (Istituto tecnico), sportello bancario. Possiede una Biblioteca comunale. & DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 5777 unita di cui stranieri 56; maschi 2904; femmine 2873; famiglie 2045. La tendenza complessiva rivelava un aumento della popolazione, con morti per anno 37 e nati 56; cancellati dall’anagrafe 121 e nuovi iscritti 133. Tra i principali indicatori economici: depositi bancari 102 in miliardi di lire; imponibile medio IRPEF 14 866 in migliaia di lire; versamenti ICI 2153; aziende agricole 550; imprese commerciali 448; esercizi pubblici 65; esercizi all’ingrosso 6; esercizi al dettaglio 159; ambulanti 41; tra gli indicatori sociali: occupati 1746; disoccupati 272; inoccupati 226; laureati 63; diplomati 448; con licenza media 1532; con licenza elementare 1648; analfabeti 265; automezzi circolanti 1882; abbonamenti TV 1240. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il suo ` ricco di monumenti di territorio e grande rilievo archeologico, che possono essere collocati a partire dal periodo prenuragico fino a quello romano. In particolare sono da ricordare i nuraghi Casteddu de Loche, Chilivri, ´, Dudurri, Gabriele, Linnarta, Murie Nererie, Nurru, Ordignai, Orgoi, Pappacasu, Portu, Rampinu, Santa Lughia, Strullio, Su Nurache, Tendone; ` interessante e ` quello tra questi il piu di Linnarta, abbastanza ben conservato e di impianto polilobato. Numero` romana, sissimi sono anche i siti di eta

` imtra questi i resti di una villa di eta periale e numerose necropoli. & PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE Il centro storico conserva tracce evidenti del suo passato di borgo fortificato nel caratteristico quartiere di Palattos Betzos, complesso di strade che si stende nel cuore dell’abitato attorno alla torre, unico avanzo del castello. Lungo le viuzze si affacciano numerosi palazzi gentilizi dei secoli XVI ` importanti e XVII, residenza delle piu famiglie della Baronia. Si tratta generalmente di edifici abbelliti da elementi architettonici di gusto catalano` detto, la torre, rearagonese. Come si e ` riprese, e ` l’unico avanzo staurata a piu del castello, fortezza costruita dai giudici di Gallura al centro dell’antico omonimo villaggio a difesa delle atti` portuali che si svolgevano nel vita tratto terminale del Cedrino. Dopo l’estinzione della dinastia dei Visconti, ` sotto l’ammiquando il giudicato passo nistrazione diretta di Pisa, il castello, di notevoli proporzioni con la cinta raf` una guarnigione forzata da torri, ospito di truppe del Comune dell’Arno. Iniziata la conquista aragonese fu attaccato, espugnato e nel 1327 compreso nel feudo concesso a Galcerando de Sentmenat. Alcuni anni dopo, scoppiata la guerra tra Genova e Aragona, fu nuovamente attaccato da una flotta genovese e ulteriormente danneggiato. Nel corso delle guerre tra Aragona e Arborea cadde in mani arborensi e vi rimase fino alla fine del giudicato, 1409. Nel corso del secolo XV, cessate le sue funzioni militari, fu ab` rapidamente in robandonato e ando ` che restava vina. Nel secolo XVI cio era utilizzato come carcere baronale. ` la chiesa di SanContigua alla torre e ` set’Antonio Abate, costruita a meta colo XIV in forme tardoromaniche con un impianto a una sola navata comple-

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Orosei tata dall’abside; all’interno restano tracce di un importante ciclo di affreschi con figure del Cristo e dei santi. ` volte restaurata nei secoli succesPiu sivi, nel 1665 subı` una radicale trasformazione, furono infatti rifatti integralmente la facciata, l’assetto dell’aula rispetto al presbiterio, la volta; furono inoltre aggiunti il transetto e due cappelle laterali e fu prolungata la navata; i lavori compromisero gravemente il ciclo degli affreschi. Recenti restauri ` hanno consentito di recuperare cio che rimaneva degli affreschi e di mettere in evidenza gli elementi dell’antico assetto della chiesa. All’esterno si trovano un porticato lungo il fianco nord dell’edificio, la cui costruzione risale al 1665, il suggestivo cortile circondato dalle cumbessı`as e la Torre, detta anch’essa di Sant’Antonio. A poca di` il cuore del villaggio, la piazza stanza e del Popolo, sulla quale si affacciano la chiesa di San Giacomo e l’oratorio delle Anime. La chiesa di San Giacomo ` una delle piu ` notevoli chiese baroce che della Sardegna. Molto antica, risale al secolo XIV, ma fu ampliata nel corso del secolo XVII, ristrutturata nel XVIII e ultimata nel 1794. Ha una grande cupola e quattro piccole cupole laterali tutte ricoperte da coloratissime tegole in cotto di grande effetto; ` arall’esterno la facciata a due ordini e moniosa e scenografica, il campanile si staglia slanciato ed elegante; l’interno ` riccamente decorato, contiene altari e rivestiti di marmi policromi e confessionali barocchi. L’oratorio delle Anime, terminato subito dopo il 1794, ha la stessa impostazione stilistica ` pero ` della parrocchiale; la facciata e scandita da quattro lesene con motivi che preannunciano lo stile neoclas` la sico. Dall’altra parte della piazza e chiesa del Rosario, costruita nel secolo XVII in forme barocche. Ha l’impianto

a una navata completata da cappelle ` a volte a botte; laterali, la copertura e ` riccamente adorna di elela facciata e ` sede menti barocchi. Questa chiesa e dell’omonima confraternita dalle tona` particolarmente attiva che rosse che e durante la Settimana santa. Anche i dintorni del paese sono ricchi di monumenti, in particolare il castello di Ponte, rocca costruita nel secolo XI ` strada tra dai giudici di Gallura a meta O. e Galtellı`. Attualmente dell’edificio si conservano una parte dei muri perimetrali, una torre e alcune cisterne. Il santuario di Nostra Signora del Rime` dio si trova alla periferia dell’abitato; e un edificio costruito nel Seicento in forme semplici al centro di un imponente complesso di cumbessı`as nelle quali trovano rifugio i partecipanti alla festa. La chiesa di Santa Maria del ` del fiume CeMare sorge in prossimita drino, fu costruita nel secolo XII in forme romaniche da un gruppo di mercanti pisani e intitolata a Santa Maria de Pisis o ad Ripam. In periodo spagnolo fu dedicata alla Madonna di Monserrato ma irreparabilmente de` in rovina. Nel corso del cadde e ando secolo XX i Guiso la fecero restaurare. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Nel corso delle feste popolari rivivono le tradizioni dell’antico centro; in particolare la processione del Giovedı` santo, che ha inizio dalla parrocchiale dopo la messa in coena Domini e tocca le sette chiese dell’abitato. Aprono il corteo i confratelli degli oratori delle Anime, del Rosario e di Santa Croce vestiti di rosso, che portano antichi lampioni accesi e bastoni con statuine simboliche scolpite; seguono le donne in costume col corpetto nero in segno di lutto e subito dietro il Cristo morto deposto in una bara aperta (brassolu). Dopo aver visitato le sette chiese il corteo torna in parrocchia, dove il Cristo

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Orosei-Galtellı` viene deposto. Suggestiva anche la festa di Sant’Antonio Abate, il 16 e 17 gennaio, che risale probabilmente al secolo XVII e culmina nell’accensione ` formato da fascine la di un grande falo cui raccolta inizia dall’Epifania, quando vengono via via ammucchiate attorno a un grande palo (pirone). In passato si riteneva che si potessero trarre auspici sull’annata agraria dall’orientamento del fumo; durante la festa vengono distribuiti su pistiddu e su pane nieddu, tipici dolci locali. La festa di Nostra Signora del Rimedio si svolge la seconda domenica di settembre. Le celebrazioni, delle quali rimane una memorabile rievocazione nel romanzo Canne al vento di Grazia Deledda, sono precedute da un novenario durante il quale le cumbessı`as si animano; e si protrae per tre giorni, durante i quali i momenti religiosi si alternano a quelli folcloristici. Dal 1976 la famiglia Guiso ha ridato vita alla festa di Santa Maria del Mare, che si tiene l’ultima domenica di maggio e culmina in una suggestiva processione di barche nel corso della quale la statua della Vergine viene trasportata sul fiume Cedrino. ` anche il costume. Di grande interesse e L’abbigliamento tradizionale femmi` del tutto simile nile per i giorni feriali e a quelli indossati a Loculi (=), Galtellı` (=) e Irgoli (=). Quello considerato ricco e di gala era costituito da una camicia bianca di lino plissettata e dalla gonna (sa fardetta ’e damasco) di damasco rosso con una balza di raso bianco ricamata o dipinta a mano. Sopra la camicia venivano indossati il busto simile a quello di Irgoli e la giacca (su zippone) di damasco rosso. L’abbigliamento era completato da un fazzoletto per tenere i capelli, sopra il quale si porta un velo di tulle ricamato. L’abbigliamento tradizionale dell’uomo era costituito dalla camicia di tela bianca

ricamata, dalle maniche molto ampie e chiusa da bottoncini; e dai calzoni (sos carzones) di tela bianca portati dentro le ghette. Sopra la camicia si indossano il gilet di panno rosso con bordo di raso azzurro, a doppio petto chiuso a destra con ganci (s’imbustu), e la giacca (su cappotto) di orbace con bordo di velluto nero e cappuccio. Sopra i calzoni vengono indossati il gonnellino (sos carzones de uresi) di orbace nero tenuto in vita da una cinta (sa chintorria), e le ghette di orbace nero bordato di rosso (sas carzas).

Orosei-Galtellı` Curatoria che faceva parte del giudicato di Gallura. In seguito divenne territorio controllato dalla Repubblica di Pisa e infine una parte del regno catalano-aragonese di Sardegna. Comprendeva all’incirca i territori costieri degli attuali comuni di Orosei e Dorgali e un’ampia area interna, fino al territorio di Lula. Confinava a nord con la curatoria di Posada, a est col mare Tirreno, a sud con la curatoria d’Ogliastra e a ovest con quelle di Dore-Orotelli e della Barbagia di Bitti. Comprendeva i seguenti villaggi, oggi per la maggior parte scomparsi: Bibisse, Cologone, Dorgali, Delisorre o Dulicorra, Duacore o Duassodera, Figuli o Hurulis, Gadano, Galtellı`, Goddosove o Gultudofe, Gorgorai, Ircule, Isalle o Gisalle, Irgoli, Isteddu o Stellaria, Loche o Iloy, Locoe, Loculi, Longu, Lula, Montanna, Muro, Nuryalle o Nurule, Oliena, Onnifai, Orosei, Santa Maria Maddalena, Siffilionis, Torpe Ispeirtu o Surpe Jssac, Unuthe. Alterne le vicende nel corso delle lotte tra gli Aragonesi e gli Arborea nella se` del secolo XIV: gli Arborea conda meta ` riprese a occuparla, riuscirono a piu ripristinando di volta in volta la giurisdizione tradizionale; i contrasti ebbero termine nel 1410, e il territorio en` definitivamente a far parte del Retro

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Orotelli gnum Sardiniae. Il doppio nome della curatoria deriva dal fatto che ebbe per capoluogo prima Galtellı` e in seguito Orosei. Era formata all’incirca dai territori degli attuali comuni di Dorgali, Galtellı`, Irgoli, Loculi, Lula, Oliena, Onifai.

Orotelli Comune della provincia di ` Nuoro, compreso nella IX Comunita montana, con 2314 abitanti (al 2004), posto a 406 m sul livello del mare una ventina di chilometri a ovest di Nuoro. Regione storica: Doris. Diocesi di Nuoro. & TERRITORIO Il territorio comunale, di forma grosso modo triangolare, si estende per 61,20 km2, comprendenti anche le frazioni di Oddini e Santo Spirito, e confina a nord con Illorai, Bottidda, Bono e Benetutti, a est con Oniferi, a sud con Orani e a ovest con Illorai. Si tratta di una regione mista di collina e di altipiano, di natura granitica, un tempo coltivata in molte sue parti, specie a grano, e oggi prevalentemente adibita a pascolo. A sud del paese scorre il rio Nurdole-Borta de Carrones-Liscoi, affluente di sinistra ` unito da una bredel Tirso. Il paese e tella con la statale 129 MacomerNuoro, che scorre 3 km a nord, e da un’altra alla superstrada AbbasantaNuoro, che passa 6 km a sud. Nei pressi della Macomer-Nuoro si trova anche la stazione lungo la linea ferroviaria a ` o meno scartamento ridotto che ha piu lo stesso percorso. & STORIA Il suo territorio e ` ricco di nuraghi, ma l’attuale centro abitato ha origini medioevali. Apparteneva al giudicato di Torres compreso nella curatoria di Dore che dopo l’estinzione della dinastia giudicale fu lungamente contesa dai Doria e dagli Arborea e di fatto annessa al giudicato di Gallura. Subito dopo la conquista aragonese la ` molto ostile sua popolazione si mostro

nei confronti degli invasori per cui nel 1335 il villaggio fu incluso nei territori concessi dal re d’Aragona a Giovanni ´ li pacificasse. Negli d’Arborea perche anni successivi quando il giudice Mariano IV fece arrestare il suo infelice fratello Giovanni (=), O. rimase in possesso dell’Arborea fino al termine delle guerre nel 1409. Nel 1410 fu in` Turcluso nel feudo concesso a Nicolo ` nel 1430 lo rigiti i cui discendenti pero vendettero al marchese d’Oristano. Quando il marchesato nel 1477 fu sequestrato a Leonardo Alagon, il paese fu incluso nei territori riconosciuti ai Carroz del ramo di Mandas come eredi di Giovanni d’Arborea. Questi ultimi si ` ai Maza de estinsero nel 1479 e O. passo Lic ¸ana e da questi, dopo una lunga contesa giudiziaria conclusasi nel 1571, ai ` Portugal. Estinti questi ultimi, O. passo ai De Silva che lo inclusero nel feudo di Orani e nel cui possesso rimase fino al riscatto dei feudi, avvenuto nel 1838. Nel corso del secolo XVIII i rapporti dei suoi abitanti con il feudatario furono spesso burrascosi a causa della ` dei tributi che erano costretti a esosita pagare. Nel 1821 il piccolo centro fu incluso nella provincia di Nuoro e dal 1848, abolite le province, nell’omonima divisione amministrativa. Di questo periodo storico abbiamo la testimonianza di Vittorio Angius, di cui riportiamo alcuni passi significativi: «Gli orotellesi sono anime in circa 1385, distinti in maggiori di anni 20, maschi 360, femmine 375, e minori, maschi 330, femmine 320, e distribuiti in famiglie 340. Si possono determinare le seguenti medie nel movimento della popolazione, nascite 50, morti 32, matrimoni 8. In occasione de’ matrimoni si fa per tre giorni gran festa e gozzovi` comuni sono doglia. Le malattie piu ` lori laterali e apoplessie, delle quali e riconosciuta causa la gran consuma-

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Orotelli zione che fassi di vino ed acquavite. Vi sono due flebotomi e si credono suffi´ a tutto cienti a tutti i bisogni perche vale il salasso. Professioni. Sono applicati all’agricoltura uomini 310, alla pastorizia 140, non considerati i garzoni assai giovani, ai mestieri di prima ne` 15. Le donne sono laboriose e cessita van filando quando si trasferiscono da uno in altro luogo per vendervi i loro lavori o qualche prodotto. I telai per il poco lino e le lane sono circa 320. Alla ` raro che concorra alscuola primaria e cuno, nessuno curando che i piccoli abbiano istruzione. Agricoltura. In questo territorio, dove sarebbe sufficiente sussistenza a quattro volte tanto il popolo, sebbene l’arte agraria non fosse in migliori condizioni che sia, restano incolti immensi tratti che si potrebbero coltivare senza restringere di molto i pascoli troppo ampi per la so` di bestiame. I numeri orlita quantita dinari della seminagione sono starelli di grano 550, d’orzo 450, di legumi 110. Le operazioni agrarie sono fatte con poca intelligenza, e quando siasi semi` il campo che per nato non si tocca piu la mietitura. La fruttificazione solita ` al 10, quella dell’orzo al 15, del grano e quella de’ legumi al 12. Pastorizia. I pascoli amplissimi, come notammo, producono a ogni specie di bestiame. I numeri del bestiame manso sono i seguenti: buoi e vacche mannalite per le opere agrarie e pel trasporto, i primi 296, le seconde 120; cavalli e cavalle 100, majali 300, giumenti 360. Quelli del bestiame rude sono vacche 2200, capre 4600, pecore 7500, porci 1500, ca` de’ pascoli fa che i valle 150. La bonta formaggi, sebbene manipolati con metodi non buoni, sieno di qualche pregio». Nel 1859, anno della ricostitu` a far parte zione delle province, entro di quella di Sassari fino al 1927 quando, definitivamente ricostituita

` a farne la provincia di Nuoro, torno parte. & ECONOMIA Le attivita ` di base della sua economia sono l’allevamento del bestiame, in particolare ovini e bovini, in misura inferiore i suini; e l’agricoltura, in particolare la cerealicoltura, la viticoltura, l’olivicoltura. Negli ultimi decenni si sta sviluppando anche una ` industriale limitata e modesta attivita ` nei campi edile e caseario. Modesta e anche la rete di distribuzione commerciale. Vi operano anche due alberghi ` collegato con 20 posti letto. Servizi. O. e tramite autolinee e dalla ferrovia complementare agli altri centri della provincia. Dispone di un’attiva Pro Loco, stazione dei Carabinieri, medico, farmacia, scuola dell’obbligo, sportelli bancari. Possiede una Biblioteca comunale. & DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 2354 unita di cui stranieri 2; maschi 1135; femmine 1219; famiglie 894. La tendenza complessiva rivelava una diminuzione della popolazione, con morti per anno 30 e nati 24; cancellati dall’anagrafe 36 e nuovi iscritti 27. Tra i principali indicatori economici: imponibile medio IRPEF 15 466 in migliaia di lire; versamenti ICI 744; aziende agricole 157; imprese commerciali 107; esercizi pubblici 12; esercizi all’ingrosso 1; esercizi al dettaglio 37; ambulanti 10. Tra gli indicatori sociali: occupati 657; disoccupati 114; inoccupati 170; laureati 16; diplomati 189; con licenza media 744; con licenza elementare 1016; analfabeti 31; automezzi circolanti 740; abbonamenti TV 605. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il suo ` ricco di nuraghi tra cui territorio e quelli di Aeddo, Calone, Corcore, Cossu, Famanoi, Granutzu, Lothola, Lozzue, Mandra ’e S’Ae, Ovorei, Pi-

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Orotelli scapu, Planarza, Pulighitta, Sarcanai, Tanca de su Monte. & PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE L’abitato si sviluppa attorno a due poli, la parte alta che rappresenta ` il centro storico, e la parte bassa che e costituita dai quartieri moderni. Nella parte alta del paese l’edificio di mag` la chiesa di San Giovanni gior spicco e Battista, costruita in forme romaniche nel secolo XIII, probabilmente tra il 1116 e il 1139, e fino al 1160 sede della diocesi poi trasferita a Ottana. L’edifi` costruito in conci di trachite roscio e siccia e in laterizi su pianta a croce commissa col transetto; originariamente era a una sola navata con copertura in legname; la facciata ha un portale architravato e lunettato e un ro` ingentilita da due cornici ad sone ed e archetti. Sul fianco un campanile a vela particolarmente articolato. Nel ` stata piu ` volte restaucorso dei secoli e rata. Nel 1539 fu chiusa e interdetta ´ gli abitanti del villaggio si perche erano rifiutati di donare le primizie alla mensa vescovile e subito dopo, poi´ ignoravano l’interdetto, furono che scomunicati; divenne parrocchia nel 1555. Negli anni Sessanta del secolo ` stata restaurata e le sono state XX e aggiunte due navatelle laterali. Il 29 agosto vi si celebra la festa del santo con una spettacolare processione in ` la costume. Altro edificio di rilievo e chiesa dello Spirito Santo, situata nel rione nuovo di Mussinzua, cosı` chiamato da un terreno comunale detto Mossen Giua Leonardo, di cui la parrocchia si sarebbe appropriata arbitrariamente nel 1849. La costruzione della chiesetta risalirebbe al secolo XIII; ` stata completacon l’andar del tempo e ` stata mente modificata e di recente e sostituita con una chiesa moderna completata negli anni Settanta. Nei dintorni dell’abitato, a pochi chilome-

tri dal centro, si trova la chiesa di San Pietro di Ollin; fu costruita nella prima ` del secolo XII in forme romanimeta che e donata ai Camaldolesi. Fu poi ristrutturata nei secoli successivi e del primitivo edificio restano i fianchi e ` stata mol’abside mentre la facciata e dificata con l’introduzione di elementi gotici. Ha una sola navata e la copertura in legno a capriate. La chiesa della Madonna di Sinni sorge a 2 km dal paese in una vallata ricca di olivastri e di macchie di lentisco; fu costruita nel ` dedisecolo XIV in forme gotiche ed e cata anche ai martiri Ambiso e Ampilo uccisi nel 304 dal preside romano di Turris Lybisonis. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI La memoria delle antiche origini del vil` conservata nelle feste del Carlaggio e ` possibile nevale, nel corso delle quali e ammirare i thurpos (=), le maschere caratteristiche che, assieme alla maschera di s’eritaiu (cacciatore di ricci), danno vita alla rappresentazione di antichi riti propiziatori. Altra festa im` quella dello Spirito Santo portante e che si tiene la domenica di Pentecoste con la partecipazione di fedeli da tutta la Barbagia. E ancora la festa della Madonna di Sinni, che si apre con una processione in costume che dalla parrocchia porta la statua della Madonna alla chiesetta dove per tre giorni i momenti squisitamente religiosi si alterneranno a canti e balli tradizionali. Di ` la cena orgaparticolare suggestione e nizzata dai priori a base di pecora lessa e formaggio. Da alcuni anni O. ha aderito all’iniziativa delle Cortes apertas, che interessa numerosi villaggi della Barbagia: in un fine settimana di autunno il paese richiama ospiti e visitatori aprendo le antiche case ed esponendo oggetti della vita di un tempo e i prodotti dell’allevamento, dell’agricoltura e dell’artigianato.

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Orroli

Orria Manna Antico villaggio di origine

Orroli Comune della provincia di Ca-

medioevale che faceva parte del giudicato di Torres, ed era compreso nella curatoria dell’Anglona. Era situato nei dintorni di Nulvi. Fin dal secolo XII, dopo che i Doria si imparentarono con ` in la casa giudicale, il villaggio entro loro possesso. Dopo l’estinzione della famiglia giudicale fu incluso nel piccolo stato che i Doria formarono nella Sardegna nord-occidentale. Avendo essi prestato omaggio al re d’Aragona, ` a far parte del con la conquista entro Regnum Sardiniae. Ma da quando essi si ribellarono, nel 1325, divenne elemento del loro sistema militare e subı` gravi danni nella guerra che ne seguı`. Dopo la ribellione del 1347, nel 1348 fu concesso in feudo a Ponzio di Santa ` dovette rinunciarvi nel Pau, che pero 1349 quando tutta l’Anglona fu donata a Giovanni d’Arborea. In seguito, scoppiate le guerre tra Aragona e Arborea, il villaggio subı` gravi danni e si spo`. polo

` gliari, compreso nella XIII Comunita montana, con 2752 abitanti (al 2004), posto a 530 m sul livello del mare tra il lago del Flumendosa e il Mulargia. Regione storica: Siurgus. Archidiocesi di Cagliari. & TERRITORIO Il territorio comunale, di forma grosso modo triangolare, si estende per 75,67 km2 e confina a nord con Nurri, a est con Esterzili ed Escalaplano, a sud con Siurgus Donigala e a ovest con Nurri. Si tratta di una regione di colline nella parte meridionale del massiccio del Gennargentu, caratterizzate dai solchi profondi tracciati dai fiumi, in particolare il Flumendosa, che scorre a nord del paese; a sud il Mulargia con i suoi affluenti. Il paese comunica per mezzo di una strada secondaria che ha origine dalla statale 198, tra Serri e Villanovatulo, e si dirige verso Escalaplano e Perdasdefogu; all’altezza dell’abitato se ne stacca una deviazione che conduce a Siurgus Donigala. Alla periferia di O. si trova la stazione lungo la linea a scartamento ridotto Mandas-Arbatax, utilizzata oggi soprattutto per scopi turistici. & STORIA Il suo territorio e ` ricco di ` nuraimportanti testimonianze di eta gica e fu abitato dall’uomo continuati` di origine vamente. L’abitato attuale e medioevale: apparteneva al giudicato di Cagliari ed era compreso nella curatoria del Siurgus. Nella divisione del 1257 seguita alla fine del giudicato di ` a far parte Cagliari, il villaggio entro dei territori toccati ai conti di Capraia e, alla loro estinzione, prese a essere amministrato direttamente dal Comune di Pisa. Alcuni anni dopo la conquista aragonese, nel 1332, fu concesso in feudo a Goffredo Gilaberto Cruilles ` morı` alcuni anni dopo. Dopo che pero ` a far parte del la peste del 1348 entro

Orria Piccia Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato di Torres, compreso nella curatoria dell’Anglona. Sorgeva non lontano da Chiaramonti. Fin dal secolo XII, dopo che i Doria si imparentarono con ` in loro posla casa giudicale, entro sesso. Dopo l’estinzione della famiglia giudicale essi lo inclusero nel loro piccolo stato; con la conquista aragonese ` a far parte del Regnum Sardiniae entro e, quando essi si ribellarono nel 1325, divenne elemento del loro sistema militare. Nella guerra successiva subı` gravi danni. Dopo la ribellione del 1347, nel 1348 fu concesso in feudo a ` dovette Ponzio di Santa Pau, che pero rinunciarvi nel 1349 quando tutta l’Anglona fu donata a Giovanni d’Arborea. In seguito, scoppiate le guerre tra Aragona e Arborea, subı` gravi danni e si `. spopolo

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Orroli patrimonio feudale concesso a Giovanni Carroz che lo unı` al feudo di Mandas. Scoppiate le guerre tra Aragona e Arborea, il territorio fu occupato dalle truppe arborensi che lo tennero fino alla battaglia di Sanluri. Solo dopo il 1410 i Carroz riuscirono a tornarne in possesso e nei secoli successivi O., al` ai Maza l’estinzione dei Carroz, passo de Lic ¸ana. Oramai incluso nel feudo di Mandas, all’estinzione dei Maza, dopo una lunga lite giudiziaria, nella divi` a far parte del pasione del 1571 entro trimonio dei Ladron. Probabilmente in questo periodo fu edificata la chiesa parrocchiale dedicata a San Vincenzo. ` agli HurIn seguito il villaggio passo ˜ iga, ai Pimentado de Mendoza, agli Zun tel e infine ai Tellez Giron ai quali fu riscattato nel 1838. Nel 1821 fu incluso nella provincia di Isili; quando nel 1848 furono abolite le province, il piccolo centro fu inglobato nella divisione amministrativa di Cagliari e dal 1859 della ricostituita omonima provincia. ` di questo periodo la preziosa testiE monianza lasciataci da Vittorio Angius: «Si computa sieno in questa terra 1704 anime distinte in maggiori di anni 20, maschi 484, femmine 500; minori, maschi 380, femmine 390, divise in fa` segnare miglie 425. Il movimento si puo nelle seguenti medie: nascite 55, morti ` fre35, matrimoni 12. Le malattie piu quenti sono le infiammazioni e molti muojono di dolore laterale. Per i bisogni sanitari si ha un chirurgo con due flebotomi. Nelle poche professioni che si possono indicare gli uomini sono distribuiti in agricoltori 230 senza computare i garzoni, i quali sono poco men che 200; pastori 70 e garzoni 50, 10 applicati al negozio, e 25 le persone che hanno altri uffici, tra le quali si comprendono 6 preti della parrocchia, 4 notai. Sono in O. famiglie nobili, come ` si dicono, 11, e proprietarie 320. Agrila

coltura. Molte regioni dell’orrolese ` e la sesono di una gran fecondita menza produce assai se i tempi favoriscano con pioggie opportune. I numeri delle diverse semenze sono approssimativamente i seguenti: starelli di grano 2200, d’orzo 800, di fave e legumi ` aversi 500. In condizioni favorevoli puo la comune di 20, in mediocre contra` di stagioni il 10 per il frumento, rieta ` lecito stimare la produzione deled e l’orzo nelle due supposizioni a 24 e a 12, quella delle fave a 20 e a 10, quella degli altri legumi a 12 e a 6. Pastorizia. Nell’ampio territorio degli orrolesi sono molte regioni di pascolo, e che producono copiosamente per le varie specie che si educano. Potrebbonsi nel medesimo formare de’ prati in vari siti; ma gli uomini, cui la benigna natura del suolo ha reso poco industriosi, non si voglion prender alcuna solleci` la provvidenza, tudine. Non manchera dicono essi, e per questa fiducia non ´ il senno, ne ´ le mani. I nuadoprano ne meri de’ capi del bestiame manso e rudi sono comunemente come segue: Buoi per l’agricoltura 400, vacche mannalite 100, cavalli e cavalle 140, majali 200, giumenti 420. Vacche rudi 1600, capre 3000, porci 1500, pecore 2500. Il ca` cio si manipola con poca arte, e pero ` di tutta quella bonta ` che ponon e ` de’ pascoli. trebbe essere per la bonta ` praticata da poLa cultura delle api e chi, e il numero dei bugni non sorpassa i 600». Nel 1927, con la definitiva ricostituzione della provincia di Nuoro, ` a farne parte. entro & ECONOMIA Le attivita ` di base della sua economia sono l’agricoltura, specialmente la cerealicoltura, la frutticoltura, la viticoltura, e l’allevamento del bestiame, in particolare di ovini e bovini ma anche di suini e caprini. Negli ultimi decenni si sta sviluppando ` industriale anche una modesta attivita

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Orroli limitata al settore dei materiali per l’edilizia. Modesta la rete di distribuzione commerciale. Vi opera anche un albergo con 24 posti letto. Artigianato. Molto sviluppato e di antica tradizione ` l’artigianato, in particolare la lavorae zione delle coperte (burras) e delle bisacce (bertulas) tessute utilizzando degli stracci; quindi la tessitura vera e propria, la fabbricazione dei coltelli a serramanico (arresojas) e di oggetti di ´ il ricamo. Serlegno intagliato, nonche ` collegato da autolinee e dalla vizi. O. e ferrovia complementare agli altri centri della provincia. Dispone di Pro Loco, stazione dei Carabinieri, medico, guardia medica, farmacia, scuola dell’obbligo e scuole secondarie superiori, in particolare l’Istituto tecnico commerciale, sportello bancario. Possiede una Biblioteca comunale. & DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 2805 unita di cui maschi 1432; femmine 1373; famiglie 956. La tendenza complessiva rivelava una diminuzione della popolazione, con morti per anno 27 e nati 23; cancellati dall’anagrafe 69 e nuovi iscritti 41. Tra i principali indicatori economici; imponibile medio IRPEF 16 456 in migliaia di lire; versamenti ICI 897; aziende agricole 458; imprese commerciali 125; esercizi pubblici 13; esercizi all’ingrosso 58; esercizi al dettaglio 18. Tra gli indicatori sociali: occupati 714; disoccupati 130; inoccupati 283; laureati 50; diplomati 373; con licenza media 963; con licenza elementare 770; analfabeti 180; automezzi circolanti 706; abbonamenti TV 742. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il ter` ricco di monumenti di grande ritorio e ` suggestivo rilievo archeologico, il piu ` il nuraghe Orrubiu, uno dei dei quali e ` grandi dell’isola. Ha una pianta piu complessa costituita da una torre centrale e un muro di cinta bastionato che

collega altre cinque torri. A partire dagli anni Settanta del Novecento il nura` oggetto di sistematiche campaghe e gne di scavo che ne stanno rivelando `. Altro importante comla complessita ` quello di Su Putzu: il sito complesso e prende un grande villaggio nuragico con un centinaio di capanne circolari che attende di essere studiato. Nelle sue vicinanze sorge il pozzo sacro che ` il nome al sito; la struttura del pozzo da comprende una esedra sul fronte del vestibolo che lo rende singolarmente simile a una Tomba di giganti; dal vestibolo si accede al vano del pozzo rivestito di grossi massi di basalto simili a quelli di un nuraghe. Dopo il secolo III a.C. il pozzo venne utilizzato come fonte pubblica. & PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE La chiesa di Santa Caterina d’Alessandria fu costruita nel secolo XVIII tra suggestivi boschi in una loca` vicina al nuraghe Orrubiu, in un lita punto in cui secondo la tradizione sarebbe caduto un masso lanciato dalla santa in gara con Santa Barbara. A San ` dedicata la chiesa Vincenzo martire e parrocchiale, costruita alla fine del secolo XVI in forme tardogotiche e suc` riprese; cessivamente restaurata a piu ha l’impianto a una navata completata dal presbiterio, sopraelevato rispetto all’aula, e da alcune cappelle laterali. La facciata, rettangolare, ha un coronamento orizzontale merlato e un grande portale ad arco inflesso; poco distante sorge il campanile, ornato da elementi tardogotici. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI La festa di Santa Caterina d’Alessandria ha inizio tre giorni prima dell’ultima domenica di giugno e culmina in una magnifica processione aperta dal capo obriere a cavallo che porta il gonfalone ` seguito dalla Guardella Municipalita dianı`a in costume che porta gli sten-

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Orru` ` sedardi della Santa. La Guardianı`a e guita dai carri a buoi (traccas) decorati con coperte e fastosi arazzi. Nel primo pomeriggio la processione parte dalla chiesa parrocchiale e scorta la statua della Santa, collocata in un cocchio trainato da buoi riccamente bardati; e raggiunge la chiesetta accompagnata da numerosi fedeli in costume che cantano i gosos.

` 1 Famiglia di Assemini (sec. XVIIOrru esistente). Era una famiglia di proprietari terrieri, conosciuta fin dalla se` del secolo XVII. Nel 1738 conda meta ottenne il cavalierato ereditario con un Matteo i cui discendenti, nel corso del secolo XVIII, si trasferirono a Cagliari, dove nel 1822 furono ricono` continuarono a sciuti nobili. In citta ` in tutti esprimere distinte personalita i campi e si diramarono anche a Sassari, Olbia e a Roma.

` 2 Famiglia di Sardara (sec. XVIIOrru esistente). Famiglia di grandi proprietari terrieri, radicata a Sardara fin dal secolo XVII. Nel corso del secolo XVIII la loro condizione economica e sociale ` ulteriormente e nel 1799 ottensi elevo nero il cavalierato ereditario e la no` con un Antonio, capitano della cabilta valleria miliziana, segnalatosi nella difesa di Cagliari contro i francesi nel ` ul1793. Suo figlio Raimondo sviluppo teriormente l’azienda di famiglia e con grande munificenza contribuı` a sue spese alla costruzione di un tratto della ‘‘Carlo Felice’’, per cui nel 1824 gli fu conferito il titolo comitale al quale nel 1825 fu aggiunto il predicato di San Raimondo. I suoi discendenti diedero vita a numerosi rami della famiglia che si stabilirono a Cagliari, Gesturi, Gergei, Senorbı` e Roma.

` , Antonino Religioso (n. Sinnai Orru 1928). Vescovo di Ales dal 1990 al 2004. Ordinato sacerdote nel 1952, per mol` stato viceparroco e poi tissimi anni e

parroco di San Benedetto a Cagliari, dove ha sviluppato diverse iniziative di grande significato sociale; nel 1990 ` stato nominato vescovo di Ales. Ha e retto la diocesi con grande dinamismo, promuovendone il progresso negli anni in cui hanno cominciato a farsi ` forti le tensioni economisentire piu ` sviluppato il dibattito sulla che e si e costituzione delle nuove province. Nel ` dimesso per raggiunti limiti 2004 si e `. d’eta

` , Daniela Illustratrice (n. QuartucOrru ciu, sec. XX). Sin da studentessa di Lettere moderne ha al suo attivo alcune interessanti esperienze come illustratrice di libri per ragazzi – L’estate dei dischi volanti, per Condaghes – e di fanzine e mensili ‘‘Clark’s Bar’’ e ‘‘Mondo Pesca’’. Collabora con Daniela Serri, fumettista, con la quale ha realizzato le illustrazioni e la copertina per la fanzine statunitense The tales of the Lion’s heart, la creazione del sito Internet The Lily and the Rose, e la pubblicazione del fumetto in stile manga per la collana ‘‘Boy+Boy’’. Ha collaborato inoltre con l’Istituto d’Arte e Cultura giapponese di Cagliari per l’allestimento della mostra Giappone: tradizioni e contraddizioni.

` , Eugenio Insegnante, saggista, Orru consigliere regionale (n. Cagliari ` 1938). Dopo la laurea in Filosofia si e dedicato all’insegnamento negli istituti superiori. Impegnato fin da giovane culturalmente e politicamente a ` stato dirigente regionale e sinistra, e nazionale dell’UGI (Unione Goliardica Italiana), ha militato nel Partito Comunista Italiano ricoprendo numerosi in` stato tra i fondatori carichi direttivi. E ` stato della CGIL-Scuola. Nel 1979 e eletto consigliere regionale del suo partito per l’VIII legislatura nel collegio di Cagliari e successivamente riconfermato per la IX nello stesso colle-

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Orru` gio. Pubblicista dal 1976, studioso at` tento dei problemi sociali dell’isola, e autore di numerosi interessanti articoli apparsi su diversi periodici. Ha curato la pubblicazione di numerosi volumi nei quali ha approfondito le te` culturale e dei matiche dell’identita termini dell’impegno politico nella so` del nostro tempo. Attualmente dicieta rige l’Istituto Gramsci per la Sardegna e anche in questa funzione cura l’organizzazione di numerose iniziative culturali e la pubblicazione degli atti relativi. Tra i suoi scritti: Viaggio attraverso i paesi dell’abigeato. Il pastore taglieggiato, ‘‘Rinascita sarda’’, IV, 16-17, 1966; Rovelli alza il tiro, ‘‘Rinascita sarda’’, VIII, 14-15 1970; Fascisti e banditi. Una lettera inedita di Antonio Gramsci, ‘‘Rinascita sarda’’, XIII, 1621, 1975; La Regione. Politica e cultura, in L’educazione linguistica, 1986; Meridionalismo, autonomia e sardismo in Gramsci, ‘‘PCI Regione Informazioni’’, XXII, 5-6, 1987; Gramsci e la questione sarda, in La Questione meridionale, 1988; Politica e programmazione, in Politica economica e programmazione, ` e nuovo status dell’au1988; Specialita tonomia. La questione della lingua, in Le autonomie etniche e speciali in Italia e in Europa mediterranea, 1988; Questione lingua: una battaglia di alto respiro politico e culturale, ‘‘Il Quadrifoglio’’, I, 1, 1990; Questione sarda e questione meridionale, ‘‘Rinascita sarda’’, numero speciale per il centenario di Gramsci, 1991; Gramsci e la Sardegna, in Socialismo e democrazia, 1992; Alle radici della nostra memoria storica, ‘‘PDS Regione’’, XXII, 3-4, 1993; Omaggio a Gramsci (a cura di O.), 1994; Cul` nella prospettiva tura, scuola, identita europea (a cura di O.), 1996; Gramsci e il Novecento, ‘‘Messaggero sardo’’, ` come progetto (a XXX, 1, 1998; Identita cura di O.), 1998; Idee e valori per il Due-

mila (a cura di O., Tonino Mameli, Francesco Floris), 2000; Dialoghi di un anno (a cura di O.), 2003. Ha curato, insieme a Nereide Rudas, i volumi Il pensiero permanente. Gramsci oltre il suo tempo, 1999; L’uomo dell’altipiano. Riflessioni, testimonianze, memorie su Emilio Lussu, 2003; Etica e politica. Figure e testimonianze della Sardegna del ’900, 2004. Ha raccolto una densa serie di articoli, brevi saggi, interventi in Consiglio regionale nel volume Pensando al ` in Sardegna futuro. Politica e societa (prefazione di Manlio Brigaglia), 2002.

` , Franceschino Impiegato, consiOrru gliere regionale (Nurallao 1922-Cagliari 1982). Militante del PCI, nel 1969 fu eletto consigliere regionale per la VI legislatura nel collegio di Nuoro. Rieletto per la settima nel 1974, alla cessazione della legislatura, nel 1979, non fu ricandidato.

` , Gaetano Giurista, sindaco di CaOrru gliari (Cagliari 1833-ivi 1900). Dopo la ` come sostituto laurea in Legge entro segretario nel tribunale del Commercio di Cagliari. Dopo alcuni anni fu chiamato a insegnare Filosofia del Diritto e Diritto internazionale presso ` di Cagliari, della quale fu l’Universita anche rettore dal 1898 al 1901. Eletto consigliere comunale, fu ripetutamente assessore e dal 1880 al 1883 sindaco di Cagliari. Autore di alcuni interessanti scritti di diritto internazionale.

` , Giangiacomo Studioso di storia Orru (n. Cagliari 1970). Laureato in Lettere, ` dedicato alla ricerca storica, pubsi e blicando un volume antologico su Un giornale della restaurazione, ‘‘L’Indicatore sardo’’ (con M. Cossu e S. Palmas), 1997.

` , Giovanni Battista Insegnante, Orru consigliere regionale (n. Lunamatrona 1952). Insegnante di educazione tecnica, sindaco del suo paese dal 1985 al

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Orru` 1995. Impegnato in politica nei partiti ` stato eletto consigliere redi sinistra, e gionale nella coalizione autonomista di centro-sinistra nel 1999 e rieletto nella lista dei DS nel collegio eletto` rale del Medio Campidano nel 2004. E vicepresidente dell’importante consorzio turistico della Marmilla ‘‘Sa Corona Arrubia’’.

` , Giuseppe Avvocato, studioso di Orru storia locale (Cagliari 1852-ivi 1917). ` la profesLaureatosi in Legge, esercito ` in polisione di avvocato e si impegno tica occupandosi dei problemi della `. Fu eletto consigliere provinciale citta dal 1889 al 1892. Raccolse una importante biblioteca e una collezione di manoscritti molto importanti per approfondire lo studio del feudalesimo in Sardegna e di documenti sulla storia delle corporazioni di mestiere nell’i` i suoi libri sola. Prima di morire dono al Comune e alla Biblioteca Universitaria. Tra i suoi scritti: Peste in Sardegna, ‘‘Avvenire di Sardegna’’, 1879; Piccolo dizionario biografico dei musicisti che hanno fatto parte delle orchestre e bande di Cagliari dal 1830 al 1895, 1896; Raccolta di documenti per la compilazione di una storia dei gremi in Sardegna, manoscritto della collezione ` , conservata presso la Biblioteca Orru Universitaria di Cagliari.

` , Ilario Storico della Chiesa (CaOrru ` sec. XIX-?, prima gliari, seconda meta ` sec. XX). Frate minore convenmeta tuale, ricercatore appassionato e rigo` la sua vita principalmente roso, dedico alla ricostruzione delle vicende del suo ordine, di cui ha lasciato inedita una storia di grande interesse. Tra i suoi scritti: Silius, 1955; Il Commissariato di Terra santa in Sardegna, 1958.

` , Luisa Antropologa, storica delle Orru tradizioni popolari (n. Quartucciu 1944). Conseguita la laurea, ha intrapreso la carriera universitaria; nel

` diventata professore associato 1985 e di Discipline demoantropologiche. At` tualmente insegna presso l’Universita di Cagliari. Studiosa delle tradizioni popolari della Sardegna, ha scritto numerosi interessanti lavori, tra cui Materiali per lo studio del Carnevale in Sar` di Lettere degna, ‘‘Annali della Facolta ` di Cagliari’’, IV (XLI), dell’Universita 1982; Il carnevale in Sardegna prima dei suoi revivals, ‘‘Quaderni bolotanesi’’, XI, 1985; Il parto nella Sardegna tradizionale, in Il parto tra passato e presente, 1986; Carnevali tradizionali in Sardegna, in Il carnevale in Sardegna, 1989.

` , Palazzo Edificio in stile neoclasOrru sico fatto costruire dal primo conte di San Raimondo a Sardara dopo il 1820. La famiglia vi risiedette a lungo, ospi` di un’occasione diversi tandovi in piu membri della casa reale. Fu poi ceduto all’amministrazione comunale che recentemente, per poterlo adibire a sede del Museo ‘‘Villa Abbas’’ (= Musei della Sardegna), ha scelto di modificarne radicalmente la struttura interna.

` , Paolo Studioso di geografia (n. Orru ` deCarbonia 1955). Dopo la laurea si e dicato all’insegnamento universitario. ` diventato ricercatore di Nel 1994 e Geografia fisica; attualmente lavora ` di Scienze dell’Unipresso la Facolta ` di Cagliari. Tra i suoi scritti: Reversita litto di nave catalana di fine XV-inizio XVI secolo. Relazione preliminare, ‘‘Quaderni della Soprintendenza archeologica per le province di Cagliari e Oristano’’, II, 4, 1987.

` , Raimondo Avvocato, deputato al Orru Parlamento subalpino (Sardara 1795Cagliari 1876). Appartenente a una nobile famiglia, laureatosi in Legge eser` la professione di avvocato. Uomo cito di profonda cultura, scrisse diversi saggi da cui traspare la sua complessa

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Orru` ` . Nel 1847 fu a Cagliari tra i personalita protagonisti della ‘‘fusione’’ e nel 1848 divenne capitano della guardia nazionale. Nello stesso anno ottenne l’incarico di intendente per Ozieri e fu eletto deputato di Isili per la I legislatura del Parlamento subalpino; non riconfermato per le successive legislature, nel 1857 fu nuovamente eletto deputato nel collegio di Sanluri per la VI legislatura. Terminato il mandato, nel 1860 riprese a esercitare la sua professione e ` dalla politica attiva. Di si allontano ´ per la revisione idee liberali, si batte delle liquidazioni dei feudi al fine di ` alleviare le condizioni delle comunita locali. Tra i suoi scritti: Prospetto di una storia letteraria della Sardegna, 1844; Sulle condizioni attuali e sulle sorti sperabili della Sardegna. Discorso al popolo, 1848; Concessione della li` di elezioni in Sardegna, ‘‘Il Nazioberta nale’’, 2, 1848.

` , Tito Storico (n. Orroli 1928). AlOrru ` laulievo di Paola Maria Arcari, si e reato in Legge a Cagliari nel 1953. Dopo aver insegnato per alcuni anni nelle scuole superiori, ha intrapreso ` dila carriera universitaria. Nel 1980 e ventato professore associato di Storia moderna. Ha insegnato a lungo, prima della pensione, Storia politica ed economica della Sardegna moderna nella ` di Scienze politiche dell’UniFacolta ` di Cagliari. Giornalista pubbliversita cista, dal 1984 ha fondato e dirige il ‘‘Bollettino bibliografico della Sardegna’’ che – grazie a una sua profonda vocazione ‘‘pedagogica’’ – usa come palestra per allenare una nuova generazione di studiosi di storia della Sardegna. Presiede il Comitato dell’Istituto per la Storia del Risorgimento di Cagliari. Ha al suo attivo una vastissima produzione di volumi e di articoli che, tutti insieme, costituiscono una fonte fondamentale per lo studio della storia

della Sardegna, in particolare di quella dell’Ottocento. Infaticabile ricercatore di documenti, ha al suo attivo la pubblicazione, insieme con l’amico e collega Carlino Sole, del Diario politico di Giorgio Asproni, scritto fra il 1855 e il 1876, una cronaca straordinariamente vivace, ‘‘in presa diretta’’, degli avvenimenti politici che portarono all’unificazione italiana, visti e vissuti da uno dei testimoni privilegiati del nostro Risorgimento. Fra i suoi numerosi scritti, La questione tunisina attraverso la stampa sarda, 1958; Giovanni Siotto Pintor, ‘‘Ichnusa’’, VII, 31, 1959; ` parlamentare di Giovanni Attivita Siotto Pintor, ‘‘Ichnusa’’, VIII, 34, 1960; Nuovi documenti sulle vicende del giornale sardo ‘‘La Meteora’’, ‘‘Bollettino bibliografico sardo’’, IX, 53-54, 1964; I Musio, accusatori, giudici e critici di V. Sulis, ‘‘Bollettino bibliografico sardo’’, X, 57-58, 1965-66; Girolamo Azuni, archivista cagliaritano dell’Ottocento, ‘‘Bollettino bibliografico sardo’’, X, 5960, 1966-67; Giovanni Siotto Pintor scrittore e uomo politico. Bibliografia ragionata e notizie sugli inediti, 1966; Contributo all’epistolario di Giuseppe Manno: carteggio con Siotto Pintor e Decastro, ‘‘Studi economico-giuridici dell’Uni` di Cagliari’’, XLIV, tomo II, versita 1968; Il conte Gaetano Pollini, ‘‘Bollettino bibliografico sardo’’, 1968; Giuseppe Valentino giudice e carnefice dei seguaci di G.M. Angioy, ‘‘Rivista sarda di Criminologia’’, 4, 1968; Note sarde e ricordi: l’ultimo libro di G. Manno, ‘‘Bollettino bibliografico sardo’’, XI, 63, 1968; Il conte Gaetano Pollini, ‘‘Bollettino bibliografico sardo’’, XI, 66, 1968; Su un progetto di pace e di alleanza tra il regno di Sardegna e la reggenza di Tunisi, in Atti della Settimana maghrebina, Cagliari 1969, 1970; Gerolamo Azuni e l’Archivio di Stato di Cagliari, volume della collana ‘‘Quaderni del

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Orru` Seminario di Scienze politiche dell’U` di Cagliari’’, 1971; Un esponiversita nente della fazione reazionaria sardopiemontese della fine del ’700: Giuseppe Valentino, ‘‘Bollettino bibliografico sardo’’, XIII, 73, 1971; Postumi risvolti della politica finanziaria del governo sabaudo in esilio: il credito Pollini per il riscatto degli schiavi carolini, ‘‘Studi ` economico-giuridici dell’Universita di Cagliari’’, XLVI, 1971; Il risveglio culturale sardo nel carteggio Tola-De Castro, ‘‘Bollettino bibliografico sardo’’, XV, 84, 1973; Il diario di Asproni e la Sardegna. Introduzione al Diario politico di Giorgio Asproni, I, 1974; Giorgio Asproni parlamentare, ‘‘Annali della ` di Scienze politiche dell’UniFacolta ` di Cagliari’’, IV, 1978; Giuseppe versita Manno fautore della ‘‘Antologia di Vieus` di Scienze seux’’, ‘‘Annali della Facolta ` di Cagliari’’, politiche dell’Universita 1979-1980; Epopea angioyana, ‘‘Annali ` di Scienze politiche deldella Facolta ` di Cagliari’’, V, 1980; Notil’Universita zie e carte giobertiane della fonte Asproni, ‘‘Archivio storico sardo’’, ` e cultura in XXXI, 1980; Intellettualita Sardegna nel primo cinquantennio dell’Ottocento, in La ricerca storica sulla Sardegna, ‘‘Archivio storico sardo’’, XXXIII, 1982; Le aspettative mediterranee della Sardegna per l’apertura del ca` di nale di Suez, ‘‘Annali della Facolta ` di Scienze politiche dell’Universita Cagliari’’, 1983; Contributo alla bibliografia su Garibaldi e la Sardegna, ‘‘An` di Scienze politiche nali della Facolta ` di Cagliari’’, VIII, 1983; dell’Universita Contributo storiografico di G. Asproni, in Atti del Convegno nazionale su Giorgio Asproni, Nuoro 1980, 1983; Gli studi mediterranei in Sardegna nel secondo ` di dopoguerra, ‘‘Annali della Facolta Scienze politiche’’, X, 1984; La Sarde´ nell’Eta ` napoleonica, ‘‘Angna stato a se ` di Scienze politiche nali della Facolta

` di Cagliari’’, X, 1984; dell’Universita Salvatore Mannironi pubblicista e parlamentare, ‘‘Bollettino bibliografico della Sardegna’’, I-IV, n. 1-2 e 3 (1984), 4 (1985), 5 (1986); Cenni sulla vita, le opere e l’azione politica di Giovanni Siotto Pintor, in Giovanni Siotto Pintor e i suoi tempi, 1985; Il problema della terra e le lotte contadine nelle discussioni al Consiglio regionale della Sardegna negli anni 1949-50, ‘‘Archivio sardo del movimento operaio contadino e autonomistico’’, numero speciale, 1985; Un libello anticlericale e antigovernativo del 1850 attribuito a esponenti sardi di opposte tendenze politiche, ‘‘Bollettino bibliografico della Sardegna’’, 4, 1985; Giuseppe Sanna Sanna giornalista, parlamentare e imprenditore, in Atti del Convegno di Anela, ‘‘Archivio sardo del movimento operaio contadino e autonomistico’’, 23-25, 1985; Correnti democratiche e repubblicane in Sardegna nel Risorgimento, in Studi in onore di Michele Saba, ‘‘Archivio trimestrale’’, XI, 1985; In margine a una proposta di politica documentaria per la Sardegna, in La memoria lunga. Le raccolte di storia locale dall’erudizione alla documentazione. Atti del Convegno di Cagliari 1984, 1985; Echi e riflessi della fucilazione di Efisio Tola a Chambe´ry, in Studi storici in memoria di Giovanni Todde, ‘‘Archivio storico sardo’’, XXV, 1986; ` in Sardegna, ‘‘Annali della La nobilta ` di Scienze politiche dell’UniFacolta ` di Cagliari’’, XII, 1986; Il XXII versita Congresso di storia del Risorgimento del 1934 e gli studi sulla Sardegna, ‘‘Bollettino bibliografico della Sardegna’’, 5-6, ` e l’opera di Giu1986; La personalita seppe Manno, ‘‘Bollettino bibliografico della Sardegna’’, 7, 1987; Dizionario biografico dei parlamentari sardi, in La Sardegna. Enciclopedia (a cura di Manlio Brigaglia), III, 1988; G.B. Tuveri nella vita pubblica e nelle vicende fami-

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Orsola liari, ‘‘Archivio sardo del movimento operaio contadino e autonomistico’’, 26-28, 1989; Luigi Canetto di Tresnuraghes repubblicano dell’estrema sinistra, I-III, ‘‘Bollettino bibliografico della Sardegna’’, 11-12 (1989), 13 (1990), 14 ` e gli scritti (1991); La vita, la personalita di Giuseppe Manno, in Giuseppe Manno, storico politico e letterato, 1989; Le carte istruttorie dei processi contro Angioy e i suoi seguaci, in La Sardegna e la Rivoluzione francese, 1990; La monarchia sabauda in Sardegna nel primo quindicennio del secolo XIX, ‘‘Bollettino bibliografico della Sardegna’’, 14, 1991; Un libello di satira politica contro don Giorgio Asproni, ‘‘Bollettino bibliografico della Sardegna’’, 14, 1991; Benedetto Cairoli e i democratici sardi, ‘‘Bollettino bibliografico della Sardegna’’, 17, 1993; Le elezioni politiche nei collegi di Alghero dal 1848 al 1919, in Alghero, la Catalogna, il Mediterraneo. Storia di ` e di una minoranza catalana una citta in Italia (XV-XX sec.) (a cura di Antonello Mattone e Piero Sanna), 1994; Lussu parlamentare, in Emilio Lussu e il Sardismo, 1994; I processi politici in Sardegna della fine del Settecento (con Marinella Ferrai Cocco Ortu), I-III, ‘‘Bollettino bibliografico della Sardegna’’, 19, 20 (1995) e 21 (1996); Il costo finanziario della guerra sardo-francese del 1793, in Francia e Italia negli anni della rivoluzione (a cura di Luciano Carta e Gianni Murgia), 1996; Il costo per i sardi della guerra franco-corsa, in Dalla guerra all’autogoverno, 1996; Cagliari nella storia. Premessa: fatti, luoghi e personaggi della fine del Settecento, ‘‘Bollettino bibliografico della Sardegna’’, 21, 1996; Giorgio Asproni deputato, ‘‘Bollettino bibliografico della Sardegna’’, 22, 1997; I liberali moderati piemontesi e la fusione della Sardegna. Riflessioni su una pubblicazione di Gior-

gio Bardanzellu, ‘‘Bollettino bibliografico della Sardegna’’, 22, 1997.

Orrui Antico villaggio del giudicato d’Arborea compreso nella curatoria della Barbagia di Ollolai, situato a poca distanza da Fonni. Nel corso del secolo XV i suoi abitanti si trasferirono a Fonni contribuendo alla nascita del grosso centro.

Orsini, Lorenzo (detto Renzo di Ceri) ` non Condottiero (1475-1536). In realta apparteneva alla nobile famiglia Orsini ma agli Anguillara, ramo di Ceri. Signore di Ceri, difese i suoi possedimenti da Cesare Borgia acquistando ` per la sua perizia. Dopo alnotorieta cuni anni, scoppiata la guerra tra Carlo ` al servizio del re V e Francesco I, passo di Francia. Nell’ottobre del 1527, dopo aver tentato inutilmente di difendere Roma dai Lanzichenecchi, prese parte a una spedizione navale guidata da Andrea Doria lungo le coste della Corsica; nel novembre la flotta raggiunse la Sardegna e l’Orsini, al comando dei soldati ` a Longonsardo e si difrancesi, sbarco resse, senza trovare resistenza, verso ` CastellaraSassari. Dapprima assedio gonese (l’attuale Castelsardo), che fu difesa validamente dai Manca, per cui, tolto l’assedio, prese Sorso, che deva`, e il 30 dicembre riuscı` a occupare sto Sassari, saccheggiandola. Il ritorno offensivo di ingenti truppe sarde lo co` dopo qualche strinse a lasciare la citta ` tempo. Negli anni successivi continuo a combattere nella penisola; morı` per un incidente di caccia nel 1536.

Orsola, santa (in sardo, Sant’Ursula, Sant’Ussula) Santa martire. Figlia del re cattolico di Bretagna – secondo la passio fantasiosa del secolo X – a otto anni promessa sposa del figlio del re pagano d’Inghilterra, avendo fatto ` chiese tre anni di tempo voto di castita per riflettere. Pellegrina a Roma con ` il papa. undici compagne, incontro

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Orsoni Nella strada del ritorno, a Colonia, furono fermate da Attila: chiese a Orsola ` e il di diventare la sua amante. Rifiuto ` l’uccisione delle re degli Unni ordino sue compagne, poi di sua mano trafisse Orsola.

` stato tino, che con una linea sopra e moltiplicato per mille dal copista. Re` patrona liquie della santa a Treviso. E della ‘‘Sorbona’’ di Parigi e di altre ` . Nel 1969 e ` stata cancellata Universita dal calendario. In Sardegna Patrona di Sant’Orsola. A Cagliari nella Pinacoteca Nazionale, retablo cinquecentesco del pittore algherese Francesco Pinna: la santa e le compagne tra i Santi Michele e Damiano. [ADRIANO VARGIU] Festa Si festeggia il 21 ottobre.

Orsoni, Francesco Ingegnere minera` lo rio (sec. XIX). Nel 1871 scoprı` e avvio scavo della Grotta di San Bartolomeo a ` la presenza Cagliari; nel 1874 segnalo dell’ossidiana a Monte Urpino. Scrisse anche alcuni articoli sulla Sardegna, Ricerche paletnologiche nei dintorni di Cagliari, ‘‘Bollettino di Paletnologia italiana’’, V, 1876; Sur les grottes des environs de Cagliari e Sur les fouilles pra´es dans les grottes de Cagliari, amtique ´ te ´ bedue in ‘‘Bulletin de la Socie d’Anthropologie de Paris’’, II, 1879; Recherches pre´historiques dans les envi´ riaux pour l’Hirons de Cagliari, ‘‘Mate stoire primitive et naturelle de l’Homme’’, XVI, 1880; Primi abitatori della Sardegna, 1881.

Ortacesus Comune della provincia di Sant’Orsola – La santa con il vessillo e la palma del martirio contornata dalle vergini martiri in un dipinto di Giovanni Lanfranco.

Molte le varianti: in viaggio verso Roma lei e le compagne ricevettero il battesimo a Basilea, morirono per mano degli Unni nel 453. Undici compagne, con lei dodici: il numero degli apostoli. Nella tradizione sono diventate undicimila, dall’errata traduzione del nome di una compagna, Undecimilla, diminutivo di Undecima, ‘‘undicesima figlia’’ nell’uso romano. Qualche altro spiega l’equivoco con l’XI la-

Cagliari, incluso nel Comprensorio n. 21, con 1009 abitanti (al 2004), posto a 162 m sul livello del mare tra Guasila e Senorbı`. Regione storica: Trexenta. Archidiocesi di Cagliari. & TERRITORIO Il territorio comunale, di forma grosso modo triangolare, si estende per 23,56 km2 e confina a nord con Guasila e Guamaggiore, a est con Selegas e Senorbı`, a sud con Sant’Andrea Frius e Barrali e a ovest con Pimentel e Guasila. Si tratta di una regione di basse colline e pianeggiante, tradizionalmente utilizzata per l’agricoltura, soprattutto la coltivazione dei

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Ortacesus ` attracereali. Il territorio comunale e versato da alcuni corsi d’acqua che con direzione da nord a sud vanno a confluire nel rio Mannu, diretto verso lo stagno di Cagliari. Il paese comunica per mezzo della statale 547 che si distacca dalla superstrada Cagliari-Sassari nei pressi di Sanluri e si dirige verso Senorbı` e il Gerrei; all’altezza di O. se ne distaccano tre bretelle che raggiungono rispettivamente Guamaggiore e Selegas a nord, la statale 128 a sud. A Senorbı`, 4 km di distanza, si ` vicina stazione lungo la fertrova la piu rovia a scartamento ridotto CagliariMandas. & STORIA Il suo territorio conserva tracce del periodo nuragico ma l’at` di origini romane. Nel tuale abitato e Medioevo apparteneva al giudicato di Cagliari ed era compreso nella curatoria della Trexenta. Nella divisione del 1257 seguita alla fine del giudicato di ` a far parte Cagliari, il villaggio entro dei territori toccati ai conti di Capraia ` sotto l’ame, alla loro estinzione, passo ministrazione diretta del Comune di Pisa. Subito dopo la conquista aragonese, dopo la pace del 1326 fu incluso nel territorio lasciato a Pisa come feudo dalla Corona d’Aragona ma poco dopo, nel 1327, ne fu staccato e concesso in feudo a Diego Zapata, susci` vive proteste del Comune. tando le piu `a Cosı` dopo lunghe trattative O. torno far parte del territorio attribuito al Comune dell’Arno che riuscı` a conservarlo fino alla prima guerra tra Mariano IV e Pietro IV. Allora il villaggio ` e fu occupato dalle truppe si ribello giudicali che riuscirono a tenerlo fino al termine della guerra. Dopo la batta` a far glia di Sanluri, nel 1421 O. entro parte dei territori concessi in amministrazione a Giacomo de Besora che nel 1434 ne ottenne la trasformazione in feudo. Estinti i De Besora, il piccolo

` agli Alagon del ramo di centro passo Villasor. Nei secoli successivi fu amministrato dal regidor che risiedeva a Villasor e decadde progressivamente. Nel ` dagli Alagon ai De Silva 1703 O. passo che continuarono a possederlo fino al ` 1838, quando finalmente si riscatto dalla dipendenza feudale. Di questo periodo abbiamo la preziosa testimonianza di Vittorio Angius: «Non saranno sette anni che erano in O. anime 491, che si distinguevano in maggiori di anni 20, maschi 135, femmine 132; minori, maschi 133, femmine 91, e si distribuivano in famiglie 120. I comuni numeri del movimento erano di nascite 12, morti 8, e di matrimoni 2. Le malattie ordinarie sono infiammazioni di vario genere e febbri intermittenti nell’estate ed autunno. Non si ha nel paese che un flebotomo. Agricoltura. Le terre umorose di O., quando le pioggie non sono troppo frequenti, spie` in una vegetazione gano la loro virtu stupenda e danno larghissimi frutti; in caso contrario le radici si guastano e i seminati riescono infelicemente. Nella seminagione spargonsi solitamente starelli di grano 700, d’orzo 120, di fave, ceci e altri legumi 300. Se le stagioni procedono favorevolmente ` alle condizioni di questo suolo non e molto che abbiasi una comune nel grano del ventuplo, nell’orzo del 18, ne’ legumi del 16. Le spezie ortensi prosperano nel terreno acquidoso, che ho notato intorno alle abitazioni, principalmente i melloni, i cocomeri, le zucche, ecc., da’ quali articoli hanno questi coloni un considerevole lucro. ` in luogo assai favorevole La vigna non e ´ i grossi grappoli delle viti dieno perche un mosto, da cui si depuri un vino di ` . I fruttiferi sono in piccol molta bonta numero, e gli ortacesini non sanno pro` del terreno per quefittare della bonta gli alberi che amano terreni umidi e

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Ortacesus regioni calide, specialmente i cedri. I predi sono tutti cinti di fichi d’India, che giovano coi frutti, che a’ poveri son parte di sussistenza per due mesi, e nuocono per le foglie cadute che si lasciano imputridire e accrescono la ` dell’aria, giustamente detemalignita stata dai passeggieri. Pastorizia. Pascono nel prato comunale e ne’ poderi, buoi 126, vacche manse 25, giumenti 100. Si hanno quindi per sella e trasporto cavalli e cavalle 40, e si nutrono 50 majali incirca. Il bestiame rude pascola nelle terre di riposo e ne’ salti, e i ` di capi vari branchi avranno poco piu ` vacche 150, cavalle 50, pe2100, e diro core 1500, porci 400. Dalle pecore appena si ha formaggio sufficiente a’ bisogni del luogo. Di rado i branchi patiscono per poco alimento e per la be´ la terra umida produce vanda, perche erba fresca anche nell’estate, e il rivo, che dicono di Piscina calenti, volge nella sua corrente acque limpide». Nel 1821 O. fu incluso nella provincia di Cagliari e dal 1848, abolite le province, nell’omonima divisione amministrativa. Nel 1859 infine, ripristinate ` a far parte di quella le province, torno di Cagliari. & ECONOMIA Le attivita ` di base della sua economia sono l’agricoltura, in particolare la cerealicoltura, la viticoltura, la olivicoltura; e l’allevamento del bestiame, in particolare bovini e ovini, in misura minore i suini. Negli ultimi decenni si sta sviluppando an` industriale liche una modesta attivita mitata ai settori edile e alimentare. Poco organizzata la rete di distribuzione commerciale. Vi opera anche un ` albergo con 16 posti letto. Servizi. O. e collegato da autolinee e da ferrovia complementare agli altri centri della ` dotato di Pro Loco, meprovincia. E dico, farmacia, scuola dell’obbligo,

sportelli bancari. Possiede una Biblioteca comunale. & DATI STATISTICI Al censimento del `, 2001 la popolazione contava 985 unita di cui maschi 514; femmine 471; famiglie 321. La tendenza complessiva rivelava una diminuzione della popolazione, con morti per anno 19 e nati 7; cancellati dall’anagrafe 31 e nuovi iscritti 16. Tra i principali indicatori economici: imponibile medio IRPEF 15 084 in migliaia di lire; versamenti ICI 190; aziende agricole 119; imprese commerciali 43; esercizi pubblici 5; esercizi all’ingrosso 1; esercizi al dettaglio 11. Tra gli indicatori sociali: occupati 249; disoccupati 41; inoccupati 52; laureati 4; diplomati 83; con licenza media 289; con licenza elementare 249; analfabeti 50; automezzi circolanti 287; abbonamenti TV 199. & PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Nel territorio di O. si trova il nuraghe detto S’Omu de S’Orcu (La Casa dell’Orco); in regione Sioce si trovano tracce di antiche abitazioni, probabilmente del periodo medioevale. & PATRIMONIO ARTISTICO, CULTURALE E AMBIENTALE La chiesa parrocchiale, dedicata a San Pietro Apostolo, fu costruita nel secolo XVI in forme tar` a navata unica dogotiche. L’interno e con cappelle laterali ricoperto da capriate in legno. La sacrestia e la maggior parte delle cappelle laterali furono aggiunte nel corso del secolo ` arricchita da una XVIII; la facciata e finestra modanata; l’interno contiene un interessante altare maggiore ligneo, alcune statue lignee del secolo XVII e un interessante organo di scuola napoletana dell’Ottocento. La ` un edificio chiesa di San Bartolomeo e di forme cinquecentesche che sorge in ` dove, secampagna, in una localita condo la tradizione, sarebbe stato precedentemente l’abitato, spostato poi

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Ortica nel sito attuale nel Seicento, a causa ` legata a una della peste. La chiesetta e tragica storia che ebbe protagonista il parroco di allora: egli avrebbe utilizzato materiali della chiesa per costruire la sua casa nel nuovo villaggio e per questo sarebbe stato imprigio`, nato. Prima di essere arrestato, pero maledisse il paese profetizzando che nessuno degli abitanti si sarebbe fatto ` sacerdote; subito dopo si sarebbe piu suicidato gettandosi in un pozzo. Le campagne attorno al villaggio sono ricche di fonti oligominerali di ottima `. La piu ` antica si trova in locaqualita ` Funtana Bangius che conserva anlita che tracce di uno stabilimento termale romano. Le altre si trovano a Mitza ` , dove la sorgente e ` racchiusa S’Orru da un’antica costruzione a pianta quadrata e sormontata da una cupola, a Mitza su Fenu e a Mitza Siddi, dove affiorano resti attribuibili a costruzioni rustiche medioevali. Tutte le fonti potrebbero essere sfruttate industrialmente. & FESTE E TRADIZIONI POPOLARI A O. si fa festa il 29 giugno in onore del patrono San Pietro, con processione, sfilata di costumi e altre manifestazioni religiose e di folclore; e il 24 agosto per San Bartolomeo.

Ortica Genere di piante erbacee della famiglia delle Urticacee. Comprende diverse specie, caratterizzate da foglie provviste di peli urticanti che al minimo contatto iniettano acido formico, da cui il nome che deriva dal latino urere (bruciare). In Sardegna sono diffuse diverse specie: 1. l’o. comune (Ur` un’erba perenne con fotica dioica) e glie opposte, distanziate sullo stelo, ovate con apice appuntito e margine crenato; i fiori sono riuniti in infiorescenze picciolate alla base delle foglie; ` presente, fiorisce per tutta l’estate ed e

quasi infestante, in tutti gli ambienti: prati, incolti, bordi stradali.

Ortica – Stelo e foglie di ortica comune.

` 2. L’o. a campanelli (U. pilulifera) e un’erba annuale o biennale con foglie larghe dal margine profondamente dentato; i fiori crescono nell’ascella fogliare e sono separati e poco appariscenti, in infiorescenze arrotondate quelli femminili e in pannocchie allungate quelli maschili; anche questa spe` molto diffusa negli ambienti incie e colti o degradati; 3. l’o. degli ovili (U. ` un’erba perenne con lunatrovirens) e ghi rizomi sotterranei molto sviluppati che la rendono infestante in moltissimi ambienti, specie quelli ricchi di detriti organici derivanti dalla presenza di bestiame; le foglie sono fitte con margine profondamente dentato e lamina bitorzoluta; i fiori sono piccoli, poco appariscenti per il loro colore verda` stro che non si distingue dalle foglie; e un endemismo tirrenico; 4. l’o. minore ` annuale e ha il fusto con (U. urens) e sezione quadrangolare; le foglie sono

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Ortica profondamente seghettate e i fiori sono glomeruli raccolti in racemi che pendono dall’ascella delle foglie superiori. Tutte le specie sono conosciute e utilizzate per le innumerevoli pro` terapeutiche: con tutte le parti prieta della pianta si possono preparare decotti o infusi per uso sia esterno che interno, con azione depurativa, rinfrescante, antiemorragica e diuretica. An` ampiamente utilizche in cucina l’o. e zata per minestre e frittate, ma in Sar-

` particodegna l’uso alimentare non e ` partilarmente diffuso. Il suo polline e colarmente allergenico, per cui, come consiglia Siro Vannelli in Erbe selvatiche e commestibili della Sardegna (1998), l’inserimento di quest’erba nell’alimentazione funziona come un vaccino naturale. Nomi sardi: orthicata (Sardegna settentrionale); otziau, pitzianti (sassarese); pistiddori (nuorese); pitziadori (campidanese); ultica (gallurese). [MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]

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Enciclopedia della Sardegna – Volume 6

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