Escolios a un texto implícito II [2]
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ESCOLIOS A UN TEXTO IMPLÌCITO II
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PREFAZIONE | Leggendo Gómez Dávila: stile, lucidità e prospettiva tragica
ESCOLIOS A UN TEXTO IMPLICITO II
POSTFAZIONE | Il pensiero nobile di Nicolas Gómez Dávila

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Il reazionario non è il sognatore nostalgico di passati conclusi, ma il cacciatore di ombre sacre sulle colline eterne.

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Dopo Pascal, Nietzsche e Cioran, anche Gómez Dávila è riuscito a conferire dignità teoretica all’aforisma. Con uno stile pointilliste, secco, provocante, pungente, il colombiano ci introduce alla sua filosofia della reazione contro un mondo moderno che non verrà punito, poiché «esso stesso è la punizione». Cattolico ma non dogmatico - persino critico nei confronti di una Chiesa postconciliare che «pensando di aprire le braccia al mondo moderno, ha finito per aprirgli le gambe» - colto ma non accademico, più antimoderno di ogni antimoderno, con l’ironia e la sottigliezza di un’intelligenza umile ma aristocratica al tempo stesso, Gómez Dávila si erge a inquisitore del pensiero progressista, dei suoi falsi miti, dei suoi profeti. Il risultato è un’opera monumentale. Un tempio di sentenze cementate dal silenzio che separa ogni aforisma: «un rifugio contro l’inclemenza dei tempi». Pubblicati in Colombia tra il 1977 e il 1992 in cinque volumi, gli Escolios sono stati portati all’attenzione del pubblico italiano grazie a Franco Volpi, che nel 2001 e nel 2007 ne ha curato per Adelphi alcuni assortimenti parziali. Ora l’opera di Gómez Dávila torna alla luce nella sua interezza. Con questo secondo dei cinque volumi, il lettore potrà inoltrarsi in una foresta di poche parole, dove «è difficile nascondersi, come tra pochi alberi».

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Nicolas Gómez Dávila (1913-1994) nasce da una ricca famiglia di Bogota. Intraprende privatamente i primi studi a Parigi, ma nel 1930 fa ritorno in Colombia. Convinto che «la cultura è tutto ciò che non può insegnare l’università» non perde l’interesse per la filosofia e la letteratura, nonostante l’avversione per la formazione accademica. Animo solitario, politicamente disimpegnato, Gómez Dávila rifiuta il posto di primo consigliere del presidente colombiano e rinuncia alla carica di ambasciatore a Londra. La sua aspirazione è vivere «una vita semplice, silenziosa, discreta, tra libri intelligenti, amando poche persone». A dimostrazione di ciò la biblioteca della sua casa bogotana, che conta più di 30 mila volumi. La pubblicazione degli Escolios, a partire dal 1977, lo rende noto al pubblico europeo, in particolare grazie alle prime traduzioni austriache e tedesche. Loris Pasinato nasce a Bassano del Grappa nel 1979 e si laurea in filosofia all’Università di Padova sotto la direzione del professor Enrico Berti. Nel 2007 cura la traduzione italiana di Struggle, la prima opera filosofica del campione del mondo di scacchi Emanuel Lasker. Nel 2015 traduce Notas di Nicolas Gómez Dávila e l’anno successivo consegue il dottorato in filosofia all’Università di Valencia. Nel 2017 traduce il primo voume degli Escolios.

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gog classici

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Escolios a un texto implicito II © 2018 isbn 978-88-85788-10-7 prima edizione settembre 2018 Progetto grafico di Lorenzo Vitelli

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Nicolás Gómez Dávila

ESCOLIOS A UN TEXTO IMPLÌCITO II introduzione di Alfredo Abad versione italiana e note di Loris Pasinato

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INDICE

PREFAZIONE I Leggendo Gómez Dávila: stile, lucidità e prospettiva tragica di Alfredo Abad ESCOLIOS A UN TEXTO IMPLICITO II POSTFAZIONE | Il pensiero nobile di Nicolas Gómez Dávila di Loris Pasinato

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PREFAZIONE | Leggendo Gómez Dávila: stile, lucidità e prospettiva tragica di Alfredo Abad* I due volumi degli Escolios a un texto implicito videro la luce nel 1977 quando il suo autore, dopo un lungo silenzio, pubblicò i primi due tomi del suo opus magnum. Infatti, dall’apparizione del suo primo libro, Notas, nel 1954 e il successivo Textos I nel 1959 trascorsero quasi due decadi senza che lo sconosciuto pensatore bogotano pubblicasse neppure una riga.1 Tuttavia, quello che era in gestazione in quel periodo era il consolidamento di una delle più raffinate opere frammentarie del secolo scorso. Già in piena maturità stilistica e filosofica l’autore di sessantaquattro anni di età consegnava al pubblico la più strenua critica verso il mondo moderno. Gli Escolios a un texto implicito - titolo peraltro enigmatico e per il quale ci sono molte interpretazioni - furono concepiti con pazienza, somma cautela e precisione. Qui la maturità gomezdaviliana si concretizza con un’espressione stilistica e un pensiero alquanto peculiari, che derivano da un lavoro meticoloso al quale l’autore consacrò tutta la propria vita. Con questa affermazione non si cerca di mettere in risalto una condizione che potrebbe suonare anche esagerata: nel ritenere che Gómez Dávila include la vita stessa nella scrittura della 10

sua opera è necessario precisare la portata di questa considerazione. È evidente che l’autore abbia profuso un impegno fortemente radicato nei confronti dell’esercizio della scrittura, un aspetto che si plasma a partire dai suoi primi testi giovanili, alcuni dei quali vengono riprodotti in Notas, concretizzando così questa attività entro un processo ineludibile. È molto importante sottolineare questa particolarità nella misura in cui si profila in essa l’impegno estetico e pratico che si trova lì in gestazione. Effettivamente, la vita gomezdaviliana si sviluppa parallelamente a questo menifesto. Stando così le cose risulta imprescindibile leggere l’autore continuando a tener presente il fatto che la sua opera non è in nessun modo sconnessa dal suo vivere, dal suo contesto immediato. La comparsa degli Escolios esplicita una marginalità molto forte, nel senso di un carattere estemporaneo che li avvolge; infatti l’opera rompe con il pensiero, le forme, i gusti, i modelli di scrittura e l’ambiente che riguardavano lo scrittore. Tuttavia, avendo escluso se stesso da questi contesti e paradigmi, gli Escolios sono un manifesto che affronta il mondo moderno, il XX secolo, in una maniera ben contundente e precisa. Per questo motivo, nell’assumere che l’autore si allontana, si emargina dal proprio ambiente, bisogna specificare che nel fare ciò si stabilisce anzitutto uno scontro. Gómez Dávila fustiga quello che lo circonda ma non in modo astratto; le sue critiche nascono in pieno contatto con il mondo, con l’esperienza vissuta. I suoi frammenti contrastano il capitalismo, il comunismo, l’industrializzazione, la pedagogia, la secolarizzazione (parallela al carattere desacralizzato del mondo, la morte di Dio e dell’arte), il senso della storia, tutto questo unito a una grande quantità di apprezzamenti che nascono dall’esperienza intima, dalla sua più che assestata connessione con la quotidianità. Da questa condizione Gómez Dávila scrive una delle opere più originali del secolo 11

passato. Originale proprio nel senso del suo carattere sui generis, perché è giusto ricordare che l’autore si considera radicato in una tradizione, quella reazionaria, che non ha nulla di nuovo da dichiarare, bensì semplicemente constatare e consolidare il proprio vincolo con la lucidità. Addentrandosi nella lettura di questo pensatore a volte inclassificabile sono riconoscibili certi soggetti. Alcuni di essi rendono conto dei temi che abbiamo appena segnalato, precisando ovviamente il fatto che queste prospettive si trasformano in vie che possono servire da guida entro il cumulo di frammenti, anche se non come orientamenti definitivi per un autore che anzitutto conserva sempre un’alta probabilità di sorpresa. Filosofia e letteratura La relazione tra filosofia e letteratura è un campo fertile entro la trama degli Escolios gomezdaviliani. Lo è non solo perché è una preoccupazione che egli stesso affronta, bensì perché nella sua scrittura questo connubio viene elaborato in maniera esplicita. Forma e contenuto sono maneggiati quindi da entrambe le specialità. Gómez Dávila non si preoccupa soltanto dell’argomento, ma lo dispiega per mezzo di uno stile ricercato. Questa capacità di risaltare la reciprocità, o meglio l’unità, fra il carattere estetico e la sua materializzazione in un pensiero permette di porre in evidenza un aspetto altamente significativo della configurazione che il pensatore sviluppa e in accordo alla quale la relazione filosofia-letteratura non è una questione minore o frivola. La rilevanza dell’orientamento estetico si plasma nelle allusioni che influiscono sul valore di una scrittura raffinata.

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La filosofia diventa più sensata quanto più si approssima alla letteratura. La prosa limpida è lo scoglio della speculazione stravagante.2

Questo escolio non risulta una novità quando si siano verificati i rilievi dell’intento gomezdaviliano di raffinare le proprie frasi quasi scolpendole. Questo esercizio può essere confermato confrontando gli Escolios che vennero pubblicati con quelli che furono battuti a macchina dallo stesso autore e regalati in diverse occasioni ad alcuni amici previamente alla loro pubblicazione.3 Lo stile richiede quindi un lavoro arduo e impegna il mestiere della scrittura, il quale prima di tutto rivendica la chiarezza del pensiero in contrapposizione alla stravaganza stilistica che caratterizza buona parte della filosofia contemporanea. Questa esigenza è inoltre un impegno vitale perché forma e contenuto non sono mai per Gómez Dávila due aspetti che possano venire assunti separatamente. D’altra parte, il lavoro di raffinamento stilistico, la ricerca di una concisione precisa, la scoperta di un’espressione incisiva concordano con la motivazione di esprimere un dominio che riesca ad unificare tutto questo con un contenuto. Per questo egli dice: Forma e sfondo sono una sola cosa, però nascono separati. Nella loro fusione perfetta culmina un lungo processo laborioso.4

Tuttavia non è solamente nell’attributo che riesce a unificare aspetto estetico e contenuto incisivo del suo pensiero dove si può rintracciare il forte vincolo che costituisce la relazione tra filosofia e letteratura. Infatti, la prossimità è più stretta, e va oltre il confronto o la necessità di rendere esplicite le somiglianze tra l’una e l’altra. Ciò che al riguardo si determina nel pensiero gomezdaviliano è il fatto che la letteratura permette di rivelare un tipo di spiegazione particolare, un’intelligenza che essa sola può offrire. Due escolios lo confermano in modo molto puntuale. Il primo: 13

La letteratura è la più sottile delle filosofie, e forse l’unica esatta.5

Ed altrettanto il seguente: L’intelligenza letteraria è la capacità di pensare il concreto.6

Da buon lettore, senza disdegnare la capacità che la letteratura offre per la comprensione del mondo, si permette di apprezzare e valorizzare la possibilità che essa conferisce nell’identificare con precisione aspetti sottili, contestuali, della realtà umana. La sua esattezza si radica nella pertinenza dei suoi giudizi, perché i suoi affondi determinano una connotazione che può essere raggiunta solo da quello che si isola dall’universalismo derivato dalle concezioni generali. La letteratura quindi pensa il concreto e lo fa generalmente da un ambito esente dalla necessità di stabilire una regolarità, un modello. Pertanto, oltre ad assumere che la filosofia è un genere letterario, Gómez Dávila sottolinea anche il carattere filosofico proprio della letteratura: essa filosofa a suo modo, e da essa si evince una comprensione in cui il terreno dell’esattezza non si vede lacerato dalla vacuità astratta delle generalità. Accanto a queste riflessioni non passa inosservato il fatto che Gómez Dávila inserisce una riflessione implicita sul linguaggio e specificamente sulla facoltà retorica dello stesso. Proprio a partire da un simile sospetto riesce a concretizzarsi in modo più profondo il senso di una costituzione letteraria della filosofia. Ed è precisamente questo: un sospetto. Non si tratta di trovare una considerazione definitiva o schiacciante in proposito. Così lo rivela quando dichiara: Molti sono gli argomenti che ci muovono al riso poiché fanno appello boriosamente alla logica quando forse ci inquieterebbero se comparissero umilmente come retorica.7

L’insorgenza di un dubbio come quello suggerito da questo escolio identifica gran parte dell’atteggiamento di questo 14

pensatore. Filosofando in questo modo egli può confrontare la comodità a cui di solito si abituano coloro che vivono tra le certezze, soprattutto quelle offerte dalla sicurezza derivata dalla pesantezza di qualsiasi dogmatismo. Probabilmente ci circonda in modo più ampio la retorica che la logica, e forse è la prima e non la seconda ad essere il fondamento delle nostre riflessioni. Procedendo così, l’autore riesce a plasmare una volta ancora l’importanza del carattere formale, le implicazioni che lo stile ha e la sua relazione indissolubile con il contenuto, alludendo al fatto che la retorica costituisce e instaura una per nulla spregevole manifestazione delle nostre argomentazioni. Forse è per questo che può sentenziare con il suo abituale umorismo, ma anche con una certa venatura critica, ciò che segue: La filosofia è la parte della retorica in cui oratore ed uditorio si confondono in una sola persona. Filosofo è colui che non adotta se non gli argomenti con cui ha convinto se stesso.8

Proprio da questo tipo di considerazioni Gómez Dávila risalta il suo ruolo di filosofo, esponente della critica e della demistificazione, aspetto che vale la pena di sottolineare e precisare a partire da materie in cui sono presenti certi riferimenti che possono ben essere catalogati come filosofia del sospetto. Gómez Dávila filosofo del sospetto contro la ragione Da uno spirito scettico, da un’opera di stirpe moralista, da qualcuno che raccomanda di guardare con malizia, si possono estrapolare non poche osservazioni tra le quali c’è anche una considerazione critica nei confronti della razionalità, dei valori illuministici e in generale delle ambizioni dell’uomo. 15

Questa caratteristica, dalla quale più che affermare si cerca di sottoporre a critica molti dei progetti che legittimano e consolidano la modernità, nel pensatore colombiano è frequente; da qui l’atteggiamento del sospetto, di inquisitorio esame di molti nostri convincimenti. Gran parte dei frammenti che danno conto della sfiducia gomezdaviliana si concentrano attorno alla discrepanza verso gli attributi della ragione, un aspetto che si dispiega nel modo in cui egli redarguisce la possibilità di trovare un dominio chiarificatore e legittimo in essa. Il modello contemporaneo del tonto si caratterizza per la passione con cui si proclama libero da pregiudizi.9

Acuto discernimento che ricorda in gran parte l’esperienza ermeneutica del circolo dell’interpretazione. In effetti, questo escolio restituisce l’impossibilità di astrarsi dalle fondamenta su cui si basa qualunque giudizio e corrobora l’imprecisione del pregiudizio più frequente: credere di essere al margine di ognuno di essi. Certamente l’enfasi dell’autore non si radica in questo caso nel rendere esplicita l’impossibilità di evadere da qualsiasi giudizio previo, bensì nel ridicolizzare la visione che sostiene ciò. E non è poco, se guardiamo alla ben ampia lista di coloro che giungono a considerarsi rappresentanti della limpida Ragione. Tuttavia la lucidità dell’autore va oltre, perché la fiducia nella ragione è da lui definita a partire da quello che la contraddice: Non c’è mai stato conflitto tra fede e ragione, bensì tra due fedi.10

Un simile attacco ai presupposti del razionalismo, specificato nella riduzione della razionalità a una fede che ha, tra l’altro, il proprio climax nella modernità, conferma l’atteggiamento di chi vede in essa, e segnatamente nell’ideale democratico, un’alternativa religiosa.11 Nel configurare la Ragione non come l’opposto della fede bensì come un ambito 16

parallelo in cui si crede attraverso le stesse caratteristiche di una religiosità che vede in essa l’unica sfera in grado di legittimare le nostre scelte di interpretazione del mondo, Gómez Dávila contrasta la ben accolta legittimità della Ragione e delle sue prerogative. Che la Ragione non possieda più quell’alone di supremazia nell’impalcatura dell’interpretazione del mondo è certamente un’esplicita espressione del grande sospetto che viene istituito nell’opera gomezdaviliana. Quando ci danno ragione dobbiamo tremare. Vuol dire che coincidiamo coi pregiudizi dell’uditorio.12

Così viene contraddetta l’ingenuità razionalista di posizionarsi al di là di qualsiasi pregiudizio per stabilire un canone ideale della Ragione. Avere ragione vuol dire coincidere con i pregiudizi del prossimo. In gran misura gli Escolios esigono di mettere in discussione molte delle valutazioni che possono essere assunte come valide dalla mentalità imperante. Il questionamento, il tenere in sospeso certe considerazioni, il processo di percezione critica della cultura e dei luoghi comuni regnanti fanno parte delle parole d’ordine di questo scettico contemporaneo nel quale si può riporre il paradigma dell’esecrazione del pensiero moderno. Al margine dei condizionamenti e dei modelli espressi dalla mentalità illuminista della modernità, Gómez Dávila rappresenta fedelmente un atteggiamento filosofico che nega, che sovverte, che rimprovera e che naturalmente mette in guardia dalla pretesa umanista di consolidare un’autonomia che egli contrasta apertamente. L’etica che perde la propria durezza eteronomica finisce per essere onanismo sentimentale.13

Kant e Nietzsche ipoteticamente avversati nello stesso frammento. Il primo a partire dalla sua immersione in 17

un’autonomia morale di ascendenza pietista, e il secondo attraverso la sua pretesa di affermare una legislazione propria che termina - per Gómez Dávila - in un banale sentimentalismo. Però, che cosa sorregge questa prospettiva? Che cosa motiva questo rifiuto e l’affermazione del carattere eteronomico che circonda l’esistenza e di conseguenza la prassi umana? Inevitabilmente la coscienza di un senso che oltrepassa la permanenza dell’uomo. L’uomo moderno si è imprigionato nella propria autonomia, sordo al misterioso rumore di onde che colpiscono la nostra società.14

Il rifiuto dell’autonomia dell’uomo non deriva da una semplice negazione dei presupposti che la modernità ci ha trasmesso. Nel precedente escolio, come deduzione di una vita contemplativa che tanto ha meritato l’attenzione di Gómez Dávila e che egli commenta in non poche occasioni, è palpabile il senso di inquietudine metafisica che avalla la sua critica a partire dall’immersione dell’uomo in un universo inesplicabile da parte del razionalismo. Concentrato in un senso immanente, individuale, spiegabile ed autonomo, l’uomo moderno dà le spalle al mistero del mondo, all’ampia gamma della sua incertezza. L’impugnazione quindi dell’autonomia, della divinizzazione dell’umano è precisata dall’assimilazione dell’uomo entro una considerazione tragica che rompe con gli orientamenti teleologici trasmessi dalla modernità. Per questo si trova ad affermare che: Ragione, Progresso e Giustizia sono le tre virtù teologali dell’imbecille.15

E Gómez Dávila è convinto di questo perché infatti egli postula un’idea interamente tragica dell’esperienza umana. La considerazione tragica della condizione umana

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Vano sarebbe il compito di esplicitare certi soggetti gomezdaviliani se si escludesse la rappresentatività che possiede entro le proprie asserzioni il carattere dipendente, eteronomico, tragico, insomma, della vita e delle possibilità dell’uomo. Gli antichi greci nel considerare la propria posizione di fronte alla divinità si riconoscono immersi nell’’άνάγκη (necessità), quel carattere avvolgente del destino che contrasta la libertà. Non viene negata quest’ultima, ma certamente esso riesce a coinvolgere i limiti che ne condizionano lo svolgimento. In modo analogo Gómez Dávila non è molto lontano dall’asseverare una comprensione del posto dell’uomo nella storia contraddistinta da questi stessi parametri. Il greco reputa che si trovino in situazione tragica solo certi individui, o certe famiglie, fatti insorgere esclusivamente da un atto iniziale di superbia. Il cristianesimo insegna, invece, che la condizione umana è una situazione tragica universalmente ed in sé. Il cristianesimo è un’interpretazione della condizione dell’uomo attraverso le categorie della tragedia greca.16

Varrebbe la pena di apprezzare con maggior attenzione l’atteggiamento gomezdaviliano riguardo al cristianesimo e la sua connessione con il pensiero greco e in generale con l’ambito tragico, ma non essendo in questa sede possibile è imprescindibile almeno rimarcare il fatto che la sua ricezione di ciò che definisce l’uomo passa per l’ineludibile manifestazione di una contraddizione, di una serie di situazioni conflittuali che conformano la per nulla lineare realtà umana. Sebbene vari escolios alludano all’esplicitazione di questa stretta relazione tra il destino dell’uomo e quanto viene esposto dalla tragedia greca, è nell’aspetto dell’imprevedibile costituzione della nostra esistenza, nell’inspiegabilità di ciò che la circonda, nell’ambito oscuro che configura l’immagine del mondo, dove Gómez Dávila evidenzia il processo che 19

caratterizza i limiti che ci riguardano. Nell’enigma del mondo, nei rilievi a proposito dell’immagine poco chiara in cui ci muoviamo, nella modalità incerta e ristretta delle nostre possibilità, questo scoliaste riconosce la condizione umana legata all’idea che: Tragedia greca e dogma cristiano sono meditazioni da adulto sul destino dell’uomo, a differenza del sentimentalismo adolescente della filosofia moderna.17

Di nuovo ci imbattiamo in due concezioni antagonistiche che occupano le riflessioni gomezdaviliane. Questo sentimentalismo che caratterizza, secondo l’autore, la percezione moderna del destino umano impregna le salde concezioni della modernità nell’accentuazione della libertà come pieno esercizio delle possibilità dell’uomo. Più che un reclamante, l’uomo per Gómez Dávila appare come un mendico. Si tratta quindi di una considerazione antropologica di dipendenza che l’uomo moderno sostituisce attraverso la sua propria divinizzazione. Un’antropologia che rappresenta un senso di subordinazione ed ubbidienza non solamente di fronte a Dio, bensì anche di fronte alla percezione della dipendenza esplicita che ricade sull’uomo entro i margini che gli sono imposti. Sempre in questo stesso contesto si staglia la situazione dell’uomo davanti al mistero, all’abisso insondabile che gli si dispiega innanzi come una rotta incerta. Il rifiuto gomezdaviliano della modernità si concentra fondamentalmente secondo le linee già descritte. È l’immagine dell’uomo incapace di riconoscere la propria condizione tragica ciò che costituisce l’oggetto di questa avversione, e pertanto si situa nel contesto di una valutazione antica in cui l’uomo si sente condizionato e non condizionante della propria realtà. Secondo questa concezione, quindi, l’idea dell’uomo emancipato dai suoi 20

condizionamenti diventa una chimera che può rivelarsi solo attraverso un crudo contatto con la storia. L’uomo moderno porta avanti il proprio fidanzamento con una favola mentre lo sposano con la storia.18

Questo escolio offre un’esplicitazione molto azzeccata dell’idea che collega la considerazione tragica - assente nella dottrina moderna - con l’esperienza che la storia mette a disposizione nei termini della sua imprevedibile, labirintica e insondabile transitorietà. La Storia ai margini del senso In quanto lettore assiduo di testi storici, Gómez Dávila non solo restituisce nei propri Escolios una comprensione ampia e minuziosa degli stessi, bensì anche un’interpretazione fondamentale di ciò che la storia rappresenta, il suo senso, la sua sistematicità (negata, in questo caso), la sua condizione costituita da una storicità emarginata da qualsiasi coesione razionale e teleologica che la determini (storicismo). Sullo stesso tono risuonano alcune considerazioni in merito alla storiografia, riferite ai processi soggettivi, agli interessi, ai maneggi che avvengono entro la professione dello storico. Derivabile allora da quanto detto, l’immagine che Gómez Dávila propone della storia è totalmente connessa ad una valutazione tragica della stessa. Estraneo a qualunque concezione teleologica, il pensiero dell’autore si immette al contrario in una visione della storia in cui è considerevole solo il suo svolgimento, e non il suo senso. Questa valutazione è interessante nella misura in cui è soggetta al condizionamento ideologico che Gómez Dávila esprime riguardo al cristianesimo. È interessante perché la negazione del senso della storia a partire dalla comprensione della stessa 21

linearità storica che ha nell’Incarnazione il suo punto di riferimento e il suo fondamento, è a volte male interpretata o diventa alquanto oscura. Vari escolios danno conto di questo problema e lo assumono in maniera chiara e precisa. Nell’identificare l’Incarnazione come un aspetto centrale dello svolgimento storico, giunge a dire: Per il cristiano la storia non ha una rotta, bensì un centro.19

Si stipulano quindi due condizioni entro il discernimento gomezdaviliano. In primo luogo si identifica il fatto centrale della figura di Cristo, un aspetto che fondamentalmente sostiene la visione che l’autore stabilisce in merito al carattere fortuito dello sviluppo della storia. Infatti, la transitorietà, il movimento, gli accidenti, i riferimenti concreti circoscritti al divenire sono estranei a un processo definito, diretto da leggi che reggono un senso univoco. Se la storia avesse un senso, l’Incarnazione sarebbe di troppo.20

E ciò precisamente perché da questo presupposto (l’Incarnazione) viene condizionata la visione del processo storico a partire dalla negazione di una linea definibile che lo tenga unito. Infatti, l’assunzione di un tale presupposto esime o rende inagibili le condizioni di un processo legato a fattori come quelli decantati da qualunque teoria che fa del divenire storico una fonte di razionalità e coerenza, perché, se fosse così, il presupposto menzionato non avrebbe motivo di essere necessario. Completamente isolato quindi dalla promulgazione di leggi che imperano sulla storia, il pensiero gomezdaviliano osserva lo sviluppo dalla sua stessa manifestazione empirica e non da una concettualizzazione coerente di quello che può essere assimilato come storicità e ancor meno da uno storicismo. Nessuna sostanzialità si muove al di sotto del terreno storico; questo è il verdetto a cui giungono le direttrici rivelate dagli escolios che si riferiscono a 22

quest’ambito. La storicità non è evoluzione né dialettica né progresso. Né germe che cresce e neppure approssimazione a una meta. La storicità non è definibile. Solo esemplificabile.21

Non è definibile perché nessuna coesione o carattere sostanziale permea il suo movimento; solamente esemplificabile perché nello svolgimento storico dà conto della molteplicità di fenomeni, fatti o avvenimenti che si possono mostrare ma non capire da un punto di vista interpretativo universalista e onnicomprensivo. Che questa visione della storia sia pienamente radicata nella natura tragica, nel carattere inintelligibile del movimento in cui l’uomo si districa, è qualcosa che può essere chiarificato nel dimensionare l’inopportunità specifica di precisare le cause che spieghino la comparsa dei fatti accaduti e meno ancora dei fatti di là da venire. Gómez Dávila offre così un minuzioso discernimento riguardo alle possibilità di un’ermeneutica storica, posto che ciò implica il rendere manifesta l’inopportunità di ubicare le cause di qualsiasi evento. In altre parole, Gómez Dávila mette in discussione la possibilità di una genealogia costitutivamente assertiva. Se siamo esclusi dalla possibilità di stabilire una logica, una ragione, un ordine, un progresso, una linearità definita, allora ad essere scossi sono i modelli della storiografia stessa. Da un’interpretazione come questa deriva quindi la possibilità di stabilire un principio storiografico che questioni la ricerca di una chiarificazione delle cause che in questo caso sono assimilati come precetti metafisici. La storia alla fine si emancipa, come le scienze, quando rinuncia a cercare le “cause”. La ricerca del “perché”, in storia come in fisica, nasconde metafisiche vergognose.22

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Questo escolio mette in discussione la ricerca genealogicodeterminista e contraddice qualsiasi considerazione esegetica chiarificatrice. Non perché essa sia data da una determinata posizione - che ovviamente è condizionata e parziale - la negazione si sostiene nell’impossibilità di fare chiarezza in ciò che è di per sé un movimento emancipato di sostanzialità e razionalità. Fare chiarezza su quel movimento, fornirgli un orientamento soggetto a leggi, a condizioni razionali, vorrebbe dire allora assumere uno storicismo che per l’autore impedisce l’avvicinamento alla storicità, cioè alle condizioni in cui nel divenire si sviluppano gli avvenimenti senz’altra regola che quella della propria appartenenza alla temporalità, senza essere assoggettati a una regolazione prestabilita comunque derivata da una comprensione metafisica della storia. Con lucidità lo esprime Gómez Dávila precisando che: Lo “storismo” è Hegel digerito. Lo storicismo è Hegel indigesto.·23

Il primo: le differenti configurazioni o fenomeni storici dati in un processo nel quale tutti siamo coinvolti e di cui bisogna prendere coscienza in quanto il tempo è la possibilità di configurazione per la comprensione di un sapere, sempre dipendente dal suo ambiente e dalla sua epoca. Il secondo: la pretesa di trovare un senso in questi fenomeni, un senso che li determina e li regola; una teleologia di netto stampo razionalista e metafisico. Schierandosi a favore del primo, Gómez Dávila esime la storia dalla necessarietà, dall’assoggettamento metafisico a un programma, dall’inesorabile e - naturalmente contraddittoria astoricità del divenire. Al contrario l’autore instilla di condizione storica la nostra realtà, versando sulla storia la sua inevitabile costituizione temporale. I temi qui esposti non possono esaurire un autore così 24

ampio. Essi sono delle rotte che si incrociano con altre, sovrapponendosi, muovendosi parallelamente a versanti più o meno relativi, convergendo o divergendo. Gómez Dávila dichiarò non di aver scritto un libro lineare, bensì concentrico. E il centro? Ne possiede uno? Non sarebbe prudente precisare quale sia. Trovarlo, nonostante l’impeto che può indurre a farlo, implicherebbe una riduzione. Meglio non trovarlo, e addentrarsi, fluire, pensare, meditare, sentirsi in certi casi stupefatti, ridere (e non poco), abitare la ricchezza di uno scoliaste il cui testo fortunatamente fluttuerà tra l’enigma implicito e lo sforzo di dargli un senso. Che sia quindi il lettore a darlo. * Alfredo Abad è professore titolare alla Escuela de Filosofia dell’Università Tecnologica di Pereira (Colombia). Ha ottenuto il dottorato in filosofia all’Università di Antioquia ed è direttore del gruppo di ricerca Filosofia e scetticismo. Ha pubblicato i libri Filosofia y literatura, encrucijadas actuates (2007), Pensar lo implicito en torno a Gómez Dávila (2008), Cioran en perspectivas con Liliana Herrera (2010) Entre Fragmentos. Interpretaciones gomezdavilianas (Comp.) (2017). 1/ Ad eccezione di alcuni frammenti che aveva pubblicato previamente sulla rivista Mito nel 1955. Lì apparvero certi paragrafi di Textos I e anche alcuni Escolios ancora sotto il nome di Notas, che in certi casi modificherà stilisticamente, come è confrontabile nella versione definitiva del 1977. 2/ Infra, p. 50. 3/ Di questi Escolios battuti a macchina sono conservati quelli dati da Gómez Dávila a Ernesto Volkening. L’importanza di tale versione, oltre alla possibilità di un paragone stilistico, è dovuta al dialogo a cui diedero origine per via dei commenti alquanto rilevanti, peraltro - che di essi avrebbe realizzato lo stesso Volkening. Questi commenti (redatti a mano in quaderni da scuola), così come i dattiloscritti, si trovano nella biblioteca Luis Àngel Arango di Bogota. 4/ Infra, p. 255. 5/ Infra, p. 124. 6/ Infra, p. 139. 7/ Infra, p. 184. 8/ Infra, p. 157. 9/ Infra, p. 72.

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10/ Infra, p. 80. 11/ Sull’idea di una religione democratica si veda J. M. Serrano Ruiz-Calderón, Democratici y nihilismo. Vida y obra de Nicolas Gómez Dávila, Eunusa, 2015, pp. 205 e seguenti; M. Rabier, Philosophie, Gnose et modernité. Nicolas Gómez Dávila lecteur d’Eric Voegelin, Thèse doctoral Université Paris-Est 2016. Certamente il testo fondamentale su questo tema è il sesto saggio contenuto in Textos I, in cui Gómez Dávila definisce e fonda l’idea della democrazia come religione antropoteista. 12/ Infra, p. 158. 13/ Infra, p. 180. 14/ Infra, p. 94. 15/ Infra, p. 154. 16/ Infra, p. 42. 17/ Infra, p. 95. 18/ Infra, p. 193. 19/ Infra, p. 126. 20/ Infra, p. Idem. 21/ Infra, p. 152. 22/ Infra, p. 114. 23/ Infra, p. 276.

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ESCOLIOS A UN TEXTO IMPLICITO II

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La nostra attenzione per le lettere contemporanee decresce con gli anni non perché i sensi si ottundano, bensì perché abbiamo visto varie letterature contemporanee succedersi le une alle altre lasciando meramente una manciata di risultati problematici in mezzo ad una colossale accozzaglia di spazzatura. L’obiettività dello storico non consiste nell’astenersi dal dare giudizi di valore, ma nell’emettere sentenze azzeccate. L’opera d’arte non è un artefatto preparato al fine di esercitare la nostra facoltà di analisi, ma uno strumento che ci incita a proferire giudizi di valore. Ammettere che ogni epoca scriva una diversa storia del passato non significa confessare che tutte le interpretazioni si equivalgono. Certe epoche hanno la vocazione della storia mentre altre sono carenti di talento storiografico. Ogni visione della storia è specifica di un’epoca, però il genio storiografico di alcuni periodi trasmette alla visione propria un valore storiografico atemporale, analogo all’atemporalità del valore estetico. La goffaggine storiografica di altri periodi, invece, azzarda interpretazioni che documentano semplicemente l’epoca che le produce. 28

Se un vuoto fìsico non lo convince della scomparsa di una cosa, l’uomo si ostina a vederla presente fintantoché ne persista lo spettro. Nel mondo contemporaneo le cose si ergono ancora nella loro apparenza intatta, ma il secolo risucchia implacabilmente la loro linfa. La spessa polpa delle cose, istante per istante, si corrompe, imputridisce, si dissipa. L’uomo si insedia ciecamente nella solidità terrestre del proprio destino, quando la sostanza del mondo fluisce oggi verso il nulla attraverso una segreta ferita. Solo un talento evidente fa sì che al reazionario gli si perdonino le sue idee, mentre le idee dell’individuo di sinistra fanno sì che gli si perdoni la sua mancanza di talento. Quando ignoriamo che ogni cosa porta con sé il criterio che la condanna o la assolve stiamo mutilando obblighi e piaceri. Nominalismo e realismo non sono correnti filosofiche parallele o successive, bensì periodi storici. In certe epoche la realtà si polverizza in individui. In altri tempi gli universali sono i protagonisti della storia. L’anima non fiorisce se non nella tappa biologica che corrisponde all’età con cui nasce. Coloro che nascono per essere giovani quando invecchiano diventano grotteschi. Coloro che nascono per essere vecchi sono grotteschi durante la loro aspra giovinezza. Chi semplicemente si rassegna alla propria sorte si sente frustrato da un destino privo di senso. Chi umilmente la 29

accetta sa soltanto che non comprende il significato della decisione divina che lo riguarda. L’unico scrittore del XVIII secolo risuscitato dall’ammirazione dei nostri contemporanei è stato Sade. Visitatori che di un palazzo non ammirano altro che le latrine. Così come alcuni definiscono “parlare con franchezza” il vomitare il proprio fiele e la propria bava, allo stesso modo altri battezzano “stabilire relazioni sociali autentiche” il proprio affanno nello sprofondare nel sangue e nella merda. La letteratura contemporanea sembra un baccano di eunuchi in calore. Esistono oggi due tipi di luoghi comuni consunti e triti: quelli che ne rimangono indifferenti e quelli che infuriati negano di esserlo. Le opinioni del piccolo-borghese costituiscono il primo tipo. Quelle dell’intellettuale di sinistra il secondo tipo. Risulta più facile, nel nostro tempo, trovare comportamenti cristiani che anime cristiane. Avendo relegato il suo cristianesimo verso la zona periferica della persona, il cristiano attuale gli sottopone parzialmente ancora la propria condotta, ma non subordina ad esso i suoi atteggiamenti radicali. Scarseggiano ormai quegli esseri indelebilmente cristiani nei quali occhi intorbiditi dall’orgoglio, dalla lussuria o dalla bestemmia la nostra vista indovina uno sguardo segretamente fraterno. 30

Quando il cattolico si difende meglio contro i vizi che contro l’eresia, è già poco il cristianesimo che gli rimane in testa. Nelle Geisteswissenschaften1 le matematiche “servent a cacher les défauts de l’esprit”.2 La storia intellettuale della Germania ci insegna che lo spirito soffia preferentemente sulle anime che conquistano la propria grandezza rinchiudendosi in grigiastre abitudini. Chi impara a dire “Sì, però…” oppure “No, però…” oltrepassa le porte della storia. Il progressista dimentica che il peccato frustra qualunque ideale di cui sente la mancanza; il conservatore dimentica che esso corrompe qualunque realtà che difende. La deduzione filosofica è l’arte di trasformare un’osservazione esatta, ma limitata, in un sistema comprensivo, ma falso. Visitare un museo o leggere un classico sono per le moltitudini contemporanee semplici comportamenti etici. Col passare degli anni scopriamo spesso che le soluzioni deliberate risultano più intollerabili degli stessi problemi. La critica “sterile” a volte ottiene quelle conversioni dell’anima che modificano sostanzialmente i problemi. 31

La critica “costruttiva” moltiplica solo le catastrofi. La crocifissione, secondo il cristiano di oggi, fu un deplorevole errore giudiziario. La facoltà di percepire la misteriosa necessità dell’atroce è morta con la scena greca e gli altari cristiani. Se le superstizioni scomparissero, la teologia liquiderebbe rapidamente la religione. Per alleggerire la nave cristiana che scuffia in acque moderne, la teologia liberale si è sbarazzata ieri della divinità di Cristo e la teologia radicale si sbarazza oggi dell’esistenza di Dio. L’intellettuale di sinistra non attacca con audacia ed arroganza se non le idee che crede morte. Evidentemente in molti casi inventiamo le nostre idee, però non siamo i primi né gli unici ad inventarle. Una rivoluzione è legittima soltanto quando il rivoluzionario sente nelle proprie ossa che la società contro cui si alza è il legittimo reo di ribellione. Per contenere l’avidità il democratico pensa solo ad abolire i beni agognati. Lo storico completo sarebbe colui che analizza con malevolenza narrando con simpatia. 32

Chiunque ha diritto di essere stupido, ma non di esigere che si venerino le sue sciocchezze. L’intelligenza letteraria, e non l’intelligenza filosofica o l’intelligenza scientifica, è la fase zenitale dell’intelligenza. L’intelligenza non invecchia, però ha un’epoca. Quando impara che le prove dell’esistenza di Dio non sono valide lo scemo crede automaticamente che le prove dell’esistenza del mondo lo siano. La “storia scientifica” diffida della verità personale delle Memorie per confidare nella menzogna impersonale degli Archivi. L’utilità pedagogica delle pratiche superstiziose è dovuta all’assenza di nesso intelligibile fra i mezzi che impiegano e i fini che ricercano. Solo la superstizione insegna alla moltitudine che non esiste una tecnica razionale delle cose importanti. La colpevolezza del mondo moderno è maggiore per aver raso al suolo le chaumières3 che per aver incendiato gli chateaux.4 Ciò che si estingue lungo il XIX secolo è la dignità degli umili. Per persuadere dobbiamo esprimere argomenti sottili in formule prive di sottigliezza. 33

Nello scienziato si riuniscono preoccupazioni da uomo intelligente I con la pazienza di un imbecille. Il mio secolo prediletto è il XIX perché ci ha insegnato a vedere gli altri secoli. Ma la civiltà è ciò che muore con il XVIII. Il viavai moderno non impedisce di credere in Dio, ma rende impossibile sentirlo. L’umanità è congenitamente restia a qualsiasi proposito nobile. Per produrre qualcosa di insigne è necessario che la storia la assilli e la metta alle strette. Non possiamo sperare che la civiltà rinasca fintantoché l’uomo non tornerà a sentirsi umiliato nel consacrarsi a compiti economici. La provvidenza concede solo a pochi uomini il diritto di essere autentici. Tanto l’estetica quanto l’etica chiedono a gran voce che gli altri si affrettino a falsificarsi. L’individuo non nasce per “scoprire” ed “esprimere” la gamma embrionale della sua anima. Bensì per infeudare la sua persona al padrone più nobile che incontra. L’intelligenza si irrobustisce con i luoghi comuni eterni e si debilita con quelli del proprio tempo e del proprio luogo. 34

È facile simpatizzare con qualsiasi uomo finché non esprime opinioni. Fintantoché non ci attribuiremo alcun merito, potremo inorgoglirci di ciò che siamo. Esistono anime che l’assoluzione non purifica, bensì che insudiciano le assoluzioni. A nulla giova al mediocre emigrare laddove dimorano i grandi. Tutti ci portiamo addosso la nostra mediocrità. L’eleganza di qualunque uniforme dipende dal portamento di colui che la indossa. Elogiare la giovinezza significa dimenticare la nostra passata stupidaggine. L’astrazione è lo strumento del potere dell’uomo e il padrone del suo tedio. I fatti hanno bisogno dello storico per diventare interessanti. Finché l’immaginazione non lo affina ogni avvenimento è banale. Chiamiamo storia della letteratura l’enumerazione delle opere che sono evase dalla storia. La storia è il campo in cui il numero inganna. La precisione aritmetica è qui una forma insidiosa di anacronismo. Chi pensa di raggiungere una veracità maggiore 35

stabilendo cifre esatte, e pertanto comparabili tra di esse, scambia inutilmente ciò che esiste esclusivamente come dissomiglianza concreta per una similitudine astratta. Il numero storico è invariabilmente qualitativo. Etichettando come “Giustizia” il fagotto chiuso è stato facile introdurre da secoli qualsiasi contrabbando. Ci sono evidenze che scompaiono assieme a coloro che meritavano di percepirle. La storia è obiettiva finché si limita a ricostruire la coscienza che un determinato passato ebbe di se stesso. Lo storico che al contrario indaga “cause”, “strutture” e “leggi” si rinchiude nella propria soggettività. L’ambizione di trascendere le presentazioni empiriche della coscienza altrui trasforma la storia in una mera proiezione dello storico. Al di là della coscienza dei soggetti storici, lo storico non scopre altro che la propria coscienza. La storia è la serie di universi presenti alla coscienza di soggetti successivi. Storia è ciò che ricostruisce un’immaginazione capace di pensare coscienze altrui. Il resto è politica. Né le dottrine sociali nascono dalle circostanze né le ipotesi scientifiche dai fatti. 36

Entrambe le affermazioni sono aspetti di un’epistemologia scaduta. Quandanche nessuno ignori che non esiste opinione stupida che non faccia martiri e non moltiplichi le vittime, il numero degli adepti di una dottrina inquieta l’ingenuo. Come se il fatto psicologico della stupidità fosse il criterio logico della verità. Il successo di un libro non prova nulla a favore o contro di esso. Ma quando intuiamo la sua mediocrità, il successo conferma automaticamente i nostri sospetti. Vivere fra anime basse esaspera la passione del nostro appetito di grandezza. Per “perseverare nel suo essere” l’individuo può fare concessioni, però l’idea che le faccia si trasforma in un’idea diversa. Se la Chiesa è meramente un raggruppamento di individui interessati a difendere la propria esistenza collettiva, le concessioni abili le sono lecite. Ma se è il veicolo della fede e del corpo di Cristo qualunque “aggiornamento”5 la perverte. La distanza fra giovani e vecchi è oggi uguale a sempre. Oggigiorno si parla di “abisso” tra le generazioni perché l’adulto attuale si rifiuta di invecchiare, e il giovane con la dovuta mancanza di rispetto gli assicura che è invecchiato. È toccato a questo secolo il privilegio di inventare il pedantismo dell’oscenità. 37

Nella misura in cui aumentano le acque di questo secolo, i sentimenti delicati e nobili, i gusti voluttuosi e fini, le idee discrete e profonde si rifugiano in poche anime elette, come i sopravvissuti del diluvio sulle cime di picchi silenziosi. Ciò che meno posso perdonare a questo secolo è il fatto che mi infastidisca con una nausea tale da farmi dimenticare che la sua abiezione non macchia l’intatta primavera. La sapienza di questo secolo si riduce ad osservare il mondo con lo sguardo amaro e sporco di un adolescente depravato. Il corpo, nel XX secolo, non imprigiona semplicemente l’anima, ma la mutila. Come sopportare questo mondo moderno se non udissimo già un lontano rantolo di agonia? Quello che l’immaginazione inventa non è meno reale di quello che impressiona i sensi. Solo che è più fragile. L’appetito dell’uomo si esacerba perché non sempre ha avuto fame. Nulla di più rischioso che figurarci di sapere in quale momento della storia ci troviamo. Chi presume di saperlo si attribuisce, con dogmatica insolenza, la missione di imporre agli uomini il compimento 38

del proprio destino. Lo storicismo necessitarlo corona la propria petulanza con crimini inutili. La storia è carente di struttura. L’uomo ha solo l’obbligazione di osservare certe norme, qualunque sia il momento problematico della storia in cui si trova. Ogni uomo conosce il proprio dovere. Nessuno conosce il presunto compito del proprio tempo. Finché la Aufklärung non morirà - soltanto adesso si espande su tutta la terra e si infiltra fino agli ultimi strati sociali - la più moderna posizione dello spirito continuerà ad essere il pensiero tedesco fra il 1770 e il 1830. Spendiamo una vita per comprendere ciò che un estraneo comprende con un’occhiata: che siamo altrettanto insignificanti di chiunque altro. Lo storico si distingue dal giornalista che lo emula perché rimarca le differenze, mentre quest’ultimo fa lo stesso con le somiglianze tra le epoche. Il determinista si spazientisce con i suoi avversari come se questi avessero ragione nel dirsi liberi. I deterministi sono persone molto irritabili. A forza di adattarsi alla “mentalità moderna” il cristianesimo è diventato una dottrina non difficile da osservare, ma che neppure è interessante farlo. Chi tenta di evadere dalla propria razza pretende di saltar fuori dalla propria ombra. 39

Però, dato che l’autentica indole di una razza è sempre un mistero, il suo spirito non serve come norma cosciente per i nostri atti. L’individuo è fedele al suo sangue quando è leale alla sua più intima vocazione. Può essere ottimista solo l’intelligenza che fiuta nella civiltà moderna un fievole tanfo. Le rivoluzioni latino-americane non hanno mai preteso altro che consegnare il potere a qualche Directoire. Il cristianesimo di una società è direttamente proporzionale al numero di abbazie che essa fonda. Nulla irrita tanto gli stupidi come il cristianesimo. Soprattutto i cristiani stupidi. Il cristianesimo non è dottrina per la classe media. Neanche per la classe media economica. E neppure per la classe media intellettuale. È carente, quindi, di avvenire. Diffidenti dell’instaurazione di strutture feudali in America, i Re Cattolici, tanto gli Asburgo quanto i Borbone, fecero abortire qualsiasi embrione di feudalesimo, ottenendo così che solo tre fattori tessessero la storia di questo continente: la pusillanimità del burocrate, la cupidigia del bottegaio e l’anarchia del meticcio. Ad Omero, poeta dell’aristocrazia ionica, e a Dante, poeta 40

dell’ordo medioevale, bisogna aggiungere Shakespeare, “poeta del feudalesimo” (secondo Morley). La reazione non è sprovvista di poeti. Molti credono che il diavolo sia morto, quando semplicemente gira oggi mascherato da uomo. La letteratura risusciterà quando si rinunci a “cambiare il mondo”. Il castigo dell’idealista consiste nel trionfo della sua causa. Oggi i testi più ermetici, più sperimentali, più gratuiti, così come gli atteggiamenti religiosi più mistici o più ascetici, implicano l’ambizione di “collaborare” e “servire”. La gloria letteraria, o celeste, è un premio attualmente riservato al servilismo sociale. Molti si arrogano una serenità da savio per il fatto di avere una stolidità da bestia. Coloro la cui gratitudine per il beneficio ricevuto si converte in devozione alla persona che lo concede invece di degenerare nell’odio abituale che ogni benefattore desta, sono aristocratici. Quandanche siano vestiti di stracci. Benedetta sia la Storia, che ci ha resi indipendenti dalla Ragione. Gli scritti sarebbero più brevi se i loro autori ne 41

presumessero di meno l’importanza. Il fervore del culto che il democratico rende all’umanità è comparabile solo alla freddezza con cui manca di rispetto all’individuo. Il reazionario sdegna l’uomo, senza disprezzare nessun individuo. Il vero crimine del colonialismo è stato la conversione dei grandi popoli asiatici in periferie dell’Occidente. Ogni civiltà è la somma dei propositi che non l’avevano come fine. Essere prodotto di un proposito è ciò che distingue l’esperanto dal greco. Quanto c’è di personale nell’artista non è la persona, bensì la sua visione del mondo. L’ideologia propria a ciascuna condizione sociale non è una semplice arguzia bellica. Da ciascuna condizione si scruta un distinto aspetto del mondo. Dio tentò di vivere nell’universo newtoniano come spettro esangue accantonato in un cielo remoto. Dove morì di tedio. Per risuscitarlo è stato necessario salmodiare invocazioni equivoche: Ich, Geist,7 ecc. La teologia impotente deve ringraziare l’idealismo tedesco per l’apertura della fossa. 42

Quello che possiamo fare non dipende da noi, ma da noi dipende quello che faremo. La libertà spiega soltanto il fallimento. Il gesto aristocratico è quello non generato da alcuna necessità e che suscita un autentico valore. Il pretendente al trono celeste non è oggi un arcangelo caduto, bensì un mistico sciame umano. La teologia del corpo mistico incuba la massima eresia moderna. L’ipocrisia non è la meno efficace propedeutica della virtù. Tanto il soggettivismo quanto il materialismo sono ideologie della paura metafisica. L’intelligenza è una razza alla quale non tutte le intelligenze appartengono. Essere civilizzati vuol dire poter criticare quello in cui crediamo senza smettere di credervi. Il campo della filosofia si suddivide in una zona aristotelica e in una zona kantiana. Gli aborigeni di una delle due zone paiono sempre assurdi, e solitamente inintelligibili, agli aborigeni dell’altra zona. Siccome la filosofia è una terra colonizzata da aristotelici e kantiani, un Kierkegaard o un Nietzsche, più che 43

sovrani costituzionali dei loro regni, sembrano usurpatori imperiali. Si può detestare impunemente un grande uomo, sempre che non si ammiri un mediocre. Le famiglie sogliono essere cellule purulente di stupidità e sventura, perché una necessità ironica esige che il governo di strutture così elementari richieda tanta intelligenza, astuzia e diplomazia quanta ne richiede uno Stato. Le imprese politiche meglio organizzate, così come le misure economiche più sapienti, sono solo dei casi in cui si azzecca per fortuna. Lo statista insuperbito dal suo successo pretende di aver comprato consapevolmente il biglietto vincente. Le opere di Sade sono le appendici clandestine dell’ Encyclopédie. Le rivendicazioni libertarie del cittadino moderno si limitano a reclamare il diritto di copulare senza intoppi entro l’ergastolo in cui è rinchiuso. Non vi è nulla di così preciso come una colica repentina per evacuare la retorica di colui che perora pateticamente la “dignità dell’uomo”. Non è nella vita, bensì nella cultura dove ci scontriamo con i più profondi problemi umani. La tradizione didascalica elaborata dai secoli civilizzati dell’Occidente, nella palestra greca o nei chiostri benedettini, 44

insegna che l’educazione superiore non ha il fine di procurare artigiani scientifici alle faccende sociali né di contribuire alla coltivazione dell’originalità, bensì quello di sostituire gli appetiti naturali e vili con degli appetiti artificiali e nobili. Quando qualche catastrofe distrugge il quadro delle coordinate culturali entro cui una tradizione secolare dà significato ai problemi, apriamo sul mondo gli occhi spaventati e stupidi dell’animale torturato dai pazzi di un ricovero. Qualunque sia la loro forza di percussione e di impatto, gli avvenimenti contemporanei mancano di contorni, di rilievi, di spigoli, mentre l’immaginazione non inventa, al fine di vederli, un lessico di significati pertinenti. Quando gli artisti scarseggiano la percezione si ottunde. La tragedia del marxista sconfitto degenera in patetica calamità perché il marxismo ignora la categoria del tragico. Che a fucilarlo siano i correligionari oppure i nemici, il marxista muore stupefatto. Così come la filosofia della scienza consiste solo in una riflessione sul lavoro dello scienziato, allo stesso modo la filosofia della storia può solo consistere in una riflessione sul lavoro dello storico. Gli angeli melomani della mitologia cristiana saranno rimpiazzati, nel paradiso progressista, con professori di ginnastica. Chi guarda senza ammirare od odiare, non ha visto. 45

Passando da una lingua all’altra di una stessa epoca, in una troviamo rigogliose e intatte possibilità di espressione letteraria che in un’altra sono esaurite. La contemporaneità letteraria è interna a ciascun campo linguistico. Finché il clero non avrà terminato di apostatare sarà difficile convertirsi. Lo storico ovviamente non studia il passato, bensì dei dati presenti con i quali lo immagina. Chiamiamo storico l’uomo capace di trovare impronte negli oggetti. Lo storico non si insedia nel passato col proposito di capire meglio il presente. Ciò che siamo stati non gli interessa al fine di indagare quello che siamo. Ciò che siamo gli interessa per ricercare che cosa siamo stati. Il passato non è la meta apparente dello storico, bensì la sua meta reale. Congiuntamente all’individualità ontologica, l’individualità assiologica è l’oggetto della storiografia. Il problema più difficile della storia è quello dell’individualità del valore: il problema della validità concreta. La crescente disintegrazione della persona si misura comparando l’espressione “avventura amorosa”, che era in uso nel XVIII secolo, con l’espressione “esperienza sessuale” 46

che adopera il XX. Niente di più insipido delle verità che maturano nella zona temperata dello spirito. Con chi ignora determinati libri non c’è discussione possibile. “Essere ciò che siamo” è l’obbligazione presunta con cui pretendiamo di eludere le nostre obbligazioni genuine. Il nostro dovere non è l’autenticità ontologica dell’animale, bensì l’autenticità assiologica. Il libro autentico è intelligibile solamente al lettore che torna ad esso trasformato dall’esperienza stessa della sua lettura. Il greco reputa che si trovino in situazione tragica solo certi individui, o certe famiglie, fatti insorgere esclusivamente da un atto iniziale di superbia. Il cristianesimo insegna, invece, che la condizione umana è una situazione tragica universalmente ed in sé. Il cristianesimo è un’interpretazione della condizione dell’uomo attraverso le categorie della tragedia greca. Tutti coloro che hanno sensibilità e un po’ di gusto cercano di persuadere del fatto che il mondo moderno non si origina in ciò che ammira. Un mostro che ogni presunto progenitore rifiuta. Non si parli mai di paganesimo riguardo all’era moderna. 47

Credere nella sovranità dell’uomo è il tratto caratteristico del moderno, mentre il pagano si è sentito schiavo di mille sovranità divine. Neppure l’orgoglio stoico si proclamò padrone del destino. Paganesimo e cristianesimo fraternizzano nella coscienza comune di una serva condizione umana. Siccome l’architetto moderno confida nelle possibilità infinite del progresso tecnico, l’edificio che costruisce porta implicita nel suo midollo architettonico la convinzione della sua pronta caducità. L’architetto di ieri, al contrario, non sentiva che la sua abilità tecnica fosse uno stadio transitorio, bensì maestria insostituibile. L’architetto attuale non impartisce serenità e grandezza alle sue immense costruzioni, mentre palazzi e templi metricamente modesti dispiegano una vastità solenne e maestosa davanti allo spettatore attonito. La filosofia non si propone di dipingere nuovi oggetti, ma di dare il loro colore vero agli oggetti conosciuti. Noi reazionari contempliamo i passi falsi della sinistra con la stessa fruizione malevola con cui gli anticlericali di provincia contemplano gli scivoloni del prete. Non esiste individuo che nel misurare inavvertitamente se stesso fi non si scopra inferiore a tanti, superiore a pochi ed uguale a nessuno. Per schiavizzare l’individuo non c’è miglior pretesto della “dignità dell’uomo”. 48

La vita religiosa comincia quando scopriamo che Dio non è un postulato dell’etica, ma l’unica avventura in cui vale la pena di arrischiarsi. Dio è la ragione del sapore nella cosa che smette di essere insipida. La letteratura rifornisce di olio la lampada che il nostro stolto vivere trascura. Si definisce socialista l’economia che monta laboriosamente i meccanismi spontanei del capitalismo. Quello che ci fa esultare nelle rivolte di questo secolo non è il trionfo del nuovo ribelle bisognoso, bensì la sconfitta dell’antico ribelle insediato. La barzelletta è tanto legittima quanto l’arte, però non è lecito confonderle chiamando arte d’avanguardia un insieme di barzellette simpatiche ed ingegnose. Ciò che oggi si scrive, si dipinge, si edifica appartiene alla categoria del faceto, perché l’interesse che l’opera d’arte suscita cresce ad ogni nuovo contatto, mentre la curiosità destata dallo scherzo, ad ogni nuovo contatto, decresce. Non dobbiamo questionare l’ingegno dei nostri “artisti”, bensì le loro pretese. L’ostilità nella quale si imbatte inizialmente un’idea le risulta meno funesta dell’entusiasmo che successivamente risveglia. Ogni verità imputridisce nella bava dello scemo. 49

Chi rispetta le proprie idee deve pregare per la loro sconfitta. Con l’obiettivo di impedire pericolose concentrazioni di potere economico nelle mani di poche società anonime, il socialismo propone che la totalità del potere economico si affidi ad una società anonima isolata che si chiama Stato. Da due secoli la democrazia dapprima esilia il reazionario e poi lo condanna per essere emigrato. L’avversario dei princìpi moderni non ha alleati più leali che le conseguenze di quegli stessi princìpi. Il reazionario sbaglia a supporre che il democratico rifiuti le sue ragioni condividendo però le sue ripugnanze. Il mondo moderno è un porcile nella cui melma l’uomo attuale sguazza rallegrato. Sarebbe più facile risolvere i problemi moderni se, per esempio, si potesse sostenere utopicamente che solo l’avidità mercantile del fabbricante moltiplichi gli articoli plastici, e non l’ammirazione idiota dei presunti compratori. L’uomo moderno non estromette Dio per assumere la responsabilità del mondo. Bensì per non dover assumerla. Cercare Dio nella storia è tanto puerile quanto credere che lì non ci sia. 50

Siccome il Dio cristiano non è una ragione astratta ma una volontà personale, il cristiano non attribuisce alla storia una struttura logica, bensì provvidenziale. Una “filosofia cristiana della storia” non può essere sistema speculativo, ma intellezione e giudizio del fatto storico concreto da parte di un’intelligenza cristiana. La corporazione dei filosofi professionisti soffre di inanizione filosofica se di tanto in tanto non ingurgita qualche appassionato: Socrate, Cartesio, Hume, Kierkegaard, Nietzsche. Il pensiero moderno sorge sulle macerie della nozione scolastica di ordo. La scolastica stessa causò il disastro, applicando una nozione originaria del cielo platonico al mondo sublunare dell’aristotelismo. La nozione fallisce in un universo che la nozione antagonista di disordine spiega meglio. Era sufficiente, tuttavia, il dogma del peccato originale affinché il pensiero cristiano cercasse solo l’ordine dietro le cose, così come cerchiamo le strutture logiche dietro la materia empirica della psicologia. Ordo è ciò che traspare dal mondo senza però far parte di esso, come le norme, le strutture, i valori. In questo imborghesimento universale sento meno la mancanza della defunta aristocrazia che del popolo scomparso. La religione, sotto l’influsso del clero progressista, invece di essere l’oppio del popolo è il suo veleno. 51

Le teorie scientifiche non diventano forze storiche se non quando agiscono come ideologie di movimenti religiosi. L’umanità maschera i propri appetiti religiosi con un costume di avidità terrestre. La scienza si degrada facilmente in mitologia da scemi. La storia è più un conflitto tra mitologie che tra cupidigie. L’originalità deliberata è il profilo di quello che gli altri pensano. Coloro che professano che ciò che è nobile è vile finiscono per predicare che ciò che è vile è nobile. L’intelligenza non consiste nel maneggiare idee intelligenti, bensì nel maneggiare intelligentemente qualsiasi idea. L’inezia e la scempiaggine della tiritera episcopale e pontificia ci turberebbero se noi cristiani vecchi non avessimo appreso, fortunatamente da piccoli, a dormire durante il sermone. Quando udiamo gli accordi finali di un inno nazionale sappiamo con certezza che qualcuno ha appena detto delle sciocchezze. Chiamiamo oggi anti-anticonformismo l’atteggiamento di chi condivide coraggiosamente opinioni maggioritarie 52

compiendo diligentemente le proprie funzioni fisiologiche. L’anticonformista, nel defecare, crede di essere sopra una barricata. Dio è il termine con cui notifichiamo all’universo il fatto di non essere il tutto. Il vero Dio respira più autenticamente nella plebe divina degli Indigitamenta che in quello spettro della teologia moderna, che altro non è se non il profilo delle colline etiche che si stagliano su un orizzonte deserto. Le “culture” non sono reciprocamente incomprensibili le une alle altre come universi incomunicanti. Non sono neppure mutuamente trasparenti come se consistessero di proposizioni logiche. Sono diafane ed opache al contempo, come lo sono gli individui tra di essi. Il tecnico si crede un essere superiore perché sa ciò che per definizione chiunque può imparare. I vecchi libri di scienze naturali interessano solo allo storico della scienza. Nelle scienze umane, l’intelligenza non compie la propria funzione se non assumendo per suo conto e a suo rischio in ogni momento l’intero passato di quelle scienze. L’uomo è inorgoglito dalle proprie opere perché dimentica che se ciò che fa è suo, suo non è l’avere la capacità di farlo. 53

La prosa si corrompe quando si propone di essere convincente invece di essere semplicemente intelligibile. Dobbiamo dire senza storture quello che pensiamo, ma lasciare che il lettore si convinca da solo. Il dialogo perverte i propri partecipanti. O si impuntano per ostinazione o concedono per apatia. È durato più di un millennio il periodo della storia europea durante il quale la salvezza sociale è stata possibile. Ed ottenuta varie volte. Ma in tempi democratici, o cesarei, possiamo soltanto salvare l’anima. E nemmeno sempre. L’uomo d’azione confonde ed inganna l’intellettuale che lo interpreta precisamente perché non ha mai tempo per essere sottile. Indignato verso il borghese che “placa la sua coscienza” dando un’elemosina dal proprio peculio, il cattolico di sinistra si propone di farlo distribuendo abnegatamente il peculio altrui. La scienza politica continuerà ad essere ridotta a un incoerente catalogo di incidenti storici fintantoché non esisterà un’assiologia che le fissi dei fini e una biologia politica che le somministri dei mezzi. Il poeta, rinunciando al metro, consegna la poesia all’intellettualismo. 54

Per risolversi ad intraprendere qualsiasi cosa, l’uomo intelligente oggi ha bisogno di una noia insondabile. Ogni retta porta dritto all’inferno. Le vie non affascinano l’immaginazione se non quando serpeggiano fra muri ciechi. Le rivoluzioni non sono figlie di poveri invidiosi o famelici, bensì di ricchi pusillanimi o ambiziosi. È sufficiente guardare chi è ad insultarci per saperci vendicati. La società moderna serba il peculiare proposito di cambiare sistematicamente le autorità sociali a favore di autorità politiche. Vale a dire: le istanze civilizzatrici a favore di cariche amministrative. La propaganda, tanto in Russia quanto in Cina, seleziona così intenzionalmente gli argomenti grossolani e le falsificazioni ovvie che è necessario attribuire il trionfo del comunismo al disprezzo con cui tratta l’intelligenza delle moltitudini. Ciò che lo psicologo attuale rifiuta enfaticamente è più la parola “istinto” che la nozione di istinto. Giacché spiegare significa identificare, la conoscenza non è 55

esplicativa dove l’individualità è il suo oggetto. La giustizia immanente postula che solo un rivoluzionario possa fucilarne un altro. L’efficacia come oggetto, la tecnica come meta, i mezzi come fini. Il socialismo di questo secolo non ha ereditato dalla società borghese che seppellisce se non le deformità denunciate dal socialismo del secolo scorso. Non è facile discernere se il giornalismo contemporaneo sia un cinico proposito di lucrarsi avvilendo l’uomo oppure un apostolato “culturale” di menti irrimediabilmente incolte. La filosofia diventa più sensata quanto più si approssima alla letteratura. La prosa limpida è lo scoglio della speculazione stravagante. La lucidità nel XX secolo ha per requisito la rinuncia alla speranza. Molti credono che l’enunciato laconico sia dogmatico e stimano la generosità di un’intelligenza proporzionale alla prolissità della sua prosa. L’individuo deve pensare nella lingua di una tradizione filosofica così come deve esprimersi nella lingua di una collettività linguistica. 56

L’originalità dipende solo dalla piega dello spirito. Una cultura muore quando nessuno sa in che cosa consiste, o quando tutti credono di saperlo. Il mondo moderno critica con acredine coloro che “voltano le spalle alla vita”. Come se fosse possibile sapere con certezza che voltare le spalle alla vita non significhi ritornare col volto verso la luce. I conflitti sociali in una società sana sorgono fra settori funzionali, mentre in una società malata fra strati economici. Avendo l’uomo un animale rannicchiato nel retrobottega della sua anima, persino una società giusta avrebbe bisogno di proteggersi dalla perversione umana. La coercizione sociale non è una conseguenza della storia sociale, bensì della natura dell’uomo. Anche in Arcadia è prudente tenere d’occhio i sognatori di utopie. “Necessità storica” è il nome dell’ultima metamorfosi del più sanguinario dio azteco. Se i paleontologi non sbagliano nell’affermare che l’ominide apparve venti milioni di anni fa, il progressista dovrà aspettare altrettanto tempo affinché l’uomo cambi la propria perversione in favore di una nuova. Non dobbiamo accusare i moderni di aver ucciso Dio. 57

Questo crimine non è alla loro portata. Dobbiamo accusarli di aver ucciso gli dèi. Dio continua ad essere intatto, ma l’universo appassisce e imputridisce perché gli dèi subalterni sono morti. Non valeva la pena negare grani di incenso agli altari di Augusto, che dopotutto qualcosa di divino aveva, per concludere celebrando con ditirambi sacrileghi la moltitudine, che di divino non ha nulla. Per soffocare l’angoscia di fronte alla trascendenza che lo invade, l’uomo inventa una mitologia di larve subcoscienti. Niente di più tranquillizzante che ridurre a fermentazioni interne le evidenze che spaventano. La verità del cristianesimo non abita nella sua mitologia, ma è presente nel mito come la Presenza nell’ostia. Il nostro dovere attuale non sta tanto nell’obbedire a determinate regole etiche, quanto nel salvare la coscienza del sacro. Nostro fratello non è chi possiede forma corporale simile alla nostra, bensì chi palpa lo stesso mistero. Quando l’uomo la estromette dall’universo, la religione si rifugia nella poesia. La poesia è l’impronta digitale di Dio nell’argilla umana. 58

Sotto i dogmi sui quali si collocano i naturalismi l’immaginazione accumula silenziosamente la propria dinamite. Ci si deve opporre oggi a qualsiasi censura affinché la carogna moderna imputridisca con maggior celerità. Per passare dal mondo profano a quello sacro, la postierla8 dell’esperienza estetica si offre a coloro che sono intimiditi dalla porta della conversione religiosa. La zona dell’universo evidente alla coscienza si è ristretta tanto che ormai non percepiamo altro che l’ombra della materia. Quelli che come me non vogliono appartenere a questo secolo di invidia devono tagliare quotidianamente sette teste all’invidia del proprio cuore. Siccome tutto quello che oggi si costruisce passa automaticamente al nemico, prima di costruire dobbiamo attendere che il tempo porti dei materiali che non tradiscono. Chi è fedele alle regole di un sistema chiama presuntuoso colui che opina liberamente in ciascuna occasione. Come se optare per un sistema totale non fosse più presuntuoso che azzardare giudizi limitati. Lo storico suol ritenere universali i criteri di verosimiglianza del proprio tempo. Gli apostoli della “necessità storica” scordano il fatto che 59

sia opera di coloro che non si sono sottomessi ad essa. Per vivere non è necessario occupare un trono. È sufficiente saperci legittimi pretendenti ad una corona. Ma è impossibile vivere se sospettiamo che le nostre pretese siano illegittime. Ogni soluzione sembra banale a chi ignora il problema. Esprimere idee è facile, però è quasi impossibile comunicare il contesto che le rende intelligibili. Chi non condivide le nostre esperienze quando crede di capirci si inganna. Al cospetto di così tanti intellettuali insipidi, artisti senza talento, rivoluzionari stereotipati, un borghese senza pretese pare una statua greca. Chi si esprime brevemente senza l’abituale apparato di riferimenti e di citazioni aspira ad essere avvalorato dalle sue sole maniere. Dobbiamo diffidare di chi ha bisogno di certificati d’origine per provare la propria nobiltà. Non è la ricchezza ciò che scandalizza il povero, bensì l’arricchimento. Il popolo si è sempre burlato dei nuovi ricchi ma rispetta le fortune antiche, anche se le confisca. 60

Questo mondo impoverito è il prodotto di una visione deformata da pregiudizi già abrogati. Non dobbiamo occuparci di ripetere confutazioni, bensì di inventare riti propizi alla catarsi dei sensi. Né l’uomo possiede istinti religiosi o artistici né la filosofia o la scienza dipendono da facoltà inerenti alla natura umana. Nessuna di queste attività è un elemento costitutivo della condizione dell’uomo. Sono tutte incidenti della sua storia. Dio, la bellezza, la verità possono morire perché non sono mere proiezioni innate della natura umana. Sono immortali nell’uomo solo gli appetiti che condivide con le bestie. Qualunque teoria che pretenda di qualificare come inganno ciò che un giorno ci commosse nobilmente, è falsa. La maggioranza degli uomini muoiono senza che sia nata loro l’anima. L’opinione della posterità sulle nostre lingue è imprevedibile, però le idee moderne sembreranno pensate in latino corrotto. La sintassi intellettuale dei moderni ricorda la sintassi grammaticale di Fredegario. Le verità non sono strumenti per lo sfruttamento del pianeta, ma stendardi sotto i quali crediamo che valga la pena di morire. Lo storico si suicida quando trasforma l’interpretazione 61

corretta di un avvenimento in chiave della storia. La nostra miseria proviene meno dai nostri problemi che dalle soluzioni che sono idonee per essi. La sorte della verità allarma e tiene svegli molti. Come se l’uomo potesse fare di più che suicidarsi! Una civiltà cristiana non è un patto con una civiltà profana, bensì un’eco del combattimento cristiano con il mondo. La Chiesa potè battezzare la società medioevale perché era una società di peccatori, ma il suo avvenire non è lusinghiero nella società moderna in cui tutti si credono innocenti. La Chiesa deve intervenire in politica. Ma senza programma politico. Solo il cattolico prossimo all’apostasia è irritato dalle provvidenziali sonnolenze della Chiesa. Il canonico corpulento e lussurioso che crede in Dio è più indiscutibilmente cristiano del pastore austero e macilento che crede nell’uomo. Il metodo dialettico sembra inventato per eludere l’obbligo di collocare ciascuna cosa al suo posto dettato dal metodo gerarchico. Molte dottrine valgono meno per i successi che contengono che per gli errori che rifiutano. 62

L’uomo non può condannare se stesso né assolversi. L’uomo non è altro che una capacità di essere perdonato. Comprendere senza giustificare è l’unico atteggiamento che permette di evitare la scelta frequentemente imperativa fra complicità e stolidità. Questo secolo sciocco tollera che la volgarità dell’erotismo lo privi dei piaceri dell’impudicizia. Quandanche la necessità reggesse il corso della storia e conoscessimo la sua rotta ad ogni istante, le norme atemporali ci intimerebbero molte volte di andare contropelo rispetto ai fatti e a scegliere deliberatamente il disastro. Immaginazione, fantasia e umorismo sono indirizzi divergenti della metafora. Immaginazione, quando l’identificazione metaforica ascende ad uno strato superiore dell’essere. Fantasia, quando i termini della metafora appartengono al medesimo strato. Umorismo, quando l’identificazione discende a strati inferiori. Avendo previamente risolto che le forme religiose non sono altro che tappe di un progresso, la filosofia della religione, a partire da Lessing, limita la religione autentica al rispetto che si ha per la direzione attribuita a quel presunto progresso. 63

A questa soluzione insipida si oppone il cattolicesimo, il quale integra tanto il rito magico quanto la contemplazione mistica, tanto il comportamento etico quanto il raziocinio teologico. Il cattolicesimo è la strutturazione gerarchica della storia delle religioni. Il reazionario non diventa conservatore se non nelle epoche che serbano qualcosa che è degno di essere conservato. Anche nell’immensità dello spazio ci sentiamo ingabbiati. Il mistero è l’unico infinito che non ci sembra una prigione. Colui che si precipita mette in fuga moltitudini di dèi. Anche le virtù sono intraducibili. Alcune parlano solo latino. Altre sanno solo l’inglese. Ce ne sono di squisite in francese che in altre lingue si corrompono. Certune hanno bisogno del tedesco per esprimere la propria scrupolosa serietà. Certe altre solo in spagnolo non paiono semplici modi plebei. Dal greco, infine, nessuno ha potuto tradurre una sola virtù. La Chiesa attuale esclude gentilmente dal deposito rivelato tutto quello che l’opinione pubblica condanna. 64

I nuovi liturgisti hanno soppresso i pulpiti sacri affinché nessun malevolo sostenga che la Chiesa pretende di rivaleggiare con le cattedre profane. L’attuale pontefice prega per quel progresso che Bury - il suo storico - ha definito “sostituto della provvidenza”. I pagani, gli scismatici e gli eretici sono gli archi rampanti della cattedrale cattolica. Ciò che irrita il cristiano attuale nel Medioevo è il cristianesimo. Il mio cristianesimo è meno etico che ontologico: mi vivo meno come peccatore che come creatura. Autorità è la caratteristica propria di quello che ci soggioga, come la poesia di Omero o il genio di Platone. Autorità non è quello che riesce a comandare, bensì quello a cui non è concepibile disobbedire senza demenza. Nulla di autentico si può autenticare con degli argomenti. Possiamo solo argomentare la nostra adesione a persone o la nostra ammirazione per opere d’arte, quando la persona è mezzo di fini egoisti e le opere pretesti ideologici. L’uomo non ama la realtà empirica dell’essere amato, ma la sua idea concreta. Non somma di accidenti e nemmeno semplice partecipe di un ideale generico, l’essere amato è l’idea concreta della sua perfezione individuale. 65

Ogni essere è una statua tronca alla quale solo l’amore restituisce le curve mutilate. La filosofia è l’arte di formulare lucidamente dei problemi. Inventare soluzioni non è un’occupazione da intelligenze serie. Tutte le proposizioni universali sono false. Eccetto questa. Coloro che pretendono di abolire l’alienazione dell’uomo cambiando la struttura giuridica dell’economia, ricordano colui che risolse il problema della sua sventura coniugale vendendo il divano dell’adulterio. Lo sciocco si immagina che la voluttà di infrangere le regole cresca indefinitamente con l’abolizione delle stesse regole. Tutto ciò che è terrestre che si presume essere un fine si corrompe. L’essere immanente risplende solo dove si formano crepe. Quasi tutti gli uomini si frustrano quando le dottrine imperanti negano loro, come oggi, il diritto alla legittima subordinazione a cui segretamente aspirano. La Musa non visita chi più lavora o chi meno lavora, bensì chi ha voglia di visitare. 66

Nelle democrazie, dove l’egualitarismo impedisce che l’ammirazione guarisca la ferita che la superiorità altrui incide nelle nostre anime, prolifera l’invidia. L’invidia è l’ignobile sostituto democratico dell’omaggio. La letteratura non ha usurpato le funzioni religiose che da un po’ di tempo esercita. Nel collocare la religione al servizio dell’uomo, è stato necessario che qualcuno si mettesse al servizio di Dio. Riusciamo a dire ciò che vogliamo solo quando casualmente diciamo ciò che dobbiamo. Il mondo moderno ci esige di approvare quello che non dovrebbe neppure azzardarsi a chiedere di tollerare. La colonia che si emancipa passa dall’imitazione confessa all’originalità posticcia. I giornalisti e i politici non sanno distinguere fra lo sviluppo di un’idea e l’espansione di una frase. Così come nel XIX secolo sono esistite due pitture parallele - una ufficiale e l’altra autentica - così fluisce in canali paralleli il pensiero del XX. I reazionari sono gli impressionisti di questo secolo. Chi toglie le catene all’uomo libera solo un animale. Le teodicee sono arringhe di presunti avvocati di Dio di 67

fronte al grottesco tribunale dell’intelligenza umana. L’avvenimento possiede tanti significati quanti sono i contesti posseduti da chi lo osserva. Quanto più ci confessiamo tanto più i membri di altre caste credono che ci nascondiamo. La storia si ridurrebbe a un inventario tipologico se ciascuna delle sue istanze tipiche non fosse inerente a una persona. Logica, dialettica, paradosso, gerarchia. Metodo logico regolato dal principio di identità. Metodo dialettico che guida il principio di contraddizione. Metodo paradossale obbediente al principio di coincidenza dei contrari. Metodo gerarchico che applica il principio di ordinamento. Il metodo gerarchico non identifica i termini, non li assorbe, non li equilibra, bensì li ordina. L’interpretazione storica reclama categorie etiche. Lo storico che le elude impoverisce il suo oggetto. Un tempo sembrò necessario eliminarle perché si confondevano coi pregiudizi congeniti all’universitario liberale, progressista e democratico. Però è eccessivo sopprimere l’etica per evitare meramente la virtuosa indignazione del progressista per “l’immoralità del passato”. Niente di più utile che essere stupido per non titubare quando ci interrogano. 68

L’uomo colto ha il dovere di essere intollerante. Il generale è ciò che è comune a vari individui. L’universale è ciò che è proprio a ciascuno di essi. Allo stesso modo del fatto che umilia il nostro orgoglio, mi allieta il gesto nobile che dissipa l’apprensione della nostra radicale viltà. La democrazia è l’unico regime politico deliberatamente stabilito per violare il diritto alla legge armata. Quando una soluzione non ci sembra almeno parzialmente inaccettabile vuol dire che l’abbiamo udita male. Ci fu un cattolicesimo dorico: quello delle chiese romaniche e gli ordini militari. Un cattolicesimo benedettino e feudale. Ci fu anche un cattolicesimo ionico: quello delle cattedrali gotiche e le summe scolastiche. Un cattolicesimo di cocolle mendicanti e di iridi reali. Ci fu, infine, un cattolicesimo corinzio: quello dei templi barocchi e la Controriforma trentina. Un cattolicesimo di sottane rurali e di pompe romane. La necessità della grazia deriva meno dalla nostra incapacità di adempiere la legge che dalla sterilità del suo adempimento. Non è dall’impotenza della volontà, bensì dal fallimento 69

delle sue opere che sorge l’urgenza della grazia. L’intellettuale diffida dell’intellettuale che si lava. Non potremo mai contare su chi non guarda se stesso con sguardo da entomologo. Il mondo sembra meno estraneo a chi agisce che la sua stessa anima a chi si osserva. Il reazionario sostiene la libertà dello schiavo con il fine di limitare la libertà del padrone. Il reazionario è meno amico della libertà piuttosto che nemico dell’assolutismo. Il Progresso alla fine si riduce a rubare all’uomo quello che lo nobilita per potergli vedere a buon mercato quello che lo svilisce. Per compiacere il determinista diciamo che non c’è atto senza causa. E per disturbarlo che non c’è causa senza atto. Sotto il soffio del progressismo contemporaneo lo storico si è defilato lasciando il passato nuovamente nelle mani del semplice erudito. L’erudizione moderna - più raffinata di quella dell’in-folio barocco, ma viziata da categorie ermeneutiche altrettanto anacronistiche -ha archiviato la storia, quella sottile e fragile invenzione di alcuni reazionari ottocenteschi. 70

Il determinista sonnecchia in pace perché la similitudine morfologica fra l’atto determinato e l’atto libero gli serve da sotterfugio per confonderli. Se gli europei rinunciano ai propri particolarismi per procreare il “buon europeo”, dobbiamo temere che generino solo un altro nordamericano. Invece di continuare a dire impropriamente che ammiriamo la bellezza del mondo, diciamo con proprietà che ammiriamo la bellezza che peregrina attraverso di esso. La porta della realtà è orizzontale. I peggiori demagoghi non si reclutano fra i poveri invidiosi, ma fra i vergognosi ricchi. La storia è la somma delle traiettorie aberranti che le mentalità imbecilli impongono alle idee intelligenti. Affermare che le epoche sono tutte ad uguale distanza da Dio non vuol dire insegnare che tutte si salvano, bensì che tutte possono salvarsi. Ranke non passa una rasiera sulla storia, ma condanna l’aberrazione progressista. Gli storici sono di solito più interessanti della storia. Nel pensiero reazionario abbondano le scorie puerili, finché la fiamma marxista non lo affina. 71

Il marxista non dubita della malvagità del suo avversario. Il reazionario sospetta semplicemente che il proprio sia stupido. Lo storico tratta la storia da ritrattista. Il sociologo da poliziotto che la scheda. L’incredulo non perdona l’apostata che gli conferma la sua incredulità. I cattolici non sospettano che il mondo si senta truffato ad ogni concessione che il cattolicesimo gli fa. Sul campanile della chiesa moderna il clero progressista colloca, al posto della croce, una banderuola. La rivoluzione - qualunque rivoluzione, la rivoluzione in sé - è la matrice delle borghesie. Redditiere, professore pensionato, signorino sottoposto a tutela - può concepire un intellettuale di sinistra peggiori parassiti borghesi? Kierkegaard, Nietzsche, Baudelaire. La stupidità dell’anziano viene creduta saggezza, quella dell’adulto esperienza e genio quella del giovane. Chi protesta se affermiamo che il bene si converte in male, o il male in bene, se Dio lo vuole, che lo stesso atto potrebbe essere pertanto buono o cattivo alternativamente, non capisce che l’essere volontà di Dio cambia l’essenza delle cose e non meramente la loro nomenclatura. 72

La prima rivoluzione scoppiò quando sovvenne a qualche scemo che si poteva inventare il diritto. Un periodo storico è il tempo durante il quale predomina una determinata definizione di ciò che è legittimo. La rivoluzione è il transito da una definizione all’altra. L’uomo ottiene ciò che vuole solo quando meno lo sospetta. Essendo le cose che la vecchiaia non nobilita tanto rare quanto gli uomini nobilitati da essa, il mondo moderno distrugge le cose vecchie e prolunga la senilità dell’uomo. Quando lo storico scopre che in un santo cristiano si era nascosto un dio pagano tutti smettono di credere nel santo. Io invece comincio a credere nel dio pagano. Storia, critica, filosofia. Il metodo che cerco di praticare consiste in un processo trifasico. Un atto intellettuale unitivo che integra ad una interpretazione storica, in cui si include un giudizio critico, le condizioni di possibilità tanto della critica quando della storia. Un atto che racchiude, così, la storicità del reale, il suo rilievo assiologico e le sue condizioni epistemologiche. Quanto maggiore è la quantità di nozioni scientifiche che il filosofo comprende nel suo sistema, tanto più rapidamente il 73

sistema collassa. Anche in filosofia solamente lo stile impedisce la trasformazione del testo in semplice documento. I pregiudizi sono postulati che vogliono passare per evidenze. Non credo nella fede di chi non chiede a Dio nient’altro oltre a quello che dobbiamo chiedergli. La lettura del quotidiano svilisce alcuni e abbrutisce gli altri. Uno ad uno forse gli uomini possono essere il nostro prossimo, ma ammucchiati sicuramente non lo sono. Molti artisti non puzzano semplicemente come cadaveri. La democrazia non affida il potere a chi non le fa l’omaggio di sacrificare la coscienza e il gusto. Così tanta è la fede che il marxista ha in Marx che normalmente si astiene dal leggerlo. La fede in Dio non risolve i problemi, ma li fa diventare irrisori. La serenità del credente non è presunzione di scienza, bensì pienezza di fiducia. L’egoista può salvarsi, se decide di convertirsi. 74

L’altruista è condannato, perché si crede convertito. Coloro che presumono di possedere la formula della felicità universale finiscono per strangolare il prossimo recalcitrante. Il dispotismo non è tanto frutto della libido dominandi9 quanto del dogmatismo della carità. Senza la filosofia le scienze non saprebbero che cosa sanno. Stabilire una differenza fra Urtheil e Beurtheilung10 è il delitto capitale contro l’integrità dell’universo. La viltà appartiene all’essere crapulone altrettanto della lividezza. Anche quando omettiamo qualcosa per cortesia la maggioranza dei nostri interlocutori ci contraddicono solo per ignoranza. Il castigo di colui che cerca se stesso è che si trova. Sapere quali sono le riforme di cui il mondo ha bisogno è l’unico sintomo inequivocabile di stupidità. Un anacronismo latente banalizza l’opera dello storico incapace di trasformare in categorie interpretative di ciascuna epoca la struttura dei loro avvenimenti. Il democratico si indigna del fatto che le sue vittime si indignino. 75

Quando la frase e il suo senso possono divorziare, lo scrittore ha fallito. Ognuno vede nel mondo solo ciò che si merita di vedere. Le cifre, in storia, non sono altro che una nuova gamma di colori nella tavolozza dello storico. Quandanche la disuguaglianza non fosse incancellabile dovremmo preferirla all’uguaglianza per amore della policromia. Quello che rende datato un filosofo non sono le sue idee, bensì gli argomenti con cui le difende. La democrazia tollera solo due partiti: il portavoce delle idee stupide e il protettore delle sordide cupidigie. Vedere preferenzialmente la positività dell’esistente è la predisposizione mentale indispensabile dello storico. In storia i lamenti funebri sono ammissibili, ma scomunicare non lo è. Il grande storico non è tanto chi rinviene difetti in ciò che ammira, quanto chi ravvisa virtù in ciò che detesta. I vecchi dispotismi si limitavano a rinchiudere l’uomo nella vita privata, mentre quelli di nuovo conio preferiscono che abbia solo vita pubblica. Per addomesticare l’uomo è sufficiente politicizzare tutti i 76

suoi gesti. La storia si deve narrare come tragedia, non come sbaglio. Il terrore è il regime naturale di qualunque società che non abbia tracce di feudalesimo. Sapendo che non può vincere, il reazionario non ha voglia di mentire. Dove non c’è intenzione non c’è struttura, bensì fatto. Ogni struttura è la somma delle condizioni assiologiche formali a priori di un proposito. Verificare una proposizione sarebbe possibile solo se da una proposizione falsa non si potessero dedurre conseguenze vere. Dobbiamo restituire alla notte la positività che la nostra insufficiente astronomia le nega. Il nostro compito più urgente è quello di ricostruire il mistero del mondo. La storia inventa una nuova lingua per ogni nuovo valore. L’indagine sulle strutture confonde validità e vigore. La serie di configurazioni empiriche di una struttura con la struttura a priori che le sostiene. Giuristi, economisti, sociologi, ecc., procedono come se la logica, per esempio, fosse un capitolo della psicologia. 77

Gli insiemi di valori non si definiscono per il loro contenuto, bensì per il tipo di relazione che stabiliscono con noi. Nomi propri o date, in una dissertazione sociologica, rinfrescano come una sorgente in un deserto. Per umanizzare una casa sono necessarie almeno tre generazioni consecutive di una stessa famiglia. La “società razionale” non si oppone a quella “tradizionale” come si oppone ciò che è coerente a ciò che è illogico. Bensì come ciò che è animale a ciò che è umano. “Razionale”, in questo contesto, significa ingozzarsi senza decenza e copulare senza ritegno. L’esecuzione di un atto qualsiasi, in una società “tradizionale”, è condizionata dalla totalità delle categorie che la coscienza di quella società riconosce. In una società “razionale”, al contrario, ogni atto ammette solo le condizioni privative della categoria alla quale appartiene. Magari risuscitassero i “filosofi” del XVIII secolo con il loro ingegno, il loro sarcasmo, la loro audacia affinché minassero, smantellassero e demolissero i “pregiudizi” di questo secolo. I pregiudizi che essi ci hanno trasmesso. Chiamiamo storia quello che accade a chi abbia un’importanza di qualche tipo. 78

La generalizzazione estende il nostro potere ed impoverisce il nostro spirito. Il concetto è il residuo comune di vari termini. L’idea è la loro somma. Il più repulsivo e grottesco degli spettacoli è quello della superiorità del professore vivo sul genio morto. I peccati che scandalizzano il pubblico sono meno gravi di quelli che invece tollera. Gli errori più funesti sono quelli che possono essere diagnosticati solo da chi li commette. I politologi predicono le caratteristiche adulte di una forma politica embrionale in modo tanto azzeccato quanto i ginecologi la costituzione mentale di un feto. I rivoluzionari attuali sono solo degli eredi impazienti. Di rivoluzione si parlerà seriamente quando il “consumo” odiato non sia meramente il consumo altrui. Della putrefazione della civiltà moderna si dubita solo in un paese sottosviluppato. Senza un severo allenamento epistemologico non possiamo intraprendere la conquista del diritto alla superstizione. 79

A chi i problemi sociali sembrano fondamentali non possiamo negare, qualunque sia la sua intelligenza, una forte dose di ingenuità. Oggi non possiamo condividere opinioni senza vergogna se non quando non condividiamo i motivi e le ragioni dei nostri compartecipi. Il buon lettore è colui che scopre la qualità squisita dei testi mediocri. Attribuire all’opera d’arte la soggettività dell’immaginazione che la crea equivale a confondere una proposizione logica con un giudizio psicologico. Lo scienziato si rifà dell’austerità intellettuale impostagli dalla scienza adottando, nel trattare temi filosofici, idee grossolane e volgari. I tre nemici dell’uomo sono: il demonio, lo Stato e la tecnica. L’estetica romantica non sbagliò ad insegnare che l’opera d’arte è espressione del suo autore, però sbaglia nel prendere come criterio di valore l’autenticità dell’espressione. Il valore non dipende dall’autenticità dell’espressione, bensì dalla qualità della persona. La sincerità dell’imbecille è carente di importanza. 80

La fisiologia da un lato e la sociologia dall’altro hanno firmato la partizione della psicologia. La vita personale è stata abolita, così come la dieta polacca. Dio è la regione dove alla fine giunge chi cammina in avanti. Cioè chi non cammina in orbita. La modernità è tutto quello che l’uomo fa come conseguenza della sua schlechthinnige Unabhangigkeit.11 Fede profonda è solo quella dello scettico che prega. Le istituzioni sociali si infrangono quando tecnicizzano il loro funzionamento per accrescere la loro efficacia. L’uomo, in effetti, non rispetta docilmente se non ciò che è misterioso. Il terrore è inevitabilmente il sostrato razionale delle cerimonie irrazionali. Il cambiamento nel mondo moderno non è conseguenza dell’obsolescenza, bensì l’obsolescenza lo è del cambiamento. Il modello contemporaneo del tonto si caratterizza per la passione con cui si proclama libero da pregiudizi. Oggi l’anziano è tanto inutile come un animale vecchio. Dove non c’è un’anima che gli anni forse nobilitano, rimane solo un corpo fatalmente degradato. La perfezione etica è quello stato di moralità spontanea per 81

il quale risulta assurdo attribuire a un’anima un qualche merito. Le intelligenze medie gravitano naturalmente verso le dissertazioni sociologiche. Non è l’abituale invidia plebea - che induce a macchiare qualunque trionfo - quello che dà apparenze sospette alla qualità morale di chi non fallisce in questo secolo. Nel marxismo ci sono echi del romanticismo tedesco come in cucina ci sono echi delle conversazioni del salotto. Le forze della natura sono epifanie religiose, ma non divine. Tra il mondo profano e il mondo divino c’è un mondo sacro. Se il cristiano potesse essere democratico tutte le lance di Nietzsche lo avrebbero trapassato. Ma la democrazia proclama la sovranità dell’uomo, mentre il cristianesimo quella di Dio. La più ominosa delle perversioni moderne è la vergogna di sembrare ingenui se non si civetta col male. Meglio una Chiesa piccola, ma di cattolici, che massiva, ma di rotariani. Lo storico deve mostrarci che il preterito fu al contempo banale come qualunque presente ed affascinante come 82

qualunque passato. Non sono un trasgressivo intellettuale moderno, ma un contadino medioevale indignato. Individualismo o soggettivismo quando si pervertono nello psicologismo sono solo catastrofici. Ci sono verità abbigliate con una tale indigenza che è necessario denudarle prontamente, come una bella donna malvestita. Lo scrittore non deve compiacersi dei successi che ottiene, bensì dei fallimenti che evita. La civiltà moderna recluta automaticamente tutti coloro che si muovono. Nessuno ha le trovate che la storia riesce ad inventare. Il proposito di dialogare, oggi, presuppone l’intenzione di tradire. La cartomanzia costa meno della futurologia e non è meno esatta di quest’ultima. Persino le nostre idee favorite ci annoiano in fretta se non le sentiamo esprimersi con ironia, grazia e bellezza. Quando il buon gusto e l’intelligenza concordano, la prosa non sembra scritta da un autore, ma da se stessa. 83

L’universo non risulta di difficile lettura perché è un testo ermetico, bensì perché è un testo senza punteggiatura. Senza l’intonazione adeguata, ascendente o discendente, la sua sintassi ontologica è inintelligibile. Siccome la destrezza elettorale del democratico ci pare una prova di intelligenza, le scempiaggini delle sue dichiarazioni pubbliche ci paiono deliberate. Fino a che scopriamo, sorpresi, che crede in esse. Le idee stupide sono immortali. Ogni nuova generazione le inventa a propria volta. Invecchiando, dobbiamo cercare di assumere degli atteggiamenti che la nostra adolescenza avrebbe approvato e di avere delle idee che non avrebbe compreso. La verità né è storica né sta fuori dalla storia. Lo scrittore attuale non tenta di centrare il bersaglio assestando una sola parola, bensì gettando una sfilza di libri. Nulla di più frequente che sentirci padroni di varie idee solo perché afferriamo espressioni inadeguate di una stessa idea. Ciò che è irritante di qualsiasi presente è che crede di avere sempre ragione solo per il fatto di essere il presente. All’ortodossia passata di moda è leale solo il suo critico di 84

ieri, mentre il suo docile adepto corre dietro all’ortodossia nuova. L’anima dei giovani annoierebbe di meno se non la esibissero così tanto. Il buon gusto letterario è quello che trova insipido ciò che l’adolescente ammira. Chi parla della propria “generazione” si confessa parte di una mandria. Il clero progressista non delude mai l’appassionato del ridicolo. È più facile perdonare al progressista il progresso piuttosto che la sua fede. L’uomo moderno crede fermamente che solo ciò che è immondo sia autentico. Il moralismo ostile all’arte si maschera oggi da arte rivoluzionaria o erotica. La lealtà è, alla fine, l’unica virtù, come il tradimento è alla fine l’unico peccato. Il marxista ha ereditato il proprio sdegno per gli sconfitti dallo sdegno borghese per i falliti. La poesia agonizza quando il poeta sospetta che l’universo 85

sia spiegabile scientificamente. La storia del cristianesimo rivela al cristiano quale presenza Cristo ha voluto avere nella storia. Pretendere di cancellare questa storia per restituire il solo Cristo evangelico non è un gesto di devozione, ma di orgoglio. La rivelazione è il valore che sopravviene all’improvviso a un fatto psicologico. Siccome i fatti non insegnano nulla, lo sciocco si muove tra di essi senza acquisire l’esperienza che vi oscilla. L’esperienza è ciò che rimane all’uomo intelligente delle invenzioni fallite della sua intelligenza. Entro qualunque processo rivoluzionario l’apparizione di successivi gruppi reazionari dipende da un meccanismo regolato dal distinto grado di suscettibilità degli individui verso lo schifo di fronte all’assassinio. Un gesto, un solo gesto, basta a volte per giustificare l’esistenza del mondo. Discernere esteticamente fra due lingue è tanto assurdo quanto è sensato discernere fra i gradi di destrezza estetica dei loro rispettivi parlanti. Non esistono lingue goffe, ma scrittori incapaci. Quando la ragione si alza in volo per sfuggire alla storia non è sull’assoluto dove si va a posare, bensì sulla moda del 86

momento. La nozione di struttura oggi, come quella di natura nel XVIII secolo, è un sotterfugio ideologico per occultare la storia. La confusione è il risultato abituale del dialogo. Salvo quando è un solo autore ad inventarlo. L’unica cosa che alla fine ci impedisce di vergognarci di essere uomini è che sono esistiti i monaci. La letteratura è l’arte di restituire al vocabolo significativo la funzione espressiva del grido. Il tempo modifica la topografia delle nostre convinzioni. La storia suol consistere in problemi che interessano all’uomo intelligente senza essere problemi da uomo intelligente. I pensatori contemporanei differiscono fra loro come gli hotel internazionali, la cui struttura uniforme si adorna superficialmente con motivi indigeni. Quando, invero, è interessante solo il localismo mentale che si esprime nel lessico cosmopolita. Fino ad ora tutte le inchieste sociologiche hanno confermato le idee del sociologo che le aveva realizzate. Il capitalismo è abominevole perché ottiene la prosperità ripugnante vanamente promessa dal socialismo 87

che lo odia. Grazie alla descrizione fenomenologica la storia delle religioni si è liberata dallo schema evoluzionista che la convertiva in un’ascesa verso i pregiudizi dello storico di turno. L’individualismo religioso dimentica il prossimo e il comunitarismo dimentica Dio. Il secondo è sempre il più grave errore. Il suicidio più comune del nostro tempo consiste nello spararsi un colpo nell’anima. La storia perde di colore e rilievo se lo storico non arrischia giudizi di valore. L’ottimismo è un gesto da malato impaurito. Ciò che alla fine importa non è che un popolo attui una politica efficace in terra, ma che sia un gesto ammirevole nella storia. E a chi beffardamente ci chiede “che cosa rimane dei perdenti?”, risponderemo con ironia “che cosa rimane dei vincenti?”. Nell’estromettere il demonio dal gregge del mondo, gli esorcisti moderni l’hanno alloggiato nell’anima. Tanto grande è la distanza fra Dio e l’intelligenza umana che solo una teologia infantile non risulta puerile. 88

Il reazionario non rispetta tutto quello che la storia porta, però rispetta qualcosa solo se è portato da essa. Fra reazionari intelligenti vediamo già ammiccamenti di soddisfazione e fra progressisti intelligenti ormai non udiamo altro che sospiri di condoglianze. Qualunque sistema è centauro: metà uomo, metà bestia. Dobbiamo guardarci dal seminare in questo secolo, in cui tutto ciò che nasce si corrompe. Il vecchio libro intelligente non diventa mai obsoleto perché il nuovo libro intelligente rende solo esplicite le idee che il libro vecchio includeva implicitamente. L’intelligenza è un paesaggio la cui illuminazione cambia, ma il cui rilievo non cambia. Il teologo moderno anela a trasformare la dottrina cristiana in semplice ideologia di comportamenti comunitari. Coloro che profetizzano qualcosa di più che indefinite alternanze di ascese e decadenze nascondono qualche prodotto equivoco per la vendita in contanti. Le dottrine che pretendono di muovere moltitudini devono occultare pudicamente l’inevitabile arbitrarietà dei propri postulati e l’inevitabile incertezza delle proprie conclusioni. Le generalizzazioni sociologiche non sono altro che soprusi 89

verso la storia. Essere autenticamente moderno è, in qualunque secolo, indizio di mediocrità. L’umanità attuale ha sostituito il mito di una preterita età d’oro con quello di una futura età di plastica. La complessità di una tecnica esige, fino ad un determinato punto, una complessità crescente della mente; però, a partire da quel punto, la complessità crescente della tecnica favorisce una decrescente complessità della mente. Un apparato infinitamente complesso è maneggiato meglio da una somma infinita di unità infinitamente semplici. I libri scritti in collaborazione con il diavolo smettono presto di spaventare e diventano sciocchi. A chi disegna la mappa del mondo, il mondo gli suol diventare una mappa. Col passare degli anni udiamo la voce solo di chi ha parlato senza strida. Colui che vuol essere impeccabile finisce per negare il peccato, per non dover accettare il perdono. Non c’è mai stato conflitto tra fede e ragione, bensì tra due fedi. Credo ut intelligam12. 90

Traduciamolo così: credo per diventare intelligente. Le “soluzioni” sono le ideologie della stupidità. Al lettore, dopotutto, pare importante solo lo scrittore che non si crede più importante della propria opera. Confrontato con una chiesa romanica, tutto il resto senza eccezione è più o meno plebeo. È sufficiente ricordare quello che gli editori pubblicano per sentire le vertigini di fronte a quello che rifiutano. Lasciamo a Dio la compassione verso le pene morali dello sciocco. Solo il suo dolore fisico deve modificare i nostri propositi. La castità, passata la gioventù, più che dell’etica fa parte del buon gusto. Scoprire il volto di Cristo nella faccia dell’uomo moderno richiede qualcosa di più di un atto di fede: un atto di credulità. Finché l’uomo moderno non sbottonò la propria volgarità era possibile parlare della dignità del sesso o della sua ignominia. Nulla influisce sulla trascendenza divina, ma gli atteggiamenti umani invece regolano le maree della sua immanenza. 91

Dio si infiltra fino alla punta dei rami, o retrocede verso il suo empireo. Chi si proclama incapace di mendicare mi ispira una profonda ripugnanza. Non possiamo mettere delle condizioni alla vita e nemmeno ricevere tutto quello che essa dà. Quando la vecchiaia riesce ad essere bella non c’è bellezza giovanile che ne sia all’altezza. Tutti ci sviliamo un po’ se perdiamo per qualche tempo il contatto con i grandi poeti romantici. Quando decapita le sue chimere l’uomo comune non scopre la verità, bensì l’attrazione dell’ignominia. Dobbiamo accogliere cortesemente nella nostra anima tutta la bellezza del mondo. Senza consegnare il nostro cuore eterno a quell’ospite transeunte. Anche all’uomo intelligente costa fatica non cercare di essere intelligente. Quando la patria non è il recinto di templi e tombe ma una somma di interessi, il patriottismo ci disonora. L’aspettativa di trionfo, per l’uomo intelligente, non è altro che un pretesto per la lotta. 92

La lealtà è l’unica causa che nel trionfare non perisce. Dobbiamo rassegnarci al fatto che le cose non siano durature, ma rifiutarci di accelerarne la fine. Storia è ciò che ci accade quando il conflitto animale fra istinti si trasforma in lotta fra le convinzioni che gli istinti ci forgiano. L’amore intelligente non nasce finché l’entusiasmo non muore. Chi crede in Dio non ha bisogno di sottoporre ad una coerenza arbitraria il caos del mondo. L’ordine abita dietro le nostre evidenze discrepanti. I capricci delle proprie passioni forse salveranno l’uomo dalla catastrofe verso la quale lo precipitano gli automatismi della sua intelligenza. La letteratura passa attraverso tre età: prima il sogno, poi l’inventario e infine la confessione. Per destare la sensibilità dal suo crescente torpore di fronte al mistero è necessario curare l’intelligenza. Dio non è la chiave dell’enigma, bensì ciò che ne annulla lo scandalo. La fede non ha bisogno di teodicee. 93

Dio è la verità di tutte le illusioni. L’assiologia è l’autentica teologia naturale. Il desiderio crede di desiderare quello che desidera, ma in realtà desidera solo Dio. La vera religione è monastica, ascetica, autoritaria e gerarchica. È sufficiente valutare le opere dell’uomo senza criterio retorico affinché la sua superbia sembri meno blasfema che ridicola. Finiamo per comprendere colui che sa quello che dice, per quanto complicato sia ciò che dice. Però è impossibile capire colui che solo immagina di sapere ciò che dice. Negli indici culturali di un paese la decadenza della sua cultura si misura dalla proliferazione di errori nelle citazioni latine e greche e dal pullulare di aggettivi putativamente letterari nella sua prosa scientifica. Per dubitare dell’esistenza di Dio basterebbe che esistessero prove della sua esistenza. Un Dio implicato dall’universo non sarebbe il Dio in cui crediamo. La trascendenza non può essere il corollario di nessuna immanenza. Bensì verticale irruzione del divino. 94

Il progresso di falsificazione dell’universo culmina con la fotografia che spoglia l’oggetto dei suoi universali per ridurlo ad un’astrazione nominalista. Gli uomini sono così naturalmente vili che solo a pochi possiamo fare l’onore di non perdonare le loro viltà. Lo storico non deve dimenticare che i tratti essenziali dell’uomo non sono mai causa sufficiente di un avvenimento concreto. Ignorare che il fatto irripetibile ha una causa irripetibile costituisce il peccato di ipercronismo. La credenza nella risolvibilità fondamentale dei problemi è caratteristica propria del mondo moderno: che qualunque antagonismo di princìpi sia un semplice equivoco, che ci sarà un’aspirina per qualsiasi cefalea. Il grande artista si impone come soggetto autonomo; negli altri esseri ci imbattiamo come con oggetti che ci servono o ci disturbano. I concetti filosofici non sono prodotto di un’intelligenza finalmente adulta, bensì cadaveri di miti antichi. Sentirci capaci di leggere testi letterari con imparzialità da professore vuol dire confessare che la letteratura ha smesso di piacerci. Il feudalesimo era fondato su sentimenti nobili: lealtà, protezione, servizio. 95

Gli altri sistemi politici si fondano su sentimenti vili: egoismo, cupidigia, indivia, codardia. Dobbiamo evitare che l’urgenza pratica di classificare ci induca a supporre di star comprendendo l’atto concreto quando identifichiamo la classe a cui esso appartiene. La relazione fra Cristo e il cristianesimo è il prototipo della relazione feudale. Un signore che dà la vita per i suoi fedeli e vassalli fedeli al signore fino al martirio. Il cristianesimo è un vassallaggio mistico. La posterità, questa consolazione dell’artista, si limita a pochi eruditi sgradevoli e dispeptici. L’archeologia si reputa più scientifica della storia perché si limita al confronto di oggetti senza poter confrontarsi con persone. Quanto più radicalmente condivida i pregiudizi del proprio tempo, tanto più facile sarà allo storico credersi padrone di criteri oggettivi per giudicare la storia. La moda è l’unico assoluto che nessuno di solito discute. L’atto di spogliare un individuo dei suoi beni si chiama furto quando è un altro individuo a spogliarlo. E giustizia sociale quando a farlo è una collettività intera. L’imparzialità dello storico lucido sta nel mantenersi sempre cosciente della sua parzialità. 96

I biografi di uno scrittore di solito eliminano la persona per occuparsi della sua insignificante vita. Dio è la realtà che il deista perde e che il panteista recupera. Non esiste oggetto che un’interpretazione proterva non possa collocare entro un contesto che lo svilisca. Rendere banale ogni cosa è alla portata di tutti. Alla fine del secolo scorso ci fu solo un’“arte senza stile”; nella seconda metà di questo secolo c’è solo uno stile senza arte. Le stravaganze dell’arte moderna ci stanno insegnando ad apprezzare come si deve le insipidezze dell’arte classica. Le burocrazie non succedono casualmente alle rivoluzioni. Le rivoluzioni sono i parti sanguinari delle burocrazie. Gli argomenti che girano per il mondo sono di tale risma che l’uomo comune può indovinare solo per sbaglio. Un universo attraversato dal Macedone è, quantomeno, capace di arcangeli. Coloro che non si lasciano commuovere da nobili retoriche non sono ponderati, pratici ed equanimi, ma vili. 97

Forse le cose più nobili della terra non esistono se non nelle parole che le invocano. Ma è sufficiente che stiano lì affinché siano. Lo scrittore deve esibire senza epiteti le viltà che mostra, perché il lettore che non si indigna spontaneamente automaticamente si condanni. La storia è l’arte di dare ai termini generali le differenti tinte che hanno in ogni epoca. Gli dèi non abitano che le regioni, le stanze, le anime in cui la storia, l’umile storia, accumula pietosamente le proprie cianfrusaglie. La maledizione delle opere moderne è che non possono fondarsi se non sul suolo nudo. Sulla roccia sterile. Le insolenze dell’adolescente non sono altro che le pedate dell’asino che si stabilisce nella stalla. Mentre l’insolenza dell’adulto che getta bruscamente dalle sue spalle gli anni di pazienza che lo incurvano è uno spettacolo ammirevole. Piaceri ed obblighi, oggetti e persone: basta muoverli dal posto subordinato che corrisponde a ciascuno per convertirli in nulla. Chiedere ad una cosa ciò che non è destinata a dare è una maniera efficace di rendere irrisorio ciò che dà. Tutti i nonconformisti sanno, nel fondo dell’anima, che il 98

posto che la loro vanità rifiuta è lo stesso posto che la loro natura gli ha fissato. Vi sono meno ambiziosi nel mondo che individui che oggi si credono obbligati moralmente ad esserlo. Quando le gerarchie scompaiono non è tanto il caos quello che predomina, ma l’insulsaggine. Ciascuna generazione comprende solo alcuni libri della biblioteca che eredita. Lo storico marxista, per maggiore tranquillità, deve omettere cautamente dalla propria bibliografia i libri dello storico serio. Le dottrine si difendono meglio contro argomenti schiaccianti che contro il più lieve disprezzo. Religione e scienza non devono firmare accordi di confini, bensì un trattato di disconoscimento reciproco. Allo sciocco sembrano importanti solo i problemi del proprio tempo. Educare significa insegnare ad appassionarsi per ciò che non è vigente. Il massimo a cui può aspirare l’uomo che conosce se stesso è essere il meno ripugnante possibile. 99

La frase che non interpunge se stessa è informe. Gli appassionati di ecumenismo dimenticano che essere cristiano non consiste solo nell’avere fede in Dio, bensì nell’avere fede nel Dio in cui si deve avere fede. Il sociologo esprime, con un numero stupefacente di decimali, fatti le cui unità in certi casi non riesce a contare e in certi altri casi non riesce neppure a definire. Un postulato fondamentale della democrazia: la legge è la coscienza del cittadino. L’individualismo è una posizione di ritirata dalla quale è sempre possibile rinnovare il combattimento. Però non è una posizione la cui conquista possa assicurare il possesso felice e pacifico del territorio umano. La Aufklärung, nei romantici francesi, sconfigge infine il romanticismo. La vera storia fluisce sotto i fatti. Tanto le suprastrutture quanto le sub-strutture sono espressioni del clima dell’anima. Tutto quello che accade deriva da alterazioni nella sostanza stessa dell’uomo. La nozione di provvidenza non può far parte di alcuna filosofia. Ma qualunque filosofia che non affondi segretamente in essa le proprie radici risulta grottesca. 100

Il carattere provvidenziale di un atto esiste solo per chi lo vive. La provvidenza è un mito ridicolo oppure un’evidenza assoluta, secondo la posizione di attore o di spettatore in cui ci troviamo. La tolleranza consiste in una ferma decisione di permettere che si insulti tutto ciò che pretendiamo di amare e rispettare, sempre che non siano minacciate le nostre comodità materiali. L’uomo moderno, liberale, democratico e progressista, se non è infastidito tollera che gli si insudici l’anima. Dire che la libertà consiste in qualcosa di diverso dal fare ciò che vogliamo è una menzogna. Che d’altra parte convenga limitare la libertà è cosa evidente. Ma l’inganno inizia quando si pretende di identificarla con le limitazioni che le si impongono. La storia moderna si riduce in ultima analisi alla sconfitta della borghesia e alla vittoria delle idee borghesi. I palazzi non ardono ogni qualvolta le baracche si incendiano, però il fuoco che consuma i palazzi fa ardere le baracche. Nessun miracolo sembra un miracolo a chi non era destinato a riceverlo. Il predicatore del regno di Dio, quando non predica Cristo, finisce per predicare il regno dell’uomo. 101

La verità per il cristiano è tensione fra certe proposizioni contrarie. La teologia non ha la funzione di risolvere il conflitto, bensì di mostrare la sua necessità. La teologia, in mani goffe, diventa l’arte di rendere irrisorio il mistero. Il problema filosofico consiste in ultima analisi nel sapere se l’universo è raziocinio oppure storia. San Tommaso: un orléaniste della teologia? La ragione, in teologia, ha solo la funzione di demolire idoli. Quando si desta in noi la brama di altri luoghi e di altri secoli in realtà non è in questo o quel tempo o in questo o quel luogo dove desideriamo vivere, bensì nelle stesse frasi dello scrittore che ha saputo parlarci di quel luogo o quel tempo. Nazioni ed individui, salvo rare eccezioni, si comportano con decenza solo quando le circostanze non permettono loro altrimenti. L’intelligenza non ha peggior nemico che l’impazienza, la quale imprudentemente libera l’automatismo logico dell’idea. Finché lo storico non ammetterà che la causa dell’esistenza o dell’inesistenza di determinati fatti in determinate epoche è la presenza o l’assenza di individui capaci o incapaci di produrli, un crescente pullulamento di teorie continuerà ad 102

attribuire la paternità dei fatti a cause che non sono in grado di generarli. Se il borghese di ieri comprava quadri perché il loro tema era sentimentale o pittoresco, il borghese di oggi non li compra quando hanno un tema pittoresco o sentimentale. È il tema che continua a vendere il quadro. L’interpretazione di qualunque fatto storico richiede un numero infinito di teorie. Per sentenziare che una norma è morta, allo sciocco basta sapere che non la si osserva. L’etica deve essere l’estetica della condotta. Chi non si anticipa alla vecchiaia non prolunga la sua gioventù, bensì corrompe persino i propri ricordi. Nella nostra vita intellettuale, come nella storia, certi blocchi letterari - generi, epoche, lingue - che erano divenuti illeggibili e insipidi, risorgono improvvisamente rinnovati e freschi. Qualsiasi cadavere intellettuale può risuscitare subitaneamente con portentosa vitalità. Fintantoché non si converta l’uguaglianza in un dogma, ci potremo trattare come uguali. Non dobbiamo aspettarci nulla dal romanzo finché il buon romanziere non si risolva a scrivere, come nel secolo scorso, 103

“cattivi” romanzi. La meno probatoria delle prove, in filosofia, è quella che pretende di confermare le tesi di un sistema con le tesi di un altro sistema. L’uomo intelligente non ha idee confuse se non quando serba, senza saperlo, propositi inconfessabili. Quandanche l’erudizione oggi fiorisca, le scienze umane stanno strangolando la storia. Psicologia, sociologia, economia, ecc., costruiscono schemi atemporali che restaurano surrettiziamente l’uomo astratto del XVIII secolo. In una democrazia ogni verità sembra un paradosso. I veri dèi dimorano in luoghi intrasferibili ed in irripetibili istanti. È davvero importante solo ciò che al mero spettatore sembra un gesto banale. Il mondo deve servire da tema, ma non da norma. Così come uno spettacolo volgare si piega, sulla tela, a imperativi estetici. La civiltà non consiste nella somma degli oggetti che la compongono, come neppure l’uomo consiste nella somma degli organi che lo costituiscono. 104

Il verso tende spontaneamente a mentire. Però è solo nel verso che l’anima a volte riesce a confessarsi. La capacità di leggere poesia tradotta è un segno inequivocabile di insensibilità alla poesia. Non ho nostalgia di una natura vergine, una natura priva dell’impronta contadina che la nobilita e del palazzo che corona la collina. Però ho nostalgia di una natura salva da industrialismi plebei e manomissioni irriverenti. Non dobbiamo disconoscere i meriti dell’autore subalterno e neppure perdere del tempo leggendolo. Pochi lettori intuiscono l’astuzia di cui necessita una frase per sembrare ingenua. Lo scrittore che non ha torturato le sue frasi tortura il lettore. La civiltà ha come requisito ineludibile che noi mediocri imitiamo senza nessuna vergogna. Che solo pochi osino innovare. L’aroma degli orti monacali e il suono dei boschi che circondano il monastero solitario circolano nel latino austero dell’alto Medioevo. Come le pietre romaniche, arte di contadini nobili nelle loro fortezze monastiche. 105

La moltiplicazione di scrittori mediocri in certe epoche intriga chi dimentica che una simile moltiplicazione esiste in tutte le epoche, e che semplicemente non la vediamo dove l’apparizione inspiegabile di un grande scrittore la eclissa. L’uomo moderno si è imprigionato nella propria autonomia, sordo al misterioso rumore di onde che colpiscono la nostra società. Colui che non crede ai miti che il grande poeta inventa non lo ha compreso, anche quando abbia passato l’intera vita a studiarlo. I ribelli verso una tradizione non contano oppure risultano più leali alla tradizione dei suoi presunti fedeli. L’uomo chiude gli occhi davanti ai veri problemi come il commentatore di fronte alle vere difficoltà del testo. Non è abbracciare tutte le verità ciò a cui l’uomo si deve accingere, bensì a morire con i propri dèi. Adattarsi svilisce. Quando il dialogo è l’ultima risorsa la situazione è già irrimediabile. Il cristianesimo non ha inventato la nozione di peccato, ma quella di perdono. I testi dei nostri contemporanei ingarbugliano e demoralizzano il filologo perché li suppone scritti con la 106

stessa meticolosa attenzione con cui li legge. Quanto più generalizziamo tanto più crescono l’errore, l’inanità e il tedio. È sufficiente che un sistema sembri decifrare l’enigma dell’esistenza per sapere che le sue soluzioni sono false. Il supremo splendore dell’arte dorica - nobile, robusta, serena - fiorisce nelle sequenze di Adamo di San Vittore. Epinici di un coro di guerrieri erti sotto cocolle monacali. La letteratura si trasforma in tiritera quando i conflitti etici di cui tratta si dissolvono in psicologia invece di proiettarsi nella metafisica. Per andare oltre l’etica bisogna portarla con sé. L’universo non si vendica di coloro che lo trattano come un meccanismo inanime facendoli morire umiliati, bensì prosperi ed abbrutiti. La società moderna procede simultaneamente nel diventare inospitale per i vecchi e a moltiplicare il loro numero, prolungandone la vita. Tragedia greca e dogma cristiano sono meditazioni da adulto sul destino dell’uomo, a differenza del sentimentalismo adolescente della filosofia moderna. L’uomo moderno non osa più predicare che l’individuo 107

nasce come pagina in bianco. Troppi disastri gli hanno insegnato che siamo gli eredi oppressi della nostra famiglia, della nostra razza e del nostro sangue. Il sangue non è un liquido innocente, ma una viscosa pasta storica. Il democratico si sbalordisce quando si rende conto dell’insolita coalizione che lo minaccia, quando scopre che il classicismo di Sofocle si allea, per condannarlo, con il romanticismo di Kierkegaard. Quando vede patteggiare, per questa impresa, la pompa episcopale di Bossuet con l’ateismo dionisiaco di Nietzsche. Soltanto l’uomo molto intelligente non possiede la soluzione dei problemi attuali. Qualunque individuo pensa oggi che il mondo va male perché non sta a sentire lui. Certe cose sono interessanti solo da vissute, mentre altre lo sono solo da immaginate. Siccome il valore non obbedisce a delle regole non sappiamo mai anticipatamente se lo spirito che invochiamo è quello di un dio o di un demonio. La caccia ai valori è un’avventura in cui solo l’ignorante si arrischia senza tremare. Non dobbiamo dare a nessuno l’occasione di essere vile. Perché se ne varrà. 108

“Tutti i versi” non “sono stati fatti”. Ogni cultura, tuttavia, è un’individuazione dello spirito dove la virtualità astratta dell’uomo si limita alla virtualità di un tipo umano. Pertanto la virtualità dell’uomo di una cultura data si esaurisce e l’umanità reitera per secoli un presente sterile. Mille indizi suggeriscono che la carovana si addentra, nuovamente, in un Sahara of the higher intelligence. La stessa stupidità si fa adottare ripetutamente se cambia ogni volta i propri indumenti. Lo sguardo da storico è quello che vede il significato dell’individuo senza trasformare l’individuo nel suo mero significato. Non è vero che l’uomo “non ha natura, ma storia”. La natura umana è la somma di tutto ciò che l’uomo, nella storia, non può rifiutarsi di riconoscere come dovere senza mentire a se stesso. Nell’azione l’uomo non si costruisce: semplicemente si esprime oppure si falsifica. L’erudizione non consiste nell’addurre un’infinità di riferimenti, bensì nell’obbligare il lettore a notare che potremmo farlo. La ragione corregge gli errori logici, però gli errori spirituali sono correggibili solo da una conversione della persona. 109

Le presunte evidenze svaniscono in silenzio quando le contempliamo da un livello spirituale più alto. Molte cose sembrano difendibili fino a che non vediamo i loro difensori. Del libro del mondo non conosciamo altro che le pagine scritte in una lingua che ignoriamo. Si approssima l’epoca in cui la natura, sfrattata dall’uomo, sopravvivrà solo negli erbari e nei musei. La sapienza si riduce a non dimenticare mai il nulla che è l’uomo e la bellezza che a volte scaturisce dalle sue mani. Sarebbe più facile ammettere che i poeti pensano se a volte non si esprimessero in prosa. Non dobbiamo chiamare realtà l’incubo quotidiano, bensì quell’allusione che affiora nella voce fuggente di un verso. Siccome i sociologi proiettano sul passato lo schema formalizzato delle circostanze in cui vivono, non dobbiamo aspettarci che un soggettivismo così crudo produca idee, ma favole. La sociologia è un apologo prosaico improvvisato da mitologi pedanti. Sono riusciti ad evitare il disinganno di qualsiasi sogno compiuto coloro che si avventurarono nell’unica impresa razionale della storia: conquistare un sepolcro vuoto in 110

Giudea. Se l’universo è sistema non possono esserci evidenze che si contraddicono. Però chi ci assicura che lo sia? Siccome l’intellettuale non è un inventore di idee ma un mero fruitore, l’astro che orienta le sue imprese è sempre quello della vigilia. Niente di più facile che ingannare una prima volta l’anima nobile. Tutto quello che fa sentire all’uomo il mistero che lo circonda lo rende più intelligente. Per ottenere il suo miele più squisito l’intelligenza non si accontenta dei fiori di una sola primavera. La caduta del potente ci pare un decreto della provvidenza perché allieta la nostra invidia. Molti che si danno arie da ironisti non sono altro che timidi settari. La democratizzazione dell’erotismo è servita almeno per mostrarci che la verginità, la castità e la purezza non sono zitelle acide e morbose come le credevamo, bensì vestali silenziose di una limpida fiamma. Rispetto ai generi letterari possiamo appurare quale sia la 111

malattia che li uccide ma non perché muoiano, dato che tutti devono morire. La retorica non vince le battaglie da sola, però nessuno vince battaglie senza di essa. L’unica cosa che il ricco ignora della ricchezza sono i suoi usi nobili, così come l’unica cosa che il povero ignora della povertà sono le virtù. L’uomo assicura che la vita lo svilisce per nascondere che semplicemente lo rivela. Il mondo sarebbe ancora più tedioso se fosse altrettanto facile l’agire come lo è il sognare. L’uomo intelligente suol dedicarsi a combinazioni così sottili che lascia la verità ai tonti. Il solo talento di uno scrittore presto o tardi ci annoia, però lo scrittore intelligente non ci annoia mai. Gli sciocchi si dividono in due categorie: - quelli che “vogliono essere come gli altri”; - quelli che “non vogliono essere come gli altri”. Se estraiamo dalla sola immanenza i princìpi dell’azione immanente scateniamo delle catastrofi. L’immaginazione non inventa verità se non sotto influssi trascendenti. 112

Non è impossibile che nei battaglioni clericali al servizio dell’uomo si infiltrino ancora alcuni membri della quinta colonna di Dio. Il marxismo, più che una diagnosi, è un sintomo. Non è al semplice fallimento del mondo moderno che stiamo oggi assistendo, bensì al fallimento del suo successo. La burocrazia non spaventa perché paralizza, ma perché funziona. La scolastica marxista è arrivata, in un sol passo, al XV secolo. Le poesie non sono scritte perché siano lette, ma perché siano ricordate. I nemici del cristianesimo obiettano in ciascuna epoca che la rivelazione non coincide con le convinzioni discrepanti di ogni epoca successiva. La fede del ricco irrita il cattolico di sinistra perché solo la fede di colui che è colmato di beni terreni non è sospettabile di essere una semplice ideologia compensativa. Un flusso costante di notizie invade oggi l’esistenza, distruggendo il silenzio e la pace delle vite umili ma senza abolire il loro tedio. La percezione della realtà, oggi, sembra schiacciata fra il 113

lavoro e i divertimenti moderni. Le spiegazioni economiche occupano la zona intermedia della storia, tra quella superficiale occupata dalle interpretazioni psicologiche e quella profonda occupata dall’indagine fenomenologica delle strutture mentali. Dove i cambi sociali si affrettano e l’anonimato cresce, le abitudini, figlie del tempo e della vigilanza del vicino, si sgretolano e periscono. Essendo queste il meccanismo di regolazione fra la legge e l’etica, la loro scomparsa colloca la coscienza nuda e inerme di fronte allo Stato. D’altra parte, siccome i cambi sociali rapidi e l’anonimato urbano logorano, erodono e spianano l’individuo, la società che affida i giudizi più ardui a ciascuna coscienza è quella che produce individui meno capaci di emetterli. Le civiltà sono l’eco di quei rari istanti in cui l’uomo non assume se non ciò che sente pronto ad assumere eternamente. L’essenza della proprietà è l’unione indissolubile di una famiglia e di una terra. Il resto consiste in possessi equivoci e demoralizzanti. Trovarsi alla mercé dei capricci popolari grazie al suffragio universale è quello che il liberalismo chiama garanzia della libertà. Il politico democratico non adotta le idee in cui crede, bensì quelle che crede vincano. La storia, se la seguiamo con sguardo di parte invece di 114

osservarla con occhi da curioso, ci dondola stolidamente fra la nostalgia e l’ira. L’incorreggibile errore politico dell’uomo di buona volontà è quello di presupporre candidamente che in qualsiasi momento bisogna fare ciò che va fatto. Laddove il necessario suol essere l’impossibile. La società moderna si degrada così in fretta che ogni nuovo mattino contempliamo con nostalgia l’avversario di ieri. I marxisti cominciano già a sembrarci gli ultimi aristocratici dell’Occidente. Quando le rivoluzioni economiche e sociali non sono semplici pretesti ideologici di crisi religiose, dopo alcuni anni di disordine tutto prosegue come prima. Le vere rivoluzioni non iniziano con la loro esplosione pubblica, bensì terminano con essa. Vedere le apparenze come fatti estetici - guardare la realtà come fatto religioso. Il libro di storia che non scomoda la nostra ammirazione e il nostro odio simultaneamente non è stato scritto da uno storico. La parabola è la distanza minore tra due idee. Per giustizia sociale si intende il dare a ciascuno ciò che non è suo. Alienum cuique tribuere.13 115

Il miglior palliativo per l’angoscia è la convinzione che Dio possieda il senso dell’umorismo. La demagogia smette presto di essere strumento dell’ideologia democratica per convertirsi nell’ideologia della democrazia. Non è giusto esigere da una borghesia minacciata che non abbia paura. Possiamo chiederle, invece, che perda la paura di averla. L’intellettuale cuoce idee di seconda mano e le serve fredde. La novità del lavoro che “rivoluziona” gli studi storici consiste sempre nel riscoprire la diversità della storia o la sua continuità. Non appellarsi a Dio, ma alla giustizia, ci porta fatalmente a convocarlo di fronte al tribunale dei nostri pregiudizi. Le generalizzazioni non sono la sentenza finale della saggezza, bensì i suoi primi balbettìi. Nemico del re-dio come anche del demos-dio, il cristianesimo non deve celebrare l’apoteosi del cesare e neppure quella della plebe. Di Dio non si parla con esattezza e serietà alcuna se non in poesia. 116

O fuciliamo chi pretende di “cooperare con Dio” oppure inevitabilmente ci fucilerà. Ciò di cui non hanno avuto bisogno Luigi XIV o Goethe, per esempio, può servirci come criterio dell’inutile. Il pullulamento di profeti è la piaga delle lettere moderne. Sospettosa del banchetto celeste, la Chiesa ha risolto di presentarsi senza invito presso tutti i banchetti. L’avvertenza paolina di “permanere nello stato al quale siamo stati chiamati” agita lo sciocco, per il quale l’escatologia consiste nel trasloco dell’umanità da un quartiere a un altro per mezzo di un’università. Inutile, come una rivoluzione. Pensando di aprire le braccia al mondo moderno, la Chiesa gli ha aperto le gambe. L’“aggiornamento”14 è la svendita della Chiesa. Invece di una teologia del corpo mistico i teologi attuali insegnano una teologia della massa mistica. Il cattolico progressista raccoglie la sua teologia dalla discarica della teologia protestante. I valori, come l’anima, nascono nel tempo, però non gli appartengono. 117

Lontano dall’assomigliare alla nostra relazione con le proposizioni, la nostra relazione con i valori assomiglia alla nostra relazione con le persone. Le società non sono né meccanismi né organismi, ma strutture. Possiamo, pertanto, sostenere a priori che il numero di forme sociali corrette è inferiore a quello delle combinazioni possibili. I programmi politici sogliono essere un tessuto di soprusi verso la grammatica sociale. La società non si civilizza sotto l’impulso di sonore prediche, bensì sotto l’azione catalitica di gesti discreti. Le metafore sono metafisiche silvestri. Le metafisiche sono metafore da erbario. Finché non sorgono difensori delle cose importanti non dobbiamo temere che le attacchino. Gli “evangelismi” sono cospirazioni contro la divinità di Cristo. Coloro che possiedono spiegazioni coerenti di episodi storici sicuramente si sbagliano. Per essere rivoluzionari si richiede di essere un po’ tonti, e per essere conservatori un po’ cinici. Minerva non convince fintantoché non si scopre che gira 118

armata. La ricchezza facilita la vita, e la povertà la retorica. La felicità del ricco è il castigo del povero invidioso. L’intelligenza fine è posseduta solo da colui che la propria vita non costringe ad essere intelligente. Gesù Cristo non otterrebbe di essere ascoltato oggi predicando come figlio di Dio, ma come figlio di un falegname. Qualunque dottrina che attribuisce alle cose un significato inferiore a quello che possiamo immaginare per esse, è falsa. Per essere uno storico si richiede un raro talento. Per fare storia è sufficiente un po’ di indecenza. Così come nel XIX secolo l’etica dissolse il protestantesimo, allo stesso modo nel XX secolo la sociologia sta dissolvendo il cattolicesimo. Insegnare esime dall’obbligo di imparare. Più interessanti dei manicaretti della storia sono le cucine dello storico. La scienza da poco acquisita e le scarpe comprate di recente scricchiolano. 119

L’immaginazione umana, in certe epoche, ha un repertorio da teatro di provincia. Le società egualitarie strangolano l’immaginazione, per non soddisfare neppure l’invidia. Il mito è l’unico modo di esprimere verità semplici. Non è la nostra scienza, bensì la qualità della nostra ignoranza confrontata con la scienza altrui quello che a volte ci fa sentire superiori. Due posizioni contrarie inibiscono ugualmente l’intellezione di un’idea: credere che l’abbiamo capita o che non la capiremo. L’ignoranza stimata del futuro lettore motiva la prolissità del testo. L’amore è una trasmutazione del campo erotico che si produce quando c’è uno squilibrio fra i suoi poli. Tra uguali c’è solo copula. Trattare l’inferiore con rispetto e tenerezza è la sindrome classica della psicosi reazionaria. Riguardo all’inconoscibile, solo le opinioni ereditate non sono presuntuose. Quello che nessun leccapiedi si azzarda a dire a un despota, il democratico lo dice al popolo. 120

Non esiste testo sinottico che la critica radicale non abbia qualche volta attribuito alla prima generazione cristiana come proiezione retrospettiva della sua fede. Salvo quelli che implicano un’escatologia imminente. Molti fenomeni di origine economica risultano alla fine biologici semplicemente perché l’economia ha condizionato il predominio sociale di determinati fattori biologici. L’obiettività nelle scienze naturali è un postulato, mentre nelle scienze storiche è un compito. Lo stoicismo è definitivamente la culla di tutti gli errori. (Deificazione dell’uomo - determinismo - diritto naturale egualitarismo - cosmopolitismo - ecc.) L’aneddoto veridico è l’anima della storia. Pentito, come un rivoluzionario vittorioso. In storia l’ignoranza è la condizione necessaria e sufficiente della generalizzazione. Conoscere un fatto vuol dire scoprire che nessuna legge lo spiega. Adulti? Forse non ce ne sono stati che due: Tucidide e Burckhardt. L’immaginazione è l’unico luogo al mondo dove è possibile abitare. 121

L’uomo per governare si benda gli occhi con le ideologie. La metafisica perde la sua validità nel prendere le proprie formule alla lettera. Non potendo parlare se non poetice,15 la pretesa di univocità la corrompe. La metafisica non può passare da una formula a un’altra formula, bensì da una intuizione a un’altra intuizione. Le deduzioni, in metafisica, sono facezie verbali. Il dogma dell’ispirazione verbale ha consegnato i vangeli all’avversario. L’analisi critica sfocia in una costruzione “razionalista” quando le sue innegabili conclusioni, invece di essere interpretate dall’esegeta cattolico con categorie religiose, sono obbligatoriamente rifiutate affinché altri le interpretino con categorie profane. La cultura ha come oggetto il dare all’anima un odore delizioso. Neppure dallo scettico ci si può aspettare che non menta mai. I valori non sono cittadini di questo mondo, ma pellegrini di altri cieli. Per costruire un sistema coerente del mondo bisogna estromettere previamente i valori. 122

Le cose non hanno senso, però c’è del senso in molte cose. La pedagogia continuerà ad essere un compito frivolo finché non diventerà ancilla geneticae.16 La civiltà moderna si starebbe suicidando se stesse veramente riuscendo ad educare l’uomo. La mancanza di immaginazione preserva un popolo da molte catastrofi. Cicuta (s. f.) - Bibita che nel banchetto democratico viene riservata al reazionario. La filosofia, senza essere cumulativa, avanza solo assumendo in ogni tappa la totalità del proprio passato. Lo storico suol dimenticare che l’uomo in ciascuna epoca non ha altri problemi di quelli che crede di avere. L’ottimismo intelligente non è mai fede nel progresso, bensì speranza in un miracolo. L’uomo moderno non è tanto vittima di possessioni demoniache quanto di colonizzazione da parte di idee stupide. Sostenere che “tutte le idee sono rispettabili” non è altro che una pomposa inezia. Tuttavia non esiste opinione che l’appoggio di un numero sufficiente di imbecilli non obblighi a sopportare. 123

Non mascheriamo da tolleranza la nostra impotenza. L’intelligenza non consiste nel trovare soluzioni, bensì nel non perdere di vista i problemi. Le religioni muoiono, ma non gli dèi. Neppure quelli falsi. Le uniche statue che il mondo moderno non si vede obbligato a demolire ogni vent’anni sono quelle dei suoi nemici. Non cerco di avvelenare le fonti. Bensì di mostrare che sono avvelenate. Immanente è, in fondo, ciò che possiamo definire. Trascendente ciò che possiamo soltanto descrivere. L’immaginazione che non crede alla realtà di quello che inventa non deve popolare il mondo con i propri aborti. Affascina e convince solo il simbolo che il suo autore non crede un simbolo. L’egemonia della retorica nell’educazione antica è più difendibile dell’attuale predominio pedagogico delle scienze che non educano. Le scienze sociali inventano vocaboli elastici affinché il fruitore li stiri o li stringa a proprio capriccio. 124

Chi si rifiuta di essere un erede muore di inanizione intellettuale. Nulla di più pericoloso per la fede che la frequentazione dei credenti. Il miscredente restaura la nostra fede. I rivoluzionari alla fine non distruggono se non ciò che rendeva tollerabili le società contro le quali si ribellavano. Il professionista manifesta sdegno verso l’appassionato per nascondere la propria invidia. Da un determinato livello in giù, l’interpretazione psicologica cade nell’arbitrarietà pura. Quando il filosofo rinuncia a condurre, il giornalista si incarica di farlo. Lo storico ha come funzione e come dovere la distruzione delle generalizzazioni del sociologo. I problemi del paese “sottosviluppato” sono il pretesto favorito dell’escapismo di sinistra. Carente di nuova mercanzia da offrire presso il mercato europeo, l’intellettuale di sinistra svende nel Terzo mondo i propri capi scoloriti. La filosofia, sfortunatamente, consiste in un discorso che se non è coerente risulta nullo su un universo che risulta nullo se è coerente. 125

L’ateo è rispettabile fintantoché non insegna che la dignità dell’uomo è il fondamento dell’etica e l’amore per l’umanità la vera religione. L’orgoglio dell’uomo si è accresciuto con l’aumentato accertamento della propria insignificanza. Eliocentrismo, selezione naturale, pulsioni incoscienti, determinismo economico, ecc.: ogni nuova umiliazione tonifica la sua superbia. La nostra biografia non è la somma di quello che ci è accaduto, bensì di quello che crediamo importante ci sia successo. La scienza non può fare altro che l’inventario della nostra prigione. La natura muore in questo secolo. Soltanto nell’arte dei secoli passati scopriamo, meravigliati, che la natura non è un semplice esperimento della fisica sfruttato da organismi diligenti. I moderni di ieri solo credevano nell’idoneità di una definizione naturalista dell’uomo. I moderni di oggi la sentono già idonea. Un’esistenza piena è quella che consegna al sepolcro, dopo lunghi anni, un adolescente non svilito dalla vita. L’esperienza dell’uomo che “ha molto vissuto” suol ridursi 126

ad alcuni banali aneddoti con cui adorna un’imbecillità incurabile. Dobbiamo tremare se in questo abietto mondo moderno non sentiamo che il prossimo è sempre meno un nostro simile ad ogni giorno che passa. Quando la libertà smette di essere sottomissione ai più alti valori dell’epoca per convertirsi in diritto di esprimere la nostra insignificante individualità, tanto vale la disciplina della caserma socialista. Osservare la vita è troppo interessante per perdere del tempo a viverla. Non è lo scontro con la vita ciò che può affilare la nostra intelligenza, bensì lo scontro con l’intelligenza dei grandi defunti. L’uomo colto non è colui che gira carico di risposte, ma colui che è capace di domande. Capire non significa sfiorare la frase, bensì afferrarla. Per una maggior chiarezza, si dovrebbe scrivere carpire.17 L’importanza di un avvenimento è inversamente proporzionale allo spazio che gli dedicano i giornali. L’atteggiamento di coloro che ricusano la storicità di Gesù è simile a quello dei padri della tradizione evangelica. Il personaggio è parso ad entrambi così strano che i primi, 127

nell’imbattersi in lui attraverso un testo, negano la sua esistenza, mentre i secondi, nel conoscerlo in carne ed ossa, proclamarono la sua divinità. Solo annunciando l’imminenza dell’éschaton18 si evita che la predica escatologica degeneri in insipido progressismo. L’ambiguità condiziona il risultato. La storia alla fine si emancipa, come le scienze, quando rinuncia a cercare le “cause”. La ricerca del “perché”, in storia come in fisica, nasconde metafisiche vergognose. Il lettore contemporaneo sorride quando il cronista medioevale parla di “paladini romani”, però rimane serio quando il marxista disserta sulla “borghesia greca” o sul “feudalesimo americano”. Ogni opera importante ci fa percorrere tre tappe: ammirazione, delusione, ammirazione. Mancare di rispetto all’individualità è l’oggetto dell’educazione. Dalla dimenticanza di una verità così ovvia proviene, in parte, la crapula moderna. Ogni giorno mi sembra meno verosimile che le esigenze della ragione coincidano con l’essenza dell’universo. Non confido in ciò che non è scandalo. Una placida esistenza borghese è l’anelito autentico del cuore umano. 128

L’uomo intelligente suole fallire perché non osa credere nella reale grandezza della stupidità umana. Il proletariato tende verso la vita borghese come i corpi verso il centro della terra. L’individuo si dichiara membro di una qualsiasi collettività al fine di esigere in suo nome quello che si vergognava di reclamare nel proprio. La prolissità suol essere l’apparato difensivo delle idee insignificanti. Una sciocchezza non smette di esser tale per il fatto che ci sia chi muore per essa. Il colore politico è genetico come il colore degli occhi. Per una società che vive tra le statistiche, presumere che ciascuna unità sia una persona unica e destino autonomo risulta inquietante ed allarmante. Gli stupidi pensano che l’unico modo di liberare un individuo dai suoi grovigli psicologici sia parlargli di essi. Chi si confessa fuori dal confessionale si propone solo di eludere il pentimento. Ogni sentimento nobile deve essere nascosto. Per non dare fastidio al democratico. 129

Niente scandalizza di più un demagogo che un altro demagogo. Ogni essere giace disperso nella propria vita e non c’è modo che il nostro amore lo raccolga del tutto. Non c’è mai stata una felicità talmente libera da minacce che ci azzarderemmo a rivivere. Il cattolico che è preoccupato dalla sorte della Chiesa ha smesso di essere cattolico. L’individuo che possiede un’autentica vocazione è reazionario. Qualsiasi siano le opinioni che abbia. Ed è democratico chi attende che sia l’esterno a fissargli delle mete. La “politica” è un’attività propriamente democratica perché smette di essere un male necessario solo per chi pensa all’uomo come un prodotto artificiale dell’uomo. Per il reazionario la politica è un’attività subalterna. L’artista può essere sostenitore soltanto del politico che non lo chiama tra le sue fila. Il liberalismo non ha lottato per la libertà, ma per l’irresponsabilità della stampa. Nel paradisiaco futuro dei sogni progressisti il globo terrestre oscillerà al ritmo della copula universale. 130

Il popolo non si sposa se non con idee prostituite. I politici non coabitano con le idee, ma con le loro ombre. La “politica” è l’occupazione delle anime vuote. Le concessioni sono gli scalini del patibolo. Il mondo moderno, invece di far tacere gli sciocchi, ci obbliga a confutare sciocchezze. L’unica alternativa in questa fine del secolo: caserma orientale -bordello occidentale. Le rivoluzioni di sinistra cambiano solo l’ordine nel mazzo di carte. La rivoluzione è inutile fintantoché non si inventino nuovi mazzi di carte con semi inediti. Il reazionario, oggi, è l’antipode del conservatore. Vale a dire: del difensore della democrazia borghese di ieri contro la democrazia piccolo-borghese di domani. Ma il reazionario non si aspetta nulla da una rivoluzione. Quando il tedio e lo schifo generano tempi propizi, la reazione non sarà banalmente rivoluzione, bensì radicale metanoia. L’intelligente individuo di sinistra ammette che la sua generazione non costituirà la società perfetta, però confida in una generazione futura. 131

La sua intelligenza scopre la propria personale impotenza, però il suo sinistrismo gli impedisce di scoprire l’impotenza dell’uomo. L’individuo non diventa interessante finché non si disillude. Calunniato, come un reazionario. La superficialità consiste fondamentalmente nell’odio verso le contraddizioni della vita. La gerarchia è il principio che salva le contraddizioni. L’estetica degenera in sociologia oppure fiorisce in religione. Non bisogna parlare di bellezza della religione e neppure di religione della bellezza. Bensì di complicità fra bellezza e religione. La passione più ardente non inganna se conosce l’inadeguatezza del suo oggetto. L’amore non è cieco quando ama localmente, bensì quando dimentica che anche l’insostituibile essere amato è solo una misteriosa primizia. L’amore che non si crede giustificato non è tradimento, ma propedeutica. Tanto l’amore pagano quanto quello romantico sono innocenti: è depravata solo la sessualità soddisfatta e igienica fra uguali. 132

Saint-Just, nonostante i suoi gesti da iena, è un eminente pensatore borghese: la sua celebre frase su le bonheur19 merita di servire da intestazione alle riviste per signore. Non dobbiamo cercare di convincere; l’apostolato guasta le buone maniere. Accettiamo la sociologia finché classifica senza pretendere di spiegare. La sete di ciò che è grande, nobile e bello è un appetito di Dio che ignoriamo. La varietà (diversità, molteplicità) che non proviene dalla natura ma dalla volontà risulta banale e monotona. Cercare la “verità fuori dal tempo” è il modo di trovare la “verità del nostro tempo”. Chi cerca la “verità del proprio tempo” trova i luoghi comuni di quel giorno. Con l’Indipendenza finì l’autenticità spirituale dell’America. Capace, durante il periodo coloniale, di adattare le forme mediterranee ai nuovi paesaggi e anche di dare una propria modulazione al barocco, successivamente copia con docilità plebea solo le mode del momento. L’originalità limitata ma autentica da provincia spagnola che ebbe durante la Colonia si convertì in plagio volgare, peculiare dei quartieri poveri. 133

Quando l’uomo si rifiuta di farsi disciplinare dagli dèi, sarà disciplinato dai demoni. Quello che probabilmente si avvicina non è un terrore rivoluzionario, bensì un terrore controrivoluzionario instaurato da rivoluzionari schifati. L’intelligenza è spontaneamente aristocratica perché è la facoltà di distinguere le differenze e fissare dei ranghi. Nietzsche è il paradigma del reazionario che claudica, nell’adottare le armi del nemico, perché non si rassegna alla sconfitta. Per partecipare ai conflitti sociali di questo secolo il cittadino onesto deve richiedere un fucile che spari simultaneamente in direzioni antagoniste. Il socialista non capisce che coloro che prevedono il trionfo del socialismo sono reazionari. Quando lo sono precisamente perché lo prevedono. Non bisogna contare tra i sostenitori della disuguaglianza quelli che rifiutano l’uguaglianza economica, perché sanno che li distingue solo la ricchezza. Le individualità vigorose non compaiono se non nel seno di severe discipline collettive. Affinché il tronco dell’individualità cresca è necessario impedire che la libertà lo sparpagli in rami. 134

La comparsa del nazionalismo in qualsiasi nazione indica che la sua originalità è agonizzante. Sfarzo da palazzo barocco o nudità da cella romanica. In nessun modo lusso da società industriale. Né gli individui né i popoli sono originali quando esprimono meramente quello che sono, bensì quando coniano a propria effigie princìpi universali. Rango culturale e rango estetico dell’opera d’arte sono categorie distinte. Il rango culturale dipende dalla qualità della cultura alla quale l’opera appartiene e il rango estetico dipende dalla sola qualità dell’opera. Opere di basso rango estetico possono avere un alto rango culturale perché portano con sé i valori della cultura insigne a cui appartengono. Inversamente, opere di basso rango culturale possono essere redente dalla loro eccellenza estetica. L’universo non è sistema, vale a dire coerenza logica. Esso è una struttura gerarchica di paradossi. Che il cristianesimo non risolva i problemi sociali è una ragione di apostasia solo per coloro che dimenticano che non ha mai promesso di risolverli. Il cristianesimo dei secoli autenticamente cristiani non fu figlio della debolezza, ma della forza. Della forza che conosce la propria debolezza. 135

Non sarmento. Mera polvere, al riparo della sua ombra. Il cristianesimo è radicalmente avverso alla teocrazia. Una società diventata Chiesa non preannuncia il regno di Dio. Disegna, invece, la sua caricatura satanica. La Chiesa reclama la parallela esistenza dell’Impero. Personalmente, credo legittimo solo un mondo che sia presieduto, in troni simmetrici, dal Pontefice Romano e dall’Imperatore Germanico. La cristianità non ha mai preteso, né lo pretenderà se dovesse risuscitare, di essere il regno di Dio. Ma una società di peccatori cristiani. Non è una restaurazione ciò che il reazionario brama, bensì un nuovo miracolo. Solo l’anima ancorata al passato non naufraga sotto i venti notturni. La fede nel clero moderno non è stata sufficiente per controbilanciare la rozzezza della sua bassa estrazione. Una certa ironia dispiaciuta non è altro che un riflesso compensatorio di invidia. Il distintivo del giovane di sinistra: figa e rivoluzione. Ogni valore è individuale. 136

E pertanto imprevedibile, casuale e irriducibile. (Nessuno ricostruirà le tragedie perdute di Eschilo). Lo scettico che non è più tentato dalla fede di solito si arrende a convinzioni ingenue. La speranza non intontisce fatalmente se non è speranza in un futuro con la maiuscola. Serbare la speranza di un nuovo splendore terrestre non è cosa illecita, sempre che si speri in uno splendore ferito, debole e mortale. Possiamo amare senza colpa ciò che è terrestre finché ricordiamo di amare un’effimera argilla. La nostra indipendenza intellettuale cresce con la crescente indifferenza degli anni. La capacità di complicare l’ovvio fu una condizione basilare della metamorfosi dell’animale in uomo. Passare direttamente dall’appetito alla sua soddisfazione è ciò che caratterizza l’animale. Una civiltà consiste sempre nel vestirsi e non nello spogliarsi. Gli unici insegnamenti importanti sono quelli che solo il tono della voce può trasmettere. Lo specialista e il giornalista stanno finendo di spartirsi l’eredità della cultura strangolata. Oggi non è possibile rispettare i cristiani. 137

Per rispetto verso il cristianesimo. L’indissolubilità del patto fra Antichità e Cristianesimo si è evidenziata con la ribellione simultanea della mentalità moderna contro lo spirito antico e lo spirito cristiano. La mentalità moderna è quella che può esporsi alla cultura senza bagnarsi. L’umiltà cristiana non è il disconoscimento ipocrita delle virtù che possediamo, bensì il riconoscimento esplicito del fatto che non sono meriti nostri. Essere cristiano non significa professare una falsa umiltà. Significa confessare che tutto ciò che è insigne è gratuito. Dalla filosofia della storia ci salva solo l’epistemologia della storia. Il cristianesimo non ha mai insegnato che la storia ha una finalità. Solo una fine. La sventura dei moderni non è dover vivere una vita mediocre, bensì credere che potrebbero viverne una che non lo è. La democrazia è il regime politico in cui il cittadino affida gli interessi pubblici a chi non affiderebbe mai i propri interessi privati. 138

La massima immoralità consiste in qualsiasi contributo al progresso. Per non essere dei dissoluti oggi si richiede un’anima quasi altrettanto vigorosa di quella per esser santi in altri secoli. Qualunque opera d’arte ci parla di Dio. Qualsiasi cosa esprima. Il mondo, fortunatamente, è inesplicabile. (Cosa sarebbe un mondo spiegabile dall’uomo!) La sorte dell’uomo alla fine dipenderà dal recupero della capacità di coniugare il verbo “rinunciare”. L’unica impresa dell’uomo degna di rispetto sarebbe quella di innalzare monasteri su tutte le colline. La letteratura è la più sottile delle filosofie, e forse l’unica esatta. Nobile è la persona capace di non fare tutto ciò che potrebbe. Le civiltà sono opera di coloro che assegnano all’uomo un fine extramondano. La loro distruzione è opera di quelli che gli stabiliscono un destino terrestre. Dialogare con chi non condivide i nostri postulati non è altro che una maniera stupida di ammazzare il tempo. 139

La diffusione della cultura ha avuto l’effetto di rendere capace lo stupido di cianciare di quello che ignora. Le tradizioni sociali sono il sostituto della forza. Violenza statale o violenza popolare è l’alternativa delle società in “progresso costante”. Bene comune, volontà generale, necessità storica sono i nomi con cui il leccapiedi di turno battezza i capricci della forza. La storia sociale non può accontentarsi di inventariare senza giudicare. L’esistenza di strutture presuppone giudizi di valore. Come criterio del meglio l’uomo moderno non conosce se non la posteriorità. Per smascherare lo stupido non esiste miglior reagente della parola “medioevale”. Vede rosso immediatamente. L’uomo si abitua alla bruttezza assoluta e al male puro con una facilità inquietante. Un inferno senza supplizi si trasforma facilmente in un luogo piuttosto torrido di villeggiatura. “Anarchia feudale” è il soprannome con cui il terrorismo democratico denigra l’unico periodo di libertà concreta che la storia abbia conosciuto. 140

I valori non sono indimostrabili perché sono dei postulati, bensì perché sono delle immagini. Non portano una data di invenzione come le idee, ma di scoperta come i continenti. L’assiologia è una conoscenza empirica, storica e particolare di assoluti. Dio non è presente nel mondo come una roccia in un paesaggio concreto, bensì come la nostalgia in un paesaggio dipinto. Non è nel far coincidere le nostre evidenze ciò in cui dobbiamo impegnarci, bensì nel subordinarle. La prevaricazione e la corruzione sono gli ultimi rifugi della libertà nei tempi democratici. L’escatologia ebraica e quella profana sono state storiche. Quella cristiana invece non lo è mai stata. Persino l’impazienza escatologica della generazione apostolica non attendeva la pienezza della storia, ma la chiusura apocalittica del tempo. Per il cristiano la storia non ha una rotta, bensì un centro. Se la storia avesse un senso, l’Incarnazione sarebbe di troppo. Le cose non sono mute. Semplicemente selezionano i propri uditori. 141

La burocrazia è uno di quei mezzi democratici che si trasformano in uno dei suoi fini. I nomi degli individui di sinistra celebri finiscono per essere aggettivi insultanti in bocca degli individui di sinistra. L’intellettuale non si confronta con l’uomo di Stato con integrità di spirito, bensì col radicalismo dell’inesperienza. Una cerimonia democratica non cessa di essere volgare se non diventando atroce. Le ideologie ottimistiche cominciano fucilando per amore. Per sanare l’umanità. E finiscono fucilando per rancore. Perché l’umanità risulta insanabile. Il pensiero reazionario non è una reazione di paura, ma una reazione di fronte a un crimine. Non esiste compito umile che non ci colmi né gesto spettacolare che non ci stanchi. Forse la storia, dopotutto, potrebbe non avere altra finalità se non quella di divertire lo storico. L’individuo di sinistra non paga se non con assegni postdatati. L’individuo di sinistra scopre antenati propri solo nei 142

quartieri bassi dello spirito. Un “socialismo dal volto umano” è un’acquavite senz’alcool. Il Messia annunciato dai profeti della democrazia ottocentesca è risultato essere meramente un aborto dell’Anticristo. Al contrario di quello che succede ai giovani, tra i vecchi solo l’imbecille dice sciocchezze. Quella liberazione dell’umanità cantata dal XIX secolo non è altro che il turismo internazionale. Il cattolico progressista ha decretato che l’ateismo consiste nel dubitare della divinità dell’uomo. Il progressismo cristiano è una sbronza di tradimento. Nulla di ciò che ammiriamo sinceramente in un individuo dipende da lui. L’opera d’arte riuscita differisce radicalmente dall’opera d’arte fallita, però quella fallita differisce poco da quella riuscita. Nelle arti, condannare è più difficile che scegliere. A chi va a caccia di una spiegazione precisa del mondo dobbiamo consigliare di inventarsela. Affinché corra meno pericolo di credere in essa. 143

Quando navighiamo in oceani di imbecillità, l’intelligenza ha bisogno dell’ausilio del buongusto. La giustizia è stata uno dei motori della storia perché è il nome che assume l’invidia in bocca del querelante. Nel XIX secolo non si viveva più angosciati per le repressioni sessuali piuttosto che nel XX secolo per la liberazione sessuale. Identica ossessione, quandanche di segno contrario. Dobbiamo anelare che trionfino in modo passeggero i momenti nobili delle ricorrenze storiche. Ma non cadiamo però nella scempiaggine di sperare in un’abolizione terrestre della loro monotona ripetizione. Quando gli intellettuali taceranno sarà possibile che la letteratura risusciti. I moderni pensano che il diavolo sia scomparso quando invece è diventato semplicemente più sottile. Il problema più circoscritto interessa eternamente, se è stato trattato da un uomo intelligente. La posterità guarda con ironia l’opera dei rivoluzionari vittoriosi, ma non ha ancora imparato a citare senza lagnanze il nome dei rivoluzionari sconfitti. Tanto la percezione autentica di qualsiasi splendore terrestre quanto la legittimità della nostra osservanza sono 144

condizionate dall’ammissione previa della loro radicale dipendenza. L’imparzialità proibisce l’ingiustizia, ma non la lotta. Se il reazionario non si risveglia conservatore, si trattava solo di un progressista paralizzato. Chi bolla di sedizioso il Vangelo confonde burlescamente la negazione rivoluzionaria della società con la negazione apocalittica del mondo. L’eternità affiora nel tempo solo quando lo viviamo come durata minacciata ontologicamente. Tutto è effimero in una durata garantita. Il cattolicesimo è la somma delle forme imposte ad un proposito tenace da parte di tentativi ripetuti di abolirlo. Il cattolicesimo non è una successione di patti con il mondo, bensì una scia di trionfali naufragi. Senza radikale Eschatologie19 e senza das ganz Andere21 il cristianesimo si dissolve nelle acque di scarico del tempo. Vivere escatologicamente non significa vivere un presente guatato dal futuro, ma vivere il futuro come già presente. L’esegeta che non è né cristiano né scettico finisce per vedere in Gesù Cristo un distinto otorinolaringoiatra. Essere reazionari non vuol dire credere in determinate 145

soluzioni, bensì avere un acuto senso della complessità dei problemi. La società capitalista si è arricchita accoppiando l’ignoranza di un imprenditore astuto - che dirige - con la scienza di un tecnico stolto che realizza. Il socialismo pretende di arricchirsi affidando la direzione al tecnico. Come se la nozione di ispirazione fosse ispirata, la Chiesa ha asservito la propria esegesi ad una definizione postulativa della nozione. Invece di definirla empiricamente in modo conforme all’indole dei testi ispirati. Peggio della corruptio optimi è la corruptio rei optimae.22 L’individuo muore, ma il valore imbrattato resta. La solennità è un manto scarlatto caduto in mano di buffoni che urge riscattare per imprescindibili liturgie. Un tratto tipico non è quello che ha una frequenza particolare, ma quello che ha una particolare importanza. La statistica non rimpiazza l’intuizione. Anche i concetti sociologici più rigorosi sono tutt’al più quasi esatti. Quando i suoi concetti perdono le proprie connotazioni etiche la psicologia semplicemente sistematizza l’ovvio. 146

Quandanche la definizione costruisca in realtà la classe, la classe sembra costruire la definizione. In effetti è sufficiente costruire una classe scegliendo una relazione qualunque che sia comune a vari individui per destare in essi un sentimento di compartecipazione che trasformi la definizione della classe in classe definita. La coscienza di classe non è un riflesso della situazione, ma una riflessione su di essa. Senza il radicalismo dell’esigenza cristiana pochi sfuggono alla fatuità della sufficienza etica.

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I riformatori borghesi preparano precedenti giuridici per i loro futuri predatori. Portare a termine la lettura di qualsiasi libro è sempre un’impresa. Quelli che espellono la routine dalla propria vita la ospitano nella loro testa. Chi forgia una visione mutilata del mondo finisce per mutilare se stesso. Dobbiamo condannare, a volte, i tentativi dell’uomo di occultare la sua miseria. E condannare, a volte, coloro che li condannano. Non so se il diavolo castiga, in un altro mondo, la società irreligiosa. Però vedo che qui è presto castigata dall’estetica. Lo scetticismo non è irrisione del misteso, bensì delle ricette con cui lo scemo pretende di decifrarlo. La fotografia ha assassinato l’immaginazione. Non basta immaginare qualcosa affinché esista, però esiste solo quello che immaginiamo. La fede non è conoscenza dell’oggetto. Ma comunicazione con esso. 148

Lo scrittore di sinistra grugnisce quando tratta di politica. Ma quando scrive su un altro tema la sua penna distilla tenerezza. Che affarone sono stati gli umili! Il rispetto verso tutte le religioni è irreligioso. Chi è credente non riverisce gli idoli. Nessuno più rispettoso delle “credenze altrui” che il demonio. Certe gesticolazioni sembrano grottesche solo all’eunuco, così come certe altre sembrano grottesche solo all’incredulo. La frustrazione è il carattere psicologico distintivo della società democratica. Dove tutti possono aspirare lecitamente alla cuspide, la piramide intera è un’accumulazione di frustrati. La divulgazione incondizionata di notizie imposta dai mezzi di comunicazione di massa esige che la menzogna pubblica assuma, nello Stato, la funzione tradizionale del segreto. Reale non è il predicato del corpo che si muove, bensì del significato dei suoi movimenti. Le arti non muoiono, ma a volte vanno in letargo per secoli. 149

Le pseudo-spiegazioni ingrassano la nostra stupidità. Gli sciocchi credono che l’umanità sappia solo ora certe cose importanti, quando invece non c’è nulla di importante che l’umanità non abbia saputo fin da principio. Cercare il Sitz im Leben23 di un testo non ha come obiettivo quello di relativizzarlo, bensì quello di definire meglio quanto non abbia di relativo. Quando l’intellettuale di sinistra si fa la barba, lo specchio gli mostra una paffuta faccia da borghese. Il diavolo non riesce ad impadronirsi dell’anima che sa sorridere. Esistono scienze che si possono insegnare ed altre che possiamo imparare. Scienze naturali, scienze umane. La posterità difficilmente potrà capire quale impresa sia la semplice sensatezza in questo secolo demente. Il fatto chiave di questo secolo è l’esplosione demografica delle idee tonte. L’elogio incondizionato di ciò che è “naturale” è una scappatoia per eludere l’obbligo di distinguere tra le cose naturali. 150

L’uomo non è imprigionato; si imprigiona. Dobbiamo demitizzare il futuro, il quale ripeterà le eterne consuetudini della storia, affinché non si trasformi in un asilo di utopie sanguinarie. Chi è sostenitore dell’uguaglianza senza essere invidioso può esserlo solo perché è sciocco. Fintantoché il soldato vive, lo svilimento totale si rende difficile. L’ontologia è la scienza delle apparenze; l’assiologia la scienza della realtà. Le sentenze del Giudizio universale saranno meno categoriche ed enfatiche di quelle di qualunque giornalista su qualsiasi tema. Le ideologie sono una secrezione democratica. Perché l’uomo comune non ammette che gli venga proposto un fine diverso dal proprio interesse personale e neppure che gli venga proposto con un limpido cinismo. Tanto l’individualismo quanto il collettivismo sono ripercussioni sociali della credenza nell’immortalità dell’anima. L’individuo si volge verso il suo interno, si esamina, si osserva e scopre la propria individualità, oppure si volge verso l’esterno, si proietta, si disperde e si confonde in una collettività secondo egli creda, o non creda, in un tribunale incorruttibile. 151

Per non dover infine acquartierare la società, bisogna acquartierare l’esercito dentro di essa. Qualunque superiorità, in tempi democratici, passa il tempo chiedendo scusa. Non essendoci che due tipi leciti di festa - l’allegria popolare e lo sfarzo aristocratico - le feste in questo secolo di classe media risultano grottesche. Una verità non si annulla per il fatto che esista ad un livello più profondo un’altra verità che essa ignora. La gioventù naviga senza notarlo in un mare di conformismo. In ciascuna onda che la trascina osserva solo la breve spuma che la differenzia dalle altre e non la marea comune da cui tutte sono spinte. Le “spiegazioni” sono un semplice passatempo; solo le “rappresentazioni” sono serie. Le idee che meno hanno influenza in politica sono quelle politiche. La retorica più odiosa è quella dell’individuo che non vede i fatti se non nella loro nudità intramondana, ma che parla di essi come se vi vedesse ancora i riflessi di un aldilà. La poesia è morta asfissiata dalle metafore. 152

Il socialista asserisce che le sue opinioni sono la conclusione di un ragionamento semplicemente perché ignora che sono la prole dei matrimoni segreti tra osservazioni inesatte e postulati clandestini. Nessuna classe sociale ha sfruttato più sfacciatamente le altre rispetto a quella che oggi si autodefinisce “Stato”. Arte, letteratura e filosofia sono cose troppo importanti per parlare di esse con enfasi. Non è giusto rimproverare il malgusto agli scrittori di questo secolo, quando è morta la nozione stessa di gusto. Negare che esista una “natura umana” è uno stratagemma ideologico dell’ottimista per difendersi dalla storia. L’evidenza nuova non è più perfetta dell’evidenza vecchia. È semplicemente un’evidenza nuova. Se l’uomo arrivasse a fabbricare un uomo, l’enigma dell’uomo non sarebbe decifrato, ma ottenebrato. La sbronza rivoluzionaria scatena un attivismo puro da cui l’uomo si sveglia, in un pallido mattino, fra sangue e vomito. Chi lotta contro l’invecchiamento invecchia meramente senza maturare. Se crediamo in Dio non dobbiamo dire “credo in Dio”, bensì “Dio crede in me”. 153

Dobbiamo compatire l’egualitario. Quale sfortuna ignorare che ci sono ranghi e ranghi al di sopra della nostra mediocrità. A volte dubitiamo della sincerità di chi ci adula, ma mai della verità delle sue adulazioni. Due condizioni sono necessarie affinché nasca un’aristocrazia: che le leggi non lo impediscano e anche che non lo facilitino. La memoria di una civiltà sta nella continuità delle sue istituzioni. La rivoluzione che la interrompe distruggendole non toglie alla società un guscio chitinoso che la paralizza, ma semplicemente la costringe a ricominciare daccapo. Il combattimento intellettuale non si vince innalzando barricate, ma lasciando cortesemente il campo libero affinché le sciocchezze dell’avversario si distruggano da sole. “Rinunciare al mondo” cessa di essere una prodezza, per diventare una tentazione, nella misura in cui il Progresso progredisce. Nessuno deve prendersi sul serio. Soltanto sperare di risultare tale. La teologia protestante cade facilmente nella tentazione di trasformarsi in un’ermeneutica storica; la teologia cattolica in quella di convertirsi in un’ermeneutica giuridica. 154

Gli specialisti non possono comunicarsi mutuamente le particolarità che veramente sanno, bensì le generalità che erroneamente credono di sapere. Un umanista cristiano? Sì. Un umanesimo cristiano? No. “Patriota”, nelle democrazie, è chi vive dello Stato; “egoista” colui del quale lo Stato vive. I problemi dell’arte di vivere sono risolti solo da chi non li vede. L’uomo attuale non vive nello spazio e nel tempo. Bensì nella geometria e nei cronometri. Rispettare la storia non significa applaudire qualunque cosa succeda. Significa preferire il valore incarnato al proposito che abortisce. L’inerzia dell’intelligenza adatta silenziosamente alla teoria confutata il fatto che la confuta. Il popolo è stato ricco spiritualmente fino a che i semieducati hanno risolto di educarlo. L’“istruzione” è una tossina letale per lo spirito. Le epoche sprovviste di genio devono sostituire l’impostura 155

che le tenta con l’intelligenza che le salva. Solo a Dio possiamo perdonare l’impertinenza di perdonare, poiché comprende. L’opacità di un fatto sociale non si dissipa fintantoché ci accontentiamo di sussumerlo sotto una legge empirica. Fino a che non lo collochiamo in uno schema strutturale a priori. Nel continuo mutamento fenotipico dell’anima sopravvengono repentine mutazioni genotipiche. L’intelligenza letteraria è la capacità di pensare il concreto. I problemi sociali sono il rifugio delizioso di chi fugge dai problemi propri. Chi non sa dare a ciascuno il suo si risolve a dare a tutti lo stesso. La Chiesa non si rassegna a seppellire in un decente oblio i propri difensori. Presto o tardi aiuta a profanare le loro tombe. In una società democratica industriale e progressista l’arte è il più pericoloso fermento reazionario. Una società irreligiosa non sopporta la verità sulla condizione umana. Preferisce una menzogna, per quanto imbecille questa sia. 156

L’unico che è grato alla vita per ciò che la vita gli dà è chi non si aspetta tutto dalla vita. Ciò che salva dalla frustrazione tanto l’epoca mediocre quanto il mediocre individuo non è una produzione febbrile, ma un rispettoso silenzio. Solo prostrati in ginocchio si esprime la verità dell’uomo. Nessuno può assicurare che qualche dissoluto non avrà un giorno il diritto di dargli del tu. Se non ereditiamo una tradizione spirituale che la interpreti, l’esperienza della vita non insegna nulla. I benefattori della nostra intelligenza non sono quelli che arricchiscono l’inventario intellettuale del mondo, bensì quelli che modificano l’angolo di illuminazione delle cose. Affinché una cultura ne fecondi un’altra è necessario che si conosca malamente. Il sapere storico ostacola l’imitazione creatrice. Vivere vuol dire scegliere. E scegliere vuol dire essere ingiusti. Scegliamo, allora, per l’ingiustizia meno stupida. La storia dello spirito non è un processo dialettico, ma un dialogo sul filo del tempo tra individui congenitamente obbligati ad imprevedibili visioni del mondo. 157

L’ambizione di “trasformare il mondo” non ubriaca se non le epoche carenti di coloro che lo dipingano, lo descrivano e lo pensino con talento. La città sta scomparendo mentre il mondo intero si urbanizza. La città occidentale è stata persona. Oggi l’ipertrofia urbana e il centralismo statale la disintegrano in mero affastellamento inanime di abitazioni. O si appartiene alla posterità di Hegel o si appartiene alla posterità di Schopenhauer. Tertium non datur. L’irruzione della storia non europea nella tradizione occidentale è un episodio della vita intellettuale del XIX secolo. I partecipi di questa tradizione non sono eredi forzati di quella storia e possono ereditarla solo rispettando le condizioni intellettuali del suo ingresso nel patrimonio dell’Occidente. In altri termini, in Occidente ci possono essere, verbigrazia, sinologi, ma non taoisti. L’ateismo di una filosofia consiste meno nel negare Dio che nel non trovargli un posto. I partiti politici oggi non disputano sui programmi. Al contrario, si disputano i programmi. 158

Così come l’interpretazione allegorica o anagogica o tropologica permetteva letture letterarie al cristiano di ieri, allo stesso modo l’interpretazione economica gliele permette oggi al devoto marxista. Hegel, “Filosofo dello Stato Prussiano”? - “Filosofo della Rivoluzione Francese”? Come se qualunque “rivoluzione francese” non finisse in “stato prussiano”! I materialismi non sono mai state filosofie, ma politiche. Nelle storie delle letterature non sono i primi capitoli ad incartapecorirsi con gli anni, ma gli ultimi. La sub-letteratura è l’insieme di libri stimabili che ogni nuova generazione legge con piacere, ma che nessuno riesce a rileggere. L’organo del piacere è l’intelligenza. I piaceri dell’intelligenza e gli oneri del sesso. Tutti conosciamo, in ogni campo, sergenti sdegnosi di Alessandro. Lo scrittore borghese per paura del popolo si rifugia nel cesso. Una frase perfetta può cadere nell’oblio, ma è sfuggita alla morte. 159

A certi scrittori apriremmo volentieri le finestre dell’anima perché sanno di muffa. La disuguaglianza meramente economica non dura. Né merita di durare. Commercianti, banchieri e industriali non sono fenomeni tipici della società borghese posto che esistono nelle società più diverse. Il tipico fenomeno borghese è l’intellettuale. L’etica che non comandi di rinunciare è un crimine contro la dignità a cui dobbiamo aspirare e contro la felicità che possiamo ottenere. Così tanti pubblici diversi esistono oggi che qualsiasi libro, per quanto mediocre, trova illetterati da sedurre. Quando il grande pubblico si appassiona alle arti, l’espressione estetica si semplifica in puro impatto. Oggi, in arte come in politica, quanto più in basso si miri tanto più si azzecca. Non c’è un morto più morto dello scrittore di talento che credeva di essere un genio. Il tumulto attorno a un’opera d’arte oggi non è indizio di importanza estetica, bensì di utilizzazione politica. 160

La facilità è il premio del genio e il castigo del mediocre. Noi mediocri ci salviamo quando siamo così mediocri da riuscire a vederci tali. I sostenitori della società egualitaria di solito sono sempre uomini piccoli. La storia non offre spettacolo più comico di quello dello storico progressista che combatte indignato con la storia. La maggioranza degli storici, nel giudicare, lascia trasparire il sobborgo in cui sono cresciuti. Oggi mezzo mondo si incarica di rendere evidenti i vizi della democrazia dispotica, e l’altro mezzo quelli della democrazia liberale. La prosperità materiale svilisce meno dei requisiti morali ed intellettuali per ottenerla. Dall’istante in cui un’opinione si cristallizza in testo, essa non è più giudicata dal complice udito dei contemporanei, bensì dallo sguardo vitreo dei morti. Contro l’umiltà delle mansioni che la vita gli assegna, nessuno protesta tanto rumorosamente quanto l’incapace di svolgerne delle altre. Possiamo chiedere misericordia. Ma con quale diritto reclamiamo giustizia? 161

L’attuale sentimentalismo sociale è tanto grottesco quanto il sentimentalismo erotico di un tempo. L’intellettuale rivoluzionario è la signora delle camelie del nuovo teatro. Per avere talento, Beaumarchais non fece altro che assumersi il lavoro di nascere. Il popolo, nel giro di pochi anni, dimenticherebbe il nome degli illustri demagoghi se i successori di questi non obbligassero il contribuente a spesare loro dei riti commemorativi. La memoria popolare ospita solo nomi di re. Non ci sono mai troppi scrittori, ma solo troppa gente che scrive. Le soluzioni che l’uomo trova risultano sempre meno interessanti dei problemi. Le uniche soluzioni interessanti sono quelle che Dio si riserva. L’impulso della storia della filosofia non è la speranza di decifrare l’enigma, bensì il tentativo di ottenere una precisione crescente nell’analisi dei problemi. Un po’ di polvere sopra un testo mette in fuga il lettore comune. Come se un soffio di intelligenza non lasciasse il marmo deterso. 162

Solo la fede permette ragionamenti che non dipendono da postulati. Che solo prolungano evidenze. Lo scrittore che non ha cianfrusaglie intellettuali da vendere non può lamentarsi del suo poco successo. Quando un’epoca si avvelena di banalità nessuno la cura con idee. Ci sono opinioni ancora più vanitose dei loro professanti. Lo sciocco, per essere perfetto, ha bisogno di essere un po’ colto. Il talento dello scrittore non sta nel descrivere un personaggio, un paesaggio o una scena, bensì nel farci credere di averlo fatto. Petrarca è il padre dell’intellettuale. E di quelli come me che tentano di non esserlo. Le sciocchezze dette da un genio adombrano a malapena il rilievo dei suoi scritti. Però lo sciocco che le ripete muore schiacciato sotto il loro peso. Gli apostoli moderni hanno con i propri catechizzati le condiscendenze di una prostituta coi suoi clienti. È più facile perdonare certi odi che condividere certe 163

ammirazioni. Fra l’animale e l’uomo non esiste altra barriera che una palizzata di tabù. L’umanità è il rango a cui ascende l’animale che osserva delle proibizioni. L’importanza della morale sta meno in ciò che proibisce che nel fatto stesso di proibire. Non dobbiamo encomiare la guerra fra uomini, bensì la guerra nell’uomo. Chi riconcilia un individuo con se stesso lo sminuisce. L’anima malata non si cura sopprimendo i propri conflitti meschini, bensì gettandosi fra conflitti nobili. Persino sapendo che tutto perisce dobbiamo costruire nel granito le nostre dimore di una notte. Non è traducendolo in un altro idioma che possiamo decifrare il mito cristiano. Lo avremo decifrato quando ci sembrerà intraducibile. Solo l’uomo intelligente può non essere egoista senza che la tranquillità del vicino sia in pericolo. L’egoismo dell’imbecille è la salvaguardia del suo prossimo. 164

L’ira degli imbecilli è meno temibile della loro filantropia. L’imbecille benevolo, fiducioso nella propria retta intenzione, autorizza attentati contro l’uomo ancora più atroci di quelli che la sua intenzione distorta concede al malvagio. Bisogna predicare l’egoismo agli stupidi. Per risparmiare morti. L’egoista probabilmente non sa ciò che gli conviene, però almeno non agisce come se sapesse ciò che conviene agli altri. Oggi, curiosamente, non si definisce umanesimo quello che insegnerebbe un umanista fiorentino, bensì quello che insegnava l’averroista padovano. Con le sue mani democratiche Lamennais ha strangolato l’anima di Sainte-Beuve. Il primo trofeo del cattolicesimo progressista è stata l’incredulità dell’uomo più intelligente del suo secolo. La franchezza di chi non rispetta se stesso si trasforma in semplice mancanza di pudore. Oggi pullulano vizi che sono virtù pervertite da menti stupide. Che il cristianesimo sia nato come cospirazione di proletari lo può credere solo chi sente che la ricchezza colmerebbe il proprio cuore. 165

Se le nostre descrizioni evitano la pathetic fallacy24 stiamo falsificando deliberatamente la nostra visione. La presunta “oggettività” ricercata è un prodotto più “soggettivo” dell’introiezione spontanea. Imparare a leggere la poesia del XVIII secolo è un requisito per il passaporto da uomo civile. La causalità storica non è afferrabile se non post eventum giacché la volontà obbedisce a leggi, ma sceglie quella che compie. Quando le norme etiche si ammorbidiscono i conflitti psicologici non sfumano, bensì diventano sordidi. La giovinezza a volte è una malattia che non sempre la vecchiaia guarisce. La mutua mancanza di rispetto trasforma presto l’amicizia o l’amore tra anime plebee in mero contratto bilaterale di villania. La totale libertà di espressione non compensa l’assenza di talento. L’impatto di un testo è proporzionale all’astuzia delle sue reticenze. Civilizzata è l’epoca che non riserva l’intelligenza per le opere professionali. 166

Il malgusto è la nota comune alle incordature che lo scrittore degli ultimi due secoli, per quanto talentoso, ci causa ripetutamente e che lo scrittore di secoli anteriori, per quanto mediocre, non ci causa giammai. Lo scrittore, quando il pubblico non lo educa, tende a scrivere in abiti da lavoro. L’anima colta è quella in cui lo strepito dei vivi non soffoca la musica dei morti. Per calcolare l’elevazione del nostro pinnacolo culturale dobbiamo confrontare la malta verbale dello scrittore contemporaneo con la leggerezza di un testo antico, o con la serietà di un paragrafo latino, o con il cromatismo di una sequenza medioevale, o con la limpidezza di una pagina settecentesca. La propensione a generalizzare indiscretamente si cura con una dose di metodologia della storia. Quando ci sembra insipido qualcosa che piace a un uomo intelligente dobbiamo farci auscultare. Pensieri da adolescente e complimenti da cinquantenne sono ugualmente inoffensivi. Il pubblico non trova pace finché i giornalisti non attribuiscono all’illustre contemporaneo tratti di sentimentalismo lezioso. 167

Sospirare per il socialismo e spaventarsi di fronte al comunismo equivale a lodare la battaglia di Worth e diffamare quella di Reichshoffen. Esistono istanti nei quali tanto nella nostra anima quanto nel nostro corpo ci sentiamo semplicemente posare. Se esistessero delle leggi della storia, la loro scoperta le abrogherebbe. “Essere utile alla società” è un’ambizione, o una scusa, da prostituta. La volontà non è motore, ma freno. La coscienza non può volere se non ciò che vuole, però può vietarsi qualunque cosa. La coscienza sceglie fra tendenze esistenti quella che deve prevalere mediante la volontà che soggioga le tendenze che le sono avverse. La tendenza così scelta cresce e si espande in espressione positiva della volontà. La storia critica è la forma adulta dell’intelligenza. La religione è carente di utilità sociale. Se gli dèi non esistono, la religione non serve a nulla. Se si tratta meramente di organizzare un paradiso terreno, i preti sono di troppo. Basta il diavolo. 168

La complessità dei fatti storici è tale che qualunque teoria trova dei casi ai quali applicarsi. Le nazioni hanno due modalità nobili di esistenza: ascesa e decadenza; e una modalità volgare: la prosperità. Le rivoluzioni non sono le locomotive, ma i deragliamenti della storia. Chi ci tradisce non ci perdona mai il suo tradimento. Tornare a scrivere pagine nobili non sarà possibile finché non restituiremo all’universo la sua altra dimensione. La contro-rivoluzione permanente consiste nel raschiare permanentemente al mistero la vernice di intelligibilità con cui permanentemente pretendono di occultarlo. Il periodo storico non è un accomodamento storiografico. Un periodo storico è il lasso di tempo durante il quale si sviluppano le conseguenze di un atto libero. L’anima dell’oggetto è la forma perfetta di sé che l’oggetto evoca. Le promesse della vita non deludono se non chi crede che esse si compiano qui. La nostra sete sente solo qui il rumore dell’acqua. È sufficiente aprire le nostre finestre alla notte affinché l’alito di misteriose primavere attizzi le ceneri riarse della 169

nostra anima. La notte trasforma in canti le aspre grida del giorno. Ci sono esseri che non vedono in ciascun’alba se non la circostanza di un tradimento. La lealtà è la musica più nobile della terra. L’ideologia si separa presto dall’interesse che la genera e gira il mondo per conto proprio. Finché la nostra viltà naturale protegge i successi tecnici sono sufficienti brevi convulsioni per abbattere gli edifici dello spirito. Lo storico relativizza soltanto quando attribuisce erroneamente al valore il condizionamento della sua apparizione empirica. La collocazione di un valore nella propria costellazione storica non intacca la sua validità. Indica solo in quali latitudini è nato e da quali si osserva. L’individualismo dottrinario spiana il suolo affinché il collettivismo possa edificare. Storia critica e pensiero reazionario provengono dallo stesso atto intellettuale che scopre la radicale diversità dell’uomo. 170

Lo storico progressista e democratico versa negli otri multiformi della storia lo stesso liquido incolore, inodore ed insipido. La storicità non è evoluzione né dialettica né progresso. Né germe che cresce e neppure approssimazione a una meta. La storicità non è definibile. Solo esemplificabile. Per l’individualismo dottrinario l’etica è giusnaturalista oppure sociologica. Per l’individualismo storicista l’etica non è né assolutista né relativista. Né il primo, perché la percezione del valore è relativa a situazioni concrete. Né il secondo, perché da ogni situazione si percepisce un assoluto. Essere uno storico vuol dire saper emergere dal tempo. Il talento da storico è la capacità di percepire un valore da una posizione diversa da quella della sua normale percezione. La storia coordina paradossalmente le coordinate di proposizioni spazio-temporali con le coordinate assolute del giudizio. Quandanche solo il valore percepito ci obblighi, ci scontriamo con valori invisibili così come inciampiamo su rocce che non si vedono. Alla prosa stridente si raggrinzisce il viso in fretta. 171

Ogni società non gerarchizzata si divide in due. L’individuo non è altro che una delle molteplici individualità della storia. Il raffinato diventa ridicolo nel giro di pochi anni o di pochi chilometri. Il pedantismo è un dovere irrinunciabile per chi ha una professione pedante. Le arguzie da professore o le battute da teologo fanno vergognare le Grazie. Invece di scrivere la storia delle mentalità successive, gli storici redigono l’inventario dei menù e dei costumi di un inalterabile fantoccio. Il viavai moltitudinario della società moderna rende le anime dei cammini calpestati da greggi. Il professionista non deve indossare e togliersi la propria professione come un abito da lavoro. Solo compromettendosi integralmente in ciò che fa l’individuo può dare stile alla propria vita. È nella nostra “umanità comune” dove preferiamo cercare giustificazioni per la nostra personale viltà. Un brulichio di vermi nel cadavere di una società è sintomo di salute, secondo il democratico. 172

Che le civiltà siano mortali è la maggior consolazione di chi vive oggi· Ogni valore è un giudizio su se stesso. Vediamo crescere quotidianamente il numero di parole che significano il proprio contrario. Per preservarci dall’abbrutimento è sufficiente evitare le conversazioni dei giovani e i divertimenti degli adulti. Gli “amanti della bellezza” quando non sono pacchiani sono codardi. Le contraddizioni fra etica ed estetica si presentano solo dove vi sono impostori che pretendono di essere i mandatari dell’una o dell’altra. Esistono confessioni di fede estetica, o di fede etica, che sono mere ideologie della plebe dell’anima. Il profano che castra gli alveari della filosofia soccombe sotto i pungiglioni delle sue api. Nel rivelarci la diversità della storia, lo storicismo ci ha insegnato a distinguere lo strano dal ridicolo. Ragione, Progresso e Giustizia sono le tre virtù teologali dell’imbecille. Le tre età del capitalismo: nella prima l’imprenditore 173

traffica per costruirsi palazzi, nella seconda per reinvestire i propri guadagni e nella terza per versare i tributi. Per screditare i borghesi Marx trasferisce simpaticamente al servizio del proletariato la nozione di “classe sociale senza particolari interessi” che Voltaire aveva inventato a beneficio della borghesia. Il XVIII secolo lasciò tutto il proprio patrimonio al XIX, ad eccezione del buongusto. Lo storico si deve vaccinare periodicamente contro il pragmatismo endemico che lo offusca con ciò che è ricorrente e tipico. Lo storico e il critico devono imparare a giudicare senza appoggiarsi sui codici e senza elaborare giurisprudenze. Quello che riesce a civilizzare i regimi politici è ciò che la storia permette raramente: durare. Non esistono idee morte, bensì transitoriamente oppresse. Dove è possibile dire ciò che si vuole nessuno si prende l’onere di dire solamente ciò che è importante. Le autentiche leggi sociologiche non sono ricette che predicono quello che deve accadere in determinate circostanze, ma formule che indicano quello che in determinate circostanze difficilmente può accadere. 174

Lo storico ha tre temi: l’individualità delle persone, l’individualità di totalità concrete e l’individualità dell’istante. Opinioni, abitudini, istituzioni, città, tutto è diventato grossolano da quando abbiamo rinunciato ad imitare il vecchio per comprare quotidianamente novità chiassose. Demitizzare è impresa di coloro che suppongono candidamente che, verbigrazia, per il credente l’Ascensione sia un episodio astronautico. Dio non sarebbe Dio se il nostro modo di conoscerlo figurasse nei manuali di psicologia. Quando qualcosa lacera la corteccia dell’anima moderna, per la fenditura defluisce la polvere della linfa morta. Il “senso della storia” sarebbe insignificante se la nostra intelligenza riuscisse a comprenderlo. Certe intelligenze si svegliano repentinamente come fremiti sublimi. Altre crescono lentamente come querce secolari. Essere reazionari non significa cadere in passati defunti, bensì svincolarsi da una malattia mortale. Rilievo e densità sono attributi che le cose ricevono dalla propria penombra religiosa. Chi vede la storia come un ammasso di aneddoti si sbaglia meno di chi la guarda come l’esemplificazione di un sistema. 175

Il nominalismo è sufficiente per le scienze naturali, mentre lo storico si imbatte in universali ovunque cammini. Senza prostituire l’intelligenza non è possibile veder trionfare una causa davanti ai tribunali di questo secolo. La contemporaneità spirituale è piuttosto una variazione genetica generalizzata che una comune influenza condivisa. Essere moderni non significa aver superato i problemi di ieri, ma credere di averli superati. La storia, sul piano terreno, è un processo tra due accidenti. Invece di difendere la nostra idea dobbiamo far scoppiare una mina sotto l’altare in cui si celebra la sua sconfitta. Se confidiamo in Dio non deve spaventarci neppure il nostro trionfo. Ricchezza e potere sono la consolazione di chi è sdegnato dalle lettere o dalle arti. Il determinismo universale sarebbe concepibile se non ne esistesse la nozione. La filosofia è la parte della retorica in cui oratore ed uditorio si confondono in una sola persona. Filosofo è colui che non adotta se non gli argomenti con cui ha convinto se stesso. 176

Così come la coscienza non potrebbe essere altro che un’illusione di coscienza, allo stesso modo la libertà potrebbe essere solo un’illusione di libertà. Quello che alcuni chiamano religione ci stupisce appena un po’ più di quello che altri chiamano scienza. La società moderna sta abolendo la prostituzione attraverso la promiscuità. Il sesso è come un gas che, con uno stesso volume, riempie con uguale densità qualsiasi spazio. Il pornografo redige il De re coquinaria di una cucina povera. Avrà il Progresso la mera funzione di far rilucere ciò che distrugge? Il giurista, nelle democrazie, non è un esperto di leggi, ma di funzionari. I tessuti sociali si cancerizzano quando i doveri degli uni si trasformano in diritti degli altri. Quando ci danno ragione dobbiamo tremare. Vuol dire che coincidiamo coi pregiudizi dell’uditorio. La zuffa tra sette democratiche distrae temporaneamente queste ultime dallo smantellamento della società. 177

Fino a che la democrazia non lo nota, l’uomo colto può sopravvivere in tempi democratici. L’invidia che il democratico secerne nel suo scivolare sopra le cose le lascia unte di bava. La metafisica più che un nervo ottico è un nervo olfattivo. In quale dio avranno creduto quelli che smettono di credere in lui? Le filosofie progressiste della storia sono romanzi d’appendice per signorine assuefatte agli happy endings. O impariamo a leggere la storia umana dalla tragedia greca o non impareremo mai a leggerla. Il malumore è una secrezione specifica degli intelletti di sinistra. L’ironista di sinistra è inquietante per la durezza delle sue pupille e la lunghezza dei suoi canini. Il trionfo della bassezza a volte è necessario per obbligarci a forgiare il nobile. La plebe si agita solo quando sopra di essa c’è un’altra plebe. Nessun paradiso sorgerà ai confini del tempo. 178

Poiché bene e male non sono fili intrecciati dalla storia, ma fibre dell’unica tela filataci dal peccato. Della bellezza di un paesaggio, checché se ne dica, se ne impadronisce solo il suo padrone. La nostra anima è semplicemente la più immediata delle nostre circostanze. Si definisce mentalità moderna il processo di discolpa dei peccati capitali. Questo secolo esaspera così tanto l’intelligenza che le impedisce di assopirsi. Ogni società risolve, in qualche modo, il problema del comando. Ma il problema della qualità del comando, che preoccupava gli antichi e che i moderni ignorano, lo seppe risolvere solo il Medioevo. Le ingenuità nelle quali l’incredulo finisce per credere sono il suo castigo. Quando il romanticismo si satura dell’occultismo che contiene in soluzione, il precipitato che si deposita è lo pseudo-romanticismo democratico. Nell’interpretazione economica della storia si esprime una convinzione innata della borghesia. 179

Lo spirito è la fioritura del silenzio e dell’abitudine. Tedio è l’antonimo di solitudine. Ci vantiamo di spiegare la storia, e falliamo di fronte al mistero di chi meglio conosciamo. Fino a quando il razionalismo tollererà che l’umanità bruci i propri cadaveri invece di utilizzarli? Non essere imbroglioni è un lusso inaccessibile in tempi democratici. Senza nemici alle frontiere il governante si dimentica di essere saggio. L’esistenza ha perso densità da quando il prurito innovatore impedisce di vivere tra le immondizie del passato. Le ideologie sono fauna da clima democratico. Specie che hanno origine dove compare il processo di selezione elettorale. Lo storico deve attenersi al probabile senza chiudersi all’impossibile. La civiltà dimora solo in case avite. Nelle aule universitarie muore dal freddo. Persino la destra di qualsiasi destra mi sembra sempre troppo a sinistra. 180

Possiamo vedere adeguatamente in mille modi, ma non qualunque modo di vedere è adeguato. La vecchia società umiliava solo gli ambiziosi; nella società attuale Fumile vive umiliato. Non esiste opinione di sciocco che non convenga ascoltare né che convenga rispettare. Gli sciocchi non si preoccupano che delle ortografie, dimenticando le sintassi. L’anima è un’edera per mura di pietra: non fa presa in pareti di cemento. La civiltà è la risultante di tutto ciò che sembra assurdo al cittadino “privo di pregiudizi”. Con la comparsa di relazioni “razionali” tra gli individui ha inizio il processo di putrefazione di una società. Il progressista percorre la storia con la bacchetta del maestro. La povertà estetica di una società cresce proporzionalmente al numero di cavalli da tiro che installa. Un pensiero maturo è quello che non dimentica che tutto imputridisce. 181

Essere moderni significa vedere freddamente la morte altrui e non pensare mai alla propria. Lo stolto confonde in una stessa ammirazione tutto ciò che ammira. Lo stolto non possiede né una scala di ammirazioni né una scala di disprezzi. Le cose non andrebbero così male se agli stupidi cadessero le illusioni come i capelli. Lo scemo irsuto lascia un patrimonio intatto allo scemo calvo. La cultura è eredità di famiglia. O un segreto tra amici. Il resto è commercio. Nessuna lente pedagogica corregge la miopia assiologica. Siccome le ragioni che giustificano il valore sono nel valore stesso, chi non lo vede non riesce a udirle. Coloro che professano la nozione di diritto naturale relegano Dio nella portineria di un vago ministero di giustizia. Senza proprietà “ingiusta” protetta da una legislazione “classista” nessuno sfugge alla necessità di vivere in una postura servile. La società egualitaria lascia l’immaginazione senza pascolo nel sopprimere gli orpelli. 182

Le parole dell’uomo intelligente tolgono al mondo il suo crespo di tedio. Il volgo diffida della verità espressa con delicatezza. Il volgo oscilla fra le preoccupazioni vili e il vocabolario delle preoccupazioni nobili. Dipendere da Dio è l’essere dell’essere. La nostra autonomia è il fondamento ontologico della possibilità del nostro nulla. Se uno scrittore di quando in quando riesce a piegare e dispiegare la propria frase come una mano apre e chiude un ventaglio, le sue idee ci seducono, qualsiasi siano. Uno scrittore illustre non è colui che molti leggono, bensì colui che molti credono di aver letto. Lo scrittore moderno, con la sua devozione verso l’uomo e la sua fede nell’umanità, non riesce a dipingere altro che scene sordide. Classico è lo scrittore a cui è sufficiente nominare un oggetto per farcelo vedere. L’insostituibilità dell’individuo è l’insegnamento del cristianesimo e il postulato della storiografia. La vita attiva animalizza. 183

La definizione di densità demografica ideale deve darla l’estetica. L’unica cosa sensata è importunare caparbiamente Dio con le nostre orazioni. Le rivoluzioni non distruggono le nazioni, ma l’anima. Gli attuali conservatori non sono altro che liberali maltrattati dalla democrazia. Obsoleto è un epiteto laudativo. Quando non si fondano sulla lealtà a una persona i partiti politici sono congiure di avidità vergognose. Dalla spudoratezza delle ideologie ci salvano solo le devozioni faziose. Gli dèi sono sedentari. Le acque che non si assopiscono in ristagni lasciano solo alvei di torrente. Esistono amori che consumano l’anima ed altri che alimentano la fiamma in cui la ardono. Gli anni dell’adolescenza bastano, in una società civilizzata, per educare la sensibilità, l’intelligenza e l’anima. Oggi, la consacrazione a ciò di una vita intera ci riesce appena. 184

Niente di più raro che una sensibilità incorruttibile. Il valore di un’emozione è indipendente tanto dall’idea, sicuramente mediocre, in cui si esprime, quanto dall’oggetto, probabilmente banale, che la suscita. Il metodo supremo sarebbe quello che ci permette di scoprire il dio sotto gli stracci. Credere nella divinità dell’uomo è la radice dell’errore così come confondere l’umanità con Cristo è la radice dell’eresia. La verità dapprima ci assalta. Poi si rivela. Ieri si è parlato di politica per nascondere il lato economico. Oggi si parla di economia per nascondere il lato tecnico. Domani si parlerà di tecnica per tacere il lato biologico. Quando prima di tutto si dovrebbe parlare di assiologia. L’etica autentica è l’arte di violare le norme con tatto. Le qualità ammirate da una razza di solito sono solo una traccia delle discipline imposte al popolo da minoranze altezzose. La storia universale è la narrazione delle occasioni perdute. La volgarità intellettuale è l’atteggiamento di coloro che sono capaci solo delle verità del proprio tempo. 185

La civiltà agonizza quando l’agricoltura rinuncia ad essere un modo di vita per diventare industria. Affinché lo spettacolo di questo secolo non ulceri l’anima conviene trasformare in idee la repulsione viscerale che esso desta. Le “leggi della storia” non permetterebbero di agire sulla storia se non a chi ne fosse al di fuori. Produrre effetti diretti non è in nostro potere; possiamo soltanto sopprimere cause. Gli dèi sono contadini che non accompagnano l’uomo oltre le porte delle grandi urbi. Esistono epifanie solo nel silenzio dei boschi. O nel silenzio dell’anima. È sufficiente placare l’orgoglio per udire il rumore delle moltitudini sacre. La Chiesa è amnesica, oppure è diventata vigliacca? Anche in libri ammirevoli le frasi perfette sono lampi nella notte tediosa e lunga dei testi. I benefattori dell’umanità non sono quelli che inventano per essa artefatti colossali, bensì quelli che le lasciano piccoli altari. 186

L’incenso liturgico è l’ossigeno dell’anima. Gli uomini, nella stragrande maggioranza, credono di scegliere quando vengono spinti. La retorica è nociva quando simula emozioni, però non quando prepara l’anima affinché fioriscano. In questo secolo non ci sono state nascite, ma morti. La nuova invenzione, oggi, non è altro che il rimedio per le conseguenze dell’invenzione anteriore. Il progresso è figlio della conoscenza della natura. La fede nel progresso è figlia dell’ignoranza della storia. Morire e scomparire non sono sinonimi per una nazione. Le idee fioriscono vittoriose od oppresse, ma appassiscono tollerate. La tecnica è l’utilizzazione della scienza da parte di menti incolte. Le scienze, alla fine, sono prove sperimentali dei limiti della scienza. Quello che vi è di contaminato nell’arte moderna dalla mentalità moderna non appartiene all’estetica, ma alla storia. 187

Nulla assicura all’uomo che ciò che inventa non lo uccida. Il mondo moderno pare invincibile. Come i dinosauri scomparsi. L’ordine di dissoluzione delle arti è regolato dal grado di sociabilità di ciascuna di esse. Dall’architettura estinta fino all’aforisma solitario che si estingue. I poeti forse non sono i “legislatori” del mondo, però le società crollano nell’esiliare l’immaginazione. Il Progresso è hybris e némesis fuse assieme. Non è emigrando in altre epoche che vinceremo il mondo moderno. Lo vinceremo obbligandolo a conoscersi, affinché la luce dell’intelligenza lo consumi. Le autentiche trasformazioni sociali non sono opera della frustrazione e dell’invidia, bensì conseguenze di epidemie di schifo e di tedio. Le proposizioni, al di fuori dell’ambito strettamente scientifico, non si contraddicono, bensì si subordinano. L’errore è una verità di infimo rango. Assassinata l’arte, assassinata la letteratura, assassinata la filosofia, ancora ci rimane la funzione di pubblico ministero 188

davanti al tribunale dell’intelligenza. Più grave della morte delle arti è che una volta morte non vogliano tacere. Borborigmi di carogne. Le ideologie sono state inventate perché possa opinare colui che non pensa. Un’intelligenza ci attrae con le sue arguzie, però ci seduce solo con la sua ingenuità. Riesce a soddisfarci solo quello che non sappiamo pianificare. L’innovazione in materia liturgica non è sacrilegio, bensì stupidità. L’uomo venera solo consuetudini immemorabili. La teoria si sbaglia limitando la realtà alle categorie che permettono di manipolarla. La pratica si sbaglia procedendo come se la teoria non si sbagliasse. L’abuso di potere efficace presuppone l’anonimato dell’oppressore o l’anonimato dell’oppresso. I dispotismi falliscono quando a scontrarsi sono volti inconfondibili. Senza analizzare non comprendiamo. Però non dobbiamo presumere di aver compreso per il fatto di aver analizzato. 189

La storia preferisce dare ai fatti delle cause banali; gli storici delle cause serie. La percentuale di elettori che si astengono dal voto misura il grado di libertà concreta in una democrazia. Dove la libertà è fittizia o dove è minacciata, la percentuale tende a zero. Se non gerarchizziamo finiamo per essere ingiusti verso tutto. Persino verso ciò che siamo stati, o verso ciò che siamo. Per costruire un paradiso non basta sopprimere il male, se il bene è marcio. Il male promette quello che non può compiere. Il bene compie quello che non sa promettere. Le arti plastiche, nel purificarsi da ogni “letteratura”, finiscono in insignificanti arabeschi. Quello che non parte dalla parola o non tende verso di essa, è un semplice bagliore. L’idea che diventa popolare perde poco a poco le restrizioni dalle quali dipende la sua verità. Contro le abitudini si è soliti appellarsi a una “verità” che non è altro che abitudine incipiente. All’uomo comune non è dato di scegliere fra verità, bensì 190

fra abitudini. I sensi tendono verso il nominalismo. Quello è il loro vizio. Le stupidaggini moderne sono più irritanti di quelle antiche perché i loro proseliti pretendono di giustificarle in nome della ragione. L’uomo non può proteggersi dall’incoerenza dell’universo se non mediante un’incoerenza analoga. La gente ci permette più facilmente di disdegnare le sue occupazioni serie che i suoi divertimenti. L’erotismo è l’ultima scaramuccia contro l’invadente insignificanza del mondo. Il pensiero che influisce su un’intelligenza virile non le dà direzioni, ma ali. Un destino burocratico attende i rivoluzionari come il mare attende i fiumi. La Chiesa attuale non stringe la democrazia tra le sue braccia perché la perdona, bensì affinché la democrazia la perdoni. Il posto indicato per il monumento commemorativo dello “spirito autenticamente cristiano” della Rivoluzione francese è quello del Jardin des Carmes. 191

Oggi non c’è più nessuno per cui lottare. Solo qualcuno contro cui farlo. Tutto quello che si dice contro la borghesia è inferiore alla verità. Ma chi ha, nel nostro tempo, il diritto di dirlo? Gli attuali mezzi di comunicazione consentono al cittadino moderno di essere al corrente di tutto senza comprendere nulla. Marx diagnosticò fedelmente l’eziologia della malattia e i reazionari ottocenteschi ne descrissero fedelmente i sintomi, però il cauterio del primo uccide il malato e le smancerie dei secondi non lo guariscono. Né il braccio mozzato rimane meramente contratto, come credevano i reazionari, né la ripetizione del gesto che lo aveva mozzato lo farebbe rinascere, come credeva Marx. Il sinistrorso è la caricatura del marxista e il conservatore la nostra. Gli uomini sono profondamente grati verso chi denigra qualcosa di nobile. Il rivoluzionario vuole cambiare il mazzo, e il controrivoluzionario il gioco. L’onore è lo scandalo dell’etica. In effetti, le norme che l’onore osserva possono coincidere 192

con norme universali, ma l’onore ci ordina di osservarle semplicemente perché le assumiamo come proprie. L’onore è lealtà verso il mio dovere, perché esso è mio. L’onore si degrada in dignità come l’etica in moralismo. Bisogna scrivere a voce bassa. Esistono menti nelle quali convergono tutte le idee malate. Sgorgare come una sorgente nella foresta, e non come una fontana in una pubblica piazza. Niente di più buffo che addurre nomi di credenti illustri come certificati dell’esistenza di Dio. “Universale concreto” è un pleonasmo. L’astratto è meramente generale. L’intellettuale non sa nulla, è soltanto al corrente di tutto. Nelle nostre catene di ragionamenti siamo soliti forgiare alternativamente anelli reali e verbali. L’esperienza del fluire della storia è data meno dal confronto di due epoche successive che dal confronto di due storici successivi di una stessa epoca. Esiste un requisito strutturale ineludibile affinché lo Stato possa aspirare alla condizione di opera d’arte: che la parte abbia la vocazione della parte. 193

Solo così la totalità non sarà un mero cumulo fortuito di presunte totalità mutilate. La gioia dell’essere che amiamo è l’unico bene terrestre che ci colma. Una voce ebbra di gioia è un dato che rivela segreti sulla sostanza stessa del mondo. Dobbiamo esprimerci con tale discreta cortesia da far sembrare che stiamo dicendo cose semplici. Credere assomiglia di più a palpare che a udire. Lo psicologismo risucchia il significato all’universo. Non esiste vincitore capace di sentirsi meramente fortunato. Chi descrive unicamente l’immondo non dipinge gli oggetti, ma le loro ombre. Nello stabilirsi nel paese che ammira, il meteco imbastardisce precisamente ciò che ammira. I giovani credono che la gioventù sia un destino, quando invece è solo una fermata di provincia. L’universo è un dizionario inutile per chi non aggiunge la propria sintassi. 194

Colui che reclama allegando i propri meriti ripugna a chi come me semplicemente mendica. La primavera è il sogno dell’eterno autunno del mondo. Il cristianesimo, in certe epoche, ha complici nel mondo. In altre epoche ha solo nemici. Nel primo caso non si svilisce parlamentando; nel secondo si svilisce se non va all’attacco. Qualsiasi definizione del possibile che risulti erronea serve come prova allo sciocco per affermare la possibilità dell’impossibile. L’attività rivoluzionaria più efficace e autentica dei tempi moderni è stata il brulichio routinario della piccola borghesia. Chi smaschera con sdegno le imposture di altri tempi si lascia sempre ingannare da quelle del tempo proprio. Arte, letteratura, filosofia e religione sono attività frivole se non sono consuetudinarie. Ogni ostentazione è qui fraudolenta. L’intransigenza in politica suol essere un’esigenza compensatoria delle debolezze personali. Né l’eloquenza rivoluzionaria né le lettere d’amore possono essere lette da terzi senza ilarità. Lo scrittore dev’essere il portavoce solo di se stesso. 195

Lo scrittore può coincidere solo tangenzialmente con cause collettive. Dove udiamo oggi le parole “ordine”, “autorità”, “tradizione” qualcuno sta mentendo. Il politologo quando tocca la storia si brucia le dita. La morfologia politica ha fatto un balzo da codice etico ad inventario sociologico passando sopra la storia critica. Ciò che è politico, come ciò che è estetico, non ha regole e neppure è semplice avvenimento. Tanto nell’uno come nell’altro l’opera concreta è fatto empirico e categoria assiologica al contempo. L’opera politica è irripetibile come l’opera d’arte: altrettanto capace della stessa eternità. La teoria democratica è l’accademismo della politica. Le creazioni democratiche sono dei Grand Prix de Rome.25 L’uomo moderno non vuole essere parte organica della totalità sociale, ma operaio di qualche sua parte meccanica. L’individuo pretende di salvaguardare la propria autonomia distinguendosi dalla funzione che esercita. Ottenendo meramente in questo modo che la funzione lo utilizzi per effettuarsi, invece di essere utilizzata dall’individuo per compiersi. 196

Il socialismo è il riflesso enantiomorfo della società medioevale. Come le gerarchie infernali lo sono delle gerarchie angeliche. La storia non ha una bellezza da processo dialettico, bensì una comicità da dialogo. Non appena si arriva a un accordo, qualche sciocco risuscita tesi già sepolte. I lettori dello scrittore illustre si dividono in due gruppi: quelli che lo ammirano senza leggerlo e quelli che lo sdegnano senza averlo letto. Ogni rivoluzione aggrava i mali contro i quali era scoppiata. Il contemporaneo non deve mai confidare nell’inevitabilità di qualcosa. Né nel bene né nel male. Non dobbiamo incolpare la tecnica delle disgrazie causate dalla nostra incapacità di inventare una tecnica della tecnica. La dialettica serve ad escludere dalle cause di un processo storico quelle che danneggiano la simmetria dei nostri pregiudizi. Persino il dolore diventa banale se lo crediamo un processo fisiologico invece di uno scandalo metafisico. L’uomo moderno nega a se stesso qualsiasi dimensione 197

metafisica e si giudica mero oggetto di scienza. Però quando lo sterminano come tale, strilla. Se l’anima è un mito, il genocidio è un semplice problema di anestetici efficaci. L’uomo moderno si spaventa quando si imbatte nel suo doppio. Lo Stato moderno non è una stalla di quadrighe olimpiche o destrieri marziali, bensì la mangiatoia di mule tributarie. Niente di più importante che i metodi. Sempre che li cambiamo di quando in quando. La concentrazione del potere nella società egualitaria permette di essere libero solo al detentore del potere supremo. La dispersione del potere nella società gerarchizzata, invece, crea una piramide di libertà. La società egualitaria alterna epoche di paralisi schiavista a periodi di convulsioni libertarie. L’individuo della società gerarchizzata, al contrario, non ha bisogno di ribellarsi per essere libero e neppure si svilisce per il fatto di non farlo. Esiste una critica politica dello stesso rango gnoseologico della critica estetica. Però non c’è una scienza dell’arte e neppure una scienza della politica. Né precettisti né politologi. 198

Il suolo stabile è al di là dei pantani del relativismo assoluto. Non nelle fangaie al di qua. Il relativismo assoluto è l’immersione battesimale dell’intelligenza. “Essere razionale” o “non essere razionale” sono espressioni intelligibili solo entro dei concreti universi di discorso. La “Ragione” del XVIII secolo non è stata sintomo di intelletto ipertrofico, bensì di sensibilità atrofizzata. “Razionale” è stato l’epiteto riservato agli appetiti primari della sensibilità. L’uomo è o creatura o dio. Il dilemma è impervio e la scelta forzata. Tutto quello che pensiamo cade sotto una delle due categorie. Quando l’universo si “illumina” l’umanità si rifugia nei bassifondi del mistero. Nell’universo esistono isolotti di ordine. Ma il presunto ordine dell’universo è un artefatto ideologico. L’attuale sinistra corteggia la rivoluzione come un 199

cinquantenne cachettico una segretaria. Il mondo moderno non è un’epoca, bensì un programma. Chi lo incrimina non incolpa una configurazione storica, ma un’idea. Nell’impiegare un vocabolario sociologico che suppone neutro, lo storico fa commettere al lettore innumerevoli anacronismi. Povero volontario o ricco involontario. Il resto si inacidisce. Le “forze storiche” muovono la storia. Ma la sua rotta dipende dall’inflessibile curva di certe rotaie. Qual è l’autentica immagine di Gesù Cristo? Quella sinottica? Quella del quarto Vangelo? L’immagine autentica non è tanto quella composta dai tratti comuni ad entrambe, quanto quella composta dalla tensione fra i loro tratti discrepanti. Il discorso esaurisce i propri mezzi prima di raggiungere il reale. Ciò che è reale è il punto di convergenza di vari discorsi paralleli. Il paradosso è la convergenza di proposizioni contrarie in una stessa frase. Il paradossale è la divergenza di una realtà unica in varie espressioni in conflitto. 200

Dio ci preservi dalla purezza, in tutti i campi. Dalla madre del terrorismo politico, del settarismo religioso, dell’inclemenza etica, della sterilità estetica, della sciocchezza filosofica. Quello che dimostra, alla fine, la storia critica del cristianesimo è che la Chiesa ha sbagliato gravemente nell’adottare la mentalità antistorica dei suoi avversari per decifrare la propria storia. L’ascesa spirituale non consiste, per esempio, nel passare progressivamente dalla lettura di libri mediocri alla lettura di libri eccellenti, bensì nel trovarci repentinamente incapaci di leggere il libro mediocre. Dio, inoltre, non è il termine finale di una scala, ma la soluzione di continuità finale. Di rigorosamente nuovo nel mondo c’è solo ciascuna anima nuova. La novità delle cose, pertanto, non è altro che la tinta in cui le bagna l’anima che esse attraversano. Nelle società dove la carica sociale costituisce meramente un incarico transitorio invece di aderire alla persona, l’invidia si scatena. La carrière ouverte aux talents 26 è l’ippodromo dell’invidia. Le anime moderne non si corrompono neppure; si ossidano. Lo scrittore nitido non catechizza. 201

Ambisce solo a che la sua frase sia una cacciatrice immortale dell’istante. La filosofia sarà sempre così impopolare che non deve perdere tempo girando malvestita. Esistono idee chiare, ma non fatti chiari. Ricordiamolo per non torturare la storia. Al reazionario sconfitto rimane sempre la risorsa di divertirsi con le semplicionerie del vincitore. L’entusiasmo rivoluzionario rende sinistro il tedesco, pacchiano il francese, strampalato l’inglese e atroce lo spagnolo. Non vi è popolo che non si collochi su una scala che va dalla stoltezza alla demenza. In tempi rivoluzionari il sacerdote progressista finisce morto, ma non martire. La stupidità è il combustibile della rivoluzione. A prescindere da quello che si proponga, la rivoluzione si conclude con uno straripamento delle fogne sociali. Per una carriera che il papà borghese forse sfortunatamente ha frustrato, quante carriere artistiche non sarebbe stato meritorio frustrare! Il democratico attribuisce i propri errori alle circostanze. 202

Noi ringraziamo la casualità per i nostri successi. Quando scompaiono i ranghi la comunicazione fra gli uomini si fa difficile. Nel camminare tra la folla gli individui non si tendono la mano, si danno gomitate. L’etica che perde la propria durezza eteronomica finisce per essere onanismo sentimentale. I democratici si dividono in quelli che ritengono la perversità curabile e quelli che negano che essa esista. Sono stati fatti fuori gli analfabeti per moltiplicare gli illetterati. Il romanticismo argina la putrefazione dell’anima, però la sua corruzione la accelera. Le stupidaggini sono idee intelligenti finite in menti stupide. L’umanità riesce a respirare per secoli senza infastidirsi un’aria viziata. Il destino delle società non dipende né dagli astri né dalla terra né dal sangue. Bensì da onde sotterranee emesse da cambiamenti e mutazioni nella massa ignea dell’anima. La letteratura non perisce quando nessuno scrive, ma 203

quando tutti scrivono. L’umanità si adagia comodamente nel malgusto. La sinistra vive ignorando la genetica. Ci sappiamo comportare con decenza di fronte al mondo quando ci accorgiamo che nulla ci è dovuto. Senza smorfia addolorata di creditore frustrato. Esistono imitazioni originali ed originalità imitate. Libertà e causalità sono dosate nella storia con tale sottigliezza che lo storico non riesce mai a demarcare le loro frontiere. La spiegazione psicologica fallisce davanti agli atti della grazia. Questo è ciò che significa “grazia”. Per semplificare: la semente di tutto quanto è nobile e sano nel XIX secolo viene dai querceti di Waverley-Honour27. Il lettore si crede di fronte a un errore. Ed è di fronte a un’imboscata. Una filosofia seria non è un canovaccio di concetti filati dall’intelligenza, bensì uno sciame di metafore orientate dal loro oggetto. Bisogna imparare ad essere di parte senza essere ingiusto. 204

In materia intellettuale non c’è alleato più equivoco del nemico del nostro nemico. La sintesi non è una composizione pittorica, ma un miscuglio di scolature della tavolozza. Dobbiamo scuotere le nostre soluzioni affinché non si depositino in sistema. Le idee profane con le quali oggi la Chiesa convive sono bruttine come le concubine dei parroci poveri. Per confutare le argomentazioni del reazionario, al democratico viene in mente di dire solo che sono ragionamenti da reazionario. Oggigiorno sono tutti di sinistra. Che sollievo! Finché l’uomo saprà inginocchiarsi nulla è perduto. Il razionalista chiama “assoluto” l’ombra che proietta il suo corpo transeunte sulla nuvola che passa. Il relativismo romantico, invece, è un udito attento al cuore immortale di ogni cosa. Ciò che conta non è quanto provenga dal fondo dell’anima, ma quello che lo invade. Nel mondo moderno non troviamo viaggiatori perduti, 205

bensì passeggeri affannati. Nonostante la barba da esploratore con cui molti si mascherano, tutti comprano un biglietto per lo stesso suburbio. Dobbiamo investigare dove e quando nasce una nuova mentalità, ma rassegnamoci ad ignorare il perché. Anche le mentalità sono imperi che crollano. Quando disimpara l’invisibile, l’inaudibile e l’impalpabile, ad un’animalità servita dall’istinto l’umanità sostituisce semplicemente un’animalità servita dalla ragione. È sensuale l’oggetto che rivela la propria anima ai sensi. La mente può togliere, ma non dare. Contribuiamo al mondo solo con ciò che riduce e sminuisce. Quello che esalta esiste. La ridicolaggine è patrimonio esclusivo dell’irreligione militante. Esistono sentimenti intelligenti e sentimenti imbecilli. Perché il sentimento non è un mero stato soggettivo. Il progressista invecchiato ha nostalgie da vecchia civetta. Ogni comparsa brusca, in storia, è una proiezione della nostra ignoranza. 206

Così come qualunque identica reiterazione è la sua eco. Chiamiamo “origini” i limiti della nostra scienza. Lo scetticismo ci paralizza quando sa di ignorare e ci rende fertili quando ignora di sapere. Le epoche sono grani ruvidi e duri che non esalano la loro essenza aromatica se non nelle mani della morte. Il pensiero progressista deriva dalla credenza nella nostra Mündigkeit 28. Il pensiero reazionario dalla coscienza della nostra Kreatürlichkeit29. All’inferno si giunge ugualmente dal cammino della sensibilità senza intelligenza che dal cammino dell’intelligenza senza sensibilità. Per salvarsi dalla putrefazione crescente l’uomo dovrà lavare nello scetticismo persino il midollo della sua anima. Molti sono gli argomenti che ci muovono al riso poiché fanno appello boriosamente alla logica Per i dolori della società moderna non troveremo rimedi nella farmacopea scientifica, bensì negli antichi erbari. Non è più il buonsenso quello che a volte protegge l’uomo comune dall’invasione di idee stupide, ma la sordità causata dall’esplosiva moltiplicazione di sciocchezze. 207

È sempre possibile che persino nell’udito più ottuso una melodia discreta domini lo strepito del mondo. Al posto della nobiltà ereditaria, plutocrazia borghese prima e polizia socialista poi. La storia serve piatti poco appetibili quando chiediamo realtà invece di vecchie finzioni. Il pensiero reazionario è stato accusato di irrazionalismo perché si rifiuta di sacrificare i canoni della ragione ai pregiudizi del momento. Le superstizioni popolari appartengono alla religione. Le elucubrazioni religiose dell’illetterato appartengono alla pacchianeria. Non dobbiamo pretendere il successo. Accontentiamoci dell’errore intelligente. I valori, come le anime per il cristiano, nascono nella storia ma sono immortali. Di civiltà si può parlare solo dove non si richiede che gli oggetti di buongusto siano fatti da artisti. L’originalità autentica è il risultato del proposito fallito di imitare. L’uomo emerge dall’animalità a colpi di mito come la statua emerge dalla pietra a colpi di scalpello. 208

La reazione della sensibilità nel XVIII secolo percorre due tappe. La sensibilità preromantica si assorbe nel piacere provocato dalla fruizione di se stessa. La sensibilità romantica è l’organo sensitivo per la percezione del mondo. Se collochiamo ogni cosa al suo posto possiamo gustare tutto senza offendere o degradare nulla. Ciò che è religioso o militare o politico si istituzionalizza. Ma non così la filosofia o le arti o le lettere. L’anima muore presto a chi non ha avuto un’infanzia campestre. Le rivoluzioni democratiche non sono vagiti di infante, bensì rantoli di moribondo. Nessuno sa come si deve fondare. L’uomo semplicemente scopre all’improvviso che ha fondato. Il borghese “ventripotente” è l’ombra proiettata sulla storia dal magro rivoluzionario. La democrazia ha utilizzato numerose volte l’indignazione del reazionario tonto per convertirlo in coadiuvante del suo compito rivoluzionario. Se la Congregazione dei riti fosse sagace e scaltra le si dovrebbe proporre la canonizzazione di colui che è stato 209

simultaneamente capace di inventare lo scetticismo metodologico e di andare in pellegrinaggio a Loreto. Il problema religioso si aggrava ogni giorno di più perché i fedeli non sono teologi e i teologi non sono fedeli. Le impronte della Provvidenza nella storia non sono orme di viaggio, ma di danza. Con cosa assassineranno infine la “Liberté guidant le peuple”?30 Con il fucile del borghese col cilindro? O con le pistole del piccolo proletario? L’intellettuale di sinistra di solito scrive come se l’universo lo stesse punzecchiando. Il democratico non confida se non nell’insincerità eloquente o nella sincerità grossolana. Al democratico non basta che rispettiamo ciò che egli vuol fare con la propria vita, esige inoltre che si rispetti ciò che egli vuol fare con la nostra. Nella letteratura il riso muore presto, ma il sorriso è immortale. Il nome di tutto quanto è ammirevole diventa in fretta insulto in bocca del volgo. La cultura vive per il fatto di essere divertimento e muore 210

per quello di essere professione. L’ingenuità di un libro è una delle rare qualità che non ingialliscono assieme alla carta. L’attuale alternativa democratica, burocrazia oppressora o plutocrazia ripugnante, tende ad abolirsi. E a fondersi in un solo termine: burocrazia opulenta. Al contempo ripugnante ed oppressora. Il delatore più verace di un’epoca è il tono dei suoi testi. Lo scrittore perde un mese di indulgenze per ogni parola di troppo. L’autentico scrittore non cerca la perfezione per vanità, bensì per cortesia verso il lettore. L’individuo di sinistra vive in ginocchio di fronte alle proprie virtù. L’anima umana in certe epoche ha un alito cattivo. L’intelligenza non conosce barriere, però ha degli scalini. La storia non riesce a fissare se non il mediocre nel secolo in cui nasce. Il sintomo più allarmante della decadenza è la corruzione dell’ipocrisia. 211

L’uomo moderno non ammetterà mai che la stupidità condivisa da molti non sia rispettabile ma semplicemente temibile. La virtù è diventata meno rara della buona educazione. Così come la frase non è scritta, allo stesso modo l’uomo non è educato finché sarà possibile distinguere tra forma e sfondo. Il grado di civilizzazione di una società si misura dal numero di riverenze abituali nelle relazioni quotidiane. Il critico è il procuratore dell’ordine. La “vita” è diventata a tal punto il fine supremo del mondo moderno che chi vive per qualcos’altro, anche fosse per guadagnarsi il pane, desta la nostra simpatia. Il puntillero31 della cultura è lo Stato pedagogo. In una università rispettabile la sola menzione di un problema contemporaneo dovrebbe essere proibita. L’università educa in quanto insegna al giovane ad appassionarsi a tutto quello che gli sarà più tardi inutile. La lotta contro il mondo moderno dev’essere solitaria. Dove sono presenti in due c’è tradimento. 212

I canoni metodologici non esigono che lo storico si astenga dal giudicare, bensì che non arrivi al fatto col giudizio fatto. Il giudizio di valore non è applicazione di una norma astratta, ma emergenza repentina di una norma concreta. Il gesuitismo è una posizione difensiva. Sintomo di fiacchezza della Chiesa. Il gesuitismo è il tentativo di utilizzare tecnicamente a favore della Chiesa il prestigio o l’efficacia di attività profane. Semplice utilizzazione esterna di oggetti che la fiamma macilenta della Chiesa non fonde più in bronzo cristiano. La Chiesa non può adottare metodi da calcolatore tecnico né da macchinatore politico né da speculatore di borsa né da giocatore di scacchi. La disposizione estrinseca dell’attività combinatoria le è vietata. La Chiesa può solo traboccare o concentrarsi. Svernare o rifiorire. Oppure, simultaneamente, installarsi nel palazzo Laterano ed addentrarsi nel deserto di Nitria. Finché l’uomo non si desterà dalla sua attuale sbronza di superbia non c’è nulla che valga la pena di tentare. Solo sguardi che non siano sfocati dall’orgoglio ottengono quella lucida visione del mondo che conferma la nostra predica. Quando la società si svuota integralmente nella forma dello 213

Stato, la persona si vaporizza. Gli individui, nella società moderna, sono semplici innesti flessibili tra i pezzi rigidi delle istituzioni sociali. Simpatia ed antipatia sono le antenne dell’intelligenza. L’intelligenza indaga le cause di ciò che l’attrae o la respinge. L’egualitario guarda di sbieco gli oggetti del museo. Non è l’altruista di professione colui che alla fine alimenta il nostro spirito, bensì l’egoista che fa man bassa di frutti. Per salvare la letteratura dobbiamo toglierla al letterato e restituirla all’uomo colto. Nella storia del pensiero moderno gli attuali testi marxisti avranno altrettanta importanza delle summulae dei canonisti romani del XVIII secolo. In un ambiente di universale tolleranza tutto nasce morto. La mentalità moderna continua a vincere. Però a partire dall’insurrezione romantica gli unici trofei nella storia dello spirito sono le pire funerarie dei vinti. Molti presumono di essere anacoreti quando sono stati semplicemente accantonati. La mediocrità di qualsiasi trionfo non merita che ci 214

sporchiamo con le qualità che esige. L’uomo moderno crede che il disordine della sua anima sia un volo di sementi quando in realtà è soltanto un mulinello di detriti. Lo si chiami come si vuole, il modo in cui Dio mi è, è il modo in cui io sono a me stesso. L’attività politica è il pretesto col quale l’intelligenza elude i propri doveri. Solo al contemplativo non muore l’anima prima del corpo. Il mondo moderno, per poter pavoneggiarsi con nomi gloriosi, deve citare quelli dei suoi nemici. Il popolo crede nel disinteresse dei propri benefattori fino a che non gli mostrano il conto. L’autentica grandezza, nel XX secolo, è così radicalmente individuale che dobbiamo diffidare di chi lascia successori. Non dobbiamo emigrare, ma cospirare. All’individuo di atteggiamento reazionario non fa differenza la propria ubicazione nella società: in alto, nel mezzo o in basso. Quello di indole democratica si offende di non essere in alto. 215

Siccome la non conformità con la propria condizione sociale sprona la diligenza e l’attività del democratico, i temperamenti di sinistra si accumulano e predominano nella classe alta delle società borghesi. La piccola borghesia si recluta nel settore del proletariato che manca di atteggiamento reazionario. Il popolo non è necessariamente volgare. Neppure in una democrazia. Le classi alte di una democrazia invece lo sono necessariamente, perché se i suoi membri non lo fossero in una democrazia non sarebbero riusciti ad ascendere. Un’aristocrazia deve cadere in estremi di stupidità perché il popolo la rovesci, giacché non vi è nulla più in accordo con gli istinti popolari di un’aristocrazia. La “natura umana” è una categoria assiologica. L’uomo è un obbligo che l’uomo suole trasgredire. Quanto più ampio è l’ambito in cui si muove l’individuo tanto più povero è il mezzo in cui vive. Le leggi pullulano dove l’equità cresce rada. La Chiesa, nel cadere nella tentazione del gesuitismo, comincia con l’utilizzare e finisce per essere utilizzata. Urge moltiplicare le cocolle monacali, meno come protesta contro l’immoralità del secolo che come rito lustrale di fronte 216

alla sua volgarità. I ricchi sono inoffensivi solo dove un’aristocrazia li sdegna. Affinché l’individuo sia interessante è necessario che l’etica gli complichi la vita. La patria, senza solfe nazionaliste, è solo lo spazio che un individuo contempla nei dintorni salendo su una collina. L’uomo moderno porta avanti il proprio fidanzamento con una favola mentre lo sposano con la storia. La società moderna travolge le libertà come un reggimento di carri armati una processione di pie donne. Soltanto il particolare è interessante. Ma quante particolarità prive di interesse! Dove sta andando il mondo? Verso la stessa transitorietà da cui proviene. Non dobbiamo attribuire all’intelletto le catastrofi causate dalle avidità che ci accecano. La causa dell’incredulità moderna non è la libertà di pensiero. Bensì l’immeritata fiducia nelle sue fondamenta. Tutto quello che interrompe una tradizione obbliga a 217

principiare di nuovo. E qualunque origine è cruenta. Lo sciame umano ritorna sommessamente all’alveare collettivo quando si approssima la notte di una cultura. L’ambiguità di certi vocaboli è la prova dell’univocità con cui aderiscono alla realtà ambigua che designano. I monismi sono postulati dell’orgoglio. Il pluralismo è uno schiaffo alla superbia. La tesi dell’unità della scienza non è un’ingiunzione epistemologica. E neppure un programma intellettuale. Ma uno spasmo d’angoscia di fronte al mistero. La scolastica peccò nel pretendere di trasformare il cristiano in un sapientone. Il cristiano è uno scettico che confida in Cristo. Per il momento ci tocca solo impedire che vengano cancellati i graffiti che i nostri predecessori hanno lasciato sui muri di questa prigione. L’eredità è l’unica istituzione economica che freni il totale abbandono alla cupidigia. Sebbene il buonismo del democratico si offenda, una civiltà non si può fabbricare con materiale biologico pessimo. 218

Essendo l’arte del possibile, la politica in certe epoche è carente di interesse. Il prurito legislatore secerne un filo nella cui rete il ragno stesso si invischia. E muore. Il gigantismo sociale è un’ipertrofia compensatoria dell’individualità mutilata. L’altruismo è un calcolo che si scioglie in bave. Quando ad un democratico si incancrenisce un dito, gli viene in mente soltanto di reclamare una legge che ordini la recisione di tutte le mani. L’assenza di vita contemplativa trasforma la vita attiva di una società in un tumulto di ratti mefitici. Gli storici quasi sempre suggeriscono che essi avrebbero saputo impedire le decadenze che descrivono. L’atteggiamento reazionario sarebbe oggi un’ingenuità se pretendesse qualcosa di più che trincerarsi nell’oggettività del valore. Mentre una macchina potrebbe dedurre precisamente le conseguenze dei princìpi democratici, per dedurre quelle dei princìpi reazionari si richiedono intelligenze caute, vigili e sottili. 219

Lo spartiacque tra due epoche è una mutazione della sensibilità. L’umanità attuale si suddivide in individui semplici e duri come proiettili d’acciaio e in individui flaccidi e informi come un mucchio di stracci sporchi. Non dobbiamo tollerare che della parola “empirismo” si impadroniscano coloro che negano i tre quarti dell’ovvio. I miti non sono un problema perché non possiamo ammetterli, bensì perché non possiamo rifiutarli. Quanto più complesse sono le funzioni che lo Stato assume, tanto più la sorte del cittadino dipende da funzionari crescentemente subalterni. Lo Stato moderno è un pedagogo che non laurea mai i propri alunni. Le idee si spaventano ed emigrano da dove si risolve di pensare in gruppo. Il naturalista che si infila nelle scienze umane va incontro a scivoloni da inetto su un pavimento cerato. I grandi compiti intellettuali non sono compiuti da colui che li intraprende deliberatamente, bensì da colui che modestamente pretende di risolvere dei problemi personali. Guardiamoci dal programmare quello che vogliamo veder 220

compiuto. Quandanche non esistano ricette infallibili, neppure per il fallimento, il proposito di fare qualcosa di eccellente invece di pretendere soltanto di fare bene ciò che facciamo è comunque un abortivo efficace. Quando lo storico ottiene un’interpretazione apparentemente valida di un’epoca, e ovviamente invalida per le altre, la storiografia celebra una delle sue rare vittorie. La narrazione di quello che gli uomini fanno risulta inintelligibile finché l’arte non mostra quello che sono. Se l’arte non esistesse, la storia sarebbe degenerata in sociologia. Gli storici del futuro difficilmente potranno differenziare i sogni di questo secolo dai suoi incubi. Nessun racconto popolare è mai iniziato così: c’era una volta un presidente… Con l’abolizione delle sue vecchie lingue liturgiche il cristianesimo degenera in sette stravaganti e rozze. Rotto il contatto con l’antichità greca e latina, perduta la sua eredità medioevale e patristica, qualunque fessacchiotto si trasforma nel suo esegeta. Il progressista sfoglia la storia col dito sdegnoso di chi l’ha decifrata. 221

Così come l’aspetto economico è emerso dall’aspetto politico nel raschiare alla storia i suoi vetusti pregiudizi, allo stesso modo emergeranno l’aspetto genetico e l’aspetto patologico quando le si raschieranno i pregiudizi nuovi. Lo scienziato vive persuaso del fatto che l’ultima teoria sarà l’ultima. Qualsiasi spiegazione pare insufficiente quando la sentiamo svariate volte. Come i titoli nobiliari, le superstizioni sono grottesche quando non risalgono neppure al Medioevo. L’unico regime politico che non si inclini spontaneamente verso il dispotismo è quello feudale. Le pseudospiegazioni sono l’equazione personale dello storico. In storia qualunque schema esplicativo serve, purché sappiamo fargli violenza in modo appropriato in ogni caso concreto. Le idee povere parlano con l’ostentazione del parente povero. Il progressista possiede mani dure e sensibilità flaccida. Le eleganze letterarie degli scienziati provocano allegazione 222

in bocca. Lo storico deve sapere sufficientemente la storia per avvalersi delle verità scientifiche del proprio tempo senza dimenticare che sono provvisorie. Le preferenze sono il transito della storia attraverso lo zodiaco dei valori. Da vecchio il progressista si irrita nel vedere che la storia archivia quello che egli aveva chiamato progresso da giovane. Viviamo immersi nelle banalità contemporanee ben più di quanto conviene alla nostra salubrità. Nulla intenerisce il borghese quanto il rivoluzionario di un paese altrui. La probità del sociologo sta nella cautela con cui definisce l’area e il tempo di validità dei suoi concetti. Chi indaga le cause di una rivoluzione non deve mai inferirle dai suoi effetti. Tra le cause di una rivoluzione e i suoi effetti ci sono turbini di accidenti. La mente onesta diffida primordialmente delle evidenze sue proprie. Le evidenze, per la mente onesta, sono inviti a verificare se sono evidentemente evidenti. 223

Le idee chiare, in storia, sono il privilegio dell’ignorante e dell’ottuso. L’uomo intelligente giunge presto a conclusioni reazionarie. Oggi, tuttavia, il consenso universale degli sciocchi lo intimidisce. Quando lo interrogano in pubblico nega di essere galileo. Quando gli sfruttatori scompaiono, gli sfruttati si dividono in sfruttatori e sfruttati. La sociologia ricerca le leggi di un sistema dinamico nel quale le leggi sono una delle variabili. Tutto quanto compie la società industriale riesce in grigio. Siccome conosce l’importanza per la società della struttura gerarchica in sé, la presenza di sciocchi nei ranghi più alti non scandalizza il reazionario. L’“elitismo” è una tesi democratica. Il cristianesimo oltrepassa qualunque etica perché non chiede di essere impeccabili, ma avidi di essere perdonati. Il sentimentalismo dell’idealista non trova posto in chi come me si prostra davanti alla sagoma di un patibolo. Tutti esaminano con maggior attenzione il ragionamento piuttosto che l’evidenza che lo sostiene. I ragionamenti si orientano con più eleganza, si ergono più 224

alti, camminano con più arroganza quanto più si allontanano dalla propria origine. Chi assume atteggiamenti scientifici in filosofia, in storia o in critica non è serio. Le Muse sono ugualmente indisponenti vestite deliberatamente di stamigna che vestite deliberatamente di broccato. Le minoranze che diventano maggioranze continuano a credersi valorose. Oggi per convocare le più insignificanti cerimonie si dà l’allarme. L’unica cosa che mi spaventa è che la mia mediocrità possa disonorare ciò che ammiro. Quando la nozione di dovere estromette quella di vocazione la società si popola di anime tronche. Quello che è fondamentale non sta dove il concetto può arrivare, bensì nel posto che solo un gesto indica. Il reazionario non brama la vana restaurazione del passato, bensì l’improbabile rottura del futuro con questo sordido presente. Il reazionario non è un nostalgico sognatore, ma un giudice incorruttibile. 225

La polizia è Punico nesso spirituale tra gli incoli dell’urbe moderna. L’individuo, quanta meno esperienza ha, a una maggior indipendenza aspira. È allo storico che incombe insegnarci a venerare o ad esecrare la storia, però non a scolorirla in sciocche generalizzazioni. Il rivoluzionario, in fondo, è un individuo che non si azzarda a rubare da solo. Dobbiamo porre come epigrafe alle monografie scientifiche e stecchite degli storiografi delle rivoluzioni questo distico di un ghigliottinato: @ Nul ne resterait donc pour attendrir l’histoire Sur tant de justes massacrés?32 @@@ La stupidità è la madre delle atrocità rivoluzionarie. La crudeltà ne è solo la madrina. In ogni rivoluzione Termidoro è il punto in cui l’atrocità cessa di predominare sullignominia affinché l’ignominia predomini sull’atrocità. Il rivoluzionario, quando smette di essere scabro, diventa viscoso. 226

I “cuccioli del leone spagnolo” ebbero l’indecenza di cogliere l’occasione di evitare la bastonata che il vicino affibbiò alla “madre patria” lasciandola maltrattata e malconcia. Il democratico comincia col liberare tutte le forze sociali per poi finire col sottometterle ad una sola. Il reazionario cerca il parallelogramma delle forze. Il democratico in fondo vuole che tutte le note si fondano in una nota unica. Il reazionario vorrebbe che la sinfonia sociale moltiplicasse i temi polifonici. I pronostici di Marx hanno fallito e quelli di Burke hanno azzeccato. Per questo solo pochi leggono Burke e mezzo mondo venera Marx. Dobbiamo ringraziare gli Aulard, i Mathiez, i Lefebvre, i Soboul di aver preparato le note corroborative per la futura edizione critica delle Reflections on the Revolution in France.33 La civiltà è un prodotto di attività deliberate. La cultura risulta da comportamenti involontari. La civiltà è un proposito dell’intelletto. La cultura è espressione dell’anima. La civiltà è il pane della locanda di Emmaus. La cultura è l’inimitabile gesto che lo spezza. L’immaginazione, se fosse creatrice, sarebbe semplice 227

fantasia. L’immaginazione è percezione di ciò che sfugge alla percezione ordinaria. Forse la verità è ciò che prevale. Ma quello che salva è lo stile. Quando l’individuo rientra nelle statistiche non serve più per i romanzi. La sfiducia nel futuro della società moderna, fino a ieri riservata all’uomo intelligente, opprime oggi persino l’imbecille. La consuetudine è l’unico incantesimo che assopisce la miseria umana. L’indipendenza intellettuale è oggi irraggiungibile a chi adotta una professione liberale. La società moderna deprava l’intelligenza che per essa lavora. Lo scrittore non è svilito da ciò che scrive, bensì dai lettori per i quali egli scrive. Chi non condivide le progressive ammirazioni dei propri contemporanei non avrà bisogno un giorno di pentirsi. L’antistoricismo di Schopenhauer contribuisce all’interpretazione della nostra storicità radicale meglio dello storicismo hegeliano. 228

Tutto, nell’individuo, proviene dall’intersezione dello spazio con il tempo. Eccetto l’individuo stesso. L’individuo non è un crocevia di cammini, bensì il misterioso calvario ivi eretto. La letteratura, come ogni ricchezza, odora meglio nelle mani degli eredi. Ci sono più ammirazioni stupide che stupidi sdegni. Ma più stupidi che sdegnano che stupidi che ammirano. Per timore a passare di moda, molti artisti si identificano progressivamente con tutto ciò che è fugace, che passa e che muore. L’individuo di sinistra, come il polemista di una volta, crede di confutare un’opinione accusando di immoralità l’opinante. È tra le opere serie della nostra epoca dove si dovranno cercare i suoi successi comici. Coloro che maneggiano un vocabolario sociologico suppongono di aver capito per il fatto di aver classificato. Le civiltà non costruiscono le loro cloache sottoterra in omaggio all’ipocrisia, bensì per accortezza verso l’olfatto. Il marxista rimane attonito quando il lato politico gli si 229

emancipa tra le mani dal lato sociale. L’autonomia di ciò che è politico è la lettera che gli Stati comunisti fanno entrare col sangue nella testa del marxista. I nostri contemporanei denigrano il passato per non suicidarsi dalla vergogna e dalla nostalgia. La norma estetica non è anteriore, ma posteriore al giudizio. L’uomo intelligente si sente invischiato nel mondo moderno, ma non coinvolto in esso. I musei sono l’invenzione di un’umanità che non ha posto per le opere d’arte né nella propria casa né nella propria vita. Le proposizioni generali che sussumono l’individuo definiscono quello che nulla ci importa quando lo conosciamo. L’unanimità, in una società senza classi, non risulta dall’assenza di classi, ma dalla presenza della polizia. Ogni tabù soppresso fa retrocedere l’esistenza umana verso l’insipidezza dell’istinto. All’umanità nascono le religioni dove e quando meno lo si aspetta. Ai consueti fenomeni meteorologici della storia si somma un misterioso processo geologico che alterna le epoche 230

glaciali e quelle interglaciali dell’anima. La società industriale genera svariati problemi gravi ad ogni problema semplice che risolve. Se non limitiamo il nominalismo a postulato metodologico della scienza, se gli permettiamo di macchiare la nostra visione quotidiana, l’universo si dissolve in un’infinità di punti sconnessi che l’intelligenza, in mancanza di modelli, raggruppa secondo configurazioni arbitrarie. Gli stili sono persone, e non semplici casi compartecipi di un’essenza comune. Il senso comune non è un attributo della natura umana, bensì un lascito della storia. Facilmente dissipabile. La filosofia ci difende dalle dottrine pompose. Dobbiamo diffidare della prosa che non sorride. Lo storico deve astenersi da amori o odi anacronistici. Però non pecca fintantoché odia o ama perché condivide l’odio o l’amore che i suoi personaggi sentirono. Lo storico pecca solo venialmente quando sbaglia nel motivare un atto, sempre e quando il motivo erroneamente attribuito appartenga al repertorio di motivi possibili nell’epoca che studia. 231

In storia l’unico peccato senza remissione è l’anacronismo. Le soluzioni date da questo secolo ai propri problemi sono meno interessanti dei problemi nati da esse. L’arte di non capire nulla si codifica nella regola operazionale che identifica il significato con la sua manifestazione pragmatica. Con lo stesso gesto si immola o si assassina. Non è con la natura o con l’universo o con il cosmo che dobbiamo vivere in armonia. Bensì con quei visitatori assiologici che lacerano fordinarietà dell’essere. Ci sono temi sui quali chi non dice banalità dice solo sciocchezze. I problemi sociali non sono solubili. Però possiamo ridurli evitando che l’impegno di alleviarne anche solo uno li aggravi tutti. L’anticonformista si caratterizza per la docilità con cui osserva le mode anticonformiste. Lo storico autentico è un erudito che ascolta il rumore della storia con un’immaginazione da bambino. Esprimiamoci con qualche ambiguità affinché lo sciocco creda di capirci. 232

Il solitario è il delegato dell’umanità per ciò che è importante. La moralità di un atto non si giudica consultando l’etica, ma esaminando l’atto. Il Nuovo Mondo è risultato un altro fiasco escatologico. L’epistemologia volgare delle scienze naturali è un idealismo burlesco dove l’encefalo ha il ruolo dell’io. Chi si confessa in pubblico non cerca assoluzione, ma approvazione. Pochi scrittori se ne escono briosi dai tumulti di strada. Le anime spargono germi patogeni quando trascurano l’asepsi del silenzio. Il progressista chiama ceppi le stampelle che permettono all’uomo di camminare. Le sconfìtte non sono mai definitive quando si accettano di buonumore. Senza dividere tutto in bianco e nero, senza ignorare la gamma dei colori, senza negare la degradazione insensible dei toni, dobbiamo attenerci tuttavia alla sfumatura che ci è toccata. Le società agonizzanti accumulano leggi come i moribondi 233

i rimedi. La letteratura politica di ieri interessa ancora perché è stata una disputa presso la stazione. Quella di oggi manca d’interesse perché è colloquio in treno. Anche tra i postulati esistono gerarchie. Ci sono postulati per una vista perfetta, postulati per miopi e postulati per ciechi. Il reazionario ha ammirazioni, non modelli. Lo scrittore capace di vedere con chiarezza il concreto circola illeso fra le idee stupide. Il comune e ordinario dev’essere la nostra meta, e l’eccezionale semplicemente la nostra scoperta. I grandi romanzi evidenziano la parzialità delle filosofie e l’ingenuità delle scienze. La celebrità trasmuta lo scrittore in civetta. Le tecniche militari scandiscono il metro della storia. La posterità non è l’insieme delle generazioni future. È un piccolo gruppo di uomini di gusto, beneducati, eruditi, presenti in ogni generazione. 234

Non dobbiamo legiferare per l’umanità. Né in pubblico né in privato. Posto che il dialogo con dei mediocri evidentemente ci sminuisce, non sarà forse la pochezza dei nostri interlocutori un riflesso della mediocrità nostra? I paradossi assumono in fretta il volto di una quarantenne al risveglio da una festa. Invece del paternalismo, il socialismo patrocina la disciplina degli orfanotrofi. Per quanto la causa di un ribelle sia nobile, il suo ribellismo suol salire alle stelle quando gli viene graffiata la vanità. Possiamo dipingere la decadenza di una società, però è impossibile definirla. Come la demenza crescente di uno sguardo. Dio inventò gli strumenti, e il diavolo le macchine. Quando il mistero autentico si eclissa, l’umanità si ubriaca di misteri imbecilli. L’artista può proporsi ciò che vuole, ma la cosa che egli vuole può essere sciocca. Nonostante quello che il romanziere attuale pensa, né il sinistrismo né la pornografia possono rimpiazzare il talento. 235

Crediamo in molte cose in cui non crediamo di credere. L’imparzialità dello storico suol essere una semplice mancanza di immaginazione. Il male ci sembra anzitutto usurpazione; il bene ci sembra anzitutto legittimo. La sottomissione è relazione tra gruppi. La subordinazione è relazione tra persone. Di fronte al padrone impersonale l’individuo si sente sottomesso. Di fronte al padrone personale si sente soltanto subordinato. Nel primo caso ci sono rivoluzioni, nel secondo insurrezioni. Nel primo caso a sollevare è l’uso, nel secondo meramente l’abuso. Le conquiste intellettuali sono precarie finché non si riescono ad avvelenare le fonti di approvvigionamento sentimentale dell’avversario. L’umiltà è la condizione epistemologica di determinate percezioni. Per comprendere è necessario gerarchizzare le verità. La frase di colui che discrepa radicalmente dev’essere nuda come una frusta. Non dobbiamo confondere il pensiero dell’epoca moderna 236

con il pensiero nell’epoca moderna. Né la letteratura né l’arte. L’intelligenza alla fine evade sempre. Ma l’anima umile muore di sete in questo asfalto. Non ci sono mai stati templi di falsi dèi. Bensì templi dai quali Dio si è assentato per un giorno. Le sole leggi biologiche non hanno dita sufficientemente sottili per modellare la bellezza di un volto. Quando il potere nobilita invece di corrompere, l’umanità si inginocchia. Le generazioni si distinguono meno per le soluzioni che trovano che per quelle che cercano. Quanto più vivace e intensa è la nostra percezione del visibile, tanto più sentiamo la realtà dell’invisibile. Il diritto del comando è stato il tema centrale della politica di ieri. Le tecniche di conquista del comando sono oggi il tema centrale della politica. Dove vi siano rotten boroughs 34, almeno quella parte del parlamento è sana. La storia si burla delle nostre deduzioni severe quanto dei nostri dilemmi impervi. 237

La popolarità di un’idea sta alla sua profondità come l’estensione di un concetto alla sua intensione. È meglio curare che prevenire, perché accade sempre l’imprevisto. Dove vi è unanimità, dobbiamo temere e diffidare. Lungi dall’essere tutte rispettabili, quasi tutte le opinioni meritano di essere oltraggiate. Le contorsioni intellettuali di chi crede in un solo tipo di verità finiscono per rovinargli l’anima. Il romanzo è fiorito finché il clima è stato propizio all’individualismo e avvizzisce nella misura in cui gli si volge inclemente. L’intersezione della relazione orizzontale amico-nemico con la relazione verticale superiore-inferiore configura la struttura politica elementare. Sperare di abolire una delle due non solo è utopico, ma anche contraddittorio. Nulla di più raro, oggi, di un critico letterario a cui piaccia la letteratura. Il messaggio uccide l’arte e la decorazione la sotterra. Data la preponderanza della stoltezza, è naturale che il 238

democratico si sorprenda quando perde e il reazionario quando vince. I portabandiera della libertà celebrati dal XIX secolo sono risultati essere l’avanguardia del dispotismo industriale. La posterità, in modo discreto, trasferisce i grand’uomini democratici dal trattato di politica al trattato di psichiatria. Il borghese di ieri si perdonava tutto se la sua condotta sessuale era rigorosa. Il borghese di oggi, invece, si perdona tutto se è promiscua. La posterità è una cena di pochi invitati. Con pochi anfitrioni. Il progressista percorre le letterature come il puritano le cattedrali: col martello in mano. Il progressista assiste alla messa letteraria allergico all’incenso, sdegnoso della liturgia, estraneo al sacrificio e incredulo alla consacrazione. Attento solo alla predica. L’arte è il supremo piacere sensuale. L’invenzione della fotografia ha appiattito la poesia della storia. La fotografia converte gli avvenimenti in aneddoti. Per ammettere la grandezza di un personaggio è necessario 239

bruciare prima la sua fotografia. L’eroe può essere rappresentato solo dall’immaginazione, nel marmo o nel mito. Lo stile non deriva né dall’obbedienza a una regola né dall’espressione di un temperamento, bensì dalla coincidenza di un’idiosincrasia e di una norma. Il suffragio universale alla fine non riconosce all’individuo se non il “diritto” di essere alternativamente oppressore ed oppresso. Riguardo allo scrittore contemporaneo sa opinare solo il compatriota. Dai morti siamo tutti ad uguale distanza. Le cose cessano di essere vane quando qualcuno con talento le dipinge. La teologia, invece di ermeneutica della religione, è stata un razionalismo che tratta come sistema di postulati una struttura di metafore. In politica il percorso più corto tra due punti non è la retta, come suppone il progressista, bensì la curva. Le assurdità politiche si ripetono perché sono espressione della natura umana. I successi non si ripetono perché sono un dono della storia. 240

I problemi gravi non spaventano mai lo sciocco. Coloro che si inquietano, per esempio, di fronte al degrado qualitativo di una società, lo fanno ridere. La borghesia, come conseguenza della sua intensa e lunga attività rivoluzionaria, ha ottenuto che a comandarla siano i suoi inferiori invece dei suoi superiori. I reazionari si reclutano tra gli spettatori in prima fila di una rivoluzione. L’intellettuale democratico può scegliere solo tra essere domestico della borghesia o servo del proletariato. La tragedia intellettuale del governante democratico è l’obbligo di realizzare il programma che aveva proclamato affinché lo eleggessero. La storia appartiene in ogni epoca a coloro che per primi postulano gli assiomi che gli altri finiscono per credere evidenze. La nozione di progresso è valida in preistoria. La storia, al contrario, si definisce precisamente come il periodo in cui tale nozione manca di validità. La storia ammette alcuni processi cumulativi: quelli molesti. Il ragionamento cardinale del progressista è bellissimo: il meglio trionfa sempre, perché si definisce migliore ciò che 241

trionfa. Il progressismo è conseguenza di una miopia congenita che ostacola la percezione dell’individualità del valore. In un universo essenzialmente paradossale l’uomo intelligente non ha il tempo di annoiarsi. L’autentico, in ogni epoca, si concentra in determinati paesi. L’uomo moderno tratta l’universo come un demente tratta un idiota. La natura non possiede la funzione teologica di servire da base ad un ragionamento, bensì da piedistallo a un’epifania. Rousseau, Thoreau, Tolstoy, Lawrence, sono la lunatic fringe35 della reazione. La frase deve mostrare maniere fini, ma avere spigoli ed essere breve. Ogni giorno esigiamo di più alla società per poter esigere meno a noi stessi. Non esiste prosa capace dello splendore sporadico o del tedio consuetudinario della poesia. Le strutture gerarchiche crollano quando l’uomo, invece della libera subordinazione, preferisce la violenza che reprime 242

le insurrezioni servili dell’anima. La pletora di leggi è indizio del fatto che nessuno sa più comandare con intelligenza. O del fatto che nessuno sa più obbedire con libertà. Essere civilizzato significa piegare i gesti, la sensibilità e l’intelligenza ad un’etichetta vigilante. Le confidenze non cercano comunicazione tra le anime, bensì complicità assolutoria. Le buone maniere sono, a volte, un’imitazione accettabile della carità. Divertimento volgare od occupazione volgare sono oggi le uniche attività che non richiedono una discolpa. Come conseguenza dei progressi tecnici i vecchi annunciatori di catastrofi stanno cedendo il posto ai testimoni delle catastrofi annunciate. Fra egualitari, si tratti di individui o di nazioni, l’inferiore ottiene persino di essere invitato, ma mai di essere ascoltato. L’autentica “doppia verità” è la collocazione simultanea della coscienza nel mondo e del mondo nella coscienza. Posizioni ineludibili e inconciliabili. La verità non sta né in quello che troviamo né in quello che immaginiamo, bensì in quello che immaginiamo con quello 243

che troviamo. Le civiltà differiscono radicalmente tra esse. Di civiltà in civiltà, tuttavia, i pochi civilizzati si riconoscono mutuamente con un sorriso discreto. Sociologi, psicologi e psichiatri sono esperti di generalità. Davanti alle corna taurine del caso concreto tutti sembrano toreri anglosassoni. La ragione non è un sostituto della fede così come il colore non è un sostituto del suono. I processi dialettici sono soliloqui scenici che qualunque rumore del pubblico sconcerta e zittisce. L’industria moltiplica gli oggetti superflui, come i panegiristi del Tardo impero moltiplicavano le frasi ridondanti. L’individuo che mente a se stesso così come la società che non lo fa imputridiscono presto e muoiono. Ci sono opinioni che è giusto spazzar via con rispetto, impugnando però saldamente la scopa. La rettitudine intellettuale è una virtù che ogni generazione posteriore presume di praticare per la prima volta. Non è sempre facile parlare in spagnolo con delicatezza senza apparire pacchiano o dire cose serie senza apparire 244

pomposo. L’individuo di sinistra ribadisce le sue veementi accuse contro la società con un tenero singhiozzo di compassione verso se stesso. La frase deve emergere dal vestiario verbale polposa, limpida e fresca, come un’adolescente che si denuda. Dobbiamo scrivere solo per l’adolescente che ancora vive nell’adulto. L’evoluzione rapida di una società sminuzza le sue consuetudini. E impone all’individuo le briglie e la frusta delle leggi al posto dell’educazione silenziosa delle abitudini. Ogni mattino che commuove il nostro cuore è il riflesso dell’alba nella quale entreremo. La nostra tolleranza cresce col nostro disdegno. L’immaginazione è la capacità di percepire mediante i sensi gli attributi dell’oggetto che i sensi non percepiscono. Solo lo storico che sorride per le sue spiegazioni ci pare serio. I sogni volgari qui si compiono. Ma qui non si annidano quelli che l’adolescente sogna sotto il fogliame opprimente dell’estate. 245

Il fervore dell’anima nobile può sbagliare oggetto senza sbagliare la rotta. La letteratura si disonora quando si propone di influenzare invece di intrattenere. Il tema dello scrittore autentico sono i suoi problemi; quello dello scrittore spurio sono i problemi dei suoi lettori. Il politico democratico, avvezzo a vendersi agli elettori, acquisisce l’abito di vendersi a qualsiasi offerente. Il sacerdote progressista trasforma in crisi della Chiesa le fermentazioni del proprio sangue. Chi chiede che la letteratura compia funzioni sociali le sta dettando ipocritamente una sentenza di morte. La popolarità non infanga lo scrittore finché non sia dovuta alle idee che attacca o che difende. L’enfasi è il vizio comune alla letteratura del XIX secolo e a quella del XX. Enfasi nell’ergersi, ieri. Enfasi nel rannicchiarsi, oggi. La letteratura ha bisogno, spesso, di un salasso di aggettivi. Il poeta tradotto ha più ammiratori delle proprie poesie. 246

Dal filosofo dobbiamo esigere che non dipinga le parti invisibili del modello che copia. La libertà è il prodotto dell’aggiustaggio imperfetto tra i componenti della macchina sociale. Dobbiamo rispettare i due poli dell’uomo: individuo concreto, spirito umano. Ma non la sua zona media di animale opinante. Le nostre conoscenze di patologia sociale sono così sommarie che la febbre in questo ambito pare a molti un sintomo di salute. Affinché l’uomo avverta il mistero che vaga per il mondo conviene designarlo, secondo l’anno e il secolo, o con sostantivi o con aggettivi o con verbi o con semplici interiezioni. Esiste un mistero negativo, ombra della nostra ignoranza. E un mistero positivo, ombra della realtà. Più che la nostra condotta, è il nostro essere ciò per cui abbiamo l’incomprensibile dovere di pentirci. L’artista vorrebbe che la gloria fosse un’ossessione da amante, quando invece è nel migliore dei casi un ringraziamento da commensale. Per parlare di ciò che è eterno è sufficiente parlare con talento delle cose della giornata. 247

La coerenza dei nostri princìpi deve affiorare solo nella piega delle nostre frasi, così come la buona educazione solo nella piega dei nostri gesti. Caos, Gaia, Eros. Le cosmogonie scientifiche si sono dovute accontentare semplicemente di dare nomi meno pittoreschi alla trinità di Esiodo. Serio è ciò che gli uomini seri credono un gioco. La mente dell’individuo non “evolve”. Orchestriamo soltanto, con maggiore o minore talento, i temi con i quali nasciamo. Tutto è storia, ma non tutto è cronologia. I problemi moderni non richiedono una soluzione, ma un aborto. La vita attiva non sfocia nelle acque di un mare, bensì nelle sabbie di un deserto. Solo lo stupido vede in bianco e nero i conflitti tra individui. Solo l’uomo intelligente vede in bianco e nero i conflitti tra idee. La capacità di sopravvivere in determinate condizioni è prova dell’inferiorità di chi ci riesce. 248

Asseverare che lo sviluppo culturale si sostituisce nella storia all’evoluzione biologica è una tesi che sa di ideologia. La società umana sembra, in effetti, un meccanismo che accelera il processo selettivo mediante le regole sociali che, direttamente o indirettamente, distruggono o difendono repertori genetici. Dobbiamo deplorare meno l’oscenità del romanziere attuale che la sua sventura. Quando l’uomo diventa insignificante, copulare e defecare diventano attività significative. Ignoriamo le condizioni della comparsa del valore, però conosciamo quelle che impediscono che compaia. La nuova sinistra congrega coloro che confessano l’inefficacia del rimedio senza smettere di credere nella ricetta. L’uomo è una forza selettiva, però non produce forze motrici. L’uomo può scegliere il valore che vede, ma non può vedere il valore che vuole. Le decadenze non derivano da un eccesso di civiltà, bensì dal tentativo di utilizzare la civiltà per eludere le proibizioni nelle quali consiste. Il progressista intelligente scopre troppo tardi che il progresso non è ciò che entusiasma il progressista intelligente, ma ciò che entusiasma il progressista sciocco. 249

L’uomo moderno accetta qualunque giogo, sempre che sia impersonale la mano che lo impone. La discriminazione sembra odiosa al falso monetiere. All’intellettuale indignato per “l’imborghesimento del proletariato” non sovviene mai di rinunciare a quelle cose il cui godimento da parte del proletariato lo fa inorridire come prova di imborghesimento. Poche generazioni sono sufficienti a rendere impercettibile il mero talento. Il talento è un articolo negoziabile solo tra contemporanei. Non è mai troppo tardi per qualcosa che non è veramente importante. Lo scetticismo è l’ascetica veglia d’armi per la crociata. Non c’è verità che non sia lecito strangolare se deve ferire chi amiamo. Senza latino e greco è possibile educare i gesti dell’intelligenza, ma non l’intelligenza stessa. Di fronte alla pienezza silente della semplice presentazione estetica, la filosofia deve genuflettere in silenzio la propria tiritera. Le “due culture” attuali non sono quella letteraria e quella 250

scientifica, bensì quella che loda l’uomo moderno e quella che lo accusa. Col declino dell’individualità i problemi etici scompaiono a favore di semplici conflitti sociologici. L’arte è lo strumento che ci fa impadronire del mondo senza trasformarlo in cadavere. Fintantoché i divertimenti sono sufficientemente volgari nessuno protesta. L’apparenza non è velo, ma veicolo della realtà. Per civilizzare il popolo bisogna fornirgli alvei, non cause. Tutto nel Medioevo, da una chiesa romanica o una relazione feudale fino ad un calvario gotico o un pellegrino di Canterbury, è vigoroso, sensuale, concreto. Perché l’uomo medioevale sentiva la trascendenza come un attributo percettibile dell’oggetto. L’emblema del pensatore non è la rocca, ma l’arpone. Non dobbiamo lamentarci del suolo in cui nasciamo, ma della pianta che siamo. L’ordine è inganno. Ma il disordine non è una soluzione. Senza la funzione emotiva del linguaggio non sarebbe 251

possibile riferirsi alla totalità dell’oggetto. La letteratura è la scienza della qualità. Se gli uomini nascessero uguali, inventerebbero la disuguaglianza per ammazzare la noia. Non è possibile girare il mondo ed essere al contempo intelligente. L’intelligenza è una questione di “sedute”. Dobbiamo confidare solo in ciò che l’uomo non può trasformare. Non dobbiamo accontentarci di imbalsamare gatti se abbiamo imparato ad essere tassidermisti di qualsiasi felino. Come mantenere una tradizione? Non parlando di essa. La prosa non sottomessa ad una disciplina equivalente al metro non si può leggere due volte. La gloria, per l’artista autentico, non è il chiasso degli elogi, bensì il silenzio terribile dell’istante in cui ha creduto di cogliere nel segno. Quando l’opinione pubblica comincia a preoccuparsi di qualche argomento, la storia sta già pensando a qualcos’altro. L’invasione della tecnica non ha ucciso gli dèi minori, ma li ha spaventati. 252

L’arte rivoluzionaria finisce per adornare i saloni dei ricchi negozianti di ferramenta. Scienza è ciò che non arriva all’intimità di nulla. L’eugenismo inorridisce coloro che temono il suo verdetto. I due problemi cardinali del mondo attuale, espansione demografica e deterioramento genetico, sono oggi insolubili. I princìpi liberali vietano la soluzione del primo e i princìpi egualitari la soluzione del secondo. Trattandosi di qualcosa di fondamentale, ciò che è razionale non è dimostrare, ma mostrare. I responsabili dei grandi interessi spirituali possono essere buoni o feroci, ma non affabili. Nel menzionare l’anima non pretendiamo di risolvere un problema, bensì cerchiamo di non nascondere disonestamente un mistero. La frase perfetta, nella sintassi sociale, è quella che contiene solamente subordinazioni asindetiche. L’immaginazione avvizzisce in una società le cui città mancano di giardini recintati da alte mura. Accettando di buonumore la nostra mediocrità, il disinteresse con cui godiamo dell’intelligenza altrui ci rende 253

quasi intelligenti. Un tempo le lingue si corrompevano per opera e grazia dei contadini ignoranti. Oggi si corrompono per pedanteria e incuria dello specialista incolto. Non dobbiamo confondere il credere con il credere di sapere. Un modo di sapere con una congettura mascherata. Lottare contro un’idea può essere inutile, ma non assurdo. Contro una mentalità, invece, non si può lottare. Bisogna attendere che muoia. La filosofia non ha la funzione di trasformare un mondo che si trasforma da solo. Bensì quella di giudicare quel mondo trasformato. Anche essendo atei, è necessario inoltre essere sciocchi per sperare che qualcosa di terrestre ci colmi. L’uomo intelligente deve eludere il maneggio di idee che gli sono troppo grandi. Certe proposizioni ci paiono contrarie semplicemente perché il nostro vocabolario manca di certe sfumature. Sempre che prendano una determinata scorciatoia, la natura si lascia sorprendere dai più incredibili imbecilli. 254

Ogni restaurazione è un giacobinismo invertito. La verità di una metafisica dipende dal fatto che sia pensata come metafora. Il politico è stupido quando non indovina chi vince. Il contemplativo lo è quando non discerne chi dovrebbe vincere. Finché un libro non ha perso la propria attualità nessuno sa se è importante. Nella steppa rasa l’individuo non trova riparo contro l’inclemenza della natura, come neppure nella società egualitaria un riparo contro l’inclemenza dell’uomo. Coloro che come me intenzionalmente ripetono, alla fine hanno meno eco di coloro che pretendono di innovare. Possiamo essere personalmente mediocri, ma di buona famiglia spirituale. Oppure importanti e di mezza tacca. Che i vangeli siano riflesso della Chiesa primitiva è una tesi accettabile per il cattolico. Ma letale per il protestantesimo. Mentre il protestante dipende da un testo, noi cattolici siamo il processo in cui il testo è nato. Alla sua morte Cristo non lasciò documenti, ma discepoli. 255

Nel perdere la propria funzione pubblica di atto commemorativo e didattico per tramutarsi in ornamento da parete borghese, la pittura ha iniziato con smagliante maestria il suo decadimento in arabesco. Se invece di “razionale” si fosse sempre usato il suo definiens36, cioè zweckdienlich 37, ci saremmo risparmiati tonnellate di retorica. Comprendere significa trovare la conferma di qualcosa di previamente intuito. Gli altri mi devono quello che mi hanno promesso, e non quello che credo mi debbano promettere. Sul cadavere di questa ovvietà, immolata come vittima propiziatoria agli dèi infernali, si basano le fondamenta del pensiero di sinistra. La carità è la fonte etica del diritto. Mi appello alla carità del passante affinché si imponga il dovere che si convertirà nel mio diritto. Se il viaggiatore se la svigna, non posso protestare contro la sua ingiustizia. Quandanche io possa gridare il suo peccato. L’industria moderna è l’insieme delle attività che procurano arricchimento ed ascesa sociale a coloro che dovrebbero occupare solo cariche servili. Lo scemo crede che una proposizione sia necessariamente 256

erronea quando risultano erronei gli argomenti con cui alcuni la sostengono. Affinché la società fiorisca si richiede uno Stato debole e un governo forte. L’istituzione che non si accontenta di un’efficacia fugace deve rivestirsi di sfarzi ed orpelli. Quello che non sa affascinare la nostra immaginazione non dura. Decorazione e fruizione sono mete legittime dell’arte, ma non l’esibizione. Lo storico, così come il grammatico, non è chi applica le regole ma chi conosce le eccezioni. Una brusca espansione demografica ringiovanisce la società e incrudisce le sue stupidaggini. Per difendere, l’intelligenza deve stare all’erta su tutti i bastioni. Per assaltare le è sufficiente una postierla dimenticata. Siamo compatrioti solo di coloro che condividono con noi lo stesso repertorio di riferimenti. Nelle arti esistono visioni espressive e solo sistemi deformanti. 257

L’anima nobile preferisce il pericolo del tradimento alla salvaguardia della diffidenza. L’attuale opulenza della corruzione non sorprende od atterra il cristiano. Noi cristiani siamo esperti di decadenze. La schiavitù non ha altra alternativa duratura che il vassallaggio. Non è nobile l’anima che nulla ferisce, ma quella che presto si sana. Certe professioni diventano inutili quando correggono ciò che lo scemo chiama i suoi vizi professionali. Se vogliamo che qualcosa duri, facciamolo bello, non efficace. L’anima un po’ fine si vede obbligata spesso a facilitare la menzogna al proprio interlocutore. Non c’è alba più desolata di quella di un’utopia. Il marxismo libera gli incolti dall’oppressione culturale mettendo un vocabolario coerente e appiccicoso al servizio della loro incultura. La cultura presume che moriremo educandoci, a prescindere dall’età alla quale spiriamo. 258

Educare un giovane non consiste in familiarizzarlo con la sua epoca, ma fare in modo che la ignori il maggior tempo possibile. L’uomo ha tanta anima quanta crede di averne. Quando quella credenza muore, l’uomo diventa oggetto. Per aver creduto vive le figure di cera fabbricate dalla psicologia, l’uomo ha cominciato a perdere la conoscenza dell’uomo. L’eternità è lo stato cristallino delle nostre fugaci e brevi emozioni nobili. La società si trasforma in un ibrido tra una prigione ed un ricovero quando la felicità del cittadino è una meta del governante. Alla felicità di coloro che più amiamo ci è dato di contribuire soltanto con una tenerezza silenziosa e un’impotente compassione. La democrazia usa il liberalismo come esca. La fotografia ci mostra come l’imbecille vede il mondo. La città moderna non lascerà altro che cloache agli archeologi futuri. Il XIX secolo non raggiunse che una sola costruzione etica di alto stile: l’ufficialità prussiana. 259

La sinistra è una strada rettilinea, sprezzante del paesaggio. La reazione è un sentiero curvo fra le colline. Non è in mezzo al fango dove la vita ci immerge costantemente, bensì in mezzo alla banalità. La società moderna rispetta solo la scienza quale fornitrice inesauribile delle sue avidità. La fine di una civiltà si annuncia quando le sue finzioni sembrano frodi. Il miracolo non è una rottura tra i fatti, ma una loro fugace trasfigurazione. Fomentare artificialmente le cupidigie per arricchirsi soddisfacendole è l’imperdonabile delitto del capitalismo. Già da tempo il capitalismo ha seppellito i suoi nemici. Oggi muore circondato da eredi. Nella cappella dell’anima moderna ci sono i rintocchi a morto. I liberatori hanno forgiato più catene all’umanità che i suoi carnefici. Il mondo moderno ha già le crepe e scricchiola sufficientemente affinché ci passi lo spavento che esso non crolli. 260

L’uomo si crede perduto tra i fatti quando invece è solo ingarbugliato nelle proprie definizioni. Raschiando la pittura non troviamo il senso del quadro, ma una tela bianca e muta. Allo stesso modo, non è frugando nella natura come troveremo il suo senso. Quando lo specialista specula, la filosofia arrossisce. Dall’ammutinamento associazionista che fece a pezzi il soggetto tramite un’agglomerazione di frammenti, i capitoli della storia della psicologia sono episodi della restaurazione del soggetto sul trono della sua unicità e attività. Le virtù senza cortesia sono di inferiore lignaggio etico rispetto ai vizi cortesi. Si definisce comunista colui che lotta affinché lo Stato gli assicuri un’esistenza borghese. Dobbiamo evitare qualsiasi metafisica della natura mentre sia possibile scegliere solo tra un rozzo fisicalismo e un insipido vitalismo. Bisogna imparare ad ammirare, ma non a fingere che ammiriamo. Esistono norme del buongusto, però non possiamo conoscerle. Possiamo solo applicarle. 261

I nostri progetti devono essere modesti, le nostre speranze smisurate. La natura umana coglie il progressista sempre di sorpresa. Il politico non sbriga con serietà se non le faccende banali. L’attivismo è l’asilo di colui che non ha un posto dove stare né dove andare. La libertà legale di espressione è cresciuta parallelamente alle servitù sociologiche del pensiero. Gesù Cristo è l’unico punto nella storia dove assiologia e ontologia si fondono. L’individuo oggi non costruisce se stesso con gli universali che assume, bensì svanisce in essi. L’albero dell’Occidente è fiorito in questo secolo. Dalla primavera dell’ultima centuria, tuttavia, non ha linfa per nuovi rami. Il denaro sgorga senza macchia solo dalla spada o dal grano. L’idea non è somma di vari fatti, ma possibile dimensione di alcuni di essi. 262

Se lo svilimento spaventasse l’uomo come la morte, il consenso assiologico sarebbe tanto universale quanto quello scientifico. La scienza politica è l’arte di dosare la quantità di libertà che l’uomo sopporta e la quantità di schiavitù di cui ha bisogno. Le infanzie rurali hanno predominato sino a ieri. Però che cosa possiamo aspettarci da chi non custodisce un odore di terra umida nell’anima? Il tedio è l’impronta della trascendenza scomparsa. Chiamiamo insignificante ciò che ha solo un significato immanente. La trascendenza che si infiltra nelle cose è il sale che insaporisce la loro insipidezza. Col sesso e la violenza non si rimpiazza la trascendenza esiliata. A chi perde Dio non rimane nemmeno il diavolo. Ci sarà bisogno dei venti di un nuovo periodo glaciale per spazzar via l’odore di sperma che comincia ad aleggiare sul mondo. Non esiste “ideale” che sia sopportabile per più di qualche giorno. La comunità linguistica dello scrittore non è il gruppo di 263

parlanti effimeri che lo circondano, ma la storia della letteratura alla quale appartiene. La cultura si intimidisce e si nasconde quando sono dei funzionari quelli che le passano il pane quotidiano. I requisiti per guardare con intelligenza mi interessano quasi di più di ciò che vediamo. Certe dottrine sono mere ideologie compensative dello sgorbio che l’ideologo vede guardandosi allo specchio. Il dolore forgia, ma solo il conflitto etico educa. Colui che insegna finisce per credere di sapere. Non dobbiamo confondere la possibilità della prova con l’autenticità dell’evidenza. Imparando ad ammirare ci curiamo dai vizi della mediocrità. Le sfumature sono state estromesse dal mondo come da qualsiasi manifestazione pubblica. Stupido è chi ha opinioni sui luoghi comuni del momento. Chi perdona tutto perché tutto comprende, semplicemente non ha capito nulla. Gli ultimi due secoli, più che il prestissimo della sinfonia 264

occidentale, sembrano la confusione sul palco dei musicisti che se ne vanno. Le rivoluzioni si dondolano tra il puritanesimo e la crapula senza sfiorare il suolo civilizzato. La rivoluzione è il periodo durante il quale si è soliti chiamare “idealisti” gli atti che qualunque codice penale castiga. Quando non ha altro habitat che le università lo spirito genera a fatica, come le belve prigioniere. L’individuo di sinistra modifica le sue definizioni per persuaderci di aver trasformato le cose. La tanto menzionata “trasformazione del mondo” sta risultando una mera adulterazione del vocabolario. Quando la marea religiosa scende il fetore delle anime si diffonde. L’intelligenza sarà sempre Chiesa delle catacombe. L’uomo, nonostante tutto, rispetta maggiormente chi riesce ad avere un difetto in meno che chi riesce a produrre una spiga in più. Se la Chiesa si trasforma in partito politico, le porte dell’inferno vomiteranno tanti elettori quanti ce ne sarà bisogno per prevalere su di essa. 265

Quando l’oggetto perde la sua pienezza sensuale per convertirsi in strumento o in segno, la realtà svanisce e Dio scompare. La verità non è interessante finché l’immaginazione non la stilizza. Opera d’arte, oggi, è qualunque cosa sia venduta cara. La tesi di laurea dello storico deve consistere nelle esequie di qualche generalizzazione storica. Costa meno fatica saltare l’abisso che ci separa da certi esseri che attraversare la tediosa pianura che ci separa da certi altri. Della ragione non abusa nessuno. Del suo nome, molti. Il compito di riformare i nostri postulati non è opera della ragione e neppure della volontà. Bensì dell’intelligenza. La mentalità moderna che crede di viaggiare verso le nebulose è ancora in orbita dai tempi dell’Enciclopedia. L’innovazione nelle arti si è rivelata un adeguato sostituto commerciale del talento. Le scuole, le dottrine, gli stili si moltiplicano da cent’anni a 266

questa parte: proteismo dell’arte nelle grinfie della morte. Ecumenismo e indifferentismo sono rime dello stesso distico. Fintantoché lo storico del pensiero non saprà distinguere tra la ragione e ciò che ha usurpato il suo nome non si potrà scrivere la storia moderna. Il pubblico non si entusiasma se non con libri recenti e idee appassite. Solo i grandi nascono col diritto di sdegnare. Noi invece dobbiamo conquistarlo. Le scienze astratte convengono al giovane. L’adulto si muove in una realtà così frondosa e densa che, se è intelligente, solo il mito lo soddisfa. Finché non sarà dimostrata l’inesistenza della coscienza e della volontà sarà inutile rinchiudere l’uomo nel recinto dell’immanenza. Il ladro è dentro. Chi si aspetta dalla cultura quello che può dare solo l’etica o dall’etica quello che può dare solo la religione rimarrà sgradevolmente sorpreso. Un granello di ironia impedisce che l’indignazione ci avveleni. Molti non riescono ad andare a letto con una verità senza 267

lasciarla gravida di errori. La storia moderna è il dialogo fra due uomini: uno che crede in Dio e un altro che si crede Dio. La storia manca di interesse se non ha altro sfondo che la stolida magnificenza della notte stellata. Qualunque sia la società in cui nasce, lo scrittore è sempre un forestiero. Esiste gente così candida che le conclusioni di una monografìa sociologica la sorprendono. La struttura dell’opera d’arte è una semplice impalcatura quando l’autore la organizza deliberatamente. L’individuo è meramente un candidato al rango di anima. Non parliamo di rispettare dove dobbiamo solo compatire. Finché si continuerà a frugare senza posa tra le macerie dell’anima occidentale, in quelle rovine non nasceranno neppure i denti di leone. Gli uomini si suddividono in coloro che si complicano la vita per guadagnarsi l’anima e coloro che spendono l’anima per facilitarsi la vita. L’uomo è stato fatto per vivere come un villano ripulito. Non come un professionista ben pagato e neppure come un 268

ricco industriale. Soltanto per Dio siamo insostituibili. Quando gli scrittori di un certo secolo non possono scrivere altro che cose noiose noi lettori cambiamo di secolo. Dobbiamo esaminare con cautela le parole che adottiamo per evitare che ci trascinino verso campi lessicologici i cui postulati concettuali sono inammissibili. Crediamo di sposarci con parole orfane e ci risvegliamo legati da parentele meschine. Non è dalla matematica che dobbiamo preservare le scienze umane, bensì dagli appassionati di matematica. Entro la pura immanenza tutto è mero esserci. Senso e trascendenza sono sinonimi. La pigrizia dell’intelletto suol essere l’unico contrappeso alla demenza umana. Occultando le contraddizioni che racchiude, il discepolo banalizza il pensiero del maestro. L’importanza profana della religione sta meno nella sua influenza sulla nostra condotta che nella nobile sonorità con cui arricchisce l’anima. Sentimentalista è chi adotta un sentimento perché 269

l’opinione pubblica lo applaude. Oggi si riesce a screditare qualunque individuo attribuendogli una virtù qualsiasi. Ci sono parole per ingannare gli altri, come “razionale”. Ed altre, come “dialettica”, per ingannare se stessi. Lo svilimento è l’attuale prezzo della fraternità. I lessici specialistici delle scienze umane servono per spaventare il lettore. Nelle scienze umane la sofisticazione tecnica e l’ingenuità intellettuale crescono correlativamente. Il cristianesimo è un’insolenza che non dobbiamo mascherare d’amabilità. La Lettera ai Romani è il locus classicus delle relazioni fra l’assiologia e l’ontologia. Impotenza dell’uomo per realizzare il valore, ma non per eseguire gli atti nei quali il valore si realizza. Legge del verso e Grazia della poesia. Il mondo moderno non sarà castigato. Esso stesso è il castigo. La “verità” che la nostra anima brama è una sensazione che 270

dura. Il moderno è ciò che resta dopo aver ucciso la poesia. La “chiarezza” è propria di ogni lingua durante l’apogeo politico dei suoi parlanti. L’oscurità verbale è il riparo del pretendente o del detronizzato. L’austerità scientifica ci evita l’errore nelle scienze naturali. E nelle scienze umane il successo. Dopo pochi minuti di chiacchierata, di poche persone rimane qualcosa di più di una vinaccia spremuta. Essere intelligente senza concetti è il privilegio dell’artista. I libri scientifici di una stessa epoca sono intercambiabili. La superiorità di alcuni non è di ordine scientifico. I lessici specialistici permettono di parlare con precisione nelle scienze naturali e travestire banalità nelle scienze umane. Dato che la Chiesa si impegna nell’adottare idee profane, preghiamola di non adottare quelle sciocche. Chiamiamo bellezza di un idioma la destrezza con cui certuni lo scrivono. 271

Quando sono riverenti, le nostre mani ungono ciò che toccano. Anche nel grande poeta la poesia è solo un incidente. Non è di inanizione che lo spirito a volte muore, ma di scorpacciate di banalità. All’assoluto è necessario riferirsi mediante segni temporali, così come alla persona amata mediante segni universali. Però la storicità del segno non rende vano l’assoluto né la sua universalità rende vana la persona. L’anima non è nel corpo, bensì il corpo in essa. Ma è nel corpo dove la palpiamo. L’assoluto non è nella storia, bensì la storia in esso. Ma è nella storia dove lo scopriamo. Dopo svariate stagioni di urbanismo alternate da vari intermezzi di guerra, il contesto rurale e urbano dell’era colta sopravvivrà solo in atlanti linguistici e in dizionari etimologici. Certi naturalisti ignorano ancora che i proletariati sono le crisalidi delle borghesie. Un po’ di destrezza riesce ad evitare i peggiori neologismi ed aggiunge mediante il contesto nuove sfumature al vocabolo. 272

Tutto finisce nel commercio. Accontentiamoci di analizzare l’ordito della storia senza pretendere di trovare le mani che lo intessono. Oggi si definisce “avere senso comune” non protestare contro ciò che è abietto. Possiamo rispettare tesi che rifiutiamo, sempre e quando non siano sostenute con fatti adulterati. Chi affronta “senza pregiudizi” un tema qualsiasi dice soltanto sciocchezze. Non è a decorare il luogo della nostra attuale prigionia che l’intelligenza si deve consacrare, bensì a favorire con tutti i mezzi la nostra fuga. Nella misura in cui l’anima si prosciuga cresce il numero di parole che sonnecchiano dismesse nei dizionari. Redimeranno la città moderna solo le ortiche che cresceranno tra le sue rovine. Ciò che è banale, nelle religioni, è il veicolo prediletto di ciò che è importante. Per conoscere che cosa ci alimenta nel cristianesimo è sufficiente notare che cosa ci va di traverso. Chi riforma un rito ferisce un dio. 273

Da vari secoli la Chiesa apre e chiude le sue porte fuori orario. La teologia balbettante ci trova più attenti di quella insistente. Svariate tesi marxiste sembrano attribuzioni apocrife di avversari disonesti. Essere marxisti sembra consistere nell’esimere dall’interpretazione marxista le società comuniste. Il rivoluzionario imparerà un giorno che le rivoluzioni potano invece di estirpare? Un paesaggio non risale che al primo sguardo di occhi affini ai nostri. Questi paesaggi sono ancora crudi e inospitali perché appena quattro secoli hanno fatto scivolare su di essi il loro sguardo. Altri occhi un tempo li videro. Occhi che vedo brillare nella nostra ombra, ostili o docili, ma mai fraterni. Avventure diverse ad identico protagonista oppure identica avventura a protagonisti diversi: chi passa dalla prima interpretazione alla seconda scopre la storia. …e la differenza tra il feuilleton 38 e il romanzo. Lo storico inganna anche occultando lo splendore di certi 274

istanti. L’imparzialità dello storico non deve consistere nel non discriminare in modo definitivo. Alla miseria del popolo si può sacrificare tutto. E nulla si deve sacrificare alla sua avidità. Non dobbiamo capitolare con l’istinto e neppure rimpiazzarlo con delle regole. Civilizzarlo piuttosto. Non dobbiamo imitare coloro che sistematizzano per nascondere il proprio disordine: dobbiamo disordinare per sfumare il nostro sistema. Gli anni climaterici della storia non sono la risultante di molteplici fatti, bensì la manifestazione, mediante quei fatti, di una nuova posizione dell’uomo di fronte al mondo.

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Un ambiente sessuale, collettivista, industrioso caratterizzò il predominio della femmina presso l’orda arcaica. Scomparso il predominio virile fondato dal cavaliere, la società individualista e guerriera degli ultimi millenni ritorna alla propria viscosa matrice primitiva. La pedagogia moderna non coltiva e non educa; meramente trasmette nozioni. Lo scrittore dovrebbe partire dal senso, il lettore dalla parola. Solitamente, tuttavia, lo scrittore parte dalla parola e il lettore dal senso. Non ho preteso il rigore di una dottrina, ma la flessibilità di un atteggiamento. In ultima istanza nessuno né nulla perdona. Eccetto Cristo. L’uomo non si trova gettato soltanto tra oggetti. È anche immerso tra esperienze religiose. La religione non è una dissertazione esplicativa, ma un fatto in spiegabile. Il paese industrializzato è quello in cui i fiumi non fanno annegare, bensì avvelenano chi fa il bagno in essi. Non si arriva a Dio in ogni epoca per lo stesso cammino. I precetti etici moderni sono inviti all’impudenza’. 276

La natura risuscita nelle mani della metafora. La lentezza è la matrice della qualità. I privilegi sono eticamente irrinunciabili. La storicità radicale non sopprime le norme, sopprime solo le formule. La storicità del mondo costringe a una responsabilità sempre all’erta. Il XX secolo non ha saputo correggere l’anarchia stilistica del XIX se non con il dispotismo di un programma stilistico deliberato. La coerenza del dottrinario finisce per essere un fenomeno semplicemente linguistico. Gli intellettuali, quando muoiono, vanno nel limbo. Persino il demonio sembra aver abbandonato l’uomo attuale. Dobbiamo rettificare la nozione di ispirazione scritturistica ricordando che si parla sempre di sacre, non di divine scritture. L’ordine è quello che deriva spontaneamente da una norma. 277

Non quello che alcune regole impongono. Stile significa ontologicamente differenza, e assiologicamente significa un livello specifico di qualità estetica. L’intelligenza è poca cosa se l’anima intera non pesa su di essa come sulla sua punta. La lealtà ad un’idea culmina in catastrofe o degenera in acrobazia semantica. Non dobbiamo giurare lealtà incondizionata se non a persone. Le dottrine, quando si istituzionalizzano, finiscono per sostenere che in fondo insegnano il contrario di quello che sembrano predicare. Chi è carente di vocabolario per analizzare le proprie idee le battezza intuizioni. La popolarità di una filosofia dipende dalla sua attitudine a convertirsi in semplice automatismo. L’uomo crede che qualcosa duri perché da bambino vede che tutto dura. Dobbiamo imparare ad accompagnare nei loro errori coloro che amiamo senza diventarne i complici. La sapienza, per non smarrirsi, sa di dover camminare con 278

gli occhi bendati e le braccia conserte. L’attualità sceglie le letture allo stupido. Per castigare un’idea gli dèi la condannano ad entusiasmare lo stupido. L’uomo può “alienarsi” tanto nella libertà e nella cultura quanto nella schiavitù e nell’ignoranza. Il simbolo autentico non ha carattere simbolico, bensì realtà individuale. Di fronte a chi è veramente grande non ci sentiamo mai umiliati, ma misteriosamente affini. Non invochiamo Dio come rei, ma come terre riarse. Il relativismo assiologico è riflesso difensivo delle epoche che intuiscono la propria bassezza. Per comprendere qualunque idea importante bisogna prenderla d’assalto. La maturità politica consiste nel rifiutare ogni fine che non sia operazionalmente definito. La classe ontologica si definisce, la classe assiologica si intuisce. L’idea poetica non è quella che potrebbe servire per una 279

poesia, ma quella che è servita. Ogni tipologia di attività umane finisce in caos terminologico se non abdica in storia. I miglioramenti sociali non provengono da forti scosse, bensì da lievi spintarelle. Il romanzo attuale rimpiazza le tediose allegorie etiche di ieri con tediose allegorie sociologiche. Le opere d’arte sono “rappresentazioni” più esatte della realtà piuttosto che la filosofia o la scienza, perché queste sono ambigue come essa. Non è possibile sperare più nulla quando lo Stato è l’unica risorsa dell’anima contro il proprio caos. Le tesi filosofiche non muoiono come spropositi smentiti, ma come malinconici porti incagliati nell’entroterra. L’immaginazione storica è l’unica sorgente in tempi di siccità. Non esiste essere che una quantità sufficiente di banalità non riesca a colmare. Il numero di quelli che desistono dall’emendarci fortunatamente cresce nella misura in cui invecchiamo. Le essenze intellettuali più nobili risultano dalla 280

distillazione di un’esistenza mediocre da parte di un’intelligenza incandescente. Nelle mani audaci la vita deposita solo poche gocce di retorica. La crescente libertà dei costumi nella società moderna non ha soppresso i conflitti domestici. Ha soltanto tolto loro dignità. Dio è il creatore, non la causa prima. Non è il termine che inizia le serie, ma un termine esterno ad esse. Se l’industria moderna non è ancora riuscita a fabbricare corpi è già riuscita, invece, a fabbricare anime. In un ambiente intensamente civilizzato i fiori supremi non fioriscono. Rimproverare un terremoto può essere grottesco, ma adularlo è sciocco e vile. Per essere un grande oratore è necessario associare ad un portamento serio un’intelligenza poco seria. Le grandi trasformazioni sociali non si possono studiare finemente se non attraverso episodi banali. Qualunque tema diventa insipido quando lo disinfettano dall’etica. 281

Entia non sunt praeter necessitatem multiplicanda39 è il lemma di chi pensa per agire. Il lemma di chi pensa per comprendere è entia non sunt temere minuenda.40 La falsità di un’opinione che ci ripugna basta per consolarci anche della sua vittoria. Il popolo adotta persino opinioni raffinate se gli vengono predicate con argomenti rozzi. Le epoche mediocri che non si rassegnano alla loro mediocrità commettono tante ridicolaggini quanti sono gli individui mediocri che non si rassegnano alla propria. Per innovare senza rompere una tradizione dobbiamo liberarci dai nostri predecessori immediati vincolandoci ai nostri predecessori remoti. Le virtù al servizio di errori non meritano la compiacenza intenerita con cui il sentimentalismo flaccido le guarda. Quando il lirismo si degrada in soliloquio forse una dose di didattismo lo può salvare. La lirica moderna è diventata una trascrizione metaforica di miagolii da intellettuale calpestato. Il poeta che non canta opina soltanto. 282

Il verso è l’aspirazione inconfessabile della prosa. Gli intellettuali sono il proletariato del Parnaso. Il tempo rispetta soltanto le frasi spigolose. La poesia non ha frontiere. Le retoriche, al contrario, sono nazionali. E ce ne sono anche di senatoriali e tribunizie. L’arte è il paradigma di tutto ciò che è inesplicabile. Le idee moderne sono un’ortodossia imperante su scettici imbavagliati. Il predominio dell’elemento autobiografico nella letteratura la riduce a un mormorio di confidenze in un dormitorio d’ospedale. Quando l’individuo perde la convinzione della propria significanza religiosa, la lirica diventa testimonianza della sua insignificanza empirica. Simbolo è il nome che diamo a una concezione sufficientemente profonda di qualcosa di particolare. Il frammento comprende più del sistema. Lo stupido non deve la sua stupidità alla mediocrità della propria intelligenza, bensì alla volgarità della propria anima. 283

Credendo legittima l’attuale ripartizione dell’universo fra le scienze, lo scrittore odierno si limita a registrare i propri borborigmi sentimentali. Senza una certa puerilità religiosa, una certa profondità intellettuale è irraggiungibile. Basta che un politico intelligente consideri elettoralmente efficace una qualsiasi idea per sapere senza indugi che quell’idea è falsa. La “dialettica” è il copripudende del progressista. I lavori scientifici, per quanto illustri siano, presuppongono una pazienza atavica da servo ereditario. La poesia risulta a volte dalla mera impotenza del linguaggio nel far coincidere la descrizione con ciò che è descritto. La poesia non ha un posto nel mondo. È uno splendore che filtra dalle sue crepe. L’attività politica lede i tessuti più fini dell’intelligenza. Razionalismo ed ottimismo sono le pile policrome di un santuario in cui si venerano dèi teriomorfi. La posterità immediata condanna le reticenze del critico di fronte all’arte del suo tempo. 284

La posterità remota solitamente le corrobora. Chiamiamo rispettabili le idee delle quali nessuno più si innamora. Dove i gesti sono carenti di stile l’etica stessa si svilisce. Le vittime sulle quali lo storico democratico versa lacrime sogliono essere dei carnefici decapitati. Il mondo borghese tratta in modo differente i suoi diversi nemici: vomita quelli di destra ed assorbe quelli di sinistra. Certa stupidaggine discreta, come il cibo semplice, è l’unico alimento che non indispone. L’ingegnosità è la smorfia agonica delle arti. Solo l’imitazione di opere inferiori rende fecondi. Nostro nemico non è tanto chi non condivide le nostre opinioni politiche, quanto chi non condivide le nostre preferenze letterarie. La sventura delle nuove ricchezze è che persino le cose comprabili non abbiano prestigio se non quando sono ereditate. Solo la visione estetica della storia è adeguata ad una realtà ribelle tanto alla speculazione teorica quanto all’interpretazione pragmatica. 285

Letteratura è quello che la nostra adolescenza ha letto. Il resto è erudizione. Quando uno stile artistico passa ad altre mani etniche, solo dei pregiudizi impediscono di vedere che cambia di spirito. Il conservatorismo non è, come la predica progressista, un portolano dei mari di Jauja. Semplice tentativo di mantenere l’equilibrio idrostatico della celebre nave, il conservatorismo corre a babordo quando la pesantezza scivola a tribordo, e viceversa. Il conservatorismo di ogni epoca è il contrappeso alla stupidità del momento. L’immaginazione non inganna attribuendo falsi prestigi, bensì attribuendoli falsamente. Nessuna eccellenza immaginabile può essere una finzione soggettiva. Coloro che esigono una trascrizione filosofica del dogma sono gli stessi che chiedono una parafrasi in prosa della poesia. L’autentica arte del nostro tempo non è stata il portavoce, bensì l’accusatore del mondo moderno. L’aberrazione moderna consiste nel credere che sia reale solo quello che l’anima volgare può percepire. Nulla è così fetido come parlare con disprezzo di ciò che 286

agogniamo in segreto. Se non possiamo strangolare la nostra invidia tanto vale non zittirla. Le dramatis personae 41 della metafisica sono reali, però quello che di esse ci raccontano i metafisici è una favola. Il rango di un’opera e quello del suo stile non sono necessariamente identici: in uno stile inferiore come quello ellenistico, per esempio, ci sono opere insigni; al contrario, le sculture arcaiche di solito sono inferiori al loro stile esimio. Non esiste avvenimento banale se esso trova uno storico importante. Quandanche la “nuova sinistra” proponga soltanto soluzioni candide, almeno suscita conflitti genuini ad una società che ormai non possiede che imbrogli amministrativi. L’accademismo non cambia di natura per il fatto di preferire il rugoso al liscio o l’angolare al rotondo. Forma e sfondo sono una sola cosa, però nascono separati. Nella loro fusione perfetta culmina un lungo processo laborioso. Nella nuova sinistra militano oggi i reazionari disorientati e derelitti. Lo specialista non sa che cosa sa. 287

I valori non hanno “conferma soprannaturale”. I valori sono la conferma soprannaturale. I marxisti definiscono marxista tutto ciò che Marx adotta, anche quando si tratti del principio di identità. Le verità passano, lo stile dura. La prosa seria richiede una dose minima di buonumore per non diventare imbevibile. La “prassi” è il pretesto con cui la filosofia si dimette. “Aver vissuto molto” di solito significa meramente un’assidua frequentazione di postriboli. Il metafisico senza talento di romanziere è illeggibile. Il mondo moderno ormai non censura se non chi si ribella contro lo svilimento. Non è ovviamente l’importanza dell’economia o del sesso quello che noi reazionari neghiamo, bensì l’indole economica o sessuale del valore. “Verità eterne” sono soltanto le tautologie. Qualunque verità è un’epifania casuale. L’eternità della verità, come l’eternità dell’opera d’arte, è 288

figlia dell’istante. Rispettare i nostri superiori è prima di tutto una dimostrazione di buon gusto. La verità non si adotta; si genera. Generata ed autonoma al contempo. Ciò che qualsiasi epoca chiama “risultati della scienza” interessa allo storico della mentalità di una certa epoca. Non al filosofo. La religione non si dimostra; si contagia. Gli sciocchi si indignano soltanto per le conseguenze. Solo mediante “l’uso emotivo del linguaggio” possiamo formulare le proposizioni più complesse. Dobbiamo imbalsamare la vita in riti, affinché non imputridisca. La società moderna non ha spina dorsale, ma scheletro da crostaceo. La parte superiore dell’etica non tratta del comportamento morale, bensì della qualità dell’anima. Forse tutto è moda. Però ce ne sono di nobili e di vili, di belle e di brutte. 289

In assiologia omnis determinatio est adfirmatio42. I ricchi non sono un sicuro scandalo se non per coloro che li invidiano. Qualsiasi “liberatore” alla fine mostra il conto. I significati sono la realtà, mentre i loro veicoli materiali sono l’apparenza. Ci sono molti peccati più noiosi di qualunque virtù. Non essendo accumulazione di nozioni ma integrazione di attitudini, la civiltà perisce se non ha la continuità concreta di un’infrastruttura sociale di maggioraschi. La società industriale ed egualitaria è il sogno dell’intellettuale e l’incubo dell’artista. Il peculato democratico è imperdonabile perché è ipocrita, subdolo e vergognoso. Preferisco Vaux-le-Vicomte43 al deposito in una banca svizzera dei grand’uomini democratici. Il ponte tra la natura e l’uomo non è la scienza, ma il mito. Soltanto in epistemologia scopriamo verità immobili. La storia della democrazia è la storia dell’evoluzione dei 290

grands simplificateurs di Sainte-Beuve nei terribles simplificateurs di Burckhardt. Quando il conflitto è autentico, l’annientamento di una delle parti non lo estingue, perché si trasferisce intatto nell’anima del vincitore. Quando un reazionario parla di unvermeidliche Restauration44 non dobbiamo dimenticare che il reazionario fa i calcoli secondo millenni. Le grandi convulsioni democratiche ledono senza rimedio l’anima di un popolo. Varie civiltà furono saccheggiate perché la libertà aprì inaspettatamente la porta al nemico. Essendo “dimostrabile” e “formale” dei sinonimi, non è dato di trovare qualche prova per nessuna delle cose per cui siamo pronti a morire. Nessuno è insignificante fino all’estremo di esaurirsi nella definizione della sua categoria. Le traduzioni slogano un idioma nel pretendere che esprima una visione retta da un universo linguistico differente. Il lettore abituale di traduzioni finisce per essere vittima di lussazione mentale. Quando l’arte smette di “copiare” per cominciare a 291

“creare”, presto si ripete soltanto. Qualunque tesi reazionaria inorridisce il borghese. L’arte fiduciaria è un’innovazione del nostro tempo. Vale a dire: l’insieme di opere “d’arte” senza valore estetico, ma di prezzo quotato nel mercato borsistico dell’arte. Una totalità significativa si scompone solo nei suoi fattori significanti. Prolungare oltre la sua scomposizione analitica non ne completa l’interpretazione, bensì ne annulla il significato. I ragionamenti non coincidono con le verità se non durante brevi tratti. L’incomprensione spiacevole non è quella che disprezza, bensì quella che ammira. Lasciamo a Dio il privilegio di perdonare colui che “sinceramente” alberga opinioni nefande. L’uomo comune è venerato solo dal demagogo e dallo scemo. Il demagogo solamente in pubblico, lo scemo persino in privato. L’egualitario considera che la cortesia sia una confessione di inferiorità. Tra egualitari la villania rimarca il rango. 292

L’azione ci depreda, la contemplazione ci possiede. Tutti ci dobbiamo rassegnare dapprima a non bastare, e poi ad essere di troppo. La banalità moderna proviene da un errore di prosodia che colloca l’accento dell’esistenza sulla vita, la sua sillaba debole, e non sulla dura sillaba della morte. Qualsiasi azione è per ora sterile. Per agire dobbiamo attendere che le vedette annuncino la rottura delle dighe da parte delle invisibili acque dello schifo. Un giorno una lieve pressione sarà sufficiente affinché questa immondizia crolli. L’angelo non porta il libro in quo totum continetur45 per giudicare il mondo, bensì per evitare che la più lieve fragranza si perda. Alla brusca originalità preferisco l’eredità spirituale che si accresce lentamente. Ogni spiegazione presto sembra ingenua. L’ottimismo moderno è un prodotto commerciale per lubrificare il funzionamento dell’industria. Lo Stato è totalitario per essenza. Il dispotismo totale è la forma verso la quale tende spontaneamente. 293

Il totalitarismo è la sinistra fusione di religione e Stato. Lo Stato laico è stato meramente la tappa preparatoria del cesaropapismo marxista. La fossilizzazione totalitaria dell’organismo sociale sotto la pressione dello Stato si arrestò soltanto, durante una miracolosa primavera, di fronte alle barriere innalzate dal dualismo imperium-sacerdotium e dal pluralismo feudale. Definiamo era liberale i quattro secoli che è durata la liquidazione delle libertà medioevali. Il sacrifìcio della profondità è il prezzo che l’efficacia esige. La verità va denudata, non scorticata. L’autentica originalità è una sottomissione trasfigurata. Gli artisti modesti arricchiscono una cultura. Il genio fraudolento la avvelena. La cortesia non è incompatibile con niente. La villania non è prova di autenticità, bensì di maleducazione. Affinché l’arte risusciti si richiederà che l’artista presuma di essere un artigiano e non un genio. 294

Non dobbiamo fare asserzioni dedotte, ma eventualmente deducibili. I testi senza reticenze non presuppongono un’intelligenza libera, bensì una sensibilità rozza. L’eleganza letteraria non è l’arabesco tracciato da una mano con destrezza, ma la tangente ineludibile ad una molteplicità di curve mutilate. L’“esperimento”, nelle arti, è il conato di rimpiazzare il talento con la facoltà combinatoria dell’intelletto. Tutto è datato, ma non tutto invecchia. Ogni nuova generazione critica quella anteriore, per commettere in circostanze analoghe l’errore inverso. Il fervore con cui il marxista invoca la società futura sarebbe commovente se i riti invocatori fossero meno sanguinosi. La vita diventa agra e sgradevole per l’uomo intelligente che è incapace di redimere esteticamente la sua esperienza. Per l’individuo di sinistra, senza mani sporche non vi è coscienza pulita. Niente di più comune che trasformare in “problema etico” il dovere che ci infastidisce. 295

La prosa da affreschista non si può rileggere; solo quella da miniaturista. Amare qualcuno significa innamorarsi dei suoi difetti. Ormai non esistono anziani, ma giovani decrepiti. Confondere ciò che è popolare con la democrazia è un’astuzia tattica del democratico. Il reazionario che tenta di governare in tempi democratici svilisce i suoi princìpi imponendoli con procedimenti giacobini. Il reazionario non deve confidare in avventure, ma aspettare una mutazione della mente. L’attivismo brucia senza fornire luce. L’idea non è una struttura di concetti, bensì l’anima di quella struttura. Esistono intelligenze che si elevano maestosamente in lente spirali per precipitarsi meglio su qualsiasi carogna. Il giovane, normalmente, finisce per assomigliare all’adulto che più disprezza. La nostra miseria è tutto quello che possiamo fare; la nostra grandezza sta in quello che possiamo soltanto ricevere. 296

Le “prove” della verità del cristianesimo sono una delle fonti dell’incredulità. Nulla di più imperdonabile che ingabbiarci volontariamente in convinzioni altrui, quando dovremmo provare a rompere perfino le sbarre della cella che è la nostra intelligenza. La semplicità nobile, tanto nello stile quanto nella vita, è figlia della privazione volontaria, non dell’involontaria penuria. Le anime scordate convertono in rumore qualsiasi melodia che la vita sperimenta in esse. L’uomo corrompe ciò che è politico in religioso quando pretende di trasformare il mondo. Niente sembra più disordinato, nella società o nelle arti, che l’autentico ordine. Il mondo volta le spalle al cristianesimo, il quale non gliele volta. Le università sono il letamaio delle lettere. Le guerre intellettuali non le vincono gli eserciti regolari, ma i tiratori scelti. Quello che lo scrittore dice è meramente parte del 297

materiale con cui scrive. Nulla merita più rispetto del popolo sventurato che supplica né meno rispetto delle assurde droghe che reclama per curare la sua sventura. Posto che di ogni discorso si possono negare i postulati, la sola apologetica valida è la seduzione morale di una vita, la seduzione intellettuale di un’idea, la seduzione estetica di una prosa. Più facilmente l’imbecille sembra intelligente all’intelligente, che l’intelligente intelligente all’imbecille. La coerenza è una rete con la quale soltanto il paradosso pesca le realtà. Nella “nuova sinistra” verrà reclutata la fanteria della reazione. L’onnipotenza del denaro è stato il prezzo dell’uguaglianza sociale. L’onnipotenza dello Stato sarà il prezzo dell’uguaglianza economica. Anche le convinzioni che meritano rispetto si difendono raramente con argomenti che lo meritano. Il cinismo non è indizio di acume, ma di impotenza. Agli dèi pagani si riescono a consacrare altari autentici solo 298

nella cripta della cattedrale romana. La cortesia ci rende capaci di rispettare i nostri interlocutori senza credere alla loro importanza. Dobbiamo dedicarci semplicemente a mitigare i nostri difetti. Le virtù sono a carico di Dio. Le rivoluzioni sono meccanismi per adattare il mondo ai programmi della borghesia. Il problema non è la repressione sessuale o la liberazione sessuale, bensì il sesso. La rivoluzione è progressista e cerca il rafforzamento dello Stato; la ribellione è reazionaria e cerca la sua dissoluzione. Il rivoluzionario è un funzionario in potenza; il ribelle è un reazionario in atto. È sufficiente sistematizzare una sciocchezza affinché si trasformi in convinzione di molti. Dalle prigioni razionaliste scappiamo con l’aiuto della ragione, non con le risorse dell’irrazionalismo. I tribunali democratici non fanno tremare il colpevole, ma l’accusato. Lo sciocco chiama borghesi sia certi precetti millenari che disciplinano gli istinti sia un certo programma a malapena 299

secolare che scatena questi ultimi. L’umanità si salverà solo se non capitola con l’automatismo delle proprie opere. La viltà invade le opere dell’uomo attraverso qualsiasi crepa nella sua intelligenza. L’invidia non è vizio del povero, ma del ricco. Del meno ricco di fronte al più ricco. Redigo meramente la mia scheda antropometrica per un’eventuale proscrizione. In storia l’interpretazione è un procedimento descrittivo. Persino il nemico della tecnica denuncia le sue manifeste, ma banali, violenze più che le sue invisibili, ma disastrose, distruzioni. (Come se la febbrile transumanza dell’uomo attuale, per esempio, fosse inquietante a causa degli incidenti di transito). L’erotismo è la risorsa rabbiosa delle anime e dei tempi agonizzanti. Perché l’uomo non è pianta di un solo terreno, oggi si suppone che non sia pianta di terreno alcuno. La ribellione è reazione contro una condizione intollerabile; la rivoluzione è tecnica di un progetto borghese. 300

I vizi del mondo moderno asfissiano meno delle sue virtù. A prescindere dalla provenienza, il critico della società moderna mi seduce fino al momento in cui svela la sua soluzione. Allora capisco che non ha compreso il problema. L’equivoco della Rivoluzione francese non è un’eccezione, ma una regola. I rivoluzionari sono meramente la truppa leggera che sgombra il terreno, la borghesia è la fanteria di linea che lo occupa. Si definisce borghesia qualunque classe rivoluzionaria insediata. Dobbiamo conservare in ogni istituzione i “difetti” che la mentalità moderna denuncia. Sono gli ultimi spiragli d’aria. Le vere trasformazioni sociali sono opera di chi sta pensando a qualcos’altro. Qualsiasi destra del nostro tempo non è altro che una sinistra di ieri desiderosa di digerire in pace. Le rivoluzioni spaventano, però le campagne elettorali disgustano. Il livello culturale di un popolo intelligente scende nella misura in cui il suo tenore di vita sale. 301

Certe anime straordinarie convertono persino l’errore che assumono in una nobile melodia. Il popolo non è democratico fintantoché la borghesia non gli insuffla la propria anima. Se la libertà fosse il “senso” della storia, la storia sarebbe una pura disponibilità senza senso. La storia sarebbe una farsa abominevole se avesse un apogeo terrestre. L’insonnia di una società in un periodo di innovazione costante alla fine la fa impazzire. Così come esistono verità che possiamo solo dipingere, allo stesso modo ne esistono altre che si esprimono solo in leggende. La “modernità” è la caratteristica tassonomica del borghese, non l’incompetenza estetica oppure la funzione economica. Chi non è pronto a violare di quando in quando i suoi princìpi, più che come martire finisce come assassino. Il moderno, presuntuoso perché ha ripudiato le virtù della borghesia senza ripudiare i suoi vizi, si azzarda a denigrare quella classe che un tempo aveva avuto più di sette giusti e più di sette savi. 302

La “chiarezza” è la nitidezza della linea con cui riusciamo a contornare un mistero. Il politico democratico se è sincero non è intelligente e se è intelligente non è sincero. Il bene non ha un fondo. Il male, invece, giunge presto ad una monotona reiterazione. L’uomo, molte volte, crede di scambiare una favola per una verità, quando meramente scambia una favola per un’altra favola. Il meccanismo elettorale non è un sedativo per le discrepanze cittadine, bensì un pericoloso stimolante. Il meccanismo polarizza in bruschi contrasti la gamma di differenze intrecciate ed embricate. Il meccanismo fabbrica partiti politici che trasformano la diversità in antinomia e l’adattamento fluido in conflitto strutturato. Le opinioni non sono l’origine dei partiti. I partiti sono l’origine delle opinioni. Il materialista è indignato da chi mostra le radici carnali dello spirito. Non possiamo albergare nel solo Vangelo, così come non possiamo nemmeno rifugiarci nella semente del rovere, bensì 303

vicino al tronco storto e sotto i disordinati rami. Nulla ci fa dire più sciocchezze che il timore di sembrare stupidi allo stupido. L’uomo attuale oscilla tra la sterile rigidità della legge e il volgare disordine dell’istinto. Ignora la disciplina, la cortesia e il buongusto. Colto è l’uomo che fa con leggerezza ciò che il volgo deve fare con pesantezza. La letteratura non è inoffensiva se non in dosi massicce. Non sono les mots de la tribu 46 ciò che il poeta deve ripulire, bensì le parole della ridda urbana. Il successo in letteratura non può risultare dal balbettio, come invece è possibile in altre arti, ma da una perfetta elocuzione. Non dobbiamo imitare, ma lasciarci influenzare. Le falsamente chiamate democrazie contadine non sono state democrazie. Senza dubbio il popolo lì sceglieva il governante, ma vigeva il diritto consuetudinario. L’essenza della democrazia, dunque, non è l’elezione del governante, bensì la manipolazione capricciosa della legge. Le scienze umanistiche scolari insegnavano allo scrittore a 304

non rendersi ridicolo, almeno. Proporre soluzioni? Come se il mondo non stesse affogando nelle soluzioni! Gli argomenti a favore della religione che convincono una generazione sembrano presto altrettanto comici degli argomenti contro di essa che la inquietano. La “spiritualità orientale” moderna, come l’arte orientale degli ultimi secoli, è un articolo da bazar. Il cristiano che è inquietato dagli “esiti” della scienza non sa cosa sia il cristianesimo e neppure cosa sia la scienza. L’impronta del diavolo in certe anime odora meno di zolfo che di muffa. Quandanche la falsità di un postulato sia per definizione una nozione senza senso, l’intelligenza fiuta postulati stupidi. Il marxismo irrobustisce la volontà e debilita l’intelligenza. L’imbecillità cambia tema in ogni epoca affinché non la si riconosca. Il tipo sociologico è più di una finzione metodologica quando plasma totalità individuali di secondo grado. La storia oscilla tra l’incertezza dell’aneddoto e l’insignificanza della cifra. 305

I nemici del mito non sono amici della realtà, bensì della banalità. Per impedire che la perfezione tecnica soffochi l’arte è ridicolo perfezionare una tecnica del balbettio. Ciò che separa il fariseo classico dal fariseo moderno che oggi lo vilipendia non è che il nuovo confessa la sua miseria, ma che non ringrazia neppure. Ogni cambio di sciocchezza pare al principio un progresso. Le più profonde affinità spirituali sono sempre clandestine. Il razzista si esaspera perché sospetta in segreto che le razze siano uguali; e l’antirazzista perché sospetta in segreto che non lo siano. Le gerarchie sono celesti. All’inferno tutti sono uguali. Ci sono argomenti che convincerebbero se venissero inseriti tra un forse ed un chissà. Innocente l’amore? Magari come un felino affamato. Nessuno esprime meglio das Wesen des Christentums47 di un bambino di tre anni che inginocchiato ripete: ho fiducia, ho fiducia. 306

Invidio alla ricchezza soltanto la sua facoltà di ospitarci in ampie stanze silenziose. Per destare un sorriso in un volto addolorato mi sento capace di qualsiasi bassezza. Quello che mi attrae verso questa o quella scienza non è ciò che insegna, bensì la sonorità intellettuale che le è propria. Le impurità estetiche sono gli elementi catalitici dell’opera d’arte. Nulla di più deprimente che appartenere ad una moltitudine nello spazio. Né più esaltante che appartenere ad una moltitudine nel tempo. Le notizie giornalistiche sono il sostituto moderno dell’esperienza. Una lealtà spontanea è ancora più bella di una liberamente giurata. L’arte accademica non è un’arte speciale, bensì una qualsiasi che cada nelle mani di artisti a caccia degli applausi della plebe colta. È nella spontaneità di quello che sento dove cerco la coerenza di quello che penso. 307

La civiltà, probabilmente, è una semplice sovrastruttura di economie preindustriali. Destre e sinistre: ovvero a destra e a manca. Posto che il valore dell’opera d’arte evidentemente non dipende dal suo tema, non vi è ragione di preferire i temi sordidi. Le mode intellettuali, allontanandosi dal luogo in cui sono nate, acquisiscono virulenza e perdono virtù. Non mi rassegno al fatto che l’uomo collabori imbecillemente con la morte abbattendo, demolendo, riformando ed abolendo. I cristiani progressisti cercano affannosamente nei manuali di sociologia qualcosa con cui riempire le lacune del Vangelo. Il mondo moderno ha scoperto il segreto di come degradare persino ciò che è sordido. La letteratura può dire la verità solo mediante compromessi tra la reticenza e la franchezza. Il male non è più interessante del bene, bensì più facile da narrare. Gli imperativi, etici o estetici, devono essere negativi. Quelli positivi moltiplicano l’impostura. 308

Ciò che scandalizza l’incredulo, e non ciò che riceve la sua compiacente approvazione, è l’autenticamente cristiano. In politica dobbiamo diffidare persino dell’ottimismo intelligente e confidare nei timori dell’imbecille. Il pubblico ha il misterioso potere di convertire in errore la verità che applaude. I vizi finiscono per utilizzare dei sostituti crescentemente dozzinali. L’uomo tende alla superficialità come il sughero alla superficie. L’unica vittoria definitiva è l’opera d’arte. Il prurito d’originalità è un’affezione dovuta alla mancanza di talento. Qualunque domanda sembra allo sciocco un’asserzione insidiosa. In certe epoche lo spirito perde, a prescindere da chi vinca. Il democratico non ritiene che i suoi critici si sbaglino, bensì che bestemmino. Il liberale non lo destano neppure le pedate della storia. 309

Quello che l’artista si era proposto va preso in considerazione per comprenderlo, però non per giudicarlo. Non vi è estetica della buona volontà. La prosa ironica, allusiva, elegante disturba il plebeo diplomato come i modi cortesi disturbano il plebeo senza studio. Le due ali dell’intelligenza sono l’erudizione e l’amore. Solo l’arte ci rivela la personalità autentica, perché solo l’arte ci offre la solitudine della persona. È più pretenzioso definirsi discretamente discepoli di questo o quel tale che proclamarsi pomposamente maestri di moltitudini. Urge dissolvere il matrimonio della virtù con la stupidaggine. Molti problemi sono soltanto interrogativi male ubicati. L’egualitario si esaspera vedendo che l’istruzione obbligatoria cancella solo la disuguaglianza fittizia per aggravare quella congenita. I giovani scuotono violentemente la testa per adattare meglio la loro nuca al giogo. Chi non abbina assiologia e storia alla fine rimane: - o con un assolutismo, che è forma senza materia; 310

- o con un relativismo, che è materia senza forma. La storia è quello che non sarebbe esistito se la teologia hegeliana fosse vera. Lo “storismo”48 è Hegel digerito. Lo storicismo è Hegel indigesto. Non dobbiamo consigliare pomposamente di accettare l’inevitabile con “eroismo”, bensì di accoglierlo con cortese rassegnazione. Il metodo dialettico è la strategia di un ribellismo che si rinchiude nell’immanenza. Il metodo gerarchico è lo schema di una docile indagine delle articolazioni dell’universo. L’assolutismo è il principio vitale della democrazia. I giuristi servili dei Severi sono i suoi più lucidi dottori. Dell’esistenza dell’ignobiltà dubita solo il plebeo, come del cattivo odore chi lo esala. Il vizio radicale della dialettica sarebbe quello di tramutare in progressi i processi che articola. Lo sciocco può cogliere ciò che è sottile, però non vede l’ovvio. L’intelligenza ha oggi il dovere di combattere fino alla fine battaglie perse in partenza. 311

Il marxismo cade sull’intelligenza come una grigia pioggia di ceneri vulcaniche su una terra coltivabile. Più di qualche presunto “problema teologico” proviene solo dal poco rispetto con cui Dio tratta i nostri pregiudizi. Lo storico è il professionista incaricato di scoprire la dissomiglianza di ciò che è simile. I “talenti” che la “vita” fa “fallire” sono sicuramente solo degli impedimenti gastrici. “Generale” è quello che abbiamo di comune, “universale” quello che abbiamo di profonda singolarità. Non dobbiamo interpretare goffamente, come volgari viandanti, i rumori notturni che trapassano le mura di un palazzo. Tutto ciò che è reale sarebbe razionale, se l’uomo non fosse peccatore. Tutto ciò che è razionale sarebbe reale, se l’uomo non fosse creatura. Detesto chi predica una verità salvifica come se supplicasse di essere salvata. L’elevato e l’abietto di solito appartenevano alla stessa specie. Oggi appartengono a specie distinte. 312

Non esiste tratto comune, oggi, tra quello che vale e quello che impera. Opere così insigni come le più grandi sono nate in questo secolo, ma estemporanee e peregrine. Arabeschi disegnati da un genio a margine di un testo imbecille. La letteratura prende di mira un oggetto o un’idea. Solo la retorica tratta un tema. La liturgia, in via definitiva, può parlare solo in latino. In volgare risulta volgare. Un’antologia di poesia contemporanea, di qualsiasi epoca, si rivela presto un camposanto di aborti. Nella vita del rinnegato la “religione dell’umanità” compie la funzione del cane da grembo nella vita delle zitellone. Il semplice talento è in letteratura quello che le buone intenzioni sono nel comportamento. (L’enfer en est pavé). 49 Quandanche l’individualismo inciti soltanto ad appellarsi alla coscienza, la maggioranza crede di essere incitata a confidare solo nell’ignoranza. La cristianità è una possibilità umana; il regno di Dio è una possibilità puramente divina. Cristo è presente nella storia come un punto in una linea. 313

Ma la sua azione redentrice sta alla storia come il centro alla circonferenza. Credere di capire ci deve far sospettare di non aver capito. Nei valichi dell’epistemologia giacciono i cadaveri dei materialismi. L’entusiasmo del progressista, gli argomenti del democratico, le dimostrazioni del materialista sono l’alimento delizioso e succulento del reazionario. Le stupidità proprie di un livello di intelligenza superiore al nostro sogliono sembrarci delle rivelazioni venerabili. Nelle università la filosofia meramente sverna. La coerenza è la condizione di intelligibilità di ogni struttura astratta e il postulato che falsifica l’interpretazione di qualunque configurazione concreta. Il cristianesimo si corrompe quando sottopone la propria teologia alle presunte condizioni di un’apologetica efficace. Rivelare per dilettare è il proposito dell’arte. Tutto sembra insignificante quando gli esiti paiono soltanto immanenti. Il significato immanente è transitivo, e il significato trascendente intransitivo. 314

Il primo cancella l’oggetto, il secondo lo apre. L’ottimista finisce per vivere di malumore. L’uomo matura quando smette di credere che la politica risolve i suoi problemi. Un tempo la poesia consisteva in isolotti emersi dal troppo intelligibile; oggi consiste in isolotti che emergono dall’inintelligibile. Dei “diritti dell’uomo” il liberalismo moderno ormai non difende che il diritto al consumo. Ha un avvenire soltanto l’artista al quale la critica nega attualità. Quando è meramente in nome di una “tradizione” che difendiamo qualcosa, stiamo suonando a morto. I giudizi estetici discreperebbero meno se coloro che opinano leggessero ciò che condannano o encomiano. Lo stupido crede di possedere la chiave dell’universo quando parla della materia di una scienza nel lessico di un’altra. L’autentica serietà intellettuale non è austera, ma sorridente. Nessuna predica può dare idee al volgo, bensì solo 315

vocaboli. Tollerare senza cedere è possibile solo gerarchizzando. “Purificare” il cristianesimo vuol dire espellere il paganesimo che aveva battezzato affinché questo recuperi la sua virulenza selvaggia. Il patriottismo che non è adesione carnale a paesaggi concreti è retorica di uomini semidotti per indirizzare gli illetterati verso il mattatoio. L’anima moderna è un paesaggio lunare. Ciò che spersonalizza degrada. Più che un prodotto dei metodi, le conclusioni sono il motivo che ci fa scegliere questo o quel metodo. Per la mentalità moderna nelle scienze umane è “scientifico” solo quello che permette di eludere la considerazione dell’anima. Non è nell’argilla traditrice della storia dove dobbiamo desiderare che trionfino le cause da noi amate, bensì nel granito dell’arte. La precisione scientifica è analitica, quella dell’arte è sintetica. Nell’intimo dell’anima non vi è chi non ammiri di più la 316

poesia di un monarca fuggiasco che la retorica di un proletario vittorioso. Il sorriso con cui il maiale ascolta chi critica il fango! Ciò che qui dico sembrerà banale a chi ignora tutto ciò a cui alludo. Il triangolo villaggio-castello-monastero non è una miniatura medioevale. Ma un paradigma eterno. Le civiltà non si fanno neppure “avec des idées,50 bensì con maniere nobili. Un significato non si traduce, si esprime. Gli scrittori che più mi seducono sono quelli che più mi irriterebbero se non fossero così intelligenti. Se ciò che ammiriamo fosse stato come ce lo immaginavamo, la storia non avrebbe potuto distruggerlo. Quello che difendo è l’autenticità dei nobili sogni che si ergono sul terreno della storia. Con le idee di destra facciamo poesia, e con quelle di sinistra retorica. La poesia onirica non vaticina, ma ronfa. 317

Continuare a trattare come simbolo ciò che è già degenerato in segno è il marchio del retore. Il lettore non spreca mai l’occasione di interpretare banalmente quello che riusciamo ad esprimere con chiarezza. Ogni attività intellettuale del nostro tempo è una provincia che si ribella, come in tempi di decadenza, e pretende di usurpare l’impero. Dalla banalità dell’esistenza non possiamo evadere attraverso le porte, bensì dai tetti. L’intelligenza letteraria è l’intelligenza di ciò che è concreto. Il lettore comune vive la letteratura come successione; il lettore colto come simultaneità ordinata. L’umanità cammina sempre verso la stella adiacente all’orizzonte, perché la crede più vicina alla terra rispetto a quelle che illuminano la sua marcia. La causa della malattia moderna è la convinzione che l’uomo possa curare se stesso. L’insolenza intellettuale non può essere un grido da partito, ma una sfida da avventuriero solitario. Trattare la condizione necessaria come una causa sufficiente è la ricetta con cui l’alchimista moderno tramuta i 318

metalli nobili in metalli vili. La miseria spirituale non è sentita dall’indigente come una privazione forzata, bensì come un equilibrio riuscito. L’agitazione rivoluzionaria è un’endemia urbana e solo un’epidemia campagnola. Qualunque movimento storico pare rettilineo e indefinito ai partecipanti. Supporre che opinioni e interessi siano la stessa cosa è una buona ipotesi di lavoro, ma una pessima asserzione apodittica. Secondo lo specialista, sopra il livello in cui egli si insedia ci sono solo idee vaghe, quando, in verità, le idee che ivi risiedono sono le idee particolari di un nuovo livello. Il giurista tende spontaneamente verso l’assolutismo. Le libertà sono i vuoti della legge. Non è la visione che sembra acuta dal principio quella che risulta veridica, bensì quella che al principio pare sfocata. Esistono silenzi che sono riempiti solo di sciocchezze. L’intelligenza letteraria deriva dalla fusione di sensualità e intelletto. È razionale chinarsi di fronte ad una maggioranza solo 319

quando si è disarmati. L’odio verso il passato è sintomo inequivocabile di una società che si involgarisce. È raro il discorso ufficiale che non sminuisce ciò che encomia. Dobbiamo aspirare meno ad essere semplici che ad essere complicati o semplici con semplicità. Esistono due modi di violare le norme più alte: non svelandole oppure imponendole. L’autentica arte di questo secolo è un’indagine del vuoto, un inventario dell’assenza. Nella lingua dell’architettura moderna non si può dire nulla di complicato. Ogni civiltà è stata una soluzione, salvo quella occidentale che è stata un metodo. A colui che si rifiuta di violare l’incoerenza delle cose si suol dire che si contraddice. Quand’è alla sola realtà che ha giurato di essere fedele. Le grandi sciocchezze si possono dire solo in pubblica piazza. La popolarità del filosofo proviene spesso dai pensieri che 320

sciupano la sua gloria. La storia deve la sua importanza ai valori che in essa emergono, non all’umanità che vi naufraga. “Generazione” è una parola vana se non designa i coetanei di un grande uomo. Filosofare non significa risolvere problemi, bensì viverli ad un determinato livello. Il valore è il premio eventuale e non il prodotto certo di attività tecniche. L’oggettività del valore fu scoperta del primo mendicante senz’anima servile. Le convinzioni altrui non disturbano colui che non dubita. Il peccato del ricco non è la ricchezza, bensì l’importanza esclusiva che le attribuisce. “Dedurre le conseguenze di un fatto” è cosa impossibile. Possiamo soltanto dedurre le conseguenze di quello che opiniamo su di esso. Possiamo edificare solo insediandoci nella sconfitta. Il terreno della vittoria è friabile e precario. L’industria più redditizia è lo sfruttamento della viltà. 321

Dio premia la buona volontà maldestra. Ma in paradisi subalterni. L’inquietudine spirituale deprava l’anima ordinaria. Chi non è intelligente tanto vale che sia spiritualmente inerte. Una “critica costruttiva”, di questi tempi, è quella che collabora al perfezionamento delle carceri. Il teologo cattolico compie il proprio dovere solo mancando di rispetto alle parole della vigilia e allo spirito del momento. Dio non manifesta la sua volontà tramite la sconfitta o il trionfo, ma nella qualità del trionfo o della sconfitta. Il passato è la sorgente della poesia; il futuro è l’arsenale della retorica. L’immaginazione non è il posto in cui la realtà si falsifica, bensì dove si compie. Lo specialista ci sconcerta e ci diverte con il contrasto fra la maturità intellettuale dei suoi concetti e l’immaturità spirituale delle sue idee. Un avvenimento appassiona meno quando i suoi protagonisti sono interessanti rispetto a quando i suoi spettatori sono intelligenti. 322

Ciascuna epoca apprezza solo l’originalità che è di moda. Solo gerarchizzando possiamo limitare l’imperialismo dell’idea e l’assolutismo del potere. I tre elementi dell’universo sono: - le totalità individuali; - le strutture astratte; - le costanti legali. Dopo le cause perse sono nobili solo le cause secolari. Il cristallo della civiltà è fondibile ad una determinata densità demografica. I parlamenti eletti tramite suffragio universale perdono dapprima il proprio prestigio morale e poi l’importanza politica. La destra perde il potere quando il popolo dimentica i cataclismi della sinistra che glielo diedero. Ciò che il volgo chiama storia è il florilegio di interpretazioni erronee raccolto dalla passione del momento. Per mostrare una verità sono sufficienti poche righe. Per confutare un errore non basta nemmeno una biblioteca. 323

La promiscuità sessuale è la mancia con cui la società quieta i suoi schiavi. Le statistiche non sono luminose se non alla luce degli aneddoti. Mi sento l’asilo di tutte le idee esiliate dall’ignominia moderna. Oggi non stiamo presenziando ad una crisi; stiamo vegliando un cadavere. Ormai, per coprire la nostra miseria non abbiamo che gli stracci buttati in un angolo della cella dai becchini dell’anima. Escludendo dalle opinioni di un’epoca le opinioni intelligenti rimane l’“opinione pubblica”. Altrettanto pericoloso di credere che il desiderabile sia possibile credere che il possibile sia desiderabile. Utopie sentimentali ed automatismi della tecnica. Si possono levigare solo le pietre dure e le anime robuste. Nel gesto di mettersi sull’attenti sono riposti i rudimenti di ogni educazione. La buona educazione è l’adattamento civile della disciplina militare. Le anime si sviliscono quando i corpi si adagiano. 324

La qualità morale di chi non perde in politica deve inquietarci. Una scienza diventa sperimentale quando rinuncia a spiegare. Ciò che è formula deve essere maneggiato con impersonalità da rito. Nulla è più grottesco di un formalismo caloroso e cordiale. Più che una strategia ideologica la sinistra è una tattica lessicografica. All’individuo di sinistra l’interpretazione sottile di qualsiasi avvenimento sembra sempre sospetta. Alle esigenze di un sistema non si piegano altro che le finzioni. Le democrazie empiriche vivono allarmate nel tentativo di eludere le conseguenze della democrazia teorica. La costituzione, in una democrazia, è un attentato vergognoso contro la sovranità del popolo. “Evoluzione” è un concetto vuoto laddove non possiamo definire il suo meccanismo. I democratici descrivono un passato che non è mai esistito e predicono un futuro che non si realizzerà mai. 325

Lo studio sociologico di una rivoluzione permette di soffocare il suo odore di sangue. Noi reazionari risultiamo tediosi portando di fronte a un tribunale di indifferenti la riabilitazione di morti assassinati. Tra oratori patrioti ed oratori democratici praticamente sono state sbancate tutte le scemenze disponibili. La legittimità di un regime dipende, oggigiorno, dal numero di cadaveri che accumula. Chiamiamo intelligenza letteraria quella che può essere coerente senza necessità di un sistema. L’entusiasmo politico può far commettere all’ottimista qualunque vigliaccheria. Il prestigio di ogni rivoluzione passata si fonda su considerazioni vaghe. E crolla mediante investigazioni precise. Il numero di voti che elegge un governante non misura la sua legittimità, bensì la sua mediocrità. Gli assolutismi monarchici disponevano della sorte di un individuo con meno leggerezza che gli assolutismi popolari del destino di intere classi sociali. Il borghese non applaude colui che ammira, ma colui che 326

teme. La democrazia ha il terrore come mezzo e il totalitarismo come fine. La sfrontatezza con cui il rivoluzionario uccide spaventa più dei suoi massacri. Chi riconosce la sovranità del popolo ha legittimato anticipatamente i soprusi di cui sarà vittima. I giornalisti sono i cortigiani della plebe. La libertà di stampa è la prima esigenza della democrazia nascente e la prima vittima della democrazia matura. Quando i veleni ideologici sono lenti, gli storici sciocchi diagnosticano una morte naturale. La storia politica perde la sua importanza a metà del XIX secolo. Il fenomeno interessante, da allora, è la decomposizione dell’uomo da parte dei batteri dell’industria e della tecnica. La storia imparziale di qualunque rivoluzione sembra una diatriba. Nel grande uomo lo scemo non encomia altro che il fondo di umanità comune. I democratici moderati promulgano le leggi con cui i 327

democratici puri li liquidano. Più vili di coloro che firmano decreti di proscrizione sono le moltitudini anonime che li applaudono. La democrazia canonizza solo gli organizzatori di massacri. I democratici si dividono in due classi: - quelli che muoiono perché non riescono a reprimere con discorsi le passioni che avevano scatenato con arringhe; - quelli che sopravvivono perché alternano all’oratoria che agita il popolo il ciarpame che lo appacifica. Le rivoluzioni sono gli ascessi purulenti della storia. La retorica è l’unico fiore del giardino democratico. Lo storico marxista deve la sua certezza alla sua ignoranza. “Giustizia del popolo” è un eufemismo da carneficina. Il sinistrismo non è l’ideologia di una determinata condizione sociale, bensì di una definibile deformazione mentale. Da quando il clero si è involgarito, la Chiesa impreca contro tutti i vinti ed acclama tutti i vincitori. La plebe ha invaso persino le soffitte dell’anima. Per impedire che il volgo lo profani, a un libro è sufficiente 328

l’ermetismo di una prosa semplice, intelligente e chiara. Contro la “solitudine intellettuale” non è l’intelligenza a recriminare, ma la vanità. Il tirannicidio oggi deve consistere nel pugnalare certe idee. Persino il comunismo si è rammollito intellettualmente. Gli ambasciatori sovietici hanno l’aspetto di nunzi. Ciò che è cangiante, variabile e mobile non è il gusto, ma il malgusto. Chi brama di influire è prolisso. La brevità è indizio di rispetto verso il lettore. La donna ha la temperatura intellettuale dell’ambiente in cui vive: rivoluzionaria veemente o conservatrice imperterrita, secondo le circostanze. Reazionaria non può mai essere. Una letteratura che grida lede senza rimedio la sensibilità letteraria dei suoi lettori. Oggi chi non grida non è né udito né capito. Quando la coscienza moderna sospende le sue consuetudini economiche oscilla solo tra l’angoscia politica e l’ossessione sessuale. 329

Ormai nell’anima moderna non scorrono ruscelli. L’industrialismo ne ha canalizzato le fonti. Con il pretesto di decifrare segreti ma con il fine di svilire l’uomo, la mentalità moderna esige di strappare bende che proteggono piaghe ben note a tutti. Servitù imposta o libertà concessa degradano in ugual modo. Dallo svilimento salvano soltanto la libertà conquistata o la servitù assunta. Con la scomparsa delle gerarchie l’autorità si trasforma in violenza nuda o in violenza larvata. Le idee di sinistra generano le rivoluzioni e le rivoluzioni generano le idee di destra. L’asciuttezza del nostro stile deve risultare dall’ardore interno della nostra fiamma. La sociologia protegge il sociologo da qualsiasi contatto con la realtà. Dimostrare l’esistenza di una “intuizione storica” è impossibile come dubitare che esista quando leggiamo lo storico sprovvisto di essa. Ci sono astuzie che si credono immorali e invece sono a malapena stupide. 330

La scienza anela a condensare l’universo in una proposizione atomica. La storia anela ad accompagnare l’avventura umana con un racconto intelligibile. Le maniere nobili consistono nel trattare come fini coloro che potremmo trattare come mezzi. La “necessità” è la proiezione antropocentrica della tautologia sulla contingenza del mondo. Il reazionario deve abituarsi a vivere in un livido crepuscolo di sconfitta. Il reazionario è un semplice patologo. Definisce la malattia e la salute. Ma l’unico terapeuta è Dio. Non sono le verità della philosophia perennis ciò che è crollato, bensì la struttura di argomenti retorici su cui si sostenevano. Qualunque vizio si imborghesisce facilmente. Non quello che si dice, bensì l’intelligenza è ciò che dura. Le opere d’arte moderna che tutti ammiriamo senza restrizioni sono tutte, senza eccezione, sconfitte della mentalità moderna. 331

Dobbiamo lottare senza posa contro la propensione dell’intelletto a semplificare il passato. Le dottrine marciscono prima di alcuni dei loro corollari. Una società smette di essere colta quando al posto di uomini eruditi produce letterati51. La felicità è il fiore scabro della rassegnazione intelligente. Col vocabolo “democrazia” designamo meno un fatto politico che una perversione metafisica. La critica d’arte è morta da quanto i critici terrorizzati risolsero di “capire” tutto. Le lotte di classe sono episodi. Il tessuto della storia è il conflitto fra eguali. La prosa poetica è quella che possiede la densità della buona poesia, non i fronzoli della poesia cattiva. Forse al globo non resta altro rimedio che quello di scuotersi nello spazio, come un animale pieno di pidocchi. Le ideologie di sinistra sono la strategia con cui la piccola borghesia si è impadronita del mondo. La classe dirigente di una società agricola è un’aristocrazia; quella di una società industriale è un’oligarchia. 332

Quando la struttura gerarchica della società crolla, la borghesia degenera in una piccola borghesia che assorbe le classi restanti. Oggi ci imbattiamo nella stessa scemenza nei posti più diversi, come a volte ci imbattiamo nello stesso tonto in feste consecutive. Dobbiamo diffidare del pensatore che ha una celebrità esclusivamente domestica e dello scrittore che ha una celebrità principalmente forestiera. Letteratura è quello che provoca l’attenzione di dotti esegeti ma senza averne bisogno. Il progressista osserva il passato con un sorriso ironico. Il reazionario si accontenta di osservare ironicamente il progressista. Non solo la virtù stanca i popoli, ma anche la verità li annoia presto. Sulla qualità di un’epoca ci informa la sua arte, non i suoi discorsi. A Dio, fortunatamente, non dobbiamo spiegare nulla. Non conviene disprezzare la “religiosità”, persino se sentimentale e verbosa. È l’omaggio nostalgico dell’incredulo. 333

Preferisco la parzialità tagliente e slanciata di un uomo intelligente all’imparzialità bavosa di uno sciocco. La volgarità mentale mi deprime più di una brutta notizia. All’attuale borghese si può inculcare qualsiasi scemenza in nome del progresso e vendere in nome dell’arte qualunque fantoccio. Le donne indotte dalla nuova liturgia a violare la proibizione paolina in chiesa parlano sempre con voce nasale o stridula. La letteratura è diventata una gesticolazione da naufrago quando dovrebbe essere una descrizione del naufragio. L’insufficienza di chi si sente sufficiente è la nostra sufficiente vendetta. L’imitazione, nelle arti, è meno nociva delle ricette. Dobbiamo ammirare o detestare le cose per quello che sono, non per le conseguenze che hanno. Comprendo il comunismo che è protesta, ma non quello che è speranza. La verità è così sottile che non ispira mai tanta fiducia quanto una tesi erronea. 334

L’autenticità di un pensiero senza valore è carente di valore. Vituperare il “conformismo” permette di aderire a tutti gli automatismi intellettuali dell’epoca. I libri erotici essudano la tristezza di un’alba da postribolo. L’anima nasce solo a chi crede in essa. La Chiesa non difende cause perse se non quando sono state delle corbellerie. Lo iato attuale tra le generazioni procede dall’opposizione di due tipi diversi di stupidità. Il tempo erode presto ciò che dell’anima si dice, però non graffia neppure quello che l’anima dice. Scienze, lettere ed arti, lungi dall’educare l’anima volgare, le servono da scudo contro l’educazione. Le scissioni ideologiche si presentano nei partiti di sinistra ogni qualvolta l’oligarchia del partito non cede le cariche lucrative a un nuovo gruppo di aspiranti. La dialettica del pensiero di sinistra ha come mezzo l’ambizione di ascesa burocratica. L’attività politica dello scrittore è il sostituto del suo talento esaurito. 335

I talenti paiono abbondare dove la presenza di un talento autentico non li calmiera automaticamente. La Chiesa avrà bisogno di secoli di orazione e silenzio per forgiare di nuovo la sua anima rammollita. Quando oggi si rimpiazza l’individuo concreto con uno schema tipico ci si figura, in fondo, di conoscerlo. Dalla sua crescente prigionia l’umanità sarà riscattata solo da vari secoli di anarchia. Il mondo moderno è riuscito ad istituzionalizzare con così tanta astuzia il “cambiamento”, la “rivoluzione” e l’“anticonformismo” che qualunque impresa di liberazione è una consuetudine iscritta nei regolamenti del carcere. Neppure il plebeo crede agli encomi della plebe. Le rivoluzioni non risolvono altro problema che il problema economico dei loro capi. All’arte che gli è contemporanea non si ispira se non l’artista subalterno. La nostra anima ha un avvenire. L’umanità non ne ha nessuno. Il popolo crede di trionfare scegliendo chi condivide le sue idee, quando trionferebbe davvero solo scegliendo chi non le condivide. 336

La proprietà non è giustificabile perché può avere origine nel lavoro, bensì perché può essere trasmessa ereditariamente. Adulterare l’etica cristiana della perfezione nell’etica del servizio vuol dire collaborare alla trasformazione della condotta etica in comportamento legale. Le apparenti contese di questo secolo nascondono il consenso più unanime. Il “politico” di coscienza più delicata a malapena giunge ad essere una puttana pudica. Il potere magari “tende” a corrompere, però il bene trionfa solo sotto la sua protezione. Lo Stato moderno realizzerà la propria essenza quando la polizia, come Dio, presenzierà tutti gli atti dell’uomo. Non esiste ignominia alla quale l’uomo attuale non sia indotto dalla paura di non sembrare moderno. Lo Stato moderno è la trasformazione dell’apparato che la società aveva elaborato per la sua difesa in un organismo autonomo che la sfrutta. Il mito, lungi dall’essere riducibile a termini più semplici, è al contrario il termine a cui gli altri termini alla fine si riducono. 337

Sebbene dobbiamo cedere al fiume di stupidità collettive che ci trascina con la sua corrente, non dobbiamo però lasciare che ci dissolva nel suo fango. - Stabilitas loci52 - come la regola benedettina ordina. L’errante erra. Dobbiamo trasformare in interrogativi la maggioranza delle nostre asserzioni. L’uomo è il giocattolo insanguinato degli dèi immanenti della storia. La più amara sensazione di impotenza la conosce solo chi credeva l’intelligenza una forza. Le opinioni sarebbero infine sane se riflettessero soltanto interessi. Se non fossero rifratte da un mezzo opaco di pregiudizi idioti. Dove l’allusione non basta, il dialogo è di troppo. Il mondo non è né intatto né abbandonato. Ciò che la posterità ammira inconsciamente della democrazia ateniese sono gli ideali aristocratici superstiti che essa distruggeva. Oggi soltanto il solitario non finisce per essere complice. Lo sdegno con cui guardiamo il fariseo è un farisaismo di 338

secondo grado. Gli scaltri accettano di svilirsi per trionfare. E finiscono fallendo perché si sono sviliti. Pochi lettori sanno leggere senza sentirsi sorvegliati dalle mode letterarie del proprio tempo. Ci sono anime che abbaiano spontaneamente contro qualunque ombra di bellezza. Una cultura è tradizione autentica solo quando si trasmette nel silenzio della notte come una parola d’ordine clandestina. Cospirano efficacemente contro il mondo attuale solo coloro che propagano in segreto l’ammirazione della bellezza. Dobbiamo confidare meno nella sensatezza ritrovata che nella stupidità impazzita. Le civiltà sono edifici che mani aristocratiche innalzano e che le democrazie abbattono a calci. La mentalità moderna approva solo un cristianesimo che rinneghi se stesso. Ciò che è calcolabile è subalterno. Molti credono che l’arte, la letteratura e la filosofia moderne non siano morte perché non hanno avuto successori. 339

L’adattamento al mondo moderno esige la sclerosi della sensibilità e lo svilimento del carattere. La prosperità agricola nobilita; la prosperità industriale volgarizza. Il democratico è capace di sacrificare persino i suoi interessi al proprio risentimento. Il ricordo del lettore è una replica imbrattata con una pennellessa di quello che dipingiamo finemente. L’opinione pubblica non è oggi una somma di opinioni personali. Le opinioni personali, al contrario, sono un’eco dell’opinione pubblica. Una dizione poetica non è sostituibile se non con un’altra dizione poetica. I letterati risuscitati dal sinistrismo in cerca di antenati appartengono a malapena ad una quasi-letteratura. “Sociale” è l’aggettivo che serve da pretesto per qualunque truffa. Gli elettori costringono il politico ad inventare stratagemmi servili da fabula togata.53 Per poter parlare in modo appropriato di qualsiasi cosa dobbiamo mantenere nella parola la sua pluralità flessibile di sensi. 340

Non credo all’esistenza della “volontà”, bensì a quella della “nolontà”. Determinismo e volontarismo non sono tesi contrarie, ma errori simmetrici. Dall’uomo dipende la non contribuzione al male. Però solo da Dio dipende che l’uomo possa contribuire al bene. I giovani non sono necessariamente rivoluzionari, bensì necessariamente dogmatici. Arriviamo a comprendere le cose importanti solo imparando poco a poco quello che non significano. Le decisioni dispotiche dello Stato moderno sono infine prese da un burocrate anonimo, subalterno, pusillanime e probabilmente cornuto. Oggi alle facoltà di scienze umane accorrono in cerca di cultura masse intellettualmente predestinate ai lavori manuali. L’immoralismo manca di interesse quando è un’etica della facilità. Una volta estinte le voci esultanti che lo intontiscono e sopravvissuta solo l’eco delle voci ammirevoli che esso non ascolta, la posterità forgerà sicuramente un’insolita immagine 341

di questo secolo. Se l’uomo si rinchiude nell’immanenza i conflitti umani diventano delle zuffe zoologiche. L’attuale liturgia mette a protocollo il divorzio secolare tra il clero e le arti. L’anima acquisisce la rozzezza o la finezza con cui la si osservi. Tra civiltà e regione non vi è un’istanza intermedia che meriti la nostra lealtà. La tecnicizzazione del mondo ottunde la sensibilità e non affina i sensi. L’eccesso di etichetta paralizza, il suo difetto abbrutisce. La struttura delle relazioni fra cristianesimo e cultura dev’essere paradossale. Tensione dinamica di contrari. Non fusione in cui essi si dissolvano mutuamente e neppure la capitolazione di uno dei due. Le cosiddette intelligenze pratiche sono solo intelligenze miopi. L’uomo intelligente inquieta lo sciocco e al contempo gli sembra risibile. 342

Quello che non è ereditato pare sempre più o meno rubato. L’orgoglio accumulerebbe il proprio pus se la vanità non ci rendesse vulnerabili alle lancettate umilianti della vita. La Chiesa primitiva e medioevale seppe assorbire ciò che è sano. La Chiesa trentina non seppe assorbire nulla. La Chiesa attuale assorbe solo ciò che è tossico. La volgarità non è un prodotto popolare, bensì un sottoprodotto della prosperità borghese. La preferenza imbecille non irrita fintantoché non si proclama valore. Non notare la putrefazione del mondo moderno è indizio di contagio. L’uomo intelligente non accetta tutti i corollari dei princìpi che ammette. Gli uomini del mondo moderno si accalcano angosciati come ratti in un labirinto da laboratorio. La carità, per l’egualitario, è un vizio feudale. Le attività intellettuali nobili non si devono assumere pubblicamente, ma usurparsi in silenzio. I giovani, più che il futuro, sono la reiterazione tediosa del 343

passato. Tra interlocutori di generazioni diverse lo iato è proporzionale alla stupidità di ciascuno di essi. L’emigrazione è l’ultima risorsa del reazionario. L’ultima risorsa del democratico è il terrore. Il popolo è meno perverso che ottuso. All’umanità non è dato di scegliere in politica tra il sensato e l’insensato, bensì tra l’insensatezza nobile e l’insensatezza vile. Quello che lo spettatore arguto giudica mero pretesto per una lotta politica è molte volte l’essenza stessa del conflitto. Gli anacronismi che l’erudito puro non commette mai sono quelli che mancano di importanza. La cordialità suol essere meno un’effusione di bontà che di maleducazione. Nelle epoche senza stile l’unica opera d’arte è l’intelligenza nuda. Dobbiamo affermare unicamente quello che ci è possibile sostenere senza alcuna concessione. Non dobbiamo fare concessioni all’avversario che ha ragione. Arrendiamoci limpidamente. 344

Non dobbiamo adottare tesi che bisogna rattoppare perché abbiamo vinto o perché abbiamo perso. L’immaginazione moderna non concepisce altra alternativa all’incubo che la geometria. Il compito ineludibile della critica, un domani, sarà la riscoperta del gusto. La sociologia marxista è la fisica aristotelica delle scienze sociali. Il potere non corrompe immancabilmente se non il rivoluzionario che lo assume. La liberazione totale è il processo che costruisce la prigione perfetta. La volgarità intellettuale attrae gli elettori come mosche. Scrivere come si parla è un sano precetto di retorica, quando la conversazione è un’arte. Scrivere come oggi si parla sarebbe oscillare tra il balbettio e il grugnito. Il rimedio alla pomposità è la distinzione, non la grossolanità. Per indottrinare non si punta mai troppo in basso. La vera eloquenza scuote l’uditorio ma non lo convince. 345

Senza promessa di bottino non vi è oratoria efficace. Procedere tecnicamente in certi campi significa peccare contro l’essenza stessa della tecnica. La mentalità moderna non è la creatrice della tecnica, ma dei fini che la pervertono. Un mondo tecnicizzato non è tanto la testimonianza del successo della tecnica, quanto della bancarotta dell’intelligenza. Il marxismo non alimenta un presunto istinto religioso, bensì lusinga la vocazione dogmatica dell’uomo. Lo storico marxista non indaga per scoprire, ma per confermare. L’uomo ha meno bisogno di risolvere i propri problemi che credere che sono stati risolti. La storia è irreversibile. Però non è irripetibile. Finché l’elettore democratico dispone della sorte altrui, della sua ha disposto il burocrate. L’economia è “sub-struttura” nelle “epoche critiche”. “Supra-struttura” nelle “epoche organiche”. Invece di umanizzare la tecnica, il moderno preferisce 346

tecnicizzare l’uomo. Cerchiamo di scusare i difetti che possediamo supponendoli il rovescio di qualità che falsamente ci attribuiamo. Conoscono l’albero per i frutti solo quelli che hanno un palato critico. La pletora di oggetti in mezzo a cui viviamo ci ha resi insensibili alla qualità, alla composizione, all’individualità dell’oggetto. Il malgusto diventa endemico quando ci sono solo nuovi ricchi o nuovi potenti. Facendoci sentire intelligenti è il modo in cui la natura ci avvisa che stiamo dicendo sciocchezze. Il finalismo è il peccato irremissibile dello storico. Persino colui che più pomposamente si vanagloria di essere fondatore preferirebbe essere erede. L’uomo non ammira sinceramente se non ciò che è immeritato. Talento, lignaggio, bellezza. La dialettica marxista non è un metodo, ma uno stampo. Qualunque sistema dogmatico istiga a mentire, perché 347

permette al seguace di adulterare i fatti credendo semplicemente di rettificarli. Senza filosofie della storia i massacri sarebbero carenti di assoluzioni ideologiche. La preminenza che l’uomo ha conquistato sulla natura gli serve solo per svilirla senza timore. Le allusioni che arricchiscono un testo sono quelle che non è necessario elucidare affinché siano notate. Gli unici beni preziosi dell’uomo sono i ricordi fioriti nell’immaginazione. Che il valore di un’opera non dipenda dal suo tema è vero. Fintantoché il suo autore non lo sappia. Un formalismo banale minaccia l’opera dell’autore che invece lo sa. L’analisi non “uccide” per il fatto di essere vera o falsa, bensì perché si ferma prima di analizzare la propria insufficienza. Nessuna causa pubblica merita l’adesione incondizionata di un uomo intelligente. Invece di avere modi umili ed anima superba come il democratico, dobbiamo nascondere la nostra umiltà dietro gesti che feriscono. 348

La stampa sceglie sempre con azzeccato malgusto ciò che encomia. L’assegnazione di premi a scrittori mediocri è ridicola e a grandi scrittori insolente. Nel giovane che accusa sta germinando l’adulto che vacilla. Solo la Chiesa si reputa una congregazione di peccatori. Ogni altra collettività religiosa o laica si sente una confraternita di santi. Nel secolo scorso si poteva temere che le idee moderne potessero avere ragione. Oggi si vede che avrebbero solamente vinto. Gli uomini non vivono né nell’universale né nel concreto, bensì nel generale. Tutto ciò che possiede una dose moderata di assurdo ci riconcilia con la vita. Invece di “società industriale” si è soliti dire “società del consumo” per eludere il problema fingendo di affrontarlo. Nel Medioevo romanico si fondono il Vangelo e Iliade. L’uomo tronca i propri problemi quando la loro sonorità etica affoga. L’arte moderna è un ciclo concluso. 349

D’ora in avanti sarà arte quello che eluda i programmi estetici degli ultimi cent’anni. L’“arte moderna” di oggi è un’anticaglia. Le verità periscono per mano degli argomenti con cui gli stupidi le difendono. Tutti i pretendenti legittimi muoiono in esilio. Dal breve giubilo condiviso con una moltitudine ci assolve solamente una lunga penitenza solitaria. Agli occhi del democratico chi non si svilisce risulta sospetto. Per ottenere una spiegazione precisa della condizione umana, al dogma del peccato originale dobbiamo aggiungere quello del malgusto ereditario. Tutto è contingente. Eccetto il valore, che diventa necessario. Gli errori del grande uomo ci dispiacciono perché danno l’occasione ad uno scemo di correggerli. La scienza è utile come Naturwissenschaft, però è interessante come oggetto di una Geisteswissenschaft. L’oratore si sviluppa in chi pensa senza definire i propri termini. 350

L’immaginario è figlio dell’astrazione come il concetto. L’oggetto immaginato è l’oggetto percepito, astrazione fatta dagli oggetti concomitanti che lo sfigurano. Nelle scienze umane non chiarifica chi spiega, bensì chi complica. Avere senso comune vuol dire presentire in ciascun caso concreto le limitazioni pertinenti all’intelletto. Le società in decadenza scorgono del sollievo solo nelle privazioni a cui la storia le costringe. Colui che crede di discolpare un sentimento vile dicendo che è sincero semplicemente lo aggrava. Una misteriosa emofilia senile predispone le civiltà invecchiate a morire per un graffio qualsiasi. Le terapeutiche possono aspirare soltanto ad uccidere ciò che uccide. L’azione diretta sulla vita ci è inaccessibile. Non tutto ci tradisce, però non esiste nulla che non possa tradirci. Rara è l’anima che non riveli in un fugace sorriso un’incorruttibile capacità di tradimento, di crudeltà e di ignominia. Così come il male fu il primo tradimento, il tradimento è 351

l’unico peccato. Gli individui nella società moderna sono ogni giorno più somiglianti gli uni agli altri ed ogni giorno più estranei tra loro. Monadi identiche che si affrontano con individualismo feroce. La stampa non si propone di informare il lettore, bensì di persuaderlo del fatto di essere informato. L’uomo moderno crede nella lucidità solo di coloro che gettano discredito. Chi si libera di tutto ciò che lo opprime scopre presto che si è liberato anche di ciò che lo protegge. Dato che i metodi delle scienze dei mezzi fallivano nelle scienze dei fini, l’uomo moderno ha risolto che queste ultime scienze non esistono. In questo modo l’uomo si è consegnato ad una proliferazione automatica di mezzi indirizzata dai suoi soli appetiti. Essendo il luogo gnoseologico tanto delle scienze dei mezzi quanto delle scienze dei fini, l’uomo è il punto ontologico di intersezione di ambedue i tipi di scienza. In qualunque proposizione sull’uomo deve affiorare la sua fusione paradossale di determinismo e libertà. 352

Non dobbiamo consolare l’invidioso, ma esasperarlo. A conoscere il fondo dell’anima umana sono solo il mercante di schiavi e il ruffiano. Il fatto di poter essere locali senza essere provinciali è stato uno dei miracoli del Medioevo. Non si deve mai discutere con chi è solo eco di un’altra voce. I problemi non si risolvono; semplicemente passano di moda. Qualsiasi intelligenza lascia presto un solco invece di una scia. Esistono oggi due tipi di movimenti sovversivi: quelli che un gruppo di esperti promuove metodicamente e quelli che in modo unanime e spontaneo esplodono. I primi sono cospirazioni di sinistra, e insurrezioni contro la sinistra i secondi. La posterità è l’esigua minoranza a cui il passato importa. Il pensiero è la suppurazione nobile di una ferita. Nulla di più difficile che dubitare della colpevolezza delle nostre vittime. 353

Finiamo per trattarci reciprocamente come beni deperibili quando smettiamo di credere nell’anima. La suprema ridicolaggine sta nel compiere “per principio” persino le banalità. Coloro che si sposano con idee sciocche non devono chiederci di adottare gli scemi che poi generano. La verità è oggettiva, ma non è impersonale. Il borghese è per natura di sinistra, e di destra semplicemente per paura. I liberatori muoiono pentiti o comatosi. Per decifrare la storia culturale del XIX secolo dobbiamo distinguere fra la borghesia progressista che cresce con quell’epoca e la borghesia tradizionale che lì si estingue. Quest’ultima è il terreno in cui fiorisce la sua cultura, mentre la prima il vento che la prosciuga. La sorte della Chiesa non può allarmare se non il simpatizzante incredulo. Lo Stato socialista cura il proletariato dalla febbre che la dottrina socialista gli inocula. Si definisce liberale l’individuo che non si azzarda a dire in pubblico ciò che pensa della democrazia in privato. 354

Ci sono miti che distorcono e miti che chiariscono. Il mito è una categoria proposizionale suscettibile di verità o di errore come qualsiasi proposizione. Non sappiamo mai se un nuovo dio è autentico. Ma non è mai peccato morire addossati a un vecchio altare diroccato. La storia è una successione di giorni e di notti. Di giorni brevi e di notti lunghe. Gli archi rampanti di una società sono le parti anacronistiche ed asimmetriche della sua struttura. Qualunque verità sottile irrita di più lo stupido che un errore ovvio. Le biografie sono gli embrioni della storia; le statistiche il suo cadavere. Esiste un analfabetismo dell’anima che nessun diploma può curare. Qualsiasi attività umana pare indegna dell’anima. Quante cose ci sembrerebbero meno irritanti se fossimo meno invidiosi! Se avessero meno salvatori le società avrebbero meno bisogno di essere salvate. 355

Tra le idee sono immortali solo quelle stupide. Il rivoluzionario pretende di accelerare l’alba agitando torce. Il reazionario dalle rivoluzioni del globo si aspetta l’aurora dei solstizi d’estate. È caratteristico dello sciocco credere che tutto sia fatto di proposito. L’approvazione degli imbecilli è il fattore finale delle vittorie. La propagazione di un’idea assurda non richiede mai una spiegazione. Ogni generazione sente che la storia si muove sotto i suoi piedi. Ma credendo che culmini in essa. La storia castiga inesorabilmente la stupidità, però non premia necessariamente l’intelligenza. Chi ha rispetto verso se stesso non può vivere oggi se non negli interstizi della società. L’anima in certe epoche si restringe, ingiallisce e rinsecchisce come una vecchietta. Solo le sue più umili consuetudini danno alla vita un po’ di serietà e peso. 356

Quando l’uomo pare inserito nella sola immanenza, persino il gesto eroico sembra soltanto uno spasmo animale. Nessun usufruttuario di schiavi è sostenitore del controllo della natalità. Ciò che è terribile delle ortodossie non sono le loro rigidità, ma le loro velleità. La decenza oggi si deve rifugiare nella clandestinità. Il reazionario non argomenta contro il mondo moderno sperando di vincerlo, ma perché i diritti dell’anima non si estinguano. L’umanità è caduta nella storia moderna come un animale in una trappola. Dio preferisce un cuore incirconciso ad un’intelligenza castrata. La nozione di creatura mantiene la distanza tra l’uomo e Dio senza abolire il contatto o, alternativamente, il contatto senza abolire la distanza. Dio è quella sensazione non analizzabile di sicurezza che abbiamo alle spalle. La retorica escrementizia falsifica tanto quanto quella sentimentale. 357

I compiti umili nobilitano il volto; gli altri compiti lo sviliscono quasi a tutti. L’inconscio affiora soltanto dove non si cerca di sondarlo. L’inferno è qualunque posto dal quale Dio si assenti. La proclamazione della nostra autonomia è l’atto di fondazione dell’inferno. Di eternità senza ambiguità metaforiche può parlare solamente il teista. Il valore suol avere breve vigenza, ma possiede validità eterna. Solo la visione personale può essere oggettiva. Ciò che è impersonale è soggettività di gruppo. Quando l’originalità scarseggia l’innovazione si moltiplica. Tutto può essere oggetto di preferenza, però soltanto oggetti sporadici hanno del valore. Il mondo è assiologicamente neutro. Valore ed antivalore sono epifanie. L’umanità attuale non immagina altra alternativa che l’assoggettamento del mondo o le dimissioni dell’uomo. 358

Dio non chiede la sottomissione dell’intelligenza, bensì una sottomissione intelligente. Affinché il tempo né mi manchi né mi avanzi, la mia opera si forgia come cristallo di identica struttura in qualsiasi dimensione si concretizzi. Guardiamoci dall’attribuire ad imperizia il proposito deliberato di sottomettere un’idea a deformazioni significative. “Creazione” è il termine favorito di chi armonizza ricette. L’intellettualismo non lo cura un’immersione nell’inconscio, bensì l’assunzione da parte dell’intelligenza. L’universalismo degli idiomi plastici medioevali si plasmava in modulazioni regionali, mentre le varietà locali dell’attuale arte cosmopolita sono meri solecismi di pronuncia. Goya è il veggente dei demoni, Picasso il complice. Necessità, libertà e grazia sono i tre colori fondamentali. L’inevitabile, l’arbitrario, il gratuito. Restringendo la nostra tavolozza non riusciremo mai a riprodurre la ricchezza cromatica del mondo. Quella contro il male è oggi una lotta di retroguardia. Il tempo non rispetta che i frammenti, anche nelle opere 359

che trasmette intatte. Parlare sdegnosamente dei “dogmi” - quali che siano - è caratteristico dello sciocco. L’anima dello scrittore non si scopre nelle indiscrezioni aneddotiche o nelle confidenze autobiografiche, bensì nella risonanza della sua prosa. L’affanno di aggiornarsi è il dissolvente della cultura. Che ogni verità sia personale non significa che qualunque convinzione sia vera. Dei difetti di un grande scrittore si deve parlare con rispetto. Orare è l’unico atto nella cui efficacia confido. Il relativismo assiologico non è una soluzione, ma precisamente il problema. Solo credendo in Dio non dobbiamo scegliere, quando guardiamo il mondo, fra tremare e ingannarci. La classe sociale che ascende eredita solo i difetti della classe che soppianta. L’assenza di Dio non fa spazio al tragico, bensì al sordido. Il grande artista non sperimenta per cercare una qualità più 360

rara, ma una qualità più pura. Non saper distinguere tra l’atemporalità dell’opera d’arte e la storicità delle forme artistiche è il motivo dei paralogismi estetici. I riformisti sono la vittima prediletta della bestia popolare incoraggiata dalle loro riforme. Esistono solo tre forme fondamentali di azione politica: demagogica, burocratica e militare. La mentalità moderna non concepisce che si possa imporre ordine senza ricorrere ai regolamenti di polizia. La verità delle dottrine sociologiche sta nella somma delle loro limitazioni reciproche. La bruttezza del mondo moderno è la causa specifica delle nausee reazionarie. I critici capiscono presto di chi valga la pena parlare, quandanche discrepino sempre sul perché. L’abuso della stampa si deve al metodo scientifico e all’estetica espressionista. Al primo perché permette a qualsiasi mediocre di scrivere una monografia corretta e inutile; alla seconda perché legittima le effusioni di qualsiasi scemo. La civiltà è ciò che nasce quando l’anima non si arrende 361

alla propria ignobiltà congenita. Progredire vuol dire prolungare inerzie. Reagire significa smontare automatismi. Lo scrittore è la somma di miracoli sporadici che interrompono il brusio della sua prosa. Attribuire scarsa importanza alle forze economiche e sociali è il peccato dello storico marxista. Lontano dal presentare, effettivamente, diverse umanità fuse nei successivi crogioli economici e sociali della storia, lo storico marxista esibisce solo un’identica pasta umana che la sua differente ubicazione sociale irida in riflessi ideologici. Non bisogna credere all’autenticità dell’ammirazione di chi ammira tutto ciò che è ammirevole. L’audacia nelle arti è alla portata di tutti. Il popolo non è elogiato se non da chi si propone di vendergli o rubargli qualcosa. Gli avvenimenti cominciano ad interessarmi quando la stampa li dimentica. La scomparsa empirica di una forma politica non è un “errore della storia”. Das Weltgeschichte ist nicht das Weltgericht. 54 Il volgo classifica le idee come l’editore ignaro le lezioni: 362

dando preponderanza a cento manoscritti di una stessa famiglia corrotta rispetto ad un solo manoscritto intatto. L’internazionalizzazione delle arti non moltiplica le loro fonti, bensì le cause che le corrompono. Ogni porzione di buongusto che l’artista sopprime è una barriera in meno tra il pubblico e la sua opera. Il XIX secolo è stato infausto per il reazionario, perché gli è toccato vivere nell’intatto mezzogiorno delle speranze imbecilli. Oggi, invece, lo spettacolo del suo catastrofico crepuscolo ci conforta. Le idee di sinistra, prima di tutto, sono annoiatrici. Marx è stato l’unico marxista che il marxismo non ha inebetito. Candido, come un’idea da specialista su un tema di specialità altrui. Il revulsivo efficace per la stupidità moderna sarà la frusta degli aguzzini marxisti. L’ordine paralizza. Il disordine è convulso. Inscrivere un disordine istituito entro un ordine comprensivo fu il miracolo del feudalesimo. Ormai non ci sono scrittori. Sopravvivono soltanto scribi. 363

Amanuensi di muse defunte. “Irrazionalista” gridano i vizi del razionalismo alla ragione che non tace. L’artista spontaneamente originale pretende solo di modificare sfumature. L’originalità premeditata, invece, pretende di creare mondi nuovi e rattoppa soltanto centoni incoscienti. Nella misura in cui si allontana dal contesto concreto che lo suggerisce, il concetto storico va sfumando in retorica sociologica. La prosa di Cesare è la voce stessa del patriziato: dura, semplice, lucida. L’aristocrazia non è un ammasso di orpelli, ma una voce perentoria. Se l’intelligenza si confonde con uno qualunque dei suoi metodi, presto si automatizza e si ottunde. Le riduzioni sistematiche a termini unici (piacere e dolore, interesse, economia, sesso, ecc.) fabbricano simulacri di intelligibilità che seducono l’ignorante. Le “decisioni della coscienza umana” sono l’eco clandestina della moda. L’effetto della retorica democratica sul gusto si chiama nausea. 364

La vita castiga quelli che inebria e premia quelli che nausea. Solo la vecchiaia dell’uomo intelligente non è sinistra perché solo l’intelligenza non invecchia. Né l’amore è un mero fenomeno sessuale né la proprietà un mero fenomeno economico. Proprietà e amore sono relazioni specifiche - con un oggetto nel primo caso e con una persona nel secondo inserite nell’economia o nel sesso. Quando un piano di studi scolastico adotta un autore, il suo nome vive e la sua opera muore. L’idea confusa attrae lo sciocco come l’insetto la fiamma. Etichetta, scrupoli e riti sono le dita che modellano in anima la pasta animale dell’istinto. L’individuo non si integra nella società quando si pretende di legarlo direttamente alla totalità sociale, bensì quando le è legato mediatamente in una struttura piramidale attraverso un gruppo immediato, a sua volta legato ad altri gruppi. Collettivismo ed individualismo sono errori simmetricamente opposti alla soluzione corretta che l’Occidente aveva prefigurato con i clientes romani, gli etera etruschi e gli ambacti celti. Le idee semplici seducono solo le intelligenze complesse. 365

Il romanziere di sinistra fallisce sempre perché conosce la soluzione di tutti i problemi. Il volgo rispetta l’eccellente, però non si entusiasma se non col mediocre. Nessun lavoro disonora, ma ognuno di essi degrada. Confido meno negli argomenti della ragione che nelle antipatie dell’intelligenza. Dove è facile confutare, come nelle scienze naturali, l’imbecille può essere utile senza essere pericoloso. Dove confutare è difficile, come nelle scienze umane, l’imbecille è pericoloso senza essere utile. Forse un precedente può legittimare, in ciascun caso, le recenti riforme liturgiche, però lo spirito che le anima distingue le riforme attuali da quelle preterite. Esigenza di percezione cristiana allora, ambizione di efficacia terrena oggi. Il mondo della tecnica non si contrappone al mondo dello spirito. Bensì al mondo della grazia. Le ideologie pretendono di discolpare, però aggravano soltanto. La storia ha perso il suo interesse in questo tratto di fiume che scorre tra monotoni paesaggi urbani di cosmopolitismo 366

industriale. Le avanguardie letterarie colmano con i propri cadaveri le trincee nemiche affinché le attraversi placidamente lo scrittore solitario. La metamorfosi in categorie universali dei concetti che il sociologo elabora con materiale contemporaneo inevitabilmente ripristina, in nome della scienza, gli anacronismi peculiari della visione precritica della storia. I moderni ammettono soltanto le evidenze percepite dal volgo. L’oggettivo sarebbe demarcato, così, dal consenso delle menti ottuse. Le espressioni “culturali” di questi “paesi nuovi” non nascono organicamente le une dalle altre come rami di uno stesso tronco. Al contrario, essendo importate si sovrappongono meccanicamente le une sulle altre come alluvioni eolie. Non convince chi predica, bensì chi espone senza che nulla gli importi di convincere. Il lettore autentico è colui che legge per piacere i libri che gli altri soltanto studiano. L’irreligione assottiglia l’anima fino a lasciarla senza spessore alcuno. 367

Le “soluzioni” che gonfiano d’orgoglio i contemporanei sembrano in pochi anni di una stupidità inconcepibile. Vivere ci esige di giungere a delle conclusioni, ma non di confidare in esse. Il “socialismo scientifico” è l’ideologia dell’utopismo vergognoso. Lo storico non semplifica per comprendere, ma per tradire. Quando le “destre” assassinano, la sinistra grida e si indigna come di fronte ad un privilegio che le viene usurpato. La civiltà è il breve lasso di tempo durante il quale la virtù non è ancora ingiallita e il piacere ancora non marcisce. Il processo di comprensione di un’idea non è come un’appropriazione successiva dei settori di un tutto, bensì come l’espansione di una sfera che è perfetta dal primo istante. L’idea profonda non suscita il nostro assenso immediato, ma una graduale sconfitta della nostra renitenza. I moderni cercano di elaborare con la lussuria, la violenza e la viltà l’innocenza di un paradiso infernale. Quanto maggiore sia stato il suo ribellismo contro la mediocrità dell’esistenza, tanto maggiore suol essere la mediocrità finale di una vita. 368

Niente di più superficiale che le intelligenze che comprendono tutto. L’enigma della critica è che gli anni la facciano da soli. Lo “svanimento dello Stato” e il suo rimpiazzo con una libera articolazione di meccanismi sociali è quello che si chiamò feudalesimo. Ciò che è stato verità ieri non è sempre errore oggi, come gli sciocchi credono. Però ciò che è verità oggi può essere errore domani, come gli sciocchi dimenticano. Per abolire ogni mistero è sufficiente guardare il mondo con lo sguardo abbassato. Nel necessario commercio dell’anima con gli dèi sotterranei guardiamoci dal permettere l’irruzione delle potenze infernali. Ariel, alla rinuncia di Prospero, si trasforma in Calibano. (The Tempest, II Part). Finché uno scrittore non passa di moda non sappiamo se possiede talento. Solo la bontà del forte è insospettabile. Nella bontà del debole intuiamo dell’ideologia. 369

Ciò che vale può nascere solo spontaneamente. Ma poco di ciò che nasce spontaneamente vale. Insultare l’inferiore è appena un po’ più vile che adularlo. La “dittatura del proletariato” spaventerebbe di meno se non fosse il governo della piccola borghesia. Il politico democratico si vende sempre. Ai ricchi, subito. Ai poveri, a rate. Di una regola normalmente mi sembrano valide solo le eccezioni. Dobbiamo rispettare l’uomo di princìpi, ma disarmarlo. È miope e cocciuto. I “princìpi” sono valori fossilizzati. Il crasso errore è l’identificazione del valore con una qualsiasi categoria di oggetti. sia una caratteristica strettamente assiologica. In certe epoche sono interessanti solo i germi letali della loro morte prossima. La posterità finisce per decretare come caratteristico di un’epoca quello che i contemporanei avevano ignorato o avevano ritenuto futile. 370

Non esisterà mai una “scienza politica”, perché l’atto politico è il microcosmo del momento storico totale nel quale avviene. La fioritura intellettuale di un’epoca si deve molte volte all’influenza superstite di strutture sociali abolite. La mentalità liberale è un visitatore angelico impermeabile alle esperienze terrestri. Gli scribacchini democratici sono i redattori dell’interpretazione canonica della storia. L’entusiasmo, nei regimi di sinistra, è un prodotto sintetico elaborato dalla polizia. Quando il settore uniformato della burocrazia oggi prende il potere, gli sciocchi credono che lo abbia preso un esercito. “Giustizia sociale” è il termine per reclamare qualsiasi cosa a cui non abbiamo diritto. L’aggettivo in una narrazione storica deve collocarsi con tanto rigore quanto la virgola in un numero decimale. Lo storico non viola la storia di un’epoca adottando le sue passioni, bensì intromettendovi le proprie. Il maggior diletto del vero storico è lo spettacolo di una tesi che va in frantumi contro un fatto. 371

Indipendentemente dalla sua possibile eleganza verbale, la filosofia può avere un’eleganza intellettuale che dipende dalla sintassi elegante dell’idea. L’estetica marxista è l’espressione ideologica dell’allergia all’arte che caratterizza la mentalità piccolo-borghese. Il marxismo è la panoplia del filisteo. Dopo aver alloggiato in una mente nordamericana le idee sanno di Coca-Cola. Il reazionario non condanna la mentalità borghese, bensì il suo predominio. Ciò che noi reazionari deploriamo è l’assorbimento dell’aristocrazia e del popolo da parte della borghesia. Sotto il manto, alternativamente, della libertà e dell’uguaglianza. Gli “apostoli della cultura” finiscono per renderla commercio. Dio ha l’impertinenza del fatto, non l’evidenza del ragionamento. Nel secolo scorso l’intelletto è stato prigioniero, ma la sensibilità si trovava libera. In questo secolo l’intelletto si è liberato, ma la sensibilità è in prigione. 372

L’erotismo non è un prodotto dell’immaginazione, ma della sua morte. Quello che attrae, anche sessualmente, più che un corpo nudo è un’anima incarnata. La volgarità è l’unica barriera totalmente impenetrabile a qualsiasi verità. Che si dica “verità” dove si suol dire “bellezza” è cosa che irrita chi teme di scoprire di quale verità la bellezza sia la voce. Nessuno deve osare influire, senza tremare, su qualsivoglia destino. “A mesure qu’on a plus d’esprit, on trouve qu’il y a plus d’hommes originaux”55 scrive Pascal. Lettera patente56 dello storicismo. Ciò che il democratico chiama “l’Uomo” non è altro che la proiezione spettrale della sua superbia. Quando il vocabolario di una dottrina si propaga, il volgo non vede se non quello che il vocabolario permette. La destrezza intellettuale è il diletto supremo. È sciocco chi crede senza mistero quello che conosce. 373

Davanti a chi non ci comprende ci sentiamo di fronte ad una parete. Davanti a chi ci comprende ci sentiamo all’interno di un carcere. Tutto è voluminoso in questo secolo. Niente è monumentale. Più che al cospetto del genio stesso, è innanzi alla limpidezza di certe intelligenze che a volte vorremmo inginocchiarci. Per scandalizzare l’individuo di sinistra basta dire la verità. Senza la complicità dell’immaginazione il potere si trasforma in forza bruta. Bisogna incorniciarlo con delle quinte o circondarlo di mitragliatrici. La rivoluzione assoluta è il tema prediletto di coloro che neppure si azzardano a protestare quando vengono calpestati. L’unica cosa che fa vergognare i moderni è confessare dell’ammirazione per un autore passato di moda. L’individuo di sinistra evita con miracoloso tatto di dare fastidio ai veri potenti. Egli vilipendia soltanto i simulacri di potere. Il sinistrorso che protesti allo stesso modo contro i crimini di destra o di sinistra è chiamato dai suoi compagni, a 374

ragione, reazionario. Il sinistrismo è la bandiera sotto la quale la mentalità borghese del XIX secolo mantiene la propria egemonia nel XX. L’affanno con cui oggi si cerca spiegazione a tutto nella psicologia dell’inconscio è il riflesso dell’angoscia moderna di fronte alla trascendenza. La differenza tra originalità e imitazione, nelle arti, dipende dal grado di fusione che raggiungono nella mente dell’artista i materiali che una tradizione culturale accumula. I drammi causati dalle leggi dell’uomo, e non dalle leggi del mondo, sembrano presto ai posteri delle semplici curiosità etnografiche. Tutto può essere espressione, però solo la parola è rivelazione finale. La cultura è fondamentalmente il codice delle maniere nobili dell’intelligenza. Non è chi risponde alle domande a conoscere l’argomento, bensì chi le complica. Quandanche abbia ragione, una rivoluzione non risolve nulla. Il giornalismo è stato la culla della critica letteraria. 375

L’università è la sua tomba. L’eccentricità letteraria è carente di efficacia estetica se è qualcosa di più di una scorciatoia per arrivare presto al cammino reale. Sono come il popolo: il lusso non mi indigna se non in mani indegne. Quello che comporta più lavoro insegnare al giovane è che non esistono ricette. Vorremmo che tutto fosse dimostrabile: per poter arrivare alla verità senza aver bisogno di essere intelligenti. Le rivoluzioni hanno la funzione di distruggere le illusioni che le causano. Anche gli errori passano di moda, come le verità. L’anarchia che minaccia una società che si svilisce non è il suo castigo, bensì il suo rimedio. La parola “progresso” avrà senso quando si inventerà il metodo di sciogliere, nodo per nodo, le maglie della rete con cui il progressista ci ha pescato. Il reazionario non è indignato da determinate cose, ma da qualsiasi cosa fuori luogo. La sinistra e la destra hanno firmato, contro il reazionario, 376

un patto segreto di aggressione perpetua. Il reazionario è il guardiano delle eredità. Persino dell’eredità del rivoluzionario. Per comprendere il filosofo non bisogna inventariare le sue idee, ma identificare l’angelo contro cui lotta. Lo scrittore che si internazionalizza si priva della sostanza. Lo scrittore non è chiamato a cambiare di territorio, bensì di livello. Lo scrittore dev’essere professionale, però la letteratura non deve essere professione. La cultura dello scrittore non deve disseminarsi nella sua prosa, bensì nobilitare il timbro della sua frase. Lo scrittore ci invita a capire il suo linguaggio, non a tradurlo nella lingua delle nostre equivalenze. Chi ambisce ad essere scrittore non deve approfittare dei depositi del linguaggio. La frase non deve tollerare parole soddisfatte del solo sedimento di significato sufficiente a renderle intelligibili. Ogni parola deve scoppiare come una compatta carica di senso. Né la polvere né il tempo sporcano le frasi limpide. 377

qualità di scrittura. Quandanche nessuno ci legga. Dubiterei di più della qualità di queste pagine se non sapessi già chi troverà in esse il repertorio delle opinioni che detesta. Non appartengo a un mondo che perisce. Prolungo e trasmetto una verità che non muore. 1/ Scienze dello spirito. 2/ “Servono a nascondere i difetti dello spirito”. È in parte un aforisma di La Rochefoucauld: “La gravité est un mystère du corps inventé pour cacher les défauts de l’esprit”. 3/ Cottage. 4/ Castelli. 5/ “Aggiornamento” è in italiano nell’originale. 6/ Illuminismo. 7/ Io; Spirito. 8/ Nelle antiche fortezze e nei castelli era una piccola porta secondaria, di solito ubicata nella parte posteriore, usata come uscita o accesso di emergenza. 9/ “Desiderio di dominio”. L’espressione è ripresa da Sant’Agostino, De civitate Dei, Libro I. 10/ Entrambi i termini sarebbero traducibili con “giudizio”. 11/ Indipendenza assoluta. 12/ Letteralmente “credo per capire”. 13/ La definizione classica di giustizia si vede espressa nella formula suum unicuique tribuere, cioè dare a ciascuno il suo. La formulazione gomezdaviliana, che fa il verso a quella latina, ricalca quanto detto nella prima frase dell’aforisma. 14/ “Aggiornamento” è in italiano nella versione originale. 15/ Poeticamente. 16/ Ancella della genetica. 17/ Nell’originale il gioco di parole, che in italiano è stato dato con “capire” e “carpire”, è dato con comprender e comprehender, sul calco della differenza tra aprender e aprehender: se aprender significa “imparare”, aprehender significa “afferrare”, “capire”, possedendo però anche l’accezione di “acciuffare”, “arrestare”. 18/ Éschaton: l’ultimo, l’estremo, da cui “escatologia”.

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19/ La felicità. 20/ Escatologia radicale. 21/ Il totalmente altro. 22/ Peggio della corruzione dell’ottimo è la corruzione della cosa ottima. 23/ Il posto nella vita. 24/ Fallacia patetica: la descrizione di oggetti inanimati della natura dotandoli di pen sieri, sentimenti e in generale di sensazioni umane. 25/ Il Prix de Rome, fondato da Jean-Baptiste Colbert nel 1666, era una borsa di studio istituita dallo Stato francese per gli studenti più meritevoli nell’ambito delle arti: la borsa provvedeva a far studiare questi studenti presso l’Accademia di Francia a Roma. 26/ Corsa aperta ai talenti. 27/ Waverley è un romanzo storico di Walter Scott, edito nel 1814. WaverleyHonour era la dimora della famiglia aristocratica degli Waverley, situata nell’Inghilterra del sud. 28/ Responsabilità. 29/ Creaturalità. 30/ La Liberté guidant le peuple (La libertà che guida il popolo), è anche un dipinto a olio su tela, del 1830, del pittore Eugène Delacroix. 31/ Il puntillero, in tauromachia, è un subalterno che ha la funzione di finire il toro con un pugnale. 32/ “Nessuno rimarrà dunque per addolcire la storia / di tanti giusti massacrati?”; A. Chénier, Imabes, V. 33/ Riflessioni sulla Rivoluzione in Francia è un’opera di Edmund Burke, pubblicata nel 1790. 34/ Nel Regno Unito, i “borghi putridi” erano degli esigui centri rurali soggetti all’egemonia della grande proprietà fondiaria. Avevano un notevole peso elettorale perché ciascun borgo aveva una rappresentanza parlamentare propria, almeno fino alla riforma del 1832. 35/ Termine in voga ai tempi di Theodore Roosevelt e usato per designare i membri di movimenti politici o sociali caratterizzati da estremismi o vedute fanatiche. 36/ Il definiens è l’espressione tramite la quale si dà la definizione del definiendum, che è l’oggetto da definire. 37/ Conveniente, adeguato, opportuno. 38/ Romanzo d’appendice. 39/ Gli enti non devono essere moltiplicati oltre la necessità. 40/ Non si devono diminuire gli enti con leggerezza/avventatamente. 41/ Letteralmente “maschere del dramma” o “personaggi del dramma”. L’espressione è usata anche per indicare l’insieme di individui che hanno avuto rilevanza in qualche avvenimento.

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42/ L’aforisma gioca col contrario della celebre frase latina omnis determinatico est negatio: ogni determinazione è negazione. 43/ Vaux-le-Vicomte è un castello situato a circa cinquanta chilometri da Parigi, eretto a metà del 1600 durante il regno di Luigi XIV. 44/ Inevitabile Restaurazione. 45/ Liber scriptus proferetur, in quo totum continetur (Verrà presentato un libro scritto, nel quale tutto sarà contenuto) è una frase latina che fa parte del Dies irae, una sequenza medioevale attribuita a Tommaso da Celano. 46/ Le parole della tribù. 47/ L’essenza del cristianesimo. 48/ Il vocabolo “storismo” inesistente in italiano, rispecchia il neologismo nell’originale, cioè “historismo”, contrapposto a “historicismo”. 43/ L’inferno ne è lastricato; (l’enfer est pavé de bonnes intentions) 50/ Con delle idee. 51/ Nell’aforisma originale i due termini contrapposti sono letrado e literato: evidentemente Gómez Dávila aveva scarsa opinione dei “letterati” suoi contemporanei. 52/ Permanenza in un luogo. 53/ La fabula togata era un tipo di rappresentazione teatrale latina. Gli attori erano tutti di sesso maschile e portavano la toga; da lì il nome specifico. 54/ Die Weltgeschichte ist das Weltgericht (la storia del mondo è il giudizio universale) è un verso di Friedrich Schiller del poema Resignation. La variante gomezdaviliana, come si vede, ne è la negazione, cioè che la storia del mondo non è il giudizio universale. 55/ Nella misura in cui abbiamo più ingegno, scopriamo che ci sono più uomini originali. 56/ La lettera patente è un tipo di documento legale in forma di lettera aperta con cui un monarca, senza l’approvazione di qualche consiglio, concede una carica, un diritto, un monopolio o un titolo a persone o entità.

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POSTFAZIONE | Il pensiero nobile di Nicolas Gómez Dávila di Loris Pasinato La scrittura nell’anima: Gómez Dávila e Platone «Un giorno, forse, tutta l’intelligenza arriverà ad essere gomezdaviliana». Così terminava il saggio introduttivo di Franco Volpi - Una voz inconfundible y pura - per la riedizione originale di Notas nel 2003. Quella che è stata forse l’intuizione più felice del compianto studioso riguardo il filosofo bogotano poneva l’accento non su un pensiero particolarmente incisivo o innovatore, non su un sistema filosofico tale da sbaragliare tutti i precedenti, ma su ciò che è la sorgente stessa di ogni pensiero e di ogni sistema: l’intelligenza. Ma quale tipo particolare di intelligenza trapela dall’opera gomez-daviliana? Gli aforismi di Gómez Dávila sono piuttosto eloquenti e non hanno bisogno di troppe chiarificazioni o di essere commentati granché. Un aforisma è un prodotto finito. L’aforisma non è solo una scheggia o un frammento; esso è anche un mondo completo. È proprio da qui che si vede la potenza di un aforisma, che nella sua brevità - o addirittura nella sua puntiformità - è in grado di riverberare nel lettore sensibile e di propagarsi illimitatamente. 381

Tuttavia, per quanto un aforisma possa risultare “riuscito” ed “azzeccato” - sembra quasi che gli aforismi abbiano una vita propria come i numeri, e che la nostra sia una caccia ai numeri primi, le perle più rare - l’intelligenza pare sempre recalcitrante ad identificarsi senza riserve con i propri prodotti, per quanto belli. Forse, l’intera storia della filosofia potrebbe esser vista come uno strenuo tentativo di ingabbiare l’intelligenza in una formula, in qualcosa cioè che fosse in grado di suggellare con compiutezza una volta per sempre questa affannosa ricerca della verità che è l’essenza della filosofia stessa. Se però neppure Hegel è riuscito ad esaurire la totalità storica, dovremmo deporre le armi. A questo proposito può essere utile parlare di quello che è stato un unicum nella storia del pensiero filosofico: l’approccio platonico alla verità. Paradossalmente, invece di trovarla in epoca contemporanea - l’epoca della filosofia analitica - la più grande riflessione sui limiti del linguaggio nel suo “raccontare la verità” si trova proprio nei dialoghi di Platone. Oltre all’avvertenza presente nella Lettera VII (che comunque non è un dialogo), nel Fedro viene sviluppata con maestria la questione relativa alla validità della scrittura come mezzo per “fissare la verità”. Platone ci narra che Theuth, divinità egizia, si reca presso re Thamus presentandogli la sua ultima prodigiosa invenzione, la scrittura, capace di fissare in eterno le conoscenze umane. Thamus però non accetta il dono, sostenendo che la forma scritta è in realtà nemica della vera conoscenza, perché il discorso autentico è quello comunicato oralmente, capace di incidersi nell’anima di chi ascolta, mentre la parola scritta rimane fissata in una perenne e muta immobilità. Platone ci fa capire indirettamente che è questo ciò che pensa riguardo la validità della scrittura come mezzo per trasmettere la sapienza, cioè le cose vere; in una parola, la verità. E allora perché ha speso parte della propria vita per 382

scrivere un’opera così mirabile come sono i Dialoghi? È estremamente plausibile che all’interno dell’Accademia platonica circolassero delle dottrine, o teorie, o conoscenze che si spingevano oltre i dialoghi, e non solo quelli che Platone intendeva lasciare come eredità scritta, ma anche quelli che di volta in volta venivano prodotti dall’oralità accademica e di cui non avremo mai notizia. Ci si è sempre riferiti a questi contenuti come alle “dottrine non scritte”, su cui hanno molto insistito la scuola di Tubinga e quella di Milano. Il filosofo ateniese, insomma, riteneva: I) che ci fossero delle cose troppo importanti per essere banalmente fissate attraverso la scrittura; II) che effettivamente non sia nemmeno possibile trasmettere tali conoscenze attraverso il discorso scritto; e III) che, in generale, il supporto di queste conoscenze faccia la differenza, perché non è la stessa cosa scrivere su una tavoletta oppure nell’anima. Stando così le cose dovremmo concludere che le conoscenze presenti nei Dialoghi siano delle conoscenze di secondaria importanza. Potrebbe anche essere così, tuttavia nei Dialoghi di Platone c’è molto più di questo. Leggendone uno a caso si ha dopo poco la sensazione di non approdare a niente di particolarmente stabile, e ciò quasi sempre a causa dell’azione dissolutoria di Socrate che mette in ridicolo la “sapienza” degli interlocutori di turno. Tutto questo conduce quasi immancabilmente ad esiti aporetici, nel senso che qualunque tesi - e così pure l’antitesi - sembra insoddisfacente a risolvere un problema che di solito è costituito dalla definizione di un universale. Ma dobbiamo ritenere che questo sia un processo dal risultato nullo? Certamente no, perché l’opera di Socrate, lungi dall’essere un percorso nichilistico, vuole avere la funzione non tanto di indicare subito quale sia la verità, ma di demarcare in modo progressivo i confini di che cosa questa 383

verità non sia. A volte è più utile sapere che cosa una cosa non è piuttosto di ciò che è. Non risulta difficile allora stabilire delle somiglianze tra il percorso socratico-platonico e, ad esempio, la hegeliana Fenomenologia dello Spirito, dove la scienza dell’esperienza della coscienza giunge al sapere assoluto dopo la dissoluzione di tutte le forme di opposizione (non senza però riconoscere alla fine che il sapere assoluto era presente sin da principio, proprio nel cominciamento del processo del sapere). L’opera di Gómez Dávila non dista molto da questi canoni. Tutte le sue raccolte di Escolios (comprendendo anche le Notas, dato che lo stile è il medesimo) fanno riferimento a un texto implicito, cioè un testo ideale che l’autore concepiva come fuori dalla sua portata, o forse anche come un contenuto troppo importante per essere banalmente messo nero su bianco. Nel suo dipingere una composizione pointilliste, il filosofo colombiano compie qualcosa di piuttosto simile all’azione socratica: con le sue pennellate non fa altro che demarcare confini, indicare vie, scongiurare sabbie mobili, evitare dirupi, consigliare scorciatoie, contornando progressivamente questo texto implicito in modo tale che - ancora indirettamente - risalti dallo sfondo. Non dobbiamo però lasciarci ingannare: anche se le frasi gomezdaviliane sono pennellate separate ed egli preferisca far emergere il texto implicito attraverso la determinazione indiretta dei suoi contorni, si avverte una profonda unità sistematica in tutto il suo pensiero. Nell’ontologia gomezdaviliana il mondo ha una struttura ben specifica: esistono ranghi e gerarchie, il diavolo c’è ed è sempre in piena attività, i valori sono più importanti dell’acqua per un assetato, la cosa più preziosa che si può comprare coi soldi è il silenzio, l’intelligenza è molto meglio del sesso, la nobiltà è un segno netto ed inequivocabile, la democrazia è la lebbra del XX secolo, i cretini sono ovunque, 384

la storia della filosofia non è per niente un’accumulazione di miglioramenti, il Medioevo è stato un’epoca d’oro, l’idea di Dio serpeggia come un cavo elettrico ad alta tensione e, soprattutto, non c’è il minimo sentore di progresso che non sia una ragione sufficiente per diventare reazionari in aeternum. Come nella filosofia platonica, nella filosofia di Gómez Dávila l’anima è una protagonista assoluta. Senza questo elemento tutto diventerebbe solo carne, e quindi assieme ad ogni frase e ad ogni parola tutti i valori risulterebbero mortali. A completare il quadro, pertanto, c’è l’elemento dell’eternità. Ha senso dire qualcosa perché questo qualcosa può ambire alla vita eterna in quanto viene inciso nell’anima. Non chiediamo la dimostrazione di tutto questo - in ogni caso non a don Nicolas, gli cadremmo in disgrazia - giacché è da stupidi chiedere di dimostrare i pilastri del mondo: le dimostrazioni, al più, sono le impalcature che infine vengono rimosse. La scelta platonica di redigere dei dialoghi da lasciare in eredità non è stata quindi cosa vana: con la scrittura è possibile fornire né più né meno che uno stimolo. La grande opera di scrittura è quella che l’anima deve compiere da sola su se stessa. Se i Dialoghi platonici hanno un esito aporetico e il texto implicito è proprio quello che non abbiamo tra le mani, significa che c’è un lavoro da compiere, un lavoro ineludibile che ognuno deve fare nella solitudine più totale, come il “solitario di Dio” ha insegnato con la propria vita. Che siano dialoghi o aforismi cambia poco; per quanto ben riusciti essi siano l’intelligenza che li ha creati non ci sta ad identificarsi con essi in modo tale da esaurirsi. L’intelligenza creatrice non potrà mai essere così soddisfatta dei propri prodotti in modo tale da porre la parola fine alla sua attività. I prodotti dell’intelligenza - sono questi degli echi dell’anima disincarnata? - rimandano senz’altro ad una capacità che è di 385

altra specie rispetto a ciò che tale capacità genera. Facendoci aiutare ancora una volta da Platone, è interessante ricordare come in un luogo poco citato com’è il Libro X delle Leggi, l’ateniese spieghi che l’anima è movimento, ma non un movimento qualunque, bensì un particolare tipo di movimento: l’automovimento, il movimento che muove se stesso. Sulla scorta di questo non è difficile capire perché il filosofo greco ritenesse che la scrittura - intesa nel suo senso convenzionale di uso di segni grafici immobili e sempre uguali a se stessi - non fosse la “sede” migliore per depositare quanto di più importante scaturisce dalla speculazione filosofica, poiché tale “sede” doveva essere l’anima di ciascun interlocutore, dotata di movimento intrinseco. La differenza fondamentale è che un discorso scritto graficamente su una superficie rimane privo di vita, in quanto privo di quello speciale movimento che l’anima invece possiede. La scelta di fare filosofia tramite dialoghi o aforismi, quindi, è una scelta felice in quanto lascia un grande margine per chi vi si accosta: nel caso dei dialoghi platonici perché il lettore è chiamato in causa dall’attività maieutica di Socrate o chi per lui, e nel caso degli aforismi gomezdaviliani perché il lettore - accortamente non tediato da una prolissità troppo spesso inutile o dannosa - è invitato a ricostruire quella figura mancante del texto implicito. La conclusione logica di tutto questo percorso non è che il pensiero è quindi debole perché non trova pienamente soddisfacente nessuno dei suoi prodotti (siano essi gli aforismi più belli oppure i dialoghi più profondi), ma che l’intelligenza è troppo forte per essere ingabbiata da qualche suo prodotto. Se Franco Volpi intendeva proprio questo nel suo augurio che un giorno tutta l’intelligenza diventi gomezdaviliana, intuendone la matrice platonica, è senz’altro uno dei migliori auspici per il futuro. Tuttavia è possibile che nel filosofo di 386

Bogota ci sia ancora dell’altro. Forse qualcosa che si scoprirà con il tempo. Gómez Dávila: un autentico reazionario In epoca attuale l’Homo Sapiens pare essersi avviato, in netto contrasto con qualsiasi previsione superomistica, a diventare Homo Demens. Sulle cause di questo, del perché è andata proprio così, non è semplice addentrarsi: al di là di una comicità leggera su modello del film Idiocracy1 rimane un retrogusto amarissimo provocato da un’umanità che non solo sta perdendo quanto di meglio abbia prodotto, ma che addirittura sta dimenticando di aver perso alcunché. Uno strano disegno di universale perversione e scimmiottamento dell’intelligenza sembra dominare questi tempi intrisi di gingilli tecnologici sostituti del pensiero. Tutta la vita di Nicolas Gómez Dávila, invece, va in direzione esattamente contraria a questa degenerazione. Non gli si può certo rimproverare di aver passato la vita in una comoda e spensierata lettura presso la sua biblioteca privata sebbene sia vero che avesse ereditato i mezzi per essere affrancato dal lavoro -, perché fin troppo spesso si è costretti a contemplare lo spettacolo osceno di persone benestanti che avendo la fortuna di una condizione agiata scelgono di impiegare il proprio tempo in attività futili prive della minima rilevanza. L’onere di cui Gómez Dávila si fece carico nella sua vita è quanto di più nobile: l’apprendimento, l’assimilazione e la trasmissione dei veri e soli valori in grado di elevare l’uomo appena sopra il rango di bestia. L’aggettivo “aristocratico” non è una garanzia di nobiltà e neppure un sinonimo di essa, tuttavia non esiste un’altra parola per riferirsi a una certa 387

elaborazione della materia umana volta a elevare l’individuo al di sopra non solo dell’animalità, cioè la soddisfazione immediata e irriflessa di qualsiasi appetito, ma anche dell’incombenza di un lavoro che mantiene ancorati a compromessi e necessità. Nessuno - tanto meno Gómez Dávila - ha la soluzione per questo contrasto sociale: se qualcuno si può permettere il lusso di non lavorare è perché qualcun altro si vedrà obbligato a farlo, e non c’è formula “democratica” che possa ovviare a questo fatto, giacché la democrazia, sotto il pretesto di “nobilitare” le moltitudini, ciò che alla fine si ritrova come risultato è la volgarizzazione di tutti. Non occorre ora ripercorrere la serie interminabile di aforismi gomezdaviliani in cui la democrazia viene deplorata come la peggior forma di governo, ma basterà dire - a scanso di equivoci - che non è certo una democrazia “degenere” quella criticata da Gómez Dávila, bensì la democrazia in sé. Essere affrancati dal lavoro inteso come soddisfazione dei bisogni primari è però solo l’acquisizione di una condizione favorevole, un punto di partenza: il tempo maggiorato che si ha a disposizione deve essere diretto con altrettanto maggiorata volontà, perché il tempo “libero” è quello che corre il maggior rischio di essere sprecato. Negli Escolios ci sono due aforismi ben rappresentativi che plasmano il loro territorio teorico circostante attraverso la forza di pochi concetti chiave. Eccoli: La cultura non colmerà mai l’ozio del lavoratore, perché può essere solo il lavoro dell’ozioso.2 L’uomo ha bisogno di vivere affaccendato. Non vi è nulla di più deplorevole dell’ozioso non predestinato ad esserlo. Una vita oziosa priva di tedio, goffaggine e crudeltà è tanto ammirevole quanto è rara.3

Certamente queste convinzioni erano state maturate parallelamente ad una concezione della natura umana decisamente pessimistica che si può riassumere come 388

suggerisce lo stesso autore: Chi toglie le catene all’uomo libera solo un animale.4

Per cui, molto banalmente l’ozio può essere ritenuto un tempo “libero dal lavoro”, perché se da un lato è vero che il negotium - il lavoro - è la negazione dell’ozio, è proprio in questa dimensione temporale che l’individuo, sciolto dall’onere di guadagnarsi da vivere, dovrebbe usare il tempo per curare la propria individualità. A tutto questo si potrebbe avanzare un’obiezione dal tono radicale affermando che, dopotutto, cosa importerebbe se quanto di meglio l’umanità abbia prodotto - arte, letteratura, filosofia, scienza - andasse irrimediabilmente perduto? L’espletamento delle funzioni fisiologiche non è sufficiente per la sopravvivenza? Perché dovremmo rivolgere il nostro sguardo verso l’eterno piuttosto che tenerlo basso e rivolto all’effimero? A rigore non è possibile ribattere alcunché a tale obiezione, ma soltanto rispondere con un “no” altrettanto radicale. No, la vita biologica, la mera sopravvivenza non è per nulla sufficiente, ciò che equivale ad affermare che se l’unica cosa che rimane della vita è l’espletamento di mere funzioni fisiologiche, allora la vita non merita la vita. Ecco un aforisma di Escolios II che giunge a proposito: Dobbiamo deplorare meno l’oscenità del romanziere attuale che la sua sventura. Quando l’uomo diventa insignificante, copulare e defecare diventano attività significative.5

L’obiezione a cui abbiamo fatto riferimento potrebbe essere definita una “obiezione nichilista”. Se la vita è esaurita nelle sue più basse funzioni fisiologiche, allora tutto il resto è il puro nulla: nulli i discorsi, nulle le azioni, nulle le aspettative. Se la vita è esaurita nella finitezza della materia e nella 389

banalissima routine quotidiana - è questo il sillogismo centrale - allora la vita non ha senso. Se la battaglia della vita, quindi, è tra l’elevazione spirituale e la gravità della materia e della meccanicità, è compito giornaliero quello di non cedere all’appiattimento smerciato a tonnellate dal mondo contemporaneo. Ricordiamo quest’altro passaggio: L’uomo ha tanta anima quanta crede di averne. Quando quella credenza muore, l’uomo diventa oggetto.6

Quando l’individuo percepisce il problema del senso del mondo, sebbene in un primo momento si disperi per il fatto di intravedere proprio un’assenza di senso, quello è il primo passo, e forse il decisivo, che va nella direzione contraria all’appiattimento. Il sentirsi appagati dal proprio ruolo di consumatori in questo grigio mondo che sempre più assomiglia ad un gigantesco e insulso centro commerciale è la porta dell’inferno, che chiaramente nemmeno ci si rende conto di attraversare come nel momento di addormentarsi. La percezione di un problema come la presenza o l’assenza di un senso per la vita e per il mondo è in grado di farci restare svegli la notte. Se la vita è nulla, perché vivere? E d’altro canto: se decidiamo di vivere, perché accontentarsi di vivere come miserabili? Che cosa chiamiamo Dio? Il fatto fondamentale che, se anche il mondo non ha senso, io possa dire questo: che non ce l’ha. Se il mondo non ha senso, è sufficiente che io possa dire che non ce l’ha affinché la mia protesta, sola nel mondo, annulli la proposizione ipotetica dalla quale parto. La personalità di Dio non è altro che l’impossibilità di concepire il senso del mondo come inferiore alla miserevole personalità dell’uomo.7

Il senso del mondo, tra l’umano e l’eterno 390

Quando si parla di filosofia la sapienza di Dante non è mai di troppo. All’inizio, la Divina Commedia descrive in modo molto icastico qual è la condizione fondamentale dei mortali. Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, che la diritta via era smarrita.

“Nel mezzo della vita”, vale a dire né al suo principio né alla sua fine, bensì nel mezzo. La “retta via” simboleggia il possesso immediato della verità, che Dante si affretta a dire che è perduta giacché stando nel mezzo della vita non possiamo sottrarci alla dialettica incessante per mezzo della quale cerchiamo di arrivare ad essa. La retta via rappresenta il sentiero dell’infallibilità, una modalità d’essere che rimane fuori dalla portata della capacità deformante del linguaggio, anche se nella vita non abbiamo altra scelta che fare uso di quest’ultimo. Da questo consegue che per esprimere il nostro pensiero e comunicarlo agli altri siamo obbligati a ricercare un’aderenza tra linguaggio e pensiero che non riuscirà mai ad essere coincidenza totale, dando origine così a discrepanze ed errori. Dante vuol lasciar intendere, e lo fa lungo tutto il suo capolavoro, che la vita consiste precisamente nella ricerca della verità, quella verità che possedevamo e che abbiamo perduto. È così come si configura la difficoltà intrinseca della vita: rincorrere una verità che non fa altro che riferirsi ad una sua eccedenza, oltre, ed ancora oltre. Non sorprende che anche Platone indicasse che la verità autentica risiede oltre la vita o prima di essa (al principio o alla fine, ma non nel mezzo): nel mondo delle idee, il sentiero dell’infallibilità. Anche Gómez Dávila esteriorizza la sua inquietudine in vari punti della sua opera. Ancora in Notas, egli ci comunica il suo maggior timore:

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Forse nulla mi ha inquietato ed esasperato tanto quanto il fatto che la vita sembra non avere altro oggetto che la vita.8

Al contrario, un pensatore chiave dell’epoca immediatamente anteriore alla nostra, cioè Nietzsche, in L‘Anticristo dichiarava che: Se si trasferisce il centro di gravità della vita non nella vita, ma nell’“aldilà” nel nulla - si è tolto il centro di gravità alla vita in generale.9

Lo scontro tra Nietzsche e Gómez Dávila è inevitabile. Il profeta della morte di Dio e il solitario di Dio: il primo chiudeva l’epoca moderna e il secondo viveva in piena epoca contemporanea, ma essendo profondamente estraneo ad essa. Se la vita non ha altro oggetto che la vita non ci sarebbero motivi validi per non essere d’accordo con Nietzsche, chiudendo la faccenda dicendo che il qui e ora ha sempre priorità rispetto a qualsiasi al di là. Se collochiamo il centro di gravità della vita nella vita stessa senz’altro non avremo bisogno di nessun oltre, di nessun al di là, perché il qui e ora esaurirebbe i nostri aneliti lasciandoci soddisfatti. Ma la soluzione non è così facile. La vita non ci soddisfa mai completamente. Persino l’uomo forte, il vincitore, colui che manifesta la più pura volontà di potenza perde tutta la sua boria quando avverte che fuori di lui esiste qualcosa - di incommensurabile — che è più grande di lui. Quest’“eco” di un al di là continua a risuonare nelle nostre vicissitudini quotidiane perché vediamo che sotto l’ipotesi che la vita è di per sé sufficiente crolliamo. Quale sarebbe la differenza tra l’eterno ritorno e il più insulso girotondo attorno allo stesso punto? Se la vita potesse bastarci, probabilmente non sarebbe sorta nessuna domanda filosofica nel corso della storia. In un altro passaggio Gómez Dávila dice ciò che segue:

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L’uomo soddisfatto è mediocre quando la sua soddisfazione nasce da atti o da oggetti effimeri, quando si accontenta di tutto quanto passa e muore, di tutto quanto non aspira a non passare, a non morire. Quando non cerca nulla che sia simbolo dell’eternità, desiderio di essa, suo riflesso o immagine. Ma sarà davvero possibile soddisfarci con ciò che è eterno, insediarci in esso? (“…qui bibit, adhuc sitiet”), forse solo occuparci di ciò che è eterno. Sì! Unica nobiltà dell’uomo. Ah! Cuore mai soddisfatto, mai affaticato. “Ich will dich kennen, selbst dir dienen”.10

Ed ancora, in un altro punto: […] L’uomo vive nell’aspirazione di partecipare dell’eterno o del ricordo di aver partecipato di esso, ma la sua vita non si identifica mai con quella partecipazione, giacché in verità solo l’ottiene in modo fugace ed effimero quando, astratto da ogni vita necessaria e comune, una misteriosa presenza lo illumina.11

Se ricorriamo nuovamente a Dante, egli ci insegna che la vita è, nella sua essenza, desiderio. Ma il desiderio è sempre brama di qualcosa che non possediamo nella sua completezza. Sarebbe un errore grossolano considerare l’al di là semplicemente come una dimensione di vita ultraterrena, e di conseguenza dover disprezzare questa vita per il fatto di essere, nel migliore dei casi, una brutta copia della “vita vera”. La vita “terrena” include già tutto: ogni prolungamento di ciascun istante che risuona per la totalità delle cose e l’eternità, e non c’è nessun al di là che non sia intimamente legato con il qui e ora. Perché dovremmo essere obbligati a scegliere fra un qui e ora e un al di là? Dove bisogna collocare, quindi, il centro di gravità della vita? Nietzsche, nella sua ansia di abbattere una morale che considerava degenere per il fatto di abbrutire l’uomo, sembra incorrere nello stesso errore, condannando qualsiasi rimando del presente a un al di là, a un oltre. Anche se le sue intenzioni non erano nichilistiche - al contrario, il pensatore tedesco intendeva riabilitare l’uomo, e tutti i suoi sforzi vanno in quel senso -, Nietzsche, per evitare un problema, corre il rischio di 393

passare all’estremo opposto finendo nello stesso nichilismo che si impegnava a denunciare. Un disprezzo incondizionato di questa vita ci porta a collocare il centro di gravità fuori da essa, in un al di là; al contrario, per collocare il centro di gravità della vita nella vita stessa dobbiamo considerare quest’ultima come autosufficiente nella sua finitudine, la qual cosa crolla da sola. Sarebbe troppo scandaloso dire che probabilmente ci sbagliamo nel voler collocare alla vita un centro di gravità qualsiasi? È necessario dover gravitare sempre intorno a qualcosa? Che il centro di gravità sia il qui e ora o l’al di là non cambia molto. E la stessa cosa succede con il fondamento. Tutti temono il fatto che il proprio pensiero non abbia un fondamento sufficiente, ma in realtà il fondamento serve soltanto quando si sta orbitando attorno a qualcosa. Abbiamo paura di cadere nel vuoto proprio quando vediamo il burrone, anche se c’è terreno sotto i nostri piedi. E se ci dicessero che alzandoci in volo raggiungendo le cime più alte, e superandole, toccando il purior aether12 e oltre, non avremmo più bisogno di nessun fondamento e nessun “appoggio transitorio”13, come rimarremmo? Increduli, magari, perché non staremmo più gravitando, bensì fluttuando senza la necessità di fondamenti. Del resto, quale misera verità può aver bisogno di un’altra verità che la dimostri, se sono debitrici l’una dell’altra senza poter sfuggire ad una catena interminabile? Forse nulla ci è definitivamente vietato, e Punica cosa che ci separa dall’eterno è la nostra negligenza e la nostra pigrizia nel desiderare. Arrendiamoci, quindi, soltanto di fronte all’infinito, e a niente di meno. […] Ansia di altri mondi e di altri cieli e non desiderio di pacifica e mansueta dimora sulla terra. Ogni immagine transitoria dell’eterno ci ripugna; ogni umano possesso ferisce.

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Prestigi ineffabili del desiderio! I prestigi della felicità non sono altro che i suoi. Lo splendore del mondo è il riflesso dei nostri desideri. Che la felicità dica al desiderio: io sono le ceneri della tua fiamma.14

1/ Film del 2006; regia di Mike Judge. 2/ N. Gómez Dávila, Escolios a un texto implicito I, tr.it. di Loris Pasinato, GOG, Roma 2017, p. 133. 3/ Ivi, p. 156. 4/ Infra, p. 60. 5/ Infra, p. 222. 6/ Infra, p. 231. 7/ N. Gómez Dávila, Notas, tr. it. di Loris Pasinato, Circolo Proudhon, Roma 2016, pp. 520-521. 8/ Ivi, p. 524. 9/ F. Nietzsche, L”Anticristo, tr.it. di Ferruccio Masini, Adelphi, Milano 1977, §43. 10/ N. Gómez Dávila, Notas, cit., p. 56. “Ich will dich kennen, selbst dir dienen”, “Conoscerti voglio e servirti”. Si tratta dell’ultimo verso della poesia di Nietzsche Al Dio ignoto. 11/ Ivi, pp. 126-127. 12/ L’“etere più puro”, nel senso di “cielo degli dèi”, che è al di sopra dell’“aer” (aria, cielo basso). 13/ “[…] Un pensiero vacillante, pieno di contraddizioni, che viaggia senza comodità nel vagone di una dialettica disorientata, a malapena tollera la nota, al fine di servirgli da punto di appoggio transitorio.” N. Gómez Dávila, Notas, cit. p. 48. 14/ N. Gómez Dávila, Notas, cit. pp. 353-354.



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INDICE ESCOLIOS A UN TEXTO IMPLÌCITO II

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INDICE 9 PREFAZIONE | Leggendo Gómez Dávila: stile, 10 lucidità e prospettiva tragica ESCOLIOS A UN TEXTO IMPLICITO II 27 POSTFAZIONE | Il pensiero nobile di Nicolas Gómez 381 Dávila

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