Credo nello Spirito Santo

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Credo nello Spirito Santo

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Yves Congar

, Credo nello Spiri t o san t

1RIVELAZIONE EESPERIENZA DELLO SPIR

YVES CONGAR

CREDO NELLO SPIRITO SANTO

J.

l. Lo Spirito santo nell'. Rivelazione e esperienza dello Spirito

terza edizione

EDITRICE QUERINIANA

a Nicole Legrain e Nicolas W alty senza i quali questo lavoro non aV!rebbe potuto vedere la luce, come segno di amicizia e di gratitudine.

Titolo originale

Je crois en l'Esprit Saint Tome I: L'Esprit Saint dans !'«Economie». Révélation et expérience de l'Esprit

© 1979 by Les éditions du Cerf, Paris © .1981, 19843 by Editrict: Querin[ana, Brescia via Piamarta, 6

Traduzione dal francese di PIETRO CRESPI

Stampato dalla Tipolitografia Queriniana, Brescia.

INTRODUZIONE GENERALE

Da anni desideravo scrivere quest'opera sullo Spirito santo. L'attuale fenomeno del «Rinnovamento» detto troppo spesso «carismatico», vi avrà una sua trattazione, ma non è da esso che è nato il nostro desiderio: già prima pensavamo a quest'opera. Semmai il «Rinnovamento» dà alla nostra fatica un'attualità e un'urgenza che sentiamo con complice simpatia. Da che punto di vista pa~liamo? A partire da che. cosa? In che condizioni? Lo faremo secondo le regole classiche della fede che cerca di capire ciò che crede e ciò che vive. Ciò che crede essa lo deve ad un dato ricevuto dalle Scritture ispirate o canoniche attraverso le quali Dio ci parla e ci comunica quanto dobbiamo conoscere per rispondere al suo disegno di amore su di noi. Ma il cristiano è un uomo che ha un passato. Ci sono generazioni e generazioni di credenti che hanno riflettuto prima di noi e prima di noi hanno vissuto dello Spirito. Con loro e non come un solitario, cercheremo l'intelligenza della fede. E lo faremo insieme anche ai testimoni attuali dell'Esperienza cristiana, perché lo Spirito soffia oggi come ieri. Questo interrogare l'esperienza è tanto più necessario in quanto la Rivelazione e la conoscenza dello Spirito mancano di sufficienti mediazioni di ordine concettuale. Per parlare del Padre e del Figlio disponiamo delle nozioni abbastanza definite e accessibili di paternità e di generazione o filiazione. Questi termini significano propriamente la prima e la seconda Persona e sono termini relativi che caratterizzano queste Persone mediante le loro mutue relazioni. «Spirito» invece non dice nulla di simile. Della terza Persona a noi si parla soltanto in termini comuni e assoluti: «Spirito» conviene altrettanto bene al Padre e al Figlio, e così dicasi di «Santo»: non sono termini che significano una persona ... «Processione» si applica anche al Verbo Figlio. Non abbiamo una rivelazione oggettiva della Persona dello Spirito santo come della Persona del FiglioVerbo in Gesù e, attraverso di lui, della Persona del Padre. A questo proposito, si è parlato di una sorta di «kenosi» dello Spirito santo, come se egli si svuotasse della propria personalità per essere del tutto relativo, da una parte a «Dio» e al Cristo, dall'altra agli uomini chiamati a realizzare l'immagine di Dio e del Figlio suo. «Egli [lo Spirito] non si è

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Introduzione generale

rivelato con l'espressione personale (io', come Jahveh nell'Antico Testamento e Gesù nel Nuovo» 1• Lo Spirito santo ci viene rivelato e noi lo conosciamo, non in se stesso, almeno non direttamente, ma attraverso ciò che egli opera in noi 2 • D'altronde, mentre le attività dell'intelligenza sono per l'intelligenza stessa non soltanto percepibili ma trasparenti, e di conseguenza definibili, quelle dell'affettività e dell'amore non sono state altrettanto bene analizzate 3 • Queste difficoltà le ritroveremo quando affronteremo una teologia della terza Persona. La nostra ambizione è di svolgere il nostro studio in tre parti, dedicando a ciascuna un volume.· Quanto ai particolari del contenuto delle singole parti, siamo più a livello di progetto se non addirittura di intenzione, che non di un piano ben definito. Ecco:

I.

L'«ECONOMIA» E L'ESPERIENZA DELLO SPIRITO:

A) Secondo le Scr1tture canoniche. B) Nella vita secolare della Chiesa.

II.

«EGLI È SIGNORE E DÀ LA VITA»:

A) Lo Spirito anima la Chiesa: la Chiesa è fatta dallo Spk1to. Egli ne è il co-1st1tuente lo Spi,rito s·anto fa la Chiesa una. Egli è pr.inoipio di comunione lo Spirito santo è p!iincipio di cattolicità lo Spi,ri:to conserva la Chiesa «'apostolica» lo Spirito principio di sant1tà nella Chiesa B) Il soffio di Dio neLla nostra vita personale: lo Spi:r.Ito e l'uomo nel disegno dri Dio il dono dello Spirito nei tempi messianid. Dio ha inviato nei nos,tri cuori lo Sp:iJri:to del FigLio suo la vita nello SpiJr,1to e secondo lo Spirito lo Sp1rito santo e la nostra preghiera. Spirito e lotta contro 1a carne. Spirito e libertà. li Doni e .i Fmtti dello Spidto. C) H rinnovamento nelJo Srpirito. Pmmesse ,e interrogativi: Il positivo del rinnovamento carismatico Problemi Che titolo usare? ~ H. MiiH~EN, in .Mysterium salutis, trad. it., Queriniana, Bresda, 19732, vol. 6, p. 645·683. Osservazione dr s. BERNARDO, Sermo 88 de diversis, l (PL 183,706): De Pentecoste sermo II (323). 3 Lo nota s. ToMMASO n'AQUINO: Sum. theol. la q. 37 a. l; Compend. theol. c. 59.

Introduzione generale

Alcuni carismi spettacolari Il battesimo nello Spirito Rinnovamento ed ecumenismo D) «Nell'unità dello Spirito santo, ogni onore e gloria».

III.

LA «TEOLOGIA DELLO SPIRITO»:

A) B) C) D)

La terza Pe11sona. La oircuminsessione. Lo Spi.tri!to e iJl Verbo incarnato. AppropriaeJione? Oriente e Occidente: Il FHioque. L'epiclesi. Euoorestia e Spirito santo.

Inizieremo, secondo il procedimento più classico, con uno studio scritturistico. Quali che siano, infatti, l'ampiezza e la varietà dell'azione dello Spirito, e quindi delle sue manifestazioni, il senso di quell'azione e di quelle manifestazioni ci viene consegnato in maniera «ispirata», quindi per noi normativa, nelle Scritture canoniche. Non è ora il caso di entrare in una discussione sui rapporti tra la storia della salvezza coestensiva a quella dell'umanità e la storia dehla Rivelaz1one, tra «Rivelazione trascendentale» e «Rivelazione categoriale» 4• Ogni teologo cattolico am- . mette che le Scritture canoniche sono la testimonianza sulla Rivelazione categoriale e hanno valore di criterio per valutare l'esperienza di Dio che gli uomini possono fare. Ma con ciò non è detto tutto. La testimonianza della Scrittura abbraccia 46 scritti per l'Antico Testamento, 27 per il Nuovo, composti durante più di un millennio da autori diversi o da gruppi di autori, parecchi dei quali ci sono ignoti. Onestamente, non possiamo trattare tutto questo materiale globalmente e indistintamente. Senza avere la pretesa di uno studio completo che supporrebbe una serie di monografie scientifiche, seguiremo l'ordine cronologico delle nostre testimonianze scritte. Questo ci farà scoprire non soltanto uno sviluppo, diciamo pure un progresso nella rivelazione dello Spirito, ma una certa diver· sità nella presentazione che ne fanno i vari autori. Questo problema è stato posto dal progresso dell'esegesi. L'esegesi oggi usa metodi raffinati che spesso la portano, però, a fare esplodere, in un certo senso, i gruppi di testi-prova. Viene mostrato, per esempio, che s. Luca presenta l'azione propria dello Spirito santo in modo diverso da s. Paolo. Ma 4 Cf CL. GEFFRÉ, Esquisse d'une théologie de la Révélation, in P. RICOEUR et AL., "La Révélation (Public. des Facultés universitaires Saint-Louis, 7), Bruxelles, 1977, p. 171-205.

Introduzione generale

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spesso quello che un esegeta ha creduto di poter stabilire, viene contraddetto da un altro. Una monografia caccia l'altra e porta nuovi elementi originali. È chiaro che la Chiesa non può aspettare, per vivere la propria vita e confessare la propria Fede, né che gli esegeti si siano messi d'accordo, né che si sia riusciti a far coincidere rigorosamente Luca e Paolo, Marco e Giovanni. Essa non ha mai ceduto alla tentazione di 'fondere i quattro Vangeli in uno. Ha visto i quattro evangelisti come gli animali di Ezechiele che andavano dritti davanti a sé. La Chiesa ha parlato di Vangelo «tetramorfo» e li ha elencati, così come erano, in un «Canone» la cui unità corrisponde all'unità stessa di Dio. La Chiesa onora la diversità nell'unità ad immagine di Dio stesso. Questa unità essa la trova e la vive nella Tradizione, cioè in quella trasmissione viva di «tutto ciò che essa è, tutto ciò che essa crede» 5 • La Tradizione rischia certo, in questo modo, di cancellare le sfumature più accentuate delle testimonianze di cui essa vive, sfumature che sono una ricchezza. Essa lascia che esse si cerchino e si affermino al suo interno, un po' come nelle famiglie ciascun figlio ha il suo carattere e i suoi gusti. Ma essa stessa è la famiglia, il focolare, la casa che noi abitiamo. Vunità della Chiesa è pienamente cattolica. È tenendo conto di queste osservazioni che presenteremo una serie, certamente ·elementare e incompleta, delle esperienze e delle manifestazioni dello Spirito, prima al livello della Rivelazione attestata nelle Scritture, poi al livello di vita della Chiesa attraverso una storia due volte millenaria.

Non ci facciamo illusioni. Il nostro lavoro risulterà troppo difficile a molti lettori e troppo elementare agli specialisti. Il contenuto di ogni singola mini-sezione potrebbe essere materia per una ampia e dotta monografia. Spesso, di monografie ken fatte ce ne sono. Ne abbiamo lette, utilizzate e citate un buon numero, prendendo comunque solo le cose essenziali che. servivano al nostro scopo. Esso mira decisamente alla conoscenza e all'insegnamento. Certo, sappiamo che non ci si deve fermare a questo. Nel cristianesimo, la conoscenza è per la comunione e l'amore. Crediamo intensamente alla necessità di unire studio teologico e vita di lode: dossologia, pratica liturgica nella_ ,quale, celebrandoli, si comunica ai misteri. Forse avremmo dovuto s Costituzione dogmatica concilia:re Dei Verbum, n. 8, par. l.

Introduzione generale

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citare più testi, mentre troppo spesso ci limitiamo a darne la referenza. Bisogna assolutamente accostarsi ai testi direttamente, leggerli, assaporarli. Le Scritture sono il vestibolo del Regno di Dio. Ed è proprio lo Spirito santo cbe ci introduce in esso. Che egli ci assista: assista noi che parliamo di lui e i lettori che leggeranno i nostri poveri capitoli. Ciascuno ha i suoi doni, le sue risorse, la sua vocazione. I nostri sono quelli di un cristiano che _prega e di un teologo che legge molti libri e prende molte note. Che ci si permetta di cantare il nostro canto! Lo Spirito è soffio. Il vento canta tra gli alberi. Vorremmo, in tutta umiltà~ essere una lira di cui il soffio di Dio farà vibrare e cantare le corde. Tendiamo e accordiamo queste corde: sarà l'austero lavoro della ricerca. E lo Spirito conceda loro di dare un canto armonioso di preghiera e di vita!

LO SPIRITO SANTO NELL' . Rivelazione e esperienza dello Spirito ·

NOTA SU «ESPERIENZA»

Come sottotitolo abbiamo S011itto: «Rivelazione e esperienza deLlo Spkito». Si tratta quindi delle vie ofEer.te alla nostra conoscenza oggettiva dello Spi!rito, non di ciò che noi viviamo e proviamo personalmente. La Rivelazione oons.iJste in dò che Dio stesso. ci ha comunicato attraverso 1a storia del suo Popolo intle11pretata da pe11sone ispirate: ~ profeti e i sapienti d'J,sraele, e poi, tper iJ. f.atto decisivo di Gesù Cdsto, g1i evangelisti, gli apostoli o i 1oro por.ta'VOCe. Bisogna quindi ·innanzitutto interrogare le Scritture canoniche. Ma se Dio continua ad 'agire nella stor~a e nella v~ta degli uomini, oltre al periodo che possiamo chiamare costitutivo - e non è forse queLlo che fa lo Spirito? - non ,abbi,amo qualcosa da imparare ·anche da ciò che è venuto dopo quel periodo coscitutivo,_v,1sto che in esso ha le sue l'ladici? L'roea di Rivelazione «chiusa a11a mol'te deLl'uLcimo apostolo» non va intesa :in senso semp1idstico. Anche dopo, Dio d fa conoscere qualche cosa. L'esperienza deLlo Spirito è continuata. È un'esperienza quanto mai ,attuale e 1intensa, f.ermo restando che hl moo1mento la quanto ci insegna iJ. periodo costitutlivo rimane normativo. È appuUJto in questo che consiste il gioco tra Scrittura e T1l:lOOi2Jione v;ivente. Ecco .perché riperool"reremo la storia, non certo dell'a:zrl.one dello Spirito - st10ria ~ssihile a farsi - hensi di alcuni momenti ·significativi de11a conoscenza che del!lo Spirito santo si è avuta e deLle formulazioni con le quali questa conoscenza è stata esrpr.es:sa. Non sarà propriamente una stol'lia del dogma; sar.anno piuttosto - sempre sul filo della storia - delle ilnformazioni 'sull'idea dello Spirito santo cosi come è stata ·espressa, al di [à del dogma che riguarda la terza Persona. «Esperienza»: con questo termine intendi~amo la rperoe2Jione che si ha della realtà di Dio in quanto Egli v[ene a noi, è attivo in e ·attraverso di noi, attirandoci .a sé in una comunione, un'amiciz·ia, un essere, cioè, l'uno per l'taltro. Tutto questo, natu11aLmente, al di qua della visione, senza abolire la distan~a nell'ordine del conoscere di Dio stesso, superandola però sul piano di una presenza ill D~o in noi come scopo amato della nostra vita: presenza che si rende senstibiJ.e attl.'lavel.'lso dei segni e in effetti di pace, gioia, certezza, consoLazione, ihluminazione e tutto ciò che accompagna l'·amore. L'esperienza descvitta dai gtoodti mistici è un

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Nota su «esperienza>>

grado singolare, se non eccezionale, di quella percezione di Dio dato, perché se ne «gioisca», come oggetto WIVO di conoscenza e di amore. AI di qua dell'eccezionale c'è l'ordin,ario. Nella preghiera, nella pl.'latJica dei ~arnentJi delLa fede, della vita neLla Chiesa, dell',amore di Dio e del prossimo, noi riceviamo l'espe11ienza di una presenza e d:i un'azione di Dio che oi cMama e ci dà i segni che abbiamo descr,itto sopr:a. Naturalmente noi prendiamo coscienza di questla esperienza e la esplicitiamo mediante determinate espressioni e mediante una intapretazione concettuale che wno nostre. «l..o Spirito stesso attlesta ,al nostro spi,rito che silamo figLi di Dio» (Rom 8,16). Ci percepiamo in relazione con Dio. L'esperienza religiosa è proprio questo 1 • Non poss1amo dubitlare. L'esperien2la porta 1a sua certezza. È una certezza corroborava, del resto, dalla coerenza, daJJ:a omogeneità de1la nostlta espemenZJa e deLle sue espreSISioni con la testimonianza degli altri fedeli e di quel nugolo di testimoni di cui parLa ·1a Lettera agli Ebrei ( 12,1 ). Ma anche se praticamente sicuri, noi non possiamo ,affermare con certezza infallibile - salvo una rivelazione pwtico1are - di essere in «st·ato dri grazlia». AJ di qua di una visione immediata di Dio, indipendente da concetti creati, non esiste percerione di Dio e deUa :sua azione che non paSISi attl.'laverso le nostre risorse mentaLi e non sffia con esse mescolata. G1i 'indizi che ciò non VJiene dal nostro profondo ma da Dio, sono noti: il contesto di tutta la vita, il servizio effettivo degli scopi della oar1tà, degli appelli o delle esigenze contrarie al!1e i~stanze della «came» che sono in noi. H tema evangelico e paoHno deLla lotta tl1a Ja carne e lo Spirito ritSpOnde ad una realtà che f,a parte de1l'esperiell2Ja cristiana. Questla esperienza noi non la seguiremo nelle espressioni della sua realtà vissuta> quelle dei 11acoonci ~spiritual[ e della vita dei ·san,ti. Ci sforzeremo di elaborare una sua interpretazione teologica, e non in uno studio e una esposizione su11a vita sp1v1tuale, bensl in una teologda dello Spilrito santo e del suo ruolo nelkt Chiesa. Ci occUiperemo dd aspetti teorici o momenti oggettivi della q:>noscenza dello Spirito.

1 ~ la definizione che ne dà J. MouRoux (L'expérience chrétienne. Introduction à une tbéologie, Parigi, 1952, p. 21, 25, 48, 369) e alla quale sottoscrivono D. MoLLAT (L'expérience de l'Esprit-Saint selon le Nouveau Testament, 2a ed., Parigi, 1973, p. 7) e M.J. LE GUILLOU (Les témoins sont parmi nous. L'expérience de Dieu dans l'Esprit-Saint, Parigi, 1976). Per la nozione di esperienza cristiana, oltre a Mouroux, cf H.U. VON BALTHASAR, Gloria. Una estetica teologica, vol. I, p. 201·385: L'esperienza della fede. Jaka Book, 1975. P. ]ACQUEMONT, J.-P. JossuA, B. QUELQUEJEU, Une foi exposée, Parigi, 1972, p. 171-174. Nota sull'uso del termine «esperienza»: Strumento internazionale per un lavoro teologico: communio 30 (1976). Poco da prendere, per .il nostro argomento, dal numero di Concilium 3 (1978): Rivelazione e esperienza.

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PARTE PRIMA

LE SCRITTURE CANONICHE*

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* Citiamo generalmente la TOB (traduzione ecumenica della Bibb'la), qualche volta la Bibbia di Gerusalemme, sostituendo a volte «spirito» con «soffio». [Nella edizione italiana, sia la TOB che la Bibbia di Gerusalemme riportano il testo della CEI, ed è questa versione che il traduttore ha seguito, eccetto i casi in Cll!i si esigeva la traduzione letterale o della BJ o della TOB]. Studi (forniti anch'essi di ampie bibliografie): P. VAN IMSCHOOT, L'action de l'esprit de Jahvé dans l'Ancien Testament, in Rev. Se. pb. tb. 23 (1934) 553-587; L'esprit de Jahvé source de vie dans l'Ancien Testament, in .Rev. Bibl. N.S. 44 (1935) 581-501; L'{!sprit de Jabvé et l'alliance nouvelle dans l'Ancien Testament, in Epbem. Tbeol. Lovan. 22 (1936) 201.226; Sagesse et Esprit dans l'Ancien Testament, in Rev. Bibl. N.S. 47 (1938) 23-49; Dizionario biblico Kittel: Tb. Wb. NT, vol. VI, pag. 330-453: autori A. KLEINKNECHT, F. BAUNGARTEL, W. BIEDER, E. SJOBERG, E. SCHWEITZER. Ediz. italiana: Grande Lessico del Nuova Testamento [GLNT] a cura di Montagnini-Scarpat·Soffritti, Paideia, Brescia, 1975 s, vol. X, col. 767-1107; FR. BiicHSEL, Der Geist Gottes im Neuen Testament, Giitersloh, 1926; ED. HAULOTTE, L'Esprit de Yabvé dans l'Ancien Testament, in L'homme devant Dieu, Mélanges H. de Lubac, t. I (Théologie, 56), Parigi, Aubier, 1963, p. 25-36; D. LYS, «Ruach»: le Souffle dans l'Ancien Testament, Parigi, PUF, 1962. Studi particolari verranno citati a suo :Luogo.

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CAPITOLO PRIMO

ANTICO TESTAMENTO

IL TERMINE L'ebraico ruah, tradotto !in greco quasi sempre con pneuma, significa soffio, al~to, aria, vento, an!i.ma. P,artJico1armente quando si t11atta dell'Antico Testamento, ma qualche volta anche per il Nuovo, la traduzione con il termine «soffio» dà ai fatti riferiti e ai testi biblici un realismo e un ri~lrievo che il nost1.1o termine «spitri.to» rischia di non suggecil1e modo adeguato. È la traduzione adottata da D. Lys, M.-A. Chevalier (cf n. * rp. 15) e, in iliibri senza pretese scientifiche ma sostanziosi, dai padri Jean Isaac, A.-M. Henry, Th. Maertens, G.-A. Maloney, ecc. 1• Le 378 volte che ruah vilene usato nell'Antico Testamento si d!i.s.tribuiscono ,in tre gruppi quant!i.tativamente più o meno ugualri. È H vento, ~l soffio d'arila; è la forza viva presente nell'uomo, pri:ncipio di Vlita (,aJito), sede della conoscenza e dei sentimenti; è la forZJa di vita di Dio, per la quale egli agisce e fa agire, sia nel piano fisico che in quello «sp1rituale». Ruah~soffio non dice opposizione a «corpo» o «corporale». Anche nel greco profano e nel suo uso filosofico, pneuma esprime la sostanza vivente e generatrice diffus·a negli animali, nelle piante e in ogni cosa. È una oo11povcità sottiLe, piuttosto che una sostanza iocorrporea. Nella Bib~a, la ruah-s.offio non è qualcosa di dismamato, è piuttosto !',animazione di un conpo. Si orppone a «carne», ma «carne» non è La stessa cosa che «corrpo», è La reaLtà puramente terrena de1l'uomo carattenizzata dalla deboleZZJa e dalLa oadudtà. «L'Egiziano è un uomo e non un dio, i suoi oavall!i. sono carne e non spirito» dice Isaia (31,3) per distogliere gli ebrei dal cercare

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l J. IsAAc, La révelation progressive des Personnes divines ( «Lumière de la foi» ), Parigi, Cerf, 1960, p . .103-209; A.-M. HENRY, L'Esprit Saint (Fayard, 1959); TH. MAERTENS, Le souffle de l'Esprit de Dieu (DDB, 1959); G.A. MALONEY, Dieu est le souffle de l'homme (Cerf, 1976). Notiamo qui che su 378 volte ohe viene usato il termine ruah nell'A.T., 277 volte la Settanta traduce con pneuma; nella maggior parte dei casi in cui viene usato un altro termine greco, si tratta del vento.

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Le scritture canoniche

un appoggio 1n quella direzione. Si tratta di sapere donde vengano la vera forza e 1a vita. In Gn 6,3 la sanzione del diluv.io viene preparata da questa constatazione di Dio: «> con la minuscola. La menzione dello spirito del Signore in Mi 2,3 è forse una glossa.

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Le scritture canoniche 9

mistica , ma in maniera decisa du11ante l'esilio, soprattutto in Ezechiele 10, poi nel giudaismo postésilioo 11 , nel giudaismo e1leniscico e nei rabbi12 ni • Voleva for,se evitare una rappresentazione un po' meccanica? Geremia. non invoca mai una simile in-spirazione. A noi interessano soprattutto tre autori: Isaia, Ezechiele, Gioele. Il Libro di Isaia usa una cinquantina di volte il termine ruah 13 • Ezechiele 46 volte. Isaia esprime innanzitutto ciò che è comune ~al sencimento biblico su ruah, H soffio: ogni forma di Vlita degna di questo nome viene dal soffio di Dio («L'Egiziano è un uomo e non un dio, i suoi cavalli sono oarne e non spirito. Quando il Signore stenderà la sua mano ... »: 31,3 ). È Dio che comunica la vi,ta. Dopo aver annunciato 1a rowna di Samaria, il profeta oppone ~ai suoi fiori appassiti la corona splendente che sarà :il Signore: «10 ~ n~1, tra .nol tutti appunto perché come Spirito, ,sovrano e 'SOttile, e uruco l'n tuttl,. e uni~e così le persone senza profanare la loro interiorità né ,leder~. la loro libertà: d. 2 Cor 13,13, koinonia tou hagiou pneumatos (gernuvo soggettivo: è la comunione di cui lo Spkito è il principio) .. Allo stes,so modo H Cristo è in me, è la mia vita, ma resta se ,stesso e 10 resto me stes:s;. Questa inabitazione, questa ·immanenz~ .vi:e~e .es~ressa ~ella P~?t­ fondità della sua intimità col d1re che lo Spmto e 1nv1ato net cuort ·. Oppure Paolo paragona il frutto del suo apostol~~o ad una. let~era del Cristo «scritta non con inchiostro, ma con lo Spmto del ~10 vlvente ... 62 sulle tavole di carne dei vostri cuori» (2 Cor 3,2-3) • Egli oppone così un ministero dello Spirito e il suo frutto ecclesiale a un minitstero d~lla lettera ... Ciò conferisce al ministero cristiano una pottata ~sca~olog1ca: quel ministero raggiunge il definitivo, l'asso~uto dell~ co~~n1caz1one che Dio ci fa dei suoi beni e di se stesso. Il che 111Tipegna il mm1stro ad essere pura .trasparenza, puro strrumento di un'azione che supera le sue forze e la misura stessa di ciò che egli ne comprende. Questo minrstero dello Spirito è ·in primo luogo quello .de~' ~po~tolo, quale pone il fondamento: l Cor 3,10; Ro~ 15,20. ~ra 1 m~t.sbrl che Dio suscita 0 «pone», s. Paolo colloca sempre m t~sta g~ ~tpos:oli. l Co~ 12,28; Ef 4,11. Poi i profeti. E dopo, divers,i «don:>~, «ml~~terl» .o «modi di azione» (TOB) 0 «operazioni» (B]); sono q~est:l 1 .t~rmtm ,Pr~tlc~ente equivalenti che Paolo usa, in riferimento all'uruco Spmto, ali umco Signore all'unico Dio in l Cor 12,4s. Ma è s.oprattutto allo Spirito che Paolo dferisce i diver;i doni che manifestano la sua azione «i?, vrsta del. ~ne di tutti». Questo capitolo ritrova una verità e un'att~alit~ notevoHs~e nella Chiesa dei nostri giorni È per, questo che ne r1serv1amo ,lo stud10

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Cf Gal 4 6· 2 Cor 1 22· 3 2 e 3· Rom 5,5; confr. 2,29 e 8,27; Ef 3,17; 2 ~ess 3,5. ·· D·zak onza Pneu' ' CHEVALLIER, ' ' 'op. cit.; ' prima e seconda parte; K . P RUMM, Si veda M.A. matos· Der zweite Korintherbrie/ als Zugang zur aposto!ischen Botschaft. Auslegung und Theol~gie, II, Theologie des 2 Korintherbriefes, 2 vol., Roma, 1960 e 1962. òl

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per il seguito del nostro lavoro. Ma a quesrto punto bisogna dire una parola sulla situazione della Chiesa di Corinto.

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6. Situazione della comunità di Corinto 63 • In quella grande città dall' attività intensa, in cui si mescolavano tante correnti, in cui Paolo aveva passato diciotto mesi, i crisciani davano lo spettacolo di una vitalità sempre crescente. Essi erano «Stati arricchiti di tutti i doni, quelli della parola e quelli della scienza... così che nessun dono di grazia più vi manca» (1 Cor 1,5 e 7). Ma queLla vitalità era piena di pericoli. Molti di quei Corinti avevano il sentimento di vivere nell'ulcimo eone, al di là della difficile lotta dello spirito contro Ja carne 64 • Ci.ascuno godeva deì doni dello Spirito senza preoccuparsi del servizio e dell'unità della comunità: da ciò, clan e divirsioni («lo sono di Paolo. Io di Apollo. Io di Cefa. Io di Cristo»), i processi tra crisciani (cap. 6), l'individualismo che s'affermava nelle riunioni e anche in quelle eucaristiche (11,17rs), certe tendenze anarcoidi nelle manifestazJi.oni dei doni dello Spirito, quei pneumatikà, .hl parlare in lingue e «profezie» nelle quali essi si dilettavano 65 • Essi erano affascinati e si inebriavano in queste manifestazioni esteriori e, pur non mancando di porsi delle questioni di etica sessuale (cf 7,1), ammettevano un eventuale 1assismo (cap. 5; 6,12; 10,23) 66 • S. Paolo mette a punto tutte queste cose sia nei particolari pratici sia sul piano delle verità fondamentali, senza diminuire in niente le manifestazioni esuberanti dello Spirito. Non c'è una Chiesa dello Spirito né una Chiesa in cui ci sia posto per un individualismo dell'ispirazione, e per un godimento personale ed egoistico dei doni dello Spirito. L'Apostolo riconduce innanzirtutto ogni cosa al Cristo, che è il tutto del cristianesimo 67 , 63 F. BucHSEL (infra, n. 66); CERFAUX, L'Eglise des Corinthiens, Parigi, 1946; M.A. CHEVALLIER, op. ci&:, p. 22 s, 171 s. 64 Da cui 1 Cor 4,8: «Già siete sazi, già siete diventati ricchi, senza di noi già siete diven· tati re.» e 10: «Noi stolti a causa di Cristo, voi sapienti in Cristo; noi deboli voi forti, voi onorati...» 1,7: «sicché nessun dono di grazia più vi manca, mentre aspettate la manifesta· zione del Signore nostro Gesù Cristo». 65 Pneumatika: 1 Cor 12,1 e 14,1. Seguiamo l'esegesi di M.-A. CHEVALLIER, op. cit., p, 148, 167, 172 s. Donde: «Quindi anche voi, poiché desiderate i doni dello Spirito, cercate di averne in abbondanza, per l'edificazione della comunità» (14,12); «Tornate in voi!» (15,34). 66 F. BucHSEL consacra il suo cap. xrv, p. 367-395, agli avversari «pneumatici» di Paolo a Corinto. Li vede «gonfi» (di orgoglio: il termine phusioun ricorre 6 volte nella 1 Cor), bramosi di libertà, mentre è l'amore il valore supremo. Questi avversari sono cristiani venuti dal giudaismo, non dei giudaizzanti come in Galazia, ma degli «pneumatici». Quelli che sono del partito del Cristo (1,12) si appellavano, secondo Biichsel, p. 392, al Cristo tutto bontà e . antilegalista. Questa interpretazione è propria di Biichsel. 67 1 Cor è indirizzata alla