Corso di informatica linguaggio C e C++. Ediz. openschool. Per il Liceo scientifico. Con e-book. Con espansione online: 2 [2] 8820372290, 9788820372293

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Corso di informatica linguaggio C e C++. Ediz. openschool. Per il Liceo scientifico. Con e-book. Con espansione online: 2 [2]
 8820372290, 9788820372293

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Paolo Camagni Riccardo Nikolassy

CORSO DI INFORMATICA Linguaggio C e C++

2

Nuova Edizione OPENSCHOOL Per il liceo scientifico opzione scienze applicate

Edizione OPENSCHOOL 1

LIBRODITESTO

2

E-BOOK+

3

RISORSEONLINE

4

PIATTAFORMA

HOEPLI

Corso di informatica Linguaggio C e C++

PAOLO CAMAGNI

RICCARDO NIKOLASSY

Corso di informatica Linguaggio C e C++ Nuova Edizione OPENSCHOOL Per il liceo scientifico opzione scienze applicate VOLUME 2

EDITORE ULRICO HOEPLI MILANO

Copyright © Ulrico Hoepli Editore S.p.A. 2016 Via Hoepli 5, 20121 Milano (Italy) tel. +39 02 864871 – fax +39 02 8052886 e-mail [email protected]

www.hoepli.it

Tutti i diritti sono riservati a norma di legge e a norma delle convenzioni internazionali

Presentazione Scopo dell’opera è fornire gli argomenti per il nuovo secondo biennio del liceo scientiico opzione scienze applicate come lo studio del linguaggio di programmazione C++, la programmazione a oggetti OOP, il progetto di database e la programmazione statica del web. La novità dell’opera, concepita secondo le recenti indicazioni ministeriali, è l’integrazione tra testo cartaceo e risorse digitali, con materiali multimediali che completano l’esposizione e stimolano l’interesse degli studenti. Il testo cartaceo è snello ed essenziale ed è in stretta sinergia con la parte digitale, con il sito www.hoepliscuola.it e, a discrezione del docente, con la piattaforma didattica. Il volume si articola in unità, ognuna suddivisa in più lezioni. Ciascuna lezione ha una struttura innovativa e cerca di essere una reale guida per l’apprendimento; essa, infatti, risulta essenziale nei contenuti ma ricca di esempi e di procedure guidate: per ogni esempio vengono proposte soluzioni guidate passo passo. Questa Nuova Edizione Openschool inoltre recepisce le indicazioni ricevute dai docenti che hanno in uso la precedente edizione; in particolare si è arricchito il volume con molti nuovi esercizi in itinere e alla ine di ogni lezione. L’unità di apprendimento concernente il linguaggio HTML è stata ristrutturata e revisionata arricchendone i contenuti con la programmazione dinamica in JavaScript e riorganizzando la presentazione degli argomenti. L’unità di apprendimento dedicata al progetto di database è stata ristrutturata inserendo una doppia simbologia di rappresentazione per i diagrammi ER.

Metodologia e strumenti didattici Le finalità e i contenuti dei diversi argomenti affrontati sono descritti dagli obiettivi generali e dalle indicazioni In questa lezione impareremo; alla fine di ogni lezione, per lo studente sono presenti esercizi, anche interattivi, di valutazione delle conoscenze e delle competenze raggiunte, suddivisi in domande a risposta multipla, a completamento, esercizi con procedure guidate.

Caratteristiche dell’opera La Nuova Edizione Openschool, consente di: ◗◗ scaricare gratuitamente il libro digitale arricchito (eBook+) che permette in particolare di: eseguire tutte le esercitazioni a risposta chiusa in modo interattivo; accedere ai diversi video tutorial;

accedere alle gallerie di immagini; scaricare gli approfondimenti tematici, le lezioni e le unità integrative; ◗◗ disporre di ulteriori esercitazioni online utilizzabili a discrezione del docente per classi virtuali gestibili attraverso la piattaforma didattica.

Aspetti caratterizzanti ◗◗ Testo pienamente in linea con le recenti indicazioni ministeriali in merito alle nuove caratteristiche tecniche e tecnologiche dei libri misti e digitali e al loro stretto coordinamento con la piattaforma didattica. ◗◗ Totale duttilità di utilizzo in funzione delle scelte didattiche o dotazioni tecnologiche: • il libro cartaceo + CD-ROM consente di svolgere lezioni complete e attività di laboratorio con l’apparato offline presente nel CD-ROM; • l’eBook+, le risorse online e la piattaforma offrono il pieno supporto per una didattica multimediale, a discrezione delle scelte del docente. ◗◗ Lezioni autoconclusive ricche di esempi ed esercizi, adatte a essere svolte in una lezione o al massimo due. ◗◗ Teoria ridotta al minimo per privilegiare l’aspetto pratico.

Materiali online Sul sito www.hoepliscuola.it sono disponibili numerose risorse online. In particolare, per lo studente: approfondimenti, utili integrazioni del testo e un numero elevato di esercizi sia per il recupero e il rinforzo sia per l’approfondimento degli argomenti trattati. Per il docente, una sezione riservata presenta alcune unità didattiche per l’approfondimento delle tematiche affrontate e un insieme di schede aggiuntive per la verifica dei livelli di apprendimento degli studenti. Materiali ed esercizi possono essere usati anche per creare attività didattiche fruibili tramite la piattaforma didattica accessibile dal sito.

CD-ROM per lo studente Il CD-ROM per lo studente allegato al volume contiene i file degli esempi presenti nel testo, sia in linguaggio C++ che in SQL, nonché il materiale necessario per eseguire le procedure guidate passo passo degli esercizi svolti e da svolgere e le simulazioni informatiche in HTML e JavaScript.

Struttura dell’opera

ZOOM SU... Piccole sezioni di approfondimento

OSSERVAZIONI Un aiuto per comprendere e approfondire

PROCEDURE STEP BY STEP Esposizioni semplici ed essenziali mediante procedimenti passo-passo

PROVA ADESSO! Per mettere in pratica, in itinere, quanto appreso nella lezione

ESERCIZI Ampia sezione di esercizi per la verifica delle conoscenze e delle competenze

VII

L’eBook+ riproduce le pagine del libro di testo in versione digitale e interattiva. È utilizzabile su tablet, LIM e computer e consente di annotare, sottolineare ed evidenziare il testo, salvando il proprio lavoro per poterlo consultare e sincronizzare sui diversi dispositivi. Apposite icone attivano i contributi digitali integrativi.

APPROFONDIMENTI Contenuti, lezioni e unità integrative

eBook+ ESERCIZI AGGIUNTIVI Esercizi per il recupero e l’approfondimento

VIDEO Video tutorial per esemplificare azioni e procedimenti

ESERCIZI Esercizi interattivi di varia tipologia con funzione di autocorrezione

IMMAGINI E GALLERIE DI IMMAGINI Per esemplificare e rappresentare visivamente i contenuti

LINK Rimandi interni al volume per navigare agevolmente tra i contenuti

L’OFFERTA DIDATTICA HOEPLI L’edizione Openschool Hoepli offre a docenti e studenti tutte le potenzialità di Openschool Network (ON), il nuovo sistema integrato di contenuti e servizi per l’apprendimento.

Edizione OPENSCHOOL

+ LIBRO DI TESTO

Il libro di testo è l’elemento cardine dell’offerta formativa, uno strumento didattico agile e completo, utilizzabile autonomamente o in combinazione con il ricco corredo digitale offline e online. Secondo le più recenti indicazioni ministeriali, volume cartaceo e apparati digitali sono integrati in un unico percorso didattico. Le espansioni accessibili attraverso l’eBook+ e i materiali integrativi disponibili nel sito dell’editore sono puntualmente richiamati nel testo tramite apposite icone.

+

+

eBOOK+

RISORSE ONLINE

PIATTAFORMA DIDATTICA

L’eBook+ è la versione digitale e interattiva del libro di testo, utilizzabile su tablet, LIM e computer. Aiuta a comprendere e ad approfondire i contenuti, rendendo l’apprendimento più attivo e coinvolgente. Consente di leggere, annotare, sottolineare, effettuare ricerche e accedere direttamente alle numerose risorse digitali integrative. Scaricare l’eBook+ è molto semplice. È sufficiente seguire le istruzioni riportate nell’ultima pagina di questo volume.

Il sito della casa editrice offre una ricca dotazione di risorse digitali per l’approfondimento e l’aggiornamento. Nella pagina web dedicata al testo è disponibile MyBookBox, il contenitore virtuale che raccoglie i materiali integrativi che accompagnano l’opera. Per accedere ai materiali è sufficiente registrarsi al sito www.hoepliscuola.it e inserire il codice coupon che si trova nella terza pagina di copertina. Per il docente nel sito sono previste ulteriori risorse didattiche dedicate.

La piattaforma didattica è un ambiente digitale che può essere utilizzato in modo duttile, a misura delle esigenze della classe e degli studenti. Permette in particolare di condividere contenuti ed esercizi e di partecipare a classi virtuali. Ogni attività svolta viene salvata sul cloud e rimane sempre disponibile e aggiornata. La piattaforma consente inoltre di consultare la versione online degli eBook+ presenti nella propria libreria. È possibile accedere alla piattaforma attraverso il sito www.hoepliscuola.it.

Indice UNITÀ DI APPRENDIMENTO 1

UNITÀ DI APPRENDIMENTO 2

Le funzioni in C++

Array e dati strutturati

L1 Le funzioni

L1 Array monodimensionali: i vettori

Introduzione ....................................................................................... 2 Funzioni: definizione ............................................................ 4 Funzioni: chiamata e parametri attuali .... 6 Parametri: valore e riferimento............................. 8 Funzioni e librerie ................................................................. 15 Funzioni e procedure........................................................ 17 Struttura di un programma ..................................... 17 Verifichiamo le conoscenze ..................................... 20 Verifichiamo le competenze ................................... 21

La struttura di un programma C++ ............ 46 Array monodimensionali: vettori ................... 48 Definizioni sui vettori ...................................................... 57 Verifichiamo le competenze ................................... 59

L2 Visibilità e ambienti di esecuzione Introduzione ................................................................................... 23 Ambiente locale e globale: definizioni .... 23 Struttura di un programma C++ e ambiente di blocco ......................................................... 24 Record di attivazione RDA e durata delle variabili ................................................................................. 27 Verifichiamo le conoscenze ..................................... 32 Verifichiamo le competenze ................................... 33

L3 Le funzioni ricorsive Introduzione ................................................................................... 34 La ricorsione .................................................................................. 35 Schema concettuale della funzione ricorsiva ............................................... 36 Verifichiamo le competenze ................................... 43

AREA digitale ◗◗ Esercizi ◗◗ Creazione di librerie personali ◗◗ Iterazione e ricorsione tail ◗◗ Esercizi per il recupero e l’approfondimento

L2 Array monodimensionali: i vettori paralleli Array paralleli .............................................................................. 62 Ordinamento di vettori paralleli...................... 66 Verifichiamo le competenze ................................... 68

L3 Array bidimensionali: le matrici Array a due dimensioni ............................................... 69 Dichiarazione di matrici .............................................. 70 Manipolazione di matrici ............................................ 71 Riempimento e stampa del contenuto di una matrice ............................................................................. 72 Matrice quadrata ...................................................................... 74 Verifichiamo le competenze ................................... 77

L4 Dati strutturati: le stringhe Introduzione ................................................................................... 79 Operare con le stringhe ................................................ 80 Elaborazione di un singolo carattere ........ 82 Elaborazione della stringa intera .................... 84 Ricerca in una stringa ..................................................... 86 Verifichiamo le competenze ................................... 88

AREA digitale ◗◗ La struttura switch ◗◗ Passaggio array a sotoprogrammi ◗◗ Esercizi per il recupero e l’approfondimento

XI

UNITÀ DI APPRENDIMENTO 3

Algoritmi classici su vettori L1 Ordinamento: metodi ingenui Introduzione ................................................................................... 90 Ordinamento per inserimento ............................ 91 Ordinamento per selezione ..................................... 93 Ordinamento per scambio (a bolle) ........... 95 Ordinamento con sentinella .................................. 98 Verifichiamo le competenze ................................... 99

L2 La ricerca sequenziale e binaria Ricerca sequenziale (o lineare)..................... 100 Ricerca binaria (o logaritmica)...................... 103 Verifichiamo le competenze ............................... 107

L3 Un algoritmo evoluto: il quicksort Introduzione ............................................................................... 108 Quicksort......................................................................................... 108 Codifica dell’algoritmo ................................................ 112

L3 I file binari Generalità ..................................................................................... 137 Scrittura e lettura su di un file binario ... 138 Una osservazione sulla rappresentazione dei numeri........... 140 Verifichiamo le competenze ............................... 141

L4 I file ad accesso diretto Generalità ..................................................................................... 142 Input/output formattati: fscanf() e fprintf() ......................................................................................... 142 Input/output a blocchi: fread() e fwrite()........................................................................................... 145 Accesso diretto (o casuale).................................. 147 Calcolo della dimensione di un file con ftell() ....................................................................................... 150 Verifichiamo le competenze ............................... 151

AREA digitale ◗◗ Esercizi per il recupero e l’approfondimento

AREA digitale ◗◗ Esercizi per il recupero e l’approfondimento

UNITÀ DI APPRENDIMENTO 4

UNITÀ DI APPRENDIMENTO 5

La programmazione a oggetti in C++ L1 OOP: evoluzione o rivoluzione?

Record e file L1 Dati strutturati: i record I record ............................................................................................... 116 Definizione di una struct ........................................ 117 Operazioni sui record .................................................. 118 Le tabelle: vettori di strutture......................... 119 La definizione typedef ................................................. 121 Verifichiamo le competenze ............................... 122

L2 I file di testo Introduzione agli archivi ......................................... 123 Organizzazione degli archivi ............................. 125 Generalità sui file in C++....................................... 127 Definizione, apertura e chiusura................. 128 Lettura e scrittura sequenziale...................... 131 Verifichiamo le competenze ............................... 136 XII

Introduzione ............................................................................... 154 Perché tanti linguaggi di programmazione .................................................................. 156 Crisi, dimensioni e qualità del software .................................................................................. 157 Astrazione, oggetti e classi ................................... 159 Dov’è la novità? ..................................................................... 161 Conclusione: che cos’è la programmazione a oggetti ..................................... 162 Verifichiamo le conoscenze ................................. 163

L2 Oggetti e classi Programmazione modulare.................................. 164 Gli oggetti e le classi ...................................................... 165 Rappresentazione UML .............................................. 170 Verifichiamo le conoscenze ................................. 173 Verifichiamo le competenze ............................... 174

L3 Metodi e incapsulamento

AREA digitale

La scrittura dei metodi ............................................ 175 Metodi costruttori, distruttori e overloading.............................................................................. 177 Creazione di oggetti ........................................................ 181 Verifichiamo le conoscenze ................................. 186 Verifichiamo le competenze ............................... 187

L4 Modellare le classi

◗◗ Esercizi ◗◗ Creazione di un progetto con Dev-cpp ◗◗ I diagrammi UML con ArgoUML ◗◗ Esercizi per il recupero e l’approfondimento

UNITÀ DI APPRENDIMENTO 6

Modellare le classi .............................................................. 189 Un secondo approccio ................................................. 192 Classi diverse dello stesso “oggetto”...... 194 Verifichiamo le competenze ............................... 195

L5 Ereditarietà Generalizzazione ed ereditarietà ................ 197 Definizioni ..................................................................................... 199 Ereditarietà: modalità operative .................. 201 Realizzazione di una gerarchia ...................... 205 Overriding ...................................................................................... 209 Verifichiamo le conoscenze ................................. 211 Verifichiamo le competenze ............................... 212

L6 Relazioni tra le classi Generalità ....................................................................................... 213 Associazione, aggregazione e composizione .................................................................... 213 Dipendenza................................................................................... 218 Ereditarietà semplice e multipla ................. 219 Rappresentazione UML delle relazioni... 221 Verifichiamo le competenze ............................... 223

L7 Polimorfismo Polimorfismo Polimorfismo orizzontale (per metodi) Polimorfismo verticale (per dati) Classificazione delle tipologie di polimorfismo Polimorfismo di inclusione universale OOP: osservazioni conclusive Verifichiamo le conoscenze Verifichiamo le competenze hoepliscuola.it

HTML, Internet e JavaScript L1 Internet e HTML Internet .............................................................................................. 226 Il cloud computing ............................................................ 229 L’architettura del web .................................................. 230 I servizi di Internet .......................................................... 231 I domini, il DNS e la registrazione di siti ............................................. 232 HTML e il WWW................................................................... 233 HTML..................................................................................................... 234 La creazione di una pagina ............................... 235 La sintassi HTML ................................................................ 236 Il corpo del documento (tag ) .... 238 I paragrafi e la formattazione del testo... 239 La definizione del carattere ................................ 243 Verifichiamo le conoscenze ................................. 245 Verifichiamo le competenze ............................... 245

L2 Approfondiamo HTML Le immagini ................................................................................ 247 Le liste ................................................................................................. 249 Le tabelle ......................................................................................... 251 I collegamenti ipertestuali (link) ................ 254 Le mappe sensibili ............................................................ 256 Verifichiamo le conoscenze ................................. 257 Verifichiamo le competenze ............................... 258

L3 Multimedialità e moduli nelle pagine web Gli oggetti multimediali ............................................ 260 Inserire applet Java ......................................................... 263 Moduli e server web ........................................................ 263 Il modulo di immissione form ......................... 264 Gli elementi che compongono i moduli (campi) .................................................................. 265 XIII

Progetto di database

L4 Il linguaggio JavaScript

L1 Introduzione ai database

Le pagine dinamiche e i linguaggi di scripting .................................................................................... 273 Scrivere e provare uno script........................... 274 Le variabili .................................................................................... 276 Gli oggetti del browser ................................................ 281 La gestione del timer..................................................... 283 I campi modulo .................................................................... 285 Eventi e handler ................................................................... 286 Verifichiamo le competenze ............................... 288

Generalità ....................................................................................... 290 Archivi e applicazioni informatiche ....... 293 Dati, archivi e database ............................................. 294 Funzioni di un DBMS.................................................... 297 Architettura standard a tre livelli per DBMS (ANSI/SPARC) .................................................... 299 Verifichiamo le conoscenze ................................. 301

L5 Introduzione ai fogli di stile I fogli di stile Gli stili L’applicazione degli stili L’applicazione degli stili in cascata Classi e pseudoclassi Il selettore id Verifichiamo le conoscenze Verifichiamo le competenze

L6 Il linguaggio XML XML Utilizzo dell’XML La sintassi XML Elementi dell’XML Presentare i dati XML con CSS Verifichiamo le conoscenze Verifichiamo le competenze

L2 Progettazione concettuale e logica Generalità ....................................................................................... 302 Analisi e progettazione concettuale ....... 304 Modellazione logica.......................................................... 305 Implementazione e realizzazione............... 310 Conclusioni .................................................................................. 310 Verifichiamo le conoscenze ................................. 312 Verifichiamo le competenze ............................... 314

L3 Il modello E-R: entità e attributi Il modello E-R .......................................................................... 315 Entità ..................................................................................................... 316 Istanze e attributi ............................................................... 318 Classificazione degli attributi ........................... 319 Domini ................................................................................................. 321 Verifichiamo le conoscenze ................................. 325 Verifichiamo le competenze ............................... 326

L4 Il modello E-R: le chiavi

hoepliscuola.it

AREA digitale ◗◗ Esercizi ◗◗ Immagini ◗◗ Video ◗◗ Intestazione e comando DOCTYPE ◗◗ I codici dei colori esadecimali ◗◗ Collegamento ipertestuale alla mail ◗◗ Link al download di un file ◗◗ Eventi principali

XIV

UNITÀ DI APPRENDIMENTO 7

Come disabilitare i controlli ............................ 269 Verifichiamo le conoscenze ................................. 271 Verifichiamo le competenze ............................... 272

Attributi chiave ...................................................................... 327 Verifichiamo le conoscenze ................................. 335 Verifichiamo le competenze ............................... 335

L5 Il modello E-R: le relazioni Relazioni (o associazioni) ...................................... 337 Classificazione delle relazioni ......................... 340 Verifichiamo le conoscenze ................................. 351 Verifichiamo le competenze ............................... 352

L6 Il progetto di un database: definizione del modello E-R Introduzione ............................................................................... 354 Ristrutturazione dei requisiti ........................... 355 Nominare gli oggetti ........................................................ 358 Definizione degli oggetti ........................................... 359

La documentazione del progetto: matrici tra entità e attributi ............................. 361 Individuare le relazioni.............................................. 363 Conclusione................................................................................. 364 Esempio riepilogativo: corsi estivi di recupero ............................................................................................ 365 Verifichiamo le conoscenze ................................. 369 Verifichiamo le competenze ............................... 370

L7 Il progetto di un database: dallo schema E-R al modello relazionale Introduzione ............................................................................... 371 Ristrutturazione del diagramma E-R .... 371 Fase di traduzione del modello E-R nel modello relazionale.............................................. 375 Un esempio completo: gestione di dati di un archivio fotografico................. 380 Verifichiamo le competenze ............................... 386

L8 I database relazionali Struttura dei dati e terminologia ................ 388 Proprietà delle tabelle relazionali .............. 392 Relazioni e chiavi ............................................................... 394 Conclusioni: schema logico, fisico e tracciato record ............................................................... 397 Verifichiamo le conoscenze ................................. 398 Verifichiamo le competenze ............................... 399

L9 La normalizzazione delle tabelle Normalizzazione Prima forma normale Seconda forma normale Terza forma normale Verifichiamo le conoscenze Verifichiamo le competenze

L10 Le regole di integrità L’integrità dei dati .............................................................. 401 Regole di inserzione, cancellazione e modifica ....................................................................................... 402 Verifichiamo le conoscenze ................................. 410

L11 Operazioni relazionali Manipolazione di dati relazionali................ 412 Esempio riepilogativo ................................................... 419 Verifichiamo le conoscenze ................................. 423 Verifichiamo le competenze ............................... 424

hoepliscuola.it

AREA digitale ◗◗ Esercizi ◗◗ Immagini ◗◗ Tappe storiche dei database ◗◗ Tipologie di relazioni ad anello ◗◗ Un’altra forma grafica di rappresentazione attributi ◗◗ Diagrammi UML: regole di lettura ◗◗ UML vs E-R ◗◗ Esercizi per il recupero e l’approfondimento

UNITÀ DI APPRENDIMENTO 8

DBMS locali e di rete L1 La gestione dei database mediante DBMS Database e DBMS ................................................................ 426 I livelli di astrazione ....................................................... 428 La sicurezza ................................................................................ 429 Architettura e organizzazione ......................... 429 Database di rete .................................................................... 430 Verifichiamo le conoscenze ................................. 432

L2 Il DBMS Microsoft Access Gli oggetti di Access ....................................................... 434 I vincoli e la normalizzazione.......................... 443 La relazione uno a molti.......................................... 444 Verifichiamo le conoscenze ................................. 446 Verifichiamo le competenze ............................... 446

L3 Estrarre le informazioni con Microsoft Access La ricerca dei dati nella tabella .................... 449 Le interrogazioni sui database: le query .. 450 Le query su più tabelle in relazione ...... 453 Le query di aggiornamento.................................. 454 Le query di raggruppamento ............................. 455 Il riepilogo dei dati con i report ................... 457 Verifichiamo le conoscenze ................................. 461 Verifichiamo le competenze ............................... 461 XV

L4 Esempi di database aziendali con Access

L2 Le interrogazioni e il linguaggio di manipolazione dei dati (DML)

La gestione del magazzino .................................. 468 La fatturazione........................................................................ 472 Verifichiamo le competenze ............................... 477

L’interrogazione del database........................... 492 Gli operatori di confronto ..................................... 496 Il prodotto cartesiano ................................................... 500 Il costrutto SELECT e le relazioni............ 501 Le operazione di modifica dei dati nelle tabelle.................................................................................. 503 Verifichiamo le conoscenze ................................. 509 Verifichiamo le competenze ............................... 511

L5 Un DBMS di rete: MySQL Architettura di MySQL L’ambiente HeidiSQL L’installazione di MySQL e HeidiSQL L’installazione e l’avvio di HeidiSQL La creazione del database e delle tabelle con HeidiSQL La crezione di un vincolo relazionale Verifichiamo le conoscenze Verifichiamo le competenze hoepliscuola.it

AREA digitale ◗◗ Esercizi ◗◗ Archivi e DBMS ◗◗ Sistemi centralizzati e distribuiti ◗◗ Data warehouse e azienda ◗◗ Esercizi per il recupero e l’approfondimento

UNITÀ DI APPRENDIMENTO 9

Il linguaggio SQL L1 Il linguaggio di definizione dei dati (DDL) Il linguaggio SQL ................................................................. 480 Il formato dei comandi SQL .............................. 481 La definizione delle tabelle .................................. 483 I vincoli intrarelazionali ........................................... 484 I vincoli interrelazionali ........................................... 485 La modifica dello schema di una tabella... 487 Verifichiamo le conoscenze ................................. 490 Verifichiamo le competenze ............................... 491 XVI

L3 Le congiunzioni JOIN Le congiunzioni......................................................................... 513 Le congiunzioni esterne (OUTER JOIN) .. 514 Le congiunzioni multiple ........................................ 518 Verifichiamo le conoscenze ................................. 520 Verifichiamo le competenze ............................... 521

L4 I raggruppamenti e gli operatori aggregati Gli operatori aggregati................................................. 522 La clausola GROUP BY .............................................. 529 Condizioni sui gruppi con HAVING........ 531 Verifichiamo le conoscenze ................................. 538 Verifichiamo le competenze ............................... 539

L5 Le interrogazioni annidate Le operazioni insiemistiche Le query annidate di tipo scalare Query annidate e JOIN Condizioni su valori non scalari con i quantificatori ALL, ANY e SOME La quantificazione esistenziale Verifichiamo le conoscenze Verifichiamo le competenze hoepliscuola.it

AREA digitale ◗◗ Esercizi

Come utilizzare il coupon per scaricare la versione digitale del libro (eBook+) e i contenuti digitali integrativi (risorse online) .............................................................................544

UNITÀ DI APPRENDIMENTO

1

Le funzioni in C++ L1 Le funzioni L2 Visibilità e ambienti di esecuzione L3 Le funzioni ricorsive

Conoscenze • Comprendere il meccanismo del passaggio dei parametri • Comprendere le differenze tra il passaggio per indirizzo e per valore • Comprendere le regole di visibilità • Individuare un problema ricorsivo • Comprendere la differenza tra ricorsione e iterazione • Comprendere il concetto di ricorsione tail

Competenze • • • •

Definire una funzione Definire la modalità del passaggio dei parametri Distinguere i parametri formali e attuali Organizzare un programma con menu

AREA digitale ◗◗ Esercizi

◗◗Creazione di librerie personali ◗◗Iterazione e ricorsione tail ◗◗Esercizi per il recupero e l’approfondimento

Abilità • • • • •

Scrivere algoritmi utilizzando le funzioni Utilizzare funzioni predefinite nei programmi Utilizzare funzioni personali Scrivere funzioni ricorsive Trasformare funzioni iterative in ricorsive

Esempi proposti Consulta il CD-ROM in allegato al volume

Soluzioni (esercizi, verifiche) Puoi scaricare il file anche da

hoepliscuola.it

LEZIONE 1

Le funzioni In questa lezione impareremo... Z a definire una funzione Z a definire la modalità del passaggio dei parametri Z a utilizzare funzioni predefinite nei programmi Z a utilizzare funzioni personali

■■ Introduzione Finora sono stati affrontati problemi di diversa complessità procedendo nella ricerca della soluzione con il metodo top-down, cioè per affinamenti successivi dall’alto verso il basso: ogni problema è stato scomposto in problemi più semplici fino all’individuazione di problemi elementari, che sono stati infine risolti singolarmente. È anche capitato che all’interno di un problema fossero presenti due sottoproblemi identici; in questo caso lo stesso codice è stato riscritto due (o più) volte. ESEMPIO

Si pensi al segmento di codice che effettua lo scambio del contenuto di due variabili: potrebbe essere necessario eseguirlo diverse volte all’interno dello stesso programma, per esempio se si vuole individuare il maggiore tra quattro numeri. Si è anche visto che un segmento di codice risulta spesso di difficile lettura e comprensione (e, quindi, di eventuale manutenzione) se, per esempio, comprende tante operazioni semplici che possono distogliere l’attenzione dal problema principale. I segmenti di codice che realizzano operazioni semplici o complesse, ma che già di per sé consentono di risolvere un problema piccolo o grande, possono essere visti come programmi “autonomi”, di servizio, da utilizzare all’interno di altri programmi. La visione moderna di 2

Le funzioni

Lezione 1

questi sottoprogrammi (così chiamati perché, pur essendo programmi veri e propri, vengono utilizzati da altri programmi di livello gerarchico superiore) è quella di componenti o atomi software, da utilizzare come “mattoni” per la costruzione di programmi più complessi. Il primo, indiscusso vantaggio, derivante dall’uso dei sottoprogrammi si può dedurre dalle seguenti affermazioni: ◗■è inutile scrivere due volte lo stesso codice; ◗■è inutile scrivere un codice che qualcun altro ha già scritto; ◗■è inutile scrivere un codice che qualcun altro ha già scritto e che funziona.

Esempi di questi sottoprogrammi di utilità sono le funzioni di libreria già utilizzate in più occasioni: la funzione sqrt(), che estrae la radice quadrata di un numero, non è altro che un programma scritto da qualcuno e residente da qualche parte che effettua (correttamente) tale calcolo; quando è necessario effettuare tale operazione è senza dubbio più comodo utilizzare codice “già fatto” piuttosto che riscriverlo ex novo. È doveroso sottolineare che questi “mattoni” lavorano in modalità parametrica, in quanto devono soddisfare situazioni sempre differenti: il calcolo della radice deve essere eseguito su variabili sempre diverse, così come il resto della divisione tra interi. Come è stato osservato, più un codice è parametrico e più facilmente può essere riutilizzato (processo che l’ingegneria del software chiama reengineering). Riutilizzando codice già scritto (e quindi già testato), la quantità complessiva di codice da collaudare diminuisce, consentendo un notevole risparmio di tempo nello sviluppo del software e migliorandone l’afidabilità: questi sono gli obiettivi fondamentali di ogni software house o singolo programmatore.

L’utilizzo delle funzioni deriva quindi dalle tre motivazioni seguenti: ◗■ riusabilità: utilizzare lo stesso codice come “mattone” per la soluzione di problemi diversi; ◗■ astrazione: esprimere operazioni complesse in modo sintetico; ◗■ risparmio: scrivere una sola volta codice usato più volte. Ricordiamo la seguente struttura, che è il modello fondamentale di elaborazione:

Le tre fasi sono: ◗■acquisizione delle informazioni (dati) iniziali; ◗■elaborazione; ◗■emissione del risultato. Osserviamo che esiste un concetto matematico particolarmente somigliante a un “componente software” organizzato secondo tale struttura: la funzione. Una funzione matematica infatti: ◗■riceve dati di ingresso (informazioni) in corrispondenza degli argomenti; ◗■ha come corpo un’espressione, la cui valutazione fornisce un risultato; ◗■denota un valore in corrispondenza del suo nome (dato in uscita). Le moderne tecniche di sviluppo di un programma richiedono che venga organizzato in funzioni: a sua volta, il programma stesso ha la struttura di una funzione e potrebbe costituire il sottoprogramma di un altro programma che lo utilizza a un livello superiore e così via. 3

UdA 1

Le funzioni in C++

■■ Funzioni: definizione L’esecuzione di una funzione avviene all’interno di un programma mediante un’istruzione che prende il nome di chiamata della funzione: come primo caso, supponiamo di voler chiamare una funzione scritta da noi, che naturalmente deve essere codificata prima di poter essere utilizzata. La codifica di una funzione avviene con la scrittura della funzione stessa, ma esistono alcune differenze rispetto alla scrittura dei programmi esaminati finora. Innanzitutto la funzione necessita di una definizione formale (come quella utilizzata per le variabili) in cui possiamo individuare la seguente struttura: 1 testata (header); 2 istruzioni, racchiuse tra parentesi graffe e costituite da due parti: ◗■ la parte dichiarativa (detta parte dichiarativa locale); ◗■ la parte esecutiva (detta corpo della funzione). La testata è la parte più delicata e presenta la struttura seguente: tipo_restituito nome_funzione()

Entriamo nel dettaglio di ogni elemento: ◗■ tipo_restituito (o tipo del risultato). Il codice, cioè le istruzioni del corpo di una funzione, esegue generiche elaborazioni allo scopo di produrre un risultato. Tale risultato si chiama parametro di ritorno di una funzione e può essere di uno dei tipi elementari definiti dal linguaggio: int, real, char, bool, float ecc. Il tipo del parametro di ritorno deve essere indicato come primo elemento nella testata della funzione, in analogia con quanto è necessario fare per definire le variabili; ◗■ nome_funzione (o identificatore di funzione). A ogni funzione deve essere associato un nome, come per le variabili; per la scelta dell’identificatore valgono le stesse regole già descritte per le variabili, tra cui ricordiamo che l’identificatore deve iniziare con la lettera minuscola; ◗■ . È un elenco di coppie costituite da tipo_variabile identificatore_variabile separate da una virgola, che permettono di interfacciare la funzione al programma chiamante, fornendo le variabili che la funzione dovrà elaborare. ESEMPIO

Maggiore tra due numeri

Vediamo un primo semplice esempio: realizziamo una funzione che determina e restituisce il valore tra due numeri. La funzione avrà: ◗■ in ingresso due numeri interi; ◗■ in uscita un valore intero; ◗■ un nome significativo che ne permette l’utilizzo (per esempio max). Il codice è molto semplice ed è riportato di seguito:

4

Le funzioni

Lezione 1

È stata evidenziata l’intestazione della funzione (header) che analizziamo in dettaglio: tipo restituito

nome della funzione

inizio funzione

tipo del primo parametro

nome locale del parametro

separatore

tipo del secondo parametro

nome locale del parametro

ine funzione

int

max

(

int

m

,

int

n

)

La testata prende anche il nome di prototipo ed è “la carta d’identità” della funzione: di essa sappiamo il nome (max), sappiamo che restituisce un valore intero (int) ricevendo dal programma che la chiama (programma chiamante) due dati di tipo intero (due parametri in ingresso). Essi verranno posti nelle variabili interne alla funzione (variabili locali) rispettivamente il primo nella variabile m e il secondo nella variabile n.

In C++ le funzioni vengono scritte in un qualsiasi ordine, nello stesso file del main: è buona norma scriverle di seguito al main ma è necessario elencare prima di esso, nell’intestazione, il prototipo di tutte le funzioni presenti nel file. Lo stesso main è una funzione, quindi anche per esso vale la notazione generale, cioè è possibile indicare il valore restituito e l’elenco dei parametri in ingresso. Nel caso in cui una funzione non riceva nulla in ingresso si mette tra parentesi la parola chiave void al posto dell’elenco dei parametri formali.

Vediamo il codice completo del programma che utilizza la funzione max():

Possiamo osservare come è stato aggiunto il prototipo nell’intestazione ed è stato anche “uniformato” il prototipo del main (riga 3) come una qualunque funzione, indicando che non riceve alcun parametro in ingresso (void) e restituisce un valore intero (riga 11). 5

UdA 1

Le funzioni in C++

È stata evidenziata la chiamata alla funzione (riga 8) dove al posto dei parametri formali sono stati sostituiti i parametri attuali, cioè i veri nomi delle due variabili dalle quali verrà prelevato il valore da assegnare alle variabili locali m e n della funzione max e sulle quali questa eseguirà le operazioni.

Zoom su... PROTOTIPO L’aggiunta del prototipo nell’intestazione è dovuta al fatto che il main utilizza una funzione che non è ancora stata deinita e quindi il compilatore ancora ”non conosce”. Se scriviamo le funzioni prima del main non è necessario mettere il prototipo, dato che verranno utilizzate dopo la loro dichiarazione. Apparentemente questa soluzione sembra essere la migliore, dato che ci “risparmia” la deinizione del prototipo; per motivi di leggibilità e di sicurezza preferiamo scrivere il codice delle funzioni dopo la scrittura del main e quindi siamo costretti ad aggiungere prima di questo la deinizione del prototipo.

Vediamo come procede nel dettaglio la chiamata della funzione da parte del main.

■■ Funzioni: chiamata e parametri attuali Si è detto che le funzioni vengono utilizzate all’interno dei programmi mediante il meccanismo definito chiamata della funzione: si tratta di una particolare istruzione che permette di interfacciare il programma con la funzione, creando le corrispondenze tra i parametri di ingresso e di uscita. Riprendiamo l’esempio precedente e confrontiamo la testata con un’istruzione di chiamata: prototipo

int max(int m, int n)

// formale

chiamata

massimo = max(num1, num2);

// attuale

È possibile concepire la funzione come una “scatola chiusa” (black box), che permette di interagire con il resto del mondo informatico mediante un’interfaccia di ingresso (lista parametri formali) e un’interfaccia d’uscita (valore di ritorno). Quando un programma ha bisogno dell’esecuzione di una funzione, esso indica alla funzione stessa su quali valori (o variabili) deve operare, passandole i dati in ingresso: proprio per il concetto di riutilizzo della funzione, infatti, a ogni chiamata corrispondono dati di ingresso sempre diversi (altrimenti sarebbe sufficiente una sola elaborazione). Le variabili “passate in ingresso” dal programma chiamante alla funzione prendono il nome di parametri attuali e devono essere messe in corrispondenza biunivoca con i parametri formali: proprio durante la chiamata, mediante l’ordine di scrittura dell’elenco dei parametri viene a formarsi un’associazione tra la variabile formale e la variabile attuale. 6

Le funzioni

prototipo

(int m,

int n)

chiamata

(num1,

num2);

Lezione 1

La funzione associa la variabile num1 alla variabile m, la variabile num2 alla variabile n. Le coppie m e num1, n e num2, come più volte detto, devono essere dello stesso tipo. Una chiamata successiva viene poi effettuata su due variabili diverse, per esempio: elenco parametri formali

(int m,

elenco parametri attuali

(base,

int n)

altezza);

Di seguito riassumiamo i principali concetti esposti finora. ◗■ Il progetto della funzione avviene in modo tale da definire il numero e il tipo di dati che essa deve ricevere in ingresso per poter effettuare le elaborazioni (lista parametri formali), e tale lista costituisce l’interfaccia di comunicazione tra il programma chiamante e la funzione stessa; all’atto della chiamata, quando cioè il programma principale ha bisogno di far eseguire la funzione, esso passerà alla funzione l’elenco delle variabili che in quel preciso istante contengono i dati da elaborare (lista parametri attuali) e dai quali occorre ottenere un risultato tramite le operazioni eseguite nel corpo della funzione. ◗■ I parametri attuali devono coincidere per numero e tipo con i parametri formali e devono essere scritti rispettando l’ordine con cui sono stati definiti nel prototipo: per esempio, se il primo parametro formale è numerico e il secondo alfabetico, nella chiamata con i parametri attuali la prima variabile deve essere numerica e la seconda alfabetica, e non viceversa. ◗■ Quando la funzione ha prodotto un risultato e termina l’esecuzione del suo codice, ritorna al programma che ne ha richiesto l’esecuzione un valore come “responso” dell’elaborazione: il tipo di tale “risposta” è quello indicato nella testata prima del nome della funzione stessa, e il programma chiamante può assegnare tale valore a una sua variabile interna o utilizzarlo come selettore all’interno di altre istruzioni. Proviamo a simulare l’esecuzione di un programma che effettua una chiamata alla funzione passando due parametri: non scriviamo tutto il codice, ma soltanto le parti essenziali. (I numeri si riferiscono alle istruzioni riportate nella figura alla pagina seguente.) 1 Il programma chiamante inizia l’esecuzione delle istruzioni finché “trova” la chiamata della funzione. 2 Le successive istruzioni che vengono eseguite non si trovano nel programma chiamante ma nel codice della funzione: si dice che il programma si sospende e il controllo passa alla funzione... 3 ... alla quale vengono passati i parametri su cui lavorare: inizia quindi l’esecuzione delle istruzioni del corpo fino a raggiungerne la fine, cioè l’istruzione return. 7

UdA 1

Le funzioni in C++

 Con l’istruzione return oltre che un valore viene restituito il controllo del flusso delle

istruzioni al programma chiamante...  ... che riprende la sua esecuzione dall’istruzione successiva e prosegue l’elaborazione...  ... finché trova la chiamata a una nuova funzione oppure termina.

Inizia l’esecuzione del main:

 

 

int massimo,num1,num2; printf("\ninserisci due numeri interi\n"); scanf ("%d%d",&num1,&num2); massimo=max(num1,num2); Il controllo passa alla funzione int max(int m, int n) { if (m >= n) return m; else return n; Il controllo ritorna al main }





printf("Il maggiore dei due numeri inseriti È %d ", massimo); return 0;

Prova adesso!

• Deinizione di una funzione • Chiamata di una funzione

CREA UN PROGRAMMA prova1.cpp 1 Scrivi una programma che richiami una funzione con il seguente prototipo: bool paridispari(int numero) che determina se un numero è pari o dispari. 2 Confronta la tua soluzione con quella riportata nel ile paridispariSol.cpp.

■■ Parametri: valore e riferimento Abbiamo visto a che cosa serve una funzione, perché utilizzarla e come definirla: abbiamo anche visto un esempio di impiego in un segmento di codice che esegue una chiamata alla funzione, passando l’elenco dei parametri attuali su cui la funzione doveva operare. A questo punto una domanda è doverosa: al momento della chiamata, come avviene l’associazione tra parametri formali e parametri attuali? In breve, se i parametri formali sono due, le variabili presenti in memoria sono quattro (due definite nel chiamante e due nel chiamato) oppure soltanto due e assumono nomi diversi nel chiamante e nel chiamato? La risposta a questa domanda è che sono possibili entrambe le situazioni descritte, che prendono il nome, rispettivamente, di ◗■ passaggio dei parametri per valore (value oppure copia) ◗■ passaggio per riferimento (reference oppure indirizzo). 8

Le funzioni

Lezione 1

Avere ben chiaro il funzionamento dei due meccanismi è la base indispensabile per comprendere e utilizzare correttamente le funzioni e la programmazione a oggetti.

Vediamo le due diverse situazioni su un semplice programma che per due volte passa due variabili diverse a una funzione che le scambia tra loro se la prima è maggiore della seconda.

Passaggio dei parametri per valore Nel meccanismo che prende il nome di passaggio per valore le variabili sono duplicate, cioè il programma chiamante ha le sue variabili (con un identificatore e un valore) che sono riservate al programma principale: al momento della chiamata della funzione, i valori che tali variabili hanno in quell’istante vengono ricopiati nelle variabili indicate nell’elenco dei parametri formali della funzione (nel nostro caso in m e n).

Le istruzioni della funzione scambia1() lavorano su due variabili proprie della funzione stessa nelle quali i valori attuali sono stati copiati, proprio mediante un’operazione di assegnamento fatta automaticamente all’atto della chiamata di scambia1() (istruzioni 7 e istruzione 11).

Al termine della funzione il calcolatore “rilascia” queste variabili dalla memoria, liberando tutto quanto era utilizzato dal sottoprogramma che, come si è detto, ha terminato l’elaborazione: unica traccia della sua esecuzione è il valore che viene assegnato a una eventuale istruzione di return come valore di ritorno che, in questo esempio, non è presente in quanto la funzione non ritorna nulla. 9

UdA 1

Le funzioni in C++

Le funzioni che non ritornano alcun valore prendono anche il nome di procedure, come deiniremo in seguito.

È fondamentale comprendere quando utilizzare questo meccanismo: in questo esempio al termine della funzione non otterremmo alcun effetto nel programma principale in quanto le operazioni di scambio vengono effettuate su una copia delle variabili interne alla funzione stessa, e non sulle variabili esterne del programma chiamante. Vediamo un esempio numerico dove alla prima chiamata passiamo i valori (10, 20) e alla seconda chiamata passiamo i valori (3, 134). Schematicamente in memoria abbiamo la seguente situazione:

Seguiamo l’esempio numerico nella trace table: innanzitutto è fondamentale indicare una colonna per ogni parametro formale presente nella testata. La tabella è la seguente: Programma chiamante istruzione \ variabili 6 – lettura dati

base 10

altezza 20

primo

Funzione scambia1

ultimo

m

n

7 – chiamata 15 – copia valori

10

20

16-23 – corpo funzione scambia

20

10

24 – ine funzione 8 – segue chiamante 10 – lettura dati

3

134

11 – chiamata 15 – copia valori 16-23 – corpo funzione scambia

3

134

134

3

24 – ine funzione

?? – segue chiamante

È utile a questo punto evidenziare alcuni aspetti: ◗■le variabili del programma chiamante non vengono mai modiicate; ◗■le variabili locali della funzione non esistono prima e dopo la chiamata della funzione stessa: infatti, prima dell’invocazione della funzione non viene riservato alcuno spazio in memoria da parte del calcolatore, e all’esecuzione dell’ultima istruzione, generalmente return , lo spazio locale viene “rilasciato”, cioè viene cancellato tutto il suo contenuto. 10

Le funzioni

Lezione 1

La notazione che indica la modalità del passaggio dei parametri avviene aggiungendo una parola chiave alle coppie tipo-identificatore dell’elenco dei parametri formali che indica, per ogni variabile, la modalità adottata. Quindi, la scrittura generale della lista dei parametri è la seguente: (tipo1 modo1 variabile1, tipo2 modo2 variabile2, ..., tipoN modoN variabileN)

Nel linguaggio C++, per indicare la modalità con cui ogni parametro viene passato dal programma chiamante alla funzione, si utilizzano le seguenti parole chiave riservate: per valore per indirizzo

Parola chiave nel main

Parola chiave nella funzione



&

*

Se non viene messo nulla (come è stato fatto finora), la modalità del passaggio dei parametri è per valore. Riassumendo, con il passaggio dei parametri che utilizza il meccanismo per valore dopo l’esecuzione della funzione non è cambiato nulla alle variabili del programma chiamante.

Passaggio dei parametri per indirizzo Il passaggio dei parametri per indirizzo viene effettuato quando è necessario che le elaborazioni eseguite sui parametri mantengano il loro valore anche dopo il termine dell’esecuzione della funzione. In questo caso il calcolatore non predispone la copia delle variabili formali ma “comunica” alla funzione la posizione in memoria delle variabili del programma chiamante (gli indirizzi di tali variabili) presenti nell’elenco dei parametri attuali, e “costringe” la funzione a operare direttamente su di esse, cioè su quelle celle di memoria. La notazione formale per indicare l’utilizzo di questo meccanismo è la parola chiave & nel programma chiamante davanti ai parametri attuali e la parola chiave * davanti alle variabili locali nel prototipo e nella funzione: riscriviamo le istruzioni 2, 7 e 11 del main:

11

UdA 1

Le funzioni in C++

L’operatore & posto davanti ai parametri formali indica che in fase di esecuzione non deve essere preso il valore della variabile ma il suo indirizzo: in questo modo alla funzione non vengono passati i valori delle variabili ma l’indirizzo di memoria in cui esse vengono memorizzate. Nella funzione è necessario indicare al compilatore che non deve prendere i valori di m e n, ma in quelle variabili sono contenuti gli indirizzi di memoria dove ritrovare i valori delle variabili sulle quali deve operare, e quindi mettiamo l’operatore * prima delle variabili referenziate. Il codice della funzione viene riscritto aggiungendo l’operatore indirizzo alle variabili passate come parametro:

OPERATORE & È un operatore che restituisce l’indirizzo di memoria dell’operando cui è applicato. L’operatore & è già stato utilizzato nella funzione scanf() e ora possiamo spiegarne il signiicato: alla funzione scanf() viene passato l’indirizzo di memoria delle variabili dove essa dovrà memorizzare i dati inseriti dall’utente.

OPERATORE * È un operatore che indica di prendere il dato NON nell’operando che lo segue ma all’indirizzo di memoria indicato dall’operando cui è applicato.

Riassumendo, l’operatore * restituisce il valore della variabile che si trova nell’indirizzo indicato nella variabile che lo segue.

Zoom su... PUNTATORI * Lo studio dettagliato degli operatori & e * viene approfondito con la trattazione delle strutture dinamiche, delle quali sono gli elementi costitutivi. Per ora ci limitiamo a dire che il puntatore è un nuovo tipo di variabile che contiene un nuovo tipo di dato: un indirizzo di memoria. Le variabili che contengono puntatori devono essere dichiarate come tali nel seguente modo: *; Facciamo un esempio: char *perre; int *pnum; In tal modo sono state dichiarate: perre come puntatore a un tipo carattere e pnum come puntatore a un tipo intero. 12

Le funzioni

Lezione 1

Vediamo il contenuto delle diverse celle di memoria: al momento della chiamata, il calcolatore individua mediante la parola chiave * la presenza di due variabili passate per indirizzo e predispone due celle ma, a differenza di quanto avviene nel passaggio per valore, tali celle non saranno di tipo int (come sarebbe necessario per omogeneità con la variabile attuale), bensì di un particolare formato necessario per memorizzare l’indirizzo di memoria (che noi indicheremo come tipo indirizzo). La situazione di partenza è per esempio la seguente:

indirizzi esadecimali delle variabili in memoria RAM

2B12h 1324h

valori delle variabili del programma chiamate

Nelle quattro variabili locali sono stati caricati, mediante la tastiera, i quattro valori indicati (10,20,3,134) e queste variabili sono allocate nella RAM in posizioni “ignote”, delle quali possiamo individuare e utilizzare i rispettivi indirizzi mediante gli operatori & e *. Alla prima chiamata della funzione (istruzione 7)

vengono passati a essa proprio gli indirizzi delle due variabili locali, base e altezza, ottenendo la seguente situazione:

m n

Nelle variabili locali della funzione scambia2() (che sono di tipo indirizzo essendo dichiarate con *) vengono inseriti gli indirizzi in esadecimale delle variabili del programma chiamante (base e altezza). Tutte le operazioni effettuate nella funzione vengono fatte non sul valore delle variabili m e n ma sulle variabili presenti all’indirizzo contenuto delle variabili m e n. Il contenuto delle variabili indirizzo non è di alcun interesse né per il programmatore né tanto meno per l’utente inale: quindi non è necessario conoscerne il valore, in quanto esso è a uso esclusivo dell’elaboratore. Inoltre, non è detto che lo stesso programma eseguito in momenti diversi sullo stesso calcolatore assegni alle stesse variabili le stesse celle di memoria: la corrispondenza avviene in modalità dinamica in fase di runtime. 13

UdA 1

Le funzioni in C++

Quindi, dal momento che il contenuto di una variabile indirizzo non è di alcuna utilità, esso non viene indicato. Nel seguito della trattazione, le variabili di tipo indirizzo saranno indicate graficamente nel modo seguente: ▶ La freccia indica che all’interno della variabile non è presente un dato, ma il “collegamento” a un’altra variabile nella quale si deve scrivere. La punta della freccia viene posizionata proprio su tale variabile. Vediamo come organizzare la trace table. Programma chiamante istruzione \ variabili

base

altezza

10

20

20

10

6 – lettura dati

primo

Funzione scambia1

ultimo

numero1

numero2

7 – chiamata 14 – copia valori degli indirizzi 15-21 – corpo funzione scambia 22 – return

8 – segue chiamante 10 – lettura dati

3

134

134

3

11 – chiamata 14 – copia valori degli indirizzi 15-21 – corpo funzione scambia 22 – return

12 – segue chiamante

Con l’istruzione 7 (e successivamente l’istruzione 11) avviene l’associazione tra le variabili locali della funzione e le variabili attuali: si dice che “viene passato l’indirizzo” e, infatti, nella colonna delle variabili della funzione non sono presenti valori ma collegamenti alle variabili del programma chiamante. Il corpo della funzione esegue le elaborazioni direttamente su base, altezza, primo e secondo, modificando in modo permanente i valori contenuti in quelle variabili definite dal programma chiamante.

Prova adesso!

• Deinizione di una funzione • Chiamata di una funzione

CREA UN PROGRAMMA prova2.cpp 1 Scrivi le due funzioni aventi il seguente prototipo: void cubo(int lato, int *vol); void area(int lato, int *super); e richiamale nel main di un programma che, leggendo il lato, visualizza volume e area di un cubo. 2 Confronta la tua soluzione con quella riportata nel ile geometriaCubo1.cpp. 3 Ripeti l’esercizio utilizzando due funzioni aventi il seguente prototipo: int cubo(int lato); int area(int lato); 4 Confronta la tua soluzione con quella riportata nel ile geometriaCubo2.cpp. 14

Le funzioni

Lezione 1

■■ Funzioni e librerie Si è detto che le funzioni hanno una particolare importanza anche in riferimento alle moderne esigenze di produzione del software perché: ◗■ presentano una chiara distinzione tra interfaccia e struttura interna; ◗■ costituiscono componenti software (“mattoni”) riusabili e componibili. Dalla seconda caratteristica è facile osservare che dove più funzioni sono disponibili minore è il codice che volta per volta deve essere scritto. Quindi, un programmatore in fase di progettazione dell’algoritmo, dopo aver individuato le funzioni a lui necessarie, ha due possibili alternative: ◗■ utilizzare funzioni già scritte; ◗■ scrivere nuove funzioni specifiche. Per utilizzare funzioni già scritte, il primo passo è quello di “scoprire” se la funzione richiesta è effettivamente disponibile, cioè se è presente all’interno del linguaggio oppure si trova in librerie disponibili in commercio. Una libreria di funzioni è una “raccolta” di funzioni scritte da una software house e messa a disposizione, gratuitamente o a pagamento, all’universo dei programmatori. Generalmente, le librerie sono distribuite in file di formato eseguibile; ciò significa che non è possibile vederne il contenuto e modificarne il codice sorgente, ma soltanto utilizzarle richiamandole mediante la loro testata. Ogni linguaggio mette a disposizione molte librerie tra cui quelle matematiche, che comprendono le funzioni già esaminate (sin, log, sqrt ecc.) oppure quelle grafiche, che permettono la realizzazione di disegni tracciando linee e ovali colorati. Tali funzioni possono essere chiamate direttamente all’interno dei programmi senza aggiungere ulteriori indicazioni (come il nome del file o della directory che le contiene), in quanto il compilatore le “ricerca” automaticamente nei propri file a ogni chiamata effettuata nel codice. Volendo invece utilizzare librerie di “terze parti”, cioè librerie acquistate o freeware, è generalmente necessario indicare all’interno del codice sorgente il nome del file in cui sono memorizzate, affinché al momento della loro chiamata possano essere invocate. Il linguaggio C++ e l’ambiente Unix forniscono tre strade per suddividere il codice: 1. inclusione diretta di file sorgente e compilazione unica; 2. inclusione di header file e compilazione separata; 3. creazione di librerie statiche o dinamiche. Vediamo il primo caso, cioè l’inclusione diretta del ile sorgente: scriviamo il codice della funzione volumeCubo() e la salviamo in un file “esterno”, nella libreria mialib.cpp: ▶ Richiamiamo questa libreria nel programma principale e utilizziamo la funzione cubo():

15

UdA 1

Le funzioni in C++

Mandando in compilazione il codice delle funzioni di libreria utilizzate verranno automaticamente “inserite” nel programma principale e compilate con esso. Nel secondo caso si aggiunge un file header (con suffisso .h) contenente il codice delle funzioni che vogliamo mettere in libreria:

E viene compilato autonomamente. Questo file deve essere incluso nella intestazione del programma chiamante come nel caso precedente:

In questo modo compiliamo la libreria una sola volta: verrà inserita automaticamente nel programma chiamante solo in fase di linking, e quindi non verrà ricompilata a ogni modifica del programma principale. Per includere la libreria nel programma che la utilizza abbiamo due possibilità: ◗■se il ile è nella stessa directory: è suficiente # include “mialib.h” ; ◗■se è in un’altra directory: è necessario indicare il percorso completo # include “c:\prova\mialib.h”.

AREA

digitale

Creazione di librerie personali

Prova adesso! LIBRERIA FUNZIONI Aggiungi alla libreria le funzioni scritte per l’esempio precedente, cioè : ◗ int volumeCubo (int lato); ◗ int areaCubo (int lato); Veriica il funzionamento richiamandole in due diversi programmi. Confronta la tua libreria inale con cubo.h 16

Le funzioni

Lezione 1

■■ Funzioni e procedure In generale, i sottoprogrammi si suddividono in due famiglie: le procedure e le funzioni, le cui definizioni rigorose sono le seguenti. PROCEDURA È un’astrazione della nozione di istruzione: è un’istruzione non primitiva attivabile in un qualunque punto del programma in cui può comparire un’istruzione.

FUNZIONE È l’astrazione del concetto di operatore: si può attivare durante la valutazione di una qualunque espressione e restituisce un valore.

La differenza sostanziale tra funzione e procedura è che la prima ha un parametro di ritorno mentre la seconda non ritorna alcun valore, come nell’esempio riportato di seguito:

L’istruzione 4 chiama una procedura che esegue un segmento di codice e visualizza “qualcosa” sullo schermo (per esempio se il numero passato è pari oppure dispari), cioè esegue delle operazioni autonome, senza produrre un risultato da restituire al programma chiamante. Diverso il discorso per l’istruzione 5 dove viene invocata la funzione fattoriale che ritorna come risultato dell’elaborazione un valore numerico. Formalmente in C++ i sottoprogrammi sono soltanto funzioni; le procedure possono essere realizzate come funzioni che non restituiscono alcun valore (void).

■■ Struttura di un programma Finora abbiamo affrontato problemi di entità piuttosto modesta: indipendentemente dalla loro complessità o difficoltà risolutiva, infatti, essi richiedevano la risoluzione di un unico quesito, cioè il programma realizzato eseguiva un’unica funzionalità. In generale, un programma fa parte di un sistema più complesso che prende il nome di applicazione software (o pacchetto software), il quale svolge un insieme di attività tra loro connesse (per esempio la gestione contabile di un’azienda, la gestione dei cittadini di un comune, oppure un generico videogioco, la gestione di un sito Internet ecc.). Tali pacchetti possono includere un numero anche elevato di operazioni: basta pensare che un metodo di stima della dimensione (e quindi dei costi) di un’applicazione utilizza come unità di misura i mesi/uomo (oppure, in alcuni casi, addirittura gli anni/uomo), cioè il tempo di sviluppo che sarebbe necessario a un programmatore per realizzare l’intero sistema. 17

UdA 1

Le funzioni in C++

Ci si rende quindi conto che è impossibile pensare a un unico programma costituito da migliaia e migliaia di righe di codice. Un sistema software è generalmente progettato e realizzato da un team di sviluppo composto da analisti, progettisti, grafici e programmatori: l’applicazione è scomposta in sottosistemi (moduli funzionali), ognuno dei quali è suddiviso in singole unità di sviluppo. Analogamente a quanto prevede la tecnica top-down, si procede all’individuazione delle operazioni elementari (che in questo caso sono le funzionalità elementari) che il sistema deve essere in grado di eseguire. Ciascuna di queste operazioni è un programma che può essere a sua volta costituito da un insieme di sottoprogrammi organizzati anche su più file. Le possibilità offerte dall’organizzazione di un programma su più file evidenziano i vantaggi derivanti dall’articolazione del programma in funzioni che ricordiamo di seguito: ◗■ la riusabilità delle funzioni in più parti del modulo funzionale o del sistema generale; ◗■ l’atomizzazione e l’incapsulamento di operazioni in modo da avere soltanto un’interfaccia di comunicazione verso il resto del sistema, senza quindi che i dettagli implementativi delle singole funzioni possano interferire con la realizzazione dell’intero programma; ◗■ la separazione tra l’utilizzo della funzione e la sua realizzazione o manutenzione: una volta definite la funzionalità e l’interfaccia, è possibile intervenire modificando il codice senza dover agire sui programmi che utilizzano la funzione, rendendo in pratica indipendente lo sviluppo di ogni funzione dal suo impiego. Ricapitolando, un sistema software è suddiviso in moduli, ogni modulo è organizzato in unità funzionali, ogni unità è un programma (l’unità di programmazione che realizziamo volta per volta), e ogni programma è organizzato in funzioni. Abbiamo definito il programma principale come il contenitore di tutti gli altri e gli attribuiremo come nome il compito che svolge (questo nome verrà utilizzato anche per il file che lo contiene). Tale programma è detto principale in quanto è il primo “segmento” che viene eseguito e in esso devono essere definiti i dati e le funzioni che utilizza (risorse). È opportuno definire una funzione che si occupi della gestione del flusso principale del programma e dell’eventuale gestione dell’interfaccia con l’utente, che preveda per esempio di offrire un elenco di opzioni di scelta (menu), di ricevere la scelta effettuata dall’utente e di interpretarla mandando in esecuzione la funzione corrispondente. ESEMPIO

Struttura di un menu

Il main() che realizza un menu ha generalmente una struttura di questo tipo:

18

Le funzioni

Lezione 1

A volte è necessario compiere alcune operazioni prima della presentazione del menu (per esempio il controllo delle autorizzazioni di accesso login) o prima del termine (logout, operazioni di chiusura, rilascio memoria e risorse ecc.). Queste operazioni possono essere aggiunte mediante due funzioni, una posta fuori dal ciclo prima dell’accesso al menu, l’altra inserita nel ramo dell’opzione di termine.

Prova adesso!

• Deinizione di una funzione • Chiamata di una funzione • Utilizzo di un menu

CREA UN PROGRAMMA provaMenu.cpp 1 Scrivi un programma che esegua il calcolo delle equazioni di secondo grado realizzando le seguenti funzioni: void calcolaSol (float, float, float, float, float*, float*); void leggiCoeff (float*, float*, float*); float calcolaDet (float, float, float); int mostraMenu (void);

2 Confronta la tua soluzione con quella riportata nel ile menuSol.cpp

19

UdA 1

Le funzioni in C++

Verifichiamo le conoscenze 1. Risposta multipla 1 I sottoprogrammi hanno questo nome perché: a. vengono utilizzati da altri programmi di livello gerarchico superiore b. vengono utilizzati da altri programmi di livello gerarchico inferiore c. vengono dichiarati al di sotto del programma principale d. nessuna delle affermazioni precedenti 2 La testata di una funzione presenta la struttura seguente: a. nome_funzione tipo_restituito () b. nome_funzione tipo_restituito () c. tipo_restituito nome_funzione () d. tipo_restituito nome_funzione () 3 Con prototipo di una funzione si intende: a. una versione di prova non ancora completata b. una versione collaudata ma non ancora terminata

c. la prima riga di una funzione d. il valore di ritorno di una funzione 4 Una procedura consiste in: a. un sottoprogramma richiamato senza parametri b. una funzione che ritorna il valore 0 c. una funzione che ritorna void d. una funzione con un solo parametro 5 Un parametro formale è costituito da: a. una coppia tipo-identiicatore b. una coppia valore-tipo c. una coppia tipo-valore d. una coppia valore-identiicatore 6 Un puntatore contiene: a. una variabile di tipo referenziato b. un indirizzo di memoria di una variabile c. un indirizzo di memoria di una funzione d. un indirizzo di memoria di un parametro 7 Una funzione è una procedura quando: a. i parametri sono passati per valore b. i parametri sono passati per indirizzo c. ritorna un solo valore d. non ritorna alcun valore

2. Vero/falso

AREA digitale

1 Il reengineering viene facilitato dalla scrittura di codice parametrico.

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2 La funzione main non restituisce mai niente (void). 3 L’interfaccia di ingresso comprende la lista parametri formali. 4 Il passaggio per reference è sinonimo di passaggio per valore. 5 Nel passaggio per reference la parola chiave & deve indicare i parametri formali. 6 L’operatore * restituisce il valore della variabile che si trova nell’indirizzo indicato nella variabile che lo segue. 7 Nel prototipo di una funzione sono riportati parametri attuali. 8 È possibile raccogliere le proprie funzioni in una libreria e includerle per esempio con . 9 Una procedura C++ è un particolare tipo di funzione che ammette un solo parametro di ritorno. 10 A una procedura è possibile passare solo variabili per valore.

V F V F V F V F V F V F V F V F V F V F

Le funzioni

Lezione 1

Verifichiamo le competenze Utilizza le nuove istruzioni Nei seguenti esercizi sono indicati alcuni segmenti di codice: simula mediante la trace table l'esecuzione del programma indicando cosa viene visualizzato sullo schermo. 1

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UdA 1

Le funzioni in C++

Esprimi la tua creatività 1 Sia data una sequenza di numeri interi positivi diversi da zero. I valori sono letti in input da tastiera e hanno come tappo l’inserimento dello zero. Presenta un menu per l’esecuzione delle seguenti opzioni: Z calcolo del numero di coppie di numeri consecutivi uguali; Z calcolo del numero di coppie in cui il secondo numero è divisore del primo (non uguali); Z visualizzazione di un messaggio che dica quale tipo di coppie tra i due precedenti è presente in numero maggiore. 2 Realizza un convertitore di base dei sistemi di numerazione. Dopo aver letto una sequenza di numeri terminante con 0 (inserita dall’utente), il programma deve offrire all’utente la possibilità di convertire tale numero nei seguenti formati: Z binario; Z ottale; Z esadecimale; Z vigesimale; Z romano (facoltativo). Per ogni opzione, visualizza a video le coppie di valori corrispondenti “afiancate”. 3 Leggi N dati e memorizzali in un vettore vett1 di N elementi; quindi, costruisci altri due vettori, vett2 e vett3, di dimensioni opportune contenenti rispettivamente gli elementi di vett1 non maggiori e maggiori di un intero NUM inserito dall’utente. Visualizza il vettore risultante in base alla scelta operata da un utente. 4 Scrivi un programma che riceva le temperature massime e minime di ogni giorno del mese di gennaio. Le temperature vengono inserite in due array che vengono poi visualizzati su richiesta dell’utente. Su richiesta dell’utente, viene calcolata la media tra le temperature massime e il giorno in cui si è avuta la differenza minore tra temperatura massima e minima. 5 Scrivi un programma che implementi il gioco nel quale l’utente deve indovinare un numero segreto con una quantità massima di tentativi. La funzione generaNumero() permette di generare casualmente un numero di 4 cifre, mentre la funzione indovinaNumero(): Z consente di inserire un numero; Z confronta il numero da individuare con quello inserito e visualizza il messaggio “troppo grande” “troppo piccolo”; Z se il numero inserito è corretto, la funzione ritorna VERO, altrimenti ritorna FALSO. Il programma principale controlla se i tentativi ammessi sono esauriti, se il numero segreto è stato individuato o meno, e ripropone una nuova partita. 6 Scrivi un programma che permette di calcolare l’area di un cerchio o di un quadrato. L’utente inserisce un numero, dichiarando se si tratta del raggio di un cerchio o del lato di un quadrato. Se l’utente inserisce un numero negativo viene visualizzato un errore, altrimenti il sistema calcola l’area in modo appropriato. 7 Scrivi un programma che, utilizzando le funzioni, calcola la media e la varianza di un array di numeri reali mediante le seguenti funzioni: Z leggi(): permette di inserire il vettore di numeri; Z media(): calcola e ritorna la media; Z varianza(): calcola e ritorna la varianza; Z scrivi(): visualizza il vettore, la media e la varianza.

AREA

digitale

Esercizi per il recupero / Esercizi per l’approfondimento

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In questa lezione impareremo... ◗ il concetto di visibilità delle variabili ◗ gli ambienti e il record di attivazione RDA ◗ a utilizzare variabili globali nelle funzioni

LEZIONE 2

Visibilità e ambienti di esecuzione

■◗ Introduzione Le funzioni implementano il meccanismo del passaggio dei parametri come modalità per scambiarsi le informazioni. La lista dei parametri formali definisce il numero, il tipo e la modalità (valore o indirizzo) delle variabili che una funzione riceve per effettuare le elaborazioni. Questo meccanismo prende anche il nome di modalità esplicita di interfacciamento, in quanto le variabili coinvolte nelle interazioni tra programma chiamante e programma chiamato vengono elencate esplicitamente. Esiste un secondo meccanismo che consente di non indicare alcuna variabile, ma che prevede come unica modalità il passaggio per indirizzo, cioè la modifica permanente delle variabili su cui si opera: tale meccanismo prende il nome di modalità implicita basata sugli ambienti e sfrutta le cosiddette regole di visibilità (o di scoping) tra gli ambienti locali e globali.

■◗ Ambiente locale e globale: definizioni È innanzitutto doveroso definire ciò che comunemente si intende per “ambiente di esecuzione”. Durante l’esecuzione di un programma, l’ambiente di esecuzione non è sempre lo stesso: infatti, al carica-

AMBIENTE DI ESECUZIONE Per ambiente di esecuzione si intende l’insieme delle variabili e delle costanti presenti in memoria al momento dell’esecuzione di un dato programma o sottoprogramma. 23

UdA 1

Le funzioni in C++

mento del programma principale viene definita un’area di memoria che contiene le variabili e le costanti definite dal programma stesso. Alla chiamata di una funzione una nuova area di memoria viene riservata per poter contenere le nuove variabili e costanti definite dalla funzione: al termine della chiamata, quando il controllo ritorna al programma principale, questa seconda area viene rilasciata e con essa le variabili e i dati che vi sono contenuti “spariscono”. AMBIENTE LOCALE L’insieme delle variabili e delle costanti definite da una funzione prende il nome di ambiente locale, e le variabili sono dette variabili locali.

Quindi, ogni funzione possiede un proprio ambiente locale che è costituito, oltre che dalle variabili definite dal codice della funzione stessa, anche dall’insieme delle variabili utilizzate come parametri che permettono la comunicazione con il programma chiamante. VARIABILE GLOBALE Una variabile che viene dichiarata al di fuori di tutte le funzioni prende il nome di variabile globale.

Le variabili globali possono essere utilizzate come se fossero variabili locali da tutte le funzioni in seguito definite: non occorre, cioè, che esse vengano ridefinite all’interno delle funzioni stesse. AMBIENTE GLOBALE L’insieme delle variabili locali e delle variabili globali di una funzione costituisce l’ambiente globale, cioè l’insieme di tutte le variabili (e solo quelle) che possono essere utilizzate dalla funzione stessa.

L’ambiente costituito da tutte le variabili visibili dal programma al di fuori del programma stesso prende anche il nome di ambiente non locale: è quindi possibile indicare con ambiente globale l’unione dell’ambiente locale e dell’ambiente non locale di un dato programma (o funzione).

■◗ Struttura di un programma C++ e ambiente di blocco La struttura generale di un programma C++ consiste in: 1 una parte direttiva (con le dichiarazioni #include); 2 una parte dichiarativa globale che comprende: ◗◗ dichiarazioni di costanti (con le dichiarazioni #define …); ◗◗ dichiarazioni di tipi (che vedremo nel prossimo modulo didattico); ◗◗ dichiarazioni di variabili (variabili globali); ◗◗ prototipi di procedure e funzioni; 3 un programma principale (il main());  le definizioni (implementazione) di funzioni e procedure. 24

Visibilità e ambienti di esecuzione

Lezione 2

Come già detto, le procedure e il main possono essere considerati casi particolari di funzioni e abbiamo visto come la testata del programma principale, main(), è a tutti gli effetti la testata di una funzione il cui risultato è del tipo void, quindi una procedura: nella scrittura del main i parametri di ingresso e di uscita se non sono presenti possono essere tralasciati, in quanto sono sottointesi. Il main può avere anche alcuni parametri di ingresso come ogni altra funzione: tramite questi è possibile comunicare al programma dei valori iniziali su cui effettuare le operazioni. Questi parametri devono essere passati al programma eseguibile utilizzando la linea di comando del sistema operativo (come vedremo in seguito, dato che vengono memorizzati in una particolare struttura dati, l’array).

Il main può anche avere dei parametri di uscita: potrebbe infatti essere richiamato da un altro programma e quindi restituire a esso o al sistema operativo il risultato della sua elaborazione. Vediamo ora le regole di visibilità delle variabili definite all’interno del main (o di una qualunque funzione): sappiamo che le istruzioni sono raggruppate in blocchi, racchiusi tra parentesi graffe. I blocchi possono essere paralleli o annidati, a seconda di come si struttura un programma, e possono essere combinati secondo schemi arbitrariamente complessi. All’interno dei blocchi, oltre alle istruzioni operative, è possibile anche effettuare dichiarazioni di variabili (e, come vedremo, di tipi).

Oltre all’ambiente globale e locale definiamo un terzo ambiente, l’ambiente di un blocco. AMBIENTE DI UN BLOCCO È l’insieme di tutti gli elementi dichiarati nella parte dichiarativa di un blocco. Quello che viene definito all’interno del blocco è visibile solo nel blocco stesso.

I tre campi di visibilità (“scope”) seguono uno schema di inclusione detto modello a contorni o modello ad ambienti, rappresentato nello schema a lato. ▶

Ambiente Globale Ambiente Locale alla funzione

Ambiente Locale alla funzione Ambiente Locale al blocco Ambiente Locale al blocco Dall’ambiente più interno si ha la visibilità di tutti gli ambienti che lo contengono, ma non viceversa.

Ambiente Locale al blocco annidato

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UdA 1

Le funzioni in C++

Abbiamo quindi tre livelli di definizione di una variabile: 1 globale A che tutti possono utilizzare direttamente; 2 locale A blocchi paralleli o annidati contenuti nella funzione; 3 blocco A la possono utilizzare solo le istruzioni presenti all’interno del blocco. Vediamo un primo esempio dove, per semplicità, sono presenti solo i primi due livelli di definizione.

programma principale int qui, quo, qua

funzione ALI int pippo, pluto

funzione BABA int eta, beta

vede esclusivamente le variabili che definisce (qui, quo, qua), che corrispondono al suo ambiente locale e globale, e che coincidono ambiente locale: pippo, pluto ambiente non locale: qui, quo, qua ambiente globale: pippo, pluto, qui, quo, qua ambiente locale: eta, beta ambiente non locale: qui, quo, qua ambiente globale: eta, beta, qui, quo, qua

Come si può notare, la funzione ALI non vede le variabili della funzione BABA e viceversa. È quindi possibile enunciare una regola pratica: ogni programma vede le variabili dei programmi/funzioni a livello superiore nella gerarchia di attivazione (padri), ma non vede le variabili dichiarate da funzioni allo stesso grado di annidamento (fratelli).

Zoom su... OMONIMIE Nel deinire le variabili degli ambienti locali, soprattutto nei blocchi, spesso succede di attribuire a una variabile un identiicatore che è già stato assegnato a una variabile in una funzione a livello superiore, cioè nell’ambiente non locale per quella funzione, che quindi può essere utilizzata direttamente dalla funzione stessa. Ci si trova di fronte al problema dell’omonimia delle variabili: quando due variabili deinite in due livelli diversi hanno lo stesso identiicatore, quale delle due viene utilizzata all’interno del blocco più annidato? Il problema viene risolto in fase di esecuzione in quanto vige la seguente regola. Si utilizza la variabile che ha una deinizione più locale, cioè quella che si trova a un più alto livello nella gerarchia di annidamento (quindi, quella deinita nel blocco più interno). Il calcolatore procede cercando la variabile nell’ambiente locale del blocco che la utilizza e, se non la trova, la cerca nell’ambiente a livello immediatamente precedente, e via di seguito ino ad arrivare al programma principale e inine nelle variabili globali. Possiamo quindi affermare che ogni funzione, a qualunque livello di blocco, ha a disposizione un’unica variabile per identiicatore, in quanto non può raggiungere le variabili che hanno lo stesso nome deinite a un livello precedente: i problemi di ambiguità sono quindi risolti. 26

Visibilità e ambienti di esecuzione

Lezione 2

■◗ Record di attivazione RDA e durata delle variabili Un record di attivazione (RDA) è una regione di memoria dinamica ed è “la carta d’identità” di una funzione/procedura e contiene tutti gli elementi che ne caratterizzano la sua esistenza, come: ◗◗ le variabili locali; ◗◗ i parametri formali; ◗◗ il valore di ritorno (solo per la funzione). Quando un programma effettua la chiamata di una funzione/procedura (oppure anche solo entra in un blocco di istruzioni) viene creato un nuovo record d’attivazione e viene memorizzato in una parte della memoria dinamica, nell’area dati, in una sua parte che prende il nome di area stack. Dato che l’allocazione di questo spazio di memoria avviene senza che venga fatta una richiesta specifica con un’istruzione del programma, prende anche il nome di memoria automatica.

Zoom su... PROGRAMMI E MEMORIA A ciascun programma utente viene assegnata una porzione di memoria divisa in due parti: ◗◗ l’area del codice: contiene il codice del programma; ◗◗ l’area dati contiene: – le variabili statiche; – l’area heap: disponibile per allocazioni dinamiche (come vedremo in seguito); – l’area stack: contiene i record di attivazione delle procedure/funzioni. Area programma

Area dati

¨ © ª

Area variabili statiche Heap

Stack

¨ © ª ¨ « © « ª

Parte statica

Parte dinamica

L’occupazione totale in memoria di un programma è nota al momento del suo caricamento in quanto: ◗◗è nota la dimensione dell’area del programma, che è composto dal numero di righe del codice; ◗◗è nota la dimensione dell’area delle variabili statiche, deinite globali nel programma; ◗◗è stabilita la dimensione della componente dinamica dell’area dati, suddivisa in heap + stack. 27

UdA 1

Le funzioni in C++

Non è invece stabilita né la dimensione della heap né quella dello stack: hanno però un limite superiore entro il quale non possono crescere in quanto la loro somma ha un valore prefissato: ◗◗ la dimensione della heap varia a seconda della richiesta di variabili dinamiche (che vedremo in seguito); ◗◗ lo stack aumenta ogni volta che viene aggiunto un RDA e decresce quando termina la funzione/procedura corrispondente che ne provoca il rilascio. Ricordiamo che lo stack (o pila) è una struttura dati con accesso LIFO (Last In First Out, ovvero ultimo entrato, primo servito), come per esempio una pila di piatti da lavare (si inizia con quello posto sopra), una pila di pratiche da svolgere ecc. Le pile sono anche delle strutture dati e la loro deinizione e gestione viene studiata nell’ambito delle strutture dinamiche.

Il sistema operativo gestisce in memoria la pila dei record di attivazione: per ogni chiamata di funzione/procedura viene creato un nuovo RDA in cima alla pila, al termine della chiamata della funzione l’RDA viene rimosso dalla pila. Anche gli ambienti locali dei blocchi simili agli RDA vengono allocati/deallocati sulla pila.

In altri termini l’inserimento di ciascun record di attivazione è tale che il primo record di attivazione presente nello stack è relativo all’ultima funzione (o procedura) chiamata e in corso di esecuzione. Possiamo riassumere quanto detto fino a ora in tre punti. 1 Il record di attivazione: ◗◗ viene creato nello stack dinamicamente quando la funzione/procedura viene invocata; ◗◗ rimane nello stack per tutto il tempo in cui la funzione/procedura è in esecuzione; ◗◗ viene deallocato (rilasciato) alla fine quando la funzione/procedura termina. 2 La dimensione del RDA: ◗◗ dipende dal numero di variabili presenti nella funzione/procedura; ◗◗ per ogni chiamata della stessa funzione/procedura ha la stessa dimensione fissa. 3 Durante l’esecuzione del programma le chiamate alle procedure/funzioni danno luogo a una sequenza di record di attivazione: ◗◗ allocati secondo l’ordine delle chiamate; ◗◗ deallocati in ordine inverso. All’esecuzione dell’istruzione return, o in ogni caso al termine di ogni funzione/procedura, l’RDA corrispondente viene “spilato” dallo stack e viene ripristinato lo stato precedente. Il programma chiamante riprende l’esecuzione da dove si era sospeso e ritrova il suo “mondo” come lo aveva lasciato, cioè ritrova le informazioni (variabili locali ecc.) contenute nell’RDA al momento della sospensione. Inoltre, dall’RDA viene letto l’indirizzo di ritorno (che è l’indirizzo della successiva istruzione della funzione chiamante che deve essere eseguita al termine della funzione) e viene copiato nel program counter. 28

Visibilità e ambienti di esecuzione

Lezione 2

Zoom su... STRUTTURA DEL RDA Nel record di attivazione sono presenti anche i dati che permettono al programma chiamante di riprendere l’esecuzione dall’istruzione successiva a quella in cui si era sospeso, cioè dalla chiamata al sottoprogramma.

Sono necessarie due informazioni: ◗◗ l’indirizzo di ritorno: l’indirizzo della prossima istruzione che deve eseguire il programma chiamante al termine del sottoprogramma; ◗◗ il link dinamico: l’indirizzo di memoria del record di attivazione del chiamante per poter ripristinare l’ambiente del chiamante al termine del sottoprogramma. Return Link Inoltre le funzioni devono ritornare un valore Address dinamico al programma chiamante e quindi è necessario memorizzare in un cella di memoria il Record Parametri formali risultato della funzione in cui viene inserito il di attivazione valore che sarà copiato al programma chiaVariabili locali mante prima di rilasciare l’RDA. Valore di ritorno Uno schema completo del record di attiva(solo per funzioni) zione è il seguente: ▶

⎫ ⎬ ⎭

Nella realtà, gli RDA dei blocchi inline sono meno complessi degli RDA delle funzioni/procedure: non entriamo nel dettaglio in quanto per la nostra trattazione interessa esclusivamente l’aspetto che riguarda le regole di visibilità delle variabili.

Seguiamo l’evoluzione della pila per il programma sotto riportato.

29

UdA 1

Le funzioni in C++

Nell’header viene definita una variabile globale (istruzione 3):

g=10

Il main definisce tre variabili e due di esse vengono inizializzate; la pila all’istruzione 5 è:

x=11 y=22 z=? g=10

Alla prima chiamata delle funzione (istruzioni 6 e 13) si aggiunge in pila un nuovo RDA con la variabile n (passata per valore) e a, locale alla funzione: :

n=11 a=?

Alla fine della funzione (istruzione 16) si aggiorna il valore di z e viene rimosso dalla pila l’RDA della funzione:

x=11 y=22 z=? g=10 x=11 y=22 z=32 g=10

Nel blocco annidato viene definita una nuova variabile x, diversa da quella esterna:

x=33

Viene nuovamente chiamata la funzione (istruzioni 9 e 13), si aggiunge in pila un nuovo RDA (viene calcolato a = 2 · 33 + 10 = 76):

n=33 a=?

x=11 y=22 z=32 g=10

x=33 x=11 y=22 z=22 g=10

Alla fine della funzione (istruzione 16) la variabile n viene rilasciata rimuovendo l’ultimo RDA e si aggiorna il valore di y, assegnando il valore di ritorno, e successivamente di z con l’istruzione 10:

Si esce dal blocco interno e la variabile x viene rilasciata:

x=33 x=11 y=76 z=76 g=10 x=11 y=76 z=76 g=10

DURATA DI UNA VARIABILE La durata di una variabile prende in considerazione il momento di “creazione” (allocazione) della variabile stessa in fase di esecuzione e il suo momento di “distruzione” (deallocazione). 30

Visibilità e ambienti di esecuzione

Lezione 2

Possiamo ora fare alcune osservazioni su un’altra proprietà delle variabili: la durata. In base a questa caratteristica esistono due tipi di variabili: 1 variabili fisse o statiche; 2 variabili automatiche. Le variabili statiche sono le variabili globali, cioè quelle variabili dichiarate nella parte dichiarativa globale, e hanno la caratteristica che il loro valore è mantenuto anche all’esterno del loro campo di visibilità. Rimangono allocate in memoria indipendentemente dalla vita degli ambienti di funzione o di blocco che le utilizzano e trattengono i valori assunti durante l’esecuzione del programma. Se la variabile viene deinita all’interno di una funzione rimane permanente anche al termine della sua esecuzione: a una successiva attivazione della funzione mantiene il valore che aveva precedentemente, ma risulta visibile solo dentro la funzione, poiché è stata dichiarata locale. Per esempio: f(void) { static int x; ... }

Tutte le altre variabili sono automatiche (o locali automatiche) e vengono create ogni volta che si entra nel loro ambito di visibilità e distrutte ogni volta che se ne esce: i loro valori non vengono mantenuti in memoria all’esterno del proprio ambito di visibilità, in quanto viene rimosso il corrispondente RDA.

Prova adesso!

• Record di attivazione • Trace table

APRI IL FILE omonime.cpp 1 Segui come nell’esempio l’evoluzione della pila per il programma disegnando i diversi RDA. 2 Individua mediante la trace table i valori dell’RDA inale (variabili g, x, y, z). 3 Modiica il programma in modo che visualizzi sullo schermo tutti gli RDA. 4 Confronta la tua soluzione con quella riportata nel ile omonimeSol.cpp.

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UdA 1

Le funzioni in C++

Verifichiamo le conoscenze 1. Risposta multipla 1 Un parametro formale è costituito da: a. una coppia tipo-identiicatore b. una coppia valore-tipo c. una coppia tipo-valore d. una coppia valore-identiicatore

4 Che cosa significa LIFO? a. Last Input First Output b. Last In First Out c. Last Input Final Output d. Last In Final Output

2 In un programma sono individuabili i seguenti ambienti: a. totale b. locale c. globale d. parametrico e. di blocco

5 Una variabile automatica è: a. statica b. issa c. dinamica d. globale

3 In caso di omonimia viene utilizzata: a. la variabile del main b. la variabile globale c. la variabile più locale d. viene segnalato un errore

6 Nel record di attivazione non è presente: a. return address b. link dinamico c. parametri formali d. variabili globali e. variabili locali f. valori di ritorno

2. Vero/falso 1 Le regole di scoping riguardano il passaggio dei parametri. 2 Nel passaggio per reference la parola chiave & deve indicare i parametri formali. 3 L’acronimo RDA sta per record di attivazione. 4 L’area di memoria dedicata alla memorizzazione dei record di attivazione è l’area stack. 5 La dimensione dell’area stack è definita a priori nel linguaggio C++.

AREA digitale

6 Una variabile fissa è una variabile dinamica.

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7 Ogni funzione ha un suo ambiente di esecuzione. 8 L’insieme delle variabili e delle costanti definite da una funzione prende il nome di ambiente locale. 9 Una variabile che viene dichiarata al di fuori di tutte le funzioni prende il nome di variabile globale. 10 Una variabile automatica è inizializzata automaticamente. 11 Le variabili statiche sono variabili globali. 12 Due variabili non possono avere lo stesso identificatore in un programma.

V F V F V F V F V F V F V F V F V F V F V F V F

Visibilità e ambienti di esecuzione

Lezione 2

Verifichiamo le competenze Utilizza le nuove istruzioni Nei seguenti esercizi sono indicati alcuni segmenti di codice: simula mediante la trace table l'esecuzione del programma indicando cosa viene visualizzato sullo schermo. 1

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LEZIONE 3

Le funzioni ricorsive In questa lezione impareremo... Z a individuare un problema ricorsivo Z a definire una funzione ricorsiva Z a seguire i record di attivazione delle chiamate ricorsive Z a scrivere ricorsivamente una funzione iterativa

■■ Introduzione Fino a questo punto della trattazione si è visto, in diverse occasioni, che immaginazione e creatività sono spesso sufficienti a risolvere problemi complessi, e come il loro ruolo sia spesso fondamentale nella progettazione di un algoritmo. Fantasia e inventiva richiamano concetti di natura più strettamente artistica che matematica, ma già nel 1973 il professor D.E. Knuth intitolava il suo libro The Art of Computer Programming (ancora oggi principale punto di riferimento per lo studio degli algoritmi, nonostante sia un po’ datato e di non facile lettura per un principiante), precorrendo la definizione attuale della disciplina della scrittura degli algoritmi. Infatti, sempre più spesso, oggi si parla di arte della programmazione. Accade però, anche nelle arti visive e musicali, che immaginazione e creatività spesso richiedano fondamenti tecnici e conoscenze teoriche approfondite che consentano di sfruttare al meglio le possibilità offerte dalle diverse discipline. Il progetto di un algoritmo, nonostante resti una disciplina di carattere ingegneristico, deve servirsi delle tecniche generali sviluppate e messe a punto in anni di ricerca informatica, tecniche che, se usate in modo opportuno, consentono di: ◗■ guidare alla soluzione del problema; ◗■ realizzare soluzioni semplici per problemi altresì complessi; ◗■ ottenere algoritmi efficienti e corretti; ◗■ produrre software di facile manutenzione. Una delle tecniche avanzate che permette di conseguire, nella soluzione di particolari problemi, i risultati appena elencati è la tecnica ricorsiva. 34

Le funzioni ricorsive

Lezione 3

■ La ricorsione Il termine ricorsione è spesso utilizzato in matematica ogni volta che si definisce qualcosa facendo riferimento (cioè “ricorrendo”) alla definizione stessa. Apparentemente, utilizzare un’entità non ancora definita per definire se stessa può sembrare un controsenso ma tale formalismo ha profonde radici storiche: questo concetto era già noto ai matematici indiani, i quali utilizzarono le relazioni di ricorrenza fin dai primi secoli d.C. per definire sequenze di numeri e funzioni. Lo stesso concetto viene poi utilizzato come tecnica di dimostrazione chiamata “dimostrazione per induzione”. È possibile indicare come prima citazione di un concetto ricorsivo il quinto assioma enunciato da Giuseppe Peano nel 1899 per la definizione dei numeri naturali: ◗ 1 è un numero naturale: caso base; ◗ se N è un numero naturale allora anche succ(N) è un numero naturale: caso induttivo. Cioè, ciascun numero naturale può essere ottenuto ripetendo un numero finito di volte l’applicazione della definizione sopra esposta. La definizione matematica ricorsiva più nota è sicuramente quella del fattoriale di un numero: ¨ 0! © ª n!

=1 = n · (n – 1)! per n > 0

caso base caso induttivo

Il fattoriale di un generico numero n può essere ottenuto dal fattoriale del numero che precede il numero in questione, e così via finché si giunge al numero 0, di cui è noto il valore del fattoriale. Per esempio: 4! = 4 · (3!) = 4 · 3 · (2!) = 4 · 3 · 2 · (1!) = 4 · 3 · 2 · 1 · (0!) = 4 · 3 · 2 · 1 · 1

Zoom su... RICORSIONE NEL QUOTIDIANO Un semplice esempio di ricorsione è la seguente filastrocca: C’era una volta un bambino seduto sul lettino che disse alla sua nonna raccontami una storia e la nonna incominciò: C’era una volta un bambino seduto sul lettino che disse alla sua nonna raccontami una storia e la nonna incominciò: C’era una volta un bambino seduto sul lettino che disse alla sua nonna raccontami una storia e la nonna incominciò:

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UdA 1

Le funzioni in C++

... Naturalmente non termina mai, perché ogni nonna racconterà all’ininito la stessa ilastrocca dentro la ilastrocca, cioè dentro la ilastrocca viene raccontata la ilastrocca stessa! Nella geometria frattale un semplice esempio di disegno ricorsivo è il triangolo di Sierpinski. ▶ Un esempio pratico di ricorsione si vede in televisione quando è presente in video una televisione che trasmette lo stesso programma, e questa viene ripresa dalla telecamera: nel televisore si vede un televisore che ha all’interno un altro televisore e così via.

In quasi tutti i linguaggi di programmazione evoluti è ammessa la possibilità di definire funzioni/procedure ricorsive: nel corpo di una funzione viene inserita un’istruzione che è una chiamata alla funzione stessa. Ciò può avvenire: ◗■ direttamente: il corpo di F contiene una chiamata a F stessa; ◗■ indirettamente: F contiene una chiamata a G che a sua volta contiene una chiamata a F: in questo caso si parla di mutua ricorsione o di ricorsione indiretta. Esistono tipi di ricorsione ancora più generali ma, per la loro complessità, esulano dalla nostra trattazione. Vediamo come si realizza correttamente una funzione ricorsiva, evitando il pericolo di scrivere una funzione che… non termini mai!

■■ Schema concettuale della funzione ricorsiva FUNZIONE RICORSIVA Una funzione matematica è definita ricorsivamente quando nella sua definizione compare un riferimento a se stessa. In informatica una funzione si dice ricorsiva quando al suo interno è presente una chiamata a se stessa.

Una formulazione di questo tipo può però sollevare la seguente domanda: se una funzione richiama se stessa, la funzione chiamata ripeterà la chiamata a se stessa e via di seguito fino all’infinito: quindi l’elaborazione non finisce mai? In effetti potrebbe sembrare l’innesco di una iterazione infinita, come nel caso della televisione sopra riportato. Ma la funzione ricorsiva, proprio per escludere questa possibilità, deve avere una struttura che ne garantisca prima o poi il termine, cioè la fine della ricorsione. Possiamo quindi definire lo schema di una funzione ricorsiva costituito da due elementi distinti: ◗■ la condizione di terminazione (o uscita non ricorsiva); ◗■ il passo ricorsivo (o iterazione ricorsiva di avvicinamento). A una prima analisi, lo schema di una funzione ricorsiva è costituito da un’istruzione di selezione. 36

Le funzioni ricorsive

Lezione 3

se () istruzione finale //fine ricorsione altrimenti passo di avvicinamento chiamata ricorsiva a se stessa

Come prima istruzione occorre sempre accertare se si è verificata la condizione di terminazione, e solo successivamente procedere alla chiamata ricorsiva. Tale chiamata deve essere effettuata dopo l’esecuzione di un’istruzione scritta in modo tale da “avvicinarsi” alla condizione di terminazione. Riprendiamo l’esempio del fattoriale precedentemente introdotto: la condizione di uscita viene verificata quando il valore del numero n è lo 0 in quanto, dalla definizione, è noto il valore di 0!, e quindi non è necessario eseguire ulteriori operazioni ricorsive. Il passo ricorsivo deve essere effettuato quando n è maggiore di 0: in questo caso la definizione ci indica proprio come tale passo deve essere effettuato in quanto, per conoscere il fattoriale di n, è necessario conoscere il fattoriale di (n – 1) e moltiplicarlo per n. Richiameremo la funzione fattoriale passando come parametro proprio (n – 1): tale passo avvicina alla condizione di uscita (n = 0). funzione fattoriale(intero n) se (n == 0) n @ 1; altrimenti m @ (n – 1); fattoriale @ n * fattoriale(m);

//fine ricorsione

// 1 // 2 // 3

//passo di avvicinamento //chiamata ricorsiva

// 4 // 5

Il ramo ricorsivo è stato scritto in due istruzioni esclusivamente per chiarezza di esposizione, ma può essere scritto anche in una sola istruzione:

fattoriale @ n * fattoriale(n − 1);

Eseguiamo la trace table per comprendere il meccanismo di funzionamento della chiamata. Ipotizziamo che questa funzione venga richiamata da un programma principale con l’istruzione: output ("il fattoriale di 4 è", fattoriale(4));

Nella tabella seguente aggiungiamo una colonna con un contatore che viene incrementato ogni volta che richiamiamo la stessa funzione ricorsiva. ISTRUZIONI

CHIAMATA

N

1 – chiamata della funzione principale

1

4

M

FATTORIALE

fattoriale(4)

I ITERAZIONE 2 – test di uscita = 0 4 – passo di avvicinamento 5 – chiamata ricorsiva

3 2

3

4 * fattoriale(3)

37

UdA 1

Le funzioni in C++

II ITERAZIONE 2 – test di uscita = 0 4 – passo di avvicinamento 5 – chiamata ricorsiva

2 3

2

3 * fattoriale(2)

III ITERAZIONE 2 – test di uscita = 0 4 – passo di avvicinamento 5 – chiamata ricorsiva

1 4

1

2 * fattoriale(1)

IV ITERAZIONE 2 – test di uscita = 0 4 – passo di avvicinamento 5 – chiamata ricorsiva

0 5

0

1 * fattoriale(0)

1

1

V ITERAZIONE 2 – test di uscita = 0 3 –

Dalla trace table otteniamo un risultato apparentemente errato: il valore finale della funzione fattoriale è uguale a 1, che è l’ultimo valore assegnato nella V iterazione. Per comprendere esattamente il funzionamento del meccanismo ricorsivo è necessario seguire nella memoria del calcolatore che cosa avviene nei record di attivazione alla chiamata ricorsiva della funzione fattoriale. Si è detto che, nel record di attivazione della funzione, vengono riservate nella memoria RAM le aree necessarie a contenere le variabili che costituiscono l’ambiente locale della funzione stessa. La nostra funzione fattoriale ha tre variabili nell’ambiente locale (n, m e fattoriale), ma poiché viene richiamata 5 volte avrà 5 record di attivazione, ciascuno con le tre variabili dell’ambiente locale: ci saranno quindi 5 variabili di nome n, 5 variabili di nome m e 5 variabili di nome fattoriale! Vediamo graficamente come vengono gestite. Alla prima chiamata viene generato il primo record di attivazione, così composto: ▶

n @ 4 m @ 3 fattoriale @ 4 * ???

Mentre le prime due variabili contengono un valore, nella variabile fattoriale nell’istruzione 7 viene assegnato il risultato di un prodotto “che non è possibile eseguire”, in quanto è dato da 4 * il fattoriale di (4 – 1), che non è ancora stato calcolato! Poiché il calcolo del fattoriale di (4 – 1) avviene mediante la chiamata n @ 3 della funzione fattoriale, l’elaborazione viene sospesa per m @ 2 la chiamata della funzione con la generazione del nuovo fattoriale @ 3 * ??? record di attivazione, riportato a lato. ▶ Analogamente alla situazione precedente, i valori delle variabili sono quelli riportati nella figura che segue. La chiamata della funzione con (3 – 1), poi con (2 – 1) e infine con (1 – 1) genera altri tre record di attivazione. Nella memoria del calcolatore i record di attivazione vengono organizzati in una struttura chiamata pila, dove ogni record viene posizionato “sopra” il record precedente (impilaggio), come in una “pila di libri”. La situazione finale dopo le cinque chiamate ricorsive è quella riportata nella figura a pagina seguente. 38

Le funzioni ricorsive

n @ 0 fattoriale @ 1 //V chiamata n @ 1 m @ 0 fattoriale @ 1 * ??? //IV chiamata n @ 2 m @ 1 fattoriale @ 2 * ??? //III chiamata n @ 3 m @ 2 fattoriale @ 3 * ??? //II chiamata n @ 4 m @ 3 fattoriale @ 4 * ??? //I chiamata

Lezione 3

Durante la V chiamata viene eseguito il ramo di uscita, quindi si assegna il valore 1 alla variabile fattoriale ed essa viene “ritornata” al programma chiamante, che è proprio la VI chiamata ricorsiva; il programma chiamante riprende il controllo eseguendo l’istruzione che si è sospesa e a tale istruzione viene ritornato il valore 1: l’istruzione è quella che ha invocato la funzione fattoriale(1) dove ora è stato prodotto il valore che potrà completare la moltiplicazione fattoriale @ 1 * ???. A questo punto la funzione termina e ritorna al programma chiamante il valore generato (cioè 1 * 1). Il controllo giunge alla III chiamata, dove ora è possibile risolvere fattoriale @ 2 * 1. Il controllo giunge alla II chiamata, dove ora è possibile risolvere fattoriale @ 3 * 2. La prima chiamata esegue infine fattoriale @ 4 * 6 e ritorna al programma chiamante il risultato di tale operazione, cioè il numero 24.

La generazione del risultato avviene quindi solamente alla fine dell’eliminazione (“spilaggio”) del record di attivazione dalla pila, in quanto il risultato utile comincia a essere generato soltanto quando viene eseguito il ramo non ricorsivo. Le chiamate ricorsive decompongono via via il problema, ma non calcolano nulla: il risultato comincia a essere sintetizzato solo dopo che si sono aperte tutte le chiamate, “a ritroso”, mentre le chiamate si chiudono con l’istruzione di ritorno (return).

PROCESSO COMPUTAZIONALE RICORSIVO Viene definito processo computazionale effettivamente ricorsivo il procedimento in cui il risultato viene sintetizzato a partire dalla fine, in quanto è prima necessario arrivare al caso “banale”. Quest’ultimo fornisce il valore di partenza (per la costruzione del risultato) e da esso si sintetizzano, “a ritroso”, i successivi risultati parziali, fino alla chiamata iniziale.

La funzione fattoriale potrebbe anche essere riscritta nel modo seguente, spostando il passo di avvicinamento al di fuori dell’istruzione di selezione. funzione fattoriale(intero n) m @ (n – 1); se (m == 0) n @ 1; altrimenti fattoriale @ n * fattoriale(m)

//fine ricorsione

// // // //

//chiamata ricorsiva

// 5

//passo di avvicinamento

1 2 3 4

39

UdA 1

Le funzioni in C++

Se la funzione è complessa si rischia di perdere leggibilità: nei prossimi esempi verrà sempre riportata la struttura con lo schema precedentemente proposto, eventualmente utilizzando anche la notazione sintetica dove passo di avvicinamento e chiamata ricorsiva sono eseguite in un’unica istruzione, come riportato nella seguente pseudocodifica. //funzione fattoriale(intero n) int fattoriale(intero n) if (n == 0) return 1; //fine ricorsione //avvicinamento e chiamata ricorsiva else return (n * fattoriale(n – 1));

// 1 // 2 // 3 // 4

Questa scrittura è identica alla deinizione matematica di fattoriale, che ricordiamo: ¨ n! © ª n!

ESEMPIO

@1 @ n * (n – 1)!

per n = 0 per n > 0

Algoritmo di Euclide

Il problema del calcolo del Massimo Comun Divisore è già stato risolto mediante l’algoritmo di Euclide in forma iterativa: ora lo codifichiamo mediante una funzione ricorsiva. L’algoritmo che calcola il MCD prevede la divisione dei due numeri m e n: se la divisione ha resto 0 il secondo numero è il divisore, altrimenti si ripete la divisione tra n e il resto r della divisione precedente. Cioè: MCD(m, n) = MCD(n, r), per esempio: MCD(27, 15) = MCD(15, 12) = MCD(12, 3) = 3 Per la scrittura del codice ricorsivo seguiamo alcune semplici regole: 1 individuazione del caso base, con definizione della soluzione e della condizione di terminazione (chiusura della ricorsione); 2 scrittura di un generico passo intermedio che “si avvicina” al caso base mantenendo i termini dello stesso problema, ma riducendolo in un caso più semplice; ◗■ il caso base è ottenuto dalla divisione tra i due termini m/n e l’individuazione del resto; ◗■ la chiusura della ricorsione si ottiene quando tale resto r ha valore 0; ◗■ il passo generico si ottiene sostituendo al primo termine il secondo termine e al secondo termine il resto della divisione, e richiamando la funzione su tali operandi. Il top-down è immediato ed è praticamente identico alla pseudocodifica: I AFFINAMENTO

II AFFINAMENTO

//si leggono in input due parametri

funzione MCD (int m, n)

//passo ricorsivo

resto @ (resto divisione tra m e n)

//condizione di uscita //chiamata ricorsiva

40

se (resto = 0) MCD @ n; altrimenti MCD @ MCD (n, resto)

Le funzioni ricorsive

Lezione 3

La codifica nel linguaggio C++ è la seguente:

Effettuiamo la trace table, per esempio con m = 33 e n = 21: ISTRUZIONI 1 – chiamata della funzione principale

NUMERO CHIAMATA 1

M 33

N

RESTO

MCD

21

I ITERAZIONE 4 – passo di avvicinamento

12

5 – test di uscita = 0 8 – chiamata ricorsiva

2

21

12

II ITERAZIONE 4 – passo di avvicinamento

9

5 – test di uscita = 0 8 – chiamata ricorsiva

3

12

9

III ITERAZIONE 4 – passo di avvicinamento

3

5 – test di uscita = 0 8 – chiamata ricorsiva

4

9

3

IV ITERAZIONE 4 – passo di avvicinamento

0

2 – test di uscita = 0 6 –

3

Il funzionamento è diverso rispetto a quello dell’algoritmo precedente poiché la terminazione avviene quando viene trovato un valore (resto = 0) che è direttamente collegato al numero ricercato (MCD): quindi non è necessaria la “ricostruzione” a ritroso del valore. Inoltre, l’unica chiamata che “ritorna” un valore è quella che passa per il ramo VERO del test: le altre chiamate servono unicamente per mandare “in avanti” un sottoproblema con due valori di un caso più semplice. La codiica potrebbe anche essere fatta “spostando” l’operazione di avvicinamento nel passo ricorsivo, eliminando la variabile temporanea resto:

41

UdA 1

Le funzioni in C++

Prova adesso!

• Funzioni ricorsive • Controllo input • Fibonacci ricorsivo

APRI IL FILE euclide.cpp 1 Modiica il codice inserendo i controlli nella funzione ricorsiva su un possibile input di valori = 0 e di valori m o con >&): il programma esegue le operazioni di input/ output riferendosi esclusivamente ai descrittori stdin, stdout, stderr e non è consapevole di eventuali ridirezioni. ESEMPIO

Lettura da tastiera e scrittura su file

Scriviamo un programma che legga un insieme di numeri scelto dall’utente e li memorizzi nel file numeri2.txt.

143

UdA 4

Record e file

Una possibile esecuzione è la seguente:

ESEMPIO

Lettura di numeri da file

Scriviamo un programma che legga il file di numeri che abbiamo appena scritto.

Una possibile esecuzione è la seguente: È possibile trattare anche i file di testo come file formattati.

ESEMPIO

Programma che esegue la copia di un file di testo

Scriviamo ora un programma che esegua la copia di un file di testo. Il programma legge carattere per carattere il contenuto del file f_in.txt e lo ricopia nel file f_out.txt.

144

I file ad accesso diretto

Prova adesso!

Lezione 4

• Lettura ile formattati • Scrittura ile formattati

CREA IL PROGRAMMA prova F3.cpp 1 Scrivi un programma organizzato in funzioni che riempia un ile, ne visualizzi il contenuto, lo copi in un altro ile e visualizzi anche il contenuto di quest’ultimo. 2 Confronta la tua soluzione con quella riportata nel ile copiaFormattataSol.cpp.

■■ Input/output a blocchi: fread( ) e fwrite( ) Un’ulteriore possibilità è quella di accedere in lettura o scrittura ai dati di un file operando su un intero blocco di dati, sia testuali sia binari, di qualsiasi dimensione, costituito da un numero a piacere di unità elementari. Le funzioni utilizzate sono fread() e fwrite(), già utilizzate per i file binari, i cui prototipi sono riportati di seguito: int fread(void punt,int dim_elem,int numero_elem,FILE *pf) int fwrite(void punt,int dim_elem,int numero_elem,FILE *pf)

La funzione fread() legge un blocco contenente un numero di elementi indicato dal parametro numero_elem, dove dim_elem indica il numero di byte di ciascun elemento, *pf è il puntatore al file a cui fa riferimento e li copia in memoria a partire dall’indirizzo indicato dal puntatore punt: la funzione restituisce il numero di elementi effettivamente letti e può anche essere inferiore al numero di elementi richiesti o perché c’è stato un errore in lettura o perché si è arrivati alla fine del file. 145

UdA 4

Record e file

La funzione fwrite() scrive un blocco di numero_elem, ciascuno di dim_elem byte, sul file cui fa riferimento il puntatore *pf prelevandoli dalla memoria a partire dall’indirizzo indicato dal puntatore punt. La funzione restituisce il numero di elementi effettivamente scritti: se tale numero è inferiore al numero di elementi richiesti, c’è stato un errore in scrittura. Nella lezione precedente abbiamo già scritto e letto da un file binario gruppi di numeri utilizzando queste funzioni: vediamo ora come utilizzarle per la scrittura di record in modo da scrivere e leggere un record, comunque complesso, mediante una sola operazione proprio grazie ai file formattati. ESEMPIO

Scrittura e successiva lettura di record su file

Scriviamo un programma che inserisca un generico numero di alunni con il loro numero di debiti formativi. Utilizziamo il numero di matricola per individuare univocamente gli alunni: con la funzione fwrite() scriviamo un singolo elemento, cioè un record alunno, su file (la costante manifesta ci indica il numero totale dei record da elaborare).

Il programma principale inizialmente apre il file in scrittura, legge i dati dei due record, li memorizza e chiude il file.

Successivamente si apre il file in lettura, si leggono i due record e si visualizzano. 146

I file ad accesso diretto

Lezione 4

Nella schermata si ottiene il risultato mostrato nella figura a fianco: ▶

Prova adesso!

• Scrittura ile a blocchi • Lettura ile a blocchi

CREA IL PROGRAMMA prova F4.cpp 1 Scrivi un programma che, dopo aver inserito un generico numero di alunni con il loro numero di debiti formativi, li visualizzi utilizzando un vettore. 2 Nel vettore vet vengono inseriti NUMRECORD elementi della dimensione di ele letti da puntaFile. 3 L’operazione per “leggere correttamente” un blocco (in quanto fa tutto lei da sola!) è la seguente: fread(vet,sizeof(ele),NUMRECORD,puntaFile); 4 Confronta la tua soluzione con quella riportata nel ile debitiSol.cpp.

■■ Accesso diretto (o casuale) Con i file formattati è anche possibile effettuare l’accesso in modo diretto (o random). Utilizzando la funzione fseek() è possibile accedere direttamente a un’informazione in quanto permette di posizionare il puntatore al file in una posizione desiderata. La sintassi completa è: int fseek(FILE *fp, long spiazzamento, int origine); 147

UdA 4

Record e file

La nuova posizione, misurata in byte, è ottenuta aggiungendo un numero di byte indicato da spiazzamento a partire dalla posizione specificata dal parametro origine, che può assumere uno dei seguenti valori: ◗■ SEEK_SET, indica lo spiazzamento relativo all’inizio del file (vale 0); ◗■ SEEK_CUR, indica lo spiazzamento relativo alla posizione attuale (vale 1); ◗■ SEEK_END, indica lo spiazzamento relativo alla fine del file (vale 2). fseek ha un valore di ritorno intero che è: ◗■ uguale a 0 se l’operazione di posizionamento ha avuto successo; ◗■ diverso da 0 se si è verificata una condizione di errore.

Due esempi di chiamata sono riportati di seguito: esito = fseek(idMioFile, sizeof(elemento),SEEK_END); esito = fseek(idMioFile, 0L,0);

La prima si posiziona alla fine del file, la seconda all’inizio. Al posto di SEEK_SET, SEEK_CUR e SEEK_END è possibile scrivere direttamente il loro valore intero, come nell’istruzione precedente, in quanto i tre parametri non sono altro che costanti presenti nella libreria stdio.h.

Esiste anche un’esplicita funzione che riposiziona all’inizio del file un puntatore associato a uno stream, è la funzione rewind: void rewind(FILE*FILE);

Esiste anche una funzione che ritorna il valore corrente dell’indicatore di posizione del file associato a stream; la sua sintassi è semplicemente: long ftell(FILE*FILE);

Una semplice funzione che visualizza il contenuto di un file utilizzando la seek è la seguente:

Un file ad accesso casuale è costituito da record di lunghezza fissa e quindi si può accedere a esso in modo diretto con due operazioni specifiche descritte di seguito. 1 La lettura viene effettuata con la funzione fread che legge da un file un numero specificato di oggetti di una certa ampiezza e li memorizza in un vettore; come parametro di ritorno restituisce il numero di oggetti letti (che possono essere in numero inferiore a quelli richiesti se il file termina). La sintassi è la seguente: 148

I file ad accesso diretto

Lezione 4

int fread (void *bufer, int dimensione, int quanti, FILE *fp);

dove: ◗■ *buffer è il puntatore alla memoria dove andranno archiviati i dati da leggere; ◗■ dimensione è la lunghezza del singolo dato; ◗■ quanti è il numero dei dati; ◗■ *fp è il file dal quale leggere. 2 La scrittura viene effettuata con la funzione fwrite che scrive su un file un numero

specificato di oggetti di una certa ampiezza, prelevandoli da un vettore, e restituisce come parametro di ritorno il numero di oggetti scritti. La sintassi è la seguente: int fwrite (void *buf, int dimensione, int quanti, FILE *fp);

dove: ◗■ *buf è il puntatore alla regione di memoria dove prelevare i dati da scrivere; ◗■ dimensione è la lunghezza del singolo dato; ◗■ quanti è il numero dei dati; ◗■ *fp è il file su cui scrivere. Vediamo un primo semplice esempio dove leggiamo da un file di testo un carattere alla volta, lo convertiamo in maiuscolo e quindi lo scriviamo sullo stesso file; per visualizzarlo utilizziamo la funzione visualizza precedentemente definita. ESEMPIO

Conversione di un file in maiuscolo

In un secondo esempio leggiamo direttamente un numero intero in una posizione desiderata dall’utente (indirizzo logico) da un file binario di numeri (quello generato con l’esempio precedente numeri.dat). ESEMPIO

Accesso casuale a un file formattato di numeri

Come buffer usiamo un vettore di una posizione e otteniamo la dimensione del dato da leggere con la funzione sizeof() che moltiplichiamo per la posizione desiderata inserita. 149

UdA 4

Record e file

Prova adesso!

• Lettura con accesso diretto • Scrittura con accesso diretto

APRI IL FILE direttoNumeri.cpp 1 Modiica il codice afinché l’utente inserisca la posizione e la quantità di numeri da leggere. 2 Aggiungi il codice per visualizzare i numeri letti. 3 Confronta la tua soluzione con quella riportata nel ile direttoNumeriSol.cpp.

■■ Calcolo della dimensione di un file con ftell() Vediamo un esempio che utilizza la funzione ftell(): questa richiede, come unico argomento, un puntatore a file e restituisce la posizione corrente dell’indicatore di posizione nel file relativa all’inizio del file. ESEMPIO

Scriviamo un semplice programma che calcoli la dimensione di un file di testo: con la funzione fseek() ci posizioniamo alla fine del file e leggiamo con ftell() il valore che corrisponde al numero di byte presenti nel file.

150

I file ad accesso diretto

Lezione 4

Verifichiamo le competenze 1. Esercizi Progetta e realizza completamente in linguaggio di programmazione C++ il codice che risolva i problemi proposti. 1 Scrivi un programma che legga un una serie di nomi (stringhe prive di spazi) e di età (interi senza segno) e relativo sesso (carattere ‘m’ o ‘f’) inseriti da un utente terminanti con la stringa “#”, quindi scriva i nomi in un file formattato. Successivamente i dati vengono letti dal file, visualizzando le femmine maggiorenni e i maschi minorenni. 2 Nel file di testo “scrutini.txt” devono essere inseriti la matricola (int), il cognome e nome dell’alunno e il voto (int) finale di ammissione alla maturità e un campo vuoto (giudizio). 3 Scrivi un programma che, dopo aver riempito tale file, lo rilegga sostituendo al giudizio la voce “ammesso” oppure “non ammesso” a seconda del voto presente. Infine stampi a video: Z il numero totale di studenti; Z la matricola degli alunni ammessi; Z la percentuale di studenti non ammessi. 4 Dato un file di testo amici.txt, le cui righe rappresentano ciascuna i dati di una persona secondo il seguente formato (tracciato record): Z cognome: al più 30 caratteri; Z uno o più spazi; Z nome: al più 30 caratteri; Z uno o più spazi; Z sesso: un carattere (’M’ o ’F’); Z uno o più spazi; Z anno di nascita. Scrivi un programma che legga riga per riga i dati dal file e li ponga in un array di persone. Quindi, scrivi due nuovi file maschi.txt e femmine.txt contenenti i record relativi ad amici/amiche disposti in ordine di età. 5 Realizzare un programma che provveda alla gestione semplificata di una rubrica telefonica, con nomi e numeri di telefono, in modo da poter aggiungere nuovi nomi e numeri, ricercare i nomi, modificare un numero e stampare il contenuto della rubrica. 6 In un file sequenziale sono memorizzate, per ogni articolo presente in magazzino, le seguenti informazioni: codice, descrizione, prezzo unitario. In un file movimenti sono registrate le vendite (codice, quantità) relative agli articoli usciti dal magazzino. Entrambi i file sono ordinati in ordine di codice crescente; non tutti i record del file principale hanno un movimento corrispondente. Scrivere una funzione in linguaggio C che memorizzi su un file sequenziale le seguenti informazioni: codice, descrizione, quantità, importo totale (prezzo unitario*quantità) di ogni articolo soggetto al movimento. 7 Scrivi un programma che tramite un menù come quello rappresentato in figura gestisca un file di record che memorizzano i dati di utenti che accedono a un sito web: per ciascuno di essi si devono memorizzare i seguenti dati: Z Identificatore caratteri (30) univoco Z Password caratteri (20) Z Cognome caratteri (30) Z Nome caratteri (20) Scrivi le funzioni necessarie utilizzando file ad accesso diretto.

151

UdA 4

Record e file

8 Il file binario “prodotti.dat” contiene le informazioni sui prodotti in magazzino di un negozio: ogni prodotto è descritto da una stringa descrizione formata da 20 caratteri compreso il terminatore e un intero quantità. Scrivere un programma che, dopo aver letto il file e salvato il numero di record a disposizione, permetta all’utente di modificare un elemento nel file, cioè il main deve: Z chiedere all’utente la posizione dell’elemento da modificare nel file e il nuovo prodotto da inserire al posto del precedente. Deve quindi modificare direttamente il record nel file, non utilizzando cioè un array di strutture ma spostandosi nella posizione richiesta e inserendo il nuovo prodotto; Z stampare tutti i record dall’inizio del file fino a quello appena modificato (incluso). Per fare ciò occorre riposizionarsi all’inizio del file. 9 Un file binario (persone.dat), contiene una lista di persone dove per ogni persona è specificato: Z nome (non più di 20 caratteri) Z cognome (non più di 40 caratteri) Z codice fiscale (17 caratteri) Scrivere un programma che, dopo aver definito una struttura persona: Z inserisca un insieme di persone nel file; Z chieda all’utente una posizione nella lista; Z visualizzi i dati della persona che si trova nella posizione richiesta utilizzando l’accesso diretto.

AREA

digitale

Esercizi per il recupero / Esercizi per l'approfondimento

152

UNITÀ DI APPRENDIMENTO

La programmazione a oggetti in C++

5

L1 L2 L3 L4 L5 L6 L7

OOP: evoluzione o rivoluzione? Oggetti e classi Metodi e incapsulamento Modellare le classi Ereditarietà Relazioni tra le classi Polimorfismo

Conoscenze • Conoscere gli elementi teorici del paradigma a oggetti (OOP) • Comprendere il concetto di astrazione • Acquisire il concetto di costruttore e distruttore • Comprendere le differenze tra overloading e overriding • Conoscere una metodologia di documentazione delle classi (UML) • Il significato di funzione virtuale e classe astratta

Competenze • • • •

Definire una classe con attributi e metodi Definire i costruttori e il distruttore di una classe Classificare classi e relazioni tra di esse Applicare i concetti di incapsulamento e information hiding • Riconoscere la gerarchia delle classi • Rappresentare classi e oggetti mediante diagrammi UML

AREA digitale ◗◗ Esercizi ◗◗Creazione di un progetto con Dev-cpp ◗◗I diagrammi UML con ArgoUML ◗◗Esercizi per il recupero e l’approfondimento

Abilità • Usare la progettazione orientata agli oggetti per programmi complessi • Applicare il concetto di astrazione per modellare le classi • Individuare la specializzazione e la generalizzazione di una classe • Applicare i concetti di ereditarietà e polimorfismo • Definire gerarchie di classi

Esempi proposti Consulta il CD-ROM in allegato al volume

Soluzioni (esercizi, verifiche) Puoi scaricare il file anche da

hoepliscuola.it

LEZIONE 1

OOP: evoluzione o rivoluzione? In questa lezione impareremo... Z il concetto di programmazione di sistema Z la motivazione della crisi del software Z il concetto di classe, oggetto, incapsulamento, ereditarietà e polimorfismo Z il concetto di astrazione, implementazione, interfaccia

■■ Introduzione La programmazione a oggetti (OOP, Object Oriented Programming) rappresenta, senza dubbio, il modello di programmazione più diffuso e utilizzato nell’ultimo decennio. Nasce alla fine degli anni Ottanta come superamento della programmazione di tipo procedurale, ma oltre che essere una naturale evoluzione dei linguaggi di programmazione strutturati è anche una vera e propria rivoluzione in quanto sposta completamente il punto di vista dal quale si affronta il progetto di un’applicazione. Come ogni rivoluzione, anche la “rivoluzione informatica” è conseguenza dell’insoddisfazione per l’inadeguatezza degli strumenti software a disposizione degli sviluppatori di fronte alla repentina evoluzione dei sistemi hardware degli anni Novanta. Vediamo brevemente di comprenderne le cause, in modo da avvicinarci all’OOP seguendo le tappe che l’hanno generata. Partiamo da un termine che ben conosciamo, ma che nel tempo ha modificato il suo significato: “programmare”. Riconsideriamo le fasi di realizzazione di un programma, e cioè: ◗■ analisi del problema; ◗■ definizione della strategia; ◗■ codifica (programmazione); ◗■ installazione; ◗■ collaudo. 154

OOP: evoluzione o rivoluzione?

Lezione 1

L’attività di programmazione si identiica con la fase di codiica, che è un’attività sicuramente poco stimolante, che segue le fasi creative e viene percepita come una vera e propria “manovalanza”, compiuta da chi trascrive in un linguaggio di programmazione l’algoritmo progettato da altri.

Negli anni ‘80 ci si trova di fronte a un insieme di problematiche che causano la prima vera “crisi del software”: l’evoluzione esponenziale dell’hardware e la riduzione dei costi sia delle macchine sia dei sistemi operativi ha reso sproporzionati e preponderanti i costi di sviluppo e manutenzione del software applicativo, nella componente sia correttiva (per eliminare errori) sia adattativa (per rispondere a nuove esigenze). Inoltre, la metodologia di sviluppo orientata a una visione “algoritmica” del problema informatico (programmazione in the-small) si manifesta insoddisfacente, se non addirittura catastrofica se utilizzata e adattata alla progettazione, allo sviluppo e alla manutenzione di sistemi software complessi.

Zoom su... CARATTERISTICHE DEL SISTEMA SOFTWARE In un sistema, non basta che il software funzioni, deve essere anche “ben fatto” e presentare le seguenti caratteristiche principali: 1 ben organizzato 6 lessibile 2 modulare 7 documentato 3 protetto 8 incrementalmente estendibile 4 riusabile 9 a componenti 5 riconigurabile 10 …

Si passa allora dalla “programmazione di un programma” alla “programmazione di un sistema”, quindi al concetto di base del termine “programmare” si attribuisce un nuovo significato. Anche l’attività di pura codifica, intesa come scrittura di istruzioni, assume una nuova dimensione in quanto deve essere integrata al resto del progetto di sistema e quindi richiede ai progettisti nuove (e a volte maggiori) competenze, quali: ◗■ la conoscenza di fondamenti teorici; ◗■ la padronanza degli strumenti disponibili; ◗■ la visione sistemistica del problema; ◗■ la capacità di analisi dello spazio dei problemi; ◗■ la capacità di ragionamento sul lavoro svolto; ◗■ la capacità di comunicazione con gli utilizzatori; ◗■ la capacità di rinnovarsi (aggiornarsi e modificare le proprie convinzioni). Riassumendo, il nodo centrale è il fatto che cambia sostanzialmente la dimensione del problema: il termine programmare un elaboratore perde il significato che aveva avuto in precedenza e diventa sinonimo di progettare e costruire sistemi software. 155

UdA 5

La programmazione a oggetti in C++

Per progettare sistemi occorrono però linguaggi che offrano metafore e concetti sistemistici: infatti, in ogni linguaggio di programmazione, oltre alle regole sintattiche e semantiche e a strutture di dati, è intrinsecamente presente anche un insieme di metafore e concetti che agevolano, o meglio, “instradano” le scelte progettuali del programmatore che utilizza il linguaggio. ESEMPIO

Ricordiamo per esempio il concetto di file: sicuramente è presente nei vari linguaggi ma viene concepito e utilizzato in modo diverso, dato che ogni linguaggio offre strumenti e approcci diversi per la sua gestione e l’utilizzo dei file, a volte anche in modi “trasparenti all’utente”. Si pensi poi, per esempio, come viene o meno considerata l’interfaccia grafica e quali modalità operative sono rese disponibili per essa nei diversi linguaggi: in un linguaggio che prevede solo la gestione dello schermo in modo testuale è improponibile (o meglio, “folle”) pensare di implementare un’applicazione grafica con puntatori grafici da spostare con il mouse, pulsanti e finestre!

Ciascun linguaggio offre propri strumenti per migliorare l’espressività del programmatore (come l’organizzazione in funzioni, procedure, moduli ecc.), questi strumenti lo caratterizzano o lo rendono diverso dagli altri, anche se appartenente allo stesso paradigma. Le diversità delle metafore e dei concetti intrinseci nei diversi linguaggi sono probabilmente la vera ragione dell’esistenza di tanti linguaggi di programmazione, indipendentemente dal paradigma al quale fanno riferimento: un linguaggio è sicuramente più adatto di un altro per risolvere applicazioni in un determinato ambito o settore, a volte anche per un solo specifico problema o parte di esso, offrendo specifiche primitive o di alto livello che permettono di “risparmiare tempo e fatica” allo sviluppatore; d’altra parte, purtroppo, troppo spesso un programmatore si “innamora” di un linguaggio (il primo!) e utilizza sempre lo stesso… anche perché conosce solo quello e quindi non è in grado di scegliere quello più adatto per quel particolare problema.

■■ Perché tanti linguaggi di programmazione Ogni linguaggio di programmazione ha quindi un “ruolo” o un settore di applicazione per il quale è più indicato; inoltre, tutti i linguaggi classici, cioè quelli noti come “Pascal like” in quanto si ispirano al linguaggio Pascal e alla programmazione imperativa, non offrono strumenti adatti alla progettazione di sistemi complessi. Sono quindi necessari nuovi linguaggi, più aderenti alle nuove situazioni e più adatti a risolvere nuove problematiche: i linguaggi a oggetti sono tra questi e sono oggi utilizzati in tutte le fasi di sviluppo dei sistemi software (analisi, progetto, implementazione) perché introducono una nuova visione del sistema offrendo un insieme di concetti e metafore capaci di integrare e rinnovare le tre fasi classiche dello sviluppo. 156

OOP: evoluzione o rivoluzione?

Lezione 1

Questi linguaggi aiutano non solo la codifica di particolari situazioni, ma modificano “il modo di pensare” e vedere i problemi, richiedendo quindi un approccio mentale diverso rispetto ai linguaggi procedurali. Per tale motivo la programmazione a oggetti è da considerarsi un nuovo paradigma che va ad affiancarsi ai tre paradigmi classici, che sono: 1 imperativo (Modula-2, Pascal, Cobol, Ada, Basic, C, Fortran, Algol); 2 funzionale (Lisp, Scheme, ML); 3 logico (Prolog). ◀ Il termine legacy deinisce tutti i casi in cui un’applicazione “obsoleta” continua a essere usata poiché l’utente (tipicamente un’organizzazione) non vuole o non può sostituirla in quanto i costi sarebbero sproporzionati rispetto alle migliori prestazioni che si otterrebbero. ▶

I linguaggi di questo nuovo paradigma presentano importanti caratteristiche: ◗ utilizzano e integrano le metodologie di sviluppo top-down e bottom-up; ◗ sono tra le sorgenti d’ispirazione del concetto di componente software; ◗ aiutano a integrare computazione e interazione; ◗ aiutano ad affrontare il problema della sostituzione del software obsoleto ◀ legacy ▶.

Il nuovo paradigma, il quarto, prende nome di paradigma a oggetti. Contrariamente a quanto si possa pensare, i primi linguaggi “a oggetti” furono SIMULA I e SIMULA 67, sviluppati da Ole-Johan Dahl e Kristen Nygaard all’inizio degli anni ’60, ma ai quei tempi non riscossero particolare successo. Il primo vero linguaggio a oggetti “puro” usato a tutt’oggi fu il linguaggio SmallTalk, introdotto negli anni ’70 inizialmente da Alan Kay e successivamente ripreso da Adele Goldberg e Daniel Ingalls, entrambi ricercatori allo Xerox Park di Palo Alto, in California. Oggi i linguaggi a oggetti più rappresentativi sono Java e C++. I linguaggi a oggetti sono i principali arteici della transizione da progettazione e programmazione “in the small” a progettazione e programmazione “in the large”.

■■ Crisi, dimensioni e qualità del software Abbiamo già accennato alla “crisi del software” che negli anni ’80 ha rappresentato un serio problema, al punto di mettere in crisi più volte il “sistema informatica” (spesso ridicolizzando i progettisti e gli operatori del settore).

LEGGI CATASTROFICHE In quegli anni sono nate leggi, corollari e teoremi ormai famosi, dalla “legge di Murphy” alla “legge dei mille programmatori”, dalla “sindrome del 90%” alle leggi “di Mayers e di Mealy”, che riportiamo di seguito per “dovere di cronaca”. 157

UdA 5

La programmazione a oggetti in C++

Altro non si tratta che di “battute cattive” nate con una buona dose di cinismo e goliardia, che in comune avevano come fonte di ispirazione reale il fatto che i sistemi informatici erano “pieni zeppi di errori”. Legge di Murphy: se c’è una remota possibilità che qualcosa vada male, sicuramente ciò accadrà e produrrà il massimo danno. Legge di Murphy (corollario 1): se c’è una possibilità che varie cose vadano male, quella che causa il male peggiore sarà la prima a veriicarsi. Legge di Murphy (corollario 2): gli stupidi sono sempre più ingegnosi delle precauzioni che si prendono per impedire loro di nuocere. Legge dei mille programmatori: se assegnate mille programmatori a un progetto senza aver ben deinito il disegno del sistema, otterrete un sistema con almeno mille moduli. Sindrome del 90%: colpisce gli addetti ai lavori quando un progetto di un prodotto software è lì lì per essere completato, ma nonostante gli sforzi, continua a restare drammaticamente incompiuto: c’è chi afferma che il primo 90% di un lavoro viene svolto nel 10% del tempo e il restante 10% nel restante 90% (sigh!). Legge di Mayers: è bene trascurare le fasi di analisi e progetto e precipitarsi all’implementazione allo scopo di guadagnare il tempo necessario per rimediare agli errori commessi per aver trascurato la fase di analisi e di progetto. Legge di Mealy: se un progetto ritarda, aggiungendo una nuova persona al gruppo questa consuma più risorse di quante ne produce.

Volendo ricercare le motivazioni della crisi del software e prendendo spunto anche dalle “leggi” esposte sopra, è possibile individuare tre cause fondamentali: 1 crisi dimensionale; 2 crisi gestionale; 3 crisi qualitativa. La crisi dimensionale ha origini di natura essenzialmente tecnologica: è dovuta cioè alla crescita della dimensione dei sistemi informatici con la diffusione di un numero sempre maggiore di computer e della maggiore connessione degli stessi in reti locali e remote. I nuovi sistemi non hanno solo subìto un aumento delle “dimensioni fisiche”, ma hanno provocato nuovi problemi e, di conseguenza, le entità delle astrazioni, dei modelli e degli strumenti per progettare si sono rivelati inadeguati. La crisi gestionale ha origine dalla crescita sproporzionata dei costi per effettuare la manutenzione del software, sia correttiva sia adattativa, legata al variare delle dimensioni dei sistemi e quindi dei programmi. Nei sistemi di medie e grandi dimensioni trovare gli errori può essere molto difficile e oneroso e ogni modifica può coinvolgere tutto il team di sviluppo. La crisi qualitativa è anch’essa legata sia alla crescita delle richieste sia al fatto che gli strumenti a disposizione dei programmatori sono risultati insufficienti per ottenere software di qualità e proprietà desiderate. I linguaggi imperativi e la programmazione strutturata, con le loro strutture dati e le strutture di controllo, le funzioni e le procedure, non si sono dimostrati strumenti efficaci anche perché in essi non sono presenti modalità adatte a offrire supporto all’organizzazione del processo produttivo del software inteso come prodotto di qualità. 158

OOP: evoluzione o rivoluzione?

Lezione 1

Il software di buona qualità deve essere protetto, modulare, riusabile, documentato, incrementabile ed estendibile: cambiando le dimensioni del problema cambia la dimensione del progetto, ma soprattutto la modalità con cui si deve effettuare l’approccio alla soluzione; ne consegue la nascita dell’ingegneria del software, con nuovi strumenti progettuali e nuovi linguaggi implementativi.

La programmazione a oggetti si propone come una nuova metodologia, con un approccio risolutivo completamente diverso: l’approccio a oggetti. L’utilizzo di linguaggi orientati agli oggetti costringe il programmatore ad adottare nuove metodologie di programmazione, anche inconsapevolmente, sviluppando spesso in modo automatico le attitudini mentali adatte all’approccio sistemistico. L’impiego di un linguaggio OOP impone l’utilizzo dei principi fondamentali della programmazione a oggetti, che si possono riassumere in modularità, incapsulamento, protezione dell’informazione, che sono le caratteristiche richieste al software di buona qualità: il programmatore “automaticamente” si trova a rispettare le tecniche fondamentali di organizzazione del software necessarie per superare tutte e tre le possibili cause di “crisi” prima descritte.

■■ Astrazione, oggetti e classi Con la programmazione a oggetti è possibile modellare la realtà in modo più naturale e vicino all’uomo, offrendo nuovi strumenti con cui poter descrivere tutti i livelli di astrazione nei quali viene “trasformato” il sistema software nelle varie fasi della sua progettazione. L’astrazione è il primo importante strumento di lavoro nella fase di progettazione di un sistema software (oltre che essere un concetto importante in tutte le attività dell’ingegneria), e ne ricordiamo una possibile definizione.

ASTRAZIONE L’astrazione è il risultato di un processo, detto appunto di astrazione, secondo il quale, assegnato un sistema, complesso quanto si voglia, si possono tenerne nascosti alcuni particolari evidenziando quelli che si ritengono essenziali ai ini della corretta comprensione del sistema.

Hoare, nel suo libro Notes on Data Structuring, sottolinea questo aspetto e associa il concetto di astrazione a quello di oggetto. Nel processo di comprensione di fenomeni complessi, lo strumento più potente disponibile alla mente umana è l’astrazione. L’astrazione nasce dall’individuazione di proprietà simili tra certi oggetti, situazioni o processi del mondo reale e dalla decisione di concentrarsi su queste proprietà simili e di ignorare, temporaneamente, le loro differenze.

Gli oggetti simili hanno comportamenti uguali (metodi) e caratteristiche specifiche (attributi) che li differenziano tra loro: sono raccolti in classi, dove ogni classe è l’origine degli oggetti stessi e in essa vengono descritti i comportamenti e le proprietà degli oggetti.

159

UdA 5

La programmazione a oggetti in C++

Per essere precisi si dovrebbe parlare di programmazione per classi piuttosto che di programmazione per oggetti in quanto l’oggetto è un elemento di una classe, cioè ne è proprio una sua istanza, come vedremo meglio in seguito.

La classe è l’elemento base della OOP e un programma a oggetti è costituito da un insieme di classi che generano oggetti che tra loro comunicano con scambi di messaggi. Spesso le classi non hanno bisogno di essere scritte in quanto sono di dominio pubblico, cioè disponibili come moduli di libreria, e il programmatore deve solamente utilizzarle come veri e propri “mattoni software” con cui costruire il programma. Se una classe non soddisfa appieno le esigenze specifiche di un caso particolare è possibile completarla, aggiungendole tutto quello che necessita per la nuova esigenza: si parla di classe ereditata e l’ereditarietà è la vera potenzialità della OOP, che permette di modellare e specializzare le classi già esistenti e quindi di non dover mai “partire da zero” ma sempre da solide fondamenta. Se riprendiamo alcuni concetti fondamentali già discussi in passato scopriamo che: ◗■ è inutile riscrivere software che qualcuno ha già scritto (anche perché probabilmente lo ha scritto meglio di noi!); ◗■ un programma deve essere in grado di adattarsi alla complessità del problema e del sistema senza dover intervenire radicalmente sul codice; ◗■ un programma deve essere in grado di adattarsi alla tecnologia: per esempio, se viene modificata la rappresentazione in memoria occorre modificare solamente le operazioni e non l’intero programma. Ci accorgiamo che la programmazione a oggetti è la risposta a ogni esigenza. Sappiamo che cosa vuol dire modiicare software già scritto: spesso non riusciamo neppure a capire quello che abbiamo scritto noi, immaginiamo che cosa può succedere se dobbiamo rielaborare programmi scritti da altri!

Il grande vantaggio della OOP è che le classi disponibili per gli sviluppatori “funzionano”, cioè il codice è testato e completamente esente da errori, e sono “blindate”, cioè non è possibile modificare il loro interno ma solo utilizzarle o estenderle in nuove classi più complete con aggiunte personali. Le classi sono veri “circuiti integrati software” e il programmatore a oggetti a volte diventa un vero “assemblatore di software”: naturalmente il sogno di ogni programmatore è quello di avere a disposizione tutti i componenti di cui ha bisogno ma, ovviamente, nella stragrande maggioranza dei casi questo non è possibile. Il progettista, mediante l’astrazione, cerca di individuare negli oggetti che gli sono necessari comportamenti simili presenti e descritti in elementi di altre classi già esistenti, per poi completare e personalizzare la propria situazione. Potremmo concludere con una frase apparentemente oscura ma che riassume l’intima essenza della programmazione per oggetti: “si astrae per specializzare”. 160

OOP: evoluzione o rivoluzione?

Lezione 1

■■ Dov’è la novità? Si potrebbe dire che di astrazione e modularità si è già parlato a lungo, così come di scomposizione top-down, approccio bottom-up, tecniche di divide et impera ecc., quindi non è chiaro che cosa realmente ci sia di nuovo nella OOP! Si è inoltre già visto come sia possibile effettuare anche con i linguaggi della programmazione operativa l’implementazione di tipi di dati astratti (ADT) che costituiscano una rappresentazione concreta delle astrazioni concepite dal progettista. La OOP va invece oltre, realizzando quello che comunemente prende il nome di information hiding, cioè l’incapsulamento, all’interno della classe, sia della rappresentazione dei dati sia delle elaborazioni che possono essere eseguite su di essi, fornendo all’utente un meccanismo di interfacciamento che garantisce il mascheramento del funzionamento interno dell’oggetto: solo attraverso l’interfaccia si interagisce con la classe e la classe stessa comunica all’esterno solo per “cosa fa” e non per “come lo fa”. In tale modo si garantisce il rispetto della semantica delle astrazioni del dato: obbligando ad accedere a esso solo tramite apposite funzioni (metodi) si impedisce l’accesso diretto alla rappresentazione concreta del dato.

L’oggetto estende il concetto di dato astratto e per la definizione di una classe è necessario: ◗■ definire tutte le operazioni che sono applicabili agli oggetti (istanze) del tipo di dato astratto; ◗■ nascondere la rappresentazione dei dati all’utente; ◗■ garantire che l’utente possa manipolare gli oggetti solo tramite operazioni del tipo di dato astratto a cui gli oggetti appartengono (protezione). Un ulteriore vantaggio dell’incapsulamento è quello di obbligare il progettista a separare il “che cosa c’è dentro” dal “che cosa si vede dal di fuori” durante tutta l’attività di realizzazione di un’applicazione. ◗■ Il sistema esterno è ciò che vede l’utente, quindi quello che deve soddisfare le aspettative definite dal contratto: al cliente non interessa che cosa c’è dentro, interessa che ciò che ha acquistato funzioni e come si utilizza, cioè come si interagisce con esso (interfaccia); il progettista deve quindi focalizzarsi sul funzionamento osservabile (astrazione). ◗■ Il sistema interno non deve essere accessibile all’utente, per cui ci si deve focalizzare sull’implementazione, per fare in modo che tutti i dettagli restino invisibili all’esterno del sistema stesso (incapsulamento). Ricapitolando, possiamo riassumere le caratteristiche dei due elementi fondamentali che costituiscono l’incapsulamento: ◗■ interfaccia: esprime una vista astratta di un ente computazionale (funzione, procedura, componente software ecc.), nascondendone l’organizzazione interna e i dettagli di funzionamento; ◗■ implementazione: esprime la rappresentazione dello stato interno ed è costituita dal codice che realizza il funzionamento richiesto. 161

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La programmazione a oggetti in C++

■■ Conclusione: che cos’è la programmazione a oggetti Si è detto che la programmazione OOP nasce alla fine degli anni Ottanta come superamento della programmazione di tipo procedurale e per ovviare ai limiti propri che questa aveva. Gli oggetti sono raccolti in classi, che definiscono campi e metodi comuni a tutti gli oggetti di un certo tipo, e la OOP offre la possibilità di estendere queste classi (nesting) creando vere e proprie gerarchie mediante l’ereditarietà (che permette di propagare automaticamente attributi comuni a più oggetti di una stessa classe). Mediante il procedimento di astrazione, gli oggetti fisici vengono virtualizzati in oggetti software che offrono le stesse informazioni e servizi degli oggetti reali: si suddivide il sistema reale preso in esame in classi di oggetti, ognuna delle quali possiede proprie variabili e funzioni, che assumono il nome di attributi e metodi.

Zoom su... METODI I metodi possono essere di tre tipi, classiicati in base al tipo di operazioni che eseguono: 1 visualizzatori per accedere ai valori delle variabili; 2 modiicatori per modiicare i valori delle variabili; 3 costruttori per creare gli oggetti della classe.

Nella OOP l’information hiding viene realizzato mediante l’incapsulamento ed è possibile accedere ai dati interni all’oggetto solo utilizzando i metodi previsti dal programmatore: l’utente ha a disposizione un’interfaccia che gli permette di interagire con gli oggetti non in modo diretto, ma esclusivamente mediante lo scambio di messaggi. Un’ulteriore caratteristica della OOP è quella che prende il nome di polimorfismo: si tratta della possibilità di applicare lo stesso operatore a classi diverse, cioè mandare un messaggio con un “medesimo significato” a classi diverse che però lo interpretano e lo eseguono in maniera differente, compatibile con la loro struttura.

OOP IN SINTESI Ereditarietà, incapsulamento e polimorismo sono la “triade” di strumenti nuovi, da comprendere e sfruttare, per realizzare la programmazione di sistemi modulari, di buona qualità, con dimensioni scalabili, di facile manutenzione e riutilizzabili.

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OOP: evoluzione o rivoluzione?

Lezione 1

Verifichiamo le conoscenze 1. Risposta multipla 1 L’acronimo OOP significa: a. Object Objective Programming b. Objective Object Processing c. Object Oriented Programming d. Oriented Object Processing 2 Quale tra le seguenti non è una caratteristica di un sistema software? a. ben organizzato e. riusabile b. modulare f. riconigurabile c. protetto g. lessibile d. semplice 3 Quale tra i seguenti non è un paradigma di programmazione? a. imperativo c. matematico b. funzionale d. logico 4 Quale fu il primo linguaggio a oggetti? a. Ada d. C++ b. Java e. SmallTalk c. Simula I 5 Le crisi del software furono di natura (indicare quella errata):

a. dimensionale b. gestionale

c. qualitativa d. quantitativa

6 Quale tra le seguenti affermazioni è errata? a. i metodi corrispondono ai programmi b. gli attributi corrispondono alle variabili c. un oggetto è un’istanza di una classe d. una classe è “un mattone software” 7 I metodi possono essere: a. costruttori b. distruttori

c. modiicatori d. visualizzatori

8 L’incapsulamento consiste: a. nell’astrarre gli oggetti b. nel fare in modo che i dettagli restino invisibili all’esterno c. nel propagare automaticamente attributi comuni d. nel realizzare il divide et impera 9 Quale tra i seguenti non è un concetto OOP? a. incapsulamento b. automatismo c. polimorismo d. ereditarietà

2. Vero o falso V F V F V F V F V F V F V F V F V F V F

AREA digitale

1 Il primo linguaggio a oggetti fu sviluppato negli anni ’90. 2 Con il termine plegacyp si intende un’applicazione OOP. 3 L’astrazione ha un ruolo fondamentale nelle OOP. 4 SmallTalk fu introdotto negli anni ’70 ed è il primo linguaggio “puro”. 5 La classe è un insieme di oggetti. 6 L’oggetto è un’istanza di una classe. 7 Nella OOP le variabili corrispondono agli attributi. 8 L’interfaccia serve per interagire con un oggetto. 9 Nella OOP l’information hiding viene realizzato mediante l’ereditarietà. 10 L’ereditarietà permette di propagare automaticamente attributi comuni.

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LEZIONE 2

Oggetti e classi In questa lezione impareremo... Z a utilizzare il processo di astrazione per modellare le classi Z a rappresentare classi e oggetti Z a utilizzare classi e oggetti

■■ Programmazione modulare Un programma OOP si basa essenzialmente sull’utilizzo di moduli software già preparati (magari da altri) senza preoccuparsi di come ciascuno di essi svolga il proprio compito, semplicemente assemblandoli in un contesto funzionale adeguato allo scopo. Attualmente nessun progettista elettronico penserebbe mai di realizzare un circuito operazionale utilizzando transistor e componenti discreti, dato che, oltre che essere un lavoro lungo e complesso, necessita di un’accurata progettazione ed è quindi passibile di errori; il progettista utilizza i circuiti integrati disponibili in commercio come, per esempio, l’operazionale già “bello e pronto”, perfettamente funzionante, poco ingombrante e di costo minimo.

La OOP cerca di trasferire anche nel software questa metodologia di progetto: gli oggetti software sono da considerarsi veri e propri “circuiti integrati software”, che i progettisti di sistemi software possono utilizzare nelle loro applicazioni come elementi già completamente funzionanti, testati e “inscatolati” in moduli autonomi protetti e non modificabili. Si potebbe obiettare che questi concetti di modularità fossero già stati ampiamente “predicati” dal prof. Wirth negli anni ’80 e quindi i concetti di scomposizione, atomizzazione e riutilizzo siano da considerarsi ben noti ai programmatori: la programmazione OOP va molto oltre, in quanto offre, nei linguaggi, strumenti che automatizzano la realizzazione di queste tecniche integrando il processo di information hiding senza che il programmatore 164

Oggetti e classi

Lezione 2

debba rendersene conto e consentendogli di focalizzarsi su come questi oggetti interagiscono tra loro. Il progettista software si trova ad avere a disposizione una vera e propria “scatola nera” di cui non conosce il contenuto ma solamente le funzionalità e che può usare e riusare tutte le volte che vuole. Inoltre, la novità è che all’interno della scatola non ci sono le funzioni ma anche i dati, quindi ogni elemento può vivere di vita propria, indipendentemente dal contesto in cui viene utilizzato.

■■ Gli oggetti e le classi L’elemento fondamentale nella OOP è l’oggetto, che è appunto un “insieme di dati e di funzioni” che prende “vita” da una classe: questa è la vera rivoluzione per cui la OOP può considerarsi come un nuovo paradigma che riunisce codice e dati dopo che per anni la tendenza è stata quella di separarli completamente, come possiamo riscontrare nei sistemi a database. Quindi l’oggetto è un’istanza di una classe.

Tra classe e oggetto vi è la stessa relazione che sussiste fra un tipo e una variabile: ◗■ le classi definiscono dei prototipi per gli oggetti: sono una specie di “stampino” che può essere utilizzato per realizzare tanti oggetti dello stesso tipo; Istanze della classe Gatto

Classe Gatto Nome: Età: Razza: Colore:

Nome: Età: Razza: Colore:

Duchessa 7 anni soriano bianco

Nome: Età: Razza: Colore:

Minou 2 anni siamese marrone

Nome: Età: Razza: Colore:

Matisse 2 anni soriano rosso

◗■ all’interno di classi si incapsulano i dati e le funzioni dove le funzioni sono strettamente correlate con i dati che manipolano.

Oggetti Ogni oggetto, anche se appartiene alla stessa classe, è generalmente differente dagli altri, cioè ha proprietà (attributi) che lo caratterizzano: condivide con gli altri suoi simili il comportamento. 165

UdA 5

La programmazione a oggetti in C++

Formuliamo una prima definizione di oggetto. OGGETTO Un oggetto è un’entità astratta dotata di specifici attributi e in grado di cooperare con altri oggetti svolgendo specifiche azioni.

Un oggetto è quindi la rappresentazione di una qualsiasi cosa che ha uno stato e un comportamento: per familiarizzare con il processo di astrazione e descrizione degli oggetti vediamo alcuni esempi tratti dalla vita quotidiana. ESEMPIO

 Oggetto Gatto

L’oggetto Gatto: ◗■ ha caratteristiche specifiche: peso, colore del pelo, età; ◗■ compie azioni, come: correre, dormire e bere il latte.  Oggetto Automobile

L’oggetto Automobile: ◗■ ha caratteristiche specifiche: marca, modello, peso, colore, posti ecc.; ◗■ esegue azioni, come: avviamento, arresto, accelerazione, cambio marcia, frenata, suono del clacson, avvio tergicristalli ecc.;  Oggetto Cellulare

L’oggetto Cellulare: ◗■ ha caratteristiche specifiche: tipo del display, peso, colore, marca, modello ecc.; ◗■ esegue azioni, come: invio di sms, composizione di un numero o accensione e spegnimento automatici.

Notiamo innanzitutto che in ciascuno di essi possiamo riscontrare le caratteristiche proprie di quel particolare oggetto, cioè gli elementi che lo distinguono dagli oggetti a esso simili, i valori specifici che hanno gli attributi di quell’elemento particolare (istanza) e che sono i dati interni all’oggetto stesso e lo distinguono dagli oggetti a lui “simili” (della stessa classe). La seconda osservazione è che tutti gli oggetti “simili” hanno un medesimo comportamento, che è l’insieme delle azioni (operazioni) che sono in grado di eseguire (metodi). Due oggetti Gatto si distinguono tra loro per il colore, la razza, l’età, il peso, il nome proprio ecc., cioè tutte le caratteristiche isiche individuali di ogni animale, ma tutti i gatti mangiano, corrono, bevono il latte ecc. allo stesso modo. Così pure le automobili: tutte sono costruite per trasportare le persone, si muovono su ruote, hanno bisogno di combustibile e ognuna ha un colore, una marca, una cilindrata, un proprietario, una targa che la distingue dalle altre.

Le classi La classe costituisce la base della OOP: essa descrive la natura di un oggetto e ne definisce il suo comportamento. 166

Oggetti e classi

Lezione 2

Una classe è un “modello” per un insieme di oggetti “analoghi”, caratterizzati: ◗■ dalla stessa rappresentazione interna; ◗■ dalle stesse operazioni con lo stesso funzionamento, che permettono di descrivere un insieme di oggetti che hanno gli stessi attributi (variabili) ed eseguono le stesse operazioni (funzioni o metodi). CLASSE Possiamo definire la classe come lo schema di base dal quale è possibile creare i singoli oggetti.

La descrizione dei metodi e delle variabili è contenuta all’interno della classe e non negli oggetti, che sono singole istanze della classe stessa. Tutti gli oggetti istanza di una stessa classe: ◗■ condividono la stessa struttura interna e lo stesso funzionamento; ◗■ hanno ciascuno la propria identità e il proprio stato. Per definire una classe è necessario: ◗■ definire (e nascondere) la rappresentazione dei dati all’utente; ◗■ definire tutte le operazioni applicabili agli oggetti del tipo di dato astratto; ◗■ garantire che l’utente possa manipolare gli oggetti solo tramite operazioni del tipo di dato astratto (◀ TDA ▶) a cui gli oggetti appartengono (protezione). ◀ In un linguaggio di programmazione tradizionale il concetto di TD, tipo di dato, è quello di insieme dei valori che può assumere un dato (una variabile): il tipo di dato astratto (TDA oppure ADT, Abstract Data Type) estende questa deinizione, includendo anche l’insieme di tutte e sole le operazioni possibili su dati di quel tipo. ▶ Possiamo affermare che “l’oggetto sta alla classe come la variabile sta alla sua dichiarazione di tipo TDA”.

In C++ una classe viene dichiarata per mezzo della parola chiave class, con la seguente sintassi:

La dichiarazione della classe è compresa fra “{ }” e terminata da “;” che deve essere posto al termine della dichiarazione, subito dopo la parentesi graffa.

All’interno della classe è possibile specificare il tipo di visibilità di dati e codice: ◗■ publica (pubblic): permette l’utilizzo di variabili e metodi dall’esterno; ◗■ privata (private): nasconde metodi e codice che risulteranno non utilizzabili; ◗■ protetta (protected): dati e codice nascosti a esterni ma visibili da chi eredita. 167

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La programmazione a oggetti in C++

Il valore di default da assegnare a tutti gli elementi della classe è private per realizzare l’incapsulamento. ESEMPIO

Scriviamo per esempio la classe Gatto che abbiamo già iniziato a descrivere.

Vediamo un successivo esempio di come possiamo utilizzare le classi in ambito matematico, descrivendo le frazioni algebriche. Definiamo una classe che chiamiamo Frazione che ha due attributi di tipo intero, il numeratore e il denominatore.

Aggiungiamo alcuni metodi mediante i quali effettueremo le operazioni sugli oggetti: vengono anche chiamati funzioni membro e sono a tutti gli effetti “dei sottoprogrammi” associati alla classe mediante i quali si eseguono le operazioni sugli oggetti istanze di quella classe.

Livelli di visibilità Nell’esempio precedente abbiamo collocato gli attributi nella sezione private e i metodi nella sezione pubblica: vediamo di comprendere le motivazioni. Una proprietà fondamentale della OOP è l’occultamento delle informazioni: i dettagli rimangono nascosti e non visibili al di fuori della classe per garantire robustezza da un punto di vista dell’ingegneria del software. Possiamo immaginare una classe come una sorta di scatola utilizzabile mediante l’istanza che ne crea l’oggetto sul quale operare. Il principio della programmazione a oggetti prevede che tale elemento venga utilizzato senza doverne necessariamente conoscere o alterare la struttura interna, prende il nome di incapsulamento ed è uno dei tre elementi fondamentali della OOP. 168

Oggetti e classi

Lezione 2

ESEMPIO

È come guidare un’automobile senza conoscere il funzionamento del motore, la trasmissione e il sistema di alimentazione del carburante: non solo è possibile, ma la maggiore astrazione permette di guidare auto diverse con la stessa facilità. Questo concetto prende anche il nome di informaL’implementazione dell’information tion hiding e generalizza il concetto di TDA: gli oghiding permette la riusabilità e, cogetti comunicano attraverso interfacce che sono la me vedremo, favorisce la manutenparte pubblica della classe. zione del software. Per applicare tale principio alla classe Frazione degli esempi precedenti utilizziamo dei metodi, genericamente chiamati setters e getters, per rispettivamente impostare (set) e leggere (get) il contenuto degli attributi della classe. Nel nostro caso per leggere e per scrivere il numeratore dovremo creare due metodi pubblici opportuni, getNumeratore() e setNumeratore(), che permetteranno di accedere all’attributo di tipo private (vedremo come richiamarli sull’oggetto specifico mediante la scrittura nel formato dot notation). Analogo discorso per il denominatore: aggiungiamo alla classe setDenominatore() e getDenominatore() come metodi pubblici. I metodi setter e getter realizzano l’interfaccia tra il programma principale e gli oggetti. assegna

Main

setter

in recupera

out

Frazione numeratore denominatore

getter

Prova adesso!

• Deinizione di una classe • Metodi getter/setter

Completa la classe Frazione scrivendo il codice dei metodi, tutti dichiarati pubblici, che consentono di eseguire alcune operazioni: Z il metodo stampa() consente di visualizzare a video la frazione dopo aver invocato il metodo semplii ca(); Z il metodo semplii ca() richiama, a sua volta, il metodo MCD() al quale vengono passati due parametri, rappresentati dagli attributi della classe (numeratore e denominatore); Z il metodo MCD() restituisce il massimo comun divisore tra i due valori che viene usato per ridurre i due attributi della classe Frazione. Confronta la tua soluzione con quella presente nel ile Frazione.cpp. 169

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La programmazione a oggetti in C++

■■ Rappresentazione UML Nell’ambito dell’ingegneria del software è stato definito un linguaggio apposito per la descrizione grafica dei progetti, il linguaggio ◀ UML ▶, nel quale viene definito un simbolismo universalmente riconosciuto e utilizzato da tutti gli sviluppatori a oggetti per rappresentare le classi e gli oggetti. ◀ Uniied Modeling Language (UML) è uno standard dell’Object Management Group (OMG), e uno standard ISO (19505:2012), ed è così deinito: “Un linguaggio per speciicare, visualizzare, e realizzare i prodotti di sistemi software, e anche per il business modeling. UML rappresenta una collezione di “best engineering practices” che si sono dimostrate utili nella progettazione di sistemi complessi e di grandi dimensioni.” ▶

Per le classi sono previsti due livelli di rappresentazione:  sintetica: si utilizza un rettangolo con tre sezioni dove viene indicato solo il nome della classe;  completa: si utilizza un rettangolo con indicati anche i campi e i metodi. Classe

Classe Attributi Metodi

Anche per gli oggetti la notazione è simile, ma il rettangolo ha solo due sezioni:  rappresentazione sintetica: si utilizza un rettangolo con solo il nome;  rappresentazione completa: si utilizza un rettangolo con indicati anche i valori dei campi. Oggetto: classe

Oggetto: classe Attributi: valore

ESEMPIO

Definiamo la classe Gatto e due istanze, l’oggetto Gatto Pippo e l’oggetto Gatto Malachia. Rappresentazione della classe

Rappresentazione degli oggetti

Rappresentazione sintetica

Classe Gatto

Sintetica

170

Oggetto Pippo: Gatto

Oggetto Malachia: Gatto

Sintetica

Oggetti e classi

Rappresentazione completa

Gatto pelo razza colore nome età cosaFa mangia dorme corre faFusa gioca

Pippo: Gatto

Malachia: Gatto

pelo razza colore nome età cosaFa

pelo razza colore nome età cosaFa

:“corto” :“soriano” :“rosso” :“Pippo” :“10-02-02” :“ci guarda”

Lezione 2

:“lungo” :“di strada” :“bianconero” :“Malachia” :“12-03-05” :“sonnecchia” Completa

Completa

Completa

Gli attributi permettono di memorizzare lo stato attuale di un oggetto, cioè l’insieme dei valori che: Z descrivono l’oggetto; Z inluenzano il risultato dell’invocazione dei metodi dell’oggetto e prendono il nome di variabili di esemplare (o variabili di istanza, instance variables).

La rappresentazione UML della visibilità viene effettuata semplicemente scrivendo i caratteri + e – davanti ai metodi e ai campi: – sta per private; + sta per public. Completiamo la classe Gatto alla luce di queste nuove conoscenze, aggiungendo la visibilità agli attributi. Per semplicità ci limitiamo a considerare due attributi, nome e cosaFa: aggiungiamo quindi due metodi necessari per leggere e scrivere nell’attributo nome. Avendo infatti reso privati gli attributi, l’unico modo per poterli leggere e scrivere in un’applicazione è quello di utilizzare metodi pubblici.

Gatto -nome :String ... -cosaFa:String +daiNome(String):bool +leggiNome() :String +leggiStato():String +mangia() :boolean +dorme() :boolean +corre() :boolean +faFusa() :boolean +gioca() :boolean ...

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UdA 5

La programmazione a oggetti in C++

Zoom su... NAMING DELLE CLASSI Nella programmazione a oggetti sono state sviluppate nel tempo convenzioni formali adottate da tutti gli sviluppatori: non sono “strettamente obbligatorie”, nel senso che i compilatori e gli interpreti non segnalano l’errore qualora non vengano utilizzate, ma sono “vivamente consigliate” in quanto favoriscono la comprensione del codice e ne permettono la standardizzazione. Le prime due convenzioni sono le seguenti: 1 i nomi delle classi DEVONO iniziare con lettera MAIUSCOLA; 2 i nomi degli oggetti DEVONO iniziare con lettera minuscola. Altre due regole (già utilizzate ino a ora anche nella trattazione dei linguaggi procedurali) sono quelle che riguardano gli identiicatori degli attributi (variabili) e dei metodi (funzioni): 3 tutti gli identiicatori iniziano con lettera minuscola; 4 i nomi degli attributi composti hanno la lettera maiuscola come iniziale della seconda e dell’eventuale terza parola da cui sono formati. Vediamo alcuni esempi:

coloreOcchi annoNascita scalaMarcia() getValoreEta()

oppure oppure oppure oppure

Prova adesso!

coloreDegliOcchi annoDiNascita scalaUnaMarcia() setValoreEta()

• Deinizione sintetica di una classe • Deinizione completa di una classe

CREA IL FILE Automobile.cpp Deinisci la classe Automobile e danne la rappresentazione sia sintetica sia completa istanziando successivamente due oggetti.

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Oggetti e classi

Lezione 2

Verifichiamo le conoscenze 1. Risposta multipla 1 Un oggetto è: a. una deinizione di tipo b. un elemento di un metodo c. un’entità astratta d. un insieme di metodi e attributi

5 La visibilità degli attributi può essere: a. public b. private c. reserved d. readonly

2 Per definire una classe è necessario (indicare l’affermazione errata): a. deinire i tipi di dati b. nascondere la rappresentazione dei dati all’utente c. istanziare almeno un oggetto d. deinire tutte le operazioni applicabili agli oggetti e. garantire che l’utente possa manipolare gli oggetti

6 UML è l’acronimo di: a. Uniied Modeling Language b. Uniform Moduling Language c. Uniied Moduling Language d. Uniform Modeling Language

3 Due classi sono uguali se: a. hanno gli stessi attributi b. hanno gli stessi metodi c. non ha senso avere due classi uguali d. hanno gli stessi attributi e metodi 4 Quale di queste affermazioni riferite agli oggetti della stessa classe è falsa? a. due oggetti hanno i medesimi attributi b. due oggetti hanno il medesimo comportamento c. ogni oggetto compie delle azioni personalizzate d. ogni istanza ha propri valori per gli attributi

7 I metodi pubblici: a. possono essere richiamati fuori dalla classe b. possono essere richiamati solo con attributi pubblici c. possono essere richiamati solo dentro la classe d. nessuna delle affermazioni precedenti 8 Il processo di astrazione: a. è unico per ogni classe b. se corretto porta alla modellizzazione univoca c. crea una classe in funzione delle esigenze speciiche d. crea una classe per ogni oggetto diverso

2. Vero o falso La descrizione dei metodi è contenuta all’interno della classe. La descrizione degli attributi è contenuta all’interno degli oggetti. Due oggetti della stessa classe hanno il medesimo comportamento. Due oggetti della stessa classe possono avere attributi diversi. Lo stato di un oggetto viene deinito dai suoi attributi. La classe rappresenta la parte statica della OOP, l’oggetto la parte dinamica. È possibile leggere un attributo privato dall’esterno della classe. La modellizzazione può portare a classi diverse per gli stessi oggetti. In un progetto si possono avere due classi diverse con lo stesso nome.

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AREA digitale

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UdA 5

La programmazione a oggetti in C++

Verifichiamo le competenze 1. Esercizi 1 Definisci la classe Aereo e quindi due sue istanze, assegnando i valori per gli attributi e dando una rappresentazione sia sintetica sia completa. 2 Definisci la classe Televisione dandone la rappresentazione sia sintetica sia completa anche di una sua istanza. 3 Definisci la classe Treno dandone la rappresentazione sia sintetica sia completa anche di una sua istanza. 4 Definisci una classe che rappresenti un Rettangolo e successivamente crea due sue istanze, assegnando valori per la base e l’altezza. 5 Definisci la classe Telefono dandone la rappresentazione sia sintetica sia completa anche di una sua istanza. 6 Crea la classe Massimi che contiene i metodi max() e min(), che calcolano rispettivamente il valore massimo e minimo di due numeri passati come parametri per i tipi di dati int, long, float e double. 7 Definisci una classe Convertitore, in grado di convertire valute diverse, per esempio Dollaro - Euro. Per il programma si richiede la scrittura di almeno un metodo per il calcolo, un metodo di stampa dei valori risultanti e la definizione di uno o più attributi privati ove memorizzare i dati. 8 Crea una classe Negozio e due oggetti, sapendo che ha almeno i seguenti attributi: Z String proprietario; Z String nomeNegozio. 9 Crea una classe ContoCorrente e due oggetti, sapendo che ha almeno i seguenti attributi: Z String nome; Z String codiceConto; Z double saldo. 10 Definisci una classe Libro contenente i seguenti attributi: nome del libro (array di caratteri), prezzo, numero di scaffale, numero di pagine, casa editrice. Inoltre definisci i seguenti metodi: Z void inizializza (const char*, double, int); Z void stampa (); Z void applicaSconto (); i quali, rispettivamente, hanno i seguenti compiti: Z inizializzare i campi dati dell’oggetto classe; Z stampare tutti i dati dell’oggetto; Z diminuire del 10% il prezzo del libro in oggetto. 11 Crea la classe Prodotto, utilizzando meno codice possibile, contenente i seguenti attributi che definiscono lo stato dell’oggetto: Z int codice; Z String descrizione; Z int codice, String descrizione. 12 Crea la classe Fattura, utilizzando meno codice possibile, contenente i seguenti attributi che definiscono lo stato dell’oggetto: Z Cliente cliente; Z Cliente cliente, int numeroProdotti; Z int numeroProdotti.

AREA

digitale

Esercizi per il recupero / Esercizi per l'approfondimento

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In questa lezione impareremo... Z a scrivere il codice dei metodi Z il concetto di costruttore e distruttore Z il concetto di overloading

LEZIONE 3

Metodi e incapsulamento

■■ La scrittura dei metodi Abbiamo detto che la classe è composta da attributi e metodi, dove i metodi non sono altro che le funzioni che possono modificare il valore degli attributi. La scrittura del codice di ciascun metodo può essere fatta sia all’interno della classe, come funzione inline, oppure all’esterno della classe, lasciando all’interno di essa la sola dichiarazione del prototipo.

Scrittura dei metodi inline Il qualificatore inline suggerisce al compilatore di copiare il codice della funzione nel punto di utilizzo invece di eseguire una chiamata a funzione, che è più costosa in termini di tempo di computazione. Se la scrittura del codice avviene all’ interno alla classe di fatto abbiamo la dichiarazione inline automatica, e quindi non necessita di parola chiave inline davanti al metodo.

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UdA 5

La programmazione a oggetti in C++

Per funzioni grandi è preferibile codificare nella classe solo il prototipo della funzione e scrivere al di fuori della classe il codice utilizzando l’operatore scope (::), anche chiamato di risoluzione del campo d’azione: questo ha la funzionalità di accedere a un ben preciso campo di visibilità e nel caso delle classi “collega“ i metodi alla classe di riferimento.

Librerie di classi, funzioni offline Nel caso non si desiderasse avere la funzione inline basta omettere la parola chiave come di seguito riportato.

Questa modalità operativa viene utilizzata quando si creano librerie di classi, cioè si separano: ◗■ le intestazioni, distribuite in header-files; ◗■ il codice delle funzioni, compilate separatamente e distribuite in librerie in formato binario. Generalmente ai programmatori non interessa sapere come sono fatte le funzioni che accedono agli oggetti, ma solo cosa fanno e come usarle. Quando, nella dichiarazione di una classe, si lasciano solo i prototipi dei metodi, si suole dire che viene creata un’intestazione di classe.

In questa situazione il codice sorgente di tutte le funzioni di una classe si colloca normalmente in un file indipendente dandogli lo stesso nome della classe ed estensione .cpp mentre le dichiarazioni dei prototipi si collocano normalmente in header file indipendenti da quelli che contengono le implementazioni dei metodi. ESEMPIO

Vediamo un esempio con una prima codifica della classe Contatore:

Come possiamo vedere, la dichiarazione di classe Contatore è inserita in un header file Contatore.h, mentre l’implementazione viene definita in file Contatore.cpp che contiene i codici sorgente. 176

Metodi e incapsulamento

Lezione 3

L’utilizzo della classe avviene in un ulteriore file che necessariamente deve utilizzare la direttiva #include per poter dichiarare oggetti di tipo Contatore, come vedremo in seguito. Se si utilizza Dev-cpp come ambiente di sviluppo, per poter scomporre il lavoro in più ile è necessario creare un progetto in modo da fornire al compilatore le direttive per la compilazione delle classi, altrimenti al momento della compilazione della classe segnalerà un errore come il seguente:

Il compilatore ricerca il codice del main all’interno del ile dove sono presenti i metodi e, non trovandolo, segnala un errore.

AREA

digitale

Creazione di un progetto con Dev-cpp

Prova adesso!

• Scrivere i metodi • Implementare i metodi inline e offline

Crea la classe NumComplesso aggiungendo i metodi necessari a effettuare la somma, sottrazione prodotto e divisione tra due numeri complessi. I metodi ricevono un oggetto come parametro e restituiscono un oggetto contenente il risultato. Confronta la tua soluzione con quella riportata nel programma NumComplessoSol.cpp. Quindi separa la dichiarazione della classe con l’implementazione dei metodi e confronta il tuo risultato con il codice presente nel progetto NumComplesso.dev, presente nella cartella NumComplesso.

■■ Metodi costruttori, distruttori e overloading Costruttori La OOP mette a disposizione un tipo particolare di metodi che servono per la creazione dell’oggetto e l’eventuale inizializzazione dei suoi attributi: questi metodi prendono il nome di metodi costruttori. METODO COSTRUTTORE Un metodo costruttore è un metodo particolare, che si distingue dagli altri per tre elementi: ◗ ha lo stesso nome della classe; ◗ non ha tipo di ritorno, nemmeno void; ◗ ha visibilità public.

Per la codifica delle istruzioni di controllo nella pseudocodifica utilizziamo le stesse istruzioni finora studiate nella programmazione imperativa, con la medesima sintassi. 177

UdA 5

La programmazione a oggetti in C++

ESEMPIO

Per aggiungere un metodo costruttore nella classe Frazione scriviamo un metodo con lo stesso nome della classe, come indicato di seguito. Oltre al costruttore di default, nella classe si inseriscono generalmente altri costruttori che però hanno uno o più parametri in ingresso, in modo che alla creazione dell’oggetto l’utilizzatore possa contemporaneamente assegnare dei valori ai suoi attributi.

Il costruttore di default è il costruttore che viene automaticamente creato quando si dichiara una classe e non contiene alcun codice: se si desidera far effettuare delle operazioni a tale costruttore, come l’inizializzazione degli attributi, è necessario completare il suo codice che può essere messo sia inline che ofine. ESEMPIO

Frazione con due costruttori

Aggiungiamo un secondo costruttore alla classe Frazione che riceve in ingresso i valori da attribuire rispettivamente al numeratore e al denominatore. Per realizzare un costruttore con parametri questi devono essere inseriti tra parentesi tonde, come viene fatto per le normali funzioni.

In questo caso il costruttore è stato inserito in modo inline automatico, scrivendo il suo codice all’interno della dichiarazione della classe. Come possiamo osservare nel codice appena scritto, oltre che alla inizializzazione degli attributi, nel secondo costruttore viene anche richiamato un metodo: infatti il costruttore è a tutti gli effetti un metodo e quindi in esso si possono scrivere operazioni anche complesse e richiamare metodi della classe sull’oggetto che lui stesso ha appena creato. 178

Metodi e incapsulamento

Lezione 3

Overloading La possibilità offerta dai linguaggi a oggetti di permettere la coesistenza di più metodi con lo stesso nome prende il nome di overloading. OVERLOADING In OOP, il termine overloading indica la possibilità di avere metodi/funzioni con lo stesso nome, ma con la possibilità di accettare un diverso set di argomenti (signature). Questo insieme di metodi viene detto in “rapporto di overloading”, o sovraccaricato.

Una classe può contenere più costruttori e metodi con lo stesso nome purché distinti da diverse intestazioni (signature), cioè: ◗■ con un numero diverso di parametri; ◗■ con numero uguale di parametri ma di tipo diverso; ◗■ con numero uguale di parametri ma con ordine diverso. Le condizioni a cui devono sottostare le liste dei parametri riguardano i loro tipi e non gli identificatori e sono necessarie per permettere l’univoca individuazione del metodo all’atto della chiamata da parte del sistema: ricordiamo che la scrittura è costituita dai parametri formali e nella chiamata vengono passati i valori attuali, quindi due metodi con lo stesso numero e tipo di parametri formali anche se hanno identificatori diversi non verrebbero distinti. Prendiamo per esempio la classe Contatore e ipotizziamo di avere due costruttori come i seguenti:

Questi sono diversi solo apparentemente, ma sono identici formalmente. Infatti, se effettuiamo due ipotesi di chiamata come le seguenti:

Quale dei due costruttori viene eseguito? L’ambiguità è evidente! Quindi è necessario che sia diverso il numero oppure il tipo dei parametri.

Non ci sono problemi, invece, in tutti i casi seguenti, anche quando abbiamo lo stesso numero di parametri, sia in numero che in tipo, dato che in questi casi hanno ordine diverso:

Quindi questi sei metodi costruttori possono coesistere in una classe e il programmatore può scegliere quale utilizzare al momento della creazione degli oggetti, secondo la propria necessità. 179

UdA 5

La programmazione a oggetti in C++

Lo stesso discorso vale anche per tutti gli altri metodi: ricapitolando, possiamo quindi avere tre possibili forme di scrittura di metodi che hanno lo stesso nome, ma con differenze di carattere: 1 tipale: il numero dei parametri è lo stesso, ma i tipi sono diversi;

2 numerico: il numero dei parametri è diverso;

3 posizionale: il numero e il tipo dei parametri sono gli stessi, ma la loro posizione è scambiata.

Distruttore Analogo discorso può essere fatto anche per il metodo distruttore ma, poiché le occasioni del suo overloading sono estremamente rare, a questo punto della trattazione non riportiamo alcun esempio. Ricordiamo solamente che il distruttore serve per effettuare tutte quelle azioni di “pulizia” che risultano necessarie prima della deallocazione dell’oggetto, ovvero: ◗■ deallocare i dati dinamici che sono stati allocati da funzioni membro dell’oggetto; ◗■ chiudere i file che sono stati aperti dalle funzioni membro dell’oggetto. La necessità di scrivere e richiamare direttamente esiste solo nel caso di progetti articolati o complessi, mentre nelle classi semplici esiste un distruttore standard che viene automaticamente chiamato dal sistema ogni qualvolta un oggetto viene deallocato in una delle tre seguenti situazioni: 1 l’oggetto è locale e si esce dal blocco in cui è dichiarato; 2 l’oggetto è nella heap e viene rimosso il riferimento a esso; 3 l’oggetto è un membro di un altro oggetto e quest’ultimo viene deallocato.

Il simbolo che individua il metodo distruttore è indicato di seguito:

Generalmente non contiene codice: a volte viene inserito un “echo” per le fasi di debugging.

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Metodi e incapsulamento

Prova adesso!

Lezione 3

• Usare i metodi costruttori e distruttori • Implementare i metodi • Usare gli attributi

1 Crea la classe Cronometro con i metodi necessari a effettuare il conteggio del tempo tra due istanti, cioè un metodo che avvia il conteggio, uno che lo arresta, uno che resetta il conteggio e inine un metodo che visualizza il tempo cronometrato. 2 Aggiungi agli attributi una variabile booleana che indica lo stato del cronometro, in modo che non possa essere resettato se sta effettuando il conteggio. 3 Confronta la tua soluzione con quella riportata nel programma CronometroSol.cpp.

■■ Creazione di oggetti Una volta realizzata la classe, il linguaggio C++ mette a disposizione sostanzialmente due modalità per la creazione degli oggetti: statica e dinamica.

Oggetti allocati nella memoria automatica La memoria automatica è un’area di memoria gestita a stack e serve per gli argomenti e le variabili locali delle funzioni: è automaticamente creata alla chiamata e distrutta al ritorno al programma chiamante. Per gli oggetti abbiamo due possibili situazioni: ◗■ un oggetto locale statico viene costruito la prima volta che la sua definizione viene incontrata durante l’esecuzione del programma e distrutto una sola volta, quando il programma termina; ◗■ un oggetto automatico locale non statico viene costruito ogni volta che la sua definizione viene incontrata durante l’esecuzione del programma e distrutto ogni volta che il programma esce dall’ambito in cui tale definizione si trova. In entrambe la situazioni la creazione di un oggetto avviene mediante la seguente istruzione, identica alla creazione di una variabile di un tipo di dato predeinito:

Gli oggetti si comportano come normali variabili rispetto alla visibilità e al ciclo di vita: ogni volta che si istanzia una classe all’interno di una funzione, viene automaticamente invocato il costruttore dell’oggetto e all’uscita dalla funzione in cui è stato dichiarato avviene la sua distruzione, in perfetto accordo con il ciclo di vita delle variabili locali. Se non diversamente indicato dal programmatore, in entrambi i casi il compilatore invoca il costruttore e il distruttore di default.

Oggetti allocati nella memoria dinamica (nella heap) Una seconda possibilità è quella di dichiarare l’oggetto come variabile dinamica, con l’istruzione new: in questo caso il programma non definisce direttamente un oggetto, ma un suo puntatore, cioè una variabile che contiene l’indirizzo di memoria di partenza dove questo viene memorizzato. 181

UdA 5

La programmazione a oggetti in C++

In questo caso il costruttore non entra in azione al momento della definizione del puntatore, bensì quando viene allocata dinamicamente la memoria per l’oggetto. Definiamo un oggetto contatore:

La prima istruzione crea semplicemente una variabile puntatore a un oggetto Contatore. La seconda istruzione esegue varie cose in una sola volta: ◗■ alloca memoria dinamica per un oggetto della classe Contatore; ◗■ assegna l’indirizzo dell’oggetto, restituito dall’operatore new, al puntatore puntaConta1; ◗■ inizializza l’oggetto eseguendo il costruttore di default della classe Contatore. Se volessimo invocare un costruttore diverso da quello di default basterebbe indicare tra parentesi i parametri che si desidera passare e C++ lo individuerebbe automaticamente e invocherebbe il costruttore desiderato. Sempre nell’esempio del contatore inizializziamo a 5 il valore iniziale di conteggio:

ESEMPIO

Nel seguente esempio abbiamo la classe Cane cosi definita:

Creiamo alcune istanze nel main a titolo di esempio, con tutte le possibilità viste sia di allocazione che di inizializzazione:

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Metodi e incapsulamento

Lezione 3

Invocazione dei metodi Per usare un oggetto precedentemente definito basta scrivere il suo nome seguito dall’operatore . (dot) e dall’operazione che vogliamo eseguire (metodo da invocare):

Questa istruzione ha il significato di invio del messaggio all’oggetto conta1 di eseguire l’operazione reset(), che nel nostro caso pone a zero il suo attributo valore. L’istanza corrente (oggetto) è sempre passata per riferimento a ogni metodo e l’oggetto corrente ha un nome convenzionale con il quale può essere richiamata all’interno del metodo stesso: this : denota l’indirizzo dell’istanza corrente. ESEMPIO

Come esempio di utilizzo aggiungiamo un metodo alla classe Contatore che ci visualizza alcune informazioni sull’oggetto (il suo indirizzo e il suo contenuto) col seguente codice:

Scriviamo ora un programma main() di prova che crea due oggetti di tipo Contatore e ne richiama alcuni metodi.

Mandando in esecuzione il programma otteniamo il seguente output:

È interessante osservare come al termine del programma venga richiamato automaticamente il distruttore, in modo che sia rilasciata la memoria. ESEMPIO

Come secondo esempio completiamo il codice della classe Frazione definendo il metodo stampa() che richiama al suo interno il metodo semplifica() che, a sua volta, richiama il 183

UdA 5

La programmazione a oggetti in C++

metodo MCD(): quest’ultimo è una funzione che calcola il MCD con l’algoritmo di Euclide (del quale omettiamo la codifica):

e ne avviamo una possibile esecuzione:

ESEMPIO

Come terzo esempio completiamo il programma di prova della classe NumComplesso dove leggiamo due numeri complessi e su di essi eseguiamo le quattro operazioni:

Una esecuzione è la seguente: ▶

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Metodi e incapsulamento

Lezione 3

ESEMPIO

Come ultimo esempio definiamo la classe Quadrato che ci permette di calcolare il lato conoscendo la diagonale e viceversa: il codice della classe è riportato di seguito.

Scriviamo il codice dei metodi “lunghi” fuori dalla dichiarazione della classe:

Un semplice programma di prova che esegue il calcolo del lato prima e della diagonale poi è riportato a fianco. ▶

Prova adesso!

• Usare i metodi costruttori • Implementare i metodi • Usare gli attributi

Deinisci una classe Voti contenente due attributi privati, n contenente i voti inseriti e voti[], un array che contiene i singoli voti. I metodi, a parte il metodo costruttore, vengono solo inseriti come prototipi, indicandone cioè solo irma (nome e parametri) e non il corpo. I metodi sono quattro, rispettivamente: inserisci(), media(), max() e min(): Confronta la tua soluzione con quella riportata nel programma VotiSol.cpp. 185

UdA 5

La programmazione a oggetti in C++

Verifichiamo le conoscenze 1. Risposta multipla 1 La rappresentazione di una classe usando la notazione UML non richiede di: a. indicare il nome della classe b. riportare l’elenco dei metodi c. riportare l’elenco degli attributi d. riportare l’elenco degli oggetti 2 Un oggetto è: a. una deinizione di tipo b. un elemento di un metodo c. un’istanza di una classe d. un insieme di metodi e attributi 3 Un metodo è costituito da (indicare l’affermazione errata): a. uno speciicatore di accesso b. il tipo di dati restituito dal metodo c. il nome del metodo d. un elenco di parametri di ingresso e. un elenco di parametri di uscita 4 I metodi privati: a. costituiscono l’interfaccia della classe b. devono esser indicati con get/set c. possono essere invocati solo da metodi della stessa classe d. servono a inizializzare gli attributi

5 In una classe: a. deve esserci un costruttore b. possono esserci più costruttori con diversa segnatura c. possono esserci costruttori che ritornano void d. possono esserci più costruttori ma con nome diverso 6 L’overloading consiste: a. nel sovraccaricare le classi b. nel duplicare i metodi c. nell’usare i metodi get/set d. nell’avere metodi con lo stesso nome 7 I metodi possono essere (indicare quello errato): a. costruttori b. modiicatori c. distruttori d. descrittori 8 Il distruttore: a. deve sempre essere presente b. serve per eliminare i metodi c. serve per eliminare un oggetto d. serve per eliminare la classe

AREA digitale

2. Vero o falso

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1 Il diritti d’accesso public permettono di definire la visibilità degli attributi. 2 Il diritti d’accesso public permettono di definire la visibilità dei metodi. 3 La parte pubblica di una classe è costituita dall’insieme dei metodi e degli attributi private. 4 La parte privata di una classe definisce come la classe lavora. 5 Lo specificatore protected permette di assegnare diritti sui metodi. 6 I metodi pubblici costituiscono l’interfaccia della classe. 7 L’incapsulamento viene realizzato mascherando i metodi. 8 Il termine overloading indica la possibilità di avere metodi/funzioni con lo stesso risultato. 9 Per rimuovere la classe dalla memoria si usa il distruttore. 10 Il distruttore chiude i file che sono stati aperti dalle funzioni membro dell’oggetto.

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Metodi e incapsulamento

Lezione 3

Verifichiamo le competenze 1. Esercizi 1 Utilizzando la classe Frazione precedentemente descritta, aggiungi i metodi necessari per effettuare la somma, la differenza e il prodotto di frazioni. 2 Data la seguente classe Rettangolo: scrivi il codice di tutti i metodi e una classe di prova che legga i valori per creare due rettangoli e successivamente collaudi tutti i metodi.

3 Realizza la classe Impiegato con tre attributi: cognome, nome e reparto. Quindi definisci due impiegati, istanzia tutti gli attributi e, dopo aver visualizzato il loro contenuto mediante il metodo stampa(), distruggi i due oggetti. Confronta la tua soluzione con quella presente nel file Impiegato.cpp. 4 La seguente classe definisce il concetto di numero intero come oggetto. In essa vengono dichiarati una variabile e un metodo che stamperà la variabile stessa. Crea una classe che istanzi almeno 2 oggetti della classe NumeroIntero e cambi il valore delle relative variabili verificando le assegnazioni, utilizzando il metodo stampaNumero(). Aggiungi un costruttore alla classe NumeroIntero che inizializzi l’attributo.

5 Data la seguente classe Vettore che individua un vettore nello spazio così definita:

scrivi il codice di tutti i metodi e una classe di prova che legga i valori di due vettori e ne esegua il prodotto scalare e vettoriale visualizzando i risultati.

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UdA 5

La programmazione a oggetti in C++

6 Definisci una classe LineaBus per rappresentare oggetti linea di autobus urbano con il numero identificativo, il nome dei due capolinea e con opportuni metodi d’istanza tra cui un metodo del tipo String toString() per la descrizione del suo percorso. 7 Definisci una classe Punto che contenga gli attributi (x,y) di tipo intero, un costruttore senza argomenti che crei un punto di coordinate (0,0), un costruttore con due argomenti di tipo intero che inizializzi le variabili di istanza con i valori passati per argomento, due metodi pubblici: getX che restituisca l’ascissa del punto e getY che restituisca l’ordinata. Inoltre deve contenere un metodo pubblico trasla() con due parametri di tipo int, che trasli il punto aggiungendo alle coordinate i valori passati per argomento e un metodo pubblico distanza() di tipo double e con un solo parametro di tipo Punto, che restituisca la distanza tra l’oggetto su cui viene invocato e il punto passato per argomento, calcolata usando il Teorema di Pitagora. Aggiungi infine un metodo toString senza argomenti, che restituisca le coordinate del punto sotto forma di stringa. Istanzia almeno due punti. 8 Dato il seguente diagramma UML della classe persona, completala con i metodi per depositare e prelevare i soldi, scrivi il codice di prova simulando almeno 10 movimenti. Nel caso che il saldo vada in negativo deve essere fatta una apposita segnalazione.

Aggiungi successivamente il fido e verifica che non venga mai superato dai prelievi. 9 Definisci la classe Lampadina i cui oggetti rappresentano delle lampadine elettriche. Una lampadina può essere accesa, spenta o rotta, e mette a disposizione due sole operazioni: toString() che restituisce una stringa che indica lo stato corrente della lampadina e click() che ne cambia lo stato da accesa a spenta o da spenta a accesa o la rompe. Una lampadina si rompe dopo un certo numero di click deciso dal fabbricante. Definisci gli attributi, i metodi e i costruttori che ritieni opportuni. Istanzia e usa la classe Lampadina in modo che ammetta un numero massimo di click deciso dall’utente e poi, in maniera iterativa, offra all’utente la possibilità di invocare una delle due funzionalità (visualizzando l’esito dell’operazione) o di terminare l’esecuzione.

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In questa lezione impareremo... Z a modellare le classi e realizzare il diagramma UML di un classe Z a scrivere il codice di una classe

LEZIONE 4

Modellare le classi

■■ Modellare le classi Le fasi del ciclo di sviluppo del software nel modello a cascata possono riassumersi in 5 componenti: ◗■ analisi; ◗■ progettazione; ◗■ implementazione; ◗■ collaudo; ◗■ installazione. Mentre la fase di analisi deve stabilire cosa deve fare il programma finale e ha come risultato il documento dei requisiti, lo scopo della progettazione è quello di pianificare come implementare il sistema e quindi di scoprire le strutture necessarie per la soluzione del problema. Questa metodologia ha notevoli differenze rispetto al tradizionale progetto di sistemi informatici fatto con i classici linguaggi imperativi.

L’Ingegneria del Software (Software Engineering) è una disciplina metodologica, cioè studia i metodi di produzione, le teorie alla base dei metodi e gli strumenti di sviluppo e misura della qualità dei sistemi software.

La fase di progettazione object-oriented è incentrata sulla determinazione delle classi e dei metodi e ha come risultato la descrizione delle classi e dei metodi e la determinazione delle relazioni tra classi. La “giovane“ scienza che prende il nome di ◀ ingegneria del software ▶ nasce proprio per occuparsi dei processi produttivi e delle metodologie di sviluppo finalizzate alla realizzazione di sistemi software. 189

UdA 5

La programmazione a oggetti in C++

Numerosi matematici e informatici, come Booch, Rumbaugh, Jacobson, Coad, Yourdon, Wirfs e Brock, hanno proposto modelli che sono però risultati differenti sia per l’approccio che per le modalità operative: ma alcuni di essi si ”allearono” individuando elementi comuni e crearono uno standard come l’UML. Lo scopo di ciascuna metodologia può comunque essere riassunto in tre punti: 1 individuare le classi; Queste operazioni prendono il nome 2 determinare le responsabilità di ogni classe; di modellizzazione delle classi. 3 descrivere le relazioni tra le classi individuate. Senza entrare nel dettaglio delle diverse metodologie che ci permettono di individuare le classi, noi proponiamo una semplice tecnica che permetta agevolmente di ottenere il codice di una classe. La applichiamo alla definizione della struttura per la classe contoCorrente, seguendo punto per punto le fasi del nostro approccio, che sono: 1 descrivere nel miglior modo possibile “a parole” in cosa consiste ciò che deve essere realizzato (in questo caso il conto corrente) e che operazioni si vogliono eseguite su esso; 2 evidenziare nel testo i sostantivi: sono candidati a diventare attributi; 3 sottolineare nel testo i verbi: sono candidati a diventare metodi; 4 elencare i sostantivi, eliminando dapprima i termini doppi o i sinonimi, e in seguito separare gli attributi dagli eventuali parametri dei metodi; 5 elencare i verbi, eliminando dapprima i termini doppi o i sinonimi, e in seguito quelli che non sono specifici della classe o della situazione che si sta modellando; 6 completare la classe con i metodi per accedere alle variabili di stato private, definendo una coppia di metodi per ogni variabile (un metodo per leggere il valore e uno per scriverlo). Iniziamo il processo si sviluppo partendo da una breve descrizione di conto corrente: “Il conto corrente bancario è un servizio offerto da un ente di credito a un cliente per custodire ed effettuare movimentazioni di denaro: il cliente effettua operazioni di due tipi sul conto corrente: versamenti o prelevamenti. I versamenti aumentano il totale (saldo) della disponibilità del cliente mentre i prelevamenti detraggono un certo importo dal saldo del conto (…)”. Fermiamoci a questo livello di dettaglio: ora procediamo con il punto 2 e 3, evidenziando in giallo i sostantivi e sottolineando in rosso i verbi “Il conto corrente bancario è un servizio offerto da un ente di credito a un cliente per custodire ed effettuare movimentazioni di denaro: il cliente effettua operazioni di due tipi sul conto corrente: versamenti o prelevamenti. I versamenti aumentano il totale (saldo) della disponibilità del cliente mentre i prelevamenti detraggono un certo importo dal saldo del conto (…).” L’elenco dei sostantivi è il seguente: ◗■ conto corrente bancario; ◗■ ente di credito; ◗■ cliente; ◗■ denaro; ◗■ conto corrente; 190

◗■ totale (saldo) della disponibilità; ◗■ cliente; ◗■ importo; ◗■ saldo del conto;

Modellare le classi

Lezione 4

dove sono stati cancellati i doppioni; inoltre denaro indica la tipologia del conto e quindi potrebbe essere unita a esso diventando un unico attributo conto corrente di denaro, mentre importo è un valore variabile legato a un’azione (parametro di un metodo) e non una caratteristica di stato dell’oggetto. Quindi gli attributi possono limitarsi a: ◗■ contoCorrenteDenaro: numero univoco di conto; ◗■ enteCredito: banca che lo gestisce; ◗■ cliente: titolare del conto; ◗■ saldo: disponibilità del conto. Sicuramente questi quattro dati non sono i soli necessari per descrive completamente il conto corrente ma, come già detto, è suficiente descrivere un modello aderente alle richieste delle speciiche dell’esercizio: è inutile indicare le condizioni sui titoli esteri oppure i giorni di valuta sugli assegni e le commissioni di massimo scoperto, se non sono necessarie per il caso in questione. Il completamento della classe può sempre essere effettuato in un secondo momento, dato che la OOP prevede la scalarità, cioè la possibilità di aggiungere ed estendere una classe in una più completa al crescere delle esigenze. Discuteremo questo aspetto parlando di ereditarietà.

L’elenco dei verbi è il seguente: ◗■ è un servizio offerto; ◗■ custodire ed effettuare movimentazioni; ◗■ effettua delle operazioni: versamenti-prelievi; ◗■ versamenti aumentano; ◗■ prelievi detraggono. Da esso individuiamo solamente i seguenti metodi: ◗■ operazione di versamento; ◗■ operazione di prelievo. Infatti, movimentazione è sinonimo di operazione e inoltre le operazioni devono essere specificate in versamento e prelievo. A questi metodi aggiungiamo quelli necessari per leggere/scrivere le variabili (solo quelle necessarie allo specifico problema da risolvere). Il diagramma UML della classe è riportato a lato. ▶ Scriviamo ora in pseudocodifica un semplice programma che esegua alcune operazioni su un conto corrente (dopo aver inserito i dati di intestazione del conto stesso) e visualizzi il saldo.

ContoCorrente -contoCorrente:String -enteCredito :String -cliente :String -saldo :float +daiNumeroCC(String) :boolean +leggiNumeroCC() :String +daiNomeCliente(String):boolean +leggiNomeClienteCC() :String +leggiSaldo() :float +versamento(float) :boolean +prelievo(float) :boolean ...

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UdA 5

La programmazione a oggetti in C++

■■ Un secondo approccio Nel caso si debbano modellare classi semplici, dove cioè è ben chiaro cosa la classe deve contenere e quali compiti deve espletare, è possibile utilizzare passo passo la seguente “scaletta operativa” per realizzare direttamente il codice:

1 descrizione a parole, per individuare metodi e attributi (come descritto in precedenza); 2 definizione degli attributi interni e “visibili”; 3 definizione (segnatura) dei metodi di interfaccia, che possono essere: ◗■ costruttori e distruttore; ◗■ getters/setters; ◗■ modificatori e interrogatori pubblici; dove di ciascun metodo deve essere definito: ◗■ il nome; ◗■ il tipo restituito; ◗■ la lista dei parametri formali;

4 definizione dei metodi interni, cioè quelli privati non richiamabili direttamente; A questo punto è possibile descrivere la classe mediante il diagramma UML.

5 scrittura del codice dei metodi. Definiamo per esempio la classe Punto che permette di rappresentare i punti A(x,y) di un piano cartesiano (con valori di coordinate x e y di tipo intero). Una breve descrizione della classe Punto è la seguente: “Un punto in un piano cartesiano viene individuato da un nome (carattere maiuscolo) e dalla coppia di coordinate (ascissa, ordinata). Può inoltre essere individuato in notazione “polare” dal modulo (distanza dall’origine) e dall’angolo che forma con l’asse delle ascisse (…)”. 1 Evidenziamo sostantivi e verbi.

“Un punto in un piano cartesiano viene individuato da un nome (carattere Maiuscolo) e dalla coppia di coordinate (ascissa, ordinata). Può inoltre essere individuato in notazione “polare” dal modulo (distanza dall’origine) e dall’angolo che forma con l’asse delle ascisse (…).” 2 Definiamo gli attributi che, nel rispetto dell’information hiding, sono tutti private:

3 Individuiamo i metodi di interfaccia.

◗■ Costruttori e distruttore public:

192

Per comodità, l’angolo è stato deinito di tipo loat ed è misurato in radianti: la rappresentazione in gradi sarebbe più complessa, in quanto richiederebbe 3 numeri interi (gradi, primi e secondi), oppure una stringa (gradi:primi:secondi).

Modellare le classi

Lezione 4

◗■ Metodi public getters e setters:

◗■ Metodi modificatori e interrogatori public:

 Definiamo infine i metodi interni, cioè quelli con visibilità private: potrebbe essere utile

una coppia di metodi che esegue il calcolo per trasformare le coordinate da cartesiane in polari e viceversa.

Questi metodi potrebbero per esempio essere chiamati direttamente dai costruttori, in modo da avere sempre tutti i valori corretti negli attributi; inoltre dovrebbero essere chiamati anche all’interno dei metodi setters, in quanto il cambiamento di un attributo influenza gli altri tre. Riassumiamo quanto fatto fino a ora nel diagramma UML della classe:

Punto -nome: char -x: double -y: double -modulo: float -angolo: float Punto(); ~Punto(); Punto( char, double, double ); Punto( char, float, float ); //metodi getters e setters: +getNome():char +setNome(char nome: void … -convertiCartesianePolari():void -convertiPolariCartesiane():void +trasla(double dx, double dy): void +stampaCartesiano(): void +stampaPolare(): void  La scrittura del codice di tutti i metodi non presenta particolari difficoltà e viene lascia-

ta come esercizio. 193

UdA 5

La programmazione a oggetti in C++

■■ Classi diverse dello stesso “oggetto” Abbiamo già avuto modo di dire che la rappresentazione di una classe non è univoca, per i seguenti motivi: ◗■ il processo di astrazione è diverso da individuo a individuo, quindi il livello di dettaglio cambia a seconda di chi modella le classi; ◗■ le classi generalmente vengono definite in un particolare contesto, cioè durante la realizzazione di un progetto, e ci si limita a descrivere “solo quello che serve” in quel momento, senza pensare a possibili futuri riutilizzi. Vediamo un semplice esempio in cui modelliamo la classe Automobile in tre diverse situazioni e con tre diversi risultati: 1 classe Auto1 per un automobilista; 2 classe Auto2 per un progettista/motorista; 3 classe Auto3 per un autonoleggio. Ogni modellizzazione viene effettuata in un contesto diverso, cioè a seguito del progetto di diverse soluzioni a diverse esigenze: in questo esempio abbiamo tre situazioni completamente estranee, ma nella realtà può veriicarsi che all’interno dello stesso progetto esista la possibilità di avere due classi simili che descrivono la stessa entità. In questo caso, come vedremo, devono essere uniicate e si deve realizzare una sola classe che permetta di soddisfare ogni necessità. Auto1

Auto2

Auto3

marca modello colore cilindrata velocità max n° posti n° porte

marca modello colore cilindrata velocità max cavalli peso

anno immatricolazione km percorsi data/ora accensione benzina corrente stato

Stato

necessità revisione km percorribili

Comportamento

accendersi cambiare marcia accelerare rapp. peso/potenza frenare ... spegnersi ...

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Dato che le esigenze sono diverse le classi sono modellate in modo diverso, sia per gli attributi che indicano lo stato sia per i metodi che descrivono il comportamento. Tutte e tre le classi sono corrette anche se, come più volte detto, volendo costruire mattoni per riutilizzarli in ogni circostanza sarebbe opportuno prevedere nella classe tutte le caratteristiche e tutti i comportamenti, come nel diagramma riportato a lato. ▶

Automobile

Spesso non è possibile prevedere tutte le “sfumature” anche perché non è sempre possibile conoscere tutti gli aspetti di quello che si deve progettare. Fortunatamente la OOP ci aiuta con l’ereditarietà, come vedremo in seguito.

accendersi cambiare marcia accelerare frenare spegnersi rapp. peso/potenza necessità revisione km percorribili

marca modello colore cilindrata velocità max n° posti n° porte cavalli

peso anno immatricolazione km percorsi data/ora accensione benzina corrente stato

Modellare le classi

Lezione 4

Verifichiamo le competenze 1. Esercizi Dopo aver realizzato il diagramma UML della classe, progettare il codice scrivendola in due file (xxx.h e xxx.cpp) e collaudandola con un opportuno main che richiami su uno (o più oggetti) tutti i metodi realizzati. 1 Conto Crea un’applicazione che, dopo aver definito la classe Conto, crei due conti, li movimenti con alcuni versamenti e prelievi, e quindi ne confronti i rispettivi saldi visualizzando quale dei due ha il saldo più elevato. 2 Libro Scrivi una classe Libro contenente i seguenti campi dati: nome del libro (array di caratteri non dinamico), costo in euro, numero di scaffale; progetta tutti i metodi opportuni per utilizzare la classe sia in una eventuale biblioteca che in libreria. 3 Rettangolo Realizza una classe Rettangolo il cui costruttore riceve la lunghezza dei lati di un Rettangolo dopo aver definito un albero gerarchico di almeno due livelli. Quindi aggiungi i metodi necessari a calcolare: » il perimetro del quadrato: calcolaPerimetro(); » la lunghezza della diagonale: calcolaDiagonale(). Scrivi una classe di test che chieda all’utente due numeri, costruisca due oggetti di tipo Rettangolo, invochi tutti i metodi, e ne stampi i risultati indicando quale rettangolo abbia dimensioni maggiori. 4 Motorino Scrivi la classe Motorino avente i seguenti attributi; » colore: una stringa indicante il colore del motorino; » velocità: un numero con la virgola indicante la velocità in Km/h che possiede il motorino; » tipo: una stringa indicante la marca e il modello del motorino; » antifurto: un boolean che indica se è stato inserito l’antifurto. Il costruttore ha come parametri una stringa per il colore, una stringa per il tipo, un numero con la virgola per la velocità e assegna opportunamente i valori dei parametri agli attributi. Completa la classe con i metodi che ritieni necessari. 5 Dipendente Scrivi la classe Dipendente che ha i seguenti attributi: » matricola: una stringa indicante il numero di matricola del dipendente; » stipendio: un numero con la virgola indicante lo stipendio base che possiede il dipendente; » straordinario: un numero con la virgola indicante l’importo dovuto per ciascuna ora di straordinario effettuata dal dipendente. Il costruttore ha come parametri una stringa per la matricola, un numero con la virgola per lo stipendio e un numero con la virgola per lo straordinario e assegna opportunamente i valori dei parametri agli attributi. Scrivi il metodo paga che abbia come parametro un numero intero indicante il numero di ore di straordinario effettuate dal dipendente; il metodo deve restituire il valore ottenuto sommando all’attributo stipendio il risultato del prodotto tra il parametro del metodo e l’attributo straordinario. Scrivi il metodo stampa che stampi il valore degli attributi della classe. Completare infine la classe con i metodi che si ritengono necessari. 6 Lampada e lampione Crea una classe che rappresenti una Lampada e successivamente due sue istanze. Quindi modellare la classe Lampione e confrontarla con la classe Lampada per individuare eventuali analogie.

195

UdA 5

La programmazione a oggetti in C++

7 Abito da sposa Crea una classe che rappresenti un AbitoDaSposa e successivamente due sue istanze: per una ragazza brasiliana e per una donna di mezza età svedese. Successivamente modella la classe più astratta CapoVestiaro e istanzia tre oggetti: un Maglione, un paio di Calze, e una tutaDaSubacqueo. Confronta le due classi ed evidenzia metodi e attributi comuni. 8 Gallina Crea una classe che rappresenti una Gallina e successivamente crea due sue istanze: prova quindi a istanziare con la stessa classe un Tacchino. Quali inconvenienti si riscontrano? Come deve essere modificata la classe Gallina in una seconda classe DaCortile che possa contemplare entrambi gli animali? E volendo aggiungere anche i Conigli, che cosa deve essere ulteriormente aggiunto? Crea quindi una generica classe AnimaliDaCortile che possa descriverli tutti. 9 ContoCorrente Progetta e realizza la classe ContoCorrente per la gestione (molto semplificata) di un conto bancario. I conti sono rappresentati con il saldo in euro (e centesimi) e il tasso di interesse annuale (valore reale). Il saldo è sempre positivo. La classe deve contenere come funzioni proprie pubbliche: Costruttori Z con 0 parametri: crea il conto mettendo il suo saldo a 0, e il tasso di interesse a 0. Z con 1 parametro: crea il conto mettendo il suo saldo a 0, e il tasso di interesse pari al parametro. Funzioni per la selezione dei dati Z TassoInteresse Z SaldoInEuro (solo le unità) Z SaldoCentesimi (solo i centesimi (0-99), senza gli euro) Funzione di modica del tasso Z FissaTassoInteresse(nuovo tasso); Z Funzioni per deposito e prelievo: Z DepositaEuro(unità, centesimi) Z PrelevaEuro(unità, centesimi) Funzione di aggiornamento annuale Z AggiornaSaldo(): il saldo viene moltiplicato per uno più il tasso di interesse corrente e opportunamente arrotondato al centesimo.

AREA

digitale

Esercizi per il recupero / Esercizi per l'approfondimento

196

In questa lezione impareremo... Z a riconoscere la gerarchia delle classi Z a individuare la specializzazione e la generalizzazione di un classe Z a riconoscere se una classe appartiene a una gerarchia Z a definire una gerarchia di classi

LEZIONE 5

Ereditarietà

■■ Generalizzazione ed ereditarietà L’ereditarietà è uno dei principi basilari della programmazione orientata agli oggetti e forse più degli altri caratterizza la OOP, costituendo lo strumento “per eccellenza” per raggiungere l’obiettivo di riusabilità del codice. Il termine stesso richiama il concetto di “tramandare” qualcosa tra generazioni, cioè di trasferire ad altri beni o conoscenze: infatti il concetto alla base di questo paradigma è utilizzare una classe già “bella e pronta”, che rappresenta un concetto più generale quando si deve realizzare una classe specifica. Quindi l’ereditarietà è un processo grazie al quale una classe acquisisce un bagaglio di proprietà da una classe più generica per ampliarla e specializzarla, in modo da permettere di descrivere una classificazione gerarchica di oggetti senza ridefinire ogni volta le singole caratteristiche comuni a ogni classe. Supponiamo di avere a disposizioElettrodomestico ne una generica classe Elettrodomestico e di dover modellare la classe Lavatrice: sicuramente nella Radio Televisore Lavatrice modellizzazione della classe Lavatrice devono essere presenti tutti gli attributi e i metodi della classe Elettrodomestico, in quanto la lavatrice è un elettrodomestico; inoltre, ci saranno nuovi attributi e metodi specifici della lavatrice, come “il caricamento”, “i kg di capacità”, “i programmi di lavaggio” ecc. 197

UdA 5

La programmazione a oggetti in C++

Lo stesso discorso vale nel caso in cui si vuole descrivere una Radio o un Televisore: sono entrambi elettrodomestici e in essi è compreso un sottoinsieme di attributi e metodi identici. L’ereditarietà permette di non dover riscrivere all’interno della classe Lavatrice le caratteristiche della classe Elettrodomestico, ma di dire semplicemente che questa nuova classe è un Elettrodomestico con in più un nuovo set di attributi e metodi: l’enorme vantaggio è quello di utilizzare un ”mattone” già solido (testato e collaudato!) e di doverlo solamente specializzare. Questo discorso potrebbe essere esteso anche a più livelli di eredità, come all’interno di un albero gerarchico (nonno-padre-figlio). Supponiamo di avere a disposizione una generica classe Animale e di dover di descrivere tre nuove classi: la classe Cane, la classe Cavallo e la classe Delfino. Tutti questi animali hanno una particolare caratteristica che li accomuna: sono tutti e tre mammiferi, quindi in tutte le tre classi dovranno essere presenti le caratteristiche dei mammiferi. Sarebbe opportuno quindi definire una classe intermedia Mammifero, con al suo interno attributi e metodi specifici. Dunque il cane è un animale ma è Animale anche un mammifero, o meglio un mammifero è un animale e un caMammifero ne è un mammifero, e lo stesso discorso vale per il cavallo e il delfino: Cane Delfino Cavallo “il cavallo eredita dal mammifero che eredita dall’animale”. La classificazione gerarchica è quindi un elemento fondamentale nella costruzione delle classi perché ci permette di definire livelli di dettaglio e di aggregazione utili per il riutilizzo da parte di altre classi: si sarebbero potute derivare le tre classi direttamente dalla classe Animali, con ovvia duplicazione e riscrittura inutile di metodi e attributi. Addirittura questa classiicazione sarebbe ancora migliorabile introducendo una classe intermedia Terrestri, oppure una classe Quadrupedi, in modo da raggruppare ulteriormente le caratteristiche di cani e cavalli.

In un secondo momento, in caso di necessità, è possibile ereditare dalla classe Animale altre classi, per esempio Rettile o Uccello, che andrebbero a completare la struttura gerarchica. Non è necessario individuare la completa “organizzazione del regno animale” in una sola Terrestre volta, nel caso in cui serva la sola classe Cane: basta definire solamente il Cavallo suo ramo gerarchico a partire dalla radice.

Animale Mammifero Acquatico Cane

Delfino

Nell’esempio Animale | Mammifero | Cane è molto facile individuare la classiicazione gerarchica; è quindi utile generalizzare modelli per poi riutilizzarli: a volte questa “catena” non è di così immediata individuazione e può portare a spiacevoli risultati. 198

Ereditarietà

Lezione 5

Spesso ci si basa solamente sull’indiviTriangolo Quadrato duazione di elementi (attributi) uguali e numeroLati numeroLati caratteristiche simili e… si commette un lunghezzaLato1 lunghezzaLato1 errore, come nel seguente esempio. lunghezzaLato2 lunghezzaLato2 Supponiamo di avere la classe Triangolo lunghezzaLato3 lunghezzaLato3 con il diagramma delle classi riportato a lunghezzaLato4 calcoloArea destra e di aver creato la classe Quadrato: calcoloPerimetro calcoloArea dal confronto dei diagrammi UML si vede calcoloPerimetro come la classe Triangolo sia compresa interamente nel Quadrato, quindi si potrebbe pensare di ereditare dalla classe Quadrato la classe Triangolo, aggiungendo semplicemente un attributo (lunghezzaLato4). Naturalmente questo porterebbe a un errore, in quanto un rettangolo non è un triangolo. Il suggerimento operativo è proprio quello di veriicare la relazione che intercorre tra le due classi: la relazione di appartenenza è un (IS-A).

■■ Definizioni Una prima definizione di ereditarietà è la seguente. EREDITARIETÀ (1) Con ereditarietà si intende un meccanismo per definire nuove classi in termini di classi esistenti già definite con un più alto livello di astrazione, dalle quali ereditare attributi e comportamenti. Lavatrice Elettrodomestico Permette di raggruppare classi correlate in modo che possano essere: Concetto astratto Concetto astratto ◗ gestite collettivamente; (generica lavatrice) (generico ◗ riusate. elettrodomestico)

Una seconda definizione legata all’ereditarietà è la seguente. Le classi vengono organizzate secondo una classificazione gerarchica e viene determinato un concetto di antenato e discendente. SUPERCLASSE E SOTTOCLASSE ◗ La classe antenato di una nuova classe prende il nome di superclasse; ◗ la classe discendente di una classe esistente prende il nome di sottoclasse; ◗ ogni sottoclasse eredita le caratteristiche della sua superclasse; ◗ ogni istanza di una sottoclasse è (IS-A) un’istanza della sua superclasse; ◗ vale la proprietà transitiva: ogni istanza di una sottoclasse è un’istanza di tutte le sue classi antenato; ◗ il meccanismo di ereditarietà è ricorsivo: una sottoclasse può diventare superclasse delle proprie sottoclassi.

La verifica della relazione di appartenenza avviene ponendo due semplici domande: ◗■ è un; ◗■ è un tipo di.

è un Lavatrice

Elettrodomestico è un tipo di 199

UdA 5

La programmazione a oggetti in C++

Un esempio è il seguente: “la lavatrice è un Elettrodomestico?” “la lavatrice è un tipo di Elettrodomestico?”

Risposta SÌ Risposta SÌ

quindi: ◗■ la classe Lavatrice è una sottoclasse della classe Elettrodomestico; ◗■ la classe Elettrodomestico è una superclasse della classe Lavatrice.

RELAZIONE IS-A La relazione IS-A è la relazione tra una classe (superclasse o classe base) e una o più versioni specializzate (sottoclassi, o classi derivate). Prende il nome di regola di appartenenza o IS-A relationship (relazione è-un).

I processi che portano all’implementazione dell’ereditarietà sono la generalizzazione e la specializzazione. ◗■ Si parla di specializzazione (classificazione gerarchica) quando, partendo da una classe generica, si definiscono una o più sottoclassi allo scopo di ottenere oggetti più specializzati, che abbiano tutte le caratteristiche della classe di partenza più un insieme di caratteristiche specifiche che li distinguono. L’ereditarietà viene applicata seguendo una metodologia top-down. Un esempio è il seguente: Animali | Vertebrati | (Pesci+Anfibi+Uccelli+Rettili+Mammiferi) ◗■ Si parla di generalizzazione se a partire da un certo numero di classi si definisce una superclasse che ne raccolga le caratteristiche comuni, individuando quindi una classe più generica. FUNZIONI DELLA SOTTOCLASSE La classe ereditata (sottoclasse) può: ◗ aggiungere nuovi campi dati e nuovi metodi a quelli della superclasse; ◗ rideinire (sovrascrivere) alcuni dei metodi ereditati dalla superclasse, riscrivendone il codice utilizzando lo stesso nome e firma (override); ◗ restringere in qualche modo la visibilità di una variabile o un metodo ereditato dalla superclasse. La classe derivata (sottoclasse) non può: ◗ eliminare campi dati o metodi della superclasse (comportamento monotono: il numero aumenta sempre).

L’ereditarietà viene applicata seguendo una metodologia bottom-up. Un esempio è il seguente: Formula1 | Automobile | MezzoAMotore | MezzoDiTrasporto

200

Ereditarietà

Lezione 5

■■ Ereditarietà: modalità operative Vediamo come realizzare l’ereditarietà e come descriverla utilizzando i diagrammi UML. EREDITARIETÀ (2) La realizzazione di una classificazione gerarchica può essere effettuata mediante le seguenti due semplici regole operative: ◗ definire dapprima le classi che modellano i concetti più generali, quindi trattare i casi speciici (uses cases) come specializzazione; ◗ creare classi che modellano alcuni concetti, verificare che siano tra loro collegate ed estrarre le caratteristiche comuni in una o più superclassi.

La rappresentazione grafica UML è la seguente: “in un diagramma di classi l’ereditarietà viene rappresentata mediante una freccia con la punta a “triangolo vuoto” diretta verso la superclasse”.

Mammifero

Superclasse

Eredità Gatto

Sottoclasse

Nel caso di più sottoclassi che hanno in comune la stessa superclasse si utilizza la rappresentazione seguente: Mezzi di trasporto

Automezzi

Navi

Aerei

Un esempio di definizione C++ è riportato di seguito: nella definizione della classe derivata dopo il nome della classe e prima della parentesi graffa di apertura bisogna aggiungere il simbolo : seguito dal nome della classe base:

201

UdA 5

La programmazione a oggetti in C++

Una classe ha accesso solo ai metodi e attributi della classe genitore che non sono di tipo privato: quindi possiamo notare che Figlio eredita solo gli attributi e i metodi della classe Padre consentiti dagli specificatori di visibilità, cioè quelli che non sono stati dichiarati private, e cioè:

L’attributo g1 del Padre non è quindi visibile dalla classe Figlio.

Inoltre la regola stabilisce che gli attributi, una volta ereditati, diventano privati.

Vediamo un esempio dove creiamo due istanze delle classi prima definite ed evidenziamo gli attributi non visibili.

Quindi, riferendoci all’esempio precedente, g2 viene ereditato perché inizialmente pubblico: ma la classe figlia lo può usare solo attraverso i metodi pubblici della classe padre in quanto l’attributo non è più visibile all’esterno della classe essendo divenuto privato. Per modificare questa regola, cioè per mantenere pubblici nel figlio gli attributi che erano pubblici nel padre, si utilizza l’istruzione public all’atto della derivazione:

In questo modo l’istruzione che prima dava segnale di errore:

ora può essere eseguita correttamente.

Visibilità protected Quando le classi ereditano, può essere utile usare oltre a private e public una regola di visibilità intermedia detta protected. Gli attributi protected sono visti solamente nella classe dove sono definiti e anche nei metodi delle classi figlie, ma mai in altri punti del programma. 202

Ereditarietà

Lezione 5

Scriviamo ora il metodo che utilizza la variabile protected: non abbiamo segnalazione di errore, perché nel figlio essa è visibile.

Continuano a non essere eseguibili le istruzioni 31 e 37 nel main perché, essendo la variabile protected, non è visibile al di fuori delle classi Genitore e Figlio.

PROTECTED Lo specificatore protected ha un comportamento intermedio tra public e private. Dichiarare un attributo protected nella superclasse equivale a: Z dichiarare l’attributo public per le sottoclassi; Z dichiarare l’attributo private per tutte le classi esterne.

La tabella seguente riporta un riepilogo della visibilità degli attributi in base alle classi e agli specificatori. public

protected

private

Stessa classe







Sottoclasse





NO

Classe generica (non sottoclasse)



NO

NO

Accessibile da

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UdA 5

La programmazione a oggetti in C++

Durante l’ereditarietà le classi iglie oltre ad aggiungere metodi e attributi nuovi e usare quelli della classe genitore da dove provengono, possono anche modiicare le regole di visibilità dei metodi e degli attributi ereditati ma il tipo di accesso può restringersi o restare uguale, mai ampliarsi.

Inoltre: ◗■ Figlio non eredita i costruttori della classe Padre; ◗■ Figlio può definire propri attributi e metodi; ◗■ Figlio può ridefinire i metodi presenti in Padre (modalità di ◀ overriding ▶). ◀ Il meccanismo di overriding (che in inglese signiica prevalente) consente di rideinire un metodo in una sottoclasse: i metodi che vengono rideiniti sono detti polimori poiché lo stesso metodo si comporta diversamente a seconda del tipo di oggetto su cui è invocato. Si distingue dall’overloading in quanto il nuovo metodo deve avere la stessa semantica di quello rideinito. ▶

Vediamo un esempio. ESEMPIO

Contatore doppio

Scriviamo una classe ContatoreDoppio a partire dalla classe Contatore vista nelle lezioni precedenti, avente il seguente prototipo:

Scriviamo ora la classe ContatoreDoppio che eredita dalla classe Contatore. Per semplicità inseriamo un solo costruttore e un solo metodo: ◗■ il costruttore non fa altro che invocare il costruttore della classe padre; ◗■ il metodo, che ha lo stesso nome di quello presente nella classe padre, lo invoca due volte, in modo da effettuare un doppio incremento.

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Ereditarietà

Lezione 5

Il programma di prova definisce due oggetti, uno della classe Contatore e uno della classe ContatoreDoppio inizializzandoli entrambi al valore 5. Quindi li incrementa entrambi e visualizza il risultato che, come possiamo vedere, è diverso.

Pur avendo chiamato lo “stesso metodo” otteniamo due risultati diversi: questa è una delle potenzialità dell’overriding.

Per accedere all’attributo valore è necessario invocare il metodo getValore() dato che nella classe padre questo attributo è deinito privato.

■■ Realizzazione di una gerarchia La realizzazione di una classificazione gerarchica può essere effettuata mediante le seguenti due semplici regole operative: ◗■ definire dapprima le classi che modellino i concetti più generali, quindi trattare i casi specifici (uses cases) come specializzazione; ◗■ creare classi che modellino alcuni concetti, verificare che siano tra loro collegate ed estrarre le caratteristiche comuni in una o più superclassi. La regola pratica da seguire per la costruzione di un albero di ereditarietà dice che se un oggetto A è anche un oggetto B, allora la classe A eredita dalla classe B. Vediamo un esempio con la definizione dei metodi e degli attributi. ESEMPIO

Data la classe Punto che descrive i punti nel piano cartesiano, modellare la classe Punto3D per rappresentare i punti nello spazio. Ai fini della nostra trattazione è sufficiente riportare solo parti delle caratteristiche della classe punto, e cioè solamente: ◗■ come attributi: • un identificatore, che è un carattere che individua il punto (A, B, C...); • la sua ascissa (coordinata X); • la sua ordinata (coordinata Y). 205

UdA 5

La programmazione a oggetti in C++

◗■ come metodi: • un solo metodo, che calcoli la distanza dall’origine mediante la formula d = x2 + y 2 Punto identificatore coordinataX coordinataY distanzaOrigine

Anche per la classe Punto3D teniamo in considerazione solo le corrispondenti caratteristiche della classe Punto: ◗■ come attributi: • tutti gli attributi delle classe Punto; • un attributo aggiuntivo: la coordinata Z. ◗■ come metodi: • il metodo della classe Punto; • propri metodi aggiuntivi (proiezioni). Punto3D coordinataZ proiezionePianoXY proiezionePianoXZ proiezionePianoYZ distanzaOrigine

Il metodo distanzaOrigine() ereditato dalla superclasse non può andare bene per la sottoclasse poiché la formula di calcolo è diversa, dato che comprende tutte le coordinate del punto. In questo caso: d = x2 + y 2 + z 2 Si tratta quindi di sovrascrivere un metodo già esistente, che svolge la medesima operazione di quello che si desidera implementare (calcolare la distanza dall’origine delle coordinate) ma che deve essere specializzato per la nuova classe. Quello che abbiamo appena fatto “sembra” essere corretto: pur avendo applicato il meccanismo dell’ereditarietà, non abbiamo però verificato la regola dell’astrazione, che deve soddisfare la domanda di appartenenza (relationship IS-A). Violando l’astrazione abbiamo potuto validare l’ereditarietà: ci siamo infatti chiesti “un punto a tre dimensioni è un punto?” e abbiamo dato risposta affermativa, ma la classe Punto non è completamente astratta: avrebbe dovuto chiamarsi Punto2D, dato che non rappresenta il generico elemento geometrico “punto” ma un punto nel piano, quindi a due dimensioni. Abbiamo dunque interpretato erroneamente l’identificatore e la nostra domanda di appartenenza avrebbe dovuto essere “un punto a tre dimensioni è un punto a due dimensioni?”: in questo caso la risposta sarebbe stata negativa! 206

Ereditarietà

Lezione 5

L’errore, o meglio, gli errori sono da imputare a due cause:  durante la modellizzazione non si è proceduto correttamente all’astrazione; 2 durante l’implementazione non è stata analizzata nel dettaglio la relazione IS-A.

Nonostante la semplicità dell’esercizio sono stati commessi due errori: se apparentemente “tutto funziona lo stesso” sicuramente in un’applicazione che subisce molti incrementi gerarchici il “violare le regole” porta a conseguenze negative: in queste situazioni è necessario soffermarsi e riorganizzare la strutturazione gerarchica migliorando il processo di astrazione. Punto identificatore coordinataX distanzaOrigine

Punto2D

Punto3D coordinataY coordinataZ

coordinataY

proiezionePianoXY proiezionePianoXZ proiezionePianoYZ distanzaOrigine

distanzaOrigine

Come è possibile avere più classi iglie da una classe genitore, è anche possibile che una classe iglia provenga da più classi genitori (ereditarietà multipla), che descriveremo nella prossima lezione.

Vediamo un secondo esempio dove realizziamo una gerarchia di classi Persona ª Sportivo ª Calciatore Partiamo dalla classe Persona dove inseriamo solamente gli attributi e i metodi principali, utili per questo esercizio.

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UdA 5

La programmazione a oggetti in C++

La salviamo come file Persona.h e la richiamiamo come inclusione nella classe Sportivo, che memorizziamo anch’essa in un file .h.

Nella classe Sportivo aggiungiamo l’attributo sport dove andremo a inserire il nome dello sport che egli pratica: il costruttore richiama quello della classe padre per l’inizializzazione degli attributi nome e cognome. È doveroso osservare come nella classe Persona non sia necessario includere le direttive per il compilatore in quanto, essendo già presenti nella classe padre, vengono ereditate anche nella classe iglia.

Nella classe Calciatore aggiungiamo due attributi, squadra e ruolo. Osserviamo come nella classe Calciatore non sia necessario includere la classe Persona.h ma solo la classe Sportivo.h: infatti in essa è richiamata la classe “nonno”, che è al vertice della gerarchia e, quindi, è visibile automaticamente.

Scriviamo un programma di prova: 208

Ereditarietà

Lezione 5

Mandandolo in esecuzione otteniamo il seguente output:

Prova adesso!

• Classe ereditata • Visibilità dei metodi e attributi

1 Completa la classe Persona con i dati anagraici e i rispettivi metodi getter e setter. 2 Da essa eredita la classe Professore che la specializza aggiungendo la materia insegnata e la scuola di appartenenza. 3 Scrivi un programma di prova che deinisce il tuo professore di teoria e il tuo ITP di informatica, visualizzandone i dati. 4 Confronta la tua soluzione con quella presente nel ile Professore.cpp.

■■ Overriding Abbiamo visto la particolare caratteristica che permette a una sottoclasse di scrivere un metodo della superclasse utilizzando lo stesso nome e segnatura: si dice che il metodo viene sovrascritto (è sottoposto a overriding) nella sottoclasse. La possibilità di sovrascrivere un metodo della superclasse, modificandone il comportamento quando è usato all’interno della sottoclasse, è una delle caratteristiche più potenti della OOP, in quanto permette di riutilizzare il codice di programma che agisce su un oggetto e sostituire a sua insaputa tale oggetto con uno nuovo, più evoluto, appartenente alla 209

UdA 5

La programmazione a oggetti in C++

stessa gerarchia di classi, senza che il programma se ne accorga, cioè senza dover “intervenire con modifiche” al codice del programma utilizzatore. ESEMPIO

Nell’esempio precedente abbiamo visto come il metodo stampa() della classe Calciatore sia molto simile allo stesso metodo della classe Sportivo, ma è più completo, in quanto aggiunge alcune specifiche proprio della classe: nelle classi figlie il metodo invocato automaticamente è il più locale, che maschera (nasconde) il metodo della superclasse.

Il meccanismo di overriding, quindi, maschera il metodo originale e può essere applicato sia ai metodi sia agli attributi.

L’overriding dei metodi e degli attributi può causare delle difficoltà quando dalla classe figlia si vuole accedere ai metodi o attributi mascherati nella classe genitori: è necessario prestare attenzione nell’utilizzo dell’operatore di visibilità. Vediamo un esempio utilizzando la gerarchia di classi descritta in precedenza:

L’oggetto c è del tipo Calciatore e su di esso invochiamo tutti e tre i metodi stampa() definiti dalle diverse classi dell’albero gerarchico: ciascun metodo visualizzerà solo gli attributi specifici della classe dove è definito, come riportato di seguito:

dalla classe calciatore

dalla classe sportivo dalla classe persona

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Ereditarietà

Lezione 5

Verifichiamo le conoscenze 1. Risposta multipla 1 L’ereditarietà permette di: a. programmare senza errori b. ereditare classi da oggetti già presenti c. trasferire i metodi comuni alle nuove classi d. riusare il codice 2 Con l’ereditarietà: a. si specializza una classe b. si generalizza una classe c. si incapsula una classe d. si astrae una classe 3 L’ereditarietà permette di raggruppare classi: a. se sono correlate b. sempre c. solo se hanno metodi in comune d. solo se hanno attributi in comune 4 L’ereditarietà è un meccanismo per definire: a. classi generiche b. classi specializzate c. metodi polimori d. metodi in overloading 5 Indicare l’affermazione errata: a. la classe antenato prende il nome di superclasse b. la classe discendente prende il nome di sottoclasse

c. la sottoclasse eredita gli attributi della sua superclasse d. la sottoclasse eredita i metodi della sua superclasse e. la sottoclasse eredita gli oggetti della sua superclasse f. vale la proprietà transitiva verso gli antenati 6 La relazione IS-A è: a. una relazione tra classi simili b. la relazione tra una superclasse e una sottoclasse c. la relazione tra una sottoclasse e una superclasse d. nessuna delle precedenti 7 La sottoclasse non può: a. aggiungere nuovi campi b. rideinire (sovrascrivere) alcuni dei metodi c. restringere in qualche modo la visibilità di un metodo d. restringere in qualche modo la visibilità di una variabile e. eliminare campi dati o metodi della superclasse 8 L’overriding consiste: a. nel rideinire i costruttori della classe b. nel rideinire gli attributi c. nell’aggiungere attributi d. nel rideinire i metodi

2. Vero o falso V F V F V F V F V F V F V F V F V F V F

AREA digitale

1 La classificazione gerarchica è un elemento fondamentale nella costruzione delle classi. 2 La riusabilità del codice si ottiene con l’ereditarietà. 3 L’ereditarietà permette di definire nuove classi da classi con più basso livello di astrazione. 4 Ogni istanza di una sottoclasse è (IS-A) un’istanza della sua superclasse. 5 Ogni istanza di una superclasse è (A-IS) un’istanza della sua sottoclasse. 6 La relazione IS-A prende il nome di regola di appartenenza. 7 La classe derivata può eliminare campi dati o metodi della superclasse. 8 Nell’overriding il nuovo metodo ha la stessa semantica di quello ridefinito. 9 Nell’overloading il nuovo metodo ha la stessa semantica di quello ridefinito. 10 Un attributo protected è accessibile da una sua sottoclasse.

211

UdA 5

La programmazione a oggetti in C++

Verifichiamo le competenze 1. Esercizi Per ogni classe realizza un programma di prova che istanzia almeno due oggetti sui quali effettuare il collaudo di tutti i metodi definiti. 1 Implementa la classe Mucca come specializzazione di una catena di tre antenati. 2 Progetta la gerarchia di classi per definire cantanti, musicisti e compositori e i rispettivi metodi e attributi. 3 Progetta la gerarchia di classi per definire nemici, mostri, giocatore e colpi per un videogioco di tipo space-invader, con i rispettivi metodi e attributi. 4 Classe Pianoforte Progetta la gerarchia di classi per definire una classe Pianoforte a partire da una superclasse StrumentiMusicali. 5 Classe Scacchiera Progetta la gerarchia di classi per definire i pezzi del gioco degli scacchi e i rispettivi metodi e attributi. 6 Classe Cellulare Progetta la gerarchia di classi per definire un telefono cellulare, metodi e attributi, a partire dalla classe MezziComunicazione. 7 Classe Automobile Definisci una semplice gerarchia di classi per i veicoli e modella la classe Automobile indicando tutti i metodi nel diagramma UML. 8 Classe Geometria Progetta un insieme di classi per la rappresentazione delle principali figure geometriche (Poligono, Ottagono, Rettangolo, Quadrato, TriangoloIsoscele). Di ognuna deve essere possibile calcolare l’area e il perimetro e confrontare questi valori con quelli di un’altra figura geometrica. 9 Classe Ascensore Realizza un componente software che modelli un ascensore, che preveda come dati i piani di partenza, di arrivo e prenotati e permetta di eseguire le normali operazioni di un ascensore partendo da una classe Montacarichi. 10 Classe ComponentiElettronici Realizza un componente software che modelli la gerarchia dei dispositivi elettronici discreti (bipoli, tripoli, resistori, condensatori, diodi ecc.). 11 Classe Spaghetti Progetta la gerarchia di classi per definire un piatto di spaghetti, metodi e attributi, a partire dalla classe Farina. 12 Classe Bicicletta Progetta la gerarchia di classi per definire una bicicletta, metodi e attributi, a partire dalla classe MezzoDiTrasporto.

212

In questa lezione impareremo... ◗ l’associazione delle classi e gli array di oggetti ◗ a riconoscere la presenza di aggregazione o composizione ◗ a individuare l’ereditarietà multipla

LEZIONE 6

Relazioni tra le classi

■◗ Generalità Un qualunque progetto viene realizzato con la progettazione di più classi, come vedremo in seguito. Spesso un buon numero di queste classi sono già codificate e vengono riutilizzate, dato che la OOP ha proprio nel riutilizzo uno dei suoi obiettivi fondamentali: a volte le classi esistenti sono “simili” a quelle che si desiderano, e quindi necessitano di accorgimenti e/o rielaborazioni. Abbiamo visto come l’ereditarietà permette di specializzare una classe ma presenta spesso insidie che portano a errate implementazioni. Prima di poter effettuare delle rielaborazioni è necessario individuare in quale situazione ci si trova tra le possibili esistenti: ◗◗ associazione, aggregazione e composizione; ◗◗ dipendenza tra le classi; ◗◗ ereditarietà singola o multipla. in particolare è importante definire quali sono i legami presenti tra le classi, sia tra quelle esistenti che tra quelle da realizzare.

■◗ Associazione, aggregazione e composizione Associazione È possibile legare varie classi presenti in un progetto con una relazione di associazione. ASSOCIAZIONE Una associazione individua una ”connessione” logica tra classi quindi tra le istanze delle classi coinvolte. 213

UdA 5

La programmazione a oggetti in C++

Vediamo alcuni semplici esempi: ◗◗ Docente, Materia, LibrodiTesto; ◗◗ Cuoco, Ristorante, Proprietario; ◗◗ Giocatore, Squadra, Campionato; ◗◗ Auto, Pneumatici, Cerchioni. Questo tipo di relazione viene individuata dalla domanda “ha un” e in generale si verifica quando gli oggetti di una classe contengono riferimenti a oggetti di un’altra classe (nelle variabili di istanza). ESEMPIO

Tra Auto, Pneumatici e Cerchioni possiamo dire: ◗◗ uno pneumatico ha un cerchione come sua protezione; ◗◗ ogni auto ha uno pneumatico (anche più di uno: almeno 4, più uno di scorta!). Come possiamo vedere il legame tra gli oggetti a volte necessita di un numero che ne quantiica la molteplicità della relazione.

È possibile descrivere in UML questa situazione mediante una linea che collega le due classi. Su questa linea vengono collocate alcune indicazioni: ◗◗ il nome della relazione; ◗◗ la molteplicità della relazione (cardinalità); ◗◗ il verso di navigabilità. Un possibile diagramma UML dell’ultimo esempio è il seguente: Automobile

Ha 4...*

Pneumatico

Ha 0 ... 1

Cerchione

Nel diagramma precedente possiamo dedurre: ◗◗ dalla prima relazione • una automobile ha almeno 4 pneumatici; • almeno 4 pneumatici sono in una automobile; ◗◗ dalla seconda relazione • un pneumatico può avere un cerchione (0 oppure 1); • non si sa che relazione intercorre tra Cerchione e Pneumatico. Elenchiamo i casi possibili di molteplicità: ◗◗1 : uno e uno solo ◗◗0..1 : da zero a una istanza; ◗◗0..* : zero o più istanze; ◗◗1..* : una o più istanze; ◗◗N..M : da N a M istanze; ◗◗1..1 : una a una (generalmente viene omessa). 214

Relazioni tra le classi

Prova adesso!

Lezione 6

• Associazione • Cardinalità

Disegna il diagramma UML tra la associazione Cuoco, Ristorante, Proprietario sapendo che Z la relazione tra Cuoco e Ristorante indica: • un cuoco lavora in un ristorante • in un ristorante lavorano uno o più cuochi Z la relazione tra Ristorante e Proprietario: • un ristorante ha uno o più proprietari • non si ha nessuna informazione riguardo alla relazione che intercorre tra proprietario e un ristorante.

Aggregazione e composizione È possibile legare varie classi presenti in un progetto con una relazione di aggregazione e di composizione: sono speciali forme di associazione che specificano una relazione wholepart (tutto-parte) tra l’aggregato (contenitore) e le parti componenti. AGGREGAZIONE E DI COMPOSIZIONE In una relazione di associazione con aggregazione e composizione le singole “classi parte” vanno a creare una ”classe tutto”.

Si differenziano per la loro “forza”. Aggregazione (o associazione debole)

L’aggregazione è una relazione non forte dove le singole parti esistono anche senza il tutto, cioè sono componenti del tutto ma possono vivere anche di vita propria, senza che sia presente la classe tutto. Gli oggetti componenti possono essere creati prima della “classe composta” e aggiunti a essa in un secondo tempo. ESEMPIO

La biblioteca è fatta di libri, ma i libri hanno ragione di esistere anche se non c’è la biblioteca. Inoltre il “tutto” potrebbe NON essere il solo proprietario delle proprie parti che potrebbero essere condivise in più oggetti composti. ESEMPIO

Una classe è formata da alunni ma anche la squadra di calcio della scuola è formata da alunni. Il diagramma UML indica le relazioni di aggregazione con una freccia avente come estremo un rombo bianco dalla parte dell’oggetto “aggregante”. 215

UdA 5

La programmazione a oggetti in C++

Parte

Intero

Vediamo alcuni esempi di aggregazione tra più classi. Persona

1..*

1..* Azienda

1..* Automezzo

0..*

Schermo

TV

Telecomando

Automobile Quadro

1..*

0..1 Museo

1..* Statua

0..1

1

Motore

Carrozzeria

Serbatorio

Composizione (o associazione forte)

La composizione è una relazione forte: le “classi parte” hanno un reale significato solo se sono legate alla “classe tutto” quindi gli oggetti componenti vengono creati all’interno della “classe composta” e se il composto viene distrutto anche le sue parti vengono distrutte. La composizione viene considerata una forma forte di aggregazione dove il “tutto” è il solo proprietario delle proprie parti, dette “componenti”, che non possono appartenere contemporaneamente a due oggetti. L’oggetto “tutto” gestisce la creazione e la distruzione delle sue parti.

Il diagramma UML indica le relazioni di aggregazione con una freccia avente come estremo un rombo nero dalla parte dell’oggetto “aggregante”. Parte

Intero

Vediamo alcuni esempi di composizione tra più classi. Mazzo

40..52

Carte

RigaOrdine

Finestra

Animale

1

1 1

2..4 Zampe

Tronco

Ordine

1..*

1 Testa

0..n Pulsanti

0..n Testo

0..n Menu

La differenza tra aggregazione e composizione è molto sottile dato che entrambe sono una relazione del tipo “ha un”: la giusta domanda da porsi per distinguere questi due concetti 216

Relazioni tra le classi

Lezione 6

è: “l’oggetto aggregato/composto HA SENSO, HA UNO SCOPO, se l’oggetto aggregante/ componente non esiste?”. Spesso la differenza tra aggregazione e composizione si traduce nella pratica a inserire/togliere certi metodi e certi attributi dei costruttori della classe composta: Il programmatore per rispettare la relazione di composizione non può mai creare istanze dei componenti al di fuori di una istanza del composto.

Codifichiamo come esempio la classe Auto: dato che nell’automobile abbiamo un motore e una carrozzeria, questi due oggetti saranno istanze di altrettante due classi, che scriviamo in due file separati e importiamo nella classe Auto.

Tra i metodi modificatori della classe Auto avremo anche i metodi che “interagiscono” con gli oggetti delle altre classi.

Questi metodi devono essere presenti nelle “classi componenti” e devono essere riscritti nella “classe composta” inserendo il codice che li richiama. Per esempio, i metodi accendi() e spegni() sono relativi all’oggetto Motore: il loro codice è il seguente:

Per poter accedere agli attributi del Motore richiamano i metodi che sono definiti nella classe Motore, di seguito riportati:

217

UdA 5

La programmazione a oggetti in C++

Scriviamo un programma di prova che crei una istanza della Auto e richiami alcuni metodi che modificano/leggono il contenuto degli attributi che compongono l’Auto.

Mandando in esecuzione questo programma si ottiene l’output di figura:

Prova adesso!

• Aggregazione di classi • Composizione di classi

Partendo dalla classe Auto aggiungere la classe Ruote e la classe Serbatoio. Quindi simulare il funzionamento di una macchina che, dopo aver percorso alcuni chilometri (cambiando marcia in base al numero di giri del motore), faccia rifornimento e controlli la pressione delle gomme. In caso di foratura la gomma deve essere sostituita.

■◗ Dipendenza Come ultima relazione tra le classi vediamo brevemente la dipendenza: le relazioni di associazione appena descritte sono forme più forti di dipendenza.

La dipendenza viene individuata mediante la relazione “usa”.

Si distingue la dipendenza dalla associazione quando siamo in una situazione dove si passa un oggetto come parametro di un metodo mentre nella associazione occorre che l’oggetto sia referenziato da una variabile d’istanza. Quindi due classi sono in dipendenza quando il codice di un classe B contiene il nome di una classe A e la classe B fa uso di istanze di A per funzionare: questa situazione potrebbe portare a problemi di instabilità in quanto se A è instabile rischia di esserlo anche B: inoltre le dipendenze contribuiscono a rendere poco flessibile il sistema. 218

Relazioni tra le classi

Lezione 6

■◗ Ereditarietà semplice e multipla Abbiamo visto che l’ereditarietà è una relazione tra una classe generale (superclasse) e una classe specializzata (sottoclasse), dove tra le classi deve sussistere la regola “è un”. ESEMPIO

◗◗ ogni conto di deposito è un conto bancario ª corretto, soddisfa “è un”; ◗◗ ogni cerchio è un ellisse ª corretto soddisfa “è un”. Ma a volte si commettono errori del tipo: ◗◗ ogni classe Pneumatico è una sottoclasse della classe Cerchio ª errato, la relazione “ha un” è più appropriata, quindi è meglio una associazione. Ma l’ereditarietà nasconde anche un problema più complesso da gestire dovuto al fatto che una classe potrebbe essere figlia di più classi contemporaneamente: siamo in presenza di quella che prende il nome di ereditarietà multipla. Riprendiamo l’esempio degli animali e consideriamo una classificazione secondo due criteri: ◗◗ ambiente in cui vivono (acquatici o terrestri); ◗◗ categoria zoologica (mammiferi, rettili...). In forma tabellare, il tutto potrebbe presentarsi come indicato a lato. ▶

Animali acquatici

Animali terrestri

Mammiferi Rettili

Supponiamo di voler riportare questa classificazione in una tassonomia, Animale cioè definendo una gerarchia di classi mediante l’ereditarietà. È necessario scegliere innanzitutto un criterio da Animale terrestre Animale acquatico usare per la creazione delle due sottoclassi “di primo livello”: per esempio, possiamo definire dapprima gli animali in base all’ambiente in cui vivono e Mammiferi Rettili Mammiferi Rettili successivamente in base alla modalità terrestri terrestri acquatici acquatici di riproduzione. Rispetto alla rappresentazione tabellare, qualcosa è andato perso: non esistono più i concetti di “mammifero” e “rettile”, che sono finiti dispersi nelle sottoclassi. Per recuperare il concetto di “mammifero”, si può osservare che esistono “animali acquatici mammiferi” e “animali terrestri mammiferi”, ognuno con proprie caratteristiche, ma non esiste una categoria di soli “mammiferi” con le peculiarità che la contraddistinguono. Abbiamo quindi perso la possibilità di mantenere distinte le caratteristiche comuni a tutti (e soli) i mammiferi. In alternativa avremmo potuto stabilire che “mammiferi” e “rettili” fossero le classificazioni di primo livello: in questo caso avremmo perso la rappresentazione pura di “animale acquatico” e “animale terrestre”. Attraverso il meccanismo di ereditarietà della rappresentazione tabellare precedente è possibile selezionare intere colonne della prima tabella esaminata, accedendo poi tramite esse alle singole celle ma non a intere righe. Questo è accaduto perché si è stabilita una gerarchia 219

UdA 5

La programmazione a oggetti in C++

tra i due criteri di classificazione che in partenza erano ortogonali (sullo stesso piano): la ragione di ciò sta nel meccanismo di ereditarietà singola utilizzato Mammiferi Rettili per implementare la tassonomia. L’ereditarietà singola è dunque uno strumento molto potente ma non adatto a modellare tutte le situazioni: saMammiferi Mammiferi Rettili Rettili rebbe utile poter derivare le sottoclassi acquatici terrestri acquatici terrestri (mammiferi terrestri, rettili acquatici ecc.) a partire da più classi base, corrispondenti ciascuna all’applicazione di un criterio di classificazione. In questo modo i due criteri sarebbero sullo stesso piano e resterebbero ortogonali: quando è possibile derivare una classe facendole ereditare le proprietà di più classi base si parla di ereditarietà multipla. L’ereditarietà multipla è un meccanismo Animale molto potente ma molto discusso, perché introduce ambiguità non banali da risolvere. Poiché la sottoclasse è un sottotiAnimali Animali po di tutte le sue classi base (quindi un Mammiferi Rettili terrestri acquatici animale potrebbe essere contemporaneamente un mammifero terrestre e un rettile) e unisce in sé gli attributi e i metodi delle classi da cui eredita, ci si può porre Mammiferi Rettili Rettili Mammiferi alcune domande: terrestri acquatici terrestri acquatici Animale

◗◗ Che cosa succede se nelle classi base sono presenti campi dati o metodi omonimi? Se nella classe mammiferi terrestri è presente un metodo chiSei() presente anche nella classe dei rettili? Quale dei metodi viene ereditato: entrambi, uno solo? Da quale classe base? ◗◗ Che cosa succede se una classe eredita direttamente o indirettamente (o per errore) più volte da una stessa classe base? Gli attributi vengono duplicati? I metodi devono essere considerati ambigui o no? Se da una parte possiamo immaginare i vantaggi che si possono ottenere con l’ereditarietà multipla, e cioè la possibilità di comporre velocemente oggetti molto complessi, di aggregare funzionalità differenti in un’unica classe ottenendo soluzioni eleganti e di grande utilità; come svantaggi abbiamo che si complica notevolmente la codifica e si ha scarsa efficienza anche quando non viene usata; inoltre si è in presenza di un rischio elevato di “name clash”, cioè “lo scontro tra metodi che hanno lo stesso nome”, che deve essere gestito manualmente dal programmatore. Codifichiamo una situazione di ambiguità: ▶ Se ora invochiamo direttamente la funzione1() su un oggetto della classe Figlio, quale delle due funzioni viene mandata in esecuzione? 220

Relazioni tra le classi

Lezione 6

Quella della classe Padre1 oppure quella della classe Padre2?

È necessario risolvere l’ambiguità come indicato nella istruzione 22.

■◗ Rappresentazione UML delle relazioni Il problema dell’ambiguità si ripropone ancor più nel caso in cui una classe ne erediti un’altra più volte in modo indiretto. Per risolvere questo problema il C++ suggerisce l’uso di “classi base virtuali”, come vedremo nella prossima lezione.

Riassumiamo in una tabella i simboli che vengono utilizzati nei diagrammi UML per rappresentare le diverse forme di relazione/associazione tra le classi. Relazione

Simbolo

Tratto

Punta della freccia

Ereditarietà

Continuo

Chiusa

Implementazione

Tratteggio

Chiusa

Associazione

Continuo

Aperta

Aggregazione

Continuo

Rombo vuoto

Composizione

Continuo

Rombo pieno

Dipendenza

Tratteggio

Aperta

Abbiamo detto che a fianco della relazione viene indicata la molteplicità: riportiamo i casi possibili, già visti e descritti: ◗◗ 1 : uno e uno solo ◗◗ 0..1 : da zero a una istanza; ◗◗ 0..* : zero o più istanze; ◗◗ 1..* : una o più istanze; ◗◗ N..M : da N a M istanze; ◗◗ 1..1 : una a una (generalmente viene omessa). Vediamo un esempio per ogni tipologia: Associazione bidirezionale

Docente

Nome di associazione

Docente

Ruoli di associazione

Docente

Scuola

lavora per u

dipendente

datore di lavoro

Scuola

Scuola

221

UdA 5

La programmazione a oggetti in C++

Molteplicità Pneumatico 0...1 di associazione

4...*

Automobile

Aggregazione

Docente

Scuola

Composizione

Pneumatico

Automobile

Zoom su... ALCUNI STRUMENTI PER REALIZZARE I DIAGRAMMI UML Per realizzare graicamente i diagrammi UML sono disponibili nel web diversi strumenti, sia commerciali che free/open source. Ve ne suggeriamo 2:

Z

ArgoUML, è un prodotto gratuito e completo scaricabile all’indirizzo http://argouml.tigris. org/.

Z

yUML è un prodotto che offre la possibilità di creare diagrammi UML all’interno del vostro browser, esportarli come immagine o pubblicarli direttamente senza alcuna istallazione: lo trovate all’indirizzo www.yuml.me/diagram/scruffy/class/draw.

AREA

digitale

I diagrammi UML con ArgoUML

222

Relazioni tra le classi

Lezione 6

Verifichiamo le competenze 1. Esercizi 1 Descrivi il diagramma delle classi di un impianto HI-Fi, con livello di dettaglio fino ai componenti elettronici. Genera un diagramma UML dell’implementazione delle classi. 2 Descrivi il diagramma delle classi di un’Automobile, ereditando dalla classe Automezzi, dalla classe Cerchio e dalla classe Sedia. Genera un diagramma UML dell’implementazione delle classi. 3 Descrivi il diagramma delle classi di un complesso musicale (comprensivo di musicisti, ereditando dalla classe Strumenti, dalla classe ApparecchiatureElettroniche e dalla classe Umano. Generare un diagramma UML dell’implementazione delle classi. 4 Descrivi il diagramma delle classi di un Circo, comprendendo animali e artisti, ereditando proprio dalle classi Animali e Artisti. Genera un diagramma UML dell’implementazione delle classi. 5 Descrivi il diagramma delle classi di un videogioco tipo “Battaglia Navale” ereditando dalle classi MezzoDiTrasporto e Arma. Genera un diagramma UML dell’implementazione delle classi. 6 Progetta un programma per “l’algebra dei numeri complessi”, dove è possibile calcolare le operazioni tra numeri complessi e rappresentarli graficamente sul piano di Gauss. Genera un diagramma UML dell’implementazione delle classi. 7 Progetta un programma per un semplice videogioco tipo “caccia all’orso”: l’orso si muove casualmente sull’orizzonte cambiando velocità e direzione mentre il cacciatore spara modificando l’angolo di tiro. Genera un diagramma UML dell’implementazione delle classi. 8 Progetta un programma che emetta lo scontrino al casello autostradale: gli automezzi sono classificati in categorie di pedaggio e i pedaggi sono differenziati nei giorni feriali e festivi. Genera un diagramma UML dell’implementazione delle classi. 9 Realizza un programma di gestione delle fatture prevedendo due tipi diversi di righe che descriva il singolo articolo: uno che descriva prodotti che vengono acquistati in una determinata quantità numerica (come, per esempio, “tre tostapane”) e un altro che descriva un addebito fisso (come “spedizione: euro 5,00” oppure “imballo euro 2,00”). Genera un diagramma UML dell’implementazione delle classi. 10 Realizza un programma che si possa utilizzare per tracciare una scena urbana, con case, strade e automobili. Gli utenti possono aggiungere a una strada case e automobili di vari colori. Dopo avere identificato le classi e i metodi, fornisci i diagrammi UML. 11 Progetta un semplice editor di grafica che consenta all’utente di aggiungere a un pannello un insieme misto di sagome (ellissi, rettangoli, linee e testo in colori diversi). Fornisci i comandi per salvare e ripristinare il disegno. Per semplicità, puoi usare un’unica dimensione per il testo e non sei tenuto a riempire le sagome. Individua le classi e fornisci un diagramma UML del progetto. 12 Descrivi il diagramma delle classi che consenta di rappresentare la situazione di una pizzeria, dove per ogni pizza è necessario individuare ingredienti e calorie, oltre a descrivere ogni ingrediente in base alla sua origine (cioè animale, vegetale, latticino ecc.) per la scelta, per esempio, dei clienti vegetariani o intolleranti a qualche tipologia di alimento. 13 Un contratto telefonico per un telefono fisso e un telefono mobile hanno in comune alcune caratteristiche riassunte dalla classe ContrattoTelefonico.cpp. La sottoclasse ContrattoFisso.cpp riscrive un metodo della superclasse ed eredita gli altri. Analogamente la sottoclasse ContrattoMobile.cpp eredita tutti i metodi di ContrattoTelefonico, salvo riscriverne uno per il calcolo della tariffa. La classe TestContrattoTelefonico.cpp testa

223

UdA 5

La programmazione a oggetti in C++

le classi precedenti. Realizza una classe Televisore ereditando da una classe Apparecchiatura_Elettrica, della quale è riportato un diagramma UML parziale.

Apparecchiatura_Elettrica private boolean ________________________ boolean ________________________ int ____________________________ boolean ________________________ string _________________________ string _________________________ Public void spegni() void accendi() void funzionante() ________________________________ 14 Scrivete una classe di test che chieda all’utente quale programma vuole vedere e si comporti di conseguenza.

224

UNITÀ DI APPRENDIMENTO

HTML, Internet e JavaScript

6

L1 L2 L3 L4 L5 L6

Internet e HTML Approfondiamo HTML Multimedialità e moduli nelle pagine web Il linguaggio JavaScript Introduzione ai fogli di stile Il linguaggio XML

Conoscenze • • • •

Come funziona il web I principali tag HTML Il ruolo delle pagine web HTML La comunicazione nel web attraverso il browser

Competenze • • • • •

Distinguere i principali marcatori HTML Definire pagine HTML con una struttura a link Applicare i fogli di stile alle pagine web Saper distinguere il significato dei diversi marcatori HTML Utilizzare elementi multimediali in HTML

Abilità • Realizzare pagine HTML con contenuti multimediali • Creare pagine web in HTML con link, tabelle, moduli e riquadri DIV • Definire semplici moduli HTML

AREA digitale ◗◗ Esercizi ◗◗ Immagini ◗◗ Video ◗◗Intestazione e comando DOCTYPE ◗◗I codici dei colori esadecimali ◗◗Collegamento ipertestuale alla mail ◗◗Link al download di un file ◗◗Eventi principali

Esempi proposti Consulta il CD-ROM in allegato al volume

Soluzioni (prova adesso, esercizi, verifiche) Puoi scaricare il file anche da

hoepliscuola.it

LEZIONE 1

Internet e HTML

In questa lezione impareremo... Z a conoscere la struttura e il ruolo delle pagine HTML Z a riconoscere la sintassi dei comandi di gestione del testo in HTML

■■ Internet ◀ Internet ▶ è formata dall’insieme di numerosissime sottoreti e rappresenta l’insieme dei canali trasmissivi attraverso i quali le informazioni vengono trasmesse tra i diversi dispositivi connessi a essa, chiamati generalmente nodi o hosts e rappresentati fisicamente da PC, tablet, palmari ecc. Tutti gli hosts possono connettersi a questa rete mediante un protocollo di comunicazione standard chiamato TCP/IP (Transmission Control Protocol/Internet Protocol), un insieme di regole che disciplinano la struttura dei dati che viaggiano attraverso Internet. Tale protocollo è a commutazione di pacchetto: ◗■ la componente IP suddivide i dati da inviare in pacchetti numerati, ai quali assegna le informazioni di mittente e destinatario; ogni pacchetto viaggia nella rete in modo autonomo; ◗■ la componente TCP assicura la corretta e completa trasmissione dei pacchetti che vengono ricomposti al momento della ricezione. ◀ Internet unione di due termini (interconnected networks), signiica reti interconnesse, cioè una rete globale in grado di collegare un numero enorme di computer in modo che possano scambiarsi informazioni. ▶

◀ L'instradamento è il percorso (“strada”) effettuato da ciascun pacchetto inviato da un nodo a un altro della rete. I pacchetti possono seguire strade diverse, arrivare a destinazione in ordine diverso da quello con cui sono stati inviati, e alcuni possono andare persi. ▶ 226

Il protocollo TCP/IP offre diversi vantaggi, ad esempio: ◗■ rende possibile l’attivazione di molteplici connessioni; ◗■ consente altissime velocità nella trasmissione delle informazioni in quanto ogni pacchetto viaggia autonomamente nella rete individuando la via più breve per giungere a destinazione, mediante un processo chiamato ◀ instradamento ▶.

Internet e HTML

Lezione 1

Oltre al protocollo TCP/IP esistono numerosi altri protocolli (http, ftp, smtp, telnet ecc.) secondo quanto indicato nel modello ISO/OSI, che i dispositivi utilizzano per poter comunicare tra di loro e condividere risorse.

Il collegamento a Internet avviene tramite un dispositivo (scheda di rete ethernet, modem, scheda wireless, scheda bluetooth) che utilizza un mezzo di collegamento (cavo, linea telefonica). Ogni macchina collegata in rete è identificata da un indirizzo IP, composto da 4 serie di numeri, ciascuno compreso tra 0 e 255, come per esempio: 81.131.24.83. Per accedere a Internet, e usufruire dei suoi molteplici servizi, è indispensabile avere un contratto con un ◀ ISP ▶ (Internet Service Provider). Esempi di provider sono Tin, TeleTu, Libero, Fastweb ecc. Questi gestori del servizio di accesso forniscono anche la possibilità di attivare caselle di posta elettronica o di avere a disposizione dello spazio web sul quale l’utente può pubblicare, costruire blog o realizzare siti.

◀ Comunemente denominato provider, l’ISP è un erogatore di servizio internet in quanto mette a disposizione le proprie linee attraverso le quali realizzare l’accesso, ponendosi come intermediario fra l’utente e la Rete. ▶

ISP utente che desidera connettersi a Internet

richiesta al provider di connessione a Internet

connessione a Internet per utilizzarne i servizi

L’◀ URL ▶ di una risorsa può essere costituito sia da un indirizzo IP, come per esempio http://56.80.458.70, che da un indirizzo testuale come per esempio http://www.hoepli.it. ◀ L’URL (Uniform Resource Locator) è l’indirizzo di una risorsa disponibile attraverso Internet, che consente di indirizzare una risorsa internet, come per esempio una speciica pagina web. ▶

L’indirizzo di un sito (URL) è composto da diversi elementi che ora analizziamo a partire dal seguente esempio:

Indica il dominio di secondo livello, ovvero il nome del proprietario della pagina richiesta, il server che ospita il sito a cui si desidera collegarsi e che sarà contattato dal browser Indica il servizio a cui si vuole accedere tramite Internet Acronimo di Hyper Text Transfer Protocol, indica il tipo di protocollo usato per il trasferimento di pagine web dal server al client (singolo PC)

Indica il dominio di primo livello, cioè l'appartenenza geograica o tematica di un sito a una determinata organizzazione

Indica che la pagina web (ile) è collocata in un sito connesso via rete e non sul nostro computer

227

UdA 6

HTML, Internet e JavaScript

L’indirizzo può essere seguito da altri elementi testuali per indicare che all’interno del sito si ricerca una pagina particolare. Per esempio, l’indirizzo http://www.hoepli.it/ebooks sta a indicare che, all’interno del sito che si chiama hoepli, si cerca la pagina relativa ai libri digitali.

Zoom su... COME AVVIENE LA RICHIESTA DI UNA PAGINA WEB La prima parte della richiesta prevede che dal dispositivo chiamato Visitatore venga inserito l’indirizzo (URL) della pagina da raggiungere, in questo caso http://mio_sito ( 1 ). Attraverso un server DNS otteniamo l’indirizzo IP effettivo della pagina da raggiungere ( 2 ). A questo punto viene effettuata la richiesta all’indirizzo IP del server che contiene la pagina da visitare ( 3 ). visitatore

server DNS

1 Richiesta di accesso a http://mio_sito 2 Risposta del DNS server con un indirizzo IP

INTERNET

3 Accesso al sito con server l’IP ottenuto

Esistono tre pratici comandi, utilizzabili da Prompt dei comandi, che consentono di:  conoscere l’indirizzo IP del proprio computer (C:>ipconig);  veriicare la connessione con un altro nodo (C:>ping);  veriicare il percorso del pacchetto (C:>tracert>). Il comando ping seguito dall’indirizzo IP di un altro computer consente di misurare il tempo (in millisecondi) impiegato dal pacchetto per raggiungere il computer indicato e ritornare all’origine. In questo caso vediamo il tempo impiegato dal pacchetto per raggiungere il server più vicino di Google:

228

Internet e HTML

Lezione 1

Abbiamo anche scoperto che l’indirizzo IP del server di Google più vicino a noi è: 74.125.232.159. Il comando tracert invece mostra il percorso seguito da ogni pacchetto passando per diversi nodi con i rispettivi indirizzi IP. Il tempo indicato in millisecondi è il tempo trascorso tra l’invio e la ricezione di un pacchetto tra un nodo e il successivo:

■■ Il cloud computing ◀ Il termine, che potrebbe venire tradotto come “elaborazione sulla nuvola”, deinisce l’insieme delle tecnologie che consentono di offrire servizi decentrati, cioè eseguiti su server remoti, come per esempio l’archiviazione dati e l’uso di applicazioni. ▶

Il ◀ cloud computing ▶ permette di utilizzare risorse hardware e software attraverso la rete mediante un’architettura client/server, offrendo nuovi modi di collaborare da qualsiasi luogo, anche attraverso dispositivi mobili come tablet o smartphone.

Il software necessario per lo svolgimento delle specifiche attività aziendali è molto spesso costoso e richiede strutture hardware dedicate, unitamente a un team di tecnici ed esperti in grado di installarle, configurarle e aggiornarle. Per tale motivo, un numero sempre crescente di imprese si sta orientando verso il cloud computing, in tal modo le risorse hardware e software non devono più essere acquistate e gestite dall’azienda, che utilizza invece quelle rese disponibili in remoto dal fornitore del servizio, pagandone il relativo canone di utilizzo. La tecnologia del cloud computing offre sicuramente vantaggi economici in quanto evita all’azienda l’assunzione di personale qualificato a gestire strutture hardware e software specifici, consentendo al contempo di non doversi occupare di aggiornamenti e manutenzioni. Le aziende che offrono servizi cloud garantiscono infatti elevati standard di sicurezza, assicurano assistenza, supporto tecnico e un controllo continuativo dei sistemi o dei dati ospitati. Alcuni esempi di servizi di cloud computing: il cloud storage e il remote control. Il primo offre la possibili229

UdA 6

HTML, Internet e JavaScript

tà di memorizzare i propri file online (tipico esempio Dropbox), il secondo invece consente il controllo remoto della propria postazione di lavoro da remoto, oppure la connessione da casa a una LAN aziendale (Teamviewer). Con Dropbox si può accedere ai propri file tramite un normale browser, semplicemente facendo una login da remoto. Lo spazio di archiviazione che Dropbox rende disponibile è adattabile alle diverse esigenze dell’utente e il servizio di hosting può essere gratuito o a pagamento. I file e le cartelle caricati possono essere condivisi e sono raggiungibili mediante qualsiasi dispositivo dotato di connessione a Internet. Nel caso in cui Dropbox venga installato, nell’area di notifica è visibile la corrispondente icona: facendo doppio clic su di essa, si accede al proprio spazio, visibile come una cartella del proprio pc. Con Teamviewer invece possiamo effettuare da un qualunque dispositivo una connessione alla rete LAN aziendale mediante VPN (Virtual Private Network), oppure ricevere assistenza da tecnici che offrono il servizio da remoto. Tuttavia dal mondo informatico, soprattutto negli ambienti del software libero, nascono molte critiche verso questa tecnologia che possono essere riassunte nel pensiero di Richard Stallman: Personalmente non credo che il cloud computing sia un male assoluto, ma allo stesso tempo non mi sento di affermare che si tratti di un bene. Purtroppo alcuni modi di usare la Rete e le risorse informatiche in generale non sono corretti, perché impoveriscono la nostra libertà. Fondamentalmente con il cloud computing fai qualcosa che potresti benissimo fare sul tuo stesso computer, con lo svantaggio che invii i tuoi dati privati e personali su un sistema che non ti appartiene, dando la possibilità a sconosciuti di sapere esattamente quello che tu stai cercando di fare. Insomma, dico solo che il cloud computing limita, e non poco, la nostra libertà, soprattutto in termini di sicurezza e privacy.

■■ L’architettura del web WWW (World Wide Web) significa “ragnatela intorno al mondo” ed è un insieme di pagine multimediali, documenti testuali, audio e video, collegati tra loro, entro i quali ci si può spostare con diverse modalità. In sostanza, è l’insieme delle pagine ipermediali di Internet. Lo schema che definisce il funzionamento del WWW è presentato nella figura che segue. WEB SERVER response

H1

visitatore / browser

request

230

Internet e HTML

Lezione 1

Il client fornisce a un server le richieste per un determinato oggetto. Il server risponde con i dati richiesti inviandoli in formati standard (HTML).

■■ I servizi di Internet Il web è solo uno dei tanti servizi che Internet offre. Tra gli altri, i più importanti sono l’FTP, la posta elettronica, i newsgroup, la chat e telnet. ◗■ FTP (File Transfer Protocol). È un protocollo di comunicazione studiato per il trasferimento di file (binari o di testo) tra due computer collegati alla rete. Con FTP è possibile copiare file dal computer del client al computer del server (upload) e dal computer del server al computer del client (download). Quando si stabilisce una connessione con un sito FTP vengono richiesti un nome e una parola d’ordine, poiché si suppone che l’utente disponga di un accesso personale a quel server. Un server FTP si raggiunge mediante un URL FTP del tipo: ftp://computer/directory/file

◗■ E-mail (posta elettronica). Il nome esatto del protocollo è mailto: e viene usato per spedire messaggi a qualunque altro utente, una volta noto il suo indirizzo. I messaggi sono costituiti da un semplice testo ASCII, diviso in due parti: le righe di intestazione (header), nelle quali sono contenute informazioni (il mittente, il destinatario, la data, l’argomento) e il corpo del messaggio; le due parti sono separate da una riga vuota. Il messaggio viene composto dal mittente e consegnato a un server (SMTP server), che provvede a contattare altri server lungo la rete fino a giungere al server destinatario (POP server). Il client per leggere i messaggi deve effettuare una richiesta al POP server che contiene la casella di posta. Un tipico indirizzo e-mail ha il seguente aspetto: nomeutente@dominio

◗■ IRC (Internet Relay Chat). Con il protocollo IRC si gestisce una rete di server connessi allo scopo di mettere in comunicazione vari utenti nel mondo permettendo una comunicazione in tempo reale privatamente o in gruppi di chat denominati canali. ◗■ Newsgroup (gruppi di discussione). Si tratta di una sorta di bacheca sulla quale chiunque voglia intervenire può farlo spedendo un messaggio. Permettono di leggere o scrivere commenti anche senza essere iscritti al servizio; inoltre gli articoli sono conservati in appositi news server (pertanto non arrivano nella vostra casella postale) e le newsgroup sono facilmente accessibili semplicemente digitando un URL sul browser. Ciascun newsgroup possiede un nome formato da una serie di parole separate da punti; la parola più a sinistra indica un sottoinsieme di tutti i gruppi esistenti, mentre procedendo verso destra le varie parole indicano sottoinsiemi sempre più piccoli, fino all’ultima che rappresenta il nome del gruppo. Per esempio il gruppo: comp.net.italian

corrisponde al gruppo italian (italiano) del sottoinsieme net (gruppi di discussione sulle reti) del sottoinsieme comp (gruppi di discussione ad argomento computer) di tutti i newsgroup esistenti. ◗■ Telnet. È un protocollo di comunicazione che permette di controllare un computer a distanza tramite Internet. Mediante questo protocollo esiste la possibilità di “usare” un 231

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HTML, Internet e JavaScript

computer remoto assumendone il controllo. Per poter accedere a un computer remoto è necessario autenticarsi con nome utente e password. Molto noto è il software PC anywhere che viene usato dalle aziende di informatica per effettuare assistenza remota.

■■ I domini, il DNS e la registrazione di siti Un server DNS (Domain Name Service) si occupa di tradurre un nome di dominio del tipo http://www.indirizzo.it in un indirizzo IP come per esempio 83.187.252.73. Tutto ciò perché è molto difficile ricordare un indirizzo IP. È evidente che quando si naviga risulta estremamente più semplice utilizzare dei nomi al posto degli indirizzi IP. Potremmo dire che se esistesse un servizio analogo nella telefonia digiteremmo il nome della persona da chiamare al posto del numero di telefono: un DNS si potrebbe occupare della traduzione del nome in un numero. Un dominio invece è un indirizzo che identifica un server a cui è stato assegnato un indirizzo IP. Si definisce dominio di primo livello tutto ciò che si trova dopo l’ultimo punto, pertanto sono domini di primo livello i vari .com, .org, .it, www.google.it predisposti dall’organismo internazionale InterNIC (Inwww google it ternet Network Information Center). Risulta quindi facile o o capire cosa si intende per dominio di 2 livello, 3 livello. 3° livello 2° livello 1° livello Di seguito sono elencati i principali domini di 3o livello.  Domini di tipo organizzativo .com (entità commerciali) .edu (istituzioni universitarie e di ricerca degli Stati Uniti) .gov (enti governativi degli Stati Uniti) .info (entità che offrono servizi informatici, attivo dal 1998) .net (organizzazioni di servizio per la rete) .org (organizzazioni senza scopo di lucro) .rec (entità che offrono servizi di svago e per il tempo libero, attivo dal 1998) .shop (siti di vendita a distanza, attivo dal 1998) .web (entità che svolgono attività correlate al WWW, attivo dal 1998)  Domini nazionali

.it (Italia) .de (Germania) .ch (Svizzera) .fr (Francia)

.uk (Regno Unito) .sp (Spagna) .eu (Europa)

Abbiamo già detto che quando si digita un indirizzo sul browser (per esempio www.altervista.org/amici/milano) il sito www.altervista.org viene tradotto da specifiche macchine (definite DNS) in un numero IP; solo in questo modo è possibile raggiungere il server. Prima di tutto il browser deve connettersi con il server www.altervista.org e in seguito fare le proprie richieste al server web installato su quel computer. Il browser si collegherà pertanto al server DNS del provider, che fornisce il servizio di connessione a Internet. Quest’ultimo leggerà l’indirizzo da destra verso sinistra. Pertanto, per prima cosa ottiene dall’InterNic i server DNS con i quali www.altervista.org ha registrato il dominio e mediante i quali gestisce lo stesso. Tutto ciò fino a ottenere l’indirizzo IP del server di Altervista. A quel punto il browser potrà connettersi. Alla richiesta della directory /amici/milano il server farà corrispondere una directory del proprio hard disk, così come specificato dai 232

Internet e HTML

Lezione 1

propri file di configurazione, fino a raggiungere la destinazione e quindi il download delle pagine HTML che infine il browser visualizzerà.

Proxy Un proxy è un programma che si interpone tra un client e un server, inoltrando le richieste e le risposte dall’uno all’altro. Il client si collega al proxy invece che al server e gli invia delle richieste. Il proxy a sua volta si collega al server e inoltra la richiesta del client, riceve la risposta e la inoltra al client. A differenza di bridge e router, che lavorano a un livello ISO/OSI più basso, i proxy nella maggior parte dei casi lavorano a livello applicativo; di conseguenza un programma proxy gestisce un numero limitato di protocolli applicativi.

■■ HTML e il WWW L’HTML è un linguaggio che è stato studiato per essere utilizzato all’interno del ◀ WWW ▶. È stato studiato e implementato dal Cern di Ginevra nel 1989 per agevolare la cooperazione di gruppi di ricerca sparsi nel mondo. Nasce per il pubblico nei primi anni Novanta sulla base di tre standard: ◗■ HTTP, un protocollo per la trasmissione di documenti su Internet; ◗■ URL, una notazione per l’indirizzamento delle risorse; ◗■ HTML, un linguaggio per la scrittura di documenti ipertestuali.

◀ Andrew S. Tanenbaum deinì il  WWW (World Wide Web), nel testo  di  riferimento  per  le  reti  “Computer Networks” del 1997, come una  “architettura  software  per  accedere a documenti tra loro collegati e  distribuiti  su  migliaia  di  macchine  nell’intera rete Internet”. ▶

AREA

digitale

Il primo sito apparso sul WWW

I documenti HTML rappresentano pagine ipermediali contenenti diversi elementi: ◗■ testi; ◗■ immagini; ◗■ suoni; ◗■ collegamenti ipertestuali ad altre pagine (link); ◗■ programmi. Le pagine vengono ospitate su server web e visualizzate dai client attraverso l’utilizzo di un browser web (Internet Explorer, Firefox, Opera, Chrome, Safari). Quando l’utente digita l’indirizzo web (URL) della pagina che vuole visitare, il sistema operativo richiede, attraverso una connessione HTTP, la pagina al server in cui è memorizzata e la scarica per essere visualizzata dal ◀ browser ▶. 233

UdA 6

HTML, Internet e JavaScript

◀ Il broswer è un programma che interpreta dati codiicati nel linguaggio HTML e visualizza l’informazione con la formattazione speciicata. ▶

■■ HTML HTML è l’acronimo di Hyper Text Markup Language. Il suo significato è “linguaggio di contrassegno ipertestuale”, e indica il linguaggio con il quale vengono realizzate le pagine web. Un documento HTML non è altro che un file rigorosamente di tipo testo, contenente alcune parole chiave aventi la funzione di indicare al browser dell’utente le caratteristiche degli oggetti che lo compongono, quali per esempio la dimensione del testo, il colore, la posizione delle immagini all’interno della pagina, lo stile delle linee, delle tabelle ecc. Si tratta di un linguaggio di contrassegno (o “di marcatura”), che permette di indicare ◀ Il  termine  tag  deriva  dalla  lingua  inglese (dove signiica “targhetta”) e  come disporre gli elementi all’interno di una viene usato per identiicare l’inizio e  pagina. Tali indicazioni vengono date attrala ine di un comando. ▶ verso degli appositi marcatori, detti ◀ tag ▶. Pur essendo dotato di una propria sintassi, non è governato da una logica ferrea come quella dei linguaggi di programmazione: se non viene chiuso un tag, non verranno prodotti dei messaggi di errore; se non si rispetta la sintassi probabilmente la pagina non verrà visualizzata in modo corretto, o non verrà visualizzata affatto, ma non compariranno fastidiosi messaggi di errore. Il linguaggio HTML non possiede variabili, cicli, strutture dati particolari, non è neppure in grado di gestire input da parte dell’utente, ma è in grado solo di descrivere i dati da visualizzare. Infine l’estensione dei file che contengono codice HTML può essere .htm oppure .html indifferentemente. Il linguaggio HTML è stato ratiicato e deinito dal W3C (World Wide Web Consortium, www. w3c.org), l’organismo che deinisce gli standard di questo linguaggio a livello mondiale.

I tag possono essere scritti in maiuscolo oppure in minuscolo, in quanto il linguaggio HTML non è di tipo case sensitive. L’HTML è un linguaggio di tipo interpretato, gli elementi di cui è composto sono caratterizzati dai tag di descrizione che iniziano e finiscono tra parentesi angolari . I tag sono normalmente in numero pari per poter rappresentare l’inizio e la fine di un’istruzione e prendono il nome di start-tag ed end-tag (per esempio, e ). Un end-tag ha la stessa forma dello start-tag tranne per la barra (/) che deve precedere il testo tra le parentesi. Alcuni elementi possono includere un attributo o proprietà, che è un’informazione aggiuntiva contenuta all’interno dello start-tag. 234

Internet e HTML

Tag del comando

Valore dell’attributo

Attributo

Lezione 1

Contenuto

Sito dell’istituto Tag di apertura

Tag di chiusura

Gli errori sintattici presenti in una pagina HTML non vengono segnalati in modo speciico dai browser, i tag errati vengono di norma semplicemente ignorati. ESEMPIO

Pagina di prova

L’esempio che segue è il codice di un documento HTML:

Un semplice esempio HTML

HTML è facile da apprendere

Benvenuto nel mondo HTML. Questo è il primo paragrafo.

E questo è un altro.



Per scrivere l’esempio è sufficiente aprire il browser e poi nel menu Visualizza scegliere HTML. Utilizzeremo in questo caso semplicemente il Blocco note di Windows. Otteniamo in output, nel browser, la videata mostrata sopra.

■■ La creazione di una pagina Per creare una pagina in HTML è sufficiente aprire il browser e, a partire dalla versione 8 di Internet Explorer, facendo click sull’icona delle Impostazioni e quindi Strumenti di sviluppo appare la finestra del debug dell’HTML che permette di scrivere e modificare il codice HTML necessario.

235

UdA 6

HTML, Internet e JavaScript

Facendo clic sul pulsante Modiica è consentito editare il codice HTML presente nella finestra. ▶

Selezionando il pulsante Salva HTML è possibile salvare le modifiche effettuate. ▶

Zoom su... CODICE HTML IN BLOCCO NOTE Coloro che intendono usare il Blocco note di Windows oppure un altro editor per modiicare il ile origine devono premere F12 oppure fare click sull’icona delle impostazioni e selezionare Strumenti di sviluppo, quindi attivare dal menu File della inestra degli Strumenti di sviluppo la voce Personalizza visualizzazione HTML in Internet Explorer indicando lo strumento di editazione preferito:

In questo caso, chiudendo la inestra in questione e facendo click con tasto destro sulla pagina, quindi HTML, si ottiene l’apertura di una inestra del Blocco note che mostra il ile della pagina HTML:

Dopo aver scritto il codice in Blocco note, è necessario salvare la pagina e ricordarsi di aggiornare la schermata del browser mediante il pulsante Aggiorna.

■■ La sintassi HTML All’interno di ogni pagina in formato HTML sono presenti, come accennato nel paragrafo precedente, una serie di marcatori (markup tag), che hanno differenti nomi a seconda della loro funzione. Si tratta di istruzioni delimitate e rese riconoscibili dalle parentesi angolari, che servono per delimitare o marcare parti del documento. Tutti i tag, tranne qual236

Internet e HTML

che eccezione, devono essere aperti e chiusi. Il contenuto va inserito tra l’apertura e la chiusura del tag medesimo, secondo questa forma:

AREA

Lezione 1

digitale

Modiicare codice sorgente HTML nel browser

contenuto

Per esempio, vediamo la sintassi necessaria per allineare un testo al centro:

testo



Dall’esempio è evidente che la sintassi dei comandi HTML è: attributo=”valore”

Vediamo quindi qual è la struttura definitiva della sintassi di un tag:

contenuto

Alcuni tag particolari non possiedono alcun contenuto e vengono chiamati ◀ empty tag ▶; a volte indicano solo la posizione di alcuni elementi (per esempio per le immagini) e spesso non hanno neppure un tag di chiusura (per esempio per l’interruzione di riga). La loro forma è più semplice ed è del tipo seguente.

◀ Vengono chiamati empty tag i tag vuoti, senza contenuto o senza chiusura. Vediamone due esempi:

Salve a tutti
mi chiamo Bill
e sono il vostro Personal Computer


Per esempio il tag che consente di applicare lo stile grassetto (bold, in inglese) è come tag di apertura e come tag di chiusura: Testo che precede il tagtesto grassettotesto che segue il tag

Quando si vogliono usare più formattazioni sullo stesso testo, per esempio se si desidera applicare sia il grassetto () sia il corsivo () sia il sottolineato (), si devono rispettare le priorità, cioè l’ultimo tag aperto deve essere chiuso per primo. testo formattato

AREA

digitale

Intestazione e comando DOCTYPE

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UdA 6

HTML, Internet e JavaScript

■■ Il corpo del documento (tag ) Il corpo di un documento racchiude le informazioni che riguardano il contenuto del documento HTML. Il contenuto può essere presentato da un programma utente in tanti modi. Per esempio, per quanto riguarda i browser visuali, si può pensare al corpo come a una sorta di tela in cui appare il contenuto: testo, immagini, colori, grafici ecc. Gli attributi del tag possono essere sostituiti integralmente facendo uso dei fogli di stile. Il tag possiede una serie di attributi: vediamone i principali. I margini La proprietà margin consente di ridefinire i margini del documento; per margini si intende la distanza del testo dal bordo della finestra del browser: leftmargin per modificare il margine sinistro e topmargin per modificare il margine superiore secondo la sintassi compatibile con Internet Explorer, quindi la più diffusa. I margini sinistro e superiore di default (standard) sono visibili nell’esempio che segue: ESEMPIO

Margini margine superiore margine sinistro

Vediamo cosa accade se modifichiamo i margini dell’esempio come segue:

Si ottiene un margine sinistro a 0 pixel e superiore a 0, come indicato nella figura a lato. ▶ Il colore del testo La proprietà per il colore del testo è text. Il colore dei collegamenti ipertestuali La proprietà ha il nome link. Il colore dei collegamenti visitati può essere modificato con la proprietà vlink, analogamente a quanto visto per il colore dei link ipertestuali. Solitamente è di colore viola. Il colore di sfondo (background) La proprietà ha il nome bgcolor. La sintassi è bgcolor=”colore”. Le immagini di sfondo La proprietà ha il nome background. Lo sfondo possiede una funzione chiamata “texture” che replica più volte la stessa immagine per riempire tutto lo spazio disponibile. Per ottenere un effetto di continuità è necessario usare immagini di ridotte dimensioni.

AREA

digitale

I codici dei colori esadecimali

238

Internet e HTML

Lezione 1

■■ I paragrafi e la formattazione del testo I tag presenti nel body di un documento possono essere divisi in tre categorie: 1 block level tag: sono gli elementi che formano blocchi di testo, determinano un’andata a capo alla fine del tag di chiusura e possono contenere sia elementi block level sia tag level; 2 text level tag: sono gli elementi che formattano solo del testo, non determinano un’andata a capo alla fine del tag di chiusura e possono contenere solo elementi text level; 3 empty tag: sono gli elementi che non hanno tag di chiusura, come per esempio il tag che permette di andare a capo. Alla prima categoria appartiene il tag

che permette di creare un nuovo paragrafo. p è l’iniziale di paragraph che in italiano significa appunto paragrafo. Serve per marcare l’inizio di un nuovo paragrafo e produce una spaziatura di riga maggiore per separarlo, in modo evidente, dal precedente. È molto importante che i paragrafi siano separati dal tag

, in quanto il browser ignora qualsiasi indentazione o linea vuota venga inserita nel documento sorgente HTML. Il tag di paragrafo viene utilizzato anche per definire l’allineamento del testo, grazie all’attributo align. Vediamone la sintassi:

testo del paragrafo

Gli allineamenti possono essere: left allinea il paragrafo a sinistra (predefinito); right allinea il paragrafo a destra; center allinea il paragrafo al centro; justify giustifica il paragrafo. ESEMPIO

Paragrafo



paragrafo allineato a sinistra

paragrafo allineato a destra

paragrafo centrato

Paragrafo giustificato: il testo viene allineato sia a destra che a sinistra, il browser provvede a inserire spazi opportuni dove necessario per allineare correttamente sia a destra che a sinistra.

Sempre alla categoria di elementi di tipo block level appartiene il tag di paragrafo denominato , che prevede l’uso del tag di chiusura ; anch’esso consente di marcare una parte del documento e di gestirne l’allineamento. testo 239

UdA 6

HTML, Internet e JavaScript

ESEMPIO

Paragrafo

L’unica differenza con il comando di paragrafo è che non vengono inseriti spazi all’inizio e alla fine del paragrafo marcato.

Paragrafo allineato a sinistra

Paragrafo allineato a destra

Paragrafo centrato

Paragrafo giustificato. Il testo viene allineato sia a destra che a sinistra, il browser provvede a inserire spazi opportuni dove necessario per allineare correttamente sia a destra che a sinistra.

I rientri Vediamo in sintesi i tipi di allineamento previsti: allineamento a sinistra

allineamento al centro

rientro sinistro

ESEMPIO

allineamento a destra

allineamento giustificato

rientro sinistro e destro

Possiamo anche ottenere un rientro sinistro utilizzando il tag . Esso fa in modo che il testo rientri da sinistra di circa 1 cm. Per effettuare invece il rientro a destra non esiste alcun metodo se non quello di utilizzare una tabella senza bordi. Vediamo l’esempio seguente.

Rientro a sinistra

Il codice che segue mostra come effettuare diversi rientri a sinistra, ricordando che a ogni elemento corrisponde un rientro di 1 cm. Si possono sommare più tag consecutivi, ciascuno di essi provoca un ulteriore rientro.

Questo paragrafo è senza rientro

Questo paragrafo ha un rientro di circa 1cm Questo paragrafo ha un rientro di circa 2cm Questo paragrafo ha un rientro di circa 3cm 240

Internet e HTML

Lezione 1

Empty tag Alla terza categoria appartengono il tag
che permette di andare a capo in qualunque momento (br=break) e il tag che crea una riga di separazione. Il testo è disposto sequenzialmente, come se si trovasse su un’unica riga, e il browser provvede a visualizzare a capo un testo quando incontra il tag
.

Prova adesso!

• Ricorrere alla modiica del margine sinistro e superiore • Utilizzare il tag

APRI IL FILE Righe 1 Rettiica il documento in modo da avere un margine sinistro di 20 pixel. 2 Rettiica il documento in modo da avere un margine superiore uguale a zero. 3 Aggiungi una riga alla ine del testo.

I tag di gestione del testo (text level) Il carattere usato nella pagina può essere modificato mediante il tag che possiede l’end-tag . Permette di formattare il testo in base a quanto specificato negli attributi che ne definiscono il tipo di carattere, il colore e la dimensione. Sulla dimensione dei caratteri vi sono grosse limitazioni, in quanto l’HTML prevede soltanto 7 misure diverse. Vediamo di seguito gli attributi uno per uno. Il tipo di carattere (face) Permette di modificare il tipo di font utilizzato per visualizzare le parole. Si può indicare più di un carattere in quanto non tutti i font sono installati su ogni sistema. Il browser cerca il primo tipo di carattere disponibile nel sistema, se non lo trova passa al successivo e così via. Se nessun carattere specificato è presente nella macchina dell’utente, il browser utilizza il carattere predefinito. 241

UdA 6

HTML, Internet e JavaScript

L’attributo face consente di mostrare un tipo di carattere. Tuttavia il carattere che abbiamo scelto non può essere visualizzato qualora l’utente non abbia caricato il font nel proprio sistema operativo. Consigliamo pertanto di utilizzare font diffusi come Arial e Times New Roman per evitare problemi di compatibilità.

La dimensione del carattere (size) Permette di modificare la dimensione del carattere. Può essere espresso in valore assoluto con un intero tra 1 e 7 oppure in valore relativo compreso tra −7 a +7. Il valore di default è 3 e corrisponde a circa 12 punti tipografici. Se si inserisce un valore diverso viene sempre utilizzato il valore intero più vicino compreso tra 1 e 7. Il colore del carattere (color) Permette di modificare il colore del testo marcato. La sintassi è molto semplice, basta scrivere il codice del colore RGB dopo l’attributo color. ESEMPIO

Font_del_testo

courier darkblue
times new roman colore personalizzato
verdana
comic sans
courier new
www.hoepli.it - dimensione 1
www.hoepli.it - dimensione 2
www.hoepli.it - dimensione 3
www.hoepli.it - dimensione 4
www.hoepli.it - dimensione 5
www.hoepli.it - dimensione 6
www.hoepli.it - dimensione 7
www.hoepli.it - dimensione 0 (reale 1)
www.hoepli.it - dimensione maggiorata di2

242

Internet e HTML

Lezione 1

■■ La definizione del carattere La definizione ulteriore del carattere viene stabilita dai delimitatori di grassetto, sottolinea, corsivo, apice e pedice. Vediamo di seguito quali sono i tag che permettono di ottenere gli effetti citati sopra, denominati stili fisici. Il tag attiva il carattere grassetto o neretto; la B in inglese è l’iniziale di Bold. Il tag attiva il carattere sottolineato; la U in inglese è l’iniziale di Underscored. Il tag attiva il carattere corsivo o italico; la I in inglese è l’iniziale di Italic. Il tag attiva la cancellatura visibile; la S in inglese è l’iniziale di StrikeOut. Il tag attiva la monospaziatura; TT in inglese è l’iniziale di TeleType. Il tag attiva il carattere apice; SUP in inglese corrisponde a Superscript. Il tag attiva il carattere pedice; SUB in inglese corrisponde a Subscript. ESEMPIO

Stili carattere

Testo normale
Testo grassetto
Testo grassetto e corsivo
Testo grassetto e corsivo sottolineato


Testo barrato
Testo in monospaziatura, significa che tutte le lettere hanno la stessa larghezza. Per esempio la lettera “i” occupa lo stesso spazio della “m”
La formula dell’acqua: H2O
Le aree si misurano in: Km2

Le intestazioni Il marcatore di gestione delle intestazioni ha il compito di evidenziare i titoli all’interno del documento. La sintassi prevede il tag iniziale (Header), che in inglese significa appunto titolo o intestazione, seguito da un numero (n) compreso tra 1 e 6 che identifica la dimensione, secondo la seguente sintassi:

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UdA 6

HTML, Internet e JavaScript

Prevede l’uso di un tag di chiusura. Il numero n associato al tag ne definisce, oltre alla dimensione, anche l’importanza; l’importanza e quindi la dimensione sono proporzionali a tale numero. È inoltre prevista la spaziatura di paragrafo rispetto agli elementi che seguono e può supportare l’attributo align. ESEMPIO

titolo 6

Internet e HTML

Lezione 1

Verifichiamo le conoscenze competenze 1. Risposta multipla 1 Il comando tracert consente di: a. ottenere l’indirizzo IP della scheda del nostro pc b. visualizzare tutti gli host dell’instradamento c. veriicare la connessione con un altro computer d. visualizzare tutti gli indirizzi IP dell’instradamento 2 Il comando ping consente di: a. visualizzare tutti gli host dell’instradamento b. ottenere l’indirizzo IP della scheda del nostro pc c. veriicare la connessione con un altro computer d. visualizzare tutti gli indirizzi IP dell’instradamento 3 Con il comando otteniamo: a. un margine a destra personalizzabile b. un rientro a destra di circa 1 cm c. un rientro a sinistra di circa 1 cm d. un margine a sinistra personalizzabile 4 Ciascun dispositivo di rete è identificato in modo univoco da un indirizzo chiamato: a. indirizzo IP b. indirizzo TCP c. host o nodo d. indirizzo http 5 Quale caratteristica tra le seguenti è tipica di un Proxy? a. Può immagazzinare per un certo tempo i risultati delle richieste di un utente b. Può instradare i pacchetti in un’altra rete c. Blocca accessi dall’esterno della rete d. Connette isicamente tra di loro cavi di rete provenienti da diversi host

6 Quali affermazioni sul cloud computing sono corrette? (3 risposte) a. Consente un risparmio economico in termini di software e hardware b. Consente un risparmio economico solo in termini di software ma l’hardware rimane costosissimo c. Permette di delocalizzare hardware e software d. Consiste solo nella possibilità di salvare i ile su Dropbox e. Consente di usare applicazioni remote presenti in un server senza doverle necessariamente installare 7 Quale affermazione riguardo al tag è vera? a. Rispetto al tag

crea una riga vuota all’inizio e alla ine b. Crea un paragrafo in cui non possono essere inserite immagini c. Crea un paragrafo senza spazi tra una riga e l’altra d. Rispetto al tag

non aggiunge una riga vuota all’inizio e alla ine 8 Quale affermazione riguardo al tag

è vera? a. Rispetto al tag crea una riga vuota all’inizio e alla ine b. Crea un paragrafo in cui non possono essere inserite immagini c. Crea un paragrafo senza spazi tra una riga e l’altra d. Rispetto al tag non aggiunge una riga vuota all’inizio e alla ine

1. Problemi 1 Crea un documento HTML, utilizzando i comandi che hai imparato, come indicato dalla seguente igura:

AREA digitale

Verifichiamo le competenze

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UdA 6

HTML, Internet e JavaScript

2 Crea un documento HTML, utilizzando i comandi che hai imparato, come indicato dalla seguente igura:

3 Crea un documento HTML, utilizzando i comandi che hai imparato, come indicato dalla seguente igura:

4 Crea una pagina con i tuoi dati anagraici personali in verde oliva, uno sfondo verde chiaro, testo grigio con il carattere Comic Sans, margine sinistro di 100 pixel. Separa ogni riga con un paragrafo senza spaziatura. 5 Crea una pagina secondo le seguenti indicazioni: Z uno sfondo di colore rosa utilizzando il codice esadecimale adatto; Z imposta un colore per il testo del documento che sia in contrasto col colore dello sfondo; Z inserisci tre titoli centrati e formattati diversamente con i comandi ; Z inserisci un testo libero di almeno 10 righe formattato con carattere Arial, dimensione 3, colore blu scuro, contenenti almeno tre parole in grassetto e sottolineato; Z suddividi il testo creato in 3 paragrai, ciascuno formato da almeno tre righe; Z allinea a sinistra il primo paragrafo, a destra il secondo e giustiica il terzo.

246

In questa lezione impareremo... Z a inserire immagini nel documento Z a utilizzare tabelle ed elenchi Z a inserire collegamenti ipertestuali e mappe sensibili

LEZIONE 2

Approfondiamo HTML

■■ Le immagini Le immagini che possono essere inserite in una pagina web arricchiscono i contenuti integrando il testo. I formati grafici che si possono inserire in una pagina web sono fondamentalmente di tre tipi: ◗■ il formato GIF (Graphics Interchange Format); ◗■ il formato JPEG o JPG (Joint Photographic Expert Group); ◗■ il formato PNG (Portable Network Graphics). Quando una figura viene caricata in un documento HTML, si osserva che essa si compone riga per riga, soprattutto se la connessione è piuttosto lenta, con la conseguenza che finché l’immagine non viene caricata completamente non se ne capisce il contenuto. Questo avviene in quanto i pixel dell’immagine vengono memorizzati sequenzialmente all’interno del file .gif. Per inserire un’immagine si utilizza il tag , iniziale di Image, che non possiede tag di chiusura, secondo questa sintassi:

Supponendo di avere un’immagine di tipo JPG chiamata Immagine.jpg, il codice HTML per visualizzarla nel browser è:

Si ottiene la visualizzazione dell’immagine nel punto esatto in cui compare il tag, senza lasciare spazi o a capo prima o dopo l’immagine. Occorre tenere presente che i file delle 247

UdA 6

HTML, Internet e JavaScript

immagini che vengono inserite nelle pagine web dovrebbero essere memorizzati all’interno di una cartella separata rispetto a dove risiede la pagina HTML. La struttura del sito deve prevedere una cartella principale che racchiude tutto il sito e almeno due cartelle, una per le pagine e una per le immagini. Gli attributi del tag permettono di variare alcune caratteristiche dell’immagine e aggiungere alcuni elementi molto utili. Ecco la sintassi completa del tag:

L’attributo border permette di specificare un bordo attorno all’immagine di uno spessore espresso in pixel oppure in percentuale. Gli attributi width e height permettono di variare le dimensioni di base dell’immagine in larghezza e altezza modificandone anche le proporzioni; infatti i valori possono essere espressi anche in percentuale, per esempio:         

Zoom su... PERCORSO LOCALE DEI FILE Esistono due tipologie di percorsi: quelli relativi e quelli assoluti. I primi indicano un percorso che non fa riferimento a una speciica unità, ma solo alla cartella principale del sito. In tal modo si dice che il sito è portabile. Un percorso è invece assoluto quando fa speciico riferimento all’unità o alla URL in cui si trova il ile. In tal caso, qualora si debba trasferire la pagina, non viene garantito il reperimento delle informazioni. La sintassi del percorso assoluto di un ile, chiamato stile Unix, cioè quello usato in Internet è: file://localhost/volume:pathname in cui ile è una parola chiave, mentre volume rappresenta l’unità che contiene il ile, quindi per esempio C:, D:, E: ecc. Da notare che il parametro localhost può anche essere omesso. Quindi, se vogliamo visualizzare un’immagine presente nella cartella Immagini del disco isso:

bisogna tenere presente che i percorsi locali in ambiente DOS e Windows utilizzano il carattere di backslash (\) anziché lo slash normale (/). Il secondo carattere, oltre a essere utilizzato dal sistema operativo Linux, è quello adottato nel web. Il primo, compatibile con Windows, viene interpretato in Unix in maniera del tutto diversa. Nei percorsi relativi, invece, si fa riferimento a una cartella senza partire dall’unità. Per riferirsi alla cartella superiore si usa il simbolo punto punto slash (../) prima del percorso da usare. In so248

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Lezione 2

stanza indicare ”../“ signiica far riferimento alla directory ”padre“ di quella corrente, quella cioè che la contiene; con “../nomecartella” si indica perciò una cartella ”parallela“ a quella corrente. Per esempio, ipotizzando una struttura di directory:

Se nel documento Pagina.html, che si trova nella directory home_sx, si vuole fare riferimento all’immagine Immagine.jpg presente in home_dx basta indicare nel percorso il simbolo ”../“ che fa riferimento alla directory superiore:

■■ Le liste Le liste rappresentano un valido sistema per la rappresentazione di elenchi. Vengono usate soprattutto in abbinamento a immagini GIF, spesso animate, oppure come elenchi puntati usando caratteri di testo. Si possono dividere in due categorie: ◗■ elenchi numerati o ordinati in modo progressivo; ◗■ elenchi puntati o non ordinati.

Elenchi numerati Un elenco numerato è delimitato dal tag di apertura , che significa Ordered List, ovvero lista ordinata, e dal tag di chiusura. Ogni elemento della lista deve inoltre essere preceduto dal tag

  • (List Item). Mediante l’attributo type si possono modificare gli stili dell’elenco. La tabella seguente mostra i principali valori: Alfabetica maiuscola (A. B. C. ecc.)

    Alfabetica minuscola (a. b. c. ecc.)

    Con numeri romani maiuscoli (I. II. III. ecc.)

    Con numeri romani minuscoli (i. ii. iii. ecc.)

    Con numeri (1. 2. 3. ecc.)

    Elenchi puntati Il tag che li identifica è
      (Unordered List, lista non ordinata e non numerata). La differenza principale è che gli elenchi indicizzati non sono legati da stretti rapporti di successione gerarchica, per questo non sono previsti elenchi progressivi quali numeri o lettere. Per inserire dei simboli diversi dal “pallino nero” possiamo utilizzare l’attributo type seguito dalle seguenti voci: Pallini pieni



        Pallini vuoti



          Quadratini pieni



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            ESEMPIO

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            Elenchi_numerati_puntati

            Elenchi numerati

            Elenchi puntati

            Elenchi misti

            Elenco numerato:

          • Primo
          • Secondo
          • Terzo
          • Etc.

            Elenco maiuscolo:

          • Primo elemento
          • Secondo elemento
          • Terzo elemento
          • Etc.

            Elenco numeri romani:

          • Primo elemento
          • Secondo elemento
          • Terzo elemento
          • Etc.

            Elenco a pallini:
            • Primo
            • Secondo
            • Terzo
            • Etc.
            Elenco a quadratini:
            • Primo
            • Secondo
            • Terzo
            • Etc.
            Elenco a pallini vuoti:
            • Primo
            • Secondo
            • Terzo
            • Etc.


            Elenco strutturato:
            • Brasile
              • Fluminense
              • Botafogo
            • Francia
            • Germania
            • 1934 in Italia


            • Italia

            • 1938 in Francia


            • Italia

            • 1950 in Brasile


            • Uruguay



          • Italia

          • Basilicata
          • Lombardia
          • Veneto

          • Francia

          • Loira
          • Provenza

          • Germania

          • Baden Baden

            Approfondiamo HTML

            Lezione 2

            Zoom su... GLI ELENCHI DI DEFINIZIONE Sono costituiti da coppie di elementi composte da un termine e dalla sua deinizione. I termini da deinire vengono visualizzati in genere in grassetto, mentre la spiegazione è riportata nella riga sottostante come paragrafo indentato. Ogni elemento è formato da tre parti: ◗■ tag di inizio lista () - Definition List (lista di definizioni); ◗■ tag del termine () - Definition Term (termine da definire); ◗■ tag della relativa definizione () - Definition Defined (definizione del termine).

            ■■ Le tabelle Sono formate da righe e colonne. Per disegnare una tabella in HTML è necessario utilizzare tre tag, di inizio e fine tabella (), di inizio e fine riga () e di inizio e fine colonna ( delimita ciascuna riga orizzontale della tabella e rappresenta il contenitore delle celle, i suoi attributi modificano le caratteristiche della riga alla quale fa riferimento. L’elemento
            o ). L’elemento
            infine rappresenta la singola casella di cui è formata la tabella. Una tabella può essere disposta all’interno della pagina secondo diversi allineamenti che vengono definiti dall’attributo align. Per modificare l’allineamento della tabella all’interno della pagina, sono permessi tre diversi posizionamenti, rispettivamente left, center e right. La sintassi è la seguente: Tabella centrata

            Tabella allineata a destra


            Le tabelle sono normalmente prive di bordo visibile; per attivare la visualizzazione del bordo è necessario utilizzare l’attributo border del tag
            specificandone la dimensione nella forma border=”valore”. Se non specificato diversamente, le dimensioni della tabella si adattano al contenuto presente nelle celle. Questo vuol dire che, se necessario, una tabella occuperà tutto lo spazio disponibile nella finestra del browser. Se la finestra del browser dovesse essere rimpicciolita, la tabella sarà riadattata al nuovo spazio riorganizzando il contenuto all’interno delle proprie celle finché non giunge alla dimensione minima, la quale è data dagli oggetti più ampi presenti nelle sue celle, che non potendo essere ulteriormente divisi, non permetteranno la reimpaginazione del documento. Questo provocherà l’apparizione della barra di scorrimento orizzontale nella finestra del browser, che consentirà di accedere alle parti del documento non visibili. Se si vogliono definire una larghezza e un’altezza ben precise occorre usare gli attributi width per la larghezza e height per l’altezza nel tag
            , oppure
            . Vediamone la sintassi: 251

            UdA 6

            HTML, Internet e JavaScript

            La spaziatura all’interno di una tabella può essere di due tipi: quella tra le celle, definita dall’attributo cellspacing, e quella tra il bordo della cella e il suo contenuto, modificabile tramite l’attributo cellpadding; quest’ultima viene anche chiamata margine. Vediamone la sintassi:


            Il valore deve essere espresso in pixel. Se cellspacing=0 le celle appaiono unite tra loro, se cellspadding=0 il testo appare unito al bordo della cella. ESEMPIO

            Tabella con bordi

            Tabella con cellspacing=50
            Lunedi 8.00-12.00
            Tabella con cellspadding=35
            Lunedi 8.00-12.00


            spaziatura del bordo

            margini interni alla cella

            A una tabella possono essere assegnati dei colori secondo la sintassi seguente: ...


            Il contenuto di una tabella può essere allineato orizzontalmente con l’attributo align all’interno del tag
            . La sintassi è:

            I valori che rappresentano una dimensione (per esempio la larghezza di una tabella) possono essere espressi in percentuale per adattare la tabella allo schema del browser: per dimensionare una tabella adattandola a tutto lo schermo in larghezza inseriremo width=100%. Per modiicare l’allineamento verticale di una cella si utilizza invece l’attributo valign. Questo attributo consente di visualizzare il contenuto di una cella secondo tre posizioni possibili: top, middle e bottom (alto, centro, basso):


            252

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            Lezione 2

            Per unire più celle tra loro orizzontalmente viene utilizzato l’attributo di cella colspan. La sintassi è la seguente: