Contra Galileos. Introduzione, testo critico e traduzione

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TESTI E COMMENTI Collana diretta da W. G. Arnott, B. Gentili e G. Giangrande

TEXTS AND COMMENTARIES 9.

ISTITUTO DI FILOLOGIA CLASSICA Università di Urbino SCHOOL OF CLASSICS University of Leeds BIRKBECK COLLEGE University of London

DIPARTIMENTO DI FILOLOGIA GRECA E LATINA Università "La Sapienza" di Roma

GIULIANO IMPERATORE

CONTRA GALILAEOS

Introduzione. testo critico e traduzione

a cura di

EMANUELA MASARACCHIA

Edizioni dell'Ateneo - Roma

1990 C

Copyrighl by Edi:.ioni dell'A/eneo

P.O. Box 7216, 00100 Roma

QUESTO VOLUME t STATO PUBBLICATO CON IL CONTRIBUTO DEL CONSIGLIO NAZIONALE DELLE RIC:ERCJIE

Alla memorta dei miei genitori

PREMESSA

Il presente lavoro rappresenta la conclusione di un lungo impegno. Mi ero proposta di tradurre i frammenti dell'opera giulianea per attirare l'at­ tenzione del grande pubblico sull'importanza dei suoi contenuti : mi sono presto resa conto che tale obiettivo non era seriamente raggiungibile senza prima riprendere il lavoro per la costituzione del testo, sostanzialmente fermo dal 1 880, data dell'edizione curata d al Neumann. Non posso qui ricordare tutti coloro che mi hanno aiutato nella lunga fatica e con i quali ho discusso ampiamente sia l 'impostazione generale che numerosissime questioni particolari, di metodd, editoriali, esegetiche. Mi sia consentito nominare almeno, oltre a Scevola Mariotti, che è stato un riferimento costante, W.G. Amott per i suoi preziosi consigli, Bruno Gen­ tili, che ha incoraggiato e orientato i miei sforzi, Giuseppe Giangrande, con la sua competenza somma nel greco di età imperiale, Carlo Prato, con la sua autorevolezza di studioso di Giuliano, Manlio Simonetti, con la sua espe­ rienza di insigne cristianista. Mi è caro infme testimoniare l'affetto con cui mio fratello Agostino mi ha seguito nel difficile e accidentato impegno. Roma, dicembre 1 989

Avvertenza: le indicazioni fornite nelle citazioni di autori antichi si inten­

dono riferite alle edizioni indicate nell'lndex

loci.r similihus laudantur.

locorum qui

in

INTRODUZIONE

l.

Il

contra Galilaeos nella produzione letteraria giulianea

ll contra Galilaeos si colloca tra le opere che Giuliano compose ad

Antiochia negli ultimi anni della sua vita. Intendiamo riferirei principal­ mente alle orazioni 4 (ad Hel. reg. ), 5 (ad deor. ma/r.), 6 (c. Cyn. ), 7 (c. Her.), alla lettera ad Athenienses, molto vicina al genere delle orazioni, ai Caesares e al misopogon. Scritto, come ci informa Libanio (or. 1 8 , 1 7 8 ) , nell'inverno del 362363, il c. G. offre, come il mis., i Caes. (in parte), il c. Cyn. e il c. Her., un interessante spaccato delle idee, dei comportamenti, degli atteggia­ menti etici che l'imperatore intende combattere e appare un anello fondamentale del pensiero politico-religioso di Giuliano, da porre accanto ad opere come ad Hel. reg., ad deor. ma/r., che possono essere considerate la summa della sua concezione ftlosofico-teologica. Egli ha ormai abbandonato la religione in cui è stato educato, il cristianesimo, e si sta dedicando con impegno e intelligenza ad una sapiente opera di recupero e di rifondazione dello Stato romano. Agli anni di ritiro, di solitudine e di studio trascorsi a Macellum sono seguite le esperienze militari e amministrative nelle Gall i e come Cesare, l'acclamazione ad Augusto a Lutezia nel febbraio del 360 ed infine, su designazione di Costanzo stesso, suo predecessore, l'ascesa al trono imperiale (36 1 ), che egli si accingeva peraltro a conquistare con le armi. Da questo momento egli dedica quasi ogni sua risorsa iiltellettuale e fisica ad un programma di risanamento dell'impero, coadiuvato da un gruppo di intellettuali quali Salustio, Libanio, lo zio materno Giuliano. Se per l'attività più strettamente politico-militare dell'impero giulia­ neo siamo informati soprattutto da Ammiano Marcellino e dagli editti imperiali, oltre naturalmente che dalle iscrizioni, gli scritti stessi dell'im­ peratore ci dànno la possibilità di comprendere le idee che ne sono alla base. La filosofia neoplatonica, dopo lo sviluppo avuto nel III secolo con personalità quali Plotino e Porfirio, ha trovato sistemazione e codifica­ zione nell'opera di Giamblico e di Salustio. Questi ultimi ftlosofi,

lO

Giuliano Imperatore

raccogliendo ed esponendo, quasi come in un manuale scolastico, le idee fondamentali concernenti dio, il mondo, gli uomini, offrono un'imma­ gine sufficientemente chiara della cultura filosofico-religiosa del IV secolo, in cui confluiscono, con contorni più o meno sfumati, oltre alle idee tradizionali (neoplatonismo, stoicismo, aristotelismo, ecc.), anche echi di sapienza orientale filtrata attraverso gli Oracula Chaldaica, il Corpus Hermeticum, le Papyri Graecae Magicae. Lo sforzo di dare coerenza al conglomerato di pensieri e di credenze presenti nella cultura del IV secolo è altrettanto evidente nell'opera e nel pensiero di Giuliano. Opere come ad Hel. reg. e ad deor. matr. sembrano destinate a illustrare ad interlocutori colti, ad una classe dirigente, i fondamenti politico-religiosi dello Stato romano, mentre scritti come c. Cyn. e c. Her. indicano, nei modi violenti della polemica, i difetti che, come una malattia, vanno estirpati. L'organizzazione dello Stato troverà, secondo Giuliano, rinnovato vigore, se saranno eliminate quelle che possono essere considerate pericolose degenerazioni, quali ad esempio il cinismo e il cristianesimo, che rappresentano, ognuno nel suo genere, una deviazione del costume degli avi, un sicuro atteggiamento di ateismo 1, se è vero che, sulla base di un'idea emergente in particolare in Platone e Aristotele, e presente anche negli Stoici 2, ogni popolo, ogni gente sviluppa le proprie caratteristiche fisiche e morali in accordo completo con quell'ordine generale, quell'armonia cosmica, di cui è artefice il grande demiurgo, messa in atto tramite dèi nazionali e cittadini, che agiscono ognuno nel rispetto della propria sfera di competenza. Non si deve però credere che il programma di risanamento e di riforme previsto da Giuliano contemplasse repressioni violente nei confronti dei dissidenti, dei diversi. Egli mirava piuttosto ad usare tanto nei confronti dei Cinici degeneri, come dei Galilei, eredi traviati, ai suoi occhi, di Ellenisti e Giudei, l'arma della persuasione'· Lo testimoniano i provvedimenti volti ad assicurare, all'indomani della sua nomina ad imperatore, vita tranquilla alle varie confessioni cristiane e quanto egli scrive in ep. 114, 438 B: la prosperità intellettuale e fisica dei sudditi va promossa

1 Come è noto. l'accusa di ateismo era ricorrente in ambiente pagano e cristiano. Se i pagani bollavano con l'appellativo di atei gli uomini che introducevano nuovi dl.-i senza rispettare le divinità tradizionali. i Giudeo-cristiani consideravano tali coloro che n(1n adoravano il dio della Bibbia. È pertan!O comprensibile che Giuliano consideri atei i Cristiani così come i Cinici. Per l'uso giulianeo del termine {u'tròn(; vd. or '5 !ç ...xa'frà vEV6f.ltXEV 6 OEtvòç dç ).6yovç, xa'tÉ�TJ cruy-xÉat 'tàç yì..wooaç a'Ù'tò.>v X'tÀ. '6; a 1 4 3 E {jr 26, 26-27) il corrotto JtQÒç 'tà O'ÙQV OaLVOf..l aL in unione ad un infinito aoristo con valore temporale. Giuliano, nella foga dell'esposizione, non esiterebbe a parlare di un silenzio generalizzato e definitivo degli oracoli, anche se la sua affermazione non può trovare piena giustificazione nella dottrina stoica 73. Dà forza all' ipotesi la 71 Giuliano sta sviluppando un ragionamento di matrice stoica , la distinzione tra la divinazione naturale e quella artificiale. Testo fondamentale è al riguardo il de div. di Cicerone (praes. l, 1 2 ) . Per un'amp ia informazione vd . il commento ad loc. del Pease, Dar­ mstadt 1 963 . 72 Cfr. ex gr. 94 B (col. 644 C 2) dove in oÙOÈ q:r{t6vou xai !Jaoxav(aç �Q'YOV �v. xa�à "tE"tOÀ!J'I]XE EùtEi:v, l'espressione parentetica si riferisce a q:r{t6vou xai !Jaoxav(aç, parole che riecheggiano q:r{tovEQÙ xai !Jaoxavou, frase conclusiva a 94 A della critica giu­ l ianea all'episodio biblico della cacciat a di Adamo ed Eva dal paradiso terrestre; 97 A (col. 648 C 1 1 ), dove nella frase OL01.pruOE"tUL IJ'I]OÈV "tÒ JtaQévtav ElQiJV 6Àwv -ltE6ç. lJ V d. app. IV,/r. 45 ad Il. 3 -5 e 6-8.

Contra Galilaeos

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constatata obsolescenza, in età imperiale, dei principali centri oracolari, e la ripetuta, anche se discutibile, testimonianza di Cirillo. Rimangono però alcuni dubbi. Se leggiamo le linee 6-8 dd /r. 45 senza integrare myf)om, il senso sarebbe: «anche gli oracoli naturali , come si sa, cedono al ritmo del tempo» . Giuliano, pur in maniera non esplicita, alluderebbe al tanto dibattuto problema del tramonto degli oracoli, con maggiore rispetto per la dottrina stoica. Non si potrebbe escludere che Cirillo , da b uon polemista , abbia, nel passo 1 99 A. da noi sopra esaminato, massicciamente e subdolamente esplicitato il pensiero del suo avversario, introducendo il discusso myf)om. A favore del manteni­ mento del testo tràdito alle linee 6-8 del /r. 45 starebbero anche alcune notizie storiche relative al funzionamento di oracoli nella tarda età imperiale 74 e all 'impegno profuso da Giuliano nel restaurare antichi centri ora colari n. Gli apparati sono quattro. Nel primo si fa riferimento agli autori e alle opere dalle quali sono prese le citazioni presenti nel testo giulianeo . Il secondo è dedicato alle testimonianze emergenti dalle riprese polemi­ che del testimone. Nel terzo apparato sono state registrate per lo più solo le varianti risalenti ai manoscritti principali; degli altri, ivi compreso Ecolampadio 76, sono state riportate quelle significative, mentre sono state omesse quelle chiaramente derivate da errore o incomprensione del copista , come ad es. a 14 1 D (/r. 25 , 10) on di V a fronte di E'tl di \l'M, a 1 5 9 E (/r. 3 1 , 1 3 ) où yàQ di C a fronte di d yàQ di \l'MV ( lezione corretta ) , a 1 68 B (/r. 3 5 , 2 ) Au'KOUQY

tXVOU f.A.ÉVTJV , che risulta essere la versione abbreviata del testo di /r 23 , 1 0 . .

.

Fr. 23 , 35 -36 ( 1 35 C, p. 1 83 , 3 Neum . ) o n n:Eq>o�rrr m � v niJv àv{}gumwv f.A.WLq>ov(av {'l'M : Òf.A.Oq>wv(av V) 'tmhou 'tE xagtv aùniJv a u y x É E L 'tàç b wÀ.Éx'tou ç . Neumann integra xa'tan:Eq>OL'tllXEV prima di aÙ'tWV ed emenda OUYXÉEL in OUYXÉat basandosi sulla testimonianza di Cirill o 1 " . L ' integra­ zione non sembra necessaria. Se Cirillo adopera il term ine in questione a 1 3 5 D col. 708 D l , lo si può facilmente comprendere, perché egli sta confutando le critiche che Giuliano muove alla Bibbia. Ora, nel testo della Genesi riportato a /r. 2 3 , 9- 1 9 ( 1 3 4 E- 1 3 5 A ) è scritto . . . xaì. xa'tÉ�TJ xu gtoç LOEi:v 't�V n:oÀ.tv , e poco più avanti (è sempre dio che parla) xa'ta�avuç txEi: auYXÉWf.A.EV aù'twv 't�v yÀ.waaav . È logico e conse­ guente pertanto che Cirillo, nel riassumere il passo biblico, criticato da Giuliano, alluda alla pretesa paura ( n:Eq>O�TJ'taL ) , alla discesa di dio ( xa­ 'ta1t Eq>OhllXE) e alla confusione delle lingue ( OUYXÉaL 'tàç yÀ.waaaç aÙ'tWV ) da lui provocata 1 1 4 • Giuliano invece, cosi almeno sembra , nel commentare il passo biblico, pone l'accento sulla paura divina (n: Eq>O�TJ ­ 'taL) e ad essa collega la confusione delle lingue ('tOU'tOU 'tE xag tv OUYXÉEl 'tàç O taÀ.ÉX'tou ç ) , tralasciando il particolare, evidentemente poco importante per lui in questo momen to, della discesa di dio sulla terra. Possiamo avere con ferma di tale graduatoria di valori se leggiamo quanto è scritto a /r. 24, 3 -5 ( 1 37 E ) : ÉmlvELf.A.t OÈ aùtttç n:gòç ÉxEi:vo , 'tàç f.A.ÈV OtaÀ.ÉX'tOU ç on:wç ò {}Eòç OUVÉXEEV . ELQTJXEV ò Mw . Sap­ piamo che in epoca classica i due termini non hanno contorni netti che li distinguano. In Erodoto ad esempio accanto ad Tj-frEa (2, 30, 5. 3 5 , 2; 4, 1 06) si trova con lo stesso senso t-ftEa (4, 76, 5, dove però una parte della tradizione ha Tj-frEa ) . Tuttavia nella coscienza linguistica classica , almeno ai livelli colti , la distinzione doveva essere, all'occorrenza, sentita, come dimostra Soph. Phil. 894 "tÒ aUVfl-frEç t-ftoç._ È però con i pensatori del IV sec. a. Cr. che ffloç ed �-froç sembrano assumere significati distinti. Valgano come esempi Plat . leg. 968 CD 1tQW"tOV �ÈV bi]1tou xa"taÀ.Ex­ "tÉoç Ò.V Elfl 'X.U"taÀ.oyoç "tWV oam Érl: l"ti]bnm 1tQÒç Tilv "tf) ç c:puÀ.axf] ç c:pum v àv dEv TJÀ.lx(mç "tE x ai �a-th] �ét"twv buvétf.J.Em v xat "t �61twv il -fr E a l v x a t E {t E a l v ; ibid. 792 E XU Qu.lna"tov yàQ ouv Èf..l 1 10 11 1

V d . supra p. 57 . P er q u est a i po t e s i vd .

ln/ra

p . 60,

n.

125.

59

Contra Gali/aeos

qn)Etm :rtO.m "tO'tE "tÒ :rtO.v ft il o ç b L à E il o ç ; Aristot . eth . Nic. 2, l , 1 103 a 1 7 tl {)' � i} L x T) È !; E i} o lJ ç J'tEQLYLVE"taL , oitEV xaì. -roÙVOJJ.a EV tftvwv.

60

Giuliano Impera/ore

xat ��wv t'oi:ç oì.xdmç :n:El'fr6JA.EVOL v6J.Lmç Xt'À.. Giuliano sta parlando dell'antica Atene e loda il comportamento dei suoi abitanti che si servivano ( txQvto) dei costumi ( �itEm) dei padri e vivevano in obbedienza all e loro leggi. In or l (ad Const. ) , 5 C egli distingue gli onori che Atene ha tributato ai precedenti imperatori da quelli con cui può onorare Costanzo e scrive che, mentre gli altri sono divenuti cittadini ateniesi in quanto si servivano t'oi:ç txEi:itEV TJ JA.Ì:V xm:aÒELXitEi:mv �itEm xai v6J.Lmç, per Costanzo si tratta di una parentela di nascita. Anche in questo caso Hh, assume il senso di «abitudini di vita» , « costumi» m. In Cirillo poi, a /r. 69, 3 ss. ( 298 A) incontriamo un'interessante testimonianza. Giuliano, secondo quanto rife­ risce il testimone, sta svolgendo un ampio confronto tra la civiltà ebraica e quella greca, e all ' interno di esso rimprovera i Cristiani per avere abbando­ nato persino i costumi e le tradizioni degli Ebrei. Scrive Cirill o : où yTJO'L (sci/. i Giudei e i Greci) . Incontriamo qui gli identici termini dell'o r l e dell'or. 3 ( �th] e v6JA.Ol) con identica valenza. Si tratta, è vero, di una citazione indiretta, onde potrebbe nutrirsi il ragionevole dubbio che il testimone abbia modificato i termini. C'è però da osservare che nel passo cirilliano sopra riportato �th] e v6f.A.OL ricorrono a breve distanza e sembrano eco precisa delle parole di Giuliano. Gli �-th] di cui si parla sono infatti abitudini di vita non trasmesse dall a natura insieme con il carattere (i')'611 ) , ma usi che anche stranieri pos­ sono acqUisire. Se l'indagine da noi svolta ha un qualche fondamento, ne discende che in Giuliano gli i')-fhl corrispondono ai « caratteri» di individui e popoli, radicati per natura (vd . ex. g r. mis. 348 BC e c. G. , /r. 2 1 , 20 ss. [ 1 1 6 AB] ) e si trasmettono di generazione in generazione. Sono gli i')-fhl dei singoli popoli che generano le diverse leggi ( cfr. c . G., /r. 22, 2 ss . [ 1 3 1 BC] ) . Gli É"fhl si presentano uniti agli i')itr] , e costituiscono accanto ad essi una ÒEUt'ÉQTJ qrumç (vd. mis . 353 A ) , anche se possono essere acquisiti pure da stranieri. Scompare cosi la difficoltà osservata a /r. 24, .

.

.

1 21 Si noti che nel passo citato dell 'or. l ( ad Const. l Giuliano un isce gli f� ai v6f!Ot , ma non ripete l 'articolo davanti a v6f!oç. S i tratta evidentemente di du e sostantivi c he espri­ mono per lui idee collegate tra loro da un rapporto cosi p rofondo che possono ricondursi ad un' idea com une. V d. Boulenger, Essai . , p. 2 3 1 , dove sono riportati come esem pi di que­ st'uso giulianeo, t ra gli a l t ri Caes. 3 1 2 D qJOjk>V f.la t yàQ a\rro \) TÒ À(av Ù:n:fiVÈç xai à:n:a­ QaLTfiTOV ; ibzd. 3 3 5 D tUmtw b ' �xacn:oç ÈautliJ tòv TI: QOOtCtTfiV tE xaì. t'!YEf.lOVa . Ne discende che non si può, nel passo che stiamo esaminando, leggere, cont ro l'uso giulianeo, TÙ v6f!Lf.la xaì. tà :n:oÀmxà taç XOLV(l)­ v(aç. Identico è il ritmo sintattico nell'opposizione oùx . . . llovov , xaì. . . . ÒÈ . Infine, ÒLa , OÙÒEVÒç !!E'ta;ù OV'toç 'tfl OV'tl JtQÒç allo YEl'tOVELçt olov t;a(V txQntl]oaç vauoiv tx:rtÉf.1'4JOç È 1t a ù t à OtQQ'tEl! f.l O . m Vd . la sua t raduzione ( p . 1 8 ) : «und auch uns fu r deran ige Gegensiitze nicht geeignet machen konnen » . 1 1� Essai. . ,, p . 1 3 4 . 1 11



Contra Ga/ilaeos

63

toii ) EL'tE aùt6-frEV d tE '4Juxi'Jç b l a x o v TI o a JA. É v TI ç , o a Iambl. de myst. l , 20 (64 , 2) tò JAÈV -6-Eiov TJYEIJ.OVlXÒV . . . b l a x o v l x ò v bÈ tò bmJU)vwv . Fr. 26, 25 -27 ( 1 43 E, p. 1 86, 1 8 Neum . ) àQa xai toiit6 (sci/. le diffe renze fisiche tra un popolo e l'altro) ton lp lÀ.ÒV bt huyJA.U , xai oùbÈV 6 ài}Q oùbè TJ XOOQa tep :n:&ç EXELV :n: Q ò ç t à o ù Q a­ v l a -6- É o E w ç (-6-ÉoEwç om. 'V) OlJIJ.ltQUTIE L ; Neumann corregge il tràdito :n:QÒç tà O'ÙQUVla -6-ÉoE