Christine de Pizan. Una città per sé 8843026356, 9788843026357

Christine de Pizan (1365-1430'), veneziana d'origine, può essere considerata la prima scrittrice di profession

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Christine de Pizan. Una città per sé
 8843026356, 9788843026357

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BIBLIOTECA MEDIEVALE SAGGI/ IO

Collana diretta da Mario Mancini, Luigi Milone e Francesco Zambon

I lettori che desiderano informazioni sui volumi pubblicati dalla casa editrice possono rivolgersi direttamente a: Carocci editare Corso Vittorio Emanuele II, 229 00186 Roma telefono 06 I 42 81 84 17 fax 06 I 42 74 79 31

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Christine de Pizan Una città per sé A cura di Patrizia Caraffi

Carocci editore

Volume pubblicato con il contributo del Progetto Nazionale di Ricerca Per un nuovo canone delle letterature medievali

(cofinanziamento MURST)

ristampa, agosto 2017 1 edizione, maggio 2003 © copyright 2003 by Carocci editore S.p.A., Roma 13 3

Riproduzione vietata ai sensi di legge (art. 171 della legge 22 aprile 1941, n. 633) Senza regolare autorizzazione, è vietato riprodurre questo volume anche parzialmente e con qualsiasi mezzo, compresa la fotocopia, anche per uso interno o didattico.

Indice

Introduzione di Patrizia Caraffi Cronologia delle opere di Christine de Pizan e aggiornamento bibliografico

Il Libro e la Città: metafore architettoniche e costruzione

9

13

di una genealogia femminile di Patrizia Caraffi

19

La scrittrice della memoria di Margarete Zimmermann

33

All'origine della rappresentazione della lettrice e della scrittrice: Christine de Pizan di Tiziana Plebani

47

Christine de Pizan o il tramonto del cuore virile di Giovanna Angeli

59

Christine de Pizan: dalla conocchia alla penna di Jacqueline Cerquiglini-Toulet

71

La Querelle des femmes nella Città delle Dame di Maria Milagros Rivera Garretas

Sulla natura delle donne e la scrittura di genere di Earl Je//rey Richards

99

Gli autori

II7

Introduzione

Comme je fusse nee de nobles parens ou pa:is de Ytalie en la cité de Venise, en laquel­ le mon pere, nez de Boulongne la Grasse ou je fus puis nourrie, ala espouser ma mere, qui nee en estoit, par l'acointance que mon dit pere avoit de long temps devant a mon ayol, clerc licencié et docteur nez de la ville de Fourly et gradué a l'estude de Boulongne la Grasse, qui salarié conseillier de ladicte cité ou je nasquis estoit; a cause duquel parenté mon dit pere ot la congnoiscence des Venesiens et fut pour la souffi­ sance et auctorité de sa science retenu semblablement conseillier salarié de la sei­ gnourie de ladicte ville de Venise, en laquelle fut ung temps resident a grant honneur, richesces et gaings ... Et toutes ces dictes choses faictes et ordonnees, avec la licence de la seignourie de Venise se parti et vint en France, ouquel lieu fut dudit saige roy Charles tres grandement receu et honnourez1 • (Nacqui da nobili genitori in Italia, nella città di Venezia, nella quale mio padre, di Bologna la Grassa dove in seguito fui allevata, sposò mia madre, che vi era nata, poi­ ché mio padre conosceva da molto tempo mio nonno, chierico licenziato e dottore ori­ ginario di Forlì e graduato all'Università di Bologna la Grassa, che era consigliere sala­ riato nella suddetta città dove io nacqui; a causa di quella parentela mio padre venne a contatto con i veneziani e fu per la grandezza e autorità della sua scienza che diven­ tò anche lui consigliere salariato della signoria di Venezia, dove visse a lungo con gran­ di onori, ricchezze e compensi ... Dopo aver fatto e stabilito tutte queste cose, con l'ac­ cordo della signoria di Venezia partì e venne in Francia, dove fu ricevuto magnifica­ mente e con grandi onori dal saggio re Carlo.)

Così Christine de Pizan racconta delle sue origini italiane nell'Avision Christine (1405). Nata a Venezia nel 1365, si trasferì in Francia a cinque anni, per raggiun­ gere il padre Tommaso da Pizzano, nome poi francesizzato in Pizan, che aveva accettato l'incarico di medico e astrologo del re, e in Francia avrebbe passato tutta la sua vita. Dopo anni sereni, trascorsi in un ambiente privilegiato a con­ tatto con la corte e con un padre che, come fecero altri umanisti in seguito, aveva favorito la sua educazione, Christine deve affrontare i rovesci della fortu­ na che, in poco tempo, avrebbero sconvolto la sua vita. La morte del padre, nel 1387, e quella del marito Etienne de Castel, nel 1390, la lasciano sola, seulete, scriverà poi in più di una poesia, lamentando il suo dolore, ma anche la man­ canza di prudenza di chi esclude le donne dalla gestione dei beni e le espone, come nel suo caso, a creditori accaniti e profittatori senza scrupoli, che l' avreb­ bero tormentata per quasi dieci anni2 •

PATRIZIA CARAFFI

IO

Una mutacion de /ortune 3 sconvolgente: Christine, primo esempio di scrittrice di professione, deve fare i conti con la realtà materiale e si avvicina alla scrittura per guadagnarsi di che vivere. Costruisce così la propria identi­ tà intellettuale, laica e femminile, in un percorso che lei stessa definì come il chemin de langue étude 4. Un cammino faticoso, arduo, non privo di ostacoli, tra cui la manifesta ostilità di chi non tollerava voci femminili; se Eustache Deschamps scrive di lei come la muse eloquent entre !es IX5, non mancano i detrattori, come Pierre Col che, durante la querelle intorno al Roman de la Rose, mette in dubbio prima di tutto il diritto per una donna, in quanto tale, alla parola pubblica e alla scrittura6. Da qui una minuziosa e inarrestabile rivendicazione di autorità, che attraversa tutte le opere di Christine de Pizan e che ne fa una delle figure più significative del primo Quattrocento, celebre e protetta da nobili committenti: J ean, duca di Berry, Filippo di Borgogna, Luigi d'Orléans e sua moglie Valentina Visconti, che aveva invitato Christine a Milano, la stessa regina Isabella di Baviera, a cui l'autrice dedica un lussuo­ so manoscritto delle sue opere7• Una figura fondamentale anche nel panora­ ma delle scrittrici europee, che anticipa in maniera strabiliante - per esempio nell'idea di scrivere una nuova storia delle donne attraverso la costruzione di una città, spazio indispensabile di libertà, spazio per sé - alcuni dei punti chiave della riflessione intorno all'identità, alla genealogia e alla scrittura femminile. Molto tempo dopo, ma con una indubbia vicinanza di intenti, Virginia Woolf avrebbe scritto pagine indimenticabili sulla necessità di uno spazio per sé, fisico e della mente, dove pensare e scrivere, con una certa tran­ quillità materiale: «Ma certo stiamo guardando lontano, a quell'età dell'oro, quell'età forse mitica, in cui le donne avranno quello che tanto a lungo è stato loro negato: tempo, e denaro, e una stanza tutta per sé»8. Dai primi studi significativi sull'autrice - per esempio l'antologia curata da Louise-Félicité Guinément de Kéralio nel XVIII secolo9, la monumentale e ancora autorevole edizione ottocentesca delle opere brevi in versi10 , le edizio­ ni del Livre des /ais et bonnes meurs du sage roy Charles V e della Mutacion de Fortune11 un vero e proprio interesse negli studi si è manifestato solo a par­ tire dagli anni Sessanta del Novecento12 e ora Christine de Pizan è al centro della ricerca di un nutritissimo gruppo di studiosi, in particolare negli Stati Uniti, in Francia e in Gran Bretagna, con una vasta produzione di saggi, edi­ zioni delle opere, traduzioni1 3• In Italia, Christine de Pizan è stata a lungo igno­ rata, con alcune rare eccezioni14. Questo volume di saggi, che si propone di ini­ ziare a colmare, anche se solo in parte, un grande vuoto, comprende, insieme ad altri, gli interventi al primo15 convegno italiano su Christine de Pizan, orga­ nizzato a Venezia, città natale dell'autrice, che è stata così ricondotta simboli­ camente nella sua terra d'origine: "La Città delle Dame di Christine de Pizan. Cittadinanza delle donne nella storia" (Venezia, 17 novembre 2000) 16. I saggi compresi in questo volume affrontano alcuni aspetti fondamenta­ li della scrittura di Christine de Pizan: l'esperienza di crescita intellettuale, da un sentirsi inferiore come auctor alla piena consapevolezza di sé; la conquista della scrittura, anche quella per tradizione estranea al mondo femminile, -,

I\'TRODUZIONE

II

intorno alla storia, alla filosofia, alla politica, alla guerra; le strategie di auto­ rappresentazione nelle miniature e la costruzione di una memoria di sé; l'i­ deazione di una città concepita come spazio nuovo tutto al femminile; la cri­ tica alle teorie sulla natura della donna; la posizione di Christine all'interno della più ampia querelle des /emmes. Con il desiderio che la voce autorevole di questa grande autrice sia final­ mente ascoltata e capita in tutta la sua grandezza. PATRIZIA CARAFFI

Note 1. Christine de Pizan, Le livre de l'advision Christine, édition critique par C. Reno et L. Dulac, Champion, Paris 2001, III, pp. 95-6. 2. Si veda la preziosa biografia curata da C. Cannon Willard, Christine de Pizan. Her lzfe and works, Persea Books, New York 1984. 3. Nel Livre de la Mutacion de Fortune (1403), grande opera allegorica, Christine descri­ ve questa svolta tragica nella sua vita e di come Fortuna la trasforma in uomo, sorta di tran­ sessualità simbolica che verrà superata dalla scrittura della Città delle Dame. Si veda il sag­ gio di Giovanna Angeli in questo volume. 4. Christine de Pizan, Le Chemin de longue étude (1402-1403), édition et traduction par A. Tarnowski, Le Livre de Poche (Lettres Gothiques), Paris 2000. 5. Eustache Deschamps, CEuvres complètes, édition par A. Queux de Saint-Hilaire et G. Raynaud, Firmin Didot, 11 voli., Paris 1878-1903, t. 6, p. 251. 6. Si veda Le Débat sur le "Roman de la Rose", édition critique, introduction et notes par E. Hicks, Champion, Paris 1996 (18 ed. 1977). 7. Si tratta dell'Harley 4431, celebre anche grazie alle sue magnifiche miniature. Si veda S. Hindman, The Iconography o/ Queen Isabeau de Bavière (1410-1415): an Essay in Method, in "Gazette des Beaux Arts", 125, 1983, pp. 102-10. 8. V. Woolf, Le donne e la scrittura, La Tartaruga, Milano 1981, p. 47 e Una stanza tutta per sé, Il Saggiatore, Milano 1991. 9. L. F. Guinément de Kéralio, Collection des meilleures ouvrages /rançois composés par des /emmes, dediée aux /emmes /rançoises, Lagrange, Paris 1787. 10. Mi riferisco all'edizione critica realizzata da M. Roy, CEuvres poétiques, Société des Anciens Textes Français, Firmin Didot, 3 voli., Paris 1886-96 (reprint, Johnson, New York 1965). 11. Christine de Pizan, Livre des /ais et bonnes meurs du sage roy Charles v, édition par S. Salente, Société de l'Histoire de France, Champion, Paris 1930 et 1940. 12. Per esempio D. Poirion, Le poète et le prince: l'évolution du lyrisme courtois de Guillaume de Machaut à Charles d'Orléans, Presses Universitaires de France, Paris 1965. Per un panorama più dettagliato sullo sviluppo degli studi, si veda N. Margolis, Christine at 600: The State o/ Christine de Pizan Studies /or the Second Millennium, in Christine de Pizan 2000, edited by J. Campbell and N. Margolis, Rodopi, Amsterdam-Atlanta 2000. Si veda anche la cronologia delle opere di Christine de Pizan nel presente volume. 13. La Christine de Pizan Society riunisce qualche centinaio di studiosi nel mondo e organizza regolarmente convegni internazionali (Berlino, 1992; Orléans, 1995; Losanna, 1998; Glasgow, 2000; Salisburgo, 2003). 14. Per esempio gli importanti studi di G. Mombello, tra cui La tradizione manoscritta dell"'Epistre Othea"di Christine de Pizan. Prolegomeni ali'edizione del testo, Accademia delle Scienze, Torino 1967. 15. Iniziativa preceduta solo da un incontro su Christine de Pizan, tenuto a Bologna il 28 ottobre 1998: "Christine de Pizan e La Cité des Dames", i cui interventi sono stati pub­ blicati su "Medioevo Romanzo", 24, 2000, pp. 114-52: E. J. Richards, Christine de Pizan: la

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PATRIZIA CARAFFI

libertà della città e delle dame, pp. 114-26; Michela Pereira, La "Città delle Dame" e la misti­ ca: riflessioni a margine, pp. 126-33; M. Mancini, "La Cité des Dames'': grandezza mitica e cau­ tele quotidiane, pp. 133-41; P. Caraffi, Christine de Pizan e la scrittura di genere, pp. 141-8.

16. Il convegno veneziano, organizzato dall'Università di Ca' Foscari insieme a diver­ se istituzioni cittadine (Provincia, Provveditorato, Biblioteca Marciana, Alliance Française) e associazioni (Donne per la Città, Libreria delle Donne) faceva parte di un'iniziativa più ampia diretta anche agli istituti medi superiori, comprendente uno stage, uno spettacolo teatrale e una scuola di teatro "Città delle Dame" di durata triennale. Colgo l'occasione per ringraziare Franca Trentin e Maria Teresa Sega, amabili organizzatrici del convegno vene­ ziano.

Cronologia delle opere di Christine de Pizan e aggiornamento bibliografico

1399-1402

Cent ballades Virelays Balades d' estrange /açon Balades de divers propos (I-XXIX) Une complainte amoureuse (I) Lays Rondeaux ]eux a vendre In ffiuvres poétiques, ed. M. Roy, Paris, Didot ("Société des Anciens Textes Français"), 1886-1996, 3 voll. (abbreviato con Roy, seguito dal volume e dall'indicazione delle pagine): I, pp. r-roo, ror-18, n9-24, 207-41, 281-8; II, pp. 125-45, 147-85, 187-205. Una scelta in Christine de Pisan. Ballades, rondeaux and virelais, an Anthology, ed. K. Varty, Leicester University Press, Leicester 1965 (a seguire abbreviato con ed. Varty).

1399

Epistre au Dieu d'Amours Ed. Roy, II, pp. r-27. Ed. e trad. inglese di T. Fenster e M. C. Erler: Poems o/ Cupid, God o/ Love: Christine de Pizan's "Epistre au Dieu d'Amours" and "Dit de la Rose", Thomas Hoccleve's "The Letter o/ Cupid", Brill, Lei­ den-New York 1990. Le Debat de deux amants Le Livre des Trois ]ugements amoureux Le Livre du Dit de Poissy Ed. Roy, II, pp. 49-109; nr, pp. 57 e 159-222. Ed. B. K. Altmann: The Love Debate Poems o/ Christine de Pizan: "Le Livre du Debat de Deux Amans", "Le Livre des Trois ]ugemens'\ "Le Livre du Dit de Poissy", University Press of Florida, Gainesville 1998.

1400-or

J;Epistre Othea Ed. H. Loukopoulos: Classica! Mythology in the Works o/ Christi­ ne de Pisan, with an edition o/ "J;Epistre Othea" /rom the Manu­ script Harley 4431, Ph. D. diss., Wayne State University, 1977. Ed. G. Parussa, Epistre Othea, Droz, Genève 1999.

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CRONOLOGIA DELLE OPERE E AGGIORNAMENTO BIBLIOGRAFICO

Christine de Pizan's Letter o/ Othea to Hector, trad. inglese a cura di J. Chance, D. S. Brewer, Cambridge 1997 (I ed. 1990). Enseignemens moraux Ed. Roy, III, pp. 27-44. Proverbes moraulx Ed. Roy, III, pp. 45-57. Ed. F. Kosta-Théfaine, Les "Proverbes moraulx" de Christine de Pizan, in "Le Moyen Français", 38, 1996, pp. 61-78. 1401-02

Le Livre des Epistres sur le "Roman de la Rose" Ed. E. Hicks, Le Débat sur le "Roman de la Rose", Champion, Paris 1977 (rist., 1996). La Querelle de la Rose: Letters and Documents, traduzione inglese di J. L. Baird and J. R. Kane, University of North Carolina, Cha­ pel Hill 1978.

1402

Le Dit de la Rose Ed. Roy, II, pp. 29-48. Ed. Fenster, cit.

1402-03

Une Oroison Nostre Dame Les Quinze Joyes de Nostre Dame Une Oroison de la vie et passion Nostre Seigneur Ed. Roy, III, pp. 1-9, 11-4, 15-26. Le Livre du Chemin de long estude Ed. R. Piischel, Damkohler e Le Soudier, Berlin-Paris 1881. Ed. e trad. francese a fronte di A. Tarnowski, Livre de Poche (Let­ tres Gothiques), Paris 2000. Le Dit de la Pastoure Ed. Roy, II, pp. 223-94. Ed. M. V. Reese: A Critica! Edition o/ Christine de Pizan's "Dit de la Pastoure", Ph. D. diss., University of Alabama, 1992. Le Livre de la Mutacion de Fortune Ed. S. Salente, Picard ("Societé des Anciens Textes Français"), Paris 1959-66, 4 voli. Une Epistre a Eustace Maure! Ed. Roy, II, pp. 295-301. Ed. J. F. Kosta-Théfaine, "L'Epistre a Eustache Maure!" de Christi­ ne de Pizan, in "Le Moyen Français", 38, 1996, pp. 79-92. Le Livre des /ais et bonnes meurs du sage roy Charles V Ed. S. Salente, Champion, Paris 1936-40, 2 voli. Le Livre du Due de Vrais Amans Ed. Roy, III, pp. 59-208. Ed. T. Fenster, Medieval and Renaissance Texts and Studies, Bin­ ghamton 1994. Ed. e trad. inglese: T. Fenster, N. Margolis, The Book o/ the Duke o/True Lovers, Persea, New York 1991.

CRONOLOGIA DELLE OPERE E AGGIORNAMENTO BIBLIOGRAFICO

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Le Livre de la Cité des Dames Ed. Curnow: "Le Livre de La Cité des Dames 1} o/ Christine de Pisan: A Critica! Edition, Ph. D. diss., Vanderbilt University, 1975, 2 voll. Ed. Richards: La Città delle Dame, introduzione, traduzione italia­ na e note di P. Caraffi, edizione del testo originale a fronte di E. J. Richards, Luni, Milano-Trento, 1998 2 • The Book o/ the City o/ Ladies, trad. inglese a cura di E. J. Richards, Persea, New York 1982 e 1998. Le Livre de la Cité des Dames, trad. francese a cura di T. Moreau e E. Hicks, Stock, Paris 1986. Das Buch von der Stadt der Frauen, trad. tedesca a cura di M. Zimmermann, Orlanda Frauenverlag, Berlin 1986. La Ciutat de les Dames, trad. catalana a cura di M. Otero i Vidal, Edicions de l'Eixample, Barcelona 1990. La Ciudad de las Damas, trad. spagnola a cura di M. J. Lemar­ chand, Siruela, Madrid 1995. The Book o/ the City o/ Ladies, trad. inglese a cura di R. Brown­ Grant, Penguin, London 1999. Le Livre des Trois Vertus ou Le Tresor de la Cité des Dames Ed. C. Cannon Willard e E. Hicks, Champion, Paris 1989. A Medieval Woman }s Mirror o/ Honor. The Treasury o/ the City o/ Ladies, trad. inglese a cura di C. Cannon Willard, Persea Books, New York 1989. Epistre a Isabelle de Baviere} reine de France Ed. A. Kennedy: Christine de Pizan }s "Epistre à la Reine }J (I405), in "Revue de langues romanes", 92, 1988, pp. 253-64. Le livre de tAdvision Christine Ed. C. Reno e L. Dulac, Champion, Paris 2001. Ed. Sr. M. Louis Towner, I:Avision Christine, Catholic University of America, Washington 1932. Christine }s Vision, trad. inglese di G. McLeod, Garland, New York-London 1993. Le Livre de la Prod }ommie de l 1omme Le livre de Prudence a l 1enseignement de bien vivre Le Livre du Corps de Policie Ed. R. H. Lucas, Droz, Genève 1967. Ed. A. Kennedy, Champion, Paris 1998. The Book o/ the Body Politic, trad. inglese di K. Langdon Forhan, Cambridge University Press, Cambridge 1994. 1402-10

Autres Ballades o Ballades de divers propos Une Complainte amoureuse (II) Ed. Roy, I, pp. 241-69, 289-95. Cent Ballades d }Amant et de Dame Ed. Roy, II, pp. 209-317.

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CRONOLOGIA DELLE OPERE E AGGIORNAMENTO BIBLIOGRAFICO

Ed. J. Cerquiglini-Toulet ("Bibliothèque médiévale" 10/i8), Paris 1982. Ed. Varty (una scelta). Sept Psaumes allegorisés Ed. R. Ringland Rains, The Catholic University of America, Wash­ ington 1965. 1410

Le Livre des Fais d' armes et de chevalerie Ed. Moneera Laennec: Christine "Antygra/e": Authorship and Set/ in the Prose Works o/ Christine de Pisan, with an edition o/ B. N. Ms. 603 "Le Livre des Fais d'Armes et de Chevallerie", Ph. D. diss., Yale University, 1988. The Book o/Deeds o/ Arms and o/Chivalry, trad. inglese di S. Wil­ lard, a cura di C. Cannon Willard, Penn State Press, University Park, 1999. La Lamentacion sur les maux de la France Ed. A. Kennedy: in Mélanges de langue et littérature /rançaises du Moyen Age o/ferts à Charles Foulon, 1, pp. 177-85. Ed. e trad. inglese di J. A. Wisman: The Epistle o/ the Prison o/ Human Lzfe with An Epistle to the Queen o/ France and Lament on the Evils o/ the Civil War, Garland, New York 1984.

1412-13

Le Livre de la Paix Ed. C. Cannon Willard, The Livre de la Paix o/Christine de Pisan, Mouton, The Hague 1958. Epistre de la Prison de vie humaine Ed. A. Kennedy: Christine de Pizan's "Epistre de la Prison de vie humaine", University of Glasgow Press, Glasgow 1984. Ed. e trad. Wisman, cit.

1420

Les heures de contemplacion sur la Passion de Nostre Seigneur Le Ditié de Jeanne d'Arc Ed. e trad. inglese di A. Kennedy e K. Varty, Society far the Study of Medireval Languages and Literature (Medium /Evum Mono­ graphs, New Series IX), Oxford 1977.

Segnalo infine due antologie di testi in traduzione inglese: The Writings o/ Christine de Pizan, a cura di C. Cannon Willard, Persea Book, New York 1994. The Selected Writings o/ Christine de Pizan, a cura di R. Blumenfeld-Kosinski e K. Brownlee, Norton Criticai Edition, New York 1997.

CRONOLOGIA DELLE OPERE E AGGIORNAMENTO BIBLIOGRAFICO

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Repertori e aggiornamento bibliografici A. J. KENNEDY, Christine de Pizan: a Bibliographical Guide, Grant & Cutler, London

1984. ID., Christine de Pizan: a Bibliographical Guide: Supplement I, Grant & Cutler, London 1994. E. YENAL, Christine de Pizan: a Bibliography, Scarecrow Press, Metuchen, N.J.-London 1989.

Della sterminata bibliografia su Christine de Pizan mi limito a segnalare qui di segui­ to le opere più recenti, in ordine cronologico. M. QUILLIGAN, The Allegory o/ Female Authority. Christine de Pizan's "Cité des

Dames", Cornell University Press, lthaca-London 1991. G. MCLEOD (ed.), The Reception o/ Christine de Pizan /rom the Fi/teenth through the Nineteenth Centuries: Visitors to the City, Edwin Mellen Press, Lewiston 1991. M. BRABANT (ed.), Politics, Gender and Genre. The Politica! Thought o/ Christine de Pizan, Boulder-Westview Press, San Francisco-Oxford 1992. E. J. RICHARDS et al. (ed.), Reinterpreting Christine de Pizan, The University of Geor­ gia Press, Athens-London 1992. J. CERQUIGLINI-TOULET, La couleur de la mélancolie: la /réquentation des livres au x1ve siècle (1300-1415), Hatier, Paris 1993. M. ZIMMERMANN, D. DE RENTIIS (eds.), The City o/ Schola,rs. New Approaches to Christi­ ne de Pizan, de Gruyter, Berlin-New York 1994 (Atti del convegno di Berlino, 1992). M. DESMOND, Reading Dido. Gender, Textuality, and the Medieval "Aeneid", Univer­ sity of Minnesota Press, Minneapolis-London 1994. Une Femme de Lettres au Moyen Age. Études autour de Christine de Pizan, articles iné­ dits réunis par L. Dulac et B. Ribémont, Paradigme, Orléans 1995. J. CHANCE (ed.), Gender and Text in the Later Middle Ages, University Press of Flori­ da, Gainesville 1996. R. BLUMENFELD-KOSINSKI, Reading Myth. Classica! Mythology and its Interpretation in Medieval French Literature, Stanford University Press, Stanford 1997. Sur le chemin de langue étude... Actes du Colloque d'Orléans (]uillet 1995), textes réu­ nis par B. Ribémont, Champion, Paris 1998. M. DESMOND (ed.), Christine de Pizan and the Categories o/ Dzf/erence, University of Minnesota Press, Minneapolis-London 1998. E. J. RICHARDS (ed.), Christine de Pizan and Medieval French Lyric, University Press of Florida, Gainesville 1998. R. BROWN-GRANT, Christine de Pizan and the Mora! De/ence o/ Women, Cambridge University Press, Cambridge 1999. Au Champ des escriptures. !Ile Colloque international sur Christine de Pizan (Lausan­ ne, 18-22 juillet 1998), études réunies et publiées par E. Hicks, D. Gonzales et P. Simon, Champion, Paris 2000. J. CAMP BELL, N. MARGOLIS (eds.), Christine de Pizan 2000, Rodopi, Amsterdam-Atlan­ ta 2000. P. CARAFFI (a cura di), Christine de Pizan e "Le Livre de La Cité des Dames", con inter­ venti di E. J. Richards, M. Pereira, M. Mancini e P. Caraffi, in "Medioevo Romanzo ,, , 24, 2000, pp. 114-52.

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CRONOLOGIA DELLE OPERE E AGGIORNAMENTO BIBLIOGRAFICO

Contexts and Continuitzés, Proceedings o/ the IVth International Colloquium on Chris­ tine de Pizan (Glasgow 21-27 July 2000) published in honour o/ Lilzane Dulac, Uni­ versity of Glasgow Press, Glasgow 2002, 3 voll. K. L. FORHAN, The Politica! Theory o/ Christine de Pizan, Ashgate Publishing Co., Aldershot (UK)-Burlington (VT) 2002. J. BLANCHARD, J. c. MOHLETHALER, Écriture et Pouvoir à l'Aube des Temps Modernes, Presses Universitaires de France, Paris 2002. B. ALTMANN, D. MCGRADY (eds.), The Christine de Pizan Casebook, Routledge, New York 2003 . Desidero segnalare inoltre la "Christine de Pizan Society Newsletter", curata da E. J. Richards, che esce regolarmente con un aggiornamento bibliografico ragionato e a cui si può accedere anche dai seguenti siti: http://uni-wuppertal.de/FB,t/romanistik/CdeP/ http://www.CdeP-newsletter.uni-wuppertal.de/index.html e il sito della The Christine de Pizan Society che offre aggiornamenti sulle ultime pubblicazioni, convegni e link vari: http://www.arts.auckland.ac.nz/sellipizan/index.html

Il Libro e la Città: metafore architettoniche e costruzione di una genealogia femminile di Patrizia Ca raffi

Nel Livre de la Cité des Dames (1405), Christine de Pizan racconta come con la truelle de sa plume costruisce una città, in cui ogni sua parte, dalle fonda­ menta fino alle alte torri, è costituita dal racconto esemplare di una donna, dame perché nobile d'animo e non necessariamente per nascita. Il risultato è una comunità femminile ideale organizzata in uno spazio cittadino, una comu­ nità libera, autonoma ed eterna. La scelta operata dall'autrice, che preferisce la città a qualsiasi altro possibile spazio femminile escluso al mondo, come il convento, non deve stupire. Christine de Pizan, la prima scrittrice di profes­ sione nel senso moderno del termine, viveva del suo lavoro e scriveva su com­ missione di potenti mecenati, agendo e muovendosi in un contesto sociale urbano e cittadino, quello della Parigi alla fine del Trecento. In altre parole, nel mondo, e non fuori di esso. La città fortificata è inoltre una realtà del paesaggio medievale, luogo di rifugio e protezione dall'esterno, che spesso significa disordine e natura osti­ le, in un'opposizione: «tra ordine e caos, tra spazio organizzato e natura sel­ vaggia, per cui di solito ogni morte violenta, ogni avvenimento che turba il pacato svolgersi di una vita regolata da leggi [ . . . ] è rappresentato all'esterno [ . . . ] un cerchio di torri turrite che condensa l'unico sentimento che sembra suscitare nei suoi abitanti: un senso di rifugio o di protezione» 1 • Il titolo del libro pare anche alludere alla Città di Dio di sant'Agostino2, in cui la città terrestre, imperfetta e destinata a perire, trova la sua realizza­ zione nella Gerusalemme Celeste, perfetta ed eterna. Nel nome di un cambio di genere della scrittura3 - Agostino elabora una difesa del cristianesimo, par­ tendo dalla storia della creazione del mondo e privilegiando le figure maschi­ li -, Christine scrive non solo una difesa delle donne, ma una nuova storia, mai narrata prima, dove esse hanno un ruolo fondamentale nella costruzione della civiltà e della cultura4, in una genealogia femminile in cui tutte le donne possano riconoscersi e rispecchiarsi. Rifugio e protezione, ma anche spazio femminile di libertà, prima di tutto dagli attacchi di una tradizione letteraria maschile e misogina. Il libro inizia, nelle parole e nelle miniature, con una scena di lettura: l'autrice nella sua celle (studiolo), circondata dai libri, è immersa in un profondo stato di turbamen­ to (dolente pensee, p. 46), causato dalla lettura di un livre estrange. Si tratta delle Lamentations de Matheolus, un'opera violentemente misogina scritta in 1.

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latino verso il 1290, e tradotta in francese da Jean le Fèvre nel 1370 5 • Tre figu­ re allegoriche - Ragione, Rettitudine, Giustizia, nobili dame - appaiono alla scrittrice per consolarla, come Filosofia apparve a Boezio, autore molto caro a Christine6 , e per realizzare con lei la costruzione di una città: Autre cause de nostre venue y a plus grant et plus especiale que tu saras par nostre relacion. Si saches que pour forclorre du monde la semblable erreur ou tu estoies encheute et que les dames et toutes vaillans femmes puissent dorenavant avoir aucun retrait et closture de deffence contre tant de divers assaillans [ .. .] Et pour ce, entre nous ·iij- dames que tu vois cy, meues par pitié, te sommes venues annoncier un certain edifice en maniere de closture d'une cité fort maçonnee et bien ediffiee qui a toy a faire est predestinee et establie par nostre ayde et conseil, en laquelle n'abitent fors toutes dames de renommee et femmes dignes de 1oz, car a celles ou vertue ne sera trouvee le murs de nostre cité seront forclos. (C'è un'altra ragione, più importante e speciale, per cui siamo venute, che capirai dalle nostre parole: per cacciare dal mondo questo errore in cui tu eri caduta, affinché le dame e le donne di merito possano avere d'ora in avanti un luogo dove potersi rifu­ giare e difendere contro così tanti assalitori [ .. .] E per questa ragione noi tre dame che vedi qui, mosse dalla pietà, siamo venute da te per annunciarti la realizzazione di un edificio particolare, costruito come una cit­ tadella fortificata con buone fondamenta, che tu sei scelta e predestinata a costruire con il nostro consiglio e aiuto, e nella quale abiteranno tutte le dame nobili e le donne degne di lode, poiché le mura della nostra città saranno chiuse a tutte quelle prive di virtù; Città, I , III, pp. 54-5)7.

Ma chi sono i nemici della dame? I chierici maldicenti, come Mateolo, un vec­ chio pieno di desiderio, ma reso acido dalla sua impotenza («vieillart, plein de voulenté, e non puissance», Città, I, VIII, p. 70) , e paragonato agli altri giullari che parlano contro le donne solo per invidia («Matheolus et tous les autres gengleurs qui envieusement et par tant de menteries en ont parlé contre les femmes», Città, II, XIX, p. 268 ) ; i nobili e i cavalieri che sparlano in generale contro tutte le donne ( «qui mesdient si generaument de toutes femmes», Città, I, XXXVIII, p. 184) ; gli autori della tradizione: Jean de Meun, contro cui già Chri­ stine si era scagliata durante la querelle intorno al Roman de la Rose8 , Ovidio, soprattutto dell'Ars Amandi e dei Remedia Amoris, Boccaccio, da cui la scrit­ trice attinge la materia a piene mani, per correggerla e riscriverla9 • Christine d'altra parte è consapevole che la sua opera farà chiacchierare a lungo i mal­ dicenti ( «je me rens certainne que maintes murmures naistront entre les mesdi­ sans de ceste present oeuvre», Città, II, LIII, p. 372) . Aveva già avuto un'espe­ rienza in tal senso durante la querelle intorno al Roman de la Rose. Pierre Col, segretario e notaio del re, e strenuo difensore di Jean de Meun, si era infatti rivolto a Christine con una lettera da cui traspare un grande disprezzo e l'idea che una donna non potesse esprimere un'opinione, e soprattutto renderla pubblica. Follia e superbia avevano guidato la mano della nostra autrice: O tres fole oultrecuidance ! O parole trop tost yssue et sans avis de bouche de fame, qui condampne home de si hault entendement, de si fervant estude, qui a si grant

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labeur et meure deliberacion a fait si tres noble livre camme celluy de la Rose, qui passe aussy tout autre qui onques fussent en langage ou il escript son livre: duquel, quant tu l'aras leu cent fois se tu entens la graigneur partie, tu n'employas onques mieulx temps ne ton entendement! 10 (Oh ! Folle superbia ! Oh, parole pronunciate troppo velocemente e senza riflettere da una bocca di donna, che condanna un uomo di così grande intelletto, di applicazione così appassionata, che con grande fatica e volontà ha scritto un libro così nobile come quello della Rosa, che supera tutti gli altri libri scritti nella stessa lingua: dovrai leg­ gerlo cento volte per capirlo tutto e non potrai impiegare meglio il tuo tempo e il tuo intelletto ! ).

Da questo passo si coglie la difficoltà enorme nel doversi confrontare con una figura intellettuale femminile - poiché non è previsto, non è considerato "naturale" e può essere socialmente pericoloso - e la volontà di coprire di ridicolo una donna sapiente, per la semplice ragione che l'intelletto è consi­ derato un "affare da uomini". Dopo più di quattro secoli Gustave Lanson, nella sua Histoire de la littérature /rançaise (1894) scrisse di Christine de Pizan con la stessa, evidente irritazione11 : Ne nous arretons pas à l'excellente Christine de Pisan, bonne fille, bonne épouse, bonne mère, du reste un de plus authentiques bas bleus qu' il y ait dans notre littéra­ ture, la première de cette insupportable ligne de femmes auteurs à qui nul ouvrage ne caute, et qui, pendant toute la vie que Dieu leur prete, n'ont affaire que de multiplier les preuves de leur infatigable facilité, égale à leur universelle médiocrité.

L'idea della difesa, del luogo separato e ben chiuso viene riproposta alla fine del libro, in cui le donne eccellenti diventeranno porte e inferriate della città «et cestes derrenieres serviront de portes et de clostures en nostre Cité» (II, XVIII, p. 496) , rifugio per tutte («refuge») e difesa contro i nemici («deffen­ ce»). E nel lungo discorso finale Christine invita tutte le donne a usare pru­ denza e a rifuggire gli inganni dei seduttori e degli adulatori, che poi saranno gli stessi che le calunnieranno: O ! mes dames, fuyez, fuyez la fole amour dont ilz vous admonnestent ! Fuyez la pour Dieu, fuyez [ ... ] Souviengne vous, cheres dames, comment ces hommes vous appel­ lent fraisles, legieres et tost tournees, et comment toutevoyes ilz quierent tous engins estranges et decevables a grans peines et travaulx pour vous prendre, si que on fait les bestes aux las. Fuyez, fuyez, mes dames (Oh ! Dame, fuggite il folle amore che vi propongono. Fuggitelo ! In nome di Dio, fug­ gite! [ .. .] Ricordatevi, care dame, di come questi uomini vi definiscono fragili, legge­ re e incostanti; tuttavia impiegano le astuzie più sofisticate e ingannevoli per cercare in mille modi di sedurvi e catturarvi, come bestie al laccio. Fuggite, dame, fuggite ! ; Città, III, XIX, pp. 50 2 -3 ) .

In queste parole non si può fare a meno di notare un'elegante risposta, nel rovesciamento, proprio al Roman de la Rose di Jean de Meun. Nel sermone

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che Genius rivolge agli uomini, per metterli in guardia dalle loro mogli e in particolare dalla loro incapacità di mantenere i segreti, leggiamo: «fuiez, fuiez, fuiez, fuiez I fuiez, enfanz, fuiez tel beste» 12 (fuggite, fuggite, fuggite, fuggite I fuggite, fanciulli, fuggite da un tale animale; vv. 16585-6). L'animale tanto temuto è il serpente velenoso, «ci gist li froiz serpent en l'erbe» (il fred­ do serpente nascosto nell'erba; v. 16595), associato a Eva e a tutte le donne, immagine consueta nelle rappresentazioni iconografiche dell'epoca, e nei trattati di moralisti e predicatori13 . Fin dai primi capitoli del libro, Christine si concentra sull'opera di legitti­ mazione della propria parola. All'immagine di sofferenza solitaria - ed è comunque la solitudine dell'artista, dell'intellettuale che viene rappresentata nella posizione della malinconia14 - segue, in una perfetta messa in scena, l'ap­ parizione delle tre dame, primo nucleo di comunità femminile, che rasserena e consola. Tre figure femminili, messaggere di Dio, e anche per questo confe­ riscono a Christine autorità di parola, a cui corrisponde una struttura tripar­ tita e ascendente del libro e della città. Una visione luminosa, contro il buio dell'ignoranza e del pregiudizio, che ricorda volutamente l'Annunciazione a Maria1 5 , dunque con uno slittamento di questa immagine in senso laico, sorta di ulteriore garanzia di autorità della propria parola. Maria verrà invitata a essere la Regina della Città delle Dame, e così risponderà a Giustizia: 2.

Justice, la tres amee de man Filz, tres voulentiers je abiteray et demoureray entre mes seurs et amies, les femmes, et avecques elles, car Raison, Droitture, toy, et aussi Natu­ re m'i encline. Elles me servent, loent et honneurent sanz cesser. Si suis et seray a tous­ jours chief du sexe femenin, car ceste chose fu dés oncques en la pensee de Dieu le Pere preparlee et ordenee ou conseil de la Trinité. (Giustizia, da mio Figlio amatissima, molto volentieri abiterò e resterò tra le mie sorel­ le e amiche, le donne, e in loro compagnia, come Ragione, Rettitudine, tu e anche la Natura mi chiedete. Esse mi servono, lodano e onorano continuamente, così sono e sarò per sempre a capo del sesso femminile, poiché così fu da sempre nel pensiero di Dio Padre, prestabilito e deciso dalla Santa Trinità; Città, III, I , pp. 432 - 3 ) .

Uno dei manoscritti più belli, il Paris, Bibliothèque Nationale, français 607, offre, tra le altre, una splendida miniatura che rappresenta l'ingresso della Vergine nella Città, con tutto il suo seguito di sante e di martiri, accolta da Christine stessa, insieme a Giustizia e a un folto gruppo di dame celebri. La Vergine ha in mano un libro, immagine piuttosto frequente, simbolo della parola di Dio. C'è però da chiedersi se qui, in un'abile mise en abyme, Chri­ stine non abbia voluto dire che Maria, entrando nella Città delle Dame, con il ruolo di loro Regina, porti in mano proprio il libro che questa città descrive16 . Christine inoltre parla di sé come di una persona eletta, scelta soprattut­ to per il suo amore verso lo studio: Pour la grant amour que tu as a l'inquisicion de choses vrayes par Ione et continue! estude, par quoy tu te rens ycy solitaire et soubstraicte du monde, tu as desservi et des-

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sers estre de nous, camme chere arnie, visitee et consolee en ta perturbacion et triste­ ce, et que tu soies faicte clervoyant es choses qui contaminent et troublent ton coura­ ge en obscurté de pensee. (Tu, grazie al grande amore che hai per la ricerca della verità, che persegui con lo stu­ dio continuo, e per il quale sei venuta qui, in solitudine e lontana dal mondo, ti sei resa degna di una nostra visita, come una cara amica, e di essere consolata dal turbamento e dalla tristezza, per illuminarti su ciò che amareggia e turba il tuo animo, rendendo cupi i tuoi pensieri; Città, I, III, pp. 52-3 e 54-5).

Christine insiste in altri luoghi del libro su questa sua condizione di persona destinata a svolgere un compito particolare, e anche in queste parole si può cogliere l'eco di quelle rivolte a Maria nell'Annunciazione: «Ainsi, belle fille, t'est donné la prerogative entre les femmes de faire et bastir la Cité des Dames» (Così, mia cara, a te tra le donne è affidato il compito di progettare e costruire la Città delle Dame; Città, I, IV, pp. 56-7) e «Ceste oeuvre a bastir estoit a toy reservee» (La costruzione di quest'opera era destinata a te; Città, II, LIII, pp. 372-3) . Nella ricerca della verità, la costruzione di un libro vero («nouvel livre, selon le vrai»), contro le falsità della tradizione misogina, poi­ ché, Christine scrive, parlando delle opere contro il matrimonio: «Et te pro­ met que le livres qui ci dient, les femmes ne le firent mie» (E ti posso assicu­ rare che non sono state le donne a scrivere quei libri; Città, II, XIII, pp. 252-3 e 254-5). Una piena consapevolezza emersa già qualche anno prima, nell'Epi­ stre au Dieu d )Amours (1399). Cupido, dio dell'amore, sferra un violento attac­ co contro gli amanti ingannatori e i chierici maldicenti: Mais se femmes eussent les livres fait je sçay de vray que autrement fust de fait, car bien scevent qu'a tort sont encoulpées, si ne sont pas a droit les pars coupées, car les plus fors prenent la plus grant part, et le meilleur pour soy qui pieces part1 7 . (Ma se le donne avessero scritto i libri / so per certo che sarebbe stato diverso, / poi­ ché ben sanno che a torto sono state accusate / così le parti non sono divise equa­ mente, I poiché i più forti prendono la parte più grande / e chi divide tiene quella migliore per sé).

3. Il vero atto fondatore della Città è la scrittura, e la novità assoluta, rivolu­ zionaria, è che si tratta di una scrittura di donna; con la metafora architettoni­ ca Christine dichiara che la sua scrittura è organizzata con la razionalità e la complessità di un progetto architettonico, e in questo modo si appropria di un altro linguaggio tradizionalmente maschile. La costruzione, o meglio ricostru­ zione, della tradizione letteraria si configura come un atto innovativo, di rifon­ dazione, visualizzato dalle celebri miniature del Maitre de la Cité des Dames, che mostrano il tracciato delle fondamenta e la costruzione della mura18 • L'autrice corregge la tradizione, da cui tuttavia trae la materia per il suo

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libro. Sia la scrittura del libro che l'architettura della Città presuppongono un ordine, una misura, delle proporzioni, principi di costruzione che si oppon­ gono da soli all'immagine del labirinto, simbolo di una femminilità minaccio­ sa, contorta, divorante1 9 . Le qualità delle tre dame che si presentano a Chri­ stine, Ragione, Rettitudine, Giustizia, sono tutte collegate all'idea di un'equi­ librata misura, rappresentata dagli oggetti simbolici che ognuna di esse reca con sé. Ragione porta nella mano destra uno specchio splendente, incornicia­ to da pietre preziose, che ha la proprietà di rivelare a chiunque vi si guardi l'essenza del proprio essere; inoltre è uno specchio indispensabile per qual­ siasi cosa poiché: «par lui les exances, qualitez, proportions et mesures de toutes choses sont congneus ne sans lui riens ne peut estre bien fait » (grazie a esso si possono conoscere l'essenza, la qualità, le proporzioni e le misure di tutte le cose, e niente può essere ben fatto senza di esso; Città, I, III, pp. 52-3). Ragione aiuterà Christine a scavare, con le storie delle grandi regine, delle guerriere e delle dame sapienti, «les fors fondemens et les gros murs, tout a l'environ levez haulx, larges et a grosses tours et fors chastiaulx fossoy ez, bastides, douves et brayes, tout ainsi qu'il appartient a cité de fort et durable deffense» (forti fondamenta e per innalzare tutt'intorno delle mura grandi e spesse, con bastioni alti e forti e fossati, torrioni e palizzate come si conviene a una città che si dovrà difendere bene e a lungo; Città, I, IV, pp. 58-9). Allo stesso modo Rettitudine regge, come se fosse uno scettro, una retta luminosa, metafora della giusta misura. Essa separa «le droit du tort et demonstre la difference entre bien et mal» (la ragione dal torto e mostra la differenza tra bene e male; Città, I, V, pp. 59-60) e servirà a Christine per: l'edefice mesurer de la cité qui a faire t'est commise, et bien besoing en aras pour laquelle diete cité maisonner au par dedens faire les haulx temples, les palais compas­ ser, les maisons et toutes les mansions, les rues et les places et toutes choses convena­ bles l'aider a peupler. (misurare gli edifici della città che dovrai costruire; e ne avrai certo bisogno per edifi­ care l'interno di quella città, innalzare gli alti templi, disegnare e costruire i palazzi, le case e tutti gli edifici pubblici, le strade e le piazze e ogni cosa necessaria perché sia abitabile; Città, I, V, pp. 60- 1 ) .

Rettitudine racconterà le storie delle profetesse, delle Sibille, gli esempi di pietà filiale, di fedeltà in amore, di castità e di forza di carattere. Giustizia, la cui natura è divina - «je suis J ustice la tres singuliere fille de dieu, et mon essence procede de sa personne purement» (sono Giustizia, la figlia prediletta di Dio, e la mia natura procede unicamente dalla sua perso­ na; Città, I, VI, pp. 60-1) -, ha in mano una coppa d'oro fino («vaissel de fin or»), che serve a misurare ciò che è dovuto a ognuno («et sert de mesurer a un chacun sa livree de tel mesure comme il doit avoir») . Giustizia aiuterà Christine a completare la sua opera, con la costruzione delle cime delle torri e dei palazzi, tutti d'oro. Suo sarà anche il compito di popolare la Città, con le storie delle sante e delle martiri, e di accogliere la Vergine come loro regi-

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na e: «ainsi te rendray ta cité par ton meismes ayde, parfaicte fortiffiee et dose de fortes partes que je yray guerre ou ciel et les clefs entre tes mains livreray» (In questo modo, e con il tuo aiuto, renderò la tua città perfetta, fortificata e chiusa da solide porte, che chiederò al Cielo, e ne affiderò le chiavi nelle tue mani; Città, I, VI, pp. 62-3). Una città perfetta, bella senza pari ed eterna («belle sanz pareille et de per­ petuelle duree au monde»; Città, I, IV, p. 56), che non decadrà mai, malgrado gli assalti feroci dei nemici; la natura della Città è tale che le sue abitanti, libe­ re da ogni legame di tipo patriarcale, non potranno essere mai cacciate. Il nuovo regno delle Donne («nouvel royaume de Femenie»; Città, II, XII, pp. 250-1) è molto più degno di quello di un tempo («mais trop plus est digne de cellui de jadis»); il riferimento è ovviamente a quel regno delle Amazzoni («royaume d'Amasonie»; Città, I, IV, p. 57) che nonostante fosse popolato da donne coraggiose e governato da regine e dame nobilissime, dovette subire la decadenza, come altre due grandi città storiche, Troia e Tebe. È la natura divi­ na della Città che la garantisce da qualsiasi turbamento della storia. Christine alla fine del Secondo Libro si rivolge direttamente alle principesse e a tutte le dame, con un orgoglio che non può passare inosservato: menez joye en nostre nouvelle Cité qui ja, Dieu merci, est toute - ou la plus grant par­ tie - bastie et maisonnee et presque peuplee. Rendez graces a Dieu qui m'a conduitte a grant labour et estude desireuse que heberge honorable pour demeure perpetuelle, tant que le monde durera, vous soit par moy en la closture de une cité establie. (rallegratevi tutte e gioite della nostra nuova Città che grazie a Dio è già tutta, o per la maggior parte, costruita e quasi interamente popolata. Rendete grazie a Dio che mi ha condotta a questa grande impresa: costruire per voi un alloggio onorato, dimora eter­ na fino alla fine del mondo, in una città fortificata; Città, II, LXIX, pp. 426-7) .

E la metafora architettonica continua: Ragione invita Christine ad andare con lei nel Campo delle Lettere (Champ des escriptures) per cominciare a scavare con la zappa della sua intelligenza («la pioche de ton entendement»): lei l'a­ vrebbe aiutata a trasportare la terra. La stessa immagine viene riproposta dopo poche righe, in prima persona: «pris a fossoier et fouyr selon son signe a tout la pioche d'inquisicion» (cominciai a scavare un fossato, seguendo la sua traccia con la zappa della ricerca; Città, I, VIII, pp. 66-7). E Rettitudine, all'inizio del Secondo Libro, le parla così: «Or prens tes outilz et viens avec moy et viens avant, si destrempes le mortier ou carnet et maçonnes fort a la trempe de ta piume» (Prendi i tuoi attrezzi e vieni con me: vieni avanti, mescola la malta del tuo calamaio e costruisci con la forza della tua penna»; Città, II, I, pp. 218-9 ) . Per costruire una bella città, poi, occorre ripulire il terreno dalle «ordes pierres broçonneuses et noires» (sporche pietre nere e grossolane; Città, I, VIII, pp. 68-9) , che rappresentano i pregiudizi e i luoghi comuni intorno alle donne e ai loro grandissimi difetti, passati in rassegna uno per uno. Per contrasto, «les belles reluisans pierres» (le belle pietre rilucenti; Città, II, I, pp. 218-9) sono le

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donne nobili, le cui vicende danno forma alla città. Si tratta di "pietre vive", e qui Christine riprende un'immagine di sant'Agostino, cambiandola di segno, e applicandola al genere femminile. Nella Città di Dio leggiamo: «Ed ecco che si edifica su tutta la terra la casa per il Signore, la Città di Dio ossia la Santa Chie­ sa, dopo la prigionia i cui i demoni tenevano prigionieri gli uomini con i quali, se credono in Dio, si edifica come con pietre vive la casa.» (VIII, 24) 20 • La prima, grande pietra posta a fondamenta della città è Semiramide, e già questa scelta è all'insegna del rovesciamento: Semiramide, oltre a essere una regina fondatrice, come Didone e Medea, era per la tradizione esempio di lussuria e inganno - basti pensare al Canto V dell'Inferno dantesco21 , ma anche i toni di Boccaccio non sono meno violenti22 - e la sua storia viene riscritta da Christine, che compie in questo modo una scelta di genere. Nella Cité Semiramide è vista soprattutto come la vedova eroica23 che sa governare e combattere con audacia. 4. La città è anche il luogo della civiltà, una civiltà che viene ricondotta al sapere delle donne, che inventano le arti, la tessitura, la scrittura, la poesia, le armi, che sanno trasformare un mondo selvaggio e bestiale in civile e cittadi­ no. Di Cerere leggiamo: Les gens de lors qui avoient a coustume de demourer ça et la par bois et par lieux sau­ vages, vagans camme bestes, fist assembler a grans tourbes et leur apprist a faire villes et citez maisonnees, es quelles ilz demourassent ensemble. Et ainsi par ceste dame fu ramené le siede de bestialeté a vie humaine et raisonnable. (La gente di allora, abituata a vivere qua e là per boschi e lande selvagge come le bestie, venne riunita da lei in gran numero e istruita a costruire le case e le città, dove poter vivere tutti insieme. Così, grazie a questa dama, l'epoca selvaggia si trasformò in una più umana e ragionevole; Città, I, XXXVI, pp. 176-7).

La città è il luogo della civiltà e della legge; a Cerere viene attribuito anche il merito di aver condotto l'umanità verso una società regolamentata dal diritto: qui pourra jamais acquerir nom de plus grant louange camme de ramener les hommes vajues et sauvages, abitans es bois camme bestes cruelles sans loy de justice, demou­ rer es villes et citez et les apprendre a user de droit [ .. .] Et ainsi par celle dame nature humaine receut ce prouffit que le rude sauvage siede fu muez en civil et citoyen. (Chi potrà mai acquisire fama più grande di chi ha condotto gli uomini nomadi e sel­ vaggi, che abitavano nei boschi come le bestie feroci senza leggi né giustizia, a vivere nelle città e nei centri, insegnando loro il rispetto delle leggi? [ .. .] Grazie a quella dama l'umanità ebbe anche il vantaggio della trasformazione di un mondo selvaggio in civile e cittadino; Città, I, XXXVIII , pp. 180-1 e 182-3).

Una città spazio di libertà24 e di giustizia per le sue abitanti, che significa anche difesa dalla violenza verbale e fisica. Una sezione importante del libro, e di sorprendente attualità, è dedicata alla violenza sulle donne. Christine rac-

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conta di abusi all'interno della famiglia patriarcale, di maltrattamenti, di pre­ potenze «quantes dures bateures, sanz cause et sanz raison, quantes laiden­ ges, quantes villenies, injures, servitudes et oultrages y seuffrent maintes bon­ nes preudes femmes.» (Quante botte senza causa né ragione, quante infamie, oltraggi, offese, servitù e ingiurie devono sopportare tante nobili e oneste donne; Città, II, XIII, pp. 254- 5) attraverso la propria esperienza personale2 5 e la riscrittura di novelle già note al pubblico. È il caso per esempio della sto­ ria di Griselda, di Elisabetta, di Ghismonda, della moglie di Barnabo il Geno­ vese, tutte novelle tratte, come è noto, dal Decameron di Boccaccio26. Christine, che aveva già affrontato la questione nell'Epistre Othea2 7 , dedi­ ca un gruppo di racconti alla messa in discussione del luogo comune secon­ do cui alle donne non dispiace essere violentate, idea per niente sradicata dalla mentalità collettiva28 (II, XLIV: Contre ceulx qui dient que /emmes veulent estre e//orciees, donne exemples de plusieurs, et premierement de Lucrece). La posizione di Christine è molto chiara, senza esitazioni e incertezze o ambi­ guità. Si tratta, ci racconta, di un atto tremendo di violenza nei confronti di una persona che non può difendersi, un atto gravissimo in tutti i casi, sia che si tratti di una vergine o di una donna sposata o di una vedova, facendo piaz­ za pulita di tutte le gerarchie di valore tra il corpo di una vergine e quello di una donna che ha già avuto relazioni sessuali. Un atto che provoca un dolore senza paragoni («douleur sur toutes autres», Città, II, XLVI, p. 328; «la douleur d'estre efforcies fut importable», Città, II, XLVI, p. 332) , a cui tuttavia è possi­ bile reagire in modi differenti. Christine propone per prima la storia di Lucrezia, personaggio già tratta­ to da Tito Livio, da sant'Agostino29 , ma soprattutto, più vicino a lei, da Jean de Meun nel Roman de la Rose e da Boccaccio nel De Claris Mulieribus, fonte principale della Città delle Dame. Lucrezia, nobile romana, viene corteggiata con insistenza dal figlio del re, Tarquinio l'Orgoglioso che, quando si accor­ ge che a nulla valgono le lusinghe e i doni, la aggredisce. Dopo essere stata violentata da Tarquinio, Lucrezia sceglie il suicidio, ma il suo gesto risulta determinante per il bene della comunità, poiché spinge il popolo di Roma a ribellarsi contro il tiranno e, soprattutto, e questa è la fondamentale innova­ zione introdotta da Christine, a emanare una legge «que homme mouroit pour prendre femme a force, laquelle loy est convenable, juste et sainte» (che condannava a morte chiunque violentasse una donna; questa è una pena legit­ tima, giusta e santa, pp. 330-1) . La regina dei Gàlati si comporta diversamen­ te, scegliendo la vendetta; fatta prigioniera dai Romani insieme al marito, viene violentata dal comandante dell'esercito, che si era invaghito di lei, senza ottenerne i favori. Diversamente che in Boccaccio, dove è un servo a compie­ re la vendetta, qui è la donna che agisce, esempio tra tanti altri di riscrittura della tradizione3 0 : «la dame, qui fu saisie d'un coutel, le frapa en la gorge et l'occist. Et en prist le chief et sanz nul encombrier le porta a son mari et lui dist tout le fait et comment la vengeance en avoit prise» (la dama, che si era impadronita di un coltello, lo colpì alla gola, uccidendolo. Gli tagliò la testa, e senza difficoltà la portò al marito, a cui raccontò l'accaduto e come aveva

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preso la sua vendetta, Città, pp. 332 e 333). L'esempio che segue è quello delle mogli dei Sicambri sconfitti che, ben consapevoli di far parte del bottino di guerra - triste abitudine che, come sappiamo, è ben lontano dall'essere pas­ sata di moda -, «car bien savoient que selon l'usage de guerre, toutes seroient efforciees» (sapevano bene che secondo l'usanza della guerra sarebbero state tutte stuprate; pp. 332-3) decidono piuttosto di combattere e morire; ancora, le bellissime figlie del signore che governava una città della Lombardia, cadu­ ta in mano nemica, decidono di agire d'astuzia: «prindrent char de poucins crue et la mirent en leur sains. Si fu tantost corrompue par la chaleur, dont il advint que quant ilz en cuidierent a approcher et il sentirent la pueur tantost les laisserent aler, en disant, "Dieux, que ces Lombardes puent ! " . Mais celle puantise les rendi tres odorans ! » (presero della carne di pollo cruda e se la misero tra i seni. Presto il caldo la fece imputridire, così successe che quando i vincitori vollero awicinarsi, e sentirono la puzza, le allontanarono subito dicendo: "Dio, quanto puzzano queste lombarde ! ". Ma quella pestilenza emanava un grande profumo; pp. 334-5) 31 • Di abusi e di violenza si parla anche nel Terzo Libro, dedicato alle storie di martiri e sante, racconti agiografici tratti in gran parte dallo Speculum Historiale di Vincent de Beauvais e dalla Leggenda Aurea di Jacopo da Vara­ gine. Si tratta di racconti impressionanti per il contrasto tra la brutalità maschile e la tenerezza delle fanciulle, fragili nel corpo e fortissime nell'ani­ mo. In una successione ossessiva, alla ferocia dei padri di queste donne desti­ nate alla santità attraverso il martirio si sovrappone la crudeltà dei tiranni, la cui ostinazione ha origine proprio in un desiderio sessuale frustrato, come nell'esempio di santa Caterina: Le tirant Maxence, qui moult convoitoit la benoite Katherine pour sa beauté, la print moult a blandir affin que il la tournast a sa voulenté. Mais quant il vid que riens ne lui valoit, il se tourna aux menaces et puis aux tourmens (Il tiranno Massenzio, che ardeva di desiderio per la benedetta Caterina a causa della sua bellezza, cominciò a blandirla, per piegarla alla sua volontà. Ma quando vide che non c'era nulla da fare, passò alle minacce, poi ai tormenti; Città, III, III , pp. 436-7) .

Santa Cristina, la cui storia, centrale nel Terzo Libro della Città, autorizza la voce poetica di Christine3 2 - entrambe portano iscritto nel loro nome quello di Cristo -, voce irriducibile, anche quando le tagliano la lingua, viene tortu­ rata prima dal padre, «tirant que je ne doy appeller pere» (tiranno, che non devo chiamare padre, III, X, pp. 464-5), «tirant sanz pitié» (tiranno senza pietà), poi dai giudici. Dopo una serie infinita di tormenti, che non possono nulla su di lei, poiché assistita dagli angeli e da Cristo che le donano un'in­ vincibile forza interiore, il giudice di turno compie l'ennesimo atto crudele, scatenando la ribellione nelle altre donne: Et quant le felon juge, ayré, vit que ce riens ne lui valoit, la fist pendre per les cheveulx que elle avoit loncs et blons camme or en la piace devant tous. Environ elle acouru-

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rent les femmes qui, plourant, par grant pitié de veoir une tele tendre enfancellette ainsi tourmenter, si cryoyent au juge, en disant: «Cruel felon, plus que beste sauvage, comment peut avoir conceu en cuer d'omme tant de cruaulté contre pucelle tant belle et si tendre?». Et toutes lui vouloient courir sus, adone ot le juge paour (Quando il giudice fellone pieno di collera vide che non e'era nulla da fare, la fece appendere per i capelli, che lei aveva lunghi e biondi come l'oro, nella piazza, davan­ ti a tutti. Le donne accorsero intorno a lei, piangendo di pietà nel vedere una così tene­ ra fanciulla torturata a quel modo; e gridavano al giudice: «Fellone crudele, peggio di una belva! Come può un cuore umano aver concepito tanta crudeltà contro una fan­ ciulla così tenera e bella?». E tutte volevano gettarsi su di lui. Allora il giudice si spa­ ventò; Città, III, X, pp. 466-7).

L'alleanza tra donne, in questo scorcio di comunità femminile che reagisce, è l'unica possibilità di resistenza all'ingiustizia, sembra dirci Christine in un messaggio che a distanza di tanto tempo mantiene tutto il suo valore, e rende la sua scrittura più che mai attuale. Note 1. C. Frugoni, Una lontana città, Einaudi, Torino 1983, p. n. 2. E. J. Richards, Christine de Pizan: la libertà della città e delle dame, in "Medioevo Romanzo", 24, 2000, pp. 114-26. 3. L. J. Walters, La réecriture de Saint Augustin par Christine de Pizan: de la "Cité de Dieu" à la "Cité des Dames'', in Au champ des escriptures, II'f Colloque International sur Chri­ stine de Pizan (Lausanne, 18-22 juillet 1998) , études réunies et publiées par E. Hicks, D. Gonzales et P. Simon, Champion, Paris 2000, pp. 197-215. 4. Si veda N. Margolis, Christine de Pizan: the poetess as historian, in "Journal of the History of Ideas", 47, 1986, pp. 361-75 e Mid-lzfe Crises and Generic Mutations: Between History and Poetry with ]ean Froissart and Christine de Pizan, in Contexts and Continuities: Proceedings of the IVth International Colloquium on Christine de Pizan published in honour of Li/zane Dulac (Glasgow, 21-27 luglio 2000) , edited by A. J. Kennedy, R. Brown-Grant, J. C. Laidlaw, C. M. Miiller, University of Glasgow Press, Glasgow 2002, pp. 561-73. 5. Jean Le Fèvre de Resson, Les Lamentations de Matheolus et Le Livre de Leesce, édi­ tion critique par A. G. Van Hamel, Paris 1892. 6. Sull'influenza di Boezio: G. M. Cropp, Boèce et Christine de Pizan, in "Le Moyen Age", 87, 1981, pp. 387-417; L. Walters, Boethius and the triple ending of the "Cent Balades", in "French Studies", 50, 1996, pp. 129-35; A. Paupert, Christine et Boèce. De la lecture à l'é­ criture, de la réécriture à l'écriture de moi, in Contexts and Continuities, cit., pp. 645-62. 7 . Christine de Pizan, La Città delle Dame, a cura di P. Caraffi, edizione del testo ori­ ginale a fronte a cura di J. Richards, Luni, Milano-Trento 19982 ; nelle citazioni che seguo­ no, abbreviata con Città. 8. Si veda Le Débat sur le "Roman de la Rose", édition critique, introduction et notes par E. Hicks, Champion, Paris 1996 (1 ed. 1977). 9. A. Jeanroy, Boccace et Christine de Pizan: le "De Claris Mulieribus" principale sour­ ce du Livre de la "Cité des Dames'', in "Romania", 48, 1922, pp. 93-105; C. Bozzolo, Il "Deca­ meron" come fonte del "Livre de la Cité des Dames", in Miscellanea di Studi e Ricerche sul Quattrocento francese, a cura di F. Simone, Giappichelli, Torino 1967, pp. 3-24; P. Philippy, Establishing Authority: Boccaccio's "De Claris Mulieribus" and Christine de Pizan's "Livre de la Cité des Dames'', in "Romanic Review", 77, 1986, pp. 167-93; K. Brownlee, Il "Decameron" di Boccaccio e Christine de Pizan, in "Studi sul Boccaccio", 20, 1991-92, pp. 233-51.

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10. Le Débat sur le "Roman de la Rose,,, cit., p. 100: La responce maistre Pierre Col aux deux traitiés precedens. II. G. Lanson, Histoire de la littérature /rançaise, Hachette, Paris 1952 (1 ed. 1894), pp. 166-7. Su questo aspetto, delle belle pagine in M. Le Dceuff, Le sexe du savoir, Flammarion, Paris 1998. 12. Guillaume de Lorris et Jean de Meun, Le Roman de la Rose, édition, traduction, présentation et notes par A. Strube!, Le Livre de Poche (Lettres Gothiques), Paris 1992. 13. Si veda per esempio C. Frugoni, La donna nelle immagini, la donna immaginata, in G. Duby, M. Perrot, Storia delle donne. Il Medioevo, Laterza, Roma-Bari 1990, pp. 424-57 e C. Grossinger, Picturing women in late Medieval and Renaissance art, Manchester Univer­ sity Press, Manchester 1997. 14. Si vedaJ. Cerquiglini-Toulet, La couleur de la mélancolie. La/réquentation des livres au XIV siècle. I300-I4I5, Hatier, Paris 1993. 15. M. Quilligan, The Allegory o/ Female Authority. Christine de Pizan's "Cité des Dames'', Cornell University Press, lthaca-London 1991, a p. 54: «T here is a hint in this posture that Christine is subtly recalling the well established tradition of the Annunciation to organize this moment of female inspiration... ». 16. J. Cerquiglini-Toulet così commenta questa scena: «Elle joue avec le sacré. Dans un orgueil humble, elle se met à la piace de la Vierge qui, elle aussi, dans les scènes d'annon­ ciation, est très souvent représentée un livre, Le Livre plutot, à la main. Elle reçoit dans son giron, le mot est fondamenta! qui annonce la future maternité, une lumière venue du ciel [ ... ] L'engendrement du livre se substitue à l'engendrement du Christ. Nouvelle concep­ tion de l'écrivain, orgueil nouveau de ce dernier», in J. Cerquiglini-Toulet, La couleur de la mélancolie, cit., p. 77. Si veda anche Women and the book. Assessing the visual evidence, edi­ ted by J. H. M. Taylor and L. Smith, The British Library Studies in Medieval Culture, Lon­ don 1997. 17. Christine de Pizan, Epistre au Dieu d'Amours, in Oeuvres Poétiques de Christine de Pisan, éd. M. Roy, Didot, Paris 1886, vv. 417-422. J. Blanchard, Christine de Pizan: tradition, expérience et traduction, in "Roma. " 18. Cfr. ma , III, 1990, pp. 200-35. 19. Si veda M. Zimmermann, Utopie et lieu de la mémoire /éminine, in Au champ des escriptures, cit., pp. 561-78. 20. Agostino, La Città di Dio, trad. a cura di C. Carena, Einaudi, Torino 1992, p. 350. 21. Dante, Commedia, Inferno, V, 52-60: «"La prima di color di cui novelle / tu vuo' saper", mi disse quelli allotta, / "fu imperadrice di molte favelle. / A vizio di lussuria fu sì rotta, / che libito fé licito in sua legge, / per tòrre il biasmo in che era condotta. / Ell'è Semi­ ramis, di cui si legge / che succedette a Nino e fu sua sposa: / tenne la terra che 'I Soldan corregge" ». 22. Boccaccio, De claris mulieribus, II, De Semiramide regina Assyriorum. 23. Per un confronto della figura di Semiramide nella Cité des Dames di Christine de Pizan e nel De Mulieribus Claris di Boccaccio si veda lo studio di L. Dulac, Un mythe didac­ tique chez Christine de Pizan: Sémiramis où la veuve héroique, in Mélanges de Philologie Romane o/ferts à Charles Camproux, C.E.O., Montpellier 1978, pp. 316-31. 24. Richards, Christine de Pizan: la libertà della città e delle dame, cit. 25. M. A. C. Case, Christine de Pizan and the Authority o/ Experience, in M. Desmond (ed.), Christine de Pizan and the Categories o/ Di/ference, University of Minnesota Press, Minneapolis-London 1998, pp. 71-87. 26. Ho affrontato questo aspetto in Silences des femmes et cruauté des hommes: Chri­ stine de Pizan et Boccaccio, in Contexts and Continuities, cit., pp. 175-86. 27. Cfr. D. Wolfthal, "Douleur sur toutes autres,,. Revisualizing the Rape Script in the "Epistre Othea ,, and the "Cité des Dames,,, in Christine de Pizan and the Categories o/Dzffe­ rence, cit., pp. 41-70; della stessa autrice si veda anche Images o/ Rape. The 'Heroic' Tradi­ tion and its Alternatives, Cambridge University Press, New York 1999. 28. Alcuni "classici" sul tema: S. Brownmiller, Contro la nostra volontà, Bompiani,

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Milano 1976; L. Scarsella, Dovere di stupro, Datanews, Roma 1992; La violenza sessuale nella storia, a cura di A. Corbin, Laterza, Roma-Bari 1993. 29. Cfr. Walters, La réécriture de Saint Augustin par Christine de Pizan, cit. 30. M. Quilligan, Allegory and the textual body: Female Authority in Christine de Pizan's "Livre de la Cité des Dames'', in "Romanic Review", 79 , 1988, pp. 222-48, e The Allegory o/ Female Authority, cit.; P. A. Phillippy, Establishing Authority: Boccaccio's "De Claris Mulie­ ribus" and Christine de Pizan's "Le Livre de la Cité des Dames", cit.; A. Jeanroy, Boccace et Christine de Pizan: le "De Claris Mulieribus" principale source du "Livre de la Cité des Dames", cit.; C. Bozzolo, Il "Decameron" come fonte del "Livre de la Cité des Dames", in Miscellanea di Studi e Ricerche sul Quattrocento Francese, cit., pp. 3-24; Brownlee, Il "Deca­ meron" di Boccaccio e Christine de Pizan, cit.; P. Caraffi, Autorità Femminile e Ri-scrittura della Tradizione: "La Cité des Dames' di Christine de Pizan", in Tradizione letteraria, inizia­ zione, genealogia, a cura di C. Donà e M. Mancini, Luni, Milano 1998, pp. 63-81. 31. Sulle strategie di difesa dalla violenza, ivi compresa l'automutilazione, si veda J. Tibbetts Schulenburg, The Heroics o/ Virginity. Brides o/ Christ and Sacrz/icial Mutilation, in Women in the Middle Ages and the Renaissance: Literary and Historical Perspectives, edi­ ted by M. B. Rose, Syracuse 1986, pp. 29-72. Desidero segnalare che a Bologna è nata l'As­ sociazione di Donne per la Città "Christine de Pizan", il cui obiettivo è proprio quello di restituire alle donne una città in cui ci si possa muovere senza avere paura. 32. Cfr. K. Brownlee, Martyrdom and the female voice: Saint Christine in the "Livre de la Cité des Dames", in R. Blumenfeld-Kosinski, T. Szell, Images o/ Sainthood in Medieval Europe, Cornell University Press, Ithaca-New York 1991, pp. 115-35.

La scrittrice della memoria�•: di Margarete Zimmermann

Dagli anni Ottanta del XX secolo e soprattutto dopo le numerose traduzio­ ni della sua Cité des Dames 1 , Christine occupa uno spazio importante nella memoria collettiva europea, come figura emblematica di un Medioevo al fem­ minile. Tuttavia, in Italia, la sua presenza sembra ancora piuttosto scarsa, malgrado Patrizia Caraffi, che l'ha "rimpatriata" con la sua recente traduzio­ ne della Cité des Dames. Questa marginalità di Christine nel suo paese d'ori­ gine sorprende perché lei ha sempre sottolineato le sue radici culturali. Un solo esempio: nel trattato sull'arte della guerra, Le livre des /ais d'armes et de chevalerie (1410 ca. ), l'alter ego della scrittrice chiede aiuto a Minerva e le si rivolge con queste parole: 1.

en tant te plaise me estre favorable que je puis estre aucunement consonnante a la nacion dont tu fus, en ce que comme adone fust nommé la Grant Grece le pais d'oul­ tre les Alpes qui ores est dit Puille et Calabre en ltalie ou tu nasquis, et je suis comme toy femme ytalienne2 • (in questo ti piaccia accordarmi il tuo favore, affinché io possa essere in sintonia con il paese delle tue origini, in quelle regioni d'oltralpe che un tempo vennero chiamate Magna Grecia e ora Puglia e Calabria, dove tu sei nata, e io come te sono una donna italiana).

Minerva non è l'unica /emme ytalienne a cui Christine de Pizan fa riferimen­ to: le Sibille, le donne dell'antichità romana e le grandi figure femminili del Decameron di Boccaccio, come Lisabetta, Ghismonda, Griselda, la figlia di Tancredi e molte altre ancora, sono i segni di una forte influenza culturale della sua prima patria. Se si cambia prospettiva e si passa sul piano storico per chiedersi qual è il suo posto negli archivi della memoria in Italia - per esempio nei cataloghi della Querelle des /emmes, nelle enciclopedie e nelle storie della letteratura -, la sua posizione è piuttosto precaria. Ciò è tanto più sorprendente se consi­ deriamo i celebri trattati della Querelle des /emmes italiana, quelli di Mode­ rata Fonte, Lucrezia Marinella, o le voci di Angela Tarabotti o di Laura Ter­ racina, voci beffarde, ironiche, indignate o addirittura infuriate. Seguendo i *

Traduzione di Patrizia Caraffi.

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loro argomenti spesso così vicini a quelli sviluppati da Christine, guardando i loro cataloghi di "donne forti", ci si chiede perché queste autrici non citasse­ ro Christine de Pizan, perché non si appoggiassero sul lavoro compiuto da questa grande sorella maggiore, veneziana di nascita, così vicina a queste voci del Cinque-Seicento. Esistono tuttavia delle tracce, e una delle prime, scoperta recentemente da Gianni Mombello, rinvia al Cinquecento e all'Arte del Rimare (1572) del modenese Giovanni Maria Barbieri, che cita l'autrice e suo figlio Jean3 . Una traccia forse più interessante si trova nel Theatro delle donne letterate con un breve discorso della preminenza e per/ettione del sesso donnesco di Francesco Agostino della Chiesa, pubblicato nel 1620, dove si intende ricordare «alcune valorose signore, le quali con la penna, & inchiostro si sono rese degne d'im­ mortal gloria»4 ed è dedicato a Margherita di Savoia, duchessa di Mantova. Tra gli esempi di «perfettione de sesso donnesco» leggiamo sotto la voce Di Christina Pisana. I409: Christina Pisana fù molto eccellente, e singolare nella prosa, e compose molti libri, e frà gl' altri uno intitolato la Città delle donne, nel quale fà memoria di molte donne illustri, e famose in virtù; e dottamente prova l'eccellenza del sesso femminile, & acu­ tamente risponde alle obiettioni, e calonnie de gli nemici di quello, & indi forma una compita donna, con tutte quelle virtù, e buone parti, che in una gran signora si puono desiderare, & questo fu stampato in Parigi nel 1536 in lingua Francese. Et ne scrisse un'altro intitolato le Chemin de long estude, qual dedicò a Carlo VI, Rè di Francia 5 . Nella grafia del nome possiamo notare già una certa confusione tra "Pisa" e "Pizzano" , che si protrarrà in seguito, rendendo la presenza di Christine più incerta. Nei secoli successivi l'autrice è ancora presente in scrittori come Tiraboschi e Fantuzzi6 , ma nel XIX secolo le informazioni su di lei sono fram­ mentarie e in Italia viene mostrato poco interesse per Christine de Pizan, come testimonia anche il Prospetto biografico delle donne italiane di Ginevra Canonici Fachini (1824), da cui si possono ricavare le seguenti informazioni: PIZZANO (da), Cristina, di Bologna. N. 1363. M. 1441. Naque in Venezia, e nell'età di anni 5 fu trasportata dal padre in Francia, dove sposò Stefano Castel gentiluomo di Piccardia. Fu erudita nella storia generale e nelle lingue Greca e Latina. Rimasta vedova nella età di 25 anni ebbe a sostenere amare vicende dagli eredi del marito, e mortogli il padre, già astronomo di Carlo V, priva restò di ogni umano appoggio, ed alle lettere dedicossi interamente. Scrisse in verso li cento Anni di Troja, e la strada di lunga estensione. In prosa scrisse la Vita di Carlo V ad istanza di Filippo il Buono; ed è questa l'opera che più d' o­ gni altra la commenda. Lasciò manoscritta un Tesoro della città delle Dame, opera piena d'istorica erudizione. Le sue opere tutte sono scritte in francese7. I dati biografici e anche i titoli delle opere cominciano a essere pieni di erro­ ri e la sua biografia viene presentata sotto una luce tragico-romantica, ten­ denza che si accentua nell'opera didattica di Eugenio Comba Donne illustri italiane proposte ad esempio alle Giovinette del 18878 .

LA SCRITTRICE DELLA MEMORIA

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Questo modo di presentare Christine de Pizan innanzitutto come vedova addolorata e madre esemplare, secondo la sensibilità ottocentesca, sarebbe cambiato solo con il primo femminismo9 • Nel 1913 Dora Melegari, scrittrice d'o­ rigine italiana e come Christine de Pizan esiliata in Francia10 , le dedica un lungo ritratto nel suo libro Àmes et visages de /emmes. Les victorieuses. Nello stile delle opere impegnate dell'epoca, l'autrice medievale è presentata come «une femme d'esprit et de courage [qui] prit en main la cause de ses sreurs avec un élan, une suite, une ardeur qu' aucune féministe d' aujourd'hui ne dépasse et permettent de la classer parmi les victorieuses»11 • Inoltre Christine de Pizan è collocata all'interno di un contesto che, anche se con tratti di positivismo alla Taine ("razza" e "luogo"), sottolinea per la prima volta in modo molto chiaro l'influenza della cultura italiana sul suo pensiero e sulla sua scrittura: ltalienne de race, et élevée par un père savant, qui était en relation avec les principaux écrivains de son pays, cette féministe d'avant la lettre fut nourrie de l'ceuvre de Dante et apprit par cceur les sonnets de Pétrarque, peut-etre meme le vit-elle, tout enfant, à Venise, dans la maison paternelle? Sans doute, aussi, elle avait entendu parler de sain­ te Catherine de Sienne, de ses étonnantes visions et de l'influence que la jeune sainte, sa compatriote, exerçait sur les ames et les événements de son temps. [ ...] De grandes figures de femmes meublaient clone l'imagination de Christine de Pisan: Béatrice, que Dante, au lieu de l'en ex dure, plaçait au sommet du Paradis, Laure, dont Pétrarque a chanté [ ...] l'exquise femminilité. [ ... ] La lecture de Brunetto Latini, de Cecco d'A­ scoli et surtout celle de Boccace, eurent une influence sur la mentalité de Christine. [ ...] Par ses origines italiennes, sa culture plus variée, et son éducation plus libre, le formalisme lui était étranger et elle ne fut pas arretée dans son ceuvre par les préoc­ cupation secondaires. [ .. .] Christine représente vraiment l'Italienne en France: en elle, se trouvent réunis le génie de la race et celui du milieu où elle vécut12 •

L'approccio di Dora Melegari ci interessa qui per la sua duplice interpretazio­ ne di Christine de Pizan, intellettuale dall'esperienza multiculturale e figura fondatrice del femminismo moderno. La vita di Christine diventa per la sua compatriota degli inizi del XX secolo specchio della sua stessa esistenza e nello stesso tempo Melegari cerca di reintegrare la scrittrice medievale nell'immagi­ nario e nella memoria delle donne dei tempi moderni. Come Christine de Pizan, Dora Melegari è estremamente cosciente dell'importanza di una memo­ ria specificamente femminile e, come Christine, sottolinea la necessità di rivol­ gersi alla storia per creare un altro immaginario del femminile. Ma ora osserviamo più da vicino come Christine agisce in quanto "archi­ tetto della memoria" 13 , abile artefice della sua stessa memoria e di quella degli altri - dei suoi committenti, di suo padre e dei suoi contemporanei - e come riuscì a trasmettere questa memoria alle generazioni successive. La memoria in quanto fenomeno socio-culturale estremamente complesso costituisce attualmente uno dei grandi paradigmi dei cultura! studies ed è al centro di un gran numero di dibattiti politici in Europa14 . Benché questo argo­ mento sia ampiamente trattato nell'opera di Christine de Pizan, la sua voce

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stranamente non compare all'interno di queste ricerche che ci sembrano, per la quasi totale assenza dello studio di figure femminili, ingiustamente mono­ cordi1 5. Per cercare di rimediare a questo squilibrio e per valutare meglio il contributo di Christine a questi discorsi abbozzerò le riflessioni che seguono. Osserviamo innanzitutto, anche se in modo ancora molto generale, come questa tematica viene trattata dalla nostra autrice, precisando che ciò di cui ci occuperemo qui non sarà la nozione di memoria o ars memoranda che Fran­ ces Yates ha analizzato magistralmente16. Contrariamente all'ars memoriae, fenomeno della retorica che risale all'Antichità, la memoria comprende le cul­ ture di ogni epoca ed è un fenomeno sia individuale che sociale, basato sul rapporto dialettico tra individuo e società. Nell'introduzione all'Epistre Othea - opera di memoria nei due sensi del termine, sia in quello della retorica sia in quello di una comprensione più vasta della memoria - Christine de Pizan si rivolge a Luigi d'Orléans e intrec­ cia la memoria di due figure paterne: quella di Carlo, padre del suo commit­ tente, e quella di «Maistre Thomas de Pizan, autrement I de Boulogne fu dit et surnommé, / qui sollempnel clerc estoit renommé . . . »17 (Maestro Thomas de Pizan, soprannominato e detto anche da Bologna, famoso per essere un grande intellettuale). Christine compie in questo modo un atto di memoria per eccellenza, un atto presente con varianti in tutta la sua opera, proponen­ dosi qui artefice e protettrice della memoria degli altri, del padre Tommaso, del defunto re e dei suoi committenti. A volte si serve anche della promessa di conservazione nella memoria degli altri come di un'esca; per esempio nelle parole rivolte a Isabella di Baviera nell'Epistre à la Royne, quando cerca di attirarne l'attenzione sul suo progetto di pace: Le tiers bien, qui ne fait a desprisier, c'est qu'en perpetuelle memoire de vous ramen­ teue, recommandée et louée es croniques et nobles gestes de France doublement couronnée de honneur seriez avec l'amour, graces, presens et humbles grans merciz de voz loyaulz subgiez18 • (Il terzo vantaggio, da non disprezzare, è che sarete rammentata, citata e lodata, per vostra memoria eterna, nelle cronache delle nobili gesta di Francia, e sarete doppia­ mente incoronata di onore, con l'amore, la gratitudine, i sentiti, umili e grandi ringra­ ziamenti dei vostri leali sudditi).

Allo stesso tempo, Christine costruisce attivamente la sua stessa memoria di autrice, da una parte con la scrittura, attraverso i numerosi «Je, Christine» inseriti nelle sue opere, dall'altra, servendosi molto abilmente dell'immagine - nelle numerose miniature che la rappresentano in solitudine nel suo estude, o nell'atto di offrire uno dei suoi manoscritti a un committente - come ausi­ lio, a un livello immediato, della scrittura e in una prospettiva più ampia della sua stessa memoria19 . Christine costruisce così la propria Bildgediichtnis (memoria visiva), unica nel suo tempo, in cui nessuna donna laica dispone di un tale ventaglio di rappresentazioni iconografiche. Grazie all'attenzione con cui costruisce la sua presenza nelle miniature, ci sono pervenuti numerosi

LA SCRITTRICE DELLA MEMORIA

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autoritratti, fatto estremamente raro in una scrittrice vissuta prima del 1 600 , di cui spesso è disponibile solo una scarsa documentazione iconografica, che nella maggioranza dei casi manca completamente. Allo scarso numero di immagini corrisponde per lo più una precaria presenza negli archivi della memoria collettiva20 • Invece, ciò che sorprende in Christine è la sua forte pre­ senza nella memoria culturale del XX secolo, e la sua popolarità in quanto «first lady of the Middle Ages» 21 , una popolarità che si manifesta anche nei media della cultura popolare ( calendari, cartoline, adesivi con il suo celebre ritratto), e che prova che la sua strategia è pienamente riuscita. Soffermiamoci un istante sulla nozione di memoria, che rinvia a un'infi­ nità di fenomeni in ogni cultura e in tutte le epoche. Per ciò che riguarda il Medioevo, è necessario constatare che «peu de mots du vocabulaire médiéval possèdent un éventail de sens aussi large que memoria. Sous ses nombreuses formes, la memoria était au coeur du christianisme, à travers son injonction eucharistique: Faites cela en mémoire de moi»22 • Poiché si tratta, secondo Jac­ ques Le Goff, di una «nozione-incrocio» 23 , non solo delle discipline di oggi, ma del pensiero medievale nella sua essenza - e si potrebbe anche pensare alla maggior parte della cultura medievale come a una cultura della memoria - è indispensabile delimitare bene il campo della nostra ricerca. L'origine di un'idea più ampia di memoria risale ad Agostino, soprattutto alla filosofia del tempo nelle Con/essioni 24, dove la memoria è considerata un praesens de praeteritis, come la "presenza del passato". Agostino ritiene che il tempo sia un fenomeno a tre dimensioni: la memoria e il futuro costituiscono il presente e la sua forza, in questo contesto, risiede nel fatto «d'avoir lié l'analy­ se de la mémoire à celle du temps»25 • Allo stesso tempo, le Confessioni stesse sono un atto di memoria, poiché l'autore «ha concepito il suo libro come un monumento alla memoria dei suoi genitori, soprattutto della madre, paragona­ bile a un monumento funebre ma, contrariamente a questo, indistruttibile»26 • Vedremo ora che Christine si prefigge uno scopo analogo nel suo libro dedica­ to a Carlo V. In questa esplorazione nel paese della memoria in Christine, si trat­ terà di un'idea di memoria come attività individuale e sociale attraverso la quale si costituiscono i gruppi sociali e l'immagine che essi hanno di loro stessi. La memoria culturale (kulturelle Gedà'chtnis), termine introdotto nel dibattito dall'egittologo J an Assmann, opera a sua volta una scelta nel passa­ to e costruisce delle figure simboliche intorno a cui il ricordo si cristallizza. Essa è uno strumento di potere simbolico nelle mani di specialisti, definiti in modo diverso, secondo le culture e le epoche: preti, sciamani, chierici, saggi, artisti, professori ecc. 27 . Le donne partecipano di rado a questo processo, le cui vie principali possono essere canti, testi sacri, riti di commemorazione; nell'ambito della storia letteraria, il canone diffuso per esempio attraverso i manuali è una via importante per la costruzione di questa parte della memo­ ria culturale. Per precisare, le osservazioni di Aleida Assmann: La memoria culturale ha un'origine antropologica nella memoria dei morti. Questa consiste nell'obbligo per i parenti di mantenere il nome dei loro morti e di trasmetterli

MARGARETE ZIMMERMANN

ai posteri. La memoria dei morti ha una dimensione religiosa e una dimensione laica che si possono riassumere contrapponendo pietas a fama. [ . . . ] La fama è una forma secolare di eternizzazione di sé che assomiglia molto a una messa in scena28 • Faccio riferimento anche ai lavori di Friedrich Ohly che per primo ha riflet­ tuto sulla letteratura come medium e tabernacolo della memoria2 9 • Egli consi­ dera la preoccupazione che ogni artista ha di creare e di modellare la memo­ ria di sé tramite le proprie opere come fonte di creazione artistica e «manife­ stazione di un desiderio proprio dell'essere umano: lasciare ai posteri qualco­ sa che gli sopravviva e che garantisca la sua sopravvivenza nella memoria degli altri» 3 0 . Ohly ha anche studiato come nel Medioevo gli scrittori, per esempio Goffredo di Strasburgo o Dante, concepiscono le loro opere come vaste costruzioni commemorative. Nell'opera di Christine è innegabile il ruolo centrale della memoria, ciò che non stupisce in un'autrice che nella Mutacion de Fortune descrive se stes­ sa come qualcuno con un «noble chappel de grant pris» (un nobile e prezio­ so cappello; v. 537), ornato di pietre preziose, di cui la più importante e bel­ lissima, «de grant beauté» (di grande bellezza; v. 622), «est Memoire appel­ lee» (è chiamata Memoria; v. 629) 31 • In effetti, tutta la Mutacion de Fortune può essere letta come una lotta tra due forze antagoniste, quella del continuo cambiamento e dell'instabilità, Fortune, e quella dell'immutabilità, Memoria. Christine, dopo aver constatato e lamentato i danni causati dalla Fortuna nel corso della storia dell'umanità, cerca di controbilanciare questa forza distrut­ trice con la sua scrittura, che costituisce un atto di memoria. In questo senso, la Mutacion de Fortune è strettamente legata alla Cité des Dames che, grazie alle sue fondamenta "memoriali", è una costruzione al riparo del tempo. Dobbiamo limitare il nostro approccio al /atto sociale totale della memo­ ria e per questo propongo un'analisi di tre aspetti che riassumono le idee essenziali di Christine in proposito: a) «Ay ez memoire de moy . . . » (Conservate il ricordo di me . . . ): l'autrice nella memoria dei lettori e la costruzione della propria fama nel futuro. b) «Ramentevoir le bel ordre des bons et bien renommez trespassez» (ram­ mentare la nobiltà e la fama di chi non è più): la storiografia come una forma di memoria e di memorizzazione, in parte con la memoria dei morti attraver­ so la preghiera. L'opera centrale in questo contesto è Le Livre des /ais et bon­ nes meurs du sage roy Charles V. e) «Sera ta cité tres belle sans pareille et perpetuelle duree au monde» (La tua città sarà bella senza pari e durerà in eterno): La Cité des Dames come archivio della memoria culturale delle donne ed elemento fondante di un'i­ dentità individuale collettiva "sessuata". 3. Il primo aspetto, «Ayez memoire de moy», una memoria liturgica e priva­ ta, completata in Christine dall'idea di tutela della sua memoria di autrice, ci riconduce alle origini di ogni richiesta di memoria formulata da un autore. Un atto che ci riporta alle comunità monastiche dove simili richieste sono con-

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suete tra confraternite differenti che si scambiano i loro "cataloghi della memoria" nei quali compaiono anche autori come Beda o Duns Scoto3 2 • In Christine troviamo questo tipo di richiesta alla fine delle sue opere, di cui darò due esempi. Il primo è tratto dal Livre du Corps de Policie (1406-07), il suo grande trattato di riforma sociale: Si suis venue, Dieux soit louez, au terme ou je tendoie, e'estoit que je treisse a fin ce present livre [ .. .] e'est a savoir de la policie qui s' entent par les princes, auxquelz requier humblement premierement le chief de tous, le roy de France, aprés les prin­ ces et tous ceulx de leur noble sane, que le diligent labour descriptures de l'umble leur creature Cristine, tant en ce present fait comme en ses autres ceuvres, telles que elles sont ou pourront estre, vuellent avoir agreable. [ ...] Encore