Cassandra, la vergine e l'indovina 0670452494, 0670476605

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Cassandra, la vergine e l'indovina
 0670452494, 0670476605

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FILOLOGIA E CRITICA

COLLANA DIRETTA DA BRUNO GENTILI 88.

UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI URBINO CENTRO INTERNAZIONALE DI STUDI SULLA CULTURA GRECA ANTICA

SABINA MAZZOLDI

CASSANDRA, LA VERGINE E L'INDOVINA Identità di un personaggio da Omero all'Ellenismo

1 ISTITUTI EDITORIALI E POLIGRAFICI INTERNAZIONALI ®

PISA ROMA

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Volume pubblicato con il parziale contributo del Dipartimento di Linguistica, Letteratura e Scienza delle Comunicazioni dell'Università degli Studi di Verona.

Indice generale pag. 11

Premessa

13

lntrrJdlif(jone

13 16 19

25 26

1. 'Cassandra'

2. Essere donna:

nap9evi.a e IJ.avtei.a

3. Cassandra e gli dei

PAR1E PRIMA: Cassandra trap8évoç

La nap8evia

Capitolo primo 27

ILfAMOl:MANCATO

Capitolo set:rJntlo 31 31

CASSANDRA, AIACE E LO :SOANON DI ATENA

1. La tradizione letteraria

40

2. La tradizione figurativa

52

4. Forme cultuali legate al mito di Aiace e Cassandra e

46

52

58

61

3. Conclusioni alla

nap9evi.a violata

4.1. li tributo dei Locresi ad Atena Ilias

4.2. La prostituzione sacra a Locri Epizefiri

4.3. Il culto di Alessandra/Cassandra in Daunia

6

Cassandra, la vergine e l'indovina Capitolo te�

63 64

81 84

87

93 94

CASSANDRA E AGAMENNONE l. Le fonti letterarie 2. L'uccisione di Cassandra nelle fonti figurative 3. Culti di Cassandra e di Agamennone 4. Conclusioni

PARTE SECONDA: Cassandra J.Uivnç La pavreia tra veggenza e profe�a Capitolo primo

99

99 107

MANTEIA E fiAPE)ENIA: LA DIVINAZIONE FEMMINllE

1. Cassandra tra Pizia e Sibilla 2. Il dono della divinazione

Capitolo serondo

115

115 117 121 121 123 134 136 137 138 141 151

LA MANTEIA DI CASSANDRA NELLE FONTI LETfERARIE E FIGURATIVE l. Cassandra profetessa già in Omero? 2. I poemi del Ciclo 3. La lirica 3.1. Stesicoro 3.2. Pindaro 3.3. Bacchilide 4. La tragedia attica 4. 1. Sofocle: Laocoonte e Sinone 4.2. Euripide: Akssandro (e Ennio, Akxandery 4.2.1. Dall'Akssandro di Euripide 4.2.2. Dall'Akxanderdi Ennio

Indice unerak

164 165 169 170 171 176 177

7

4.2.3. Conclusioni 4.3. Riferimenti a Cassandra in altre tragedie euri­ pidee: Antiromat:a, Et:t�ba, Elettra, Ifigenia in Aulirle 5. La rappresentazione di Cassandra profetessa nelle fonti figurative 5.1. Cassandra profetessa sola o in episodi del mito non identificati 5.2. Cassandra e il riconoscimento di Alessandro/ Paride 5.3. Cassandra e l'arrivo di Alessandro/Paride ed Elena a Troia 5.4. Cassandra e l'introduzione del cavallo di legno in città

Capitolo terzo lE PROFEZIE DI CASSANDRA:

179 179 180 201 219 228 241 244 244 245 252 257 264

MODAliTÀ E LESSICO DEU.A DIVINAZIONE l. Cassandra tra Eschilo ed Euripide: dall'invasamento apollineo all'accesso bacchico 1.1. Cassandra nell'Agamennone di Eschilo 1.2. Modalità e lessico della divinazione nella Cassandra eschilea 1.3. Cassandra nelle Troiane di Euripide 1.4. Modalità e lessico della divinazione nella Cassandra euripidea 1.5. Cassandra tra Apollo e Dioniso: integrazione ed emarginazione 2. La profezia di Cassandra in età ellenistica: verso la letterarietà 2.1. L'Aierrantira di Licofrone 2.1.1. Il personaggio di Alessandra: l'isolamento di un profeta/narratore 2.1.2. Il contenuto della profezia 2.1.3. La modalità della divinazione 2.1.4. Il lessico della divinazione

8

270 270 280

CaJsandra, la mgint t l'indovina

2.2. Altre profezie ellenistiche di Cassandra 2.2.1. Un frammento di tragedia ellenistica 2.2.2. Cassandra� Oran�/a

285

.Appmdia: LESSICO MANTICO

291

BffiUOGRAF1A

319

INDia

321

India delle fontijigt�rative

331

India dei nomi mitir:i e delk rose notevoli

335

India deipassi disCIIssi

337

TAVOLEFOTOG�CHE

Ai miei genitori

Premessa

La figura di Cassandra indovina non creduta ha goduto di grande e ininterrotta fortuna nella cultura europea e l'uso, ancor oggi, del suo nome per antonomasia ne rappresenta la più viva testimonianza. Ma se lo

status

di profetessa è l'aspetto più caratterizzante, Cassandra

prima di tutto è donna e vergine, e come vergine promessa sposa compare nell'Iliade, la prima opera della cultura europea. Lo studio che qui presento è articolato in due parti, che corri­ spondono

ai due aspetti intorno ai quali ho imperniato la ricerca: la

verginità e la profezia. Scopo del lavoro non è fornire un repertorio delle fonti classiche, quale, ad esempio, è stato recentemente offerto dalla Neblung, ma studiare le valenze del personaggio attraverso un aprrofondimento fùologico e letterario di quelle testimonianze nelle quali la tipologia di Cassandra si definisce e si consolida, a partire da Omero fino alla letteratura ellenistica.

A Cassandra parthenos è dedicata la prima parte del lavoro, costruita

su tre percorsi: le nozze mancate, l'oltraggio di Aiace, la servitù sotto Agamennone, nell'ambito dei quali sono considerate anche le relative testimonianze cultuali. Cassandra

mantis

è l'oggetto della seconda parte, in cui il ruolo

profetico del personaggio è studiato non solo nell'ambito dei singoli contesti letterari, ma anche in relazione alla divinazione come feno­ meno religioso, storico e sociale. Nel primo capitolo la profezia di Cassandra è considerata dal punto di vista del genere, cioè in rap­ porto alla divinazione estatica femminile; nel secondo capitolo sono stati isolati gli interventi profetici, dei quali ho evidenziato la fun­ zione narrativa e/ o drammatica nelle singole fonti letterarie, esami­ nate in ordine cronologico; nel terzo capitolo l'approfondimento dei tre testi fondamentali per la profezia di Cassandra, Eschilo, l e

Troiane d i Euripide

e

l'Alessandra d i

l'Agamennone

di

Licofrone, h a condotto

ad una definizione delle modalità e del lessico della divinazione e ad

12

Cassandra, la ve'fine e l'indovina

una valutazione della diversa interpretazione della mantica stessa da parte degli autori. L'indagine della produzione figurativa ha contribuito in maniera significativa alla ricerca. Delle fonti figurative ho fornito un elenco che non ha la pretesa di essere esaustivo, ma soltanto di orientare sul materiale esistente attinente alle singole tematiche. Nelle tavole sono riprodotte alcune tra le opere più significative di cui si è trattato. L'appendice sul lessico mantico, che comprende i vocaboli più significativi impiegati da Cassandra

mantis

o in riferimento ad essa, è

stata concepita come strumento per indicizzame le occorrenze, valu­ tarne la frequenza e agevolare, tramite un sistema di rimandi al testo,

la consultazione dei passi dove il singolo termine è stato analizzato.

A questo studio ho potuto dedicarmi nel corso del dottorato di

ricerca e della borsa di post-dottorato presso l'Istituto di Filologia Classica dell'Università di Urbino. A Paola Angeli Bemardini, che ha seguito la ricerca in tutte le sue fasi fin dal suo primo concepimento, va innanzitutto la mia gratitudine, non solo per la fondamentale col­ laborazione e per i preziosi suggerimenti, ma anche per la disponibi­ lità e la partecipazione che l'hanno sempre contraddistinta, fino al completamento della stesura del libro. Desidero inoltre ringraziare Mario Cantilena, Pietro Giannini,

Franca Perusino e Roberto

Pretagostini per le loro critiche e i loro consigli relativi a varie se­ zioni del lavoro; Maria Colantonio per la revisione del testo per la stampa; gli amici e compagni di dottorato per aver condiviso in modi e tempi diversi gli entusiasmi e le difficoltà dei nostri studi. A mio marito Enrico sono grata per l'acribia critica con cui mi ha sostenuto, obbligandomi a una costante revisione. Un grazie particolare va a Bruno Gentili che ha incoraggiato il lavoro con il vivace interesse che lo caratterizza e ha accolto il libro nella collana da lui diretta. Sono, infine, riconoscente all'Università di Verona, dove mi trovo a fruire di un assegno di ricerca sotto la direzione scientifica di Guido Avezzù, per aver favorito la pubblicazione del volume.

Introdu!?fone

1. 'Ca.rsandra' "La persona non è pensabile senza nome... ma l'uomo ha nome solo nel caso che abbia personalità"1•

È

noto come nell'antichità l'an­

troponimo sia spesso, in particolare nella letteratura greca, "metafora dell'identità del suo portatore"e appaia come "una vera e propria fi­ gura retorica con una funzione narrativa precisa"; già i poemi ome­ rici testimoniano la coscienza delle "possibilità significanti dell'antro­ ponimo" e il ricorso a "giochi etimologizzanti"2• Attraverso etimolo­ gie o paraetimologie i Greci videro in molti nomi gli emblemi di qualità, disposizioni, vicende e destini di personaggi del mito: i lamenti di Aiace pene di Odisseo

(aiciçew), il contendere di Polinice (1toÀ.Ù veiKoç), le (òliupo�tat), il ruolo di 'reggitore' di Ettore (exetv),

tutti apparivano prefigurati nei rispettivi antroponimi. L'antropo­

nimo, dunque, fornisce spesso allo studioso un ideale punto di partenza nell'individuazione degli elementi che, di questi personaggi, furono sentiti come caratterizzanti. Il nome 'Cassandra' è attestato sia nelle fonti letterarie3 che in quel-

2 1 Hirzel1962 , 9-10. Sulla funzione dell'antroponimo di designare univocamente l'individuo nelb sua identità singolate cfr. anche Calatne1985, 27; Salvadore1987, 9. 2 Cfr. Calatnc1985; passi citati 28 c 37; inoltre: "nella poesia epica greca pronun­ ciare un nome proprio non significa solo designare un individuo (di finzione), ma vale anche qualche volta ad enunciare quello che si crede che esso sia" (32). Cfr. anche Salvadorc 1987,141 - 5; "nelb cultura greca arcaica l'idionimo è indissolubilmente le­ gato alla fisicità del personaggi o così chiamato costituendone l'ìmmaginc fonica" (37); "il nome di un eroe contemporaneamente e giustifica le vicende vissute ed è giustifi­ cato proprio da tali vicende in una unità inscindibile" (62-63). Sulle differenze tra la concezione c la funzione dell'antroponimo in ambito omerico e in epoca successiva cfr. ancora Salvadore1987, 53-56, 66. 3 In esse si assìstc ad una oscilbzione tra la forma Kaaav&pa presente, ad esempio, nelb maggior parte dei manoscritti di Pindaro, di Eschilo e di Euripide, c la forma Kaaaav&pa con geminazione di a, presente in quasi tutti i manoscritti dci testi omcrici (nella forma ionica Kaooav&p'1), nel P. O;,g. 1790 del l sec. a.C. (Ibyc. fr. S 151 Davies) c

14

Cassandra, la wrgine e l'indovina

le figurative4 fin dall'epoca arcaica. Il medesimo p ersonaggio si chiama 'Alessandra' nell'omonima opera di Licofrone, nome forse corrispondente all'assimilazione, operata in Laconia, tra una divinità appellata Alessandra e la figlia di Priamo5• In alcune tavolette rnicenee rinvenute a Pilo, inoltre, è attestato un antroponimo miceneo ke-sa­ da-ra, generalmente interpretato come /Kessandra/6. Del nome 'Cassandra' sono state proposte tre spiegazioni7• La prima, sulla scorta del doppio nome Paride/ Alessandro, posrula che 'Cassandra' sia un nome non greco e che 'Alessandra' ne sia la grecizzazione: entrambi i nomi della figlia di Priamo significherebbero "colei che respinge l'uomo"8. La seconda lega

KaaaavSpa alla radice *kad-, che si trova in KÉKOOJ!at: il nome avrebbe allora il

senso di "colei che si distingue tra gli uornini"9. La terza, più recente e articolata, parte dalla forma a vocalismo

-e-,

considerata quella originale, che riconduce a

in altre testimonianze. KAI:I:AN�PA si trova nella dedica di una targhetta in bronzo dd IV sec. a.C. ritrovata a Dodona (cfr. Carapanos 1878,I 196-99,II pl. XXII). 4 Sono attestate le forme KAl:I:AN�PA (in anello d'oro, New York, Metropolitan Mus. 53.11.2; Tab11ia 1/ia((J, Roma, Mus. Capit. 316; anfora a f. r. Cambridge, Corp. Chr. Coli.; fr. di cratere a volute a f. r., Malibu, Getty Mus. 79.AE.198; fr. di coppa in cera­ mica a rilievo, Elide, Mus.; fr. di anfora in ceramica a rilievo, Florina, Mus. 164; pisside attica a f. r., Londra, British Mus. E 773= UMC 1994 nn. 2, 36, 116, 126,172 a, 172 c, 205), KAI:ANAPA (in kantharos del Pittore di Eretria, Taranto, Mus. Naz. = LIMC 1994 n. 31), KA(I:I:AN]�IA (sic, probabilmente si tratta di un errore: I per P, in fr. di coppa in ceramica a rilievo= UMC 1994 n. 172 b), KAl:I:AXI�PA (sic, probabilmente si tratta di un errore: XI per N, in cratere apulo Ginevra, Mus. HR 44= UMC 1994 n. 26, cfr. tavola XXI), KATTAN�PA (in frr. di coppa a f. r., Malibu, Getty Mus. 83.AE.362, 84.AE.80,85.AE.385= UMC 1994 n. 104), KATANt.PA (in anfora a f. n., Berlino, Staad. Mus. F 1698 = LIMC 1994 n. 59), KATAAPA (in piatto a f. r. New Haven, Yale Univ. 1913-169= UMC 1994 n. 101}, KEI:ANAPA (in cratere a colonnette tardo corinzio, Parigi, Louvre E 638 = UMC 1994 n. 30), KEI:ANAPH (in anfora a collo a f. r.,Vienna,Mus. 724 (261)= UMC1994 n. 140). 5 Cfr. Hsch. s. v. Kaaaavl)pa· "AM:;av5pa Èv Amce:5atl'oviQ; Paus. 3, 19, 6; 3, 26, S. A questo proposito cfr. parte I, cap. III § 3. Secondo la testimonianza di Licofrone (Alex. 1126-40) esisteva un culto di Alessandra/Cassandra anche in Daunia; per que­ sto cfr. parte I, cap. II § 4.3. 6 PY Ea 828, Fg 368, Mn 1368.2.3. Si tratta tuttavia di registri di possessori di terre (Ea}, di registri di assegnazione di cereali e di prodotti agricoli (Fg) e di registrazioni tributarie (Mn). 7 Per una panoramica su antiche teorie a proposito dell'etimologia del nome di Cassandra e della sua origine cfr. Ledergerber 1951, 7-10. 8 Cfr. Blumenthal 1932, 286-87: egli sostiene che Kaaa- sia demente di origine illi­ rica e grecizzato poi, ma non definitivamente sostituito, con "A:I.e:;- (a:I.É;w = "respingo''). "AU!;w, però, può significare anche "proteggo": "A;I.e:!;av5pa, pertanto, po­ trebbe essere "colei che protegge gli uomini", come vogliono quanti vedono nell'Ales­ sandra di Amide Ili dea protettrice della città (cfr. parte I, cap. III n. 232). 9 Cfr. Hoffmann 1940, 52; Fraenkel 1950, 468 con bibliografiA; Camoy 1954, 344 e Camoy 1956, 103; Garcia-Rarnòn 1988-90,54-57.

lntrod11�one

15

una radice indoeuropea dal significato "parlare enfaticamente, fare annunci"10: KEaaavlìpa sarebbe pertanto "colei che parla in tono enfatico davanti agli uomi­ ni"; la forma a vocalismo -a-, comunque legata a KÉKOCJjJ.Ol, sarebbe la po­ steriore reinterpretazione di un nome non più comprensibile11• L'antroponimo, quindi, sembrerebbe ancora una volta riflettere gli aspetti del personaggio sentiti come caratterizzanti: la verginità intesa come rifiuto del maschio, la bellezza, e infine la profezia. Se l'aspetto della

verginità

sembra

effettivamente

trovare

'Alessandra' (rispondenza, peraltro, circoscritta

al

rispondenza

in

poema di Lico­

frone), le conclusioni concernenti 'Cassandra' appaiono affrettate.

Per quanto riguarda il significato della forma a vocalismo -a- ( < KÉKaCJjJ.al), esso è parso trovare riscontro nella Cassandra dei poemi omerici che si distin­ gue per la sua bellezza tra le figlie di Priamo (llpuijl.olo lhryatpciìv ellìoç cipiatl], Il. 1 3 , 365). Ma in primo luogo va precisato che l'espressione omerica, riferita peraltro una volta sola a Cassandra, riveste una precisa funzione narrativa in quel preciso contesto, non definisce l'eroina nella sua identità 12; inoltre il se­ condo membro dell'antroponimo, cioè avtjp, ha il significato specifico di "uomo", "maschio", mentre nell'espressione omerica la bellezza distingue Cassandra, ovviamente, dalle altre donne e, in particolare, dalle altre sorelle; da ultimo, c'è da chiedersi se per un Greco il legame tra Kaa- e KÉKaojJ.al fosse così trasparente da rendere attuabile un gioco di parole tra Cassandra ed etlìoç cipiatl] (come tra Aiaç e aiO.çelV)13. 9uyatpciìv dlìoç cipiatl] e KaaaavlìpTJ non rappresentano, pertanto, una sequenza etimologizzante. Per quanto riguarda il significato della forma in -e- ( < lE "'�ens-), che è sem­ brato coerente con l'attività profetica del personaggio, va osservato che la radice indoeuropea di riferimento ha accezione assai generale ("parlare in tono enfa­ tico/autoritario", non "parlare in tono profetico''), e si addice più ad un soggetto

10 lE *.Eens-, pres. *.Eéns-e-ti, protogreco *lees-, miceneo /ee; tale radice sembra non trovare continuazione in greco. 11 Cfr. Garcia-Ram6n 1992: nel nome della figlia di Priamo coesisterebbero il senso della forma con -e- e quello della forma con ·a·: Cassandra sarebbe "colei che parla in tono enfatico (profetico?) agli uomini" (Keaaciv&pa) e "colei che si distingue tra gli uomini" (Kaaaavlipa). Le attestazioni di grafie anormali per Cassandra (cfr. n. 4) non sono secondo Garda-Ram6n errori di scrittura, ma suggerirebbero che il nome fosse perce,p ito dai Greci come straniero. 1 Cfr. parte l, cap. I, 27-28. 13 La fantasiosa etimologia proposta da Tzetzes (AtENIIt. Lyc. Alex. 7 Scheer) Kaadvlipa liè Àt-yEtat ltOpÒ tò KOv t6 t' eùae�ç, "abbandonando la reli­ gione e

la pietà" (43) .

L'Arride non commette ciaéJleta perché 'sposa' una profe­

tessa "agitata" (Spo�Lciç), ma perché Cassandra

è

sacerdotessa vergine di Apollo

che distingue nettamente dai sacerdoti coloro che sono soltanto profeti (cfr. anche Bouché-Leclerq 1 879-82, II 5-8), la cui vita non deve essere di purezza assoluta né di devozione ad un singolo dio c al suo tempio (53) . Sulle figure dello iepeuç e delJ.uivnc;, ma limitatamente ai poemi omerici, cfr. Vermeulc 1 974, 1 1 2-1 8. Sul YOJ1oç che sta alla base del Pri1Itmlifll c&. Burkert 1 977, 1 57-58. 35 A questo proposito cfr. parte Il, cap. II § 1 . 36 Cfr. parte I, cap. I. Si noti tuttavia che il nubilato non è ro11tlitio si11e qNa 11011 per il sacerdozio, esiste anzi una categoria di sacerdotesse sposate e madri di famiglia: cfr. il caso di Teano sposa di Antenore e sacerdotessa di Atena (Horn. IL 6, 297-300) ; cfr. �ni 1 985, XXIII . Cfr. Burkert 1 977, 1 6 1 . 3 8 D i questo s i tratterà diffusamente in parte II, cap. III § 1 .4.

21

Introdu�one

ed egli viola la sua ayveia e la allontana dal tempio e dal suo ufficio39. Da questo contesto appare evidente che con nap9evia si intende l'assenza di rap­ porti sessuali con l'uomo: tale

Troiane come

status (aì..eKtpoç çoa, 253-54),

presentato nelle

privilegio (yÉpaç) concesso da Apollo stesso alla propria sacerdo­

tessa (a Mo l èv 'to"imv aù'to"iç lici:JJ.Lacrt Ka'tE"ix" ÒJ.Loiì, "mi ritornò portandosi una menade invasata, e l'ha introdotta nel letto, e si teneva contemporaneamente due spose nella stessa casa" (1 032-34) . Fu solo allora che la moglie tradita si cercò un amante: il suo comportamento rispose e deve ora corrispondere, in termini di valutazione, a quello di Agamennone; è pos sibile avvertire qui la denuncia di un diverso ingiusto giudizio sociale su uomo e donna adulteri. Elettra rinfaccia alla madre di aver accolto Egisto ben prima dell'arrivo di Agamennone con la sua concubina, per riprendere poi il motivo del sacrificio della sorella e smontarlo come pos sibile movente, senza tuttavia arrivare a giustificare il padre per l'azione comme s s a . N ella tragedia s o foclea non compare il motivo di Cassandra e della gelosia nei suoi confronti, che pure bene avrebbe funzionato in quel contesto, visto che il sacrificio di I figenia è presentato come inevitabile e quindi Agamennone risulta innocente sotto questo proftlo. Nella tragedia euripidea, invece, tutto l'agone tra 1 95 Cfr. E. EL 101 1 -99. 1 96 Cfr. S. EL 528-600.

Cassandra e Agamennone

77

madre e figlia, due discorsi del medesimo numero di versi "camme deux plaidoyers mesurés par la clepsydre"197, ruota intorno ad amanti e ad adulteri, a infedeltà e a vendette amorose, e il continuo paragone tra Clitemestra e la sorella Elena, come già si è visto nelle Troiane, mira a denunciare immediatamente l'indole più intima della prima. Nelle parole di Clitemestra non si tratta di una madre che si vendica, ma di una moglie che si è vista tradita e colpita esattamente tra le mura domestiche, dove si trova a svolgere il proprio ruolo; nelle parole di Elettra, d'altra parte, è proprio in questo ruolo che ella ha fallito, moglie infedele e madre snaturata, perché rimpiazzò il marito legittimo e riservò ai figli un misero trattamento relegandoli l'uno, Oreste, in esilio, l'altra, Elettra stessa appunto, nei recessi della casa. Sono stati avanzati dei dubbi sull'autenticità dei vv.

1 030-40,

che sembrano

costituire un'incoerenza nella sequenza del ragionamento di Clitemestra 1 9 8 •

Meritano attenzione a questo proposito le osservazioni di Basta Donzelli: se si escludesse l'argomento di Cassandra dalla difesa di Clitemestra, a parte lo squili­ brio

in termini di numero di versi che si verrebbe a creare tra le due ptjaElç, non

si troverebbe corrispondenza, nel discorso di Clitemestra, per la tesi sostenuta da Elettra,

in cui si presuppone che l'argomento di I figenia non abbia valore

centrale nella linea difensiva della controparte e si assegna al motivo dell'adulte­ rio la maggior rilevanza, non facendo alcun cenno a Cassandra. Senza i vv.

l 030-40 l a linea di accusa di Elettra perde forza e credibilità, anche perché

l'unico movente che si può considerare valido, ma che Clitemestra non ha fatto pesare in maniera determinante, viene eluso da Elettra. Quest'ultima, se a fatica potrebbe difendere il padre, impiega tutti i mezzi a sua disposizione per l'accusa della madre, perfino l'argomento stesso di Ifigenia, che viene utilizzato alla fine per giustificare

in anticipo il matticidio1 99• Va notato, però, che Elettra contrat­

tacca Clitemestra, ma non si impegna in una convincente difesa del padre; se non lo difende per il sacrificio della figlia, non smonta neppure le accuse contro di lui riguardo ai suoi rapporti con Cassandra: dobbiamo credere alla parole di Clitemestra quando incolpa Agamennone dello scomodo ménage à trois che egli

1 97 Pannentier-Gregoire 1 925, 231 -32. 1 9 8 A questo proposito cfr. Denniston 1 964, 1 77-78, che difende l'autenticità del

passo e avanza l'ipotesi che si tratti di un'aggiunta, non ben annonizzata con il conte­ sto, concepita dal poeta "with the object of stressing the Cassandra motif'. C fr. anche Cropp 1 988, 1 69. 1 99 Se davvero Agamennone ha meritato la morte per aver sacrificato I figenia, al­ lora la condizione di Elettra, morte due volte più crudele, autorizza l'uccisione di Clitemestra (1 092-96): cfr. Basta Donzelli 1 978, 1 68-8 1 .

78

Cassandra, la ve'l,ine e l'indovina

pensava di sostenere tra le mura domestiche? Forse le accuse della moglie lan­ ciate al marito circa i suoi rapporti con la concubina, nella presentazione euripi­ dea dell'episodio rnitico, non sono soltanto profittevoli insinuazioni200•

N ell'Ecuba l'amore di Agamennone per Cassandra è di pubblico dominio. È il coro, nella parodo, a narrare come, alla richiesta di Achille di imm o lare sulla sua tomba la vergine Polissena, sia stato Agamennone a prendere le sue difese 'tii ç J.LaVn7toÀ.ou Bcilcxl]ç àvéxoov l À.ÉKtp' . "tenendo fede al letto della Baccante ispirata" ( 1 2 1 -22) . Il verbo àvÉXEtv in questo contesto indica la volontà del re di compor­ tarsi coerentemente con i suoi sentimenti nei confronti di Cassandra, ed è quindi la fedeltà all'amore per lei che gli comanda di schierarsi dalla sua parte20 1 . Ma secondo i figli di Teseo il letto di Cassandra non può essere preposto al valore di Achille2 0 2; ed è così che Polissena non scampa alla morte. Nel terzo episodio dell'Ecuba il corpo di Polidoro, restiruito dal mare, giunge sulla scena portando nuovo motivo di pianto alla madre Ecuba. Egli è stato ucciso da Polimestore re di Tracia, che doveva es­ sere il suo protettore; ma di lui, traditore del sacro vincolo dell'ospi­ talità, Ecuba medita di vendicarsi. Ed è proprio in Agamennone che cerca aiuto e appoggio, facendo leva sul legame che lo unisce a sua figlia Cassandra. Una consistente parte della sua preghiera è dedicata alla capta/io benevolentiae: Agamennone appare depositario di quella legge divina che punisce quanti uccidono gli ospiti o violano i sacri templi, ma l'argomentazione finale, l'acme del processo di persua­ sione, contempla la dolcezza dei notturni amplessi, di cui il re può godere e per cui deve scaturire necessariamente una qualche forma di gratitudine2 0 3• Ecuba quindi appro fitta dei rapporti amorosi tra Agamennone e Cassandra (K\mptv 7tpo �aÀ.À.Etv, 825) per chiedere la .

.

20° Cfr. Denniston 1 964, 1 78: "Clytemnesua irnplies that she might have tolerated the existence of a riva!, but not of a riva! in her own home" Cfr. anche Cropp 1 988, 171. 20 1 Per p\l"(ia; Bouché-Leclerq 1 879-82, II 1 74. 42 Cfr. Bouché-Leclerq 1 879-82, II 1 5 1 -54; Parke 1 988, 20-21 nn . 13 e 1 9, 55-58 (cfr. anche Parke 1 967, 50-5 1 ) . Buchholz (1 909- 1 5, col. 797) ritiene al contrario che sia stata la Sibilla a fungere da modello per il personaggio di Cassandra; Rzach (1 923, col. 2083) parla di "ein Zusanunenfliessen einzelner S.-Gestalten mit Kassandra"; Davreux (1 942, 7 1 ) pensa che le due leggende si siano costituite indipendentemente. Per il mito di Ti tono cfr. H. Ven. 21 8-38; Horn. IL 1 1 , 1 ; Od. 5, l ; H es. Th. 984; Apollod. 3, 1 2, 4. 43 Cfr. anche Lyc. Alex. 1 454-57; Apollod. 3, 1 2, 5; Q. S. 1 2, 526-28; Triph. 4 1 7- 1 8; Orph. L 764-66; schoL E. Andr. 296; Tz. Ar;g11m. Lyc. Alex. 7 Scheer; Serv. in V erg. Atn. 2, 247 (qui il dio le sottrae la possibilità di essere creduta sputandole in bocca, come nei miri di Glauco e Polyidos; su questo particolare e sui suoi rapporti con credenze primitive cfr. Davreux 1 942, 69-70; Moreau 1 988', 1 1 4- 1 5) ; Myth. Val. 2, 223.

1 08

Cassandra, la vtrgine e l'indovina

patti a c co munano C a s s andra a molte figure mitologiche di vegge n ti ed indovini44• Il passo eschileo, che presenta problemi filologici ed esegetici, merita un'ana­

lisi attenta e dettagliata. La trasposizione di Musgrave e, più tardi, di Hermann del v. del v.

1 204 (''forse perché colpito dal desiderio, benché fosse un dio?'') p rima 1 203 (''prima avevo pudore a parlare di queste cose ' ') , accettata pre s s o ­

ché unanimemente dagli studiosi e proposta i n tu t t e l e edizioni critiche d e l n o s tr o secolo, permette che la sticomitia, c o n la successione serrata di domanda e risposta, abbia inizio imm ediatamente, ma tale operazione, invece di rendere il senso del passo più perspicuo, finisce per complicarne l'interpretazione: il signifi­ cato di alcuni termini risulta forzato e l'esegesi generale non risulta del tutto soddisfacente. In realtà, come ha dimostrato Neitzel45, l'ordine dei versi pre­ sente nella tradizione manoscritta va mantenuto e il senso dell'intera sequenza appare in tal modo comprensibile e adeguato al contesto. Cassandra, dopo aver affermato che le sue rivelazioni sono un

tÉ�oç impo s tale da Apollo 11civnç (1 202)46, prosegue confessando come prima provasse aioc:ilç, cioè un pudore d a vergine, nel parlare d i tale argomento (tciOE) ; ovviamente tciOE n o n si riferisce al fatto di es sere divenuta 11civnç, ma alle circostanze nelle quali ciò è avvenuto47 È proprio il termine aioc:ilç del v. 1 203 a far intravvedere al coro la natura del rapporto tra Apollo e Cassandra, cui allude la pro fetessa, e a suggerire la domanda del v.

1 204, imperniata sul termine l llEpoç, che appare in qualch e 1 202 (''forse perché colpito dal desi­

modo u n completamento sintattico del v.

derio, benché fosse un dio (Apollo profeta ti prepose a questo ufficio) ?'') . Il v.

1 20 5 non si riferisce affatto a Cassan dra, che non fu mai E Ù 7tpcioorov, ma EÙ 7tp0CICI(I)V, aflpuvEtat 1t�OV "si dà più

invece ad Apollo, che, proprio perché

arie"; il coro cioè, con una sentenza a carattere generale che, come tale, deve riflettere una

rommunis opinio,

chiarisce

(yrip) l'ipotesi avanzata nel verso prece­ JCai 6Eòç 7tEp: Apollo, pur

dente ridimensionando le perples sità espresse con

es sendo un dio, è colpito dal desiderio e anzi, proprio perché dio, che "ha suc­

(E Ù 7tpcioorov) , come miç nç E Ù 1tpci oorov, "insuperbisce di più" (a �puvEtat 1t�ov) , si mostra più sicuro di sé, non contempla fallimenti48. A

cesso"

44 Si ricordino p . e s . le vicende delle figlie di Dione, di Tantalo, di Tiresia.

45 Cfr. N eitzel 1 98 8 , con bibliografia; su questo contributo ci si è basati per l'inter­

pretazione del passo qui proposta, da esso runavia si prendono le distanze in alcuni p u n ti . 46 Per 'ltì.o "wie denn (se. weissagtes t du) ? ­ Geweiht (verfall e n, preisgegeben, iiberliefert) wars t du cles Loxias Groll ! " ; cfr. anche Tbiel 1 993, 328-32 che, tra l'altro, spiega convincentcmente > come dativo auctonl. 5 2 A questo proposito cfr. !riarte 1 990, l 05. 53 C&. Sne11 1 969, 1 42.

Mavr:e ia

e trapBevia: la divinai}one femminile

111

'Am);l..ì.. ro voç À.atplç (450) , non dimostra ostilità nei confronti del dio, n a p 9 E v i a fino a che Agamennone, con la sua hybris, non la possederà54• che è presentato come il garante della sua

Che questa tradizione sul dono della divinazione a Cassandra sia un 'invenzione eschilea è difficilmente accettabile5S, ma non soddisfa neppure l'ip otesi, formulata sulla base della suppo sta familiarità del pubblico dell 'Agamenn o ne con tale versione e sostenuta con argomen­ tazioni a s s ai deboli, che essa ris alga all'Orestea s te sicorea o , p rima ancora, ai

Cypria56•

L'allusione alla divinazione di Cassan dra contenuta

in questo poema del Ciclo è molto generica e non definisce affatto i rapporti intercorrenti tra il dio oracolare e la sua profetessa, come invece crede Latte . I n base a questo presupposto, non dimostrato in alcun modo, e tenendo in debito conto la supposta zona geografica d'origine dei

Cypn'a,

prob abilmente l'Asia Minore meridionale, lo

studioso con sidera il rapporto a s fondo ses suale tra Cass andra ed

J.lavtEi a , il riflesso miti co della relazione npo J.lavnç di Patara e Apollo, di cui la sacerdotessa è presentata come naÀ.À.mc'fi nella testimonianza di Erodoto57. Le con­ Apollo, che dà luogo alla amoro sa tra la

clusioni di Latte si presentano arbitrarie data la precarietà delle basi s u cui poggian o . Proprio dal momento che, come si è già detto, l'ass ociazione tra mantica e relazione amoro s o / s e s suale tra dio e uomo è normale nella divinazione apollinea di

J.laVtE\ç femminili,

così come la punizione da p arte degli dei di quanti non rispettano i 54 Sulla figura di Cassandra come sacerdotessa di Apollo nelle Troiane di Euripide cfr. introduzione § 3 ; sul concetto di ltap9evia cfr. introduzione § 2 e parte I , 26; cfr. inoltre I riarte 1 990, 1 08- 1 0, s rudiosa con la quale, ruttavia, non concordo quando afferma che la Cassandra eschilea è un paradigma di "an tipro fetessa" dal momento che non è una vergine dedicata e sclusivamente alla divinazione, ma una concubina che divide il letto del re (su questo argomento cfr. parte I , cap. III § 1 ) . Sul ruolo di Cassandra nei!'Aieuandro di Euripide cfr. cap. II § 4.2. 55 Così invece sostiene Snell ! 969, 1 42. 56 Cfr. Parke 1 988, 57 . Cfr. anche Bethe 1 9 1 9, col. 229 1 , il quale pone prudente­ mente l'origine della tradizione in un momento non specificato tra il periodo di com­ posizione del canto 24 dell'Iliade (o forse anche dei Cypria) e l'inizio del V secolo. Sull'antichità di questa tradizione cfr. anche Moreau 1 988", 1 1 4- 1 7 , che, ruttavia, basa la sua argomentazione su asserzioni talvolta discutibili e non sos tenute dalle fonti addotte, troppo scarne per trame sicure conclusioni (è il caso dei Cypria o della Mikra lliaJ su cui cfr. cap. II § 2) . 57 Cfr. Hdt. l , 1 82; Latte 1 939, col. 840 (e anche Dodds 1 9 59, 86). Latte ritiene che il ronCIIbihu con il dio, testimoniato per la sacerdotessa di Patara, sia pratica diffusa e consueta in Asia Minore nell'ambito della mantica. Su questa tradizione del dono della divinazione a Cassandra cfr. anche Davreux 1 942, 30, con bibliografia.

1 12

Cauandra, la vergine e l'indovina

p atti, si pos sono ipotizzare nell'ambito del mito di Cassandra un accostamento e uno sviluppo originali, non databili con sicurezza, di motivi mitici comuni e diffusi. Tale operazione trova per noi com­ piuta espressione per la prima volta nell'Agamennone di Eschilo. Va notato che nei Cypria, come si vedrà in seguito, non è possibile s tabilire se Cas sandra sia creduta o meno e le sue profezie sono accostate a quelle del gemello Eleno . È forse più plausibile che a questo poema del Ciclo epico risalga allora l'altra tradizione sul dono della divinazione, nella quale si prescinde dalla peculiarità della pro­ fetessa troiana di non poter persuadere della veridicità delle proprie profezie, e nella quale i due fratelli sono avviati alla mantica nelle medesime circostanze e con le medesime modalità. La seconda tradizione è attestata da Anticlide (FGrHist 1 40 fr. 1 7) 5 8 : i gemelli troiani, Cassandra ed Eleno, vengono lasciati di notte dai genitori nel tempio di Apollo Timbreo59; il giorno dopo vengono ritrovati con i canali auditivi purificati da parte di serpenti, che li hanno così predisposti alla jlaV'tEia. I rapporti tra il serpente, animale ctonio per eccellenza, e la divinazione sono conosciuti: il serp ente gioca un ruolo importante nel dono della jlaVtE i a in molte vicende mitiche60. Nell 'ambientazione dell'episodio nel tempio di Apollo va probabilmente visto il tentativo di coinvolgere que st'ultimo, dio della divin azione e s tatica per eccellenza, nel momento d e l c o n ferimento della dote6 1 • D 'altra parte se Elena e Cass andra 5 8 Cfr. anch e Myth. Hom. in P. O>g. 3830 (The O>gri?JnchNJ Papyri LVI, London 1 989; Lup e 1 993); schoL A Ho rn . IL 6, 76; E us t. ad IL 663, 40. 9 Lo schoL A Horn. IL 7, 44 presenta una variante: i gemelli vengono lasciati l'uno nel tempio di Apollo Timbreo, l'altra nel tempio di Aneroide. I legami tra questa dea, il regno ctonio e la sfera della mantica sono noti; inoltre ella è sorella di Apollo e nella tradizione mitica in esame si istiruisce un significativo paralle lo tra i due fratelli divini e i due gemelli troiani, entrambi �trivtEtç. Forse è più che una suggestione ricordare anche, a questo punto, l'identificazione tra Artemide e la Sibilla di cui s i è detto. Moreau ( 1 9 8 9 , 1 45) sottolin e a la presenza della gemellan z a nella biogra fi a di Cassandra che, a suo parere, "la pl.ace sous le signe de l'ambivalence". 6 ° C fr., p.es., i casi di !amo (Pi. O. 6, 43 - 5 1 ; Paus . 6, 2, 5) , Melampo (Apollod. 1, 9 , 1 1 ) , O fione (P a u s . 4, 1 0, 6 ) il cui n o m e stesso rimanda a l serpente. P e r i rapporti tra i �trivtEtç e i serpenti cfr. Halliday 1 967, 82-90; Brelich 1 958, 1 1 1 - 1 2; Defradas 1 968, 1 69. 6 1 Cfr. Parke 1 988, 56. Come si è già detto, la maggior p ane degli indovini finisce per rientrare in qualche modo nella sfera d'azione di Apollo; !amo, p . e s . , si rivela es­ sere figlio del dio stesso e nel caso di Melampo, perché egli possa diventare à ptatoç �trivnç, vi è una sona di intervento di Apollo (cfr. Apollod. 1, 9, 1 1 JtEpÌ liè tòv ·�tòv



0\lvt\lXÒlV 'Alt6ÀÀOlV1 tÒ À.OlltÒV Ùplataç �V �tcivnç).

Mavre ia e 1rap8e via:

la divina otà TÌjV !lOY'tElUV. OÙ yàp olOEV aÙTÌjV f!clVTIV Ò ltOtT]nl u JCaÌ. 1ta1:p6ç. Eustazio (ad Il. 1 3 7 1 , 40 ss.) com­ menta il passo on TÌjv Kacrcivopav . . . $tì..ci oEÀ.$ov Jtcivu Jtaptcrtq , ma aggiunge poi lcrwç JCaÌ. !lavnlCl)v, èv olç À.ÉyEt 1tPO!la9Eiv aÙTÌjv àvaJCo-

prosegue

66 Già dooç in IL 13, 365 (eìooç a pi O"tTj v , l Kaooovl\p'lv) è spiegato, ne llo scolio bT a l p as so, con -niv elOT]O\V 'tii ç f!OVtEiaç. Eustazio (ad IL 937, 48) , riportando que s ta errata interpretazione, spiega tÒ 1\t, dooç apiO"tTjV, ttVÈç tcii v !tOÀatciiv EÌ!tOV avn tOU ap i O"tTj v

>mtc1 �iav, eìooç voftoavtEç -niv niç flavtt riiry. 1 79 1 e soprattutto del P. O>ry. 244298; al suo contenuto, la costruzione dei quattro templi eretti a Delfi in onore di Apollo, si riferiscono gli scoli della col. I , in p r e c e d e n z a attribuiti erroneamente al p eana ora numerato

96 Il tema delle profezie di Cassandra legate al cavallo d i legno diventa tradizio­ nale: cfr. Lyc. Alex. 335-47; D. Chr. I l , 1 28; Q.S. 1 2, 525-83; Triph. 358-443; Dict. 5, 7-8; Prop. 3, 1 3, 63-64; 4, l, 5 1 -54; V erg. Aen. 2 , 246-47; Hyg. Fab. 1 08, 2-3. Il personaggio di Cass andra dei tardi poemi epici appare erede di una tradizion e, risalente fino alla Mikra Ilias, che lo associava al cavallo e lo presentava nell'atto di opporsi all'introdu­ zione in città del colosso di legno e/ o di raccomandarne la distruzione. Il mezzo di cui C a s s andra, in grado di vedere nel futuro, si serve per tentare di stornare da Troia la rovina totale è appunto la profezia. Essa in alcune versioni riguarda precisamente il cavallo (Mikra Ilias (?) , Ste sicoro (?)), che rivela pieno di armi (Ap ollodoro, = Mikra Ilias?, Trifiodoro) e di cui consiglia la distruzione con i mezzi tradizionalmente noti dal dibattito tra i Troiani (Diane Crisostomo, Trifiodoro) , in altre concerne anche (o solamente) , più in generale, il funesto destino (Virgilio, Quinto Smimeo) d ell'in tera città o dei singoli individui (Trifiodoro). Pur con le modificazioni e le contaminazioni dei vari elementi, a seconda della funzione cui l'episodio doveva assolvere nel conte­ sto dell'opera, è pos sibile riscontrare, riguardo al personaggio di Cassandra, una spic­ cata similarità nelle diverse fonti, sia da un punto di vista narrativo che più specifica­ mente lessicale. 97 P. O:ory. 84 1 fr. 82, col. I I (Grenfell-Hunt 1 908, 64-67, 1 04-05) . 98 Cfr. Snell 1 962. Lobel e Maehler hanno individuato alcuni frammenti del Peana 8 anche nel P. O:ory. 3822 (cfr. The O:oryrl!Jnrhus Papyri LVI, London 1 989, 1 -6 ) .

1 24

Cassandra, la vergine e l'indovina

appunto 8a99• Quest'ultimo iniziava pertanto solo alla fine della p rima c o l o n n a , ma app are difficile s tabilire quanti versi fo s s ero qui p r e s enti1 00 • Snell propose di attribuire a questo peana anche il fr. 96 del medesimo papiro, basandosi sulla presenza in esso dello scolio

] a A.el;avl5 [, e per il secondo dei due versi qui contenuti congetturò come segue: [K.acravl5pa 15' eiç aùtòv (se. Alexandrum) K:oto] v 7tVeiìcr[e vaucri] l & ltti iJ. a1oç Cassandra non si riferisce in generale alla situazione di calamità presente (come è s o s tenuto da Denniston- Page 1 9 5 7 , 1 7 8) : l'aggettivo 1oiioe ha in questo caso funzione cataforica, non deittica, e l'espressione indica tà lt O"(l)tl]pi�, 1 238) e invece si trattava di

3 1 3 Tale verso sembra confermare la similarità di statuto tra viiione e sogno e, quindi, tra divinazione intuitiva e oniromanzia per cui cfr. sii/Jra nn . 63, 64. Cassandra trasmette la visione come si parla di un sogno, esplicitando anche, nello stesso momento, le proprie difficoltà ad interpretarla (ltpoa�pE"iç, 1 2 1 8 ; CJipàv 7tapeK07tl]ç XPTJO"Jlrov ÈJlrov, "certo di gran lunga sei stato ingannato dai (hai frainteso i) miei oracoli", uti­ lizz ando il verbo 7tapaKo7ttro di grande significatività in questo conte­ sto. - può coincidere con l'enigma, come per il coro ai vv 1 1 1 2- 1 3 viiv y à p è:l; aivty)lcltrov l È7tapyÉJlotm SecrilJcltotç IÌJlTJXavro, "ora sono disorientato per i ciechi vaticini espressi in enigmi" Il JlcX VtEUJla di Cassandra coincide con l'aivty)la a causa della trasmis sione imme­ diata da parte della profetessa delle visioni pro fetiche senza una com­ piuta organizzazione razionale e logica. Con esplicito richiamo ai vv 1 1 12- 13 Cassandra afferma, nello stadio D della sua divinazione, che non parlerà più è:l; aivty)latrov ( 1 183)365. Ma i JlOVtEUJlata, proprio per la loro narura 'psicologica', possono essere aÀ.TJ8fi o veuofi . Per far sì che il coro le creda, Cassandra deve p rima dimostrare pertanto che i suoi JlOVtEU Jlata sono IÌ À.TJSfi e non veuofi . La rievocazione di un passato noto ai suoi ascoltatori cos tirui­ sce quindi, nello stadio D di divinazione, la dimostrazione delle sue competenze profetiche. Al v. 1 1 94 la veggente chiede conferma, con una s fumarura di ironia, di aver colto nel segno, della validità cioè .

.

364 Secondo Crahay (1 982, 220) JlaV'tE\Joo con tutti i suoi derivati è classificabile, nel­ l'ambito del vocabolario tecnico della divinazione, come 'termin e p s icologic o' : il Jlavnç, a cui il verbo si ricollega, "esprime un moto potente e tumultuoso dell'animo" (Crahay 1 9 82, 220; di questo lavoro si è tenuto largamente conto) , ma a p roposito del termine Jlavnç cfr. sllj)ra n . 2. 365 Analogo il proposito di Prometeo in A. Pr. 609- 1 1 o\nc EJlltÀ.ÉKoov aiviyllat', aU" axùji ì..&ycp .

216

Cassandra, la vergine

e

l'indovina

della sua dimostrazione: vuole che le si riconosca di non e s s ere 'lfEUOO JlOYtu;. Il termine \jiEUOO Jlavnç, con riferimento a un pas sato noto, trova corrispondenza in ÒÀ.T190J.Lavnç al v. 1241, che costituisc e una perentoria affermazione della veridicità dei suoi JlOVtEUJlata s u u n futuro agli altri ancora ignoto, m a che s i verificherà e c h e fornirà le prove della sua o p 90jlOV'tE t a (121 5) 366 • D'altra p arte jlOY'tEUjlO'ta apparentemente 'lfEUO'ÌÌ si riveleranno iitm (1099); la sua reticenza è

in armonia con il suo a tteggiamento di riserbo, ma anche di timore per s e s t e s s o e verso chi è al potere; d'altra p art e a s u o p arere ogni

6Éolj>atov è JCmcov,

3 66 Parall eli della legittimazione del vero profeta per mezzo del vatùini11m tx '""nlli si trovano nel Prometeo incatenato (824-45) e ne I Persiani (7 5 9 - 8 7 , 800-22) ; c fr. Fraenkel 1 937, 379-80; Crippa 1 997, 1 37-38. 3 6 7 Cfr. Crahay 1 982, 22 1 ; Chantraine 1 9 68, s. v. 8ecmt\moç, 432; Koller 1 965 . Per le occorrenze di 8eaxi çw, 8Éa�ata, 8ecmu:I)MOl cfr. Appe ndice . Sotto forma di canto è spesso presentata la profezia sibillin a : cfr. Crippa 1 998, 1 63-64 36 8 Cfr. Chan�e 1 968, s.v. �açw; LSJ s. v. �açw 2; Iriarte 1 990, S0-52; Crippa 1 99 7 , 1 24; 1 998, 1 79 . E verbo ricorrente n e i responsi delfici e la s u a accezione si avvicina a quella di mumivw; cfr. Appendice. 3 6 9 Cfr. Hsch. s. v. �J.Liçetat· J.LOvtEU.:tat. 1..éy et. Per le occorrenze di �içoJ.Lat / �i c fr. AJ' pendice. 37 Cfr. Hsch. s.v. 8Éa�ta· 8E�ta. J.LOvtEUJ.Lata ÈIC to\i 8Eo\i ì..Ey6J.ll'v a. EiJ.LapJ.LEvm È:IC J.LOVtEiaç À.EYOJ.ll' V Ol.

Le proft�e di Cassandra: modalità e lessiço della divina�one

217

come gli sembrano essere i 6É a,ata presenti (JCaJCcii li É tep npoaetJCciçw tcilie, 1 1 3 1 ) , e di ogni 6eantq>Mç non si può che aver paura (1 1 34-35) . Cassandra non fa eccezione: ella vaticina llua,citq> JCÀayyij (1 1 52) e gli opot della sua eeaneaia ò llO ç sono JC a K o p p T hwveç (1 1 54-55)37 1 . Qui, come anche nella contrap p o s izione w e u ll o 11 a v n ç - ci ì.. T] 6 o 11 a v n ç di cui si è trattato in precedenza, sembrano trovare eco l'attacco agli indovini, sempre annunciatori di sciagure, e la polemica sulla loro credibilità, motivi presenti nella tradizione fin da Omero 3 72. Progres sivamente, ruttavia, in concomitanza con il mutare del contenuto dei vaticini (dal destino di Agamennone al destino di Cassandra stessa), il coro inizia a comprendere (1 1 62-63), a collegare le profezie le une alle altre (1 1 73) , fino al punto che la stessa Cassandra, che profetizzava ai suoi concittadini cintata 6Éa,ata (enet6ov oùllÉv' oùc5Év, 1 2 1 2) , gli sembra ntatci 6eaniçetv ( 1 2 1 3) . Pare che gli cintata 6Éa�ta siano diventati ntatci , ma della reale portata di questa affermazione del coro si è già detto. Il termine XPTJ96pov· perché vi indosso ancora, scherno di me stessa, e scettro e bende oracolari al collo?

ti distruggerò prima di morire io andate alla malora!

stessa;

N ella tragedia euripidea, invece, le vesti sono quelle di una sacer­

dote s s a , il suo atto si spiega con la consapevolezza dell'incompati­ bilità tra

il

453) e

destino di concubinaggio e di rniserevole morte che l'aspetta

il

suo ufficio di vergine sacerdote s s a

(e-c' oùcr' ciyvli xpoa,

insieme ad Agamennone. Cassandra si lib era delle infule s acre al dio a lei più caro, ancor prima di imbarcarsi (45 1 -54) :

397 Cfr. E. Tr. 451 -54; A. A 1264-76. 398 Tutti manoscritti al v. 1 266 danno aè; il pronome singolare, posto

tta sostantivi (1 265) e verbo (1 267) di numero plurale, offre indubbiamente delle difficoltà nono­ stante i tentativi esegetici degli s tudiosi, che lo riferiscono ad Jensum a aKii!ttp o v o a atOl aÌ.Vl"f�Ot ro ; 1 3) . N e lla narrazione america Atena inganna Ettore fingendosi Deifobo, che lo incoraggia e gli offre il proprio sostegno (IL 22, 2263 1 ) , e venendogli meno p oi, nel momento del bisogno, quando Ettore domanda aiuto nel recupero dell'as ta e si accorge di non avere accanto il fratello, che invece è dentro le mura (IL 22, 29 1 - 9 9) . Nel frammento ellenistico il momento di cui riferisce Cassandra appare il mede simo: entrambi i comb attenti scagliano l a propria asta e d entrambi falliscono (4- 8) . A questo punto, quando la situazione è des critta come ancora paritaria (Kotvà I!ÉXPt v\iv VtKOO!LEV, 1 0) e nell'Iliade Ettore invoca Deifobo, Cassandra lo vede entrare in scena e manifesta meraviglia. Coles prospetta la pos sibilità che la profetessa, in condizioni di chiaroveggenza, descriva il combattimento in tempo

5 1 3 Cfr. Horn. Il 22, 37-76. Dal momento che la scena, come si è detto, si svolge all'interno della città, Priarno, in questo secondo caso, si troverebbe sulle mura. le

514 Cfr Gentili 1 977' 1 29-30 . 5 1 5 Sui. pun ti di con � tto ua Cassandra

e la menade e, in particolare, ua

Baccanti di Euripide, sempre in rappono a Cassandra, cfr. s��Jra § 1 .4.

le Troiane

e

272

Cassandra, la vetgine e l'indovina

reale ,

c o n te m p o r a n e a m e n t e

al

svolgersi5 1 6 : e lla p erciò

suo

vede

Deifobo sul camp o , presso Ettore, e lo vede poi anche accanto a sé, all o rché egli compare sulla scena. Questa soluzione in realtà è l'unica p o s sibile, tanto da un punto di vista contenuti s tico, che da un punto di vis ta les sicale. La fase percettiva nella divinazione

di Cassan dra è già stata indivi­

duata e ampiamente trattata nell'ambito dell 'Agamennone di Eschilo : la modalità divinatoria della p r o fe t e s s a in q u e s to testo

elleni s ti c o

p r e s enta indubbiamente molte analogie 5 1 7 - alcune p i ù generali come la concisione e l'ambiguità delle espressioni, le esclamazioni di sorpr es a legate alla visione, l'oscurità delle p arole per gli ascoltatori, altre più specifiche, e di e s s e si dirà in s eguito -, ma la novità contenuta in questo fr amm e nto ellenistico è che non si tratta di chia­ roveggen z a sul p a s sato o sul futuro, bensì s ul presente, su avveni­ menti contemporanei, che Cass andra, veggente/spettatrice , può vedere soltanto grazie alle proprie doti. Si tratta telestesica, cioè

di un caso di chi aroveggenza di una percezione e di una visualiz zazione di am­

bienti e situazioni lontani: ad e s sere annullata non è la distan z a tem­ p orale, come è tipico della profezia tradizio nale, ma quella sp aziale. Questo gioco di drammaturgia p e rmette una simultan e a foc aliz za­ zione sul campo di battaglia e sull'interno della città, sullo scontro tra Ettore e Achille e su Deifobo presente davanti al p alazzo.

L'invito di Priamo alla figlia (ro 1ta'i) a fermarsi e ad affrontare il potere supe­ riore, cioè l'invasamento, con le forze della ragione si giustifica ipotizzando una dirompente entrata in scena di Cassandra in preda al delirio profetico5 18. Ella si trova già nello stato di chiaroveggenza e afferma che un soggetto non specificato "ha lanciato la terribile asta" (l'>é ll:I.T\KE lìEtvòv KciJ.laKa, 4) 5 1 9: la profetessa vede al di là delle mura, barriera per la vista fisica, e riferisce la visione dell'azione, che le si presenta nella sua compiutezza (perfetto), senza alcuna 5 1 6 Cfr. C oles 1 968, 1 1 1 . Questa soluzione è accettata anche da Gentili (1 9771, 1 2930) .

5 1 7 Per quanto riguarda le analogie nella struttura metrica dei due passi, cfr. Gentili 1 9771 1 30-31 . s {s An aloga situazione nelle Troiane euripidee: cfr. l'annuncio della sua entrata in scena ai vv . 306-07 e l'invito del coro ad Ecuba a fermare la figlia llmcxeoo\lO'a ai vv . 34 1 42. È probabile che anche nell'Alessandro Cassandra invasata in tervenisse all'improv­ viso, tanto da creare un'impasse nell'azione: cfr. cap. I I § 4.2. Sull'interpretazione della battuta di Priamo e l'accezione di iJouÀ.!\ in questo passo cfr. Gentili 1 9771, 130 e n . 3. 519 Cfr. H orn. IL 22, 273.

Le proft�e di Cassandra: modalità e lessico della divina�one

273

mediazione razionale e logica, senza una compiuta organizzazione sintattica. Ciò, come si è visto, è comune nell'Agamennone in quello che si è ricostruito come stadio B di divinazione 520 • Priamo, come il coro dell'Agamennone, non può comprendere chi sia a compiere l'azione, e lo domanda (nç, tÉKvov; �aoov, 5); a rispondere sembra essere il coro: ò ll11Àteil"tllç521 . Si

è già o s servato a propo sito della tragedia eschilea che quando

C a s s andra si trova nello s tadio di c hiaroveggen z a ogni c omunic a­ zione con

il mondo che la circonda appare interrotta perché ella vive è riproposta in questo con­

nella metarealtà della visione. La situazione

testo: la veggente continua nella descrizione della sua visio ne senza che si possa istituire alcun dialogo con gli astanti.

Ancora senza indicare il soggetto ella afferma "ma ha fallito il bersaglio" (aU' i}mòmoE, 6)522; l'uso dell'aoristo esplicita la puntualità dell'azione che si offre, nella sua momentaneità, agli occhi di Cassandra. Il commento del coro " tu hai detto come sta la cosa" (d �taç cix; É;(El [, 6) suggerisce che esso si trovi nella condizione di vedere il campo di battaglia e confermi le parole della profe­ tessa. La battuta di Cassandra al v. 7 si presenta corrotta: il senso è chiaro, ma per "EKtrop toEOEIJ,À.El t nessuna correzione è stata accettata definitivamente tra le numerose proposte 523 . La più plausibile sembra essere OÈ fln,ç, che rappresenta un hapax, cfr. Coles 1 968, 1 1 6. 522 Cfr. Horn. IL 22, 274-79 (iJLI!pou:ç 279) . 523 Cfr. Coles 1 968, 1 1 6- 1 7: ot Jlai VE'tat ; 1 1 1 4) perché la metarealtà profetica rappresenta per lei l'unica realtà e il sus seguirsi delle domande esplicita lo s forzo che la veggente sta compiendo per riuscire a comprendere quanto le appare. Nel frammento ellenistico, invece, l'esclamazione interroga­ tiva è posta in termini soggettivi ('ti À.Euooro;), come se la veggente avesse distinto il proprio punto di vista dalla visione profetica. Il valore dell'esclamazione va piuttosto assimilato a quello dell'identica espres­ sione di Agave ea, n ì.Euooro; in E. Ba. 1 280, che, uscendo progres si­ vamente dalla trance dionisiaca, vede la realtà fisica e si accorge di avere in mano la testa di Penteos3o. Aeu ooro è termine impiegato fre­ quentemente, come si è visto, dall'Ale s s andra di Lico frone per annunciare e spiegare, in termini per così dire metaprofe tici, l'inizio della visione53 1 • D eifobo ovviamente non comprende il motivo della sorpresa di Cassandra e afferma ( 1 4) :

527 C fr. anche A . A 1 56 KW.xaç . . . IÌltt KÀ.ay!;ev; 201 11