Case unifamiliari
 9783034615099

Table of contents :
La casa unifamiliare: tra mito e realtà
Su misura e sostenibile: la casa unifamiliare del nostro tempo
Piccole case con giardino
Abaco dei progetti ordinato secondo i materiali
Villa sul lago di Starnberg, Germania
Residenza bifamiliare a Monaco di Baviera, Germania
Casa di villeggiatura con atelier a Vejbi, Danimarca
Villa nella Nuova Scozia, Canada
Residenza nei pressi di New York, USA
Residenza a Toronto, Canada
Residenza a Kawasaki, Giappone
Casa di villeggiatura presso Tokio, Giappone
Casa di villeggiatura in Australia
Residenza a Münster, Germania
Villetta a Hernals, Vienna, Austria
Residenza ad Almelo, Paesi Bassi
Residenza a Osaka, Giappone
Residenza con atelier a Tokio, Giappone
Villa nei pressi di Lugano, Svizzera
Residenza a Li Curt, Svizzera
Residenza a Monaco di Baviera, Germania
Villetta a Erfurt, Germania
Casolare in Italia
Villa a Berlino, Germania
Villa a Moledo, Portogallo
Architetti
Autori
Bibliografia
Indice delle illustrazioni

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Case unifamiliari Nuova edizione riveduta e ampliata

A cura di Christian Schittich

Birkhäuser Birkhäuser Edition Edition Detail Detail

in ∂ Case unifamiliari

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Case unifamiliari Nuova edizione riveduta e ampliata A cura di Christian Schittich con i contributi di Rüdiger Krisch Gert Kähler

Edition DETAIL – Institut für internationale Architektur-Dokumentation GmbH & Co. KG Monaco di Baviera Birkhäuser – Verlag für Architektur Basilea . Boston . Berlino

A cura di: Christian Schittich Redazione: Ingrid Geisel, Andrea Wiegelmann Colaboratori: Kathrin Draeger, Alexander Felix, Astrid Donnert, Cordula Rau Disegni: Kathrin Draeger, Marion Griese, Emese Köszegi, Andrea Saiko, Martin Hemmel, Norbert Graeser Grafica: Peter Gensmantel, Andrea Linke, Roswitha Siegler, Simone Soesters Traduzione: George Frazzica Quest’opera è pubblicata con la collaborazione di DETAIL – Rivista di architettura + particolari costruttivi e Birkhäuser – Publishers for Architecture

Nota bibliografica della »Deutsche Bibliothek«. La »Deutsche Bibliothek« ha registrato questa pubblicazione nella »Deutsche Nationalbibliografie«; maggiori dati bibliografici sono reperibili nel sito http://dnb.ddb.de

© 2006 Institut für internationale Architektur-Dokumentation GmbH & Co. KG, Casella postale 33 06 60, D-80066 Monaco di Baviera, Germania, www.detail.de e Birkhäuser – Publishers for Architecture, Casella postale 133, CH-4010 Basilea, Svizzera, www.birkhauser.ch Tutti i diritti sono riservati. In particolare i diritti di traduzione, di riproduzione d’immagini e tabelle anche a mezzo radio e televisione, di memorizzazione (compresi i microfilm e tutte le altre forme di memorizzazione in impianti di rielaborazione dati) sono riservati. La riproduzione totale o parziale è permessa solo in singoli casi e nei limiti definiti dai diritti d’autore. I trasgressori sono passibili di risarcimento e sottostanno alle disposizioni penali dei diritti di riproduzione.

Stampato su carta non trattata chimicamente, prodotta da cellulosa sbiancata senza cloro (TCF∞). Printed in Germany Riproduzione: Karl Dörfel Reproduktions-GmbH, Monaco di Baviera Stampa e rilegatura: Kösel GmbH & Co. KG, Altusried-Krugzell

ISBN 10: 3-7643-7635-X ISBN 13: 978-3-7643-7635-2 987654321

Indice

La casa unifamiliare: tra mito e realtà Christian Schittich

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Su misura e sostenibile: la casa unifamiliare del nostro tempo Rüdiger Krisch

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Piccole case con giardino Gert Kähler

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Abaco dei progetti ordinato secondo i materiali

42

Villa sul lago di Starnberg, Germania Fink + Jocher, Monaco di Baviera

44

Residenza bifamiliare a Monaco di Baviera, Germania Werner Bäuerle, Costanza

52

Casa di villeggiatura con atelier a Vejbi, Danimarca Henning Larsens Tegnestue A/S, Copenhagen

60

Villa nella Nuova Scozia, Canada Brian MacKay-Lyons, Halifax

66

Residenza nei pressi di New York, USA SR+T, Sislian Rothstein and Joel E. Towers, New York

72

Residenza a Toronto, Canada Shim • Sutcliffe Architects, Toronto

78

Residenza a Kawasaki, Giappone Kazunari Sakamoto, Tokio

84

Casa di villeggiatura presso Tokio, Giappone Office of Ryue Nishizawa, Tokio

92

Casa di villeggiatura in Australia Sean Godsell, Melbourne

98

Residenza a Münster, Germania Gabriele Andreae, Münster • Ulrich Kötter, Münster

104

Villetta a Hernals, Vienna, Austria Henke und Schreieck Architekten, Vienna

112

Residenza ad Almelo, Paesi Bassi Dirk Jan Postel, Kraaijvanger • Urbis, Rotterdam

120

Residenza a Osaka, Giappone Tadao Ando Architect & Associates, Tokio

128

Residenza con atelier a Tokio, Giappone Toyo Ito & Associates, Architects, Tokio

134

Villa nei pressi di Lugano, Svizzera Giraudi Wettstein Architekten, Lugano

140

Residenza a Li Curt, Svizzera Conradin Clavuot, Chur e Norbert Mathis, Chur

146

Residenza a Monaco di Baviera, Germania Thomas M. Hammer e Doris Schmid-Hammer, Monaco di Baviera

152

Villetta a Erfurt, Germania Silvia Britz, Erfurt

160

Casolare in Italia Döring Dahmen Joeressen, Düsseldorf

166

Villa a Berlino, Germania David Chipperfield, Londra/Berlino

172

Villa a Moledo, Portogallo Eduardo Souto de Moura, Porto

178

Architetti

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Autori

190

Bibliografia

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Indice delle illustrazioni

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La casa unifamiliare: tra mito e realtà Christian Schittich

Non è facile comprendere il mito della casa unifamiliare avvalendosi solo di argomentazioni logiche. L’ edificio isolato con giardino, nonostante le continue critiche da parte di ecologisti e urbanisti, continua a rimanere la forma di abitazione più amata, il sogno di ogni proprietario. A cosa serve il continuo monito nei confronti dello spreco di superfici e risorse, il grandissimo sforzo necessario a garantire i collegamenti e il conseguente aumento del traffico veicolare, a fronte di un bisogno umano così essenziale (o come tale dichiarato), rafforzato da un bagaglio di antichi valori e di sentimenti idealizzati? La casa indipendente, sin dai tempi della capanna primitiva, il primo embrione di realtà abitativa, rappresenta sia l’ esigenza di avere un tetto sopra la testa, sia il desiderio di privacy che di esercizio del diritto di proprietà su di un fazzoletto di terra. E nel contempo costituisce uno status symbol e l’ espressione di identità e di libertà individuale. Tra le quattro mura di casa si può fare quello che si vuole, si può dare spazio alla propria libertà creativa. Ma quest’agognata individualità riesce a trovare una concreta espressione nella realtà? Le villette dei nuovi quartieri residenziali che invadono il paesaggio extraurbano, non ripropongono sempre lo stesso identico modello di »casa dei sogni« privo di ogni originalità? Case simili fra loro, con aggetti e bovindi, finte finestre all’ inglese e tetti di tegole in cemento colorato: dietro l’ estetica di simili costruzioni è sempre più difficile riconoscere la mano del buon professionista. Le statistiche degli ordini professionali ne forniscono la conferma: in Germania, la maggior parte delle abitazioni unifamiliari (più dell’ 80 %) viene costruita senza l’ intervento degli architetti; negli altri paesi europei le percentuali sono più o meno simili. Va sottolineato che tra tutte le tipologie architettoniche, quella della casa unifamiliare è l’ unica che vede coinvolto il minor numero di professionisti. D’altro canto la casa unifamiliare è l’ edificio che meglio di ogni altro rappresenta l’ architettura del XX secolo. Cosa sarebbe la storia dell’ architettura senza le ville di Frank Lloyd Wright, Mies van der Rohe o Le Corbusier? Senza i moduli abitativi sperimentali di Buckminster Fuller, Craig Ellwood o Charles e Ray Eames, e senza le prime realizzazioni di Richard Meier, Botta o Ando (vedi pag. 28 e segg.)? Fin dal primo momento, la casa unifamiliare del Movimento moderno è legata alle novità in campo concettuale e tecnologico e, grazie alla natura ben definita del progetto, si presta in modo particolare ad un approfondimento anche dal punto di vista della teoria dell’ architettura. Il progetto della casa unifamiliare Oggi come in passato, quello della casa unifamiliare è un tipo

di progetto con il quale si confronta quasi ogni architetto, e spesso proprio all’ inizio della carriera. Destinato a parenti o amici, si tratta in genere del primo vero lavoro realizzato in totale autonomia che accompagnerà il professionista per tutta la carriera, conservando inalterato il suo fascino (nonostante la mole di lavoro, la magra parcella e le mille contraddizioni). In confronto ad altre sfide, che si fanno ogni giorno più complesse, quella di progettare e costruire una casa unifamiliare è tutto sommato un’operazione di facile gestione. Qui, meglio che altrove, il progettista può occuparsi personalmente di ogni dettaglio, dal tetto alle fondazioni. Qui, meglio che in un progetto di maggiori dimensioni, l’ architetto può inventare modificare le convenzioni spaziali e sperimentare i nuovi sistemi costruttivi. Il lavoro diventa anche più coinvolgente perché, sulla base della propria esperienza personale legata all’ abitare, il progettista può facilmente interiorizzare le esigenze dell’ utente: un’opportunità non sempre possibile con le altre tipologie architettoniche. Ma che cosa spinge il probabile cliente a rivolgersi ad un architetto per il progetto di una nuova casa? Potrebbe più facilmente comprarne una sulla carta o sceglierne una prefabbricata, come fanno in molti, riuscendo in tal modo ad avere subito, in modo esatto e senza eccessivi sforzi di fantasia, un’immagine del risultato finale, grazie alla consultazione di un catalogo o alla visita ad un appartamento dimostrativo. L’ affidamento dell’ incarico ad un architetto non implica solo il confronto con il professionista e con le sue idee ma, con molta probabilità e in un secondo momento, anche con i vicini di casa. L’ esperienza ci insegna che ogni volta che un edificio spicca sugli altri non mancano mai le situazioni di conflitto. Se inoltre riuscirà ad attirare l’ interesse della stampa specializzata e dei fotografi, gli attriti con i vicini saranno all’ ordine del giorno. Non importa quale sia la differenza rispetto alle altre costruzioni vicine, se si tratti di una soluzione veramente originale o di una integrazione nel tessuto delle forme tradizionali locali: in nessun altro tipo di incarico come in quello del progetto per la residenza, le divergenze tra il gusto convenzionale del committente e quello dell’ architetto emergono in modo così accentuato. In nessun altro settore le persone tendono ad assumere un atteggiamento così conservatore. Un’inspiegabile contraddizione della nostra epoca risiede inoltre nel fatto che sono solo in pochi ad essere disposti ad accettare un design contemporaneo per la propria casa: coloro che, da un lato, intraprendono affannose e costose ricerche del modello di automobile o di impianto stereo all’ ultimo grido, sono poi le stesse che non esitano a 9

installare, nella loro casa dall’ aspetto comunque »rustico«, antenne paraboliche, computer, pannelli solari e sistemi di controllo in grado di regolare, attraverso il cellulare, riscaldamento, sistema di irrigazione e chiusura delle imposte. Qual è allora il vero motivo che spinge un committente a coinvolgere un architetto? Si tratta di una vera motivazione di tipo culturale o semplicemente del desiderio di possedere qualcosa di speciale? O della speranza di risparmiare sui costi di costruzione ottenendo una casa su misura? I motivi in base ai quali si decide di affidare il progetto della propria casa ad un professionista possono essere tanti e tutti uguàlmente validi. D’altro canto, per ottenere un ottimo risultato anche l’ architetto ha bisogno di un committente dotato di coraggio e di ampie vedute. La storia dell’ architettura è piena di esempi che confermano questa tesi. Purtroppo il cliente ha spesso già le sue idee, di solito in linea con il gusto corrente, e all’ architetto chiede soprattutto di realizzarle curando i rapporti con le autorità e con l’ impresa. Non dobbiamo quindi stupirci se le costruzioni che attirano il nostro interesse sono spesso proprio le case che gli architetti costruiscono per sé (come alcuni dei progetti illustrati in questo libro): esse costituiscono situazioni ottimali di totale autonomia creativa, con l’ unica limitazione rappresentata dalla normativa vigente. Organizzazione e distribuzione planimetrica Nonostante le innovazioni in campo tecnologico e le trasformazioni sociali, negli ultimi cinquanta anni il metaprogetto di una casa unifamiliare non ha subito grandi variazioni; sono solo aumentate le dimensioni delle stanze e di conseguenza la quantità della superficie a disposizione di ogni inquilino. Oggi come in passato, la casa unifamiliare è dimensionata al nucleo familiare tradizionale, anche se questa realtà è presente in misura sempre minore (vedi pag. 12 e segg.). Sempre più spesso le tipiche »case unifamiliari« sono abitate da gruppi di persone che vivono in condivisione, da coppie senza figli in genere con doppio reddito, o addirittura da single. Nella selezione dei progetti da inserire nel presente volume abbiamo dedicato una particolare attenzione alla varietà delle soluzioni planimetriche; in questo modo, tra le case di modeste e di ampie proporzioni, abbiamo inserito anche quelle abitazioni unifamiliari che non vengono utilizzate nel senso classico del termine, proprio perché la definizione ed i confini della famiglia non sono più definibili in modo univoco. Altri progetti ancora integrano un secondo alloggio per un parente anziano o uno spazio da destinare ad ufficio. Proprio quest’ultimo esempio, quello della casa-studio che può rappresentare una 10

soluzione al problema del traffico e permettere al genitorelavoratore di partecipare pienamente alla vita familiare, è destinato ad acquisire in un futuro prossimo un’ importanza sempre maggiore. Le premesse per il cambiamento della quotidianità risiedono soprattutto nei vantaggi dell’ innovazione tecnologica (con il telelavoro via Internet, ad esempio). In tutto il pianeta, nonostante le differenze climatiche e culturali, i paesi con analoghi stili di vita hanno sviluppato modelli di case unifamiliari molto simili tra loro. La casa standard, che nasce dalla penna di un progettistà, presenta generalmente una disposizione su due piani: una pianta relativamente libera al piano terra e le camere, separate tra loro, al piano superiore. Naturalmente l’ abitazione è dimensionata in modo ideale per tutte le esigenze dei suoi inquilini, anche in considerazione dei possibili mutamenti che interverranno nel corso del tempo, come l’ uscita di casa da parte dei figli, le possibili separazioni della coppia e l’ ingresso nel nucleo famigliare di anziani bisognosi di particolari cure. Anche la stessa quotidianità non è facilmente riconducibile a poche e semplici attività standardizzate, come ad esempio la preparazione dei cibi, il consumo dei pasti e il riposo notturno. Un altro fattore è rappresentato dal ciclo di vita di una casa, che generalmente copre più di una generazione; spesso i primi eredi manifestano già esigenze nuove e diverse, o semplicemente desiderano dare spazio alle proprie idee. Tutto ciò porta inevitabilmente ad una preferenza verso le soluzioni aperte e flessibili. Tutti gli esempi riportati in questo volume sono caratterizzati da forme moderne e contemporanee che interagiscono con l’ ambiente circostante e, intenzionalmente, si pongono in armonia o in contrasto con esso; altre creazioni tendono ad ignorare completamente il contesto o addirittura ad isolarsi da esso. A tal proposito ricordiamo la casa realizzata da Tadao Ando per la famiglia Nomi ad Osaka (vedi pag. 128), che costituisce un modello di organizzazione e versatilità planimetrica all’ interno di uno spazio molto ridotto. Nel complesso la selezione dei progetti presentati non può che confermarci che l’ architettura contemporanea non richiede né materiali né forme predefiniti. Costruzione e materiale Il progetto accurato dei dettagli di una casa servesi ad evitare che nel tempo si manifestino difetti di costruzione, ma svolge anche un ruolo altrettanto importante nella definizione formale del progetto: i particolari costruttivi hanno un’enorme influenza sull’ estetica di una costruzione, e ne definiscono il carattere e la forza espressiva. Uno degli obbiettivi principali di questo

volume è dimostrare che alcune soluzioni di dettaglio, quando sono mirate e studiate con intelligenza, contribuiscono in modo rilevante a concretizzare ed enfatizzare l’ idea del progetto, intervenendo, ad esempio, sull’ articolazione dei volumi e sul disegno delle aperture. La selezione dei progetti vuole dar spazio a tutte le principali categorie dei materiali da costruzione: il legno, l’ acciaio, il calcestruzzo e la muratura. Ciascuno di questi materiali ha delle qualità specifiche che conducono a forme espressive molto differenti tra loro. La scelta di un materiale è spesso ispirata sia da ragioni estetiche che da considerazioni di carattere funzionale, come ad esempio la flessibilità della struttura portante. Tuttavia, la scelta può essere influenzata anche dalla ricerca di un legame con la tradizione locale o dalla reperibilità in una determinata area geografica. Non esistono materiali migliori o peggior in assoluto, ma solo materiali con caratteristiche differenti. Nonostante ciò gli architetti tendono sempre a privilegiarne uno, ed è per questo che oggi esistono molte case unifamiliari in legno esteticamente gradevoli. Anche il calcestruzzo a vista e l’ acciaio incontrano molto favore, anche se in Europa centrale la maggior parte delle case unifamiliari ancora oggi, come in passato, e costruita in muratura. Esistono dettagli specificatamente riconducibili alla casa unifamiliare? In prima istanza, la risposta è no; il dettaglio costruttivo non dipende direttamente dalla tipologia architettonica a cui appartiene. Tuttavia esiste una gamma di soluzioni che sembra riproporsi soprattutto negli edifici per la residenza; parliamo di determinati particolari costruttivi tipici della facciata (giunto infisso-parete, elementi scorrevoli, cornicioni) e delle partizioni interne. I disegni costruttivi di questo volume intendono fornire essenzialmente indicazioni progettuali e non sono concepiti per essere identicamente riproposti. Ogni problema costruttivo è inserito in un particolare contesto e richiede una soluzione specifica. Ciò è vero soprattutto quando si tratta di progetti provenienti da territori caratterizzati da condizioni climatiche, background culturali e normative particolari. Tuttavia il confronto internazionale può rivelarsi interessante, poiché permette di comprendere come lo stesso problema venga diversamente risolto a seconda dell’ area geografica e consente di adottare soluzioni che si discostano da quelle considerate di riferimento. La presente pubblicazione si basa su disegni selezionati e riprodotti ex-novo per agevolarne la leggibilità e per fornire tutte quelle informazioni essenziali che non sempre sono contenute negli elaborati costruttivi originali. L’ obbiettivo non è

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quello di pubblicare i singoli dettagli in forma isolata, ma illustrare le sezioni dell’ edificio che mostrino i punti più significativi. Alcuni progetti riportati in questo volume sono già stati pubblicati in passato, e sono inseriti in monografie su altre tematiche della rivista DETAIL. Oggi vengono riproposti in un nuovo contesto per il quale illustrazioni e testi sono stati rivisti e ampliati. La seconda edizione di »Single Family Houses - Concepts, Planning, Construction« è stata interamente rielaborata e ampliata con l’ apporto di nuovi e attuali progetti. Abbiamo rivolto ancor maggior attenzione ai risvolti professionali dell’architettura, e per questo motivo anche Rudiger Krisch ha rielaborato il suo contributo »Su misura e sostenibile: la casa unifamiliare del nostro tempo«, trasformandolo in una guida alla progettazione (vedi pag. 12 e segg.). Il grande successo mondiale della prima edizione, tradotta in molte lingue, ha convinto l’ editore e la redazione a dare un nuovo contributo ad un tema di così grande attualità. 1.1 1.2

Casa tradizionale a Takayama, Prefettura di Gifu, Giappone Abitazione a Monaco di Baviera, 2003; Architetti: 03 München

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Su misura e sostenibile: la casa unifamiliare del nostro tempo Rüdiger Krisch

Uomini, alberi, case. E’ sufficiente dare uno sguardo ai primi disegni di un bambino per rendersi conto del’ importanza che la casa assume nel nostro sistema di valori. Praticamente in ogni lingua esistono vari modi di dire che, pur non conservando più un nesso diretto con il concetto di casa, continuano a farvi riferimento (si pensi, ad esempio, ai »sentirsi a casa«, »donna – o uomo – di casa«, »lavori di casa«, o »giocare in casa« dell’ italiano). Il sogno di una casa sembra infatti abitare nelle profondità dell’ inconscio di ognuno di noi. Solo così è possibile spiegare il fatto che la casa unifamiliare occupa ormai da decenni il primo posto nella graduatoria delle tipologie residenziali più amate; anche se, o forse proprio per questo, per la maggior parte degli individui continua a rappresentare un desiderio del tutto irraggiungibile. E’sorprendente accorgersi dell’ inerzia con cui, nonostante le repentine e sconvolgenti mutazioni della società, taluni sogni, idee e realtà affrontano le trasformazioni. I canoni estetici fondamentali dell’ abitazione sono stranamente costanti da decenni ed è molto ampio il ritardo con cui l’ organizzazione funzionale dell’ alloggio medio si adegua alle nuove esigenze imposte dagli usi e dagli stili di vita correnti. Questa apparente contraddizione è facilmente spiegabile dal punto di vista sociologico: le persone sono abituate a considerare la propria sfera privata come un baluardo contro il mondo sempre più inospitale e soggetto a mutamenti rapidi e incontrollati. La casa è il luogo della privacy che ciascuno può gestire autonomamente, decidendone le forme e l’ evoluzione. Se il mondo è ormai imprevedibile, che almeno la »casa, dolce casa« rimanga quella a cui siamo abituati.1 Gert Kähler, in un altro capitolo di questo libro, definisce questo sentimento come il »desiderio di un mondo ideale«.2 La casa di proprietà rappresenta per molti questa sicurezza, e per ottenerla si è disposti ad ogni sacrificio. La prova è data dal grande successo delle polizze di risparmio immobiliare, sottoscritte per realizzare il sogno di una casa propria. L’ interesse del pubblico si deduce anche dall’ importanza che tutti i media, senza distinzione, attribuiscono al tema della casa, sia nuova che da ristrutturare. Gli immobili, vecchi e nuovi, sono considerati anche un investimento sicuro ed uno dei migliori sistemi per assicurarsi una pensione integrativa. Terminologia In inglese, diversamente dalle altre lingue, si usa un solo verbo – »to live« – per indicare sia »vivere« che »abitare«. Tuttavia, quella dell’ abitare non è una semplice attività come le altre. L’ etimologia del verbo tedesco »wohnen« (abitare)

rimanda alla radice »wunian« che contiene anche il significato di »essere al riparo«. E non è un caso che nella nostra società una delle frontiere interne più tangibili sia quella che separa coloro che hanno una casa da coloro che non ce l’ hanno. La casa è un bisogno primario. La protezione della sfera privata è un diritto umano riconosciuto internazionalmente, e in Germania, come in altre nazioni, è un diritto riconosciuto dalla Costituzione.3 In questo possiamo riconoscere il grande valore che la società attribuisce al diritto alla privacy, diritto che serve a proteggere la sfera d’influenza in cui il singolo individuo è profondamente libero di agire, diversamente da altri ambiti (come lo spazio pubblico e il luogo di lavoro) in cui questa possibilità è negata. La casa, intesa come struttura indipendente, è il simbolo di questa sfera. Il giardino ne delimita i confini e in modo inequivocabile ne afferma la presenza, definendo inoltre la differenza tra il »mio« e il »tuo«, la quintessenza della casa intesa come espressione della proprietà privata. Fino ad alcuni anni fa la casa era anche sinonimo di famiglia. Oggi, il nucleo familiare classico composto da una coppia di genitori e dai figli, rappresenta indubbiamente ancora la forma più comune di coabitazione umana; fino al XIX secolo la forma più diffusa era invece quella della famiglia estesa, nella quale i diversi rami familiari e tutte le generazioni convivevano sotto un unico tetto, organizzando la propria quotidianità in modo indipendente tra loro. Per la maggior parte di essi il luogo di lavoro non era separato dall’ abitazione, non essendo concepibile una distinzione tra vita lavorativa e vita privata: collaboratori di ogni genere, apprendisti e ospiti erano parte integrante della famiglia. In seguito, l’ industrializzazione e i profondi cambiamenti che hanno completamente trasformato il mondo del lavoro hanno disperso la tipica famiglia estesa riducendola a quella che conosciamo oggi: il piccolo nucleo familiare, costituito da due generazioni, la cui collocazione fisica dipende dalla posizione del luogo di lavoro. Contemporaneamente, il ruolo del padre si è definitivamente cristallizzato in quello di colui che guadagna il denaro lavorando fuori casa, mentre quello della madre nella figura della »donna di casa«. Oggi il mondo sta vivendo una trasformazione con conseguenze paragonabili a quelle scatenate dalla rivoluzione industriale. La liberalizzazione della società e dello stile di vita individuale comporta profonde trasformazioni anche nel modo di abitare e vivere la casa. Attualmente sono molteplici i modelli di convivenza e di coabitazione equiparati sul piano 2.1

Casa d’abitazione a Berlino, 2000; Becher + Rottkamp Architekten

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2.2

dei diritti, e il nucleo familiare tradizionale rappresenta solo uno di questi. Ogni individuo può scegliere con relativa libertà fra tutti gli stili di vita e i modelli di convivenza possibili, e la maggior parte di noi può sperimentarne più di uno nel corso della propria vita:4 all’ inizio vivendo l’ infanzia all’ interno del proprio nucleo familiare e in seguito, durante gli studi, in un alloggio in condivisione; scegliendo la vita da single all’ inizio della carriera lavorativa, vivendo diverse relazioni affettive senza convivenza, e infine formando un nucleo familiare che, non necessariamente, resterà invariato fino alla vecchiaia. Tutto questo porta ad una disgregazione del nucleo familiare tradizionale in una quantità di nuclei più piccoli, formati, ad esempio, da coppie conviventi o separate senza figli, da genitori divorziati con bambini e da single. La maggior parte di queste forme di aggregazione sono sempre esistite, ma solo recentemente hanno acquisito un’importanza statistica significativa. Il loro numero è in continuo aumento e l’ accettazione sociale va di pari passo. In Germania e in Svizzera, ad esempio, un terzo dei nuclei è formato da una sola persona, ed in alcune grandi città la quota supera il 50 %.5 Di fronte al progressivo ed inarrestabile processo di invecchiamento della popolazione, è plausibile ipotizzare che ci troviamo di fronte ad un cambiamento delle logiche del mercato immobiliare, cambiamento dovuto soprattutto alla metamorfosi della situazione demografica. Di conseguenza assisteremo da un lato all’ ulteriore aumento dei piccoli nuclei familiari e alla crescita della domanda di alloggi di facile accessibilità e manutenzione; dall’ altro ad una nuova tendenza a formare nuclei familiari allargati, in parte a causa dello smantellamento della rete dei servizi sociali e dei sempre crescenti impegni di lavoro di chi svolge una professione, fenomeni questi che comportano rispettivamente una mancanza di risorse e di tempo a disposizione. Un segnale in questa direzione proviene dalla moltiplicazione dei modelli di abitazione cooperativa e dal ritorno alla cerchia degli amici e dei parenti per garantirsi una mutua assistenza nella sfera delle attività domestiche, come ad esempio per la cura dei bambini piccoli. Anche se queste tendenze sono statisticamente irrilevanti e il loro effetto è ancora controverso, il mercato immobiliare deve cominciare a confrontarsi subito con questo nuovo tipo di richieste. Anche la domanda di case unifamiliari non proviene più unicamente dalla famiglia di tipo tradizionale. Strategie

2.3

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Il progetto della casa unifamiliare, come del resto ogni tipo di progetto, richiede un’analisi incrociata condotta sulla base di tre punti di vista differenti: innanzitutto le condizioni del sito, definite dall’ orientamento, dalla posizione e dall’ orografia; in seguito le esigenze del committente, tratteggiate attraverso il profilo degli utenti, le destinazioni d’uso previste e il budget economico; infine sulla base dei gusti e delle idee del committente e del progettista. Solo quando avrà soddisfatto tutti i requisiti relativi a questi aspetti, il progetto sarà in grado di fornire le risposte relative alla tipologia, ai materiali e al sistema costruttivo. Piú in seguito elencheremo una serie di osservazioni relative agli elementi costitutivi della casa, ai principali criteri di progettazione e alle possibili soluzioni mostrate nella sezione con l’ illustrazione dei progetti. In linea di principio il cliente dovrebbe presentare all’ architetto due tipi di specifiche, raccolte nel cosiddetto »piano delle destinazioni d’uso«, un piano o programma formato dall’ elenco degli ambienti che dovranno comporre la casa; il suo contenuto è

di norma strettamente correlato alla precedente esperienza abitativa del cliente e costituisce in tal modo un concreto e reale punto di partenza. Tuttavia il piano tende a riproporre situazioni già vissute (includendo anche gli eventuali aspetti negativi), e solo raramente è in grado di portare ad un effettivo miglioramento della situazione abitativa e dello stile di vita; d’altra parte esso consente anche una riflessione sull’ uso futuro della casa, senza entrare nel merito della disposizione degli ambienti. Durante questo processo è consigliabile prendere in considerazione la simulazione di vari scenari (quotidiani, con o senza bambini, stagionali, di ricorrenze festive), cercando di immaginarne le ripercussioni sulla vita dei singoli abitanti. Sulla base di un programma elaborato in questo modo, un progettista dotato di sensibilità ed intuito sarà in grado di sviluppare una pianta completamente nuova e differente da quella consueta. Fondamenti e destinazione d’uso Prima di iniziare una discussione sui problemi e sulle opportunità associati al progetto della casa unifamiliare contemporanea, vale la pena di soffermare la nostra attenzione sugli elementi fondamentali che ne compongono l’ insieme.6 L’ »abitare« inteso come attività diversa dal consumo dei pasti, dal lavoro e dal riposo notturno è il prodotto dell’ evoluzione e della graduale espansione del tempo libero, di quel tempo, cioè, non impiegato per lo svolgimento dell’ attività lavorativa e delle faccende domestiche. L’ idea contemporanea dello spazio adibito a soggiorno, inteso spesso come il centro della casa, ha alcuni precedenti. I due modelli di riferimento della casa unifamiliare contemporanea, la villa e la casa di campagna, disponevano di vari ambienti paragonabili al soggiorno moderno: la »gentleman’s room«, il »fumoir«, la biblioteca, raramente la stanza delle donne e, naturalmente, la sala da pranzo. Il fatto che oggi questi ambienti siano confluiti in un’unica stanza è indice della necessità di economizzare gli spazi, ma anche il segnale del minor grado di formalità che caratterizza la nostra vita quotidiana. Negli ultimi decenni la forma del soggiorno ha subito una specie di crisi d’identità: mentre il suo significato di rappresentanza è rimasto sempre allo stesso modo determinante, la sua funzione comunicativa si è indebolita. E ciò in parte a causa del cambiamento del nostro modo di disporre del tempo libero, ed in parte anche a causa della grande importanza che oggi attribuiamo ai sistemi di comunicazione di massa: mentre la radio poteva essere facilmente integrata nell’ arredamento senza radicali modifiche, il televisore ha introdotto nel soggiorno un nuovo punto di focalizzazione di natura esterna. Gli stessi mobili del salotto non servono più all’ intrattenimento di persone sedute una di fronte all’ altra, ma per assistere gli uni accanto agli altri allo spettacolo offerto dallo schermo televisivo, eventualmente integrato in una parete componibile.7 Quando l’ »abitare« era una realtà ancora sconosciuta, il centro della casa era costituito dalla tavola da pranzo. L’ ora del pasto rappresentava per tutti i componenti della famiglia un momento d’incontro quotidiano e un’occasione per lo scambio di informazioni. Negli ultimi anni la crescente individualizzazione degli stili di vita e lo sfasamento degli orari dei singoli componenti della famiglia hanno impoverito la funzione 2.2 2.3 2.4

centrale della tavola: fino a poco tempo fa non era infatti molto diffusa la consuetudine di consumare i pasti in cucina, anche e soprattutto a causa della netta separazione tra il tempo libero e il lavoro (domestico). In quel contesto la cucina aveva perso il ruolo centrale, rimanendo relegata in una posizione marginale; tuttavia, osservata nel corso dell’ evoluzione della planimetria domestica, è l’ ambiente che ha subito le più rilevanti trasformazioni. Fin dalla nascita dell’ abitazione unifamiliare di tipo borghese, la cucina ha costituito il vero baricentro della casa – e in tedesco l’ analogia d’uso dei sostantivi »Heim« (casa) e »Herd« (focolare) non è casuale. Nell’ abitazione medioevale la cucina era in genere l’ unico ambiente ad essere riscaldato durante l’ inverno, con un periodo dedicato ai lavori domestici molto più lungo di oggi. La cucina ha perso la sua posizione di baricentro della vita familiare solo con l’ avvento della borghesia benestante, che l’ ha relegata in un’ala dell’ abitazione destinata alla servitù, creando nella zona giorno un’atmosfera intima ed accogliente che non prevedeva spazi per il lavoro domestico. Una tendenza che col tempo ha influenzato anche la disposizione interna dell’ appartamento medio, in cui la cucina (il luogo delle faccende domestiche) è stata spostata verso il margine dell’ abitazione, ricondotta alla sua funzione fondamentale (la preparazione del pasto) e ridotta a minimi ingombri. La »Cucina di Francoforte« progettata dall’ architetto Grete Schütte-Lihotzky (fig. 2.2) è indubbiamente sorprendente per l’ alto livello dell’ ottimizzazione ergonomica, ma è anche il segno della graduale svalutazione subita dalla cucina all’ interno della casa.8 Una tendenza riscontrabile ancora ai nostri giorni ed anche in case unifamiliari di notevoli dimensioni. Oggi non mancano i segnali che preannunciano il futuro ritorno della cucina al centro della casa, un cambiamento facilitato dalla nuova distribuzione del lavoro nella famiglia e nella società. Con il riconoscimento della parità della donna nel mondo professionale, i lavori domestici si distribuiranno sempre più omogeneamente su tutti i membri della casa e la cucina, intesa come il centro dell’ economia domestica, tor2.4

Cucina di Francoforte, Grete Schütte-Lihotzky, 1923 Piante, casa a Benediktbeuren, 1997; Fink + Jocher Casa a Benediktbeuren, 1997; Fink + Jocher

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nerà ad essere il punto di ritrovo principale della famiglia. Le nuove generazioni che si avvicinano all’ acquisto della casa mostrano inoltre di apprezzare uno stile di vita meno formale, ed il consumo dei pasti in cucina torna ad essere »in« anche in presenza di ospiti (e non sembra importare che le pentole sporche siano ancora in vista o che la stanza sia impregnata degli odori della cottura). L’ espressione »cucina abitabile«, che indica un ambiente destinato alla preparazione dei cibi e dotato di sufficiente spazio per una tavola di grandi dimensioni, rende perfettamente l’ idea della fusione delle funzioni, ed è un termine usato ormai correntemente anche nel settore immobiliare. Oggi sono già molte le famiglie che hanno sostituito il tradizionale luogo di ritrovo del soggiorno con la cucina abitabile. Nella storia dell’ abitazione la stanza da bagno rappresenta invece un fenomeno relativamente nuovo. Inizialmente il bagno e la latrina furono spostati dall’ esterno alla cantina, con la comparsa in camera da letto del catino e del vaso da notte. In seguito all’ installazione dei primi impianti idraulici, i bagni furono portati al piano, per praticità nelle immediate vicinanze del soggiorno e della zona notte. L’ ambiente, inizialmente minimizzato sia nelle funzioni che nelle dimensioni, alla stregua delle prime cucine funzionaliste, fu collocato ai margini dello spazio abitabile. Da circa vent’anni a questa parte è in atto una tendenza che sta modificando le funzioni della stanza da bagno trasformandola da luogo per lo svolgimento delle funzioni igieniche in ambiente dedicato alla cura del corpo, spesso integrato da uno spazio per il fitness, anche adiacente. Con la crescente attenzione nei confronti del corpo, le stanze da bagno si sono arricchite di vasche sempre più grandi e complete di idromassaggio (dimensionate anche per l’ intera famiglia) e delle più varie attrezzature ginniche. Ciò ha portato non solo ad una maggior richiesta di spazio, ma anche ad una diversa considerazione di questo spazio all’ interno della casa. A questo punto il termine »bagno abitabile« non è più così astruso come potrebbe sembrare; come confermano gli stessi operatori, le dimensioni e l’ allestimento del bagno sono ormai un fattore qualitativo determinante per il mercato degli immobili. All’ interno della sfera collettivo-privata della casa, la camera da letto costituisce il luogo del ritiro individuale. Da quando esiste la possibilità di riscaldare completamente le abitazioni, le camere vengono predisposte per essere pienamente utilizzate anche negli altri momenti della giornata. Lo sviluppo della società lascia supporre che la personalizzazione dello stile di vita e dell’ agenda dei componenti della famiglia siano in continua evoluzione, e che la definizione degli spazi dedicati all’ intimità individuale giocherà un ruolo sempre più importante. Le singole stanze rappresentano, per così dire, una »casa nella casa« e di conseguenza devono essere in grado di soddisfare gli stessi requisiti. Per essere pienamente utilizzabili le camere devono disporre di sufficiente spazio per dormire, lavorare, rilassarsi, muoversi e giocare. Negli Stati Uniti, dove notoriamente le famiglie tendono a spostarsi con grande facilità, l’ allestimento base delle camere prevede un armadio a muro in genere praticabile, dotato di scaffali e appendiabiti; una soluzione che facilita i frequenti spostamenti evitando il continuo trasloco dei grandi guardaroba. La separazione tra il mondo del lavoro e quello del tempo libero è un fenomeno relativamente recente che si è manifestato soprattutto dopo l’ avvento dell’ industrializzazione; in precedenza, per la maggior parte della famiglie i luoghi del lavoro, del sonno e del pasto coincidevano e il tempo libero, 16

così come lo intendiamo oggi, era un concetto inesistente. Solo con lo spostamento del lavoro nelle fabbriche, nelle botteghe e negli uffici è stato possibile lo sviluppo della sfera privata all’ interno delle abitazioni.9 Da qualche tempo, tuttavia, è in atto una sorprendente trasformazione che sta facendo tornare a poco a poco il lavoro nelle case private, anche se parlare di tendenza è sicuramente prematuro poiché l’ abitudine a separare il mondo del lavoro da quello della vita privata ha ancora radici molto profonde. Il numero di coloro che svolgono il proprio impiego tra le mura domestiche è comunque in continua crescita.10 In genere si tratta di scelte non volontarie, rese indispensabili dalla sovrapposizione dei tempi della famiglia con quelli del lavoro, anche se spesso si presenta come l’ unica soluzione possibile per garantire la gestione dei differenti orari di tutti i componenti. Naturalmente, tutto ciò esercita un largo influsso sulla forma della casa, e la soluzione più semplice nasce dalla disponibilità di una camera aggiuntiva adibita ad »home office«. I requisiti dimensionali e progettuali di un simile spazio sono gli stessi delle altre camere; se si trattasse della stanza di un giovane in età scolare, dovrebbe essere in grado di garantire anche uno spazio per lo studio. Un altro tipo di soluzione, diametralmente opposto, consiste nell’ integrazione o addirittura nella sovrapposizione della zona lavoro con la zona soggiorno: un trend agevolato dalla diffusione dei nuovi sistemi di comunicazione, e dalla versatilità del computer di casa che può contemporaneamente essere strumento di lavoro, di comunicazione e d’intrattenimento. Il giardino che circonda la casa è uno spazio aperto privato e dovrebbe essere progettato seguendo gli stessi criteri, illustrati nel prossimo paragrafo, che vengono usati per la progettazione della casa, sia che funga da spazio cuscinetto verso la strada e da filtro per i contatti informali con il vicino, sia che rappresenti uno spazio di soggiorno all’ aperto per la vita familiare e il tempo libero. Il giardino d’ingresso deve inoltre essere sufficientemente ampio per ospitare un serie di oggetti d’uso comune, dall’ automobile alle biciclette, dagli attrezzi e i giochi da giardino al bidone della spazzatura. Infine, è sempre bene ricordare, soprattutto al momento dell’ acquisto del terreno, che un giardino richiede molte cure che possono rivelarsi estremamente faticose all’ avanzare dell’ età. Criteri Di seguito tenteremo un attento approfondimento di alcuni degli aspetti più importanti nella progettazione di una casa unifamiliare. Orientamento Fino agli anni 20 del secolo scorso l’ orientamento geografico di un immobile non era tenuto in grande considerazione; molta più importanza era invece data alle condizioni di affaccio degli ambienti di soggiorno, posti generalmente verso il fronte stradale. Gli architetti del Movimento moderno hanno superato questo principio sostituendolo con quello dell’ orientamento della zona giorno verso il sole, anche se fin dall’ inizio le opinioni al proposito erano tutt’altro che concordi: alcuni preferivano allineare l’ edificio sull’ asse Est-Ovest, disponendo le zone abitate solo lungo il fronte Sud (per favorire l’ esposizione ai raggi solari durante tutto l’ arco della giornata); altri propendevano per l’ allineamento lungo l’ asse Nord-Sud, con l’ apertura delle stanze verso Est e Ovest, in

modo da ottenere, con il soleggiamento di ambedue i fronti, una migliore illuminazione interna e la possibilità di realizzare corpi di fabbrica di maggiore profondità.11 Oggi, nella maggior parte dei casi, l’ orientamento è predefinito dalla forma del lotto edificabile e dalle prescrizioni dei piani attuativi. Rispetto ad altri pregi o difetti insiti nell’ edificio o nel lotto, l’ importanza dell’ orientamento viene largamente e frequentemente sovrastimata: se il panorama migliore si trova a Nord, non ha senso che le aree di soggiorno siano affacciate a Sud, e nelle calde giornate d’estate una terrazza in ombra a Est o a Nord può spesso rivelarsi un luogo di piacevole permanenza. Perciò può essere molto utile approfondire i vantaggi e gli svantaggi dei singoli punti cardinali, formulando le proprie preferenze personali e facendole confluire nel canovaccio delle destinazioni d’uso, soprattutto nella fase preliminare della progettazione. In genere l’ esposizione a Sud è considerata ideale per la zona giorno, poiché i fronti esposti a meridione godono di una esposizione ai raggi solari che si prolunga lungo tutto l’ arco della giornata. In realtà il generoso soleggiamento è tuttavia limitato alle ore centrali, poiché durante la mattina e il pomeriggio i fronti esposti a Sud non sono direttamente illuminati; per questo motivo l’ orientamento verso mezzogiorno è preferibile soprattutto per gli ambienti utilizzati nelle ore diurne. Per coloro che, soprattutto a causa degli impegni di lavoro, si trovano a trascorrere in casa le prime e le ultime ore della giornata, i raggi del mattino e del tramonto sono più importanti di quelli di metà giornata. Possiamo quindi definire le stanze orientate a Sud ideali per gli ambienti di soggiorno e per le camere dei più giovani. In questo contesto acquistano particolare importanza le misure di protezione dalla radiazione diretta e dall’ abbagliamento, dato che la forte radiazione può condurre d’estate ad un rapido surriscaldamento degli ambienti e d’inverno a fastidiosi fenomeni legati alla riflessione luminosa. Dal momento che nell’Europa centrale il sole di mezzogiorno è piuttosto alto sull’ orizzonte (ca. 62° alla latitudine di Dortmund),12 la costruzione di aggetti di copertura importanti si rivela spesso un buon sistema per ottenere una discreta protezione solare. D’inverno la protezione antiabbagliamento può essere ottenuta anche con la predisposizione di un adeguato tendaggio interno. Anche i fronti esposti a Nord ricevono i benefici della radiazione solare diretta, ma solo in piena estate, durante le settimane che precedono e seguono il solstizio, nelle prime ore del mattino e nel tardo pomeriggio, per cui è opportuno considerare che i fronti esposti a Nord sono in ombra per la maggior parte dell’ anno. La protezione solare diventa quindi superflua, mentre quella antiabbagliamento è utile solo in rare situazioni. In genere tali accorgimenti si rivelano utili per gallerie d’arte e musei, dove le opere esposte richiedono quasi sempre un’illuminazione di tipo indiretto, mentre nelle abitazioni ciò può essere preso in considerazione per gli ambienti destinati ad ospitare biblioteche. Nel momento in cui non siano presenti particolari esigenze di illuminazione diretta, l’ esposizione a Nord può essere utile per gli ambienti di lavoro e per la cucina. Subito dopo l’ alba e alla fine della giornata, poco prima del tramonto, il sole si trova piuttosto vicino all’ orizzonte e i raggi, con un angolo d’incidenza quasi parallelo alla superficie terrestre, penetrano attraverso le finestre nella profondità degli ambienti. La luce del mattino non trasporta la stessa quantità

2.5

2.5

Casa a Kolig sul lago di Ossiach, Kärnten, 1977; Manfred Kovatsch

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di energia di quella di mezzogiorno, e quindi la protezione solare rivolta ad oriente può servire più per prevenire l’ abbagliamento che per evitare il surriscaldamento estivo (ad es. nelle camere da letto e nelle stanze dei bambini). Al contrario si tende spesso a sottovalutare l’ energia dei raggi pomeridiani. In passato era scontato orientare ad Est le camere da letto (per permettere il risveglio con i raggi del mattino) e dotare il soggiorno di un affaccio ad Ovest (essendo considerato un ambiente per l’ intrattenimento pomeridiano e serale). Il principio è oggi ancora valido; per particolari destinazioni d’uso può risultare tuttavia più conveniente derogare a tale convenzione. Nel caso in cui i singoli ambienti non siano chiaramente destinati ad un uso specifico (per dimensioni, posizione e dotazione impiantistica), la disposizione delle stanze può essere modificata anche in momenti successivi. Un altro fattore che, se disponibile, dovrebbe giocare un ruolo importante nella progettazione di una casa unifamiliare è la visuale. La casa di Moledo (vedi pag. 178 e segg.) è in questo senso esemplare: l’ edificio, totalmente subordinato al sito su cui sorge, riesce ad interiorizzare lo spettacolare panorama circostante attraverso l’ ampio fronte vetrato. Un metodo altrettanto interessante è quello che si avvale della collocazione strategica delle aperture finestrate, concentrando l’ attenzione su alcuni scorci panoramici. Topografia Molto spesso il committente preferisce un lotto pianeggiante, anche perché una casa in pianura è più facile da immaginare e spesso si ritiene, erroneamente, che la lottizzazione dei terreni in pendenza porti con sé maggiori difficoltà tecniche e limitate capacità di sfruttamento. Eccezion fatta per le case da catalogo, si tratta solo di un pregiudizio: in genere le difficoltà tecniche sono facilmente superabili e l’ andamento irregolare del terreno può invece contribuire in modo creativo alla scoperta di soluzioni particolarmente attraenti ed interessanti. Il pendio non solo offre la possibilità di gettare lo sguardo oltre il volume delle costruzioni adiacenti, ma permette anche di interiorizzare con successo il panorama nell’ ambiente domestico. Un valido esempio è quello offerto dalla casa unifamiliare di Moledo, in Portogallo (pag. 178 e segg.), nella quale, attraverso la grande vetrata affacciata sulla vallata, si può godere da ogni stanza della vista panoramica sull’ Oceano Atlantico. Qui, e in altri casi come questo, è la natura del terreno a generare la varietà del paesaggio interno. Un altro vantaggio di una costruzione su terreno in pendenza è quello di consentire l’ accesso su più livelli, migliorando le condizioni di sfruttamento. La casa costruita a Vienna Hernals (vedi pag. 112 e segg.) è un esempio significativo: la zona giorno si apre su due terrazze, una a Sud verso valle e una a Nord verso monte, su livelli differenti e separati. In questo modo il fronte a valle si presta all’ apertura di un eventuale ingresso autonomo, che consenta l’ accesso sia ad un ulteriore alloggio che a zone giorno indipendenti per la privacy di qualche membro della famiglia (ad es. i figli grandi), garantendo così la futura possibilità di suddividere facilmente la casa in diverse unità residenziali.

2.6

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Costruzione Le condizioni del sito e l’ estetica dell’ allestimento interno presuppongono un’altra scelta importante che deve essere operata durante le prime fasi della progettazione: la tipologia della struttura portante e il materiale per costruirla. In genere la distinzione principale è tra strutture massive (ad esempio

muratura e scheletro in calcestruzzo armato) e strutture intelaiate (in legno o acciaio), oltre ad una serie di forme miste che nascono dalla combinazione delle prime due. Tra tutte le materie prime utilizzate per la realizzazione delle strutture portanti, il legno è l’ unica rigenerabile, in grado di essere prodotta senza emissione di CO2 e con un processo di trasformazione che richiede quantità relativamente ridotte di energia, oltre ad essere facilmente reperibile, anche in grandi quantità, in molte regioni dell’ Europa centrale. Il legno ha comunque un campo di applicazione molto vasto che supera di gran lunga quello delle strutture portanti.13 Dal punto di vista ecologico, una struttura in legno ha anche il vantaggio di ridurre i tempi di costruzione, permettendo la realizzazione parallela dell’ ossatura in opera e dei tamponamenti (prefabbricati) in stabilimento (vedi fig. 2.6). I sistemi portanti in legno si distinguono in strutture reticolari e intelaiate. Il legno è particolarmente adatto ad essere utilizzato sotto forma di elementi astiformi (travi e assi) e di ossature portanti in montanti e traversi. Nell’ Europa centrale, come documentano i numerosi villaggi e cittadine di origine medievale costruite con la tecnologia del graticcio e giunte intatte fino ai nostri giorni, la struttura a traliccio costituisce la forma d’impiego tradizionale. Questa tecnologia, che utilizza fondamentalmente solo aste snelle, permette una facile e poco ingombrante concatenazione in tutte e tre le dimensioni, garantendo in questo modo una flessibile suddivisione degli spazi interni (casa di villeggiatura presso Tokio, vedi pag. 92) e una grande libertà di composizione nel progetto dell’ involucro (casa di Allensbach, fig. 2.7 e 2.8, e residenza a Monaco, vedi pag. 152). In ogni caso le strutture portanti di tipo tradizionale, rispetto a quelle di pannelli intelaiati, richiedono sia un alto grado di precisione progettuale, soprattutto per le parti visibili della struttura, che tempi di realizzazione più lunghi. La tecnologia dei pannelli portanti intelaiati permette invece di prefabbricare in stabilimento le pareti, i solai e le coperture, spesso complete anche degli infissi, delle parti impiantistiche e del rivestimento. I pannelli vengono quindi trasportati in cantiere e collocati in opera con rapide operazioni di posizionamento e di fissaggio. Se la progettazione e la realizzazione degli elementi è stata svolta con precisione, il montaggio avviene in genere senza problemi e in breve tempo. Essendo gli elementi composti da pannelli piani dotati singolarmente di un rinforzo interno, raramente la disposizione planimetrica degli ambienti può godere della stessa flessibilità offerta dalle strutture con uno scheletro portiforme. Tuttavia, come è dimostrato dal progetto della casa con giardino a Meckenbeuren degli architetti Jauss + Gaupp e da quello della casa d’abitazione a Toronto (vedi pag. 78 e segg.), anche il sistema dei pannelli portanti può garantire comunque un elevato margine di libertà nella disposizione interna degli ambienti. Molte delle ville degli anni 20, ormai entrate a far parte della storia dell’ architettura, avevano una struttura portante in acciaio, come ad esempio la casa di Pacific Palisades nei pressi di Los Angeles, di Charles e Ray Eames. Soprattutto in conseguenza dell’ aumento del prezzo dell’ acciaio negli ultimi anni e dello sforzo progettuale, questo tipo di struttura non viene quasi più usato per edifici residenziali di piccole dimensioni. Dal momento che la saldatura e il successivo trattamento anticorrosione dell’ acciaio implicano costi e difficoltà di realizzazione non indifferenti, per i sistemi portanti delle case unifamiliari è preferibile la giunzione meccanica degli elementi con viti e bulloni;14 tali sistemi, a causa delle

minime tolleranze previste nelle strutture in acciaio, devono a loro volta essere progettati, realizzati ed assemblati con grande precisione (ad esempio nelle fondazioni). I sistemi portanti in scheletro di acciaio presentano inoltre gli stessi vantaggi di quelli in legno, soprattutto per la grande flessibilità progettuale di piante e prospetti nei quali, grazie all’ ottimo grado di resistenza dell’ acciaio, il numero di montanti e travi, già relativamente snelli, può essere assai ridotto (si vedano, ad esempio, le costruzioni alle pagg. 52, 92, 104, 112 e 120, che utilizzano scheletri con varie combinazioni di acciaio e legno). Un sistema portante completamente differente è quello che prevede una struttura piena, che in Europa è di norma costituita da muratura. In questo caso il carico dei solai e della copertura grava sui setti pieni, generalmente ammorsati in modo da creare una struttura scatolare. Inserendo gli architravi che permettono la ripartizione dei carichi, le pareti si prestano ad essere bucate per l’ installazione di parti tecnologiche, porte, finestre ecc. Gli edifici sono quasi sempre realizzati in opera attraverso la giustapposizione di conci (in laterizio o pietra), ma il loro completamento richiede tempi relativamente lunghi. Negli ultimi anni si è assistito alla comparsa di elementi sempre più grandi in grado di accorciare i tempi complessivi della costruzione, sebbene il loro consistente peso unitario renda necessaria un’assistenza meccanica per il loro posizionamento. In linea di massima anche le pareti in muratura possono essere prefabbricate, ma il procedimento presenta grandi difficoltà d’applicazione a causa del peso finale. Dal punto di vista strutturale, le case in muratura sono composte da setti il cui layout interno, oltre all’ aspetto esterno, viene predefinito fin dall’ inizio. Gli esempi presentati in questo volume e relativi ad alcune costruzioni a Monaco, Erfurt e Berlino (vedi pag. 152, 160 e 172) evidenziano che il margine di libertà compositiva è comunque molto ampio.15 Il processo produttivo del calcestruzzo permette di ottenere un materiale che si possa liberamente modellare. Le strutture portanti in calcestruzzo sono sempre il risultato di una colatura (sia in opera che in stabilimento) e, come nel caso del legno, sono disponibili sotto forma di strutture intelaiate o di pannelli.16 L’ edilizia residenziale predilige strutture tridimensionali a forme miste, costituite da setti ed elementi lineari. In altre parole, il calcestruzzo rende possibile ogni tipo di intervento costruttivo: dalle case monolitiche come quella realizzata da Tadao Ando ad Osaka (vedi pag. 128) all’ edificio di Toyo Ito a Tokio (vedi pag. 134), con una struttura simile a quella di un castello di carte, fino alla casa nei pressi di Lugano (pag. 140) che avrebbe potuto benissimo essere realizzata anche in muratura. L’ uso dei componenti prefabbricati non solo riduce la durata del cantiere, ma costituisce il miglior sistema per la realizzazione delle superfici a vista poiché permette il facile controllo qualitativo delle finiture. In questo caso (di cui la residenza di New York presentata a pag. 72 rappresenta un chiaro esempio), il progetto e il processo produttivo dei componenti non possono prescindere da uno studio accurato dell’ andamento e della forma dei giunti e delle connessioni. Il fatto che qualunque modifica successiva al completamento richieda una serie di interventi costosi e laboriosi costituisce lo svantaggio principale delle strutture in calcestruzzo. Nell’ Europa centrale, diversamente da quanto avviene in Giappone e nonostante i reiterati sforzi dei produttori di cemento, soprattutto svizzeri, la costruzione di abita2.6

Edilizia residenziale modulare, assemblaggio in stabilimento, consegna e montaggio in opera dei moduli abitativi

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zioni con pareti esterne integralmente in calcestruzzo è ostacolata dalla normativa vigente in materia di isolamento termico. Le pareti in calcestruzzo dovrebbero in ogni caso essere rivestite esternamente da un cappotto di materiale isolante, che a sua volta richiederebbe uno strato protettivo impermeabile (intonaco, pannelli, tegole ecc.). Lo strato isolante dovrebbe inoltre avvolgere l’ elemento portante sul lato esterno per permettere alla parete di funzionare da accumulatore di calore e di freddo. Le strutture multistrato di questo tipo sono molto delicate e richiedono un’attenta valutazione in fase di progettazione per evitare qualunque tipo di futuro malfunzionamento. Se le pareti devono comunque conservare un trattamento a vista delle superfici, l’ unico sistema è quello che prevede uno strato intermedio di materiale isolante e una struttura il più possibile priva di ponti termici. Un’eccezione è costituita dalle pareti monolitiche in calcestruzzo alleggerito, che però fino ad oggi non hanno trovato grande applicazione.17

2.7

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Impianti Al giorno d’oggi è assolutamente necessario ridurre le dispersioni termiche delle pareti esterne mediante l’ applicazione di materiali termoisolanti ad alta efficienza, e non solo per garantire il rispetto della normativa in vigore, ma anche a causa della limitata disponibilità di combustibili fossili e dell’ aumento dei loro costi. Le dispersioni termiche influiscono sul dimensionamento dell’ impianto di riscaldamento e sulla distribuzione del calore all’ interno dell’ abitazione. Nelle case dotate di un impianto convenzionale, la cessione del calore all’ ambiente avviene generalmente per mezzo di radiatori e termoconvettori. Il pavimento radiante offre un valido contributo al miglioramento del comfort interno, ma ha tempi di risposta piuttosto lenti, reagendo con inerzia alle regolazioni, e presenta costi di installazione decisamente più elevati. In situazioni con ridotto fabbisogno calorico, l’ attenzione può concentrarsi sui sistemi ad aria calda, che tuttavia necessitano, per la distribuzione dell’ aria, di una rete di canalizzazioni complessa e di non facile manutenzione. Tutti i sistemi appena ricordati, e in modo particolare i radiatori di tipo convenzionale, devono essere presi in considerazione già nelle prime fasi della progettazione, al fine di evitare spiacevoli interferenze con la disposizione dell’ arredamento e con la fruibilità degli spazi. La stessa considerazione vale anche per le reti di alimentazione elettrica e di telecomunicazione via cavo (telefono, radio, televisione ecc.). Il livello dei requisiti in materia di densità e qualità degli impianti elettrici e multimediali all’ interno dell’ abitazione è andato negli ultimi anni sempre crescendo, con conseguenze pratiche sull’ efficienza degli impianti stessi e su quantità e posizionamento delle prese e dei punti di connessione. In questo come negli altri casi, per garantire una distribuzione intelligente dell’ elettricità e dei segnali, lo schema dell’ impianto dovrebbe basarsi su una previsione delle varie situazioni d’arredo, anche simulando le disposizioni future. Di fronte al ruolo sempre crescente che i mezzi di comunicazione svolgeranno in futuro, oggi un allestimento di base delle camere e della cucina non può prescindere da un allaccio telefonico che consenta anche l’ accesso ad Internet. Molto presto, tuttavia, lo sviluppo delle reti wireless porterà ad un’ulteriore riduzione delle esigenze legate agli impianti di comunicazione residenziali. In ogni caso è ancora troppo presto per valutare l’ impatto di questi sviluppi o della tanto spesso annunciata fusione tra il telefono, il televisore e la piattaforma Inter-

net. Durante la progettazione è tuttavia opportuno mantenersi in costante contatto con gli specialisti del settore. Mentre nei piccoli edifici residenziali le sezioni dei condotti di distribuzione elettrica e telefonica sono sempre di dimensioni ridotte, spesso si sottovaluta lo spazio necessario richiesto dall’ installazione degli impianti meccanici (di riscaldamento, ventilazione e distribuzione idrica). I tubi di alimentazione idraulica sono in genere molto sottili, ma una colonna di scarico wc ha sempre un diametro di 10 cm e deve comunque prevedere una determinata pendenza nei tratti orizzontali. Quanto più sarà possibile ridurre il numero e la lunghezza dei tratti indipendenti, tanto maggiore sarà l’ efficienza della distribuzione delle condutture da posare. Per questo motivo, nelle costruzioni a più piani è opportuno prevedere l’ incolonnamento degli ambienti provvisti di sanitari, e all’ interno delle singole stanze da bagno gli stessi sanitari dovrebbero essere concentrati lungo una o al massimo due pareti. Infine, alla luce della sempre maggiore importanza attribuita al wellness e alla cura del corpo, è raccomandabile un abbondante dimensionamento dei bagni, anche in previsione di eventuali ed ulteriori usi futuri. Come per nessun altro ambiente della casa, l’ uso della cucina dipende molto dalle preferenze e dalle abitudini personali, e per questo è piuttosto difficile formulare raccomandazioni progettuali universalmente valide. Oltre ad alcuni consigli basilari, come il raggruppamento degli impianti sanitari e la dotazione di un piano di lavoro di opportuna lunghezza (1,2–1,5 metri lineari per ogni componente della famiglia), la disposizione e l’ aspetto della cucina dovrebbero essere frutto di una intensa collaborazione tra il committente e l’ architetto. Gli ambienti accessori che ne completano le funzionalità sono la dispensa e la lavanderia (in genere da collocare in cantina). Nel Nord America la lista degli ambienti necessari per una casa unifamiliare si arricchisce di uno spazio in più: la cosiddetta »mud room«, che nasce dalla combinazione tra una stanza da lavoro, un guardaroba, un ingresso di servizio e una stanza per i giochi dei bambini.

2.8

Protezione solare e fonoisolamento La protezione dal rumore del traffico in genere può essere efficacemente garantita da un’accorta progettazione planimetrica, ad esempio collocando gli ambienti di soggiorno lontano dalle strade e dalle costruzioni vicine. Se si dovessero valutare non sufficienti questi accorgimenti, si potrà fare ricorso a misure di tipo costruttivo, come gli infissi fonoisolanti combinati con sistemi di ventilazione meccanica. Il problema della protezione solare e della privacy è invece più complesso: in questo caso è necessario ponderare tra loro anche altri aspetti, come il soleggiamento invernale (gradito), il surriscaldamento estivo (non gradito) e gli sguardi del vicinato, optando per un controllo regolabile dei vari fenomeni (fig. 2.7). Mentre gli sguardi indiscreti e l’ abbagliamento dai raggi orizzontali possono essere evitati per mezzo di un tendaggio interno, la protezione dal surriscaldamento richiede la presenza di elementi schermanti posti all’ esterno dell’ infisso. Gli esempi qui riportati fanno riferimento ai più svariati sistemi, dall’ avvolgibile all’ anta scorrevole, dalla »marquise« alla veneziana (vedi pagg. 78, 112, 120, 160 e segg.). La scelta dipende molto dalle esigenze operative e dalla 2.7 2.8

Protezione solare regolabile, casa a Allensbach, 1998; Schaudt Architekten Piante, casa a Allensbach, 1998; Schaudt Architekten

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facilità di manovra (dall’ interno o dall’ esterno, movimento elettrico o manuale ecc.), ed ha un effetto determinante sull’ estetica della casa anche a seconda del momento della giornata e del variare delle stagioni. Anche se i requisiti normativi in materia di protezione sonora all’ interno della stessa unità abitativa sono minimi, questo è un aspetto che non deve assolutamente essere trascurato. L’ esperienza ha dimostrato che per diminuire le interferenze tra le aree d’uso comune e le camere, gli ambienti dovrebbero essere acusticamente concepiti e realizzati come unità indipendenti; una strategia che serve a migliorare non solo la qualità della vita dei singoli occupanti, ma anche a rendere più semplice la futura ripartizione della casa in due o più unità. Dal momento che la massa ha un alto potere fonoisolante, nelle strutture tradizionali l’ isolamento acustico si ottiene interponendo elementi di elevato peso specifico; per le costruzioni a secco il mercato offre vari sistemi multistrato, con struttura metallica o lignea, in grado di garantire ottimi valori di protezione acustica, anche se da un punto di vista commerciale la loro presenza non contribuisce alla valorizazzione dell’immobile.

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Adattabilità Statisticamente le case d’abitazione hanno una durata che copre varie generazioni, e la loro attitudine a soddisfare solo le necessità del primo inquilino non è ovviamente sufficiente. Le esigenze possono cambiare in funzione della trasformazione della famiglia anche nel corso di una sola generazione (ad esempio con l’ uscita di casa di un figlio, l’ arrivo dei nonni o il semplice avanzamento d’età del proprietario). Inoltre il progetto deve contenere elementi di sostenibilità e di adattabilità alla domanda dei potenziali utenti futuri, la cui identità e composizione familiare non può essere nota a priori. Da ciò consegue che oggi la necessità di disporre di tipologie residenziali altamente efficienti e possibilmente flessibili e adattabili, o altrimenti neutre e poco personalizzate, è più elevata che mai.18 Anche se questo contravviene al desiderio della maggior parte dei committenti di realizzare una casa disegnata su misura. Le esigenze di carattere tecnico e formale aumentano quando all’ interno di un’abitazione di determinate dimensioni si intende ottenere una flessibilità immediatamente praticabile mediante l’ installazione di parti o elementi mobili. Un esempio particolarmente rappresentativo, tratto dalla storia dell’ architettura, è quello di Casa Schröder a Utrecht, progettata da Gerrit Rietveld, e nella quale, attraverso un sistema di pareti scorrevoli, il soggiorno del piano superiore può essere trasformato con pochi e rapidi movimenti in uno spazio suddiviso in quattro camere da letto separate (vedi le piante a pag. 33). Attraverso una serie di interventi, articoli e progetti, il tema dell’ abitazione facilmente trasformabile e adattabile è tornato in auge tra gli addetti ai lavori. Nella sua casa costruita nei pressi di Tokio (fig. 2.9), l’ architetto giapponese Shigeru Ban dimostra che una serie di elementi d’arredo su ruote, alti come stanze, possono funzionare da divisori mobili all’ interno di uno spazio neutro, mettendo in evidenza che anche un sistema di stanze adattabili può avere eccezionali qualità formali e funzionali. Ciononostante tutti i concetti basati sulla mobilità a breve termine hanno un problema in comune: il fonoisolamento interno. I componenti d’arredo che fungono anche da divisori e le pareti composte da elementi girevoli necessitano, per il loro movimento, di una discontinuità superiore e inferiore, offrendo in questo modo una protezione acustica che

non è migliore di quella di una normale tenda. Le stesse pareti mobili dotate di guide fisse di scorrimento garantiscono un livello di fonoisolamento molto inferiore a quello di una parete convenzionale. Chiunque abbia già avuto problemi con il volume dello stereo di un adolescente sa bene quali possano essere le conseguenze sulla pacifica convivenza familiare. Un’alternativa è offerta dalle case realizzate in modo spartano e lasciate vuote per offrire la possibilità di un allestimento su misura e personalizzato. Le costruzioni più adatte sono in questo caso quelle dotate di una struttura portante puntiforme che, con i pilastri interni, offre il minimo ingombro strutturale. Tra questi montanti lo spazio interno può essere suddiviso liberamente con l’ ausilio di elementi d’arredo e divisori leggeri per ottenere la pianta più adatta alle proprie esigenze, dal loft all’ appartamento convenzionale dotato di camere singole. Le stanze prive di particolare destinazione non offrono flessibilità nel senso stretto del termine, ma creano una pratica cornice alle mutazioni dello stile di vita domestico. Uno dei principali motivi che rende apprezzabili le case borghesi della fine del XIX secolo è la qualità delle singole stanze, le quali, per dimensioni, proporzioni e impianti, non sono mai riconducibili ad una specifica destinazione d’uso. Gli ambienti sono dimensionati in modo da offrire ai singoli membri della famiglia una piccola casa nella casa che dispone, oltre al letto, dello spazio sufficiente per una postazione di lavoro e di un angolo per il relax e lo svago. L’ esperienza insegna che per ottenere una qualità ambientale di quel livello la stanza deve possedere una superficie minima di 14 m2, le proporzioni approssimative di un quadrato, buone condizioni di illuminazione diurna e un impianto tecnologico accuratamente studiato. Una stanza con queste caratteristiche offre indifferentemente spazio sufficiente sia per una »classica« camera da letto matrimoniale che per una camera per bambini o per uno studio. Negli ultimi tempi il principio è tornato ad essere applicato con validità anche nelle case unifamiliari, come ad esempio in quella di Allensbach dello studio Schaudt Architekten. Accessibilità Un progetto senza barriere architettoniche è un’importante garanzia di longevità e di valore economico. Considerando la crisi economica generale e l’ andamento demografico già ricordato, caratterizzato dall’ innalzamento dell’ età media della popolazione, quello di rimanere in casa fino ad un’età sempre più avanzata non sarà in futuro solo un comune desiderio, ma anche una comune necessità; di qui la grande importanza delle case progettate per essere agevolmente fruite da persone anziane, malate o disabili. Ciò rappresenta una sfida soprattutto per le case unifamiliari a più piani, dove l’ ampliamento della dotazione tecnologica e la maggior disponibilità di spazio per gli ambienti d’uso comune, come cucine e bagni, conduce inevitabilmente ad un innalzamento dei costi di costruzione. In Germania sono in vigore due normative standard (DIN 18024 per gli edifici pubblici e DIN 18025 per l’ edilizia residenziale) che confluiranno presto in un corpo unico (DIN 18030). La normativa DIN 18025, al momento ancora in vigore, si compone di due parti: la prima contiene le prescrizioni per l’ edilizia residenziale accessibile con sedia a rotelle, la seconda approfondisce gli aspetti più generali dell’ accessibilità residenziale. Presso gli ordini professionali e gli uffici regionali dei ministeri preposti è disponibile una documentazione sul tema in forma di opuscoli informativi,19 anche in relazione ai requisiti minimi di accessibilità su sedia a rotelle per cucine, bagni e zone di accesso.

L’ architetto dispone in genere di una buona conoscenza dell’ argomento ed è in grado di dare al cliente i suggerimenti più adatti. E’ raro che nelle case pluripiano vengano rispettate tutte le raccomandazioni, dato che la richiesta di costi e spazio non sarebbe sostenibile. Tuttavia, anche nella progettazione di una casa unifamiliare »normale«, è utile tenere in considerazione alcuni criteri per la progettazione senza barriere. Ecco che l’ eliminazione delle soglie rialzate e dei gradini bassi non solo può facilitare il percorso con sedia a rotelle o con bastone, ma può anche eliminare il rischio di caduta e scivolamento. L’ obbiettivo è facilmente raggiungibile all’ interno della casa con un’accorta progettazione planimetrica che immancabilmente richiede un aggravio degli sforzi per garantire l’ impermeabilizzazione nei pressi delle porte esterne e dei balconi. L’ inizio e la fine delle scale, così come gli spigoli dei singoli gradini, dovrebbero essere facilmente riconoscibili, sia in salita che in discesa, anche dalle persone con disturbi alla vista. Il risultato si può ottenere con facilità giocando sul contrasto cromatico dei materiali e, nel caso che l’ estetica del luogo non lo permetta, con applicazioni ad hoc al momento necessario. Esistono altre misure che vanno comunque considerate in fase di progettazione: ad esempio, le scale più utilizzate dovrebbero avere un corrimano almeno su uno dei lati, o per lo meno dovrebbero prevederne il montaggio in un secondo momento. Chi vuole assicurarsi l’ accessibilità della propria casa anche in caso di riduzione delle proprie capacità motorie (a causa dell’ età, per malattia o infermità), dovrebbe prevedere la possibilità di installare un montascale o un ascensore. Ciò presuppone l’ integrazione, su ogni piano, di un vano sufficientemente dimensionato e accessibile, che fino al momento dell’ installazione dell’ impianto potrà essere usato, ad esempio, come deposito. Economia Progettare e costruire in modo economico e sostenibile è sempre stata, e rimane, una strategia sensata che diventa irrinunciabile in un momento storico come quello attuale, in cui si comincia a toccare con mano la scarsità delle risorse naturali e il limite imposto dai budget. Per considerare seriamente l’ ipotesi di una costruzione economicamente sostenibile non basta soltanto calcolare i costi di costruzione, ma occorre prevederne anche i costi operativi. I primi due fattori che influiscono in maniera determinante sulla sostenibilità economica di una casa sono la posizione dell’ edificio nel lotto e il disegno della pianta. In genere le soluzioni più sensate sono anche quelle più convenienti – e per questo nel capitolo seguente torneremo ad illustrare alcuni degli aspetti già menzionati. L’ involucro esterno dell’ edifico rappresenta la parte più consistente dell’ investimento iniziale, a causa soprattutto dei suoi particolari requisiti in materia di impermeabilizzazione, termoisolamento, protezione solare ecc. E’ il motivo per cui i volumi con una geometria semplice risultano quasi sempre più economici, sia in fase di costruzione che di mantenimento. I corpi di fabbrica ricchi di fenditure e di aggetti, tettoie e rientranze, comportano sempre un aggravio economico; le planimetrie semplici e lineari sono in genere molto più economiche anche dal punto di vista dell’ allestimento interno. L’ ottimizzazione economica della struttura portante, indipendentemente dal materiale usato, si ottiene rispettando i seguenti principi: 2.9

I componenti d’arredo mobili dividono in zone lo spazio principale e creano contemporaneamente piccole aree private, casa presso Tokio, 2000; Shigeru Ban Architects

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allineamento verticale delle pareti divisorie sui vari piani, orditura uniforme dei solai e conteminento delle luci. La distribuzione degli impianti dovrebbe seguire la geometria più logica (vedi pag. 21, fig. 2.8). Oltre a tutto ciò, la sostenibilità di un progetto è misurabile anche attraverso la sua adattabilità e flessibilità d’uso. Quando in un secondo momento l’ immobile dovrà essere venduto, la priorità non sarà più data alle esigenze del committente, ma alle potenzialità d’uso da offrire al nuovo acquirente. Un aspetto, questo, che non va affatto sottovalutato in fase di progettazione, dal momento che, per la maggior parte delle famiglie, la casa di proprietà costituisce il maggiore investimento di una vita. In tale contesto, un aspetto estremamente importante è quello delle già ricordate stanze senza una precisa destinazione d’uso, che sono spesso in grado di offrire un ampio spettro di soluzioni per ogni tipo di esigenza familiare. Lo stesso vale anche per la scelta dei materiali edili, e non a caso il mercato offre un’ampia gamma di superfici standard con caratteristiche neutre, adattabili ad ogni situazione come ad esempio. le classiche piastrelle bianche. Il graduale adeguamento a questo tipo di standard edilizi è l’ utile preparazione verso una nuova dinamica, ormai parte integrante di una società sempre più in movimento. Anche la forma dell’ ingresso e dei passaggi interni della casa hanno un ruolo importante e decisivo per la fruibilità da parte di tutti coloro che non appartengono allo stesso nucleo familiare e per un futuro ed ipotetico frazionamento dell’ abitazione. La scelta del sistema portante influisce direttamente sulla flessibilità della pianta e quindi sulla sua adattabilità nel lungo periodo. La scelta dei materiali interni, e in particolar modo di quelli dell’ involucro esterno, influisce in modo determinante sulla tenuta del valore immobiliare dell’ edificio, nel breve e nel medio periodo. La selezione dei materiali non dovrebbe quindi seguire solo la logica del costo iniziale, ma dovrebbe essere fatta anche, e soprattutto, in vista della loro durevolezza, con un occhio all’ estetica della solidità.20 In questo modo il maggiore investimento iniziale trova sempre un bilanciamento nel cospicuo risparmio sul lungo periodo. Non si tratta solo di valutare la resistenza assoluta del materiale, ma anche l’ alterazione delle sue proprietà nel corso del tempo. Mentre una facciata in legno dipinto, come quella della casa d’abitazione di Toronto (vedi pag. 78), necessita di un regolare trattamento di verniciatura, un rivestimento realizzato con un’altra essenza, lasciato al naturale, tenderà con il tempo a cambiare tonalità e ad assumere una bella patina protettiva, come è avvenuto nelle case di Henning Larsen e Mackay-Lyons (vedi pagg. 60 e 66). Ecologia In un’epoca caratterizzata dalla scarsità delle risorse e dalla consapevolezza dei costi, nella programmazione economica di un edificio l’ ecologia gioca un ruolo sempre più importante.21 D’altra parte, molti degli aspetti economici appena trattati sono legati in larga misura anche ad aspetti di natura ecologica: basti semplicemente pensare alla geometria semplificata dei corpi di fabbrica, la cui ridotta superficie d’inviluppo incide non solo sui costi di costruzione, ma anche sul contenimento delle dispersioni termiche. Inoltre un’edilizia attenta ai costi deve sapersi anche occupare del bilancio operativo, che è costituito in larga parte dai costi energetici e da quelli di gestiore. La maggior parte dei principi dell’ architettura ecosostenibile sono più che noti: ogni materiale da costruzione è caratterizzato da uno specifico bilancio 24

energetico, che è dato dalla sommatoria delle energie utilizzate per l’ estrazione della materia prima, per la lavorazione e per il trasporto del materiale finito.22 Le materie prime rigenerabili sono le migliori, purchè il loro ciclo preveda estrazione e lavorazione corrette, nonché brevi trasporti. Nei decenni trascorsi, i numerosi studi condotti sui materiali da costruzione hanno messo in evidenza la nocività di alcuni di essi e dei loro scarti di produzione. Ciò ha avuto un importante effetto sul mercato dell’ edilizia, vale a dire la diffusione dei materiali che in precedenza erano commercializzati solo per il ristretto settore delle cosiddette case ecologiche. Per un approfondimento specialistico e per una valutazione comparata esistono numerose pubblicazioni sull’ argomento.23 Le scelte che in modo più determinante influiranno sul consumo energetico del futuro edificio vengono prese nelle primissime fasi della progettazione. Si tratta fondamentalmente, oltre che della già ricordata volumetria, della posizione dell’ edificio rispetto al sole, della forma dell’ involucro, delle sue caratteristiche termoisolanti, del rapporto tra gli elementi trasparenti e opachi e della capacità dei componenti edilizi di accumulare e di diffondere calore. Per ottimizzare lo sfruttamento invernale dell’ energia solare, la regola generale suggerisce che i fronti esposti a Ovest e Est, e soprattutto a Sud, abbiano una quota maggiore di superficie trasparente o traslucida rispetto a quelli rivolti a Nord, nei quali, invece, acquistano maggiore importanza le caratteristiche termoisolanti. Contemporaneamente occorre sempre prevedere la protezione solare esterna delle superfici vetrate per prevenirne il surriscaldamento estivo. I giardini d’inverno realizzati con un semplice vetro float, spesso collocati come dei buffer termici davanti alle aree di soggiorno, sono ormai superati dai progressi tecnologici nel campo delle vetrazioni e delle facciate. Al contrario acquisisce importanza la massa di accumulo dell’ edificio, in grado di assorbire e immagazzinare il calore dei raggi solari, per cederlo dopo un certo intervallo di tempo. Questo è un argomento importante a favore delle realizzazioni di tipo massivo in muratura e calcestruzzo, anche se con vari accorgimenti costruttivi si possono ottenere effetti analoghi anche con le strutture in legno e acciaio. Per trattare in modo soddisfacente le potenzialità dei sistemi di sfruttamento attivo delle energie rinnovabili si renderebbe necessario un saggio o forse un intero volume specifico, anche perché in questo campo le tecnologie sono in evoluzione molto rapida. In questo contesto è sufficiente fare riferimento ad alcune regole generali, rinviando alla letteratura specialistica per gli aspetti più specifici.24 Per ottenere il massimo rendimento da qualsiasi tipo di collettore (sia per la fornitura di acqua calda che per la produzione di energia elettrica) l’ orientamento preferenziale è quello a Sud. Dal momento che l’ efficienza dei collettori è in continuo miglioramento, è possibile anche prevedere una esposizione verso Sud-Ovest o Est, se la geometria del lotto o dell’ edificio lo richiedono. Date le rigide prescrizioni dell’ attuale normativa tedesca sull’ isolamento termico degli edifici, che possono essere rispettate solo attraverso la realizzazione di un involucro particolarmente ermetico, la ventilazione meccanica degli ambienti sta diventando sempre più appetibile anche per le case unifamiliari, sia dal punto di vista dell’ ecologia che da quello del risparmio economico. Un sistema di aerazione centralizzato richiede l’ accurata progettazione degli impianti e dei condotti; ma il preriscaldamento e il preraffreddamento della mandata in uno scambiatore centrale di calore può migliorare in modo rilevante le condizioni microclimatiche

interne e può ridurre al minimo le dispersioni termiche. Un impianto di questo tipo garantisce un’ottima resa nel periodo invernale e non esclude la ventilazione naturale degli ambienti nelle altre stagioni. Per scegliere la strategia ecologica più adatta è opportuno consultarsi con uno specialista, sia che si tratti dell’ architetto, dell’ impiantista o dell’ esperto in energetica. In ogni caso ogni committente dovrebbe capire che il modello ecologico ideale può non essere rappresentato da una casa con consumi energetici ridotti o nulli, se poi la sua localizzazione costringe gli abitanti a percorrere lunghe distanze per raggiungere il posto di lavoro o la scuola. Anche in questo campo, per la scelta della località e della forma abitativa più adatta, dovremmo tutti imparare a considerare il bilancio globale tra l’ energia consumata e quella disponibile. Tipologia Per organizzare e distribuire gli ambienti e le funzioni di una casa unifamiliare esistono varie possibilità. Questo libro, avvalendosi di alcuni progetti realizzati, intende offrire una panoramica delle varie tipologie planimetriche, dei loro usi e dei rispettivi pregi o svantaggi. Le abitazioni ad un piano e ad una sola campata, soprannominate anche »case treno«, hanno gli ambienti allineati come i vagoni di un convoglio. Si tratta di una tipologia adatta per costruzioni di piccole dimensioni e con minime destinazioni d’uso, utilizzate solo da poche persone o per periodi limitati; per questo motivo, gli esempi riportati non riguardano vere e proprie case unifamiliari, ma annessi a costruzioni già esistenti, come ad esempio il cottage per le vacanze di Veiby (vedi pag. 60 e segg.). La tipologia con una campata e mezzo è riferibile ad una pianta con tutti gli ambienti (esclusi quelli di servizio) affacciati su di un solo fronte, il cosiddetto »lato abitabile«. Solitamente il lato opposto è occupato dal corridoio e dagli ambienti di servizio, come cucina e bagno. E’ una planimetria particolarmente adatta ai lotti di terreno con un lato particolarmente pregiato, che offra ad esempio per la possibilità di godere di una vista panoramica, o particolarmente penalizzato, ad esempio a causa di una strada rumorosa. L’ allineamento delle stanze su di un unico fronte permette quindi il migliore sfruttamento delle qualità e la relativa protezione dai difetti del lotto edificabile; l’ aspetto negativo di questa disposizione è rappresentato dal limitato soleggiamento delle parti più frequentate della casa. Si tratta di una tipologia più adatta per corpi di fabbrica necessariamente poco profondi e organizzati linearmente, ideali per lotti stretti e allungati; la superficie dell’ involucro esterno, rispetto alla superficie abitabile, è molto grande e quindi costosa. Poiché tra gli esempi riportati in questo volume non ci sono abitazioni realizzate su siti particolarmente svantaggiati, le specificità di questo tipo di pianta vengono illustrate tramite l’ esempio di una villa che sfrutta nel modo migliore le particolari caratteristiche di un affaccio: nella villa di Moledo (vedi pag. 178 e segg.) l’ architetto Eduardo Souto de Moura ha collocato il soggiorno e tutte le camere sul lato Ovest, da cui si può godere lo splendido panorama verso il mare. Il fronte Est ospita solo un lungo corridoio, anch’esso completamente vetrato, che si affaccia sul lato scavato nella collina.

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2.10 Diagramma schematico delle piante non direzionate (con 1; 1,5, 2 e 3 campate) 2.11 Casa a Regensburg, 1979; Thomas Herzog

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Tra gli edifici residenziali è piuttosto comune la pianta cosiddetta a due campate, con corridoio centrale e stanze affacciate su due fronti opposti; è particolarmente adatta agli edifici con orientamento Est-Ovest e permette di realizzare corpi di fabbrica relativamente profondi, poiché i raggi quasi orizzontali del mattino e della sera possono penetrare in profondità negli ambienti. Lo svantaggio principale è dato dai corridoi generalmente ciechi e quindi meno confortevoli, un problema facilmente superabile con un accurato disegno della pianta, come è dimostrato dal progetto della casa doppia di Werner Bäuerle (vedi pag. 52 e segg.) Un eccezione, piuttosto rara, è costituita dalla pianta a tre campate, con una fascia abitabile nella parte centrale dell’ edificio: la zona è generalmente delimitata da corridoi sui sue lati lunghi e si apre verso l’ esterno in testata. L’ unico esempio di questo tipo riportato in questo volume è quello della casa d’abitazione realizzata dagli architetti Gabriele Andreae e Ulrich Kötter a Münster (vedi pag. 104 e segg.) all’ interno di un parco di grandi dimensioni. Esistono infine una serie infinita di planimetrie prive di orientamento preferenziale, aperte in ogni direzione o completamente introverse e racchiuse su se stesse. Per il disegno della casa di villeggiatura nei pressi di Tokio (vedi pag. 92 e segg.), l’ architetto giapponese Ryue Nishizawa ha optato per quest’ultima soluzione. Egli ha organizzato l’ abitazione intorno ad una serie di corti integrate nel corpo quadrato della casa, creando in questo modo un edificio che si affaccia su se stesso, un sistema, questo, studiato per schermare un paesaggio non gradevole. Le case di questo genere, a patio, si prestano anche ad essere integrate in complessi di grandi dimensioni e ad elevata densità abitativa; in questo caso non devono superare i due piani per non vanificare il soleggiamento delle corti interne. Spesso la caratteristica che distingue la casa unifamiliare dalle altre tipologie, oltre alla disponibilità del giardino, è quella di essere una costruzione a più piani. Ed è proprio nello sviluppo tridimensionale che si esprime la particolare qualità della casa unifamiliare, da una parte attraverso il design delle parti comuni e dall’ altra nel collegamento verticale delle zone di permanenza, con doppi volumi, ballatoi, pozzi di luce, piani ammezzati ed altri elementi spaziali del genere. Conclusioni I cardini di ogni processo progettuale sono naturalmente tanto differenti quanto lo è la composizione di tutti i singoli fattori, dati ad esempio dalle caratteristiche del lotto, dal programma delle destinazioni d’uso, dal budget economico, dai vari attori del progetto, con le loro preferenze ed esigenze, e da una quota parte di casualità. E’ giusto che sia così. In fondo la casa unifamiliare offre soprattutto la possibilità di realizzare il sogno, tutto personale, di vivere a modo proprio. Il processo richiede studio, dedizione e tempo. Non bisognerebbe mai, nei limiti del possibile, lasciarsi prendere dalla fretta né nella scelta di coloro che dovranno mettere mano al progetto, né nella preparazione della lista dei requisiti della casa o nella sua trasposizione su carta. In questo processo i partner competenti sono l’ architetto e gli specialisti, tutti da selezionare con molta attenzione. Un buon team di progettisti sarà anche in grado di trovare il giusto equilibrio tra il livello di personalizzazione appena citato e la qualità complessiva del prodotto, in modo da garantire un uso prolungato ed un valore economico durevole nel tempo. Poiché alla vostra futura casa non dovranno assolutamente mancare queste due qualità: personalizzazione e sostenibilità.

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Note 1 Andritzky, Michael, »Balance zwischen Heim und Welt – Wohnweisen und Lebensstile von 1945 bis heute«, in: Flagge, Ingeborg (a cura di), Geschichte des Wohnens, vol. 5, Stoccarda 1999 2 Kähler, Gert, »Piccole case con giardino«, in questa pubblicazione a pag. 28 e segg. 3 L’ articolo 13 della Costituzione della Repubblica Federale di Germania garantisce l’inviolabilità del domicilio. 4 Il termine »biografia della residenza« ed alcuni esempi su questo argomento si trovano in: Tränkle, Margret, »Neue Wohnhorizonte – Wohnalltag und Haushalt seit 1945 in der Bundesrepublik«, in: Flagge, Ingeborg (a cura di), Geschichte des Wohnens, vol. 5, Stoccarda 1999 5 Per informazioni più dettagliate sull’argomento vedi: Häussermann, Hartmut, »Neue Haushalte – Wohnformen zwischen Individualisierung und Vergemeinschaftung – Neue Lebensstile – Neue Haushaltstypen«, in: Neue Wohnformen. Stuttgart/Berlin, Colonia 1999 e Katrin Zapf, »Haushaltsstrukturen und Wohnverhältnisse«, in: Flagge, Ingeborg (a cura di), Geschichte des Wohnens, vol. 5, Stoccarda 1999; vedi inoltre il sito web dell’Istituto Federale di Statistica (www.destatis.de) 6 La trattazione estesa di questo argomento, con particolare riguardo ai concetti e all’evoluzione storica della casa unifamiliare, è contenuta nel volume di Witold Rybczynski, Home – A short history of an idea, New York 1986 (ed. ted.: Wohnen, Monaco 1987) 7 Il saggio di Martin Warnkes »Zur Situation der Couchecke« offre un chiaro e divertente compendio sull’evoluzione del soggiorno, in: Habermas, Jürgen (a cura di), Stichworte zur geistigen Situation der Zeit, vol. 2, Francoforte sul Meno 1979 8 Il Designer Otl Aicher ha raccolto una breve storia culturale della cucina e delle abitudini legate al consumo dei pasti, aggiungendovi indicazioni pratiche per una corretta progettazione della cucina stessa in: Die Küche zum Kochen – Das Ende einer Architekturdoktrin, Monaco 1982 9 Sulla nascita e lo sviluppo della sfera privata e delle differenziazioni all’interno dell’abitazione vedi: Häussermann, Hartmut, »Für sich sein«, in: Schneider, Romana, Nerdinger, Winfried; Wang, Wilfried (a cura di), Architektur im 20. Jahrhundert – Deutschland, München; Francoforte sul Meno 2000 10 Terence Riley offre una dettagliata spiegazione del fenomeno e avanza alcune audaci tesi nel catalogo della sua mostra: »The Un-Private House«, New York 1999 11 Maggiori informazioni su questo dibattito sono reperibili nel capitolo: »Wohngrundriss und Orientierung« nell’opera fondamentale di Faller, Peter, Der Wohngrundriss, Ludwigsburg/Stoccarda 2002 12 Per i diagrammi solari vedi: Neufert, Ernst, Bauentwurfslehre, Braunschweig Wiesbaden 2005. Sull’argomento soleggiamento ed energia solare esiste l’ottimo compendio di Geraldine Notthoff, »Sonne/Energiegehalt und Strahlung auf die Erde«, vedi: www.architektur.tu-darmstadt.de 13 Natterer, Winter, Herzog, Schweitzer, Volz, Holzbauatlas, Monaco 2003. Hugues, Steiger, Weber, DETAIL Praxis – Holzbau, Monaco 2004. Ulteriori informazioni disponibili presso: Informationsdienst Holz (www.informationsdienst-holz.de) 14 Schulitz, Sobek, Habermann, Stahlbau Atlas, Köln 1999. Ulteriori informazioni disponibili presso: Stahlbau-Verband (www.stahlbau-verband.de) 15 Belz, Gösele, Jenisch, Pohl, Reichert, Mauerwerk Atlas, Monaco 1991 Ulteriori informazioni disponibili presso: Deutsche Gesellschaft für Mauerwerksbau e.V. (www.dgfm.de) 16 Kind-Barkauskas, Kaushen, Polónyi, Brandt, Beton Atlas, Monaco 2001. Ulteriori informazioni disponibili presso: Bundesverband der Deutschen Zement-industrie (www.bdzement.de) 17 Vedi la casa progettata da Patrick Gartmann a Chur, in: Schittich, Christian (a cura di), Im Detail – Einfach Bauen, Monaco/Basilea 2005 18 In rapporto all’edilizia residenziale in genere, l’autore svolge un accurato approfondimento sul tema anche nel seguente articolo: Krisch, Rüdiger, »flexibel – variabel – disponibel«, in: Der Architekt – Zeitschrift des Bundes Deutscher Architekten BDA, 10/2002 19 Ad es.: Barrierefreies Bauen 1: Barrierefreie Wohnungen – Leitfaden für Architekten, Fachingenieure und Bauherren zur DIN 18025, Teil 1 und 2, Vergleichende Betrachtungen und Erläuterungen, pubblicato dal Obersten Baubehörde im Bayerischen Staatsministerium des Innern e dal Bayerischen Staatsministerium für Arbeit und Sozialordnung, Familie, Frauen und Gesundheit e dalla Bayerischen Architektenkammer, Monaco 1992. L’ opuscolo è anche disponibile in formato pdf presso il sito web www.byak-barrierefrei.de

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Per un approfondimento su questo tema: Lampugnani, Vittorio Magnago, Die Modernität des Dauerhaften – Essays zu Stadt, Architektur und Design, Berlino 1995 Un compendio aggiornato sul tema è stato pubblicato da Detlef Glücklich, Ökologisches Bauen, München 2005 Il Wuppertal-Institut ha coniato il termine »zaino ecologico« (ökologischer Rucksack) formulandone i contenuti su base scientifica. Vedi: www.wupperinst.org; e in: Von Weizsäcker, Ernst Ulrich; Hunter, Amory B.; Lovins, L. Hunter, Faktor Vier – Doppelter Wohlstand – halbierter Naturverbrauch, Monaco 1995 Per un approfondimento specifico sull’ecologia dei materiali da costruzione vedi: Häfele, Gottfried; Oed, Wolfgang; Sambeth, Burkhard (a cura di), Baustoffe und Ökologie – Bewertungskriterien für Architekten, Tübinga/Berlino 1996 Schittich, Christian (a cura di), In Detail – Architettura solare, Monaco/Basilea 2003

2.13

2.12 Case a patio,1931; Ludwig Mies van der Rohe 2.13 Abitazione a Monaco, 2002; Christof Wallner

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Piccole case con giardino Gert Kähler Vorrei vedere ogni lavoratore nella propria casetta, con un grazioso giardino, affinchè, al termine della sua giornata, egli possa ritrovare la gioia di vivere. Paul von Hindenburg

Cosa non gli hanno promesso (all’uomo comune): la terra di Utopia, il futuro stato comunista, la nuova Gerusalemme, e perfino i pianeti più lontani. Ma egli desidera sempre una cosa sola: una casa con il giardino. Gilbert Keith Chesterton

Dal più conservatore Paul von Hindenburg (che la vorrebbe per i lavoratori, un tempo suoi soldati) fino al decisamente meno serio Gilbert Keith Chesterton (l’ideatore di Padre Brown) passando per Wolfgang Müller e Wolfgang Neuß, che nei panni dei ladri nel film »Wirtshaus im Spessart« cantano le gioie della vita borghese (»Oh come sarebbe bello/avere una piccola casa con giardino«): più o meno tutti, chi per sé, chi per gli altri, esprimono lo stesso desiderio dell’ 80 % della popolazione. E’ come nella fatidica questione della quadratura del cerchio: l’80 % delle persone è contento del proprio alloggio in affitto, ma lo stesso 80 % desidera trasferirsi in una casa unifamiliare. La casa dei sogni continua ad essere rappresentata dalla villa isolata, o meglio dalla sua versione più aggiornata (la casa unifamiliare costruita col mutuo). Non sono tuttavia pochi coloro che, dopo essersi trasferiti fuori città, riconoscono di essersi sbagliati. Anche la vita in città, tutto sommato, non è poi così male. Quali sono quegli aspetti che rendono la casa isolata così attraente? Le risposte sono facilmente immaginabili: la ricerca della tranquillità, la separazione dal vicino (come se il latrato del cane del vicino fosse più sopportabile del frastuono che giunge dall’appartamento di sopra quando si vive in affitto); in secondo luogo il desiderio di possedere qualcosa di »proprio«, anche se alla fin fine »appartiene« alla banca. Un desiderio, del resto, facile da comprendere, che ha alcuni tratti in comune con la ricerca istintiva e primordiale della caverna. »La casa di campagna, per le finalità che le vengono ascritte, è sufficientemente spaziosa, e la sua manutenzione è tutt’altro che dispendiosa. L’ ingresso avviene attraverso un vestibolo semplice ma decoroso, seguito da un portico a forma di D che racchiude una piccola e graziosa corte ... Sul lato opposto rispetto al colonnato, al centro, trova posto una stanza d’ingresso più ampia, accanto alla quale si accede ad una sala da pranzo arredata in modo incantevole ... Su ogni lato si aprono ante e finestre della stessa altezza delle porte, attraverso le quali, dal fronte e da entrambi i lati, è possibile godere del panorama su tre mari. Sul retro si scorge la sala di ricevimento, la sala delle colonne, il cortile, quindi di nuovo il colonnato e infine i boschi e le montagne in lontananza«. Ecco come Plinio il Giovane descrive la sua villa ideale (della quale non conserviamo la planimetria), permettendo a generazioni di appassionati e storici di professione di immaginarne le forme attraverso una libera interpretazione del testo. La prima frase è importante poiché riassume i presupposti di ogni casa unifamiliare, che deve essere sufficientemente dimensionata in rapporto al suo scopo ed economicamente

sostenibile. I desideri e le aspettative di Plinio erano sicuramente diversi dai nostri, ma dobbiamo considerare che a quel tempo solo i romani più illustri potevano permettersi di acquistare una villa; oggi il benessere ha subito un processo di democratizzazione. Entrambi i criteri appena citati costituiscono i presupposti di base di qualunque costruzione, ma non affrontano la domanda del »come«, cioè la questione di base dell’architettura. Perché mai vi è chi costruisce un sobrio contenitore, mentre altri, con gli stessi mezzi, innalzano un piccolo castello barocco? E’ sufficiente una passeggiata attraverso un quartiere di recente costruzione per toccare con mano differenze inimmaginabili: non nel numero delle stanze o nel costo di costruzione, ma nell’architettura, che sicuramente rispecchia la volontà del proprietario (il quale, se non fosse stata rispettata, si sarebbe di certo rivolto ad un altro professionista). La casa è il biglietto da visita del suo committente e della sua famiglia. Attraverso questo edificio essi parlano di sé, e comunicano alla società ciò che vorrebbero si sapesse di loro. Nel XIX secolo la villa è idealmente collocata in un sobborgo, separata cioè dal luogo di lavoro che si trova in città. La rottura di ogni legame tra lavoro e abitazione, conquistata attraverso un’idilliaca residenza al di fuori della città, diventa infatti la caratteristica principale di uno stile di vita che potremmo definire ricercato. E questo perché la città è considerata inospitale, inquinata, sporca, insalubre, rumorosa, e soprattutto non garantisce nessuna distinzione tra cittadini borghesi e appartenenti al proletariato. In questo senso la villa è l’elemento caratteristico di una società fortemente differenziata. In relazione alla qualità dell’abitare aumentano le differenze, che tra l’aristocrazia e la borghesia erano sempre state considerevoli; ma all’interno di quest’ultima non erano mai state così evidenti come lo furono quelle tra la borghesia benestante e il nuovo quarto stato, il proletariato, che attraverso la sua massa (circa il 50% della popolazione) va costituendo un nuovo strato sociale. La differenziazione sociale scava tuttavia solchi ancor più profondi nella funzionalità urbanistica di una città e nella funzionalità domestica della casa (gli ambienti della villa, infatti, come quelli dell’appartamento in condominio, sono definiti con grande precisione). All’interno dello stesso ceto, invece, la differenziazione si impone sotto forma di autorappresentazione. Nella seconda

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Casa a Yirrkala, Australia, Glenn Murcutt 1994

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metà del XIX secolo si sviluppano due tipologie di »casa unifamiliare« che sono l’espressione di due stili di vita differenti: la villa e la casa di campagna. Da una parte troviamo infatti la villa intesa come edificio molto rappresentativo, come »piccolo castello« (una delle più grandi è Villa Hügel, costruita per la famiglia Krupp a Essen, con 229 stanze e una superficie utile di 8100 m2, circondata da un enorme parco). L’ imprenditore borghese, che in quel secolo realizza le nuove invenzioni e le imprese più audaci, colloca se stesso sul piano dell’aristocrazia. Egli rappresenta la classe emergente, sicura di sé e a volte arrogante, che vuole legittimare la propria posizione all’interno della società. Facendo costruire la villa al centro di una grande proprietà, egli contemporaneamente si ritira in una nuova ed intima dimensione, al centro di una campagna idealizzata, posta al di fuori della città e ad essa contrapposta. Sporcizia, frastuono e proletariato vanno tenuti lontano dalla sua famiglia, mentre alla donna del focolare borghese viene contemporaneamente assegnato il (nuovo) ruolo della cosiddetta »vedova verde«, quello cioè di colei che governa la casa e alleva i figli con l’aiuto della servitù. Il linguaggio formale delle costruzioni si ispira alle forme storiche dell’ »architettura alta«: prospetti simmetrici, risalti centrali, portici, colonne, timpani, torri d’angolo. Sono tutti elementi legati direttamente alle forme del Rinascimento o del Barocco, anche se in pianta le similitudini scompaiono. A questo punto l’assegnazione delle funzioni non si presenta un’impresa facile come avrebbe potuto essere, ad esempio, nella Rotonda del Palladio (che in confronto appare più una »casetta per il fine settimana«). Il compito di Hermann Muthesius nella sua casa di campagna di Berlino appare facilitato non perché le funzioni siano meno differenziate, ma perché il gioco deliberatamente asimmetrico della casa di campagna non richiede una disposizione planimetrica rigidamente prestabilita. Quando poi egli reintroduce il tema fondamentale della simmetria, come nella Casa Freudenberg di Berlino, riesce a gestire con più facilità anche una certa libertà compositiva sul piano del dettaglio. Anche la casa di campagna si colloca fuori dal contesto urbano ed assume un ruolo dimostrativamente antitetico rispetto alla città, ma il suo proprietario, diversamente da quello della villa, pone minori attenzioni all’aspetto rappresentativo, facendone l’espressione di uno stile di vita che potremmo in qualche modo definire »riformista«. Il richiamo alle forme semplici del Medioevo, come ad esempio alla struttura a traliccio e al carattere artigianale delle lavorazioni, collocate al posto di colonne e timpani, va interpretato da una parte come il segno del distacco dalle svariate esigenze di rappresentanza, e dall’altro come il ritorno ad una nuova interiorità, un desiderio di vita semplice che difficilmente sarebbe praticabile nella nuova metropoli. Nel settore degli oggetti d’uso comune e nell’architettura, si assiste ad uno spostamento dell’attenzione dal prodotto di massa di realizzazione industriale verso l’oggetto di fattura artigianale. E’ fondamentalmente questo il campo d’azione di Muthesius e Riemerschmid, e il titolo del libro di Paul Mebes »Intorno al 1800« costituisce la base programmatica della svolta. Anche nell’opera di altri architetti, come ad esempio van de Velde e Olbrich, o in generale nello Jugendstil e nella Secessione si scorgono i primi segni del tentativo di creare oggetti espressamente su misura per un individuo o per una famiglia. A tal proposito ricordiamo la costruzione presentata da Joseph Maria Olbrich alla Fiera Regionale dell’Assia nel 1908. La »Darmstädter Künstlerkolonie«, con le costruzioni 30

borghesi disegnate da Olbrich e Behrens, era stata presentata alcuni anni prima in occasione di quella stessa esposizione; questa volta fu invece esposta una »KleinwohnungsKolonie« (colonia di piccole abitazioni) corredata di una »Arbeiterhaus Opel« (casa per il dipendente Opel), su disegno di Olbrich e sponsorizzata dalla stessa casa automobilistica. L’ edificio, collocato su di un lotto di appena 50 m2 e con un tetto molto inclinato, può essere pragmaticamente definito di stile »intramontabile«: solo da alcuni dettagli decorativi è possibile accorgersi che non risale agli anni 30 o 50, ma che è antecedente la Prima Guerra Mondiale. La pianta è molto più moderna di quelle attuali: dopo un disimpegno che immette verso la scala e la cucina, si accede ad un soggiorno che anticipa in qualche modo un ambiente multifunzionale, nel quale un’illuminazione omogeneamente distribuita su due lati incoraggia la fusione tra lo spazio per il relax, l’angolo del tinello e la zona di lavoro. Anche le due camere da letto del piano superiore sono realizzate con lo stesso criterio: collegate da un’ampia porta scorrevole, possono essere (quasi) trasformate in un unico grande ambiente. Ciononostante è proprio questo l’aspetto che permette di distinguerne il carattere di casa destinata alla classe lavoratrice, e non la mancanza della stanza da bagno (dal momento che nelle classi meno abbienti gli abitanti preferivano lavarsi in cucina). Olbrich intraprende la ricerca di una tipologia totalmente differente rispetto a quelle maturate in altri progetti per la borghesia; il motivo non è probabilmente da ricercare nel contenimento dei costi di un immobile destinato alle classi lavoratrici (in effetti i costi non sono fondamentali quando si tratta di un edificio dimostrativo), ma nella sua convinzione che sia preferibile collocare la »massa lavoratrice« nelle case costruite »in serie«. Emerge qui la contrapposizione tra la casa borghese individualista e l’alloggio di massa destinato alla classe operaia. Una posizione non condivisa, che in quel momento trova anche l’opposizione di una certa ideologia sociale che predica l’individualizzazione dell’operaio, non solo attraverso particolari tipologie d’abitazione, ma soprattutto investendo il lavoratore della responsabilità della proprietà (casa, terreno). In questo modo si tenta di dissuaderlo dalla frequentazione di quegli abbietti circoli socialisti e di avviarlo verso un comportamento piccolo-borghese. Le diverse posizioni ideologiche fondamentali di quegli anni (che trascendono il tema della casa per la classe lavoratrice) emergono anche con il grande dibattito al convegno del Werkbund del 1914, dove la polemica tra Muthesius e van de Velde su standardizzazione o produzione individuale raggiunge il suo apice. La questione di fondo consiste nello stabilire se la moderna società di massa meriti un prodotto massificato e seriale, o se non sia più corretto che gli oggetti mantengano »sembianze« di fattura artigianale. Una domanda di importanza fondamentale che ancora oggi, persino nel più intimo dei dettagli, riguarda la realizzazione della casa di tipo unifamiliare: una sorta di casa da catalogo personalizzata, costruita, ad esempio, con il mattone antico realizzato a macchina. Oggi come allora le domande sono sempre le stesse, ed è per questo motivo che concediamo ampio spazio allo sviluppo della casa unifamiliare nel suo percorso verso la produzione di massa. Lo stesso discorso si può applicare anche agli interni. Ciò che Olbrich suggerisce nella »Arbeiterhaus Opel«, viene rea-

lizzato con grande efficacia da Frank Lloyd Wright nella Robie-House di Chicago, con lo sviluppo della pianta libera e con il dinamico fluire degli spazi. Il suo esempio viene seguito da Mies van der Rohe, Le Corbusier, Gerrit Rietveld e Adolf Loos. Se analizziamo il progetto della Robie-House che Frank Lloyd Wright (1908 –10) realizzò a Chicago, notiamo come la casa, concepita per un costruttore di biciclette, rappresenti il punto più alto delle cosiddette prairie houses, le quali, pur non essendo fisicamente ubicate nella prateria, sono ispirate al mito dei »coloni del selvaggio West«. Esse costituiscono l’equivalente della Landhaus (casa di campagna) di Muthesius a Berlino e sono espressione di una nostalgia per la semplicità della famiglia, per il raccoglimento intorno al focolare, per il senso di protezione sotto la falda di un tetto leggermente inclinato. Il riferimento filosofico è dato dal diario di Henry David Thoreau »Walden, or life in the woods«. Questo tipo di abitazioni, e la Robie-House in particolare, costituiscono un primo importante passo verso l’»affrancamento della pianta dal vincolo delle quattro mura«, e quindi anche verso un tipo di società più libera che scopre la possibilità di esprimere le proprie aspirazioni anche attraverso l’architettura e la planimetria della casa. La pianta nasce dalla combinazione di due rettangoli, uno per la zona giorno e l’altro per gli ambienti di servizio, che includono anche una camera doppia per le domestiche. Tra le due zone si apre un modesto ingresso che permette l’accesso alla parte centrale della casa nei pressi del camino e della scala. L’ intera zona giorno è strutturata intorno al voluminoso camino che divide il rettangolo in due parti diseguali: al piano terra una stanza per i bambini e una saletta da biliardo, al piano superiore il soggiorno e il tinello senza alcuna separazione. La natura, una nuova e nel contempo antica libertà, limitata in maniera quasi irrilevante dalla strada davanti alla casa, si introduce come un terzo elemento, complementare a quello del rettangolo, nel momento in cui l’intero lato maggiore di questo si apre verso la terrazza. Le costruzioni di questo tipo rappresentano, ormai è chiaro, una dichiarazione programmatica: il progetto della casa unifamiliare, quando deve avere un significato architettonico, non viene risolto sul piano delle funzioni o dell’utilità pratica, ma deve piuttosto esprimere uno stile di vita, possibilmente utopico e idealizzato. Ed è proprio grazie a questo aspetto che il progetto è in grado di suscitare emozioni. In seguito alla mostra di progetti che ebbe luogo a Berlino nel 1910 e alla famosa pubblicazione presso l’editore Wasmuth, l’opera di Wright si diffonde anche in Europa. Il 1910 è anche l’anno in cui, secondo la (falsa) leggenda, Le Corbusier, Mies van der Rohe e Gropius collaborano nello studio di Peter Behrens. L’ influenza di Wright è incontestabile, in particolar modo sul lavoro di Mies van der Rohe. Nella »Casa di mattoni« del 1923, un progetto ideale senza una collocazione precisa, il camino diventa il baricentro di un gioco di spazi, sempre più sciolto e libero, che si apre fluidamente verso l’ambiente circostante. Si assiste alla dissoluzione della stanza tradizionale, intesa come contenitore, e l’individuo con la sua famiglia non abitano più nella »caverna« che li isola dalla natura, ma si emancipano e affrontano il paesaggio integrandolo con la propria esistenza. Lo stesso concetto si materializza anche nella Villa Tugend3.2 3.3 3.4

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Casa per i lavoratori della Opel, Darmstadt, Joseph Maria Olbrich 1908 Casa di campagna in mattoni, progetto, Ludwig Mies van der Rohe 1923 Robie House, Chicago, Illinois, Frank Lloyd Wright 1908 –10

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hat a Brno (1928-30), anche se in forma più addomesticata: i fronti della zona giorno si aprono completamente verso l’esterno (l’intera parete vetrata può essere facilmente abbassata), ma l’effettivo collegamento con il giardino è »disturbato« dalla presenza di un basamento rialzato; il collegamento con la natura viene mediato da una rampa di separazione. Il rapporto dialettico tra apertura e separazione si accentua ancor di più nei progetti per la case a patio che Mies realizza negli anni seguenti, progetti caratterizzati da una completa apertura verso l’interno e una chiusura ermetica verso l’esterno. Negli anni 20 la relazione tra spazio interno e spazio esterno diventa uno dei principali temi di riflessione per tutti gli architetti del Movimento Moderno. Altri due temi intorno ai quali si discute sono rappresentati dalla flessibilità nell’utilizzo degli ambienti e dalla questione dell’apertura degli spazi verso la terza dimensione. Anche nella casa Schröder (1924) ideata da Gerrit Rietveld a Utrecht, che prende il nome dalla committente che collaborò attivamente con l’architetto allo sviluppo del progetto), gli spazi si articolano intorno ad un »nocciolo« centrale, costituito questa volta non dal camino ma dalla scala. Il piano superiore, grazie ad una serie di pareti scorrevoli e ribaltabili, si adatta ad una grande varietà di funzioni: dalla scomposizione in quattro stanze separate per la signora Schröder e i suoi quattro figli, all’apertura in un unico spazio del soggiorno comune. La varietà e la perfezione delle metamorfosi volumetriche indicano che il concetto di stanza separata è ormai superato da una nuova »apertura« dello stile di vita e da un senso di »provvisorietà«, intesi in termini del tutto positivi, che implicano altresì un atteggiamento di speranza verso il futuro. Allo stesso modo, la grande parete vetrata, perdendo le caratteristiche di elemento di chiusura, contribuisce a dissolvere la pianta di Casa Schröder a favore di un nuovo equilibrio di linee (orizzontali e verticali) e di superfici piane, sottolineate dall’uso dei colori primari. L’ immagine tradizionale della casa viene lentamente abbandonata a favore di una nuova composizione, in stato di perenne equilibrio. Sul tema della casa il Movimento moderno acquisisce nuovi elementi con le ville di Le Corbusier: da una parte con il continuo riferimento agli aspetti funzionali del progetto, dall’altra con »la conquista degli spazi«, l’ampliamento del continuum volumetrico verso la terza dimensione che raggiunge la perfezione nei progetti di Adolf Loos. Vista dall’esterno, la Villa Stein a Garches, nei pressi di Parigi (Le Corbusier, 1927), appare come un esercizio di simmetria e proporzione; il progetto prevede perfino la variazione dell’andamento del terreno per permettere un allineamento tra la diagonale della facciata e la direttrice di una rampa esterna di scale. Villa Stein rappresenta anche un momento di confronto con i temi storici della villa e della casa di campagna, anche se le coordinate storiche sono riferite a periodi molto antecedenti il punto di partenza di questa trattazione (si spinge infatti fino al Rinascimento, come fa notare Colin Rowe). A questo punto, se rivolgiamo la nostra attenzione alla pianta e ad alcune delle sue conformazioni insolite, ci accorgiamo che qui il confronto con i riferimenti storici non è rilevante; ciò che conta è invece il rapporto con il tema della funzionalità, in quel momento di estrema attualità. Negli anni 20, le carrozze ferroviarie (letto e ristorante) e le cabine dei piroscafi passeggeri rappresentano un valido modello di riferimento per il progetto dell’alloggio del cosiddetto »Existenzminimum«. Tuttavia può apparire fuorviante

che in un’abitazione concepita per l’alta borghesia come Villa Stein, in cui la minimizzazione delle superfici non è di primario interesse, l’argomento assuma un ruolo così rilevante dal punto di vista architettonico. Tuttavia, ad un’attenta analisi delle piante ai vari livelli, è facile rendersi conto del peso consistente che il progetto attribuisce alla rappresentazione delle funzioni. Al piano terra gli ambienti sono organizzati secondo un angolo retto che li separa da un grande spazio di soggiorno; già nei pressi dell’ingresso, però, questo rigido schema viene abbandonato per lasciare più spazio all’accoglienza dell’ospite da parte del maggiordomo o della domestica, e si inserisce l’incurvamento di una parete che riduce notevolmente lo spazio da destinare alla toilette per gli ospiti, dall’altra parte del corridoio. Una rampa di scale conduce al piano nobile, e qui la parete di fondo del vano si apre improvvisamente verso l’area del soggiorno. Al piano superiore si può notare come le pareti del corridoio di comunicazione tra le cinque camere da letto e un secondo ingresso abbiano un andamento curvilineo, per evitare l’affollamento e l’eventuale scontro tra le persone. All’ultimo piano, in osservanza al principio del form follows funcion, una parete si allarga plasticamente verso l’esterno per contenere una vasca da bagno, caratterizzando in questo modo la parete di fondo della loggia principale. Tutto ciò, dall’apparente logica della pianta alla conseguente inversione di ruolo tra ambienti »serviti« e »di servizio«, è il segnale che l’attenzione di Le Corbusier è rivolta principalmente verso la rappresentazione del progetto piuttosto che verso la sua funzionalità. Il nocciolo della questione architettonica, in questo caso, non è costituito dalla soluzione più pratica e funzionale di un allestimento, ma dalla sua migliore formulazione architettonica. Non si tratta di un criterio negativo, ma costituisce al contrario il punto centrale di ogni riflessione architettonica e artistica in genere. L’ effetto sui nostri sensi non è determinato dalla realtà in sé, ma dalla sua rappresentazione (se fosse vero il contrario, i prefabbricati della ex Germania comunista sarebbero un esempio di grande architettura, dato che non mostrano altro se non quello che realmente sono). Soprattutto con il progetto di Villa Stein, ma anche con quelli delle altre case unifamiliari degli anni 20, Le Corbusier mette in evidenza che per l’architettura dell’era delle macchine e della produzione in serie il tema della funzionalità è certamente di grande attualità, ma niente di più. E soprattutto niente di meno. »Piove dentro la sala, piove sulla rampa, e la parete del garage è completamente umida. Piove anche nella mia stanza da bagno, che si allaga con ogni acquazzone«.1 Così scrive nel 1937 il proprietario, sofferente di artrite, di Villa Savoye (a Poissy, vicino Parigi) al suo architetto (Le Corbusier, 1929 – 31). Solo da pochi mesi egli è l’inquilino della villa probabilmente più famosa del XX secolo, e si lamenta, con grande garbo, dei gravi difetti di costruzione sorti ad opera compiuta. Si dovrebbe forse abbatterla o

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Villa Tugendhat, Brno, Ludwig Mies van der Rohe 1928–30, pianta del piano terra 3.6 Villa Tugendhat, Brno, Ludwig Mies van der Rohe 1928–30 3.7 Casa Schröder, Utrecht, Gerrit Rietveld 1924 3.8 Casa Schröder, Utrecht, Gerrit Rietveld 1924, pianta del piano primo, libera 3.9 Casa Schröder, Utrecht, Gerrit Rietveld 1924, pianta del piano primo, con divisori 3.10 Casa Schröder, Utrecht, Gerrit Rietveld 1924, interno del piano primo, libero

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considerarla una costruzione difettosa, una sorta di errore di percorso del Movimento moderno (come la Torre Einstein di Mendelsohn)? Oppure andrebbe conservata a perenne monito per le generazioni future come esempio da cui prendere le distanze? Critici e studiosi di architettura non avrebbero alcuna difficoltà a rispondere: loro non andranno mai a viverci. Ma a cosa servirà l’edificio più famoso progettato dell’architetto più famoso, sia che si tratti di un’abitazione o meno, se poi non risulta utilizzabile? Considerando il caso di Villa Savoye, la sua conversione in museo costituisce certamente la soluzione migliore, una soluzione tuttavia che non risulta applicabile ovunque e che quindi non può essere addotta a risposta generalmente valida ad una simile domanda. Potremmo quindi chiederci perché mai la villa in questione sia diventata così famosa. Ogni storico dell’architettura dedito allo studio del Movimento moderno ne ha fatto l’oggetto di un’analisi attenta, traendone innumerevoli valutazioni sulla funzionalità, gli effetti e le circostanze storiche. Il nocciolo della questione è rappresentato dal fatto che l’edificio appartiene ad una esigua serie di costruzioni del secolo appena trascorso che esprimono in termini architettonici »lo spirito di un’epoca«. Trovandosi all’apice del periodo eroico del Movimento moderno e nel momento in cui esso, per le mutate condizioni seguite alla crisi economica mondiale del 1929, viene messo in discussione, la villa rappresenta uno dei momenti più alti di un periodo storico, ma nel contempo ne preannuncia anche la fine; dopo Villa Stein, infatti, Le Corbusier non metterà più mano alla costruzione delle cosiddette »ville bianche«. Lo »spirito di un’epoca« si materializza in un’architettura che prefigura un uomo nuovo, un’utopia, un’»architettura della speranza«, secondo la definizione di A. M. Vogt (e l’artritico Monsieur Savoye non ne era evidentemente l’inquilino più adatto). »L’ uomo della seconda rivoluzione industriale« (Le Corbusier) rompe letteralmente il vincolo delle tradizionali quattro pareti della stanza attraverso una rampa che irrompe in tutti i piani. E’ colui che sente la natura ormai solo come un’immagine di fondo e in lontananza (dalla terrazza di copertura il panorama è limitato dalle aperture nelle pareti), mentre il piano terra rimane a disposizione delle autovetture e del personale. L’ intero edificio, concepito come un manifesto ed in posizione antitetica alla palladiana Rotonda, si staglia come una »navicella spaziale appena atterrata« (Hans Sedlmayr), o meglio, come un piroscafo in cammino verso un futuro migliore.Entrambe le immagini evocano comunque un elemento che ha sciolto i legami con la terra ed è in movimento, un elemento »estraneo a questo mondo«. Con il »Raumplan« di Adolf Loos si assiste alla »conquista della terza dimensione«, anche se il taglio degli appartamenti mantiene un aspetto assolutamente convenzionale. Questa »conquista« era in parte già stata messa in atto da Le Corbusier con la combinazione di ambienti di altezza differente o l’inserimento di un ballatoio intorno al doppio volume del soggiorno, fino a culminare nell’»Unité d’Habitation« di Marsiglia (1949–52) e nella rampa di Villa Savoye. Nel famoso discorso del 1911, tenuto a Vienna davanti a 2000 persone allo scopo di difendere il progetto della »Casa am Michaelerplatz«, Loos afferma che »si possono ridurre i costi di costruzione concedendo ad ogni ambiente l’altezza interna che meglio si confà alla sua natura«.2 L’ idea, suggerita da motivi di ordine pratico, è quella di dare ad ogni stanza un’altezza differente in base al

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suo uso. Tuttavia, come possiamo dedurre da un articolo del 1927, egli tende successivamente a dare un significato più alto alla sua invenzione: »Avrei avuto qualcosa da esporre [per la Weißenhofsiedlung di Stoccarda, 1927, N.d.a.], e cioè una distribuzione del soggiorno nello spazio, e non già in piano con la sovrapposizione dei livelli come si è fatto fino ad oggi. E con quest’invenzione avrei risparmiato all’umanità un sacco di tempo e di lavoro.«3 L’ orgoglio di Loos non ne soffre, soprattutto perché egli riesce a concretizzare le sue idee in alcuni edifici. Villa Müller a Praga (1928–30) ne è un buon esempio. Collocata lungo un pendio sopra la città, l’edificio si caratterizza per l’accurata realizzazione dei particolari e per la scelta dei materiali. La complessa disposizione interna e le stanze di differente altezza, collegate al piano superiore da alcuni gradini, creano variegate opportunità di percorso interno e si integrano perfettamente con la simmetria del fronte esterno estremamente elaborato e raffinato. La soluzione rivela tuttavia la sua estrema complessità. Guardando le sezioni si notano i solai non complanari e si percepisce che gli sbalzi non sono così forti come si potrebbe immaginare visitando la casa; ad uno studio più approfondito si notano all’interno dei solai anche alcuni vuoti concepiti per facilitare il Raumplan, la distribuzione degli spazi. Tutto ciò non ha però grande rilevanza; ciò che conta è l’effetto spaziale sull’osservatore-inquilino in movimento all’interno della casa, esattamente come nelle costruzioni di Le Corbusier e Mies van de Rohe, anche se con accorgimenti architettonici differenti. »L’ architettura del movimento« non è un’invenzione del XX secolo; dalle antiche vie processionarie fino ai grandi scaloni dell’architettura barocca, il movimento ha sempre rappresentato un momento fondamentale della percezione architettonica. In questo caso però, ed in questo consiste il contributo del Movimento moderno, il movimento si rapporta con la sequenza degli ambienti di una casa unifamiliare e diventa espressione di un nuovo stile di vita che non si limita più alle quattro pareti di una stanza. Ma vi è un altro elemento che accomuna gli architetti citati e vale in generale per tutto il Movimento moderno: il tentativo di creare un collegamento tra l’idea dell’eguaglianza sociale e l’invenzione spaziale nella sua complessità, anche se spesso è rimasto solo sulla carta e solo raramente ha trovato compiuta realizzazione. Nel 1923, nel periodo compreso tra le due guerre mondiali, Loos applica alcuni dei principi del Raumplan al progetto di un complesso residenziale a basso costo da realizzare a Vienna. Le Corbusier, invece, moltiplica in alcuni schizzi la struttura della Villa Savoye e nei pressi di Bordeaux costrui-

sce un insediamento operaio ispirato ai principi riformatori. Nella Weissenhofsiedlung di Stoccarda (1927), Mies van der Rohe utilizza i nuovi concetti spaziali del Movimento Moderno nel modo più convincente e dimostra che un alloggio dotato di cucina e bagno può essere liberamente completato sia con una pianta aperta che con una ripartizione convenzionale. La villa delle classi agiate e l’alloggio di quelle che allora venivano chiamate »classi meno abbienti« differiscono nelle dimensioni ma, a differenza di ogni altro periodo storico, oltre a godere della stessa considerazione dal punto di vista architettonico (cosa già di per sé sufficientemente importante) danno a tutti la possibilità di scegliere il modo di abitarle. Come dichiara Martin Wagner,4 consigliere all’urbanistica della città di Berlino, »nell’architettura moderna non c’è più spazio per l’ostentazione della ricchezza o della povertà dei singoli«. Considerata in prospettiva storica, la contrapposizione tra l’abitazione del ceto »dominante« e quella del ceto »subalterno« non costituisce mai un tema di acceso confronto, anche se è costantemente presente sullo sfondo se si considera che sono le abitazioni delle classi »alte« a contribuire in ogni epoca alla formazione del discorso architettonico, mentre quelle della classi più povere non hanno mai avuto alcun peso. Una contraddizione che si coglie in modo estremo tra il tempio in quanto »abitazione« delle divinità e l’anonimo caseggiato (indipendentemente da ogni differenza di ordine sociale, dal momento che tutta l’umanità rientra indistintamente nella classe »dominata« da Dio). Questo antagonismo tuttavia si coglie ancora nei castelli barocchi o nelle ville del Palladio, prima fra tutte la Rotonda: per legittimare la natura divina del sovrano, le convenzioni sociali imponevano la convergenza delle strade verso il castello. O per dirla con le parole del rinascimentale Filarete: »Resta a dire de’[edifici] privati. Quelli saranno di tre maniere e ragioni secondo loro ordine. Questi saranno: palazzi da gentili uomini, e casamenti da populari e da comuni artigiani e da persone di bassa condizione e poveraglia. Li ultimi, che costano poca maestria e denari, li ricordiamo solo.«5 Ad un determinato momento della storia e in concomitanza con la diffusione della moderna democrazia di massa, tale contrapposizione cessa di esistere. Non essendo in grado di risol-

3.11 fino a 3.14 Villa Stein, Garches, Le Corbusier 1927, piante dal piano terra al terzo 3.15 Villa Stein, Garches, Le Corbusier 1927 3.16 Villa Savoye, Poissy, Le Corbusier 1929 –31 3.17 Villa Savoye, Le Corbusier, schizzo

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vere il problema delle grandi differenze sociali, gli architetti conferiscono al tema dell’alloggio di massa una valenza essenzialmente architettonica, e lo fanno con lo stesso impegno che avevano dedicato all’abitazione delle classi più abbienti: una »Villa Savoye per tutti!« può essere considerato lo slogan di riferimento. Mentre nel progetto sulla Mathildenhöhe di Darmstadt viene ancora mantenuta una distinzione tra la casa per il ceto medio e quella per il proletariato, interpretabile in termini di differenza di classe, l’opposizione scompare in altri progetti dello stesso periodo. In piena corrispondenza con lo spirito del Werkbund Tedesco (fondato nel 1907) e del suo promotore, le case di Heinrich Tessenow non ostentano più sostanziali disuguaglianze tra quelle »borghesi« e quelle della »piccola borghesia« (con la classe operaia promossa al livello di quest’ultima), anche se conservano ancora forme tradizionali di organizzazione interna. »Vorrei vedere ogni lavoratore nella propria casetta, con un grazioso giardino, affinchè, al termine della sua giornata, egli possa ritrovare la gioia di vivere«. Il fatto che l’operaio possa provare questa gioia anche durante l’attività lavorativa è, in quel momento, un’idea ancora piuttosto assurda. Osservando gli sforzi compiuti dall’edilizia residenziale per superare le distinzioni di classe, prima e dopo la Prima Guerra Mondiale, constatiamo però che l’obbiettivo non è stato affatto raggiunto, soprattutto in materia di architettura. Idealizzata da Le Corbusier, Loos e Mies van de Rohe, e definita da quest’ultimo l’»espressione essenziale della nostra civiltà« (almeno rispetto alla concezione dell’uomo sostenuta dal Movimento moderno), essa non si realizza su vasta scala e quando assume una forma concreta, spesso non viene capita o viene addirittura respinta dagli abitanti. Il complesso di alloggi per operai Henri Frugès, realizzato da Le Corbusier a Pessac nei pressi di Bordeaux (1924– 26), dall’aspetto di una sorta di convoglio di navi idealmente in rotta verso un futuro migliore, al comando del suo architettocapitano, ha subito nel corso degli anni una profonda trasformazione che lo ha reso quasi irriconoscibile. Lo stesso è avvenuto al complesso Praunheim di Francoforte (1926–29), di Ernst May e Herbert Boehm. Nella Germania degli anni 20 la maggior parte delle nuove abitazioni viene costruita ignorando la posizione delle stanze, il movimento e la compenetrazione dei livelli; l’alloggio tipo risulta dalla mera addizione delle stanze ai lati di un corridoio, seguendo i principi compositivi del periodo prebellico. L’ unica vera innovazione è costituita dalla predilezione di una parte degli architetti »moderni« per un grande locale di soggiorno contrapposto ad una serie di piccole »celle« o »cabine« per la zona notte. Il contrario di quello che afferma Bruno Taut, che vede in una serie di stanze di uguale grandezza l’allargamento delle possibilità di scelta individuali. »Pianta libera«? »Architettura del movimento«? No, grazie! E’ un punto che vale la pena di sottolineare, essendo a tutt’oggi espressione di una »società classista« di nuovo tipo. Il »moderno«, infatti, continua ad essere accettato solo da una parte della popolazione che si identifica con quel particolare stile di vita; si tratta però di una gruppo sociale che non può essere definito attraverso la propria disponibilità economica (e sicuramente nemmeno attraverso l’«appartenenza« ad una classe). Infatti, ad esso non si contrappongono categorie con minor reddito, ma altre categorie che godono dello stesso grado di benessere e le cui dimore (le attuali »residenze urbane« o »ville urbane«) seguono lo stesso schema distribu-

tivo delle case popolari, con l’identica e primitiva ripartizione delle stanze e la stessa successione di ambienti definita dalle funzioni. In seno all’architettura unifamiliare, le »classi« non sono stabilite dalla disponibilità patrimoniale e di reddito, ma dalla predisposizione verso determinati stili di vita. Questa contrapposizione, anche se non è mai stata posta intenzionalmente, appare tuttavia affascinante: dopo la Seconda Guerra Mondiale, quando il New Deal di Roosevelt introduce negli Stati Uniti l’idea dell’edilizia residenziale popolare, Mies van der Rohe costruisce la Farnsworth House (Plano, Illinois, 1949–51). Nello stesso periodo, nei pressi di New York viene realizzato un sobborgo di 17.500 case unifamiliari identiche, progettate e costruite da un developer-architetto, il cui nome diventerà sinonimo di un certo tipo di insediamenti di periferia, le »Levittown« (Levitt & Sons, 1947–52). Le case sono economiche, standardizzate, razionali nella distribuzione interna e nelle finiture (gli operai si muovono da un cantiere all’altro organizzati in squadre specializzate, in modo da completare ogni giorno 36 case identiche, personalizzabili e con una superficie utile di 70 m2 ciascuna).6 Nel corso degli anni i proprietari vi apporteranno poi tutte le modifiche necessarie per soddisfare le proprie esigenze. Oggi il complesso non si presenta più uniforme (come all’epoca del suo completamento, quando una buona parte dei suoi abitanti consisteva nelle famiglie dei reduci di guerra), ma ha un aspetto molto più colorato, variegato e tipicamente americano. Levittown è un progetto sovvenzionato dallo Stato con misure di credito agevolato, che si pone l’obbiettivo di realizzare una »piccola casa con giardino« per tutti (più precisamente: per tutti i cittadini di razza bianca), consentendo il possesso di una casa e di un fazzoletto di terra a quegli strati di popolazione che non avrebbero mai potuto permetterselo. L’ esperimento riscuote un enorme successo soprattutto presso quel pubblico che considera la casa unifamiliare l’abitazione ideale. Al contrario, la Farnsworth House che Mies van der Rohe realizza per un’amica, nonostante tutti gli sforzi compiuti per farne un modello generalmente valido, è immaginabile soltanto come un oggetto isolato (provate ad immaginarne 17.500, una accanto all’altra, trasformate e adattate dagli abitanti alle proprie esigenze!). Il risultato è la casa d’abitazione più radicale del Movimento moderno: due piastre di acciaio tese tra alcuni montanti di acciaio, nient’altro. L’innalzamento di una separazione (completamente vetrata) tra interno ed esterno è dettata dalla necessità. Il vero confine dello spazio è costituito dagli alberi circostanti (»il nostro sforzo dovrebbe essere quello di riconciliare l’uomo, la natura e l’architettura in un insieme di entità superiore«7), e Le Corbusier, quasi facendogli eco, proclama »l’unione tra uomo, natura e cosmo«.8 Ma chi è quell’uomo che tranquillamente accetta di vivere (e dormire!) da solo e senza protezione in una casa concepita per una sola persona, immersa nella natura e separata dall’esterno soltanto da una barriera invisibile? Quando Philip Johnson costruirà la sua versione della casa di vetro, vi collocherà accanto un volume da adibire a zona notte, quasi privo di aperture. Il problema non è tanto quello dell’effettivo livello di protezione, quanto della consapevolezza del proprio essere in un certo senso nudi di fronte alla natura, per giungere alla »somma unione tra uomo e natura«. Non dobbiamo sorprenderci però quando constatiamo che un’idea così radicale e audace, incarnata dallo stile »radical-moderno«, ha trovato applicazione reale solo in pochi casi, e che quelle rare volte che è stata realizzata ha subito alcune trasformazioni da parte degli abitanti che l’hanno adeguata ad una dimensione

piccolo-borghese. La verità è che, in forma così radicale, la libertà costituisce ancora oggi una terribile sfida. E’ la sfida della modernità, e alcuni architetti, in anticipo sui tempi, iniziano a concepire e costruire case a misura d’uomo »moderno«. Rimane il forte dubbio sul fatto che la moltitudine sia in grado di accettare e far proprio quello stile di vita. Ma non per questo il Movimento moderno fallisce il suo scopo. Al contrario, dopo le prime costruzioni pionieristiche, la comprensione della modernità, in tutta la sua radicale ed esigente grandezza, diventa più facile. In architettura, nell’ambito del Movimento moderno, il contrappunto all’assolutismo di Mies van der Rohe è rappresentato da una sorta di confronto »romantico« con la natura. La Casa sulla cascata di Frank Lloyd Wright (Bear Run, Pennsylvania, 1936) e Villa Mairea di Alvar Aalto (Noormarkku, Finlandia, 1937–39) ne costituiscono gli esempi più significativi. La nuova composizione non nasce dal contrasto tra il massimo livello di astrazione umana e la natura, ma da una simbiosi ottenuta attraverso l’architettura. Nella casa di Wright la nuda roccia della collina forma il pavimento del soggiorno e diventa parte integrante della villa. Non stiamo parlando di cosiddette forme »organiche« e la questione non è rappresentata dall’equazione curva = natura e retta = ragione: la Casa sulla cascata ha una pianta rigidamente ortogonale e anche l’intreccio delle superfici bianche che sovrastano il corso d’acqua è interpretabile come un segno deliberatamente non naturale. Per comprendere meglio la differenza tra questa casa e la Farnsworth House ricorriamo ad un’analogia con il mondo della nautica: Falling Water è una barca a vela che si piega alla forza della natura; Farnsworth House è un piroscafo a vapore, che affronta la natura con forza, e talvolta le soccombe. Due grandi temi dominano il dibattito del Movimento moderno durante la prima metà del XX secolo, ed entrambi trovano espressione nell’architettura della casa unifamiliare: da un lato il conflitto tra la natura e le azioni umane nell’epoca della progressiva sottomissione della natura attraverso la guerra e l’industrializzazione; dall’altro la ricerca di un linguaggio architettonico adeguato alle esigenze della massa in un’epoca di democrazia diffusa. Con l’abolizione del ceto dominante scompare anche il linguaggio architettonico che era stato proprio di questa classe e che aveva trovato espressione nelle idee di Filarete. Entrambe le questioni continuano ad influenzare l’architettura della casa unifamiliare anche nella seconda metà del secolo, sebbene in una prospettiva meno radicale; per questo motivo saranno sufficienti pochi esempi per illustrare la continuità dei principi fondamentali. A prima vista la Dymaxion House di Richard Buckminster Fuller e i concetti sviluppati ed esposti da Christopher Alexander nel suo »Pattern Language« non hanno nulla in comune: da una parte una costruzione rotonda e tecnologicamente sofisticata, che può essere collocata ovunque, dall’altra la casa che cresce instaurando un particolare legame con qualunque sito la ospiti, riproponendo e interpretando le forme dell’abitazione primordiale. Data la fondamentale differenza tra i loro presupposti, il confronto non può essere serrato: in comune hanno solo la radicalità del pensiero ed un approccio di tipo

3.18 Villa Müller, Praga, Adolf Loos 1928–30, interno 3.19 Villa Müller, Praga, Adolf Loos 1928–30, sezione 3.20 Alloggi Henri Frugés, Pessac, presso Bordeaux, Le Corbusier 1924–26

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fondamentalista che rompe ogni legame con i presupposti tradizionali dell’architettura. I concetti che ne derivano non permettono quindi un approccio alla forma, ma solo la formulazione di alcune soluzioni radicali per le condizioni dell’umana esistenza: per questo le due idee rimangono estranee al dibattito dell’architettura, e gli architetti che le seguono diventano quasi degli outsider. Se i parametri di valutazione sono la riduzione dei costi, la produzione di serie, la rapidità del montaggio e dello smontaggio, la facilità di orientamento e soprattutto una seria sostenibilità ecologica, Fuller riesce a disegnare una casa che infrange tutti i canoni formali del XX secolo, ma che ciononostante rimane più fedele ai suoi principi immanenti, meglio di tutte le case da copertina che invece ne danno una interpretazione puramente formale. Il fatto che Fuller torni alle forme tradizionali dell’abitazione, come la iurta dell’Asia centrale, è la dimostrazione che nell’edilizia residenziale, partendo da presupposti simili, spesso si ottengono risultati comparabili, senza impedire per questo il progresso tecnologico. La stessa considerazione vale anche per il lavoro di Christopher Alexander. Opere come »Pattern Language« e »The Timeless Way of Building«9 finiscono per assumere quasi il ruolo di »bibbie« dell’architettura (anche nel prezioso dettaglio della stampa su carta India); persino la formulazione dei periodi presenta il tono perentorio dei dieci comandamenti, anche se i »comandamenti« contenuti in »Pattern Language« sono ben 253 (»Orienta verso Est tutte le parti della casa dove dormono le persone...«10). L’ opera consiste in una sostanziale e radicale analisi di tutto ciò che nell’esistenza umana e nella sua dimora costituisce una costante, ed affronta anche il tema della sua trasposizione nel linguaggio architettonico. Non si tratta quindi di una lezione sulle forme o sul progetto, ma di una lezione sulla »vita«. Dal momento che, in genere, la storia dell’architettura si occupa solo degli aspetti formali, diventa a questo punto essenziale volgere uno sguardo anche ai reali criteri su cui si fonda l’edilizia residenziale. Non vi è alcun dubbio sul ruolo essenziale dell’architettura; tuttavia la casa unifamiliare, diversamente dalle altre tipologie edilizie, riflette anche uno stile di vita. Il messaggio formale e l’organizzazione interna (aspetti inscindibili nel caso di un progetto di qualità) comunicano informazioni sia sul loro committente e sul loro inquilino, sia sul periodo della costruzione, trasmettendo quindi messaggi universali. Verso la fine del secolo scorso, ciò avveniva con due diverse modalità: da un lato una tendenza crescente verso la semplificazione, verso l’essenzialità e l’oggettività e la sua espressione con molteplici sfaccettature, ad esempio attraverso un ritorno allo stile delle »forme universali« e una propensione per le tecniche costruttive tradizionali e artigianali, oppure anche attraverso la riscoperta del significato degli spazi semplici, sebbene la separazione analitica dei singoli componenti sia molto discutibile ed i passaggi siano molto variegati. D’altro canto assistiamo alla tendenza contrapposta che propende per la costruzione di oggetti banali, che nella loro inadeguatezza degradano la casa unifamiliare a puro segno di identificazione nella gerarchia sociale. La casa di Mario Botta di Riva San Vitale nel Canton Ticino (1971–73) dà in un certo senso l’avvio ad una tendenza costruttiva sostenuta da un concetto anche formale assai rigoroso che si contrappone al qualunquismo di un marasma informe di case che minaccia di estendersi a macchia d’olio, un peri-

colo che ancora oggi incombe permanentemente e non solo nel Ticino. »Lavoratori, il partito socialdemocratico tedesco vuole togliervi anche le ville nel Ticino!«, è lo slogan che campeggia su un poster dell’artista satirico Klaus Staeck: un commento sarcastico alla distruzione del paesaggio ricco di tradizioni artigianali e forme architettoniche vernacolari, condotta per mano dei tedeschi benestanti con una brutale cementificazione. Botta raccoglie il testimone della tradizione e lo ripropone attraverso un nuovo linguaggio formale. La sua casa di Riva San Vitale sembra a prima vista solo una torre, una forma familiare nel paesaggio montano; l’ingresso avviene al piano superiore attraverso una passerella metallica, concepita come un elemento indipendente; la discesa prosegue quindi lenta fino alla zona giorno collocata al piano terreno. Il blocco da costruzione grigio di calcestruzzo che Botta ha reso famoso, disposto con cura ed esattezza artigianale, è il segno della volontà di un ritorno a qualcosa di autentico da trasmettere agli abitanti, nel tentativo di superare l’anonimato tipico delle ville dei »nouveau riches«. Il linguaggio architettonico, decisamente influenzato dall’opera di Le Corbusier e Louis I. Kahn, è comunque molto attuale anche se esprime la tendenza verso una nuova monumentalità. Anche la Casa Douglas di Richard Meyer, costruita ad Harbour Springs (Michigan) nel 1973, si inserisce in un ripido declivio; anche qui l’ingresso dalla strada avviene al piano più alto. Il carattere architettonico è però profondamente differente: il ponticello pedonale e l’abitazione costituiscono un insieme omogeneo e ricordano un »piroscafo a vapore« attraccato al molo con la sua passerella. Meyer riprendere il linguaggio formale del Le Corbusier degli anni 20, e non, come Botta, quello dei periodi successivi. In ogni caso il connotato simbolico del battello non vuole rappresentare, come negli anni 20, un’»architettura della speranza«; nel contesto degli anni 70 il battello rimanda soltanto alla nave da crociera. La differenza tra Villa Savoye e la casa di villeggiatura sul Lago Michigan è la stessa che corre tra un marinaio di professione e, senza voler togliere nulla a questi, l’attore Hans Albers che recita la parte del marinaio. Mantenendoci nell’ambito delle analogie con il mondo navale, vale la pena di ricordare anche la casa unifamiliare progettata da Heinz Bienefeld a Brühl (ultimata nel 1997) e paragonabile, con le dovute proporzioni, ad un vecchio nostromo al timone di una piccola barca di legno a remi, un’imbarcazione che è un piccolo capolavoro d’artigianato e che grazie allo scafo robusto e alla prora rialzata è in grado di affrontare qualsiasi tipo di mare. I dettagli si sono raffinati nel corso dei secoli, e lo scafo è semplicemente perfetto, come può esserlo un martello o un cucchiaio. Anche le case di Bienefeld raggiungono quel grado di perfezione; di norma i proprietari sono costretti a lunghissime attese, proprio come se avessero commissionato uno scafo su misura. Il sacrificio si ripaga tuttavia con il risultato, anche se all’apparenza si tratta di oggetti estremamente semplici (semplice come del resto è pure la Farnsworth House, anche se il suo messaggio è completamente diverso).

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3.21 Farnsworth House, Plano, Illinnois, Ludwig Mies van der Rohe 1949–51 3.22 Farnsworth House, Plano, Illinnois, Ludwig Mies van der Rohe 1949–51, pianta e alzato 3.23 Villa Mairea, Noormarkku, Finlandia, Alvar Aalto 1937–39 3.24 Dymaxion House, Richard Buckminster Fuller 1940–41, interno 3.25 Dymaxion House, Richard Buckminster Fuller 1940–41

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La pianta della casa di Brühl è molto lineare: procedendo dal piano terra verso i piani superiori, il volume massiccio contiene, in ordine simmetrico, gli ambienti di soggiorno, le stanze per i bambini e infine, nel sottotetto, la zona riservata agli adulti. L’ingresso è costituito da un volume completamente vetrato e leggermente scostato che giunge fino alla copertura; sopra il piano terra le scale sono a cavallo della costruzione in mattoni, tra interno ed esterno; grazie a questi accorgimenti la pianta si trasforma in un gioco di volumi chiusi e aperti. Gli ambienti destinati all’abitazione vera e propria sono opachi, mentre gli spazi d’ingresso e di collegamento si caratterizzano per le superfici trasparenti verso l’esterno e verso l’alto; viene in tal modo accentuato il loro carattere transitorio. A proposito di questo progetto, un critico ha giustamente affermato: »I requisiti funzionali sono risolti attraverso una interpretazione ornamentale, oppure sono esibiti come se si trattasse di porsi in salvo da una catastrofe. Un’opera senza eguali«.11 Le 1200 tavole prodotte per questo progetto sono la testimonianza del grandissimo sforzo teso alla ricerca della casa perfetta, un impegno che al giorno d’oggi risulterebbe assolutamente anacronistico. Anche i progetti per le case unifamiliari di Tadao Ando, seppure in un contesto culturale diverso, sono ispirati ad un’ossessiva ricerca della perfezione: chiunque faccia scorrere la mano sulle levigate superfici di calcestruzzo delle sue abitazioni, può rendersi conto della fattura artigianale del prodotto. Le case di Ando, inizialmente estranee alla nostra mentalità occidentale, ci colpiscono per la straordinaria varietà delle planimetrie, sempre raccolte in spazi molto limitati. Gli edifici, attraverso l’essenza della composizione architettonica, sono capaci di isolarsi dall’ambiente esterno e di trasmettere uno straordinario senso di tranquillità (come avviene, tra l’altro, anche con le composizioni di Kazuo Shinohara). Un’esigenza facilmente comprensibile quando, oltre i muri della casa, dilaga una metropoli come Tokio o Osaka. La casa Horstkotte costruita da Hansjörg Göritz ad Hannover (1993) si isola dal contesto utilizzando altri accorgimenti. Per fronteggiare il consueto caos delle aree residenziali, in mezzo al quale sorge la casa, l’architetto costruisce una »città« privata con uno spazio pubblico, dotato di pergola in legno apparentemente solo appoggiata alle pareti perimetrali per assumere un aspetto quasi provvisorio. Gli ambienti chiusi a due piani sono disposti ad U intorno a quella che corrisponde ad una »piazzetta del mercato« e che fa apparire il tutto come una »città nella città« per una famiglia che assurge a modello di società in miniatura. L’ uso dei materiali e della luce è minimizzato, esaltando, attraverso la variazione delle condizioni luminose, la mutevolezza della composizione. Il segno di riconoscimento che caratterizza l’architettura della »Nuova semplicità«, soprattutto nelle abitazioni unifamiliari, è costituito dal rapporto consapevole con le esigenze particolari dei clienti. Si tratta soprattutto di edifici pensati per una determinata clientela benestante desiderosa di sottrarsi allo stile di vita (culturale) che con la sua continua offerta è capace solo di produrre cacofonie, anche sul piano dell’estetica. Una fuga non diversa da quella delle famiglie borghesi che già nel 1900 si ritiravano nella casa di campagna disegnata da Muthesius. Quest’aspirazione, quasi di genere ascetico, presuppone la possibilità di potersi permettere praticamente di tutto, e di potervi nel contempo rinunciare. La formula »La cosa più semplice, costi quel che costi«, nonostante l’ironia, appare perfetta. La casa Rudin di Herzog & de Meuron (Leymen, Francia, 1998) rappresenta in qualche modo l’apoteosi della semplicità:

l’edificio, in calcestruzzo a vista, ha quattro pareti e un tetto a capanna ed è adagiato su una piattaforma dello stesso materiale che interrompe un declivio coltivato a prato. Le finestre sembrano ritagliate con la precisione di un bisturi. E’ la forma più radicale del ritorno all’archetipo: un ritorno alla semplicità senza badare se il baricentro del progetto risieda più nella tecnica costruttiva di una casa in legno realizzata con tecnologie moderne o nel massimo risparmio energetico (purché sia lecito parlare di risparmio energetico per le case unifamiliari), oppure ancora nella semplicità della pianta. In ogni caso, dal momento che si tratta di costruzioni contemporanee, ci troviamo di fronte ad un innegabile ritorno alle forme arcaiche e della tradizione. Ed i progetti che riprendono addirittura la canonica pianta rettangolare e il tetto a capanna sono numerosi. Che questa sia solo una delle infinite tendenze presenti attualmente nel panorama architettonico delle case unifamiliari, lo si capisce visitando le nuove lottizzazioni (di case prefabbricate e non) che sorgono più o meno senza l’intervento dell’architetto. Gli accessori che il mercato dell’edilizia propone testimoniano un diffuso cattivo gusto (anche se la definizione di »cattivo gusto« non deriva da parametri oggettivi, ma dal sentire comune). Accessori che esprimono una »nostalgia« per le cose familiari che lentamente va diffondendosi anche in Germania con il nome di »New Traditionalism«, una sorta di »Plinius redivivus«. Non è necessario che la casa classicista di nuova costruzione sia bella; però i suoi committenti sono attratti da quello stesso desiderio di sicurezza che muove i patiti della »Nuova semplicità«: un desiderio di cose chiare, semplici, familiari, nelle quali si spera di riconoscere ciò che c’è sempre stato. E’ il desiderio di un mondo ideale. Vi è in questo forse qualcosa di sbagliato?

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3.28 Note 1 Citazione in: Benton, T. J., Le Corbusiers Paris der Villen, Stoccarda 1984, pag. 203 2 Worbs, D., Der Raumplan im Wohnungsbau von Adolf Loos, citazione in: Akademie der Künste (a cura di), Adolf Loos 1870–1933. RaumplanWohnungsbau, Berlino 1984, pag. 65 3 Ibid. pag. 174 4 Wagner, M., »Zivilisation, Kultur, Kunst« in: Wohnungswirtschaft 20 –21/26, pag. 168 5 Filarete, citato in: Germann, G., Einführung in die Geschichte der Architekturtheorie, Darmstadt 1980, pag. 76 6 Le informazioni su Levitttown sono tratte da: Krisch, R., »... in die Jahre gekommen: Levittown auf Long Island« in: db 10/1998, pag. 124 segg. 7 Mies van der Rohe nel 1958, conversazione con Chr. Norberg-Schulz, citata in: Tegethoff, W., Mies van der Rohe. Die Villen und Landhausprojekte, Essen 1981, pag. 130 8 Le Corbusier, Grundfragen des Städtebaus, Stoccarda 1945, pag. 11 9 Alexander, Chr., A Pattern Language, New York 1977, (tit. ted.: Eine Mustersprache, Vienna 1995) e A Timeless Way of Building, New York 1979 10 Ibid., ed. ted. pag. 714 11 Bachmann, W., »Einfamilienhaus in Brühl. Heinz Bienefeld« in: Baumeister 11/1997, pag. 23

3.26 Casa Koshino, Ashiya, Giappone, Tadao Ando 1979–81 3.27 Casa Rudin, Leymen, Francia, Herzog & de Meuron 1998 3.28 Casa a Riva San Vitale, Ticino, Mario Botta 1971–73

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Abaco dei progetti ordinato secondo i materiali

Legno

Acciaio

Pagina 44 Villa sul lago di Starnberg legno/acciaio/vetro

Pagina 104 Residenza a Münster acciaio/legno/vetro

Pagina 52 Residenza a Monaco di Baviera legno/vetro

Pagina 112 Villetta a Hernals, Vienna acciaio/legno/vetro

Pagina 60 Casa di villeggiatura con atelier a Vejby legno/vetro

Pagina 120 Residenza ad Almelo acciaio/legno/vetro

Pagina 66 Villa nella Nuova Scozia legno/vetro Pagina 72 Residenza nei pressi di New York legno/prefabbricato in cls./vetro Pagina 78 Residenza a Toronto legno Pagina 84 Residenza a Kawasaki legno/vetro Pagina 92 Casa di villeggiatura presso Tokio legno/lamiera d’acciaio/vetro Pagina 98 Casa di villeggiatura in Australia legno/vetro 42

Calcestruzzo

Muratura

Pagina 128 Residenza a Osaka calcestruzzo/vetro

Pagina 146 Residenza a Li Curt muratura intonacata/calcestruzzo

Pagina 134 Residenza con atelier a Tokio calcestruzzo a vista/vetro

Pagina 152 Residenza a Monaco di Baviera muratura intonacata

Pagina 140 Villa nei pressi di Lugano calcestruzzo /muratura intonacata

Pagina 160 Villetta a Erfurt muratura intonacata Pagina 166 Casolare in Italia pietra faccia a vista/pietra naturale Pagina 172 Villa a Berlino laterizio faccia a vista /calcestruzzo Pagina 178 Villa a Moledo pietra faccia a vista/calcestruzzo/vetro

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Villa sul lago di Starnberg Architetti: Fink + Jocher, Monaco di Baviera

Planimetria scala 1:1000 Schema statico della struttura in aggetto

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Sulle sponde del lago di Starnberg, a Sud di Monaco di Baviera, si è sviluppata dai primi anni del ’900 una classica zona residenziale di ville; il lotto giace ai margini del parco naturale che circonda la parte meridionale del lago. Armoniosamente inserita tra le altre edificazioni storiche del vicinato, la villa di 400 m2 è isolata, al centro di un perimetro recintato. Il piano terra è occupato da due stanze adibite ad ufficio e da un piccolo appartamento indipendente. L’ ingresso di quest’abitazione, e di quella principale del primo piano, è collocato nel passaggio coperto che occupa la parte centrale del volume. L’ obbiettivo principale del progetto era quello di offrire ai cinque membri della famiglia la possibilità di godere di un buon livello di riservatezza senza rinunciare alla vista dello splendido panorama circostante. La sistemazione delle stanze principali sul livello più alto è stata infatti studiata per aumentare la privacy degli ambienti più utilizzati, consentendo contemporaneamente la vista sul parco e sul lago attraverso i fronti completamente vetrati rivolti a Sud e ad Est. La struttura portante si compone di elementi modulari la cui geometria è facilmente leggibile in facciata. I grandi telai portanti in larice massello sono irrigiditi dagli elementi-parete in compensato a tre strati dello stesso materiale. Grazie alla forma compatta della costruzione, ogni parete si comporta staticamente come un setto. La superficie esterna della facciata in legno è stata trattata con una velatura pigmentata che le dona la tonalità dell’ebano. Dal punto di vista microclimatico, per evitare l’»effetto baracca«, la coibentazione delle pareti e della copertura è stata realizzata in fibra di cellulosa, la quale ha una capacità di accumulo termico superiore a quella degli altri isolanti sintetici e dona maggior inerzia termica all’involucro. Il solaio che separa le due unità abitative garantisce un isolamento acustico qualitativamente superiore a quello richiesto dalla norma DIN. La progettazione della zona del primo piano interessata dall’aggetto su due lati è stata particolarmente curata per minimizzare la flessione degli elementi strutturali ed eventuali conseguenze sulle grandi superfici vetrate del fronte. La parte a Est del primo piano, che aggetta per 5 m e contiene la sala da pranzo, è sostenuta da una trave a bilico saldamente ancorata al nucleo strutturale delle scale interne.

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Sezioni Piante Scala 1:400

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Camera Bagno/WC Soggiorno Cucina Sala da pranzo Deposito Studio Piscina

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Sezione orizzontale Sezioni verticali Scala 1:20

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1 Copertura: vegetazione estensiva 70 mm foglio protettivo, drenante e filtrante 20 mm guaina bituminosa 2 strati, antiradice isolante in pendenza 20 – 80 mm guaina bituminosa, pannello OSB 25 mm isolante in fibra di cellulosa 200 mm interposta tra le travi 120/200 mm barriera al vapore guide elastiche 27 mm pannello in cartongesso 2 ≈ 12,5 mm 2 Elemento strutturale in massello di larice 71/250 mm 3 Parete esterna: pannello multistrato in larice 21 mm, con velatura di protezione listelli 50 mm, barriera al vento pannello in fibra morbida 20 mm 5 isolante in fibra di cellulosa 200 mm interposta tra i montanti 60/200 mm legno compensato 12 mm barriera al vapore pannello in cartongesso 12,5 mm 4 Solaio interno: parquet in listelli di rovere 22 mm massetto radiante armato 75 mm guaina traspirante materiale resiliente 30 mm pannello in fibra morbida 8 mm letto di ghiaia/sabbia 50 mm guaina traspirante pannello in legno lamellare 119 mm guida elastica 27 mm pannello in cartongesso 12,5 mm 5 Infisso in larice 68 mm 6 Anta a libro e scorrevole pannello multistrato in larice 30 mm 7 Elemento strutturale in massello di abete 120/60 mm 8 Solaio: parquet in listelli di rovere 22 mm massetto radiante 75 mm guaina traspirante materiale resiliente 30 mm barriera al vapore pannello OSB 25 mm isolante in fibra di cellulosa 220 mm interposta tra le travi 120/220 mm barriera al vapore guida elastica 27 mm cc pannello in cartongesso 12,5 mm

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Particolari in sezione Scala 1:20

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1 Divisorio verso il soggiorno con ottime prestazioni fonoisolanti: pannello in cartongesso 12,5 mm guida con supporti elastici fonoisolanti 27 mm pannello in compensato 12 mm isolante in fibra di cellulosa 120 mm interposto tra i montanti 60/120 mm pannello in cartongesso 2≈ 12,5 mm 2 Frontale del cassetto in massello di rovere con apertura a spinta e velatura bianca 20 mm 3 Massello di rovere con velatura bianca 20 mm 4 Guide di scorrimento a rullo, in metallo zincato 5 Illuminazione indiretta con tubi fluorescenti 6 Scaffale: massello di rovere, con velatura bianca 15 mm 7 Pavimento: parquet in listelli di rovere 22 mm massetto radiante 75 mm guaina traspirante materassino fonoassorbente 30 mm barriera al vapore su pannello OSB 25 mm isolante in fibra di cellulosa 220 mm interposta tra le travi 120/220 mm barriera al vapore, guida elastica 27 mm pannello in compensato 12,5 mm

Residenza bifamiliare a Monaco di Baviera Architetto: Werner Bäuerle, Costanza

Planimetria Scala 1:2000 Sezione Pianta piano attico Pianta piano primo Pianta piano terra Scala 1:250 1 2 3 4 5

Soggiorno/sala da pranzo Locale da lavoro Camera da letto Vuoto Studio

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Uno scenario da sogno: un lotto edificabile che assomiglia ad un piccolo parco, ricco di faggi, anche molto vecchi, in un sobborgo di ville nei dintorni di Monaco. Per l’architetto il progetto di questa casa bifamiliare ha rappresentato una sfida: il rispetto delle piantumazioni esistenti costituiva un vincolo non solo per la superficie edificabile, ma anche per l’allestimento del cantiere. La collocazione e la costruzione dell’edificio hanno richiesto un intervento improntato alla massima cautela. L’ idea di un corpo di fabbrica compatto, di tre piani e in legno, ha contribuito a risolvere i problemi legati all’ingombro e alla presenza del cantiere. I montanti e le travi passanti sono stati trasportati senza problemi tra gli alberi: gli elementi formano il telaio portante della casa e sono collocati a due metri di distanza l’uno dall’altro, seguendo la maglia del reticolo strutturale. L’ irrigidimento orizzontale è garantito da un impalcato di pannelli di compensato a tre strati dello spessore di 5 cm. La struttura della facciata continua è appoggiata al lato esterno dei montanti e in caso di necessità permette la facile sostituzione degli elementi in vetro o legno. L’ insieme si inserisce armonicamente in un quadro generale in cui domina la corrispondenza naturale tra gli alberi e i materiali della casa. La rigida simmetria della facciata Nord, segnata da poche e snelle aperture e da una serie di elementi verticali in larice, è alleggerita dall’irregolarità organica della vegetazione. Diversamente da ciò che accade sul fronte strada, a Sud la costruzione si apre verso il giardino con ampie specchiature vetrate. Su questo lato, la caratteristica formale dominante, data dalla struttura portante a scheletro, è accentuata dalle croci di controvento in acciaio e dal tamponamento delle corrispondenti campiture vetrate e colorate. Anche in testata la parte sporgente del fronte è completamente trasparente. Qui, accanto agli elementi fissi, l’architetto ha predisposto una serie di lamelle o di ante vetrate a ribalta, che servono a mantenere costante la ventilazione naturale interna. L’ apertura verso l’esterno è sottolineata anche in pianta dall’andamento delle pareti. Al piano terra trova posto un grande ambiente adibito a soggiorno e pranzo connesso a due ampie pedane leggermente sollevate dal terreno. Solo il primo piano è suddiviso in tre camere da letto di eguali dimensioni, mentre il grande disimpegno, chiuso da una vetrata che giunge al piano superiore, ricorda molto da vicino l’atelier di un artista. Da qui una scala di acciaio conduce allo studio del sottotetto, circondato da vetrate sui tre lati. La facciata rivolta verso il giardino è leggermente arretrata per lasciare spazio ad una terrazza e ad uno stretto balcone. Quel ritaglio di spazio tra le chiome degli alberi offre agli inquilini un’occasione in più per godersi la tranquillità del bosco urbano.

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Particolari standard della struttura Scala 1:20

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A Collegamento unilaterale montante/trave B Collegamento unilaterale montante/trave con piastra di connessione per la struttura del balcone e di irrigidimento C Incrocio montante/trave D Appoggio a terra del montante

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Montante in lamellare 120/120 mm Trave continua in lamellare 120/220 mm Piastra d’acciaio intagliata 237/214/8 mm Piastra d’acciaio intagliata 114/650/8 mm Piastra d’acciaio intagliata 114/220/8 mm saldata alla base d’appoggio 200/200/10 mm 6 Fori Ø 12 mm

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Connessione con spine in acciaio 115/12 mm A

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Particolari sezione aa Scala 1:20

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1 Mensola in piatto d’acciaio 5/30 mm 2 Pannello composito in alluminio 4 mm 3 Copertura: strato di ghiaia 16/32 mm membrana sintetica impermeabilizzante strato di separazione in feltro tavolato grezzo, nelle zone a vista pannello in multistrato 19 mm strato isolante in pendenza travetto 120/180 mm, centine in legno 60/160 mm, con interposizione di materiale termoisolante 160 mm barriera vapore in composito di alluminio pannello in multistrato 19 mm 4 Copertura: lamiera ondulata in alluminio 55/177/0,8 mm membrana impermeabilizzante tavolato grezzo, nelle zone a vista pannello in multistrato 19 mm centine in legno 80/160 mm, materiale termoisolante 160 mm barriera al vapore in PE pannello in multistrato 19 mm trave in lamellare 120/220 mm 5 Parete: assitto orizzontale in larice 40/40 mm listelli con velatura nera 24/48 mm cartone antispifferi nero pannello in fibre di legno 22 mm isolamento termico 147 mm barriera vapore in PE pannello in fibrogesso 12,5 mm 6 Solaio: pavimento in doghe di faggio 20 mm supporti galleggianti in legno 60/60 mm materiale termoisolante 60 mm materiale resiliente 25/20 mm pannello in multistrato 50 mm trave in lamellare 120/220 mm 7 Montante in lamellare 120/120 mm 8 Cls. armato impermeabile 9 Profilo perforato in acciaio ∑ 50/100/8 mm 10 Corrimano in profilo di acciaio ∑ 40/60 mm 11 Tavolato orizzontale 40/40 mm 12 Montanti del parapetto in profilo d’acciaio 2≈ ∑ 20/40 mm 13 Profilato d’acciaio ‰ 50/100 mm 14 Profilato d’acciaio ‰ 25/50 mm 15 Profilati d’acciaio 2≈ ∑30/50 mm 16 Profilati d’acciaio 2≈ ∑30/45 mm 17 Corrimano in acciaio inox Ø 26 mm 18 Vetro colorato 19 Grigliato con supporto in EPDM/APTK 20 Puntone Ø 52 mm 21 Barra di controventamento Ø 16 mm 22 Pavimento in doghe 40/90 mm 23 Profilato in acciaio ÅPE 100

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Particolare del giunto tra la copertura e la parete divisoria Sezione orizzontale di dettaglio Scala 1:20 2,4,5,7 vedi p. 57 24 Isolante lana minerale 25 Membrana impermeabilizzante resistente al fuoco 26 Pluviale Ø 80 mm 27 Pannello in fibra di gesso 12,5 mm 28 Isolamento termico 107,5 mm 29 Pannelli in fibra di gesso 2 ≈ 15 mm 30 Isolamento termico in lana minerale 40 mm

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Casa di villeggiatura con atelier a Vejbi Architetti: Henning Larsens Tegnestue A/S, Kopenhagen

Questa casa per le vacanze si colloca sulla costa settentrionale della Zelanda, la più grande isola della Danimarca. Al suo interno ospita anche un atelier che offre la possibilità di lavorare isolandosi totalmente dal contesto della vita quotidiana. Il cliente, un gallerista, ha commissionato agli architetti un edificio con una superficie utile pari a circa 100 m2 e con un atelier incorporato, eventualmente separabile dal resto della casa. Collocata su un lotto di terreno a 55 m s.l.m., una posizione relativamente alta per la Danimarca, l’edificio è costituito da una struttura lignea piuttosto semplice, con una parete a Nord opaca e una a Sud completamente vetrata. Ad Ovest il fronte è dominato da una serie di tamponamenti alettati che possono essere aperti (per mezzo di sostegni pneumatici) fungendo in questo modo anche da schermo frangisole per l’antistante ampia terrazza. L’ ambiente interno completamente aperto misura 5,4 m in larghezza e 16,4 m in lunghezza. Al centro trova posto un nucleo di servizi dotato di cella wc, angolo cottura e camino. Il nucleo prende luce dall’alto attraverso un lucernario integrato nella copertura. In caso di necessità, le sue pareti ospitano alcuni elementi scorrevoli che permettono, una volta dispiegati, la suddivisione dell’ambiente in quattro zone differenti: entrata, soggiorno, cucina e atelier. La struttura portante è costituita da una fitta serie di telai in legno, rinforzati da alcuni elementi diagonali di controvento in acciaio e dalla struttura muraria del nucleo centrale. All’interno il soffitto e le pareti sono rivestite di pannelli impiallacciati in legno chiaro di betulla, mentre il pavimento e la terrazza sono in tavole di legno di larice. Con il tempo il larice è destinato ad acquisire una patina argentea che si armonizzerà perfettamente con il tappeto vegetale di felci che circonda la casa.

a Pianta Sezioni Scala 1:250 1 2 3 4 5 6

Entrata Wc Soggiorno Cucina Atelier Terrazza

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Sezione Scala 1:20 1 Copertura: membrana impermeabilizzante, 2 strati tavolato impermeabilizzato 30 mm lana minerale 200 – 300 mm tra le travi 25/30 mm barriera al vapore pannelli in compensato di betulla 19 mm 2 Parete: tavole perlinate in larice 19/56 mm intercapedine ventilata 50 mm con listellatura 50/50 mm barriera al vento lana minerale 150 mm tra montanti e traversi in legno 50/150 mm barriera al vapore lana minerale 50 mm tra listelli 50/50 mm pannello in compensato di betulla 19 mm 3 Pavimento: tavole perlinate in larice 27/167 mm listelli 50/50 mm su strato di PVC strato di separazione pannello in cls. armato 100 mm letto di argilla espansa 200 mm 4 Mensola d’appoggio per le tele (progetto) in pannello di compensato di betulla 50/210 mm 5 Infisso in larice con vetrocamera basso-emissivo 6 Terrazza: impalcato in tavole di larice 27/167 mm su traverse 50/100 mm

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Sezioni dell’elemento lamellare Scala 1:20

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1 Frangisole mobile: telaio in acciaio inox ∑ 50/50 mm doghe in legno di larice 70/25 mm 2 Vetrata fissa 3 Infisso scorrevole in larice, con vetrocamera basso-emissivo 4 Montante in legno 120/200 mm 5 Guida di scorrimento in acciaio inox 6 Profilato in acciaio ‰ 140/70 mm 7 Braccio pneumatico

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Villa nella Nuova Scozia Architetto: Brian MacKay-Lyons, Halifax

Situato sulla costa orientale del Canada, questo piccolo complesso composto da un’abitazione principale e da un annesso per gli ospiti, occupa una lingua di terra che gode di un magnifico panorama verso l’oceano e verso il territorio circostante. Il progetto dei due spigolosi corpi di fabbrica contrapposti nasce dalla reinterpretazione formale della casa rurale tradizionale. Le coperture leggermente inclinate pendono una verso l’altra, delimitando una corte protetta dal vento tra due bassi muri laterali. Il corpo principale, con una superficie di circa 180 m2, contiene l’abitazione e gli ambienti di lavoro del committente, mentre l’ edificio più piccolo è destinato agli ospiti. Il grande soggiorno con angolo cottura è dotato di un fronte vetrato su tre lati che consente un affaccio panoramico sul porticato antistante e sul territorio. La parte retrostante del volume è più compatta ed è organizzata su due piani. Al piano terra trovano posto un ingresso, una stanza da bagno, una camera da letto e uno studiolo, mentre nel seminterrato sono stati ricavati una sauna, una palestra e uno studio fotografico. L’ edificio adiacente ospita invece il cosiddetto »fienile« che sul retro contiene anche un alloggio su due livelli per gli ospiti. Per la costruzione sono stati utilizzati i materiali della tradizione locale: l’edificio è interamente in legno con alcuni rinforzi visibili in acciaio. Il carattere monolitico dei due blocchi è accentuato dal rivestimento uniforme in scandole di legno. I quattro strati del rivestimento in legno di cedro americano servono da schermo protettivo contro l’umidità del clima marino locale, e con il tempo acquisiscono una colorazione grigio-argentea che si intona perfettamente con quella degli infissi in alluminio anodizzato. Il rivestimento della copertura leggermente inclinata è realizzato in lamiera a piega verticale. L’ interno è dominato dalle finiture del pavimento in cemento levigato e del soffitto in hemlock, che prosegue anche nel porticato oltre la vetrata. Tutti gli elementi dell’arredo fisso sono realizzati in acero bianco. Nonostante la sobrietà dell’aspetto, il carattere della casa è sorprendentemente complesso. Al variare delle condizioni di luminosità muta anche la percezione dell’insieme: in alcuni momenti i due volumi sembrano fondersi con il paesaggio, in altri appaiono come due elementi scultorei adagiati tra le dune costiere.

Sezione Piante Scala 1:400

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Soggiorno /cucina Camera da letto Studio Entrata Bagno

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Terrazza Studio fotografico Sauna Fienile Appartamento ospiti

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Sezione longitudinale della casa

scala 1:20

1 Copertura: lamiera a piega verticale membrana impermeabilizzante bituminosa isolante termico 200 mm barriera al vapore pannello in compensato 12,5 mm traverse in abete 50/250 mm tavole perlinate in hemlock 19 mm 2 Parete: scandole in cedro americano 4≈ 12 mm intercapedine ventilata membrana impermeabilizzante bituminosa pannello in compensato 12,5 mm travi in legno 50/150 mm, con interposta lana minerale 150 mm barriera al vapore, cartongesso 12,5 mm 3 Infisso in alluminio con vetrocamera 4 Solaio piano terra: massetto radiante 50 mm pannello in compensato 19 mm travi in legno 50/250 mm con interposta lana minerale 250 mm listelli 50/100 mm, barriera al vapore controlistelli 25/50 mm, cartongesso 12,5 mm 5 Parete controterra: isolamento perimetrale 65 mm membrana impermeabilizzante sintetica cls. armato 200 mm struttura lignea 50/100 mm, con interposta lana minerale 100 mm barriera al vapore, cartongesso 12,5 mm 6 Pavimento controterra: pannello in cls. armato con serpentina radiante 100 mm membrana impermeabilizzante sintetica isolamento perimetrale 60 mm ghiaia 150 mm 7 Montante in legno 150/150 mm 8 Pavimento terrazza: tavolato in abete 25/150 mm, su struttura in legno 50/200 mm

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Sezione verticale trasversale della casa Sezione orizzontale Scala 1:20 1 Copertura: lamiera a piega verticale membrana impermeabilizzante bituminosa pannello in compensato 12,5 mm traverse in abete 50/200 mm pannello in compensato 12,5 mm falso puntone in abete 50/250 mm tavolato perlinato in Hemlock 19 mm 2 Parete esterna: cls. armato 200 mm listelli in legno 50/75 mm con interposto isolante termico 65 mm barriera al vapore, cartongesso 12,5 mm 3 Solaio piano terra: massetto radiante 50 mm, cls. armato 100 mm barriera al vapore isolante perimetrale 65 mm, ghiaia 150 mm 4 Infisso in alluminio con vetrocamera 5 Piano di lavoro in lamellare di acero 38 mm 6 Frontale in acero 19 mm 7 Riscaldamento elettrico 8 Montante termoisolato in tubolare di acciaio | 100/100/6 mm, e rivestimento in alluminio

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Residenza nei pressi di New York Architetti: SR+T, Sislian Rothstein and Joel E.Towers, New York

Questa dimora, normalmente abitata durante tutto l’anno, è collocata fra altre sobrie case di villeggiatura ai bordi del Lago Ballston, nello stato di New York. Il progetto è stato molto influenzato dalle caratteristiche orografiche del sito, un lotto ricoperto da una rada boscaglia che degrada a Ovest verso la sponda del lago. A partire dal viottolo e in direzione dell’acqua, gli architetti hanno sviluppato una pianta lineare con asse Est-Ovest. La spina dorsale della composizione è formata, a Nord, da due pareti parallele, leggermente sfalsate tra loro, in pannelli prefabbricati di calcestruzzo sabbiato che proteggono la costruzione dai venti settentrionali e costituiscono un solido ancoraggio nel terreno. Il resto della casa, al contrario, è costruito con materiali leggeri – vetro e legno – ed è completamente aperto verso l’ambiente esterno circostante. La leggerezza del progetto si percepisce soprattutto dall’interno; appena varcata la soglia d’ingresso, attraverso la facciata vetrata del soggiorno si scorge il lago, incuneato tra le due pareti in calcestruzzo del lato Nord. La pianta libera è concepita per offrire la vista dell’acqua da ogni ambiente della casa: la parete rivolta a mezzogiorno della sala da pranzo è inclinata rispetto allo schema ortogonale della struttura per permettere una visuale più larga. Anche la parete obliqua del bagno è stata disegnata per non intralciare la vista prospettica che attraversa l’intero appartamento, dalla camera da letto alla sponda del lago. L’ ampio fronte vetrato del soggiorno apre la casa alla natura e stabilisce una continuità con la terrazza; l’effetto è accentuato anche dall’ampia sporgenza del tetto. Grazie al foro dell’aggetto, la piscina riscaldata incastonata nella terrazza gode di giorno dell’illuminazione diretta e di notte della vista del cielo stellato.

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Planimetria Scala 1:1000 Prospetto Nord Pianta piano primo Pianta piano terra Scala 1:250 1 2 3 4 5 6 7 8 9

Ingresso Balcone Soggiorno Cucina Sala da pranzo Camera da letto Locale caldaia Palestra Autorimessa

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Sezioni Scala 1:20 1 Bordo in lamiera d’alluminio 2 Apertura di ventilazione con retina parainsetti 3 Scarpa della trave 4 Trave in multistrato 5 Copertura: membrana impermeabilizzante pannello isolante 12,5 mm pannello in compensato 12,5 mm trave TJ h = 350 mm (anima in OSB; correnti in multistrato) con isolante termico interposto barriera al vapore sottostruttura listellare 25/100 mm pannello in cartongesso 16 mm 6 Doghe fisse in legno 7 Pavimento del balcone: tavolato con maschiatura 25 mm correnti di supporto 50/100 mm membrana impermeabilizzante pannello isolante 12,5 mm pannello in legno compensato 12,5 mm trave in pendenza 50/250 mm con correnti livellanti 50/100 mm con isolamento termico interposto pannello REI in cartongesso 16 mm 8 Parete esterna: tavolato in cedro 25 mm barriera al vento pannello in compensato 12,5 mm traversa in legno 50/150 mm con isolamento termico interposto barriera al vapore pannello in cartongesso 16 mm 9 Solaio interno: pavimento in legno duro 19 mm pannelli in compensato 19 mm trave TJ h = 350 mm, con intercapedine coibentata sopra la cantina, barriera al vapore pannelli REI in cartongesso 16 mm 10 Alzata e pedata in legno duro 11 Parete esterna: pannello in cls. armato 180 mm pannello termoisolante 43 mm corrente in legno 50/100 mm con isolamento termico interposto barriera al vapore pannello in cartongesso 16 mm 12 Dormiente 2≈ 50/300 mm avvitato ai canotti inossidabili nel cls. 13 Lamiera d’acciaio a V 152/152/203/10 mm inserita del pannello 14 Piastra in acciaio 203/305/13 mm, inserita nelle fondazioni 15 Piattabanda di connessione 125/125 mm saldata a 13 e 14

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Residenza a Toronto Architetti: Shim • Sutcliffe Architects, Toronto

Questa residenza urbana nel Nord-Est di Toronto è stata progettata tenendo conto delle abitudini degli inquilini. L’ architetto ha definito insieme al committente una severa gerarchia degli spazi che riflette perfettamente la concentrazione delle attività più frequenti. La disposizione e le dimensioni delle stanze dipendono dalla loro collocazione gerarchica. Il cuore della casa è formato dal grande ambiente di lavoro del primo piano che comprende anche una biblioteca. La notevole altezza interna fa somigliare il volume ad un loft, sottolineando la presenza del luogo di lavoro e riportando alla memoria i tipici spazi industriali della Toronto di un tempo. Fin dall’inizio il progettista ha voluto considerare la grande parete della biblioteca come l’elemento dominante del locale. La zona “domestica” dell’abitazione, e in particolare la cucina con le sue modeste dimensioni e l’altezza ridotta a 2,30 m, rimanda al cottage della campagna canadese. La disposizione dei locali è molto compatta e non prevede nessun corridoio: l’ingresso dall’esterno avviene direttamente nella cucina abitabile; da qui una scala aperta su entrambi i piani conduce all’atelier. Il collegamento interno dei volumi, privo di discontinuità, garantisce l’effettivo utilizzo di ogni angolo della casa e accentua le affinità tra le due tipologie ambientali. All’esterno l’edificio largo 5,20 m e lungo 10,60 m, spicca tra le costruzioni circostanti per la geometria della facciata in legno. In seguito al devastante incendio di Toronto del 1948, fino a pochi anni fa la normativa prescriveva che le pareti esterne fossero solo in pietra o laterizio. Quest’edificio rappresenta il primo esemplare di casa in legno costruito all’interno dell’area urbana. La facciata è trattata con una vernice protettiva rossa e prevede due tipi di superfici: un tavolato di doghe orizzontali e una pannellatura in compensato a giunti siliconati, con listelli coprigiunto in rilievo. Per una migliore protezione antincendio il fronte verso la costruzione confinante è stato realizzato in pannelli di truciolare mineralizzato REI 120.

Planimetria Scala 1:1500 Prospetto Sud Sezione Pianta piano primo Pianta piano terra Scala 1:250

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Particolari costruttivi della facciata Sezione orizzontale e verticale Scala 1:10

isolante in fibra di vetro legno squadrato 51/152 mm barriera sintetica al vapore rivestimento in cartongesso Vetrata fissa Pavimento in legno di acero Rivestimento esterno in doghe di cedro rosso 25/102 mm Angolare in acciaio ∑ 76/76/3 mm Listello d’angolo in massello | 19/19 mm Coprigiunto verticale in legno Coprigiunto orizzontale in legno

1 Copertura: scandole in bitume membrane di impermeabilizzazione pannello in compensato 12,7 mm 2 Parete esterna: rivestimento in pannello compensato di conifera 12,7 mm listellatura verticale membrana impermeabilizzante a poro aperto su tavolato

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Soluzione d’angolo A Rivestimento esterno in pannelli di compensato

Soluzione d’angolo B Rivestimento esterno in doghe di conifera

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Sezione della biblioteca Scala 1:10 1 Listello in massello 2 Coprigiunto verticale e orizzontale in massello 19 mm 3 Pannello in MDF con impiallaccio di acero montato su listelli

4 Tavola di acero 19/89 mm 5 Pannello in MDF 19 mm 6 Barra tonda Ø 9,5 mm in acciaio inox 7 Piede d’appoggio in tubolare Ø 27 mm con canotti saldati su piatti d’acciaio 8 Assi in legno di acero 9 Pannello in cartongesso

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Residenza a Kawasaki Architetto: Kazunari Sakamoto, Tokio

Progettata per essere l’abitazione dello stesso architetto, questa casa sorge su un lotto in pendenza con orientamento Nord-Est, situato nel distretto di Kawasaki, nell’area urbana di Tokio. L’ edificio, che a prima vista non sembra essere particolarmente originale, si trova in una tipica zona residenziale ad alta densità abitativa, fittamente edificata. Presso l’incrocio di due strade, la costruzione occupa quasi interamente tutta la superficie della proprietà e non presenta nemmeno due pareti esterne parallele. Il basamento in calcestruzzo rivestito in pietra, che circonda il fronte scosceso del giardino, è stato ideato per creare un collegamento con l’intorno e con la ripida salita della strada. Tutta la casa è formata da un unico volume interno che si sviluppa attraverso una serie di ripiani leggermente sfalsati, articolandosi contemporaneamente in una sequenza di spazi di soggiorno di varia natura. Attraverso il coerente sfruttamento degli ambienti l’architetto ottiene un’atmosfera particolare e una grande valorizzazione qualitativa dello spazio. L’ ingresso avviene attraverso un androne coperto e una superficie carrabile, che funge anche da autorimessa, scavati nel volume. Una rampa a gradoni leggermente inclinata conduce alla grande terrazza esterna. All’interno della casa gli stessi gradoni collegano l’ingresso agli ambienti del soggiorno e dello studio, al primo piano, che si affacciano sull’ampia terrazza con numerose finestre e porte scorrevoli. Dall’entrata, percorrendo un’altra rampa che si interrompe davanti alla stanza da bagno, si scende verso la luminosa cucina abitabile e il minuscolo giardino giapponese ricavato sul lato. Il rivestimento interno delle pareti e i numerosi scaffali che le riempiono sono in legno di tiglio giapponese non trattato, un materiale che muta il suo aspetto con il tempo. Ad animare l’uniforme rivestimento ligneo ci pensano alcuni pezzi d’antiquariato e le ampie collezioni del proprietario, un architetto che considera lo scorrere del tempo un fattore progettuale di primaria importanza. La copertura irregolare è sostenuta dalla struttura in legno, priva di montanti intermedi, del piano superiore, che a sua volta poggia sul seminterrato in calcestruzzo armato. Le falde sono ruotate rispetto alla pianta per un motivo pratico: il riscaldamento della casa si basa su di un sistema di intercapedini a pavimento in cui scorre l’aria calda fornita dai pannelli solari della copertura. I pannelli rettangolari, di misura standard e perfettamente orientati a Sud, sono fissati direttamente sui falsi puntoni del tetto. Il resto della superficie, articolata in falde minori, ha un rivestimento in lamiera. Planimetria scala 1:750 Assonometria fuori scala

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»I think the space that forms our environment should not be space within such a fixed strong system, that it should be more free, open, and released.« (Kazunari Sakamoto)

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Piante Sezioni Scala 1:250 1 2 3 4 5 6 7

Androne Ingresso Bagno Tatami Cucina Giardino Soggiorno e studio 8 Terrazza

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1 Copertura: lamiera rivestita in teflon 0,4 mm membrana impermeabilizzante bituminosa pannello REI 12 mm foglio in fibra di aramide pannello in compensato 12 mm isolante lana minerale 50 mm tra le travi in legno 38/286 mm isolante lana minerale 100 mm listelli in legno 30/30 mm pannello in compensato 5,5 mm con impiallaccio in tiglio giapponese 4 mm 2 Collettore solare ad aria 3 Infisso scorrevole con

vetrocamera e profili in alluminio 4 Struttura a montanti e correnti in legno 2≈ 38/286 mm 5 Solaio piano superiore: pavimento autoposante in sughero 5 mm pannello in compensato 15 mm travi in legno 38/235 mm pannello in cartongesso 9,5 mm 6 Parete: pannello in fibrocemento 15 mm intercapedine ventilata 40 mm montanti in legno 90/180 mm barriera al vapore, isolante termico in lana minerale 50 mm,

barriera al vapore pannello in compensato 12 mm con impiallaccio in tiglio giapp. 4 mm 7 Solaio piano terra: pavimento autoposante in sughero 5 mm pannello in compensato 12 mm pannello di particelle 20 mm pavimento galleggiante con riscaldamento ad aria 193 mm massa di accumulo termico, pannello in cls. prefabbricato 100 mm isolante in polistirene 300 mm pannello in cls. armato 150 mm isolamento perimetrale

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barriera al vapore substrato granulare letto di ghiaia Armadio a muro compensato 12 mm con impiallaccio in tiglio giapp. 4 mm Tatami 55 mm Terrazza: cls. armato 210 –180 mm isolante in poliuretano 25 mm pannello in cartongesso 9,5 mm Blocchi di tufo 140 mm riempimento, barriera la vapore isolamento perimetrale cls. armato 220 mm

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Sezione longitudinale Scala 1:50

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Casa di villeggiatura presso Tokio Architetto: Office of Ryue Nishizawa, Tokio

Questa casa per le vacanze, dedicata al relax e al riposo, si trova in una zona boschiva non lontana da Tokio. Il compito dell’ architetto fu quello di creare un edificio con le qualità ambientali di un piccolo museo, in grado di contenere anche uno spazio per le esposizioni private. Per garantire un maggior grado di sicurezza, le pareti esterne rivestite in lamiera ondulata di acciaio zincato hanno poche aperture. Questo può far presumere che la casa sia stata costruita per essere completamente isolata dalla natura che la circonda. Il tema della foresta ricompare invece nell’allestimento dell’ambiente interno. I montanti in legno, snelli e squadrati, disposti all’incrocio degli assi di una maglia 2,4 x 2,4 m, sono disseminati su tutta la superficie quadrata dell’edificio; essi costituiscono la struttura principale della casa e permettono la libera suddivisione dello spazio interno. Tre piccoli patii di varie dimensioni separano gli ambienti privati da quelli pubblici; lo spazio, articolato intorno ai loro divisori a tutt’altezza in vetro, mantiene la profondità di un unico grande ambiente. Solo le pareti del bagno sono fisse, mentre la cucina è costituita da un bancone ad isola attrezzato con i fornelli. La compattezza del volume quadrato di 13 m di lato è interrotta dai patii che lasciano penetrare luce e aria. Le loro pareti esterne, semitrasparenti, sono in panelli di lamiera ondulata traforata che possono essere aperti per offrire la vista del bosco circostante. La copertura dei patii, che ospitano alcune piante, è formata da un frangisole in doghe di legno che lascia filtrare il caratteristico disegno delle barre luminose. La vegetazione interna sembra crescere al centro degli ambienti, e con il gioco delle ombre provenienti dall’alto evoca l’atmosfera di una foresta disseminata di piccole radure. Il motivo, riflesso dalle lastre di vetro e dalla lucida superficie del soffitto, si ripete all’ infinito mentre i montanti di legno della struttura appaiono moltiplicarsi e allungarsi.

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Planimetria Scala 1:2000 Sezione aa • pianta Scala 1:250 Sezione bb Scala 1:100

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Soggiorno Salone Ambiente privato Ambiente tradizionale giapponese 5 Patio

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dd Sezione verticale cc • sezione orizzontale dd Particolari Scala 1:10 1 Copertura: membrana impermeabilizzante 2 mm materiale isolante espanso 30 mm pannello di masonite 4 mm guaina bituminosa pannello in compensato 12 mm intercapedine isolante termico 100 mm listelli 30/60 mm

pannello in cartongesso 9,5 mm, rivestito 2 Frangisole in legno 38/184 mm 3 Parete esterna: lamiera ondulata in acciaio zincato h = 12 mm listelli 10/30 mm membrana impermeabilizzante pannello in compensato 9 mm isolante in lana di vetro 50 mm tra i montanti in legno 50/50 mm pannello in compensato 9 mm impiallacciatura su lastra in cartongesso 9,5 mm

4 Montante in legno 80/80 mm 5 Porta scorrevole: vetro float 8 mm con infisso in alluminio 6 Vetrata fissa: vetro float 10 mm su profilo ad fi in alluminio 25/50/3 mm 7 Raccolta per la condensa 8 Piatto in acciaio 4,5/70 mm 9 Porta verso il patio: lamiera traforata in acciaio 1,6 mm telaio in legno 45/100 mm lamiera ondulata in a acciaio zincato h = 12 mm

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Casa di villeggiatura in Australia Architetto: Sean Godsell, Melbourne

Questa casa di villeggiatura è situata nei pressi della costa meridionale dell’ Australia, al centro di un paesaggio che si perde a vista d’occhio. Il volume ha una struttura portante in acciaio preossidato che misura 30 ≈ 7,2 m e sorge sul bordo di una duna sabbiosa; all’interno lo scheletro è in vista e costituisce il supporto dello strato impermeabilizzante dell’involucro esterno. I tetto e la facciata, in lastre di vetro temprato di grande formato, sono costruttivamente identici. A poca distanza da questa superficie, l’intero volume è ricoperto da una seconda pelle, quasi traslucida, composta da un diaframma di sottili doghe di legno grezzamente tagliate. La pelle esterna forma un filtro in grado di schermare parzialmente i raggi solari e di proteggere l’attività interna dagli sguardi indiscreti. Una veranda coperta che corre lungo i fronti Nord ed Est della casa, compresa tra le superfici della pelle interna ed esterna, circonda il grande soggiorno-cucina e ne amplia i volumi verso l’esterno. In questa zona gli infissi vetrati e le ante della facciata lamellare sono completamente apribili, dissolvendo in tal modo ulteriormente i confini tra interno ed esterno. La disposizione interna, come la geometria dei volumi, è estremamente semplice: un soggiorno, una camera da letto, una biblioteca e una serie di spazi all’aperto. La testa dell’edificio si apre con il doppio volume del soggiorno che offre il fronte completamente vetrato all’esposizione più soleggiata, a Nord. La parte più bassa della facciata si apre orizzontalmente come il portone di un garage. Il principio del »volume nel volume« viene ripetuto anche con la camera da letto che è sospesa sul soffitto del soggiorno come un parallelepipedo indipendente. Le doghe della pelle esterna sono realizzate con un legno locale, il »jarrah«, che essendo molto duro ne ha permesso il taglio in sezioni sottili. A seconda del punto di vista, il diaframma così realizzato garantisce una grande trasparenza, e con il variare della posizione del sole, i volumi interni ed esterni si arricchiscono di interessanti effetti luminosi. La particolarità del sito è sottolineata dalla combinazione degli elementi architettonici di ispirazione asiatica ed europea: la veranda inclusa nel volume della casa è tipica dell’architettura tradizionale giapponese; il soggiorno aperto, invece, trae origine dalla tipica »sun room« delle case australiane.

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Sezioni • Piante Scala 1:250 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

Carport Cortile Entrata Bagno Camera da letto Biblioteca Cucina Soggiorno Veranda Terrazza

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Sezione orizzontale Sezione verticale Scala 1:20

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Doghe jarrah a taglio di sega 35 /10 mm Tubolare in acciaio zincato | 30/30 Vetro temprato di sicurezza 10 mm Tubolare in acciaio preossidato ¡ 150/100 Vetro stratificato di sicurezza 8 mm Parete camera da letto: cartongesso 10 mm isolante in lana minerale 70 mm tra le traverse in legno 90/45 mm cartongesso 10 mm Profilato HEB 300 Pavimento: tavole incollate in frassino 70/19 mm cls. armato 100 mm letto di ghiaia Pavimento terrazza: tavole di pino 70/19 mm listellatura cls. armato 80 mm letto di ghiaia Parete esterna: lamiera di acciaio preossidato 1,2 mm listellatura 25/40 mm blocchi di cemento alleggerito 390/190/90 mm listellatura 25/40 mm lamiera di acciaio preossidato 1,2 mm

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Residenza a Münster Architetti: Gabriele Andreae, Münster Ulrich Kötter, Münster

Con la vista verso i grandi alberi che circondano il lotto, questa casa dalla pianta allungata di proprietà dell’architetto ha un lato orientato completamente a Sud. Il desiderio di creare un’atmosfera luminosa segnata da un forte legame con il giardino appare immediatamente evidente nel disegno del fronte completamente vetrato ed esposto a mezzogiorno. Quasi tutti i locali principali sono orientati verso questo lato e ognuno di essi è dotato di un accesso esterno diretto. Le porte a vetri, gli infissi a tutt’altezza e una serie di lamelle in vetro orientabili lasciano inondare l’interno di luce e di aria. L’ ampio cornicione e il balcone del primo piano, che corrono lungo tutto il fronte, forniscono l’ombra necessaria per proteggere le stanze dal surriscaldamento estivo. La caratteristica formale del progetto è nel gioco dei materiali che compongono la struttura e il tamponamento esterno. L’ ossatura della casa è costituita da uno scheletro d’acciaio molto snello completato dalla struttura a montanti e traversi in legno della facciata. Tra i moduli che compongono la vetrata, alcuni hanno un tamponamento opaco in pannelli di compensato impiallacciato in larice. Lo strato termoisolante dei pannelli è inserito all’interno dei telai lignei, ed è internamente nascosto da una lastra di cartongesso. L’ articolazione della facciata è accentuata dai profilati avvitati in alluminio che prottegono dalle intemperie. L’ edificio è composto da due corpi di fabbrica collegati da uno spazio intermedio con una copertura vetrata. Il retro della casa è composto da un volume di servizio ad un piano che contiene un laboratorio, una lavanderia e una stanza per gli ospiti. L’ apertura verso l’esterno caratterizza anche la pianta. Lo scheletro d’acciaio facilita la pianta libera e scioglie il progetto dai vincoli delle pareti portanti. Le grandi ante scorrevoli e i passaggi privi di porte garantiscono la continuità dello spazio fra i diversi ambienti e trasmettono agli inquilini l’impressione di abitare in una casa molto ampia.

Planimetria Scala 1:1500 Pianta piano terra Pianta piano primo Prospetto Ovest Prospetto Nord Sezione Scala 1:400 1 Laboratorio 2 Stanza degli ospiti 3 Studio

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4 Zona pranzo 5 Soggiorno 6 Zona notte

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Sezione verticale bb Particolari scala 1:20 (per la legenda vedi p. 108)

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Particolari: sezione verticale cc Particolari standard: sezione orizzontali porta e angolo a vetri, angolo cieco Scala 1:20 1 Pannello ondulato in alluminio 18/76 mm 2 Travetto in lamellare 60/240 – 50 mm con copertura in lamiera di zinco e graticcio in tubolare d’alluminio Ø 33 mm 3 Traversa longitudinale esterna in acciaio ÅPB 100 4 Montante ÅPB 100 con piastra d’appoggio 5 Traversa longitudinale interna ÅPB 140 6 Montante ÅPB 140 7 Facciata a montanti e traversi in lamellare 55/120 mm, con velatura bianca 8 Pressore in profilato d’alluminio anodizzato fi 20/55/20 mm 9 Lamelle orientabili in vetro, telaio di alluminio e vetrocamera 10 Soletta in cls. 120 mm intonacata su rompitratta ÅPB 140 11 Doghe in larice 38/90 mm con trattamento impregnante e velatura 12 Trave in acciaio 2≈ ∑ 30/60 mm 13 Vetrata isolante fissa 14 Tamponamento: pannello sandwich resistente all’ acqua e ermetico al vapore 35 mm composto da 2 pannelli di compensato con anima in materiale espanso e impiallacciatura esterna in larice barriera al vento isolante termico espanso 60 mm barriera al vapore pannelli in cartongesso 2≈ 12,5 mm 15 Pavimentazione in basalto su letto di ghiaia 16 Lamiera di alluminio 17 Pannello drenante in materiale espanso 18 Gocciolatoio in lamiera di alluminio anodizzato 19 Pannello di particelle impermeabile, impiallacciato in larice 20 Intradosso del bovindo: pannello di particelle impermeabile, spatolato, verniciato bianco, fissato con viti a scomparsa alla sottostruttura in legno e con interposizione di materiale termoisolante 21 Montante doppio in prossimità del pilastro 22 Angolare ∑ 30/30 mm incollato in alluminio anodizzato

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Villetta a Hernals, Vienna Architetti: Henke und Schreieck Architekten, Vienna

La casa monofamiliare è stata eretta su un lotto stretto e scosceso di Hernals, un quartiere di Vienna caratterizzato dalla presenza di molti giardini verdi. Il vecchio frutteto che occupa la parte Nord e lo splendido panorama verso la città a Sud hanno portato alla nascita di un corpo di fabbrica completamente aperto nelle due direzioni. Il terreno piuttosto ripido è stato terrazzato con l’aiuto di alcuni muri di contenimento; il dislivello permette di accedere direttamente al giardino dai due piani della casa. Una scala esterna che parte dalla strada e corre davanti all’autorimessa scavata nel pendio, conduce fino all’entrata sul lato Est dell’edificio; l’ingresso è direttamente collegato con le camere dei bambini, esposte a Sud, con i locali di servizio nel seminterrato e con il piano superiore per mezzo di una scala. Qui l’elemento di separazione tra la biblioteca e il soggiorno da una parte e la cucina e la zona notte dei genitori dall’altra è costituito dallo stesso vano scale illuminato dall’alto. Un armadio guardaroba a tutt’altezza separa la camera vera e propria dal resto dell’ambiente. Tutte le stanze principali accedono direttamente all’esterno: verso il frutteto la cucina si apre su un’ampia terrazza, mentre per tutta la larghezza dell’altro fronte il soggiorno prosegue verso Sud con un balcone sostenuto da un’esile struttura in acciaio. La struttura dell’aggetto mette in evidenza, con un telaio di semplici profilati, la struttura portante dell’edificio anch’essa in acciaio. La leggerezza della composizione è accentuata dal sottile nastro vetrato continuo che avvolge le pareti immediatamente sotto il solaio, evidenziando la separazione strutturale tra quest’ultimo e la parete. Nei fronti esterni, come nelle finiture interne, il materiale dominante è il legno: sia il tavolato delle terrazze che i tavoloni dei fronti laterali sono perciò in larice non trattato.

Planimetria Scala 1:1000 Vista da Est Pianta piano terra Pianta piano primo Sezioni Scala 1:250 1 2 3 4 5

Camera dei bambini Camera da letto Biblioteca Cucina Soggiorno

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11 Schema della struttura portante in acciaio Scala 1:250 Particolari: sezioni orizzontali e verticali Scala 1:20

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Profilato HEB 160 Profilato HEB 180 Profilato ‰ 160 Profilato HEA 160 Tubolare | 100/100/6,3 mm Barra Ø 12 mm Tubolare | 100/100/5 mm Tubolare | 120/120/5 mm Montante tubolare Ø 90/2 mm Tubolare Ø 60/2 mm di sostegno del profilato a ‰ per l’alloggio della marquise Infisso in alluminio con elementi scorrevoli-ribaltabili Copertura: inverdimento estensivo guaina bituminosa elastomerica a 2 strati, strato superiore antiradice isolante termico espanso in pendenza barriera al vapore compensato di betulla travi in lamellare 100/180 mm connesse rigidamente al profilato HEB 180 Solaio: parquet di rovere 20 mm massetto 60 mm strato separatore materiale resiliente 30 mm barriera al vapore pannello in compensato 25 mm massello 140/ 220 mm listelli compensato di betulla 22 mm Impalcato in larice non trattato 80/30 mm Pannello di facciata a 3 strati in larice non trattato Pluviale

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Residenza ad Almelo Architetti: Dirk Jan Postel, Kraaijvanger • Urbis, Rotterdam

Il lato »pubblico« di quest’abitazione costruita nella città olandese di Almelo offre l’immagine di un parallelepipedo compatto, con una superficie liscia e opaca che non lascia intravedere nulla dell’interno. Il limite tra lo spazio pubblico e quello privato e l’alternanza dei pieni e dei vuoti sono evidenziati solo dalla diversità dei materiali impiegati. Tre lati dell’edificio sono avvolti in un involucro di vetro serigrafato. La superficie vetrata è a pochi centimetri dalla parete esterna e ricopre anche le aperture finestrate, realizzando un’intercapedine d’aria che forma un ulteriore strato termoisolante. La compattezza del fronte si interrompe con un’apertura quadrata solo in corrispondenza dell’ingresso. Alla luce del giorno le lastre vetrate non lasciano trasparire nulla, mentre la sottile trama di bolli serigrafati forma una superficie opaca che riflette le sagome degli alberi e delle costruzioni circostanti. Nelle ore serali, con le luci interne accese, l’effetto si inverte e le aperture dell’involucro diventano visibili e trasparenti. Il design del fronte Sud, verso il giardino privato, è volutamente differente; all’interno di un reticolo geometrico determinato dalle dimensioni dei pannelli, le aperture occupano una superficie maggiore e le parti opache sono rivestite in legno di cedro velato di rosso. La compatta volumetria dell’edificio è movimentata anche dalla presenza del giardino d’inverno, caratterizzato da una struttura leggera in profili d’acciaio e vetro, quasi priva d’infissi. Il piano terra è dominato dall’ampia superficie del soggiornosala da pranzo, mentre al piano superiore la disposizione più frammentata delle camere da letto segue l’andamento della struttura portante. La superficie del rivestimento interno, in pannelli di betulla, si interrompe in corrispondenza dei montanti in acciaio zincato lasciati a vista. L’ architetto ha potuto realizzare un edificio così particolare grazie alla sua collocazione in un’area di recente urbanizzazione destinata prevalentemente alla costruzione di case sparse, senza particolari prescrizioni formali e volumetriche.

Planimetria Sala 1:2000 Pianta piano terra Pianta piano primo Sezione Scala 1:250

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Autorimessa Lavanderia Veranda in vetro Ingresso Soggiorno/sala da pranzo Cucina Camera da letto

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Particolari: sezione verticale 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

scala 1:10

Scossalina in lamiera di alluminio Angolare in acciaio ∑ 40/40/4 mm Legname squadrato 80/98 mm Membrana impermeabilizzante su isolamento in pendenza Tavolato in cedro 17 mm, retroventilato Scossalina in lamiera piegata di acciaio zincato a caldo 2 mm Profilo piegato in lamiera di acciaio 8 mm Ferramenta di scorrimento in acciaio inox a ritegno puntiforme Montante in acciaio zincato a caldo | 60/6,3 mm Montante in acciaio zincato a caldo | 140/4 mm

11 Vetrata fissa di sicurezza 8 mm 12 Vetrata scorrevole di sicurezza 8 mm con paraspigoli in alluminio incollati 13 Porta scorrevole con vetrata isolante e infisso in legno di pino 14 Vetrata isolante con infisso non apribile 15 Soglia in pietra naturale 16 Guida in materiale sintetico 17 Piastra di ritegno in acciaio inox 50/60/3 mm 18 Distanziatore in acciaio inox Å = 60 mm 19 Supporto angolare in acciaio saldato 200/100/15 mm con piatto di rinforzo 10/200 mm 20 Parete esterna: vetrata di sicurezza 6 mm

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con serigrafia a bolli bianchi intercapedine ventilata 44 mm pannello in fibrocemento 3 mm isolante in lana minerale 100 mm tra montanti in legno 120/38 mm barriera al vapore pannelli in cartongesso 12,5 mm listelli 33 mm pannelli in multiplex di betulla 12 mm, trattati con vernice trasparente Imbotte finestra in multiplex di pino, verniciato 15 mm Infisso in legno con vetrocamera Supporto angolare in acciaio Manto di ghiaia su terra Basamento in conglomerato cementizio Vespaio in elementi prefabbricati

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Sezione orizzontale scala 1:10 1 Tavolato in cedro 17 mm, retroventilato 2 Elemento fisso opaco: vetro di sicurezza temprato 2≈ 5 mm e doppio PVB, fissaggio al silicone 3 Lamiera piegata in alluminio anodizzato 4 mm 4 Montante in acciaio zincato a caldo | 60/6,3 mm 5 Vetrata scorrevole di sicurezza 8 mm con paraspigoli in alluminio incollati 6 Vetrata fissa di sicurezza 8 mm, sigillata con silicone 7 Pannello in alluminio anodizzato 3 mm con anima in materiale espanso rivestito 30 mm 8 Profilo di supporto in alluminio anodizzato fi 30/30/3 mm, 9 Montante in acciaio zincato a caldo | 140/4 mm 10 Vetrata isolante con infisso in legno non apribile 11 Piastra di ritegno in acciaio inox 50/60/3 mm 12 Distanziatore in acciaio inox 13 Parete esterna: vetrata di sicurezza 6 mm con serigrafia a bolli bianchi intercapedine ventilata 44 mm pannello in fibrocemento 3 mm isolante in lana minerale 100 mm tra montanti in legno 120/38 mm barriera al vapore pannelli in cartongesso 12,5 mm listelli 33 mm pannelli in multiplex di betulla 12 mm trattati con vernice trasparente 14 Profilato in acciaio ∑ 40/170 mm 15 Imbotte finestra in multiplex di pino, verniciato 15 mm 16 Vetrata isolante 17 Profilato in alluminio anodizzato ∑ 40/40/4 mm

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Residenza a Osaka Architetti: Tadao Ando Architect & Associates, Tokio

Questa casa, per una coppia di sposi e una loro nonna, è stata costruita in un quartiere centrale di Osaka, ancora caratterizzato dalle tradizionali case in legno con il tetto di tegole. Per proteggere lo spazio privato il lotto è circondato su ogni lato da un muro di calcestruzzo alto come l’edificio; l’unica apertura è una semplice porta che si dà sulla strada. Varcata la soglia si accede ad un piccolo patio e, attraverso un scala, si giunge al piano superiore dove è collocato il soggiorno-sala da pranzo collegato ad una terrazza. Dall’altro lato della stanza una scala esterna conduce alla tranquilla zona notte del piano sottostante, dove la luce del giorno filtra solo in piccole quantità. Grazie all’aggiunta di piccole corti, che si aprono di volta in volta, le stanze appaiono molto più grandi, e poiché si affacciano su lati differenti, formano degli ambiti indipendenti protetti alla vista. La camera della nonna è accessibile anche dal cortile dell’ingresso. Per quanto riguarda il sistema dei percorsi interni, tra corti e scale, il progetto, apparentemente semplice ma molto originale, soddisfa perfettamente ogni esigenza funzionale. Esso tende alla molteplicità spaziale e alla dissoluzione del confine tra il »dentro« e il »fuori«, riproponendo un rapporto fisico diretto con la natura reso altrimenti sempre più difficile in un contesto cittadino. L’ esperienza diretta del vento, del sole, della pioggia, e talvolta anche della neve, così come l’avvicendamento dei giorni e delle stagioni, costringe gli abitanti ad uno stile di vita diversificato. Il voluto contrasto tra le scarne pareti di calcestruzzo e la ridotta vegetazione delle corti è il mezzo che permette all’architetto l’amplificazione sensoriale degli elementi.

Planimetria Scala 1:1500 Sezione Pianta copertura Pianta piano primo Pianta piano terra Scala 1:250 1 2 3 4 5 6

Patio Camera da letto Ripostiglio Vuoto Terrazza Soggiorno/sala da pranzo

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1 Sezione bb e cc Scala 1:50 1 Copertura: massetto con giunti, sp. = 50 mm sulla copertura sp. = 75 mm sulla terrazza membrana impermeabilizzante bituminosa solaio in cls. armato superficie lisciata 2 Tavolato in legno di pino sp. = 24 mm 3 Infisso in acciaio 4 Calcestruzzo a vista, con rivestimento idrorepellente

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Residenza con atelier a Tokio Architetti: Toyo Ito & Associates, Architects, Tokio

Planimetria Scala 1:1500 Prospetto Est Prospetto Sud Pianta piano terra Pianta piano primo Sezioni Scala 1:250

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Camera da letto Entrata Camera dei bambini Autorimessa Soggiorno Vuoto Passerella Atelier 1 Atelier 2

Questa casa, situata in una zona residenziale del centro di Tokio, unisce sotto un unico tetto lo spazio per il lavoro e quello per l’abitazione. L’ abitazione, progettata per una coppia di designer con figlio, elimina volutamente ogni barriera tra vita privata e professionale. La facciata in vetro opalino verso la strada non lascia supporre alcuna destinazione specifica. Dietro la severa geometria della facciata si nascondono l’autorimessa e il sovrastante atelier, la vera “officina delle idee” dei proprietari. L’ entrata è collocata sul lato lungo dell’edificio, dove il collegamento con le varie stanze avviene attraverso il doppio volume dell’ingresso. Il piano terra, destinato all’uso privato, è ripartito in piccoli ambienti e camere da letto, mentre il piano superiore è composto da varie zone di lavoro separate da alcuni elementi scorrevoli a tutt’altezza. I divisori possono essere facilmente aperti allargando la visuale su ogni angolo del piano. Lo stile di vita dei proprietari, per i quali il lavoro e la vita privata sono un tutt’uno, si rispecchia nel fluido gioco di passaggi che unisce il laboratorio al soggiorno. Contrariamente con quanto avviene nell’atelier, completamente rivolto verso l’interno, il soggiornotinello dispone di una grande vetrata panoramica aperta sul giardino adiacente. La terrazza sul tetto, facilmente raggiungibile con una scala esterna dal piano superiore, offre un panorama migliore e un luogo comodo per soggionare all’aria aperta. La struttura della casa si compone di tre telai formati da alcuni setti di calcestruzzo di varia lunghezza. Le superfici interne delle pareti sono rivestite di cartongesso. Per i divisori interni l’ architetto ha scelto diversi materiali in funzione delle zone da arredare: le stanze da letto sono separate da pannelli di legno, mentre la trasparenza dello spazio del primo piano è sottolineata da elementi scorrevoli in vetro acrilico. Si tratta in definitiva della ripproposizione, attraverso l’uso di materiali nuovi, degli elementi del linguaggio architettonico tradizionale giapponese.

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Sezione della facciata Scala 1:50 Particolari Scala 1:10

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1 Float 6 mm rivestito esternamente con un foglio translucido 2 Piatto in alluminio ¡ 3/40 mm 3 Angolare in alluminio ∑ 15/15/3 mm 4 Tirante in acciaio Ø 8 mm 5 Tavola lamellare 40/160 mm 6 Pavimento: parquet di rovere 15 mm pannello di particelle 20 mm 7 Rivestimento parete: pannello in cartongesso 12,5 mm materiale isolante 15 mm 8 Lamiera di acciaio 6 mm 9 Lamiera di acciaio 9 mm

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Tutte le parti in acciaio sono verniciate con resine a base sintetica

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Elemento scorrevole Sezione • Viste Scala 1:20 1 2 3 4 5 6 7 8

Profilo piatto in alluminio 2 mm Listello in abete Vetro acrilico profilato 3 mm Vetro acrilico traslucido 2 mm, colore bianco-latte Pomello in acciaio inox Ø 30 mm Profilo piatto in acciaio inox 2 mm Guida superiore Guida inferiore a V per rotella

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Scala Vista assonometrica 1 Alzata e pedata in lamiera mandorlata 2 Barra in acciaio Ø 16 mm 3 Corrimano e montanti: 2 barre in acciaio Ø 13 mm 4 Piatto in acciaio 50/90/6 mm

Tutte la parti sono in acciaio zincato

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Villa nei pressi di Lugano Architetti: Giraudi Wettstein Architekten, Lugano

La casa si inserisce nella campagna ticinese come una scultura bianca dalle forme rigorose; alcune scelte architettoniche sono state molto influenzate dalle caratteristiche orografiche del paesaggio. L’ orientamento della costruzione, l’andamento delle pareti e la disposizione delle aperture stabiliscono una relazione diretta con l’ambiente circostante. L’ edificio si allunga in senso ortogonale alle curve di livello del pendio, e i suoi lati più corti guardano verso le montagne dei due versanti della valle. Il reale legame tra la costruzione e il paesaggio trae origine dall’interno. L’ entrata è al primo piano: attraverso un vestibolo e una rampa di pochi gradini si giunge al grande soggiorno leggermente rialzato, dove lo spazio si caratterizza per la maggiore altezza interna, facilmente leggibile anche dall’esterno. Da qui è possibile godere lo splendido panorama che, attraverso le cornici delle aperture, si rivela nei suoi punti più interessanti. Le ampie superfici delle finestre del piano superiore, poste sui lati corti dell’edificio, offrono la vista delle montagne, mentre le aperture più piccole guardano verso i rami di un albero di castagno e il campanile del paese. Un lembo di parete, rivolto ad Ovest, si piega deviando dallo schema ortogonale per offrire la vista della cresta montagnosa. L’ interno è dominato dal ruvido calcestruzzo a vista, accostato alle superfici laccate, grigie e gialle, di un grande armadio; il mobile divide la casa in senso longitudinale per una lunghezza di 12 m. Al piano superiore l’armadio funge da parapetto e da elemento di separazione con il vano delle scale, al piano terra assume l’aspetto di una vera e propria parete attrezzata, che attraverso una serie di bussole permette l’accesso alle camere da letto e ai servizi. In tutti e due i piani l’armadio offre sufficiente spazio per riporre gli oggetti d’uso quotidiano riducendo notevolmente l’arredo delle stanze.

Planimetria Scala 1:1000 Sezioni Pianta piano terra Pianta piano primo Scala 1:250

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Lavanderia Locale caldaia Camera Entrata Cucina Soggiorno Studio

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1 Sezione verticale e orizzontale Scala 1:20

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1 Scossalina in acciaio inox 2 Copertura: ghiaia 20 mm sabbia 30 mm membrana impermeabilizzante isolante termico 100 mm barriera al vapore massetto in pendenza solaio in cls. 200 mm intonaco interno 3 Elemento prefabbricato in cls. 4 Tenda parasole 5 Parete:

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intonaco esterno 20 mm muratura 120 mm isolante termico 80 mm con barriera al vapore cls. armato 200 mm Tavola di rovere 30 mm Calcestruzzo a vista Pedata in rovere 20 mm Pavimento: parquet di rovere massetto 70 mm strato separatore mat. resiliente 20 mm solaio in cls. 200 mm Sigillatura in silicone Pannello drenante e foglio impermeabilizzante

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Parete attrezzata Sezioni scala 1:50 1 Pannelli in MDF verniciati in grigio e giallo

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Residenza a Li Curt Architetto: Conradin Clavuot, Chur con Norbert Mathis, Chur

Quest’immobile, che sorge nella valle del Puschav, nel cantone svizzero dei Grigioni, è così sobrio da assomigliare più ad un oggetto d’uso quotidiano che ad una casa. La valle stessa, a circa 300 metri s.l.m., è circondata da una catena di monti che raggiungono anche i 4.000 m ed è nota per il clima umido e ventoso. I centri abitati della zona, per resistere meglio alle condizioni atmosferiche, sono tradizionalmente densi di costruzioni; il piano regolatore della nuova zona residenziale di Li Curt invece, prevedendo una lottizzazione di case sparse, ha posto le premesse per un’architettura in controtendenza. Al cambiamento delle condizioni urbanistiche gli architetti hanno reagito rifacendosi alla tipologia vernacolare del corpo di fabbrica semplice e massivo. Sul retro, il livello più basso della casa è parzialmente interrato nel pendio, e le mura perimetrali che emergono di pochi centimetri verso la strada creano un facile collegamento con l’ambiente circostante. I colori dei materiali riprendono quelli delle altre case e accentuano il carattere locale della costruzione. L’ aspetto movimentato delle superfici esterne è dato dall’intonaco grezzo delle pareti massicce. Le aperture sono disposte secondo uno schema geometrico regolare, ma il tamponamento di alcune di esse fa sì che i prospetti assomiglino molto a quelli delle case più antiche. Le finestre sono circondate da una cornice di intonaco liscio e gli infissi in legno, per godere di migliore protezione, sono collocati sul filo interno dell’imbotte. L’ abitazione è composta da tre livelli open-space, simili tra loro e organizzati intorno ad una scala centrale. L’ allestimento e le finiture, completamente in legno, sono in contrasto con le pareti perimetrali intonacate. I solai in listellare massello poggiano sulle travi ribassate che corrono da una parete all’altra, senza alcun sostegno intermedio. La superficie si articola intorno ad alcuni elementi d’arredo fisso che creano zone riparate e fungono da divisorio per la cucina e il bagno. L’ interno è stato lasciato allo stato grezzo: le pareti intonacate non sono dipinte, le superfici di legno non sono rifinite e il tavolato dei pavimenti è molto spartano. In mezzo a tutto ciò risalta il particolare molto curato della tavola che sormonta ogni infisso e che funge da alloggio per la guida delle tende e per il corpo illuminante.

Planimetria Scala 1:4000 Sezione prospettica (fuoriscala)

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Sezioni • Piante Scala 1:250 1 2 3 4 5 6 7 8

Soggiorno Cucina Pranzo Dispensa/Cucina Camera da letto Bagno Entrata Studio

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Sezione verticale dell’ingresso Scala 1:10 1 Letto di ghiaia lavata 50 mm (granul. 15 – 30 mm) stato separatore 5 mm membrana bituminosa 10 mm tavolato in abete 25 mm listelli 60/60 mm strato impermeabilizzante isolante in lana minerale 120 mm con listelli incrociati 2≈ 60/60 mm barriera al vapore 2 mm solaio in laterizio 210 mm intonaco di calce 15 mm 2 Scossalina in rame 6 mm 3 Pannello multistrato in abete 27 mm 4 Parete: intonaco 20 mm blocchi in laterizio 247/365/238 mm intonaco di calce 15 mm 5 Pavimento in tavole di abete 27 mm listelli 30 mm listelli 40 mm strato separatore in feltro 8 mm solaio in listellare massello 120 mm trave in cls. in opera 390 mm 6 Profilato in acciaio fi 150/65/7 mm 7 Tavola in larice massello, 40/220 mm con corpo illuminante 8 Portoncino d’ingresso infisso in larice massello con vetrocamera 76/70 mm 9 Intonaco isolante 10 Grigliato in larice masello 25/35 mm 11 Asfalto 180 mm guaina bituminosa, 2 strati 10 mm pannelli in vetro espanso 120 mm solaio in cls. armato 250 mm

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Residenza a Monaco di Baviera Architetti: Thomas M. Hammer e Doris Schmid-Hammer, Monaco di Baviera

L’ idea all’origine di quest’»ensemble residenziale« è stata quella di permettere ai clienti – due fratelli – di coabitare in modo indipendente uno dall’altro pur mantenendo uno stretto contatto. Il fronte strada dei due diversi corpi di fabbrica è collegato da un muro elevato che, grazie ad una pensilina continua, crea una sorta di anticamera agli ingressi e ai portoni della facciata. La pianta della casa rivela più chiaramente la diversa personalità dei due fratelli. Il corpo di fabbrica parzialmente costruito in legno, per esempio, è destinato agli spazi comuni: il cuore è costituito da una grande cucina abitabile e sullo stesso piano i due nuclei dispongono di due soggiorni/ufficio indipendenti e di uguali dimensioni. La costruzione in mattoni intonacati contiene un soggiorno – sala da pranzo che occupa quasi tutto il piano terra. Le stanze private, al primo piano e nella mansarda, possono essere utilizzate, in base alle dimensioni del nucleo familiare, come studio, camera matrimoniale o dei bambini. Malgrado la limitatezza delle superfici, l’ingegnosa ripartizione degli ambienti è in grado di creare una sequenza interessante di spazi, scorci e viste verso l’esterno. L’ accuratezza del progetto illuminotecnico accentua ancora di più l’originalità del progetto.

Planimetria Scala 1:2000 Sezione • Piante Pianta piano terra Pianta piano primo Pianta mansarda Scala 1:400

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Sezione trasversale Sezione longitudinale Particolari scala 1:20 1 Parete: doghe in legno di larice 30/50 mm intercapedine ventilata listelli 24 mm legno compensato impermeabile verniciato di nero (pece) barriera al vento tavolato 24 mm cellulosa isolante 160 mm barriera al vapore pannello in lana di legno legata con magnesite 24 mm pannello in fibrogesso 2≈ 10 mm 2 Copertura: lamiera in zinco-titanio guaina bituminosa a due strati

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tavolato grezzo 24 mm intercapedine ventilata 100 mm tra i travicelli 100/100 mm pannello in fibra morbida 19 mm cellulosa isolante 220 mm tra gli arcarecci 120/220 mm scempiato 24 mm pannelli in cartongesso 2≈ 10 mm con barriera al vapore interposta Muratura in blocchi di laterizio 365 mm Parapetto: telaio in ∑ 40/40/4 mm con rete metallica saldata Pannello in truciolare mineralizzato Basamento: isolante in schiuma di vetro con intonaco in cemento Massello di larice 50 mm

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Particolare del portone sul cortile Scala 1:10

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1 Piatto in acciaio 80/6 mm 2 Telaio saldato in profili quadri di acciaio | 50/50/4 mm 3 Corrente in legno 40/54 mm listello per il fissaggio di 4 4 Pannello in multistrato di betulla 13 mm

5 Manopola della serratura in acciaio inox 6 Profilo in acciaio zincato Ø 22 mm 7 Profilo in acciaio ∑ 35/75/5 mm 8 Profilo in acciaio ∑ 75/100/5 mm 9 Listello in larice 50/97 mm 10 Profilo in acciaio ∑ 50/75/5 mm 11 Guida a fi del rullo in materiale sintetico su piatto in acciaio 12 Paraspigoli in profilo d’alluminio a ∑

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Particolare del portoncino d’ingresso Scala 1:10

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Coprigiunto Telaio in legno 50/100 mm Pannello in compensato impiallacciato Isolante in fibra di cocco Pressore in alluminio Corrente dell’infisso 50/80 mm Vetrocamera Telaio della porta 85/100 mm Portoncino sp. 76 mm:

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pannello in compensato laminato barriera al vapore telaio in legno massello e isolante in fibra di legno pannello in compensato laminato Pannello in fibra di legno Grata metallica Piatto in alluminio piegato 80/5 mm + 30/5 mm Faretto alogeno Conversa in lamiera di acciaio Vetrata di sicurezza in stratificato 8 mm

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Particolare della scala Scala 1:10 1 2 3 4 5 6 7

Corrimano in pannello multiplex 36 mm Coprigiunto Intonaco Nastro in materiale espanso Pedata in rovere 40 mm Vite livellante (M10) Materassino in fibra di cocco

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Villetta a Erfurt Architetto: Silvia Britz, Erfurt

La casa è stata commissionata da una coppia di librai; doveva essere semplice e ben progettata, con sufficiente spazio per accogliere l’intera famiglia e una grande quantità di libri. Con un approccio progettuale minimalista, l’architetto ha trovato una forma architettonica in grado di soddisfare le esigenze del cliente. Su un lotto allungato e disseminato di alberi da frutto, è sorto un volume compatto con una facciata intonacata dotata di aperture rettangolari. I fronti Nord e Est che danno sulla strada hanno poche finestre di piccole dimensioni, mentre il lato Sud verso il giardino è totalmente bucato da superfici vetrate di grandi dimensioni. Il prospetto è dominato dagli antoni scorrevoli in legno di larice che costituiscono un’ottima protezione solare e sottolineano la geometria delle aperture. Per contenere i costi il progetto si è limitato ad una dotazione essenziale, rinunciando allo scantinato e, nonostante il tetto quasi piano, all’utilizzo della copertura. L’ ampio aggetto del cornicione protegge le pareti esterne dagli agenti atmosferici e conferisce alla casa un carattere quasi »mediterraneo«. L’ allestimento interno realizza il desiderio dei committenti di disporre di spazi aperti. Attraverso un bussola d’ingresso si giunge in un vestibolo direttamente collegato con la cucina abitabile. Il passaggio da un ambiente all’altro è facilitato dalle ampie porte a pacchetto e scorrevoli, collocate nei pressi delle pareti esterne: dalla cucina si accede al soggiorno e da qui alla biblioteca, dove una parte della stanza è stata interrata per aumentare la superficie della libreria. La zona centrale della casa, che si apre nel doppio volume che circonda la scala, è il punto di collegamento tra i due piani; il ballatoio interno che collega le camere da letto, offre ulteriore spazio alla biblioteca e facilita la comunicazione con la zona pranzo.

Planimetria Scala 1:2000 Sezione Pianta piano terra Pianta piano primo Scala 1:250

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Ingresso Impianti Dispensa Sala da pranzo/cucina

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Soggiorno Studio/Biblioteca Camera dei bambini Camera matrimoniale

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Particolari Sezione orizzontale dello spigolo Sezione verticale Scala 1:20

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1 Parete: tavole di larice 24/40 mm listelli, intercapedine 24 mm tessuto nero isolante termico 60 mm muratura 240 mm intonaco di gesso, 2 strati 12–15 mm 2 Pannello in compensato 24 mm 3 Copertura: rivestimento in lamiera di zinco scempiato 24 mm puntoni 50/160 mm intercapedine ventilata isolante termico 160 mm barriera al vapore pannelli alleggeriti in cls. 165 mm 4 Mensole in lamellare 75/180 mm, fissate con piattabande ai puntoni 5 Rompitratta 100/180 mm 6 Parapetto: piatto in acciaio zincato 40/4 mm, corrimano in larice 7 Antone scorrevole: telaio in angolare d’acciaio ∑40/60/4 mm tamponamento in tavole di larice 20/60 mm 8 Impalcato in tavole di larice su traverse in legno squadrato 100/140 mm 9 Parete: 2 strati di intonaco alleggerito 20 mm muratura in blocchi di laterizio 365 mm intonaco di gesso, 2 strati 12–15 mm 10 Vetrocamera 4 + 16 + 4 mm, lastra interna opalina 11 Pannello in multistrato 26 mm 12 Struttura porta e parete: telaio in massello tamponato in multistrato, pannello isolante con barriera vapore, fresatura esterna larg. 5 mm, prof. 3– 4 mm

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Casolare in Italia Architetti: Döring Dahmen Joeressen, Düsseldorf Wolfgang Döring, Michael Dahmen, Elmar Joeressen

Adagiato tra i morbidi rilievi del paesaggio collinare laziale, questo casolare ha una forma geometrica molto semplice e si caratterizza per la solidità delle pareti esterne rivestite di tufo. Sul fondale di questa sobria architettura si stagliano, come sculture, le forme organiche dell’uliveto circostante. L’ edificio di due piani sorge sul terreno di un’azienda agricola che al suo interno comprende anche altri annessi rurali. Il progetto si rifà alla forma costruttiva tradizionale della zona, con le pareti in pietra naturale e il tetto a capanna dalle falde poco inclinate. La pianta è disegnata su un reticolo di 5,40 ≈ 5,40 m e le dimensioni sono adattate a quelle della piccola radura che si apre in mezzo al pendio, con il retro dell’edificio leggermente interrato. Nonostante l’apparente semplicità, l’edificio contiene alcune soluzioni architettoniche particolari, come la corte interna a due piani e la grande terrazza rivolta verso il tramonto. L’ ingresso principale è collocato sul livello più basso, verso valle dove, attraverso la piccola corte che funge da atrio, si accede all’ufficio dell’azienda e alle cantine. Sul lato opposto trova spazio un piccolo appartamento per gli ospiti. L’ abitazione vera e propria si trova al piano superiore con un ingresso indipendente attraverso la terrazza intorno alla quale si dispongono la cucina, il soggiorno, il bagno e la camera da letto. La struttura antisismica è formata da uno scheletro portante in calcestruzzo armato con tamponamenti in muratura di laterizio; il rivestimento è dato da un paramento in blocchetti di tufo accuratamente tagliati. La capacità d’accumulo termico della massa muraria, interrotta solo in pochi punti dalle piccole aperture, impedisce il surriscaldamento estivo degli ambienti e il loro rapido raffreddamento invernale.

Planimetria Scala 1:1000 Piante Scala 1:400 1 2 3 4 5 6 7 8 9

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Entrata Camera degli ospiti Corte Ufficio Cantina Cucina Soggiorno Camera da letto Terrazza

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Sezioni

scala 1:400

Sezione orizzontale scala 1:20 Sezione verticale scala 1:20 1 Copertura: tegole piane a canale listelli 50/30 mm controlistelli 50/30 mm strato di impermeabilizzazione isolante termico, resistente a compressione 80 mm barriera al vapore blocchi in laterizio per solai con nervature in cls. gettato in opera intonaco 20 mm 2 Parete: paramento faccia a vista in tufo 215 mm intercapedine ventilata 60 mm strato isolante 80 mm muratura in laterizio 300 mm con intonaco interno 20 mm 3 Pavimento: lastre di basaltino grigio 665/665/40 mm su letto di malta 20 mm strato separatore massetto radiante 70 mm strato separatore materiale resiliente 50 mm 4 Elemento termoisolante, resistente a compressione 5 Terrazza: pavimento galleggiante in lastre di Basaltino, grigio 665/665/50 mm guaina impermeabilizzante isolante in pendenza 6 Portafinestra in rovere con vetrocamera 7 Scossalina di coronamento in lamiera piegata di zinco

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Villa a Berlino Architetti: David Chipperfield, Londra /Berlino

Planimetria Scala 1:4000

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Costruita in un quartiere residenziale di lusso, nella zona SudOvest di Berlino, la casa si ispira alle linee del primo Movimento moderno. Il linguaggio formale, preciso e geometrico, si rifà alle case di mattoni progettate da Mies van der Rohe negli anni 20: Villa Lange e Villa Ersters a Krefeld. Visto dalla strada, l’edificio appare come un blocco impenetrabile; ad un esame più attento, invece, il corpo di tre piani risulta composto da una serie di volumi rettangolari che rispondono alle varie esigenze abitative del proprietario. Contemporaneamente la composizione entra in stretto rapporto con gli spazi che la circondano. Gli ambienti sono stati progettati tenendo conto non solo delle esigenze puramente funzionali, ma anche valutando attentamente i rapporti dimensionali dei volumi e la qualità dei materiali. Nonostante la predilezione per la separazione degli ambienti, lungo determinati assi prospettici la casa può essere percepita come uno spazio fluido e continuo. Un’ampia scala esterna in gradoni di cotto collega la strada al pianterreno dove trovano posto l’entrata e la zona giorno. Le camere sono raccolte angolo ad intorno ad una piccola corte rivolta a Sud; il soggiorno alto 3,7 m, inoltre, apre una parete vetrata scorrevole a tutt’altezza sulla terrazza antistante. Il centro della casa è occupato da un nucleo compatto, illuminato dall’alto, che contiene due rampe di scale. Il piano superiore ospita le camere private dei proprietari, mentre le stanze per gli ospiti e la piscina sono nel seminterrato, a sua volta dotato di vetrate scorrevoli verso il giardino a Est e ad Ovest. La struttura portante è in calcestruzzo armato, anche se dall’esterno l’immagine della casa è dominata dalla facciata a vista del paramento in mattoni fatti a mano. I prospetti sono animati dall’accostamento tra le calde e ruvide superfici del mattone e le ampie vetrate con gli infissi in acciaio.

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Piante Scala 1:250

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1 Sezione Fronte giardino Scala 1:20 Sezioni Scala 1:400

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1 Scossalina in lamiera di rame 2 Copertura: ghiaia 40 mm,strato separatore guaina bituminosa, 2 strati 10 mm isolante in polistirene 160 mm cls. armato 200 mm, intonaco in gesso 20 mm 3 Pezzo speciale in laterizio e cls. 4 Infisso scorrevole in acciaio con vetrocamera 5 Parapetto: paramento faccia a vista 115 mm isolante in lana minerale 70 mm cls. armato 350 mm isolante in lana minerale 22 mm paramento faccia a vista, mezzi mattoni fatti a mano 52 mm 6 Corrimano in piatto d’acciaio 80/25 mm 7 Pavimento balcone: pietra naturale 30 mm, letto di malta 20 – 30 mm massetto 60 mm guaina bituminosa, 2 strati isolante in polistirene 100 mm strato separatore, cls. armato 200 mm 8 Solaio piano primo: tavole di legno 25 mm, guaina in PE, massetto radiante 70 mm materiale resiliente 25 mm strato isolante livellante 30 mm cls. armato 180 mm, cartongesso 12,5 mm 9 Solaio piano terra: tavole di legno 25 mm, guaina in PE, massetto radiante 70 mm materiale resiliente 25 mm strato isolante livellante 30 mm cls. armato 380 mm pannello in cartongesso 12,5 mm 10 Pavimento terrazza: grigliato in tavole di legno 22 mm, listelli 60 mm fondazioni continue (con ghiaia) 170 mm guaina protettiva 8 mm, isolante in PE 100 mm guaina bituminosa, cls. armato 200 mm

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Villa a Moledo Architetto: Eduardo Souto de Moura, Porto

»Casa Moledo« sorge tra i terrazzamenti di una collina e gode, in lontananza, della splendida vista sull’ Oceano Atlantico. La casa è il risultato di un processo evolutivo durato sei anni che ha coinvolto attivamente anche il committente. Alla base del progetto ci sono il profilo terrazzato del pendio e gli antichi muri di contenimento in pietra che l’architetto ha fatto restaurare mantenendone inalterato l’aspetto originario. La casa si inserisce nel terreno quasi scomparendo al suo interno. La presenza della costruzione è rivelata dalla piattaforma artificiale del coperto, con i sobri volumi del camino e l’impianto di ventilazione. La facciata che guarda verso il mare si confonde nel contesto come se fosse la parte vetrata di un muro di contenimento. L’ accesso è su questo lato; l’interno dell’ampia zona di soggiorno si distingue per una grande parete di granito e per l’abbondanza del legno. Un lungo corridoio sul retro garantisce l’accesso alle camere da letto. Anche su questo versante la casa è dotata di un fronte completamente vetrato che si affaccia sul fossato esterno di separazione dalla parete rocciosa. La casa non è più percepita come uno scavo nel pendio, ma come un volume indipendente che lo fronteggia. La materia rocciosa si contrappone e si fonde con il costruito: grazie alle ampie vetrate, il vero confine degli ambienti è apparentemente costituito dal fronte roccioso. Il progetto è dominato da tre elementi: la natura incontaminata, il paesaggio agreste e, infine, l’architettura stessa.

Assonometria Sezione Prospetto Ovest Pianta Scala 1:250

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Particolari in sezione orizzontale e verticale Scala 1:20 1 Copertura: massetto poroso (per campi da tennis) strato di pietrisco strato drenante 10 mm isolante termico 30 mm membrana impermeabilizzante strato livellante cls. alleggerito in pendenza solaio in cls. intonacato 2 Angolare in acciaio inox ∑ 40/40/5 mm 3 Sigillante 4 Infisso scorrevole in legno con vetrocamera 8 + 8 + 6 mm 5 Tenda avvolgibile 6 Infisso in acciaio inox con vetrocamera 7 Pavimento galleggiante in legno bb

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Architetti

Villa sul lago di Starnberg, Germania

Residenza bifamiliare a Monaco di Baviera, Germania

Committente: privato Architetti: Fink + Jocher, Monaco di Baviera Collaboratori: Elfriede Friedrich, Katrin Möller, Peter Scheller Strutture: Bernhard Behringer, Monaco di Baviera Ultimazione: 2001

Committente: Eva e Theo Peter Architetto: Werner Bäuerle, Bäuerle • Lüttin, Costanza Collaboratori: Gunther Braun, Katja Pochert, Biggy Gittel Strutture: Ingenieurbüro H. Fischer, Bad Endorf Ultimazione: 1997

[email protected] www.fink-jocher.de Thomas Jocher Nato nel 1952 a Benediktbeuern; 1980 laurea presso la TU München; 1984–90 consigliere accademico presso l’Institut für Städtebau und Regionalplanung della TU München; 1991 dottorato; dal 1991 studio con Dietrich Fink a Monaco; dal 1997 cattedra presso la Universität Stuttgart; 2004 professore ospite presso la Tongji Universität, Shanghai. Dietrich Fink Nato nel 1958 a Burgau; 1984 laurea presso la TU München; 1988 consigliere accademico presso l’Institut für Städtebau und Regionalplanung della TU München; dal 1991 studio con Thomas Jocher a Monaco; 1998 professore ospite presso la TU München; dal 1999 cattedra presso la TU Berlin.

184

[email protected] Werner Bäuerle nato nel 1958 a Furtwangen; 1985 laurea presso la FH Konstanz; propria attività professionale dal 1989; dal 1992 al 1997 docenza presso la FH Konstanz; dal 2003 professore supplente presso la FH Kaiserslautern.

Casa di villeggiatura con atelier a Vejby, Danimarca

Villa nella Nuova Scozia, Canada

Residenza nei pressi di New York, USA

Residenza a Toronto, Canada

Committente: Mikael Andersen Architetto: Henning Larsens Tegnestue A/S, Copenhagen Collaboratori: Peer T. Jeppesen, Anders Park, Claus Simonsen Strutture: Anders Christensen, Lyngby Ultimazione: 1999

Committente: Withheld Architetto: Brian MacKay-Lyons, Halifax Collaboratori: Talbot Sweetapple; Chad Jamieson, Melanie Hayne, Geoff Miller Strutture: Campbell Comeau Engineering, Halifax Ultimazione: 2004

Committente: Darlene e William F. Ross Architetti: SR +T Architects, New York / Berlino Karla Maria Sislian Rothstein, Joel E. Towers Collaboratori: John Amatruda, Salvatore Perry Strutture: Dennis Tanczos, Latham NY Ultimazione: 1995–1997

Committente: Robert G. Hill, Toronto Architetti: Shim • Sutcliffe Architects, Toronto Collaboratore: Donald Chong Strutture: Ned Onen, Toronto Ultimazione: 1994

[email protected] www.hlt.dk Henning Larsen nato nel 1925; nel 1950 termine degli studi presso la Royal Academy of Fine Arts; 1951– 52 AA School of Architecture, Londra e M.I.T. School of Architecture, Boston; 1968–95 professore presso la Royal Academy of Fine Arts di Copenhagen; 1967 professore presso la School of Architecture di Trondheim; professore ospite in Danimarca e negli USA; numerosi premi e riconoscimenti.

[email protected] www.mlsarchitects.ca Brian MacKay-Lyons nato nel 1954 a Arcadia, Canada; 1978 Bachelor of Architecture presso la University of Nova Scotia, con conseguente Master of Architecture and Urban Design presso la University of California, Los Angeles; nel 1985 fonda lo studio Brian MacKay-Lyons Architecture Urban Design ad Halifax; professore presso la Dalhousie University di Halifax; numerosi incarichi di docenza negli USA.

[email protected] www.srtarchitects.com Karla Maria Sislian Rothstein nata nel 1966 in W. Virginia; Master of Architecture presso la Columbia University; nel 1993 cofondatrice di SR +T; professore aggiunto presso la Columbia University dal 1997. Joel E. Towers nato nel 1965 a New York; Master of Architecture presso la Columbia University; nel 1993 cofondatore di SR +T; professore aggiunto presso la Columbia University dal 2000.

[email protected] www.shim-sutcliffe.com Brigitte Shim nata nel 1958 a Kingston, Jamaica; Bachelor of Environmental Studies nel 1980 e Bachelor of Architecture nel 1983 presso la University of Waterloo; professore ospite presso la Harvard University, la University of Oregon e la University of Pennsylvania; dal 1988 professore associato presso la University of Toronto; nel 1997 ha fondato Shim • Sutcliffe Architects. Howard Sutcliffe nato nel 1958 a Mirfield, Inghilterra; Bachelor of Environmental Studies nel 1980 e Bachelor of Architecture nel 1983 presso la University of Waterloo; nel 1997 ha fondato Shim • Sutcliffe Architects.

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Residenza a Kawasaki, Giappone

Casa di villeggiatura presso Tokio, Giappone

Casa di villeggiatura in Australia

Residenza a Münster, Germania

Committente: Kazunari Sakamoto Architetto: Kazunari Sakamoto Collaboratori: Mikiko Terauchi, Makoto Adachi Strutture: Kanebako Structural Engineers Ultimazione: 1999

Committente: privato Architetto: Office of Ryue Nishizawa, Tokio Ryue Nishizawa, Kimihiko Okada Strutture: Structured Environment, Tokio Ultimazione: 1998

Committente: privato Architetto: Sean Godsell, Melbourne Strutture: Felicetti PTY LTD, Melbourne Ultimazione: 2001

Committente: Gabriele Andreae Architetti: Gabriele Andreae (progetto e realizzazione), con Ulrich Kötter (realizzazione), Münster Collaboratori: Peter Heumann, Martin Hagspihl Strutture: Horz + Ladewig, Colonia Ultimazione: 1996

[email protected] [email protected] www.arch.titech.ac.jp Kazunari Sakamoto nato nel 1943 a Tokio; 1966 laurea presso il Tokyo Institute of Technology; dottorato nel 1971, docenza presso la Musashino Arts University; incarichi di assistenza presso la Musashino Arts University e il Tokyo Institute of Technology; dal 1991 professore presso il Tokyo Institute of Technology; numerosi riconoscimenti.

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Ryue Nishizawa nato nel 1966 a Tokio; nel 1990 Master of Architecture presso la Yokohama National University; dal 1995 collabora con Kazuyo Sejima; nel 1997 fonda lo studio Office of Ryue Nishizawa 1997; professore ospite presso la Yokohama National University, la Nihon University e il Hiroshima Institute of Technology; dal 2001 professore aggiunto presso la Yokohama National University.

[email protected] www.seangodsell.com Sean Godsell nato nel 1960 a Melbourne; nel 1984 laurea presso la University of Melbourne; nel 1994 fonda lo studio Sean Godsell Architects; 1999 Master of Architecture presso la RMIT University di Melbourne; professore ospite presso la University of Melbourne e la RMIT University; numerosi riconoscimenti.

Gabriele Andreae nata nel 1951 a Colonia; nel 1978 laurea presso la TH Darmstadt; dal 1980 al 1981 assistente presso la TH Darmstadt; libero professionista dal 1981. Ulrich Kötter nato nel 1955 a Bielefeld; nel 1985 Diploma presso la FH Münster; nel 1990 fonda il proprio studio; dal 1991 al 1997 incarichi di docenza presso la FH Münster.

Villetta a Hernals, Vienna, Austria

Residenza ad Almelo, Paesi Bassi

Residenza a Osaka, Giappone

Residenza con atelier a Tokio, Giappone

Committente: privato Architetti: Henke und Schreieck Architekten, Vienna Marta Schreieck, Dieter Henke Collaboratore: Rudolf Seidl Strutture: Gmeiner und Haferl, Vienna Ultimazione: 1997

Committente: Famiglia A.T.M. van der Meulen Architetto: Dirk Jan Postel, Kraaijvanger • Urbis, Bureau voor architectuur en stads-ontwerp, Rotterdam Collaboratore: Nick Marks Strutture: ABT, Velp Ultimazione: 1997

Committente: Famiglia Nomi Architetto: Tadao Ando Architect & Associates, Osaka Tadao Ando, Takaaki Mizutani, Saiko Kosugi Strutture: Ascoral Engineering Associates, Osaka Ultimazione: 1996

Committente: privato Architetto: Toyo Ito & Associates, Architects, Tokio Collaboratori: Takeo Higashi, Kaori Shikichi Strutture: Structural Design Office Oak, Tokio Ultimazione: 1999

[email protected] Marta Schreieck nata nel 1954 a Innsbruck; nel 1981 diploma presso la Akademie der Bildenden Künste di Vienna; 1993 docente presso la Universität Innsbruck; 1995 professore ospite presso la Akademie der Bildenden Künste di Vienna; 2004 commissario della 9° Biennale di Architettura di Venezia; 2005 membro dell’Akademie der Künste Berlin. Dieter Henke nato nel 1952 a Kössen; nel 1980 diploma presso la Akademie der Bildenden Künste di Vienna; dal 1981 al 1982 assistente presso l’Institut für Städtebau dell’Akademie der Bildenden Künste di Vienna.

[email protected] www.kraaijvangerurbis.nl Dirk Jan Postel nato nel 1957; nel 1986 laurea presso il Politecnico di Delft; dal 1992 partner di Kraaijvanger • Urbis, Studio di architettura e urbanistica.

[email protected] [email protected] www.andotadao.org Tadao Ando nato nel 1941 a Osaka; dal 1962 al 1969 formazione architettonica da autodidatta; nel 1969 fonda lo studio di architettura Tadao Ando Architect & Associates; professore ospite presso la Yale University nel 1987, la Columbia University nel 1988 e la Harvard University nel 1990; dal 1997 professore presso la Tokyo University; numerosi premi, riconoscimenti e cattedre onorarie tra i quali, nel 1995, il Premio Pritzker per l’architettura.

Toyo Ito nato nel 1941; diploma nel 1965 presso la Tokyo University; nel 1979 fonda il proprio studio Urban Robot; dal 1979 Toyo Ito & Associates, Architects. Nel 1991 professore ospite presso la Columbia University, New York; cattedra onoraria presso la University of North London; numerosi premi e riconoscimenti.

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Villa nei pressi di Lugano, Svizzera

Residenza a Li Curt, Svizzera

Residenza a Monaco di Baviera, Germania

Villetta a Erfurt, Germania

Committente: Daniela e Maurizio di Paola Architetti: Giraudi Wettstein Architekten ETH/BSA/SIA, Lugano Sandra Giraudi, Felix Wettstein Collaboratori: Monica Delmenico Strutture: Grignoli + Muttoni, Lugano Ultimazione: 1997

Committente: Sandra e Moreno Raselli-Kalt Architetto: Conradin Clavuot, Chur Collaboratori: Norbert Mathis, Flurin Camenisch, Claudia Clavuot-Merz Direzione lavori: Andrea Vassella Ingegneria: Edy Toscano AG, Marco Passini, Poschiavo Ultimazione: 2002

Committente: Norbert e Klaus Weigl Architetti: Thomas M. Hammer e Doris Schmid-Hammer, Monaco di Baviera Collaboratori: Timo Jeskanen, Manfred Weihermann Strutture: Behringer + Müller, Monaco di Baviera Ultimazione: 1997

Committente: Cornelia e Michael John Architetto: Silvia Britz, Erfurt Strutture: Staupendahl & Partner, Weimar Ultimazione: 1999

[email protected]

[email protected]

Conradin Clavuot nato nel 1962 a Davos; 1988 laurea presso la ETH Zürich; nel 1988 fonda il proprio studio di architettura; professore ospite presso la ETH Zürich.

Doris Schmid-Hammer nata nel 1959 a Monaco di Baviera; nel 1984 laurea presso la TU München; esame di stato nel 1987; incarichi di docenza.

[email protected] www.architekten-bsa.ch Sandra Giraudi nata nel 1962 a Vevey; nel 1989 laurea presso la ETH Zürich; 1989 – 90 e 1992 – 96 assistente presso la ETH Zürich; libera professione dal 1992; nel 1995 fonda lo studio Giraudi Wettstein Architekten con Felix Wettstein a Lugano; dal 2003 docente presso l’Accademia di Architettura di Mendrisio. Felix Wettstein nato nel 1962 a Zurigo; nel 1988 laurea presso la ETH Zürich; collaborazione con Andreas Stöcklin; 1990 – 96 assistente presso la ETH Zürich; 1997 incarico di docenza presso la ETH Zürich; dal 1995 studio associato con Sandra Giraudi a Lugano.

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Thomas M. Hammer nato nel 1955 a Werneck; nel 1984 laurea presso la TU München; proprio studio dal 1985; 1985–88 assistente presso la Akademie der Bildenden Künste di Monaco di Baviera; 1989–92 assistente presso la TU München; incarichi di docenza.

[email protected] www.britz-architekten.de Silvia Britz nata nel 1965 a Meiningen; nel 1990 laurea presso la HAB (oggi Bauhaus-Universität) di Weimar; proprio studio di architettura dal 1998.

Casolare in Italia

Villa a Berlino, Germania

Villa a Moledo, Portogallo

Committente: privato Architetti: Döring Dahmen Joeressen, Wolfgang Döring, Michael Dahmann, Elmar Joeressen Düsseldorf Strutture: Giorgio Marziali Acquapendente, (VT) Ultimazione: 1997

Committente: privato Architetto: David Chipperfield Architects London/Berlin Studio associato: M. J. Zielinski Strutture: Rene Becker, Gotthard Gonsior Impianti: Büro Fitz: Hans Jürgen Fitz Ultimazione: 1997

Committente: António Reis Architetto: Eduardo Souto de Moura, Porto Collaboratori: Manuela Lara, Pedro Reis, Nuno Rodrigues Pereira Strutture: José Adriano Cardoso Ultimazione: 1998

[email protected] www.davidchipperfield.co.uk

Eduardo Souto de Moura nato nel 1952 a Porto; laurea nel 1980 presso la ESBAP di Porto; nel 1980 fonda il proprio studio; professore ospite a Paris-Belleville, Harvard, Dublino, Zurigo e Losanna.

[email protected] www.ddj.de Wolfgang Döring nato nel 1934 a Berlino-Dahlem; laurea presso la TU Karlsruhe; nel 1964 fonda l’Architekturbüro Wolfgang Döring; dal 1973 professore presso la RWTH Aachen; 1992 professore ospite presso la Tokyo University; 1996 fondazione dello studio Döring Dahmen Joeressen Architekten. Michael Dahmen nato nel 1962 ad Aquisgrana; studi presso la TU Berlin, 1991 laurea presso la RWTH Aachen; 1996 fondazione dello studio Döring Dahmen Joeressen Architekten.

David Chipperfield nato nel 1953 a Londra; laurea nel 1977; nel 1984 fonda lo studio David Chipperfield Architects, nel 1998 fondazione della filiale berlinese; attualmente professore ospite presso la University of Arts di Londra; numerosi incarichi come ospite in USA, Austria, Italia, Regno Unito, Germania e Svizzera; numerosi riconoscimenti, tra i quali nel 1999 la medaglia d’oro HeinrichTessenow.

[email protected]

Elmar Joeressen nato nel 1963 a Mönchengladbach; 1990 laurea presso la RWTH Aachen; 1996 fondazione dello studio Döring Dahmen Joeressen Architekten.

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Autori Christian Schittich (curatore) nato nel 1956; corso di laurea presso la Technische Universität München, in seguito 7 anni di pratica professionale, attività di pubblicista; dal 1991 presso la redazione di DETAIL, Rivista di architettura e particolari costruttivi, dal 1992 redattore responsabile, dal 1998 direttore della redazione, autore e curatore di numerose pubblicazioni e articoli specialistici.

Rüdiger Krisch nato nel 1966; studi di architettura e urbanistica presso la Universität Stuttgart e la Columbia University, New York; 1993 –98 pratica professionale presso studi di New York e Monaco di Baviera; 1998 –2003 collaboratore scientifico presso l’Istituto di progettazione residenziale dell’Universität Stuttgart; dal 1998 svolge attività di architetto e urbanista a Tubinga; 2005 –2006 docente presso la Universität Stuttgart; scrittore e giornalista dal 1991.

Gert Kähler nato nel 1942; studi di architettura e urbanistica presso la TU Berlin, in seguito 7 anni di pratica professionale; assistente presso la Universität Hannover, dottorato nel 1981, abilitazione alla docenza nel 1985; professore ospite e docente presso varie università; dal 1988 svolge l’attività freelance di giornalista e studioso, con numerose pubblicazioni sul tema dell’architettura del XX secolo.

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Bibliografia Case e abitazioni Architektenkammer Hessen, Toyka, Rolf (a cura di), Amburgo 1999 Arch+, Rivista di architettura e urbanistica, »Wohnen zur Disposition«, 1996/134–135

»Space in Detail V; For Houses« 2005/58 Kähler, Gert (a cura di), Vol. 4, Stoccarda 1996

Tamborini, Susanne, Stoccarda/Londra 2000

Monaco di Baviera/Basilea 2001 Welsh, John, Pfeifer, G./Liebers, A./Reiners, H.,

Kammerer, Hans, Berlino 1995

Monaco di Baviera 2000

Stoccarda 1994 Zabalbeascoa, Anatxu, Kirsch, Karin,

a + u, Architecture and Urbanism, »The House«, 2000/371

Barcellona 1998

Reichel, A./Hochberg, A./Köpke, C., Monaco di Baviera 2004

Stoccarda 1996 Zabalbeascoa, Anatxu,

Barreneche, Raul,

Pfeifer, G./Ramcke, R./ Achtziger, J./Zilch, K.,

Krieger, Jan, Sulgen 1995

Schittich, C./Staib, G./ Balkow, D./Schuler, M./Sobek, W.,

Stoccarda/Zurigo 1995 Monaco di Baviera/Basilea 1998

Londra 2005 Lederer, Arno/Hintze, Bettina,

Schulitz, H.C./Sobek, W./ Habermann, K.J.,

Broto, Carles, Monaco di Baviera 2004 Monaco di Baviera 1998 Broto, Carles (a cura di),

Lederer, Arno/ Ragnarsdóttir, Jórunn, Stoccarda/Zurigo 1999

Barcellona 1999 Detail, Rivista di architettura e particolari costruttivi, Detail Konzept Wohnungsbau, 2002/3 Doubilet, Susan/Boles Daralice,

Meyer-Bohe, Walter, Vol. 1, Stoccarda 2002 Ojeda, O. R., Colonia 1998

Monaco di Baviera/Basilea 1999 Tecnologia e costruzione Busse, H.-B. v./Waubke, N.V./ Grimme, R./Mertins, J.,

Schunck, E./Oster, H.-J./ Finke, Th./Jenisch, R.,

Monaco di Baviera/Basilea 1992

Monaco di Baviera/Basilea 2002

Hegger, M./Auch-Schwelk, V./ Fuchs, M./ Rosenkranz, T.,

Ulrike Brandi LICHT Monaco di Baviera 2005

Monaco di Baviera/Basilea 2005 New York 2002

OMA Rem Koolhaas,

Doubilet, Susan/Boles Daralice,

Basilea/Boston/Berlino 1999

New York 1999

Reiners, Holger,

Faller, Peter,

Monaco di Baviera 2001

Colonia 2002

Riley, Terence,

Hugues, T./Steiger, L./ Weber, J., Monaco di Baviera 2001

Flagge, Ingeborg (a cura di), Vol. 5, Stoccarda 1999

New York 2002 Rössler, Hannes (a cura di),

Hugues, T./Steiger, L./ Weber, J., Monaco di Baviera 2002

Inions, Cynthia,

Salisburgo 2002

Jackson, Neil,

Colonia 2000

Sack, Manfred/Hintze, Bettina,

Londra 1996

Isphording, Stephan,

Monaco di Baviera 2005

Kind-Barkauskas, F./ Kauhsen, B./ Polónyi, S./Brandt, J.,

Monaco di Baviera 2000 JA. The Japan Architect, »Dimensions of the Urban House«, 1999/34

Salazar, Jaime/Gausa, Manuel, Basilea/Boston/Berlino 2005 Sudjic, D., Glasgow 1999

JA. The Japan Architect, »small«, 2001/43

Schneider, Friederike (a cura di),

JA. The Japan Architect,

Basilea/Boston/Berlino 2004

Herzog, T./Krippner, R./Lang, W., Monaco di Baviera/Basilea 2004 Hugues, T./Greilich, K./Peter, C., Monaco di Baviera 2003

Monaco di Baviera/Basilea 2001 Kinold, Klaus, Monaco di Baviera 1994 Natterer, J./Herzog, Th./ Volz, M., Monaco di Baviera/Basilea 1999

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Indice delle illustrazioni Gli autori e l’editore ringraziano tutti coloro che, attraverso la concessione in uso delle immagini originali, dei diritti di riproduzione e la fornitura di informazioni, hanno contribuito alla realizzazione di quest’opera. Tutti i disegni contenuti in questo volume sono stati eseguiti appositamente. Le fotografie non documentate provengono dagli archivi degli architetti o dall’archivio della rivista »Detail«. Nonostante considerevoli sforzi non è stato possibile rintracciare alcuni degli autori delle fotografie e delle illustrazioni, i cui diritti d’autore sono tuttavia tutelati. Saremmo grati per ogni informazione utile in proposito.

Da fotografi, archivi fotografici e agenzie: • Ambroz, Miroslav, Brno: 3.6 • Architectural Association/Yerbury, F.R.: 3.15 • Awad, Michael, ARCH/PHOTO, Toronto: p. 78, 81, 83 • Bäuerle, Werner, Constanza: p. 57 • Blunck, Reiner, Tubinga: 2.5, 2.7, 3.1 • Bracht, Gabriele, Münster: p. 109 in alto • Buckminster Fuller Archiv, Sebastopoli Ca.: 3.24, 3.25 • Carter, Earl, St. Kilda, p. 99 –103 • Clavuot, Conradin, Chur: p. 148 • Döring Dahmen Jöressen, Düsseldorf: p. 166 • Dow, James, Edmonton: p. 82 • Evans, Steven, Toronto: p. 66 – 69, 71,79 • Feiner, Ralph, Malans: p.141–145, 147, 149 –151 • Ferreira Alves, Luis, Porto: p. 179 –183 • Giraudi + Wettstein, Lugano: p. 140 • Hedrich-Blessing, HB –19312–A, Courtesy of Chicago Historical Society: 3.4 • Heinrich, Michael, Monaco di Baviera: 2.13 • Henke + Schreieck, Vienna: p. 117 • Hielscher, Volker, Klettbach presso Erfurt: p. 160 –165 • Hill, Robert G., Toronto: p. 80 • Hirai, Hiroyuki, Tokio: 2.9 • Homma, Takashi, Tokio: p. 90–91

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• Jocher, Thomas, Monaco di Baviera: 2.4 • Kanebako, Yoshiharu, Tokio: p. 89 • Kinold, Klaus, Monaco di Baviera: 3.16, 3.28 • Koepke, Henning, Monaco di Baviera: p. 152–156, 158 –159 • Lindhe, Jens, Copenhagen: p. 60 – 65 • Madlener, Thomas, Monaco di Baviera: 3.20 • Meisen, Manos, Düsseldorf: p. 167–168, 170 –171 • Müller, Stefan, Berlin: p. 173 –174, 175 in alto, 176 –177 • Müller-Naumann, Stefan, Monaco di Baviera: p. 53 – 55, 58 – 59 • Ohashi, Tomio, Tokio: p. 85, 88 in alto • Oudsten, Frank den, Amsterdam: 3.7, 3.10 • Richters, Christian, Münster: p. 105 –107, 109 in basso, 110, 121–127, 172, 175 in basso • Rocheleau, Paul, Richmond: 3.21 • Rosenberg, Simone, Monaco di Baviera: 1.2, p. 45 – 51 • Rothstein + Towers, New York: p. 72–77 • Schenkirz, Richard, Regensburg: 2.11 • Schittich, Christian, Monaco di Baviera: 1.1, p. 157 • Shinkenchiku-Sha, Tokio: p. 86 – 87, 88 al centro e in basso, 93 – 97, 128 –133, 135 –139 • Spiluttini, Margherita, Vienna: 3.27, p. 113 –115, 118 –119 • Stecha, Pavel, Cernosice: 3.18 • Träskelin, Rauno, Helsinki: 3.23 • VG Bild-Kunst, Bonn: 3.3, 3.5–3.6, 3.11–3.14, 3.17–3.19, 3.21–3.22 • Zanetta, Alo, Vacallo: 3.28

Da pubblicazioni e riviste: • Aicher, Otl, Die Küche zum Kochen, Berlino 1994, p. 13: 2.2 • Blaser, Werner, Mies van der Rohe, Basilea 1997, p. 51: 2.12 • dal Co, Francesco Tadao Ando, Complete Works, Londra: 3.26 • Latham, I., Joseph Maria Olbrich, Stoccarda 1981, p. 112: 3.2

Fotografie introduttive in b/n: • p. 8; casa tradizionale a Takayama, Prefettura di Gifu, Giappone

• p. 12; Residenza a Berlino; Becher + Rottkamp Architekten, Berlino • p. 29; Casa a Yirrkala, Australia; Glenn Murcutt, Sidney

Fotografia di copertina: Villa sul lago di Starnberg, Germania Architetti: Fink + Jocher Architekten, Monaco di Baviera Foto: Simone Rosenberg, Monaco di Baviera