Carmina Cantabrigiensia. Il canzoniere di Cambridge. Edizione criticamente riveduta con introduzione, traduzione e note di commento 9788863151763

Testo latino a fronte. Uno dei più antichi e importanti canzonieri medievali, un secolo prima dei 'Carmina Burana&#

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Carmina Cantabrigiensia. Il canzoniere di Cambridge. Edizione criticamente riveduta con introduzione, traduzione e note di commento
 9788863151763

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Indice:
pag. V Premessa
1 Introduzione
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Carmina cantabrigiensia Il Canzoniere di Cambridge a cura di

FRANCESCO lo monaco

Edizione criticamente riveduta con introduzione, traduzione e note di commento

Scrittori latini dell’Europa medievale nove

Pacini Editore

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Con il supporto del Programma Cultura (2007-2013) dell’Unione Europea With the support of the Culture Programme (2007-2013) of the European Union In copertina Gruppo di musicanti a corte, dal Codice Manesse (Pal. Germ. 848, a. 1310-1340) della Universitätsbibliothek di Heidelberg, f. 399r. Riproduzione autorizzata Direzione scientifica Francesco Stella Revisione Corinna Bottiglieri Collana del Centro di Studi Comparati I Deug-Su (Sezione Medievistica) dell’Università di Siena in Arezzo © Copyright 2009 by Pacini Editore SpA ISBN 978-88-6315-176-3 Realizzazione editoriale

Via A. Gherardesca 56121 Ospedaletto (Pisa) Rapporti con l’Università Lisa Lorusso Responsabile editoriale Elena Tangheroni Amatori Fotolito e Stampa Industrie Grafiche Pacini La fonte delle illustrazioni, salvo diversa indicazione, è Internet. L’editore resta a disposizione degli eventuali aventi diritto che non sia stato possibile rintracciare. Le fotocopie per uso personale del lettore possono essere effettuate nei limiti del 15% di ciascun volume dietro pagamento alla SIAE del compenso previsto dall’art. 68, commi 4 e 5, della legge 22 aprile 1941 n. 633. Le riproduzioni effettuate per finalità di carattere professionale, economico o commerciale o comunque per uso diverso da quello personale possono essere effettuate a seguito di specifica autorizzazione rilasciata da AIDRO, Corso di Porta Romana n. 108, Milano 20122, e-mail [email protected] e sito web www.aidro.org

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Carmina Cantabrigiensia

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SCRITTORI LATINI DELL’EUROPA MEDIEVALE Nelle biblioteche mentali dei cittadini europei il Medioevo è quasi sempre il grande assente. Specialmente il Medioevo latino, specialmente in Italia. Scuole e università ci abituano da secoli a riconoscere, alle radici di ogni nostra espressione linguistica e letteraria, la presenza dei grandi autori classici e moderni. Ma l’oscuramento della memoria testuale del Medioevo dai programmi scolastici e da gran parte dei curricula universitari lascia inesplorato un patrimonio immenso di invenzioni, racconti, cronache, meditazioni, favole, trattati, visioni, liriche, fatti, luoghi ed emozioni: questo patrimonio sta dietro la Commedia e il Decamerone, ed è coerente e complementare al Medioevo architettonico e artistico che invece tutti frequentiamo e che tuttora individua l’identità culturale dell’Europa. Dietro le cattedrali di Firenze e di Köln, Notre Dame di Parigi e il Minster di York, Santa Sofia di Kiev e la Cappella degli Scrovegni, l’Alcazar di Siviglia e Piero della Francesca, dietro e prima della corona di Stefano d’Ungheria e le leggende di Artù, le storie di Shakespeare e le saghe fantasy c’è un immaginario che la scuola storica francese ha cominciato a esplorare sui pochi documenti accessibili ma che non apparterrà alla coscienza europea finché i testi che lo trasmettono non saranno leggibili nelle lingue attuali dei cittadini europei. La conoscenza del latino, radice unificante dell’istruzione novecentesca, perde progressivamente terreno perfino fra i professionisti della medievistica, e anche i pochi cultori di questa lingua troverebbero difficoltà a reperire un testo mediolatino nella rarità delle pubblicazioni specialistiche, a stampa o in rete, che ne custodiscono le edizioni critiche. Contribuire a rendere disponibile qualche frammento di questo tesoro diventa dunque necessario per salvare una parte della nostra coscienza storica e per far emergere l’isola inabissata sulla punta della quale abbiamo costruito i nostri paradisi turistici e i nostri esotismi storici e cinematografici. La medievistica ha finora dedicato scarsa attenzione a questo obiettivo proprio perché il testo medievale è stato finora oggetto di interesse prevalentemente accademico, e dunque presentato nella migliore delle ipotesi in veste filologica o interpretativa. La sacrosanta libertà della ricerca di base ha esentato finora gli studiosi dalla necessità di un dialogo con la cultura contemporanea, affidato spesso solo all’ini-

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ziativa personale di intellettuali in grado di cogliere i nessi fra epoche e culture come – dopo Auerbach e Curtius – Zumthor, Jauss, Leonardi, Oldoni, Rico, Koch, Boitani, Dronke, Ziolkowski e pochi altri. Ma il grado di scollamento ormai prodottosi fra cultura specialistica e cultura diffusa, fra ricerca individuale e rapporto delle istituzioni formative con il contesto locale e sociale richiede ora un nuovo sforzo di collegamento, di scavo e di ricostruzione. La conoscenza di questo patrimonio è stata affidata a iniziative occasionali e discontinue: esistono infatti sedi editoriali anche prestigiose dove si pubblicano già traduzioni italiane di autori mediolatini, ma non esiste ancora una collana in distribuzione libraria dedicata esclusivamente a scrittori mediolatini in traduzione italiana. Scrittori latini dell’Europa medievale, nata dalla felice esperienza di una pluriennale collaborazione fra Dipartimenti universitari e Pacini Editore presenta invece, almeno in prima istanza, opere mediolatine mai tradotte in italiano, come peraltro impone il programma europeo Cultura 2007-2013/ EACEA che ne ha approvato e finanziato il progetto. Non avremo dunque per ora le lettere di Abelardo ed Eloisa, già consultabili in più versioni italiane grazie al fascino della storia che raccontano e a una sorta di inerzia editoriale che facilita il ritorno sul già fatto anziché l’esplorazione dell’ignoto. Ma avremo comunque autori e testi di prima grandezza e di forte coinvolgimento sia sul piano della lettura sia sul piano delle implicazioni culturali, e la loro leggibilità in lingua moderna aprirà al lettore non specialista la scoperta di realtà letterarie finora sconosciute. Sono autori di ogni regione d’Europa, autori da ognuno dei 10 secoli che compongono il millennio medievale, testi rappresentativi di forme e registri espressivi estremamente diversi, a esemplificare la vastissima gamma di stili della comunicazione che il Medioevo ha creato. Si pubblicano infatti il più antico racconto di recuperi e furti di reliquie sacre e di miracoli suscitati dal loro passaggio (la Translatio et miracula Marcellini et Petri di Eginardo, il biografo di Carlo Magno); la prima visione poetica dell’aldilà (Visio Wettini del carolingio Valafrido); il poema Gesta Berengarii sul re d’Italia Berengario I, che apre una finestra sull’Italia del X secolo così poco esplorata; la Disciplina clericalis dell’ebreo Pietro Alfonsi, una raccolta di novelle di ispirazione orientale che ebbe profonda influenza sulla narrativa europea e italiana, fino a Boccaccio e oltre; il Liber mitis di uno scienziato finora ignoto, Guido d’Arezzo, che fra i primi trasferì le conoscenze di Avicenna alla manualistica medica; il libro iniziale dell’Ysengrimus, il più grande poema latino di epica animale come strumento di satira sociale;

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PREMESSA

uno dei più importanti canzonieri lirici delle corti del XII secolo (i Carmina Cantabrigiensia); il “libro delle meraviglie” contenuto negli Otia imperialia di Gervasio di Tilbury, vera e propria enciclopedia dell’immaginario medievale di cui fino a pochi anni fa non era rintracciabile nemmeno il testo latino, e i frammenti di Lettere e Dialogo sull’amore del maestro che anticipò gli sviluppi del dialogo e dell’epistola umanistica (Geri d’Arezzo), segnando un’evidente transizione stilistica fra due epoche culturali. Le traduzioni intendono restituire ogni elemento del testo latino in una forma italiana scorrevole che risenta il meno possibile di residui antiquari ma non accetti alterazioni estetiche o esegetiche, mantenendo nel caso di opere poetiche una corrispondenza precisa fra versi latini e righe italiane. Rimangono traduzioni di servizio, realizzate nel rispetto dei tempi stretti del progetto europeo su testi che non avevano mai ricevuto una traduzione italiana completa, e dunque riservano al traduttore tutti i rischi, il fascino e le responsabilità della “prima” assoluta, accettati appunto nella coscienza della necessità culturale di questo contributo. Ognuno di noi è consapevole che tutte le traduzioni, anche quelle dei grandi maestri, si sono dimostrate e si rivelano sempre non solo impari all’originale ma spesso inadempienti anche verso i propri criteri e restano continuamente perfettibili, fino al momento in cui dovranno essere totalmente rinnovate in seguito alle trasformazioni della lingua d’arrivo. Ma sappiamo anche che ognuna di esse, con tutte le sue carenze, ha svolto e svolge un ruolo insostituibile nel collegamento fra civiltà. L’editore ha generosamente accettato, in deroga al progetto iniziale, di pubblicare anche il testo latino, che i curatori presentano secondo edizioni critiche recenti (Gervasio, Carmina Cantabrigiensia, Ysengrimus) o in forma criticamente riveduta (Valafrido) o addirittura in nuova edizione critica (Geri, Eginardo) rendendo leggibili in qualche caso testi finora irreperibili, come Guido medico. Per una migliore comprensione dei testi, le traduzioni sono corredate di un’introduzione che, se pur programmaticamente limitata nei confini materiali, intende fornire informazioni concise ma complete, spesso per la prima volta in italiano, su autore, opera, tradizione manoscritta, bibliografia di prima consultazione. Il corredo di note sarà più o meno esteso a seconda delle esigenze del curatore e del numero di riferimenti dell’opera che richiedono spiegazione.

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francesco stella

A questi titoli, previsti dal programma del primo anno, ci auguriamo di poterne aggiungere molti altri se la collana incontrerà il favore di lettori e studenti e se gli specialisti accetteranno, come hanno fatto i colleghi impegnati nei primi volumi, di mettere umilmente a disposizione tempo, pazienza e competenze per estendere il corpus delle opere mediolatine da offrire al lettore italiano e svilupparne magari in futuro un portale internet di testi mediolatini in traduzione. Non solo fonti al servizio della ricostruzione storica, ma testi da leggere, da scoprire, da studiare. Soprattutto, testi in cui far rivivere fatti, persone, cose del tempo medievale e pre-umanistico, voci strappate al silenzio erudito per ricostruire frammenti trascurati dell’identità storica europea. Francesco Stella

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Introduzione «Why have medieval and modern readers been drawn so enthusiastically to the CC? In terms of both variety and quality the poems are exceptionally early predecessors of poetic anthologies from the thirteenth and fourteenth centuries. In this sense the CC represent the first point on a continuum that culminates in the Carmina Burana. More generally, as the earliest medieval collection to include on appreciable number of secular lyrics, they should not be overlooked by anyone approaching early Provençal lyric and other early medieval lyric tradition» (Ziolkowski 1998, p. xxx).

Domanda (nella quale, tuttavia, il riferimento ai “medieval readers” lascerebbe aperto più di un dubbio) e, soprattutto, risposta di Jan Ziolkowski pongono in chiaro come sia arduo proemiare sui quedam rithmica carmina (giusta la definizione offerta in Ca, f. IIIv: per il siglum si veda qui la Tab. 1) trasmessi da un codice ora custodito presso la University Library di Cambridge ma un tempo – almeno sin dal XII secolo – suppellettile libraria della biblioteca di Sant’Agostino di Canterbury (e quindi allora, piuttosto, Carmina Cantuariensia). Tale durezza è, da un lato, data dalla difficile definibilità dell’oggetto, sia nelle sue componenti strutturali sia per quanto riguarda la logica che dovrebbe governare tale struttura (in generale si vedano Lo MonacoRossi-Scaffai 2006 e Sannelli 2005), ed è causata, dall’altro, dal peso di ingombranti eredità. Gravare sulle spalle dei rithmica carmina di Canterbury il futuro dei Carmina Burana, o delle raccolte dei Trobadours o dei Minnesänger, può essere suggestivo, ma anche, forse per questo, fuorviante, qualora la suggestione riesca a essere regolata dall’accorto distinguo di Avalle: «mentre nelle antologie dell’XI secolo come i celebri (quarantanove) Carmina Cantabrigiensia … l’attenzione è ancora rivolta alla poesia carolingia e postcarolingia, tecnicamente liberissima, come dimostrato dal frequente anisosillabismo di quei carmina, nelle antologie, invece, che rispecchiano il grande movimento poetico della seconda metà del XII secolo, predominano, oltre all’allegro cinismo dei maestri … le tecniche ben più raffinate e regolari delle novae poetriae» (Avalle 2002, pp. 164-65). Di fronte a questa patente ambiguità, giocata fra ardimentose (oramai sedimentate) spinte in avanti e caute (tuttavia ben meditate) retrospezioni, appare opportuno innanzitutto delineare l’oggetto (i carmina, i termini cronologici e topici della loro

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francesco lo monaco

conservazione, i contenuti) per cercare solo in un secondo momento, ed eventualmente, di intravvedere, sulla base dell’accertabile, le logiche dell’assemblaggio dei testi e forse il fine. Un codice-biblioteca di poesia tardoantica, altomedievale e carolingia (Cambridge, University Library, Gg. 5. 35: accurata descrizione di riferimento è fornita da Rigg-Wieland 1975), ponderoso (la consistenza attuale è di 455 fogli, vale a dire 910 pagine) ma non voluminoso (le misure – 215x150 mm – coincidono, grosso modo, con quelle di un foglio di A4 piegato in due lungo il lato maggiore), databile alla metà del secolo XI, vede aggregato nei due fascicoli finali (ff. 432r-443r: per lo schema di tali fascicoli si veda comodamente Ziolkowski 1998, Pl. 2) un nucleo di componimenti prevalentemente ritmici – ma con alcune inclusioni metriche – fatto ammontare al numero di quarantanove unità (tanti sono i componimenti compresi negli attuali ff. 432r-441v: un foglio sicuramente scomparve fra i ff. 440 e 441) a partire dall’edizione principe di Jaffé (1869) fino a quella di Bulst (1950), e quindi portato a ottantatre unità (prima, parzialmente, per opera di DronkeLapidge-Stotz 1982 e quindi nell’edizione di Ziolkowski 1998), inglobando i contenuti di un foglio disperso e quindi riapparso a Francoforte (Frankfurt a. M., Stadt- und Universitätsbibliothek, Fragm. lat. I. 56: se ne veda la presentazione in Gibson-Lapidge-Page 1983), con i metra della Consolatio di Boezio computati come CC 50-76, e quindi aggregando ulteriormente dei carmina (sia metrici sia ritmici) compresi nei ff. 442r-443v di Ca (CC 7783). Presenza di ex libris di sant’Agostino di Canterbury (f. IIIv), databile al XII secolo, come accennato, e mano con influenze anglosassoni in una scrittura di base carolina hanno fatto ipotizzare che il codice sia stato prodotto in loco, magari combinando diversi antigrafi. L’Inghilterra anglosassone ha, di fatto, assai poco, o nulla, a che fare con i rithmica carmina (tant’è che il sospetto di uno stanziamento successivo di Ca presso S. Agostino di Canterbury, con una produzione del codice-biblioteca altrove, magari sul continente, a opera comunque di mano anglosassone, non apparirebbe del tutto infondato), giacché assai forti sono i legami dei testi (soprattutto CC 3, 9, 11, 16, 17, 19, 33) con l’ambito tedesco, e segnatamente con quello di corte, dagli Ottoni a Enrico III ‘il Nero’ (con un arco cronologico che può essere dunque sotteso dal 950 al 1050: ultimo estremo cronologico fissabile con certezza è in CC 33 il 1039), nonché con i contesti dell’alto clero, o comunque di comunità religiose, di Magonza, Xanten, Treviri, Colonia e Homburg in Turingia (CC 7, 8 20, 24, 25, 26): dati questi tutti che hanno fatto pensare a un origine del nucleo portante dei CC nell’area renana e fors’anche

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Introduzione

in contesti non lontani dall’entourage di Enrico III. Che tale nucleo si concretizzasse in una Ursequenzensammlung (CC 30-30A, 2-15), come ipotizzato da Karl Strecker (1926, pp. xiii-xiv: ipotesi poi in parte ripresa da Bulst 1932), di cui poter addirittura intravvedere l’organizzatore in Ebbone di Worms, Wipo o addirittura nello sfuggente Sesto Amarcio Gallo Piosistrato, potrebbe per certi versi apparire quasi uno schematismo eccessivamente storicistico, posta inoltre la pressocché assoluta impossibilità di dare con sicurezza volto all’organizzatore e di proporre un luogo di organizzazione per tale fantomatica raccolta, di coniugare ‘supertesto’ e ‘macrotesto’ (per le definizioni si veda Ferrari 1999, pp. 108-109, 112-13). L’evocazione tuttavia di Ebbone, magister della scuola di cattedrale a Worms, che si scusa con Enrico III per non essere ancora riuscito a congregare i modos come egli stesso voleva (MGH. Die Briefe der Kaiserszeit, III, p. 53), di Wipo, cappellano di corte sia di Corrado II sia di Enrico III, che menziona nella Vita Chuonradi la dedica a Enrico III del planctus per Corrado II (parziale ripresa come CC 33), ha se non altro la funzione di indicatore dei contesti di circolazione, fruizione e, in alcuni casi, di elaborazione dei testi poi confluiti fra i rithmica carmina insieme ad altro materiale di provenienza anche differenziata (si pensi alla cosiddetta sezione ‘francese’, con tutte le sue variabilità: cfr. Ziolkowski 1998, pp. xxxvi-xxxvii). L’idea dell’esistenza di una Ursequenzensammlung e comunque di una raccolta che anticiperebbe i CC sembrerebbe peraltro sostenibile, su altro piano, ciò è a dire quello della tradizione (anche manoscritta) estravagante rispetto a Ca, grazie alla presenza di carmina attestati anche nell’antologia cantabrigense sia in una piccola raccolta di modi (quattro in tutto, che coincidono con CC 5, 15, 14, 11) nel codice Wo, sia nel repertorio dei quattro pezzi ‘da concerto’ di uno iocator descritto (o costruito?) da Sesto Amarcio, in Sermones I 5, 391-421 (in comune sarebbero: CC 14, 12, 10 e, forse, 82): tali testimonianze e sopravvivenze in realtà non sembrerebbero che definire, su di un piano più ampio, un bacino di circolazione di testi, del quale, peraltro, la raccolta cantabrigense fa parte con la condivisione di ben 26 testi in tradizione multipla (20 testi, 6 excerpta da altri autori, con 19 testi nella sezione CC 1-49 e 1 nella sezione CC 77-83: la sinossi è qui fornita nella Tab. 2). Altro dato indagabile con un certo grado di attendibilità, e inoltre degno di essere indagato nella prospettiva di una comprensione delle logiche di assemblaggio dei rithmica carmina, è quello della suddivisione tematica (si vedano già Spanke 1942, p. 120 e Ziolkowski 1998, p. xix),

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per cui si possono aggregare i carmi per grandi categorie, si potrebbe dire (la disposizione è per ordine decrescente in base alla consistenza, con a parte la categoria degli excerpta): religiosi narrativi politici amatoria didascalico-musicali commemorativi vernalia morali excerpta

1, 2, 4, 5, 8, 13, 36, 44, 47, 77-83 6, 14, 15, 20, 24, 30A, 35, 42 3, 11, 16, 19, 25, 26, 38, 41 27, 28, 39, 40, 48, 49 10, 12, 21, 30, 37, 45 7, 9, 17, 33, 43 22, 23 18 29, 31, 32, 34, 46, 50-76

Ciò che sembra emergere, anche dalla distribuzione tematica dei CC, è l’assenza di una polarizzazione fra sacro e profano, aspetto su cui si è spesso soffermata la tradizione critica legata ai carmina. Anche i carmina amatoria (se si fa eccezione dei testi oggetto di censura già in epoca antica, poiché abrasi da Ca: cfr. CC 27, 28, 39 e 49, oltre al foglio – o ai fogli – asportato/-i fra gli attuali ff. 440 e 441) in realtà possono avere un tasso di allegorizzazione tale da diminuire drasticamente il loro apparente contenuto di profano erotismo. Il fine dell’insieme poteva insomma effettivamente essere, come suggerito da ultimo da Ziolkowski (1998, p. xix), l’oraziana combinazione di delectatio e utilitas, con tutto ciò che può comportare la connessione al modello oraziano nell’organizzazione stessa della raccolta, la quale si presenta sempre meno come il “goliard’s songs book” visto da Breul (1925) e diventa sempre di più il prodotto di un conoisseur di poesia (assai probabilmente anche un esperto di musica) che struttura una raccolta personale. A tal proposito la posizione liminare di quest’insieme di testi, nonché la struttura codicologica della sezione di Ca che li tramanda, lascia sospettare che l’agglomerato testuale potesse far parte già dell’antigrafo, fors’anche in posizione identica, la quale viene a essere, tradizionalmente, quella di archiviazione di materiale eterogeneo, progressivamente accumulato in aree lasciate volontariamente bianche, o rimaste bianche. Per taluni versi Ca può dunque essere accostato ai manoscritti che presentano ‘supertesti’ poetici (per lo più ritmici) in aree codicologicamente marginali o inutilizzate, con alcune prossimità alle grandi collezioni di

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Introduzione

prosae (vale a dire ritmi), quali alcuni innari, tropari e sequenzari (da qui, forse, la costituzione di vere e proprie sezioni di sequenze nell’antologia di Ca: CC 3-9, 11-15), a marcare in tal modo una più che probabile funzione di repertorio metrico-ritmico (ciò giustificherebbe, per esempio, anche la presenza dei metra dalla Consolatio di Boezio, inglobati come CC 50-76), con alcuni tratti di arcaicità, tuttavia. Quali esempi paralleli si potrebbero ricordare, per la costruzione di aree di ‘supertesti’ non programmati, i manoscritti di Modena, Archivio Capitolare, O. I. 4, Napoli, Biblioteca Nazionale “Vittorio Emanuele III”, IV. G. 68, Parigi, Biliothèque nationale de France, lat. 1928 e lat. 4629 (cfr. in merito Bourgain 2000), oppure le grandi raccolte organizzate di Berna, Burgerbibliothek, 455, di Leida, Bibliotheek der Rijksuniversiteit, Voss. lat. Q. 69, di Parigi, Bibliothèque nationale de France, lat. 1118(III), lat. 1121, lat. 1154, o ancora le grandi sillogi veronesi (Verona, Biblioteca capitolare, LXXXVIII [83] e XC [85]), per cui si può rinviare a Bourgain 1992 e Bottiglieri 2000. Se tali contiguità (oltre alla presenza fra i carmi di testi in cui attenzione è prestata alla teoria ma anche alla prassi musicale: CC 1, 2, 3.1, 6. 1a-2a, 10, 11, 27, 30, 30A, 37, 43. 1-4, 82), sono plausibili, allora l’ipotesi già di Spanke (1942) di vedere nella sezione di Ca occupata dai carmina rithmica una raccolta finalizzata a pezzi musicalmente ‘praticabili’ (Spanke 1942, p. 114), un Liederbuch, riacquista piena validità. Si comprenderebbe in tal modo l’incompletezza di un certo numero di carmi (CC 1, 2, 21, 22, 30, 33, 36, 37, 47), utilizzati come esempi musicali e quindi non necessariamente riprodotti nella loro integrità. Resta solamente da osservare che i componimenti con notazione sono, in Ca, assai pochi (si veda la registrazione nella Tab. 2). Fissati alcuni punti sostanzialmente oggettivi, giacché determinati dall’osservazione esterna di Ca e della raccolta di rithmica carmina in esso presente, e quindi esplicitate le non poche difficoltà che rendono i contorni della raccolta, nonché del possibile organizzatore, decisamente sfumati, è forse opportuno a questo punto tentare di indagare i carmina nella loro sostanza al fine di cogliere eventuali relazioni (o interrelazioni) che, sebbene non riescano a definire in maniera netta e definitiva (come già accennato) una logica della raccolta, aiutino a individuarne un percorso formativo, sia testuale sia tematico (per coordinate analoghe a quelle qui tenute si veda Lendinara 2003, pp. 63-65). Come già accennato, gli ottantaquattro carmina (ottantatre numericamente, giacché sono presenti un CC 30 e un CC 30A) che compon-

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gono l’attuale collezione hanno in 26 casi (i 27 metra di Boezio – vale a dire gli odierni CC 50-76 – vengono computati come singola unità) anche altre attestazioni manoscritte oltre Ca, che assommano a 43 testimoni (senza computare i codici che tramandano per intero l’inno la cui prima strofe coincide con CC 1), con numeri di occorrenze diversi: si va infatti dai 9 manoscritti (oltre a Ca) che tramandano CC 42, oppure dai 7 manoscritti (sempre oltre a Ca) che tramandano CC 18, a singole (e talvolta assai importanti) testimonianze, come, ad esempio, per i famosissimi CC 23 e CC 48, oppure la raccolta di modus tramandata da Wo, cui si è già fatto cenno. Dato questo di un certo interesse per intravvedere la pluralità e la diversificazione delle fonti disponibili per chi si accingeva a creare una raccolta poetica personale e inoltre dato per il quale è opportuno mettere in evidenza che in nessuno dei casi di testimonianze plurime Ca appare antigrafo o apografo di un altro testimone. Su cinquantotto componimenti che in effetti sostanziano la nuova raccolta (i metra di Boezio, sebbene computati come 27 testi in realtà rimontano ad un’unica fonte, e quindi anche in questo caso possono essere considerati come un’unità), 6, come si può evincere dallo schema tracciato poco sopra e dalla Tab. 2, sono excerpta da autori classici (Stazio, Virgilio, Orazio e, ovviamente, Boezio) connessi a tradizioni di notazione musicale (per quanto questa sia assente in Ca, eccetto che per alcuni metra di Boezio) e dislocati in maniera sufficientemente compatta all’interno della raccolta (leggermente eccentrica appare solamente la posizione di CC 46 = Hor. carm. III 12). Una certa consistenza (sei unità) mostra quindi il nucleo di componimenti di interesse musicale, sia teorico sia pratico, incentrato sostanzialmente, per la parte teorica, sul De institutione musica di Boezio (si vedano CC 10 e 12) e quindi, per la parte didattica, sul monocordo (CC 10) o su semplici testi per la memorizzazione degli intervalli armonici (CC 21), secondo un’unione fra ambito teorico e pratico che aveva mosso i primi passi in epoca carolingia, quindi raggiunto più ampia diffusione (in relazione spesso al canto per l’Ufficio liturgico) a partire proprio dall’XI secolo (in generale si può utilmente vedere Rico 2004), e che sembra portarci vicino a un magister che raccoglie materiale anche per gli scholares del suo ludus, ovvero della sua schola cantorum. Dei restanti quarantasei carmina, ben 16 appartengono alla sfera che è stata genericamente categorizzata come ‘religiosa’: di questi 5 sembrano essere in maniera abbastanza definita connessi all’ambito della liturgia (CC 1, 4, 5, 8, 81) e altri 3 hanno strette connessioni con

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Introduzione

forme del medesimo testo utilizzate in fonti liturgiche (CC 13 e 44); si riscontrano quindi 2 preghiere mariane (CC 36 e 83) e 3 componimenti biblici su Rachele, sul Cristo e su David (CC 47, 77 e 82). A questo nucleo appartengono infine 3 interessanti componimenti, aggregati alla collezione attraverso il recente ampliamento, vale a dire CC 78-80, più o meno strettamente connessi alla figura di Godescalco di Orbais, i quali, insieme a CC 18, costituiscono un nucleo ‘arcaizzante’ sul quale si tornerà a riflettere: quello che pare subito rilevabile è che circa un terzo della raccolta è costituito da poesia liturgica, paraliturgica e/o biblica e questo in linea con interessi che vediamo stabilizzati già nelle raccolte di epoca carolingia. Altro nucleo portante della raccolta è costituito da quella che potrebbe essere definita, in senso lato, poesia celebrativa (per la quale sono state create poco sopra due grandi sottocategorie: poesia ‘politica’ e poesia ‘commemorativa’). Si tratta di tredici componimenti legati alla celebrazione o alla commemorazione di sovrani o di membri dell’alto clero: espressioni (talvolta solo – e in maniera interessante – modelli, come nel caso di CC 38, 41 e 43) di quella Adelsliteratur di cui l’organizzatore della raccolta trasmessa da Ca doveva essere intimamente partecipe e della quale CC 11, il cosiddetto (da Wo, che tramanda anche la musica) modus Ottinc, una celebrazione degli Ottoni (da Ottone I a Ottone III), con la presenza di alti dignitari di corte distintisi in battaglia (come Corrado il Rosso, duca di Lotaringia, morto sulle rive del Lech nell’agosto del 955), è, anche attraverso la presenza di tessere virgiliane, accanto alla menzione diretta di Virgilio stesso (insufficiente egli stesso a cantare le lodi dei sovrani celebrati: CC 11. 7. 7-9), e un’oculatissima e strategica ripresa di un Orazio che rifletteva sulla percorribilità del cammino epico (carm. I 6, 11-12: cfr. CC 11. 7. 2-6), testimonianza esemplare: non solo per i contenuti, ma anche per la raffinatissima tecnica compositiva e letteraria che emerge, a dimostrazione dei livelli alti e culturalmente accorti per i quali (e nei quali) questi testi vennero elaborati. Estraneità ai contesti didattico, liturgico e celebrativo, dunque, sembrano mostrare diciassette carmina su cinquantotto, sebbene una disamina attenta del contenuto e delle linee di tradizione di alcuni di essi tende a ridurre tale alterità. Si prenda il caso di CC 23, un famoso carmen vernale assunto quale esempio di componimento profano: è innanzitutto da considerare la contiguità di esso con un altro carmen della raccolta sullo stesso tema, vale a dire CC 22, un testo costruito attra-

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verso excerpta dall’ampio componimento, formalmente vernale, nella sostanza cristologico, di Venanzio Fortunato ad Felicem episcopum de Pascha (III 9 p. 59 Leo, con incipit quanto mai significativo: «Tempora florigero rutilant distincta sereno») e che ha – normalmente in forma più ampia – un impiego innico abbastanza diffuso. Oltre ad alcuni tratti tematici, è tale contiguità che pare non poco contribuire a spostare CC 23, attestato peraltro anche in una delle grandi sillogi veronesi e quindi cronologicamente da porre in data più alta rispetto alla cronologia di strutturazione di Ca, in un contesto di innografia, probabilmente paraliturgica, con al centro le figure della Vergine e del Cristo. Non meno interessanti appaiono la situazione, le vicende e alcune possibili contestualizzazioni dei sei carmina amatoria, presenti nella raccolta in tre coppie (CC 27-28, 39-40 e 48-49). Quattro di essi (CC 27, 28, 39, 49) vennero sottoposti a una drastica censura che si concretizzò nella loro abrasione, talvolta assai profonda, la quale ha praticamente quasi del tutto compromesso il recupero sia di CC 28 sia di CC 39 e gravemente danneggiato CC 49: il primo doveva essere un carme dialogico, bilingue (latino-antico alto tedesco: unico caso nei Carmina oltre a CC 19, un carme questo ‘celebrativo’) fra un uomo e una donna, mentre sul secondo regna l’incertezza più assoluta. Più fortunato è stato il caso di CC 27, giacché il recupero è stato possibile grazie all’esistenza di due altri testimoni oltre a Ca (cfr. la Tab. 2 e il commento al carme). A quale data risalga l’iniziativa del censore è assai difficile dire e tracce di lettura sui margini di Ca portano fino al XIV o anche al XV secolo. Appare comunque curioso come tanto zelo apparentemente moralista abbia risparmiato CC 40 e, soprattutto, CC 48. Difatti se l’utilizzo di una chiave di lettura allegorizzante fornita dal Cantico dei cantici da un lato può facilmente far spostare CC 40 verso un contesto innografico, o comunque latamente religioso (interessanti le contiguità istituibili con CC 23), e con ciò fornire la soluzione al problema della mancata censura, evidentemente tale chiave non sembra aver funzionato per CC 27, almeno nel testimone Ca, carme per il quale il Cantico e la struttura fortemente debitrice nei confronti della tradizione innografica avrebbero potuto fornire una via di salvezza. Curioso censore, dunque, il lettore di Ca, che invece risparmia CC 48 (peraltro trasmesso, come accennato, da un altro testimone oltre a Ca, e nell’altro caso anche con notazione neumatica diastematica, in aree geografiche assai lontane rispetto alla raccolta di Canterbury), un componimento che rivela un autore (per certi versi simile a quello di CC 27) che ha confidenza con l’innografia, sia

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Introduzione

dal punto di vista linguistico sia da quello metrico, e che unisce a ciò una notevole cultura di scuola, sia classica sia biblica, la quale ultima tuttavia a stento riesce – anche attraverso lo strumento dell’allegorizzazione – ad affrancare CC 48 da un contesto palesemente erotico. L’erotismo spinto invece sembra aver caratterizzato due carmi dannati quali CC 28 e 39, e pare essere stato cifra anche di CC 49, nel quale tessere linguistiche di ascendenza biblica (e anche qui il Cantico è fortemente presente) non devono aver compensato riferimenti sessuali espliciti. Se lo scrupolo di un censore (che appare comunque estraneo, proprio per le scelte delle damnationes, al sistema culturale di elaborazione della collezione dei Cantabrigiensia) impedisce di conoscere con precisione i contenuti dei carmi erasi, tuttavia la loro disposizione in coppia e i rapporti con la tradizione estravagante rispetto a Ca permettono alcune osservazioni. Innanzitutto è da notare che in due coppie su tre uno dei carmi ha anche tradizione estranea a Ca (così per CC 27 e 48) e nella terza coppia il carme meno caratterizzato dal punto di vista erotico (vale a dire CC 40: nulla osta a pensare che anche tale carme possa aver avuto una tradizione autonoma, di cui per ora non si ha testimonianza) non è stato eraso. Il famoso CC 27, ampiamente giocato sulle corde del Cantico biblico, si struttura come un invito di un amato a un’amata e tale dovette essere il contenuto (probabilmente più spinto) di CC 28, che chiaramente si strutturava, come accennato, in forma di dialogo fra un uomo e una donna. In maniera analoga CC 39 sembra avere avuto un’ambientazione primaverile e la caratterizzazione di un lamento al femminile, come CC 40, i cui legami con CC 23 sono già stati messi in evidenza, ma con tratti probabilmente più forti, si potrebbe dire, nel caso del componimento eraso. In un contesto amoroso, non privo di ambiguità, si pone lo splendido e raffinatissimo carme O admirabile Veneris idolum (CC 48), possibile modello per un erotismo decisamente più diretto che pare mostrare (attraverso i lacerti superstiti) Veni dilectissime et a et o (CC 49), l’ultimo carme prima dello stacco costituito dai metra boeziani, non meno raffinato nelle allusioni bibliche, le quali, in fin dei conti, potrebbero costituire l’anello di congiunzione fra i due carmina e quindi i motivi dell’inserzione nella raccolta (e non si dimentichi la vicinanza di CC 46, vale a dire di Orazio carm. III 12). Difatti la lettera del Cantico dei cantici si pone in un’area di sostanziale ambiguità, dalla quale può essere affrancata solamente attraverso una lettura allegorizzante, che comunque non annulla il registro: ed è su tale sottile discrimine che si muovono

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francesco lo monaco

immagini e lingua di CC 27, 40, 48 e 49, i quali sembrano costruire (nel caso di CC 27 e 40 soprattutto) un ricercato gioco di contrappunto tematico con CC 28, 39: frutti dunque anche questi ultimi (insieme, ovviamente, a CC 49) di una raffinata ed elitaria cultura letteraria, che non disprezza il lusus. Ed è ancora il lusus, attraverso l’esplicita categoria – che potrebbe essere anche definizione tecnica (si pensi alle riflessioni ciceroniane di De oratore II 235-236 e quintilianee di Institutio VI 3, nonché all’Orazio di Serm. I 10, 14) – del ridiculum (cfr. CC 14, 35 e 42), il quale di fatto sostanzia anche una mendosa cantilena, come si autodefinisce CC 15, a dominare pressocché tutto l’ultimo grande raggruppamento di componimenti, quelli che sono stati definiti ‘narrativi’ (con otto occorrenze, in cinque casi con attestazione multipla nella tradizione e un ‘record’ di 9 testimoni con CC 42, la storiella di Giovanni il Piccolo che vuol farsi angelo): tra di essi sono sì da annoverare una fabula (giusta la definizione del contenuto data da una fonte parallela) sul gesto cavalleresco dei milites Lantfrid e Cobbo (CC 6: il testo è preceduto da un preambolo performativo di notevole interesse) e una versificazione, in forma di sequenza (CC 30A), della storia del ricco Proterio e della figlia, la quale rientrava fra i miracula di s. Basilio, ma è parimenti da annoverare anche una chiara parodia epica, come il CC 20, nella cui filigrana possono essere intravvisti sia l’Ecbasis cuiusdam captivi sia il successivo Ysengrimus – in questa collana ottimamente presentato da Francesco Stella – con cui probabilmente condivide (e in questo gli si associa CC 35) una satira contro la corruzione clericale e monastica (sebbene in un altro caso, quello di CC 24, il clero, e più specificamente l’altro clero, non sia vittima del ridiculum ma artefice), parodia e satira che spostano nettamente l’asse del nucleo narrativo dei Carmina Cantabrigiensia verso l’ambito del faceto, pur con qualche intento morale. Al nucleo narrativo è dunque demandato nei Carmina il compito del docere: ed in effetti assai esigua è la presenza di letteratura gnomica all’interno della raccolta. L’unico testo che può essere fatto rientrare in tale categoria è CC 18, un lungo ritmo abecedario de contemptu mundi, il quale, oltre a distinguersi per una nutrita tradizione estravagante rispetto a Ca (con 7 testimoni, come già rilevato), è anche un testo che si potrebbe definire ‘arcaico’, data la sua più che probabile origine merovingia: recupero che costituisce un unicum nel nucleo dei primi 49 carmina, con i quali, come più volte sottolineato, coincideva la raccolta tout court fino agli anni ’80 del secolo scorso.

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Introduzione

Infine alcune osservazioni su metri e ritmi di questo ampio repertorio che sono i Carmina Cantabrigiensia, per cercare anche attraverso di essi di individuare logiche e possibilità di aggregazione (o di separazione). Se l’isolamento di CC 18 è, come detto, prevalentemente tematico, a fronte invece di una struttura ritmica (la strofe tetrastica di dimetri giambici: 8i.) con relativa ricorrenza nella collezione (cfr. CC 25, 35, 40), diversa appare la situazione, per certi versi disomogenea rispetto al nucleo maggiore, di CC 77-83. Indubbiamente il nucleo dei metra boeziani, recuperati attraverso il frammento di Francoforte, costituisce un forte discrimine, anche testuale: nella prima parte della raccolta gli excerpta da autori classici non assommano che a un terzo della consistenza del sostanzioso nucleo boeziano, e il fatto appare in sé inconsueto. Dal punto di vista delle forme, se si eccettuano le 13 sequenze (con interessante raggruppamento sostanzialmente fra CC 3 e CC 15, con quindi l’aggiunta di CC 30A) – sulle quali sarà opportuno tornare, ma in altra sede (per ora si veda in maniera interessante Björkvall-Haug 2000; inoltre, a fronte di una necessaria revisione della struttura ritmica dell’intero nucleo delle sequenze, si rinuncia in questa sede a una descrizione di esse e si rinvia semplicemente ancora agli schemi di Strecker) – la tipologia dei ritmi, che sono in prevalenza assoluta (i metri sono testimoniati solamente dagli excerpta dai classici oltre che da CC 22, costruito, come visto, con estratti da Venanzio Fortunato e da CC 26), è abbastanza omogenea e ricorrente. Dopo il blocco boeziano entriamo, si potrebbe dire, in un altro mondo. Nell’arco di sette componimenti, si hanno tre strutture metriche (CC 77, 79, 80) e quattro strutture ritmiche, con una ‘protosequenza’ (CC 82), quasi del tutto estranee al nucleo di CC 1-49, se si eccettua la strofe saffica ritmica (3#11s.6 | 5s) di CC 78. Inoltre, come già accennato, in questo gruppo di testi (prevalentemente di argomento biblico e/o cristologico) si presenta quale modello, forte se non prevalente, Godescalco di Orbais (da suo materiale dipende CC 79, al suo magistero si ispira CC 80: più problematica la situazione di CC 78), fatto che pare ulteriormente marcare alcuni tratti ‘arcaici’ (carolingi?) della sezione. Ciò può anche non inficiare l’ipotesi (oramai assunta a dato, al quale anche questa edizione si attiene) di una coerenza dei testi contenuti nel frammento di Francoforte e nei ff. 442r-443v di Ca con la raccolta dei Carmina ‘a 49 testi’, purché si sottolinei la natura antologica, non obbligatoriamente programmata, della raccolta, aperta (soprattutto in virtù delle curiosità metriche) ad accogliere materiale da fonti diverse.

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Oggetto conteso fra Germania, Francia e Inghilterra, criticamente visitato, analizzato e pubblicato fra 1869 e 1950, fra la guerra francotedesca, il Primo Conflitto Mondiale e il Secondo, i Carmina Cantabrigiensia si rivelano invece come una raccolta europea, la quale sembra rifiutare la frammentazione delle sezioni in base a una logica di provenienza (da condividere le parole di Ross 1977, p. 55). I Carmina hanno una solida tradizione editoriale con Strecker (1926), Bulst (1950) e Ziolkowski (1998). Il testo scelto in questa sede non può che basarsi su tali antecedenti, tuttavia con una verifica parallela della situazione offerta da Ca stesso, del quale si è cercato di conservare, ove possibile, la lezione, quando non manifestamente erronea, anche a fronte di talune oscillazioni (come, per esempio, nella tendenza all’anisosillabismo). Tale verifica è stata possibile grazie alla combinazione del materiale fotografico messo a disposizione da Breul (1925), Gibson-Lapidge-Page (1983, Pl. V-VI) e Ziolkowski (1998, Pl. 3-6). Questo volume (nonché il suo curatore) deve molto a Francesco Stella, Corinna Bottiglieri e Francesco Lo Conte: nella loro acribìa sta tutto il buono.

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Introduzione

Tabella 1 Be Benevento, Biblioteca Capitolare, 34 (28) (sec. XII1) [CC 13 (1 a-b, 2 a-b, 3a)] Bl Bruxelles, Bibliothèque Royale ‘Albert Ier’, 932 (1831-1832) (sec. X) [CC 42] Bn Benevento, Biblioteca Capitolare, 39 (25) (secc. XI ex.) [CC CC 13 (1 a-b, 2 a-b, 3a)] Br Bruxelles, Bibliothèque Royale ‘Albert Ier’, 8860-8867 (sec. X) [CC 18] Bs Bruxelles, Bibliothèque Royale ‘Albert Ier’, 5540 (sec. XI) [CC 33 (strr. 1-4)] Bx Bruxelles, Bibliothèque Royale “Albert Ier”, 5439-5443 (sec. XII) [CC 10] Ca Cambridge, University Library, Gg 5. 35 (sec. XI) Cb1 Cambrai, Bibliothèque municipale, 172 (sec. XII) [CC 45] Cb2 Cambrai, Bibliothèque municipale, 818 (sec. n. r.) [CC 42] Cm Cambrai, Bibliothèque municipale, 819 (sec. n. r.) [CC 42] Cr Chartres, Bibliothèque municipale, 111 (sec. n. r.) [CC 42] Cs Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, Conventi Soppressi F. 3. 565 (sec. XII) [CC 10] En Engelberg, Stiftsbibliothek, Fragm. lat. 2356/ 40 (sec. XII) [CC 82 (strr. 1-3a. 2)] Fu Fulda, Hessische Landesbibliothek, C 11 (sec. XV) [CC 35] Kö1 Köln, Dombibliothek, 106 (sec. IX) [CC 18] Ln London, British Library, Royal 8 D XIII (sec. XII2) [CC 42] Lo London, British Library, Royal 8 E XVIII (sec. XII2) [CC 42] Mü München, Bayerische Staatsbibliothek, clm 21531 (sec. XII) [CC 12] Pa Paris, Bibliothèque nationale de France, Nouv. acq. lat. 1235 (sec. XII) [CC 44] Pa3 Paris, Bibliothèque nationale de France, lat. 1928 (secc. XI/XII) [CC 18] Pa12 Paris, Bibliothèque nationale de France, lat. 1118 (sec. X/XI) [CC 27] Pg Paris, Bibliothèque nationale de France, lat. 2872 (sec. XII) [CC 42] Pi Paris, Bibliothèque nationale de France, lat. 9449 (sec. XI) [CC 44]

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Pl Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Pal. lat. 1710 (secc. X/XI) [CC 14] Pr Praha, Národní Muzeum, Kynžvart cod. 40 (sec. XII) [CC 12] Re Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Reg. lat. 61 (sec. XII) [CC 42] Rg Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Reg. lat. 586 (sec. n. r.) [CC 10 (strr. 1-4. 2)] Rn Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Reg. lat. 1762 (sec. XI) [CC 42] Sa Schaffausen, Stadtbibliothek, MS Min. 108 (sec. XII1) [CC 12] Sg Sankt Gallen, Stiftsbibliothek, 136 (sec. IX med.) [CC 6 (str. 1a. 1-2)] Sl Sankt Gallen, Stiftsbibliothek, 627 (sec. IX) [CC 33 (str. 1. 1)] Sg4 Sankt Gallen, Stiftsbibliothek, 1395 (sec. IX1/4) [CC 18] Sn Sens, Bibliothèque municipale, 46 (sec. XIII) [CC 44] Sz Salzburg, Stiftsbibliothek Sankt Peter, A. IX. 3 (sec. XII) [CC 82] To Torino, Biblioteca Nazionale e Universitaria, E V 23 (sec. X ex.) [CC 6 (strr. 1-7.6)] Tr Trier, Bistumarchiv,133c (secc. XI/XII) [CC 18] Ve Verona, Biblioteca Capitolare, XC (85) (s. IX ex.) [CC 18] Ve2 Verona, Biblioteca Capitolare, LXXXVIII (83) (s. IX med.) [CC 23] Vl Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. lat. 3227 (sec. XI) [CC 48] Wi Wien, Österreichische Nationalbibliothek, 116 (sec. X) [CC 27] Wi1 Wien, Österreichische Nationalbibliothek, 11857 (sec. XV) [CC 18] Wo Wolfenbüttel, Herzog August Bibliothek, Augustanus 8° 56. 10 (sec. XI) [CC 5, 11, 14, 15] Wü Würzburg, Universitätsbibliothek, MS M. p. th. f. 45 (sec. VIII2) [CC 6 (str. 1a. 1)] Wz Würzburg, Universitätsbibliothek, MS M. p. th. f. 139 (sec. XI/XII) [CC 12 (strr. 1a. 1-4a. 16)]

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Introduzione

Tabella 2

CC

Forma

Notazione neumatica

Tradizione (extra Ca)

1

[solo str. 1] 3#15i.7

assente in Ca presente altrove1

28 manoscritti (cfr. CRM I/1, pp. 251-52 e 253 n. 9)

2

prosa ritmica

assente

3

sequenza2

assente

4

sequenza

assente

5

sequenza Modus qui et Carelmanninc

assente

Wo

6

sequenza

assente in Ca presente in Wü

Sg [str. 1a. 1-2] To [strr. 1-7. 6] Wü [str. 1a. 1]

7

sequenza

assente

8

sequenza

assente

9

sequenza

assente

10

3#15i.7 (aaa)

assente in Ca presente in Cs e Rg

11

sequenza Modus Ottinc

assente in Ca presente in Wo

12

sequenza

assente in Ca presente in Sa e Wz

13

sequenza

sequenza assente in Ca presente in Be e Bn

14

sequenza Modus Liebinc

assente

15

sequenza Modus florum

assente

16 17

[13] 3#10i [8] 4#12s.6 | 13s.5 R hex aa (12s.6) bb (13s.5)

Bx Cs Rg [strr. 1-4. 2 modulando] Wo Mü Pr Sa Wz [strr. 1a. 1-4a. 15] Be Bn [strr. 1a-b, 2a-b, 3a] Pl Wo Wo

assente assente

18

[23] 4#8i R 9/

assente in Ca presente in Pa3

19

[8] 3/4#16i.83

assente

Br Kö1 Pa3 Sg4 Tr Ve Wi1

15

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CC

Forma

Notazione neumatica

20

[13] 3#10i (aa, bb, cc)

assente

21

prosa

assente

22

dist. el.

assente in Ca presente altrove4

rielaborazione innografica di Venanzio Fortunato III 9 (cfr. AH L 79-80)

assente

Ve2

23 24 25

16

[6] 3#11s.6 | 5s [12] 3#10s (aa) [11] 4#8i (aa bb)

Tradizione (extra Ca)

assente assente

26

hex leon

assente

27

[10] 4#9/

assente in Ca presente in Pa12 e Wi

28

?

assente

29

hex

assente in Ca presente altrove5

30

?

assente

30A

sequenza

31

hex

presente in Ca (1a e 2a) assente in C presente altrove 6 assente in C presente altrove 7

32

hex

33

?

assente

34

hex

35

[20] 4#8i (aa bb)

assente in C presente altrove9

36

strofe a schema libero

assente

3710

vv. 1-3: 15i.7 vv. 1-9: 4#7s | 8i | 7i (aa bb cc)

assente

38

2#14s | hex

assente

39

?11

assente

assente

Pa12 Wi

Stat. Theb. XII 325-348

Stat. Theb. V 608-616 Stat. Theb. XII 325-335, 322-324 Wipo, versus pro obitu Chuonradi imperatoris [strr. 1-4] Bs [strr. 1-4] Sl [str. 1. 1]8 Verg. Aen. II 268-283 Fu

Introduzione

CC

Forma

Notazione neumatica

40

[6] 4#8i (aa bb bb aa)

assente

41

15/i.7

assente

42

[13] 2#16i.8

assente in Ca presente in Ch

43

15i.7

assente

44

tropo

assente

45

5#13i.7 | 9 | 2#7i | 15

46

ion min

47 48 49

[3] 3#15i.7 | 14i.7 [3] 12i.6 ?

assente in Ca presente in Cb1 assente in Ca presente altrove

presente in Ca12

77

4#da3^ | adon

assente

79 80

6#adon

81

[4] 4#5/s | R 3#16i.8 4i

82

protosequenza

83

[8] 2#11/ | R 9

Pa (vv. 1-3) Pi (vv. 1-3) Sn (vv. 1-3) Cb1 (v. 1) Hor. carm. III 12

Vl

assente

metri vari

[12] 3#11s.6 | 5s 6#adon (aaaaaa)

Bl Cb2 Cm Cr Ln Lo Pg [strr. 1-5.2] Re Rn

assente presente in Ca (48. 1-2)

50-76

78

Tradizione (extra Ca)

Boezio, La consolazione della filosofia versi (I 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7; II 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8; III 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12)

assente assente assente assente assente in Ca presente in Sz

En (1-3a. 2) Sz

assente

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francesco lo monaco

Note 1 2 3 4

5

6

7

8

9

10

11

12

Cfr. CRM I/1, pp. 261-65. Per la mancata delineazione degli schemi delle sequenze si veda quanto precisato qui nell’Introduzione. Con rima interna monosillabica impura. La notazione musicale è presente all’interno della tradizione della rielaborazione innica del carme di Venanzio Fortunato. Per la notazione neumatica su questo passo nella tradizione manoscritta della Tebaide si veda l’annotazione al carme. Per la notazione neumatica su questo passo nella tradizione manoscritta della Tebaide si veda l’annotazione al carme. Per la notazione neumatica su questo passo nella tradizione manoscritta della Tebaide si veda l’annotazione al carme. Per la trasmissione del ritmo, in forma più ampia, all’interno dei Gesta Chuonradi di Wipo cfr. Strecker 1926, pp. 84-86. Per la presenza di notazione neumatica sul passo all’interno della tradizione manoscritta di Virgilio si veda l’annotazione al carme. I vv. 1-3 del carme fanno parte di un componimento più ampio (di 25 strofe: edizione in Strecker pp. 113-15) tràdito nei codici di Alençon, Bibliothèque municipale, 10 (sec. XII, da St-Evroult: completo), di München, Bayerische Staatsbibliothek, Clm 4660 (sec. XIII: strofe 1-3) e in Fu (strofe 1-4. 2). Per l’impossibilità effettiva di rilevamento della struttura metrica del componimento si veda l’annotazione al carme. Dei metra di Boezio presentano notazione neumatica i vv. 1-8 di metr. I 1, i vv. 1-10 di metr. I 2, i vv. 1-2 di metr. I 3, i vv. 1-4 di metr. I 4, i vv. 1-4 di metr. I 5 e i vv. 1-6 di metr. I 7 (questi ultimi due volte, con differenti neumi: cfr. Ziolkowski 1998, p. 314).

Bibliografia Sigle AH = Analecta Hymnica, cur. G.M. Dreves - C. Blume, 55 voll., Leipzig, Reisland, 1886-1926. CRM = Corpus Rhythmorum Musicum saec. IV-IX, directed by F. Stella. Musical Edition by S. Barrett. I Songs in non-Liturgical Sources. Canti di tradizione non liturgica. i Lyrics/Canzoni, Firenze, SISMEL-Edizioni del Galluzzo, 2007 (Millennio medievale, 72). ICL = D. Schaller - E. Könsgen, Initia carminum Latinorum saeculo undecimo antiquiorum, Göttingen, Vandenhoeck & Ruprecht, 1977-2005. LHM = F. Mone, Lateinische Hymnen des Mittelalters, 3 voll., Freiburg i. B., Herder, 1853-1854. LThK3 = Lexikon für Theologie und Kirche, 3. Auflage, Freiburg i. B., Herder Freiburg/KNO VA, 1993-2001.

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Introduzione

MOT = S. Thompson, Motif-Index of Folk-Literature, 6 voll., BloomingtonCopenhagen, Indiana University Press-Rosenkilde and Bagger, 1955-19582. PL = J.P. Migne, Patrologiae Latinae cursus completus, 221 voll., Paris, Garnier-J. P. Migne. Allen 1928 = P.S. Allen, The Romanesque Lyric: From Petronius to the Cambridge Songs, Chapel Hill, University of North Carolina Press. Avalle 2002 = d’A.S. Avalle, La doppia verità. Fenomenologia ecdotica e lingua letteraria del medioevo romanzo, a cura di L. Leonardi, Firenze, SISMEL-Edizioni del Galluzzo (Archivio Romanzo, 1). Bayless 2005 = M. Bayless, Simulation and Dissimulation in the Snow Child Sequence («Modus Liebinc»), «Mittellateinisches Jahrbuch», 20, pp. 75-83. Bernhard 1988 = M. Bernhard, Didaktische Verse zur Musiktheorie des Mittelalters, in Cantus planus. International Musicological Society Study Group. Papers read at the third Meeting, Budapest, Hungarian Academy of Sciences Institute for Musicology, pp. 227-36. Bernhard 1989 = M. Bernhard, Parallelüberlieferung zu vier Cambridger Liedern, in Tradition und Wertung. Festschrift für Franz Brunhölzl zum 65. Geburtstag, hrsg. G. Bernt, F. Rädle u. G. Silagi, Sigmaringen, Thorbecke, pp. 141-45. Beyer 1969 = J. Beyer, Schwank und Moral. Untersuchungen zum altfranzösischen Fabliau und verwandten Formen, Heidelberg, Carl Winter (Studia Romanica, 16). Björkvall - Haug 1996 = G. Björkvall - A. Haug, Form und Vortrag des Carmen Cantabrigiense 27, «Filologia mediolatina», 3, pp. 169-205. Björkvall - Haug 2000 = G. Björkvall - A. Haug, Sequence and Versus: on the History of Rhytmical Poetry in the Eleventh Century, in Latin Culture in the Eleventh Century, ed. M. Herren, C.J. McDonough and R.G. Arthur, Turnhout, Brepols, pp. 57-82. Blaise 1966 = A. Blaise, Le vocabulaire latin des principaux thèmes liturgiques, Turnhout, Brepols. Bottiglieri 2000 = C. Bottiglieri, I codici veronesi di ritmi latini: origini e problemi, con l’edizione del ritmo Audite filii hominum (ms. Verona, Bibl. Cap. LXXXVIII), in Poesia dell’alto medioevo europeo: manoscritti, lingua e musica dei ritmi latini. Poetry of Early Medieval Europe: Manuscripts, Language and Music of the Latin Rythmical Texts, a cura di F. Stella, Firenze, SISMEL - Edizioni del Galuzzo (Millennio medievale, 22), pp. 275-98.

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Commento 1 Ca f. 432rA 3#15i.7 Notazione neumatica assente in Ca, ma presente in altri codici della tradizione. CC 1 è la prima delle quattordici strofe dell’inno Gratuletur omnis caro (CRM I/1, pp.  250-65), assai probabilmente connesso alle Lodi per la festività dell’Epifania, testimoniato in diversi altri manoscritti e in numerosi innari (un elenco, che comprende anche Ca, in CRM I/1, pp. 251-52 e 253 n. 9), con una differenziazione di melodie, tràdite soprattutto in manoscritti più tardi, tra le quali una, originatasi probabilmente nel X secolo, ebbe una circolazione privilegiata nella regione ad Est del Reno (CRM I/1, p. 264). Non è da escludere che la strofe fosse stata riportata per annotare una melodia, rimasta invece assente, almeno in Ca. La strofe è accompagnata da alcune parole di invito che sembrano avere qualche apparente connessione con l’incipit di CC 30 (Ziolkowski 1998, pp. 2-3 e 166, le fa assurgere a CC 1A, con ipotetica struttura ritmica 4p+4p+6p, vale a dire 14/s.6): Caute cane, caute cane, conspira karole. Di non complessa interpretazione le prime cinque parole, più difficile l’assegnazione di un senso alla sesta. Infatti nel modo in cui si presenta in Ca, essa appare essere un vocativo del nome Karolus. In questo caso, dunque il testo direbbe: “Canta con grande attenzione, respira, Carlo”; si tratterebbe di un’indicazione ad personam (a un cantore, presumibilmente). Da considerare, per altro verso, anche l’ipotesi di possibile diversa interpretazione avan-

Nell’indicazione delle fonti manoscritte dei CC oltre a Ca e, quando necessario, in apparato, i sigla codicum utilizzati sono quelli elencati qui nell’Introduzione. Inoltre, per i contributi a stampa: Bresslau = Bresslau 1915; Bulst = Bulst 1950; Du Méril = É. Du Méril, Poésies populaires latines antérieurs au douzième siècle, Paris, Brockhaus et Avenarius, 1843; Eccard = J.G. von Eccard, Veterum monumentorum quaternio, Leipzig, N. Foerster, 1720; Grimm  = J.  Grimm - A.  Schmeller, Lateinische Gedichte des X. und XI. Jahrhunderts, Göttingen, Dietrich, 1838; Haupt  = M. Haupt, Altdeutsche Blätter, 2 voll., Leipzig, Brockhaus, 1836-1840 (vol. I, pp. 390-94); Jaffé = P. Jaffé, Die Cambridger Lieder, “Zeitschrift für deutsches Altertum“, 14 (1869), pp. 449-95, 560; Müllenhoff & Scherer = K.V. Müllenhoff und W. Scherer, Denkmäler deutscher Poesie und Prosa aus dem VIII-XII Jahrhundert, Berlin, Weidmann, 1864; Schröder = E. Schröder, Zu den Cambridger Liedern, “Anzeiger für deutsches Altertum und deutsche Litteratur”, 23 (1897), pp. 202-03; Strecker = Strecker 1926; Wackernagel = W. Wackernagel, Lied von den beiden Heinrichen, in A.H. Hoffmann von Fallersleben, Fundgruben für Geschichte deutscher Sprache, 2 voll., Breslau, Grass, Barth und Comp., 1830-1837 (vol. I, pp. 340-41); Ziolkowski = Ziolkowski 1998.

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zata da Ziolkowski (1998, p. 166), il quale propone di vedere in karole una forma alternativa di vocativo legata al termine choraula o choraules, sebbene Ziolkowski affermi che «the spelling karole is not attested elsewhere». Perseguibile è, forse, anche l’ipotesi di una corruzione in karole del vocativo di un termine inusuale come choraula o (più probabilmente) choraules. Pertanto si potrebbe restituire un testo dell’invocazione (in tal modo più generica) con la lezione: caute cane, caute cane, conspira choraules; la traduzione potrebbe essere: “Canta con grande attenzione, respira, coreuta”. Per un possibile diverso legame di queste parole si veda il commento a CC 2. 2 Ca f. 432rA coi. Strecker Struttura apparentemente ritmica costituita da unità sintattiche schematizzabili in 12s.4 | 10s 12s.4 | 14s.6 16s.8 8s | 10s Notazione neumatica assente. Difficile stabilire, oltre alla natura del testo, la relazione di esso con i restanti che lo attorniano. Ci si potrebbe trovare di fronte a un componimento latamente ascrivibile alla tipologia dei tropi (secondo un’ipotesi già avanzata da Spanke 1942, p. 120), destinato all’introduzione solistica di un canto destinato comunque a divenire corale. In questo senso CC 2 parrebbe allinearsi ai testi di introduzione musicale presenti tra i CC: 6 (1a-2b), 10 (1), 21, 30, 43 (vv. 1-4) e 45, i quali sono comunque per lo più descrittivi di una prassi monodica (al gruppo sarebbe ascrivibile anche CC 3, 1-2b, maggiormente corale, sebbene alquanto generico, come si avrà modo di vedere). Forte appare l’affinità con CC 1 nel tema della gratiarum actio per il verbum Dei e la sua comprensibilità grazie alla consustanzialità del Padre e del Figlio (tema cardine, peraltro, proprio del ritmo di cui CC 1 è la prima strofe). Inoltre la probabile struttura ritmica (14/s.6) delle parole che accompagnano CC 1, struttura avvicinabile a quelle che sembrano caratterizzare CC 2, lascerebbe ipotizzare che quanto è unito a CC 1 potesse essere in realtà parte dell’attuale CC 2 e quindi sarebbe ricostruibile un testo che assomma Caute cane, caute cane, conspira karole (ovvero choraules o, meno probabilmente, choraula) e CC 2.

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commento CC 1-3

3 Ca f. 432rA / [5b.7] B 1.3 cantu W. Meyer (teste Strecker) edd. omnes] tantum Ca; 2b. 3 se movendo Eccard Bresslau Strecker Bulst Ziolkowki] semovendo Ca Du Méril Fröhner (teste Strecker) Jaffé Breul, 3-4 concordem dare W. Meyer (teste Strecker) edd. omnes] concordare Ca; 3a. 1 que Jaffé edd. omnes] qui Ca, 3 Romanorum W. Meyer (teste Strecker) Ziolkowski] romanum Ca Bulst; 3b. 1-3 lac. non detecta in Ca, indicaverunt Strecker Bulst Ziolkowski; 5a. 3 plures Strecker edd. omnes] plures Ca, 7 quam Jaffé edd. omnes] ergo Ca ; 6a. 2 omni] omi Ca; 8a. 8 Bulst Ziolkowski] om. Ca; 8b. 2 principes Du Méril edd. ommes] principi Ca Sequenza. Notazione neumatica assente. La sequenza è un panegirico per la consacrazione di Corrado II, avvenuta a S. Pietro nella Pasqua (26 marzo) del 1027, con richiami più o meno espliciti ai progenitori del nuovo imperatore: si veda str. 4b, ove è adombrato Ottone I (936-973, imperatore dal 962), e str. 6a, ove è menzionato Enrico II (1002-1024, imperatore dal 1014). Candidato per la paternità è stato proposto lo storico, nonché cappellano di corte sia di Corrado II sia di Enrico III, Wipo (si veda per una cauta ipotesi anche solo Bresslau 1915, p. lviii), autore dei Gesta Chuonradi II imperatoris, ove tuttavia del ritmo non c’è menzione, oltre a essere narrata in maniera assai rapida la benedictio papale (cap. 16) che portò Corrado a essere «Caesar et Augustus Romano nomine dictus». Tali particolari avevano condotto già Bulst (1950, p. 73) a sollevare perplessità circa l’attribuzione. In effetti i punti di contatto, anche lessicali, con i Gesta di Wipo, individuati da tempo ed elencati in ultimo da Ziolkowski (1998, pp. 169-70), possono piuttosto risalire al contesto di elaborazione della sequenza, del tutto congruente, con ogni probabilità, a quello dello storico di Corrado II. Esempio parallelo significativo, per la ricorrenza di tematiche che si ritrovano nel ritmo e per la ricchezza di contatti, viene a essere l’orazione del vescovo di Magonza al momento dell’unzione di Corrado a re (1024: a tale occasione è probabilmente da legare l’aggettivo unctus di str. 3b. 6) riportata nel cap. 3 dei Gesta di Wipo (Bresslau 1915, p. 22), cerimonia in cui «ibant gaudentes, clerici psallebant, laici canebant, utrique suo modo». La sequenza è dotata di un’introduzione (strr. 1-2b), si potrebbe dire, di teoria musicale (cosa non infrequente nei CC: si veda quanto qui detto nell’Introduzione), la quale ha fatto sì che il ritmo fosse inserito da Kranz (1967) fra i componimenti di tradizione pitagorica presenti nei CC, per quanto descritto sulla musica celeste, pur senza un esplicito riferimento a Pitagora (altrimenti presente in CC 12 e 45). In realtà questa parte iniziale del ritmo sembra mostrare maggiore dipendenza dal Macrobio del commento al Somnium Scipionis, autore e opera peraltro ben presenti, ad esempio, nella cultura di Wipo (si veda il Prologus dei Gesta), ove la teoria dell’ar-

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monia celeste è ampiamente presente (si veda comm. in Somn. Scip. II 3, 1-16). Le due strofe hanno inoltre dato vita a un’ipotesi di Spanke (1942, p. 126: la cosa è condivisa da Ziolkowski 1998, p. 169) che vorrebbe simboleggiata, nell’opposizione fra varia discordia mundi e concors armonia ricomposta nella simphonia (cfr. str. 2b), un’allusione alla complessa struttura della sequenza (ovvero delle sequenze in generale): proposta suggestiva più che condivisibile, giacché il significato del testo sembra piuttosto essere circoscritto alla teoria macrobiana cui s’è fatto cenno (oltretutto i contenuti delle strofe iniziali sembrano ripresi nella dossologia finale, con l’accostamento fra laudes angelorum e voces hominum). Peraltro condivisibile l’osservazione sempre di Spanke (1942, p. 126) secondo il quale la presenza finale di una dossologia (str. 9) porterebbe il testo all’interno di una celebrazione liturgica. All’interno dei CC in parallelo a questo carme può essere visto CC 16, inno composto per l’incoronazione ad Aquisgrana di Enrico III (1028). 4 Ca f. 432rB / [3b. 1] vA 1a. 2 supremae] subremę Ca, 5 contento Jaffé Ziolkowski] conitente Ca; 2b 8 lac. coi. Strecker Bulst Ziolkowski; 5a. 1 discipulis Strecker edd. omnes] cum discipulis Ca, 4 aura Strecker edd. omnes] aula Ca Sequenza. Notazione neumatica assente. Sequenza assai probabilmente destinata alla liturgia domenicale (si veda l’invocazione ai fideles in str. 6b. 1-2), forse connessa alla festività della Pentecoste (Spanke 1942, p. 120). Il testo è chiaramente impostato sulla dottrina trinitaria del Credo, come manifesta la str. 1a, con il riferimento alla suprema usia (cfr. inoltre str. 5b. 2-7) legata all’idea del Deus invisibilis, e così anche la definizione del Figlio come coeterno al Padre della str. 2b. 3-4, con un interessante incrocio con il cosiddetto Inno al Cristo di Paul. Philip 2. 6-11 (evidente spia il riferimento a Paul. Philip 2. 7 per la forma servilis assunta dal Cristo, nonché all’inhonesta mors crucis di str. 3b. 5-6 per cui si veda in parallelo Paul. Philip 2. 8) e con influenze anche dal Pange lingua di Venanzio Fortunato (str. 2a. 3-4 mostra notevoli analogie con Ven. Fort. II 2, 5, così come str. 2b. 1-2 con Ven. Fort. II 2, 4), inno saldamente ancorato nella tradizione del Liber gradualis. La fonte principale determina ovviamente la trama biblica delle strr. 1b e 2a, legate al libro del Genesi, e rispettivamente a Gn. 1 (sebbene l’idea della creazione ex nihilo di str. 1b. 1-2 dipenda piuttosto da 2 Mac. 7. 28), con un richiamo esplicito a Gn 1. 27 in str. 1b. 3-4, incrociato con l’immagine della stirpe umana quale decimo ordine angelico creato per sostituire quello degli angeli ribelli, per cui si veda Gregorio Magno, Quadraginta homiliae in evangelia, II 34, 6 (cfr. PL LXXVI col. 1249 D), nonché LHM I nr. 306, come già aveva evidenziato Strecker (1926, p. 5),

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commento CC 3-5

e a Gn 3. La dipendenza è esplicita anche nelle str. 3a e 3b, ove la Vergine Maria è raffigurata come stella maris (str. 3a. 2) e il Cristo è qualificato attraverso i propri signa (str. 3b. 2: cfr. CC 7 5b. 7), così come nelle str. 4a ove sono presenti ampliamenti da Io 12. 32 (str. 4a. 3-4) e Paul. Eph 4. 10. L’ Inde venturus di str. 4b è chiaramente costruito sulla base di Mt 25. 31-46. Le str. 5a e 5b costituiscono il nucleo, per così dire, pentecostale del ritmo, incentrato su Act 2. 1-4 (con chiara reminescenza anche da Io 20. 19), nucleo che si chiude con l’elaborazione di un symbolum apostolorum, il quale si estende nella str. 6a, che ingloba Paul. Eph 4. 5-6. 5 Ca ff. 432vA / [9a. 1] 433rA Wo ff. 59v-60r (Modus qui et Carelmanninc) Sequenza. Notazione neumatica assente. 2a. 1 celos Ca Wo (cęl-)] celo edd. omnes; 4a. 3 angelico] anglico Ca; 5a. 1-2 Herodes rex regno] Herodes regna Wo Herodes regno edd. omnes, 2-3 post timens add. seductorem (seductore conieci) se (sic con. Jaffé) suadente Ca, om. Wo Strecker edd. omnes; 5b. 2 quos dux fidelis] quos fidelis Strecker edd. omnes, 2-3 post fidelis add. sic doctorem (rectore con. Jaffé, doctore conieci) tunc iubente Ca; 6a. 4 mirra] mirram Wo edd. omnes; 6a / 6b Tunc Herodes iussit cunctos iugu-|lari masculos, quos natura produxit | binis quoque annis Ca; 6b. 2 baptizavit] baptitavit Ca; 7a. 2 natus matre] natusque matre Ca, 5 se fore Deum] a se fore Deum Ca, 9 versa in vinum] versa vinum Wo edd. omnes; 7b. 4 sumere precepi flatum] flatum om. Ca, 9 surgat] surgit Ca; 8b. 4 restauravit] restavit Ca,; 9b 4-5 sanctis coronandis imponit edd. omnes] imponit sanctis coronandis Ca Wo; 10a. 1 hinc edd. omnes] dum Ca, hunc Wo, 5 novis] nobis Ca; 10b. 7 terram] terra Ca La sequenza ha come tema la vita di Gesù nella prospettiva della redenzione (cfr. la str. 2a), ed è quindi costruita su di una tessitura di riferimenti evangelici (con tuttavia l’inserzione, non facilmente comprensibile, da Is 63. 1 in str. 10b. 5), di cui hanno dato ragione editori e commentatori precedenti (Strecker 1926, pp. 8-10 e Ziolkowski 1998, pp. 176-77). Interessanti peraltro i raffronti con il Carmen Paschale di Sedulio individuati sia in str. 6a. 4-5, per il significato simbolico della mirra, sia in 7a. 5-9 per l’immagine gioiosa della trasformazione dell’acqua in vino alle nozze di Cana, nonché il complesso di fonti esegetiche, che da Agostino giungono a Rabano Mauro, che stanno alle spalle di str. 7b-8b e dei miracoli delle tre resurrezioni, su cui si svolge un’accurata analisi di Strecker (1926, pp. 12-13). Difficile dire se il testo fosse stato pensato per una festività specifica: sta di fatto che esso si inserisce pienamente nella serie costituita da CC 1, 2, 4 (con interessanti analogie con CC 4).

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Accanto a Ca, la sequenza è trasmessa anche da Wo, dal quale è testimoniata (come in CC 11, 14 e 15) l’assegnazione di un titolo caratterizzato dal problematico termine modus, che parrebbe indicare il tono, ovvero la melodia, per l’accompagnamento musicale del ritmo: pertanto CC 4 sarebbe stato cantato con lo stesso modus di un poema Carelmanninc (o, meno probabilmente, ‘Qui et Carelmanninc’) altrimenti non meglio specificato, modus identificato comunque con la melodia (in modo lidio, vale a dire in quinto tono gregoriano) utilizzata da Ekkehart I di San Gallo (morto nel 973: la testimonianza è di Ekkehart IV nei Casus Sancti Galli, § 80) per una sequenza in onore di s. Paolo, ad attuare un non inusuale contrafactum con un possibile componimento in onore di un Carlomanno. Chi fosse questo Carlomanno e che tipo di componimento lo cantasse non è dato sapere con certezza: per un’analisi delle ipotesi cfr. Schupp 19874, col. 635. Dal punto di vista testuale, nelle str. 5a e 5b si mantiene il dettato di Ca, sulla scorta di Jaffé, di cui viene accettata l’emendazione nell’aggiunta dopo 5a. 2-3, ma non in quella dopo 5b. 2-3; per quanto riguarda invece l’ulteriore strofe inserita da Ca fra str. 6a e 6b, qui posta in apparato, è assai probabile che si tratti di un’interpolazione, ritmicamente peraltro non coerente con nessuna strofe contigua, costruita sulla scorta di Mt 2. 16. 6 Ca f. 433rA / [8. 8] vA Sg p. 368 (add. saec. X/XI) [str. 1a. 1-2] To f. 93v [strr. 1-7. 6] Wü f. 1r (add. saec. X) [str. 1a. 1] Sequenza. Notazione neumatica assente in Ca, ma presente in Wü. 1b. 3 folle] follē Ca; 2a. 1 multimodis] multimodus To Bulst Strecker (in app.), 3 inpulsu flatu guttureque] inpulsu guttureque Ca (ex quo in pulsu guttureque Strecker); 2b. 2 honore] honorem Ca, pulchre] pulchrum To Bulst Ziolkowski; 3. 7 quid] quod Ca, 8 nec ins. Strecker et edd. omnes] om. Ca To, 10 alter horum] alterorum Ca; 5. 3 absque te cis] absque te scis Ca, 12 te om. Ca; 6. 4 amplexu] amplexui Ca, 6 hilariter] hilarē Ca, 9 visus] fisus Ca quid] quod Ca; 8. 8 post v. alicubi pretermittam absque me add. Ca CC 6 è il primo componimento di un nutrito gruppo di testi narrativi presenti nella raccolta (i restanti sono: CC 14, 15, 20, 24, 29, 30A, 35, 42), uno dei più consistenti insieme a quello costituito da testi religiosi (per la divisione tematica dei CC rimane assai utile, come accennato nell’Introduzione, lo schema di Spanke 1942, p. 120, limitato tuttavia alla collezione CC 1-49). Nucleo centrale del ritmo (str. 3-8) è la storia dello stretto rapporto amicale – e della relativa prova – fra due sodales, Lantfrid e Cobbo, indicata come actus su cui

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commento CC 5-6

tessere un canto d’onore (str. 2b. 1) aperto da un ampio preambolo di teoria musicale (str. 1-2a), circa la produzione del suono, di più che probabile ascendenza isidoriana (i punti di contatto maggiori sono infatti con Isid. etym. III 19-22: per altri paralleli agostiniani, meno stringenti tuttavia, si veda da ultimo Ziolkowski 1998, pp. 18081). Come già osservato da Ziolkowski (1998, p. 180), la presenza di str. 1a. 1-2 sotto forma di probatio in Sg lascerebbe sospettare che il preambolo teorico (sicuramente str. 1a-1b, forse addirittura str. 1a-2b) abbia potuto avere vita autonoma e che quindi la sua prensenza in CC 6 rappresenti l’applicazione specifica di un ‘preludio’ utilizzabile in altri contesti. Tracce del preambolo (ma con esclusione della parte più teorica rappresentata da str. 1a-1b: il fatto lascerebbe pensare che la funzione di ‘preludio’ fosse assegnata principalmente a quella parte di testo) sono anche nelle str. 1-2 della versione della storia presente in un ritmo (costituito da 16 strofe di 3#15i.7) tràdito, come inserzione seriore, nel manoscritto Paris, Bibliothèque nationale de France, lat. 242, ff. 113r-114v (edizione di riferimento rimane quella di Strecker 1926, pp. 17-20). Quali possano essere gli eventuali rapporti fra i due ritmi, è difficile dire (un’analisi dei due racconti in parallelo è condotta da Strecker 1926, p. 20, ma senza soluzioni definitive; su altre coordinate è Bradley 2001). Ipotizzabile rimane una dipendenza da fonte comune per un tema da ‘fablieau’ come quello presentato (su cui si veda in generale Vollmann 1987, coll. 610-11), che parrebbe aver avuto una certa diffusione, come peraltro testimonierebbe il verso 2 di str. 3 della redazione altra, in cui vengono ricordati fabulae e scurrae (Strecker 1926, p. 18) come testimoni della propagazione del racconto. Sospetti sull’integrità ha sollevato Dennis Rennard Bradley (2001), che ha svolto un’accurata analisi del testo in generale. Ha invece semplicemente proposto una diversa distribuzione delle strofe Calvo Férnandez 1995. Per il contesto letterario in cui inserire CC 6 si veda utilmente Mann 2001. Probabile (come suggerisce Ziolkowski 1998, p. 182) il riferimento al diffusissimo Laelius de amicitia ciceroniano nel rimando ai genera plura amicitiarum di cui sarebbe possibile trovare testimonianza scritta (str. 3. 1-2), sebbene una memoria del virgiliano libro IX e dell’episodio di Eurialo e Niso non sia da escludere (minori probablità potrebbe avere la memoria dell’apparizione dei due giovani nel libro V dell’Eneide) quale punto di riferimento, più o meno lontano, per l’exemplum del carme. Infine, la presenza di CC 6 in To oltre che in Ca dà ragione anche delle parole finali di Ca, escluse normalmente dagli editori (un tentativo di riammissione - a dire il vero non del tutto convincente - è stato di Ebbesen 1966, pp. 255-56) e intese come traccia di una collazione del testo con altra fonte, la quale avrebbe recato, in str. 8. 7, al posto di relinquam la lezione pretermittam. Rimarrebbe senza spiegazione l’absque me ulteriormente esibito da Ca (per riprendere Strecker 1926, p. 16: «Aber was bedeutet absque me?»): a meno che non si tratti di un’ulteriore variante (in questo caso trisillabica, di contro al quadrisillabico pretermittam) di relinquam, quasi a chiudere con un’esclamazione la strofe (e il testo): «Ceptum iter: absque me!» (vale a dire: «Lungi da me, viaggio iniziato!»; per absque con valore separativo si veda str. 5. 3 absque te).

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7 Ca f. 433vAB Sequenza. Notazione neumatica assente. Refr. lac. 8 litt. ca. ante vite in qua fortasse quodvis legitur, alii aliter. 3a. 11 alb. spat. rel., 25 Phitagore Eccard Strecker Bulst Ziolkowski] Phitagorace Ca Pythagoreae Du Méril; 3b. 13 cui Christus Du Méril Strecker Bulst Ziolkowski] cui Christo Ca qui Christo Fröhner (apud Strecker), 15 ut ovilis Jaffé edd. omnes] et ovilis Ca, 21 sed pastoris Strecker edd. omnes] sed summi pastoris Ca; 4b. 5 incessanter Strecker edd. omnes] incensanter Ca; 5b. 7 fecit ex fecerat corr. Ca in mg. Il componimento celebra il vescovo Eriberto di Colonia (levato al soglio da Stefano II, il 9 luglio del 999) e probabilmente venne composto a ridosso della data di morte del vescovo stesso, avvenuta il 16 marzo del 1021. Con Eriberto siamo in effetti all’interno della cerchia dei dignitari di corte, giacché il vescovo di Colonia, prima di ricoprire tale carica, era stato cancelliere di Ottone III (come probabilmente ricordato nel ritmo stesso, alla str. 3a. 9-12, dove la lacuna del v. 11 dovrebbe essere integrata con il nome di Ottone), dal 994 per gli affari italiani e quindi dal 998 per quelli tedeschi: questo spiegherebbe l’inclusione del componimento in una raccolta nella quale gli altri planctus sono indirizzati a figure regali (CC 9 e 17 per Enrico II, CC 23 per Corrado II; un caso a parte è CC 43). Alcuni tratti di lode avvicinano questo testo a quelli per i sovrani: cfr. str. 3a. 15-16 e 3b. 9-25, ove i meriti di Eriberto, apprezzati dalla gente, sono assai simili a quelli indicati per i re (si veda, almeno, per l’immagine del pastore che difende le pecore dal lupo CC 3 3a, o anche la soddisfazione generale di CC 9 2a. 3-4). Il materiale biografico presente nella sequenza è lo stesso che si ritrova nelle fonti agiografiche dei Miracula e della Vita di Eriberto scritti (o rielaborati) da Lamberto di Deutz (Vogel 2001) e da Ruperto di Deutz (Dinter 1976), articolato in una tessitura di motivi biblici e morali: str. 1a. 1 poggia su Apc 1. 8 (con la speculare espressione di str. 6. 3), str. 2b. 5-8 su Mt 25, 21, str. 3a. 2 su 2Reg. 11, 28, str. 3a. 4-8 su Mt 20. 1-16; per str. 3a. 24-25 e la ‘lettera di Pitagora’ cfr. CC 12 3b. Luogo di elaborazione di CC 7 potrebbe dunque essere stato sia Colonia sia il monastero di Deutz, fondato da Eriberto stesso (menzione in str. 5a: la consacrazione della chiesa con dedica alla Vergine risale al 3 maggio del 1020) e dove il vescovo è sepolto. Non è da escludere, come suggerisce Ziolkowski (1998, p. 186), che la sequenza sia stata composta per contribuire a istituire un culto di Eriberto come santo, fatto avvenuto abbastanza presto (una sorta di canonizzazione si ebbe nell’ultimo quarto del XII secolo). L’invocazione a Dio affinché sostenga il plectrum mentis in str. 1a. 5 e l’incoraggiamento a melos concinere con l’aiuto di fibris cordis caute tentis in str. 2a. 1-3 indica che il componimento era destinato a un’esecuzione con accompagnamento

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commento CC 7-9

musicale, tuttavia non obbligatoriamente corale (acuta osservazione in merito di Spanke 1942, p. 124). 8 Ca ff. 433vB / [1a. 11] 434rB Sequenza. Notazione neumatica assente. 1b. 12 lac. coi. Strecker edd. omnes; 2b. 13 et iudicio Strecker edd. omnes] et in iudicio Ca; 3a. 1-2 venerandus iugiter Strecker edd. omnes] venerandus spiritus iugiter Ca; 3a. 12 laudant Strecker edd. omnes] laudent Ca; 3b. 3 iugiter gratiam Jaffé Strecker Bulst] gratiam iugiter Ca, 4-5 pro nobis ora, una Strecker edd. omnes] pro nobis ora miseris, una Ca La sequenza è in onore di san Vittore di Xanten, il cui culto connesso all’attuale cittadina del Nordrhein-Westfalen data almeno dalla fine del VI secolo (cfr. LThK3 Bd. 10, coll. 766-67). A san Vittore è dedicata la cattedrale di Xanten. Probabile, ma non attestata nella tradizione (quella manoscritta si limita al solo Ca), una destinazione liturgica della sequenza (anche sulla base delle espressioni presenti in str. 1a. 1-2 e 1b. 5-6), nella quale è evidente l’incrocio con testi cristologici (si veda, ad esempio, la contiguità di str. 4 con CC 4 2b. 4 e 3a. 4). 9 Ca f. 434rB Sequenza. Notazione neumatica assente. 1b. 2 summam Eccard edd. omnes] summa Ca; 3b. 1 domnum Strecker edd. omnes] dūnū Ca (fortasse u1 in o corr.); 4c. 2 serva Strecker edd. omnes] servo fortasse Ca Insieme a CC 17 costituisce una coppia di testi redatti, assai probabilmente, in occasione dei funerali di Enrico II (1002-1024, imperatore dal 1014), morto il 13 luglio del 1024 nel palazzo di Grona e sepolto nella cattedrale di Bamberga (cfr. str. 4c). Data la struttura, è pensabile una recitazione con partecipazione corale (cfr. str. 5b) a un planctus che ha carattere generale: si veda l’elenco di str. 4a-4c, aperto da Roma (come parallelo oppositivo cfr. CC 3 8a. 1-6) e chiuso da Bamberga (espressa

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con il toponimo Mons Bavonis che nella tradizione si alterna a Mons Pavonis e Paperberga), con l’ampliamento partecipativo dell’angelica gloria e dell’ordo apostolicus, nonché dell’eterna virgo Maria (str. 4d-5a). L’incipit del carme, impostato come preghiera rivolta al Creatore (probabilmente per una ricercata sovrapposizione di piani: cfr. anche str. 3b. 1-2), sembra contenere (str. 1a. 1-2) una reminescenza da Prudenzio (Apotheosis 226: «… regem summae et mediae rationis et imae»). 10 Ca f. 434vAB Bx f. 77v Cs f. 4v (da esso deriva il codice 652 della Biblioteca Riccardiana di Firenze, sec. XIII/XIV) Rg f. 82r [strr. 1-4. 2 modulando]. Altre testimonianze sia a stampa, più tarde (come l’edizione de Villiers, del 1608, dell’opera di Fulberto di Chartres = F e un ignoto manoscritto – con le sole str. 13 e 14 – impiegato nel 1885 da Charles Pfister), sia manoscritte, anch’esse recenziori, sono segnalate da Ziolkowski 1998, pp. 190-91. 3#15i.7 aaa (per un’accurata analisi si veda Strecker 1926, pp. 31-32). Notazione neumatica assente in Ca (se non in 3. 2 nemorosa), ma presente in Cs e Rg. 2. 2 docet] decet Ca, 3 germina] cantica Ca; 3. 3 Flagrat] flagat Ca; 4. 3 indicia] ad ocia Ca; 6. 2 cantitando] cantando a.c. Ca vincitur omnis cantitando volucrum catervulas F, silvas] silvans Ca cuncta] cunctis Ca arbuscula] arbustula F Jaffé Strecker Bulst; 7.3 natis] satis Ca; str. 10 ante str. 9 praeb. Ca Cs; [10] 9. 3 laudes frequentat non leguntur in Ca ob rasur.; 11. 2 des] det Ca, 3 laude] laudem Ca; a 15. 2 fatigent] fatigat Ca, 3 et] ne Ca; 16. 3 et regnare] regnareque Ca Talvolta con attribuzione a Fulberto di Chartres (960-1028), ma senza alcuna prova defintiva, CC 10 si inserisce in una ricca tradizione tematica che risale a Eugenio di Toledo (AL 658 Riese) e giunge sino alla poesia in volgare, in principio quella trobadorica (per un panorama generale utile Pfeffer 1985, cui si aggiunga Dronke 2007, pp. 104-106). Struttura strofica e, soprattutto, dossologia finale, portano il componimento verso l’ambito dell’innografia, sebbene l’accostamento al contesto della sequenza venne autorizzato già, a quanto sembra, da Guido d’Arezzo (Spanke 1942, p. 138) con l’assegnazione al componimento di una linea melodica di grande rilevanza nella storia della musica medievale. Di tale linea una prima attestazione (limitata comunque alla prima strofe) sarebbe presente nel contrafactum trasmesso dal tropario, da-

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commento CC 9-11

tabile tra il 985 e il 996, di Saint-Martial di Limoges (Paris, Bibliotèque nationale de France, lat. 1118, f. 246: edizione di riferimento può essere Strecker 1926, pp. 11113, cui utilmente affiancare Bradley 1987, il quale però si discosta dalla posizione di Strecker circa la natura parodica del testo presente nel tropario di Limoges), sulla quale verrà sviluppata la successiva linea (per quanto nulla osta al fatto che CC 10 possa essere il contrafactum di tale testo). Per CC 10 la notazione musicale è tràdita da Cs ed Rg e corrisponde a quella del cosiddetto contrafactum del manoscritto di Limoges per la prima strofe, con uno sviluppo (per le 16 strofe) su schema ternario: AABBCCAABBCCAA (str. 1, 2, 7, 8, 13, 14; str. 3, 4, 9,10, 15, 16; str. 5, 6, 11, 12: cfr. Spanke 1942, p. 138; per la struttura si veda anche Richter 1987, pp. 5-6). Come già suggerito da Strecker (1926, pp.  30-31), CC 10 sembra trovare un ascendente privilegiato proprio nel componimento di Eugenio di Toledo, presente anche in Ca (f. 369r: cfr. Rigg-Wieland 1975, p. 124) e altrimenti attestato con notazioni musicali (si veda Ziolkowski 1998, p. 193). Tuttavia l’ampia gamma di termini musicali (presenti non solamente nel proemio teorico), nonché le vicende della notazione neumatica (per un ampliamento della trattazione si veda Bernhard 1989, pp. 141-42), lascia ipotizzare che il componimento sia stato realizzato con un alto intento formale, di esaltazione dell’ars musica (cfr. str. 2), se non addirittura di prassi scolastica (si veda il riferimento al monocordo in str. 10[9]. 2 e, ancora più esplicitamente, la menzione di scolares e ludi in str. 14. 3), per quanto stemperato dalla componente di natura teologica contenuta nell’esaltazione del creato e del Creatore. Lo spunto teorico di str. 1 può essere, come già indicato da Strecker (1926, p. 29), latamente boeziano (inst. mus. IV 15), e tuttavia l’indicazione precisa della lex ypodorica (e quindi del modus costruito in base a due moderne ottave sul La) mostra che ci si potrebbe trovare in un contesto di practica (indicazioni di tale genere mancano, ad esempio, nel cosiddetto contrafactum di Limoges). In questo senso sarebbe comprensibile anche l’apparente divergenza della melodia presente nella prima strofe del tropario di Limoges, che sembra essere in Re, e quindi nel modo ‘dorico’, rispetto a quanto affermato in str. 1 di CC 10: lo sviluppo dato in CC 10 alla linea melodica di Limoges, in realtà non pienamente definita come ‘dorica’, sarebbe una scelta stilistica applicata (cfr. per bibliografia di riferimento Ziolkowski 1998, pp. 194-95). 11 Ca ff. 434vB / [2a. 1] 435rB Wo f. 62v (Modus Ottinc) Sequenza. Notazione assente in Ca, ma presente in Wo (1a). 1a. 1 Otto] otio Ca, 4 Otdinc] Ottinc Wo Strecker Bulst; 1b. 1 regis] tremunt Wo Strecker Bulst, 5 facto] factum Ca; 2b. 7 matres] patres Ca; 3a. 1 Ecquis Lach-

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mann Strecker] Hec quis Ca Equis Wo Segnis Bulst Hei quis Ziolkowski; 3a. 2 Parthis] Partis Ca, 3 Diu, diu] diu Ca, 4 tardos] tardus Ca, 9 hostibus om. Ca; 3b. 1 cuonrad] cuonrât Wo Strecker Bulst, 5 induite] induit Ca; 4a. 4 vocant] vacant Ca, 6 tantus tubis Ziolkowski] cantus tubis Ca, tubis canunt Wo; 4b. 7 Licus Strecker edd. omnes] litus Ca, liquus Wo; 5a. 10 obdormivit] obdormiunt Ca; 5b. 5 iustus] iustis Ca; 6a. 5 ita om. Ca; 6b. 5 inter triumphos] inter triumphum Ca, int(er)riumphos Wo, 6 bella] bello Ca, 9-10 pauperum pater] pater pauperum Ca; 7. 1 demus modo] modo demus Wo Strecker Bulst, 6 deterere] deterrere Ca, 8 Maro] miro Ca Il modus Ottinc, come viene denominato CC 11 in Wo (intitolazione peraltro presente nel carme stesso: str. 1a. 2-4), è sostanzialmente un componimento celebrativo delle virtutes (sebbene l’autore attui una tapinosi di stampo e lessico oraziani: si veda str. 7. 3-6 in relazione a Hor. carm. I 6, 11-12 «laudes egregii Caesaris et tuas / culpa deterere ingenii») dei tre imperatori di nome Ottone: a Ottone I (936-973), eponimo anche del ritmo, sono dedicate le str. 1a-5a, a Ottone II (973-983) è assegnato il breve spazio di str. 5b, gli elogi di Ottone III (983-1002) occupano le ultime strofe (6a-6b) prima dell’epilogo (str. 7). Nella sequenza è presente anche un’altra figura legata ai sovrani, vale a dire Corrado il Rosso, duca di Lotaringia e genero di Ottone I, morto il 10 agosto del 955 nella battaglia contro gli Ungari sulle rive del Lech, vinta da Ottone I e celebrata nelle str. 2b-4b del carme. Non semplice da determinare è la cronologia di CC 11, che oscilla fra una data che preceda quella dell’incoronazione di Ottone III (non menzionata e avvenuta nel 996) e anni successivi addirittura al 1002 (Schupp 19873 e Ziolkowski 1998, p. 198). L’identità di autore con quello del Modus Liebinc (vale a dire CC 14), suggerita a suo tempo da Meyer (1905-1936, I, p. 42), poggia su analogie che tuttavia non dimostrano nulla di definitivo (più plausibile comunque l’idea di Meyer che i due ‘modi’ «von demselben Verfasser … richtiger gesungen … sein müssen»). Il richiamo esplicito nell’explicit a Virgilio (str. 7. 8: anch’egli probabilmente insufficiente – secondo l’autore di CC 11 – a cantare le virtutes di uomini tanto grandi) mostra che il sistema culturale di riferimento per CC 11 non è da cercare tanto nella letteratura di contenuto genealogico della tradizione germanica (come ipotizzato da Naumann 1950), bensì nella tradizione celebrativa di derivazione letteraria latina (da notare anche la trasformazione degli Ungari di str. 2a, minaccia per l’impero nella prima metà del X secolo, che divengono, in str. 3a. 2 e 8, 4b. 4 e 5a. 2, dei Parti). Ulteriore indizio di questo sono le tessere virgiliane individuate già da Strecker (str. 2a. 5 volitat fama: Verg. Aen. IX 473-74 volitans … Fama; str. 3a. 7 moras rumpite: Verg. georg. III 42, Aen. IV 569, IX 13 rumpe moras; str. 3b. 10 sanguinem inimicum: Verg. Aen. XI 720 inimico ex sanguine; meno stringenti paiono i paralleli richiamati per 4a. 2 bella fremunt, per cui sono ipotizzabili altri modelli, fra cui, ad esempio, il Claudiano del De consulatu Stilichonis II 138). Per la melodia che dovrebbe aver destato Ottone I dal sonno (str. 1b), e quindi averlo salvato, cfr. Coussemaker 1852, pl. VIII nr. 1 (trascrizione in notazione moderna a p. X nr. 11).

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commento CC 11-12

12 Ca ff. 435rB / [3a. 13] vA Mü f. 1r Pr f. 167r Sa ff. 140v-141r (con notazione neumatica adiastematica) Wz f. 190v (con notazione neumatica ) [str. 1a. 1-4a. 15 op-] Sequenza. Notazione neumatica assente in Ca, ma presente in Sa e Wz. 1b. 5 ut probabilis error] ut probabilis error rectam Sa Wz improbabilis errori rectam Ca; 2a. 6 peremptum] pereptam Ca, 7 obscuraque] obscuransque Mü obscurosque Ca Wz, 9 intellectu] intellectus Ca intellectum Mü; 2b. 3 preteriens] pretiens Ca, 10 forma addita Strecker edd. omnes] forma additi Ca, 11-12 edidit inde musicam] inde musicam om. Ca; 3a. 2 subplendam Jaffé edd. omnes] subsplendam Ca, 8 ponens] potens a. c. Ca, 13 ma ten tetraden Bulst Ziolkowski] maten tetraden/traden Ca matem detrade Mü maten tethraden Sa matendetradem Wz; 3b. 1 Y Grecam, I de imis Jaffé edd. omnes] Y Greca, idem imis Mü Sa Wz Y Greca, idem om(n)is Ca, 2 fissam] fissa Ca, 14 offert] offerret Ca; 4a. 2 virtuti contrariis] vituti nobis aferat contrariis Ca, 4 ipse Strecker edd. omnes] ipseque Ca ille Mü Sa Wz, 4-5 semitam que] semitamque Ca; 4b. 4 illam] ille Ca Mü Sa, 16 cernere gaudent] cernere se gaudent Ca CC 12 rientrerebbe, stando alla testimonianza dei Sermones di Sesto Amarcio (I 5, 419-420: per i Sermones quale traccia della diffusione di componimenti compresi nel CC si veda qui l’Introduzione), fra i testi del repertorio esibito, dietro ricompensa, da un iocator, il quale perstrepit «… utque sagax nudaverit octo tenores / cantus Pytagoras», fatto che dimostrerebbe, a quanto pare, la fortuna raggiunta da questa sequenza incentrata sulla figura esemplare di Pitagora (una completa analisi del carme è offerta da Kranz 1967: si vedano quindi l’utile contributo di Dronke 2007, pp. 98-103, e quindi le recenti edizioni di Haefele 1993 e Pörnbacher 1993). In effetti, per ciò che riguarda l’esistenza di una melodia, è da registrare l’interessante intitolazione di Conductus Pitagoricus offerta da Sa, un codice miscellaneo di testi di teoria musicale, prodotto nella Germania sud-orientale nella prima metà del XII secolo, nel quale CC 12 è aggiunta di mano coeva, con notazione neumatica adiastematica: l’assegnazione di un termine (peraltro raro al di fuori della trattatistica teorica) normalmente indicante componimenti (sia monodici sia polifonici) di ambito paraliturgico, riguarda un testo sostanzialmente profano (e comunque non liturgico), sul modello del cosiddetto conductus di Notre-Dame (cfr. Capriolo 1983, pp. 657-59 e Knapp 20012, pp. 277-78). C’è peraltro da notare che, stando al testo di Amarcio, sembrerebbe che lo iocator si sia incentrato solamente sulle strofe 2b e 3a (ovvero sul loro tema), posto che il carme intonato sia effettivamente da identificare in CC 12. Difatti, rispetto all’ambientazione

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tutt’altro che religiosa data da Sesto Amarcio per la performance da lui ricostruita (o forse, meglio, costruita), la summa su Pitagora ha incipit (str. 1a) ed explicit chiaramente biblici (str. 5), funzionali a definire in maniera più generale la posizione di Pitagora fra i veteres che avrebbero aperto la via alla vera sapienza. All’inizio l’immagine del Dio omnifactor (a quanto pare un neologismo) è segnata dalla dipendenza più che probabile da Is 40. 12, passo altrimenti produttivo nella tradizione poetica medievale (si veda Ziolkowski 1998, p. 203), e nell’explicit Dio è invocato con il medesimo appellativo, in modo tale, parrebbe, da chiudere ad anello la composizione. Per quanto riguarda la figura di Pitagora, se la notizia sulla reincarnazione da Euforbo (in CC 12 Euforbio) può essere facilmente ovidiana (come evidenziato da tutti gli editori e commentatori: cfr. Ov. met. XV 160-161), a Ovidio risale anche l’immagine di Pitagora (str. 2a) come primus sapiens, dotato di acumen ingenii e capace di perscrutari obscura rerum: si vedano Ov. met. XV 60-74 e 143-152. Le strofe sulla scoperta delle regole che normano le proporzioni armoniche (str. 2b e 3a: e cfr. CC 21), le quali guiderebbero anche la normula rhithmica, la notitia mensurarum e i motus siderum (vale a dire aritmetica, geometria e astronomia: in tal senso viene inteso un testo oggettivamente ambiguo, come nota anche Ziolkowski 1998, p. 205 e cfr. CC 45), hanno come fonti Macrobio, Commentarius in Somnium Scipionis II 1, 8-25, soprattutto, con Boezio, De musica I 10-11 e Marziano Capella, De nuptiis IX 933-934 (a Marziano Capella, De nuptiis II 107 – a sua volta assai vicino a Macrobio – risale assai probabilmente la formula di giuramento di str. 3a. 13: per i significati cfr. Ziolkowski 1998, p. 206; in generale si vedano Kranz 1967, pp. 298-99 e Münxelhaus 1976). Sulla littera Pythagorae la ricca tradizione medievale che dirama da Pers. V 56-57 e da Isid. etym. I 3, 7 (che ingloba Persio), con sicuri appoggi al commento di Servio ad Aen. VI 136-137, può essere recuperata attraverso Pascal 1909, pp. 17-26, Kranz 1967, pp. 200-301, Harms 1970 e Lutz 1979 (interessante il legame che Haefele 1993, p. 494, istituisce tra CC 12 e quanto viene detto a proposito della littera Pythagorae nel commento di Remigio di Auxerre a Marziano Capella). In CC 12 il discorso morale è ulteriormente incrociato con quello evangelico, soprattutto del vangelo di Matteo, come accuratamente evidenziato da Haefele 1993, p. 496. 13 Ca f. 435vAB Be f. n. r. [strr. 1a-b, 2a-b, 3a] Bn f. n. r. [c. s.] Sequenza. Notazione neumatica assente in Ca, presente in Be e Bn. 1b. 1 cruce Blume (in edit. AH) Strecker edd. omnes] crucem Be Bn in cruce Ca, 3 lucidae] lucidam Ca; 2a. 6 alligasti] colligasti Ca, 11 tuam om. Ca, 12 horto] orto Ca; 2b. 2 resurrexisti] surrexisti Ca; post 3a lac. coi. Strecker

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commento CC 12-14

Sequenza di contenuto cristologico e connessa al tema della resurrezione e quindi del giudizio, ha attestazioni (ancorché parziali e limitate alla sezione ante diem iudicii: in questa forma il testo appare in AH LIII nr. 62) anche in due graduali beneventani con precisa indicazione di destinazione liturgica per la “Dominica II (o III) post oct. Paschae”. Dopo una strofe di invocazione per la protezione divina su cunctos plectro tibimet / laudes dulce canentes, la quale ha una precisa rispondenza nella str. 5, il testo è costruito ovviamente su fonti bibliche, sia vetero sia neotestamentarie (comodamente raccolte nel commento di Ziolkowski 1998, pp. 208-09), con l’inclusione anche dello pseudo vangelo di Nicodemo (per strr. 1b e 2a) e dei Gesta Pilati (per str. 2b) e con probabili richiami anche ad altri testi liturgici (opportuno il rinvio di Ziolkowski 1998, p. 208, all’Offertorium della messa per i defunti a proposito di str. 2a. 4-8: «Domine Jesu Christe, Rex gloriae, libera animas omnium fidelium defunctorum de poenis inferni et de profundo lacu: libera eas de ore leonis, ne absorbeat eas tartarus, ne cadant in obscurum»). Sulla linea già indicata da Spanke 1942 (pp. 122-23), non è indispensabile ipotizzare – come ha invece fatto Strecker – la caduta di una strofe dopo la str. 3(a). Pertanto nella presente edizione la strofe 3 non presenta, né presuppone, responsione. 14 Ca ff. 435vB / [2a. 8 –taque] 436rB Pl f. 16r Wo f. 61v (Modus Liebinc) Sequenza. Notazione neumatica assente. 2b. 1 Nec] Nam Ca, 2 vacat] vacaret a. c. Ca (postea –aret del.), 11 iusto] isto Ca; 3b. 11 Inde ego Bulst Ziolkowski] inde ergo Pl unde ego Wo de quo ego Ca; str. 3c a Ca tantum servata, in v. 8 per con. Dronke; 4a. 5 quassam] quassa Ca, 6 alligat] colligit Ca; 5b. 4 egit] eger Ca, 5-6 graviter torret sol Meyer edd. omnes] sol graviter torquens Ca Nella sequenza è presente la più antica attestazione attualmente nota (ambientata – ovviamente con un tasso di realismo decisamente non alto – in Svevia, vale a dire in una zona che comprende la parte sud-orientale della Germania e parte della Svizzera: indicazione topografica più precisa è a str. 1b. 1, ov’è menzionata Costanza) di un tema favolistico, quello dello “Snow-Child” (MOT J 1532. 1), che ebbe una diffusione assai vasta nelle letterature europee medievali (con alcuni riflessi anche in quelle moderne): utile raccolta per informazioni di riferimento è in Ziolkowski 1998, pp. 211-12, cui si aggiunga Bayless 2005. Per i temi favolistici nei CC si veda anche Ziolkowski 2005, pp. 77, 82, 87. Come nel caso di CC 12, anche questo componimento (o, forse piuttosto, qualche cosa di analogo) doveva rientrare nel repertorio dello iocator ritratto da Sesto

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Amarcio (Sermones I 5, 418-419: «Ut simili argutus uxorem Suevulus arte / luserit»): in effetti l’esistenza di una linea melodica è indicata dal titolo che accompagna la sequenza nel manoscritto Wo (come analogamente anche per CC 5, 11 e 15), sul cui significato sono possibili solo ipotesi con diverso tasso di probabilità (rassegna esaustiva in Ziolkowski 1998, pp. 212-13). Una certa coerenza con il contesto di elaborazione e raccolta di numerosi componimenti presenti in CC avrebbe la proposta di identificare il modus Liebinc in un poema composto in onore dell’egregius miles Liuppo, il quale salvò la vita a Ottone II, nel luglio del 982, di cui sarebbe traccia nel Chronicon di Thietmar di Merseburg (III 22 cod. 1), e del quale il testo riflesso in CC 14 potrebbe essere un contrafactum, per quanto l’interpretazione corrente del passo del cronista appaia più che incerta. Affascinante (anche se non poco macchinosa, per quanto geograficamente contigua all’ambientazione della storiella) la connessione con il testo poetico, di contenuto satirico, in antico alto tedesco, noto come St. Galler Spottverse, inserito (senza comunque alcuna notazione musicale) all’inizio del codice 30 della Stiftsbibliothek di San Gallo, il cui incipit offre appunto il nome di Liubene. L’identità di attacco con una modulatio composta dal vescovo di Eichstätt Eriberto (ne è testimone l’Anonymus Haserensis in MGH SS VII p. 261 r. 18: un tentativo di attribuzione del modus a Eriberto venne tentato da Schupp 1968) se non è casuale (e forse generata da una comune discendenza da Is 34. 1) potrebbe indicare per CC 14 un rapporto di contrafactum. L’appellativo di ridiculum assegnato alla storia narrata dal testo, termine che CC 14 condivide con CC 35 (str. 1. 2) e CC 42 (str. 1. 1), sembra far rientrare questa sequenza (e gli altri componimenti accomunati, cui è da aggiungere anche CC 15, definita mendosa cantilena tesa a suscitare il riso) all’interno di un genere letterario che verrà quindi definendosi come fabliau (tra i testi elencati da Spanke 1942, pp. 120 e 129-32, come “Erzählendes” mostrano contenuti ridicoli, oltre ai carmi già ricordati, CC 6, 15, 20, 24: in generale si veda utilmente Beyer 1969, nonché Dronke 1984, pp. 145-65, che giunge a ipotizzare il testo presente in Pl come autografo dell’elaboratore del carme). La storiella sembra aver fatto parte del repertorio tradizionale dei temi per esercizi poetici e retorici, come testimoniano, ad esempio, la Poetria nova di Geoffroy de Vinsauf e testi ad essa correlati. In considerazione di questo, è possibile interpretare le più che probabili reminescenze oraziane – già individuate da Meyer e da Strecker – sia a str. 2a. 2 (cfr. Hor. carm. I 1, 14) sia a str. 4a. 5 (cfr. Hor. carm. I 1, 16-17), nonché la possibile tessera lucanea di str. 5b. 3 (cfr. Lucan. V 484-485), come tracce di elaborazione del carme in ambienti culturalmente accorti (soprendente, ma non del tutto impossibile, qualora si ponga l’elaborazione del testo nell’area di Colonia, ad esempio, sarebbe la eco da Catull. 101, 1 in post multaque equora di str. 2a. 8). Come già fatto da Allen 1928 (p. 276), viene qui inserita a testo, quale macrovariante di Ca, la strofe trasmessa dal solo manoscritto di Cambridge dopo str. 3b (e quindi numerata come 3c), da Ziolkowski edita, raccogliendo un suggerimento di Peter Dronke, separatamente quale carme (o parte di carme), con numerazione 14A (Ziolkowski 1998, pp. 216-17), e in precedenza sia da Strecker sia da Bulst riportata in apparato. Sebbene con str. 3c l’autodifesa della moglie del mercante svevo venga

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commento CC 14-16

allungata, e quindi il ritmo narrativo rallentato, tuttavia la possibile elaborazione, e circolazione, del ridiculum in contesti di esercitazione retorico-poetica potrebbe ben spiegare l’ampliamento, costruito, come suggerisce opportunamente Ziolkowski (1998, p. 217), sulla scorta del Cantico dei Cantici. 15 Ca f. 436rB Wo f. 61r (Modus florum) Sequenza. Notazione neumatica assente. 1. 2 commendatam] commentatam Ca, 3 quo modulos] quo modo dulos Ca (modo in mg.), 4 ferant] fera Ca; 2a. 3 quam] Quam Ca (ut str. initium); 2b. 2 adeo] adō Ca; 3a. 4 venatum Jaffé edd. omnes] venatu Ca venat’ Wo, 8 cedo] cruda Ca Come nel caso di CC 14, anche CC 15 è incentrato su di un tema narrativo tradizionale (MTO H 342. 1 e H 507. 2), di cui il carme rappresenterebbe la più antica attestazione nota, cosa che lo pone anche a capo della serie dei Lügenmärchen nella tradizione tedesca (cfr. Schupp 19871). È probabile che l’appellativo di mendosa cantilena in str. 1. 1 (i moduli mendaces di str. 1. 3 sono il pieno corrispettivo della prima formula, senza alcuna necessità di spostare l’asse dal contenuto alla musica) abbia connotati tecnici (in parallelo è utile Ecbasis cuiusdam captivi 40), come suggerito da Ziolkowski (1998, p. 219). Modalità di incipit, con allocuzione al pubblico (costituito in questo caso da pueruli), analogie di contenuto e ambientazione, hanno fatto ipotizzare che sia CC 14 sia CC 15 siano da attribuire allo stesso autore: ipotesi plausibile, ma attualmente non più che tale. Comune con CC 14 è anche il problema di assegnare un significato più preciso, ovvero un corrispettivo melodico, all’indicazione modale del titulus di cui il carme è dotato in Wo: l’accostamento di Spanke (1942, p. 130) ai vari lais (Lai de la rose, Lai du chèvrefeuil) non sembra di grande aiuto. 16 Ca f. 436rB / [2] vA 3#10i Notazione neumatica assente. 2. 2 Aquasgrani Strecker edd. omnes] aquas gravi Ca; 5. 2 servari Fröhner Strecker] servare Ca Bulst Ziolkowski; 8. 1 recursus Strecker edd. omnes] recursū

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p. c. Ca (ante recursus, –s expuncta); 12. 1 sanctarum Eccard edd. omnes] sanctorum Ca Occasione per la composizione di CC 16 fu l’incoronazione di Enrico III a re di Borgogna, avvenuta nell’aprile (il 14) del 1028 (vale a dire poco meno di un anno dopo la consacrazione di Corrado II, avvenimento cantato in CC 3) ad Aquisgrana a opera del vescovo di Colonia, Pilgrim (cfr. strr. 2 e 9). Come per CC 3 (si veda qui il commento al carme) è stata avanzata l’ipotesi di assegnare la paternità del componimento a Wipo, attivo peraltro nella formazione del giovane sovrano, incoronato all’età di dieci anni, senza tuttavia dati d’appoggio specifici (ricordo dell’incoronazione e del favore generale è nel cap. 23 dei Gesta Chuonradi II imperatoris). L’inno, formato da tredici strofe, si struttura tematicamente in quattro gruppi di tre strofe con una dossologia di chiusura: strr. 1-3 pongono il tema, strr. 4-6 identificano i destinatari, strr. 7-9 ricordano l’incoronazione imperiale di Corrado nella Pasqua del 1027, collegandovi gli avvenimenti dell’aprile 1028, strr. 10-12 sono di invocazione alla Vergine e ai Santi perché proteggano dal demonio sia Corrado sia Enrico, custodi della chiesa e dei deboli. Il tema del gaudium avvicina le strr. 4-6 di CC 16 alle strr. 7a-8a di CC 3 e quello dell’auxilium per la chiesa e i poveri alle strr. 8b ancora di CC 3, 4a-4b di CC 7 (in onore del vescovo Eriberto di Colonia), 2b di CC 9 e 4 di CC 17 (le trenodie per Enrico II), ciò a mostrare una più che probabile omogeneità di ambiti di composizione. 17 Ca f. 436vAB 4#12s.6 | 13s.5 R hex aa (12s.6) bb (13s.5) Notazione neumatica assente. 1. 2 et ploremus con. Grimm; 2. 2 munus dico sive donum Heinricum bonum Jaffé Strecker Ziolkowski] munus sive donum dive heinricum bonum Ca, 4 rexit Strecker edd. omnes] rexsit Ca; 3. 4 Bauvaro truces Sclavos Jaffé edd. omnes] baunaro truces sola vos Ca; 4. 1 Possumus Strecker edd. omnes] Passumus Ca, 2 fit Grimm edd. omnes] sit Ca, 3 providus opere Grimm edd. omnes] providus inopere Ca; 5. 4 voluptati Du Méril edd. omnes] voluntati Ca; 6. 2 ditavit Du Méril edd. omnes] dicavit Ca, 4 magnum Grimm edd. omnes] magnavit Ca; 7. 4 recognoscat Jaffé edd. omnes] se cognoscat Ca Come CC 9 è la sequenza composta per i funerali di Enrico II, CC 17 rappresenta la composizione innografica. L’indicazione in str. 7 dell’assenza di un successore e l’espressione di attesa pongono quasi con certezza l’inno in una data

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commento CC 16-18

precedente al 24 settembre 1024 (giorno dell’incoronazione di Corrado II) e per contro in una assai vicina (se non addirittura coincidente) a quella del 13 luglio 1024, giorno in cui morì nel palazzo di Grona (per essere poi seppellito a Bamberga: cfr. CC 9 e si veda qui la menzione in str. 6. 4) l’ultimo rappresentante della casa di Sassonia. Anche per questa composizione (come per CC 3 e 16) è stata avanzata la candidatura di Wipo, senza tuttavia delle solide prove d’appoggio (cfr. Ziolkowski 1998, p. 224). Se per CC 9 erano ipotizzabili un’origine e una destinazione più ampia (cfr. CC 9 5b), non è escluso che CC 17 sia invece un prodotto dell’ambito più ristretto del clerus, che ne sarebbe anche il destinatario (cfr. str. 8. 3 la quale darebbe identità più precisa ai socii di str. 1. 1). I termini della regalità sono espressi dalla comparazione implicita con David, nella formula magne fuit vite di str. 2. 3, avvicinabile (come giustamente suggerito da Ziolkowski 1998, p. 224) a CC 82 1a. 2, e dal richiamo alla regalità della dinastia del defunto, com’è in str. 2. 4 in parallelo all’analoga forma presentata nella lezione longior di CC 33, vale a dire la trenodia per Corrado II (str. 5. 1). Tuttavia sono i loci communes del planctus in generale a essere, ovviamente, presenti: da quello della forza dominatrice (str. 3), a quello della custodia della fede, della chiesa e dei poveri (strr. 5-6), a quello del pianto della terra e della richiesta a Cristo di un nuovo fidelis senior (str. 7). 18 Ca ff. 436vB / [1. 2] 437rB Br f. 20v Kö1 106, f. 17r Pa3 ff. 170v-171r Sg4 p. 468 Tr f. 56 Ve ff. 12r-13r [strr. 1-21] Wi1 f. 244rv Da un codice perduto il testo venne pubblicato nell’edizione delle opere di Beda stampata a Basilea nel 1563 (cfr. PL 94, 558). Una rielaborazione in esametri è tràdita in Paris, Bibliothèque nationale de France, lat. 16668, f. 22 rv (sec. IX). 4#8i R 9/ Notazione neumatica assente in Ca, ma presente in Pa3. 1. 1 Audax] udax Ca, cum littera A capitalis in f. 437rA depicta sit; 3. 2 decipis] decipit a. c. Ca Br, 4 om. Ca; 13. 2 flectet] flectaet Ca; 16. 2 reverti] rererti a.c. Ca; 20. 3 adiuvet] adiuvat Ca (et ed. Bedae 1563)

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Ritmo abecedario, di più che probabile origine merovingia (edizione attendibile in CRM I/1, pp. 129-52, con le fonti e i loci paralleli necessari), imperniato sul tema del contemptus mundi (a ciò richiama il titolo presente in Kö1), come ribadito dal refrain (costruito sulla base di un’espressione presente nella liturgia del mercoledì delle ceneri e in sostanza connessa a Gn 3. 19: «Memento homo, quia pulvis es et in pulverem reverteris»), nella specifica declinazione dell’osservanza della castitas in età giovanile (De castitate iuvenum è il titolo del ritmo in Br). Come già notato da Spanke (1942, p. 128), questo recupero dalla produzione poetica più antica costituisce all’interno dei CC l’unico esempio di Rügelied, genere che si va in seguito dotando di una tradizione assai ricca. 19 Ca ff. 437rB / [3. 2 inde] 437vA 3/4#16i.8 (con rima interna monosillabica impura: per analisi di metro e ritmo cfr. Dittrich 1953, pp. 292-300). Notazione neumatica assente. 2. 1 thus Strecker edd. omnes] thuf Ca, 3 bring syll. –it nunc vix legibilis in Ca; 4. 3 sid gi mi Wackernagel edd. omnes] sidigmi Ca; 5. 1 scono Wackernagel edd. omnes] scone Ca; 6. 1 intfieg ina Stecker edd. omnes] intsiegina Ca, 2 duxit Strecker edd. omnes] ducxit Ca; 8. 2 nobilibus Lachmann edd. omnes] nobilis Ca, thid Strecker edd. omnes] tid Ca, 3 rehto Strecker edd. omnes] reh to Ca Insieme al danneggiatissimo CC 28, il componimento su Ottone ed Enrico costituisce l’altra presenza di testo plurilingue nei CC, tipologia che ha ampia attestazione, ad esempio, nei Carmina Burana (si veda in merito Sayce 1992). Di più che probabile attribuzione a un periodo che cade fra la fine del X e l’inizio dell’ XI secolo, data la profluvie di figure con il nome di Ottone ed Enrico presenti sulla scena nell’arco cronologico individuato, assai difficili sono la contestualizzazione e l’identificazione dei personaggi coinvolti (punti di riferimento sono i contributi riassuntivi di Dittrich 1953 e McLintock 1981; utile sintesi delle ipotesi maggiori in Ziolkowski 1998, pp.  230-31). Pur tra le complessità interpretative (esemplare quella di str. 4. 2 ove è il difficilissimo ambo vos equivoci; non minori sono i problemi linguistici che riguardano, ovviamente, soprattutto la parte in antico alto tedesco, compromessa peraltro anche dal copista), CC 19 rimane un testo per più versi affascinante, legato come pare a un avvenimento effettivo di cui viene proposta una trasposizione letteraria che tuttavia non abbandona del tutto i tratti di realismo (come sottolineato da Ziolkowski 1998, p. 231): forse un prodotto elaborato nell’ambito della cerchia diplomatica di uno dei signori coinvolti nell’episodio da un autore attento a mantenere gli equilibri fra le parti (qualcosa di analogo, in altro

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commento CC 18-20

contesto, ai cosiddetti Giuramenti di Strasburgo, per cui si veda ora Lo Monaco Villa 2009). In pieno accordo con Ziolkowski (1998, p. 230) di risparmiare al lettore la salita al Golgota metaforizzata già da Strecker per l’interpretazione di CC 19, ci si limiterà in questa occasione a segnalare tra i contributi più recenti Fried 1998, Herweg 2002 e Schneider 2002. Per mantenere la natura plurilingue di CC 19, è stata conservata a testo la trama linguistica in antico alto tedesco, della quale viene qui fornita la traduzione italiana: [1. 1] thero evvigero thiernun = della vergine eterna, [1. 2] thaz ig iz cosan muozi = poiché io possa narrare, [1. 3] themo heron Heinriche = Enrico il signore, [1. 4] thero Beiaro riche bevvarode = il regno di Baviera ha difeso; [2. 1] then keisar namoda her thus = così al sovrano si rivolse direttamente, [2. 2] ther unser keisar guodo? = nostro buon signore?, [2. 3] bringit her hera kuniglichi = egli porta qui un ospite come un re, [2. 4] thir selvemo ze sine = che sia proprio tuo; [3. 1] ther unsar keisar guodo = il nostro buon signore, [3. 2] inde vilo manig man = insieme a molti uomini, [3. 3] mid mihilon eron = con molti onori, [4. 1] vvillicumo, Hinrich = benvenuto, Enrico, [4. 2] bethiu goda endi mi = ambedue, Dio e me, [4. 3] villicumo sid gi mi = io vi do il mio benvenuto; [5. 1] fane Heinriche so scono = da Enrico con cortesia, [5. 2] her leida ina in thaz godes hus = egli nella casa di Dio lo condusse, [5. 3] thero godes genatheno = di Dio la grazia; [6. 1] intfieg ina aver Otdo = di nuovo Ottone lo ricevette, [6. 2] mit michelon eron = con molti onori, [6. 3] so vvaz so her thar hafode = tutto ciò che là aveva, [6. 4] thes thir Heinrich ni gerade = che Enrico non desiderò; [7. 1] al thius spraka … Heinricho = tutto il consiglio … Enrico, [7. 2] al geried iz Heinrih = su consiglio di Enrico lo fece, [7. 3] ouch geried iz Heinrich = anche lo fece su consiglio di Enrico; [8. 1] thes hafon ig guoda fulleist = ho buona testimonianza, [8. 2] thaz thid allaz vvar is = che tutto ciò è vero, [8. 3] allero rehto gilich = tutto quanto era giusto. 20 Ca f. 437vAB 3#10i (aa, bb, cc) Notazione neumatica assente. 1. 3 fortem atque fidelem Müllenhof edd. omnes] fortis atque fidelis Ca; 2. 3 caudam Haupt edd. omnes] cauda Ca; 4. 1 defecisse Haupt edd. omnes] defecisset Ca vires Strecker edd. omnes] iures Ca; 5. 2 sorores Haupt edd. omnes] sororibus Ca; 6. 2 planctum Haupt edd. omnes] planctu Ca; 12. 2 Alverade Strecker edd. omnes] adaleithe Ca A che cosa alluda la storiella ambientata in una comunità monastica femminile della Turingia (Hombruh di str. 1. 1 è stata identificata, tradizionalmente, in Homburg a.

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d. Unstrut, nei pressi di Bad Langensalza) è assai difficile dire. Evidente è il contenuto sostanzialmente satirico della storiella, come già evidenziato da Moritz Haupt (si veda Dronke 1984, pp. 285-86, ove è anche il riassunto di varie posizioni nonché una nuova proposta), che si associa al carattere favolistico del racconto (così Spanke 1942, p. 130). Le non infrequenti tessere epiche o epicizzanti presenti nel carme individuate, sulla scorta di Spanke, da Ziolkowski (1998, p.  236: strr. 3. 3 fecit longum bellum, 7. 2 turbe virorum, 8. 3 ut fortem sternerent hostem, 9. 2 sanguinis unda) potrebbero far pensare a un gioco parodico (nel senso più tecnico del termine, di sostanziale contrafactum) con il genere epico, non estraneo ai contesti culturali in cui i CC vennero elaborati e/o raccolti. Ambientazione monastica, animali coinvolti e, probabilmente, significato morale non sono molto distanti da quelli dell’Ecbasis cuiusdam captivi per tropologiam. 21 Ca f. 437vB Prosa. Notazione neumatica assente, ma con spazi riservati. Il breve testo, che ebbe ampia diffusione tra X e XVI secolo, anche all’interno di raccolte di trattati di teoria musicale (cfr. Bernhard 1989, pp.  143-44), doveva avere uno scopo esemplificativo e didattico, attraverso anche l’inserzione di neumi negli spazi bianchi lasciati dopo le parole diapente e diatesseron, del concetto di legame e proporzione presente fra gli intervalli considerati. Più che probabile una diffusione anche orale (cfr. Bernhard 1990, p. 228) del piccolo aureum dictum, che ha degli stretti legami, evidenti, con CC 12 str. 3a. 22 Ca ff. 437vB / [8 astra] 438rA Distico elegiaco. Notazione neumatica assente. Si tratta di excerpta dal lungo carme di Venanzio Fortunato ad Felicem episcopum de Pascha (III 9 p. 59 Leo) costituiti dai vv. 39-40 (= 1-2) in forma di ritornello e quindi dai vv. 31-32 (= 3-4), 33-34 (= 5-6), 35-36 (= 7-8), 37-38 (= 9-10). In questa forma (normalmente più ampia, con la presenza anche dei versi: 41-42, 4748, 55-56, 59-60, 65-66, 73-74, 75-76, 81-82, 85-86) il carme ha un impiego innico abbastanza diffuso, come indica la tradizione manoscritta, nella quale è ampiamente presente anche la notazione musicale: cfr. AH L pp. 79-80.

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commento CC 20-23

23 Ca f. 438rA Ve2 f. 59r 3#11s.6 | 5s Notazione neumatica assente. 1. 1 Vestiunt Jaffé edd. omnes] Vestibunt CaVe2 ramorum] merorum Ca; 2. 2 merulorum] melorum Ca, 3 tacet] tacens Ca, arripiens] arripens Ca, garritu] garrito Ca; 3. 1 Hic] Hinc Ca, 2 longum] longas Ca, effundit Jaffé edd. omnes] effudit C Ve2, auras] aura Ca; 3. 3 tremula atque voce] tremulatque voce CaVe2 tremulaque voce edd., 4 pulsat] pulset Ca; 4. 1 Ad] At Ca in aeris] inaeris Ca, per agros Ve2 Strecker, in auris Haupt Ziolkowski; 5. 1 impulit rugitus cruce sign. ubi implumis iugiter Ve2 (de coniecturis vide in edd.), 2 gracula resultat Strecker edd. omnes] gracellaris ultit Ca graola resultat Ve2; 6. 1 aves] avis Ca; post str. 6 a manu recentiori in Ve2: Illa de cęlo concepit salvatorem, / ista de campis fingit natos plures / repletque vasa et favus / Christi sapore. La datazione alla metà del IX secolo assegnata al testimone Ve2 nonché l’attribuzione di esso non più allo scriptorium di Verona bensì a quello di Saint-Denis (si veda da ultimo CRM I/1, pp. cxiii-xiv) hanno modificato la prospettiva su CC 23, e, in un certo qual modo, hanno contribuito a comprendere i motivi di una scadente conservazione di esso in Ca. Come emerge dalle più recenti indagini (quale punto di riferimento si può tenere Lendinara 2003), assai probabilmente CC 23 costituisce un esempio di innografia, forse paraliturgica, incentrata sull’immagine della Vergine e di Cristo (str. 6), costruito con il ricorso anche alla letteratura, già di tradizione antica, sulle voces animantium (per bibliografia di riferimento si veda Ziolkowski 1998, p. 240), ridefinita sulla base di un bagaglio di strumenti di scuola (il priscus sonus dei merli, ad esempio, pare riflettere un ricordo del diffuso Mallio Teodoro De metris p. 593, 23 GLK VI, ripreso anche da Giuliano da Toledo, Ars, II 21, 4). Tutto ciò determina sia una drastica riduzione di quella componente profana tradizionalmente attribuita al carme, anche attraverso interventi significativi sul testo, quale l’espuzione della str. 6 (ultimo tentativo è quello di Bradley 1985), che invece risulta ineliminabile (diverso è il discorso per la strofe aggiuntiva presente in Ve2 e introdottavi da mano diversa rispetto a quella del copista: di diversa opinione Lendinara 2003, p. 73, con ulteriori ipotesi sull’integrità del carme) sia l’inserimento di CC 23 in una linea che passa attraverso il Carmen philomelaicum di Eugenio da Toledo (ICL nr. 17533) - testo, peraltro, fortemente attiguo a CC 10 - oltre che al carme sul rigogolo Caput gemmato (ICL nr. 1923). La connessione fra gli uccelli e l’ape è già in AL 762 R2, testo che può essere inserito nella linea prima indicata, ma forse rimasto estraneo all’autore di CC 23. Infine l’immagine di Maria come Mellis stilla diviene ricorrente nella tradizione innografica mariana: cfr. Blaise 1966, pp. 240-48 e 346-52.

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24 Ca f. 438rAB 3#10s (aa) Notazione neumatica assente. 3. 1 Heriger Strecker edd. omnes] Herigens a. c. et Herigers p. c. Ca; 4. 1 fui Eccard edd. omnes] fuit Ca; 7 de ratione lacunae (nihilo tamen deficiente in C) quaere Strecker ad loc.; 8. 2 illic Jaffé edd. omnes] illuc Ca L’appartenenza di CC 24 al gruppo dei ridicula (per cui si veda il commento a CC 14) è abbastanza evidente, e nello specifico è chiara la vicinanza a quella sorte di ‘proto fabliaux’ che sono CC 14 e 15. Con ogni probabilità ci si trova addirittura dinnanzi a uno dei più antichi fra di essi, se l’arcivescovo Heriger (str. 1. 1-2) che vi agisce è quello di Magonza, assurto al soglio nel 913 e morto nel 927. La sostanziale ambientazione culinaria (tra cucine e banchetto) del carme, non ignota alla tradizione satirica, è abilmente giocata su fini allusioni evangeliche, come nel caso di str. 6, con un Battista divenuto pincerna sulla scorta di Lc 1. 15, oppure del verso finale (str. 12. 3) che riprende Mt 19. 18. 25 Ca f. 438rB / [8. 1] vA 4#8i (aa bb) Notazione neumatica assente. 2. 1 lac. duarum syll. in Ca non sign. Jaffé proposuit, Ziolkowski ; 7. 1 iubent me restitui Strecker] iubent me / restitui Ca Componimento in onore dell’arcivescovo Poppo di Treviri (1016-1047), figlio del margravio Leopoldo I d’Austria, e primo preposito della cattedrale di Bamberga (si veda su di lui Jacobi 1961), redatto forse fra il 1029/1030 e il 1035 (Bulst 1950, p. 75), CC 25 ha chiaramente in filigrana il Cantico dei Cantici (richiami evidenti sono in str. 3. 1 = Ct 4. 8 e 1. 5 nonché strr. 3. 2, 6. 1, 7. 2, 10. 2 = Ct 8. 8-10), sulla scorta di quanto esegeticamente impostato già da Paolo Eph 5, 24-25 e 31-32. Nel caso di questo carme celebrativo, la chiesa non è intesa come l’istituzione nella sua generalità bensì il riferimento è esplicitamente alla chiesa di Treviri: in str. 4 sono ricordati s. Pietro dedicatario originario della cattedrale di Treviri e s. Materno il nuovo dedicatario con Poppo (da notare l’inserimento nella stessa str. 4 e nelle seguenti strr. 5 e 6 di una lista dei vescovi di Treviri, nonché la menzione di s. Simeone nella str. 7, compagno di Pop-

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commento CC 24-27

po nel viaggio in Terra Santa conclusosi nel 1020 o 1030). La funzione di sponsus è rivestita dall’arcivescovo Poppo stesso, secondo una trasposizione altrimenti presente nella tradizione medievale (per il simbolismo si può rimandare a Gaudemet 1978). In tal modo i dubbi (cfr. Ziolkowski 1998, p. 245) sul riferimento nella str. 10 alla Treveris turrita, e quindi a un intervento di ricostruzione delle mura cittadine, e non solo della chiesa (o delle chiese) di Treviri, potrebbero essere fugati, data la conseguente riduzione del grado di interazione del testo di CC 25 con il proprio modello (in questo senso si veda l’interpretazione del carme in Heyen 2002). Parimenti condizionata dal testo di riferimento biblico pare essere la forma del carme, avvicinabile a un’allocuzione della sponsa allo sponsus (anche qui sulla base di una drammatizzazione del Cantico dei Cantici di tradizione già altomedievale), mentre meno probabile è la connessione a una forma epistolare, con tutte le parti tradizionali della missiva (per le due posizioni si vedano i riferimenti in Ziolkowski 1998, p. 245). 26 Ca f. 438vA hex leon Notazione neumatica assente. 6 functas Bulst (Strecker in app.)] funcit Ca; 9 Merehilt Schröder edd. omnes] mereHict Ca Più che probabile è l’elaborazione di CC 26 all’interno di una delle fondazioni dedicate a s. Cecilia presenti a Colonia, e precisamente all’interno della comunità femminile dedicata alla santa protrettrice della musica e dei musicisti (cfr. Ziolkowski 1998, p. 249). 27 Ca f. 438vA-B (erasa) Pa12 f. 247v (1, 2, 3, 5, 4, 6, [+1]) Wi f. 157v (1, 2, 3, 5, 4, 8, 10, 6, [+ 1], 9) 4#9/ Notazione neumatica assente in Ca, ma presente in Pa12 e Wi. 1. 4 ornatum] lect. vix legibilis in Ca, ubi ornatum Pa12 et onustum Wi; quae in Ca stropha 5 pro stropha 4 ponitur et invicem, ut in Pa12 Wi; 5. 4 tibi] ibi Pa12 om. Ca; post str. 6 Iam nix glaciesque liquescit / folium et herba virescit / philomela iam cantat in alto / ardet amor cordis in antro Pa12, Karissima noli tardare / studeamus

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nos nunc amare / sine te non potero vivere / iam decet amorem periscere (fortasse perficere) Wi; 8. 3 nec] sed Ca ut videtur, 4 ut] atque Ca ut videtur Probabilmente uno dei carmi più famosi della raccolta, CC 27 condivide con CC 28, 39 e 49 i danni di un intervento censorio da parte di un lettore di Ca, il quale ha abraso testi considerati contenutisticamente (e moralmente) discutibili. Per quel che riguarda CC 27 comunque, Ca non è l’unico testimone, in quanto a esso si affiancano altri due manoscritti, dotati di notazione neumatica e recanti sostanzialmente la stessa melodia (cfr. Ziolkowski 1998, pp. 254 e, per i testi pp. 333-35), i quali tuttavia offrono versioni differenti sia tra di loro sia rispetto a Ca, che peraltro presenta un carme strutturalmente e contenutisticamente in sostanza coerente (per la questione delle versioni dei CC con tradizione multipla e la conservabilità della loro veste come esibita nel testimone cantabrigiense si veda quanto detto qui nell’Introduzione; il tentativo, da ultimo di Bradley 1984, di ricostruire un testo cosiddetto critico per CC 27 non trova una giustificazione teorica sufficientemente convincente; fondamentale per altro verso invece il contributo di Björkvall-Haug 1996). Apparenti marcature sulla sostanza dell’amore professato (la cui ambiguità verrebbe sottolineata anche dalle preoccupazioni che dovevano stare alle spalle di chi ha eraso il carme in Ca) hanno indotto a spostare CC 27 nell’ambito della celebrazione di un amore profano, facendo addirittura divenire questo componimento una delle più antiche poesie d’amore del medioevo (da ultimo Huglo 1982, p. 198). La lente interpretativa del Cantico dei Cantici sembra orientare il testo piuttosto verso un ambito religioso (Chevalier, ad esempio, elencava CC 27 come un inno mariano e inoltre Huglo 1982, pp. 198-99, ha ricordato come la struttura musicale sia tipica della produzione innografica; per la presenza del Cantico in molta letteratura amorosa medievale si veda l’ampio panorama di Pittaluga 1989), con l’impiego di immagini assolutamente non estranee alla tradizione biblica, anche al di fuori del Cantico dei Cantici, come ha esaustivamente mostrato Dronke (1984, pp. 216-25), il quale mette in evidenza anche tracce di un bagaglio culturale più ampio dell’autore di CC 27, bagaglio che doveva comprendere anche letteratura latina d’amore. Il testo di Ca è recuperato, come accennato, sulla scorta del confronto con Pa12 e Wi, la cui lezione è adottata e posta fra parentesi quadre solo quando il testimone cantabrigense risulta del tutto illeggibile. 28 Ca ff. 438vB / [26] 439rA Il carme è stato estesamente eraso dallo stesso lettore animato da preoccupazioni di ordine morale che agì su CC 27. La difficoltà di lettura è aumentata dal tentativo successivo di far rivivere la scrittura erasa attraverso l’impiego di un sussidio chimico che ha completamente oscurato il campo scrittorio. Il recupero dei lacerti avviene attraverso la ricostruzione fatta da Dronke 19682: II pp. 353-54, 356 (inte-

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commento CC 27-29

gralmente riproposta da Ziolkowski 1998, pp. 336-37, ma in questa sede non ripresa, dato il carattere puramente sperimentale dell’iniziativa), il quale è riuscito a leggere qualche cosa di più rispetto a Strecker 1926, tuttavia non molto. Si tratta del secondo carme bilingue presente nei CC, dopo CC 19, e, stando alle poche tracce susperstiti, pare che fosse un dialogo fra un uomo e una donna, forse ambedue appartenenti all’ambito ecclesiastico (tradizionalmente si pensa a un prete e a una monaca, sebbene l’uomo sia stato identificato anche in un legista o in un cavaliere: cfr. Ziolkowski 1998, pp. 260-61), tra i quali è ipotizzato uno scambio di battute a sfondo erotico-sessuale. Appare probabile che si trattasse di un poema sulla seduzione (istituibili sono dei legami, concettuali più che contenutistici, con CC 30A). Tuttavia che esso rappresenti un prototipo per generi della poesia profana è tutt’altro che sicuro, come opportunamente precisa Ziolkowski (1998, p. 261) arginando alcune tendenze della tradizione critica tedesca che vorrebbero vedere in CC 28 un’anticipazione del Minnesang. 29 Ca f. 439rA Stat. Theb. XII 325-348 (trad. di Giovanna Fernanda Villa) hex Notazione neumatica assente. 326 Ad Thebas] Adhebas Ca L’estratto dalla Tebaide di Stazio che contiene (insieme a CC 32) il lamento di Argia per Polinice fa parte di un gruppo di lamentationes tratte da autori classici (ancora Stazio per CC 31, Virgilio per CC 34 e Orazio per CC 46) inserite nella raccolta con evidente scopo esemplare, in osservanza, peraltro, di un’indicazione, proveniente dalla trattatistica teorica per i compositori di nuove melodie, di esercitarsi nel musicare proprio le parti segnate dal patetismo nelle opere degli auctores (in generale si veda Ziolkowski 2007). Per quanto riguarda Stazio, autore ben presente alla tradizione scolastica e modello centrale nella cultura letteraria del medioevo (come punto di riferimento generale bastino Reeve 1983 e Brunhölzl 1997), è da rilevare che nella raccolta dei CC i tre nuclei che rimontano alla produzione del Tolosano (vale a dire CC 29, 31, 32) riportano ben sei nuclei testuali dei sette censiti da Munk Olsen (1985: 2 p. 525) come dotati nella tradizione manoscritta staziana di notazione neumatica. Per la notazione musicale sui vv. 325-335 di Theb. XII si veda quanto posto a commento di CC 32. Notazione sui vv. 336-341 compare nel manoscritto di Leipzig, Universitätsbibliothek, Rep. I, 12 (sec. XI2, Germania [occidentale?]: Munk Olsen 1985: 2 p. 540 [C. 46]), che presenta neumi su qualche parola anche nei vv. 327-334.

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30 Ca f. 439rB Struttura ritmica irregolare (cfr. Ziolkowski 1998, pp. 266-67). In Ca v. 1 manicula signatus. Le analogie istituite fra CC 30 e l’appendice a CC 1 in realtà, come opportunamente osservato da Ziolkowski (1998, p. 265), non si riducono che all’attacco e all’uso dell’allitterazione in /c-/. Anzi, la presenza di un testo analogo, ma non identico (metodologicamente inconsistente la proposta di Bradley 1990, pp. 266-68), nel codice di Bruxelles, Bibliothèque Royale ‘Albert Ier’, MS 955 (10779-10780), del secolo XII (f. 156v; per il testo si veda Bulst 1950 p. 76 e Ziolkowski 1998, pp. 264-65: Caute cantor cantus cane. / Clare concinant canulę. / Cuncto corde crepent concinentię. / Carpe colles commodos. / convalles conspue. / Caput calcem cor coniungit. / Calles callens comparare / cane corda cane cordis / cane canulis creatorem), mostra la produttività del lusus in contesti differenti e da parte di autori diversi. Si pensi, ad esempio, sulla scorta di quanto già indicato da von Winterfeld, alla lunga Ecloga de calvis, esametrica, di Hucbald di Saint-Amand, peraltro presente anche in Ca, al f. 367r (Rigg-Wieland 1975, p. 124), nella quale ogni parola, come in CC 1 e CC 30, viene fatta iniziare con la lettera /c-/. L’ipotesi, infine, già avanzata da Spanke (1942, pp. 119 e 140) che CC 30 facesse da “Vorspiel”, in modo di ‘tropo’ (e questo a giustificare la struttura decisamente irregolare del ritmo) alla sequenza di CC 30A, come nel caso di CC 2, probabilmente (si veda qui l’introduzione al carme), ma anche di CC 6. 1a-2b e, soprattutto, di CC 43. 1-4, potrebbe essere seriamente riconsiderata, posto inoltre che solamente CC 30 comincia con un’iniziale maggiore, mentre CC 30A non pare essere marcato da uno stacco netto. 30A Ca f. 439rB / [3a. 8 me] vB Sequenza. Notazione neumatica sulle str. 1a e 2a. 1b. 7-8 servulus inlicitis] inlicitis servulus / inlicitis a.c. et servulus inlicitis / inlicitis p.c. Ca; 2a. 7 recitare] racitale a. c. Ca, 13 adduxerant Strecker edd. omnes] adduxerat Ca; 2b. 9 fidei Jaffé edd. omnes] fide Ca; 3a. 12 perempta Jaffé edd. omnes] peremptam Ca; 3b. 2 cecavit] necavit a. c. Ca, 4 ego te Christo dicavi Strecker edd. omnes] Ego te Christo dedicavi Ca; 4a. 5 cessit Winterfeld, Strecker, Ziolkowski] consensit Ca, 9 tradit Winterfeld, Strecker, Ziolkowski] tradidit Ca, 11 vade con. Strecker; 4b. 9 explorata Jaffé edd. omnes] explorato Ca; 5a. 5 pro illo orans Strecker edd. omnes] nunc pro illo orans Ca, 8 impetraret reo Winterfeld edd. omnes] reo impetraret

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commento CC 30-31

Ca; 5b. 15 Hoc Strecker edd. omnes] hanc Ca, 16 restituet Meyer apud Strecker edd. omnes] restitues Ca; 6. 8 dissipat Meyer apud Strecker edd. omnes] dissipavit Ca, 10 sacramentis Jaffé edd. omnes] sacramentum Ca, 11 reddit Meyer apud Strecker edd. omnes] reddidit Ca La sequenza sul ricco Proterio, la di lui figlia e le brame che su di lei aveva uno dei servuli, con la conseguente intrusione del diavolo e la soluzione data dall’intervento miracoloso di san Basilio, è costruita in maniera evidente (talvolta quasi parafrastica) sulla base di una traduzione latina (cfr. BHL 1022-1024) della Vita sancti Basilii dello pseudo Anfilochio d’Iconio, nella quale al miracolo per la figlia di Proterio è dedicato ampio spazio (l’attuale cap. VIII nella traduzione BHL 1022 ripresa in PL LXXIII coll. 294-311, quindi all’interno dei Libri de vitis patrum: il miracolo è alle coll. 302-305). La contiguità di CC 30A a una Vita Basilii è tale che la comprensibilità del testo della sequenza è in buona parte compromesso, se non si presuppone una familiarità con un testo agiografico che aveva raggiunto una posizione centrale nella cultura monastica del medioevo (su coordinate eccentriche rispetto a quanto qui trattato, ma con valore più generale si veda Corona 2006). La probabile fortuna, e conseguente notorietà, dell’exemplum (per tale percezione del miracolo si veda l’esplicita dichiarazione in str. 1a di CC 30A) possono essere verificate attraverso il richiamo al poemetto esametrico di Rosvita di Gandersheim, Basilius, incentrato sul medesimo episodio e con la stessa valenza esemplare (come testo di riferimento rimando ancora a von Winterfeld 1902, pp. 76-84: a p. 77 v. 7 il termine exemplum per il contenuto del Basilius), testo che mostra alcuni interessanti punti di contatto con CC 30A, senza che tuttavia sia possibile affermare con certezza una conoscenza del testo di Rosvita da parte dell’autore del carme cantabrigense. L’ipotesi di una dipendenza di ambedue da una stessa fonte, che potrebbe essere una traduzione della Vita Basilii, non coincidente con quella di BHL 1022, ma piuttosto con quella di BHL 1023, è supportata dall’indagine di Galli 1997, pp. 85-88. 31 Ca f. 439vB Stat. Theb. V 608-616 (trad. di Giovanna Fernanda Villa) hex Notazione musicale assente. 616 querela] querelas Ca Il passo interessato dall’excerptum, che contiene il lamento di Ipsipile per Archemoro (per gli altri excerpta da Stazio si veda la nota a CC 29), appare dotato di

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notazione neumatica in sette manoscritti della tradizione della Tebaide: Bruxelles, Bibliothèque Royale ‘Albert Ier’ 5337-5338 (sec. XI1, Belgio - Gembloux: cfr. Munk Olsen 1985: 2 p.  530 [C. 9]), Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Barb. lat. 74 (sec. XII2, Francia: cfr. Munk Olsen 1985: 2 p. 557 [C. 109]), Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, plut. 38. 7 (sec. XII, Midi della Francia: cfr. Munk Olsen 1985: 2 p. 535 [C. 31], solamente fino a v. 615), Genève-Cologny, Bibliothèque Bodmer, 154 (sec. XI, Germania: cfr. Munk Olsen 1985: 2 p. 536 [C. 35]), München, Bayerische Staatsbibliothek, clm 6396 (sec. X2, Germania meridionale - Freising: cfr. Munk Olsen 1985: 2 p. 544 [B. 61]), Paris, Bibliothèque nationale de France, lat. 8051 (sec. IX2/3, Francia-Corbie: cfr. Munk Olsen 1985: 2 p. 549 [B. 82]), Paris, Bibliothèque nationale de France, lat. 10317 (sec. X ex., Echternach: Munk Olsen 1985: 2 p. 552 [C. 92]).

32 Ca ff. 439vB / [336] 440rA Stat. Theb. XII 325-335, 322-324 (trad. di Giovanna Fernanda Villa, con gli adeguamenti necessari sulla base delle lezioni di Ca accettate a testo). hex Notazione neumatica assente. 326 Ad Thebas] Athebas Ca, tuas] tua Ca; 331 ubi] ub Ca; 322 profectum] perfectum Ca Per quel che concerne i vv. 1-10 CC 32 riprende gli stessi versi di CC 29, con pochissime differenze testuali, identità che può essere fatta rimontare a diversità di fonti e, forse, anche di melodie. I vv. 325-335 recano notazione neumatica in: Kassel, Landesbibliothek, 2° Ms. poet. 8 (sec. XII med., Germania-Burghasungen: cfr. Munk Olsen 1985: 2 p. 537 [C. 39]) e Paris, Bibliothèque nationale de France, lat. 8051 (sec. IX3/4, Francia-Corbie; cfr. Munk Olsen 1985: 2 p. 549 [B. 82] e vedi anche annotazione a CC 31). Per gli altri versi presenti nell’excerptum, recano annotazione musicale: sui vv. 322-335 Bruxelles, Bibliothèque Royale ‘Albert Ier’ 5337-5338 (sec. XI1, Belgio - Gembloux: Munk Olsen 1985: 2 p. 530 [C. 9] e vedi annotazione a CC 31), Paris, Bibliothèque nationale de France, lat. 10317 (sec. X ex., Echternach: cfr. Munk Olsen 1985: 2 p. 552 [C. 92] e vedi annotazione a CC 31); sui vv. 321-334 Paris, Bibliothèque nationale de France, nouv. acq. lat. 1627 (sec. XI, Italia ?: cfr. Munk Olsen 1985: 2 p. 553 [C. 96]); sui vv. 322-324 München, Bayerische Staatsbibliothek, clm 6396 (sec. X2, Germania meridionale - Freising: cfr. Munk Olsen 1985: 2 p. 544 [B. 61] e vedi annotazione a CC 31).

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commento CC 31-34

33 Ca f. 440rA Bs f. 1r [strr. 1-4] Sl f. I’ [str. 1. 1] Struttura ritmica non determinabile (cfr. Strecker 1926, pp. 86-87 e Ziolkowski 1998, pp. 276-77). Notazione neumatica assente. 1. 4 domnum Strecker edd. omnes] damnum Ca; 2. 4 legis amator Strecker edd. omnes (cum Wipone)] legum dator Ca; 3. 2 Chunelinda Wipo] Gunnild Ca, 5 seniorum Bs Wipo] ingenuorum Ca; 4. 2 frequenti mentione Ziolkowski] frequentione mentione Ca, 3 vivat Strecker edd. omnes] uuat Ca, 4 preclara Bs Wipo] et preclara Ca Come CC 33 sono trasmesse le prime quattro strofe di una cantilena lamentationum scritta da Wipo (per questa figura, e attribuzioni a lui di altri carmi celebrativi, si veda qui l’introduzione a CC 3, nonché, per lo specifico di CC 33, il contributo di Bulst 1964) per ricordare la morte di Corrado II, avvenuta a Utrecht il 4 giugno del 1039. La redazione più ampia della cantilena, che comprende nove strofe, appare al termine dei Gesta Chuonradi II imperatoris di Wipo stesso, con ricordo della dedica del componimento al figlio, e successore di Corrado II, vale a dire Enrico III (cap. 39: per il passo in cui viene ricordata l’occasione e la dedica si vedano comodamente Strecker 1926, p. 84 e, solamente in traduzione inglese, Ziolkowski 1998, p. 275; le strofe non presenti in Ca sono recuperabili attraverso Ziolkowski 1998, pp. 338-40). Le ragioni addotte da Bulst (1964, pp. 444-45) riguardo una possibile trasmissione orale che dia ragione delle differenze fra il testo tràdito nei Gesta e quello trasmesso da Ca e Bs (con, a ulteriore appoggio, la presenza, per così dire, laterale di str. 1. 1 in Sl, in quanto la testimonianza da CC 33 appare come probatio di mano seriore, nel foglio di guardia posteriore) sono più che condivisibili, posto inoltre che nella forma tràdita da Ca e Bs è inclusa la str. 3 che sostanzia la lamentabilità dell’anno e l’ineffabilità del danno (str. 1. 2) di cui il «rithmus in modum tragedie … compositus» (giusta la definizione di Ottone di Frisinga, per cui cfr. Strecker 1926, p. 84 e Spanke 1942, p. 125) è espressione, con il ricordo delle morti della regina Gunnhild (18 luglio 1038), di Ermanno IV di Svevia (28 luglio 1038) e di Corrado II di Carinzia (29 luglio 1039). Le strofe non presenti in Bs e Ca riguardano prevalentemente gesta dell’imperatore. 34 Ca f. 440rAB Verg. Aen. II 268-283 (traduzione di Riccardo Scarcia, con gli adeguamenti necessari sulla base delle lezioni di Ca accettate a testo)

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hex 269 dono] donum Ca; 272 aterque] alterque Ca Il passo estratto dal secondo libro dell’Eneide riguarda il lamento di Enea di fronte al corpo di Ettore, visto in sogno. Il tema è epico e patetico, come per gli altri excerpta (cfr. la nota a CC 29) da classici, legati a una tradizione di annotazione musicale su loci di tal genere. In proposito è da rilevare che notazione musicale sui vv. 274-286/287 è presente nei seguenti manoscritti: Bern, Burgerbibliothek, 239 (sec. IX3/4, Francia: cfr. Munk Olsen 1985: 2 p. 706 [B. 14]), Bruxelles, Bibliothèque Royale ‘Albert Ier’, 5325-5327 (sec. IX2/3, Francia settentrionale: cfr. Munk Olsen 1985: 2 p. 709 [B. 23]), Budapest, Országos széchényi könyvtar, 7 (sec. X/XI, Germania: cfr. Munk Olsen 1985: 2 p. 711 [B. 29]), Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Reg. lat. 1671 (sec. X2, Inghilterra [Worcester?]: cfr. Munk Olsen 1985: 2 p. 782 [B. 248]), Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Reg. lat. 2090 (sec. XI/XII, Italia meridionale: cfr. Munk Olsen 1985: 2 p. 784 [C. 253], in questo manoscritto i versi notati sono dal 274 al 276), Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Ashburnham 23 (sec. X, Germania o Svizzera: cfr. Munk Olsen 1985: 2 p. 718 [B. 54]), Klosterneuburg, Stiftsbibliothek, 742 (sec. XII2, Germania?: cfr. Munk Olsen 1985: 2 p. 723 [C. 72]), Napoli, Biblioteca Nazionale “Vittorio Emanuele III”, Vind. lat. 5 (sec. X in. [aggiunta del sec. XII], Italia meridionale: cfr. Munk Olsen 1985: 2 p. 747 [B. 150]), Paris, Bibliothèque nationale de France, lat. 8069-II (sec. XI, Francia: cfr. Munk Olsen 1985: 2 p. 759 [B. 182]), Paris, Bibliothèque nationale de France, lat. 9344 (sec. XI1, Germania occidentale o Francia orientale: cfr. Munk Olsen 1985: 2 p. 763 [C. 189], in questo manoscritto la notazione si ferma a v. 283), Trento, Biblioteca Comunale, 1660 TC (sec. XI, Germania occidentale o Austria: cfr. Munk Olsen 1985: 2 p. 774 [C. 225]), Wolfenbüttel, Herzog-August Bibliothek, Gud. lat. 66 (sec. IX1, Francia o Germania: cfr. Munk Olsen 1985: 2 p. 794 [B. 280], in questo manoscritto i versi annotati vanno dal 274 al 276). 35 Ca f. 440rB / [9. 2 baculus] vA Fu f. 76v 4#8i (aa bb) Notazione neumatica assente. 1. 2 ficticium] fictitum Ca; 3. 1 patebat] pateret p.c. Ca; 7. 2 spe prede captus Strecker edd. omnes] spem prede captus Ca; 8. 2 baculo] oculo a. c. Ca; 20. 2 nunquam post devotius] nonnumquam devotius Ca

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commento CC 34-37

Con la definizione di ridiculum che CC 35 esibisce in str. 1. 2, il componimento si pone all’interno di un genere letterario ben definito (si veda qui l’introduzione a CC 14), appartenenza ulteriormente ribadita dai richiami al ludus e alla iocularis cantio di str. 1. 1. Tali dichiarazioni sembrano tuttavia entrare in contrasto con il richiamo al vero sempre di str. 1. 2, posto che il riferimento al verum non sia condizionato dal referente testuale su cui il ridiculum è costruito, vale a dire il testo biblico, e segnatamente la parabola del buon pastore (Mt 18. 11-14, Lc 15. 4-7, Io 10. 11-16) e la iocularis cantio abbia come fine il satireggiare sul alcuni costumi del clero, con Prv 28. 10 alla base (in particolare si veda str. 11). In effetti i riferimenti, strutturali, a testi penitenziali e liturgici (il ricordo dei sette salmi penitenziali in str. 13, la citazione di Ps 114. 9, 146. 1 e 7, 134. 3 e 150. 1 in strr. 15 e 19, infine il Pater noster che fa la propria comparsa in str. 17) sembrano dare ancora maggior credito a tale ipotesi. Da notare il punto di contatto di parti di CC 35 (str. 12. 1 – 13. 1 e 20. 1) con il Roman de Renart (cfr. già Strecker 1926, p. 88 e i raffronti puntuali di Ziolkowski 1998, p. 280). 36 Ca f. 440vAB Strofe a schema libero. 1. 3 clausa … porta Jaffé edd. omnes] clausam … portam Ca, 4 nove Jaffé edd. omnes] novi Ca, 5 patrisque Jaffé edd. omnes] patrique Ca; 2. 2 tenes Jaffé edd. omnes] tenet Ca Preghiera mariana, con dossologia finale che ne indicherebbe la probabile completezza (di contro a quanto ipotizzato da Strecker 1926, p.  90; per l’aspetto editoriale si veda da ultimo Bradley 1996), CC 36 si caratterizza più che per una significatività testuale per una forte varianza nella struttura dei versi, fatto che lascia pensare all’impiego di una strofe libera (si veda in merito Spanke 1942, p.  118) segnata da una sostanziale regolarità dei primi 4 versi (3#8s | 7i) mentre i restanti 5 versi sono difficilmente schematizzabili (forse per ragioni di cattiva conservazione del testo, come ipotizzava Strecker 1926, p. 90?). 37 Ca f. 440vB vv. 1-3: 15i.7 vv. 4-9: 4#7s | 8i | 7i (aa bb cc) Notazione neumatica assente.

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CC 37, sostanzialmente un testo in lode delle sette arti liberali e della poesia, come prodotto di esse, è costruito unendo la prima strofe di un lungo ritmo sulla translatio studii e sul tema delle artes (edizione integrale delle 25 strofe del componimento in Strecker 1926, pp. 113-15, sulla scorta dell’unico testimone completo, il codice 10 della Bibliothèque municipale di Alençon, del sec. XII; testimoni parziali sono inoltre il clm 4660 della Bayerische Staatsbibliothek di Monaco, il famoso codex Buranus, che reca le strr. 1-3 e il codice C 11 della Hessische Landesbibliothek di Fulda, del sec. XV, che reca le strr. 1-3 più l’inizio della str. 4) a 6 versi presenti solamente in Ca, nei quali sono elencati, come derivazioni dai septem rivi (v. 2), la grammatica (v. 4) e la poesia (v. 5), con alcuni generi di quest’ultima (satira, v. 6, e commedia, v. 7), per chiudere con la poesia virgiliana (vv. 8-9). Anche nella sezione dei vv. 4-9 tuttavia sono presenti delle reminiscenze del poema da cui provengono i vv. 1-3, giacché la posizione di primato della grammatica (v. 4) sembra basarsi su str. 13. 1 del lungo carme didascalico, così come l’espressione Mantuana fistula di v. 9 riprende la medesima espressione di str. 7. 3 dello stesso testo. L’ipotesi di Spanke (1942, pp. 119 e 140) che il carme potesse fare da preambolo a una recitazione di passi virgiliani sarebbe da riconsiderare, soprattutto per il richiamo al laetificare convivia di v. 8 (che CC 37 non preceda CC 34 non pare essere argomento contrario di grande momento). 38 Ca f. 440vB 2#14s | hex Notazione neumatica assente. 4 Chere Strecker edd. omnes] here Ca, 6 valeas Strecker Ziolkowski] valeat Ca L’oscurità del senso domina sicuramente CC 38, che, per la sostanziale incomprensibilità, è stato addirittura indicato (Breul 1925, p. 101) come un agglomerato di versi non connessi tra di loro, uniti forse da una volontà di sperimentazione metrica (ed in effetti ci si trova dinnanzi a una mistura fra versi ritmici ed esametri). Si potrebbe forse piuttosto essere di fronte a un carme d’occasione, una forma di salutatio, per l’elezione di un vescovo (così Strecker 1926, p. 285) o anche più semplicemente per l’assunzione di un ufficio ecclesiastico (così Spanke 1942, p. 127): mancanza di coordinate cronologiche e più che probabile accompagnamento melodico potrebbero dar ragione dell’oscurità del testo e della complessità della forma metrica. Attraente anche l’ipotesi di Ziolkowski (1998, pp.  285-86, ove sono addotti interessanti paralleli biblici e della produzione innografica, peraltro in alcuni casi già anticipati da Strecker) che pensa a CC 38 come a un componimento per le festività pasquali (un tropo?), anche se il riferimento a presul nel v. 6 sembra creare qualche difficoltà.

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commento CC 37-40

39 Ca f. 440vB Non rilevabile con sicurezza la struttura metrica, date le condizioni di conservazione del testo. Notazione neumatica assente. CC 39 fa parte del gruppo di carmi censurati attraverso un drastico intervento di rasura della pergamena (insieme a CC 27, 28 e 49) da parte di un lettore di Ca che ha agito su testi considerati contenutisticamente (e moralmente) discutibili. L’assenza di altri testimoni rende la ricostruzione – anche tematica – di CC 39 (analogamente a CC 28 e 49; diverso è il caso di CC 27) assai complessa e, per più versi, aleatoria: unico dato certo è che il carme è incompleto e che quindi da Ca parrebbe essere stato asportato un foglio (cfr. Strecker 1926, p. 95; per la struttura dei fascicoli contenenti i CC si veda l’utile schema in Ziolkowski 1998, Pl. 2). La ricostruzione di str. 2. 1 è iniziativa di Dronke (19682: I p. 277). 40 Ca f. 441rA 4#8i (aa bb bb aa) Notazione neumatica assente. 2. 1 exiit Winterfeld edd. omnes] exuit Ca, 2 terram Jaffé edd. omnes] terra Ca; 6. 1 Veris Winterfeld edd. omnes] velis Ca, 2 frondes Jaffé edd. omnes] fronde Ca Che in CC 40 vi siano effettivamente, come vorrebbe Strecker, verna feminae suspiria è tutt’altro che sicuro, giacché lo spostamento sul piano allegorico potrebbe far passare i sospiri da una donna innamorata per un uomo all’anima (sebbene str. 6. 2 sembra rendere un po’ difficoltosa l’ipotesi) o, quanto meno, a un desiderio divino, se non addirittura portare CC 40 fra i planctus moniales (cfr. Brinkmann 1924, p. 220). Difatti non chiaramente definiti sono i motivi dei suspiria e a chi sia destinato il tu allocutivo di str. 6. 1, come anche il valore di gratia nello stesso verso. Se si tratti di una composizione femminile o al femminile, ha poca rilevanza (per tale sensibilità cfr. Ziolkowski 1998, pp. 289-90), mentre interessanti sono i rapporti strutturali con CC 48, noché con CC 27 e il filtro di esso rappresentato dal Cantico dei cantici (opportunamente Ziolkowski 1998, p. 289 richiama per str. 5. 1 l’ Ego fui sola in silva di CC 27. 6. 1). L’ambientazione primaverile può altresì richiamare CC 10, testo che ha sicura valenza teologica, nonché il mariano CC 23: tutto ciò a definire l’assai stretto legame tra la sostanza del carme e il suo pubblico di riferimento,

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anche nella forte escursione interpretativa resa possibile dal referente amoroso. C’è infine da notare che CC 40 (insieme a CC 48) è stato risparmiato dalla furia censoria di chi ha abraso in Ca componimenti apparentemente assai vicini, come, ad esempio, CC 27 (eraso per errore? Oppure valgono le ipotesi di Ross 1977, riprese da Ziolkowski 1998, p. 289, circa il salvataggio per contiguità del carme al planctus?). 41 Ca f. 441rAB 15/i.7 Notazione neumatica assente. 5 haut Strecker edd. omnes] aut Ca; 10 ligari Strecker edd. omnes] ligare Ca; 11 optate, que Jaffé edd. omnes] optatique Ca; 20 per secula Jaffé edd. omnes] te secula Ca Canto di lode per il ristabilimento di una regina, costruito con materiali linguistici di derivazione innografica (si vedano, ad esempio, le interessanti connessioni con la sequenza mariana di AH VII 105) e biblica (si vedano, ad esempio, Mt 23. 37 per sub tuis alis fulta, di v. 6 ed Ez 23. 24 per clipeus et galea di v. 19), CC 41 è di difficile datazione, localizzazione, nonché ambientazione (canto delle donne di corte, delle ancelle, di una comunità monastica?). Le varie ipotesi avanzate (ci si può comodamente rifare a Ziolkowski 1998, p. 290-91) non hanno mai trovato solidi argomenti di appoggio. Probabile la composizione del carme in un contesto francese, data la ricorrenza della rima in /-a/, che sembra esserne un tratto caratterizzante nella produzione mediolatina. 42 Ca f. 441rB Bl f. 39r Cb2 f. 88v Cm f. 77v Cr f. 93v Ln f. 83v Lo f. 77r Pg f. 28v (con copia del sec. XVII a f. 123r) [str. 1-5.2] Re f. 23r Rn f. 226r Il carme compare anche fra le opere di Fulberto di Chartres stampate nel 1608 da Charles de Villiers, assai probabilmente su di una fonte manoscritta ora perduta. 2#16i.8

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commento CC 40-43

Notazione neumatica assente in Ca, ma presente in Ch (str. 1. 1). 4. 2 frater quod tibi postmodum] frater quod dico tibi postomodum Ca, sit non cepisse sacius] sic non cepisse saucius Ca; 5. 2 interiorem] inferiorem Ca; 7. 1 clausa ianua] clausus ianua Ca, 2 debili] debilis Ca; 8. 1 opis] hospes Ca, 2 ne] nec Ca; 11. 2 intentus] contemptus Ca, crustula] crustulam Ca; 12. 2 agit] egit Ca; 13. 2 angelus] angelis Ca Caratterizzato come ridiculum (si veda CC 14 str. 1a. 3 e 35 str. 1. 2), con funzione di exemplum (si veda in questo caso CC 30A str. 1a. 9), rielaborato rithmice per essere recitato (forse, cantato, stando ai neumi presenti su str. 1. 1 in Ch), CC 42 sintetizza, nei due versi iniziali, la natura di un certo numero di componimenti presenti nella raccolta dei CC legati all’ambito dell’ammaestramento morale. Nel caso di CC 42 la contiguità con la letteratura morale è addirittura dichiarata in maniera esplicita (cfr. str. 1. 1; nel manoscritto Bl la dipendenza diventa titulus: “Quidam flos de vitis patrum”), al fine di istituire, probabilmente, un rapporto diretto con testi canonici tra le letture di edificazione d’ambito monastico, cosa che invece rimane implicita (anche se assolutamente necessaria) riguardo al, per più versi parallelo, CC 30A, dipendente da fonte analoga. La storiella dell’eremita Giovanni il Piccolo e del suo desiderio di farsi simile agli angeli e di vivere secure come quelli è, infatti, inserita nella raccolta delle Vitae patrum (PL LXXIII, coll. 916D-917A), testo che l’autore di CC 42 segue abbastanza da vicino, pur con qualche ampliamento, soprattutto nella parte finale (strr. 11-13). Che CC 42 sia da attribuire a Fulberto di Chartres (da qui l’inclusione nell’edizione delle opere di Fulberto, a partire dal XVII secolo) rimane sub iudice, anche se l’assegnazione alla Francia appare più che plausibile, come altrettanto plausibile è l’ipotesi di un autore d’ambito ecclesiastico. Oltre a Ca, CC 42 presenta una tradizione manoscritta consistente (una delle più numerose tra i carmi presenti anche nella raccolta dei CC), nella quale il codice cantabrigense mostra una certa contiguità, sembrerebbe, a Rn. 43 C f. 441vA 15i.7 Notazione neumatica assente. 1 sonabile Meyer apud Strecker edd. omnes] sonabili Ca, 2 tuam Strecker edd. omnes] eam Ca, 5 ornabile Meyer apud Strecker edd. omnes] ornabili Ca, 9 miro Strecker edd. omnes] miror Ca

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Strutturalmente CC 43 si compone di quattro versi proemiali di argomento musicale-performativo, non infrequenti (anche in forma autonoma) nei CC (un elenco è qui proposto nell’introduzione a CC 2), e di otto versi commemorativi (una cantilena: v. 4, per cui cfr. CC 33 str. 1. 1; sul pubblico interessanti le osservazioni di McKitterick 1989, pp. 229-30), sull’interpretazione dei quali esistono non pochi dubbi in merito all’identificazione del Guglielmo celebrato. Al conte Guglielmo I di Aquitania, morto nel 918 e sepolto a Brioude (Francia – Alvernia), nel chiostro della cattedrale dedicata appunto a s. Giuliano (cfr. v. 13), pensò Paul von Winterfeld, che localizzò a Brioude anche la composizione del carme, e a tale ipotesi diede credito Karl Strecker (1926, p. 101). Il candidato precedente era stato il vescovo di Magonza, figlio naturale di Ottone I (ipotesi di Jaffé poi ripresa da Breul 1925, p. 81: pertinente, in merito, l’osservazione ripresa da Strecker «Auch fragt v. Winterfeld, N. A. 25, 405, mit Recht, wie der hl. Julian nach Mainz komme»). Su coordinate assai diverse si pone l’ipotesi di Spanke (1942, pp. 125 e 140-41), il quale svincola il carme da contesti specifici di elaborazione e vede in CC 43 un adeguamento ad hoc di un ‘componimento tipo’, adattabile a varie situazioni da parte degli esecutori, per il quale propone come autore Gudinus di Luxeuil, monaco attivo all’epoca di Enrico II (1014-1024). 44 Ca f. 441vA Pa f. 76v (vv. 1-3) Pi f. 35r (vv. 1-3) Sn f. n. r. (vv. 1-3) Tropo. Notazione neumatica assente. I primi tre versi di CC 44 sono presenti in fonti liturgiche di Nevers e Sens: come strofe iniziale di un inno processionale (la cui str. 3 sembra mostrare analogie con i vv. 4-5 di CC 43) per le festività della Pasqua (accompagna l’inno Salve festa dies edito in AH L pp. 79-80, per cui si veda CC 22) tali versi sono attestati in Pi, un graduale della chiesa di Nevers, e quindi in Pa, un tropario sempre della chiesa di Nevers, con l’intitolazione “in reditu fontium” (cfr. AH XLIII p. 26 n.° 37 e p. 317; per Nevers e i due libri liturgici si veda Fassler 1993, pp. 99-102); in Sn i soli tre versi iniziali compaiono nell’ Officium fatuorum - vale a dire nella messa degli asini - di Sens, come testo cantato (presumibilmente) da “Quatuor vel quinque in falso retro altare” (cfr. AH XX p. 219 n.° 5). Molto probabilmente anche CC 44 doveva avere una destinazione liturgica (l’ipotesi di Ziolkowski 1998, p. 298, che possa essere un tropo per la Pasqua legato alla formula liturgica Hec est dies quam fecit Dominus ha un discreto grado di probabilità) e una recitazione drammatica. Come già indicato da Strecker (1926, p. 102) a sostanziare il testo, al di là dei versi iniziali, sembra essere il dialogo fra Gesù e Cleofa in Lc 24. 17-23.

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commento CC 43-46

45 Ca f. 441vA Cb1 f. 19 (v. 1) cfr. Bernhard 1989 p. 145, con bibliografia pregressa. 5#13i.7 | 9 | 2#7i | 15 Notazione neumatica assente in Ca, ma presente in Cb1 2 uti Jaffé edd. omnes] ut his Ca; 6 quorum Strecker edd. omnes] quarum Ca; 10 pantokrator] pantokraton Ca, rege] reget Ca regat Strecker edd. omnes Netti sono i rapporti, anche di fonti, con CC 12 (alla cui introduzione si rimanda) per questo testo sulla musica e sulle proporzioni aritmetiche che la regolano, con il coinvolgimento del moto degli astri, nonché sul loro inventor Pitagora. L’incipit ha i tratti dell’invito all’esecuzione (con il ricordo esplicito di una classe di strumenti, la rotta o crotta, sostanzialmente di confine fra arpa e viola: per indicazioni precise e iconografia – peraltro ricavata da Pa12 - si veda Lanza 1983) e non si può escludere che si tratti anche in questo caso di un testo di preambolo destinabile a esecuzioni diverse (cfr. CC 2). Interessante rilevare (cfr. già Spanke 1942, p. 123) come ad anticipare CC 45, in cui è ricordato un Pitagora il quale deprendit consonantias (v. 4), è CC 44, che in uno dei testimoni dei vv. 1-3 quale strofe iniziale di un inno processionale più ampio (segnatamente il codice Pi) vede il testo accompagnato da un disegno che ritrae due esecutori, dei quali uno, fermo, è dotato di uno strumento a forma di corno (un olifante, presumibilmente) e l’altro, danzante, ha in mano uno strumento a corde suonato con un arco; i due sono divisi da una pianta e accompagnati dalla scritta “Consonantia cuncta musica”. Nella dossologia finale di CC 45 - che non meraviglia se si pensa al progetto degli otto modi gregoriani raffigurati sui capitelli della chiesa di Cluny (si veda ancora sostanzialmente Meyer 1952) - appaiono necessari due interventi emendatorii legati alla difficile sostenibilità della lezione pantokraton, data anche la rarità del grecismo adottato, e alla più conveniente correzione del reget di Ca nella forma di imperativo, anche in ossequio ad una formula sufficientemente diffusa nell’innografia medievale. 46 Ca f. 441vAB Hor. carm. III 12 (traduzione di Enzo Mandruzzato, con gli adattamenti necessari sulla base della lezione di Ca) ion min Notazione neumatica assente in Ca.

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2 exanimari] exanimali Ca, 4 qualum] squalum Ca Cithereę] cithareę Ca, 5 operoseque] opera seque Ca Neobule] ne obule Ca, 6 nitor] nitar Ca, 8 ipso] ipse Ca, 9 segni pede victus] seni victus pede Ca, 11 iaculari et celer] iaculare celere Ca CC 46 è un lamento d’amore di Neobule (per il gruppo delle lamentationes si veda la scheda a CC 29), che descrive il proprio amante ideale, e apre un piccolo gruppo di lamenti costituito da CC 47 e CC 48, serie da accostare a quella precedente, sempre di lamentationes estratte dalla letterautra latina, formata da CC 29, 31, 32 e 34. Il carme presenta nella tradizione manoscritta oraziana una notazione neumatica aquitana (su str. 1. 1) nel Par. lat. 7979 (sec. XI/XII, Francia): cfr. Wälli 2002, p. 189 n° 23. 47 Ca f. 441vB 3#15i.7 |14i.7 Notazione neumatica assente. 2. 3 perscrutatur Jaffé edd. omnes] perscrutator Ca; post 3. 2 lac. con. Strecker Notevole nucleo tematico è quello cui si riferisce CC 47, il lamento di Rachele per la perdita dei figli, sostanzialmente costruito sulla base di due auctoritates bibliche: Ier 31. 15 e il connesso passo di Mt 2. 18. Come noto le due sorelle sono poste a simboleggiare, nella tradizione esegetica cristiana, la sinagoga (Lia, la moglie anziana di Giacobbe: cfr. Gn 29. 17) e la chiesa (Rachele, la moglie giovane: cfr. Gn 29. 17 e quindi lo spostamento simbolico sulla chiesa in Paul. Eph 5. 25-28), con tutto ciò che tale interpretazione comporta con l’allegorizzazione del comportamento delle due donne e, nel caso di CC 47, con l’ulteriore sovrapposizione di Rachele a Maria (str. 1. 4 uxor sine macula, casta servans viscera, str. 2. 1 Felix virgo, Deo cara et dilecta femina). Condivisibile l’ipotesi di Ziolkowski (1998, p. 304) che CC 47 fosse un testo (probabilmente parziale, e comunque mutilo, accettando l’ipotesi di Strecker) destinato al canto, da inserire nella notevole serie di sequenze melodizzate con al centro il lamento di Rachele, al cui culmine porre la sequenza di Notchero I di San Gallo (il Balbulus) “Quid tu virgo” (facile accesso al testo attraverso AH LIII pp. 79-81 n.° 389).

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commento CC 46-48

48 Ca f. 441vB Vl f. 80v 12i.6 Notazione neumatica sulle strr. 1 e 2. 2. 3 sororem] sororis Ca La furia censoria di chi ha agito su CC 27, 28, 39 e agirà su CC 49 ha, stranamente, si potrebbe dire, risparmiato CC 48, che invece si presenta come un componimento erotico, complesso, con pochissime (o nulle) scappatoie allegorizzanti. Sia che si tratti di un canto eterosessuale di una donna abbandonata da un giovane amante (il miser di str. 2. 7 creerebbe qualche difficoltà, anche se esso è a sua volta in un problematico verso in più rispetto all’estensione delle strr. 1 e 3) oppure di un paidikon omosessuale, pur passando attraverso l’ipotesi del lamento di un maestro per la dipartita dell’allievo prediletto (le varie posizioni sono comodamente riassunte da Ziolkowski 1998, p. 306, e si aggiungano ora Limbeck 2001 e Pörnbacher 2002; c’è da notare – cosa non messa in rilievo da Ziolkowski – che la posizione eterosessuale si radica con Jaffé, mentre quella omosessuale è di Traube, accolta con favore da Strecker), questo dotto componimento rimane per più versi problematico. Come problematica rimane, sostanzialmente, la datazione, giacché per ciò che concerne la localizzazione, il riferimento all’Adige in str. 2. 5 (posto che questo sia il non consueto Tesim/Thesim) farebbe pensare a un prodotto della scuola veronese: che esso sia assegnabile all’altezza cronologica dell’episcopato di Raterio (così da Traube 1891) rimane ipotesi tutta da appurare. L’autore di CC 48 ha chiara confidenza con l’innografia, sia dal punto di vista linguistico (cfr. str. 1. 3-4) sia da quello metrico (la scelta dell’asclepiadeo ritmico ne è indizio, data l’ampia diffusione di esso, in varie strutture strofiche, all’interno della produzione innografica), alla quale unisce una cultura di scuola che gli permette di recuperare le figure delle tre Parche per augurare, con l’impiego di ricercati grecismi (ipotesim di str. 2. 1, heresim di str. 2. 3), una lunga vita al puer (la serie potrebbe essere debitrice – come già suggerito da Strecker 1926, p. 106 – di un verso leonino, di una certa diffusione, che assegna a ognuna delle tre sorelle il proprio compito: «Clotho colum baiolat, Lachesis trahit, Atropos occat»), nonché le immagini di Nettuno e Teti per accompagnare sempre il puer nel viaggio sull’Adige (?) e infine il recupero del mito di Deucalione e Pirra per il lamento sulla durezza dell’amato (str. 3. 1-2), con anche una possibile eco ovidiana (dura materies e Ovid. met. I 414 «inde genus durum sumus»). Tessere bibliche (Prv 5. 19 e Ct 2. 9) potrebbero essere all’origine dell’immagine del verso finale (sposa-cerva e sposohinnulus), anche allegorizzabile attraverso le consuete equivalenze (sposa-Chiesa o anima, sposo-Cristo), tuttavia problematico rimarrebbe il rapporto non solo con str. 3. 5 (a meno che l’emulus non sia il demonio), ma con l’intero andamento del carme.

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francesco lo monaco

Eccezionale è la presenza di notazione neumatica in Ca proprio su CC 48 (altro gruppo che presenta annotazione è quello dei metra boeziani, CC 50-76), con neumi adiastematici in campo aperto, dunque di difficile interpretazione melodica se il carme non fosse stato trasmesso anche da Vl insieme a un altro componimento strutturalmente e metricamente identico (O Roma nobilis: i due ritmi vengono indicati da Norberg 1958, p. 101 n. 51, come gli unici esempi si strofe esastica di asclepiadei minori ritmici), dotato di neumi diastematici che ripropongono la stessa melodia, ulteriomente trasmessaci da un altro testimone di O Roma nobilis (Montecassino, Archivio della Badia, MS 318, sec. XI, proveniente da Santa Maria di Albaneta) che utilizza un sistema guidoniano su sei righi (per informazione bibliografica generale cfr. Stäblein 1975, p. 51 n° 492). 49 C f. 441vB Non rilevabile con sicurezza date le condizioni del testo. Notazione neumatica assente. Il testo di CC 49 è stato quasi totalmente abraso e quindi la ricostruzione parziale offerta è quella proposta da Dronke (19682: I p. 274, ripresa da Ziolkowski 1998, p. 126). La più che probabile presenza di riferimenti sessuali espliciti, non compensati da una sostanziosa trama (anche nei pochi versi residui e ricostruibili) di echi dal Cantico dei Cantici (str. 1. 1 e Ct 2. 10, str. 1. 5 e Ct 2. 5, 5. 8, nonché la metafora della chiave in str. 3. 1 con i paralleli di Ct 5. 2, 5. 4-6, sulla cui ambiguità si veda tuttavia anche Spanke 1942, pp. 136-37), deve aver condannato il carme alla damnatio, privandoci di un testo sicuramente eccentrico, forse una delle più antiche canzoni a ballo (così ipotizza Dronke 19782, p. 190). 50-76 Sono raccolti (per intero o, più spesso, nei soli versi iniziali) nel foglio di Ca recuperato presso la Stadt-und Universitätsbibliothek di Francoforte (Fragm. lat. I. 56) i metra del De consolatione philosophiae di Boezio, in parte con notazione neumatica (per la descrizione del foglio e una riproduzione cfr. Gibson-Lapidge-Page 1983; per l’ubicazione dei neumi si veda qui la Tab. 2). Il valore esemplare dei metra boeziani, data la loro polimetria, era considerevole nella tradizione culturale medievale: basti pensare all’attenzione descrittiva che a essi dedica Lupo di Ferrières con l’opuscolo De metris Boethii, ampiamente diffuso (cfr. come punto di riferimento generale Brown 1976) per comprenderne l’inserzione tra i CC visti gli interessi metrici che regolano, tra altri, la logica della raccolta (su tale aspetto si veda qui l’Introduzione). Inoltre non infrequente è la presenza anche nei manoscritti boeziani di annotazioni neumatiche sui metra (un paio di esempi significativi in Ziolkowski 1998,

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commento CC 48-78

p. 312). In questa sede si rinunzia alla trascrizione e alla traduzione degli excerpta, per i quali si rimanda all’edizione di Ziolkowski (1998, pp. 126-41 e 311-17). 77 Ca f. 442rA-vB 4#da3^ adon Notazione neumatica assente. 2. 2 Cinthia Stotz Ziolkowski] Cithia Ca; 4. 3 psicha Stotz Ziolkowski] pisiciha Ca; 6. 3 haud Stotz Ziolkowski] ha/// Ca; 10. 4 suadens Stotz Ziolkowski] saudens Ca; 12. 4 in omne Stotz Ziolkowski innomine Ca; 13. 3 lassa labore Stotz Ziolkowski] lassa bore Ca; 14. 2 facta Stotz Ziolkowski] Lacta Ca; 16. 2 pneumate Stotz Ziolkowski] pnenumate Ca; 22. 4 quemque Stotz Ziolkowski] quemcumque Ca; 23. 1 in navi Stotz Ziolkowski] Ianui Ca; 25. 1 tollendo Stotz Ziolkowski] tollenda Ca; 25. 3 nam con. Stotz; 28. 1 inde Stotz Ziolkowski] indie Ca; 29. 2 iudex Stotz Ziolkowski] index Ca, toribus Stotz Ziolkowski] torribus Ca; 30. 4 ferentes Stotz Ziolkowski] ferrente Ca; 35. 4 regens Stotz Ziolkowski] regnens Ca Il componimento cristologico teso, sostanzialmente, alla confutazione dell’eresia teopaschita (strr. 30-31) si articola come una storia della salvazione dalla creazione del mondo al giorno del giudizio universale, costruita, ovviamente, sulla base di fonti bibliche (dal libro della Genesi ai Vangeli all’Apocalisse: i loci paralleli sono elencati da Ziolkowski 1998, pp. 319-20). Da notare che la struttura metrica impiegata è quella del metrum I 2 della Consolatio di Boezio. Rimane qualche dubbio sull’incipit e quindi sulla possibile acefalia del testo ipotizzata dai primi editori, Dronke-Lapidge-Stotz (1982, p. 69). 78 Ca ff. 442vB / [5. 3] 443rA 3#11s.6 | 5s Notazione neumatica assente. 2. 2 passus Stotz Ziolkowski] pasus Ca; 9. 3 servitutem Stotz Ziolkowski] servitutaem Ca Sostanzialmente un testo penitenziale, una forma di preghiera, è il CC 78 indirizzato a Cristo come reggitore del mondo e redentore dei peccati. L’impiego

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francesco lo monaco

della strofe saffica inserisce il carme in una nutrita serie e anche il tema non rende semplice né la localizzazione né la datazione. L’ascrizione di CC 78 al contesto di produzione in cui agì Godescalco di Orbais (verso il quale è debitore CC 79) è ipotesi avanzata a suo tempo da Dronke-Lapidge-Stotz (1982, p. 80) e solo in parte condivisibile (il diverso parallelo proposto da Ziolkowski 1998, p. 322, più che offrire nuove coordinate sfuma quelle di Godescalco). 79 Ca f. 443rA 6#adon (aaaaaa) Notazione neumatica assente. 2. 5 baratrum Gottschalk] paratum Ca CC 79 è costruito attraverso l’escertazione di tre strofe (1, 3, 4) di un componimento di Godescalco di Orbais dalla più sostanziosa consistenza di 12 strofe (edizione integrale in AH L pp. 220-21, n.° 166 e Traube 1896, pp. 724-25; in parallelo si consideri CC 22 e Venanzio Fortunato). Vi sono delle differenze nel testo offerto da Ca rispetto a quello del carme integro: oltre ad altum Ca – atrum Godescalco, str. 1. 5 Dirige gressum Ca – Sive barathrum Godescalco, str. 2. 5-6 Sive baratrum (paratum ms.) / aspice lapsum Ca – Dirige gressum / redde paratum Godescalco, str. 3. 5-6 Fraude carentem / Omnipotentem Ca – Fraude carentem / prava caventem Godescalco. Nel caso di str. 1. 5 sembra di essere di fronte a un’anticipazione di str. 2 [3 Godescalco]. 5 e str. 2. 6 Ca richiama str. 1. 6 con alcune difficoltà di senso (anche Traube 1896, p. 737, commentava, nell’annotare l’edizione del carme come presentato da Ca: «non uno loco sensu caret»). La sostanziale variante di str. 3. 6 rispetto al testo di Godescalco (in questo caso str. 4. 6) con la scelta dell’adonio risolto con un unico vocabolo sembra essere stata guidata dalla volontà di porre una sorta di ‘cadenza’ di chiusura. 80 Ca f. 443rAB 6#adon Notazione neumatica assente. 2. 1 quique Traube Ziolkowski] quinque Ca, 5 nobile Meyer teste Traube Ziolkowski] nomine Ca; 3. 3 sidera Traube Ziolkowski] sedera Ca, 5 arvaque Traube

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commento CC 78-82

Ziolkowski] auraque Ca; 5. 1 pereunti Traube Ziolkowski] perunti Ca; 6. 3 add. ab alia manu inter lin.; 11. 2 sospite Traube Ziolkowski] sospit Ca; 12. 5 continet Traube Ziolkowski] continent Ca L’influenza di Godescalco di Orbais su questo componimento in adonii metrici era stata già rilevata dal suo primo editore, Traube (1896, p. 737), che proponeva di assommare in un’unica persona sia l’autore di CC 80 sia il rielaboratore di materiale godescalchiano in CC 79. Il tema è quello, del tutto tradizionale, della funzione salvifica della discesa di Cristo (consustanziale al Padre, giacché a lui vengono assegnati i meriti della creazione: strr. 1-4, 7-8), fattosi uomo attraverso Maria, la cui figura entra dunque nel progetto di salvazione (strr. 4-6). Il carme sembrerebbe avere un destinatario (strr. 11-12), non facilmente identificabile, ed essere il dono di un poeta che avverte tutta la propria pochezza (str. 10) nel cantare il tema e, a quanto pare, nel rendere onore al dotto interlocutore (str. 11, in cui il destinatario è detto in possesso di sensus acutus, prompta loquela, metrica Musa). 81 Ca f. 443rB / [1. 5] vA 4#5/s | R 3#16i.8 4i Notazione neumatica assente. 1. 1 regis Dronke Ziolkowski] regem Ca, 2 citharizantes Dronke Ziolkowski] harizantes Ca, 3 plectro con. Dronke, 5 (et sic semper) lago Dronke Ziolkowski] lago Ca; 2. 7 con. Dronke; 3. 1 felices Dronke Ziolkowski] felix Ca Testo di contenuto davidico (come CC 82), che raffigura un re David mentre suona il salterio guidando le schiere dei giusti e degli angeli, secondo un’immagine che si ritrova anche nell’Apocalisse di Paolo (cap. 29) e ha amplissima diffusione iconografica. Appare probabile che il ritmo sia stato composto per una destinazione liturgica, come indicherebbe la str. 4, la quale ricalca la conclusione della praefatio per la liturgia domenicale che introduce il Sanctus (cfr. Ziolkowski 1998, p. 326). Il ritornello parrebbe costruito sulla scorta di Re 1 13. 4 o 17. 3. 82 Ca f. 443vB En f. r (1-3a. 2 convenerunt) Sz f. 1r Protosequenza (cfr. Ziolkowski 1998, p. 329).

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francesco lo monaco

Notazione neumatica assente in Ca, ma presente su str. 1 di Sz. 1b. 4 laus sit] lausit Ca; 2a. 2 fregit coi.] freget Ca, peregit EnSz Stotz Ziolkowski; 2b. 5 querebat] carpebat Ca; 3b. 5 David querebat] David quam querebat Ca; 4a. 3 cadebat] cedebat Ca, 4 planctu] planctum Ca; 4b. 2 maligni] magni Ca Che CC 82 sia effettivamente da individuare nel componimento cantato dallo iocator disegnato da Sesto Amarcio nei Sermones (cfr. la nota a CC 12; il verso sarebbe I 5, 417 in cui si ricorda il componimento nel quale si narrava «straverit ut grandem pastoris funda Goliath») può destare più di un dubbio (nonostante Ziolkowski 1998, p. 328, dica che «it is now generally agreed») in quanto l’episodio di Golia è in CC 82 solo fugacemente accennato (non c’è inoltre alcun riferimento alla fionda) e il ritmo cantabrigense è invece impostato, sostanzialmente, sugli attriti con Saul. Il testo è una biografia di David manu fortis (etimologia del nome del re israelita nella tradizione esegetica: si veda, ad esempio, Girolamo nel De interpretatione Hebraicorum nominum PL XXIII col. 857) nella prospettiva della discendenza da lui di Cristo qui victor mundum vicit nosque redemit (str. 5). La fonte del componimento è sostanzialmente da identificare nel libro dei Re: per str. 1a-b cfr. Re 1 16. 18-19 e Re 1 17. 15, per str. 2b cfr. Re 1 16. 14-23, per str. 3a cfr. Re 1 24. 4-5, per str. 3b cfr. Re 1 16, per str. 4b cfr. Re 2 1. 21-25.

83 Ca f. 443vB 2#11/ | R 9 Notazione neumatica assente. 1. 2 pro criminibus nostris Dronke Ziolkowski] pro nostris criminibus Ca; 2. 2 adsis Dronke Ziolkowski] adsit Ca; 6. 2 con. Dronke; 8 12 – 4 con. Dronke Preghiera mariana, con invocazione per chi innalza lodi con il canto. I numerosi imprestiti dalla tradizione dei testi mariani sono stati identificati in DronkeLapidge-Stotz 1982, pp. 92-93.

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CARMINA CANTABRIGIENSIA

Carmina cantabrigiensia 1-3

Carmina Cantabrigiensia

1 Gratuletur omnis caro, Christo nato domino, qui pro culpa protoplasti carnem nostram induit, ut salvaret quod plasmavit Dei sapientia.

2 Melos cuncti concinnantes gratiarum actiones solvimus , aciem qui nostre mentis roboravit ad cernendum summi patris coeternum verbum, per quod cuncta restaurantur et reguntur elementa, mira cuius bonitate atque dono salutem haurimus.

3 1

2a



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Voces laudis humane curis carneis rauce non divine maiestati cantu sufficiunt, que angelicam sibi militiam in excelsis psallere

Carmina cantabrigiensia 1-3

Carmina Cantabrigiensia

1 Festeggi ogni creatura la nascita di Cristo Signore, che, per colpa del primo creato, si è vestito delle nostre carni, per salvare ciò che la sapienza divina ha plasmato.

2 Diamo tutti quanti forma al canto e rendiamo grazie al Creatore, che ha rafforzato la vista della nostra mente per penetrare con essa il verbo coeterno del sommo Padre, grazie al quale ogni elemento è restituito e posto nel suo ordine: è per la Sua mirabile bontà e per Suo dono che otteniamo la salvezza.

3 1

2a



Voci d’umana lode, rauche di carnali affanni, non riescono a sostenere un canto per la Divina Maestà, che a milizia angelica di salmodiare a Sé dispose

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Carmina cantabrigiensia 3

2b

3a

3b

4a



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sanctam iussit simphoniam, nec non variam mundi discordiam se movendo concordem dare fecit armoniam; que imperium confirmando Romanorum suos agnos fonte lotos a luporum morsibus pia pace custodivit. … … … … hos Cuonradus pius unctus Domini iam defendit imperando. Quem providentia Dei preclara predestinavit et elegit regere gentes strennue Davidis exemplo Messieque triumpho.

Carmina cantabrigiensia 3

2b

3a

3b

4a



nell’alto dei cieli un sacro concerto e con il movimento suo la varia discordia del mondo fece sì che generasse un’armonia concorde. Dei Romani l’impero rafforzando, tutelò dall’assalto dei lupi i suoi agnelli, lavati nella fonte, con santa pace. … … … … Costoro oramai Corrado pio, unto del Signore, difende imperatore. Inclita divina provvidenza lo scelse predestinato a reggere le genti con valore: immagine di Davide, trionfo del Messia.

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Carmina cantabrigiensia 3

4b

5a

5b

6a



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Ortus avorum stemmate regum per iunioris gradus etatis proficiebat regiis moribus et factis, ut probavit eventus. Tiro fortis et fidelis, passus plures mundi labores, propinquorum causas et amicorum haud secus quam suas desideravit cunctis viribus iuvare pro possibilitate. Pater ut suum nutrit natum nunc adolando nunc flagellando, tempestates mundi per varias Christus hunc probavit, ut didicisset prona pietatis scala condescendere reis. Post Heinrici mortem omni deflendam gregi catholicorum

Carmina cantabrigiensia 3

4b

5a

5b

6a



Progenie di re aviti, per i gradi di sua gioventù con regali ascendeva indole e gesta, come l’esito manifestò. Recluta forte e fedele, che del mondo infinite fatiche ha sopportato, di parenti ed amici le cause, come sue, cercò di sostenere con ogni forza, secondo sua possa. Qual padre il suo figliolo alleva adulando ora or flagellando, a prova costui Cristo mise del mondo in diverse temperie, perché apprendesse come, della pietà attraverso la ripida scala, discendere fra i rei. Di Enrico dopo, per la turba tutta dei fedeli, la lacrimevole morte,

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Carmina cantabrigiensia 3

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7a

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hunc rex regum fidum ecclesiarum iussit fore patronum. Hunc Romani principatus cuncti mox elegere sibi defensorem et propugnatorem fortem orthodoxorum. Gaudent omnes circumquaque gentes gratias Christo dantes qui viduarum atque pupillorum audit voces suorum. Age, gaude Roma, urbium domna, cum consensu cleri devoto te Cuonradi precepto subdi, qui non tantum suas sed affective omnium subditorum querit utilitates. Ad haec publicarum principes rerum et private dediti vite, iure tenti

Carmina cantabrigiensia 3

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7b

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8b



questo il Re dei re volle che fidato fosse difensore delle chiese. I principi romani tutti si scelsero subito lui come difensore e della fede ortodossa protettore forte. Gioiscono tutte le genti ovunque, a Cristo rendendo grazie per aver udito di vedove e fanciulli suoi le voci. Orsù, gioisci Roma, delle città signora, con il consenso devoto del clero sottomettiti al volere di Corrado, che dei sudditi tutti ricerca ogni bene, con forza di sentire, e non solo il proprio. Per tutto ciò, voi Signori e voi privati, voi legati da familiari doveri,

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Carmina cantabrigiensia 3-4

9



familiari, vitam et salutem imperatori nostro poscite Cuonrado, christo Dei electo. Laus sit regi seculorum patri, nato, pneumati sancto, cui soli manet imperium, honor et potestas, quem angelorum laudes hominum et voces laudant rite per evum.

4 1a

1b



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Grates usiae solvimus supremae, cui nihil accedit neque recedit, omnia continenti, non contento, invisibili Domino. Cuncta qui initio creavit ex nihilo, suam et hominem formavit ad imaginem

Carmina cantabrigiensia 3-4

9

chiedete lunga vita e salute per Corrado nostro signore, scelto da Dio. Sia lode al Signore del tempo, al padre, al figlio, allo spirito santo, cui solo spetta l’onore e il potere: lui giustamente esaltino per i secoli le lodi degli angeli e le voci degli uomini.

4 1a

1b



Rendiamo grazie alla suprema Essenza, cui nulla è aggiunto e nulla è sottratto, al Dio nascosto che tutto contiene non contenuto. Ogni cosa all’inzio egli creò dal nulla e l’uomo fece a propria immagine,

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Carmina cantabrigiensia 4

2a

2b

3a

3b



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vice dampnatorum angelorum sui ordinis decimi. Hinc stimulatus serpens antiquus suasit amarum mandere pomum, quo nos omnes, heu, mortales subiacemus dire mortis imperio. Factor sed sue condolens facture misit huc filium sibi coeternum, tectum forma sub servili rem mendacii ………… Virgo Maria, maris stella, feta de celo pneumate sancto, edidit salo tempestuoso lucem sempiternam, salvatorem Christum Dominum sanctissimum. Postquam innumera fecit signa,

Carmina cantabrigiensia 4

2a

2b

3a

3b



ordine decimo vicario degli angeli ribelli. Da questo stimolato l’antico serpente il frutto amaro convinse a mangiare: per questo, ahimé, noi mortali al crudele impero della morte tutti soggiaciamo. Il creatore tuttavia, compatendo la creatura, mandò fra di noi il suo coeterno figlio, di servo sotto le sembianze celato ………… Maria Vergine, del mare stella, dal cielo nata per opera dello Spirito Santo diede al mare tempestoso una luce sempiterna, Cristo salvatore Signore santissimo. Innumerevoli fece miracoli,

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Carmina cantabrigiensia 4

4a

4b

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tollerat sputa, alapas, flagella, crucis inhonestam patitur mortem, ponitur in sepulchrum, adit infernum, frangit mortis imperium. Tertia die surgit a morte, trahens microcosmum ad semet ipsum, scandit omnes super celos; nunc a dextris sedet patris altithroni. Inde venturus potens est Deus oves salvare, hedos dampnare, has in celis gavisuras, hos in penis luituros pro meritis. Non longo post discipulis in conclavi congregatis spiritus ethera imbuit aura pectora beatorum individue trinitatis fidelium.

Carmina cantabrigiensia 4

4a

4b

5a



e dappoi sputi sopportò, schiaffi e vergate, e di oltraggiosa croce sofferse il perire: venne posto nel sepolcro, varcò le porte dell’inferno, spezzò il dominio della morte. Il terzo giorno resuscitò da morte, portando a sé il microcosmo, ascese i cieli tutti: ora siede alla destra del padre nel trono regale. Di là discenderà Dio nella sua potenza a salvare le pecore, a condannare i capri: quelle nei cieli godranno, questi nelle pene soffriranno, ciascuno per i propri meriti. Non lungo tempo dopo in unico luogo radunati i discepoli, lo spirito riempì dei fedeli dell’indivisibile Trinità i cuori con celeste soffio.

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Carmina cantabrigiensia 4

5b

6a

6b

7a



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Qui pergentes predicabant: “Pater, natus, sanctus spiritus, simplex usia personis distincta, unus est hic Deus, temporis expers, sumens matre principium. Unum baptisma fides et una, Deus et hominum Pater cunctorum, qui super omnes est potentes exaltatus et benedictus in secula”. Hinc vos omnes precor, fideles: mecum eternum psallite Deum sono tantum non chordarum sed canoro iubilo, quo nos omnes se laudantes semper salvet et conservet ad honorem sui nominis incliti hic et in eterna maiestatis triumphali potentia.

Carmina cantabrigiensia 4

5b

6a

6b

7a



Andavano essi predicando: ‘Padre, figlio, Spirito Santo, essenza singola distinta nelle persone: unico è Dio, fuori dal tempo, nato da madre. Uno il battesimo ed unica la fede, e Dio padre di tutti gli uomini, che è esaltato sopra tutti i potenti e benedetto per i secoli dei secoli’. Per questo vi prego, voi tutti fedeli, inneggiate con me a Dio, non solo con suono di corde, ma con canto di giubilo, perché tutti noi che Lui lodiamo salvi e protegga in onore del suo santo nome, qui e nell’eternità con la potenza trionfale della sua maestà.

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Carmina cantabrigiensia 4-5

7b

8



Nunc, o summi cives celi nec non sancti vos prophete et bis seni principales apostoli, martires, confessores, virgines omnes, adiuvate nos precibus. Sit prepotenti laus creatori patri, filio, pneumati sancto nunc et in eternum sempiterna creature letitia.

5 1

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2b

90

Inclito celorum laus sit digna Deo, qui celos scandens soli regna visitavit redempturus hominem maligni seductum suasione vermis. Quem, quis, qualis

Carmina cantabrigiensia 4-5

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Ora, voi cittadini del sommo cielo e voi santi profeti e voi dodici primi apostoli, martiri, confessori, vergini tutte, aiutateci con le vostre preghiere. Sia lode al creatore origine di ogni potenza, al padre, al figlio, allo spirito santo ora e per sempre eterna letizia per il creato.

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Sia degna lode al Dio glorioso dei cieli, che ai cieli salendo visitò i regni della terra per redimere gli uomini attirati dalla seduzione del verme. Per riuscire

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Carmina cantabrigiensia 5

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quantus quid sit, ratione gestiens rimari, inmensum quem scias, benignum, potentem. Patris verbum caro factum, mundi lumen tenebras superans puellam regalem matrem fecit Mariam. Castam intrans carnem sumpsit, qui peccati maculam non novit, ut unus regnaret factus homo Deus. Ioseph iustus quem accepit angelico doctus verbo, regem regum agnovit maximum. Angelus pastorum monstrat gregi Deum. Celum torquens, astra regens, involutus pannis, plorans, rusticorum

Carmina cantabrigiensia 5

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a comprendere chi, quale e quanto sia, sappi che è immenso, benigno e potente. La Parola del Padre si è fatta carne, la luce del mondo, varcando le tenebre, ha reso madre Maria, fanciulla regale. Entrato nella vergine si è vestito di carne, lui che non conosce la macchia del peccato, perché solo regni Dio fatto uomo. Giuseppe, il giusto, lo accolse, istruito dall’angelica parola e quale più grande re tra i re lo riconobbe. L’angelo alla turba dei pastori il dio mostra. Ruotando i cieli, guidando gli astri, nelle fasce avvolto, piangente, di rozzi contadini

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Carmina cantabrigiensia 5

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tecmina pannorum pertulit, qui cuncta potestate protulit. Quem Herodes rex regno timens, seductore sic suadente, instrumentis bellorum quesivit perdendum. Hunc magi munere querebant. Stella duxit quos, dux fidelis, sic doctore tunc iubente, donec, puer erat ubi, contulit; intrantes dederunt munera supplices. Monstrant auro regem esse, presulem designant thure, mirra signum tumulo tribuere Domini. Hunc Iohannes baptizavit unda pulchri Iordanis, et vox patris natum iussit exaudiri populis. Hic clara

Carmina cantabrigiensia 5

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le vesti portò, lui che con la sua potenza ogni cosa fece muovere. Per il proprio regno temendolo il re Erode, – così dal seduttore sedotto – con bellico agire di perderlo tentò. Con doni lui i magi cercavano. Una stella li condusse guida fedele, per ordine del Maestro, e dove il fanciullo fosse li portò. Supplici al suo cospetto, i doni offrirono. Re lo mostrano con l’oro, sacerdote con l’incenso lo rappresentano, con la mirra significano del Signore il sepolcro. Giovanni con l’onda del bel Giordano lo battezzò, e la voce del padre impose che il figlio dai popoli venisse ascoltato. Nato da madre,

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Carmina cantabrigiensia 5

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natus matre dedit signa celorum demonstrans se fore Deum. Aqua suam gaudens mutat naturam, et convivis unda mitis versa in vinum placuit. Lazarum terre tenebris conclusum amissum sumere precepit flatum, ut qui seva committat piacula, dum laborat emendando, mortis surgat tumulo. Iuvenem, quem reliquit vite flamen, dum turba urbe portat luctuosa, surgere iubet mortis victa lege, quo loquele det iniuste hoc exemplum venie. Puellam vite lumine privatam in domo vite restauravit verbo,

Carmina cantabrigiensia 5

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chiari segni diede nel dimostrare d’essere il Dio dei cieli. Gioiosa l’acqua sua natura muta e l’onda mite, in vino volta, gradita riesce agli ospiti. A Lazzaro, nelle tenebre della terra racchiuso, il perduto respiro di riprendere impose: così possa dal tumulo risorgere chi nefandi peccati abbia commesso se nella sofferenza abbia espiato. Un giovane, che il soffio vitale aveva lasciato e mesta torma dalla città portava, fece risorgere, della morte sconfitta la legge, perché d’ingiusto dire il perdono questo fosse l’esempio. Una giovane, privata della luce della vita, nella sua casa restituì con la parola di vita:

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Carmina cantabrigiensia 5

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cogitando qui peccavit animo, discat Deo confiteri tecta mente crimina. Hic in cruce pendens quos creavit princeps regum redemit, inferni confregit vectem alligando principem. Rex resurgens morte victor fulget ascendendo, thronum tenet, quo coronas sanctis coronandis imponit. Spiritum hinc sacrum sibi coeternum nuntios transmisit consolari bis senos, quo linguis loquendo novis gentibus non timidi verba vitae predicarent, que Iudea sperneret. Agmina celorum gaudeant, quod incola, quem gignebat virgo, presidens in celo, tincta veste de Bosra, gentium redemptio

Carmina cantabrigiensia 5

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sappia a Dio confessare ciò che di nefando nella mente è nascosto chi con l’animo ha peccato. Pendendo dalla croce lui, re dei re, ha redento coloro che ha creato, ha divelto le porte dell’inferno incatenandone il signore. Risorgendo dalla morte vittorioso re rifulge e asceso sul trono siede, donde ai santi da coronare impone la corona. Ai dodici suoi apostoli di qui per consolarli sacro spirito, a lui coeterno, trasmise, perché con lingue nuove senza timore alle genti le parole della vita predicassero, dalla Giudea disprezzate. Godano dei cieli le schiere, ché uno di loro, nato da una vergine, che ai cieli presiede, con veste tinta di Bosra, redenzione delle genti,

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Carmina cantabrigiensia 5-6

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terram, polum, ignem, pontum rex in pace componit. Regnum cuius finem nescit, sceptrum splendet nobile, celo sedens, mundum implens, factor facta continens.

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Omnis sonus cantilene trifariam fit. Nam aut fidium concentu sonus constat pulsu plectro manuque, ut sunt discrepantia vocum variis chordarum generibus; aut tibiarum canorus redditur flatus, fistularum ut sunt discrimina, queque folle ventris orisque tumidi flatu perstrepentia pulchre mentem mulcisonant; aut multimodis gutture canoro idem sonus redditur plurimarum faucium, hominum volucrum animantiumque. Sicque inpulsu flatu guttureque agitur. His modis canamus carorum sotiorumque actus, quorum honore pretitulatur prohemium hocce pulchre Lantfridi Cobbonisque pernobili stemmate. Quamvis amicitiarum

Carmina cantabrigiensia 5-6

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come re in pace armonizza terra, cielo, fuoco e acqua. Il suo regno non conosce fine, splende il suo nobile scettro, mentre in cielo siede, e il mondo abbraccia, creatore che le creature contiene.

6 1a 1b 2a 2b 3

Ogni suono di canzone in tre modi è prodotto. Infatti, o il suono dall’armonia risulta della cetra pizzicata con plettro e mano, dal momento che differenza vi è di voci per diversità delle corde; oppure sonoro è reso il soffiare degli strumenti, poiché diverse sono le canne e ciascuna, rilasciando un bel suono con del ventre la sacca e della gonfia bocca il soffio, la mente addolcisce; oppure in vari modi il suono stesso è dato dalla melodiosa voce di più bocche, di uomini, uccelli e animali. Pertanto si fa suono con il pizzico, col fiato, colla gola. Cantiamo in questi modi le gesta dei nostri cari e dei nostri amici e in loro onore questo proemio vuol degnamente in sé recare della nobile stirpe di Lantfrid e Cobbo il titolo. Leggere si può

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Carmina cantabrigiensia 6

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genera plura legantur, non sunt adeo preclara ut istorum sodalium, qui communes extiterunt in tantum, ut neuter horum suapte quid possideret gazarum nec servorum nec alicuius suppellectilis; alter horum quicquid vellet, ab altero ratum foret; more ambo coequales, in nullo umquam dissides, quasi duo unus essent, in omnibus similes. Porro prior orsus Cobbo dixit fratri sotio: «Diu mihi hic regale incumbit servitium, quod fratres affinesque visendo non adeam, immemor meorum. Ideo ultra mare revertar, unde huc adveni; illorum affectui veniendo ad illos ibi satisfaciam». «Tedet me», Lantfridus inquit, «vite proprie tam dire, ut absque te cis hic degam. Nam arripiens coniugem

Carmina cantabrigiensia 6

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di vari generi di amicizia, tuttavia non ve ne sono di tanto luminosi quanto quello di questi compagni, che a tal punto ogni cosa condividevano da nulla possedere per sé né di tesori, né di servi né di qualsiasi altro bene; dell’uno di loro il volere, dall’altro sarebbe stato esaudito; per indole uguali, mai erano in dissidio, quasi che di due fossero uno, per ogni rispetto simili. Tempo fa, Cobbo per primo all’amico fraterno disse: «Non poco è che questo servizio per il re su di me grava, giacché a rivedere amici e parenti non riesco a tornare e dei miei oramai immemore sono. A di là del mare pertanto ritornerò, là da dove giunsi; al loro affetto, da loro andando, soddisfazione darò». «M’angoscia», Lantfrid rispose, «una vita senza dubbio tanto dura da passare qui senza di te. La mia consorte dunque prenderò

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Carmina cantabrigiensia 6

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tecum pergam, exul tecum, ut tu diu factus mecum vicem rependens amori». Sicque pergentes litora maris applicarunt pariter. Tum infit Cobbo sodali: «Hortor, frater, redeas: redeam visendo . En, vita comite, unum memoriale frater fratri facias: uxorem, quam tibi solam vendicasti propriam, mihi dedas, ut licenter fruar eius amplexu». Nihil hesitando manum manui eius tribuens hilariter: «Fruere ut libet, frater, ea, ne dicatur, quod semotim visus sim quid possidere». Classe tunc apparata ducit secum in equor. Stans Lantfridus super litus cantibus chordarum ait: «Cobbo frater, fidem tene, hactenus ut feceras, nam indecens est affectum sequendo voti honorem perdere: dedecus frater fratri ne fiat». Sicque diu canendo

Carmina cantabrigiensia 6

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e con te verrò, con te esule, come tu a lungo insieme a me lo fosti, ricambiando il tuo affetto». Così incamminatisi assieme giunsero alla riva del mare. Allora fece Cobbo al suo compagno: «Ti prego, fratello, vai: io me ne tornerò cercandoti. Ecco, finché ti è compagna la vita, da fratello a fratello un ricordo lascia: tua moglie, cosa unica che hai rivendicato come tua, dammi, perché possa dei suoi abbracci godere». Senza esitare, dando a lui con un sorriso la mano: «Fanne ciò che vuoi, fratello, perché non si dica che qualcosa io sembri possedere per me». Pronta era la flotta e con sé per mare la conduce. Sta Lantfrid sulla riva e al suono delle corde canta: «Cobbo, fratello, conserva la lealtà come finora hai fatto: disdicevole è infatti per passione seguire, perdere l’onore del voto: un fratello non sia motivo di disonore per un fratello». Così andava cantando a lungo

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Carmina cantabrigiensia 6-7

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post illum intuitus, longius eum non cernens fregit rupe timpanum. At Cobbo collisum fratrem non ferens mox vertendo mulcet: «En habes, perdulcis amor, quod dedisti, intactum ante amoris experimentum. Iam non est, quod experiatur ultra: ceptum iter relinquam».

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Qui principium constas rerum, fave nostris piis ceptis atque mentis plectrum rege, precamur, rex regum. Pater, nate, spiritus sancte, te laudamus ore corde, …… vite siti fragilitate. Inmortales celi cives, pia prece

Carmina cantabrigiensia 6-7

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mentre guardava al di là, e quando non lo vide più il cembalo sulla roccia ruppe. Cobbo tuttavia, non sopportando di vedere il fratello affranto, subito indietro tornato lo consola: «Prendi, mio dolcissimo amore, ciò che mi hai dato, intatto, prima che l’affetto provassi. Bisogno non c’è d’altra prova: il viaggio iniziato abbandonerò».

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Tu che principio sei immutabile delle cose, i nostri devoti atti favorisci e della mente il plettro reggi, ti preghiamo, re dei re. Padre, Figlio, Spirito Santo, te lodiamo con voce e cuore, noi che nella fragilità siamo della vita Immortali abitanti del cielo, con devota preghiera

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Carmina cantabrigiensia 7

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nos mortales, iam concives vestros, commendate redemptori. Pater …  Fibris cordis caute tentis melos concinamus, partim tristes, partim letas, causas proclamantes de pastore pio ac patrono Heriberto. Pater … Quem etate iuvenili Deus preelegit sibi servum valde fidum bona super pauca, supra multa tandem ministrum constituendum. Pater … Mane etatis puer bone indolis sarculo verbi vinea Christi libens studuit, sciens sibi tandem denarii premia dari.

Carmina cantabrigiensia 7

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noi mortali, oramai di voi concittadini, al Redentore raccomandate. Padre … Con corde ben tese intoniamo una melodia, ricantando le storie, un po’ tristi, un po’ liete, del pio pastore e patrono Eriberto. Padre … Nella giovane età Dio lo scelse valido servitore a lui fedele in poche e buone cose, per farlo poi di molte altre ministro. Padre … Nel mattino della sua vita fanciullo di buon carattere nella vigna di Cristo con piacere lavorò con il sarchio della parola, sapendo che alla fine di un denaro il premio dato gli sarebbe stato.

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Carmina cantabrigiensia 7

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Scolis sublatus fit cancellarius imperatoris. ……………… Omnium morum speculum bonorum placuit clero simul et populo. Mitis atque pius, omni egenti largus census sui, tiro fortis Christi, pollens omni karitate, scandit dextram note viam Phitagore. Pater … Post non magnum temporis curriculum summo pontifice largiente miles Domini sublimari meruit in sedem pontificalem. Tunc sibi subditus clerus et populus vivere patronum optant pium.

Carmina cantabrigiensia 7

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Dalla scuola uscito divenne cancelliere dell’imperatore .............. Di ogni buon costume specchio al clero piacque all’un tempo e al popolo. Mite e pio dei suoi beni generoso con ogni bisognoso, forte recluta di Cristo, di carità prodigo, il destro tratto sale della lettera di Pitagora. Padre … Non molto tempo passò che per pontificia disposizione il soldato di Dio all’episcopale sede meritò di salire. Allora il clero e il popolo sudditi suoi a decisione giungono che quale pio patrono egli viva.

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Carmina cantabrigiensia 7

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Cui Christus talem auxit honorem, ovis ut ovilis sibi commissi belli tempore longo non pateretur pene damna rerum, nec ullum exscidium, sed pastoris sub quiete congaudentes vocem sanctam audierunt. Pater … Circumquaque ministravit ecclesiis magno sumptu tempestate bellicosa tunc temporis devastatis. Severitatem facie tristem monstrans letum toto corde sprevit mundum; pectore pio iugem compassionem

Carmina cantabrigiensia 7

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Cristo a lui tale onore concesse, affinché il gregge dell’ovile a lui assegnato nel lungo tempo della guerra non patisse gran danno alle cose, né distruzione alcuna; assieme invece gioiendo del pastore sotto la quiete essi la voce santa udivano. Padre … Tutt’intorno le chiese prodigalmente servì allora devastate dalla tempesta della guerra. Severità austera nel suo volto mostrando, nel profondo del suo cuore il lieto mondo disprezzò. Con animo devoto compassione prova inesauribile

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Carmina cantabrigiensia 7

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gerit omni mala mundi patienti. Pater … Adventantes longe plures consolatur peregrinos, incessanter alimenta pauperibus erogavit. Fovit infirmos atque vestivit nudos, munia divina complens rite cuncta, tantum vacans vitę contemplativę sanxit cunctis se virtutum ornamentis. Pater… Augens demum cumulum bonorum summa sanctitatis rexit templum sancte Dei genitrici

Carmina cantabrigiensia 7

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per coloro che dei mali del mondo soffrono Padre … Consola i molti pellegrini che da lontano giungono, senza sosta agli indigenti cibo ha distribuito. Ha assistito gli ammalati e ha vestito gli ignudi, assolvendo con pienezza tutti i santi doveri; solamente per la vita contemplativa tempo prendendo, si dotò degli ornamenti tutti delle virtù. Padre … Questa di santità altezza aumentando infine il cumulo di onori alla santa di Dio genitrice un tempio eresse

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Carmina cantabrigiensia 7

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speciosum Rehni lictore situm, in quo defunctam carnis sue sanctam iussit condere glebam, uti resurrectionis diem magnum ac tremendum hic secure expectaret. Pater… Postquam mundus fuerat indignus tantum cernere domnum, Christus plura loco sue sepulture fecit signa sui ad honorem nominis sancti, et ut magis sanctam confirmaret fidem premia daturum se in celis propter eum hic in terris laboranti. Pater… O cunctipotens mundum regens,

Carmina cantabrigiensia 7

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bello sulla riva del Reno, ove della carne sua alla morte la santa terra far porre, per attendervi tranquillo il giorno grande e tremendo della resurrezione. Padre … Allorché il mondo non più degno fu di vedere così grande signore, Cristo numerosi fece nel luogo della sepoltura miracoli ad onore del nome del suo santo, per la fede santa rafforzare dei premi che nei cieli distribuirà a colui che qui in terra per il santo soffre. Padre … Onnipotente che il mondo reggi,

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Carmina cantabrigiensia 7-8



finis rerum creatarum, omnem finem nostrum fac finiri in te solum. Pater…

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Nunc, corda, pange melos devote filio sancte virginis Marie. Honor et vita, salus et letitia, pax inremota, altitudo inclita, lux permansura, laus indificua sancto sit cuncta Victori per secla. Ave, recolende Victor et amande, semper in evum honor Sanctensium. Tibi nunc canoris modulemur chordis, certior quo tua

Carmina cantabrigiensia 7-8



termine di ogni creatura, fa che in te solo ogni nostro fine sia. Padre …

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Ora, corda, spandi devoto un suono per il figlio della santa vergine Maria. Onore e vita, salvezza e letizia, pace sempre presente, somma altezza, luce perenne, lode indefessa sia a san Vittore per i secoli dei secoli. Ave, Vittore, d’amore e devozione degno, perenne onore della gente di Xanten. Ora per te con sonore corde intoneremo un canto, perché più certa sia

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Carmina cantabrigiensia 8

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nobis sit gratia, sis et intercessor fortis et adiutor, tutela fidelis ……………… Sit benedictus pater eternus, qui te in sortem sublimavit propriam militibus adhibitis triginta trecentis teque ductorem mitem ac principem misericordem fecit atque humilem, preces ut tuorum audias servorum, quoties tuam implorent clementiam, hic et ubique, Victor invictissime. Sitque colendus summi Dei filius, missus a patre, incarnatus virgine, qui moriendo vivere nos fecit ac resurgendo resurgere precepit,

Carmina cantabrigiensia 8

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la tua grazia per noi e tu sia intercessore potente e ausilio, fedele tutela ............. Sia benedetto il padre eterno, che ti innalzò alla sua corte con trecentotrenta soldati compagni e te duce mite, misericorde e umile principe fece, perché dei tuoi servi le preghiere ascoltassi, ogni qual volta essi la tua clemenza implorano, qui e ovunque, Vittore invitto. Sia il figlio del sommo Dio degno di adorazione, mandato dal padre, incarnato nella vergine, che con la sua morte ci ha fatto vivere e risorgendo ci ha fatto risorgere,

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Carmina cantabrigiensia 8

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et te longinqua misit huc de patria, noster ut fautor sis et intercessor fidus et iudicio dux in districto, cum nil indiscussum nec erit absconsum. Sit venerandus iugiter paraclitus, cuius iam vigore florent undique, qui tecum dira sumpserunt tormenta, trinitatis munere et luce scientie, qui in eterno beatorum regno virginis agnum laudant in evum. Victor, adleta Dei, divinam iugiter gratiam pro nobis ora, una quo deitas ac veneranda trinitas in corde crescat nostro et floreat et ut valeamus sub presens curriculum cernere Christum

Carmina cantabrigiensia 8

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e da lontana patria qui ti ha inviato, perché tu fossi nostro protettore e fedele intercessore e guida nel giorno dell’ultimo giudizio, quando nulla rimarrà ingiudicato e nascosto. Sia il paraclito per sempre venerabile, ché grazie al suo vigore ovunque rifiorisce chi con te sopportò crudeli tormenti, per dono della trinità e per dono della conoscenza, e nell’eterno regno dei beati per sempre loda l’agnello della Vergine. Vittore, atleta di Dio, in eterno per noi invoca la divina grazia, ché l’uno divino e la veneranda trinità nel nostro cuore cresca e fiorisca e noi si possa nel tempo presente Cristo vedere

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Carmina cantabrigiensia 8-9

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in terra viventium. Mundi redemptor, spes et protector, nate Marie virginis alme, sit tibi summa angelorum gloria, qui patri coeternus vivus et verus pneumate cum sancto regnas in celo, laus seculorum nunc et in evum.

9 1a

Iudex summe, medię rationis et infimae, magne rector celi, pie redemptor seculi: Imperatoris Heinrici catholici, magni ac pacifici beatifica animam, Christe. 1b Qui, heu, paucis annis rexit summam imperii, sciens modum iuris, rebus cunctis mediocris.

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Carmina cantabrigiensia 8-9

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nella terra dei viventi. Redentore del mondo, speranza e protezione, nato da Maria vergine gloriosa, tua sia la gloria somma degli angeli, che vivo e vero coeterno al Padre e con lo Spirito Santo regni in Cielo, tua la lode dei secoli ora e per sempre.

9 1a

Giudice dell’altissima, media e infima realtà, grande reggitore del cielo, santo redentore del mondo: di Enrico imperatore cattolico, grande e pacifico beatifica l’anima, o Cristo. 1b Ahimé, solo per pochi anni resse il governo dell’impero, conoscendo la misura del potere, in ogni cosa moderato:

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Carmina cantabrigiensia 9

Imperatoris … 2a Vultu claro monstravit cordis clementiam, clerum, populum pro posse semper letificans. Imperatoris … 2b Summo nisu catholicas auxit ecclesias, subvenit pupillis clemens et viduis. Imperatoris … 3a Gentes suo plurimas sepius imperio subdit barbaricas, hostes civiles strennue animi consilio vicit, non gladio. Imperatoris … 3b Iuvit domnum summa, iuvit et demissa regni potentia. Mundi gazas tribuit, sic celi divitiis uti promeruit. Imperatoris … 4a Heu o Roma,    cum Italia, caput mundi     quantum decus     perdideras! 4b Heu o Franci,     heu Bavvarii, vestrum damnum     nulli constat     incognitum! 4c Mons Bavonis,     nimis felix,

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Carmina cantabrigiensia 9

di Enrico imperatore … 2a Con volto splendente mostrò del cuore la clemenza, sempre rendendo gioioso per sua possa il clero e il popolo: di Enrico imperatore … 2b Con sommo sforzo le chiese cattoliche arricchì, i fanciulli aiutò clemente e le vedove: di Enrico imperatore … 3a Genti barbare numerose al suo dominio assai spesso sottomise, strenuamente lotte civili con il consiglio della mente sedò, non con la spada: di Enrico imperatore … 3b Il suo signore la più alta aiutarono e la più bassa delle potenze del regno. I tesori del mondo distribuì, per meritare in tal modo del cielo le ricchezze: di Enrico imperatore … 4a Ahimé Roma, con l’Italia tutta, del mondo capo, quale onore hai perduto! 4b Ahimé Franchi, ahimé Bavari a nessuno rimarrà senza dubbio ignoto il vostro danno! 4c Bamberga, troppo felice,

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Carmina cantabrigiensia 9-10



serva Christo     regi pignus     intrepidum! 4d Hoc angelica     poscit gloria, apostolicus     poscit ordo     prelucidus. 5a Hoc eterna     virgo Maria fine mundi     poscit beari. 5b Dicant omnes,     precor, fideles regem regum     nunc deprecantes:        Imperatoris … 6 Audi mentis melos, ut rogamus, athanathos! Sic te vocis nostre conlaudabunt simphoniae. Imperatoris …

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1

Aurea personet lira      clara modulamina! Simplex corda sit extensa      voce quindenaria: primum sonum mese reddat      lege ypodorica.

2

Philomele demus laudes      in voce organica, dulce melos decantantes,      sicut docet musica, sine cuius arte vera      nulla valent cantica.

3

Cum telluris vere nova      producuntur germina, nemorosa circumcirca      frondescunt et brachia, flagrat odor quam suavis      florida per gramina!

Carmina cantabrigiensia 9-10



custodisci l’intrepido dono di Cristo re! 4d Questo richiede la gloria degli angeli, la risplendente teoria degli apostoli questo richiede. 5a L’eterna Vergine Maria chiede che di questo pegno ci si possa beare alla fine dei tempi. 5b Dicano tutti i fedeli, vi prego, invocando ora il re dei re: di Enrico imperatore … 6 Presta ascolto al canto dell’anima, come chiediamo, o immortale! Così le voci della nostra armonia tutte insieme ti loderanno: di Enrico imperatore …

10 1

L’aurea lira faccia risuonare la sua chiara voce! Possa una singola corda essere tesa sulle quindici voci: il primo suono sia la mese nel modo ipodorico.

2

Dell’usignolo tessiamo le lodi con intonata voce, cantando una dolce melodia, come insegna la musica, senza la cui maestria non serve il canto.

3

Quando a primavera nuovi nascono germogli della terra e d’intorno si coprono di fronde le braccia del bosco, che soave odore si spande per i prati fioriti!

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Carmina cantabrigiensia 10

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4

Hilarescit philomela,      dulcis vocis conscia, et extendens modulando      gutturis spiramina reddit voces ad estivi      temporis indicia.

5

Instat nocti et diei      voce sub dulcisona, soporatis dans quietem      cantus per discrimina nec non pulchra viatori      laboris solatia.

6

Vocis eius pulchritudo,      clarior quam cithara, vincit omnes cantitando      volucrum catervulas, implens silvas atque cuncta      modulis arbuscula.

7

Volitando scandit alta      arborum cacumina, gloriosa valde facta      veris pro letitia, ac festiva natis gliscit      sibilare carmina.

8

Felix tempus, cui resultat      talis consonantia! Utinam per duodena      mensium curricula dulcis philomela daret      sue vocis organa!

9

O tu parva, numquam cessa      canere, avicula! Tuam decet symphoniam      monocordi musica, que tuas laudes frequentat      voce diatonica.

10

Sonos tuos vox non valet      imitari lirica, quibus nescit consentire      fistula clarisona, mira quia modularis      melorum tripudia.

11

Nolo, nolo, ut quiescas      temporis ad otia, sed ut letos des concentus      tua, volo, ligula, cuius laude memoreris      in regum palatia.

Carmina cantabrigiensia 10

4

Gioisce l’usignolo, conscio della sua dolce voce, e nel distendere con modulazioni le pieghe della sua gola rilascia un canto che indizio è dell’estate.

5

Notte e giorno presente con la sua dolce voce, il riposo accompagna dei dormienti con del suono gli intervalli e al viandante piacevoli offre sollievi alla fatica.

6

La bellezza della sua voce, più chiara della cetra, tutti gli stormi di uccellini supera nel canto, riempiendo di sé i boschi e le macchie.

7

Volando tocca le alte cime degli alberi, fattesi rigogliose per la gioia della primavera, e ai piccoli insegna canti festosi.

8

Felice il tempo in cui risuona tale armonia! Oh, se l’usignolo per il corso dei dodici mesi offrisse i toni della sua voce!

9

Piccolo uccellino, non smettere mai di cantare! La musica del monocordo alla tua armonia s’accorda, ed essa le tue lodi ripete con canto diatonico.

10

La cetra con il suo suono i tuoi non può imitare e ad essi non si accorda il suono dei fiati, giacché tu intrecci una danza di modulazioni.

11

Ti prego, non fermarti nel tempo del mio riposo; diffonda, ti chiedo, la tua piccola lingua piacevoli armonie: nei palazzi dei re per la loro lode sarai ricordato.

131

Carmina cantabrigiensia 10-11

12

Cedit auceps ad frondosa      resonans umbracula, cedit cignus et suavis      ipsius melodia, cedit tibi timpanista      et sonora tibia.

13

Quamvis enim videaris      corpore premodica, tamen te cuncti auscultant,      nemo dat iuvamina, nisi solus rex celestis,      qui gubernat omnia.

14

Iam preclara tibi satis      dedimus obsequia, que in voce sunt iocunda      et in verbis rithmica, ad scolares et ad ludos      digne congruentia.

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Tempus adest, ut solvatur      nostra vox armonica, ne fatigent plectrum lingue      cantionum tedia et pigrescat auris prompta      fidium ad crusmata.

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Trinus Deus in personis,      unus in essentia, nos gubernat et conservet      sua sub clementia, et regnare nos concedat      cum ipso in gloria.

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Magnus cesar Otto, quem hic modus refert in nomine, Otdinc dictus, quadam nocte somno membra dum collocat,

Carmina cantabrigiensia 10-11

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Cede il cacciatore che lancia richiami alle frondose ombre, il cigno cede con la sua soave voce, a te il cimbalista cede e il flauto sonoro.

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Sebbene tenue assai appari nel corpo, tutti quanti t’ascoltano, nessuno offre sollievo, se non il re celeste, che tutto governa.

14

Chiari ossequi già ti demmo a sufficienza, piacevoli nella voce, con ritmiche parole, ben adatte agli studenti e ai loro divertimenti.

15

Tempo è che la nostra armoniosa canzone al fine giunga perché la lunghezza del canto non prostri il plettro della lingua e l’orecchio impigrisca attento al suono delle corde.

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Dio, trino nelle persone e uno nell’essenza, ci governa e ci protegga con la sua clemenza e ci conceda di regnare con lui nella gloria.

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Mentre il grande imperatore Ottone, che questa canzone porta nel suo nome, Otdinc detta, una notte le membra al sonno consegna,

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Carmina cantabrigiensia 11

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palatium casu subito inflammatur. Stant ministri regis, timent dormientem attingere, et cordarum pulsu facto excitatum salvificant et domini nomen carmini inponebant. Excitatus spes suis surrexit, timor magnus adversis mox venturus; nam tunc fama volitat Ungarios signa in eum extulisse. Iuxta litus sedebant armati, urbes, agros, villas vastant late, matres plorant filios et filii matres undique exulari. «Ecquis ego», dixerat

Carmina cantabrigiensia 11

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il palazzo d’improvviso viene per caso incendiato. Accorrono gli attendenti del re, temono mentre dorme di sfiorarlo, e con il tocco delle corde svegliatolo lo pongono in salvo: all’armonia il nome del signore imposero. Sveglio che fu, grande speranza sorse tra i suoi, che un grande timore presto per gli avversari sarebbe giunto; fama infatti allora volava che gli Ungari contro di lui le insegne avessero innalzato. Lungo la riva del fiume stavano in armi, e per lungo e per largo città, campagne, borghi devastano; ovunque le madri piangono i figli spinti in esilio e così i figli le madri. «Chi mai ai Parti», Ottone

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Carmina cantabrigiensia 11

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Otto, «videor Parthis? Diu, diu milites tardos moneo frustra. Dum ego demoror, crescit clades semper. Ergo moras rumpite et Parthicis mecum hostibus obviate!» Dux Cuonrad intrepidus, quo non fortior alter: «Miles», inquit, «pereat, quem hoc terreat bellum. Arma induite, armis instant hostes, ipse ego signifer effudero primus sanguinem inimicum.» His incensi bella fremunt, arma poscunt, hostes vocant, signa sequuntur, tantus tubis clamor passim oritur et milibus centum Teutones inmiscentur. Pauci cedunt,

Carmina cantabrigiensia 11

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disse, «sembrerò? A lungo, troppo a lungo pigri soldati invano esorto. E mentre io m’attardo, a crescere continua la strage. Rompete dunque gli indugi e con me contro i nemici parti scagliatevi!». Intrepido il duca Corrado, che per ardimento non ha pari, disse: «Muoia il soldato che questa guerra teme. Le armi vestite, in armi i nemici di fronte stanno; io stesso vessillifero per primo il sangue nemico farò versare». Accesi da queste parole per guerreggiare fremono, le armi chiedono, i nemici invocano, i vessilli seguono, gran rumore di tube attorno si spande e cento Teutoni frammezzo a mille si mischiano. Pochi cedono,

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Carmina cantabrigiensia 11

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plures cadunt, Francus instat, Parthus fugit. Vulgus exangue undis obstat: Licus rubens sanguine Danubio cladem Parthicam ostendebat. Parva manu cesis Parthis, ante et post sepe victor communem cunctis movens luctum nomen, regnum, optimos hereditans mores filio obdormivit. Adolescens post hunc Otto imperavit multis annis, cesar iustus, clemens, fortis, unum modo defuit: nam inclitis raro preliis triumphabat. Eius autem

Carmina cantabrigiensia 11

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molti cadono, il Franco resiste, il Parto fugge. Un’esangue massa alle onde s’oppone: rosso di sangue il Lech al Danubio la partica strage mostrava. Sconfitti i Parti da esiguo manipolo, egli, prima e dopo spesso vincitore a comune lutto tutti muovendo, il nome, il regno, gli eccellenti costumi in eredità lasciando al figlio, s’addormentò. A lui seguendo il giovane Ottone per molti anni regnò, giusto cesare, clemente e forte, solamente in una cosa debole: raramente infatti in gloriose battaglie fu trionfatore. Ottone, tuttavia,

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Carmina cantabrigiensia 11

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clara proles Otto, decus iuventutis, ut fortis, ita felix erat: arma quos numquam militum domuerant, fama nominis satis vicit. Bello fortis, pace potens, in utroque tamen mitis, inter triumphos, bella, pacem semper suos pauperes respexerat, inde pauperum pater fertur. Finem demus modo, ne forte notemur, ingenii culpa, tantorum virtutes ultra quicquam deterere, quas denique Maro inclitus vix equaret.

Carmina cantabrigiensia 11

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la sua inclita prole, della gioventù onore, fortunata quanto forte fu: a chi mai domato avevano le forze militari, la fama del nome bastò per la vittoria. Coraggioso in guerra, potente in pace, in ambedue tuttavia mite, tra i trionfi, in guerra e in pace per i suoi poveri mostrò attenzione, dacché ‘padre dei poveri’ venne chiamato. Poniamo fine al canto, perché non accada d’esser accusati, per debolezza d’ingegno, d’aver detratto di sì grandi uomini in qualche modo così grandi virtù, cui persino l’inclito Marone a stento sarebbe stato pari.

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Carmina cantabrigiensia 12

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Vite dator, omnifactor, Deus, nature formator, mundi globum sub potenti claudens volubilem palmo, in factura sua splendet magnificus per evum. Ipse multos veritatem veteres necdum sequentes vestigando per sophie devia iusserat ire ut probabilis error parare nobis viam. Inter quos subtilis per acumen mentis claruit Pitagoras, metapsicosis quem iuxta famam Troie peremptum Euforbium seculo rursus reddit, obscuraque rerum rite denuo vivum donat intellectu perspicaci perscrutari et sensu animi. Ergo vir hic prudens die quadam ferri fabricam preteriens pondere non equo

Carmina cantabrigiensia 12

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Datore di vita, creatore di tutte le cose, Dio, della natura plasmatore, egli che il rotante globo del mondo chiude nel suo potente palmo, nel suo creato risplende magnifico per i secoli dei secoli. Egli a molti antichi, che ancora la via della verità seguire non potevano, commissionò di andare a cercare nelle strade nascoste della sapienza, perché l’utile errore a noi la via aprisse. Sottile per acume d’ingegno tra di loro risplendette Pitagora: la metempsicosi Euforbio, che a Troia, fama vuole, morì, subito al mondo restituisce e di investigare nuovamente con acuto sguardo della mente e forza dell’animo a fondo il senso delle cose gli concede, nuovamente vivo. Quest’uomo, simbolo di saggezza, un dì passando nei pressi d’una fucina s’accorse che

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Carmina cantabrigiensia 12

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sonoque diverso pulsare malleolos senserat: sicque tonorum quamlibet informem vim latere noscens forma addita artem pulchram primus edidit inde musicam. Ad hanc simphonias tres subplendam istas fecit: diatesseron, diapente, diapason infra quaternarium, que pleniter armoniam sonant; que sententia senis ponens solidum, rithmicam in se normulam mensurarumque utilem notitiam et siderum motus iussit continere, ma ten tetraden, et nomine suo vocavit. Y Grecam, I de imis continentem, sed fissam summotenus in ramosas binas partes, vite humane invenit

Carmina cantabrigiensia 12

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con diverso peso e suono diverso i magli battevano: una forza nascosta di toni accortosi che si nascondeva, aggiungendo una forma, con bell’arte per primo da ciò la musica creò. Per sostegno di essa questi tre intervalli fece: la quarta, la quinta, l’ottava, che perfetta un’armonia fan risuonare nel rapporto dell’uno con il quattro; tale regola del vecchio, la base ponendo, stabilì che vi fosse compresa la norma del numero, l’utile scienza delle misure e i moti delle stelle, “per la tetrade!”: e il suo nome le diede. La I dei Greci, che I nelle parti più basse contiene, ma scissa è al di sopra in due rami, a somiglianza dell’umana vita

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Carmina cantabrigiensia 12

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ad similitudinem congruam. Est nam sincera et simplex pueritia, que non facile noscitur, utrum vitiis an virtuti animum subicere velit, donec tandem iuventutis etas illud offert nobis bivium. Hic qui paret viciis virtuti contrariis, illam latam ille terit ipse semitam, que postremo, plena poenis gravibus, se prosequentibus portas inferi aperit sevissimas, ubi fremitus dentium et perpetui fletus sunt merentium pro criminis facto; cita ubi semper mors optatur frustra pro dolor! atque queritur. Sed virtutum gradibus ille nititur, qui providus per angustam vadit illam semitam,

Carmina cantabrigiensia 12

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congrua trovò. È infatti sincera e semplice la fanciullezza, che non facilmente mostra se l’animo ai vizi o alla virtù voglia piegare, finché la gioventù quel bivio ci offre. Colui che ai vizi cede alla virtù opposti, quell’ampia via calca che infine, piena di gravi pene, le crudelissime porte ai suoi viandanti dell’inferno apre, ove stridor di denti e senza fine pianti sono di color che meritano per i misfatti compiuti; ove sempre si spera in una rapida morte e, ahimé, invano la si chiede. Ai gradini delle virtù invece s’appoggia, chi accorto per quell’angusta via s’incammina,

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Carmina cantabrigiensia 12-13

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que in fine locuples letitie suis queque precibus pandit eterna dulcis vite gaudia, ubi bonorum anime claro iugiter illustrantur lumine perpetui solis, ubi deitatis se conspectum semper cernere gaudent beati. Vite dator, omnifactor Deus, nature formator, illum aufer, istum confer tuis fidelibus callem, ut post obitum talis vite participes fiant.

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O pater optime, sancto regnans pneumate, cunctos plectro tibimet laudes dulce canentes serva semper. Qui cruce latronem exaudisti pendentem atque spondens, lucidae sedis amoenitatem ut acciperet;

Carmina cantabrigiensia 12-13

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la quale ricca in fine è di gioia e aperti lascia in eterno per le preghiere i piaceri di una dolce vita, ove le anime dei buoni senza sosta illuminate sono dalla luce d’un eterno sole, ove godono i beati per sempre di Dio la visione. Datore di vita, creatore di tutte le cose, Dio, della natura plasmatore, quello togli, questo porgi ai tuoi fedeli calle, perché di tale vita dopo la morte partecipi siano.

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Ottimo Padre, che con lo Spirito Santo regni, custodisci sempre coloro che con il plettro per te dolcemente cantano lodi. Tu che il ladrone appeso alla croce hai esaudito con promessa di ottenere la bellezza della sede di luce;

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Carmina cantabrigiensia 13

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spolia mundi qui maledicti liberasti a poenis atque ferocem vinclo leonem alligasti manibus, ne sub fraude perderet quod formavit dextera Adam, Evam, denique plebem tuam locasti horto lucido. Tertia die resurrexisti maiestatis tumulo, teque iubente corpora multa surrexere baratro, ut tua facta proderent non credenti populo. Ex hoc signo trepidans valde miser Pilatus se planctu cruciat. Post hec mundum illuxisti, duces gentis apposuisti, ascendisti, unde venisti, dextera patris o rex residens.

Carmina cantabrigiensia 13

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tu che del mondo le spoglie hai liberato dalla prigionia del maledetto e con le mani legasti in catene il feroce leone, perché con la frode, ciò che la tua destra creò non distruggesse. Tu che Adamo ed Eva, e il tuo popolo in un fulgido giardino ponesti. Il terzo giorno resuscitasti dal sepolcro della maestà, e al tuo volere molti corpi uscirono dal baratro, perché i tuoi gesti al non credente popolo servissero. Con grande trepidazione a questo segno l’infelice Pilato nel pianto si tormenta. Il mondo quindi illuminasti, signori alle genti ponesti, ascendesti da dove venisti, sedendo, o re, alla destra del padre.

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Carmina cantabrigiensia 13-14

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Pena malis ecce parata, flamma picis indeficiens, ac cernentes, mala tenentes, id sine fine post hec retinent. Vitam mundi accipientes, prelucentes in paradiso, spe gaudentes, bona tenentes semper in evum laudant Dominum. Regnanti gloria Christo, laus per secula, qui cordarum sonitu pangitur Deus perhennis, rector mundi.

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Advertite, omnes populi, ridiculum et audite, quomodo Suevum mulier et ipse illam defraudarat. Constantie civis Suevulus trans equora gazam portans navibus domi coniugem lascivam nimis

Carmina cantabrigiensia 13-14

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Ecco pronta la pena per i malvagi, la fiamma imperitura della pece: chi nel male persegue e pur vede, senza fine allora questo ha. Coloro che puri la vita ricevono, in paradiso risplendono, per la speranza godendo e il bene seguendo, per sempre lodano il Signore. Gloria a Cristo che regna, lode nei secoli: lui che al suono delle corde Dio perenne è celebrato, rettore del mondo.

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Attenti tutti i popoli, e udite la divertente storia di come una donna uno Svevo e lo Svevo la donna abbia ingannato. Di Costanza un cittadino, umile Svevo, per portare ricche merci al di là delle acque con navi a casa una moglie di molte voglie

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Carmina cantabrigiensia 14

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relinquebat. Vix remige tristi secat mare, ecce subito orta tempestate furit pelagus, certant flamina, tolluntur fluctus, post multaque equora vagum littore longinquo Nothus exponebat. Nec interim domi vacat coniunx; mimi aderant, iuvenes sequuntur, quos et inmemor viri exulis excepit gaudens atque nocte proxima pregnans filium iniustum fudit iusto die. Duobus volutis annis exul dictus revertitur. Occurrit infida coniux secum trahens

Carmina cantabrigiensia 14

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lasciava. A fatica con triste legno il mare solca. All’improvviso tempesta sorge: il mare infuria, combattono i venti, si gonfiano i flutti e il Noto, dopo molto mare, su di un lontano lido solo lo deposita. Non inoperosa nel frattempo a casa resta la moglie; dei mimi arrivano, dei giovani li seguono, e lei del marito lontano immemore con piacere li accoglie. Alla prima notte gravida, un figlio illegittimo diede nel legittimo giorno. Due anni passarono e l’esule di cui dicemmo tornò. Incontro gli si fece l’infida coniuge con sé portando

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Carmina cantabrigiensia 14

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puerulum. Datis osculis maritus illi «De quo», inquit, «puerum istum habeas, dic, aut extrema patieris.» At illa maritum timens dolos versat in omnia. «Mi», tandem, «mi coniux», ait, «una vice in alpibus nive sitiens extinxi sitim. Inde ego gravida istum puerum damnoso foetu heu gignebam. Nam languens amore tuo consurrexi diluculo perrexique pedes nuda per nives et frigora. Atque maria

Carmina cantabrigiensia 14

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il fantolino. Dopo che baciata l’ebbe, disse il marito: «Da dove ti viene questo bambino? Dimmelo, o cara la pagherai!». Quella tuttavia, il marito temendo, in ogni cosa inganno versa, e infine dice: «Marito … marito mio, una volta in montagna, assetata, con la neve, la sete calmai. Ne rimasi gravida e questo bambino, ahimé, con travagliato parto generai. Languendo infatti per il tuo amore al far del giorno mi alzai e a piedi nudi andai tra le nevi e il freddo. La distesa del mare

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Carmina cantabrigiensia 14

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rimabar mesta, si forte ventivola vela cernerem, aut frontem navis conspicerem». Anni post hec quinque transierunt aut plus, et mercator vagus instauravit remos: ratim quassam reficit, vela alligat et nivis natum duxit secum. Transfretato mare producebat natum et pro arrabone mercatori tradens centum libras accipit atque vendito infante dives revertitur. Ingressusque domum ad uxorem ait: «Consolare, coniunx, consolare, cara: natum tuum perdidi, quem non ipsa tu me magis quidem dilexisti. Tempestate orta

Carmina cantabrigiensia 14

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scrutavo mesta, se per caso vela dal vento mossa vedessi o la prua di una nave scorgessi». Cinque anni trascorsero o più e il mercante viaggiatore il suo legno restaurò: lo scafo squassato rifà, arma le vele e il nato dalla neve con sé reca. Giunto che fu al di là del mare, il bimbo in vendita pose in pegno dandolo ad un mercante da cui cento libbre ricevette: venduto che fu l’infante ricco tornò. In casa quando entrò alla moglie disse: «Consolati, consolati, moglie cara: ho perso il tuo bambino, che tu stessa comunque non più di me amavi. Al sorgere di una tempesta,

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Carmina cantabrigiensia 14-15

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nos ventosus furor in vadosas sirtes nimis fessos egit, et nos omnes graviter torret sol, at ille tuus natus liquefecit». Sic perfidus Suevus coniugem deluserat; sic fraus fraudem vicerat: nam quem genuit nix, recte hunc sol liquefecit.

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Mendosam quam cantilenam ago, puerulis commendatam dabo, quo modulos per mendaces risum auditoribus ingentem ferant. Liberalis et decora cuidam regi erat nata, quam sub lege huius modi procis obponit querendam: si quis mentiendi gnarus usque adeo instet fallendo, dum cesaris ore fallax predicitur, is ducat filiam.

Carmina cantabrigiensia 14-15

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noi il furore dei venti su sabbiose rive spinse, ormai troppo stanchi: il sole con durezza sopra di noi ardeva e il tuo nato si è liquefatto». In tal modo il perfido Svevo la moglie ingannò; così l’inganno vinse l’inganno. Infatti colui che la neve generò, giustamente il sole sciolse.

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La canzoncina zoppicante che canto ai fanciulli raccomanderò, perché con un motivetto un po’ scorretto gran risate al pubblico facciano fare. Aveva un re una figlia gentile e bella, che egli in sposa ai pretendenti offrì sotto condizione di tal fatta: se qualche mentitore ci fosse a tal punto abile nell’ingannare, che dalla bocca dell’imperatore stesso mentitore fosse stato detto, costui la figlia sposerà.

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Carmina cantabrigiensia 15-16

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Quo audito Suevus nil moratus inquit: «Raptis armis ego cum venatu solus irem, lepusculus inter feras telo tactus occumbebat. Mox effusis intestinis caput avulsum cum cute cedo. Cumque cesum manu levaretur caput, lesa aure effunduntur mellis modii centeni, sotiaque auris tacta totidem pisarum fudit. Quibus intra pellem strictis, lepus ipse dum secatur, crepidine summa caude kartam regiam latentem cepi, que servum te firmat esse meum!» «Mentitur», clamat rex, «karta et tu!» Sic rege deluso Suevus falsa gener regius est arte factus.

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O rex regum,      qui solus in evum regnas in celis,      Heinricum nobis serva in terris      ab inimicis!

Carmina cantabrigiensia 15-16

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Ciò udito, uno Svevo senza indugio disse: «Prese le armi, me ne andavo un dì solo a cacciare; tra la selvaggina un leprotto cadde sotto la mia freccia. Sventratolo, subito la testa taglio e lo scuoio. Mentre il capo tagliato con la mano lavo, dall’orecchio ferito escono cento moggi di miele e l’orecchia sorella altrettante ne effonde di piselli. Nella pelle allora li raccolsi, e mentre a pezzi facevo la lepre all’attacco della coda nascosto trovai un documento regio, che afferma tu essere mio servo! » «Mentite», esclamò il re, «la carta e tu!». Così, gabbato il re, lo Svevo con arte ingannatrice divenne regio genero.

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O re dei re, che solo nei secoli regni nei cieli, in terra per noi Enrico proteggi dai nemici.

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Carmina cantabrigiensia 16

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Quem voluisti      tibi benedici et coronari      ad Aquasgrani manu Piligrimi      presulis archi: O rex ... Quem Romani      atque fidi Franci, clerus et populus      Christo dicatus post Cuonradum      adoptant domnum:     O rex … Dic, Italia,      dic, pia Gallia cum Germania      Deo devota: «Vivat Cuonradus      atque Heinricus!»     O rex … Agni ut sponsa      pace quieta servari suo      valeat sponso, Deo eterno      vivo et vero!     O rex … Gaudent omnes      Christi fideles, senes et iuvenes,      matres, infantes: regnat Cuonradus      atque Heinricus.     O rex … Die qua surrexit,      qui mundum redemit, regni monarchiam      accepit sanctam pius Cuonradus:      gaudeat mundus.     O rex …

Carmina cantabrigiensia 16

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Tu hai voluto che per te benedetto fosse e incoronato ad Aquisgrana dalla mano dell’arcivescovo Pilgrim. O re … Lui che i Romani e i fedeli Franchi, il clero e il popolo a Cristo dedito dopo Corrado come signore accolgono.     O re … Dì, Italia, dì, pia Gallia con la Germania a Dio devota: «Viva Corrado ed Enrico!»     O re … Che la sposa dell’agnello nella quiete della pace possa essere conservata dal suo sposo, Dio eterno, vivo e vero!     O re … Esultino tutti i fedeli di Cristo, vecchi e giovani, madri, figli: regna Corrado e regna Enrico.    O re … Il giorno in cui risorse chi il mondo ha redento, il pio Corrado la santa monarchia del regno ricevette: gioisca il mondo.     O re …

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Carmina cantabrigiensia 16

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Post unius      anni recursus accepit sanctam      regni coronam puer Heinricus,      Christo electus, die predicto      a Piligrimo, archiepiscopo      sibi devotissimo, gaudente clero      simul et populo.     O rex … Doleat antiquus      gentis inimicus sanctas ecclesias      pacificatas vivo Cuonrado      atque Heinrico.     O rex … Mater Christi      cum civibus celi cunctisque sanctis,      rectores orbis, iuva Cuonradum      atque Heinricum,     O rex … ut ecclesiarum      causas sanctarum et pupillorum      ac viduarum valeant iusto      tractare iudicio.     O rex … Laus creatori,      angelorum regi, cuius imperium      manet in evum per infinita      seculorum secula.     O rex …

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Dopo il corso di un solo anno il giovane Enrico, eletto da Cristo, la corona santa del regno ricevette, nel giorno da Pilgrim fissato, arcivescovo a lui devotissimo, con gioia del clero e del popolo insieme.     O re … Si dolga l’antico nemico del nostro popolo che le sante chiese pacificate sono mentre in vita sono Corrado ed Enrico.     O re … Madre di Cristo, con gli abitanti del cielo e tutti i santi, reggitori del mondo, aiuta Corrado ed Enrico,     O re … affinché delle sante chiese le cause dei bambini e delle vedove possano con giusto giudizio trattare.     O re … Lode al creatore, al re degli angeli, il cui dominio rimane per sempre per la serie infinita dei secoli     O re …

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Carmina cantabrigiensia 17

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1

Lamentemur nostra,      socii, peccata; lamentemur !      Quare tacemus? Pro iniquitate      corruimus late; scimus celi hinc offensum      regem inmensum.     Heinrico requiem, rex Christe, dona perhennem.

2

Non fuimus digni      munere insigni; munus dico sive donum      Heinricum bonum, qui ex iuventute      magne fuit vite. Procreatus regum stirpe      rexit et ipse.     Heinrico …

3

Orbis erat pignus,      regno fuit dignus; imperator Romanorum,      rector Francorum, imperabat Suevis,      Saxonibus cunctis, Bauvaro truces Sclavos      fecit pacatos.     Heinrico …

4

Possumus mirari      de domino tali: res tractando laicatus      fit litteratus, prudens in sermone,      providus opere, viduarum tutor bonus,      orphanis pius.     Heinrico …

5

Heinricus secundus      - plangat illum mundus fines servans christianos      pellit paganos; stravit adversantes      pacem persequentes; voluptati contradixit,      sobrie vixit.     Heinrico …

Carmina cantabrigiensia 17

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Lamentiamoci, o amici, per i nostri peccati; lamentiamoci e piangiamo! Perché taciamo? Nella più completa rovina precipitiamo per la nostra iniquità e il re immenso dei cieli ne è offeso, lo sappiamo. A Enrico, Cristo re, dona requie eterna.

2

Non siamo stati degni di un grande bene; di un bene, ovvero di un dono, quale il buon Enrico, che fin dalla giovinezza ebbe un’illustre vita. Figlio di re egli stesso regnò. A Enrico …

3

Garanzia era per il mondo, del regno fu degno; imperatore dei Romani, reggitore dei Franchi, comandava sugli Svevi, e sui Sassoni tutti, i truci Slavi, con i Bavari, pacificò.     A Enrico …

4

Possiamo meravigliarci di un tale signore: le questioni trattando da profano, diviene letterato, saggio nella parola, provvido nell’operare, buon tutore delle vedove, compassionevole verso gli orfani.     A Enrico …

5

Il secondo Enrico – lo pianga il mondo – i confini cristiani proteggendo, i pagani scacciò; prostrò gli avversari che la pace perseguitavano; s’oppose al piacere, nella sobrietà visse.     A Enrico …

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Carmina cantabrigiensia 17-18

6

Quis cesar tam largus      fuit pauperibus? Quis tam loca sublimavit      atque ditavit atria sanctorum      ubere bonorum? Ex propriis fecit magnum      episcopatum.     Heinrico …

7 8

Ploret hunc Europa      iam decapitata. Advocatum Roma ploret,      Christum exoret, ut sibi fidelem      prestet seniorem; recognoscat grave dampnum      ecclesiarum.     Heinrico … Dicamus Heinrico,      Domini amico, ut quiescat post obitum      semper in evum. Dicat omnis clerus      anime illius: «Pace Christi quiescat,      gaudia noscat».     Heinrico … 18 1

2



170

Audax es, vir iuvenis, dum fervet caro mobilis; audacter agis, perperam tua membra coinquinas.     Adtende homo, quia pulvis es     et in pulverem reverteris. Breve est tempus, iuvenis, considera quod morieris, venitque dies ultimus

Carmina cantabrigiensia 17-18

6 7

Quale cesare tanto prodigo fu con i poveri? Chi tanti luoghi nobilitò e di beni dotò arche di santi con ricchezze di doni? Grande fece con i suoi averi un episcopato.     A Enrico …

8

Per Enrico, amico del Signore, chiediamo che riposi in pace dopo la morte, per sempre. Tutto il clero per l’anima del signore invochi: «Nella pace di Cristo riposi, e ne conosca la gioia».     A Enrico …

Lo pianga l’Europa, oramai priva del suo capo. Roma pianga il suo difensore e preghi Cristo perché un fedele signore le provveda e grave danno per le chiese riconosca.     A Enrico …

18 1

2



Audace sei, o giovane, finché calda è la tua debole carne; con sventatezza agisci e malamente le tue membra corrompi. Attento uomo, poiché sei polvere e in polvere tornerai. Breve è il tempo, o giovane: considera che morrai, l’ultimo giorno è destinato a venire

171

Carmina cantabrigiensia 18



et perdes flores optimos.     Adtende …

3

Carni tue consentiens animam tuam decipis. Dum flecteris ad libidinem,

    Adtende …

4

5

6

7



172

Dentes tui frendidant, labia tua exasperant, lingua mala generat, vita tua trepidat.     Adtende … Elevas tuos oculos, ut vanitatem videas, flectitur mens misera, membra ad malum erigis.     Adtende … Fecisti malum consilium et offendisti nimium, quia multum secutus es amorem libidinis.     Adtende … Gloriam queris in populo, laudem humanam diligis;

Carmina cantabrigiensia 18



e tu perderai i fiori della giovinezza     Attento …

3

Carne ascolti, anima inganni. Se tu al piacere ti pieghi, ingannato del tutto rimarrai.     Attento …

4

5

6

7



Denti digrigni, le labbra esasperi, la lingua fai generatrice di malignità: trepida è la tua vita.     Attento … Elevi gli occhi tuoi per guardare le vanità, misera la mente si piega, le membra al male fai sorgere.     Attento … Fraudolento consiglio hai dato gravi offese hai fatto, perché troppo hai seguito l’amore per il piacere.     Attento … Gloria cerchi fra il popolo, ti piace l’umana lode;

173

Carmina cantabrigiensia 18



placere Deo non curas, qui te de celo conspicit.     Adtende …

8

Honorem transitorium presumpsisti accipere, sed magis poena sequitur, cui maior creditur.     Adtende …

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174

In terram semper aspicis, semper de terra cogitas, sed hic relinquis omnia, unde superbus ambulas.     Adtende … Karo te traxit in foveam, vide, ne male moriaris; festina te corrigere, antequam tempus veniat.     Adtende … Luge modo, dum tempus est, ne gemas in iudicio, ubi non valet gemitus nec ulla intercessio.     Adtende … Modo labora fortiter, dum es in isto tempore,

Carmina cantabrigiensia 18



non ti curi di piacere a Dio, che dall’alto dei cieli ti guarda.     Attento …

8

Hai pensato di prendere un onore transitorio: maggior pena tuttavia segue per chi maggior credito ha ricevuto.     Attento …

9

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In beni terreni poni sempre la tua attenzione e sempre ai beni terreni pensi: tuttavia lascerai qui tutto quello di cui ora orgoglioso vai.     Attento … K. O. ti ha messo la carne: guarda di non morire male; affrettati a correggerti, prima che arrivi il tempo.     Attento … Lacrime ora versa, finché sei in tempo, per non gemere nel giorno del giudizio, quando il gemito valore non avrà e non vi sarà intercessione.     Attento … Molto ora vedi di soffrire, mentre in questo tempo stai,

175

Carmina cantabrigiensia 18



emenda tuum vitium, ne gemas in perpetuum.     Adtende ...

13

Non te frangat cupiditas nec te flectet fragilitas, et noli cum diabolo participare amplius.     Adtende …

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176

O si corde intellegis, que precepta legis sunt, quod illi, qui adulterant, lapidibus subiaceant!     Adtende … Per salvatorem igitur venit magna redemptio, ut omnis, qui comitatur, penitentiam dormitet.     Adtende … Quare non vis, iuvenis, reverti ad Dominum, rogans eius clementiam, ut donet indulgentiam?     Adtende … Rumpe iam cordis duritiam, mentis tue malitiam,

Carmina cantabrigiensia 18



correggi il tuo peccato, per non piangere in eterno.     Attento …

13

Non ti spezzi la cupidigia né la fragilità ti pieghi, e con il demonio non ti accompagnare più.     Attento …

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17



Oh, se capire riesci con il cuore quali siano i precetti della legge: gli adulteri lapidati siano!     Attento … Per mezzo del Salvatore viene dunque la completa redenzione, sicché chiunque accompagnato venga dormire possa alla penitenza.     Attento … Quale ragione c’è dunque, o giovane, perché tu non ritorni a Dio, chiedendo la sua clemenza perché ti doni la sua indulgenza?     Attento … Rompi ormai la durezza del tuo cuore, la malizia della tua mente,

177

Carmina cantabrigiensia 18



festina te corrigere, antequam finis veniat.     Adtende …

18

Suscepit Christus veniam, ut donet indulgentiam, alludant veram animam, que carnem suam macerant.     Adtende …

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178

Terribilis Christus veniet ad iudicandum seculum; tunc reddit ille singulis secundum sua opera.     Adtende … Venit dies iudicii et erit magna districtio, ut non adiuvet pater filium nec filius defendat patrem.      Xristo servis, iuvenis, ad eum cito recurreris, ut ante eius limina securus sis de crimine.     Adtende … Fides acquirit omnia, peccata delet nimia,

Carmina cantabrigiensia 18



affrettati a correggerti, prima che la fine giunga!     Attento …

18

Su di sé Cristo i peccati prese per dare perdono: alla vera anima s’accostano le creature che la carne macerano.     Attento …

19

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Tremendo Cristo verrà a giudicare il mondo: allora a ciascuno darà secondo i suoi meriti.     Attento … Verrà il giorno del giudizio con grande severità: il padre non sarà d’aiuto al figlio né il figlio difenderà il padre.     Attento … Xristo servis, o giovane, a lui subito ricorri, per essere davanti alla sua porta al sicuro da ogni accusa.     Attento … Fa la fede ogni cosa acquisire, cancella ogni peccato,

179

Carmina cantabrigiensia 18-19



humilitas et caritas ad patrem celi veniunt.     

23

Zelum habet optimum, qui Deum amat et proximum, letabitur in seculum et vivat in perpetuum.     Adtende …



19

180

1

Nunc almus thero evvigero    assis thiernun filius benignus fautor mihi     thaz ig iz cosan muozi de quodam duce,     themo heron Heinriche qui cum dignitate     thero Beiaro riche bevvarode.

2

Intrans nempe nuntius     then keisar namoda her thus: «Cur sedes», infit «Otdo,     ther unsar keisar guodo? Hic adest Heinrich,     bring her hera kuniglich, dignum tibi fore     thir selvemo ze sine.»

3

Tunc surrexit Otdo,     ther unsar keisar guodo, perrexit illi obviam     inde vilo manig man, et excepit illum     mid mihilon eron.

4

Primitus quoque dixit:     «Vvillicumo Heinrich, ambo uos equivoci     bethiu goda endi mi, nec non et sotii,     vvillicumo sid gi mi.»

Carmina cantabrigiensia 18-19



umiltà e carità fanno giungere al padre dei cieli.     

23

Zelo grandissimo mostra chi Dio ama e il prossimo: felice sarà nel mondo e in perpetuo vivrà     Attento …



19 1

Ora inclito figlio thero evvigero thiernun stammi accanto come mio benevolo fautore thaz ig iz cosan muozi, di un signore, themo heron Heinriche, che con dignità thero Beiaro riche bevvarode.

2

Entrando appunto un messaggero then kaisar namoda her thus «Perché siedi», disse, «Ottone ther unsar keisar guodo? Enrico è vicino, bring her hera kuniglich, sarebbe degno per te thir seluemo ze sine».

3

Allora s’alzò Ottone, ther unsar keisar guodo, a quello incontro si fece inde vilo manig man, e l’accolse mid mihilon eron.

4

Per primo inoltre disse: «Vvillicumo Heinrich, ambedue che lo stesso nome recate, bethiu goda endi mi, e anche compagni vvillicumo sid gi mi».

181

Carmina cantabrigiensia 19-20

5

Dato responso     fane Heinriche so scono coniunxere manus;     her leida ina in thaz godes hus, petierunt ambo     thero godes genatheno.

6

Oramine facto     intfieg ina aver Otdo, duxit in concilium     mit michelon eron et amisit illi,     so vvaz so her thar hafode, preter quod regale,     thes thir Heinrich ni gerade.

7

Tunc stetit al thiu sprakha     sub firmo Heinriche. Quicquid Otdo fecit,     al geried iz Heinrih, quicquid ac amisit     ouch geried iz Heinrich.

8

Hic non fuit ullus,     - thes hafon ig guoda fulleist nobilibus ac liberis,     thaz thid allaz vvar is, cui non fecisset Heinrich     allero rehto gilich.

20 1

2

182

Est unus locus        Homburh dictus, in quo pascebat        asinam Alverad, viribus fortem        atque fidelem.



Que dum in amplum        exiret campum, vidit currentem        lupum voracem, caput abscondit,        caudam ostendit.

3

Lupus accurrit,        caudam momordit;

Carmina cantabrigiensia 19-20

5

Dopo che una risposta venne data fane Heinriche so scono le mani si strinsero; her leida ina in thaz godes hus, ambedue chiesero thero godes genatheno.

6

Finita che fu la preghiera intfieg ina aver Otdo, lo condusse in assemblea mit michelon eron e a lui assegnò so vvaz so her thar hafode. eccetto ciò che al re spettava, thes thir Heinrich ni gerade.

7

Allora dipese al thius sprakha dal saldo Heinricho. Tutto ciò che Ottone fece, al geried iz Heinrih, e tutto che non fece ouch geried iz Heinrich.

8

Non c’era uomo, - thes hafon ig guoda fulleist di nobili e liberi uomini, thaz thid allaz vvar is, al quale Enrico non avrebbe fatto allero rehto gilich.

20 1

2

C’è un luogo, di nome Homburg, dove Alfrad pascolava un’asina, forte e fedele.



Essa uscì una volta in aperta campagna, vide un famelico lupo che correva, nascose il capo e mostrò la coda.

3

Il lupo accorse, morse la coda;

183

Carmina cantabrigiensia 20



asina bina        levavit crura fecitque longum        cum lupo bellum.

4

Cum defecisse        vires sensisset, protulit magnam        plangendo vocem vocansque suam        moriendo domnam.

5

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8

9

10



184

Audiens grandem        asine vocem Alverad cucurrit:        «Sorores», dixit, «cito venite,        me adiuvate! Asinam caram        misi ad erbam; illius magnum        audio planctum; spero, cum sevo        ut pugnet lupo». Clamor sororum        venit in claustrum, turbe virorum        ac mulierum assunt, cruentum        ut captent lupum. Adela namque,        soror Alverade, Rikilam querit,        Agatham invenit, ibant ut fortem        sternerent hostem. At ille ruptis        asine costis sanguinis undam        carnemque totam simul voravit,        silvam intravit. Illud videntes        cuncte sorores crines scindebant,        pectus tundebant, flentes insontem        asine mortem.

Carmina cantabrigiensia 20



l’asina alzò due zampe e lunga battaglia ingaggiò con il lupo.

4

Sentendo che le forze venivano meno, levò alto un lamento e chiamò la sua padrona, mentre moriva.

5

6

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9

10



Udendo il forte richiamo dell’asina, Alfrad accorse: «Sorelle», disse, «venite subito ad aiutarmi! La mia cara asina avevo mandato a pascolare; sento alto il suo pianto; immagino che stia combattendo con il lupo crudele». Il rumore delle sorelle giunse al chiostro e torme di uomini e di donne accorsero, per prendere il lupo sanguinario. Infatti Adela, sorella di Alferada, cerca Rikila, trova Agata, e si muovono per sconfiggere il forte nemico. Ma quello, squarciato il fianco all’asina, in un mare di sangue tutta la carne mangiò e nel bosco fuggì. Vedendo ciò tutte le sorelle i capelli si strappavano, il petto si battevano, piangendo l’incolpevole morte dell’asina,

185

Carmina cantabrigiensia 20-22

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13



Denique parvum        portabat pullum; illum plorabat        maxime Alverad, sperans exinde        prolem crevisse. Adela mitis,        Fritherun dulcis venerunt ambe,        ut Alverade cor confirmarent        atque sanarent: «Delinque mestas,        soror, querelas! Lupus amarum        non curat fletum: Dominus aliam        dabit tibi asinam».

21 Diapente et diatesseron simphonia et intensa et remissa pariter consonantia diapason modulatione consona reddunt.

22

Salve, festa dies, toto venerabilis evo, qua Deus infernum vicit et astra tenet.



Ecce renascentis testatur gratia mundi omnia cum Domino dona redisse suo. Salve …

186

Carmina cantabrigiensia 20-22

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13



che inoltre gravida era di un puledro. Alfrad soprattutto quello piangeva, giacché sperava che dall’asina una prole crescesse. La mite Adela e la dolce Fritherun giunsero entrambe per tranquillizzare e curare il cuore di Alfrad: «Poni fine, sorella, ai tristi lamenti! Il lupo non si cura dell’amaro pianto: il Signore un’altra asina ti darà».

21

Una quinta e una quarta sia alta sia bassa che assieme suonino ti danno un’ottava con modulazione armoniosa.

22

Salve festivo giorno, venerabile nei tempi, nel quale Dio ha sconfitto l’inferno e conquistato il cielo. Ecco, la grazia del mondo che rinasce testifica che tutti i doni sono tornati con il loro Dio Salve …

187

Carmina cantabrigiensia 22-23



Namque triumphanti post tristia tartara Christo      undique fronde nemus, gramina flore favent. Salve …

5

Legibus inferni oppressis super astra meantem      laudant rite Deum lux, polus, arva, fretum. Salve …



Qui crucifixus erat Deus ecce per omnia regnat      dantque creatori cuncta creata precem. Salve …

23 1

2

3



188

Vestiunt silve tenera ramorum virgulta, suis onerata pomis, canunt de celsis sedibus palumbes carmina cunctis. Hic turtur gemit, resonat hic turdus, pangit hic priscus merulorum sonus; passer nec tacet, arripiens garritu alta sub ulmis. Hic leta canit philomela frondis, longum effundit sibilum per auras sollempne; milvus tremula atque voce aethera pulsat.

10

Carmina cantabrigiensia 22-23





Infatti dopo il triste tartaro a Cristo trionfante ogniddove la selva con le fronde, i prati con i fiori sorridono. Salve … Sconfitte le leggi dell’inferno pienamente Dio lodano la luce, i cieli, i campi, il mare. Salve … Colui che era crocifisso, ecco ovunque regna e tutto il creato prega il Signore. Salve …

23 1

2

3



Si vestono i boschi dei teneri virgulti dei rami, carichi dei loro frutti; nelle sedi più alte le colombe per tutti cantano. Qui geme la tortora, qui il tordo risuona, qui si diffonde l’antico canto dei merli; neppure il passero tace, con il suo garrito prendendo la cima degli olmi. Qui l’usignolo canta felice fra le fronde e un lungo, solenne fischio per l’aria rilascia; il nibbio con tremula voce l’aria sferza.

189

Carmina cantabrigiensia 23-24

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Ad astra volans aquila, in aeris alauda canit modulis resolvit, desursum vergit dissimili modo, dum terram tangit. Velox †impulit rugitus† hirundo, pangit coturnix, gracula resultat; aves sic cunctis celebrant estivum undique carmen. Nulla inter aves similis est api, que talem gerit tipum castitatis, nisi Maria, que Christum portavit alvo inviolata.

24 1

2

3



190

Heriger, urbis        Maguntiacensis antistes, quendam        vidit prophetam, qui ad infernum        se dixit raptum. Inde cum multas        referret causas, subiunxit totum        esse infernum accinctum densis        undique silvis. Heriger illi        ridens respondit: «Meum subulcum        illuc ad pastum nolo cum macris        mittere porcis!».

Carmina cantabrigiensia 23-24

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6



Mentre l’aquila verso gli astri vola, nei campi l’allodola il suo canto scioglie in melodie, in maniera diversa quando verso l’alto vola e quando a terra torna. Veloce (garrisce) la rondine, canta la coturnice, la cornacchia risponde; così gli uccelli per tutti ovunque celebrano l’estivo canto. Tra gli uccelli non ve n’è di simile all’ape, che della castità è ideale figura, se non Maria, che Cristo portò nel grembo inviolata.

24 1

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Heriger, della città di Magonza vescovo, vide un certo profeta, che all’inferno diceva di essere stato rapito. Dopo che molti particolari ne ebbe riportato, quegli aggiunse che tutto l’inferno da ogni parte circondato era di dense selve. Ridendo Heriger gli rispose: «Il mio pastore allora là non manderò a pascolare con magri maiali!».

191

Carmina cantabrigiensia 24

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192

Vir ait falsus:        «Fui translatus in templum celi        Christumque vidi letum sedentem        et comedentem. Iohannes Baptista        erat pincerna atque preclari        pocula vini porrexit cunctis        vocatis sanctis». Heriger ait:        «Prudenter egit Christus Iohannem        ponens pincernam, quoniam vinum        non bibit umquam». ……………… ……………… ……………… «Mendax probaris,        cum Petrum dicis illic magistrum        esse cocorum, est quia summi        ianitor celi. Honore quali        te deus celi habuit ibi?        Ubi sedisti? Volo ut narres,        quid manducasses». Respondit homo:        «Angulo uno; partem pulmonis        furabar cocis. Hoc manducavi        atque recessi». Heriger illum        iussit ad palum loris ligari        scopisque cedi, sermone duro        hunc arguendo:

Carmina cantabrigiensia 24

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L’impostore disse: «Trasportato fui nel tempio del cielo e vidi Cristo che felice sedeva e mangiava. Giovanni Battista era il coppiere e coppe di ottimo vino porse a tutti i santi radunati». Heriger disse: «Saggiamente Cristo fece fare a Giovanni da coppiere, poiché mai bevve vino». ................ ................ ................ «Sei proprio un bugiardo, se dici che Pietro là era il capocuoco, poiché egli è il portiere del sommo cielo. E quale onore riservò a te là il Dio del cielo? Dove sedesti? Ti prego di raccontarmi che cosa hai mangiato». L’uomo ripose: «In un angolo; ai cuochi ho rubato un pezzo di polmone. L’ho mangiato e me ne sono andato». Heriger ordinò di legarlo al palo e di fustigarlo, con dure parole riprendendolo:

193

Carmina cantabrigiensia 24-25

12



«Si te ad suum        invitet pastum Christus, ut secum        capias cibum, cave ne furtum facias!».

25

194

1

Sponso sponsa karissimo      se ipsam in coniugio, ambosque diu vivere,      post celi culmen capere.

2

Ne spernas, quod sim fragilis,      sum tamen habilis: rugosam si me videas,      ut puellam me teneas.

3

Veni, veni, karissime!      Quod fusca sum, non despice, dilapsa vel lateribus;      assurgam tuis viribus.

4

Hinc Petrus te huc invitat      et Eucharius uritat, Valerius te exigit,      Maternus «veni!» concutit.

5

Cum Maximini precibus      se coniungit Agricius orans, ut felix venias      et me fractam restituas.

6 7

Me quidem si restituis      turritamque reddideris, Paulini adiutorium      habebis et Nicecium.

8

O quam felix tu fueras,      quod hunc virum adduxeras, qui me fuscam illuminat      et me fractam resolidat.

Hi et complures alii      iubent me restitui; Simeon tuus maxime      mandat murum iam ponere.

Carmina cantabrigiensia 24-25

12



«Se Cristo ti invita alla sua mensa per mangiare con lui, non devi rubare!».

25

1

La sposa al carissimo sposo: che lui lei in matrimonio prenda e ambedue a lungo vivano e poi il cielo ottengano.

2

«Non disprezzarmi come fossi fragile, poiché sono invece forte: anche se rugosa mi vedi, considerami come una fanciulla.

3

Vieni, vieni carissimo! Non disprezzarmi perché sono scura o perché sfatta sono nei fianchi: con la tua forza mi rialzerò.

4

Per questo Pietro qui ti invita et Eucario è tutto un fuoco, Valerio ti esige, Materno tuona ‘Vieni!’.

5

Agrecio alle preghiere di Massimino si associa chiedendo che tu lodato venga e me, ora distrutta, ricostruisca.

6

Se tu realmente intendi farmi ristabilire e fortificare, avrai l’aiuto di Paolino e di Nicezio.

7

Loro, e molti altri, oramai impongono che mi si ricostruisca; il tuo Simeone soprattutto ordina che il muro venga eretto.

8

Che fortuna è stata che tu abbia portato quest’uomo, che fa risplendere me scura e me rotta consolida.

195

Carmina cantabrigiensia 25-27

9

Quam libens hic te suscipit,      quam sanum esse precipit, felicem omni tempore,      quod semper constet stabile!

10

Vestrum amborum meritis      iterum ero Treveris, turrita in lateribus      et firma cunctis partibus.

11

Ad hoc te Deus premuniat      et semper te custodiat cum corpore ac anima      in sempiterna secula.



Amen.

26 Emicat o quanta pietate Cecilia sancta inter odoriferas, Christus quas prospicit, herbas! Despiciens mundum meruit sibi iungere Iesum, gaudia sic thalami conculcans Valeriani. Hec sibi virgineas quathra virtute choreas functas elegit, quas hic sapientia compsit: luce chorum clara docilis hunc prenitet Uuoda, hancque Meginbergis sequitur, valitudine fortis; hoc viret in circo Merehilt cum flore decoro; nomine difficili, sophie sed spe iuvenili hinc tenet Una locum mitis collega priorum.

27  1



196

Iam dulcis amica venito, quam sicut cor meum diligo;

5

10

Carmina cantabrigiensia 25-27

9

Con quale piacere egli ti accoglie, come s’adopra perche tu sia salvo, lodato in ogni tempo, che sempre resti stabile!

10

Per i meriti di ambedue voi sarò di nuovo Treviri, turrita sui fianchi e salda in tutte le parti.

11

Per questo Dio ti ricompensi e sempre ti custodisca nel corpo e nell’anima per i secoli dei secoli



Amen».

26 Di quanta pietà riluce santa Cecilia tra le profumate erbe che Cristo cura! Disprezzando il mondo meritò di unirsi a Gesù, così calpestando le gioie del talamo di Valeriano. Scelse per sé schiere di vergini di quadrata virtù, che la sapienza qui adornò: la docile Uoda illumina di chiara luce questo gruppo, la segue Meginberga, forte di complessione; in questo cerchio con un bel fiore risalta Merehilt; dal difficile nome, ma di giovanile promessa di saggezza, le sta affianco Una, mite collega delle altre.

27 1



Vieni orsù, mia dolce amica, tu che come il mio cuore amo,

197

Carmina cantabrigiensia 27



intra in cubiculum meum ornamentis cunctis ornatum.

2

Ibi sunt sedilia strata atque velis domus parata, floresque in [domo] sparguntur herbeque flagrantes miscentur.

3

5

4

6

7



198

Est ibi mensa apposita universis cibis honusta, ibi clarum vinum habundat et quidquid [te], cara, delectat. Ibi sonant dulces simphonie inflantur et altius tibie, ibi puer et docta puella canunt cantica pulchra. Hic cum plectro citharam tangit, illa melos cum lira pangit, portantque ministri pateras diversis p[oc]ulis plenas. «Ego fui sola in silva et dilexi loca secreta fugique frequentius turbam atque . . . . . plebis catervam. U.s.p.l........... . . . que silenti . . . . . . . . . . . . . . . . [t]umul[tum] . . . . . . . populum [mul]tum.

Carmina cantabrigiensia 27



entra nella stanza mia di tutti gli ornamenti ornata.

2

Vi sono posti pronti e la casa è ornata di drappi, fiori vi sono sparsi e miscele di erbe profumate vi si frammischiano.

3

5

4

6

7



C’è una tavola apparecchiata, carica di ogni cibo; vi abbonda il vino buono e qualsiasi cosa che, cara, ti piaccia. Là si suonano musiche dolci e alti risuonano i fiati: là il fanciullo e l’esperta fanciulla intonano per te bei canti. L’uno l’arpa tocca con il plettro, l’altra suona sulla lira una melodia, i servitori le patere recano piene di diverse bevande. «Io sola fui nella selva e amai i luoghi nascosti; fuggii spesso la folla e … della plebe la caterva ….. ……. silente …………….. il tumulto …………….molte persone.

199

Carmina cantabrigiensia 27-28

8

9

10



Non [me iuvat tantum con]vivium qu[antum predulce c]olloquium, [nec rerum tantarum uber]tas [ut] clara fam[iliaritas]». Quid [iuvat differre, e]lecta, que sunt [tamen post facienda?] Fa[c cita,] quod eris [factura,] [in me non est aliqua] mora. [Iam nunc veni, soror electa] ac om . . . . . . . d[ilecta,] lux mee clara pupille [parsque maior anime mee.]

28 S ………………….nunn[a] . . . fert  . . . . . . . . . . . . tempus adest  . . . . . . . . . . . grōuonot gras in  . rt … Quid [uis ut faciā]     s[a]go thu mir  iu[n] . . . . [turpis] hortaris unicā  [m] . . . . . . . . . [m]el . . . . . . . . . . . . . . coro miner min   n[e] . . . . . . . . . . [n]des . . . . silue nu   sing. . t . . . . ela . . . . uualde. [I]am cant& philomela kristes

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Carmina cantabrigiensia 27-28

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Non mi piace tanto il banchettare, quanto la dolce conversazione amo, né l’abbondanza di cose tanto grandi quanto la semplice intimità». A che serve, o eletta, procrastinare ciò che dopo si deve fare? Fa’ presto quello che fatto deve essere, io non riesco ad aspettare. Ora vieni, sorella eletta, e a tutti ………. diletta, chiara luce dei miei occhi, parte maggiore della mia anima.

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Carmina cantabrigiensia 28-29

   [v]vir . . . . . . . . . cui me deuoui      . . . . . . . . . . . . . . . . . O [formosa] . . . . . . . . . . sagic thir  . . . . . . . . . . . . . . m sede[.] anīe.  . . . . . . . . . . . . [humele] S[ed angilo] . . . mia s………..[m]inne  . . . . . . . . . . . . . v[o]k[.]l[.]s verdan. C . . . . . . . . . nunna choro miner  . . . . . . . . dabo tibi super hoc uuerelt  . . . . . . genuoc Hoc evanescit omne also vvolcan in th . . . umele solū xpī regnū  th . . . . . . . . . . . . inevum. [Quod ipse regnat cr]edo in humele  s. scon[.] . . . . cus[.]t dare  [.]az [g]il . . . . . . . . vvare [.]omin . . .   . . . . . . vvemir  . . . . . . . . . [d]ere . . . . . m[ir]  . . ndi[s]. . . . inne. [Laus] . . . . . . thaz her s[i]be ker[e] . . . [penetrabit] . . . . also s. . . . [e]ger . . . . . . . s[a]l

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29 Huc adtolle genas defectaque lumina: venit ad Thebas Argia tuas; age, moenibus induc et patrios ostende lares et mutua redde

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Carmina cantabrigiensia 28-29

29 Solleva il capo, riapri gli occhi e guardami! È Argia che viene alla tua Tebe; su, conducimi entro le mura, mostrami la casa paterna, ricambia

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Carmina cantabrigiensia 29-30

hospitia. Heu quid ago? Proiectus cespite nudo hoc patrie telluris habes. Que iurgia? Certe imperium non frater habet! Nullasne tuorum movisti lacrimas? Ubi mater? Ubi inclita fama Antigone? Mihi nempe iaces, mihi victus es uni! Dicebam: «Quo tendis iter? Quid sceptra negata poscis? Habes Argos, soceri regnabis in aula; hic tibi longus honor, hic indivisa potestas». Quid queror? Ipsa dedi bellum mestumque rogavi ipsa patrem, ut talem nunc te complexa tenerem. Sed bene habet, superi, gratum est, Fortuna; peracta est spes longinqua vie: totos invenimus artus. Ei mihi, sed quanto descendit vulnus hiatu! Hoc frater? Qua parte, precor, iacet ille nefandus predator? Vincam volucres (sit adire potestas) excludamque feras; an habet funestus et ignes? Sed nec te flammis inopem tua terra videbit: ardebis lacrimasque feres, quas ferre negatum regibus, eternumque tuo famulata sepulchro durabit deserta fides, testisque dolorum natus erit, parvoque thorum Polinice fovebo.

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30 Caute cane, cantor care; clare conspirent cannule, compte corde crepent concinnantiam. Carpe callem commodam, convalles construe;

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Carmina cantabrigiensia 29-30

l’ospitalità ricevuta! Ma che sto a dire? Sdraiato sulla nuda terra, questa sola parte possiedi della tua patria. Che lotta è stata? Nemmeno tuo fratello detiene il comando. E non hai suscitato il pianto di nessuno dei tuoi? Dov’è tua madre, dove la famosa Antigone? Per me sola giaci qui, per me sola sei stato vinto! Eppure io ti dicevo: «Dove vai? Perché tenti di riavere il regno che ti si nega? Hai Argo: regnerai nella reggia di tuo suocero! Qui avrai sempre onore, qui nessuno ti contenderà il potere!». Ma perché mi lamento? Io stessa ti diedi la possibilità di far guerra, io pregai il padre renitente: e tutto per poterti avere tra le mie braccia in tale stato! Ma tutto va bene, o dei; ti ringrazio Fortuna! È stata esaudita la speranza che mi sembrava così lontana nel mio viaggio: ho ritrovato il tuo corpo intiero. Ahimé! Ma quanto profonda è la tua ferita! E te l’ha fatta tuo fratello? Dimmi, per favore, dove giace quel ladrone nefando? Se potrò avvicinarmi al suo corpo, vincerò la crudeltà degli avvoltoi, non permetterò alle belve di togliermelo; o forse quel maledetto ha anche un rogo? Ma privo del rogo nemmeno te vedrà la tua terra! Sarai bruciato e avrai lacrime che i re non hanno; la fedeltà abbandonata sarà omaggio eterno al tuo sepolcro e il figlio che nascerà sarà testimonio del mio lutto: sarà il piccolo Polinice a riscaldare il mio letto!

30 Cauto canta, caro cantore; chiare canne concordino, compite corde crepitino consonando. Comoda calle comincia, convalli costruisci;

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Carmina cantabrigiensia 30-30A

caput, calcem, cor coniunge, calles callens corporales. Cane corda, cane cordis, cane cannulis creatorem.

30A 1a

Quisquis, dolosis antiqui circumventus fraudibus inimici, profunditatem magnorum incautus incurrerit peccatorum, hoc sequenti commonitus exemplo sit, merens ne desperet penitus, sed confisus in Domino liberari posse speret vel mortuum, si penitet, ex inferno. 1b Cesarie urbis civis Proterius locuples valde nimis unicam habuit gnatam sacro velamini destinatam, proprius in quam servulus inlicitis inflammatus est ardoribus.

206

Carmina cantabrigiensia 30-30A

capo, calcagno, cuore congiungi, corporali calli custodendo. Canta con cuori, canta con corde, con canne canta: “creatore”.

30A 1a Chiunque, dall’antico fraudolento nemico con inganni circuito, incautamente nell’abisso sia caduto di grandi peccati ammonito sia da quest’esempio, perché nella sofferenza non disperi senza rimedio, ma confidando in Dio speri di poter essere liberato, da morto, se si pente, dall’inferno. 1b Un abitante di Cesarea, Proterio, ricchissimo, aveva una figlia unica destinata al sacro velo, e di lei infiammato s’era di illeciti ardori il servo più fidato.

207

Carmina cantabrigiensia 30A

Cuius vinclo coniugii se non posse cernens iungi auxilium aggressus est malefici. 2a A quo pravi suscepta scedula nuncii deferenda demoni iussit eum nocte ceca supra gentilem recitare tumbam. Iuvenis statim paruit, demonum et ecce sibi agmen apparuit. Qui auditis clamoribus infelicis secum illum adduxerant ad principem pravitatis. 2b Cui invisi datis commercii literis a malefico missis, item sui causa adventus expositis amorisque furiis, protinus fit discussio de fidei Christi ac baptismi repudio, iubeturque de singulis abrenuntiationis

208

Carmina cantabrigiensia 30A

Vedendo di non potersi unire a lei con il vincolo del matrimonio, l’aiuto chiese di un mago. 2a Da quello ricevette per iscritto un messaggio malvagio, che per poterla al demonio portare in una notte senza luna su di una tomba pagana doveva recitare. Subito obbedì il giovane, ed ecco di demoni apparire una schiera. Come essi sentirono il pianto dell’infelice giovane al re del male lo portarono. 2b Quando dell’odioso commercio ebbe data la lettera inviata dal mago, e della sua venuta ebbe esposto il motivo e le furie d’amore, nasce subito discussione sulla fede in Cristo e del battesimo il ripudio e di ambedue le rinunce due distinte carte

209

Carmina cantabrigiensia 30A

manuscriptum efficere, quod effecit. 3a Continuo tacta a diabolo clamat virgo: «Miserere, miserere, pater, filie! Moriar, mi pater, modo, si non iungar tali puero. Noli, pater kare, noli tardare, dum potes me salvare. Si moraris, natam tuam non habebis, sed in die iudicii quasi pro perempta poenas et tormenta tu subibis supplicii». 3b Ast flebilis contra pater inquit: «Nata, heu quis te cecavit? Nata, quis te fascinavit? Ego te Christo dicavi, non te mecho destinavi. Patere, mi filia; sine me modo perficere, quod volo. Si consentis mihi, tempus adveniet, quando multum letaberis, pravam quod non voluntatem perfeceris, male sana quam nunc geris».

210

Carmina cantabrigiensia 30A

vengono richieste: cosa che fece. 3a Appena la ragazza venne dal diavolo toccata, gridò: «Perdona, perdona, padre, tua figlia! Morirò subito, padre mio, se a quel ragazzo non mi unirò. Non tardare, padre caro, non tardare, finché mi puoi salvare. Se indugerai, non avrai più tua figlia, e nel giorno del giudizio quasi uccisa m’avessi pene e tormenti del supplizio subirai». 3b Con filo di voce allora il padre rispose; «Figlia, chi ti ha accecato? Figlia, chi ti ha ammaliato? Io a Cristo t’avevo dedicata, non a un amante t’avevo destinata. Resisti, figlia mia; lasciami ora fare ciò che io voglio. Se me ascolti, tempo verrà in cui per te sarà piena felicità, poiché il cattivo disegno realizzato non avrai, che ora folle conduci».

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Carmina cantabrigiensia 30A

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4b

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212

Illa vero abnuente atque pene deficiente, pater victus amicorum consiliis cessit invitus accitoque puero substantiam totam ei suam una cum puella tradit, dicens sue filiole: «, vere iam misera, olim multum dolitura, patrem quia non es modo auditura». Nec multo post nupta viri comperta infidelitate se confestim in lamentis affecerat inmoderate, luctusque nullus finis esse quivit, donec a marito tandem explorata cuncte sue causa perfidie a beato Basilio penitentiam persuasit pro errore percipere gravissimo. Quem sanctus includens sacro peribulo, incumbens pro eo precibus sedulo,

Carmina cantabrigiensia 30A

4a

4b

5a



Poiché lei si rifiutava e quasi ne moriva, il padre sconfitto dai consigli degli amici cedette per forza e accettato il ragazzo tutte le sue ricchezze gli diede insieme a sua figlia, alla quale disse: «Va’, oramai veramente povera, prima o poi ti pentirai, poiché ora tuo padre non ascolterai». Poco dopo le nozze scoperta l’infedeltà del marito immediatamente in lamenti si sciolse senza moderazione, e al dolore nessun fine potè esservi, finché chiarita che ebbe dal marito l’intera causa della sua perfidia, lo persuase a ricevere da san Basilio il perdono per l’errore gravissimo. Il santo lo chiuse in un sacro recinto, su lui sorvegliando zelante con preci,

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Carmina cantabrigiensia 30A

5b

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pro illo orans sepe et ieiunans, donec a Deo impetraret reo veniam dari pro crimine tam gravi, dumque sibi penitenti ostensus est sanctus pro se decertare atque de antiquo hoste magnifice victoriam deportare. Indicta transacta iam penitudine eductus conciliandus ecclesie, ecce repente sancto se ducente tactus ab hoste sacro pellitur poste, donec antistes et populus assistens precibus pulsantes Deum, fugatus est demon clamans ac minitans: «Hoc, Basili, manuscriptum coram Deo restituet mihi meum». Nec mora, sancto orante manusque cum populo

Carmina cantabrigiensia 30A

5b

6



per lui pregando e spesso digiunando, finché da Dio ottenne che perdono al reo fosse concesso per tanto grave colpa; e mentre il peccatore si pentiva, gli apparve che il santo per lui combatteva e sull’antico Nemico una magnifica vittoria riportava. Compiuta che ebbe la penitenza assegnata, fu condotto fuori per conciliarsi alla chiesa: ma ecco che all’improvviso, mentre lo guidava il santo, dal Nemico toccato dalla sacra porta veniva respinto, finché il vescovo e il popolo tutto con preghiere Dio invocando, in fuga misero il demonio che gridando minacciava: «Questo manoscritto, Basilio, dinnanzi a Dio mi restituirà ciò che è mio!». Senza alcun indugio, mentre il santo pregava e le mani insieme al popolo

215

Carmina cantabrigiensia 30A-32

elevante, cartula desuper lapsa manibus Basilii est ingesta. A puero quam cognitam sanctus statim partes dissipat in minutas eundemque vivificis restitutum sacramentis incessanter reddit Deo imnizantem.

31 O mihi deserte natorum dulcis imago, Archemore, o rerum et patrie solamen adempte servitiique decus, qui te, mea gaudia, sontes extinxere dei, modo quem digressa reliqui lascivum et prono vexantem gramina cursu? Heu ubi siderei vultus? Ubi verba ligatis imperfecta sonis risusque et murmura soli intellecta mihi? Quoties tibi Lemnon et Argos sueta loqui et longa somnum suadere querela!

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32 Huc adtolle genas defectaque lumina: venit ad Thebas Argia tuas; eia, menibus induc et patrios ostende lares et mutua redde

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Carmina cantabrigiensia 30A-32

levava, la carta, scivolata dall’alto, nelle mani di Basilio cadde. Come il ragazzo riconosciuta l’ebbe, subito il santo in piccole parti la sminuzza, e salvato quello, ai sacramenti vivificanti ritorna, lodando incessantemente Dio con inni.

31 O tu che rappresentavi per me, nella mia solitudine, l’immagine dolce dei figli, Archemoro, tu che mi consolavi della perdita della patria e delle sostanze, tu che rendevi onorevole la mia schiavitù, o mio tesoro, quali malevoli hanno stroncato? Eri pieno di vita poco fa, quando mi sono allontanata e ti trascinavi carponi calpestando l’erba! Dov’è più il tuo visino splendente, dove le tue parole balbettate con suoni indistinti, il tuo sorriso, il tuo borbottio che io sola ero in grado di capire? Quante volte solevo raccontarti le storie di Lemno e di Argo e indurti al sonno con una lunga ninna nanna!

32 Solleva il capo, riapri gli occhi e guardami! È Argia che viene alla tua Tebe; su, conducimi entro le mura, mostrami la casa paterna, ricambia

217

Carmina cantabrigiensia 32-33

hospitia. Heu quid agam? Proiectus cespite nudo hoc patrie telluris habes. Que iurgia? Certe imperium non frater habet, nullusve tuorum! Movisti lacrimas? Ubi mater? Ubi inclita fama Antigone? Mihi nempe iaces, mihi victus es uni! Dicebam: Quo tendis iter? Quid sceptra negata poscis? Habes Argos, soceri regnabis in aula; hic tibi longus honos, hic indivisa potestas. Nunc ego te, coniunx, ad debita regna profectum ductorem belli generumque potentis Adrasti aspicio, talisque tuis occurro triumphis?

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1

Qui habet vocem serenam,      hanc proferat cantilenam de anno lamentabili      et damno ineffabili, pro quo dolet omnis homo      forinsecus et in domo. Suspirat populus domnum      vigilando et per somnum:     «Rex Deus, vivos tuere      et defunctis miserere.»

2

Anno quoque millessimo      nono atque tricessimo de Christi nativitate      nobilitas ruit late: ruit cesar caput mundi      et cum illo plures summi, occubuit imperator      Kuonradus, legis amator.     «Rex …»

3

Eodem vero tempore      occasus fuit glorie: ruit stella matutina      Chunelinda regina. Heu quam crudelis annus!      Corruerat Herimannus,

Carmina cantabrigiensia 32-33

l’ospitalità ricevuta! Ma che sto a dire? Sdraiato sulla nuda terra, questa sola parte possiedi della tua patria. Che lotta è stata? Nemmeno tuo fratello detiene il comando, e nessuno dei tuoi! Dov’è tua madre, dove la famosa Antigone? Per me sola giaci qui, per me sola sei stato vinto! Eppure io ti dicevo: «Dove vai? Perché tenti di riavere il regno che ti si nega? Hai Argo: regnerai nella reggia di tuo suocero! Qui avrai sempre onore, qui nessuno ti contenderà il potere! Ora ritrovo te, marito mio, partito per riavere il regno che ti spettava, te, che eri il capo dell’esercito e il genero del potente Adrasto? Così io vengo incontro al tuo trionfo?».

33 1

Chi ha voce chiara, offra questo canto, del lacrimevole anno e dell’indicibile danno di cui ogni uomo si duole, tra molti e tra sé. Sospira il popolo, sia mentre veglia sia nel sonno, per il suo signore:     «Dio re, custodisci i vivi e dei morti abbi misericordia».

2

Proprio nell’anno mille e trentanove dalla nascita di Cristo, la nobiltà rovinò ovunque: cadde il cesare, capo del mondo, e con lui molti sommi, morì l’imperatore Corrado, amante della legge.     «Dio re…»

3

Nello stesso tempo tramontò la gloria: cadde la stella mattutina, la regina Gunilde. Ahimé, che anno crudele! Cadde Ermanno

219

Carmina cantabrigiensia 33-34



filius imperatricis,      dux timendus inimicis, ruit Kuono, dux Francorum,      et magna pars seniorum.     «Rex …»

4

Imperatoris gloria      sit nobis in memoria, et frequenti mentione      vivat vir indolis bone; vivat dominator probus      frequenti carmine novus, preclara fama post mortem      vite prestet hunc consortem.     «Rex Deus …»

34 Tempus erat quo prima quies mortalibus aegris incipit et dono divum gratissima serpit; in somnis est ante oculos maestissimus Hector, visus adesse mihi largosque effundere fletus, raptatus bigis ut quondam, aterque cruento pulvere perque pedes traiectus lora tumentes. Ei mihi, qualis erat, quantum mutatus ab illo Hectore qui redit exuvias indutus Achillis vel Danaum Frigios iaculatus puppibus ignes! Squalentem barbam et concretos sanguine crines vulneraque illa gerens, que circum plurima muros accepit patrios! Ultro flens ipse videbar compellare virum et mestas expromere voces: «O lux Dardanie, spes o fidissima Teucrum, que tante tenuere more? Quibus Hector ab oris exspectate venis?».

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Carmina cantabrigiensia 33-34



figlio dell’imperatrice, capo temibile per i nemici, cadde Corrado, comandante dei Franchi, e la gran parte dei nobili.     «Dio re…»

4

La gloria dell’imperatore rimanga nella nostra memoria, e viva nel frequente ricordo l’uomo di buona indole; viva il probo dominatore rinnovato dal frequente canto, l’inclita fama dopo la morte possa tenerlo come consorte per la vita.     «Dio re…»



34 Era quel tempo, che il primo riposo ai dolenti mortali comincia e gratissimo s’irraggia per dono divino: nel sonno dinnanzi agli occhi sta tristissimo Ettore, mi parve presente e spargere larghi pianti, come quel giorno, strascinato dalla biga e bruno di sanguigna polvere e trapassato dai finimenti i piedi rigonfi. Ahimé, quale si mostrava, quanto mutato da quell’Ettore che tornò rivestito delle spoglie di Achille o dall’avere scagliato le folgori frigie sulle navi dei Danai, con la barba scomposta e i capelli rappresi di sangue, con quelle ferite, che infinite ricevette d’intorno alle mura della patria! E mi pareva che io prendessi nel pianto a rivolgermi all’eroe, e mi uscissero parole di tristezza: «O luce della Dardania, o speranza e pegno dei Teucri, perché il tuo lungo indugiare, Ettore? Da quali contrade vieni, tu, l’atteso?».

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Carmina cantabrigiensia 35

35

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1

Quibus ludus est animo      et iocularis cantio, hoc advertant ridiculum:      ex vero, non ficticium.

2

Sacerdos iam ruricola      aetate sub decrepita vivebat amans pecudis,      hic enim mos est rusticis.

3

Ad cuius tale studium      omne patebat commodum, nisi foret tam proxima      luporum altrix silvula.

4

Hi minuentes numerum      per eius summam generum dant impares ex paribus      et pares ex imparibus.

5

Qui dolens sui fieri      detrimentum peculii, quia diffidit viribus,      vindictam querit artibus.

6

Fossam cavat non modicam,      intus ponens agniculam, et ne pateret hostibus,      superne tegit frondibus.

7

Humano datum commodo      nil maius est ingenio! Lupus, dum nocte circuit,      spe prede captus incidit.

8

Accurrit mane presbiter,      gaudet vicisse taliter; intus protento baculo      lupi minatur oculo.

9 10

«Iam», inquit, «fera pessima,      tibi rependam debita. Aut hic frangetur baculus,      aut hic crepabit oculus». Hoc dicto simul impulit,      verbo sed factum defuit, nam lupus servans oculum      morsu retentat baculum.

Carmina cantabrigiensia 35

35 1

Chi si diverte con scherzi e con canzoni leggere, presti attenzione a questo racconto buffo: tratto dal vero e non inventato.

2

Un prete di campagna, già avanti negli anni, era appassionato di pecore (questo è l’uso fra i rustici).

3

Per questa sua passione tutto aveva a disposizione, se non che la piccola foresta vicina, nutrice era di lupi.

4

Questi riducono il numero delle pecore e il rapporto delle specie, rendendo dispari i pari e pari i dispari.

5

Il prete si duole che il suo gregge diminuisce, e poiché non ha fiducia nelle sue forze, cerca vendetta nell’astuzia.

6

Una fossa non piccola scava, dove pone un’agnellino, e perché i nemici non la vedano, la copre di fronde.

7

Nulla è concesso all’umana utilità di più grande dell’ingegno! Un lupo, che di notte s’aggirava, cade preda mentre la cerca.

8

Alla mattina accorre il sacerdote e di tale vittoria gioisce; proteso dentro la fossa con un bastone minaccia il lupo all’occhio.

9

«Ora», disse, «orribile bestia, ti farò pagare i tuoi debiti. O questo bastone si romperà oppure il tuo occhio si lacererà».

10

Detto questo subito attaccò, ma alla parola non seguì il fatto, infatti il lupo protegge l’occhio fermando con un morso il bastone.

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Carmina cantabrigiensia 35

224

11

At ille miser vetulus,      dum sese trahit firmius, ripa cedente corruit      et lupo comes incidit.

12

Hinc stat lupus, hinc presbiter,      timent, sed dispariliter, nam, ut fidenter arbitror,      lupus stabat securior.

13

Sacerdos secum musitat      septemque psalmos ruminat, sed revolvit frequentius      «Miserere mei, Deus!».

14

«Hoc» inquit «infortunii      dant mihi vota populi, quorum neglexi animas,      quorum comedi victimas».

15

Pro defunctorum merito      cantat «Placebo Domino», et pro votis viventium      totum cantat psalterium.

16

Post completum psalterium      commune prestat commodum sacerdotis timiditas      atque lupi calliditas.

17

Nam cum acclinis presbiter      perfiniret «Pater noster» atque clamaret Domino      «sed libera nos a malo»,

18

Hic dorsum eius insilit      et saltu liber effugit, et cuius arte captus est,      illo pro scala usus est.

19

Ast ille letus nimium      cantat «Laudate Dominum» ac promittit pro populo      se oraturum amodo.

20

Hinc a vicinis queritur      et inventus extrahitur, sed nunquam post devotius      oravit nec fidelius.

Carmina cantabrigiensia 35

11

Il povero vecchietto, mentre quello lo trascina con forza a sé, scivola sotto il cedere del bordo e si trova compagno del lupo.

12

Da una parte sta il lupo, dall’altra il sacerdote; hanno paura, ma diversa, infatti, come penso senza ombra di dubbio, il lupo era più sicuro.

13

Il prete bofonchia e i sette salmi si ripassa, ma con grande frequenza ripete: «Abbi pietà di me, Dio!».

14

«Questa sventura», dice, «mi procurano le preghiere del popolo, poiché ne ho tascurato le anime, pur mangiando le loro offerte».

15

In onore dei defunti si mette a cantare «Placebo Domino», e per le preghiere dei viventi canta tutto quanto il salterio.

16

Una volta completato il salterio, un comune vantaggio riguardò sia la paura del sacerdote sia la scaltrezza del lupo.

17

Infatti non appena il prete, genuflesso, ebbe finito il «Pater noster» e invocava Dio con «sed libera nos a malo»,

18 19

il lupo saltò sulla schiena del sacerdote e con un balzo fuggì libero, e colui che con un artificio l’aveva catturato venne utilizzato come scala.

20

Cercato quindi dai vicini e trovato, venne estratto dalla buca: da quel momento mai pregò senza grande devozione e fede.

Il prete contentissimo si mette a cantare: «Laudate Dominum» e promette di pregare, d’ora in poi, per il popolo.

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Carmina cantabrigiensia 36-37

36 1

2



Templum Christi, virgo casta, felix mater, o Maria, cuius clausa ventris porta nove vite ianua, patris sanctique spiritus gratia, petimus, valida prece nos expia ab omni macula facinorosa. Tu, regina celi summa, castitatis tenes sceptra, angelorum satis digna congaudet frequentia, quibus nos, exoramus, socia. ...................... qui vivis cum patre spirituque sancto per eterna secula.

37 Ad mensam philosophie      sitientes currite et saporis tripertiti      septem rivos bibite uno fonte procedentes,      non eodem tramite.       Hinc fluit gramma prima,       hinc poetica ydra,

226

5

Carmina cantabrigiensia 36-37

36 1

2



Tempio di Cristo, vergine casta, madre felice, Maria, chiuso adito del ventre che è porta di nuova vita, grazia del padre e dello spirito santo, ti chiediamo, con la tua intercessione fa’ che ogni macchia di peccato ci venga cancellata. Tu, altissima regina del cielo, reggi lo scettro della castità, con te gioisce l’assemblea degli angeli, ai quali, ti preghiamo, di unirci. ...................... tu che vivi con il padre e lo spirito santo per i secoli dei secoli.

37 Voi che avete sete, alla mensa della filosofia correte e di sapore tripartito i sette rivoli bevete scaturiti da un’unica fonte, ma non sullo stesso greto.       Da qui fluisce la grammatica prima,       da qui della poesia il vaso,

227

Carmina cantabrigiensia 37-39

      lanx hinc satiricorum,       plausus hinc comicorum;       letificat convivia       Mantuana fistula.

38 Salve, vite      norma preclare,      flos sinagoge, ave pie,      diu optate      tue olive. Nisibus omnigenis gratulor modulando camenis. here, forma      poli serena,      sol atque luna, vale, hora      certe iocunda      reddens cristalla. Presulis eximii valeas virtute sepulchri.

39 1 V . . . . . et . flo . . . . . . d . g . . . a  .nna f . . . . . . . . . l . . g . et  sic . . . . . . . . ad . . . et. 2 Nosti flores , serta pulchra texere omi . . . . . ad . . . u . . . .  r . . . . uite . . . . . et. 3 Sic . . . . . . . . . plic . . . alb . . indis

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5

Carmina cantabrigiensia 37-39

      da qui il piatto dei satirici,       da qui l’applauso dei comici;       la zampogna mantovana       allieta i convivi.

38 Salve, di vita gloriosa norma, fiore della sinagoga; salute a te, devoto, a lungo atteso per il tuo olivo. Con sforzi di ogni tipo io rendo grazie con i miei versi. Salve, bellezza serena del cielo, sole e luna, benvenuto, tempo di sicura felicità, che doni nuova luce al cristallo. Possa tu prevalere per la virtù del sepolcro del presule esimio.

39

229

Carmina cantabrigiensia 39-40

un . . . . . . . . tis . oll . b: . ut non . . . . . . . p . rl . . . . 4 O . . . . . . . . . . bi . . . . . t . mihi . . . l . . . . . . . . . . . . . . cus  no . . . . . . 5 Postq . . . . . . . . . . . n; postquam . . . . . . . . . . . . . . . . . studium; . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . m. 6 Nam . . . . . . . . . . . . . . l c . . lb: l . . . | | | cû . . . . . . coru . . . u

40

230

1

Levis exsurgit zephirus       et sol procedit tepidus, iam terra sinus aperit       dulcore suo difluit.

2

Ver purpuratum exiit,       ornatus suos induit, aspergit terram floribus,       ligna silvarum frondibus.

3

Struunt lustra quadrupedes       et dulces nidos volucres, inter ligna florentia       sua decantant gaudia.

Carmina cantabrigiensia 39-40

40 1

Leggero s’alza lo zefiro e un tiepido sole s’affaccia, oramai la terra apre il suo grembo e nella sua dolcezza si spande.

2

La Primavera di porpora s’avanza, vestita dei suoi ornamenti, di fiori cosparge la terra, di fronde il legno dei boschi.

3

Tane costruiscono gli animali e nidi i dolci uccelli, che tra i rami fioriti cantano la loro allegria.

231

Carmina cantabrigiensia 40-41

4

Quod oculis dum video       et auribus dum audio, heu, pro tantis gaudiis       tantis inflor suspiriis.

5

Cum mihi sola sedeo       et hec revolvens palleo, si forte capud sublevo,       nec audio nec video.

6

Tu saltim, veris gratia,       exaudi et considera frondes, flores et gramina:       nam mea languet anima.

41 Gaudet polus, ridet tellus, iocundantur omnia, angelorum sacra canunt in excelsis agmina, quorum psallit imitatrix in terris ecclesia, mundus plaudit et resultat letus de te, regina. Ac haut minus gratulatur pulchra vernarum turma, que, sub tuis alis fulta,     digna tali domina, incolomis gubernatrix     quod tu, morbo soluta et virtutum flore compta,     restauraris in aula. Ne mireris: Deus iussit     solvi morbi vincula nexus mortis et ligari,     ne fuisset dampnosa tue vite optate, que     nobis opus servata. Te reginam nostram maris     esse favet factura, astra celi, flores humi,     te cuncta creatura, cuncti boni larga culmi-     nis es que tam aperta mater dulcis, et que cunctis     secli huius in scena blandimentis, non terrore     sistis permitissima. Monachorum ensis extas,     clericorum domina, consolamen viduarum,     virginum constantia,

232

5

10

15

Carmina cantabrigiensia 40-41

4

Quando vedo ciò con i miei occhi e questo ascolto con le mie orecchie, ahimé, per tanta gioia d’altrettanti sospiri mi riempio.

5

Sola infatti io siedo e in questi pensieri impallidisco, e se il capo levo, non odo né vedo.

6

Almeno tu, grazia della primavera, ascolta e guarda le fronde, i fiori e i prati e come la mia anima soffre.

41 Il cielo si rallegra, ride la terra, gioisce ogni cosa, nell’alto dei cieli cantano le sante schiere degli angeli che in terra la chiesa imita cantando canti di lode, il mondo applaude e felice esulta per te, regina. Non meno lieta è la bella schiera dei servitori, protetta sotto le tue ali, degna di tanta signora, che tu, incolume reggitrice, sciolta dalla malattia e nel pieno fiore delle tue virtù, possa tornare a corte. Non meravigliarti: Dio ordinò la tua liberazione dalle catene della malattia e stringere il nodo della morte, ché essa non arrecasse danno alla tua vita preziosa, che per noi deve essere conservata. Le creature del mare, gli astri del cielo, i fiori della terra, ogni creatura faccia sì che tu sia la nostra regina; tu che prodiga sei di ogni bene del cielo, madre dolce e disponibile, e che sulla scena di questo mondo stai mitissima verso tutti con gentilezza, non con terrore. Ti ergi come spada per i monaci, signora del clero, consolazione delle vedove, saldezza per le vergini,

233

Carmina cantabrigiensia 41-42

laicorum blandimenta,     clipeus et galea. Quare posco, quo te crebro     conservet per secula Deus, qui non nulla semper     scandit super sidera.

42

234

1

In gestis patrum veterum      quoddam legi ridiculum, exemplo tamen habile,      quod vobis dicam rithmice.

2

Iohannes abba parvulus      statura, non virtutibus, ita maiori socio,      quicum erat in heremo,

3

«Volo» dicebat «vivere      secure sicut angelus, nec veste nec cibo frui,      qui laboretur manibus».

4

Maior dicebat: «Moneo,      ne sis incepti properus, frater, quod tibi postmodum      sit non cepisse sacius».

5

At minor: «Qui non dimicat,      non cadit neque superat!» ait et nudus heremum      interiorem penetrat.

6

Septem dies gramineo      vix ibi durat pabulo; octava fames imperat,      ut ad sodalem redeat.

7

Qui sero clausa ianua      tutus sedet in cellula, cum minor voce debili      «Frater» appellat «aperi!

8

Iohannes opis indigus      notis assistit foribus; ne spernat tua pietas,      quem redigit necessitas».

20

Carmina cantabrigiensia 41-42

grazia, scudo e corazza dei laici. Prego allora insistentemente Dio, il quale del cielo ogni cosa governa, che ti custodisca per i secoli dei secoli.

42 1

Negli atti dei padri antichi ho letto una storia divertente, adatta per un exemplum, che vi racconterò per ritmi.

2

Abba Giovanni, piccolo di statura ma di non piccole virtù, così a un compagno più alto, con cui condivideva l’eremo,

3

disse: «Voglio vivere come un angelo, privo di bisogni, non vestirmi né cibarmi di ciò che è prodotto dalle mani».

4

Quello più alto disse: «Sta’ attento a non tuffarti nel tuo progetto, fratello, che magari dopo ti parrà meglio non aver mai iniziato».

5

Ma il piccoletto: «Chi non combatte non cade né vince!», disse e nudo s’inoltra nella parte più interna dell’eremo.

6

A fatica riesce a passare sette giorni su di un pascolo di erba; all’ottavo la fame si fa sentire imperiosa per farlo tornare dal compagno.

7

Quello, siccome è tardi, chiusa la porta se ne sta tranquillo nella cella, mentre il piccoletto con voce flebile chiama: «Apri, fratello!

8

Giovanni, che ha bisogno d’aiuto, è davanti alle ben note porte; la tua pietà non disprezzi chi la necessità ha ricondotto».

235

Carmina cantabrigiensia 42-43

9

Respondit ille deintus:      «Iohannes factus angelus miratur celi cardines,      ultra non curat homines».

10

Iohannes foris excubat      malamque noctem tolerat et preter voluntariam      hanc agit penitentiam.

11

Facto mane recipitur      satisque verbis uritur, sed intentus ad crustula      fert patienter omnia.

12

Refocilatus Domino      grates agit ac socio, dehinc rastellum brachiis      temptat movere languidis.

13

Castigatus angustia      de levitate nimia, cum angelus non potuit,      vir bonus esse didicit.

43 Cordas tange, melos pange     cum lira sonabile. Tu, magister, tuam liram     fac sonare dulciter, et tu, cantor, in sublime     vocem tuam erige, ambo simul adunati     cantilene mistice. O Vvillelme, decus pulchrum     aspectu ornabile, qui tam clarus permansisti     cum tuis assidue, o quis poterit iam esse     tam potens in opere preter reges, quos unxerunt     antistites chrismate, presules aut plures miro     antistitum culmine! Utriusque sexus namque     viri atque femine tam nobili creature     se cupibant flectere.

236

5

10

Carmina cantabrigiensia 42-43

9

Quello dentro rispose: «Giovanni, fattosi angelo, le porte del cielo guarda, non si cura degli uomini».

10

Giovanni si sdraia fuori, passando una pessima notte, e senza volerlo espia questa penitenza.

11

Fatto giorno, viene accolto e ripassato per bene a parole, ma siccome è intento a mangiare croste di pane, sopporta pazientemente.

12

Rifocillato rende grazie a Dio e al socio; quindi con braccia deboli cerca di alzare un sarchiello.

13

Castigato dall’angoscia per un eccesso di leggerezza, non potendo essere un angelo, almeno imparò a essere un buon uomo.

43 Tocca le corde, diffondi il canto con la sonora lira! Tu, maestro, la tua lira fa suonare dolcemente e tu cantore spingi in alto la tua voce, ambedue uniti in una canzone spirituale. Guglielmo, nobile onore ornato nell’aspetto, che tanto a lungo rimanesti fulgido con i tuoi seguaci, chi potrà mai essere tanto potente nell’azione se non i re, che i prelati unsero con il crisma, o molti vescovi al vertice della chiesa! Dell’uno e dell’altro sesso, uomini e donne, a tal nobile creatura desideravano sottomettersi.

237

Carmina cantabrigiensia 43-45

Omnis chorus angelorum,     zabulon subtrahite; magne martir Iuliane,     pro illo intercede!

44       Hec est clara dies, clararum clara dierum,       hec est sancta dies, sanctarum sancta dierum;       nobile nobilium rutilans diadema dierum. 3 Quid est hoc, tam dure quod in vestro manet pectore, amarumque ducitis animum? De Iesu nobis est dure, manet in nos mors eius, et ipsa mors est incognita.       Nostre quedam abiere,     sepulturam invisere. 4       Celi cives illum vivum     dicunt iam regnare.           Salve festa dies, salve resurrectio sancta,              salve semper, ave, lux hodierna, vale.

45 Rota modos arte     personemus musica, quibus uti constans     gratuletur anima, ut a fabris clarus     didicit Pithagoras, malleis cum quattuor     deprendit consonantias. Septem planetarum     fecit interstitia, quorum fit celestis musica, numerorum normula fert ut arithmetica, cunctis dans principia. Rex mirande pantokrator nos rege per secula.

238

5

10

Carmina cantabrigiensia 43-45

Voi, angeli in coro, cacciate il demonio, e tu, grande martire Giuliano, intercedi per lui!

44 Questo è un giorno risplendente, il più splendente dei giorni splendenti, questo è un giorno santo, il più santo dei giorni santi; nobile rutilante diadema dei nobili giorni. «Che cosa è che rimane tanto duramente radicato nel vostro petto e vi fa agitare un animo tanto amaro?» «Per Gesù così siamo: incombe su di noi la sua morte, e la morte stessa è insondabile». Alcune donne sono uscite, hanno visitato il sepolcro. Gli abitanti del cielo dicono che vivo già regna. Salve giorno di festa, salve resurrezione santa, salve sempre, salute, luce del giorno, sii benvenuta!

45 Intoniamo melodie all’arpa con arte musicale, affinché l’anima possa trarne pieno piacere, come l’inclito Pitagora imparò dai fabbri, quando dai quattro magli comprese le armonie. Egli dei sette pianeti determinò gli intervalli, da cui nasce la musica celeste, come la norma aritmetica dei numeri riferisce, che ad ogni cosa dà principio. Re mirabile che tutto governi, reggi noi nei secoli.

239

Carmina cantabrigiensia 46

46 Miserarum est nec amori dare ludum neque dulci mala vino lavere aut exanimari metuentis patrue verbera lingue. Tibi qualum Cythereę puer ales, tibi telas operoseque Minerve studium aufert, Neobule, Liparei nitor Ebri, simul unctos Tiberinis humeros lavit in undis, eques ipso melior Bellerofonte, neque pugno neque segni pede victus; aptus idem per apertum fugientis agitato grege cervos iaculari et celer alto latitantem frugi tectum excipere aprum.

240

Carmina cantabrigiensia 46

46 Infelici fanciulle senza riso d’amore né vino per le pene, e il tutore spaventa, la sua lingua come una sferza toglie il fiato. Il fanciullo alato di Venere ti ruba il cesto da lavoro, la tela, l’amore del ricamo assennato, Neobule. La luce di Ebro da Lipari immerge nell’onda del Tevere le nitide spalle; cavaliere migliore di Bellerofonte, nessuno lo vinse pugile pronto e pronto corridore, abile se saetta cervi in fuga tra la mandria turbata, fulmineo se apposta il cinghiale che nascosto sbuca dal folto.

241

Carmina cantabrigiensia 47-48

47 1

Pulsat astra planctu magno     Rachel, plorans pignora, queriturque consolari,     quos necavit improba, dolet, plangit, crines scindit     ob sororis crimina, uxor sine macula,     casta servans viscera.

2

Felix virgo, Deo cara     et dilecta femina, circumcirca volitando     filiorum pascua querit, lustrat, perscrutatur     per diversa climata, an sit ovis perdita,     digna spondens premia.

3

Splendor eius splendor solis     mane dantis lumina, sic lunaris candor idem     foret inter sidera . . .

48 1

2



242

O admirabile Veneris idolum, cuius materie nihil est frivolum, arcos te protegat, qui stellas et polum fecit et maria condidit et solum. Furis ingenio non sentias dolum, Cloto te diligat, que baiolat colum. «Saluto puerum», non per ipotesim, sed firmo pectore deprecor Lachesim, sororem Atropos, ne curet heresim. Neptunum comitem habeas et Tetim, cum vectus fueris per fluvium Tesim.

Carmina cantabrigiensia 47-48

47 1

Sino agli astri giunge il pianto di Rachele, che piange per i figli, e chiede di esser consolata, poiché ignobile li ha uccisi. Si addolora, piange, si strappa i capelli per i delitti di sua sorella, moglie senza macchia, che caste conserva le viscere.

2

Felice vergine, donna cara a Dio e da lui amata, muovendosi attorno per i figli cerca il cibo, esplora, scruta nei diversi luoghi, se vi sia una pecora smarrita, promettendo degne ricompense.

3

Il suo splendore è quello del sole che luce dà al mattino, e simile sarebbe il candore della luna tra le stelle …

48 1

Splendida immagine di Venere, della cui materia nulla è imperfetto, ti protegga il dominatore, che stelle e cielo fece e mari fondò e terre. Possa tu non soffrire per l’inganno di un ladro; Ti armi Cloto, che il fuso regge.

2

«Salute auguro al fanciullo»: non con menzogna, ma con cuore saldo prego Lachesi, di Atropos sorella, che non ti separi. Possa tu avere come compagni Nettuno e Teti, quando trasportato sarai sul fiume Adige.

243

Carmina cantabrigiensia 48-76



Quo fugis, amabo, cum te dilexerim? Miser quid faciam, cum te non viderim?

3

Dura materies ex matris ossibus creavit homines iactis lapidibus, ex quibus unus est iste puerulus, qui lacrimabiles non curat gemitus. Cum tristis fuero, gaudebit emulus. Ut cerva rugio, cum fugit hinnulus.



49 1

2

3



Ven de      et a et o gratam me visere,      et a et o et a et o in languore pereo       et sidero       et o. Veni . . l . . . . h . . de.es ro . l ………

et et

Si cum clave veneris      et a et o, x intrare poteris      et a et o et a et o. …

50-76

244

Boethius, De consolatione philosophiae, metra (I 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7; II 1, 2, 3, 4,

Carmina cantabrigiensia 48-76



Dove fuggi, ti prego, dal momento che ti amo? Che farò, infelice, quando non ti vedrò più?

3

Dura materia dalle ossa della madre creò gli uomini al getto delle pietre, uno dei quali è questo fanciullo, che delle lacrime e dei lamenti non si cura. Quando sarò triste, gioirà il mio rivale. Come cerva bramisco al fuggire del cerbiatto.

49 1

2

3



Vieni, amore mio, con ‘ah’ e con ‘oh’, vieni a visitarmi, con ‘ah’ e con ‘oh’ e ‘ah’ e ‘oh’, muoio di desiderio, con ‘ah’ e con ‘oh’, desidero fare l’amore, con ‘ah’ e con ‘oh’. …………………………. …………………………. Se con la chiave verrai, con ‘ah’ e con ‘oh’ potrai entrare subito, con ‘ah’ e con ‘oh’ …

50-76 Boezio, La consolazione della filosofia versi (I 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7; II 1, 2, 3, 4,

245

Carmina cantabrigiensia 76-77



5, 6, 7, 8; III 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12)

77

1 Turgens in terra demon efficitur, aequans se soboli quapropter baratro

246

Lucifer ille lubricus anguis, cunctiparentis; truditur atro.

2

Mox lucere die expulsis tenebris, stelle multifide iussu celsithroni

lumine Tittan Cinthia nocte, axis in arce iure videntur.

3

Idem tunc opifex compsit squamigeres plumatos volucres, beluas et bestias,

his ita factis equore pisces, cuncta iumenta, reptile vivens.

4

At plasmator ait spermate summo, persona trifidus, esse sed unus: «Formemus hominem corpore, psicha, comptum conspicuo stemmate sensus.

5

Spiremus hominem qui nostri similis et pręsit reliquis cunctis terrigenis,

flamine vitę, sistat imago ante patratis, iure regendi,

Carmina cantabrigiensia 76-77

5, 6, 7, 8; III 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12)

77

Gonfiando sulla terra il famoso Lucifero 1 diviene un demone, strisciante serpente, che alla discendenza del creatore di tutto si eguaglia: nell’oscuro abisso ne viene gettato. 2

Subito che rifulgesse Titano con la luce del giorno, cacciate le tenebre, Cinzia con la notte, le innumerevoli stelle nella reggia del cielo per volere del Signore dell’alto trono sembrò cosa giusta.

3

Allora il fattore stesso, così create queste cose, in ordine dispose gli squamosi pesci nel mare, i piumati uccelli, tutti gli animali, quelli selvatici e quelli domestici, e quelli che strisciano.

4

Il creatore disse, per la sua grande forza generatrice, trino nella persona, ma uno nella sostanza: «Creiamo l’uomo, di corpo ed anima adorno e di grande nobiltà di sentire.

5

Animiamo l’uomo con il soffio della vita, la sua immagine sia simile alla mia e sia preposto a governare sulle altre cose create, su tutti gli esseri della terra, con pieno diritto;

247

Carmina cantabrigiensia 77

248

6

sedem Luciferi qui subiturus constans, innocuus, crimine nullo, ha patrando malum inmaculatus, inmortalis ovans vivat in evum».

7

Et sic omnipotens, providus autor, quem fecit hominem, hunc paradisi ponens in medio deliciarum Aevam necne creans cuncta patravit.

8

Vidit preterea vere valde bona que iussit fieri almus sic opifex

rector opimus cuncta fuisse, ter bis ymeris; post requievit.

9

Adam vero colens mundi dum maculis vescuntur dapibus excepto vetiti

eius et uxor hunc paradisum omnibus eius robore fructus.

10

Qua de re zabulus, sese dissimulans Evam sic miseram suadens loetiferum

aemulus hostis, induit anguem, arte fefellit mandere pomum.

11

Necnon et fragilis post hanc deglutiit Nudantur subito se statimque vident

ipse maritus gutture mortem. veste perhenni, corpore nudos.

Carmina cantabrigiensia 77

6

questi sarà destinato a prendere il posto di Lucifero, e sarà fermo, senza colpa e senza peccato, senza macchia d’alcun progettato male, immortale, possa per sempre vivere nella gioia».

7

Così l’onnipotente, provvido creatore, creò l’uomo e lo pose al centro del Paradiso delle delizie e creò Eva, e di ogni cosa li fornì.

8

Inoltre il prodigo rettore di tutte le cose vide che tutto era buono ciò che in sei giorni aveva ordinato che fosse: quindi l’artigiano che porta vita si riposò.

9

In vero Adamo e sua moglie, privi di macchia, abitavano questo Paradiso e si cibavano di tutto ciò che esso offriva, tranne il frutto dell’albero proibito.

10

Per questa ragione il diavolo, geloso nemico, per nascondersi l’aspetto assunse di un serpente, e la povera Eva con arte ingannò facendo a lei mangiare il mortale pomo.

11

E anche il fragile marito stesso dopo di lei deglutì la morte. Subito, spogliati della veste dell’immortalità, nudi si videro nel corpo.

249

Carmina cantabrigiensia 77

250

12

Rector propterea heu lapsu lugubres in mundi tenebras fessos exilio

summus Olimpi expulit ipsos huius opacas tempus in omne,

13

donec deficiens iam virtute carens plena tristitia, hos cum progenie

vita vetusta, cana senecta lassa labore clauderet orcus.

14

Propter quos soboles unica patris, per quam cuncta bona facta fuere, multis temporibus post revolutis celis de superis venit ad arva.

15

Sed non deservit numine patrem, sed cum patre manens unus et ipse regni sceptra tenens cuncta gubernat, que sunt, que fuerant, queque futura.

16

Descendens igitur conceptus proprio matris virgineo verbum sicque Dei

totus ubique pneumate sancto pausat in alvo est caro factum.

17

Patris matre carens matris patre carens sic primogenitus sic unigenitus

unicus extat, filius instat: omnipotentis, virginis alme.

18

Que summum pariens integra partum mater virgineo gaudet honore:

Carmina cantabrigiensia 77

12

Pertanto l’alto reggitore del cielo, ahimé, li cacciò, tristi per l’errore, nelle opache ombre di questo mondo, estenuati per un esilio che sarà perpetuo,

13

finché al venir meno di una vita oramai passata, in una canuta vecchiaia, priva di forze, di tristezza piena, spossata dalla fatica, l’inferno li chiuderà con la loro progenie.

14

Per essi, l’unica discendenza del padre, grazie alla quale ogni cosa venne creata, dopo il volgere di molto tempo venne dall’alto dei cieli sulla terra.

15

Nella sua divinità tuttavia egli non lasciò suo padre, ma con il padre rimanendo egli unico figlio sempre, reggendo lo scettro del regno, ogni cosa governa, ciò che è, ciò che fu e ciò che sarà.

16

Venendo dunque nel mondo e ovunque tutto permeando con il suo santo spirito, nel grembo vergine della madre si ferma e così la parola di Dio si è fatta carne.

17

Privo di madre, rimase unico figlio di un padre, di padre privo, rimase figlio di sola madre: così egli è il primogenito dell’onnipotente, così egli è l’unigenito della vergine vivificatrice.

18

Lei, integra generando il sommo figlio, come madre gode dell’onore della verginità:

251

Carmina cantabrigiensia 77

252



natum concipiens et pariendo ac postquam peperit, virgo remansit.

19

Ex hac ergo Deus, sumens, ut voluit, indutus homine inmotusque manet

conditor eius, carnis amictum nascitur infans in deitate.

20

Cui non esse minor, iam natura Dei lactatus sapido ex tunc proficiens

sed neque maior indidit umquam, ubere matris crescit adultus.

21

Vite panis inest vivus septifide hic ceu verus homo ac fessus sittiens

qui deitate fonsque sophie, esurit escam postulat haustum.

22

Pax et letitia lux et vera salus defunctum Lazarum iussit quemque mori,

triplicis orbis, christicollarum planxit amare, morte reduxit.

23

In navi recubans divine vigilans turbatoque mari mox ventos validos

corpore dormit, excitat auras, turbine flante sedat et undas.

24

Sic Christus dominus talia multa natura gemina unus adimplens,

Carmina cantabrigiensia 77



nella concezione e nella generazione, ché vergine rimase anche dopo che la nascita ebbe dato.

19

Dio, di lei creatore, da lei prendendo, secondo la sua volontà, un vestito di carni, indossando l’umanità nasce infante, ma immutata rimane la sua divinità.

20

Lui, al quale la natura divina mai permise d’essere né minore né maggiore, allattato al gustoso seno della madre da allora crescendo divenne adulto.

21

Lui, che la sua natura divina è pane di vita e fonte viva della settiforme sapienza, come vero uomo di cibo necessita e alla fonte stanco e assetato chiede ristoro.

22

Pace e letizia del triplice universo, luce vera e salvezza per i cristiani, amaramente pianse la morte di Lazzaro che dalla morte richiamò dopo averlo condannato.

23

Sdraiato nella nave dorme con il corpo, ma, come Dio vigilando, fa alzare le brezze, e nel mare agitato per la tempesta subito acquieta i venti e fa calare le onde.

24

Così Cristo Signore, uno nella duplice natura, tutte queste cose realizzando,

253

Carmina cantabrigiensia 77

254



que summe propria sunt deitatis, et que sunt hominis, facta patravit.

25

Sic tollendo crucem post homo Christus solo sustinuit corpore mortem, numquam deitas viva per evum quivit forte pati debita mortis.

26

Sed dum solus homo esset sub tumulo descendens deitas humanumque genus

funera passus more sepultus, tartara fregit inde redemit.

27

Ternos postque dies devicto misero et mortem superans corpus vivificans

ferme peractos principe mortis funeris expers sponte resurgit.

28

Denis inde quater coram discipulis ad dextramque Dei: ac perfectus homo

solibus actis scandit ad astra sic deus ipse sedit in altis.

29

Qui venturus erit iudex flammivomis et iuste reprobis necnon digna bonis

secla cremare torribus ignis iusta rependet debita reddet.

30

Audaces igitur qui sunt heretici,

corde seducti, iure peribunt

Carmina cantabrigiensia 77



a compimento portò atti che propri sono sia della somma divinità sia dell’uomo.

25

Così poi, Cristo uomo, prendendo su di sé la croce, con il solo corpo sopportò il morire: mai infatti la divinità, sempre vivente, poté, nemmeno per caso, contrarre debiti con la morte.

26

Ma mentre solo come uomo subì la morte e, secondo i costumi, venne posto in una sepoltura, come dio discese agli inferi e ne ruppe le porte riscattandone l’intera umanità.

27

Dopo che tre giorni completi furono passati, sconfitto il miserabile principe della morte, e vincendo la morte stessa, il corpo fattosi vivo, senza traccia di mortalità, per sua volontà risorse.

28

Dopo che furono passati quaranta giorni, al cospetto dei discepoli salì al cielo e alla destra di Dio, dio egli stesso e uomo perfetto, siede nei cieli.

29

Lui verrà a far ardere i secoli come giudice, con fiammeggianti tizzoni, e secondo giustizia ai reprobi assegnerà giuste pene e la giusta ricompensa darà ai buoni.

30

Allora i temerari dal cuore deviato, che eretici sono, giustamente morranno,

255

Carmina cantabrigiensia 77

256



qui contra Dominum ore sussurrant blasphemantque Deum falsa ferentes.

31

Affirmant etenim, dictu namque nefas quod Christi deitas sit, non solus homo,

imbo bachantur et scelus aiunt in cruce pendens subdita morti.

32

Humani generis, nobis, tis famulis et tu nostra pie ne tanto baratro

Christe, redemptor, parce misellis pectora serva, degluttiamur,

33

Sed nos catholicos de te recta loqui et peccata tuis ac nos perpetuo

effice semper, mente fideli cuncta remitte fac tibi dignos,

34

nostrum post obitum purgati penitus portas in superi gaudentes, hilares

quatinus omnes sorde piacli mox paradisi ingrediamur.

35

Hoc donet genitor flatum per proprium simplex et trifidus vivens atque regens Amen

filius atque munere largo, qui manet idem omnia sęcula.

Carmina cantabrigiensia 77



come coloro che contro il Signore sussurrano e contro Dio sono blasfemi, falsità adducendo.

31

Sostengono infatti, anzi, vaneggiano ciò che dicono è un peccato e un oltraggio ripetere -, che la divinità di Cristo dalla croce pendeva, alla morte era soggetta, e non solo il suo essere uomo.

32

Cristo, redentore del genere umano, abbi misericordia di noi, miseri tuoi servi, e custodisci nella grazia i nostri cuori, per non essere inghiottiti dal baratro immenso.

33

Conservaci invece nella fede sempre, e fa che di te rettamente noi si parli con mente fedele e rimetti ai tuoi tutti i peccati e rendici in perpetuo di te degni,

34

sicché tutti noi, dopo la morte, in tutto mondi dalla macchia del peccato le porte del Paradiso subito felici nella gioia si possa varcare.

35

Questo doni il genitore e il figlio attraverso il loro spirito con munificenza, lui che rimane uno e trino, e vive e regna per tutti i secoli. Amen.

257

Carmina cantabrigiensia 78

78

258

1

Alme facture sator et nutritor, Christe tottius opifex summe, quas tuus servus tibi fundit odas, inclitus audi!

2

Tu Deus celi Dominusque cosmi corpus humanum pius induendo nos redempturus homo passus orcum vivis in evum.

3

Tuque salvator generis humani pensus in ligno crucifixus agnus fonte tersisti propri cruoris crimina mundi.

4

Ast ovem pastor bonus ac benignus perditam quondam humeris sacratis sic reportatam sociis supernis restituisti.

5

Te deum vivum hominemque verum corde prostrato peto, pulso, posco: me, tuum lapsum famulum misellum, erige clemens!

6

Nempe peccatis scelerumque nevis extra pollutus, violatus intus plenus existo, miser atque pauper corpore, corde.

Carmina cantabrigiensia 78

78 1



2



3



4



5



6



Seminatore e nutritore dell’almo creato, Cristo, sommo artefice di tutto, i canti che il tuo servo ti effonde glorioso ascolta! Tu Dio del cielo e Signore del mondo, vestendoti nella tua grazia del corpo umano per redimerci affrontando come uomo l’inferno vivi per i secoli dei secoli. Tu salvatore del genere umano, appeso al legno, agnello crocifisso con la fonte del tuo sangue hai lavato i peccati del mondo. Quindi, pastore buono e benigno la pecora smarrita sulle tue spalle sante riportando ai compagni celesti hai restituito. A te Dio vivo e uomo vero con cuore affranto chiedo, prego, imploro: me, tuo debole e misero servo, clemente innalza! Contaminato fuori dal peccato e dalla macchia delle colpe, totalmente ferito dentro sto, misero e povero nel corpo e nell’anima.

259

Carmina cantabrigiensia 78

7

Unde nunc orans humili precatu queso te, Christe: miserere servo ferme dimerso pelago profundo criminis omnis!

8

Atque condonans mihi supplicanti, promptus indultor, veniam mearum sponte noxarum, varium reatum delue totum!

9

Cuncta dimittens mea probra prava amodo fac me pie corrigendo prosequi dignam tibi servitutem tempus in omne,

10

quatinus vita fragili peracta ingredi celum merear quietus teque laudare sine fine, Christe, cunctipotentem,

11

te beatorum chorus angelorum dulcibus semper ubi laudat odis, carmen hoc sanctum canit ac revolvit omne per evum.

12

Laus Deo patri pariterque nato, flamini sancto honor atque virtus sit per eterna, sed et ultra cuncta secula secli! Amen



260

Carmina cantabrigiensia 78

7



8



9



10



11



12



Per questo ora invocandoti con umile preghiera, ti prego, Cristo: abbi misericordia del tuo servo sprofondato nel mare di ogni male! Perdonandomi nella mia supplica, pronto come sei all’indulgenza, assolvimi secondo la tua volontà dalle mie colpe, cancella totalmente ogni mio peccato! Rimettendomi tutti i miei crudi peccati fa’, correggendomi, che io possa servirti degnamente in ogni tempo, finché, terminata la mia fragile vita, possa tranquillo entrare in cielo e lodarti senza fine, Cristo, onnipotente: là dove il coro degli angeli beati con dolci canti ti esalta sempre, e questo canto santo innalza e ripete per ogni tempo. Lode a Dio padre e anche al figlio, allo spirito santo onore e virtù sia in eterno, oltre i secoli dei secoli tutti! Amen

261

Carmina cantabrigiensia 79-80

79 1

Criste, mearum lux tenebrarum, memet in altum criminis antrum dirige gressum, respice lapsum.

2

Erue servum valde misellum, pelle piaclum, tolle reatum sive baratum, aspice lapsum.

3

Atque clientem suscipe flentem teque timentem: da mihi mentem temet amantem, omnipotentem.

80 1

262

Conditor almus Christus Olimpi, tempora cuncta qui moderatur

Carmina cantabrigiensia 79-80

79 1

2

3



Cristo, luce delle mie tenebre, guida il mio passo incamminato nel baratro della colpa, guarda a me peccatore. Solleva il tuo servo miserrimo, allontana la colpa, togli il peccato, o l’abisso, guarda chi è caduto. Accogli il servo che piange e te teme: dammi una mente che ami te, onnipotente.

80 1



Cristo, vivificante fondatore del cielo, tu sei colui che il tempo regola

263

Carmina cantabrigiensia 80

264



atque gubernat auctor et altor,

2

quique, priusquam secla fuissent, unica proles omniparentis nobile verbum nascitur ore,

3

atque creando celica regna, sidera clara, equora glauca arvaque cuncta sponte patravit,

4 5

ac sine fine numine pollens venit ab astris clausus in alvo virginis alme totus ubique, quem pereunti huic male mundo edidit ipsa integra semper mater opima Virgo Maria,

Carmina cantabrigiensia 80



e governa, creatore e nutrimento,

2

che prima dell’esistere del tempo, unico figlio del padre di tutto creatore, dalla sua bocca è nato nobile verbo,

3

4

5



e con la creazione i regni celesti, le stelle lucenti, la glauca distesa del mare e la terra tutta per tua volontà ha realizzato e senza limiti nella divinità potente è stato dagli astri chiuso nell’alvo della vergine donatrice di vita interamente ovunque, lui che a questo mondo per malamente morire lei mise, sempre integra, madre generosa, Vergine Maria,

265

Carmina cantabrigiensia 80

6

qui bibit haustum mortis amarae morteque victa fregerat orcum nosque redemit, sit benedictus.

7

Cuius inundans proflua sancti gratia flatus iure dicandi, dulcis amice, te benedixit,

8 9

et tibi donans terna bis alte dona sophię ac semel unum dogmatis omnis fonte replevit. Nam tibi servit sensus acutus, prompta loquela, nectare plena copia prose, metrica Musa.

10 Plura quid inquam? Sermo referre

266

Carmina cantabrigiensia 80

6

7

8

9

10



lui che bevve il calice dell’amara morte e vinta la morte sconvolse gli Inferi e noi ha redento: sia benedetto. La grazia del suo santo spirito, che è giusto venerare, prorompe inondando e te, dolce amico, ha benedetto, e a te donando i tre duplici doni della saggezza, e un altro all’un tempo, ti ha riempito dalla fonte della fede. Al tuo servizio è infatti un acuto sentire, una pronta parola, di nettare piena nell’abbondanza della prosa, nella Musa dei metri. Che posso dire di più? La parola non basta

267

Carmina cantabrigiensia 80-81



non valet omne pondus amoris, quod tenet ipsum pectoris antrum.

11 Ergo vigeto sospite vita stella refulgens lucis ad instar, doctor opimus dignus honore. 12 Prospera cuncta det tibi Christus, qui super etram sceptra paterna continet omni tempore secli. Amen.

81 1

268

David regis inclita proles, harizantes in citharis suis, citharizantes, manu cum inter digitum, in citharis suis – Davitice, Davitice, Davitice lago, Davitice, Davitice, Davitice lago, Davitice, Davitice, Davitice lago post Saulem.

Carmina cantabrigiensia 80-81



a riferire di tutto il peso dell’amore, che l’antro stesso del cuore possiede.

11

Sii dunque vigorosa, nella pienezza della vita, stella rifulgente a immagine del sole, benigno maestro, degno dell’onore.

12



Ogni bene ti conceda Cristo, che nel cielo regge del padre lo scettro in ogni tempo dell’eternità. Amen.

81 1

Inclita prole del re David, che sulla propria cetra suona, che con la mano e il plettro tra le dita suona la propria cetra Come David, come David, come David tutti esclamano Come David, come David, come David tutti esclamano Come David, come David, come David tutti esclamano per Saul.

269

Carmina cantabrigiensia 81

270

2

Ante thronum Dei vivi David rex sedet; inter genua David habet citharam, facit magnum gaudium David rex in cithara. Davitice, Davitice, Davitice lago, Davitice, Davitice, Davitice lago,

post Saulem.

3

Felices stant ante thronum, cantant ymnum Deo vivo, quasi David sedet super scamnum, Christum filium Dei vivi in citharis suis citharizantes, Davitice, Davitice, Davitice lago, Davitice, Davitice, Davitice lago, Davitice, Davitice, Davitice lago post Saulem.

4

Cherubin quoque et Seraphin, qui non cessant clamare «Sanctus, sanctus, sanctus dominus Deus, pleni sunt celi et terra gloria tua». Davitice, Davitice, Davitice lago, Davitice, Davitice, Davitice lago, Davitice, Davitice, Davitice lago post Saulem.

Carmina cantabrigiensia 81

2

Dinnanzi al trono del Dio vivo siede il re David; tra le ginocchia la cetra tiene, e con la cetra grande gioia dà il re David. Come David, come David, come David tutti esclamano Come David, come David, come David tutti esclamano Come David, come David, come David tutti esclamano per Saul.

3

Felici stanno davanti al trono, cantano un inno al Dio vivo, come David siede sopra il suo alto seggio, suonando sulle loro cetre in onore di Cristo figlio del Dio vivo. Come David, come David, come David tutti esclamano Come David, come David, come David tutti esclamano Come David, come David, come David tutti esclamano per Saul.

4

Anche i cherubini e i serafini non cessano di acclamare: «Santo, santo, santo il Signore Dio, i cieli e la terra sono pieni della tua gloria». Come David, come David, come David tutti esclamano Come David, come David, come David tutti esclamano Come David, come David, come David tutti esclamano per Saul.

271

Carmina cantabrigiensia 82

82 1a 1b 2a 2b 3a 3b

272

David, vates Dei, filius Isaï Bethlemitis, magnus fuit vite, brevis in statura, sub manu dura, vir bellicosus atque gloriosus. Oves pavit patris solus in arvis, inde ad pugnam vocabatur magnam. Goliam stravit - Saul hoc expavit; ruit Philisteus: laus sit tibi, Deus! Postea regi militans ipsi, strenuus in bello fregit et multa; fit amicus Ionathe: commendabat sibi se magna virtute. Saul, habens mentem ira furentem, gladium querebat, socios terrebat. Citharista David regem mitigavit, dulce iubilans. Saul et David in spelunca convenerunt una: clam accedens tulit ibi partem vestimentide vestitu Saul regis oram clamidis. Uncxit namque hunc Samuel regem in Israhel, rex infelix Saul iratus, quasi reprobatus, vitam David querebat; hanc non ledebat.

Carmina cantabrigiensia 82

82 1a 1b 2a 2b 3a 3b

Davide, vate di Dio, figlio di Isaia il Betlemita, illustre di vita, piccolo, forte di mano, uomo bellicoso e glorioso. Solo nei campi pasceva le pecore del padre, e richiamato ne fu per condurre una gran battaglia. Golia abbattè – Saul se ne impaurì. Il Filisteo cadde: sia lode a te, Dio! Come soldato poi del re stesso, coraggioso in battaglia, molto spezzò; di Gionata compagno divenne: a lui si raccomandò con la sua grande virtù. Saul, che aveva la mente piena d’ira, una spada cercava, i compagni atterriva. Davide il suonatore di cetra placò il re, con dolcezza cantando. Saul e David nella stessa grotta pervennero insieme: di nascosto giungendo là portò parte dei suoi ornamenti della veste del re Saul l’orlo del mantello. Samuele infatti lo unse come re d’Israele, re infelice, l’irato Saul, quasi rigettato, di David la vita chiedeva, ma danno non le fece.

273

Carmina cantabrigiensia 82-83

4a 4b 5

Post parans bellum hostibus magnum, cecidit ipse in magna strage. Ionathas cadebat, quem David plangebat planctu maximo: «Pluvia nec ros veniat ad vos, colles maligni, rore indigni, duri montes Gelboe, quibus vita Ionethe bello cecidit!». Post hec magna David bella peregit, semper ad celos iuvamen querendo; genere cuius natus est Christus, qui victor mundum vicit nosque redemitDavid manu fortis- de manibus hostis.

83

274

1

Virgo, Dei genitrix eia obsecra, pro criminibus nostris, eia obsecra, ut post cursum fragilis vite possimus vivere, obsecra.

2

Et Iesus, filius tuus, eia obsecra, adsit nostris precibus eia obsecra, ut post …

3

Fave nostris cantibus, eia obsecra, quo canatur pulchrius, eia obsecra, ut post …

Carmina cantabrigiensia 82-83

4a 4b 5

Grande battaglia preparando contro il nemico, cadde egli stesso nella gran strage. Cadde Gionata, che David piangeva con lamento senza fine: «Né pioggia né rugiada cada su di voi, maligni colli, d’acqua non degni, duri monti di Gelboe, sui quali si spense la vita di Gionata!» Dette queste parole David il suo grande scontro condusse, sempre dal cielo aiuto chiedendo. Da tale schiatta Cristo nacque, che vincitore il mondo vinse e noi ha riscattato David dal forte braccio - dalle mani del nemico.

83 1

Vergine, di Dio madre, per favore, intercedi, per i nostri peccati, per favore, intercedi, perché dopo il corso della fragile vita possiamo vivere, intercedi.

2

E Gesù, figlio tuo, per favore, intecedi, che assolva alle nostre preghiere, per favore, intercedi, perché dopo …

3

Sii benevola verso i nostri canti, perché siano cantati con più grazia, perché dopo …

per favore, intercedi, per favore, intercedi,

275

Carmina cantabrigiensia 83

276

4

Tuum decet unicum, eia obsecra, sublimari filium, eia , ut post …

5

Qui redemit populum, eia obsecra, per crucis patibulum, eia obsecra, ut post …

6

Salve, virgo virginum, eia obsecra, , ut post …

7

Scilicet sidereum, adipisci gaudium, ut post …

8

Ut cum sanctis adstare, .

eia , eia ,

Carmina cantabrigiensia 83

4

Sia giusto il tuo unico figlio, esaltare, perché dopo …

per favore intercedi, per favore, intercedi,

5

Lui che ha redento la gente, mediante il patibolo della croce, perché dopo …

ti prego, intercedi, ti prego, intercedi,

6

Salve, vergine delle vergini,

7

E questo ci permette, la gioia delle stelle, perché dopo …

8

E sia concesso di stare con te, al cospetto dei santi, perché dopo …>

ti prego, intercedi, ti prego, intercedi,

Turgens in terra Lucifer ille Ad mensam philosophie sitientes currite Advertite Alme facture sator et nutritor Audax es, vir iuvenis Aurea personet lira clara modulamina Carmina qui quondam studio florente peregi Caute cane, cantor care Conditor almus Cordas tange, melos pange cum lira sonabile Criste, mearum Cum Phoebi rediis grave Cum polo Phoebus roseis quadrigis David regis inclita proles David, vates Dei, filius Isaï Diapente et diatesseron simphonia et intensa et remissa Eheu que miseros tramite devios Emicat o quanta pietate Cecilia sancta Est unus locus Homburh dictus Felix nimium prior etas Felix qui potuit boni Gaudet polus, ridet tellus, iocundantur omnia Grates usiae Gratuletur omnis caro, Christo nato domino Habet hoc voluptas omnis Hec cum superba verterit vices dextra Hec est clara dies, clararum clara dierum Heriger, urbis Maguntiacensis Heu quam precipiti mersa profundo Huc adtolle genas defectaque lumina: venit Huc omnes pariter venite capti Iam dulcis amica venito In gestis patrum veterum quoddam legi ridiculum Inclito celorum Iudex summe, medię Lamentemur nostra, socii, peccata Levis exsurgit zephirus et sol procedit tepidus Magnus cesar Otto Melos cuncti concinnantes gratiarum Mendosam quam cantilenam ago Miserarum est nec amori dare ludum neque dulci Novimus, quantas dederit ruinas Nubibus atris

CC77 CC37 CC14 CC78 CC18 CC10 CC50 CC30 CC80 CC43 CC79 CC55 CC59 CC81 CC82 CC21 CC72 CC26 CC20 CC61 CC76 CC41 CC4 CC1 CC71 CC57 CC44 CC24 CC51 CC29, CC32 CC74 CC27 CC42 CC5 CC9 CC17 CC40 CC11 CC2 CC15 CC46 CC62 CC56

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INDICI

Nunc almus thero evvigero assis thiernun filius Nunc, corda, pange O admirabile Veneris idolum O mihi deserte natorum dulcis imago O pater optime O qui perpetua mundum ratione gubernas O rex regum, qui solus in evum O stelliferi conditor orbis Omne hominum genus in terris simili surgit ab ortu Omnis sonus cantilene trifariam fit Pulsat astra planctu magno Rachel, plorans pignora Quamvis fluente dives euri gurgite Quamvis se Tirio superbus ostro Quantas rerum flectat habenas Qui habet vocem serenam, hanc proferat cantilenam Qui principium Qui se volet esse potentem Qui serere ingenuum volet agrum Quibus ludus est animo et iocularis cantio Quicumque sola mente precipiti petit Quisquis composito serenus aevo Quisquis, dolosis antiqui Quisquis profunda mente vestigat verum Quisquis volet perhennem Quod mundus stabili fide Rota modos arte personemus musica S ………………….nunn[a]... fert Salve, festa dies, toto venerabilis evo Salve, vite norma preclare, flos sinagoge Si quantas rapidi flatibus incitis Sponso sponsa karissimo se ipsam in coniugio Templum Christi, virgo casta Tempus erat quo prima quies mortalibus aegris Tunc me discussa liquerunt nocte tenebre V. . . . . et . flo . . . . . . d . g . . . a Ven de et a et o Vestiunt silve tenera ramorum Virgo, Dei genitrix eia obsecra Vite dator, omnifactor Voces laudis humane

280

CC19 CC8 CC48 CC31 CC13 CC73 CC16 CC54 CC70 CC6 CC47 CC67 CC68 CC66 CC33 CC7 CC69 CC65 CC35 CC63 CC53 CC30A CC75 CC60 CC64 CC45 CC28 CC22 CC38 CC58 CC25 CC36 CC34 CC52 CC39 CC49 CC23 CC83 CC12 CC3

INDICI

Indice delle parole1

abba 42. 2. 1 abiere 44. 4 abnuente 30A. 4a. 1 abrenuntiationis 30A. 2b. 12 (a. manuscriptum) abscondere: 8. 2b. 16 (absconsum); 20. 2. 3 (abscondit) accedere: 4. 1a. 3 (accedit); 82. 3a. 3 (accedens) accinctum 24. 2. 3 accipere: 5. 4a. 2 (accepit); 13. 1b. 4 (ut acciperet), 4b. 1 (accipientes); 14. 4b. 5 (accipit); 16. 7. 2 (accepit), 8. 2 (accepit); 18. 8. 2 accito 30A. 4a. 6 acclinis 35. 17. 1 (a. presbiter) accurrere: 20. 3. 1 (accurrit); 35. 8. 1 (accurrit) aciem: 2. 3 (a. mentis) acquirit 18. 22. 1 actus 6. 2b. 1 acumen 12. 2a. 2 (per a.) acutus 80. 9. 2 (sensus a.) addita 12. 2b. 10 (forma -a.) adducere: 25. 8. 1 (adduxeras); 30A. 2a. 13 (adduxerant) adesse: 10. 15. 1 (adest); 14. 2b. 3 (aderant); 19. 1. 1 (assis), 2. 3 (adest); 20. 7. 3 (assunt); 83. 2. 2 (adsit) adhibitis 8. 2a. 5 adimplens 77. 24. 2 1



adipisci 83. 7. 2 adire: 4. 3b. 8 (adit); 6. 4. 6b (adeam); adiutor 8. 1b. 10 adiutorium 25. 6. 2 adiuvare: 4. 7a. 9 (adiuvate); 18. 20. 3 (ut non adiuvet); 20. 5. 3 (adiuvate) adleta 8. 3b. 1 admirabile 48. 1. 1 (a. idolum) adolando 3. 5b. 3 adolescens 11. 5b. 1 adoptant 16. 3. 3 adstare 83. 8. 1 adtende 18. 1. 5 adulterant 18. 14. 3 adultus 77. 20. 4 adunati 43. 4 advenire: 6. 4. 9 (adveni); 30A. 3b. 10 (adveniet) adventantes 7. 4b. 1 adventus 30A. 2b. 6 adversantes 17. 5. 3 (stravit a.) adversis 11. 2a. 4 (timor a.) advertere: 14. 1a. 1 (advertite); 35. 1. 2 (advertant) advocatum 17. 7. 2 aequans 77. 1. 3 aeris 23. 4. 1 (in a.) aethera 23. 3. 4 v. ethera affecerat 30A. 4b. 4 affective 3. 8a. 8 affectus: 6. 4. 10 (-i), 7. 5 (-um)

L’indice comprende le parole latine (quelle in antico alto tedesco del CC 19 sono pertanto escluse) che non siano nomi, i quali sono invece stati inseriti nell’Indice dei nomi e delle cose notevoli (con rinvio al passo ma senza informazioni sulla flessione). Non vengono inoltre indicizzati gli excerpta dai classici, mentre vengono incluse le parole degli inni formati con materiale di Venanzio Fortunato e di Godescalco di Orbais (CC 22 e 79). Trattandosi di un indice, e non di una concordantia verborum, l’inserimento del materiale linguistico è stato soggetto a un vaglio selettivo che previlegiasse la significatività delle parole: non compaiono pertanto nell’indice né congiunzioni coordinanti o subordinanti, pronomi, aggettivi con funzione deittica, verbi ausiliari o verba dicendi ad alta ricorrenza. Le forme singole compaiono nella veste flessa, sia che si tratti di coniugazione sia che si tratti di declinazione. Nelle forme marcate con asterisco sono da riconoscere lezioni di tipo congetturale. Infine l’ortografia delle forme è quella di Ca.

281

INDICI

affines 6. 4. 5 affirmant 77. 31. 1 age 3. 8a. 1 aggressus 30A. 1b. 12 agmen: 5. 10b. 1 (-a); 30A. 2a. 10; 41. 2 (-a) agniculam 35. 6. 1 agnovit 5. 4a. 6 agnus: 3. 3a. 4 (-os); 8. 3a. 11 (-um); 16. 5. 1 (-i sponsa); 78. 3. 2 (crucifixus -us) agros 11. 2b. 3 alapas 4. 3b. 4 alauda 23. 4. 2 alis 41. 6 (sub a.) alimenta 7. 4b. 6 alligare: 5. 9a. 5 (alligando); 13. 2a. 6 (alligasti); 14. 4a. 6 (alligat) alludant 18. 18. 3 almus, -a, -um: 8. 4. 4 (Marie virginis -e); 19. 1. 1 (-us filius); 77. 8. 4 (-us opifex), 17. 4 (virginis -e); 78. 1. 1 (-e facture); 80. 1. 1 (conditor -us), 4. 4 (virginis -e) alpibus 14. 3b. 8 (in a.) altithroni 4. 4a. 8 (patris a.) altitudo 8. 1a. 8 altius 27. 5. 2 altor 80. 1. 6 altrix 35. 3. 2 (a. silvula) altus, -a, -um: 10. 7. 1 (-a cacumina); 23. 2. 4 (-a subst.); 77. 28. 4 (in -is); 79. 1. 3 (-um antrum); 80. 8. 2 (bis -e sophiae) alvus: 23. 6. 4 (-o); 77. 16. 3 (in -o); 80. 4. 3 (in -o) amande 8. 1b. 2 amare: 8. 1b. 2 (amande); 18. 23. 2 (amat); 35. 2. 1 (amans); 48. 2. 6 (amabo); 79. 3. 5 (mentem amantem) amare 77. 22. 3 amarus, -a, -um: 4. 2a. 3 (-um pomum); 20. 13. 2 (-um fletum); 44 (-um animum); 80. 6. 2 (-is amarae) amator 33. 2. 4 ambulas 18. 9. 4 amica 27. 1. 1 amicitiarum 6. 3. 1 (a. genera) amictum 77. 19. 2 amicus: 3. 5a. 6 (-orum causas); 17. 8. 1 (Domini -o); 30A. 4a. 4 (-orum consiliis); 80. 7. 5 (-e); 82. 2a. 3

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amittere: 5. 7b. 3 (amissum); 19. 6. 3 (amisit), 7. 3 (amisit) amoenitatem 13. 1b. 4 amor: 6. 7. 7 (-i), 8. 4 et 6 (-is experimentum); 14. 3c. 2 (-e); 18. 6. 4 (-em); 30A. 2b. 7 (-is furiis); 80. 10. 4 (pondus -is) amplexu 6. 6. 4 amplum 20. 2. 1 (a. campum) angelicus, -a, -um: 3. 2a. 1 (-am militiam); 5. 4a. 3 (-o verbo); 9. 4d. 1 (-a gloria) angelus: 3. 9. 8 (-orum laudes); 4. 1b. 6 (-orum vice); 5. 4a. 7; 8. 4. 6 (-orum gloria); 16. 13. 1 (-orum regi); 36. 2. 3 (-orum frequentia); 41. 2 (-orum agmina); 42. 3. 1, 9. 1, 13. 2; 43. 12 (chorus -orum); 78. 11. 1 (chorus -orum) anguis: 77. 1. 2, 10. 2 (-em) angulo 24. 10. 1 angustam 12. 4b. 3 (a. semitam) angustia 42. 13. 1 (-ā) anima: 9. 1a. 8 (-am); 12. 4b. 10 (-e); 17. 8. 3 (-e); 18. 3. 2, 18. 3 (-am); 25. 11. 2 (cum -a); 27. 10. 4 (pars -e); 35. 14. 2 (-as); 40. 6. 2; 45. 2 animantium 6. 2a. 2 animus: 5. 8b. 6 (-o); 9. 3a. 5 (-i consilio); 12. 2a. 12 (sensu -i), 3b. 11 (-um); 35. 1. 1 (-o); 44 (-um) annus: 11. 5b. 4 (multis -is); 14. 3a. 2 (duobus -is), 4a. 1 (-i); 16. 8. 1 (-i recursus); 33. 1. 2 (de -o), 2. 1 (-o), 3. 3 antiquus, -a, -um: 4. 2a. 2 (serpens -us); 16. 10. 1 (-us inimicus); 30A. 1a. 1 (-i inimici), 5a. 15 (-o hoste) antistes: 24. 1. 2; 30A. 5b. 9; 43. 8 (-es); 43. 9 (-um culmine) antrum: 79. 1. 4; 80. 10. 6 aperire: 12. 4a. 9 (aperit); 40. 1. 2 (aperit); 41. 14 (aperta); 42. 7. 2 (aperi) api 23. 6. 1 (similis a.) apostoli 4. 7b . 6 apostolicus 9. 4d. 2 (a. ordo) apparata 6. 6. 10 apparuit 30A. 2a. 10 appellat 42. 7. 2 applicarunt 6. 5. 9 apponere: 13. 3. 2 (apposuisti); 27. 3. 1 (apposita)

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aqua 5. 7a. 5 aquila 23. 4. 1 arbitror 35. 12. 2 arborum 10. 7. 1 (a. cacumina) arbuscula 10. 6. 3 arce 77. 2. 3 (in a.) archiepiscopo 16. 9. 2 archipresulis 16. 2. 3 (manu Piligrimi a.) arcos 48. 1. 3 ardoribus 30A. 1b. 9 arguendo 24. 11. 3 arithmetica 45. 8 arma: 11. 3b. 5 et 6 (-is), 4a. 3, 6a. 7; 15. 3a. 3 (-is) armati 11. 2b. 2 armonia: 3. 2b. 5 (-am); 12. 3a. 6 (-am) armonica 10. 15. 1 (vox a.) arrabone 14. 4b. 3 (pro a.) arripere: 6. 5. 4 (arripiens); 23. 2. 3 (arripiens) ars: 10. 2. 3 (-e); 12. 2b. 10 (-em); 15. 4. 3 (-e); 35. 5. 2 (-ibus), 18. 2 (-e); 45. 1 (-e); 77. 10. 3 (-e) arva: 22. 8; 77. 14. 4 (ad a.); 80. 3. 5; 82. 1b. 1 (in -is) ascendere: 5. 9b. 3 (ascendendo); 13. 3. 3 (ascendisti) asina: 20. 1. 2 (-am), 3. 2, 5. 1 (-e vocem), 6. 1 (-am), 9. 1 (-e costis), 10. 3 (-e mortem), 13. 3 (-am) aspectu 43. 5 aspergit 40. 2. 2 aspicere: 18. 9. 1 (aspicis); 79. 2. 6 (aspice) assidue 43. 6 assistere: 30A. 5b. 10 (assistens); 42. 8. 1 (assistit) assurgam 25. 3. 2 astrum: 5. 4b. 2 (-a.); 22. 2 (-a.), 7 (super -a.); 23. 4. 1 (ad -a.); 41. 13; 47. 1. 1 (-a.); 77. 28. 2 (ad -a.); 80. 4. 3 (ab -is) athanathos 9. 6. 2 atria 17. 6. 3 atro 77. 1. 4 (baratro a.) attingere 11. 1b. 3 auceps 10. 12. 1 audacter 18. 1. 3 audax: 18. 1. 1 (a. vir); 77. 30. 1 (-es subst.) audire: 3. 7b. 6 (audit); 7. 3b. 27 (audierunt);

8. 2a. 12 (audias); 9. 6. 1 (audi); 14. 1a. 4 (audite); 15. 3a. 1 (audito); 20. 5. 1 (audiens), 6. 2 (audio); 30A. 2a. 11 (auditis), 4a. 13 (auditura); 40. 4. 1 et 5. 2 (audio); 78. 1. 4 (audi) auditoribus 15. 1. 4 aufer 12. 5. 2 augere: 7. 3b. 14 (auxit), 5a. 1 (augens); 9. 2b. 2 (auxit) aula 41. 8 (in a.) aura: 4. 5a. 4*; 23. 3. 2 (per -as); 77. 23. 2 (-as) aurea 10. 1. 1 (a. lira) auris: 10. 15. 3; 15. 3b. 3 (-e), 3b. 5 (sotia -is); 40. 4. 1(-ibus) auro 5. 6a. 1 auscultant 10. 13. 2 autor: 77. 7. 1; 80. 1. 6 (auctor) auxilium 30A. 1b. 12 ave 8. 1b. 1; 38. 2; 44. 7 avicula 10. 9. 1 avis: 8. 1b. 1 (-e); 23. 5. 3 et 6. 1 (-es); 38. 2 (-e); 44. 7 (-e) avorum 3. 4b. 1 (ortus a.) avulsum 15. 3a. 8 axis 77. 2. 3 (a. in arce) bachantur 77. 31. 1 baculus: 35. 8. 2 (-o), 9. 2, 10. 2 (-um) baiolat 48. 1. 6 baptisma: 4. 6a. 1; 30A. 2b. 10 (de -i repudio) baptizavit 5. 6b. 2 baratrum: 13. 2b. 6 (surrexere -o); 77. 1. 4 (-o), 32. 4 (-o degluttiamur); 79. 2. 5 barbaricas 9. 3a. 3 (gentes b.) beari 9. 5a. 2 beatifica 9. 1a. 8 beatus, -a, um: 8. 3a. 10 (-orum regno); 12. 4b. 16 (-i subst.); 78. 11. 1 (-orum angelorum) bellicosus, -a, -um: 7. 4a. 6 (-a tempestate); 82. 1a. 4 (vir -us) bellum: 5. 5a. 6 (instrumentis -orum) 7. 3b. 17 (-i tempore); 11. 3b. 4, 4a. 2 (-a), 6b. 1 (-o fortis) et 6 (inter -a); 20. 3. 3; 82. 2a. 2 (in -o), 4a. 1, 4b. 4 (-o cecidit), 5. 1 (-a) beluas 77. 3. 4 benedicere: 4. 6a. 8 (benedictus); 16. 2. 1 (benedici); 80. 6. 6 (benedictus), 7. 6 (benedixit)

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benignus, -a, -um: 5. 2b. 6 (-um subst.); 19. 1. 2 (-us fautor); 78. 4. 1 (pastor -us) bestias 77. 3. 4 Bethlemitis 82. 1a. 2 (Isaï B.) bibere: 24. 6. 3 (bibit); 37. 2 (bibite); 80. 6. 1 (bibit) binus, -a, -um: 12. 3b. 4 (-as partes); 20. 3. 2 (-a crura) bis senus, -a, -um: 4. 7a. 5 (-i apostoli); 5. 10a. 4 (-os subst) bivium 12. 3b. 15 blandimentum: 41. 16 (-is), 19 (-a) blasphemant 77. 30. 4 bonitate 2. 6 (mira b.) bonum: 7. 2b. 6 (-a), 5a. 2 (cumulum -orum); 13. 4b. 3 (-a); 17. 6. 3 (ubere -orum); 77. 8. 2 (-a cuncta), 14. 2 (cuncta -a) bonus, -a, -um: 7. 3a. 2 (-e indolis) et 14 (morum -orum); 12. 4b. 10 (-orum anime); 17. 2. 2 (Heinricum -um); 17. 4. 4 (tutor -us); 33. 4. 2 (indolis -e); 41. 14 (-i subst.); 42. 13. 2 (vir -us); 77. 8. 2 (vere valde -a subst.), 29. 4 (-is subst); 78. 4. 1 (pastor -us) brachium: 10. 3. 2 (-a); 42. 12. 2 (-iis) brevis, -e: 18. 2. 1 (-is tempus); 82. 1a. 3 (David -is in statura) cacumina 10. 7. 1 cadere: 11. 4b. 2 (cadunt); 42. 5. 1 (cadit); 82. 4a. 2 (cecidit), 3 (cadebat), 4b. 4 (cecidit) calcem 30. 6 callens 30. 7 calliditas 35. 16. 2 callis: 12. 5. 4 (-em); 30. 4 (-em), 7 (-es) camenis 38. 3 campum 20. 2. 1 cana 77. 13. 2 (c. senecta) cancellarius 7. 3a. 10 candor 47. 3. 2 canere: 6. 2b. 1 (canamus), 7. 8 (canendo); 10. 9. 1; 13. 1a. 4 (canentes); 23. 1. 2 (canunt), 3. 1 (canit), 4. 1 (canit); 27. 5. 4 (canunt); 30. 1 (cane), 8 (cane bis), 9 (cane); 41. 2 (canunt); 78. 11. 3 (canit); 83. 3. 2 (canatur) cannula: 30. 2 (-e), 9 (-is) canorus, -a, -um: 4. 6b. 7 (-o iubilo); 6. 1b. 1 (-us flatus), 2a. 1 (gutture -o); 8. 1b. 5

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(-is chordis) cantare: 35. 15. 1 et 2 (cantat), 19. 1 (cantat); 81. 3. 2 (cantant) canticum: 10. 2. 3 (-a); 27. 5. 4 (-a) cantilena: 6. 1a. 1 (-e sonus); 15. 1. 1 (-am); 33. 1. 1 (-am); 43. 4 (-e) cantio: 10. 15. 2 (-um tedia); 35. 1. 1 cantitando 10. 6. 2 cantor: 30. 1; 43. 3 cantus: 3. 1. 4 (*-u); 6. 7. 2 (-ibus); 10. 5. 2 (-us discrimina); 83. 3. 1 (fave -ibus) capere: 6. 8. 8 (ceptum); 15. 3b. 10 (cepi); 20. 7. 3 (ut captent); 24. 12. 2 (capias); 25. 1. 2; 35. 7. 2 (captus), 18. 2 (captus est); 42. 4. 2 (cepisse) caput 9. 4a. 2; 15. 3a. 8, 3b. 2; 20. 2. 3; 30. 6; 33. 2. 3; 40. 5. 2 (capud) cardines 42. 9. 2 carens 77. 13. 1 (virtute c.) caritas: 7. 3a. 22 (karitate); 18. 22. 3 carmen: 10. 7. 3 (-a); 11. 1b. 9 (-i); 23. 1. 4 (-a), 5. 4; 33. 4. 3 (-e); 78. 11. 3 carneis 3. 1. 2 (curis c.) caro: 1. 1, 2 (-em induere); 5. 3a. 2, 3b. 2 (-em sumpsit); 7. 5a. 10 (-is glebam); 18. 1. 2, 3. 1(-i), 10. 1 (karo), 18. 4 (-em); 20. 9. 2 (-em); 77. 16. 4, 19. 2 (-is amictum) carorum 6. 2b. 1 carpe 30. 4 cartula 30A. 6. 4 carus, -a, -um: 14. 5a. 4 (coniux -a); 20. 6. 1 (asinam -am); 25. 1. 1 (karissimo sponso), 3. 1 (karissime); 27. 3. 4 (-a subst.); 30. 1 (cantor -e); 30A. 3a. 6 (pater kare); 47. 2. 1 (virgo -a) castigatus 42. 13. 1 castitas: 23. 6. 2 (tipum -is); 36. 2. 2 (-is sceptra) castus, -a, -um: 5. 3b. 1 (-am carnem); 36. 1. 1 (virgo -a); 47. 1. 4 (-a viscera) casu 11. 1a. 9 catervam 27. 6. 4 catholicus, -a, -um: 3. 6a. 3 (-orum subst.); 9. 1a. 6 (-i imperatoris Heinrici), 2b. 1 (-as ecclesias); 77. 33. 1 (nos -os) cauda: 15. 3b. 9 (summa crepidine -e); 20. 2. 3 (-am), 3. 1(-am) causa: 3. 5a. 6 (-as); 7. 2a. 6 (-as); 16. 12.

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1 (-as); 24. 2. 1 (-as); 30A. 2b. 6 (-a adventus) caute C1 (c. cane); 7. 2a. 2; 30. 1 (c. cane) cavat 35. 6. 1 cave 24. 12. 3 ceca 30A. 2a. 6 (nocte c.) cecavit 30A. 3b. 2 cedere: 10. 12. 1-3 (cedit); 11. 4b. 1 (cedunt), 5a. 2 (cesis); 15. 3a. 8 (cedo), 3b. 1 (cesum); 24. 11. 2 (cedi); 30A. 4a. (cessit); 35. 11. 2 (cedente) celebrant 23. 5. 3 celestis, -e: 10. 13. 2 (rex -is); 45. 6 (-is musica) celica 80. 3. 2 (c. regna) cellula 42. 7. 1 (in c.) celsis 23. 1. 3 (de c. sedibus) celsithroni 77. 2. 4 (iussu c.) celus: 4. 3a. 3 (de -o), 4a. 6 (scandit super -os), 4b. 5 (in -is), 7b. 2 (-i cives); 5. 1. 1 (-orum Deo), 2a. 1 (-os scandens), 4b. 1 (-um torquens), 7a. 3 (-orum Deum), 10b. 1 (agmina -orum) et 4 (in -o), 11. 4 (-o sedens); 7. 1b. 2 (-i cives), 5b. 13 (in -is); 8. 4. 10 (in -o); 9. 1a. 3 (rector -i), 3b. 5 (-i divitiis); 16. 1. 2 (in -is), 11. 1 (civibus -i); 17. 1. 4 (-i regem); 18. 7. 4 (de -o), 22. 4 (patrem -i); 24. 4. 2 (templum -i), 8. 3 (ianitor -i), 9. 1 (deus -i); 25. 1. 2 (-i culmen); 36. 2. 1 (regina -i); 41. 13 (astra -i), 9. 2 (-i cardines); 44. 5 (-i cives); 77. 14. 4 (-is de superis); 78. 2. 1 (Deus -i), 10. 2 (-um); 82. 5. 2 (ad -os) census 7. 3a. 19 (largus census sui) cernere: 2. 4 (ad cernendum); 6. 7. 9 (cernens); 7. 5b. 3; 8. 3b. 11; 12. 4b. 16; 13. 4a. 3 (cernentes); 14. 3c. 12 (cernerem); 30A. 1b. 11 (cernens) certant 14. 2a. 6 certior 8. 1b. 7 cerva 48. 3. 6 cesar: 11. 1a. 1, 5b. 5; 15. 2b. 3 (-is ore); 17. 6. 1; 33. 2. 3 cessare: 10. 9. 1 (cessa); 81. 4. 2 (non cessant) chere 38. 4 *choraules C1 chorda: 4. 6b. 6 (-arum sono); 6. 1a. 5 (-arum

generibus), 7. 2 (-arum cantibus); 7. 2a. 1 (cordis); 8. 1a. 1, 1b. 6 (-is); 10. 1. 2; 11. 1b. 3 (cordarum pulsu); 13. 5. 3 (cordarum sonitu); 30. 3 (corde), 8 (cordis); 43. 1 (-as) choreas 26. 5 chorus: 26. 7 (-um); 43. 12; 78. 11. 1 chrismate 43. 8 christianos 17. 5. 2 (fines c.) christicollarum 77. 22. 2 (lux et salus c.) christo 3. 8b. 10 (c. Dei) cibus: 24. 12. 2 (-um); 27. 3. 2 (-is); 42. 3. 2 (-o) cignus 10. 12. 2 circo 26. 9 (in c.) circuit 35. 7. 2 circumventus 30A. 1a. 2 cita 27. 9. 3 (c. mors) cithara: 10. 6. 1; 27. 4. 1 (-am); 81. 1. 2, 3 (in -is), 2. 2 (-am), 3 (in -a), 3. 4 (in -is) citharista 82. 2b. 3 (c. David) citharizantes 81. 1. 2, 3, 3. 4 civiles 9. 3a. 4 (hostes c.) civis: 4. 7a. 2 (-es); 7. 1b. 2 (-es); 14. 1b. 2; 16. 11. 1 (-ibus); 30A. 1b. 1 cladis: 11. 3a. 6 (crescit -es), 4b. 9 (-em) clamare: 15. 4. 1 (clamat); 30A. 3a. 2 (clamat); 30A. 5b. 13 (clamans); 35. 17. 2 (clamaret); 81. 1. 5-7. 2. 5-7, 3. 5-7 (clamant), 4. 2 (clamare), 5-7 (clamant) clamidis 82. 3a. 6 (oram c.) clamor: 11. 4a. 7; 20. 7. 1; 30A. 2a. 11 (-bus) clarisona 10. 10. 2 (fistula c.) claruit 12. 2a. 3 clarus, -a, -um: 5. 7a. 1 (-a matre); 9. 2a. 1 (vultu -o); 10. 1. 1 (-a modulamina), 6. 1 (clarior); 11. 6a. 2 (-a proles); 12. 4b. 11 (-o lumine); 26. 7 (luce -a); 27. 3. 3 (-um vinum), 8. 4 (-a familiaritas), 10. 3 (lux -a); 30. 2 (-e cannule); 43. 6 (-us subst.); 44. 1 (-a dies -arum -a); 45. 3 (-us Pithagoras); 80. 3. 3 (-a clara) classe 6. 6. 10 claudere: 12. 1a. 4 (claudens); 36. 1. 3 (clausa porta); 42. 7. 1 (clausa ianua); 77. 13. 4 (clauderet); 80. 4. 3 (clausus) claustrum 20. 7. 1 (in c.) clave 49. 3. 1 (cum c.) clemens: 9. 2b. 4; 11. 5b. 6 (cesar c.); 78.

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5. 3 clementia: 8. 2a. 14 (-am); 9. 2a. 2 (-am); 10. 16. 2 (sub -a); 18. 16. 3 (-am) clericorum 41. 17 (c. domina) clerus: 3. 8a. 4 (consensu -i); 7. 3a. 15 (placuit -o), 3b 10; 9. 2a. 3 (-um); 16. 3. 2, 9. 2 (-o); 17. 8. 3 clientem 79. 3. 1 climata 47. 2. 3 clipeus 41. 19 cocus: 24. 8. 2 (magistrum -orum), 10. 2 (-is) coequales 6. 3. 12 coeternus, -a, um: 2. 4 (-um verbum); 4. 2b. 4 (filium -um); 5. 10a. 2 (Spiritum sacrum -um); 8. 4. 7 (-us patri) cogitare: 5. 8b. 5 (cogitando); 18. 9. 2 (cogitas) cognitam 30A. 6. 6 coinquinas 18. 1. 4 colere: 8. 2b. 1 (colendus); 77. 9. 1 (colens) collega 26. 11 colles 82. 4b. 2 collisum 6. 8. 1 (c. fratrem) collocat 11. 1a. 7 colloquium 27. 8. 2 colum 48. 1. 6 comedere: 24. 4. 3 (comedentem); 35. 14. 2 (comedi) comere: 26. 6 (compsit); 77. 3. 2 (compsit), 4. 4 (comptum hominem) comes: 35. 11. 2; 48. 2. 4 (-em) comicorum 37. 7 (plausus c.) comitatur 18. 15. 3 comite 6. 5. 13 commendare: 7. 1b. 6 (commendate); 15. 1. 2 (commendatam); 82. 2a. 3 (commendabat) commercii 30A. 2b. 2 (litteris c.) committere: 5. 7b. 6 (-at); 7. 3b. 16 (commissi) commodam 30. 4 (callem c.) commodum: 35. 3. 1, 7. 1 (-o), 16. 1 commonitus 30A. 1a. 7 communis, -e: 6. 3. 5 (-es); 11. 5a. 5 (-em cunctis luctum); 35. 16. 1 (-e commodum) compassionem 7. 4a. 16 comperta 30A. 4b. 2 complere: 7. 4b. 13 (complens); 35. 16. 1

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(completum) componit 5. 10b. 9 comptus, -a, -um: 30. 3 (-e corde); 41. 8 (-a subst) concedat 10. 16. 3 concentus: 6. 1a. 2 (-u); 10. 11. 2 (letos -us) conceptus 77. 16. 2 conciliandus 30A. 5b. 4 concilium 19. 6. 2 (in c.) concinamus 7. 2a. 3 (melos c.) concinnantes: 2. 1 (melos c.) concinnantiam 30. 3 concipiens 77. 18. 3 concives 7. 1b. 5 conclavi 4. 5a. 2 (in c.) conclusum 5. 7b. 2 *concordem 3. 2b. 3 (c. armoniam) conculcans 26. 4 concutit 25. 4. 2 condere: 7. 5a. 11; 48. 1. 4 (condidit) condescendere 3. 5b. 10 conditor: 77. 19. 1; 80. 1. 1 condolens 4. 2b. 2 condonans 78. 8. 1 confer 12. 5. 2 confessores 4. 7a. 7 confirmare: 3. 3a. 2 (confirmando); 7. 5b. 11 (confirmaret); 20. 12. 3 (ut confirmarent) confisus 30A. 1a. 10 confiteri 5. 8b. 8 congaudere: 7. 3b. 23 (congaudentes); 36. 2. 4 (congaudet) congregatis 4. 5a. 2 congruam 12. 3b. 6 (ad similitudinem c.) congruentia 10. 14. 3 coniugium: 25. 1. 1 (in -o); 30A. 1b. 10 (vinclo -i) coniungere: 19. 5. 2 (coniunxere); 25. 5. 1 (coniungit); 30. 6 (coniunge) conlaudabunt 9. 6. 4 coniux: 6. 5. 4 (-em); 14. 1b. 5 (-em), 2b. 2, 3a. 6, 3b. 6, 5a. 3, 6. 2 (-em) conscia 10. 4. 1 consensu 3. 8a. 3 (cum -u) consentire: 10. 10. 2; 18. 3. 1 (consentiens); 30A. 3b. 9 (consentis) conservare: 4. 7a. 4 (conservet); 10. 16. 2 (conservet); 41. 20 (conservet)

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considerare: 18. 2. 2 (considera); 40. 6. 1 (considera) consilium: 18. 6. 1; 30A. 4a. 4 (-is) consolamen 41. 18 consolari: 5. 10a. 4; 7. 4b. 3 (consolatur); 14. 5a. 3, 4 (consolare); 47. 1. 2 (consolari) consona 21 (modulatione c.) consonantia 10. 8. 1; 21; 45. 4 (-as) consortem 33. 4. 4 conspectum 12. b4. 15 conspicere: 14. 3c. 14 (conspicerem); 18. 7.4 (conspicit) conspicuo 77. 4. 4 (c. stemmate) conspirare: C1 (conspira); 30. 2 (conspirent) constantia 41. 18 constare: 6. 1a. 2 (constat); 7. 1a. 2 (constans); 9. 4b. 2 (constat); 25. 9. 2 (constet); 45. 2 (constans); 77. 6. 2 (constans) constituendum 7. 2b. 8 construe 30. 5 consurrexi 14. 3c. 3 contemplativae 7. 4b. 16 (vitae c.) continere: 4. 1a. 5 (continenti), 1a. 6 (contento); 5. 11. 6 (continens); 12. 3a. 13, 3b. 2 (continentem); 80. 11. 5 (continet) contradixit 17. 5. 4 contrariis 12. 4a. 2 (vitiis c. virtuti) contulit 5. 5b. 6ù convalles 30. 5 convenerunt 82. 3a. 2 convivis 5. 7a. 7 convivium: 27. 8. 1; 37. 8 (-a) copia 80. 9. 5 cor: 7. 1a. 10 (-de), 4a. 13 (toto -de); 8. 3b. 3; 9. 2a. 2 (-is clementiam); 18. 14. 1 (-e), 17. 1 (-is duritiam); 20. 12. 3; 27. 1. 2; 30. 6, 8 (-a); 77. 30. 1 (-e); 78. 5. 2 (-e), 6. 4 (-e) corona: 5. 9b. 4 (-as); 16. 8. 2 (-am) coronare: 5. 9b. 5 (coronandis); 16. 2. 2 (coronari) corpus: 10. 13. 1 (-e); 13. 2b. 5 (-a); 25. 11. 2 (cum -e); 77. 4. 3 (-e), 11. 4 (-e), 23. 1 (-e), 25. 2 (-e), 27. 4; 78. 2. 2, 6. 4 (-e) corporales 30. 7 corrigere: 18. 10. 3, 17. 3; 78. 9. 2 (pie corrigendo) corruere: 17. 1. 3 (corruimus); 33. 3. 3

(corruerat), 11. 2 (corruit) cosmi 78. 2. 1 (Dominus c.) costis 20. 9. 1 coturnix 23. 5. 2 creare: 4. 1b. 2 (creavit); 5. 9a. 2 (creavit); 7. 6. 4 (rerum creatarum); 22. 10 (creata subst.); 48. 3. 2 (creavit); 77. 7. 4 (creans); 80. 3. 1 (creando) creator: 4. 8. 2 (-i); 16. 13. 1 (-i); 22. 10 (-i); 30. 9 (-em) creatura: 4. 8. 7 (-e letitia); 41. 13 (-a); 43. 11 (-e) crebro 41. 20 credere: 13. 2b. 8 (credenti); 18. 8. 4 (creditur) cremare 77. 29. 1 crepare: 30. 3 (crepent); 35. 9. 2 (crepabit) crepidine 15. 3b. 9 crescere: 8. 3b. 3 (crescat); 11. 3a. 6 (crescit); 20. 11. 3 (crevisse); 77. 20. 4 (crescit) crimen: 5. 8b. 9 (-a); 12. 4a. 13 (pro -is facto); 18. 21. 4 (de -e); 30A. 5a. 10 (pro -e); 47. 1. 3 (ob -a); 77. 6. 2 (-e nullo); 78. 3. 4 (-a), 7. 4 (pelago -is); 79. 1. 4 (-is antrum); 83. 1. 2 (pro -ibus) crinis: 20. 10. 2 (-es); 47. 1. 3 (-es) cristalla 38. 5 cruciat 13. 2b. 12 crucifixus: 22. 9; 78. 3. 2 crudelis 33. 3. 3 (c. annus) cruentum 20. 7. 3 (c. lupum) cruoris 78. 3. 3 (propri c.) crura 20. 3. 2 (bina c.) crusmata 10. 15. 3 crustula 42. 11. 2 (ad c.) crux: 4. 3b. 5 (-is mortem); 5. 9a. 1 (in -e); 13. 1b. 1 (-e pendentem); 77. 25. 1 (-em), 31. 3 (in -e); 83. 5. 2 (per -is patibulum) cubiculum 27. 1. 3 (in c.) culmen: 25. 1. 2; 41. 14 (boni -is); 43. 9 (-e) culpa: 1. 2 (pro -a); 11. 7. 3 (ingenii -a) cumulum 7. 5a. 2 cunctipotens: 7. 6. 1; 78. 10. 4 (-em) cunctiparentis 77. 1. 3 (soboli c.) cunctus, -a, -um: 4. 6a. 4 (pater -orum); 9. 1b. 4 (rebus -is) cupibant 43. 11 (se c.)

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cupiditas 18. 13. 1 curare: 18. 7. 3 (curas); 20. 13. 2 (curat); 42. 9. 2 (curat); 48. 2. 3 (ne curet), 3. 4 (non curat) curis 3. 1. 2 currere: 20. 2. 2 (currentem lupum), 5. 2 (cucurrit); 37. 1 (currite) curriculum 8. 3b. 10; 10. 8. 2 (-a) cursum 83. 1. 3 (post c.) custodire: 3. 3a. 8 (custodivit); 25. 11. 1 (custodiat) cute 15. 3a. 8 (cum c.) damnoso 14. 3b. 13 (d. foetu) damnum: 7. 3b. 19 (-a); 9. 4b. 2; 17. 7. 4 (dampnum); 33. 1. 2 (de -o) dampnare 4. 4b. 4 dampnatorum 4. 1b. 5 (d. angelorum) dampnosa 41. 10 (mors d.) dapibus 77. 9. 3 et 5. 1 dare (fecit) 3. 2b. 4 dator 12. 1a. 1 et 5. 1 davitice 81. 1. 5-7, 2. 5-7, 3. 5-7, 4. 5-7 debili 42. 7. 2 (d. voce) debitum: 35. 9. 1 (-a); 77. 25. 4 (-a), 29. 4 (-a) decantare: 10. 2. 2 (decantantes); 40. 3. 2 (decantant) decapitata 17. 7. 1 (Europa d.) decertare 30A. 5a. 14 decimi 4. 1b. 7 (ordinis d.) decipio: 18. 3. 2 (decipis) et 4 (deceptus) decorus, -a, -um: 15. 2a. 1 (-a nata); 26. 9 (flore -o) decrepita 35. 2. 1 (aetate d.) decus 9. 4a. 2; 11. 6a. 3; 43. 5 dedecus 6. 7. 7 dedere: 3. 8b. 4 (dediti subst.); 6. 6. 3 (dedas) defendere: 3. 3b. 7 (defendit); 18. 20. 4 (ut non defendat) defensorem 3. 7a. 4 deferendam 30A. 2a. 4 deficere: 20. 4. 1 (defecisse); 30A. 4a. 2 (deficiente); 77. 13. 1 (deficiens) deflendam 3. 6a. 2 (d. mortem) defraudarat 14. 1a. 7 defuit 11. 5b. 7; 35. 10. 1 defungo: 7. 5a. 9 (defunctam subst.); 33. 1. 5 (defunctis subst.); 35. 15. 1 (-orum merito); 77. 22. 3 (defunctum Lazarum)

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degam 6. 5. 3 deglutire: 77. 11. 2 (deglutiit), 32. 4 (degluttiamur) deintus 42. 9. 1 deitas: 8. 3b. 5; 12. 4b. 14 (-is conspectum); 77. 19. 4 (in -e), 21. 1 (-e); 24. 3 (propria -is), 25. 3, 26. 3, 31. 3 delectat 27. 3. 4 delet 18. 22. 2 deliciarum 77. 7. 3 (paradisi d.) delinque 20. 13. 1 delue 78. 8. 4 deludere: 14. 6. 3 (deluserat); 15. 4. 2 (deluso) demissa 9. 3b. 2 (d. potentia) demon: 30A. 2a. 4 (-i), 2a. 9 (-um agmen), 5b. 13; 77. 1. 2 demonstrans 5. 7a. 3 demoror 11. 3a. 5 denarii 7. 3a. 7 (d. premia) dens: 12. 4a. 10 (fremitus -ium); 18. 4. 1 (-es frenditant) densis 24. 2. 3 (d. silvis) denuo 12. 2a. 9 deportare 30A. 5a. 16 deprecari: 9. 5b. 2 (deprecantes); 48. 2. 2 (deprecor) deprendit 45. 4 descendere: 77. 16. 1 (descendens), 26. 3 (descendens) deservit 77. 15. 1 desiderare: 3. 5a. 8 (desideravit); 49. 1. 4 (desidero) designant 5. 6a. 3 desperet 30A. 1a. 9 (ne d.) despicere: 25. 3. 1 (non despice); 26. 3 (despiciens) destinare: 30A. 1b. 6 (destinatam), 3b. 5 (destinavi) deterere 11. 7. 6 detrimentum 35. 5. 1 deus: 77. 28. 3 (d. ipse); 78. 5. 1 (-um vivum) devastatis 7. 4a. 8 devia 12. 1b. 4 (per d.) devicto 77. 27. 2 (d. principe) devote 8. 1a. 2 devotius 35. 20. 2

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devotus, -a, -um: 3. 8a. 4 (consensu -o); 16. 4. 2 (Germania -a), 9. 2 (archiepiscopo -issimo) dexter, -ra, -rum: 4. 4a. 7 (a -is); 7. 3a. 23 (-am viam); 13. 2a. 8 (-a subst.), 3. 4 (-a subst.); 77. 28. 3 (ad -am) diabolus: 18. 13. 3 (cum -o); 30A. 3a. 1 (a -o) diadema 44. 3 diapason 12. 3a. 4; 21 diapente 12. 3a. 3; 21 diatesseron 12. 3a. 3; 21 diatonica 10. 9. 3 (d. voce) dicare: 16. 3. 2 (dicatus); 30A. 3b. 4 (dicavi); 80. 7. 4 (dicandi) dies: 4. 4a. 1 (-e); 7. 5a. 13 (-em magnum ac tremendum); 10. 5. 1 (nocti et -ei); 12. 2b. 2 (-e); 13. 2b. 1 (tertia -e); 14. 2b. 11 (-e); 16. 7. 1, 9. 1 (-e); 18. 2. 2, 20. 1; 22. 1; 30A. 3a. 11 (in -e); 42. 6. 1 (septem -es); 44. 1 (-es -erum), 2 (-es -erum); 77. 2. 1 (-e), 27. 1 (ternos postque -es) differre 27. 9. 1 difficili 26. 10 (nomine d.) diffidit 35. 5. 2 difluit 40. 1. 2 digitum 81. 1. 4 (inter d.) digne 10. 14. 3 dignitate 19. 1. 4 (cum d.) dignus, -a, -um: 5. 1. 2 (laus -a); 17. 2. 1 (-non fuimus -i), 3. 1 (regno -us); 19. 2. 4 (-um fore); 36. 2. 3 (-a frequentia); 41. 6 (turma -a); 47. 2. 4 (-a premia); 77. 29. 4 (-a debita), 33. 4 (nos -os); 78. 9. 3 (-am servitutem); 80. 11. 6 (doctor -us) dilapsa 25. 3. 2 diligere: 14. 5a. 8 (dilexisti); 18. 7. 2 (diligis); 27. 1. 2 (diligo); 27. 6. 2 (dilexi), 10. 2 (dilecta); 47. 2. 1 (dilecta femina); 48. 1. 6 (diligat), 2. 6 (dilexerim); 49. 1. 1 (dilectissime subst.) diluculo 14. 3c. 4 dimerso 78. 7. 2 (servo d.) dimicat 42. 5. 1 dimittens 78. 9. 1 (probra d.) dirige 79. 1. 5 dirus, -a, um: 4. 2a. 8 (-e mortis); 6. 5. 2 (-e vite); 8. 3a. 5 (-a tormenta)

discere: 3. 5b. 8 (didicisset); 5. 8b. 7 (discat); 42. 13. 2 (didicit); 45. 3 (didicit) discipulus: 4. 5a. 1 (-is); 77. 28. 2 (coram -is) discordiam 3. 2b. 2 (mundi d.) discrepantia 6. 1a. 4 discrimen: 6. 1b. 2 (-a); 10. 5. 2 (-a) discussio 30A. 2b. 8 dispariliter 35. 12. 1 dissides 6. 3. 13 dissimili 23. 4. 3 (d. modo) dissimulans 77. 10. 2 (zabulus d.) dissipat 30A. 6. 8 distincta 4. 5b. 4 (personis d.) districtio 18. 20. 2 (magna d.) districto 8. 2b. 14 (iudicio d.) ditavit 17. 6. 2 diversus, -a, -um: 12. 2b. 5 (sono -o); 27. 4. 4 (-is poculis); 47. 2. 3 (-a climata) dives 14. 4b. 7 divine 77. 23. 2 divinus, -a, -um: 3. 1. 3 (-e maiestati); 7. 4b. 12 (munia -a); 8. 3b. 2 (-am gratiam) divitiis 9. 3b. 5 docet 10. 2. 2 docilis 26. 7 doctor: 5. 5b. 3 (-e); 80. 11. 5 doctus, -a, -um: 5. 4a. 4 (-us); 27. 5. 3 (-a puella) dogmatis 80. 8. 5 (d. fonte) dolere: 16. 9. 1 (doleat); 30A. 4a. 12 (dolitura); 33. 1. 3 (dolet), 5. 1 (dolens); 47. 1. 3 (dolet) dolor 12. 4a. 16 dolos 14. 3b. 3 dolosis 30A. 1a. 1 (d. fraudibus) dolum 48. 1. 5 domina: 41. 6, 17 dominator 33. 4. 3 dominus: 1. 1 (-o Christo); 4. 5a 9 (-um sanctissimum) 11. 1b. 8 (-i nomen); 17. 4. 1 (de -o); 77. 24. 1 (Christus -us) domna: 3. 8a. 2; 20. 4. 3 (-am) domnus: 7. 5b. 3 (-um); 9. 3b. 1 (-um); 16. 3. 3 (-um); 33. 1. 4 domus: 5. 8b. 3 (in -o); 14. 1b. 5 (-i), 2b. 2, 5a. 1 (-um); 27. 2. 2; 33. 1. 3 (in -o) domuerant 11. 6a. 8 donare: 12. 2a. 10 (donat); 17. 1. 5 (dona); 18.

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16. 4 (ut donet), 18. 2 (ut donet); 77. 35. 1 (donet); 80. 8. 1 (donans) donum: 2. 7 (-o); 17. 2. 2; 22. 4 (-a); 80. 8. 4 (terna -a) dormire: 11. 1b. 2 (dormientem); 77. 23. 1 (dormit) dormitet 18. 15. 4 dorsum 35. 18. 1 ducere: 5. 5b. 1 (duxit); 6. 6. 11 (ducit); 14. 4a. 8 (duxit); 15. 2b. 4 (ducat); 19. 6. 2 (duxit); 30A. 5b. 6 (ducente); 44 (ducitis) ductorem 8. 2a. 7 dulce 13. 1a. 4; 82. 2b. 4 dulcis, -e: 10. 2. 2 (-e melos), 4. 1 (-is vocis), 8. 3 (-is philomela); 12. 4b. 9 (-is vite); 20. 12. 1; 27. 1. 1 (-is amica), 5. 1 (-es simphonie); 40. 3. 1 (-es nidos); 41. 15 (mater -is); 78. 11. 2 (-ibus odis); 80. 7. 5 (-is amice) dulcisona 10. 5. 1 (voce d.) dulciter 43. 2 dulcore 40. 1. 2 duo 6. 3. 14 duodena 10. 8. 2 (d. curricula) durat 42. 6. 1 (vix d.) dure 44 duritiam 18. 17. 1 (cordis d.) durus, -a, -um: 24. 11. 3 (sermone -o); 48. 3. 1 (-a materies); 82. 1a. 3 (-u dura); 82. 4b. 3 (-i montes) dux 5. 5b. 2; 8. 2b. 14; 11. 3b. 1; 13. 3. 2 (-es); 19. 1. 3 (de -e); 33. 3. 4 ecclesia: 3. 6b. 2 (-arum patronum); 7. 4a. 3 (-is); 9. 2b. 2 (-as); 16. 10. 2 (-as), 12. 1 (-arum causas); 17. 7. 4 (dampnum -arum); 30A. 5b. 4 (-e); 41. 3 edere: 4. 3a. 5 (edidit); 12. 2b. 11 (edidit); 80. 5. 3 (edidit) eductus 30A. 5b. 3 efficere: 30A. 2b. 13 et 14 (effecit); 77. 1. 2 (efficitur), 33. 1 (effice) effugit 35. 18. 1 effundo: 11. 3b. 8 (effudero); 15. 3a. 7 (effusis), 3b. 3 (effunduntur); 23. 3. 2 (effundit) egenti 7. 3a. 18 elegere: 3. 4a. 4 (elegit), 7a. 3; 26. 6 (elegit)

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elementa 2. 5 elevare: 18. 5. 1 (elevas); 30A. 6. 3 (elevante) eligere: 3. 8b. 10 (electo); 16. 8. 3 (electus); 27. 9. 1 (electa), 10. 1 (electa) emendare: 5. 7b. 8 (emendando); 18. 12. 3 (emenda) emicat 26. 1 emulus, -a, -um: 48. 3. 5 (-us); 77. 10. 1 (aemulus hostis) ensis 41. 17 equaret 11. 7. 9 equivoci 19. 4. 2 equo 12. 2b. 4 (pondere non e.) equor: 6. 6. 11 (in e.); 14. 1b. 3 (-a), 2a. 8 (multa -a); 77. 3. 2 (-e); 80. 3. 4 (trans -a) erbam 20. 6. 1 (misi ad e.) erigere: 18. 5. 4 (erigis); 43. 3 (erige); 78. 5. 3 (erige) erogavit 7. 4b. 8 error: 12. 1b. 5; 30A. 4b. 13 (pro -e) erue 79. 2. 1 escam 77. 21. 3 essentia 10. 16. 1 estivus, -a, -um: 10. 4. 3 (-i temporis); 23. 5. 3 (-um carmen) esurit 77. 21. 3 etas: 3. 4b. 4 (gradus -is); 7. 2b. 1 (-e), 3a. 1 (-is mane); 12. 3b. 13; 35. 2. 1 (-e) eternus, -a, um: 4. 6b. 3 (-um Deum), 7a. 7 (in -a potentia), 8. 5 (in -um subst.); 8. 2a. 2 (pater -us), 3a. 9 (in -o regno); 9. 5a. 1 (-a virgo Maria); 12. 4b. 8 (-a gaudia); 16. 5. 3 (Deo -o); 36. 2. 9 (-a secula); 78. 12. 3 (per -a secula) ethera 4. 5a. 3 etram 80. 11. 3 (super e.) eventus 3. 4b. 7 evum 3. 9. 10 (per -um); 8. 1b. 3 (in -um), 3a. 12 (in -um), 4. 12 (in -um); 12. 1a. 6 (per -um); 13. 4b. 4 (in -um); 16. 1. 1 (in -um), 13. 2 (in -um); 17. 8. 2 (in -um); 22. 1 (toto -o); 77. 6. 4 (in -um), 25. 3 (per -um); 78. 2. 4 (in -um), 11. 4 (omne per -um) exaltatus 4. 6a. 7 exangue 11. 4b. 5 (vulgus e.) exasperant 18. 4. 2 exaudire: 5. 6b. 5 (exuadiri); 13. 1b. 2 (exaudisti); 40. 6. 1 (exaudi)

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excelsus, -a, -um: 3. 2a. 3 (in -is subst.); 41. 2 (in -is subst.) excipere: 14. 2b. 7 (excepit); 19. 3. 3 (excepit); 77. 9. 4 (excepto robore) excitare: 11. 1b. 6 (excitatum), 2a. 1 (excitatus); 77. 23. 2 (excitat) excubat 42. 10. 1 exemplum: 3. 4a. 6 (-o); 5. 8a. 9; 30A. 1a. 8 (-o); 42. 1. 2 (-o) exigit 25. 4. 2 exilio 77. 12. 4 eximii 38. 6 (presulis e.) exire: 20. 2. 1 (exiret); 40. 2. 1 (exiit) existo 78. 6. 3 exorare: 17. 7. 2 (exoret); 36. 2. 5 (exoramus) expavit 82. 1b. 3 expectaret 7. 5a. 16 experiatur 6. 8. 7 experimentum 6. 8. 6 expers 4. 5b. 6; 77. 27. 3 expia 36. 1. 7 explorata 30A. 4b. 9 exponebat 14. 2a. 11 expositis 30A. 2b. 6 expulit 77. 12. 2 expulsis 77. 2. 2 (e. tenebris) exscidium 7. 3b. 20 exsurgit 40. 1. 1 extare: 41. 17 (extas); 77. 17. 1 (extat) extendere: 10. 1. 2 (corda extensa), 4. 2 (extendens) extinxi 14. 3b. 10 extiterunt 6. 3. 5 extrahitur 35. 20. 1 extrema 14. 3a. 13 extulisse 11. 2a. 8 (signa e.) exul: 6. 5. 5; 14. 2b. 6 (-is), 3a. 3 exulari 11. 2b. 8 fabricam 12. 2b. 3 fabris 45. 3 (a f.) facie 7. 4a. 10 facile 12. 3b. 8 (non f. noscitur) facinorosa 36. 1. 9 (f. macula) factor: 2. 2 (*factori); 4. 2b. 1; 5. 11. 6 factum: 3. 4b. 6 (-is); 5. 11. 6 (-a); 12. 4a. 13 (pro -o); 13. 2b. 7; 35. 10. 1; 77. 24. 4 (-a)

factura: 4. 2b. 2 (-e); 12. 1a. 5 (in -a); 41. 12; 78. 1. 1 (-e sator et nutritor) fallax 15. 2b. 3 fallere: 15. 2b. 2 (fallendo); 77. 10. 3 (fefellit) falsus, -a, -um: 15. 4. 2 (-a arte); 24. 4. 1 (vir -us); 77. 30. 4 (-a subst.) fama 11. 2a. 5, 6a. 9; 12. 2a. 5 (iuxta -am); 33. 4. 4 fames 42. 6. 2 familiari 3. 8b. 6 (iure f.) familiaritas 27. 8. 4 famulis 77. 32. 2 fascinavit 30A. 3b. 3 fatigent 10. 15. 2 favere: 7. 1a. 3 (fave); 22. 6 (favent); 41. 12 (favet); 83. 3. 1 (fave) faucium 6. 2a. 2 (plurimarum f.) fautor: 8. 2b. 11; 19. 1. 2 felix 9. 4c. 1; 10. 8. 1 (f. tempus); 11. 6a. 6; 25. 5. 2, 8. 1, 9. 2 (-em); 36. 1. 2 (f. mater); 47. 2. 1 (f. virgo); 81. 3. 1 (-es subst.) femina: 43. 10 (-e); 47. 2. 1 fera: 15. 3a. 5 (-as); 35. 9. 1 ferocem 13. 2a. 4 (f. leonem) ferri 12. 2b. 2 (f. fabricam) fervet 18. 1. 2 fessus, -a, -um: 14. 5b. 4 (-os); 77. 12. 4 (-os), 21. 4 festinare: 18. 10. 3 (festina), 17. 3 (festina) festiva 10. 7. 3 (f. carmina) festus, -a, -um: 22. 1 (-a dies); 44. 6 (-a dies) feta 4. 3a. 3 fiat 6. 7. 7 fibris 7. 2a. 1 (f. cordis) ficticium 35. 1. 2 fidelis, -e: 3. 5a. 2 (tiro f.); 4. 5a. 5 (beatorum -lium), 7 (-lium), 6b. 2 (-les subst.); 5. 5b. 2 (dux f.); 8. 1b. 11 (tutela -is); 9. 5b. 1 (-es); 12. 5. 4 (-ibus subst.); 16. 6. 1 (-es Christi); 17. 7. 3 (-em seniorem); 20. 1. 3 (asinam -em); 77. 33. 2 (mente -i) fidelius 35. 20. 2 fidenter 35. 12. 2 fides, -ei: 4. 6a. 2; 6. 7. 3 (-em); 7. 5b. 11 (-em); 18. 22. 1; 30A. 2b. 9 (de -i repudio) fides, -is: 6. 1a. 2 (-ium concentu); 10. 15. 3 (-ium crusmata)

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fidus, -a, -um: 3. 6b. 2 b (-um patronum); 7. 2b. 5 (servum -um); 8. 2b. 13 (intercessor -us); 16. 3. 1 (-i Franci) filia: 15. 2b. 4 (-am); 30A. 3a. 3 (miserere -e), 3b. 6 filiole 30A. 4a. 10 filius: 4. 2b. 3 (-um), 8. 3 (-o); 8. 1a. 3 (-o), 2b. 2; 11. 2b. 5 (-os) et 6 (-ii), 5a. 9 (hereditans -o); 14. 2b. 9 (-um); 18. 20. 3 (-um) et 4; 19. 1. 1; 33. 3. 4; 47. 2. 2 (-orum pascua); 77. 17. 2, 35. 1; 81. 3. 4 (-um); 82. 1a. 1; 83. 2. 1, 4. 2 (-um) finiri 7. 6. 6 finis: 5. 11. 2 (-em); 7. 6. 3 et 5 (-em); 9. 5a. 2 (-e); 11. 7. 1 (-em); 12. 4b. 5 (in -e); 13. 4a. 4 (sine -e); 17. 5. 2 (-es); 18. 17. 4; 30A. 4b. 6; 78. 10. 3 (sine -e); 80. 4. 1 (sine -e) firmat 15. 3b. 11 firmius 35. 11. 1 firmus, -a, -um: 19. 7. 1 (sub -o Heinriche); 25. 10. 2 (-a); 48. 2. 2 (-o pectore) fissam 12. 3b. 2 fistula: 6. 1b. 2 (-arum discrimina); 10. 10. 2; 37. 9 (-a Mantuana) flagella 4. 3b. 4 flagellando 3. 5b. 4 flagrare: 10. 3. 3 (flagrat); 27. 2. 4 (herbe flagrantes) flamen: 5. 8a. 2; 14. 2a. 6 (-a); 77. 5. 1 (-e); 78. 12. 2 (-i) flamma 13. 4a. 2 flammivomis 77. 29. 2 (f. torribus) flante 77. 23. 3 (turbine f.) flatus: 5. 7b. 4 (-um); 6. 1b. 1 et 4 (-u), 2a. 3 (-u); 77. 35. 2 (per -um); 80. 7. 3 flebilis 30A. 3b. 1 (f. pater) flectere: 18. 3. 3 (flecteris), 5. 3 (flectitur), 13. 2 (ne flectet); 43. 11 flere: 20. 10. 3 (flentes); 79. 3. 2 (flentem) fletus: 21. 4a. 12 (perpetui -us); 20. 13. 2 florere: 8. 3a. 4 (florent), 3b. 7 (floreat); 40. 3. 2 (ligna florentia) florida 10. 3. 3 (f. gramina) flos: 18. 2. 2 (-es); 22. 6 (-e); 26. 9 (cum -e); 27. 2. 3 (-es); 38. 1; 40. 2. 2 (-ibus), 6. 2 (-es); 41. 8, 13 (-es) fluctus 14. 2a. 7 fluit 37. 4

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fluvium 48. 2. 5 foetu 14. 3b. 13 folle 6. 1b. 3 fons: 3. 3a. 5 (-e); 37. 3 (-e); 77. 21. 2; 78. 3. 3 (-e); 80. 8. 6 (-e lotos) foribus 42. 8. 1 forinsecus 33. 1. 3 forma: 4. 2b. 5 (sub -a); 12. 2b. 10 (sub -a); 38. 4 formare: 13. 2a. 8 (formavit); 77. 4. 3 (formemus) formator 12. 1a. 2, et 5. 2 fortis, -e: 3. 5a. 1 (tiro -is), 7a. 6 (propugnatorem -em); 7. 3a. 20 (tiro -is); 8. 1b. 10 (intercessor -is); 11. 3b. 2 (-ior), 5b. 6 (cesar f.), 6a. 5, 6b. 1; 20. 1. 3 (asinam viribus -em), 8. 3 (-em hostem); 26. 8 (Meginbergis -is); 82. 5. 5 (David -is) fortiter 18. 12. 1 fossam 35. 6. 1 foveam 18. 10. 1 (in f.) fovit 7. 4b. 9 fragilis, -e: 25. 2. 1; 77. 11. 1 (-is maritus); 78. 10. 1 (vita -i); 83. 1. 3 (post cursumis vite) fragilitas: 7. 1a. 13 (-e); 18. 13. 2 frangere: 4. 3b. 9 (frangit); 6. 7. 10 (fregit); 18. 13. 1 (frangat); 25. 5. 2 (fractam), 8. 2 (fractam); 35. 9. 2 (frangetur); 77. 26. 3 (fregit); 80. 6. 4 (fregerat); 82. 2a. 2 (fregit) frater: 6. 4. 2 (-i) et 5 (-es), 5. 11 et 15 (frater fratri), 6. 7, 7. 3 et 7 (frater fratri), 8. 2 (-em); 42. 4. 2, 7. 2 fraus: 13. 2a. 7 (sub -e); 14. 6. 4 (fraus -em); 30A. 1a. 2 (-bus) fremitus 12. 4a. 10 fremunt 11. 4a. 2 (bella f.) frenditant 18. 4. 1 frequens: 33. 4. 2 (-i mentione) et 3 (-i carmine) frequentat 10. 9. 3 frequentia 36. 2. 4 frequentius 27. 6. 3; 35. 13. 2 fretum 22. 8 frigora 14. 3c. 8 frivolum 48. 1. 2 (nihil f.) frondosa 10. 12. 1 (f. umbracula) frons: 22. 6 (-e); 23. 3. 1 (leta -is); 35. 6. 2

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(-ibus); 40. 2. 2 (-ibus), 6. 2 (-es) frontem 14. 3c. 13 fructus 77. 9. 4 frui: 6. 6. 4 (fruar) et 7 (fruere); 42. 3. 2 frustra 11. 3a. 4; 12. 4a. 15 fugere: 11. 4b. 4 (fugit); 27. 6. 3 (fugi); 30A. 5b. 12 (fugatus est); 48. 2. 6 (fugis), 3. 6 (fugit) fulget 5. 9b. 2 fulta 41. 6 functas 26. 6 fundere: 14. 2b. 10 (fudit); 15. 3b. 6 (fudit); 78. 1. 3 (fundit) funus: 77. 26. 1 (-a), 27. 3 (-is expers) furabar 24. 10. 2 furentem 82. 2b. 1 (mentem f.) furiis 30A. 2b. 7 furis 48. 1. 5 (-is ingenio) furit 14. 2a. 5 furor 14. 5b. 2 furtum 24. 12. 3 fuscus, -a, -um: 25. 3. 1 (-subst.), 8. 2 (-am) galea 41. 19 garritu 23. 2. 3 gaudere: 3. 7b. 1 (gaudent), 8a. 1 (gaude); 4. 4b. 6 (gavisuras); 5. 7a. 6 (gaudens), 10b. 2 (gaudeant); 12. 4b. 16 (gaudent); 13. 4b. 3 (gaudentes); 14. 2b. 7 (gaudens); 16. 6. 1 (gaudent), 7. 3 (gaudeat), 9. 3 (gaudente); 35. 8. 1 (gaudet); 41. 1 (gaudet); 48. 3. 5 (gaudebit); 77. 18. 2 (gaudet), 34. 4 (gaudentes) gaudium: 12. 4b. 9 (-a); 17. 8. 4 (-a); 26. 4 (-a); 40. 3. 2 (-a), 4. 2 (-iis); 81. 2. 3; 83. 7. 2 gaza: 6. 3. 8 (-arum); 9. 3b. 4 (-as); 14. 1b. 4 (-am) gemere: 18. 11. 2 (ne gemas), 12. 4 (ne gemas); 23. 2. 1 (gemit) gemina 77. 24. 2 (naturā g.) gemitus: 18. 11. 3; 48. 3. 4 (-us) gener 15. 4. 3 generat 18. 4. 3 generum 35. 4. 1 (per summam g.) genitor 77. 35. 1 genitrix: 7. 5a. 6 (-i); 83. 1. 1 (Dei g.) gens: 3. 4a. 5 (-es), 7b. 2 (-es); 5. 10a. 6

(-ibus), 10b. 6 (-ium redemptio); 9. 3a. 1; 13. 3. 2 (duces -is); 16. 10. 1 (-is inimicus) gentilem 30A. 2a. 6 (g. tumbam) genua 81. 2. 2 (inter g.) genus: 77. 26. 4, 32. 1 (-is redemptor); 78. 3. 1 (salvator -is); 82. 5. 3 (-e natus) gerere: 7. 4a. 17 (gerit); 23. 6. 2 (gerit) germina 10. 3. 1 gestiens 5. 2b. 4 gestis 42. 1. 1 (in g.) gignere: 5. 10b. 3 (gignebat); 14. 3b. 14 (gignebam); 14. 6. 5 (genuit) gladius: 9. 3a. 6 (-o); 82. 2b. 2 (-um) glauca 80. 3. 4 (equora g.) glebam 7. 5a. 11 gliscit 10. 7. 3 globum 12. 1a. 3 gloria: 9. 4d. 1; 10. 16. 3 (in -a); 13. 5. 1; 18. 7. 1 (-am); 33. 3. 1 (occasus -e), 4. 1 gloriosus, -a, -um: 10. 7. 2 (cacumina -a); 82. 1a. 4 (vir -us) gnarus 15. 2b. 1 gnatam 30A. 1b. 4 gracula 23. 5. 2 gradus 3. 4b. 4; 12. 4b. 1 (-ibus) gramen: 10. 3. 3 (-a); 22. 6 (-a); 40. 6. 2 (-a) gramineo 42. 6. 1 (g. pabulo) gramma 37. 4 (g. prima) grandem 20. 5. 1 (g. vocem) gratam 49. 1. 2 (g. me) grates 4. 1a. 1 (g. salvimus); 42. 12. 1 (g. agit) gratia: 8. 1b. 8, 3b. 3 (-am); 22. 3; 36. 1. 5; 40. 6. 1; 80. 7. 3 gratiarum (actio): 2. 1 (-arum -es solvimus); 3. 7b. 3 (gratias dantes) gratulari: 1. 1 (gratuletur); 38. 3 (gratulor); 41. 5 (gratulatur); 45. 2 (gratuletur) gravis, -e: 12. 4a. 6 (poenis -ibus); 17. 7. 4 (-e dampnum); 30A. 4b. 13 (errore -ssimo), 5a. 10 (crimine -i) gravida 14. 3b. 11 graviter 14. 5b. 5 gressum 79. 1. 5 grex 3. 6a. 3 (g. catholicorum); 5. 4a. 8 (pastorum g.) gubernare: 10. 13. 3 (gubernat), 16. 2

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(gubernat); 77. 15. 3 (gubernat); 80. 1. 5 (gubernat) gubernatrix 41. 7 guttur: 6. 2a. 1 (-e) et 3 (-e); 10. 4. 2 (-is spiramina); 77. 11. 2 (-e) habilis, -e: 25. 2. 1 (-is); 42. 1. 2 (-e) habundat 27. 3. 3 haurimus 2. 7 (salutem h.) haustum: 77. 21. 4; 80. 6. 1 hedos 4. 4b. 4 herba: 26. 2 (-as); 27. 2. 3 (-e) v. erbam hereditans 11. 5a. 8 heremus: 42. 2. 2 (in -o), 5. 2 (-um) heresim 48. 2. 3 heretici 77. 30. 2 hesitando 6. 6. 5 hilares 77. 34. 4 hilarescit 10. 4. hilariter 6. 6. 6 hinnulus 48. 3. 6 hirundo 23. 5. 1 hodierna 44. 7 (lux h.) homo: 3. 9. 9 (-um voces); 4. 1b. 3 (-em formavit), 6a. 3 (pater -um); 5. 2a. 4 (-em), 3b. 6; 6. 2a. 2 (-um); 18. 1. 5; 24. 10. 1; 33. 1. 3; 42. 9. 2 (-es); 48. 3. 2 (-es); 77. 4. 3 (-em), 5. 1 (-em), 7. 2 (-em), 19. 3 (indutus -e), 21. 3, 24. 4 (que sunt -is), 25. 1, 26. 1 (solus h.), 28. 4 (perfectus h.), 31. 4 (solus h.); 78. 2. 3, 5. 1 (-em) honor: 3. 9. 7; 4. 7a. 5 (ad -rem); 6. 2b. 2 (-e), 7. 6 (-em); 7. 3b. 14 (-em), 5b. 8 (ad -em); 8. 1a. 5 (h. et vita), 1b. 4; 18. 8. 1 (-em); 24. 9. 1 (-e); 77. 18. 2 (gaudet -e); 78. 12. 2; 80. 11. 6 (dignus -e) honusta 27. 3. 2 hora 38. 5 horto 13. 2a. 12 hortor 6. 5. 11 hostis: 9. 3a. 4 (-es); 11. 3a. 9 (Parthicis -ibus), 3b. 6 (-es), 4a. 4 (-es); 20. 8. 3 (-em); 30A. 5a. 15 (de -e), 5b. 7 (ab -e); 35. 6. 2 (-ibus); 77. 10. 1; 82. 3b. 1 (-ibus), 5. 5. (de manibus -is) humanus, -a, -um: 3. 1. 1 (-e laudis); 12. 3b. 5 (-e vite); 18. 7. 2 (laudem -am); 35. 7. 1 (-o commodo); 77. 26. 4 (-um genus), 32.

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1 (-i generis); 78. 2. 2 (corpus -um), 3. 1 (generis -i) humeris 78. 4. 2 humi 41. 13 (flores h.) humilis, -e: 8. 2a. 10 (principem -em); 78. 7. 1 (-i precatu) humilitas 18. 22. 3 karole C1 I 12. 3b. 1 iactis 48. 3. 2 ianitor 24. 8. 3 ianua 36. 1. 4; 42. 7. 1 ieiunans 30A. 5a. 6 idolum 48. 1. 1 ignis: 5. 10b. 8 (-em); 77. 29. 2 (torribus -is) illuminat 25. 8. 2 illustrantur 12. 4b. 12 illuxisti 13. 2b. 1 imago: 4. 1b. 4 (ad -em); 77. 5. 2 imbuit 4. 5a. 4 imis 12. 3b. 1 (de i.) imitari 10. 10. 1 imitatrix 41. 3 immemor 6. 4. 7 imnizantem 30A. 6. 12 impar: 35. 4. 2 (-es, ex imparibus) imperare: 3. 3b. 8 (imperando); 11. 5b. 3 (imperavit); 17. 3. 3 (imperabat); 42. 6. 2 (imperat) imperator: 3. 8b. 8 (-i); 7. 3a. 12 (cancellarius -is); 9. 1a. 5 (-is animam); 17. 3. 2; 33. 2. 4, 4. 1 (-is gloria) imperatricis 33. 3. 4 (filius i.) imperium: 3. 3a. 1, 9. 6; 4. 2a. 8 (mortis -o), 3b. 9 (mortis i.); 9. 1b. 2 (summam -i), 3a. 2 (-o subdit); 16. 13. 2 impetraret 30A. 5a. 8 implere: 5. 11. 5 (implens); 10. 6. 3 (implens) implorent 8. 2a. 14 imponere: 5. 9b. 5 (imponit); 11. 1b. 10 (inponebant) improba 47. 1. 2 impulit 35. 10. 1 incarnatus 8. 2b. 4 incautus 30A. 1a. 5

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incensi 11. 4a. 1 incepti 42. 4. 1 incessanter 7. 4b. 5; 30A. 6. 11 incidere: 35. 7. 2 (incidit), 11. 2 (incidit) inclitus, -a-, -um: 4. 7a. 6 (nominis -i); 5. 1. 1 (-o Deo); 8. 1a. 8 (altitudo -a); 11. 5b. 8 (-is preliis), 7. 8 (Maro -us); 78. 1. 4 (sator et nutritor -us); 81. 1. 1 (-a proles) includens 30A. 4b. 2 incognitus, -a, -um: 9. 4b. 2 (-um); 44 (mors -a) incola 5. 10b. 2 incolomis 41. 7 incumbens 30A. 5a. 3 incumbit 6. 4. 4 incurrerit 30A. 1a. 5 indecens 6. 7. 5 indeficiens 13. 4a. 2 indicia 10. 4. 3 indicta 30A. 5b. 1 (i. penitudine) indidit 77. 20. 2 indificua 8. 1a. 10 indignus, -a, -um: 7. 5b. 2 (-us); 82. 4b. 2 (colles -i) indigus 42. 8. 1 indiscussum 8. 2b. 15 individue 4. 5a. 6 (i. Trinitatis) indolis 33. 4. 2 (vir i.) induere: 1. 2 (carnem induit); 11. 3b. 5 (arma induite); 40. 2. 1 (induit); 77. 10. 2 (induit), 19. 3 (indutus), 20. 2 (induit); 78. 2. 2 (induendo) indulgentia: 18. 16. 4 (-am), 18. 2 (-am) indultor 78. 8. 2 ineffabili 33. 1. 2 (damno i.) inest 77. 21. 1 infans: 14. 4b. 7 (-e); 16. 6. 2 (-es); 77. 19. 3 infelix: 30A. 2a. 12 (clamoribus -is); 82. 3b. 3 (i. rex) inferi 12. 4a. 8 (portas i.) infernus: 4. 3b. 8; 5. 9a. 4 (-i vectem); 22. 2, 7 (legibus -i); 24. 1. 3 (ad -um), 2. 2; 30A. 1a. 13 (ex -o) infida 14. 3a. 6 (i. coniux) infidelitate 30A. 4b. 2 infimae 9. 1a. 2 (rationis i.) infinita 16. 13. 3 (i. secula) infirmos 7. 4b. 9

infit 6. 5. 10; 19. 2. 2 inflammare: 11. 1a. 10 (inflammatur); 30A. 1b. 9 (inflammatus) inflare: 27. 5. 2 (inflantur); 40. 4. 2 (inflor) informem 12. 2b. 8 (vim i.) infortunii 35. 14. 1 (hoc i.) ingenium: 11. 7. 3 (-i culpa); 35. 7. 1 (-o); 48. 1. 5 (-o) ingentem 15. 1. 4 ingesta 30A. 6. 5 (est i.) ingredi: 77. 34. 4 (ingrediamur); 78. 10. 2 (ingredi) ingressus 14. 5a. 1 inhonestam 4. 3b. 5 (i. mortem) inimicus, -a, um: 11. 3b. 10 (-um sanguinem); 16. 1. 3 (ab -is), 10. 1 (-us); 30A. 1a. 3 (-i fraudibus); 33. 3. 4 (-is subst.) iniquitate 17. 1. 3 (pro i.) initio 4. 1b. 1 iniuste 5. 8a. 8 iniustum 14. 2b. 10 (filium i.) inlicitis 30A. 1b. 8 (i. ardoribus) inmaculatus 77. 6. 3 inmemor 14. 2b. 5 inmensum 5. 2b. 5; 17. 1. 4 (regem i.) inmiscentur 11. 4a. 10 inmoderate 30A. 4b. 5 inmortalis, -e: 7. 1b. 1 (-es); 77. 6. 4 (-is) inmotus 77. 19. 4 innocuus 77. 6. 2 innumera 4. 3b. 1 (i. signa) inpulsu 6. 2a. 3 inquit 6. 5. 1; 15. 3a. 2 inremota 8. 1a. 7 (pax i.) insigni 17. 2. 1 (munere i.) insilit 35. 18. 1 insontem 20. 10. 3 (i. mortem) instare: 10. 5. 1 (instat); 11. 3b. 6 (instant), 4b. 3 (instat); 15. 2b. 2 (instet); 77. 17. 2 (instat) instauravit 14. 4a. 4 instrumentis 5. 5a. 5 intactum 6. 8. 5 integra: 77. 18. 1 (i. mater); 80. 5. 4 (i. mater) intellectu 12. 2a. 10 intellegis 18. 14. 1 intensa 21 (simphonia i.)

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intentus 42. 11. 2 intercede 43. 13 intercessio 18. 11. 4 intercessor 8. 1b. 9, 2b. 12 interiorem 42. 5. 2 (heremum i.) interstitia 45. 5 intestinis 15. 3a. 7 intrare: 5. 3b. 1 (intrans), 5b. 7 (intrantes); 19. 2. 1 (intrans); 20. 9. 3 (intravit); 27. 1. 3 (intra); 49. 3. 2 intrepidus, -a, -um: 9. 4c. 2 (pignus -um); 11. 3b. 1 (dux -us) intuitus 6. 7. 9 inundans 80. 7. 1 invenio: 12. 3b. 5 (invenit); 20. 8. 2 (invenit); 35. 20. 1 (inventus) invictissime 8. 2a. 16 inviolata 23. 6. 4 (Maria alvo i.) invisere 44. 4; 49. 1. 2 invisi 30A. 2b. 1 (i. commercii) invisibili 4. 1a. 7 (i. Domino) invitare: 24. 12. 1 (si invitet); 25. 4. 1 (invitat) invitus 30A. 4a. 5 involutus 5. 4b. 3 iocularis 35. 1. 1 (i. cantio) iocundantur 41. 1 iocundus, -a, -um: 10. 14. 2 (-a); 38. 5 (hora -a) ipotesim 48. 2. 1 (per i.) ira 82. 2b. 1 (i. furentem) iratus 82. 3b. 3 (Saul i.) ire: 12. 1b. 4; 15. 3a. 4 (irem); 20. 8. 3 (ibant) iter 6. 8. 8 iubere: 3. 2a. 4 (iussit), 6b. 3 (iussit); 5. 5b. 4 (iubente), 6b. 4 (iussit), 7b. 6 (iubet); 7. 5a. 11 (iussit); 12. 1b. 4 (iusserat), 3a. 13 (iussit); 13. 2b. 4 (iubente); 24. 11. 1 (iussit); 25. 7. 1 (iubent); 30A. 2a. 5 (iussit); 30A. 2b. 11 (iubetur); 41. 9 (iussit); 77. 8. 3 (iussit), 22. 4 (iussit) iubilans 82. 2b. 4 iubilo 4. 6b. 7 iudex: 9. 1a. 1; 77. 29. 2 iudicandum 18. 19. 2 (ad i.) iudicium: 8. 2b. 13 (-o); 16. 12. 3 (-o); 18. 11. 2 (in -o), 20. 1 (dies -ii); 30A. 3a. 11 (in die -ii)

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iugem 7. 4a. 15 (i. compassionem) iugiter 8. 3a. 2, 3b. 3; 12. 4b. 11 iumenta 77. 3. 3 iungere: 26. 3; 30A. 1b. 11 (iungi), 3a. 5 (iungar) iunioris 3. 4b. 3 (i. etatis) ius: 3. 8b. 5 (-e); 9. 1b. 3 (modum -is); 77. 2. 4 (-e videntur), 5. 4 (-e regendi) iussu 77. 2. 4 iustus, -a, -um: 5. 4a. 1; 11. 5b. 5 (cesar -us); 14. 2b. 11 (-o die); 16. 12. 3 (-o iudicio); 77. 29. 3 (-a subst.) iuvamen: 10. 13. 2 (-a); 82. 5. 2 iuvare: 3. 5a. 9; 9. 3b. 1 et 2 (iuvit); 16. 11. 3 (iuva); 27. 8. 1 (iuvat), 9. 1 (iuvat) iuvenilis, -e: 7. 2b. 2 (etate -i); 26. 10 (spe -i) iuvenis: 5. 8a. 1 (-em); 14. 2b. 4 (-es); 16. 6. 2 (-es); 18. 1. 1 (vir -is), 2. 1, 16. 1, 21. 1; 30A. 2a. 8 iuventus: 11. 6a. 4 (decus -is); 12. 3b. 13 (-is etas); 17. 2. 3 (-e) karta: 15. 3b. 10 (-am), 4. 1 labia 18. 4. 2 labor: 3. 5a. 4 (-es); 10. 5. 3 (-is solatia); 77. 13. 3 (lassa -e) laborare: 5. 7b. 7 (laborat); 7. 5b. 16 (laboranti); 18. 12. 1 (labora); 42. 3. 2 (laboretur) lactatus 77. 20. 3 laicatus 17. 4. 2 laicorum 41. 19 (l. blandimenta) lacrimabiles 48. 3. 4 (l. gemitus) lamentabili 33. 1. 2 (anno l.) lamentemur 17. 1. 1 et 2 lamentis 30A. 4b. 4 (in l.) languere: 14. 3c. 1 (languens); 40. 6. 2 (languet) languidis 42. 12. 2 (brachiis l.) languore 49. 1. 3 (in l.) lanx 37. 6 lapis: 18. 14. 4 (-ibus); 48. 3. 2 (iactis -ibus) lapsa 30A. 6. 4 (cartula l.) lapsu 77. 12. 2 lapsus, -a, um: 78. 5. 3 (-um famulum); 79. 1. 6 (-um), 2. 6 (-um) largiente 7. 3b. 4

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largus, -a, -um: 7. 3a. 18 (-us); 17. 6. 1 (cesar -us); 41. 14 (-a subst.); 77. 35. 2 (munere -o) lascivam 14. 1b. 6 (coniugem l.) lassa 77. 13. 2 (l. labore) latam 12. 4a. 3 (l. semitam) late 11. 2b. 4; 17. 1. 3; 33. 2. 2 latentem 15. 3b. 10 latronem 13. 1b. 1 latus: 12. 2b. 9 (-e); 25. 3. 2 (-ibus), 10. 2 (-ibus) laudare: 3. 9. 10 (laudant); 4. 7a. 2 (laudantes); 7. 1a. 9 (laudamus); 8. 3a. 12 (laudant); 13. 4b. 4 (laudant); 22. 8 (laudant); 78. 10. 3, 11. 2 (laudat) laus: 3. 1. 1 (voces -is)), 9. 1 et 8 (laudes); 4. 9. 2; 5. 1. 2; 7. 8. 2; 8. 1a. 10, 4. 11; 10. 2. 1, 9. 3 (-es), 11. 3 (-e); 13. 1a. 4 (laudes), 5. 2; 16. 13. 1; 18. 7. 2 (-em); 78. 12. 1 (l. Deo); 82. 1b. 4 lavaretur 15. 3b. 2 (cum l.) ledebat 82. 3b. 6 legere: 6. 3. 2 (legantur); 42. 1. 1 (legi) leonem 13. 2a. 5 lepus 15. 3b. 8 lepusculus 15. 3a. 5 lesa 15. 3b. 3 (l. aure) letari: 18. 23. 3 (letabitur); 30A. 3b. 11 (letaberis) letitia: 4. 9. 7; 8. 1a. 6 (salus et l.); 10. 7. 2 (pro -a); 12. 4b. 6 (locuples -e); 77. 22. 1 l(o)etiferum 77. 10. 4 (l. pomum) letificare: 9. 2a. 4 (letificans); 37. 8 (letificat) letus, -a, um: 7. 2a. 5 (-os melos), 4a. 12 (-um mundum); 10. 11. 2 (-os concentus); 23. 3. 1 (-a philomela); 24. 4. 3 (Christum -um); 35. 19. 1 (-us subst.); 41. 4 levavit 20. 3. 2 levis 40. 1. 1 (l. zephirus) levitate 42. 13. 2 lex: 5. 8a. 6 (-e); 10. 1. 3 (-e ypodorica); 15. 2a. 3 (sub -e); 18. 14. 2 (precepta -is); 22. 7 (-ibus); 33. 2. 4 (-is amator) libens 7. 3a. 5; 25. 9. 1 liber 35. 18. 1 liberalis 15. 2a. 1 (l. nata) liberare: 13. 2a. 3 (liberasti); 30A. 1a. 11 (liberari)

liberis 19. 8. 2 libet 6. 6. 7 (ut l.) libido: 18. 3. 3 (-em); 18. 6. 4 (amorem -is) libras 14. 4b. 5 licenter 6. 6. 3 ligare: 24. 11. 2 (ligari); 41. 10 (ligari) lignum: 40. 2. 2 et 3. 2 (-a); 78. 3. 2 (in -o) ligula 10. 11. 2 limina 18. 21. 3 lingua: 5. 10a. 5 (-is); 10. 15. 2 (plectrum -e); 18. 4. 3 liquefacere: 14. 5b. 8 (liquefecit), 6. 7 (liquefecit) lira: 10. 1. 1; 27. 4. 2 (cum -a); 43. 1 (cum -a), 2 (-am) lirica 10. 10. 1 (l. vox) litteratus 17. 4. 2 litteris 30A. 2b. 2 (lit-) litus: 6. 5. 8 (-a), 7. 1; 7. 5a. 8 (lictore); 11. 2b. 1 (iuxta l.); 14. 2a. 9 (littore) locasti 13. 2a. 11 loco 7. 5b. 5 locum: 17. 6. 2 (-a); 26. 11; 27. 6. 2 (-a) locuples 12. 4b. 6 (l. letitie); 30A. 1b. 2 locus 20. 1. 1 longiquus, -a, -um: 8. 2b. 9 (-a patria); 14. 2a. 10 (littore -o) longus, -a, -um: 4. 5a. 1 (-o post); 6. 7. 9 (-ius); 7. 3b. 17 (-o tempore); 20. 3. 3 (-um bellum); 23. 3. 2 (-um sibilum) loquela: 5. 8a. 7 (-e); 80. 9. 3 loquendo 5. 10a. 5 loris 24. 11. 2 lotos 3. 3a. 5 (fonte l.) lubricus 77. 1. 2 (l. anguis) lucere 77. 2. 1 lucidus, -a, -um: 13. 1b. 3 (-ae sedis), 2a. 12 (horto -o) luctus: 11. 5a. 6 (-um); 30A. 4b. 6 (-us finis) luctuosa 5. 8a. 4 (l. turba) ludus: 10. 14. 3 (-os); 35. 1. 1 luge 18. 11. 1 lugubres 77. 12. 2 luituros 4. 4b. 8 lumen: 5. 3a. 3, 8b. 2 (-e); 12. 4b. 12 (-e); 47. 3. 1 (-a); 77. 2. 1 (-e die) luna 38. 4 lunaris 47. 3. 2 (l. candor)

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lupus: 3. 3a. 6 (a -orum morsibus); 20. 2. 2 (-um), 3. 1 et 3 (cum -o), 6. 3 (cum -o), 7. 1 (-um), 13. 2; 35. 3. 2 (-orum altrix silvula), 7. 2, 8. 2 (-i oculo), 10. 2, 11. 2 (-o), 12. 1 et 2, 16. 2 (-i calliditas) lustra 40. 3. 1 lustrat 47. 2. 3 lux: 4. 3a. 7 (-em); 8. 1a. 9, 3a. 8 (-e); 22. 8; 26. 7 (-e); 27. 10. 3; 44. 7; 77. 22. 2; 79. 1. 2; 80. 11. 4 (-is ad instar) macerant 18. 18. 4 macris 24. 3. 3 (cum m. porcis) macula: 5. 3b. 4 (-am); 36. 1. 8 (ab omni -a); 47. 1. 4 (sine -a); 77. 9. 2 (-is) magi 5. 5a. 7 magister: 24. 8. 2 (-um); 43. 2 magnifice 30A. 5a. 16 magnificus 12. 1a. 6 magnus, -a, -um: 7. 3b. 1 (-um curriculum), 4a. 4 (-o sumptu), 5a. 13 (-em magnum); 9. 1a. 3 (-e rector) et 7 (imperatoris -i); 11. 1a. 1 (-us cesar), 2a. 3 (timor -us); 17. 2. 3 (-e vite), 6. 4 (-um episcopatum); 18. 15. 2 (-a redemptio), 20. 2 (-a districtio); 20. 4. 2 (-am vocem), 6. 2 (-um planctum); 30A. 1a. 4 (-orum peccatorum); 43. 13 (-e martir); 47. 1. 1 (planctu -o); 81. 2. 3 (-um gaudium);); 82. 1a. 2 (David -us vite), 1b. 2 (-am pugnam), 2a. 4 (-a virtute), 4a. 1 (bellum -um), 4a. 2 (-a strage), 5. 1 (-a bella) maiestas: 3. 1. 3 (-i divine); 4. 7a. 8 (-is potentia); 13. 2b. 3 (-is tumulo) maior, -ius: 18. 8. 4 (maior creditur); 42. 2. 1 (-i socio), 4. 1 (-ior subst.); 77. 20. 1 (-ior) male 18. 3. 4, 10. 2 maledicti 13. 2a. 2 maleficus: 30A. 1b. 13 (auxilium m.), 2b. 4 (a -o) malignus, -a, -um: 5. 2a. 5 (-i); 82. 4b. 2 (colles -i) malitiam 18. 17. 2 (mentis m.) malleis 45. 4 (m. quattuor) malleolos 12. 2b. 6 malum: 7. 4a. 18 (-a); 13. 4a. 1 (-is) et 3 (-a); 18. 4. 3 (-a), 5. 4 (ad m.); 77. 6. 3 malus, -a, -um: 18. 6. 1 (-um consilium); 42.

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10. 1 (-am noctem) mandat 25. 7. 2 mandere: 4. 2a. 4; 77. 10. 4 manducare: 24. 9. 3 (quid manducasses), 10. 3 (manducavi) mane: 7. 3a. 1; 35. 8. 1; 42. 11. 1 manere: 3. 9. 6 (manet imperium); 16. 13. 2 (manet); 44 (manet); 77. 15. 2 (manens), 19. 4 (manet), 35. 3 manus: 6. 1a. 3 (-u), 6. 5-6 (manum manui); 13. 2a. 6 (-ibus); 15. 3b. 1 (-u); 16. 2. 3(u); 19. 5. 2 (-us); 30A. 6. 2, 5 (-ibus); 42. 3. 2 (-ibus); 81. 1. 3 (-u); 82. 1a. 3 (sub -u), 5. 5 (-u fortis) (de -ibus) manuscriptum: 30A. 2b. 13, 5b. 15 mare: 4. 3a. 2 (-is stella); 6. 4. 8 (ultra -e), 5. 8 (litora -is); 14. 2a. 2, 3c. 9 (-a), 4b. 1 (-e); 41. 12 (-is factura); 48. 1. 4 (-a); 77. 23. 3 (-i.) maritus: 14. 3a. 10, 3b. 2 (-um); 30A. 4b. 8 (a -o); 77. 11. 1 martir: 4. 7a. 6 (-es); 43. 13 mater: 4. 5b. 7 (-e); 5. 3a. 6 (-em), 7a. 2 (-e); 11. 2b. 5 (-es) et 7 (-es); 16. 6. 2 (-es); 36. 1. 2; 41. 15; 48. 3. 1 (-is ossibus); 77. 16. 3 (-is in alvo), 17. 1 (-e carens), 2 (-is filius), 18. 2, 20. 3 (ubere -is); 80. 5. 5 materie 48. 1. 2 materies 48. 3. 1 matutina 33. 3. 2 (stella m.) maximus, -a, -um: 5. 4a. 6 (-um); 82. 4a. 4 (planctu -o) meantem 22. 7 mecho 30A. 3b. 5 medie 9. 1a. 1 (m. rationis) medio 77. 7. 3 (in m.) mediocris 9. 1b. 4 mellis 15. 3b. 4 (m. modii) melodia 10. 12. 2 melos: 2. 1 (m. concinnantes); 7. 2a. 5 (m. concinamus); 8. 1a. 2; 9. 6. 1 (mentis m.); 10. 10. 3 (-orum tripudia); 27. 4. 2; 43. 1 membrum: 11. 1a. 6 (-a); 18. 1. 4 (-a), 5. 4 memoreris 10. 11. 3 memoria 33. 4. 1 (in m.) memoriale 6. 5. 14 mendacii 4. 2b. 7 (rem m.?) mendax: 15. 1. 3 (modulos -es); 24. 8. 1

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mendosam 15. 1. 1 (m. cantilenam) mens: 2. 3 (aciem -is); 5. 8b. 9 (-e); 6. 1b. 5 (-em); 7. 1a. 5 (-is plectrum); 9. 6. 1 (-is melos); 12. 2a. 2 (acumen -is); 18. 5. 3, 17. 2 (-is malitiam); 77. 33. 2 (-e); 79. 3. 4 (-em); 82. 2b. 1 (-em habens) mensa: 27. 3. 1; 37. 1 (ad -am) mensium 10. 8. 2 (m. curricula) mensurarum 12. 3a. 10 (m. notitiam) mentione 33. 4. 2 mentiri: 15. 2b. 1 (mentiendi), 4. 1 (mentitur) mercator: 14. 4a. 3, 4b. 4 (-i) merere: 7. 3b. 7 (meruit); 12. 4a. 12 (merentium); 26. 3 (meruit); 30A. 1a. 9 (merens); 78. 10. 2 (merear) meritum: 4. 4b. 8 (pro -is); 25. 10. 1 (-is); 35. 15. 1 (pro -o) merulorum 23. 2. 2 (m. sonus) mese 10. 1. 3 mestus, -a, -um: 14. 3c. 10 (-a); 20. 13. 1 (-as querelas) metapsicosis 12. 2a. 4 metrica 80. 9. 6 (m. Musa) microcosmum 4. 4a. 3 miles: 7. 3b. 5 (m. Domini); 8. 2a. 5 (-ibus); 11. 3a. 3 (-es), 3b. 3, 4a. 8 (-ibus), 6a. 7 (arma -um) milibus 11. 4a. 8 (m. centum Teutones) militans 82. 2a. 1 militiam 3. 2a. 2 (angelicam m.) milvus 23. 3. 3 mimi 14. 2b. 3 minatur 35. 8. 2 minister: 7. 2b. 8 (-um); 11. 1b. 1 (-i regis); 27. 4. 3 (-i) ministravit 7. 4a. 2 minitans 30A. 5b. 14 minor, -us 42. 5. 1 et 7. 2 (-or subst.); 77. 20. 1 (-or subst.) minuentes 35. 4. 1 minutas 30A. 6. 8 (partes m.) mirari: 17. 4. 1; 41. 9 (ne mireris); 42. 9. 2 (miratur); 45. 10 (rex mirande) mirra 5. 6a. 4 mirus, -a, -um: 2. 6 (-a bonitate); 10. 10. 3 (-a tripudia); 43. 9 (-o culmine) miscentur 27. 2. 4 misellus, -a, -um: 77. 32. 2 (famulis -is);

78. 5. 3 (famulum -um); 79. 2. 2 (servum -um) miser, -a, -um: 13. 2b. 11 (-er Pilatus); 18. 5. 3 (mens -a); 30A. 4a. 11 (-a subst.); 35. 11. 1 (m. vetulus); 48. 2. 7 (-er subst.); 77. 10. 3 (Evam -am), 27. 2 (-o principe); 78. 6. 3 (-er) misericordem 8. 2a. 9 (principem m.) miserere: 30A. 3a. 2 et 3; 33. 1. 5; 78. 7. 2 mistice 43. 4 (cantilene m.) mitigavit 82. 2b. 3 mitis, -e: 5. 7a. 8 (unda m.); 7. 3a. 17; 8. 2a. 8 (ductorem -em); 11. 6b. 4; 20. 12. 1 (-is); 26. 11 (Una -is) mittere: 4. 2b. 3 (misit); 8. 2b. 3 (missus); 20. 6. 1 (misi); 24. 3. 3; 30A. 2b. 4 (litteris missis) mobilis 18. 1. 2 (caro m.) moderatur 80. 1. 4 modicam 35. 6. 1 (fossam non m.) modii 15. 3b. 4 modulamina 10. 1. 1 modulari: 8. 1b. 6 (modulemur); 10. 4. 2 (modulando), 10. 3 (modularis); 38. 3 (modulando) modulatione 21 modulus: 10. 6. 3 (-is); 15. 1. 3 (-os); 23. 4. 2 (-is) modus: 6. 2b. 1 (-is); 9. 1b. 3 (-m iuris); 11. 1a. 2, 7. 1 (finem demus -o); 23. 4. 3 (-o); 45. 1 (-os) momordit 20. 3. 1 monachorum 41. 17 (m. ensis) monarchiam 16. 7. 2 monere: 11. 3a. 4 (moneo); 42. 4. 1 (moneo) monocordi 10. 9. 2 (m. musica) monstrare: 5. 4a. 8 (monstrat), 6a. 1 (monstrant); 7. 4a. 11 (monstrans); 9. 2a. 1 (monstravit) mora: 11. 3a. 7 (-as); 27. 9. 4; 30A. 6. 1 (-ā) morari: 5. 3a. 2 (moratus); 30A. 3a. 9 (moraris) morbus: 41. 7 (-o), 9 (-i vincula) mori: 8. 2b. 5 (moriendo); 18. 2. 2 (morieris), 10. 2 (ne male moriaris); 20. 4. 3 (moriendo); 30A. 3a. 4 (moriar); 77. 22. 4 mors: 3. 6a. 2 (post -em); 4. 2a. 8 (-is imperio), 3b. 6 (-tem), 3b. 9 (-tis imperium), 4a. 2 (a

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-te), 7b. 9 (-is tumulo), 8a. 6 (-is lege), 9b. 1 (-e); 12. 4a. 14; 20. 10. 3 (-em); 33. 4. 4 (post -em); 41. 10 (nexus -is); 44; 77. 11. 2 (-em), 22. 4 (-e), 25. 2 (-em), 4 (debita -is), 27. 2 (-is principe), 3 (-em), 31. 4 (subdita -i); 80. 6. 2 (haustum -is), 6. 3 (-e victa) morsus: 3. 3a. 6 (a -ibus); 35. 10. 2 (-u) mortalis, -e: 4. 2a. 6 (mortales subst.); 7. 1b. 4 (mortales subst.) mortuum 30A. 1a. 12 mos: 3. 4b. 6 (-ibus); 6. 3. 12 (-e); 7. 3a. 13 (-rum); 11. 5a. 9 (-es); 35. 2. 2; 77. 26. 2 (-e) motus 12. 3a. 12 movere: 3. 2b. 3 (se movendo); 11. 5a. 6 (movens); 42. 12. 2 mulcet 6. 8. 3 mulcisonant 6. 1b. 5 mulier: 14. 1a. 5; 20. 7. 2 (turba -rum) multa 7. 2b. 7 (bona m.) multifide 77. 2. 3 (stelle m.) multimodis 6. 2a. 1 mundi 77. 9. 2 (m. maculis) mundus: 3. 2b. 2 (-i discordiam), 5a. 4 (-i labores), 5b. 6 (tempestates -i); 5. 3a. 3 (-i lumen), 11. 5 (-um); 7. 4a. 14 (sprevit -um) et 18 (mala -i), 5b. 1, 6. 2 (-um regens); 8. 4. 1 (-i redemptor); 9. 3b. 4 (-i gazas), 4a. 2 (caput -i), 5a. 2 (-e mundi); 12. 1a. 3 (-i globum); 13. 2a. 1 (spolia -i), 3. 1 (-um), 4b. 1 (vitam -i), 5. 5 (rector -i); 16. 7. 1 (-um) et 3 (m.); 17. 5. 1; 22. 3 (gratia -i); 26. 3 (-um); 33. 2. 3 (caput -i); 41. 4; 77. 12. 3 (in -i tenebras); 78. 3. 4 (crimina -i); 80. 5. 2 (-o edidit); 82. 5. 4 (-um) munia 7. 4b. 12 munus: 5. 5a. 8 (-e), 5b. 8 (-a); 8. 3a. 7 (munere); 17. 2. 1 (-e) et 2; 77. 35. 2 (-e) murum 25. 7. 2 musica: 10. 2. 2, 9. 2; 12. 2b. 12 (-am); 45. 6 musica 45. 1 (arte m.) musitat 35. 13. 1 mutat 5. 7a. 6 narres 24. 9. 3 (volo ut n.) nasci: 1. 1 (Christo nato domino); 3. 5b. 2 (natum subst.), 9. 3 (nato subst.); 4. 5b. 2 (natus subst.); 5. 6b. 4 (natum subst.), 7a.

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2; 7. 1a. 7 (nate subst.); 8. 4. 3 (nate subst.); 10. 7. 3 (natis subst.); 14. 4a. 7 (natum subst.), 4b. 2 (natum subst.), 5a. 5 (natum subst.), 5b. 7 (natus subst.); 15. 2a. 2 (nata subst.); 30A. 3a. 10 (natam subst.), 3b. 2 et 3 (nata subst.); 77. 18. 3 (natum subst.), 19. 3 (nascitur); 78. 12. 1 (-o subst.); 80. 2. 6 (nascitur); 82. 5. 3 (natus est Christus) nativitate 33. 2. 2 (de Christi n.) natura: 5. 7a. 6 (-am); 12. 1a. 2 (-e formator), 5. 2 (-e formator); 77. 20. 2 (n. Dei), 24. 2 (-ā) navis: 14. 1b. 4 (-ibus), 3c. 13 (frontem -is); 77. 23. 1 (in -i) necavit 47. 1. 2 necessitas 42. 8. 2 nectare 80. 9. 4 nefas 77. 31. 2 (dictu n.) neglexi 35. 14. 2 nemorosa 10. 3. 2 (n. brachia) nemus 22. 6 nescire: 5. 11. 2 (nescit); 10. 10. 2 (nescit) nevis 78. 6. 1 nexus 41. 10 nidos 40. 3. 1 nihilo 4. 1b. 2 (ex n.) nimius, -a, -um: 18. 6. 2 (-um); 42. 13. 1 (levitate -a) nisus: 9. 2b. 1 (-u); 38. 3 (-ibus) nititur 12. 4b. 2 nix: 14. 3b. 9 (-e); 14. 3c. 7 (-es), 4a. 7 (-is natum), 6. 6 nobilis, -e: 5. 11. 3 (sceptrum -e); 19. 8. 2 (-ibus subst.); 43. 11 (-i creature); 44. 3 (-e diadema); 80. 2. 5 (-e verbum) nobilitas 33. 2. 2 nolle: 18. 13. 3 (noli); 30A. 3a. 6-7 (noli tardare) nomen: 4. 7a. 6 (ad honorem -is); 7. 5b. 9 (-is); 11. 1a. 3 (in -e), 1b. 9, 5a. 7, 6a. 9 (fama -is); 12. 3a. 14 (-e); 26. 10 (-e) norma 38. 1 normula: 12. 3a. 9 (-am); 45. 7 noscere: 12. 2b. 9 (noscens); 12. 3b. 9 (noscitur); 17. 8. 4 (noscat) note 7. 3a. 24 (n. viam) notemur 11. 7. 2 notis 42. 8. 1 (n. foribus)

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notitiam 12. 3a. 11 (utilem n.) novit 5. 3b. 4 novus, -a, -um: 5. 10a. 5 (linguis -is); 10. 3. 1 (vere -a); 33. 4. 3; 36. 1. 4 (-e vite) nox: 10. 5. 1 (-i); 11. 1a. 5 (-e); 14. 2b. 8 (-e); 30A. 2a. 6 (-e); 35. 7. 2 (-e); 42. 10. 1 (-em); 77. 2. 2 (-e) noxarum 78. 8. 3 (veniam n.) nudantur 77. 11. 3 nudus, -a, -um: 7. 4b. 11 (-os); 14. 3c. 6 (pedes -a); 42. 5. 2 (-us subst.); 77. 11. 4 (corpore -os) numen: 77. 15. 1 (-e); 80. 4. 2 (-e) numerus: 35. 4. 1 (-um); 45. 7 (-orum normula) nuntius: 5. 10a. 3 (-os); 19. 2. 1 (-us); 30A. 2a. 3 (scedula -i) nupta 30A. 4b. 1 nutrit 3. 5b. 2 nutritor 78. 1. 1 obdormivit 11. 5a. 10 obitus: 12. 5. 5 (post -um); 17. 8. 2 (post -um); 77. 34. 1 (post -um) obponit 15. 2a. 4 obscura 12. 2a. 8 obsecra 83. 1. 1, 2, 4, 2. 1, 2, 3. 1, 2, 4. 1, 2, 5. 1, 2, 6. 1 obsequia 10. 14. 1 obstat 11. 4b. 6 obviate 11. 3a. 10 occasus 33. 3. 1 occumbere: 15. 3a. 6 (occumbebat); 33. 2. 4 (occubuit) occurrit 14. 3a. 5 oculus: 18. 5. 1 (-os); 35. 8. 2 (-o), 9. 2, 10. 2 (-um); 40. 4. 1 (-is) oda: 78. 1. 3 (-as), 11. 2 (-is) odor 10. 3. 3 odoriferas 26. 2 (o. herbas) offendisti 18. 6. 1 offensum 17. 1. 4 offert 12. 3b. 14 olive 38. 2 (optate o.) omnifactor 12. 1a. 1 et 5. 1 omnigenis 38. 3 omniparentis 80. 2. 4 (unica proles o.) omnipotens: 77. 7. 1, 17. 3 (primogenitus

-is); 79. 3. 6 (-em) onerata 23. 1. 2 opacas 77. 12. 3 (tenebras o.) opere 17. 4. 3 opifex: 77. 3. 1, 8. 4; 78. 1. 2 opimus, -a, -um: 77. 8. 1 (rector -us); 80. 5. 5 (mater -a), 11. 5 (doctor -us) opis 42. 8. 1 oppressis 22. 7 (legibus o.) optare: 7. 3b. 12 (optant); 12. 4a. 15 (optatur); 38. 2 (optate subst.); 41. 11 (vite optate) optimus, -a, um: 11. 5a. 7 (-os mores); 13. 1a. 1 (pater -e); 18. 2. 4 (flores -os), 23. 1 (zelum -um) opus: 17. 4. 3 (-e); 18. 19. 4 (-a); 41. 11; 43. 7 (in -e) ora: 8. 3b. 4; 82. 3a. 6 (-am) oramine 19. 6. 1 (o. facto) orare: 25. 5. 2 (orans); 30A. 5a. 5 (orans), 6. 1 (orante); 35. 19. 2 (oraturum), 20. 2 (oravit); 78. 7. 1 (orans) orbis: 16. 11. 2 (rectores -is); 17. 3. 1 (-is pignus); 77. 22. 1 (pax et letitia -is) orcus: 77. 13. 4; 78. 2. 3 (-um); 80. 6. 4 (-um) ordo: 4. 1b. 7 (-is); 9. 4d. 2 organa 10. 8. 3 organica 10. 2. 1 (voce o.) oriri: 11. 4a. 7 (oritur); 14. 2a. 4 (orta tempestate), 5b. 1 (tempestate orta) ornabile 43. 5 (aspectu o.) ornamentum: 7. 4b. 19 (-is); 27. 1. 4 (-is) ornatus: 27. 1. 4 (-um); 40. 2. 1 (-us suos) orphanis 17. 4. 4 orsus 6. 4. 1 orthodoxorum 3. 7a. 6 (propugnatorem o.) ortus 3. 4b. 1 os, oris: 6. 1b. 3 (folle -is); 7. 1a. 10 (-e); 15. 2b. 3 (-e); 77. 30. 3 (-e); 80. 2. 6 (-e) osculis 14. 3a. 9 ossibus 48. 3. 1 ostendere: 11. 4b. 10 (ostendebat); 20. 2. 3 (ostendit); 30A. 5a. 12 (ostensus est) ovans 77. 6. 4 ovilis 7. 3b. 15 ovis: 4. 4b. 3 (-es); 7. 3b. 15; 47. 2. 4; 78. 4. 1 (-em); 82. 1b. 1 (-es)

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pabulo 42. 6. 1 pacatos 17. 3. 4 pacificatas 16. 10. 2 (ecclesias p.) pacifici 9. 1a. 7 (imperatoris p.) paganos 17. 5. 2 (fines p.) palatium: 10. 11. 3 (-a); 11. 1a. 8 palleo 40. 5. 1 palmo 12. 1a. 4 (sub p.) palum 24. 11. 1 (ad p.) palumbes 23. 1. 3 pandit 12. 4b. 8 pangere: 8. 1a. 1 (pange); 13. 5. 4 (pangitur); 23. 2. 2 (pangit), 5. 2 (pangit); 27. 4. 2 (pangit); 43. 1 (pange) panis 77. 21. 1 pannis 5. 4b. 4 pantokrator 45. 10 par: 35. 4. 2 (ex -ibus, pares) paraclitus 8. 3a. 2 paradisus: 13. 4b. 2 (in -o); 77. 7. 2 (-i in medio), 9. 2 (-um), 34. 3 (portas -i) parare 12. 1b. 6; 13. 4a. 1 (parata); 27. 2. 2 (parata); 82. 4a. 1 (parans bellum) parce 77. 32. 2 parere: 12. 4a. 1 (paret); 30A. 2a. 8 (paruit); 77. 18. 1 (pariens), 3 (pariendo), 4 (peperit) pariter 6. 5. 9; 21ù pars: 12. 3b. 4 (-es); 24. 10. 2 (-em); 25. 10. 2 (-ibus); 27. 10. 4; 30A. 6. 8 (-es); 33. 3. 5 (magna p.); 82. 3a. 4 (-em vestimenti) participare 18. 13. 4 participes 12. 5. 6 partim 7. 2a. 4 et 5 partum 77. 18. 1 parvulus 42. 2. 1 (abba p.) parvus, -a, um: 10. 9. 1 (-a avicula); 11. 5a. 1 (-a manu); 20. 11. 1 (-um pullum) pascere: 20. 1. 2 (pascebat); 82. 1b. 1 (pavit) pascua 47. 2. 2 passer 23. 2. 3 pastor: 5. 4a. 7 (-um gregi); 7. 2a. 7 (-e), 3b. 21 (-is); 78. 4. 1 pastus: 24. 3. 2 (ad -um), 12. 1 (ad -um) patebat 35. 3. 1 pater: 2. 4 (summi -is); 3. 5b. 1, 9. 2 (regi -i); 4. 4a. 8 (a dextris -is), 5b. 2, 6a. 4, 8. 3 (-i);

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5. 3a. 1 (-is verbum), 6b. 4 (vox -is); 7. 1a. 7; 8. 2a. 2 (p. eternus), 2b. 3, 4. 7 (-i); 11. 6b. 10; 13. 1a. 1, 3. 4 (dextera -is); 18. 20. 3 et 4 (-em), 22. 4 (ad -em); 30A. 3a. 3 et 4 et 6, 3b. 1 (flebilis p.), 4a. 3, 13 (-em); 42. 1. 1 (in gestis -um); 77. 14. 1 (soboles unica -is), 15. 1 (-em), 2 (cum -e), 17. 1 (-is unicus), 2 (-e carens); 78. 12. 1 (Deo -i); 82. 1b. 1 (oves -is) pateras 27. 4. 3 patere: 7. 3b. 18 (pateretur); 35. 6. 2 (ne pateret) paterna 80. 11. 4 (sceptra p.) pati: 3. 5a. 3 (passus); 4. 3b. 6 (patitur); 7. 4a. 19 (patiens); 14. 3a. 14 (patieris); 30A. 3b. 6 (patere); 77. 25. 4, 26. 1 (passus esset); 78. 2. 3 (passus) patibulum 83. 5. 2 patienter 42. 11. 2 patrare: 77. 5. 3 (patratis), 6. 3 (patrando), 7. 4 (patravit), 24. 2 (patravit); 80. 3. 6 (sponte patravit) patria 8. 2b. 10 patronus: 7. 2a. 8 (-o), 3b. 11 (-um) paucus, -a, -um: 7. 2b. 6 (bona -a); 9. 1b. 1 (-is annis) pauper: 7. 4b. 7 (-bus); 11. 6b. 7 (-es) et 9 (-um pater); 17. 6. 1 (-ibus); 78. 6. 3 pausat 77. 16. 3 pax: 3. 3a. 7 (-e); 5. 10b. 9 (in -e); 8. 1a. 7; 11. 6b. 2 (-e potens) et 6 (inter -em); 16. 5. 1 (-e); 17. 5. 3 (-em), 8. 3 (-e Christi); 77. 22. 1 peccatum: 5. 3b. 3 (-i maculam); 17. 1. 1 (-a); 18. 22. 2 (-a); 30A. 1a. 6 (profunditatem -orum), 77. 33. 3 (-a); 78. 6. 1 (-is) peccavit 5. 8b. 6 pectus: 4. 5a. 5 (-a fidelium); 7. 4a. 15 (-e); 20. 10. 2; 44 (-e); 77. 32. 3 (-a); 80. 10. 6 (-is antrum) peculii 35. 5. 1 (detrimentum p.) pecudis 35. 2. 2 pedes 14. 3c. 6 pelagus: 14. 2a. 5; 78. 7. 3 (servo dimerso -o) pellem 15. 3b. 7 (intra p.) pellere: 17. 5. 2 (pellit); 30A. 5b. 8 (pellitur); 79. 2. 3 (pelle) pena: 4. 4b. 7 (in -is); 12. 4a. 6 (poenis); 13.

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2a. 3 (a poenis), 4a. 1 (-a); 18. 8. 3 (poena); 30A. 3a. 13 (poenas) pendere: 5. 9a. 1 (pendens); 13. 1b. 2 (pendentem); 77. 31. 3 (pendens); 78. 3. 2 (pensus) penetrat 42. 5. 2 penitentia: 18. 15. 4 (-am); 30A. 4b. 12 (-am); 42. 10. 2 (-am) penitere: 30A. 1a. 12 (penitet), 5a. 12 (penitenti) penitudine 30A. 5b. 2 penitus 30A. 1a. 9 peragere: 77. 27. 1 (dies peractos); 78. 10. 1 (vita peracta); 82. 5. 1 (peregit) percipere 30A. 4b. 13 perdere: 5. 5a. 7 (perdendum); 6. 7. 6; 9. 4a. 2 (perdideras); 13. 2a. 7 (ne perderet); 14. 5a. 5 (perdidi); 18. 2. 4 (perdes); 47. 2. 4 (ovis perdita); 78. 4. 2 (ovem perditam) perdulcis 6. 8. 4 (p. amor) peregrinos 7. 4b. 4 perficere: 30A. 3b. 8, 13 (perfeceris); 77. 28. 4 (perfectus homo) perfidie 30A. 4b. 10 (causa -e) perfidus 14. 6. 1 perfiniret 35. 17. 1 pergere: 4. 5b. 1 (pergentes); 6. 5. 5 (pergam) et 8 (pergentes); 14. 3c. 5 (perrexi); 19. 3. 2 (perrexit obviam) perhennis, -e: 13. 5. 4 (Deus -is); 17. 1. 5 (requiem -em); 77. 11. 3 (veste -i) peribulo 30A. 5a. 5 perimo: 12. 2a. 6 (peremptum); 30A. 3a. 12 (perempta) perire: 11. 3b. 3 (pereat); 49. 1. 3 (pereo); 77. 30. 2 (iure peribunt); 80. 5. 1 (male pereunti) permanere: 8. 1a. 9 (permansura); 43. 6 (permansisti) permitissima 41. 16 pernobili 6. 2b. 3 (p. stemmate) perperam 18. 1. 3 perpetuo 77. 33. 4 (p. fac) perpetuus, -a, -um: 12. 4a. 11 (-i fletus), 4b. 13 (-i solis); 18. 12. 4 (in -uum), 23. 4 (in -uum) perscrutare: 12. 2a. 11 (perscrutari); 47. 2. 3 (perscrutatur)

persequentes 17. 5. 3 persona: 4. 5b. 4 (-is); 10. 16. 1 (-is); 77. 4. 2 (-ā) personare: 10. 1. 1 (personet); 45. 1 (personemus) perspicaci 12. 2a. 10 perstrepentia 6. 1b. 4 persuasit 30A. 4b. 12 pertulit 5. 4b. 7 pessima 35. 9. 1 (fera p.) petere: 19. 5. 3 (petierunt); 36. 1. 6 (petimus); 78. 5. 2 (peto) philomela: 10. 2. 1 (-e laudes), 4. 1, 8. 3; 23. 3. 1 philosophie 37. 1 (mensam p.) piaculum: 5. 7b. 6 (-a); 77. 34. 2 (sorde piacli); 79. 2. 3 (-um) picis 13. 4a. 2 pietas: 3. 5b. 9 (-is scala); 26. 1 (-e); 42. 8. 2 pignus: 9. 4c. 2; 17. 3. 1; 47. 1. 1 (-a) pigrescat 10. 15. 3 pincerna: 24. 5. 1, 6. 2 (-am) pisarum 15. 3b. 6 (totidem p.) pisces 77. 3. 2 pius, -a, um: 3. 3a. 7 (-a pace), 3b. 6 (-us Cuonradus); 7. 1a. 4 (-is ceptis); 7. 1b. 3 (-a prece), 2a. 7 (pastore -o), 3a. 17 (-us), 3b. 12 (patronum -um), 4a. 15 (pectore -o); 9. 1a. 4 (-e redemptor); 16. 4. 1 (-a Gallia), 7. 3 (-us Cuonradus); 17. 4. 4 (orphanis -us), 26. 11 (collega -orum); 38. 2 (-e subst.); 77. 32. 3 (tu -e); 78. 2. 2 placere: 5. 7a. 9 (placuit); 7. 3a. 15 (placuit); 18. 7. 3 planctus: 13. 2b. 12 (-u); 20. 6. 2 (-um); 47. 1. 1 (-u); 82. 4a. 4 planetarum 45. 5 (septem p. interstitia) plangere: 17. 5. 1 (plangat); 20. 4. 2 (plangendo); 47. 1. 3 (plangit); 77. 22. 3 (planxit); 82. 4a. 3 (plangebat) plasmare: 1. 3 (sapientia p.) plasmator 77. 4. 1 plaudit 41. 4 plausus 37. 7 plebs: 13. 2a. 10 (-em); 27. 6. 4 (-is catervam) plectrum: 6. 1a. 3 (-o); 10. 15. 2; 13. 1a. 3 (-o); 27. 4. 1 (cum -o); 81. 1. 3 (cum -o*)

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pleniter 12. 3a. 6 plenus, -a, -um: 12. 4a. 6 (semita -a poenis); 27. 4. 4 (pateras -as); 77. 13. 3 (senecta -a tristitia); 78. 6. 3 (-us); 80. 9. 4 (loquela -a) plorare: 5. 4b. 4 (plorans); 11. 2b. 5 (plorant); 17. 1. 2 (ploremus*), 7. 1 (ploret) et 2 (ploret); 20. 11. 2 (plorabat); 47. 1. 1 (plorans) plumatos 77. 3. 3 (p. volucres) pluvia 82. 4b. 1 pneuma: 3. 9. 4 (-i); 4. 3a. 4 (-e), 8. 4 (-i); 8. 4. 9; 13. 1a. 2 (-e); 77. 16. 2 (-e) poculum: 24. 5. 2 (-a); 27. 4. 4 (-is) poenis 12. 4a. 6 poetica 37. 5 (p. ydra) pollere: 7. 3a. 21 (pollens); 80. 4. 2 (pollens) pollutus 78. 6. 2 (extra p.) polus: 5. 10b. 7 (-um); 22. 8; 38. 4 (forma -i); 41. 1; 48. 1. 3 (-um) pomum: 4. 2a. 4; 23. 1. 2 (-is); 77. 10. 4 pondus: 12. 2b. 4 (-e); 80. 10. 4 ponere: 4. 3b. 7 (ponitur); 12. 3a. 8 (ponens); 24. 6. 2; 25. 7. 2; 35. 6. 1 (ponens); 77. 7. 2 (ponens) pontificalem 7. 3b. 7 (sedem p.) pontum 5. 10b. 8 populus: 5. 6b. 5 (-is); 7. 3a. 16 (placuit -o), 3b. 10; 9. 2a. 3 (-um); 13. 2b. 8 (-o); 14. 1a. 2 (omnes -i); 16. 3. 2, 9. 2 (-o); 18. 7. 1 (in -o); 27. 7. 4 (-um); 30A. 5b. 10, 6. 2 (cum -o); 33. 1. 4; 35. 14. 1 (vota -i); 35. 19. 2 (-o); 83. 5. 1 (-um) porcis 24. 3. 3 porrexit 24. 5. 3 porta: 12. 4a. 8 (-as); 36. 1. 3; 77. 34. 3 (in -as) portare: 5. 8a. 4 (portat); 14. 1b. 4 (portans); 20. 11. 1 (portabat); 23. 6. 3 (portavit); 27. 4. 3 (portant) poscere: 3. 8b. 9 (poscite); 9. 4d. 1 et 2 (poscit), 5a. 2 (poscit); 11. 4a. 3 (poscunt); 41. 20 (posco); 78. 5. 2 (posco) posse 9. 2a. 3 (pro p.) possibilitate 3. 5a. 10 (pro p.) possidere: 6. 3. 8 (possideret), 6. 9 poste 30A. 5b. 8 postulat 77. 21. 4 potens: 4. 4b. 2, 6a. 6 (-es subst.); 5. 2b. 6

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(-em); 11. 6b. 2 (pace p.); 12. 1a. 3 (sub -i palmo); 43. 7 potentia 4. 7a. 9 (in -a); 9. 3b. 3 potestas: 3. 9. 7; 5. 4b. 8 (-e) pravitatis 30A. 2a. 14 (principem p.) pravus, -a, -um: 30A. 2a. 1 (-i nuncii), 3b. 12 (-am voluntatem); 78. 9. 1 (prava p.) precari: 4. 6b. 2 (precor); 7. 1a. 6 (precamur); 9. 5b. 1 (precor) precatu 78. 7. 1 precepit 5. 7b. 4 preceptum: 3. 8a. 6 (-o); 18. 14. 2 (-a) precipere: 5. 7b. 7 (precepit); 8. 2b. 8 (precepit); 25. 9. 1 (precipit) preclarus, -a, um: 3. 4a. 2 (providentia -a); 6. 3. 3 (genera -a); 10. 14. 1 (-a obsequia); 24. 5. 2 (-i vini); 33. 4. 4 (-a fama); 38. 1 (-e vite) prede 35. 7. 2 (spe p.) predestinavit 3. 4a. 3 predicare: 4. 5b. 1 (predicabant); 5. 10a. 8 (predicarent) predicere: 15. 2b. 4 (predicitur); 16. 9. 1 (predicto) predulce 27. 8. 2 preelegit 7. 2b. 3 pregnans 14. 2b. 9 preliis 11. 5b. 9 prelucentes 13. 4b. 2 prelucidus 9. 4d. 2 premium: 7. 3a. 8 (-a), 5b. 12 (-a); 47. 2. 4 (-a) premodica 10. 13. 1 premuniat 25. 11. 1 prenitet 26. 7 prepotenti 4. 8 1 (p. creatori) presbiter 35. 8. 1, 12. 1, 17. 1 presens 8. 3b. 10 presidens 5. 10b. 4 presit 77. 5. 3 prestare: 17. 7. 3 (ut prestet); 33. 4. 4 (prestet); 35. 16. 1 (prestat) presul: 5. 6a. 3 (-em); 38. 6 (-is sepulchri); 43. 9 (-es) presumpsisti 18. 8. 2 preteriens 12. 2b. 3 pretitulatur 6. 2b. 2 prex: 4. 7a. 9 (-ibus); 7. 1b. 3 (-e); 8. 2a. 11 (-es); 12. 4b. 7 (-ibus); 22. 10 (-em); 25. 5.

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1 (-ibus); 30A. 5a. 4 (-ibus), 5b. 4 (-ibus); 36. 1. 7 (-e); 83. 2. 2 (-ibus adsit) primitus 19. 4. 1 primogenitus 77. 17. 3 primus 11. 3b. 9; 12. 2b. 11 princeps: 3. 8b. 2* (-es); 5. 9a. 3 et 5 (-em); 8. 2a. 8 (-em); 30A. 2a. 13 (ad -em); 77. 27. 2 (-e) principales 4. 7a. 5 (p. apostoli) principatus 3. 7a. 2 (defensorem p.) principium: 4. 5b. 7; 7. 1a. 1; 45. 8 (-a) priorum 26. 11 (collega p.) priscus 23. 2. 2 (p. sonus) privatam 5. 8b. 2 (lumine vite p.) private 3. 8b. 3 (p. vite) probabilis 12. 1b. 5 (p. error) probare: 3. 4b. 7 (probavit), 5b. 7 (probavit); 24. 8. 1 (probaris) probra 78. 9. 1 probus 33. 4. 3 (dominator p.) procedere: 37. 3 (procedentes); 40. 1. 1 (procedit) procis 15. 2a. 4 proclamantes 7. 2a. 6 procreatus 17. 2. 4 proderent 13. 2b. 7 producere: 10. 3. 1 (producuntur); 14. 4b. 2 (producebat) proferre: 5. 4b. 8 (protulit); 20. 4. 2 (protulit); 33. 1. 1 (proferat) proficere: 3. 4b. 5 (proficiebat); 77. 20. 4 (proficiens) proflua 80. 7. 2 (p. gratia) profunditatem 30A. 1a. 4 profundo 78. 7. 3 (pelago p.) progenie 77. 13. 4 (cum p.) prohemium 6. 2b. 2 prolis: 11. 6a. 2 (-es); 20. 11. 3 (-em); 80. 2. 3; 81. 1. 1 promeruit 9. 3b. 6 promittit 35. 19. 2 promptus, -a, -um: 10. 15. 3 (auris -a); 78. 8. 2 (-us indultor); 80. 9. 3 (-a loquela) prona 3. 5b. 8 (p. scalā) properus 42. 4. 1 propheta: 4. 7a. 4 (-e); 24. 1. 2 (-am) propinquorum 3. 5a. 5 (p. causas) proprius, -a, -um: 6. 6. 2 (solam -am); 17. 6.

4 (ex -iis); 77. 24. 3 (-a sunt) propugnatorem 3. 7a. 5 prose 80. 9. 5 (copia -e) prosequi: 12. 4a. 7 (prosequentibus); 78. 9. 3 prospera 80. 12. 1 prospicit 26. 2 prostrato 78. 5. 2 (corde p.) protector 8. 4. 2 protegat 48. 1. 3 protento 35. 8. 2 protoplasti 1. 2 (pro culpa p.) providentia 3. 4a. 1 (p. Dei) providus, -a, -um: 12. 4b. 2 (-us); 17. 4. 3 (-us opere); 77. 7. 1 (-us autor) proximus, -a, -um: 14. 2b. 8 (nocte -a); 18. 23. 2 (-um subst.); 35. 3. 2 (-a silvula) prudens: 12. 2b. 1 (vir p.); 17. 4. 3 (p. in sermone) prudenter 24. 6. 1 psallere: 3. 2a. 3 (in excelsis p.); 4. 6b. 4 (psallite); 41. 3 (psallit) psalmos 35. 13. 1 (septem p.) psalterium 35. 15. 2, 16. 1 psicha 77. 4. 3 publicarum 3. 8b. 1 (p. rerum) puella: 5. 3a. 5 (-am), 8b. 1 (-am); 25. 2. 2 (-am); 27. 5. 3. 30A. 4a. 9 (una cum -a) puer: 5. 5b. 5; 7. 3a. 2; 14. 3a. 11 (-um), 3b. 12; 16. 8. 3; 27. 5. 3; 30A. 3a. 5 (-o), 4a. 6 (-o), 6. 6 (a -o); 48. 2. 1 (-um) pueritia 12. 3b. 8 puerulus: 14. 3a. 8 (-um); 15. 1. 2 (-is); 48. 3. 3 pugnam 82. 1b. 2 (ad -am) pugnet 20. 6. 3 pulcher, -ra, -rum: 5. 6b. 3 (-i Iordanis); 10. 5. 3 (-a solatia); 12. 2b. 10 (artem -am); 27. 5. 4 (cantica -a); 41. 5 (-a turma); 43. 5 (decus -um) pulchre: 6. 1b. 4, 2b. 2; 83. 3. 2 (pulchrius) pulchritudo 10. 6. 1 pullum 20. 11. 1 pulmonis 24. 10. 2 (partem p.) pulsare: 12. 2b. 6; 23. 3. 4 (pulsat); 30A. 5b. 12 (pulsantes); 47. 1. 1 (pulsat); 78. 5. 2 (pulso) pulsus: 6. 1a. 3 (-u); 11. 1b. 5 (-u) pulvis 18. 1. 5 et 6 (in -em) pupille 27. 10. 3

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pupillus: 3. 7b. 5 (-orum voces); 9. 2b. 3 (-is); 16. 12. 2 (causas -orum) purgati 77. 34. 2 (p. sorde piacli) purpuratum 40. 2. 1 (ver p.) quadrupedes 40. 3. 1 qu(a)erere: 3. 8a. 10 (querit); 5. 5a. 6 (quesivit) et 8 (querebant); 12. 4a. 16 (queritur); 15. 2a. 4 (querendam); 18. 7. 1 (queris); 20. 8. 2 (querit); 35. 5. 2 (querit), 20. 1 (queritur); 47. 1. 2 (queritur), 2. 3 (querit); 82. 2b. 2 (querebat), 3b. 5 (querebat), 5. 2 (querendo) quassam 14. 4a. 5 (ratim q.) quaternarium 12. 3a. 5 quathra 26. 5 (q. virtute) querelas 20. 13. 1 queso 78. 7. 2 quies: 7. 3b. 22 (-e); 10. 5. 2 (-em) quiescere: 10. 11. 1 (quiescas); 17. 8. 2 (ut quiescat) et 4 (quiescat) quietus, -a, -um: 16. 5. 1 (pace -a); 78. 10. 2 (-us subst.) quindenaria 10. 1. 2 (voce q.) ramorum 23. 1. 1 (r. virgulta) ramosas 12. 3b. 3 (r. partes) rapere: 15. 3a. 3 (raptis); 24. 1. 3 (se raptum) rastellum 42. 12. 2 ratim 14. 4a. 5 ratio: 5. 2b. 3 (-e); 9. 1a. 2 (-is) ratum 6. 3. 11 (r. foret) rauce 3. 1. 2 (voces r.) reatum: 78. 8. 3; 79. 2. 4 recedere: 4. 1a. 4 (recedit); 24. 10. 3 (recessi) recipitur 42. 11. 1 recitare 30A. 2a. 7 recognoscat 17. 7. 4 recolende 8. 1b. 1 recta 77. 33. 2 (r. loqui de te) rector: 9. 1a. 3; 13. 5. 5; 16. 11. 2 (-es); 17. 3. 2; 77. 8. 1, 12. 1 recubans 77. 23. 1 recurreris 18. 21. 2 recursus 16. 8. 1 (post r.) reddere: 6. 1b. 1 (redditur), 2a. 1 (redditur); 10. 1. 3 (reddat), 4. 3 (reddit); 12. 2a. 7 (reddit); 18. 19. 3 (reddit); 21 (reddunt);

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25. 6. 1 (reddideris); 30A. 6. 11 (reddit); 38. 5 (reddens); 77. 29. 4 (reddet) redemptio 5. 10b. 6; 18. 15. 2 redemptor: 7. 1b. 6 (-i); 9. 1a. 4; 77. 32. 1 redigit 42. 8. 2 redimere: 5. 2a. 4 (redempturus), 9a. 3 (redemit); 16. 7. 1 (redemit); 77. 26. 4 (redemit); 78. 2. 2 (redempturus); 80. 6. 5 (redemit); 82. 5. 4 (redemit); 83. 5. 1 (redemit) redire: 6. 5. 11 (redeas) et 12 (redeam); 22. 4 (redisse); 42. 6. 2 (ut redeat) reduxit 77. 22. 4 referre: 11. 1a. 2 (refert); 24. 2. 1 (cum referret); 80. 10. 1 reficit 14. 4a. 5 refocilatus 42. 12. 1 refulgens 80. 11. 3 (stella r.) regalis, -e: 5. 3a. 5 (puellam -em); 6. 4. 3 (-e servitium); 19. 6. 4 (quod -e) regere: 2. 5 (reguntur elementa), 3. 4a. 5; 5. 4b. 2 (regens); 7. 1a. 6 (rege), 5a. 4 (rexit), 6. 2 (regens); 9. 1b. 2 (rexit); 17. 2. 4 (rexit); 45. 10 (rege); 77. 5. 4 (iure regendi), 35. 4 (regens) regina: 33. 3. 2; 36. 2. 1; 41. 4, 5 (-am) regius, -a, -um: 3. 4b. 5 (-is moribus); 15. 3b. 10 (kartam -am), 4. 3 (gener -us) regnare: 5. 3b. 5 (regnaret); 8. 4. 10 (regnas); 10. 16. 3; 13. 1a. 2 (regnans), 5. 1 (regnanti); 16. 1. 2 (regnas); 16. 6. 3 (regnat); 22. 9 (regnat per omnia); 44. 5 regnum: 5. 2a. 2 (-a), 5a. 2 (-o), 11. 1; 9. 3b. 3 (-i potentia); 11. 5a. 7; 16. 7. 2 (-i monarchiam), 8. 2 (-i coronam); 17. 3. 1 (-o); 77. 15. 3 (-i sceptra); 80. 3. 2 (-a) relinquere: 5. 8a. 2 (reliquit); 6. 8. 8 (relinquam); 14. 1b. 7 (relinquebat); 18. 9. 3 (relinquis) reliquis 77. 5. 3 (presit r.) remanere: 18. 3. 4 (remanes); 77. 18. 4 (remansit) remige 14. 2a. 1 remittere 21 (simphonia remissa); 77. 33. 3 (remitte) remos 14. 4a. 4 renascentis 22. 3 (r. mundi) rependere: 6. 5. 7 (rependens vicem); 35. 9.

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1 (rependam); 77. 29. 3 (iuste rependet) repente 30A. 5b. 5 replevit 80. 8. 6 reportatam 78. 4. 3 (ovem r.) reprobatus 82. 3b. 4 reprobis 77. 29. 3 reptile 77. 3. 4 repudio 30A. 2b. 10 (de -o) requiem 17. 1. 5 requievit 77. 8. 4 res: 3. 8b. 2 (-rum publicarum principes); 4. 2b. 7 (rem); 7. 1a. 2 (principium -rum), 3b. 19 (damna -rum), 6. 3 (-rum finis); 9. 1b. 4 (-bus); 12. 2a. 8 (obscura -rum); 17. 4. 2 residens 13. 3. 5 resolidat 25. 8. 2 resolvit 23. 4. 2 resonare: 10. 12. 1 (resonans); 23. 2. 1 (resonat) respicere: 11. 6b. 8 (respexerat); 79. 1. 6 (repice) respondere: 24. 3. 1 et 10. 1 (respondit); 42. 9. 1 (respondit) responso 19. 5. 1 (dato r.) restaurare: 2. 5 (cuncta restaurantur); 5. 8b. 4 (restauravit); 41. 8 (restauraris) restituere: 25. 5. 2 (restituas), 6. 1 (restituis), 7. 1 (restitui); 30A. 5b. 16 (restituet), 6. 10 (restitutum); 78. 4. 4 (restituisti) resultare: 10. 8. 1 (resultat); 23. 5. 2 (resultat); 41. 4 (resultat) resurgere: 5. 9b. 1 (resurgens); 8. 2b. 7 (resurgendo) et 8 (resurgere); 13. 2b. 2 (resurrexisti); 77. 27. 4 (sponte resurgit) resurrectio: 7. 5a. 12 (-is diem); 44. 6 retentat 35. 10. 2 retinent 13. 4a. 4 reus, -a, -um: 3. 5b. 10 (-is subst.); 30A. 5a. 8 (-o subst.) reverti: 6. 4. 8 (revertar); 14. 3a. 4 (revertitur), 4b. 8 (revertitur); 18. 1. 6 (reverteris), 16. 2 revolvere: 35. 13. 2 (revolvit); 40. 5. 1 (revolvens); 77. 14. 3 (revolutis); 78. 11. 3 (revolvit) rex: 3. 4b. 2 (stemmate -um), 6b. 1, 9. 1 (-i); 5. 4a. 5 (-em regum); 5. 5a. 2, 6a. 2 (-em), 9a. 3 (princeps -um), 9b. 1, 10b. 9; 7. 1a. 6

(rex -um); 9. 4c. 2 (Christo -i), 5b. 2 (-em regum); 10. 11. 3 (-um palatia), 13. 3 (r. celestis); 11. 1b. 1 (ministri -is); 13. 3. 5; 15. 2a. 2 (-i), 4. 1 et 2 (-e); 16. 1. 1 (r. -um), 13. 1 (-i); 17. 1. 4 (-em), 2. 4 (-um stirpe); 33. 1. 5; 43. 8 (-es); 45. 10; 81. 1. 1 (-is proles), 2. 2, 3; 82. 2a. 1 (-i), 2b. 3 (-em), 3a. 5 (Saul -is), 3b. 2 (Samuel -em), 2 ridere: 24. 3. 1 (ridens); 41. 1 (ridet) ridiculum: 14. 1a. 3; 35. 1. 2; 42. 1. 1 rimari 5. 2b. 4; 14. 3c. 10 (rimabar) ripa 35. 11. 2 risum 15. 1. 3 rite 3. 9. 10; 7. 4b. 13; 12. 2a. 9; 22. 8 rithmice 42. 1. 2 rithmicus, -a, -um: 10. 14. 2 (obsequia -a); 12. 3a. 9 (-am normulam) rivos 37. 2 (septem r.) roboravi: 2. 3 (r. aciem mentis) robore 77. 9. 4 rogare: 9. 6. 2 (rogamus); 18. 16. 3 (rogans) ros 82. 4b. 1, 2 (-e) rota 45. 1 (-ā) rubens 11. 4b. 7 (r. sanguine) ruere: 33. 2. 2 et 3 (ruit), 3. 2 et 5 (ruit); 82. 1b. 4 (ruit) rugio 48. 3. 6 rugosam 25. 2. 2 ruminat 35. 13. 1 rumpere: 6. 7. 10 (rumpe); 11. 3a. 7 (rumpite); 18. 17. 1 (rumpe); 20. 9. 1 (ruptis costis) ruricola 35. 2. 1 (sacerdos r.) rusticus, -a, -um: 5. 4b. 5 (-orum tecmina pannorum); 35. 2. 2 (-is subst.) rutilans 44. 3 sacer, -a, -um: 30A. 1b. 5 (-o velamini), 5a. 2 (-o peribulo), 5b. 8 (-o poste); 41. 2 (-a subst.) sacerdos: 33. 2. 1, 13. 1, 16. 2 (-is timiditas) sacramentis 30A. 6. 10 sacratis 78. 4. 2 (humeris s.) salo 4. 3a. 5 saltu 35. 18. 1 salvare: 1. 3 (ut salvaret); 4. 4b. 3, 7a. 3 (salvet); 30A. 3a. 8 salvator: 4. 3a. 8 (-em Christum); 18. 15. 1

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(per -em); 78. 3. 1 salvere: 22. 1 (salve); 38. 1 (salve); 44. 6 (salve), 7 (salve); 83. 6. 1 salvificant 11. 1b. 7 salus: 2. 7 (-em haurimus); 3. 8b. 7 (-em); 8. 1a. 6 (s.et letitia); 77. 22. 2 saluto 48. 2. 1 sanarent 20. 12. 3 (ut s.) sanctus, -a, -um: 3. 2a. 4 (-am simphoniam), 9. 4 (pneumati -o); 4. 3a. 4 (pneumate -o), 5b. 2 (-us spiritus), 7b. 3 (-i prophete), 8. 4 (pneumati -o); 5. 9b. 4 (-is subst.); 7. 1a. 8 (spiritus -e), 3b. 24 (vocem -am), 5a. 5 (-e genitrici) et 10 (-am glebam), 5b. 9 (nominis -i) et 10 (-am fidem); 8. 1a. 3 (-e virginis), 4. 9 (pneumate -o); 13. 1a. 2 (-o pneumate); 16. 7. 2 (monarchiam -am), 8. 2 (-am coronam), 10. 2 (-as ecclesias), 11. 1 (-is subst.), 12. 1 (ecclesiarum -arum); 17. 6. 3 (-orum atria); 24. 5. 3 (-is subst.); 44. 2 (-a dies -arum -a), 6 (resurrectio -a); 77. 16. 2 (pneumate -o); 78. 11. 3 (carmen -um), 12. 2 (flamini -o); 80. 7. 2 (-i flatus); 83. 8. 1 (cum -is) sanctissimum 4. 3a. 9 (Dominum s.) sanctitatis 7. 5a. 3 (summa s.) sanguis: 11. 3b. 9 (-em), 4b. 7 (-e); 20. 9. 2 (-is undam) sanus, -a, -um: 25. 9. 1 (-um); 30A. 3b. 14 (male -a subst.) sanxit 7. 4b. 17 sapido 77. 20. 3 (s. ubere) sapientia: 1. 3; 26. 6 (-ā) saporis 37. 2 (s. rivos) sarculo 7. 3a. 3 satiricorum 37. 6 (lanx s.) satisfaciam 6. 4. 12 satius 42. 4. 2 (sac-) sator 78. 1. 1 scala: 3. 5b. 9 (-ā); 35. 18. 2 (pro -a) scamnum 81. 3. 3 (super s.) scandere: 4. 4a. 5 (scandit); 5. 2a. 1 (scandens); 7. 3a. 23 (scandit); 10. 7. 1 (scandit); 41. 21 (scandit); 77. 28. 2 (scandit) scedula 30A. 2a. 2 scelus: 77. 31. 2; 78. 6. 1 (-rum nevis) scena 41. 15

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sceptrum: 5. 11. 33; 36. 2. 2 (-a); 77. 15. 3 (-a); 80. 11. 4 (-a) scientie 8. 3a. 8 (luce s.) scindere: 20. 10. 2 (scindebant); 47. 1. 3 (scindit) scire: 5. 2b. 5 (scias); 7. 3a. 6 (sciens); 9. 1b. 3 (sciens); 17. 1. 4 (scimus) scolares 10. 14. 3 scolis 7. 3a. 9 scopis 24. 11. 2 secare: 14. 2a. 2 (secat); 15. 3b. 8 (secatur) secreta 27. 6. 2 (loca s.) seculum: 3. 9. 2 (-orum regi); 4. 6a. 8 (in -a); 8. 1a. 12 (cuncta per -a), 4. 11 (laus -orum); 9. 1a. 4 (redemptor -i); 12. 2a. 7 (-o reddit); 13. 5. 2 (per -a); 16. 13. 3 (-orum secula); 18. 19. 2, 23. 3 (in -um); 25. 11. 2; 36. 2. 9 (-a); 41. 15 (-i in scena), 20 (per -a); 45. 10 (per -a); 77. 29. 1 (secla), 35. 4 (-a); 78. 12. 4 (secula secli); 80. 2. 1 (-a), 12. 6 (tempore secli) secure 7. 5a. 15; 42. 3. 1 securus, -a, -um: 18. 21. 4 (-us de crimine); 35. 12. 2 (lupus stabat -ior) sedat 77. 23. 4 sedere: 4. 4a. 8 (sedet); 11. 2b. 2 (sedebant); 19. 2. 2 (sedes); 24. 4. 3 (sedentem), 9. 2 (sedisti); 40. 5. 1 (sedeo); 42. 7. 1 (sedet); 77. 28. 4 (sedit); 81. 2. 2 (sedet), 3. 3 (sedet) sedilia 27. 2. 1 sedis: 7. 3b. 7 (-em); 13. 1b. 4 (-is amoenitatem); 23. 1. 3 (de -ibus); 77. 6. 1 (-em) seducere: 5. 2a. 5 (seductum); 77. 30. 1 (seducti) seductore 5. 5a. 3 sedulo 30A. 5a. 4 semitam 12. 4a. 4, 4b. 4 semotim 6. 6. 8 sempiternus, -a, um: 4. 3a. 7 (lucem -am), 9. 6 (-a letitia); 25. 11. 2 (-a secula) senecta 77. 13. 2 senex: 12. 3a. 8 (sententia -is); 16. 6. 2 (-es) senior: 17. 7. 3 (-em); 33. 3. 5 (pars -um) sensus: 12. 2a. 12 (-u); 77. 4. 4; 80. 9. 2 sententia 12. 3a. 7 sentire: 12. 2b. 7 (senserat); 20. 4. 1 (cum

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sensisset); 48. 1. 5 (sentias) septifide 77. 21. 2 (s. sophie) sepulchrum: 4. 3b. 7; 38. 6 (virtute -i) sepultura: 7. 5b. 6 (loco -e); 44. 4 (-am) sepultus 77. 26. 2 sequenti 30A. 1a. 7 (s. exemplo) sequi: 6. 7. 6 (sequendo); 11. 4a. 5 (sequuntur); 12. 1b. 2 (sequentes); 14. 2b. 4 (sequuntur); 18. 6. 3 (secutus es); 18. 8. 3 (sequitur); 26. 8 (sequitur) serenus, -a, -um: 33. 1. 1 (vocem -am); 38. 4 (forma -a) sermo: 17. 4. 3 (in -e); 24. 11. 3 (-e); 80. 10. 1 serpens 4. 2a. 2 servare: 9. 4c. 2 (serva); 13. 1a. 4 (serva); 16. 1. 3 (serva), 5. 2 (servari); 17. 5. 2 (servans); 35. 10. 2 (servans); 41. 11 (servata); 47. 1. 4 (servans); 77. 32. 3 (serva) servili 4. 2b. 6 servire: 18. 21. 1 (servis); 80. 9. 1 (servit) servitium 6. 4. 3 servitutem 78. 9. 3 servulus 30A 1b. 7 servus: 6. 3. 8 (-orum); 7. 2b. 4 (-um); 8. 2a. 12 (preces -orum); 15. 3b. 11 (-um); 78. 1. 3, 7. 2 (miserere -o); 79. 2. 1 (-um) seva 5. 7b. 5 severitatem 7. 4a. 9 sevus, -a, -um: 12. 4a. 9 (portas -issimas); 20. 6. 3 (cum -o lupo) sexus 43. 10 sibilare 10. 7. 3 sibilum 23. 3. 2 sidereum 83. 7. 1 (s. gaudium) sidus: 12. 3a. 12 (-um motus); 41. 21 (super -a); 47. 3. 2 (inter -a); 80. 3. 3 (-a) signifer 11. 3b. 7 signum: 4. 3b. 2 (-a); 5. 6a. 4, 7a. 2 (-a); 7. 5b. 7 (-a); 11. 2a. 7 (-a), 4a. 5 (-a); 13. 2b. 9 (ex -o) silenti 27. 7. 2 silva: 10. 6. 3 (-as); 20. 9. 3 (-am); 23. 1. 1 (-e); 24. 2. 3 (-is); 27. 6. 1 (in -a); 40. 2. 2 (ligna -arum) silvula 35. 3. 2 similis, -e: 6. 3. 15 (-es); 23. 6. 1 (-is); 77. 5. 2 (nostri -is)

similitudinem 12. 3b. 6 (ad s.) simphonia: 3. 2a. 5 (-am); 9. 6. 4 (conlaudabunt -ae); 10. 9. 2 (synphoniam); 12. 3a. 1 (-as); 21; 27. 5. 1 (-e) simplex: 4. 5b. 3 (s. usia); 10. 1. 2 (s. corda); 12. 3b. 8 (s. pueritia); 77. 35. 2 sinagoge 38. 1 (flos s.) sincera 12. 3b. 7 (s. pueritia) sinere: 7. 1a. 13 (siti), 5a. 8 (situm) singulus, -a, -um: 18. 19. 3 (-is); 30A. 2b. 11 (de -is) sinus 40. 1. 2 sirtes 14. 5b. 3 sistat 77. 5. 2 sitim 14. 3b. 10 sitire: 14. 3b. 9 (sitiens); 37. 1 (sitientes); 77. 21. 4 (sittiens) soboles: 77. 1. 3 (-i), 14. 1 (s. unica) sobrie 17. 5. 4 socia 15. 3b. 5 (sotia auris); 36. 2. 5 socius: 6. 2b. 1 (sotiorum), 4. 2 (sotio); 17. 1. 1 (-i); 19. 4. 3 (sotii); 42. 2. 2 (-o), 12. 2; 78. 4. 3 (-is); 82. 2b. 2 (-os) v. sotius sodalis: 6. 3. 4 (-ium), 5. 10 (-i); 42. 6. 2 (ad -em) sol: 12. 4b. 13 (lumine -is); 14. 5b. 6, 6. 6; 38. 4; 40. 1. 1; 47. 3. 1 (splendor -is); 77. 28. 1 (denis quater -ibus actis) solatia 10. 5. 3 soli 5. 2a. 2 (s. regna) solidum 12. 3a. 8 sollempne 23. 3. 3 (sibilum s.) solum 48. 1. 4 solus, -a, -um: 15. 3a. 4 (-us); 16. 1. 1 (-us); 27. 6. 1 (-a subst.); 40. 5. 1 (-a subst.); 77. 25. 2 (-o corpore); 82. 1b. 1 (-us subst.) solvere: 2. 1 (gratiarum actiones solvimus); 4. 1a. 2 (grates solvimus); 10. 15. 1 (solvatur vox); 41. 7 (soluta); 41. 9 (solvi) somnus: 11. 1a. 6 (-o collocat); 33. 1. 4 (per -um) sonabile 43. 1 (lira s.) sonare: 12. 3a. 6 (sonant); 27. 5. 1 (sonant); 43. 2 (fac s.) sonitu 13. 5. 3 sonora 10. 12. 3 (s. tibia) sonus: 4. 6b. 5 (-o); 6. 1a. 1 et 2, 2a. 1 (-us faucium); 10. 1. 3 (-um primum), 10. 1

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(-os); 12. 2b. 5; 23. 2. 2 sophia: 12. 1b. 3 (per -e devia); 26. 10 (-e spe); 77. 21. 2 (fons -e); 80. 8. 3 (dona -ae) soporatis 10. 5. 2 sorde 77. 34. 2 soror: 20. 5. 2 (-es), 7. 1 (clamor -orum), 8. 1, 10. 1 (-es), 13. 1; 27. 10. 1; 47. 1. 3 (-is crimina); 48. 2. 3 (-em) sortem 8. 2a. 3 (in s.) sospite 80. 11. 2 (s. vita) sparguntur 27. 2. 3 speciosum 7. 5a. 7 speculum 7. 3a. 14 spelunca 82. 3a. 1 (in s.) sperare: 20. 6. 3 (spero), 11. 3 (sperans); 30A. 1a. 11 (speret) spermate 77. 4. 1 spernere: 5. 10a. 9 (sperneret); 25. 2. 1 (ne spernas); 42. 8. 2 (ne spernat) spes: 8. 4. 2; 11. 2a. 2; 13. 4b. 3 (-e); 26. 10 (-e); 35. 7. 2 (-e) spiramina 10. 4. 2 spiremus 77. 5. 1 spiritus: 4. 5a. 3, 5b. 2; 7. 1a. 8 splendere: 5. 11. 3 (splendet); 12. 1a. 5 (splendet) splendor 47. 3. 1 (bis) spolia 13. 2a. 1 spondere: 13. 1b. 3 (spondens); 47. 2. 4 (spondens) sponsa: 16. 5. 1; 25. 1. 1 sponsus: 16. 5. 2 (-o); 25. 1. 1 (-o) sprevit 7. 4a. 13 sputa 4. 3b. 3 squamigeres 77. 3. 2 (s. pisces) stabile 25. 9. 2 stare: 6. 7. 1 (stans); 11. 1b. 1 (stant); 19. 7. 1 (stetit); 35. 12. 1 (stat), 2 (stabat); 81. 3. 1 (stant) statura: 42. 2. 1 (-ā); 82. 1a. 3 (in -a) stella: 4. 3a. 2; 5. 5b. 1; 33. 3. 2; 48. 1. 3 (-as); 77. 2. 3 (-e); 80. 11. 3 stemma: 3. 4b. 2 (-e); 6. 2b. 3 (-e); 77. 4. 4 (-e) sternerent 20. 8. 3 (ut s.) stimulatus 4. 2a. 1 stirpe 17. 2. 4 (regum s.)

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strage 82. 4a. 2 (in s.) strare: 17. 5. 3 (stravit); 27. 2. 1 (strata); 82. 1b. 3 (stravit) strennue 3. 4a. 5; 9. 3a. 4 strenuus 82. 2a. 2 (s. in bello) strictis 15. 3b. 7 struunt 40. 3. 1 studium 35. 3. 1 studuit 7. 3a. 5 suadere: 4. 2a. 3 (suasit); 5. 5a. 4 (suadente); 77. 10. 4 (suadens) suasione 5. 2a. 6 suavis, -e: 10. 3. 3 (odor -is), 12. 2 (-is melodia) subdere: 3. 8a. 6 (subdi), 8a. 9 (subditorum subst.); 7. 3b. 9 (subditus); 9. 3a. 3 (subdit); 77. 31. 4 (subdita) subiacere: 4. 2a. 7 (subiacemus); 18. 14. 4 (subiaceant) subicere 12. 3b. 12 subire: 30A. 3a. 14 (subibis); 77. 6. 1 (subiturus) subiunxit 24. 2. 2 sublatus 7. 3a. 9 sublevo 40. 5. 2 sublimare: 7. 3b. 6 (sublimari); 8. 2a. 4 (sublimavit); 17. 6. 2 (sublimavit); 83. 4. 2 (sublimari) sublime 43. 3 (in s.) *subplendam 12. 3a. 2 substantiam 30A. 4a. 7 subtilis 12. 2a. 1 subtrahite 43. 12 subulcum 24. 3. 2 subvenit 9. 2b. 3 sufficiunt 3. 1. 4 (cantu s.) sumere: 4. 5b. 7 (sumens); 5. 3b. 2 (sumpsit), 7b. 4; 8. 3a. 6 (sumpserunt); 77. 19. 2 (sumens) summa: 7. 5a. 3; 9. 1b. 2 (-am); 35. 4. 1 (-am) summotenus 12. 3b. 3 summus, -a, -um: 2. 4 (-i patris); 4. 7b. 1 (-i cives); 7. 3b. 3 (-o pontifice); 8. 2b. 2 (-i Dei), 4. 5 (-a gloria); 9. 1a. 1 (-e rationis), 2b. 1 (-o nisu), 3b. 1 (-a potentia); 15. 3b. 9 (-a crepidine); 24. 8. 3 (-i celi); 33. 2. 3 (-i subst.); 36. 2. 1 (regina -a); 77. 4. 1 (spermate -o), 12. 1 (rector Olimpi), 18. 1

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(-um partum); 77. 24. 3 (-e deitatis); 78. 1. 2 (-e opifex) sumptu 7. 4a. 4 superare: 5. 3a. 4 (superans); 42. 5. 1 (superat); 77. 27. 3 (superans) superbus 18. 9. 4 supernis 78. 4. 3 (sociis s.) superus, -a, -um: 77. 14. 4 (celis de -is), 34. 3 (-i paradisi) suppellectilis 6. 3. 9 supplicanti 78. 8. 1 supplices 5. 5b. 8 supplicii 30A. 3a. 14 (poenas s.) supremae 4. 1a. 2 (s. usiae) surgere: 4. 4a. 2 (surgit); 5. 7b. 9 (surgat), 7b. 5; 11. 2a. 2 (surrexit); 13. 2b. 6 (surrexere); 16. 7. 1 (surrexit); 19. 3. 1 (surrexit) suscipere: 18. 18. 1 (suscepit); 25. 9. 1 (suscipit); 30A. 2a. 2 (suscepta); 79. 3. 2 (suscipe) suspirat 33. 1. 4 suspiriis 40. 4. 2 sussurrant 77. 30. 3 sustinuit 77. 25. 2 tacere: 17. 1. 2 (tacemus); 23. 2. 3 (tacet) tangere: 15. 3a. 6 (tactus), 3b. 5 (tacta); 23. 4. 4 (tangit); 27. 4. 1 (tangit); 30A. 3a. 1 (tacta), 5b. 7 (tactus); 43. 1 (tange) tardare 30A. 3a. 7 tardos 11. 3a. 4 (milites t.) tartarum: 22. 5 (-a); 77. 26. 3 (-a) tecmina 5. 4b. 6 tedet 6. 5. 1 tedia 10. 15. 2 tegere: 4. 2b. 5 (tectum forma); 5. 8b. 9 (tecta crimina); 35. 6. 2 (tegit) tellus: 10. 3. 1 (-is germina); 41. 1 telo 15. 3a. 6 tempestas: 3. 5b. 5 (-es); 7. 4a. 5 (-e); 14. 2a. 4 (-e), 5b. 1 tempestuoso 4. 3a. 6 (t. salo) templum: 7. 5a. 4; 24. 4. 2 (in -um); 36. 1. 1 temptat 42. 12. 2 tempus: 4. 5b. 6 (-is expers); 7. 3b. 2 (-is curriculum), 4a. 7 (tunc -is); 10. 4. 3 (-is indicia), 8. 1, 11. 1 (-is otia), 15. 1; 18. 2. 1, 10. 4, 11. 1, 12. 2 (in -e); 25. 9. 2 (-e);

30A. 3b. 10; 33. 3. 1 (eodem -e); 77. 12. 4 (t. in omne), 14. 3 (multis -ibus); 78. 9. 4 (t. in omne); 80. 1. 3 (-a), 12. 6 (-e) tendere: 3. 8b. 5 (tenti); 7. 2a. 2 (tentis) tenebra: 5. 3a. 4 (-as), 7b. 2 (-is); 77. 2. 2 (-is), 12. 3 (in -as); 79. 1. 2 (lux -arum) tenera 23. 1. 1 (t. virgulta) tenere: 5. 9b. 4 (tenet); 6. 7. 3 (tene); 13. 4a. 3 (tenentes), 4b. 3 (tenentes); 22. 2 (tenet); 25. 2. 2 (teneas); 26. 11 (tenet); 77. 15. 3 (tenens) tepidus 40. 1. 1 terit 12. 4a. 4 terra: 5. 7b. 2 (-e tenebris), 10b. 7 (-am); 7. 5b. 15 (in -is); 8. 3b. 12 (in -a); 16. 1. 3 (in -is); 18. 9. 1 (in -am), 9. 2 (de -a); 23. 4. 4 (-am); 40. 1. 2, 2. 2 (-am); 41. 3 (in -is); 77. 1. 1 (in -a) terrere: 11. 3b. 4 (terreat); 82. 2b. 2 (terrebat) terribilis 18. 19. 1 (t. Christus) terrigenis 77. 5. 4 terrore 41. 16 tersisti 78. 3. 3 tertia 4. 4a. 1 et 13. 2b. 1 (t. die) testatur 22. 3 thalami 26. 4 (gaudia t.) thronus: 5. 9b. 3 (-um); 81. 2. 1 (ante -um), 3. 1 (ante -um) thure 5. 6a. 3 tibia: 6. 1b. 1 (-arum flatus); 10. 12. 3; 27. 5. 2 (-e) timere: 5. 5a. 2 (timens); 11. 1b. 2 (timent); 14. 3b. 2 (timens); 33. 3. 4 (timendus); 35. 12. 1 (timent); 79. 3. 3 (timentem) timidi 5. 10a. 7 timiditas 35. 16. 2 timor 11. 2a. 3 timpanista 10. 12. 3 timpanum 6. 7. 10 tincta 5. 10b. 5 tipum 23. 6. 2 tiro 3. 5a. 1; 7. 3a. 20 tollerare: 4. 3b. 3 (tollerat); 42. 10. 1 (tolerat) tollere: 14. 2a. 7 (tolluntur); 77. 25. 1 (tollendo); 79. 2. 4 (tolle) tonorum 12. 2b. 7 (t. vim) tormentum: 8. 3a. 6 (-a); 30A. 3a. 13 (-a) torquens 5. 4b. 1 torret 14. 5b. 6

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torribus 77. 29. 2 tractare: 16. 12. 3; 17. 4. 2 (tractando) tradere: 14. 4b. 4 (tradens); 30A. 4a. 9 (tradit) trahere: 4. 4a. 3 (trahens); 14. 3a. 7 (trahens); 18. 10. 1 (traxit); 35. 11. 1 (trahit) tramite 37. 3 transacta 30A. 5b. 2 transfretato 14. 4b. 1 transierunt 14. 4a. 2 transitorium 18. 8. 1 (honorem t.) translatus 24. 4. 1 transmisit 5. 10a. 3 tremendum 7. 5a. 14 (diem t.) tremula 23. 3. 3 (t. voce) trepidare: 13. 2b. 10 (trepidans); 18. 4. 4 (trepidat) tribuere: 5. 6a. 5; 6. 6. 6 (tribuens); 9. 3b. 4 (tribuit) trifariam 6. 1a. 1 trifidus: 77. 4. 2 (persona t.), 35. 3 trinitas: 4. 5a. 7 (-is); 8. 3a. 7 (-is munere) trinus 10. 16. 1 (t. Deus) tripertiti 37. 2 (t. saporis) triplicis 77. 22. 1 (t. orbis) tripudia 10. 10. 3 tristis, -e: 7. 2a. 4 (-es melos), 4a. 10 (-em severitatem); 14. 2a. 2 (remige -i); 22. 5 (-ia tartara); 48. 3. 5 (-is fuero) tristitia 77. 13. 3 (plena t.) triumphali 4. 7a. 9 (t. potentia) triumphare: 11. 5b. 10 (triumphabat); 22. 5 (triumphanti) triumphus: 3. 4a. 7 (Messie -o); 11. 6b. 5 (inter -os)) truditur 77. 1. 4 truces 17. 3. 4 tubis 11. 4a. 6 (clamor t.) tuere 33. 1. 5 tumbam 30A. 2a. 7 tumidi 6. 1b. 4 (t. oris) tumulus: 5. 6a. 4 (-o), 7b. 9 (-o); 13. 2b. 3 (-o); 77. 26. 2 (sub -o) tundebant 20. 10. 2 turba: 5. 8a. 3; 20. 7. 2 (-e); 27. 6. 3 (-am) turbato 77. 23. 3 (t. mari) turbine 77. 23. 3 turdus 23. 2. 1 turgens 77. 1. 1 (t. Lucifer)

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turma 41. 5 turritus, -a, -um: 25. 6. 1 (-am), 10. 2 (-a) turtur 23. 2. 1 tutela 8. 1b. 11 tutor 17. 4. 4 tutus 42. 7. 1 ubere 17. 6. 3; 77. 20. 3 ubertas 27. 8. 3 ulmis 23. 2. 4 ( sub u.) ultimus 18. 2. 3 (dies u.) unda: 5. 6b. 3, 7a. 8; 11. 4b. 6 (-is obstat); 20. 9. 2 (-am); 77. 23. 4 (-as) ungere: 3. 3b. 6 (unctus Domini); 43. 8 (unxerunt); 82. 3b. 1 (uncxit) unigenitus 77. 17. 4 universis 27. 3. 2 (u. cibis) unus 6. 3. 14; 10. 16. 1 urbs: 3. 8a. 2 (-ium domna); 5. 8a. 4 (-e); 11. 2b. 3 (-es); 24. 1. 1 (-is antistes); 30A. 1b. 1 (-is civis) uritat 25. 4. 1 uritur 42. 11. 1 usia: 4. 1a. 1 (-ae), 5b. 3 uti: 35. 18. 2 (usus est); 45. 2 utilem 12. 3a. 11 (u. notitiam) utilitates 3. 8a. 10 uxor: 6. 6. 1 (-em); 14. 5a. 2 (ad -em); 47. 1. 4; 77. 9. 1 vacare: 7. 4b. 15 (vacans); 14. 2b. 2 (vacat) vadit 12. 4b. 4 vadosas 14. 5b. 3 (v. sirtes) vagus, -a, -um: 14. 2a. 9 (-um), 4a. 3 (mercator -us) valde 7. 2b. 5 (v. fidum); 10. 7. 2 (v. facta); 77. 8. 2 (vere v.) valere: 8. 3b. 9 (valeamus); 10. 2. 3 (valent), 10. 1 (valet); 16. 5. 2(valeat), 12. 3 (valeant); 18. 11. 3 (valet); 38. 5 (vale), 6 (valeas); 44. 7 (vale) validus, -a, -um: 36. 1. 6 (-a prece); 77. 23. 4 (ventos -os) valitudine 26. 8 vanitatem 18. 5. 2 varius, -a, um: 3. 2b. 1 (-am discordiam), 5b. 6 (tempestates -e); 6. 1a. 4 (-is generibus); 78. 8. 3 (-um reatum)

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vastant 11. 2b. 4 vates 82. 1a. 1 vectem 5. 9a. 4 vectus 48. 2. 5 (v. fueris) velamini 30A. 1b. 5 velox 23. 5. 1 (v. hirundo) velum: 14. 3c. 12 (-a), 4a. 6 (-a); 27. 2. 2 (-is) venatum 15. 3a. 4 vendicasti 6. 6. 2 vendito 14. 4b. 6 venerabilis 22. 1 venerandus, -a, -um: 8. 3a. 1, 3b. 6 (-a trinitas) venia: 5. 8a. 9 (exemplum -e); 18. 18. 1 (-am); 30A. 5a. 9 (-am); 78. 8. 2 (-am) venire: 4. 4b. 1 (venturus); 6. 4. 11 (veniendo); 11. 2a. 4 (venturus); 13. 3. 3 (venisti); 18. 2. 3 (venit), 10. 4 (antequam veniat), 15. 2, 17. 4 (antequam veniat), 19. 1 (veniet), 20. 1 (venit), 22. 4 (veniunt); 20. 5. 3 (cito venite), 7. 1 (venit), 12. 2 (venerunt); 25. 3. 1 (veni, bis), 4. 2 (veni), 5. 2 (venias); 27. 1. 1 (venito), 10. 1 (veni); 49. 1. 1 (veni), 2. 1 (veni), 3. 1 (veneris); 77. 14. 4 (venit), 29. 1 (venturus erit); 82. 4b. 1 (veniat ad vos) venter: 6. 1b. 3 (folle -is); 36. 1. 3 (-is porta) ventivola 14. 3c. 11 ventos 77. 23. 4 ventosus 14. 5b. 2 (v. furor) ver: 10. 3. 1 (-e), 7. 2 (-is letitia); 40. 2. 1, 6. 1 (-is gratia) vernarum 41. 5 (turma v.) verus, -a, -um: 8. 4. 8; 10. 2. 3 (arte -a); 16. 5. 3 (Deo -o); 18. 18. 3 (-am animam); 35. 1. 2 (ex -o); 77. 21. 3 (-us homo), 22. 2 (-a salus); 78. 5. 1 (hominem -um) verbum: 2. 4; 5. 3a. 1, 4a. 4 (-o), 8b. 4 (-o), 10a. 8 (-a); 7. 3a. 3 (sarculo -i); 10. 14. 2 (in -is); 35. 10. 1 (-o); 42. 11. 1 (-is); 77. 16. 4 (v. Dei); 80. 2. 5 vergit 23. 4. 3 veritatem 12. 1b. 1 vermis 5. 2a. 6 versat 14. 3b. 3 (dolos v.) vertere: 5. 7a. 9 (versa); 6. 8. 3 (vertendo) vescuntur 77. 9. 3

veste 42. 3. 2 vestigando 12. 1b. 3 vestimenti 82. 3a. 4 (v. partem) vestire: 7. 4b. 10 (vestivit); 23. 1. 1 (vestiunt*) vestis: 5. 10b. 5 (-e); 42. 3. 2 (-e); 77. 11. 3 (-e) vestitu 82. 3a. 5 (de v.) vetiti 77. 9. 4 (v. fructus) vetulus 35. 11. 1 vetus: 12. 1b. 2 (-es); 42. 1. 1 (patrum -um) vetusta 77. 13. 1 (vita v.) via: 7. 3a. 24 (-am); 12. 1b. 6 (-am) viatori 10. 5. 3 vice 14. 3b. 7 (una v.) vicinis 35. 20. 1 ( a v.) victimas 35. 14. 2 victor: 5. 9b. 2; 11. 5a. 4; 82. 5. 4 victoriam 30A. 5a. 16 videre: 6. 4. 6 (videndo), 6. 9 (visus sim); 10. 13. 1 (videaris); 18. 5. 2 (ut videas), 10. 2 (vide); 20. 2. 2 (vidit); 20. 10. 1 (videntes sorores); 24. 1. 2 (vidit), 4. 2 (vidi); 25. 2. 2 (videas); 40. 4. 1 et 5. 2 (video); 48. 2. 7 (viderim); 77. 8. 1 (vidit), 11. 4 (se vident) vidua: 3. 7b. 4 (-arum voces); 9. 2b. 4 (-is); 16. 12. 2 (causas -arum); 17. 4. 4 (-arum tutor); 41. 18 (consolamen -arum) vigeto 80. 11. 1 vigilare: 33. 1. 4 (vigilando); 77. 23. 2 (vigilans) vigore 8. 3a. 3 villas 11. 2b. 4 vincere: 5. 8a. 6 (victa); 9. 3a. 6 (vicit); 10. 6. 2 (vincit); 11. 6a. 10 (vicit); 14. 6. 4 (vicerat); 22. 2 (vicit); 30A. 4a. 3 (victus); 35. 8. 1 (vicisse); 82. 5. 4 (vicit) vinculum: 13. 2a. 5 (-o); 30A. 1b. 10 (-o); 41. 9 (-a) vindictam 35. 5. 2 vinea 7. 3a. 4 vinum: 5. 7a. 9; 24. 5. 2 (pocula -i), 6. 3; 27. 3. 3 violatus 78. 6. 2 (v. intus) vir: 12. 2b. 1; 14. 2b. 6 (inmemor -i); 18. 1. 1; 20. 7. 2 (turba -orum); 24. 4. 1; 25. 8. 1 (-um); 30A. 4b. 1 (nupta -i); 33. 4. 2; 42. 13. 2; 43. 10 (-i); 82. 1a. 4

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viret 26. 9 virgineus, -a, -um: 26. 5 (-as choreas); 77. 16. 3 (-o in alvo), 18. 2 (-o honore) virgo: 4. 7a. 8 (-es); 8. 3a. 11 (-is agnum); 30A. 3a. 2; 36. 1. 1; 41. 18 (-um constantia); 47. 2. 1; 77. 17. 4 (unigenitus -is), 18. 4; 80. 4. 4 (in alvo -is); 83. 1. 1, 6. 1 (v. -um) virgulta 23. 1. 2 virtus: 7. 4b. 18 (-um ornamentis); 11. 7. 4 (-es); 12. 3b. 11 (-i subicere), 4a. 2 (-i contraria), 4b. 1 (-um gradibus); 26. 5 (-e); 38. 6 (-e); 41. 8 (-um flore); 42. 2. 1 (-ibus); 77. 13. 1 (-e); 78. 12. 2; 82. 2a. 4 (-e) vis: 3. 5a. 9 (cunctis -ibus); 12. 2b. 9 (-im); 20. 1. 3 (-ibus), 4. 1; 25. 3. 2 (-ibus); 35. 5. 2 (-ibus) viscera 47. 1. 4 visendo 6. 5. 12 visitavit 5. 2a. 3 vita: 3. 8b. 4 (dediti -e), 8b. 7 (-am); 5. 8a. 2 (-e flamen), 8b. 2 (-e lumine) et 4 (domo -e), 10a. 8 (verba -e); 6. 5. 2 (tedet -e) et 13 (-a comite); 7. 1a. 12 (-e), 4b. 15 (vacans -ae); 8. 1a. 5 (honor et -a); 12. 1a. 1 (-e dator), 3b. 5 (-e congruam), 4b. 9 (-e gaudia), 5. 1 (-e dator) et 6 (-e participes); 13. 4b. 1 (-am); 17. 2. 3 (-e fuit); 18. 4. 4; 33. 4. 4 (-e); 36. 1. 3 (-e ianua); 38. 1 (-e norma); 41. 11 (-e); 77. 5. 1 (flamine -e), 13. 1, 21. 1 (-e panis); 78. 10. 1 (-a fragili); 80. 11. 2 (-ā); 82. 1a. 2 (magnus -e), 3b. 5 (-am), 4b. 3; 83. 1. 3 (post cursum fragilis -e) vitium: 12. 3b. 10 (-iis subicere), 4a. 1 (-iis paret); 18. 12. 3 vivere: 7. 3b. 11; 8. 2b. 6, 3b. 12 (viventium); 16. 4. 3 (vivat); 17. 5. 4 (vixit); 18. 23. 4 (vivat); 25. 1. 2; 33. 4. 2 et 3 (vivat); 35. 2. 1 (vivebat), 15. 2 (pro votis viventium); 36. 2. 7 (vivis); 42. 3. 1; 77. 3. 4 (reptile vivens), 6. 4 (vivat), 35. 4 (vivens); 78. 2. 4 (vivis); 83. 1. 4 vivificans 77. 27. 4 vivificis 30A. 6. 9 (v. sacramentis)

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vivus, -a, -um: 8. 4. 8 (-us); 12. 2a. 9 (denuo -um); 16. 5. 3 (Deo -o), 10. 3 (-o Cuonrado); 33. 1. 5 (-os subst.); 44. 5 (illum -um); 77. 21. 2 (-us), 25. 3 (deitas -a); 81. 2. 1 (Dei -i), 3. 2 (Deo -o), 4 (Dei -i) vocare: 11. 4a. 4 (vocant); 12. 3a. 15 (vocavit); 20. 4. 3 (vocans); 24. 5. 3 (vocatis); 82. 1b. 2 (vocabatur) volans 23. 4. 1 volitare: 10. 7. 1 (volitando); 11. 2a. 5 (volitat); 47. 2. 2 (volitando circumcirca) volubilem 12. 1a. 4 volucer: 6. 2a. 2 (sonus -um); 10. 6. 2 (-um catervulas); 40. 3. 1 (-es); 77. 3. 3 (-es) voluntariam 42. 10. 2 voluntatem 30A. 3b. 13 voluptati 17. 5. 4 volutis 14. 3a. 1 voracem 20. 2. 2 (lupum v.) voravit 20. 9. 3 votum: 6. 7. 6 (-i honorem); 35. 14. 1 (-a), 15. 2 (pro -is) vox: 3. 1. 1 (-es), 7b. 6 (-es), 9. 9 (-es); 5. 6b. 4; 6. 1a. 4 (discrepantia -um); 7. 3b. 24 (-em); 9. 6. 3 (-is simphoniae); 10. 1. 2 (-e), 2. 1 (-e), 4. 3 (-es), 5. 1 (-e), 6. 1 (-is pulchritudo), 8. 3 (-is organa), 9. 3, 10. 1, 13. 2 (in -e), 15. 1; 20. 4. 2 (-em), 5. 1 (-em); 23. 3. 3 (-e); 33. 1. 1 (-em); 42. 7. 2 (-e); 43. 3 (-em) vulgus 11. 4b. 5 vultu 9. 2a. 1 Y 12. 3b. 1 (Y Grecam) ydra 37. 5 ymeris 77. 8. 3 (ter bis y.) ymnum 81. 3. 2 zabulon 43. 12 zabulus 77. 10. 1 zelum 18. 23. 1 zephirus 40. 1. 1

INDICI

Indice dei nomi e delle cose notevoli abecedaria: 10; C18 accompagnamento musicale: C7 Adamo: 13. 2a. 9; 77. 9. 1 Adela, soror: 20. 8. 1, 12. 1 Adelsliteratur: 7 Adige, fiume (?):48. 2. 5; C48 adonio: C79, C80 Agatha, soror: 20. 8. 2 Agostino, santo: C5, C6 Agrecio, vescovo di Treviri: 25. 5. 1 Alfrad, soror: 20. 1. 2, 5. 2, 8. 1, 11. 2 Amarcio Gallo Pisiosistratus, Sesto: 3; C12, C14, C82 Anfilochio d’Iconio: C30A Analecta Hymmica: C13, C22, C41, C44, C47, C79 Anonyms Haserensis: C14 Anthologia Latina: C10, C23 Aquisgrana: 16. 2. 2; C3, C16 Archemoro: C31 Argia: C29 aritmetica: C45 arti liberali: C37 asclepiadeo ritmico: C48 Atropos: 48. 2. 3 Bad Langensalza: C20 Bamberga (Mons Bavonis, Mons Pavonis, Paperberga): 9. 4c.1; C9, C17, C25 Basilio, santo: 10; 30A. 4b. 11, 5a. 1, 13, 5b. 6, 15, 6. 1, 5, 7; C30A Bavari: 9. 4b. 1; 17. 3. 4 Baviera: 19. 1. 4 Beda il Venerabile: C18 Bibbia: C77 Cantico dei Cantici: 8-9; C14, C25, C27, C40, C48, C49, C77 Ezechiele: C41 Genesi: C4, C18, C47 Geremia: C47 Isaia: C5, C12, C14 Maccabei: C4 Proverbi: C35, C48 Re: C7, C81, C82 Salmi: C35 1

Apocalissi: C7 Atti degli Apostoli: C4 s. Paolo Epistola agli Efesini: C4, C25, C47 s. Paolo Epistola ai Filippesi: C4 Vangelo di Luca: C24, C35, C44 Vangelo di Giovanni: C4, C35 Vangelo di Matteo: C4, C5, C7, C12, C24, C35, C41, C47 Apocalisse di Paolo: C81 Gesta Pilati: C13 Ps. Vangelo di Nicodemo: C13 Boezio, Anicio Manlio Torquato Severino: 2, 6; 50-76; C10, C12, C77 Borgogna: C16 Bosra: 5. 10b. 5 Bottiglieri C.: 12 Brioude: C43 Canterbury: 1-2 canto ‘a solo’: C2 canto corale: C2 Carlomanno: C5 Caput gemmato: C23 Carmina Burana: 1; C19, C37 Carmina Cantabrigiensia: 1 6, 7 C2, C5, C30; 2 C1, C5, C30, C43, C45; 3 C2, C7, C8, C9, C16, C17, C33; 4 7 C5, C8; 5 7 C14; 6 10 C2, C14, C30; 7 C4, C16; 8 7; 9 C7, C16, C17; 10 6 C2, C23, C40; 11 7 C5, C14; 12 6 C3, C7, C14, C21, C45, C82; 13 7; 14 10 C5, C6, C11, C15, C24, C35, C42; 15 10-11 C5, C6, C14, C24; 16 C3, C17; 17 C7, C9, C16; 18 6-7, 10-11; 19 8 C28; 20 10 C6, C14; 21 6 C2, C12; 22 8, 11 C44, C79; 23 6-9 C7, C40; 24 10 C6, C14; 25 11; 26 11; 27 8-10 C28, C39, C40, C48; 28 8-10 C19, C27, C39, C48; 29 C6, C31, C32, C34, C46; 30 5 C1, C2, C6; 30A 5, 10-11 C28, C30, C42; 31 C29, C32, C46; 32 C29, C46; 33 C17, C43; 34 C29, C37, C46; 35 10-11 C6, C14, C42; 36 7; 38 7; 39 8-10 C27, C48; 40 8-11; 41 7; 42 6, 10 C6, C14; 43 C2, C7, C30, C44;

Con un numero in corsivo vengono indicate le pagine dell’Introduzione.

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INDICI

44 7 C45; 45 C2, C3, C12; 46 6, 9 C29; 47 7 C46; 48 6, 8-10 C40, C46; 49 8-10 C27, C39, C48; 50-76 6, 9, 11 C48; 77 7; 78 11; 79 11 C78, C80; 80 11 C79; 81 7 C82; 82 7, 11 C12; 83 7 Catullo, Gaio Valerio: C14 Cecilia, santa: 26. 1; C26 Cesarea: 30A. 1b. 1 cherubini: 81. 4. 1 Chevalier, U.: C27 chiesa: C47 choraula (choraules): C1 Cicerone, Marco Tullio: 10; C6 Cinzia (luna): 77. 2. 2 Claudiano, Claudio: C11 Cloto: 48. 1. 6 Clotho colum baiolat: C48 Cluny: C45 Cobbo: 10; 6. 2b. 3, 4. 1, 5. 10, 7. 3, 8. 1; C6 Colonia: 2; C7, C14, C16, C26 commedia: C37 conductus: C12 Consonantia cuncta musica: C45 contemptus mundi: C18 contrafactum: C5, C10, C14, C20 Corrado II, imperatore: 3; 3. 3b. 5, 8a. 5, 8b. 9; 16. 3. 3, 4. 3, 6. 3, 7. 3, 10. 3, 11. 3; 33. 2. 4; C3, C7, C16, C17, C33 Corrado II di Carinzia: 33. 3. 5; C33 Corrado il Rosso, duca di Lotaringia: 7; 11. 3b. 1; C11 Costanza (CH): 14. 1b. 1; C14 Credo: C4 Cristo: 7-8; 1. 1; 3. 5b. 7, 7b. 3; 4. 3a. 8, 5b. 2, 8. 3; 7. 1a. 7, 3a. 4 et 20, 3b. 13, 5b. 4; 8. 2b. 2, 3b. 11; 9. 1a. 9, 4c. 2; 13. 5. 2; 16. 3. 2, 6. 1, 8. 3; 17. 1. 5, 7. 2, 8. 4; 18. 18. 1, 19. 1, 21. 1; 22. 5; 23. 6. 3; 24. 4. 2, 6. 2, 12. 2; 26. 2, 3; 30A. 2b. 9, 3b. 4; 33. 2. 1; 36. 1. 1; 44; 77. 24. 1, 25. 1, 31. 3, 32. 1; 78. 1. 2, 7. 2, 10. 3, 12. 1; 79. 1. 1; 80. 1. 2, 12. 2; 81. 3. 4; 82. 5. 3; 83. 2. 1; C2, C4, C5, C13, C17, C23, C77, C78, C80, C82 crotta: v. rotta Danubio: 11. 4b. 8 David: 7; 3. 4a. 6; 81. 1. 1, 2. 2, 3, 4, 3. 3; 82. 1a. 1, 2b. 3, 3a. 1, 3b. 5, 4a. 3, 5. 1, 5; C17, C81, C82

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Deucalione: C48 Deutz, monastero: C7 dimetri giambici: 11 Dio: 1. 3; 3. 3b. 6, 8b. 10; 4. 1a. 7, 3a. 9, 4a. 2, 5b. 2 et 5, 6a. 3, 6b. 4, 8. 3; 5. 1. 2, 3a. 1, 3b. 6, 4a. 6, 6a. 5, 7a. 3, 8b. 7; 7. 1a. 7, 2b. 3, 3b. 5, 5a. 5; 8. 2a. 2, 2b. 2-3, 3b. 2; 10. 16. 1; 12. 1a. 2, 5. 2; 13. 4b. 4, 5. 4; 16. 4. 2, 5. 3; 17. 8. 1; 18. 7. 3, 16. 2, 23. 2; 20. 13. 3; 22. 2, 4, 8, 9; 24. 9. 1; 25. 11. 1; 30A. 1a. 10, 5a. 7, 5b. 12, 16, 6. 11; 33. 1. 5; 35. 17. 2; 36. 1. 5, 2. 7; 41. 9, 21; 42. 12. 1; 47. 2. 1; 77. 16. 4, 19. 1, 28. 3, 30. 3, 4; 78. 2. 1, 12. 1; 81. 2. 1, 3. 2, 4; 82. 1a. 1, 1b. 4; 83. 1. 1; C2, C4, C7, C9, C10, C12 Ebbone di Worms: 3 Ecbasis cuiusdam Captivi per tropologiam: 10; C15, C20 Ekkehart I di San Gallo: C5 Ekkehart IV di San Gallo: C5 Enea: C34 Enrico, dux: 19. 1. 3, 2. 3, 4. 1, 5. 1, 7. 1 et 2 et 3, 8. 3; C19 Enrico II imperatore: 3. 6a. 1; 9. 1a. 5; 17. 1. 5, 2. 2, 5. 1, 8. 1; C3, C7, C9, C16, C17, C43 Enrico III imperatore: 2-3; 16. 1. 2, 4. 3, 6. 3, 8. 3, 10. 3, 11. 3; C3, C16, C33 Epifania: C1 Eriberto, vescovo di Colonia: 7. 2a. 8; C7, C16 Eriberto, vescovo di Eichstätt: C14 Ermanno IV di Svevia: 33. 3. 3; C33 Erode: 5. 5a. 1 Ettore: C34 Eucario, vescovo di Treviri: 25. 4. 1 Euforbo: 12. 2a. 6; C12 Eugenio da Toledo: C10, C23 Eurialo: C6 Europa: 17. 7. 1 Eva: 13. 2a. 9; 77. 7. 4, 10. 3 exemplum: C42 fabliau: C14, C24 fabulae: 10; C6 favole: C14 Filistei: 82. 1b. 4 Franchi: 9. 4b. 1; 11. 4b. 3; 16. 3. 1; 17. 3.

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2; 33. 3. 5 Francia: 12 Fritherun, soror: 20. 12. 1 Fulberto di Chartres: C10, C42

Isaia: 82. 1a. 1 Isidoro di Siviglia: C6, C12 Israele: 82. 3b. 2 Italia: 9. 4a. 1; 16. 4. 1

Gallia: 16. 4. 1 Gelboe: 82. 4b. 3 Germania: 12; 16. 4. 2; C12, C14 Gesù v. Cristo Giacobbe: C47 Gionata: 82. 2a. 3, 4a. 3, 4b. 3 Giordano, fiume: 5. 6b. 3 Giovanni il Battista: 5. 6b. 1; 24. 5. 1, 6. 2 Giovanni il Piccolo: 42. 2. 1, 8. 1, 9. 1, 10. 1; C42 Girolamo, santo: C82 Giudea: 5. 10a. 9 giudizio universale: C13 Giuliano, santo: 43. 13; C43 Giuliano da Toledo: C23 Giuramenti di Strasburgo: C19 Giuseppe, santo: 5. 4a. 1 Godescalco di Orbais: 7, 11; C78, C79, C80 Goffroy de Vinsauf: C14 Golia: 82. 1b. 3; C82 graduali: C4, C13, C44 grammatica: C37 Gregorio Magno: C4 gregoriano: C5 Grona: C9, C17 Gudinus di Luxeuil: C43 Guglielmo: 43. 5; C43 Guglielmo, vescovo di Magonza: C43 Guglielmo I, conte d’Aquitania: C43 Guido d’Arezzo: C10 Gunnhild, regina: 33. 3. 2; C33

Lachesi: 48. 2. 2 Lai de la rose: C15 Lai du chèvrefeuil: C15 lais: C15 lamentationes: C29, C46 Lantberto di Deutz: C7 Lantfrid: 10; 6. 2b. 3, 5. 1, 7. 1; C6 “Laudate Dominum”: 35. 19. 1; C35 Lazzaro: 5. 7b. 1; 77. 22. 3 Lech, fiume: 7; 11. 4b. 7; C11 Leopoldo I d’Austria: C25 Lia: C47 Libri de vitis patrum: C30A Liebinc (modus): C11, C14 liturgia: C1, C3, C4, C5, C8, C13, C81 littera Pythagorae: C12 Liuppo, miles: C14 Lo Conte F.: 12 Lucano, Marco Anneo: C14 Lucifero: 77. 1. 1, 6. 1 Lügenmärchen: C15 Lupo di Ferrières: CC50-76

Haupt, M.: C20 Heriger, vescovo di Magonza: 24. 1. 1, 3. 1, 6. 1, 11. 1; C24 Homburg a. d. Unstrut: 2; 20. 1. 1; C20 Hucbald di Saint-Amand: C30 Inghilterra: 12 innari: C1 inni: C1, C16, C17, C22, C27, C44, C45 innografia: 8; C10, C23, C27, C41, C45, C48 iocator: C12, C14, C82 Ipsipile: C31

ma ten tetraden: 12. 3a. 13 Macrobio, Ambrogio Teodosio: C3, C12 Magi 5. 5a. 7 Magonza: 2; 24. 1. 1; C3, C24, C43 Mallio Teodoro: C23 manoscritti Alençon, Bibliothèque municipale, 10: 18; C37 Bern, Burgerbibliothek, 239: C34 Bern, Burgerbibliothek, 455: 5 Bruxelles, Bibliothèque Royale ‘Albert Ier’, MS 955 (10779-10780): C30 Bruxelles, Bibliothèque Royale ‘Albert Ier’, MS 5325-5327: C34 Bruxelles, Bibliothèque Royale ‘Albert Ier’, MS 5337-5338: C31, C32 Budapest, Országos széchényi könyvtar, 7: C34 Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Barb. lat. 74: C31 Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica

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Vaticana, Reg. lat. 1671: C34 Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Reg. lat. 2090: C34 Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Ashburnham 23: C34 Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, plut. 38. 7: C31 Firenze, Biblioteca Riccardiana, 652: C10 Frankfurt a. M., Stadt- und Universitätsbibliothek, Fragm. lat. I. 56: 2, 11 Fulda, Hessische Landesbibliothek, C 11: C37 Genève-Cologny, Bibliothèque Bodmer, 154: C31 Kassel, Landesbibliothek, 2° Ms. poet. 8: C32 Klosterneuburg, Stiftsbibliothek, 742: C34 Leiden, Bibliotheek der Rijksuniversiteit, Voss. lat. Q. 69: 5 Leipzig, Universitätsbibliothek, Rep. I, 12: C29 Modena, Archivio Capitolare, O. I. 4: 5 Montecassino, Archivio della Badia, ms. 318: C48 München, Bayerische Staatsbibliothek, clm 4660: 18; C37 München, Bayerische Staatsbibliothek, clm 6396: C31, C32 Napoli, Biblioteca Nazionale “Vittorio Emanuele III”, IV. G. 68: 5 Napoli, Biblioteca Nazionale “Vittorio Emanuele III”, Vind. lat. 5: C34 Paris, Bibliothèque nationale de France, lat. 242: C6 Paris, Bibliothèque nationale de France, lat. 1118: 5; C10 Paris, Bibliothèque nationale de France, lat. 1121: 5 Paris, Bibliothèque nationale de France, lat. 1154: 5 Paris, Bibliothèque nationale de France, lat. 1928: 5 Paris, Bibliothèque nationale de France, lat. 4629: 5 Paris, Bibliothèque nationale de France, lat. 7979: C46 Paris, Bibliothèque nationale de France, lat. 8051: C31, C32

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Paris, Bibliothèque nationale de France, lat. 8069-II: C34 Paris, Bibliothèque nationale de France, lat. 9344: C34 Paris, Bibliothèque nationale de France, lat. 10317: C31, C32 Paris, Bibliothèque nationale de France, lat. 16668: C18 Paris, Bibliothèque nationale de France, nouv. acq. lat. 1627: C32 Sankt Gallen, Stiftsbibliothek, ms. 30: C14 Trento, Biblioteca Comunale, 1660 TC: C34 Verona, Biblioteca Capitolare, LXXXVIII (83): 5 Verona, Biblioteca Capitolare, XC (85): 5 Wolfenbüttel, Herzog-August Bibliothek, Gud. lat. 66: 6-7; C34 Massimino, vescovo di Treviri: 25. 5. 1 Maria Vergine: 8; 4. 3a. 1; 5. 3a. 6, 10b. 3; 8. 1a. 4, 2b. 4, 3a. 11, 4. 3; 9. 5a.1; 16. 11. 1; 19. 1. 1; 23. 6. 3; 36. 1. 2; 80. 5. 6; C4, C7, C16, C23, C40, C41, C47, C80, C83 Marziano Mineo Felice Capella: C12 Materno, santo: 25. 4. 2; C25 melodia: C1, C5, C10, C14, C15, C29, C38 Meginberga, monaca: 26. 8 Merehilt, monaca: 26. 9 Messia: 3. 4a. 7 Minnesang: C28 “Miserere”: 35. 13. 2 modulatio: C14 modus: 6-7; C5, C10, C11, C45 monocordo: 6; C10 Musa: 80. 9. 6 Neobule: C46 Nettuno: 48. 2. 4; C48 Nevers: C44 Nicezio, vescovo di Treviri: 25. 6. 2 Niso: C6 Nordrhein-Westfalen: C8 notazione neumatica (diastematica/ adiastematica): 6, 8; C29, C48, CC50-76 Notchero I di San Gallo: C47 Noto, vento: 14. 2a. 10 O Roma nobilis: C48 Offertorium pro defunctis: C13 Officium fatuorum: C44

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olifante: C45 Olimpo: 77. 12. 1; 80. 1. 2 Orazio Flacco, Quinto: 6-7, 9-10; C11, C14, C29, C46 Otdinc (modus) 11. 1a. 4; C11 Ottone, keisar: 19. 2. 2, 3. 1, 6. 1, 7. 2; C19 Ottone I imperatore: 7; 11. 1a. 1, 3a. 2; C3, C11, C43 Ottone II, imperatore: 11. 5b. 2; C11, C14 Ottone III, imperatore: 7; 11. 6a. 2; C7, C11 Ottone di Frisinga: C33 Ovidio Nasone, Publio: C12, C48

Remigio di Auxerre: C12 Reno: 7. 5a. 8; C1 resurrezione: C13 ridiculum: 10; C14, C24, C35, C42 Rikila, soror: 20. 8. 2 Roma: 3. 8a. 1; 9. 4a. 1; 17. 7. 2; C3, C9 Roman de Renart: C35 Romani: 3. 3a. 3, 7a. 1; 16. 3. 1; 17. 3. 2 Rosvita di Gandersheim: C30A rotta: C45 Rügelied: C18 Ruperto di Deutz: C7

paidikon: C48 panegirici: C3 Paolino, vescovo di Treviri: 25. 6. 2 Paolo, santo: C5 Parche: C48 parodia: C20 Parti: 11. 3a. 2 et 8, 4b. 4 et 9, 5a. 2; C11 Pasqua: C44 Pater noster: 35. 17. 1-2; C35 Pentecoste: C4 Persio Flacco, Aulo: C12 Pfister Ch.: C10 Pietro, santo: 24. 8. 1; 25. 4. 1; C25 Pilato: 13. 2b. 11 Pilgrim, vescovo di Colonia: 16. 2. 3, 9. 1; C16 Pirra: C48 Pitagora: 7. 3a. 25; 12. 2a. 3; 45. 3; C3, C7, C12, C45 Placebo: 35. 15. 1; C35 planctus: C7, C9, C17, C23, C40, C43 plurilinguismo: 8; C19, C28 poesia: C37 Polinice: C29 Poppo, vescovo di Treviri: C25 practica: C10 preamboli: C6, C37, C43, C45 preghiere: C36, C78, C83 preludi: C6 Proterio: 10; 30A. 1b. 2; C30A Prudenzio Clemente, Aurelio: C9

Saint-Denis (Parigi): C23 Saint-Martial (Limoges): C10 salterio: C81 salutatio: C38 Salve festa dies: C44 Samuele: 82. 3b. 1 San Gallo (CH): C14 Sanctus: 81. 4. 2-4 Santa Maria di Albaneta (I): C48 Sassoni: 17. 3. 3 satira: C37 Saul: 81. 1. 8, 2. 8., 3. 8, 4. 8; 82. 1b. 3, 2b. 1, 3a. 1, 5, 3b. 3; C82 scurrae: C6 Sedulio: C5 Sens: C44 sequenza: C3, C47 serafini: 81. 4. 1 Servio Mario Onorato: C12 sinagoga: C47 Simeone, santo: 25. 7. 2; C25 sistema guidoniano: C48 Slavi: 17. 3. 4 Spirito Santo: 4. 5b. 2, 8. 4; 5. 10a. 1; 7. 1a. 8; 8. 4. 9; 36. 1. 5, 2. 8 Stazio, Publio Papinio: 6; C29; C31 Stefano II, papa: C7 Stella F.: 10, 12 St. Galler Spottverse: C14 Strecker K.: 11 strofe saffica: 11; C78 Svevi: 14. 1a. 5, 1b. 2, 6. 2; 15. 3a. 1, 4. 2; 17. 3. 3; C14 Svevia: C14 Svizzera: C14 symbolum apostolorum: C4

Quintiliano, Marco Fabio: 10 Rabano Mauro: C5 Rachele: 7; 47. 1. 1; C47 Raterio, vescovo di Verona: C48

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teopaschita, eresia: C77 teoria musicale: 6; C3, C6, C10, C21 Terra Santa: C25 Teti: 48. 2. 4; C48 Teutoni: 11. 4a. 9 Thietmar von Merseburg: C14 Titano: 77. 2. 1 toni (gregoriani): C5 translatio studii: C37 trenodia: C16 Treviri: 2; 25. 10. 1; C25 Troia: 12. 2a. 5 tropari: C10, C44 tropi: C2, C30, C38, C44 Turingia: C20 Ungari: 11. 2a. 6; C11 Una, monaca: 26. 11 Uoda, monaca: 26. 7 Ursequenzensammlung: 3 Utrecht: C33

Valeriano, imperatore: 26. 4 Valerio, vescovo di Treviri: 25. 4. 2 Venanzio Fortunato, Onorio Clemenziano: 8, 11; C4, C22, C79 Venere: 48. 1. 1 Verona: C23, C48 Villiers Ch. de: C10, C42 Virgilio Marone, Publio: 6-7; 11. 7. 8; 37. 9; C6, C11, C29, C34, C37 vita sancti Basilii (BHL 1022-1024): C30A Vitae patrum: C42 Vittore, santo: 8. 1a. 12, 1b. 2, 2a. 16, 3b. 1; C8 voces animantium: C23 Winterfeld, P. von: C30, C43 Wipo: 3; C3, C16, C17, C33 Worms: 3 Xanten: 2; 8. 1b. 4; C8 Ysengrimus: 10

Finito di stampare nel mese di Gennaio 2010 presso le Industrie Grafiche della Pacini Editore S.p.A. Via A. Gherardesca • 56121 Ospedaletto • Pisa Tel. 050 313011 • Fax 050 3130300 www.pacinieditore.it