Carlo Marx

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Mons.

FRANCESCO OLGIATI

CARLO

MARX

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VIta e Pensiero

PROPRIETÀ

LETTERARIA RISERVATA 1964

Ristampa della sesta edizione·

PRIMA SECONDA TERZA QUARTA QU INTA S ES TA

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EDIZIONE: 1918 EDIZIONE: 1920 EDIZIONE: 1922 EDIZIONE: 1948 EDIZIONE: 1948 EDIZIONE: 1953

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Largo A. Gemelli l! Milano

SOMMARI O

Prefazione alla quarta

edizione

pag.

IX

Avvertenza alla sesta edizione

:.

XVII

Nota bibliografica

:.

XIX

CAPITOLO PRIMO

MARX ED I PROBLEMI DELLA SUA E POCA

. Cr.

-

4-.

-

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j. �:

-

-

-

pag. l

Gli alberi della libertà Battaglia tra conseiVatori e liberali Illuminismo e romanti cismo . La destra e la sinistra hegeliana . Il socialismo europeo nella prima metà del secolo decimonono Le fonti del pensiero marxista

2 5 8 12 19

CAPITOLO SECO��

LA VITA D I CARLO MARX l. - Carlo Marx e gli Ebrei . 2. - Il battesimo di Marx 3 . - Gli anni della giovinezza 4-. - Gli studi di Marx . 5. - Marx e la libertà di stampa 6 . - M arx e la R heinische Zeitung 7. - Una nuova rivista a Parigi 8. - Marx e la critica della filosofia del diritto di Hegel 9 � - Marx a Parigi ed il dissidio con Proudhon l O. - Engels e Marx . 1 1 . - Da Parigi a Bruxelles topi 1 2.· - La Santa Famiglia e un libro per 1 3 . - L'ideologia tedesca 14. - Gli articoli di Marx in un giornale di Bruxelles

pag.

22

»

25 27 28 30 37 39 4-7

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»

»

50 52 56 65 66 69

»

71

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VI

SOMMARIO

pag. 1 5 . - L'attività di Marx a Bruxelles . » Dalla Lega dei giusti al Manifesto » 17. - Il Manifesto del partito comunista 1 8. - La rivoluzione del 1 848 e la Neue Rhei:. nische Zeitung -.� •i 19. - Il .processo di Colonia . . » .. 20. - Carlo Marx a Londra » 2 1 . - Carlo Marx e i profughi » 22. - Il carattere di Carlo Marx » 23. - Marx e gli avvenimenti storici del suo » tempo » 24. - Marx e lo studio 25. - Per la critica dell'economia politica :. 26. - D as Kapital » » 27. - Le disgrazie di Marx giornalista » 28. - Il processo dei comunisti di Colonia 29. - Marx ·e Bismarck » » 30. - Marx e Lassalle 3 1 . - Marx e la Germania dopo la morte di Las» salle » 32. Marx e l'Internazionale . » 33. - Marx e la rivoluzione » 34. - Malattie, viaggi e morte d i Marx ·16.

-

-

73 75 82 84 89 93 98 101 1 06 111 115 1 16 1 19 1 20 1 24 1 24 1 29 131 132 133

CAPITOLO TERZO

LA CULLA DEL MARXISMO

pag.

139

pag.

1 56

» »

1 56 1 60

»

169

' »

1 75 178 1 80 181 1 85

CAPITOLO Q.UARTO

LA FIWSOFIA D I MARX ._l. -3� 4. 5� .-6. �7 . _8. -

__2.

-

__

Lo sviluppo del pensiero filosofico di Marx L'idealismo di Hegel Il materialismo di Feuerbach Marx ed il d-ialettismo Marx e Darwin La filosofia della praxis . Le undici tesi su Feuerbach I l materialismo dialettico

» » » »

VII

SOMMARIO CAPITOLO QUINTO

IL MANIFESTO DEL PARTITO COMUNISJ'A

. pag.

191

pag.

200

»

201

»

204

CAPITOLO SESTO

IL MATERIALISMO STORICO l.

-

2.

-

3.

-

4.

-

.

Il materialismo storico nella Ideologia tedesca La formulazione classica della dottrina Le applicazioni pratiche La religione secondo il materialismo storico .

»

206

»

210

CA PITOLO SETTIMO

MARX E MAZZIN!

. pag.

215

pag.

� 235

pag.

250

»

250

»

254

CAPITOLO OTTAVO

MARX E PROUDHON

.

CAPITOLO NONO

L'INTERNAZIONALE

.

La fondazione dell'Internazionale vicende dell'Internazionale 3. - L'Internazionale e la guerra franco-tedesca 4. Marx, l'Internazionale e la Commune La morte dell'Internazionale 5. l.

-

2.

-

Le

:.

259

-

::.

262

-



264

pag.

268 270

CA PITOLO DECIMO

MARX E BAKUNIN . Un problema Il programma di Bakunin 3. - Bakunin e l'Internazionale 4. Marx e gli anarchici italiani . l.

-

:.

2.

-

»

272

»

280

»

284

-

VIII

SOMMARIO CAPITOLO DECIMOPRIMO

IL CAPITALE

.

pag.

l. -La meKe ·2� -Valore di uso e valore di scambio i,; ' 3. - Lo sdoppiarnento della merce e la· moneta ·��.�� Il problema del plusvalore . . :. 5 -- Verso la soluzione del problema 6. - L'origine del plusvalore 7; - Capitale costante e capitale variabile 8. - Il plusvalore assoluto e . la giornata di la­ voro 9. - La produzione del plusvalore relativo . · 1 0. - L'origine del capitale 1 1 . - Le fluttuazioni cicliche e l' accumulazione capitalistica 1 2. - La teoria della miseria crescente e l'esercito industriale di riserva 13. - L'ultima ora della proprietà capitalistica . ·

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287 2 in .289 292 294 296 297 300

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3 13 315

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»

CAPl'fOLO DECIMOSECONDO

LA

SOCIETA' LAS SALLE

DELL' AVVENIRE

MARX

E . pag.

317

CAPITOLO DECIMOTERZO

INTERPRETI E CRITICI DEL MARXISMO

l. - Marx e i filosofi 2 .. - Marx e gli scienziati 3. - Marx ed i letterati 4. - Le interpretazioni del materialismo storico 5. - Marx e gli economisti .

· .

C ONCLUSIONE l. - L'anima del marxismo 2. - L'anima di �erità del m arxismo .

pag. . 338 »

»

340 389 400 42 1 448

pag.

482

»

486 492

» » »

»

PREFAZIONE ALLA QUARTA EDIZIONE

Marx è ritornato di moda. Le traduzioni dei suoi scritti e le pubblicazioni intorno alle vicende della sua vita ed alle sue dottrine vanno moltiplicandosi. In rrtolti paesi egli viene ancora proposto come maestro. Per questo ho ritenuto op­ , portuno provvedere alla quarta edizione d un mio vecchio libro, o, meglio, ad una rifusione completa di esso, tanto che posso presentarlo come nuovo, più ancora che rinnovato, poi­ chè era doveroso tener conto degli studi principali, che, .spe­ cialmente all'estero, sono stati dedicati in questi ultimi ven­ ticinque anni, all'agitatore di Treviri. Non sarà inutile che in questa prefazione io illustri ben chiaramente l'indole del mio lavoro, apparso per la primd, volta nel maggio del 1918, in occasione del centenario della nascita di Carlo Marx e che ebbe allora accoglienze oneste e liete da parte dei lettori e dei critici. Tre edizioni di 5000 copie ciascuna si successero nel giro di pochi anni (19181; 19202; 19223); ciò non sembrerà strano, se si nota che io ero stato tra i primi ad utilizzare largamente il Briefwechsel , zwischen Friedrich Engels und Karl Marx, ossia [ epistolario allora da poco edito in Germania. In seguito non mi fu pos­ sibile curare altre ristampe, sia perchè era ardua impresa il procurarsi la letteratura marxistica, la quale, fuori della patria nostra, andava sempre più arricchendosi; sia perchè l, edizione storico-critica, iniziatasi col 1927, a cura di D. Rjazanov e di V. Adoratskij, delle opere di Marx e di Engels e che of­ friva un materiale copioso ed in parte inedito, consigliava di attendere. Debbo riconoscere che la mia prima tentazione fu di lasciar dormire in pace il vecchio volume e di stenderne uno com-

PREFAZIONE

diverso, ponendomi da un punto di vista filoso­ fico l' scin1tifico. Ma, dopo di essermi impossessato pazien­ tN11t'11fe di tutte le pubblicazioni più importanti e recenti_ , 1 ho creduto bene di dare al mio saggio su ..!yfarx il carattere l' lo scopo d'un aiuto a chi desidera un ori �ntamento per ca­ pire la sua vita, le sue idee e la sua attività rivoluzionaria. In apparenza, tale finalità è molto modesta; di fatto, essa ha richiesto, da parte mia, non poca fatica per sintetizzare, in un quadro a grandi linee, la situazione sino ad oggi degli studi marxisti. Se non m'inganno, spero di aver fatto opera non del tutto inutile, spùialmente se si osservano le strane vicende, che, per colpa degli ammiratori e degli avvers�ri, si sono ve­ rificate a proposito di Carlo Marx. Due fenomeni, in modo particolare, attraggono l'attenzione di chi segue lo svolgersi degli entusiasmi e degli odii per lui. Ed il primo è quello, oramai riconosciuto anche dai so­ cialisti e che il Maenchen-Helfer ed il Nikolajevski (i quali hanno scritto un grosso volume su Karl Marx per conclu­ dere che «il suo nome e la sua opera vivranno attraverso i secoli ») esprimono con questi termini: «Su mille socia­ , listi, forse uno solo ha letto un opera economica di Marx; su mille antimarxisti, neppure uno ha letto Marx » (1). Si obbietterà che questa è un'esagerazio ne; tuttavia non vi può essere dubbio che, mentre tutti parlano di Marx, non di raro egli rimane quasi uno sconosciuto, sia per i « com­ pagni » che lo glorificano, come per gli avversari che lo vi­ tuperano. Anche non pochi suoi seguaci, più che il dovere di medi­ tarlo, sentirono sovente il bisogno di correggerlo, di modi­ ficarlo, di rovinarlo, di relegarlo «in soffitta». Gli operai si appagarono di applaudirlo. E da noi in Italia, nonostante gli sforzi fatti da Filippo Turati (2) e nonostante la bella, ma pl

Per lo studio di questo punto, oltre all'opera di s. F. MARKHAM , Londra, 1 930, importante per tutta la storia del socialismo (come è risaputo, questa storia del socialismo è un com­ pleto rifacimento della HiJtory of Sociali.sm edita nel 1 895 da THOMAS KtRKUP, già riveduta nel 1 9 1 3 da E. R. PEASE) ; cd oltre i volumi dell' Histoire du mou vement ouvrier e su Le Chartisme di E. DoL­ LtANS, possono giovare i due volumi di GIACOMO PERTICONE, Linee di storia del comunismo, Milano, 1 944 e Linee di storia del socialismo, Milano, 1 944. Utilissimo il lavoro sintetico e brillante di Pxo BoNDJOLI , Storia del comunismo, Milano, 1 945 ; come pure l'Histoire des doctri­ nes lconomiques, vol. III, di RENÉ GoNNARD, Parigi, 1 8 2 2 e l'Histoire

A h istory of" Socialism,

des doctrines économiques depuis les Physiocrates jusqu' à nos jours

di CH. GmE e di CH. RtsT, Parigi, 1 926.

13

MARX ED l PROBLEMI DELLA SUA EPOCA

l'abolizione della proprietà privata, denominata come

KARL VoaLA.NDER, Von Machiavelli bis Lenin, 1 9 26. WERNER SO!'.IlJART, Der proletarische Sozialismus, Jcna, 1924, 2 vol. · Cfr. Cfr.

MARX ED

l

PROBLEMI DELLA S UA EPOCA

21

non vi sono soltanto gli elementi sintetizzati, ma ciò che più importa è ·l'elemento sintetizzatore. In parole povere un qua­ dro di Raffaello o di LeonaTdo è qualcosa di più e di diverso dci colori usati d al pittore. La materia non è H principio formale, che unifica, organizza e specifica. Che importa se nel socialismo di Carlo Marx c'è qualcosa di comune con l'una o con d'altra forma di sociali'SIIlo a lui anteriore? Ciò che preme è di Tidurre ad una unità sistematica ed orga­ nica - tale, almeno, dev'essere lo sforzo nostro e Ja nostra ipotesi di lavoro - la vita ed il pensiero maTXista, - una unità, si capisce, non materiata di elementi immobili e sta­ tici, ma concepita nel dinami"Smo del suo svolgimento, con gli evenuta:li cambiamenti di indirizzi ed in funzione d elle diverse situazioni di fatto.

Capitolo iecondo LA VITA DI CARLO MARX

Il 14 marzo 1 883, él!l l e due pomeridiane, in una casa si;. gnorile di Londra, un vecchio di 65 anni, dalla folta barba, seduto su di una poltrona, reclinava per sempre la fronte sul petto. Carlo Marx era morto, L'autore del çapitale, l'ideatore e l'organizzatore dell'Internazionale, l'agitatore che agli ope­ rai aveva •lanciato il grido : « Proletari di tutto il mondo, uni­ tevi ! », non etra più. La sera stessa di quel giorno, il suo intimo amico Engcls� che lo aveva amato più di un fratello, scriveva ad un noto socialista tedesco, il Liebknecht, lamentando « •la spaventosa perdita che il partito socialista rivoluzionario europeo aveva subìto » . E continuava : « H più gran cervello della seconda metà del secolo XIX ha cessato di pensare... Benchè questa sera io l'abbia veduto steso sul suo letto con la rigidezza ca­ daverica sul volto, non posso però credere che questa testa geniale debba aver finito di fecondare colla sua idea pos­ sente il movimento proletario dci · due mondi. Ciò che noi tutti siamo, lo siamo per merito suo ; e ciò che il movimento attuale è, Io si deve alla sua attività teoretica e pratica. Senza di ·lui noi giaceremmo sempre nel disor-dine della confusio­ ne » (1). Tale fu il giudizio anche di una folla di ammiratori. II ricordo di Carlo Marx, la sua figura, �e sue teorie vennero

(l)

W. LIEBKN�CHT, Karl Marx zum Gedachtniss. Ein Lebenabriss

Niirnberg, 1 896, pag. 1 9-20 ed oggi il volumetto, a cura delle « Edizioni Rinascita > : Ricordi su Marx di ]ENNY MARX, LxEB KNECHT, LAFARGUE, ENGELS ecc. e il volume di D. RJAZANOV, Carlo Marx, uomo, pensatore e rivoluzionario, Milano, 1 947.

und Erinnerungen,

LA VITA

DI

23

CARLO MARX

sepolte - pcor usare u n a frase a lui cara - « nel cuore del proletariato » . II suo nome restò un grido di battaglia. I suoi libri furono un programma d i lotta. L'operaio pose :l'effige del maestro accanto al ISUO letto, al posto dell'immagine di Oristo ; Io studioso socialista ripetè con Filippo Turati che il volume migliore di una biblioteca era il

Capitale;

nel la­

voro :lento ·dell'organizzazione, nel tumulto degli scioperi, fra l e uf!la dci comizi, Carlo Marx divenne una bandiera. Le utopic di Platone e di Campanella, di Tommaso Moro e di Owen, le concezioni di Proudhon, di Fourier, di Las­ salle e di al tri agitatori, scom parvero, come pigmei annien­ tati, dinnanzi al duce trionfante del partito socialista mon­ diale. Plausi e inni si alzarono « a:ll'uomo più odiato e ca­ lunniato del ·suo tempo » , al « mago di T;reviri » ; e, ciò che più importa, un movimento imponente e travolgente d i forze operaie organizzate si compì in ogni paese, in nome del suo verbo. Erano le schiere, che marciavano fidenti verso ia fu­ tura alba radiosa, salutata dall'occh io di 1Marx con la si­ curezza di una previsione scientifica. « This was a m an » : questi era un uomo ! Così, pochi mesi dopo la morte del padre, Eleonora ·Marx diceva in una rivista inglese, ripetendo ·le parole di Shakespeare : « Tutto . in lui si armonizzava in tal modo che ·la natura poteva er­ gersi e d ire al mondo : questi era

un uomo! This

was a man » .

L'elogio della figlia f u ricantato i n tutte le lingue ; e l'idolo venne adorato.

1 Un

·b en diverso giudizio è stato enunciato e sostenuto da

molti altri. E non si tratta solo di avversari, che deplorano l'utopista pericoloso, nè di capitalisti che odiano il sobilla­ tore delle masse, ma altresì di studiosi eminenti, i quali o con Karl Gross distinguono i·n lui il demagogo dal pensa­ tore (1) ; o con Otto Riihle lo dipingono come « un settario prepotent� animato d a un insopportabile egoismo »

(l)

KARL Gaoss, Karl Marx, Lipsia, 1 885.

e

da

24

FRANCESCO OLOIATI

enonne ambizione » e tormentato, a cagione « d'una del ricambio », da una megalomania ridicola (1) ; ov­ vero ci offrono le sorprese di W erner Sombart, che d appri­ ma venerava e decantava l� grande:zza di Carlo Matx, ma che dopo la lettura dei quattro volurni:,ael Briefwechsel, ossia del carteggio di quest'ultimo con E ngHs, mutò la sua am­ mirazione in orrore. La personalità di Carlo Man: merita g'l i ' elogi ditiTambici. dei suoi seguaci, ovvero le i nvet tive dei suoi critici ? E' all'esame deHa sua biografia, che spetta ,Ja risposta (2) . una «

malattia

(') OTTo RUHLE, Karl Marx, Leben und Werke, Hellerau, 1928, tradotto in francese, Parigi, 1 93 3 . (l) Intorno alla biografia di Carlo Marx numerosissimi lavori i n questi ultimi decenni, specie i n Gennania ed in Francia, si sono ag­ giunti alle vecchie pubblicazioni, portando spesso contributi rilevanti per la ricostruzione storica della vita, delle vicende e del pensiero marxista; Per tacere del volumetto ricordato del LIEBKNECHT, impor­ tante per gli anni 1 850- 1 860. trascorsi dall'autore a Londra insieme con Marx, e delle opere già citate del GRo s s e del RUHLE, rimangono sempre fondamentali - nonostante le tendenze apologetiche che ven­ nero ad essi rimproverate i lavori di FRANZ MEHRINO, del quale, oltre la Geschichte der deutschen Sozialdemokratie, 2 vol., Berlino, ul­ tima ediz. 1 9 2 2 (tradotta in it�liano : La storia della democrazia so­ ciale tedesca, nell'edizione delle opere di Marx, Engels e Lassalle, a cui abbiamo accennato), è da ricordarsi il grosso volume : Karl Marx, Geschichte seines Lebens, 3 . a ediz., Lipsia, 1 9 20 ed i suoi volumi : ·-

Aus dem literalischen Nachlass von Karl Marx und Friedrich Engels, dei quali è uscita la quarta edizione a Berlino nel 1 923. Oltre il volume già ricordato del RJA ZANOV , Marx, homme, penseur et rlvolutionnaire, Parigi, 1 938, tradotto dal russo nel 1 947 e tradotto anche in italiano : Carlo Marx, uomo, pensatore, rivoluzionario (con

saggi di Engels, Plekhanov, Luxcmbur.�, Lenin, Lafargue, Liebknecht), è di singolare importanza l'opera di K. VoR L A NDE R, Karl Marx: sein Le ben un d sein Werk, Lipsia, 1 929, che è apparsa in italiano : Karl Marx : La vita e l'opera, Roma, 1 946 (a questa versione si riferiscono le mie citazioni, che andrò facendo). C'è anche - oltre il volume di JonN SPARGO, Karl Marx, his Life and Works, New York, 1 9 1 0 (trad. in tedesco nel 1 9 1 2) - l'opera di M. BEER, au tore di : A History of british Socialism, 2 vol., Londra, 19 29, che ci interesserà nel corso del nostro lavoro e che a Marx ha dedicato un saggio tradotto anche in francese : K. Marx, sa vie, son oeuvre, Parigi, 1 9 26. In Francia, ultimamente, sono apparsi due grossi volumi : ANDRÉ VÈNE, Vie et doctrine de Karl Marx, Parigi, 1946 e

LA VITA DI CARLO MARX

25

l. - CARLO MARX E GLI EBREI Carlo Marx è un ebreo. Nacque a Treviri il

5

maggio 1 8 1 8 da genitori israeliti.

Secondo, ed il più intel ligente, di otto figli, fu il beniamino, il

Gliickskind,

come dicono i tedeschi. Il suo a�lbero genea­

logico, risalendo da suo padre fino al secolo XVI, non mo­

stra che rabbini, autori di parecchi commenti sulla Bibbia. Luc SoM MERHAUSEN, L'humanisme agissant de Karl Marx, Parigi, 1 947, dei quali terremo conto in seguito, oltre il

Karl Mar;e

di LÉo­

POLD ScHWARZSCHILD. Ed in francese sono stati pure tradotti il vo­ lume di HooK (Pour comprendre Marx, Parigi, 19 36 ) e la biografia Karl Marx di O. MAENCHEN-HELFEN e B. NICOLAJEVSKI (Parigi, 1 93 7), apparsa anche nella versione italiana (Torino, 194 7). Questi

ultimi due volumi mettono in rilievo più l'azione, che non le teorie di Marx ; e la stessa cosa, nonostante il titolo dei loro libri, si può ripe­ tere delle opere di VÈNE e del SoM MERHAUSEN. Nessuno nega la con­ nessione in Marx tra la teoria e la prassi ; ma, come osservano il MAENCHEN-HELFEN e il NICOLAJEVSKI nella avvertenza premessa al loro volume, ciò che interessa questi studiosi � « la vita del combat­ tente Marx... Non � perch� ha svelato loro i misteri della società ca­ pitalista che i milioni di uomini vedono in Marx il loro capo... D a molto tempo non ci s i batte p i ù per sapere s e il materialismo storico sia una teoria giusta o sbagliata, se la dottrina del valore-lavoro abbia ragione contro la teoria dell' utilità marginale ... La tribuna ove ci si batte oggi per Marx, è l'officina, il parlamento e le barricate. Per i due campi, per il borghese come per il socialista, Marx: � prima d i tutto, s e non esclusivamente, il capo del proletariato nella sua lotta per abbattere il capitalismo » , è l'uomo d'azione. Per gli anni giovanili di Marx, dal 1 8 1 8 al 1 849, si veda : LIANO PISCHEL, Marx giovane, Milano, 1 948, e per un tentativo di proiettare attraverso le vicende e le gesta dell'agitatore il suo carat­ tere ed il suo pensiero si può leggere la Biografia di una idea di En­ M U li.'D WILSON, tradotto in italiano, Milano, 1 949, pag. 1 1 5-353, te­ nendo conto che l'autore è più un g\ornalista brillante che non uno storico. Nello sforzo di seguire attraverso la vita il formarsi del pen­ siero marx:ista, fatto dal comunista HENRY LEFEBVRE : Pour connaitre la pensée . de Karl Marx, Parigi, 1 947, la preoccupazione teoretica prevale sulla narrazione biografica. E lo stesso si dica del M arx di L. TaoTZKY, Milano, 1 949, che non � un ritratto completo del ri­ voluzionario tedesco (tra l'altro non si accenna nè al critico della fi­ losofia hegeliana, n� al critico del socialismo francese), ma piuttosto è un tentativo notevole di mettere in luce il critico dell'economia classica. Vecchio, ma sempre utile, il Karl Marx, Geschichte seines Lebens, di F.RANZ MEIIRINO, oggi tradotto da M. A. Manacorda ç F. Codino : La vita di Marx, Roma, 1 953.

Giu­

FRANCESCO OLGJATJ

26

Sua madre discendeva da ebrei ungheresi, che nel secolo

XVII erano passati in Olanda. Perciò venne circ�ciso.

Ho voluto rilevare il fatto, non già .per stupido disprezzo

antisemitico, �pesso diffuso tra gli affaristi pseudocristiani, adi­ ratissimi per la concorrenza degli usu�ai ebr ei e non meno abili di quelli nello scorticamento um.aJlo. Ma ho notato. la cosa, solo perchè il Marx doveva poi guardare anche la

que­

stione della sua origine dal punto di vista del suo sistema:

Lo stato degli ebrei nella Germania d'alloro. era molto cu­ rioso. Prescindendo dalla loro divisione interna - ben deli­ neata dal Mehring, - tra il giudaismo colto delle città re­ nane e l'usura giudaica che « nelle campagne ed in specie

nei dintorni di Treviri infieriva, ·strangolando i poveri con­

tadini con raffinate indegnità », essi venivano trattati dallo Stato germanico in un modo strano, almeno in apparenza.

Da un lato, erano oppressi, perseguitati con ogni angheria e privati di ogni dirritto ; dati' al tro, sovrani e governi avevano

per i giudei carezze a iosa e generosità di protezione, special­ mente - come diceva un imperatore - perchè promuo�

vessero il coiiUnercio, ·le manifatture, le fabbriche. Contro « questo menzognero stato di cose », Bruno Bauer

pubblicava nel

1843

due opuscoli :

Die Judenfrage e Die Fii.higkeit der heutigen Juden und Christen frei zu werden. Ed il pensiero in breve era questo : gli ebrei tedeschi chiedono allo Stato cristiano l'emancipazione civi•le e politica. Ciò è impossibile. Finchè lo Stato è cristiano e l'ebreo è ebreo, il

primo non concederà l'emancipazione e l'altro non potrà ot­ tener-la. Come dunque si può risolvere la questione degli ebrei ?

Secondo il filosofo hegeliano, l'antagonismo fra ebrei e cri­ stiani è essenzialmente religioso. Eliminiamo la religione egli dice - ed allora il contrasto scompare. Appena l'ebreo ed il · cristiano riconosceranno le loro opposte fedi come di­ versi gradi

di sviluppo

dello

spirito :umano, come · diverse

scorie di serpente deposte nella storria, gli uomini



questi

ser.penti che se ne sono una volta rivestiti - verranno a tro-

LA VITA DI CARLO HARX

27

varsi in un rapporto scientifico, e la scienza costitui'l"à allora la �loro unità e sopprimerà la barriera e ·le lotte. Prima deb­

bono emanciparsi religiosamente i cristiani ed i

giudei ;

poi

questi ultimi si emanciperanno civilmente e politicamente.

A vori

tale concezione Carlo Marx in uno dei suoi primi la­

(1)

si oppose senza esitazione. La questione degli ebrei

- osserva - non è questione di fede, ma di denari, e perciò

non si risolverà con 'l'emancipazione religiosa, ma mediante

l'emancipazione sociale. « Non convertiamo le questioni ter­ rene in Leologiche ; convertiamo invece le teologiche in ter­

rene ». Cambiamo l'organizzazione economica ed allora scom­

parirà il giudaismo insieme alla società attuale, la quale, basata sull'interesse e sull'egoismo palancaio - è più ebrea di qualsiasi ebreo. « Qual'è il fondamento mondano del giu­

daismo ?

Il bisogno pratico, il proprio interesse. Qual'è H

culto terreno dell' ebreo ?

Il piccolo traffico. Qual'è il suo

Dio terreno ? Il denaro. Ebbene ! 'l'emancipazione dal piccolo traffico e

dal

denaro, e quindi dal pratico, reale giudaismo,

sarebbe l'emancipazione

del

tempo nostro. Una organizza­

zione della società, che sopprimesse i presupposti del pic­

colo traffico, e quindi le possibilità del piccolo traffico, avreb­ be reso impossibile J' ebreo. La sua conoscenza religiosa si

dissolverebbe, come un odore che svanisce, nella reale atmo­

sfera vitale della società ». La questione veniva ridotta dal Marx ad una

religiosa del Bauer questione economica.

2. - IL BATTESIMO DI MARX

I

genitori di Carlo ·Marx erano anch'essi probabilmente

di questo parere. Prima che il loro Carlo creasse la teoria

del materialismo storico, essi ·la misero in p'l"atica.

Il padre di Marx, razionalista perfetto, era tutto imbe-

(l) In Werke, 1-I, Zur ]udenfrage, p ag. 5 7 6-606 ed in Opere, I, n. 2 : Per la questione degli- Ebrei; pag. 36-63. Cfr. oggi la traduz. di L. FrRPO, vol. cit.

FRANCESCO OLGIATI

28

vuto delle idee francesi · del secolo XVI II intorno alla reli­ gione::

ed alla scienza. Egregio e valente avvocato, voleva di-·

ventare consigliere di giustizia del governo. Esisteva però una difficoltà. Poco dopo la nascita del fan­ ciullo, uscì un editto, che poneva t�tti gli ebrei a questo bivio : o farsi .battezzare, oppure rimlnciare a qualsiasi ca­ rica governativa. « H padre di 1Marx - racconta il Liebknecht - si piegò all'inevitabile e passò con tutta la famiglia al cri­ stianesimo » . Egli, con la moglie e coi figli, II'icevette il bat­

tesimo. In tal modo anche Carlo Marx - eravamo llle l 1 824 ed aveva perciò 6 anni :circa - da ebreo divenne prote­

stante. Non fac-ciamo conunenti. E non discutiamo la frase del Liebknecht : « il padre si piegò all'inevitabile ! ». I martiri di un'idea non hanno mai mutato bandiera per la conquista di un impiego o per un gruzzolo di denari.

L'inevitabile

sarebbe sembrato ad essi una parola ed un gesto di viltà. Si dica, invece, che nella famiglia di Matx la religione era considerata. rome un affare. Le altre difese sono simili alle bugie : anzi non solo hanno le gambe corte, ma non hanno gambe del tutto. Soggiungiamo piuttosto, col Rjaza.nov, che Enrico Marx si convertì per sfuggire alle ve6sazioni, alle qua:li er�o esposti gli ebrei. La tesi del Vorlander che la conversione

« avvenne,

evidentemente,

soprattutto

per

in­

tima convinzione », non ha significato, perchè coloro stessi che la sostengono sono costretti a spiegarla con la cultura razionalista del padre di Carlo Marx, ai cui occhi le varie religioni positive non avevano valore. 3.



GLI ANNI DELLA GIOVINEZZA

« E' difficile pensare - osserva Achille Loria nel suo vo­ lwnetto dedicato

a

Carlo Marx (1)

-

un ambiente più squi­

sitamente borghese e II'affinatamente aristocratico di quello

(l)

Collezione dei Profili del Fonniggini, Genova, 1 9 1 7.

29

LA VITA DI CARLO MARX

ove nasce e trascorre i verdi anni i•l futuro pontefice della rivoluzione ». Per ragioni di uffido e per Telazioni di ami­ cizia, il padre di Marx frequentava i circoli burocratici e spe­ cialmente 1la famiglia di un consigliere di governo, il barone Luigi von Westphalen, libero pensatore e uomo colto. Fu in quest'ultima famiglia che il Marx trovò « una se­ conda casa paterna » ed un nuovo orientamento per la sua cultura. Su di lui nessun influsso ebbe la madre, ottima donna di casa, dotata di senso pratico, ma negata a capire �e esigenze culturali del figlio. Tra Marx e sua mamma non vi fu mai un vincolo spirituale e non rari furono anche i dissensi. Del resto, anche in seguito, ella fu sempre del parere che il suo Carlo, invece di scriveTe un libro sul Capitale, avrebbe fatto meglio a fonnarsene uno. Fu, invece, l'illuminismo del padre e il romanticismo del barone von Westphalen, che gittarono nei solchi di quella mente giovanile i germi destinati ai futuri sviluppi. li padre, con la lettura ed il commento di Voltaire, di Diderot, di Rousseau e di Lessing, lo formò al razionalismo del secolo precedente e gli inoculò il suo liberalismo, poichè a:Ile correnti ·liberali dell'epoca egli partecipò attivamente, pur alleando •la sua fede politica con una ostentata devozione alla monarchia prussiana assolutista, - devozione, osserva il Cor­ nu, non completamente disinteressata, perchè suggerita dal desiderio di non dispiacere aJl governo. Il barone Ludwig von Westphalen gli ammannì in buone dosi la cultura romantica a 'COrrezione ed a completamento dell'istruzione paterna : e con !lui leggeva Omero, Shakespeare e Cervantes. Doveva poi conc.cdergli in isposa sua figlia, Jenny baronessa von Westphalen. Nata a Salzwedel nel 1 814, quattro anni prima di Carlo, Jenny gli era stata compagna nei suoi giuochi ; e a Kreuznach scrive nel 1843 divenne sua moglie. « Già dall'anno 1835 il Mehring - quando Marx attdò all'università, la comunan­ za della loro futura storia era deci"Sa ». J.l fidanzamento durò ·

-

30

FRANCESCO OLOIATI

quindi parecchi anni. Ed il matrimonio fu davvero fortunato. Vedremo in seguito quali saorifici Jenny von Westpha-len abbia affrontato per il suo Carlo : lo seguì sempre fedelmente ; lo aiutò nei suoi lavori, lo confortò nei .tpomenti di sc�forto, ne condivise le ore trepide ed angosciqsc della fame e della miseria più dura ; gli fu compagna affezionata nell'esilio, nello squallore, in tutta la sua vita. 4.

-

GLI

STUDI DI

MARX

Grazie alla pubblicazione dci documenti, a cura di Rja­ zanov (1), è possibile oggi ricostruire tutta la carriera sco­ lastica del giovane, « fresco, robusto, pieno di vigore », per dirla col Mehring, ed amato e temuto ad un tempo dai suoi condiscepoli : amato, per •la sua gaiezza, sempre pronta ad ogni scherzo allegro ; temuto, per il suo umorismo ironico e sarcastico. Dal 1 830 al '35 f.requentò il vecchio ginnasio Friedrich­ Wilhelm a Treviri, ove le tendenze razionaliste e liberali erano forti, tanto che parecchi professori - col padre di Carlo Marx parteciparono al banchetto già ricordato, in cui si cantò la Marsigliese, provocando le successive in­ chieste governative e •l e relative sanzioni. Il Marx simpatizzò per loro contro i professori conservatori ; e possiamo oggi leg­ gere tre suoi componimenti d'esame, - il componimento di tedesco, di -l atino e di Teligione, - pubblicati per la prima ,;.olta da J{. Grii ndberg (2) nel 1 925. Per scorgere nel com­ ponimento tedesco : « Riflessioni di un giovane sulla scelta di una professione » - come vorrebbe il Mehring - un embrione della concezione materiali�ta della storia, occor--

(') Cfr. i d u e primi volumi delle Werke. Ed ol t re le opere già citate del CoRNU, del VÈNE e del SoMMJ!.RHAUSEN, lo studio di H. P. AoA M S , Karl Marx in his earlier writings, I...o n dra, 1 940. (2} Neli'A rchiv fur Geschichte des Sozialismtts, u l timo fascicolo d Quanto alla relazione di amicizia fra Marx e Heine, si pos­ sono vedere nel Briefwechsel (di cui parlerò in seguito) alcune lettere interessanti scambiate fra Marx ed Engels : cfr. vol. l, pag. 34, 5 7 , 8 7 ; vol. Il, pag. 5 9 , 1 04, 1 25. f) L. LORIA, op. cit., pag. 1 2- 1 3. (l) Cfr. la mia Nota bibliografica all'inizio di questo volume. (4) N. BoBBio, prefazione al volume citato, pag. 8. (5) Jb., pag. 8.

54

FRANCESCO OLGIATI

studia 1la proprietà privata e il lavoro, la proprietà privata e il comunismo, il bisogno, ;Ja produzione e la divisione del la­ voro, H denaro e finalmente la critica della dialettica e in generale della filosofia di Hegel. : Non fu trascurabile in questo periodo Ì'influenza di Prou­ dhon, verso il quale per un po' di tempo Marx professò una discreta stima. Ne aveva padato in termini deferentis­ simi, come vedemmo, nella Rheinische Zeitung, ed anche nel 1 845, pubblicando in collaborazione con Federico Engels un volume intitolato : Die heilige . Familie, prendeva le difese di Proudhon (I) contro l'Allgemeine Literatur Zeitung, un giornale che non solo inteljpretava cervelloticamcnte le opere proudhoniane, ma ne storpiava il pensiero con traduzioni scellerate (2). E' però certo che M3irx non fu mai un discepolo ed un seguace di ·Proudhon ; e l'accusa che gli si fa di aveT rotte senza motivo le relazioni personali con quest'ultimo e di aver mutato .}a sua amicizia in un'aspra avversione senza nessuna ragione di ordine ideale, è una vera leggenda. Anche in ciò condivido il giudizio del Mchring ; ed in uno dei capitoli seguenti: delineando la posizione dei due ·socialisti, spero di poter mostrare chiaramente come la rottura era imposta dalla lealtà e dalla sincerità inteHettuale. Le forme che ha assu nto dipendono i·n parte dal carattere di Marx; ma essa era ine­ vitabile. Del Testo, anche nellla Rheinische Zeitung alla lode del Proudhon è_ unita la riserva chiara c l'espressione del dissenso ; in Die heilige Familie P.roudhon è così poco approvato, che vien p3iragonato a Bruno Bauer. Un abisso divise sempre Marx da Proudhon ; e m an mano che nel primo crebbe e si sviluppò l'idea ébll imatrice del suo sistema, l'abisso andò (i) Cfr. Opere, III, n. l, La Sacra Famiglia, pag. 1 7 e scg. e> Basti dire che dove Proudhon diceva che una società di 150 lavoratori può avere un rnaniscaldo (rnaréchal), la Allgem. Lit. Zei­ tung, traduceva che può avere un maresciallo !

LA VITA

DI

55

CARLO MARX

sempre più ampliandosi. Chi studia i due uom1m, non ha bisogno di perdersi nelb ricerca di pettegolezzi personali, per

1 846 Proudhon lanciava al La philosophie de la misère Marx con un a:l tro volume : La ·misère de la

spiegare come - quando nel pubblico il 'SUO libro : gli abbia replicato

-

philosophie (1). 11 duelJo fu terribile e curioso ad

-un tempo, anche per

le circostanze che lo accompagnarono. Ne sappiamo qua:lche

cosa dallo stesso MaTX, che ne parlò nel gennaio del '65 in un importante articolo del

Sozial Demokrat (2).

E J.a vendetta di Proudhon non si fece aspettare. Egli anzi non si diede mai pace

e

dopo d' aver denunciato alla deplo­

ed al disprezzo dei suoi amici « il libe11lo di un certo . dott. 1\.faJrx », che altro �non era se non « un tessuto di villa­

razione

nie, di calunnie, di sofistificazioni e di plagi » , continuò a di­ pingere Carlo Marx come un pazzoide, che vuoi provocare sui proprietari una notte di S. Bartolomeo per spegnere nel �gue la ·sete avi-da del proletariato. In F·randa i rivoluzionari furono quasi tutti favorevoli al Proudhon ; non solo la stima -di cui lo circondavano gli ope­ rai ;non diminuì, ma andò sempre più crescendo. Viceversa, lo scritto di Marx passò quasi inavvertito e sarebbe ia'lteres­

sante

ed En­ Misère de la phi­

seguire, .nelle lettere scambiate allora tra Marx

gels, le poco liete vicende editoriali del·l a

losophie.

Tutti parvero congiu rare contro il successo del li­

bro, dall'editore ai oriti ci siJlenziosi e muti come pesci ; in­ somma, fu un vero disastro !

(l) Cfr. Opere, l, n. 3, Miseria della filosofia, risposta alla filo­ sofia della miseria del sig. Proudhon e in Werke, VI : Mis�re de le philosophie. Réponse à la Philosophie de la misère de M. Proudhon, pag. 1 1 7-228. . (l) Riportato nelle Opere, I, n. 3, 1 1 8 e seg. in appendice alla Miseria della filosofia.

56

FRANCESCO OLGlATI l o.

-

ENGELS

E MARX

Parigi ed i Deutsch-franzosische ]ahrbucher non dove­ vano procuraTe a Marx solo dei fa:lli menti, ma dovevano da:rgli .]a più grande fortuna della sua vita : un ammiratore devoto, un amico, o meglio un f.ratel1o �eroso e ricco, colto e modesto ad un tempo, pronto ad assi;terlo nel lavoro : Fe­ d erico Engels (1). Nato a Barmen il 28 novembre 1 820, in una regione ove era fiorente l'industria della •l ana e del cotone, figlio di un capitalista, il quale possedeva fabbriche in Germania ed in Inghilterra, a 1 7 anni fu dal padTe inviato a Brema per ad­ destransi al commercio. E fu allora che abbandonò il calvi­ nismo, religione della sua famiglia, divenendo un acerrimo libero pcnsatore ed entrando nel gruppo dei Freien, che, co­ me abbiamo ricordato, si proponeva una guerra immediata ed a fondo contro ogni residuo di Teligione. Verso la fine del novembre 1 842, nella redazione della Rheinische Zeitung, in una sua volata a Colonia, vide per la prima volta Carlo Manc ; e J'j,ncontro fu molto fTeddo, anzi (l) Intorno ad Engels · si leggano alcuni Cenni biografici apparsi nella Ncue Zeit nel 1 890 in occasione del 70o anniversario della na­ scita dell'Engels. L'articolo è stato tradotto in italiano da PA SQUALE MARTIONETTI per cura della Soc. Edit. « Av: mti ! » (Milano, 1 9 1 7� col titolo : Federico E1rgels: cenni biografici. Classica è la biografia di G. MAYER, Friedrich En!!els : eine Biographie, vol. l : F. EnP.els in seiner Friihzeit ( 1 820-1 850), Berlino, 1 920. Cfr. anche il KA­ MINSKY, Marx e Engels, l. E. l, 1 945 ed i capitoli dedicati a Engels dal RJAZANOV, Marx ed Engels, già cit. Quanto alle opere si veda oltre la Gesamtausgabe, a cura di RJA­ ZANOV e

  • si sono iniziate nuove versioni di pa recchi scritti di Engcls, sia di quelli pubblicati da lui in collaborazione con Marx "(e che già ho citato nella Nota bibliografica all'inizio di questo mio volume), sia del solo ENOELS (La guerra dei contadini in Germania; L'evoluzione del so­

    cialismo dall'utopia alla scienza ; Lu dovico Feuerbach e il puntn d'approdo della filosofia classica tedesca; Dialettica della 11atura; A n t idiihring; Origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato, ecc.). E' inutile poi che abbiamo ad insistere sull'importanza essenziale del Briefwechsel,

    57

    LA VITA DI CARLO MAilX

    glaciale. Marx, proprio in quei giorni, si era dichiarato con­ trario all' associazione berlinese, cioè ai

    Liberi.

    In realtà, tra i due v'erano molti punti essenziali di con­ tatto e �oprattutto identica era la conclusione alla quale do­ veva ben pre-sto giungere lo sviluppo, sia pure autonomo, del loro pensiero. Anche Engels subì l'influsso dei Giovani hegelia.ni e men­ tre si trovava volontario nell' artiglieria della guardia a Ber­ lino, stese una violenta cri tica del vecchio Schelling, chia­ mato dal governo ad opporsi alla filosofia di Hegel per con­ ciliare mediante la sua

    Filosofia della rivelazione

    il pensiero

    scientifico con la fede. A-n ch'egli aveva dovuto abbmdonare il sistema hegeliano, specie q uaJndo il Feuerbach pubblicò la

    Essenza del Cristianesimo (molti anni dopo, in opera su Feuerbach e la fine della filosofia classica

    sua

    una sua

    l'Engels

    ancora ricordava il furore di quegli anni, quando, contro l'Idea, aveva salutato « su l trono » il materialismo senza tanti pre:unboli). Hess .Jo convertì ben presto al comunismo. Ed un viaggio in Inghilterra, che doveva metterlo in contatto con la nù­ seria degli operai, con il movimento di Owen e coi Cartisti, e che - come vedremo in un successivo capitolo - doveva .ispirargli articoli

    e saggi notevoli sul

    capitalismo

    inglese,

    come pure lo studio dell'economia politica liberale di Adamo Smith, di Ricardo e di 1\-Iill ·lo confermarono nelle sue ve­ dute. Mentre il figlio del fabbricante di Barmen, in forza dello sviluppo economico e sociale, gi\l!Ilgeva subito al comu­ nismo, Cado Marx vi sa:rebbe

    arrivato sulla strada

    della

    filosofia e della �politica, attraversando il ·liberalismo cd il radicalismo. Comunque, nè le loro divergenze a proposito deHa lotta contro la religione, defla quale erano parimenti negatori as­ soluti ; nè le 1loro doti differenti (più erudito l' Engels, più pro­ fondo il Marx) ; nè la diversità della loro cultura (più ampia nel primo quanto al campo dell'economia politica, più filo­ o;ofica nel secondo) e del loro carattere (più selvaggio il Marx ;

    FRANCESCO OLGIATI

    58

    « sempre azzimato, - per dii'la ·col Rjazmov, - uguale, ri­ servato, cortese, di portamento un po' miHtare » doveva.111o

    tenerli a lungo separati. Dopo

    l'Engels),

    breve tempo

    la

    freddezza dell' incontro di Colonia non aveva più nessuna

    ;l

    •ragione di essere. Recatosi a Manchester nell'azienda

    di

    suo padre, col quale

    si era rappaci.ficato dopo violenti dissensi, Engels, studiando il comunismo in Inghilterra, si persuase che le parole di « eguaglianza », « fratellanza », « giustizia » - che venivano considerate come « la funicolare dei più ripidi monti », altro non erano se non un innocente tr�tullo di utopisti. A Manchester - così racconta egli stesso nella prefazione ad •uno scritto di Marx

    (1)

    -

    ho « toccato coo. ID.ano che

    i fatti economici, i quali nella storiografia attuale non hanno nessuna parte o ne hanno una tutta subordinata, sono nel mondo attuale una potenza storica decisiva ; che essi sono il fondamento degli attuali contrasti di classe nei paesi in cui, grazie alla grande industria, si sono sviluppati comple­ tamente: come, ad esempio in Inghi1terra ; sono la base della formazione dei partiti, deUe �otte dei partiti e con ciò di tutta aa storia economica. iMarx era giunto alle stesse con­ clusioni,

    le

    Jahrbucher . ..

    aveva

    già

    realizzate

    nei

    Allorchè nell'estate del

    Deutsch-franzosische

    1844 io lo visitai a Pa­

    rigi, ci accorgemmo della nostra più completa concordanza

    in tutti i punti teorici e da quel momento data il nostro co­ mune lavoro » e quella intima amicizia cordiale durata 40 anni e spezzata solo dalla morte. Una prova ed un documento prezioso di quell'affetto 1'ab­ biamo nei grossi volumi dell'epistolario che A. Bebel e Bernstein hanno pubblicato nel

    Ed.

    1 9 1 3, che il Rjazanov e

    l' Adoratskij hanno ripubblicato e che oggi sono stati tradotti anche nella nostra lingua (2).

    (l) Opere, I, n. 8, Rivelazioni sul processo dei Comunisti in Co­ lonia di C. MARX con introd. di F. ENOELS, pag. 8. (l) Carteggio Marx-Engels, Roma, già cit. nella Nota bibliografica.

    59

    LA VITA DI CARLO MARX Chi prende fra le mani il

    Engels und Karl Marx

    ( 1 844

    Briefwechsel zwischen Friedrich bis 1 883) ( 1) e si tuffa in quelle

    pagine, ansioso di cogliere nella parola famigliare e confi­ denzi, 1 9 1 9, pag. 1 5), Marx veniva chiamato « moro > per la sua carnagione bruna e per la sua barba ed i suoi capelli n ero ca s ta gni Anche le fip.;lie non lo ch i a m a ron o « padre », ma « moro » . e>

    di Carlo Marx, in

    .

    -

    .

    LA VITA DI CARLO MARX esage rare, una piovra : i n quasi ogni sua lettera bussa a

    61

    de­

    nari con una monotonia desolante. Il l onganime Engels non soltan to 'Ilon si inalbera mai a tanta i ndiscret ezza, ma si scusa prcssoc hè se non può in tutto corrispondere a così i n­ ca�Izanti e petulanti rich iest e. l figliuoli di Ma�TX, appena grand icel li, i mi tano l'C'Sempio di papà : u'Ila volta che ave­ vano contribuito a far raccogliere in u n giorn al e certi ar­ ticoli dell' E ngels, reclamano subito la senseria! Troppo giu­ sto : risponde bonario Engels, e ·l ascia loro l' onora·rio del pri­ mo articolo pubblicato » (1). Quando, nelle pagine seguenti, descriverò le terribili ore e le ango9Ce della miseria provate da Marx a Londra, sem­ pre vedremo Engels acc orrere in soccorso. A Marx che si lamen terà con lui della « pi ccol a gue:rra » per il pane quo­ t idiano e gli dirà : « ncppur Napoleone troverebbe una via d'uscita » , egli pronto rispon d erà : « Ne nous plaignons pas tr()p de la mauvaise queue! ». A·nche Napoleone aveva i su oi fastidi! - A Marx che bestemmierà contro i Tivol uzionari che lo d eni grano e lo combattono dovunqu e, m Europa e in Ame­ rica, egli dirà : « Tu hai adesso la superba p osizion e di es­ sore contemporaneamente ass ali to da due mondi, ciò che non è accadu to neppure a Napoleon e ». - A Marx stanco stavolta, e sfiduciato, Engels :}ancia inviti ardenti e lo sprona al lavoro, con tutti i mezzi, anche c olla promessa di buone bottiglie di vino, così care all' auto re del Capitale, e con I9in­ vio fTequcnte di Boroeaux, di Porto, di Sherry e di altre ottime qual i tà « di quel vecchio e di quel buono » . Agli avversari d el marxi'Smo egli dà oottaglia con un ardore bel­ licoso , che lo porta pcrsino a non ammettere neppure il dubbio che Mar.K possa aver torto (2).

    ( ' ) Cosi scrive - ed in ciò ha ragione - ALESSANDRO Luzio nella « Lettura :., gennaio 1 9 1 5 , in un articolo intitolato : Marx e Mazzini, sul quale ritornerò in &eguito. (Z) Si vegga nel volumetto di ACHILLE LO RIA, Marx e la sua dottrina, Palermo, 1 902, pag. 244 e scg. la relazione delle Serate socialiste in Londra nel 1 882 e di una causerie in casa Engels, inaf-

    FRANCESCO OLGIATI

    62 Dall'altro ·lato, Marx

    ed

    suo1 nutrirono una grande am­

    mirazione per Engels. « Era una festa per ·l a famiglia Marx - racconta Pau:] La­ fargue nei suoi ricordi person a-li di Car.lo Marx (1) - quando Engels preaamunciava che

    Si

    sa rebbe



    gi nto

    da

    Manchester.

    parlava a lungo anticipatamente della sua · imminente vi­

    sita ; ed il giorno del suo aTrivo Marx era così impaziente, che non poteva -lavOTare. I due amici si sedevano poi uniti, fumando e bevendo per tutta la notte, intenti a d iscutere tutti gli eventi osopratzgiunti dopo la loro ultima rriunione. Marx apprezzava l'opi-n ione di Engel s più di qual siasi altra, poichè Engels era .}'uomo che riteneva capace di essere suo collaboratore.

    Engels era per lui un

    intero pubblico : per

    convincerlo, per guadagnarselo _ aUe sue idee, nessun lavoro era per Marx troppo g-rande. Io ho visto. per esempio, che

    egli scorreva di nuovo interi volumi per rri·n tracciare fatti d i cui

    aveva bisogno, p�r cangiare un'opinione

    di Engels su

    qualche punto 3JC'cessorio, che ora non Tarnmento. deHa gu�rr;t pol itica e religiosa deg:li Albigesi. Guada gnare l'opinione di

    Engels era per lui un trionfo. Marx era fiero di Eng-cls. Egl i mi enumerava con soddisfazione tutti i pregi morali ed in­ tellettuali de1 suo amico e si recava con me a bella posta

    fiata dallo champaJ!ne. Iniziatasi una convcrs�zionc intorno alte teo­ rie del Capitale, « io � dice il Loria - mi trovai d'improvviso din­ nanzi, piuttosto che dei sereni sciemhti, degli appassionati credenti ed il diverbio, ch'essi impegnarono meco, fu :'ISsai meno una discus­ sione scientifica che la rivolta di una fede m inacciata nei suoi dogmi », tanto che ad un certo punto, perduta la pazienza , il Loria f;Cattò : « Io mi dom�ndo se valeva le pcn:t di sm: mtellare le religioni rive­ late, per sostituirle con la religione marxista e di proclamare il li­ bero esame della scienza per ristabilire il credo quia absurdum nella sociolo�ia :.. - E' inutile che qui mi soffermi sul giudizio di Marx e di Engels a proposito del Loria e sulle note polemiche svoltE'si in setn�ito fra Engels e il professore dell'Ateneo torinese. Cfr. Das K(l­ pital, Dritter Band, pag. XIX e lleg. (1} Cfr. Carlo Marx, ricordi personali di PAo Lo LAFARGUP., già citato, pag. 18-19.

    63

    LA VITA DI CARLO MARX

    a Man chest er per vederlo. Ammirava 1l a straordinaria multi­ lateralità d eJ.le sue

    con osc enze

    scientifiche ;

    si preoccupava

    del più piccolo evento che potesse

    colpirlo. « Io tremo sem­ pre - egli mi di ceva - che gli avvenga qu alche sventura nelle sue c acc e forzate cui egli par te cipa con passione, ga­ loppando pei campi a briglia sciolta e superando tutti gli ostacoli » . Una nube sola offuscò - m a per un istante - J'azzurro sereno di questa un i one. Nel gennaio del 1863 morì a Engels una sua libera

    com­

    pagna con .Ja quale conviveva e che egli amava teneramente. Ne fu él.ffiittissimo e subito scrisse a Marx : « Mary

    è

    morta . . .

    Non ti so dire come io stia. La povera fanciulla mi ha amato con tu tto il suo cuore » . Il Marx non si com m oss e e rispose con una lettera insulsa : « Caro Engels , la notizia delia morte di Mary

    mi

    ha sorpreso e colpito. ·Essa era così bonaria, spi­

    ritosa e ti era affezionata ». E sub i to, con uno stile

    volgaruc­

    cio, parlava delle sue miserie person ali e dom andava, come sempre, denaTo. En gels fu irritatissimo. Gli scrisse che per­ sino i suoi conoscenti più banali gli avevano dato maggio r prova di -si mpatia . « Tu scegli es ti proprio questo momento

    per far va1ere la fredda superiorità del tuo modo di pen­ sare.

    Soit! ».

    ·Marx

    lasdò

    trascorrere al cuni giorni ; poi inviò

    una lettera di scusa all'amico. La pace fu subito condusa. « Io sono lieto - gl i con la povera Mary

    replicò Engels - di non aver perduto an che il pitt vecchio e migliore dei miei

    am i ci » (1). E gia.cchè p3!Tliamo di Marx e di Engels, agg iu ngiamo che ess i ebbero c omune anche il modo

    di

    nelle 1oro lettere usano tre e talv01lta c apad di ocrivere così : ments pour le beautiful

    (1) (2)

    esprim ersi. Non solo

    quattro lingue

    « Lieber F·riedrich !

    artid e » (2),

    e son

    M es remercie­

    ponendo insieme tede-

    Briefwehsel, vol. 111, n . 691 -695, pag. 106-1 10. Briefwechsel, vol. l, n. 259, pag. 455.

    64

    FRANCESCO OLCJATI

    sco, francese, inglese e talvolta anche ita·liano, spagnolo o russo - tutte lingue .che Marx conosceva ; ma infiorano co­ munemente il loro dire con volgarità di espre6sioni e con una trivialità di frasario, da degradare anche 'lln vbllano che mangi, dorma e viva continuamente in una stalla. Non posso naturalmente portare esempi ; dirò solo che gli stessi Bebel e Bemstein non hanno sentito il coraggio di ripro­ durre integralmente le -lettere sia 'di Engels come soprattutto di Marx, ed hanno sostituito alcune frasi con altre (1), ri­ correndo persino talvolta ai . punti-ni ! Anche però in una tale edizione, riveduta e corretta, c'è già abbastanza da inor­ rridire. E non aUudo ai graziosi accenni a « pidocchi » ed. a « troie », 111è ai titoli cavallereschi di « asino », di « cane », di « bue » dispensati a larga mano, a destra ed a sinistra, da Ma.rx e da Engels e, con parti-colare generosità, verso gli amici, quasi che non potessero intendersi fra loro senza di­ sturbare tutti gli animali dell'arca di Noè ; non alludo nep­ pure alle belle definizioni che applicano ai rivoluzionari, chia­ mandoli gentilmente « canaglie », « ciarlatani », « imbecilli » e via dicendo (2). Alluclo per non parlare di altro, alla sto-

    ( ' ) Briefwechsel, vol. I, A nmerkungen, pag. 7 . e> Moltissimi socialisti hanno deplorato i metodi polemici di Carlo Marx. EDOARDO BERNSTEIN nel1a rivista Dokumente des So­ cialismus, l, pag. 1 8 in alcune osservazioni preliminari al Der heilige uno scritto frammentario di Marx e di Engels contro Stir­ Marx ner, ed in altre occasioni, come ad es., nel saggio Von Marx, Engels und ihrem kreise apparso nella rivista « Socia1istische Monatshefte :. , XI (XIII), fase. I i il KAUTSKY nel1a Neue Zeit, a. XX, pag. 672 i RoBERTO MrcHELs nei suoi due lavori tradotti in italiano : Storia del Marxismo in Italia (Rom n, 1 920) a png. 19 e se g. e Proletariato e borghesia nel movimento socialista italiano (Torino, 1 908) a pag. 63 e seg. non esitano a dire con quest'ultimo che « b. brutalità polemica di Marx e compagni e incomprensibile per chiunque si era ancora conservato un grano di buon semo e di delicatf'zza d'animo :.. Il MrcHEL S, anzi, continua e scrive : « Marx, nelle lotte coi suoi av­ versari, spesso si avvicinava nei suoi attacchi alla calunnia e trasmu­ tava in modo veramente non ammissibile l'opinione avversaria che -

    LA VITA

    DI

    CARLO 1\fARX

    65

    rica parola di Cambronne, profusa - e qualche volta ripe­ tutamente - in quasi tutte •l e lettere.

    ll.

    -

    DA PARIGI A BRUXELLES

    Marx ed Engels furono davvero in tutto due anime ge­ melle ; e d'ora innanzi, Taccontando la vita di Marx, tro­ veremo unita a 1u i in ogni circostanza la persona ed il pen­ siero di

    Engels - il qua:le ben presto doveva avvicinare

    Marx ed a lungo, dopo che questi fu allontanato da Parigi. Poichè

    anche

    nella

    città

    francese

    il

    governo prussiano

    teneva d'occhio il pericoloso agitatore. E prendendo occa­ sione da .una serie di articoli pubblicati da lui nel giornale dei profughi tedeschi

    a

    Parigi - che portava un nome de..

    stinato poi ad una grandé fortuna, n,e

    domandò

    la

    espulsione

    Vorwarts! Avanti! ( 1) -

    dal 5uo1o francese. H ministro

    Guizot fu dapprima esit3Jnte ; poi, spinto

    da

    A·l essandro von

    Humbol dt, espulse, entro ventiquattro ore da Parigi, e nel minor tempo possibile

    Vorwarts.

    dalla Francia,

    tutti

    i Tedattori del

    La stampa francese protestò ; il direttore del gior­

    .nale spontaneamente .rinunciò alla ulteriore pubblicazione di esso; il d ecreto di espulsione fu rlti·rato per tutti, eccetto che per Bakunin, per qual che altro rivoluzionario e per Marx. Questi si rifugiò a B ruxelles. ETa il

    1 845 (2).

    combatteva, fraintendendo, con una appassionata ferocia. il conte­ nuto degli scritti a lui antipatici e attaccando con crudele disistima della legge morale l'integrità personale dell'avversario » . (l) Cfr. la traduzione di questi articoli nei volumi citati del FtRPO e del DELLA VoL PE. (l) Per il periodo trascorso da C. Marx a Bruxelles è importante, per la pubblicazione di documenti finora inediti, il volume di Luc SoM M ERJIAUSP.N, L'hmnanisme agissant de Karl Marx , Parigi, 1 946.

    66

    FRANCESCO OLGIATI 1 2.

    -

    LA « SANTA FAMIGLIA » E UN LIDRO PER I TOPI

    1 848

    Anche a Bruxelles - ove rimase sino al

    quasi . inin­

    terrottamente (solo si !recò una volta l>er sei settimane in Inghilterra) - il governo prussiano non poteva sopportare Marx e tentò di faTlo espellere dal Belgio. Ma non vi riusd ; ott enne

    solo

    che

    Ca·rlo

    Marx

    rinunciasse

    alla

    sudditanza

    prussia n a. Quasi a consolazione, accorreva a lui, nella primavera del

    '45,

    il suo Engels, per discutere insieme e per (Z)

    Opere, I, n. 8, pag. 9. Op. cit., pag. 68 e seg.

    FRANCESCO OLGIATI

    72

    tutte le nefandezze degli oppressori contro gli oppressi sono una giusta pena per il poccato capitale, e per chissà quali altri peccati, oppu-re, che sono prove a cui i;} Signore, .nella sua infinita sapienza, vouol mettere i redénti. I principf so­ ciali del cristianesimo predicano la vilt



    il disprezzo di se

    stesso, l'avvilimento, l'assoggettamento, l' uiniltà, insomma tutte le qualità della canaglia ; e il proletariato, che non vuole la­ sciarsi trattare da canag-l ia, ha bisogno del suo coraggio, della sua dignità, della sua fierezza e del suo senso d'indipendenza assai più che del suo pane. I principi sociali del cristianesimo sono sornioni, ed il proletariato è l"ivoluzionario ». Con non minore violenza si scagliò contlro Karl Heinsen, un pazzoide, che divorava quaranta principi a colazione e cinquecento re a pranzo e non sognava altro che le ghigliot­ tine a va.pore per mandare i governanti in massa all'altro mondo. A questo rivo1uzionario (che, più taJrdi, in una som­ mossa, al primo fischiar delle palle, se .la diede a gambe le­ vate e si rifugiò infine in America) Marx ed Engels ricorda­ vano che i principi non sono cattivi geni, nè por loro mal­ vagia volontà divengono la cagione della reazione ; anche i principati sono un prodotto della società e scompariranno non già annientati dalle declamazioni verbali o da rivolu­ zioni dipendenti dalla libera volontà umana, - ma solo per ·l'evoluzione storica della società stessa, la quale nel suo svi­ luppo, ad un certo momento, sente « come una catena con­ traria

    alla

    natura anche ·la buccia politica - e quindi la fa

    saltare in aria ». Questo senso della realtà storica spiega pure la lotta che Marx, sia nel giornale citato, come anche nel

    Dampfboot,

    Westfiilisches

    mosse contro il « vero socialismo » di Karl Griin,

    un utopista senza idee chiare

    (1) che combatteva il libera­

    lismo borghese, prima che questo avesse spazzato via l'asso­ ·l utismo feudalistico. Per Marx - come vedremo sempre me-

    (l)

    u n :::t

    Si vegga ad esempio nel Briefwechsel, vol. I, lettera di Engels a Marx a proposito del Griin.

    n.

    lO,

    pag.

    40

    73

    LA VITA DI CARLO MARX

    glio in seguito - la borghesia nel primo momento della sua storia, ha una funzione rivoluzionaria; deve vincere il feu­ dalismo ed in ciò la classe operaia deve aiutare la borghesia;

    è solo in seguito che - per forza di cose, non per volontà dci singoli - assume un compito reazionario e sviluppa nel suo seno il proletariato, che dovrà sopprimerla, eliminando per sempre ogni lotta di classe. In queste battaglie giornalistiche noi abbiamo già in ger­ me tutto il pensiero di Carlo Marx. Cominciamo a scor­ gere l'affermarsi sicuro

    di una concezione sistematica, che

    non avrebbe dopo d'allora subìto nessuna modificazione es­ senziale.

    15.

    -

    L'ATTIVITÀ

    ed démocratique

    In base ad essa, Marx nell' Association

    DI

    MARX A BRUXELLES

    Engels svolsero la loro azione

    ed

    di Bruxelles

    in un'altra so­

    cietà da essi creata e composta di profughi tedeschi : il

    Arbeiterverein. L'Associazione democratica,

    '47

    fondata nel

    Deutsche

    a Bruxelles,

    univa i democratici belgi con gli espulsi delle altre nazioni che si trovavano in quella città.

    Engels, che era il vice­

    presidente, brigò per far riuscire Marx alla presidenza stessa e fu appunto questa società che nel novembre mandò come suo Tappresentante Ca:rlo Ma:rx

    Meeting

    dei

    a

    Fraterna[ Democrats,

    Londra

    all'International

    che per una coincidenza

    singolare awcnne in pari tempo del congresso tenuto nella capitale inglese della

    Lega dei Comunisti,

    .-

    congresso cioè

    importan tissimo, che. doveva lanciare la prima idea del

    nifesto. E' rimasto celebre ciation démocratique

    il discorso che Ma:rx tenne alla il

    9

    gennaio

    1843

    Ma­ Asso­

    a proposito del li­

    bero scambio, trionfante allora con l'abrogazione delle l eggi inglesi sul grano e celebrato da molti come la panacea di tutti i mali anche per le classi lavoratrici. In Inghilterra gli operai non erano di questo parere e Marx applaudì alla loro

    74

    FRANCESCO OLGIATJ

    opposizione contro « il cia.rlatanismo libero-scambista » che « spinge all'estremo l'antagonismo tra la borghesia e il pro­ letariato ». Un unico vantaggio Marx riconosce al sistema della libertà commerciale : « esso afl'retta la rivoluzione so­ ciale. E' solo in questo senso rivoluzion,�rio, o signori, che io voto in favore del libero scambio » (I)� Nelle adunanze poi di questa associazione, Marx ed En­ gels fecero una grande . propaganda del loro materialismo storico. A differenza dei democratici francesi ed inglesi che si patullavano con « l'eguaglianza » e « la fratellanza uni­ versale » dimenticando la condizione storica e lo sviluppo economico dei popoli, essi ponevano in derisione le « chimere di repubblica europea e di pace eterna », cresciute nelle Cfr. su questo punto H VoRLANDER, Kant und Marx, già cit., Karl Marx, già cit., passim.

    187

    LA FILOSOFIA DI CARLO MARX

    che abbia portato molta luce Rodolfo Mondolfo, il quale, meditando il Wesen des Christentums, venne alla conclu­ sione che il Marx si è creato « un Feuerbach di maniera », mentre quest'ultimo aveva precorso « in gran parte e con grande affinità » l'autore del Capitale. Il Feuerbach non sarebbe tanto un fautore del materialismo, quanto di un reale Humanismus, o, se si vuole, di un materialismo, di un realismo concreto, di una filosofia dell'esperienza, molto vicina alla filosofia marxista della praxis e da non confon­ dersi col materialismo sensistico della tabula rasa. Per il Feuerbach solo l'astmzione distingue ·l'oggetto del pensiero dal pensiero stc8so. La realtà vera è l'unità della coscienza e dell'essere. La natura dà la materia ; e lo spirito ben !ungi dall'essere inattivo o dal rimanere confinato nel­ · -la p assività, dà la forma, costituendo così - l'una e l'altro - una unità d i termini nella relazione che li collega essenzialmente. Ecco, quindi, il rapporto soggetto-oggetto come praxis, nella quale si forma e si. sviluppa dialetticamente la realtà dei due momenti. Ecco una concezione attivistica del­ la coscienza, ossia un conoscere che è azione in se stesso ed è principio di azione, in una parola un'attività produt­ tiva, che è per se stessa superamento dell'egoismo indivi­ duale esclusivo, della 'Soddisfazione immediata, dell'indivi­ duo rinchiuso in sè, poichè il soggetto stesso dice aspira­ zione e tendenza allo sviluppo progressivo, e la coscienza reale non può essere completa se non nella comunità. Gli uomini, diceva il Feuerbach, non possono realizzare l'uomo che per mezzo della loro unione. Come si vede, siamo ben lontani da Max Stirner e dal suo individualismo. La società allora viene considerata come processo storico della praxis e « la storicità non è concezione estranea alla filosofia del Feuerbach » (1 ) Il Mondolfo concede bensì, che vi siano tra Feuerbach .

    .

    e>

    Op. cit., passim.

    .. RANCESCO OLGlATl

    1 88 e

    Marx

    rilevanti

    punti differenziali, specialmente per la

    praxis

    teoria marxista della

    rovesciata, secondo la quale, fra

    l'al tro, non

    bél!Sta interpretare il mondo, ma bisogna can­ . giarlo ; e concede anche che il Feuerb�ch oscilla spesso fra affermazioni contradditorie, per colpa

    ��prattutto

    delle sue

    tendenze a da;re espressione p aradossale ed aforistica ad ele­ menti parziali

    ed

    isolati del suo pensiero, tanto che non di

    rado sembra incerto tra idealismo e materialismo, tra sog­ gettivismo ed oggettivismo ; ma non esita a trattare come una d eformazione la figura del Feuerbach come apparve a Carlo Marx.

    E

    se l'indole di questa pubblicazione lo permettesse, . sa­

    rebbe :ricco di fascino il problema sollevato, poichè, a mio parere, il sistema del

    Feuerbach non

    implica un concetto

    del reale ridotto a materia, ma solo una concezione

    feno­

    menistica e sensistica del reale, in cui, per dirla con le sue parole, « la coscienza non è nulla di diverso dall'essere stes­ so », di guisa che l'esse, anche in lui, si riduce al percipi. L'unica questione da farsi è se egli riguardava la coscienza, o il soggetto, come .autooreatività, e, di conseguenza, come attività idealisticamente concepita (il che non

    mi

    pare), ov­

    vero, se, quando parlava di attività, dava al termine il si­ gnificato . che gli attribuiva il fenomenismo prek•antiano. Co­ munque, ciò che ci preme rilevare è il modo col quale Car­ lo Marx interpretò il Feuerbach.

    E

    su questo punto non

    vi possono essere dissensi, poichè è .certo che la critica al­ l'hegelismo e l'influsso che la filosofia feuerbachiana �bbe �Sul

    Ma.rx,

    5ia

    nell'ind irizzarlo

    ad

    una

    visione

    nuova

    del

    mondo, sia nell'orientado a nuove indagini economiche, so­ no dovute ad una

    stica

    interpret-azione schiettamente

    materiali­

    del naturalismo di Ludwig Feuerbach.

    Siccome per

    praxis

    egli intendeva l'attiv:ità sensitiva uma­

    na ; siccome -l'attività della materia risiede nell'uomo, - a differenza di Hegel, che considerava come operoso lo Spi­ rito, l'Idea, e nello sviluppo di·alettico dello Spirito e del-

    LA FILOSOFIA DI CARLO MARX

    189

    l'Idea ..scopriva la ragione del divenire della realtà, - Marx considerò come operosi il corpo, il senso, val� a dire i fatti economici, che sono i prodotti dell'attività sensitiva umana e la spiegazione ultima e definitiva dell'evoluzione sociale (1). Sì ; poichè - come subito vedremo - sono i fatti eco­ nomici che per Marx d danno in 'ultima analisi la spiega­ zione di tutte le ideologie di un'epoca, di tutte le forme politiche, religiose, morali, giuridiche di un tempo. Sono le condizioni economiche, che creando la lotta di classe, l'opposizione fra sfruttati e sfruttatori, tra schiavi e padro­ ·ni, fra proletari e capitalisti, costituiscono il ritmo dialetti­ co (2), che spiega il divenire sociale e permette di presagire con rigore scientifico l'evolversi necessario della società attuaC) Cfr. G. GENTILE, op. cit., pag. 1 4 7-8. - E' forse da questo punto di vista che si debbono intendere le parole scritte da Marx nella prefazione del suo Capitale, ediz. cit., pag. XVIII e XIX : « il mio metodo dialettico è fondamentalmente, non solo diverso da quello di Hegel, ma ne è anche l' opposto. Per Hegel il processo del pensiero, che egli trasforma pure in un soggetto indipendente sotto il nome d' Idea, è il demiurgo (il creatore) della realtà, la quale non è solo il fenomeno esteriore. Al contrario per me l'ideale non è nient'altro che il materiale trasportato e tradotto nel cervello del­ l'uomo. Io ho criticato il lato mistico della dialettica hegcliana una trentina di anni fa, a un'epoca nella qua le essa era ancora alla moda. Ma, appunto mentre io stava lavorando attorno al primo vo­ lume del Capitale, i tediosi, presuntuosi e mediocri epigoni, che ora fanno testo nella dotta Germania, si compiacquero di trattare Hegel nella stessa maniera che, ai tempi di Lessing, il bravo Mosè Mendels­ sohn aveva tmttato Spinoza, cioè come un « cane morto ». Io mi sono dichiarato, pertanto, convinto scolaro di quel gran pensatore e ho civettato anche qua e là nel capitolo sulla teoria del valore con modi d'espressione che gli erano propri. Ma, benchè nelle mani di Hegel la dialettica soffra di misticismo, questo non impedisce che egli abbia esposto pel primo nel modo più completo e consapevole le sue forme generali di movimento. In Hcgel essa poggia sul capo ; bisogna rovesciarlo per scoprire il germe razionale che sta nel mistico involucro ». (z) Ripeto : che questo ritmo dialettico sia proprio ciò che di hegeliano abbia conservato Marx, io dubito forte, perchè un dialet­ tismo destinato a sfociare nella stasi è la negazione della dialetticità del reale. E mi permetto di pensare che Marx fu più hegeliano là. dove non sospettò di esserlo.

    190

    /

    FRANCESCO OLGIATI

    le verso un ordinamento in cui la tesi e l'antitesi, la classe degli sfruttati e quella degli sfruttatori, saranno superate nel­ la sintesi definitiva, nel collettivismo dei mezzi di produzione, che sopprimerà le classi antagonistiche. Tale, in breve, la filosofia di Carlo M�rx, che si può defi­ nire : un materialismo dialettico, e cioè · un materialismo che si distingue da ogni altro per il concetto della praxis e dal quale sgorga il materialismo storico, che doveva essere l'ani­ ma ispiratrice del Manifesto. •

    .

    .

    Capitolo quinto IL MANIFESTO DEL PARTITO COMUNISTA

    La prima formulazione · solenne delle teorie marxiste noi la troviamo nel Manifesto, pubblicato da Marx ed Engels nel 1 848 alla vigilia della rivoluzione (1). « C'è uno spettro in Europa, - così incomincia il Mani­ festo - lo spettro del comunismo. Ed ecco tutte le potenze di questa vecchia Europa, il Papa e lo Czar, Metternich e Guizot, i Tadicali francesi, i poliziotti tedeschi uniti per da�gli con furor sacro la caccia ... « E' tempo finalmente che i comunisti espongano chiara­ mente a tutti i loro modi d i vedere; i loro scopi, le loro tendenze e alla burletta dello spettro -rispondano col mani­ festo del partito » . *

    *

    *

    Il Manifesto, in nome dei fatti, constata che la società, dai suoi inizi in poi, è sempre stata in evoluzione ed è pas­ sata per parecchi gradi di sviluppo. La società antica basata sulla schiavitù, la società feudale, la società borghese, sono ad esempio tre momenti dell'evolversi dell'a storia sociale. Ed in ciascuno di questi stadi vanno maturando gli ele­ menti di una società nuova, si preparano le sorti dell'av­ venire. Così « i mezzi di produzione e di traffico, sui cui fondamenti si ereSISe la borghesia, si generarono in seno alla società feudale. A un certo grado del loro sviluppo non (l) Opere, I, n ; 4, CARLO MARX partito comunista, e Werke, vol. VI,

    e

    F. ENGE.Ls, Il Manifesto del 523 e seg.

    pag.

    1 92

    FRANCESCO OLGIAT!

    corrisposero più i metodi di produzione e di commercio della società feudale, rorganizzazione feudale dell'agricoltu­ ra e della manifattura ; in uria parola, i rapporti fel! dali della proprietà furono disadatti alle fgrze produttive già sviluppate, impacciarono la produzione a#zichè agevolarla, di­ vennero altrettanti ostacoli. Dovevano essere abbattuti e lo furono. « Sorse, invece di questi, la libera concorrenza con adatte costituzioni sociali e politiche, col dominio economico e poli­ tico della classe borghese. « Oggi accadono fatti analoghi sotto i nostri occhi. Si sta a disagio nei rapporti borghesi di produzione, di tmffico, di proprietà; e la società moderna, che ha fatto nascere per incanto mezzi di produzione e di scambio così potenti, so­ miglia al mago che ha evocato le potenze sotterranee e non può più dominarle » . . Da un lato adunque dobbiamo riconoscere il f.atto dello sviluppo perenne della società ; dall'altro lato dobbiamo am­ mettere che ad ogni epoca storica corrispondono determi­ nate idee, le quali non �Sono altro che proiezioni delle spe­ cia.:li condizioni, sulle ·q uali sorgono, con le quali si mutano e si spengono. Non vi sono « verità eterne », come la libertà, il diritto, la ragione, la giustizia, le idee morali, · filosofiche, politiche ; ogni tempo si crea . un mondo a propria immagine e somi­ glianza ; la base economica ha per superstruttu:ra quelle « forme di- coscienza », da alcuni ritenute immutabili, che sono invece destinate ad un perenne cangiamento ed alla dissoluzione. Tutte le obbiezioni contro il comunismo sono originate dalla dimenticanza di questa teoria · fondamentale. Prendiamo, ad esempio, l'idea di proprietà privata. Si rimprovera ai comunisti di volerla abolire. E non si nota che la pToprietà privata in astratto ·n on esiste ; esiste oggi la proprietà privata borghese, la quale con lo sviluppo della industri-a - che ha già abolito la proprietà del piccolo bor-

    193

    IL MANIFESTO DEL PARTITO COM UNISTA ghese

    e

    del

    piccolo ag-ricoltore - penra

    inesorabilmente,

    come si è dissolta la proprietà feudale e la proprietà degli schiavi. Si rimprovera ai comunisti di voler sopprimere la libertà.

    E

    non si osserva che la libertà che oggi realmente esiste

    è la libertà borghese, un prodotto cioè delle presonti con­ dizioni economiche ; è �a libertà di commercio, di compera,

    di vendita, a causa di tante crisi ; è la libertà per il lavoratore di cercare un padrone e magari di non trovarlo ; è una li­ bertà, insomma, che evidentemente scomparirebbe, se si cam­ biassero gli attruali rapporti borghesi di produzione. «

    Cessa­

    te, - esclama Carlo Marx - cessate dal polemizzare con noi, finchè non sapete considerare l'abolizione della proprie­ tà

    borghese se

    non

    all;:t stregua dei concetti borghesi d i

    libertà, d i educazione, , che pre­ ten d e parlare del diritto della libertà degli schiavi e doman­ da : « O penserebbe forse Bastiat che un modo di produ­ zione basato sul lavoro degli schiavi sia un sistema di ra­ pina? » (1). E per ciò che riguarda l'Indirizzo inaugurale dell'Inter­ nazionale del 1 864, esso, è verissimo, finisce dichiarando di riconoscere per base della condotta verso tutti gli uomini « la Verità, la Giustizia e la M orale » e di « esigere i diritti d'uo­ mo e di cittadino non soltanto per se stesso, ma anche per chiunque adempie i suoi doveri ». Ma sappiamo bene cosa pensasse Marx di queste parole e come le deridesse, quando per convenienze diplomatiche era costretto ad usarle. An­ che quando parla di dovere, di missione, ecc., Marx spoglia questi termini di quel carattere di religiosità e di eticità che il Mazzini loro attribuiva. *

    *

    *

    Con una indiscutibile serietà, con larga informazione e con l'approfondimento accurato delle teorie mazziniane e marxiste, Rodolfo Mondolfo ha voluto fare un altro sforzo per colmare l'abisso, che separa l'autore dei Doveri degli uo­ mini dall'autore del Capitale (2), pur riconoscendo la diversa fisionomia delle due dottrine. La pedagogia dell'azione - si chiede l'illustre studioso non è forse un concetto comune a Mazzini ed a Marx ? Il primo sentiva la virtù creatrice nell'azione, perchè era ca­ ratteristica della sua corrente l'idea che l'educazione non si fa coi libri, con la scuola o con la propaganda, bensì con l'azione. E nel Manifesto dei comunisti il « valore formativo di coscienze, attribuito aJ.la lotta per se stessa e in quanto Opere, VII, Il Capitale, pag. 50, nota. r> RoooLFO MoNDOLFO, Sulle orme di Marx, 3• ediz., vol. II, Bologna, 1 923, pag. 73- 1 55. (1)

    FRANCESCO OLCIATI

    232

    tale, non differisce dal concetto mazziniano del combatt?re, che è vittoria •a nche

    quando

    nel

    risultato esteriore sembri

    sconfitta » . Mazzini e Marx erano « del pari convinti r.he

    i

    rinnovamenti, ai quali aspiravano, dove�no cominciare dalle



    coscienze per svolgersi nella prassi rivol tionaria e rovesciare poi le condizioni esterne dell'ambiente.

    E

    •lo stesso rapporto

    fra il rinnovamento della coscienza e la maturazione dell'ambiente che Marx definiva scultoriamente

    praxis,

    '

    rovesciamento della

    la stessa dip endenza, in cui Marx, con la sua con­

    cezione critko-pratica del processo sociale dell'educazione per

    mezzo della

    praxis,

    poneva il cangiamento interiore degli spi­

    riti rispetto alle condizioni reali dell'ambiente ed al loro mu­ tamento, non sono affatto concezioni estranee al Mazzini » .

    Questi, è vero, è « uno spirito intimamente religioso e · mi­

    stico » e converte le questioni terrene in teologiche, mentre Marx vuoi convertire le questioni teologiche in terrene ; e

    non c'è dubbio che la concezione mazziniana si trovi agli an­ tipodi della visione immanentistica del Marx. Tuttavia, os­

    serva

    il

    Mondolfo,

    non manca per

    « una possibilità di valutazione etica »

    « questa concezione

    puramen t e umanistica.

    d elia storia » , diretta, secondo M·a rx, « verso un fin� di alto

    va lore etico » , che. è rappresentato dall'« esigenza di

    ;ibcrtà

    se « Mazzini vede in questa una

    as�e-gnata

    >> .

    Anche di fro nte al principio della nazione e dei!a patria,

    missione religiosa,

    al popolo d3. Dio ed avente per ciò valore sacro, Y!arx cd

    condizione necessaria al compimento missione storica umana che incombe al proletariato, e

    Engels vi scorgono una

    della

    perciò non ne disconoscono affatto nè la realtà nè il valore ;

    ma se anche lo considerino derivante da un valore più alto,

    ed a questo subord inato come il mezzo al ·fine, non sono tuttavia in dò in contrasto con Mazzini, che pur dichiara

    di vedere nella patria la scala per salire oalla più alta mèta

    dell'umanità ».

    Le differenze non debbono fard trascurare le somiglian­

    ze ; ed il Mondolfo prosegue la sua diligentissima indagine a

    MARX E MAZZINI

    233

    proposito della cooperazione delle nazioni e de1le hsi del suo attuarsi, - come a riguardo dc1la reciprocità dci dt.Je problemi, politico e sociale, le cui soluzioni debbono vicen­ devolmente implicarsi in una rivoluzione vera, - come per ciò che riguarda l'affermazione dello sfruttamento esercitato dalla classe detentrice dei mezzi di produzione sopra la ciasse lavoratrice. Mazzini parla, bensì, di dovere e non di bisogni, e riduce tutto ·ad un problema di educazione ; ma « alle do­ mande : - è possibile educazione disgiunta da cangiamento delle condizioni di vita? è possibile far intendere il dovere c il sacrificio agli oppressi e ai diseredati ? - egli stesso aveva dato risposte recisamente negative, considerando il migliora­ f!lento materiale condizione e premessa alla possibilità di una elevazione spirituale ». Ed il Mondolfo prosegue in un parallelo, spesso suggestivo a prima vista, nel quale, pur rilevando i contrasti - che vanno dalla teoria dell'uomo strumento di una legge divina e dalla missione col suo ca­ rattere . imperativo trascendente, in opposizione all'uomo au­ tore della propria storia, sino al metodo diverso da seguirsi nell'emancipazione dei lavoratori dalla tirannide del capita­ le, per l'abolizione del proletariato, ed all'avversione maz­ ziniana dell'espansione dell'industrialismo, considerata inve­ ce da Marx come un gradino necessario per la liberazione degli operai (opposizione del socialismo non solo utopistico, ma piccolo-borghese del Mazzini al socialismo marxista) conclude però che « tpure, fra tante incomprensioni e diver­ genze, il fine ideale di una società del lavoro, sola capace di attuare la umanità consociata ed affratellata nei rapporti fra gli individui ed in ·quelli fra le nazioni, ravvicinava ed accomunava le due dottrine, e rendeva possibile un loro parziale confluire ·n ell'educazione ed ispirazione delle co­ scienze ». Data l'indole del mio volume, non mi è possibile pren­ dere in esame questa tesi. Io lascio la sentenza definitiva del dibattito ai lettori delle opere di Mazzini e di Marx.

    234-

    FRANCESCO OLGIATI

    Solo chi si tuffa nelle une e. nelle altre, e vi vive un po' di tempo, cercando di cogliere lo spirito che vivifica le pagine dei due pensatori, è in grado di giudicare se è da. accet­ tarsi il metodo stesso del parallelo. J>erchè molti non vo­ gliono ricorrervi mai ed anzi, per principio, lo detestano ? Perchè c'è pericolo che l� rassomiglianze siano puramente estrinseche. Un concetto ha valore in un sistema in fun­ zione deleanima ispiratrice di esso. E le due runime di Maz­ zini e di Marx sono in antitesi rocisa. Il Mandolfo stesso concederà che su questo punto Carlo Marx non sarebbe stato del suo parere e che avrebbe rifiutato senza esitazione il tentato ravvicinamento al Mazzini, come avrebbe sorriso se gli si fosse sostenuto che « una dottrina socialista può cercare con piena cosdenza le sue premesse in un idealismo etico » (a meno che si tratti di un socialismo utopistico) o che « una possibilità di valutazione etica non manca » nella sua concezione.

    Si consideri pure la questione da ogni ·lato, dal lato fi­ losofico, economico, sociale o politico : fra l'autore dei Do­ veri degli uomini e l'autore del Capitale mi pare che esista una distanza forse maggiore che non fra il polo Nord e il polo Sud (1).

    (1) Anche lo stesso MoMIGLIANO nell'altro suo volume : Mazzini e le idealità moderne (Milano, 1 905, pag. 1 4 1 e seg.) non è lontano dal mio modo di giudicare Carlo Marx.

    Capitolo ottavo MARX E

    PROUDHON

    Se in Mazzini condanna « l'idealista », in Proudhon Car­ lo Marx deplora l'uomo che va alla ricerca delle formule, che non si interessa della realtà in sè e del divenire dina· mico di essa, ma la riveste con nozioni astratte, eterne, im­ mutabili (1). Proudhon agli occhi di Marx è « un ciarlatano », « il pie(') Del PROUDHON si è' iniziata col 1 926 a Parigi, presso il Ri­ vière, una nuova edizione delle Oeu ures complètes, a cura di BoUGLÉ e di MovssET, che promette di essere molto migliore, dal punto di vista critico, della vecchia edizione delle Oeuures complètes in 26 volumi, apparsa a Parigi dal ·1867 al 18 70 e della Correspondance in 14 vol., pubblicata a Parigi nel 1 875. Le pubblicazioni di Proudhon, che maggiormente interessano que­ sto capitolo, sono le seguenti : Qu'est-ce que la propriété ou recher­ che sur le principe du droit et du gouuernement, uscita a Parigi nel 1 840 ; il Système de contradictions économiques ou philosophie de la misère, apparsa nel 1 843 a Parigi (c'è la traduzione italiana nella « Biblioteca dell'economista », 3 serie, vol. l, Torino, 1882) ; la Phi­ losophie du progrès, la justice poursuiuie par l'Eglise, apparsa nel l852 ; De la justice dans la réuolution et dans l'Eglise, 3 vol. editi nel 1858 ; la Théorie de l'impot del 1 86 1 (tradotta in italiano nell:J. « Biblioteca dell'economista », 2 serie, vol. X, Torino, 1868) ; Du principe fédératif et de la nécessité de reconstituer le parti de la réuolution, pubblicato a Parigi nel 1863. Fra le opere postume è importante per il nostro tema - per prescindere dalla Correspon­ dance - la Théorie de la propriété, edita a Bruxelles nel 1 866. I ntorno a Proudhon - senza accen n are alle pagine a lui dedicate nelle varie storie del socialismo e del comunismo (cfr., ad es., GIA­ coMo PERTICONE, Linee di storia del socialismo, 2• ediz., Milano, 1944, pag. 73 e seg. e Linee di storia del comunismo, 2• ediz. � Mi­ lano, 1 944, :pag. 1 1 9 e seg.) - si veda il volume di G. SANTONA­ STASO, Proudhon, Bari, 1 935, ove si può trovare una amplissima bi­ bliografia, che comprende anche numerosi articoli di riviste inte>rno a « Marx e Proudhon » e ad essa rimando il lettore. Si può dare uno sguardo complessivo alla figura del socialista francese mediante anche i volumi di A. BERTHOD che studia Proudhon et la propriet�, ,

    FRANCESCO OLGIATI

    236

    colo borghese sballottato continuamente fra il -capitai� e il lavoro, tra J'economia politica e il comunismo » . Proudhon « non fa che zuffolarvi agli orecchi, su un tono da �ltim­ banco e da spaccone, le sue lodi, COJ;l un noioso vaneggia­

    mento e con eterne rodomontate sull i� sua pretesa scienza ». Egli

    è

    il « villan rifat.to della scienza, che crede di potersi pavoneggiare di ciò che non è e di ciò che non ha ». I suoi sono « sentimenti

    da meschino droghiere » . Nel

    1848, po­

    che settimane prima di scoppi-are l a rivoluzione, ha voluto dimostrare « in modo irrefutabile che l'era delle rivoluzioni passata » . P:roudhon ha commesso la « cattiva azione » di

    è

    civettare con Luigi Bonaparte per renderlo accetto agli ope­ rai francesi e di scrivere « contro la Polonia, che in onore dello Czar, egli tratta con cinismo da cretino ».

    E,

    senz'altro

    imbarazzo che quello della scelta, si potrebbe . continuare a lungo, se si volesse raccogliere il florilegio di lodi tributate

    Briefwechsel, sia neUa Misère nell'articolo del Socialdemokrat. E' su-

    da Marx a Proudhon, sia nel

    de la philosophie,

    sia

    Parigi, 1 9 1 0; di C. Boucd: che esamina La sociologie de Proudhon, Parigi, 1 9 1 1 , per non citare il vecchio DESJARDINS, Proudhon, Pa­ rigi, 1 869 ; del DrELH, Proudhon, seine Le h re und sein Leben, 3 vol., Jena, 1 888- 1 896 ; del MENZEL, Proudhon, Tubinga, 1 933. Per quan­ to riguarda i rapporti tra il pensiero del Proudhon e l'anarchia, serve sempre il bel volume di ETTORE ZoccoLI, L'anarchia, Torino, 1 907, pag. 69-97 (il volume è stato ristampato senza modificazioni nel 1944>. Per le relazioni con M arx è ancora degno di nota l'art. di A. BoURGIN, Rapport entre Proudhon et Marx in : « Revue d'économie politique », marzo 1 893, pag. 1 7 7-208 ed è oggi importante, per pa­ recchi testi inediti, il volumetto di PIERRE HAU PTMANN, Marx et Proudhon, leurs rapports personnels, 1 844:. 1847, Parigi, 1 947. Per i rapporti tra proudhonismo e marxismo, cfr. G. PrROU, Proudhon et notre temps, Parigi, 1 920. Per ciò che si riferisce alla filosofia di Proudhon, si può trovare una ricchissima bibliografia nell'UEBERWEG0ESTERREICH, Grundriss der Gesch ichte der Philosophie, vol. V, 12• ediz., Berlino, · 1928. IntOil'no alle teorie di Proudhon parecchie opere sono apparse anche in questi ultimi tempi ; cfr. ad es. A. DE LUBAC, Proudhon et le christianisme, Parigi, 1 945 e G. Guv-GRAND, Pou1· connaitre la pensée de Proudhon, Parigi, 1947. Per il diverso orien­ tamento dei due rivoluzionari, si può vedere il volwne già citato di PIERRE HAUPTMANN, Marx et Proudhon.

    237

    MARX E PROUDHON

    perfiuo aggiungere che Proudhoii ed i suoi numerosi fautori hanno reso pan per focaccia ed hanno avuto .per Carlo ·Marx... elogi entusiastici. Pettegolezzi personali ? Carattere detestabile di Marx ? Forse anche questo. Comunque io non sottoscriverei senza grandi riserve a ciò che sostiene il Bernstein, quando afferma che Marx « spesso ha fatto torto a Proudhon e perfino in modo assai gretto, forse pen::hè Proudhon come uomo e come perspnalità lettera-ria gli era antipatico » (1). No. An­ che qui io credo che il conflitto abbia una radice ben più profonda, una ragione ideale ; ed il sottolinearla, gioverà ad afferrare sempre meglio il significato della concezione mar­ xista. *

    *

    *

    Non è facile impresa quella di voler sintetizzare il pen­ siero di Proudhon, che, vissuto dal 1 809 al 1865 in mezzo a mille strettezze economiche (egli, del resto; si onorava di « appartenere alla classe operaia » ), fra le sofferenze spesso della fame, della prigione e dell'esilio, nell'ambiente politico e sociale della Francia ricca, in quel·l'epoca, di rivoluzioni (come dimenticare il 1 830 e il 1 848, Luigi Filippo, la se­ conda repubblica, il colpo di Stato e Napoleone III ?) e di agitazioni promosse da utopisti (che vanno dai Sansimoniani al Fourier, al Blanc ed al Blanqui), presenta una personalità complessa e poliedrica. Dell'opera sua vennero date le valutazioni più discordan­ ti : e basta scorrere, per accorgersene, i giudizi ·raccolti dal Santooastaso (2) . - L'Oriani lo chiama� il « gigante ple­ beo » ; il Sorel lo considerò come « H più grande filosofo del sec. XIX » ; il Cavour lo giudicava « l'apostolo più sicuro del socialismo » ; Victor Hugo lo compativa e lo disprezzava. Classificato spesso come anarchico e combattuto dallo Stir­ ner, fu da alcuni avvicinato a Nietzsche, da altri a Tolstoi ; (l) e)

    E. BERNSTEIN in Dokumente des Socialismus, I, Op. cit., Conclusione, pag. 164 e seg.

    pag.

    18.

    238

    FRANCESCO OLGIATI

    da alcuni ai nazionalisti, d a altri ai comunisti, da altri an­ cora agli individualisti. Venne definito ora come un hege­ liano, ora come un platonico, ora come uno spinozi�no. E si può dire che questa strana varietà 4i interpret-azioni trova appigli non indifferenti nei diversi su� scritti, confrontando i quali non rare volte si ha la sensazione di essere dinnanzi non ad un'organica enunciazione di idee, ma ad « un pol­ pettone di mille polpette, -- tenute insieme a furia di stan­ ghette » . Egli è l'autore del famoso libro : Qu'est-ce , que la pro­ priété ? E' « un'opera diabolica » la mia, soleva dire. « Io non posso pensarci senza un fremito di terrore. Io non 4ico : sia essa compresa ; ma dico soltanto : sia letta e la veochia so­ cietà è :finita. La proprietà è un furto! In mille anni non si pronunciano due parole come queste. Io non ho altro bene sulla terra che questa definizione ; ma la. tengo più preziosa dei milioni di Rothschild ». Il mio è un volume in cui si sente « il leone che ha fame e rugge » . Anche i n moltissimi altri suoi lavori Proudhon è i l ne­ gatore del dominio di proprietà, alla quale oppone il di­ ritto di possesso mentre sogna una trasformazione sociale che per gradi abbia a spogliare i proprietari attuali, onde instaurare - mediante un'organizzazione di credito fondia­ rio - una serie di possessi o usufrutti. Tuttavia è altresì un propugnatore ardente del diritto di eredità, contro i sansi­ moniani . .ed il Blanc. Sopprimere l'eredità, sarebbe ragionare da controrivoluzionari, equivarrebbe ad abolire },a famiglia ed a cadere nell'assolutismo ·di Stato. Anzi, l'eredità deve essere ;un mezzo per realizzare l'eguaglianza (1). E' socialista; e quando nel 1 839 partecipa ad un concorso bandito dall'accademia di Besançon a proposito De l'utilité de la célébration du dimanche sous les rapports de l'hygiène (')

    Cfr. SANTONASTAso, op. cit.,

    cap.

    VI,

    pag.

    66

    e seg.

    239

    MARX E PRO UDHON

    et de la morale� add t i a c ome soc i al si ta pers in oMosè. Ma non s ol o è avver5aT i o del suffrag i o un ivers ale e dell'ide a dem o­ cratica ; n on s ol o s i opp one ad ogn i f orma d i «assoc az i i one » e vede in esse un a m an i fest az i one d i disp otism o; non s ol o detesta gl i sc i operi e vu ole l' arm on i a delle cl ass i ; m a, c on­ v into che bis ogn av a d i fendere e d ff i ondere i pÌ'Cc ol i p ossess i agrari, arc ipersuas o che l a questi one soc i ale n on l a s i deve r i s olvere c on J. a central zi zaz i one o c on l a soc i al izzaz i one de i mezz i d i produz i one, m a sempl icemente c ol cred t i o gratuito, è un entus i astic o e c ost�nte «celebratore dell a l i bertà del­ l' n i d iv d i u o», g iungend o a scrivere n i un a su a �ettera : «P ù i l' n i d vi d i u alità è l ibera, più l a soc ietà è bu on a; al c ontrari o p iù l' n i dv i d i u al ità è sub ord in at a ed ass orb i ta, più J. a soc i e tà è c attiv a ( 1) . E' ind vi idu al si ta ad oltranz a. Le s n i g ole v ol ontà s on o l ­i bere e s ovrane ; ed a tal i l oro diritti n on p oss on o m a i abd ­i care. T uttav i a, c ontro l' n i dv i idu al si mo che aveva c ol C o­ d ci e rnap ole on�c o introd otto i l d v i orz i o, come altresì c on­ tro li c omun ism o che sc o i gl ei i vincoli f am igli ari, Proudhon d i fende l' integrità dell a famigl i a, l a vu oi c onserv are s an a, add ita nell a d onn a l a sp osa e l a m adre, essend o queste le qu al i tà p iù alte e p iù prez i ose ; e mell a su a c orrisp ondenz a s i legg on o rb ran i d i questo genere : « I o c ons idero c ome fu­ nesti e stup d i i tutti i segni d'em anc p i az ione dell a d onn a; i o le neg o ogn i spec ie d i d i ritto e d' n i iz i ativ a p ol i tic a; cred o che per l a d onn a .J. a .J ibertà e il benessere c ons istan o unic a­ mente nel m atrimon i o, ·n ell a m atern ità, nelle cure domesti­ che, nell a fedeltà all o sp os o, nell a castità, nell' auster i tà di v i ta. I o s on o c onv into che il m atrim on i o m on og am i c o e per­ petu o si a il frutto dell a c iv iltà, l'espress i one dell' nd i vi d i u al i tà e dell a d i gn i tà del cittad in o, un ostac ol o r�dicale e ins orm on­ � abile al c omun si m o. Le te ori e del S a int-Sim on, dei f ourie­ risti, degl i uman t i aT i son o l a c onclus i one del sec ol o, il can­ cro del s oc i alism o » (2). (')

    (2)

    lb., lb.,

    pag. pag.

    155 84.

    e

    passim.

    FRANCESCO OLGIATI

    240

    Vedremo subito come la 5Ua rivoluzione sociale appelli come base e come idea vivificatrice 1la « giustizia » .

    Ma

    non

    bisogna stupirsi se Proudhon innalza inni alla guerra, . come

    a fatto d ivino, a categoria della nostr�· ragione, a condizio­



    ne di ogni creatura. « Ah, - esclam , - se

    H Nazareno,

    la cui parola incatenava le moltitudini, avesse potuto dare allc1 sua religione la sanzione delle anni !". .. ». La donna, come il popolo, giustamente ama il dittatore. Il di ritto della forza· è superiore a tut te •le convenzioni civili, all'usu capione, alla

    è

    successione patrimoniale. La guerra

    la manifestazione più

    grande della giustizia. Se si nega il diritto '

    nel ritrovare in

    questa

    confusione il

    PERTICONE, Linee di storia del socialismo,

    sistema astratto

    pag.

    76.

    MARX E P.ROUDHON

    243

    del pensiero esterno. Cogliendo l'insieme delle idee nei loro rapporti, con una specie di intuizione che sarebbe anche