Caracalla
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ALESSANDRO GALIMBERTI

CARACALLA

SALERNO EDITRICE ROMA

La collana >, vale a dire al paganesimo. La Constitutio dunque sarebbe ispirata da una ratio anticristiana . Dirò di piu, se vuoi saper­ lo: Scipione non faceva il bagno nemmeno tutti i giorni. Infatti, come attestano quelli che ci hanno tramandato le antiche usanze della nostra città, ci si lava ogni giorno le braccia e le gambe, che naturalmente avevano raccolto un po' di spor­ cizia durante il lavoro, però si faceva il bagno completo nei giorni di mercato. A questo punto qualcuno potrebbe dire : « Ora capisco perché erano cosi sozzi!)). Di che cosa credi che sapessero? Sapevano di vita militare, di fatica nei campi, di uomini tutti d'un pezzo. Da quando sono stati creati bagni cosi puliti, la gente è piu sporca.5

Sulla stessa linea di Seneca, anche se in modo meno polemico, sembra collocarsi Tacito, il quale nell'Agricola6 valuta tra gli effetti della conquista romana della Britannia anche il fatto che i Britanni hanno assunto tra i Bo

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>, a indicare l'organiz­ zazione composita e dunque mista di queste popolazioni stanziate nell'at­ tuale Germania sud-occidentale. La loro origine è tuttavia oscura; anzi, persino la loro esistenza è stata messa in dubbio. Sebbene facciano la loro prima comparsa proprio con Caracalla,4 si sospetta che il nome, attestato con certezza solo nella seconda metà del III secolo, sia stato semplice­ mente attribuito alle popolazioni affrontate dal nostro imperatore. In effetti non è improbabile che ''Alamanni" al tempo di Caracalla de­ signasse nell'insieme le diverse nationes stanziate tra l'alto corso del Reno e il Meno non lontano da Mogontiacum. Ciò indurrebbe pertanto a credere che gli Alamanni al tempo di Caracalla fossero una realtà già esistente da tempo e cosi venissero designati a partire dai primi decenni del III secolo.5 In questo momento essi premevano sul limes reto-germanico, vale a dire la frontiera renana e danubiana, e indussero Caracalla a muovere loro guerra.6 Questa decisione tuttavia può essere molto probabilmente in86

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quadrata anche come un utile diversivo per guadagnare quel prestigio di cui l'imperatore in quel momento aveva bisogno per poi concentrarsi sull'obiettivo che piu gli stava a cuore: la conquista dell'Oriente. Non bi­ sogna infatti dimenticare che tra la fine del 212 e l'inizio del 213 Caracalla aveva rimosso, eliminandolo, Abgar IX dal trono di Osroene, la regione compresa tra la catena del Tauro e l'Eufrate con capitale Edessa, e ne aveva annesso il regno. Il regno di Osroene in realtà era già stato conquistato, insieme all'Adiabene e all'Arabia, da Traiano nel u6.7 Quando poi nel 195 Settimio Severo aveva istituito la provincia di Mesopotamia aveva prepo­ sto un procurator all'Osroene (che si estendeva nelle regioni della Mesopo­ tamia settentrionale) e aveva lasciato al potere la dinastia di Edessa e il suo re Abgar VIII contando sulla sua collaborazione. Ora Caracalla - con un inganno secondo Cassio Dione 8 aveva convocato Abgar IX a Roma do­ ve lo aveva fatto imprigionare procedendo cosi alla sua destituzione9 e di conseguenza ad annettere direttamente l'Osroene alla Mesopotamia sen­ za trovare resistenza dal confinante regno partico, che in quel momento si dilaniava in una crisi lacerante segnata dalla lotta fratricida tra Artabano V e Vologese (V o VI) che Caracalla seguiva con molta attenzione. Non è improbabile che l'aggressivo atteggiamento di Abgar verso i suoi connazionali, con il pretesto di diffondere usi e costumi romani (ma è stato ipotizzato che questo pretesto in realtà celava l'accusa di cristianizza­ zione forzata del suo popolo da parte del sovrano di Edessa attraverso la proibizione della circoncisione), 10 avesse spinto Caracalla a intervenire e a chiudere il problema una volta per tutte. Edessa acquisi la status di colonia e il 212i213 venne considerato «primo anno dalla liberazione ». Già nella prima metà del 212 si era probabilmente iniziato a porre le basi per un'eventuale campagna in Germania, ove si diede avvio alla co­ struzione di nuovi forti e si ripararono alcune importanti strade in Norico, Rezia e Pannonia. In particolare in Norico fu costruita una J:?.UOva strada che collegava Boiodurum lungo il Danubio con Linz11 e in Rezia la scoper­ ta di nuovi miliari ha mostrato che Caracalla in occasione della expeditio Germanica fece visita al santuario di Apollo Granno, celebre divinità gua­ ritrice ( « granno») avvicinabile a Esculapio, presso l'odierna Faimingen, in corrispondenza della città di Lauingen ove approdava la cosiddetta via Phoebiana.12 Pare che Caracalla fosse stato molto generoso verso il santua­ rio poiché soffriva di disturbi non meglio precisati.13 No n si può escludere che in quest'occasione abbia fatto visita anche ad Aurelia Aquensis, sede delle celebri terme di Baden-Baden note per i poteri curativi delle loro -

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acque. Bisogna tuttavia ricordare che i miliari lungo queste vie identifica­ no Caracalla con il titolo di pacator orbis, 14 rivelando chiaramente gli obiet­ tivi militari di questa promenade militaire.15 In ogni caso a tutta questa attività preparatoria della vera e propria cam"' pagna militare potrebbe alludere un aneddoto poco chiaro di Cassio Dio­ ne secondo il quale «ogni volta che vide un luogo adatto a un insediamen­ to diceva: "Là si eriga una fortezza, là si costruisca una città!". Aquelle località assegnava nomi che riprendevano il suo, sebbene le popolazioni indigene non si sentissero toccate: alcuni, infatti, ignoravano [quei nomi], mentre altri credevano che egli stesse scherzando».16 A ben guardare que­ ste "fondazioni" potrebbero essere ricondotte ad alcuni campi legionari come quelli che sono stati identificati presso Lauriacum e Brigetium che ottennero la dvitas romana e che presero il titolo di Antoniniana, come nel caso di Brigetium. Del resto sappiamo che anche in Oriente Caracalla pro­ cedette in modo analogo, concedendo il titolo di Antoniniana ad Antio­ chia, Emesa, Cesarea, Sidone e Edessa. Apprendiamo inoltre che il quartier generale della spedizione fu stabi­ lito a Mogontiacum, il centro principale della Germania Inferior.17 Anche il dispiegamento di forze non dovette essere indifferente poiché furono chiamati distaccamenti (vexillationes) dalla Britannia, dalla Gallia, dalla Pannonia, dalla Mesia e dall'Egitto. Al comando della xx e della xxn le� gione Primigeniae c'era colui che possiamo considerare il responsabile mi­ litare delle operazioni, C. Ottavi o Appio Suetrio Sabino, 18 il quale fu poi lasciato in Rezia alla fine dell'anno da Caracalla come legatus Augusti pro praetore. Fu invece rimosso in modo brutale il governatore della Gallia Narbonensis di cui non conosciamo l'identità.19 La cosa tuttavia non passò inosservata: piovvero critiche da ogni parte circa la ferocia di Caracalla e i suoi atteggiamenti tirannici.20 In occasione del soggiorno in Gallia si colloca l'episodio (a cui si è già brevemente accennato) raccontato da Filostrato nelle sue Vite dei Sojìsti a proposito del sofista {vale a dire retore) Eliodoro,21 il quale era stato eletto dalle tribu celtiche come loro rappresentante insieme a un collega non altrimenti noto e in quel momento malato. Eliodoro si era affrettato a far­ si ricevere da Caracalla quando aveva saputo che il suo collega era malato e che l'imperatore annullava molte udienze. Una volta ricevuto ebbe mo­ do di conquistare il principe, che si mostrò favorevolmente sorpreso dalla sua abilità a tal punto che lo volle mettere alla prova facendogli recitare una declamazione. Nella scena descritta da Filostrato colpisce l'imprevedibilità 88

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di Caracalla condensata nelle eccessive manifestazioni di giubilo a favore di Eliodoro: «A quel punto l'imperatore si alzò in piedi e disse di Eliodoro: "Non ho mai conosciuto un uomo cosi. È apparso un nuovo prodigio ed è apparso proprio con me". Pronunciò altri complimenti battendo le mani e scuotendo indietro il cappuccio della sua veste)).22 Ancora a questo soggiorno in Gallia dovrebbero risalire la divisione della Britannia in due province e, forse, l'istituzione della Hispania Nova Citerior AntoninianaP Si tratta di un'ipotesi avanzata da Jeno Fitz24 sulla base del fatto che dal 213 in Britannia è attestato un governatore della Bri­ tannia inferior (C. Giulio Marco) : ciò significa che la provincia era stata di­ visa almeno in due ( inferior e superior) ; inoltre l'iscrizione del procurator M. Cocceio Nigrino (datata al 212)25 lascia intendere che egli fu incaricato dell'organizzazione della nuova provincia. Analogamente in Spagna alcu­ ne iscrizioni indicano in C. Giulio Cereale il governatore della nuova provincia della Spagna dterior a cui fu aggiunto il significativo appellativo di Antoniniana (Hispania nova citerior Antoniniana).26 Terminata questa lunga ricognizione, Caracalla dovette rientrare a Ro­ ma. Da un importante documento epigrafico contenente il "verbale" del collegio dei Fratres Arvales, apprendiamo infatti che l'imperatore lasciò di nuovo l' Urbe nella primavera inoltrata del 213 (tra il 17 e il 2o maggio )P Vi tornerà solo per trascorrere l'inverno 213-214 per poi non farvi piu ritorno se non da cadavere esattamente quattro anni dopo nella primavera del 217. Poco prima della metà di agosto del 213 raggiunse la Re zia e i Fratres Arva­ les si riunirono davanti alla cella del tempio di Giunone Regina per com­ piere un sacrificio al fine di rendere propizio il passaggio del limes da parte del loro imperatore.28 Non lontano dal Meno ( «prope Menum)) )29 mon paucos barbaros interemit)) ('uccise non pochi barbari'),30 dopodiché se­ gui una campagna contro alcune tribu dei Cenni, di stirpe celtica. Una preziosa iscrizione di Oesco (nell'odierna Bulgaria), riferisce della carriera di un certo Tito Aurelio Flavino il quale, secondo una felice cor­ rezione, fu impegnato in una campagna in Germania contro i Cenni e per il coraggio dimostrato in battaglia fu « honorato a divo Magno Antoni­ nm.31 Viscrizione dunque permette di ipotizzare che le legioni di Cara­ calla furono effettivamente impegnate in duri scontri contro le tribu ger­ maniche stanziate non lontano dal Meno. Stando al racconto di Cassio Dione costoro assalirono i Romani « con un impeto tale da strappare con la bocca, dalle proprie carni, i dardi con i quali erano feriti dagli Osroe­ ni))32 - quest'ultimi, recentemente acquisiti al dominio romano proprio

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grazie a Caracalla, erano evidentemente schierati come arcieri tra gli au­ xilia. La macabra notazione di cui pare compiacersi Dione fa il paio con quella relativa alle mogli dei guerrieri cenni, le quali preferirono suicidar­ si piuttosto che essere vendute schiave. Al di là di questi drammatici particolari, Dione afferma che in realtà Caracalla riusd a spuntarla solo grazie al lauto pagamento ai nemici di somme non indifferenti, inducendo le popolazioni vicine stanziate alla foce dell'Elba a inviargli ambascerie per domandare amicizia, in modo da ottenere anch'esse del denaro. Tuttavia, nonostante l'accoglienza positiva da parte dell'imperatore, molti lo assalirono minacciandolo di muovere guerra, finché egli non venne a patti con tutti loro. Pare che, come tutti i barbari - secondo un noto cliché- anch'essi fossero irresistibilmente attrat­ ti dall'oro e cosi decisero infine di accettare di buon grado la ricompensa che era stata loro fatta balenare. Sembra dunque di capire che Caracalla riusd ad avere la meglio sui Germani solo comprando la pace in modo poco onorevole. Ciononostante, il 6 ottobre 213 ottenne la terza acclama­ zione imperatoria nonché il titolo di Germanicus Maximus.33 Probabilmente nelle settimane seguenti celebrò il trionfo a Roma, co­ me rivelano una serie di emissioni monetarie del 214 in cui compare Ro­ ma con Vittoria e ai piedi alcuni germani supplicanti34 nonché un ane d;; doto del biografo,35 secondo il quale allora furono condannati quanti ave­ vano imbrattato le statue e le immagini di Caracalla e avevano portato via le corone che le adornavano sostituendole con altre. Le statue e le imma­ gini, nonché le corone potrebbero essere il lascito del trionfo della fine dell'inverno 213-214. Sebbene Erodiano non fornisca notizie esatte circa la campagna germa­ nica - che sembra anzi oscurare nel suo racconto, dal momento che l'uni­ co accenno è molto generico e riguarda la sosta dell'imperatore presso le rive del Danubio -36 la sua testimonianza è preziosa perché rivela che Caracalla aveva instaurato un rapporto speciale con queste popolazioni. Stando dunque a Erodiano, dopo aver lasciato l'Italia in modo pretestuoso - per riorganizzare le truppe di frontiera e visitare le province : azioni che, a onor del vero, non sembra avessero alcunché di pretestuoso - l'impera­ tore, tormentato dal rimorso per l'uccisione di Geta,37 si recò sulle rive del Danubio , LxxxV 111 1933, pp. 272-95. Non so quanto siano assimilabili ai dediticii - come vorrebbe MoATTI, The Notion, cit., pp. 9293 - gli oppositori di Caracalla (vale a dire innanzitutto i partigiani di Geta} che rispetto a lui si erano macchiati del reato di maiestas. 16. W. SESTON-M. EuzENNAT, La dtoyenneté romaine au temps de Marc-Aurèle et de Commode d'après la Tabula Banasitana, in « Comptes Rendus de l'Académie des Inscriptions et Belles­ Lettres», cv 1961, pp. 317-24, per analogia con la cosiddetta clausola di salvaguardia della Ta­ bula Banasitana (rinvenuta a Banasa in Mauritania Tingitana) che contiene le copie di due epistulae inviate ai governatori provinciali da Marco Aurelio e Lucio Vero nel 168 e da Marco Aurelio e Commodo nel 177, in cui gli imperatori concedevano la cittadinanza romana ad alcuni individui; cfr. E. MIGLIARIO, Nota in margine alla Tabula Banasitana, in Miscillo flamine. Studi in onore di Carmelo Rapisarda, a cura di A. DEGL'INNOCENTI e G. M o RETTI, Trento, Univ. degli Studi di Trento, 1997, pp. 221-29; EAo ., GentesJoederatae: per una riconsiderazione dei rappor­ ti romano-berberi in Mauretania Tingitana, in «Atti dell'Accademia Nazionale dei Lincei. Classe

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CAPITO LO IV

di Scienze morali, storiche e filologiche. Rendiconti», x 1999, pp. 427-61). Nella Tabula com­ pare l'espressione: saluo iuregentis (AE, 1971, n. 534 ll. 12-13, 19-20, 36-37); O u vER, Greek Con­ stitutions, cit., n. 260, integra « f!ÉVOV'toç [rr.Uv'toç �ÌLxal.ou JtOÀ.L'tEUj.Lja'tCOV»; MAROTTA, La cittadinanza, cit., p. 109: « [rr.Uv'tOç yévouç JtOÀ.L'tEUj.L]a'twv ('restando salva ogni sorta di orga­ nizzazione cittadina') ». 17. È degna di nota anche l'adozione di schemi contrattuali del diritto romano quando risultavano essere piu favorevoli. 18. BuRASELis, eEIA LJQPEA, cit., pp. 94-120; G. KANTOR, Towards the dating ofthe inscriptions offoreignjudges at Mylasa, in «Epigraphica Anatolica�>, xux 2016, pp. 131-35. 19. F. DE MARTINO, Storia della costituzione romana, Napoli, Jovene, vol. IV 1975, to. 2 pp. 771-72. È stato osservato ( D. HAGEDORN, Marci Aure/ii in Aegypten nach der 'Constitutio Antoni­ niana', in «The Bulletin of the American Society ofPapyrologists», XVI 1979, pp. 47-59) che in Egitto le persone piu ragguardevoli assumono anche il praenomen di Marcus, quando ormai l'uso del praenomen era in disuso. È evidente che portare il nome di Marco Aurelio intendeva marcare una distinzione. In numerose iscrizioni del periodo di Caracalla troviamo il nomen Aurellius. Questa grafia con geminazione della l è soprattutto diffusa nelle iscrizioni del pe­ riodo di Elagabalo e di Alessandro Severo provenienti da Roma e dall'Africa occidentale. Cfr. R. GoNzALEZ FERNANDEZ-P.D. CoNESA NAVARRO, La dinastia Severa y el nomen Aurellius. Sep­ timio Severo y la Gens Aurelia, in «Athenaeum», cv 2017, pp. 137-52. 20. Storia Romana, LXXVII 9 4-5. Cfr. supra. 21. O. MoNTEVECCHI, Endogamia e cittadianaza romana in Egitto, in «Aegyptus», ux 1979, pp. 137-44· 22. Historia Augusta, Caracalla, x 3· 23. CAssio DIONE, Storia Romana, LXXVII 9 4-5. 24. lvi, LV 25 3· 25. HoNoRÉ, Ulpian, cit., p. 29. 26. PLINIO IL GIOvANE, Panegirico, XL 1: Cuicumque modica pecunia ex hereditate alicuius obvene­ rit, securus habeat quietusque possideat. Ba lex vicesimae dieta est, ut ad periculum eius perveniri, nisi opibus, non possit ('Chiunque si sia trovato a ricevere un modesto gruzzolo in seguito ad una qualche eredità, se lo prenda senza patemi d'animo e in piena tranquillità'); CAssiO D IONE, Storia Romana, LV 25 5: « [Augusto] stabili un'imposta del cinque per cento sulle eredità e sulle cessioni che venivano lasciate dai defunti ad alcuni, ad eccezione dei parenti stretti e dei poveri, dato che aveva trovato l'idea di questa tassa scritta nelle memorie di Cesare» ; P. Oxy 114; ].F. GILLIAM, The Minimum Subject to Vicesima Hereditatum, in «AmericanJournal of Phi­ lology>>, LXXIII 1952, pp. 397-405; M. CoRBIER, Vaerarium Saturni et l'aerarium militare. Admini­ stration et prosopographie sénatoriale, Paris, De Boccard, 1975, pp. 229-30; The Augustan succession: an historical commentary on Cassius Dio's 'Roman history; Books55-56 (9 B.C.-A.D. 14), ed. by P.M. SwAN, Oxford, Oxford Univ. Press, 2004, p. 178. 27. CASSIO DIO NE, Storia Romana, LXXVII 9 2-3. 28. lvi, LXXVII 9 1. 29. lvi, LXXVII 20. 30. MAROTTA, La cittadinanza, cit., pp. 105-6, partic. p. 1o6: «Lo storico, cosi come in altri contesti del cosiddetto "discorso di Mecenate", anche in quest'occasione avrebbe intrecciato, ai propri personali progetti di riforma la descrizione delle contemporanee istituzioni impe­ riali» . 31. CASSIO DIONE, Storia Romana, LII 19 6. 32. Cfr. ivi, LII 19 2-5·

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33· CÀSSOLA, Erodiano, cit.; GALIMBERTI, Erodiano e Commodo, cit., pp. 9-10. 34· G. MARAsco, Erodiano e la crisi dell'impero, in ANRW, n 34 4, 1998, p. 2875. 35· CÀSSOLA, Sull'attendibilità, cit.; Io, Sulla vita, cit. 36. A. GALIMBERTI, Erodiano e la 'Constitutio Antoniniana': le ragioni di un silenzio, in «Politica. antica», VI 2016, pp. 127-35. 37· Console con Settimio Severo, continuatore di Svetonio e autore di biografie imperiali da Nerva a Elagabalo. Si veda almeno A.R. BIRLEY, Marius Maximus the consular biographer, in ANRW, n 34 3, 1997. pp. 2678-757; M. CHRISTOL, Caracalla en 214: de Nicomédie à Nicomédie, in Les voyages des empereurs dans l'Orient romain. Époques antonine et sévérienne, éd. par A. HosTE IN et S. LALANNE, Paris, Errance, 2012, pp. 155-67. 38. Historia Augusta, Severo, 1 1-2. 39· Nonostante il parere contrario di alcuni. Si vedano ad es. A.R. BIRLEY, Septimius Seve­ rus. The African Emperor, London-New York, Routledge, 19882 , pp. 42-43, e A. CHASTAGNOL, 'Histoire Auguste': les empereurs romains des Il' et III' siècles, Paris, Laffont, 1994, p. 310, che ritien­ gono che l'allusione sia al momento in cui Lepcis sotto il regno di Traiano divenne colonia romana. A me sembra che omnibus difficilmente possa essere esteso ai soli abitanti di Lepcis. 40. G. ZECCHINI, La 'Constitutio Antoniniana' e l'universalismo politico di Roma, in [}ecumenismo politico nella coscienza dell'occidente. Atti del Convegno Alle radici della casa comune europea 11, Ber­ gamo, 18-21 settembre 1995, a cura di L. AIGNER FoRESTI et al., Roma, «VErma» diBretschnei­ der, 1998, pp. 349-58, alle pp. 352-53, chiama in causa anche la testimonianza del siriaco Bar­ desane autore del Libro delle leggi e dei paesi nella cui riflessione sulla libertà umana e sulla re­ latività delle leggi l'impero romano è considerato come «un'entità del tutto omologata e compatta sul piano giuridico e viene contrapposta ad altre realtà giuridiche esterne ad esso». 41. CIL, III 8705; v 28; VI 1067; x 5802, 5826; XI 26-48; XIII 9034. 9061, 9068, 9072; AE, 19 1924. A. MAsTINO, Antonino Magno, la cittadinanza e l'impero universale, in La nozione di "romano" trq cittadinanza e universalità. Atti del n Seminario internazionale di studi storici Da Roma alla terza Roma, Napoli, 21-23 aprile 1982, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 1984, pp. 559-63. Il collegamento non è accettato da tutti; cfr. ora A. KiiHNEN, Die Imitatio Alexandri in der romi­ schen Politik (1.]h. v.Chr. - J.]h. n. Chr.), Miinster, Rhema, 2008; M. VITALE, Magnus - Maximus. Alexander-imitatio oder injlationiire Ttérgrosserung kaiserlicher Titulaturen ?, in «Hermes», CXLIV 2016, pp. 203-13, il quale esclude il collegamento con Alessandro e data al 2t3-214 l'assunzione del titolo in connessione con ia campagna germanica. In particolare c'è chi ritene che il tito­ lo di magnus vada connesso, sulla scorta di Epitom. de Caes., XXI 4, al soggiorno ad Alessandria e in ogni caso alla memoria di Alessandro oppure di Pompeo. 42· CASSIO DIO NE, Storia Romana, LXXVII 7-9, t6; ERODIANO, Storia dell'Impero dopo Marco, IV 8-9; Historia Augusta, Caracalla, n 1-2. N el mondo romano Magnus non poteva non richiamare Pompeo, anch'egli fervente ammiratore di Alessandro. 43· ERODIANO, Storia dell'Impero dopo Marco, IV 8 6: «Lasciata Ilio, attraversò l'Asia, la Bitinia e le altre province, dovunque prendendo provvedimenti amministrativi, finché giunse ad Antiochia. Quivi fu ricevuto con grande magnificenza e, dopo un breve soggiorno, riparti per Alessandria. Egli fece credere di voler vedere la città fondata da Alessandro, e consultare il dio che gli Alessandrini venerano sopra ogni altro». 44· IGRR., 1 1063 dell'tt marzo 216. MAsTINO, Antonino Magno, cit., p. 561; A. MAsTINO-A. IBBA, [}imperatore pacator orbis, in Pignora amicitiae. Scritti di storia antica e storiografia offerti a Mario Mazza, a cura di M. CASSIA et al., Acireale-Roma, Bonanno, 2012, 3 voli., 1 pp. 139-212; VITALE, Magnus - Maximus, cit. 45· Cinegetico, 1 t: « �o � f.Ulxag, àeCllw, yaCT)ç EQLXVllÈç EQELOj.L(l, éyyoç evvaÀ.Lwv

CAPITO LO IV

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>. 12. lvi, III 14 2; Historia Augusta, Severo, XVIII 9·

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13. Dopo il 19 febbraio 197, vale a dire dopo la battaglia di Lione, e prima del del 4-7 mag­ gio come appare da ILS, 4134, da Lugdunum: M. Aurelius Antoninus Caes. lmp. Destinatus. 14. Storia Romana, LXXVI 14 1-6: «Lo preoccupava però Antonino, che per lui era motivo di perenne inquietudine non solo perché viveva in modo dissoluto, ma anche perché era chia­ ro che se avesse potuto, avrebbe ucciso suo fratello e perché, infine, già aveva congiurato contro lui stesso. Una volta, infatti, Antonino si era precipitato fuori dalla tenda gridando e urlando a squarciagola che Castore lo stava aggredendo: costui era il miglior liberto di Seve­ ro ed aveva ricevuto gli incarichi di a memoria e di cubiculario. Alcuni soldati, precedente­ mente istruiti per l'occasione, accorsero e presero a gridare a loro volta, ma furono ben presto fermati quando Severo in persona comparve al loro cospetto e puni i piu sediziosi. In un'altra occasione, mentre entrambi stavano cavalcando verso i Caledoni per ricevere da loro le armi e per discutere gli accordi, Antonino tentò apertamente di uccidere il padre con le proprie mani. Avanzavano infatti a cavallo, e anche Severo stesso montava a dorso malgrado il distur­ bo ai piedi dovuto a una malattia, mentre il resto dell'esercito seguiva e già si scorgeva la schiera dei nemici. In quel frangente Antonino, trattenuto in silenzio e con abilità il cavallo, sguainò la spada per colpire il padre alle spalle. Ma quando coloro che cavalcavano insieme a loro se ne avvidero, lanciarono un grido e cosi egli, preso dallo spavento, desistette. Severo, benché si fosse voltato al loro grido e avesse visto la spada, non proferi parola: ché, anzi, sali sulla tribuna e dopo aver compiuto ciò che doveva tornò al quartier generale. Chiamò poi suo figlio, Papiniano e Castore, e ordinò che nel mezzo fosse collocata una spada; dopo aver rimproverato il figlio per quell'azzardo immotivato e per aver tentato l'impresa di un cosi grave delitto sotto gli occhi di tutti gli alleati e dei nemici, per troncare la questione disse: "Se dunque vuoi uccidermi, fallo ora, dato che tu hai forza, mentre io sono vecchio e debole. Se non ti sottrarrai a questa decisione ma hai paura di farlo con le tue mani, accanto a te c'è il prefetto Papiniano, al quale puoi dare l'ordine di uccidermi: eseguirà senz'altto ciò che gli comandi, visto che di fatto sei tu l'imperatore!". Detto questo, non prese alcuna misura re­ pressiva contro di lui, sebbene avesse spesso rimproverato Marco di non aver tolto di mezzo Commodo e avesse altrettanto spesso minacciato che con suo figlio avrebbe fatto esattamen­ te cosi. Ma diceva ciò ogni volta che cedeva alla collera, mentre in quell'occasione si rivelò piu affezionato a proprio figlio che allo stato: nondimeno in questo modo ttadi l'altro figlio, poiché conosceva per certo ciò che sarebbe accaduto». 15. La LEVICK,ju/ia Domna, cit., pp. 83-84, respinge l'ipotesi secondo la quale dietro la nomi­ na di Geta ad Augusto nel 210 c'era la madre Giulia Domna, che intendeva realizzare il pro­ getto di una doppia monarchia sul modello antonino (Marco Aurelio e Lucio Vero), e ritiene che la designazione di Geta come coreggente si era resa necessaria agli occhi di Settirnio Se­ vero soltanto per assicurare la successione all'interno della famiglia nel caso Caracalla morisse. 16. Storia Romana, LXXVIII 23 1. 17. Geta, I 5: «Quod cum fecisset ex paterna cogitatione ve!, ut quidam dicunt, a Iulia uxore commonitus, quae gnara erat somnii, quod minori filio hoc facto ipse interclusisset aditum imperandi, etiam Getam, minorem fìlium, Antoninum vocari iussit» ('Ma dopo questo primo atto, vuoi per una riflessione dettata da spirito paterno, vuoi perché - come dicono certuni - sua moglie Giulia, che era al corrente del sogno, gli aveva fatto notare che con ciò egli aveva chiuso al figlio minore ogni possibilità di accedere al potere, ordinò che anche Geta, che era ppunto il secondo genito, avesse il nome di Antonino'). 18. Cfr. ERODIANO, Storia dell'Impero dopo Marco, III 15 5, secondo il quale i soldati in Britan­ nia ricordavano che sin dall'infanzia dei due figli («ÈX na(ùwn). Severo aveva pensato a una duplice successione e dunque prestavano pari obbedienza e benevolenza a entrambi i frate!-

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li («LOT]V aircotç UmJQEO(av xaì. euvmav JtaQELXOVto» ) . È tuttavia molto improbabile che Severo avesse pensato a una doppia successione da subito: il solo Caracalla era stato associato al potere da Settimio Severo dieci anni prima di Geta. 19· Nonché, forse, alcune simpatie che Geta riscuoteva nell'esercito, molto probabilmen­ te sopravvalutate da Dione (Storia Romana, LXXVII t 3) : la motivazione data da Dione per queste simpatie (la somiglianza d'aspetto tra Geta e Settimio Severo) sembra infatti un po' debole. 20 . Storia dell'Impero dopo Marco, III t5 2. 2t. Cfr. ERODIANO, Storia dell'Impero dopo Marco, 1 3 t; cfr. anche CASSIO DIONE, Storia Ro­ mana, LXXII 33 42 (i medici avrebbero affrettato la morte di Marco per favorire Commodo). 22. ERODIANO, Storia dell'Impero dopo Marco, m t5 2: « . Per Erodiano (ivi) in ogni caso «Severo fini col soccombere, piu che altro ucciso dai dispiaceri». 23. A. DAGUET-GAGEY, Septime Sévère: Rome, l'Ajrique et l'Orient, Paris, Payot, 2000, p. 520, ipotizza che Caracalla abbia raccomandato ai medici una forma di eutanasia. 24. CAsSIO DIONE, Storia Romana, LXXVI t5 2: « ÒJ.l.OVOEitE, 'to'Ùç O'tQO'tLO>'taç n:ÀOU't(l;EtE, 'tWV aÀÀOJV :n:étvtwv xa'tagovEi'tE». La battuta mi pare conservi una precisa eco cesariana: nel 47 Cesare, secondo Dione (Storia Romana, XLII 49 4), avrebbe cosi definito il suo potere: « M o 'tE EÌ.vm Mywv'tà 'tàç �uvao'tdaç JtaQaoxeua�ovm xaì. uÀaooovta xal ÈJtaul;ovta, O'tQa'tL, LXXX IX 2001, pp. 407-23. 74· Storia dell'Impero dopo Marco, Iv 6 2-4. 75· Storia Romana, LXXVII 3 3· 76. lvi, LXXVII 6 1, 77- Historia Augusta, Caracalla, II 2: «Tiberium et Syllam in conventu plerumque laudavit» ('Quando era in compagnia lodava di continuo Tiberio e Silla'); IV 10: «Saepe in senatum, saepe in populum superbe invectus est aut edictis propositis aut orationibus editis, Syllam se etiam ostendens futurum>> ('Piu volte, attraverso editti da lui promulgati o discorsi tenuti pubblicamente, lanciò tracotanti attacchi contro il senato e il popolo, facendo presagire fìna­ naco che sarebbe divenuto un nuovo Silla'); ricostruzione del sepolcro di Silla: CAsSIO DIO­ NE, Storia Romana, LXXVII 13 7· Su questo passo e sui modelli di Caracalla cfr. supra, pp. 108-10, e A. GALIMBERTI, Caracalla e i suoi modelli; in « Politica antica», IX 2019, i.c.s. 78. LETTA, Le dediche, cit., pp. 275-76. 79· ERODIANO, Storia dell'Impero dopo Marco, IV 4 6; cfr. AuRELIO VITTORE, Cesari, xx 33: «victoria». 8o. ERODIANO, Storia dell'Impero dopo Marco, IV 4 8; Historia Augusta, Caracalla, 1 1; EuTROPIO, Breviario, VIII 19 2. 81. Ad esempio la Legio II Parthica. J. FITz, Das U!rhalten derArmee in der Kontroverse zwischen Caracalla und Geta, in Studien zu den Militargrenzen Roms, II. Vortrage des x. Internationalen Lime­ skongresses in der Germania Inforior, hrsg. von D. HAUPT und H. G. HoRN, Bonn, Habelt, 1977, pp. 545-52. 82. Historia Augusta, Caracalla, x 6. 83. lvi, VIII 6. 84. CASSIO D IONE, Storia Romana, LXXVII 4 1': «Quando i pretoriani rivolsero alcune accuse contro Papiniano e Patruino Antonino concesse loro di ucciderli dicendo queste parole: "Io regno per voi, non per me: ecco perché confido in voi sia come accusatori sia come giudici!"». 85. Historia Augusta, Caracalla, III 4-5, afferma che fu ucciso anche il prefetto Leto, la cui carriera però è attestata sino al 215 (D. 0KON, Caracalla and his collaborators, in «Mnemon», XIII 2013, p. 259) e la cui morte nel 211 è contradetta da un passo di Diane (Storia Romana, LXXVII 5 4) ove si afferma che Caracalla lo risparmiò perché era gravemente malato. 86. Historia Augusta, Caracalla, VIII 8-9. 87. lvi, IV 1; CASSIO DIO NE, Storia Romana, LXXVII 4, 2; AuRELIO VITTORE, Cesari, xx 33· 88. M.JoHNSON, A witticism ofAntoninus Caracalla ?, in Augusto augurio. Rerum humanarum et divinarum commentationes in honorem ]erzy Linderski, hrsg. von C.F. KoNRAD, Stuttgart, Steiner, 2004, pp. 101-4; M.L. MECKLER, Caracalla's sense of humor and Cassius Dio's Latinity, in Historiae Augustae Colloquium Bardnonense, a cura di G. BoNAMENTE e M. MAvER, Bari, Edipuglia, 2005, pp. 221-31. 89. Dopo il 4 aprile 211 : LEVICK,julia Domna, cit., p. 73· Di li a poco, il 1o gennaio 212, Gaio Giulio Aspro rimpiazzò alla prefettura della città Marcello che fu inviato in Africa a vincere la resistenza dei partigiani di Geta. Historia Augusta, Geta, VI 4, afferma che gli urbanidani (i soldati delle coorti urbane) provocarono una sommossa e uccisero il loro comandante. Mol­ to probabilmente però il biografo (peraltro impreciso nella terminologia militare, poiché il tribuna delle coorti come unico comandante non esisteva ai tempi di Caracalla) ha confuso la sorte di Fabio Cilone con quella di Aspro. 90. Cfr. supra, pp. 72-7391. CAssio DIONE, Storia Romana, LXXVII 4 3-5. 185

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92. Giustamente SvvANNE, Caracalla, cit., pp. 136-37. richiama un analogo scontro tra urba­ niciani e pretoriani al tempo di Commodo. Cfr. ERODIANO, Storia dell'Impero dopo Marco, 1 12 6-9, con il mio commento (GALIMBERTI, Erodiano e Commodo, cit.}. 93· LETTA, Le dediche, cit., pp. 278-79. 94· CASSIO DIONE, Storia Romana, LXXVII 23 3· Secondo lo stesso Dione (LXXVIII 7 3-4) poco prima della morte di Caracalla divampò un'incendio nel tempio di Serapide ad Ales­ sandria e la spada andò distrutta. 95· P. Giss. 40 l, L 3= «"tOiç e)e[oiç) ae[av)a·toLç». w. RE usc H , Zur Datierung des Papyrus Gissensis 40 I, in «Hermes», LXV11 1932, pp. 473-7796. M. EuzENNAT, Une dédicace volubilitaine à l'Apollon de Claros, in «Antiquités Africaines», x 1976, pp. 63-68; LETTA, Le dediche, cit. 97. Sul rapporto di Caracalla con la madre e con Geta cfr. PENELLA, Caracalla, cit.; LETTA, Caracalla, cit.; G. MARAsco, Giulia Domna, Caracalla e Geta:frammenti di tragedia alla corte dei Severi, in «l'Antiquité classique», LXV 1996, pp. 119-34. 98. CASSIO DIONE, Storia Romana, Lxxv11 16 1-4 e 21: «> (ivi, p. 526}. Per C. MALLAN, The Spectre ofAle­ xander: Cassius Dio and the Alexander-motif, in « Greece & Rome», LXIV 2017, pp. 132-44, l'EKG risalirebbe alla biografia di Caracalla di Mario Massimo, che tuttavia non possediamo. 104. Historia Augusta, Caracalla, x 1-4. 105. LETTA, Caracalla, cit.; PENELLA, Caracalla, cit., pp. 382-84, preferisce parlare di "nero­ nizzazione" della figura di Giulia Domna sulla base del confronto con il celebre (e discusso già dai contemporanei Cluvio Rufo e Fabio Rustico} passo di Tacito (Annali, XIV 2) sulla presunta seduzione di Agrippina nei confronti di Nerone; MARAsco, Giulia Domna, cit., sottolinea il paradigma mitico della vicenda impiegato da Erodiano collegando la sorte di Giocasta/Giulia Domna con quella dei suoi figli Caracalla/Eteocle e Geta/Polinice. 106. Storia Romana, LXXIX 23 3· 107. Historia Augusta, Marco, XIX 1-7.

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108. Non credo affatto, come pensa D. 0KoN, Les auteurs de l'Antiquité tardive sur le mariage supposé de ]ulia Domna et de Caracalla: essai d'interprétation, in «Eos», CI 2014, pp. 103-10, che all'origine del motivo dell'incesto tra Caracalla e la madre ci sia la monetazione della Mesia lnferioire del 213-214 che ritrae madre e figlio «facing each other in a fashion characteristic of a married coupb> (p. 103). 109. K. RosE N, Die angebliche Samtherrschaft von Mare Aurei und Ludus Uirus: ein Beitrag der 'Historia Augusta' zum Staatsrecht der romischen Kaiserzeit, in Historiae Augustae colloquium Parisi­ num, a cura di G. BoNAMENTE e D. NoiiL, Bari, Edipuglia, 1991, pp. 271-85, ha giustamente sottolineato il fatto che il solo Marco deteneva il titolo di Pontifex Maximus. 110. Geta peraltro era stato proclamato hostis publicus (ERODIANO, Storia dell'Impero dopo Marco, IV 4 8) e Caracalla procedette con ferocia alla sua damnatio (CAssiO DIONE, Storia Ro­ mana, LXXVII 12 6), sebbene secondo l'Historia Augusta (Geta, II 8-9) dovesse ripensarci onde non acquistare subito la fama da tiranno: « Nam Bassianum, cum eum occidisset ac vereretur tyrannicam ex parricidio notam audiretque posse mitigari facinus, si divum fratrem appella­ ret, dixisse fertur: "Sit divus, dum non sit vivus". Denique eum inter divos rettullit atque ideo utcumque rediit cum fama in gratiam parricida» ('Dicono infatti che, dopo l'assassinio di Geta, Bassiano, timoroso che il fratricidio gli procurasse la taccia di tiranno, senmedo dire che l'odiosità del suo delitto avrebbe potuto essere mitigata se avesse proclamato la diviniz­ zazione del fratello, ebbe ad esclamare: « Sia divo, purché non sia vivo!». Fu cosi che lo con­ sacrò tra gli dei, e con ciò quel fratricida riacquistò in qualche modo, grazie alla fama di quell'atto, un certo favore'). Per la ricostruzione di questi eventi cfr. ALFOLDY, Der Sturz der Kaisers, cit., pp. 33-37· 111. Geta, v 1. 112. FILOSTRATO, Vite dei Sofisti, II 622. 113. LEVICK,Julia Domna, pp. 111-19. 114. FILOSTRATO, Vita di Apollonia di Tiana, I 3· 115. Cfr. partic. CAssio D IONE, Storia Romana, LXXVII 7 1-4. 116. lvi, LXXVII 18 3-4. 117. lvi, LXXVII 2 5-6: «Non le fu permesso di lamentare o di piangere il figlio nonostante fosse morto prematuramente in un modo cosi triste (aveva infatti vissuto solo vent'anni e nove mesi), ma fu anzi costretta a rallegrarsi e a ridere come se si trovasse in una condizione di grande felicità: tale era l'attenzione con la quale venivano osservate tutte le sue parole, come anche i gesti e il colore [del volto). Solo a lei, insomma, sebbene fosse Augusta, moglie e madre di imperatori, non era consentito nemmeno in privato piangere per un cosi grande dolore>>. 118. Del tutto infondata appare invece la versione dell'Historia Augusta (Caracalla, III 3) se­ condo la quale « [Caracalla) avendo visto la madre di Geta e altre donne piangere dopo l'as­ sassinio del fratello, si era risolto ad ucciderle, ma ne fu trattenuto dal timore di accrescere la propria fama di crudeltà legata all'uccisione del fratello». 119. Giulia Mesa arrivò ad affermare che Elagabalo era figlio di Soemiade e di Caracalla (CAssiO DIONE, Storia Romana, LXXV III 31 4; ERODIANO, Storia dell'Impero dopo Marco, v 2 to; Historia Augusta, Elagabalo, II t ) . 120. CASSIO D IONE, Storia Romana, LXXVII 18 2; LXXVIII 4 2-3. 121. Su cui cfr. almeno LEVICK, Caracalla's path, cit.;JoHNSTON, Caracalla's path, cit. 122. Su cui cfr. LEVICK,Julia Domna, cit., pp. 93-94· 123. J. ScHEID, Romulus et ses .frères. Le collège des .frères arvales, modèle du culte public dans la Rome impériale, Paris, De Boccard, 1990, 99a l. 19.

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124. LEVICK]ulia Domna, cit., p. 145, con ampia bibliografia e discussione. Domna godeva senz'altro di buona fama in senato come rivela tra l'altro il titolo di mater senatus guadagnato in vita. CAPITOLO VI 1. Si vedano le iscrizioni provenienti da due comunità rurali di due zone differenti dell'I­ talia che assimilano i loro bagni a quelli cittadini: CIL, XI 721 {Bologna) : balneum more urbico lavat, oppure XIV 4015 {Ficulea) : balneus lavat more urbico. 2. Historia Augusta, Adriano, XVII 6-8; si veda anche Elagabalo, vm 6 e XXXI 7-8; Alessandro Severo, xLII 1-3. Elagabalo fece costruire un lavacrum pubblico tra i palazzi imperiali ed era solito frequentare le terme accompagnato da donne che amava depilare e in compagnia delle quali si radeva; Alessandro Severo amava frequentare le terme a tal punto che se ne tornava al palazzo imperiale ancora in costume da bagno ricoperto della sola lacerna {la so­ pravveste di forma rettangolare fermata sul davanti o sulla spalla da una fibbia e dotata spes­ so di cappuccio). 3· Epigrammi, XII 70. 4· PETRONIO, Satirycon, xxvm. 5· SENECA, Epistola LXXXVI, 4-12. 6. TACITO, Agricola, xxi 2: « o�T]8eì.ç ECJ�QO.fLELV, ehe xaì. eÀJtioaç ex6v1:aç 1:oùç EV�OV :n:aQUO'tTJOE08UL» ('Sebbene avesse potuto impadronirsene in quello stesso giorno (infatti, i Mauretani che in base all'alleanza sottoscritta erano stati mandati presso Tarauta si erano battuti con grandissimo ardore per Macrino, essendo questi loro connazionale, tanto da riuscire a fare breccia attraverso alcune porte}, tuttavia non volle, sia perché temeva di fare irruzione all'interno sia perché sperava che quelli che erano dentro si sarebbero arresi spontaneamente'}. Tarauta è il soprannome di Caracalla tratto da quello di un celebre gladia­ tore «piccolo di statura e bruttissimo d'aspetto, ma assai violento e sanguinario» (CASSIO DIONE, Storia Romana, LXXVIII 9 3) . 34· CoRBIER, Le discours, cit., pp. 230-32, ritiene improbabile questa ipotesi e rileva piutto­ sto come l'editto di Banasa metta in luce le diffì.cioltà in cui si imbatteva l'agricoltura africana che aveva spinto l'imperatore a chiedere una compensazione cosi particolare. 35· Cfr. C. LETTA, Dal leone di Giulio Alessandro ai leoni di Caracalla, in Studi in onore di Edda Bresdani, a cura di S.F. BoNoi et al., Pisa, Giardini, 1985, pp. 289-302, che qui seguo, che parla giustamente di ribellione (defectio in Historia Augusta, Commodo, vm 3) a propostio di questo episodio. 36. CASSIO DIO NE, Storia Romana, LXXII 14 1. 37· Rispettivamente ivi, LXVII 14 3 e LXXII 7 1-2. 38. LETTA, Da/ leone di Giulio Alessandro, cit., p. 292.

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39· SuETONIO, Nerone, Lm 3· 40. SuETONIO, Domiziano, XIX 3; CASSIO DIONE, Storia Romana, LXVII t 2. 41. J.M. AvMARD, Essa i sur les chasses romaines des origines à lafin du siècle des Antonins (Cynege­ tica), Paris, De Boccard, 1951, pp. 173-77; F. GRosso, La lotta politica al tempo di Commodo, Tori­ no, Accademia delle Scienze, 1964, pp. 333-35. ERODIANO, Storia dell'Impero dopo Marco, 1 15 2-7, su cui GALIMBERTI, Erodiano e Commodo, cit., pp. 156-58. 42· Cfr. CASSIO DIONE, Storia Romana, LXXII 14 1, lo menziona tra gli «uomini illustri» (èmavEi.ç avbgEç) messi a morte da Commodo. 43· CADARIO, Ercole e Commodo, cit.; A. GALIMBERTI, La politica religiosa di Commodo, in Deis gratias, Sevilla, 2019, i.c.s. 44· C. DoMERGUE, I.:arc de triomphe de Caracalla à Volubilis. Le monument, la décoration, l'inscrip­ tion, in «Bulletin archéologique du Comité des travaux historiques et scientifiques», 19631964, pp. 201-29 ll. 3-5: «resp(ublica) Volubilitanorum, oh singularem eius erga universos et novam supra omnes retro principes indulgentiam arcum/cum seiugibus et ornamentis om­ nibus incohante et dedicante M(arco) Aurellio/Sebasteno proc{uratore) Aug(usti) devotis­ simo nurnini eius a solo faciendum curavit» ('La respublica dei Volubilitani, per la sua singo­ lare indulgenza verso tutti e inedita rispetto a tutti gli altri principi precedenti, fece erigere l'arco con un cocchio tirato da sei cavalli e ogni ornamento per inziativa e dedica di Marco Aurellio Sebasteno, procuratore di Augusto, devotissimo al nume [dell'imperatore]'). 45· CASSIO DIO NE, Storia Romana, LXXIX 12 22 • CAPITOLO IX 1. Storia di Roma dallafondazione, IX 16-18. 2. Cfr. G. ZECCHINI, Alessandro Magno nella cultura dell'età antonina, in Alessandro Magno tra storia e mito, a cura di M. SoRDI, Milano,Jaca Book, 1984, pp. 195-212, che chiarisce l'uso della figura di Alessandro e la sua fortuna presso gli storici e gli intellettuali di età antonina. 3· Prefersice alessandrojìlfa U. EsPINOSA, La alejandrofilia de Caracalla en la antigua historio­ grafia, in Alejandro Magno. Mode/o de emperadores romanos, éd. par J.-M. CROISILLE, Bruxelles, Latomus, 1990, pp. 37-51. Vedo però che ora {A.I. MoLINA MARiN, Desmontando un tirano per­ Jecto: Caracalla y la Imitatio Alexandri, in >, n 1993, pp. 33-49, l'Iti­ nerarium è un'opera {tardoantica) di letteratura geografica senza alcun intento pratico. 8. 0KoN, Caracalla, cit. 9· CASSIO DIONE, Storia Romana, LXXVII 5 2, il quale commenta malignamente che non diceva ciò «perché non volesse essere chiamato dio, ma perché non intendeva fare alcunché che fosse degno di un dio». 10. Historia Augusta, Caracalla, v 9: «Excepit apros frequenter, contra leonem etiam stetit. Quando etiam missis ad amicos litteris gloriatus est seque ad Herculis virtutem accessisse [se) iactavit» ('Uccise spesso cinghiali e affrontò persino un leone: fu allora che, vantandosi per lettera con gli amici, arrivò a gloriarsi di aver eguagliato in valore Ercole'). 11. Significativo in tal senso ivi, v 4: «Dein ad orientem profectionem parans omisso itine­ re in Dacia resedit» ('Poi si accinse ad un viaggio per l'Oriente, ma, interrotta la marcia, si fermò in Dacia'). Cfr. anche l. Piso-D. DEAc, Bine neue kaiserliche Statuenbasis aus Budumi und Caracallas Reise nach Dakien, in Limes XXIII. Akten des XXIII Internationalen Limeskongress­ es in Ingolstadt, 2015, hrsg. von C.S. SoMMER und S. MATE!"Hé, Mainz, Ntinnerich-Asmus, 2018, pp. 756-62. 12. Cassio Dione (Storia Romana, LXXVIII 27 s) parla di alleanza ( «OUJ.LJ..L> ('Imperatore l Cesare Marco l Aurelio Severo l Antonino'). M. FACELLA, A New Statue Base for Caracallafrome Diiliik Baba Tapesi, in E. WINTER, llATPI� llANTPQ(/JQ� KOMMA­ FHNH. Neue Funde und Forschingen zwischen Taurus und Euphrate, Bonn, Habelt, 2008, pp. 125-36; EAD., Giove Dolicheno e Turmasgade a Diibiiluk Baba Tepesi, in «Historika», vn 2017, pp. 169-98. 9· Cfr. CIL, IV 1022; VI so. 10. B IRLEY, Septimius Severus, cit., p. 83. 11. CIL, m 3463: « Hammoni I.O.M. et Lar(ibus) Mili{itaribus) ceterisq. Dis M. l Caec(ilius) Rufinus Marianus tr(ibunus) lat{iclavius) leg. IV lv.s.l.m» (�d Ammone Giove Ottimo Massimo e ai Lari Militari e agli altri Dei Mani l Cecilio Rufino Mariano tribuno laticlavio della IV legione sciolse un voto di buon grado meritatamente'); AE, 48 1952: « >, XII 2009, pp. 45-53; per i risvolti religiosi cfr. L. CAPPO NI, Serapis, Boukoloi and Christiansfrom Hadrian to Marcus Aurelius, in Hadrian and the Christians, ed. by M. RIZZI, Berlin-New York, de Gruyter, 2010, pp. 121-39. 30. Si badi che anche Dione (Storia Romana, xxm 2) parla di espulsione in massa di xenoi «ad eccezione dei mercanti» ( «1tÀ.TJV ,;wv È J.13tÒ Q WV» }. 31. P. Giss. 40, col. n 11. 16-20. 32. Per questa categoria cfr. soprattutto BuRASELIS, Zu Caracallas, cit., pp. 169-70. 33. Revisione ed integrazione dei 'Fontes Iuris Romani Anteiustiniani', cit. 34· P. Catt. II, ll. 6-8. Editto di Settimio Severo e Caracalla del 199/zoo con il quale si de­ creta il rientro dei contadini al lavoro nei campi ponendo fine a violenze e illegalità. 35. MARAsco , Caracalla, cit., p. 75· 36. P. Giss. 40 II, ll. 1-15. Cfr. soprattutto ll. 9-15: « Che sia in ogni caso chiaro che piena è la grazia che ho esteso, tuttavia, affinché nessuno possa erroneamente interpretarla in senso restrittivo, ripeto dal mio precedente editto, in cui ho proclamato che "ognuno deve tornare alla propria terra nativa". Penso che debba essere chiaro a tutti questi esuli che ho concesso di tornare in ogni provincia e nella mia città di Roma senza restrizioni, affinché non vi sia alcuna scusa per ignavia, e che la malvagità della calunnia non possa trovar pretesto per trat­ tamenti umilianti degli esuli amnistiati».

214

CA P I T O L O XI I I

Storia Romana, LXXVII 22 2. Storia dell'Impero dopo Marco, IV 9 7-8. Il racconto di Erodiano parla di una fossa comune dove vennero gettati morti. G. BoTTI, Mèmoire sur les catacombes de Kom el­ Chougafa, in Ausgrabungen in Alexandria, hrsg. von E. SIEGLIN, Leipzig, Giesecke & Devrient, 1 1 908, pp. 340-42, 363-67, ritenne di aver ritrovato questa fossa esterna alla città. Oggi però questa ipotesi è stata accantonata per "insufficienza di prove". Cfr. RoDRIGUEZ, Caracalla, cit., p. 246; diversamente però BÉRENGER-BADEL, Caracalla, cit., pp. 130-31 . 39· Escerto Valesiano, 392. 40. FAvuzzi, Ancora su Caracalla, cit., contra BuRASELIS, Zu Caracallas, cit., e In., Bine Notiz, cit., che pensa piuttosto all'abolizione dei collegia. 37· CAS SIO D IONE, 38. ERODIANO,

CAPITOLO XIII La cronologia di questi anni non è del tutto chiara. Cfr. P. voN RoHDEN, Aurelius, in RE, coli. 2447-50; A. MARICQ, Classica et Orientalia. J. La Chronologie des dernières années de Caracalla, in «Syria», XXXIV 1 957, pp. 297-302; LETTA, La dinastia dei Severi, cit., pp. 677-82; CHRI­ STOL, Caracalla en 214, cit.; PATTERSON, Caracalla's Armenia, cit. 2. CASSIO DIONE, Storia Romana, LXXVII 12 2•-3 : «Egli si vantava moltissimo perché in se­ guito alla morte di Vologese, re dei Parti, i figli di quest'ultimo erano in conflitto per il pos­ sesso del regno, pretendendo di aver realizzato per mezzo delle sue trame quanto era invece accaduto per caso. A tal punto, dunque, si compiaceva sempre della propria politica, del dissenso tra i fratelli e delle vicendevoli stragi della gente straniera. Quanto ai re dei Parti, i quali erano fratelli e si trovavano in contrasto reciproco, egli non esitò a scrivere al senato che quel dissidio avrebbe causato gravi danni alla comunità dei Parti medesimi, come se a causa di ciò gli interessi dei barbari fossero compromessi e quelli dei Romani invece fossero pre­ servati e non, al contrario, fossero in qualche modo completamente rovesciati». Nonostante Diane accusi Caracalla di viltà per aver approfittato della situazione di difficoltà del regno partico, la sua ostilità è del tutto fuori luogo perché oggettivamente la crisi partica era un'oc­ casione da sfruttare. 3· ERODIANO, Storia dell'Impero dopo Marco, IV 10 2-4. 4· C'è chi però ha negato la storicità di questa proposta ritenendola del tutto inverosimile; cfr. D. TI M PE , Ein Heiratsplan Kaiser Caracallas, in «Hermes», xcv 1967, pp. 470-95; per G. WIRTH, Rom, Parther und Sassaniden. Ewiigungen zu den Hintergrnnden eines historischen Wechsel­ verhiiltnisses, in «Ancient Society», XI-X11 1 980-1 981, pp. 305-47, si sarebbe trattato di un reci­ proco riconoscimento su un piede di parità; accettano pienamente le notizie di Diane ed Erodiano: J. VoGT, Die Tochter des Grosskiinigs und Pausanias, Alexander, Caracalla, in Satura. Friichte aus der antiken Welt, O. Weinreich zum 13. Miirz 1951 dargebracht, Baden-Baden, Verlag fur Kunst und Wissenschaft, 1 952, pp. 1 63-82; In., Zu Pausanias und Caracalla, in « Historia», xvm 1969, pp. 303-8 (che richiama l'attenzione sul rifiuto opposto da Dario nel concedere la figlia come sposa ad Alessandro e sulla sprezzante risposta di quest'ultimo: ARRIANO, Anabasi di Alessandro, 11 25 3 ) ; LETTA, La dinastia dei Severi, cit., pp. 680-81 ; ZECCHINI, Il bipolarismo, cit., pp. 63-64, che condivido, anche se trovo meno calzante il confronto proposto da quest'ultimo tra la proposta di matrimonio di Caracalla e il matrimonio del 327 di Alessandro con Rossana, figlia « soltanto» del satrapo Ossiarte. 5 · LETTA, La dinastia dei Severi, cit., p. 681. 6. CASSIO D IONE, Storia Romana, LXXVIII 1 1. 1.

n 1 896, 2

215

N OTE

7· PLUTARCO, Alessandro, XXXII-XXXIII, con il commento diJ.R. HAMI LTON, Plutarch. Alexan­ der. A Commentary, Oxford, Clarendon Press, 1969, pp. 83-90. 8. ERODIANO, Storia dell'Impero dopo Marco, IV 10-11. 9· Non è affatto vero che regnasse «pace profonda» tra i Parti (Storia dell'Impero dopo Marco, Iv t o t). La strage di persiani perpetrata con l'inganno appare un'esagerazione (ivi, IV 11 5-6). t o. Caracalla, VI 4· 11. Cfr. supra, e soprattutto CASS I O DIO NE, Storia Romana, LXXVIII t 5-2 t; 7 23. t2. CASSIO D IONE, Storia Romana, LXXVIII t 4-5 : «Nel frattempo i barbari si rifugiarono sulle alture, al di là del Tigri, in modo tale da prepararsi allo scontro: tuttavia Antonino na­ scose questo dettaglio per vantarsi di aver completamente sconfitto dei nemici che in realtà non aveva neppure mai visto, soprattutto anche perché, com'egli stesso scrisse in una lettera, un leone improvvisamente sceso da una montagna aveva combattuto al suo fianco». t3. H. SmEBOTTOM, Severan Historiography: evidence, patterns and arguments, in Severan Culture, ed. by S.S. SwAIN, S. HARRI SON,J. ELSNER, Cambridge, Cambridge Univ. Press, 2007, pp. 5282, a p. 55, ritiene che il che il �L�À.tov che Dio ne dichiara di conoscere (Storia Romana, LXXVIII 2 t) sia una altrimenti ignota biografia di Caracalla; R. WESTALL, Caracalla, Commentarius de Bello Parthico, in « Hermes», CXL 20t2, pp. 457-67, ritiene che Dione alluda a un presunto Com­ mentarius de bello Parthico di Caracalla. Come ha ben chiarito LETTA, Ritorno a Cassio, cit., pp. 264-66, non ci sono le "condizioni testuali" per riferire il �L�À.tov di Dione all'ignoto Com­ mentarius di Caracalla poiché il testo di Dione cita il �L�À.tov dopo una lacuna del testo (l'ini­ zio del Codice Vaticano 1288) che non è riferibile al medesimo contesto di ciò che precede - vale a dire la guerra partica - bensf ai rapporti tra Caracalla e il senato. Per il Letta «il �L�À.tov dev'essere quindi un libellus contro l'imperatore, forse un pamphlet fatto circolare (anonimo?) vivo Caracalla, come quelli di cui si parla ai tempi di Macrino ed Elagabalo [ . . . ]. Ma potrebbe anche trattarsi di un libello di denuncia postuma contro Caracalla ormai mor­ to, magari per accusare qualche delatore coinvolto» (p. 265) . t4. ERODIANO, Storia dell'Impero dopo Marco, IV t2 t . t5. lvi. t6. Dal canto suo Macrino prese il nome di Caesar imperator Severus e chiamò Antonino suo figlio Diadumeniano (CAS SIO DIO NE, Storia Romana, LXXVIII t6 2) . t7. lvi, LXXVIII 4 t . t8. ERODIANO, Storia dell'Impero dopo Marco, I V t2 4. 1 9 . Forse rivestendo la carica di agens vice pra efoctorum, un vicario del prefetto del pretorio e di quello dell'urbe o dei soli prefetti del pretorio. Ciò supplirebbe l'assenza di ambedue i prefetti del pretorio (Avvento e Macrino) da Roma. P. BuoNGIORNO, Erodiano 4.12.4 e i poteri di Flavio Materniano nell'anno 217 d.C., in «Fundamina,,, xx 20t4, pp. 8t-89, ritiene sia meglio pensare a un conferimento di un imperium (analogo a quello conferito da Claudio nel 49 a L. Vitellio o a Decimo Clodio Albino sotto Settimio Severo) per il disbrigo degli affari corren­ ti absente principe, vale a dire la cosiddetta cura imperii. 20. ERODIANO, Storia dell'Impero dopo Marco, IV t2 5· 2t. Stando a Cassio Dione (Storia Romana, LXXVIII 4 2-4) la lettera fu recapitata ad Antio­ chia a Giulia Domna, che rivestiva l'ufficio di ab epistulis. Nel frattempo una seconda lettera, scritta da Ulpio Giuliano, che allora era incaricato del censimento ( «tàç tLJLfjOELI; ÈYKEXEL­ QLOJ.!Évou »), giunse attraverso alcuni corrieri direttamente nelle mani di Macrino informan­ dolo di quanto stava accadendo: avvenne perciò che mentre la lettera indirizzata all'impera­ tore accumulò un ritardo, quella inviata a Macrino fu letta prima. Macrino, temendo di es­ sere mandato a morte dal principe, anche perché un certo Serapione, un egiziano, pochi

216

CAPITOLO XIV

giorni prima aveva espressamente detto ad Antonino che egli avrebbe avuto pochi giorni di vita e che Macrino sarebbe stato suo successore, non rinviò oltre. Per quella rivelazione Se­ rapione fu dapprima gettato in pasto a un leone, ma poiché l'animale non lo toccò - pare che egli si fosse limitato a schermirsi protendendo innanzi la mano -, in seguito fu ucciso; avreb­ be tuttavia potuto sottrarsi a questa sorte invocando alcuni spiriti, come egli stesso dichiarò, se almeno avesse potuto vivere un giorno di piu. Ulpio Giuliano insieme a Giuliano Nesto­ re divenne prefetto del pretorio dopo la morte di Caracalla in sostituzione di Macrino diven­ tato imperatore. 22. ERODIANO, Storia dell'Impero dopo Marco, IV 13 1. 23. lvi, IV 12 2: «Poiché infatti si era accorto che Macrino amava la buona tavola, e dispre­ giava l'umile vitto dei soldati (che invece Antonino prediligeva, per le sue attitudini milita­ resche ), e per di p ili portava il mantello corto, con altri indumenti di foggia cittadina, comin­ ciò ad accusarlo di effeminatezza, minacciando continuamente di ucciderlo. Mal sopportan­ do questi oltraggi, Macrino aveva concepito un profondo rancore ». 24. lvi, I V 13 1. Per CASSIO D I ON E , Storia Romana, LXXVIII 5 3, piu semplicemente Marziale era contrariato perché Caracalla gli aveva negato la promozione alla carica di centurione. 25. lvi, LXXVIII 5 4· 26. HEKSTER-KAIZER, An accidental tourist?, cit. 27. CASSIO DIO NE, Storia Romana, LXXVIII 5 2. Anch'essi erano stati sobillati in precedenza da Macrino. 28. Secondo A.G. ScoTT, Dio and Herodian on the Assassination of Caracalla, in « Classica! World», CVI 2012, pp. 15-28, nel racconto di Erodiano ci sono precise reminiscenze dell'assas­ sinio di Caligola (contenuto nell'ampio resoconto di Flavio Giuseppe nelle Antichità Giudai­ che, XIX 17-113) e quello di lpparco da parte di Armadio e di Aristogitone (TucmmE, VI 54-59; ARI STOTELE, La costituzione degli Ateniesi, xvu-xviii). 29. ERODIANO, Storia dell'Impero dopo Marco, v 2 1. A. BuoNOPANE, Doura Europos, i Severi e la documentazione epigrafica: due casi di studio, in EstOvest. Confini e conflitti tra Vicino Oriente e mondo greco-romano, a cura di L. PRANDI, Roma, « L'Erma» di Bretschneider, 2019, pp. 319-34, sulla base di un'iscrizione erasa di Doura Europos, ha ipotizzato che l'erasione riguardi Caracalla che, sebbene non ricevette alcuna damnatio, spinse i soldati di Doura, in un momento di in­ certezza, ad assicurarsi in tal modo la benevolenza del nuovo imperatore. Tuttavia non biso­ gna dimenticare che Macrino in quel momento si trovava non lontano da Doura e aveva fatto di tutto per non interrompere la continuità con Caracalla, divinizzandolo e assumendo per sé il nome di Severo e di Antonino per il figlio Diadumeniano. 30. ERODIANO, Storia dell'Impero dopo Marco, IV 16 8. 31. CASSIO D IONE, Storia Romana, LXXVIII 9 1; Historia Augusta, Caracalla, IX 1 e 12; Macrino, v 2-3; EuTROPIO, Breviario, VIII 20; AuRELIO VITTORE, Cesari, XXI 6; Epitome dei Cesari, XXI 7· 32. CASSIO D IONE, Storia Romana, LXXVIII 9 2 e LXXIX 2 6; Historia Augusta, Caracalla, Xl s-6; Maerino, v 9 e VI 8. 33· AE, 42 1936; 645 1979; 950 1980; 902 1981; 909 1981. CAPITOLO XIV 1. ERODIANO, Storia dell'Impero dopo Marco, v 2 s.

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C R O N O LO G IA 188, 4 aprile

Caracalla nasce a Lione da Settimio Severo e Giulia Domna. Nascita di Geta. Settimio Severo governatore della Pannonia.

193, 1° gennaio-28 marzo Pertinace imperatore. 193, 28 marzo-1 o giugno Didio Giuliano imperatore. 193, 1° giugno

Settimio Severo imperatore.

195

Prima guerra partica di Settimio Severo. Giulia Dom­ na riceve il titolo di mater castrorum.

196

Caracalla riceve il titolo di Caesar.

197, 19 febbraio

Settimio Severo sconfigge Clodio Albino nella batta­ glia di Lugdunum. Seconda guerra partica di Settimio Severo. Caracalla riceve il titolo di Augustus. Caracalla riceve il titolo di pater patriae.

202 205, 22 gennaio 2071208 209 210

Settimio Severo e Caracalla consoli (primo consolato di Caracalla). Matrimonio tra Caracalla e Plautilla. Morte di Plauziano. Inizio della campagna di Britannia. Geta Augustus e Giulia Domna Mater Augustorum. Caracalla riceve il titolo di Britannicus.

211, 4 febbraio

Morte di Settimio Severo a Eburacum. Regno congiun­ to tra Caracalla e Geta.

211, 19 o 26 dicembre 212 213

Assassinio di Geta. Caracalla unico imperatore. Constitutio Antoniniana. Campagna in Germania contro gli Alamanni. Assume il titolo di Germanicus Maximus. Adotta una nuova ve­ ste, il Caracallus. Visita il santuario di Apollo Granno in Gallia. La provincia d'Osroene viene incorporata in quella di Mesopotamia.

218

C RO N O L O G I A

214

214-215

Verso Oriente : Pannonia - Tracia - Nicomedia - Perga­ mo (visita al santuario di Esculapio ) . Assume i titoli di Arabicus e Adiabenicus. Coniazione di una nuova mone­ ta, l'Antoninianus. Antiochia di Siria. Alessandria: visita al santuario di Se­ rapide e strage degli Alessandrini. Alessandria. Prosecuzione dei preparativi per la cam­ pagna contro i Parti.

216

Marcia attraverso la Mesopotamia e attraversamento del Tigri.

2161217

Edessa.

217

Vicennalia di Caracalla. Caracalla viene assassinato a Carre mentre si sta recan­ do a visitare il santuario del dio Luno. Morte di Giulia Domna. Macrino imperatore.

217, 8 aprile

217, 11 aprile

219

B I B LI O G RAF IA 1. SIGLE

Aufitieg und Niedergang der romischen Welt. Geschichte und Kultur Roms im Spiegel der neueren Forschung, hrsg. von H. TEMPORINI und W. HAASE, Berlin-New York, de Gruyter, 1972-. « i:Année Épigraphique », éd. par R. CAGNAT et al., 1888-. AE Berliner Griechische Urkunden, Berlin, Weidmann, 1895-. BGU BRGK «Bericht der Romisch-Germanischen Kommissiom, 1905-. BHAC Banner Historia Augusta Colloquia, Bonn, Habelt, 1962-. Coins oJthe Roman empire in the British Museum, London, The Trustees BMC of the British Museum, 1923-1962. Corpus Inscriptionum Latinarum, Berolini, apud Georgium Reimerus CIL (poi de Gruyter), 1847-. CIMRM Corpus Inscriptionum et Monumentorum Religionis Mithriacae, ed. by MJ. VERMASEREN, The Hague, Nijhoff, 1956-1960, 2 voll. FGrHist DieFragmente der GriechischerHistoriker, von F.Jacoby,Berlin, Weidmann (poi Leiden, Brill), 1923-1958, 16 voll. FRHist The Jragments oJ the Roman historians, ed. by E.H. BISPHAM, TJ. CoR­ NELL,J.W. RicH, CJ. SMITH, Oxford, Oxford Univ. Press, 2013, 3 voll. IGRR Inscriptiones Graecae ad Res Romanas pertinentes, Paris, Leroux, 1901, 4 voll. Inscriptiones Latinae Selectae, ed. H. DEssAu, Berolini, Weidmannos, ILS 1892-1916, 3 voll. PIR Prosopographia Imperii Romani saec. I, II, III, ed. H. DESSAU, E. KLEBS, P. VON RoHDEN, Berolini, apud G. Reimerum, 1897-1898, 3 voll. Prosopographia Imperii Romani saec. I, II, III, iteratis curis ed. E. GRoAG, A. STEIN, Berolini-Lipsiae, de Gruyter, 2011-. RE Paulys Real-Encyclopadie der classischen Altertumswissenschajt, Stuttgart, Metzler, 1894-1997. RIB The Roman Inscriptions oJ Britain, ed. by R.G. CoLLINGwooo, R.P. WRIGHT, R.S.O. ToMLIN, Oxford, Clarendon Press (poi Gloucester, Sutton), 1965 (2a ed. 1995) , 3 voll. RIC The Roman Imperia[ Coinage, ed. by C.H.V. suTHERLAND, R.A.G. CAR­ soN, London, Spik and Son, 1984-2003, 10 voll. SB Sammelbuchgriechischer Urkunden aus Agypten, hrsg. von F. PREISGKE, F. BILABEL, Berlin-Leipzig-Heidelberg-Wiesbaden, de Gruyter, 19131927. SEG Supplementum Epigraphicum Graecum, Lugduni Batavorum-Amster­ dam-Leiden, Sijthoff-Gieben-Brill, 1923-. ANRW

220

B I B L I O G RAFIA

2. FONTI CITATE IN TRADUZIONE CAssio D IONE, Storia Romana, IX. Libri LXXIII-LXXX, intr. e note di A. GALIMBERTI, trad. e note di A. STROPPA, Milano, Rizzoli 2018. CLAUDIO ELIANO, La natura deglianimali, intr., trad. e note di F. MAsPERO, Milano, Rizzoli, 1998. ERODIANO, Storia dell'Impero dopo Marco, a cura di F. CÀssoLA, Torino, Einaudi, 20172• FILO STRATO, Vita di Apollonio di Tiana, a cura di D. DEL CoRNO, Milano, Adelphi, 1978. Scrittori della Storia Augusta, a cura di P. SovERINI, Torino, UTET, 1983. 3· STUDI A. ADRIANI, La tomba di Alessandro, Roma, «>, xxx1 1 1973, pp. 345-53. Io., The Crisis ojthe Third Century as seen by the Contemporaries, in «Greek, Roman and Byzantine Studies>>, xv 1974, pp. 89-111. Io., Cleanders Sturz und die antike Uberlieferung, in Io., Die Krise des romischen Reiches. Geschichte, Geschichtsschreibung und Geschichtsbetrachtung, Stuttgart, Steiner, 1989, pp. 81-126. Io., Die Krise des Imperium Romanum und die Religion Roms, in Religion und Gesell­ schaft in der romischen Kaiserzeit. Kolloquium zu Ehren von Friedrich Vittinghoff, hrsg. von W. EcK, Koln, Bohlau, 1989, pp. 53-102. Io., Nox dea.fit lux! Caracallas Geburtstag, in Historiae Augustae Colloquium Nanceiense, éd. par C. BERTRAND-DAGENBACH et F. CHAussoN, Bari, Edipuglia, 2014, pp. 9-36. G. ANDERSON, Philostratus. Biography and Belles Lettres in the Third Century A.D., London, Croom Helm, 1986. P. ARNAUD, I.:Itinéraire d'Antonin: un témoin de la littérature itinéraire du Bas Empire, in « Geographia Antiqua», 11 1993, pp. 33-49· J.M. AvMARD, Essai sur les chasses romaines des origines à la .fin du siècle des Antonins (Cynegetica), Paris, De Boccard, 1951. D. BAHARAL, Caracalla and Alexander the Great: a reappraisal, in Studies in Latin litera-

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