Astrologica. Saggi e Appunti 1908-1929

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ABYWARBURG ASTROLOG l CA SAGGI E APPUNTI 1908-1929

EINAUDI

ABYWARBURG ASTROLOGICA SAGGI E APPUNTI 1908-1929

Aby Warburg, Astrologica Saggi e appunti I 908- I 92 9 A cura dl Maurizio Ghelardl L'astrologia come snodo fondamentale tra re­ taggi ancestrali e nascita della modernità: tale è il filo conduttore di questi undici saggi, in par­ te inediti anche in tedesco, che ripercorrono lo sviluppo del pensiero di Warburg: dal 1908 (saggio sulle immagini degli dèi planetari} fino agli appunti su Giordano Bruno (1929) vergati poco prima della morte. Vent'anni di riflessio­ ni sull'astrologia, passando per il Rinascimen­ to, Palazzo Schifanoia, il saggio sulle immagini nell'età di Lutero, ma anche sulla cosmologia babilonese e sugli influssi delle religioni orien­ tali nella costruzione delle immagini cosmiche. Il tema astrologico percorre il pensiero di Warburg nel tempo e in profondità: l'astro­ logia è infatti sia pensiero magico che, dan­ do vita a immagini, lega il destino umano agli influssi astrali, sia descrizione matematica che nel Rinascimento conduce alia scoperta dell'infinito, al sorgere della scienza moderna e alla correlata necessità di costruire un orien­ tamento nel cosmo. Da qui traspare l'ordito delle riflessioni filosofiche e antropologiche warburghiane. La storia dell'arte e, piu in ge­ nerale, la storia della cultura procedono all'in­ terno di una tensione tra «biomorfismo» (per cui, ad esempio, nelle costellazioni si vedono forme animali) e scienza dei segni, tra pensie­ ro mitico-religioso, che si radica nel senso uni­ tario del creato, e la progressiva presa di distan­ za tra l'io e il mondo esterno. Nell'introduzione Ghelardi ripercorre, come mai era stato fatto finora, l'itinerario cultura­ le di Warburg e i suoi debiti con i pensatori che piu lo hanno influenzato in questo ambito: Her­ mann Usener, per gli studi su mito e linguag­ gio; Franz Boli, filologo che aveva ricostruito la Sphaera barbarica di Teucro, e lo sviluppo dei simboli astrologici; e soprattutto Ernst Cassi­ rer, con cui Warburg intreccia stretti rapporti a partire dagli inizi degli anni Venti e con il quale condivide l'interesse per la funzione e il signi­ ficato delle forme simboliche.

Aby Warburg (Amburgo 1866-1929) è stato un im­ portante storico dell'arte, ma anche antropologo e studioso delle culture primitive. Nella scuola nata intorno alla sua famosa biblioteca sono cresciuti storici dell'arte come Saxl, Panofsky, Klibansky, Wind e Wittkower. La sua biblioteca (65 ooo vo­ lumi, 8o ooo fotografie) fu trasferita da Amburgo a Londra nel 1933, poco dopo l'avvento di Hitler al potere, e a Londra emigrò anche la maggior parte degli studiosi che ci lavoravano. In molti dei suoi saggi Warburg ha ricercato la per­ manenza delle antiche formulazioni gestuali di pathos nell'arte europea, soprattutto rinascimentale. L'ul­ tima opera, Mnemosyne, rimasta incompiuta, pre­ vedeva un atlante di immagini (e un commento) che doveva mostrare la permanenza e la modificazione di temi costitutivi dell'espressione umana. Un'ampia collezione dei suoi scritti è pubblicata nei due volumi delle Opere. La rinascita del paganesimo e altri scritti r889-1929 (2004-2007). Tra gli altri ti­ toli disponibili in italiano, Il rituale del serpente. Una relazione di viaggio (1998), Diario romano (2005), Mnemosyne. L'atlante delle immagini (2002), Gli Hopi. La sopravvivenza dell'umanità primitiva nella cultura degli indiani dell'America del Nord (2006); Il mondo di ieri, carteggio con Cassirer (2003).

Malll"izio Ghelardi insegna all'Università di San Paolo in Brasile. Ha vinto due finanziamenti euro­ pei (ERC) per la pubblicazione on-line delle lettere a Jacob Burckhardt, di cui continua a curare una parte dell'edizione critica delle opere. Recentemen­ te ha pubblicato: Le stanchezze della modernità. Una biografia intellettuale di Jacob Burckhardt (2 16), Aby Warburg et la «lutte pour le style» (2016), Fol­ lia e salvezza (2019) . Si occupa prevalentemente di

storia della cultura europea tra XIX e xx secolo, e di storiografia del Rinascimento, nonché dell'edizio­ ne critica di testi.

Sovracopcrtina: un astronomo studia il cielo con un quadrante, particolare da una miniatura del Maestro dei Viaggi di Man· deville, '4 1 o circa. Londra The British Library, Tbe TiYJvels o[

Sir ]obn Mand . (Usener a Wilamowitz, 20 settembre 1 877)

Sebbene Hermann Usener abbia trattato solo marginal­ mente la storia dell ' astrologia, Franz Boli e Franz Cumont, due tra gli autori che hanno indagato il rapporto tra religio­ ne e astrologia nel mondo antico, hanno sottolineato come fosse stata proprio la sua opera a rivelare loro nuovi ambiti

19 20

Qui p. 2 7 2 . C fr. A . Warburg, Schicksalsmachte im Spiegel antikisierender Symbolik. Gedan­

ken iiber die polare Funktion der Antike bei der energetischen Umschaltung der europai­ schen Personlichkeit im Zeitalter der Renaissance, in Id . , Opere, vol. I I . 1917-1929 ci t . ,

pp. 2 1 7- 1 8 ; i l passo citato è datato aprile 1 92 4 , una nuova ed. d i questo testo è i n cor­ so di pubblicazione.

XVIII

MAURIZIO GHELARDI

per lo studio dell' astrologia21 • Le ricerche di Usener, «epos ktistes della moderna scienza delle religioni »22, costituisco­ no una pietra angolare nello sviluppo del moderno studio delle religioni che abbraccia anche le ricerche sulle creden­ ze e sulle religioni popolari e sui relativi legami con l ' et­ nologia e con il pensiero primitivo (Frazer, Lévy-Bruhl)23 • Per Usener l'astrologia non è scienza, ma uno « strumen­ to di lavoro » . Essa racchiude una mitologia profondamen­ te radicata nella vita inconscia dell'uomo : « ci crediamo, a torto , figli della luce, in realtà siamo nati e cresciuti nelle tenebre »2 4• L ' astrologia si inscrive nello studio dell' origine delle religioni, delle tradizioni e dei miti, i quali implica­ no il « divenire inconsapevole » degli stadi piu antichi della storia della civiltà e della loro persistenza nell' evoluzione della mente umana: > . Il 30 maggio Cassirer aveva inviato a Stern il suo curriculum, ove spiegava che la sua ricerca concer­ neva i « fondamenti filosofici delle scienze dello spirito », nonché un nuovo tipo di filo­ sofia del linguaggio (ibid. , p. 86; cfr. E. Cassirer, Nachgelassene Manuskripte und Texte, vol. XVI I I . Ausgewiihlter wissenschaftliche Briefwechsel, Hamburg 2009, pp. 36-37 ) . Po­ chi giorni dopo, la commissione stilava il parere definitivo: > .

Figura 1 3 . Cosmè Tura e aiuti, Il mese di luglio, affresco, 1 467-70, particolare .

ASTROLOGICA

A parte questa incursione nel regno planetario del Sole, il mese del Leone, cioè luglio , è retto secondo Manilio dalla coppia divina con la corona turrita di Giove-Cibele, la qua­ le condivide pacificamente il trono del loro carro trionfale . I gruppi raffigurati a destra dell ' affresco mostrano con quale serietà si intendesse far rivivere l' antica leggenda. Non a caso, come vuole la saga barbarica, sullo sfondo è adagiato Attis . La prova di quanto gli ecclesiastici avvolti in vesti sacerdotali cristiane con piatti, cembali e tamburi siano pensati realmente come Galli, e che i giovani in ar­ mi sullo sfondo rappresentino dei coribanti brandenti spa­ de, è data qui dai tre sedili vuoti in primo piano : a sinistra un seggio a braccioli vacante, a destra due treppiedi. Non c ' è dubbio : questi posti a sedere nello stile dell ' epoca so­ no presentati in modo cosi appariscente in quanto simboli esoterici di culto di un autentico mistero antico . Dovreb­ bero essere i troni vacanti di Cibele, menzionati ancora da sant ' Agostino con espresso riferimento a Varronel0• La leggenda di Cibele, anche senza questo riferimento pittorico straerudito sui troni delle divinità, non si rit,.rova con tutti i suoi dettagli barbarici solo in Alberico . E già presente, insieme ad altre figure pagane molto curiose, nel foglio isolato di un manoscritto del XII secolo conser­ vato a Regensburg . Dietro a Cibele, sul cocchio trainato da leoni, si notano due coribanti con le spade sguainatel1 • Come abbiamo detto, alla cosiddetta mentalità medievale non faceva certo difetto un' intenzione archeologica for­ malmente fedele . Il pittore che ha affrescato il mese di luglio - la cui forza figurativa non fa dimenticare, come riesce invece al vitale mondo figurativo del Cossa, lo sfondo illustrativo - è un epigono della concezione artistica medievale ormai prossima "' Agostino d ' Ippona, De civitate Dei, VII, 24 : ., q a�.tn:U n'r

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Figura r 9 . Magia dell'oracolo, miniatura.

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L ' ANTICO CO SMO E LE IMMAGINI DELLE STELLE

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Figura 20. Magia dell'anello , miniatura.

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eo il 2 1 settembre 1 909.] " [In italiano nel testo .] 26 [Aggiunta:] Alberico e Abu Ma' shar. 24

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Alberico ritiene che egli debba essere dipinto cosi: Come un vecchio, canuto con la lunga barba, chino, burbero e pallido, il capo avvolto in un telo viola; nella mano destra reca una falce, oltre all' immagine di un serpente che si morde la coda; con l' altra mano porta un neonato alla bocca con l'intenzione di divo­ rarlo . Al suo fianco compaiono i figli: Giove, Giunone, Nettuno e Plutone, davanti Venere . Vicino a S aturno si trovava l' immagi­ ne di Opi, sua consorte, una donna piu vecchia che con la destra aperta è pronta a dare aiuto a tutti gli uomini, mentre con la sini­ stra porge il pane ai poveri27 •

In questa descrizione del mito risulta compiuta la fu­ sione tra il greco Crono e il romano S aturno . Una rapida osservazione comparativa mi porta a concludere che qui Opi, dea dell' abbondanza intenta a distribuire pane, so­ pravvive in forma artistica nelle rappresentazioni dei biso­ gnosi fino alle incisioni su legno durante l' intero XVI seco­ lo . (Nei manoscritti francesi solo in maniera rudimentale . ) Adesso v i presento S aturno partendo d a una miniatura dell' Ovide moralisé (fig . 37) . Come colloca S aturno Abu Ma' shar, l' ellenista, all'in­ terno di un sistema simpatetico tra Crono e l'uomo? Uti­ lizzo qui la traduzione latina di Pietro d'Abano : secondo il quarto capitolo dell' Introductorium, a Sa turno spetta la settima sfera piu alta . E sso è freddo, secco, mascolino, il suo gusto è amaro, fa presagire eventi tristi : distruzione, lamento, morte e res antiquas, da lui dipende la condizione meditativa. Del regno naturale terrestre gli è proprio, fra i quattro elementi, la terra, del regno minerale il piombo, del suolo le grotte, i pozzi e i sepolcri, dei quadrupedi gli animali sporchi:, asini, maiali e cani, dei volatili gli uccelli neri e cosi via. E l' astro del duro lavoro e in presenza di costellazioni sfavorevoli trasforma i suoi figli in affannati sterratori, colatori e persino in pulitori di pozzi e latrine8 • 21

[Cfr. Auctores mythographi latini cit . , pp. 896-97, cfr. pp. 1 09 , 1 54 e nota 4-l [Aggiunta:] Grande introduzione, cap. 4: sulla natura dei pianeti [cfr. Abraham ibn ' E zra, Abrahe Avenaris Iudei peritissimi in re iudicia!i opera. Ab excel!entissimo phi­ !osopho Petro de Abano post accuratam castigationem in latinum traducta, Venetiis r 507, f. XVIIlv] . 28

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Figura 37 .

Satumo,

incisione da Pierre Bersuire ,

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Ovide moralisé,

r 48 4 .

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Per quanto concerne il corpo umano e l' aspetto, sotto la sua luce sono nati coloro che hanno una brutta comples­ sione melanconica. Governa le ossa, la milza, l' orecchio destro e la bile nera; tra le sue malattie vi sono : lebbra, podagra e tutto ciò che è cronico29 . . . I n breve, la sua attività oscura di dio del tempo che tutto divora (viene infine detronizzato proprio dai figli) , associata alle qualità del dio romano della Terra, gli arre­ ca i due elementi costitutivi del carattere melanconico : il demone del duro lavoro fisico e di quello spirituale . Le sue qualità astrali di stella errante dalla debole luminosità, estremamente lontana e dalla lenta rotazione, accrescono sensibilmente anche dal punto di vista astrale il suo carat­ tere misteriosamente estraneo e ostile rispetto alla Terra . Nella incisione d i Baldini, Saturno s i libra i n alto i n aria sul suo carro con draghi (fig . 38); sotto scorgiamo i fatico­ si mestieri saturnini rivolti alla terra: aratori, trebbiatori (che invero non si addicono ai mesi dominati da Saturno : dicembre, C apricorno; gennaio, Acquario) . Manca colui che scava, che di solito è raffigurato; compare nella secon­ da edizione (fig . 39) , sopra a un tagliaboschi che armeggia con un' ascia, mentre una schiera di pulitori di pozzi passa lungo la riva di un fiume, e un gruppo di storpi, zoppi e prigionieri sono rifocillati con una zuppa da un uomo ca­ ritatevole . Sono certo che qui la tarda mitologia di Opi influenzi in qualche modo quest' ultimo episodio . In alto, a sinistra, scorgiamo un piccolo sulla forca, ge­ roglifico del destino funesto che appunto minaccia i figli di S aturno . Il simbolo della condizione meditativa è rap­ presentato da un monaco che, seduto, è impegnato in una tranquilla attività davanti alla chiesetta. Il gruppo di ma­ cellatori di maiali [a sinistra] deriva probabilmente dal ci­ clo delle illustrazioni dei mesi poiché qui dicembre, mese di S aturno, è di solito simboleggiato da colui che macella 29

[ lbid.]

Figura 3 8 . Baccio B aldini ,

Satumo e i suoi figli,

incisione, prima ed. , q6o .

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HV/'110 �TV!UIO•I'PihN O 01Nii'!VAA1liTEPM l'u\NICOIIICO·DtCOI.Of\E·Dl Pl, poiché non riusciva a reperire nessuna loro descrizione scritta e dipinta (>, 30 ( 1 883), pp. 46-47 e 50, che attribuisce erroneamen­ te questo commento moralizzato alle Metamo rfosi di Ovidio di Bersuire a Nicola Tri­ veth e a Tommaso di Galles] .

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dell'Antico, la scultura, ma non ancora la pittura. Non a caso, nella pittura dei cassoni fiorentini del tempo scorgia­ mo, probabilmente sotto l' influsso degli arazzi che erano stati importati, gli eroi greci abbigliati tranquillamente con costumi « alla franzese » . Dunque, quando al nord i citta­ dini di Augsburg o di Bruges rappresentavano il pagane­ simo, essi si legittimavano proprio attraverso questi loro comportamenti, giacché una tale conoscenza antiquaria realistico-illustrativa era stata risvegliata bruscamente da un sentimento di lealtà, oggettivamente fondato, scaturi­ to dalle richieste che il nuovo stile ideale anticheggiante italiano, basato sul modello della plastica romana, aveva avanzato riguardo al comportamento delle figure pagane . Il corpo doveva abbandonare il costume alla moda e, invece di ripetere l'erudizione libresca, imparare ad annun­ ciare in un latino popolare internazionalmente compren­ sibile il linguaggio gestuale di questa elevata umanità che si caratterizzava per una libera individualità. Dunque, per quanto concerne il mondo degli eroi e de­ gli dèi antichi, si può affermare che la questione del risve­ glio dell'Antico è riconducibile solo a una questione che riguarda l' abito ? Se la domanda viene posta sulla scia del Sartor Resartus di C arlyle2, allora la risposta non può che essere afferma­ tiva, poiché si tratta di una questione puramente mentale : rappresenta il sintomo evidente per quella grave e decisi­ va crisi stilistica che conduce dal realismo pedantemente illustrativo del Medioevo al grande stile dell'Umanesimo idealistico, e che ci introduce in mezzo al vero problema intellettuale e artistico del primo Rinascimento . Cerchiamo perciò di spiegare il significato e l' essenza di questa lotta per il nuovo stile analizzando un monumento fondamentale della pittura profana del primo Rinascimen­ to italiano che mostra uno stile transitorio finora miscono­ sciuto e non certo apprezzato dalla concezione attuale che 2

[T. Carlyle, Sartus Resartus, Boston r 836; trad. it. Bari r 9 r o .]

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si ha dell ' antichità. Si tratta del Ciclo dei mesi realizzato nel 1 470 a Palazzo Schifanoia a Ferrara. La superficie affrescata di ogni mese è divisa, come ve­ dremo piu avanti, in tre fasce ordinate l'una sopra l' altra, nelle quali si scorgono figure a mezza grandezza naturale . Questa triplice disposizione, che produce sullo spettatore un effetto non propriamente artistico, svela in realtà un sistema di sfere cosmologico molto preciso: la fascia in al­ to appartiene agli dèi olimpici, quella mediana ai dèmoni astrali e quella in basso agli uomini, cioè al duca Borso e ai suoi sudditi . Sebbene nella scelta degli dèi olimpici si im­ ponga già una mentalità moderna umanistica (sono riusci­ to a provare che la " nuova" autorità è rappresentata dalla riscoperta del testo di Manilio3) , nella sfera mitologica e astrale permane invece ancora la concezione medievale nella sua doppia forma tradizionale a cui abbiamo accennato in precedenza . Per queste due tipologie principali possiamo distinguere infatti i loro ispiratori individuali, l' uno facente parte della tradizione dell ' antichità orientale-astrologica, l' altro di quella occidentale-medievale . Il primo è l' arabo Abu Ma' shar (morto nell' 886 d . C . ) che è la principale au­ torità astrologica per l' intero Medioevo, dal quale discen­ dono i simboli degli astri fissi nella sfera mediana, vale a dire quella astrologica . La fascia in alto , quella degli dèi olimpici, risente invece di un influente manuale latino che finora, nonostante la sua importanza, è stato poco consi­ derato , e che è attribuito all 'inglese Alberico\ che si sup­ pone sia vissuto nel XIII secolo . ' [Manilius, llstmnomica cit . ] ' C f r . adesso Raschke, D e A lberico mythologo ci t . ; l a prima e d . a stampa [dell 'o­ pera di Albericus, De deorum imaginibus !ibe!!us] assieme a Fenestella, De Romanorum magistratibus, in Mythographi latini [Roma circa 1 48o; l'ed. di T. Munck e A. van Sta­ veren a cui Warburg rimanda apparve in realtà nel 1 742 a Leiden] . Quanto incerta sia la tradizione lo dimostra il [Va t.] Reg. [lat .] I 290: « Explicit liber ymaginum deorum cujus auctorem non reperi scriptum sed fertur fuisse quendam Albricum philosophum >> [cfr. F. Saxl, Verzeichnis astrologischer und mythologischer i!!ustrierter Handschrifren des !ateinischen Mittela!ters, vol. I . In romischen Bibliotheken, in > , 2 2 ( 1 9 1 5 ) , p p . VII sgg . ] .

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Come già abbiamo accennato , ci proponiamo anzitut­ to di analizzare dal punto di vista iconologico due dei set­ te affreschi conservati (marzo e aprile) , quindi di gettare uno sguardo sull ' opera di Botticelli e di Mantegna per il­ lustrare il mutamento stilistico in atto . Infine, muovendo dalla cerchia di Mantegna, ci soffermeremo su alcune ope­ re d' arte di ambito tedesco nelle quali le figure medievali nordiche dell' antichità appaiono modificate seguendo lo stile italiano . Ferrara sarebbe però incomprensibile senza confron­ tarsi con quell ' ambiente di interessi astrologici o ve gli dèi pagani avevano risieduto piu a lungo dopo aver abbando­ nato Alessandria, ossia la Spagna medievale . Difatti, è da qui che essi emigrarono nella restante Europa. A tale scopo sono opportune alcune osservazioni prelimi­ nari a proposito della natura della pratica figurativa astro­ logica, e per questo approfitterò della vostra pazienza sof­ fermandomi su una corrente un po ' singolare e noiosa. Cer­ cherò di essere breve . Dopo, tutto sarà piu chiaro e facile . Verso la metà del xm secolo , per volontà del re Alfonso il Saggio ( I 2 2 I - 1 2 84) , la scienza astronomica fu oggetto di una ripresa singolarmente contraddittoria. Il cielo stellato di Arato5 era al servizio sia delle scienze naturali sia della superstizione . Le tavole astronomiche greche furono cor­ rette con precisione matematica e parallelamente furono ricostruiti manuali che insegnavano l' abuso dei nomi de­ gli astri per scopi magici e divinatori . Questo duplice uti­ lizzo non rientrava nella tradizione greco-antica, anche se rispecchiava fedelmente fonti ellenistiche . In effetti, l' antica scienza del cielo era scivolata da una scienza astronomica chiarificatrice in un culto superstizio­ so degli astri a causa della mescolanza di elementi orien­ tali e greci . Certo , in Grecia le 48 costellazioni biomorfe di Arato - gli dèi mitologici, gli eroi e gli animali favolosi -, i cui ' [Arati Solensis Phaenomena et Diosemea ci t . ]

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contorni erano proiettati nel cielo per differenziare in mo­ do elementare i corpi del cosmo che rilucevano, si erano trasformate in simboli matematici spiritualizzati (ancora oggi essi rappresentano il nucleo del nostro mondo dei no­ mi degli astri) . Solo che l ' esercito dei dèmoni astrali orien­ tali e soprattutto egizi aveva preteso e ottenuto l' accesso al cielo greco . Ad Alessandria era sorta cosf una sfera celeste arricchita di questi elementi barbarici, di cui riferiscono gli scrittori antichi già alla fine del 1 secolo d . C . Dobbia­ mo all' acume di Franz Boli se oggi grazie alla sua opera Sphaera ( 1 903)6 possiamo studiare in parola e immagine questa Sphaera barbarica, e seguire passo dopo passo il suo percorso fin nel profondo Medioevo occidentale . Questa Sphaera barbarica non poteva fornire impul­ si fondamentali all' astronomia, visto che l ' arricchimento non era avvenuto attraverso l'osservazione di astri scono­ sciuti, bensf grazie a una moltiplicazione meccanica tra­ mite la scomposizione in piu parti delle costellazioni esi­ stenti, a cui erano stati aggiunti ulteriori nomi orientali . Tutto ciò aveva finito per incrementare meccanicamente il patrimonio nominale astrale . Ed era appunto proprio questo l' intento principale della pratica ellenistico-astro­ logica, poiché nella magia e nella divinazione ellenistiche continuava a sopravvivere, sotto l' incantesimo di nomi e di immagini, il culto dei dèmoni pagani . La denominazio­ ne delle costellazioni fu cosf relazionata in modo mistico con il destino umano per stabilirne presente e futuro, e dunque usata magicamente come amuleto per la salvezza o come geroglifico per il futuro . Per illustrare tutto ciò faccio un esempio che scaturisce dalla pratica delle stelle fisse e dei pianeti . Secondo la teo­ ria ermetica (nella quale si mescolano, com ' è noto, il culto orientale dei dèmoni e il senso piu astratto dei Greci per l' armonia cosmica) ognuno dei dodici segni zodiacali con­ trolla una precisa zona del corpo umano . Cosf, ad esem6

[Boli, Sphaera ci t.]

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pio, il C apricorno domina il ginocchio . Pertanto, chi sof­ fre di dolori al ginocchio deve apporre a scopi terapeutici su questa parte del corpo un anello di pietra con l' imma­ gine del suddetto segno zodiacale. Siamo di fronte a una astrologia oracolare applicata, il cui meccanismo consiste semplicemente in un' associazione nominale basata su una falsa conclusione . Se, dunque, l' astrologia rinuncia all' os­ servazione, essa si rivela come un mero feticismo di nomi proiettato sul futuro . I n tal modo, nell' ellenismo declinante l' osservazione individuale precisa arretrò, favorendo la nascita di una co­ moda tecnica divinatoria che utilizzava uno strumentario ricchissimo di nomi astrali, cosf come li offriva appunto la Sphaera barbarica . Le radici di questa rigogliosa pianta rampicante risalgo­ no ai primi secoli precristiani : le sue linfe salgono anzitutto dalla terra egizia, da quell' antichissimo sistema di astri fissi dei trentasei cosiddetti decani . Nell ' astrologia ellenistica essi si erano uniti ai dodici segni zodiacali, sicché ciascuno contribuiva a controllare dieci gradi dello Zodiaco . Nono­ stante ciò, questi astri non erano sufficienti per esercitare una pratica astrologica, la quale per poter operare doveva possedere un calendario divinatorio per ogni singolo giorno . Come ha dimostrato Boli, nacque cosf, grazie alla denomi­ nazione e al conteggio molteplice di uno stesso astro fisso, e per ognuno dei 360 gradi, un geroglifico per il futuro . Questi segni costituivano, giorno per giorno, il calendario divinatorio dell' anno babilonico . Fu proprio quest 'ultimo che l'imbroglio divinatorio utilizzò come strumento piu comodo per la sua pratica. Nei manoscritti miniati di Alfonso il Saggio sopravvive questa duplice pratica dell' ellenismo - magica e astrologi­ ca - in una forma cosf fedele che non solo riconosciamo l'opera greca del suo principale garante per la tradizione della Sphaera barbarica nella sua traduzione spagnola, che Boli ha indentificato con Teucro B abilonese (verosimil­ mente identico al Teucro di Cizico) ; ma potremmo pure

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ricostruire direttamente una parte dei suoi scritti perduti, di cui spesso sono noti solo i titoli, proprio attraverso il ci­ clo di immagini dei manoscritti di Alfonso, nonostante tra quest ' ultimo e Teucro si interpongano piu di undici secoli . Fondamentali sono due manoscritti: uno conosciuto, l'al­ tro scoperto a Roma da chi vi parla. Il primo è il Lapidario di Alfonso , pubblicato a Madrid nel 1 883 e che contiene tra l' altro la magia dei decani a scopo terapeutico, mentre il manoscritto romano [conservato alla Biblioteca Vatica­ na] (Reg . lat . 1 2 83) comprende (purtroppo solo in parte) la Sphaera barbarica e il calendario divinatorio giornaliero' . I due manoscritti risalgono a fonti arabe che gli studiosi di corte furono incaricati di tradurre . La fonte principa­ le, e allo stesso tempo la mediatrice indiretta della Sphae­ ra barbarica di Teucro, fu la Grande introduzione di Abu Ma' shar che era transitata dalla Spagna all ' Italia. Una del­ le sue rotte è chiaramente rintracciabile : in Spagna lo stu­ dioso ebreo [Abraham ibn ' E zra] ( 1 I 1 9-1 1 74) [ 1 089 - circa u 67] aveva tradotto in ebraico questa Introduzione. Nel 1 2 7 2 a Malines il dotto ebreo Hagins [Hayyim] aveva fatto una versione in francese della versione ebraica per l' inglese Henry B ates , e questa scorretta traduzione era stata alla base della versione latina che Pietro d'Abano ( I 25o- 1 3 1 5) , i l Faust padovano del Trecento, aveva redatto nel I 29 38• D ' altro canto , non è stata ancora individuata la fonte araba del calendario divinatorio giornaliero . Verso il 904, il calendario oroscopico fantasticamente corrotto di ibn Wahshijja[h]9 dimostra che nell' Oriente medievale era cir­ colato questo libro illustrato ellenistico , probabilmente dif­ fuso attraverso la Persia . La sua penetrazione e la sua so­ pravvivenza sono riconducibili di nuovo a Pietro d'Abano, il quale dovette disporre di questo testo (presumibilmente illustrato) . Due monumenti molto diversi tra loro lo pro7 [ Il manoscritto è stato attribuito ad Alfonso X il Saggio con il titolo di Astro­ magia cit . ] 8 [Cfr. p . 3 3 . ] •

[Astromagia cit . , p . 426.]

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vano : le enormi pareti affrescate del S alone di Padova che d ' Abano doveva aver ispirato (nota bene : manca ancora una adeguata campagna fotografica, tanto meno quest ' o­ pera è stata analizzata) ; e un piccolo libro con xilografie che Johannes Engel [Iohannes Angelus]10 aveva dato alle stampe nel I 488 presso l' editore [Ratdolt] di Augsburg co­ me opera di Pietro d' Abano11• Per non smarrirei in questo percorso tortuosamente stra­ no e semioscuro ci affidiamo alla guida di quattro costella­ zioni guida. Due astri fissi del sistema dei decani ci accom­ pagneranno attraverso il mondo orientale-astrologico dei dèmoni . I loro misteriosi simboli sono un demone acefalo e un uomo che porta una scure bipenne . Due pianeti, Venere e Mercurio che, grazie al loro rapporto personale, fanno parte sia del mondo astrologico sia di quello olimpico, ci mostre­ ranno invece la strada attraverso il regno degli dèi olimpici . Buio ! L ' Uomo del salassa che vi mostro , -una xilografia tratta dal Calendario dei pastori risalente al I 50 312, è un tardo se­ guace della cultura ellenistica. A prima vista si potrebbe interpretare questo simbolo di una filosofia microcosmica come il prodotto del piacere popolare verso ciò che è rac­ capricciante. La figura appare come un penitente torturato da insetti di ogni tipo che rivelano i suoi peccati . In realtà, esso fornisce le istruzioni per il salassa . Difatti, il punto 10 Professore di astronomia e astrologia (morto nel r 5 1 z ) , nato a Aichach e curatore del testo di Abu Ma'shar, De magnis conjunctionibus: annorum reuolutionibus: ac eorum profectionibus, octo continens tractatus, Augsburg 1 489, l. 89; [Petrus] Alliacus [Pier­ re d' Ailly], Concordantia [astronomie cum bystorica narratione, Augsburg] r 490 n. 94· Joh . [Regiomontanus,] Opus tabularum [directionum profectionumque, Augsburg 1 490'] ; Guido Bonatus[, De astronomia tractatus, Augsburg] 1 49 1 ; Practica 1 490, Almanacco . 11 [Aggiunta a margine :] Ecco! [ C f r . Opus Astrolabii plani in tabulis a ]ohannes an­ geli liberalium magistro; alle interpretazioni dello Zodiaco di Pietro d'Abano, Johannes Engel aggiunse le illustrazioni che mostravano i 360 gradi dello Zodiaco con una dida­ scalia per ognuno di essi.] 12 [Cfr. Istruzioni per il salassa, il!. dallo Schiiferkalender, r 50 3 , Paris, Bibliothèque Nationale de France , ms gr. 24 1 9, f. r r. ]

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del corpo umano relativo a ogni singolo mese è individua­ to srotolando la cintura zodiacale come se si trattasse di un nastro : dall'Ariete in alto fino ai Pesci sotto i piedi . Al C apricorno spetta, come ho già detto, la zona del ginoc­ chio . La costruzione ideale cosmologica, secondo la quale tra l'uomo e il cosmo esiste dai tempi remoti una influenza reciproca in virtu delle leggi dell ' armonia, perde qui la sua sublime e ampia dimensione . Nel Medioevo tardo l'uomo e il simbolo astrale appaiono come disseccati attraverso un incolto oggetto magico simpatetico . In un trattato ermetico-greco0, al C apricorno, che con­ trolla il ginocchio, sono associati come secondi reggenti i simboli egizi di tre decani . Il primo possiede, analogamen­ te al suo reggente, una virtu terapeutica per i dolori al gi­ nocchio . Il suo simbolo è un uomo acefalo inciso su una pietra serpentinata che è detto [Tair] . Il fatto che in questo decano sopravviva effettivamente un' antica costellazione mitica lo si vede nello Zodiaco ret­ tangolare di Dendera, in cui si mescolano l' astronomia gre­ ca e quella egizia. Sotto i decani, tra l'Acquario e il C apri­ corno, compare distintamente un uomo acefalo che incede . L'uomo decapitato nel Lapidario di Alfonso , che compa­ re come la prima pietra decana dell'Acquario, svela, mal­ grado rechi una sorta di fazzoletto moderno, la sua pro­ venienza egizia. Una fonte antica sostiene che Teucro14 redasse anche un trattato sulle pietre anulari magiche decorate con sim­ boli dei decani . Di tale trattato si è conservata una sola

" Analecta sacra et classica cit . , p . 289; cfr. [A .) Deissmann, Licht aus d. Osten[ . Das Neue Testament und die neuentdeckten Texte der hellenistisch-romischen Welt, Tiibin­ gen) 1 909, p. 97. 'Eyw diJ.L 6 ocxÉcpotÀoç llotLf!wv , Trionfo di Vesta a Ferrara nel mese

dedicato al Capricorno con Vesta che al posto della testa ha delle fiamme (descrizione in Venturi[, Gli affreschi del Palazzo di Schifanoia cit .)). 14 Boli? [Sphaera cit . , sul testo di Teucro, in particolare pp . 1 6- 2 1 , 4 1 -5 2 , sullo Zodiaco di Dendera ( 2 3 2 ·244)] ; Porphyrius [/ntroductio in Ptolemai Tetrabiblum a pro­ posito della funzione dei decani) ; su Psellos [pp. 7 sgg . ) . Inoltre, ancora Boli[, Sphaera cit. , p.] 4 1 6 nota, per il commento a Teucro (in estratto?) di Haggi Chalifa [Haji Kha­ lifa) e sulla disciplina ermetica fino a Kitab al-istantaqat.

5· Francesco del C ossa, Il mese di maggio , affresco, 1 467-70, particolare della fascia superiore con il trionfo di Apollo e , nella fascia centrale, il segno dei Gemelli.

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r6r

descrizione, quella del decano dell ' Ariete che mostra un uomo che porta una scura bipenne . Questo simbolo rimanda a un famoso strumento astro­ logico antico, vale a dire al Planis/ero Bianchini che, sco­ perto nel 1 705 sull'Aventino e risalente all 'epoca imperiale romana, è oggi conservato al Louvre . Su questa tavola marmorea le divinità astrali orientali e greche si dividono il dominio del sistema sferico . Oltre allo Zodiaco greco, ripetuto due volte , è raffigurato al centro un altro cerchio, in cui si scorgono diversi animali, vero­ similmente simboli del tempo che sembrano rimandare a un influsso asiatico-orientale . La conclusione di questo sistema degli astri fissi è co­ stituita dalle figure di decani egizi, tre per ciascun segno zodiacale . La sfera piu alta è governata dai sette pianeti, che sono rappresentati come sempre a mezzo busto . Guardando il primo decano dell'Ariete si distingue un sacrificante, con una veste cinta che reca una scure bipenne (fig . 48) . A questo punto possiamo comprendere che l'uomo di colore con la scure bipenne, che compare nel Lapidario di Alfonso come primo tra i segni dell' Ariete, è una ulteriore conferma che sulle pietre magiche astrologiche della Spa­ gna del xm secolo continuava a regnare in modo indistur­ bato il cosmo ellenistico degli dèi . Certo, la sua forma non è classica, ma il suo contenuto è assolutamente conforme a quello ellenistico . La vera e propria magia sotto Alfonso il S aggio è com­ provata dunque grazie alla posizione delle immagini ro­ mane . Picatrix15 • Nonostante la Sphaera barbarica di Teucro fosse destinata a un uso astrologico, il suo impianto è perfettamente astro­ nomico . Difatti, registra le costellazioni cosi come esse sor­ gono congiuntamente ai singoli segni zodiacali, o come sono visibili . Cosi, ad esempio, nel primo terzo del settore dei " [Cfr. p. 82

e

nota 2 2 .]

ASTROLOGICA

decani appaiono correttamente la costellazione di Perseo e Cassiopea in quanto astri che accompagnano l' Ariete (come paranatellonta) , poiché entrambe appartengono, come inse­ gna uno sguardo sulla carta del cielo, alle costellazioni che stanno sopra l'Ariete, o che si presentano assieme a esso16 • 1 6 Hcmmelspleyn ( I 67o) [Th . Backer, Korte verklanringe aver 't hemels-p/eyn, Enkhui­ zen I 684, incisione su rame dipinta) . Elementi biomorfi: I9 uomini 50 animali I pianta (quercia) I montagna (Mfenalus) 2 fenomeni della natura (Eridanus, Via Lattea) 32 strumenti 2 simboli araldici (scettro brandeburghese, onorificienza federiciana) I 0 7 .

Figura 48.

Planisfero Bianchini,

lastra in marmo ,

11

secolo , particolare .

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1 63

Nella sua Grande introduzione Abu Ma' shar si è sostan­ zialmente attenuto al catalogo siderale di Teucro, anche se descrive una tripla sinossi di una sfera orientale antica, di una indiana e di una tolomaica17 • Boll ha provato che queste tre sfere sono fondamentalmente identiche, e che perfino sullo sfondo delle figure fantastiche della sfera in­ diana si nascondono le costellazioni greche, sebbene abba­ stanza mal interpretate, che erano state trasmesse ad Abu Ma' shar attraverso la tradizione indiana . L' autore descri­ ve il primo decano nel modo seguente : Gli Indiani affermano che in questo decano si leva un uomo nero dagli occhi rossi, di alta statura, di grande coraggio e di sentimenti elevati che indossa un' ampia veste bianca cinta in mezzo da una cord a . L ' uomo è adirato , sta dritto , custodisce e osserva18•

Sembra che questa descrizione non abbia nessuna rela­ zione con la Grecia. Ma se rileggiamo quella corrispettiva del decano nell 'originale fonte indiana di Abu Ma' shar nel Brhajjataka di Varahamihira19, l ' enigma si scioglie a poco a poco . Il testo suona: Nel primo decano dell 'Ariete compare un terribile uomo nero con occhi rossi, capace, per cosi dire, di proteggere, che indossa una grande veste bianca cinta alla vita con una fune e che tiene dritta una scure'".

Ci accorgiamo che la descrizione dell'uomo, analoga­ mente a quanto afferma Abu Ma' shar, conferisce ancora una volta al primo decano una scure bipenne, di cui il te­ sto arabo ignora l' esistenza. Dunque, il testo indiano, che risale a fonti greche, svela il segreto dell ' origine di quello arabo : il misero viandante che indossa un vestito strappato e una cintura di corda si rivela un discendente dei dèmo­ ni astrali ellenistici . 17 « Persiano, babilonese, egizio >>, Boli[, Sphaera cit. ,] p. 493 · " (Dyroff in Boli : [Sphaera cit . , p. 497] ) . 1 9 [ S i tratta d i u n testo d i aforismi astrologici vedici . ] 20 Per questa lettura mi sono valso dell ' aiuto del dott. [Wilhelm] Printz.

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Inaspettatamente, l' edizione di Augsburg del calenda­ rio divinatorio ellenistico di Abano fornisce materiale che permette ulteriori constatazioni2' . Dall' aspetto del primo dei tre co-reggenti dell' Ariete, un turco con la scimitarra e il turbante, emerge la figura di Perseo, il quale, come ho appena fatto notare, si colloca effettivamente in questo punto del cielo . Uno sguardo al Perseo nel manoscritto di Germanico, conservato a Leiden, svela che il berretto frigio, l' arpa e perfino l 'intera posizione sono antichi22• In tal modo, l' uomo pseudoindiano-arabo con la scure bipenne è costretto a una ulteriore confessione : in fondo egli altro non è che una divinità astrale greca . Dopo aver condotto questa indagine preliminare pos­ siamo finalmente passare all ' accusato, vale a dire Palazzo Schifanoia a Ferrara. I primi due affreschi sono di Francesco del Cossa. Vi mostro quello tripartito relativo al mese di marzo, anche se richiamo la vostra attenzione solo sulle due fasce in alto . Nella prima, vale a dire in quella mitologica, scorgia­ mo - ben riconoscibile nonostante sia danneggiata - Ate­ na con la Gorgone sul petto e la lancia in mano . La dea si trova su un carro, tirato da un unicorno . L' addobbo del carro sventola mosso dal vento . A sinistra si scorge il gruppo dei suoi discepoli, ossia medici, giuristi, probabilmente professori del tempo all 'U­ niversità di Ferrara . A destra è rappresentato un ambiente ferrarese in cui si svolgono dei lavori manuali : in primo piano tre signore che ricamano, dietro tre tessitrici al telaio . L' intero gruppo è circondato da una schiera di spettatrici eleganti . Questa società femminile, che sembra seduta in modo innocuo, conferisce in realtà ai credenti nell ' astrolo­ gia l' antica profezia per i nati nell 'Ariete : chi nasce sotto il segno dell'Ariete svilupperà una abilità nell ' arte della lana . 21 Controllare l'orologio!

22 [Cfr. p. 79, nota 1 7 . ]

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Cosi esige Manilio23, il poeta astrologico dei cesari ro­ mani . Difatti è al suo testo che va ricondotta - come ho esposto in altro luogo24 - fin nei dettagli la selezione e la successione degli dèi. La novità profonda, il carattere ri­ nascimentale di tale selezione, consiste nel fatto che la fa­ miglia degli dèi (Atena, Apollo, Mercurio, Giove e Cibe­ le, Cerere, Vulcano, Diana, Vesta, Giunone e Nettuno) sopraggiunge sotto forma di divinità (in fondo greche) dei mesi per i sette pianeti, a cui la pratica astrologica aveva fino allora assegnato il patronato dei mesi . L' antichità el­ lenistico-astrologica viene dunque soppiantata, dal punto di vista contenutistico, almeno nella sfera superiore degli dèi, dall' antichità greco-olimpica. Addirittura piu certo è il dominio dei dèmoni elleni­ stici nella zona intermedia degli astri . Il segno zodiacale, l'Ariete, è affiancato da tre simboli di decani: si tratta di quei decani indiani cosf come li descrive Abu Ma' shar; a sinistra Perseo, nelle vesti di un miserabile uomo nero con la cintola di corda, che vigila e osserva, cioè colui che du­ rante la sua migrazione attraverso i secoli in Arabia aveva smarrito l' ascia bipenne scambiata con l ' arpa. Devo alla traduzione tedesca di Dyroff, pubblicata in Boll, se sono riuscito a identificare questo e tutti gli altri decani della fascia centrale, per quanto essi siano oggi con­ servati, come quelli indiani descritti da Abu Ma' shar (mi riservo in altro momento di precisare questo punto) . La donna che fluttua dalla veste purpurea è C assiopea, che appunto trova qui la sua esatta collocazione . Passiamo al secondo affresco, che rappresenta aprile . Secondo la dotta tradizione medievale a governare questo mese sono Venere e il relativo segno zodiacale, cioè il Toro . Venere - che transita sul fiume s u u n carro tirato d a ci­ gni, carro il cui addobbo sventola mosso dal vento - non tradisce apparentemente alcuno stile greco . In un primo " [Cfr. Manilius, Astronomica ci t . , lib.] IV, " [Cfr. pp. 44-45.]

vv. r 28-35.

r 66

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momento sembra distinguersi dalla popolazione ferrarese, che scorrazza a destra e a sinistra, solo in virtu della veste, dei capelli sciolti e della ghirlanda di rose . Se osserviamo isolatamente il gruppo di Marte e Venere sul carro allora il trovatore, tirato dai cigni e cinto da cate­ ne, inginocchiato davanti alla sua signora in atteggiamen­ to languido, ci comunica l' impressione di una atmosfera nordica tipo Lohengrin come la illustra ad esempio la sto­ ria fiabesca del casato di Cleves nella miniatura olandese (manoscritto conservato a Monaco)25 • Visto il particolare interesse della corte ferrarese per la cultura cavalleresca francese la sensibilità per una simile moda potrebbe essere assolutamente possibile . Gli E ste erano lettori assidui dei romanzi cavallereschi francesi. Bianca d ' E ste (nata nel 1 440) possedeva il ma­ noscritto di un certo Gutifré de Buione6• Tuttavia Francesco del Cossa rappresentò Venere se­ guendo il severo programma mitologico medievale . Il citato Alberico detta nel suo libro sulla pittura degli dèi la seguente forma della Venere che è possibile mostra­ re in un manoscritto italiano del xv secolo (Reg . 1 290) , purtroppo scarsamente illustrato . La traduzione del testo latino suona piu o meno cosi: La Venere fu dipinta come la vergine piu bella, nuda che nuota­ va in mare . La sua testa era ornata da una ghirlanda di rose bian­ che e rosse ed era accompagnata da colombe che le svolazzavano intorno . Vulcano, il dio del fuoco rozzo e orrendo, suo consorte, era collocato alla sua destra. Davanti a essa vi erano tre piccole vergini nude, dette le Tre Grazie, due volgevano il loro volto ver­ so lo spettatore, mentre la terza mostrava la schiena. Pure il figlio di Venere, il Cupido alato e cieco, assisteva alla scena e dopo aver tirato le frecce ad Apollo si era rifugiato nel grembo della madre che gli porgeva la mano sinistra27 •

" Mlinchen [Bayerische Staatsbibliothek] H StB . 1 29 ([cod . ] Gall. 1 9) La chroni­

que des haulx et nob!es Princes de C!eves di Berthauld de Villebresme. 16 Bertoni, La Biblioteca estense ci t . , p . 7 2 (cod. Est . n' 2 9 in Modena?)

27 Mercurio?

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r 67

Ritorniamo di nuovo all' Afrodite di Cossa: la ghirlan­ da di rose bianche e rosse, le colombe, che svolazzano in­ torno alla dea che viaggia sull ' acqua, e soprattutto le Tre Grazie, create sicuramente secondo il modello artistico antico, provano che vi fu la volontà di una ricostruzione effettivamente antica. Perfino Cupido che minaccia con arco e freccia una cop­ pia d ' innamorati è rappresentato sulla cintura della madre . Occorre soltanto un po ' di fantasia per riconoscere in questa miniatura francese dell ' inizio del XIV secolo Vene­ re Anadiomene mentre attraversa la Francia medievale8 • Nel poema Ovide moralisé essa emerge cosi dal mare . La situazione e gli attributi sono chiari : è pur vero che Amor è diventato un re alato su un trono e l' Anadiomene sembra aver afferrato nel suo stagno un' anatra invece del­ la conchiglia, ma a parte questo aspetto colpiscono alcune sopravvivenze univoche e mistiche : rose bianche e rosse galleggiano nell' acqua, tre colombe svolazzano e una delle Tre Grazie sembra impegnata perfino ad assumere la po­ sizione canonica di schiena. La raffigurazione è presente nella produzione a stam­ pa francese del xv secolo . Questa che vi mostro è tratta dall' edizione di Colarci Mansion dell ' Ovide moralisé, pub­ blicata a Bruges nel 1 484 (fig . 49)29, fatto questo che è de­ gno di nota . L a scena s i conserva pure nel cosiddetto gioco d i Ta­ rocchi del Mantegna verso il 1 460 ove le fattezze di Venere corrispondono esattamente all' immagine presente nell ' o­ pera di Alberico .

28 L' autore non è Pau! [Philippe] de Vitry, né [Chrétien] Legouais de St . More, bensi uno sconosciuto ecclesiastico francese cqe lavorò a questa opera prima del 1 307. Gaston Paris, Littérature [française au Moyen Age,] quarta ed . ([Paris] 1 909) p. 84; [Les Metamorphoses d 'Ovide par Phi!ippe de Vitry, ms] 6986, Bibliothèque Nationale, Paris. Cfr. [A. Thomas, Chrétien de Troyes et !'auteur de !'Ovide moralisé] , in « Romania », 22 ( 1 893), p. 271 e [A . Thomas, Le De Claustro anime et le Roman de Troie , ] in > , in Id. (a cura di), Die entfes­ selte Antike, Koln, pp. 1 3- 3 2 . ]

Figura 5 1 . Andrea Mantegna, particolare del soffitto della C amera degli Sposi, affre­ sco , 1 465-74 ·

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Per ricordare questa simbologia mi limito a rimandare a un vaso ritrovato a Chiusi'8 • L ' Ovide moralisé del 1 484, che ci presenta la Venere di Alberico, illustra anche il mito di Orfeo (fig . 53) . Una prosa illustrativa alquanto piatta ha scacciato qualsiasi ve­ lo di misteriosa tragicità. Qui due donne borgognone mi­ nacciano con sassate un insegnante di musica già morto . Comprendiamo dunque perché il disegno di Diirer del 1 494, che raffigura la scena dopo la morte di Orfeo, costi­ tuiva una sorta di liberazione : la formulazione di pathos autenticamente antica interviene qui in modo trasforma­ rivo sullo stile visto che il disegno diireriano si conforma strettamente alle incisioni su rame ferraresi (fig . 54) . La menade che alza il braccio per colpire riemerge in seguito nella grande incisione su rame, detta Il grande ,. [Scomparso.]

Figura 52. Maestro ferrarese ,

La morte di Orfeo,

incisione, 1497 circa.

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1 77

satira (fig . 55) , che si rivela come un perfetto compendio dei superlativi italiani recentemente scoperti del linguaggio gestuale . Il satire e la ninfa a sinistra imitano una incisio­ ne di Mantegna mentre Il grande satira deve la sua origine alla retorica muscolare che risale alle creature di Pollaiolo . Non credo che queste riscoperte formulazioni di pathos anticheggianti, che rappresentano un' umanità movimen­ tata interiormente ed esteriormente, siano una gradevole

Figura 53·

La morte di Orfeo,

incisione da Pierre Bersuire ,

Ovide moralisé, 1 484.

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Figura 54· Albrecht Diirer,

La morte di

Orfeo , schizzo a inchiostro, 1 494 .

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Figura 5 5 · Albrecht Di.irer,

Il grande satira (La Gelosia) ,

incisione, 1 498.

I 79

r 8o

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prescrizione , scaturita da un atelier, volta a drappeggiare gli dèi pagani . Difatti, la liberazione dei tipi antichi dalla loro servitu medievale-illustrativa è allo stesso tempo anche un simbolo culturale che riverbera chiaramente la nostal­ gia di quell' epoca, che si scrollò di dosso lo stretto costu­ me contemporaneo per conquistare un' espressività nuova e libera della vita interiore grazie alla mobilità piu sciolta dell'intero corpo e della veste idealizzata. Partendo da Dlirer comprendiamo dunque molto meglio ciò che era accaduto prima e avverrà dopo di lui ad Augsburg, e intuiamo pure che i tentativi di rianimare " all ' antica" il vecchio mondo degli dèi non significava comunque un van­ taggio per artisti che non possedevano il vigore di Dlirer . Tuttavia, fino al r 500 è impossibile ravvisare un frut­ tuoso e stimolante influsso delle formulazioni di pathos italiane sugli dèi pagani in esilio ad Augsburg . Augsburg, come Toledo, si collocava sulla rotta da est a ovest, era cioè una tappa principale per il mondo pagano che si stava trasferendo dal sud verso il nord . L' antichità orientale-astrologica subiva qui quella ria­ nimazione grazie alla nuova arte tipografica di cui il ca­ lendario divinatorio rappresenta solo uno degli esempi, soprattutto se lo si confronta con il monumentale calen­ dario parietale, tuttora non analizzato, del Palazzo della Ragione a Padova. Prima di concludere cercherò di sfiorare alcuni aspetti dell ' arte tipografica ad Augsburg, che intendeva illustrare in maniera autenticamente storica e archeologica l' antico mondo degli dèi . « Seguite qui come Paride regalò la mela a Venere per le altre donne che erano presenti » : questo titolo è neces­ sario per comprendere in quale misura quella sorta di ac­ colita da osteria di Augsburg raffigurava la cerchia degli dèi olimpici nel momento in cui l'ora del destino troiano aveva colpito il loro assembramento . Gli abitanti colti di Augsburg del tempo riconosceva­ no però immediatamente il carattere anticheggiante della

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Venere grazie alle ali che spuntano improvvisamente dal suo fazzoletto . Le avevano ben presenti in quanto organi inquietanti della malvista dea pagana Zisa, a cui gli ante­ nati non cristiani avevano purtroppo testimoniato una de­ plorevole venerazione . Cosi appare in un disegno a penna, Berlino K . C . , che accompagna un testo della Cronaca di Meisterlin39• Ve nere troneggia su una colonna circondata da devoti . Un paio di ali imponenti si innalzano dalla zona delle orecchie e un serpente è avvolto attorno al collo a mo ' di cravatta . I due attributi rimandano all' antico modello plastico . L'e­ rudito umanista [Konrad] Peutinger aveva già scoperto che sull'idea di Zisa si riverberava quella testa di Medusa che allora si poteva ancora scorgere nella sacerdotessa Venere convertita dipinta sulla parete della chiesa dei santi Ulri­ co e Afra40 • Posso solo mostrarvene una riproduzione dal­ la Chronica di Welser"' perché dal secolo scorso il dipinto è distrutto . A Firenze e ad Augsburg , sia nella storia di Troia, sia nel foglio del destino dedicato a Venere del Calendario Baldini si manifestano indipendentemente le ali della Me­ dusa come attributo della femminilità olimpica. Ma questi strumenti di volo possono rinascere effettivamente solo là ove si assiste a un nuovo slancio , ove l ' entusiasmo artisti­ co scaturisce da una gioiosa comprensione della bellezza del corpo umano in movimento . Questi tratti rudimen­ tali della Medusa, fedelmente conservati, ci permettono almeno di considerare la premura con la quale furono accolte e utilizzate quelle formulazioni di pathos antiche che, nonostante ciò erano state atrofizzate, e che finirono comunque per rianimare gli organi per il volo della dea . " [Ber/in Meisterlin Zisa (Cisa), in Sigismund Meisterlin, Augsburger Chronik mit der Fortsetzung des Hektor Muhlich, Staats- und Stadtbibliothek Augsburg, 2 cod. Hai­ der I, I 457, f. 2 5r.] 40 [K. Peutinger, Romanae vetustatis /ragmenta in Augusta Vindelicorum et eius dioecesi, Augsburg I 505, f. 2v.] 41 M . Welser, Chronica der weitberiimpten keyserlichen /reyen und dess H. Reichs Statt Augspurg in Schwaben, Frankfurt a. M . I 595, appendice: Antiqua monumenta, p. I 3 ·

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Per illustrare tale premura, vi indico come esempio ul­ teriore i giorni che ad Augsburg erano dedicati a una di­ vinità pagana come Mercurio che era allo stesso tempo un dio olimpico e un demone astrale . Il Mercurio del Calendario dei pianeti stampato d a Schoneberger nel 1 49 5 , sembra necessitare d i una rina­ scita. In effetti, se non fosse collocato tra i suoi segni zo­ diacali - i Gemelli e la Vergine - e non fosse vestito con una stella, lo scambieremmo per un apprendista di bottega nudo, un po ' malnutrito , che offre due anguille secche e un sacchetto rigonfio . Il verso sottostante ci informa invece che si tratta di Mercurio che è .sceso sulla terra: Fuoco è la mia natura Cosi è indicata la mia figura I miei figli sono belli e sottili Ciò che fanno è sempre veloce .

Anche se può apparire strano, è possibile che questa raf­ figurazione di Mercurio discenda da una antica tradizione manoscritta, vale a dire da quel Mercurio del Cronografo 35442 che per posizione, attributi e significato pratico l ' a­ bitante di Augsburg rivendica come un suo antenato che non sa ancora bene come trasformare la spigolosità dei Franchi in un ritmo di linee armonioso . L ' abitante di Augsburg [Hans] Burgkmair nella sua xilografia sapeva insegnare a Mercurio uno stile miglio­ re, senza complicare troppo il compito che si era prefis­ so . L' artista riprese infatti il suo Mercurio dal cosiddetto gioco di Tarocchi del Mantegna, cioè dallo stesso mazzo di carte che racconta il mito di Venere nello stile di Alberico. Questo Mercurio deve invece la sua natura patetica e piena di slancio a una scultura greca, verosimilmente al ri­ lievo del satira danzante che suona il flauto, cosi come le muse dello stesso mazzo di carte avevano indubbiamente appreso il loro movimento dall' organismo di una menade . 42 [Cfr. Furio Dionisio Filocalo, Chronographus anni 354 cit. , f. Br.]

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r 83

Il tema del Mercurio di Burgkmair, almeno per come abbiamo cercato di abbozzarlo, riveste un particolare in­ teresse per il problema della migrazione dell' antico mon­ do degli dèi . Come i decani gettavano luce sulla migrazione dell ' anti­ chità astrologica medievale, cosf questo simbolo planetario ci illustra la via della migrazione degli antichi dèi che, una volta ristabiliti nella loro identità, erano immigrati da sud a est e da Augsburg verso nord . Il Mercurio di Burgkmair, in­ sieme agli altri sei pianeti (pure il Saturno è tratto dalle carte dei Tarocchi) , influenza in modo decisivo il ciclo di pianeti della decorazione interna ed esterna di numerosi edifici del Rinascimento, forse perché era rappresentato su una pittu­ ra monumentale parietale, oggi scomparsa, che provocava grande impressione nella Piazza del Mercato ad Augsburg . Tutto ciò è stato finora ignorato . Per citare solo un esempio situato a est della Germania, ritroviamo Mercurio e i suoi compagni a Eggenburg nei pressi di Vienna negli sgraffiti di un palazzo affrescato ( r 547) . Gli sgraffiti raffiguranti Mercurio, Giove, Marte, Satur­ no e Venere, creati in base alle incisioni di Hans Burgkmair, si trovano all' angolo di questa casa che incrocia la Kremser StraGe . Purtroppo questa parte degli sgraffiti è oggi pres­ soché illeggibile . E se ci volgiamo verso nord egli ci saluta sulla vecchia strada dei viandanti dall'Haus zum Ochsen a Erfurt, nelle sculture lignee delle case a Braunschweig ( I 536) [distrutte] e a Goslar sulla facciata del famoso Brusttuch che l' umanista Magister Fieling si era fatto erigere nel I 5 2 6 . Come dimo­ strano i suoi sodali sopravvissuti, pure nella Sala del Rathaus di Li.ineburg, Mercurio doveva risaltare come in un in-folio . La sua diffusione verso nord si spiega probabilmente con il fatto che a Lubecca era presente un mediatore di Burgkmair proveniente dalla Germania meridionale, vale a dire lo stampatore Steffen Arndes che aveva riprodotto per il suo Nyge Kalender del r 5 1 9 tutta la serie dei pianeti corredandola con versi in basso-tedesco .

ASTROLOGICA Fuoco è la mia natura Cosi è indicata la mia figura I miei figli sono belli e sottili Ciò che fanno è sempre veloce .

Il Mercurio di Steffen Arndes ripete nel suo dialetto le parole del calendario planetario di Augsburg : esso re­ cita dunque la s aggezza ellenistica del calendario in bas­ so-tedesco con una gestualità italiana . La formulazione di pathos antica è dunque venuta meno e si è trasformata in un movimento riflesso di tipo decorativo perché non pretende piu l ' emancipazione. dalla servitu medievale­ astrologica . Nonostante la sua veste agitata il Mercurio suona una melodia dolce che non deve scuotere i suoi fi­ gli dalla loro superstiziosa ingenuità . E sso simboleggia il dissidio che nel 1 5 2 0 l ' antico mondo degli dèi durante la sua migrazione aveva ormai lasciato i suoi anni tur­ bolenti alle spalle, benché fosse ancora ben lontano dal conseguire quella serenità signorile che in realtà solo a partire da Winckelmann ritroviamo come sua caratteri­ stica fondamentale . Ciò che restava erano i difficili tentativi volti a rista­ bilire l' umanità degli dèi nell'immagine e quella degli uo­ mini nella vita. Per far questo, artisti e dotti fecero ricorso sempre allo stesso strumento : alla congenialità e alla sensibilità intellet­ tuale verso la cultura classica. Men che mai oggi possiamo rinunciare a questo aiuto quando cerchiamo di perseguire una educazione razionale . Lottando contro la superstizione astrologica ci accorgiamo, a dire il vero in pochi, che essa possiede tuttora una sua vitalità. Il geroglifico per il futu­ ro perde il suo potere magico inquietante quando ricono­ sciamo semplicemente che il Perseo mal compreso che sta dietro al demone ellenistico, e che ci minaccia con la scu­ re bipenne, non è altro che l'eroe greco Perseo che aveva vinto il terrore di Medusa.

LE MIGRAZIONI DELL'ANTICO MONDO DEGLI DÈI

r 85

Stimato consesso, siamo giunti al termine di questo faticoso viaggio che ha trattato gli dèi e gli uomini divini. Questa sera, accom­ pagnati dalle immagini della migrazione degli dèi pagani, che abbiamo visto quasi in una sequenza cinematografica, abbiamo mostrato soltanto dei materiali provvisori per de­ lineare una cartografia di una circolazione che dovrebbe essere inclusa in un atlante storico-culturale che purtrop­ po resta ancora da costruire . Il foglio dal titolo L 'Europa e l'Asia Minore dovrebbe dimostrare che Padova aveva rap­ presentato l 'incrocio delle migrazioni tardoantiche e me­ dievali dell' antico mondo degli dèi . Il percorso est-ovest dovrebbe evidenziare come i dèmo­ ni della Sphaera barbarica muovendo da Alessandria, dalla Persia fino all' India e da li a B aghdad e poi a Tole­ do - erano giunti a Padova per poi dirigersi verso Ferra­ ra e quindi in Germania (oggi ci siamo limitati a parlare di Augsburg) . Esisterebbero due altre rotte della migrazione degli dèi in quanto famiglia olimpica: da un lato come essi, stando all' Ovidio [moralizzato] , fossero giunti dall' Inghilterra via Parigi; dall ' altro come essi fossero comparsi in quanto in­ sieme di sette pianeti nel calendario basso-tedesco . Cosi si dovrebbe presentare l'epoca delle migrazioni fino al r 46o . Dopodiché da Padova la destinazione mutò, visto che ebbe inizio la reazione verso il realismo della pratica astro­ logica e dell'illustrazione testuale dotta. La nuova formula­ zione di pathos italiana restituf agli olimpici e agli dèi astrali la mobilità ideale e autonoma inondando il Nord attraverso l' energia migratoria italiana . Questa nuova formulazione di pathos la incontriamo ad Augsburg, a Norimberga, Er­ furt, Goslar, Li.ineburg e Lubecca . Sono pienamente consapevole che l' abbozzo geografi­ co della migrazione che oggi ho descritto per sommi capi è insufficiente . Si tratta solo di un' ipotesi, anche se oc­ corre riconoscere che questa ricerca rappresenta il primo -

1 86

ASTROLOGICA

tentativo metodico che ha potuto far tesoro, per quanto riguarda le epoche precedenti, dell'insostituibile sostegno di Franz Boll. Certo è che per le epoche piu recenti ho dovuto racco­ gliere il materiale dai piu diversi ambiti della creazione ar­ tistica. Difatti, in questa indagine la particolare difficoltà discende non solo dal fatto che è necessario avvalersi del­ la miniatura e dell' editoria come termini di confronto, ma anche che le illustrazioni sono disperse in tutta Europa. Delle circa quarantacinque opere d ' arte di cui ho mo­ strato stasera le diapositive su vetro, otto riproducono mi­ niature di manoscritti e quattordici illustrazioni dell' arte della stampa43 • S arebbe stato impossibile unire tutti i fili se le amministrazioni delle biblioteche tedesche non mi avesse­ ro facilitato questo compito inviandomi manoscritti e libri . Per quanto concerne l' antico mondo degli dèi che pe­ regrinava nei manoscritti e nei libri devo una particolare riconoscenza alla Biblioteca di Gottingen: senza questo aiuto non avrei potuto intraprendere la ricerca ad Ambur­ go, ricerca che ho avuto l' onore di presentarvi questa sera .

" [Cfr. l' avvertenza a p. 1 49 riguardo alla scelta fatta per le illustrazioni .]

Divinazione antica pagana nei testi e nelle immagini nell'età di Lutero

Heidnisch-antike Weissagung in Wort und Bild zu Luthers Zei­ ten, pubblicato nei «Sitzungsberichte der Heidelberger Akademie der

Wissenschaften. Philosophisch-Historische Klasse», 2 6 ( I9I9), Hei­ delberg I920. Il testo è in GS (pp. 487-558; cfr. pp. 647-56) e ripro­ dotto nella stampa del I920 in WW, pp. I99-3 04. La presente ed. si basa sulla stampa originaria (Heidelberg I920). Il corsivo indica oltre che come d'abitudine titoli di opere e termini stranieri le porzioni di testo che nella stampa del I92 o figurano in maiuscoletto o, secondo l'uso tipografico dell'epoca, con una maggiore spaziaturafra i caratteri. Tra parentesi graffe sono indicati gli interventi introdotti da Warburg (traduzioni, commenti) all'interno di citazioni di testi altrui. Cfr. inol­ tre 9r. 2. I (Handexemplar) . Per la conferenza tenuta ad Heidelberg, cfr. WIA 9I. I. Cfr. inoltre WIA 90. 2, Luthers Geburtsdatum, con­ ferenza tenuta ad Amburgo il 6 settembre I9I 7; 90.3 (abbozzo del­ la conferenza Luther in der heidnisch-antiken Weissagung seiner Zeit, Berlino, 23 giugno I9I8); 90. 6, Reformatorische Weissagung in Wort und Bild (testo della conferenza tenuta ad Amburgo il I 2 novembre I9I 7. Le conferenze di Berlino e Amburgo coincidono so­ stanzialmente con il testo qui pubblicato eccetto alcune integrazioni e le appendici); cfr. inoltre WIA 9r.3 . I-3 .

PREMESSA

È su consiglio dell' amico Franz Boll che l' autore, gra­ vemente malato dalla fine dell'ottobre 1 9 1 8 , ha acconsen­ tito alla pubblicazione di questo frammento, benché non gli sia stato possibile apportare alcuni, pur necessari, ag­ giustamenti, e tanto meno - come si era riproposto - quei sostanziali ampliamenti che il ricco materiale raccolto, fi­ nora sconosciuto , e peraltro elaborato già in precedenza, avrebbe richiesto . C iò nonostante, egli ha permesso la pubblicazione di questo torso, ritenendo che il suo tenta­ tivo possa comunque giovare a quanti, in seguito, ne se­ guiranno le tracce . Un motivo ulteriore che lo ha spinto a pubblicare questi studi, indipendentemente dal giudizio positivo o negativo sull ' autore, che ha tessuto fino a ora la tela degli eventi, sta nel fatto che al mondo della ricer­ ca tedesco sarà praticamente preclusa per molto tempo la possibilità di intrecciare ancora rapporti con l' estero . Gli amici e i colleghi che per anni lo hanno instancabilmente aiutato, primo fra tutti Franz Boll, considerino dunque co­ me un gesto di gratitudine verso di loro l' autorizzazione a stampare questa lacunosa ricerca. Senza l' ampio soccorso offerto per lunghi anni da biblio­ teche e archivi - nominarli tutti ora è impossibile, anche se vorrei ricordare soprattutto Berlino , Dresda, Gottingen, Amburgo, Konigsberg, Lipsia, Monaco , Wolfenbiittel, Zwickau, Madrid, Oxford, Parigi, Roma - non sarebbe stata possibile questa ricerca. Ben al di là dei semplici do­ veri di ufficio mi hanno aiutato, oltre all' amico scomparso

ASTROLOGICA

Robert Miinzel, il prof. Pau! Flemming di Pforta, il prof. Ernst Kroker di Lipsia, il dott . Georg Leidinger di Monaco, padre Franz Ehrle (già a Roma) , il prof. Richard Salomon di Am­ burgo e il defunto prof. Gustav Milchsack di Wolfenbiittel. A Wilhelm Printz e a Fritz Saxl, che mi hanno fedelmen­ te assistito fino a questo momento, voglio rivolgere i miei piu sentiti ringraziamenti . L' autore si scusa con i membri della « Religionswissenschaftliche Vereinigung » di Berlino, ai quali non ha potuto presentare la sua conferenza nella forma che aveva a suo tempo promesso1 . Considerino tut­ tavia questo saggio un segno di sincera e duratura gratitu­ dine per la seduta del 2 3 aprile 1 9 1 8 . Dedico questo scritto alla mia cara moglie, in ricordo dell' inverno trascorso a Firenze nel r 88 8 .

Amburgo, 26 gennaio 1 9 2 0 . A . WARBURG

1 [Cfr. nota al testo a p . r 89 . ]

6. Maestro dagli occhi spalancati ( ? ) , Il mese di giugno , affresco, 1 467-70, particolare della fascia superiore con il trionfo di Mercurio e della fascia centrale con il segno del C ancro .

l.

Riforma, magia e astrologia

Es ist ein altes Buch zu blattern: Vom Harz bis Hellas immer Vettern' . (Faust Il)

Un breviario sul tema « La servitu dell 'uomo supersti­ zioso moderno », che è ancora da scrivere, dovrebbe es­ sere preceduto da un'indagine, anch' essa ancora da svol­ gere, sul « Rinascimento dell' antichità demoniaca nell ' età della Riforma tedesca » . Un contributo molto provvisorio su tali questioni può essere ritenuta la conferenza che chi scrive ha tenuto alla « Religionswissenschaftliche Vereini­ gung » di Berlino sul tema Divinazione riformatoria in pa­ rola e immagine all'epoca di Lutero2• Il testo della confe­ renza berlinese sta alla base dell'ipotesi che espongo qui . Le immagini analizzate rientrano in senso lato nel campo della storia dell' arte, dato che la storia dell' arte compren­ de ogni creazione figurativa, ma provengono (eccetto il ritratto di C arion) dall' arte del libro e della stampa. Pri­ ve del relativo testo - sempre ammesso che ci sia stato queste immagini sono un oggetto davvero poco attinente alla considerazione puramente formale dell' attuale storia dell ' arte, perché dipendono, in quanto illustrazioni, dal contenuto, e non hanno una particolare attrattiva estetica. Certo, ricavare da un insieme di curiosità un valore cono1 [>, CR, II, col. 505. 7 Ibid . , coli. 530-37, lettera dell'agosto ' 53 ' 8 I n data 3 0 luglio a Joh. Matthesius, cfr. CR, IX, col. 1 89; cfr. inoltre Brevis nar­ ratio, ed. N . Mi.iller, in Ph. Melanchthons letzte Lebenstage, Leipzig 1 9 1 0 , p. 2 .

202

ASTROLOGICA

ra sostenuta dalla Francia contro gli evangelici9, mentre a proposito dell 'imperatore affermava cose meno cattive che su re Ferdinando e anche fin dall' I I aprile aveva scritto a C amerario della terrificante visione dell 'uomo di Smalcal­ da10. Cosi, nel momento in cui la situazione poteva essere risolta solo da una volontà incrollabile capace di manife­ starsi con deciso distacco interiore dalle potenze del tem­ po che affliggevano le coscienze, la guida spirituale della Germania protestante si presenta come un augure pagano , che distolto da segni celesti e voci umane , è incapace di una immediata presa di posizione ferma e combattiva. Le voci profetiche gli lasciano almeno qualche speranza nella vittoria del Leone d ' Assia. Certo , Melantone poteva ac­ quietare le contraddizioni interiori del suo atteggiamento realistico critico-filologico grazie alla convinzione che nel metodo astrologico continuasse a sopravvivere in pratica quella concezione armonizzante dell'Antico che era il fonda­ mento del suo umanesimo orientato in senso cosmologico" . 2 . Divinazione e osservazione delle stelle. La posizione

antitetica di Melantone e Lutero nei confronti dell'a­ strologia antica .

La civiltà italiana del Rinascimento aveva preservato e fatto rivivere al Sud e al Nord alcuni tipi della divinazione pagana antica, il cui carattere consisteva in una mescolanza vitale di elementi eterogenei, di razionalismo e mitologia, di calcolo matematico e profezia augurale, cosi che con quegli elementi aveva dovuto scendere a patti perfino l' ambiente culturale di Wittenberg, roccaforte della Germania cristia­ na in lotta per la liberazione spirituale con Roma. Anche ' CR, I I , coli. 490-9 1 . 10 Ibid. , col. 495· 11 Cfr. Oratio de dignitatc a;trologiae, CR, XI, col. 263; cfr. a tale proposito K. Hartfelder, Der Aberglaube Pb. Melancbtbons, in « !Iistorisches Taschenbuch >>, 8 ( r 889), pp. 2 37 sgg .

DIVINAZIONE ANTICA PAGANA

203

qui, dove pure si combatteva con tanta passione il pagane­ simo cristiano romano, l' astrologo babilonese-ellenistico e perfino l ' augure romano erano riusciti a penetrare e a tro­ vare particolari argomenti e consensi . Lutero e Melantone rivelarono il motivo del loro interesse per le sopravvissu­ te e misteriose pratiche della religiosità pagana, cosf para­ dossale per una concezione rettilinea della storia. Avevano cercato infatti, sia pure in modo molto diverso, di fare i conti con questa superstizione pronosticante . Lutero si limitò ad accogliere il nucleo mistico-tra­ scendentale del fenomeno cosmologico secondo cui l'o n­ nipotenza del Dio cristiano inviava agli uomini in modo sovrano e imperscrutabile un avvertimento presago . Me­ lantone utilizzò l' astrologia come una forma di protezio­ ne intellettuale verso il fatum terreno condizionato dalle forze cosmiche . Egli era cosi attratto dalla fede negli astri che finf per suscitare periodicamente le critiche del suo piu potente sodale, obiezioni sulle quali preferiva glissare . Quando un astrologo italiano, Luca Gaurico, entrò di fatto nella vita personale di Lutero, « rettificando » arbitraria­ mente la sua genitura con date di nascita inventate , trovò sostegno e comprensione in Melantone , in C arion e in al­ tri dotti di Wittenberg versati nell' astrologia. E tutto ciò avvenne nonostante la politica astrologica a fondamento dell ' interpretazione di Gaurico fosse indirizzata proprio contro Lutero , e quest ' ultimo avesse sempre rifiutato con decisione il secondo genetliaco mitico-astrologico che in­ dicava la sua nascita il 22 ottobre 1 48 4 . 3 · Lutero in lotta con l'interpretazione politica data dagli

italiani e dai tedeschi della sua genitura. La posizione di Melantone verso Luca Gaurico .

A partire dall ' Italia, specialmente da Padova, dove il S alone del Palazzo della Ragione è tuttora un luogo di cul­ to per coloro che temono gli astri, la pratica e la dottrina

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astrologica percorrevano continuamente la Germania dotta dirigendosi al nord. E gli italiani per questa ragione varca­ rono continuamente le Alpi . Cosi, nel 1 53 1 , ossia nell' an­ no della lettera di Melantone a C arion, il celebre astrologo Luca Gaurico, originario dell ' Italia meridionale, fu invi­ tato dal principe elettore Gioacchino I a Berlind2• Da H si recò a Wittenberg, dove, come risulta dalle lettere inviate da Melantone a Camerario, trascorse quattro giorni accol­ to con calore e reverenza dallo stesso Melantone . Doveva essere l' aprile del 1 5 3 2 , perché al mese successivo risale la lettera di Melantone a C arion a Norimberga'\ nella quale raccomanda Gaurico, che aveva nel frattempo preso con­ gedo da Wittenberg'4• Già ai primi di marzo Melantone aveva aggiunto alla Norica scritta dall' amico (si tratta di uno scritto sull'importanza dei prodigi) un' epistola dedi­ catoria a Luca Gaurico . La dedicatoria esprime in modo molto enfatico la sua grande venerazione per l' astrologo italiano presentato « come principe di tutta la filosofia » , ringraziato soprattutto per aver aggiunto alle sue lettere alcuni oroscopi che gli erano stati assolutamente indispen­ sabili per i suoi studi15 • Quale importanza politica avesse­ ro avuto questi autografi, si capisce da un' altra lettera di Melantone del 29 giugno 1 5 3 2 16 a C amerario, al quale è 12 In proposito cfr. G . Schuster e F. Wagner, Die Jugend und Erziehung der Kur/iir­ sten von Brandenburg und Konige von Preussen, Monumenta Gennaniae Paedagogica,

vol. XXXIV, parte r , Berlin 1 906, p. 496. Gli oroscopi manoscritti del Gaurico per membri della casa di Brandeburgo sono conservati nell'Archivio di Stato prussiano. Secondo Lutero, Gioacchino fece venire Gaurico per consultarlo in quanto esorcista del diavolo; cfr. M. Luther, Werke, Kritische Gesamtausgabe: Tischreden , vol. I I I , Wei­ mar 1 9 1 4 , p. 5 1 6 e nota. " CR, II, col. 585, lettera del 2 maggio, e col. 587-88, lettera del r8 maggio. 14 Purtroppo non abbiamo ancora una monografia su questa personalità cosi emi­ nente per i primi filologi tedeschi [alcune indicazioni s . v. Gaurico Luca, in Dizionario

biografico degli Italiani] .

., CR, I I , col. 570, lettera dell'inizio del marzo 1 53 2 : > 16 Cfr. pp. 2 76-7 7 . .

.

DIVINAZIONE ANTICA PAGANA

205

inviata, su richiesta del destinatario, la genitura dell'im­ peratore C arlo V e quella di re Ferdinando . Dalla lettera si ricava che Melantone aveva confronta­ to le geniture di Gaurico con quelle di Carion e Scheppe­ rus . Queste raccolte epistolari sono conservate per esem­ pio a Monaco e a Lipsia17• Entrambe le raccolte, se le si sottopone a un esame ravvicinato, conservano gli orosco­ pi di Gaurico, pubblicati in parte nell' edizione veneziana del 1 55 2 . Ed è significativo perché, come ha dimostrato molto chiaramente e in modo dettagliato Emst Kroker8, il manoscritto di Lipsia compilato da Reinhold (fig . 56) - professore di matematica all'Università di Wittenberg attorno agli anni 1 540-50 - ci introduce nel bel mezzo della cerchia dei riformatori, e precisamente allo stesso Lutero . Nel manoscritto l'unica genitura di Lutero trasmessa da Reinhold19 fissa la sua data di nascita non il r o novembre 1 48 3 , ma il 2 2 ottobre 1 484, come aveva sostenuto Gauri­ co . Nonostante Reinhold fosse perfettamente consapevole del suo carattere puramente ipotetico (conjecturalis) , il ge­ netliaco astrologico-pagano sembra, comunque, scalzare e sostituire la vera data del calendario . Nell'edizione del 1 55 2 l' oroscopo di Lutero è accompa­ gnato da un testo antiriformistico che trabocca di un odio smisurato (fig . 57)2°. E anche se possiamo supporre che Gaurico durante il suo soggiorno a Wittenberg non potes­ se adottare il tono fanatico chiesastico e politico che ebbe 17 Cod. Monac. lat. 27003 e Lipsia, Biblioteca civica, cod . DCCCCXXXV. 18 E. Kroker, Nativitiiten und Konstellationen aus der Reformationszeit. Schriften des Vereins fiir die Geschichte Leipzigs, vol. V I , Leipzig 1 900[, pp. r -33].

" Lipsia, Biblioteca civica, cod. DCCCCXXV, f. 1 58 ; cfr. Kroker, Nativitiiten cit . , p. 3 1 . 20 L . Gauricus, Tractatus astrologicus, Venetiis r 5 5 2 , f. 69v: > .

206

ASTROLOGICA

in seguito - anche prescindendo dal malevolo accenno alla morte di Lutero - non possiamo tuttavia dubitare che in quel momento Lutero ritenesse l' astrologia di Gaurico un elemento pericoloso . Basti pensare che nel 1 5 2 5 Gaurico predisse a Clemente VII - fatto osservato finora solo di sfuggita - la fine di Lutero come eretico21 • Per questo mo­ tivo la dichiarazione che Lutero fece il 2 3 marzo 1 5 2 4 , e 21 Cfr. C . Piancastelli , Pronostici ed almanacchi, Roma 1 9 1 3 , p . 43, Gaurico a papa Clemente V I I : > .

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DIVINAZIONE ANTICA PAGANA

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IIn 1 < o . r u m irr r l i !! oofì(,imu• ob�r. Ei us A n i m a fe . Non mi riesce ancora chia­ ro come queste parole concordino con la notizia in Haftiz e Gronau (cfr. Hellmann, Beitrage cit . , p. 20) secondo la quale nel luglio I 52 5 egli indusse l'elettore Gioacchino a rifugiarsi sulle alture di Tempelhof. " J. Carion, Prognosticatio und erklerung der grossen wesserung, Leipzig I 52 I (Wolf­ gang Stoeckel? [Martin Landsberg]) . Questa prima ed . fu reperita dal dott . R. Hoecker fra i doppioni della Biblioteca di Stato prussiana.

iln gratta fcrenifli'tniacpotétfffin1i �zin1 cipis·& dni,dii i FI.;RDIN ANDl Prin cipis H i{panian:i,

Archi d o ci s A u flrl { , d u m O u rg ìi d i ç,&!.C � f.& catho h c� M a . l o c ii t cn r u s g ii J !Js & c . & a d c 15 (o J.w o n � p n p u loJ}' f u a·. S . ,, , po.do. d H I O n t fu lm . Nelle biografie piu recenti d i questo medico cosi versatile (cfr. Allgemeine Deutsche Biographie, vol . XXXIII e G . Linder, Doktor Alexander Sytz. Ein Lebensbild aus der Re/ormationszeit, in > Cfr. H. Crisar, Martin Luthers Leben und seine Zeit, vol. I I , Freiburg i. B. I 8 I I - I 2 , p. I 20 . Cfr. inoltre la lettera a J. Riihel in data 2 3 maggio I 5 2 5 (Luthers Briefwechsel, ed . Enders, vol. V, Stuttgart I 89 3 , p . I78 [= Werke, Kritische Gesamtausgabe: Briefwechsel cit . , vol . I I I , p. 508] ) : > . 2 Cfr. K . Lycosthenes (ovvero Wolffhardt, d i Ruffach nell' alta A!sazia, I 5 I 8- I 56 I ) , Prodigiorum a c ostentorum Chronicon, B asileae 1 557. ' J. Obsequens, Prodigiorum Liber, nunc demum per Conr. Lycosthenem restitutus, Basileae I 5 5 2 . 4 Lycosthenes, Prodigiorum a c ostentorum Chronicon cit. , f. CCCCLX, in partico­ lare f. CCCCLXXI IJ.

2 54

ASTROLOGICA

esempio da Brant , MenneP, Griinpeck e Diirer . Lutero ri­ teneva però questi monstra quasi alla stregua di un augure anticheggiante e li situava nel loro contesto storico sotto l' influsso del primo rinascimento tedesco dell'antichità demo­ niaca , reinterpretandoli nel senso cristiano-escatologico in rapporto alla traditio Domus Eliae sopra menzionata. Tutto questo si rivela con la massima evidenza in un passo della sua Chronica deudsch6 dove, a proposito del periodo tra il 1 500 e il r 5 r o (5460-70 « dall'inizio del mondo ») è detto : Una nuova malattia, il morbo francese, da taluni chiamata mor­ bo spagnolo, si va diffondendo e, come si dice, essa è stata porta­ ta in Europa dalle isole occidentali di nuova scoperta . Si tratta di uno dei grandi segni che annunciano il Giudizio Universale . Sotto Massimiliano sono comparsi in Cielo , sulla Terra e sulle acque nu­ merosi segni prodigiosi, rispetto ai quali Cristo dice: « Vi saranno grandi segni ecc . » Sicché di nessun tempo si legge che non siano mai in cosf gran numero - tali da far sperare che l ' ultimo giorno sia ormai alle porte .

Un foglio come quello di Griinpeck7, in cui è raccolto un insieme di mostruosità dell'epoca di Massimiliano - qui l'im­ peratore, ritratto fedelmente, assiste come spettatore - po­ trebbe essere stato il modello che ha ispirato queste parole . Lutero riteneva le arti divinatorie umane rivolte alle co­ se del mondo solo pratiche subalterne rispetto alla forma suprema della divinazione, a quel profetismo che risponde a una vocazione interiore vissuta religiosamente e che il monaco opponeva ai nemici nei momenti di massimo peri­ colo : « poiché sono il profeta dei tedeschi d ' ora in poi do­ vrò darmi io stesso questo titolo pretenzioso per piacere e soddisfazione dei miei papisti e asini » . Cosi scrive Lutero nel 1 5 3 1 nell 'Avvertenza ai suoi cari Tedeschi, cioè nel mo' Lo storico di corte Jakob Mennel (cfr. cod. Vind . Palat . 44 1 7) compilò dal 1 503 per l'imperatore una di queste raccolte di prodigi in quanto fenomeni concomitanti del decorso storico universale. Qui si apre la via che conduce alle Lectiones memorabiles di Wolf (si veda piu avanti) . 6 Cito dall 'ed. di Wittenberg 1 559, s. p. [= Werke, Kritische Gesamtausgabe, vol . LII I , Weimar 1 92 0 , p. r 69] . 7 In un codice della Biblioteca Universitaria di lnnsbruck, cfr. H . ] . Hermann, Die illuminierten Handschriften in Tirol, Leipzig 1 905, n. 3 1 4, illustr. a p. 1 94 .

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mento in cui dovette infondere coraggio ai pavidi perché resistessero alla soverchia forza imperiale . Certo, piu tardi, come si vede nelle Lectiones memorabi­ les di Johann Wolf8, la storiografia protestante era ancora impregnata in una forma alquanto pagana nella devozione superstiziosa verso i monstra, al punto di far correre la sto­ ria universale su binari lungo i quali erano collocati, come case cantoniere, i miracoli dell'universo . Tuttavia, questa pratica divinatorio-figurativa, che si è soliti considerare al piu come un residuo degno di nota dal punto di vista religioso o folkloristico, e che maneggia si di­ segni, ma sembra che con l ' arte non abbia nulla da spartire, nell'epoca dell'Umanesimo tedesco apre la strada ai capola­ vori e alla grande arte di A/brecht Durer. Alcune sue creazio­ ni sono cosi profondamente radicate in questo terreno pri­ migenio della fede cosmologica pagana, che ignorando que­ sto terreno è impossibile entrare, per esempio, all'interno dell'incisione della Melencolia I, il frutto arcano e al contem­ po piu maturo della civiltà cosmologica di Massimiliano I . Perciò i prodigi massimilianei, che in seguito Lutero uti­ lizzò in chiave storica, ci riconducono alle opere giovanili di Di.irer, rivelatrici della confidenza dell ' artista con la ri­ svegliata antica pratica divinatoria " moderna" . Il tipo di uomo ammalato dal morbo gallico disegnato da Di.irer per la xilografia di una profezia medica di Ulsenio nel 1 496 rientra perfettamente nell ' ambito della teratolo­ gia e della profezia astrologica terrificante, cioè nell' am­ bito della grande congiunzione di Lichtenberger del 1 484. Qui la parte in alto è occupata da una sfera celeste su cui si legge la data 1 484. Osservando piu attentamente lo Scor­ pione dello Zodiaco, si vedono strettamente radunati sotto i pianeti pericolosi. Siamo ancora una volta nell'inquietante sfera che raffigura la grande congiunzione del 1 484, come 8 fohannis Wo/fii lectionum memorabilium et recondita rum centenarii I 6 habet hic lector doctorum ecclesiae, vol . l, Lavingae 1 6oo ( 1 6o8), p. 1 0 1 2 ; il vol. I l , che si riferi­

sce al Cinquecento, consiste di 1 074 pagine e costituisce la storia universale di questo genere piu ampia e preziosa dal punto di vista ecclesiastico.

ASTROLOGICA

l' aveva calcolata astronomicamente Paolo di Middelburg nei suoi Prognostica . Non a caso il contenuto del libro di Ulsenio coincide - rimando a questo proposito a Sudhoff che lo ha constatato per primo9 - con il capitolo dei Prognostica che tratta le conseguenze mediche della grande congiunzione . Perfino la nascita di una mostruosa scrofa, che sembra avere poco o nulla di politico o profetico, mostra come nello stesso periodo Diirer avesse familiarità con l' ambito dei monstra vaticinanti. L'incisione raffigura la scrofa pro­ digiosa di Landser nata nel 1 496 nel Sundgau10• Il mostro avey-a una sola testa, ma due corpi e otto zampe (fig . 74) . E stato dimostrato che Diirer aveva utilizzato come mo­ dello un foglio volante pubblicato in latino e in tedesco nel 1 496 da Sebastian Branf1, dotto esponente del primo Uma­ nesimo . Al pari di altri analoghi, il foglio è dedicato all'im­ peratore Massimiliano I, che sfruttava a fini politici le pra­ tiche divinatorie . Nel testo Brant si presenta espressamente - fatto questo significativo per la nostra analisi - come un augure antico, che affida l' interpretazione politica all' au­ torità della prodigiosa scrofa virgiliana profetata a Enea12: Che cosa mai questa scrofa ci porterà Pensavo tra me in verità Che per mezzo della scrofa Di cose future leggiam la storia Cosi come la scrofa che Enea trovò Con i suoi piccoli sulla sabbia del Tevere allogò .

Siamo per cosi dire di fronte a una « edizione straor­ dinaria sulle mostruosità naturali » che è posta al servizio della politica quotidiana. In realtà Sebastian Brant avrebbe ' K. Sudhoff, Aus der Friihgeschichte der Syphilis: Handschriften· und Inkunabelstudien, epidemiologische Untersuchung und kritische Giinge, Leipzig I 9 I 2 e Id. , Graphische und typographische Erstlinge der Syphilisliteratur aus den ]ahren I 495 und I 496, Mlinchen I 9 I 2 .

10 E. Major, Diirers Kupferstich «Die wunderbare Sau von Landser im ElsaSS>> , in « Monatshefte flir Kunstwissenschaft », 6 ( I 9 I 3) , pp. 327-30, tav. 8 r . La scrofa è ripro­ dotta anche nel Sammelblatt di Grlinpeck. Vedi p. 254. 11 Flugbliitter des Sebastian Brant, a cura di P. Haitz, in > . 1 7 C fr. Giehlow, Hieroglyphica cit. , p. 59· 18 C fr. De vita libri tres, Firenze 1 489 [cfr. ed . Kaske e Clark cit . , pp. 1 33 sgg . ] e altrove.

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Giehlow, che con tanta perspicacia ed evidenza ha messo in luce l'idea della congiunzione planetaria come metodo per la cura della melancolia negli occultisti occidentali del Rinascimento, non ha tratto, tuttavia, l'ultima conseguen­ za della sua scoperta. Nonostante abbia attirato l' atten­ zione sulle teorie di Ficino e Agrippa, la tavola numerica di Giove raffigurata da Diirer non gli è parsa un amuleto antisaturnino, ma « soprattutto » un simbolo della geniale forza inventiva dell 'uomo saturnino . Giehlow, d ' altra parte, non poteva ricavare quest ' ulti­ ma conseguenza, quella piu rivelatrice, perché ignorava un documento essenziale della preistoria di queste idee, vale a dire Picatrix, opera di cui adesso parleremo . Il libro, che rappresenta in modo esemplare la tradizione araba della pratica magica astrologica della tarda antichità, ha avuto per la scienza occulta europea, come è stata coltivata da Agrippa e Ficino, una fondamentale rilevanza. Nel tenta­ tivo di portare avanti le ricerche di Giehlow, posso dimo­ strare, col sostegno di Printz, Gréi/e (t) e Saxl19, che questo importantissimo testo in latino sull' occultismo cosmologico del tardo Medioevo non è altro che la traduzione dell' ope­ ra di un arabo vissuto nella Spagna del x secolo, alla quale era stato semplicemente apposto il titolo pseudoepigrafico Picatrix (confuso con Ippocrate) , cioè il Giiyat-al-bakim (Il fine del saggio) dello pseudo Maslama al-MajritF0 • Dell'opera, Massimiliano possedeva nella sua biblioteca due manoscritti, uno dei quali sontuosamente illustrato . Possiamo farci un'idea del testo grazie a un manoscritto conservato a Cracovia21 • Lo stesso Ficino , nel capitolo sul­ le figure magiche, rinvia a quei mediatori arabi della ma­ gia terapeutica ellenistico-ermetica che utilizzavano amu­ leti astrologici come erano stati conservati nei lapidari nel " Cfr. Saxl, Beitrage ci t . , pp. I 5 I -77, e I d . , Verzeichnis ci t . , pp. xm sgg. "' Oriundo di Cordova, t 398 (dall'egira) ; I 007- I oo8 d . C. Cfr. H. Suter, Die Mathematiker und Astronomen der Araber und ihre Werke, in > , IO ( I 9oo), p. 76. 21 Cod. 793 DD I I I . 36, in parte riprodotto in Saxl, Verzeichnis cit . , p. XIII .

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corso d i tutto il Medioevo i n quanto parte essenziale della iatroastrologia . Tra questi mediatori rientra a pieno titolo Picatrix22, che forni a Marsilio Ficino le descrizioni delle immagini terapeutiche planetarie . Se integriamo i mano­ scritti di Vienna, Cracovia e Wolfenbiittel riconducibili a Picatri�3 con un manoscritto conservato a Roma, troviamo direttamente connesse tra di loro alcune immagini corrot­ te chiaramente antiche, e in piu le tavole numeriche con­ tenenti le precise indicazioni per il loro impiego . In altre parole : le immagini magiche di Ficino e i quadrati nume­ rici di Agrippa devono essere considerati in relazione tra di loro , in quanto tarde propaggini di un' antichissima pratica pagana : sia le immagini magiche che i quadrati numerici, infatti, hanno la loro matrice nella magia terapeutica er­ metica mediata dalla cultura araba. Riguardo alla prudenza di Giehlow si potrebbe obietta­ re che se l'uomo saturnino avesse dovuto esporre la tavola numerica con i suoi particolari ritmi matematici come una sorta di simbolo del proprio genio inventivo, allora avrebbe dovuto mostrare la tavola numerica di Saturno, e non quella di Giove, perché quest'ultima assume il suo effettivo signi­ ficato solo in relazione alle credenze della iatroastrologia. L' atto piu propriamente creativo che fa della Melenco­ lia I di Diirer un foglio di conforto tipicamente umanistico contro il timore di Saturno si può cogliere solo a patto di riconoscere come questa mitologia magica sia stata trasfor­ mata in una creazione propriamente artistico-spirituale . Da quel demone planetario truce, divoratore di bambini, dalla " Il Picatrix e il cosiddetto 'U{àrid sono citati espressamente da Alfonso come au­ torità nel Libro de los Ymagines (Reg. 1 283) e nel suo Lapidario . Per lo ' U{àrid cfr. J . Ruska, Griechische Planetendarstellungen in arabischen Steinbiichern , in « Sitzungsberichte der Heidelberger Akademie der Wissenschaften. Philosophisch-Historische Klasse>>, 26 ( 1 9 1 9) , pp. 24 sgg. e M . Steinschneider, Arabische Lapidarien, in >, 49 ( 1 898), pp. 367 sgg. e, dello stesso, Zur pseudoepigraphischen Literatur, in >, 3 ( 1 862), pp. 3 1 , 47, 8 3 . " Reg. 1 28 3 , cod. Vinci. 5239, i l cod. Guelferbit . 1 7 . 8 , Aug. 4 ° . Nel testo aggiun­ to al quadrato di Giove è detto nel Vind . , f. 1 47v: > .

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cui lotta nel cosmo con un altro pianeta reggente dipende­ va il destino della creatura sottomessa alla sua influenza, scaturisce in Diirer, grazie a una metamorfosi umanizzan­ te, l' incarnazione plastica dell 'uomo che opera pensando . La nostra analisi della Melencolia I esprime lo spirito degli uomini del tempo, e ne offre una conferma a poste­ riori da Melantone, che concepisce il genio di Durer come la forma piu sublime di una melancolia sostanzialmente cupa, resa spirituale grazie alla posizione favorevole degli astri . Scrive Melantone : De Melancholicis ante dictum est , horum est mirifica varietas . Primum illa heroica Scipionis, vel Augusti, vel Pomponij Attici, aut Dureri generosissima est, et virtutibus excellit omnis generis, regitur enim crasi temperata, et oritur a fausto positu syderum" .

Questa interpretazione del genio artistico di Diirer po­ trebbe essere posta come didascalia alla Melencolia I. Da un secondo brano apprendiamo a quali forze astrali Melan­ tone attribuiva un simile potere di trasformazione . Come causa della piu sublime melancolia di Augusto, infatti, egli indica la congiunzione di S aturno e Giove nella Bilancia: « Multo generosior est melancholia, si coniunctione Satur­ ni et Iovis in libra temperetur, qualis videtur Augusti me­ lancholia fuisse » 25 • A questo punto non ci resta che gettare uno sguardo sul carattere di quel processo di rinnovamento che definiamo Rinascimento . Qui l' antichità classica inizia nuovamente a sollevarsi contro quella arabo-ellenistica. La sclerotizza­ ta acedia medievale è ispirata a nuova vita grazie alla rin­ novata conoscenza degli autori antichi . Sia per Ficino sia per Melantone i Problemata di Aristotele costituiscono il fondamento di ogni procedimento mentale .

24 Ph. Melanthonis, Liber de anima, f. 8zr; il passo si trova soltanto nelle edizioni anteriori al 1 55 3 ; in quelle posteriori, accessibili all'autore, manca. La citazione è ri­ portata secondo l'ed. di Wittenberg, 1 548. " lbid. , f. 76v (CR, XIII, col . 84).

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Considerata dal punto di vista delle trasformazioni su­ bite dalle immagini delle divinità tramandate, disperse e riscoperte, la storia dell' influenza dell' Antico racchiude valori conoscitivi ancora inesplorati per una storia del si­ gnificato del modo di pensare antropomorfico. Nell' epoca di transizione del primo Rinascimento la causalità pagano­ cosmologica trova la sua espressione nei simboli anticheg­ gianti delle divinità. Il fatto che questi simboli fossero piu o meno impregnati di connotazioni umane determinò il di­ verso processo che dal culto demoniaco religioso condusse alla loro trasformazione puramente artistica e spirituale . Lichtenberger, Lutero e Diirer ci mostrano tre fasi dell 'uomo tedesco in lotta contro il fatalismo cosmologi­ co-pagano . In Lichtenberger vediamo due dèmoni astrali brutti e degenerati in conflitto per la conduzione suprema dei destini umani . Manca qui l' oggetto stesso della lotta, e cioè l ' uomo . In Diirer si assiste invece a una rinascita che trasforma i dèmoni in un linguaggio classico di forme, benché essi man­ tengano26, in virtu delle loro migrazioni ellenistico-arabe, i segni della fatale dipendenza. Il conflitto cosmico riecheggia come un processo inte­ riore all'uomo stesso . I dèmoni sogghignanti sono scom26 Vorrei rilevare che nella Melencolia I riecheggia, anche da un punto di vista pu­ ramente formale, una tradizione antica. Ciò risulta dal simbolo astrale di un decano dei Pesci nel Lapidario di Alfonso (Lapidario del rey D. Alfonso X, Madrid r 883, f. 99v). Que­ sta raffigurazione decanale è per forma e contenuto la figura trasposta di un dio fluviale che giace con il capo sostenuto dalla mano il quale, come Eridanos, astro che sorge allo stesso momento, fa parte del segno dei Pesci acquei retti da Sa turno (cfr. Abu Ma' shar in Boli, Sphaera cit . , p . 537). Una posizione simile si trova nella figura maschile antica apposta da Diirer insieme a una figura femminile all'angolo di una volta di un portico in una delle sue prime xilografie (La sacra famiglia , xilografia B. r oo, riprodotta in V. Scherer, Diirer, Klassiker der Kunst, vol . IV, Stuttgart 1 904, p. r 89) . In questo modo possiamo ravvisare nella Melencolia I, sia per il contenuto sia per la forma, il simbolo del Rinascimento umanistico. Essa rianima la posa di un antico dio fluviale in uno spi­ rito ellenistico, dietro al quale albeggia però il nuovo ideale dell 'energia consapevole, liberatrice dell'uomo operoso.

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parsi, l' oscura melancolia di S aturno si è trasformata in uno spirito di umana pensosità. La Melencolia alata, spro­ fondata in se stessa, il capo appoggiato sulla mano sinistra, un compasso nella destra, è seduta fra strumenti e simboli tecnici e matematici . Di fronte a lei è collocata una sfera. Compasso e circolo - e dunque anche la sfera - sono , se­ condo l'interpretazione di Ficino, il simbolo del pensiero della melancolia: « ma per acquisire sapienza e dottrina, in particolare la difficile arte, è necessario trarre l' anima dai fenomeni esterni verso quelli interni, cosi come dal cerchio esterno del compasso ci si muove verso il centro, e adattarsi e sottomettersi »27 • L' immagine diireriana sta forse escogi­ tando un mezzo contro la sventura, minacciata com'è dalla cometa che sta sullo sfondo, sopra il mare?28 • Oppure già affiora il timore del diluvio universale? In Diirer, quindi, il demone S a turno è reso inoffensivo dall ' attività riflessiva della stessa creatura sottomessa alla sua influenza. Attraverso la sua attività contemplativa il fi­ glio di Sa turno cerca di sottrarsi alla maledizione dell' astro demoniaco che lo minaccia con il suo piu pericoloso com­ ple:K-9. La Melencolia tiene in mano il compasso del genio e non un volgare badile . Magicamente invocato, Giove le viene in soccorso con l' effetto benevolo e acquietante che esercita su S aturno, cosi che l'uomo, grazie a questa op­ posta irradiazione, è già in certo qual modo salvo . Il duel­ lo demoniaco come si presenta in Lichtenberger è giunto alla sua conclusione, la tavola numerica magica pende alla parete come un ex voto per i servigi resi dal benevolo, vit­ torioso genio astrale . Lutero , che ripudia un simile fatalismo astrologico, si presenta invece come un liberatore anche quando prende 27 [Cit. tratta dall'ed. del De vita libri tres (Stralìburg 1 508), a cura di J. Miilich, in K . Giehlow, Diirers Stich «Melencolia l» cit . , p . 36; cfr. Sulla vita, a cura di A . Tarabo­ chia-Canavero, Milano 1 995, p. 1 0 3 . ] 28 U n a cometa sconosciuta è interpretata eccezionalmente alla nascita d i Massimi­ liano I come un auspicio di fortuna; cfr. Giehlow, Diirers Stich «Melencolia l>> ci t., p. 6o . 29 Secondo la denominazione nel « regimen sanitatis » (cod . Vind . , 5486) ; cfr. ibid. , p . 3 3 ·

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posizione contro l'ostile natività. La pretesa sovraumani­ tà demoniaca viene cosi respinta come peccaminosa ido­ latria pagana. Lutero e Diirer confluiscono quindi fino a un certo punto nella loro lotta contro la mitologia della grande congiunzio­ ne, anche se sono entrambi già schierati nella battaglia per l ' emancipazione interiore, intellettuale e religiosa dell' uo­ mo moderno . Certo, non è che l'inizio . Lutero teme anco­ ra i monstra cosmici (e addirittura le antiche Lamie) , ma neanche la Melencolia è completamente esente dalla paura degli antichi dèmoni: il suo capo non è cinto dall' alloro, ma dal teucrion, ossia dalla pianta medicinale classica contro la melancolia30, e si difende ancora dalla maligna influenza di S aturno nel senso indicato da Ficino, ricorrendo cioè al quadrato numerico magico . Questa idea autenticamente antica ci si mostra in un tardo scolio illustrato dell'ode oraziana a Mecenate1 : « te Jovis impio l tutela S a turno refulgens l eripuit volucrisque Fati l tardavit alas » . 2 . Carion e Zebel. Melantone e Alkindi. Nel tentativo di riportare alla luce il percorso sommerso delle peregrinazioni delle antiche divinità astrali, abbiamo rintracciato un ulteriore capitolo in quei manuali di cosmo­ logia applicata la cui coerenza enciclopedica è da ricercare nella cultura ellenistica. Come Picatrix ci riconduce a Mas­ similiano I e a Diirer, il libro profetico dell' arabo Zebel, di cui è conservata una sontuosa traduzione tedesca (Berlino, Biblioteca di Stato prussiana, Lat . 4 ° , 3 2 2 ) , ci riporta a C a­ don e a Gioacchino I . Il Verein der Freunde der Berliner ,. >, cfr. P. Weber, Beitriige zu Diirers Weltanschauung, Stralìburg 1 900, p. 8 3 , e F. Cohn, Die Pflam:en in der bildenden Kunst, in >, 2 5 ( 1 898) , p. 64. " Orazio, Carmina, I I , 17, v v . 2 2 sgg . ; in ultimo se ne è occupato F. Boli, Stemen­ freundschaft. Ein Horatianum, in >, 5 ( 1 9 1 7) , pp. I - I o e p. 458.

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Bibliothek, in considerazione del suo prezioso valore ar­ tistico, nel I 9 I 4 ne ha pubblicato in facsimile un foglio policromo32• L'opera è un testo di presagi che si deve ad Abu ' Uthman S ahl ibn Bisr ibn I:Iab:ib ibn Hani33, vissu­ to a Baghdad intorno alla metà del IX secolo, e noto con il nome latinizzato di Zebel l' arabo . Le illustrazioni si ri­ feriscono a quarantadue oracoli, interpretati in modo di­ verso per ogni mese. Per esempio : « se un gallo canta non annuncia buone notizie, ma sommossa popolare e paura »; oppure : « se l' occhio palpita e prude, arriveranno buone e piacevoli notizie » . Come dimostrano gli stemmi, questo sontuoso manoscritto era stato copiato per il principe elet­ tore Gioacchino I di Brandeburgo (fig . 75), probabilmente rappresentato su un foglio come principe elettore (anche se il ritratto , in verità, non è cosi somigliante) . Alla fine del XVI secolo il testo corredato di incisioni fu riprodotto piu volte . In un' edizione praghese del I 592 è detto espressa­ mente che C arion ne aveva trascritto di suo pugno un esem­ plare per il principe elettore, che poi lo aveva donato ad altri . Considerata la multipla funzione di mago e astrologo di corte svolta da C arion a partire dal I 52 I (come si vede nella Prognosticatio) si tratta di una circostanza verosimile . Finora Johann Carion non è stato apprezzato a dovere . Neppure il suo ritratto proveniente dalla scuola di Cra­ nach ha attirato l' attenzione degli studiosi, benché si trovi nella Biblioteca di Stato prussiana34 (l' autore deve da tem­ po l' indicazione a Emi! Jacobs, attualmente a Friburgo in Brisgovia, che è stato anche il primo ad aver richiamato l' attenzione su Zebel) . Questa, dunque, era la fisionomia del probo svevo, la cui corpulenza Lutero schernisce in una lettera definendolo " «Jahresgabe fi.ir den Verein der Freunde der kiiniglichen Bibliotheb >, Berlin 1 9 1 4 . I ramaggi e l e figure che incorniciano il testo sono probabilmente d i H . Schauffelein . " Cfr. Suter, Die Mathematiker ci t . , p. r 5 · ,. Cfr. ora un altro ritratto d i Carion in M. Friedeberg, Das Bi!dnis des Philosophen ]ohannes Cario n von Crispin Herranth, Hofmaler des Herzogs A/brecht von Preussen, in « Zeitschrift fi.ir bildende Kunst >>, 54 ( 1 9 1 9) , pp. 309- 1 6 .

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Figura 7 5 ·

Elettore Gioacchino II del Brandeburgo, incisione da Zebelis sapientis Arabum liber de interpretatione diversorum eventuum secundum luna m in r 2 signis Zo­ diaci, I 9 I 4 ·

268

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ironicamente « un peso eccessivo per la barca di C aronte » . Nel 1 906 il prof. Otto Tschirch35 h a supposto che C arion fosse un certo Johann Nagelin, che aveva grecizzato il suo nome e si era immatricolato nel 1 5 1 4 all'Università di Tu­ binga. L'ipotesi trova una conferma inequivocabile nel suo stemma, che reca tre garofani (Néigelein = Karyophyllon) . Il volto serio e virile, e soprattutto gli occhi, rivelano una lu­ cida capacità di osservazione . Si capisce bene quindi come tanto gli Hohenzollern che i riformatori apprezzassero in lui il diplomatico e il mediatore . Dopo la sua morte Lutero presentò C arion come « un mago »36, e anche Reinhold lo defini espressamente « insi­ gnis necromanticus »37 • Come risulta dalla lettera già citata a C amerario, d ' altra parte, il sospetto di magia non aveva impedito a Melantone di consultarlo su questioni astro­ logichel8 . Perfino C amerario nel 1 536 intese conoscere il giudizio sulla situazione politica dall' autentico dottor Faustus, malgrado quest 'ultimo godesse di pessima fama a Wittenberg sia presso Lutero sia presso Melantone, che lo ritenevano un truffatore negromantico. In concorrenza con il dottor Faustus , a C amerario fu chiesto addirittura di fare un oroscopo ai Walser in previsione della loro spedi­ zione in Venezuela, oroscopo, sembra, riuscito molto me­ glio a Faustus che a lui39 • Ai fini del nostro discorso, anche la dichiarazione fatta nel r 5 2 8 dal dottor Faustus - e atte­ stata da Kilian Leib40 - acquista una particolare rilevanza: secondo lui, una determinata congiunzione planetaria (in " O. Tschirch, ]ohannes Carion, Kurbrandenburgischer Hofastrolog, in «Jahresbe­ richt des Historischen Vereins zu Brandenburg >>, 36 ( 1 906) , pp. 54-6 2 . ,. Lettera a Jonas e a d altri del 26 febbraio 1 540 : Luthers Brie/wechsel, ed . Enders, vol. XIII, Stuttgart 1 9 1 I , p. 4 [= Werke, Kritische Gesamtausgabe: Briefwechsel, vol. IX, Weimar 1 94 1 , p . 64] . " Cfr. il codice conservato a Lipsia (cfr. p. 205, nota 1 7 ) , f. 1 09 . " Cfr. pp. 2 76-7 7 . • • Cfr. F . Kluge, Bunte Bliitter, Freiburg 1 908, p p . 7 - 1 0 . "' Cfr. K . Schottenloher, Rie:r.ler-Restschrift: Beitriige :r.ur bayerischen Geschichte, Go­ tha 1 9 1 3 , pp. 92 sgg . , cfr. inoltre K. Leib, Griindliche An:r.eygung und Bericht, l ngolstadt 1 557, f. 1 40, che contiene notizie molto interessanti sulla personalità di Lichtenberger e sulla sua concezione astrologica in generale.

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questo caso tra il Sole e Giove) sarebbe stata in stretta re­ lazione con la comparsa di profeti . Melantone, C arion, C amerario, Gaurico, Faustus e Se­ bastian Brant potrebbero aver fatto parte di una società se­ greta di auguri detta Nergal-etir . Anche riguardo alla teoria sulle comete gli Arabi furono i mediatori che trasmisero, complice l' ellenismo, un originario nucleo babilonese. Me-

Figura 76.

Cometa a fanna di spada,

incisione, 1 587 circa.

ASTROLOGICA

lantone chiese con ansia a C amerario se la cometa facesse parte della categoria delle comete « a forma di spada » co­ me l' aveva descritta Plinio41 • D ' altra parte, un indizio del rapporto che lega gli Arabi all' antichità e all ' Occidente sta nel fatto che il testo di accompagnamento all' immagine francese del 1 587 (basata su Plinio) indichi esplicitamente come fonte l' arabo Alkindi (fig . 76) . Melantone scrisse la lettera a C amerario il 1 8 agosto, un giorno dopo aver inviato l' epistola a C arion. Lo stesso giorno Lutero comunicò a Wenceslaus Link la comparsa della cometa, fornendogli particolari sullà direzione del­ la coda e non dubitando neanche lui che fosse indizio di sventura42• Melantone cercò di render ragione di questo fenomeno rispetto alla forma e alla direzione attraverso un duplice antropomorfismo . La forma della cometa fece affiorare in lui il ricordo di un minaccioso strumento umano, la spada, mentre alla co­ da attribui come meta il territorio del suo partito . Fu cosi che Melantone, proprio a causa della sua mitopoietica an­ sietà, finf col temere la spada in cielo proprio nel momento in cui avrebbe dovuto invece confidare nella spada della Riforma, e cioè nel Langravio . Certo, a quell'epoca l' astronomo Apiano aveva già smen­ tito che la cometa indicasse un elemento demoniaco, metten­ done in relazione la coda con il Sole . Ma Halley fu il primo a sottrarre le comete a un ' angusta interpretazione antro­ pocentrica e a constatare la regolarità della loro comparsa. 41 Lettera a l Camerario del I 8 agosto I 53 I ( C R , I l , coli. 5 I 8- I 9) : > . 42 Luthers Briefwechsel, ed . Enders, vol. IX, Stuttgart I 903, p. 6 I [= Werke, Kritische Gesamtausgabe: Briefwechsel cit . , vol. VI, p. I 65]: > . In modo ancor molto piu chiaro in una lettera a Spalatino del IO ottobre I 5 3 I (ibid. , p. 1 08 [= p . 204] ) : >. . . .

CONCLUSIONE

Al termine di questo periplo esegetico siamo tornati al punto di partenza, alla lettera sulla cometa di Melantone e insieme a un curioso documento della superstizione pa­ gana antica, dal rilevante valore conoscitivo per la storia dell 'età della Riforma . Come ci si sforzava attraverso le immagini di circoscrivere i fenomeni celesti in forme uma­ ne e di !imitarne il potere demoniaco, cosi, allo stesso mo­ do, si cercava di sottomettere un uomo demoniaco come Lutero , quando era ancora in vita, alle leggi astrologiche, stabilendo una connessione quasi totemica tra la sua nati­ vità e una coppia di pianeti . In questo modo, si tentava di comprendere nella rappresentazione di un' entità superiore cosmica, che mutuava il suo nome dalla divinità, la causa di un potere che altrimenti sarebbe sembrato sovrumano , e perciò incomprensibile . Il ruolo svolto in tutto questo dalla rinascita dell 'Antico demoniaco deve essere ricondotto a una sorta di funzione polare esercitata dalla memoria empatica delle immagini . Siamo nell'età di Faustus , in cui lo scienziato moderno, che oscilla tra la pratica magica e la matematica cosmologica, cerca di guadagnare lo spazio del pensiero nella distanza tra soggetto e oggetto . Per questo occorre sempre di nuovo strappare Atene dalle mani di Alessandria. Le immagini e i testi analizzati qui, che costituiscono una piccola parte di quelli di cui si sarebbe potuto disporre, devono essere ritenuti come documenti finora sconosciuti della tragica storia della libertà di pensiero dell 'uomo euro­ peo moderno . Si è ritenuto necessario , insieme, mostrare attraverso un' indagine positiva come si possa perfeziona-

ASTROLOGICA

re, collegando tra di loro storia dell' arte e studio delle re­ ligioni, il metodo della storia della cultura . Chi scrive è fin troppo consapevole di quanto in questa direzione ci sia ancora da fare. Tuttavia, gli è parso che la memoria di Usener e di Dieterich esigesse una dedizione a quella che chi scrive ritiene la questione dominante, e cioè l' influenza dell'Antico, anche se essa ha finito per condur­ lo in campi tuttora inesplorati . Tra la storia dell' arte e lo studio delle religioni si stende ancora un territorio incol­ to, ricoperto di frasi sterili . L' auspicio è che menti lucide e dotte, alle quali sarà concesso di giungere p iu lontano di quanto sia riuscito all' autore di questo scritto, possano in­ contrarsi a un comune tavolo di lavoro all' interno del la­ boratorio di una storia delle immagini intesa come parte di una piu generale storia della cultura. Gran parte di ciò che normalmente si chiama superstizione è nata da un'erronea applicazione della matematica, e per questo il matematico non era tenuto in conto piu di un veggente e di un astrologo . Si pensi ai segni impressi nelle cose, alla chiromanzia, alla condanna alle pene dell ' Inferno : tutte queste assurdità assu­ mono il loro aspetto stravolto dalla piu chiara di tutte le scienze, cosi come da essa ricavano pure la propria confusione . Non v ' è nulla d i piu dannoso del trasferire, con u n atto sacrilego e come avviene spesso nell'epoca piu recente, la matematica dalla sfera della ragione e dell ' intelletto a quella della fantasia e dei sensi . Simili errori vanno perdonati se a commetterli sono epoche oscu­ re, giacché sono parte costitutiva del loro carattere. D ' altronde, la superstizione ricorre a mezzi erronei solo per soddisfare veri biso­ gni, e perciò non è riprovevole, né rara nelle epoche e negli uomini cosiddetti illuminati . Chi mai può infatti ritenere di soddisfare i suoi irriducibili bisogni in modo sempre puro, giusto, vero, irre­ prensibile e coerente? Chi può dire di non trovare altro sostegno che nelle attività e nelle opere piu serie, come quelle della fede e della speranza, e mai nella superstizione e nella follia, nella sven­ tatezza e nel pregiudizio? ' .

1 J. W. Goethe, Materialen zur Geschichte der Farbenlehre, i n Goethes siimtliche Werke, ]ubiliiu ms-Ausgabe cit . , p . r 65 (Roger Bacon) [trad . i t . cit . , pp. 1 85-9 3 . Questo passo

di Goethe nella stampa originale del r 920 è riprodotto in corpo minore subito dopo la Conclusione quasi come un'epigrafe posta in coda invece che in apertura dello scritto] .

9 · Francesco del Cassa e Ercole de' Roberti, Il mese di

agosto,

particolare della fascia centrale con il segno della Vergine .

affresco, 1 467-70,

APPENDICE A

Melantone e l'astrologia

I . Lettera di Me!antone a Carion sulla cometa del I53 I . Indirizzo sulla pagina esterna, f. z v : viro doctissimo D . Johanni C a­ rioni philosopho, amico et conterraneo suo Carissimo. Sue proprie mani .

[f. I r] . . . ornare honestissimis laudibus conatus sum. Quid assecu­ tus sim aliorum sit iudicium. Dictum Heliae extat non in Biblijs . sed apud Rabinos, et est cele­ berrimum . Burgensis' allegat, et disputat ex eo contra Judeos quod 1 Il passo si trova in Paulus de S. Maria detto Burgensis nel suo Scrutinium Scrip­ turarum (Hain, pp . 1 0762 sgg . ) , finito nel 1 43 4 , in Dist. I I I , cap . nn . La distinctio reca il titolo: Distinctio tertia de scrutinio scripturarum circa tempus adventus Christi ansit praeteritum ve! futurum et continet quatuor capitula. Il capitolo: Capitulum IIII in qua ostenditur quod secundum omnes magistros seu doctores et expositores famosio­ res iudeorum qui de tempore primi adventus Christi determinando !acuti sunt idem ad­ ventus iam transiit in praeteritum . Il testo suona: « . . . Fui t alius ut ibidem habetur qui

dicitur de domo helie prophete qui posuit ibidem expresse scilicet in libro de ordine mundi quod per sex milia annorum debebat mundus durare. quicquidem anni erant per tres partes dividendi isto modo. quia per duo milia annorum prima mundus era t quasi sub vacuo. per hoc designans tempus ante legislationem quod vocat vacuum, quia non erat aliquis populus sub lege divina . duo milia vero annorum sequencia vo­ cat tempus legis. asserens quod hoc tempus debebat fluere a datione legis usque ad messiam. duo vero milia tercia seu ultima asseri t esse sub messia. quia secundum eum ab adventu messie usque ad finem mundi debebant fluere duo milia annorum. Con­ stat autem quod iuxta computationem hebreorum que in hijs regionibus hyspanie et ubique terrarum communiter tenetur a creatione mundi usque ad presentem annum domini. M. CCCC . XXXII . fluxerunt quinque milia et centum et nonaginta et duo anni. Unde secundum predictum doctorem tempus adventus Christi a mille C. XC I I . annis transijt i n praeteritum. Et sic habes tres principales d e numero eorum qui dicun­ tur thanayn » . Analogamente nella Chronica di Carion (Wittenberg s. d . , ff. B v sgg . ) : « . Sulla fonte e l'origine della sentenza di Elia nella letteratura talmudica e sulla sua fondamentale influenza sulla dottrina escatologica dei periodi in Lutero (nella Supputatio annorum mundi, dov 'è espressamente citato il Burgensis) , cfr. J. Kostlin e G. Kawerau , Martin Luther, vol. I I , Berlin 1 90 3 , pp. 589 e 69o; inoltre, J . Ki:istlin, Ein Beitrag zur Eschatologie der Re/ormation, in > , 8o [ I 907], pp. 567 sgg . ) . L'autore dimostra anche (ibid . , 70 [ I 897] , pp. 797 sgg . ) che Melantone, collegando la sentenza di Elia con la profezia del monaco J ohannes Hilten, associa la sentenza direttamente al ten­ tativo di identificare nella nuova età della Riforma il periodo profetato. Riguardo all'importante questione della collaborazione di Melantone alla Chronica di Carion, che in seguito fu riformulata da lui in latino come Chronicon Carionis (si veda sopra) , cfr. oltre a H. Bretschneider, Melanchthon als Historiker, lnsterburg I 88o, pp. I 2 sgg . , anche E . Menke-Gliickert, Die Geschichtschreibung der Re/ormation und Gegenre/or­ mation, Leipzig I 9 I 2 , pp. 2 3 sgg . ' CR, XXVI I I , col . 39·

DIVINAZIONE ANTICA PAGANA

2 75

paulo ante solem exoritur. Quod si ruberet , magis me terreret . Haud dubie principum mortem significar. Sed videtur caudam vertere ver­ sus Poloniam. Sed expecto tuum iudicium . Amab o t e signifca mihi qui d sencias . Nunc venio ad hodiernas literas . Si scirem aliquid de nostrorum adversariorum conatibus, totum tibi scriberem , quidquid illud esset . Nihil enim opus est nos celare adversariorum' consilia, magis prodest nobis ea traducere . Nihil itaque certi audi vi diu iam de ullo appara tu, preter suspicio­ nes quas concipiunt nostri propter illum exiguum numerum peditum qui sunt in Frisia. Portasse pretextu belli Danici, nos quoque adori­ ri cogitant . [f. u] At Palatinus et Moguntinus iam agunt de pacifi­ catione cum nostris, etsi ego pem pacis nullam habeo , moveor enim non solum astrologicis predictionibus sed etiam vaticiniis . Hasfurd praedixit Regi christiano' reditum honestum, Schepperus negat redi­ turum esse . Sed me non movet Schepperus . Sepe enim fallitur . Pre­ dixit item Hasfurd Landgravio maximas victorias . Et quidam civis Smalcaldensis mihi notus habuit mirabile visum, de bis motibus quod vaticinium plurimi facio . C atastrophen satis mollem habet . Sed ta­ men , significar perculsos terrore adversarios nostros illi Leoni cede­ re. Quaedam mulier in Kizingen de Ferdinando horribilia predixit, quomodo bellum contra nos moturus sit , sed ipsi infoelix . In Belgico quaedam virgo C aesari eciam vaticinata est , quae tamen non satis habeo explorata . Omnino puto motum aliquem fore . E t deum oro, ut ipse gubernet , et det bonum exitum utilem Ecclesiae et reipubli­ cae . Ego ante annum laborabam diligenter ut nobiscum pacem face­ rent . Quod si fecissent , minus esset turbarum in Svevia, quae magna ex parte iam amplectitur Helveticam theologiam et licentiam. Sed Campegius cupi t involvere et implicare Caesarem germanico bello , ut vires eius labefactent , et C ampegij consilium probant nonnulli odio nostri privato . Sed deus habet iustum oculum . Nos enim certe nihil mali docuimus et liberavimus multas bonas mentes a multis perni­ ciosis erroribus . S abinus mittit tibi prefacionem' meam de laudibus astronomiae et Astrologiae . de qua expecto quid sencias . Bene vale [giovedi] post Assumptionem B . Mariae 1 5 3 1 . Remitto tibi literas [seguono due o tre parole] . O.. m 1toc;; .

' Carion è ritenuto un seguace dei riformatori . ' Hassfurt fu chiamato, secondo Glinther (A llgemeine deutsche Biographie, vol. XL, s . v. Hass/urt), alla corte di re Cristiano . ' A Giovanni de Sacro Busto? [Sacrobosco] Cfr. CR, I I , col . 530; scritta nell 'a­ gosto I 53 r .

ASTROLOGICA [Nota al testo] L'originale consta di 2 ff. ; è conservato lo spazio per l'impressione de sigilld. Del primo foglio manca il pezzo in alto, circa 4-5 righe per ogni facciata, Konigsberg, Archivio ducale dei carteggi A. Z . 3 · 35 . 1 2 5 (11)1. II. Melantone a Camerario su Gaurico e Carion. N. 1 064. Ioach. Camerario. Epist. ad Camerar., p. 1 90, 29 giugno 1 5 3 2 . Viro optimo loachimo C amerario B ambergensi, amico suo sum­ mo, S. D. Tuas literas accepi hodie, in quibus Genesin Regiam petis . Quod autem de Gaurico significas , quale sit, non piane potui intelli­ gere . Aberat enim epistola illa, nescio cuius amici tui quam te mittere ais de illius sermonibus8. Id eo scribo, ut scias eam periisse, nisi con­ sulto retinuisti . Quicquid autem est , non valde moror, novimus enim totius illius gentis ingenia et voluntates erga nos . . . Mitto tibi geneses eorum, quorum petiisti, ac alterius quidem• et altera circumfertur, sed Gauricus affirmabat hanc veram esse, si recte memini. Mars erat in fovea, in eo catalogo, quem Cornelius Scepperus habebat . Neque hic multo aliter se habet . C arion habet 't'OV XP ovLwvoç••, quae paululum ab hac differt, in qua Saturnus et M ars sunt in Quinta, sed exemplum non habeo; misissem enim alioqui. Postremo, ut etiam laeti aliquid scribam, vidi carmen cu­ iusdam Itali, quem Gauricus diceba t fuisse Pontani praeceptorem" , in quo planetarum motus mirifice describuntur. In fine addit vaticinium de coniunctione quadam magna, in qua de his ecclesiasticis discordiis satis clementer vaticinatur, caetera quo pertineant, f1.1Xvnx�ç Epyov . . . Pontani praeceptor Laurentius Miniatensis Ast quoque quae nostris iam iam ventura sub annis Est melior, nostrae legis vix pauca refringet .

' I l sigillo non esiste piu. 7 [Abbiamo riprodotto il testo della lettera di Melantone a Carion, già ampiamen­ te utilizzato nel saggio, senza segnalare con barre oblique gli a capo, indicati invece da Warburg, che riporta anche con asterischi, in calce alla lettera, le forme abbreviate sciolte nel testo. Solo qui, le parentesi quadre a testo sono di Warburg, che pubblicò per la prima volta la lettera, fino ad allora inedita.] ' Colloqui a Norimberga. Dove si trovava Gaurico? 9 Ferdinandi C. W. Secondo la cortese comunicazione del prof. Flemming, nell'o­ riginale della lettera (collezionata da N. Muller) il passo suona cosi: > 10 TI] v Caroli (Flemming). 11 L. Bonincontri, De rebus coelestibus, ed . L. Gauricus, Venetia r 526. .

DIVINAZIONE ANTICA PAGANA Aspera guae nimium sacris et dura ferendis, E t genus omne mali tollet, pompasque sacrorum, Ac regem dabit innocuum, qui terminet orbem. Hic reget Imperio populos, gentemque rebellem I mperio subdet, toti et dominabitur orbi. Philippus . Melanchthon, Opera, vol. Il, pp. 6oo-2 [= CR, I, Philippi Melanthonis Epistularum, Prae­ fati� num, Consiliorum Liber quintus, ed. C . G . Bretschneider, Halle r835].

APPENDICE B

Lutero sulla divinazione artificiale e su quella naturale

l . L utero contro la "scienza " astrologica . Allorché un tale mostrò al dottor Martin Lutero una (cosiddetta) na­ tività, questi disse : « Si tratta di una bella e divertente fantasia, ed essa piace alla ragione poiché si passa, sempre in buon ordine, da una linea all ' altra. Perciò il modo e la maniera di compilare e calcolare natività e simili sono uguali al papato, perché le cerimonie esteriori, la pompa e l'ordine sono molto graditi alla ragione come a quello l' acquasanta, le candele, gli organi, i cembali, i canti, il suono delle campane e i commen­ ti. Ma essa non è affatto una vera scienza, né una conoscenza certa, e sbagliano moltissimo coloro che di questa cosa pretendono fare un' arte• e una conoscenza sicure giacché non lo è affatto non nascendo la divi­ nazione dalla natura dell' astronomia che è arte; essa è statuto umano » . Dr. Martin Luthers siimtliche Werke ( 1 543), Erlangen, vol. LXI I , p. 3 2 2 [= Luther, Wer­ ke, Kritische Gesamtausgabe: Tischreden cit . , vol. I , p . 420].

Ut sint in signa

2-7

agosto I 540

Deus intelligit certa signa, ut sunt eclipses solis et lunae, non illa incerta. Praeterea, signa [non vuoi dire] , ut ex iis divinemus. Hoc est humanum inventum . Luthers Tischreden in der Mathesischen Sammlung, e d . E . Kroker, p. 1 64, n. 2 5 9 [ = Lu­ ther, Kritische Gesamtausgabe: Tischreden cit . , vol . IV, p. 668, n. 5 I I 4] .

I I . Lutero contro la fede negli astri di Melantone.

Astrologia

2-7

agosto I 540

Nemo mihi persuadebit nec Paulus nec Angelus de caelo nedum Philippus , ut credam astrologiae divinationibus quae toties fallunt, ut

1 Vedi pp . 234 e 209.

DIVINAZIONE ANTICA PAGANA

2 79

nihil sit incertius. Nam si etiam bis aut ter recte divinant , ea notant; si fallunt, ea dissimulant . Tum guidam: « Domine Doctor, guomodo est solvendum hoc ar­ gumentum : Divinatio est in medicina, ergo etiam est in astrologia? » « Medici, inguit, habent certa signa ex elementis et experientia et saepe tangunt rem, etiamsi aliguando fallunt ; sed astrologi saepissi­ me fallunt , raro veri sunt » . Ibid. , p . r 64 , nota 2 5 8 [ = Luther, Werke, Kritische Gesamtausgabe: Tischreden cit . , vol.

IV, p. 668, n. 5 " 31 -

2I

maggio

-

II

giugno I 540

Ego dixi: « Foris nihil habent argomenti pro astrologia nisi autorita­ tem Philippi » . Tum Doctor: « Ego saepe confutavi Philippum ita evi­ denter, ut diceret: " Haec guidem vis est ! " Et confessit, esse scientiam, sed guam ipsi non teneant . Quare ego sum contentus, si non tenent eam artem; [perciò lascio che lui ci giochi] . Mihi nemo persuadebit, nam ego facile possum evertere ipsorum experientiam incertissimam. Saltem observant, guae consentiunt; guae fallunt, praetereunt . [Se uno gioca, ai dadi per tanto tempo, farà anche Venere' una volta] , sed casu fit. [E fango la loro arte . I suoi figlP hanno tutti] lunam combustam! 4 » . Ibid. , p . 1 24 , nota 1 56 [ = Luther, Werke, Kritische Gesamtausgabe: Tischreden cit . , vol.

IV, pp . 6 r 3-14, n. 50 1 31 -

Astrologia

7-24

agosto I 540

« Dominus Philippus », inguit Doctor, « [con la sua incorreggibile e miserabile astrologia mi trattenne per una giornata a Smalcalda5] guia erat novilunium•. Sic etiam [un giorno non volle passare l ' Elba in no­ vilunio] . Et tamen nos sumus domini stellaru m » . Ibid. , p . 1 77 , nota 292 [ = Luther, Werke, Kritische Gesamtausgabe: Tischreden cit . , vol .

IV, p. 684 , n. 5 ' 471-

2 Venere, nel gioco dei dadi, è il colpo piu fortunato in cui ogni dado mostra un numero diverso. ' Di Melantone. 4 « Combustus dicitur pianeta, cum a sole plus minutis r6 distat, minus vero me­ dietate sui orbis » (Garcaeus, Astrologiae methodus cit . , p. 399) . ' Nel r 537, quando Lutero, a causa di una grave malattia, voleva partire. 6 Lutero sbaglia su questo punto? Non era questa probabilmente la costellazione che destava le preoccupazioni di Melantone. Lutero partf da Smalcalda il 26 febbra­ io 1 53 7 , ma la Luna nuova era apparsa il 14 febbraio. Tuttavia, anche Bugenhagen e Myconius sembrano aver parlato della Luna nuova del 25 febbraio; cfr. F. S. Keil, Lu­ thers merkwiirdige Lebens-Umstiinde, Leipzig 1 764, pp. 3 e r o r .

z8o

ASTROLOGICA

I I I . La natività di Lutero . 1 . I pianeti della sua nascita: Sole

Magna molestia regere inverno 1 542-43 « [Nella casa è solo un servo del signore . . . Cosf pare sia anche per i reggenti. Sembra cosa bellissima; ma quando la si guarda, si vede di che cosa si tratta. Io non governo volentieri . La mia natura non lo consente.] Tum Dominus Philippus : ["Voi avete] solem in nativitate"7• [Lu­ tero : "Ah, io non bado alla vostra astrologia! Conosco la mia natura.] Staupitzius solebat hanc sententiam cant . 8 : 'Vinea mea coram me est ' , sic interpretari: [Dio si è assunto il governo affinché non venisse voglia a ognuno di gonfiarsi . . . "] » Ibid. , p. 303, nota 599 [= Luther, Werke, Kritische Gesamtausgabe: Tischreden cit . , vol.

V, p. 2 2 3 , n. 5538] .

Sa turno 2 6- 3 1 maggio Ego Martinus Luther sum infelicissimis astris natus, fortassis sub Saturno . [Ciò che deve esser fatto o fabbricato per me non sarà mai pronto; sarto, calzolaio, rilegatore, mia moglie, tutti mi fanno atten­ dere sempre il piu possibile .] [Luther, Werke, Kritische Gesamtausgabe: Tischreden cit . , vol. I I I , p. 1 93 , n. 3 1 48.]

2. Lutero e la politica della sua natività in riferimento alla profezia di J ohann Lichtenberger . Heydenreich

primavera 1 543

« Tum quidam: "Domine Doctor, multi astrologi in vestra genitura consentiunt, constellationes vestrae nativitatis ostendere, vos muta­ tionem magnam allaturum" . Tum Doctor: " Nullus est certus de nati7 Nel testo: « solemnitatem >>; Math. N . : « solennitatem », corretto da Losche in: « solennium», cosa non del tutto comprensibile; F. B . : « solem inne » . La tradizione mi sembra concordare con